Witches 5 Strike Back

di Crybaby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dejà Vu ***
Capitolo 2: *** Un Rientro Movimentato ***
Capitolo 3: *** L'Incendio ***
Capitolo 4: *** Rimpianti, Sospetti ***
Capitolo 5: *** Un Campione Sul Viale Del Tramonto ***
Capitolo 6: *** Vittima E Prigioniero ***
Capitolo 7: *** Kirìs ***
Capitolo 8: *** La Strategia Di Viluy ***
Capitolo 9: *** Una Serata Senza Riposo ***
Capitolo 10: *** Il Ritorno Dell'Eremita ***
Capitolo 11: *** Controtrappola ***
Capitolo 12: *** Naruto Perde Le Forze ***
Capitolo 13: *** Un Brutto Risveglio ***
Capitolo 14: *** Mimete Di Nuovo All'Attacco ***
Capitolo 15: *** Missione Compiuta? ***
Capitolo 16: *** Conseguenze ***
Capitolo 17: *** Dal Manuale Delle Witches 5... (Prima Parte) ***
Capitolo 18: *** Dal Manuale Delle Witches 5... (Seconda Parte) ***
Capitolo 19: *** Crisi ***
Capitolo 20: *** La Lunga Notte Di Suna ***
Capitolo 21: *** Duelli Paralleli ***
Capitolo 22: *** Il Risveglio Di Petirol ***
Capitolo 23: *** Allo Specchio ***
Capitolo 24: *** Telulu vs Gaara ***
Capitolo 25: *** Accoppiata Sfortunata (Prima Parte) ***
Capitolo 26: *** Accoppiata Sfortunata (Seconda Parte) ***
Capitolo 27: *** Ultimatum ***
Capitolo 28: *** Motivazioni Ritrovate ***
Capitolo 29: *** Via Alle Danze ***
Capitolo 30: *** Streghe Contro Ninja – Prima Parte ***
Capitolo 31: *** Streghe Contro Ninja – Seconda Parte ***
Capitolo 32: *** Streghe Contro Ninja – Terza Parte ***
Capitolo 33: *** Streghe Contro Ninja - Quarta Parte ***
Capitolo 34: *** Streghe Contro Ninja – Quinta Parte ***
Capitolo 35: *** Streghe Contro Ninja – Sesta Parte ***
Capitolo 36: *** Streghe Contro Ninja – Settima Parte ***
Capitolo 37: *** Streghe Contro Ninja – Conclusione ***
Capitolo 38: *** Il Mandante ***
Capitolo 39: *** Sulle Tracce Di Eudial ***
Capitolo 40: *** Giù La Maschera ***
Capitolo 41: *** Dura Realtà ***
Capitolo 42: *** Punto Di Svolta ***
Capitolo 43: *** Inseguimento Notturno ***
Capitolo 44: *** Un Problema In Meno ***
Capitolo 45: *** La Follia Di Petirol ***
Capitolo 46: *** Tirando Le Somme ***
Capitolo 47: *** Il Ritorno Di Super C-17 ***
Capitolo 48: *** L’ultimo Tassello ***
Capitolo 49: *** Tutti Insieme Alla Resa Dei Conti ***
Capitolo 50: *** Il Labirinto Della Follia – Prima Parte ***
Capitolo 51: *** Il Labirinto Della Follia – Seconda Parte ***
Capitolo 52: *** Il Labirinto Della Follia – Terza Parte ***
Capitolo 53: *** Il Labirinto Della Follia – Quarta Parte ***
Capitolo 54: *** Il Labirinto Della Follia – Quinta Parte ***
Capitolo 55: *** Il Labirinto Della Follia – Sesta Parte ***
Capitolo 56: *** La Battaglia Senza Fine Di Rock Lee ***
Capitolo 57: *** Ribellione ***
Capitolo 58: *** Verità ***
Capitolo 59: *** Suicidio ***
Capitolo 60: *** L'Ora Più Buia ***
Capitolo 61: *** Speranze Di Un Futuro Migliore ***
Capitolo 62: *** Il Quinto Hokage In Azione ***
Capitolo 63: *** Il Dominio Delle Streghe ***
Capitolo 64: *** Dal Manuale Dei Saiyan... ***
Capitolo 65: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Prima Parte) ***
Capitolo 66: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Seconda Parte) ***
Capitolo 67: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Terza Parte) ***
Capitolo 68: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quarta Parte) ***
Capitolo 69: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quinta Parte) ***
Capitolo 70: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Sesta Parte) ***
Capitolo 71: *** La Riscossa Del Principe ***
Capitolo 72: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Settima Parte) ***
Capitolo 73: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Ottava Parte) ***
Capitolo 74: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Nona Parte) ***
Capitolo 75: *** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (ULTIMA PARTE) ***
Capitolo 76: *** Festeggiamenti Agrodolci ***
Capitolo 77: *** La Redenzione Dei Ninja Di Konoha ***
Capitolo 78: *** Responsabilità ***
Capitolo 79: *** La Fine Del Gioco ***
Capitolo 80: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Dejà Vu ***


I personaggi che appaiono in questa fanfiction sono di proprietà di Naoko Takeuchi (Sailor Moon), Masashi Kishimoto (Naruto) e Akira Toriyama (Dragon Ball). Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

DISCLAIMER: ogni possibile riferimento a fatti realmente accaduti o persone realmente esistenti o esistite, ed ogni possibile somiglianza con altre fanfiction presenti in questo o altri siti, è puramente casuale.

...

Dejà Vu

Un lungo corridoio. Freddo, come il metallo di cui era composto, e nero, come una notte senza luna. Ma non silenzioso.
Da una parete all’altra, rimbalzava infatti l’eco di piccoli passi veloci, prodotti dai tacchi delle scarpette di una ragazza: coperta fino alle ginocchia da un impermeabile giallo, borsetta nera a tracolla, mani protette da guanti in lattice bianco, teneva i capelli nascosti sotto un foulard rosso e gli occhi, di un acceso color arancione, celati dietro un grosso paio di tondi occhiali.
Dopo un lungo camminare -forse troppo lungo, pensò lei stizzita- la ragazza giunse alla fine del corridoio, dove ad attenderla c’era una piccola porta.
Con un luccichio di perfidia negli occhi, afferrò la maniglia, e la aprì.
“Questa missione sarà un successo, me lo sento.”

-Ahio! Si può sapere perché mi hai schiaffeggiato la mano, Michiru?
-E me lo chiedi pure? Se continui a premere quel cavolo di clacson finirai per farci beccare una multa per inquinamento acustico! Se proprio vuoi attirare l’attenzione di Setsuna perché non vai a bussare educatamente alla porta come fanno tutte le persone normali? Io ti aspetto qui.
Sbuffando sonoramente, Haruka scese dal posto guida della sua auto e sbattè la portiera, lasciando la compagna sul sedile del passeggero. Anche se non la vedeva, sapeva benissimo che Michiru se la stava ridendo sotto i baffi.
Percorso velocemente il viale e saltati un paio di gradini, Haruka giunse davanti alla porta di casa della loro amica. Prese un bel respiro, e…
-SETSUNA! HOTARU! ALLORA, VI DECIDETE A USCIRE??? SONO CINQUE MINUTI CHE VI STO CHIAMANDO!!!- sbraitò, prendendo a pugni l’uscio dell’abitazione. Dalla macchina, Michiru si battè una mano sulla fronte: non era certo quello che intendeva per “bussare educatamente alla porta”.
Finalmente Setsuna si affacciò, schivando per miracolo un nuovo pugno della ragazza.
-Buongiorno Haruka, è sempre un piacere ricevere una tua visita. A cosa debbo l’onore?
-Come, non ricordi? Questa sera Mamoru ritorna dagli Stati Uniti, e ho pensato (veramente, è stata un’idea di Michiru) che sarebbe stato carino se anche noi fossimo andate all’aereoporto a dargli il bentornato, insieme a Usagi e le altre.
-Ah, ora mi ricordo. Mi dispiace, ma temo che non potrò venire con voi. Hotaru si è da poco appisolata e mi dispiacerebbe svegliarla. Cerca di capire, non posso nemmeno uscire e lasciarla in casa da sola.
-Ho capito. Non preoccuparti, vorrà dire che porteremo i vostri saluti a Mamoru. Arrivederci.
Mani in tasca, Haruka si girò e fece per tornare alla macchina.
Quando un orribile presentimento le balenò nella mente.
“Un momento. Hotaru che dorme già a quest’ora? Proprio come l’altra volta! Vuoi vedere che…”
Improvvisamente Haruka si ri-girò, spinse da parte Setsuna e zompò sulle scale che portavano al piano superiore, saltando quattro gradini per volta. Ignorando le grida spaventate dell’amica, la guerriera di Urano evocò addirittura la sua spada e una volta giunta di fronte alla porta di Hotaru la sfondò con un calcio e fece irruzione nella cameretta, brandendo l’arma sopra la propria testa.
-Questa volta non ci inganni, Mistress 9! Ormai conosciamo le tue strategie a memoria! Vieni fuori, così la finiamo una volta per tutt…eh?
Sul suo lettone, Hotaru stava effettivamente dormendo saporitamente, proprio come aveva detto Setsuna. Abbracciata ad un enorme orsacchiotto bianco di peluche, la piccola emetteva di tanto in tanto dei piccoli sbuffi, e sul suo faccino era dipinta un’espressione talmente dolce che avrebbe sciolto il cuore di chiunque. Persino quello di Haruka, dopo una strenua resistenza, fu costretto ad arrendersi.
Fatta sparire la spada, la ragazza ridiscese al pianterreno, evitò gli sguardi indagatori di Setsuna e di Michiru appena entrata, e uscì a testa bassa dall’abitazione.
Dopo essersi scambiate un’occhiata dubbiosa, le due fecero spallucce e anche loro salirono fino alla cameretta, fermandosi sull’uscio ad ammirare in silenzio la piccola addormentata.
-Lo abbiamo vinto qualche sera fa, allo Star Park- spiegò Setsuna, notando come l’amica stesse osservando il gigantesco peluche -ha insistito tanto per averlo, sai? Continuava a ripetere che le ricordava qualcuno.
-Mmh… a giudicare dalle dimensioni, penso di aver capito a chi si stesse riferendo…
Michiru si portò un dito sotto al mento e socchiuse gli occhi, con fare sognatrice.
Nonostante fosse trascorso ormai più di un anno, per lei, come per tutti gli altri, i ricordi di quell’avventura parevano risalire solo a ventiquattr’ore prima, e difficilmente sarebbero stati cancellati dalla loro memoria.
-Sente la sua mancanza, non è vero?
Setsuna sospirò.
-Già. Da qualche giorno, sempre più spesso la vedo giù di corda: non ha quasi mai fame, né voglia di giocare… Ma ho già trovato un modo per risollevarle il morale.
-Vedo…
-No no, non sto parlando del peluche. Giusto poco fa ho telefonato a suo padre.
-Il dottor Tomoe?
-Esatto, proprio lui. Gli ho parlato del problema di Hotaru, e gli ho chiesto se poteva venire a trovarla. Non puoi immaginare la sua gioia all’idea di poter riabbracciare sua figlia: addirittura ha subito proposto di portarla con sé in vacanza per una o due settimane da quanto era emozionato. E prima ancora che gli dessi il mio consenso, l’ho sentito chiaramente trafficare con le valigie e parlare da solo, chiedendosi a voce alta quale costume portare dietro. Sai com’è fatto, si è scordato di nuovo di riagganciare il telefono… da quel che ho capito, dovrebbe venire a prenderla già domattina.
-Già… domattina? Così presto?
-Cosa pretendevi, che gli dicessi di no su due piedi?
Michiru si intristì non poco a quella notizia. Il pensiero di dover stare lontana dalla piccola sarebbe stato molto duro da accettare, per lei come per il resto delle outer. Tuttavia, dentro di sé sapeva che una vacanza padre-figlia sarebbe stata la soluzione ideale, per ridare almeno un po’ di sorriso alla loro Hotaru. Con un papà come quello, poi…
Uno spietato strombazzare di clacson ridestò improvvisamente le due dai loro pensieri, costringendole ad uscire dalla cameretta e chiudersi la porta alle spalle.
-Ne riparleremo domattina, Setsuna. Adesso è meglio che vada. Non vorrei che quella matta di Haruka parta e mi costringa a correrle dietro fino all’aereoporto.
-Va’ pure. A domani, allora.

A passo svelto la ragazza uscì il più in fretta possibile dal negozio, senza nemmeno aspettare che le porte scorrevoli si fossero aperte del tutto.
“Ma io dico! Una cabina telefonica, una toilette per signore, uno sgabuzzino o un qualsiasi altro posto normale non andava bene, eh? Proprio dallo sportello di un frigorifero in vendita dovevo uscire! E tutti quei clienti che mi guardavano come si guarda un alieno, che vergogna! Appena finita questa missione devo dirle due paroline riguardo il suo “precisissimo” varco dimensionale! Vabbè, torniamo a pensare agli affari, che è meglio.” -TAXI!!! -TAXI!!!
In piedi sul bordo del marciapiede, la ragazza alzò un braccio in direzione della strada. Poco dopo, uno dei taxi che aveva chiamato le si accostò davanti, e l’autista le fece segno di salire.
-Dove la porto, signorina?
-All’aereoporto internazionale. Faccia presto.

E proprio al piccolo fast-food dell’aereoporto, si trovavano cinque ragazze. Sedute ad un tavolino rotondo, stavano allegramente chiacchierando e mangiando, nel tentativo di ammazzare il tempo che mancava al ritorno di Mamoru.
A dire la verità, chi mangiava, delle cinque, era solo una.
-Usagi, per l’amor del cielo! Smettila di ingozzarti come un maiale, che figura vuoi fare?- sbottò Rei esasperata, mentre al suo fianco l’amica si strafogava di polpette di riso.
-Che figura vuoi che faccia, scusa? Siamo in un fast-food, fuori c’è pure un cartello con scritto “Tutto a volontà”, è normale che mi comporti così!
-Non parlavo di quello. Insomma, non pensi all’impressione che farai a Mamoru quando ti rivedrà? Oh, ma cosa parlo a fare! Passano gli anni ma mi sembra di ripeterti sempre le stesse cose…
-Io lo so perché Usagi non ha paura di far brutta figura con Mamoru- sussurrò Minako maliziosa, dandole un paio di leggere gomitate -ormai di lui non le importa più niente. Sappiamo tutte che nel suo cuore adesso c’è posto solo per U…
Prima che riuscisse a finire la frase Usagi le afferrò la cima della testa e spinse con forza verso il basso, schiantandola sotto il tavolo.
-TACI! Ub è un ragazzo d’oro e un carissimo amico, ma per quanto speciale possa essere come persona né lui né nessun altro prenderà mai il posto del mio Mamoru! Uff…
La ragazza dai codini si calmò, aiutando poi l’altra bionda a rialzarsi.
-Comunque, mia cara Minako, tra noi due sei tu quella che ha passato più tempo con lui. Eravate in squadra insieme o sbaglio?
-Sì, è vero, ma non è che abbiamo legato molto. In compenso…
Minako salì in piedi sul tavolo e assunse una delirante posa di trionfo. Per la disperazione delle sue compagne.
-…ho conosciuto una persona fantastica, un ragazzo che finalmente ha capito il vero valore della sottoscritta e ne ha osannato le qualità come leader e come guerriera sailor! Praticamente è diventato il mio fan numero uno!…
-Ti riferisci a Rock Lee?- domandò Ami.
-Precisamente! La Bestia Verde di Konoha e Sailor Venus, che coppia che eravamo!
-Sarà… se posso dire la mia, comunque, (anche se era già strambo di suo) penso che Lee lo abbia fatto solo per assecondarti. Senza offesa, eh…
Nonostante quell’ultima precisazione, Minako si afflosciò sul tavolo come un budino, avvolta da un alone di depressione. Subito dopo, però, riacquistò tutta la sua malizia e scivolando come un lombrico si avvicinò ad Ami, bisbigliandole in un orecchio.
-Dì la verità, sei gelosa perché io ho conquistato Lee mentre tu non sei riuscita a combinare nulla con KibAHIA!
Come Usagi anche Ami spinse l’amica fin sotto il tavolo, badando bene di tenerla ferma mettendole un piede sulla testa.
-Parliamo di storie più serie- Ami si girò verso Makoto e Rei -come va con Shun e Hyoga? Vi sentite ancora?
-Mmh, sì, ci mandiamo delle mail di tanto in tanto- rispose Makoto.
-Lo stesso per me e Hyoga- aggiunse Rei -purtroppo, il nonno mi permette di scambiare messaggi con lui solo ad ogni notte di luna nuova. Sapete, non l’ha preso molto in simpatia quando gliene ho parlato…
-È ancora intenzionato a volerti far fidanzare con Yuichiro?
-Già…
In stereofonia, le cinque si abbandonarono ad un lungo sospiro, carico di malinconia.
-Certo che è dura tornare alla vita di tutti i giorni…
-COMUNICAZIONE AI GENTILI OSPITI. IL VOLO 769, PARTITO DAGLI STATI UNITI, È IN ARRIVO ALL’USCITA 5. COMUNICAZIONE AI GENTILI OSPITI. IL VOLO 769, PARTITO DAGLI STATI UNITI, È IN ARRIVO ALL’USCITA 5. COMUNICAZIONE AI GENTILI OSPITI…
Come se la nostalgica conversazione non fosse mai avvenuta, al sentire la notizia irradiata dagli altoparlanti le ragazze si alzarono di scatto piene di nuova energia. Si alzò anche Minako, ma purtroppo essendo sotto al tavolo ricevette una bella capocciata.
-È senza dubbio l’aereo di Mamoru! Tutte all’uscita 5!
-Andiamo!
Usagi in testa, ad una ad una le ragazze lasciarono il tavolo e si fiondarono all’uscita del fast-food. Una pesta e malconcia Minako faceva da chiudifila.

-Eccoci arrivati, signorina. La tariffa è di…
Girandosi verso la sua cliente, l’unica cosa che il tassista vide fu un marchingegno puntato nella sua direzione, dal quale uscì lo sbuffo di un gas rosa. Subito dopo, l’uomo cadde addormentato sul volante.
-Sogni d’oro.
La ragazza scese con nonchalance dal taxi, avviandosi poi nel settore dell’aereoporto riservato ai visitatori. Mentre saliva su per una scala mobile, dalla sua borsetta estrasse una piccola fotografia e un binocolo, col quale si mise a spiare una per una le varie persone presenti nel grande salone d’aspetto.
“Spero per quelle racchie delle mie colleghe che il computer di cui decantano tanto le lodi abbia ragione, a dire che la vittima di oggi si trova qui. Non sopporterei l’idea di aver fatto un viaggio a vuoto. Dunque, vediamo un po’…”
Il suo sguardo orbitò da una parte all’altra del salone, alla frenetica ricerca del suo obiettivo. Finalmente, tra uomini d’affari che si parlavano col cellulare e comitive di turisti carichi di zaini e valige, scorse un gruppetto di cinque ragazze uscire da un piccolo fast-food sulla sinistra. La misteriosa ragazza alzò e abbassò gli occhi, guardando con attenzione prima il gruppo, poi la fotografia che aveva in mano, più volte. Fin quando non ebbe la conferma dei suoi sospetti.
“Non ci sono dubbi, è lei! Allora quel rottame di un computer funziona davvero!”
Sorridendo soddisfatta, la ragazza sgattaiolò dietro una grossa pianta e chiuse a pugno la mano destra. Pochi istanti dopo, fra le sue dita si materializzò uno strano bastone di metallo, sulla cui estremità nodosa spiccava una stella nera.
“Perfetto. Ora, tutto quello che devo fare è attendere il momento giusto per entrare in azione.”

-Ahio… ragazze… ohi… mi aspettate per piacere?…
Parole al vento. La povera Minako riuscì appena a scorgere Usagi sgomitare tra la folla per raggiungere l’uscita 5, con Ami e Makoto sottobraccio e Rei alle calcagna, prima di stramazzare definitivamente al suolo.
-Uffa, non è giusto… ahia… perché queste cose capitano solo alla sottoscritta? Che dolore… ah, come vorrei che una volta tanto provassero quello che sto passando io…
-Se lo desideri così tanto ti accontento subito. CHARM BUSTER!!!
Da un punto alle sue spalle, una scarica d’energia nera prese vita e si abbattè con un acuto stridio sulla folla. In pochi secondi l’intero salone fu vittima di un improvviso black-out e tutti, comprese le sue quattro amiche, si accasciarono al suolo a peso morto, privi di sensi.
-Ecco fatto. Così addormentati, quegli stupidi non ci disturberanno.
Minako voltò la testa di scatto. Dalla zona delle scale mobili, vide sopraggiungere la misteriosa ragazza con l’impermeabile. La prima cosa che saltò subito all’occhio della sailor fu il bastone che teneva in mano: per qualche ragione, quel particolare le ricordava qualcosa, ma era troppo stanca ed atterrita per ragionarci sopra con calma. Intanto, la ragazza l’aveva ormai raggiunta, e beffarda la stava squadrando dall’alto in basso.
-Finalmente ti ho trovata, Aino Minako. Sai carina dovresti considerarti molto fortunata, visto che il tuo nome è stato estratto da una lista di ben trentadue soggetti.
-Estratto? Estratto per cosa?
Aspettandosi quella domanda, gli occhi della misteriosa ragazza scintillarono di malvagità.
-Per essere la nostra prima vittima.
Detto ciò, con un solo strattone si levò di dosso impermeabile, foulard, guanti e occhiali. Rivelando a Minako la sua vera identità.

..

.

Spazio autore:

SONO TORNATO!!!

Lo ammetto, come capitolo iniziale per il seguito di Last Menace Of Chaos (perché di seguito ufficiale e non di spin-off si tratta, e più avanti nella storia verrà svelato il motivo che lega le due vicende) non è poi questo granchè, ma vi assicuro che già dal prossimo la trama subirà un’impennata mica male. Portate pazienza!
Un paio di considerazioni riguardo i personaggi:
-poiché la storia si svolge un anno dopo, mi piace immaginare i personaggi di Naruto con l’aspetto che avranno nella serie Shippuuden;
-come avrete già notato, a parte una piccola citazione in questo capitolo, non saranno presenti i personaggi di Saint Seiya. Come mai? A dire il vero, non lo so nemmeno io. Il fatto è che mi trovo più a mio agio a scrivere sugli altri tre anime, piuttosto che su quello. Chiedo scusa a chi si aspettava una loro partecipazione anche qui, perdonatemi!

Approfitto di questo spazio per ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno letto Last Menace Of Chaos e l’hanno inserita tra i preferiti e i seguiti (e rinnovare la mia preghierina di lasciare almeno un commentino piccino picciò: non è per il piacere di avere più recensioni, è che ci tengo molto a sapere i vostri pareri sulla fanfiction, cosa vi è piaciuto o non vi è piaciuto e cose così. Certo, non vi obbligo mica con un fucile puntato, ci mancherebbe!).
Tranquilli, non mi sono dimenticato di chi ha recensito! Oltre agli immancabili e immarcescibili Nicoranus83 e Suikotsu, un grazie particolare ad Anonimo9987465: grazie mille per la tua recensione, mi ha fatto molto piacere che la mia fanfiction ti sia piaciuta così tanto (tra l’altro congratulazioni per essere riuscito a leggerla tutta in soli due giorni, nemmeno io che l’ho scritta ne sarei capace!). Spero di riuscire a rendere questo seguito all’altezza di Last Menace Of Chaos, e soprattutto non deluderti. Farò del mio meglio!

Bene, per il momento è tutto. Alla prossima ragazzi, statemi bene!

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Capitolo 2
*** Un Rientro Movimentato ***


Un Rientro Movimentato

-Mi… Mimete?!?
Costume nero e giallo con larga gonna a sbuffo, stella nera appesa al collo e buffo diadema fra i capelli, arancioni come gli occhi. Impossibile per Minako dimenticarsi di una figura simile.
-Wow, a quanto pare la mia fama mi precede!- ridacchiò la strega -potrei anche concederti un mio autografo, ma purtroppo ho una certa fretta di concludere la missione. Come stavo dicendo, preparati a diventare la nostra prima vittima…
-Ferma dove sei!
Tra il mucchio di gente svenuta sul pavimento, Mimete vide riemergere una per una le quattro amiche di Minako.
-Ferma dove sei- ripetè Usagi convinta, nonostante la sua voce tradisse tutto il suo stupore e quello delle altre ragazze.
-Non… non è possibile, quella è davvero Mimete- mormorò Ami.
-Ma no, non può essere lei!- obiettò Rei -insomma, l’abbiamo vista tutte svanire nel nulla, quando al televisore in cui si era rifugiata avevano staccato la spina!
-Ti prego Rei, non ricordarmelo…
-Ah scusa Makoto, è vero! Mi ero dimenticata che per poco rischiavi di fare la stessa fine…
-Ferme tutte! Se c’è una che ha bisogno di spiegazioni quella sono io!- strillò Mimete, rischiando di spaccare i timpani a tutte -conoscere il mio nome è un conto, ma come fate a sapere in che modo ero morta? E perché il mio Charm Buster su di voi non ha fatto effetto? Insomma, volete dirmi che diavolo sta succedendo???
Le cinque si mantennero in silenzio per un lungo istante, con l’intento -riuscito- di far innervosire la nemica. Poi, a un cenno d’intesa, insieme estrassero chi lo scettro, chi la spilla, e attuarono la trasformazione in guerriere sailor. Trovandosi improvvisamente circondata, la povera Mimete si pietrificò dal terrore, ed era sul punto di scoppiare in lacrime.
-Un… un momento… m-mi sta-state di-dicendo c-che fra tu-tutte le vittime possibili… ho beccato proprio una guerriera sailor?!?!
-Esatto- rispose Sailor Moon per tutte -e sai una cosa? Come tu abbia fatto a tornare in vita non ce ne importa poi molto, perché ti puniremo ugualmente in nome della lu…
-Pensate ancora di farmi paura con la vostra ridicola filastrocca? CHARM BUSTER!!!
-MERCURY ACQUA RHAPSODY!!!
Già debole di suo, il patetico attacco di Mimete venne completamente annichilito da quello di Sailor Mercury. Il che fece saltare ancor di più i nervi della piccola strega.
-Ma-ma-ma-ma-ma…
-Devi sapere che sono cambiate un po’ di cose, dall’ultima volte che ci siamo viste- le spiegò Sailor Venus, sorridendo beffarda -ad esempio, il fatto che siamo diventate un pochino più forti. VENUS LOVE AND BEAUTY SHOCK!!!
Mimete riuscì a schivare il colpo quasi per miracolo, tuffandosi disperatamente a terra; dopodichè, superò in scivolata Sailor Jupiter passandole sotto le gambe e si mise a correre il più velocemente possibile, imboccando un corridoio a caso dell’edificio. Quando si trattava di scappare, e le sailor lo sapevano bene, Mimete era la numero uno.
-Non dobbiamo perderla di vista, per nessun motivo! Addosso!
Cominciò così un folle inseguimento. Mimete si fece largo fra le varie aree, stordendo tutti quelli che incrociava a colpi di Charm Buster ed evitando di tanto in tanto qualche fulmine di Sailor Jupiter, finchè la fortuna non le fece incontrare un ascensore aperto. Senza pensarci due volte la strega ci si tuffò dentro e premette un bottone; qualche secondo dopo, l’abitacolo si riaprì e Mimete uscì al piano inferiore, tirando un gran sospiro di sollievo.
-Uff… per un pelo… ma sono riuscita a seminarle…
Mentre ancora parlava, una freccia infuocata le passò a mezzo millimetro dalla testa e disintegrò l’ascensore alle sue spalle.
-Dannazione, l’ho mancata! Ma questa volta non sbaglio…
Prima che Sailor Mars potesse riprovare il suo attacco Mimete riprese a correre più veloce di prima, gettandosi nella prima porta aperta che trovò sulla sua strada.
Guardandosi attorno, la strega si rese conto di essere finita all’esterno dell’aereoporto, per la precisione nella zona delle piste per l’atterraggio e il decollo degli aerei. L’intera area era immersa nel buio della notte, fatta eccezione per delle zone illuminate da dei lampioni, e si sentiva spirare una gelida arietta. Sentendo le voci concitate delle sailor farsi sempre più vicine Mimete cercò con gli occhi un posto ideale dove nascondersi, trovandolo dietro ad una grossa ruota del carrello di un aereo.
Certa di trovarsi per il momento al sicuro, la giovane strega si lasciò scivolare piano a terra e si raggomitolò su sé stessa, appoggiando la testa alle ginocchia.
“Uffa, non è giusto! Perché tutte le sfortune devono abbattersi contro di me? Ah, mi piacerebbe tanto sapere cos’avrebbero fatto le altre, al posto mio… le altre? Ma certo!”
Mimete si frugò convulsamente fra le pieghe del suo costume, fin quando non trovò l’oggetto a cui stava pensando. Una sorta di piccola piramide di vetro trasparente, al cui interno era stata sistemata la piastra di un comune fornello da cucina, collegato tramite delle stanghette di metallo al filamento di una lampadina. Su un lato dello strano oggetto era incollato un promemoria:

POTENZIATORE DI ARMI
(non usare)

“Non usare? Ma cosa le costruisce a fare queste cose se poi dice di non usarle? Meno male che ci sono io che gliele rubo… cioè, prendo in prestito…”
Staccato e stracciato il bigliettino, Mimete applicò il Potenziatore sulla punta del suo bastone e rotolò fuori dal nascondiglio, proprio nel momento in cui le sailor uscirono dall’edificio.
-CHARM…
Prima ancora che riuscisse ad usarlo, il Potenziatore le esplose letteralmente in faccia, disintegrando il bastone e facendola sbalzare con violenza parecchi metri lontano. Fortunatamente per lei, quello fu l’unico effetto collaterale del suo gesto, e non solo. Quando si rialzò dall’asfalto, Mimete rimase sorpresa e soddisfatta nel vedere che il colpo era ugualmente andato a segno: oltre ad aver distrutto l’intera facciata dell’edificio, dalle cui macerie stava iniziando a salire un polverone, il Charm Buster potenziato aveva anche centrato due delle guerriere sailor, che ora giacevano a terra svenute.
-Ami! Rei! Che cosa è successo?
-Ho visto qualcosa provenire da quella parte!
-Dev’essere Mimete, senz’altro! Dividiamoci, non dobbiamo assolutamente perderla di vista!
“Si dividono, perfetto! Forse ho ancora qualche speranza di portare a termine la missione!”
Facendo pianissimo, la strega sgattaiolò all’interno della nube di polvere, e approfittando anche della scarsa luce si portò alle spalle di Minako, senza farsi vedere. Poi, con uno scatto, le si gettò addosso e la scaraventò a terra.

-AH AH AH AH AH AH AH!!!
Sailor Moon e Sailor Jupiter si voltarono di scatto, in direzione di quella stridula risata. Tra il fumo che ancora andava diradandosi, steso al suolo videro il corpo immobile di Sailor Venus. La si poteva sentir respirare, ma sul volto non c’era alcuna traccia di vita: i suoi occhi, completamente neri, erano sbarrati a fissare il nulla. Quando la visibilità tornò del tutto, in piedi accanto a lei c’era una festante Mimete. Sul palmo della sua mano stava galleggiando a mezz’aria uno strano gioiello, che le due sailor riconobbero immediatamente.
-Il suo cristallo del cuore puro…
-Stiamo in guardia, Sailor Moon! Questo significa che dev’esserci un daimon nascosto nei paraggi!…
-Tsk tsk tsk. Nessun daimon. Ho fatto tutto da sola stavolta- spiegò Mimete -mi piacerebbe tanto star qui a raccontarvi nel dettaglio come ho fatto a sottrarle il cristallo, ma come ho già detto ho una certa fretta. Vi saluto…
-Tu non vai da nessuna parte! JUPITER OAK REVOLUTION…
-Calma tu. Se mi colpisci il cristallo che ho in mano finirà distrutto, e tu sai bene cosa significa- disse la strega, indicando Minako con la testa -ti consiglio di non fare un altro passo se non vuoi che la tua amica rimanga in questo stato comatoso per il resto dei suoi giorni.
Sentendosi con le spalle al muro, Sailor Jupiter fermò il suo attacco. Soddisfatta, Mimete volse loro le spalle e fece per avviarsi.
-Arrivederci, care! Ma non preoccupatevi, prima o poi torneremo a prendere anche i vostri cristalli. Ah ah ah ah ah ahAHIA!
Qualcosa di molto appuntitò colpì il polso della strega, facendole perdere il possesso del cristallo.
-Ahio che male! Mi sta pure uscendo il sangue! Si può sapere che è stato?… Uh? E questa cos’è?
Ai suoi piedi, conficcata nell’asfalto, c’era una splendida rosa rossa.
Non appena la vide, Usagi si sentì il cuore mancare di un battito. Nessuno meglio di lei sapeva cosa quella rosa stesse a significare.
Alzando di poco lo sguardo, lo vide, in piedi sulla cima di un lampione: vestito di un elegante smoking nero con tanto di mantello, un cappello a cilindro sulla testa e una mascherina bianca a coprirgli gli occhi.
-Mimete, come hai osato ritornare in circolazione proprio nel giorno del mio rientro dagli Stati Uniti? La pagherai, la pagherai cara per aver rovinato questo momento, strega!
Con un agile balzo Tuxedo Kamen si portò di fronte a Mimete, sovrastandola. Messa alle strette, la poveretta non potè far altro che girare i tacchi e iniziare a correre, in preda alle lacrime.

Lentamente, quasi con timore, Usagi si avvicinò al nuovo arrivato, cercando il suo sguardo. Per tutta risposta, Mamoru si tolse la mascherina dagli occhi e, senza dire nulla, salutò la sua fidanzata con un bacio appassionato.
I due rimasero incollati l’un l’altro per diversi secondi, anzi per loro sembrava che il tempo si fosse fermato del tutto.
Finchè un colpo di tosse di un’imbarazzata Makoto non li riportò alla realtà.
-Eh? Oh, scusaci- farfugliò Mamoru imbarazzato, tornando subito serio -ora tocca a te, Usagi.
-Tocca a me? Cosa vuoi dire?
-Mimete non può andare molto lontano, ora che tu sei diventata così forte. Presto, raggiungila e sconfiggila una volta per tutte. So che puoi farcela.
-Va… va bene.
Incoraggiata dalle parole del suo fidanzato, Sailor Moon sbattè le ali e si alzò in volo. Si girò un’ultima volta, prima di andare alla ricerca di Mimete.
-Tu non muoverti da qui, torno subito! Quando avrò finito ci sono un sacco di cose che non vedo l’ora di raccontarti!
Detto questo, se ne andò. Quando fu completamente scomparsa dalla sua vista, Mamoru si girò verso Makoto.
-Sarà bene che rimettiamo al suo posto il cristallo di Minako… un momento, dov’è finita?
I due si guardarono intorno, trovando ben presto la loro amica su una delle piste d’atterraggio: come un’esaurita stava correndo avanti e indietro sfoggiando il suo cristallo sopra la propria testa e urlando ai quattro venti che anche lei aveva un cuore puro. A quella visione, Makoto si sbattè una mano sulla faccia.
-Oh no, un’altra volta… fermiamola, prima che combini qualche disastro…

“Devo tornare al taxi devo tornare al taxi devo tornare al taxi…” -DOV’È FINITO IL TAXI?!?!?!
Mimete si impietrì dal terrore, quando vide che il mezzo col quale era arrivata non c’era più.
-Se l’è portato via il carro attrezzi- spiegò un passante, attirato dalle sue urla -han provato a svegliare l’autista ma non c’è stato verso, e così…
-Dannazione, devo aver esagerato col gas! E ora come scappo? Ehi, voi!
La strega corse in direzione di un’automobile che stava sopraggiungendo, e senza nemmeno chiedere si gettò sui sedili posteriori.
-Presto dovete aiutarmi! Dei malviventi mi stanno dando la caccia, e chissà cosa mi faranno se riescono a prendermi! Presto, portatemi via da qui!
Al che, le due persone sedute davanti si girarono.
-Mh? Ma tu sei Mimete!
Prima ancora che Haruka e Michiru estrassero i loro scettri per trasformarsi Mimete si fiondò fuori dall’auto e schizzò in mezzo alla strada, rischiando più volte di essere investita e causando involontariamente diversi incidenti tra macchine e camion.
-Ma che è, di colpo sono diventata una sailor detector??? Correre correre correre! Devo tornare al varco dimensionale! Ah, eccolo, il negozio dal quale sono uscita! Speriamo sia ancora apert…
Chiuso. Tuttavia la strega non si perse d’animo e fece di corsa il giro dell’edificio: si ritrovò alla fine in un vicolo oscuro e puzzolente, dove sul fondo, come una mistica apparizione, trovò la porta sul retro. Aperta.
-Uff… ce l’ho fatta… coraggio, ancora qualche metro…!!!
Stava quasi per raggiungere l’agognata porta, quando dall’alto le si parò davanti Sailor Moon.
-Come… dove… cosa…
-È finita, Mimete. Non farai mai più del male a nessuno.
-Ma… ma io…
Le preghiere della strega non ebbero alcun effetto su Sailor Moon. La quale, senza mostrare alcuna emozione, evocò il suo scettro, e si preparò ad attaccare.

-SILVER MOON, CRYSTAL POWER KIS…!!!

Usagi si sentì mozzare il fiato.
Ebbe la sensazione che qualcosa l’avesse colpita alla schiena e l'avesse trapassata da parte a parte, ma sul suo corpo non vide né sangue né ferite di alcun genere.
Di fronte a lei, però, vide galleggiare a mezz’aria il suo cristallo del cuore puro.
Stava rapidamende perdendo tutti i sensi, ma lo riconobbe. Così come riconobbe la persona alle sue spalle, nonostante i suoi occhi le mostrassero un’immagine sempre più sfocata.
Una ragazza, di qualche anno più grande di Mimete. Rosso era il colore di parte del suo costume. Rossi erano i suoi occhi. E rossi erano anche i suoi capelli, legati in tre lunghe code.

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Capitolo 3
*** L'Incendio ***


L’Incendio

-Ma… mo… r…
Fu l’ultima parola che uscì dalle labbra di Usagi.
L’istante dopo, il corpo della ragazza cadde a peso morto in una pozzanghera del vicolo, priva di conoscenza.

A poco a poco, tutti i malcapitati colpiti dal Charm Buster di Mimete ripresero i sensi, così come Ami e Rei, seppure molto doloranti dopo il violento colpo subito, e come Minako, alla quale era stato restituito il cristallo del cuore puro. Con Makoto, le ragazze corsero subito a salutare Mamoru per dargli un felice bentornato; quindi, tornati a vestire i loro abiti civili, tutti insieme si diressero all’uscita dell’edificio, trovandosi immediatamente di fronte allo spaventoso groviglio di automobili, motorini e furgoni provocato dalla rocambolesca fuga della piccola strega. Fra i vari mezzi ancora intatti, i cinque riconobbero subito l’auto di Haruka: le portiere erano aperte e le chiavi ancora inserite nel cruscotto, segno che le due dovevano aver abbandonato il veicolo in fretta e furia.
-Mamma mia, che disastro! Secondo voi che sarà successo?
-Mi sembra chiaro. Mimete dev’essere senz’altro passata per di qua, e quando l’hanno vista Haruka e Michiru saranno subito partite al suo inseguimento- ipotizzò Ami -sarà meglio spostare la macchina, prima che arrivi qualche vigile.
-Me ne occupo io- si offrì Mamoru, saltando sul posto guida e dando gas al motore. Mentre si guardava in torno in cerca del più vicino parcheggio, il ragazzo non potè far a meno di ascoltare i discorsi concitati delle quattro amiche.
-Allora, è tutto vero… se anche Haruka e Michiru l’hanno vista, quella doveva essere proprio Mimete…
-Ti sei convinta, Rei. Perché, prima cosa pensavi?
-Ma che ne so, Makoto! Magari per l’eccitazione di rivedere Mamoru abbiamo avuto un’illusione collettiva…
-Tutti quanti? Difficile…
-Io sono d’accordo con Rei! Quella non era Mimete, bensì la sua gemella cattiva!- esclamò Minako, facendo la voce lugubre e imitando i gesti di un fantasma.
-Temo che tu guardi troppi film dell’orrore- obiettò Ami, saccente -la verità è una sola: per me, è stata clonata.
-E tu allora guardi troppi documentari scientifici! È la gemella cattiva, punto e basta!
-No, è il suo clone, ne sono più che sicura.
-Gemella!
-Clone!
-Gemella!
-Clone!
-Gemella!
-Clone!
-Illusione collettiva?
-BASTA!
Al gridò di Makoto, tutte e tre si zittirono di colpo e si schierarono in fila di fronte a lei, chinando il capo.
-Chiunque fosse in realtà, ciò che conta è che fra pochi minuti non dovremmo già più preoccuparcene. A quest’ora Usagi l’avrà già trovata e sconfitta. In confronto a Chaos Mimete non è altro che un moscerino, dovreste saperlo bene!
-Sì Makoto, hai ragione tu…

“Già… ha ragione…”
Mamoru si risvegliò di soprassalto dalle sue riflessioni, accorgendosi di avere ancora le mani strette sul volante e di non essersi spostato di un metro dalla strada. Si era concentrato troppo sui discorsi delle ragazze, in particolare sull’ultima affermazione di Makoto. Per qualche strana ragione, quelle parole non riuscivano in alcun modo a rassicurlo. Guardò il proprio riflesso nello specchietto retrovisore, scoprendo solo in quel momento che stava sudando.
“Cosa… perché improvvisamente mi sento così? No, non posso essere preoccupato. Makoto ha perfettamente ragione! Perché dovrei temere per Usagi? Mimete non è mai stata una nemica pericolosa!”
Improvvisamente debole, Mamoru si passò una mano in volto, per asciugarsi dal sudore freddo. Nello stesso istante, il suo cuore prese a battere ad un ritmo frenetico, mentre sentì un enorme groppo salirgli in gola, e il respiro diventargli sempre più affannoso. Per quanto fastidiosi e inaccettabili fossero, il ragazzo dovette per forza interpretare quei sintomi come i segnali di un brutto presentimento.
-U… sagi… U… sagi…
Senza pensarci, Mamoru schiacciò il piede sul pedale dell’acceleratore. Quando il rumore di una stridente sgommata giunse alle orecchie delle ragazze, l’automobile di Haruka con Mamoru alla guida era già scomparsa dietro il primo incrocio.

Ancora scossa, Mimete fissò prima il corpo freddo di Usagi, poi il suo cristallo del cuore puro che galleggiava a mezz’aria, per diversi istanti. Quindi, realizzato finalmente cosa fosse accaduto, la ragazzina si gettò ai piedi della sua salvatrice e la strinse forte alle gambe, innaffiandole con le proprie lacrime di gioia.
-Oh Eudial, meno male che sei arrivata tu! Non sono mai stata così felice di vederti in vita miAHIA!
Per tutta risposta, la strega dai capelli rossi la allontanò da sé con un veemente calcio.
-Sei la solita imbranata. Ti sei fatta scoprire come una principiante.
-Ma no, non è vero!…
-Non prendermi in giro. Il fatto che Sailor Moon ti abbia seguita fin qui ne è la prova lampante.
Mimete sbuffò.
-Uffa, non ti si può nascondere proprio niente… ehi!
Senza fare complimenti, Eudial gettò fra le braccia della scomoda collega l’arma con la quale aveva estratto il cristallo dal cuore di Usagi, e passò oltre.
-Con te farò i conti più tardi. Adesso prendi l’Heart Buster e anche il cristallo e tornatene al laboratorio. Io penserò a tenere lontane le altre sailor.
-Come fai a sapere che…
-Sono certa che avrai attirato anche la loro attenzione, incapace come sei. Adesso vai e lascia fare a me.
-Vado vado. Antipatica…
-Ti ho sentita!
Mimete prese ciò che Eudial le aveva chiesto e rientrò nell’edificio, non prima di averle rivolto una linguaccia.
Pochi istanti dopo, la previsione di Eudial si rivelò esatta. Dalla parte opposta del vicolo, quella che dava sulla strada, si affacciarono infatti due sue vecchie conoscenze.
-Mimete si è infilata per di qua, ne sono più che sicur…
Non appena svoltò l’angolo, Sailor Uranus cessò imediatamente la sua corsa. Così fece poco dopo anche Sailor Neptune.
Per le due il tempo sembrò essersi congelato, tanto era lo stupore, ma soprattutto il completo smarrimento nel ritrovarsi di fronte, in carne ed ossa, una delle loro peggiori nemiche. Se non la peggiore in assoluto.
Eudial, la strega che in passato era quasi riuscita ad ucciderle.
-Guarda guarda, voi due. Quanto tempo, eh? Sailor Neptune, Sailor Uranus… o dovrei dire Kaioh Michiru e Tenoh Haruka?
-Ma… tu… come…
-Non vi ricordate? Conosco tutte le vostre vere identità. A differenza di quella cretina di Mimete…
-No, non è questo!- gridò improvvisamente Haruka, combattendo fra la rabbia e la disperazione -tu… stronza… perché… perché sei ancora qui?! Che cazzo vuoi ancora dalla nostra vita?!?
-Haruka…- Michiru tentò di calmare la sua compagna, accarezzandole un braccio, ma invano.
-Dalle tue dolci parole mi sembra che tu non sia particolarmente felice di rivedermi. Io invece lo sono, eccome. Soprattutto di rivedere te, Michiru. Mi sei mancata molto, lo sai? L’eco delle tue grida di dolore alla cattedrale marina risuona ancora forte nelle mie orecchie…
-Bastarda!!!
Le due sailor scattarono rabbiosamente in avanti, pronte ad ottenere la loro vendetta nei confronti della strega. Ma si bloccarono di nuovo, quando scoprirono il corpo della loro amica Usagi giacere immobile a terra.
-Oh, l’avete notato? Sappiate che il suo cristallo del cuore puro è in mano nostra, e presto o tardi anche i vostri ci apparterranno…
-RIDACCELO SUBITO, STREGA! WORLD SHAKING!!!
Sailor Uranus scagliò il suo colpo migliore con tutte le sue forze. Per nulla impressionata, Eudial si portò velocemente una mano dietro la testa e afferrò una parte di uno strano apparecchio, indossato a mo’ di zaino.
-Mpf. Dopo tutti gli anni trascorsi, questo è ancora il meglio che sai fare? Fire Buster II, in azione!!!
Nonostante fosse costruito interamente con materiali di scarto, nelle mani di Eudial il Fire Buster II si trasformava in un’arma micidiale. Dal suo tubo partì un getto di fuoco di inaudita potenza, capace di respingere il World Shaking e scaraventare entrambe le guerriere a diversi metri di distanza. Le due si rimisero subito in piedi, ma tra loro e la strega si era ormai eretto uno spaventoso muro di fiamme.
-Vi consiglio caldamente di non muovervi- le gridò Eudial, voltando loro le spalle e dirigendosi verso la porta alla fine del vicolo -il varco dimensionale che conduce al nostro laboratorio verrà disattivato non appena ci sarò entrata, quindi per voi sarebbe completamente inutile provare ad inseguirmi. Ma non preoccupatevi, come vi ho appena detto prima o poi verremo a prendere anche i vostri cristalli del cuore puro. È solo una questione di tempo. Arrivederci.

Era da più di mezz’ora che Mamoru stava girando in lungo e in largo per la città, ma ancora non era riuscito a trovare nemmeno un piccolo indizio, che potesse in qualche modo portarlo da Usagi. L’auto presa in presito ad Haruka si era fermata ad un dei tanti incroci, ad aspettare che il semaforo da rosso tornasse verde, per riprendere quella folle corsa senza meta. Si sentì un po’ in colpa, Mamoru, ad aver abbandonato le ragazze all’aereoporto, senza dar loro alcuna spiegazione: quasi si sentiva uno stupido, ad averle spaventate in quel modo.
Stava per rassegnarsi al fatto che il suo fosse stato solo un brutto presentimento, quando dalla via alla sua destra passò veloce davanti ai suoi occhi un camion dei pompieri, a sirene spiegate. Doveva trattarsi di uno dei soliti incendi, pensò Mamoru, che già stava pensando alla strada più veloce per tornare dalle ragazze, quando la gola gli si strinse in un nodo ancora più soffocante di prima.
-U… sa… gi…
Senza pensarci due volte, schiacciò forte il piede sull’acceleratore e partì all’inseguimento del camion, fregandosene altamente del semaforo.
Al termine di una corsa di pochi, ma interminabili minuti, Mamoru spense il motore e abbandonò l’auto in mezzo alla corsia, vista l’impossibilità di proseguire per via del traffico, e proseguì a piedi. Svoltato l’angolo, il ragazzo ritrovò finalmente il veicolo dei pompieri, impegnati ad estinguere un incendio che si stava ormai propagando per tutto l’edificio. Spostando di poco lo sguardo trovò anche Haruka e Michiru, ad osservare impotenti la scena dall’altra parte della strada. Subito corse all’impazzata verso di loro, sperando con tutto il cuore che la loro presenza lì fosse solo casuale.
-Mamoru- esclamò Michiru, venendogli incontro -non puoi credere a quello che…
-DOV’È… USAGI?!?
Michiru sussultò spaventata a quella reazione. Fu Haruka, al posto suo, a rispondere al ragazzo.
-È là… dall’altra parte delle fiamme… in quel vicolo… è stata Eudial… Michiru e io abbiamo provato a spegnere il fuoco… Mamoru, fermati! Non puoi farcela!
Parole al vento. Mosso dalla disperazione, il ragazzo addirittura spinse da parte uno dei pompieri e si gettò nel fuoco. La temperatura era davvero insopportabile, ma non gli importava. Con un ultimo scatto, Mamoru si ritrovò dall’altra parte del muro di fiamme e fece una capriola a terra per estinguere il fuoco dai suoi vestiti, quindi proseguì la sua corsa, cadendo infine in ginocchio accanto ad Usagi. Fu una morsa al cuore per lui, vederla stesa a faccia in giù in quella pozzanghera. Con delicatezza le mise una mano sulla spalla, e la girò dalla sua parte. Gli occhi erano vuoti e spalancati, proprio come li aveva visti sul volto di Minako solo una mezz’ora prima. Appoggiò poi un orecchio sul suo ventre: sì, sentì il suo respiro, ma non il battito cardiaco, e questo gli fece capire cosa era successo.
Alle sue spalle, sentì le grida di Michiru, e anche quelle di Ami, che insieme alle altre lo aveva seguito; le sentì scagliare i loro migliori attacchi a base d’acqua e combinarli insieme, riuscendo finalmente a spegnere il fuoco; sentì infine diversi passi avvicinarsi a lui e il suono inconfondibile della sirena di un’ambulanza, ma per le sue orecchie erano solo rumori come altri.
Mamoru si alzò, Usagi in braccio, ma non si mosse, preferendo che fossero gli altri a trascinarlo via da lì.

Nelle mani di Eudial il cristallo del cuore puro di Sailor Moon brillava di una luce intensa, talmente forte da illuminare l’intero laboratorio. Con cura quasi maniacale, la strega dai capelli rossi posò il prezioso oggetto all’interno di una sfera di vetro, sulla quale poi appiccicò un’etichetta con su scritto “TSUKINO USAGI”. Quindi, facendo molta attenzione, portò la sfera su un tavolino al centro della stanza, di modo che tutte potessero ammirarla al meglio. Tutte o quasi.
-E-ehm, ragazze? Potete spostarvi proprio un pochino? Vorrei vedere anch’io, grazie…
-No Mimete, tu no. Potresti romperla- sbottò Eudial, secca.
-Sei ancora arrabbiata per la storia del Potenziatore d’armi? Te lo giuro, non volevo rubartelo! L’avrò sfiorato mentre uscivo e involontariamente mi sarà caduto in tasca!
-Sì, come no…
-E poi, è solo merito mio se abbiamo conquistato il cristallo di Sailor Moon! Dovrei essere io la prima a vederlo!
-Merito tuo? Se non era per me a quest’ora saresti bella che morta! Oddio, mi faccio schifo da sola…
-Su Eudial, non c’è bisogno di arrabbiarsi. E poi, anche tu ammetterai che è stata la nostra piccola Mimete a condurre Sailor Moon da noi, anche se non volontariamente. È anche grazie a lei se adesso abbiamo per le mani uno dei cristalli più potenti, se non il più potente in assoluto.
Eudial e Mimete si girarono verso le altre tre colleghe, che a differenza loro indossavano ancora gli occhiali e il camice bianco da lavoro. Mimete si gettò subito ad abbracciare colei che aveva parlato: poco più grande di lei, caratterizzata da occhi e capelli blu, questi ultimi legati in una piccola treccia che le scendeva dal lato destro della testa.
-Oh, Cyprine, meno male che almeno tu mi capisci! Grazie, grazie, grazie!
-Se non ti stacchi subito sei morta.
-Piuttosto, Eudial- domandò un’altra ragazza, occhi di un verde brillante, così come i capelli raccolti in quattro odango -non pensi di aver esagerato con il fuoco? Insomma, capisco che volevi tener lontane le sailor, ma addirittura appiccare un incendio…
-Credimi, Telulu, era l’unico modo. E poi, nel caso siano già morte tra le fiamme è tutto di guadagnato.
-Io non la prenderei così alla leggera- sentenziò una quinta ragazza, lapidaria, dagli occhi e i lunghi capelli color ghiaccio. Le altre quattro la osservarono in silenzio, mentre questa andava a sedersi ad una postazione di computer.
-Posso chiederti il perché, Viluy?
-Perché… se non ricordo male…- disse l’altra, facendo scorrere il puntatore del mouse su un elenco di nomi -oh, trovato. Dicevo, perché anche Haruka e Michiru sono sulla lista, così come tutte le altre sailor. I loro cristalli ci servono, così come quelli di tutti gli altri.
Detto ciò, Viluy spense il monitor, girando poi la sedia verso le colleghe, e puntò gli occhi su Eudial.
-Telulu ha ragione. Questa sera hai esagerato. Devi metterti in testa che i tempi in cui ti autoproclamavi il nostro capo sono ormai lontani. Rispondimi, cosa siamo noi adesso?
-Una squadra…- rispose Eudial, con un sospiro.
-Esatto. Che ci piaccia o no, facciamo parte di una squadra…
Una per volta, le cinque streghe si avvicinarono di nuovo al tavolino e allungarono un braccio, posandosi le mani una sull’altra.
-…con un obiettivo in comune…
-…conquistare i trentadue cristalli del cuore puro dalle persone della nostra lista…
-…ne abbiamo già catturato uno, forse quello più potente…
-…quando li avremo tutti, otterremo il potere che da secoli tutti stanno bramando…
-…e ci riusciremo, statene certi voi là fuori, perché noi siamo le Witches 5.

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Capitolo 4
*** Rimpianti, Sospetti ***


Rimpianti, Sospetti

Una buia stanza d’ospedale, in cui l’unica fonte di luce era costituita dal monitor di un macchinario. Un elettrocardiogramma, piatto, nonostante la ragazza cui era collegato stesse chiaramente respirando. Poco fuori dalla porta, si potevano appunto sentire le voci concitate dei dottori, che discutevano animatamente su quale potesse essere la causa di quel fenomeno.
Mamoru, seduto accanto al letto di Usagi, non ci aveva provato nemmeno a raccontar loro la verità, tanto sapeva benissimo che non gli avrebbero creduto. Il cristallo del cuore puro di Usagi era caduto nelle mani del nemico, e fino a quando non le fosse stato reso, la ragazza dagli odango sarebbe rimasta in quello stato per sempre.
Mamoru restò a lungo ad osservarla, senza nemmeno avere la forza di pensare. Vederle gli occhi vitrei e spenti, e la pelle sempre più bianca, lo facevano stare molto male, forse anche più di lei.
Un piccolo TOC giunse d’improvviso alle orecchie del ragazzo, costringendolo ad alzare di poco la testa. Un’infermiera era appena entrata nella stanza; anche se non diceva nulla, Mamoru capì ugualmente che l’orario delle visite era terminato. In maniera quasi meccanica, si alzò dalla sedia e abbandonò la stanza e l’ospedale. Sempre chiuso nel suo silenzio, evitando accuratamente di incrociare gli sguardi altrui, percorse in fretta il cortile e oltrepassò i cancelli d’ingresso, ritrovandosi infine sul ciglio della strada.
-Ehi, Mamoru. Mamoru!
Il ragazzo fece finta di non aver sentito e proseguì a testa bassa per la sua strada, non avendo alcuna voglia di parlare con nessuno. Fu proprio tenendo la testa bassa, però, che scoprì chi lo aveva chiamato: ai suoi piedi, infatti, trovò la gatta Luna.
-Come ti senti?
-Avrei preferito che le mie ustioni fossero state più gravi, così da poter essere ricoverato anch’io. Magari per sempre.
-Non puoi abbatterti così! Credimi, quello che è successo a Usagi non è stato affatto per colpa tua.
Le parole di Luna non riuscirono in alun modo a rinfrancare il cuore del ragazzo, anzi. Distrutto, Mamoru si lasciò cadere su un basso muretto lì vicino, nascondendosi il volto tra le mani.
-Sì invece. È colpa mia e lo sai bene anche tu. Non avrei mai, MAI, dovuto chiederle di inseguire Mimete. Sono stato uno sciocco, un egoista, uno… stronzo…
-Basta così, Mamoru!- con un balzo, la gatta si arrampicò sul muretto e appoggiò le zampe su una gamba del ragazzo -fossi rimasto a sbaciucchiarti con Usagi tutta la notte, ben sapendo che la minaccia costituita da Mimete era ancora in circolazione, allora sì che quello sarebbe stato un comportamento egoista. Invece tu hai solo pensato alla cosa più giusta da fare.
-Ma…
-So già cosa stai per dire, e la risposta è no. Usagi non ti considererebbe affatto uno sciocco, un egoista o… qual era l’ultima cosa che hai detto?
-Uno stronzo…
-Grazie. In parole povere, Usagi non ti odia per quello che è successo. Sarà pure tonta, ma di sicuro riconoscerà il tuo sincero pentimento, e ti perdonerà.
Mamoru emise un lungo sospiro, rotto a metà da un singhiozzo.
-Lo so… la conosco… ma chissà quando… e se… avrà ancora la possibilità di parlarmi…
-Più presto di quanto tu creda. Prima di scappare, Eudial ha detto che lei e Mimete ritorneranno: quando ciò accadrà noi saremo pronti, le sconfiggeremo e ci riprenderemo il cristallo di Usagi.
Lentamente, Mamoru levò le mani dalla faccia e fissò la gattina negli occhi. Lo sguardo gli si fece a poco a poco un po’ meno triste.
-Hai… hai sempre avuto ragione su tutto, Luna. Grazie.
-Figurati!
Trascorse poi un lungo momento di silenzio tra i due, come a voler decretare la fine di quel discorso. A conferma di ciò, quando Mamoru riaprì bocca la sua voce assunse un tono diverso, leggermente più rilassato.
-Dov’è Artemis?
-È da Minako. L’ultima volta che l’ho vista era disperata, continuava a dire cose del tipo “dovevo esserci io al posto di Usagi” e piangere fiumi di lacrime. Probabilmente Artemis starà cercando di consolarla, ma dubito ci riesca… Povera Minako…
-Già… e io che pensavo di aver toccato il fondo, con l’autocommiserazione…
Per la prima volta da quando era tornato, Mamoru sorrise. In qualche modo, Luna era riuscita a risollevargli il morale, e di questo gliene fu molto grato.
Sollevato, il ragazzo si alzò dal muretto e si diede una bella stiracchiata, inspirando anche un po’ d’aria fresca.
Fu proprio in quel momento che gli passò davanti un’altra faccia conosciuta.
-Mm? Ma quella è Hotaru…
La piccola si trovava a bordo di un’automobile stracarica di bagagli, alcuni dei quali erano stati sistemati in precario equilibrio sul tettuccio della stessa. La cosa che più sorprese Mamoru e Luna, fu il vedere chi c’era alla guida dell’auto: il padre di Hotaru, ovvero il professor Tomoe. Sia il padre che la figlia sembravano molto felici di partire.
-Dove stanno andando? Tu ne sai qualcosa, Luna?
-Non ne ho proprio idea… e adesso, chi arriva?
Dal fondo della strada sopraggiunse un’altra macchina: quella di Haruka. La ragazza stava procedendo ad una lentezza spaventosa, come se volesse pedinare l’auto di Tomoe senza farsi scoprire. Quando fu abbastanza vicino, i due riuscirono a scorgere a bordo anche Michiru, nonostante questa stesse cercando di nascondersi in tutti i modi, visibilmente imbarazzata per la compagna.
-Ma che accidenti stanno facendo quelle due?!?
-Non lo so. L’unica cosa che possiamo fare è andare da Setsuna, sicuramente lei saprà dirci qualcosa.

Una decina di minuti dopo, Mamoru e Luna vennero accolti in casa della loro amica, la quale li fece accomodare in salotto. Nonostante fosse già un po’ più rilassato, il ragazzo preferì restare in piedi e venne subito al punto.
-Poco fa ho visto Hotaru con suo padre. Dove stavano andando?
-In vacanza. Credo al mare.
-Beh, questo l’ho intuito. Ma perché? Insomma, da quel che mi ricordavo, eri tu la tutrice di Hotaru. Come mai all’improvviso le hai fatto reincontrare il padre?
-…sai, da un po’ di giorni la piccola cominciava a sentire sempre di più la mancanza di una persona, che ha conosciuto circa un anno fa, e dalla quale è stata poi costretta ad allontanarsi per motivi indipendenti dalla nostra volontà. Diventava sempre più triste ogni giorno che passava, capisci? Per questo ho avuto l’idea di contattare Tomoe: solo lui poteva riuscire a ridarle il sorriso.
-E c’è riuscito, da quel che potuto vedere… ma allora, perché Haruka e Michiru li stavano inseguendo?
-Ehm…- Setsuna si portò una mano dietro la testa, imbarazzata -ecco… Haruka sospetta che Tomoe sia in qualche modo collegato con il ritorno di Eudial e Mimete, per questo ha deciso di pedinarlo. Personalmente, mi sembra un’idea assurda.
-Non sei la sola a pensarlo…- disse Mamoru, ripensando a Michiru che sprofondava nel sedile per la vergogna.
-Ad ogni modo, prima che partisse ho parlato con Tomoe della faccenda, e mi ha assicurato che non ne sa nulla di nulla. Ovviamente, né a lui né tantomeno ad Hotaru ho detto cosa è successo a Usagi, per non turbarli… Mamoru?!
-Già… hai… fatto… bene…
Come sentì la parola “Usagi”, Mamoru si incupì di colpo, fortunatamente non al punto da cadere di nuovo in depressione.
-Ehm, ecco… ti andrebbe una tazza di the?
-No, ti ringrazio. Fra poco vado.
-Io… gradirei volentieri un bicchierino di latte! Se non è di troppo disturbo…
-No Luna, affatto. Da questa parte.
Mamoru rimase a guardare la donna e la gatta sparire all’interno della cucina, prima di darsi da solo un violento schiaffo sulla fronte.
“Luna ha ragione! Non posso continuare a deprimermi, devo reagire! Se Usagi mi vedesse ridotto in questo stato, allora sì che avrebbe un buon motivo per odiarmi!… Uh?” -Ehi, Setsuna, puoi venire qua un attimo?
-Arrivo!
Setsuna tornò in salotto, in mano un cartone del latte ancora da aprire. Il ragazzo le indicò una serie di fotografie, alcune appoggiate sulla mensola del caminetto, altre appese alle pareti.
-È questo, il tipo di cui Hotaru sente la mancanza? Quello seduto di fianco a lei, intendo.
-Sì, è lui.
-Non ricordo di averlo mai visto. Chi è? E queste altre persone, da dove arrivano? Come le avete conosciute?
Setsuna sorrise, con l’aria di chi non aspettava altro che le facessero quella domanda.
-Oh, è una storia lunga. Se accetti di rimanere a bere il mio the, te la racconto molto volentieri.

Stanche ma soddisfatte, Eudial e Telulu si lasciarono cadere su due poltroncine girevoli. Asciugandosi nel frattempo il sudore dalla fronte, con un gesto invitarono le colleghe a venire a vedere il risultato del loro lavoro. Addossata ad una parete del laboratorio, le due streghe avevano appena finito di montare una grande bacheca di vetro divisa in quattro ripiani, sui quali erano stati posizionati trentadue piedistalli. Tutti vuoti, ad eccezione di uno: su questo, vi era sistemata la sfera contenente il cristallo del cuore puro di Usagi; oltre ad un’etichetta con scritto sopra il suo nome, a confermare l’identità della sua proprietaria una sua fotografia era stata incollata alla base del piedistallo.
-Allora?… Che ve ne pare?…- domandò Telulu col fiatone.
-Carina- commentò Cyprine.
-Insomma…- le fece eco Mimete.
-Sarebbe QUESTO il motivo per cui siamo rimaste chiuse tutto il giorno in laboratorio invece di tornare subito in missione? Tsk, che perdita di tempo.
Tutte si girarono verso Viluy, che aveva appena parlato: la strega dagli occhi di ghiaccio non le stava nemmeno degnando di uno sguardo, impegnata com’era a trafficare alla sua postazione di computer.
-Nessuna ti ha chiesto di rimanere! E poi di cosa ti lamenti tu, che non hai fatto nulla per dare una mano!
-Se è per questo nemmeno tu!- sbottò Eudial, rifilando a Mimete un gran pugno in testa -piuttosto Viluy, che stai facendo?
-Ho installato nel computer un paio di programmi che ci saranno molto utili, nelle prossime missioni. Venite, che vi faccio vedere.
Cyprine e Mimete si avvicinarono subito al monitor, appoggiando ognuna la testa su una spalla di Viluy per guardare meglio; seppure molto curiose anche loro, Telulu e Eudial preferirono rimanere dove stavano, non avendo alcune intenzione di staccarsi dalle poltroncine.
-Allora, il primo programma l’ho chiamato “Witches Slot Machine”…
-Accidenti che fantasia…
-Un altro commento e ti faccio ingoiare la tastiera, Mimete. Come stavo dicendo, con la Witches Slot Machine sarà il computer a scegliere a caso chi di noi dovrà affrontare la missione successiva, e il suo giudizio sarà indiscutibile ed incontrovertibile. In questo modo si eviteranno polemiche del tipo “Tocca a me, no tocca a me, tu ci sei già andata ieri, oggi è il mio turno” e via discorrendo. Avete capito tutto?
Le quattro annuirono. Soddisfatta, Viluy cliccò un tasto del mouse e subito sullo schermo apparvero i nomi di tutte e cinque loro, alternandosi freneticamente proprio come le figure di una slot machine. Le ragazze rimasero col fiato sospeso per quasi un minuto, aspettando che il computer desse loro il responso; poi, finalmente, la Witches Slot Machine si fermò su un nome.

MIMETE

Accadde in un secondo: Mimete spiccò un balzo dalla gioia e fece per andare a cambiarsi, subito trattenuta e strattonata da Cyprine; al suo coro di protesta si unirono anche Telulu e Eudial, che pur di fermare Mimete abbandonarono le comode poltroncine. Resistendo ai morsi delle colleghe, Mimete riuscì alla fine ad entrare nel suo spogliatoio e chiudersi la porta alle spalle, nonostante le altre cercassero in tutti i modi di sfondarla.
“E meno male che dovevamo evitare le polemiche…” Viluy sospirò, tenendosi la testa su una mano. Pochi minuti dopo, Mimete uscì bella pimpante dal camerino sfoggiando il suo solito travestimento, e fece per avviarsi.
-Bene ragazze, ci vediamo stasera! Questa volta riuscirò a prendere il cristallo di Aino Minako, ne sono certa…
-Aspetta. Se questo è il tuo piano allora è meglio che non vai da nessuna parte.
-Eh?! Ma perché?!
-Rifletti, scema. Le sailor si aspetteranno di sicuro un nostro nuovo attacco, non si faranno certo trovare impreparate. Quindi, prima di tornare al loro assalto è meglio pensare alla raccolta degli altri cristalli. Ed è a tal proposito che entra in gioco il secondo programma.
-Di che si tratta?
-Come prima, sarà il computer a selezionare dalla lista la nostra prossima vittima, questa volta però seguendo le indicazioni che gli forniremo noi. Allora Mimete, come vuoi che sia l’obiettivo di oggi?
-B-beh, conoscete i miei gusti…- ammise lei, arrossendo -come principe azzurr… cioè, come vittima vorrei un uomo ricco, famoso e possibilmente bello!…
-E magari debole e anziano, così siamo certe che sia un avversario alla tua portata.
-Tappati quella bocca, Eudial!
Ridendo tra sé e sé, Viluy inserì nel computer i dati richiesti: “maschio; ricco; famoso; bello; debole; anziano”. Quindi, premette il tasto d’invio. Nemmeno un secondo più tardi la stampante collegata al computer emise un ronzio, e poco per volta sputò fuori una fotografia.

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Capitolo 5
*** Un Campione Sul Viale Del Tramonto ***


Un Campione Sul Viale Del Tramonto

L’uomo chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
Ad uno ad uno tutti e cinque i suoi sensi si spensero, isolando la propria mente e il proprio corpo del resto del mondo.
I suoi piedi toccavano aria.
Le sue orecchie sentivano lo scorrere del sangue nelle vene.
I suoi occhi vedevano il colore della sua anima.
Era pronto.
L’uomo cacciò uno spaventoso urlo di guerra.
Riaprì gli occhi e prese la rincorsa, calcolando mentalmente la distanza fra sé e il suo avversario.
Venti metri.
Dieci metri.
Cinque.
L’uomo spiccò un agile salto e caricò a mezz’aria un potente calcio in giravolta, enfatizzando la mossa con un altro grido.

-YAAAAAAAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh…

Purtroppo, lo spostamento d’aria fece sollevare il sacco da boxe un attimo prima che il colpo andasse a segno.
Fu così che Mister Satan scoprì di aver dato un calcio a un durissimo palo di ferro.

Mimete non diede molto peso allo spaventoso grido di dolore proveniente dall’interno della villa, intenta com’era ad ammirare una gigantesca statua di granito che come un arco sovrastava i cancelli d’ingresso dell’immensa proprietà. La statua raffigurava un uomo alto, muscoloso, con tanti capelli e un paio di grossi baffi, dall’espressione allegra e trionfante, immortalato nel gesto di alzare sopra la testa una splendida cintura da campione del mondo di wrestling forgiata in oro massiccio.
Incantata da quella visione, Mimete abbassò a fatica lo sguardo sulla fotografia che teneva in mano.
E il mondo le cadde letteralmente addosso.
La foto mostrava un uomo piuttosto avanti con gli anni, ingobbito, pelato e spaventosamente gracile, nonostante la tuta da combattimento che indossava cercasse in tutti i modi di nasconderne il fisico.
“Non posso credere che questo vecchio bacucco sia lo stesso Mister Satan che molti anni fa ha salvato la Terra e l’umanità intera dal mostro chiamato Cell! Capisco che gli anni passano per tutti, ma con lui il tempo è stato davvero crudele! Se penso che dovrò estrargli il cristallo del cuore puro mi viene addirittura da vomitare! Vabbè, in fondo si tratta pur sempre di un eroe mondiale, sarà comunque un onore prendere il suo autog… cioè, il suo cristallo…”
-Di’ un po’ Mimete, come pensi di agire?
-Eeeeeeeeeeeeeek!!!
Per lo spavento la strega dai capelli arancioni fece un salto di un metro. Quindi si girò, per scoprire chi avesse parlato.
-Ma insomma, è questo il modo di… TU?!
Non fosse stato per la treccia di capelli blu, Mimete avrebbe faticato parecchio a riconoscere la collega Cyprine. Abito bianco a pois blu, stivaletti e lunghi guanti in pelle nera, occhiali sgargianti dalle lenti viola, cappellino giallo in testa e per concludere un ombrellino in tinta con il vestito che la strega usava come parasole.
-Che cavolo ci fai tu qui?!- sbraitò Mimete -pussa via, questa è la mia missione!
-Lo so. Ma vedi, poco dopo che sei uscita Viluy ha avuto l’idea di azionare un’altra volta la Witches Slot Machine. E guarda un po’ che fortuna, è uscito il mio nome.
-Ma… perché?!
-Per evitare che tu ti faccia scoprire come è successo l’ultima volta in aereoporto. Satan è un personaggio famoso, forse il più famoso del pianeta: un solo passo falso e avremo tutto il mondo mediatico e non a darci la caccia, altro che le sailor.
-Oh… Oh mamma. Non avrei mai immaginato che stessimo correndo un rischio simile. Mi… mi aiuterai, vero Cyprine?
-Sono qui per questo. Dunque, per prima cosa dobbiamo pensare a come introdurci nella villa senza che le guardie ci vedano… e credo di aver già trovato qualcosa che faccia al caso nostro. Guarda là.

Saltellando a piedi alternati, una mano stretta ad una busta della spesa stracolma di dolci e altre leccornie assortite, e l’altra che cercava di acchiappare una farfalla che gli svolazzava sopra la testa, Majin Bu stava affrontando a ritroso il tragitto che dal supermercato lo avrebbe riportato a casa. Si sentiva particolarmente fiero di sé quel pomeriggio: non solo aveva fatto una ricca spesa, ma era anche riuscito a resistere alla tentazione di mangiarsi qualcosa di quello che aveva comprato, sia dopo che (soprattutto) prima di averlo pagato. Proprio come aveva promesso al suo amico Satan.
Sempre saltellando, Bu giunse infine davanti ai cancelli della proprietà, e tutto contento schiacciò un tasto del citofono.
-Sono tornato, Satan! Ho fatto la spesa! Sei contento?
-…YAAAAARRRRGHHH!!!…
-Hai ancora uno dei tuoi mal di pancia, Satan? Aprimi, così entro e posso guarirti in un attimo!
Accompagnato da un secondo lamento di dolore con uno scatto uno dei cancelli si aprì, permettendo a Bu di entrare nell’immenso giardino che circondava la villa. Il suo ingresso non passò inosservato agli occhi delle guardie del corpo, dei giardinieri e del personale domestico, i quali interruppero ciò che stavano facendo per salutarlo calorosamente.
-Buongiorno, Signor Bu!
-Bentornato, Signor Bu!
-Salve, Signor Bu! Ha fatto una buona spesa?
Il bonario demone rosa ricambiò i saluti di tutti con larghi sorrisi e cenni della mano libera. Quelle dimostrazioni di affetto nei suoi confronti lo rendevano ogni volta felice come un bambino: del resto, l’essere il miglior amico di Mister Satan non portava solo vantaggi economici, ma anche di popolarità. Majin Bu adorava stare in mezzo alla gente: gli piaceva la compagnia dei suoi amici e dei cittadini di Satan City, e il sapere che anche gli altri erano felici di stare in sua compagnia gli riempiva il cuore di gioia.
Quando il drago Shenron lo aveva riportato in vita un anno prima, non avrebbe mai immaginato che quella vita gli sarebbe mancata tanto. Il suo secondo pensiero (il primo consisteva nel riabbracciare forte il suo amico Satan) era quello di fondersi di nuovo con Ub, per farlo ritornare forte come un tempo, ma fu molto sorpreso di constatare che l’allievo di Goku c’era già riuscito da solo, con le proprie forze, grazie anche all’esperienza maturata durante la battaglia con Chaos.
I giorni allegri e spensierati che stava vivendo erano anche per merito suo, doveva riconoscerlo.
Una volta dentro il maestoso edificio Bu percorse a grandi passi un lungo corridoio ed entrò in un ascensore privato che solo lui, Satan e i suoi parenti potevano utilizzare. Il cubicolo era di modeste dimensioni, il che per Majin Bu si traduceva in uno spazio strettissimo, ma questo non lo preoccupava più di tanto, avendo abbastanza aria per sé e lo spazio necessario per muovere il braccio libero. Premette il bottone del terzo piano, e in pochi secondi si ritrovò nel corridoio che portava alle stanze private del suo amico Satan.

Dallo stesso ascensore, uscirono poco dopo anche Cyprine e Mimete. Trascinandosi a carponi sul pavimento, per la precisione, con le ossa rotte e in faccia un colorito tra il verde e il viola.
-Anf… anf… forse… non è stata… anf… una buona idea… nasconderci… sotto il suo mantello…
-Uff… concordo… ahhh… in pieno… ahio… per poco… non soffocavo…
-E meno male che non gli è partito un peto…
-Ti prego Mimete, non farmici pensare… uff…
Stringendo i denti le due streghe riuscirono a riconquistare la posizione eretta, insieme a un po’ d’aria per i polmoni, e si guardarono attorno.
-Wow. Questa villa è immensa, sembra un labirinto- constatò Mimete -da che parte sarà andata quella specie di mongolfiera umana? Tu l’hai visto, Cyprine… Cyprine, ma dove vai?!
-A cercare un balcone o una finestra.
E senza aggiungere altro la strega dai capelli blu sparì in uno dei corridoi.
-Va bene! Perfetto! Vai pure a prendere aria, non ho bisogno del tuo aiuto! Troverò da sola Mister Satan, e si da il caso che sappia già come fare!
In realtà, non ne aveva la più pallida idea. Iniziò a perlustrare il piano in lungo e in largo, ma del grassone rosa che l’aveva quasi schiacciata non c’era più traccia. Inoltre anche Cyprine sembrava essersi volatilizzata. A Mimete non rimase che una cosa da fare: dopo un paio di tentativi, la strega riuscì a srappare da una parete una delle grate che chiudevano il condotto d’areazione, e ci s’infilò dentro.
“Di solito nei film funziona… ehi, ma sono voci quelle che sento? Bah, seguiamole, da qualche parte dovrò pure andare! Chissà dove sbuca questo condotto…”

Come già aveva fatto tante altre volte, grazie al suo potere curativo Bu rimise in sesto la gamba fratturata di Satan, il quale lo pregò di non far parola con nessuno di quello che era successo. Non soddisfatto, il pasciuto demone si premurò di prendere l’amico in braccio, portarlo nella sua suite privata e preparargli un bel bagno ristoratore nella vasca idromassaggio.
-Ahhh! È proprio quello di cui avevo bisogno! Ma come mi è venuto in mente di tornare ad allenarmi in palestra, oggi? Grazie infinite, Bu!
-Se Satan è contento allora lo sono anch’io. Non devi ringraziarmi!
-Smettila di fare il modesto! Piuttosto ho visto che hai fatto una spesa eccellente, bravo! Porta tutto giù in cucina e mi raccomando non assaggiare niente, ricodati che abbiamo degli ospiti a cena!
-D’accordo!
Con un inchino e un largo sorrisone, Bu uscì dalla suite e richiuse la porta.
“Quel Bu, come farei senza di lui… e a proposito di ospiti…”
Satan afferrò un telefono che era appoggiato sul bordo della vasca, e facendo attenzione a non bagnarlo troppo compose un numero. La persona dall’altra parte della linea rispose al secondo squillo.
-Videl, tesoro! Sono io, papà! Avete ricevuto il mio invito per stasera? Vi aspetto puntuali, ho riservato dei posti per te, per Gohan, per la piccola Pan… e se riesci a convincerli a venire, anche due posti in più per Goten e la sua fidanzata!… no, eh? Ma cosa vai a pensare, mica volevo farle delle avance! Eh eh eh eh! Va bene allora, a stasera! Ciao!
Satan chiuse la comunicazione e rimise l’apparecchio al suo posto. Qualche minuto più tardi, il vecchio uscì dalla vasca e si infilo delle pantofole e un accappatoio, asciugandosi poi la testa con il cappuccio.
-Certo che sono proprio un uomo fortunato. Dopo i fatti di Cell non pensavo di meritarmi una vita così, con una figlia, un genero e una nipotina che mi vogliono bene. A dire il vero, non dovrei meritarmeli affatto…
Mister Satan si sentì improvvisamente invadere dalla tristezza, mentre attraversava la grande suite per raggiungere la porta del suo guardaroba.
-In tutti questi anni, non sono ancora riuscito a capire come mai Gohan non serbi rancore nei miei confronti. Lui è l’eroe che ha salvato la Terra e tutti i suoi abitanti da Cell, lui dovrebbe essere riconosciuto e ringraziato in eterno. Se ci ripenso, mi sento ancor oggi uno dei vermi più schifosi che esistano.
Il vecchio si fermò in quel momento davanti alla porta.
-Ma sì, stasera prenderò Gohan in disparte e gliene parlerò da uomo a uomo. Oltretutto, non ho mai avuto occasione di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me. E per aver tenuto chiusa la bocca, ovviamente…
Riacquistato il suo vecchio smalto, Satan si lasciò andare ad una grassa risata e aprì di colpo la porta del guardaroba.
-Sì, sarà uno discorso commovente e ricco di phatos, in stile padre e figlio! Dunque, cosa potrei mettermi per fare bella figura…
-ALLORA È COSÌ CHE STANNO LE COSE!!!
Come un pupazzo a molla Mimete saltò improvvisamente fuori dallo stanzino e fronteggiò Mister Satan a muso duro, il quale indietreggiò fino a trovarsi con le spalle al muro, atterrito e disorientato.
-Lo sapevo! Me lo sentivo che un vecchio decrepito e rimbambito come lei non avrebbe mai potuto compiere un’impresa del genere! Lei è solo un falso, un ipocrita, un mistificatore, un…
-La smetta, per favore! Non riuscirei a sopportare oltre!- con fare melodrammatico, Satan si inginocchiò ai piedi della nuova arrivata e le strinse l’orlo dell’impermeabile, fissandola con occhi imploranti pietà -è vero, non sono stato io a battere Cell, ma la prego, questa cosa deve restare un segreto! Se la stampa lo venisse a sapere per me sarebbe la fine! La prego, la scongiuro, la supplico, non ne faccia parola con nessuno! Sarò disposto a darle qualunque cosa!
-Qualunque?
-Sì, esatto! Soldi, case, tutto! Potrei anche farla vivere di rendita per il resto dei suoi giorni!
-Vivere… di rendita?
Nella mente di Mimete si aprì un orizzonte completamente nuovo: lei, sdraiata su un trono d’oro zecchino, con un nugolo di camerieri che la servivano e la riverivano muovendosi come dei ballerini; eserciti di giornalisti che facevano la fila per intervistarla riferendosi a lei come “la strega più ricca del mondo”; foto di lei sulle prime pagine di giornali e riviste affermate; apparizioni nelle più importanti trasmissioni televisive, mentre la propria faccia veniva proiettata su un gigantesco megaschermo…
“Megaschermo? AAAAAALT!!!”
La ragazza scosse violentemente la testa e uscì dal suo sogno.
-A malincuore, ma devo rifiutare l’offerta.
-Oh…
-Comunque, non si preoccupi. Io non sono una giornalista, come forse avrà pensato. Non ci guadagnerei nulla a spifferare il suo segreto.
-Ah, ah ah ah ah! Meno male! La ringrazio, la ringrazio tanto! Però… un momento, se lei non è una giornalista… allora che ci fa qui? Cosa vuole?
La strega non rispose subito. Nei suoi occhi, Satan vide balenare un luccichio che non prometteva nulla di buono. Non sapeva perché, ma quella visione gli metteva paura, lo terrorizzava.
-Era ora che mi facesse questa domanda, Mister Satan…

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Capitolo 6
*** Vittima E Prigioniero ***


Vittima E Prigioniero

Mimete si levò di dosso il travestimento. Non appena la vide nel suo vero aspetto, Mister Satan cominciò pericolosamente a perdere fiotti di sangue dal naso.
-Ma ma… lei è… è… uno schianto…
-Oh… grazie "Dannazione, perché faccio questo effetto solo ai vecchi bacucchi?!?" …e-ehm, dunque, dov’eravamo rimasti? Ah, sì! Mi consegni subito il suo cristallo del cuore puro! Non cerchi di opporre resistenza… EH?!?
Non oppose resistenza, anzi. Il vecchio definitivamente partito s’inginocchiò ai piedi della ragazza e le prese una mano, avvicinandola a sé per accarezzarla.
-Ma certo che le do il mio cuore! Splendida fanciulla, lei sta facendo di me l’uomo più felice sulla faccia della Terra! Mi dica solo qual è il suo nome e sarò più che felice di coronare il suo sogno d’amore con il sottoscritto! Anzi, coroniamolo subito!
-Ma che… EEEEEEKKKK!!!
Fu solo grazie ai suoi riflessi e ad uno spettacolare salto all’indietro che Mimete evitò per un pelo di essere baciata da Satan. La visione di quell’uomo con gli occhi chiusi e le labbra protese verso di lei la disgustava non poco; anzi, la strega era persino tentata di andarsene. D’altra parte, però, Mimete si rese conto che quello era il momento giusto per attaccare.
“Povera me, perché mi capitano sempre le peggiori disgrazie? A questo punto tanto vale mollare le Witches 5 e… NO! Non devo arrendermi! È quello che le megere si aspettano da me! Coraggio Mimete, ce la puoi fare! Immagina di aver davanti l’uomo più bello del mondo!…”
-SMACK SMACK SMACK…
“Sigh… sarà più difficile del previsto… okay, facciamo questa cosa…”

-Ecco fatto. Devo ammetterlo, è stato più facile del previsto.
Dal tetto della villa, Cyprine ammirò compiaciuta i risultati del suo operato. Non una persona presente nel giardino era sfuggita al suo incantesimo. Domestici, giardinieri, guardie del corpo, nessuno si muoveva più: tutti erano immobili come statue, come giocattoli che attendevano di essere riaccesi. La strega dai capelli blu scese dal tetto e planò delicatamente a terra, per osservare meglio quei corpi apparentemente privi d’anima: al suo passaggio, ogni testa, ogni sguardo si girava nella sua direzione, come fossero in attesa di un suo comando.
-Tsk. Gli esseri umani comuni hanno una mente così debole, così fragile. Così manipolabile…
-Già. Esattamente come la tua.
Quella voce, venuta dal nulla, non spaventò per nulla Cyprine, la quale andò tranquillamente a sedersi sul bordo di un laghetto artificiale, e vi guardò dentro.
Sapeva perfettamente che la voce non proveniva da lì, ma quello, per il momento, era l’unico sistema che conosceva per vedere in faccia chi le stava parlando.
-Cosa vuoi dire con questo, Petirol?
Quello che lo specchio d’acqua mostrava alla strega non era un semplice riflesso. Oltre che esserle speculare, l’immagine aveva una differenza ben più strana rispetto all’originale: capelli, occhi e parte del costume, anziché blu cobalto, apparivano invece rosso rubino.
-Sei sempre così ingenua, sorellina. Possibile che non ci arrivi da sola? Lo hai detto tu stessa una volta. Sei la più forte delle Witches 5, dovresti esserci tu al comando delle operazioni. Invece guardati: non solo obbedisci ciecamente alle direttive di quell’arrogante di Viluy, ma addirittura ti sei ridotta a fare da spalla a Mimete! MIMETE!
-Non urlare, ho capito! Sono pienamente conscia della mia forza, cosa credi? Ma non posso mettermi contro di loro. Se lo facessi ora, non avremo più la possibilità di partecipare alla ricerca dei cristalli, e finiremo ben presto come questi miseri umani che ho ipnotizzato.
-E allora mettiti in proprio e cercali per conto tuo, oppure usa i tuoi poteri psichici per soggiogare le menti degli popoli della Terra e sottometterli a… aspetta, che intendi dire con “se lo facessi ora”?
-Prima, voglio aspettare che la raccolta dei trentadue cristalli sia completata. Secondo quanto dice il computer, una volta uniti otterremo un potere inimmaginabile. Non specifica di cosa si tratta, ma scommetto che è qualcosa di veramente grosso.
-E una volta che l’avrai scoperto? Spiegati meglio!
-Per ora non posso. Diciamo solo che, quando avremo tra le mani quel potere, la Terra non sarà divisa in cinque parti come sperano le nostre colleghe. Soltanto in due. C’è bisogno che ti dica a chi spetteranno, Petirol?
La strega gemella non rispose. Un ghigno malefico dipintosi sul suo volto bastò a Cyprine per capire che Petirol aveva compreso il suo piano.
-Sorellina, sei un genio!
-Modestamente. Scusami adesso, devo lasciarti. È meglio che vada a controllare cosa sta combinando Mimete.
-Vai pure. Ma… tornerai, vero sorellina?
Cyprine si alzò, pulendosi con le mani il vestito sporco di terra, e si avviò verso l’ingresso principale della villa.
-Tu sei sempre con me, sciocchina. Anche volendo, non potrei mai lasciarti da sola.

-Ho portato la spesa in cucina come mi hai chiesto, Satan! Però io c’ho provato a non assaggiare niente, ma la cuoca ha insistito tanto perché dessi una leccatina alle pentole e non ho potuto rifiutare… Satan?
Nel preciso istante in cui Majin Bu entrò nella suite, Mister Satan si accasciò sul pavimento, privo di sensi ma con gli occhi spalancati. In piedi di fianco a lui, con una mano Mimete si stava asciugando del sudore dalla fronte, mentre con l’altra teneva ben stretto il cristallo del cuore puro.
-Appena torno alla base chiederò a Viluy di togliermi dalla slot machine, di missioni credo di averne avute abbastanza…?
La strega notò solo in quel momento la presenza di Bu. Il quale, ignaro di cosa fosse successo, corse subito al capezzale del suo amico per sincerarsi delle sue condizioni.
-Sa-Satan?! Sono Bu! Mi senti, Satan? Cosa ti è successo? SATAN!
-Cre-credo sia solo svenuto. N-non devi preoccuparti- mentì Mimete, nel tentativo di calmarlo.
-Tu chi sei?
-Sono… sono… (e qua cosa m’invento?) sono… una sua amica!- mentalmente la strega si diede una forte pacca sulla fronte, realizzando di aver sparato come scusa la cosa più banale del mondo.
Con sua sorpresa, il buon Bu le rivolse invece un largo sorriso.
-Satan una volta ha detto che ogni suo amico è anche mio, quindi tu sei anche mia amica. Piacere di conoscerti!
-Pia-piacere! Se-senti, adesso vado a cercare un medico, tu rimani qui con Satan, va bene?
-Non ti preoccupare!
Mimete si congedò in fretta dal demone e uscì dalla suite, preoccupandosi di richiudere la porta alle spalle, e tirò un lungo sospiro di sollievo.
-Fiuuuuuu, mi è andata ancora bene! Chissà poi chi è quello strano tipo, mi piacerebe saperne qualcosa in più su di lui…
La ragazza iniziò ad avviarsi per il corridoio, cercando distrattamenmte una strada per tornare all’ascensore che aveva usato prima. I suoi occhi e la sua mente erano però tutti puntati sul cristallo di Mister Satan, ora in suo possesso. Quella visione le bastò per far passare tutte le altre preoccupazioni in secondo piano.
-Naaaa, chissenefrega! L’importante è che quel coso mi abbia lasciata andare! Ah, stupido ciccione…

-TI HO SENTITAAAAAA!!!!!!!
Un’esplosione devastante fece saltare in aria la porta della suite la quale si abbattè addosso alla schiena di Mimete, schiantandola e schiacciandola contro la parete opposta. Miracolosamente ancora viva, ma tutt’altro che sana, la piccola di accasciò sul pavimento e alzò di poco la testa, pentendosene quasi subito: sopra di lei, si stagliava infatti minacciosa la gigantesca figura di Majin Bu; vene sulle tempie pronte ad esplodere, fumo bianco che usciva dai fori sulle braccia e sulla testa, ma quello che più faceva paura erano i suoi occhi, piccoli ma decisamente terrificanti.
-TU MI HAI CHIAMATO CICCIONE! I miei amici non mi chiamano ciccione! Tu non sei mia amica, quindi non sei amica di Satan! CHE COS’HAI FATTO A SATAAAAAN?!?!?!
-M-m-m-m-ma no, n-n-n-non è co-co-co-come… Mamma!!!
Mimete rotolò su un fianco salvandosi da un poderoso pugno di Majin Bu, il quale fu però tanto devastante da creare una voragine nel pavimento: la ragazza precipitò al piano di sotto, finendo sepolta sotto un mucchio di assi di legno e altri detriti. Con suo sollievo, il cristallo di Satan era ancora intatto nelle sue mani, ma non sapeva se avrebbe potuto dire lo stesso di lei ancora per molto. La voce rabbiosa di Bu che le urlava di uscire allo scoperto risuonava nelle sue orecchie come una condanna a morte.
Proprio come all’aereoporto, la ragazza si rannicchiò e nascose la testa fra le ginocchia, tremando.
Improvvisamente, qualcosa si materializzò nella sua mano destra. Mimete aprì gli occhi, incredula: aveva appena ricreato il suo bastone, dall’inconfondibile stella nera sulla sommità.
“Ma… ma come… io pensavo di… di non essere in grado… di… ma allora…” -ALLORA HO ANCH’IO DEI POTERI!!!
Ridendo come una pazza, la strega dai capelli arancioni saltò fuori dal cumulo di detriti, avvistò il nemico e prese la mira per il suo più potente attacco.
-CHARM…
Un sottile raggio rosa partì dal codino di Majin Bu e colpì in pieno il bastone di Mimete, che in un battito di ciglia si ritrovò per le mani un cioccolatino della stessa forma.
-E che cazzo!
-La prossima sarai tu! Preparati!
Bu fece per sparare un secondo raggio caramellante contro la strega, quando questa in preda alla disperazione si gettò dalla finestra più vicina e atterrò fra i cespugli sottostanti. Ne uscì dolorante e cominciò a correre attorno alla villa, nella speranza di ritrovare Cyprine. La trovò su viale che portava all’ingresso, con le braccia incrociate e l’aria rilassata. Il desiderio di aiuto vinse su quello di prenderla a pugni, così quando la raggiunse Mimete si nascose subito dietro di lei e la abbracciò quasi stritolandola.
-Aiutami Cyprine, ho tanta pauraaaa!!! Il ciccione rosa di prima mi ha scoperta e vuole uccidermi!!! Quello è un mostro, ha il potere di trasformare tutto in cioccolato e…
-In fondo me l’aspettavo, che sarebbe finita in questo modo. Tranquilla, me ne occupo io. Tu pensa a tenere d’occhio il cristallo.
Majin Bu atterrò in quel momento di fronte alle due streghe. Vedendo Cyprine, il demone capì che doveva essere in qualche modo superiore all’altra ragazza e si rivolse a quest’ultima.
-Chi siete voi? Che cosa avete fatto a Satan?! Parlate, altrimenti…
-Altrimenti cosa? Se ci trasformi in cioccolatini poi non potrai più sapere come curare il tuo caro amico Satan.
-È vero… Vorrà dire che vi pesterò fino a ridurvi in fin di vita, così vi deciderete a far tornare Satan come prima!
Bu scattò in avanti, diretto verso una Cyprine che tuttavia non mostrava alcun timore dinnanzi a lui.
-Bravo, bel discorso. Ma avresti il coraggio di fare la stessa cosa anche con loro?
Fra la strega e il demone si pararono improvvisamente tutti i dipendenti di Mister Satan, schierati come soldati.
-Attaccatelo!
All’unisono, le possenti guardie del corpo e tutti gli altri saltarono addosso a Bu e lo bloccarono a terra, seppellendolo di pugni e calci. Il demone rimase a subire passivamente quei colpi, senza accennare a una qualsiasi reazione: come Cyprine giustamente si era aspettata, il buon Bu non avrebbe mai avuto il coraggio di far del male a coloro che, solo qualche minuto prima, lo avevano salutato calorosamente come fosse stato un fratello più che un amico.
Quel che invece Cyprine non si sarebbe mai aspettata, fu che Majin Bu con un urlo spaventoso sprigionò tutta la sua energia, di modo da far sbalzare lontano da sé gli aggressori i quali caddero molti metri lontano, alcuni addirittura fuori dal parco della villa.
-Ma… ma sei impazzito?- sbraitò Mimete -anche se sotto ipnosi quelli erano pur sempre i tuoi amici! Si può sapere perché gli hai fatto questo? Ehi, sto parlando con te!…
Uno sguardo assassino di Bu fu sufficiente a farle chiudere la bocca.
-Sono sicuro che mi perdoneranno, se è per salvare Satan! E adesso tocca te!- dicendo questo, Bu puntò il dito contro Cyprine -la piccoletta è già abbastanza in fin di vita e sarà disposta a parlare, quindi sei tu quella che devo far sparire!
Majin Bu sollevò il codino, e sparò il raggio caramellante. Per nulla impressionata, la ragazza evocò in fretta la sua arma, un bastone identico a quello di Mimete tranne per la stellina, di colore blu invece che nero: proprio questa stella attirò su di sé il raggio rosa, che invece di trasformare il bastone in cioccolato come prima rimase ad orbitargli attorno, dando forma ad una piccola sfera d’energia.
-Che cosa?!?…
-Sorpreso, vero? Sappi che quello di ipnotizzare le persone e piegarle al mio volere non è l’unico potere a mia disposizione. Tutti gli attacchi che ricevo infatti non mi recano alcun danno, anzi, contribuiscono ad incrementare la mia forza. Tuttavia, credo che per questa volta farò a meno di questo vantaggio, quindi se non ti dispiace ti restituisco il colpo. RILASCIA!!!

Un'intenso lampo di luce coinvolse l’intera proprietà Satan, costringendo le streghe a tener chiusi gli occhi per lunghi istanti. Quando ritornò la visibilità, Majin Bu era scomparso. Nel punto in cui un attimo prima c’era il demone, giaceva ora una tavoletta di cioccolato. Pur terrorizzata, Mimete si avvicinò per controllare. Quasi sentì mancarle il respiro, vedendo che la tavoletta raffigurava il loro nemico. Anche Cyprine rimase spiazzata quando lo vide, ma non più di tanto.
-Bene, Mimete, cos’hai imparato oggi da questa esperienza?
-Che… non devo mai più chiamare nessuno ciccione?
-Anche, ma…
-Che accidenti ci fate ancora lì? Tornate al laboratorio, di corsa!
-Petirol! Cosa c’è? Cosa sta succedendo?
-Sento che stanno arrivando tre persone, di cui due abbastanza forti. Dovete sparire da lì!
-Ho capito, sorellina! Adesso ce ne andiamo! Ma prima lasciami fare una cosa.
Ignorando la voce di Mimete, che le chiedeva se stesse parlando da sola, la strega dai capelli blu si avvicinò al cioccolatino. Lo guardò un’ultima volta. E poi, con disprezzo, lo calpestò col tacco del suo stivale, rompendolo in più parti.
“Così, quelle tre persone che stanno arrivando capiranno che non scherziamo.”

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Capitolo 7
*** Kirìs ***


Kirìs

C’era parecchio movimento sul lungomare, quella sera. Bancarelle dei più svariati generi, dagli stand del tiro a segno e altri giochi, a venditori di souvenir e palloncini, passando per vere e proprie tavole calde ambulanti ricavate da camioncini, erano state allestite lungo tutto il pontile che costeggiava la spiaggia, separandola dal resto del paese. In un tripudio di luci, colori e musica, ovunque si puntasse lo sguardo era impossibile trovare una faccia seria in mezzo alla marea di gente accorsa: bambini accompagnati da mamma e papà, coppiette di fidanzatini o semplici turisti solitari, contagiati dall’atmosfera allegra e festosa tutti stavano dimostrando di divertirsi molto.
Tutti, o quasi. In effetti, guardando più attentamente una faccia seria la si poteva trovare.
-Eddai Haruka, cerca di rilassarti! Non dovremmo fingere di essere in vacanza, dopotutto?
Michiru sospirò, appoggiandosi col gomito al bancone e osservando mestamente la compagna. Le due stavano cenando proprio in uno dei locali all’aperto, ma, mentre la ragazze dai capelli verde blu si godeva con piacere il suo pasto, la bionda continuava a tagliuzzare il cibo nel piatto in pezzi sempre più piccoli senza accennare a mangiarli, mostrando così tutta la sua irrequietezza.
-Mi spieghi come posso rilassarmi, con quello che sta succedendo?
-Ma se è da quando abbiamo iniziato a pedinare Hotaru e suo padre che non succede un bel niente!
-Infatti, non sto parlando di loro. Sto parlando di QUESTO.
Con il coltello, Haruka indicò l’enorme oggetto alla sua sinistra. Un gigantesco coniglio di peluche rosa, grande quanto una persona. Michiru non riuscì a trattenere una risata.
-Ma scusa, non eri tu che volevi qualcosa di abbastanza grande da nasconderci alla vista di Tomoe, nel caso si volti dalla nostra parte?
-Sì, ma non intendevo questo! Lo sapevo che non avrei dovuto lasciare a te il compito di comprarlo…
-L’abbiamo vinto al tiro a segno, e se non sbaglio sei stata tu a sparare il colpo vincente. Dì la verità: anche se non ti piaceva, lo hai vinto comunque per farmi contenta, non è così?
-Beh… ecco… ma la vuoi piantare? Non c’è niente da ridere!
Haruka si girò dalla parte opposta, più imbarazzata che indignata. Cercando di pensare ad altro la ragazza alzò un poco la testa, per vedere quel che succedeva oltre il gigantesco peluche. Come si aspettava, il dottor Soichi Tomoe e la figlia Hotaru erano fermi poco lontano, come molta altra gente lì attorno ad ammirare estasiati lo spettacolo di fuochi d’artificio, che in quel momento stava avendo luogo qualche decina di metri sopra il mare. Da un lato, Haruka era felice di vedere Hotaru allegra e spensierata insieme al padre, proprio come doveva essere il rapporto fra i due prima che Germatoid e Mistress 9 sconvolgessero le loro vite; di contro, la guerriera di Urano si scoprì un pochino gelosa della piccola, avendola considerata -e continuando a considerarla- come una figlia.
-Haruka, guarda!
-Ho visto, Michiru. Chissà quali diabolici piani sta progettando la sua mente da scienziato pazzo in questo momento, mentre… ehm… le compra lo zucchero filato…
-Ma no, devi guardare qui! Alla tv!
Michiru la tirò a sé con un braccio, indicandole il piccolo apparecchio televisivo montato su una mensola poco sopra la postazione del cuoco. Nel video era appena comparsa la scritta a caratteri cubitali “BREAKING NEWS”, che faceva da didascalia alla foto di un uomo a loro familiare.
-Ma quello è Mister Satan, lo conosciamo! Cosa sarà successo?
La foto sparì dallo schermo, lasciando il posto ad una giornalista dall’aria piuttosto tesa.
<< …questo pomeriggio, il campione dei campioni Mister Satan è stato trovato privo di conoscenza all’interno della sua residenza. A trovarlo è stata la figlia Videl, insieme al marito e alla loro figlia, che hanno subito provveduto a trasportarlo all’ospedale di Satan City. Ancora non sono disponibili filmati, ma abbiamo delle foto scattate da un amatore che attestano l’autenticità della notizia… >>
-Accidenti… e chi se l’aspettava…- mormorò Michiru, mettendosi le mani sulla bocca. Haruka cercò subito di rassicurarla, cingendole le spalle con un braccio.
-Tranquilla, vedrai che non è niente di grave! Ti ricordo che sono capitata in squadra con lui (purtroppo…), lo conosco abbastanza da poter dire che…
La ragazza si bloccò all’improvviso, con gli occhi sbarrati a fissare una delle foto apparse in quel momento sul monitor. Quando la vide, anche Michiru ebbe la stessa reazione.
-Non… non può essere… Haruka, tu pensi che anche lui…
Cogliendola alla sprovvista, la ragazza si alzò di scatto dallo sgabello.
-Torniamo in albergo. Dobbiamo fare una telefonata.

<< …la regia ci comunica che la figlia di Mister Satan Videl si sta preparando per una conferenza stampa davanti alla villa del padre. Non appena sarà pronto il collegamento ve lo mostreremo… >>
Pochi istanti dopo, dal megaschermo del salotto di casa Brief, Pan si rivide davanti agli occhi il volto della madre, che aveva salutato neanche una mezz’ora prima; nel vederla tentare di rassicurare i tifosi di Mister Satan sparsi per il mondo, quando lei stessa appariva provata e sconvolta, la piccola saiyan non riuscì a trattenere un singhiozzo. Una mano posata sulla sua spalla e una voce amica dietro di lei arrivarono per confortarla.
-Coraggio Pan, vedrai che andrà tutto bene. Conosci tuo nonno, sai meglio di chiunque altro che non è così facile sconfiggerlo!
-Spero… spero tu abbia ragione, Trunks- rispose lei, tirando su col naso.
-Ma certo che ha ragione!- esclamò la sorella Bra, seduta sul divano accanto a lei -stiamo parlando di Mister Satan, il campione dei campioni, l’uomo che ha affrontato le situazioni più pericolose che mente umana possa concepire ed è sempre tornato indietro vivo! Non sarà certo un banale mancamento a porre fine alla sua carriera!
-Non credo tu abbia afferrato del tutto la situazione, Bra… ad ogni modo, vi ringrazio per avermi ospitato, siete stati molto gentili…
-Di nulla, figurati! È anche a questo che servono gli amici, no?- le disse Bra, rifilandole una leggera pacca sulla schiena.
-E parlando di amici, non appena saranno arrivati tutti daremo inizio ad una bella indagine per scoprire cosa è successo a Mister Satan.
-Tutti? Perché, aspetti qualcuno?…
-Trunks, tesoro! Ci sono visite per te!
Nel salotto fece il suo ingresso la signora Brief, allegra e solare come sempre, seguita da un altrettanto allegro e solare Goten, che subito corse a salutare il suo migliore amico battendo il pugno conto il suo e portandoselo poi all’altezza del cuore, gesto che Trunks imitò.
-Ehilà vecchio mio! Come vanno le cose?
-Tutto bene… a parte la faccenda di Mister Satan, ovviamente… tu invece, sembra che te la stia passando molto meglio, eh furbone?- fece Trunks, notando sulla guancia dell’amico l’inequivocabile impronta di un bacio -da quando la tua fidanzata porta il rossetto?
-Oh, parli di questo? No, non è rossetto: è gelato all’amarena. Sai Valese com’è fatta… Ehi!!!
I due saiyan abbassarono appena in tempo la testa, evitando un paio di sedie lanciate a folle velocità che si fracassarono sulla parete alle loro spalle.
-Ma che accidenti ti prende, Pan?!?
-Cosa mi prende? Nel caso te lo sia dimenticato, caro zio Goten, in questo preciso istante nonno Satan si trova privo di sensi in un letto d’ospedale e nessuno sa dire se si riprenderà! Ti sembra il momento di pensare a certe sciocchezze???
-Come hai detto? Mister Satan sta male? Porca miseria, non lo sapevo!
-Ah… non… non lo sapevi…- Pan si fece improvvisamente piccola piccola dalla vergogna.
-Per forza non lo sapevo, Trunks al telefono non mi ha spiegato un accidente di niente!
-Ma adesso lo farà, visto che ci siamo tutti. Non è vero, Trunks?
-No, dobbiamo aspettare ancora… ah eccolo, finalmente!
I quattro saiyan si precipitarono di corsa fuori; nello stesso istante, il ragazzo di cui avevano percepito l’aura atterrò nel giardino della casa.
-Ciao Ub, lieto di rivederti!
-Lo stesso per me- rispose lui, stringendo la mano a Trunks -scusateci, se vi abbiamo fatto aspettare.
-Non devi scusarti, immagino che… ehi, aspetta, perché parli al plurale? C’è qualcun altro con te?
A quella domanda un largo sorriso apparve sul volto di Ub, il quale voltò poi la testa e si rivolse ad un punto dietro le sue spalle.
-Non vuoi salutarli anche tu, Kirìs? Coraggio, non ti mangiano mica!
Molto timidamente, da dietro la spalla sinistra di Ub i quattro saiyan videro emergere una piccola testolina, seguita da un paio di minuscole manine.
-Ci-ci-ciao…
-Ciao…- risposero i saiyan, straniti quanto lui.
-Visto, che non c’era da aver paura?- Ub si inginocchiò, permettendo al piccolo di scendere dalla sua schiena. Si trattava di un bambino piccolissimo, ad occhio doveva avere poco più di un anno di vita; un paio di occhioni neri spiccavano sul suo visino rotondo, sormontati da un ciuffo di capelli neri arruffati; quello che però Trunks e compagnia notarono maggiormente fu il colore della sua pelle, scura come quella del ragazzo che lo accompagnava.
-Vi presento Kirìs, il mio fratellino più piccolo- spiegò Ub con orgoglio, posandogli una mano sulla testa -perdonatelo, il fatto è che incontrare gente nuova lo spaventa sempre… ragazze, c’è qualcosa che non va?
Com’era lecito aspettarsi alla vista del piccolo Bra e Pan s’intenerirono come due biscotti inzuppati nel latte, e fecero a gara per prenderlo in braccio e coccolarselo.
-Ma ciao, bellissimo! Sei proprio un amore, lo sai? Io mi chiamo Bra! Vieni, ti faccio conoscere la nonna, sono certa che quando ti vedrà andrà in brodo di giuggiole!
-Ehi, guarda che non è un cagnolino o un gattino! …e comunque l’ho visto prima io!
-Ragazze la volete piantare? Così lo spaventate!- sbraitò Goten -ehi, tornate qui!
I tre corsero di nuovo in casa, ricorrendosi come bambini anche più piccoli di quello che si stavano contendendo. Ub si battè una mano sulla fronte, ma non sembrava preoccupato.
-Succede sempre così, povero Kirìs… però sono certo che quando sarà grande farà una strage di cuori…
-Non lo metto in dubbio…- commentò Trunks -senti Ub, posso parlarti in privato?

Il saiyan condusse l’amico nel cortile dietro la casa. Ub se lo ricordava bene, quel posto. Da lì erano partite le sette navicelle, costruite da Bulma per raggiungere i sette draghi malvagi. Era lì che aveva avuto inizio la loro avventura per l’universo, che li avrebbe portati poi ad affrontare la battaglia contro Chaos Goku. Soprattutto, per Ub, era lì che aveva fatto conoscenza con quelli che poi, da semplici compagni di squadra, sarebbero diventati i suoi migliori amici.
-Immagino ti sia chiesto perché ti ho chiesto di venire, così all’improvviso- cominciò Trunks, risvegliandolo bruscamente dai ricordi.
-Riguarda Mister Satan, vero? Ho visto la sua faccia su un megaschermo qui in città, ma non mi sono fermato a guardare. Cosa è successo?
-In poche parole, Pan e i suoi hanno trovato Satan privo di conoscenza in casa sua, e l’hanno portato subito in ospedale. Quando Gohan è venuto qui, con Pan, mi ha confidato che quasi sicuramente quello di Satan non è stato un semplice malore. Senza entrare nello specifico, mi ha detto di aver trovato delle prove che facciano pensare che quel che è successo a Satan è stata opera di qualcuno. Mi segui?
Il ragazzo di colore annuì con la testa, in silenzio.
-Abbiamo ragione di credere che questa possa essere una faccenda molto seria, e soprattutto molto più pericolosa del previsto. Quello che sto cercando di dirti… ecco… penso che non sia stata una buona idea portare con te tuo fratello. C’è la possibilità che possa correre dei rischi, mi capisci?
-… sì, capisco. E ti ringrazio, per la premura. Ma, anche adesso che mi hai detto come stanno le cose, non ho intenzione di riportare Kirìs a casa. Lui resta con me.
-Cosa? Ma… hai davvero capito quello che ti ho detto?…
-Sai quando è nato Kirìs? Quattordici mesi fa.
-E sa già parlare e camminare, complimenti, ma non vedo cosa… ehi, un momento… quattordici mesi fa… ma in quel periodo…
-Esatto. Eravamo nello spazio, e io non sono stato presente alla sua nascita. È vero, non è una cosa grave e nessuno della mia famiglia e della mia gente me l’ha mai rinfacciato, ma io non sono mai riuscito a perdonarmelo. Dal giorno in cui l’ho visto per la prima volta, gli sono sempre stato accanto e mi sono sempre preso cura di lui, per farmi perdonare la mia assenza nei suoi primi mesi di vita. Ma non è solo questo il motivo…
Ub si avvicinò a una finestra della casa, e vi guardò dentro. Oltre il suo riflesso, potè vedere che la situazione si era calmata: Goten era riuscito a convincere le ragazze a non startassare il piccolo Kirìs più del dovuto; il bimbo era ora seduto sul divano, per lui immenso, e sembrava un po’ più a suo agio di prima, mentre si mangiava uno dei dolci preparati dalla signora Brief.
-Averlo accanto, vederlo vivere, crescere, giocare, mi ricorda la promessa che mi sono fatto quando ho affrontato Chaos e i suoi androidi. Ho promesso che avrei continuato a combattere, e allenarmi per diventare più forte, per proteggere la Terra e tutti i suoi abitanti.
Ub si voltò di nuovo verso Trunks, il quale sembrava quasi intimorito dal suo discorso, e da come era stato dannatamente serio mentre lo diceva.
-Oppure, chi lo sa, forse mi sono solo affezionato troppo a lui- concluse, con un’alzata di spalle -fatto sta che Kirìs è la persona che ho più cara al mondo, e anche se è ancora troppo piccolo, sono certo che lui pensi lo stesso di me…
Trunks non potè far altro che annuire, leggermente imbarazzato. Come poteva, dopo quelle parole, obbligare il piccolo Kirìs a stare lontano dal suo adorato fratellone?
-E va bene… può venire con noi…

Senza aggiungere altro, il saiyan e l’allievo di Goku raggiunsero gli altri in casa.
-Bene gente, ora ci siamo davvero tutti. Possiamo andare.
-Andare dove?
-Al grattacielo che ospita gli uffici della Capsule Corporation. Ho chiesto a Gohan di portare lì tutto quello che ha trovato utile a casa di Mister Satan.
-Perché, non era meglio qui?…
Quasi in contemporanea con la domanda di Goten la casa venne attraversata da una tremenda scossa come di terremoto, che fece crollare mobili soprammobili quadri e lampadari; cessato il fenomeno, dal seminterrato arrivarono alle orecchie dei ragazzi due voci molto familiari.
-BULMA!!! LA GRAVITY ROOM È ESPLOSA DI NUOVO, VIENI SUBITO QUI A RIPARARLA!!!
-AH NO, SONO STUFA DI AGGIUSTARE TUTTO QUELLO CHE DISTRUGGI!!! QUESTA VOLTA TI ARRANGI DA SOLO, VEGETA!!!
-MA NON SONO CAPACE!!! VIENI ALMENO A SPIEGARMI CHE DEVO FARE!!!
-SONO IMPEGNATA CON LA MIA ULTIMA INVENZIONE, NON POSSO!!! SE DAVVERO HAI BISOGNO DI UNA MANO CHIEDI A GILL!!!
-CHE COSA??? IO, IL GRANDE PRINCIPE DEI SAIYAN, DOVREI ABBASSARMI A CHIEDERE L’AIUTO DI QUEL ROBOTTINO??? MA NEANCHE PER SOGNO!!!
-N-non dire altro… c-credo di aver capito…
Goten fu il primo a precipitarsi fuori dalla casa, seguito a ruota da tutti gli altri; Ub chiuse la fila, non prima di aver salutato la signora Brief con un inchino imbarazzato.
-Vogliate scusarci… saluta, Kirìs…
-Ci-ciao!!
-Ciao a voi tesori! Tornate a trovarmi!
E fischiettando, la donna cominciò a riordinare il disordine provocato dal genero.

Purtroppo, a causa delle urla di Bulma e Vegeta, nessuno potè sentire squillare il telefono di casa. Né ascoltare il messaggio che venne poi registrato dalla segreteria.

<< …lo ripeto: mio padre non è affatto in pericolo di vita. Io stessa posso dire che le sue condizioni sono assolutamente stabili. A tutti i suoi sostenitori sparsi per il mondo chiedo di non preoccuparsi e di stare tranquilli, molto presto potrete rivedere il grande Mister Satan più in forma che… >>
-Questo programma è una noia! Chissà cosa fanno sulle altre reti…
Telecomando alla mano, Mimete diede inizio a un frenetico zapping sul piccolo televisore del laboratorio. Essendo anche l’unico televisore in dotazione alle Witches 5, la cosa non passò affatto inosservata.
-Ma che stai facendo?!- sbraitò Eudial -rimetti subito dov’era prima!
-Non vedo cosa ci fosse di interessante in quell’intervista! Non ha parlato di noi!
-Potrebbe farlo adesso mentre tu hai cambiato! Molla il telecomando!
-Prima dovrai passare sul mio cadavere!
-Con immenso piacere! Gnnnnnn…
Nacque un breve tiraemolla tra le due streghe, subito sedato dalla tranquilla voce di Cyprine.
-Io do ragione a Mimete. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.
-Da… davvero?
Stupita Eudial lasciò di colpo la presa sul telecomando, il quale schizzò in faccia a Mimete mettendola KO.
-A giudicare dalle sue dichiarazioni, sembra che quella Videl abbia preso quel che è successo a Satan come un semplice malessere- spiegò Cyprine, con tutta calma -se davvero sospettano che sia implicato qualcuno avrebbero dichiarato la caccia all’uomo, non credi anche tu?
-In effetti…
-Ma scusate- si intromise Telulu, rimasta finora in disparte -Cyprine, come mai Videl non ha speso una sola parola su quel ciccione trasformato in cioccolatino? Per non parlare poi di tutti quegli inservienti che hai ipnotizzato. Di sicuro non possono non averli visti!
-Beh… per questo non so proprio cosa pensare…
-Bando alle ciance!- Eudial battè le mani, come a dichiarare la discussione conclusa -la nostra bacheca dei cristalli non si riempirà da sola! Al lavoro!
Le tre streghe -preoccupandosi di calpestare il corpo di Mimete ancora svenuta- si diressero alla postazione del computer principale. Fu di Telulu l’onore di sedersi e accendere il macchinario.
-Che strano, non ricordavo fosse spento… e a proposito…
Le ragazze si guardarono l’un l’altra, come si fossero lette nel pensiero.
-Dov’è finita Viluy?

I ragazzi raggiunsero in volo il grattacielo della Capsule Corporation in breve tempo. Per fare più in fretta, decisero di entrare direttamente dalla finestra dell’ultimo piano, la stessa da cui spesso Trunks usciva per sfuggire ai suoi noiosi impegni di lavoro. Il saiyan guidò il gruppo lungo un breve corridoio, che conduceva al suo ufficio personale.
-Ecco, è qui. Gohan dovrebbe essere già arrivato da un pezzo…
-Ben tornato, signor presidente. La stavo aspettando.
Alla loro sinistra, i ragazzi si videro avvicinare da una giovane ragazza occhialuta, dall’aspetto molto professionale. Ciò che più attirava l’attenzione, oltre alla sua impeccabile eleganza, erano gli occhi e i lunghi capelli, del color del ghiaccio.
-Ah, lei è Viluy, la mia nuova segretaria.- spiegò Trunks, presentandola agli altri con un gesto della mano -Viluy, questi sono i miei più cari amici Goten, Pan, Ub col suo fratellino e infine mia sorella Bra.
La ragazza salutò tutti con un inchino educato.
-Piacere di conoscervi. Signor presidente, ho un messaggio per lei da parte del signor Son Gohan. Ha detto che voleva stare vicino a sua moglie, quindi non è potuto rimanere. Comunque, ha portato quello che lei gli aveva chiesto: gliel’ho lasciato nel suo ufficio, sulla scrivania. Ci sono un paio di videocassette e un sacchetto ancora chiuso. Ah, siccome ho pensato che volesse guardarli subito, mi sono permessa di cancellare dalla sua agenda tutti gli impegni di oggi e li ho spostati al mese prossimo. Mi scusi se non gliene ho parlato prima…
-Ma no, non devi scusarti! Anzi mi hai fatto un grosso favore! Grazie infinite Viluy, sei un vero angelo! Ma come ho fatto finora senza di te? Bene ragazzi, seguitemi!
Al settimo cielo, Trunks precedette il resto del gruppo all’interno dell’ufficio.

Viluy rimase ad osservarli, fin quando non si richiusero la porta alle spalle, quindi tornò a sedersi alla sua scrivania.
“Goten… Pan… Ub… devo aver già letto i loro nomi da qualche parte. Sulla lista magari, ma forse mi sbaglio. Quel che è certo…”
Da un cassetto, la strega tirò fuori una fotografia.
“Giovane, intelligente, intraprendente, esperto di tecnologia. Brief Trunks, presidente della Capsule Corporation. Il computer non poteva selezionare un bersaglio migliore.”

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Capitolo 8
*** La Strategia Di Viluy ***


La Strategia Di Viluy

Nell’anticamera dell’ufficio di Trunks, Viluy era ormai pronta per mettere in atto il suo piano. Stava per procedere, quando…
<< VILUY! >>
Sul monitor del suo computer si era improvvisamente aperta da sola una finestrella, all’interno della quale la strega vide il primo piano adirato della collega dai capelli rossi.
-Oh, ciao Eudial.
<< Ciao Eudial un corno! Vuoi spiegarmi che significa questo? >> la scienziata sventolò dinnanzi a sé un bigliettino su cui campeggiava una scritta in pennarello: “Sono andata al lavoro, Viluy”.
-Significa proprio quello che c’è scritto. Sono andata al lavoro. Per la precisione, presso uno dei possessori del cristallo. Pensa, è bastato un curriculum falso e un tocco di sex appeal per entrare nelle sue grazie.
<< Ah. Allora cambia tutto. Però potevi almeno avvertirci! >>
-E perché mai? La Witches Slot Machine l’ho inventata io, quindi ho il diritto di usarla (e pilotarla) quando mi pare senza doverne far conto a nessuno.
<< E questo da quando?!?… >>
-Piuttosto, già che sei lì potresti dare un’occhiata veloce alla lista e vedere se ci sono i nomi di Goten, Pan e Ub?
<< Non capisco perché, ma vediamo… dunque, Goten, Pan… e Ub, hai detto? Sì, ci sono tutti. Ma… >>
-Allora ricordavo bene. Ti devo lasciare Eudial, ci vediamo stasera!
<< Aspetta, non ho ancora finito!!… >>
Con un clic, Viluy chiuse finestrella e comunicazione.
“E adesso, al lavoro.”
La ragazza posò il palmo della mano sinistra sullo schermo. A seguito di quel gesto, Viluy sembrò cadere improvvisamente in catalessi, con la testa che le cadde all’indietro e gli occhi spalancati. In realtà, la sua mente era ben sveglia. Davanti ai suoi occhi presero forma scritte squadrettate, numeri, codici e dati elettronici apparentemente incomprensibili, che lei riusciva invece a decifrare con estrema facilità.
“Che scarsi sistemi antivirus abbiamo qui. Tsk, persino l’hacker più inesperto riuscirebbe ad entrare nel sistema della Capsule Corporation senza farsi scoprire… Oh, ecco il computer centrale! Innestiamo il virus e…”
Nel frattempo, sul monitor era apparsa una barra di caricamento. Una volta riempita del tutto, Viluy tolse la mano e si risvegliò, soddisfatta.
-Fatto. Ora ogni singolo apparecchio elettronico presente in questo edificio dovrebbe essere sotto il mio controllo… uh?
La strega lanciò una rapida occhiata all’orologio appeso alla parete. Quindi, con una bella stiracchiata si alzò dalla scrivania, spense il computer e raccolse le sue cose.
-Il mio turno di lavoro è finito, così come la prima parte del piano. Sarà meglio che vada. Ma prima…

Bra aveva appena richiuso la finestra, quando i ragazzi sentirono bussare alla porta dell’ufficio.
-Avanti, è aperto!- esclamò Trunks -oh sei tu, Viluy. C’è qualche problema?
-Niente di particolare. Il mio turno è finito, così prima di andare a casa volevo passare a salutarla… Mh? Sbaglio o quando siete arrivati eravate in sei? Mi sembra che manchi qualcuno.
-È vero. Ub è appena volato via con il piccolo- rispose Bra, indicando la finestra -ha detto che voleva mettere al sicuro l’indizio che abbiamo trovato nel sacchetto portato da Gohan.
-Indizio?
-Avrai sentito sicuramente cosa è successo a Mister Satan- le spiegò Trunks -sai, lui è un caro amico di famiglia, oltre che il nonno di Pan. Le cose che Gohan ha portato vengono dalla sua villa, e potrebbero esserci utili per capire cosa gli è successo.
-Capisco… (e così stanno indagando sul furto del cristallo di Satan, e hanno pure degli indizi! Spero che Cyprine e Mimete abbiano una buona spiegazione per questo!) …beh, ora devo andare. A domani, signor presidente.
Dopo un breve inchino, Viluy volse la schiena ai ragazzi e uscì dall’ufficio. Trunks esitò un bel po’ prima di richiudere la porta, intento com’era ad ammirare l’elegante camminata della sua segretaria mentre questa spariva lungo il corridoio. Quando finalmente richiuse l’uscio e si girò, si ritrovò ad un palmo di naso dallo sguardo indagatore e tutt’altro che benevolo della sorella.
-B-beh, Bra? Che hai da fare quelle facc…
-C’era davvero bisogno di spifferare quello che stiamo facendo alla prima che passa? In una situazione come quella in cui ci troviamo la diffidenza non è mai troppa, ricordatelo! Chi lo sa, magari alla fine si scopre che è proprio quella Viluy la colpevole di tutto!
-Ma… la vuoi smettere di straparlare, sorellina?- ribattè il saiyan, incrociando le braccia e voltando la testa di lato facendo l’offeso -e poi cosa c’entra adesso Viluy?
-C’entra c’entra, ma in un altro senso.
I due fratelli si girarono verso Goten. Appoggiato con la schiena alla scrivania di Trunks, braccia incrociate, il ragazzo ostentava l’aria di uno che la sapeva lunga.
-Non è forse ovvio? Tutti quei complimenti, lo sguardo da pesce lesso mentre lei se ne andava, per non parlare del fatto che avremmo fatto prima ad entrare dalla finestra del suo ufficio, quando invece ci ha fatto fare quel giro assurdo solo per passarle davanti… È ovvio, gente! Il nostro Trunks è innamorAHIA!!!
Prima ancora che finisse la frase la testa di Goten si ritrovò prigioniera sotto il braccio di Trunks, costretta a subire la terribile tortura dello sfregamento con le nocche.
-Ahia… ti prego Trunks basta! E va bene, non parlerò mai più a vanvera, ma adesso mollami! Fa male!!!
-Non sperare di cavartela così facilmente! Se vuoi che la smetta dovrai ripetere cento volte la frase: “la prossima volta ci penserò due volte prima di sparare cazzate…”
-VOGLIAMO TORNARE ALLE COSE SERIE???
All’urlo esasperato di Pan, Trunks e compagnia la smisero immediatamente e chinarono il capo in segno di scusa; lo fece anche Goten, non prima di essersi gettato addosso il distributore dell’acqua per raffreddarsi la testa bollente.
-Così va meglio. Mentre voi vi preoccupavate della segretaria ho guardato la prima delle videocassette che ci ha portato papà. Si tratta di un filmato registrato dalle telecamere di sicurezza della villa del nonno, che riprende una parte del giardino. Da un certo punto in poi le immagini diventano sgranate, come se ci fosse stata un’interferenza. A un certo punto ho notato un’ombra strana, forse una persona, ma per via dell’immagine rovinata non si riesce a capire chi sia.
-Mmm… dammi la cassetta, Pan. La porterò giù in sala video a farla analizzar…
-Io la porterò giù a far analizzare! Voi tre restate qui a guardare gli altri filmati, così almeno fate qualcosa di utile! Mpf!
Detto ciò la piccola saiyan abbandonò la stanza, preoccupandosi bene di sbattere la porta, e lasciando gli altri a riflettere.

In volo verso casa, centinaia di metri sopra l’oceano, Ub era pensieroso; di tanto in tanto, buttava uno sguardo al sacchetto che teneva stretto in mano, e a quello che s’intravedeva all’interno. Come tutti, all’inizio era rimasto sconvolto nel trovarsi davanti il cioccolatino in cui il suo amico Bu era stato ridotto, per giunta rotto in più pezzi. Per non spaventare il piccolo Kirìs, i ragazzi si erano visti costretti a fingere che non fosse successo nulla; poi però, proprio mantenendo la calma erano riusciti a capire che la situazione del demone rosa era davvero meno grave del previsto. Lo stesso Ub, infatti, era stato trasformato in cioccolatino durante la battaglia contro Baby, per poi riuscire da solo a ritornare normale: quindi, erano sicuri che prima o poi la cosa si sarebbe ripetuta anche con Bu.
Ciò che dava più da pensare al ragazzo, era invece il nemico in cui il demone rosa si era imbattuto. Per essere riuscito a respingere il raggio caramellante e rispedirglielo indietro, doveva trattarsi di qualcuno davvero forte.
-Fratellone?
-Eh?! Oh, scusami Kirìs, ero soprapensiero. La prossima volta che mi vedi imbambolato come adesso ti autorizzo a tirarmi le orecchie! Ti va bene così?
-Mh-mh.
-Allora, che ne pensi di Trunks e degli altri? Come ti sono sembrati?
-…mmm… buffi, molto buffi…
-Ah ah ah! Davvero ti son sembrati buffi? Io ero convinto che ne avessi paura…
-Pa-paura?… N-no! Io non ho avuto paura! Io sono coraggiosissimo!
-Va bene, va bene! Allora, siccome oggi sei stato bravo a casa di Trunks, ti meriti un premio. Cosa ti piacerebbe?
-Mmm… un giro della morte! Anzi no, facciamo due!
-Addirittura due? E va bene. Però mi raccomando, acqua in bocca con la mamma quando torniamo a casa, intesi?
-Mh-mh!
-D’accordo allora, tieniti forte!
Preso un bel respiro, Ub scese velocemente in picchiata fin quasi a sfiorare il pelo dell’acqua, per poi riprendere quota e schizzare in alto a velocità stratosferica, disegnando delle immaginarie spirali nel cielo. Per un istante, che desiderava non potesse finire mai, Ub si dimenticò di tutti i problemi; anche per questo adorava il suo fratellino.

-Ma guarda un po’ se io, che sono la più piccola devo occuparmi delle faccende più serie mentre Trunks e lo zio si divertono come due bambini dell’asilo! Scommetto che se il drago Shenron avesse ringiovanito loro al posto di nonno Goku non si sarebbe notata alcuna differenza! Bah, preoccupiamoci di portare questa cassetta alla sala video, che è megli… oh, cavolo, non ho chiesto dov’è la sala!
Imbarazzata Pan schiacciò col palmo della mano il quadro comandi dell’ascensore, stoppando la sua discesa, e uscì di corsa nel primo piano a caso che trovò.
-E adesso? Non posso tornare da Trunks, che figura ci faccio? In più se ne sono andati tutti, non è rimasto nessuno a cui posso chiedere! Sigh, non mi resta che girare a caso il palazzo… Ma cosa!?
Per tutto il piano, si sentì improvvisamente salire un disperato grido di aiuto.
Presa alla sprovvista, Pan lasciò cadere la cassetta senza accorgersene e corse il più in fretta possibile nella direzione da cui era provenuto l’urlo, ritrovandosi alla fine in un locale abbastanza grande e illuminato, pieno zeppo di macchinari e attrezzature all’avanguardia. Sul fondo della stanza, addossate alla parete c’erano diverse postazioni di computer, di cui uno acceso.
Di fronte ad esso, Pan scoprì con orrore una persona accasciata sul pavimento, con ogni probabilità la stessa che aveva sentito gridare. Si trattava di un uomo, forse un addetto alle pulizie, occhi sbarrati e un colorito di pelle che gradatamente stava tendendo al verde.
Pan si coprì la bocca, soffocando un grido di sorpresa. Aveva già visto un uomo in quelle identiche condizioni, e quell’uomo era suo nonno, Mister Satan.
La saiyan fece per avvicinarsi, quando sentì una voce arrivare alle sue spalle. Immediatamente si gettò in fretta sotto un tavolo per nascondersi: da quelle posizione, vide due gambe femminili avvicinarsi con grazia all’uomo steso a terra, e udì una voce cammuffata parlare ad un telefono.
-…sì presidente Trunks, c’è un computer difettoso nella sala delle riparazioni. Lo so che non dovrei disturbarla per una sciocchezza del genere, ma ormai sono andati via tutti e io non so che fare… davvero, può venire a controllare? La ringrazio! Certo certo, io sto qui ad aspettarla! A tra poco!
Pan sentì la misteriosa ragazza chiudere la comunicazione, e schiarirsi poi la voce con un colpo di tosse. Facendo molta attenzione, la ragazzina si mise a strisciare carponi sotto ai tavoli, avvicinandosi a lei e all’uomo privo di sensi; si fermò un attimo, stupita, quando sentì la vera voce della ragazza.
-Quell’idiota di Trunks ci è cascato in pieno. Adesso, tutto quello che devo fare è starmene nascosta in un angolino e guardarlo mentre cade come un allocco nella mia trappola.
“Ma questa… è la voce di Viluy!?”
Pan si avvicinò di più, ritrovandosi alla fine a un metro di distanza dalla strega. La riconobbe subito, nonostante fosse di spalle e nonostante indossasse un abito diverso, nero e color ghiaccio come i suoi capelli. Così vicina, la saiyan riuscì a vedere anche un particolare che le era sfuggito prima: di fronte al computer acceso galleggiava a mezz’aria uno strano oggetto, simile a un sottile cristallo.
“E quello che cavolo è?!”
-Scusami tu, ma avevo bisogno di una cavia per verificare che la mia trappola funzionasse- disse Viluy, posando un piede sulla schiena dell’uomo -potrei restituirti il tuo cristallo del cuore puro, dato che non ne abbiamo bisogno… Naaa, credo che lo regalerò a Eudial per farmi perdonare. Sarà felicissima di usarlo per portare avanti i suoi esperimenti.
Viluy alzò il braccio sinistro, e sfiorò con le dita uno strano bracciale elettronico che indossava. Di fronte agli occhi increduli di Pan, il cristallo venne letteralmente aspirato dal monitor del computer, per poi svanire nel nulla.
“Ma allora… no, non posso crederci… però, se quello che ho visto è vero… significa… CHE BRA AVEVA RAGIONE!!! …sì, e cosa più importante, ho scoperto chi è stato ad attaccare nonno Satan! Devo tornare subito indietro e avvertire Trunks…” -Ahio!!!
Qualcosa di appuntito colpì Pan al sedere, costringendola controvoglia ad uscire allo scoperto.
-Guarda guarda chi abbiamo qui, la tenera nipotina di Mister Satan che gioca a fare la spiona.
-Povera me che dolore, ora so cos’ha provato zio Goten prima… tu, piuttosto!- infuriata Pan scattò in piedi e puntò il dito accusatorio contro la strega -ho sentito tutto! Sei stata tu a ridurre il nonno in quello stato, e adesso vuoi far fare la stessa fine a Trunks! Dimmi, chi sei tu veramente? Che cosa vuoi da noi? Parla!
Viluy osservò per un lungo istante la piccola saiyan, quasi analizzandola, per poi scoppiare in una risata.
-Mpf. Una mocciosa che prova a fare la voce grossa con me, mi fa quasi tenerezza. E va bene, ti dirò tutto. Il mio nome è Viluy, e sono una strega. Ah, nel caso te lo stia chiedendo, non volo a cavallo di una scopa come quelle anziane signore di cui hai sentito parlare nelle favole che ti raccontano per farti addormentare. Ora che sai tutto, sono costretta a sbarazzarmi di te.
-Ma se ancora non mi hai detto cosa vuoi… Ehi!!!
Pan saltò, evitando per un soffio un braccio meccanico che si conficcò nel punto del pavimento dove un attimo prima c’erano i suoi piedi.
-Allora è stato quel coso a colpirmi! Uffa, proprio adesso doveva andare in tilt?
-Non è andato in tilt. Sono io che gli ho ordinato di attaccarti. Così come prima gli ho ordinato di avvertirmi nel caso ci fosse stato un intruso. Addosso ragazzi!
Pan si alzò il più possibile in volo, cercando di schivare i colpi dei bracci meccanici; dove questi non arrivavano ci pensò invece il raggio laser scagliato da un altro macchinario, il quale centrò ad una spalla la ragazzina che indebolita cadde tra le spire di un grosso braccio a forma di tenaglia.
-Devo rettificare, le attrezzature in dotazione alla Capsule Corporation sono molto più efficenti di quel che sembrano- commentò Viluy, sarcastica -soprattutto se le si usa nel modo corretto. Mh?
L’intera stanza prese a tremare violentemente, per poi riempirsi di una forte luce e di una spessa cortina di fumo, causata dall’esplosione delle attrezzature meccaniche presenti nel locale. Tornata la visibilità, al centro della stanza Viluy vide solo la piccola Pan, in cima ad un ammasso di rottami, a riprender fiato dopo aver sprigionato tutta la propria energia.
-Uff… spero che Trunks mi perdoni per questo disastro… giusto, Trunks! Devo andare ad avvisarlo!
Scansando gli ultimi rottami rimasti, Pan si mise a correre più in fretta che potè verso l’uscita della sala. Era a un passo dal varcarla, quando la porta metallica si abbassò di colpo, chiudendola dentro.
-Non te l’ho detto? L’intera anima elettronica di questo edificio è ora sotto il mio controllo. Penso tu abbia già capito che c’è un solo modo per porre fine a tutto questo…
-Certo, che l’ho capito. Preparati a morire, strega!
Sprigionando nel mentre tutta la sua aura, la giovane saiyan attraversò di corsa tutta la lunghezza del locale: a pochi metri dalla nemica, chiuse la mano a pugno e spiccò un balzo verso di lei, mirandola al volto.
Stava per raggiungerla, quando la strega svanì davanti ai suoi occhi, come un ologramma.
E Pan capì di aver commesso un errore imperdonabile.
-Game over, marmocchia.
Viluy sfiorò di nuovo il suo bracciale. Dal petto di Pan, il computer infettato estrasse il suo cristallo del cuore puro e lo risucchiò, inviandolo al laboratorio delle Witches 5.

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Capitolo 9
*** Una Serata Senza Riposo ***


Una Serata Senza Riposo

Mani in tasca, Trunks uscì dall’ascensore e sbuffando si diresse verso la sala delle riparazioni.
“Che seccatura, proprio adesso dovevano chiamarmi per un semplice computer rotto? Bah, vediamo di risolvere al più presto questa faccenda: non vorrei che da un momento all’altro Goten e Bra si mettano a litigare di sopra…”
Il ragazzo quasi si spaventò quando sentì un sonoro CRACK provenire da sotto i suoi piedi. Abbassò gli occhi, scoprendo di aver appena calpestato e distrutto una videocassetta.
“Oh no! Sigh, non mi resta che gettarla! Oramai è inutilizzabile… Ma cosa?!…”
Chinanosi per raccogliere il nastro, Trunks lo riconobbe immediatamente come quello che Pan aveva preso per far analizzare. Temendo il peggio, si infilò in tasca i resti della cassetta e accelerò il passo.

Da dietro un angolo buio, Viluy aveva spiato l’intera scena.
“Tsè. Ormai Trunks è stato messo in allarme, difficilmente cadrà nella trappola che gli ho teso. Sarà bene che spenga il computer, prima che lo veda e capisca tutto.”
La strega premette un tasto sul suo bracciale; l’accendersi di una spia verde confermò che l’operazione era stata eseguita con successo.
“Posso rinunciare a prendere il suo cristallo, almeno per questa volta. Però, pensandoci bene, quella Pan mi ha dato una splendida idea.”
Viluy si infilò dentro una porta di servizio, oltre la quale si accedeva a delle scale d’emergenza; scendendole, e varcando un’altra porta si ritrovò all’esterno dell’edificio, sul retro, in un vicolo dove nessuno poteva vederla.
“Ho deciso. Reciterò la parte della segretaria ancora per un po’, giusto il tempo utile per rubare i cristalli del cuore puro di Goten e Ub, proprio sotto al naso di Trunks. Affranto e disperato per aver visto cadere tutti i suoi amici uno dopo l’altro, sono certa che non sarà più nemmeno in grado di reagire e a quel punto conquistare anche il suo cristallo e completare finalmente la missione sarà un gioco da ragazzi.”

Vegeta aveva ormai rinunciato all’idea di allenarsi per quel giorno, e ora si ritrovava seduto sul divano del salotto di casa a rimuginare sulla sua pessima giornata. Di tutt’altro umore era la madre di Bulma, che fischiettando era ancora intenta a rassettare tutta la casa armata di aspirapolvere e piumino. Proprio passando davanti al divano si accorse finalmente dello stato d’animo del genero.
-Vegeta, tesoro! Mi sembri leggermente teso, ti andrebbe una tazza di the per rilassarti?
-Ma se tra poco è ora di cena! A proposito, cosa sta cucinando Bulma?
-Bulma? A dire il vero, è da oggi pomeriggio che non la vedo… ma non preoccuparti caro, ci penserò io a far da mangiare!
-Sì sì, certo… strano, a quest’ora Bulma dovrebbe ormai essersi calmata dopo la sfuriata di oggi. Vado a dare un’occhiata…
Stancamente, il Principe dei saiyan si staccò dal comodo divano e raggiunse la porta che conduceva al seminterrato. La socchiuse appena e…
-…AD ANDARE AVANTI COSÌ!!! IN TUTTI QUESTI ANNI NEMMENO UN “GRAZIE BULMA CHE RIPARI SEMPRE TUTTO QUEL CHE ROMPO, COME SONO FORTUNATO AD AVERE UNA MOGLIE TANTO COMPRENSIVA!” QUESTA VOLTA È DAVVERO FINITA, VEGETA PUÒ DIRE ADDIO ALLA GRAVITY ROOM PER SEMPRE! A COSTO DI INVECCHIARE CENT’ANNI CHE VADA AD ALLENARSI NELLA STANZA DELLO SPIRITO E DEL TEMPO AL…
Vegeta la richiuse immediatamente, ripristinando la pace e l’armonia nel soggiorno.
-Uff… un momento, dove sono i ragazzi? Donna, dove accidenti sono finiti Trunks e Bra???
-Trunks è andato in ufficio, Vegeta caro!- rispose la signora Brief, facendo capolino dalla cucina -e si è portato dietro anche qualche amico, credo per fare qualche ricerca ma non ne sono sicura! C’era anche un neonato con loro, vedessi com’era carino!…
-Sì certo, un neonato… “ma che ho fatto per meritarmi una suocera del genere?” Ad ogni modo è impossibile che Trunks sia ancora in ufficio a quest’ora, so com’è fatto. Comunque, tanto per verificare…
Il saiyan andò al telefono di casa. Stava per alzare la cornetta, quando notò la spia rossa che segnalava un messaggio registrato in segreteria.

Ai piedi del grattacielo della Capsule Corporation, di fronte all’ingresso principale, Trunks e Goten osservavano ancora increduli dell’accaduto le due ambulanze in partenza. Su una era stato caricato il povero e innocente uomo delle pulizie. Sull’altra c’era Pan, nelle stesse identiche condizioni; a bordo era salita anche Bra, per starle accanto. Una volta che i due veicoli furono scomparsi alla vista, Trunks si lasciò cadere sui gradini, completamente distrutto.
-Prima Mister Satan… e adesso Pan… se non ci fossimo comportati come degli stupidi, probabilmente niente di questo sarebbe accaduto…
Goten imitò l’amico, sedendosi anche lui su un gradino e sospirando. Per quanti sforzi facesse, la sua mente non riusciva a trovare alcuna attenuante che potesse alleviare anche di poco le loro colpe.
-Come facciamo adesso a dirlo a Gohan, e soprattutto a Videl? Sarà un duro colpo da accettare, dopo quello del povero Satan… ARGH!
Un flash accecante obbligò i due saiyan a tenere gli occhi chiusi per qualche secondo. Quando li riaprirono, si ritrovarono davanti una giovane ragazza armata di un paio di macchine fotografiche, qualche bloc notes e un piccolo registratore a portata di mano.
-Piacere sono una reporter del giornale locale appena ho visto le due ambulanze sono subito corsa qui e ho detto wow! che scoop! dopo il caso Mister Satan eccone un altro anzi due presidente Trunks lei è un amico di Mister Satan vero ci dica la sua famiglia e i suoi amici sono stati contagiati da una qualche malattia chi lo sa magari il prossimo sarà proprio lei ci dica tutto la prego!
-Ma… veramente… Oh, no!
Da ogni strada e vicolo della zona sbucarono all’improvviso decine e decine di giornalisti, fotoreporter, inviati con cameraman al seguito e persino un paio di furgoni di qualche sconosciuta rete televisiva. Senza nemmeno rendersene conto, Goten e Trunks si ritrovarono completamente circondati, schiena contro schiena a fronteggiare una fitta selva di curiosi e scalmanati.
-Non pensavo… non pensavo fossi così famoso, Trunks…- bisbigliò Goten a denti stretti.
-Nemmeno io! Forse è vero che stando accanto a Mister Satan abbiamo finito col brillare della sua luce riflessa… Ascolta, Goten.
-Sì?
-Qui me la vedo io con i giornalisti. Cercherò di inventarmi qualcosa per trattenerli. Tu corri subito da Gohan e Videl.
-Cosa?!
-Piuttosto che venirlo a sapere dalla tv, è meglio che sia tu a spiegare loro cosa è successo a Pan.
-… va bene. Conta pure su di me. Buona fortuna!
Detto questo il saiyan più giovane si alzò in volo, voltandosi un’ultima volta prima di andarsene. Gli dispiaceva molto lasciare Trunks da solo ad affrontare quella situazione imbarazzante, ma sapeva che il suo amico aveva proposto la cosa più giusta da fare.

Vegeta fissò la lucina rossa quasi con sufficienza. Sapeva che erano ben poche le persone a telefonargli: se non era pubblicità, sicuramente sarebbe stata Chichi che voleva invitare lui e tutta la sua famiglia all’ennesimo picnic, pensò lui. Quando però si decise a premere il tasto e ascoltare la chiamata, la sua faccia cambiò totalmente espressione.
<< -Pronto? Rispondete, dannazione! So che siete lì!… E va bene Michiru, parlaci tu! Scusa taaanto se non riesco ad essere più calma di così! -…Pronto? Siamo Michiru e Haruka, come forse avrete già capito… -Come sei spiritooosa! -Spero vi ricordiate di noi. Beh, di me di sicuro, visto che sono morta sotto i vostri occhi… -Vuoi venire al dunque? -Sì… abbiamo visto Mister Satan alla televisione, e forse sappiamo cosa gli è successo veramente! Vi ricordate la nostra aura, no? Quindi raggiungeteci subito, così vi spieghiamo tutto! >>
Il messaggio si concluse lì. Vegeta rimase impalato davanti al telefono, riflettendo su quel che aveva appena sentito. Non sapeva nulla di cosa era successo a Mister Satan, non avendo mai acceso quel giorno la televisione, e in tutta franchezza non gliene importava un bel niente. Tuttavia, il tono di voce delle due ragazze aveva lasciato intendere che qualcosa di grosso e probabilmente pericoloso stava bollendo in pentola. Chissà, magari si trattava di un nuovo potente nemico da affrontare! Allettato da quella prospettiva, Vegeta prese la sua decisione. Prese la cassetta con la telefonata registrata dal mangianastri e se l’infilò in tasca, quindi tornò alla porta del seminterrato.

Accompagnato da una fotografia che ritraeva Pan sorridente e da una targhetta con scritto il suo nome, il cristallo del cuore puro della piccola saiyan faceva bella mostra di sé nella bacheca costruita appositamente per lo scopo, di fianco a quelli di Mister Satan e Usagi Tsukino. Nonostante non sopportassero il carattere e i modi spesso arroganti di Viluy, le altre quattro streghe dovettero ammettere che la loro collega specializzata in informatica aveva compiuto un lavoro praticamente perfetto.
-Anche se mi duole dirlo, devo farti i miei complimenti Viluy- iniziò Eudial.
-Naaa, in realtà ho avuto anche fortuna. Prima che tu mi contattassi, non avevo idea che anche gli amici di Trunks possedessero i cristalli che ci servono. Oh, a tal proposito…
La strega dagli occhi di ghiaccio inserì velocemente un paio di comandi al loro computer di riferimento. Subito dopo, la stampante collegata ad esso sputò fuori due fotografie.
-Questi due sono Goten e Ub…
-Carini!- cinguettò Mimete, protendendo una mano subito schiaffeggiata dalla collega.
-E prenotati. Il mio nuovo piano per arrivare a Trunks passa anche attraverso loro due, quindi voi altre non dovete toccarli per nessun motivo, intese? Adesso è meglio che vada a riposare, domani mi aspetta una giornata di duro lavoro.
Facendo sventolare con aria provocatoria le due foto, Viluy lasciò il laboratorio e si ritirò nella sua stanza.
-Uffa non è giusto!!! Volevo essere io ad occuparmi di Trunks!!! Pensate che una volta è apparso sulla copertina della rivista di gossip che leggo sempre! Nella classifica dei presidenti di azienda più belli del mondo è arrivato sempre tra le prime posizioni!…
-Dacci un taglio, Mimete. È ora di pensare al prossimo bersaglio.
Eudial si accomodò davanti al computer e avviò la Witches Slot Machine. Le altre tre si appollaiarono dietro di lei, con gli occhi fissi sul monitor.

EUDIAL

-Toh, che coincidenza. Bene, e ora occupiamoci della mia vittima…
-Ma scusa, non dovresti girare la Witches Slot Machine ancora una volta?- domandò Telulu.
-No. La storia di andare in missione due alla volta vale solo per Mimete. Io posso cavarmela benissimo da sola.
-“Io posso cavarmela benissimo da sola!” Ma sentitela! Scommetto che invece sei tu quella che ha più bisogno di una mano!
-Mettiamo pure che sia così, Mimete. Vorresti essere tu la mia partner?
-I-io? Macchè! Va’ pure da sola, Eudial! Voglio proprio vedere come te la caverai senza il mio prezioso aiuto! Mi farò delle grasse risate! Bwah ah ah!
La rossa si girò verso il computer e abbassò il capo, rassegnata. Guardando la tastiera, le venne però subito in mente un modo per vendicarsi della presa in giro.
-Dunque… stavo per scegliere la mia vittima… ecco, ho trovato! Voglio un ragazzo giovane, biondo, con gli occhi azzurri e soprattutto famoso e bello da mozzare il fiato…
-ASPETTA HO CAMBIATO IDEA VOGLIO VENIRE ANCH’IO!!!
Preghiere inutili. Eudial premette il tasto d’invio e prese in mano la foto sputata fuori dalla stampante, nascondendo neanche troppo accuratamente un’espressione di trionfo.
-Troppo tardi, mia cara. Ci vediamooo!
Vittoriosa, Eudial si avviò alla porta. Dai rumori che sentiva alle proprie spalle intuì che Mimete stesse dando delle forti capocciate contro il muro.

Finalmente, Trunks riuscì a raggiungere l’uscio di casa sua e ci si fiondò dentro, richiudendosi la porta alle spalle. Nemmeno più di tanto fiducioso che gli ultimi giornalisti che l’avevano inseguito fin lì se ne sarebbero andati tanto presto, sconsolato il ragazzo si abbandonò sulla prima sedia vicino a lui.
“Che guaio. Non mi aspettavo che i familiari di quel pover uomo delle pulizie avrebbero contattato la polizia. Davanti a loro non potevo continuare a stare zitto, così adesso qualsiasi mezzo d’informazione sa cosa è accaduto… Spero tanto che Goten sia riuscito ad arrivare da Gohan in tempo…”
In quel momento, dalla cucina vide uscire la signora Brief, sua nonna, che subito gli si avvicinò.
-Trunks caro, bentornato! Ma cos’è successo? Hai una brutta cera!
-Oh. Ciao. È lungo da spiegare. Sinceramente non ho nemmeno voglia di parlarne per adesso. È stata una giornata terribile…
-Ho capito… almeno, ti andrebbe di venire di là a mangiare qualcosa? Sono certa che a stomaco pieno ti sentirai un pochino meglio!
Trunks conosceva troppo bene il carattere di quella donna. Nonostante in quel momento avesse il morale sotto le scarpe, il ragazzo non se la sentì di rifiutare la sua generosità.
-Grazie, nonna.
-Non devi ringraziarmi! Vieni, è già pronto.
Il saiyan seguì la donna in sala da pranzo, e subito si accorse che qualcosa non andava. A parte il piccolo Gill intento ad apparecchiare la tavola, la stanza era deserta. E soprattutto silenziosa.
-Ehi, dove sono mamma e papà?
-Oh, sono usciti di fretta appena pochi minuti fa! Da quello che ho capito io, quel romanticone di Vegeta ha voluto portare Bulma in vacanza in capo al mondo! Quel fustacchione, mi sorprende ogni volta!
-Già…



-CHE COOOOOOOOSAAAAAAAAA?!?!?!?!

Al termine di un lungo corridoio, Eudial trovò una pesante porta di ferro a sbarrarle il passo. Premuto un pulsante questa si sollevò, permettendo alla scienziata di accedere ad una rimessa piuttosto grande ma illuminata soltanto da qualche lampada al neon. Al centro della stanza, spiccava nella penobra la carrozzeria bianca di un’automobile a due posti, decorata col disegno di una stella nera sulle porte e sul cofano, dotata di un grande bagagliaio e di un altoparlante collegato al tettuccio.
-Sigh… quanti ricordi…
Eudial si accomodò sul sedile del guidatore, e quasi d’istinto gli occhi le caddero sul pedale del freno. Tutto regolare. Rassicurata, chiuse forte la portiera e s’infilò la cintura di sicurezza; nello stesso istante, il nastro trasportatore sul quale era stato parcheggiato il mezzo si avviò, conducendo dolcemente auto e autista all’interno di una galleria, la cui uscita coincideva col varco dimensionale che avrebbe portato la strega nel luogo più vicino al suo obiettivo.
Proprio pensando a lui, Eudial si ricordò di non aver ancora dato un’occhiata alla fotografia fornita dal computer. Prese il foglio in mano e lo guardò, rimanendo un pizzico delusa.
-Ma guarda. Ero convinta che il mio obiettivo fosse davvero un ragazzo bello e aitante, e invece mi ritrovo a dover affrontare un marmocchio! Beh poco male, vorrà dire che prendere questo cristallo sarà una passeggiata. Dovrebbe esserci scritto da qualche parte come si chiama… ah, ecco qui. Dunque, il suo nome è…

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Capitolo 10
*** Il Ritorno Dell'Eremita ***


Il Ritorno Dell’Eremita

-…Uzumaki Naruto, eh?
Il vecchio locandiere lesse ancora una volta la firma appena scritta sul suo registro, prima di alzare lo sguardo sulla persona dall’altra parte del bancone. Un giovane ragazzo, caratterizzato da un’appariscente capigliatura bionda, profondi occhi azzurri e sei segni neri orizzontali sul viso, tre per guancia; indossava una tuta nera ed arancione, e alla testa aveva legato un coprifronte di metallo con sopra inciso il simbolo del suo villaggio.
-In persona!- rispose lui, battendosi il petto e sfoggiando con orgoglio il migliore dei suoi sorrisi -Naruto Uzumaki del villaggio segreto di Konoha! Lo ammetta pure, signore, non è emozionato all’idea di ospitare un personaggio del genere?
-Mmm… no, considerto che non ti ho mai sentito nominare prima d’ora. In compenso, conosco benissimo l’uomo che ti accompagna- incurante della cappa di depressione venutasi a creare intorno a Naruto, il vecchio posò di nuovo gli occhi sul registro e sul nome scritto poco sotto a quello del ragazzo -Jiraya, uno dei tre ninja leggendari nonché autore di una serie di libri di successo. Purtroppo, anche se è un immenso piacere per me ospitarla, non posso proprio concederle alcuno sconto. Dovrà pagare la stessa tariffa che impongo a tutti i clienti, mi spiace.
-N-non è un p-problema- disse ancora Naruto, scacciando l’aura di depressione scuotendo la testa -l’eremita pervertito è ricco da fare schifo, può permettersi di pagare qualsiasi cifra! Non è vero, maestr…
Dove un attimo prima c’era il buon vecchio Jiraya, al posto suo Naruto scoprì con orrore un vecchio pupazzo rattrappito a forma di rana. Alle sue spalle, la porta della locanda che il vento stava tristemente richiudendo.
-S-s-se l’è svignata…
Il ninja fece per lanciarsi fuori e gettarsi all’inseguimento nella foresta, quando la voce dell’uomo lo gelò ancora una volta.
-Ah, dimenticavo di dirti che il pagamento è immediato. Che si fa, sganci o preferite dormire sotto le stelle questa notte?

Senza nemmeno svestirsi, Naruto si gettò su uno dei due letti della camera e osservò tristemente il proprio portamonete a forma di rospo, ormai completamente prosciugato. Lo gettò poi da una parte e si perse a fissare il soffitto, fumante di rabbia.
-Non c’è da stupirsi se il vecchio porcello è così ricco sfondato, visto che sono sempre gli altri a pagare per lui! Beh, a dire il vero anch’io faccio così con il maestro Iruka qualche volta… Ma questo non c’entra! Aaaah, sono così infuriato che mi metto addirittura a parlare da solo!…
-Parlare da solo?! E io chi sono, scusa?!
Dal pavimento, con un salto atterrò sullo stomaco di Naruto un rospo dalla pelle rossastra, vestito con una sorta di gilet blu.
-Gamakichi?!
-D’accordo che sono alto uno sputo, ma questa non mi sembra una buona ragione per dimenticarsi della mia esistenza!
-Già… scusami… ma il maestro Jiraya certe volte mi fa davvero arrabbiare! Come può ogni volta piantarmi in asso nel bel mezzo dell’allenamento e andare a spassarsela, eh? Tu che lo conosci da più tempo di me, sai spiegarlo?
-Beh, no… ma penso che abbia solo deciso di riposare un attimo e far riposare anche te. È da quando siete ripartiti da Konoha che non avete mai smesso di viaggiare ed allenarvi, o sbaglio? Non dirmi che non ti sei ancora stancato… ehi!
Con non troppa delicatezza Naruto scansò da parte la creatura e si mise a sedere sul bordo del letto, volgendogli la schiena. Non aveva alcuna voglia di discutere -tantomeno con un rospo- sul motivo per cui desiderava riprendere al più presto gli allenamenti di Jiraya.
Come lo stesso ninja leggendario gli aveva detto, sapeva perfettamente di essere uno degli obiettivi dell’organizzazione criminale chiamata Akatsuki. Per questo Naruto non aveva alcuna intenzione di fermarsi a riposare: voleva diventare più forte di quanto non fosse mai stato, per essere pronto ad affrontare quei misteriosi ninja.
E soprattutto, per non averne più paura.
Si ricordava ancora come fosse ieri, l’incontro avvenuto proprio con due di loro un paio d’anni prima. In particolare, non riusciva a dimenticare il viso di Uchiha Itachi, capace con il suo Sharingan di far cadere in uno stato comatoso sia il fratello Sasuke sia addirittura il maestro Kakashi.
“Ora che ci penso, è stato proprio in una locanda come questa che mi son ritrovato faccia a faccia con lui. E proprio come allora, il maestro pervertito mi ha lasciato solo. Non vorrei che… Naaaaaa! Ma cosa vado a pensare! È praticamente impossibile che possa succedere di nuovo! Ah ah ah!…”
TOC.
TOC.

La luce accecante del sole accolse Eudial e la sua automobile all’uscita dalla galleria. La scienziata scese dal mezzo e diede un’occhiata intorno a sé: il varco dimensionale l’aveva condotta all’ingresso di una grotta scavata nella roccia, situato nelle vicinanze di un largo sentiero di montagna. Da quell’altezza era possibile godere di un’ampia panoramica della zona sottostante, costituita in gran parte da una foresta che si estendeva a perdita d’occhio. Per nulla scoraggiata, Eudial prese dall’auto un binocolo ed esaminò velocemente la zona, localizzando ben presto il profilo degli edifici di un villaggio.
“Il mio obiettivo non può che trovarsi da quella parte. Sembra un paesino abbastanza tranquillo, per cui non dovrei avere problemi a completare la missione. D’accordo allora, in marcia.”
Eudial risalì a bordo del mezzo, diede gas al motore, passò dalla prima marcia direttamente alla quarta e scese a tutta velocità dal pendio, per poi attraversare indenne la foresta compiendo uno spericolato zig-zag fra i tronchi degli alberi, fino a fermarsi con una violenta frenata e uno stridio di gomme di fronte ad uno dei cancelli del villaggio avvistato in precedenza.
“Wow! Non l’avrei mai detto, le prestazioni di quest’auto sono fenomenali! Non pensavo che potesse eguagliare quelle del mio vecchio modello! Bah, adesso pensiamo a trovare il moccioso, che è la cosa più urgente.”
Eudial varcò i cancelli e si infilò nelle varie vie della cittadina, facendo procedere l’automobile a passo d’uomo e scrutando l’ambiente intorno a sé con il binocolo, in cerca del suo obiettivo. Mentre procedeva nella ricerca, la strega non potè far a meno di notare la stranezza di quel luogo: dai vestiti semplici degli abitanti alle costruzioni in legno e pietra, quel luogo, fatta eccezione per dei pali dell’elettricità e della luce, sembrava tutto fuorchè appartenere al ventunesimo secolo. Inoltre, gli sguardi incuriositi e anche un po’ spaventati della gente locale le fecero capire che probabilmente non avevano mai visto un’automobile in vita loro.
“Mmm… sarà difficile avvicinare il mio obiettivo se questa è l’accoglienza che serbano agli stranieri” pensò Eudial, deviando in un quartiere dall’aspetto commerciale “ad ogni modo, non sembrano pericolosi. Questo renderà le cose più sempliAARGH!!!”
Capelli bianchi, faccia solcata di segni rossi, occhi da pazzo maniaco: Eudial di solito era pronta a tutto, ma di fronte a quello spettacolo apparso di punto in bianco davanti al suo binocolo la ragazza non riuscì a trattenere un grido di terrore.
-Le mie più profonde scuse, non era mia intenzione spaventarla in questo modo.
“Allora chissà che avrebbe fatto in caso contrario!” pensò Eudial con disgusto, squadrando per bene il suo interlocutore. L’aspetto di quell’uomo le ricordò vagamente un vecchio samurai.
-Mi perdoni per i miei modi poco galanti, ma non ho potuto fare a meno di notare il suo veicolo, e soprattutto lei. Sono in cerca di nuove ispirazioni per il mio ultimo romanzo, e non appena ho posato gli occhi sulla sua carrozzeria la mia vena creativa è esplosa come un fiume in piena! Però, per mettere insieme le idee per la mia storia ho bisogno di conoscerla più a fondo…
“Spero che per carrozzeria intenda quella della macchina…” -Ah, così lei sarebbe uno scrittore?
-Esatto, eh eh eh… ehi, come sarebbe a dire? Vuol dire che lei non sa chi sono io?
-No, e non ci tengo a saperlo. Arrivederci.
Eudial schiacciò sull’acceleratore e si allontanò il più possibile da quell’uomo, non prima di averlo sommerso in una nube di polvere. Stava per svoltare, quando un’idea le balenò in mente.
“Per quanto sia appiccicoso come un polipo, quel tizio è l’unico in tutto il paese che si è dimostrato gentile nei miei confronti. Potrebbe essermi d’aiuto, nonostante tutto.”
La strega fece retromarcia. Nonostante il suo benservito di poco prima, il vecchio non si era spostato di un millimetro.
-Sa, ho cambiato idea.
-Da… davvero?
-Però, se vuole che io l’aiuti col suo libro, dovrà prima fare qualcosa per me… ehi, mi sta ascoltando?!
La rossa afferrò il mento dell’uomo e spinse in alto, costringendolo a levare lo sguardo dalla sua scollatura e fissarlo sul suo viso.
-…dicevo, sarebbe disposto a farmi un piccolo favore?
-Eh? Oh, sì sì! Tutto quello che vuole! Mi dica, mi dica tutto!
-Perfetto. Dovrebbe aiutarmi a cercare una persona. Ecco, questa è la sua foto.

TOC.
TOC.
Bastarono quei semplici colpettini alla porta della camera per disintegrare completamente la baldanza del povero Naruto, il quale si irrigidì dalla testa ai piedi e sbiancò come un fantasma.
-Ha-ha-ha-han-n-n-n-no b-b-b-b-b-bus-s-s-s-s-s-s-s-sat-t-t-t-t-t-t-t-…
-Certo che hanno bussato! Cosa c’è di strano?
Solo in quel momento Naruto si ricordò della presenza del rospo Gamakichi. Comprendendo che non poteva farsi vedere così impaurito di fronte a una rana, il biondo ninja si diede un paio di manate sulle guance e saltò giù dal letto; come fece un passo verso la porta però, la paura di ritrovarsi di fronte Itachi accompagnato dal suo pericoloso alleato Kisame tornò a farsi sentire più forte che mai.
“Dannazione, perché il maestro porcello non c’è mai quando ne ho più bisogno?”
Chiusi forte gli occhi aspettandosi il peggio possibile, Naruto aprì con un solo scatto l’uscio della camera. Quando decise di dare una sbirciatina, scoprì con enorme sollievo che era solo il buon vecchio Jiraya.
-Ah… ah ah ah, è lei, maestro…
-Certo che sono io! Chi ti aspettavi, l’Akatsuki al gran completo?
-Beh…
-Ah ah ah ah! Credimi, non c’è davvero nulla da temere. Questo in cui ti ho portato è praticamente il posto più sperduto di tutte le terre dei ninja, non penso proprio che quelli dell’Akatsuki vengano a cercarti qui!
-Buono a sapersi… allora maestro, quando riprendiamo l’allenamento?
-…quindi possiamo prenderci tutto il tempo per riposare e riprendere le forze senza il peso della preoccupazione addosso! Non sei contento?
-Contentissimo ma io voglio sapere quando torniamo ad allenarci! La smetta di girarci intorno! Mi risponda!!… MA COSA?!?

Non appena Jiraya posò gli occhi sul foglio, il suo viso si contrasse in una smorfia di sorpresa. Era certo di aver condotto Naruto in luogo assolutamente sicuro per lui; invece, il volto quasi beffardo del suo allievo ritratto nella foto fece letteralmente crollare le sue certezze. Tuttavia, il ninja leggendario riuscì a mantenere la calma e a riflettere su quanto appena visto.
“Così… questa fanciulla è sulle tracce di Naruto. Mmmm… no, è da escludere che faccia parte dell’Akatsuki! A vederla non sembra pericolosa… però, il fatto che sia tornata indietro per chiedere il mio aiuto è piuttosto strano: di solito le ragazze scappano al solo vedermi, anche se non ho mai capito il perché…”
-Allora?- sbottò Eudial, tamburellando con le dita sul volante.
-Oh, sì! Conosco questo ragazzo, e sarò ben felice di accompagnarla da lui!
-Perfetto. Salga pure a bordo.
-La ringrazio, ma preferisco camminare! Non sono ancora così anziano da dovermi far trasportare in giro! Ah ah ah ah!!!
-Come… come vuole…
Asciugandosi nel frattempo la grossa goccia di sudore spuntatale dietro la testa, la strega dai capelli rossi riavviò il motore e si preparò a seguire le indicazioni del vecchio, già pregustando la fine della missione.
“La porterò in un posto isolato, e nel frattempo cercherò di scoprire quali sono le sue intenzioni.”
Mentre camminava,Jiraya alzò un attimo gli occhi al cielo, perplesso.
“Se l’avessi saputo prima, non avrei mai fatto quel piccolo scherzetto a Naruto… Chi lo sa, magari non se n’è ancora accorto…”

Come Naruto afferrò appena i vestiti del vecchio con l’intenzione di scuoterlo questi svanì in una nuvola di fumo, dimostrando di essere soltanto un clone: al suo posto, giacente sul pavimento, il ragazzo trovò un bigliettino scritto in fretta e furia.
“Caro Naruto, so che sei ansioso di riprendere al più presto gli allenamenti, e non posso darti torto. Purtroppo, il “caso” ha voluto che a soli 5 KM da questa locanda sorga un villaggio termale molto abitato e pieno di attività interessanti. L’occasione giusta per prendere qualche nuovo spunto per il mio prossimo romanzo! Quindi starò via per un po’, diciamo un mesetto. Tu goditi il riposo di cui hai bisogno! Il tuo caro maestro, Jiraya.”
Naruto lesse e rilesse il messaggio più volte, fino a che le sue mani tremanti di rabbia non ridussero il foglietto in minuscole particelle.
-Prima mi costringe a pagare per lui… ora mi abbandona qui per un mese… questa… QUESTA ME LA PAGAAAAAAA!!!
Il biondo ninja si tuffò dalla finestra della camera, atterrò nel sentiero di fronte alla locanda e si mise a correre il più velocemente possibile all’interno del bosco, inseguito a fatica da Gamakichi. Questa volta, si ripromise, nessuno avrebbe salvato il ninja leggendario dalla sua vendetta.

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Capitolo 11
*** Controtrappola ***


Controtrappola

-Questa volta l’Eremita porcello ha davvero oltrepassato ogni limite! Appena lo trovo gli infliggerò per tre volte di fila la tecnica del dolore millenario, così vediamo se la prossima volta ha ancora il coraggio di abbandonarmi… OH.
Naruto si fermò di colpo, piantando i piedi a terra e restando immobile come un chiodo nel bel mezzo della foresta. Si era accorto solo in quel momento di essersi perso.
-Oh cavolo, forse avrei fatto meglio a chiedere informazioni a qualcuno! E adesso?…
Il ninja portò due dita al mento e socchiuse gli occhi, dando fondo a tutta la sua materia grigia per riuscire a trovare una soluzione al problema.
-IDEA!- esclamò finalmente, battendosi un pugno sul palmo della mano. Il ragazzo si morsicò un dito, facendone uscire una goccia di sangue: con essa tracciò dei simboli sul terreno, quindi formò una serie di simboli con le mani e infine sbattè il palmo sul disegno appena fatto, mettendo in atto una delle tecniche imparate proprio dal maestro Jiraya.
-KUCHIYOSE NO JUTSU!
Un’intensa nuovola di fumo inglobò al suo interno il ninja, insieme a una buona fetta della foresta. Quando la nube si dissolse, Naruto si ritrovò sopra la testa di un gigantesco rospo, alto come una montagna, dalla ruvida pelle rossastra, vestito con un gilet simile a quello di Gamakichi, e con in bocca una pipa fumante. Il rospo inspirò una lunga boccata di fumo, prima di parlare con la sua potente voce.
-Qualcuno mi ha evoca…
-Silenzio, non riesco a concentrarmi! Allora, vediamo un po’ da che parte si trova quel maleddetto villaggio termale…
Naruto girò lo sguardo da una parte all’altra, saltando anche sulla schiena della creatura e tornando poi sul suo capoccione, di modo da avere una panoramica completa dell’ambiente circostante. Finalmente, tra le cime degli alberi che parevano infiniti, il ragazzo scorse l’inconfondibile profilo di una cittadina abitata: dai fumi bianchi che salivano, capì che doveva essere proprio lo stesso villaggio termale citato nella lettera di Jiraya.
-A-AH! Trovato! Grazie mille Gamachan, mi sei stato di grande aiuto! Alla prossima…
-Uno, il mio nome è Gamabunta. E due… MI HAI EVOCATO SOLO PER AMMIRARE IL PANORAMA DALLA MIA TESTAAA?!?!?!
-M-ma… ma no, non è per qu-quello! È una qu-questione di vita o di morte!!…
-Quella in cui ti troverai adesso sarà una questione di vita o di morte! Non venirmi a rompere mai più per simili cazzate!!!
Con un PUFF il gigantesco Gamabunta svanì nel nulla, lasciando lo scapestrato Naruto a galleggiare nell’aria sospeso a un centinaio di metri da terra. Solo per un paio di secondi, dopodichè la forza di gravità fece il suo lavoro e il ninja precipitò al suolo come un meteorite, ritrovandosi conficcato a testa in giù nel terreno.
“Ma cosa gli ho fatto di male?”
Facendo leva con le mani, Naruto riuscì con qualche fatica a liberarsi dalla scomoda posizione. Una bella scrollata per ripulirsi dalla terra, e il giovane ninja riprese a correre, intenzionato più che mai a fargliela pagare al vecchio Jiraya.

Era ormai da una ventina di minuti che Eudial stava seguendo le indicazioni di quel bizzarro guerriero ninja. Più procedevano, e più nella mente le si insinuò il dubbio che il vecchio la stesse solo prendendo in giro, visto che non avevano fatto nient’altro che zigzagare attraverso foreste e sentieri di montagna, guadando ruscelli e costeggiando burroni, seguendo un percorso apparentemente privo di logica. La strega era persino tentata di investirlo con la macchina: però, sapeva bene che quell’uomo era l’unico riferimento che aveva per trovare il suo obiettivo.
-Manca ancora molto?- domandò a un certo punto, al limite della pazienza.
-Non tanto… ecco, siamo arrivati! Il posto è quello!
Con un largo sorriso, Jiraya indicò l’ingresso di una caverna scavata nella roccia, abbastanza largo da permettere l’accesso anche all’automobile della strega. La grotta, costellata di spuntoni di roccia, era se possibile ancora più grande di come appariva dall’esterno, talmente spaziosa da ospitare persino un fiume sotterraneo con annessa cascata.
-Oltrepassata questa grotta siamo arrivati. Nel frattempo, signorina, cosa ne direbbe di raccontarmi per quale motivo è così interessata a Uzumaki Naruto? Se non sono troppo indiscreto…
-Beh… “e perché no? Dopotutto, questo vecchiaccio dall’aria molto poco raccomandabile mi sta dando una mano…” diciamo che, quel ragazzo, così come molte altre persone sparse nel mondo, custodisce nel proprio corpo una fonte d’energia molto preziosa e potente.
Al sentire quelle parole, Jiraya si fermò di colpo.
-C’è qualche problema?- domandò Eudial.
-…no no, continui pure.
-Okay. Si dice che una volta riunite tutte, queste fonti di energia concedano a chi le ha trovate un potere incommensurabile, tale da far cadere il mondo intero in ginocchio. Noto con piacere che la cosa le interessa, quindi le propongo un patto: lei mi aiuta a catturare Uzumaki Naruto e io in cambio le concederò un po’ di quel potere. Cosa ne pensa?
-Penso… che ho fatto bene a portarla qui dentro.
Con una mossa veloce e assolutamente imprevedibile Jiraya si voltò di scatto, estrasse dalla sua sacca un kunai e lo lanciò sul soffitto della grotta. Eudial fece appena in tempo a notare la carta bomba legata al kunai, che questa con un fragore assordante esplose, facendo crollare diversi macigni e ostruendo così l’unica via di fuga.

Finalmente Naruto giunse al famigerato villaggio, urlando come un invasato il nome del maestro e correndo a più non posso attraverso ogni vicolo e canale, col solo risultato di sollevare da terra un gran polverone e spaventare gli abitanti del luogo.
-Aaaaah, non lo troverò mai in questo modo! TAJUU KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Un centinaio di suoi cloni si materializzarono attorno al ninja, in attesa di ordini.
-Bene ragazzi, ormai la storia la sapete! Trovate l’eremita pervertito e portatemelo qua, di corsa!…
-E-ehm… c-capo…- fece un clone particolarmente timido, subito zittito.
-Non c’è tempo per queste cose! Forza, scattare!
All’unisono tutti i cloni si sparpagliarono per la cittadina, mentre il Naruto originale andò a sedersi su una panca per riprendere fiato. Una decina di minuti più tardi, tutti le copie erano già tornate da lui. Ognuna, purtroppo, con aria sconfitta.
-Abbiamo cercato in ogni angolo del villaggio, abbiamo guardato nei bar, nei casinò, agli impianti termali, dietro le porte dei bagni delle ragazze, negli scantinati, nei bo…
-Taglia corto, ho capito! Non siete riusciti a trovarlo! Che branco di incompetenti!…
-E-ehm… c-capo…
-Ancora tu? Cosa vuoi?
-V-volevo d-dire, p-prima… ecco… p-potremmo s-seguire l-le t-tracce…
-Quali tracce?!?
Troppo spaventato per rispondere, il timido clone si limitò a indicare per terra. Proprio a pochi metri da dove si trovavano, sulla strada, erano infatti ancora ben visibili accanto a due segni di pneumatici le impronte di un paio di sandali di legno, del tipo che solo Jiraya poteva indossare.
-N-non s-so s-se p-può servire a q-qualcosa, p-però…
Con un PUFF, per ordine di Naruto l’intero esercito di cloni si dissolse, così com’era arrivato. Maledicendo sé stesso per essere stato battuto in intelligenza da un suo clone, al ninja non rimase altro da fare che proseguire la sua corsa.

-Ma… che cosa le è saltato in mente? È impazzito per caso?- esclamò Eudial, scendendo dall’auto e fronteggiando con rabbia Jiraya. Alle spalle del ninja gli ultimi sassi ancora rotolavano al suolo, ai piedi dell’uscita della grotta ormai completamente bloccata.
-Affatto. Non pensavo che quelli dell’Akatsuki avessero assoldato tra le loro fila anche una ragazza. È un vero peccato…
-Akatsuki? Ma di che accidenti sta parlando?
-Ad ogni modo, può scordarsi di mettere le mani su Naruto! Mi dispiace, ma la sua missione finisce qui!
Detto ciò, il ninja leggendario si mise in un’assurda posa d’attacco, che la strega non prese molto sul serio. Anzi, si lasciò sfuggire una risata.
-Mpf! Non ho capito molto di quello che ha detto, ma se è intenzionato a combattere pur di proteggere la vita di quel marmocchio allora per me va bene. Ci sto!
La ragazza si levò di dosso camice bianco ed occhiali, mostrando non solo la sua divisa da strega ma anche le sue armi migliori già a portata di mano, indossate a mo’ di zaino.
-Si tenga pronta, sto arrivand…
-RASENGAAAN!!!
Un’esplosione ancora più fragorosa della precedente fece piazza pulita delle rocce alle spalle di Jiraya, polverizzandole e facendo rientrare nella caverna l’abbagliante luce del sole. Anche se in controluce, sia la strega che il vecchio ninja -quest’ultimo deglutì amaro quando lo vide- riconobbero l’inconfondibile silohuette del ragazzo che si stagliava all’ingresso della grotta.
-Oh no…
-Oh sì, caro maestro! Questa volta niente e nessuno la salverà dalla mia collera! YAAAAAAAAAAAaaaaaaaaahh…
Come una furia Naruto si lanciò addosso al vecchio Jiraya. Purtroppo, il ninja leggendario non si fece trovare impreparato e lo accolse con un gran pugno sotto al mento, talmente forte da far schizzare il biondino contro il soffitto della grotta.
-Naruto, pezzo d’idiota! Perché non sei rimasto alla locanda come ti ho detto?
-E lasciarmi a pagare da solo il conto per tutti e due? Per un mese intero?!?- come se non si fosse fatto nulla, Naruto ridiscese a terra e andò a fronteggera il maestro naso contro naso, digrignando i denti.
-Come al solito non capisci niente! Se l’ho fatto è per proteggerti!
-Se è dalla bancarotta che voleva proteggermi ha fallito su tutta la linea!
-Grrr!
-Grrr!
I due presero ad azzuffarsi. Nonostante l’incredulità iniziale, Eudial capì che era giunto il momento per attaccare.
La ragazza allungò una mano dietro la testa ed imbracciò l’Heart Buster, l’arma con cui estraeva il cristallo del cuore puro dalle sue vittime, e lo puntò addosso a Naruto il quale, preso della baruffa con il maestro, non si era nemmeno accorto della sua presenza.
“Se solo stesse un po’ fermo, dannazione!… eccolo, è nel mirino!”
Eudial premette l’indice sul grilletto, e il colpo partì.

...

-Tu sei un falso, Vegeta! Falso e ipocrita! Pensavo tu volessi davvero portarmi in vacanza in capo al mondo, e invece era solo una balla costruita nel tentativo di rabbonirmi! Beh, sai che ti dico? Sono ancora più incavolata di prima, ecco! E non pensare che cambi umore tanto presto perché blah blah blah blah…
Sbuffando, il principe dei saiyan si tappò le orecchie con gli indici e cercò di concentrarsi il più possibile sulle aure delle due ragazze che stava cercando, nonostante la voce squillante di Bulma alle sue spalle rendesse il compito una vera impresa. Non era certo colpa sua, pensò Vegeta, se la moglie aveva capito male. Lui le aveva solo detto la verità: due persone di cui non sentivano più notizie da un anno gli avevano telefonato chiedendogli di venire subito a trovarle, poiché dovevano dirgli qualcosa di molto importante che in parte li riguardava.
Ed eccoli lì, nonostante le lamentele di Bulma, a camminare uno davanti e l’altra qualche passo dietro, sul ciglio della strada di una località di mare, circondati da impianti alberghieri e spiagge assolate, in cerca delle due vecchie amiche che non sentivano da parecchio tempo.
-Eccole, le ho trovate- disse Vegeta, fermandosi di fronte all’ingresso di uno dei tanti alberghi.
-Sei sicuro che siano lì dentro?
-Con te che mi hai urlato nelle orecchie per tutto il tempo è già qualcosa se non ho sbagliato città. Entriamo.
Fortunatamente per entrambi, il posto si rivelò quello giusto. Appena entrati, avvistarono immediatamente, sedute ad un tavolo del bar dell’hotel, le loro vecchie conoscenze Haruka e Michiru.
-Bulma, Vegeta!- esclamò la seconda, sorridente e porgendo la mano -è un piacere rivedervi! Come state?
-Male, sgrunf!- e senza aggiungere altro Bulma si accomodò al tavolo e volse la testa dall’altra parte.
-Ma che ha?
-Lasciatela perdere, fa sempre così. Piuttosto, non perdiamo tempo. Diteci tutto quello che sapete sull’aggressione di Mister Satan.

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Capitolo 12
*** Naruto Perde Le Forze ***


Naruto Perde Le Forze

-…quindi, state dicendo che ci sarebbero queste “Witches 5” dietro all’improvviso malore di Mister Satan?
-Esatto. Le sue condizioni ci sono sembrate le stesse di quelle in cui si trova ora Usagi, dopo che le è stato estratto il cristallo del cuore puro- spiegò Michiru -non sappiamo quanto siano collegati i due fatti, ma è molto difficile credere che sia solo una coincidenza.
Bulma mandò giù tutto d’un fiato l’ennesimo caffè, per poi sbattere la tazzina sul tavolo e annuire, incuriosita e affascinata dalla storia raccontata dalle due sailor. Sebbene la donna fosse inizialmente restia, in pochi minuti quella faccenda era riuscita a coinvolgerla al punto tale da farle passare completamente la rabbia nei confronti il marito.
-Accidenti, che storia… avete detto di aver reincontrato finora solo due di queste vostre vecchie nemiche, ho capito bene?
-Proprio così. Eudial, e Mimete. Non abbiamo idea se anche le altre tre streghe siano ritornate in vita, ma la cosa non è certo da escludere.
-E diteci, come sono queste tre streghe? Sono curiosa!…
-Lascia perdere, Bulma. Andiamocene, stiamo solo perdendo tempo.
Le donne voltarono all’unisono lo sguardo verso Vegeta: seduto accanto alla moglie, con un gomito sul tavolino e la testa girata da tutt’altra parte, il principe dei saiyan appariva tutto fuorchè coinvolto emotivamente dalla vicenda.
-Ma… Vegeta! Eri tu quello ansioso di scoprire cos’avevano da dirci Haruka e Michiru! Perché tutt’a un tratto hai cambiato idea?!
-Non è un problema nostro se le vecchie nemiche di Sailor Moon e compagnia sono tornate per vendicarsi di loro, che se la sbrighino da sole! E poi, io non mi sporco certo le mani con cinque ragazzine!
-Questo posso capirlo, però hai sentito… Mister Satan…
-Coincidenza, punto. Andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo. Arrivederci.
Vegeta si alzò bruscamente dal tavolo, afferrò la moglie per un braccio e girò i tacchi verso l’uscita del bar; anche Haruka si alzò di scatto, i pugni chiusi e le labbra serrate in una smorfia di rabbia.
-Ma che razza di bastardo! Solo perché le Witches 5 non sono “avversarie degne di lui” non ha il diritto di voltarci le spalle in questo modo!
La guerriera di Urano fece per corrergli dietro, ma venne prontamente bloccata per un braccio da Michiru.
-Mollami, dannazione! Devo dargli almeno un cazzotto!…
-No Haruka, sai che non risolveresti nulla.
-Sì, però… ?!
La bionda si calmò improvvisamente. Negli occhi della compagna, intravide uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
-C’è un sistema decisamente migliore per ottenere in qualche modo il suo aiuto, e al contempo fargliela pagare. Lascia fare a me.

...

Eudial premette l’indice sul grilletto dell’Heart Buster, e il colpo partì.
Disgraziatamente, per lei, un istante prima di ciò qualcosa comparve alle spalle di Naruto e Jiraya, li scavalcò con un balzo e andò ad appiccicarsi sulla sua faccia, facendola sbagliare.
-Non vedo più niente, dannazione! Che accidenti è ‘sta roba?!…!
La strega schifata si levò di dosso l’oggetto non identificato, ritrovandosi per le mani un rospo rosso vestito di blu.
-Gamakichi!- lo chiamò Jiraya. Sia il ninja leggendario che Naruto avevano smesso di darsele di santa ragione, richiamati dall’arrivo del rospo, ed erano ora completamente concentrati su Eudial. La ragazza notò che Naruto si teneva una mano sullo stomaco, come a voler soffocare un dolore: probabilmente, pensò lei, fu in quel punto che l’Heart Buster aveva colpito.
-Se solo l’avessi centrato un po’ più in alto, dannazione! Tutta colpa di questa bestiaccia!…
-Bestiaccia a chi?
-C-c-c-c-che cosa? Il rospo parla?!?!?
-Certo che parlo! Ma bando alle ciance…- Gamakichi si divincolò dalla presa della strega, e saltellò fino ai piedi di Naruto -non è stato per niente bello da parte tua scappare in quel modo dalla locanda e lasciarmi indietro! Chiedi subito scusa!
Il giovane si grattò una guancia, imbarazzato.
-È vero, scusami… tornando a noi, eremita porcello! Posso sapere chi è quella e perché si era chiuso dentro con lei, eh?
-Grrrr! Adesso me lo chiedi! Non potevi farlo prima di assalirmi, eh? Comunque, si da il caso che quella ti stava dando la caccia, anzi per la precisione stava dando la caccia a quello che hai dentro!
-Che cosa? Ma questo… mi sta dicendo che quella lì lavora per l’Akatsuki?
-Io non lavoro… uff, mi sta venendo un gran mal di testa…
Eudial si passò una mano sulla fronte, cercando di riordinare le idee.
“Forse avrei davvero fatto meglio a lasciare questa missione a Mimete. Tra vecchi maniaci, ragazzini irruenti e rane parlanti c’è di che impazzire! Addirittura sto cominciando ad avere le visioni, mi sembra di vedere il cristallo del moccioso… !!!”
Sgranando gli occhi, la strega si rese conto che l’oggetto che galleggiava alle spalle di Naruto, anche se in controluce, era proprio un autentico cristallo del cuore puro. Troppo sorpresa dalle stranezze a cui aveva assistito sinora, Eudial non si diede nemmeno la pena di chiedersi perché il ninja fosse ancora sveglio e cosciente: ciò che contava ora era prendere il cristallo e andarsene.
-Allora?! Rispondi, sei davvero un membro dell’Akatsuki venuto per me?- sbraitò Naruto -parla! Che cosa vuoi davvero?
“Sarà meglio far buon viso a cattivo gioco a questo punto…” -E va bene, se questo ti fa sentire meglio lo confesso! Faccio parte di questa Akatsuki ed ero venuta apposta per catturarti, ma visto che adesso mi trovo in una situazione di svantaggio penso sia meglio che mi ritiri.
Detto ciò, Eudial si rinchiuse nella sua auto e sbattè la portiera. Mentre dava gas al motore, nello specchietto retrovisore vide che Jiraya non aveva alcuna intenzione di lasciarla scappare.
-E lei crede davvero che la lasceremo tornare alla base, così che possa dire agli altri dell’Akatsuki dove ci troviamo? Per chi accidenti ci ha preso? Gamakichi, addosso!
Il rospo e l’eremita spiccarono un balzo, caricandosi con un urlo di battaglia: quando li reputò abbastanza vicini, Eudial premette un bottone e immediatamente si spalancò lo sportello del portabagagli, sul quale i due si schiantarono talmente male da venire sbalzati via con il contraccolpo, addirittura fuori dalla caverna. Senza perdere altro tempo la rossa pigiò sull’acceleratore e fece retromarcia, rischiando volutamente di travolgere Naruto. Il ragazzo rotolò di lato appena in tempo, ma così facendo lasciò alla strega la strada spianata per il cristallo: col portabagagli ancora aperto, infatti, le bastò semplicemente indietreggiare per far entrare nell’auto il prezioso oggetto fermo a mezz’aria.
“Preso!” -È stato un piacere conoscerti, Uzumaki Naruto- fece Eudial, salutando beffarda il ninja ancora a terra -chissà se c’incontreremo ancora. Addio!
-Tu... tu non vai proprio da nessuna parte hai capito?! Fermati!
Da dietro la schiena, Eudial estrasse al volo un oggetto di ferro simile a un oliatore. Ne uscì fuori una colata di un liquido appiccicoso, che si cosparse lungo il pavimento della grotta: come Naruto ci posò i piedi questi vi rimasero saldamente incollati, impedendo al ninja di fare un altro passo.
-Non riesco più a muovermi! E-ehi, aspetta! Torna indietro!
Troppo tardi per Naruto richiamarla: sempre in retromarcia la strega era ormai uscita dalla grotta, e attraversando la foresta stava già sgommando verso il varco dimensionale che l’avrebbe riportata alla base.

...

Haruka sistemò l’ultima delle loro valigie in auto e si sedette al posto di guida, in attesa di Michiru. Questa, all’ingresso dell’hotel, aveva appena consegnato la chiave della loro camera nelle mani di Vegeta e Bulma, e stava ora per congedarsi.
-Sono… sono senza parole, Michiru- farfugliò Bulma, emozionata -insomma, offrirci il resto della vostra vacanza! Non dovevate!
-È il minimo che possiamo fare per farci perdonare del disturbo, non c’è bisogno di ringraziare. Però, se davvero sentite il bisogno di sdebitarvi, ci sarebbe qualcosa che potete fare…
-Ecco, lo sapevo che c’era la fregatura!
-Stia tranquillo, signor Vegeta. Si tratta solo di tenere d’occhio per noi Hotaru e suo padre, nient’altro.
-Hotaru… ah sì, mi ricordo di lei!- esclamò Bulma -anche lei è qui?
-Sì, alloggia nell’albergo di fianco a questo. Sapete, Haruka è convinta che il padre di Hotaru, il dottor Soichi Tomoe, sia il responsabile del ritorno delle Witches 5, e per questo è diventata quasi paranoica. Eccovi una sua foto.
Vegeta prese in mano l’immagine e la guardò, con una smorfia dubbiosa sul volto.
-Questo sarebbe Tomoe? Due cerchi bianchi e una bocca rossa su sfondo nero?
-Eh? Oh scusi, quella è una foto un po’ vecchia! Comunque vi ricordate che faccia ha Hotaru, no? Vi basterà cercare lei.
Vegeta annuì in silenzio. Soddisfatta, Michiru salutò un’ultima volta i due con un inchino e un sorriso e salì in macchina con Haruka, per poi partire.
-Spero tanto tu sappia quello che hai fatto, Michiru- borbottò la bionda, truce -ti rendi conto di aver appena lasciato il destino di Hotaru, LA NOSTRA HOTARU, nelle mani di un folle principe sanguinario?
-E piantala di fare la catastrofica, una buona volta! C’è pur sempre Bulma con lui, di lei ci possiamo fidare. Solo… mi dispiace di aver coinvolto anche lei nello scherzo. D’altronde, era inevitabile…
-Ah già, lo scherzo per fargliela pagare a Vegeta per il suo comportamento. Non mi hai ancora spiegato di cosa si tratta. Avanti, sputa il rospo.
-Mmm… diciamo solo che, oltre alla nostra camera, gli ho lasciato anche qualcos’altro…
Haruka guardò incuriosita la compagna, sperando che le dicesse di più; non ottenendo risposta, la ragazza tornò a concentrarsi sulla strada.
Avevano appena imboccato la superstrada, quando alle loro orecchie -e a quelle di tutti gli abitanti della regione- giunse l’urlo disumano del loro amico saiyan.
-CHE COSAAAAA??? E IO DOVREI PAGARE UNA CIFRA STRATOSFERICA PER UNA TELEFONATA INTERCONTINENTALE A CUI IO STESSO HO RISPOSTO???
Un secondo più tardi, nel cielo le due sailor avvistarono il direttore dell’hotel insieme a un bel po’ di camerieri, con ogni probabilità spediteceli senza tanti complimenti da Vegeta.
-Te l’ho già detto che a volte sai essere spietata, Michiru?
-Quasi sempre, Haruka. Quasi sempre…

...

Naruto si afferrò saldamente una gamba con entrambe le mani, poi l’altra e provò a tirare verso l’alto con tutte le sue forze, ma niente da fare. La colla di Eudial aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
-Gnnnnnnn… ma… perché… non… si… staccano… Uff! E va bene, non mi rimane altra scelta! Kage Bunshin No Jutsu!
Subito accanto a sé si materializzò un clone, col quale praparò in fretta una sfera di chakra azzurro sul palmo della mano.
“O la va, o la spacca.” -RASENGAN!!!
Il ninja schiantò la mano al suolo, e il Rasengan fece il resto: la potenza della tecnica fu tale da sciogliere parte della colla ed aprire una spaccatura nel pavimento della grotta, dalla quale Naruto riuscì a scappare in tempo con un salto ed atterrare incolume appena fuori dalla caverna.
-Libero, finalmente! E adesso…
Uno scricchiolio sinistro preannunciò al biondo l’inizio di un imminente disastro. Voltandosi, Naruto scoprì con orrore che la crepa da lui creata nel pavimento si stava allargando sempre di più, fino ad aprire un vero e proprio cratere: senza più una base, la caverna e tutta la zona circostante presero a tremare sempre più forte, segno che da un momento all’altro sarebbe crollata ogni cosa.
-OH-OH…
Naruto cominciò a correre come un pazzo attraverso la foresta, cercando in tutti i modi di sfuggire alla valanga che lui stesso aveva causato. Durante la fuga, il ragazzo si ritrovò davanti Jiraya e il rospo Gamakichi, ancora KO.
-Eremita porcello! Gamakichi!- senza pensarci due volte, Naruto si caricò entrambi in spalla e continuò a correre, più veloce, sempre più veloce. Fino a che, cessato il terremoto e spentosi il rumore dei massi che rotolano, non si fermò esausto in mezzo a una radura e lasciò cadere a peso morto il rospo e il vecchio, per poi cadere anche lui in ginocchio e abbandonarsi ad un gigantesco sospiro di sollievo.

Con un forte ronzio, il nastro trasportatore ricondusse Eudial e la sua automobile nella rimessa del laboratorio. Nel momento in cui la ragazza scese dal mezzo, da una porta scorrevole sbucarono fuori le sue colleghe Telulu, Mimete e Cyprine, che la raggiunsero di corsa.
-Bentornata, Eudial.
-Grazie Telulu… e Viluy? Perché non è con voi?
-È andata al lavoro. Sai, il suo piano per avvicinare Trunks…- spiegò Mimete, nascondendo a malapena una punta d’invidia -tu piuttosto! Dov’è il cristallo del cuore puro di quel bel biondino? Dimmi che non sei riuscita a prenderlo, così poi posso provarci io!…
-Il cristallo è nel portabagagli. Adesso ve lo mostro.
La rossa fece il giro del mezzo seguita da Telulu e da Cyprine, questa solo dopo aver sussurrato all’orecchio di una depressa Mimete “peccato, sarà per la prossima volta”.
Eudial fece intanto per aprire il portabagagli, quando un’improvvisa sensazione di ribrezzo l’attraversò per tutto il corpo.

-Oh sì, angelo dai capelli rossi! Levati ancora quel camice come solo tu saiAAAAARRRRRRRRGHH!!!
Un getto d’acqua ghiacciata raccolta da Naruto fu sufficiente a risvegliare del tutto il buon vecchio Jiraya, che dal canto suo non ne fu molto contento.
-Aaaaaahhh, Naruto sei il solito guastafeste!- strillò, scrollandosi l’acqua dai capelli -hai interrotto il mio sogno nel punto migliore…
-La smetta di pensare a queste stronzate eremita porcello!!! Da un momento all’altro quella ragazza potrebbe tornare alla base dell’Akatsuki e dire dove siamo! Dobbiamo fermarla!
-…perché non lo fai tu? Volevi riprendere ad allenarti, no? Allora sbrigati ad evocare Gamabunta, così dalla sua testa puoi vedere dove è andata a finire!
-Ga… Gamabunta?
-Consideralo come una sorta di ripasso a quello che ti ho insegnato finora! Avanti, cosa aspetti?
Il ragazzo chinò il capo e si grattò la nuca, imbarazzato.
-Il fatto è che… l’ho già evocato prima… per rintracciarvi… e non è che lui l’abbia presa poi tanto bene… uh?
Sorridendo bonariamente, Jiraya lanciò nelle mani del giovane una pillola tonificante, invitandolo ad ingerirla.
-Stai tranquillo! Gamabunta non è tipo da tenere il broncio per sempre, io lo conosco bene!
-Meno male… e quanto ci vuole perché il broncio gli passi?
-Eeeh… intanto chiamalo, che poi ci pensiamo!
Non molto fiducioso Naruto ingoiò la pillola, che gli restituì tutte le energie perse, e ripetè la procedura per attuare la tecnica del richiamo.
-KUCHIYOSE NO JUTSU!!!
Come prima, la zona intorno a loro venne invasa da una nube di fumo.

-Che ti prende, Eudial?- domandò Telulu.
-Brrr… no no, niente. Piuttosto, diamo un’occhiata al cristallo di Uzumaki Naruto.
Eudial premette un pulsante sotto al portabagagli, e lo sportello di questo si aprì con uno scatto. Non appena lo fece, lei e le tre colleghe si videro investite da una spaventosa sferzata di energia e vennero sbalzate con violenza all’indietro, finendo per sbattere con la schiena contro la parete.

-E QUESTO COS’È?!?
Quando il fumo si fu dissolto, Naruto e Jiraya non si ritrovarono davanti il rospo gigante da loro atteso, bensì uno più piccolo, delle dimensioni di Gamakichi ma giallo e con l’aria idiota.
-Ciaooo a tuuutti!… oh, fratello, ci sei anche tu! Che bello!
-Gamatatsu, che ci fai qua?- lo chiamò Gamakichi, raggiungendolo con due balzi -papà ti ha inviato qui al suo posto?
-Chi? Papà? Nooo, sono venuto da solo! Tutto da solo!
I due rospi fratelli iniziarono a chiacchierare allegramente fra loro. Un po’ meno allegro era Jiraya, che urlò in faccia al suo allievo come un indemoniato.
-Insomma, Naruto! Non è il momento di scherzare!
-Io non sto scherzando affatto!
-Non ci credo! Prova di nuovo!
-E va bene! Kuchiyose No Jutsu!
Questa volta non apparì nemmeno un rospo o una rana, solo un grosso girino.
-Non è possibile! Kuchiyose No Jutsu! Kuchiyose No Jutsu! KUCHIYOSE NO JUTSU!!!

Una ad una le quattro streghe si rimisero in piedi, e alzando a fatica lo sguardo scoprirono cosa le aveva colpite.

Nonostante tutti gli sforzi compiuti, alla fine Naruto e Jiraya si ritrovarono circondati da una miriade di girini. Di Gamabunta, nemmeno l’ombra. La rabbia di Jiraya nei confronti del suo allievo si tramutò ben presto in preoccupazione, quando vide che questi si accasciò a terra, con il fiatone.
-Naruto, figliolo! Cosa… cosa ti sta succedendo?
-Non… lo so… non mi era mai successo prima… è come… se avessi perso… il mio secondo chakra…

Il cristallo del cuore puro catturato da Eudial, completamente diverso da quelli che avevano visto finora: di un colore rosso incandescente, come il magma di un vulcano.

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Capitolo 13
*** Un Brutto Risveglio ***


Un Brutto Risveglio

Gamabunta inspirò un’altra boccata di fumo, decisamente seccato, per poi soffiarla tutta addosso a Jiraya.
-Coff… coff… quindi stai dicendo che non stavi ignorando deliberatamente Naruto, quando ha cercato di evocarti di nuovo?- chiese il ninja, tra un colpo di tosse e l’altro.
-Proprio così. Io non ignoro la gente per ripicca, non sono mica permaloso!
-Beh, insomma…
-HAI DETTO QUALCOSA?
-No no, nulla! Eh eh eh… coff…
Una nuova boccata di fumo in faccia al suo “padrone”, e il gigantesco rospo svanì nel nulla, lasciando Jiraya a riflettere.
“E così, l’improvviso calo di forze di Naruto non è da imputare al pessimo carattere di Gamabunta” pensò, mentre ripercorreva a ritroso il percorso verso la locanda “ma allora, cosa può essere successo? Di sicuro, c’entra qualcosa quella misteriosa ragazza dai capelli rossi. Ha detto di far parte dell’Akatsuki, ma dal modo sbrigativo in cui l’ha detto sembrava più una scusa fatta tanto per assecondarci e lasciarla andare via. Quindi chi è? Per chi lavora? Aaah, se solo fossi riuscito a trattenerla!…”
Jiraya raggiunse la locanda, dove ad attenderlo proprio fuori dalla porta trovò i rospi Gamakichi e Gamatatsu.
-Come sta papà?- chiesero entrambi.
-Come al solito. Naruto?
-Si è addormentato come un ghiro. Eh sì, l’esperienza di oggi l’ha spompato per bene- rispose Gamakichi, scuotendo la testa. I tre entrarono e salirono in camera: come la creatura aveva detto, Naruto si trovava sdraiato a pancia in su sul letto, talmente sfinito da non avere nemmeno la forza di russare. Il ninja leggendario notò che il ragazzo si teneva una mano sullo stomaco, e quel particolare gli fece salire in mente una prospettiva ben poco rassicurante.
“Che abbia… no, non può essere! Per sigillare lo spirito della volpe nel corpo di Naruto ci sono volute delle ore, è impossibile che quella ragazza sia riuscita ad estrarlo in pochi secondi! È assurdo!…”
-A cosa sta pensando?- lo richiamò Gamatatsu, tirandolo per i vestiti -si è addormentato anche lei?
-No, non mi sono addormentato anche io! Per favore, renditi utile e portami una pergamena e una penna!
Gamatatsu fece come ordinato. Sulla pergamena Jiraya scrisse in fretta e furia un messaggio, quindi l’arrotolò e la affidò al rospo giallo, legandogliela sul dorso.
-Ecco fatto. Va’ e portargleilo. Mi raccomando, è un compito della massima importanza, non devi fallire!
-Che beeello! Un compito della massima importanza! Sono così conteeento! Non vi deluderò!
Detto ciò, la svampita creatura sparì in una nuvoletta di fumo.
-Pensi davvero che spedire un messaggio sia un compito della massima importanza?- chiese Gamakichi all’eremita.
-L’importante è che lo pensi lui. E poi fa bene alla sua autostima.
-Sarà… a proposito, a chi avresti inviato la pergamena?

...

Le mani in tasca, prendendo distrattamente a calci una lattina, il giovane Goten stava camminando lungo le strade del suo paese natale, senza una meta ben precisa. La sua idea iniziale era quella di fare quattro passi per prendere una sana boccata d’aria e riordinare le idee, dopo la brutta serata che aveva affrontato il giorno prima. Guardandosi intorno, però, il ragazzo iniziò a credere di non aver fatto la scelta migliore. Nonostante splendesse il sole quella mattina, in ogni angolo della cittadina si percepiva un’atmosfera fredda, triste, quasi deprimente, e Goten non fece molta fatica a capire il perché.
La notizia dell’improvviso malore di Mister Satan aveva fatto cadere nello sconforto milioni di persone in tutto il mondo: persone che credevano in lui, a cui volevano bene, e che grazie a lui avevano imparato ad affrontare la vita a testa alta certi che il loro eroe, il campione dei campioni, li avrebbe sempre difesi da qualsiasi minaccia. Persone che ora, senza di lui, si sentivano abbandonate a loro stesse. Goten ebbe l’impressione -e si vergognava un poco a pensarlo- di trovarsi circondato da degli zombie, tanto erano vuote e prive di emozioni le facce degli abitanti del paese.
Non che l’umore del saiyan fosse migliore, d’altra parte. Nella sua testa, si vedeva continuamente passar davanti le immagini e le sensazioni di quella notte: di quando era arrivato davanti alla casa di Gohan e Videl e aveva raccontato loro, con molta fatica, quello che era accaduto alla loro Pan; della disperazione di Videl mentre usciva di corsa dalla casa per vedere con i suoi occhi la figlia all’ospedale; della notte insonne che aveva trascorso sdraiato sul divano di casa loro solo per tener compagnia a Gohan e dargli sostegno; dell’abbraccio col quale il fratello maggiore l’aveva poi ringraziato per essere rimasto, e del sorriso amaro che gli aveva rivolto, quella mattina, prima di salutarlo.
Completamente assorto dai suoi pensieri, Goten non diede molto peso alle cartacce e alle pozzanghere che calpestava lungo il marciapiede; finchè un piede non gli rimase invischiato in un foglio di giornale portato dal vento, riportandolo al presente.
“Aah, è possibile essere così incivili da abbandonare i rifiuti in questo modo? Bah… !!!”
Liberando il piede, Goten vide quasi subito la foto in bianco e nero del suo amico Trunks sul giornale, di fianco a un articolo che il ragazzo avrebbe fatto volentieri a meno di scoprire.
“IL COLPEVOLE SI È GIÀ TRADITO? Molte incongruenze nelle dichiarazioni di Trunks Brief, rilasciate alla polizia in merito al ritrovamento della nipote di Mister Satan e di un innocente uomo delle pulizie ritrovati entrambi privi di conoscenza nei suoi laboratori, fanno credere che ci sia proprio il presidente della Capsule Corporation dietro al misterioso coma in cui è caduto il nostro amato campione dei campioni. Secondo la nostra reporter, infatti…”
Il saiyan accartocciò il foglio, rifiutandosi di leggere oltre.
Sapeva che quelle parole erano solo un mucchio di stronzate. Ne era certo. E non poteva permettere che il suo migliore amico venisse screditato agli occhi di tutti per colpa di qualche stupido giornalista.
Lì per lì, Goten fu fortemente tentato di andare a cercarli e fargliela pagare, dal primo all’ultimo, per quello che avevano scritto. Riuscì però a trattenersi, e decise che la cosa migliore da fare era parlarne direttamente con Trunks. Nessuno meglio di lui, in quel momento, poteva dirgli come conportarsi.

Viluy si concesse un lungo sbadiglio, prima di tornare a concentrarsi sul suo lavoro al computer. Anche se si trovava perfettamente a suo agio nel recitare il ruolo della segretaria, la strega non vedeva l’ora di mettere le mani sui cristalli di Trunks, Goten e Ub e portare a termine la missione. Si trattava solo di essere pazienti ed aspettare il momento giusto: non poteva rischiare ancora di farsi scoprire, come stava quasi per succedere con Pan.
La ragazza trattenne a fatica uno sbuffo infastidito, quando sentì un rumore di passi arrivare lungo il corridoio. Se c’era una mansione che detestava più di tutte, era quella di intrattenere relazioni coi vari clienti, dipendenti o soci che puntualmente venivano per chiedere appuntamento.
-Ehm… salve…
-Il presidente è molto impegnato- rispose Viluy, seccata -e ha lasciato detto che per oggi non riceve nessunTU!?!
Con orrore, Viluy si ritrovò dall’altra parte della scrivania la collega Mimete.
-Ciao Viluy! Come va il lavoroUURGH!.
Non fece in tempo a finire che la collega l’aveva già afferrata per il colletto dell’impermeabile e strattonata verso di sé, di modo da poterla fissare negli occhi.
-Cosa. Ci fai. Qui?- sussurrò a denti stretti, stringendo di più la presa e rischiando di soffocarla.
-Eh beh, c’è stato un po’ di casino in laboratorio, così me la sono filata… sai, per via di un cristallo…
-Un cristallo? Spiegati meglio, Mimete!
-Ma sì, quello che ha portato Eudial stamattina, tu non c’eri quand’è arrivata… fattostà che non appena ha aperto il portabagagli della sua auto BOOM!, il cristallo ha cominciato a sparare fiamme dappertutto e sembrava addirittura volesse difendersi da solo! Pensa che Eudial ha dovuto usare il Fire Buster II per tenerlo a bada!
-Capisco… a chi apparteneva quel cristallo?
-Oh, un bel biondino con gli occhi azzurri (di cui non ho ancora visto la foto…) se non sbaglio il suo nome era Uzumaki Naruto, o qualcosa del genere. Posso respirare adesso?
-Oh sì, scusa- Viluy mollò finalmente la presa e tornò a sedersi -tutto ciò è molto interessante, ma ancora non spiega perché ti trovi qui.
A quella domanda, la strega più giovane abbassò lo sguardo e prese a giocherellare con le dita, visibilmente in imbarazzo.
-Ecco… stavo uscendo dal laboratorio e mi sono detta “Ehi, potrei andare a trovare Viluy! Le farò compagnia mentre lavora, e nel frattempo avrò l’occasione di incontrare di persona Trunks Brief e…”
-Scordatelo. Hai già combinato abbastanza disastri a casa di Satan, preferirei che non ti facessi riconoscere anche qui. E adesso per favore… uh?
Sul monitor del computer di Viluy si era aperta l’immagine tridimensionale dell’edificio, dove era evidenziato un puntino lampeggiante in movimento.
-Cos’è?- chiese Mimete.
-Un piccolo programma che ho installato nel sistema, mi avverte nel caso uno dei miei obiettivi è in avvicinamento. Trunks è nel suo ufficio, quindi deve trattarsi o di Goten o di Ub.
-Dici sul serio? Uno di quei due fusti sta venendo qui? Sono così emozionata! Non vedo l’ora di conoscerloEHI MA CHE MODI!!!
Senza tanti complimenti la strega dagli occhi color ghiaccio spinse la scomoda collega nel ripostiglio più vicino e le sbattè la porta in faccia. La ragazza fece poi in tempo a rituffarsi alla sua postazione, che dal fondo del corridoio vide sopraggiungere un Goten dall’aria decisamente molto strana.
-Oh buongiorno, Son Goten. Al momento Trunks non riceve nessuno, se vuoi vederlo devi aspettare oggi…
Senza nemmeno rispondere, il ragazzo andò dritto alla porta dell’ufficio dell’amico ed entrò, sotto gli occhi di una Viluy insolitamente sorpresa.

-Trunks! Finalmente… c’è una cosa che devi… ma?…
Goten si fermò di colpo, spiazzato, mentre alle sue spalle la porta si richiudeva da sola con un cigolio. Quello che si ritrovò davanti non era il solito Trunks che conosceva: giacca e cravatta, occhiali da lettura sul naso e capelli ingellati, intento a compilare e firmare una serie di documenti, mentre teneva d’occhio il monitor del suo computer personale e al contempo si intratteneva al telefono, tenendo la cornetta fra la spalla e la testa. Quando si accorse dell’amico, però, il figlio di Vegeta cessò all’istante tutto quello che stava facendo.
-Può attendere in linea, per favore? La ringrazio… uff… Ehi, Goten! Cosa è successo? Calmati!
Non sapendo quali parole usare, il saiyan più giovane preferì mostrargli direttamente il foglio di giornale che aveva trovato per strada.
-Ah, è questo…- si limitò a commentare Trunks, tutt’altro che stupito.
-Lo sai già?
-È la prima cosa che ho sentito stamattina, scendendo dal letto. Proprio un bel risveglio è stato… ah, siediti pure. Ti offro un caffè?
-No, ti ringrazio. Va bene così.
Goten andò a mettersi con la schiena contro una parete e infilò le mani in tasca, mentre l’amico si serviva per sé un bicchierino di caffè da una macchinetta; aspettò che finisse di bere, prima di riprendere a parlare.
-Come è potuto accadere? Insomma, perché quei bastardi ti hanno preso di mira?
-… un po’, me la sono andata a cercare. Ti ricordi, ieri sera? Poco dopo che tu sei andato via, insieme ai giornalisti è arrivato anche un ispettore di polizia. Sai, per sapere qualcosa sull’uomo trovato privo di sensi insieme a Pan. E… con lui non ce l’ho proprio fatta a mentire…
-…così sei stato costretto a parlare di fronte a tutti- concluse per lui Goten -non capisco però come possano dire che ci sei tu dietro a questa storia. Non hanno nessuna prova!
-Beh, una forse ce l’hanno. Ti ricordi la videocassetta che ho rotto per sbaglio, mentre stavo andando da Pan?
-Quella con le immagini della villa di Mister Satan? Sì, me ne avevi parlato…
-Ecco, probabilmente pensano che l’abbia distrutta apposta per cancellare una prova che mi incolpasse. Assurdo, vero? Comunque, c’è una cosa che sono riuscito a nascondere.
Da un cassetto della scrivania, Trunks tirò fuori quello che sembrava un nastro aggrovigliato, che l’altro saiyan riconobbe immediatamente
-La cassetta ce l’ho ancora io. Se gliel’avessi consegnata, probabilmente l’avrebbero gettata in qualche cassaforte e non l’avrebbero mai più guardata. Appena avrò un po’ di tempo libero, cercherò di ripararla.
Goten annuì in silenzio.
-Wow… ehi, un momento! Spiegami perché non lo fai subito! E cos’è questa storia che di colpo ti sei messo a lavorare seriamente? Parla!
Trunks chinò il capo e si grattò la nuca, come se si fosse aspettato già da tempo di sentire quella domanda.
-Ecco… siccome quell’articolo rischia di rovinarmi la reputazione… almeno fino a quando non troveremo il vero colpevole… ho pensato che se inizio a prendere sul serio il lavoro e a comportarmi come un vero presidente di una compagnia, magari i giornalisti la smetteranno di perseguitarmi… Che ne dici Goten, potrebbe funzionare… Goten?!
Per la prima volta, da quando quella giornata era iniziata, il figlio di Goku si lasciò scappare un sorriso seguito da una risata allegra.
-Ci trovi qualcosa di divertente?- disse Trunks, dandogli un amichevole pugno sulla spalla.
-Ahio! No, è che per un momento ho pensato che tu ti fossi trasformato per davvero in un presidente modello! Quasi mi sono spaventato, appena ti ho visto conciato in quel modo! Se hai così paura di quei deficienti lascia fare a me: una buona dose di calci nel sedere, e vedrai che non ti daranno più fastidio!
-Naaa, lascia perdere. Sono certo che prima o poi la smetteranno da soli. Comunque… grazie, per essere venuto.
-Ma figurati! Sai che puoi sempre contare su di me se hai qualche problema! E poi, anche per me è stato un piacere! Beh, ci vediamo. Stammi bene, e mi raccomando non affaticarti troppo!
-Parli tu che non fai mai niente tutto il giorno! Ciao!
I due si salutarono. Rinfrancato, Trunks tornò sospirando al suo lavoro. Stava per riprendere in mano la cornetta, quando un dubbio lo assalì.
“Aspetta un secondo… Goten poteva benissimo volare fin qui e passare per la finestra, e invece è sia entrato che uscito dalla porta. Tsk, e poi sono io quello che fa i giri assurdi solo buttare un occhio su Viluy…”

Viluy levò l’orecchio dalla porta dell’ufficio di Trunks e tornò a sedersi, appena prima che Goten uscisse dalla stanza. Il ragazzo le appariva ora decisamente più sereno e rilassato, rispetto a quando era arrivato qualche minuto prima.
-C’è qualche problema, Son Goten?
-Eh? No no, è tutto a posto!- rispose lui, con un sorriso a trentadue denti -ah, scusami per prima! Non volevo sembrare scortese, ero solo soprappensiero!
-Oh… nessun problema, non devi preoccuparti…
-… beh, devo andare ora. Ciaooo!
Salutandola con una mano, il saiyan se ne andò di corsa lungo il corridoio, non prima di aver gettato nel più vicino cestino dei rifiuti un foglio di giornale accartocciato. La cosa non passò inosservata agli occhi della strega la quale, accertatasi che nessuno la stesse guardando, si precipitò a raccogliere il foglio e lo stese sul piano della scrivania, per leggerlo.
-Mmmm… allora è di questo che stavano parlando. Interessante. Molto interessante. Credo proprio di aver appena ideato il piano perfetto per catturare il cristallo del cuore puro di Goten. Ci vorrà del tempo, ma ne varrà sicuramente la pena. Eh eh eh eh eh…
-Eh eh eh eh eh…
-Eh eh eh eh eh…
-Eh eh eh eh eh…
-Eh eh eh eh ehMIMETE SEI ANCORA QUA?!?!?

...

Gamatatsu si ritrovò in una stanza piuttosto grande, occupata per un lato da una lunga finestra da cui si poteva ammirare lo splendido panorama di un villaggio.
Al centro vi era una grande scrivania, occupata da una quantità indefinita di documenti, e da una persona, una donna bionda molto formosa, che ci stava letteralmente dormendo sopra. Con un balzo Gamatatsu atterrò proprio diavanti al naso della signora, prese un bel respiro e…
-Buongiooooorno!
La bolla di saliva che colava dal naso della donna scoppiò all’improvviso, svegliandola di soprassalto.
-Eh? Chi? Cosa?
-Buongioooorno!- ripetè ancora la rana. Finalmente sveglia del tutto, la donna abbassò lo sguardo sull’animale e sulla pergamena che portava appresso, e immediatamente capì.
-Ma porca… si può sapere cosa è successo stavolta?
Imprecando dentro di sé, Tsunade prese il rotolo di pergamena, senza nemmeno degnarsi di ringraziare il messaggero che gliel’aveva portata, e fece scorrere velocemente gli occhi sul messaggio.
“Cara dolce Tsunade bla bla bla… so che non ci sentiamo da un bel po’ bla bla bla… Naruto ed io siamo stati attaccati da una gran bella bla bla con uno strano veicolo bla bla… non sembrava pericolosa ma dopo la sua visita Naruto sembra aver perso tutte le forze bla bla bla… lui stesso dice di non sentire più in lui il suo secondo chakra, che come ben sai è il chakra del demone volpe bla bla bla… ho urgente bisogno di un tuo consulto, se puoi venire raggiungici al villaggio bla… bla bla bla… bla bla bla… baci, Jiraya.” -Eh no, adesso basta! Non posso abbandonare Konoha ogni volta solo per aiutare quel vecchio porcello a tirarsi fuori dai guai! SHIZUNEEEEEEEEEEEEEEEE!!!
Pochi secondi più tardi arrivò tutta trafelata la sua giovane assistente, seguita dalla fedele maialina Tonton.
-Mi ha chiamato, signorina Tsunade?
-No, guarda… ma certo che ti ho chiamato, che domande fai?!? Ad ogni modo vammi a cercare il primo team disponibile che trovi e portamelo qui, ho una missione per loro!

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Capitolo 14
*** Mimete Di Nuovo All'Attacco ***


Mimete Di Nuovo All’Attacco

Rinchiuso all’interno di una barriera elettromagnetica generata da due griglie poste sul pavimento e sul soffitto, al centro di una camera situata nel laboratorio delle Witches 5, giaceva il cristallo del cuore puro estratto dal corpo di Naruto Uzumaki. Eudial, con il Fire Buster II in spalla, entrò nella stanza e si avvicinò alla barriera, fermandosi a pochi metri da essa: la strega imbracciò l’arma e nel contempo si girò verso la collega Cyprine, che la stava osservando dall’altra parte di una parete trasparente, e le rivolse un cenno d’intesa. La strega dai capelli blu annuì, per poi girarsi ed abbassare la leva di un macchinario. La barriera elettromagnetica si spense: nello stesso istante, Eudial azionò il Fire Buster II e sparò un getto di fuoco addosso al cristallo, scatenandone la veemente reazione e dando vita ad una prova di resistenza. Da fuori, Cyprine osservava attentamente lo scontro, buttando un’occhio ogni tanto all’enorme impianto elettronico alla sua destra. Nel momento in cui questo emise un sonoro BIP, la ragazza corse immediatamente a sollevare la leva, riattivando così la barriera e confinando di nuovo l’energia del cristallo al suo interno; poco dopo, Eudial uscì dalla stanza e raggiunse la collega, mentre asciugandosi il sudore dalla fronte appoggiava il Fire Buster II su uno sgabello.
-Allora?- domandò la rossa.
-Un secondo solo. Oh ecco, sono pronti i dati.
Da una fessura del macchinario uscì un’enorme foglio di carta con disegnata sopra una linea spezzettata, segnata in alcuni punti da dei numeri scritti in rosso. Le due streghe staccarono il foglio dalla macchina e lo srotolarono su un tavolo, per poi cominciare a studiarlo con attenzione.
-Da un’occhiata qui, Cyprine. Questo picco d’energia raggiunto dalla reazione del cristallo è notevolmente alto, ma anche gli altri non sono da meno.
-Vedo, vedo. Quel ragazzino, Naruto, doveva essere davvero forte per custodire un potere del genere. Dico bene?
-Beh, in quanto a forza non ha dimostrato molto, ma come resistenza mi ha davvero stupita. Quasi non ha battuto ciglio quando l’ho colpito con l’Heart Buster, e addirittura nel momento in cui sono scappata con il suo cristallo lui era ancora sveglio e cosciente. Ad ogni modo, Naruto non c’interessa più. Quel che conta adesso è che abbiamo per le mani un potere inimmaginabile, dobbiamo solo trovare un modo per sfruttarlo a nostro vantaggio. Forza Cyprine, continuiamo con gli esperimenti.
-Sei… sei proprio sicura?- chiese l’altra ragazza, alzando stupita gli occhi dal foglio- non potremmo tornare di là e fare un attimo di pausa? Lo dico per te, hai già speso un bel po’ di energie e magari vuoi riposarti… E poi stavo pensando anche a Mimete, sai, nel caso rientra e non trova nessuno, visto che anche Telulu è uscita…
-Non sono stanca, non preoccuparti. Per quanto riguarda Mimete ci avevo già pensato: le ho lasciato un appunto sul monitor del computer, sicuramente lo troverà.

“PER MIMETE:
Telulu è uscità per una missione, e Cyprine ed io stiamo analizzando il cristallo di Uzumaki Naruto; più o meno dovremmo rientrare nel pomeriggio. Eudial
PS.: tanto perché non ti vengano le tue solite paranoie, sappi che l’obiettivo scelto da Telulu è una ragazza, si chiama…”

Senza nemmeno finire di leggerlo per l’ira Mimete si mangiò il foglio intero, sputandolo subito dopo nel cestino. La strega prese quindi a camminare avanti e indietro per la sala, schiumante di rabbia.
-E così io dovrei starmene chiusa qui tutto il giorno mentre le arpie si fanno i loro porci comodi? Ma neanche per sogno! Aaaah, questa me la pagano, eccome se me la pagano! Vediamo, come potrei fare per vendicarmi…
Lo sguardo le cadde in quel momento sul computer, e questo le fece accendere in testa un’idea a suo dire geniale.
-Ma certo! Perché vendicarmi di loro, quando ho l’occasione unica di riscattare ME?
Mimete si accomodò sulla poltroncina girevole e accese l’apparecchio, sfregandosi le mani per l’eccitazione.
-Le megere pensano che da sola non sia capace di portare a termine una missione? Bene, oggi saranno costrette a ricredersi! Già m’immagino le loro facce stupite quando mi vedranno tornare alla base con uno sfavillante cristallo del cuore puro tra le mani!… Dunque, come deve essere il mio obiettivo? Beh, maschio, forzuto, coraggioso, BELLO… e per evitare di ritrovarmi ancora faccia a faccia con un vecchio catorcio come Satan, l’obiettivo dev’essere giovane!… Anzi meglio, deve sprizzare giovinezza da tutti i pori! Sì, direi che può andare!
Mimete premette il tasto d’invio, e impaziente si alzò dalla sedia e si portò di fronte alla stampante: dopo qualche secondo, questa emise un ronzio e poco per volta iniziò a sputar fuori una fotografia.
Era quasi arrivata a metà dell’operazione, quando, con un rumore secco, si fermò.
-Cosa?!? No ti prego, non dirmi che ti sei inceppata proprio adesso!- la strega provò a rimettere in moto la macchina con delle manate, poi con dei calci, ma niente da fare -e va bene! A mali estremi…
Dopo essersi rimboccata le maniche Mimete afferrò saldamente l’estremità della foto e tirò dalla sua parte, addirittura mettendo un piede sulla stampante per far maggiore leva.
-Ancora… un piccolo… sforzo… AAAAAAAAHH!!!
La povera Mimete finì catapultata all’indietro, trascinandosi dietro la stampante intera, ed entrambe caddero rovinosamente al suolo. Risultato: la strega era riuscita a distruggere un costoso apparecchio del laboratorio, ottenendone in cambio solo una foto strappata.
-Oh no, che guaio… Il nome di questo tipo era scritto nella metà inferiore, ora non posso sapere come si chiama! Beh non fa niente, sarò benissimo in grado di riconoscerlo anche con solo mezza foto! In marcia!
Come se nulla fosse accaduto, la strega indossò il suo solito travestimento e si avviò per il varco dimensionale.

...

Quattro persone, per la precisione un uomo, due ragazzi e una ragazza, zaino in spalla stavano attraversando il fitto di un’immensa foresta, saltando da un ramo all’altro degli alberi a velocità impressionante. Il quartetto si muoveva a passo spedito, apparentemente senza mostrare alcun segno di stanchezza: in realtà, nonostante la corsa incessante solo due di loro erano ancora nel pieno delle energie, e precedevano di parecchi metri i restanti componenti del gruppo.
-Ehi, voi due!- gridò l’unica ragazza, rivolta a quelli che stavano davanti -potremmo fermarci anche solo un attimo per riposare? È da quando siamo partiti che non facciamo una sosta!
-Ci fermeremo quando saremo arrivati, Tenten!- le rispose il più grande dei quattro, voltandosi e rivolgendole un sorriso smagliante -coraggio, non manca molto! Solo un altro paio d’ore di corsa!
-Giusto, Gai-sensei!- gli fece eco il giovane al suo fianco -questa missione ci è stata affidata dal quinto Hokage in persona, non possiamo lasciare che la stanchezza ci impedisca di portarla a termine!
-Bravo Lee, questo è lo spirito giusto! Neji, Tenten, ricordatevi da chi stiamo andando! Non siete emozionati al pensiero di rivedere il nostro vecchio amico Naruto?
-Io sì, Gai-sensei! Tantissimo! Non vedo l’ora di sapere quanto è migliorato! E, anche, di fargli sapere dei miei miglioramenti…
Rock Lee si sistemò meglio il giubbotto verde che indossava, provando un indescrivibile moto d’orgoglio. Quel giubbotto simboleggiava la sua promozione dal grado di genin a quello di chunin, avvenuta proprio qualche giorno prima di partire per quella missione. Gli occhi del ragazzo ancora brillavano al solo pensarci: quella promozione rappresentava ciò per cui aveva sempre vissuto, il desiderio di farsi valere come ninja a tutti gli effetti nonostante non fosse in grado di usare le arti magiche e illusorie, e la voglia di dimostrare a tutti che grazie al duro lavoro, il costante impegno e la forte determinazione qualsiasi obiettivo poteva essere raggiunto.
-Cosa ti ho sempre insegnato, Lee?- lo ammonì il maestro Gai svegliandolo dalle sue riflessioni -mai montarsi la testa! Hai raggiunto un traguardo importante diventando chunin, ma ciò non è sufficiente per ottenere l’ammirazione e il rispetto delle persone a te care. Se ci tieni veramente, allora devi dimostrare di esserne meritevole, continuando a fare quello che hai sempre fatto con forza, impegno e determinazione sempre maggiori! Non dimenticarlo mai, Lee!
-Lo terrò sempre a mente, Gai-sensei! Glielo Prometto!
Solo il fatto che stessero ancora correndo impedì a Gai Maito e al suo allievo prediletto di stringersi in un abbraccio commosso. Alle loro spalle Tenten chinò il capo e sospirò, rassegnata.
-Sigh… perché mai mi è venuto in mente di chiedergli di fermarsi…
-Lascia perdere, Tenten. Ormai dovresti sapere come sono fatti quei due.
La kunoichi si girò verso il ragazzo al suo fianco, ammirandone subito l’infinita pazienza.
-Lo so, Neji, lo so… parlando di cose più serie, tu sai perché Tsunade ci ha inviati a fare una visita a Naruto e Jiraya?
-Più o meno. Da quello che ho capito, sembra che il quinto hokage abbia ricevuto un messaggio da parte di Jiraya, dove questi la pregava di venire a controllare le condizioni di Naruto. Pare che a seguito di un incontro avvenuto con una ragazza sconosciuta, Naruto abbia perso gran parte delle sue forze…
-…ma siccome Tsunade, in quanto Hokage, non può lasciare il villaggio, ha scelto noi per andare da Naruto e farle poi rapporto su quello che vedremo- concluse Tenten per lui -grazie Neji, ora mi è tutto chiaro!
-Di… di niente “a dire il vero, se siamo stati scelti è solo perché Gai-sensei è stata la prima persona che Shizune ha visto uscendo dal palazzo, ma credo sia meglio non specificare su questo punto…”
I quattro ninja proseguirono il loro cammino per alcuni minuti. Erano quasi vicini al punto di ritrovo che Jiraya aveva segnalato nel suo messaggio per Tsunade, quando per tutta la foresta riecheggiò il disperato grido d’aiuto di una ragazza, che obbligò il team Gai a fermarsi immediatamente.
-Pare proprio che qualcuno sia in pericolo. Neji, puoi dirci dove si trova la persona che ha gridato?
-Subito, Gai-sensei. Vedo una persona, si trova a circa mezzo chilometro da qui, in quella direzione- rispose il ninja prontamente, indicando con un braccio -sembra che stia scappando da qualcosa.
-Mmm… Lee, Neji! Vi affido l’incarico di portare la missione a termine! Io e Tenten andiamo a vedere cosa sta succedendo qui, appena possibile vi raggiungeremo!
-D’accordo, Gai-sensei! Sbrighiamoci Neji, dobbiamo recuperare il tempo perduto!
-Di che tempo perduto stai… Ehi, aspetta!
Non fece in tempo a girarsi verso il compagno, che questi in preda ad un incontrollabile entusiasmo si era già rimesso a correre tra i rami degli alberi; sbuffando e scuotendo la testa, Neji partì al suo inseguimento.

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUUUUUUUUUUUUUUUUUUUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Tutto si sarebbe aspettata Mimete, meno che di ritrovarsi nel bel mezzo di una buia foresta abitata da bestie selvagge. Tra queste, c’era lo spaventoso cinghiale da cui ora la strega stava scappando a gambe levate.
-Prima le sailor al completo, poi un ciccione rosa tutto scemo, e adesso questo! Da cosa mi toccherà scappare la prossima volta?!?!… oh-oh. SE ci sarà una prossima volta…
Mimete fu costretta a interrompere la sua fuga, quando uscendo dalla macchia d’alberi si ritrovò ad un passo dall’orlo di una scarpata. Alle sue spalle, i grugniti del cinghiale si facevano sempre più vicini e minacciosi.
“È questa, la fine che merito? Sbranata da un cinghiale assetato di sangue, in un luogo dimenticato dal mondo, senza che nessuno lo venga mai a sapere? Sigh… Addio, mondo crudel…” -Ma che cazzo sto dicendo?! Io sono una strega!
In un lampo Mimete si levò il travestimento, richiamò dal nulla il suo scettro e lo puntò addosso all’animale.
-CHARM BUSTER!!!
Il raggio nero colpì in pieno la creatura, che cadde addormentata ai suoi piedi.
-Bene, adesso…
-DYNAMIC ENTRY!!!
Di fronte agli occhi allibiti della ragazza dalla foresta saltò fuori uno strambo signore vestito di verde, che con un poderoso calcio prese in pieno il povero cinghiale già KO e lo spedì in orbita.
-Là! Stia tranquilla signorina, quella bestiaccia non le darà più alcun fastidio!- e così dicendo l’uomo le rivolse un sorriso luccicante e un bel pollice alto. A Mimete spuntò una grossa goccia di sudore dietro la testa.
-Gra… grazie, signor…
-Gai Maito, meglio conosciuto come la Bestia Verde di Konoha! Al suo servizio!
-Al… mio… “beh, approfittiamone…” Senta… Gai… mi trovo qui perchè sono alla ricerca di una persona, magari lei sa dove posso trovarla… aspetti…
La strega si frugò tra le pieghe del suo costume e ne tirò fuori la fotografia strappata. Stava per mostrarla anche al ninja, quando, proprio guardando la foto, la ragazza si sentì completamente mozzare il fiato.

Neji e Rock Lee giunsero alla fine al luogo che Jiraya aveva segnalato nel suo messaggio, una piccola locanda situata appena fuori dalla foresta, ai margini di una strada sterrata. I due ragazzi localizzarono quasi subito il ninja leggendario, seduto sul tetto dell’edificio e impegnato a scrutare l’orizzonte con un binocolo, probabilmente nella speranza di veder arrivare Tsunade da un momento all’altro.
-Uh? Ma quei due laggiù… se non sbaglio sono gli allievi di Maito Gai…- non appena li vide, l’uomo saltò subito giù dal tetto e atterrò di fronte a loro -ragazzi! Cosa ci fate da queste parti? Siete in missione?
-Esatto- rispose Rock Lee, chinando il capo in segno di rispetto -siamo stati inviati qui dal quinto Hokage, per controllare come sta Naruto. Ci ha riferito che si tratta di una missione della massima importanza!
-Ah… capisco… “così, Tsunade ha ben pensato di passare ad altri la mia richiesta di aiuto e rimanersene a casa. Dovevo aspettarmelo, da una leggendaria babbea quale è lei! Bell’amica che mi ritrovo…” riflettè Jiraya, grattandosi una guancia imbarazzato “però, a ben pensarci anche questi due possono essermi d’aiuto per capire cosa è successo a Naruto, soprattutto lo Hyuga…” -beh… Naruto è dentro la locanda, nella stanza che abbiamo affittato, sta ancora dormendo. Seguitemi, vi faccio strada.

Il pezzo di foto che Mimete aveva in mano mostrava della sua vittima solo una parte della testa. Per la precisione, i capelli, neri e pettinati a scodella, e un paio di folte, foltissime sopracciglia. Gli stessi capelli e le stesse sopracciglia del ninja che si trovava di fronte.
“Questo… questo coso… sarebbe… no… perché…”
-Signorina? Signorina, si sente bene? Per l’amor del cielo, dica qualcosa!
Gai afferrò saldamente le spalle di Mimete e cominciò a scuoterla con forza, urlandole in faccia con quanto fiato aveva in corpo, ma la strega sembrava come paralizzata. In quel momento, i due vennero raggiunti da Tenten.
-Gai-sensei! Cosa succede qui?
-Questa poveretta stava per essere sbranata da un cinghiale inferocito: l’ho salvata appena in tempo, ma pare che l’esperienza l’abbia fatta cadere in uno stato di shock.
-Mmm… Lasci fare a me, Gai-sensei.
La kunoichi prese Mimete sottobraccio e l’accompagnò ad una roccia, aiutandola a sedersi; quindi, si levò lo zaino e ne tirò fuori una coperta e una borraccia contenente una bevanda calda, che la strega accettò senza fiatare.
-Ecco a lei. Sta un po’ meglio adesso?
-S… sì… ti ringrazio… “No che non sto meglio! Ma proprio per niente! Quel catorcio di computer non ne azzecca mai una! Avevo chiesto esplicitamente un uomo giovane e bello, e mi ritrovo un mostro con delle orripilanti sopracciglia! Aaaargh! Peggio di così non mi può proprio andare!…”
-Finalmente ti ho trovata, Tenten. È un bel posto per organizzare un agguato, non trovate anche voi?
Tutti e tre si voltarono di scatto in direzione della foresta, da dove era provenuta quella voce improvvisa.
-Chi è là? Fatti vedere!- esclamò Gai, estraendo con una mossa veloce un kunai da una tasca -cosa vuoi da Tenten?
-Niente di personale, mi creda. Da Tenten mi serve solo una cosa…
Sinuosamente, da dietro il tronco di un albero emerse la silohuette di una giovane ragazza, dai capelli e gli occhi verde smeraldo.
Non appena si riconobbe nella foto che questa teneva in mano, Tenten rimase sorpresa.
Non appena riconobbe la collega, a Mimete per poco non venne un infarto.
“Te… Te… Te…Te… Telulu…”

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Capitolo 15
*** Missione Compiuta? ***


Missione Compiuta?

Nascosta sotto la coperta, Mimete stava tremando da capo a piedi come una foglia, battendo freneticamente i denti senza riuscire a controllarsi.
“Di tutte le ragazze che esistono sulla faccia della Terra, il suo obiettivo di oggi doveva essere proprio l’allieva del MIO obiettivo? Lo so, adesso Telulu mi uccide! Di nuovo… No, forse se la supplico questa volta mi risparmia…”
La giovane strega inspirò a fondo e fece per dar inizio a una delle sue solite pantomime, ma si fermò un attimo prima, notando che la collega non la stava nemmeno degnando di uno sguardo.
-Non ci vorrà molto- disse Telulu, avanzando lentamente verso Tenten -il tempo di prendere il tuo cristallo del cuore puro e tolgo il disturbo. Uh?
Gai Maito si frappose tra le due, allargando le braccia per fare da scudo umano alla sua allieva.
-Non abbiamo nessun cristallo con noi! Non sappiamo nemmeno di cosa stia parlando, e francamente non ci interessa! Ma ho l’impressione che anche dicendole questo lei ci attaccherà ugualmente, dico bene?
-Affatto. È solo Tenten che m’interessa. Per quanto mi riguarda voi altri potete anche scappare, non vi fermerò. E adesso si levi, prima che cambi idea.
Bastarono quelle poche frasi, per far capire a Mimete che forse la fortuna non le aveva ancora voltato del tutto le spalle. Evidentemente, celata da capo a piedi dalla coperta la strega non era ancora stata riconosciuta da Telulu: questo, sommato al fatto che la stessa ragazza dagli occhi verdi aveva dato loro la possibilità di scappare, poteva ancora darle l’occasione per rubare con successo il cristallo di Gai. Stando attenta a non inciampare, Mimete si alzò dal sasso su cui stava e abbrancò un braccio del ninja, poco prima che questi partisse all’attacco.
-Ha sentito quello che ha detto, no? Andiamocene, finchè siamo in tempo! Tanto non siamo noi che vuole!- bisbigliò, con la voce più bassa che riusciva a fare.
-Ma?!… Mi sta chiedendo di scappare e abbandonare qui Tenten?
-… Sì!
E senza altro aggiungere, trascinandosi dietro il buon Gai la strega iniziò a correre. Purtroppo, per la foga Mimete si era completamente dimenticata di trovarsi sul bordo di una ripida scarpata: come mise un piede in fallo lei e l’uomo caddero rovinosamente di sotto, sollevando una gran quantità di polvere mentre rotolavano, per poi precipitare in un’altra macchia d’alberi situata a valle.
-Gai-sensei!
Tenten fece per partire all’inseguimento, voltando così le spalle a Telulu che ne approfittò a mani basse: la strega sollevò un braccio, e dal polso spuntarono cinque radici che s’avvinghiarono attorno agli arti e alla gola della sua vittima; con uno strattone poi la attirò a sé e la scaraventò alle proprie spalle, facendola schiantare addosso al tronco di un albero. Tenten incassò il colpo e scivolò a terra, inerme.
Lentamente, Telulu avanzò verso di lei, pronta per sottrarlerle il cristallo: quando fu abbastanza vicina, però, la kunoichi scomparve sotto i suoi occhi in una nuvoletta di fumo, per poi rimaterializzarsi alle sue spalle e partire al contrattacco. La ragazza estrasse un rotolo, tramite il quale evocò dal nulla una serie di armi affilate che lanciò contro la nemica, che evitò per un soffio con un salto. Telulu si fermò in piedi su un grosso ramo di un albero, squadrando l’avversaria dall’alto in basso.
-Complimenti, non mi aspettavo una reazione del genere da parte tua! Ma vediamo come te la cavi ora!
Telulu estrasse dal suo costume quella che pareva proprio essere una siringa, contenente un liquido rosso, e la lanciò ai piedi di Tenten.
-Mh? Non ho capito cosa volessi fare, ma di sicuro hai una pessima mira! Ma cosa?!…

Lee e Neji erano stati portati da Jiraya nella stanza dove alloggiava insieme a Naruto, e lì avevano trovato il loro amico come il ninja leggendario gli aveva anticipato: profondamente addormentato, disteso sul letto, e dall’aria decisamente stanca e spossata, come mai lo si era visto prima. Neji lo aveva subito esaminato attentamente, tramite il Byakugan, per poi ordinare perentorio al compagno di team di ritornare immediatamente a Konoha e fare rapporto a Tsunade. Anche se, a detta dello stesso Hyuuga, Naruto non era affatto in pericolo di vita, il quinto Hokage doveva essere messo al corrente il prima possibile di quello che aveva visto.
Ne era nata una breve discussione fra Neji e Lee, dove quest’ultimo insisteva per poter rimanere ancora un po’ di tempo, almeno fin quando Naruto non si fosse svegliato per poterlo salutare di persona: fu proprio Lee ad averla avuta vinta alla fine, grazie soprattutto alla proposta di Jiraya di scrivere il rapporto che Tsunade desiderava su carta e farglielo avere immediatamente tramite uno dei suoi rospi.
Così, mentre all’interno della locanda Neji e il ninja leggendario erano impegnati a stendere una lettera per Tsunade, fuori Rock Lee stava cercando di ingannare l’attesa del risveglio di Naruto come meglio sapeva fare. Mille flessioni eseguite con la mano destra dietro la schiena, per la precisione, e se non ci fosse riuscito, avrebbe compiuto cinquecento giri attorno all’edificio camminando sulle mani.
-…seicentodieci… seicentoundici… seicentotredici… seicento… quattordic…
Lee si fermò un attimo, per asciugare il sudore dalla fronte. Non era solito avvertire la stanchezza già intorno alle seicento flessioni: ormai, con la sua resistenza avrebbe potuto affrontarne cinquemila di seguito, e forse anche oltre. “Devo… devo essermi distratto…” si disse tra sé, decisamente poco convinto, riprendendo poi da dove si era interrotto. Non riuscì nemmeno ad arrivare alle novecento flessioni, però, che i piedi gli scivolarono indietro facendogli perdere l’equilibrio, e Lee cadde malamente a terra, sbattendoci contro il mento. Il ragazzo si rimise subito in piedi e si preparò a camminare sulle mani, come lui stesso si era imposto, ma non appena provò a mettersi a testa in giù un improvviso capogiro lo fece desistere dal suo intento. “Cosa… cosa mi sta succedendo? Forse è solo l’emozione di rivedere Naruto, a giocarmi questi brutti scherzi… Sì, dev’essere così senz’altro! … ma per sicurezza, è meglio che anch’io mi faccia dare un’occhiata col Byakugan.” Deciso a capire cos’avesse, Lee fece per rientrare nella locanda. Come mise un piede sul gradino della porta, però, si bloccò all’istante, e voltò lo sguardo nella direzione da cui lui e Neji erano arrivati. Avvertendo una strana, e molto spiacevole, sensazione.

Dal terreno su cui stava, alcuni fili d’erba crebbero a dismisura e si attorcigliarono attorno alle gambe e alle braccia della kunoichi, per poi solidificarsi fino ad assumere la consistenza del ferro.
-Sorpresa? Hai appena visto all’opera uno dei sieri di mia creazione. Se lo si inietta nel terreno, qualsiasi forma vegetale presente nelle immediate vicinanze si trasforma in una creatura vivente più evoluta, e acquista la capacità di riconoscere dall’odore i possessori di un cristallo del cuore puro e catturarli “per questo devo ringraziare il cristallo che Viluy ci ha spedito insieme a quello di Pan, mi è bastato un solo atomo di esso per ottenere il siero” E adesso che sai più o meno di cosa sono capace…
Telulu saltò giù dal ramo e si avvicinò alla sua vittima, ma nemmeno in quest’occasione riuscì ad infierire più di tanto: Tenten svanì ancora sotto i suoi occhi, e la strega dovette di nuovo dar fondo alla sua agilità per evitare l’arrivo di un gigantesco shuriken.
“Per un pelo… dannazione, quella Tenten si sta rivelando un osso più duro del previsto. Mi conviene ricorrere all’artiglieria pesante.”
Telulu tirò fuori ben tre siringhe, e le conficcò con forza nel tronco di un albero. Nello stesso istante, Tenten rotolò alle spalle della nemica e le lanciò contro un kunai. L’arma stava quasi per conficcarlesi nella schiena, quando sulla traiettoria si frappose uno dei rami dell’albero scelto da Telulu, che come una fionda ricacciò il kunai al mittente: la kunoichi lo schivò senza problemi, ma non riuscì a fare altrettanto col ramo che la centrò in pieno ventre e la scagliò al suolo, per poi colpirla su tutto il corpo come fosse una gigantesca frusta. Tenten schivò a pelo uno degli attacchi e cercò di approfittarne subito per scappare, ma dal terreno s’innalzò all’improvviso una grossa radice che la sollevò in aria e le si attorcigliò intorno al corpo, impedendole qualsiasi movimento.

La caduta durò molto meno del previsto. Massaggiandosi il collo, Gai si rialzò da terra e si guardò attorno: la zona boschiva in cui era precipitato era molto più fitta e buia di quella dove si trovava pochi minuti prima, al punto che la luce del sole faticava a passare tra i rami degli alberi.
-Accidenti, che brutta caduta… Ma cosa è successo? Ricordo che una ragazza sbucata dal nulla voleva rapire Tenten per non ho capito quale motivo… beh, non metto in dubbio che la mia adorata allieva riesca a difendersi da sola, ma è comunque meglio che mi sbrighi a tornare da lei! In marcia!
Più pimpante che mai il ninja cominciò a correre, calpestando per sbaglio una coperta bitorzoluta. Fu solo quando questa emise un rantolo soffocato, che Gai si ricordò anche di Mimete. Il ninja si inginocchiò e tirò via la coperta: sotto giaceva appunto la povera strega, ridotta decisamente male e con le spirali che giravano al posto degli occhi.
-Tutte queste emozioni devono averla messa ko, poveretta. Speriamo non sia nulla di grave!
Gai iniziò così ad assestare alla ragazza una serie di leggeri schiaffi, nel tentativo di riuscire a svegliarla.

Una scarica elettrica scaturita dalla grossa radice attraversò il corpo di un’indifesa Tenten, facendola urlare dal dolore. Qualche metro più sotto, Telulu osservava la scena a braccia incrociate, sorridendo maligna.
-Ti sei rifiutata di consegnarmi subito il cristallo, e adesso ne paghi le conseguenze! Come si dice, chi è causa del suo mal, pianga sé stesso!
La strega mise i piedi su una seconda radice che si sollevò da terra, permettendole di guardare l’avversaria negli occhi.
-Ti avviso, cercare di liberarsi è inutile. Non faresti altro che aumentare la tua agonia.
La kunoichi tentò di biascicare qualcosa, ma la radice che la teneva intrappolata le coprì la bocca e il naso, cercando di soffocarla. Senza perdere altro tempo, Telulu sollevò il palmo della mano destra, sul quale vi era legato con un laccetto un gioiello a forma di stella, di colore nero. Il gioiello si illuminò di una sinistra luce, e subito Tenten si sentì il petto schiacciare con forza, come se le stessero aspirando via il cuore dal resto del corpo.
-Bene così. È solo questione di secondi, prima che il tuo cristallo entri finalmente in mio possesso…

Dopo diversi istanti, Mimete riaprì finalmente gli occhi. La prima cosa che vide fu la figura del suo salvatore, in controluce per via di un raggio di sole che attraverso gli alberi lo illuminava.
“E… ehi…” pensò la ragazza, ancora mezza intontita “a vederlo così, questo Gai Maito non è poi tanto male. Di sicuro, è cento volte meglio di quel Satan… Bah, prendiamo il cristallo e andiamocene da qui.”

-KONOHA SENPUU!!!
Con la forza di un uragano, Rock Lee sopraggiunse sul campo di battaglia e con un calcio poderoso spezzò in due la radice che teneva prigioniera Tenten, allontanandola da Telulu. La strega rimase un attimo interdetta, non essendosi ancora resa conto dell’arrivo del ninja: tale infatti era stata la velocità del ragazzo da rendersi addirittura invisibile ai suoi occhi. Intanto Lee aveva già schivato diversi rami che cercavano di colpirlo, raggiunse la base del tronco e piazzò un altro potente calcio, non in grado di tagliare la creatura ma sufficiente a farla sdradicare dal terreno ed abbatterla.

Approfittando del fumone venutosi a creare, Telulu si allontanò in fretta dalla scena.
“Non sono riuscita a capire cosa sia successo, ma di sicuro Tenten è stata salvata da qualcosa con cui ora non posso competere. Non mi resta che battere in ritirata e tornare alla base. Ma la prossima volta non fallirò.”

-Tenten! Tenten, stai bene? Rispondimi, ti prego!
Rock Lee tagliò gli ultimi pezzi di radice con un kunai, quindi stese la compagna di squadra per terra e cominciò a scuoterla per le spalle. Dopo poco, la kunoichi riaprì gli occhi e tornò a respirare, seppure con molta fatica.
-Sì… ora sto bene… credo…- rispose, tra un colpo di tosse e l’altro -grazie mille, Lee… ma… come hai fatto a…
-Beh, non è stato difficile notare un albero che si muoveva come dotato di vita propria, neanche da lontano…
-No, no. Come hai fatto a capire che ero in pericolo? Non dovevi essere con Neji da Naruto?
-Ecco, mentre ero là… tutt’a un tratto ho avuto… come posso spiegare… un brutto presentimento… così, sono tornato indietro… Ma chi era quella ragazza?
-Non ne ho la più pallida idea, Lee. Gai-sensei aveva appena salvato una ragazzina da delle bestie feroci, quando è appars…
-Giusto, Gai-sensei! Dov’è finito, Tenten? Parla!

-Grazie al cielo, si è svegliata!- esclamò un Gai sorridente -come si sente, signorina… EHI!
Mimete schiaffò entrambe le mani sulle guance dell’uomo, bloccandogli la testa.
-Mai stata meglio, grazie.

Tenten e Lee percorsero in scivolata il pendio lungo il quale la kunoichi aveva visto sparire il maestro insieme alla ragazzina sconosciuta. Più si avvicinava alla macchia d’alberi, e più nella mente del ragazzo aumentava la sensazione che il suo brutto presentimento stesse per rivelarsi una certezza.
-Lee per favore rallenta! Ti assicuro che non c’è nulla di cui preoccuparsi! Quella poverina era davvero spaventata, probabilmente Gai-sensei avrà voluto rimanere un altro po’ con lei per tranquillizzarla…
Parole al vento. Dandosi la spinta su una roccia sporgente, Lee compì un lungo salto e atterrò ai piedi della scarpata, quindi cominciò a correre per la boscaglia, sperando con tutto il cuore di sbagliarsi.
Purtroppo, quando finalmente giunse a destinazione, della strega dai capelli arancioni non c’era già più traccia. Solo il suo maestro, disteso al suolo, apparentemente privo di vita.

...

Fischiettando, Mimete si richiuse alle spalle il varco dimensionale e allegramente percorse a ritroso il lungo corridoio verso la base. Raggiunta la porta della sala principale, la spalancò ed effettuò il suo ingresso trionfale.
-Ragazzeee! Guardate cosa vi ho portat…
-MIMETE TU NE SAI QUALCOSA DI QUESTO???
La poveretta si ritrovò puntato addosso il triplo sguardo assassino di Telulu, Eudial e Cyprine, le quali stavano indicandole un ammasso di rottami -che un tempo doveva essere una stampante di ultima generazione- giacente sul pavimento.
-Oh cavolo, me n’ero dimenticata… ma non è stata colpa mia! Stavo per prendere la foto della mia vittima quando quell’aggeggio infernale si è inceppato di colpo, così ho provato a tirar via il foglio a mani nude e…
-Aspetta, sei andata in missione da sola?- domandò un’esterrefatta Eudial. Negli occhi di Mimete balenò una luce maligna, come se non stesse aspettando altro che sentirsi fare quella domanda: con fare altezzoso, estrasse il cristallo del cuore puro sottratto a Gai e lo esibì trionfante alle colleghe.
-Proprio così! Sono uscita da sola, e da sola torno vittoriosa! Guardate e siate invidiose!
-Wow- fece Cyprine -complimenti davvero. A proposito, a chi apparteneva? Hai ancora la foto?
-Beh, ecco…- un po’ meno altezzosa, la strega dai capelli arancioni tirò fuori anche il foglio strappato -ve l’ho detto, la stampante si è mangiata metà della foto, e così…
-Ho capito. Beh, la prossima volta che succede chiamaci, invece di distruggere tutto.
Sbuffando, Eudial si rimboccò le maniche e cominciò a trafficare col macchinario, cercando di estrarre l’altro pezzo della foto senza rovinarlo; quindi, con del nastro adesivo riattaccò le due metà e consegnò il tutto a Mimete.
-Grazie… “E adesso arriva la parte migliore! Quando Telulu vedrà che il mio obiettivo è lo stesso uomo che ha lasciato scappare creperà di vergogna!” Telulu, da’ un po’ un’occhiata!
La strega sventolò davanti al naso della collega la fotografia aspettandosi una qualsiasi reazione.
Che però, non arrivò mai.
-Beh, cosa dovrei vedere? È un ragazzo, e allora?
-E allora cosa? Guardalo bene!
-Mi dispiace Mimete ma non mi dice proprio niente. Adesso scusami ma ho da fare.
-A-aspetta! Sei proprio sicura di non… !!!
La ragazza girò la fotografia dalla propria parte.
E per poco non le venne un colpo.
Effettivamente, nemmeno lei aveva mai visto prima il ragazzo ritratto.
A parte i capelli e le sopracciglia, il resto del volto era completamente diverso da quello di Gai. Così come pure il nome.

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Capitolo 16
*** Conseguenze ***


Conseguenze

Mimete stava ancora fissando allibita la foto di Rock Lee che aveva tra le mani.
-Ma… ma… non è…
-Non è COSA?
La strega si ricordò solo in quel momento della presenza delle colleghe alle sue spalle.
-Non è… bellissimo? “speriamo che funzioni…”
-Mah, se lo dici tu…- sbuffò Eudial, togliendole la foto di mano e sistemandola insieme al cristallo di Gai all’interno della bacheca -ecco fatto. Io torno a fare esperimenti col cristallo di Naruto, se mi cercate sono nel mio studio.
Detto ciò la strega dai capelli rossi abbandonò la stanza, mentre Cyprine e Telulu cominciarono a trafficare con la stampante distrutta nella speranza di riuscire a rimetterla in funzione. Certa che nessuna la stesse guardando, Mimete si lasciò andare a un lungo sospiro d sollievo.
“Mi è andata bene, grazie al cielo! Per poco non mi tradivo! Meno male che non si sono accorte di nulla, se scoprissero che ho preso il cristallo sbagliato…”
-Ora che ci penso- fece Telulu all’improvviso -insieme alla ragazza a cui stavo per prendere il cristallo, quella Tenten, c’era un uomo che assomigliava in maniera impressionante alla vittima di Mimete… Tenten lo chiamava Gai-sensei, se non ricordo male… e con loro c’era anche una terza persona… era nascosta da una coperta, ma ricordo perfettamente che aveva un nonsochè di familiare… EHI!
Con la velocità di un tornado Mimete piombò addosso a Telulu e Cyprine, prese entrambe sottobraccio e a forze le trascinò via dalla sala.
-È stata una mattinata faticosa per tutte, perché non andiamo di là a rilassarci mentre aspettiamo che arrivi l’ora di pranzo?
-Ma Mimete!… La stampante!…
Inutile per le due protestare, la strega dai capelli arancioni le aveva già spinte fuori dalla sala. Prima di uscire anche lei e chiudersi la porta alle spalle, si girò un’ultima volta, per dare una fugace occhiata alla fotografia di Rock Lee.
“Sì sì, ridi pure! La pagherai cara per avermi fatto sbagliare, te lo garantisco! Prenderò il tuo cristallo del cuore puro, e ti toglierò per sempre quel sorriso spavaldo dalla faccia!”

Mimete non poteva saperlo, ma, in quest’ultimo intento, c’era già perfettamente riuscita.

Da diversi minuti, resi ancora più lunghi dall’ansia che provavano, i tre allievi di Gai Maito stavano aspettando al di fuori di una camera dell’ospedale di Konoha, in attesa di avere una qualsiasi notizia sul loro maestro.
Tenten, testa bassa, seduta su una delle panche poste a ridosso del muro del corridoio.
Neji, occhi chiusi e braccia incrociate, in piedi appoggiato con la schiena contro il muro.
Rock Lee, testa bassa e mani dietro la schiena, a camminare avanti e indietro per il corridoio.
Proprio Lee esternò tutta la sua agitazione, quando sentì aprirsi la porta della stanza e ne vide uscire il quinto Hokage. Subito il ragazzo le si parò davanti e la assalì di domande, mantenendo in volto un’espressione più serena possibile: dentro di sé, però, Lee temeva già che le cose non sarebbero andate come avrebbe voluto. Ma fino alla fine voleva sperare di sbagliarsi.
-Allora, come sta Gai-sensei? Si riprenderà presto, non è vero? È così, ne sono certo, lui è uno che non si fa abbattere tanto facilmente! Ci dica, possiamo già entrare per vederlo?…
A Tsunade bastò alzare una mano, per mettere a tacere il finto entusiasmo del giovane.
-Il fatto che respiri ancora, è la sola cosa che ci rende sicuri che Gai sia ancora in vita- disse la donna, con un tono mortalmente serio -per quanto lo abbia esaminato con attenzione, non so dare alcuna spiegazione su come e perché sia caduto in quello stato. Né, tantomeno, ho idea di come lo si possa risvegliare. L’unica pista che abbiamo è la ragazza che Gai ha salvato nella foresta, cioè l’ultima persona rimasta con lui prima che lo ritrovaste…
-P… perfetto, allora!- esclamò Lee, cercando di mantenere una sicurezza ormai sul punto di sgretolarsi -ci basterà ritrovare quella ragazza per sapere cosa è successo a Gai-sensei e come farlo tornare come prima! Dobbiamo partire immediatamente!…
-No. A parte Gai, Tenten è l’unica a sapere che aspetto abbia questa tizia, e non posso permettere che esca ancora dal villaggio, considerato che è appena scampata ad un agguato in cui stava per rimetterci la vita…
-Non c’è bisogno che venga anche Tenten, basta che ci dia una descrizione di questa ragazza e potremo rintracciarla ugualmente! Presto, non abbiamo un minuto da perdere…
-Adesso basta, Lee!
Fu Neji, con tono perentorio, ad ammonire in quel modo il compagno di squadra.
-È con il quinto Hokage che stai parlando! Le sue decisioni non si discutono, qualunque esse siano. Pensavo tu fossi abbastanza maturo da saperlo da solo!
Lee si girò di scatto verso di lui e gli si avvicinò, quasi fronteggiandolo naso a naso.
-Lo so… lo so. Lo so perfettamente! Ma non posso pensare di starmene con le mani in mano sapendo che Gai-sensei…
-Gai-sensei è finito in questa situazione perché TU hai voluto passar sopra gli ordini dell’Hokage insistendo per rimanere più tempo da Naruto! Se fossimo tornati subito indietro niente di tutto questo sarebbe successo! Dopo questo hai ancora il coraggio di disobbedirle?…
Istintivamente, Lee fece partire un velocissimo pugno diretto al volto del compagno di team.
Ma si fermò, poco prima di colpirlo, e ritrasse il braccio, lasciando che questo scivolasse a peso morto lungo il fianco.
Per quanto crude e dirette fossero state le parole di Neji, Lee sapeva che il compagno aveva completamente, perfettamente e dannatamente ragione.
Tenten si alzò in quel momento dalla panca e fece per avvicinarsi, ma Rock Lee la fermò con un gesto della mano, pregandola in silenzio di non intervenire; quindi, il ragazzo volse le spalle ai presenti e si allontanò lungo il corridoio, sparendo infine dalla loro vista.

-Tenten!- esclamò Tsunade dopo qualche istante di silenzio, facendo sobbalzare la kunoichi -come ho già anticipato a Rock Lee, per qualche giorno dovrai restare tra le mura del villaggio e non uscirne fino a nuovo ordine. Inoltre, per ragioni di sicurezza dovrai sempre rimanere in compagnia di almeno altre due persone, che siano jonin o chunin non ha importanza. Sono stata chiara?
-Sì… sì, va bene.
Neji e Tenten si congedarono dall’Hokage con un gesto del capo, e anche loro lasciarono l’ospedale. Rimasta sola, Tsunade si accomodò su una delle panche e prese a ragionare ad alta voce, mordendosi nel frattempo l’unghia di un pollice.
-Prima una ragazza dai capelli rossi aggredisce Naruto, poi una dai capelli verdi cerca di uccidere Tenten, e adesso una dai capelli arancioni manda in coma uno dei migliori ninja di Konoha… No, è impossibile che sia solo una coincidenza, quelle tre devono essere collegate in qualche modo… SHIZUUUUUUUUUNEEEEEE!!!
In un paio di secondi l’assistente del quinto Hokage si presentò al richiamo della donna; in braccio, come sempre, la fedele Tonton.
-Mi dica, signorina Tsunade!
-Prima di tutto, trasferisci Gai in una delle camere al piano di sopra. Poi chiama a raccolta tutti gli AMBU disponibili e fammeli trovare nel mio ufficio. Ho una missione molto importante da affidar loro.
-Provvedo subito!… Ah, potrei sapere di che missione si tratta?
Come lo chiese, Tsunade le rivolse la peggiore delle occhiatacce.
-NO NO NO MI DISPIACE NON VOLEVO METTERE IL NASO NEI SUOI AFFARI LA PREGO MI PERDONI PER LA DOMANDA INOPPORTUNA D’ORA IN AVANTI MI FARÒ GLI AFFARI MIEI GLIELO GIURO…
-Ho intenzione di mandarli in perlustrazione nella foresta dove Gai e Tenten sono stati aggrediti e anche nelle regioni limitrofe, affinchè rintraccino queste misteriose ragazze.
-A… ah… tutto chiaro- la povera Shizune eseguì il più profondo dei sospiri di sollievo -e… senta… per quanto riguarda la situazione di Naruto… sempre se ha voglia di parlarne, se no non importa! Eh eh eh…
-Naruto, dici? Oh, secondo il rapporto di Neji, il nostro Naruto sta benissimo!
-Meno male!…
-Già. In realtà, se c’è uno che sta male, quello è Kyuubi.
-Ah… CHE COSA?!?

...

Villa di Mister Satan.
Goten e Ub -questi insieme all’ormai inseparabile fratellino Kirìs- si erano presi l’impegno di indagare a fondo sul luogo dove Gohan aveva ritrovato Majin Bu ridotto a un cioccolatino, al fine di trovare almeno una piccola traccia che li avrebbe portati più vicino al misterioso aggressore di Satan e di Pan. Tra il setacciare a fondo il parco che circondava la villa, e la villa stessa, e l’interrogare i vari domestici e addetti alla sicurezza, Ub si era sorpreso nel vedere un Goten mai così motivato come in quell’occasione: con ogni probabilità dovevano essere state le calunnie gratuite rivolte a Trunks a spingerlo a impegnarsi a fondo nelle indagini. In certi momenti, l’allievo di Goku addirittura stentava a riconoscere il saiyan, in quel ragazzo così maledettamente serio e deciso.
Fino a che, come al solito del resto, il cellulare di questi non si mise a squillare inesorabilmente.
-P-pronto? Ah ciao, Valese! È vero ieri sono scappato in fretta senza nemmeno salutare, perdonami! Ma sai, era per via della faccenda di Mister Satan, probabilmente l’hai sentita anche tu… Beh, se vuoi oggi possiamo rivederci, che ne dici? A-anche subito? Va bene se proprio insisti… Dimmi dove sei che vengo lì in un lampo! Nello stesso fast-food di ieri? Bene, arrivo subito… Che cosa?!? Stai dicendo che sei rimasta seduta lì tutta la notte ad aspettare che tornassi? Anche dopo l’ora di chiusura? Aaah!… Senti, non muoverti da lì che arrivo! Ciao!
Rosso come un peperone Goten mise via il cellulare e spiccò il volo, girandosi un’ultima volta per salutare Ub con un gesto distratto.
-Dovevo immaginarmelo…- sbuffò scuotendo la testa, mentre osservava il saiyan diventare un puntino nel cielo -beh, vorrà dire che continueremo senza di lui… mh?
Il ragazzo sì sentì tirare per i pantaloni e abbassò lo sguardo, incrociandolo con quello del piccolo Kirìs.
-Che cosa c’è, Kirìs? Dimmi tutto!
-Fr… fratellone… po-possiamo andare anche noi… come ha fatto quello… ho… ho fame…
Ub si inginocchiò e gli posò una mano sulla testolina, sorridendogli.
-Non sei il solo. Anche a me comincia a venire un po’ di fame, sai? Però, prima di andarcene ci sono ancora un paio di persone a cui devo fare delle domande. Non ci metterò molto, tranquillo!
-Ma… p-perché? È… importante?
-Ecco… come posso spiegarti… un mio amico, Gohan, e la sua famiglia stanno passando un brutto momento. Io sto cercando di aiutarli a superarlo, in tutti i modi possibili. Quella che gli ho fatto è una promessa, e quando si fa una promessa bisogna sempre impegnarsi al massimo per mantenerla, anche a costo di fare qualche piccola rinuncia. Hai capito?
Il piccolo rimase per qualche istante a riflettere sulle parole del fratello maggiore. Alla fine annuì, convinto, con un cenno deciso della testa.
-Bravo, Kirìs! Allora, io adesso vado a parlare con quelle persone laggiù, tu rimani qui e aspettami, d’accordo?
Kirìs annuì di nuovo. Contento, Ub si rialzò e si avviò verso uno dei tanti addetti alla sicurezza presenti nel parco della villa.
“So già che questo, come tutti gli altri, mi dirà che non si ricorda nulla di quello che è successo ieri. Ma vale la pena tentare” pensò il ragazzo, gettando ancora delle occhiate al fratello “d’altronde è necessario battere ogni pista possibile, se vogliamo trovare chi ha aggredito Mister Satan. Chissà quali diaboliche strategie starà architettando, in questo preciso istante…”

-Piede destro sul rosso!
-Mano sinistra sul blu! Mimete, tocca di nuovo a te tirare!
-Lo so che tocca a me! Mi passate gentilmente i dadi?
-Da sola non ci arrivi? Ecco, prendili!
Con la mano ancora libera Mimete lanciò due grossi dadi colorati per aria, quindi seguendo quanto era uscito allungò il braccio destro verso la più vicina casella di colore giallo disegnata sul tabellone, su cui lei, Telulu e Cyprine avevano da poco iniziato una partita a twister.
-Scusa se te lo chiedo Mimete, ma non avremmo dovuto rilassarci?
-Ma Telulu, ci stiamo rilassando! E poi questo gioco è sempre divertente! Tu che ne dici, Cyprine?
-Mmh-mmmh!…
-Cos’hai detto?
-Non può rispondere, ha la faccia incastrata fra il tabellone e un mio polpaccio. Tocca a me lanciare i dadi ora… piede sinistro sul verde…
Telulu sollevò la gamba, lasciando finalmente respirare Cyprine, e posò il piede sulla stessa casella dove Mimete teneva la mano, talmente forte che quasi rischiò di infilzarla col tacco della scarpa.
-AHIA!
-Oh scusa, non l’ho fatto apposta! “tsè…” Ma sono ancora incavolata nera per come è andata a finire la mia missione! Se penso che ho fallito mentre tu sei riuscita a catturare un cristallo tutta da sola mi viene un nervoso!…
-Non prendertela così, Telulu- provò a rincuorarla Cyprine -vedrai, la prossima volta quella Tenten non avrà altrettanto fortuna! Ora, mi passate i dadi che tocca a me? Da qui non riesco a prenderli…
-Aspetta… Mimete, ce la fai a spingerli da questa parte?
-Dannazione, Telulu! Dovevi proprio lanciarli così lontano? Gnnnnnn…
La strega dai capelli arancioni allungò più che potè il braccio libero. Aveva appena sfiorato uno dei dadi con la punta delle dita, quando qualcuno fece il suo improvviso ingresso nella stanza: per lo spavento Mimete perse l’equilibrio e si sbilanciò in avanti, schiantandosi rovinosamente a faccia in giù sul tabellone e trascinando con sé anche le colleghe.
-Ahia… ma si può sapere chi…- brontolò Mimete, alzando un poco la testa -ah sei tu, Eudial…
-Scusate se interrompo i vostri giochi infantili, ma ci sarebbe Viluy al telefono.
-Abbiamo un telefono? Da quando?
-Cosa vuole?
-Ecco… vorrebbe parlare con Mimete…

Conclusa l’ultima di una lunga serie di conversazioni telefoniche, Trunks riagganciò la cornetta all’apparecchio della sua scrivania e con uno sbuffo si lasciò cadere pesantemente all’indietro sulla poltrona.
-Uff! Finalmente, quei soci anziani non volevano saperne di lasciarmi in pace! Beati mamma e papà che sono in vacanza… Bene, mi sono concesso anche troppo tempo per rifiatare, ora posso dedicarmi anima e corpo a quel nastro!
Il saiyan si alzò della scrivania e andò di fronte ad un grosso mobile metallico, dotato di tante piccole casseforti ad apertura elettronica. Inserito un codice su una tastiera, si aprì la cassaforte dove Trunks teneva custodito il nastro -che lui stesso aveva accidentalmente distrutto- con la registrazione di quanto era avvenuto a casa di Mister Satan un paio di giorni prima. Come il saiyan fece per tirar fuori il nastro, qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.
-Uffaaa, si può sapere che c’è ancora? Avanti!!… oh.
L’espressione sul volto di Trunks mutò radicalmente, quando nella stanza fece capolino la sempre affascinante Viluy.
-Ah… sei tu… perdonami, non volevo essere brusco!…
-Nessun problema, non si preoccupi.
-Ah… eh eh, meno male!… comunque, volevi dirmi qualcosa?
La strega abbassò lo sguardo e cominciò a giocherellare con le dita, fingendosi imbarazzata.
-In realtà, signor presidente, volevo chiedere se le andrebbe di fare una pausa… se ho capito bene, è tutta mattina che sta lavorando senza mai fermarsi… poi fra poco è anche mezzogiorno, quindi ho pensato che magari le avrebbe fatto bene venire a pranzo e staccare un po’ la spina…
-A-a-apprezzo il pensiero, davvero, sei molto gentile! Ma vedi, purtroppo adesso stavo appunto per dedicarmi a una faccenda molto importante, e non ho proprio il tempo per… e-ehi…
Viluy cominciò ad avanzare lentamente, sfoggiando un’elegante camminata e tutto il sex appeal di cui disponeva. Ad ogni passo, il povero Trunks sentiva il proprio cuore rimbombare nel petto sempre più violentemente.
-Suvvia, una piccola pausa non ha mai fatto male a nessuno! Sono anche disposta a pagare il pranzo di tasca mia, ma la prego, accetti di uscire da quest’ufficio! Glielo sto dicendo per il suo bene!
Il ragazzo indietreggiò, cercando di resistere con tutte le sue forze al fascino della strega. Ma invano. Tant’è che nemmeno si accorse di richiudere lo sportello della cassaforte con la propria schiena. Alla fine, Trunks fu costretto ad arrendersi.
-V-va bene… s-se proprio insisti… a-accetterò di venire con te a pranzo… d-dammi s-solo due minuti spegnere tutto qui e s-sono da te…
-Molto bene. Vedrà, signor presidente, non se ne pentirà affatto!
Soddisfatta, la ragazza dagli occhi di ghiaccio uscì dall’ufficio, non prima di aver buttato un’ultima occhiata maliziosa a un Trunks più sudato che mai.

Dopo essersi accertata che nessuno stesse sentendo, Viluy tirò fuori dalla sua borsetta un cellulare e selezionò un numero in memoria.
-Sono ancora io, Mimete. Allora, l’hai localizzato?… Perfetto, tieniti pronta e non fare nulla fin quando non ti darò il segnale. Se tutto va per il verso giusto, entro stasera metteremo le mani sul cristallo del cuore puro di Son Goten.

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Capitolo 17
*** Dal Manuale Delle Witches 5... (Prima Parte) ***


E rieccomi a voi…
Lo so, sono in un ritardo mostruoso, e perdipiù continuo a propinarvi capitoli di transizione dove di azione ce n’è ben poca… con l’anno nuovo però cercherò di migliorare la situazione, promesso!

Approfitto delle feste e dell’imminente capodanno per ringraziare chi ha inserito Witches 5 Strike Back tra le seguite, le preferite e chi ha lasciato recensioni:

Anonimo9987465
eugeal
kiri_chan
Lan
Lebron
lolla20
nico2283
Nicoranus83
Suikotsu
Targul

BUON 2010 A TUTTI!!!

...

Dal Manuale Delle Witches 5: Come Distruggere Un’Amicizia (Prima Parte)

Goten azzannò con voracità il suo panino con hamburger ricoperto di senape, e così fece anche la fidanzata Valese seduta accanto a lui. Nonostante fosse rimasta chiusa in quel piccolo e un po’ sporco fast food per quasi diciotto ore ad aspettare il suo ragazzo, la svampita moretta non sembrava affatto arrabbiata, anzi.
Lo stesso Goten appariva anch’egli molto sereno e rilassato, tutt’altro umore rispetto a quello con cui aveva iniziato la giornata. Le maldicenze sul conto del suo amico Trunks erano già un ricordo, e tra un boccone e l’altro il ragazzo si augurava di non doverne sentire più per quel giorno.
Ma le sue speranze furono prontamente disilluse. La squillante voce di una ragazza intenta a parlare al cellulare, infatti, attraversò tutto il locale e giunse alle sue orecchie, mandandogli di traverso il pranzo.
-Pronto? Carissima, quanto tempo!… Come dici? Sì, ho sentito la faccenda di Trunks, gran brutta storia…
Goten strinse i denti e i pugni, ma anche per non spaventare Valese decise di non fare nulla. Per un attimo volle addirittura sperare che la ragazza prendesse le difese del suo amico. Ma fu puntualmente deluso.
-…all’inizio nemmeno io volevo crederci, però bisogna ammettere che ci sono un sacco di prove contro di lui! Innanzitutto, la fantomatica videocassetta col filmato che inchioda il vero colpevole: com’è possibile che Trunks l’abbia distrutta per sbaglio, semplicemente camminandoci sopra distrattamente? A meno che non abbia una forza sovrumana, è fisicamente impossibile!…
-Ce l’ha, una forza sovrumana…- sussurrò Goten a sé stesso, cercando in tutti i modi di non ascoltarla.
-E sempre a proposito del nastro, perché nonostante sapesse di cosa si trattava ha ammesso di averlo gettato invece di tenerlo e darlo poi alla polizia?…
-Perché altrimenti nessuno l’avrebbe più guardato… Trunks lo starà facendo proprio adesso, e avrà già scoperto il vero colpevole…
-Per non parlare della sua versione dei fatti che non sta né in cielo né in terra! Insomma, prima dice di aver ricevuto una telefonata da parte di quell’uomo delle pulizie, e neanche cinque minuti dopo lo trova incosciente insieme alla nipote di Mister Satan. E guarda caso nei dintorni non c’era nessun altro. A parte lo stesso Trunks. E aspetta di sentire questa! Pare che questa mattina il nostro caro Trunks sia stato visto arrivare alla Capsule Corporation in un’auto di lusso, vestito di tutto punto con tanto di occhiali e capelli impomatati come mai lo si era visto prima d’ora! Un cambiamento repentino, oserei dire molto sospetto viste le circostanze. Inutile negare l’evidenza a questo punto: è lui il colpevole di tutto, ed è solo questione di tempo prima che quel mostro faccia...
-ADESSO BASTA!!!
In un impeto di rabbia, Goten si alzò di scatto e rovesciò tavolo e tutto quanto vi era sopra. Il ragazzo era sul punto di gridare ancora, ma gli sguardi e le facce ammutolite dei presenti gli fecero capire che aveva davvero esagerato.
-Scu… scusatemi. Scusatemi tutti- mormorò, mortificato. Tenendo lo sguardo basso, Goten cercò di rimettere a posto il disastro che aveva combinato, quindi pagò il pranzo lasciando qualche soldo in più come risarcimento e uscì, seguito a ruota da una Valese più incuriosita che spaventata.

Dal tavolo dove era seduta, Mimete rimase ad osservare Goten e fidanzata abbandonare il locale, seguendoli con gli occhi anche attraverso una finestra che dava sulla strada. Una volta andati, la strega prese il cellulare -col quale aveva sempre finto di parlare- e chiamò un numero in memoria.
-Sono io. Avevi ragione, il ruolo della pettegola mi si addice proprio! Hai fatto proprio bene a rivolgerti a me!… Goten? Beh, diciamo che l’ho cotto a puntino. Adesso è tutto nelle tue mani.

Viluy chiuse il telefonino e lo infilò nella borsetta, quindi si rivolse alla persona seduta di fronte a lei.
-C’è qualcosa che la preoccupa? La vedo distratto.
-Eh? No no, affatto! È che… non sono mai stato in un posto del genere prima d’ora…
Trunks si guardò attorno per l’ennesima volta con aria spaesata. Il ristorante in cui Viluy l’aveva quasi trascinato era quanto di più lussuoso avesse mai visto in vita sua, forse anche troppo: nonostante fosse il presidente di una grossa compagnia il saiyan era sempre stato abituato alle cose semplici, e l’essere catapultato all’improvviso in un ambiente come quello lo rendeva imbarazzato, se non addirittura intimorito.
-Le assicuro che qui si troverà perfettamente a suo agio. Davvero, non c’è nulla per cui valga la pena preoccuparsi.
-Non… lo nego, però… non per offenderti Viluy, però mi sarei accontentato benissimo di un panino veloce alla mensa… sai, stavo per iniziare un lavoro urgentissimo e perdere tempo in questo modo non mi sembra proprio l’ideal…
-Per favore, cerchi di rilassarsi. Si tratta solo di staccare la spina dal lavoro, non mi sembra chiedere troppo… Se proprio non vuole farlo per sé stesso, lo faccia almeno per me… La prego…- fece ancora la strega, sporgendosi in avanti ed esibendo un micidiale sguardo languido. Al quale, il saiyan non fu proprio capace di resistere.
-Va… va bene… come… come vuo…
-Oh, grazie signor presidente! Non se ne pentirà, glielo assicuro! Adesso mi scusi un secondo, devo correre un attimo alla toilette: se arriva un cameriere la prego le dica di aspettarmi! Ci metterò pochissimo!
Senza dare a un inebetito Trunks il tempo di replicare, la ragazza si alzò del tavolo e si allontanò. Non visto, sul volto innocente della ragazza comparve un ghigno soddisfatto.
“Tsk. Quello stupido mi sta rendendo le cose più facili ogni giorno che passa. Non mi stupirei se volesse perdonarmi, quando scoprirà che ci sono anch’io dietro quello che sta succedendo ai suoi cari… ad ogni modo, vediamo di completare la missione di oggi.”
Giunta la toilette femminile, per prima cosa Viluy controllò che non ci fosse nessuno dentro. Quindi si rimboccò la manica sinistra, rivelando il suo bracciale elettronico, e lo sfiorò con un dito: una delle sue luci si illuminò, per poi generare verso l’alto un piccolo ologramma, che rappresentava la mappa tridimensionale della Capsule Corporation.
“Se Mimete ha davvero compiuto il suo lavoro come da copione, fra non molto Goten farà il suo ritorno nell’ufficio di Trunks, intenzionato come non mai ad aiutarlo a far tacere una volta per tutte le voci sul suo conto. Ma non troverà il suo amico quando arriverà, no. Solo la mia trappola, pronta a scattare.”

E proprio come la strega si aspettava, Goten era sulla via della Capsule Corp. Dopo aver riaccompagnato Valese a casa sua, il saiyan aveva subito spiccato il volo verso il grattacielo dove qualche ore prima aveva salutato Trunks. Stava per raggiungere gli ultimi piani, quando improvvisamente si bloccò a mezz’aria. Sentì subito che qualcosa non andava.
“Non sento l’aura di Trunks… strano, non può essersene andato. Non dopo quello che aveva detto stamattina…”
Il saiyan chiuse gli occhi e si concentrò, localizzando dopo pochi secondi l’aura a lui familiare, e ripartì a tutta velocità in quella direzione.

...

Accoccolato su una roccia nel giardino della villa, il piccolo Kirìs osservava con attenzione il fratello maggiore, Ub, intento a raccogliere quante più informazioni possibili dai domestici di Mister Satan, ripensando ancora alle sue parole di poco prima.
-Ecco… come posso spiegarti… un mio amico, Gohan, e la sua famiglia stanno passando un brutto momento. Io sto cercando di aiutarli a superarlo, in tutti i modi possibili. Quella che gli ho fatto è una promessa, e quando si fa una promessa bisogna sempre impegnarsi al massimo per mantenerla, anche a costo di fare qualche piccola rinuncia. Hai capito?
La “rinuncia”, in quel caso, consisteva nell’aspettare ancora un po’ prima di andare a mangiare qualcosa. Kirìs, infatti, prima aveva detto al fratello di avere molta fame, ma adesso non la sentiva più. Quasi si sentiva in colpa per averlo pensato, mentre il suo fratellone e quell’altro ragazzo si facevano in quattro per aiutare il loro amico in difficoltà. Sentiva che in qualche modo doveva farsi perdonare. Sì, si decise, anche lui avrebbe dato una mano!
Carico d’entusiasmo, il piccolo saltò giù dal sasso e si guardò attorno, riflettendo sul da farsi e ricordando quello che Goten e Ub avevano fatto finora.
Fare domande a tutte quelle persone? No, e Kirìs scacciò via quella possibilità scuotendo la testolina: gli dicevano sempre di non parlare agli sconosciuti, e poi, non sapeva proprio cosa chiedere. Cercare dappertutto in quel grande giardino, per trovare quelli che Ub e Goten chiamavano “indizi”? Sì, quella senza dubbio era una cosa che poteva fare! Il piccolo inizò così a camminare per il parco, tra alti alberi, stagni artificiali e viottoli di pietra. Ma cosa poteva mai essere, si chiese tra sé, questo “indizio”? Una cosa strana, di sicuro. Probabilmente una cosa che in un posto del genere non avrebbe mai potuto trovarsi. Lì però non c’era assolutamente nulla di strano…
A un certo punto gli occhi curiosi del bimbo non si girarono verso la grande casa al centro del parco. Lì dentro, se Kirìs ricordava bene, suo fratello e l’altro ragazzo c’erano rimasti poco. Forse era proprio lì che l’inizio si nascondeva! Trotterellando, Kirìs raggiunse la costruzione e cominciò a girarle attorno in cerca di un qualsiasi sistema per poterci entrare. Fino a che, nel suo cammino, non s’imbattè in qualcosa di decisamente strano. Un gigantesco cumulo, addossato a un muro della casa, composto da assi di legno, pezzi di muro crollato, pietre e altri detriti polverosi. Il piccolo non dovette faticare molto a capire da dove fosse caduta tutta quella roba: alzando di poco la testa, trovò un enorme squarcio nella facciata della casa, un paio di piani più in alto da dove si trovava lui. Troppo in alto perché potesse raggiungerlo, però poteva sempre salire su quell’ammasso di rottami e cercare lì in mezzo l’indizio di cui tanto aveva sentito parlare.
E così fece. Prima con un paio di saltelli, poi Kirìs per salire ancora di più dovette letteralmente iniziare ad arrampicarsi, ma non gli importava più di tanto: pur di dare una mano al suo fratellone, avrebbe fatto questo ed altro.
Non era nemmeno a metà della scalata quando, in uno spazio vuoto del cumulo, trovò qualcosa che attirò la sua attenzione. Il piccolo allungò una manina verso quell’oggetto, ma era ancora fuori dalla sua portata, così si sporse in avanti.
Era quasi riuscito a sfiorarlo, quando perse l’equilibrio.

...

“Trunks sarebbe là dentro?!”
Perplesso, Goten scese a terra ed entrò correndo nell’atrio del lussuoso ristorante, trovandosi subito a disagio in mezzo a tutte quelle persone ricche ed eleganti. Distratto, nella sua corsa il ragazzo sbattè contro il petto di un mastodontico usciere dall’aria molto poco amichevole.
-Dove credi di andare tu?
-Ehm… sto cercando Trunks Brief, sono un suo amico. Gentilmente puoi dirmi se…
-Non penso proprio che uno dei nostri clienti abbia per amico un pezzente come te. Adesso gira i tacchi ed esci immediatamente da qui, non accettiamo straccioni nel nostro ristorante.
-Pezzente e straccione?! Ritira subito quello che hai detto, altrimenti…
-Goten?! Che diavolo sta succedendo qui?
A parlare era stato Trunks, che attirato dalle voci aveva lasciato il proprio tavolo. Dopo aver convinto l’omone che Goten era sincero, il saiyan prese il compare in disparte e cominciò a parlargli sottovoce.
-Goten, si può sapere cosa ci fai qui?
-Ecco… senti, non ce la faccio a ignorare le voci che girano. Ovunque vado trovo sempre qualcuno che parla di quella storia, convinto che sia vero… ho provato a non ascoltarli, davvero!…
-Così sei venuto a cercarmi per darmi una mano… aspetta, ma tu non dovevi essere con Ub a setacciare la casa di Mister Satan?
-Beh… vedi… adesso ti spiego…

L’ologramma proiettato dal bracciale di Viluy si spense di colpo; al suo posto, comparve una scritta rossa a grandi lettere: “SOGGETTO IN AVVICINAMENTO”.
“Soggetto in… stai dicendo che Goten sta venendo qui? No, sono sicura che ti stai sbagliando…”
La strega aprì leggermente la porta della toilette e sbirciò di fuori.
“Invece eccolo lì. Questo non era nei piani, dannazione! Però… forse non tutto è perduto…
Da uno sportellno nascosto del suo bracciale, con due dita Viluy tirò fuori una microscopica cimice elettronica.
“Credo proprio sia giunto il momento di sperimentare la mia ultima creazione.”

-…così hai lasciato il resto del lavoro a Ub e sei corso a recuperare Valese. Bah, non preoccuparti. Anch’io avrei fatto lo stesso, davvero.
-Meno… meno male… Tu invece Trunks? Perché diavolo ti trovi in un posto come questo?
-Eeeeeeh… “Devo inventarmi qualcosa alla svelta, che figura ci faccio se scopre che anch’io ho lasciato i miei doveri per andare a mangiare con una ragazza?” Eh beh, è per un pranzo di lavoro, sai come sono i miei impegni! Sai, stavo appunto per analizzare finalmente quel nastro e…
-Presidente Trunks, allora è qui! Quando ho visto il nostro tavolo per due vuoto ho pensato che fosse andato via!
Trunks quasi sobbalzò dallo spavento: Viluy era appena comparsa alle sue spalle. Per l’imbarazzo il povero saiyan cominciò a sudare copiosamente.
-Tavolo per due, eh?- fece Goten, con un ghigno malizioso.
-Ah, Son Goten, c’è anche lei! Scusate, non volevo interrompere la vostra conversazione. Vado via subito.
Detto questo, la strega tornò a sedersi al tavolo.
Non prima di aver lanciato verso Trunks la minuscola cimice elettronica, che senza alcun rumore gli si appiccicò alla nuca.

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Capitolo 18
*** Dal Manuale Delle Witches 5... (Seconda Parte) ***


Dal Manuale Delle Witches 5: Come Distruggere Un’Amicizia (Seconda Parte)

Viluy si accomodò al tavolo e nascose il volto nel menù che avevano appena portato, senza leggerlo veramente. Con la coda dell’occhio infatti la strega era intenta a controllare Goten e Trunks, ancora fermi a guardarla sull’uscio di quell’ala del ristorante: il primo sorridendo, mentre il secondo vistosamente imbarazzato.
“Nessuno dei due sembra essersi accorto della cimice. Perfetto. Ora resta solo da vedere se funziona.”
Senza farsi notare, la ragazza premette un tasto sul suo bracciale elettronico. Quindi gettò di nuovo lo sguardo su Trunks, in particolare sul suo volto, e ne rimase soddisfatta.
“Molto bene. Che la festa abbia inizio.”

Ub terminò la sue serie di “interrogazioni” ai dipendenti di Mister Satan. Nessuno di loro aveva saputo essergli d’aiuto nelle indagini, come d’altronde già si era aspettato.
Sconsolato, il ragazzo di colore ritornò al punto dove aveva lasciato il fratellino ad attenderlo. Ma non lo trovò. Il grosso sasso dove l’aveva visto seduto solo due-tre minuti prima, lo stagno artificiale lì accanto, l’intera area di giardino circostante: del piccolo Kirìs non c’era più alcuna traccia, da nessuna parte. Sul momento Ub fece per richiamarlo a voce alta ma si fermò in tempo, per paura di spaventarlo e di apparire lui stesso spaventato. Non poteva nemmeno rintracciarlo seguendone l’aura: per via della sua giovanissima età infatti ancora non ne aveva sviluppata una. Ub decise così di chiedere ad uno dei giardinieri nelle vicinanze, cercando di mantenersi il più calmo possibile.
-Mi scusi. Per caso ha visto Kirìs? Il bambino che era insieme a me, mio fratello…
L’uomo scosse la testa e tornò alle sue faccende. Ub si rivolse allora agli altri presenti, alzando un po’ di più il tono della voce.
-Voi? Nessuno di voi l’ha visto?…
Un tremendo frastuono coprì la voce del giovane e attirò l’attenzione di tutti i presenti, che subito corsero in direzione di quel rumore. Fu ovviamente Ub il primo ad arrivare alla fonte del baccano, ritrovandosi di fronte ad un grosso cumulo di pietre e assi di legno, addossato ad una facciata della villa. Con ogni probabilità una conseguenza dello scontro avvenuto il giorno prima tra Majin Bu e il misterioso assalitore, riflettè il ragazzo, mentre alle sue spalle le voci concitate dei presenti cominciavano a farsi sempre più alte.
-Qualcuno ha visto cosa è successo?-Non so cosa dirvi, quando io sono arrivato quell’ammasso di rottami stava già crollando su sé stesso!-Forse un pezzo di muro era in equilibrio precario ed è caduto tirandosi dietro tutto il resto, capita a volte… ehi! Ragazzo, cosa diavolo hai intenzione di fare?!-
Mentre quelli ancora parlavano, Ub era saltato in cima al cumulo e aveva cominciato a levare di mezzo i vari detriti, gettandoli da una parte senza preoccuparsi troppo di dove cadessero. Non era nemmeno certo che il suo fratellino fosse finito là sotto, ma più passavano i secondi e più in lui cresceva la paura folle che quel pensiero corrispondesse alla realtà. Se davvero fosse stato così, non se lo sarebbe mai perdonato, mai…
-F-fratellone… fratellone! Q-quassù!
Il ragazzo alzò di scatto la testa, scoprendo un enorme squarcio nel muro della casa, da dove probabilmente era crollata tutta quella roba. Kirìs era lì, seduto sul bordo, che lo stava salutando a gran voce con un sorriso.
-Ho… ho t-trovato qualcosa! Guarda!
Come un automa, Ub si sollevò da terra e raggiunse il fratello.
-Ho fatto come te prima, ho cercato l’indizio per aiutare il tuo amico! E l’ho trovato! Era sotto quel grande mucchio di cose! Sei contento fratellone?… F-fratellone…
Il bimbo si zittì di colpo. Lo sguardo che il fratello maggiore gli stava rivolgendo non era affatto bonario e comprensivo, anzi, e questo lo spaventò parecchio.
-Ti avevo detto di stare seduto e aspettarmi. Non ci avrei messo molto. Perché non mi hai obbedito?
-…m-m-ma… io v-v-volevo…
-Non mi interessa. Mi hai fatto preoccupare, lo sai questo? Potevi farti molto male, o anche peggio! Non sparire mai più in questo modo! Sono stato chiaro?
Dopo un interminabile istante, il piccolo riuscì finalmente a biascicare un “sì”, rotto a metà da un singhiozzo. Questo, apparentemente, non bastò ad intenerire Ub.
-Molto bene. Vieni ora, sarà meglio che ti lavi un po’ la faccia, ti sei tutto sporcato di polvere. Poi torniamo a casa.

Gettando ancora un’occhiata all’indirizzo di Viluy, Goten posò una mano su una spalla di Trunks e lo scosse leggermente, senza smetterla di ridacchiare.
-Sarebbe questo il tuo pranzo di lavoro, eh? Beh devo proprio farti i complimenti, vecchio mio! Non pensavo che riuscissi ad abbordarla così rapidamente!…
Trunks si girò all’improvviso, e Goten quasi si spaventò: sul volto dell’amico era già sparita ogni traccia di imbarazzo, lasciando il posto a un’espressione molto più seria e composta.
-Piantala di fantasticare su ogni cosa, Goten. Io e Viluy stavamo davvero per discutere di faccende di lavoro. Ci siamo spostati qui perché pensavamo fosse il posto ideale per conversare in pace… e lo era, prima che arrivassi tu a far baccano.
-Oh… mi… mi dispiace, Trunks. Ti chiedo scusa. Ma sai…
-Sarà meglio che tu te ne vada ora, sei già riuscito ad attirare fin troppa attenzione su di me.
-Ah già, è vero. Non ci avevo pensato. Beh, ci vediamo. E scusami ancora!
Il saiyan più giovane salutò e iniziò a correre verso l’atrio del ristorante. Ma si bloccò dopo pochi passi, e fece dietrofront.
-Ehi! Aspetta un minuto!
-… cosa c’è ancora?- sbuffò Trunks, che già stava per tornare al suo tavolo.
-Ecco… siccome da quel che ho capito i tuoi impegni ti terranno impegnato ancora per molto, potrei darci io un’occhiata al nastro da analizzare! Beh, forse è meglio che chieda aiuto a Gohan, visto che io di tecnologia non me ne intendo più di tanto… Comunque, lascia che ci pensi io! Dammi solo le chiavi del tuo ufficio e…
-Mi sembra di averti detto che ci penserò io. Adesso per favore vattene, sto cercando di ricostruire una reputazione che i giornalisti hanno già ampiamente rovinato, e tu non mi sei certo d’aiuto in questo modo!
Detto ciò, il figlio di Vegeta si voltò e fece per raggiungere Viluy. Ma Goten lo bloccò per un braccio e lo strattonò indietro, costringendolo a guardarlo in faccia.
-Ascoltami. Quegli idioti ti prenderanno sempre di mira, qualunque cosa tu faccia e in qualunque modo tu voglia apparire! L’unico modo per metterli a tacere ora è trovare il vero colpevole, e non salterà certo fuori se continui con questa storia del “presidente modello di una compagnia”! Ti ricordo che sono in gioco le vite di Pan e di Mister Satan, tutte queste altre cazzate non hanno più importanza!
Trunks rimase un attimo in silenzio, come se stesse riflettendo su quelle parole. Poi, gli rivolse un sorriso. Ma non un sorriso amichevole: sembrava più un ghigno di sfida o di superiorità, che Goten non gli aveva mai visto fare.
-Tsk. Ma sentitelo! Proprio tu parli di ignorare le cazzate, quando sei stato il primo ad abbandonare le indagini a casa di Satan per stare con la tua ragazza!
-Cosa?! Ma tu, prima, avevi detto… e comunque, impegno di lavoro o no mi pare che anche tu con Viluy stia facendo la stessa cosa!…
-Non provare a paragonarti a me. E adesso scusami.
Trunks gli volse la schiena. Solo un istante più tardi, si sentì spinto con violenza e finì scagliato contro il suo tavolo, distruggendolo. Immediatamente tutti i presenti si ammutolirono terrorizzati e all’unisono si girarono a seguire la scena. Anche Viluy, riuscita a scansarsi appena in tempo, era rimasta sorpresa e forse anche impaurita dalla reazione di Goten. Il quale, nel frattempo, si era avvicinato a passo lento al centro della sala e stava ora osservando dall’alto in basso l’altro saiyan, con rabbia trattenuta.
-Non volevo, davvero- biascicò il figlio di Goku a denti stretti -è stato un gesto involontario, mi è scappato. Voglio sperare che anche la frase che hai appena detto sia stata involontaria.
Lentamente, Trunks si rialzò da terra, scrollandosi di dosso i resti del tavolo in frantumi, e rimase immobile in silenzio, con lo sguardo basso. Con quello spintone, Goten sperava di averlo finalmente convinto a piantarla con la sua messinscena: al diavolo il lavoro, l’immagine e le calunnie dei giornalisti, in un momento come quello c’erano cose decisamente più importanti a cui dare la priorità.
E invece, quando il figlio di Vegeta risollevò il viso, Goten gli trovò ancora addosso quel maledetto sorriso.
-E se anche fosse? Non cambia proprio un accident…
Questa volta, Trunks fu colpito con un devastante pugno nello stomaco, tanto potente da spedirlo contro una parete della sala, che sfondò, e farlo cadere addirittura all’esterno del ristorante, nel bel mezzo di una strada laterale. Non fece in tempo a rialzarsi, che Goten lo aveva già raggiunto e tirato su di peso, strattonandolo per il colletto della giacca.
-Ho quasi distrutto mezzo fast food e fatto una figura di merda di fronte alla mia fidanzata, tutto questo per far star zitta una scema che ti stava insultando! È in questo modo che mi ripaghi?
-Non mi pare di aver mai chiesto il tuo aiuto- rispose l’altro, secco. Solo per beccarsi questa volta un calcio nel fianco, per il quale finì sbattuto con violenza contro un’automobile parcheggiata nelle vicinanze.
Deciso a rendergli i colpi con gli interessi, Trunks si liberò dai rottami e sprigionò tutta la sua energia di saiyan. Come lo fece, però, sentì partire dalla nuca un dolore lancinante che si propagò poi per tutto il corpo, costringendolo in ginocchio.
Troppo accecato dalla rabbia, Goten non si accorse nemmeno di questo fatto: il ragazzo sprigionò anch’egli la sua energia, ma solo per spiccare il volo, e andarsene.

Passarono diversi minuti, prima che tutti i presenti che avevano assistito a quella violenta scazzottata si convincessero che il peggio era ormai passato. Fra questi c’era Viluy, che con finta timidezza uscì dal ristorante e si avvicinò a Trunks, ancora in ginocchio nel bel mezzo della strada a tenersi la testa dolorante.
-Signor presidente… come… come sta? È ferito? Devo chiamare un’ambulanza?
-N… no, va… va tutto bene, davvero… ahia…
-Sarà… beh, io vado comunque a prenderle del ghiaccio e chiamare aiuto.
Ignorando le proteste del saiyan, la strega si allontanò di nuovo. Invece di rientrare subito nel ristorante, però, si nascose nell’ombra del vicolo più vicino per tirare il fiato. E per controllare la cimice che aveva appena staccato dalla nuca di Trunks, ridotta in un mucchietto di circuiti fumanti.
“L’ha… l’ha addirittura surriscaldata… fortunatamente sono riuscita a disattivarla in tempo, altrimenti avrebbe rischiato di fargli esplodere la testa… Ma si può sapere con chi accidenti mi ritrovo a che fare?! Bah, me ne preoccuperò un’altra volta, adesso devo solo sperare che quell’idiota di Son Goten vada dove avrebbe dovuto andare sin dall’inizio.”
Di nuovo, il bracciale elettronico della strega proiettò l’immagine olografica della Capsule Corporation.

Seduto sul bordo di una grande fontana del parco, Ub guardava pensieroso il fratellino, intento poco distante a darsi una veloce lavata al faccino come gli era stato chiesto. Passato il rischio che si fosse fatto male, c’era qualcos’altro ora che faceva preoccupare il ragazzo riguardo al piccolino. Per quel poco che Ub era riuscito a capire, data la sua statura minuta Kirìs si era davvero infilato in mezzo a quel cumulo di macerie che era poi crollato, probabilmente per un suo movimento poco attento. In teoria, Kirìs avrebbe dovuto rimanerci sepolto sotto, e invece, fortunatamente, Ub l’aveva trovato sano e salvo pochi metri lontano, addirittura un paio di piani più in alto dal luogo del fracasso.
Che fosse riuscito a salvarsi in tempo con un salto? Difficile da pensare. Certo, un po’ tutti i componenti della sua gente, e della sua famiglia in particolare, possedevano discrete doti atletiche e combattive: ma nessuno -tantomeno lo stesso Ub, pur essendo stato la reincarnazione di un demone- aveva mai dimostrato la propria forza a una così tenera età.
Poteva esserci anche un’altra spiegazione a quello che era accaduto, e tutt’altro che campata per aria, considerato che nella sua vita il ragazzo aveva assistito a cose ancora più incredibili. Però, Ub cercò subito di scacciarla dalla propria mente. L’ultima cosa che desiderava per il suo fratellino era scoprire che possedesse un potere innato e sconosciuto, e potenzialmente pericoloso: non si sarebbe mai sentito pronto a doversi confrontare con una simile eventualità.
Proprio Kirìs, toccandogli leggermente una gamba per attirare l’attenzione, lo risvegliò bruscamente da quei tristi pensieri, riportandolo alla realtà.
-Ho… ho finito… d-di lavarmi…
-Ah? Oh, bene. Andiamo adesso… mh?
Ub abbassò lo sguardo. Il bimbo appariva ancora molto scosso, se non terrorizzato, e addirittura cercava in tutti i modi di non guardare in faccia il fratello maggiore: il quale, questa volta, non riuscì proprio a non intenerirsi.
-Ehi- cominciò, posandogli dolcemente una mano sulla testolina -cos’hai? Non dirmi che ti sei davvero spaventato per così poco! Mi avevi detto che eri coraggiosissimo, o sbaglio?
Kirìs alzò di poco la testa, e tirò su col naso.
-M-ma… t-t-tu sei a-arrabbiato… con me…
-No- rispose, sorridendo -o almeno, non più come prima. Se ho alzato la voce prima, è stato per farti capire che non devi mai più avventurarti da solo senza prima dirlo a qualcuno. Sei ancora troppo piccolo per questo. Comunque, ho apprezzato molto che tu volessi aiutarci, davvero. La prossima volta però avvertimi prima! Ci siamo capiti?
Il piccolo tirò ancora su col naso, per poi annuire timidamente.
-A… allora… m-mi perdoni?
-Ma certo, tranquillo! Anche se, a dire il vero, sono io quello che dev’essere perdonato… ti ho lasciato da solo, ho rischiato che ti facessi male, e come se non bastasse ti ho pure spaventato quasi a morte… Sai una cosa? Facciamo che entrambi abbiamo avuto colpa di quel che è successo, e che entrambi poi ci siamo perdonati a vicenda. Che dici, può andare così?
Per tutta risposta Kirìs annuì di nuovo, con più energia stavolta, ben deciso a non dargli mai più un dispiacere come quel giorno. Contento, Ub si caricò il piccolo in spalla, pronto per spiccare il volo.
-Torniamo a casa ora, a casa si staranno preoccupando… Ah giusto, stavo quasi per dimenticarmene! Mi fai vedere cosa hai trovato? O l’hai buttato via?
-N-no no, è qui! Tieni!- e il piccolo lanciò nelle sue mani il famoso “indizio”.
In realtà, Ub non si aspettava che quello fosse davvero un indizio importante: voleva darci un’occhiata solo per assecondarlo e renderlo contento.
E invece, il suo più piccolo fratellino riuscì ancora una volta a sorprenderlo.
Quello che il ragazzo teneva sul palmo della mano era un cioccolatino, senza alcun dubbio creato dal suo amico Bu. La forma del dolce non era però quella di una persona: sembrava più uno scettro o un bastone, caratterizzato da un’estremità nodosa, sulla quale spiccava una decorazione a forma di stella.

Volando a forte velocità, Goten raggiunse ben presto il grattacielo della Capsule Corporation. Senza perdere altro tempo il ragazzo schizzò verso l’ultimo piano e con una spallata distrusse il vetro di una grande finestra per poi irrompere nell’ufficio di Trunks, con l’intento di prendere il famoso nastro e portarlo da Gohan: cominciò col frugare nei cassetti della scrivania, ricordandosi che era da lì che Trunks lo aveva tirato fuori quella mattina stessa per mostrarglielo. Ma non lo trovò, e preso da un’ira incontrollabile iniziò a strappar via i cassetti dai vari armadi e schedari presenti nella stanza, e a gettare per aria le cartellette e i soprammobili che gli capitavano a tiro. Per la foga Goten urtò anche il piccolo distributore dell’acqua che cadde, rompendosi e allagando il pavimento dell’ufficio.
-Dove l’ha nascosto? Dov’è?!?- continuava a ripetersi, cercando di coprire i pensieri che gli stavano rimbombando in testa. Certo, Trunks non poteva essere l’autore di quello che era accaduto a Pan e Mister Satan, ma dopo l’incontro avvenuto con lui al ristorante e concluso in rissa Goten si stava pian piano convincendo di un’altra cosa, forse anche peggiore.
“Non provare a paragonarti a me.”
Con quella frase, a Goten era sembrato proprio che Trunks volesse tagliare tutti i ponti con lui e la sua famiglia. Il fatto che non fosse affatto ansioso di salvare Satan e Pan, mettendo davanti il problema della sua immagine, era poi una prova che rafforzava ancora di più l’ipotesi che Trunks, da ricco e famoso uomo d’affari qual era diventato, non voleva più -anzi, non aveva mai voluto, come iniziò a temere Goten- aver nulla a che fare con una famiglia di rozzi campagnoli come quella di Goku.
<< Awww, poverino. Hai fatto a botte col tuo migliore amico? Quanto mi dispiace! >>
Goten non diede peso a quella voce e continuò la sua opera di distruzione, ma quando si fece sentire una seconda volta fu costretto a fermarsi ed ascoltarla.
<< Beh, un po’ è stata anche colpa tua se è successo quel che è successo! Se tu avessi ignorato le malelingue, forse tu e Trunks adesso sareste ancora amici. Bah. In ogni caso, non avrai comunque più occasione di salutarlo. >>
-V… Viluy? Viluy, questa è la tua voce, vero?- sbraitò Goten, voltandosi da una parte all’altra -di che cavolo stai parlando? E dove sei? Fatti vedere!
Troppo impegnato ad urlare, il saiyan non si avvide di quello che stava accadendo alle sue spalle. Un grande televisore a schermo piatto, incassato in un mobile alle sue spalle, si accese da solo con un ronzio: da esso partì una lieva scarica d’energia, che però Goten fu bravo ad evitare all’ultimo gettandosi a terra. Quando si rialzò, sullo schermo del televisore vide apparire il viso sorridente di Viluy.
<< Bei riflessi, complimenti. Certo non mi aspettavo che sarebbe stato così facile sconfiggerti. Sai, anche quella nanerottola di Pan mi ha dato parecchio filo da torcere. >>
-Pan? Ma… sei stata tu… SEI STATA TU! Sei tu quella che ha ridotto Pan e Mister Satan in quello stato!
La strega applaudì, sarcastica.
-Tu… tu chi sei veramente? Che cosa vuoi dalla nostra vita? PARLA!
<< Mpf. Prima di tutto, sappi che non sono da sola. Faccio parte di una squadra di scienziate chiamata Witches 5, finalizzato alla ricerca di oggetti magici chiamati “cristalli del cuore puro”. Ce ne servono trentadue, e si trovano nascosti nel cuore di altrettante persone sparse per il mondo. Una volta riuniti, si dice che chi li ha conquistati avrà accesso a un potere inimmaginabile. Finora siamo riuscite a raccoglierne solo cinque tra i quali figurano, come forse avrai capito, quelli che prima appartenevano alla mocciosa e al vecchio Satan. Sappi che, tra i tuoi cari, non sono gli unici a possedere un cristallo. Anche quel vostro amico Ub è nel mirino, così come Trunks. Così come te, che per colpa del tuo stupido carattere ora sei caduto nella mia trappola. >>
-Co-cosa?! Tu… tu sei pazza! Non lascerò che tu faccia ancora del male a qualcuno! Quando Trunks scoprirà che razza di persona sei in realtà…
<< Non lo scoprirà. Non finchè rimarrà in mio potere. Ho il controllo totale sull’intero edificio della Capsule Corporation. E da oggi, anche sulla sua mente. >>
La strega alzò una mano. Dal televisore, Goten vide che tra pollice e indice teneva stretto un piccolo microchip nero.
<< Questo è… vediamo, come posso chiamarlo?… convertitore di pensieri, ecco. I suoi piccoli filamenti hanno il potere di infilarsi attraverso il cranio delle persone e collegarsi al loro cervello. Per la precisione, nella parte di cervello atta a tradurre i pensieri e gli stati d’animo in parole. Il mio convertitore serve appunto a scatenare una specie di corto circuito in quell’are del cervello, trasformando i pensieri che il soggetto vuole esprimere in qualcosa di completamente differente. Proprio oggi ne ho testato uno su Trunks, e devo dire che l’esperimento è riuscito alla perfezione. >>
Goten rimase come incantato, come se fosse stato il suo cervello ad essere manomesso. Se quello che la strega gli aveva detto era vero, allora Trunks non si era affatto trasformato nella persona egoista e arrogante con cui si era scontrato a malincuore. Era sempre rimasto lo stesso Trunks di sempre, ma Goten, completamente preso dall’istinto aggressivo tipico dei saiyan, non si era affatto chiesto se c’era qualcosa che non andava nell’amico e anzi, lo aveva brutalmente preso a cazzotti.
<< Penso di sapere a che stai pensando >> proseguì intanto Viluy << vuoi tornare da Trunks per chiedergli scusa, vero? >>
-Sì… devo… devo andare… subito… !
Il ragazzo provò a fare un passo, ma i suoi piedi non volevano obbedirgli.
<< È tutto inutile, Son Goten. Sei caduto nella fossa nel momento eastto in cui sei entrato in questa stanza. Tutto ciò che sei riuscito a fare è stato scavarla ancora di più. >>
Goten abbassò gli occhi, renderndosi conto che la strega, purtroppo, aveva ragione. La pozza d’acqua che si era allargata sul pavimento, nel mezzo della quale stavano i piedi del ragazzo, aveva favorito la stretegia della strega: premuto un pulsante sul suo bracciale, questa aveva fatto partire dalle prese a terra dell’ufficio diverse scariche elettriche, che attraverso l’acqua avevano raggiunto prima i piedi di Goten e poi erano salite lungo tutto il corpo, rendendogli impossibile qualsiasi movimento.
L’immagine della strega sul monitor venne sostituite da quella di una stella nera, dalla quale Goten sentì provenire una strana energia che gli colpì il petto, come se volesse strappargli il cuore.

...

Le porte dell’ascensore si aprirono con un fastidioso ronzio all’ultimo piano della Capsule Corporation. Ne uscirono Viluy e Trunks, quest’ultimo ancora parecchio dolorante alla testa.
-Ascolta Viluy… mi dispiace per quello a cui hai douto assistere oggi- biascicò lui -ti concedo il resto della giornata libero. Va’ pure a casa.
-Ma… signor presidente, io non…
-È il minimo che possa fare per farmi perdonare. Quindi ti prego di accettare.
-Oh… va… va bene allora. A domani. E mi raccomando si riguardi per quelle ferite.
Rivolgendole un sorriso amaro, Trunks le volse la schiena e si allontanò lungo il corridoio.
Viluy richiamò l’ascensore, e vi rientrò. Invece di scendere, però, la strega non riuscì a resistere alla tentazione di dare un’ultima fugace origliata al sua “capo”. Anche con le porte chiuse, riuscì benissimo a captare i rumori che provenivano dal fondo del corridoio. Il suo passo strascicato, che rallentava sempre di più mentre si avvicinava alla porta del suo ufficio; un lievissimo SPLASH, segnale che i suoi piedi si erano fermati sull’acqua che trapelava da sotto la porta; il rumore delle chiavi che entravano nella serratura; il cigolio della porta che lentamente si spalancava sull’ufficio.
Quando arrivò alle sue orecchie il rumore del mazzo di chiavi che cadeva pesantemente al suolo, Viluy capì che Trunks aveva trovato Goten.

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Capitolo 19
*** Crisi ***


Crisi

<< …le voci che darebbero Trunks Brief come colpevole del misterioso malessere che ha colpito Mister Satan paiono aver trovato un nuovo fondamento. Dopo il nostro amato campione dei campioni e la sua nipotina Pan, infatti, un altro dei suoi parenti è stato ritrovato nelle loro identiche condizioni proprio nell’ufficio del presidente della Capsule Corporation. Si tratta di Son Goten, parente di Mister Satan nonché secondo alcune indiscrezioni amico d’infanzia dello stesso Trunks. Una mezz’ora prima del ritrovamento di Goten, a detta di molti testimoni i due sarebbero stati protagonisti di una violenta collutazione avuta luogo nel centro della città dell’Ovest; evidenti segni di lotta sono stati riscontrati anche nel suddetto ufficio, e questo fa pensare che… >>
-Ma dobbiamo per forza sorbirci questa palla di telegiornale ogni volta? Uffa, chissà cosa fanno di bello sugli altri canaliAHIA!
-Gìù le mani dal telecomando! Quante volte devo spiegartelo ancora? Dobbiamo essere sicure di non aver lasciato tracce, per questo è necessario seguire tutti i notiziari!
-Uuuuh, lo sai che sei paranoica a volte Eudial? Dammi il telecomando!
-Col cavolo! Gnnnnnn!…
-Gnnnnnn!…
Mentre alle sue spalle aveva luogo l’ormai quotidiana scazzottata fra Eudial e Mimete davanti al televisore, Viluy sistemò con cura il cristallo del cuore puro sottratto a Goten nella bacheca costruita apposta per l’occasione. Terminata l’operazione, la ragazza richiuse a chiave la teca e con tutta calma si girò verso le due colleghe.
-Calmati, Eudial. Questa volta ha ragione Mimete.
-EH?!- per lo stupore la rossa mollò la preso sul telecomando il quale schizzò in faccia a Mimete mettendola KO per la seconda volta.
-Hai capito benissimo, cara- proseguì la strega dagli occhi di ghiaccio -ti assicuro che tutto è andato perfettamente liscio. E poi hai sentito, ormai sono tutti convinti che sia Trunks il colpevole. E poi non credo che quell’idiota abbia il coraggio di difendersi accusando la sottoscritta, se mai sospettasse qualcosa. Ormai è stracotto di me. Adesso scusatemi, ma ho proprio bisogno di andare a riposare. Ci vediamo domani!
Uno sbadiglio e una bella stiracchiata, la ragazza lasciò la sala principale e si diresse verso la propria stanza.
In realtà, più che una camera a tutti gli effetti si trattava di uno stanzino segreto, a cui si accedeva attraverso una porta scorrevole nascosta nel laboratorio, apribile solo inserendo un codice in un tastierino apposito incassato nella parete. Non c’erano letti nella stanza di Viluy, solo una serie di computer e altri macchinari addossati al muro: fra questi spiccava una teca di vetro, che al suo interno conteneva una serie di cavetti e circuiti elettronici. Delicatamente, la strega aprì il coperchio della teca con una chiave; quindi, si levò dal polso il bracciale elettronico e lo inserì all’interno del contenitore, incastrandolo fra i vari cavetti e microchip. Stava per richiudere la teca, quando alle sue spalle la richiamò una voce trafelata.
-Aspetta, Viluy! Spiegami come puoi essere così sicura del tuo operato!
La ragazza si voltò lentamente, trovando una Eudial visibilmente ansiosa sull’uscio della stanza.
-Che domande idiote fai? Non ti bastano i cristalli di Pan e Goten nella nostra bacheca per stare tranquilla?
-No, anzi è proprio questo il punto! Per prima cosa noi dovremmo assicurarci di agire nella più assoluta segretezza, e invece contando anche Mister Satan sono già tre le volte che una delle nostre vittime appare in televisione, o sui giornali o in qualsiasi altro mezzo mediatico esistente!…
-Nessuno sospetta comunque di noi- ribattè Viluy, incrociando le braccia -qual è il problema?
-Qual è il problema? QUAL È IL PROBLEMA?
Trattenendo a stento la rabbia Eudial avanzò verso la collega, per fronteggiarla a muso duro.
-È vero, nessuno sospetterebbe mai di noi, ad eccezione delle guerriere sailor! Se per qualche disgraziata ragione dovessero guardare anche loro uno di quei notiziari, sicuramente capirebbero al volo cosa sta succedendo! E ti assicuro, non passerà molto tempo prima che trovino il modo di arrivare alla città dell’Ovest, smascherarti e mandare tutti i nostri piani all’aria!
-Aspetta. Se ho capito bene, mi stai chiedendo di lasciar perdere Trunks e tutti i piani che ho architettato nei minimi dettagli? Scordatelo. Non posso farlo, non ora che la missione è quasi compiuta. Devo ancora catturare il cristallo di quell’altro ragazzo, Ub, per dare il definitivo colpo di grazia a Trunks…
-Ci penseremo un’altra volta a Ub! Te lo chiedo per favore, chiudi qui tutto prima che le sailor ci scoprano! Non siamo ancora pronte per scontrarci di nuovo con loro!
La strega dagli occhi di ghiaccio non rispose subito a quella richiesta. Come se niente fosse, volse la schiena all’altra e richiuse a chiave la teca nella quale aveva posato il bracciale. Quindi, cominciò a trafficare con la tastiera di uno dei computer vicini.
-Oltre che paranoica sei anche una gran bella ipocrita, lasciatelo dire. Proprio tu mi fai la paternale sul rimanere nell’ombra. Tu, che non solo hai svelato il nostro piano a un vecchio maniaco incontrato per caso…
Viluy girò appena la testa, di modo da veder bene Eudial in faccia.
-…ma che addirittura, PUR DI SALVARE LA VITA DI MIMETE, hai annunciato alle sailor la notizia del nostro ritorno?
D’istinto la rossa strinse i pugni e serrò i denti, ma per il momento non fece nulla. Non aveva alcuna intenzione di fare il gioco dell’odiosa collega.
-E adesso, cortesemente, ti dispiacerebbe uscire da qui? Grazie.
Saettando odio dagli occhi, Eudial abbandonò la stanza.
-Tsk. Patetica.
Detto questo, Viluy premette il tasto invio sulla tastiera. E svanì nel nulla, come un ologramma.
“A domani mattina. Perdente.”

Pestando i piedi -nonché la carcassa di Mimete ancora svenuta- Eudial ritornò alla sala principale. Dalla parte opposta del locale, in quel momento sopraggiunsero le altre sue due socie, Telulu e Cyprine.
-Oh salve Eudial! Che hai…
-NIENTE, SONO CALMISSIMA!
E in maniera non proprio calma la rossa passò oltre le colleghe e si allontanò per un corridoio, continuando a pestare i piedi e brontolare tra sé e sè.
-Poi non venga a piangere da me il giorno in cui si ritroverà l’ufficio infestato di guerriere sailor! UUUUUH!!! Non so cosa mi trattiene dal toglierle la corrente con tutto il salvavita! Tzè, strega tecnologica del…
Il rumore di una porta che sbatte mise a tacere il borbottio di Eudial e in tutto il laboratorio ritornò finalmente la quiete. Rimaste sole, Telulu e Cyprine si scambiarono un’occhiata stranita.
-Mi sembra leggermente nervosa…
-Le passerà. Piuttosto…- Cyprine si guardò un attimo attorno -pare che siamo rimaste solo noi per oggi. Che dici, usciamo alla ricerca di altri cristalli?
-Beh… perché no? Dopo di te, Cyprine.
La strega dai capelli blu precedette l’altra alla postazione del computer principale, lo accese e iniziò a trafficare con la tastiera.
-Bene, Telulu. Qualche idea sulle nostre prossime vittime?
-Mmm… Stavo pensando di tornare da quella Tenten e finire quello che avevo iniziato, ma forse è meglio aspettare. Difficilmente si farà cogliere impreparata… un momento, che intendi con “le prossime vittime”?
Prima di rispondere, Cyprine ruotò la poltroncina e fissò la collega negli occhi verde smeraldo.
-Penso l’avrai notato anche tu, a questo punto. Finora, ogni nostra vittima ha sempre avuto a che fare con almeno un altro dei nomi presenti sulla nostra lista. Pensa alle guerriere sailor, ad esempio. Oppure ai vari Goten, Pan e Mister Satan, che guarda caso sono imparentati. Voglio provare a scegliere una vittima principale, e poi chiedere al computer di controllare se nella lista ci sono altri possessori di un cristallo che lo conoscono o che gli sono legati affettivamente…
-E in caso di risposta affermativa, questa sera, invece di un solo cristallo, alla nostra collezione ne aggiungeremo molti di più! Cyprine, sei un genio!
-Grazie Telulu, troppo buona. Su, spara qualche idea sul nostro obiettivo principale.
-Mah, per adesso non mi viene in mente nulla… Ecco, scrivi “introverso”. Credo che possa bastare…
-Ok.

...

Vi era un piccolo edificio -una struttura piuttosto elementare a dire il vero, composta di assi di legno traballanti e costellata in più punti da vistosi squarci tappati alla bell’e meglio con altre assi malferme- costruito al limitare di un bosco, situato ai margini del villaggio segreto di Konoha. Un piccolo edificio, che, a detta del ragazzo che tutto da solo l’aveva costruito, avrebbe dovuto fungere da dojo. Un luogo dove chiunque, se lo desiderava, poteva allenarsi nell’arte del combattimento, per rinforzare il proprio fisico e rinfrancare il proprio spirito. In realtà erano ben pochi quelli che venivano a visitarlo, ma al ragazzo non è che questo importasse molto. Gli andava bene anche così, e poi poteva approfittarne per allenare sé stesso in santa pace, come stava facendo anche ora.
Non sapeva se il suo fisico si stesse rinforzando, in quel momento, ma una cosa era certa: il suo animo non si stava rinfrancando affatto, anzi.
Rock Lee colpì ancora con violenza il tronco d’albero al centro del dojo -in altre occasioni per esercitarsi si sarebbe servito di un manichino di legno, ma era stato costretto a sostituirlo, in quanto lui stesso poco prima l’aveva letteralmente distrutto con un calcio fin troppo potente- prima con dei pugni, poi passando ad una serie di calci piazzati un po’ dovunque. Di solito, Lee si sarebbe messo a contare ogni singolo colpo che metteva a segno. Non questa volta. Quello che stava facendo non era un allenamento, era solo l’unico modo che conosceva per sfogare tutta la propria frustazione.
Sentendosi sul punto di esplodere, tenendo gli occhi fissi sul tronco Lee fece alcuni passi indietro, di modo da prendere la giusta distanza per eseguire uno dei suoi attacchi più potenti. Nell’arretrare, i piedi del ragazzo scivolarono su qualcosa abbandonato sul pavimento di legno, e Lee perse l’equilibrio e cadde malamente sul sedere. Trattenendo un lamento il giovane si rialzò, quel tanto che bastava per vedere cosa lo aveva fatto inciampare. Era il suo giubbotto da chuunin, che Lee si era tolto e aveva gettato per terra con un gesto di rabbia, non appena si era chiuso nel dojo. Per colpa di quel giubbotto, prima così significativo per lui ma ora privo di qualsiasi importanza, il suo maestro era finito in un letto di ospedale in bilico tra la vita e la morte. Lo stesso Neji gliel’aveva rinfacciato, e a mente fredda Lee non riusciva proprio a dargli nessun torto: se non avesse insistito ad aspettare il risveglio di Naruto, per ostentargli la sua promozione a chuunin e mostrargli quanto fosse diventato forte, forse -anzi, sicuramente- nel tornare subito indietro avrebbe potuto impedire che il suo maestro venisse attaccato.
Come un automa, il ragazzo si chinò a raccogliere il giubbotto, stringendolo poi sempre più forte. Cacciando un grido, lo lanciò nell’angolo più lontano della stanza.
Con quel gesto, per Rock Lee sembrò di aver consumato tutte le energie che aveva in corpo. Sfinito, il ninja si avvicinò al tronco, ci si appoggiò con la schiena e lentamente scivolò fino a terra, dove rimase poi seduto, e si coprì il volto con una mano.

Questo, con una morsa al cuore, era ciò a cui stava assistendo la sua compagna di squadra Tenten, spiando attraverso una piccola finestra del dojo.
-Allora? Come sta?
La ragazza quasì trasalì a quella domanda, e si voltò. Per l’apprensione nei confronti di Rock Lee si era completamente scordata della presenza dei due ninja incaricati di farle da scorta, per difenderla nel caso di un eventuale nuovo attacco da parte di Telulu. Altri non erano che due dei tre componenti del Team 8: la dolce Hinata Hyuuga da una parte e dall’altra Kiba Inuzuka, colui che aveva appena parlato. Insieme a questi, sdraiato ai suoi piedi intento a godersi una bella dormita, c’era l’inseparabile Akamaru: molto cresciuto rispetto a un anno prima, il cucciolo era ormai diventato un enorme cagnone.
-Guarda tu stesso- disse Tenten mestamente, invitando Kiba ad avvicinarsi alla finestra con un cenno del capo.
-Cavolo… Così depresso, io non ricordo di averlo mai visto in tutta la mia vita! Sembra… sembra stia anche peggio di quando gli avevano spaccato un braccio e una gamba…
-Molto, molto peggio, te l’assicuro. Avete sentito quello che è successo a Gai-sensei, no? Lee è convinto che sia stata tutta colpa sua, e per questo non riesce a darsi pace.
-Povero Lee…- mormorò Hinata, dando anche lei una veloce occhiata nel dojo -non dovremmo cercare di… di rincuorarlo?
Tenten scosse la testa.
-No. Io stessa prima ho provato a parlarci, ma mi ha scacciata in malo modo.
-Addirittura?
-Si, però subito dopo mi ha chiesto scusa! E, insieme, mi ha pregato di lasciarlo da solo e di non disturbarlo più, almeno fino a quando non si sentirà meglio. Uff… di questo passo, non so se ci arriveremo mai…
-Lo credo bene!- esclamò Kiba all’improvviso, facendo quasi sobbalzare le compagne -non sarà certo stando qui, fermi, a deprimerci per Rock Lee che sbloccheremo la situazione!
Hinata, ma soprattutto Tenten, puntarono incuriosite lo sguardo sul ragazzo. Anche Akamaru, svegliatosi di soprassalto, era tutt’orecchie.
-Che… che intendi dire? Vuoi aiutarlo?
-Eccome! Metteremo in piedi una squadra di ricerca: io, tu e chiunque vorrà unirsi alla causa; andremo a caccia di chi ha attaccato Gai-sensei, lo cattureremo e faremo in modo di riportare tutto com’era prima! Questo ed altro, pur di riavere indietro il buon vecchio Rock Lee che conosciamo! Tu che ne pensi Akamaru, ci stai?
In risposta, il grosso cane bianco si alzò sulle quattro zampe e abbagliò deciso, segno che era d’accordo col padrone.
-E tu, Hinata? Vuoi essere della partita?
-I-io?… C-certo… certo, conta pure anche su di me!
Soddisfatto, Kiba si girò di nuovo verso Tenten. Dopo un attimo di smarrimento, la ragazza non potè far altro che rivolgere al team 8 un sorriso pieno di sollievo e fiducia.
-Non so come ringraziarvi, ragazzi…
-Ma figurati! Su, non perdiamo tempo! Per prima cosa, Tenten, devi dirci esattamente in che modo Gai-sensei è finito in questa situazione. Raccontaci tutto, senza tralasciare alcun dettaglio.
I tre andarono a sedersi sul tronco di un albero abbattuto poco distante; Kiba a destra e Hinata a sinistra dell’allieve di Gai Maito. Quando si sentì pronta, la ragazza iniziò a raccontare.
-Bene, dunque. Tutto è cominciato quando il quinto Hokage ci ha affidato la missione di controllare come stesse Naruto usando il byakugan di Neji per guardargli nel corpo. Quindi, siamo subito partiti e… E-ehm, Kiba? Akamaru? Che avete da guardarmi così?
-T-Tenten… è meglio se ti fermi qui per adesso…
-Cosa? Ma non eri tu quello ansioso di sapere… Oh.
Non aveva ancora finito di spiegare in cosa consisteva la missione che Hinata era caduta dal tronco, precipitando a terra con un bel tonfo: Kiba e Tenten la ritrovarono in catalessi, rossa come un peperone, e con un paio di X al posto degli occhi.
-Mi… mi sa che forse ho detto un po’ troppo…
-Togli pure il forse. Guardiamo però il lato positivo: solo un anno fa il pensiero di spiare attraverso il corpo di Naruto con il byakugan l’avrebbe spedita in coma, mentre oggi invece è solo svenuta. Direi che sta migliorando.
-Magra consolazione… che fate di solito in questi casi?
-Oh, di solito una secchiata d’acqua fredda è sufficiente a riportarla tra noi. Ascolta, Tenten- per nulla demoralizzato da quel contrattempo, Kiba saltò letteralmente in groppa ad Akamaru come fosse una cavalcatura più che un cane, pronto per iniziare una corsa -tu pensa a risvegliare Hinata, noi intanto andiamo a cercare qualche altro ninja disposto ad unirsi alla nostra causa. Se non ricordo male Shino dovrebbe essere libero da missioni per oggi, quindi prima di tutto andremo da lui… Forza Akamaru, al galoppo!- preso lo slancio, cane e padrone schizzarono a tutta velocità in direzione del villaggio, sollevando un gigantesco polverone e sparendo ben presto dal campo visivo di Tenten.
La kunoichi sospirò, quindi si girò verso la povera Hinata e se la caricò in spalla. Non aveva intenzione di fare due viaggi per portarle dell’acqua: portandosela direttamente dietro fino al pozzo più vicino avrebbe fatto sicuramente prima. Ripassando davanti al dojo di Rock Lee, Tenten non potè fare a meno di gettarci dentro un’altra veloce occhiata. Il suo amico non si era mosso di un millimetro dal punto in cui l’aveva visto prima seduto; anzi, addirittura si era raggomitolato su sé stesso, col volto nascosto tra le ginocchia, come per paura di farsi vedere. Quella vista, se già non l’aveva fatto prima, convinse Tenten una volta di più che non c’era più tempo da perdere.

...

Per chi ha l’occasione di visitarlo per la prima volta, è difficile credere che in un luogo all’apparenza impraticabile qual è il deserto si possa installare e possa fiorire un’intera civiltà. Comprensibile, dunque, lo stupore di Cyprine e Telulu nel trovare il posto in cui, secondo il computer del laboratorio, dovevano trovarsi dei possessori di un cristallo del cuore puro. Quasi abbracciate sotto un unico ombrello per non rimanere vittime del sole cocente, dall’alto di una collina sabbiosa le due streghe osservavano meravigliate il luogo dinnanzi ai loro occhi.
Una vera e propria città, costruita all’interno di una muraglia naturale di roccia per proteggersi dalle tempeste di sabbia -muraglia aperta solo in uno stretto punto per favorire l’accesso e l’uscita-, costellata di edifici e abitazioni in pietra a pianta circolare: su tutti, spiccava un grande palazzo situato al centro del villaggio, verso il quale confluivano tutte le vie principali. Anche dalla posizione dove si trovavano le streghe, era possibile notare come ogni strada di quello straordinario villaggio brulicasse di abitanti. Coloro che più avevano attirato l’attenzione delle ragazze erano degli uomini -probabilmente soldati a giudicare dalla loro uniforme, un giubbotto verde scuro con larghe spalle- posti sui tetti del palazzo e degli edifici più vicini ai confini della città, messi a guardia e difesa della stessa. Doveva trattarsi di un villaggio molto importante, a giudicare da quel grande dispiegamento di forze.
-Quindi, è qui che vivono i nostri prossimi obiettivi. Le cose si fanno interessanti…
-Parla per te, Cyprine! Uffa, da queste parti non c’è nemmeno l’ombra di un cactus su cui possa fare i miei esperimenti! Mi sa tanto che dovrò tornare al laboratorio e prendere qualche piantina dalla mia serra, se voglio mettere in atto il mio piano…
-Nessun problema Telulu, di tempo ne abbiamo in abbondanza. Agiremo questa notte, quando farà più fresco. E soprattutto, quando i nostri tre cristalli saranno già andati a nanna.
-Già… Beh, complimenti intanto, alla fine la tue teoria sulle relazioni fra i possessori di cristalli si è rivelata corretta. Ti confesso che quando ho visto la foto del nostro “introverso”, non credevo che potesse avere degli affetti. Certo è solo un ragazzino, però a guardarlo mi viene comunque un po’ di apprensione!…
-Tu ti preoccupi troppo, cara.
Senza nascondere il suo scetticismo alla collega, Cyprine tirò fuori dal vestito una delle tre fotografie, quella appunto dell’“introverso”.
Il ragazzo raffigurato aveva il volto pallido, sul quale spiccava un paio di occhi celesti cerchiati di nero. Il particolare più evidente, però, era il colore dei suoi capelli: rosso, così come rosso era il tatuaggio che aveva disegnato sulla tempia sinistra.
-Bah… A me non sembra poi così spaventoso…

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Capitolo 20
*** La Lunga Notte Di Suna ***


La Lunga Notte Di Suna

Notte piuttosto fredda, quella che il villaggio segreto di Suna si apprestava a vivere. Come sempre accade quando si vive nel deserto, d’altronde, ma a un simile calo di temperatura i ninja soldati assegnati a pattugliare la sezione occidentale del villaggio ci avevano ormai fatto l’abitudine.
Un gruppo di questi uomini scelti si trovava sul tetto di un edificio militare, costruito accanto alla muraglia di roccia che circondava l’intero villaggio. I ninja camminavano avanti e indietro, mantenendosi a distanza di tre passi l’uno dall’altro di modo che ognuno potesse avere buona visione del panorama circostante, ed eventualmente avvistare per tempo un improvviso attacco a sorpresa da parte di villaggi nemici.
Tutti si mantenevano vigili e attenti. Tutti eccetto un giovane soldato, che forse distratto da qualcosa aveva rallentato la propria marcia fino a fermarsi del tutto, restando imbambolato. Solo il contatto con il ninja dietro di lui che involontariamente ci aveva sbattuto contro lo riportò alla realtà.
-Ehi recluta, mantieni il passo e non ti distrarre!
-Come? Oh, è vero, chiedo scusa signore. È che mi ero fermato un attimo a guardare una cosa strana e ho perso la concentrazione…
-Una cosa strana? Di che si tratta?
La recluta indicò un punto sul bordo del tetto dove camminavano. Tra due muretti di pietra, qualcuno aveva incastrato a forza un vaso di coccio, che al suo interno ospitava una piantina di colore amaranto simile a un’orchidea.
-Un… vaso di fiori?
. -È non è l’unico! Mentre venivo qui ne ho notati un po’ dappertutto: sui tetti, sui cornicioni, incastrati nelle nicchie dei muri, nascosti nei vicoli, dovunque! Forse dovremmo far subito rapporto al capitano Baki, è una cosa troppo sospetta per essere ignorata…
-Sì, sono certo che il capitano Baki apprezzerà il tuo spirito di osservazione… ma cammina idiota, se non vuoi che tolga la razione di cibo a tutto il plotone!
-Ma…
Uno spintone da parte del suo superiore convinse la povera recluta a riprendere a camminare, ma non lo distolse dai suoi dubbi.
Impegnato a rimuginarci sopra, però, nemmeno lui si accorse che dal fiore stava prendendo vita una piccola scarica d’energia rossa.
Quando il plotone si rese conto di cosa stava accadendo, era ormai troppo tardi per reagire.

“Ben fatto, mia piccola Telulun.”

Notte piuttosto fredda, quella che il villaggio segreto di Suna si apprestava a vivere. Come sempre accade quando si vive nel deserto, d’altronde, ma a un simile calo di temperatura i ninja soldati assegnati a pattugliare la sezione orientale del villaggio ci avevano ormai fatto l’abitudine.
Al contrario, mai si sarebbero abituati a quello che di lì a poco stava per accadere. Su tutti il capitano Baki in persona, che si vide raggiungere di corsa da un suo trafelato sottoposto.
-Capitano Baki… è appena arrivato…. un falco messaggero… con una richiesta d’aiuto… eccola…
-Da dove arriva?- chiese Baki, strappando il foglio dalle mani del ragazzo.
-Dalla parte opposta del villaggio, capitano.
-Ah… Vuoi prenderti gioco di me, soldato?!
-Giuro sulla mia testa che è vero, capitano!
Dopo avergli lanciato l’occhiata più storta e dubbiosa che si potesse fare, l’uomo passò a leggere il messaggio.
“Qualcuno si è infiltrato nel villaggio. State attenti ai vasi di fiori.”
-State attenti ai… Oh, grandioso. In meno un minuto la potenza militare di Suna è riuscita nell’impresa impossibile di cadere nel ridicolo…
-Quali sono i suoi ordini, capitano?
-Bah. Raduna una squadra, e va’ a controllare cosa succede.
-Agli ordini, capitano.
Baki rimase a guardare il soldato andarsene di corsa, e sospirando, si girò e fece per ritornare alle sue faccende.
Il resto, successe in una frazione di secondo.
Forte della sua prontezza di riflessi, il ninja riuscì appena in tempo ad estrarre dalle tasche e lanciare alle proprie spalle uno shuriken, col quale colpì e deviò la traiettoria di un kunai scagliato verso la sua testa. Quindi si voltò, scoprendo così che chi stava per colpirlo era lo stesso soldato di poco prima.
-Che diavolo ti salta in mente, soldato?!?…
Baki si tuffò velocemente all’indietro, appena in tempo per schivare una freccia che gli passò a pochi centimetri dal naso. A lanciargliela contro, un altro dei suoi soldati, armato di balestra. Il ninja pensò subito ad un complotto ai suoi danni, ma rimase totalmente spiazzato quando vide i suoi due aggressori iniziare a combattere tra loro, senza nessun motivo apparente. E non erano i soli. Guardandosi attorno, Baki si rese conto che tutti gli uomini del suo plotone avevano preso ad azzuffarsi fra di loro: chi a mani nude, chi sfoderando spade, tutti presi da una inspiegabile e inaudita ferocia animalesca.
Il capitano provò a richiamarli all’ordine, urlando con tutto il fiato che aveva in corpo, ma senza risultati.
“E va bene. A mali estremi, estremi rimedi.”
Con fare macchinoso tirò fuori dalle tasche tre kunai, ai quali legò una carta bomba ciascuno, e li lanciò in tre punti del tetto di modo che formassero un immaginario triangolo. Quindi si spostò al centro del tetto, pronto per far saltare tutto in aria, e avvicinò i palmi delle mani.
“Questo insegnerà loro un po’ di buone… Un momento! Cosa… cosa sto facendo?! Devo… fermarmi…”
Troppo tardi. Come dotate di autonomia propria, le dita del capitano Baki composero il sigillo che fece esplodere le carte bomba. Il tetto dell’edificio crollò inevitabilmente, e i soldati precipitarono in un vortice di detriti, polvere e macerie.

“Tutto secondo le previsioni. Nessuno può ribellarsi al mio sortilegio. Nessuno.”

Notte piuttosto fredda, quella che il villaggio segreto di Suna si apprestava a vivere. Come sempre accade quando si vive nel deserto, d’altronde, ma a un simile calo di temperatura anche i semplici abitanti ci avevano ormai fatto l’abitudine. Fra questi, vi era una ragazzina.
Uscita di nascosto da casa sua, incurante appunto del freddo stava ora correndo per le vie più strette e buie del villaggio, con una pesante sacca a tracolla. Superati diversi isolati la giovane giunse alla destinazione, un piccolo cortile seminascosto dagli alti edifici, ed esausta lasciò cadere a terra la sacca che si aprì, rivelando al suo interno una serie di kunai.
Matsuri, questo il nome della ragazzina, raccattò un po’ di quei pugnali e si spostò al centro del cortile, a distanza di qualche metro da un pannello di legno sul quale vi era stato disegnato col gesso un bersaglio stilizzato. Un respiro profondo, Matsuri cominciò a lanciare i kunai contro il bersaglio. Diversi minuti di tentativi dopo, però, i risultati anche discreti faticavano ad arrivare: se alcuni pugnali si avvicinavano di poco al centro del bersaglio, altri nemmeno restavano infissi nel legno e cadevano inesorabilmente a terra.
-No accidenti! Così non va bene per niente!
Per l’ennesima volta Matsuri corse a riprendere i pugnali caduti, e stizzita diede un calcietto contro il pannello di legno. Fece per darne un altro ma si calmò, limitandosi a scuotere la testa.
-No, non devo farmi prendere dalla frustazione. Gaara mi rimproverebbe di sicuro se mi vedesse così…
Gaara del deserto, il ninja definito come l’arma segreta di Suna, rispettato e soprattutto temuto da tutti, era il suo maestro. O meglio, Matsuri aveva scelto di sua spontanea volontà di diventare sua allieva, e senza pentirsene affatto. Tra i due si era instaurato pian piano un saldo rapporto di fiducia -anche se Gaara non mostrava quasi mai emozioni, Matsuri era certa che fosse così- ed è per questo che la giovane si era presa l’impegno di sacrificare un’ora di sonno ogni notte per esercitarsi nell’uso delle armi ninja. Per non deludere le sue aspettative, e, sotto sotto, anche per farsi notare di più da lui.
-Okay, ci riprovo. Massima concentrazione, così come Gaara mi ha spiegato…
-Quindi piccoletta, conosci Gaara. Perfetto, è tutto ciò che mi interessava sapere.
-C-chi… chi ha parlato… !!!
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi, che dall’ombra di un vicolo emersero una serie di liane simili a fruste e si avvinghiarono al corpo di Matsuri, serrandole in particolare la bocca così che non potesse gridare. La ragazzina cercò di liberarsi tagliando le liane con un kunai, ma un violento strattone le fece perdere l’arma e la giovane venne trascinata all’indietro nel vicolo, da dove sentì arrivare nelle orecchie la voce di colei che l’aveva aggredita.
-E non agitarti, non ti farò del male. Voglio solo che tu risponda con assoluta sincerità alle mie domande.

...

Seduto sul tetto dell’edificio più imponente di Suna, una gamba avvicinata a sé e l’altra distesa, c’era un ragazzo. Teneva gli occhi chiusi, ma non stava dormendo. Anche perché, lui, un simile privilegio non poteva e non doveva permetterselo per nessuna ragione.
Mediante i suoi occhi di sabbia sparsi per il villaggio, da diverse ore ormai era intento a seguire le mosse e gli spostamenti delle due ragazze arrivate dal nulla: aveva osservato quella dagli occhi verdi nascondere in ogni anfratto fiori dalla specie sconosciuta, gli stessi fiori che sotto qualche strano influsso erano riusciti a mettere fuori combattimenmto parte dell’esercito di Suna; e aveva notato come l’altra ragazza, nascosta nell’ombra, stesse spiando compiaciuta un altro gruppo di ninja, mentre questi senza motivo avevano cominciato a combattere fra di loro. In entrambi i casi, se non per attutire la caduta dei soldati con la sua sabbia, il ragazzo si era limitato a guardare lo svolgersi degli eventi senza intervenire, intenzionato a capire a cosa stessero mirando quelle due.
Alla fine, la sua pazienza fu ripagata.
Nonostante il suo occhio di sabbia non gli consentisse di ascoltare ciò che la strega dagli occhi verdi stesse dicendo, dalle tre fotografie che questa stava sventolando davanti al naso della terrorizzata Matsuri capì lo stesso qual era, anzi chi era il loro obiettivo.
Il ragazzo sciolse la tecnica degli occhi di sabbia, aprì i suoi di occhi e si alzò in piedi. Le due streghe volevano lui e i suoi fratelli? Perfetto, li avrebbero avuti.

...

<< Sei certa che la mocciosa che hai catturato faccia al caso nostro? >>
-Tranquilla Cyprine, siamo in ottime mani. La ragazzina mi ha assicurato di conoscere personalmente Gaara e gli altri due, e ha promesso che reciterà la parte del bravo ostaggio e ci condurrà da loro senza obiettare.
<< E va bene, voglio fidarmi di te. Dove ci incontriamo? >>
-All’ingresso del palazzo al centro della città. Riesci a vederlo da dove sei?
<< Mmm… sì, lo vedo. Finisco di sistemare gli ultimi soldatini e sono da te. >>
-Ti aspetto.
Telulu spense la ricetrasmittente con cui si era messa in contatto con la strega alleata. Quindi allentò la presa delle sue liane sulla povera Matsuri, di modo che avesse libera la bocca.
-Sentito ragazzina? È ora di andare. Indicami la strada.
-S-s-sì- balbettò, terrorizzata -b-bisogna p-prendere quella vi…
La giovane si sentì quasi mozzare il fiato, quando Telulu la strattonò con forza vicino a sé. Questo, per poterle sussurrare nelle orecchie un ultimo avvertimento.
-Che sbadata, stavo dimenticando la cosa più importante. Osa anche solo pensare di fregarci, e sei morta.

Aveva appena chiuso la comunicazione con Telulu, quando l’ennesimo gruppo di ninja avvistò Cyprine in piedi sulla muraglia di roccia.
-Lassù, guardate! Chi è quella ragazza?
-Non lo so, ma probabilmente deve avere qualcosa a che fare con l’esplosione che abbiamo sentito prima! Prendiamola!
Gridando per darsi la carica i soldati si lanciarono verso Cyprine. La quale si limitò ad osservarli, per nulla preoccupata.
-Insomma ragazzi, non siete stufi di star svegli giorno e notte a fare questo lavoro ingrato? Io vi consiglierei una bella dormita.
-Sta’ zitt…
Un secondo più tardi tutti caddero a peso morto sull’edificio sottostante, e lì rimasero a poltrire della grossa. Con grazia, Cyprine saltò dalla roccia ed atterrò in mezzo a loro, mani sui fianchi, per osservarli dall’alto in basso con sufficienza.
-Sigh. Mi rattrista molto, constatare come il cervello degli esseri umani sia più molle di una pallina antistress. Certe volte vorrei proprio confrontarmi con qualcuno alla mia altezza… Basta perdere tempo, è ora di andare a rubare un po’ di cristalli! …uh?
Cyprine fece per prendere il volo, quando alle sue orecchie arrivò il rumore inconfondibile di qualcuno che si stava avvicinando a gran velocità. La strega annoiata volse lo sguardo in quella direzione, aspettandosi un altro gruppo di ninja incapaci. Arrivò invece una ragazza. Bionda, vestita di nero, con un vistoso ventaglio legato dietro la schiena.

Trascinandosi dietro senza alcun rispetto Matsuri per le strade di Suna, Telulu giunse alla fine dinnanzi al portone che dava l’accesso al palazzo principale. Una volta arrivata, la prima cosa che la strega notò con piacere era la totale assenza dei ninja soldati a guardia del palazzo: probabilmente, per andare in soccorso dei loro compagni dovevano tutti aver abbandonato la loro postazione.
Purtroppo per Telulu, all’appello mancava anche Cyprine. Tenendo sempre ben stretta la presa su Matsuri, con uno sbuffo la ragazza si sedette sugli scalini ai piedi del portone, e lì aspettò. Passarono diversi minuti, ma la strega dagli occhi blu ancora non appariva.
-Beh? Allora, si può sapere che cavolo sta facendo ancora? Conoscendola avrebbe dovuto essere qui già da un pezzo!
Stizzita, Telulu si alzò in piedi e accese la ricetrasmittente.
-Cyprine, mi senti? Io sono arrivata, e ho qui l’ostaggio! Vuoi darti una mossa? Accidenti Cyprine! Ti decidi a rispondere?…
-Resta ferma dove sei e lascia andare la ragazzina immediatamente. È un ordine.

-Proprio come aveva detto Gaara, sono tutti felicemente nel mondo dei sogni. Certo che quello zuccone poteva anche venirci a svegliare un po’ prima, eh!
Con un ultimo balzo, Temari atterrò incolume tra i soldati addormentati come angioletti e si guardò intorno, avvistando subito la ragazza dai capelli blu ferma sulla parte opposta del tetto.
-Ehi, tu! Sì, dico proprio a te! Sei tu la responsabile di questo casino?
Cyprine non rispose, limitandosi a fissare incredula la nuova arrivata.
“Ma questa… è una delle nostre vittime?! Sì, non ci sono dubbi! C’era anche la sua foto tra quelle che ci ha dato il computer, me lo ricordo bene… Dannazione, che cavolo ci fa qua? E cos’è che ha detto a proposito di Gaara? Non ditemi che quell’incapace di Telulu si è fatta scoprir…”
-Non rispondi? Oh beh, chi tace acconsente…
E senza lasciarle nemmeno il tempo di ragionare, Temari sfoderò il ventaglio e partì all’attacco.

A quella voce Telulu alzò di scatto la testa, trovandosi davanti un ragazzo conciato con un vestito completamente nero, che gli lasciava scoperto solo il viso: pure questo era però in qualche modo cammuffato, segni di pittura viola infatti spiccavano intorno agli occhi, alla bocca e sulle guance. Col brutto presentimento di averlo già visto da qualche parte, la ragazza tirò fuori le tre fotografie dei loro obiettivi: come temeva, fra quella dell’obiettivo principale Gaara e quella della ragazza bionda, c’era anche la foto del tizio di fronte a lei.
“Qui ha la faccia dipinta in modo diverso, ma è indubbiamente lui… Kankuro… Come ha fatto a scoprirmi? Ma soprattutto, perché proprio lui maledizione?!”
-Te lo ripeto, lascia andare libera Matsuri, subito. Non farmi arrabbiare.
Telulu mise via le foto e alzò gli occhi sul ninja, mascherando la propria sorpresa con uno sguardo di sfida.
-Non farmi arrabbiare? Mpf! Sei divertente, ragazzino! Adesso però fa’ una bella cosa, levati dai piedi e tornatene a dormire, non sei tu il mio obiettivo! “per ora…”
Al contrario, Kankuro non si mosse di un millimetro, facendo definitivamente imbestialire la strega.
-Se la metti così… Poi non dire che non ti avevo avvertito!
Tirata da parte Matsuri con un veemente strattone, Telulu puntò il braccio libero contro Kankuro: subito dal polso crebbero a dismisura delle nuove liane che si avvinghiarono attorno al corpo del ragazzo, stritolandolo.
-Troppo lento… COSA?!?
Di fronte agli occhi sbarrati della strega, il corpo dell’avversario si ruppe letteralmente, rivelando di essere solo un inanimato fantoccio di legno.

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Capitolo 21
*** Duelli Paralleli ***


Duelli Paralleli

Telulu fissò inorridita i resti del fantoccio con le sembianze di Kankuro. Nonostante lo stupore, la strega ebbe però la lucidità per guardarsi attorno e scansarsi velocemente, evitando il vero Kankuro che stava per attaccarla dall’alto. I due erano ora faccia a faccia.
-Uff, c’è mancato poco… Avevo già visto prima un trucchetto simile, sapevo cosa aspettarmi! Mi dispiace Kankuro, ma t’è andata male.
Nonostante il fallito assalto, il ragazzo le sorrise beffardo.
-Così conosci il mio nome. Scommetto però che non sei altrettanto informata sulle mie reali abilità. Ho ragione?
-Mpf. Lo sai, non sei per niente convincente, ragazzino! Si vede lontano un miglio che stai bluffando, dai! È ovvio, basta guardarti per capire che sei solo uno spaccone a cui piace fare la voce grossa con…
“Sì sì, brava. Continua a parlare. Stai facendo esattamente il mio gioco. Anzi, il suo.”
Kankuro abbassò impercettibilmente lo sguardo sulla sua mano destra. Dalla punta delle sue dita partirono cinque fili fatti di chakra, talmente sottili da risultare invisibili, i quali andarono a collegarsi a un secondo fantoccio che il ninja aveva precedentemente nascosto dietro l’angolo di un edificio alle spalle di Telulu. Non si trattava però di una marionetta qualunque, bensì di una delle preferite e più letali di Kankuro, ovvero Karasu.
Il ninja mosse un poco le dita e Karasu rispose al comando, sollevandosi da terra e fermandosi a pochi metri da Telulu, quindi si scompose: con uno scatto, dai suoi numerosi arti sospesi ora a mezz’aria sbucò fuori una serie di lame affilate.
“Adesso, Karasu!”
I pugnali scattarono all’unisono. Stavano per raggiungere il bersaglio, quando senza alcun preavviso Telulu volse indietro la testa e con nonchalance si difese dall’attacco, nel modo che Kankuro non aveva previsto: usando come scudo il corpo di Matsuri, ancora in ostaggio.
-No, dannazione! Fermati!
Con un brusco movimento il ninja riuscì a stoppare l’azione dei pugnali appena in tempo, fermandoli a pochissima distanza dal viso di Matsuri. E al contempo, cominciò a sudare freddo.
-Pugnali controllati a distanza… Niente male, davvero!- esclamò Telulu -ma sai, dopo tutte le cose strambe che ho visto, come potevo non aspettarmi un attacco alle spalle?…
Senza perdersi d’animo il marionettista si lanciò lui stesso all’attacco; prima ancora che potesse infilarsi una mano in tasca per prendere degli shuriken, Telulu col braccio libero aizzò contro di lui un gruppo di radici, che lo intrappolarono.
-Al contrario questa offensiva fa decisamente pena… Prendi questo!
E dal polso della strega una violenta scarica elettrica raggiunse il corpo di un immobile Kankuro, investendolo in pieno.

Cyprine schivò a pelo un colpo di ventaglio, quindi si librò in volo e si fermò sospesa a mezz’aria a diversi metri d’altezza, per poter letteralmente guardare dall’alto in basso la sua nuova avversaria, Temari.
-Hai tanta voglia di menar le mani, vedo- disse la strega -per me va più che bene! Dai allora, vieni a prendermi quassù se ci riesci! Coraggio! Ti sto aspettando!…
-Oh beh, se proprio insisti.
Con nonchalance la kunoichi sfoderò il ventaglio e ci si nascose dietro, svanendo sotto gli occhi sbarrati della strega. Cyprine sì guardò attorno, appena in tempo per veder Temari arrivarle incontro dall’alto planando sul suo ventaglio, e cercare di assestarle un colpo con lo stesso. Cyprine evocò in fretta il suo bastone e si difese con esso: dopo un breve contatto la strega riuscì a spingere via l’avversaria, che ricadde in piedi sul tetto dell’edificio sottostante.
-Bei riflessi- disse Temari.
-Grazie. Neanche i tuoi sono mal…
-DAI KAMAITACHI NO JUTSU!!!
Senza lasciarle il tempo di rifiatare Temari le sparò contro una devastante raffica di vento, alla quale Cyprine rispose appena in tempo con una sfera d’energia blu. Ne nacque una breve prova di forza, vinta alla fine dalla bionda di Suna che rispedì indietro la sfera, facendola sparire nel cielo notturno.
-Fatto- disse la ninja soddisfatta, richiudendo il ventaglio -è stata una passeggiat…
-Rettifico, hai dei riflessi decisamente scarsi…- le sospirò Cyprine dietro al collo.

Kankuro richiamò a sé le varie parti di Karasu, le quali tagliarono di netto le radici e lo liberarono. Seppur indebolito dalla scossa, con fatica il ragazzo si rimise in piedi e tornò a fronteggiare la sua avversaria.
-Che delusione, si esauriscono qui le tue “reali abilità”?
-Certo che no!- punto sul vivo, Kankuro riassemblò in fretta Karasu e preparò un nuovo attacco -adesso…
-Adesso stai fermo e ascoltami attentamente. Se ancora non te ne fossi reso conto, ho io il coltello dalla parte del manico- e dicendo questo agitò Matsuri davanti a sé -quindi getta le tue armi a terra, o la mocciosa qui presente farà la stessa fine del fantoccio di prima. Allora?
Per quanto gli prudessero le mani, Kankuro comprese di non avere altra scelta.
-E va bene.
Con un sospiro, il ragazzo sciolse i fili di chakra collegati alla marionetta, la quale crollò a terra a peso morto.
-Contenta? Adesso lascia andare Matsuri!
-Così facilmente? No no no. Ti offro un piccolo scambio. La sua libertà, in cambio del tuo cuore.
-Che… che cos’hai detto?!
-È meno complicato di quello che pensi, davvero. Avvicinati, al resto penserò io.
E detto ciò, la strega spostò l’ostaggio senza tanti complimenti dietro la schiena e indirizzò al ninja il gesto di avvicinarsi.
“Questa… Questa è completamente pazza!” pensò il ninja masticando amaro “Ma è riuscita a mettermi con le spalle al muro, anche se odio ammetterlo. Dannazione, ma quando si decide a farsi vivo?!…”
-Allora, Kankuro? Ti muovi?
-E va bene, va bene! Arrivo, sta’ calma!
Il ninja iniziò ad avvicinarsi, tenendo sempre lo sguardo fisso su quello della nemica. Soddisfatta, Telulu alzò di nuovo il braccio e gli rivolse il palmo della mano, dov’era legato il gioiello nero a forma di stella che usava per estrarre i cristalli dalle sue vittime. Non appena Kankuro fu abbastanza vicino il gioiello si illuminò, segnale che stava per iniziare l’operazione.
“E uno è andato. Chissà che faccia farà Cyprine quando mi vedrà con… uh?!”
Cogliendola di sorpresa, da teso qual era Kankuro le rivolse di punto in bianco un sorriso: quindi il ragazzo fece un passo indietro, estrasse un kunai dalle tasche e balzò per attaccare.
-Ti avevo avvisato!… Cosa?!?
Telulu si girò verso Matsuri per ucciderla, ma non la trovò. Qualcuno l’aveva liberata. Colta alla sprovvista, la strega fece un paio di salti all’indietro per allontanarsi dal nemico e si fermò in piedi sul tetto di un basso edificio. Inorridì, quando, passandosi distrattamente una mano su una guancia, se la ritrovò sporca di sangue: anche se di striscio, il ninja era riuscito a ferirla.
-Questa… questa me la paghi, te lo assicuro… !!!
Alzò lo sguardo. Poco distante da Kankuro vide Matsuri e, al suo fianco, ad aiutarla a liberarsi dalle ultime radici che la tenevano legata, un altro ragazzo. Un ninja dagli inconfondibili capelli rossi.

-Rettifico, hai dei riflessi decisamente scarsi… OUFF!!!
Prima ancora che finisse di sospirarle sul collo, Temari assestò a Cyprine un violento colpo di ventaglio nello stomaco.
-E così i miei riflessi sarebbero scarsi?
La kunoichi fece per affondare un altro colpo, ma la strega lo parò col bastone e si allontanò nuovamente in volo.
-Che fai, vuoi già scappare?
-Oh no, al contrario.
Cyprine schioccò le dita. A quel comando, i soldati ninja che aveva prima addormentato si risvegliarono, e come degli automi si mossero verso Temari, circondandola.
-Cosa… cos’hai intenzione di fare con loro?
-Tsk tsk tsk. La domanda più giusta è: cosa farai TU, con loro? Avanti uomini, prendetela!
Come un solo uomo i ninja ipnotizzati partirono all’attacco, chi solo con pugni e calci, chi sfoderando kunai e shuriken. Dal canto suo Temari cercò di respingere l’assalto a colpi di ventaglio e calci nello stomaco, non molto convinti per la verità: i pensieri della bionda erano tutti focalizzati su Cyprine.
“Allora è questo che sa fare la tizia, ipnotizzare la gente. Niente di più facile, basterà colpire lei direttamente e tutto sarà già finito… Mh?”
La kunoichi ebbe appena il tempo di alzare gli occhi al cielo e rendersi conto che Cyprine s’era volatilizzata, che un soldato la colpì facendola cadere a terra. Temari rotolò su un fianco scansando per un pelo una pioggia di shuriken e si rimise subito in piedi, più infastidita che mai.
“Qui andiamo per le lunghe… e va bene, a mali estremi estremi rimedi!”
La ragazza aprì completamente il ventaglio, quindi prese a girare su sé stessa sempre più velocemente. Questo generò un piccolo mulinello d’aria, nel quale gli ipnotizzati vennero risucchiati inevitabilmente: dopo un volo di una decina di metri in verticale i malcapitati precipitarono malamente lontano, chi nella strada sottostante, chi addirittura fuori dalle mura del villaggio.

-Tutto bene, Matsuri?
La ragazzina stava ancora tossendo e massaggiandosi la gola, non più stretta fra le radici di Telulu: quando sentì vicino a sé la voce di Gaara, dimenticandosi di tutto Matsuri si prostrò subito faccia a terra ai suoi piedi in segno di rispetto, ma più che altro per nascondare a tutti il suo imbarazzo.
-M-mi mi dispiace, mi dispiace tantissimo, n-non sono stata capace di difendermi, è solo tutta colpa mia se…
-È tutto a posto. Adesso torna subito a casa. E se incontri altri cittadini ancora svegli avvertili di fare lo stesso.
Come colpita da una scossa Matsuri scattò in piedi, tenendo ancora il capo chino per l’imbarazzo, e rivolse ai due ninja una serie convulsa di inchini.
-L-lo farò! Vado, vado subito! Grazie, grazie ancora!
Kankuro la guardò allontanarsi, incespicando, e sparire dentro uno dei tanti vicoli della città.
Quindi, spostò lo sguardo sull’impassibile fratello. Nonostante fossero trascorsi ormai un paio d’anni, Kankuro ancora non riusciva a non stupirsi nel vedere gli effetti del cambiamento di Gaara, dopo che questi aveva incrociato la sua strada con quella di Naruto Uzumaki. Prima di quell’incontro, il Gaara che aveva sempre conosciuto non avrebbe esitato un secondo ad usare il Funerale del Deserto senza badare più di tanto a chi altri venisse coinvolto. E ora, invece, dopo aver conosciuto quello strambo ragazzo di Konoha, alla sete di sangue Gaara anteponeva sempre il bene del prossimo. In particolar modo dei suoi cari più stretti, come lo aveva appena visto fare con Matsuri. Per certi versi, ogni volta che lo vedeva compiere delle buone azioni, Kankuro sentiva di provare sempre un pochino di affetto in più nei confronti del fratello minore. Sentiva di volergli più bene.
Ma non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.
-Era ora che arrivassi, fratellino! Stavo quasi iniziando a preoccuparmi, sai?
-Dovevo controllare un’ultima volta che non ci fossero altri invasori nel villaggio, oltre a queste due.
-Ed è così?
Gaara annuì.
-Dell’altra se ne sta occupando Temari, in questo momento.
-Hai sentito?- ridacchiò Kankuro, rivolgendosi a Telulu -siete praticamente con le spalle al muro! Adesso parla, dicci chi siete e cosa volete!
-…come volete, parlerò. Prima però ho io una domanda da farvi! Spiegatemi, come avete fatto a scoprirci?
I due fratelli si scambiarono un’occhiata, seguita da un cenno d’intesa di Kankuro. Quindi, Gaara richiamò dalla grossa giara che teneva dietro la schiena una manciata di sabbia, che vorticò a mezz’aria sul palmo della sua mano tesa: la sabbia si raggruppò e si solidificò, formando quello che a Telulu pareva proprio essere un vero bulbo oculare.
-Oh mio… oh mio Dio… c-che diavolo è quello…
-Con questo ho seguito tutte le vostre mosse. E ho visto che tenete delle foto che ci ritraggono. Ora parla.
- …e-e va bene, penso di non avere scelta. Il mio nome è Telulu, mentre quello della mia compagna è Cyprine. E… e a proposito di lei… mpfff… ah ah ah ah ah… ah ah ah ah ah!!!
-C’è qualcosa di divertente?- sbraitò Kankuro.
-C’è… Avete detto che di Cyprine se ne sta occupando la vostra Temari, giusto? Mi dispiace moltissimo ragazzi, ma avete commesso un grosso errore, a lasciarla tutta sola…

Sgromberato il campo di battaglia, Temari potè finalmente dedicare tutta la sua attenzione alla nemica principale.
-Sei rimasta solo tu, stronzetta! Forza, vieni fuori!- gridò rivolta al cielo -Gaara mi ha detto tutto, so che ci sono anch’io tra i vostri obiettivi! Quindi esci fuori e affrontami!
Passarono diversi istanti, nei quali la rabbia e la tensione di Temari aumentavano sempre di più. Poi, finalmente, la voce della strega dagli occhi blu si fece risentire, ma la kunoichi non riuscì a capire da dove provenisse. Anzi, ebbe la strana sensazione che arrivasse dalla propria mente.
“Così… così avete scoperto tutto, eh? Beh, a questo punto penso sia inutile continuare a nascondersi…”
-E allora cosa aspetti? Vieni fuori!!!
“Non ce n’è bisogno. Io e te stiamo già combattendo, e pare che sia io ad avere la meglio. Adesso, con gentilezza, consegnami il tuo cristallo del cuore puro.”
-Basta! Smettila di raccontare cazzate! Ok, se non esci sarò io… a venire… a pren… der… ti.
Di colpo, Temari si sentì schiacciata da un improvviso senso di spossatezza. La sensazione fu talmente forte ed improvvisa da farle male, e costringerla a cadere in ginocchio. Tentò subito di rialzarsi, ma oltre alla forza scoprì che anche gli altri sensi, compresa la vista sempre più annebbiata, erano sul punto di abbandonarla.
-Cosa… cosa sta… succedendo…
“Ah, volevo bene vedere se eri pure immune al mio potere! Tra pochi istanti obbedirai ciecamente ai miei ordini, e non potrai far nulla per evitarlo.”
-Puoi… scordartelo… KAI!
Temari unì le mani a formare un sigillo, attivando così una tecnica difensiva. Che però, servì solo ad annullare per un secondo il potere di Cyprine, che la stava schiacciando sempre di più.
-Dannazione… questa… non è una tecnica illusoria come le altre… mi serve più chakra… per contrastarl… !
La kunoichi si sentì strattonare violentemente le braccia. Voltando appena la testa, per quel che poteva, scoprì di esser stata bloccata da due dei soldati di cui si era sbarazzata prima: probabilmente si erano arrampicati sull’edificio mentre lei era distratta con Cyprine, e obbedendo a un suo ordine l’avevano attaccata alle spalle. Temari provò a divincolarsi, ma complice il sortilegio nel quale stava cadendo, finì per arrendersi, e perse definitivamente i sensi. I due uomini lasciarono la presa: Temari non cadde né tantomeno si accasciò al suolo, rimase invece in piedi, immobile come una statua, con gli occhi spalancati ma vitrei.
Fu solo allora che Cyprine uscì allo scoperto.
-Brava Temari- sospirò, mentre a braccia incrociate scendeva delicatamente dall’alto, per fermarsi proprio di fronte alla sua inerme avversaria -giusto prima che tu arrivassi, mi stavo appunto chiedendo se ci fosse qualcuno in grado di competere con la sottoscritta… Beh, tu no di sicuro, ma ci sei andata molto vicino. Dunque, dov’eravamo rimaste? Ah già, il cristallo. Sai già cosa fare, Temari.
La kunoichi annuì meccanicamente. Un alone bianco si materializzò di fronte a lei, all’altezza del petto. Poco alla volta, dall’alone emerse la figura di un oggetto: il suo cristallo del cuore puro.

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Capitolo 22
*** Il Risveglio Di Petirol ***


Il Risveglio Di Petirol

Finalmente il cristallo di Temari si materializzò del tutto. A Cyprine, non restava altro da fare che prenderlo e raggiungere Telulu il più in fretta possibile. Niente di più facile.
Così, la strega allungò una mano verso il cristallo.
L’aveva appena sfiorato con le dita…
…che uno shuriken la colpì in pieno alla mano.
-Ahia!!! Ma che accidenti…
-Giù le mani da mia sorella, Cyprine!
Con rabbia la strega girò di scatto la testa, e sul tetto dell’edificio accanto vide chi l’aveva colpita: Kankuro.
-Ci mancava lo scocciatore di turno… cosa state aspettando, idioti? Andate a prenderlo!
A un gesto della ragazza i due uomini ipnotizzati partirono all’attacco del nuovo arrivato, il quale si portò veloce alle loro spalle con un salto, ne fece cadere uno con uno sgambetto e all’altro piazzò una bella gomitata nello stomaco; il ragazzo afferrò poi l’avversario per un braccio e con uno sforzo non indifferente lo scaraventò davanti a sé proprio sull’altro ninja, mandandoli entrambi KO. Nel vedere la scena Cyprine si passò una mano in faccia.
-Ho capito, devo sempre fare tutto da sola!
Scettro alla mano, la strega si lanciò verso Kankuro e gli sparò contro una scarica d’energia blu. Come venne colpito, il ninja svanì in una nuvoletta di fumo: era una copia. Spaesata Cyprine si guardò attorno, rendendosi conto troppo tardi di aver lasciato Temari da sola; come temeva, voltandosi trovò infatti insieme alla kunoichi il vero Kankuro, che la teneva in braccio.
-Ma come ha… aspetta, io ti riconosco! Tu sei uno dei nostri obiettivi, sei Kankuro! Cosa sei venuto a fare qui? E soprattutto, come fai a conoscere il mio nome?
-Eh eh eh… devi ringraziare la boccaccia della tua collega, per questo…

“Dannazione a me e alla mia boccaccia! Ma perché non sono stata zitta?”
Questo il pensiero nella mente di Telulu, che per la frustrazione si stava mordendo le labbra tanto da farsi male. Non appena aveva detto ai due fratelli che la loro Temari sarebbe caduta sotto i colpi di Cyprine, Kankuro si era subito allontanato di corsa per raggiungerla, e adesso la scienziata esperta di botanica si ritrovava controvoglia faccia a faccia con Gaara del deserto, da sola.
-…non hai ancora risposto alla domanda di mio fratello- disse il ninja, con tono lapidario -avanti, Telulu. Per aver addirittura preso un ostaggio pur di arrivare a noi, dev’esserci per forza un motivo. Ed è quello che voglio sapere. Parla. Non costringermi ad usare le maniere forti.
-Questa… questa è bella! È vero, ci servono i vostri cuori, m-ma il motivo per il quale stiamo agendo non è affare che ti riguarda, ragazzino! N-non sprecherò fiato con un moccioso come te!…
Dicendo questo la strega tentò di apparire spavalda, ma si capiva che stava iniziando a provare una paura sempre crescente. Non sapeva bene per quale ragione, ma quel giovane la metteva davvero in seria soggezione, e questo sin da quando aveva visto la sua faccia nella fotografia creata dal computer nel laboratorio.
-E va bene. Non mi lasci altra scelta.
La giara che aveva legato alla schiena tremò leggermente: da essa cominciò ad uscire della sabbia, che si riversò sul pavimento e avanzò lentamente verso i piedi di Telulu, la quale senza rendersene conto era arretrata, ritrovandosi con le spalle contro il muro di una casa.
“No… non ancora… ho fallito con Tenten, non voglio perdere anche stavolta! No, non voglio… ma… non ho idea di cosa faccia la sabbia di questo tizio… ma ho paura che non sia nulla di buono… Cosa devo fare… COSA?”
Intanto, la sabbia era arrivata a toccarle la punta dei piedi. A quel punto, la ragazza prese una decisione.
“Meglio… meglio codarda che morta! Al diavolo!”
Da sotto il vestito, prese qualcosa di rotondo e lo scagliò per terra. Un comunissimo fumogeno. Com’era ovvio, una volta dissipata la cortina di fumo la ragazza era scomparsa.

Con delicatezza -ma neanche troppa- Kankuro distese la sorella sul pavimento. Nello stesso istante, il cristallo del cuore puro, rimasto fino a quel momento fermo a mezz’aria, come dotato di vita propria si riavvicinò a Temari, e scomparve, segno che era rientrato in lei. Poco dopo infatti la kunoichi sbattè gli occhi, riprendendo conoscenza.
-Come stai, Temari?- domandò Kankuro -come ti senti?
-Ah, Kankuro… sei tu…- biascicò lei, massaggiandosi la testa -di sicuro meglio di prima, grazie… credevo di aver avuto le allucinazioni, sai? Mi era sembrato di vedere un qualchecosa di cristallo uscire fuori dal mio petto…
-Mmm… dev’essere quello il “cuore” di cui parlava Telulu. Ad ogni modo…
A un cenno d’intesa, i due ninja si rimisero in piedi e si girarono verso Cyprine, per fronteggiarla.
-Adesso siete voi in svantaggio, quindi arrendetevi… ehi!
Non ebbe nemmeno il tempo di finir di parlare, Kankuro, che la strega dagli occhi blu scagliò loro contro una scarica d’energia molto più devastante delle precedenti. I due riuscirono a schivarla appena in tempo gettandosi di lato, e fortunatamente: l’attacco di Cyprine era stato tanto potente da creare uno squarcio nel tetto dell’edificio.
-“Adesso siete voi in svantaggio, quindi arrendetevi!”- sbraitò Temari rialzandosi -dì un po’ Kankuro, a memoria quand’è stata l’ultima volta che una frase simile abbia funzionato?
-Beh, io almeno ci ho provato… Attenzione!
Una luce accecante precedette l’arrivo di un secondo fulmine della strega: in mancanza di spazio, per scansare anche questa i due fratelli furono costretti a saltare direttamente sulla parete rocciosa che simboleggiava il confine di Suna e si arrampicarono fin sulla cima.
-A quanto sembra la situazione si è ribaltata ancora!- rise sguaiatamente Cyprine alzandosi in volo -ma come? Siete in due contro una e non riuscite a combinare nulla? Ah ah ah ah ah!!!
-Ha ragione, purtroppo- sussurrò Temari -cavolo, quasi andava meglio prima che tu arrivassi!
-Ma se stavi per essere sconfitta!?… Eh no, ancora?!?
Questa volta la nemica aizzò loro contro una pioggia di sfere elettriche, per difendersi dalle quali Kankuro fu costretto a evocare una nuova marionetta: Sanshou, un fantoccio dalle sembianze di un grosso scorpione, grande abbastanza da accogliere al suo interno entrambi i ninja. Temari e Kankuro si gettarono infatti al suo interno, e la pioggia di sfere si abbattè sulla solida corazza della marionetta.
-Qui dovremmo essere al sicuro. Chissà per quanto però…
-E allora che facciamo? Mica possiamo starcene rintanati qui dentro tutta la notte! Forza Kankuro, fatti venire un’idea!
-Perché proprio io?
-Perché è colpa tua se ci ritroviamo in questa situazione! Quindi fai andare il cervello, su! Veloce! Sbrigati!
-Colpa mia?! Ti ho appena salvato la vita, così mi ringrazi? Ah no sorella, se la metti così puoi scordarti il mio aiuto! Umpf!
-Non parlarmi così, sai! Ti ricordo che sono più grande di te, quindi…
-USCITE, PICCOLI VERMI!!!
Un fulmine di Cyprine si abbattè su Sanshou, distruggendolo e facendo franare il pezzo di roccia su cui stava, così che i due ninja precipitassero. Ma non accadde: nella caduta, Kankuro afferrò la mano della sorella, e con la mano libera riuscì ad aggrapparsi ad una piccola sporgenza nella roccia. I due ora penzolavano pericolosamente nel vuoto.
-Tieniti… forte… Temari…
-Stanne… certo… e, grazie…
-Finalmente… non aspettavo di sentire altro…- rispose Kankuro sorridendo -e sai, proprio adesso… mi è venuta l’idea…
-Bravo Kankuro… sapevo che potevo fidarmi diEHI!!!
Con uno sforzo non indifferente, il marionettista scagliò la sorella verso l’alto e le ordinò di arrampicarsi. Temari salì così in cima alla muraglia di roccia, seguita a ruota dal kankuro che senza darle spiegazioni corse verso la parte che si affacciava sul deserto e si gettò giù in scivolata.
-Presto, corri!
La kunoichi obbedì e imitò il fratello, ma appena lo raggiunse alla base della roccia non perse tempo a dirgliene quattro.
-Un momento, sarebbe questo il piano? Scappare a gambe levate?…
-Guarda.
Kankuro indicò alle loro spalle: come si era aspettato, Cyprine li stava inseguendo dall’alto.
-Così almeno la terremo lontana dal villaggio- disse Kankuro, accelerando il passo per evitare un altro fulmine.
-Complimenti…- ansimò Temari -bene, e poi?
-E poi basta, ho finito le idee! Fatti venire tu in mente qualcosa, forza!
-COOOSA!? Ma sei proprio…
Una scarica di fulmini la convinse a chiudere la bocca e continuare a correre, sempre più velocemente.

Al contrario di quel che ci si potesse aspettare, Gaara non fece nulla per inseguire Telulu. Non ne aveva bisogno. I suoi occhi di sabbia sparsi per tutto il villaggio erano ancora in funzione. Al rosso bastò concentrarsi un attimo per localizzare la posizione della strega: dopo pochi istanti infatti, la sua mente visualizzò l’immagine della nemica in uno dei tanti vicoli di Suna, e per Gaara, che Suna la conosceva come le sue tasche, fu uno scherzo capire dove doveva dirigersi. Quindi, partì all’inseguimento.

Avevano già percorso qualche centinaio di metri attraverso il deserto, senza sapere realmente dove andare, quando a Temari venne finalmente un’idea.
-Aspetta… forse… ho trovato! Tu distraila, mi occupo io del resto!
-Sì okay, ma non potresti spiegarti meglio… Temari?!?
Come si girò verso la sorella, questa era già scomparsa.
-Quando fa così proprio non la sopporto… Mamma!
Un bagliore alle sue spalle segnalò l’arrivo di un’altra scarica di Cyprine: Kankuro la scansò tuffandosi di lato ma perse l’equilibrio, ritrovandosi con la schiena a terra dopo essere rotolato per un breve pendio. Da quella posizione, potè vedere la strega fermarsi a mezz’aria sopra di lui e rivolgergli una risata sguaiata.
-A quanto pare sei rimasto tutto solo, Kankuro! Ma non preoccuparti, quando avrò finito con te mi occuperò di far fare la stessa fine anche alla tua sorellona!
-Non ci contare, Cyprine!
Il ninja scattò in piedi, afferrò un rotolo di pergamena legato dietro la schiena e con esso richiamò la marionetta Karasu che subito si lanciò all’attacco della strega con tutti i suoi pugnali affilati. Impegnata a respingerli col manico del suo scettro, la ragazza riuscì comunque ad accorgersi di un rumore dietro di sé e si girò, vedendosi arrivare addosso Temari a bordo del ventaglio.
-Tzè! Lo stesso attacco non funziona mai due volte di fila, dovresti saperlo! E ora, prendi!!!
Cyprine le scagliò contro una potente folgore. Non appena venne colpita, Temari svanì in una nuvoletta di fumo. Lasciando il posto ad un semplice pezzo di stoffa legato con un nodo ad un kunai.
-Ma!?…
-Lo so benissimo infatti, non sono nata ieri! Questa era la tecnica della sostituzione, e adesso…
La strega fece per voltarsi nella direzione da cui le arrivò la voce, ma era ormai troppo tardi.
-DAI KAMAITACHI NO JUTSU!!!
La vera Temari le inflisse in pieno volto una devastante raffica di vento. La potenza del colpo fu tale che Cyprine venne sbalzata con violenza all’indietro, per poi precipitare a diverse centinaia di metri di distanza.

Mentre correva verso l’uscita dal villaggio, Telulu si era accorta dei vari occhi di sabbia che la stavano spiando, e capì che Gaara era sulle sue tracce e che probabilmente di lì a poco l’avrebbe raggiunta. Questo spinse la ragazza ad accelerare ancora di più la sua corsa: una volta giunta al corridoio naturale di roccia che segnalava l’uscita da Suna verso il deserto, però, fu costretta a fermarsi per riprendere fiato. I suoi polmoni erano letteralmente sul punto di scoppiare.
-Non… ce la… faccio… più… mi serve… aiuto…
La strega si portò un dito alla ricetrasmittente che portava all’orecchio, e l’accese.
-Cyprine… mi senti… Cyprine?…
Nessuna risposta. Sfinita del tutto, Telulu andò a sedersi su una piccola roccia nelle vicinanze, non prima di averla sgomberata da un soldato addormentato, spingendolo via senza tanti complimenti.
“Questa volta abbiamo davvero sottovalutato le nostre vittime… e sì che l’avevo anche avvertita, Cyprine, di stare attente a Gaara! Non so gli altri due, ma quello emana pericolo solo a guardarlo, e io non voglio avere niente a che fare con un tipo del genere! A questo punto, la cosa migliore da fare è tornarmene il laboratorio e organizzare un nuovo piano con le altre… aspetta.”

Kankuro sbuffò e si pulì il sudore dalla fronte, esausto, mentre una Temari fresca come una rosa scendeva dolcemente accanto a lui.
-Che dire… wow. Complimenti sorellona, davvero! Mi spieghi come ti è venuta in mente un’idea simile?
-Ecco, ti ricordi il mio duello di qualche anno fa, all’esame di selezione dei chuunin? Fu così che Shikamaru riuscì quasi a fregarmi, quella volta. A proposito, chissà come reagirebbe se scoprisse che mi sono ispirata a lui! Conoscendolo, sicuramente si metterebbe a piangere di gioia…
-Sì sì, certo. Comunque, dove l’hai rimediato quel pezzo di stoooo…
Gli occhi del ragazzo caddero inevitabilmente sulle gambe scoperte della sorella, e capì al volo.
-L-l-l-la… la go… la gonna…
-Certo! Che ti aspettavi, che mi strappassi la parte superiore? Ehiii!
Il ninja si era intanto girato dall’altra parte, con una mano schiaffata sulla faccia per l’imbarazzo.
-Non so cosa sia peggio, se sopportare le tue atroci battute su Shikamaru o la vista delle tue gambe ciccionAHIA!
Per tutta risposta, si beccò una bella sventagliata sul cranio.
-Mpf- sbuffò lei riassentandosi. Poi, come se nulla fosse: -beh, che ci fai ancora per terra? Su smettila di dormire, dobbiamo inseguire quella strega!
E senza nemmeno aspettare un qualsiasi segno di vita del fratello, la kunoichi partì alla volta della strega.

Con molta fatica, Cyprine riaprì gli occhi. Scoprì di essere precipitata all’interno di una piccola macchia di cespugli e piante tropicali: un’oasi, probabilmente. La ragazza fece per rialzarsi, ma un terribile dolore provocato dalla caduta e dal colpo di Temari la costrinse a rimanere seduta a terra; da quella posizione, comunque, riuscì a scorgere qualche metro più in là un piccolo laghetto d’acqua fresca illuminato dalla luce della luna. Stringendo i denti, Cyprine strisciò fino al bordo del lago, vi immergerse le mani e si schiaffò in viso un po’ di quell’acqua, per rinfrescarsi letteralmente le idee.
“Quei ragazzi… sono molto più scaltri di quel che potessi immaginare, devo ammetterlo. Addirittura sono riusciti ad aggirare il mio potere ipnotico! Beh, vorrà dire che mi toccherà cambiare strategia, nessun problema…”
<< Cyprine… mi senti… Cyprine?… >>
Quella voce gracchiante le arrivò d’improvviso dal suo auricolare, facendola trasalire.
-Mh? Telulu? Accidenti, me n’ero quasi dimenticata! Meglio rispondere…
-No, sorellina. Lasciala perdere. Ci scommetto la mia esistenza che sta per chiederti di abbandonare la missione.
Quell’altra voce, se la sentì invece arrivare direttamente dalla propria testa. Le bastò osservare il suo riflesso nell’acqua, per vedere colei che aveva parlato.
-Petirol?!?
Petirol, proprio lei. La sorella gemella dagli occhi e i capelli rosso rubino la stava fissando dalla superficie del lago.
-Come… come puoi dire una cosa del genere?
-Andiaaamo. Telulu è un’incapace! Non avresti dovuto invitarla a venire in missione con te, guarda che pasticcio è riuscita a combinare!
-Questo è vero. Ma è anche vero, visto che il piano originali ormai è andato a farsi benedire, che sarebbe meglio ritirarci e…
-“E…” un corno. Forse Telulu non avrà più speranze di cavarsela, ma tu sì. E la tua speranza, cara mia, ce l’hai proprio davanti agli occhi.
-Che… che intendi dire? Vuoi aiutarmi? Ma non puoi!
-Certo, che posso. Sarò pure inoffensiva in questa dimensione, ma se riesci a far cadere quei due bambocci in una delle tue illusioni allora sarò in grado di darti tutto l’aiuto di cui hai bisogno, e anche di più. Dunque, accetti la proposta?
La gemella dagli occhi blu esitò un attimo, prima di rispondere.
-Sai… mi piacerebbe molto, sorellina. Ma ho paura che poi vada a finire come l’ultima volta…
-Non finirà come l’ultima volta, te lo garantisco. Quei due non riusciranno a farci colpire a vicenda. Affatto. Ascolta il mio piano…

Una piccola scintilla rossa avvistata con la coda dell’occhio attirò l’attenzione di Telulu, che girò appena la testa: di fianco a un gruppo di ninja soldati KO, trovò una delle sue piantine Telulun, che ancora sprizzava qualche rimasuglio di energia. Mentre la fissava, un barlume d’idea salì pian piano nella mente della strega. Idea, che poteva anche avere una buona percentuale di successo.
“Mmm… forse, qualche chance di vittoria ce l’ho ancora…”
La scienziata si frugò sotto il vestito, e ne estrasse una siringa che conteneva un liquido rosso sangue. Tolse il tappo e la lanciò contro il fiore, iniettandogli ogni goccia del siero: al termine dell’operazione, la Telulun iniziò a pulsare e si illuminò di una forte luce rossa, ma prima che si potesse vedere la sua trasformazione completa, sprofondò e sparì nel sottosuolo.
Un po’ più fiduciosa ma sempre stanca, Telulu ricominciò a correre, inoltrandosi nel deserto.
“Conto su di te, Hyper Telulun.”

-Temari… Temari, aspetta!
-Oh, finalmente!- esclamò Temari, avvistando il fratello dietro di lei -certo che ce ne hai messo di tempo, eh!
“Basta, da oggi rinuncio ufficialmente a ragionare con lei…” -Ad ogni modo, sei sicura che Cyprine sia caduta da questa parte?
-Sicurissima, l’ho vista precipitare in questa zona con i miei stessi occhi!
I due proseguirono la corsa senza fermarsi, e in poco tempo raggiunsero l’oasi e vi si inoltrarono, localizzando subito Cyprine china sulla riva opposta di un laghetto.
-Avevi ragione, eccola là. Pare sia molto ferita.
-Questo renderà tutto più facile. Mi senti strega? Preparati a ricevere il colpo di grazia!
Temari sfoderò il ventaglio. Dall’altra parte la nemica rimase per un attimo a fissarla, poi improvvisamente si alzò in piedi e in risposta sfoderò il suo scettro, la cui stella sulla sommità prese ad illuminarsi.
-E va bene! Petirol, cominciamo!
-Ma che fa? Straparla?!- si domandò Kankuro.
-Non lo so e non m’interessa, e ora… Ma… Cosa…
La kunoichi si bloccò, esterefatta. La luce dello scettro di Cyprine si era fatta sempre più accecante, ma non era questo che l’aveva sorpresa: abbassando lo sguardo sul lago, si accorse che il riflesso di quella luce non era blu come l’originale, ma rosso.
Prima che riuscisse ad avvertire il fratello i due vennero avvolti prima da un lampo abbagliante, e poi dall’oscurità più totale.

-Kankuro, Temari! Tenetevi pronti, state per conoscere la furia delle streghe gemelle!

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Capitolo 23
*** Allo Specchio ***


Allo Specchio

A poco a poco, l’oscurità in cui Temari e Kankuro erano stati avvolti iniziò a rischiararsi. Non molto in verità, solo quel tanto che bastava ai due fratelli della sabbia per ritrovarsi e, dai riflessi delle loro immagini sotto i loro piedi, capire di essere su una superficie a specchio, come quella del laghetto dell’oasi in cui si erano trovati solo qualche istante prima. Intorno a loro, il buio più totale.
-Ragazzi-ii! Siamo qui-ii!
I due ninja si voltarono di scatto, avvistando la loro nemica Cyprine che li attendeva placidamente poco lontano.
-Kankuro, Temari, è con immenso piacere che vi presento la mia cara gemella, Petirol. Se la matematica non è un’opinione, sembra che adesso siamo esattamente due contro due…
-Ma quale due contro due!- sbraitò Kankuro -stai solo cercando di confonderci, l’abbiamo capito ormai! Questa non è altro che l’ennesima patetica illusio…
-CHIUDI QUELLA BOCCACCIA TU!!!
Il ragazzo si zittì di colpo, bloccandosi con in faccia una beota espressione di sorpresa in faccia. Solo in quel momento lui e Temari si erano accorti del riflesso di Cyprine sul pavimento, diverso da lei non solo per il colore rosso degli occhi e dei capelli, ma anche per il fatto che stesse parlando e muovendosi indipendentemente da lei.
-Ma chi ti credi di essere per rivolgerti a me in questo modo? Proprio tu con quell’orribile trucco, ti permetti di criticare! Cosa mi tocca sentire…
-Calma, Petirol. Lascia che spieghi loro come stanno le cose. Dunque, ragazzi, come vi ho detto io e Petirol siamo gemelle. Gemelle siamesi, per la precisione, ma di un tipo molto particolare: infatti, a differenza dei “normali” casi in cui i siamesi hanno due anime e due corpi distinti, seppur fusi insieme…
-…io e Cyprine siamo due anime distinte in un corpo unico- concluse Petirol.
-Esatto. Non potete immaginare quanto sia stato difficile, per noi, vivere e sopravvivere in questo mondo crudele e senza cuore. Siamo state emarginate sin da quando eravamo bambine, sapete? Io venivo considerata pazza, solo perché volevo che tutti conoscessero Petirol. Mentre lei, non avendo nessuno che credesse alla sua esistenza, a parte me, stava sempre più rapidamente cadendo in una cupa depressione. È per questo, per aiutare me e mia sorella a salvarci dal baratro, che ci siamo avvicinate alla stregoneria. C’è voluto tanto tempo, tanto impegno, e tanti sacrifici, per diventare le streghe che siamo oggi. Ma non è ancora abbastanza. Manca ancora qualcosa, per farci conoscere e riconoscere: si tratta di un potere, un potere capace di piegare sotto la propria volontà il mondo intero, ma per ottenerlo è necessario entrare in possesso di speciali cristalli, trentadue per l’esattezza, custoditi nel cuore di altrettante persone sparse per il mondo.
-Aspetta- la interruppe Temari -hai detto “cristalli”, vero? Ma allora… l’oggetto che ho visto fuoriuscire dal mio petto…
-Ci sei arrivata. Tu, Gaara, e quello scimmione maleducato che chiami Kankuro possedete tre dei cristalli che ci servono. Adesso che sapete come stanno le cose, immagino che sarete più propensi a consegnarceli di vostra spontanea volontà…
Un Kankuro sul punto di scoppiare dalla rabbia fece un passo avanti, interrompendola.
-Ma tu ti sei completamente bevuta il cervello! Non esiste che ci facciamo convincere da una banalissima storia strappalacrime ad aiutarvi! E ora basta con le chiacchiere!- detto, anzi gridato ciò il ninja partì di corsa all’attacco. Provocando l’immediata reazione della strega.
-Basta con le chiacchiere, eh? Come vuoi, sei tu il capo. RED SHOCK BUSTER!!!
La stella sullo scettro di Petirol brillò, per poi scagliare in direzione di Kankuro una saetta d’energia rossa. Questo però solo nel riflesso, perché Cyprine al contrario non si mosse per nulla, e proprio su di lei il marionettista si concentrò.
Un errore. Nel momento in cui la scarica si abbattè sul riflesso del ragazzo, questo ne subì le reali e devastanti conseguenze, venendo poi scagliato verso l’alto e ricadendo malamente al suolo, di fronte agli occhi sbarrati di Temari.
-Kankuro!…
-BLUE SHOCK BUSTER!!!
Il colpo arrivò questa volta da Cyprine, che Temari respinse con facilità usando il ventaglio, e sempre facilmente si accorse che la strega si era già teletrasportata alle sue spalle.
-Hai già provato una volta a colpirmi in questo modo, speri ancora che possa funzionare?… Cosa!?!
Come nel loro scontro precedente, la kunoichi chiamò un colpo di ventaglio allo stomaco della rivale, ma questo si bloccò a pochi centimetri dall’obiettivo come respinto da una forza magnetica: d’istinto Temari abbassò lo sguardo sul riflesso, scoprendo che era stata Petirol a fermare il ventaglio. In quell’attimo di esitazione Cyprine ne approfittò a mani basse, restituendo all’avversaria un violento affondo nel costato con la punta del bastone. Al quale, fece seguito un Blue Shock Buster da distanza ravvicinata.

Kankuro avvertì un tonfo alla sua sinistra. Non servì molta immaginazione per capire che alla sorella maggiore era capitata la sua stessa sorte.
-Tutto… tutto bene, Temari?
-Più… ahia… più o meno…- si lamentò lei, massaggiandosi le costole -cavoli, non pensavo fosse così forte anche nei pugni…
-La abbiamo… no. LE abbiamo sottovalutate.- fu costretto ad ammettere Kankuro, rialzandosi seguito dalla sorella -però, come hanno detto siamo pur sempre due contro due! Dovremmo riuscire a tenerle testa!
-Questo è anche vero, ma sembra che quella… come ha detto che si chiama? Petirol?… sia in grado di attaccarci e difendere lei e Cyprine da una posizione che la rende invulnerabile. Bisognerebbe trovare il modo di farla sparire… e forse ho capito come.
-Davvero?
-Petirol può benissimo non essere un’illusione, ma il posto in cui ci troviamo lo è sicuramente. Se riuscissi a sciogliere la tecnica illusoria e a riportarci tutti nell’oasi dov’eravamo prima, allora la situazione potrebbe ribaltarsi. Perfetto, è deciso! Io cerco di annullare l’illusione, tu intanto tienile distratte e vedi di non farle avvicinare!
-Oh, bene… Ma sei scema?! Mi lasci andare allo sbaraglio tutto da solo???
-Tutto solo, hai sempre le tue marionette! E poi non c’è rischio che le gemelline si dividano, essendo una un riflesso dell’altra non credo possano staccarsi più di tanto! Coraggio Kankuro, cos’abbiamo da rimetterci in fondo?
-La pelle, magari?… Oh, al diavolo! Proviamoci!
-Così ti voglio, fratellino! KAI!!!
-BUNSHIN NO JUTSU!!!
I due ninja della sabbia partirono così al contrattacco: mentre alle sue spalle Temari univa le mani per dare inizio alla tecnica di scioglimento dell’illusione, Kankuro evocò una copia -a cui ordinò subito di allontanarsi- e scattò a testa bassa in direzione della strega. La quale, per nulla impressionata, si limitò a rivolgergli un grande sbadiglio.
-Yaww-wn… mi dispiace tanto Kankuro, ma non è che muoia dalla voglia di vedere il vostro contrattacco. BLUE SHOCK BUSTER!!!
All’ennesima scarica d’energia il marionettista rispose evocando una serie di fantocci che dispose in linea davanti a sé per difendersi dai fulmini e avanzare, ripetendo l’operazione un paio di altre volte prima di avvicinarsi alla nemica. Una volta raggiunta, Kankuro le afferrò lo scettro e ingaggiò con lei una prova di forza nel tentativo di strapparglielo dalle mani; intanto, la copia che Kankuro aveva evocato prima tentò di approfittare della collutazione per aggredire Cyprine alle spalle, ma Petirol se ne accorse e lo colpì con il bastone.
-Ma allora non hai ancora capito niente! Non puoi colpirci in questo modo, vuoi mettertelo in testa…???
Al colpo, il clone si dissolse come di consueto in una nuvoletta di fumo, ma invece di sparire del tutto, si trasformò in una marionetta. La testa simile a quella di un cavallo, il corpo rotondo cosparso di buchi, e dotato di due sportelli che si aprivano sulla pancia cava: Kuroari.
-C-che diavolo è questa cosa?
-Petirol cosa succedeOUFF!!!
Kankuro spintonò Cyprine che cadde all’interno di Kuroari, e la stessa cosa accadde nel riflesso anche a Petirol. Fatto ciò il ninja chiuse gli sportelli e rapidamente afferrò il rotolo d’evocazione per richiamare l’altra sua marionetta, Karasu che subito si scompose nel set di lame affilate. Le quali, inesorabili, scattarono verso Kuroari. Erano sul punto di infilzarla…
…quando per la seconda volta in pochi minuti Kankuro si ritrovò addosso una ridicola faccia da ebete per la sorpresa. Kuroari aveva schivato i pugnali abbassandosi, per poi sprofondare letteralmente nella superficie a specchio, e sparire nel nulla.
-Dannazione… Dannazione… Dannazione dannazione dannazione dannazione! Dannazione! TEMARI!- gridò poi Kankuro senza voltarsi -a che punto sei?
-Ancora qualche minuto… tre o quattro al più tardi, spero…
-Perfetto, saranno più che sufficienti! Io vedo di ritrovare quelle due, tu non muoverti da qui per nessun motivo!
-E chi vuoi che si muova!?
Ignorandola, il ragazzo si avvicinò al punto dove la sua marionetta era scomparsa e si inginocchiò per tastare con mano la superficie, scoprendo così che anche lui poteva oltrepassarla. Stava per farlo, quando alla sua destra notò abbandonato lo scettro delle streghe.
“Cyprine deve averlo perso quando l’ho spinta dentro Kuroari… meglio che lo porti con me, non vorrei che quella strega lo usasse per attaccare Temari mentre non ci sono.”
Così bastone alla mano il ninja fu pronto a passare attraverso lo specchio. Prima immergendovi un braccio, poi timidamente il volto, e prima che se ne rendesse conto era già caduto dall’altra parte.

...

Avrebbe potuto benissimo tornare direttamente a casa, dato che non distava poi molti isolati dal palazzo centrale del villaggio. Matsuri, invece, aveva deciso di allungare di molto il suo percorso, desiderosa di portare a termine con successo il compito che Gaara le aveva affidato.
“È tutto a posto. Adesso torna subito a casa. E se incontri altri cittadini ancora svegli avvertili di fare lo stesso.”
Così, la ragazzina si era messa di buona lena a percorrere ognuna delle vie principali di Suna, alla ricerca di altri eventuali abitanti che come lei avevano incautamente deciso di rimanere sveglie a quell’ora della notte, con tutto quello che stava accadendo. Escludendo i vari soldati ninja soldati messi ko dalle streghe, Matsuri aveva incrociato ben poche persone ancora fuori dalle loro abitazioni: uomini ubriachi seduti fuori da locali ormai chiusi da tempo, signore anziane intente ad annaffiare un’ultima volta i fiori sul proprio balcone, o gente che semplicemente voleva farsi una passaggiata per osservare le stelle. Matsuri era comunque soddisfatta del lavoro compiuto, e impaziente come mai di aspettare il giorno dopo per sentire i complimenti da parte di Gaara stava ora correndo spedita verso casa sua.
Però, mentre attraversava un vicolo stretto, la giovane fece un’altra deviazione, per poi sbucare nel cortile dove, prima di essere catturata da Telulu, aveva cominciato ad esercitarsi nel lancio dei kunai. Li ritrovò tutti sparpagliati a terra, insieme alla sacca con la quale li aveva portati lì.
-Uff… meno male, ci sono ancora tutti! Meglio… che li porti via, non si sa mai… qualche bambino potrebbe trovarli e pensar bene di giocarci…
Matsuri li raccattò tutti nella borsa e fece per andarsene, quando si bloccò. Anche se era notte fonda, con la luce della luna vide perfettemente l’ombra mostruosa salire sul muro di fronte a lei. Con un brivido che le stava salendo di prepotenza sulla schiena, la ragazzina si girò.
-C-c-c… c-chi… chi c-c-c’è… AAAAAAH!!!

...

-E adesso dove accidenti mi trovo?
Kankuro si aspettava si precipitare nel vuoto, o come minimo di finire sott’acqua dopo aver attraversato lo specchio; invece si era ritrovato in luogo buio, esattamente uguale a quello dove aveva lasciato Temari fatta eccezione per l’assenza di riflessi sul pavimento. Qui, il marionettista ritrovò la sua Kuroari, ancora chiusa, in attesa di venire infilzata.
-Meno male, rieccola là. E adesso vediamo di chiudere la questione una volta per tutt… Ma che cavolo!!!
Solo allora si accorse che Karasu e tutti i suoi pugnali erano rimasti dall’altra parte dello specchio. Insieme al rotolo per richiamarli. Come se ciò non bastasse, a rendere a Kankuro la situazione ancora più frustrante gli giunse puntuale alle orecchie la risata cristallina di Cyprine, dall’interno di Kuroari.
-Ih ih ih ih ih… Sembra che il tuo spettacolo dei burattini abbia fatto fiasco, vedo…
-Sta’ zitta! E poi sono marionette, non burattini!
-Strano, ero convinta che quelli attaccati ai fili fossero proprio i burattini… Vabbe’, chiamali un po’ come ti pare. Ad ogni modo, sarò anche in trappola qua dentro, ma sono pure invulnerabile.
-Cosa vuoi dire con questo?!
-Dico che fino a quando rimarrò chiusa qui dentro tu non potrai attaccarmi in alcun modo. Se vuoi che il nostro duello prosegua dovrai per forza liberarmi.
Il ragazzo deglutì, e strinse i denti e i pugni dalla rabbia tanto da farsi male. Ancora una volta, la strega si era dimostrata un passo avanti rispetto alle sue intenzioni. Era sul punto di obbedire al consiglio di Cyprine e farla uscire, quando si ricordò di avere ancora un prezioso asso nella manica: il bastone della stessa Cyprine, che aveva raccolto pochi istanti prima.
“Accidenti, se solo fossi in grado di usarlo! Magari basta solo gridare ad alta voce il nome del suo attacco, chi lo sa… Cos’è che diceva? Red… no, Blue Shock Buster, o qualcosa del ge… !”
Nell’istante in cui pensò quelle parole, dalla punta dello scettro schizzò fuori una scintilla d’energia blu, come a segnalare che il suo ragionamento era quello esatto.
Sogghignando, Kankuro tornò a rivolgersi a Kuroari.
-E va bene, farò come dici! Sta’ indietro, sto per aprire!
-Alla buon’or…
All’aprirsi degli sportelli, una accecante luce blu fu tutto quello che la strega riuscì a vedere.

Temari aveva ormai quasi speso tutto il suo chakra, quando finalmente la tecnica di scioglimento dell’illusione manifestò dei risultati. Attorno a sé infatti la kunoichi vide l’oscurità sbiadirsi, e sgranando gli occhi riuscì a scorgere l’immagine sfocata dell’oasi.
-Sì, ce l’ho fatta… Ancora… un ultimo sforzo…
-Fossi stata in te, io non avrei sprecato così tante energie per niente. Oh, è vero, tu non potevi sapere che avreste perso comunque. Chiedo scusa…
A quella voce Temari abbassò la testa di scatto. Al posto del suo riflesso, trovò invece quello di Petirol che la fissava sogghignando.
-Che… che stai dicendo… abbiamo vinto noi… l’illusione sta svanendo…
-Per te forse sì, ma il tuo caro fratellino c’è ancora dentro fino al collo. Guarda là in fondo.
Controvoglia la ragazza obbedì, pentendosene subito amaramente: poco lontano infatti sulla superficie a specchio vide il fratello Kankuro, in procinto di spararle contro un fulmine con lo scettro preso alle streghe.
-E sembra proprio che quel pesciolone abbia abboccato in pieno alla nostra esca. Beh, sarà meglio che vada ora. Vi lascio soli!
L’immagine di Petirol svanì, cedendo di nuovo il posto a quella di una Temari ora terrorizzata. Impossibilitata a muoversi per non interrompere la tecnica, la kunoichi non potè far altro che gridare. Urlò al fratello di fermarsi: lo implorò di fermarsi, sempre più disperatamente.
Ma non servì a nulla.

...

Quanto tempo era trascorso da quando aveva iniziato a fuggire, Telulu non lo sapeva neanche più. Così come non aveva la più pallida idea né di dove si trovasse, né tantomeno che direzione prendere per tornare indietro. Il profilo del villaggio di Suna era ormai sparito all’orizzonte, e la strega si pentì amaramente di essersi allontanata così tanto. Ovunque intorno a lei c’era solo una distesa apparentemente infinita di sabbia, e come se non bastasse il suo auricolare non riusciva in nessun modo a mettersi in contatto con la collega. Si era persa, questa era la verità. Distrutta, la ragazza si lasciò sedere a terra.
-Anf… anf… Basta… Non ce la faccio più… Quasi quasi invidio Mimete, lei sì che a scappare è una campionessa… Che vergogna… E a momenti Gaara mi raggiungerà, peggio di così non può andar… !
Telulu si rimise subito in piedi, colpita da un’illuminazione.
“Dovrei riuscire a vedere Gaara all’orizzonte, invece non è così. Dubito si sia stancato anche lui come me, e di certo non può essere rimasto fermo nel villaggio senza nemmeno provare a inseguirmi. Ciò significa una sola cosa.” -Ho… anf, anf… ho capito il tuo gioco, Gaara! Stai solo aspettando… che crolli a terra per lo sfinimento… per poi uscire allo scoperto e finirmi, non è vero? Beh non ti darò questa soddisfazione! E adesso fatti vedere, so che sei qui e mi stai ascoltando!
Passarono diversi attimi. Poi, una delle dune nelle vicinanze si sollevò da terra, e la sabbia che la costituiva, come mossa da un piccolo tornado, ritornò all’interno della giara legata alla schiena di Gaara, che aveva sfruttato per nascondersi.
-Hai capito che ti sono rimasto attaccato per tutto il tempo che stavi scappando… In un modo o nell’altro sei comunque con le spalle al muro. Arrenditi, questa è l’ultima volta che te lo chiedo…
Ignorandolo, Telulu gli rivolse un braccio e provò ad attaccarlo con le sue radici, ma uno scudo di sabbia si frappose tra esse e il ninja, respingendole; la scienziata ci provò ancora, con lo stesso risultato.
-Come vedi…
-STA’ ZITTO! Se credi di avermi già sconfitta beh mi spiace darti questa brutta notizia ma sei completamente fuori strada!- sbraitò, isterica, mentre con una mano si frugava nel vestito per tirarne fuori una siringa con uno dei sieri che usava per le sue piante -sarò io a vincere, alla fine!
-E come pensi di riuscirci, sei da sola, e con te non hai nemmeno i tuoi fiori- ribattè Gaara, impassibile.
Al che, Telulu gli rivolse un sorriso folle.
-Oh, ma non ne avrò bisogno.
E con un colpo secco, la strega si iniettò il siero in un braccio.

...

L’impatto del Blue Shock Buster contro Kuroari fu tanto devastante che lo stesso Kankuro dovette ripararsi, in particolare alzando le braccia all’altezza del volto e tenendo gli occhi serrati per difendersi dal bagliore accecante. Durò solo per qualche istante, poi, finalmente, alle orecchie del ragazzo non giunse più alcun rumore, e da dietro le palpebre si accorse di come il bagliore si era affievolito fino a spegnersi. Kankuro si stropicciò gli occhi, e li aprì e richiuse un paio di volte per abituarsi al cambio di luce. Anche con la vista non al cento per cento, il marionettista realizzò comunque di essere tornato all’oasi nel mezzo del deserto, in piedi sulla riva del laghetto.
-L’illusione è svanita… Ce… ce l’abbiamo fatta… Ce l’abbiamo fatta! Temari ci siamo riusciti! Ah ah ah ah! Siamo i migliori! Ottimo lavoro davvero, sorellona! Sei d’accordo anche tu, Temari? Temari, sei…
La risata di vittoria gli si spense in gola, mentre senza accorgersene lo scettro sottratto alle streghe gli scivolò di mano rotolando ai suoi piedi. Non appena la vista tornò ad essere perfettamente nitida, il ragazzo ritrovò la sorella maggiore sulla riva opposta del laghetto: il suo corpo, disteso a terra in maniera scomposta, era pieno di ferite e bruciature ancora fumanti, e sembrava proprio in fin di vita.
-N-no… no… no, non può essere… Temari… TEMARI!!!
Gridando il nome della sorella Kankuro iniziò a correre verso di lei, passando sul pelo dell’acqua del laghetto per raggiungerla più in fretta. Ma così, commise un errore fatale. A metà del tragitto, delle mani uscirono dall’acqua e lo afferrarono alle caviglie, bloccandolo. Il ninja abbassò lo sguardo, scoprendo l’immagine di Petirol che gli rivolgeva un’odiosa linguaccia.
-No, cazzo! Ancora tu!
-La gentilezza non è proprio il tuo forte, vedo! Oh, tanto per la cronaca, sei ancora nella nostra illusione…
-…solo una cosa di quello che vedi è reale. La tua cara Temari è davvero ridotta in fin di vita- gli sussurrò una voce alle spalle -e sai chi è il responsabile?
Kankuro si girò, solo per vedersi arrivare alla testa una ginocchiata di Cyprine.
-Tu, mio caro.
Il colpo non fu particolarmente violento, ma bastò a confondere per un’istante le idee al ninja. E a permettere alla strega gemella di trascinarlo sott’acqua.

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Capitolo 24
*** Telulu vs Gaara ***


*L’angolo di Crybaby*

Okay okay… sono in ritardo mostruoso, lo ammetto T__T e non ho scusanti, se non quella che questo capitolo finora è stato il più difficile che mi sia mai capitato di scrivere. E tutt’ora non sono convinto del risultato finale…

Approfitto per salutare tutti voi lettori che avete avuto la santa paziena di aspettare il mio aggiornamento, in particolare chi ha messo la fic tra le preferite, le seguite e hanno lasciato una recensione:

Anonimo9987465
dragon ball z
eugeal
kiri_chan
La Mangaka94
Lan
Lebron
nico2283
Nicoranus83
Suikotsu
Targul
TheWarriorOfAkillian

Con la speranza di darmi una velocizzata nel pubblicare in futuro e l’augurio di una buona estate vi lascio al capitolo, godetevelo!

...

..

.

Telulu vs Gaara

Nell’istante in cui tutto il suo corpo spariva sotto la superficie del laghetto, Kankuro sentì allentarsi la presa di Petirol dalle caviglie. Abbassò lo sguardo: la gemella dai capelli rossi era scomparsa. Mettendo da parte lo stupore, il ragazzo si preoccupò immediatamente di risalire in superficie.
Realizzò quasi subito che era decisamente troppo bello per essere vero.
L’immagine tremolante della luna nel cielo e delle palme dell’oasi era perfettamente visibile al di là del pelo dell’acqua, quasi a portata di dita; eppure, per quanta forza ci mettesse nel nuotare verso l’alto, a Kankuro non sembrava affatto di avvicinarsi, anzi. Più ci metteva disperazione nell’agitare le braccia e le gambe, più la superficie andava allontanandosi.
In quella, il ninja ricordò le parole delle streghe gemelle.
-Oh, tanto per la cronaca, sei ancora nella nostra illusione…
“Ecco che cosa intendevano… devo assolutamente annullarla! KAI!”
Kankuro unì le mani, ma non riuscì nemmeno ad iniziare la tecnica di scioglimento dell’illusione: aveva consumato quasi tutto il chakra che aveva in circolo per evocare le sue marionette poco prima, e quel poco che gli restava non era sufficiente. Fu quindi costretto a continuare a nuotare, l’unica e ultima cosa che poteva fare in quel momento, in una lotta contro l’illusione di Cyprine e Petirol, lo sforzo fisico, la graduale mancanza d’aria nei polmoni. Ma soprattutto, contro un pensiero che gli stava dolorosamente riempiendo la testa.
“…Temari… avrei dovuto… restarti accanto… sono un benemerito idiota…”
Il ragazzo spalancò la bocca all’improvviso, in un gesto quasi automatico, non riuscendo più a resistere all’apnea. Ma nonostante questo, nonostante l’acqua che andava riempiendogli i polmoni, nonostante i suoi sensi fossero sul punto di abbandonarlo da un secondo all’altro, continuò a nuotare.
“Temari… mi… dispiace…”
Ebbe tempo per questo ultimo pensiero, prima di perdere definitivamente conoscenza.

...

Una volta iniettatasi il siero nella pelle, fino all’ultima goccia, Telulu si lasciò scivolare di mano la siringa ormai vuota, che cadde sulla sabbia e rotolò fino ai piedi di Gaara. Il giovane aveva assistito all’intera scena senza battere ciglio; pure uno come lui, però, non potè far a meno di sgranare gli occhi, di fronte al lento e inquietante processo che stava avvenendo al corpo della strega.
Dal buco lasciato dall’ago della siringa, spuntò fuori un piccolo germoglio. Germoglio che crebbe a velocità impressionante e si schiuse, divenendo un grosso fiore di colore amaranto, uguale a quelli che aveva usato per attaccare i ninja di Suna. Ma non fu l’unico: altri pori si aprirono e altri fiori germogliarono dalla pelle della ragazza, alcuni di questi addirittura ramificandosi sul suo corpo, coprendogli del tutto la vita, un braccio e una gamba; fiori le crebbero anche su tutta la schiena, quasi a creare un’autentica corazza vegetale.
Una piccola Telulun infine le germogliò su una guancia, e un po’ dovunque si potevano notare segni di piantine non completamente formate, come germogli ancora chiusi tra i capelli, o piccoli petali rosa su un occhio, in corrispondenza delle ciglia.
Nonostante il suo volto non mostrasse alcuna emozione come al solito, nel profondo Gaara provò un forte disgusto nel vedere in che modo si era ridotta la nemica. La quale, riuscì comunque a percepire il suo stato d’animo.
-Ti vedo confuso, Gaara. Oh, aspetta, ho capito a cosa stai pensando! Scommetto… scommetto che stai per chiedermi per l’ennesima volta di arrendermi o sarà peggio per me, ho indovinato? Awww, come sei carino! Grazie, ma non c’è bisogno che ti preoccupi così tanto per me, davvero! Questi fiori che vedi sul mio corpo non rimarranno in eterno, tranquillo, prima o poi appassiranno e svaniranno da soli. Certo la mia pelle non ne uscirà molto bene dopo questo trattamento, ma il premio in palio vale una tale sofferenza. E il premio in palio… passa direttamente dal tuo cristallo! DEVO AVERLO!!!
Telulu partì all’attacco. Subito Gaara erise tra sé e la strega una barriera di sabbia per respingerla, approfittandone poi per evocare tre sue copie alle spalle della nemica: queste non riuscirono nemmeno a fare un passo, che i fiori sulla schiena di Telulu spararono loro contro dei sottili dardi d’energia, facendole svanire in fumo.
-Ma come…
-Sorpreso? Non dovresti, lo sanno tutti che le piante sono esseri viventi proprio come noi umani. E, nel caso delle mie piccole Telulun, questo implica che siano dotate di intelligenza, nonché in grado di percepire il pericolo in avvicinamento e difendersi. E di conseguenza difendere me, che così non devo nemmeno faticare più di tanto. E ora addosso!!!
La scienziata alzò il braccio destro, aizzando contro il nemico un gruppo di rami appuntiti costellati di Telulun. Per difendersi, Gaara fu costretto ad erigere intorno a sé una spessa cupola di sabbia, che Telulu cercò di perforare con scarsi risultati.
-Mpf. Ottima mossa, complimenti. Però dubito fortemente che riuscirai a combinare qualcosa standotene chiuso lì dentro, al massimo potresti morire di fame oppure soffocato per mancanza d’aria! Ah ah ah ahAH!!!
Uno spuntone aguzzo emerse dalla cupola e si allungò pericolosamente verso Telulu, che lo schivò all’ultimo istante con un balzo laterale; prima che potesse respirare di sollievo altri spuntoni sopraggiunsero, costringendola prima a correre in tondo per evitarli, e poi ad allontanarsi di una buona trentina di metri da Gaara.
“Quel coso riesce anche a difendersi, non l’avrei mai detto. Oh, nessun problema. Se non posso attaccarlo frontalmente, vorrà dire che lo farò dal basso!”
La strega si inginocchiò, e affondò le mani dentro la sabbia. Il suo intento era quello di muovere i rami che le spuntavano dalle braccia sottoterra, farli passare sotto la cupola e giungere a Gaara. Purtroppo per lei, accadde qualcosa di totalmente imprevisto: la cupola si sollevò da terra, e si librò per poi fermarsi a mezz’aria a diversi metri dal suolo, rivelandosi come una vera e propria sfera di sabbia fluttuante.
-Che… che cosa?!?- esclamò Telulu, riprendendo però subito la calma -n-o, no no no Gaara! Avrai anche previsto la mia mossa, e per questo ti faccio i miei complimenti, ma resta il fatto che sei sempre intrappolato in quello spazio strettissimo e dubito tu possa resistere ancora a lungo, prima o poi dovrai uscire per respirare e allora…
-Sono qui, Telulu.
La strega voltò indietro lo sguardo. Ebbe solo il tempo ad accorgersi che Gaara le era arrivato alle spalle, poi la visuale le venne oscurata da una gigantesca onda di sabbia che la travolse, seppellendola.
-Posso piegare al mio volere non solo la sabbia contenuta nella mia giara, ma anche quella dell’ambiente che ci circonda- spiegò il ninja, con tono glaciale, mentre lentamente chiudeva una mano a pugno -mi dispiace, ma hai commesso un terribile errore a scappare da Suna e condurmi fin qui. SABAKU TAISOU.
Col rumore ovattato di un’esplosione, il cumulo di sabbia che aveva inglobato la strega si compresse, come schiacciato da una forza invisibile. Al termine del fenomeno, tutto quello che ne rimase fu un gigantesco solco nel deserto.

-TUTTO QUI IL TUO ATTACCO MORTALE???
Preceduta da delle scariche d’elettricità rosse, dalla sabbia riemerse Telulu: senza graffi, e protetta da una bolla d’energia generata dalle sue Telulun.
-Una barriera…
-Pensavi di avere l’esclusiva, tu? Eppure mi sembra di avertelo detto, le mie piccole Telulun sanno difendersi da sole, e per me che ci sono in mezzo significa protezione assoluta da qualsiasi attacco…
Gaara nemmeno la stava ascoltando. Lo sguardo gli era subito caduto su una gamba della nemica, dalla quale una delle radici che la proteggevano si era srotolata per infilarsi sotto terra. Anche la strega sembrò accorgersi di questo, ma niente affatto preoccupata.
-Oh, l’hai notato? Peccato, è troppo tardi.
L’altro capo della radice s’era già aggrovigliato attorno ai piedi di Gaara, che senza nemmeno il tempo di rendersene conto si ritrovò intrappolato fra le spire delle Telulun, e fatto oggetto di una violentissima scarica elettrica. Dopo qualche secondo Telulu allentò la presa: come si era aspettata, quando fu liberato il ragazzo crollò al suolo, come morto.
Con un solo salto la ragazza lo raggiunse, e si chinò su di lui.
-Capolinea, Gaara. Ho vinto io. E adesso, a me il cristallo…

-C-CHE COSA!?…
Non appena lo sfiorò con le dita, la pelle, i capelli, i vestiti di Gaara assunsero il colore della terra, e pian piano iniziarono a sgretolarsi. Sotto lo sguardo schifato di Telulu, da quello strato di sabbia ne uscì fuori il ninja, senza alcun graffio.
-Una… una corazza di sabbia… bastardo…
-Tu e i tuoi fiori avete abbassato la guardia.
-Cosa? Di che sta…
Quando realizzò cos’era appena successo, la strega si sentì mozzare il fiato. Adesso era lei ad essere intrappolata: gambe, braccia, busto, vita, la gran parte del corpo era stato bloccato da dei grossi tentacoli di sabbia emersi dal suolo.
-A-aspetta, c-che hai int-tenzione di f-farmi?!? P-per favore, f-fermati!…
Per tutta risposta, Gaara alzò una mano. E la strinse a pugno.
-SABAKU SOSO.

Telulu cadde in ginocchio, e lì rimase, immobile. Con la sua arma, Gaara le aveva letteramente estirpato di dosso tutte le sue Telulun. Lasciandole, come ricordo, bruciature ed escoriazioni su gran parte della pelle. Il dolore era tale che la strega non osava nemmeno gridare, per paura di farsi ancora più male; tale che non ebbe nemmeno la forza di provare terrore, quando vide Gaara avvicinarsi e fermarsi minaccioso di fronte a lei.
-Te lo chiedo per l’ultima volta. Arrenditi.
Telulu alzò gli occhi sul ninja, per quel poco che la sofferenza del corpo le consentiva. Poi, con un filo di voce, si lasciò sfuggire una risposta.
-…m… …ma… …mai…
-Come vuoi. Non mi lasci altra scelta.
Di nuovo, sotto il comando del ragazzo i granelli di sabbia tutt’intorno andarono a rivestire il corpo dell’inerme strega. Lasciandole scoperti solo gli occhi , così che potesse vedere in faccia il suo assassino.
-SABAKU TAISO…

Proprio un attimo prima che potesse dare alla strega il colpo di grazia, Gaara sentì la terra tremare sotto i piedi, come se un grosso animale stesse per emergere dal sottosuolo da un momento all’altro. E in effetti fu proprio quello che accadde. Poco lontano dai due un piccolo gorgo si aprì nella sabbia, e con un ruggito potente ne uscì una creatura mostruosa: una sorta di versione troppo cresciuta delle normali Telulun, ma dalla corolla e dai petali dotati di zanne appuntite grondanti saliva, che la facevano assomigliare più ad una bestia selvaggia dalle fauci spalancate. Nonostante aveva la bocca coperta, era chiaro che Telulu stesse sorridendo.
-Giusto… in tempo… Gaara… ho l’onore… ho l’onore di presentarti la mia più geniale creazione… la Hyper Telulun… Su cucciolotto, fa’ vedere a mammina cosa hai catturato!…
Il mostro obbedì, e spostando una delle sue enormi foglie mostrò cosa era intrappolato fra i suoi rami. Una ragazzina, che il ninja di Suna riconobbe immediatamente.
-Matsuri!…
-Matsuri, ecco come si chiama! Ho notato… ho notato che ci tieni particolarmente a lei, non è vero?
Il ragazzo non rispose. Però, una goccia di sudore gli scivolò sul viso, tradendo alla nemica il suo stato d’animo.
-Come volevasi dimostrare. Bene Gaara, il patto è questo: tu mi risparmi, e in cambio l’Hyper Telulun lascia andare la tua amichetta sana e salva. MA… se solo disgraziatamente tu dovessi scegliere di andare fino in fondo e uccidermi… Hyper Telulun si assicurerà personalmente che Matsuri faccia la mia stessa fine. E tu non vuoi che ciò accada, vero?…
Fulmineo Gaara scagliò degli shuriken contro la pianta, ma questa si difese solo emanando delle scariche elettriche; deboli, ma bastevoli a distruggere le armi e anche a ferire Matsuri. A quella scena la strega non riuscì a trattenersi dal ridere.
-Bel tentativo, ma ti consiglio di non fare mosse avventate: la mia Hyper Telulun può autodistruggersi insieme alle sue vittime e, te lo dico per esperienza personale, non è affatto piacevole. Mi liberi adesso, per favore?
Un leggero sbuffo uscì dalla sua bocca. Sentendosi completamente con le spalle al muro, il rosso non poté fare altrimenti che ordinare alla sabbia di staccarsi da Telulu.
-Grazie… grazie mille…- tossicchiò la strega, sputando granelli -ogni promessa… è debito… Hyper Telulun, molla la mocciosa.
Un po’ controvoglia, il mostro ritrasse i suoi rami e liberò l’ostaggio.

Subito Matsuri corse dal suo maestro e cadde in ginocchio ai suoi piedi, sepolta dalla vergogna.
-C-chiedo p-perdono, Gaara-sama… sono mortificata…
-Matsuri, non…
-Per favore, almeno la scenetta commovente risparmiatevela!- biascicò Telulu, massaggiandosi le tempie -uff… Bene, bene così, perfetto. E adesso… HYPER TELULUN, AMMAZZALI ENTRAMBI!!! DEVI FARLI A PEZZI E STRAPPARGLI VIA I LORO CRISTALLI, MI HAI SENTITAAAA?!?!?
Come se non avesse aspettato che quel comando, il mostro si sdradicò dal suolo e scattò a fauci spalancate verso i due giovani.
Il resto, accadde nell’arco di pochi secondi. Gaara si parò davanti a Matsuri e la spintonò via, appena in tempo perché l’Hyper Telulun catturasse soltanto lui; il ragazzo tentò poi in tutti i modi di divincolarsi dai rami, ma delle scariche elettriche sempre più potenti preannunciarono l’imminente autodistruzione della pianta. Che esplose, fragorosamente, illuminando a giorno l’intera area.

Trascorso un minuto, che pareva non finire mai, finalmente la visibilità nella zona tornò normale e il fumo lasciato dall’esplosione cominciò a diradarsi pian piano.
Una figura prima indistinta e poi sempre più nitida ne emerse: si trattava di uno scudo di sabbia, col quale Gaara probabilmente doveva essersi salvato dall’autodistruzione della pianta.
Lo scudo iniziò a sgretolarsi, e da dietro di esso spuntò effettivamente la figura del ragazzo. In piedi, immobile come una statua, e gli occhi azzurri, farsi sempre più vitrei, a fissare l’oggetto luminoso che galleggiava a mezz’aria di fronte a lui. Il suo cristallo del cuore puro, che l’Hyper Telulun era riuscita ad estrargli prima di disintegrarsi.
Con gli ultimi barlumi di lucidità che ancora gli restavano, Gaara protese una mano verso il cristallo cercando di riprenderlo. Purtroppo, Telulu gli zompò davanti e l’afferrò per prima.
-È… è mio… il cristallo di Gaara è mio!!! MIOOO!!!
Tenendosi il cristallo stretto al petto, la strega, sfinita, si lasciò cadere all’indietro. E scoppiò a ridere in preda alla follia.
Anche Gaara, dopo un debole tentativo di restare cosciente, cadde faccia a terra, privo di sensi. Questa volta, per davvero.

...

Sulla riva del laghetto. Cyprine si passò stancamente una mano sulla fronte sudata, ammirando sfinita ma soddisfatta le due vittime stese ai suoi piedi. Temari e Kankuro erano distesi l’una di fianco all’altro, apparentemente addormentati. Sopra di loro, galleggiavano a mezz’aria due luminosi cristalli del cuore puro. L’interesse della strega non era però tanto focalizzato sugli obiettivi della missione, quanto su Kankuro: lo stare sott’acqua ne aveva cancellato quasi tutti i segni di pittura e gli aveva fatto perdere il cappuccio, mostrando così il suo vero aspetto.
-Mmm, però… al naturale il ragazzo non è poi così male… Chi l’avrebbe detto…
-Bah, per me non fa alcuna differenza. E poi devi ancora spiegarmi perché cavolo l’hai tirato fuori dall’acqua! Io fossi stata in te l’avrei lasciato annegare, quello stronzo!
-Calma, Petirol. Se Kankuro moriva, insieme a lui se ne sarebbe andato anche il suo cristallo. Ti ricordi come s’era alterata Viluy quando Eudial voleva veder morte quelle due sailor, Uranus e Neptune?
-Me lo ricordo, me lo ricordo. Eeeh… rispettare gli obiettivi della missione, oppure fare un dispetto a Viluy… ardua scelta…
-Quando otterremo il potere dei trentadue cristalli potremo farle tutti i dispetti che vogliamo, dobbiamo solo saper aspettare… Mh?
-“Mh” che cosa? Cyprine cosa c’è?
La gemella la zittì bruscamente, quindi accese la sua ricetrasmittente e ascoltò la voce dall’altra parte della linea, annuendo di tanto in tanto; la conversazione non durò che pochi secondi.
-E allora?
-Era Telulu. Dice che è riuscita a prendere il cristallo di Gaara…
-COSAAA?! Ma guarda, alla fine anche lei è riuscita a rendersi utile!
-Però ha anche detto che non riesce più a muoversi, e mi ha chiesto di andarla a prendere…
-Oh, beh, la perfezione non è mai stata di questo mondo. Bene sorellina, io me ne torno a dormire. È stata una splendida serata.
-Anche per me. Alla prossima.
Cyprine prese i due cristalli tra le mani e li rinchiuse all’interno di due bolle d’energia. Quindi sì librò in volo, e coi cristalli che le fluttuavano accanto, abbandonò l’oasi.

...

Matsuri quasi non riusciva più a respirare. La gola le bruciava dolorosamente e il cuore le batteva in petto all’impazzata, come se avesse corso per mille chilometri senza mai fermarsi.
Le streghe avevano lasciato il campo di battaglia da ormai dieci minuti, ma la ragazzina ancora non aveva il coraggio di rialzarsi; gli spaventi, la paura, il terrore provati quella notte la tenevano incollata, anzi schiacciata al suolo.
Qualche metro lontano da lei, giaceva il corpo di Gaara: immobile, gli occhi vitrei a fissare il nulla, e la sua giara ridotta in frantumi sparsi accanto a lui. A quella vista, Matsuri si decise finalmente a muoversi. Come un verme strisciò fino al capezzale del suo maestro, e con molta cura lo girò in posizione supina. Quindi, lo afferrò delicatamente per i vestiti e cominciò a scuoterlo, nella speranza che fosse ancora vivo.
-Gaara… sama… Gaara-sama, ve ne prego, rispon…
Una mano del ragazzo le si serrò attorno alla gola e la sollevò da terra.
Per lo spavento improvviso, la ragazzina di rese conto solo in un secondo momento che quella mano, quel braccio, l’intera parte destra del corpo di Gaara si era trasformata in quella di un mostro. Matsuri lo riconobbe, avendolo già visto in un’occasione che sperava non potesse ripetersi mai più: il demone tasso monocoda, che come per la volpe a nove code per Naruto era stato sigillato in lui per preservare la sicurezza del villaggio di Suna e al contempo fare del ragazzo l’arma segreta della potenza militare del paese. Certo, rispetto alla volpe questo demone era più debole, ma in compenso aveva un controllo maggiore sul subconscio del ninja. Bastava infatti che Gaara si addormentasse, o perdesse i sensi, perché il mostro prendesse il completo sopravvento.
Proprio come stava ora accadendo di fronte agli occhi terrorizzati di Matsuri. Occhi che la ragazzina chiuse forte, in attesa che il demone la strangolasse fino ad ucciderla. Soffocandola o spezzandole il collo, per lei ormai non faceva più differenza…
-Va’ via.
Prima ancora che potesse riaprire gli occhi Matsurì sentì allentarsi la presa al collo e cadde malamente a terra. Alzò lo sguardo, il minimo indispensabile per vedere il suo maestro contorcersi a terra tenendosi la testa fra le mani.
-Gaara-sama…
-Per… favore… vattene via da qui, Matsuri… prima che…
-No, io rimango con lei! La aiuto a tornare al villaggio, lì qualcuno sicuramente la potrà aiutar… !!!
Il ragazzo si levò le mani dal viso e la fissò. Nelle orbite aveva gli occhi del demone.
-Va’ via! Vattene! Vattene, ti ho detto!!! VATTENEEE!!!!!!
Matsuri non se lo fece ripetere due volte. Strisciò indietro per qualche metro, poi si alzò e cominciò a correre, senza più voltarsi.
Gaara, invece, mentre il demone dentro di sé imprecava cercando disperatamente di uscire, si girò dall’altra parte e iniziò a camminare. Destinazione, il più lontano possibile da Suna. Se, per difendere il villaggio e tutti i suoi abitanti da quel mostro, doveva morire con lui di fame e di sete nel deserto, allora l’avrebbe fatto.

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Capitolo 25
*** Accoppiata Sfortunata (Prima Parte) ***


La buona notizia è che penso di star recuperando l’ispirazione, la cattiva è che temo sarà un recupero mooolto lento (non da sei mesi di distanza tra un aggiornamento e l’altro, almeno questo lo prometto^_^).
Un ringraziamento per la loro santa pazienza a tutti i lettori, e ora buona lettura!

...

Accoppiata Sfortunata (Prima Parte)

Laboratorio delle Witches 5.
Cyprine sistemò l’ultimo dei tre cristalli conquistati la notte precedente su una mensola della teca. Quindi fece qualche passo indietro, per ammirare, insieme alle incredule Eudial e Mimete al suo fianco, la collezione che era andata aggiornandosi.
-Se la matematica non è un opinione, contando quello di Uzumaki Naruto nell’altra stanza, adesso siamo a quota nove… Un bel passo in avanti, non c’è che dire- asserì Eudial -andando avanti con questo ritmo potremo riuscire a completare la collezione già entro la settimana prossima. Complimenti vivissimi ad entrambe.
-Già, concordo, ci avete risparmiato molta fatica- bofonchiò invece Mimete, che sbafandosi nel frattempo una focaccina per colazione si era avvicinata alla bacheca per guardare meglio le foto -soprattutto a me, io non mi sarei mai presa la briga di andare dietro a questo Kankuro! Mamma mia quant’è brutto, sembra un camaleonte incrociato con un rospo…
-È solo apparenza. Forse non ci crederai, ma sotto quel trucco si cela un ragazzo molto più carino di quanto tu possa immaginare…- sospirò Cyprine con aria sognante.
-Se lo dici tu… Questo rossino qui invece non è niente male, guardate che faccia da angioletto! Mi sembra impossibile che sia stato lui a ridurre Telulu in quello stato…
-A proposito di Telulu, come sta?
-Oh, niente di eccessivamente grave. Quando stanotte siamo tornate, mi ha chiesto di portarla subito nella sua serra e di riempirle una vasca con fanghi mescolati a creme rigeneranti e cristalli di ghiaccio dove potersi immergere. Il tutto sotto la luce di una lampada a raggi ultravioletti costantemente accesa e condito da una consistente spruzzata di gas fertilizzante. Temo dovrà rimanerci per almeno un paio di giorni, se non di più…
-Se l’è cercata.
Le tre si voltarono. Senza nemmeno degnare le colleghe di un buongiorno, Viluy si era già accomodata alla postazione del computer principale.
-Scusa Viluy, puoi ripetere?
-Ho detto che se l’è cercata- rispose senza girarsi -ma secondo voi la Witches Slot Machine cosa l’ho creata a fare, per passare il tempo? Prima di fare qualsiasi cosa dovete sempre consultarvi con lei, mica potete decidere di andare in missione quando vi pare e piace! Avete visto dove la fretta ha portato Telulu, volete che succeda ancora?
-Sì, però i cristalli…
-Non m’interessa. D’ora in poi le cose si fanno SERIAMENTE e PER BENE, è chiaro?
Ignorando le smorfie delle tre colleghe ben visibili nel riflesso del monitor, Viluy diede l’avvio alla Witches Slot Machine. Qualche secondo di attesa, e sullo schermo apparve finalmente il nome della prescelta…

MIMETE

Viluy si schiaffò una mano sulla fronte.
“Seriamente e per bene, si diceva… Devo ricordarmi di cancellare il suo nome dalla Slot Machine la prossima volta…” -Mimete vieni, tocca a te.
Ingoiata la focaccina in un sol boccone, la strega dai capelli arancioni si sedette al posto della collega e più allegra del solito fece un paio di giri su sé stessa, prima di mettere le mani sulla tastiera.
-Che bello che bello, finalmente è la mia occasioneee!…
-Ma come “finalmente”?- protestò Eudial -hai già partecipato a tre missioni, non dirmi che non ti sono bastate!
-Beh, sì, ma questa volta è diverso!
-E in cosa? Fammi indovinare: andrai a caccia di un ragazzo giovane, bello, famoso, intelligente? E magari anche un po’ pigro e svogliato, così che non opponga molta resistenza?
-Ecco… al pigro e svogliato non ci avevo pensato! Grazie, bel suggerimento!
Schifata, Eudial si allontanò seguita dalle altre, mentre Mimete iniziava a scrivere.
-Ragazzo, giovane, bello, famoso, intelligente, pigro, svogliato…
E qui, la ragazza si avvicinò il più possibile al monitor del computer, per essere certa che nessuna potesse leggere cosa stava per aggiungere.
“…e possibilmente, che viva il più vicino possibile a dove abita quel Rock Lee.”
Mimete schiacciò il tasto d’invio, quindi si alzò e si portò di fronte alla stampante, riflettendo sul suo piano.
“Così una volta fuori faccio una deviazione, mi prendo il suo cristallo, lo metto al suo posto nella bacheca, butto via quello di Gai e nessuna verrà mai a sapere del mio piccolo errore. Un piano perfetto.”
Un BIP segnalò la fine della stampa. Mimete prese in mano la foto, un po’ disinteressata.
“Su, vediamo un po’ intanto chi mi ha scelto il computer…”

-YAAAAAAAAAAAHUUUUUUUUUUUUU!!!!! HO FATTO JACKPOT!!! AL DIAVOLO ROCK LEE!!!
Lo strillo di Mimete fu talmente acuto da rimbombare in ogni angolo del laboratorio. Temendo un pericolo le altre streghe riaccorsero, trovando sola la più giovane collega a saltellare sulla sedia.
-Si può sapere che hai da urlare?! Ci hai fatto venire un colpo!…
-Guardatelo, non è il ragazzo più figo che si possa mai immaginare?
L’esaltata le spiattellò in faccia la fotografia, che Cyprine prese in mano ed esaminò per poi assarla alle colleghe.
-Nara… Shikamaru… Sai Mimete, questa volta mi tocca darti ragione!
-Già, concordo… A proposito, che intendevi con “al diavolo Rock Lee”… EHI!
Senza tanti complimenti Mimete strappò il foglio dalle loro mani e si fiondò nel suo camerino, per uscirne un secondo più tardi col solito travestimento, indossato alla bell’e meglio per la fretta.
-Bene ragazze, vi saluto! Tieniti pronto Shikamaru, sto arrivan…
-Aspetta, scema- la frenò Viluy -il computer deve scegliere la tua partner.
-Partner? Ma quale partner! Vi ho dimostrato che posso portare a casa un cristallo con le mie sole forze, perché dubitate ancora?
-Mi dispiace, ma il discorso fatto a Cyprine vale anche per te, dobbiamo seguire il programma.
E detto ciò Viluy si sedette di nuovo al computer, e per la seconda volta avviò la Witches Slot Machine. Alle sue spalle Mimete incrociò le braccia e voltò la testa, sbuffando indignata.
-Mpf! Tanto, peggio di così dubito che mi possa andare…

EUDIAL

Un silenzio di tomba calò sul laboratorio. Silenzio che venne subito interrotto dai lamenti disperati di Mimete e Eudial.
-…no… N-no… NO! Non è possibile, ci dev’essere senz’altro un bug nel sistema!
-Concordo in pieno, dobbiamo rifare tutto… RAGAZZE, TORNATE QUI!!!
Inutile richiamare le colleghe: nel preciso istante in cui il suo nome era apparso sul monitor, Viluy e Cyprine se l’erano già data a gambe facendo perdere ogni loro traccia.
Il silenzio calò di nuovo, accompagnato da un gelo e una tensione che avrebbe fatto venire la pelle d’oca anche al più coraggioso. Eudial e Mimete erano sole, nella stessa stanza, l’una in compagnia dell’altra, e obbligate a collaborare nella medesima missione.
Con questo pensiero, le due si girarono l’una verso l’altra, con estrema fatica, e si fissarono a vicenda. Solo per poi voltarsi subito dall’altra parte, rabbrividendo di orrore.
“Dobbiamo… Dobbiamo andare d’accordo…”
“Andare d’accordo… d’accordo… accordo…”

...

-Guardali come vanno d’accordo quei due. Sempre insieme a bighellonare come se non ci fosse un domani di cui preoccuparsi. Come li invidio. Eh sì, li invidio proprio. Io. Perché IO, a differenza di loro che si godono la vita, me ne devo stare chiusa in negozio a lavorare come una schiava tutta la mattina, e se non lavoro devo partecipare alle pallose ripetizioni di medicina di Miss Fronte a Bacheca! Questa è un’ingiustizia bella e buona, ecco cos’è!!!
Colei che aveva appena dato inizio a una crisi isterica, era nientemeno che la bionda kunoichi Ino Yamanaka, direttamente dalla fioreria gestita dal suo clan, il negozio di fiori Yamanaka, conosciuto in tutto il villaggio di Konoha.
Il motivo della rabbia della ragazza, il cui turno di lavoro coincideva con quella mattina, si trovava proprio fuori dalla finestra. Spaparanzati su un prato dall’altra parte della strada c’erano infatti i due ninja suoi compagni di team, Choji Akimichi e Shikamaru Nara, assorti nei rispettivi hobby: divorare patatine il primo, e ossevar le nuvole (o forse anche dormire, ma da quella distanza Ino non era certa) il secondo.
-Poi, proprio qui davanti dovevano mettersi a poltrire, quei due disgraziati? L’han fatto apposta per farmi arrabbiare, ne sono sicura! Ah ma appena finisco il mio turno qui vedrai come gliela faccio pagare…
La bionda girò le spalle alla vetrina per dirigersi nel retrobottega. In quel momento il campanello che segnalava l’ingresso di un cliente suonò allegramente, ma Ino non lo sentì, presa com’era dal suo monologo.
-Già, quei due. Io e Fronte Spaziosa Sakura eravamo proprio come loro, da piccole. Ovviamente finchè quella testa rosa non ebbe la grandiosa idea di mettersi fra me e Sasuke, ma erano comunque bei tempi. Eeh, quanto mi piacerebbe poter tornare indietro…
-Dici sul serio?
-Mai stata più sincera in vita miaTU!!!
Per poco a Ino non cadde di mano un vaso, quando uscendo dal retrobottega si ritrovò davanti proprio la sua eterna rivale dai capelli rosa Sakura Haruno.
-Tu! Da quanto è che sei qui?
-Ecco, più o meno da “Guardali come vanno d’accordo quei due…”
-Bene, allora dimentica tutto. Piuttosto, che ci fai tu qui?
-Sono venuta per ricordarti la mia lezione di oggi, che domande. Non dirmi che te ne sei dimenticata!
“La MIA lezione! Ma sentitela!” -Certo che me la ricordo. Stacco fra mezz’ora, e sono da te.
-Perfetto! Ah, già che sono qui… compro anche un po’ di queste.
Sakura posò sul bancone una rosa. Ino la guardò un attimo, confusa, per poi tornare nel retrobottega e uscirne con quanto richiesto.
-Ecco a te, un mazzo di rose gialle. Però, aspetta… Dimmi, per chi sono? Dai, sputa il rospo!…
-Le porto a Gai-sensei.
-…oh.
Tutta la malizia di Ino si spense di colpo. La notizia di quello che era successo a Maito Gai solo il giorno prima aveva già fatto il giro di tutto il villaggio.
-Sai… sai se ci sono novità? Segni di ripresa, o qualcosa del genere?
Sakura scosse la testa, sospirando.
-Non oso immaginare come si senta Rock Lee in questo momento. Deve star soffrendo molto…
-Puoi dirlo. Ieri ho sentito dire in giro da Kiba che Lee si è chiuso nel suo dojo, e non vuole saperne di uscire. Ehi, dopo potresti andare a trovarlo! Sono certa che gli farebbe piacere una tua visita!
-Mmm, è vero, perché n… Aspetta, non è che mi stai dicendo questo perché vuoi ritardare la lezione di oggi, vero?
-Ma-ma per chi mi hai presa?? Non sono mica così stronza! “non a questi livelli, almeno…” E comunque, sai benissimo che Lee ha sempre avuto una cotta per te. Chi meglio di te, il suo sogno proibito, può riuscire a dargli conforto in un momento difficile come questo? Se non mi credi ho giusto un esempio a portata di mano, guarda!
La Yamanaka tirò a sé l’Haruno per un braccio, e le indicò la finestra.
-Lo vedi, Choji?
-Lo vedo, e allora? Mi sembra che stia ben…
-SEMBRA, ma ti assicuro che non è così. Da qualche mese a questa parte, il nostro Choji si sta, come dire, spegnendo. Mangia con meno voracità di prima, non salta più di gioia come un tempo quando Asuma-sensei ci offre il pranzo, addirittura non ha più voglia di arrabbiarsi quando si sente chiamare ciccione. Sembra la fotocopia di sé stesso, insomma! E lo sai qual è il motivo?
-Aspetta… ho capito. Si tratta di… come si chiamava… Hotaru, non è vero?
-Esatto. Gli manca da morire. Io e Shikamaru ci stiamo facendo in quattro per tenerlo su di morale, ma anche un cieco capirebbe che dietro i suoi sorrisi Choji continua a soffrire in silenzio.
-Mi dispiace… vorrei poter essere d’aiuto in qualche modo…
-No, mia cara. Solo Hotaru potrebbe. TU però puoi essere d’aiuto a Rock Lee. Di depressi al momento ci basta Choji, non c’è bisogno che anche Lee si aggiunga alla lista. Allora?
-Allora? …mi hai convinta! Andrò a trovare anche Lee!
-Brava Sakura, così ti voglio! “e così magari finirai anche di pensare a Sasuke, quella è una mia esclusiva!” Ah, siccome oggi mi sento buona i fiori li offro, non fare complimenti.
-Davvero? Grazie mille Ino, quando vuoi sai come essere un’amica! Allora a più tardi!
Tutta contenta, la kunoichi rosa uscì di corsa dal negozio. Certa che se ne fosse davvero andata, Ino si lasciò cadere stancamente coi gomiti sul bancone, in un gesto liberatorio. -Aaaah! Ma perché Sakura deve sempre farla così complicata? Tentare di ragionare con lei è come parlare al muro, anzi forse è anche più difficile!
La bionda si massaggiò un attimo le tempie, quindi un po’ più controvoglia di prima si rimise al lavoro. Non prima di aver lanciato un’ultima occhiata ai suoi due compagni di squadra fuori dalla finestra.
-Quei due lì invidio a morte, voglio dirlo fino alla nausea. Loro non hanno di questi problemi. Uno mangia, l’altro dorme, e non si sente la mancanza d’altro. Mi domando quale possa mai essere il loro principale argomento di discussione…

-Ehi, Choji. Da’ un’occhiata a quella nuvola. Non ti sembra Ino ingrassata?
-Mm? È vero! È proprio lei!

Sfrecciando tra gli alberi della foresta, l’automobile bianca di Eudial giunse in poco tempo alla destinazione fornita dal computer: il villaggio segreto di Konoha. Giunta di fronte all’immenso e sempre aperto cancello d’ingresso al villaggio la strega dai capelli rossi parcheggiò l’auto, col muso rivolto alla foresta per garantire un’immediata fuga. Spense il motore, quindi si rivolse a Mimete sedutale accanto.
-Eccoci arrivate. Va’ pure, io ti aspetto qui.
-Okay… aspetta, hai intenzione di farmi andare avanti da sola?!
-Sei tu quella che non voleva aiuti, specie dalla sottoscritta. Non venirmi a dire che hai cambiato idea.
-N-no no! Assolutamente!
-Allora scendi e va’ a prendere il cristallo. Io nel frattempo ingannerò l’attesa con un po’ di sane parole crociate.
Mimete obbedì. Un’ultima occhiata alla macchina, per essere certa che la collega non la seguisse, e la strega varcò ufficialmente i cancelli di Konoha.
Com’era già accaduto a Eudial in una missione precedente, anche per Mimete fu straniante il primo impatto con la realtà dei ninja. Fatta eccezione per qualche palo dell’elettricità, ovunque si voltasse non c’era nemmeno un briciolo di modernità. Nessun mezzo di trasporto se non qualche carretto di legno; abitanti del luogo vestiti in maniera spartana; “addirittura” bambini che invece di starsene chiusi nelle loro camerette a spassarsela coi videogames, giocavano all’aperto a rincorrersi! Ciliegina sulla torta, a completare il senso di smarrimento della strega giunse alle sue orecchie il verso gracchiante di un animale: alzò gli occhi, appena in tempo per avvistare un imponente falco messaggero passarle sopra la testa e proseguire il suo volo.
“Ma guarda, ci sono pure i piccioni viaggiatori! Non manca proprio niente… anzi, manca tutto! Inizio a pensare che abbiamo sbagliato posto… Insomma, come si può pensare che quel gran tocco di ragazzo possa vivere in una città così primitiva? È assurdo!…”
-Mi sa tanto che mi tocca andare, Choji. È appena arrivato un falco da Suna, l’ho riconosciuto: di solito quando c’è lui sono sempre io quello che l’hokage chiama a rapporto.
-Mh, okay. Ci vediamo in giro, Shikamaru!
Come udì il nome del suo obiettivo, Mimete si girò di scatto: il ragazzo era lì, per lei bello come il sole, a neanche una ventina di metri di distanza. Col cuore in gola, la strega si gettò a nascondersi nel più vicino vicolo e si appiattì contro il muro; Shikamaru le passò accanto e la superò, ignaro di tutto.
“È… è lui…” pensò, col cuore che a momenti rischiava di saltarle fuori dal petto “dal vivo è ancora più figo che in fotografia… e che voce sexy… Ah, quanto vorrei saltargli addosso proprio in questo momento… No, devo trattenermi, non posso agire con tutta questa gente che guarda. Meglio pedinarlo a distanza e aspettare il momento buono.”
Così Mimete si inoltrò nel vicolo; trovata una scala antincendio, si arrampicò fin sul tetto della palazzina, estrasse dalla borsetta un binocolo e si aquattò sul bordo, per tener d’occhio gli spostamenti della sua vittima.
-Se non sbaglio ha detto che doveva andare da un’oca-qualcosa, e da come ne parlava sembra che sia un pezzo grosso da queste parti… E un pezzo grosso non può che abitare nell’edificio più grande della città, come ad esempio… quello!
Tra i tanti edifici del villaggio, le saltò subito all’occhio uno in particolare: imponente, circolare, dipinto di rosso. E, soprattutto, con un ideogramma gigante recante la scritta “hokage” che campeggiava in bella vista. Levatosi di dosso il travestimento per essere più agile, Mimete si mise a saltare per i tetti delle case, che fortunatamente per lei erano state costruite molto vicine l’una all’altra, fino a raggiungerne una abbastanza vicina al palazzo. Come prima, la ragazza si appiattì sul bordo del tetto e col binocolo esaminò le persone che riusciva a vedere attraverso le finestre. Il suo piano era semplice: trovare “l’oca” che aveva sentito nominare da Shikamaru, metterla fuori gioco e prenderne il posto, di modo che sarebbe stato lo stesso Shikamaru a venire dritto da lei.
-Bene, vediamo cos’abbiamo qui… Dunque: due tipi che vanno su e giù per le scale con una pila di scartoffie ciascuno; un tizio che cammina con un libro davanti alla faccia, e tra l’altro con un occhio solo visto che l’altro è coperto; due donne che discutono, una con un maialino in braccio -ma indossa una collana?!- e l’altra che si vede benissimo che è rifatta, inutile che vengano a dirmi il contrario; un vecchiardo bendato da capo a piedi seduto a bersì un tè, mamma mia quanti palazzi gli saran caduti addosso per ridurlo così?…
Delusa per quanto aveva visto, Mimete posò il binocolo e alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
-Nessuno di questi sembra avere una faccia importante. Temo che dovrò cambiare la mia strategia… un momento.
La strega reinforcò in fretta il binocolo, per osservare meglio il Monte degli Hokage, la muraglia naturale dove erano scolpiti cinque volti giganti, che rappresentavano tutti coloro che avevano ricoperto quel ruolo nella storia di Konoha. Mimete si soffermò sull’ultimo, poi tornò a concentrarsi sulle due donne che aveva prima avvistato.
-Eh sì, sono uguali. Anzi, forse la roccia è anche meglio dell’originale… Comunque, dev’essere proprio lei l’oca di cui si parla in giro. Perfetto, ora tutto quello che mi resta da fare è intrufolarmi, mettere la vecchia fuori gioco e poter così stare sola soletta col mio Shikamaru…
Tenendo gli occhi puntati sulla finestra, la strega vide la donna più giovane frugare sotto ogni mobile della stanza ed estrarne una serie di bottiglie, probabilmente nascoste dalla donna più anziana. Nonostante le proteste di quest’ultima, la più giovane uscì dalla stanza, seguita dal suo maialino, portando via con sé le bottiglie sequestrate.
Mimete posò il binocolo, soddisfatta.
-Se ho interpretato bene quello che ho visto, credo di aver appena avuto un’idea…

Le mani in tasca e uno sbadiglio trattenuto in bocca, così Shikamaru fece il suo ingresso nel palazzo dell’hokage. Per quanto pieno anche di facce amiche, quel posto non gli era mai andato a genio. Ritrovarsi ad ascoltare senza volerlo le discussioni dei membri anziani del consiglio, stare a contatto coi freddi e silenziosi ninja mascherati chiamati AMBU, o partecipare a incontri di gemellaggio con gli altri villaggi in compagnia di vecchi ambasciatori decrepiti: se gli avessero chiesto di spiegare a parole il suo concetto di seccatura, quei tre sarebbero stati esempi più che soddisfacienti.
Il ninja quasi si sentì sollevato, quando si rese conto di non esser l’unico lì a voler evadere dalla realtà di quel mortorio: lungo il tragitto verso l’hogake incrociò infatti la strada con un uomo dalla faccia nascosta da un libro che teneva praticamente incollato davanti al naso.
-Kakashi-sensei.
In un primo momento l’uomo non diede segni di aver sentito nulla. Il Nara lo richiamò più forte, e questa volta il celebre ninja si fermò per rispondere al saluto.
-Oh… buongiorno Shikamaru, scusami se non ti ho visto ma sai come sono, ogni volta che mi immergo nella lettura dei libri di Jiraiya perdo ogni collegamento con la realtà, eh eh eh!
-Nessun problema, non si preoccupi…
In realtà il ragazzo si era già accorto che qualcosa non andava nel ninja più anziano, avendolo visto legger il libro su due pagine vuote. Kakashi non stava leggendo affatto: Shikamaru ipotizzò che stesse cercando solo di nascondere una qualche preoccupazione, forse -anzi, senza dubbio- legata alle condizioni di salute di Gai Maito. Il ragazzo non se la sentì di confermare i suoi sospetti.
-Devo andare ora, l’hokage mi sta aspettando “o almeno spero, sarebbe una seccatura scoprire che mi sono alzato per niente…” Buona giornata.
Entrambi proseguirono per la propria strada. Per le scale, Shikamaru incontrò altre conoscenze che salutò tutte distrattamente, non avendo voglia di perdere altro tempo in chiacchiere.
-Izumo, Kotetsu, Shizune. …e quelle?- domandò all’asistente di Tsunade, indicando il vassoio con le bottiglie di sakè.
-Queste? Oh, niente, lascia perdere! Piuttosto, stavo proprio per venirti a chiamare sai, è appena arrivato…
-…un messaggio da Suna. Lo so, ho visto arrivare il falco messaggero.
-Oh… bene. Tsunade-sama è nel suo ufficio, ti sta aspettando.

Nel frattempo, proprio l’hokage aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza, cercando in tutti i modi di trattenersi dal distruggere qualcosa.
-Ma dico! Siamo nel bel mezzo di un’emergenza, e Shizune che fa? Si preoccupa di sequestrare la mia scorta personale di sakè che avevo nascosto! Chi si crede di essere, la mia balia? Ecco lo sapevo, adesso sono arrabbiata, e quando sono arrabbiata non riesco a ragionare! Complimenti Shizune, complimenti… COSA C’È ANCORA?!?!?- sbraitò poi in direzione della porta, dalla quale credette di aver udito bussare.
Ma non entrò nessuno. Il TOC-TOC si fece risentire, e questa volta Tsunade capì che il rumore proveniva dal vetro di una delle finestre. Subito corse ad aprirla, e si affacciò.
-Allora, c’è nessuno? Chiunque tu sia ti avverto, oggi non sono proprio in vena di scherzi! …e questo?
La donna abbassò lo sguardo sul davanzale: qualcuno vi aveva lasciato un bicchiere pieno fino all’orlo. Senza pensarci due volte, Tsunade lo raccolse e lo esaminò.
-Mmm, dal profumo si direbbe… sakè?… e pure di ottima qualità… Ma allora, lassù qualcuno mi ama!

Giunto davanti alla porta dell’uffico, Shikamaru bussò. Nessuna risposta. Pensando che fosse uno spreco di energie bussare una seconda volta, il ragazzo decise di entrare direttamente.
-È permesso? Hokage-sa…
Il Nara difficilmente si sarebbe scordato la scena che gli si presentava davanti. Tsunade era appoggiata al davanzale di una finestra, le braccia a farle da cuscino, e un bicchiere vuoto nella mano sinistra. Sembrava quasi un ubriacone aggrappato al bancone di un’osteria. Cautamente, Shikamaru si avvicinò alla donna e provò a scuoterla: non la toccò nemmeno che questa si afflosciò a peso morto sul pavimento.
-Ma… dorme?!?
-Come biasimarla, si è sgolata un intero bicchiere di sakè! Opportunamente corretto con del sonnifero, è ovvio…- disse una voce femminile alle sue spalle -nemmeno le cannonate riuscirebbero a svegliarla. Per almeno un paio d’orette non ci darà fastidio!
Shikamaru si girò di scatto. La porta della stanza si richiuse da sola, con un sinistro cigolio: da dietro di essa, emerse la figura di una strega dai capelli arancioni.
-Chi sei tu?
Mimete fece per rispondere, ma non un suono uscì dalla sua bocca. Si sentiva come pietrificata, come schiacciata dalla presenza di quello che sulla carta doveva essere la sua vittima.
“Il suo corpo, la sua voce sono talmente sexy che non riesco nemmeno a parlargli, mi intimidiscono come nessuna rockstar ha mai fatto finora! Devo agire subito, o non concluderò un bel niente!”
-Allora?
-E-ecc-ecco, i-io… MI DISPIACE MA DEVO FARLO!!!
E senza altro aggiungere gli saltò letteralmente addosso.

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Capitolo 26
*** Accoppiata Sfortunata (Seconda Parte) ***


Mi rendo conto che alcune (anzi, parecchie) frasi in questo capitolo possono sembrare un tantinello ambigue, ma vi assicuro che quest’effetto non è assolutamente voluto ^_^’ Buona lettura!

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Accoppiata Sfortunata (Seconda Parte)

Dopo aver lasciato il negozio di fiori, come accordato Ino si era recata sul tetto dell’ospedale di Konoha, ed era ora in attesa dell’arrivo di Sakura.
“Non si fa ancora vedere, chissà che il mio discorso su Rock Lee non le abbia fatto davvero effetto… Beh, per sicurezza la aspetto ancora un minuto poi me ne vado.”
Stiracchiandosi, la ragazza si sdraiò un attimo sul cornicione del tetto. In quella, l’occhio le cadde distrattamente sul palazzo dell’hokage poco distante: per la precisione, sulla finestra dell’ufficio di Tsunade.
“Guarda guarda, pare che Shikamaru si stia divertendo. Buon per lui. … … …COSA?!?”

Per colpa del peso di Mimete avvinghiatagli addosso, Shikamaru arretrò fino a sbattere contro la scrivania. La strega approfittò della posizione per agganciarvisi, infilzando il legno coi tacchi e privando la sua vittima di qualsiasi via di fuga.
-Siamo solo tu ed io, mio bel Shikamaru. Diamo inizio allo spettacolo…
-FERMI!!!
Entrambi si voltarono: Ino Yamanaka si era appena arrampicata sulla finestra.
-Chiunque tu sia togli subito i tentacoli da Shika… ma che è ‘sta roba?- scendendo dal davanzale la bionda era scivolata sul corpo di Tsunade, felicemente sbronza sul pavimento.
-Tu chi saresti, la sua fidanzata?
- …NO!!!- gridarono entrambi i ninja.
-Buon per me allora. Con permesso, ho del lavoro da portare a termine!
Ciò detto, Mimete stampò un grosso bacio sulla bocca di Shikamaru.
Ino rimase immobile ad osservare la scena, attonita e disgustata al tempo stesso: quasi le sembrava che la strega volesse mangiare la faccia del suo compagno di team… Poi, dopo interminabili secondi, con un sonoro schiocco Mimete lasciò la presa; un istante più tardi, dalla bocca del ragazzo uscì un oggetto: il suo cristallo del cuore puro.
-Ooh, finalmente una vittima per cui valga la pena farlo!- disse Mimete, passandosi deliziata un dito sulle labbra -mi ero stufata di baciare solo vecchi decrepiti...
Shikamaru crollò a terra, a peso morto. Questo fece riprendere dallo shock Ino, la quale decise di passare all’azione con una delle sue tecniche migliori…
-TACI! Shintenshin No Jutsu!!!
…che però alla strega non fece assolutamente niente.
-Non funziona, com'è possibile...
-Ahahahahahahah! Cosa volevi fare, un gioco di prestigio? AhahahahahaOUFF!!!
Un pugno in pieno stomaco uccise la risata di Mimete; Ino era appena passata alle maniere forti.

“Iniziali del nostro amato campione dei campioni, due lettere… Di sicuro si riferisce al vecchio Mister Satan, ma qual è il suo nome di battesimo? Bah, mettiamoci una lettera a caso, tanto non s’interseca con nessun’altra parola… Là, finito anche questo!”
Risolto l’ennesimo cruciverba, Eudial posò penna e rivista sul sedile del passeggero e guardò l’orologio sull’autoradio. Da quando Mimete era partita in missione, era trascorsa ormai più di un’ora.
“Meglio che vada a vedere che combina quella cretina. Fortuna che le ho piazzato addasso una cimice, altrimenti quando la ritrovo… Beh?”
Eudial accese il motore, ma la macchina non si mosse di un millimetro. Scendendo per controllare, la ragazza scoprì che una delle ruote si era affossata in una buca.
“Grandioso, e non ho nemmeno un cric… bene, diamoci da fara” rimboccate le maniche, la scienziata afferrò il paraurti e tirò “Ma perché non hanno installato anche una palestra nel laboratorio… Toh, ce l’ho fatta?! Non ricordavo di essere così forzut…” -Oh!
La strega quasi si spaventò. Come spuntato dal nulla, ad aiutarla era venuto un ragazzone massiccio, vestito di rosso, una massa di capelli castani e due spirali tatuate in viso, una per guancia.
-Ecco fatto!- disse Choji tranquillamente, spostando senza sforzo alcuno la macchina lontano dalla buca.
-Gra-grazie…
-Non mi ringrazi, ho solo fatto il mio dovere. Ciao!
E Choji se ne andò così com’era arrivato. Ignaro che Eudial lo stesse seguendo con lo sguardo.
“Al giorno d’oggi è raro incontrare ragazzi così gentili… Ma ora devo pensare a Mimete. Sì, Mimete. Devo pensare alla missione.”
Eudial si girò verso l’auto. Tra le altre cose stipate nel portabagagli, gli occhi le caddero sul suo Heart Buster. E questo le fece salire in testa una strana idea.
“Però, chissà come dev’essere brillante il cristallo di quel cicciottello. Sarebbe stato un’ottima fonte di energia, ai tempi della Creatura del Silenzio… No, non devo distrarmi! Altrimenti poi Viluy si arrabbia!”
Con un colpo secco la strega richiuse il vano. Per poi riaprirlo subito dopo, tentata come non mai.
“Potrei comunque usarlo per i miei esperimenti… Però Viluy ha detto… Un momento, cos’è che ha detto esattamente?”

“Eudial, devi renderti conto che non sei più il nostro capo. Noi ora siamo una squadra…”

“Ma certo! Se io non sono il capo, non lo è neanche lei! Quindi perché sto ancora qui a obbedire ai suoi ordini?!" -FUOCO!!!

Prima con una serie di pugni, poi con un calcio ben piazzato allo stomaco, Ino riuscì ad allontanare Mimete da Shikamaru e a metterla con le spalle al muro. La strega provò quindi ad evocare il suo bastone, ma questi fece appena in tempo a materializzarsi che Ino lo spezzò in due con un altro calcio.
-Niente panico, forse può ancora funzionare! CHARM BUSTEEEEEEeeeeeee...
Disgraziatamente l’incantesimo le finì in faccia, spedendola nel mondo dei sogni.
-Ma che imbranata. Ah, Giusto, Shikamaru…
Ino raccolse il cristallo lasciato a terra da Mimete e si chinò sul suo compagno di squadra, pensierosa.
"Non ho idea di che cosa ci facesse questo affare dentro di lui e francamente non voglio nemmeno saperlo. So solo che Shikamaru è crollato quando la tizia gliel'ha tirato fuori; per cui, se invertissi il processo, magari..."
E glielo cacciò in gola senza pietà. Shikamaru riprese immediatamente conoscenza, non prima di aver quasi vomitato l’anima a colpi di tosse.
-Ma che vi salta in testa a voi ragazze!? Vi siete messe tutte d'accordo per uccidermi?!?
-A dire il vero ti ho appena salvato la vita, bella riconoscenza da parte tua. Quell'invasata stava per svignarsela con... con un cristallo che avevi in bocca, so che non mi credi ma è così...
-No no, ci credo. L'ho visto anch'io, poco prima di perdere i sensi. Strano, non ricordo di aver mai ingerito nulla del genere. Ma ho il sospetto che la mia aggreditrice possa darci delle spiegazioni.
I due ninja si rialzarono, l’attenzione ora tutta rivolta a Mimete.
-Un momento. Ino, guardala bene.
-Cos'ha di strano? Certo, a parte i capelli arancioni, gli occhi arancioni, un vestito impresentabile... Aspetta, ma corrisponde esattamente alla descrizione che ci ha fornito Tenten! Vuoi vedere che...
-Non ne sono sicuro al cento per cento, ma credo che abbiamo di fronte la colpevole di quanto accaduto a Gai-sensei.
-Un motivo in più per metterla in arresto. Tienila ferma, io penso a legarla...
-Che nessuno si muova!
Come Ino prima, qualcun altro si era appena arrampicato sul davanzale della finestra: Eudial, con il fedele Fire Buster II puntato verso i due ninja.
-Ecco bravi, fermi così… Ma che è ‘sta roba?- anche Eudial era scivolata nell’allegra Tsunade -non importa. Dicevo, voi due, allontanatevi dalla mia scomoda collega, o trasformerò questo posto in un inferno.
Appena sentì la voce della collega Mimete riprese immediatamente i sensi, e con le lacrime agli occhi la raggiunse strisciando sulle ginocchia.
-Eudial, mia salvatrice…
-OSA SOLO ABBRACCIARMI E TI CARBONIZZO. Chiaro, Mimete?
Eudial, Mimete. Quei due nomi rimbalzarono improvvisamente nella testa di Ino. Era certa di averli già sentiti prima…
-Vedo che hai fallito ancora. Fortuna che mentre venivo qui mi sono presa la briga di rubare un altro cristallo, almeno non torneremo a casa a mani vuote… E non guardarmi con quell’aria da cane bastonato: l’ho preso da un ragazzo che mi ha aiutata gentilmente a spostare l’auto, un tipo rotondetto che si abbuffava di patatine, non credo sarebbe stato il tuo tipo…
Shikamaru notò solo in quel momento un altro cristallo, stretto nelle mani di Eudial, e capì tutto.
-Hai sentito? Credo stia parlando di Cho…
-ORA MI RICORDO!
Come un fulmine a ciel sereno, Ino si avvicinò alle streghe e prese a stringerle le mani.
-Ma come ho fatto a non capirlo subito! Tu sei Eudial, l’inventrice del Witches Electronic Warp! Ho sempre sognato di conoscerti!
-Lusingata, ma come fai a sapere…
-E tu devi essere Mimete! Mi dispiace tanto per quello che ti è successo, non dev’essere stato bello venir risucchiate da un televisore. Hai tutto il mio appoggio!
-Mi fa piacere…
-Ino cosa sta- ma Shikamaru venne interrotto da un’occhiataccia della compagnia, che come una matta continuò a stringere le mani alle streghe.
-È stato un vero piacere avervi conosciute! Ora se volete scusarmi togliamo il disturbo, vieni Shikamaru!
Finalmente Ino mollò la presa e raggiunse Shikamaru in disparte.
-Ma guarda, non sapevo di avere una fan!
-Sì sì ma adesso andiamocene prima di attirare l’attenzione. Non mi sembra ci sia altro da fare qui, un cristallo ce l’abbiamo…
-Ehm… Scusa l’osservazione Eudial… ma… dov’è il cristallo?
La strega si guardò le mani: il cristallo era sparito. Poi guardò la stanza: anche i ninja erano spariti. Infine guardò fuori dalla finestra: i ninja stavano scappando con il cristallo.
-Quella brutta…
-Brava Eudial, brava! Ti sei fatta fregare dal trucco più vecchio del mondo!
-Taci e inseguiamoli… ma è ancora tra i piedi ‘sta vecchia!?
E dopo aver tirato Tsunade da una parte le streghe si lanciarono all’inseguimento.

-Complimenti Ino, bel diversivo… Però, mi spieghi come fai a sapere vita, morte e miracoli di quelle due?
-Ti ricordi Makoto, quella stangona arrogante con cui TU mi hai costretta a far squadra l’anno scorso?
-Ah perché adesso è colpa mia?
-SÌ. Ad ogni modo, è stata lei a raccontarmi di Eudial e Mimete. Erano due vecchie nemiche delle guerriere sailor. E per quel che ne sapeva Makoto, avrebbero dovuto essere morte.
-Che cosa?!
La discussione tra i due ninja si interruppe: saltando da un tetto all’altro avevano localizzato Choji, steso privo di sensi vicino all’ingresso del villaggio.
-Come pensavi, Eudial si riferiva proprio a lui. Non che la descrizione fosse equivocabile!
-Bene, ora come gli… ridiamo il cristallo?
-Glielo facciamo ingoiare come ho fatto con te prima. Tanto per Choji non dev’essere un problema…
-FIRE BUSTER II, IN AZIONE!!!
Senza neanche il tempo di reagire, il Team 10 si ritrovò prigioniero al centro di un cerchio di fuoco. E senza più il cristallo di Choji, ritornato nelle mani di una Eudial che li irrideva dall’altra parte delle fiamme.
-Vi avevo avvertito!- gridò Eudial sopra il rumore delle fiamme -non vi conviene mettervi contro di me, specialmente quando imbraccio il mio infallibile Fire Buster II!… Mimete, che stai facendo?
Completamente disinteressata dalla situazione, la strega dagli occhi arancioni si era messa a mangiare da un sacchetto di patatine.
-Uno spuntino, che c’è di male? L’ho trovato per terra giusto adesso…
-Sei disgustosa!
-Mai quanto il tuo gusto in fatto di uomini! Cosa c’avrai trovato in quel ciccione poi…
Era come se il mondo si fosse fermato di botto. Come se una sensazione di disastro imminente fosse calata sopra le loro teste. Shikamaru, Ino e pure Eudial la percepirono chiaramente: solo Mimete sembrò non accorgersi di niente.
-E comunque- proseguì Mimete -non mi andava di tornare alla base a mani vuote… Ma come, sono già arrivata all’ultima patatina? Che peccato, erano così buone…
Gli altri tre presenti iniziarono a sudare freddo, come se Mimete avesse appena tagliato da una bomba il filo sbagliato.
-Beh, ormai non c’è più nulla da fare qui. Andiamo, Eudial- e la strega salì in macchina. Non prima di aver appallottolato il sacchetto vuoto e averlo gettato tra le fiamme.
Tempo due secondi, dalle suddette fiamme emerse la mostruosa figura di Choji, indemoniato come non lo era mai stato in vita sua. Privo di ogni controllo il ninja si mise a sbattere i pugni al suolo come un gorilla: dalla forza dei colpi, il terreno tremò al punto che le fiamme vi si staccarono, estinguendosi per sempre. Con la visuale libera Choji puntò la sua attenzione sull’automobile, con tutta l’aria di volerla maciullare.
-Mimete, prendi il volante- mormorò Eudial -io cercherò di tenerlo lontano.
-Il volante? Ma di cosa stai parlAAAARGH!!!- finalmente anche lei si accorse della minaccia guardando lo specchietto retrovisore. Non se lo fece ripetere due volte -ci sono! Ma come faccio a mettere in moto, non ho mai guidato prima!
-Gira le chiavi e schiaccia il primo pedale a destra! MUOVITI!
Mimete obbedì. Mentre l’auto partiva, Eudial si sistemò nel vano portabagagli spalancato e puntò il Fire Buster II su Choji, sparando a tutta potenza. Ma era troppo tardi: il ninja si era appena trasformato in una gigantesca palla scarlatta, contro la quale il fuoco non aveva alcun effetto, e ora stava pericolosamente rotolando addosso alle streghe.
-Q-questo proprio non l’avevo previsto… Mimete, accelera!
L’automobile prese velocità. Aiutata dalla forza propulsiva del Fire Buster II, riuscì infine a guadagnare metri su metri, fino a conquistare una notevole distanza dall’inseguitore che, dopo una ventina di minuti di corsa, divenne poco più che un puntino all’orizzonte.

-Uff… bene… l’abbiamo seminato…
-Eudial, hai una spiegazione per tutto questo???- sbraitò Mimete -di solito le vittime non dovrebbero starsene sdraiate al suolo e basta?
-Di solito, sì, ma credo esistano dei casi isolati… quella Minako Aino, per esempio: anche senza cristallo, ricordo che ha corso per un bel po’ prima di crollare… AHIA!
Per poco Eudial non rischiò di cadere in avanti: l’automobile infatti si era fermata di colpo.
-Mimete, accidenti! Potevi almeno avvertire prima di frenare così all’improvviso!…
-Non prendertela con la tua collega.
Con orrore, le due scoprirono di essere incappate nei redivivi Shikamaru e Ino, posizionati ai due lati del sentiero.
-Ma è impossibile! Come avete fatto ad arrivare qui prima di noi?
-Saltando da un albero all’altro, ovviamente. Noi ninja siamo tipi veloci…
-Beh non sarete mai abbastanza veloci per…
La frase le morì in gola. Solo in quel momento, mentre cercava a tentoni il Fire Buster II, Eudial si accorse che lei, Mimete e l’automobile intera erano state intrappolate dall’ombra di Shikamaru, che come un serpente le si era avvinghiata addosso.
-Bene bene. Ora che vi abbiamo ritrovate- proseguì Shikamaru, dato che le streghe erano troppo sconvolte per dire qualcosa -vi dispiacerebbe, cortesemente, restituirci quello che avete rubato a Choji?
-M-m-mi dispiace, ma le patatine le ho già finite tutte, dovreste comprargliene delle altre…
-Si riferisce al cristallo, idiota! Comunque, tu, Shikamaru o come ti chiami, cosa ci accadrebbe se non obbedissimo?
-Morireste schiacciate, che domande. Non che sia la prima volta, sapete, che Choji ammazzi qualcuno…
Mimete fu letteralmente sul punto di farsela addosso.
-Un assassino… Un assassino! Eudial, un assassino! Quello schifoso lurido inutile culo grasso è un assassino!!!
-Ehi, piano con gli insulti!- la sgridò Ino -o forse vuoi che la tua morte sia la più dolorosa possibile? Sappi che Choji è molto suscettibile al riguardo. Oh giusto, anche al fatto che gli si mangi il suo cibo senza permesso. È stata proprio una pessima idea, Mimete…
Intanto, Shikamaru aveva allentato la presa sul braccio libero di Eudial, come per esortarla a lanciargli il cristallo. Ma la strega dai capelli rossi non sembrava ancora d’accordo.
-Se pensi che io mi arrenda…
-…sì sì, si arrende!- concluse per lei Mimete -Eudial per favore, dagli quello stupido cristallo! Io non voglio morire schiacciata!
-Ma figurati se Shikamaru ha davvero il coraggio di ucciderci! Scommetto che sta solo bluffando!
-Scommetti? Bene, allora vedremo se hai vinto. Ecco, sta arrivando Choji!
Shikamaru, imitato dalle ragazze, si voltò verso la strada. Un puntino rosso era appena rispuntato all’orizzonte: puntino che, di fronte agli occhi di Eudial e alla sua fronte imperlata di sudore freddo, si fece sempre più grande col passare dei secondi.
Ancora mille metri, e l’impatto sarebbe stato imminente.
Cinquecento metri.
Quattrocento.
Trecento.
Duecento.
Cento.
Cinquanta metri…
-E VA BENE! PRENDI!
Eudial lanciò il cristallo dritto nelle mani di Shikamaru. Come promesso, questi richiamò la sua ombra: appena lo fece, l’automobile schizzò via come sparata da una fionda, e sparì in mezzo a una macchia d’alberi.

Choji si risvegliò, scoprendo di trovarsi disteso a pancia in su nel bel mezzo di una strada. Seppur con la vista annebbiata riconobbe Shikamaru e Ino accanto a lui.
-Ra… ragazzi… ma… cosa è successo?…
-Ma niente, Choji- rispose placido Shikamaru -stavamo giusto per andare a pranzo.
-Grande!
-MA COME!?!- sbraitò Ino scioccata -ma Shikamaru, tu non avevi una riunione con Tsunade?
-Sì, ma visto che al momento è leggermente KO, direi che posso concedermi al massimo una bella oretta libera.
-In effetti, il tuo ragionamento non farebbe una grinza… oh, al diavolo, vengo anch’io!

Intanto, l’automobile di Eudial continuava la sua folle corsa attraverso gli alberi.
-È tutta colpa tua Eudial! Se tu non avessi perso tempo con quel cicciabomba a quest’ora staremmo tornando alla base con il cristallo di Shikamaru!
-Se tu non avessi rubato le sue patatine e fosti stata zitta a quest’ora staremmo tornando alla base con un cristallo ben più potente!
-Ma se non sai nemmeno se quel tipo compare nella lista!
-Tu hai prove del contrario? Non mi sembra proprio! E ora svolta a destra, il passaggio per tornare al laboratorio è qua vicino.
Mimete obbedì. O almeno cercò di farlo, poiché la macchina ancora proseguiva dritto.
-Ma che stai facendo? Ti ho detto di girare!
-Lo so, ma il volante non si muove! Sembra bloccato!
-Ci mancava questa, dammi qua…
-Lascia stare, ce la faccio da sola…
CLAC. Il volante si era staccato.
-È tutta colpa tu…
-Non ricominciare! Frena piuttosto!
-E va bene! Freno!…
CLAC.
-Ora che altro c’è?!
-T-temo di aver rotto il pedale del freno… Però stavolta non l’ho fatto apposta!
-Certo, come no! Almeno puoi rallentare?
-…ho p-paura di no… v-vedi, p-per la fretta di scappare dal ciccione ho schiacciato il pedale troppo forte e questo si è incastrato… scusa…
-SCUSA UN CORNO! Aaaah, ma può andare peggio di così… !
Eudial desiderò non aver mai parlato. Gli alberi di fronte a loro si erano diradati, cedendo il posto all’orlo di un precipizio. Prese dal panico, le due streghe si gettarono fuori dal mezzo, salvandosi per un soffio; lo stesso purtroppo non si potè dire dell’automobile, che inesorabilmente precipitò nel vuoto.
-La… la mia… la mia ma… la mia macchina…- biascicò Eudial, con un filo di voce e gli occhi fuori dalle orbite.
-Non saltiamo subito alle conclusioni!- disse Mimete -magari cade sul morbido e non si fa nient…
Una fragorosa esplosione la smentì prontamente.
-O-okay, forse non è caduta sul morbido, ma credo si possa ancora riparare… No Eudial, non guardarmi in quel modo… Per piacere, metti giù il tuo lanciafiamme… Ti prego Eudial cerchiamo di ragionare… AIUTOOOOOOOOOO!!!

...

Il sole era sorto da appena un paio d’ore, ma i suoi effetti si facevano già ampiamente sentire. Da freddo qual era la notte prima, il deserto si era trasformato in una vera e propria fornace, una trappola mortale da cui nessuno poteva sperare di uscir vivo.
Questo era l’esatto intento di Gaara. Allontanandosi il più possibile da Suna, il ragazzo stava attendendo quasi con impazienza la propria morte.
-Gaara. È così che ti chiami, vero?
Gaara si girò di scatto, ma non potè nemmeno iniziare la ricerca di chi lo aveva chiamato: in quel momento, infatti, tutto intorno a lui scoppiò una violenta tempesta di sabbia.
-L’ho capito, sai? C’è un demone dentro di te, un demone che stai cercando di sopprimere con la tua morte. Ma a quanto vedo, pare che i tuoi sforzi si stiano rivelando vani alla lunga. Ma non preoccuparti, sono qui apposta per proporti una soluzione.
A chi apparteneva poi, quella voce? Al demone stesso, che magari voleva solo prendersi gioco di lui? Difficile stabilirlo; Gaara non riusciva nemmeno a distinguere se fosse una voce maschile o femminile…
-Se accetti di venire con me, potrai sopravvivere. Il demone sarà ancora vivo dentro di te, ma tu non sarai più costretto a morire di sete per tenerlo a bada. È una proposta allettante, non trovi?
Qualcosa sembrò esplodere dentro Gaara. Questa volta sì, era proprio il demone Shukaku, a quanto pare allettato dall’offerta e pronto ad accettarla al posto del suo ospite. Con uno sforzo immane il ragazzo impedì al mostro di prendere il controllo, quindi si girò e si mise a correre; ma fu tutto inutile: di fronte a lui, tra la sabbia che vorticava sempre più velocemente, spuntò una mano tesa.
-Non fare l’idiota. Te lo si legge negli occhi: tu non vuoi davvero morire. Non ne hai il coraggio. E anche se ce ne avessi, pensa ai tuoi concittadini. Pensa ai tuoi cari. Saranno salvi dal demone, questo è vero, ma pensa ai loro sentimenti. Sarebbero sicuramente tristi di sapere che il loro Gaara è morto. Non credi?
Per quanto odiasse scendere a patti con qualcuno, Gaara non poteva negare che il ragionamento di quella figura misteriosa fosse assolutamente sensato. Ma non poteva nemmeno lasciare che i suoi sentimenti intralciassero i suoi doveri verso Suna.
Incapace di prendere una decisione, Gaara si arrese. Lasciò il suo corpo sotto il controllo del demone, che per lui strinse la mano tesa dello sconosciuto.
La tempesta di sabbia cessò così com’era iniziata. Di Gaara e dello sconosciuto non c’era più traccia.

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Capitolo 27
*** Ultimatum ***


Ultimatum

-Com’è andata?- chiese Cyprine, senza togliere lo sguardo da un catalogo di occhiali che stava sfogliando. Perdendosi così Eudial che brontolando parolacce se ne tornava nelle sue stanze sbattendo la porta, e una bruciacchiata Mimete che senza salutare andò quasi ad aggredire il computer principale.
-Le faccio vedere io- biascicò, mentre con il mouse scorreva rapidamente la lista dei cristalli mancanti -Eudial dovrà ammettere che è stata tutta colpa sua se abbiamo fallito la missione, quando scoprirà che quel ciccione a cui ha dato inutilmente la caccia… è sulla lista.
E in effetti, tra le varie fotografie a corredo dei nomi delle vittime faceva capolino anche il faccione di Choji Akimichi. Per la disperazione di Mimete, che si sfogò sbattendo la testa sulla tastiera.
-Non-ci posso-credere-c’è-davvero-possibile-che non-riesca-mai-ad avere-l’ultima-parola-in-qualcosa? Bah, a questo punto non mi rimane che dar le dimissioni… Ehi, questa non me l’aspettavo proprio!
-Cosa, che hai scoperto di poter dare le dimissioni?- domandò Cyprine.
-Ma no, guarda qui! Sulla lista!
Mimete le indicò la foto di un’altra vittima, che prima non aveva notato: la foto della bionda Ino.
-Che cos’ha di speciale, quella?
-L’abbiamo incontrata durante la missione- spiegò Mimete -sembrava conoscere molto bene sia me che Eudial, eppure né io né lei ricordiamo di averla mai conosciuta prima.
-Un bel mistero- commentò Cyprine -e il fatto che sia anche custode di uno dei cristalli che ci servono rende il tutto ancora più interessante. Leggiamo un po’ come si chiama: Yamanaka Ino…
-Yamanaka Ino, perfetto. Me ne occupo io.
Le due si girarono. Dalle sue stanze era appena arrivata Telulu: sembrava in splendida forma… se si escludeva il fatto che solo la notte precedente era stata quasi scorticata viva.
-Telulu, non per essere pignola, ma… sei sicura?
-Tsk, non saranno certo un paio di escoriazioni a fermarmi!- la strega alzò un pugno al cielo in segno di trionfo -vi porterò qui quella Ino in men che non si dicAHIA!!!
-Telulu ti ho già detto di non fare movimenti bruschi, ti si stacca la pelle…

...

Nonostante si vedessero benissimo le bende che le avvolgevano gli arti, nessuno a Konoha sembrò prestare particolare attenzione a Telulu. Anzi, alla strega parve che fasciarsi braccia e gambe fosse una moda da quelle parti. Meglio così, pensò lei, aggirandosi circospetta in cerca della vittima.
Proprio aggirandosi per le strade del villaggio, la strega trovò qualcosa che attirò subito la sua attenzione. Un negozio di fiori, sopra la cui porta campeggiava un’insegna con la scritta “Yamanaka”. Telulu si avvicinò di soppiatto alla vetrina e guardò dentro, ancora incredula di fronte a tanta fortuna. C’era una sola persona nel negozio: era di spalle, ma le si poteva comunque riconoscere un’appariscente chioma bionda.
“Eccola là, la nostra Ino. Più facile del previsto… Un momento, non posso entrare e rapirla così su due piedi, ci sono troppi testimoni qui fuori. Dovrò adottare un approccio diverso, questa volta.”
Da una tasca del camice Telulu tirò fuori un piccolo germoglio, in cui iniettò per mezzo di una siringa un siero color verde acido. Il germoglio si dischiuse, trasformandosi in un fiore simile a una ninfea, non più grande del palmo della mano su cui stava.
-Ho una missione per te, Baby Telulun. Devi mimetizzarti tra gli altri fiori e ipnotizzare la persona che trovi là dentro. Conducila da me, hai capito?
Come segno che aveva afferrato l’ordine, la Baby Telulun saltò giù dalla mano della sua padrona e zampettando come un ragno si introdusse nel negozio.
-Andrò a nascondermi in un vicolo poco distante da qui. Mi raccomando piccola mia, non mi deludere.

Al suono del campanello appeso dietro la porta del negozio, il signor Inoichi Yamanaka, da cui la figlia aveva ereditato i lunghi capelli biondi, si voltò per controllare.

...

-Com’è andata?- chiese Cyprine, specchiandosi nelle unghie della mano destra, che aveva appena limato e smaltato. Eudial era appena tornata dal suo spogliatoio, dopo una doccia e un cambio d’abiti, ma con lo stesso umore di prima.
-Ti dico solo questo, Cyprine. Non m’importa di cosa dicono Viluy e la sua Slot Machine, io non lavorerò mai più con Mimete! Mai più!
-E che avrà combinato stavolta? Ha cercato di nuovo di ammazzarti?
-No, ma ci siamo andate molto vicine. Comunque, è una cosa imperdonabile…
Un rumore assordante, come lo strombazzare di un clacson, riecheggiò improvviso per tutto il laboratorio. Cyprine quasi rischiava di cader dalla sedia per lo spavento, mentre Eudial corse immediatamente fuori dalla sala in cerca della fonte di quel baccano, che scoprì provenire dall’autorimessa.
-Insomma si può sapere cos’è questo chiasso…
Al centro della stanza era parcheggiata una stupenda automobile nuova di zecca: sei posti, ampio bagagliaio, finestrini e parabrezza a specchio, e la carrozzeria verniciata di un bianco accecante. Alla guida c’era Mimete, che rivolse a Eudial un larghissimo sorriso.
-Ti piace? Sono andata a comprarla giusto poco fa. Spero che questo basti a farmi perdonare il disastro che ho causato…
-Mimete…- farfugliò la rossa, improvvisamente pentita di aver pensato male della collega -non… non ho parole… sono… E QUELLO CHI È?
Con dito accusatorio, Eudial indicò la persona seduta di fianco a Mimete. Un uomo in giacca e cravatta, dall’aria visibilmente contrariata.
-Signorina, quando le ho detto che poteva fare un giro di prova non intendevo dire che poteva portarsi la macchina direttamente a casa! Ora mi dia i soldi o chiamo la polizia!
Mimete si girò lentamente, imbarazzatissima ma sempre col sorriso idiota in faccia, incrociando lo sguardo sputafuoco di Eudial.
-L’hai… “comprata”, eh?
-Eh eh eh, ehhhh…

...

Sakura era su tutte le furie.
Certo, in cuor suo già sospettava che Ino non si sarebbe presentata all’appuntamento, ma il fatto di non trovarla sul tetto dell’ospedale l’aveva fatta ugualmente arrabbiare. Non che si fosse dimenticata di Rock Lee, anzi. Prima di recarsi all’ospedale, su suggerimento della stessa Ino era andata a trovarlo nel suo dojo: purtroppo, per quanto ci avesse provato, nemmeno Sakura aveva potuto far nulla per smuovere Lee dalla depressione in cui era sprofondato. Per lui, una volta così pieno di entusiasmo, sembrava non esserci più alcuna speranza di ripresa.
Con la testa così invasa di pensieri, Sakura si stava dirigendo verso la fioreria Yamanaka a passo spedito. Talmente spedito, che quasi rischiò di travolgere una persona.
-Ahio… mi scusi, ero soprappensiero, ora mi sposto… ?
La donna contro cui era andata a sbattere non disse nulla. Anzi nemmeno diede segno di essersi accorta di qualcosa, giacchè superò Sakura e proseguì come se niente fosse accaduto.
La kunoichi decise di non preoccuparsene più di tanto, nonostante lungo tragitto incontrò altre tre persone dallo stesso identico comportamento. Però, quando ne vide una quarta, uscire proprio dal negozio di fiori di Ino, Sakura capì che non poteva più ignorare la cosa.
“Decisamente, c’è qualcosa che non va.”
Guardia alzata, e kunai alla mano, Sakura entrò.

...

-Com’è andata?- chiese Cyprine, aggiustandosi l’acconciatura davanti allo specchio.
-Bene- rispose Mimete, trafelata -alla fine sono riuscita a tenere la macchina.
-Ah, quindi hai trovato i soldi per pagarla?
-Ma quali soldi, ho messo a nanna il proprietario dell’autosalone con una bella dose di Charm Buster e poi l’ho abbandonato sul ciglio di una strada. Dì un po’… Eudial è ancora arrabbiata?
-Non lo so, l’ho vista chiudersi nel suo studio e poi più niente. Va’ a controllare…
Trattenendo il fiato, Mimete si recò davanti alla porta di Eudial, e ci spiò dentro: la strega dai capelli rossi era accomodata su una poltrona, immersa nella lettura di un libro. Mimete le si avvicinò, cauta, come se stesse per affrontare una belva feroce.
-Cosa… cosa stai leggendo?
-Un giallo.
-Come s’intitola?
-“Amore Color Sangue”, di Hiroshi Takamura.
-Ah, ma lo conosco!
-Davvero?
-Ma certo! È un romanzo stupendo, l’avrò letto almeno sei volte da quanto mi è piaciuto! Dimmi, sei già arrivata al punto in cui si scopre che il colpevole è l’assistente del dottore? …Eudial?
Ma Eudial aveva già gettato il libro nel cestino della spazzatura e si era tolta gli occhiali per schiaffarsi una mano sugli occhi, e rimanere lì immobile in quella posizione disperata.
-Eudial, ti senti bene? Eu…
Una vena si gonfiò minacciosa sul collo di Eudial, convincendo Mimete a battere in ritirata.
-Ma che ho fatto di male stavolta?

...

Terminato il pranzo, il sazio Team 10 uscì finalmente dal ristorante; Shikamaru con le mani in tasca, Ino stiracchiandosi, e Choji dandosi una gran manata soddisfatta sulla pancia.
-Non ringrazierò mai abbastanza Asuma-sensei per avermi fatto conoscere questo locale, la carne grigliata qui è la migliore del mondo!
-Concordo- disse Ino -cavolo, se penso che solo un anno fa non mangiavo altro che grissini raffermi, quando invece potevo mantenere la mia linea in altri modi senza rinunciare ai piaceri della tavola… quasi mi vergogno di me stessa…
-Ino, eccoti qua!
Come un fulmine a ciel sereno Sakura Haruno apparve dinnanzi al trio: Ino quasi saltò dallo spavento, ma cercò di ricomporsi in fretta.
-Come stavo dicendo, mi vergogno di me stessa al pensiero di aver marinato la lezione di medicina di oggi! Lo so, avrei dovuto essere paziente ed aspettare Sakura, ma è stato più forte di me!…
-Dacci un taglio, c’è una cosa più urgente di cui preoccuparsi ora.
Dicendo questo, Sakura mostrò ai tre la Baby Telulun, da lei uccisa.

-Da quella parte- ordinò una Telulu stufa marcia all’ennesima signora ipnotizzata, la quale obbedì aggiungendosi a un gruppo di persone addormentate in fondo al vicolo, tra le quali compariva anche Inoichi.
-Basta ho deciso, se la prossima che arriva non è Ino giuro che vado a rapirla di persona!
-Ah, quindi è me che cercavi?
-Oh, finalmente! …aspetta, c’è qualcosa che non quadra.
Telulu si girò, trovando la sua vittima, tutt’altro che ipnotizzata, all’imboccatura del vicolo.
-TU! Tu, l’unica persona che mi serviva, dannazione! Come hai fatto a resistere all’influsso della mia Baby Telulun?
-In realtà lei non ha fatto niente, sono stata io.
Sakura apparve alle spalle di Ino, sventolando la piantina morta in direzione della strega.
-Quando ho visto tutte quelle persone camminare come sonnambuli ho capito che da qualche parte era in atto una tecnica illusoria, così sono risalita alla fonte e l’ho disattivata. Non per vantarmi, ma sono piuttosto brava nel disperdere le illusioni, per tua sfortuna!
Sakura gettò la pianta ai piedi di Telulu. La quale, nonostante l’imprevisto, non si perse d’animo.
-Ammetto di essere sorpresa. Ma non di essere sconfitta. Ho ancora molti assi nella manica che nemmeno potete immaginare!…
-Dare vita alle piante agli alberi e anche ai fili d’erba e trasformarli in mostri al tuo servizio, dico bene?
Shikamaru apparve alle spalle di Sakura. E Choji alle sue spalle.
-Non… non è possibile! Come… come accidenti fate a saperlo?!
-Gliel’ho detto io.
Con sgomento di Telulu, questa volta ad apparire alle spalle dell’ultimo arrivato, fu Tenten.
-Come… cosa…
-Subito dopo l’aggressione da parte tua, mi sono subito preoccupata di avvertire tutti della tua pericolosità- spiegò Tenten -sai, non pensavo potessi essere così stupida da tentare un altro piano, a pochi giorni di distanza dal precedente, e per giunta nel pieno centro del mio villaggio… Ma basta con le ciance, prendiamola!!!
I cinque ninja attaccarono all’unisono. Per quanto odiasse la prospettiva di una nuova sconfitta, Telulu non potè far altro che battere in ritirata. Per prima cosa gettò un fumogeno verso i ragazzi, poi con uno schiocco di dita attuò la sua strategia di fuga: un fiore gigantesco, grande quanto una persona, emerse dal suolo e accolse la strega fra i suoi petali, quindi si richiuse e sparì di nuovo sottoterra, senza lasciare tracce.

...

-Com’è andata?- chiese Cyprine, finendo di radersi le gambe.
-Male- rispose Telulu furibonda, rientrando -se avessi saputo che quella Tenten ha messo tutti in guardia da me, mi sarei preparata meglio… che CAZZO stanno facendo quelle due?
Dal corridoio, le due videro giungere quella che probabilmente era la scena più disgustosa a cui avessero mai assistito in vita loro.
Eudial e Mimete, insieme, mano nella mano, stavano arrivando saltellando allegramente, come se avessero abusato di qualche sostanza fin troppo illecita. -Oh Eudial, sono così contenta che abbiamo fatto pace!
-Anch’io Mimete! Ti prometto che non litigheremo mai più e saremo amiche per sempre!
Telulu e Cyprine rimasero sconcertate a fissarle. Forse erano anche sul punto di vomitare ma si trattennero appena in tempo, quando dalla stessa porta da cui era entrata Telulu fece il suo ingresso Viluy.
-Buongiorno di nuovo, ragazze. Trunks mi ha lasciato la mattinata libera, così… Ah, ecco dove s’era cacciato!
La strega dagli occhi di ghiaccio si avvicinò a Eudial e le frugò tra i capelli, estraendone una minuscola cimice elettronica.
-Il mio ultimo convertitore di pensieri, lo cercavo dappertutto! Chissà come ci è finito qui…
Eudial cessò di saltellare all’istante. Mimete fece per tagliar la corda, ma la rossa continuò a tenerle la mano nella sua. Sì, per stritolargliela.
-Non così in fretta, devo ancora fartela pagare per avermi spoilerato il finale del libro!
-Meno male, è tornata la normalità- sospirò Telulu.
-Allora- riprese Viluy, osservando il massacro -mi par di capire che la loro missione non sia andata proprio benissimo.
-Già. In compenso han detto di aver incontrato una persona che sembrava conoscerle molto bene. Una certa Ino, che guarda caso compare anche nella nostra lista.
-Ino, hai detto? Fatemi dare un’occhiata.
Viluy si accomodò di fronte al computer, e cliccò sulla lista.

Ma non successe niente.
La scienziata provò di nuovo, più e più volte, sempre con lo stesso risultato. Iniziò a pensare che il sistema si fosse crashato, quando al centro del monitor si aprì quella che a tutti gli effetti sembrava la finestrella di una chat virtuale. Dentro, vi era scritto solo questo messaggio:

COME PROCEDE LA CACCIA AI CRISTALLI?

Sulle prime Viluy non si lasciò impressionare. Digitò le parole “Tu chi sei?”, e le inviò come risposta. Ma il messaggio di replica non cambiò di una virgola:

COME PROCEDE LA CACCIA AI CRISTALLI?

Viluy imprecò, attirando l’attenzione di Telulu e Cyprine, che si avvicinarono.
-Cosa succede, Viluy? Con chi stai chattando?
-Con qualcuno che ama giocare col fuoco- rispose acida Viluy, digitando “Ne abbiamo presi nove finora. Vuoi dirmi chi sei?”.
La risposta, questa volta, cambiò. Ma non fu molto gradita.

SOLTANTO NOVE. VE LA STATE PRENDENDO COMODA ALLORA. CHE DELUSIONE.

-Ma chi si crede di essere?!?- esplosero in coro Telulu e Cyprine. Talmente forte da costringere Eudial e Mimete a darsi una calmata e venire a vedere. Adirata più che mai, Viluy scrisse “Senti, hacker da quattro soldi, il gioco è bello quando dura poco! Disconnettiti subito, se non vuoi che mi arrabbi sul serio!”, scandendolo pure a voce alta dalla collera.
Attesero qualche secondo. Poi…

SE C’È UNA PERSONA CHE DEVE ARRABBIARSI, SONO IO. NON VI HO RIPORTATE IN VITA SOLO PERCHÉ MI ANDAVA DI FARLO.

Un silenzio tombale si impadronì di tutto quanto il laboratorio.
Era la prima volta, da quando erano tornate in vita, che le Witches 5 si ritrovavano ad affrontare quell’argomento. Fino a quel momento, le ragazze non avevano mai saputo chi o che cosa le avesse strappate dall’aldilà. Anzi, da quanto erano prese dalla loro missione, nemmeno si erano mai poste il problema di saperlo. Ma ora, chiunque fosse, la causa della loro seconda vita si era finalmente messa in contatto con loro. E le streghe capirono che non c’era più nulla su cui scherzare.
“Che cosa vuoi esattamente?” digitò Viluy, la prima delle ragazze a riprendersi dallo shock.

SOLO CONSTATARE CHE POSSO ANCORA CONTARE SU DI VOI. PRESENTATEVI DOMANI A MEZZANOTTE NEL LUOGO IN CUI VI SIETE REINCONTRATE, E PORTATE CON VOI ALMENO SEDICI CRISTALLI. ALLORA DECIDERÒ SE PERDONARVI O MENO.

-Domani?!- gridò Mimete -ma è impossibile! Non ce la faremo mai!
-Non precipitiamo le cose- la zittì Telulu -c’è tutto il tempo che ci serve, dobbiamo solo darci una mossa e…
-Stiamo calme, tutte quante- disse Viluy -prima di saltare alle conclusioni. Se costui o costei è davvero chi dice di essere, allora deve provarcelo.
E inviò il messaggio: “Che cosa succederà se non “otteniamo il tuo perdono” ?”
Ma la risposta a quest’ultima domanda non arrivò. Non per mezzo del computer.
Senza preavviso, delle pesanti grate d’acciaio calarono su ogni porta della stanza, intrappolando le streghe all’interno.
-Ah, tutti qui?- commentò Viluy spavalda -come se non fossimo capaci di fuggire da una stanza blindat…
In quel momento, le ragazze sentirono delle goccioline caderle sulla testa. Alzarono lo sguardo al soffitto: una botola, mai notata prima, si stava aprendo lentamente, lasciando cadere nella stanza prima un filo, e poi una vera e propria cascata d’acqua. D’istinto, Mimete salì in piedi su un tavolo, forse per non bagnarsi; in altre occasioni le colleghe le avrebbero subito dato della codarda, ma questa volta seguirono il suo esempio. Per un’ottima ragione.
L’acqua infatti aveva appena raggiunto alcune prese a terra, fulminando gli apparecchi collegati a esse e saturandosi di elettricità. Pietrificate dal terrore, le Witches 5 si vedevano già morte fulminate.
Salendo di livello l’acqua aveva ormai mandato in corto circuito diversi apparecchi, ed era sul punto di raggiungerle ai piedi, quando la botola sul soffitto si richiuse di colpo, e le grate d’acciaio si rialzarono, lasciando che l’acqua defluisse per i corridoi.

Il computer principale s’era ormai bruciato, ma le streghe fecero in tempo a leggervi un ultimo, inequivocabile messaggio:

SPERO CHE QUESTO BASTI A FARVI CAPIRE CHE LE VOSTRE VITE SONO IN MANO MIA. DOMANI A MEZZANOTTE.

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Capitolo 28
*** Motivazioni Ritrovate ***


Motivazioni Ritrovate

Nessuna disse nulla per un po’. Le ultime gocce che cadevano dal soffitto e il frenetico battere dei denti di Mimete erano gli unici rumori che riecheggiavano nel laboratorio.
Come sempre, fu Viluy la prima a muoversi: rivolse un cenna della testa a Eudial, e insieme uscirono dalla stanza, per controllare se l’acqua avesse fatto altri danni. Impietosita, Cyprine andò invece a sedersi accanto a Mimete, ancora rannicchiata sul tavolo tutta tremante, nel tentativo di calmarla.
-Su su, non è successo niente… Ricordati che tutte noi siamo già morte una volta, certe cose non dovrebbero più spaventarci…
-Ehm, Cyprine, credo di aver capito cosa la spaventa.
Telulu le indicò qualcosa sul pavimento: quelle che sembravano foglie d’alga, una stella marina, e un paio di piccoli pesci colorati che ancora saltellavano.
-Devono essere stati portati qui dall’acqua, senza dubbio. Spero di sbagliarmi, ma credo significhi che la nostra base si trova sul fondo del mare. O peggio ancora, sul fondo dell’ocean…
Non finì nemmeno di dirlo, che Mimete esplose in un pianto a dirotto.
-Brava Telulu, adesso è terrorizzata sul serio!- la sgridò Cyprine -su Mimete, andiamo di là, ti preparo una camomilla.
Le due uscirono. Viluy e Eudial rientrarono poco dopo, spingendo dentro un carrello contenente un computer e una stampante di riserva, insieme ad altri scatoloni.
-L’acqua non ha causato altri cortocircuiti, per fortuna. Il sistema salvavita ha interrotto il flusso di energia elettrica nelle zone inondate appena in tempo- spiegò Viluy -uff… Grazie al cielo avevo pensato di fare una copia dell’hard-disk del computer. Altrimenti ciao ciao lista dei cristalli, e ciao ciao Witches Slot Machine…
-Ah quella soprattutto, che grave perdita sarebbe stata- commentò Eudial sarcastica -bene, e ora?
Viluy lanciò un’occhiata all’orologio appeso alla parete.
-Per quanto riguarda me, tra poco devo tornare alla Capsule Corporation. Ho il turno nel pomeriggio. In quanto a voi…
-Partiamo alla ricerca degli ultimi cristalli, giusto?
-Sbagliato.
Senza tanti complimenti, Viluy scaricò tra le braccia delle colleghe un paio di scatoloni presi dal carrello.
-Ehm… cos’è?
-L’ultimo ritrovato della tecnologia: una sottile pellicola trasparente e impermeabile. Vorrei che la applicaste a tutti gli apparecchi e le prese di corrente del laboratorio: sapete, in caso il nostro misterioso amico decida di farci un altro scherzo…
-Ma Viluy, ti sei bevuta il cervello?! Per fare quello che ci chiedi ci vorranno ore!
-Chiedete a Cyprine e Mimete di darvi una mano, ci mettereste di meno.
-Non è questo il punto! Dovremmo andare a cercare i cristalli mancanti, invece di perdere tempo con questo! Ogni minuto che passiamo a fare altro è un minuto sprecato!
-Oh, sentite! Vi fidate di me?

-No.
-Beh, non fa niente. Ce l’ho io la copia dell’hard-disk, senza quello non andreste comunque da nessuna parte. Ah, dimenticavo…
Viluy scrisse in fretta un indirizzo su un pezzetto di carta, e lo porse a Eudial e Telulu.
-Incontriamoci stasera in questo locale. Lì vi spiegherò il mio piano.

...

-…ma quando il fumo si fu diradato, era ormai scomparsa. Questo è quanto.
Mentre Sakura e gli altri erano impegnati a risvegliare le persone ipnotizzate da Telulu, Ino aveva convinto Shikamaru a tornare immediatamente all’ufficio di Tsunade, per farle insieme un resoconto dettagliato degli ultimi avvenimenti. L’Hokage aveva ascoltato in silenzio, annuendo di tanto in tanto per non interromperla.
-Fatemi capire bene- disse infine la donna, massaggiandosi le tempie con aria stanca -la ragazza dai capelli rossi che aggredì Naruto, quella dai capelli arancioni che aggredì Gai, e quella dai capelli verdi che cercò di aggredire Tenten, e che oggi han provato a fare lo stesso con voi due e Choji, farebbero parte di questo gruppo chiamato “Witches 5”?
-Esatto- rispose Ino -o meglio, non ne sono sicura al cento per cento, ma il fatto che quelle due si chiamano Eudial e Mimete non può essere una coincidenza. Ricordo che la stangona… volevo dire, Makoto, aveva fatto il nome di un’altra strega… Com’era…
-Telulu o Cyprine, magari?
-Sì, Telulu! Si chiamava proprio… Aspetti, Hokage-sama, lei come fa a sapere…
In risposta, Tsunade lasciò cadere sulla scrivania un rotolo di pergamena.
-Questo, Shikamaru, è il motivo per cui ti avevo mandato a chiamare stamattina. Si tratta di una richiesta d’aiuto da parte del villaggio di Suna. Dice che Gaara è scomparso.
-CHE COSA?!
-E non è tutto. I suoi due fratelli, Kankuro e Temari, sono stati ritrovati in un’oasi poco lontana dal villaggio. Nelle stesse condizioni in cui versa Maito Gai.
Quella notizia colpì i ragazzi in maniera non indifferente. Ino si portò immediatamente una mano alla bocca, mentre Shikamaru si limitò a sbarrare gli occhi e serrare i pugni.
-Secondo una testimone oculare- proseguì Tsunade -il villaggio sarebbe stato assaltato la notte scorsa da due ragazze, una dai capelli verdi e l’altra dai capelli blu. Sentendole parlare fra loro, la testimone ha anche scoperto i loro nomi: Telulu e Cyprine, appunto. Se è vero che due indizi fanno una prova, con tutto il materiale a disposizione si può affermare senza ombra di dubbio che queste persone siano davvero le streghe di cui mi avete parlato.
-…dunque…- disse Shikamaru dopo un breve silenzio -è per questo che mi ha chiamato, vuole che organizzi immediatamente una squadra di ricerca, è così?
-No. Ho già deciso chi inviare a Suna: Yuhi Kurenai, Sarutobi Asuma e Hatake Kakashi, più una squadra di AMBU. Tu e i tuoi coetanei avrete il compito di proteggere il villaggio, mentre loro sono via…
-Ma non è giusto!!- proruppe Ino, sbattendo i pugni sulla scrivania -perché dobbiamo starcene qui a fare nulla, quando l’anno scorso eravamo NOI che lei ha mandato ad aiutare Vegeta? E poi, cosa accadrebbe se le streghe dovessero attaccarci di nuovo? Ci servirà almeno l’aiuto di Kakashi-sensei per…
-Senti Ino, sono stati quei tre vecchiacci del consiglio a costring… convincermi a decidere così, non avevo voglia di mettermi a discutere. “Questione d’immagine”, hanno detto. Comunque, ci sarò pur sempre io a darvi una mano. In tutta confidenza, sarei dovuta partire già da un bel pezzo anche io… Sapete, per la storia di Naruto che si sente debole e Jiraiya che mi prega continuamente di venire a visitarlo di persona…
-E… Hokage-sama, se posso chiedere… come mai non è ancora andata ad aiutarlo?
-Questione di principio. Insomma, è Jiraiya che si è preso la responsabilità di tener d’occhio Naruto! Che impari a cavarsela da solo una buona volta, invece di aggrapparsi alla mia sottana ogni volta che c’è qualche problema! Finchè quel maiale non mi fornisce una motivazione convincente può scordarsi persino che muova un dito per lui, ecco…
-Ciaaaaaaaaaaaaaaoooooooooooo!!!
Nemmeno l’avesse detto apposta, sulla scrivania di Tsunade si era materializzato uno dei rospi di Jiraiya, il giallo e sempre più sognante Gamatatsu. Sul dorso teneva legata una piccola pergamena, che Tsunade non perse tempo a leggere.

Ti restituirò tutti i soldi che hai perso a strip poker.
E anche i vestiti.

Tsunade alzò gli occhi dal foglio. I due ragazzi le videro dipinta sul volto un’espressione da maniaca omicida.
-Hokage… Hokage-sama, c’è qualcosa che non va?
-Qualcosa che non… no no… è che… SHIZUNE PREPARA LE VALIGIEEEEEE!!!
E senza altro aggiungere la donna schizzò fuori dalla stanza con l’impeto di un uragano.

-E così siamo rimasti solo noi… cavolo, ma proprio ora doveva farsi vedere quel rospo?- brontolò Shikamaru, mentre lui e Ino scendevano mestamente le scale fuori dall’ufficio.
-Non è mica colpa sua, sai come si dice: “ambasciator non porta pena”- replicò la bionda -e comunque Tsunade-sama aveva ancora la mente annebbiata da quel sakè al sonnifero. Fosse stata lucida, probabilmente…
-…sarebbe partita lo stesso.
-Immagino. Bene, sarà meglio andare a parlare con Choji ora.
-Giusto, Ino. Tu cerca Choji, Sakura e Tenten; io andrò subito a informare gli Hyuuga e gli altri…
-No, non hai capito. Dobbiamo parlare con Choji, subito.
-Sì d’accordo, ma ci serviranno altri rinforzi nel caso… EHI!
Irritata, Ino si impuntò di fronte a Shikamaru impedendogli di fare un altro passo, e lo fissò dritto negli occhi.
-Senti, possibile che tu non capisca dove voglio arrivare?
-Ehm… no…
-Ascoltami bene: abbiamo appena scoperto che le nostre nemiche sono le Witches 5; secondo quanto mi aveva detto Makoto, esse lavoravano per un gruppo chiamato Death Busters; i Death Busters erano guidati dal dottor Soichi Tomoe; si da il caso che il dottor Soichi Tomoe sia il padre di Hotaru Tomoe. Mi segui?
-Sì… e allora?
-E allora. E ALLORA SE LE CINQUE STREGHE SONO COLLEGATE A HOTARU C’È LA POSSIBILITÀ CHE CI CONDUCANO DA LEI, COSÌ CHE CHOJI POSSA FINALMENTE RIVEDERLA E GUARIRE DALLA DEPRESSIONE!!!
-Ah… Aaaaaaaah, adesso ho capito! Potevi anche dirmelo subito però…
Solo un rumore proveniente dal fondo delle scale impedì a Ino di strangolare il compagno di team. I due scesero sul pianerottolo, scoprendo che qualcuno aveva appena lasciato cadere a terra un sacchetto. Un sacchetto di patatine. Shikamaru lo raccolse.
-È mezzo vuoto…
-Come sei pessimista!
-Non è questo il punto. Sembra che il nostro Choji fosse venendo a cercarci, abbia sentito le tue urla, abbia compreso la situazione e abbia fatto dietrofront, lasciando a metà il suo spuntino.
-Ma… perché? Perché è scappato via così? Non sarà mica arrabbiato con noi?
-E per cosa, per non avergli detto una cosa che fino a due minuti fa neanche noi sapevamo?
-In effetti… dove può essersene andato, comunque?

Le porte del piccolo dojo si spalancarono di colpo.
Ancora rannicchiato sul pavimento, Rock Lee venne così investito dalla luce accecante del sole. Il ragazzo aveva appena alzato una mano per ripararsi gli occhi, che subito la luce venne oscurata da un’ombra gigantesca.
-Per favore, voglio stare da solo. Va’ via- borbottò Lee, la mano ancora sollevata.
-Non sono qui per farti compagnia, sono qui perché voglio allenarmi.
-Il dojo è chiuso, mi dispiace…
-Beh, aprilo! Asuma-sensei sta per partire in missione, quindi sei rimasto solo tu a cui posso chiedere aiuto.
-Ho detto che non voglio vedere nessuno. Vattene, per piacere. Non me la sento di discutere.
L’ombra non se ne andò, anzi si avvicinò di più, stagliandosi quasi minaccioso sopra Lee. Questi non osò fissare in volto l’avventore, ma gli bastò guardargli le ginocchia per capire che era con Choji Akimichi che stava parlando. Lee se ne stupì: non erano molte le occasioni in cui lui e Choji si ritrovavano a dialogare insieme; anzi, checchè ne ricordasse quella doveva essere la prima volta in assoluto che si rivolgevano la parola.
-Bene, se non hai voglia di discutere, allora allenami e basta- ribattè Choji -mi accontento anche di prenderti a pugni mentre stai fermo, non c’è problema.
-Non… non insistere… Ti prego, lasciami in pace. Non ho più la forza per fare nulla, e qualunque sia il motivo della tua fretta, non me ne importa proprio nient…
Rock Lee si sentì improvvisamente afferrare il polso e contro la sua volontà si ritrovò in piedi, costretto a fissare Choji faccia a faccia.
-A me importa invece. E molto anche.
Vuoi perché si trovava controluce, vuoi perché il sole aveva impresso delle macchioline rosse sulle sue pupille, fattosta che Rock Lee nelle orbite di Choji non vedeva bulbi oculari. Ci vedeva delle fiamme incandescenti.
-P-perché vuoi che io ti alleni?- chiese Lee, mostrando finalmente un po’ di interesse.
- …Hotaru- rispose Choji -è per lei. Hai presente quelle ragazze che stanno attaccando un po’ tutti ultimamente? Naruto, Tenten, Gai-sensei…- qui Rock Lee distolse lo sguardo, ma Choji non ci badò -bene, ho appena saputo che sono collegate a Hotaru in qualche modo. Per questo ti sto chiedendo di allenarmi: voglio essere pronto quando si rifaranno vive. Voglio… no, DEVO sconfiggerle! Sono l’unica strada che conosco al momento per rivedere Hotaru, e per nessuna ragione al mondo mi farò scappare questa occasione!
Lee capì immediatamente come doveva sentirsi Choji. Come l’Akimichi, anche lui un tempo avrebbe smosso mari e monti per Sakura, la ragazza di cui era stracotto. Ma ora, dopo i fatti accorsi al suo maestro, per il ragazzo non c’era più nulla e nessuno per cui valesse ancora la pena lottare.
-Anche tu comunque, dovresti avere dei motivi per voler affrontare quelle… come le ha chiamate Ino, streghe- proseguì Choji, come se gli avesse letto nel pensiero -una di loro ha ridotto Gai-sensei in quello stato. Ti vorrai vendicare, di sicuro!… Huh?
Con un gesto brusco, Lee si liberò dalla presa dell’Akimichi.
-Sì… Sì, è vero, vorrei vendicarmi. Ma… ma non ne ho la forza.
-Come?
-Il fatto è… è colpa mia… È colpa mia se Gai-sensei è finito in coma!- gridò Rock Lee con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mentre le lacrime che aveva faticosamente cercato di trattenere iniziavano inesorabili a rigargli le guance -Avrei potuto salvarlo! Avrei potuto impedire che accadesse! E invece ho preferito pavoneggiarmi davanti a Naruto, che nemmeno era sveglio… Un fallito, ecco quello che sono! Avevano ragione, quelli che mi prendevano in giro all’accademia, io non merito affatto di essere un ninj…
Ma non finì di parlare. Choji lo interruppe con un violentissimo pugno allo stomaco, che lo mandò a fracassare la parete alle sue spalle. Quando anche l’ultimo pezzo di legno gli fu caduto in testa, Lee provò timidamente ad alzare lo sguardo sul corpulento ninja: la sua espressione era seria, e gli occhi più infuocati che mai.
-Prima di tutto, non osare mai più dire che quegli idioti hanno ragione! Ho avuto anch’io compagni così, e puoi credermi se ti dico che la loro opinione vale meno di zero! Poi… pensa a quando avremo sconfitto le streghe, e pensa a Gai-sensei quando si risveglierà! Cosa penserà sapendo che mentre noi altri combattevamo il suo allievo ha deciso di mollare tutto e si è rinchiuso in una catapecchia a morire di fame! Allora sì, sì che saresti un fallito!
-…di… dici…
-Dico. Insomma… noi siamo ninja, che cavolo! E i ninja dovrebbero combattere e migliorarsi ogni giorno, non certo poltrire sugli allori o stare a piangersi addosso per ogni cosa che gli va male!…
Un lampo. Un’illuminazione. Un’improvvisa consapevolezza invase la mente di Rock Lee. Il ragazzo conosceva solo un’altra persona che, come Choji in quel momento, gli avrebbe rivolto un discorso simile con la stessa ardente fiamma di convinzione negli occhi.
Quella persona, era proprio il suo maestro e mentore, Maito Gai.

Cosa ti ho sempre insegnato, Lee? Mai montarsi la testa! Hai raggiunto un traguardo importante diventado chunin, ma ciò non è sufficiente per ottenere l’ammirazione e il rispetto delle persone a te care. Se ci tieni veramente, allora devi dimostrare di esserne meritevole, continuando a fare quello che hai sempre fatto con forza, impegno e determinazione sempre maggiori! Non dimenticarlo mai, Lee!

Esasperato, Choji partì con un altro pugno. Con sua sorpresa, gli venne parato.
Disorientato, Choji fissò Lee: le lacrime gli scorrevano ancora copiose, ma il velo di tristezza che prima ricopriva i suoi occhi era sparito. Letteralmente incenerito da nuove, rinnovate fiamme di ardente determinazione.
-Choji, io… io ti aiuterò!- annunciò Rock Lee infine, solenne -ti aiuterò, ti renderò più forte di quanto non sia mai stato finora, e farò anche in modo che tu possa ricongiungerti con Hotaru! Fosse l’ultima cosa che faccio, o non mi chiamo più Rock Lee, la Bestia Verde di Konoha!
-…grazie mille allora. Cominciamo subito!
Con un largo sorriso, Choji aiutò il nuovo amico ad alzarsi. E come se la loro discussione non fosse mai avvenuta, iniziarono a lottare.

...

Cyprine, Telulu, Mimete e Eudial si trovavano, un po’ a disagio, sedute ad un tavolino rotondo di una piccola pizzeria.
Il locale in cui Viluy le aveva detto di recarsi si trovava infatti all’interno di un parco divertimenti, dal nome ben poco originale di “Star Park”. Non era tanto il rumore o l’eccessiva allegria del luogo ad innervosirle, quanto il fatto che il parco era stato costruito sulla baia di Tokyo: la stessa città dove vivevano le guerriere sailor. Il rischio per le streghe di essere scoperte era dunque notevolmente alto.
-Sapete una cosa?!- proruppe Mimete all’improvviso; anche se lo shock di quella mattina le era passato, la strega più giovane sembrava ancora molto agitata -secondo me, il tizio che ci sta minacciando e Viluy sono la stessa persona!
-Suvvia, non essere ridicola- ribattè Telulu -è vero che qualche volta… spesso… PRATICAMENTE OGNI GIORNO è odiosa, però se voleva spingerci a prendere sul serio la missione bastava che ce lo dicesse, invece di spaventarci con una messinscena.
-E allora spiegami perché ci ha detto di venire in un posto così affollato! Lo sento, da un momento all’altro le sailor entrano e ci ammazzano!
-A dire il vero, non mi pare che questa pizzeria sia molto frequentata- osservò Eudial, guardandosi intorno. In effetti, a parte loro e un paio di camerieri, il locale era praticamente deserto.
-Chissà perché poi- si disse Cyprine -forse la cucina fa pena, o magari è poco pubblicizzata, oppure…
In quella, il trenino di un ottovolante entrò a tutta velocità attraverso una larga finestra, passò sferragliando su un binario sopra le loro teste, e uscì dalla parte opposta.
-…oppure l’han costruita in mezzo alle montagne russe- concluse Telulu, levandosi una tovaglietta che lo spostamento d’aria le aveva sbattuto in faccia -è quasi peggio che stare in una galleria del vento…
-Buonasera signorine, benvenute da Star Pizza! Cosa vi porto?
Le streghe furono avvicinate da uno degli inservienti: un ragazzo gracilino, dall’aria quasi malaticcia, che nonostante ciò sorrideva loro calorosamente.
-Quattro margherite e quattro cole, nient’altro- disse Eudial. Il giovane si allontanò con un inchino.
-Ma come, non diamo neanche un’occhiata al menu?
-No, Mimete. E poi non eri tu quella che voleva scappare subito? Aspettiamo Viluy ancora un po’, se quando abbiamo finito di mangiare non è ancora arrivata allora ce ne andremo. Toh, basta parlare del diavolo…
Proprio in quel momento la loro collega dagli occhi di ghiaccio entrò nel locale, e si sedette con loro. Indossava ancora gli abiti da segretaria, e con sé portava una valigetta.
-Oh, ci siamo dimenticate di ordinare anche per te…
-Non fa nulla Cyprine, tanto ho già mangiato. Sapete, oggi Trunks mi ha invitata a cena a casa sua.
-Ah… CHE COOOOOSA?!?
-È non è tutto.
Dalla sua scollatura, Viluy estrasse un piccolo registratore e lo posò al centro del tavolo.
-Qui- spiegò -c’è uno stralcio della nostra conversazione avvenuta durante la cena. Ascoltate con attenzione.

“…so che la richiesta che sto per fare ti sembrerà… esagerata… -GIRU GIRU… -…ma ti chiedo, anzi ti imploro di accettarla. Mamma e papà sono spariti chissà dove, e anche Gohan ha le sue preoccupazioni, quindi mi sei rimasta tu come ultima speranza. -GIRU GIRU, ATTENZIONE! -Viluy, vorresti sostituirmi, per un po’ di tempo, alla presidenza della Capsule Corporation? -ATTENZIONE! PERICOLO, PERICOLO, PERICOLO! -Sai, è che non me la sento proprio di uscire di casa nei prossimi giorni. Non con tutti quei giornalisti pronti a saltarmi addosso. Non dopo quel che è successo con… con Goten… -TRUNKS! PERICOLO! PERICOLO! PERICOLO PERICOLO PERICO… -Vuoi stare un po’ zitto, Gill? Scusami, Viluy. Allora, mi aiuterai?…”

-Inutile dire che ho accettato- concluse Viluy compiaciuta, mettendo via il registratore.
-A momenti credevo volesse chiederti di sposarti- commentò Mimete, verde d’invidia -a proposito, chi era che strillava “pericolo pericolo”?
-Oh, solo un robottino. Probabilmente Trunks lo tiene come animale da compagnia. Ad ogni modo, veniamo a…
-Signorine, le vostre pizze!
Il giovane magrolino tornò in quel momento, portando in maniera preoccupantemente rischiosa i quattro piatti sulle braccia spalancate, e un vassoio coi bicchieri di cola in equilibrio precario sopra la testa. Era quasi arrivato, quando inciampò in una fessura nel pavimento: miracolosamente, le quattro pizze e il vassoio schizzarono in avanti come frisbee e atterrarono senza danni sul tavolo, mentre il ragazzo non riuscì ad evitare di spiaccicarsi al suolo.
-Tutto… tutto bene?- chiese Eudial preoccupata.
-Ce-certo! Non mi sono fatto niente!- ridacchio il ragazzo rialzandosi, nonostante il naso livido e schiacciato dicesse tutto il contrario -c-ci sono abituato, non si preoccupi! Buon appeti…
-YAMADA!!!
L’urlo disumano che avevano appena sentito provenì dalla cucina: le streghe ne videro uscire un uomo grasso dall’aria burbera, probabilmente il proprietario. In mano aveva ancora la cornetta di un telefono.
-YAMADA!!! Smetti di fare l’idiota e va’ ad accendere il motorino, c’è appena arrivata una grossa ordinazione! Quattro pizze a domicilio, e se arrivano subito il cliente ha promesso una grossa mancia! Datti una mossa!!!
-M-mi muovo subito, signore!- e come se le streghe non esistessero più, il buon fattorino riprese i piatti che aveva appena servito e se ne andò caracollando.
-Ma ma ma brutto figlio di- provò a dire Mimete, ma l’ingresso nella sala di un secondo ottovolante coprì il resto della frase -Yamada, ha detto che ti chiami? Bene, non aspettarti una grossa mancia, da NOI!
-A dire il vero credo che Yamada sia il cognome- la corresse Viluy -ma ora, veniamo finalmente a noi. Come sapete, il misterioso cliente che ci ha gentilmente riportate in…
-Se lo sappiamo non c’è bisogno di ripeterlo! Vieni al sodo!- esplosero in coro le altre quattro.
-…benissimo.
In silenzio, Viluy aprì la sua valigetta con uno scatto e ne tirò fuori un mazzo di sedici fotografie, che distribuì sul tavolo.
-Questi sono tutti i possessori dei cristalli mancanti eccetto le sailor, che abbiamo deciso di lasciare per ultime. Consultando il computer, ho scoperto che alcune di queste persone hanno una cosa in comune- la ragazza riprese sei delle fotografie e le mise via -questi nove ragazzi vivono tutti nella stessa città. Converrete con me che questo dato favorisce la cattura di più cristalli nello stesso tempo, e ciò risolverebbe il problema…
-Mi dispiace contraddirti, ma purtroppo non risolverebbe un bel niente. Vedi questa?- dicendo ciò Telulu prese in mano una delle foto e la sventolò alle altre -questa qui, Tenten, dopo il mio tentativo fallito di catturare il suo cristallo ha avvertito tutti i suoi concittadini di star in guardia da me. E dopo la missione fallita di Mimete e Eudial di stamattina, scommetto che anche loro adesso sono nel mirino. Non possiamo tornare lì, di sicuro saranno pronti ad un nuovo attacco.
-Non lo saranno, Telulu. Non se userete un approccio diverso.
Agli sguardi dubbiosi delle colleghe, Viluy ritirò le fotografie e dalla valigetta tirò fuori una scatoletta di metallo.
-Che cosa contiene?
-Oh, solo un piccolo… “regalino” da parte di Trunks…
-Lo sapevo! È un anello di fidanzamento!
-LA PIANTI CON QUESTA STORIA, MIMETE?! Ad ogni modo, Trunks non sa nulla di questo. L’unico regalo che mi ha fatto sono le chiavi del suo ufficio e di tutte le porte della Capsule Corporation. Come Presidentessa ad interim ne ho bisogno.
-Chiamalo niente!
-Ebbene, dopo la cena con Trunks e prima di venire qui ho fatto proprio una capatina nei suoi laboratori. E ne ho prelevato questo.
Viluy aprì la scatola. Al suo interno, vi erano una serie di capsule Oplà numerate, ognuna con un piccolo foglietto di istruzioni allegato.
-Questi, ragazze, sono degli apparecchi di vario genere prodotti dall’azienda di Trunks. Beh, a dire il vero li ho un po’ modificati per renderli idonei al mio piano.
-Quale piano?
-Domani mattina, mentre io al lavoro mi occuperò di sottrarre sotto il naso di Trunks i cristalli dei suoi amici (quelli che gli restano, a dire il vero)… voi quattro invaderete il villaggio di quegli altri ragazzini e grazie alle macchine che vi ho preparato li sconfiggerete e prenderete i loro. Se tutto andrà bene, entro domani sera il nostro misterioso cliente vedrà i sedici cristalli che ci ha gentilmente richiesto, e anche qualcuno di più. Ci sono commenti?
Per quasi un minuto le altre non risposero, intente a studiare avidamente le istruzioni delle varie capsule.
Poi, quasi in contemporanea, le quattro alzarono lo sguardo su Viluy. Fu Eudial a prendere la parola per tutte loro: nei suoi occhi, così come in quelli delle altre tre streghe, c’era la stessa eccitata follia di quando aveva quasi conquistato la Coppa Lunare alla cattedrale marina.
-Viluy… tu sei un maledettissimo genio.

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Capitolo 29
*** Via Alle Danze ***


AVVERTENZA: questo capitolo contiene una demenzialità grossa come una casa (ma sarà l’ultima per un po’, ve lo giuro)!

Via Alle Danze

È un vero piacere conoscervi, il mio nome è Cyprine. State dormendo bene? No, non svegliatevi! Continuate pure a sognare. Sognate… di alzarvi dai vostri letti. Di uscire dalle vostre case. Di venire a cercarmi. Sono qui, alle porte del vostro splendido villaggio. Vi sto aspettando.

Sakura Haruno fece come la voce le aveva ordinato. Uscita dalla sua camera trovò il resto della casa deserto: i suoi genitori dovevano essere già usciti.
La kunoichi si affacciò a una finestra. Era notte fonda. I suoi genitori erano in strada, insieme ad un gruppo di altre persone ancora in pigiama o in vestaglia. Sembravano tutti sonnambuli.
“Se è un sogno, è decisamente strano. Anche per i miei standard” pensò Sakura “forse mi sono solo fatta condizionare dalle notizie di ieri. Povera Temari…”
La ragazza fece spallucce, e scese al piano di sotto. Era quasi fuori, quando si bloccò di nuovo.
“No, non può essere un sogno, ne sono sicura. Di solito nei miei ci sono Sasuke-kun, Ino, Sasuke-kun, Kakashi-sensei, Sasuke-kun, Naruto, Sasuke-kun… Comunque, se non sto sognando allora… Una tecnica illusoria, ma certo!” -KAI!
Quasi incosciamente, Sakura attuò la tecnica di dispersione, e si risvegliò. Come aveva ipotizzato, tutto quello che credeva di aver sognato si rivelò realtà: dovevano essere le quattro del mattino circa, e sempre più persone sonnambule si stavano riversando per le vie di Konoha.
“Temo di sapere cosa sta accadendo” riflettè Sakura “devo avvisare gli altri, subito. E credo di sapere da chi iniziare.”

Eudial lanciò in aria una delle Capsule Oplà fornite da Viluy. Ricadendo a terra la capsula svanì in una nuvoletta di fumo, e si trasformò in un portale ad arco di metallo, caratterizzato da numerosi led ancora spenti, e grande abbastanza da permettere il passaggio di una sola persona alla volta.
“Così questo sarebbe il Witches Crystal Detector… vediamo un po’ come funziona.”
Rileggendo nel frattempo il foglietto di istruzioni allegato Eudial andò a prendere dalla sua automobile due cristalli del cuore puro, che si era portata dietro dal laboratorio. Uno, prelevato dalla bacheca, era quello di Mister Satan; l’altro, apparteneva invece ad un uomo (un “tizio qualunque” come le streghe erano solite chiamarlo) sul quale Viluy aveva testato una trappola prima di metterla in atto contro Pan Son qualche giorno prima.
“Il Witches Crystal Detector è tarato secondo la lista. Se ad attraversarlo è uno dei cristalli che ci servono, emetterà un segnale positivo. In caso contrario, un segnale negativo. Chissà cosa intende…”
Eudial lanciò il primo cristallo attraverso l’arco. Come era scritto, questo si accese di verde ed emise un lieve scampanellio gioioso. La strega ripetè quindi l’operazione con il secondo: questa volta l’arco divenne rosso, e ne uscì un orrendo rumoraccio simile a un trombone sfiatato.
“Molto… caratteristico… ma almeno funziona.”

Come Sakura, anche Kiba Inuzuka realizzò che camminare per strada nel cuore della notte in pigiama e a piedi scalzi non era proprio un sogno normale. Però, a differenza dell’amica, il ragazzo non sentiva poi tanto la necessità di svegliarsi. E continuò a non sentirla nemmeno quando Akamaru, il suo enorme cane bianco, prese a rincorrerlo e abbaiarci contro.
-Eddai Akamaru, lasciami dormire in pace- biascicò -ci pensiamo più tardAHI!
Kiba si schiaffò una mano sul collo, mancando per poco un insetto che l’aveva appena morsicato.
-Che fai, mi aizzi contro le pulci adesso? Domani facciamo i conti!…
-Quella non era una pulce.
-Hai anche imparato a parlare, bravissimo! Ora però fa’ il bravo e vai a impressionare qualcun’AHIO!
Dove fallì il morso d’insetto, ci pensò invece un pugno dritto sul naso a far cadere definitivamente Kiba dalle nuvole. Tenendosi una mano sul volto per trattenere la fuoriuscita di sangue -nonché di qualche parolaccia- l’Inuzuka vide chi lo aveva colpito: un ragazzo della sua stessa età, nascosto dietro un paio di occhiali da sole, e coperto da un giaccone a collo alto e da un impermeabile con cappuccio.
-Ah Shino, sei tu! Dannazione, un po’ più di delicatezza no eh?
-Mi dispiace davvero, Kiba. Ma nel tuo caso era inevitabile.
-Grr… azie. A cosa devo il favore?
-Sakura mi ha appena avvertito che una potentissima tecnica illusoria è in atto su tutto il villaggio, ad opera delle Witches 5 di cui Ino ci ha parlato ieri. Come faccio a saperlo? Ho sparpagliato i miei insetti dappertutto: uno di loro mi ha confermato la presenza di un gruppo di ragazze appostate fuori dalle mura. Io e Sakura ci stiamo ora dividendo il compito di svegliare gli altri il più in fretta possibile…
-Zzz… Oh, scusami. Ma quando inizi a parlare fai più effetto di qualsiasi ipnosi. Che stavi dicendo?
“…calmo, devo stare calmo…” -Recati davanti alla casa di Shikamaru, lì ci troverai gli altri.
E Shino Aburame si allontanò, così com’era arrivato.
-Uff, non c’ho capito niente- sospirò Kiba -meno male che è andato…
-Un’ultima cosa- aggiunse Shino, spuntando da un tetto vicino -è meglio se prima passi dalla tua di casa a cambiarti, a meno che tu non voglia sfoggiare il tuo bel pigiamino con gli altri. A dopo.
-Shino, questa te la potevi anche risparmiare!

-Allora, escludiamo le quattro ragazze e vediamo un po’ chi mi spetta. Shikamaru è mio, ovviamente!… Il ciccione lo cedo volentieri a Eudial, visto che ci tiene tanto… Questo no… Quest’altro è carino, ma che occhi strani, sarà mica cieco? …come l’amore! Allora lo prendo! Questo invece con tutti quei vestiti quasi non si capisce che faccia abbia, lo metto nella lista dei forse…
-Mimete, si può sapere che stai facendo?
Impegnata a riguardarsi le foto delle vittime seduta su una roccia, Mimete si girò di scatto verso Telulu poco lontana.
-Sto solo scegliendo a chi io dovrò tirar fuori i cristalli. Aah, non vedo l’ora di poter appoggiare le mie labbra alle loro!…
-Mi dispiace rovinare le tue fantasie a luci rosse, ma abbiamo già deciso chi si occuperà del processo di estrazione. E non sei tu.
-No? E chi è? Dov’è, voglio dirgliene quattro!
-Se proprio ci tieni, è giusto dietro di te.
Mimete si girò…
-Senti un po’ bella, mettiamo subito in chiaro una cosaaaaaaaAAAAAAAAAAAHHH!!!
…solo per trovarsi faccia a faccia con una mostruosa creatura, grande il triplo di lei, dotata di zanne affilate grondanti bava e di un poderoso ruggito. Inutile dire che la strega andò a nascondersi il più lontano possibile.
-Su su, Hyper Telulun, fa’ la brava!- ridacchiò Telulu, accarezzando affettuosamente la pianta -l’ora della pappa è vicina, devi solo avere un altro po’ di pazienza.

-Choji! Choji, svegliati! Le streghe sono qui! Sono arrivate!
In altre circostanze, Choji Akimichi avrebbe impiegato molto più tempo a riprendere conoscenza, soprattutto dopo aver passato gran parte della giornata -e della notte- precedente ad allenarsi senza sosta insieme a Rock Lee. Non questa volta: il solo sapere, proprio da Lee, che la speranza di rivedere Hotaru era più vicina che mai, fu più che sufficiente per recuperare completamente le energie.
-Dici davvero, Lee? Sei sicuro?
-Al cento per cento! Shino mi ha svegliato poco fa, e… a dire il vero ho perso il filo del suo discorso quasi subito, comunque ricordo perfettamente che le streghe stanno attaccando il villaggio e che dobbiamo subito ritrovarci a casa di Shikamaru, per organizzarci…
-Le cose stanno così, huh? Ma è fantastico!
-Puoi dirlo forte! Non vedo l’ora di ritornare in azioneeee…
A metà di un saltello d’esultanza, Rock Lee si afflosciò al suolo e prese a tremare leggermente. Dal suo stomaco, si sentì provenire un inequivocabile brontolio.
-Ti senti bene, Lee?- domandò Choji.
-Sì sì, sto benissimo! Solo che… me ne sono ricordato solo adesso, saranno almeno due giorni che non metto qualcosa sotto i denti… non è che, magari, potresti offrirmi qualcuna delle tue patatine…
Come lo disse, un lampo d’ira balenò negli occhi dell’Akimichi. Ma prima che Lee riuscisse a nascondersi dietro una roccia, il lampo se n’era già andato.
-Okay… per questa volta… Credo di aver lasciato qualche provvista nella catapec… nel dojo, vado a prenderle e torno!
Lee guardò Choji allontanarsi, sospirando per lo scampato pericolo. Di nuovo pimpante, il pupillo di Maito Gai si mise ad assestare dei calci a uno degli alberi nelle vicinanze, per ingannare l’attesa e mantenersi in esercizio. Choji tornò poco dopo; oltre a un’abbondante scorta di patatine, portava con sé anche qualcos’altro.
-Questo l’ho trovato abbandonato in un angolo, sul pavimento. Per caso è tuo?- spiegò, lanciando a Rock Lee un giubbotto verde da chunin. Il suo giubbotto da chunin, che qualche giorno prima aveva gettato via come uno straccio senza valore.
Ma per cui ora, grazie alla lavata di capo fattagli da Choji, aveva ritrovato la determinazione a dimostrare al mondo intero che meritava appieno di indossarlo.
-Certo… certo che è mio! Grazie, amico!- dichiarò Lee commosso, infilandosi poi addosso l’abito e rivolgendo a Choji un bel pollice alto e un sorriso così smagliante da luccicare nel buio -e ora andiamo!

Cyprine aprì infine gli occhi.
La strega dagli occhi blu scese dall’automobile di Eudial, nella quale era rimasta nascosta tutta la notte, e raggiunse le alleate ai cancelli.
-Ben svegliata, Cyprine- la salutò Eudial -allora?
-Che posso dire, credo di aver ipnotizzato tutti. Saranno state almeno ottocento persone, se ho contato bene: credo di aver superato il mio precedente record, nemmeno gli studenti dell’Accademia Mugen erano così tanti! Certo che se ho mancato di ipnotizzare proprio i nove di cui abbiamo bisogno sarebbe proprio iella, eh…
-Lo scopriremo subito. Arrivano!
Telulu indicò verso il villaggio: da ogni via, stava giungendo verso di loro un esercito di uomini, donne e bambini addormentati.

Sbadigliando senza contegno, Shikamaru uscì buon ultimo da casa sua. Ad accoglierlo, oltre alle prime luci dell’alba, trovò il caloroso applauso degli altri ragazzi.
-Alleluia, alleluia! Alla buon’ora!- esultò Ino.
-Sì sì, divertente. Ora vediamo di chiudere la faccenda. Le streghe sono cinque, noi invece siamo in due… quattro, sei… Toh, Rock Lee, non ti avevo notato. Ti sei ripreso, allora.
-Ripreso e pronto all’azione- rispose l’altro con una specie di saluto militare -bene, come ci presentiamo alle streghe?
-Co-co-come, prego?- balbettò Tenten, sturandosi un orecchio nella speranza di aver capito male.
-Certo, presentarci! Dobbiamo far capire loro con chi hanno a che fare!
-Lee, sicuro di non aver perso il cervello per strada…
-Io sono d’accordo con lui- s’intromise Shikamaru, secco.
-Tu invece il cervello l’hai dimenticato a letto?
-No, Ino. È vero che il fattore sorpresa è importante, ma lo è anche quello psicologico. La mia idea sarebbe di introdurci alle streghe dando l’impressione che sappiamo già tutto di loro e che le stiamo aspettando da molto tempo.
-Ma come, esattamente?- obiettò Kiba -tutto quello che sappiamo di loro sono i loro nomi, un po’ delle loro abilità e che un tempo sono state nemiche delle guerriere sailor… no. No, no, no. NO!
-No cosa, Kiba-kun?- chiese Hinata, ma prima che potesse girarsi verso il compagno di team questi si stava già dando alla fuga. Purtroppo per lui, Shikamaru lo riacchiappò subito con la sua ombra e lo costrinse a tornare, insieme a diversi altri che come lui avevano cercato invano di svignarsela.
-Vedo che avete capito al volo il mio piano. Molto bene.

Le streghe trascorsero le due ore seguenti a far passare uno per uno i circa ottocento abitanti di Konoha sotto il Witches Crystal Detector. Se all’inizio erano entusiaste, col passare dei minuti le ragazze avevano cominciato a perdere le speranze, e soprattutto la pazienza: non solo i loro obiettivi tardavano a farsi vedere, ma al termine della prima ora l’altoparlante del Detector aveva iniziato a fondersi, rendendo il già fastidioso rumore di trombone se possibile ancora più insopportabile.
-Bastaaa, qualcuno metta fine a questo strazio!- gridò Mimete, le mani sulle orecchie -mi sembra di stare in uno di quegli stupidi quiz show dove i concorrenti non fanno altro che dare le risposte sbagliate!
-Anche se per una volta sono d’accordo con te, temo non sia possibile spegnerlo- rispose Eudial, rileggendo il foglietto d’istruzioni -qui Viluy dice che il Detector oltre che a pile va anche a energia solare…
-Cyprine, la mia Hyper Telulun si sta arrabbiando sul serio! Quand’è che arrivano i nostri obiettivi?
Seduta sopra il Detector, Cyprine si mise a scrutare l’orizzonte.
-A occhio e croce mancano ancora una cinquantina di persone. Comunque, se proprio ha fame, che si mangi pure quegli altri! Non glielo vieta nessuno!
Telulu gettò un’occhiata alla piccola montagna di gente appisolata alle loro spalle. Così fece anche la pianta: in effetti, avevano un aspetto davvero succulento…
-E perché no. Hyper Telulun, la colazione!…
-FERME DOVE SIETE!
Le quattro ragazze e la pianta si fermarono, spaventate. Senza osare muovere un muscolo, si misero a cercare con lo sguardo la fonte di quella voce, anzi, di quel coro di voci.
Poi, le videro: dieci figure, in piedi sopra i cancelli di Konoha, con la luce del sole sorgente alle spalle a conferir loro un qualcosa di mistico.
-Il sonno dovrebbe essere una componente fondamentale nella vita di ogni individuo; qualcosa di cui ognuno di noi ha bisogno per affrontare la giornata nella migliore maniera possibile…
-…ma se il sonno ci viene sottratto, soprattutto ad un’ora così tarda della notte, c’è il rischio che ci si possa svegliare stanchi, anchilosati…
-…o come nel nostro caso, di pessimo umore!
Una nuvoletta passò in quel momento davanti al sole, oscurandolo. Le streghe riconobbero così le facce dei dieci figuri, fissandosi poi tra loro, indecise se mettersi a ridere per non piangere o piangere e basta.
-Witches 5, per averci rovinato il prezioso sonno, di noi e di tutto il nostro villaggio, la pagherete molto cara! Noi siamo Nara Shikamaru, Akimichi Choji, Yamanaka Ino, Haruno Sakura, Inuzuka Kiba, Aburame Shino, Hyuuga Hinata, Rock Lee, Hyuuga Neji e Tenten! E siamo venuti qui per punirvi…
-…in nome della seccatura!
-…in nome della carne!
-…in nome di Sasuke-kun!
-…in nome di Sasuke-kun-eh no solo a me toccava dirlo!
-…in nome di Akamaru!
-…in nome degli insetti.
-…in nome di Na… Na… Naruto-kun…
-…in nome della Giovinezza!
-…in nome del destino!
-…in nome di… di… uffa non mi viene in mente niente!
A concludere indegnamente la scenetta, il Witches Crystal Detector si lasciò sfuggire una lunga e vergognosa pernacchia, per poi spirare definitivamente.
I ninja e le streghe rimasero poi a fissarsi per quasi un minuto, troppo imbarazzati per riuscire anche solo a dire “a”. Toccò a un esasperato Kiba rompere finalmente gli indugi.
-Beh?! Non avete nulla da dire, streghe? Non ci siamo ridotti a fare il verso alle guerriere sailor solo per fare la figura degli idioti! Avanti, mostrate almeno di essere stupite!
-In… in effetti… stupite lo siamo- commentò Cyprine timidamente -fateci… fateci capire bene: voi conoscete le sailor?
-Esatto- rispose pronto Shikamaru -siamo amici di vecchia data delle sailor, e grazie a loro sappiamo…
-Un momento, fermi tutti un attimo!- esclamò Eudial, schioccando le dita in direzione di uno dei ragazzi -tu, il terzo da destra! Puoi ripetere il tuo nome, per piacere?
-Volentieri! Io sono Rock Lee, la Bestia Verde di Konoha! E sono venuto qui per punirvi…
-Va bene, va bene! Quindi ti chiami Rock Lee, eh…
Eudial volse molto lentamente la testa in direzione di Mimete. Così fece Telulu. E così fece anche Cyprine. Le tre presero un bel respiro, e poi…
-TU CI HAI MENTITO!!!
Mimete cercò di sfuggire nascondendosi dietro l’automobile, ma ben presto le colleghe la circondarono.
-Ma certo, adesso è tutto chiaro!- proruppe Telulu -ecco perché quella tizia nascosta sotto la coperta mi ricordava qualcuno, eri TU! E quel cristallo che ci hai portato apparteneva a quel Gai! Altro che “guardate, ho concluso una missione tutta da sola”!
-Ma posso spiegare… che colpa ne ho se la stampante aveva tagliato in due il foglio, che colpa ne ho se Rock Lee non era l’unico ad avere i capelli a scodella e le sopracciglia improbabili…
-SILENZIO! È vero che siamo in missione, ma questo non ti salverà da una punizione!
Detto ciò Eudial si riavvicinò ai ninja, rivolgendosi stavolta al secondo da sinistra.
-Choji Akimichi, vero? Innanzitutto, grazie ancora per l’aiuto con la macchina!
-Eh? Oh, di nulla, è stato un piacere!…
-Penso dovresti sapere una cosa! Hai presente Mimete, vero? Sai cosa ha detto su di te?
-No Eudial, p-p-per f-f-f-favore non farmi questo…
-Ha detto che sei uno schifoso inutile ciccione culo grasso! Io penso proprio che dovresti fargliela pagare, e tu?
Come da copione: nel giro di un secondo Choji prima assunse un colorito rosso magma e poi come un toro scatenato si avventò sulla povera Mimete, la quale se la diede a gambe levate nel fitto della boscaglia.
-Oawrgh… ma perché…- Shikamaru si schiaffò una mano in faccia -vabbè, ormai… Kiba e Lee, andate dietro Choji; Tenten e Sakura, voi due occupatevi di Telulu; Neji Hinata e Shino, voi invece pensate a Cyprine; Ino ed io ci prendiamo cura di Eudial. All’attacco!

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Capitolo 30
*** Streghe Contro Ninja – Prima Parte ***


Streghe Contro Ninja – Prima Parte

Allo scattare dei ninja, Cyprine e Eudial si ripararono nell’automobile e fuggirono nella boscaglia. Telulu, invece, schivò agilmente l’attacco di Sakura e Tenten e corse nella direzione opposta, verso il villaggio. Le due Kunoichi fecero per far dietrofront, ma l’Hyper Telulun le immobilizzò con le sue radici.
-Eh no, non abbiamo tempo da perdere con te!
Con uno sforzo quasi indifferente, Sakura afferrò con una mano la radice che le bloccava la gamba e la strattonò, per trascinare l’Hyper Telulun verso di sé ed assestarle un violento pugno sullo stelo. La pianta lasciò la presa, ruggendo di dolore, e Tenten la finì lanciandole addosso una pioggia di kunai ai quali erano legate delle cartebomba.
-Uff… secondo il messaggio arrivato da Suna, è stata una pianta come questa a sconfiggere Gaara- riflettè Sakura a voce alta -ma è successo perché aveva catturato un ostaggio. Se vogliamo aver la meglio su Telulu sarà bene rimanere fianco a fianco, Tenten.
L’altra annuì, e le due corsero all’inseguimento di Telulu.
Ignare che Telulu fosse sempre a pochi passi da loro.

L’auto nuova di Eudial si rivelò molto più veloce della vecchia, tanto che il gruppo di ninja che la inseguiva dall’alto saltando di albero in albero riusciva appena a starle dietro.
-È chiaro, vogliono impedirci di superarle come l’altra volta e allo stesso tempo farci stancare- gridò Shikamaru agli altri -se vogliamo attaccarle, non abbiamo altra scelta che farlo ora…
-Ra-ragazzi, a terra!!!
All’avvertimento gridato da Hinata tutti saltarono giù dagli alberi, appena in tempo per schivare una scarica d’energia rossa, che si abbattè sulla vegetazione sopra le loro teste.
-Ottimo tempismo, Hinata. Te ne sei accorta col Byakugan, immagino: hai visto anche chi ha lanciato quella cosa?
-Chiunque sia stato, ormai deve essersi nascosto- rispose per lei Neji, che come la cugina era dotato della stessa abilità oculare -qui attorno non vedo nessuno… attenti!!!
I ninja si gettarono di lato, evitando per un soffio di essere investiti dall’auto in retromarcia.
-Io scendo qui Eudial, grazie del passaggio!- Cyprine sgusciò fuori dalla macchina e si allontanò in volo, subito inseguita da Shino, Neji e Hinata.
-E ora veniamo a noi- disse Eudial, rivolta a Shikamaru e Ino -ascoltatemi attentamente. C’è un vecchio tempo abbandonato, a un paio di chilometri da qui in direzione est. È lì che ci batteremo.
-Tsk, senza dubbio l’avrai riempito di trappole. Mi spiace per te strega, ma non siamo così stupidi da stare al gioco!
Ino fece per attaccare. Purtroppo, a Eudial bastò premere un pulsante sul cruscotto per allontanarla: dal tubo di scappamento uscì un’improvvisa fiammata, che andò poi a formare un cerchio di fuoco attorno all’auto.
-Io temo proprio che dovrete. Giusto ieri sera ho pensato di apportare qualche piccola modifica alla macchina, praticamente l’ho fatta diventare un Fire Buster II su ruote. Mi basta dare solo un po’ più di gas per dar fuoco a tutta la foresta. Se non volete che ciò accada, obbeditemi senza discutere. Ci vediamo là.
Eudial se ne andò sgommando. Seppur riluttanti, Shikamaru e Ino le corsero dietro.

Tenten e Sakura trascorsero i successivi minuti perlustrando Konoha in lungo e in largo, apparentemente invano. Telulu sembrava essersi volatilizzata.
-Inizio a temere…- suggerì Sakura a un certo punto -che se ne sia andata già da un bel pezzo senza farsi vedere, magari per aiutare le sue compagne…
-Ne dubito- ribattè Tenten -Telulu ha un conto in sospeso con me, ricordi? Vorrà almeno chiudere la questione, prima di andarsene!
-Sì d’accordo, ma allora perché si nasconde? Potrebbe aggredirci alle spalle in qualunque momento, invece di aspettare che noi la troviamo per prima…
-Ma certo! Dev’essere questa la sua strategia, e c’è un solo posto nel villaggio dove Telulu vorrebbe nascondersi: il negozio di fiori di Ino.
Le due kunoichi ripresero a correre.
-Però Tenten, se il tuo ragionamento è giusto… non pensi che finiremo in una trappola?
-È l’unico modo per far uscire Telulu allo scoperto. O almeno il più veloce… comunque, se davvero cadremo in una trappola beh, vorrà dire che la distruggeremo dall’interno.
-Mi piace questo modo di pensare… ecco il negozio.
Le due rallentarono il passo, e cautamente si avvicinarono. Il negozio di fiori Yamanaka non dava segno di essere occupata: la porta principale era chiusa a chiave, e le saracinesche erano ancora abbassate sulle vetrine.
-Qui non c’è nessuno, proviamo sul retro… !!!
Delle solide liane distrussero il vetro della porta dall’interno, e si avvinghiarono al collo di Sakura. Tenten fece per intervenire, ma l’amica aveva già afferrato un grosso frammento del vetro che usò per tagliare le liane, le quali si ritrassero nell’oscurità.
-Bene… adesso sappiamo dov’è la strega… non ci resta che entrare…- sorridendo, Sakura assestò un bel calcio alla porta, scardinandola e spedendola addirittura dalla parte opposta della stanza. Quindi, le ragazze irruppero nel negozio.
-Vedo che i tuoi allenamenti con Tsunade-sama stanno dando frutti- commentò Tenten un po’ spaventata.
-Grazie, ma non è che abbia fatto chissà cosa! …guarda questo invece- rispose l’altra, distruggendo la porta che qualcuno gli aveva appena riscagliatoo addosso con un semplice pugno. Per via della penombra nel negozio, era difficile stabilire da che direzione era partito quell’ultimo attacco.
-A quanto pare Telulu vuole ancora giocare a nascondino. Occhi e orecchie aperti allora, anche il più piccolo rumore potrebbe…
-Ciao ragazze, sono qui!
Le due ninja si voltarono, giusto per trovare la strega affacciata all’ingresso alle loro spalle. Poi, a uno schiocco di dita di Telulu, tutte le piante e i fiori presenti nella stanza presero vita, e le attaccarono.

Cyprine scartò senza preavviso verso destra: dove un istante prima c’era lei, i ninja si videro venire addosso un’altra scarica rossa, che evitarono a pelo. Come prima Neji attivò il Byakugan ma, eccetto i suoi due compagni e Cyprine in lontananza, non vedeva nessun altro.
-Shino, Hinata-sama, voi due andate avanti. Io resto qui a perlustrare la zona.
-Neji-san, sei sicuro…
-Ho intenzione di risolvere questa storia dei fulmini che arrivano dal nulla una volta per tutte. In ogni caso vi raggiungerò più tardi- e Neji si allontanò.

Shino e Hinata proseguirono l’inseguimento, che dalla foresta li condusse alla fine in un ambiente totalmente diverso: si erano fermati sulle rive di un grande lago interno, circondato dagli alberi, e alimentato da due alte cascate che scendevano lungo una parete rocciosa.
Cyprine stava svolazzando placidamente sopra il pelo dell’acqua, quando si accorse dell’arrivo dei suoi obiettivi.
-Eccoli, finalmente! Però mi sembra che ne manchi uno…
-Probabilmente sarà rimasto indietro a cercare la fonte dei miei attacchi a sorpresa- le rispose la gemella Petirol, da dentro la sua testa -poverino, non sa cosa lo aspetta.
-Spero proprio tu abbia ragione. Allora Petirol, che facciamo con questi due? Usiamo la stessa tattica dell’altra volta?
-Ma ovviamente. Però dovresti farli avvicinare un po’, con questo sole non credo che riescano a vedermi nel riflesso dell’acqua, da quella distanza.
-Va beeene… Ehi, voi!- Cyprine si mise ad agitare le braccia in direzione dei ninja -vediamo se ricordo bene, tu ti chiamo Shino, e tu invece sei… Hinata, giusto? Coraggio, venite a prendermi!
Hinata sembrò voler rispondere alla provocazione e fece per farsi avanti; con disappunto però, la strega vide Shino afferrare l’amica per un braccio e tirarla indietro, per poi farle segno di no con la testa.
-Allora Cyprine, che fanno?
-Niente, Petirol! Forse vogliono aspettare che il loro compagno li raggiunga…
-O forse gli è già chiaro che vuoi farli cadere in una trappola.
-Ma no, non credo… Un momento, cosa sta facendo il ragazzo? Cosa sono quei… Oddio!!!
-Cyprine, cosa sta succedendo? Rispondimi! Cyprine!
Ma la strega gemella era ormai troppo impegnata a strillare orripilata, per spiegare che dal colletto e dalle maniche della giacca di Shino erano appena usciti tre sciami di coleotteri pronti ad assalirla.

La situazione era diventata più fastidiosa del previsto. Nonostante come arma avessero solo le spine, i fiori e le piante della bottega come dei grossi ragni continuavano a saltare addosso a Sakura e Tenten, colpendole così rapidamente da impedirle addirittura di muovere un passo verso l'uscita.
-Tenten!- gridò Sakura, cercando di levarsi di dosso una rosa particolarmente aggressiva -io inizio a perdere la pazienza! Non si era detto... ahia... di distruggere la trappola dall'interno?
-Sì, ma... Come facciamo, questi sono i fiori di Ino...
-Appunto! Volevo dire... cosa pensi che sia meglio per lei, Avere il negozio pieno di fiori assassini o non avere affatto un negozio?
-Beh, se la metti su questo piano... Cosa proponi di fare?
-Semplice, fuoco e a volontà!
Sakura rubò dalle tasche dell'amica una cartabomba, la avvolse attorno alla rosa e lanciò il tutto al centro della stanza. Ne seguì una piccola esplosione, grazie alla quale prima la rosa e poi le creature vegetali nelle immediate vicinanze presero fuoco, mentre tutte le altre impaurite dalle fiamme si rintanavano negli angoli.
Finalmente libere di muoversi, le ragazze si gettarono all’aperto.
-Brava, Sakura- disse Tenten -ma ora come facciamo con l'incendio?
-Sta' tranquilla, ho pensato anche a questo. SHANNARO!!!
Sakura prese la rincorsa e piazzò un pugno devastante contro un muro dell'edificio, che crollò sopra le fiamme e le ultime piante rimaste, spegnendo le une e uccidendo le altre.
-Visto, Tenten?- si vantò Sakura, pulendosi le mani -problema risolto!...
-Quello che hai abbattuto non era un muro portante, vero?
-Ecco... Cerchiamo Telulu adesso, d'accordo? ...oh.
Voltandosi, Sakura si rese conto che la trappola da cui erano fuggite aveva ugualmente compiuto il suo dovere. Per il tempo in cui lei e Tenten erano rimaste impegnate nel negozio, Telulu aveva riempito i tetti, le strade e qualunque altra superficie del villaggio di centinaia e centinaia di vasi, ognuno contenente una Telulun pronta a sbocciare.

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Capitolo 31
*** Streghe Contro Ninja – Seconda Parte ***


Streghe Contro Ninja – Seconda Parte

Neji aveva appena trovato uno specchio, alto e sottile, poco lontano dal punto in cui lui e i compagni erano stati attaccati a sorpresa. Nessuna meraviglia che il Byakugan non fosse riuscito a localizzarlo: riflettendo l’ambiente circostante, formato da nient’altro che alberi tutti uguali, lo specchio era perfettamente mimetizzato.
“Dev’essere da qui che è partito il fulmine rosso. Vediamo come funziona.”
Neji posò una mano sul vetro. Come lo fece, la voce di Cyprine riecheggiò per la foresta.
<< Password? >>
Neji abbassò lo sguardo, scoprendo che la voce proveniva dalla base dello specchio: un disco di metallo semisepolto nella terra, di cui si intravedeva una cassa acustica.
Il ragazzo fece per abbassarsi a controllare, quando la cassa irradiò un secondo messaggio registrato.
<< Tempo scaduto. La password corretta era “Petirol”. >>
Un secondo più tardi lo specchio e la piattaforma saltarono in aria, causando una deflagrante esplosione.

-Aiutoaiutoaiutocheschifocheschifocheschifolasciatemistarelasciatemistarelasciatemistare!!!
Da ormai un paio di minuti Cyprine stava svolazzando avanti e indietro più velocemente che poteva nel tentativo di seminare lo sciame d’insetti di Shino, che tuttavia non accennava a darle tregua.
-Cyprine, che stai combinando? Sono solo insetti, che diamine!
-Lo so però mi fanno schifo! Non ce la faccio a toccarli!
-Non ce la fai a… MA TU SEI UNA STREGA O COSA???
-Oh, giusto. Blue Shock Buster!!!
Finalmente ripreso il controllo, Cyprine si girò di scatto e incenerì lo sciame. La strega non fece però in tempo a cantare vittoria che Hinata la aggredì alle spalle, immobilizzandola per le braccia.
-Ben fatto, Hinata- si complimentò Shino, che raggiunse le due al centro del lago -ora Cyprine, ti conviene collaborare altrimenti…
-Altrimenti un corno! Quei calabroni che hanno fatto il nido nei tuoi vestiti non mi fanno più paura, aizzamene contro quanti ne vuoi, tanto…
-Per prima cosa non sono calabroni ma coleotteri. E secondo, non vivono sotto i miei vestiti. Vivono nel mio corpo.
Cyprine sentì qualcosa come un brivido salirle lungo la pelle.
-M-ma no, s-s-stai scherzando, d-d-d-di sicuro!!!…
-Affatto- con tutta tranquillità, Shino si rimboccò una manica e mostrò alla strega un piccolo poro della pelle, dal quale i piccoli animaletti entravano e uscivano ordinatamente -i coleotteri si nutrono del mio chakra, e in cambio mi offrono il loro aiuto nei miei compiti ninja. Cosa gli ordino? Per esempio, gli chiedo di perlustrare la zona e comunicarmi la posizione del nemico. Oppure, una volta catturato, di entrare nel naso, nelle orecchie e nella bocca del nemico allo scopo di occludergli le vie respiratorie e ucciderlo per soffocamento. Tanto per essere precisi, questo è esattamente quello che accadrà a te.
La pelle di Cyprine aveva ormai raggiunto una temperatura prossima allo zero assoluto.
-Ma se prometti di collaborare, non ti succederà niente- continuò il discorso Hinata -adesso dicci che cosa avete fatto a Gaara! E ai suoi fratelli! E a Gai-sensei! E a Naruto-ku…!
Un pugno invisibile colpì allo stomaco Hinata, che mollò la presa su Cyprine, e lo stesso accadde poco dopo a Shino. Tenendosi la pancia, i due ninja si accorsero solo allora della presenza di Petirol nel riflesso dell’acqua.
-Devo sempre metterci una pezza, è possibile che tu non riesca mai a cavartela da sola?
-Ma non è vero! Ad ogni modo, Petirol… iniziamo?
-Puoi dirlo forte. WITCHES…
-HIJUTSU: MUSHI DAMA.
Cogliendole del tutto impreparate, Shino le aizzò contro uno sciame di coleotteri: come prime Cyprine cercò di fulminarli, ma con Hinata a impedirle di commettere mosse false, alla strega non rimase altro da fare che andare sott’acqua, dove gli insetti non potevano raggiungerla.
Ne riemerse poco dopo, solo per la testa.
-Blah… ma che accidenti ti prende?!- gridò, agitando un pugno verso Shino -non sai che è maleducazione interrompere chi sta parlando?!
-Non prenderci in giro, stavi per farci cadere in un’illusione. Come ho fatto a capirlo? Dalla tua immagine riflessa e dal fatto che stessi parlando da sola. Noi ninja non ci caschiamo, in questo genere di trucchi.
-Ma… non è affatto un trucco! Quella che avete visto è la mia sorella gemel…
-Certo, raccontalo a qualcun altro.
Con un gesto della mano Shino ordinò allo sciame di attaccare ancora, costringendo Cyprine ad immergersi di nuovo.

Tenten e Sakura si guardarono intorno, sconsolate. Non c’era un solo punto in cui potessero camminare senza inciampare in una Telulun.
-E ora… e ora che facciamo, Sakura?
-Semplice, fuoco a volont…
-Eh no, adesso basta! Finiremo per dare alle fiamme l’intero villaggio se continuiamo così!
-Hai un’idea migliore?
-Ecco… intanto non è detto che queste piantine qui siano pericolose, chissà quanto ci mettono a fiorire…
-Tre giorni. Di solito.
Fu Telulu a rispondere. Le due kunoichi la trovarono poco distante: in mezzo alle Telulun, la strega se ne stava seduta sopra un gigantesco fiore bianco simile a una ninfea.
-Finalmente sei uscita allo scoperto- ringhiò Sakura -di che cosa accidenti stavi parlando?
-Se volete una spiegazione, vi basterà guardare verso l’alto.
Le ragazze obbedirono riluttanti, notando subito una specie di antenna parabolica nera sospesa a circa cinquanta metri sopra il villaggio. All’inizio le due ninja credettero che l’apparecchio stesse fluttuando a mezz’aria, poi però notarono che il cielo si era fatto in qualche modo più scuro. E immediatamente capirono.
-Ma è… una campana di vetro?!?
-Complimenti per il colpo d’occhio- rispose Telulu, applaudendo sarcastica -mentre voi due eravate impegnate a distruggere il negozio della vostra amica, mi sono permessa di trasformare una buona fetta del vostro villaggio nella serra più grande del mondo. Come vi ho detto le mie Telulun di norma impiegano tre giorni a sbocciare, ma qui entra in gioco la parabola installata in cima alla serra: questo miracolo della scienza è in grado di incanalare in sé i raggi del sole, potenziarli, e rifletterli sulle Telulun, accelerandone la crescita. Fra circa tre ore le Telulun saranno pronte, e voi sarete spacciate.
-Complimenti, davvero un ottimo piano- commentò Sakura -ma non hai considerato un particolare: se pensi che noi rimarremo qui ad aspettare la nostra fine senza far niente…
-…probabilmente avrò ragione. Vedete, non c’è alcun modo per voi di uscire dalla serra. Addio!
Con un’ultima risata sguaiata, Telulu fece esplodere in terra un fumogeno verde, e sia lei che la ninfea sparirono nel nulla.

-È… è inconcepibile. Quello Shino ha avuto il coraggio di negare la mia esistenza. Anche dopo avermi visto coi suoi stessi occhi!
“Lo so, Petirol, lo so. Si è comportato da vero stronzo. Ma non preoccuparti, ora riemergo e…”
-Ti ringrazio sorella, ma desidero fargliela pagare con le mie stesse mani questa volta.
“Sai benissimo che non puoi, cos’hai intenzione di fare? …Petirol?”

-Eudial si è scelta proprio un bel posticino, non c’è che dire.
Shikamaru e Ino conclusero la loro corsa ai piedi del tempio menzionato dalla strega. Si trattava di una costruzione piramidale in pietra bianca, alta circa due piani: il suo stato di tempio abbandonato era confermato da piante di edera incolta che lo ricoprivano quasi completamente, lasciando intravedere soltanto un orribile faccione di pietra scolpito sopra l’unico ingresso, costituito da un doppio portone socchiuso.
-Chissà che genere di trappole ci avrà preparato- disse Ino -immagino ci sia un solo modo per saperlo…
-Non necessariamente, guarda.
Shikamaru le indicò un grosso cumulo di foglie, rami e sterpaglie alla loro sinistra. I due ninja si avvicinarono e lo spostarono: non celava nulla, eccetto una traccia di pneumatici sul terreno diretta lontano dal tempio.
-Come sospettavo. Eudial non può essere entrata nel tempio con tutta la macchina, anzi forse non ci è entrata affatto.
-Stai dicendo che quella strega è da tutt’altra parte seduta bella tranquilla ad aspettare che le sue trappole scattino per noi?
-È probabile. Di sicuro, QUI c’è un solo modo per scoprirlo. Andiamo.
I due ragazzi si incamminarono. Avevano appena mosso un passo sul sentiero lasciato dai pneumatici, che il terreno sotto i loro piedi cedette facendoli precipitare nel vuoto.

Da qualche minuto, Shino e Hinata stavano camminando in cerchio sulla superficie del lago, in attesa che la loro nemica ricomparisse.
-Sei proprio sicura di averla persa di vista?
-Ho paura di sì, Shino-kun. Pare che Cyprine sia riuscita a rendere invisibile il fondo del lago anche al mio Byakugan. Però, quando siamo arrivati poco fa ho fatto in tempo a controllare: non ci sono gallerie sotterranee, per cui Cyprine deve per forza essere ancora sott’acqua.
-Perfetto. Non resisterà ancora a lungo, a meno che non disponga di un modo per restare in apnea senza annegar…
-RED. SHOCK. BUSTER!!!
Una scarica d’energia eruttò letteralmente da sotto i piedi di Shino, scagliandolo verso l’alto. Invece di ricadere, il ragazzo rimase immobilizzato a circa una ventina di metri d’altezza, prigioniero di una bolla elettrica creata dall’attacco che l’aveva colpito.
-SHINO-KUN!!!
Hinata fece per correre sotto di lui, quando l’acqua del lago prese a ribollire e scatenarsi come un mare in burrasca. Subito dopo, di fronte agli occhi di Hinata sbarrati dall’orrore, l’acqua prese la forma di una gigantesca testa umana dal volto privo di pupille: era la testa di Petirol, cui poi seguì il resto del corpo. Una vera e propria gigantessa d’acqua, che si fermò poco più in alto della bolla contenente Shino per osservarlo con odio.
-Sono rimasta emarginata per tutta la mia vita. Nessuno a parte Cyprine mi ha mai mostrato un po’ di affetto, o almeno notato la mia presenza. Però quegli altri idioti avevano la scusante di non riuscire a vedermi o sentirmi. Invece… Tu… Non vuoi credere nella mia esistenza a prescindere. Perfetto. Vorrà dire che cancellerò LA TUA di esistenza, così saremo pari!!!
Petirol avvicinò le mani alla sfera, e Shino si ritrovò costretto a subire i colpi di tante piccole ma dolorose scariche su tutto il corpo.
-Incredibile, ancora ti rifiuti di gridare? Coraggio, grida pure dal dolore! Dimostra la tua sofferenza! Tanto i tuoi insetti non potranno più aiutarti!
-Lascialo stare! Ti prego, lascialo stare!!!
Solo in quel momento, Petirol si ricordò della presenza di Hinata.
-Sparisci, insetto.
Una seconda sfera rossa intrappolò Hinata e la condusse di fronte alla strega, la quale la strinse un attimo fra le mani per poi scagliarla con veemenza contro una delle due cascate.
-…Hina… …HINATA!!!- gridò Shino, senza riuscire a trattenersi.
-Ma guarda, pare che lo stronzo qui in realtà provi dei sentimenti. Ci tieni alla tua compagna, eh? Bene allora, raggiungila!
E anche Shino subì la stessa sorte dell’amica.

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Capitolo 32
*** Streghe Contro Ninja – Terza Parte ***


Streghe Contro Ninja – Terza Parte

Dopo quella che a loro sembrava un’eternità, Ino e Shikamaru terminarono la loro caduta su un durissimo pavimento di pietra. I due ninja fecero appena in tempo a rialzarsi che il soffitto si chiuse sopra di loro, intrappolandoli nel buio.
In quella, una voce registrata riecheggiò nella stanza.
<< Se state ascoltando questo messaggio vuol dire che avete scelto il percorso B. Complimenti comunque, pochi avrebbero pensato di seguire le tracce della mia automobile invece di proseguire dritti per il tempio. >>
-È la voce di Eudial!- esclamò Ino.
<< Non rammaricatevi comunque, se aveste scelto il percorso A, cioè se foste entrati nel tempio, una serie di miei Heart Buster posizionati appena dietro la porta vi avrebbero colpiti automaticamente. Ma torniamo a noi. Ho apprezzato molto lo scherzetto che voi e il vostro amico mi avete fatto l’altro giorno, sapete? Oh sì, l’ho apprezzato talmente tanto che ho deciso di restituirvelo. Buon divertimento! >>
La risata di Eudial chiuse la registrazione. Nello stesso istante, i ragazzi sentirono accanto a loro un forte rumore di pietre che scorrono. Shikamaru prese dalle tasche un fiammifero e lo accese, scoprendo anche con poca luce che una delle pareti si era sollevata rivelando un corridoio umido e pieno di pozzanghere.
-Non è granchè, ma almeno possiamo proseguire. Chissà cosa intendeva Eudial con la storia dello scherzetto…
-Io temo di saperlo.
Il ragazzo si girò verso Ino. Anche vicino a lei era scomparsa una parete, con la sola differenza che questa non dava su un corridoio: dava su un gigantesco macigno che inevitabilmente gli stava venendo addosso.
-…merda.

Hinata non poteva crederci. Era convinta che l’essere scagliata come un sasso contro una parete rocciosa l’avrebbe uccisa sul colpo, invece, quando riprese i sensi, scoprì di aver solo riportato un paio di fratture marginali.
Nulla comunque in confronto alla terribile emicrania che stava provando, amplificata da un assordante rumore di acqua scrosciante.
La kunoichi aprì gli occhi, scoprendosi distesa sul pavimento di una grotta umida, nascosta dietro alle due cascate.
-…Hina… Hinata… stai bene?…
Era la voce di Shino. Hinata si mise a sedere, e trovò il compagno di team poco lontano: appoggiato con una mano alla parete per aiutarsi a stare in piedi, il ninja versava in condizioni decisamente peggiori delle sue.
-Shino-kun!- spaventata ma al contempo sollevata, Hinata si alzò subito per sorreggere l’amico -io sto bene, ma tu…
-Non… non ti devi preoccupare… non è niente… di così grave… Mi dispiace, sai?…
-Di cosa?
-Di aver fatto arrabbiare Cyprine… anzi, Petirol… Pensavo che deconcentrarla fosse la tattica giusta, invece ho finito col peggiorare la situazione… e tu ne sei rimasta coinvolta…
-Non dire così, Shino-kun! Non è stata colpa tu…
-LO SO CHE SIETE ANCORA VIVI, NON FATE FINTA DI NULLA!
La voce di Petirol raggiunse i due come una folata di vento, spingendoli addirittura contro la parete. Segnale che la strega gemella era veramente adirata.
-C’È UNA CAVERNA DIETRO LA CASCATA, PENSATE CHE NON ME NE SIA ACCORTA? FORZA, USCITE SUBITO E AFFRONTATE LE VOSTRE RESPONSABILITÀ! CONTERÒ FINO A DIECI: UNO… -Shino-kun, che facciamo?
-Ci sto pensando, ci sto pensando…
-…DUETREQUATTROCINQUESEISETTEOTTONOVEDIECI! TEMPO SCADUTO!
-…cosa?!?
Fu come se le due cascate volessero entrare di prepotenza nella caverna; fattostà che in pochissimi secondi la grotta, dal pavimento al soffitto, fu completamente invasa dall’acqua. Quei pochi secondi, però, furono più che sufficienti per Shino. Con un rapido movimento il ninja si sfilò il suo impermeabile per una manica, e si gettò su Hinata cadendo al suolo con lei: in questo modo entrambi si ritrovarono avvolti nell’impermeabile, che concedeva loro un piccolissimo spazio d’aria e un riparo dall’acqua.
-Grazie, Shin…
-Non è ancora il momento di ringraziare. Temo proprio… che Petirol… non ci lascerà in pace fino a quando non avrà eroso l’intera montagna…
-Quindi… siamo spacciati?
-Non… necessariamente… Sai, sono convinto… che scoprire il punto debole di un nemico equivalga ad averlo già sconfitto… non sei d’accordo?
-P-perdonami, Shino-kun… questo non mi sembra il momento più adatto per perdersi in giri di parole… Aspetta, ho capito! BYAKUGAN!!!
Con l’abilità innata di vedere attraverso le cose anche a chilometri di distanza, lo sguardo di Hinata oltrepassò il viso di Shino e le pareti della grotta, e localizzò Petirol: sempre in versione gigantessa, la strega era concentrata a scagliare verso di loro un potentissimo getto d’acqua; come Sgino aveva previsto, Petirol non sembrava aver alcuna intenzione di fermarsi. Di punti deboli, apparentemente, nemmeno l’ombra.
Poi…
-Shino-kun! Credo di averlo individuato! È Cyprine il suo punto debole!
-Lo sapevo… dove si trova, Hinata?
-È… è dentro Petirol. Sta fluttuando dentro il suo corpo d’acqua, sembra sia addormentata.
-Ma certo… dobbiamo riuscire a svegliarla in qualche modo… solo lei può controllare Petirol… me ne…
-…no. Ci penso io, questa volta.
-Ma…
-N-niente ma! Sei ridotto malissimo, Petirol potrebbe ucciderti a vista! E poi… d-di noi due, io so nuotare meglio…
-…beh…
-Shino-kun, tu resta qui e preoccupati solo di non annegare, mi raccomando. Io vado!
E senza ascoltare altre proteste di Shino, Hinata prese un profondo respiro e si alzò.

Il macigno non accennava a fermarsi, e come se non bastasse l’unica fonte di luce a disposizione di Ino e Shikamaru, il fiammifero, era sul punto di esaurirsi.
-Per pietà Shikamaru, fatti venire in mente un’idea!
-La fai facile tu! Vediamo, non posso bloccare il masso con la mia ombra perché non c’è tempo a sufficienza, quindi non mi resta che confidare in te. Pensi di riuscire a distruggerlo con un pugno?
-Guarda che quella forzuta è Sakura, cretino!
-Calmati, non lo sapevo! Io ero convinto che le tue lezioni con Sakura…
-Lei mi insegna solo le arti curative, pensavo di avertelo già spiegato… Guarda, un’apertura!
-Sei sicura… Ehi!
Senza tanti complimenti Ino afferrò il compagno per un polso e insieme si tuffarono in una nicchia della galleria. Avevano appena toccato il suolo -cadendoci di faccia- che partì una seconda registrazione di Eudial.
<< Spero che vi siate divertiti a scappare dal mio pallone di gommapiuma. >>
-GOMMAPIUMA?!?
<< Ovviamente l’avrete capito subito che era tutto finto, vero? Non ci guadagnerei nulla a uccidervi, se moriste anche i vostri cristalli scomparirebbero per sempre e ciò ne andrebbe del successo della mia missione. Sperando che questa informazione vi abbia resi più tranquilli, vi invito a salire al piano superiore. Fate con calma! >>
Finito il messaggio, dal soffitto un paio di funi calarono sulle loro teste. Sepolti dalla vergogna, senza rivolgersi la parola i due si arrampicarono lungo il pozzo. Raggiunta la cima sbucarono in un nuovo locale, anch’esso immerso nell’oscurità: Shikamaru accese un secondo fiammifero, e con esso diede fuoco a una torcia trovata sul pavimento, facendo così luce su uno spettacolo decisamente inquietante.
Scheletri umani, almeno una decina, erano sparpagliati per la grande sala: ognuno sdraiato al centro di un simbolo disegnato con sangue ormai rappreso, e ognuno con un bastone di ferro infilzato all’altezza del torace.
-C-che posto è questo?- balbettò Ino portandosi una mano sulla bocca.
-Posso fare supposizioni, ma credo… che in questo tempio, molti anni fa, si tenessero delle cerimonie segrete. Magari qualche pazzoide fintosi sacerdote deve aver convinto questi poveri ingenui a uccidersi in cambio di immortalità o altre cretinate del genere, chi lo sa. Ci sono segni di lotta- con la torcia Shikamaru indicò dei tavoli e altri mobili rovesciati, oltre a un lastrone di pietra distrutto vicino all’uscita dalla sala -quindi presumo che uno squadrone di ninja abbia fatto irruzione per far cessare la cosa una volta per tutte.
-Meno… meno male… Certo che potevano almeno dare a questi disgraziati una degna sepoltura invece di abbandonarli così… Ad ogni modo, sarà bene ricordarci perché ci troviamo qui: dobbiamo controllare che Eudial non abbia piazzato una trappola anche da queste parti…
-Giusto- Shikamaru raccolse un osso da uno degli scheletri e lo lanciò dall’altra parte della stanza, verso l’uscita. Attese qualche secondo, ma non successe nulla.
-Via libera, a quanto pare. Andiamo.

Una musichetta acuta svegliò Eudial dal sonnellino che si era concessa. La strega raddrizzò lo schienale del sedile e afferrò la sveglia appoggiata sul cruscotto, per leggerne il display.
-Ah, sono già arrivati lì? Hanno fatto in fretta… Su, vecchia mia- disse poi, dando due colpetti al clacson -fra poco si entra in scena.

Appena fuori dalla foresta teatro dell’inseguimento fra ninja e streghe, vi era una grande distesa verdeggiante divisa in due da un piccolo ruscello.
Una vera e propria oasi di pace…
-UCCIDEREEEE!!!
…che ben presto si sarebbe trasformata in un autentico inferno. Cime di alberi che crollavano preannunciarono l’arrivo di un Choji Akimichi più rosso dei suoi vestiti e pronto ad esplodere: giunto alla radura, il ragazzo si fermò un istante per guardarsi intorno e urlare un’altra minaccia di morte, quando dall’alto qualcuno gli piombò addosso atterrandolo.
-Finalmente ti ho raggiunto! Certo che sei proprio una testa calda tu, eh!
-LASCIAMI…. ANDARE… KIBA… DEVO… UCCIDERLA!!!
-Dopo, adesso calmati! …oh insomma! Akamaru! Lee! Venite a darmi una mano per piacere!
Dalla macchia d’alberi il grosso cane Akamaru e Rock Lee giunsero in soccorso del compagno, e tutti e tre insieme riuscirono dopo molta fatica a placare la furia di Choji, immobilizzandolo a terra a pancia in su.
-Ora basta Choji, devi darti una calmata!- ordinò Lee, assestando al corpulento amico una serie di ceffoni -perfetto, adesso fai dei respiri profondi! Ecco, così! Va meglio, ora?
-…dove… cosa… Sì, ora sto meglio, scusatemi tanto ragazzi, mi sono lasciato prendere dalla rabbia come al solito…
-È tutto a posto- lo rassicurò Kiba il quale, rassicurato a sua volta, scese dallo stomaco di Choji e con Akamaru si allontanò di poco, per osservare il paesaggio e in particolare per scrutare nell’erba alta -adesso pensiamo a trovare la strega, che è la cosa più importante. Com’è che avete detto che si chiama? Mimma?
-Mimete- rispose Rock Lee, anche lui concentrato a setacciare il prato con lo sguardo -e a proposito Choji, ricordati: quello che Mimete ha detto su di te non è assolutamente vero. Non ci devi dar peso, okay?
-Ci-ci proverò…
-Ecco, bravo! E comunque per la cronaca è stata Eudial a urlare quegli insulti, io non ho aperto bocca!
I tre ragazzi si fermarono. Quell’ultima affermazione non apparteneva a nessuno di loro tre, né tantomeno ad Akamaru. Quando udirono di nuovo la voce emettere un “oh-oh” seguito da un’imprecazione, capirono che Mimete era nei paraggi.

Dopo essersi lasciati alle spalle la sala degli scheletri, Shikamaru e Ino da parecchi minuti stavano percorrendo una lunghissima serie di rampe di scale. La torcia era passata nelle mani di Ino, che aveva ceduto volentieri all’amico il compito di controllare che non vi fossero altre trappole lungo il percorso tramite lo stratagemma dell’osso raccolto in precedenza.
-…oh-oh. Vicolo cieco- disse Ino a un certo punto, illuminando con la torcia gli ultimi scalini, che terminavano contro il soffitto -strano, eppure sono certa di non aver visto neanche un bivio. Forse c’è un passaggio segreto che ci è sfuggito…
-Sai Ino, io credo invece che il passaggio segreto ce l’abbiamo proprio davanti agli occhi. Dammi una mano.
Il ragazzo appoggiò le mani al soffitto e iniziò a spingere, subito imitato dalla compagna. Dopo qualche tentativo riuscirono infine a smuovere la lastra di pietra, per sbucare così da sotto un altare al centro di una grande sala. Buia anche questa, fatta eccezione per un sottilissimo spiraglio di luce in lontananza.
-Siamo tornati al punto di partenza- realizzò Shikamaru -se quello che Eudial ha detto riguardo alle armi nascoste ai lati della porta è vero, temo che da lì non ci sia modo di uscire.
-E se da lì non si può uscire, significa che Eudial è già qui dentro, magari nascosta proprio in questa stanza… !!!
La torcia cadde dalle mani di Ino e rotolò ai piedi di Shikamaru. Alla luce generata dal fuoco, il ninja vide che Ino era stata intrappolata e legata da una spessa fune, il cui altro capo terminava nella canna di una specie di fucile, imbracciato da una figura nascosta dietro una colonna.
Eudial. La strega si portò due dita alla bocca ed emise un fischio, e subito la sua automobile entrò nel tempio spalancando il portone, in retromarcia e col portabagagli spalancato. Con uno sforzo di braccia non indifferente, Eudial ci scaraventò Ino dentro e rilasciò la fune: la ninja finì così prigioniera all’interno della macchina, che a un secondo fischio della sua padrona se ne andò sgommando.
-INO!…
-Non un passo di più, ti avverto- con una mossa fulminea Eudial aveva già riposto il fucile dietro la schiena e imbracciato l’Heart Buster, per puntarlo contro Shikamaru -e ora, mi prendo la mia vendetta.

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Capitolo 33
*** Streghe Contro Ninja - Quarta Parte ***


Sarà capitato a tutti un blocco dello scrittore lungo un anno e due mesi, no?
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto la pazienza di aspettare un mio aggiornamento, e vi prometto (ma non aspettatemi che pubblichi un capitolo ogni settimana, anche se ci spero!) che l'ispirazione appena ritrovata non me la lascerò più scappare.

Streghe Contro Ninja – Quarta Parte

Viluy si concesse un lungo sbadiglio.
Doveva ammetterlo, prendere possesso dell’ufficio di Trunks e dell’intera Capsule Corporation non era poi così divertente come si immaginava. Soprattutto considerato che il suddetto ufficio era ancora nello stesso stato disastroso in cui Goten l’aveva ridotto qualche giorno prima, il che non rendeva certo piacevole l’ambiente.
Seduta alla scrivania del suo “capo”, Viluy esaminò di nuovo le sei fotografie che vi aveva steso sopra.
“Allora, ricapitoliamo. Trunks lo tengo per ultimo; questi due, tali Bulma e Vegeta, paiono irreperibili al momento, per cui escludiamo anche loro; quindi, per oggi posso prendere solo i cristalli di…” -Avanti, la porta è aperta!
Avevano appena bussato, ma dalla porta non entrò nessuno.
-Ho detto avanti! Siete sordi, per caso?…
-Siamo qui, Viluy! Da questa parte!
-Qui dove? Puoi essere più chiAH!
Viluy sussultò dallo spavento quando vide proprio uno dei suoi obiettivi sulla lista, Ub, fuori dalla finestra distrutta. Prendendo la reazione della strega come un sì, il ragazzo entrò.
-Buongiorno Viluy. Per caso ti abbiamo spaventata?
-No no, per niente! Beh, forse sì- farfugliò lei, che il più discretamente possibile cercò di nascondere le foto in un cassetto -è solo che devo ancora abituarmi all’idea che esistano persone in grado di volare “oltre a Cyprine, perlomeno…” Comunque, sbaglio o stavi parlando al plurale?
-Certo, perché me lo… Kirìììs, che cosa mi avevi promesso?
Come ormai consuetudine, un minuscolo viso di bambino emerse tremolando da dietro la spalla sinistra di Ub
-Avanti, saluta anche tu! Che ti prende così all’improvviso, si può sapere?
-Lascia perdere, Ub, non mi offendo mica! Ad ogni modo, perché sei… siete qui?
-Beh, poco fa siamo passati a casa di Trunks. Per sapere come sta, e per chiedergli se c’era qualcosa che potevamo fare per aiutarlo. E lui… ci ha detto “se proprio volete darmi una mano allora andate alla Capsule Corporation, Viluy troverà qualcosa da farvi fare!”, e ci ha sbattuto la porta in faccia. Non l’avevo mai visto così prima d’ora.
-Probabilmente dev’essere ancora sconvolto a causa della rissa avuta con Son Goten, e di tutto ciò che ne è conseguito… Ecco, ho trovato cosa farvi fare! Vedete in che condizioni è questa stanza? Non ho ancora avuto tempo di metterla a posto, e ho un sacco di lavoro da sbrigare al computer…
-Non dire altro, ti aiuteremo volentier…
-Perfetto! Tenete, questa è la chiave dello sgabuzzino che si trova appena fuori in corridoio, lì troverete scope, palette, sacchi e quant’altro dovesse occorrervi!
E Viluy sospinse Ub fuori dalla porta, quindi ci si appoggiò con la schiena e mimò un gesto d’esultanza.
“Non posso crederci! Non solo quel babbeo di Trunks mi sta spianando la strada verso i cristalli, adesso me li invia pure direttamente! È un’occasione perfetta, non la devo sprecare per nessun motivo!”
La strega tornò a sedersi: il resto della mattinata lo trascorse fingendo di lavorare e spiando con la coda dell’occhio le azioni del suo obiettivo, in attesa del momento giusto per agire. Anche se dell’ufficio non gliene importasse di meno, Viluy non potè far a meno di riconoscere l’impegno messo da Ub nel compito affidatogli; anche il piccolo Kirìs, nonostante la timidezza iniziale, si era deciso a scendere dalla schiena del fratello per dare un suo contributo, come fargli notare frammenti di vetro e altri oggetti che non aveva visto, o raggruppare fogli sparsi sul pavimento e porgerli, sempre senza guardarla negli occhi, alla stessa Viluy.
-Grazie- gli sorrise lei, vedendo nel bambino il punto di partenza del suo piano -Kirìs, giusto? Credo di avere qualche caramella qui, ne vuoi una?
Solo la certezza che il suo fratellone era a pochi passi da lui convinse Kirìs a lasciar un attimo da parte la diffidenza: con un solo salto il piccolo si arrampicò sulla scrivania, e accettò il regalo della ragazza.
“Caspita, agile il piccoletto…” -Mi stavo chiedendo, Kirìs, tu e tuo fratello dove vivete?
-…s-su un’isola… in mezzo all’oceano…
-Mi sai dire il nome di quest’isola? O in che oceano si trova?
-…n-non so come si chiama, p-però so dov’è… è quella lì!- Kirìs indicò un punto su una cartina del mondo, appesa dietro la scrivania.
-Sei sicuro che sia questa l’isola? Non è che ne hai solo indicata una a caso?
-Ti posso assicurare che è quella- rispose per lui Ub, impegnato a risollevare un mobile con una mano sola -io e Kirìs ci divertiamo a viaggiare volando per il mondo, non mi meraviglio che abbia già imparato la forma della nostra isola!
Il bambino sorrise orgoglioso, mentre la mente di Viluy era impegnata a memorizzare l’ubicazione dell’isola e contemporaneamente a stupirsi di come quello scricciolo non avesse problemi a volare a centinaia di metri da terra aggrappato solo alla schiena del fratello. Prima che la strega potesse rendersene conto, quest’ultimo aveva terminato il lavoro.
-Penso di aver finito, Viluy- disse, stringendo un nodo ad uno dei sacchi -sono anche riuscito a smontare la finestra rotta, ma non so come metterne una nuova, mi spiace…
-…oh, non scusarti! Hai già fatto così tanto… “ecco il momento che stavo aspettando, ora che ho ottenuto la fiducia del fratellino niente mi impedirà di conquistare quella del fratellone!” -…ascolta, Ub…
-Dimmi pure, se c’è qualcos’altro che possiamo fare non esitare a chieder… Ahem, Viluy!?
La strega si era alzata dalla scrivania, esibendo il sex-appeal che già in passato aveva irretito Trunks. Questa volta però volette spingersi oltre, slacciandosi con deliberata lentezza il primo bottone della camicietta.
-Come posso spiegare… Ho mentito, non ho nulla da fare per oggi. La mia giornata lavorativa è priva di qualsiasi impegno.
-M-mi spiace… credo…
-Ho spostato ogni appuntamento del presidente Trunks al mese prossimo, quindi capirai che ho molto tempo libero a disposizione. E… non penso proprio di riuscire a trascorrerlo da sola. Mi annoierò, ne sono sicura. Non so come dirtelo, ma vorrei tanto che qualcuno mi facesse compagnia.
-N-non c’è problema, se ti farà sentire meno sola io e Kirìs potremmo anche restare qui tutto il gio… VILUY?!
La strega si levò gli occhiali ed iniziò ad avvicinarsi al ragazzo, che senza volerlo arretrò imbarazzatissimo. Con un gesto impercettibile della mano richiamò l’attenzione di Kirìs, il quale gli saltò sulle spalle senza farselo ripetere.
-…mi è venuta un’idea, potremmo pranzare insieme! Offro io, non preoccuparti- Viluy continuò ad avanzare, la mano sul punto di slacciare un altro bottone -purtroppo a causa di Son Goten non posso più andare in quel ristorante, ma sono certa che per te non sarà un problema mangiare alla mensa. Allora, siamo d’accordo?
-B-b-b-beh… e va bene, mi hai convintoooooooooooooooooh…
Ub e fratello sparirono improvvisamente dallla visuale della strega, che troppo tardi si era resa conto di averlo fatto indietreggiare verso la finestra. Viluy corse ad affacciarsi, appena in tempo per vedere i due precipitare verso terra, fermarsi all’ultimo istante e riprendere quota, per poi volar via il più lontano possibile.
-M-mi dispiace Viluy, ci vediamo domani!!!
Passarono almeno una manciata di secondi, prima che Viluy si rendesse conto di aver sprecato la sua occasione.
-Avrei dovuto chiuderlo in un angolo, accidenti!- gridò, picchiando un pugno sul davanzale -e ora chi le sente le altre? Già mi immagino Eudial stasera, chissà quante risate si farà alle mie spalle!… Un momento, ci sono ancora due cristalli che posso prendere…

...

“Dannazione a me e alla mia lingua lunga! Proprio non ce la faccio a stare zitta, eh? Okay, forse non tutto è perduto. Basta che io rimanga immobile in mezzo all’erba e quei ninja da strapazzo se ne andranno senza scoprirmi…”
-Sapete ragazzi, forse abbiamo sentito male e quella strega si trova da tutt’altra parte. D’altronde questo prato è l’ultimo posto in cui qualcuno si nasconderebbe, è pieno di formicai.
“Formicai?!?” -NYEAAAAARRGGHHH!!!
Mimete eseguì un salto di circa un metro e mezzo, e schifata prese a grattarsi dappertutto.
-Formicacce andate via! Non mi toccate!…
-Ehi, adesso dacci un taglio! Non c’è nessun formicaio, era solo una balla per farti uscire allo scoperto!
-Ah, meno male! …no aspetta, meno male un corno.
Finalmente la strega si accorse di Kiba, Akamaru e Rock Lee, piazzatisi di fronte a lei in posizione d’attacco. Mimete si girò per tentare una delle sue solite fughe spericolate, ma finì per sbattere contro un Choji che, intento a sgranchirsi le nocche, era più minaccioso che mai.
-GLOM… C-cerchiamo di ragionare, d’accordo? Insomma io sono una donna, per principio non potete prendermi a pugni!…
-Non ci interessa!- proruppe Rock Lee alle sue spalle, la voce carica di vendetta -hai fatto del male a Gai-sensei, ci basta questo per capire che non sei una persona da prendere alla leggera!
-Gai… ah, quel tizio che ti assomiglia! Ma è stata solo fortuna! In realtà io sono la più debole delle Witches 5, non farei male a una mosc…
-KONOHA SENPUU!!!
Senza pietà Rock Lee assestò a Mimete un potente calcio rotante: la ragazza venne sbalzata per parecchi metri come una bambola di stracci, per poi fermarsi nel bel mezzo dell’erba alta.
-Wow Lee, l’hai già sconfitta!
-Non è ancora detto, Kiba. Mimete avrà sicuramente altri assi nella manica, non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia!
I tre ragazzi avanzarono lentamente, pronti a qualsiasi contromossa della nemica. Quando la raggiunsero però, trovarono solo un corpo immobile, disteso faccia a terra, e piegato in una posizione innaturale. Fu Akamaru ad avvicinarsi alla presunta morta per annusarla, seguito subito da Choji che prese a punzecchiarla con un rametto.
-Respira ancora- disse infine l’Akimichi -ha solo… un po’ tutte quante le ossa rotte. Mi sa che non potrà più muoversi.
-Beh, poco male. Non ci resta che darle il colpo di grazia!…
-No Kiba, fermati!- inaspettatamente, Choji si parò di fronte alla strega, impedendo all’amico di avanzare -ci serve viva, non possiamo ucciderla! Lei sa…
-Non è mica l’unica strega, possiamo sempre estrapolare le informazioni che ci servono dalle altre! E poi a guardarla bene, non mi pare che questa Mimma…
-Mimete.
-Quello che è! Insomma, non credo che ci sia utile. Adesso Choji spostati!
Coi ninja che discutevano, soltanto Akamaru si avvide di un impercettibile movimento della mano di Mimete che, nascosta fra il corpo della stessa e il suolo, sembrava stesse frugando qualcosa. Il cane fece per avvertire gli altri, quando tutti e quattro vennero sbalzati lontano da una specie di esplosione, seguita da un gigantesco fumone bianco.
-Ecco lo sapevo!- ringhiò Kiba rialzandosi poco dopo -dovevamo ucciderla subito! Sei contento adesso, Choji?!
-Piantala, non è stata colpa sua!… Uh?
Rock Lee notò un piccolo oggetto bianco, che saltando fuori dalla nuvola era rotolato fino ai suoi piedi. Una capsula Oplà.
-Quel simbolo… non è possibile… !!!
Lee non ebbe nemmeno il tempo di raccogliere la capsula, che qualcosa di ben più grande attirò con la forza la sua attenzione e quella dei suoi amici.
Dalla nuvola di fumo era emerso un gigantesco cilindro di metallo, seguito da altri tre. Quattro enormi zampe meccaniche, che davano sostegno a un corpo sferico di colore blu dotato di altre due braccia con alle rispettive estremità una tenaglia e un cannone. Non c’era nessuna testa in cima a quella specie di titanico ragno d’acciaio: solo una cupola trasparente al cui interno stava una ridanciana Mimete, seduta su una poltrona e con un microfono in mano.
-Ah ah ah ah ah… Ah ah ah ah ah… AH AH AH AH Ahia la mascella… Piccoli ninja, ho il grande onore di presentarvi il Witches Colossus, fornitomi gentilmente dalla mia collega Viluy. Allora, cosa avete da dire in proposito?
Kiba, Lee, e Choji non ebbero parole. In vita loro non avevano mai visto o immaginato una mostruosità del genere. Dopo un lungo silenzio, fu Kiba il primo a ribattere. Con voce tremante, poi sempre più ferma.
-Dico… dico che in tutta la mia vita non mi è mai capitato di assistere a qualcosa di più ridicolo! Però una cosa gli riconosco… è decisamente molto più bello di quanto tu non sarai mai! Akamaru, ragazzi, siete d’accordo?
Gli altri tre annuirono, per prendere coraggio. Al punto tale che, quasi dimentichi di Mimete, i ragazzi si abbandonarono ad una sana e sincera risata. Cosa che alla strega non fece affatto piacere.
-Ah… Ah, è così? Molto bene.
Mimete avvicinò il microfono alla bocca, prese un bel respiro, e gridò con tutto il fiato rimastole.
-WITCHES STEREOPHONIC MASSACRE!!!
Dal petto del gigantesco robot emersero due casse acustiche da cui un acutissimo suono si diffuse per tutta la zona, costringendo i ninja a tapparsi le orecchie con le mani.
-Oooh, poverini! Con le mani occupate non potete fare le vostre magie, quanto mi dispiace! …anzi no, non mi dispiace affatto.

-SHANNAROO!!!
Sakura prese la dovuta rincorsa e assestò al vetro uno dei suoi pugni micidiali. La cupola vibrò violentemente per diversi secondi, ma fu tutto lì: nessuno spostamento e nemmeno una piccola crepa.
-È tutto inutile, cara!- la sbeffeggiò Telulu dall’altra parte del vetro -le pareti della serra sono spesse un metro, nemmeno le cannonate riuscirebbero a scalfirle.
-Potevi anche dirmelo prima!- ringhiò Sakura, col braccio che ancora le tremava dopo il pugno -spiegami una cosa: come sei riuscita a far apparire dal nulla questa… serra? Neanche i ninja sono in grado di evocare oggetti così grandi!
-…mpf, immagino che questo possa concedertelo- dal suo vestito la strega tirò fuori due capsule -guarda, è tutto merito loro. Questi piccoli ritrovati della tecnologia fungono da contenitori, capaci di trasportare al loro interno oggetti molti grandi o anche più cose alla volta. Mi hanno aiutata a trasportare e far apparire in un secondo sia le mie Telulun che ovviamente la serra. Hai altre domande?
-Sì, una: puoi farmi vedere come funzionano?
-Ma certamente… così magari rischio di far sparire tutto per sbaglio. Per chi mi hai presa, non sono mica nata ieri!
E per buona misura Telulu lanciò le due capsule il più lontano possibile nella boscaglia alle sue spalle. Sconsolata, Sakura se ne tornò a testa bassa al negozio di fiori di Ino, dove l’amica Tenten era rimasta per riorganizzare le idee.
-Allora Sakura, com’è andata?
-Male, male, male. Temo che dovremo ricorrere agli esplosivi…
-Stavo pensando… secondo te, come mai Telulu ha fatto esplodere quel fumogeno prima di sparire?
-Forse voleva solo rendere la sua uscita di scena più spettacolare, chi lo sa. Comunque non è una cosa importante…
-E se invece lo fosse? E se quel fumogeno fosse servito in realtà a nascondere qualcosa alla nostra vista?
-Aspetta, mi stai dicendo che…
Le due kunoichi si fiondarono immediatamente verso il punto da cui la loro nemica si era dileguata: a conferma dei loro sospetti, seminascosta fra le Telulun c’era una buca che prima non avevano notato. Una buca che conduceva ad un passaggio scavato sottoterra.
-Ecco come ha fatto a uscire dalla “serra”, altro che smaterializzazione! Forza, andiamo!
Sakura e Tenten si tuffarono nella buca. Il tunnel sotterraneo era alto abbastanza da conceder loro di correre in piedi, e sembrava proprio dirigersi verso l’esterno del villaggio. Le due ragazze erano quasi a metà strada, quando di fronte le si parò nientemeno che Telulu in persona.
-Oh oh, ha capito che abbiamo capito… Beh, ciò che conta è che finalmente siamo faccia a facciAHIA!!!
Nella corsa Sakura finì per sbattere addosso a una solida barriera invisibile, e cadde all’indietro. Tenten riuscì invece a fermarsi per tempo; dando un paio di colpetti alla barriera, la ninja scoprì di che cosa si trattava.
-Vetro?!
-Oh, sono proprio una sbadata!- sospirò Telulu -mi ero scordata di dirvi che la serra può estendersi anche sottoterra, così da diventare una gigantesca sfera. Ma come ho fatto a dimenticarmene? Cattiva, cattiva Telulu! …beh, a più tardi.
E la strega se ne andò, sculettando beffardamente.

Mimete tirò fuori dal vestito un foglietto spiegazzato: si trattava di un promemoria scritto da Viluy.
-Ogni azione del robot si attiva grazie al comando vocale, buono a sapersi. Dunque, vediamo che altro sa fare questo gioiellino… uh?- Mimete avvistò per tempo il cane Akamaru avanzare verso di lei -ah giusto, lui ha un udito diverso dal nostro… Beh, non c’è problema. WITCHES CAGE!!!
Il braccio-cannone del robot sparò una grossa gabbia d’acciaio sopra al cane ninja: questi provò a liberarsi, ma appena diede un morso alle sbarre ricevette una scarica elettrica che lo mandò KO. Kiba accorse subito al salvataggio dell’amico, cercando invano di liberarlo.
Soddisfatta, Mimete dedicò la sua attenzione su Choji e Rock Lee, indecisa su chi attaccare per primo.
-Allora. Tutti e due per un motivo o per l’altro mi hanno reso gli ultimi due giorni un vero inferno, ma chi dei due merita di più di essere punito? Ooh, sono così indecisa! Ambarabà ciccì coccò… ma certo, comincerò dal ciccione!
Anche con le orecchie tappate, Choji capì lo stesso che la strega aveva puntato il mirino su di lui, ed ebbe la prontezza di riflessi per evitare di venir calpestato dalle zampe del robot tuffandosi di lato, per poi mettersi a correre.
-Per essere un grassone sei piuttosto veloce… ma non lo sarai abbastanza per questo! WITCHES PRISON!!!
Il braccio-cannone stavolta sputò fuori una grossa scatola nera, aperta sul fondo, che piovve addosso a Choji fermandogli la corsa.
-Così va meglio. E adesso preparati a diventare una frittellaMA CHE SUCCEDE?!?
Mimete fece per schiacciare il ninja con tutto il peso di una delle zampe del robot, ma questo venne respinto indietro all’ultimo secondo. Cortesia di un calcio rotante di Rock Lee, per il quale l’impossibilità di usare le mani non era affatto un problema. Prima che la strega potesse realizzarlo, il ninja di verde vestito spiccò un salto e raggiunse la zampa ancora sollevata del robot, per poi iniziare a scalarlo di corsa. A metà strada, il braccio sinistro, quello dotato di tenaglia, cercò di prenderlo, ma il ragazzo lo anticipò saltandoci sopra per proseguire la scalata.
-Tu… Ho ancora un paio di assi nella manica, sai? E non è solo un modo di dire! WITCHES VACUUM!!!
Il braccio-cannone si rimise in moto, ma questa volta invece di sparare iniziò ad aspirare l’aria, e si avvicinò pericolosamente a Rock Lee. Per quanto corresse veloce, i suoi piedi alla fine furono costretti a staccarsi dal metallo, e il ninja venne risucchiato all’interno dell’arma.
-Sei caduto in trappola finalmente! Da una distanza simile sarà praticamente uno scherzo per il mio Colossus prenderti il cristallo del cuore! GYGA HEART BUSTER!!!
Una colonna bianca d’energia fuoriuscì dal cannone. Seguita poi dal cristallo tanto agognato.
-Ho vinto, ho vinto! Ho vint… oh?!
Pochi attimi dopo, il braccio cannone sputò fuori un secondo raggio, rosso come l’eruzione di un vulcano. E il cristallo era nella sua traiettoria.
-Oh no, oh no, OH NO! Fermati sei impazzito?! Chi ti ha detto di sparare di nuovo?!…
Ma il robot non aveva fatto proprio nulla. L’esplosività di Rock Lee, quella era la fonte della seconda scarica di energia. Incredula, Mimete lo vide saltar fuori dal braccio del Colossus, raggiungere a bocca spalancata il proprio cristallo, riprenderselo, e poi atterrare a pochi metri dalla cupola dove Mimete se ne stava rintanata.
-Ma-ma-ma-ma come c-c-c-ci sei riuscito?
-È stato semplicissimo. Mi è bastato aprire la prima delle porte difensive del mio corpo, ovvero quella che permette al chakra di affluire nei muscoli per quintuplicarne la forza. Così, poco prima che tu ordinassi al tuo robot di attaccare, io avevo già spiccato un salto: il tuo… Gyga-qualcosa è riuscito sì a colpirmi, ma io essendomi potenziato un secondo prima sono riuscito a rendere il suo attacco inutile!
-Oh, semplicissimo davvero… beh, mi dispiace tanto ma ho ancora io il coltello dalla parte del manico!
Mimete indicò trionfante la scatola in cui era imprigionato Choji, sulla quale una zampa del Colossus era appoggiata.
-Bene, mio caro Lee. Non fare un altro passo e consegnami il tuo cristallo spontaneamente, oppure il tuo grasso amico verrà ridotto a una sottiletta.
Rock Lee apparve indeciso. Per almeno una frazione di secondo, poi con fare spavaldo mosse un piede.
-Ti avevo avvertito! Vai Colossus, distruggilo!- e il mostro meccanico obbedì, calpestando più e più volte la Witches Prison -prendi questo, e questo, e quest’altro! Ah ah ah ah ahia di nuovo la mascella, devo smetterla di ridere così a crepapelle…
-Credimi, quella sarò la tua ultima preoccupazione.
Più che una voce, quella alle spalle della strega sembrava il rombo dopo il fulmine durante un temporale. E in effetti l’area intorno al gigante di metallo si era appena adombrata.
Anche se aveva già in mente un’idea di cosa stava accadendo, Mimete ordinò lo stesso al Colossus di sollevare la prigione. Choji era sparito, in compenso c’era una buca scavata in fretta e furia. La strega volse allora lo sguardo verso la gabbia con cui aveva intrappolato Akamaru, ma anche lì al posto dell’ostaggio trovò una buca nel terreno. Anzi due: una dentro la gabbia, e una fuori.
“L’altro ragazzo… quel Kiba… ha liberato il cane… insieme hanno liberato il ciccione… e adesso…”
Mimete girò la testa molto lentamente, quel tanto che bastava per vedere Kiba, Akamaru e Rock Lee sulle spalle di un Choji ora alto il doppio del Colossus.
L’Akimichi si sgranchì bene le nocche, unì le mani e le portò sopra la testa, mentre l’ormai inerme strega provò solo a sperare di svenire per la paura il prima possibile.
Purtroppo per lei, quando Choji schiantò i pugni sulla cupola di vetro e ridusse il Witches Colossus in un ammasso di rottami, Mimete il dolore lo sentì.
Lo sentì tutto.

...

-Ahio… Kirìs, ma che ti prende?
-S-scusami, fratellone… m-me l’avevi detto t-tu, di tirarti le orecchie quando ti vedo imbambolato…
-Cos… ah già, è vero “Caspita, se n’è ricordato!” Allora, grazie mille!
Da quando aveva lasciato la Capsule Corporation, Ub non aveva fatto che svolazzare in cerchio sopra la città come un ebete; solo il provvidenziale intervento del fratellino lo aveva riportato alla realtà.
-C-che cos’hai, fratellone? È q-quella lì, vero? Fa paura anche a te?
-Oddio, no! Non è paura, è che… Ecco, è un argomento difficile per te, te lo spiegherò quando… Oh, al diavolo! Non voglio che tu cresca malizioso, ti spiegherò tutto oggi stesso! Prima però c’è una cosa più urgente da fare.
Ub discese in picchiata e si fermò nel giardino di fronte alla casa di Trunks, e bussò alla porta.
-P-perché siamo tornati qui?
-Non ci staremo per molto, tranquillo. Voglio solo vedere se Trunks si è calmato, dopo la sceneggiata di stamattina. E in ogni caso gli devo dire cosa abbiamo fatto prima per Viluy…
-Carissimi, che sorpresa!
Fu la madre di Bulma ad aprire la porta. Travolto dall’energia della donna, Ub ebbe solo una vaga idea di quello che accadde nei successivi secondi: capì solo che la signora li aveva trascinati dentro casa e fatti accomodare su un divano di fronte a un vassoio pieno di dolci appena sfornati. Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di chiederle come stesse Trunks, che quella si era già rinchiusa in cucina a preparare altre leccornie.
-Quella donna dovrebbe cercare di rilassarsi…
-F-fratellone, p-posso… posso mangiare?
-Come? Sì sì, certo! Uno solo però, il resto poi ce lo portiamo a casa, sono sicuro che anche a mamma e gli altri piaceranno.
Kirìs annuì per poi afferrare un grosso bignè al cioccolato. Ub decise di approfittare di quel momento per alzarsi e andare a cercare Trunks personalmente.
Da quando Vegeta e Bulma erano partiti per chissà dove la casa era diventata decisamente silenziosa, e pure un po’ inquietante, constatò Ub. Il silenzio fu però rotto come un colpo di fulmine da uno squillo improvviso, proveniente da un telefono su un tavolino. Ub si guardò attorno sperando che qualcuno venisse a rispondere: siccome al quinto squillo non arrivava ancora nessuno, Ub decise di rispondere di persona.

-Oh ciao Ub!- esclamò Bra, giungendo di gran carriera -certo, non è buona educazione rispondere al telefono in casa d’altri, ma d’altronde dove vivi tu non ci sono telefoni quindi per stavolta sei perdonato!… Cosa succede? Perché quella faccia?
Ub riagganciò la cornetta molto lentamente, e sempre molto lentamente si voltò verso Bra.
-Era Chichi. Ha trovato Gohan e Videl. Sono… sono in coma anche loro.

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Capitolo 34
*** Streghe Contro Ninja – Quinta Parte ***


Grazie mille ad Anonimo9987465, Nicoranus83 e Suikotsu per le recensioni. Continuate così!

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Streghe Contro Ninja – Quinta Parte

Sedute sul bordo del tetto di un edificio, Sakura e Tenten stavano cercando di fare il punto della loro pericolosa situazione.
-Allora, consideriamo nel dettaglio quelli che sono i fatti, prima o poi una falla nel piano di quella strega verrà fuori. Ci troviamo prigioniere nel nostro stesso villaggio da una cupola di vetro infrangibile…
-Ti correggo: una sfera di vetro infrangibile, il che ci impedisce di evadere passando sottoterra.
-Konoha è stata opportunamente svuotata di ogni abitante eccetto le sottoscritte. Potremmo sperare che i belli addormentati là fuori si sveglino e ci liberino…
-Purtroppo, visto come Telulu li tiene prigionieri, anche questa possibilità è da scartare.
Le due volsero lo sguardo all’esterno del villaggio. Sparpagliati ovunque intorno a Telulu vi erano i cittadini di Konoha precedentemente ipnotizzati da Cyprine: divisi in gruppi di cinque o sei persone, il loro stato di sonno profondo era stato rafforzato da ciò che li teneva legati, delle radici che regolarmente spruzzavano del gas rosso probabilmente soporifero. Un loro immediato risveglio era praticamente impossibile.
-Motivo principale della nostra preoccupazione sono le Telulun, di cui il villaggio è praticamente infestato. Non possiamo distruggerle una per una perché ci metteremmo troppo tempo…
-E nemmeno bruciarle in massa, per ovvi motivi.
-Possiamo lasciar cadere questo argomento?… A scandire le due ore che ci separano dalla sconfitta c’è l’antenna installata in cima alla serra, che assorbe i raggi del sole e li riflette potenziati sulle Telulun, accelerandone la fioritura.
Con un profondo respiro, le due kunoichi si sdraiarono sul cornicione, a faccia in su, osservando distrattamente il cielo.
-Sai Tenten, potremmo cominciare distruggendo l’antenna. Almeno risolveremmo il problema delle piante.
-Potresti aver ragione, Sakura. Piuttosto che starcene con le mani in ma…- Tenten si alzò di scatto, facendo quasi precipitare Sakura dal tetto per lo spavento -ma cosa dico? Sakura, tu HAI ragione! Ecco la falla che stavamo cercando!
-Di cosa parli?
-Pensaci bene! Quell’apparecchio cattura i raggi del sole, ma in teoria sarebbe impossibile, dato che il vetro della serra è troppo spesso perché ciò accada. Quindi i casi sono due: o l’antenna è davvero così potente…
-…oppure è direttamente collegata con l’esterno. Sbarazziamocene, e avremo la nostra via d’uscita. Perché stiamo ancora qui a perdere tempo?

Hinata iniziò a dubitare delle proprie abilità di nuotatrice, ma non si fermò. Nonostante la pressione dell’acqua quasi impossibile da sopportare, nonostante i polmoni le stavano praticamente per scoppiare, la giovane continuò ad avanzare attraverso una delle braccia della gigantessa acquatica che rappresentava la volontà di Petirol. Obiettivo: Cyprine, intrappolata in uno stato catatonico all’interno di una sfera d’energia, posizionata nello stomaco della gemella.
A metà del percorso, Hinata iniziò a sentirsi strana. Stava per perdere i sensi, ma al contempo era cosciente. Provò ad attivare il Byakugan, ma quelle che si ritrovò di fronte non erano illusioni immateriali. Erano… ricordi.
Alla sua sinistra, una bambina dai capelli e gli occhi blu, tutta intenta a disegnare con dei pastelli un quadretto familiare su un foglio bianco: un uomo, una donna e due bambine che si tenevano per mano.
Alla sua destra, la stessa bambina diventata ragazza, in piedi sull’uscio di una casa: vestita di un lungo abito e un cappello nero da diplomata, stava abbracciando commossa due persone, probabilmente i suoi genitori.
Entrambe le situazioni però si concludevano in maniera ugualmente brutta. Nella prima, una donna rubava il disegno dalle mani della bimba e dopo averla sgridata lo strappò in piccoli pezzi. Nella seconda, la ragazza e i genitori, dopo una breve discussione, si separavano senza salutarsi, con il padre che urlando sbatté la porta in faccia alla figlia.
I due ricordi si mescolarono, formando l’immagine di un’adolescente dai capelli rossi rintanata nell’angolo di una stanza vuota: raggomitolata su sé stessa, le braccia a stringere le ginocchia portate al petto, stava piangendo.
Mossa a compassione, Hinata allungò una mano a toccare la spalla della ragazzina.
Non appena la sfiorò, questa girò la testa di centottanta gradi, e la fulminò con lo sguardo.
-Hai visto anche troppo.
L’illusione svanì. Cessato il suo attacco indirizzato alla cascata, Petirol ricostruì le sue braccia e schiacciò Hinata fra le mani, intrappolandola in una morsa d’acqua.
La kunoichi però conosceva un sistema per liberarsi.
“Hakke Koushou!”
Coi palmi delle mani generò un’onda d’urto che spazzò via l’acqua davanti a sé. Quindi ripeté la tecnica alle sue spalle per darsi la propulsione necessaria a compiere un balzo in avanti, proprio in direzione di Cyprine. Infine, con le energie residue, Hinata concentrò il chakra nelle mani, intorno alle quali si formarono due piccoli leoni azzurri.
-JUHO… SHOSHIKEN!!!
I due leoni colpirono la sfera: se il primo la crepò soltanto, il secondo riuscì a frantumarla.
-No…
L’urlo di Petirol si dissolse come il suo corpo liquido, che precipitò nel lago trascinando con sé le due ragazze.

Seduta sulla sua ninfea gigante, Telulu era intenta ad osservare con un binocolo le mosse delle avversarie. Come poteva vedere, Sakura e Tenten stavano correndo sulla parete di vetro, evidentemente dirette verso l’antenna sulla cima.
-Povere sciocche, si illudono che io non abbia previsto questa loro mossa. Ormai dovrebbero saperlo, noi Witches 5 abbiamo sempre un piano B come garanzia di vittoria.
La strega scese dalla sua postazione, si avvicinò ad un quadro comandi collegato alla serra e tirò una leva verso il basso.
-Primo, facciamo sparire la metà inferiore della serra. Secondo… tu, vai a metterti in posizione.
Obbedendo, la ninfea si richiuse su sé stessa e sprofondò sottoterra.
-E terzo, aspettiamo. Quando le due ninja saranno abbastanza vicine all’antenna, richiamerò la serra all’interno delle capsule oplà. Così, senza più un appoggio sotto i piedi… o sopra i piedi, visto che ora sono praticamente a testa in giù… non potranno far altro che precipitare, direttamente nelle fauci di… ma?!?
Telulu si frugò nelle tasche. Poi nei capelli. Poi nelle scarpe. Poi fin dentro i vestiti.
Poi si ricordò.

-Puoi farmi vedere come funzionano?
-Ma certamente… così magari rischio di far sparire tutto per sbaglio. Per chi mi hai presa, non sono mica nata ieri!
E per buona misura Telulu lanciò le due capsule il più lontano possibile nella boscaglia alle sue spalle.

-Sakura… che tu sia maledetta!!!
E la strega dai capelli verdi si gettò fra i cespugli e l’erba alta, alla disperata ricerca di quello che aveva buttato via.

Passarono diversi minuti prima che le acque del lago si calmassero del tutto.
Esausta come mai in vita sua, Hinata era sdraiata a pancia in su sulla riva a riprendere tutto il fiato che aveva speso.
Di fianco a lei c’era Cyprine, nelle medesime condizioni.
-…gra… …grazie…- disse dopo un po’ la strega, con molta fatica -temevo… di non riuscire più… a liberarmi…
-P-prego…- Hinata si mise a sedere, subito imitata dalla nemica -m-mi dispiace… Cyprine…
-Per cosa?
-Per Petirol. Ho… visto i suoi ricordi, prima… e un po’ posso capirla. Come ci si sente, ad essere ignorati… e a desiderare attenzione da parte degli al… !!!
La mano sinistra di Cyprine scattò improvvisa sul collo di Hinata, per strangolarla.
-Piccola sgualdrina, tu non capisci proprio niente! Puoi essere timida ed emarginata quanto vuoi ma ti basterebbe un semplice colpo di tosse per farti notare… Io invece ho gridato, non sai quanto, ma nessuno a parte mia sorella si è mai potuto accorgere di me! Anzi peggio, nessuno ha mai VOLUTO accorgersi di me! Nemmeno… nemmeno mamma e papà! La tua compassione o quella di chiunque altro non potranno mai aiutarmi!
Con l’altra mano, Cyprine strattonò via il braccio sinistro da Hinata, cercando poi con tutta sé stessa di tenerlo fermo.
-Sbaglio o hai un compagno ferito da soccorrere? Vai, corri!
-…ah, giusto, Shino-kun!
Ancora scossa, Hinata si alzò in piedi e senza farselo ripetere si allontanò.
-Petirol, quante volte dovrò ripetertelo ancora?! Noi non dobbiamo uccidere nessun…
Cyprine si zittì di colpo. Una lacrima le stava scendendo dall’occhio sinistro, seguita poi da molte altre.
-…Petirol, perdonami.
-No, no, perdonami tu. È che… Cyprine, io non ce la faccio più!!! Io voglio uscire da qui! IO VOGLIO ESISTERE!!! Voglio… esistere…
-Shh. Tu esisti, sorella. Quello che quei due ninja hanno fatto riemergere è un passato che non conta più. Anche se non hai un corpo tuo, ora tutti possono fare la tua conoscenza. Ti ricordi quando quegli psicologi da strapazzo hanno sentito la tua voce per la prima volta? O quando mamma e papà hanno finalmente potuto vederti, nello specchio?
-Sì…
-E ti ricordi com’è stato bello il modo in cui gliel’abbiamo fatta pagare a ciascuno di loro, per le sofferenze che ci hanno costrette a subire?
-…sì, è stato bellissimo.
Cyprine si trascinò verso il lago per guardarne il riflesso. Per una frazione di secondo le sembrò di vedere nient’altro che sé stessa, ma subito il volto della gemella le apparve al posto del suo, riportando le cose alla normalità.
-Sono contenta che ti sia ritornato il sorriso. Fatti coraggio, quando tutti i cristalli saranno in nostro possesso sono sicura che in un modo o nell’altro potrai avere finalmente un corpo tutto per te.
-Ti ringrazio tanto, sorella. …però, come facciamo adesso? Con l’incantesimo di prima ho consumato tutta la nostra energia, e Hinata o Shino devono avercene ancora un po’… Temo che per noi sia arrivato il momento della sconfitta…
In quel momento, un rumore di passi giunse dalla boscaglia alle spalle della strega.
-Se è davvero arrivato, lo scopriremo subito.

Dopo tanto frugare e tante zolle sollevate, finalmente Telulu ritrovò le due piccole capsule bianche.
-Eccole qui… Uff, mi sono presa proprio un bello spavento… Basta, non pensiamoci più. Ci sono due cristalli da prendere.
Coi pollici Telulu schiacciò il tasto sulla cima delle capsule, e in un attimo sia la sfera di vetro che l’immensa piantagione di Telulun svanirono cedendo il posto a un gigantesco nebbione. La ragazza vi si addentrò.
-Spero che il mio cucciolo abbia gradito la colazione. Oh, eccolo che arriva! …no, un attimo…
Un’ombra emerse dalla nebbia, ma al contrario delle aspettative della strega si rivelò invece un grande oggetto metallico, nero, e circolare, che rotolò fino a lei per poi fermarsi come una monetina. Un pezzo dell’antenna a raggi solari.
Subito dopo si avvicinò di corsa una seconda figura, questa volta umana.
-No… NO! E va bene Sakura, mi hai fregata una volta ma non succederà di nuovo! MANDRAGOLA BUSTER!!!
Telulu alzò un braccio e dai suoi polsi partirono delle liane. Che in un batter d’occhio vennero amputate da dei kunai, lanciati al volo da Tenten. Telulu alzò l’altro braccio, ma era ormai troppo tardi: Sakura la raggiunse…
-SHANNAROO!!!
…e le piazzò un pugno micidiale allo stomaco.

Shikamaru tentò di correre fuori dal tempio, ma due bracci meccanici gli rinchiusero il portone di pietra in faccia lasciandolo chiuso all’interno. In compagnia di Eudial.
-Merda!
-Come mai imprechi, Shikamaru? Siamo quasi completamente al buio, la situazione dovrebbe esserti favorevole… a meno che tu non abbia necessariamente bisogno di luce per avere ombre da manipolare, ho indovinato?
Per tutta risposta, Shikamaru sbatté un pugno sul portone.
-Ho indovinato. Bene caro mio, direi di dare inizio al nostro duello.

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Capitolo 35
*** Streghe Contro Ninja – Sesta Parte ***


Streghe Contro Ninja – Sesta Parte

-Non così in fretta!
Shikamaru si voltò di scatto, constatando solo in quel momento che l’atrio del tempio non era completamente immerso nell'oscurità: tra lui e Eudial, abbandonata sul pavimento di pietra c’era ancora la torcia che aveva acceso poco prima, che illuminava la stanza come un piccolo falò.
-Prima devi spiegarmi un bel po’ di cose! Perché nel messaggio registrato che hai lasciato di sotto hai mentito, dicendo che c’erano trappole dietro l’ingresso? A cosa è servito quel finto masso rotolante nei sotterranei? E soprattutto, perché hai allontanato Ino in quel modo?
Eudial finse di pensarci un po’ sopra, prima di rispondere.
-E va bene, immagino di doverti delle spiegazioni. Tu, però…- la strega imbracciò saldamente l’Heart Buster -non provare a far mosse azzardate. Detesto essere interrotta.

Telulu non aveva idea di cosa ci facesse sdraiata per terra. Ricordava solo di esser stata messa KO da un pugno diretto allo stomaco, poi più nulla. La prima cosa che vide aprendo gli occhi furono dei fiori rossi, recisi e sparpagliati a terra; seguirono poi i tanti cittadini di Konoha, che ancora dormivano della grossa; al campo visivo di Telulu si aggiunse infine la ninja dai capelli rosa, Sakura, che invano stava cercando di risvegliare i suddetti abitanti.
-Non riesco a capire, perché non si svegliano?
-Perché… oltre che dalle mie Telulun- biascicò la strega, avvertendo una fitta allo stomaco -sono stati ipnotizzati anche da Cyprine. L’effetto di una combo simile dovrebbe durare ancora… vediamo… ventiquattro ore. O quarantotto, non ricordo.
-Accidenti… anzi no, poco male. Ciò che conta, è che finalmente tu non nuocerai più a nessuno.
-Ah sì? A me invece pare proprio il contrario…
Telulu si mise in piedi baldanzosa, ma bastò un gesto di Tenten, fino a quel momento seduta in disparte, a farla tacere.
-Mentre eri svenuta ti abbiamo perquisita e disarmata di tutte le tue provette colorate che tenevi nascoste. Inoltre, ti sconsiglio caldamente di riprovare quel trucchetto delle liane che ti escono dai polsi. A meno che tu non voglia deliberatamente saltare in aria.
-COSA???
La strega alzò entrambe le braccia, e subito vide appiccicate attorno ai polsi due carte con disegnati sopra dei simboli neri.
-Si tratta di carte bomba speciali, che esplodono solo quando vengono rimosse. L’unico modo che hai per liberartene e sopravvivere sarebbe quello di amputarti le braccia, ma dubito che tu sia così disperata.
La ragazza dagli occhi verdi restò immobile per diversi secondi, indecisa sul da farsi. Poi, come per dichiararsi sconfitta, si lasciò cadere a terra in ginocchio.
Per nulla impietosita, Tenten la afferrò per una spalla e la costrinse brutalmente a rialzarsi.
-E adesso che volete farmi?
-Ti portiamo con noi, ovvio. Dobbiamo vedere se i nostri compagni hanno bisogno di una mano, e nel frattempo ti teniamo d’occhio.
Così, il trio di ragazze lasciò Konoha e si incamminò, lentamente considerato che Telulu non era proprio nelle condizioni di correre. Ad un cento punto il percorso si divise: a sinistra, segni di pneumatici sul terreno e rami spezzati causati dall’automobile di Eudial; a destra, alberi piegati e in alcuni casi completamente sradicati dalla furia omicida di Choji.
-Bene- disse Sakura -quale scia di distruzione seguiamo?
-…buffo, sapete?
Fu Telulu, a testa bassa, a parlare.
-Prima mi avete detto che non avrei fatto più male a nessuno. Buffo davvero, considerando che da quando è iniziata questa storia io non ho fatto praticamente niente.
-Ma di che diavolo parli?- sbraitò Tenten.
-Sono le mie adorate piantine, a lavorare per me. Io mi limito solo a dar loro degli ordini.
-“Adorate piantine”? Se davvero gli vorresti bene non le lasceresti a sacrificarsi per te senza battere ciglio!
-MA IO GLI VOGLIO BENE! Proprio come mio padre voleva bene a me…
La terra iniziò a tremare improvvisamente sotto i piedi delle tre ragazze, che vennero poi sbalzate lontano da qualcosa emerso dal sottosuolo.
Un gigantesco fiore dai petali bianchi.
-Gyga Telulun! Sapevo che non saresti rimasta a Konoha in eterno!
-Gyga Telulun? Che cos’è?
-E cos’è questa storia di tuo padre?
Con l’indice a far segno di “no”, Telulu si rimise in piedi, di nuovo sorridente.
-Troppo tardi, carine. Mi sa che racconterò la storia della mia infanzia a qualcun altro. Adesso Gyga Telulun, sii gentile, prendi i loro cristalli. E già che ci sei… falle pure a pezzi.

-Cominciamo dalla prima domanda. Perché ho detto che c’erano degli Heart Buster nascosti dietro l’ingresso principale… Beh, pensavo che tu ed Ino vi foste sentiti degli idioti, ad essere caduti in una banalissima buca, così vi ho voluto dare un motivo di consolazione. Sono stata gentile, no?
-Gentilissima, davvero…
-Grazie, troppo buono. Prossima domanda: il percorso che avete incontrato nei sotterranei…
Eudial premette sul grilletto dell’Heart Buster: Shikamaru schivò appena in tempo il colpo tuffandosi a terra, per poi rintanarsi dietro una colonna.
-Ehi! Non si era detto che odi essere interrotta?
-Non se mi interrompo da sola. Dicevo, tutte le cretinate che ho installato di sotto hanno avuto il semplice scopo di farvi perdere tempo, e di conseguenza farne guadagnare a me.
-Per costruire nuove trappole?
-No, per dormire! Ho passato tutta la notte a pianificare la mia strategia e a decorare questo tempio per l’occasione, era solo giusto che mi concedessi almeno una mezz’oretta di sonno. E, per essere certa di svegliarmi in tempo, ho piazzato in un certo punto del vostro cammino dei sensori, che al vostro passaggio avrebbero fatto suonare la mia sveglia personalizzata. Riguardo la tua ultima domanda, ci sono almeno tre ragioni per cui ho allontanato Ino dal nostro scontro: la prima…
Dal suo nascondiglio Shikamaru udì degli strani rumori dalla direzione di Eudial, come se la strega stesse armeggiando con una certa difficoltà con qualcosa. Il ragazzo si affacciò brevemente, giusto il tempo di vedere l’Heart Buster ancora puntato addosso ed evitare per un soffio un nuovo colpo a sorpresa.
-Ho solo due braccia, ma so benissimo come sfruttarle- detto ciò Eudial bevve un sorso di caffè da un termos che aveva appena aperto, lo richiuse e lo ripose nella sua borsa a tracolla -allora, prima ragione…

-Sei proprio sicuro di non volere una mano, Shino-kun?
-Ti ringrazio, Hinata, ma non sono ridotto così male da non riuscire a camminare.
Hinata si appuntò mentalmente di concedersi almeno un paio di giorni di riposo. Reduce dallo scontro con Petirol, la Hyuuga era tornata di corsa alle cascate, si era arrampicata sulla parete rocciosa, aveva recuperato l’ancora dolorante Shino dentro la grotta, e con lui aveva ripercorso il tragitto all’incontrario.
-Tu piuttosto, saresti dovuta rimanere a guardia di Cyprine… e Petirol. Sei stata imprudente a lasciarle da sole.
-Lo so. Mi dispiace, Shino-kun. Mi sono lasciata guidare dai sentimenti, e questo una kunoichi non può permetterselo…
-Non preoccupatevi, Hinata-sama. Ho pensato io a tenerla d’occhio.
Giunti di nuovo sulle sponde del lago, i due ninja ritrovarono Cyprine: dietro di lei, ad immobilizzarla, c’era Neji.
-Neji-san!
-Allora hai risolto il mistero dei raggi rossi- commentò Shino -di che si trattava?
-Ho scoperto una serie di specchi, nascosti fra gli alberi, che al passaggio di Cyprine emettevano quegli attacchi. Sono arrivato qui solo adesso perché mi sono attardato a distruggerli tutti. I loro poteri illusori potrebbero essere pericolosi per i normali passanti.
-Capisco. Hai fatto bene. Se qui non c’è più nulla da fare, propongo di ritornare a Konoha.
I due cugini annuirono.
Il gruppo si addentrò per l’ennesima volta nella macchia d’alberi, con Neji e Cyprine in testa.
-Neji-san- chiese Hinata di punto in bianco, rompendo il silenzio -hai detto che gli specchi avevano dei poteri illusori, giusto? Cosa intendevi esattament…
Neji spinse Cyprine da parte. Poi si girò, e contro ogni logica colpì Hinata e Shino con due onde d’urto generate dalle mani, atterrandoli.
-Intendeva questo- rispose Cyprine.

“Credo di avere abbastanza elementi per iniziare a mettere in piedi una strategia. L’Heart Buster, ringrazio il fatto che la sua canna sia trasparente, sembra funzionare grazie al liquido rosa che contiene: ad ogni colpo sparato corrisponde un tot di liquido consumato. Se ho contato bene e calcolato bene le misure, Eudial dovrebbe avere a disposizione ancora otto colpi, però verifichiamo.”
Shikamaru si affacciò da dietro la colonna e subito si ritrasse.
“Mi correggo: sette colpi. Quindi un Heart Buster caricato al massimo può sparare fino a dieci volte, ma questo al momento non può fregarmene di meno. Non mi pare che il suo zaino o la sua borsa siano grandi abbastanza da contenere un secondo Heart Buster; certo, potrebbe sempre avere un piano di riserva in caso si riduca a corto di munizioni, ma non è fino a lì che voglio spingerla.”
Shikamaru si portò una mano in tasca, e con le dita strinse un piccolo oggetto sferico.
“Devo ridurre i suoi colpi in canna ad uno soltanto, così che non possa avere una contromossa immediata nel caso in cui io fallisca.”
-Ehi, mi stai ascoltando?!
-Sì, sì, ti sento!
Shikamaru rotolò via dalla colonna e si nascose dietro quella vicina, evitando un altro colpo.
“E con questo siamo a sei.”
-Bah, io non ci credo- sbuffò Eudial -comunque, ti stavo dicendo che ho lanciato Ino via dal nostro campo di battaglia prima di tutto per dimezzare il numero dei miei avversari…
-Fino a qui ci sarei arrivato anch’io.
-Non avevo dubbi. Secondo motivo, ed è il più complicato da spiegare: durante il nostro primo incontro, la tua Ino ha dimostrato di sapere molte cose su di me, su Mimete e in generale sulle Witches 5. Perciò, prima di estrarle anche il suo cristallo ho bisogno che lei mi dica tutto quello che sa, e PERCHÈ lo sa.
-E se non volesse parlare?
-Parlerà. In ogni caso, c’è sempre il motivo numero tre.

Quello che solo fino a cinque minuti prima era un normalissimo prato, si era improvvisamente trasformato in una specie di discarica abusiva.
Il robot chiamato Witches Colossus era ridotto ad una informe collina di rottami, sulla cui “vetta” Choji, Kiba e Akamaru erano impegnati nella ricerca di qualcosa. Dopo un breve scavare Choji la trovò e la estrasse: era Mimete, penzolante dalla sua mano come una bambola di pezza.
-Che ne pensi, Choji? È morta?
Il ragazzone la agitò, ben poco delicatamente, prima di rispondere.
-…boh.
-Ma come “boh”? Prima insistevi perché la lasciassimo in vita e ora non te ne frega più niente?
-Beh l’hai detto tu stesso, ci sono sempre le altre streghe a cui chiedere di Hotaru. E poi questa Mimete iniziava davvero a starmi sulle palle.
-I-iniziava? Allora chissà se l’avessi odiata visceralmente…
-Ragazzi, venite a vedere qui!
Choki lasciò Mimete (la quale cadde come un sacco di patate nel buco da cui era stata appena tolta) e con Kiba ed il cane raggiunse Rock Lee ai piedi del rottamaio, davanti ad un grossa parete metallica che un tempo doveva era un fianco del Colossus. Su di esso campeggiava un grande adesivo semistaccato a forma di stella nera, simbolo delle Witches 5.
-Hai scoperto qualcosa di interessante?
-Più che interessante, ma prima guardate questa- Lee lanciò ai due una capsula bianca, che Kiba afferrò al volo -vi ricorda niente?
-Vagamente…
-Io, io me la ricordo!- esclamò Choji, strappandogli la capsula di mano tutto eccitato -con questa si poteva tenere in tasca la navicella spaziale quando non serviva! Me lo ricordo perché è stata la signora Brief a spiegarmi come funziona!…
Al solo pensiero della madre di Bulma e soprattutto della sua cucina lo stomaco di Choji prese a gorgogliare; l’Akimichi lo zittì subito con un pugnetto.
-Buono tu. Secondo voi perché le streghe hanno delle capsule simili? Hanno copiato l’idea?
-Temo che sia molto peggio di così, Choji.
Rock Lee strappò l’adesivo a forma di stella, rivelando ciò che nascondeva: il logo della Capsule Corporation.
-Non ci sono dubbi, questo è il logo della compagnia di Bulma.
-Ma-ma-ma che significa?!- protestò Kiba -cosa c’entra questo con le streghe? Non ha nessun senso!
In quella, un rombo molto forte coprì il discorso dell’Inuzuka.
-Choji, vuoi tenere a bada quella tua pancia una volta per… !
L’Akimichi rispose ingrandendo il braccio destro e gettandosi sui due amici e sul cane per spingerli a terra. Con una buona ragione: una palla di fuoco arrivata dal nulla li avrebbe altrimenti colpiti in pieno.
-Ah… allora era quella cosa a fare quel rumore… Ma che è?
Come a voler soddisfare la sua curiosità, le fiamme della sfera di fuoco si abbassarono quel tanto che bastava per rivelare un veicolo a quattro ruote.
E una ragazza bionda prigioniera al suo interno.

-COSA???
Shikamaru uscì di nuovo da dietro la colonna. Questa volta Eudial non sparò, volendo godersi appieno la faccia sconvolta del nemico.
-Di cosa ti stupisci? Con quel tuo cervellone avresti dovuto capirlo prima di tutti. Mimete non ha alcuna speranza di vittoria contro Choji e gli altri due ninja, anzi a quest’ora sarà sicuramente già morta. Ricordandomi di averle piazzato addosso una cimice durante la nostra precedente visita, ho dato una serie di piccoli ritocchi alla mia automobile di modo che, al mio comando, potesse rintracciarla e fornirle una valida sostituta sul campo di battaglia.
-E cosa avrebbe di tanto speciale la tua macchina?
-Opportunamente dotata di un avanzatissimo pilota automatico, un potente Heart Buster nel cofano, come hai visto tu stesso prima un altrettanto potente Fire Buster al posto del paraurti, e ultimo ma non per importanza un prezioso ostaggio.
-Tu sottovaluti Ino- provò a replicare Shikamaru -se riesce a slegarsi e raggiungere i comandi…
-…una spruzzata di sonnifero la spedirà fra le braccia di Morfeo, visto che il volante e i pedali sono programmati per obbedire solo ed esclusivamente alla sottoscritta. Come vedi, ho pensato praticamente a tutto.
Calò il silenzio. Che dieci secondi più tardi venne interrotto da uno Shikamaru sorridente.
-Mph. Devo ammetterlo, Eudial. Le tue capacità strategiche sono notevoli. Purtroppo devo informarti che hai trascurato la cosa più ovvia.
-La… cosa più ovvia?
-Svegliati, strega. Noi siamo NINJA. Uccidiamo per professione, senza farci scrupoli. Nemmeno se il nemico si fa scudo con un ostaggio. Se Choji, Kiba e Rock Lee saranno costretti ad uccidere Ino per distruggere la tua macchina, allora lo faranno. Hai perso, Eudial.
Eudial fissò Shikamaru ad occhi sbarrati, con in volto un’espressione incredula. La ragazza addirittura prese a scuotere la testa, come per rifiutare una brutta notizia.
Poi, scoppiò in una risata talmente fragorosa da rimbombare in tutto il tempio.
-Cosa ci trovi di divertente?
-Ah ah ah ah ah… Nulla, a dire il vero. È solo che trovo davvero patetico questo tuo bluff.
-Bluff?
-Non fare finta di non capire, o risulti ancora più ridicolo. È vera, la definizione che hai appena dato al mestiere di ninja. Ed è vero che questa definizione può adattarsi a Kiba e Rock Lee. Ma sappiamo tutti e due che non si adatterà mai ad uno come Choji. Ho visto che tu, lui ed Ino formate un bel trio di amici; ho constatato che nonostante si arrabbi facilmente Choji è in realtà un ragazzo mite e gentile; ho fatto due più due e ho capito come prendere il suo cristallo senza subire ripercussioni come è successo l’ultima volta. Quando l’ho aizzato contro Mimete non è stato solo per punirla, faceva tutto parte del mio piano. Choji non riuscirà mai a fare del male ad Ino, quindi resterà inerme a farsi colpire fin quando non avrà più la forza di reagire, ed a quel punto…

Quel che accadde subito dopo, Eudial non ebbe proprio il tempo di evitarlo.
D’altronde la strega non avrebbe mai potuto prevedere che Shikamaru si infuriasse al punto di avvicinarsi a lei di corsa, e soprattutto di spaccarle il setto nasale con un pugno.

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Capitolo 36
*** Streghe Contro Ninja – Settima Parte ***


Nota dell’autore: l’epiteto che Shikamaru rivolge a Eudial non rispecchia affatto il pensiero del sottoscritto, secondo il quale Eudial è una bravissima persona.

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Streghe Contro Ninja – Settima Parte

Da terra, Hinata e Shino fissarono increduli colui che li aveva colpiti a tradimento. Neji, immobile come un automa spento e con gli occhi più bianchi e vuoti del solito. Cyprine gli si avvicinò e gli mise un braccio dietro al collo, accarezzandogli una guancia con fare sensuale.
-Non starò a dilungarmi in tediose e inutili spiegazioni scientifiche. Per farla breve, quando uno specchio viene distrutto, o si autodistrugge a meno che non si conosca la password per disinnescare la bomba a tempo, tutti gli altri specchi sparpagliati nella foresta rilasciano un incantesimo che io e Petirol vi abbiamo inserito. Per intenderci, lo stesso incantesimo con cui vi abbiamo fatto saltare giù dal letto questa mattina. Chiunque si trovi nel raggio d’azione degli specchi cade inesorabilmente vittima dell’ipnosi e diventa schiavo di chi lo ha stregato: ergo, il vostro Neji è ora totalmente in mio poteEEEH…
Un pugno a sorpresa di Neji la prese in piena faccia, spedendola in orbita.
-Neji-san…- disse Hinata rialzandosi -allora stavi bluffando…
-Non proprio, Hinata-sama. Quando lo specchio mi è esploso in faccia ho fatto in tempo a difendermi grazie alla Rotazione Suprema, senza volerlo devo aver disperso parte dell’illusione della strega. La mia coscienza va e viene, senza che io possa far nulla per… GHNN!!!
Neji si strinse la testa dolorante fra le mani, segno che in pochi secondi sarebbe tornato dalla parte della strega. Shino fece per attaccarlo, ma Hinata gli si parò davanti.
-Lo tengo impegnato io, tu pensa a Cyprine!

-INO!
Choji fu il primo a ad accorrere al salvataggio dell’amica, ma fu costretto a fermarsi quando l’auto fece improvvisa retromarcia per puntargli contro un Heart Buster grande il triplo del normale piazzato sul cofano. Nello stesso momento, dall’altoparlante installato sul tettuccio uscì una voce registrata.
“Conoscete il gioco della pallina e dei tre bicchieri? Bene, oggi voglio proporvi una variante molto divertente.”
L’automobile cominciò a girare su sé stessa, sempre più velocemente, mentre le fiamme sparate dal tubo di scappamento la ricoprirono, trasformandola di nuovo in una palla di fuoco.
“Le regole sono semplicissime. Adesso l’automobile inizierà ad attaccarvi e voi dovrete sconfiggerla, distruggendo la parte anteriore. Però dovete indovinare dove si trova: se sbagliate e colpite la parte posteriore, la vostra amica potrebbe farsi mooolto male. Ovviamente potete anche decidere di non giocare e da bravi bambini farvi estrarre i cristalli senza reagire, in questo modo nessuno si farà male. Detto ciò, abbia inizio la partita!”

Non si era ancora ripresa dal pugno in faccia, che subito Cyprine doveva vedersela con un assalto di coleotteri cortesia di Shino.
-Allora non vuoi proprio lasciarmi in pace! Blue Shock Buster!
Il fulmine di Cyprine disperse lo sciame e centrò in pieno Shino. Che svanì in una nuvoletta. La strega si girò d’istinto, ma troppo tardi: il vero Shino, sostituitosi con gli insetti raggruppati, le piovve addosso afferrandola per la vita e con il suo peso entrambi si schiantarono prima contro i rami di un albero e poi, malamente, al suolo.
-La tecnica della sostituzione, ma certo… Anche la bionda col ventaglio mi aveva fregata allo stesso modo… Ma pensavo funzionasse solo con gli oggetti inanimati…
-Evidentemente eri informata male. Arrenditi Cyprine, per te è fini…
-COL CAVOLO! Neji, vieni subito qui! È un ordine!
Anche se piuttosto distante, lo Hyuuga rispose al comando e liberatosi di Hinata con uno sgambetto accorse in aiuto di Cyprine, gettandosi su Shino con violenza. Fece per ingaggiare un altro scontro corpo a corpo, quando di nuovo ritornò in sé, con disappunto della strega.
“Dannazione! A questo punto c’è solo una cosa che posso fare…”
Cyprine frugò nei vestiti e prese qualcosa che allacciò in fretta alla mano destra, appena prima che Neji si voltasse a guardarla minaccioso.
-Hai commesso un gravissimo errore a ordinarmi di venire qui, strega. Non intendo seguire i tuoi ordini un secondo di più!
Neji scattò. Anche se un po’ impacciata, Cyprine scattò a sua volta.
-ORA O MAI PIÙ!
Accadde tutto nel medesimo secondo di tempo: Neji affondò due dita all’altezza della spalla di Cyprine, mentre Cyprine premette il palmo della mano all’altezza del cuore di Neji. Il doppio impatto fece scaraventare ninja e strega parecchi metri in direzioni opposte, lasciando nel punto dello scontro un piccolo solco circolare.
Il primo a rimettersi in piedi, dopo qualche minuto di silenzio, fu Neji.

Per nulla intimorito dalle regole del “gioco”, Choji si sgranchì le nocche pronto all’azione.
-Mh. Non possiamo vedere dove si trova Ino… ma possiamo sentirla!
L’Akimichi ingigantì una mano e afferrò saldamente la macchina.
Un secondo più tardi era chinato sulla riva del fiume più vicino con la suddetta mano immersa nell’acqua, nel disperato tentativo di raffreddarla.
-Ffffuuu… Ahhhh… Adessohh sohh… come si sentehh… una bistecca grigliatahh…
-Choji, levati di lì!
Vedendo Kiba e Lee scavalcarlo e raggiungere con due salti la riva opposta, Choji non si fece ripetere l’ordine due volte: la macchina lo sfiorò di pochissimo e finì dritta nel fiume, sollevando una gran quantità di vapore.
-Ecco fatto- dichiarò Kiba, mani sui fianchi -questo dovrebbe spegnerlAH?!
Una gran quantità di vapore, ma niente altro. Il fuoco era talmente potente che non solo l’acqua del fiume non riusciva a spegnerlo, ma nemmeno a toccarlo.
La sfera di fiamme uscì dal fiume e puntò dritta verso Choji, che per salvarsi dovette a malincuore mettersi a correre e poi arrampicarsi in cima all’ammasso dei rottami del Witches Colossus. Rock Lee, Kiba ed Akamaru lo raggiunsero poco dopo, ma stranamente la macchina di Eudial lì lasciò stare.
-Sembra che quella cosa ce l’abbia con te, Choji- dedusse Kiba -non fa che venirti addosso. Chissà poi come fa a muoversi da sola!
-Soprattutto, chissà come se la sta cavando Shikamaru con Eudial. …mh?
Kiba e Lee fissarono l’amico un po’ sorpresi.
-Aspetta, quando sei partito a caccia di Mimete Shikamaru non ci aveva ancora dato direttive, come fai a sapere che si sta occupando lui di Eudial?
-Non sono intelligente quanto lui, ma lo conosco abbastanza… Attenti!
Choji travolse i due compagni, ed Akamaru, e tutti e quattro rotolarono malamente giù dai rottami. Per una buona ragione: l’Heart Buster della macchina aveva appena sparato un colpo a tradimento.
-Ehi tu, macchina-palla-di-fuoco-quello-che-sei- sbraitò Kiba, sempre lui -solo perché ci siamo fermati trenta secondi non vuol dire che non vogliamo più giocare! Cavolo, non posso credere di averlo detto…
-L’ho trovato! Ho trovato il suo punto debole!- esclamò Lee, che steso a pancia in giù come un indiano stava osservando i movimenti dell’automobile -bisogna colpirla da sotto, è l’unico punto scoperto dalle fiamme! Kiba e Akamaru, questo è il vostro campo!

Hinata raggiunse gli altri quando era ormai tutto finito. Sulla sinistra, Shino era seduto con la schiena contro un albero a riprendere fiato; al centro, Neji era chino dentro il solco ad esaminare un piccolo oggetto caduto dopo l’impatto; sulla destra, Cyprine era stesa a terra scompostamente, all’apparenza morta. La Hyuuga si diresse decisa verso Cyprine: memore dei precedenti avvertimenti di Shino, non voleva più commettere l’errore di lasciare la nemica da sola.
Così facendo però commise un errore più grave.
Se ne rese conto quando si sentì colpire alla schiena e vide il proprio cristallo del cuore abbandonarle il corpo.
Prima di cadere e perdere i sensi, Hinata incrociò lo sguardo con quello inespressivo di Neji, e gli vide stretto nella mano un gioiello nero a forma di stella.
-Come stavo dicendo prima di essere interrotta- ridacchiò Cyprine con un filo di voce -il vostro Neji è ora totalmente in mio potere.

-Hai detto bene, Lee. Choji, attira quella macchina in un vicolo cieco!
-Un… vicolo cieco? E dove lo trovo?
-Lo costruisci! Prendi i rottami del robottone di prima e usali per chiudere la macchina dentro un recinto, o qualcosa del genere! Poi io e Akamaru andremo sottoterra e la perforeremo! Forza, muoversi!
Kiba e Akamaru si allontanarono. senza nemmeno lasciar a Choji il tempo di obiettare. Non che ne avesse comunque, visto che la palla di fuoco gli stava di nuovo venendo addosso.
Choji però non si mosse. Gli ordini vaghi di Kiba stavano per mandarlo nel panico, ma una pacca sulla spalla e un pollice alto di Rock Lee lo tranquillizzarono.
-Non preoccuparti, ti do una mano!
Lee saltò di nuovo in cima ai rottami e setacciò l’area con lo sguardo, mentre Choji riprese a correre.
“Ci dev’essere qualcosa adatto allo scopo! Vediamo… Vediamo…” -Trovato! Choji, fatti inseguire lì dentro!- gridò, indicando un gigantesco tubo di metallo, il Witches Vacuum, nel quale lo stesso Lee era quasi stato risucchiato per colpa di Mimete -al resto ci penso io!
Choji deglutì, ma fece come detto e si tuffò nel cilindro subito inseguito dalla macchina, la cui presenza rese l’ambiente caldo come una fornace. Arrivato in fondo e di nuovo alla luce del sole, dopo una corsa che sembrava eterna, Choji si ritrovò di fronte una parete d’acciaio curva. E Rock Lee in cima ad aspettarlo.
-Presto, salta qui!
L’Akimichi obbedì, afferrando la mano dell’amico che lo aiutò a salire. Subito dopo, la palla di fuoco uscì anch’essa dal tunnel e andò a sbattere contro la parete, fermandosi.
-Grazie… Lee… Ma questa cosa su cui stiamo…
-È una gamba del robot. Era dritta, così l’ho piegata un po’ con un paio di calci ben piazzati. E l’apertura di un altro paio di porte del mio chakra… Quel che conta è che adesso abbiamo il nostro vicolo cieco, non ci resta che chiuderlo.
Choji stavolta sapeva bene cosa andava fatto: diventato gigante, prese il Witches Vacuum e lo posizionò di traverso, per non dare alla macchina alcuna via d’uscita.
-Ooo-kay!- esultò Kiba, impaziente di entrare in azione -cominciate a contare, fra cinque secondi esatti quella macchina infernale sarà un ricordo!
Kiba e Akamaru rispolverarono addirittura la loro tecnica più pericolosa: la trasformazione combinata in un lupo gigante a due teste. La creatura scavò e andò sottoterra, mentre Choji tenendo ben fermi i pezzi del Colossus prese a contare mentalmente.
Qualcosa ruppe però la sua concentrazione. Durò una frazione di secondo, ma l’Akimichi vide chiaramente un paio di occhi terrorizzati attraverso il finestrino del tettuccio.
In preda al panico, Choji scagliò lontano le parti del robot, e senza volerlo pure Rock Lee, e spostò l’automobile ustionandosi le mani.
Subendo subito dopo l’attacco di Kiba e Akamaru, che non potendosi fermare lo azzannarono in pieno petto.

Eudial si portò una mano sul naso, trovandosela poi macchiata di sangue. La strega fissò con odio Shikamaru, che intanto aveva imbracciato l’Heart Buster, cadutole nella colluttazione.
-Buffo, ora sono io a fare domande davanti a un fucile puntato addosso. Che cazzo ti è preso? Ho detto qualcosa di osceno? Ti ho forse insultato? Ho forse insultato Choji? Non mi sembra!
-Appunto. Hai fatto qualcosa di molto più grave.
-Sarebbe?
Shikamaru sbuffò dalle narici, prima di rispondere. Era davvero incazzato.
-È capitato spesso, che bulli o semplici idioti si prendessero gioco di Choji e lo prendessero in giro. Per la sua mole, o la sua lentezza o altre stronzate del genere. Io non l’ho mai difeso. Sapevo che Choji se solo voleva poteva difendersi da solo. Ma questa… questa è la prima volta in assoluto… che una puttana come te osa approfittare del buon carattere di Choji per i propri scopi. Non dovevi farlo, Eudial.
Il ninja premette il dito sul grilletto. Ma non uscì nessuno sparo.
-È inutile, quel grilletto riconosce solo le mie impronte digitali.
-Poco importa. Ti ho disarmata e tanto basta.
Eudial annuì, come ad ammettere in silenzio le qualità dell’avversario. Non avendo apparentemente altre frecce al proprio arco, la strega dai capelli rossi tirò di nuovo fuori dalla propria borsa a tracolla il thermos e ne svitò il tappo.
-Ancora il caffè? Non ti ho svegliata abbastanza rompendoti il naso?
-Mi hai svegliata anche troppo. E ti ringrazio, altrimenti non sarei stata abbastanza lucida per pensare a QUESTO!
Eudial rovesciò tutto il caffè sulla torcia abbandonata sul pavimento, immergendo l’atrio del tempio nel buio più totale. Shikamaru cercò di concentrarsi sul rumore dei passi della nemica, ma purtroppo scoprì che la stanza produceva eco, lasciandolo del tutto spaesato.
-Suppongo che nel tuo mondo primitivo non siano molto diffusi gli occhiali infrarossi- gridò Eudial -servono a vedere nel buio, in parole povere. Quindi io ti posso vedere, ma tu non puoi vedere me. E non puoi nemmeno sapere da dove arriva la mia voce, a quanto pare. Potrei essere ovunque in questo momento, persino… alle tue spalle!
Uno sgambetto rotante fece perdere l’equilibrio a Shikamaru, che perse il possesso dell’arma subito tornata nelle mani di Eudial. La quale sparò un colpo, che Shikamaru evitò a pelo rotolando via, per poi rialzarsi.
“Meno quattro colpi. Devo stare attento a come mi muovo, se vado a sbattere in un angolo per me è la fine.”
Il ninja procedette a braccia sollevate. Nel momento in cui entrò in contatto con una colonna, fermandosi per un istante, Eudial sparò di nuovo: Shikamaru si abbassò, salvandosi per il rotto della cuffia.
“Meno tre.”
Shikamaru si allontanò dalla colonna. Proseguendo a tentoni ne toccò un’altra, ma questa volta finse di abbassarsi: come sospettava, il segunte sparo della strega gli passò in mezzo alle gambe.
“Meno due! È il momento!”
Il ragazzo indietreggiò senza indugio, finendo per sbattere la schiena contro una parete e scatenando le risa di Eudial.
-Game Over, Shikamaru. È stato un piacere duellare con te.
L’Heart Buster fece fuoco. Una gran luce inondò la stanza. Un cristallo galleggiava di fronte al petto di Shikamaru.
Eudial aveva vinto.

Ma non poté andare a ritirare il premio.
Non riusciva a muoversi.
Abbassò lo sguardo, e capì tutto.
Una linea fatta d’ombra collegava lei a Shikamaru.
-MA VAFFA…
-Adesso sei tu quella che impreca- sputò Shikamaru, trattenendosi faticosamente dal ridere come una iena. Grazie alla vicinanza, il cristallo del cuore gli era rientrato spontaneamente nel petto.
-Ma… ma come? COME?!?
-Davvero credi che io non ci abbia mai pensato? Che nessuno nel longevo clan Nara, manipolatore di ombre, abbia mai pensato a come sfruttare le proprie abilità anche al buio? È qui che entrano in gioco le bombe di luce.
Eudial seguì lo sguardo di Shikamaru. Ai piedi del ragazzo c’era un piccolo oggetto sferico, rotto in due parti.
-L’ho fatta esplodere un secondo prima che venissi colpito.
-Per far sembrare che la luce venisse dal colpo andato a segno…
-…e farti abbassare la guardia. A proposito, ti ringrazio per avermi fatto incazzare prima. Altrimenti non avrei avuto la forza di volontà necessaria per tenere attivo il controllo dell’ombra senza il cristallo a tenermi cosciente.
Eudial non sapeva più cosa dire, ma cercò comunque un appiglio di salvezza.
-Bene, mi tieni immobile. E poi? Che altro vuoi fare?
-Ooh scusa, non te l’ho detto? Col controllo dell’ombra posso anche obbligare chi ho intrappolato a ripetere i miei movimenti.
Eudial deglutì. Aveva capito.
-Il tuo fucile obbedisce solo alle tue impronte digitali, giusto?
Shikamaru mimò un gesto. Il gesto di girare l’Heart Buster, puntarlo contro il proprio petto, e sparare.
Una nuova ondata di luce invase la stanza. Shikamaru annullò il controllo dell’ombra, con soddisfazione.

Soddisfazione che si tramutò in terrore.
Terrore condiviso anche da Eudial.
La strega si voltò, levandosi gli occhiali per essere sicura che la vista non la stesse ingannando.
Alle sue spalle non c’era niente.
-Il mio cristallo… Dov’è… Dov’è il mio cristallo?

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Capitolo 37
*** Streghe Contro Ninja – Conclusione ***


Se leggendo vi sembra che manchino dei pezzi… beh, avete ragione.

Tranquilli, tutto verrà spiegato a tempo debito!

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Streghe Contro Ninja – Conclusione

Pian piano la luce all’interno del tempio andò affievolendosi. Lo shock di Eudial, invece, sarebbe anche potuto durare per ore. Immobile in una posizione scomodissima per il collo, la strega stava ancora ostinatamente fissando il nulla alle sue spalle, nella speranza di vedere un cristallo che non c’era.
Anche Shikamaru, dietro di lei, era rimasto sconvolto. Ma per un’altra ragione.
Nella canna dell’Heart Buster imbracciato da Eudial c’era ancora un po’ di liquido.
“Merda!!!”
Mantenendo la calma, per quanto possibile, il ninja andò con la mente a ritroso nel tempo, per capire dove avesse sbagliato.
“Sono sicuro di aver contato tutti gli spari, non ne ho mai saltato un… Ma che idiota sono?!”
Shikamaru si era ricordato il momento in cui per pochi istanti era entrato in possesso dell’Heart Buster e aveva provato a sparare: non era partito nessun colpo, ma il suo cervello l’aveva comunque registrato nel conteggio, causando l’errore.
“Okay… okay… forse non tutto è perduto. Eudial è distratta, se voglio farla fuori è meglio agire ADESSO!”
Shikamaru afferrò un kunai e lo scagliò verso la testa di Eudial. Tranciandole solo qualche capello, poiché la strega aveva udito il rumore alle sue spalle e si era tuffata a terra all’ultimo secondo. Eudial fece per sparare, ma si trattenne: anche lei si era accorta che la sua arma era quasi a corto di munizioni.
Nel frattempo l’effetto della bomba di luce di Shikamaru si era esaurito del tutto, e la stanza era ripiombata nel buio. Eudial si rimise in piedi e inforcò di nuovo gli occhiali a infrarossi, ma il suo avversario era scomparso dalla visuale.
-Sei dietro di me, vero?
Eudial pestò un piede a terra, infilzando col tacco le dita di un piede di Shikamaru; nello stesso istante il ninja aveva afferrato la strega per un braccio, ma per il dolore perse l’equilibrio e cadde trascinando con sé la nemica, che gli finì sopra.
Gli finì sopra con l’Heart Buster schiacciato sul petto.
Non poteva vederla nel buio, ma Shikamaru immaginò che Eudial stesse sorridendo trionfante.

“Capisco, quando Neji e Cyprine si sono scontrati quella stella che ha in mano gli ha sottratto il cristallo, e con esso la volontà.”
Shino aveva assistito impotente alla trasformazione definitiva di Neji nel servo di Cyprine. E alla sconfitta della sua compagnia di team, Hinata.
Maledicendosi per non averla aiutata, l’Aburame si aggrappò con le unghie al tronco dell’albero dietro di sé e provò a rimettersi in piedi, ma una fitta di dolore lo fece desistere.
“È inutile che mi opponga, a questo punto. Io sono stanco, mentre Neji è relativamente fresco e pieno di energie. Mi rimane solo un briciolo di chakra…”
Neji si girò di scatto verso di lui ed avanzò a passi veloci.
“…e so qual è il modo migliore per sfruttarlo. Perdonami, Hinata. Questo è il massimo che posso fare per te.”
Un singolo coleottero zampettò fuori dalle sue maniche e si librò in volo.
Subito dopo Neji fu addosso a Shino e gli affibbiò una manata sul petto, sottraendogli il cristallo e ponendo così fine alla lotta.

Kiba e Akamaru sciolsero la tecnica della doppia trasformazione in lupo a due teste e ripresero le loro sembianze. Lo stesso per Choji, che a seguito del colpo subito riprese le sue normali dimensioni e precipitò al suolo con un tonfo.
-CHOJI!!!
Rock Lee accorse in fretta al suo capezzale, e notò immediatamente il doppio segno di morsi che aveva lacerato gli abiti e scavato una brutta ferita sanguinante sul petto e sull’addome dell’Akimichi.
-Choji… Amico… Come ti senti, rispondimiEHI!
Lee fu spinto da parte senza troppi complimenti da un Kiba più che mai imbufalito, che incurante delle condizioni di Choji gli rifilò un pugno. Fortunatamente Lee lo immobilizzò prima che potesse fare altri danni.
-Ma sei impazzito?
-No, LUI è impazzito! Ce l’avevamo quasi fatta, stavamo per distruggere quella macchina diabolica! Perché cazzo ha voluto rovinare tutto?
-…Ino…- biascicò Choji -potevate fare del male a Ino…
-E credi che io non lo sappia? Credi che LEI non lo sappia? Potevamo ferirla gravemente, e allora? Avremmo sconfitto l’avversario e saremmo andati avanti!
-Potevate ucciderla…
-È… è un rischio che dobbiamo correre! È proprio quello che Eudial non si aspett…
Kiba non si aspettava invece l’intervento di Akamaru, che lo spintonò a terra. Togliendolo quel tanto che bastava dalla traiettoria dell’auto di Eudial.
Rock Lee aiutò in fretta Choji a rialzarsi e a scappare in tempo, ma il cane non riuscì ad evitare lo sparo. Quando Kiba sollevò la faccia da terra, il suo Akamaru era ormai steso incosciente. E un cristallo del cuore puro era sospeso a mezz’aria sopra di lui. Evidentemente anche gli animali ne possedevano.
-Akamaru… Questa me la pagherai cara!!!
-Kiba, vieni via di lì!- gli urlò Rock Lee, invano.
L’Inuzuka corse a testa bassa verso la macchina infuocata. Subendo la stessa sorte del suo cane.

Telulu si portò un dito all’orecchio e accese l’auricolare.
-Qui Telulu. Missione compiuta. Ti raggiungo.
Tolto il collegamento, la strega tirò fuori dal vestito un aggeggio simile a un radar cerca sfere, su cui lampeggiava un puntino.
-Mmm… è immobile, quindi ha già finito a quanto pare. C’era da aspettarselo.
Data una carezza al fiore bianco chiamato Gyga Telulun, che sparì sottoterra, Telulu iniziò ad incamminarsi. Due cristalli del cuore puro la seguivano obbedienti, galleggiando a mezz’aria.
-Ottimo lavoro cucciolona, vai pure a spassartela. Ti richiamerò quando avrò ancora bisogno di te… Ooops!
La strega per poco non scivolò in una pozza. Una pozza di sangue.
-Accidenti, quasi cadevo! Spero di non ridurmi mai come loro un giorno…
Telulu se ne andò, stando ben attenta a non inciampare nei corpi di Sakura e Tenten.

Un po’ zoppicante, Cyprine raggiunse Neji e gli tolse dalle mani la stella. Verificato che contenesse tutti e tre i cristalli che voleva, la strega dai capelli blu accese il suo auricolare e come Telulu riferì il messaggio.
-Qui Cyprine. Missione compiuta. Ti raggiungo.
La ragazza si appoggiò quindi al suo nuovo “bodyguard” e chiuse gli occhi, assaporando il piacere della vittoria.
-Uff! È stata dura ma ce l’abbiamo fatta. Shino e i suoi insetti non ci rovineranno più la vita. Sei contenta, Petirol?
Silenzio.
-Petirol? Ci sei?
Silenzio.
-Petirol, come scherzo non è divertente! Mi rispondi sì o no?



Silenzio.
-PETIROL???

L’altoparlante dell’automobile aveva appena finito di irradiare uno dietro l’altro i messaggi di Telulu e Cyprine.
Per Choji e Rock Lee, nascosti in una nicchia fra i rottami, quelle brutte notizie giunsero come un’anticipata sentenza.
-Ho paura che siamo nei guai fino al collo, Choji.
-Lo so… Mi dispiace, è stata tutta coOUFF!
Con ben poca delicatezza Rock Lee schiaffò una mano sulla bocca di Choji, tappandogliela.
-Non pensarci nemmeno, sai? Tu hai fatto la cosa giusta, se non fossi intervenuto Ino sarebbe stata sicuramente sbranata in due bocconi. Semmai è Kiba quello da biasimare, avrebbe almeno potuto avvertirci che stava per eseguire la sua tecnica più pericolosa.
Choji annuì debolmente.
-Se ti può consolare, comunque, sono convinto che anche lui si è reso conto di aver quasi commesso una cavolata.
Lee sporse un attimo la testa fuori dal nascondiglio per sincerarsi che la strada fosse libera. Non lo era: la macchina stava ancora pattugliando i dintorni del prato, ormai ridotto a una distesa di erba bruciata, muovendosi in maniera circolare come un avvoltoio.
Il pupillo di Maito Gai prese una decisione, e si apprestò ad uscire allo scoperto.
-Dove… vai?
-A sistemare quella palla di fuoco troppo cresciuta. Tu resta qui e riposati, okay?
Salutato Choji con un classico pollice alto, Rock Lee balzò fuori dal nascondiglio e corse dritto verso la macchina.
Non riuscì nemmeno a percorrere cinque metri, però, che qualcuno gli si parò davanti.
-Choji?! Cosa stai…
-È me che vuole, e me avrà. Pensaci: quando si trova da sola contro di me, mi insegue e basta, come se volesse farmi stancare. Contro Kiba invece ha sparato subito, sono sicuro che anche a te accadrà la stessa cosa.
-E allora? Tranquillo, non sarò un facile bersaglio!…
-Non hai capito. Se c’è una possibilità che uno di noi due si salvi è meglio non sprecarla. Le altre streghe stanno per arrivare, hai sentito?
Intanto l’automobile di Eudial aveva appena avvertito la presenza dei due ninja, e accelerò paurosamente verso di loro.
-Aspetta, vuoi che io vada a nascondermi e ti abbandoni? Scordatelo! Sei tu quello che di noi due merita di più di uscirne vivo! Tu devi rivedere Hotaru, te lo sei dimenticato?
-Affatto.
Choji ingigantì un braccio e col palmo della mano colpì leggermente la macchina in avvicinamento, respingendola. E ustionandosi come prima. Ma questa volta il pensiero di Hotaru riuscì a fargli sopportare il dolore.
-Per questo non morirò. Adesso vattene. VATTENE!
Rock Lee rimase dov’era per qualche secondo, senza sapere come rispondergli. Poi, con un sospiro rassegnato, si voltò e cominciò a correre.
Stava per inoltrarsi nella foresta, quando si fermò di botto. Una scena molto simile l’aveva già vissuta. Quasi un anno prima.

Già provati dal loro combattimento, W e Rock Lee stavano subendo passivamente i colpi del mostruoso T ormai da diversi minuti. W, in particolare, non sembrava più nemmeno in grado di reggersi in piedi. Tuttavia, si ostinava ancora a lottare, frapponendosi fra il mastodontico androide e il ninja.
-Perché… sei… ancora… qui…
-Te l’ho già spiegato, non ho alcuna intenzione di abbandonarti qui, in compagnia di questo mostro! Adesso fatti da parte e lascia che ci pensi io!
-Vedo che non c’è modo di farti cambiare idea. Come vuoi, non mi lasci altra scelta.
L’androide colpì violentemente il suo ormai amico con un calcio al costato, tramortendolo. Quasi nel modo in cui lo stesso Rock Lee aveva tramortito Ub. Quindi, W saltò oltre T e gli si avvinghiò alla schiena. Il suo corpo prese ad emettere scariche elettriche sempre più potenti: voleva autodistruggersi. Ancora in sé, Rock Lee si rimise subito in piedi e urlò disperatamente con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
-Che cosa vuoi fare? W, ti scongiuro, fermati!
Come risposta, il ninja ricevette solo un ultimo sorriso.
-È stato un vero onore conoscerti, Lee.
Poi, l’esplosione.

“No. Non succederà una seconda volta. Ma… ma non posso ferire l’orgoglio di Choji, devo avere fiducia in lui… Cosa devo fare?”

Cyprine si era messa a correre in cerchio attorno a Neji, con le mani fra i capelli in preda al panico, invocando invano il nome della gemella.
Poi inchiodò, scavando coi tacchi un solco per terra, e prese un profondo respiro.
-Okay… Okay… Okay. Stai calma, Cyprine. Stai. Calma. Forse Petirol si è solo addormentata. Tutto qui. Adesso torna al lago, specchiati nell’acqua e vedrai che è ancora qui.
La strega obbedì al suo stesso consiglio: si avvicinò alla riva del lago, si inginocchiò e si specchiò dentro.
Vedendo nient’altro che sé stessa.
Piena di rabbia e di frustrazione Cyprine prese a schiaffeggiare l’acqua e prenderla a pugni, sollevando schizzi altissimi. Non riusciva proprio a capire cosa fosse successo. Poi avvertì una fitta di dolore alla base del collo, ed ebbe un’illuminazione.
-Neji, ma certo! È stato lui!
La strega ritornò di corsa dallo Hyuuga, lo afferrò con entrambe le mani per i vestiti e gli urlò in faccia col (poco) fiato che le era rimasto nei polmoni.
-Tu! Si può sapere cosa mi hai fatto? Perché non riesco più a parlare con Petirol? Parla! PARLA!
Silenzio. Ancora silenzio.
Infuriata, Cyprine cominciò a prendere a pugni il petto di Neji, col solo risultato di alimentare la disperazione. Era quasi sul punto di piangere, quando si ricordò.
-Ah… ah già… non può parlare. Ora sta solo obbedendo all’ordine “difendi Cyprine e se necessario porta a termine la missione al posto suo”. Non mi rimane che portarlo con me, forse Viluy con una delle sue invenzioni può aiutarmi a fargli sciogliere la lingua. Su, vieni.
Dopo essersi asciugata gli occhi con un braccio, Cyprine tirò fuori dai vestiti un radar uguale a quello di Telulu, ne lesse lo schermo e si incamminò. Neji la seguì a ruota, ponendosi di fronte a lei come una vera guardia del corpo.

Seguendo le indicazioni del radar tascabile, dopo una lunga e stancante camminata Eudial giunse infine alla radura poco fuori dalla foresta, ritrovandosi subito di fronte alla montagna di rottami che un tempo era il robot chiamato Witches Colossus. Eudial sorrise a quella vista, sapendo quello che poteva significare.
Aggirando quella specie di rottamaio la strega trovò sul cammino altre due buone notizie: di fianco ad un cane addormentato, sdraiati in maniera scomposta c’erano Kiba e Rock Lee, entrambi immobili ed entrambi con un cristallo sospeso a mezz’aria sopra di loro.
Eudial li raccolse e proseguì, seguendo le tracce inconfondibili della sua auto sul terreno.
Quello che trovò alla fine del sentiero, però, non rientrava affatto nelle sue aspettative.
-Ma cosa?!?
Choji, ancora cosciente, impegnato a respingere con nient’altro che sé stesso gli assalti della sfera di fuoco. Sconcertata, Eudial si portò una mano sulla bocca: da quel che poteva vedere, il corpo del ragazzone, in particolare le mani, il petto già sanguinante e il volto, era segnato da ustioni e bruciature abbastanza serie. Tuttavia era ancora in piedi, anche se immobile.
-Basta, spegniti! Spegniti subito!!!!
Al comando vocale il fuoco che circondava l’automobile si estinse, e il mezzo tornò in retromarcia dalla sua proprietaria. La strega tirò fuori dal suo zaino una bottiglia di acqua fredda e ne rovesciò un po’ sull’Heart Buster del cofano, per smontarlo senza scottarsi; quindi si rivolse a Choji, guardandolo con un misto di scandalo e pietà.
-Dico, ma ti sei bevuto il cervello? Hai intenzione di morire carbonizzato per caso? Dai, prendi.
Eudial gli lanciò la bottiglia. Choji provò ad afferrarla al volo ma se la lasciò sfuggire dalle dita, e cadde con un ginocchio a terra, senza nemmeno tentare di raccoglierla.
“Le ustioni devono avergli privato il corpo della sensibilità… E ora che c’è?”
Sentiti dei rumori provenienti dal bagagliaio Eudial andò ad aprirlo, solo per beccarsi uno sputo in piena facci: cortesia di Ino, sempre legata come un salame ma non meno battagliera.
-Tu… non sei altro che una…
-Risparmia il fiato, Ino. Ci ha già pensato Shikamaru a darmi della donna di facili costumi.
-Una cosa su cui siamo d’accordo. Ascoltami attentamente, Eudial: avrai anche sconfitto Shikamaru, indebolito Naruto e costretto Choji quasi alla morte, ma la tua fortuna non durerà per sempre! Arriverà il giorno in cui sarai presa a calci nel culo!
-Grazie dell’informazione, metterò un appunto sul frigorifero per ricordarmene. Ora se vuoi scusarmi…
Eudial puntò l’Heart Buster su Choji.
-Gli riferirò che hai combattuto fino all’ultimo.
L’Akimichi strabuzzò leggermente gli occhi. Quindi abbozzò un sorriso. Le ultime due cose che riuscì a fare prima che uno sparo gli portasse via il cristallo.
La vista del compagno di team sconfitto portò Ino sull’orlo delle lacrime.
-Choji… No… CHOJ…
Eudial richiuse con veemenza la portiera del bagagliaio.
-Scusami cara ma non ho proprio voglia di assistere a una scena deprimente. Se devi piangere fallo in privato… Ragazze!
Solo in quel momento la strega dai capelli rossi si accorse della presenza di Telulu e Cyprine, giunte quasi in contemporanea seguendo i rispettivi radar, che segnalavano la posizione dell’automobile.
-A quanto pare siamo ancora tutte intere, anche se un po’ ammaccate- constatò Eudial -Telulu, cos’hai sui polsi?
-Oh, niente. Sono solo carte esplosive: se oso levarmele, salto per aria. Cortesia delle ninja.
-Chiamalo niente. Invece tu, Cyprine… come ci spieghi LUI qui?
Eudial puntò il dito contro Neji. Cyprine fece per rispondere, ma poi si morse la lingua e cominciò a balbettare indecisa. La reale spiegazione l’avrebbe costretta a rivelare l’esistenza di Petirol, e Cyprine non era ancora pronta a condividere con le altre streghe il suo segreto.
-Beh… ecco… vediamo… Stavo pensando già da un po’ che sarebbe stato carino “assumere” una guardia del corpo… sapete, per coprirci le spalle durante le missioni… Così quando ho visto Neji in azione ho pensato “ehi, questo è il nostro uomo!”… Non guardatemi così! Senza cristallo è come un fantoccio, non può farci del male! Lo giuro!
-…fa’ un po’ come vuoi, la responsabilità è tua. Comunque, a proposito di cristalli… è il momento di tirare le somme!
Ognuna delle tre streghe espose i propri cristalli conquistati.
-Shino, più Hinata, più Neji, fa tre.
-Aggiungi Sakura e Tenten, e siamo a cinque.
-Più Choji, Kiba e Rock Lee fanno otto. Contando Ino arriviamo a nove. Sommandoli ai nove che abbiamo già giungiamo a un totale di diciotto. Quindi più di sedici, l’obiettivo che il nostro misterioso mandante ci ha imposto. Significa… che ce l’abbiamo fatta, ragazze!
Telulu e Cyprine saltarono dalla gioia. Eudial si limitò ad applaudire, ma non sembrava meno contenta. Le tre (e Neji) saltarono quindi a bordo dell’automobile bianca.
-Non vedo l’ora che arrivi stasera!
-…ohi ohi ohi ohi…
-Chissà come se la sta cavando Viluy, sono curiosa…
-…ooohi ohi ohi ohi…
-Neji, preparati ad ambientarti nella tua nuova casa!
-…OOOOOOOOHI ohi ohi ohi…
Le streghe continuarono a chiacchierare per un po’ come se nulla fosse. Ma quando quei lamenti si fecero altissimi la verità piovve su di loro come un macigno.
-MA NOOO!!!
Mimete era ancora viva.
Mooolto di malavoglia le tre ragazze scesero dall’auto e si avventurarono fra i resti del Colossus per recuperare la collega, tirandola fuori da sotto una poltrona.
-Qualcuno ha preso… la targa del tir rosso… che mi è passato sopra?
-Rosso, allora è stato Choji a ridurti così- dedusse Eudial -peccato, ti avesse uccisa del tutto e mi sarei anche potuta innamorare di lui.
-Che doloreeeeee… Che doloreeeeee…
-Calma, Mimete, adesso ti diamo una medicina e passa tutto!
-Davvero? Grazzzzzzzzz…
Dopo averla trascinata in malo modo fino alla macchina, all’unisono le ragazze presero la testa di Mimete e la sbatterono sul volante: subito uscì uno schizzo di gas soporifero che la spedì nel mondo dei sogni.
-Almeno così sta zitta. Bene, è ora di andare adesso. Il nostro cliente ci aspetta!
Dopo essere risalite in auto (Mimete era stata buttata nel bagagliaio, per il disgusto di Ino) Eudial girò le chiavi, schiacciò i pedali e partì a razzo, diretta verso il passaggio dimensionale per il laboratorio.

Ignara del fatto che, oltre a lei, le altre streghe, Ino, e Neji, a bordo c’erano anche un paio di clandestini.

Qualche ora dopo.
Un’ampia grotta, situata parecchi metri sotto il villaggio di Konoha.
Una passerella, sospesa su un baratro di cui non si vedeva la fine.
Su di essa, un gruppo di ninja, tutti mascherati, era in ginocchio di fronte ad un uomo anziano, caratterizzato da un cicatrice a forma di croce sul mento e dal lato destro del suo corpo completamente nascosto da bende.
Uno dei ninja iniziò a parlare.
-Danzou-dono, tutti i cittadini sono stati riportati nelle loro abitazioni. Nessuno si è accorto di nulla, né si è tantomeno svegliato.
-Per quanto riguarda i ragazzi andati allo sbaraglio contro le cosiddette “streghe”?
-Le notizie non sono buone purtroppo- rispose un secondo ninja -tre sono ancora dispersi, ma è lecito pensare che versino nelle stesse condizioni dei loro compagni.
-Ovvero le stesse condizioni di Maito Gai, giusto?
-Esatto. Tre di loro inoltre sono gravemente feriti, e hanno bisogno di immediate cure mediche.
-Che non riceveranno. Limitatevi a portarli tutti nell’ospedale e proseguite le ricerche dei dispersi.
Il sottoposto si alzò in piedi.
-Ma signore, forse non ha capito… quei feriti rischiano di morire…
-La loro morte è necessaria. Sarà la dimostrazione che l’attuale filosofia su cui si basa il villaggio è solo una pura utopia, che fa nascere ninja deboli e destinati alla sconfitta.
-Mi perdoni, Danzou-dono… però…- il ninja si avvicinò di un passo al suo superiore -avremmo potuto evitare tutto ciò… se fossimo intervenuti anche noi contro le streghe… invece di rimanere nascosti qui sotto per sfuggire all’ipno…
Non finì mai la frase. Danzou gli piantò all’improvviso un kunai all’altezza del cuore, per poi spingerlo nel baratro senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
-Avremmo solo ritardato di qualche anno il declino di Konoha. Uomini, andate.
Il resto del gruppo uscì di corsa dalla grotta. Dopo qualche istante di silenzio, Danzou chiamò altri due uomini a gran voce.
-Fuu! Torune!
Apparvero altri due ninja, mascherati come gli altri e incappucciati.
-Mi serve una scorta.
-Dove vuole andare, signore?
Danzou abbozzò un mezzo sorriso.
-Solo a fare una piccola visita alla cara Tsunade. Come hokage, è giusto che sappia delle sue imminenti dimissioni.

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Capitolo 38
*** Il Mandante ***


Il mandante

20.30

Laboratorio delle Witches 5.
Nella saletta principale aleggiava una discreta aria di festa.
Discreta per i loro standard.
-ABBIAMO I CRISTALLI, NOI SIAMO LE PIÙ FORTI! VOI VI CREDETE GALLI, SARETE TUTTI MORTI! ABBIAMO I CRISTALLI, NOI SIAMO LE PIÙ FORTI! VOI VI CREDETE GALLI, SARETE TUTTI MORTI! Parapapapapapa, parapapapapapa…
Sulle note di una musica dance, Eudial, Telulu, Cyprine e addirittura l’ipnotizzato Neji si erano messi a saltellare allegramente, uno dietro l’altra a formare un trenino, girando intorno ad un sgabello sul quale Ino era stata ancorata da pesanti catene. In disparte, Viluy era occupata a contare i cristalli raccolti durante la giornata, sistemandoli poi uno per uno nella bacheca: anche se non partecipava ai festeggiamenti, la si poteva veder muovere le spalle ogni tanto a ritmo di musica.
-Ragazze, vi fa niente se uso per i miei esperimenti il cristallo di questo… Gai-sensei?
-Per me puoi fare tutto quello che vuoi!- le rispose Cyprine -mi sono rimediata proprio un bel fustone grazie ai tuoi specchi, sai?
-Vedo, vedo. Ancora non riesco a credere che Mimete ci abbia rifilato un cristallo sbagliato e poi l’abbia passata liscia per tutto questo tempo, mi sembra impossibile! E a proposito di quella cretina…
Viluy si diresse nella zona notte del laboratorio. In una delle camere giaceva una specie di mummia, ingessata da capo a piedi e appesa per tutti e quattro gli arti al soffitto.
-Ti stai godendo la degenza, Mimete?
-TACI! È solo colpa tua se mi sono ridotta in queste condizioni! Quel catorcio di robot che mi hai rifilato si è sfasciato al primo colpo, neanche fosse stato di cartapesta!
-Strano, eppure la sezione della Capsule Corporation che produce giocattoli usa sempre materiale di ottima qualità…
-G-giocattoli! Ma allora lo hai fatto apposta!!! Brutta stro…
-Oh, guarda che ore sono, devi prendere la razione giornaliera di calcio! Le tue ossa ne hanno proprio bisogno- Viluy schiacciò un interruttore, mettendo in moto diversi bracci meccanici che a turno ingozzarono la povera Mimete con enormi pezzi di formaggio alternati a sorsate di latte -buon appetito!
Ignorando le bestemmie di Mimete fra un boccone e l’altro, Viluy tornò nella saletta e abbassò il volume della musica.
-Smontate il trenino, ragazze. Adesso parliamo di cose serie.
-Oh, vuoi iniziare l’interrogatorio di Ino?- chiese Eudial.
-No, ancora no.
-Bene, perché io comunque non vi dirò un bel niente!- sibilò la prigioniera fra i denti.
-Oh sì che lo farai. Intanto ti invito a guardare insieme a noi questo.
Viluy estrasse dalla scollatura un piccolo CD, che inserì nel computer del laboratorio.
-Cos’è quello?
-E come mai lo nascondevi proprio lì?!
-Questa è la registrazione di un’edizione straordinaria del telegiornale di Città dell’Ovest. Godetevi lo spettacolo.

Sullo schermo del computer partì un filmato: le immagini un po’ mosse rappresentavano la ripresa in diretta di una casa a forma di cupola, situata alla periferia di una cittadina. Sul sentiero che conduceva alla porta d’entrata si vedevano due persone prive di conoscenza che venivano portate in barella su un’ambulanza, mentre sull’uscio della casa un ragazzo di colore stava cercando di confortare una donna anziana dai capelli neri in preda alle lacrime.
L’inquadratura si spostò su un furgone dell’emittente televisiva e su una giornalista con un microfono in mano.
<< A quanto pare la segnalazione che abbiamo ricevuto è vera. Possiamo quindi confermare che anche Satan Videl e il marito Son Gohan sono caduti in coma. Un’altra doppia tragedia si aggiunge dunque alla già triste situazione della famiglia di Mister Satan che… ma che sta facendo lei? >>
In quella, il ragazzo di colore si era avvicinato per coprire l’obiettivo della telecamera con una mano.
<< Ma come si permette? >>
<< Come io mi permetto? Come VOI vi permettete! Volete fare un servizio? Bene, ma fatelo da un’altra parte! E poi come fate a sapere quello che è successo? Chi vi ha dato il permesso di venire qui? >>
<< Sono stato io, Ub. >>
Dal furgone era sceso un ragazzo dai capelli viola e lo sguardo truce, che senza guardare in faccia nessuno si portò di fronte al cameraman.
<< Tutti voi che ancora mi accusate ingiustamente, guardate. Guardate cosa sta succedendo alle mie spalle! Io ero lontano molti chilometri da qui e ho dei testimoni, non ho ridotto io Gohan e Videl in quello stato! Così come non ho fatto niente a Pan, o a Mister Satan, o a… >>
<< Trunks, ti ha dato di volta il cervello?!? >> lo interruppe Ub << Guarda Chichi! Guardala! Lei ha chiamato casa tua per chiedere aiuto, non perché tu le complicassi ulteriormente la vita! >>
<< Bravo, Ub! È la stessa identica cosa che gli ho detto io! >>
Una seconda persona era appena saltata giù dal furgone. Una ragazza dai capelli azzurri.
<< Ma non capisci, Bra? Questa è la mia occasione per mettere a tacere le malelingue una volta per… >>
<< Occasione? Nel dramma di Chichi tu ci vedi un’OCCASIONE??? Questo è troppo! >>
Senza tanti complimenti Bra rubò il microfono dalle mani dell’inviata e si rivolse alla telecamera.
<< Amici telespettatori, non dovete credere a una sola balla di quello che sta dicendo Trunks! Vi posso provare che durante il ritrovamento di Gohan e Videl lui non era per niente in casa! >>
<< Non fare l’attrice, Bra. E comunque ci sono altre persone che possono confermare il mio alibi. Sono sicuro che nemmeno la polizia potrà ignorare la testimonianza di un bambino innocen… >>
<< NON AZZARDARTI A METTERE IN MEZZO KIRÌS, NON LO DEVI TOCCARE!!… >>
Le immagini cominciarono a farsi sempre più mosse, come se la telecamera venisse sballottolata da una parte e dall’altra: si udì un’esplosione, e il filmato si concluse con una schermata fatta di righe colorate verticali e la scritta “TECHNICAL DIFFICULTIES – PLEASE STAND BY”.

-Fine dello show- dichiarò Viluy, spegnendo il computer.
-Fossi in te, mi spiccerei a chiudere la questione con Trunks- osservò Eudial mordendosi un’unghia -o il suo cristallo del cuore puro finirà per diventare… non tanto puro. Ma poi che è successo?
-Qualcuno dice che Ub abbia massacrato Trunks di botte, qualcun altro sostiene che Trunks abbia minacciato di denunciare Ub e tutta la sua famiglia, qualcun altro ancora è convinto che Bra abbia ucciso tutti a colpi di arma da fuoco… Francamente non c’interessa. Ciò che conta davvero è che in questo marasma nessuno ha capito cos’è successo davvero a Gohan e Videl.
-E… cos’è successo davvero?
-La cosa meno sospettabile del mondo: una e-mail inviata dalla sottoscritta ha strappato i loro cristalli e li ha spediti direttamente qui in laboratorio, proprio come è accaduto a Son Pan e Son Goten. Un virus ha poi cancellato la mail e spento il loro computer, eliminando ogni traccia del mio passaggio. Ma ora… veniamo alla nostra Ino.
Le streghe si misero in cerchio intorno alla prigioniera. Fu ancora Viluy a prendere la parola.
-Le mie colleghe mi hanno parlato molto bene di te, sai? Mi hanno detto che sei parecchio informata su molte cose. Nello specifico, su di noi e sulle guerriere Sailor. La domanda è… Com’è possibile? Come fate tu e gli altri piccoli ninja a conoscerle? Come fai a sapere tutte quelle cose sul nostro conto? Parla, e non ti sarà fatto alcun male.
Ino sospirò profondamente, prima di rispondere.
-Forse non sono stata chiara. Dopo quello che avete fatto a Choji, a Shikamaru, e a tutti gli altri… dopo tutte le atrocità che avete commesso… Se sperate che io possa anche solo scendere a patti con voi…
-MOSAIC BUSTER!!!
Le mani di Viluy sprigionarono un centinaio di microscopici nano-robot che si accanirono su Ino, assalendola ripetutamente con piccole scariche elettriche e facendola strillare di dolore. Dopo circa un minuto, Viluy cessò l’attacco.
-Ti do ancora la possibilità di rispondere. Allora?
-F… fo… fottiti…
-E va bene, te la sei cercata! MOSAIC BUSTER, LIVELLO DU-lasciatemi!!!
Le altre streghe più Neji saltarono addosso a Viluy impedendole di fare altri danni.
-Lasciatemi, vi ho detto! Voglio soltanto scomporre il suo corpo in tanti kilobyte e poi cestinarli, ovviamente salvando il suo cristallo in una cartella separata!
-Considerato il tuo stato d’animo, è meglio non rischiare- commentò Telulu -inoltre, non abbiamo tempo stasera. Dobbiamo incontrare il nostro cliente.
-…e va bene.
Calmatasi, Viluy si alzò in piedi.
-Però una di noi deve rimanere qui a sorvegliare l’ostaggio.
-Tocca a me!- esclamò Eudial -l’ho catturata io, spetta a me torchiarla. Obiezioni?
Nessuna. Telulu e Cyprine andarono nelle loro camere per cambiarsi d’abito, mentre Viluy riaprì la bacheca e aspirò i diciotto cristalli all’interno di un ciondolo a forma di stella, che poi indossò.
-Eudial, a che punto sei con il cristallo di Naruto?
-Devo ancora finire di esaminarlo del tutto, se possibile vorrei tenerlo ancora un po’.
-E sia, ne abbiamo comunque abbastanza. Ragazze, se siete pronte usciamo!
Viluy, Telulu e Cyprine (con Neji sottobraccio) si avviarono verso uno dei tre passaggi dimensionali del laboratorio. Cyprine si girò un’ultima volta verso Eudial, salutandola con la mano.
-Ci vediamo più tardi. Cerca di non annoiarti troppo!
-Tranquilla. Non succederà.

21.00

Acqua melmosa. Lampioni dalle luci traballanti. Pontili di legno marcio. Capannoni in disuso e case disabitate.
Di lì a poche ore, il molo abbandonato sulla baia di Tokyo avrebbe funto da teatro dell’incontro fra le streghe e il loro misterioso mandante, che solo il giorno prima le aveva contattate.
Proprio le streghe, appena uscite dal varco dimensionale attraverso la porta di una vecchia cabina, stavano discutendo sul da farsi.
-Non siamo… leggermente in anticipo?- chiese Telulu a Viluy, notando il cielo ancora chiaro e sfregandosi le braccia per la leggera frescura.
-Meglio andare sul sicuro. Comunque nessuno vi obbliga ad aspettare qui che arrivi mezzanotte, fatevi pure un giro in città se volete.
-Ah beh allora… io faccio un salto allo Star Park, guarda caso è qui a due passi!
-Io invece accompagno Neji a visitare qualche negozio di vestiti- scalpitò Cyprine -il suo guardaroba ha davvero bisogno di un aggiornamento!
-O… Okay, allora divertitevi ma senza attirare troppo l’attenzione, ci rivediamo più tardi.
Telulu e Cyprine (trascinandosi dietro l’insofferente Neji) uscirono di corsa dal cancello del molo per poi prendere due direzioni diverse.
Viluy invece andò a sedersi su una panchina di pietra, accavallò le gambe e iniziò a girarsi i pollici.
Un minuto dopo, sospirò mestamente.
“È in momenti come questo che invidio i normali computer. Perlomeno loro non soffrono la noia.”

21.30

Occhiali da sole. Maglietta grigia con il disegno di un teschio. Chiodo nero in pelle. Jeans neri. Stivali neri con borchie.
Questo è ciò che Cyprine aveva costretto il povero Neji a indossare, all’interno di un camerino del negozio di abiti di uno dei tanti centri commerciali della città.
-Così va molto meglio. E ora, il tocco finale.
La strega levò al ninja il coprifronte di metallo, gettandolo poi in un angolo insieme ai suoi vecchi vestiti, e gli infilzò nella fronte un microchip che aveva rubato dalle scorte di Viluy.
-Il promemoria attaccato diceva: “Convertitore di pensieri versione 2.0 – chi ne cade vittima obbedisce a qualunque ordine gli verrà dato – INCOMPLETO”… Beh, anche Neji è incompleto in un certo senso, quindi l’apparecchio dovrebbe funzionare al cento per cento. Spero.
Sul microchip si accese una lucina verde, segnale che “l’installazione” era completa. Cyprine si schiarì la voce.
-Neji, parla.
-…ordine incompleto. Prego riformulare.
-Oddio l’ho trasformato in un cyborg… E-Ehm, riproviamo. Neji, ripeti questa frase: Cyprine è la migliore delle Witches 5, le altre son cesse.
-Cyprine è la migliore delle Witches 5, le altre son cesse.
-Evviva, funziona!!!- Cyprine quasi saltellò per la gioia, ma subito si fece seria -ora veniamo al nocciolo della questione. Petirol. Neji, ti ricordi il nostro scontro di oggi pomeriggio? Precisamente, quando ci siamo attaccati a vicenda?
-Sì.
-Bene, cos’era quel… colpo con due dita che mi hai inflitto qui, vicino alla spalla? Che cosa mi hai fatto?
-È conosciuta come la Tecnica delle sessantaquattro chiusure. Solo chi possiede il Byakugan può effettuarla. Serve a vedere, colpire e chiudere sessantaquattro punti di fuga del sistema circolatorio del chakra dell’avversario, per bloccargli il flusso di chakra e impedirgli di muoversi correttamente e compiere le tecniche che vuole eseguire.
Cyprine assimilò le informazioni appena ricevute. E realizzò cosa doveva essere accaduto alla gemella.
“Così come Neji di solito ostruisce il flusso di chakra del nemico, impedendogli di accedervi ed utilizzarlo, allo stesso modo deve aver bloccato la “strada” che permette a Petirol di collegarsi con me. Deve sentirsi molto sola in questo momento… Ehi, forse se vengo colpita dalla stessa tecnica una seconda volta posso liberarla!” -NEJI, COLPISCIMI!
Detto, fatto. Grazie a una manata di Neji, Cyprine sfondò il camerino, abbatté un paio di scaffali e finì gambe all’aria dall’altra parte del negozio.
-Mi sa che… avrei dovuto… essere più chiara… Uh?
Attorno a lei si era appena venuto a formare un capannello di gente, composto perlopiù da donne pettegole. Infatti tutte la seppellivano di domande, ma nessuna che l’aiutasse a rimettersi in piedi.
-Oh questa poi… A nanna!- a un suo schiocco di dita tutte le persone presenti crollarono a terra addormentate -e ringraziate che non sono ancora nel pieno delle forze, o vi avrei fatto di peggio. Neji, andiamo.
Il ninja aiutò la sua padrona a rialzarsi, e insieme fecero per andarsene. Erano arrivati alle casse, quando Cyprine si fermò di colpo.
-Giusto, che sbadata! Come ho fatto a dimenticarmene?
La strega frugò nella sua borsetta. E tirò fuori una fascia nera che fece indossare a Neji, per coprirgli la fronte.
-Ora sì che sei perfetto.

22.00

Dopo aver cenato velocemente in un bar, visitato un paio di attrazioni e assistito a uno spettacolo di saltimbanchi all’aperto, Telulu, armata di videocamera portatile, si stava ora godendo il panorama offerto dallo Star Park e dai suoi dintorni in una delle cabine della ruota panoramica.
-Questo posto è stupendo, davvero. Certo, ha i suoi difetti…
E qui la strega zoomò sulla pizzeria del parco, costruita nel bel mezzo di un tratto delle montagne russe; da lì vide uscire il fattorino imbranato della sera prima, con una pila barcollante di cartoni fra le mani.
-…ma non merita che io lo distrugga. Anzi, quando otterrò il potere dei cristalli e sarò padrona del mondo, installerò qui la mia base operativAAH!!!
Un orrendo volto di clown aveva appena occupato la visuale. Telulu allargò l’inquadratura, scoprendo con sollievo che si trattava soltanto di un palloncino smarrito che saliva in cielo. Guardando in basso, Telulu trovò il bambino che se l’era lasciato sfuggire: non aveva ancora cominciato a piangere, che la madre lo rese di nuovo felice comprandogliene altri tre.
-Tzè. Con un’attitudine così passiva quella donna non otterrà mai l’amore di suo figlio. …la uccideresti di pugni se fossi ancora tra noi, vero papà?
Telulu si asciugò una lacrimuccia.
Quindi continuò le riprese, puntando l’obiettivo sul molo abbandonato, e più precisamente su Viluy.
-Eccola là. Io gliel’avevo detto che è presto, ma lei nooo, e adesso ne paga le conseguenze. Ma ammiro il suo coraggio. Al suo posto io non sarei così ansiosa di incontrare il tizio che ci ha quasi annegate in fondo all’oceanOOH!!!
Cortesia di un improvviso scossone, Telulu era finita col sedere a terra. Rialzatasi, capì che la ruota panoramica si era bloccata, e per giunta la cabina in cui stava era ferma nel punto più alto.
<< Preghiamo i gentili visitatori di mantenere la calma e nel frattempo continuare a godersi il panorama >> gridò da terra un addetto del parco, attraverso un megafono << il guasto sarà riparato il prima possibile. Grazie per la vostra disponibilità. >>
-Ma quale disponibilità?!? …uff, almeno la mia attesa sarà breve, al contrario di quella di Viluy. Spero.

22.45

Non era successo nulla di particolarmente rilevante nel covo delle Witches 5. Ino era ancora incatenata alla sedia; poco distante Eudial stava facendo dei cruciverba, mettendosi ogni tanto una borsa di ghiaccio sul naso rottole da Shikamaru, e buttando ogni tanto un’occhiata all’orologio appeso alla parete; infine Mimete era sempre sottoposta al nutrimento forzato di latticini da parte del macchinario infernale.
Nonostante avesse giurato a sé stessa di non rivolgere la parola alle streghe, Ino trovò il silenzio di Eudial troppo sospetto per non indagarci.
-Non perché la cosa mi interessi… ma non dovevi interrogarmi, tu?
-Se il Mosaic Buster di Viluy non ti ha persuasa a vuotare il sacco è inutile che ci provi io. Sei un osso più duro di quel che mi aspettavo.
-Eudial!!!- gridò Mimete dalla sua stanza -sono tutta bagnata di latte! Puoi venire a pulirmi???
-No, prima o poi evapora da solo.
Un’ultima occhiata all’orologio, poi la strega si alzò senza preavviso dalla sedia.
-Cosa stai facendo?- domandò ancora Ino, ma Eudial uscì dalla saletta senza risponderle.
Rientrò qualche minuto dopo, con un grosso zaino sulle spalle, e uscì di nuovo dalla parte opposta.
-Ehi, sto parlando con te! Dove vai? Eudial!
-Che sta succedendo di là?- sì unì a Ino Mimete, ma nessuna delle due ottenne risposta.
Se non sotto la forma di una fragorosa esplosione.

23.30

Abbandonato il centro commerciale il più discretamente possibile, anche Cyprine aveva deciso di recarsi allo Star Park. Non per cercare Telulu, ma per continuare la conversazione con Neji.
C’era solo un posto, in quel caos di colori e musica, in cui si poteva chiacchierare tranquillamente senza dover urlare: il tunnel dell’amore.
-Sei sicuro di quello che mi hai appena detto? Non ci sono davvero altre soluzioni?
-Confermo. Fino ad ora tutti quelli che hanno subito la tecnica delle sessantaquattro chiusure, e sono sopravvissuti, hanno dovuto ricorrere alle cure di medici specializzati per tornare in forze. Qualsiasi altra possibile soluzione esula dalle mie conoscenze.
Cyprine si sentì immediatamente un nodo in gola.
-Non posso certo prenotare una visita medica all’ospedale del tuo villaggio, mi riconoscerebbero… Quindi, non mi resta che continuare la caccia ai cristalli, e sperare che il loro potere liberi Petirol. Giusto perché tu lo sappia, Neji, l’idea di avere una guardia del corpo non è poi tanto male dopo tutto, quindi per adesso mi servi. Ma quando avrò liberato Petirol, tu morirai di una morte atroce. Nessuno tocca mia sorella e vive per raccontarlo, mi hai sentito?
-Ne prendo atto.
Sbuffando irritata, Cyprine si appoggiò coi gomiti al bordo della barchetta a forma di cigno, e fissò l’acqua, nella vana speranza di vedere Petirol.
Invece, finì col non vedere più nulla. Le luci, la musica, le barche… si era spento tutto. L’unica cosa che riecheggiava nel tunnel erano le grida terrorizzate delle fidanzatine. In barba alle norme di sicurezza, Cyprine saltò fuori dalla barca…
-Piangete, ochette. Io intanto me ne vado via svolazzanBLUB!
…e finì a mollo con un’ingloriosa spanciata.
-BLAB… se solo riuscissi a capire dove sto andando. Neji, dammi una mano!

23.59

Il tunnel dell’amore non fu l’unica attrazione ad essersi spenta. Tutto il parco divertimenti era caduto nel black-out più totale, senza eccezioni.
Per l’immensa gioia di Telulu.
-Ah. Ah. Ah. Molto divertente. Mi sono detta che la mia attesa sarebbe stata più breve di quella di Viluy, e invece sono qui da quasi due ore e per giunta al buio. Che ridere. Non mi stupirei se fosse stata proprio lei a causare il guasto per farmi sapere cosa si prova… Un momento, che ore sono?!?

00.00

A mezzanotte in punto, il lampione accanto alla panchina su cui sedeva Viluy esplose, lasciando anche il molo al buio completo.
La strega si alzò di scatto, con tutti e cinque i sensi all’erta. Fu l’udito il primo senso a venirle in aiuto: da un punto imprecisato, si sentì provenire un rumore di passi.
-Chi va là? Sei tu quello che ci ha mandato la e-mail ieri, non è vero? Ti avverto, se hai intenzione di tendermi una trappola…
-Mi hai fatto davvero spaventare, Viluy! Cosa ti è successo?- le chiese Cyprine ansiosa, sventolandole una mano davanti alla faccia. Neji era immobile al suo fianco, e alle loro spalle lo Star Park era più attivo che mai.
Qualcosa non quadrava.
-Cosa mi è successo, cosa?
-Ti ho trovata qui, solo che non eri in te, eri… come posso spiegare, uno “sciame” di zero e uno tridimensionali… e poi sei tornata normale di punto in bianco. Senza i cristalli.
Viluy si portò una mano al collo. Il ciondolo era sparito. Per la prima volta nella sua esistenza, Viluy fu presa dal panico.
-Davvero non ricordi niente?
-No! È… come se mancasse un pezzo… Che ore sono?
Cyprine diede un’occhiata al suo orologio.
-Mezzanotte è passata da cinque minuti.
-Cinque… Non è possibile… a meno che io non sia stata messa in stand-by da qualcuno… ma come…
-Ragazze!
I tre si girarono, vedendo sopraggiungere una Telulu col fiatone.
-Scusate il ritardo, quella maledetta ruota panoramica… Cyprine, come mai sei bagnata a metà?- osservò, notando la collega zuppa dalla vita in giù.
-Volevo scappare dal tunnel dell’amore durante il black-out, ma sono rimasta a corto di energie per volare e Neji che mi ha fatto da guida si è scordato che io non so camminare sull’acqua come fa lui…
-Telulu! Dimmi che hai filmato tutto, ti prego!- esclamò Viluy, notando la videocamera in mano alla strega esperta di botanica.
-Tutto quanto. Anche se non ci ho capito molto. Vi faccio vedere.
Telulu avviò la registrazione, mentre le altre due si sporgevano dietro di lei per guardare. In bianco e nero, le immagini sul piccolo schermo mostrarono una persona, celata da un impermeabile e un cappello, nell’atto di aggredire Viluy alle spalle. Fulmineo, il tizio misterioso le strappava il ciondolo a forma di stella dal collo con una mano, e con l’altra le bloccava un braccio dietro la schiena. Poi, inspiegabilmente, il corpo di Viluy sparì dall’immagine, sostituito da un ammasso informe di poligoni, mentre l’aggressore si dileguava nella notte.
-Così, è lui il nostro truffaldino cliente- commentò Cyprine -se almeno le immagini fossero a colori, potremmo farci un’idea migliore di com’è fatto…
-Aspetta, forse c’è una parte di filmato a colori- suggerì Viluy, strappando la videocamera dalle mani di Telulu per esaminarla -è vero che la modalità night-vision si attiva con il buio completo, ma io ricordo benissimo che il lampione vicino a me si è spento DOPO il black-out generale.
E Viluy ebbe ragione. C’era infatti un singolo fotogramma a colori all’inizio del filmato. La strega strinse l’immagine sul volto del suo aggressore, che purtroppo risultava sgranato e irriconoscibile.
-C’è un sistema per definire l’immagine?
-Certo che no, non siamo mica in un telefilm poliziesco!
-Era tanto per chiedere. Su, torniamo al laboratorio. Qui ormai non c’è più nulla che possiamo fare.

00.15

-Eudial, dove sei? Non crederai a quello che ci è successo! …ma dov’è?
Rientrate alla base, le ragazze cercarono in ogni stanza la loro collega senza trovarla. Sull’orlo dell’esasperazione, Viluy puntò il dito contro Ino.
-Tu! Dov’è Eudial?
-Ce l’ho in tasca! Secondo te?
-Non fare la spiritosa con me, sai? MOSAIC BU…
-Viluy! Telulu! Il passaggio dimensionale dell’autorimessa… non esiste più!
Viluy seguì correndo la voce di Cyprine, ritrovandosi di fronte ad una scena incomprensibile. Una parte del soffitto della rimessa era crollata addosso al nastro trasportatore che conduceva al passaggio dimensionale, seppellendolo. E ostruendo così l’uscita con una montagna di detriti, da cui colavano diversi rigagnoli d’acqua proveniente dall’esterno.
-Sembra che l’abbiano fatto saltare in aria…
-Non mi piace dover portare altre cattive notizie- ansimò Telulu, raggiungendole di corsa -ma il cristallo di Uzumaki Naruto è scomparso.
Cadde un silenzio carico d’ansia. Viluy fissò di nuovo l’immagine quadrettata sullo schermo della videocamera. Una manciata di pixel rossi, nient’altro, la costrinse a dire quello che tutte e tre pensavano.
-Eudial ci ha tradite. Eudial… e il nostro cliente… sono la stessa persona.

NELLO STESSO ISTANTE

Una palazzina abitata, situata a qualche isolato di distanza dallo Star Park.
Al pianerottolo dell’ultimo piano, seduto sul pavimento con la schiena contro una porta il giovane fattorino Hanataro Yamada stava dormendo della grossa. Qualcuno gli posò una mano sulla spalla, svegliandolo di soprassalto.
-Signor Capitano la prego non mi uccida!… Oh, è lei.
Hanataro schizzò in piedi e a capo chino porse una pila di scatole di cartone al suo interlocutore.
-E-ecco le sue disguide, scusi per il pizzo!… Cioè, ecco le sue pizze, scusi per il disguido!…
-Veramente dovrei essere io a scusarmi, non sarei dovuta uscire subito dopo avervi chiamato- rispose la donna con l’impermeabile, tirando fuori dalle tasche il portafogli -ero sicura di rientrare per prima, ma a quanto pare ho sottovalutato di nuovo il servizio di consegne della Star Pizza. Oso dire che sei stato anche più veloce di ieri sera!
-Fafa-fafa-facciamo solo del nostro meglio, eh eh eh! …eh?
La donna infilò nel colletto della divisa di Hanataro un grosso gruzzolo di banconote, gli prese le pizze dalle mani e gli stampò un bacio sulla guancia, per poi ritirarsi nell’appartamento.
-Tieni pure il resto, te lo meriti davvero. Buonanotte!
La donna richiuse la porta a chiave. Intontito per il bacio, salutando nessuno in particolare Hanataro se ne andò camminando all’indietro.
-…b-bubunotte anche a leEEEEEHH!!!
Camminò fino ad inciampare in un gradino e ruzzolare per tutte e venticinque le rampe di scale della palazzina.

Nell’appartamento, la donna per prima cosa si diresse in una stanza tutta bianca dalle pareti imbottite, non dissimile dalla cella di un manicomio, e posò le pizze sul pavimento. Sotto il naso di un ragazzo costretto in una camicia di forza, che subito ci affondò dentro la faccia per divorarsele.
-Perdonami il ritardo, ma ho avuto una faccenda importante da sbrigare. Spero che l’attesa non ti abbia fatto innervosire troppo, Gaara.
-IO NON MI CHIAMO GAARA!!!- le gridò in risposta, sollevando la faccia dal cibo e fissandola con occhi completamente neri -io sono Shukaku, il demone monocoda! Perché ti ostini a tenere sveglio e in salute questo moccioso invece di farmi uscire?!?
-Io non definirei “salutare” un’iniezione di caffeina nelle vene ogni dure ore. Ad ogni modo, se ancora non ti sguinzaglio è perché ancora non ne ho bisogno. Quando sarà il momento, lo saprai. Per adesso, porta pazienza. E portami rispetto, soprattutto. Impedendo a Gaara di morire di fame nel deserto ho salvato anche te.
-RISPETTO??? Questa tortura secondo te merita rispetto?!?
-No. Infatti non pretendo che tu inizi a dedicarmi canzoni d’amore.
La donna uscì dalla stanza, sigillando la porta con diversi lucchetti, e si recò in salotto.
-Mi basta che tu impari a chiamarmi per nome.
Qui, tirò fuori dall’abito la medaglia rubata a Viluy e la strinse saldamente in un pugno, distruggendola. E liberando i cristalli, che si sparpagliarono per tutta la stanza illuminandola a giorno come tanti piccoli globi di luce.
-Il mio nome…
Infine, la donna si spogliò dell’impermeabile e del cappello, sciogliendo la sua lunga chioma rossa.
-…è Kaolinite.

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Capitolo 39
*** Sulle Tracce Di Eudial ***


Perdonatemi se l’ultimo paragrafo sembra più un episodio di C.S.I. che uno di un anime d’azione… ma quando si tratta di Viluy, che ci posso fare?

.

Sulle Tracce Di Eudial

Una pioggia scrosciante aveva accolto al risveglio gli abitanti di Città Dell’Ovest. Fra l’acqua sgorgata da tettoie bucate e quella sollevata dal passaggio delle automobili, quella mattina ben poche persone avevano il coraggio di affrontare a piedi il tragitto casa-lavoro.
Viluy era una di queste.
Armata di ombrello e avvolta in una giacca a vento, la strega si stava dirigendo a passo spedito al grattacielo sede della Capsule Corporation. Aveva appena raggiunto la soglia d’ingresso e stava per varcarla, quando guardando nel riflesso sul vetro si accorse di essere seguita. Alle sue spalle stava infatti giungendo un ragazzo in scarpe da tennis, jeans e felpa, il cui cappuccio ne nascondeva la testa. Viluy si girò di scatto.
-Chiunque tu sia, sta’ indietro! Ho dello spray al peperoncino e so come usarlo…
-Ehi ehi, calmati! Sono io, Ub! Non mi riconosci?
-…ad essere sincera…- rispose Viluy scrutandolo in volto, mentre questi si levava il cappuccio -senti, ti va se ne parliamo dentro? Stiamo qui ancora due secondi e ci verrà una polmonite.
I due corsero dentro l’atrio, seminando ad ogni passo piccole pozzanghere sul pavimento e beccandosi le occhiate storte di una donna delle pulizie nelle vicinanze. Viluy decise quindi di portare Ub in una saletta laterale lontana da occhi indiscreti, dove gli offrì una cioccolata calda da un distributore; dopo essersi presa anche lei un caffè ed essersi seduta, iniziò a interrogarlo.
-Allora, spiegami come mai ti aggiri incappucciato con fare sospetto di prima mattina. Per caso non vuoi farti riconoscere?
-Indovinato. Poco fa sono passato da Chichi, per vedere come stava. Mi ha ringraziato per il sostegno, e mi ha consigliato di non farmi vedere troppo in giro. E di indossare questi vestiti presi dall’armadio di Goten per essere meno riconoscibile. Pare che dopo la mia apparizione involontaria in tv ieri tutti vogliano fermarmi per farmi domande. Non capisco cosa ci sia di male…
-…sai, si dice in giro che tu abbia ucciso Trunks svitandogli il cranio e poi fatto l’amore con Bra sul suo cadavere.
Ub sputò tutto quello che aveva appena bevuto e iniziò a sudare copiosamente.
-Q-qu-questo è quello che si dice in giro di me?!? Mamma mi ammazzerà di sicuro…
-E perché mai, sono solo bugi… Oh, cielo.
La ragazza si alzò come colpita dalla scossa e si sporse terrorizzata a guardare la schiena di Ub.
-Dov’è il tuo fratellino? L’hai lasciato a casa?
Ub annuì, e Viluy si concesse un sospiro di sollievo.
-Meno male, immagina che imbarazzo dovergli spiegare quello che ho detto… Ma allora, come mai sei preoccupato?
Ub abbassò lo sguardo.
-Ecco… ieri sera ho dovuto raccontare a mia madre cosa sta succedendo a Mister Satan e familiari, e allo stato d’animo di Trunks…
-Aspetta, finora le avevi tenuto nascosto tutto?
-Esatto. Sì è arrabbiata parecchio. Mi ha detto che sono stato un’irresponsabile, a mostrare seppur indirettamente a Kirìs una situazione brutta come questa. Mi ha…- Ub sospirò profondamente, prima di concludere la frase -mi ha proibito di portarlo ancora in giro con me. Se adesso scopre cosa la mia rissa con Trunks ha scatenato… Ho paura della sua reazione…
-Basta, non posso sopportare oltre. Al diavolo le pratiche da sbrigare, seguimi.
Viluy strinse un gomito di Ub, se lo trascinò fin dentro un ascensore e pigiò il tasto corrispondente all’ultimo piano.
-Viluy, che ti prende?
-Se ricordo bene Son Gohan aveva portato a Trunks delle videocassette prese dalla villa di Mister Satan, probabilmente delle registrazioni fatte dalle telecamere di sorveglianza. Giusto?
-Credo di sì. Ma non ho proprio idea di che fine abbiano fatto…
-Sono certa che si trovano ancora nel suo ufficio… che ora sarebbe mio… Se riuscissimo a trovarle e analizzarle potremmo avere una piccola speranza di vedere il volto dell’aggressore di Satan, e quindi scoprire l’identità del responsabile di questa serie di sciagure a catena. Che ne dici?
Ub si grattò la nuca, in imbarazzo. Quell’improvviso lampo di altruismo della segretaria di Trunks -soprattutto se paragonato al suo atteggiamento da femme fatale il giorno prima- lo aveva lasciato senza parole.
-Non… non so come rispondere…
-Non dire niente, non c’è bisogno. Anch’io mi sento coinvolta in questa faccenda, se posso essere d’aiuto non vedo perché dovrei far finta di nulla. Allora, sono parte della squadra?
Viluy gli porse la mano. Dopo un istante di esitazione, Ub ricambiò la stretta con un sorriso.
-Assolutamente. Grazie di cuore.
Viluy ricambiò il sorriso. Reprimendo la tentazione di esibirne uno molto più malvagio.
“Però, non credevo che fosse così facile aggraziarsi questo bamboccio. Con un alleato volenteroso, determinato e soprattutto in grado di volare per il mondo a velocità incredibile come Ub, sarà un gioco da ragazzi rintracciare quella stronza traditrice di Eudial.

Naruto balzò verso Jiraiya, mirando alla sua faccia. L’eremita schivò all’ultimo secondo il Rasengan, bloccò il polso dell’allievo e gli rifilò un pugno allo stomaco. Naruto svanì in una nuvoletta, e Jiraiya si voltò istantaneamente per anticiparne altri due alle sue spalle intenti a preparare un nuovo Rasengan: colpì uno, che non scomparve, quindi spinse l’altro da parte con noncuranza e assestò al primo una violenta manata. Con sua sorpresa anche questo svanì rivelandosi un clone. Il vero Naruto ne approfittò per mettere a segno il Rasengan, col quale fece schiantare il maestro addosso a un albero che finì abbattuto.
Dopo qualche secondo Jiraiya si rimise in piedi: sia lui che Naruto stavano ansimando, provati dalla stanchezza.
-Bene… bene così, figliolo. Puoi concederti una pausa, ora!
-Uff… Che dice, eremita porcello, riuscirò a tornare forte come prima?
-Beh, se devo essere sincero non è che all’inizio nutrissi grandi speranze…
-EHI!
-Però sì, devo dire che stai lentamente migliorando. Con un altro po’ di esercizio potrai diventare anche più forte di prima.
-Senza aver più bisogno del chakra della Volpe?
-…vedremo. Adesso va’ pure a mangiare.
-Yu-huu!
Ringalluzzito e anche affamato Naruto rientrò di corsa nella locanda dove alloggiava. Jiraiya lo seguì, ma invece di entrare con lui andò a sedersi ad un tavolo da picnic, dove già stavano Shizune, la maialina Tonton e soprattutto il quinto Hokage…
-Tsunade! Questa pagliacciata deve finire, subito!
-Preferisci dirgli che avere un demone in coma dentro la pancia lo sta lentamente uccidendo?
-Non è più un ragazzino, ha diritto di essere al corrente. E poi… che cavolo, il Quarto Hokage è morto per donargli la Volpe!- Jiraiya picchiò un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare Shizune e Tonton dallo spavento -mentire a Naruto in questo modo equivale a sputare sul suo sacrificio!
-È solo una bugia a fin di bene, suvvia. Dubito che il Quarto ci maledica da lassù.
-Sono perfettamente d’accordo.
Il suono di quella voce allarmò Tsunade, facendola voltare. Dal fondo del viale, vide sopraggiungere un uomo anziano scortato da due ninja mascherati.
-Anzi di più, sono convinto che il Quarto Hokage sarebbe molto orgoglioso di te, cara Tsunade. Abbandonare tutto e lasciare il futuro in mano a giovanotti inesperti e impreparati. Si può dire che tu stia seguendo i suoi insegnamenti alla perfezione.
-Danzou!- Jiraiya si alzò di scatto, facendo cadere inavvertitamente la sedia -se sei venuto fin qui per insultarci…
-…avrei tutte le ragioni del mondo. Ma siccome sono un signore, lascerò che siano le immagini a parlare.
Danzou tirò fuori dal vestito una fotografia che appoggiò sul tavolo, di fronte a Tsunade. Quando vide la ragazza ritratta, e soprattutto le condizioni in cui versava, la donna ebbe uno shock.
-SAKURA!!!
-È tua allieva, se ricordo bene.
-Chi l’ha ridotta così?
-Le streghe di cui tutti parlano. Ieri mattina si sono infiltrate a Konoha, hanno addormentato tutti i cittadini e poi hanno ingaggiato una piccola battaglia con Sakura e altri suoi amici. C’è davvero bisogno di dirti chi ha vinto?
Danzou spostò con un dito la fotografia, rivelandone altre cinque. Ognuna raffigurava un ragazzo o una ragazza, tutti ridotti come o anche peggio di Sakura. Tsunade non aveva quasi più parole.
-…devo tornare a Konoha.
-E cosa hai intenzione di fare? NON curarli come NON stai curando il demone volpe?
-Io… Io sto facendo del mio meglio!
-Il sapere che noi possediamo il demone più potente è l’unica cosa che impedisce agli altri paesi di farci guerra! E adesso per colpa vostra… sì Jiraiya, sto parlando anche a te!, Konoha rischia di incontrare il suo periodo più nero!
Jiraiya si avvicinò pericolosamente a Danzou, fissandolo a muso duro. Ma seguì solo un lungo silenzio: nemmeno l’eremita aveva idea di come ribattere.
-Quello che dovevo dire l’ho detto. Fuu, Torune, torniamo al villaggio. Con un po’ di fortuna, entro una settimana verrò eletto come nuovo Hokage. E si potrà salvare il salvabile.
Il trio se ne andò così com’era arrivato. Solo quando furono dei puntini all’orizzonte Jiraiya riacquistò la parola.
-Quel bastardo! Tsunade, tu non gli hai parlato delle streghe, vero? Scommetto che lui e le sue spie sono rimasti a guardare senza intervenire!…
-Lascia perdere. Danzou ha solo approfittato di un mio errore di troppo.
-C-cosa?!
Depressa, Tsunade afferrò la più vicina bottiglia di sakè e ne versò un po’ (troppo) in un bicchiere.
-Ho scommesso sulla nuova generazione, e ho perso. Il fatto che Danzou non abbia mandato i suoi uomini ad aiutarli conta poco o niente. La donna strinse il bicchiere e lo sollevò, come a voler brindare a qualcuno.
-Tsunade-sama! Non può…
-Non fermarmi, Shizune. Al Sesto Hokage Danz…
Una mano scattò improvvisa, bloccandole il polso. Ma non era stata Shizune. E nemmeno Jiraiya. E neppure Naruto. E neanche Tonton. -Odio usare frasi fatte, ma non è ancora detta l’ultima parola.
Tsunade alzò gli occhi e subito li sbarrò incredula.
-S… SHIKAMARU?!?

-YYYYYAAAAAWWWWWNNNNN!!!!!
Con un epocale sbadiglio che rischiava di paralizzarle la mascella, Cyprine scese dal suo letto (e per poco non ci risalì scivolando su un grosso pezzo di carta sul pavimento).
-Ma che ore sono…- la strega controllò la radiosveglia sul comodino -cavolo, è tardissimo…
Ancora in pigiama e a piedi nudi Cyprine si diresse nella saletta principale. A parte Neji, immobile come un elemento d’arredo, nella stanza non c’era nessuno, nemmeno la loro prigioniera Ino.
-Neji, dov’è la ninja biondina?
-La kunoichi Ino Yamanaka è stata rinchiusa nella camera che prima apparteneva alla strega conosciuta come Eudial.
-Neji smettila di esprimerti come un computer… oh ciao Telulu.
La strega dagli occhi verdi, appena entrata, non poté far a meno di notare le occhiaie spaventose della collega.
-Cyprine, ma che ti è successo? È vero che siamo andate a dormire ben dopo l’una di notte, ma com’è che ti sei svegliata solo adesso?
-Ah non lo so io… andiamo a far colazione?
-Casomai merenda, sono quasi le quattro…
Le due si recarono nella piccola cucina del laboratorio. Mentre Telulu si accontentava di un bicchiere d’acqua, l’ancora rintronata Cyprine si fece una grossa scodella di the caldo nella quale inzuppò una pagnocca a mo’ di biscotto.
-Non riesco… GNAM… a crederci… GLU GLU GLU… Eudial ci ha… YAWN!… tradite! Ma perché?
-Beh, a pensarci bene la cosa ha un senso. Nella nostra vita precedente io ho ucciso Mimete, che prima aveva ucciso Eudial, la quale non aveva ucciso nessuno: evidentemente voleva sentire cosa si provava ad avere il coltello dalla parte del manico.
-Sarà- Cyprine si sgolò il the in un sorso -ma c’è qualcosa che non mi convince. Come ha fatto ad orchestrare il tentativo di annegamento di due giorni fa? Era insieme a noi quando è successo, e ricordo benissimo che non si è mai avvicinata al computer.
-Forse lo ha programmato in anticipo, chi lo sa… La cosa brutta è che non possiamo nemmeno iniziare a cercarla!
-Come mai? Chi ce lo impedisce?
-Viluy, chi altro? Stamane prima di uscire mi ha detto “Eudial è mia, ho già un piano per ritrovarla, lasciate fare a me e non prendete iniziative o rovinerete tutto!” Chi la capisce è bravo. Oh, a proposito- Telulu si alzò e fece per andarsene -scusami ma devo tornare nella serra, devo essere pronta per l’eventuale piano B.
-Piano B? Ma che vuolZZZZZ…
Cyprine era crollata di nuovo, addormentandosi con la faccia nella scodella. Intenerita, Telulu decise di lasciarla dov’era.

-Fammi capire bene… Eudial ti avrebbe risparmiato?!?
Nei dieci minuti successivi, Shikamaru aveva raccontato nel dettaglio tutto quello che gli era capitato il giorno prima. Dall’ipnosi di massa che aveva colpito i cittadini di Konoha, passando per il sequestro di Ino, fino a giungere al duello contro la strega dai capelli rossi e al suo inaspettato finale.
-Nemmeno io capisco bene cos’è successo. Io ero immobilizzato a terra, lei aveva la sua arma puntata contro il mio petto… ma invece di sparare mi ha colpito alla testa, penso con l’arma stessa, per farmi perdere i sensi. Quando mi sono risvegliato, un’ora o due più tardi, lei se n’era andata. Lasciandomi questo come ricordo- Shikamaru mise sul tavolo l’Heart Buster: un po’ ammaccato, conteneva ancora un po’ di liquido rosa -non mi spiego proprio perché abbia agito così…
-Forse Eudial sotto sotto ha capito di provare qualcosa per te- suggerì Jiraiya, ricevendo in risposta una truce occhiata assassina.
-AD OGNI MODO, dopo essermi risvegliato sono uscito da tempio per correre dietro alle tracce della macchina di Eudial. Solo per puro caso ho trovato Danzou e i suoi scagnozzi: li ho seguiti di nascosto, ed eccomi qu…
Non aveva ancora finito di parlare che dalla locanda uscì Naruto: la bocca ancora piena di ramen, e purtroppo anche di molte domande. -Ehilà Shikamaru! Che ci fai da queste parti? Cos’è quella specie di fucile ad acqua? E quelle foto?
Shikamaru si schiaffò una mano sulla faccia.
-Eh no, io non ripeto tutto dall’inizio.
-Non fa niente- lo rassicurò Tsunade -Jiraiya e Shizune, pensateci voi a riassumere tutto a Naruto. Ma siate stretti, non c’è tempo da perdere.
I due obbedirono e preso il biondo ninja sottobraccio lo riportarono dentro, ignorando le sue proteste.
-Mi par di capire che abbiate un piano in mente, Hokage-sama- riprese Shikamaru -sono lieto di rivederla motivata.
-Lo devo tutto a te. Sei la prova vivente che Danzou si sbaglia sul conto dei giovani di Konoha.
-N-non credo di meritarmi tutti questi complimenti. È vero, sono sopravvissuto alla battaglia con le streghe, ma è stato solo per pura fortu…
-No no, io sto parlando di questo.
Tsunade sbatté una mano sul tavolo, per indicare una delle fotografie portate da Danzou. Precisamente, quella che ritraeva Choji Akimichi.
-Per tutta la conversazione hai avuto sotto il naso l’immagine del tuo migliore amico ridotto in condizioni critiche, e mai una volta hai perso la tua compostezza. Perdonami l’ironia, ma Temari sarebbe orgogliosa di te se fosse qui a vederti.
Shikamaru finse di non cogliere la citazione.
-Non si lasci ingannare dalle apparenze. Se sono calmo è perché questa volta so con chi devo prendermela. Quando Eudial tornerà per finire il lavoro, allora sì che sfogherò tutta la mia rabbia per quello che è successo a Choji. Solo che questa volta a piangere sarà lei.
Tsunade emise un fischio d’ammirazione.
-Questo è lo Shikamaru che voglio vedere. Però, mi spiace deluderti, ma noi non aspetteremo che Eudial si faccia rivedere. Saremo noi a venire da lei.
L’Hokage si alzò e raggiunse gli altri nella locanda, seguita da un dubbioso Shikamaru. Nella camera di Naruto e Jiraiya, la donna si avvicinò ad una finestra e con una goccia del proprio sangue disegnò un simbolo sul davanzale.
-KUCHIYOSE NO JUTSU!
Preceduta da un polverone, di fianco all’edificio si materializzò una gigantesca lumaca senza guscio, bianca con il dorso blu. Nonostante la mole, la sua voce era dolce e melodiosa.
-Cosa posso fare per lei, Principessa Tsunade?
-Scomponiti, Katsuyu. Al resto penso io.
-Come desidera.
Il corpo della creatura si sfaldò, dando origine ad un migliaio di versioni più piccole di sé stessa.
-Jiraiya, Naruto, create un clone a testa- ordinò poi Tsunade.
-A-ah, ho capito il tuo piano!- esclamò Jiraiya entusiasta, mentre l’Hokage consegnava ai due cloni una mini-Katsuyu ciascuno -mentre i nostri cloni rimangono qui per far credere a eventuali spioni che vada tutto bene, noi andremo a cercare le streghe! Giusto?
-Eh eh!… no, sbagliato- con un sorrisetto diabolico, Tsunade scaricò nelle braccia dell’eremita un altro po’ di lumache -Naruto verrà con noi a cercare le streghe. Tu invece, vecchio maiale che non sei altro, ti intrufolerai a Konoha e senza farti scoprire darai una clone di Katsuyu ad ognuno dei ragazzi in coma, così che possano almeno curarli dalle loro ferite. Danzou li starà sicuramente lasciando a morire, e questo non deve accadere. Contiamo tutti su di te.
-D’accordo. …uffa però!
Lasciando Jiraiya e il suo clone a deprimersi in un angolo Tsunade e il resto del gruppo uscì, pronto a partire. Qui, Shizune decise di esprimere le sue perplessità.
-Tsunade-sama, lei ha idea di dove possano trovarsi le streghe?
-Nemmeno la più pallida!
-Ah beh allora…
-Però abbiamo una pista. Le Witches 5 sono nemiche delle guerriere sailor, quindi inizieremo andando a trovare qualcuno che conosce le guerriere sailor. Shikamaru, so che è passato più di un anno, ma cerca di ricordare: in che direzione si trova la casa di Vegeta?

La giornata di Ub e Viluy alla Capsule Corporation si era rivelata più lunga del previsto.
Per prima cosa avevano setacciato ogni centimetro cubico dell’ufficio di Trunks alla ricerca del nastro registrato alla villa di Satan (ovviamente senza buttare tutto all’aria come aveva fatto Goten); trovatolo, erano poi scesi qualche piano più in basso in un laboratorio di analisi e, stando attenti a non ingarbugliarlo ancora di più, lo avevano inserito con pazienza certosina fra gli ingranaggi di uno speciale macchinario in grado di leggere le immagini impresse sul nastro e convertirle su un floppy disk; infine, i due si erano spostati in un’altra saletta informatica e sistemati davanti ad un computer -Viluy seduta e Ub in piedi dietro di lei- per analizzare il confuso filmato fotogramma per fotogramma.
Si era ormai fatto tardo pomeriggio, quando Viluy ottenne un risultato.
-Ci siamo, Ub! Ho trovato il fotogramma migliore: è l’unico istante in cui le persone filmate sono abbastanza ferme da risultare nitide. Quindi, uno di questi due che hanno combattuto nel giardino della villa dev’essere per forza l’aggressore di Satan…
-È questo, ne sono sicuro.
Il ragazzo indicò la figura in nero sulla destra del monitor, più piccola rispetto a quella, molto più grossa, sulla sinistra.
-Co-come fai a dirlo? L’hai già riconosciuto?
-No, purtroppo. Ma sono certo che l’altro sia Majin Bu.
-Majin Bu… è amico di Mister Satan, giusto? Che fine ha fatto?
-Anche lui, come Satan, Pan, e gli altri, è rimasto vittima dell’aggressore misterioso. A differenza loro, però, Bu è stato trasformato ed è tuttora trasformato in cioccolatino.
Ub strinse forte un pugno, ripensando al demone rosa suo amico ancora in quelle condizioni. Viluy lo guardò storto, incapace di prendere sul serio quello che il ragazzo di colore aveva appena detto.
-Be-bene, adesso che so quale delle due figure devo analizzare ci impiegherò molto meno tempo. Devo soltanto zoomare, diminuire il contrasto… Ah!
La strega si tolse d’improvviso gli occhiali e si stropicciò gli occhi, con una smorfia di dolore.
-Viluy! Ti senti male?
-…è solo un leggero mal di testa, tranquillo. Stare per ore davanti al computer alla lunga fa di questi scherzi.
-Vuoi che chiami aiuto?
-Ma no. Ho solo bisogno di prendere un po’ d’aria. Senti, puoi restare qui a controllare che nessuno tocchi niente mentre io vado cinque minuti in terrazza? Sperando che la pioggia non l’abbia trasformata in una piscina…
-Sicuro, non ti preoccupare!
Viluy lasciò la stanza. Dopo aver controllato che nessuno nel corridoio la stesse guardando, la strega entrò invece decisa nell’ascensore più vicino e pigiò sul tasto dell’ultimo piano.
“Avrei anche potuto eseguire l’operazione di fronte a Ub, visto che di tecnologia non capisce assolutamente nulla. Ma è meglio non rischiare.”
L’ascensore si mise in moto.
“Una volta collegatami alla rete, con un semplice programma di fotoritocco sostituirò l’immagine di Cyprine con quella di Eudial.”
Arrivata al piano, Viluy si diresse spedita verso il suo ufficio.
“Dopodiché suggerirò a Ub di setacciare il pianeta Terra da cima a fondo, con la sua ultravelocità la scoverà in meno di un’ora. Eudial verrà sicuramente colta di sorpresa da questo piano: di certo si aspetterà che io provi a rintracciarla collegandomi ad ogni computer o telecamera presente nel globo.”
Giunta alla fine del corridoio la strega tirò fuori un mazzo di chiavi. Trovando però la porta già aperta.
“Strano, ricordavo di averla chiusa. …dov’ero rimasta? Ah sì. Non c’è alcuna possibilità che Eudial possa anticipare le mie mosse. Nessuna.”
Viluy entrò.

Per lo stupore, il mazzo di chiavi le scivolò di mano, cadendo sul pavimento con un tonfo.
L’ufficio era pieno di gente. Tutta gente che Viluy non avrebbe mai voluto vedere.
A cominciare da Trunks.
-Dalla tua reazione intuisco che tu conosca già le ragazze qui presenti, Viluy. Vuoi spiegarmi tu stessa cosa sta succedendo, o preferisci che siano loro a farlo?
La mente elettronica della strega era incapace di riconoscere la situazione. Fu una ragazza dagli occhi azzurri e i lunghi capelli biondi a rompere il silenzio.
-A quanto pare la nostra vecchia conoscenza ha perso la parola. E forse anche la memoria. Vogliamo rinfrescargliela?
-N-non credo sia il momento più adatto… Oh, e va bene! Noi siamo Sailor Mercury…
-Sailor Mars!
-Sailor Jupiter!
-Sailor Venus!!!
-Sailor Pluto.
-Sailor Uranus!
-E Sailor Neptune. E siamo venute qui per punirti…
-…IN NOME DELLA LUNA!

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Capitolo 40
*** Giù La Maschera ***


Giù La Maschera

Sette guerriere Sailor e un saiyan schierati di fronte a lei con aria minacciosa: quello scenario imprevedibile aveva lasciato Viluy letteralmente senza parole.
-Forse ha davvero perso la memoria… Proviamoci di nuovo, ragazze! Noi siamo le guerriere Sailor, venute qui per punirti…
-Minako, una volta basta.
-E va bene, se non vuole parlare con le buone lo farà con le cattive! MARS FLAME SNIPER!!!
La freccia di fuoco scoccata da Sailor Mars mancò di pochissimo Viluy (gettatasi a terra appena in tempo), volò fuori dall’ufficio, per tutto il corridoio, e si schiantò addosso all’ascensore, facendolo esplodere.
-Ops.
Finalmente Viluy riacquistò un po’ di voce, e con sguardo implorante si rivolse a Trunks.
-S-signor P-presidente… N-non capisco… Cosa ci fanno qui queste persone…
-Piantala con questa farsa, Viluy! Io e le Sailor siamo amici di vecchia data, ma adesso questo non conta. Se c’è qualcuno che deve delle spiegazioni, quella sei tu!
“Amici di vecchia data… proprio come i ninja! Ma allora i possessori dei cristalli si conoscono tutti a vicenda, dovevo aspettarmelo!” -Q-quindi, s-signor Presidente, lei ha parlato di me alle Sailor…
-In realtà è accaduto il contrario- la corresse Sailor Neptune -e per puro caso addirittura. Se non ci fosse capitato questo fra capo e collo, non avremmo mai pensato di venirti a cercare da Trunks.
Dicendo questo Michiru lanciò nelle mani della strega una rivista. Una rivista di gossip. Con lei stessa e Trunks in bella vista in copertina.
-Per una volta i paparazzi sono serviti a qualcosa- commentò Trunks, monocorde -credo che fossero nascosti appena fuori dal ristorante. Ti ricordi, vero? Quello in cui…
Ma Viluy non ascoltava. Più della faccenda dei paparazzi, c’era un’altra cosa che la preoccupava.
“Questa rivista tratta solo di notizie locali, e le Sailor vivono dall’altra parte del mondo! Come hanno fatto a metterci le mani sop…”
Dalle pagine del giornaletto era appena scivolato fuori un fogliettino di carta piegato in due. La strega lo raccolse, e lo aprì: sopra vi era un disegno fatto con pennarello rosso che ritraeva una bambina stilizzata, dai capelli raccolti in tre code e un sorriso diabolico, al volante di una macchinina di go-kart. Vicino alla testa della bambina c’era un baloon, con dentro la scritta:

“Ti avevo avvertito, STRONZA!”

“E. Eu. Eudial. Eudial. Eudial. E… E…” -EUDIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAL!!!
Il corpo di Viluy prese a tremare violentemente e sprizzare scariche elettriche in ogni direzione: tali scariche rimbalzarono dappertutto e ritornarono poi su di lei, coprendola di un alone accecante che obbligò i presenti a proteggersi gli occhi. Affievolitasi la luce, Trunks poté finalmente osservare il vero aspetto di colei che aveva sempre creduto una fidata segretaria.
-Ma… ma allora è vero, tu non sei umana! Chi sei in realtà?
La strega fissò il saiyan. Questa volta, dei due era lei la più infuriata.
-Chi sono io? Io sono Viluy. La migliore intelligenza artificiale del pianeta. E non ho riprogrammato la tua vita solo per lasciare a te e a quattro cretine vestite alla marinara di rovinare tutto! MOSAIC BUSTER!!!
-SUBMARINE REFLECTION!!!
Sailor Neptune spinse Trunks da parte e sfoderò il suo specchio: i nano-robot di Viluy vi rimbalzarono addosso e tornarono indietro, ma sparirono prima di colpire la loro padrona.
-Vedo che non hai imparato nulla dall’ultima volta- disse Sailor Mercury facendosi avanti.
-Come ti permetti, Mizuno Ami? Ho riprogrammato i miei nano-robot affinché si spengano automaticamente alla minima interferenza, ma certo che ho imparato qualcosa!
Sospirando rassegnata, la Sailor armeggiò col suo computer portatile per analizzare la nemica. L’immagine apparsa sul piccolo schermo parlava chiaro: il suo punto debole risiedeva nel bracciale elettronico che indossava al polso sinistro. Dopo averci buttato un’occhiata, Trunks generò una piccola sfera d’energia nel palmo della mano e la puntò contro la strega.
-Arrenditi, Viluy. Arrenditi e confessa cosa ne hai fatto dei… cristalli dei miei amici. Non hai scelta.
Al contrario, Viluy scoppiò in una spietata risata dal suono metallico.
-AH AH AH AH AH AH. Povero, povero Trunks. In realtà sei tu quello obbligato ad arrenderti. O forse no…
-Smettila di prendermi in giro! È l’ultimo avvertimento!
-No, sicuramente no. Coraggio, Presidente Trunks, uccidimi pure. Considerato che avresti portato un puro bimbo di un anno a testimoniare per te davanti alla polizia, di sicuro non ti farai problemi a condannare a morte un centinaio di innocenti.

Nel laboratorio informatico qualche piano più in basso, Ub stava iniziando a fremere d’impazienza. Solo un fotogramma sfocato sul monitor di un computer lo separava dall’identità dell’aggressore di Satan e Majin Bu, ma lui non poteva farci proprio niente, non avendo mai toccato una tastiera o un mouse in vita sua. Non poteva nemmeno uscire e andar a cercare Viluy, avendole promesso di restare di guardia. Così l’allievo di Goku si era messo a camminare avanti e indietro con le mani in tasca, reprimendo la tentazione di fare qualsiasi altra cosa.
Però, quando alle orecchie gli giunse il terribile rumore di un crollo, il ragazzo non riuscì proprio a trattenere un piccolo salto per lo spavento.
Ub andò alla porta e la dischiuse, per sbirciare cosa succedeva in corridoio. Un uomo in giacca e cravatta, forse un dirigente, stava gridando a diversi impiegati spaventati che correvano avanti e indietro, invitandoli alla calma.
-Tornate ai vostri posti di lavoro, non è accaduto nulla di grave! Un ascensore si è sganciato dai cavi ed è precipitato, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi! Tornate dentro, forza!
Il corridoio pian piano si svuotò. Rimasto solo, l’uomo tirò fuori un telefonino.
-Sarà meglio chiamare i vigili del fuoco, nel caso ci fosse qualche malcapitato in quell’ascensore. E anche le forze dell’ordine, per sicurezza…
Allarmato, Ub spalancò la porta. Era già con un piede fuori…
<< Sono in onda, vero? >>
…quando udì una voce femminile provenire da dentro il laboratorio. Per la precisione da uno dei computer, sul cui schermo si vedeva una ragazza dai capelli e gli occhi verdi sventolare una mano davanti a sé, mentre con l’altra stringeva saldamente un ombrello. Pioveva anche da lei, ma il luogo in cui si trovava non sembrava affatto Città Dell’Ovest.
<< Viluy, io sono pronta! Viluy, mi senti? Io no! …e per forza, quella cretina non mi ha dato nemmeno un auricolare! Beh, io inizio lo stesso, se non mi vede è affar suo. E-ehm… Ciao Ub! Mi presento, il mio nome è Telulu! Se stai guardando significa che Viluy si è fatta smascherare. Poveretta, immagino si senta molto depressa in questo momento. Ma niente paura, c’è un modo per tirarla su di morale! Basta che tu le consegni spontaneamente il tuo cristallo del cuore puro. Ecco, così! >>
La strega indietreggiò di qualche passo, avvicinandosi a una ragazzina di colore prigioniera delle radici di un gigantesco fiore. Telulu la colpì al petto con un gioiello a forma di stella, e le estrasse il cristallo.
<< Facile, vero? Obbedisci, e nessuno si farà male. Ma sbrigati, se entro cinque minuti non avrò ricevuto un nuovo segnale da parte di Viluy… >>
Telulu si riavvicinò alla videocamera, la prese fra le mani e inquadrò il paesaggio intorno a lei: un villaggio costituito da case di terra e foglie, i cui abitanti erano prigionieri di altrettanti mostri floreali.
<< …niente mi impedirà di augurare un buon appetito alle mie Hyper Telulun. Veloce, il tempo scorre! Tic, toc, tic, toc, tic, toc… >>

Mediante il televisore dell’ufficio, anche Trunks e le Sailor avevano assistito atterriti all’annuncio di Telulu.
-Nell’eventualità che qualcosa fosse andato storto, per precauzione ho sempre tenuto da parte un piano B- spiegò Viluy, seria -nonostante lo shock di essermi ritrovata le mie peggiori nemiche davanti, ho fatto in tempo a schiacciare un pulsante sul mio bracciale per mandare un segnale a Telulu. Ovviamente il ricatto non vale più solo per Ub, adesso: consegnatemi i vostri cristalli, tutti quanti, se non volete avere dei morti sulla coscienza.
Trunks la guardò rabbioso, stringendo i pugni e i denti per trattenersi dal farla fuori.
-Ub? Cosa c’entra Ub? Anche lui è qui?
Come risposta tutti avvertirono improvvisamente l’edificio tremare sotto i loro piedi, come se avesse appena sparato una cannonata.
-Correzione: ERA qui- puntualizzò Haruka, indicando fuori dalla finestra il ragazzo di colore volar via nella pioggia.
-Quelle orchidee troppo cresciute possono fare ben poco contro Ub!- esultò Minako saltellando-adesso sì che devi arrenderti, Vi…
-MOSAIC BUSTER, LIVELLO DUE!!!
Al grido della strega tutti si girarono verso di lei con la guardia alzata, Trunks e Sailor Neptune in prima linea. La guerriera di Nettuno alzò di nuovo lo specchio in sua difesa, ma non arrivò nessun attacco da respingere.
-Falso allarme, sta solo. Bluffando. Ragazze. Attac. Chia. Mo. L. A.
Senza rendersene conto, un’ondata quasi trasparente di nano-robot proveniente dal televisore l’aveva colpita di lato, divorandola dai piedi alla testa e trasformandola in un minuscolo cumolo di cubi fluttuanti.
-No! WORLD SHAKING!!!
Sailor Uranus balzò davanti a quello che restava di Michiru e lanciò la sua sfera d’energia, che purtroppo i nano-robot cancellarono senza fatica. Immobile per l’incredulità, anche la guerriera di Urano subì la stessa sorte della compagna. L’ondata di insetti elettronici si riversò poi sulle restanti guerriere: Sailor Pluto eresse una specie di barriera d’energia a difesa sua e delle Inner, ma resistette per pochi secondi. Una dopo l’altra, tutte le Sailor finirono vittima della trappola di Viluy, lasciandola sola con Trunks.
-Ra… ragazze… Viluy, che cosa le hai fatto?!?
-Non si vede? Le sto convertendo in un formato più facile da trattare. E il prossimo sei tu, bello mio!
I nano-robot si scatenarono come esagitati addosso a Trunks, il quale provò a tenerli lontani sprigionando la sua aura. Ci stava quasi riuscendo, così Viluy fu costretta a moltiplicare l’assalto richiamando altri sciami da ogni apparecchio elettronico presente nella stanza, e dalle sue stesse mani.
-Smettila di opporre resistenza, così prolungherai soltanto la tua agonia! È questo che vuoi?
Il saiyan le rispose con due sole parole.
-FINAL… FLASH!!!

Al villaggio natale di Ub, situato su un’isola in mezzo all’oceano, la situazione si stava facendo incontrollabile. Fra i gemiti di rabbia degli uomini e dei ragazzi prigionieri, e i pianti dei bambini più piccoli rintanati in casa per la paura insieme alle loro madri e ai più anziani, paradossalmente erano le Hyper Telulun, con i loro ruggiti di protesta, a far più rumore.
-Bambine, bambine!- le ammonì Telulu -i patti sono chiari. Potrete abbuffarvi quanto vi pare e piace fra cinque minuti, non un secondo di meno!
Come risposta, la strega ricevette un coro di ruggiti ancora più forte.
-Beh, non avete tutti i torti. Sono giorni che vi prometto un lauto pasto… Vediamo…
Telulu buttò un’occhiata alla ragazzina che aveva usato come cavia.
-Sì, lei sarà un ottimo aperitivo. Dividetevela in parti uguali, e che nessuna faccia la furb…
-Lascia stare mia sorella! Lasciala stare, hai capito?
-Chi ha parlato?
-Sei sorda? Ti ho detto di non toccare mia sorella! Prenditela con me piuttosto!
Telulu seguì il suono di quella voce e scoprì chi aveva gridato: un ragazzino, evidentemente il gemello dell’altra prigioniera vista la somiglianza, anch’egli tenuto in ostaggio da una Hyper Telulun.
-Senti senti. Abbiamo fra noi un ometto coraggioso… a parole- aggiunse, notando come “l’ometto” avesse appena deglutito -niente paura, comunque. Se il vostro eroe Ub deciderà di collaborare, nessuno si farà del male. Altrimenti avete ancora quattro minuti di vita.
-Sei un’illusa!- gridò ancora lui, sputacchiando -mio fratello non cederà mai al tuo ricatto! Anzi fra poco lui sarà qui e ti darà una bella lezione, aspetta e vedra… !
Telulu lo zittì con un ceffone.
-Ho deciso, sarai tu l’antipasto delle mie Hyper Telulun! Prima però ti metterò a tacere, per semprAHIO!
Un sasso scagliato da chissà dove la colpì alle mani, facendole cadere l'ombrello e soprattutto il gioiello con cui rubava i cristalli. Telulu si guardò attorno, furibonda, ma non riusciva a capire chi fosse stato.
-Volete che diventi cattiva? Bene, ora divento cattiva. Bambine, l’accordo è saltato! Datevi alla pazza gioiAH?
Un vento fortissimo si alzò all'improvviso, costringendo la strega a ripararsi gli occhi: quando li riaprì, pochi secondi dopo, ogni singolo ostaggio delle Hyper Telulun era svanito nel nulla.
-Ma che cosa è successo?
Udito un vociare, Telulu corse a riprendere la videocamera e zoomò su un folto gruppo di persone in lontananza: i prigionieri liberati, insieme ad un nuovo arrivato.
“Quello… quello è Ub, ricordo benissimo la sua foto. Ma com’è che lui indossa vestiti moderni e tutti gli altri hanno solo dei poveri stracci? E soprattutto… che cavolo ci fa lui qui??? …ah, ho capito! Vuole salutare la sua gente un’ultima volta prima di cedermi il cristallo, che dolce!”
Ub si girò verso l'obiettivo. Telulu riuscì appena a notare i suoi occhi colmi d'ira, prima che la videocamera le esplodesse letteralmente fra le mani.

Lo scontro fra il Final Flash e il Mosaic Buster Livello Due aveva provocato effetti devastanti.
Le pareti e il soffitto dell’ufficio, e delle stanze adiacenti, erano state letteralmente polverizzate, esponendo così l’ultimo piano dell’edificio alla pioggia battente. Diversi mobili avevano fatto la stessa fine, mentre di altri si era salvata solo la metà inferiore.
Nel punto dove solo qualche minuto prima stavano Trunks e le Sailor, sul pavimento giaceva un floppy-disk fumante dai colori psichedelici. Qualche metro lontano, tenuta in vita da un bracciale elettronico che sprizzava scintille, la silhouette sfocata e distorta di Viluy distesa al suolo appariva e spariva senza soluzione di continuità. Raccogliendo le forze, la strega gattonò fino al floppy-disk e lo raccolse, fissandolo allarmata.
-Non. BIP. Ho la forza. ERRORE DEL SISTEMA. BIP. Per tornare alla base. RIAVVIO AUTOMATICO FRA TRENTA SECONDI. BIP. Devo eseguire qui. BIP. L’estrazione, o andrà tutto. BIP. Perduto.
Viluy si girò e disperatamente strisciò verso quello che restava della porta dell’ufficio, vicino a cui poco prima aveva lasciato cadere la sua borsa.
-Stolta Eudial. VENTI SECONDI. BIP. Forse mi avrai privato. BIP. Del cristallo di Ub. BIP. Ma in compenso me ne hai regalati ben otto. DIECI SECONDI. BIP. E adesso, è arrivato il momento di riscuoterli.
Dalla borsa Viluy tirò fuori un pc portatile: in tutta fretta lo accese, infilò dentro il floppy-disk, appoggiò il palmo della mano sullo schermo, e cadde in uno stato di catalessi.
-RIAVVIO IN CORSO. BIP.

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Capitolo 41
*** Dura Realtà ***


Un grazie a Suikotsu per il controllo!

.

Dura Realtà

Telulu si chinò a guardare i resti fumanti della videocamera.
-L'avevo appena comprata, accidenti! Come è successAAAH!!
Una specie di meteorite si schiantò su una Hyper Telulun a pochi passi da lei, incenerendola. Telulu si appiattì al suolo e si girò sulla schiena: da quella posizione vide Ub, sospeso a mezz'aria a qualche metro sopra il villaggio, intento a distruggere tutte le malefiche piante con sfere d'energia scagliate dalle mani. Terminato il lavoro, il ragazzo scese tranquillamente a terra, di fronte ad una Telulu scioccata come mai in vita sua.
-Andiamo a combattere da un’altra parte- ordinò lui, con tono di chi non ammette repliche.
-Coco-coco-combattere?! No no no no, aspetta un attimo, ragioniamo…
-NON ERA UNA DOMANDA.
-Okay, okay! Dammi solo un secondo per riordinare le idee!- la strega mise le mani avanti e si guardò attorno disperatamente, alla ricerca di qualcosa che la salvasse -il fatto è che non ero pronta ad un combattimento, contavo solo di fare uno scambio pacifico: il tuo cristallo in cambio della libertà di un ostaggio… Ostaggio che posseggo ancora!
Telulu puntò trionfante un dito verso un abitante a caso del villaggio.
-MANDRAGORA BUSTEoh no dimenticavo le carte bomba non posso fa…
-YAAAAAAAAAAHHH!!!
Alzando semplicemente un braccio Ub travolse la nemica con un’onda d’urto, scaraventandola lontano.

Un luogo completamente buio, eccezion fatta per il pavimento attraversato da continue linee luminose di diversi colori psichedelici: questo è ciò che le Sailor si ritrovarono dinnanzi una volta ripresa conoscenza. Per quello che riuscivano a capire, le guerriere si trovavano ognuna prigioniera all’interno di una cabina trasparente, immobilizzate alle pareti della stessa da cavetti neri.
Dopo lunghi istanti il silenzio fu finalmente rotto da Sailor Uranus, la quale esternò un pensiero su cui tutte in quel momento erano d’accordo.
-Bella figura di merda abbiamo fatto.
-Suvvia, non essere dura! La trappola di Viluy è stata davvero imprevedibile, chi mai avrebbe potuto anticiparla?
-Mah, Michiru, non so... TU, ad esempio?
-Io?
-Hai uno specchio che rileva il pericolo a un chilometro di distanza, e te ne esci con "Sta bluffando! Attacchiamola!"? Ma per favore!
-Oh insomma, tu non sbagli mai?
-Non in situazioni serie come questa.
-Ah, quindi la battaglia contro Chaos Goku non era una situazione seria? Ti ricordo, mia cara, che per correggere il tuo “errore da niente” la sottoscritta ci ha rimesso la vita!
-Vuoi ancora rinfacciarmi quella storia? Tu non sei solo spietata, tu sei il demonio travestito da angelo!
-Grazie, ma sappi che i complimenti non attaccano. Se vuoi che accetti le tue scuse dovrai fare meglio di così.
-Scuse?! Ero io quella arrabbiata all’inizio della discussione, non puoi girare il manico del coltello dalla tua parte così come se…
-BUONASERA.
Guardando avanti, anche perché non potevano muovere la testa in nessun’altra direzione, le due compagne si videro avvicinare da uno stranissimo soggetto: una donna robot, dalle sembianze vagamente ricordanti quelle di Viluy, con una ruota al posto delle gambe e delle tenaglie come mani.
-BUONASERA, E BENVENUTI ALLA PROCEDURA AUTOMATICA DI ESTRAZIONE DEI CRISTALLI DEL CUORE PURO.
La pseudo-Viluy si avvicinò sempre più minacciosamente, mentre le sue tenaglie cominciavano a sprizzare scariche elettriche.
-Bella fine di merda stiamo facendo.
-Haruka ti prego non ricominciare. Potrebbe essere la nostra ultima conversazione, pensa a qualcosa di commovente da dire piuttosto!
-…aehm, dunque, ti ricordi quando l’altra sera dicevo di avere mal di testa? Beh…
-DEAD SCREAM!!!
Una sfera di colore violetto incenerì il robot, precedendo la comparsa di Sailor Pluto seguita dalle Inner.
-Setsuna?!
-Poco prima di esser stata aggredita dai robot di Viluy ho fatto in tempo a… fermare il tempo- spiegò lei, mentre aiutava Michiru a liberarsi -così da dare a Sailor Mercury l’occasione di analizzare ciò che la strega aveva fatto a voi due, ed escogitare un sistema per difenderci.
-Sistema gentilmente offerto dalla sottoscritta- continuò Sailor Jupiter, distruggendo la cabina contenente Haruka con un pugno ben piazzato -donando parte della mia energia alle altre ho fatto in modo di proteggerci tutte, e di non perdere i sensi come è successo a voi una volta colpite.
-È stata una manovra rischiosa, ma ha funzionato- concluse Sailor Mercury -infatti, quando ci siamo ritrovate in questo luogo eravamo già libere di muoverci, a differenza vostra.
-Tutto ciò è molto illuminante, ma mi sorge spontanea una domanda.
-Di che si tratta, Haruka?
-Dunque… PERCHÉ ACCIDENTI AVETE ASPETTATO COSÌ TANTO PRIMA DI LIBERARCI???
-Forse erano rimaste incantate dal nostro battibecco di prima- suggerì Sailor Neptune -a proposito, devi spiegarmi cosa c’era di commovente in quello che stavi dicendo…
-Un’altra volta. In questa sottospecie di cyberspazio in cui ci troviamo Viluy ci starà sicuramente tenendo d’occhio. Dobbiamo stare in guardia.
-Io non ne sarei così convinta.

Ub fissò il corpo di Telulu farsi un puntino in lontananza, e precipitare in una macchia di alberi ai piedi del pendio su cui era stato costruito il villaggio. In quell’istante, l’allievo di Goku avrebbe tanto voluto rimanere per abbracciare i suoi famigliari e sincerarsi che non fossero rimasti feriti, ma si costrinse ad aspettare ancora; doveva prima assicurarsi che la strega non costituisse più un pericolo. Così, senza guardarsi indietro Ub si rialzò in volo e si portò sulla zona in cui Telulu era scomparsa.
“Dev’essere caduta qui, se ho visto bene… !”
Qualcosa schizzò all’improvviso fra le cime degli alberi e si strinse attorno al collo e agli arti di Ub: un gruppo di spessi rami verdi, che prima lo colpirono con una scarica elettrica e poi lo scaraventarono con forza verso la spiaggia che circondava l’isola, precisamente contro una scogliera.
Mentre la polvere alzata dall’impatto si posava, dalla boscaglia giunse sulla spiaggia una Telulu irriconoscibile. La pelle le si era colorita di un verde pallido, mentre in più punti del suo corpo e fra i capelli ora sciolti erano spuntate diverse Telulun grandi e piccole, insieme a rami spinosi che le ricoprivano un braccio, una gamba e la vita, proteggendola come un’armatura. In una mano, la strega teneva stretta una siringa ormai vuota.
-Complimenti, sei solo la seconda persona sulla faccia della Terra che sia riuscita a spingermi a tanto. Ma la tua fortuna si conclude qui e ora: consegnami il cristallo, se non vuoi che…
Gli scogli esplosero fragorosamente, sollevando un polverone ancora più grande. Quando si fu diradato ne emerse la figura di Ub, senza alcun graffio.
-Riuscirò mai a finire una frase ogg…
-Dimmi cos’hai a che fare con Viluy.
Con la sua velocità Ub si era portato a pochi centimetri da Telulu, facendola cadere a terra dallo spavento.
-I-in che senso, cos’ho a che fare con Viluy? Non ti ha già detto tutto le… !!!
-NON PRENDERMI IN GIRO!!!
Una mano di Ub scattò sul collo di Telulu, stringendo con forza.
-Quando stavi torturando mia sorella prima hai detto che Viluy si è fatta scoprire. Cosa intendevi dire?
-Ascoltami, sono confusa quanto te! Viluy mi ha mandato un segnale nel caso si fosse fatta smascherare, e tu eri con lei, giusto? Allora perché…
Ub strinse ancora di più la presa.
-Va bene, va bene! Ti dirò tutto! Anzi… NO!!!
Dalla pupilla di un occhio della strega germogliò velocemente una piccola Telulun, la quale spruzzò una scarica d’energia rossa in faccia a Ub, per confonderlo e succhiargli via il cristallo. Telulu spinse lontano da sé l’avversario e si rialzò, massaggiandosi la gola.
-Anche questa è fatta. Non voglio portarmi sfiga da sola, ma devo ammettere che è stato più facile del previst…
Ancora nel pieno della lucidità Ub rifilò un gran pugno in faccia a Telulu, scaraventandola una spiaggia più in là. Il ragazzo prese poi fra le mani l’oggetto rubatogli e lo fissò a lungo, confuso.
“Così è questo il cristallo di cui ha parlato. Sembra… no, non può essere la mia anima! È assurdo!”
Il cristallo nel frattempo gli ritornò automaticamente in corpo, ma Ub quasi non se ne accorse, perso com’era in un ricordo di più di un anno prima.

-Per quanto riguarda Sailor Moon, temo tu sia arrivato troppo tardi. Certo, non è morta, ma tecnicamente è come se lo fosse. Vedi quei frammenti di cristallo? Ebbene, quello era il Cristallo d’Argento, l’anima stessa di Sailor Moon. Puoi ben immaginare cosa succede quando qualcuno perde la propria anima.

Con le parole di Chaos Goku ancora in testa, Ub corse a velocità massima verso Telulu, la quale doveva ancora riprendersi dal colpo.
-È il momento che tu mi dia le spiegazioni che voglio.
-Primo, io ho un nome. È Telulu, ricordatelo. Secondo…
La strega si ritrovò puntata contro una gigantesca sfera d’energia.
-…risponderò a tutte le tue domande, sei contento?

“Così facendo, darò a lei il tempo di arrivare. Spero solo che non sia andata ad abbuffarsi all’altro capo del mondo!”

Tutte si girarono verso Ami.
-Che vuoi dire?
-Quella pseudo-Viluy di prima ha parlato di un’estrazione dei cristalli automatica. Il che potrebbe significare che lei in questo preciso momento è occupata altrove. Magari sta combattendo contro Trunks, chi lo sa.
-Quindi se ho capito bene- disse Sailor Venus, sospirando mesta -non ci resta che aspettare che Trunks ci faccia uscire da questo posto. Comunque sia andata, alla fine ha ragione Haruka. Abbiamo fatto proprio una bella figura di…
-NO, Minako. Possiamo uscire da qui anche da sole.
-E come?
-Teletrasportandoci, ovviamente. Ma per farlo avremo bisogno che Makoto ci presti ancora la sua energia. Te la senti, Makoto?
-Non c’è neanche bisogno di chiederlo!- rispose Sailor Jupiter mostrando un bicipite -però non capisco, come mai sei certa che la mia energia sia la soluzione?
-Ecco, è solo una teoria, ma credo che quella tua esperienza di un anno fa nello spazio ti abbia resa in qualche modo immune a questo genere di cose… Makoto, stai bene?
No. Mentre Ami ancora parlava la guerriera di Giove si era accucciata a terra stringendo a sé le gambe e nascondendovi la faccia. Subito Minako, Rei, Michiru e Haruka si avvicinarono a lei, cercando di calmarla.
-Ecco Ami, hai visto che hai combinato? Lo sai che Mako-chan ha ancora gli incubi per quella storia!
-Su su Makoto, ormai è tutto passato! In fondo sei stata… quello che sei stata per pochissimi minuti!
-È vero. Guardati ora, non sei mai stata così in alta definizione come oggi!
-Complimenti così a me non li hai mai fatti, cos’è questa storia? Vedendo quello spettacolo ad Ami crebbe una gocciolona dietro la testa.
-M-mi dispiace, Makoto, non immaginavo… P-prenditela con calma, va bene? Torneremo da Trunks e Viluy quando sei pronta…
-No, Sailor Mercury. Sarà un’altra la destinazione.

Telulu terminò le spiegazioni. La sfera d’energia che Ub le puntava contro, impercettibilmente, si rimpicciolì, manifestando tutta la confusione nella mente del ragazzo.
-Mi stai dicendo… che è stata Viluy… è stata lei a fare del male a Mister Satan e Bu? A Pan e Goten? A Gohan e Videl?
-Non proprio. Di Mister Satan si è occupata una piattola umana di nome Mimete, mentre Bu non so proprio chi sia. Gli altri quattro però sono caduti tutti per mano di Viluy. Tu e Trunks sareste dovuti essere i prossimi sulla sua lista, per la cronaca.
-No… NO! Tu stai mentendo! Viluy è mia amica! Ha promesso di aiutarmi!
-Cavolo, deve aver recitato bene allora. Con me e le altre streghe è sempre così stronza! Comunque se non mi credi ancora, pensaci bene. Come ho fatto a trovare quest’isola? Perché Viluy mi ha fornito le coordinate. Da chi le ha avute? Ma da te, ovviamente. Anzi, per essere precisi, dal fratellino che ti porti sempre appresso, che le ha gentilmente indicato l’isola su una cartina del mondo. Che dici, adesso torna tutto? …oh.
Con l’ira negli occhi Ub aumentò a dismisura la sfera d’energia, ed era pronto a lanciarla.
Ma qualcosa lo fermò all’ultimo secondo. Un’aura stranissima, proveniente da un punto imprecisato del sottosuolo, e che stava rapidamente avvicinandosi.
-Avverti la sua presenza?- chiese Telulu, notando che il nemico stava fissando la terra -peccato, speravo di contare sull’effetto sorpresa.
-Cosa sta succedendo? CHI sta arrivando? PARLA!
-Si chiama Gyga Telulun, ed è la migliore creatura floreale che il mio genio e la mia serra abbiano mai concepito. Pensa, io e lei siamo così in sintonia che non ho nemmeno bisogno di aprire bocca per comunicarci, mi basta solo mandarle un brevissimo impulso telepatico e lei capisce subito che cosa voglio! Quando non mi serve, la lascio scorrazzare liberamente per il pianeta a cibarsi di animali selvatici. Ma quando mi serve, le ordino di ingoiare i miei nemici, estrarre loro i cristalli ed eventualmente mangiarseli. …ehi, dove vai?
Ub si librò in aria, qualche metro sopra Telulu, e puntò la sfera sotto si sé.
-Ho già distrutto le tue “piante” poco fa, distruggerò anche questa appena emergerà dal suolo.
-Sei molto sicuro, vedo. Beh, mi dispiace tanto ma su una cosa ti sbagli: non è a te che la Gyga Telulun sta mirando.
Il ragazzo impiegò meno di un secondo per capire.
-NO!
-Oh sì! Te lo dico per l’ultima volta: il tuo cristallo in cambio della salvezza dei tuoi…
Il tempo di sbattere le palpebre, Ub era già scomparso alla vista.
-…cari. Ma perché non mi ascolta?!
Intanto Ub aveva già raggiunto i pressi del suo villaggio, notando subito che tutte le persone che aveva salvato dalle Hyper Telulun erano rientrate. Stava per gridare loro di andarsene, di mettersi in salvo… ma una marea di dubbi lo assalì all’improvviso, obbligandolo a scendere e fermarsi al limite della macchia d’alberi sottostante. La Gyga Telulun si faceva sempre più vicina, ma allo stesso tempo era impossibile capire dove avrebbe colpito esattamente, o quanto grande fosse: la sua aura si percepiva praticamente ovunque. Certo, con la sua supervelocità Ub avrebbe potuto portare via i suoi cari in un altro posto, ma dove? E avrebbe fatto in tempo a salvare tutti? In ogni caso, con un simile mostro impossibile da localizzare, nessuno sul pianeta era al sicuro. Ub si sentiva con le spalle al muro.
-Ti vedo confuso. Vuoi un aiutino?
Nel frattempo Telulu aveva risalito il pendio ed era a pochi passi.
-Tu… fermala! Fermala subito, altrimenti…
-Altrimenti nulla. Se mi uccidi, la Gyga Telulun si nutrirà comunque di uno qualsiasi degli abitanti del tuo povero villaggio. O di qualsiasi altro dei sette miliardi di abitanti del mondo. C’è un solo modo per fermare tutto ciò, e ormai mi sono stufata di ripeterlo.
Ub non rispose. Non sapeva proprio cosa fare.
-Chi tace acconsente.
La strega allungò una mano verso l’obiettivo, quando un sasso lanciato da lontano la colpì in pieno.
-Di nuovo?!
Ub si voltò, ma fu Telulun, grazie ai fiori sul suo corpo a donarle maggior percezione, ad accorgersi per prima di chi aveva lanciato la pietra: un ragazzo tremebondo, all’apparenza un paio d’anni più giovane di Ub, caratterizzato da piccoli occhi neri e una rotonda testa completamente calva.
-Dunque sei tu il misterioso cecchino. Gyga Telulun, la pappa. Anticipato da una scossa simile a un leggero terremoto, dal terreno bagnato e direttamente attorno al malcapitato comparve un gigantesco fiore bianco.
-Akop! NO!
Disperatamente, Ub si lanciò sul ragazzo e lo spinse via. La Gyga Telulun emerse del tutto, e a caderne vittima fu proprio l’allievo di Goku.

Ami si girò verso Sailor Pluto.
-Ma che dici, Setsuna?
-Non metto in dubbio le capacità di Ub, ma è da lui che dobbiamo assolutamente andare. Ha bisogno del nostro aiuto.
-Sì, lo so. Però anche Trunks…
-Ti sei già scordata che Telulu tiene in pugno un intero villaggio? Io ho già visto Telulun e Hyper Telulun in azione in passato, devi credermi se ti dico che dobbiamo dare a loro la priorità.
Ami cercò mentalmente una possibile soluzione, ma non la trovò. Dividersi in due gruppi di teletrasporto era impossibile, siccome per fornire la sua energia Makoto doveva necessariamente essere collegata alle altre. Trasportarsi da Trunks e poi farlo di nuovo, poi, era fuori discussione: avevano già eseguito il Teletrasporto Sailor nemmeno un’ora prima per recarsi a casa Brief, farlo altre due volte le avrebbe sicuramente portate allo sfinimento e di conseguenza rese incapaci di combattere. Alla fine, Ami annuì a Setsuna in silenzio.
-Sapevo che avresti capito. Ragazze, noi siamo pronte. …ragazze?
Rei e Minako si erano messe a fare un massaggio lobo-frontale a Makoto sussurrandole nelle orecchie “Pensa in HD, pensa in HD!”, mentre Haruka e Michiru erano ormai perse a bisticciare come una vecchia coppia di sposi. Di fronte ad un simile spettacolo, persino una come Setsuna avrebbe perso la pazienza.
-Insomma volete darvi una regolata?!? Non abbiamo tempo!
Ammutolite, le cinque insieme ad Ami e Setsuna si disposero in cerchio, si presero per mano e chiusero gli occhi.
-Così va meglio. Sailor Jupiter, procedi. Sailor Venus e Sailor Mercury, voi che siete state vicine ad Ub più di noi, concentratevi sulla sua aura. Tutte le altre cerchino di non pensare a nulla!
Le altre Sailor annuirono in silenzio. Poco a poco, grazie al potere elettrico elargito da Makoto il gruppo venne avvolto da una luce abbagliante.
Non appena avvertì l’energia dell’amica confluire in sé, Minako partì immediatamente alla mentale ricerca di Ub. Parecchi secondi più tardi, forse anche tre minuti, quando ormai stava perdendo ogni speranza di farcela, la mente della ragazza fu invasa da una miriade di immagini di luoghi della Terra tutte insieme: un segnale che in qualche modo fra la dimensione cibernetica di Viluy e quella reale si era davvero aperto un varco. Rinvigorita, la guerriera di Venere riprese la ricerca più motivata di prima. Finché…
-Setsuna, ci siamo! L’ho trovato! Ho trovato Ub!
-Perfetto! Al tre ci teletrasportiamo, intese?
Le altre le diedero l’okay con un cenno. Poi, in coro, iniziarono a contare.
-Uno…
-Due…
-…tre!
Esplodendo in un bagliore ancora più accecante, il gruppo si trasformò in un globo carico di elettricità e fu risucchiato all’interno di uno squarcio. Evadendo così finalmente da quella dimensione.

La mostruosa creatura floreale si erse in tutta la sua figura: un mastodontico centopiedi ligneo, dotato di una moltitudine di rami appuntiti che fungevano da zampe, la cui bocca, celata dall’innocua ninfea gigante, era dotata di una fila circolare di denti aguzzi e grondanti bava. Il ragazzino spaurito salvato da Ub, e tutti gli altri abitanti del posto accorsi, non potevano far altro che fissare la scena impotenti.
Dall’altra parte, Telulu esplose in una risata satanica.
-Ecco, che cosa si guadagna a fare l’eroe improvvisato. Gyga Telulun, che ne dici se andiamo a farci una nuotata?
Il mostro si abbassò, permettendo alla padrona di entrargli in bocca, e si allontanò strisciando verso l’oceano.

Ami osservò preoccupata lo squarcio dimensionale richiudersi, sperando con tutto il cuore di essersi staccata dal cerchio con il giusto tempismo.
“Mi dispiace, amiche mie. Ma il destino ha voluto dare a Viluy una seconda possibilità, e io non le permetterò di sprecarla.”

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Capitolo 42
*** Punto Di Svolta ***


Per farmi perdonare il ritardo, doppio capitolo!

Punto Di Svolta

<< …siamo ancora in diretta davanti alla sede principale della Capsule Corporation, e purtroppo al momento ci sono ben poche novità riguardo l’esplosione che ha coinvolto l’ultimo piano. Pare che un’interferenza elettromagnetica, così dicono gli esperti, impedisca agli elicotteri, nostri e quelli della polizia, di avvicinarsi più di tanto. Le forze dell’ordine e i vigili del fuoco intanto stanno facendo evacuare l’edificio, ma sembra che un corto circuito al sistema di sicurezza stia rendendo loro difficile il compito: porte e finestre in acciaio infatti continuano ad aprirsi e chiudersi in maniera incontrollata… Ecco, ecco, vediamo un primo gruppo di dipendenti uscire indenne! Cerchiamo di capire dalla loro viva voce cosa sta succ… >>
-Oh, ma lasciali in pace!
Con un gesto stizzito Bra spense il piccolo televisore inserito nel cruscotto. Ormai si era stufata di sentire la voce di quella giornalista impicciona.
“Ho scelto il giorno sbagliato per voler andare a dormire fuori città. Possibile che io debba mancare proprio quando succede qualcosa?”
Dopo aver saputo per caso di quanto stava accadendo alla Capsule Corporation, e temendo che il fratello Trunks fosse rimasto coinvolto, Bra era saltata a bordo della sua automobile volante ed ora stava tornando di volata a Città Dell’Ovest, sfrecciando per i cieli come un pirata della strada. Giunta quasi a destinazione, ricordandosi delle “interferenze elettromagnetiche” la figlia di Vegeta parcheggiò il mezzo sul tetto di una palazzina e volò verso il grattacielo con la sua sola energia.
“Chissà poi perché mi dimentico sempre che posso volare per conto mi… oh, cielo!”
La vista dell’ufficio di Trunks sventrato, devastato ed esposto alla pioggia lasciò la ragazza senza fiato. Una volta atterrata, l’attenzione di Bra fu subito catturata da una persona seduta sul pavimento: circondata da un alone azzurro, aveva una mano premuta sullo schermo di un pc portatile e sembrava in catalessi. Bra la riconobbe immediatamente.
-VILUY! Lo sapevo, me lo sentivo che eri tu la colpevole! In qualche modo… Parla, che cosa ne hai fatto di mio fratell…
Bra fece per afferrare Viluy per una spalla, ma da questa crebbe senza preavviso alcuno un terzo braccio: la nuova mano della strega si strinse al collo della saiyan, con l’evidente scopo di spezzarglielo.
<< INTROMISSIONE RILEVATA. BIP. RISOLUZIONE DEL PROBLEMA IN CORSO. BI… >>
Qualcosa di sottile tranciò di netto il braccio di Viluy e si conficcò nel pavimento. Massaggiandosi nel frattempo la gola Bra fissò meglio l’oggetto che l’aveva salvata. Una rosa rossa.
-Giocare con l’elettricità sotto la pioggia può essere molto pericoloso, soprattutto se nell’elettricità si nasconde una strega assassina.
A pochi passi da Bra atterrò in deltaplano un ragazzo: vestito di uno smoking nero con mantello, un cappello a cilindro dello stesso colore, e una mascherina bianca che nascondeva gli occhi.
-Tuxedo Kamen è il mio nome d’arte, signorina. Sono al suo servizio. …e sono già fidanzato- aggiunse, cercando di respingere l’abbraccio di una Bra già innamorata e con gli occhi a forma di cuore.
-Peccato… Beh comunque piacere di conoscerti, il mio nome è Bra e sono sorella di quella testa calda di Trunks. Speravo di scoprire cosa è successo, ma ora sono più confusa di prima…
-Lo sono anch’io, credimi. E sì che ho visto tutto con i miei stessi occhi.
-Ma se sei arrivato dopo di me! Dov’eri tutto questo tempo?
-Ora ti spiego. D’accordo con Trunks e le Sailor…
-Le Sailor? Quelle vestite alla marinara? Cosa c’entrano loro con Viluy? E con te?
-È una lunga storia, ci vorrà parecchio tempo per raccontarla tutta. Come stavo dicendo, d’accordo con loro mi ero appostato sul tetto di un grattacielo qua vicino, per tener d’occhio le mosse di Viluy ed intercettarla nel caso avesse tentato la fuga. Ma quello a cui ho assistito… non me l’aspettavo proprio.
-Ed esattamente, a cosa avresti assistito? E dove sono finite le Sailor? E soprattutto dov’è finito Trunks?
Non trovando le parole adatte per spiegarsi, Tuxedo Kamen indicò a Bra di guardare alle sue spalle.

La Gyga Telulun si tuffò nelle acque dell’oceano, nuotando poi sinuosa vicino al fondale per allontanarsi dall’isola. All’interno della creatura, che assomigliava vagamente ad una galleria sotterranea, Telulu camminò con una certa difficoltà fino alla zona che doveva rappresentare lo stomaco. Qui, la strega scoprì con sommo piacere che la sua vittima odierna era stata catturata con successo. Ub era stato infatti immobilizzato da diversi tentacoli di legno, che come spade lo avevano infilzato in maniera seria in diversi punti del corpo.
-È una situazione scomoda, vero?- lo derise Telulu -ma cerca di capirmi. Non posso permetterti di farmi un altro scherzetto, quindi è bene che ti indebolisca un po’ prima di prendere il tuo cristallo. …mh?
Ub sprigionò al massimo la sua aura nel tentativo di liberarsi, ma diverse fitte atroci di dolore lo invitarono a desistere.
-È inutile che ti sforzi, così non fai altro che aiutare Gyga Telulun a succhiare più velocemente la tua energia. Immagino che ora tu ti stia pentendo di esserti sacrificato per salvare quell’inutile esser…
-STAI ZITTA!!! Akop è mio fratello, e io gli voglio bene! Potrà sembrarti banale, ma è per questo semplice motivo che desidero tutto il bene per lui e per tutti i miei cari!
-Davvero? Anche se loro non fanno niente di materiale per dimostrarti che ricambiano il tuo affetto?
-Tu… tu non capisci…
-No, TU non capisci! L’amore di cui parli tu è unilaterale, porta vantaggi solo ad una campana. La tua famiglia avrà anche protezione, ma tu cosa ottieni in cambio?
-…tu sei pazza… Telulu… Anzi, no. Pazzo è chi ti ha insegnato ad amare in questo modo deviato… !
Uno schiaffo improvviso della strega ammutolì Ub, il quale non poté far nulla per evitarne altri ugualmente violenti.
Dopo quasi un minuto di sfogo, Telulu fece dei respiri profondi. Poi con ritrovata calma, riprese a parlare.
-C’era una volta una bambina. Lulu Teruno, questo era il suo nome. L’infanzia di Lulu non poteva sembrare più normale: aveva una mamma e un papà, viveva in una casetta ai confini della campagna, e ogni giorno veniva portata a scuola. Purtroppo, non si può dire che la sua infanzia fosse anche felice. Per la precisione, era felice solo a metà. Il padre di Lulu era un tipo un po’ burbero, ma sempre pronto a rivolgere un largo sorriso, qualche carezza e una montagna di giocattoli e caramelle alla sua piccola. La madre, invece, non sorrideva quasi mai: era sempre tesa, preoccupata, seria. A Lulu questo non piaceva per niente, la rendeva triste. Fu così che, un bel giorno, sua mamma scomparve nel nulla. Puf. Il padre le disse che era volata in cielo, e Lulu, così piccola e innocente, gli credette.
Ub deglutì. Non aveva idea di dove la strega volesse andare a parare, ma di una cosa era certo: quella storia non gli piaceva per niente. Ed era appena all’inizio.
-Però, col passare del tempo Lulu iniziò ad avvertire la mancanza della madre, e a soffrirne. Al punto da rifiutarsi di mangiare, andare a scuola, e in generale obbedire a quello che le chiedeva suo padre. E quell’uomo, sempre così affettuoso con la sua piccola, per farsi ascoltare di nuovo… dovette ricorrere alla violenza. Lulu non mangiava? Uno schiaffo. Lulu non studiava? Un altro schiaffo. E Lulu, che non aveva alcun adulto di fiducia con cui confidarsi, se non il suo stesso padre, cos’altro poteva fare se non obbedirgli senza fare storie? Così fece, la piccola, mossa solo dalla paura. Perlomeno, inizialmente. Quasi subito, con sua grande sorpresa, Lulu si rese conto che la sua vita non poteva essere più bella.
Ub strabuzzò gli occhi, sperando di aver capito male.
-Come?!?
-Eh, sì. Se Lulu non obbediva, suo padre la picchiava… ma se obbediva, suo padre la premiava con le migliori ricompense! Le comprava regali, la portava in vacanza, le preparava pranzi e cene squisite, e alla sera la faceva addormentare con fiabe e ninne nanne, proprio come il papà bonario e dolce che era prima della scomparsa della mamma! Lulu crebbe felice, sorretta dall’amore del padre guadagnato ogni giorno. Un amore che purtroppo le venne strappato via in età adolescenziale.
Telulu abbassò lo sguardo sulle proprie mani chiudersi a pugno.
-Un giorno come tanti altri, dei poliziotti piombarono in casa di Lulu, ammanettarono suo padre e lo portarono via, con l’accusa di uxoricidio e violenze domestiche, scoperte dopo anni di indagini. Quando le spiegarono la verità, cercando di non sconvolgerla, Lulu urlò in faccia ai poliziotti: “Papà non ha commesso alcun crimine, ha agito nel giusto! Mamma non voleva obbedirgli, non lo amava, non meritava il suo amore! Ha meritato di morire!”. Per queste affermazioni, Lulu venne considerata… deviata… e fu sbattuta senza tanti complimenti in un riformatorio. Non vide mai più suo padre. Quei bastardi non si degnarono nemmeno di dirle che era morto in un tentativo di evasione dal carcere, dovette scoprirlo da sola qualche settimana più tardi leggendo per caso la notizia su un vecchio giornale.
La strega chinò la testa, per nascondersi gli occhi, e probabilmente le lacrime, con i lunghi capelli verdi.
-Tuttavia, Lulu non si lasciò consumare dal dramma. Anzi. Iniziò a comportarsi bene, lasciò il riformatorio, si trovò un lavoro onesto e si pagò l’iscrizione a una prestigiosa accademia. Agli occhi delle gente sembrava una ragazza completamente rinata, ma in realtà ciò che la spingeva a continuare a vivere era un sogno quasi irrealizzabile: il sogno di trovare, un giorno, il modo di far conoscere al mondo intero l’amore con cui sui padre l’aveva cresciuta. L’occasione si presentò più in fretta di quanto Lulu avesse mai potuto immaginare. L’accademia che frequentava serviva in realtà da copertura per un’organizzazione segreta chiamata Death Busters, il cui obiettivo ultimo era il dominio mondiale. I leader di questa società selezionarono quattro studentesse, fra cui anche Lulu, per aumentare il numero dei loro seguaci: combinando scienza e magia, nacque così il gruppo delle Witches 5. Da quel momento Lulu Teruno cessò di esistere, ma nel cuore della strega Telulu vive ancora il ricordo di un padre amorevole, ingiustamente considerato un criminale.
Telulu ricacciò indietro i capelli e rialzò lo sguardo su Ub, rivolgendogli un sorriso carico di follia.
-Quando otterrò il potere dei trentadue cristalli, diventerò la padrona assoluta del mondo. Chi oserà disobbedirmi, farà la fine di mia madre. Chi mi obbedirà, vivrà una bellissima vita. Sarà la pace definitiva.

“La mia… la mia povera testa… mi gira tutto… Cosa… cosa stavo facendo? I miei ricordi… sembrano un puzzle a pezzi… guerriere Sailor… cristalli… streghe… Viluy!”
Trunks spalancò gli occhi. Anche con la vista annebbiata, il saiyan capì di trovarsi sdraiato sul pavimento del suo ufficio. Veloce si rimise in piedi e sbatté le palpebre due o tre volte.
“Ma certo, stavo combattendo contro Viluy insieme alle Sailor. Ma… dove sono finite tutte quante?”
Quando la vista fu tornata nitida, Trunks si rese conto di essere completamente solo nella stanza.
“Ricordo che Viluy aveva trasformato le ragazze… “in un formato più facile da trattare”, così aveva detto… quindi adesso dove sono finite? …aaagh, devo essere rimasto addormentato per parecchie ore! Fuori pioveva a dirotto, ne sono sicuro!”
Così pensò infine, notando il cielo sereno fuori dalla finestra
Finestra che fu distrutta in mille pezzi dalla spallata di qualcuno. Un qualcuno che Trunks conosceva fin troppo bene.
-GOTEN!
Fra l’incredulità e la gioia Trunks si avvicinò all’amico, chiamandolo di nuovo.
-G-Goten, sei… sei davvero tu…
Ma Goten, senza dare segno di vederlo o sentirlo, gli passò accanto e cominciò a setacciare la stanza da cima a fondo in modo violento: strappò i cassetti dagli schedari, gettò all’aria cartellette e soprammobili, urtò e ruppe il piccolo distributore dell’acqua, il tutto gridando incessantemente “Dove l’ha nascosto? Dov’è?!?”.
-Goten! Ti prego, calmati! E ascoltami! Cos’è che stai cercan…
Trunks si fermò, colpito da un’improvvisa e spiacevole sensazione di deja-vu. Lo stato in cui l’ufficio era ridotto, l’ira negli occhi di Goten, tutto era paurosamente uguale a quel giorno.
<< Awww, poverino. Hai fatto a botte col tuo migliore amico? Quanto mi dispiace! >>
Nell’udire quella voce, i due saiyan alzarono la testa all’unisono.
<< Beh, un po’ è stata anche colpa tua se è successo quel che è successo! Se tu avessi ignorato le malelingue, forse tu e Trunks adesso sareste ancora amici. Bah. In ogni caso, non avrai comunque più occasione di salutarlo. >>
-VILUY!!!- gridò il figlio di Vegeta, ma la sua voce fu coperta da un rumore simile a un disco rigato da una puntina. Nei secondi successivi la scena davanti ai suoi occhi prese ad accelerare e rallentare, come un filmato rovinato: quando si fu stabilizzata, Goten era immobile di fronte al televisore dell’ufficio, dentro cui si vedeva la strega applaudire sarcastica e raccontare al saiyan le proprie motivazioni.
<< …la ricerca di oggetti magici chiamati “cristalli del cuore puro”… …chi li ha conquistati avrà accesso a un potere inimmaginabile… …anche quel vostro amico Ub è nel mirino, così come Trunks. Così come te, che per colpa del tuo stupido carattere ora sei caduto nella mia trappola… …non lo scoprirà. Non finché rimarrà in mio potere. Ho il controllo totale… …sulla sua mente. >>
La strega alzò una mano. Trunks notò che tra pollice e indice teneva stretto un piccolo microchip nero.
<< …convertitore di pensieri… …serve appunto a scatenare una specie di corto circuito… …del cervello, trasformando i pensieri che il soggetto vuole esprimere in qualcosa di completamente differente. Proprio oggi ne ho testato uno su Trunks, e devo dire che l’esperimento è riuscito alla perfezione. >>
Lo sguardo di Trunks si magnetizzò sul minuscolo marchingegno. Non poteva crederci, non riusciva a credere di essere stato plagiato per tutto il tempo da una stupida cimice. Guardando meglio l’oggetto, però, il saiyan si rese conto di una realtà ben peggiore…
<< Penso di sapere a che stai pensando >> proseguì intanto Viluy, rivolta a Goten << vuoi tornare da Trunks per chiedergli scusa, vero? >>
-Sì… devo… devo andare… subito… !- sussurrò il figlio di Goku che provò a muovere un passo, ma i suoi piedi non volevano obbedirgli.
<< È tutto inutile… …sei caduto nella fossa… …tutto ciò che sei riuscito a fare è stato scavarla ancora di più. >>
Goten abbassò gli occhi, e così fece anche Trunks. La pozza d’acqua che si era allargata sul pavimento, nel mezzo della quale stavano i piedi del ragazzo, aveva favorito la strategia della strega: premuto un pulsante sul suo bracciale, questa aveva fatto partire dalle prese a terra dell’ufficio diverse scariche elettriche, che attraverso l’acqua avevano raggiunto prima i piedi di Goten e poi erano salite lungo tutto il corpo, rendendogli impossibile qualsiasi movimento. L’immagine della strega sul monitor venne sostituite da quella di una stella nera, dalla quale partì un braccio fatto di energia che si strinse al petto del saiyan, all’altezza del cuore.
-Go… GOTEN, SPOSTATI DA LÌ! SPOSTATI!!!
Istintivamente Trunks gli si gettò contro per salvarlo, ma riuscì soltanto a passargli attraverso: era un ologramma, come tutto il resto. Così, il ragazzo non poté far altro che assistere impotente agli ultimi istanti di coscienza del suo migliore amico, che privato del cristallo si accasciò sul pavimento bagnato, cadendo in coma.
Assorbito il cristallo il televisore si spense, e nulla più accadde. Nonostante fosse sconvolto e provato per ciò che aveva appena visto e scoperto, Trunks si costrinse con molta fatica a distogliere lo sguardo dall’immagine di Goten, e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-E va bene, VA BENE! Mi hai svelato i tuoi piani! Mi hai fatto rivivere il momento più brutto della mia vita! E con questo? Speri di ottenere qualcosa, Viluy? Speri che io ti consegni il mio cristallo e la faccia finita?
-Io non lo farei.
Trunks si voltò di scatto. Ritrovandosi davanti… sé stesso. Così come era vestito quel brutto giorno: giacca e cravatta, capelli ingellati e occhiali sul naso.
-Io?! Cioè… tu… Viluy, che scherzo è questo?
-Io non lo farei- ripeté il finto Trunks -piuttosto che darla vinta a quella strega, preferirei togliermi la vita qui e ora. Così il mio cristallo andrebbe perso per sempre, e Viluy non potrà più completare i suoi scopi. Inoltre, ci sarebbe un altro vantaggio. Nello stato in cui ci troviamo ora non siamo altro che un ammasso di kilobyte, e un ammasso di kilobyte quando viene distrutto non finisce nell’aldilà ma sparisce per sempre. Scomparendo per sempre, non avremmo il fastidioso compito di affrontare… le nostre colpe.
Accanto al corpo di Goten, si materializzarono diversi altri nelle stesse condizioni. Mister Satan, Pan, Gohan e Videl.
-No… No! Tu stai mentendo! Loro non sono morti!
-Lo saranno fra un mese o poco più. È scientificamente provato dagli studi dell’organizzazione Death Busters. Chi viene privato del cristallo del cuore puro, è destinato a spegnersi. Non esiste macchina che possa tenerli in vita. Così come non esiste modo per te di andartene da qui. Anche per noi attende la morte.
Il finto Trunks si avvicinò a quello vero, e gli posò una mano sulla spalla.
-Lo ripeto: io mi toglierei la vita qui e ora. Ma tu… tu non vuoi più essere me, vero? Tu VUOI incontrare di nuovo Gohan, Pan, e Goten, e chiedergli scusa, non è vero?
Trunks fissò uno per uno gli ologrammi dei suoi amici, indeciso. Intanto, il finto Trunks spostò la mano -sulla quale era tatuata una stella nera- sul petto del saiyan.
-Quando Viluy avrà il tuo cristallo ti riporterà nel mondo reale. Tu potrai morire come si deve, e soprattutto potrai toglierti un grosso peso dal cuor…

-MERCURY ACQUA RHAPSODY!!!

Un’ondata gigantesca travolse il finto Trunks, spazzandolo via.
-Ami?!- esclamò Trunks, notando solo in quel momento da dove era entrata Sailor Mercury: una specie di squarcio nero, che poco alla volta stava consumando il finto ufficio, cancellandolo.
-Scusami se ci ho impiegato tanto- si spiegò lei, aggiustandosi il visore sugli occhi -ma tracciare la mappa di questo posto è stato più complicato del previsto.
-Non… fa niente… anzi, ti ringrazio per avermi salvato. Però… hai sentito cos’ha detto… il mio clone, non c’è modo di uscire da qui…
-Invece sì, se riusciamo a ragionare con Viluy. Non guardarmi in quel modo! Io la conosco meglio di te, ti assicuro…
-Allora non la conosci abbastanza.
Quella voce fece trasalire entrambi. A parlare era stato l’ologramma di Goten, l’unica cosa che lo squarcio aperto da Sailor Mercury non era riuscito a cancellare.
-Viluy non si fermerà davanti a nulla- continuò il finto Goten -hai visto fin dove si è spinta per arrivare al mio cristallo. È una partita persa in partenza.
-Trunks, non dargli retta! Sta solo cercando diOUFF!!!
Una mano tappò la bocca ad Ami, mentre un muro spessissimo calava dall’alto per separarla da Trunks.
-Volevi parlare con me, Mizuno Ami? Bene, ora siamo sole solette.

Terminato il racconto, fra la strega e l’allievo di Goku scese il silenzio. Non che Telulu avesse altro da dire, comunque. Sapendo che il suo avversario di lì a poco avrebbe incontrato la fine, non sentiva il bisogno di continuare a parlare. Ma Ub, per il disappunto di lei, era di tutt’altro avviso.
-Telulu, io…
-Conosco quello sguardo pieno di compassione. Stavi per farmi una paternale, vero? Stavi per dirmi “il tuo concetto di amore è sbagliato e corrotto, l’amore non è una cosa che si compra” e altre stronzate del genere, vero? Informazione di servizio: non so che favolette ti leggevano da bambino, ma nella realtà non è con cinque minuti di frasi fatte che si cambiano le convinzioni di una vita.
-…è vero. Hai ragione, è impossibile farti cambiare idea. …ma ti sbagli, se pensi che io stia provando empatia dopo aver ascoltato la tua storia.
-Come come?
-Hai fatto del male alla mia famiglia e ai miei amici. Hai appena dichiarato di voler governare il mondo con la paura, che tu ti ostini a definire “amore”… Questo non te lo posso perdonare, non posso!
-E allora? Vorresti uccidermi? Nelle condizioni in cui ti trovi non puoi fare nulla. Tra pochi minuti tu morirai dissanguato, ed io aggiungerò un nuovo cristallo alla mia collezione.
-Ne sei proprio convinta?
Questa volta fu Ub a sorridere spavaldo, con l’aria di chi non sta affatto scherzando. Eppure, pur fissandolo con attenzione, Telulu non riusciva a trovarci nulla di strano: il ragazzo era sempre bloccato dagli spuntoni di legno e il trasferimento della sua energia era ancora in pieno svolgimento, come confermato dai grossi rigonfiamenti che attraversavano con regolarità i suddetti spuntoni, partendo dalle pareti dello stomaco di Gyga Telulun fino al corpo di Ub.
Dallo stomaco di Gyga Telulun al corpo di Ub.
Da Gyga Telulun ad Ub.
Telulu si maledisse per non averlo notato subito: il trasferimento di energia stava andando al contrario!
-No… NO! Gyga Telulun, cosa stai combinando? Sei impazzita?!
-Lei non ha nessuna colpa. Sto facendo tutto da solo, grazie ad una variante della Genkidama!
-La che?
-È una tecnica insegnatami dal mio maestro, Goku. Consiste nell’accumulare particelle di energia vitale dalle creature viventi, come animali, piante e, solo con il loro consenso, esseri umani, per formare una gigantesca sfera d’energia da scagliare contro l’avversario.
-Ma davvero. E dove sarebbe questa sfera, si può sapere?
-Non c’è. Non ho mai imparato ad eseguire questa tecnica completamente. Durante gli allenamenti con Goku, ogni volta che provavo ad attingere energia dall’ambiente, finivo per far marcire tutto quello che mi circondava nell’arco di qualche metro. Così, per paura di far del male ad animali o peggio ancora alle persone, mi sono rifiutato di continuare con la Genkidama.
Con orrore, Telulu realizzò finalmente quali erano i piani del ragazzo.
-…stai facendo appassire Gyga Telulun dall’interno! La stai uccidendo!
Ub confermò le paure della strega con un altro sorriso, dopodiché sprigionò al massimo la sua aura per accelerare i tempi: troppo indebolita, la creatura floreale non oppose alcuna resistenza.
-SEI UN MOSTRO!!!
Telulu si lanciò contro Ub, nel tentativo di finirlo lei stessa, ma l’aura infuocata del ragazzo la scagliò indietro. Così, in preda alla disperazione, la strega corse a ritroso verso la bocca della Gyga Telulun e, prima di uscirne, ordinò alle Telulun fiorite sulla sua schiena di creare con la loro energia una bolla protettiva che le permettesse di librarsi in aria. Una volta uscita, per prima cosa si voltò verso la sua creatura per darle un ultimo saluto.
-Trattienilo più che puoi. Ho fiducia in te, Gyga Telulun.
Riemersa dall’oceano, la strega si mise alla ricerca dell’isola natale di Ub. La trovò quasi per caso, quando vide un fulmine particolarmente accecante schiantarcisi vicino che attirò la sua attenzione. Senza perdere tempo Telulu raggiunse l’isola e si fermò qualche metro sopra una delle spiagge, dove diversi abitanti del villaggio si erano raggruppati nella speranza di veder tornare il loro eroe.
-Avrò perso le Hyper Telulu, sto per perdere la Gyga Telulun, ma non perderò questa battaglia. SUPER MANDRAGORA BUSTER!!!

-CRESCENT BEAM SHOWER!!!

Prima di poter catturare anche un solo ostaggio, le radici partite dal corpo della strega furono tranciate di netto da una serie di raggi di luce. Poco più in là sulla spiaggia, nel punto in cui era caduto il fulmine, Telulu scoprì con orrore chi aveva osato intromettersi.
Sailor Venus, spalleggiata dalle altre guerriere.
-Questo è un incubo.
Quasi nello stesso istante, dall’oceano salì una gigantesca colonna di acqua e luce, dentro cui si poteva intravedere la sagoma di una Gyga Telulun ormai appassita.
-Sì, nient’altro che un orribile incubo. Non ho nulla di cui preoccuparmi.
La colonna esplose in un bagliore ed al suo posto comparve Ub, nel pieno delle forze e già in procinto di scagliare un attacco.
-Sono al sicuro, nel laboratorio, in cucina. Accanto a me c’è Cyprine, anche lei morta di sonno, con la faccia affondata in una scodella. Se mi sveglio prima di lei le faccio una foto, poi gliela mostrerò e mi farò un sacco di risate…
La Kamehameha di Ub distrusse senza fatica la sfera a protezione di Telulu. E travolse in pieno Telulu stessa.

Sailor Mercury si divincolò dalla presa, e voltandosi si ritrovò finalmente faccia a faccia con Viluy.
-Allora, Ami Mizuno, sono tutta tua. Cosa volevi dirmi?
-Viluy, possibile che tu te lo sia dimenticata? Hai posto troppa fiducia nella sola fredda tecnologia e questo ha causato la tua fine! Stai commettendo lo stesso errore, te ne rendi cont…
Una potente scarica elettrica partita da sotto i suoi piedi investì Ami, facendola strillare di dolore.
-Io mi accorgo solo che per adesso sto vincendo. E comunque non è vero che sto tralasciando i sentimenti umani.
Viluy prese la testa di Ami fra le mani e la costrinse a guardare il muro alle sue spalle, ora diventato trasparente.
-Con la forza e l’energia che Trunks si ritrova, è praticamente impensabile un confronto diretto. Quindi lo sto demolendo psicologicamente. Osserva.

Il finto Goten e Trunks erano l’uno di fronte all’altro. Il figlio di Vegeta lanciò un piccolo raggio energetico verso il muro che l’aveva separato da Ami, in un blando tentativo di reagire, ma il finto Goten deviò il colpo con un calcio.
-È tutto inutile, Trunks. Viluy ha vinto.
-NO! Viluy non ha… Ma che cazzo sto dicendo? Sei TU Viluy! IO ho il coltello dalla parte del manico, e sei stata proprio tu a suggerirmi come usarlo!
Trunks concentrò la sua energia nella mano destra, rendendola infuocata, e la puntò direttamente contro il proprio cuore.
-Se non vuoi che mi autodistrugga, fatti vedere! Senza trucchi, senza illusioni! Ora!
Passarono parecchi secondi, ma la strega non fece alcuna mossa. Così Trunks, preso un respiro profondo, fece per trapassarsi.
Ma non ne ebbe il coraggio. E come se non bastasse il finto Goten era ancora lì, a fissarlo con sguardo triste.
-Ma perché non lo fai sparire, Viluy?! Tanto ormai lo so che questa è solo una patetica copia!…
-No, Trunks. QUESTA è una patetica copia di me.
Intorno ai saiyan presero a vorticare degli schermi, che trasmettevano le immagini di una rissa in un elegante salone, con protagonisti proprio i due.
-Così come tu non eri in te stesso perché controllato, non lo ero nemmeno io- spiegò il finto Goten -ero accecato dall’ira, non avevo capito cosa ti stava succedendo… Mi dispiace, mi dispiace davvero…
-NO! BASTA! BASTA!!! STAI ZITTO… ZITTA… VILUY… Stai… zitto… Goten.
Trunks si lasciò cadere in ginocchio, stanco. Il finto Goten gli si avvicinò e gli posò entrambe le mani sulle spalle, con dolcezza.
-Lo so, hai paura di quello che io, o mio fratello, o Pan, possano dirti. Ma ti capisco. Anch’io avevo paura! Ma ora che la verità è venuta a galla, non ho più nulla di cui preoccuparmi! Io so che tu accetterai le mie scuse per come ti ho fatto del male senza riflettere! Però… se tu ti suicidi qui e ora… noi due non potremo mai più incontrarci… Trunks, ti prego. Arrenditi a Viluy. Io ti imploro.

Trunks alzò la testa, e incrociò lo sguardo con quello del finto Goten.

-Tu sei solo una patetica copia. E ora ne ho la certezza.

L’intera dimensione elettronica di Viluy fu invasa da un’intermittente luce rossa accecante, mentre iniziava a riecheggiare l’assordante suono di un allarme.
-M-ma… ma cosa sta succedendo?!?
Sia la strega che Sailor Mercury fissarono Trunks, terrorizzate. Dal ragazzo partirono potenti fulmini, mentre il corpo dello stesso subiva una veloce mutazione. Occhi diventati azzurri, sopracciglia ritratte fino a sparire, capelli biondi allungati fino ai suoi piedi: l’ira lo aveva trasformato in un Super Saiyan di terzo livello.
-Goten è il mio migliore amico fin dall’infanzia… e lo è per la sua simpatia, la sua ingenuità, la sua voglia di non arrendersi mai e poi mai! Questa schifosa e arrendevole imitazione è un insulto che non posso accettare! NON POSSO ACCETTARLO!!!
La sola aura di Trunks bastò a disintegrare il muro. Il pavimento della dimensione iniziò a deformarsi, e al rumore dell’allarme si aggiunse una femminile voce robotica.
<< ATTENZIONE: SOVRACCARICO ECCESSIVO DI DATI. ESPULSIONE DEI DATI AGGIUNTIVI IN CORSO. >>
-NO!- gridarono all’unisono Viluy e Sailor Mercury la quale, bloccata nell’atto di correre verso Trunks per provare a fermarlo, si scompose in una manciata di pixel e svanì.
Lo stesso accadde poco dopo allo stesso saiyan. Ma, qualche istante prima di sparire, scattò in fretta davanti a Viluy e le puntò il palmo della mano davanti alla faccia.
-Non me ne andrò da qui senza prima averti fatto del male. BIG BANG ATTACK!!!

La pioggia aveva da poco smesso di cadere sull’isola. Complice anche l’alzarsi del vento le nuvole si stavano pian piano disperdendo, lasciando filtrare qualche sparuto raggio si sole.
Facendosi largo tra i curiosi Sailor Uranus e Sailor Neptune accorsero al capezzale di Telulu, precipitata sulla spiaggia dopo l’impatto con la Kamehameha.
Ub cercò di avvicinarsi a sua volta, ma nel momento in cui posò piede a terra fu circondato e festeggiato a suon di pacche sulle spalle da quasi tutti gli abitanti del suo villaggio, in particolare da due dei suoi cinque fratelli: la bambina usata dalla strega come cavia, e l’esagitatissimo gemello.
-Ah ah! Lo sapevo, ero certo che avresti dato una lezione a quella megera! Non ho mai avuto paura, nemmeno per un secondo!
-Ma cosa dici, Ajit?- lo punzecchiò la gemella -eri sul punto di piangere, ti si è visto benissimo!
-…oookay, allora diciamo che ho avuto paura, ma solo per un secondo! Anche tu ti saresti spaventata, se quella tizia non ti avesse lasciata mezza svenuta!
-Ajit, Sarasa, adesso basta- cercò di calmarli il fratello maggiore -ascoltatemi tutti, per favore. Ora tornate al villaggio, io devo scambiare qualche parola con le Sailor. Discuteremo e festeggeremo più tardi, promesso!
-Lo avete sentito, andiamo!
In quella intervenne una ragazza, all’apparenza un anno più giovane di Ub, che prese i due gemelli per mano e iniziò ad avviarsi.
-E tu Sarasa, sii gentile e ringrazia Ajit per aver provato a difenderti, prima!
-Ma, Sachi…
-SARASA?
-Va beneeeee…
Ub rimase per qualche secondo a guardare i tre fratelli allontanarsi insieme a tutti gli altri, sorridendo divertito e rassicurato. Poi, si voltò verso le Sailor, per salutarle calorosamente…
-Ragazze, che sorp…
…o almeno provandoci. Il fiato gli si mozzò all’improvviso, cortesia di un affettuoso abbraccio stritolatore di Minako.
-Ub, è bellissimo rivederti! Quanto tempo, eh? Certo che avresti potuto farci una visita, ogni tanto? Hai cambiato modo di vestire, per caso?…
-Ma non aveva detto che con Ub aveva legato poco?- chiese Rei a Makoto sottovoce.
-Mah, forse vuole recuperare…
-A-anche per me è bello rivederti, Minako. Scusami, in effetti avevo in mente di venire a trovarvi qualche giorno fa, ma purtroppo a causa di una serie di brutti eventi non ci ho più pensato… Ehi, sbaglio o manca qualcuna?
-Ah, giusto- Minako si fece cupa all’improvviso -mi dispiace darti questa notizia, Ub. So che avevi una cotta per lei, quindi per me è molto difficile spiegartelo. Devi sapere che purtroppo Usa…
-SAILOR MERCURY! NON C’È!!!
Tutti si girarono verso Setsuna, che aveva appena gridato.
-È rimasta nella trappola di Viluy! Quella stupida!

-Eccì!
La pioggia continuava a cadere su Città dell’Ovest. Complice anche l’alzarsi del vento, tutto stava concorrendo a creare una violenta tempesta. Nonché a regalare a Sailor Mercury un brutto raffreddore. All’ultimo piano del grattacielo il freddo si sentiva tutto.
Espulsa dalla dimensione virtuale, aveva comunque fatto in tempo a vedere la confusa scena di Viluy polverizzata dall’attacco di Trunks. Ora, in piedi sul bordo dell’ufficio sventrato, stava rimirando rapita il punto nel cielo in cui aveva visto sparire la strega.
A interrompere i suoi pensieri ci pensò il trillo del suo sailorfono: la ragazza lo accese di malavoglia, e nel piccolo schermo trovò la faccia ansiosa di Minako.
-Ami! Ma dove accidenti sei sparita? Stai bene almeno? E Viluy?
-Io sto bene, Trunks sta bene e Viluy non ci darà più fastidio.
-Tutto qui?! Ami, non è da te glissare in questo modo! Spiegati me…
Sailor Mercury interruppe la comunicazione. Non aveva alcuna voglia di parlare: voleva solo gridare. La sailor si girò di scatto e fissò furente Trunks, che, non più trasformato in super saiyan, era immobile in ginocchio nel punto in cui qualche attimo prima stavano Viluy e il suo portatile.
-Sei andato davvero troppo oltre! Che bisogno c’era di ucciderla? Potevamo almeno costringerla alla resa! Potevamo… salvarla da sé stessa… perché non mi hai ascoltato?
Ami fece per avvicinarglisi, ma fu bloccata dal braccio di un ragazzo mascherato.
-Tuxedo Kamen?
-Basta così, Sailor Mercury. Non è proprio il caso di infierire.
-Lasciala pure fare. Ne ha tutte le ragioni- disse Trunks. Dall’aspetto il saiyan sembrava privato di tutte le energie -tanto ormai ci sono abituato, a rovinare i rapporti con tutti quelli che mi circondano.
-Ma no, Trunks! Che stai dicendo?
In quella intervenne sua sorella Bra, che gli si sedette accanto e lo scosse leggermente.
-Io e Tuxedo Kamen abbiamo visto tutto dal PC di Viluy! Quella stronza ti aveva manipolato con un microchip! Non eri in te!
-Il microchip che ha mostrato a Goten era distrutto. Forse non ero in me quel giorno, Bra. Ma in tutti gli altri… Il non vedere la sofferenza di Chichi, il desiderio di volermi a tutti i costi discolpare agli occhi dei media, quelle cose orribili che ho detto a te e a Ub… sono io il solo responsabile. Viluy ha aiutato il lato peggiore di me a uscire, ma io non ho fatto nulla per… cacciarlo via…
La voce di Trunks si ruppe, sostituita da singhiozzi.

Fra la folla sempre più numerosa che si era accalcata davanti al grattacielo della Capsule Corporation, nessuno si accorse di cosa stava accadendo nello stretto e sporco vicolo sul retro.
Dalla cima dell’edificio era infatti caduto su una pila di sporcizia un oggetto. Un bracciale elettronico, annerito e semidistrutto, da cui tuttavia aveva ancora la forza di uscire una gracchiante voce robotica.
<< RIPRISTINO IN CORSO, ATTENDERE… IMPOSSIBILE ESEGUIRE L’OPERAZIONE. BIP. SI CONSIGLIA DI ARRESTARE IL SISTEMA PRIMA DELL’ESAURIMENTO DELLA BATTERIA, PER EVITARE LA PERDITA DI DATI. BIP. RIPETO, SI CONSIGLIA DI ARRESTARE IL SISTEMA… >>
Un’ombra si stagliò sul bracciale. L’ombra di una donna vestita di nero, dagli occhi cobalto e i lunghissimi capelli rossi.
“Dovrei essere molto adirata con te, Viluy. Eri riuscita a mettere le Sailor fuori causa, avevi praticamente la vittoria in pugno, e ti sei fatta sconfiggere come un’idiota. Tuttavia, vederti in questo stato pietoso è comunque una gioia per i miei occhi.”
Kaolinite raccolse il bracciale. Pur tentata di distruggerlo con le proprie mani, a malincuore trovò invece il tasto nascosto e spense l’apparecchio.
“Ringrazia il fatto che i tuoi nuovi poteri mi servono, o ti avrei lasciata volentieri morire in questo immondezzaio. Uh?”
In quel momento dal cielo piovve un altro oggetto: un fogliettino svolazzante. Kaolinite lo afferrò al volo con due dita, osservò un attimo il disegnino raffigurato sopra, e poi lo incenerì.
“Quindi ti sei nascosta nei pressi di Tokyo, piccola traditrice. Giusto il tempo di cenare e di fare una doccia, e poi verrò a far visita anche a te, Eudial.”

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Capitolo 43
*** Inseguimento Notturno ***


Inseguimento Notturno

Un’infermiera bussò alla porta.
-Signorina Animura, quando vuole possiamo cominciare.
La ragazza dagli occhi e i lunghi capelli neri in accappatoio uscì dal camerino e seguì l’infermiera, che la accompagnò in una saletta completamente bianca, dove una dottoressa in camice la stava aspettando.
-Si spogli e si stenda sul lettino, per favore.
La ragazza obbedì. Dopo un istante di preparazione, dottoressa e infermiera le spalmarono su diversi punti del corpo una fredda sostanza gelatinosa; quindi, la spinsero con tutto il lettino dentro un enorme macchinario cilindrico.
-Signorina Animura, adesso chiuderemo gli sportelli. Se la sente di procedere?
-Vada pure, dottoressa. Non sono claustrofobica.
La macchina fu chiusa ermeticamente. All’interno la paziente si trovava inizialmente al buio, ma bastò un semplice comando vocale della dottoressa per accendere una luce.
-Fase Uno: scansione radiografica.
La sezione di luce scorse sul corpo della paziente dalla testa ai piedi e risalì, ripetendosi un altro paio di volte, per poi spegnersi e cedere il posto a diverse luci più piccole.
-Fase Due: scansione ecografica.
Le lucine si spensero e si riaccesero una per una, andando ad illuminare i punti del corpo cosparsi dalla sostanza gelatinosa. Dopo circa tre minuti si spense di nuovo tutto, e il macchinario venne riaperto.
-Bene, abbiamo finito.
L’infermiera, lasciata sola dalla dottoressa, tirò fuori il lettino dal macchinario e porse l’accappatoio alla ragazza.
-Grazie mille. Per caso sa quando saranno pronti i risultati delle analisi?
-La dottoressa li sta già elaborando in questo momento al computer, tra pochi minuti li potrà leggere. Mi perdoni la domanda, signorina Animura, ma non le sembrano esagerati tutti questi controlli a tarda notte per un semplice naso rotto?
-Oh no, non è solo per questo. È che ultimamente sento dei dolori sospetti, a cui non riesco a dare una spiegazione… Senta, dove posso trovare una cabina doccia?
-Ce n’è una proprio nel camerino, gliela mostro subito.
La donna accompagnò alla doccia la paziente, che si chiuse dentro.
-Infermiera, è ancora lì? Ho dimenticato lo shampoo, me lo può passare lei? È nella mia valigetta, sulla sedia!
-V-volentieri! Strano però, credevo ci fosse già un flacone, nella doccia…
La donna obbedì ed aprì la valigetta in questione, trovandola però vuota.
-Signorina Animura, qui non c’è nient…
Dalla valigetta uscì dopo poco un immenso fumo rossastro, che addormentò all’istante la donna e poi si diffuse per tutto quanto l’edificio.

“Signorina Animura… Yuko Animura… fa uno strano effetto sentirmi chiamata col mio vero nome. D’altronde non potevo mica prenotare la visita in questa clinica come Eudial.”
La strega si levò le lenti a contatto nere, quindi si insaponò, aprì l’acqua e indirizzò il getto principalmente sulla testa, per lavar via la tintura nera dai capelli.
“Un po’ mi dispiace aver dovuto abbandonare le Witches 5 in un modo così burrascoso, ma le condizioni erano praticamente perfette… Dello scherzetto che ho fatto a Viluy, invece, non sono affatto pentita. Certo, ho corso un rischio enorme avvicinandomi all’appartamento di Haruka per farle trovare la rivista davanti alla porta, ma per tenere impegnata Viluy e impedirle di cercarmi… quale modo migliore, se non farle trovare l’ufficio infestato di guerriere sailor?”
Eudial ridacchiò tra sé e sé.
“Già me la immagino, iraconda come mai in vita sua. Ma quando avrà sistemato per sempre le guastafeste vestite alla marinara, sono certa che Viluy capirà il perché ho combinato questo pasticcio. Avevo due buonissime ragioni.”
Terminata la doccia, Eudial uscì dalla cabina (non prima di aver rimosso le strisce di nastro adesivo dalle fessure sopra, sotto e ai lati della porta, per evitare l’infiltrazione del gas soporifero), spostò l’infermiera addormentata in un angolo e iniziò ad asciugarsi e rivestirsi.
“Primo: dovevo scoprire perché accidenti non possiedo un cristallo del cuore puro. Ciò comporterebbe che io non possieda nemmeno un cuore, ed è proprio per accertarmene che mi sono sottoposta agli esami medici. Secondo…”
La strega controllò per bene che nulla delle sue cose fosse stata rimossa dal suo borsone, e in particolare rimase a fissare per qualche secondo in più l’oggetto più prezioso: il cristallo del cuore puro sottratto a Naruto, chiuso in un pesante contenitore trasparente.
“Non potevo permettere che questo magnifico esemplare cadesse nelle mani sbagliate. Soprattutto se sono le mani di chi ha cercato di farmi annegare in fondo all’oceano.”
Chiuso il borsone e indossatolo a tracolla Eudial uscì dal camerino, per dirigersi nella stanza adiacente a quella in cui aveva effettuato le due scansioni.
-È permesso?
Come si aspettava, la dottoressa seduta di fronte al computer era profondamente addormentata. Con nonchalance, Eudial la spinse via e prese il suo posto.
-E adesso, diamo un’occhiata alla diagnosi.

Città dell’Ovest.
In seguito agli scontri paralleli avvenuti con Telulu e Viluy, tutti i loro protagonisti -Ub, Trunks, Bra, le sailor e Tuxedo Kamen più i due gatti Luna e Artemis- si erano radunati in casa Brief. Seduti attorno a una lunga tavolata, consumando nel frattempo un’abbondante cena (cortesia non richiesta ma comunque gradita della madre di Bulma) i ragazzi passarono la sera scambiandosi a vicenda tutte le informazioni in loro possesso riguardo le Witches 5 e i loro crimini più recenti.
-Però, che storia incredibile…- commentò alla fine Bra, sospirando.
-Di pure deprimente!- replicò Haruka -avremmo potuto risolvere questa faccenda molto prima, se soloOUFF!!!
Michiru tappò tempestivamente la bocca della compagna.
-Stavi per parlargli di Vegeta che ha respinto la nostra richiesta di aiuto?- le sussurrò in un orecchio.
-E chi sennò? Tutti devono sapere che è stata anche colpa sua!
-Meglio di no. Guarda Trunks, mi sembra già abbastanza depresso di suo.
Michiru ammiccò in direzione di Trunks: il saiyan era seduto in fondo alla tavola, e stava fissando con occhi spenti il piatto davanti a sé ancora pieno di cibo.
-Non è proprio il caso di gettare altra benzina sul fuoco.
-Dicevi, Haruka?- domandò Luna -se solo…?
-E-ehm, se solo… se solo avessimo avuto un ostaggio a cui chiedere informazioni, ecco! Adesso che abbiamo Telulu, però, sono certa che le cose andranno decisamente meglio!
Già, Telulu. Scoperto che la Kamehameha l’aveva ferita gravemente, ma non uccisa, su suggerimento delle sailor Ub aveva immediatamente portato la strega alla Città dell’Ovest per affidarla alle cure del padre di Bulma: questi l’aveva poi rinchiusa nella vasca di rianimazione, utilizzata solitamente da Vegeta durante i suoi allenamenti esagerati.
Proprio il signor Brief uscì in quel momento dal seminterrato in cui era stata costruita la macchina, e raggiunse gli altri in salotto.
-Eccomi ragazz…
In un lampo quasi tutti i presenti lo circondarono e lo mitragliarono di domande.
-Telulu, è ancora viva?
-Quali sono le sue condizioni?
-Si è svegliata?
-Tesoro vuoi assaggiare il tiramisù?
-Uno alla volta, uno alla volta! Telulu è viva. Le sue condizioni sono stabili. No, non si è ancora svegliata. Grazie cara, molto volentieri.
-Ha idea di quando si riprenderà?- chiese Ub.
-Purtroppo no, figliolo. Con l’onda d’energia che le hai assestato, potrebbe rimanere K.O. anche per giorni, forse una settimana.
-E noi non possiamo aspettare tanto- sospirò Setsuna in tono grave.
-Mi… mi dispiace…
-Nessuno qui ti sta incolpando, Ub!- cercò di consolarlo Minako, dandogli una pacca sulla schiena -e poi sapete tutti come si dice, non bisogna piangere sul latte scremato!
-Versato, Minako, versato- la corresse esasperata Ami, che a differenza di Trunks si era decisa a reagire -ad ogni modo, anche se non possiamo contare sulla collaborazione di Telulu, non vuol dire che non esista un'altra via per arrivare alle Witches 5. Pensiamoci bene!
Scese il silenzio sui presenti. Silenzio che sembrava destinato a durare in eterno, quando…
-HO TROVATO!!!- gridò Haruka sbattendo un pugno sulla tavola e spaventando tutti, compreso il gattino nero sulla spalla del signor Brief.
-Cos’hai trovato? Parla, non tenerci sulle prolunghe!
-Sulle SPINE!
-Nella sera del ritorno delle streghe Eudial ha detto che era inutile inseguirla, perché il passaggio dimensionale che porta alla loro base si richiude quando loro lo attraversano. Si dà il caso che oggi Telulu e Viluy non abbiano fatto ritorno alla base, quindi…
-Quindi da qualche parte là fuori esistono due passaggi ancora aperti!- esclamò Rei.
-Bingo. Ecco dunque il mio piano: domani mattina ci divideremo in due gruppi, uno capitanato da te, Rei, e l’altro da Michiru; grazie ai poteri esorcistici di Sailor Mars e allo specchio di Nettuno localizzeremo i due passaggi e li attraverseremo nello stesso momento. Così staneremo le streghe rimanenti, le accerchieremo, le faremo a pezzi e ci riprenderemo i cristalli rubati. Ci sono domande?
-Io ne ho una- disse Makoto alzando la mano -come la mettiamo con i paparazzi là fuori?
Una ad una le ragazze si avvicinarono alle finestre della stanza e scostarono le tende per sbirciare fuori. Nonostante l’acquazzone sempre più violento, giornalisti di televisione e carta stampata avevano montato un vero e proprio campeggio nel giardino e anche sulla strada davanti alla casa.
-Giusto, l’esercito di impiccioni. Me n’ero quasi dimenticata. Con loro tra i piedi sarà impossibile cercare il passaggio dimensionale a Città dell’Ovest in santa pace. Ci vorrebbe qualcosa che faccia passar loro la curiosità una volta per tutte… idea!
Impetuosamente Haruka afferrò Minako per le spalle e la spinse verso l’uscio di casa.
-Tu, intrattienili con uno dei tuoi soliti riassunti della giornata! Se sei riuscita ad annoiare uno come Vegeta, con quelli là fuori non avrai problemi!
-Ma, ehi!
-E già che ci siamo- continuò Haruka mentre dava un ombrello a Minako e la chiudeva fuori -tu, Ub, adesso che gli impiccioni sono distratti sgattaiola fuori dalla porta sul retro, torna all’isola e avvisa la tua gente del nostro piano, così non si spaventeranno quando ci vedranno arrivare domattina!
-Va-va bene… prima però volevo passare a casa di Chichi per aggiornarla sugli ultimi avvenimenti, e per riprendere i miei vestiti…
-Ti sembra questo il momento per fare il fashion victim? Sbrigati!

“Non era esattamente quello che intendevo… Qualunque cosa significhi…”
Ub raggiunse la porta, la socchiuse e sbirciò fuori.
“Nessuno in vista, perfetto. Non ho intenzione di farmi riprendere di nuovo.”
Il ragazzo di colore spalancò la porta, pronto a spiccare il volo. Ma una voce maschile alle sue spalle lo frenò.
-Aspetta… Ub!
Voltandosi, si vide avvicinare dal ragazzo in smoking e mantello.
-Hai un minuto?
-…sì, certo… Non ricordo di essermi mai presentato prima, come fai a sapere il mio nome?
-Setsuna mi ha raccontato tutto sull’avventura che avete vissuto nello spazio un anno fa. E mi ha detto che in un’occasione tu hai salvato la vita di Usagi. Volevo ringraziarti.
-P-prego… aspetta, allora tu devi essere Mamoru, il suo raganzato… cioè, il suo fidazzo… insomma, voglio dire…
-Vedo che Usagi ti ha parlato di me, allora! Ebbene sì, sono io quel Mamoru. Mi dispiace non esserle stata accanto l’anno scorso, ma questa volta sarà diverso.
-Lei… hanno preso anche il suo cristallo, non è vero?
-Esatto. È stata la prima vittima delle streghe. L’hanno colpita vigliaccamente alle spalle, proprio la sera in cui l’ho rivista dopo tanto tempo… Ho intenzione di fargliela pagare. Posso… posso contare sul tuo aiuto?
Mamoru porse la mano. Per qualche secondo Ub non fece altro che guardare davanti a sé, con aria assente. Poi, un brivido lungo la schiena lo fece cadere dalle nuvole: per tutto il tempo non si era accorto che la pioggia spinta in casa dal vento lo stava letteralmente innaffiando.
-Sì… sì, puoi contare sul mio aiut…
-PERICOLO, PERICOLO, PERICOLO!!!
Come una cometa un oggetto bianco e sferico attraversò la stanza, ruppe la stretta di mani dei due ragazzi e iniziò a sparare missili in tutte le direzione.
-Ma cos’è questo assalto? Ub, tu ne sai qualcosa?- domandò Mamoru, respingendo i missili roteando il suo bastone.
-Si chiama Gill, e per quel che ne so fa così ogni volta che c’è un pericolo vero! O quando è in presenza di Pan… Ma non ho idea di come si ferma!
-GIRU GIRU, PERICOLO IMMINENTE! IMMINENTE! PREVENIRE SUBITO! GIRU GIRU, GIRUUUUUuuuu…
-Adesso basta, Gill.
A velocità tale da sembrare quasi invisibile, qualcuno si materializzò alle spalle del robottino, lo intrappolò saldamente fra le mani e lo tenne stretto fino a che non si fu tranquillizzato.
-Trunks!- esclamò Ub sollevato -grazie al cielo, non sapevamo proprio come fermarlo!…
-Se non ti dispiace, vorrei venire anch’io da Chichi. Così… così posso chiedere scusa ad entrambi.
-…okay, d’accordo. A-allora a domani, Mamoru.
L’allievo di Goku, il primogenito di Vegeta e il robot del Dottor Myuu uscirono e volarono via nella pioggia notturna.

“Pazzesco. Assurdo.”
Appena uscita, Eudial stava camminando lungo il sentiero che divideva in due il giardino della clinica, diretta verso il parcheggio dove aveva lasciato la macchina. In mano la strega teneva ben strette le lastre che aveva fatto stampare dal laboratorio di analisi: purtroppo per lei, più le leggeva, e meno ci capiva.
“Ero entrata in cerca di risposte ed esco con ancora più domande. Perlomeno, una cosa la so. Non sono stata riportata in vita al 100% come il misterioso mandante ha voluto farmi credere. E nemmeno le altre streghe, di sicuro.”
Eudial raggiunse il parcheggio e l’auto, e si inginocchiò per mettere nel borsone le lastre e prendere le chiavi. E il telefono cellulare.
“A questo punto è bene che ne informi almeno una. Ma con chi posso confidarmi? È come scegliere se spararsi a un ginocchio o spararsi a un piede!”
Eudial iniziò a comporre il numero del laboratorio, e nel frattempo cercò a tentoni il buco per la chiave nella portiera.
“Ho deciso. Se risponde Cyprine, mi confido con lei. Potrei minacciarla di spifferare alle altre il segreto riguardo la sua gemella, se non vorrà collaborare con m…”
Come inserì la chiave nella portiera, l’intera automobile fu avvolta da una luce abbagliante e divenne improvvisamente bollente. Per lo spavento Eudial cadde all’indietro, e lasciò cadere il telefonino che a contatto con l’asfalto si ruppe in mille pezzi. Ma la strega quasi non se ne accorse, mentre incredula fissava con occhi sgranati la silhouette del suo mezzo cambiare forma ed assumerne una… umana, addirittura femminile. Una donna robotica, questo è tutto ciò che restava della macchina: il corpo coperto quasi interamente da una specie di corazza metallica bianca, il volto grigio e spigoloso con occhi gialli come fari, quattro ruote coperte di spine attaccate a polpacci ed avambracci, e tubi di scappamento arrotolati attorno alle spalle e alla vita.
-N-non è p-possibile- balbettò Eudial -tu sei… sei un…
-Mi presento. Vehikuro, molto piacere. Sono qui per lasciarti un messaggio.
-Un messaggio? E sarebbe?
-Muori.
Dagli sbocchi dei tubi sulle sue spalle Vehikuro sparò due grosse sfere di fuoco. Eudial si tuffò da una parte, e ad essere colpite per poi saltare in aria furono le auto parcheggiate dietro di lei.
-P-porca miseria… E-ehi, quelle sono… cioè, erano tue simili! Non sei almeno pentita?
-Dici bene, ERANO. Quindi non farmi la predica… Eh, no! Non ci pensare nemmeno!
Con uno scatto fulmineo il mostro raggiunse Eudial e con un calcio al fianco la allontanò dal borsone, da cui stava cercando di tirar fuori la sua arma preferita.
-Ti piacerebbe, vero? Ma io non ti lascerò usare il Fire Buster II contro di me, meglio che lo distrugga! …uh?
Vehikuro notò in quel momento il bagliore rosso dentro la borsa, e scoprì il contenitore con il cristallo di Naruto all’interno.
-E questo che cos’è?
-Ferma, non toccarlo!
-Guarda guarda, e così volevi tenerti un cristallo tutto per te. Non si fa, non si fa! Questo lo prendo io. Tu invece… ma sì, puoi riavere il Fire Buster II. Al volo!
Vehikuro lanciò l’arma verso Eudial, ma a mezz’aria la fece esplodere con un’altra palla di fuoco per accecare temporaneamente la strega e tenerla a distanza. Quindi, il mostro incastrò il contenitore col cristallo sulla propria schiena, si mise carponi per far aderire le ruote al terreno, e in quella posizione si diede sgommando alla fuga.

Ripresasi dallo shock, Eudial raccolse in fretta e furia il borsone, lo indossò, corse disperatamente fuori dal parcheggio e aguzzò la vista. Nel buio della notte, la luce generata dal cristallo di Naruto era ben visibile: da essa la giovane strega poté rilevare la posizione di Vehikuro sul pendio sottostante e soprattutto la direzione che stava prendendo.
-Posso ancora tagliarle la strada, ma con che mezzo? …lupus in fabula.
Con la coda dell’occhio Eudial notò in lontananza un folto gruppo di motociclisti fermatisi ad osservare l’incendio scoppiato nel parcheggio, e li raggiunse di corsa.
-Ehi- domandò uno dei centauri -sei stata tu ad appiccare quel falò?
-No, cioè sì, cioè… non importa, ho urgente bisogno di una moto, prestatemi una delle vostre!
-Non così in fretta, bambolina.
A parlare con voce impostata fu il più grosso della combriccola: un ragazzone alto, robusto e conciato come un punk, che sceso dal suo mezzo si avvicinò a Eudial e le accarezzò i capelli.
-Di solito io e la mia gang non facciamo favori a nessuno. Ma nel tuo caso, pupetta, potrei fare un’eccezione.
-Ma davvero? Che gentile.
-Grazie, piccola. Prima però, dovrai superare una piccola proooooooo…
Bastò una ginocchiata ben piazzata in mezzo alle gambe per spegnere gli entusiasmi del centauro e metterlo al tappeto. Con nonchalance Eudial cavalcò la sua moto e se ne andò.
-Grazie a te!

Superata una curva strettissima, Vehikuro approfittò del rettilineo deserto di fronte a lei per concedersi un’occhiata al pendio alla sua destra, sulla cui cima l’incendio che aveva causato era ormai una fiammella in lontananza. La visuale si oscurò all’improvviso, e troppo tardi il mostro di avvide della moto a fari spenti che la colpì in pieno, facendola sbandare e costringendola a frenare per non finire fuori strada.
-Aaargh!… No, ancora tu?!
Lesta, Eudial estrasse dal borsone un oliatore e spruzzò il contenuto appiccicoso sotto le ruote di Vehikuro.
-Fatto. Ora non puoi più muoverti.
-Tu dici?
Vehikuro sparò delle lingue di fuoco che sciolsero la colla, e ripartì a razzo. Eudial si schiaffò una mano in faccia.
-È vero, maledizione! Ho reso io l’auto immune ai miei stessi trucchi!
Anche Eudial ripartì. Col traffico quasi assente e il motore sufficientemente pieno, la strega riuscì in pochi minuti a riguadagnare terreno. Era appena entrata in una galleria ben illuminata, quando ebbe di nuovo Vehikuro sotto tiro.
Pur con qualche difficoltà, Eudial afferrò dal borsone ormai quasi vuoto un fucile, caricato con un arpione legato ad una fune metallica, prese precariamente la mira e sparò. L’arpione perforò e si conficcò saldamente in un polpaccio del mostro.
-Sì, bersaglio centrato! Questa volta non mi puoi scappare!
-TU DICI?
Vehikuro si avvicinò alla parete della galleria, la scalò e senza staccarsi si ritrovò a correre a testa in giù sul soffitto.
-Cosa speri di ottenere in questo modo? …Oh, NO!
Appena in tempo, la strega si accorse che la sua ex automobile l’aveva trascinata sulla corsia opposta, dove stava sopraggiungendo un grosso furgone. Eudial mollò la presa sul fucile e si salvò per un soffio, ma Vehikuro, non vedendola dalla sua posizione, credette di averla seminata per sempre.
-Con questo è sistemataaaaAAH!!!
La galleria terminò all’improvviso. Senza più una strada sotto le ruote Vehikuro si schiantò malamente al suolo, perse il controllo, sfondò il guardrail e sparì nell’oscurità di alcuni alberi.
Eudial seguì le tracce del mostro, la moto tremolante per colpa del terreno accidentato, e terminò la ricerca sull’orlo di un dislivello. Tre metri più in basso, il binario di una ferrovia. Oltre, un precipizio.
“No… non può essere caduta di sotto… eccola là!”
L’ex automobile, visibilmente rallentata e danneggiata, stava correndo sui binari. Preso coraggio, Eudial salì con la moto sul muretto che separava i dislivelli e partì a tutto gas. Raggiunta Vehikuro, la strega contò fino a tre. Saltò dalla moto. E atterrò sulla schiena del mostro, con successo.
-No, NO! Staccati subito, parassita!
-E perché mai? Si sta così bene qua sopra, considerato che non puoi fisicamente sparare palle di fuoco dietro di te. Se non ti dispiace ora mi riprendo il cristallo.
-Mi dispiace eccome!
Vehikuro frenò di colpo e si alzò in piedi, ma questo non impedì a Eudial di mollare la presa sul contenitore del cristallo di Naruto.
-Ancora… un piccolo… sforzo… Sì!
La ragazza riuscì alla fine a staccare l’oggetto del desiderio. Ma la sua gioia durò pochissimo: Vehikuro infatti l’afferrò al collo, e la tenne sospesa nel vuoto del precipizio.
-Ridammi il cristallo. Non hai via di scampo.
-…nemmeno tu.
Il mostro si guardò alle spalle. A causa della frenata improvvisa, la fune metallica e il fucile attaccati all’arpione -di cui si era completamente dimenticata- erano sbalzati in avanti e si erano attorcigliati sul sostegno di un cartellone sopra le loro teste.
-Capisco, sono intrappolata. E allora? Non è il mio problema principa…
Un fischio acuto in lontananza le smorzò il fiato.
Stava arrivando a tutta velocità un treno.
La luce abbagliante dei fari investì le due rivali.

Senza nemmeno il tempo di rendersene conto, Vehikuro fu travolta e distrutta dal muso della locomotiva.

Eudial invece, con la mano del mostro ancora stretta alla gola, precipitò nel baratro.

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Capitolo 44
*** Un Problema In Meno ***


Lo so, è corto ed è interlocutorio. Ma dal prossimo si cambia musica, prometto!

Un Problema In Meno

-Cyprine? Cyprine! CYPRINEEEEE!!!
La strega interpellata si svegliò di soprassalto, cadde da uno sgabello e si schiantò sul pavimento. A completare il tutto, un enorme foglio di carta le volò in testa.
-Ouch… Ho l’impressione di aver già vissuto questa scena… Ma!?
Rialzandosi, Cyprine si rese conto di trovarsi nel laboratorio di fianco alla camera dov’era custodito il cristallo di Naruto.
-Come ci sono finita qui? Ero in cucina con Telulu, me lo ricordo bene! Che me lo sia sognata?
La strega prese uno specchietto da un tavolo e ci si guardò, riconoscendo subito sul suo viso il segno lasciato dalla scodella in cui si era addormentata.
-No, è tutto vero. Allora sono diventata sonnambula?! E questo foglio gigante, ora che ci penso era in camera mia stamattina… Ma perché? È tutto così straAAAAH!!!
Cyprine alzò gli occhi dal foglio. Attraverso la parete trasparente vide, dimenarsi sul pavimento al centro della camera, uno squalo ancora vivo.
-E quello da dove diavolo è entrato?!? Ce l’ho portato io, da sonnambula? No, no no no, non è possibile…
-CYPRINE!!!
-E che cavolo, arrivo!
Per il momento dimentica delle sue preoccupazioni, a passi pesanti Cyprine si diresse verso la stanza dell’urlatrice, Mimete.
-Eccomi, eccomi! Non crederai a cosa ho appena visto!…
-Me lo dici dopo, adesso tirami giù da qui e levami di dosso questo gesso!
-Sai bene che non si può ancora, devi seguire la terapia…
-Ma chissenefrega della terapia! Sono tutta anchilosata, sporca e a momenti me la faccio addosso! Perfino l’ostaggio è trattato meglio, guarda!
Cyprine si voltò. Dalla parte opposta del corridoio, attraverso il vetro della porta sbarrata della ex stanza di Eudial, si poteva vedere una Ino Yamanaka perfettamente a suo agio: svestita e seduta sul letto, la bionda kunoichi stava placidamente leggendosi un libro e di tanto in tanto sorseggiava una bibita da una lattina.
-Posso avere dell’altra aranciata per favore?
-Beh, in effetti non hai tutti i torti- ammise Cyprine -e va bene, ti faccio scendere!
La strega andò a sciogliere una spessa corda annodata a un anello di ferro. Così facendo sganciò dal soffitto Mimete, la quale si schiantò sul letto sottostante sfondandolo.
-Cyprine, accidenti! Almeno a togliermi il gesso ce la fai ad essere più delicata?
-Sarò leggera come una piuma.
Ciò detto, uscì.
-E adesso dove vai?
-In magazzino a prendere la sega circolare.
-Che?!? No aspetta, ho cambiato idea! Sto bene così! Davvero!
Ignorandola, Cyprine andò nella saletta principale della base e si chiuse la porta alle spalle.
-Ma che rompiscatole. Non so cosa mi trattiene da usare la sega circolare per tagliarle la testa… awn… yawn…
La testa di Cyprine invece cominciò a girare, segno che di lì a poco si sarebbe addormentata ancora.
-No… non di nuovo… Neji, dammi una mano…
L’ipnotizzato Neji, finora rimasto immobile appoggiato alla parete, fece quello che poté. Ovvero prese Cyprine in braccio, la distese su un divanetto e le stese sopra una coperta.

“Fa’ bei sogni, mi raccomando.”
Ub si chinò sulla culla in cui il piccolo Kirìs dormiva placidamente, e lo accarezzò con dolcezza.
Facendo pianissimo per non svegliare né lui, né gli altri suoi fratelli e sorelle, né tantomeno sua madre, il ragazzo di colore uscì poi in punta di piedi dall’enorme capanna e raggiunse il centro del villaggio. Qui, sedute attorno ad un falò, incontrò Sailor Uranus, Sailor Jupiter e Sailor Mars. A quest’ultima, forte delle sue doti esorcistiche, era toccato il compito di localizzare il punto esatto dell’isola in cui Telulu aveva aperto il passaggio dimensionale per il laboratorio delle Witches 5.
-L’hai trovato?- domandò Ub in un sussurro, temendo di rompere la concentrazione della guerriera.
-Ci siamo quasi. Percepisco diverse forze oscure, in conflitto fra di loro. …ecco, si sono allineate! Ora la fonte dell’aura malvagia è una sola, è distinta… ed è proprio di fronte a noi! FIRE SOUL!!!
Rei sparò a tradimento una palla di fuoco in direzione di Ub, che solo per miracolo riuscì con l’avambraccio a deviarla in cielo, dove esplose fragorosamente.
-M-m-ma che ti è preso?
-Rei, sei sicura di aver visto bene?- domandò Makoto.
-Sicurissima, la distorsione che ho percepito si trova proprio in linea d’aria davanti a noi!
-In linea d’aria, benissimo- replicò Haruka -ma è anche VICINA a noi?
Rei rifletté un attimo. Poi chinò il capo imbarazzata.
-…no.
-Perfetto. Sarà meglio allontanarci, prima di ammazzare qualcuno. Ub, tu che conosci meglio il posto facci strada!
-Arrivo!
Il quartetto si incamminò fuori dal villaggio, per addentrarsi in una fitta boscaglia.
-Intanto, vediamo a che punto sono gli altri.
Sailor Uranus accese il suo sailorfono. Immediatamente, sul minuscolo schermo apparve il volto della compagna Michiru.
-Buongiorno Michiru, come v…
-Ho una notizia buona e una cattiva. Quale vuoi sentire per prima?
-La cattiva, così poi verrà addolcita dalla buona.
-E invece io inizio dalla buona.
-Ti pareva.
-Abbiamo trovato il passaggio dimensionale, si trova in una cabina telefonica in disuso alla periferia della città.
-Ottimo. E la cattiva notizia?
-Guarda tu stessa.

Michiru girò il polso verso il lato opposto della strada, per mostrare ad Haruka il triste spettacolo della povera Minako impegnata ad intrattenere l’orda di giornalisti, cameramen e paparazzi desiderosi di scoprire tutti i segreti di Trunks.
-La tua splendida idea si è rivelata un fiasco totale. Gli impiccioni hanno capito che stiamo cercando qualcosa e Sailor Venus è quasi a corto di argomenti e fiato. È mezz’ora che giriamo in tondo cercando di seminarli, ma senza risultati.
-Avete provato a confonderli con la nebbia? O a paralizzare il tempo intorno a loro?
-Abbiamo già scartato entrambe le idee- rispose Ami -la città è troppo trafficata e la nebbia rischierebbe di causare incidenti…
-…mentre Sailor Pluto non accetterebbe mai di usare i suoi poteri contro gente normale- continuò Mamoru -e comunque non è qui: ha deciso di restare a casa Brief per sorvegliare Telulu.
-Okay, okay, ho capito- sbottò Haruka -non resta che una cosa da fare, raccontare loro la verità.
-E tu pensi che basterà a mandarli via? Per favore…
-Ehi, voi! È me che volevate, no? Sono qui adesso, chiedetemi tutto quello che volete!
Tutti quanti si voltarono. Dal fondo della strada sopraggiunse in quel momento proprio il diretto interessato Trunks Brief. I giornalisti non persero tempo ad accerchiarlo, dimenticandosi completamente della ormai sfinita Minako.
-Signor Trunks, allora confessa tutto?-È stato o non è stato lei ad avvelenare Mister Satan e tutta la sua famiglia?-Per quale motivo l’ha fatto? Gelosia? Invidia?-Il suo presunto amico Goten ha scoperto qualche sporco segreto sul suo conto e allora l’ha messo a tacere?-
Pur fremente, Trunks alzò semplicemente una mano per invitare tutti al silenzio.
-Ho detto che vi avrei ascoltato, non che vi avrei risposto. Sarà LEI a parlare per me.
Il gruppo di giornalisti si fece da parte, per far passare una donna anziana dai capelli neri. Chichi, la moglie di Goku, che subito prese la parola.
-Penso vi ricordiate tutti cosa è successo un paio di giorni fa, quando Trunks ha invitato alcuni di voi ad assistere al ricovero di mio figlio e mia nuora per dimostrare la sua innocenza. Non negherò di essere stata… risentita, per questo. E non negherò che ho faticato molto ad accettare le scuse che mi ha posto ieri sera. Ma le ho accettate. E quindi oggi sono qui davanti a voi per confermare la sua innocenza, e darvi l’identità dei veri colpevoli di questa serie di tragedie. Si tratta di cinque ragazze, cosiddette Witches 5, di cui Viluy, falsa segretaria di Trunks, faceva parte. Sono state loro a rubare le anime cristallizzate dei miei figli, della mia nipotina, di Videl e di Mister Satan, e a ridurli nello stato comatoso in cui ora versano. Ora che sapete tutto, vi chiedo cortesemente di tornare immediatamente alle vostre agenzie di stampa e lasciarci in pace.

Seguì un lunghissimo istante di silenzio.

Silenzio che poi cedette il posto ad una fragorosa risata collettiva.

-Signora Son, quanto è stata pagata per raccontare queste barzellette?-Crede davvero che il giudice darà retta a questa favoletta?-Signor Trunks se lo lasci dire, è proprio caduto in basso!-
E giù altre risate sguaiate.
Stranamente, Trunks e Chichi si guardarono e si rivolsero un’alzata di spalle.
-Mi dispiace, Chichi. Ci hai provato.
-Oh, non preoccuparti! Abbiamo sempre il piano B!
Chichi indossò un casco rosa che fino a quel momento aveva portato sottobraccio.
-Non ci posso credere, mi calza ancora a pennello. Signori giornalisti, devo dirvi un’altra cosa!
-Di che balla si tratta questa volt… Oh cavolo, tutti a terra!
Dal casco di Chichi partì un’affilata lama rotante che come un boomerang passò radente sopra le teste dei presenti, tagliando di netto telecamere, microfoni, giraffe, registratori e anche qualche capello, per poi ritornare dalla sua soddisfatta padrona.
-Allora, avete preso nota? Posso ripetere, se volete!
-Ma questa è completamente pazza!-La denunceremo, ci può scommettere!-Non finisce qui!- Aria! Aria!-
Il gruppo di paparazzi se la diede a gambe levate, sollevando un gigantesco polverone.
-Grazie mille, Chichi- sorrise Trunks -sei stata grande!
-È stato un piacere. Come vedi nonostante l’età che avanza non ho ancora perso il mio tocco!
-Signora, lei è stata fenomenale!- anche Minako arrivò per complimentarsi -avremmo dovuto pensare a lei sin dall’inizio! E voi tre, non dite niente?
Dal canto loro, Mamoru, Ami e Michiru erano rimasti senza parole.
-Ehi! C’è nessuno?- gridò Haruka dal sailorfono -noi abbiamo trovato il passaggio, è dentro la tana di un animale! E voi, avete risolto il problema?
Michiru ci mise un po’ prima di rispondere.
-S-sì… siamo a posto… quando vuoi, entriamo…

“Dove… Mi… Trovo?”
La strega Eudial aprì piano gli occhi e subito li richiuse, per non farsi accecare dalla luce dell’alba. Le ci vollero diversi secondi per realizzare dove fosse: su un’appuntita scogliera, a ridosso del mare e ai piedi di un’altissima parete rocciosa. Su uno scoglio più in basso, Eudial ritrovò il borsone con i suoi oggetti personali e accanto una portiera tutta ammaccata della sua automobile. Chinandosi per guardare meglio, la strega scoprì i frammenti di un guscio. Un guscio che conosceva sin troppo bene.
“Un uovo di daimon, avevo visto giusto. Ma chi può essere stato a farmi questo brutto scherzo? Le mie colleghe non sono capaci di fabbricare uova, e per quanto ne so io il dottor Tomoe è sparito dalla circolazione… ma allora chi? E poi, c’è un’altra cosa strana che adesso mi sfugge… Ma cosa… Ah, giusto. COME CASPITA FACCIO AD ESSERE ANCORA VIVA?!?”
Eudial guardò in alto, poi si fissò le mani e il resto del corpo.
“Se mi sono sfracellata sugli scogli cadendo da quell’altezza, a quest’ora di me non dovrebbe più esistere nemmeno il ricordo! Invece sono sana come un pesce, fresca come una rosa e… Ehi.”
Eudial si toccò il naso, scoprendo con enorme stupore che non era più rotto come prima. Anzi, i segni lasciati dal pugno di Shikamaru erano praticamente scomparsi.
“I casi sono due. O sono stata partecipe di un miracolo senza saperlo, oppure ho sognato tutto e non sono mai stata presa a pugni da ninja coi capelli ad ananas. …mh?”
Con la coda dell’occhio Eudial notò una luce rossa alla sua sinistra. Era il cristallo di Naruto, che fluttuava a mezz’aria accanto al suo contenitore scoperchiato. Istintivamente la strega provò a toccarlo: invece che ustionarsi, avvertì solo una calda e piacevole sensazione di benessere.
“Per quanto folle possa sembrare…” -Sei stato… tu, a curarmi, dico bene?
Ovviamente non ricevette risposta, ma la strega era convinta di aver indovinato.
“Questo cambio di attitudine del cristallo è parecchio sospetto. Forse la caduta lo ha in qualche modo danneggiato, oppure… Ma no, non può essersi affezionato a me dopo che l’ho “salvato” da Vehikuro, è ridicolo!”
Eudial richiuse il cristallo nel contenitore, e il contenitore nel borsone. Quindi stando bene attenta a non scivolare iniziò ad avviarsi.
“In ogni caso, questo cristallo si sta rivelando più utile di quel che avrei mai potuto sperare. Farò bene a tenermelo stretto.”

Un allarme assordante rimbombò per tutta la base sottomarina.
Per l’ennesima volta Cyprine si destò dal suo sonno, ma con una simile sveglia era sicura che non si sarebbe riaddormentata tanto presto.
-Che c’è? Che succede?
L’allarme cessò, ma fu subito sostituito da una voce elettronica proveniente dal computer della saletta.

<< INTRUSIONE! INTRUSIONE! INTRUSIONE! >>

Cyprine si fiondò a controllare. Nello stesso momento, sul monitor si aprirono due finestre con due diverse scene in bianco e nero riprese in diretta. Due visioni che lasciarono la strega senza fiato.
-M-m-ma cosa… Le guerriere sailor… E quello… lo riconosco, è Trunks! L’obiettivo di Viluy! Stanno… stanno entrando nella base! Stanno venendo qui! Ma allora Viluy e Telulu… sono state sconfitte… Sono rimasta solo io!
Cyprine prese a camminare avanti e indietro, con le mani quasi a strapparsi i capelli.
-Vorranno indietro i cristalli, ma io non li ho più! Potrei dirgli la verità, potrei dirgli che Eudial li ha rubati tutti… Ma così rimarrei senza niente lo stesso! E senza cristalli, Petirol rimarrà intrappolata per sempre… Cosa devo fare… Cosa devo fare… cosa devo… AAAAAAAAAARRRRRRRRRRGGGHHH!!!
In un impeto di follia Cyprine evocò il suo scettro e scagliò un violento Blue Shock Buster contro la bacheca dei cristalli ormai vuota, distruggendola e incenerendo tutte le fotografie.
-E… e va bene. Combatterò. Combatterò fino all’ultimo. Cercherò di prendere i loro cristalli. Non sarà facile, lo so. Probabilmente mi uccideranno, ma allo stato attuale delle cose non ho più nulla da perdere. Conducili dove si trova lo squalo. Li aspetterò qui e…
La ragazza si portò una mano alla gola. Per un istante le era sembrato di pronunciare parole che non aveva pensato.
-Stavo dicendo… Conducili dove si trova lo squalo. Chiudili dentro. Il resto si risolverà.
Credendosi pazza, Cyprine si voltò verso Neji per chiedere conferma.
-Cos’è che ho appena detto?
-Le parole esatte sono “Conducili dove si trova lo squalo. Chiudili dentro. Il resto si risolverà.”
-Allora non me lo sono sognato. Beh, non so cosa possa significare tutto ciò, ma forse ho ancora una speranza. Neji, seguimi!

Pochi minuti. Ancora pochi minuti. E finalmente sarò libera!

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Capitolo 45
*** La Follia Di Petirol ***


Questa settimana mi sento proprio on fire!

.

La Follia Di Petirol

Dopo essersi cambiata, Cyprine seguita da Neji si avviò di corsa per un corridoio del laboratorio. In quella passò di fianco alla camera di Mimete, che la richiamò.
-Ehi voi due, fermatevi un attimo! Cos’era quell’allarme di prima, posso saperlo?
-È presto detto. Le guerriere sailor hanno sconfitto Viluy e Telulu e adesso stanno venendo qui.
-Che cosa hai detto?
Come sentì quelle parole, Ino saltò giù dal letto e si affacciò euforica alla porta della sua cella.
-A-ah! Lo sapevo che per voi la fortuna avrebbe smesso di girare! Per voi è fini…
-Oh, ma stai zitta.
Cyprine digitò veloce una password su un tastierino numerico installato nella parete. Subito un pesante portone di metallo scese sulla porta della camera, sigillandola e insonorizzandola.
-Dopo il tentato omicidio per annegamento di qualche giorno fa, ci siamo premunite installando queste “saracinesche” che impediscono all’acqua di entrare. E ai prigionieri di uscire, a meno che non si conosca la password.
-Bella mossa, Cyprine! Così quella biondina non avrà modo di ostacolarci!
-OstacolarMI, vorrai dire.
-Cosa intendi di… NO! NON FARLO…
E anche Mimete finì prigioniera nella sua stessa stanza.
-Ci sarebbe stata solo d’intralcio. Neji, veniamo a noi. Ho sentito che i ninja sono capaci di… creare copie di loro stessi. Puoi farne una?
-Non c’è nulla di più facile.
Il ninja obbedì.
-Perfetto. Tu e il tuo clone andate ad accogliere i due gruppi di invasori, attirate la loro attenzione e fatevi seguire fino alla camera di contenimento. Io vi aspetterò là.
-Agli ordini.

Dopo aver attraversato un lungo tunnel immerso nell’oscurità, il gruppo formato da Trunks, Chichi, Mamoru, Ami, Minako e Michiru mise ufficialmente piede nella base segreta delle Witches 5. Varcata una porta, i sei sbucarono in un altro corridoio scarsamente illuminato.
-Eccoci qui, nella tana del lupo- disse Sailor Neptune -lo so che è inutile ripeterlo, ma dobbiamo stare in guardia.
-Chichi, sei sempre sicura di voler venire anche tu?- domandò Trunks apprensivo -potrebbe essere pericoloso…
-Ne abbiamo già discusso. La mia famiglia è in pericolo, non posso continuare a starmene chiusa in casa ed aspettare passivamente che tutto si risolva!
-Ben detto, signora!- le diede manforte Minako -e poi, con lei e il suo casco micidiale dalla nostra parte le streghe non avranno scampo!
-Ti ringrazio, cara! Ma per favore, dammi pure del tu!
-Gente, date un’occhiata qui.
Tuxedo Kamen indicò agli altri una grande stanza quadrata, di cui la metà era quasi completamente invasa di detriti. Si trattava dell’autorimessa fatta saltare in aria da Eudial, ma loro non potevano ancora saperlo.
-Non si può certo dire che le Witches 5 tengano all’ordine- commentò Sailor Venus fischiando -beh, qui non mi pare ci sia nulla d’interessante. Andiamo avant…
-Uhhh… Unhhhh…
Il gruppo quasi sussultò all’unisono, quando quegli strani versi riecheggiarono per la stanza.
-Che… che cos’era?
-Ora controllo. State indietro.
Sailor Mercury avanzò, computer portatile alla mano. Prima che potesse analizzare alcunché, però, un’ombra la colpì alle spalle e si dileguò nel corridoio.
-Ami! Stai bene?
-Sì sì Minako, tranquilla. Avete visto chi è stato?
-È apparso per pochi secondi, ma sono certo che non fosse una strega- disse Mamoru -seguiamolo, ma mi raccomando restiamo uniti!

Dal lato opposto dell’edificio, anche il gruppo composto da Ub, Haruka, Rei e Makoto aveva varcato la soglia del passaggio dimensionale.
-Ma che bel posticino- commentò secca Makoto.
-Non mi piace per niente- confessò invece Ub -avverto come una sensazione di chiuso, di prigionia…
-Beh, vivendo su un’isola, costantemente a contatto con la natura, è normale che tu ti senta così- cercò di tranquillizzarlo Rei -ammetto però che nemmeno io mi sento tanto a casa qui dentro…
-Chiudete la bocca e aprite gli occhi! Le tre streghe rimaste possono nascondersi ovunque!
All’ordine di Haruka gli altri tre si zittirono e cominciarono ad esplorare il corridoio di fronte a loro.
Chi non si zittì invece fu proprio Sailor Uranus, che prese selvaggiamente ad aprire a suon di calci tutte le porte che incontrava.
-Mimete! Cyprine!! Eudial!!! Dove siete? Abbiamo fatto fuori Telulu e Viluy, presto la stessa sorte toccherà anche a voi! Uscite fuori, non avete scampo!
-Psst, Haruka, non sarebbe meglio sfruttare il fattore sorpresa?
-Sentimi bene, Ub.
Indispettita la sailor si girò verso il ragazzo di colore e gli puntò il dito contro il petto.
-Questa strategia l’ho messa a punto io, e voi l’avete approvata all’unanimità in ogni sua parte. Compresa la parte in cui staniamo le streghe e le facciamo a pezzi. Se non ti sta bene gira i tacchi e torna a casa! Ci siamo chiariti?
-Glom… S-s-sì signora, cioè, sì Haruka, signora…
-Ehi, guardate cos’abbiamo trovato!- gridarono Rei e Makoto all’improvviso.
Haruka e Ub si voltarono di scatto.
-Sono i cristalli rubati?
-No, però abbiamo scoperto che alle Witches 5 piace giocare a twister. Guardate!
Le due sailor uscirono in quel momento da uno stanzino, portandosi dietro il tabellone del gioco. Per l’ira sempre più crescente di Haruka.
-Per delle streghe che vogliono dominare il mondo è un passatempo curioso, non trovate…
-WORLD SHAKING!!!
La bomba di energia di Uranus sfiorò appena Mars e Jupiter, ma disintegrò il tabellone del twister senza lasciarne nemmeno un granello di cenere.
-Ha-Ha-Haruka, a-a-adesso calmati, volevamo solo alleggerire l’atmosfera…
-Ci troviamo nel covo del nemico, siamo a un passo dal massacrare quelle maledette streghe, riprenderci i cristalli rubati e porre fine una volta per tutte a questa brutta vicenda, e voi pensate a queste cazzate?!
-…adesso basta, Haruka.
Rei e Makoto si avvicinarono alla compagna, e come lei prima le puntarono il dito contro.
-Lo sappiamo che non vedi l’ora di vendicarti di Eudial, lo sappiamo benissimo. Ma questo tuo atteggiamento non porterà da nessuna parte. Anzi, così finirai per essere tu stessa un ostacolo! Se Michiru fosse qui la penserebbe allo stesso modo!
-…lo so, scusate. Ma è più forte di me.
-Tranquilla, ti capiamo. Oh, a proposito di Michiru, sarà bene sentirlAH!
Makoto non fece nemmeno in tempo a sfiorare il suo sailorfono, che una figura colpì Haruka alle spalle facendola cadere addosso alle altre due guerriere per poi scappare lungo il corridoio.
-Ragazze, state bene?- chiede Ub ansioso.
-Dacci il tempo di districarci e ti rispondiamo!
-Adesso sì che un tabellone del twister sarebbe appropriato…
-Ragazze basta! E tu Ub non startene lì come uno stoccafisso, insegui chiunque mi abbia colpito e riportalo qui!
-Sì, subito!
La figura misteriosa si era già dileguata, ma Ub aveva fatto in tempo a memorizzarne l’aura e non ebbe problemi a seguirla senza perdersi.
Lungo il tragitto, il ragazzo di colore sbucò nella sala principale. Qui, la sua attenzione fu catturata da qualcosa sul pavimento: i resti della bacheca destinata a contenere i cristalli, distrutta poco prima da Cyprine in uno scatto d’ira. Tra i pezzi di vetro e di plastica, Ub notò soprattutto frammenti bruciacchiati di fotografie, in cui si potevano riconoscere solo i dettagli di volti di persone.
“Questi occhi… questi sorrisi… non ho una grande memoria fotografica, ma qui non mi posso sbagliare. Pan… Goten… Mister Satan… Usagi. Tutti coloro a cui è stato sottratto il cristallo. Ce ne sono molti altri, ma non credo di conoscerli… !!!”
Il ragazzo guardò meglio, ed impietrì.
“No… Non è possibile! Anche loro… Non può essere vero, non può…”
-E allora, non mi dire che l’hai perso di vista!
Le tre sailor raggiunsero Ub in quel momento, risvegliandolo dai suoi pensieri.
-Beh, si può sapere cosa stai facendo?
-Cos’hai trovato?
-Io… no, niente. A-andiamo…

L’inseguimento portò il gruppo di Mamoru a scendere alcune rampe di scale metalliche e giungere in un piccolo stanzino. Arredato con diversi computer e una stampante gigante, il locale era soprattutto dotato di una parete e una porta trasparente che dava accesso ad una stanza molto più grande illuminata solo da qualche debole lampadina. Sotto quelle luci, era ben visibile colui che aveva aggredito Sailor Mercury.
-È lui, non ci sono dubbi- confermò Mamoru
-Già, ma lui chi?- domandò Trunks -ero convinto che le streghe non avessero alleati, al di fuori di loro stesse!
-Siamo tutti sorpresi quanto te. Concedetemi qualche secondo, devo controllare che non ci siano trappole.
Con visore e computer portatile Ami analizzò entrambe le stanze, trovandovi un solo dato interessante.
-Rilevo la presenza di due fonti di calore lì dentro. Uno è l’aggressore con gli occhiali da sole, l’altro si trova nascosto in un angolo ma non riesco a capire di chi o cosa si tratti, inoltre non sembra nemmeno in grado di muoversi.
-Ci basta sapere questo. Copritemi le spalle!
Tuxedo Kamen entrò, bastone stretto nel pugno, e il misterioso bodyguard delle streghe ingaggiò subito con lui uno scontro ravvicinato. Mamoru schivò diversi pugni e provò ad affondare un colpo, ma l’avversario gli bloccò il bastone con entrambe le mani e lo disarmò con un calcio allo stomaco, quindi contrattaccò. Svelto Tuxedo Kamen rotolò via dalla traiettoria e lanciò una rosa, che trafisse il nemico in pieno petto. Questi prese a tremare per qualche secondo, come in preda alle convulsioni, quindi svanì in una nuvoletta di fumo.
-Dov’è finito?
-Deve essersi teletrasportato- suppose Trunks -Ami, riesci a rintracciarlo?
-No, non lo vedo più…
Tutti e sei furono improvvisamente investiti alle spalle da una potente onda d’urto, che li scaraventò contro la parete. Rialzandosi e voltandosi, videro il vero bodyguard, il vero Neji, avanzare minaccioso verso di loro.
-È… piuttosto… forte…- ammise Chichi biascicando.
-Non temete, arrivano i rinforzi!
Haruka e Makoto apparirono dall’alto, pronte ad assestare un doppio calcio sincronizzato alla schiena del ninja. Questi però, grazie anche al byakugan le anticipò voltandosi di scatto, le afferrò per le caviglie e le lanciò via. Stesso destino capitò poi a Rei e Ub, a cui venne parato un pugno ciascuno.
-Complimenti, gran bell’aiuto.
-Michiru ti prego non sono dell’umore giusto per il tuo sarcasmo.
-Io ci riprovo!
Sailor Mars si rialzò e balzò contro Neji per un nuovo attacco. Fu respinta ancora più facilmente di prima, ma riuscì comunque ad attaccare alla sua nuca una pergamena costrittiva.
-Ora, Sailor Mercury! Congelalo!
-D’accordo! SABAO SPRAY, FREEZING!
Approfittando dell’istante di smarrimento del ninja, Ami si avvicinò e lo imprigionò in un solido blocco di ghiaccio.
-Tocca a me adesso! VENUS, LOVE AND BEAUTY SHOCK!
A completare l’opera ci pensò Minako. Il suo cuore esplosivo andò ovviamente a segno, e il povero Neji venne scaraventato in aria per poi ricadere al suolo privo di sensi.
-Ottimo gioco di squadra, guerriere!- si congratulò Tuxedo Kamen, che aprì in due il suo bastone e ne estrasse una corda con cui legare Neji -ora che abbiamo sistemato il loro scagnozzo, le streghe dovranno per forza uscire allo scoperto… !
Come a volergli rispondere, tutte le luci si accesero di colpo.
-Pare che il momento sia finalmente arrivato…
-Ra-ragazzi, gua-guardate là!
Battendo i denti, Chichi indicò agli altri l’angolo più lontano della stanza. Lì, sul pavimento, giaceva uno squalo. Visibilmente ferito, si dimenava disperatamente alla ricerca di acqua e ossigeno.
-Ecco spiegata la seconda fonte di calore… Ub, cos’hai intenzione di fare?
L’allievo di Goku si era avvicinato quatto quatto all’animale, e con uno scatto felino l’aveva immobilizzato.
-Voglio… portarlo… fuori da qui… e gettarlo in acque sicure. Può ancora essere salvato!
-Perdonami se non sono d’accordo- si oppose Trunks -ma è meglio lasciar perdere. Così perderemmo solo tempo.
-Non se ne parla nemmeno! Si tratta comunque di una creatura vivent…
-BLUE SHOCK BUSTER!!!
Un fulmine blu centrò in pieno Ub e lo squalo, tramortendo il primo e uccidendo il secondo.
-Ora è un essere morente. E fra poco neanche voi sarete tanto vivi.
I nove eroi alzarono la testa. Vicino al soffitto, seduta sul nulla a gambe accavallate, sostava a mezz’aria la strega Cyprine.
-Ma che grande piacere vedervi tutti qui insieme. Piacere per me, ovviamente, visto che mi avete risparmiato la fatica di venire a prendere i vostri cristalli uno per uno.
-Sta’ zitta! Dicci piuttosto dove avete nascosto i cristalli dei nostri amici!
-E dove sono Eudial e Mimete?
-Ma soprattutto, Cyprine- concluse Sailor Jupiter -dov’è la tua gemella? Ci ricordiamo bene il nostro scontro precedente, quindi non far finta di non sapere!
-Queste… queste non sono domande a cui sono tenuta a rispondere!
Ub intanto riprese conoscenza. Come rivolse lo sguardo alla strega ebbe l’immediata sensazione di averla già vista prima, sottoforma di silhouette sfocata in un filmato confuso.
-…Cyprine, giusto?- la chiamò.
-È il mio nome. Cosa vuoi sapere tu?
-Dimmi, sei stata tu a… a rubare il cristallo di Mister Satan?
-No, ma ci sei andato vicino. Ero presente, ma tutto quello che ho fatto è stato conciare per feste la sua grassa guardia del corpo… E-ehm, che c’è?
Ub si alzò in volo e salì al livello di Cyprine, stringendo forte i pugni e fissandola con uno sguardo tutt’altro che amichevole.
-Quindi sei stata tu, a ridurre il mio amico Majin Bu in quello stato.
-È stata legittima difesa, anche tu avresti fatto lo stesso al mio po…
-TACI!
Ub scagliò una sfera d’energia contro la strega. Le sailor gli gridarono di fermarsi, ma era ormai troppo tardi: Cyprine si difese col suo scettro, che assorbì il colpo ed era già pronto a rilanciarlo al mittente.
-L’ira e la fretta sono cattive consigliere. Ora, prendi questo…
-No. TU prendi questo!
Una lama rotante mozzò in due lo scettro di Cyprine, per poi tornare come un fedele boomerang nel casco speciale di Chichi.
-Sei rimasta a corto di munizioni, ragazzina!
-…convinta tu, vecchiaccia.
Cyprine lasciò cadere i due pezzi dello scettro. Non appena toccarono terra, questi esplosero e dispersero l’energia del colpo di Ub in tutte le direzioni, ferendo gli eroi e accecandoli temporaneamente. La strega dagli occhi blu tentò di approfittarne per scappare, ma a un passo dalla soglia Trunks e Ub la bloccarono afferrandola per i polsi.
-Non abbiamo ancora finito con te!
-Io invece credo di sì. Witches Hologram Doppleganger, in azione!
I due ragazzi non capirono cosa avesse gridato, finché non notarono sulle mani della ragazza due strani anelli. Da questi, contro ogni possibile logica, uscirono due copie di Trunks e di Ub, grigie come la pietra e dagli occhi rossi, che assalirono con violenza gli originali. Ciò diede a Cyprine il tempo di sgusciare nel laboratorio antistante e sigillare la porta e la parete trasparente con un’altra pesante saracinesca dotata di piccole finestre quadrate, chiudendo così tutti gli avversari nella camera di contenimento.

“Meno male che mi sono ricordata di questi ultimi gingilli di Viluy. Avrei già dovuto usarli contro Shino e Hinata, ma sono stata interrotta. Beh, meglio tardi che mai.”
Cyprine si affacciò ad una delle finestre per osservare il proseguo della battaglia.
“Viluy mi ha assicurato che i cloni d’ologramma sono solidi quanto lei, e la loro energia è pari a due terzi della persona copiata. Non basterà a sconfiggerli, ma a stancarli sì. Quando saranno abbastanza spompati, potrò ipnotizzarli e costringerli a combattere fra loro. Questo li indebolirà a sufficienza, permettendomi così di mettere finalmente le mani sui loro crista…” -No, no, non di nuovo!

Al piano superiore, Ino stava ancora prendendo a pugni e calci la porta della cella, sperando invano di attirare l’attenzione di qualcuno.
-È inutile, non mi sente nessuno. E io non sento niente. Sono completamente isolata. Se voglio uscire da qui dovrò cavarmela da sola! Ma… ma come?
In quella, nella mente della kunoichi riecheggiò uno scambio di opinioni avvenuto con Shikamaru un paio di giorni prima.

Il macigno non accennava a fermarsi, e come se non bastasse l’unica fonte di luce a disposizione di Ino e Shikamaru, il fiammifero, era sul punto di esaurirsi.
-Per pietà Shikamaru, fatti venire in mente un’idea!
-La fai facile tu! Vediamo, non posso bloccare il masso con la mia ombra perché non c’è tempo a sufficienza, quindi non mi resta che confidare in te. Pensi di riuscire a distruggerlo con un pugno?
-Guarda che quella forzuta è Sakura, cretino!
-Calmati, non lo sapevo! Io ero convinto che le tue lezioni con Sakura…
-Lei mi insegna solo le arti curative, pensavo di avertelo già spiegato…

“Ad essere del tutto sincera, qualche volta ho anche spiato gli allenamenti di Sakura con Tsunade-sama riguardo le arti combattive. Non ho mai provato la pratica, ma se c’è un momento adatto per cominciare è sicuramente questo. O la va o la spacca.”
Ino fece qualche passo indietro, inspirò profondamente, quindi cacciò un urlo e caricò il pugno.
-SHANNAROOOOOOOoooooohhh…
La kunoichi colpì il pesante portone. Con il solo risultato di dislocarsi l’intero braccio.
“È tutto inutile, non ce la farò mai… Ho ancora un braccio, ma non voglio rischiare di perdere anche quello…”
Un altro ricordo affiorò in quel momento nella testa di Ino. Il ricordo di Choji, che nonostante le brutte ferite riportate avrebbe continuato a contrastare la macchina infernale di Eudial fino alla morte.
“…però devo tentare.”
Di nuovo, Ino concentrò tutto il chakra che aveva in corpo nel pugno sano, il sinistro. Attese qualche decina di secondi, quindi colpì.
Il portone tremò, scricchiolò, si spostò di qualche centimetro. Non cedette. Ma quei pochi centimetri furono sufficienti. Con un po’ di fatica, Ino si infilò nello stretto spazio e finalmente riuscì ad evadere.
-Non posso… non posso crederci. Ce l’ho fatta!
La ninja guardò il portone alle sue spalle, un po’ delusa ma felice al tempo stesso.
“Nel pieno delle forze Sakura sarebbe stata in grado di polverizzarlo. Ne devo fare di strada prima di raggiungere il suo livello. …oh?”
Il portone era sempre intatto, ma diverse crepe causate dall’energia del pugno di Ino si stavano aprendo nella parete. Tali crepe salirono fino al soffitto. Per qualche istante non successe nulla, ma poi all’improvviso degli zampilli d’acqua cominciarono a filtrare. Prima sottili, poi sempre più spessi.
“Temo… di aver combinato un disastro. Devo trovare le sailor al più presto!”

Cyprine era stata colpita da un nuovo attacco di sonno. Questo durò solo pochi secondi però: si risvegliò infatti in una posizione identica alla precedente. L’unica differenza rispetto a prima risiedeva nella camera di contenimento.
-Cosa… cosa ho fatto?
La barriera elettrica che in passato era servita a contenere i poteri del cristallo di Naruto era stata riaccesa. E i nove eroi, distratti dal combattere contro le copie di Trunks e Ub, non avevano potuto impedire di finirvi dentro, e di essere vittima di ripetute scariche elettriche.
-No, no! Così finiranno per morire! E io non ho ancora preso i loro cristalli!
Cyprine fece per abbassare la leva che avrebbe disattivato la barriera…
…ma la sua mano destra glielo impedì.
Contro la sua volontà, le sue mani si spostarono e si inserirono in due alcove installate in un macchinario e collegate direttamente alla camera.
-Cosa… sto… facendo…
-Cosa IO sto facendo.
Nel sentire quelle quattro parole, nel sentire quella voce, Cyprine si sentì invadere da una profonda gioia.
-Petirol… Sei tu? Sei… sei tornata…
-Per restare, sorella.
-Petirol, non sai… non sai quanto mi sei mancata!!!
-È tutto a posto, Cyprine. Come ti ho detto sono tornata per restare. Ma prima, devo chiederti scusa.
-Per cosa?
-Ero io a causare i tuoi improvvisi attacchi di sonno.
-Co-come?
-Lo scontro con Shino, Hinata e Neji ha creato uno scompenso energetico fra noi due, ricordi? Per l’ira io avevo preso il totale possesso del tuo corpo, e subito dopo quel colpo scellerato di Neji ha isolato le nostre due anime. Non potevamo più comunicare. Ma questo non mi ha comunque impedito di agire.
-Agire? In che modo?
-Sapendo che l’ira e la rabbia mi avevano permesso di ottenere il controllo sul nostro corpo, nei momenti in cui tu dormivi io mi sono impegnata nello studio. Hai presente quel foglio che ti è sempre capitato fra i piedi? Su di esso erano stampati i risultati degli esperimenti compiuti sul cristallo di Naruto Uzumaki.
-Ma certo, adesso ricordo! Io stessa ho assistito Eudial in quegli esperimenti!
-Studiando a fondo quei dati ho fatto una scoperta sensazionale: quel cristallo sprigionava odio, rabbia, ira. L’energia di cui avevo bisogno!
-L’energia di cui avevi bisogno?
-Purtroppo quella traditrice di Eudial aveva già rubato il cristallo, così per confermare i miei sospetti ho dovuto fare un secondo esperimento con un’altra cavia, che ho condotto qui in laboratorio aprendo un passaggio sull’oceano che ci sovrasta.
-Intendi dire… lo squalo?
-Esatto! Grazie ad esso ho avuto la conferma dei miei sospetti. Ovvero, che l’energia prodotta dalla rabbia selvaggia è l’ingrediente principale che mi occorre per… emergere dall’abisso in cui sono sempre stata prigioniera.
-Quindi ora… tornerà tutto come prima! Niente ci separerà più!
-Puoi ben dirlo.
Per qualche ragione, quelle ultime parole alle orecchie di Cyprine suonarono come una minaccia. Automaticamente la ragazza alzò gli occhi ai suoi sempre più sofferenti avversari, e si spaventò. Due mani gigantesche, formate da elettricità rossa, si erano appena materializzate, e si stavano stringendo sempre più forte a Trunks e Ub.
-Non… non credi di aver raccolto abbastanza energia? Ti ricordo che dobbiamo prendere i loro cristalli! Ci servono, per trovarti un corpo tutto tuo!
Le mani aumentarono la stretta.
-Petirol, mi stai ascoltando? Il tuo corpo… Ricordati del…
-L’energia dei cristalli non è più necessaria. Perché desiderare un corpo tutto mio… QUANDO POSSIEDO GIÀ QUESTO?
I suoi vestiti, i suoi capelli, i suoi occhi. Ogni traccia di blu stava svanendo dal corpo di Cyprine, cedendo lentamente il posto ad un colore rosso sangue.
-Sì, sì! Ci siamo quasi!
-Petirol! Petirol… Per favore, ascoltami…
-Sì… lo sento… finalmente… sono… …LIBERA!
Con una risata sguaiatissima, la rinata Petirol continuò ad assorbire l’energia dei suoi nemici. Non ne voleva sprecare nemmeno un goccio. La sua perversa gioia fu brevemente interrotta dal suono di un allarme e da una voce elettronica.
<< ALLARME GENERALE. INFILTRAZIONE GRAVE E IRREPARABILE DI ACQUA NELLA BASE. SPEGNIMENTO AUTOMATICO DI TUTTE LE APPARECCHIATURE. >>
La barriera di contenimento svanì, ma le pesanti saracinesche rimasero abbassate. Alla strega dagli occhi rossi come il sangue andava bene lo stesso.
-Ho raccolto potere a sufficienza. Posso andarmene da qui. Per quel che me ne importa, tutti gli altri possono morire qui. Addio a tutti!
Petirol si rinchiuse in una bolla d’energia rossa e prese letteralmente il volo. Aprì un buco nel soffitto, evase dal laboratorio sottomarino, e in pochi secondi emerse dall’oceano e si ritrovò a solcare i cieli.
-Mondo, da’ il benvenuto a Petirol. Da’ il benvenuto al tuo peggior incubo.

All’interno della camera di contenimento, le sailor e gli altri si accasciarono al suolo. Qualcuno, come Ub, Haruka e Trunks, cercava ancora di rialzarsi, ma tutte le forze li stavano pian piano abbandonando.
-Non pensavo… che sarebbe finita in questo modo… Mi dispiace…
-Non siamo ancora in punto di morte, Ub. Possiamo ancora curarci… Se riusciamo ad uscire da qui…
Haruka scagliò un World Shaking contro il portone. Indebolita com’era, non lo scalfì nemmeno.
-Siamo… Siamo nei guai…
-La speranza non è ancora morta, guardate!
Tremando, Minako indicò le piccole finestre.

Dall’altra parte del vetro, c’era Ino. Seguendo i vari rumori dello scontro era riuscita a trovare le scale per i sotterranei, ed aveva assistito alla trasformazione di Cyprine in Petirol. Ora, la bionda ninja stava disperatamente premendo a caso tasti, leve e pulsanti nella vana speranza di sollevare le saracinesche.
Ma nulla accadeva. E a rendere le cose ancora più complicate, il livello dell’acqua stava salendo sempre più rapidamente.
-Non ho più le forze per caricare un altro pugno… Dev’esserci un modo per liberarli! Deve esistere!
Purtroppo, più cercava, meno trovava. Alla fine, a Ino non restò che una possibilità.
“Io… sfonderò questo portone, con tutto il mio corpo. Con tutta me stessa. Ci rimetterò la vita, ma… devo salvarli… Choji, Shikamaru, Sakura, Asuma-sensei… addio…”

-KONOHA SEMPUU!!!

Un lampo verde.
Una indistinta saetta verde passò sopra Ino e abbatté il portone con un calcio poderoso.
Un ragazzo vestito di verde atterrò al centro della camera di contenimento. E salutò tutti i suoi vecchi amici con un pollice alto e un sorriso smagliante.
-È tutto sotto controllo adesso. Rock Lee, la Bestia Verde di Konoha, è qui per aiutarvi!

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Capitolo 46
*** Tirando Le Somme ***


Tirando Le Somme

Senza fermarsi un attimo nel suo volo per i cieli del pianeta Terra, Petirol chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, godendo appieno dell’aria che non aveva mai potuto respirare prima d’allora.
“Il vento che mi sferza il viso. La luce che filtra attraverso le mie palpebre. Le onde sonore che sfiorano i miei timpani… Non avrei mai immaginato di essermi persa così tante splendide sensazioni per tutti questi anni di sofferenza. È come se fossi nata solo pochi minuti fa. Ora, e solo ora, so come ci si sente ad essere realmente vivi.”
La ragazza si fermò a testa in giù, e posò gli occhi sul paesaggio montuoso sottostante.
“Resta comunque un fatto. Il fatto che, a differenza di tutti e sette i miliardi di esseri che abitano il mondo, io non abbia mai goduto di un’infanzia. E mi rifiuto di accettarlo. Insieme a Cyprine mi sono già fatta giustizia di quegli stronzi di mamma e papà, dei dottori, degli insegnanti, dei compagni di banco… Ma la mia gola ha ancora sete di vendetta. Se non posso sfogarmi su chi è già morto…”
Petirol avvistò qualcosa, qualcosa che le fece dipingere un ghigno sul volto.
“…vorrà dire che troverò un sostituto.”

...

Choji ingigantì un braccio e col palmo della mano colpì leggermente la macchina in avvicinamento, respingendola. E ustionandosi come prima. Ma questa volta il pensiero di Hotaru riuscì a fargli sopportare il dolore.
-Per questo non morirò. Adesso vattene. VATTENE!
Rock Lee rimase dov’era per qualche secondo, senza sapere come rispondergli. Poi, con un sospiro rassegnato, si voltò e cominciò a correre. Stava per inoltrarsi nella foresta, quando si fermò di botto. Una scena molto simile l’aveva già vissuta quasi un anno prima, quando aveva assistito impotente al sacrificio dell’androide W.
“No. Non succederà una seconda volta. Ma… ma non posso ferire l’orgoglio di Choji, devo avere fiducia in lui… Cosa devo fare?”
Gli ingranaggi nella mente di Lee cominciarono a girare all’impazzata. Da un momento all’altro le streghe sarebbero arrivate. Doveva agire in fretta.
“Potrei nascondermi e coglierle di sorpresa… No, non vedendomi da nessuna parte se lo aspetterebbero di sicuro! Come posso fare… Sì!”
Un’illuminazione improvvisa. Il ragazzo corse a testa bassa fino al capezzale di Kiba ed Akamaru, i cui cristalli galleggiavano a mezz’aria sopra i loro corpi distesi.
“È un’idea azzardata, lo so… Ma è l’unica che ho al momento. Perdonami Akamaru!”
Lee trascinò il pesante corpo dell’animale poco lontano, e ne prese il posto stendendosi a terra e fingendosi privo di sensi. Poco dopo, forse un minuto, una strega uscì dalla boscaglia: Eudial.
“Se lei è qui… significa che anche Shikamaru è stato sconfitto…”
Trattenendosi con molta fatica dal fare pazzie, Rock Lee socchiuse un occhio il minimo indispensabile ed osservò Eudial cadere nel suo tranello e raccogliere i due cristalli senza sospettare nulla. La strega quindi si allontanò e raggiunse il campo di battaglia, dove Lee la vide chiaramente ordinare alla sua automobile di fermare gli attacchi diretti a Choji.
“Sì! Ora è praticamente senza difese, posso…”
La gioia di Rock Lee si tramutò in immediato terrore, quando udì altri passi provenire dalla foresta. Voltò impercettibilmente la testa, e vide sopraggiungere Telulu, Cyprine, e un Neji che aveva tutta l’aria di essere stato ipnotizzato e ridotto a servo delle streghe.
“Da… Danna… Dannazione!”
Il ninja osservò impotente l’evolversi della situazione. Ora era in un notevole svantaggio numerico, e sarebbe sicuramente stato sconfitto se fosse uscito allo scoperto. Poi però, quando vide le tre streghe e Neji allontanarsi un attimo per andare a recuperare Mimete sepolta sotto le macerie del Witches Colossus, il ragazzo riuscì a trovare un ultimo briciolo di speranza.
“O la va o la spacca. …ora!”
Più veloce che poté Rock Lee si alzò, corse disperatamente, scivolò sotto l’automobile di Eudial e vi si incollò sfruttando il poco chakra che gli era rimasto. Le streghe e Neji salirono a bordo, ignare di tutto, e Eudial mise in moto.

-…ed è così che mi sono infiltrato nel covo delle cinque streghe a loro insaputa. Una volta dentro avrei voluto recuperare i cristalli, salvare Ino e Neji e scappare in qualche modo, ma ho avuto… un piccolo imprevisto: i fumi del tubo di scappamento della macchina devono avermi asfissiato, perché ricordo di aver perso i sensi per non so quante ore. Mi sono risvegliato un po’ a fatica solo quando ho sentito le vostre voci nell’autorimessa, il resto lo sapete. Ah, non c’è bisogno che mi ringraziate: ho fatto solo il mio dovere!
Dopo averli liberati dalla camera di contenimento, forte dell’energia ritrovata grazie al suo lungo sonno Rock Lee aveva aiutato Ub, Trunks, le sailor e tutti gli altri a fuggire dalla base ormai invasa d’acqua delle Witches 5. Prendendoli per mano a due a due, il ninja li aveva condotti a nuoto attraverso gli squarci nel soffitto aperti da Petirol, fatti emergere e trascinati fino alla spiaggia di una piccola isoletta avvistata un paio di centinaia di metri in lontananza.
Dopo averli portati tutti in salvo e fatti riposare, Rock Lee aveva raccontato loro (e aggiornato Ino, che già era presente) di tutto quello che era capitato fra i ninja e le streghe, dal principio fino a quel momento.
Per un po’ tutti rimasero in silenzio, per elaborare le nuove informazioni ricevute. Dopo qualche istante di riflessione, fu Ub il primo ad alzarsi e avvicinarsi a Rock Lee.
-Se non vuoi essere ringraziato, va bene. Ma almeno permettimi di dirti che… è bello rivederti, Lee!
I due si strinsero la mano.
-Lo stesso per me, Ub! Sapessi… sapeste quanto…
Senza riuscire a trattenersi oltre, Lee prese Ub, Ami e Minako e li strinse in un abbraccio soffocante, esplodendo in una commossa valle di lacrime.
-Sapeste quanto mi siete mancati!!!
-Non dirlo a me!- gli rispose Minako, commossa quanto e forse più di lui -non hai idea di quanto abbia sognato questo giorno! Ma ora che il sogno è diventato realtà…
-…non dobbiamo più pensare alle tristezze del passato, ma godere dei bei momenti che verranno!
Presi dal loro indecifrabile entusiasmo, il ninja e la sailor si esibirono in una posa plastica simile a un caschè, con la luce del sole e le onde dell’oceano a far loro da sfondo ideale.
-Perché adesso che La Bestia Verde di Konoha…
-…e La Guerriera Dell’Amore sono di nuovo insieme…
…niente e nessuno li potrà mai fermare!!!
Seguì un lungo momento di silenzioso imbarazzo da parte degli astanti. Ino provò ad interromperlo, andando a picchiettare sulle spalle di Ub ed Ami per richiamare l’attenzione.
-Lo chiedo a voi che li conoscete meglio. Per caso fra quei due c’è del tenero, o hanno semplicemente perso la testa?
-Avrà anche perso la testa ma Rock Lee ha salvato la vita a tutti noi, a differenza di QUALCUNO.
A parlare era stata Makoto, che Ino ricordava dalla precedente avventura con immenso dispiacere. Le due andarono a fronteggiarsi naso a naso, e scintille scaturirono dall’incrocio dei loro sguardi.
-Stangona, sapessi quanto NON mi sei mancata! Dimmi, hai ancora quei fastidiosi problemi di spigolosità?
-Tu… ringrazia che sia a corto di energie, o ti avrei fulminata seduta stante!
-E tu ringrazia che le mie braccia siano fuori uso, o ti avrei strangolata immantinente!
-Uccidetevi un’altra volta, per favore. Gill sta tornando!
A zittire tutti fu Trunks.
Mentre gli altri ascoltavano il racconto di Rock Lee, il saiyan aveva immediatamente telefonato a casa col suo cellulare per chiedere al nonno l’immediato invio di diverse capsule oplà, tra le quali una macchina adatta all’esplorazione di fondali marini, così da poter setacciare da cima a fondo quel che restava della base delle streghe nella speranza di trovare i cristalli che stavano cercando. Pochi minuti dopo la chiamata, Trunks fu raggiunto dal piccolo Gill, a cui il signor Brief aveva assegnato il compito di portare e pilotare la macchina, una specie di sottomarino in formato ridotto.
Sottomarino che riemerse proprio in quel momento. Quasi tutti i presenti si rialzarono in piedi e lo raggiunsero impazienti, mentre Gill faceva capolino dalla piccola postazione di guida.
-Dunque, robottino? Cos’hai trovato?- domandò Haruka impaziente.
-GIRO GIRO. TUTTO L’EDIFICIO È STATO ESPLORATO STANZA PER STANZA, GIRO GIRO. DUE CRISTALLI DEL CUORE PURO RECUPERATI, GIRO GIRO.
Uno sportello si aprì sul ventre della macchina e ne uscirono i due cristalli menzionati, che subito Ub prese in mano per analizzarli.
-Percepisco delle aure… ma mi sono sconosciute entrambe. Evidentemente le streghe hanno trasferito i cristalli dei nostri amici in un altro luogo.
-Era... era troppo bello per essere vero!- esclamò Ino, sospirando poi rassegnata -quindi Shikamaru, Choji e tutti gli altri sono destinati a restare in coma ancora a lungo... e Neji si è appena aggiunto alla già lunga lista, a quanto pare...
Gli sguardi di tutti si posarono sul menzionato Neji. Portato in salvo con gli altri, il rampollo del clan Hyuga giaceva privo di sensi, ancora legato dalle funi di Tuxedo Kamen, e ancora con indosso gli orrendi vestiti che le streghe lo avevano costretto a portare.
-È inutile tenerlo ancora così. Senza Cyprine a controllarlo, adesso anche lui è caduto in coma come tutti gli altri.
Trunks tirò fuori dalle tasche una capsula oplà, che si trasformò in una sorta di bara trasparente: qui il saiyan fece adagiare il corpo di Neji per conservarlo, insieme ai due cristalli trovati. Non notato, Rock Lee distolse lo sguardo e strinse forte i pugni: nonostante la gioia di aver ritrovato i suoi nuovi amici, il pensiero dei suoi compagni di team e del maestro Gai ancora in quelle critiche condizioni era un peso troppo difficile da mascherare.
-Quindi siamo punto e a capo- dichiarò Mamoru -se vogliamo scoprire dove si trovano i cristalli dovremo per forza aspettare che Telulu si risvegli e chiedere a lei…
-GIRO GIRO, DIMENTICAVO! NELLA BASE SOTTOMARINA HO TROVATO ANCHE QUESTA, GIRO GIRO!
Dalla pancia del sottomarino robot Gill fece uscire qualcos’altro. Anzi, qualcuno: una persona svenuta e ingessata alla bell’e meglio da capo a piedi. Le sailor la riconobbero immediatamente.
-Ma questa è… è Mimete!
-Ed è ancora viva. Purtroppo- aggiunse Ino, che si era chinata per controllare se la strega respirasse ancora -che ne facciamo? La ammazziamo? In fondo, se abbiamo già una strega a cui fare domande…
-Aspettate, aspettate!- li fermò Ub -avete detto che il suo nome è Mimete, vero?
-Sì. Perché ti interessa?

-Mi stai dicendo… che è stata Viluy… è stata lei a fare del male a Mister Satan e Bu? A Pan e Goten? A Gohan e Videl?
-Non proprio. Di Mister Satan si è occupata una piattola umana di nome Mimete, mentre Bu non so proprio chi sia.

-Allora, Ub?
-Credo… credo di aver appena trovato un modo per renderla utile.

...

Un pulmino scolastico, carico di bambini scatenati e ansiosi di arrivare alla destinazione della loro gita, stava viaggiando a velocità moderata lungo una strada di montagna. Oltre alla scolaresca, ad un’anziana maestra e all’autista, non c’era nessun altro passeggero a bordo del mezzo.
Non ancora.
-Signora maestra! Signora maestra!!- gridò all’improvviso un gruppo di bimbi coi nasi schiacciati contro il vetro dei finestrini -guardi! Guardi! C’è una fata che sta volando qui fuori!
-Bambini, per favore, non ricominciamo. Ve l’ho detto tante e tante volte di non mescolare la realtà con la fantasia.
-Ma signora maestra! È tutto vero! Deve solo guardare!
-Questo è l’ultimo avvertimento. Un’altra parola e vi beccate una nota sul diari…
Un fulmine rosso bucò il tetto del pulmino, e una figura umana si manifestò tra le due file di sedili. Per lo spavento l’autista sterzò bruscamente e frenò; il mezzo si fermò così di traverso sulla strada ostruendo entrambe le corsie.
-Non negatelo. Stavate parlando di me, vi ho sentiti. Anzi, per essere precisi stavate discutendo del fatto che io esista o meno.
A passi decisi Petirol si avvicinò all’anziana donna, la quale, presa alla sprovvista da quell’evento per lei soprannaturale, era rimasta senza fiato.
-Tu mi ricordi parecchio una mia vecchia maestra. Una delle tante, a dire la verità, che hanno negato categoricamente di conoscermi. Ho deciso: sarai tu d’esempio per tutte le persone come te in giro per il mondo.
Petirol alzò una mano e la strinse a pugno. Nello stesso istante la donna si sentì come strangolata, e portandosi una mano alla gola spalancò la bocca e gli occhi in un disperato tentativo di recuperare aria.
-Se mai dovessi incontrare la mia vecchia maestra, riferiscile questo messaggio. Petirol esiste.
La strega compì un gesto brusco con il braccio. E la donna si accasciò sul sedile, morta.
Con totale indifferenza, Petirol uscì dal pulmino così com’era entrata. Ma le grida di puro terrore dei bambini la convinsero a trattenersi ancora un po’.
-Giusto, ci siete anche voi. I marmocchi che si godono l’infanzia in totale libertà. Purtroppo non rientra nei miei poteri segregare la gente in un mondo vuoto, freddo e buio… ma posso arrangiarmi. RED SHOCK BUSTER!!!
Petirol scaricò una saetta rossa sulla parete rocciosa che costeggiava l’autostrada, provocando una valanga di pietre, massi e terra che seppellì totalmente il pulmino e tutti coloro al suo interno.
-E questo, cari e ignari omuncoli, è soltanto l’inizio.

...

-E la vincitrice di questa edizione di Miss Death Busters è… Mimete!
Le luci di parecchi riflettori illuminarono la strega dagli occhi arancioni, che venne investita da una pioggia di coriandoli e stelle filanti. Eudial, Telulu, Viluy e Cyprine, insieme a lei sul palcoscenico, furono invece investite da una colata di pece e di piume.
-Ho vinto? Ho vinto! Ho vinto davvero!!! …cosa ho vinto?
-Questo, mia piccola Mimete. Congratulazioni!
Con sua somma sorpresa, Mimete fu raggiunta nientemeno che dal suo vecchio capo, il dottor Soichi Tomoe. Col suo larghissimo sorriso stampato sul suo volto sempre in ombra, lo scienziato porse alla strega un diadema tempestato di diamanti, una fascia da miss e un mazzo di rose rosse.
-Professore! Che piacere rivederla!
-Il piacere è tutto mio, mia cara. Hai sbaragliato tutte le concorrenti, sono orgoglioso di te!
-Grazie, grazie! Ma ancora non ho capito come ho fatto a vincere…
-Una partita a twister ti rinfrescherà la memoria. Intanto perché non dai un’annusatina a questi bellissimi fiori?
-Volentieri… Aaah, che profumo, che sensazione, che… AHIA!
Dal mazzo di rose uscì improvvisamente un grosso sciame di api, vespe e calabroni che si accanì sulla povera strega.
-Ahi! Ahio! Ahia! Professore, aiuto!
Ma il dottor Tomoe cominciò a ridere sguaiatamente come suo solito.
Per Mimete sembrava essere arrivata la fine, quando si risvegliò dall’incubo.
-…oh? Stavo sognando… Beh meno mAHI! AHIO! AHIA!
Sfortunatamente per lei, la realtà non fu poi tanto diversa dal sogno. La poveraccia si ritrovava ammanettata a polsi e caviglie, rinchiusa in una gabbia di legno, sospesa a un metro d’altezza e appesa al ramo di un albero situato al centro di un villaggio di capanne, ed era diventata oggetto delle attenzioni di un folto gruppo di bambini e ragazzini di colore, che si stavano divertendo come matti a colpirla con freccette appuntite.
-Basta, bastaaaaa! Piccole pesti, mi avete preso per un bersaglio?
-Precisamente!- le rispose Rock Lee, improvvisato animatore per i bambini -coraggio, non fermatevi! Beccarla sul naso vale cento punti!
-Eh no, ancora tu! Non t’è bastata la lezione che tu il ciccione e i due pulciosi mi avete dato?!
-Ha ragione lei, ragazzi. Va lasciata in pace.
Ignorando il coro di proteste Ub si frappose fra i ragazzini e la strega, per il sollievo di quest’ultima.
-Grazie, tu si che mi capisci… Ehi, aspetta, io ti ho già visto in foto da qualche parte. Tu ti chiami Ub, vero?
-Ricordi bene. Tu invece sei Mimete, è corretto?
-Correttissimo! Siccome sei così gentile, puoi spiegarmi cos’è successo dopo che quella disgraziata di Cyprine mi ha chiusa dentro la mia stessa stanza? Sei stato tu a salvarmi?
-A dopo le spiegazioni. Adesso mangia questo, sei ancora molto debole e hai bisogno di zuccheri.
Ub porse alla strega un sacchetto, contenente i pezzi di un grosso cioccolatino.
-Oh, grazie! Finalmente del cibo che non sia formaggio! Però, aspetta… questo cioccolatino mi ricorda qualcosa…
-Che cosa? Parla, sono curioso.
-Mi ricorda la mia seconda missione, quando insieme a Cyprine mi sono infiltrata nella villa di Mister Satan per prendere il suo cristallo! Ti confesso che è stata un’esperienza disgustosa, non dimenticherò mai il bacio che sono stata costretta a dargli! E tutto per cosa, poi? Per farmi quasi uccidere dalla sua gommosa e cicciona guardia del corpo! Ma adesso il peggio è passat…
-TU!!!
Il frammento di cioccolato in mano a Mimete prese vita di colpo e si librò a mezz’aria insieme a tutti gli altri. I pezzi del cioccolatino si unirono e si fusero insieme, generando una massa informe che via via diventava sempre più grande, e sempre più rosa, che con la sua massa fece distruggere la gabbia dall’interno. Al termine dell’inaspettata trasformazione, Mimete si ritrovò sovrastata da un gigantesco demone che sprizzava fumo ed ira da tutti i pori. Ci vollero gli sforzi combinati di Ub e Rock Lee per impedire a Majin Bu di mangiarsi la strega in un sol boccone.
-Co-complimenti, Ub! Come sapevi che la tua idea avrebbe funzionato?
-Lo sapevo e basta! Majin Bu aveva solo bisogno del giusto stimolo per tornare come prima, tutto qua!
-Lasciatemi! LASCIATEMI! DEVO FARLA A PEZZI!!!
-Un’altra volta magari, Mimete può ancora servirci!
-E comunque consolati, ci ha già pensato il mio amico Choji a sistemarla per tutti noi!
I due ragazzi, un po’ intimoriti, allentarono la presa.
-Sì, in effetti a guardarla bene mi sembra sia già stata martoriata a sufficienza. Peccato…
-Su su, ti andrà meglio la prossima volta. Ad ogni modo… Bentornato, Bu!

Centinaia di metri sopra l’isola, una spettatrice molto interessata aveva osservato tutto: Kaolinite.
“Guarda guarda. E così le sailor e i loro nuovi compagni stanno rimpolpando le loro fila. Sarà meglio che inizi a fare lo stesso, prima di dare il via all’ultima parte del piano.”

Non lontano dal luogo del ritorno di Majin BU, all’interno di un camper volante della Capsule Corporation Trunks, Ami ed altri stavano visionando con attenzione diversi computer collegati via satellite alla rete mondiale. Obiettivo della loro ricerca: Petirol. Non riuscendo a localizzarne l’aura, gli eroi speravano che fosse la strega a farsi risentire per prima. Avendola sentita gioire per come si fosse sentita finalmente libera, immaginavano che fosse quella la pista giusta da seguire. E avevano ragione.
-Trovata.
Sailor Mercury indicò agli altri un sito che riportava notizie di cronaca in tempo reale, e invitò a leggere due trafiletti riguardanti due incidenti diversi, accomunati dalle testimonianze dei sopravvissuti. In entrambi i casi, si parlava dell’avvistamento di una ragazza dai capelli rossi in grado di volare.
-Le descrizioni corrispondono. A quanto pare Cyprine… cioè, Petirol ha già cominciato a seminare distruzione.
-Non c’è un minuto da perdere- esclamò Trunks -dobbiamo trovarla!…
-Per farci ammazzare? Non se ne parla proprio!
-Ma, Haruka, proprio tu dici questo? Ci sono già delle vittime, non hai visto?
-Trunks, ragiona- provò a spiegargli Michiru -anche se Majin Bu è di nuovo con noi e può curarci costantemente, Petirol resta sempre un’avversaria al di fuori della nostra portata. Si è già potenziata assorbendo la nostra energia ed è capacissima di farlo ancora. Prima di andare allo sbaraglio dobbiamo pensare a una strategia, o con lei avremo perso in partenza.
Trunks odiava ammetterlo, ma i ragionamenti delle sailor filavano. Senza dir nulla il ragazzo uscì dal camper, mani in tasca, per far due passi da solo e riorganizzare le idee. Camminando in tondo, gettò un’occhiata distratta al gruppo formato da Minako, Rock Lee, Majin Bu e Ub, intenti a giocare in totale spensieratezza con i fratelli dell’allievo di Goku e tutti gli altri bambini del villaggio.
“Dovrei aggiornarli su quanto sta accadendo… No, meglio di no. Ricapitoliamo. Cyprine e Petirol sono due entità distinte rinchiuse in un unico corpo… Hanno il potere di assorbire l’energia degli attacchi nemici per diventare più forti… Mmmh… Ci sono!”
Colto da un’illuminazione il saiyan si batté un pugno sul palmo della mano, quindi prese il cellulare e compose un numero.
“Forza, rispondi…”
<< Sì? Pronto? >>
-C-18? Sono Trunks, ciao. So che non ci sentiamo da parecchio tempo, e so che questa non è certo un’occasione felice per rivederci, ma ho bisogno del tuo aiuto. Anzi, per essere precisi… ci serve l’aiuto di tuo fratello.

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Capitolo 47
*** Il Ritorno Di Super C-17 ***


Il Ritorno Di Super C-17

-Pizza Time!
-Vieni pure, tesoro. La porta è aperta!
Arrossito più delle pizze che stava portando, il buon Hanataro entrò nell’appartamento di Kaolinite.
-S-signorina, dove siete?
-In cucina, ti raggiungo subito. Accomodati pure in salotto nel frattempo, e fa come se fossi a casa tua!
-Grazie, signorina… Ooooh!
Messo piede nell’elegante stanza, nel vedere la moltitudine di cristalli del cuore puro galleggiare nell’aria il ragazzo rimase a bocca spalancata per lo stupore.
-Che meraviglia! Dalle mie parti non esistono luminarie del genere!
-Sniff… Sniff… è ancora odore di pizza quello che sento?
Una maschile voce rauca giunse alle orecchie del giovane fattorino. Hanataro si voltò e scoprì da dove proveniva: una massiccia porta di metallo, che contrastava con il resto dell’ambiente.
-N-non sapevo che insieme alla signorina vivesse qualcun altro! Volete ritirare voi le pizze? In tutto fanno…
-Non mi interessa quanto costano le pizze. Non mi interessano le pizze. SONO STUFO DI MANGIARE SOLO PIZZE!
-Mi-mi dispiace molto, signore… Se desiderate posso riportarle indietro, ma non credo che al mio capo piacerà… !!!
Qualcosa afferrò Hanataro per una caviglia facendogli perdere l’equilibrio e sbattendolo sul pavimento, dove i cartoni di pizza si sparpagliarono. Rialzandosi, il ragazzo scoprì cosa lo aveva catturato: un braccio fatto di sabbia, proveniente dalla fessura sotto la porta.
-Ora che ho trovato qualcosa di più appetitoso non me lo lascerò certo sfuggire! VIENI QUI!
Altre tre braccia spuntarono da dietro la porta, afferrarono gli arti del fattorino e lo trascinarono contro di essa. Sentendosi sul punto di essere letteralmente strappato in quattro, Hanataro gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-A… A… AIUTOOO!!!
-Cos’è tutto questo baccano?
Finalmente, dalla cucina arrivò Kaolinte. La donna stava ancora mescolando con un mestolo qualcosa di non visibile in un pentolino. Come la vide, inizialmente Hanataro esplose di gioia. Gioia che poi si tramutò in delusione. Quindi in terrore puro.
-Bel lavoro, Gaara. Ora tienilo fermo.
-PER L’ULTIMA VOLTA, IO SONO SHUKAKU IL LEGGENDARIO DEMONE MONOCODA! E SONO STANCO DI MANGIARE SOLO SCHIFEZZE! PER UNA VOLTA VOGLIO MASTICARE UN ESSERE UMANO, E QUESTO RAGAZZINO CAPITA A PROPOSITO!
-Mi dispiace deluderti ma la tua dieta rimarrà invariata ancora per un po’. Il ragazzino serve a me al momento.
Posato il pentolino da parte, Kaolinite afferrò il colletto dei vestiti di Hanataro e tirò con forza, strappando gli abiti e scoprendogli il petto.
-S-s-signorina… La p-p-prego… Non mi faccia del male…
Con una mano, Kaolinite accarezzò dolcemente il viso del ragazzo.
Con l’altra, estrasse il contenuto del pentolino: un uovo di daimon.
-Non temere, non ti succederà nulla. Del resto, stai per diventare uno dei miei più fedeli alleati.
La strega soffiò un bacio sull’uovo di daimon. L’embrione si librò a mezz’aria, volò sul petto del povero Hanataro, e si insinuò nelle sue carni. Il ragazzo emise un urlo lancinante, ma questo non impietosì Kaolinite nemmeno un po’.

...

Dopo aver ricevuto una telefonata di conferma, circa mezz’ora dopo la prima, Trunks salutò gli altri e lasciò il villaggio di Ub per dirigersi in volo al luogo dell’appuntamento concordato. Pochi minuti dopo, il saiyan raggiunse la donna con cui si era messo in contatto: corti capelli biondi, freddi occhi azzurri, espressione leggermente imbronciata e braccia incrociate per l’impazienza.
-Era ora.
-Ti ringrazio infinitamente per aver accettato, C-18.
-Non ringraziarmi ancora- rispose il cyborg -bisogna prima vedere se lui accetterà.
-Già, lui. Dove si trova?
-Esattamente sotto di noi.
Trunks abbassò lo sguardo. Sotto i suoi piedi vide un edificio fortificato costruito su una piattaforma nel bel mezzo dell’oceano: un carcere di massima sicurezza.
-Sei sicura di non aver sbagliato indirizzo…
-Credi che io non sappia le cose riguardanti mio fratello?!?
Trunks si zittì, convinto e un po’ spaventato, e scese silenziosamente a terra seguendo C-18, che già stava parlando con una delle guardie appostate all’ingresso.
-Sono la sorella del detenuto C-17. Ho un appuntamento.
-Mi dispiace, l’ora delle visite è già passata…
-Ho un permesso speciale del direttore.
-…d’accordo. Ma devo verificare lo stesso, mi perdoni.
La guardia fece un cenno a un suo collega ed entrò nella struttura. Più confuso che mai, Trunks approfittò di quel momento di attesa per chiedere spiegazioni a C-18.
-Cos’è questa storia? Che crimine ha commesso C-17 per essere qui?
-L’assassinio di Krillin e di altri innocenti durante l’evasione di massa dagli inferi di un paio d’anni fa. Non dirmi che te ne sei dimenticato.
-Cosa?! Ma… ma è assurdo! C-17 non era in sé in quell’occasione! Inoltre, Krillin e tutti gli altri sono stati riportati in vita da Shenron, dovrebbe essere tutto perdonato…
C-18 sospirò pesantemente.
-Ingenuo bambino eri e ingenuo ragazzo sei diventato. È vero: io, Krillin, e Goku, che ha convinto il drago Shenron a riportarlo in vita con gli altri, lo abbiamo perdonato. Ma per la legge il crimine resta comunque. Inoltre, lui stesso non è riuscito a perdonarsi.
Prima che il saiyan potesse fare un’altra domanda le porte del carcere si riaprirono e, accompagnato dalla guardia, uscì un uomo vestito di rosso.
-Buon pomeriggio, signora… Ma io la conosco!- esclamò rivolgendosi poi a Trunks -lei è il presidente della Capsule Corp…
-Lui è con me, signor direttore- lo interruppe C-18.
-…oh, bene. Seguitemi.
L’uomo e la guardia scortarono i due all’interno dell’edificio. Dopo aver percorso un breve corridoio, il gruppo si ritrovò ad attraversare il cortile interno, in quel momento pieno di carcerati. Uno di essi, tutto a un tratto, si mise a puntare l’indice contro Trunks e invitò i suoi amici a fare altrettanto.
-Ehi ragazzi, guardate chi hanno arrestato finalmente!-Trunks Brief, il figlio di sua mamma! Ti abbiamo visto alla tv, sai?-Cos’hai fatto fumare alla povera Chichi per farle dire quelle stronzate?-Ti faremo passare un ergastolo d’inferno!-
In pochi secondi quasi tutti i detenuti urlarono insulti e crudeli prese in giro all’indirizzo del povero saiyan, che per l’imbarazzo si coprì la testa col cappotto.
-Proprio durante l’ora d’aria dovevamo incontrarci…
-Non si preoccupi. Ho chiesto di portare il detenuto C-17 nel mio ufficio, lì nessuno ci disturberà.
Trunks sospirò di sollievo, mentre il direttore li accompagnava in un’altra ala del carcere.
-La ringrazio ancora per aver accolto la mia richiesta, signor direttore- disse C-18, per cambiare argomento.
-Ammetto che ero molto scettico riguardo la storia di questa “strega serial killer” che va in giro ad ammazzare la gente, ma le notizie di cronaca che si stanno susseguendo in questi minuti mi hanno convinto mio malgrado… Eccoci arrivati.
I tre varcarono una doppia porta di legno.
La prima cosa nell’ufficio che saltò ai loro occhi fu un carcerato, vestito con una divisa a righe orizzontali bianche e grigie, comodamente spaparanzato sulla poltrona del direttore e con le gambe stese sulla scrivania, intento a guardare un notiziario sul televisore appeso alla parete.
-Detenuto C-17! Smettila di trastullarti con le mie cose e datti un contegno!
-Scusi taaanto, mi stavo solo informando sui fatti… oh, ciao C-18!
Il cyborg spense la TV e si alzò dalla poltrona. Per come appariva, C-17 era alto più di due metri, portava lunghi e lisci capelli neri come gli occhi e aveva una fronte alta e spaziosa. Trunks, nel vederlo, non poté far a meno di sussultare.
-Ma… Ma tu… Tu sei Super C-17!
-Te ne sei accorto solo adesso, moccioso?
-No, non è quello che intend…
-Lo so cosa intendi dire, ti stavo solo prendendo per il culo. Anche se il mio aspetto è quello che vedi, dentro sono comunque il buon vecchio C-17. Il mio clone malvagio ha cessato di esistere nel momento in cui si è fuso con me per potenziarmi, e i due vecchi dottori decrepiti sono troppo impegnati a marcire all’inferno per farmi il lavaggio del cervello. Quindi, non hai nulla da temere. Per ora.
Trunks deglutì, sollevato ma non troppo.
-B-buono a sapersi…
-Allora, il qui presente direttore mi ha parlato di una “persona che solo io posso affrontare”. Ho appena saputo dal telegiornale dei vari incidenti misteriosi che stanno capitando per il mondo… anche se ci sono dei testimoni a confermare la storia della “strega volante”, mi riesce difficile crederci. Comunque, sentiamo di che si tratta.
Preso un lungo respiro, Trunks raccontò tutto quello che era nelle sue conoscenze riguardo le Witches 5, Cyprine, e Petirol, stando bene attento a non tralasciare alcun dettaglio.
Al termine del resoconto, C-17 chiuse gli occhi e si concesse un lungo minuto per riflettere, prima di dire la sua.
-Mh. In effetti, riconosco che questa Petirol ha delle abilità che ricordano vagamente le mie. E non nego che sarebbe interessante incontrarla.
-Quindi ci aiuterai?
-No. Potete andare.
-Che cosa?! Ma non puoi…
-Rifiutarmi? Senti moccioso, non mi pare di essere obbligato a far nulla. O sbaglio?
-Questo è vero- provò a inserirsi il direttore -ma prova a rifletterci lo stesso: aiutando a fermare la strega e interrompere la catena di omicidi faresti un servizio alla comunità, e potresti ottenere uno sconto sulla pena…
-Quante volte devo ripetervelo ancora? Io non voglio “farmi perdonare”, voglio solo subire la mia punizione di carcerato a vita come è giusto che sia.
Prendendo coraggio Trunks si avvicinò a Super C-17 e lo fronteggiò, nonostante l’evidente differenza di stazza.
-Senti, amico. C’è in gioco la vita di migliaia o milioni di persone, e tu sei forse l’unica speranza che abbiamo di salvarle! Se ti rifiuti di darci una mano, sarà come se fossi stato tu a ucciderle… !
Il cyborg chiuse una mano a pugno e la appoggiò sullo stomaco di Trunks, spingendo con forza.
-Improvvisamente, mi è venuta una voglia matta di saggiare di nuovo l’elasticità del tuo stomaco. Posso procedere o preferisci andartene da qui ancora tutto intero?
-C-17, basta così!
Improvvisamente esasperata C-18 si frappose fra i due, spingendoli l’uno lontano dall’altro.
-Signor direttore, Trunks, potete cortesemente lasciarci soli? Vi ringrazio.
I due interpellati si guardarono a vicenda, imbarazzati.
-Signora C-18, non può chiedermi una cosa del genere… Questo è pur sempre il mio uffi…
-HO DETTO: POTETE CORTESEMENTE LASCIARCI SOLI? VI RINGRAZIO.
Senza farselo ripetere un’altra volta Trunks e il direttore sgusciarono fuori dalla porta.
-Non è andata come speravo…
-Non dica così, magari la signora C-18 riesce a farlo ragionare…
-E NON ORIGLIATE!

C-18 sbatté la porta sul naso dei due e si girò verso il gemello. Fece per aprir bocca, ma fu anticipata.
-Non ho voglia di discuterne, C-18. Per me l’argomento è chiuso.
-Ma non per me. Io, Krillin e Marron ti abbiamo compreso e perdonato. Possibile che ciò non sia sufficiente a farti sentire meglio?
-Sì, è possibile. Avrò anche ottenuto la comprensione del drago Shenron in persona, ma nemmeno lui può sapere come ci si sente ad aver fatto soffrire l’unica persona al mondo che ti vuole bene.
C-17 voltò la schiena alla sorella. Con un avambraccio all’altezza della fronte si appoggiò al vetro di una finestra, e guardò fuori distrattamente.
-Altro che graziato, avrei dovuto rimanere all’inferno in compagnia dei nemici di Goku per l’eternità.
-Quindi è per questo che vuoi passare il resto dei tuoi giorni chiuso in prigione, vuoi far finta di essere morto come ti sarebbe tanto piaciuto. …mi fai schifo.
C-17 si girò di scatto, dubitando di ciò che aveva appena sentito.
-Come, prego?
-Hai capito benissimo. Tu mi fai schifo, C-17! Anzi forse non dovrei nemmeno chiamarti così, siccome quella che ho davanti è solo una patetica copia di mio fratello!
-Come… Come diavolo ti permetti di parlarmi così?!
-O forse… forse sono io quella in errore. Forse tu sei davvero C-17, solo che io non ti ho mai conosciuto veramente. Vediamo un po’…
Con nonchalance, il cyborg femmina iniziò a contare sulle dita.
-Prima sei stato il soldatino ubbidiente del dottor Gero. Poi sei diventato fonte di energia per Cell. Poi ti sei ridotto a fare il servetto per il dottor Myuu. E adesso ti ritrovo prigioniero dei tuoi stupidi sensi di colpa. Ben quattro esempi di schiavitù in una sola vita, è quasi un record.
C-18 sfoggiò la mano con le quattro dita alzate in faccia al fratello. Il quale, coi denti digrignati e gli occhi sempre più fuori dalle orbite, stava rapidamente raggiungendo il punto di ebollizione.
-Sì, a pensarci bene mi devo proprio essere sbagliata: il vero C-17 è soltanto un patetico ragazzino arrendevole che preferisce restare sulla comoda strada della sottomissione invece di lottare per la propria indipenden…
-Adesso basta! ADESSO BASTAAAAA!!!
Super C-17 non si trattenne più. Con una mano sollevò la scrivania del direttore, con un tale impeto che questa distrusse il televisore, facendolo esplodere in una pioggia di scintille, sfondò l’intera parete e precipitò con essa e altri mobili nelle acque circostanti. Inevitabilmente, udito il fracasso Trunks e il povero direttore rientrarono allarmati.
-Che cosa è su… successo…
-Me ne torno in cella. Fatevi da parte.
Senza guardare in faccia nessuno, Super C-17 spinse via i due e uscì.

Ma, arrivato quasi alla fine del lungo corridoio, il cyborg si fermò per aggiungere un’ultima cosa.
-Chiamatemi quando la strega si fa viva. E portatemi i miei vecchi vestiti, sono stufo di indossare questo ridicolo pigiama a righe.

...

Petirol non si era mai sentita così bene in vita sua.
Sdraiata comodamente sul cornicione del tetto di una palazzina e inebriata dal profumo di un papavero che teneva stretto fra le dita, la strega stava ammirando estasiata il panorama infuocato all’orizzonte. Infuocato non per via di un tramonto spettacolare, ma per via di una scuola che pochi minuti prima aveva dato alla fiamme. L’immagine dei cadaveri di adulti coperti da un telo sparpagliati per il cortile era per lei una visione meravigliosa, ma purtroppo non perfetta: il quadro generale era infatti rovinato dalla marea di genitori che erano accorsi poco lontano per abbracciare i loro figli, scortati in salvo dai vigili del fuoco.
-Che razza di ipocriti. Adesso che i pargoli hanno rischiato di morire, li riempiono d’attenzione… ma sono certa che già da domani torneranno ad ignorarli come hanno sempre fatto. Ho deciso, saranno loro le mie prossime vittime. Potrei farli dissanguare piano piano, così…
Petirol affondò un’unghia nello stelo del papavero, facendone uscire la linfa…
-…oppure staccar loro la testa a morsi, così!
…e poi strappò la corolla coi denti e la sputò, disgustata.
-Sono così indecisa, quale tortura mi darà più soddisfazione?
-Anni di prigionia nel nulla ti hanno incattivita all’estremo, Petirol. Ed è una cosa che mi piace.
-Chi va là? RED SHOCK BUSTER!!!
Petirol si alzò di scatto e sparò il fulmine all’indirizzo di quella voce, ma il colpo le venne risucchiato e cancellato da un piccolo buco nero. Seguì il rumore di uno schiocco di dita e un secondo fulmine piovve dal cielo su Petirol, che schivò scansandosi appena in tempo.
-Ottimi riflessi, complimenti. D'altronde non potevo aspettarmi di meglio dalla mia migliore allieva.
-Questi poteri… questa voce… Non è possibile…
Dall’ombra di un gigantesco cartello pubblicitario installato sul tetto uscì una donna, vestita di nero e dai lunghissimi capelli rossi.
-K-Kaolinite!?
-Dopo tutto questo tempo ti ricordi ancora di me? Sono piacevolmente stupita… Ma che?!
Pure Kaolinite si stupì di quello che accadde. Mettendo da parte l’aggressività, Petirol le si avvicinò e si inginocchiò in segno di rispetto e di sottomissione.
-Magus Kaolinite, mi perdoni se l’ho attaccata senza pensarci! Non accadrà più, glielo giuro! Mi perdoni, mi perdoni!
-Petirol, per piacere. Smettila con questo servilismo, rialzati e dammi del tu. Da quel che ho constatato sei riuscita a raggiungere ed eguagliare il mio livello, quindi non c’è alcun bisogno che mi tratti come una tua superiore.
La strega più giovane obbedì, senza nascondere imbarazzo.
-Lo so, lo so, ma lei… Tu hai insegnato la magia a Cyprine. Sei stata tu a liberarmi dalla mia prigionia. Sei stata tu a svegliarmi da un incubo lungo una vita! Non posso non esserti grata! Non posso non rispettarti!
“Forse comincio a capire” pensò Kaolinite “perché quella smorfiosa di Cyprine cercava continuamente di mettermi in cattiva luce.
Probabilmente era gelosa del fatto che Petirol avesse iniziato a idolatrare me più della sua stessa gemella… Beh, questo renderà le cose più facili.” -Se vuoi essermi grata, allora aspetta che ti dica questo. Sono stata io, a riportarti in vita insieme al resto delle Witches 5.
Petirol ci impiegò qualche secondo per assimilare quella rivelazione.
-Ma… ma allora ci siamo sbagliate! Tu hai provocato il blackout al parco divertimenti e rubato i cristalli a Viluy! Eudial non c’entrava niente!
-Ah, davvero in un primo momento avete creduto che fosse stata lei? Non vi biasimo, le azioni di quella piccola traditrice hanno sorpreso anche me. Comunque, l’altra sera ho inviato un mercenario a occuparsi di lei: presto Eudial subirà la punizione che merita, e noi due potremo proseguire la caccia ai cristalli come da programma…
-Mi dispiace contrastare il tuo volere, ma non ci sarà più alcuna caccia.
-Come?
Petirol incrociò le braccia, e voltò la schiena alla sua mentore.
-I cristalli non mi interessano più. Ho già ottenuto quello che desideravo. E in ogni caso, le sailor e i loro amichetti giacciono morti sul fondo dell’oceano…
-E se ti dicessi che invece si sono salvati e sono in ottima salute?
La strega più giovane si girò di nuovo. La calma aveva già ceduto il posto a un’ira irrefrenabile.
-Mi prendi in giro?!
-Affatto. In questo momento si trovano a festeggiare lo scampato pericolo su un isoletta a sud dell’equatore. Vai a controllare di persona se non mi credi.
-È quello che farò, stanne certa! Sono stati fortunati, ma la loro buona stella sta per abbandonarli per sempre!…
Kaolinite schioccò le dita: Petirol si fece scudo col suo scettro e assorbì il fulmine, potenziandosi un poco con la sua energia.
-Ma che ti prende?! Vuoi metterti contro di me?
-Stavi andando ad ucciderli, vero?
-E se anche fosse? Te l’ho già spiegato, i cristalli non significano più niente per me!
-Ma per me sì. Hai detto che hai un debito di riconoscenza nei miei confronti, quindi perché non lo estingui aiutandomi nella mia ricerca?
-…immagino si possa fare. Ma una volta che avrai tutti e trentadue i cristalli, cosa ne farai del loro potere? E cosa ne sarà di me?
-Dividerò con te il cinquanta per cento del potere, ovviamente. Anch’io so come esprimere gratitudine. Allora, affare fatto?
Kaolinite porse la mano.
Petirol accettò la stretta.
-Affare fatto.
-Vedrai, ci sarà da divertirsi. Ho giusto preparato un piano infallibile, ma prima di metterlo in atto c’è un ultimo dettaglio da rifinire.
-E per far ciò hai bisogno di me, giusto?
-A dire il vero, il tuo ruolo verrà più avanti. Per questo compito ho già trovato la persona adatta.
Kaolinite volse lo sguardo verso il cartellone. Solo allora Petirol si accorse che nell’ombra era nascosta un’altra persona.
-Dico bene, Oratanah?

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Capitolo 48
*** L’ultimo Tassello ***


L’ultimo Tassello

-Un tramonto spettacolare sul mare, un’atmosfera di festa, noi due mano nella mano… Non è romantico?
-Lo sarebbe se non mi fosse costato un occhio della testa.
-Ma insomma! Possibile che tu debba sempre accentuare il lato negativo di tutto? Se non ti conoscessi potrei scambiarti per un critico di professione!
-Oh, scusami tanto se sono fatto così. D’ora in poi reciterò la parte del bravo maritino innamorato di tutto e avrò un sorriso da idiota perennemente stampato sul volto, sei contenta?
Vegeta e Bulma. Il principe dei saiyan e la ex presidentessa della Capsule Corporation. Marito e moglie, del tutto ignari di quanto stava accadendo nel resto del mondo, si stavano godendo quello che ancora restava della loro vacanza nel villaggio turistico con una tranquilla passeggiata serale sul lungomare.
-D’accordo, Haruka e Michiru ci hanno fatto un brutto scherzo lasciandoci una bolletta stratosferica da pagare, ma non ci siamo mica ridotti sul lastrico… Adesso pensiamo a divertirci! Perché non provi a vincermi un bel premio col tiro a segno?
-Come se non avessi già speso abbastanza…
Bulma trascinò il marito per un braccio verso uno dei tanti stand. Per Vegeta non fu affatto un problema abbattere la classica piramide di barattoli e aggiudicarsi il premio misterioso avvolto in fogli di giornale.
-Ecco qua il tuo stupido regalo. …tu non me la racconti giusta, Bulma.
-In che senso?
-Nemmeno tu ti stai godendo appieno la vacanza. Qualcosa ti preoccupa, te lo si legge negli occhi.
-…è vero, è così. Sono in pensiero per i ragazzi, ho… ho come il brutto presentimento che si siano cacciati in qualche guaio. Secondo te ho ragione di preoccuparmi?
-Ma va là. Ormai sono adulti e vaccinati, cosa vuoi che gli capiiiiiiiiiii…
In quella, gli occhi di Vegeta precipitarono su una foto stampata su uno dei fogli di giornale che avvolgevano il regalo in mano a Bulma.
La foto di Trunks, accompagnata da un titolone a lettere cubitali.

PRESIDENTE DI UNA MULTINAZIONALE SOSPETTATO DI TENTATO OMICIDIO PLURIMO

Vegeta cominciò a sudare copiosamente. D’istinto, strappò tutto dalle mani di Bulma, lo lanciò in aria…
-GALICK GUN!!!
…e lo fece esplodere come un fuoco artificiale, scatenando pure il timido applauso dei passanti.
-Ecco fatto, pericolo scampato!
-Ma-ma-ma quale pericolo?!?
-Come, non te ne sei accorta? Era una bomba, stava ticchettando!
-Io non ho sentito nien…
-Senti, mentre io controllo che non ci siano altri ordigni perché non vai a salutare il dottor Tomoe e la piccola Hotaru e scambiare quattro chiacchiere con loro?
Il saiyan afferrò la moglie per le spalle, la girò su sé stessa e le indicò padre e figlia in lontananza.
-…in effetti, mi sono un po’ stufata di “sorvegliarli” per Haruka senza mai aver occasione di parlarc…
-Perfetto, allora vai! Io vi raggiungo tra poco!
-Va bene, va bene, ma non spingere!
Quando Bulma fu abbastanza lontana, ignorando le inutili proteste del gestore Vegeta iniziò a setacciare disperatamente il cesto dei premi.
“Devo distruggere tutti i giornali che ne parlano. Se Bulma lo viene a sapere è capacissima di correre a casa a distruggere le ossa di Trunks una per una… e quello è un compito che spetta a me soltanto! Ma si può sapere in che casino s’è andato a ficcare quel decerebrato?!?…”
Uno schizzo d’acqua centrò il saiyan in piena faccia.
-Sentite, ho appena scoperto che mio figlio è un serial killer mancato. Non sono in vena di scherzi. Non che lo sia mai stato, a dirla tutta… BLURBL!!!
Un altro schizzo. Vegeta si voltò adirato, scoprendo l’autore dello scherzo: un ragazzo alto e magro vestito da clown.
-Cosa vuoi? Vendermi un bel palloncino colorato? La carità per i poveri? Un po’ di attenzione?
In risposta il giovane pagliaccio allungò la mano verso il saiyan, che la fissò disgustato.
-Non se ne parla nemmeno, so già che mi vuoi dare la scossa.
Il clown sembrò intristirsi, ma subito riacquistò il sorriso e porse a Vegeta un piccolo pacco infiocchettato.
-Un regalo per me, come sei gentile. “ci sarà dentro il solito pugno a molla. Oh beh, apriamolo lo stesso. Che male vuoi che mi faccia…”

-Cosa è stato? Un’esplosione?
-Dev’essere mio marito che sta sfogando le sue paranoie, non fateci caso. Allora, stavamo dicendo?
Favorita dal fatto che la piccola Hotaru già la conoscesse, seppur solo di vista, per Bulma non fu affatto difficile rompere il ghiaccio con la piccola sailor e suo padre Soichi. In pochi minuti, i tre si erano messi a chiacchierare del più e del meno con assoluta naturalezza.
-Fatemi capire- riprese Bulma -voi due non vivete insieme?
-Solo saltuariamente. Ci sono periodi, come questo, in cui abitiamo sotto lo stesso tetto, e periodi in cui la mia piccola è sotto la custodia e protezione di Setsuna Meioh.
-A noi va bene così- continuò Hotaru -in questo modo papà Soichi è al sicuro quando le guerriere sailor devono entrare in azione. E poi, anche se sono lontana da papà, mamma Setsuna insieme a mamma Michiru e papà Haruka ce la mettono sempre tutta per non farmi mancare l’affetto di una famiglia!
-“Papà” Haruka? Che vuol dir… Anzi no, non voglio saperlo. Signor Tomoe, sua figlia le ha mai raccontato della… piccola avventura nello spazio di un anno fa?
-Altrochè, lo fa ogni giorno! In particolar modo, non perde mai occasione di parlarmi dello splendido ragazzo che si è trovata…
Hotaru arrossì d’imbarazzo, mentre il padre le scompigliava i capelli con affetto.
-Dai, papà! Ti ho spiegato che voglio molto bene a Choji e lui ne vuole a me, ma non significa quello che pensi tu! Noi due siamo solo…
-“Solo amici” sono parole che non voglio sentire, tesoro mio! Choji è il ragazzo perfetto per te. Anche se non l’ho ancora incontrato, il fatto che il suo nome suoni come il mio è una buonissima credenziale!
Bulma si grattò una guancia, dubbiosa.
-Lei crede davvero che la musicalità del nome sia una ragione sufficiente?
-Ne sono convinto! …ma vedo che questo argomento sta mettendo in imbarazzo la mia piccola, quindi è meglio parlar d’altro. Signora Brief, c’è una domanda che ho sempre sognato di farle.
-Co-come?!
-Sì, insomma, Hotaru ha citato anche lei nel racconto della vostra avventura, e mi è rimasto impresso un fatto che vorrei approfondire.
-Qua-quale fatto?
Il dottor Tomoe si avvicinò all’orecchio della sempre più imbarazzata Bulma, e ci bisbigliò dentro.
-Mi dica, com’è morire esattamente? Fa male o è facile come addormentarsi? C’è davvero un aldilà o si è trovata in una dimensione buia e nera?
-Eh?! Beh, che posso dire… Oh che sbadata, ho perso la cognizione del tempo e mi sono dimenticata che ho un appuntamento urgente! Arrivederci!

“Caro, caro Dottor Tomoe. Anche senza il Germatoide a possederla, la sua personalità non è affatto mutata. Pochi minuti, ancora pochi minuti… e finalmente ci ricongiungeremo!”

Vegeta si rialzò, sprigionando leggermente la propria aura per scrollarsi di dosso i resti della bancarella che aveva sfondato.
“Altro che pugno a molla! Quella era una sfera d’energia, e io l’ho presa in piena faccia come un idiota!” -Pagliaccio del cavolo, hai appena firmato la tua condanna a morte! …e lasciami, tu!
L’incauto gestore dello stand stava trattenendo Vegeta per un braccio.
-Mi hai sconquassato la bancarella e rovinato il lavoro, abbi almeno la decenza di rifondermi i danni!
-MAI!
Il saiyan spinse il pover’uomo lontano e si guardò intorno: il clown sembrava essersi volatilizzato. In preda alla furia si mise a correre e farsi largo tra i passanti, senza però trovare il suo obiettivo da nessuna parte. Per un attimo Vegeta temette di essere diventato pazzo, ma con suo sollievo riavvistò il giovane pagliaccio in lontananza. Il sollievo però si tramutò in terrore quando lo vide regalare un altro pacco regalo nientemeno che a Bulma.
-NON OSERAI!!!
Un altro Galick Gun, e un'altra scatola andò in cenere. Vegeta raggiunse poi la moglie, che come il clown aveva gli occhi sbarrati dallo spavento.
-V-Vegeta, f-fammi indovinare, anche quello era un ordigno?
-Peggio, Bulma! Questo buffone in maschera mi ha aggredito poco fa con un colpo energetico e adesso stava per uccider…
Il saiyan venne interrotto da un rumore di pianto. Era il pagliaccio, che singhiozzando si era chinato a raccogliere i resti fumanti del peluche appena distrutto.
-Ma… Ma io ero sicuro…
-Vegeta, sei sicuro di sentirti bene?- domandò Bulma apprensiva, sfiorandogli la fronte con una mano -stai praticamente bollendo!
-Cosa c’entra, quando mi arrabbio il mio corpo raggiunge sempre questa temperatura! Tu, piuttosto, spiegami perché sei qui! Non stavi conversando con i Tomoe fino a un minuto fa?
-Sì, ma mi sono congedata con una scusa. Devo essere sincera, quell’uomo è leggermente inquietante… Ascolta Vegeta, inizio a sentirmi un po’ stanca anch’io. Possiamo tornare in albergo?
-Ma io non sono… Oh, d’accordo. “Così se Bulma si addormenta, posso continuare indisturbato a fare qualunque cosa stessi facendo prima… E ora che altro c’è?!?”
Non avevano ancora iniziato ad avviarsi che il triste clown li richiamò picchiettandogli sulle spalle, per poi porgere loro un mazzolino di fiori e un biglietto da visita.
-Ho l’impressione che non ci lascerà in pace finché non avremo comprato qualcosa- ipotizzò Bulma.
-Oooh… E va bene, da’ qua! Bulma, pensaci tu a pagare!
Il saiyan prese i fiori, che gettò alle proprie spalle, e il biglietto, che lesse.
-“Oratanah… Daimon”. Che nome ridicolo. …toh, c’è scritto qualcosa anche sul retro. “I vostri cuori… mi appartengono”? Ma che accidenti significa…
L’urlo agghiacciante di tutti i passanti colse Vegeta di sorpresa. Ma non quanto l’orrendo spettacolo a cui dovette assistere quando alzò gli occhi dal biglietto.
La bocca del giovane pagliaccio si era appena allungato a dismisura, come una sottile proboscide. E come una mosca o una farfalla, si era accostata alle labbra di Bulma e aveva iniziato a succhiare.
-Sta… Staccati subito DA MIA MOGLIE!!!
Vegeta sparò un raggio d’energia, che spedì la creatura a schiantarsi contro un muretto.
-Bulma, corri subito all’albergo e non uscirne fino a che non mi vedrai tornare! Non so ancora come, ma di colpo la situazione si è fatta dannatamente pericolosa! …Bulma? B-Bulma?!?
Un tonfo. La donna era crollata a terra, priva di sensi. Vegeta si chinò e cercò di farla riprendere a suon di ceffoni, ma senza successo. Allora si girò verso il clown, e per un attimo, solo per un attimo, anche il fiero principe dei saiyan fu costretto a provare un moto di orrore nel vedere il vero aspetto del nemico.
Occhi completamente neri, sclera compresa. Lisci capelli bianchi che ricadevano sul volto, nascondendone metà. Bocca e naso fusi insieme per formare la proboscide, per comodità avvolta intorno al collo come una sciarpa. Pelle bianca e ruvida come gesso. Solo qualche benda a rivestire il corpo altrimenti nudo. Ultimo e più inquietante dettaglio: nel punto in cui avrebbe dovuto esserci lo stomaco, a separare il torso e le gambe del mostro chiamato Oratanah c’era una sorta di bolla trasparente, dentro la quale galleggiava il cristallo del cuore puro sottratto a Bulma.
Vegeta ci mise un bel po’ a recuperare il dono della parola.
-Tu… Tu… Che cosa hai fatto a Bulma? Che cosa le hai fatto?? PARLA!!!
Non ci fu risposta. Lentamente Oratanah si librò in volo, squadrò il saiyan, e poi si diede alla fuga.
-Torna subito qui, stronzo!!!
Vegeta fece per partire all’inseguimento; ma, seppur sul punto di esplodere, trovò la lucidità necessaria per calmarsi e ricordarsi di Bulma.
“…farei meglio a portarla con me…”

Qualche decina di metri più in là e circa un minuto prima, Hotaru e il padre furono quasi travolti da una folla di persone terrorizzate ed urlanti, e dovettero appiattirsi contro un muro per non essere trascinati via. Fra le grida e gli strilli incomprensibili riuscirono a distinguere chiaramente una parola: “mostro”.
-Papà… Pensi che il signor Vegeta stesse combattendo contro questo mostro poco fa?
-È molto probabile. Tesoro, hai intenzione di andare a controllare più da vicino, vero?
-È mio dovere, lo sai. Non posso ignorare la cosa.
-D’accordo, vai pure allora. Ma per l’amor del cielo, fa’ attenzione!
-Lo farò, non preoccuparti!
Dopo aver schioccato un bacio veloce sulla guancia del padre Hotaru si avviò, deviando un attimo in un vicolo per trasformarsi senza essere vista. Appena uscita dal nascondiglio, Sailor Saturn avvistò subito qualcuno volare via nel cielo; abbassando poi lo sguardo, fece in tempo a vedere Vegeta caricarsi in spalla la moglie. Hotaru tentò di corrergli incontro e chiamarlo, ma il saiyan era ormai partito all’inseguimento del nemico senza nemmeno notarla.
In quel preciso momento il sole all’orizzonte tramontò del tutto, e su quella parte di lungomare scese una brezza insolitamente fredda.
Fredda come la risata che giunse alle orecchie di Hotaru.
-C-chi va là?- balbettò la sailor, senza capire il perché -f-fatti vedere!
-Ah ah ah ah ah… Hai tanto desiderio di rivedermi, me ne compiaccio. In effetti potrei mostrarmi, ora che il mio fedele valletto ha allontanato Vegeta e quindi cancellato la tua unica speranza di salvarti dalla mia vendetta.
-La tua vendetta? “Questa… voce… Io me la ricordo… !”
Una mano femminile l’accarezzò al viso con finta dolcezza. Hotaru si voltò si scatto, e il suo cuore perse un battito.
Di fronte a lei, fluttuante a un metro da terra, c’era una donna. Anche se apparteneva ai ricordi della sua vita precedente, incontrare di nuovo la donna che l’aveva ostracizzata e umiliata per tutta la sua infanzia fu per la bambina un pesantissimo shock.
-Kaolinite!!!
Un ghigno demoniaco si formò sul viso della strega.
-Sì, piccola sgualdrina…
Sailor Saturn agì d’istinto e mirò con la falce alla vita di Kaolinite. La donna però riuscì ad anticiparla, afferrando l’arma e lanciandola alla sua sinistra, addosso a una vetrina che andò in frantumi.
-Bel tentativo. Ma non è abbastanza. Né questo, né i prossimi.
-No… No! Tu non puoi… Non puoi essere qui davvero… dovresti essere morta…
-TU dovresti essere morta, non io! E invece mi hai uccisa, vigliaccamente, mentre ero distratta! Proprio… mentre stavo per…
-Ti sbagli, Kaolinite! Non ti ho uccisa io, è stata…
-Mistress 9, la tua alter ego, lo so! Ma nel profondo eri sempre tu. Mi volevi morta quanto lo voleva lei, non negarlo! NON NEGARLO!
Saturn richiamò a sé la falce con il pensiero, la afferrò saldamente e iniziò a rotearla: dalla rotazione sempre più veloce nacque e partì un raggio d’energia violaceo.
-Sì, lo ammetto! Volevo ucciderti! L’ho sempre voluto! Lo voglio ancora! GALACTICA CANNON!!!
Kaolinite, quasi presa alla sprovvista, disegnò in fretta nell’aria un cerchio, creando così un buco nero che aspirò l’attacco della sailor.
-L’odio è reciproco, dunque. Ma sappi che il mio è di gran lunga il più forte!…
-Hotaru! Hotaru, cosa succede?
Entrambe si girarono: dal fondo della strada stava giungendo di corsa Soichi Tomoe. Nel vedere così da vicino per la prima volta dopo tantissimo tempo il suo vecchio superiore, negli occhi di Kaolinite brillò una sincera luce di commozione.
-Papà, perché sei qui?- gridò Hotaru, ora seriamente preoccupata.
-Volevo solo accertarmi che stessi bene, tutto qui! Dove sono Vegeta e Bulma? E il mostro?
-Ti spiegherò tutto dopo, adesso però allontanati…
Kaolinite si frappose tra figlia e padre, e rivolse a quest’ultimo il sorriso più caldo che potesse esibire.
-Professore, è… è così bello rivederla, non sa quanto… quanto ho aspettato questo momento…
-Mi perdoni, signora. Ma… ci conosciamo?
Sia Hotaru che Kaolinite spalancarono gli occhi. Sul volto della strega la gioia di spense tutta di colpo, cedendo il posto alla perplessità.
-Ma… Ma come? Professore, capisco che è passato parecchio tempo ma… cerchi di ricordare… Io sono Kaolinite, sono stata la sua assistente e domestica!
-Kaolinite… Kaolinite… No. Mi dispiace moltissimo, signora, ma il suo nome non mi suona per nulla familiare.
-No… No… Non è possibile! Non è possibile!!!
La strega lasciò da parte tutta la sua compostezza e si avvicinò minacciosa all’uomo.
-Non osare toccare mio papà! Lascialo in pace!
Kaolinite schioccò le dita, e una barriera formata da saette piovve fra lei e Hotaru, impedendo a quest’ultima di avanzare. Quindi posò una mano sulla testa dell’uomo, facendolo addormentare all’istante.
-Vediamo… L’incidente al laboratorio… La creazione dei daimon… La lotta con le sailor… Le Witches 5… La nascita di Mistress 9… Non c’è nulla di tutto questo nella sua mente! Perché? PERCHÉ?!?!
Sailor Saturn era intanto riuscita a tranciare la barriera, e balzò all’attacco. In risposta, Kaolinite le rivolse uno sguardo carico d’odio, poi disegnò nell’aria un altro buco nero col quale rispedì il Galactica Cannon di poco prima alla mittente. Saturn cercò di difendersi erigendo la barriera chiamata Silent Wall, ma riuscì solo a limitare qualche danno: il colpo infatti distrusse la barriera e travolse la piccola sailor, scaraventandola al suolo.
Hotaru si rialzò a fatica, aiutandosi con la falce, e vide Kaolinite prendere in braccio il corpo addormentato del padre e sollevarsi da terra, per poi cominciare a dissolversi.
-No! Non te ne andare!…
Hotaru provò disperatamente a fermare la strega, ma fu tutto inutile.
Rimasta sola, la piccola non riuscì a far altro che cadere in ginocchio, e piangere.

Una grande caverna, il cui altissimo soffitto era sostenuto da piloni metallici oltre che naturali colonne di pietra.
Macchinari elettronici, computer, monitor di sorveglianza erano installati ovunque.
Ma l’oggetto più evidente era situato al centro: a sovrastare un altare situato su una piattaforma circolare circondata da gradini, sorretto da quattro bracci di metallo vi era un gigantesco campo di forza sferico, dentro cui erano rinchiusi tutti i cristalli del cuore puro finora raccolti dalle streghe.
Il silenzio che regnava in quel luogo venne interrotto dalla materializzazione di Kaolinite. Petirol, che fino a quel momento era rimasta seduta sull’altare a giocare a “m’ama, non m’ama” con gli arti di una bambola, nel veder ricomparire la sua alleata si mise subito sull’attenti.
-Oh, sei tornata! Allora, posso dare il via al piano? Posso? Posso? …ma quello?
Solo in quel momento l’eccitata Petirol si accorse dell’uomo che Kaolinite teneva in braccio.
-Ma questo… è il professor Tomoe, lo riconosco! Non dirmi che era lui “il dettaglio da rifinire” a cui alludevi!
La strega più anziana non disse nulla. Saliti i gradini, spinse l’allieva da parte e fece stendere il professore sull’altare.
-Kaolinite, rispondimi… Argh!
Un’improvvisa ventata nera si scatenò dal corpo di Kaolinite, facendo allontanare Petirol di qualche passo.
-Petirol, lasciami in…
-Te lo scordi! Se vuoi che l’alleanza fra noi due continui, allora esigo che tu mi riveli le tue intenzioni! Mi hai sentita?
Silenzio. Petirol decise di prenderlo come un sì.
-Dunque? Perché hai portato qui il professore? Che cosa vuoi da lui? Dopo tutto questo tempo, non venirmi a dire che lo ami ancora!
Dopo lunghi istanti, Kaolinite si voltò verso la sua allieva. Petirol si portò una mano alla bocca, spaventata: la sua mentore stava piangendo lacrime nere.
-Invece sì, Petirol. Io lo amo ancora. Ma lui ha dimenticato tutto.

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Capitolo 49
*** Tutti Insieme Alla Resa Dei Conti ***


Tutti Insieme Alla Resa Dei Conti

Udito il trillare della campanella posta dietro la porta d’ingresso, il gestore del piccolo motel mise da parte la rivista che stava leggendo e rivolse la sua attenzione alla nuova cliente arrivata.
-Ho bisogno di una camera- esordì quella.
-L’avevo immaginato. Mi dia le chiavi della sua macchina, provvederò a parcheggiargliela in un box.
-Ecco… non ho chiavi al momento, le va bene questo come anticipo?
La ragazza scaricò sulla scrivania del gestore una portiera bianca completamente ammaccata.
-Mi… mi prende per il culo? FUORI DI QUI!
-No no, aspetti! Mi lasci spiegare!- la ragazza sembrò quasi scoppiare in lacrime -la verità è che io e il mio fidanzato siamo nei guai fino al collo! Quell’idiota per far colpo su di me ha voluto portarmi fuori con l’auto di suo padre, solo che… A un certo punto ha voluto far retromarcia con la portiera ancora aperta… ci siamo scontrati con una macchina parcheggiata dietro di noi e…
-Ho capito, la portiera si è divelta. Ma il suo fidanzato dov’è?
-Sta valutando i danni col proprietario dell’altra macchina, prima di salutarmi mi ha chiesto di venir qui a prendere una camera per due. Sarà qui fra poco, glielo giuro!
-E non avete pensato invece di parlarne col padre di lui…
-No, NO!
La ragazza afferrò le mani dell’uomo, in un gesto disperato.
-Se viene a sapere cos’è successo alla sua macchina ci ammazza entrambi! Abbiamo bisogno di stare alla larga da lui per un bel po’, capisce?
Convinto, con fare paterno il gestore picchiettò sulle mani della cliente, per poi accompagnarla ad una camera doppia ancora libera.
-Ecco qua. Se ha bisogno di qualcosa non esiti a chiederla. Se per favore può dirmi come riconoscerò la macchina del suo ragazzo quando arriv… Giusto, è quella senza una portiera, che sciocco. Beh, cerchi di rilassarsi.
-Lo farò! Grazie, grazie ancora!
Il gestore salutò la cliente con un sorriso e se ne andò.

La ragazza accostò l’orecchio alla porta: sicura che l’uomo fosse ormai lontano, si abbandonò ad una piccola risata…
-Eudial, regina dell’inganno. Cavolo, all’accademia Mugen avrei dovuto studiare recitazioneeee…
…per poi, totalmente distrutta dalla stanchezza, lasciarsi cadere a peso morto sul lettone, affondare la faccia sui cuscini e levarsi le scarpe.
-Basta, non ne posso più di camminare… i piedi mi stanno uccidendo… Cristallo di Naruto, fa’ il tuo dovere…
Cercando a tentoni nella borsa che aveva lasciato cadere vicino al letto, Eudial trovò e svitò il tappo del contenitore. Subito per tutta la stanza si diffuse l’energia calda e rilassante del cristallo: la strega dai capelli rossi inspirò profondamente e si assopì, cullata da quella sensazione di benessere.
Una ventina di minuti dopo, risvegliatasi dalla pennichella, Eudial afferrò distrattamente il telecomando dal comodino, si girò sulla schiena, si mise a sedere e accese il piccolo televisore della camera.
-Yawn… Ci fosse almeno un quiz a quest’ora, così posso divertirmi dell’ignoranza dei concorrenti… E questo?
Nel frenetico zapping, Eudial si fermò su un canale che trasmetteva un notiziario. Ad attirarla fu l’immagine di Trunks Brief ritratta in un angolo dello schermo.
-Staranno parlando di come anche Trunks sia stato trovato in coma, immagin…
<< …aumentano i sospetti della colpevolezza di Trunks Brief che poche ore fa si è addirittura abbassato a costringere la povera signora Chichi a testimoniare per lui, facendole raccontare davanti alle nostre telecamere la farsa di una fantomatica strega spacciatasi come sua fidata segretaria… >>
-…oh.
Come colpita da un’improvvisa scossa Eudial spense il televisore. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
“No… no… Ma no, di che mi preoccupo? Anche se Viluy si è fatta scoprire, sicuramente avrà fatto in tempo a prendere i cristalli delle sailor… spero… E se non ci fosse riuscita, cosa può essere successo di peggio?”
Sorridendo, non tanto convinta, Eudial riaccese l’apparecchio.
<< …segretaria che, stando alle testimonianze di un testimone oculare, sia stata… sia stata uccisa brutalmente dallo stesso Trunks… >>
Come colpita da un fulmine Eudial spense di nuovo e iniziò a girarsi i pollici nervosamente.
“Sii ottimista, Eudial. Sii ottimista! È stata uccisa da Trunks, non dalle sailor. Quindi avrà fatto in tempo a sconfiggere le sailor e inviare i loro cristalli al laboratorio! Brava Viluy, è così che volevo che morissi: utilmente! Sì sì, non c’è nulla da preoccuparsi. Nulla. Assolutamente nulla. Assolutament…”
In un lampo la strega si era fiondata sul telefono della camera e aveva già iniziato a comporre il numero della base.

Ma prima che potesse inoltrare la chiamata, uno strano senso di spossatezza la pervase.
Pervase lei e tutti gli altri abitanti della Terra, che caddero in uno strano sonno tormentato da un incubo purtroppo reale.

“Sì… Sì. Sì, vi sento. Vi percepisco. Voi non potete nemmeno immaginare in che modo. Siete… ecco, paragonati a me in questo momento non siete altro che sette insignificanti miliardi di granelli di polvere! Ahahahahaha!!!”
Un viso emerse dall’oscurità dell’incubo: il viso di una ridanciana e perversa ragazza.
“Avrete già sentito parlare di me, scommetto. I più sfortunati di voi mi avranno anche incontrata di persona… è arrivato dunque il momento di presentarmi. Il mio nome è Petirol. P-E-T-I-R-O-L. Vi pregherei di marchiarvelo a fuoco nelle vostre stupide menti, grazie. Sapete, ci sono tante, tantissime cose a proposito di me di cui vorrei parlarvi, ma purtroppo al momento c’è una questione più importante da risolvere. Pertanto, se non vi riconoscete fra queste persone, potete pure ignorare il resto del messaggio.”
Il viso di Petirol svanì, cedendo il posto alle sue mani intente a mescolare un mazzo di carte che poi sparpagliò su di un tavolino. Su ogni carta era raffigurato il volto di una persona.
Ami. Rei. Trunks. Ub. Makoto. Minako. Ino. Rock Lee. Haruka. Michiru. Setsuna.
“Non mi ripeterò, quindi prestatemi tutta la vostra attenzione. Abbiamo già i cristalli del cuore puro dei vostri amichetti, ma non sono abbastanza. Ci servono anche i vostri. Perciò ecco le mie condizioni: presentatevi, entro un’ora a partire da adesso, al parco divertimenti chiamato Star Park sulla baia di Tokyo. È lì che risolveremo le nostre divergenze una volta per tutte.”
Una mano della strega passò sulle carte, facendole svanire.
“Oh, giusto! Immagino vogliate sapere cosa succederà se non vi presenterete in tempo, vero? Ve lo spiego così.”
Sul tavolino Petirol fece cadere una bambola distrutta e smembrata, a cui poi diede fuoco con una scintilla.
“Per ogni minuto che tarderete, un abitante a caso del mondo farà più o meno la fine di questa bambolina. Credetemi, sono una donna di parola. A più tardi!!!”

-…oh oh. Oh oh oh! È meraviglioso!
Nella caverna segreta Petirol riaprì gli occhi, interrompendo così il contatto mentale con il resto del mondo. La strega si ritrovava a svolazzare beata intorno alla bolla contenente i cristalli catturati, totalmente inebriata dall’energia che essi sprigionavano.
-Non mi sono mai sentita così potente! È come… come avere l’intero pianeta Terra nel palmo delle mie mani! Aaaah… Se penso che questa è solo una piccola parte del potere che mi aspetta! Non vedo l’ora di possederlo tutto!
-Mi fa piacere vederti così fremente, ma cerca di contenerti. Da questo momento in poi non possiamo permetterci alcun errore.
Petirol si calmò e scese delicatamente sulla piattaforma sottostante, dove accanto all’altare su cui giaceva il professor Tomoe la sua alleata Kaolinite stava assaporando una bevanda scura come l’inchiostro da un calice.
-Magus Kaolinite, stai… stai meglio?
La strega più anziana sgolò il contenuto del calice tutto d’un fiato. Petirol deglutì disgustata, quando realizzò che la “bevanda” era in realtà le lacrime piante dalla stessa Kaolinite poco prima.
-…adesso sì. Ammetto di essere andata nel panico troppo presto.
-Che intendi dire?
-Semplice. Quando avrò ottenuto il potere di tutti i cristalli restituirò a Soichi i ricordi perduti, e tutto ritornerà come prima. Non ho assolutamente nulla di cui preoccuparmi.
-Capisco… perdona la domanda, ma se ho contato bene, oltre ai cristalli delle persone che ho mostrato prima ne mancano ancora…
-Quattro, lo so. In questo momento il mio fido Oratanah si sta occupando di Vegeta e Bulma, mentre un altro daimon dovrebbe portarmi al più presto il cristallo di Naruto rubato da Eudial. Per quanto riguarda l’ultimo… quello di Hotaru… Lei sarà la nostra ultima vittima. Sola. Impotente. Incapace di contrastare tutto il dolore che le infliggerò. Dovrai essere paziente, Petirol, perché voglio far soffrire quella piccola mocciosa fino a quando non mi implorerà di graziarla. E allora…
-Allora la farai soffrire ancora di più, giusto?
-Giustissimo, Petirol. Solo quando sarà in fin di vita mi impadronirò del suo cristallo, e la mia vendetta sarà completa!!!
Con uno scatto che spaventò pure Petirol, Kaolinite lanciò lontano il calice e lo fece esplodere con un’occhiata. Quindi si calmò.
-Io vado a preparare la giusta accoglienza per i nostri ospiti. Petirol, non muoverti da qui e non fare nulla fino al mio ritorno.
Senza attendere risposta, la strega si smaterializzò.
-Come vuoi… Kaolinite.

Com’era pronosticabile, l’ultimatum lanciato da Petirol non tardò a scatenare le reazioni dei diretti interessati.
Mentre Ub, aiutato da Lee, Bu e Minako, tentava per quanto possibile di rassicurare la sua gente, il resto del gruppo cercò di fare il punto sulla loro difficile situazione.
-E dunque… cosa dovremmo fare?- si domandò Michiru.
-Che domande sono? Accettiamo le sue condizioni, ovviamente!- proruppe Ino -vuoi davvero lasciarle uccidere degli innocenti senza muovere un dito?
-Non è così semplice- la interruppe Makoto -ragiona! Prima ci abbandona sul fondo dell’oceano, e ora ci vuole rivedere vivi. Prima va in giro a uccidere la gente indiscriminatamente, e ora si mette a dettare precise condizioni. Non è sospetto, questo cambio di atteggiamento?
-Concordo- aggiunse Haruka -secondo me, vuole solo attirarci in un posto a caso e avere campo libero per continuare la sua opera di distruzione! Già mi immagino la scena: noi che la aspettiamo come poveri idioti a quello stupido parco giochi, mentre lei indisturbata uccide senza pietà la gente di questo villaggio!…
-Non… non credo che lo Star Park sia un posto scelto a caso…
Fu Mimete, rannicchiata in disparte, ad aver parlato.
-Cos’hai detto?
-Io? No no, nient… Ahia!
La mano salda di Chichi strinse Mimete per un braccio, glielo piegò dietro la schiena e la obbligò ad alzarsi.
-Non fare la finta tonta, ragazzina! Dicci tutto quello che sai, ora!
-Ahia, ahiaaaa!!! E va bene, parlo! Lo Star Park è il luogo in cui io e il resto delle Witches 5 siamo apparse quando siamo state riportate in vita!
-Chi vi ha riportato in vita?
-Non lo so! Abbiamo solo trovato un biglietto con scritte le istruzioni che dovevamo seguire, poi un passaggio che ci ha condotte al nostro nuovo laboratorio già bell’e pronto, poi ancora altre istruzioni per ricreare Viluy… E poi basta, davvero! Non so altro! Non sapevo nemmeno che Cyprine avesse una gemella se è per questo!
-E tu speri che noi ti crediamo?
Haruka fece per mollare un ceffone a Mimete, quando lo squillo di un telefono proveniente dal furgone volante lasciato da Trunks attirò l’attenzione di tutti.
-Aaah, salvata dalla campanellAHIO!
Assestata ugualmente la sberla, Haruka con le altre si fiondò nel veicolo per rispondere.
-Trunks, sei tu?
<< Indovinato. Siete già partiti? >>
-Ovviamente no! Come facciamo a essere certi che Petirol mantenga la parola? Secondo Mimete è probabile che lo faccia, ma sappiamo tutti quanto la sua opinione valga ben poco…
-Ehi! Vi sento!
<< Beh, io sono già in viaggio. Più che altro sto volando dietro all’uomo che ho scelto per contrastare Petirol, non appena ha sentito il suo ultimatum è partito a razzo… Vi aspetto là! >>
Trunks chiuse la comunicazione. Le ragazze uscirono dal furgone e si ricongiunsero con gli altri.
-Allora, quando si va?- domandò Rock Lee, che tutto eccitato si era messo a correre sul posto.
-Eeeeh… subito, immagino- rispose Makoto per tutti -agire è pur sempre meglio che non fare nulla, a questo punto. Anche a costo di lasciare il villaggio incustodito. È un rischio che dobbiamo correre, purtroppo…
-Non ci sarà questo rischio, mi è venuta un’idea!
Così parlò Majin Bu, dandosi una fiera manata sul petto come per dire “lasciate fare a me!”. Il paffuto demone rosa inspirò profondamente, molto profondamente, quindi soffiò: dalla sua bocca uscirono decine, centinaia, migliaia di creature gelatinose completamente bianche e identiche al loro creatore, ad eccezione delle gambe sostituite da una coda fatta di fumo.
-Fantasmi Kamikaze, ascoltatemi!- gridò Bu -dovete sparpagliarvi per il mondo, perlustrare ogni angolo di cielo, senza concedervi alcuna pausa! Se avvistate la strega Petirol, attaccatela senza pietà, non lasciatela scappare! E mi raccomando, non dovete toccare niente e nessun’altro!
-Agli ordini, capo!
L’esercito obbedì al comando, lasciando le sailor, i ninja e tutti gli altri con gli occhi al cielo e le bocche spalancate.
-Wo-wow… Bu, sei fenomenale…- si complimentò Rock Lee senza fiato.
-Grazie, grazie! In realtà questa tecnica non è proprio mia, l’ho imparata da…
-Ci sarà tutto il tempo di spettegolare un’altra volta! Nel cerchio, presto!- sbraitò Haruka, già pronta per il teletrasporto.
-Hai ragione- ammise Ub, che poi si rivolse alla sua gente mentre gli altri si preparavano -allora… avete sentito, il dovere ci chiama di nuovo. Augurateci buona fortu…
-Fra… fra… Fratellone!!!
L’allievo di Goku provò quasi un tuffo al cuore. Erano passati poco meno di due giorni, ma per lui sembravano un’eternità dall’ultima volta che aveva sentito la voce cristallina del suo più piccolo fratello. Il ragazzo fece un cenno con la testa verso le sailor, come per chieder loro di aspettare ancora un minuto, quindi si inginocchiò, per accogliere un Kirìs trafelato per la breve corsa e permettergli di guardarlo senza dover alzare troppo la testa.
-Kirìs, ciao! Dimmi, la mamma è ancora arrabbiata con me? Se ti ha permesso di venire a salutarmi immagino di no, a meno che tu non sia venuto qui senza dirle nien…
Kirìs saltò sul suo petto, stringendolo forte forte, e scoppiò a piangere. Ub non se l’aspettava.
-Kirìs, cosa… cosa c’è? Dai, dimmi tutto.
-Io… SNIFF… ho visto… una… che voleva farti del male!
-…oh.
Solo in quel momento Ub realizzò che nemmeno i bambini erano stati risparmiati dal vedere le cruente minacce di Petirol. Il ragazzo di colore non riuscì a far altro che coprire Kirìs con entrambe le mani, abbracciandolo più che poté.
-Kirìs, non voglio dirti delle bugie. Quella ragazza vuole me e i miei amici, e io devo andare ad affrontarla. Se non lo faccio, lei potrebbe venire qui e… far del male a te e a tutti gli altri. Io non voglio che questo accada. Perciò devo andare.
Per un attimo indefinito sì sentì solo il singhiozzare del piccolo. Solo dopo un po’ Ub riuscì, a malincuore, a staccare da sé il fratellino e riappoggiarlo a terra.
-Ti prego, Kirìs. Non piangere. Te lo prometto, non mi succederà niente. Vado, sconfiggo la strega e torno. Ce l’hai un po’ di fiducia in me?
Kirìs tirò su col naso. Quindi, annuì vigorosamente. Contento, Ub gli accarezzò la testa e gli rivolse un caldo sorriso, subito ricambiato.
-Sì! Io… io credo in te, Ub! Tu sei il mio eroe!
-Questo è parlare, fratellino!- esclamò un altro loro fratello, il vivace Ajit, inginocchiandosi accanto a Kirìs -Ub non ci ha mai deluso, e non ci deluderà mai! Fa’ vedere le stelle a quella strega, Ub!
-Potete contarci. Allora… allora ciao. Tornerò presto!
Rincuorato, e anche un po’ imbarazzato da tutta quella fiducia, Ub salutò un’ultima volta la sua famiglia e la sua gente ed entrò nel cerchio formato dalle sailor, insieme a Ino e Lee. A loro si unirono anche Mamoru, Majin Bu, Chichi e, trascinata dentro contro la sua volontà, Mimete.
-Sono pronto, possiamo andare. …yu-huu? Ragazze?
Ub sospirò. Come temeva, tutte le sailor si erano perse a fissare il piccolo Kirìs con occhioni luccicanti.
-È… così… carino…- piagnucolò Minako -posso… posso tenerlo in braccio? Solo un secondo?
-Al ritorno vedrò che si può fare. Possiamo partire adesso, per favore?
-Certamente. Hai sentito anche tu, Haruka?
-Ho sentito, ho sentito!
Dopo qualche istante di concentrazione, per visualizzare nelle loro menti la destinazione, le sailor attivarono il teletrasporto.

In un punto imprecisato del pianeta, Vegeta interruppe l’inseguimento del mostro chiamato Oratanah e si fermò per riflettere su quanto appena visto.
“La strega, i cristalli, le sailor… Tutto combacia con quello che hanno raccontato Haruka e Michiru qualche giorno fa. E a quanto pare quel degenerato di Trunks è coinvolto nella faccenda. Star Park, eh? Scommetto che lì avrò tutte le risposte che voglio… Uh?
Vegeta udì un sibilo alle proprie spalle. Lesto si girò, scacciò un raggio d’energia con un braccio e con un pugno a mani giunte colpì Oratanah al collo, facendolo precipitare sul paesaggio innevato sottostante.
-Giusto, prima devo chiudere i conti con quell’essere disgustoso. Non ci metterò molto. …ah, quasi dimenticavo.
Il saiyan tirò fuori da una tasca una capsula oplà, che trasformò in un’auto volante. Quindi si scrollò di dosso l’imbelle Bulma, che fino a quel momento aveva portato in spalla, la fece accomodare nel veicolo, lo ritrasformò in capsula e infilò tutto di nuovo in tasca.
“Così non mi sarà d’intralcio. E ora, al lavoro.”

Hotaru Tomoe era ancora in ginocchio, piangente, sul freddo cemento vicino al lungomare, quando arrivò anche a lei l’ultimatum lanciato da Petirol.
“Petirol… Ho già sentito questo nome, ne sono sicura… Ma certo, Usagi e le altre mi avevano parlato di lei una volta. È una delle Witches 5. Dovrebbe essere morta, proprio come Kaolinite. Non può essere una coincidenza.”
Rabbiosamente, Hotaru si asciugò gli occhi con un braccio.
“Ne sono più che certa. Se trovo Petirol, ritroverò Kaolinite. E mio padre.”
Decisa, la piccola sailor si rimise in piedi aiutandosi con la falce. Poi chiuse gli occhi per concentrarsi.
“Star Park… Baia di Tokyo… Star Park, baia di Tokyo… Star Park, baia di Tokyo. Star Park, baia di Tokyo. Star Park, baia di Tokyo! Star Park, baia di Tokyo!…”
Visualizzata nella mente la destinazione, Hotaru sprigionò tutta la propria rabbia ed energia e cacciò un urlo.
-SAILOR… TELEPORT!!!
In un lampo Sailor Saturn sparì, lasciando come traccia solo un solco profondo nel cemento.

Anche il proprietario del motel si risvegliò dal sogno impostogli da Petirol. Ma non lo prese tanto sul serio, anzi.
-Che… che cos’è stato? Ho un cerchio alla testa tremendo, lo sapevo che non avrei dovuto sbronzarmi con Luis fino a notte fonda… Rosa, vieni a darmi il cambio al bancone! Io mi prendo un po’ d’aria!
Senza aspettare risposta l’uomo uscì dall’atrio e stancamente fece il giro dell’edificio per raggiungere la propria automobile.
Trovandola già occupata.
-EHI!!!
Rannicchiata sotto il volante c’era Eudial, intenta ad armeggiare con dei fili elettrici per accendere la batteria del motore.
-E io che mi ero bevuto la sua favoletta! Ho capito tutto, sa? Altro che fidanzato nei guai, lei ha sfasciato la sua macchina e ora vuole rimpiazzarla rubando la mia! Se ne vada, prima che la denunci! FUORI DI QUI!
Dopo qualche secondo di silenzio, Eudial fece capolino…
-Come vuole.
…diede gas, inserì la quinta marcia e sgommò, lontano dal motel e dal suo povero proprietario.

-Star Park baia di Tokyo Star Park baia di Tokyo Star Park baia di Tokyo… Oddio, ho combinato davvero un gran macello!

Quando gli eroi si materializzarono davanti al luogo dell’appuntamento, sulla città era ormai scesa la notte.
Ino e Rock Lee, che mai erano stati in un posto simile in vita loro, rimasero totalmente spaesati e disorientati da ciò che videro: un immenso arco, su cui era dipinto l’allegro faccione di un clown con due stelle al posto degli occhi che sovrastava i cancelli d’ingresso ancora aperti, oltre i quali un sentiero di cemento rosa si snodava per tutto il famigerato Star Park e le sue colorate e rumorose attrazioni, tra le quali spiccavano le vorticose montagne russe e l’altissima ruota panoramica.
Senza perdere altro tempo, entrarono.
-È… inquietante, pensare che un parco di divertimenti destinato a portare gioia a bambini e adulti sia stato scelto da quell’assassina come teatro del nostro incontro- sussurrò Michiru, esprimendo il pensiero di tutti.
-Dobbiamo subito farlo evacuare- aggiunse Makoto guardandosi intorno -c’è ancora troppa gente, bisogna portarla al sicuro prima che Petirol si faccia viva!…
-Ho informato la polizia. L’ordine di evacuazione è già stato dato, spetta ai visitatori seguirlo o meno. Se volete dare una mano a scortarli fuori siete comunque i benvenuti.
Il gruppo si fermò. Colui che aveva parlato, appoggiato con la schiena ad un albero canterino meccanico, era un ragazzo alto, vestito in maniera trasandata e dall’aria ribelle. Ub lo riconobbe immediatamente.
-S-Super… C 17… non è possibile…
-Ub, lo conosci?- domandò Lee.
-Sì, e non è un tipo con cui dovete avere a che fare! Andatevene, subito! Io cercherò di tenerlo a bada! …uh?
Ub si girò verso i compagni, scoprendo che metà del gruppo era sparita. Si girò di nuovo, e trovò Rei, Makoto, Minako, Ino e pure Mimete accerchiate intorno al cyborg (o come nel caso di Mimete, avvinghiate a una sua gamba) per fargli delle avances.
-Ra-ragazze- tentò di richiamarle Ub poco convinto -no, n-non capite, lui non è dei nostri…
-Invece lo è, Ub!
In quel momento, dall’alto atterrò in mezzo a loro Trunks.
-Quando le sailor mi hanno spiegato di cosa è capace Petirol, ho subito pensato a lui- spiegò il saiyan -con qualche fatica l’ho convinto a collaborare con noi. È l’avversario giusto per quella strega, fidatevi! E state tranquilli, non ci farà nessun tiro mancino, lo ha giurato alla sorella C 18!
-Quindi noi… non dovremo fare nulla?
-Non se Super C 17 venisse sconfitto, cosa di cui dubito!
-Ah… okay.
Facendosi mesto di colpo, Ub voltò la schiena agli amici e iniziò ad allontanarsi lentamente.
-Ub, c’è qualcosa che non va?
-No, Trunks. Ti ho detto che è tutto a posto…
-Ci sei rimasto male perché con quello spilungone in giro non potrai sconfiggere tu la strega come hai fatto credere ai tuoi fratelli, giusto?- ipotizzò Haruka ad alta voce. Come segno che aveva indovinato, Ub abbassò la testa sempre più depresso. E come premio Haruka ricevette una gomitata in pieno stomaco da parte di Michiru.
-Insomma, puoi essere un po’ meno manesca?
-Ha parlato la regina del tatto!
Mentre le due compagne cominciavano a punzecchiarsi Trunks fece per avvicinarsi a Ub ma venne fermato da Lee, che si affiancò all’amico e gli posò una mano sulla spalla.
-Ehi, ehi! Ci vuole davvero così poco per deprimerti?
-Beh… Li hai visti anche tu com’erano entusiasti. Cosa dovrei dirgli, che sono rimasto a guardare la sconfitta di Petirol come uno spettatore fra tanti?
-Non con questi termini, ovviamente! Credimi, anche a me secca dover restare in disparte, ma alla fine è non rimetterci la pelle la cosa che più conta. Non è per te, e solo per te, che il tuo fratellino si è preoccupato?
Ub rimase un attimo a pensarci, e si sentì uno stupido per non essersene ricordato da solo.
-È vero. Sono proprio un idiota… Grazie Lee, ora mi sento più tranquillo.
-Ma figurati!…
-Ragazzi, venite a vedere cosa ho scoperto!
I due ragazzi, seguiti da Trunks e le outer, raggiunsero Ami che li aveva chiamati. Seduta su una panchina, Sailor Mercury aveva appena finito di armeggiare col suo computer portatile.
-Ho capito perché le streghe sono legate a questo posto! Haruka, Michiru, vi ricordate cosa sorgeva qui pochi anni fa, prima che venisse costruito lo Star Park?
-Aspetta, ce l’ho sulla punta della lingua…
-Ma certo!- esclamò Haruka -l’accademia Mugen!
-Esatto! Petirol deve aver rinvenuto parte del laboratorio del dottor Tomoe quando ancora era posseduto dal Germatoide, almeno credo. Per questo ha preteso che ci incontrassimo qui, lei sa di essere in un terreno familiare!
-Un attimo Ami, scusami se ti interrompo- si inserì Ub -se ho capito bene, prima qui esisteva una scuola?
-Sì, è così. È stata distrutta quando…
-E, invece di ricostruirla, hanno creato questo Star Park.
-Beh, sì, ma non è questo il punt…
Ub iniziò a fremere, d’ira.
-Mi stai dicendo… che hanno sostituito una scuola… con uno stupido parco giochi?!?
Temendo già il peggio tutti gli altri andarono a ripararsi dietro alla panchina.
-Ub, amico, fai un bel respiro, ti prego! Non avevi appena detto di essere più tranquillo?
-Io mi faccio in quattro nei vari tornei di arti marziali per vincere il denaro necessario a sfamare la mia gente, e questa città butta via i suoi soldi per una robaccia inutile come questa?!?
In quella la panchina si fece incandescente, quasi sul punto d’esplodere.
-Adesso basta, Ub!
-Ma… io non sto… Che cosa?!
Invece, si trasformò pian piano in un mostro: per la precisione in una creatura femminile.
-Finalmente, è ora di entrare in scena! Buonasera a tutti, il mio nome è…
Senza darle la possibilità di presentarsi, con un calcio Ub tranciò in due la creatura. Morta, riprese l’aspetto della panchina ormai distrutta, e dai suoi resti fuoriuscì un piccolo guscio che ruppe, liberando un orrendo spirito urlante.
-O-ottimi riflessi, Ub!
-Grazie… Voi avete idea di che cos’era?
-Sì. Si chiama daimon, ed è…
Altre grida si udirono in quel momento.
-Le spiegazioni a dopo, andiamo!
Cavallucci delle giostre, macchine dell’autoscontro, distributori di caramelle, peluches… Diversi altri oggetti avevano preso vita e stavano seminando il caos per tutto il parco. Facendosi largo tra la terrorizzata folla in fuga gli eroi entrarono finalmente in azione, e con colpi energetici e tecniche di arti marziali respinsero con poca fatica l’assalto dei daimon. Solo Super C 17 (con Mimete ancora incollatagli addosso) sembrava non aver alcuna intenzione di muovere un dito per aiutare.
-Che gran bel sostegno ci stai dando, tu!- lo rimbeccò Haruka, mentre mutilava due daimon con un colpo della sua spada.
-A me interessa solo Petirol- rispose il cyborg -e comunque il mio aiuto è superfluo a quanto vedo.
In effetti, in pochi minuti la minaccia dei daimon fu già debellata.
-Come riscaldamento non è stato male- esultò Makoto -ma adesso basta! Petirol, fatti vedere, ora!
L’attesa però sembrava destinata a durare ancora. Dopo qualche secondo di calma altri gusci di daimon piovvero dal cielo e presero possesso dei resti dei compagni caduti.
-La strega vuole portarci allo sfinimento, è chiaro…
-Se lo può scordare!
Parandosi davanti ai compagni Majin Bu mosse il codino verso i nuovi daimon e li trasformò tutti in cioccolatini. Cosa che però non bastò a fermarli: sotto gli occhi sbarrati del demone, i daimon ora fatti di cioccolato crebbero fino a tornare alle dimensioni originarie e tornarono all’attacco.
-No, non è possibile…
-Non è il momento di stupirsi, Majin Bu! SPACE SWORD BLASTER!!!
Un solo fendente di Sailor Uranus tranciò a metà l’intera squadra di nemici. Che purtroppo non morirono ancora, anzi. I singoli pezzi amputati dai mostri divennero essi stessi dei mostri, così da raddoppiare e triplicare le loro fila fino a diventare un centinaio.
-Cosa?!?
-Ma certo, il raggio di Majin Bu deve aver mutato la struttura molecolare dei daimon che… Ah!
Sailor Mercury non poté nemmeno concludere la spiegazione. Così potenziati i nemici non diedero più un attimo di respiro agli eroi, finendo per accerchiarli.
Da lontano, Super C 17 aveva osservato la scena con un pizzico di disgusto.
-Patetici, davvero patetici. A quanto pare non ho scelta, devo salvargli la pellaccia. Mh?
In quell’istante, ogni singolo daimon si bloccò come congelato. O come se qualcuno avesse congelato il tempo intorno a loro.
-DEAD SCREAM!!!
Una potente sfera d’energia investì poi l’orda di mostri, che immobilizzati non poterono impedire di essere polverizzati senza possibilità di rinascere. I combattenti volsero lo sguardo in direzione dell’ingresso del parco, dove avvistarono la loro salvatrice Sailor Pluto appena scesa da un’automobile volante della Capsule Corporation, pilotata da Bra.
-State tutti bene?
-Ora sì, grazie!- rispose Minako per tutti -ma… Setsuna, se tu sei qui, chi sta sorvegliando Telulu in questo momento?
-Nessuno. D'altronde, non ce n’è bisogno.
E proprio la strega dagli occhi verdi uscì dall’automobile. Gli eroi si misero subito sulla difensiva, Ub in particolare, ma la ragazza avanzò verso di loro senza paura.
-Telulu! Ma allora non ti hanno uccisa!- strillò Mimete indicandola.
-Posso dire lo stesso di te, purtroppo. E voi altri abbassate i pugni, non ho voglia di combattervi. Non potrei neanche volendo, grazie alle carte bomba gentilmente regalatemi da Tenten anche la sola intenzione di far del male a qualcuno mi farebbe saltare in aria come un kamikaze. Come voi, sono qui per incontrare Petirol. Sempre che non ci abbia ingannati tutti con quel messaggio…

-Proprio tu, Telulu, osi mettere in dubbio la parola di una strega?

Uno schiocco di dita riecheggiò.
Una saetta, rossa come il sangue. precipitò sull’albero meccanico accanto a Super C 17, incendiandolo e trasformando la canzoncina prodotta dalle casse acustiche all’interno in una versione distorta e disturbante. Un brivido corse lungo la schiena di molti dei presenti. Alzando lo sguardo, ne scoprirono la causa: in alto, nel cielo notturno, fluttuava a braccia incrociate Kaolinite.
-Bene, adesso ci siete proprio tutti.
Le guerriere sailor la riconobbero immediatamente, così come Telulu e Mimete, ma non per questo erano meno confuse di tutti gli altri.
-Non mi sembra Petirol- affermò Super C 17 -chi è?
-Quella è… è la Prof, Prof Kaori- provò a spiegare Mimete balbettando -è lei che ci ha insegnato la magi…
-IO PER TE SONO MAGUS KAOLINITE! UN TITOLO CHE TU NON POTRAI MAI AVERE, STUPIDA SGUALDRINA RITARDATA!
Improvvisamente adirata la donna si materializzò davanti a Mimete e la frustò con i suoi lunghi capelli, scagliandola lontano. Più vicino di tutti, Mamoru si chinò sulla giovane strega per soccorrerla, ma come la sfiorò appena rimase quasi ustionato.
-Mio dio… è diventata febbricitante di colpo…
-È la punizione che merita.
Kaolinite si riportò a diversi metri da terra e tornò a squadrare tutti con un ghigno.
-Dovreste vedervi allo specchio. Le vostre facce smarrite e sconvolte sono impagabili! Volete delle risposte, vero? Le avrete… ma solo se riuscirete vincere il gioco che ho preparato apposta per voi.
La donna schioccò entrambe le dita. La grande fontana che decorava la piazza al centro dello Star Park esplose fragorosamente, sollevando un gran polverone. Quando si fu diradato, gli eroi trovarono una grossa voragine circolare, apparentemente senza fondo.
-Questo è l’ingresso del Labirinto Della Follia. Trovate l’uscita, e troverete i cristalli dei vostri cari amici. Insieme alla mia preziosa alleata che li sorveglia, Petirol…
-Finalmente, è giusto quello che volevo sapere!
Senza aspettare altri avvertimenti, Super C 17 corse verso la voragine e ci saltò dentro.
-Ehi! Aspetta!
Trunks fece per inseguirlo, ma Kaolinite si teletrasportò di fronte a lui e lo intrappolò nei suoi capelli allungati a dismisura. Al saiyan fu sufficiente sprigionare l’aura per liberarsi.
-Non così in fretta, bambocci. Ho in serbo altre sorprese per voi.
-Kaolinite, hai detto di chiamarti? Tu sei solo una nemica in più, di te non abbiamo paura!
-E di far del male a un amico, invece?
La strega fece apparire sul terreno un buco nero da cui emerse una cabina trasparente, con al suo interno un volto conosciuto.
-GAARA!- lo riconobbe Rock Lee.
-No… non lui… non di nuovo…- balbettò Telulu mordendosi le unghie per il terrore.
-Ma allora… è tutto chiaro! Gaara non è scomparso- esclamò Ino, puntando il dito contro Kaolinite -è stato rapito! TU lo hai rapito!
-Rapito, che brutto termine. Gli ho fatto una proposta, e il demone che vive dentro di lui l’ha accettata. Shukaku, è arrivato il tuo momento! Massacra queste nullità! Riducili in fin di vita, così che possa prendere i loro cristalli!
-Con piacere!
Gli eroi si misero subito in posizione difensiva, non sapendo bene cosa aspettarsi. Con un pugno simile a un artiglio il ninja sfondò la porta della cabina. Fatto un solo passo, però, Gaara si bloccò e portò entrambe le mani alle tempie, dolorante.
-Shukaku! Che cosa ti succede proprio adesso?
-Questo… ARGH! Questo moccioso, Gaara… oppone ancora resistenza!!! Perché?!?
-I-incredibile- sussurrò Lee -pur senza cristallo, la volontà di Gaara è ancora fortissima…
-Se volete star qui tutta la sera ad ammirarlo fate pure. Io so solo che la via è libera!
Ciò detto, anche Telulu scattò e saltò nell’ingresso del Labirinto.
-Mi secca doverle dare ragione, ma è la verità! Andiamo!
In pochi secondi l’esempio di Telulu fu imitato in rapida successione da Ino, Haruka, Michiru, Setsuna, Chichi, Bra, Majin Bu e Mamoru (quest’ultimo portandosi in spalla l’ormai imbelle Mimete). Gli altri invece, coordinati da Trunks, si attardarono per aiutare Gaara.
-Tenetelo fermo, così! Non c’è altro modo, dobbiamo rinchiuderlo in… Ma dov’è?
Il saiyan si frugò in tutte le tasche in preda al panico.
-Stai forse cercando questa?
La capsula Oplà con la bara contenente Neji era nelle mani di Kaolinite.
-NO!
-Oh sì. Te l’ho fregata pochi istanti fa, con i miei capelli. Grazie alla tua sbadataggine ora ho uno schiavo in più nel palmo della mia mano.
La strega strinse forte la capsula nel pugno chiuso, che fu attraversato da piccole scariche elettriche.
-Lo sento, il microchip installato da Cyprine è ancora attivo. Neji, da questo momento sono io la tua nuova padrona! Obbedisci ai miei comandi, distruggi i miei odiati nemici!
Kaolinite lasciò cadere la capsula, che esplose in una nuvola di fumo. Mentre Neji, rinvigorito dalla nuova energia, allontanava tutti da Gaara con una potente onda d’urto, la strega raccolse i due cristalli del cuore custoditi nella bara insieme al ninja. Dopodiché si librò di nuovo nell’aria e si smaterializzò, lanciando un ultimo monito.
-Neji, e anche tu Shukaku, è tutto nelle vostre mani. Al mio ritorno voglio trovare un’ecatombe.
-Allora rimarrà delusa! VENUS LOVE ME CHAIN!!!
Minako scagliò la sua catena su Neji per bloccarlo, ma al ninja bastò rotare su sé stesso per spezzarla. Il ragazzo balzò poi verso la sailor, ma all’ultimo secondo il suo pugno venne parato da un calcio di Rock Lee.
-Grazie, Le…
-Non perdete tempo! Andate, tutti! Ci penso io a tenerli impegnati!
-Da… da solo?
Neji fece un salto all’indietro e preparò un altro assalto, che Lee anticipò per poi bloccare l’amico ipnotizzato in una presa al collo.
-Avete capito bene, da solo! Io conosco Neji e Gaara, li ho già affrontati in passato, so come respingere le loro tecniche! Voi mi sareste solo d’intralcio!
Neji sgusciò via dalla presa e assestò una manata a Rock Lee, che attutì riparandosi con le braccia.
-Lee, non puoi chiederci di abbandonarti qui!- gridò Ub -sai benissimo che non lo faremo!
I due ninja diedero inizio a un serratissimo scambio ravvicinato di colpi.
-Sei… sei un ipocrita, amico- rispose Lee, senza voltarsi -poco fa volevi affrontare quel Super C 17 tutto da solo, o ricordo male?
Non visto, intanto, Shukaku riprese parzialmente il controllo del corpo di Gaara e fece qualche passo.
-Questa situazione è diversa!- protestò Ami -saresti in svantaggio numerico!
-Non è un problema per me…
-INVECE DOVRESTI PREOCCUPARTI!!!
Shukaku si avventò su Lee con uno scatto. Senza scomporsi, il pupillo di Maito Gai afferrò Neji per un polso e lo lanciò contro l’avversario in arrivo, scaraventando entrambi contro una bancarella che andò in pezzi.
-E… va bene! Se sei convinto di farcela, buon per te!
Makoto si tuffò nel Labirinto. Rei la seguì. Fu poi il turno di Trunks, seppur titubante.
Parecchio a malincuore, Ub, Ami e Minako fecero per seguirne l’esempio.
-Ragazzi.
Rock Lee li chiamò. Non li guardò in faccia e nemmeno si girò, ma rivolse loro un pollice alzato.
-Buona fortuna.
Rassicurati, i suoi tre amici ricambiarono l’augurio.
-Anche a te.
Ed Ami, Minako e infine Ub, entrarono nel Labirinto.

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Capitolo 50
*** Il Labirinto Della Follia – Prima Parte ***


Il Labirinto Della Follia – Prima Parte

Al termine di una caduta nemmeno tanto lunga Ub, Minako ed Ami raggiunsero i compagni, atterrando in ginocchio su un pavimento bagnato, illuminato solo dal cono di luce proveniente dall’alto.
-Così…- domandò Trunks titubante agli ultimi arrivati -così Rock Lee ha deciso di restare di sopra?
-No, un momento, fermi tutti! Cos’è questa storia?- proruppe Ino, alla quale Trunks e Ub dovettero spiegare cos’era accaduto poco prima -quell’incosciente, non posso crederci… E voi gli avete dato retta senza obiettare?
-Noi… noi abbiamo fiducia in lui. Dobbiamo averne! E dobbiamo pensare a Petirol adesso…
-Stronzate!
Ino strattonò Ub per i vestiti e lo scosse, indicandogli poi col dito l’ingresso del labirinto ancora aperto.
-Chissenefrega di amicizia e fiducia in questo momento! Rock Lee non può nemmeno sperare di riuscire a tenere a bada il demone che vive dentro Gaara per più di dieci minuti, tantomeno se deve anche avere a che fare con Neji! Dovete tornare di sopra, subito… !!!
In quell’istante il soffitto si chiuse di scatto, e un attimo dopo un gigantesco occhio di colore rosso si materializzò sopra le loro teste.
-Niente panico! Niente panico!-gridò Mamoru, sovrastando gli strilli delle ragazze -è un’illusione, nient’altro che un miraggio! Non può farci alcun ma…
L’occhio si chiuse e si riaprì, tramutandosi in una bocca carnosa, da cui uscirono decine di lingue a forma di mano che si abbatterono sugli eroi. Invece di finire spiaccicati, però, questi furono spinti sotto l’acqua che poco prima era solo una larga pozzanghera sul pavimento. Cercando di riemergere, scoprirono con orrore che il pavimento era riapparso, così da imprigionarli.
Pavimento che si fece poi trasparente, e diversi cloni di Petirol furono visibili passeggiarci sopra.
-Oh poveretti, morti annegati! Che brutta sorte vi è capitata, vero?- canticchiarono in coro -ma non posso permettere che accada, io ho una grande considerazione di voi! Sapete come vi considero? Ve lo lascio immaginare!
Delle catene scesero dall’alto. Le varie Petirol diedero un forte strattone, e gli eroi si sentirono risucchiati verso il basso.

A differenza degli altri, Super C-17 non si lasciò sorprendere. Senza alcuno sforzo risalì il gorgo, distrusse il pavimento e tornò in superficie.
-Se questo è il meglio che Petirol riesce a fare, non vedo perché ci sia bisogno del mio aiuto. Uh?
Il cyborg era capitato in una moderna città piena di grattacieli, normale se non per un grosso particolare: era capovolta, col cielo azzurro in basso e le strade asfaltate in alto.
-Mi senti, strega? Continuo a non essere sorpreso! Scommettiamo che mi basta sparare un colpo verso l’alto per smascherare il trucco?
-E scommettiamo che così facendo distruggerai la città in superficie e tutti i suoi abitanti? E scommettiamo che se sparassi un colpo verso il basso, distruggeresti il nucleo del pianeta Terra facendolo saltare in aria?
Un nugolo di Petirol grandi come moscerini comparve per ronzare davanti al naso di C-17. Al cyborg, per nulla infastidito, fu sufficiente erigere una bolla protettiva intorno a sé per incenerirle tutte.
-Abbiamo la scorza dura a quanto pare!- cantilenò la voce della strega.
-Smettila di nasconderti, bambolina! Hai paura di affrontarmi a viso aperto?
-Non funzionano queste provocazioni con me. E anche se funzionassero, non ho comunque alcun interesse in te. Forse, dopo che avrò preso tutti i cristalli, tornerò a trovarti. O forse no, ci penserò. Per adesso, addio!
-Addio un corno! Ascoltami, codarda! Petirol!!!

Sopraffatte dalla forza del gorgo, Haruka e Setsuna si lasciarono trascinare verso il basso. Quando percepirono di essere uscite dall’acqua, grazie alla loro prontezza di riflessi riuscirono ad aggiustare la caduta e ad atterrare incolumi.
-Che cosa è successo? Dove siamo finite? Dove sono gli altri?
-Haruka, risparmia il fiato e mantieni la calma. Non penserai mica che Petirol risponda alle tue domande?
-Ammetto che ci speravo. Bene, da che parte si va?
Le sailor erano capitate in una stanza quadrata completamente bianca e vuota, caratterizzata solo da due porte chiuse collocate su due pareti opposte. Senza esitare, Haruka si diresse verso una delle due.
-Da qualche parte dovremmo pure cominciare…
-Aspetta!
-Lo so, lo so! Devo stare attenta! La schiuderò appena per vedere cosa c’è dall’altra parte!
-Brava. Ma prima, lasciami fare… questo.
Setsuna strinse forte lo scettro e con esso colpì una parete, lasciandovi un segno visibile.
-Trovandoci in un labirinto, sarà bene marcare questa e le prossime stanze. In questo modo avremo un’idea del percorso che stiamo facendo.
-Ottima pensata. E ora… avanti, coraggio.
Haruka afferrò la maniglia della porta e lentamente l’aprì. Dall’altra parte, v’era una stanza del tutto identica alla loro, con un’altra porta aperta sul lato opposto. E di fronte ad essa, due persone di spalle. Due persone che le due sailor riconobbero molto bene.
Anzi, in cui si riconobbero molto bene.
-Ma-ma-ma… quelle siamo noi!- esclamò Haruka.
-Non farti ingannare. Probabilmente sono illusioni di Petirol, oppure daimon creati ad hoc per l’occasione. Se quella strega vuole che li affrontiamo… così sarà!

L’atterraggio non fu altrettanto fortunato per Trunks, Rei e Makoto, che finirono dritti dritti in una palude melmosa. Dopo aver chiamato invano i nomi dei compagni e aver inveito contro Petirol, i tre uscirono dal pantano e si spostarono in una radura vicina, dove Sailor Mars accese un fuoco per asciugarsi. Alla luce del falò, scoprirono così di essere finiti nel bel mezzo di un’autentica giungla immersa nell’oscurità.
Nel silenzio generale Makoto provò a contattare le altre con il sailorfono, ma non ricevette risposta.
-Ci sono interferenze. Devono essere interferenze, per forza. Trunks, tu riesci ancora a sentire le aure degli altri, vero?
Il saiyan scosse la testa.
-Purtroppo no. O Petirol è talmente potente da riuscire a distorcere la mia percezione, oppure i nostri amici sono già…
-Non affrettiamo le conclusioni, per piacere!- gridò Rei, seduta vicino al fuoco.
-E tu cerca di non perdere la calma- replicò Trunks -siamo già in una pessima situazione, non peggioriamola ulteriorment…
-Io sono calma. È la concentrazione che non voglio perdere.
La guerriera di Marte unì le mani e chiuse gli occhi, come in preghiera. Trunks e Makoto si sedettero come lei, e attesero impazienti.
-Fuoco, dammi la risposta che cerco… Fuoco, illumina la strada… Fuoco, brucia le illusioni di Petirol… Fuoco, mostra l’uscita del labirinto… Ah!
La sailor sussultò e si alzò in piedi, ma tenne ancora gli occhi chiusi.
-Rei! Rei, cos’hai visto? Rei, ci senti?!
-Tu… Quindi è così che funziona il labirinto!
-Rei, con chi stai parlando?
-Devo dirlo agli altri… Ma?!? Non riesco… più… a uscire… Che cosa mi stai facendo… NO!…
Il corpo di Rei si rilassò di colpo, e cadde all’indietro. Trunks e Makoto accorsero spaventati per soccorrerla, ma l’amica non dava alcun segno di vita.
-Rei? REI! Non fare questi scherzi, ti prego!!! Rei, non puoi essere mort…
-Non lo è.
Trunks aprì piano un occhio della sailor, trovandolo vitreo.
-Non so come, ma le hanno rubato il cristallo.

Sailor Uranus e Sailor Pluto entrarono, chiudendosi la porta alle spalle. Al contrario, invece di attaccare le due copie uscirono dalla stanza, senza nemmeno voltarsi a guardarle.
-Ci prendete in giro?! …uh?
Haruka si voltò di scatto.
-Setsuna, hai sentito anche tu una voce? C’è qualcuno, nella stanza da cui siamo appena entrate…
Ma Sailor Pluto non l’ascoltava, concentrata più che altro ad osservare un segno sulla parete: un segno identico a quello appena lasciato nell’altra stanza.
-Non può essere! Come ha fatto Petirol a ricopiare il solco alla perfezione in così poco tempo?
-Vuole confonderci le idee, è chiaro… Setsuna, mi è venuta un’idea. Adesso vado ad aprire la porta e guardo cosa ci aspetta nella prossima stanza. Quando ti dico “ora”, tu lasci un altro segno sulla parete. Va bene?
-Va bene. Vai, Haruka.
Sailor Uranus procedette. Posò la mano sulla maniglia, l’abbassò…
-ORA!
…e spalancò la porta.
Quello che vide, le fece spalancare anche la bocca.
Sul lato opposto della nuova stanza, mentre la sua copia era affacciata alla porta opposta, quella di Setsuna colpiva la parete sulla destra proprio come l’originale.
-Ma certo, ho capito come funziona! Le nostre copie imitano alla perfezione i nostri movimenti! Ma… qual è il senso di tutto ciò? Che cosa vuole ottenere la strega?
-Non vorrei smorzare il tuo entusiasmo, Haruka, ma… Voltati.
La ragazza obbedì. Sotto l’uscio della stanza precedente era apparsa un’altra sua copia, pure questa voltata dall’altra parte.
-Io… io non ci capisco più niente…

Makoto alzò i pugni al cielo, e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Kaolinite!!! Petirol!!! Che cosa avete fatto a Rei?! Perché lo avete fatto?! PERCHÈ?!?
-Makoto calmati! Calmati, te ne prego!
Trunks afferrò la sailor per le spalle e la scosse quasi con violenza.
-Lo sai benissimo il perché! Non perdere la ragione, ti prego!…
-Sailor Jupiter ha fatto una domanda legittima, invece.
La voce di Petirol riecheggiò tonante sopra le loro teste.
-Strega, dove sei? Fatti veder…
-SMETTETELA DI FARMI QUESTA DOMANDA, TUTTI QUANTI! Per la miseria, sembrate un disco rotto! Cosa stavo dicendo? Ah, giusto. Sailor Mars ha disobbedito alle regole ed è stata punita.
-Regole? Quali regole? Parla, per l’amor di Dio!
-Il Labirinto della Follia dev’essere attraversato, non aggirato. E ora, che il gioco riprenda!
Subito dopo, Makoto e Trunks udirono un fruscio nella vegetazione circostanze. Poi un altro. Poi, silenzio assoluto.
-E adesso che cosa ci aspetta… Rei!
Makoto notò con la coda dell’occhio una creatura nera avvicinarsi alla compagna.
-Non la toccare!!!
La ragazza allontanò con un calcio la creatura, che favorita dall’oscurità strisciò nel fogliame da cui era uscita.
-Makoto, hai visto cos’era?
-No, e in tutta sincerità non me la sento si sapere che aspetto aveva. Sarà meglio portare Rei in un luogo più sicuro… se mai ce ne sia uno da queste parti…
-Aspetta, faccio io.
Trunks si caricò il corpo inerme di Sailor Mars dietro la schiena. Makoto invece raccolse un ramo da terra e lo accese col fuoco del falò per crearsi una torcia.
Poi un ruggito. La creatura di prima balzò dal nulla e azzannò il braccio di Makoto, che lasciò cadere la torcia. Alla luce del fuoco che andava propagandosi, si rese così visibile un cane nero grande come un uomo, dotato di corna, artigli e zanne grondanti quello che sembrava sangue.
-SUPREME THUNDER!
La sfera elettrica di Makoto colpì il mostro, scagliandolo dentro il fuoco. La sailor non ebbe però il tempo di cantare vittoria: altri canidi saltarono oltre il compagno di branco e balzarono all’attacco.
-Trunks, andiamo!

Haruka e Setsuna si portarono al centro della stanza e guardarono oltre le porte lasciate aperte. Vi erano cloni di loro due da entrambe le parti, a perdita d’occhio.
-Santissimo cielo… Setsuna, ci capisci qualcosa?
-Una serie apparentemente infinita di stanze tutte uguali, e copie di noi stesse che ripetono alla perfezione i nostri gesti e le nostre parole… Forse per risolvere l’enigma di questo labirinto, dobbiamo prima trovare il modo di sbarazzarcene…
-Allora vediamo se riescono a schivare questo. WORLD SHAKING!!!
-Haruka, no!
Il colpo fu lanciato, ma Sailor Pluto riuscì a spintonare l’amica e cadere con lei a terra appena in tempo, per schivare una sfera d’energia proveniente dalla parte opposta. Le due sailor alzarono poi lo sguardo verso il fenomeno più strano a cui avessero mai assistito: tanti World Shaking scagliati da Sailor Uranus che attraversavano la stanza uno alla volta, entrando da una porta e uscendo dall’altra.
-Che idiota totale che sono!- sbraitò Haruka -le nostre copie agiscono in contemporanea con noi, per forza che…
-Ho capito, ho capito tutto adesso. Quelle non sono semplici copie.
-Davvero, Setsuna? Allora cosa sono?
-Quelle siamo noi.
-Che… che cosa?!?
-Non ci sono stanze tutte uguali, ce n’è solo una. Non ci sono due porte, soltanto una. Non ci sono tanti cloni di noi stesse, quelle che vediamo sono nient’altro che noi, che usciamo da una porta e rientriamo dalla stessa.
-In-in parole povere?
-In parole povere… siamo prigioniere di un loop senza fine.

Bra e Chichi si risvegliarono, un po’ intontite, in una stanza vuota. O così pensarono inizialmente: i mobili c’erano, ma erano tutti incollati al soffitto.
-Beh, rispetto a quello che quella strega ci ha mostrato prima, è un miglioramento- commentò Chichi -in ogni caso, se quella ragazzina crede di spaventare qualcuno…
-…con me c’è riuscita benissimo.
Chichi si sorprese, nel vedere la solitamente allegra Bra rannicchiata sul pavimento, in preda a tremolii.
-Bra, tesoro, che c’è?
-Io… perché mi sono lasciata trascinare… Chichi, spiegami… Come fai a essere così calma… in una situazione come questa… mentre io…
-A dire il vero non sono calma, per nulla! Ma sono comunque qui, ferma sulle mie gambe, perché voglio essere partecipe di quello per cui i miei figli e i loro amici si allenano e combattono! Anche se non ho fatto nulla, io c’ero quando il mio Goku si è scontrato con quel mostro di Li Shenron! Tu invece, dov’eri mentre tuo padre, tua madre e tuo fratello rischiavano le loro vite?
-A casa… coi nonni… Ma non pretenderai che partecipi alle battaglie?…
-Ovviamente no! Ti sto solo dicendo di interessarti di più a quello che succede ai tuoi famigliari! Io purtroppo l’ho imparato tardi, quando ormai i miei figli erano diventati adulti… Vuoi aspettare tanto anche tu?
-No… no. Ho assistito a così tante tragedie da quando questa storia delle streghe è cominciata… non potrei più ignorare quello che succede a Trunks o a papà. Grazie… grazie Chichi, mi hai aperto gli occhi.
-Di nulla, cara.
La donna porse la mano alla saiyan, aiutandola a rialzarsi.
Un attimo dopo, erano tutte e due di nuovo per terra. Cortesia di una fragorosa esplosione nelle vicinanze.
-PETIROL! PETIROL!!! MI STAI FACENDO PERDERE LA PAZIENZA! VIENI E AFFRONTAMI!!!
Le due corsero ad affacciarsi ad una finestra, scoprendo di trovarsi nel grattacielo di una città letteralmente capovolta. In lontananza scorsero una figura umana volante, che in preda a uno sfogo di rabbia stava distruggendo a colpi di raggi energetici tutti gli edifici che gli capitavano a tiro.
-Quello è Super C-17!
-Ed è completamente uscito di testa!
-Dobbiamo farci notare assolutamente! EHI! C-17! SIAMO QUI!
-SMETTILA, C-17! SMETTILA!!!
Purtroppo fu tutto inutile gridare, le grida del cyborg e il rumore delle esplosioni coprirono le loro voci. Un raggio d’energia disintegrò un palazzo vicinissimo al loro.

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Capitolo 51
*** Il Labirinto Della Follia – Seconda Parte ***


NOTA DELL'AUTORE: ho modificato il capitolo precedente, eliminando un paragrafo. Quindi, Trunks e Makoto non hanno mai incontrato due cadaveri bruciacchiati.

E ora, sotto con il nuovo capitolo :)

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Il Labirinto Della Follia – Seconda Parte

Pavimento lurido. Tubature pendenti da un soffitto buio. Tavoli e banconi da lavoro che ospitavano fornellini, provette e alambicchi.
Il luogo in cui Telulu era capitata non poteva essere più familiare.
“Non ci sono dubbi… Questo è il nostro vecchio laboratorio!”
La strega passò un dito su un tavolo, sollevando una nuvoletta di polvere.
“A giudicare dallo stato di abbandono, immagino che Petirol e Kaolinite abbiano scelto un livello ancora più sotterraneo come base… Ehi, quello è il tapis roulant che il professor Tomoe usava per tenersi in esercizio! E questo… questo è il telefono che era solito spaccare durante i suoi scatti d’ira, quanti ricordi! E se la memoria non m’inganna, da questa parte dovrebbe esserci…”
Esplorando il laboratorio, Telulu ritrovò l’ingresso dello spogliatoio originale delle Witches 5: una porta di metallo, da cui penzolavano due cartelloni recanti le scritte “Witches 4” e “Witches 3”.
-Ma guarda quelle disgraziate, non si sono nemmeno ricordate di aggiornare il logo dopo la mia morte… uh? Chi va là?
In quella, la strega udì il rumore di un conato di vomito. Seguendo la direzione e l’odore, ne scoprì la provenienza: chinata sul pavimento, seminascosta dietro un tavolo, c’era Mimete.
-Toh, guarda guarda chi altro è caduto qui. Ma come, non ti sei ancora ripresa dall’incantesimo febbricitante di Kaolinite?
Mimete provò a rispondere, ma un improvviso e violento attacco di tosse le impedì di parlare.
-Pare di no. …no, non ce la faccio a vederti ancora così. E va bene, vediamo cosa posso usare per sistemarti…
Controvoglia, Telulu si mise a frugare tra i cassetti di un bancone. Parzialmente rassicurata, Mimete provò a rialzarsi aggrappandosi a una sedia girevole.
-Gra… Grazie, Telu…
La giovane strega si bloccò. Invece di un medicinale, Telulu aveva estratto dal cassetto un bisturi affilatissimo.
-Cosa… vuoi… fare…
-Quello che molto probabilmente avremmo voluto fare tutte quando questa storia è cominciata- spiegò la strega botanica con nonchalance, mentre arroventava la lama del bisturi su un fornello elettrico -ucciderti di nuovo.
-N-no… Sei impazzita…
-No. L’unica pazza è stata Eudial, quando ti ha salvata da Sailor Moon quella volta!
-Ma… ma… senza di me… il suo cristallo…
-…è vero, te lo concedo. Il tuo contributo, per quanto involontario, è stato prezioso. …peccato che poi tu abbia cessato di essere utile!
Mimete provò a scappare, ma un giramento di testa la fece cadere di nuovo al solo. Debole e terrorizzata, la strega non ebbe nemmeno la forza di alzare una mano per difendersi dal bisturi incandescente che rapidamente calava su di lei.
-Preparati a finire dissezionata!!!

...

Uscita dal gorgo, Ino cadde malamente su un freddo marmo.
-Ahio… Questa… questa è già la seconda volta in un giorno che sono costretta a fare un bagno vestita… Un momento… Sono di nuovo asciutta. Che fine ha fatto l’acquAH!
Qualcuno cadde pesantemente addosso alla kunoichi.
Minako.
-Ahio! Ahio… Uffa, è già la seconda volta che…
-Risparmia il fiato, l’ho già detto io. Piuttosto… levati di dosso!
-Oh. Scusa.
Le due bionde si rialzarono e si guardarono intorno. Di fronte a loro si stagliava un lunghissimo e apparentemente infinito elegante corridoio, decorato con quadri, tappeti e tendaggi, e illuminato dalla luce dei candelabri appesi al soffitto e appoggiati su mobili e cassepanche. C’erano anche delle grandi finestre, e Ino si affacciò ad una di esse.
-Là “fuori” è tutto buio. Mi sa che qui ci siamo solo noi due.
-Ah, fantastico…
La bionda ninja si voltò, sturandosi un orecchio.
-Forse sto fraintendendo, ma dal tuo tono sarcastico mi par di capire che la mia compagnia non ti vada a genio. Ho indovinato?
Invece di rispondere, Minako le volse la schiena e cominciò ad aprire ogni anta e cassetto degli armadi e dei comodini presenti nel corridoio, e a levare ogni quadro dalle pareti.
-Ne sono sicura, da qualche parte ci dev’essere un passaggio segreto! Ce n’è sempre uno in ogni labirinto che si rispetti…
-Ehi! Minako, o Sailor Venus, come preferisci essere chiamata! Sto parlando con te!
-Qui non c’è… qui nemmeno… ah, ma prima o poi lo troverò…
Stufa marcia, Ino tirò i capelli della sailor e la costrinse a fissarla negli occhi.
-Fammi indovinare: quella spilungona di Makoto ti ha raccontato di me e di me ha raccontato solo cose negative, giusto?
-E se anche fosse, cosa c’è di strano nel mio comportamento?- ribattè Minako stizzita, allontanando da sé la mano di Ino -io e Makoto siamo amiche da molto tempo, è normale che la sua parola per me valga molto più della tua. Così come è normale che io mi fidi ciecamente di Rock Lee!
-Cosa c’entra adesso lui… Ma certo, ora ho capito! Ce l’hai con me perché ho detto che Rock Lee non potrà mai farcela contro quei due!
-Non solo! Hai anche definito il rapporto di amicizia che ci lega come una stro…
Ino schiaffò una mano sulla bocca di Minako.
-Ti prego, non mi fraintendere. Non mi permetterei mai di pensare una cosa del genere. Io volevo che tornaste ad aiutare Rock Lee solo per… per evitare che accadesse di nuovo…
-Accadesse di nuovo, cosa? È forse successo qualcosa a Lee in passato?
-No, a lui no. Ma… perdonami, non me la sento di raccontarlo…
-Tranquilla, Ino! Lo farò io per te!
Una voce maschile, amichevole e al tempo stesso minacciosa riecheggiò dal fondo del corridoio. Le due ragazze avvistarono in lontananza una persona che camminava lentamente e tranquillamente verso di loro. Non appena lo riconobbe, Ino provò un tuffo al cuore. E subito dopo si diede un forte schiaffo per riscuotersi.
-No! Tu non puoi essere Choji! Sei un’altra delle illusioni di quella strega, lo so!…
-Io, un’illusione? Non essere così superficiale. Io sono qualcosa di più. Io sono il brutto ricordo che tu vuoi dimenticare!
-Il brutto ricordo? Ino, di cosa sta…
In quella, Minako si accorse che Ino stava tremando e sudando freddo, e immediatamente si pentì di aver pensato male di lei.
-Vedi, cara Sailor Venus- proseguì il ragazzo che di Choji aveva solo le sembianze -così come Rock Lee si è caricato sulle sue sole spalle il dovere di tenere impegnati Neji e Gaara, io ho fatto lo stesso affrontando tutto da solo la macchina mortale di Eudial. In realtà, avrei potuto schiacciarla facilmente se solo avessi voluto, ma non l’ho fatto. Perché tu, Ino, eri prigioniera al suo interno e non potevi scappare. Così ho finito per essere sopraffatto, massacrato, torturato e infine sconfitto. La domanda è: ne è valsa la pena?
Un’improvvisa folata di vento proveniente dall’esterno spalancò le finestre e spense tutte le candele, facendo cadere il corridoio nella penombra. Incurante, il finto Choji continuò ad avanzare.
-Considerando che ti sei lasciata catturare da Eudial come una stupida, non hai provato minimamente a liberarti da sola, non hai fatto nulla per aiutare chi era venuto a salvarti…
-Ino, non lo ascoltare!
-…la mia risposta non può che essere… NO!
La metà sinistra del corpo del ragazzo prese fuoco e si consumò rapidamente. Esponendone le ossa, da cui pendevano scomposti pezzi di carne e di vestiti.
-Hai visto? Hai visto come mi sono ridotto per colpa di una nullità come te? Ma ora… ora otterrò la giusta vendetta!
Il finto Choji allungò uno scheletrico pugno infuocato verso le ragazze.

Per quanto tranquilla e composta fosse, Michiru non riuscì a non provare un senso d’inquietudine e nausea.
Il gorgo l’aveva infatti lasciata cadere all’interno di una galleria bassa e stretta, le cui pareti erano occupate da diverse file di scaffali che ospitavano teste mozzate disposte su piedistalli.
Teste mozzate ancora vive.
Nonostante fossero calve, era riconoscibile su tutte loro il volto arrabbiato di Petirol.
Però, stranamente, non era quella la sola ragione della preoccupazione di Michiru.
“Sinceramente, non so cosa sia peggio. Il fatto che il mio specchio non riesca a decifrare i segreti di questo cosiddetto labirinto, il fatto che Petirol stia diventando sempre più… disturbante… o il fatto che la compagnia non sia delle migliori.”
Sailor Neptune guardò davanti a sé. Mamoru e Ub, il secondo molti metri più lontano del primo, erano finiti insieme a lei in quel posto claustrofobico e stavano cercandone una via d’uscita. In completo silenzio.
“Da quando siamo precipitati in questo posto, non si sono rivolti che qualche “Sbrighiamoci”, “Dobbiamo stare attenti”, “Va bene”… Devo trovare al più presto il sistema di rompere il ghiaccio fra quei due, o non ne usciremo mai vivi. Se c’è una cosa che ho imparato lottando al fianco di Haruka, Setsuna e Hotaru, è che non si può sperare di vincere una battaglia senza un buon affiatamento.”
Così deciso, Sailor Neptune interruppe la sua corsa e si fermò, tenendo le mani sulle ginocchia per fingere stanchezza.
-Ehi… Ehi… Ehi, voi due! Fermatevi!
I due ragazzi obbedirono al comando, ma solo Mamoru si girò.
-Mi sembra di star correndo da un’eternità! Forse voi due siete freschi come una rosa, ma io ho bisogno di riprendere fiato “che bugia colossale, potrei superarli di slancio se solo lo volessi…”
-Non hai tutti i torti- le rispose Mamoru -facciamo una sosta, Ub.
-Io… preferisco andare avanti- ribatté l’allievo di Goku, senza voltarsi -riposatevi pure, voi due.
-No, non se ne parla. Petirol e Kaolinite aspettano soltanto l’occasione giusta per attaccarci a sorpresa, separarci non è certo la cosa migliore da fare in questo momento!
Ub strinse forte i pugni. Voleva dannatamente uscire da quel posto, ma non poteva negare che Mamoru e Michiru avessero ragione.
-D’accordo. Cinque minuti, poi proseguiamo.
Controvoglia, Ub fece dietrofront. Aveva appena mosso un passo, che alle sue orecchie giunse il suono di un singhiozzo. Il ragazzo guardò alla sua destra: una delle teste sugli scaffali stava piangendo a dirotto, mentre le altre teste ridevano a squarciagola e si esibivano in linguacce e pernacchie. Disgustato, Ub distolse lo sguardo. Inutilmente: quella scenetta patetica si ripeteva anche sull’altra parete.
-No… No, basta…
Per quanto si sforzasse di pensare ad altro, Ub sentì crescere pian piano un senso di empatia nei confronti delle teste piangenti. Empatia che si tramutò senza preavviso in rabbia. Sprigionando l’aura, il ragazzo fece per sparare due sfere d’energia contro gli scaffali.
Prima che potesse farlo però Mamoru gli fu addosso per immobilizzarlo.
-Rinsavisci, Ub! Vuoi farci crollare tutto addoss…
Mamoru fu scacciato malamente con una gomitata.
-Bene, se non posso disintegrarle le distruggerò a mani nude!
Del tutto fuori di sé, Ub afferrò una testa ridente e la strinse forte con l’intento di spappolarla. Senza però accorgersi del pericolo imminente: una delle teste vicine si allungò come un serpente, e mirò al petto del ragazzo per addentarlo con due zanne affilate. Veloce, Mamoru spinse a terra il ragazzo di colore con un placcaggio, e in contemporanea Michiru atterrò con una gomitata sul collo della creatura, spezzandoglielo.
-C’è… mancato poco… Ehi!
Bruscamente, Ub si scrollò di dosso il suo salvatore e fece per andarsene di corsa.
-Ehi, è così che ci ringrazi? Dandotela a gambe?
-Dandomela a gambe?! Ho solo fretta di trovare Petirol, quella vera…
-Per sconfiggerla prima che lo faccia Super C 17? Stai ancora pensando a quella stupida storia?
-Non è per quello! Come accidenti fai a non capire?! Quella strega ha… Quella strega ha ucciso degli innocenti, ha ridotto in coma molti dei miei amici, ha fatto piangere il mio Kirìs!…
-Siamo tutti desiderosi di fargliela pagare, cosa credi…
-STAI ZITTO! Tu non puoi capire come mi sento! Non puoi capire la rabbia che sto provando! E voi… Piantatela! Piantatela!!!
Di nuovo, l’allievo di Goku serrò i pugni e sprigionò la propria aura ai massimi livelli. Alle sue spalle, Mamoru cominciava a sudar freddo.
-Temo… Temo che Ub sia stato influenzato da qualche incantesimo delle streghe…
-Forse- sussurrò Michiru al suo fianco -e forse so anche come rimettere le cose a posto. Perdonami…
Prima che il ragazzo potesse impedirglielo Sailor Neptune si avvicinò tranquillamente a Ub, e con dolcezza si appoggiò con la testa alla sua spalla.
-Sai Ub, non dovresti trattare Mamoru in questo modo. In fondo, a parte essere il fidanzato della ragazza che ami, non ti ha fatto nulla di male.

...

Nel suo improvviso sfogo d’ira Super C 17 sparò un altro raggio d’energia verso uno dei grattacieli capovolti, ignaro della presenza di Bra e Chichi al suo interno.
Mancavano pochi metri all’impatto, quando una massa grassa e rosa volò in picchiata davanti al raggio e prese tutto il colpo su di sé, esplodendo in mille pezzi.
-Ma cosa…
Fortunatamente i mille pezzi si riunirono in fretta, ricomponendo il corpo di Majin Bu.
-Ah- commentò il cyborg -sei tu…
-Si può sapere cosa ti è saltato in testa?!?- gli sbraitò il demone rosa in faccia -guarda! Per poco non le uccidevi!
-Majin Bu! È il cielo che ti manda!- esultarono le due scampate vittime in coro. Majin Bu le si avvicinò.
-Bu- esordì Chichi -da dove sei arrivato? Sai come andarcene da qui?
Il demone scosse la testa.
-Purtroppo no. Però…
-Però?
-Però conosco un luogo assolutamente sicuro dove possiate ripararvi.
-Davvero? Portaci subito lì allora!
Majin Bu titubò per alcuni secondi. Congiunse le mani e chinò il capo, come a voler chiedere perdono.
Quindi trasformò Bra e Chichi in cioccolatini, e se le mangiò.

...

Minako afferrò Ino e insieme si lanciarono fuori dalla finestra spalancata più vicina, schivando a pelo il pugno infuocato. Le due ragazze caddero così così malamente su un terreno sabbioso, e rialzandosi scoprirono di essere finite in un labirinto di alte siepi. Non ebbero nemmeno il tempo di riorganizzare le idee, però, che il fasullo Choji salì in piedi sul cornicione della finestra per richiamarle.
-Ma come, non eravate convinte che io fossi un’illusione? E allora perché scappate?
-Noi… noi non stiamo scappando! CRESCENT BEAM!
Il mostro evitò il raggio di luce di Minako con un salto e atterrò in piedi davanti a lei.
-Rendiamo le cose più interessanti, che ne dite?
Ad uno schiocco di dita del Choji fasullo, le siepi del labirinto si incendiarono di colpo. L’aria della zona si surriscaldò insopportabilmente, ma per Minako non era quello il problema principale. Il mostro infilò una mano nel fuoco, venendone inglobato: subito dopo, il suo volto iniziò ad apparire e scomparire tra le fiamme, rendendo la sailor sempre più nervosa.
-Venus… Love Me Chain!…
Minako scagliò poco convinta la sua catena contro il Choji fasullo, ma senza successo. Anzi, la catena stessa si fece incandescente, e prima di restare ustionata la sailor fu costretta a lasciarla.
-Non… non si può fare nulla qui… dobbiamo per forza trovare l’uscita!
Minako cominciò a correre. Dopo pochi passi però, accorgendosi di non essere seguita, si voltò. Ino era inginocchiata al suolo, le mani premute sulle orecchie e gli occhi serrati e umidi. Con calma, Minako le si avvicinò e le afferrò un polso.
-Puoi tenere gli occhi chiusi se vuoi. Ma restami vicina.
Ino alzò lo sguardo sulla sailor.
-Va… va bene.
La kunoichi seguì il suggerimento. Chiusi forte gli occhi si alzò, e mano nella mano le due ragazze cominciarono a correre.
Dopo qualche lunghissimo minuto di esplorazione del labirinto, in cui Minako era impegnata nel doppio compito di trovare l’uscita e di proteggere Ino e sé stessa dai pugni infuocati che uscivano a tradimento dalle siepi, finalmente svoltarono in una zona più aperta e lontana dalle fiamme. Uno spiazzo circolare, circondato da siepi sane, con al centro una fontana priva d’acqua e qualche panchina di pietra.
-Forse… forse ci siamo… !!!
Quella frazione di secondo in cui si fermarono fu fatale: un pugno gigante le colpì alle spalle, scagliandole violentemente addosso alla fontana. Avvertendo una tremenda fitta di dolore alla testa, Ino si costrinse a riaprire gli occhi.
-Ugh… M-Minako, cosa è…
La kunoichi si scoprì stesa a pancia in su all’interno della fontana. Minako era di fianco a lei, ma non sembrava essere messa meglio: la sailor era infatti sdraiata in maniera scomposta, apparentemente priva di sensi, e un rivolo di sangue le scendeva da dietro la nuca.
-Minako?! Minako, riprenditi, ti prego…
-Lei non ti può aiutare adesso. Nessuno lo farà!
Ino si sentì strangolare e sollevare da una mano scheletrica. Il Choji fasullo la gettò fuori dalla fontana e a lenti e inesorabili passi le si avvicinò per sovrastarla, mentre le siepi tutt’intorno furono avvolte dalle fiamme.
-D’altronde, tu non hai fatto nulla per aiutare me quella volta, mi sembra giust…
-STAI ZITTO!
Con quell’urlo disperato, Ino quasi perse la voce.
-Tu non sei Choji. Tu non sei Choji…
-Non hai mai fatto nulla di utile per nessuno- continuò il mostro -sei solo un peso per tutti. Per Shikamaru, per Sakura, per me…
-SMETTILA!
-Hai pure rischiato di far morire tutti in fondo all’oceano nel tentativo di liberarti dalla tua cella! Non solo sei inutile, ma sei anche dannosa!…
-BASTA, BASTA, BASTA! ZITTO, STAI ZITTO! SMETTILAAA!!!
-Non riesci nemmeno a controbattere, sei capace solo di strillare. Inutile, dannosa e patetica!
-SHINTENSHIN NO JUTSU!!!
Ino sollevò le braccia, per attuare una sua tecnica magica. Purtroppo senza successo.
-Inutile, dannosa e patetica.
Ridendo follemente, il finto Choji colpì Ino al petto. Dopo qualche istante ne estrasse il cristallo del cuore puro, che venne prontamente risucchiato da un piccolo buco nero materializzatosi. Soddisfatto, il mostro si pulì le mani e fece per voltarsi.
-Un cristallo è andato. Ora, occupiamoci dell’altr…
-VENUS, LOVE AND BEAUTY SHOCK!!!
Il colpo più potente di Sailor Venus, caricato al massimo, volò attraverso la metà scheletrica del corpo del mostro ed esplose, distruggendolo dall’interno.
Minako uscì dalla fontana, barcollando e tenendosi una mano sul punto in cui aveva battuto la testa, e lentamente raggiunse e si chinò vicino al corpo di Ino. Arrabbiata con sé stessa, la sailor picchiò forte un pugno sul pavimento.
-Dannazione! Ino… Mi dispiace… Se solo mi fossi ripresa più in fretta…
-A dire il vero, saresti rimasta priva di sensi ancora per un po’. Sono stata io a farti risvegliare.
Minako sussultò. Era la voce di Ino quella che aveva sentito, ma non proveniva certo dal suo corpo inerme.
-I-Ino? Sei… sei diventata ventriloqua?
-Magari. In realtà sono dentro la tua testa.

Ub si ritrasse da Michiru, come colpito dalla scossa.
-Co-co-COSA?- balbettarono lui e Mamoru all’unisono.
-Ub. È vero quello che ha detto?
-N-no, non è per quello che sono arrabbiato! …cioè…
-Allora lo ammetti! Tu sei innamorato di Usagi!
-B-beh, non proprio… più o meno… sì.
Non vista, Michiru ridacchiò sotto i baffi: l’obiettivo di far spegnere la rabbia di Ub era stato centrato.
-Ma certo, ora tutto ha senso!- esclamò Mamoru, levandosi la mascherina bianca -ecco perché quel robottino era impazzito di colpo gridando “Pericolo! Pericolo!” l’altra sera a casa di Trunks! In qualche modo aveva percepito la tua gelosia nei miei confronti! Non ti immaginavo così, Ub!
-M-ma no, non è così!- cercò si spiegarsi l’altro, mettendo le mani avanti e sudando copiosamente -…è vero, lo ammetto: mi sono innamorato di Usagi, e l’amo tutt’ora! Ed è anche vero… a questo punto non posso negarlo… sono geloso del fatto che tu te la sia beccata per primo…
-Beccata?!?
-Cioè, che tu l’abbia incontrata per primo!… Ascoltami, lei una volta mi ha raccontato di te. Mi ha spiegato quanto ti ama e quanto vuol bene alla figlia che avrete in futuro. Credimi, per quanto io desideri stare con Usagi, prima di ogni cosa desidero che lei sia felice! Non potrei mai pensare di portartela via! Per favore, fidati!
Lì per lì, Mamoru rimase in silenzio con un’espressione corrucciata in volto.
Poi, con sorpresa di tutti, scoppiò a ridere.
-Sta’ tranquillo, ti credo!- rispose, pulendosi la mascherina nel mantello per poi rimettersela -e poi, non sei il primo e di certo non sarai l’ultimo ragazzo di questo e di altri mondi ad esserti preso una cotta per lei, non preoccuparti.
-Oh… quindi non ce l’hai con me?
-Ma no, figurati. Un pochino ce l’ho piuttosto con una certa pettegola che ci ha messi in questa imbarazzante situazione…
Mamoru si voltò verso Michiru, la quale mise le mani avanti.
-Suvvia, non l’ho fatto certo per malizia! “Non al cento per cento, almeno…” L’ho fatto per rompere il ghiaccio e distrarre Ub. Ci sono riuscita?
Ub e Mamoru si scambiarono un’occhiata. Dopodiché tutti e tre scoppiarono a ridere.
Ma l’allegria durò ben poco: una ad una, le teste sugli scaffali si misero a gridare a squarciagola, per poi esplodere come bolle di sapone.

-Fammi… Fammi capire bene, Ino- strillò quasi Minako, incredula della situazione -TU, sei finita dentro di ME?
-Si può dire così, sì. Poco prima che quel… che quello mi rubasse il cristallo, con la tecnica per cui il clan Yamanaka è famoso ho cercato di trasferire la mia mente nella sua per manipolarlo. Però le cose non sono andate come previsto, e ho finito per manipolare te. Ti chiedo scusa.
Sulle prime, Sailor Venus riuscì solo a ridacchiare nervosamente.
-Ma no, ma no! Non c’è bisogno di chiedere scusa! Hai agito d’istinto per salvarti, al posto tuo avrei fatto lo stesso!
-Comunque stai tranquilla, non resterò nella tua mente ancora a lungo. Devo rientrare nel mio corpo il prima possibile, altrimenti…
Minako realizzò cosa avrebbe comportato l’affermazione di Ino, e si fece seria.
-Ino, non puoi! Non hai più il cristallo! Così finirai… in coma…
-Lo so. Ma è meglio così. Se restassi nella tua mente per troppo tempo, finiremmo per impazzire entrambe. È il prezzo da pagare per chi ancora non riesce a padroneggiare perfettamente la tecnica. …beh, devo andare…
-Ino, aspetta. Devo… devo dirti due cose.
-…parla pure.
-Bene, dunque… Senti, mi dispiace se prima ti ho trattata e giudicata male. Dal modo in cui le parole di quell’essere ti hanno ferita, ho capito che anche a te stanno a cuore gli amici, quanto e forse più di me. E… anche se non lo conosco, posso dirti che il vero Choji non ti tratterebbe mai come ha fatto quell’orrenda copia!
-…
-E poi, potrà essere vero che alla base sottomarina delle Witches 5 hai rischiato di farci annegare tutti…
-EHI!
-…però nel contempo ci hai salvati! Se non avessi causato l’inondazione Petirol non sarebbe mai dovuta scappare e sarebbe rimasta per ucciderci! Ci hai salvato la vita, altro che inutile e dannosa!
-…è vero… Ehi, è vero! Sono stata utile! Minako…
-Non dire altro, farti sentire meglio è il mio dovere di sailor!
-Senti, adesso avrei io una cosa da dirti…
-Di che si tratta?
-Potresti… mettere una buona parola per me… con Makoto? Ma senza dirle che te l’ho chiesto io!
-…lo farò, puoi stare tranquilla!
-Grazie. Allora… ciao. E stai attenta…
Minako si sentì di colpo leggera, segno che Ino se n’era davvero andata. Sforzandosi di non essere triste per aver appena perso (temporaneamente, sperò lei) una nuova amica, la sailor si caricò in spalla il corpo immobile della kunoichi, e si avviò.

-Qua… Qualcuno ha capito cosa è successo?- domandò Ub, sturandosi le orecchie torturate dagli strilli delle teste.
-Azzardo un’ipotesi- rispose Michiru -è evidente che le teste avevano lo scopo di farci deconcentrare e approfittarne per rubarci i cristalli. Quindi, quando ci hanno visti allegri e immuni ai loro tentativi, hanno capito che era inutile continuare a esistere.
-Non ha molto senso, senza offesa- osservò Mamoru.
-In effetti no, ma d’altronde se questo è il Labirinto della Follia ci sarà un motivo. …un momento, forse ora si può fare!
Sailor Neptune evocò in fretta il suo specchio e ci scrutò dentro, mentre i due ragazzi si mettevano alle sue spalle.
-Cosa si può fare, Michiru?
-Prima il mio specchio non percepiva nulla, forse perché le teste di Petirol interferivano con i miei poteri. Ma adesso… sì, ci siamo!
Prima confusa, l’immagine rimandata dallo specchio si fece pian piano più nitida. Diversi schermi circolari, sospesi a mezz’aria in una stanza buia, che trasmettevano quello che stava accadendo ai loro amici in altre zone del labirinto. Unica spettatrice, una donna dai capelli rossi.
-Questo dev’essere il luogo che collega tutte le stanze del labirinto- ipotizzò Ub -dobbiamo trovarlo assolutamente!
-Non credo, a me pare che da lì Kaolinite osservi semplicemente la situazione. Ma se lo specchio mi sta mostrando questo, una ragione deve esserci… !
In quell’istante, la strega si girò proprio nella direzione da cui lo specchio di Nettuno la stava spiando. Quindi, si smaterializzò.
-Oh… No…
Al rumore di uno schiocco di dita una saetta piovve fra i tre ragazzi, disperdendoli. Veloce come un lampo, un tentacolo di capelli rossi si avvinghiò al corpo di Sailor Neptune e la portò con sé, nel nulla da cui era arrivato.
-Michiru! No!
Ub e Mamoru corsero verso il punto in cui era scomparsa la sailor. Di lei, abbandonato sul pavimento, era rimasto lo specchio: i due vi guardarono dentro, vedendo nient’altro che le loro facce spaventate.
-Solo Sailor Neptune è in grado di usarlo- disse Mamoru -per questo è stata rapit…
Un tonfo alle loro spalle li fece voltare: Michiru era stata appena resa loro in malo modo da Kaolinite. Mamoru si chinò al suo capezzale, provando una dolorosa sensazione di deja vu.
Come la sua Usagi, anche Michiru era caduta in coma.

...

-SHINE, AQUA ILLUSION!
Un attimo prima che Telulu affondasse la coltellata, un turbine d’acqua la allontanò da Mimete e la schiantò contro una parete.
-Ahh… Chi ha osato…
La strega vide sopraggiungere Sailor Mercury. La osservò, con disgusto, mentre si chinava su Mimete per soccorrerla.
-No! Cosa stai facendo, stupida!?
Senza rispondere, Ami aiutò la strega più giovane ad alzarsi e a distendersi su tre sgabelli affiancati.
-Qui dovresti stare abbastanza comoda.
La sailor prese poi un fazzoletto, lo bagnò sotto l’acqua di un rubinetto e glielo posò sulla fronte bollente.
-Ecco, questo ti aiuterà ad abbassare la temperatura corporea. Mi dispiace non poter fare di più al momento…
-Ti dispiace? TI DISPIACE?!
Adirata, Telulu si avvicinò a passi pesanti ad Ami, la afferrò per un polso e la costrinse a guardarla in faccia.
-Perché l’hai salvata?
-Perché, anche se si tratta di una nemica, non posso permettere che venga uccisa sotto i miei occhi. A meno che non sia assolutamente necessario, ma nel suo caso…
-Lo è sempre stato, fin dall’inizio! Forse non lo sai, ma quando eravamo ancora semplici studentesse, Mimete era la più negata. Qualcuno, per pietà, decise di darle una mano negli studi per evitarle una bocciatura. Lo sai chi era, questo qualcuno?
Ami, pur avendo intuito la risposta, non disse niente.
-Era Eudial. E Mimete, da schifosa arrampicatrice sociale qual è sempre stata, come l’ha ringraziata? Manomettendo i freni della sua auto e uccidendola! Ucciderà anche te alla prima occasione, stanne certa!
-A meno che non la uccidiamo noi prima, vero?- la interruppe Ami, sorprendendosi lei stessa di aver alzato la voce -capisco l’astio che provi nei suoi confronti, ma non è certo ripagandola con la sua stessa moneta che dimostrerai di essere migliore! E poi, chi sei tu per decidere chi deve vivere e chi no?
La strega girò le spalle alla sailor.
-…per ora, nessuno. Ma quando avrò il potere dei cristalli e sarò la padrona assoluta, tutti dovranno sottostare al mio volere, e ben presto il mondo diventerà un posto migliore in cui vivere.
Ciò detto, Telulu si allontanò di corsa.
-E ora dove pensi di andare?
-Questi non sono affari tuoi! Tu continua a fare la crocerossina, se ti piace tanto!
“Probabilmente vuole cercare il covo di Kaolinite e Petirol” pensò Ami “non posso lasciarla scappare così… dovrò per forza intrappolarla nel ghiaccio!” -SABAO SPRAY, FREEZ…
Un fastidioso ronzio rimbombò per tutto il laboratorio. Inizialmente Telulu non ci fece caso, ma dovette fermarsi quando l’origine del brusio uscì allo scoperto: dalle tubature e dagli impianti di areazione sbucarono decine e decine di sciami di rabbiosi insetti, che si avventarono sulle tre ragazze presenti.
-MERCURY, AQUA RHAPSODY!!!
Gli attacchi acquatici di Sailor Mercury spazzarono via molti degli insetti, ma più del doppio ne presero il posto.
In men che non si dica, Telulu, Mimete ed Ami furono divorate.

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Capitolo 52
*** Il Labirinto Della Follia – Terza Parte ***


Il Labirinto Della Follia – Terza Parte

Super C 17 era rimasto scioccato. Leggermente, ma lo era.
-Tu… Majin Bu, è così che ti chiami, vero? Fai il santarellino, mi sgridi perché ho quasi ucciso quei due pesi morti… e poi le uccidi tu stesso?
-Calmati, cyborg- rispose tranquillamente il demone rosa -non le ho uccise! Sono qui, dentro il mio cervello, al sicuro in due bozzoli! Bra, Chichi, mi sentite?
Bu si portò un indice alla tempia. Dopo un po’, la voce delle due gli rimbombò dolorosamente nella testa, come una formica che passeggia in un orecchio.
-CI HAI SPAVENTATE A MORTE!-POTEVI AVVISARCI PRIMA!-TI PARE IL MODO?-APPENA USCIAMO DI QUI TE LA FACCIAMO PAGARE!-
Il demone staccò in fretta l’indice dalla tempia.
-Uhhh…
-Allora? Stanno bene o no?
-Loro… sì…
Soddisfatto della risposta, Super C 17 si allontanò in volo.
-E-ehi! Aspettami!

...

Haruka fece roteare la sua spada un paio di volte, quindi come un giocoliere la lanciò attraverso una porta della stanza, si girò verso l’altra e la riprese al volo.
-Però… se non stessimo rischiando la vita, potrei anche trovarlo divertente.
-E infatti non c’è nulla da ridere- sentenziò Setsuna, appoggiata con la schiena al muro in un angolo -una stanza che si ripete all’infinito… Come avranno fatto le streghe a crearla? Come avranno fatto a portarci dentro? Come…
-Come faremo ad uscirne, è questa la domanda alla quale dobbiamo trovare risposta adesso. Vediamo un po’…
Sailor Uranus cominciò a misurare la stanza a grandi passi, appoggiare l’orecchio al pavimento e a bussare contro le pareti, finché non ritrovò la crepa che Sailor Pluto aveva aperto nel muro poco prima.
-Questo mi fa venire un’idea.
-Mh?
-La stanza si ripete all’infinito sul piano longitudinale, ma non è detto che valga la stessa cosa anche su quello latitudinale. In parole povere… WORLD SHAKING!
Senza preavviso Haruka sparò il suo colpo più celebre contro la parete, aprendo un grosso squarcio.
-Ehi… Setsuna, il World Shaking si è fermato! Non mi ha colpita alle spalle! Significa che siamo sulla strada giusta!…
-No, significa che ti ho salvato la pelle. Di nuovo.
L’entusiasmo di Haruka si spense. Dietro di lei, Sailor Pluto era impegnata a bloccare temporalmente la sfera d’energia che aveva appena distrutto la parete opposta.
-Oh… beh, c’è rimasto solo il piano verticale da controllare…
-Eh no, adesso basta!
Con rabbia Setsuna bastonò le mani della collega sailor, impedendole di distruggere anche il pavimento.
-Haruka, dobbiamo parlare.
-E per chiedermi questo c’era bisogno di ricorrere alla violenza?
-Strana domanda, fatta da te. Haruka, possibile che tu non ti renda conto dei problemi che la tua impulsività sta causando? Hai rischiato di farti uccidere dal tuo stesso attacco per due volte in pochi minu…
-Alt. Fermati qui. So dove vuoi andare a parare. Io sono una persona che agisce prima di pensare e spesso ciò mi fa commettere degli errori. Ma questa è la mia natura, non ci posso fare niente!
-Potresti almeno iniziare a prendere sul serio questo tuo problema!
-Problema?! Io sono fatta così, punto e ba…
-Mi stai quindi dicendo che la trappola di Eudial alla cattedrale marina non ti ha insegnato niente? Il fallimento del piano per imbrogliare Galaxia non ti ha insegnato niente? La morte di Michiru per mano di Chaos non ti ha insegnato niente?
Dopo quest’ultima, provocatoria domanda, Haruka perse tutta la sua spavalderia. La guerriera di Urano si voltò, per non dover sostenere lo sguardo di Setsuna. Ma, a causa della peculiarità del luogo, si ritrovò a fissarne la schiena nella stanza di fronte. Dopo diversi attimi di silenzio, Haruka riacquistò la parola.
-Setsuna… Tu… Tu credi che io sia deficiente? Credi che io non sia consapevole delle nefaste conseguenze della mia irruenza?
-E allora perché continui a ripetere errori…
-Perché non posso cambiare la mia indole! Credimi, io cerco sempre di non sbagliare! Ma in situazioni che provocano stress, come questa, è naturale che certi lati del mio carattere vengano allo scoperto! Io non sono perfetta! Nessuno lo è! Per quanto riguarda Michiru… l’ho mai costretta a farmi da scudo e morire al posto mio? Non mi sembra proprio! Si è sempre sacrificata per me, ma questo perché il caso ha sempre voluto così! Se ci dovessimo trovare in un’altra situazione mortale ma a parti invertite, sta’ tranquilla che non esiterò a sacrificarmi io per lei! E poi… seriamente, davvero ti sembra il caso e il momento di discutere sull’immutabile natura umana delle persone?
Questa volta, delle due fu Setsuna a non aver più parole.
-…Ha… Haruka…
-No, niente “mi dispiace”, “no, scusami tu”, “amiche come prima”! Ci sarà tempo più tardi, adesso torniamo a concentrarci su questo labirinto!
-A… appunto di questo volevo parlarti… Quella che stai fissando da cinque minuti non sono io.

Più veloce e più potente di Makoto, Trunks le affidò Rei e ne coprì la fuga uccidendo a colpi di raggi energetici i mostruosi cani, che tuttavia non accennavano a calare di numero. Anzi, per ogni cane sconfitto, un intero nuovo branco ne prendeva il posto.
-Maledizione, non possiamo continuare così all’infinito! Trunks, possibile che non esista una via d’uscita?
-Beh, certo che esiste! Potrei…
-Senza distruggere tutto, se possibile!
-Ehm…
Imbarazzato, Trunks proseguì in silenzio l’eliminazione dei cani infernali, riflettendo nel frattempo sul da farsi.
“È ovvio che non posso distruggere tutto, siamo pur sempre parecchi metri sotto terra! Ragiona, Trunks: Petirol è nascosta chissà dove, ci sta osservando, non fermerà questo assalto fino a che non otterrà i cristalli… Bingo!” -Makoto, ho un’idea!
-Grazie al cielo, di che si trattARGH!!!
Di punto in bianco, Trunks cessò di combattere contro i cani, si girò di scatto verso la compagna e le puntò addosso una sfera d’energia.
-Mi senti, Petirol? Ferma subito i tuoi cagnolini, altrimenti uccido Sailor Jupiter e distruggo il suo cristallo! Lo faccio sul serio!
-Trunks, sarebbe questa la tua idea?!- sussurrò Makoto a denti stretti -non ci cascherà mai!
-Cascarci? Sono serissimo! E sono stufo di recitare la parte dell’eroe perbene! Petirol, sbrigati a prendere una decisione o l’ammazzo!
Incredibilmente, i canidi mostruosi si acquietarono uno per uno. Per poi dissolversi nel nulla.
-…non. Posso. Crederci. Ha funzionato…
-Ne ero certo!- bisbigliò Trunks con un sorriso smagliante, alzando poi la voce -hai fatto la scelta giusta, Petirol! E ora, mostraci la via per arrivare a…
-CRESCENT BEAM!!!
Un raggio di luce centrò Trunks a tradimento e lo spedì nell’oscurità della vegetazione circostante. Subito dopo, sulla scena piombò Sailor Venus.
-M-Minako?- balbettò Makoto -da dove spunti? E quella…
-Ehi, ma quella è…
-Ino!-Rei!- esclamarono quasi in coro, indicando la ragazza priva di cristallo che ognuna portava in spalla.
Di comune accordo, Minako e Makoto distesero a terra i corpi delle due, e si raccontarono a vicenda quello che era accaduto loro fino a quel momento.

-…ho trovato l’uscita del labirinto di siepi, e dopo aver percorso un lungo corridoio sono sbucata in questa giungla- concluse Minako -ero tentata di tornare indietro e cercare un’altra via, ma per fortuna ho sentito la tua voce in lontananza e ti ho trovata, appena in tempo per salvarti da quel Trunks fasullo! Dimmi, ti ha ferita?
-No no, assolutamente! Anzi… Oh, cielo!
Makoto si portò una mano alla bocca, e sbiancò come un lenzuolo.
-Che c’è?
-C’è che sono rimasta stupita dal tuo arrivo e me ne sono dimenticata! Quello era il vero Trunks!
-EH!?
-Stava recitando per confondere Petirol, non voleva uccidermi veramente!
-Oh… oh cavolo, allora ho preso una cantonata!
In preda alla vergogna, Sailor Venus andò al limitare degli alberi e implorò.
-Trunks, mi dispiace! Non potevo immaginare che fossi davvero tu! Ero convinta fossi un’illusione! …Trunks? Trunks, sei ancora vivo?
Nessuna risposta. Minako si mise le mani nei capelli.
-Oh mio dio, ho ucciso Trunks.
-No che non l’hai ucciso, non essere ridicola!
-E allora perché non risponde? Che Petirol o Kaolinite l’abbiano catturato?...
Un riflettore proiettò un cono di luce su Minako e Makoto, che scoprirono di essere state trasportate su un palcoscenico di legno.
-Che… che fine ha fatto la giungla?
-E da dove arriva tutta questa gente?
Un sipario si era appena alzato, rivelando un folto gruppo di persone applaudenti sedute nelle file di poltrone di fronte al palco. Ad un’occhiata più attenta, le due sailor si resero conto che non una di quelle persone aveva un volto.
In quella, da un amplificatore nascosto riecheggiò dappertutto la voce acuta di Petirol.
<< Signore e signori, bambini e nonni, benvenuti allo spettacolo unico al mondo per marionette! L’unico spettacolo in cui… >>
-In cui le marionette sono gli spettatori e gli attori siamo noi due, giusto?- la interruppe Makoto, adirata -facci un favore, Petirol! Taglia corto e vieni a combattere!
<< Vorrei tanto, ma la scaletta dello show è già stata decisa. Che lo spettacolo abbia inizio!>>

...

-Le… le hanno preso il cristallo, vero?- domandò Ub a Mamoru, pur sapendo benissimo la risposta. L’allievo di Goku serrò i pugni per la rabbia -se solo fossi stato più veloce, avrei potuto salvarla…
-Non pensare a Michiru adesso, Ub. Ricordati che anche tu sei in pericolo quanto lei! So che è difficile, ma devi assolutamente restare calmo e concentrato!
Dopo qualche attimo di riflessione, Ub rilassò i muscoli.
-Hai ragione. Sarei caduto nella trappola di Petirol se non fosse stato per Michiru. Non posso permettere che il suo aiuto vada sprecato.
Ub, quindi, si inginocchiò, chiuse gli occhi e mise tutti e cinque i sensi all’erta, per essere pronto ad un nuovo assalto a sorpresa delle streghe.
-…nonsibara…
Alla sorpresa che giunse in quel momento, però, Ub e Mamoru non sarebbero mai stati pronti.
-…nonsibara, nonsibara, nonsibara…
Da entrambe le direzioni del tunnel, saltellando e cantilenando, sopraggiunsero tante piccole strambe creature. Grandi e sferici come palloni da basket, gli esserini erano dei più svariati colori e avevano un’aria pacifica. Nonostante questo, Tuxedo Kamen sfoderò minacciosamente il bastone e si parò di fronte al corpo di Michiru.
-…nonsibara, nonsibara, nonsiba…
-Non si bara? Avete proprio una bella faccia tosta! Se c’è qualcuno che ha barato, è Kaolinite!
-Nononono, voi barare! Voi barare!- ripresero a cantare i nanetti. Ormai persa la concentrazione, Ub si rialzò e si mise schiena contro schiena con Mamoru, temendo il peggio -voi trovare uscita, no usare trucchi! Voi esplorare labirinto, no stare fermi! Altrimenti punizione!
.Ascoltateci bene, streghe!- sputò Mamoru al limite della pazienza, puntando il bastone in faccia a uno dei nani -nessuno ci può obbligare a seguire le regole del vostro stupido gio…
La durissima testata del nanetto gli ricacciò la frase in gola.
Il ragazzo si toccò la fronte, percependo un piccolo rivolo di sangue.
-E va bene. L’avete voluta vo…
-Mamoru, prendi Michiru e scappa!
Con veemenza, Ub spinse Tuxedo Kamen fuori dalla traiettoria dei mostri sferici e prese su di sé tutti gli attacchi. Per un attimo sembrò solo subire passivamente i colpi, poi però il ragazzo sprigionò parte della sua energia e sparò due raggi, distruggendo la maggior parte dei nemici e costringendo i pochi superstiti alla ritirata. Purtroppo, non era ancora il momento di rifiatare: un nuovo essere sferico dall’aria minacciosa apparve letteralmente dal nulla e centrò Ub allo stomaco, per poi cominciare a roteargli attorno a velocità pazzesca e colpirlo ripetutamente su tutto il corpo senza concedergli tregua.
-Così si fa! Giocare! Giocare! Gioca…
Una lama affilata roteò, tagliando in due il mostriciattolo e aprendo addirittura uno squarcio orizzontale in una parete. Ub aprì gli occhi, scoprendo che era stato Tuxedo Kamen a salvarlo: nella mano però non impugnava una spada, ma il classico bastone.
“Eppure, avrei giurato…” -Ti ringrazio, Mamoru.
-Eh. Non sarò forte come un saiyan o una sailor- rispose l’altro, aggiustandosi il cappello a cilindro -ma anch’io ogni tanto me la cavo. E guarda, sembra che abbia pure trovato una via d’uscita.
I due si affacciarono allo squarcio nel muro, scoprendo l’esistenza di una grotta umida che ospitava stalattiti, stalagmiti e anche un piccolo lago sotterraneo.
-Forse è possibile aggirare il labirinto dall’esterno- suggerì Ub -Mamoru, prendi Michiru e dammi la mano!
-Vuoi darmi un passaggio? Ti ringrazio, ma posso arrangiarmi anche senza saper volare. Sta’ a vedere.
Sorridendo sornione, Tuxedo Kamen aprì in due il bastone e ne estrasse una corda che lanciò verso una delle stalattiti. La corda vi si avvinghiò saldamente, e usandola come liana Mamoru saltò fuori dal labirinto e raggiunse con successo la riva del lago; da lì, il ragazzo poté constatare che il tunnel da cui era uscito faceva in realtà parte di un dedalo di tubi che si estendevano lungo il soffitto della grotta.
“Ub ha visto giusto, a quanto pare. Chi lo sa, magari qui le due streghe avranno difficoltà a localizzarci…!”
La speranza di Mamoru fu uccisa sul nascere. Proprio in quel momento le acque del lago ribollirono, e da esse emerse pian piano un’altra creatura sferica, gigantesca e minacciosa.
-Non… si… bar…
-OH, MA STAI ZITTO!
Ub volò sopra il mostro e ci spalmò sopra una sfera d’energia, facendolo esplodere come un gavettone.
Trionfante, il ragazzo di colore si asciugò il sudore dalla fronte con l’avambraccio.
-Eh… eh… forse questo farà finalmente capire alle streghe di smetterla con questi giochi…
Dai resti della creatura gigante uscirono un centinaio di mostri sferici, tutti rossi come il sangue e tutti con una luce omicida negli occhi.
-…o forse no.

...

Sul teatro calò il silenzio. Sailor Jupiter e Sailor Venus assunsero una posizione da combattimento, e attesero.
-Ehi, Makoto- sussurrò Minako -forse ho capito che intenzione ha la strega. Vuole farci combattere l’una contro l’altra, o qualcosa di simile!
-È quello che ho pensato anch’io… Guarda!
Makoto indicò verso l’alto: una gigantesca mano guantata aleggiava qualche metro sopra le loro teste. Invece di aggredirle, però, essa puntò l’indice in una specifica direzione. Le due sailor la seguirono con lo sguardo, trovando poco lontano un’altra mano che indicava, questa volta verso il basso, in un punto del palco rimasto in ombra. Dopo un breve rullo di tamburi un altro riflettore si accese, illuminando i corpi inermi di Rei ed Ino.
-No! Non loro!
Minako e Makoto corsero verso le loro amiche, ma arrivarono troppo tardi. Come due zombie Ino e Rei si sollevarono da terra e assestarono un calcio sotto al mento delle avversarie, atterrandole. Rialzandosi, Sailor Venus si avvide dei fili trasparenti attaccati alle dita di una delle due mani giganti.
-Non sarà difficile sbarazzarsene! CRESCENT BEAM SHOWER!
I raggi di luce partirono, ma prima di centrare il bersaglio furono intercettati dalla manona libera la quale si chiuse a pugno, si agitò come se dovesse tirare dei dadi e si riaprì rispedendo il colpo al mittente. Minako rotolò su un fianco, salvandosi per un pelo, ma non poté evitare il doppio assalto di Ino e Rei, che in perfetta sincronia le atterrarono sullo stomaco.
-Yaaaah!!!
Con un doppio braccio teso Sailor Jupiter allontanò le due ragazze dall’amica; la guerriera di Giove fece poi per ingaggiare un corpo a corpo, ma notò qualcosa che la fece indietreggiare terrorizzata.
-Minako, guarda le loro mani!
-Cosa… Oh, no!
Sui palmi della kunoichi e della guerriera di Marte erano state applicate le stelle nere, le stesse usate dalle streghe per risucchiare i cristalli dalle loro vittime.
-Le ha trasformate in sue armi… Quella strega non ha rispetto per niente e nessuno…
-Se ci avvicinassimo a loro finiremmo per essere sconfitte, ma se le attaccassimo da lontano con colpi energetici rischieremmo di ucciderle… Non abbiamo altra scelta che scappare, Minako!
-Hai intenzione di abbandonarle?!
-Certo che no, ma lo vedi anche tu che Petirol ci ha messe con le spalle al muro! Se vogliamo salvare Rei e Ino l’unica speranza è trovare quella strega e sconfiggerla! Andiamo!
A malincuore, le due sailor voltarono le spalle al teatro dello scontro e cominciarono a correre. Non erano nemmeno saltate giù dal palco, però, che la voce di Petirol risuonò per la seconda volta.
<< Se ve ne andate, lo spettacolo finisce. Se lo spettacolo finisce, le marionette non servono più. Se le marionette non servono più, le butto via. >>
La parete opposta al sipario si sgretolò, e le ragazze furono investite dalla luce di una grande vasca piena di lava. Meccanicamente, Rei e Ino vi si avvicinarono.
-NO!
Sailor Venus lanciò la sua catena verso le amiche per fermarle, ma ancora una volta la mano gigante libera si frappose e afferrò l’arma. Questo però lasciò la mano marionettista senza difese per qualche secondo, e Sailor Jupiter ne approfittò: balzata in avanti scagliò una sfera elettrica contro l’obiettivo disintegrandolo, quindi con il cuore in gola si precipitò da Ino e Rei, le afferrò per i polsi e le tirò indietro, un attimo prima che queste cadessero nella lava.
-Ottimo lavoro, Mako-chan! VENUS, LOVE AND BEAUTY SHOCK!!!
Non potendo sostenere due attacchi contemporaneamente, anche la mano intrappolata nella catena venne distrutta.
Vittoriosa, Sailor Venus si concesse il lusso di sedersi per terra e tirare il fiato. Così fece Sailor Jupiter, che addirittura si sdraiò a pancia in su accanto alle due ragazze ora immobili.
-C’è… c’è mancato davvero poco… eh, Minako?
-Puoi dirlo forte… Peccato che non possiamo riposarci di più, dobbiamo ancora recuperare Trunk…

Le mani di Ino e Rei scattarono su Makoto, aspirandole il cristallo fuori dal petto.
Fugace, da un piccolo buco nero la mano di Kaolinite apparve per arraffare l’oggetto e portarlo con sé.
Il tutto era accaduto così rapidamente che Minako non ebbe nemmeno la forza di gridare.
-M… Makoto…
<< Ah ah ah ah ah!!! Sciocca sailor, davvero pensavi di cavartela così facilmente? >>
-Petirol!
<< Non ho bisogno di fili da marionettista per esercitare il mio potere! Te ne sei dimenticata? >>
-Ma… Perché allora non l’hai usato subito…
<< La mia energia è tanta, ma non abbastanza per controllare chi è pronto e all’erta come te e i tuoi amici. A meno che non siate privi di sensi o di cristallo, e in tal caso… >>
Ino, Rei, e anche Makoto si alzarono meccanicamente e si girarono minacciosamente verso Minako.
<< Puoi scappare e salvarti, oppure restare ed evitare che i miei tre soldatini si facciano un bel tuffo nella lava. A te la scelta. >>
Con un’altra risata, Petirol si congedò.

Quella che Haruka credeva fosse Setsuna ruotò la testa di centottanta gradi e con un salto all’indietro si lanciò sulla guerriera di Urano, atterrandola.
“Dovevo notarlo subito, accidenti! Quando ha fermato il World Shaking Setsuna era proprio dietro di me, non avrei potuto vederla dall’altro lato!” -Gnnn… Levati di dosso!
Con un doppio calcio Haruka spinse la nemica verso l’alto. Nello stesso momento Setsuna fece ripartire il tempo attorno al World Shaking, che riprese la sua corsa e travolse la falsa Sailor Pluto, disintegrandola.
-Da dove accidenti è sbucata quella?- si domandò Haruka rialzandosi -non può essere apparsa dal nulla!
-È probabile invece di sì. Ricordi l’accoglienza che ci ha riservato Petirol all’ingresso del labirinto?
-Preferisco dimenticarla, se non ti dispiace. …senti, io voglio ancora verificare se il pavimento e il soffitto sono collegati o meno. Non possiamo arrenderci finché non abbiamo provato tutto, gusto? Se il mio prossimo attacco bucherà il soffitto, preparati a fermarlo come hai fatto prima.
-Va… va bene… Io però continuo a disapprovare tutto ciò! Non potrai sempre fare la spavalda e poi sperare che qualcuno ti copra le spalle a comando!
Haruka rimase in silenzio per un po’. Poi, a sorpresa, si rivolse a Sailor Pluto sorridendo.
-Setsuna, io non faccio la spavalda sperando che le mie amiche mi coprano le spalle. Io sono spavalda perché ho fiducia nelle mie amiche. Capito, adesso?
Setsuna spalancò gli occhi, come se fosse appena caduta dalle nuvole. Quindi, ricambiò il sorriso.
-Procedi, Haruka!
-WORLD SHAKING!
Sailor Uranus schiantò il suo colpo migliore contro il pavimento. Come temevano, uno squarciò si aprì nello stesso momento sul soffitto. Sailor Pluto era comunque pronta a bloccare la sfera d’energia, ma qualcosa la anticipò: un piccolo buco nero apparve dal nulla sopra la testa di Haruka, risucchiò il colpo, e svanì.
-S-Setsuna… non è così che funziona la tua tecnica di solito, giusto?
-Brillante deduzione.
Il buco nero si riaprì verticalmente al centro della stanza e a velocità folle ne riuscì il World Shaking.
Le due sailor riuscirono appena a scorgere la sagoma di Kaolinite, prima di venir travolte e perdere i sensi.

...

Se le avessero chiesto come si sentiva in quel momento, probabilmente Ami si sarebbe paragonata ad un puzzle che veniva riassemblato in fretta e furia.
Dopo esser stata divorata dallo sciame di insetti la sailor si sentì ricostruire in qualche modo dagli stessi, e una volta riaperti gli occhi si scoprì distesa sul pavimento di una grande caverna.
-A quanto pare il mio desiderio si è avverato.
Ami si rialzò. Davanti a lei ritrovò Telulu e Mimete, rinchiuse all’interno di due cubi di vetro.
-Di che desiderio stai parlando?- domandò Sailor Mercury.
-Avevo intenzione di trovare il covo di Petirol e Kaolinite, ed eccomi servita. Guardati alle spalle e capirai anche tu.
Ami obbedì, e rimase senza parole. Una gigantesca sfera fatta di elettricità, contenente i cristalli del cuore puro rubati fino a quel momento, fluttuava al centro della caverna. Sotto la sfera, un altare di pietra, su cui era disteso il corpo addormentato di Soichi Tomoe.
-Ma quello…
-Chissà perché non sono sorpresa- sbuffò Telulu incrociando le braccia -sta a vedere che Kaolinite ha combinato tutto questo solo per far innamorare di sé il professore. Che spreco di energia sarebbe…
Ignorandola, Ami corse verso l’altare.
-Signor Tomoe! Signor Tomoe, cos…
Un violento calcio colpì la ragazza al costato, atterrandola. Dolorante, alzò lo sguardo: fra lei e l’altare si frapponeva una creatura metallica, priva di iridi o pupille negli occhi, dalle sembianze femminili terribilmente familiari.
-…Viluy?

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Capitolo 53
*** Il Labirinto Della Follia – Quarta Parte ***


Il Labirinto Della Follia – Quarta Parte

-Sapevo che mi avresti riconosciuta, Ami Mizuno.
-Allora è vero! Viluy, sei proprio tu!- esclamò Ami -io… io ti credevo morta…
-È quello che speravo anch’io, dannazione!- strillò invece Telulu da dentro la sua cella di vetro -brutta stronza, se ho perso il controllo su tutto e sono stata sconfitta è solo colpa tua! Perché non mi hai detto che Ub era così forte?!?
-Perché non pensavo che tu fossi così debole.
-TU, LURIDA…
Cercando di ignorare le parolacce di Telulu, Ami si avvicinò intimorita a Viluy.
-Ho visto Trunks disintegrarti… come hai fatto a sopravvivere?
-Il colpo di Trunks mi ha gravemente danneggiata, ma non distrutta. Kaolinite mi ha recuperata prima che mi spegnessi del tutto, e mi ha portata qui per ripristinare le mie funzioni e usarle per i suoi scopi.
-Così ora obbedisci ai suoi ordini per un debito di riconoscenza…
Viluy scoppiò in una risata metallica.
-Ma allora tu non hai capito proprio niente di me! Io sono una macchina. Non provo nulla. Se obbedisco a Kaolinite lo faccio perché lei mi ha riprogrammata. Nel mio cervello elettronico vige un solo comando: difendere tutto ciò che è presente in questa stanza, inclusa me stessa, da chi cerca di sabotarlo. Se vuoi salvare il professor Tomoe e i tuoi amici, dovrai prima passare su questo mio nuovo corpo.
Ami restò in silenzio, ragionando sul da farsi. Quindi mise mano al suo pc portatile.
-Farò di meglio, Viluy. Salverò te dalle manipolazioni di Kaolinite e ti restituirò la libert…
Un rapido pugno di Viluy allo stomaco mozzò il fiato della sailor, che cadde in ginocchio e perse possesso del computer. Prima che potesse recuperarlo, la strega elettronica l’aveva già distrutto calpestandolo con un tacco.
-Anche questi tentativi di “conversione al bene” valgono come tentativi di sabotaggio. Dammi retta, lascia perdere e aspetta che Kaolinite ritorni per prendere il tuo cristallo.
-Ma… come… perché non puoi farlo tu stessa? Hai appena detto che Kaolinite si serve dei tuoi poteri…
-L’ho detto, sì. Ma quella vile donna ha usato un metodo che vale più di qualsiasi persuasione. Mi ha divisa in due.
-Che cosa?!
-In pratica, ha trasferito i miei dati in un computer e li ha separati in due cartelle. La cartella contenente i file che compongono la mia… “coscienza”… è stata inserita in questo corpo robotico. La cartella contenente tutto il resto, invece, si trova laggiù.
Viluy alzò un braccio per indicare un punto fra i macchinari installati lungo le pareti della caverna. Ami dovette faticare la vista non poco per capire cosa dovesse guardare, ma alla fine la trovò.
Seduta su una sorta di trono lucente, la testa celata da un casco collegato alle apparecchiature, c’era Petirol.

-Ben svegliate, carissime.
Dopo il colpo subito, Sailor Uranus e Sailor Pluto avevano brevemente perso i sensi. Riacquistatoli, le due sailor si scoprirono sospese nel vuoto di una dimensione oscura, e prigioniere dei lunghissimi capelli rossi di Kaolinite, che fluttuava qualche metro sopra di loro.
-Questo è il luogo in cui porto coloro che incautamente arrivano troppo vicini a scoprire la verità. Come Sailor Mars, che separando la sua anima dal corpo per trovare la strada giusta si è presentata a me, senza volerlo ovviamente, col cristallo ben esposto. O come la vostra Sailor Neptune, che ha tentato di usare quel maledetto specchio.
Come di consueto, la donna schioccò sonoramente le dita. Al suo comando, cinque portali dimensionali si aprirono dal nulla.
Il primo portale si affacciava sulla stanza vuota e mezza distrutta da cui le due sailor erano state prelevate.
Il secondo, sulla città capovolta nella quale erano intrappolati Super C 17 e Majin Bu.
Il terzo, sul teatro delle marionette e sugli sforzi di Minako di sopravviverne.
Il quarto, su Trunks.
Il quinto, infine, su Ub, Mamoru e l’inerme Michiru.
-Guardatela, poverina. Ma consolatevi: questa volta è caduta senza il bisogno di farvi da scudo umano. Vi ho tolto un peso dallo stomaco, non siete d’accordo?
-MALEDETTA TROIA!!!
Sprigionando la sua energia, Sailor Uranus si liberò dalla morsa, appoggiò un piede su una spalla di Pluto per darsi lo slancio e con la spada sguainata balzò verso la strega. Kaolinite però si difese creando due buchi neri, uno davanti e uno dietro di sé: non potendosi fermare, Haruka entrò in uno e uscì dall’altro, finendo per dare le spalle alla nemica. Per Kaolinite fu quindi sufficiente appoggiare sulla schiena della sailor il palmo della mano e azionare il gioiello a forma di stella, per depredarla del cristallo.

-Non… non riesco a capire- disse Ami, sempre più disorientata -cosa sta facendo Petirol là sopra? Viluy, spiegami!
-Mi deludi. Ero convinta che riuscissi ad arrivarci da sola… Ma a pensarci bene, non hai ancora tutte le informazioni necessarie. Ti va di ascoltare un breve riassunto della mia storia?
-Se mi va di…
Cogliendo la palla al balzo, senza farsi notare Ami accese il suo sailorfono. Forse le informazioni che Viluy era in procinto di rivelare avrebbero potuto aiutare le sue amiche disperse chissà dove nel labirinto.
-Okay. Ti ascolto, Viluy.
-Molto bene. Dobbiamo fare un salto indietro nel tempo…- esordì la strega -al periodo in cui io non ero altro che una semplice intelligenza artificiale senza faccia, nonché l’assistente più fidata del dottor Tomoe. Insieme, in gran segreto, avevamo realizzato il prototipo di una macchina in grado di rendere solidi gli ologrammi, anche se per un limitato periodo di tempo. Pensaci, Ami! Pensa alle possibili applicazioni! Creare oggetti dal nulla, senza più bisogno di costruirli o comprarli… Con questa invenzione avremmo cambiato per sempre ed in meglio la vita dell’uomo! Avremmo anche potuto vincere il premio Nobel! …purtroppo, prima che il professore potesse rendere pubblica la sua scoperta…
-…l’incidente in laboratorio- concluse Ami per lei.
-Esatto. Hotaru fu ferita, Tomoe vendette l’anima agli alieni per salvarla, dal nulla arrivò Kaolinite e nacque l’organizzazione Death Busters. Fu a questo punto che anche la mia esistenza cambiò per sempre. La macchina per rendere solidi gli ologrammi fu adattata in un bracciale elettronico, lo stesso in cui fu anche trasferita tutta la mia memoria: io e l’invenzione di Tomoe divenimmo una cosa sola, e la Viluy che hai sempre conosciuto venne alla luce. Mi fu assegnato il compito di mischiarmi agli studenti dell’accademia Mugen, per reclutare coloro che, secondo l’allora folle Tomoe, fossero meritevoli di entrare a far parte dell’organizzazione. Trovate le quattro ragazze prescelte, le presentai alla “professoressa” Kaolinite, che insegnò loro la magia e le trasformò in streghe. Fine.
-…come sarebbe a dire, “fine”?
-Il mio compito era terminato. Speravo di tornare ad essere il braccio destro del professore, ma lui preferì Kaolinite a me, e mi costrinse a restare al fianco delle quattro streghe per aiutarle a studiare. Così, senza che io lo volessi, nacquero le Witches 5. Ora che ti ho raccontato la storia del mio passato, cara Ami, sei riuscita finalmente a capire costa sta combinando Petirol con l’invenzione di Tomoe? Ti do un altro piccolo indizio: lei, così come la gemella Cyprine, sono esperte delle arti illusorie.
Ami non sapeva cosa pensare. Dove voleva arrivare Viluy con quelle domande? Non sapendo cos’altro fare, la sailor decise infine di stare al gioco, e chiudendo gli occhi si concentrò per trovare una risposta.
“Un’invenzione in grado di rendere reali gli ologrammi per un breve periodo di tempo, nelle mani di una strega capace di creare illusioni… Ma certo, è ovvio! Petirol sta usando quella macchina per rendere le sue illusioni reali e usarle per combattere contro i miei amici, e distrarli così da dare a Kaolinite l’occasione di rubare i loro cristalli! Il che significa…”
Veloce, Ami si portò il sailorfono davanti alla bocca e gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-…c’è un proiettore nascosto in ogni stanza del labirinto! Distruggetelo e Petirol non avrà più alcun potere su di voi!

...

Trunks rotolò per almeno una decina di metri e una ventina di gradini, prima di fermarsi.
-Mi… Mi sto rammollendo… Come ho fatto a farmi cogliere di sorpresa in quel modoAHIA!
Rialzandosi, il saiyan diede una sonora capocciata al soffitto, scoprendo così di esser finito in una stretta galleria.
-Che fine ha fatto la giungla? E Makoto?
-Trunks! Siamo qui!
Dalla cima della scalinata giunsero di corsa Sailor Jupiter e Sailor Venus. Quest’ultima si gettò al collo di Trunks e strinse, anzi stritolò forte.
-Mi dispiace tanto! Pensavo che Makoto fosse in pericolo! Non potevo immaginare!…
-Su, su, n-non è successo niente di grave…- con molta fatica, Trunks si staccò la sailor di dosso -Makoto, dov’è Rei?
-Rei? Oh no, l’abbiamo lasciata sola! Petirol potrebbe farle ancora del male! Trunks, riportaci di sopra!
-D’accordo, d’accordo! Tenetevi a me e attente a non inciampare!
Un po’ seccato, Trunks prese le due amiche per i polsi e cominciò a correre. O almeno tentò: a tradimento, le sailor lo sgambettarono e gli finirono sopra per strangolarlo.
-Sei nostro, pivello… Aaaah!!!
Trasformato in super saiyan, Trunks si scrollò di dosso le sailor fasulle e le disintegrò con due raggi di energia.
-Anf… Anf… C’è mancato poco…
-Ci caschi sempre, in questo genere di trucchi. Vero, campione?
In fondo alla scala, Trunks avvistò la nemica giurata Petirol.
-E giusto perché tu lo sappia, il tuo bluff di prima era patetico. Ho finto di crederci perché sapevo che Sailor Venus stava arrivando. E per farmi quattro risate alle tue spalle…
-AAAAARRRRGH!!!
Il saiyan si scagliò contro la nemica, distruggendola in mille pezzi con un solo pugno.
-Ma cosa…
-Pensi davvero che sia così facile?- tuonò una voce alle sue spalle. Trunks si girò, trovandosi davanti a una gigantesca bocca carnosa.
-Eh no, ancora con questa storia? FINAL FLASH!!!
Trunks lanciò il colpo imparato dal padre contro la bocca, la quale si difese allungando la lingua: la punta di essa mutò forma, assumendo le sembianze di una Petirol con coda di serpente al posto delle gambe, che con il suo scettro assorbì l’energia del Final Flash.
-È vero, che idiota! Lei può assorbire i colpi energetici! Come ho fatto a scordarmene?
-Non ti crucciare, un errore può capitare a tutti! Avanti, fai un bel sorriso! Come questo!
La bocca gigante strinse i denti recidendo la coda di Petirol, che fu così libera di fluttuare nell’aria. Ma non era di lei che Trunks doveva preoccuparsi: i denti, rivelandosi come cubi bianchi grandi quattro volte un uomo, uno ad uno uscirono dalla cavità orale e si abbatterono sul saiyan, colpendolo duramente da ogni direzione. Per difendersi dagli attacchi Trunks sprigionò la propria aura, facendo però il gioco di Petirol che lo aggredì da dietro e gli premette il manico dello scettro contro la gola.
-Un altro bel carico di energia, e andiamo!
Trunks si levò di dosso la strega con una gomitata e per un soffio evitò l’assalto di uno dei blocchi bianchi, mettendosi poi a volare velocemente per la grande stanza senza fermarsi. Inizialmente il suo piano consisteva nel fuggire da quella trappola, ma quando si accorse che la bocca gigante era scomparsa dovette cambiare idea.
“Non sembra esserci altra via d’uscita… Se mi trasformassi in super saiyan di terzo livello rischierei soltanto di farmi rubare altra energia… Cosa devo fare?!”

...

Stranamente, Viluy non sembrava affatto stupita della mossa a sorpresa di Ami.
-Mh. Complimenti, hai tenuto accesso quel tuo apparecchio tutto il tempo per far ascoltare la nostra conversazione alle tue amiche sailor. Proprio un bel piano. Però… quasi mi dispiace doverti dare una brutta notizia, ma è stato tutto inutile.
-Di cosa stai… !
Ad Ami bastò posare gli occhi sul sailorfono per capire. Il piccolo schermo non riportava alcun segnale.
-No!
-Eh sì. Purtroppo per te, l’unica frequenza funzionante in questo complesso di caverne è quella degli auricolari di Petirol e Kaolinite. Tutti gli altri mezzi di comunicazione sono inservibili quaggiù.
Delusa e demoralizzata, Ami spense il sailorfono e chinò il capo. Dandosi poi un immaginario schiaffo per rimanere concentrata.
“No, non posso arrendermi così facilmente! Sono nella tana del nemico, nella stanza che custodisce i cristalli e controlla il Labirinto della Follia… e Petirol, così com’è adesso, è vulnerabile al cento per cento! Ci dev’essere un modo per aggirare le difese di Viluy! Deve esserci!”

-Haruka! No!
Sotto gli occhi di Setsuna, Kaolinite gettò il corpo privo di sensi della sailor sconfitta nella stanza senza fine.
-Questo per avermi rinchiusa in un blocco di cristallo!- rise la strega, che poi tornò seria -e ora tocca a te, Sailor Pluto.
-…aspetta.
-Mh?
-Prima… voglio sapere come avete fatto a creare una stanza che si ripete in un loop senza fine. Spiegamelo, Kaolinite!
-…ma sì, non farà male a nessuno se esaudisco questo tuo ultimo desiderio. Vedi, il Labirinto della Follia non è nient’altro che un complesso di caverne e scantinati, che io provvedo a far sembrare più vasto di quello che è grazie ai miei buchi neri invisibili. Quando uno di voi crede di aver trovato l’uscita, ecco che intervengo io a trasportarvi da tutt’altra parte. O a farvi ripetere la stessa strada all’infinito. Sapessi le risate che mi sono fatta assistendo ai vostri patetici tentativi di uscire dalla mia trappola!
-Anche quella mia copia malvagia era opera tua, vero?
-No. Quella era una creazione di Petirol, come tutte le altre assurdità che i tuoi alleati stanno affrontando in questo momento. In altre parole, nel Labirinto della Follia io mi occupo del labirinto, e Petirol ci mette la follia. Hai altre curiosità?
-…no. È tutto.
Soddisfatta, Kaolinite mosse i capelli e sollevò Setsuna alla sua altezza, per fissarla negli occhi mentre la derubava del cristallo.
-È stato un piacere fare questa chiacchierata fra donne, Sailor Pluto. Addi… ?
La strega avvertì improvvisamente l’energia dell’avversaria crescere a dismisura.
-Ma cosa…
-Lo scatto d’ira di Haruka di poco fa mi ha fatto venire una… una bella idea. Così come lei ha sprigionato la propria aura in un attimo, così io ho fatto la stessa cosa più lentamente- spiegò la sailor, mentre il simbolo di Plutone brillava sulla sua fronte.
-E allora? Con le mani legate non puoi comunque fare nulla!
-Ti sbagli. Se la mia energia raggiunge il limite, non ho bisogno di muovere un dito per manifestarla. TIME…
-No! No, no, no!!!
Nel panico, Kaolinite lanciò Setsuna attraverso il portale dimensionale in cui aveva gettato Haruka.
-…STOP!!!

Il resto accadde nell’arco di pochi secondi. Pochi secondi dilatati a dismisura.

Un lungo e denso alone viola si era formato attorno a Kaolinite, rimasta nella sua dimensione, e a Setsuna, tornata nella stanza semidistrutta con Haruka, collegando i due luoghi come un distorto corridoio di nebbia.
Kaolinite fece per inveire contro la sailor, ma scoprì che i movimenti della bocca e di tutto il resto del corpo le si erano fatti incredibilmente lenti. Provò anche a smaterializzarsi fuori dalla nube, ma non le era più possibile. Con orrore, la strega capì cos’era accaduto.
“Quella dannata sailor… ci ha intrappolate entrambe in una smagliatura spazio-temporale! Non è riuscita ad uccidermi… ma…”
La donna mosse lo sguardo verso uno dei portali, quello affacciato sul teatro delle marionette umane.
Ino, Rei e Makoto avevano appena atterrato Minako e le avevano estratto il cristallo del cuore puro. Però, con un ultimo sprazzo di lucidità la guerriera di Venere agitò la sua catena per far inciampare le tre avversarie, quindi si riprese il maltolto e continuò la dura lotta.
“Adesso Petirol è completamente sola nella caccia ai cristalli. Senza il mio aiuto e i miei buchi neri quella streghetta impulsiva rischia seriamente di far fallire il piano! Devo assolutamente uscire da qui!”
Kaolinite guardò Setsuna. La guerriera di Plutone era immobile, con lo scettro saldo nelle mani e l’energia focalizzata nel tenere attiva la smagliatura.
“Quindi nemmeno lei può spostarsi da dove si trova… Anzi. Potrebbe muoversi lentamente come me, ma se lo facesse perderebbe il controllo di questa trappola temporale e mi libererebbe. Quindi rispetto a lei io possiedo un vantaggio, anche se piccolo. Vediamo come posso sfruttarlo…”
La strega chiuse gli occhi, e mentalmente visualizzò le mosse a sua disposizione.
“Non posso aggredirla frontalmente, perché ci metterei una vita a raggiungerla e le darei tutto il tempo di attuare una contromossa. Potrei teletrasportarmi alle sue spalle… no, per il tempo che ci impiegherei a rimaterializzarmi Sailor Pluto se ne accorgerebbe con largo anticipo. Chissà, magari con un attacco a distanza…”
Kaolinite schioccò le dita, per far piovere un fulmine sulla sailor. Purtroppo, coi movimenti così rallentati le era impossibile perfino produrre uno schiocco.
“DANNAZIONE! Dannazione, se solo le avessi preso subito il cristallo!… Un attimo. Forse…”
La donna attivò la stella nera ancora in suo possesso. Ne uscì una sottile stringa di elettricità, che andava allungandosi sempre di più.
“…sì, sì, SÌ! Non è solo il tempo ad essere dilatato, anche le forme d’energia subiscono lo stesso trattamento! Così potrò attaccare Sailor Pluto senza avvicinarmi!”
Kaolinite alzò la mano ed indirizzò la stella verso la nemica: lento, ma inesorabile, il raggio elettrico si avvicinò al suo obiettivo.
Nonostante avesse intuito le intuizioni della strega, Sailor Pluto rimase però ferma nella sua posizione.
“Se spera di farmi desistere, si sbaglia di grosso” pensò la guerriera “per anni sono stata a guardia della Porta del Tempo, resistendo a ogni tentazione di abbandonare il mio compito. Non sarà un problema per me costringere Kaolinite in questo luogo per un tempo indefinito.”
Il raggio emesso dalla stella aspiratrice era ormai giunto a meno di un metro da lei.
“Così rallentato questo colpo non potrà nuocermi. Non ho nulla… da…”
Purtroppo, Setsuna scoprì quanto sbagliati fossero i suoi calcoli nel peggior modo possibile. Come uno scheletrico artiglio, il raggio si strinse al suo petto. E la tortura ebbe inizio.
Tanti microscopici serpenti che scavavano nella sua carne e strisciavano attraverso le fibre, i nervi, i muscoli, gli organi e i vasi sanguigni, ustionandoli al loro passaggio. Questa era la sensazione a cui Sailor Pluto cercò disperatamente di resistere.
Non potendo trattenersi, la ragazza spalancò la bocca per gridare: la sua voce, rallentata, uscì come un lamento agghiacciante.
“Musica per le mie orecchie” pensò Kaolinite compiaciuta “d’altronde c’era da aspettarselo. L’estrazione del cristallo del cuore è un processo estremamente doloroso nella sua rapidità… provarne ogni singolo istante a velocità ridotta dev’essere un’agonia.”
I serpenti avevano raggiunto il cuore e lo stavano perforando, per portare il cristallo alla luce. La sailor si portò istintivamente una mano al petto, nella vana speranza di attenuare la sofferenza; l’altra mano, impegnata a tenere saldo lo scettro, ben presto cominciò ad allentare la presa.
“Arrenditi, maledetta! ARRENDITI!”
Per Setsuna fu come se degli appuntiti stiletti le avessero appena squarciato le carni dall’interno. Il cristallo si era materializzato. Nello stesso istante, la smagliatura temporale fu invasa da potenti fulmini.
“La trappola di Sailor Pluto si sta sgretolando! È fatta! Finalmente, questo imprevisto è durato anche tropp…”

Un fortissimo vento si alzò all’improvviso, mentre i fulmini caddero sempre più violentemente. Uno di essi centrò la stringa elettrica, separando Kaolinite dal cristallo che aveva appena conquistato.
Poi, piombò l’oscurità.
“Questa… questa non può essere opera di Sailor Pluto! Cosa sta succedendo?!”
Nel buio, brillarono due puntini rossi. Due occhi carichi d’odio.
Seguì l’apparizione di tante sagome bianche. Tante silhouette la cui forma ricordava quella di una ragazzina.
Una piccola guerriera armata di falce.
“NO! NON LEI!”
Dopo tanto rincorrersi, le sagome bianche si congiunsero e si sovrapposero sui due occhi rossi, per poi spegnersi. Il vento cessò di colpo.
Nel nuovo buio, balenò il luccichio di una lama affilata.
Senza pietà, la lama calò sulla strega.

In preda a un improvviso giramento di testa, Petirol si levò il casco che connetteva il suo cervello ai macchinari e si alzò di scatto dal suo trono, lasciandosi andare ad un conato di vomito.

Setsuna era riversa sul pavimento, accanto ad Haruka. Nonostante il cristallo le fosse stato restituito, il dolore al petto era ancora lancinante. Respirando affannosamente, la sailor cercò di alzarsi, ma due mani si posarono sulle sue spalle e la costrinsero dolcemente a rimanere sdraiata.
-No, non muoverti. Penserò io a guarirti, non temere.
-Ho… Hotaru?…
Una fitta atroce convinse la donna a rimandare a dopo le spiegazioni.
Prima di chiudere gli occhi per rilassarsi e lasciarsi curare, lo sguardo le cadde sulla falce di Sailor Saturn.
E sul sangue che da essa colava.

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Capitolo 54
*** Il Labirinto Della Follia – Quinta Parte ***


Il Labirinto Della Follia – Quinta Parte

Petirol smise di vomitare, ma continuò a tossire pesantemente. La testa le faceva malissimo, e un forte ronzio che tuttavia andava spegnendosi le rimbombava nelle orecchie.
-Cough… Yuck… Cosa… Cosa mi…
-MERCURY, AQUA RHAPSODY!!!
L’attacco a tradimento di Sailor Mercury stava per investirla, ma uno sciame di nano-robot guidato da Viluy le fece da scudo e assimilò il colpo.
-Ma… Viluy!- strillò Petirol esasperata, dimentica del malessere -che ci fa qui questa?
-Mi è stato ordinato di portarla qui. Da Kaolinite in persona- rispose l’altra, senza staccare gli occhi da Ami -e tu, perché hai abbandonato i comandi? È successo qualcosa?
-C’è stata un’interferenza improvvisa, come se… Un momento, perché dovrei spiegarlo a te? Viluy, tu non sei altro che una schiava ora! Limitati a tenere la sailor lontana da me e non fare domande!
Detto ciò, Petirol si risedette stizzita e indossò di nuovo il casco.

...

-Maledetta… Piccola dannata… che il diavolo la trascini con sé all’inferno…
Rintanata in un angolo buio e nascosto del labirinto, con mano tremante Kaolinite stava cercando disperatamente di raccogliere in un calice le gocce del proprio sangue, colante a fiotti dalla ferita infertale. Nonostante la strega fosse riuscita a fuggire smaterializzandosi, la falce chiamata Silence Glave le aveva comunque aperto un profondo taglio trasversale dal petto fino all’ombelico, squarciandole l’abito e scavando nella carne. Riempito il calice fino all’orlo, Kaolinite lo portò velocemente alle labbra e ne bevve tutto il contenuto: in pochi istanti il suo corpo fu invaso da un benefico calore e del vapore cominciò a fuoriuscire dalla ferita, che a poco a poco si cicatrizzò, senza tuttavia rimarginarsi del tutto.
-Così… Così può bastare… Per ora…
Alla strega, non rimase che passare una mano sullo squarcio nell’abito, per ripararlo con la magia.
-Ecco… fatto…
<< KAOLINITE!!! MI SENTIII??? >>
La strega si portò una mano all’orecchio. Era tentata di spegnere l’auricolare, ma si limitò ad abbassarne il volume.
-Ti… Ti sento, Petirol… Anche troppo…
<< Oh, finalmente! Si può sapere dove sei stata tutto questo tempo? Per colpa della tua assenza ci siamo lasciate sfuggire un sacco di occasioni perfette! >>
-Potrei dire… Potrei dire lo stesso della tua mancanza di improvvisazione. Non sei stata capace di fare nulla senza il mio aiuto.
Petirol tardò a rispondere. Kaolinite abbozzò un sorriso, contenta di aver preso le redini della conversazione.
-Inoltre- aggiunse la strega più anziana, mentre tracciava con le dita dei cerchi per aprire dei buchi neri affacciati su diverse zone del labirinto -anche tu hai la tua buona dose di colpe, a quanto vedo. Dovunque nel labirinto le illusioni-ologrammi si sono bloccate o addirittura spente, come se tu avessi abbandonato i comandi. Hai una valida spiegazione per questo?
<< Se… se ti dico che ho avuto un attacco di vomito, ci credi? >>
-Speravo in qualcosa di meglio…
<< Te lo giuro, è la verità! A un certo punto ho avvertito una specie di… di energia oscura… un’aura che si è sprigionata di colpo ed è giunta fin dentro la mia testa, facendomi perdere il controllo… Davvero, non so con che altre parole posso spiegartelo… >>
-Te ne posso prestare due, se vuoi: Sailor Saturn.
In breve, Kaolinite riassunse a Petirol quanto era accaduto, dalla trappola spaziotemporale di Sailor Pluto fino all’arrivo della guerriera della distruzione.
<< Questa non ci voleva… Ero convinta che le guerriere sailor potessero teletrasportarsi solo unendo le forze… >>
-…ma evidente quella piccola guastafeste è talmente potente da riuscirci da sola. A questo punto, se vogliamo avere la meglio è opportuno cambiare strategia.
<< Vuoi sospendere la caccia ai cristalli e sfruttare il potere di quelli che abbiamo già per affrontare Sailor Saturn? >>
-Assolutamente no. La caccia proseguirà, ma per essere sicure di non fallire io e te concentreremo i nostri sforzi su un solo obiettivo alla volta. Ascolta attentamente il mio piano…

...

Sailor Saturn terminò di curare Sailor Pluto con i suoi poteri. Solo quando fu certo che la guerriera di Plutone fosse fuori pericolo, le due si concessero di parlare.
La piccola Hotaru raccontò a Setsuna tutte le brutte esperienze che era stata costretta a vivere nelle ore precedenti: l’apparizione del daimon Oratanah, il ritorno di Kaolinite, il rapimento del padre Soichi, il messaggio di Petirol al mondo intero.
E, ultimo ma non meno grave, il tentativo di Sailor Teleport che rischiava di terminare in tragedia.
-…ho peccato di presunzione. Ero certa di riuscire a teletrasportarmi con le mie sole forze, ma la rabbia nei confronti di Kaolinite mi ha deconcentrato. Ho vagato, non so quanto, in una dimensione vuota e priva di luce. Temevo di dover restare prigioniera di quel luogo per sempre, ma la comparsa della tua smagliatura spaziotemporale mi ha mostrato una via di salvezza. Ti devo la vita, Setsuna.
-No… No, sono io che la devo a te… Ho…
Cogliendo Hotaru di sorpresa, Setsuna scoppiò a piangere e l’abbracciò forte.
-Mi dispiace!… è stata… colpa mia!…
-Colpa tua? Non capisco…
-Ho… ho chiesto io a tuo padre di portarti in vacanza… Volevo che tu fossi di nuovo felice… e invece… ho scatenato…
-Tu non hai scatenato proprio niente!
Dolcemente, Hotaru staccò da sé la sailor più anziana, per rivolgerle un sorriso.
-Gli ultimi giorni con papà sono stati bellissimi, di questo non potrò mai esserti grata abbastanza. Quello che è successo poi è stato colpa delle streghe, tu non c’entri nulla.
-Lo so… ma…
Questa volta, fu Hotaru ad abbracciare con affetto la sua mentore.
-Ora il peggio è passato. Sono qui, con te, sana e salva. Questo è ciò che conta di più adesso.
-È… è vero… Grazie, Hotaru.
Setsuna accarezzò la nuca della piccola sailor, senza dire nient’altro per un po’.
Quando si sentì pronta, la donna sciolse l’abbraccio, si alzò in piedi e riprese possesso dello scettro, mentre con la mano libera si asciugava gli occhi.
-Okay, adesso basta piangere. Finché non avremo ritrovato tuo padre e sconfitto le streghe, le emozioni dovranno aspettare.
-Così ti voglio, Sailor Pluto!
Setsuna abbozzò un sorriso, quindi si caricò in spalla Haruka e si guardò attorno, per analizzare la nuova situazione venutasi a creare. Con la scomparsa dei buchi neri di Kaolinite, le pareti e le porte della stanza che prima sembrava infinita ora si affacciavano su lunghi corridoi vuoti; lo squarcio nel pavimento aperto in precedenza da Sailor Uranus, invece, dava l’accesso ad uno scivolo scavato nella roccia, il cui fondo era immerso nell’oscurità. Le due sailor si sporsero per guardarci dentro.
-Non mi sembra una cavità naturale- osservò Hotaru -anzi, sembra sia stato creato di proposito.
-Una trappola alternativa per me ed Haruka, quindi. Chi lo sa, forse conduce direttamente al covo delle streghe. Ma come possiamo accertarcene?
-Un modo ci sarebbe, sciocche- squillò una voce alle loro spalle.
Le sailor si voltarono, ma solo per farsi accecare temporaneamente da una forte luce rossa. E farsi spingere di sotto.

Approfittando del fatto che tutte le illusioni nemiche si fossero fermate, Trunks fece piazza pulita. I denti, le bocche, le lingue e la Petirol con coda di serpente: tutti quanti furono mutilati, distrutti, disintegrati dalla furia del saiyan. Terminata l’ecatombe, Trunks creò due sfere d’energia per illuminare la zona: scoprì quindi di trovarsi in un magazzino umido e abbandonato pieno soltanto di qualche scatolone, qualche porta chiusa e un paio di prese d’aria.
-Wow, dal giorno alla notte! Chissà che tipo di tecnologia hanno usato le streghe per trasformare questo posto in quel delirio… Beh, glielo chiederò di persona.
Trunks si svoltò deciso in una specifica direzione.
-Qualunque cosa abbia interrotto l’attacco di Petirol, mi ha fatto senz’altro un doppio favore. Per un attimo, sono riuscito a percepire distintamente le aure di Bra, Chichi e Majin Bu. Non essendo fra gli obiettivi delle streghe, forse sono stati rinchiusi da qualche parte per non essere d’intralcio… Oh, ma perché sono ancora qui a pensarci? Devo darmi una mossa!
Assestandosi due manate sulle guance per darsi la carica, Trunks sfondò una delle porte con un calcio e cominciò a correre verso l’aura di Bu.
Ignaro di essere spiato da Kaolinite, sospesa a testa in giù vicino al soffitto.
“Sta andando proprio dove voglio che vada. Che insperato risparmio di fatica.”

...

-Un’interferenza… cosa può averla causata… !
Nemmeno il tempo di ragionare ad alta voce, che Ami dovette schivare un calcio di Viluy tuffandosi a terra. Ciò permise alla strega-robot di saltarle addosso e inchiodarla al suolo bloccandole braccia e gambe.
-Così non farai altri scherzi, cara Ami.
-V-Viluy… Perché…
-Perché cosa? Cosa vuoi sapere ancora?!
-P-perché Kaolinite ti ha ordinato di portarmi qui, insieme a Telulu e Mimete?
-…ah. A questo credo di poter rispondere. Non mi ha spiegato il motivo, ma non è difficile da immaginare. Con la tua intelligenza e il tuo inseparabile pc avresti potuto scoprire l’esistenza dei proiettori e svelare il trucco dietro alle follie del labirinto. E in secondo luogo… forse Kaolinite voleva anche mettermi alla prova.
-P-prova?
-In parole povere, immagino volesse testare la mia immunità ai tuoi predicozzi da amica comprensiva. Cosa che ho ampiamente confermato. Arrenditi, Ami.
Per un lungo istante, le due ragazze si fissarono negli occhi: la strega con sguardo vuoto, la sailor con sguardo triste.
Poi, serio. Poi, determinato.
Con sforzo non indifferente, Sailor Mercury allungò un indice verso la propria tempia, riuscendo ad attivare il visore elettronico.
E a scatenare la rabbiosa reazione della nemica.
-…IO TI AVEVO AVVERTITA!!!
Viluy assestò un pugno pesantissimo al volto di Ami, frantumandole il visore sugli occhi. Quasi nello stesso istante, con la mano appena resa libera Ami scagliò una sfera d’acqua in faccia a Viluy, riuscendo ad allontanarla da sé.
-Non posso… Non posso crederci…- esclamò la strega, rialzandosi e pulendosi il viso -Ami Mizuno, tu sei completamente pazza! Ti sei lasciata colpire di proposito per poterti liberare! Ma… Guardati! Ne è valsa davvero la pena secondo te?
Anche se Ami tentava di nascondersi il volto con una mano, le gocce di sangue che colavano fra le dita erano ben evidenti. Così come evidenti erano le schegge del vetro del visore che il pugno di Viluy aveva fatto penetrare nella fronte e negli occhi.
-Rispondimi, dannazione! Ne è valsa la pena?!?
Sailor Mercury non rispose. La si sentiva solo respirare affannosamente.
-…sai che ti dico? Mi sono stufata di questo gioco! Se devo tenerti a bada come mi è stato ordinato, allora userò il metodo più facile e indolore! MOSAIC BUSTER, LIVELLO DUE!!!
Da ogni dove sciami di nano-robot si riversarono sulla guerriera sailor. La quale, all’ultimo istante, fece la sua mossa.
-Shine, Aqua Illusion… SABAO SPRAY, FREEZING!!!
Congelando l’acqua appena creata per farsi scudo, Sailor Mercury eresse intorno a sé una cupola di ghiaccio talmente solida e talmente spessa che nemmeno i nano-robot di Viluy riuscivano a scalfire.
La strega era rimasta senza parole.
-A-Ami… si è auto-ibernata…
-…no… sono ancora cosciente- rispose lei da dentro la cupola -d’altronde… non mi posso permettere di perdere i sensi… non ora che ho vinto…
-Vinto?! Ti sei intrappolata da sola in un blocco di ghiaccio, come puoi aver…
-No no no. Sei tu quella in trappola, mia cara!- ridacchiò Telulu dalla sua cella trasparente. Viluy sussultò: si era completamente scordata di lei e di Mimete.
-Tu non t’immischiare! E poi, che cosa ne puoi sapere di quello che sta architettando Ami?
-Davvero non ci arrivi? Eppure mi pare evidente. Trovandosi in quella cupola infrangibile, ora Sailor Mercury ha tutto il tempo di farti tutte le ramanzine che vuole. E tu non potrai impedirglielo!
-…n-no…
-Inoltre, dato che sei stata riprogrammata per difendere questo luogo ad ogni costo, non puoi nemmeno allontanarti. La piccola Ami ti ha incastrata, bella mia!

...

Mamoru, con l’inerme Michiru saldamente caricata in spalla, stava ammirando col fiato sospeso la serie di esplosioni che ritmicamente agitavano le acque del lago sotterraneo.
Al termine dello spettacolo, Ub saltò fuori dall’acqua e atterrò di fronte al compagno.
-Tutti sconfitti?
-Tutti sconfitti- confermò il ragazzo di colore, sprigionando leggermente l’aura per asciugarsi -nessuno di quei mostri ha opposto resistenza. Anzi, mi è parso addirittura che non dessero segno di vita. Disintegrarli uno per uno è stato facilissimo.
-Nessun segno di vita? Quindi non stavano bluffando quando hanno smesso di attaccarti e sono caduti in acqua come sassi. Mi domando il perché… Ehi!
Senza avvertire, Ub aveva afferrato il polso di Mamoru e volando lo stava riportando nel tunnel da cui erano fuggiti in precedenza.
-Mi vuoi spiegare che ti prende?
-Per un istante ho percepito le aure di Trunks, Bu e delle sailor convergere tutte in un’unica direzione! Sta succedendo qualcosa di importante, me lo sento!…
Un forte sibilo giunse alle orecchie dei due. Mentre erano ancora in volo, un disco nero rotante apparso dal nulla saettò verso le loro mani giunte. Preso dal panico, per paura che l’oggetto potesse mutilarli Ub lasciò la presa e si rituffò subito in picchiata per riprendere l’amico: purtroppo il disco nero, più veloce, si spostò sotto Mamoru e Michiru e li inglobò.
“Un buco nero…” -Mamoru!!!
L’allievo di Goku si gettò al salvataggio, ma un secondo disco gli sbarrò la strada. Da questo nuovo portale uscì all’improvviso una mano di donna, che afferrò Ub per il volto e strinse con forza fino a penetrargli con le unghie affilate nelle tempie. Il ragazzo tentò di liberarsi da quella morsa, ma un pesante senso di spossatezza gli annebbiò il cervello. Quel tanto che bastava per lasciarsi trascinare all’interno del buco nero.

Minako fu inizialmente sorpresa, quando Rei, Ino e Makoto si accasciarono a terra nel bel mezzo della lotta. Lo stupore però lasciò subito il posto alla risolutezza: la bionda ragazza non perse tempo a togliere dalle mani di Ino e Rei le stelle ispiratrici e a distruggerle, per poi trascinare le tre amiche il più lontano possibile dalla piscina di lava.
“Non capisco, è come se tutt’a un tratto le streghe avessero deciso di arrendersi. Oppure…” -Vuoi vedere che sono state già sconfitte?!
Sailor Venus sorrise raggiante. Era anche sul punto di saltare di gioia, ma si contenne.
-…no, meglio rimandare i festeggiamenti a dopo. Finché non avrò conferma di quanto spero sarà bene che rimanga seria e concentrata. E pronta a impedire che loro vengano ancora trattate come pupazzi.
Minako si premurò di distendere al meglio i corpi delle tre amiche, una di fianco all’altra, per meglio tenerle d’occhio.
“Mi dispiace, Ino. Non ho fatto in tempo a riferire a Makoto quello che mi hai detto. Ma rimedierò non appena questa brutta storia sarà finita, te lo prometto… !”
In quella, i manichini senza volto seduti sugli spalti, di cui Minako si era completamente scordata, presero vita e assaltarono il palcoscenico.
-Lo sapevo, era troppo bello per durare! CRESCENT BEAM SHOWER!!!
La pioggia di raggi di luce disintegrò gran parte dei nemici, ma i sopravvissuti non si lasciarono spaventare. Uno di essi riuscì a salire sul palco e con uno scatto felino placcò la sailor, spingendola verso la lava.
-No… NO!
Minako chiuse gli occhi, rassegnandosi al bollente impatto.
Impatto che invece si rivelò fresco e morbido. Riaperti gli occhi, la ragazza scoprì di essere caduta su un materasso di gelatina.
-Ma… cosa…
-Per fortuna siamo arrivati in tempo! Stai bene, Minako?
Un sorridente Majin Bu le porse la mano per aiutarla a rialzarsi. Alle sue spalle, Super C-17 si sbarazzava con facilità dei restanti nemici.
-Adesso sto bene, grazie! Da dove spuntate?
-Da una città capovolta che poi si è sgretolata come cartapesta- rispose spiccio il cyborg, mentre spaccava il cranio dell’ultimo automa con una gomitata -forse quella codarda di Petirol ha deciso di smetterla con le bambinate. Majin Bu, occupati delle ragazze. Ci sarebbero solo d’intralcio.
Annuendo, il demone rosa trasformò Ino, Rei e Makoto in caramelle e le ingoiò, per poi spiegare a un’agitata Minako che le sue tre amiche erano in realtà al sicuro nel suo corpo.
-Ah… Ah, meno male… Potevi anche dirmelo prima, però…
-Majin Bu, ti ho chiesto di occuparti delle ragazze. Tutte. Anche lei- sentenziò C-17.
-Cosa? No! Io ho ancora il mio cristallo! Posso ancora combattere!
-Certo, come no. Se non fosse stato per noi saresti morta bruciata. Quindi obbedisci da brava bambina e fatti mangiare anche tu.
Offesa, Minako si avvicinò al cyborg e lo fronteggiò a muso duro, per nulla intimorita dalla sua stazza.
-Diciassette o come ti chiami, se speri che io caschi ai tuoi piedi e ti obbedisca come una servetta caschi male! Lo ammetto, stavo per morire, ma questo non significa che io sia fuori dai giochi! Mi saprò far valere, dovrò solo stare più attenta! Segnati bene queste parole: non sottovalutare mai le guerriere sailo…
Sailor Venus non aveva ancora finito di parlare, che dal nulla precipitarono sul palco i corpi inermi di Sailor Uranus e Sailor Neptune.
-Allo stato attuale delle cose, non potrei nemmeno sopravvalutarvi. Majin Bu, c’è altro lavoro per te.
Il dito puntato di Minako si afflosciò depresso. Mentre Bu si preoccupava di mettere al sicuro anche Haruka e Michiru, quasi contemporaneamente giunsero sul posto anche Mamoru, Setsuna, Hotaru, e infine Trunks.

-Ragazzi siete tutti qui! Beh, quasi-Dov’è finita Haruka?-Trunks! Mi dispiace averti colpito, perdonami!-Me la sono mangiata-Non preoccuparti, in fondo me lo sono meritato-Che cosa? Mostro!-Non ci capisco più niente-Setsuna, calmati-Mi sta scoppiando la testa, quasi quasi me ne vado…-

-BASTAAA!!! FATE SILENZIOOO!!!

L’urlo esasperato di Petirol li zittì tutti.
-Ma bene, la principessina ci degna finalmente della sua presenza!- esultò speranzoso C-17.
-Ti piacerebbe, vero? Anche a me, onestamente… Purtroppo la sgradita e non richiesta presenza di una certa guerriera sailor ci ha costrette a rivedere i piani.
Un fascio di luce andò ad illuminare Sailor Saturn, provocando lo stupore di Sailor Venus e Tuxedo Kamen.
-Hotaru?! Ma… Tu non eri con noi quando siamo entrati! …se ricordo bene.
-Più tardi avremo tutto il tempo per le spiegazioni, Sailor Venus. Petirol!- alzò poi la voce Hotaru, puntando la falce verso l’alto -dove si è nascosta Kaolinite? E soprattutto, che ne avete fatto di mio padre?
-Perché fai domande se sai già che non avrai risposte, nanerottola? Piuttosto, ho io una domanda per tutti voi. Come ci si sente a fare la cavia da laboratorio?
Il palco si allungò ed allargò a dismisura, trasformandosi in un lucido pavimento a specchio dal quale emersero tante pareti trasparenti che divisero gli eroi. Un soffitto, pure questo a specchio, scese infine su di loro, intrappolandoli.
-Sei a corto di idee, Petirol?- la provocò Minako, senza però ricevere risposta -se n’è già andata… Beh, non importa. Ho superato un labirinto di siepi in fiamme, supererò anche questo. Ragazzi, innanzitutto la prima cosa da fare è riunirci, il resto verrà da sé! Non dev’essere… difficile?
Minako si guardò attorno. Era rimasta sola.
-M-ma… erano qui, un attimo fa… Trunks? Setsuna?? Majin Bu???

Dalla sua postazione, Petirol si sfregò le mani eccitata.
“Un labirinto le cui pareti sembrano trasparenti, ma in realtà si tratta di schermi piatti che trasmettono le immagini di un labirinto dalle pareti trasparenti. Un’illusione ottica semplice ma diabolica allo stesso tempo. Ci aggiungo una parete mobile lì, un’altra là… Qualche accorgimento per evitare che provino a far saltare in aria tutto… Ed ecco fatto, posso lasciarli incustoditi e aiutare Kaolinite col primo obiettivo della seconda manche del gioco. Non vedo l’ora!”

...

In preda a una furia incontrollata Viluy scaricò una serie di pugni e calci sulla cupola di ghiaccio. La quale vibrò, tremò violentemente, ma non crollò.
-Non può finire così! Non posso essere stata battuta! Mi rifiuto di accettarlo!
-…Viluy, per favore- sussurrò Ami -ti prego, calmati…
-Stai zitta! Ami Mizuno, stai zitta! Stai…
-Viluy, quello che ha detto Telulu è vero solo in parte. Io non ho intenzione di farti alcuna… ramanzina…
-Non ti credo! Chiudi quella bocca!
-Devi credermi, invece! Tutto quello che voglio farti… è una domanda.
-…domanda?
-Viluy… come avresti voluto usare il potere dei cristalli?

...

Poco alla volta, Ub sentì riacquisire lucidità.
La mente del ragazzo era ancora annebbiata, ma i cinque sensi sembravano funzionare abbastanza bene. Con le dita, le braccia e la nuca avvertì il contatto con dei bollenti granelli di sabbia. Con le orecchie, udì il rumore di onde che si infrangono contro gli scogli e il verso stridulo di gabbiani. Con gli occhi, vide un immenso cielo azzurro.
“Una… spiaggia?”
Molto lentamente, per evitare un possibile giramento di testa, Ub si mise prima a sedere e poi si alzò in piedi.
“Quel fumo… doveva essere allucinogeno… Sembra tutto così reale, eppure non so spiegare altrimenti come possa esistere un luogo simile sottoterra… A meno che… !”
Maledicendosi, Ub si schiaffeggiò entrambe le guance.
“Kaolinite mi ha stordito con il fumo e poi teletrasportato fuori dal labirinto! E io non sono riuscito a impedirglielo! Devo tornare là, subito!”
L’allievo di Goku si concentrò per localizzare l’aura dei suoi amici, ma senza successo.
“È inutile, non ci riuscirò mai così! Se solo sapessi dove mi trovo, potrei orientar…”
Guardandosi attorno, Ub capì che il luogo in cui Kaolinite lo aveva portato non era stato affatto scelto a caso.

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Capitolo 55
*** Il Labirinto Della Follia – Sesta Parte ***


ATTENZIONE.

Questo capitolo contiene una scena splatter che potrebbe rasentare il rating rosso (ma spero che non lo superi, in caso contrario avvertitemi e provvederò ad edulcorarla).
Ai deboli di stomaco, consiglio quindi di saltare la seconda metà del primo paragrafo.

...

Il Labirinto Della Follia – Sesta Parte

Pochi metri più avanti, la spiaggia si fondeva con un leggero pendio erboso. Più in alto, oltre una macchia d’alberi, sorgeva il villaggio natale di Ub.
Pervaso da una furia crescente, il ragazzo risalì di corsa il pendio.
“Se quelle… se quelle streghe hanno osato fare del male alla mia famiglia e alla mia gente…”
Ma le sue paure sembravano infondate. Superati gli alberi, si tranquillizzò: il villaggio e i suoi abitanti erano sempre al loro posto. Sollevato, Ub fece per tornare indietro e lasciare l’isola in silenzio per non spaventare inutilmente i suoi cari, ma voltandosi si trovò di fronte proprio uno dei suoi cinque fratelli, intento a portare a casa della legna presa dalla boscaglia.
-Oh… C-ciao, Akop!- lo salutò Ub, imbarazzato -non c’è tempo di spiegarti cosa ci faccio qui, quindi ti pre…
Il ragazzo più giovane passò oltre, senza rispondergli né degnarlo di uno sguardo.
-A-Akop? Cosa c’è? Guardami!
Dimenticandosi le precauzioni, Ub seguì il fratello fin dentro il villaggio. Realizzando ben presto che non solo Akop, ma tutti quanti i membri della sua tribù sembravano ignorarlo deliberatamente. Non solo: tutti apparivano tristi, svuotati, privi della minima voglia di vivere.
-Cosa è successo? Rispondetemi! Vi prego! Qualcuno riesce a sentirmi? Qualcuno riesce a vedermi?!?…
Il pianto disperato di un bambino coprì la sua voce. Nessuno parve stupirsi, come se fosse una cosa ordinaria, ma Ub si diresse spedito e preoccupato verso la sua casa.
“Questo è Kirìs, lo riconosco!”
Appena fuori dall’entrata, insieme alle sue sorelle Sachi e Sarasa, Ub trovò il fratellino piangente fra le braccia di una donna dai capelli bianchi che gli dava le spalle.
-Mamma, Kirìs, sono qui! Cosa sta… !!!
Il ragazzo afferrò la madre per una spalla, per farla voltare, ma non ci riuscì.
La sua mano le passò attraverso.
Sentendo riaffiorare nel frattempo il mal di testa, Ub tentò di nuovo di toccare sua madre e i suoi familiari, più e più volte, invano. Era come se tutti i suoi cari fossero diventati dei fantasmi.
-Cosa… cosa vi hanno fatto… Kaolinite! Petirol! Cosa gli avete fatto?!?…
-Ub, eccoti finalmente! Ho girato quasi tutto il pianeta per trovarti, sai?
Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. Quella voce, così amichevole, l’avrebbe riconosciuta fra mille. Lentamente si voltò, per ritrovarsi dinnanzi un uomo dall’inconfondibile capigliatura.
-Ne è passato di tempo, eh? Vedo che continui a tenerti in forma, mi fa piacere!… Ub, che ti prende?
Il ragazzo di colore aveva assunto una posa da combattimento difensiva.
-Tu… Tu non sei Goku! Il Goku che ricordo era stato trasformato in bambino! Inoltre… non riconosco la tua aura! Dimmi chi sei veramente!
-Ehi ehi ehi! Sono proprio io, tranquillo! Non è ancora il momento per dartela, ma c’è una spiegazione per come mi vedi! Fidati, io sono davvero Goku! Come posso convincerti, vediamo… Trovato!
Dopo essersi schiarito la voce, il saiyan alzò un pugno al cielo, e gridò esultante.
-Ragazzo, tu diventerai invincibile!!! …ricordi adesso, Ub?
Dopo qualche istante di esitazione, Ub abbassò i pugni. Quella frase era la stessa che Goku aveva pronunciato il giorno in cui aveva deciso di diventare il suo maestro. Nessun’altro a parte loro due poteva conoscerla.
-Mi… Mi hai convinto… Goku.
-Fiuuu, meno male!
-Goku, tu sai cosa è successo alla mia tribù? Sai perché sono diventati tutti impalpabili?
-Impalpabili? Veramente sei tu che… Non l’hai ancora capito, vero?
-Capito cosa?
Goku si grattò la nuca, visibilmente in imbarazzo.
-Eeeeeh, come faccio a darti una notizia del genere… Guardati lì.
Con gli occhi, il saiyan indicò una pozzanghera poco lontano. Non sapendo cosa aspettarsi, Ub si avvicinò e si sporse per osservare il suo riflesso nell’acqua. Quello che vide, lo fece cadere col sedere per terra ed arretrare terrorizzato.
Un’aureola dorata stava fluttuando sopra la sua testa.
-No. No no no no. No, non è possibile. Non posso essere…
-Sei morto, già- concluse Goku, con la stessa calma con cui si direbbe l’ora ad un passante -in teoria, saresti dovuto arrivare subito alle porte dell’aldilà, ma da quel che ho capito il fatto che tu abbia perso il cristallo del cuore puro ha reso la tua anima… incompleta, e quindi non meritevole di…
Ma Ub aveva smesso di ascoltare. La realtà, durissima, gli piovve addosso spingendolo alle lacrime.
-Allora… la mia famiglia… la mia gente… stanno piangendo la mia morte! Mamma… Kirìs…
Nel flebile tentativo di respingere il più possibile la tristezza, Ub si voltò verso Goku e cercò di cambiare argomento.
-Se… se il mio cristallo è stato rubato… e io sono morto… Questo significa che le streghe hanno vinto? E i miei amici? Rock Lee, Ami, Kiba… Dove sono? Anche loro…
Goku lo zittì, mettendogli una mano sulla spalla.
-Anche per queste domande, le immagini valgono più delle parole.
Il saiyan si portò due dita alla fronte, e attivò il teletrasporto.
Non appena giunsero alla nuova destinazione, i timpani di Ub furono quasi disintegrati dalla musica rimbombante di un amplificatore posto alle sue spalle.
-Goku! Dove mi hai portato!!!
-Ops, scusami Ub! Pensavo fosse un buon punto di osservazione! Vieni, spostiamoci di là!
I due erano capitati sul tetto di uno dei tanti edifici affacciati sulla strada principale di una grande metropoli addobbata a festa. Una festa piuttosto disturbante. Le luci psichedeliche proiettate da grandi riflettori, e la musica distorta trasmessa dalle casse installate ovunque, davano ad Ub l’impressione di una deviata discoteca all’aperto. Striscioni, cartelloni pubblicitari, insegne luminose, graffiti, murales e maxischermi ritraevano o trasmettevano le immagini di una e una sola persona.
Petirol.
-G-Goku- balbettò il ragazzo di colore -quanto… quanto tempo è passato da quando il mio cristallo è stato rubato?
-Il tuo e quello di tutti gli altri, vorrai dire.
Ub sentì un nuovo, stretto nodo in gola. Quella era la conferma che anche i suoi amici, tutti quanti, erano stati sconfitti ed uccisi dalle streghe.
-È passato un mese, giorno più giorno meno- continuò Goku -dopo aver riunito i trentadue cristalli ed ottenutone il potere, Petirol ha deciso di rompere l’alleanza con Kaolinite e l’ha uccisa brutalmente. Come puoi immaginare, non c’è voluto molto prima che Petirol si imponesse come padrona assoluta del mondo. Quella in cui ci troviamo è appunto la città da lei scelta per diventare la nuova e unica capitale della Terra. E quella laggiù, è la sua nuova dimora.
Goku indicò ad Ub il fondo della strada. Oltre una grande piazza troneggiava sulla città un imponente edificio antico, probabilmente una sede governativa.
-È riuscita a salire al potere con la sola forza bruta… e nessuno cerca di contrastarla?
-Certo che no, qualche ribelle sparso per il mondo esiste! Ma… beh, guarda tu stesso.
Il saiyan alzò gli occhi al cielo, e così fece l’allievo. Una flotta di aerei militari, pronti a fare fuoco, stava scendendo in picchiata verso la città.
-Ma… Sono impazziti! Con un assalto simile rischiano di uccidere anche gli innocenti!
-Per loro, sarebbe il male minore.
Ub non capì l’affermazione di Goku, finché gli aerei non esplosero fragorosamente all’unisono. Nei seguenti minuti, le case e le strade furono danneggiate dalla caduta dei detriti dei mezzi militari e dei cadaveri carbonizzati dei piloti. Un teschio ancora coperto dal casco cadde proprio ai piedi di Ub, facendolo rabbrividire.
Terminata la macabra pioggia, la musica degli altoparlanti fu brevemente interrotta da un comunicato di Petirol.
<< Avete ventiquattro ore di tempo per ripulire. Che non mi capiti di vedere una sola briciola fuori posto, altrimenti… >>
In men che non si dica, camion dei vigili del fuoco, veicoli della polizia, ambulanze e semplici civili si riversarono in strada per riparare ai danni e rimuovere i resti dei loro mancati soccorritori.
-No… No, non posso sopportare oltre. Non posso!
Ub fece per volare in direzione del palazzo della strega, ma Goku lo strattonò.
-Cosa pensi di fare? Tu sei già morto, e nemmeno io posso fare nulla contro Petirol!
-Però possiamo sempre avvicinarsi senza essere visti, e cercare qualche suo punto debole! Ho un piano, Goku! Ma prima di metterlo in atto devo entrare là dentro!
-Ub… Figliolo, io non credo che sia una buona idea…
-Nei minuti passati ho assistito a fin troppo orrore, vederne di più non potrà fare differenza a questo punto!
Goku sospirò, rassegnato.
-Come vuoi.
Il saiyan attivò ancora il teletrasporto, e i due si materializzarono direttamente ai piedi della scalinata che conduceva al portone d’ingresso del palazzo. Non furono i tappeti e gli stendardi color rosso sangue e nero pece ad attirare l’attenzione di Ub, quanto la presenza di persone in carne ed ossa: guardie armate, camerieri ed altri lavoratori, che entravano ed uscivano senza sosta dall’edificio.
-Non stupirti. Nessuno di loro ha scelto di servire Petirol. Sono stati costretti. Alcuni con la paura, altri per pura codardia, altri ancora… Ehi, aspettami!
Ub era già corso in cima alla scalinata e stava per varcare la soglia. Goku lo raggiunse, e allievo e maestro si ritrovarono ad ammirare il maestoso atrio del palazzo. Un immenso corridoio, simile all’interno di una cattedrale, costruito interamente in marmo pregiato, illuminato da un’infinità di candelabri, le cui pareti e il soffitto a cupola erano decorati da affreschi antichi. Ub non si stupì nemmeno più di tanto, nel notare numerose squadre di pittori e restauratori intenti a sostituire i volti dei vari angioletti e delle varie ninfe con quello di Petirol.
Il dettaglio più strano ed inspiegabile, invece, consisteva nella presenza, ai lati della navata centrale, di decine di statue che riproducevano, a grandezza naturale… i nemici delle streghe.
Usagi, Naruto, Vegeta, Haruka, Shikamaru, Mister Satan, Minako, Rock Lee, lo stesso Ub… per qualche ragione, sembrava che Petirol avesse voluto omaggiare i suoi avversari caduti.
Proseguendo verso il fondo dell’atrio, Goku ed Ub trovarono anche le statue delle altre streghe, compresa Kaolinite, schierate ai lati di un trono esageratamente decorato. E vuoto.
-Dove sarà Petirol?…
-Dov’è il cibo per la regina? Oh, finalmente! Vuoi farmi morire d’ansia?
Di gran carriera, dall’ingresso Ub vide arrivare una donna vestita da cameriera con un carrello pieno di cibarie, che si incontrò con l’uomo che aveva appena gridato, evidentemente un cuoco.
-La regina vuole una cena divina! Hai comprato gli ingredienti migliori, come ti avevo chiesto?
-Il meglio del meglio, chef.
Ad Ub, non sfuggì l’occhiolino che i due si scambiarono mentre proseguivano insieme per le cucine.
Furono anche gli ultimi gesti della cameriera.
Fatti pochi passi, il corpo della povera ragazza si gonfiò rapidamente ed esplose, disseminando ovunque il proprio sangue e le proprie interiora.
Nel vedere quel macabro spettacolo, Ub perse letteralmente la parola.
-Figliolo…- gli sussurrò Goku -non posso obbligarti, ma per il tuo bene è meglio che ce ne andiamo prima che arrivi il peggio…
-Qualcuno aveva in mente di avvelenarmi, per caso?
Un fulmine si schiantò sul trono. Dalle fiamme, apparve finalmente la figura della strega Petirol: la ragazza vestiva di un lungo abito nero, dotato di spacco sulle gambe, spallacci di metallo e lungo mantello; sugli sciolti capelli rossi che le ricadevano sulle spalle, indossava un’appuntita corona dorata; stretto nella mano destra, infine, teneva un pesante scettro con incastonato sulla cima un diamante luminoso come lava.
-Tu- esordì, puntando lo scettro verso il cuoco -vi ho letti nel pensiero. Volevate affibbiarmi del cibo avvelenato, stasera.
-Ma-ma-ma no… Mia regina, in non so di cosa stia parlan…
Anche il corpo dell’uomo prese a gonfiarsi.
-Lo ammetto, lo ammetto! Pietà, pietà!
Petirol sorrise, e risparmio la tortura al pover’uomo. Ma non si trattenne dal recidergli un braccio con un movimento dello scettro.
-Sei stato intelligente. Dicendo la verità, hai ridotto la tua pena. Ora vattene e non farti più vedere.
Il cuoco, raccolto il braccio, non se lo fece ripetere due volte. Petirol quindi spostò lo sguardo sul macello che l’esplosione della cameriera aveva provocato.
-Uuh, quanto sporco… Ehi, questo è proprio il lavoro perfetto per lo schiavo! Schiavo? SCHIAVO!!!
Ub si guardò attorno domandandosi chi mai potesse essere questo schiavo, dato che nessuno dei presenti aveva mosso un dito. Poi, un cigolio preannunciò l’ingresso di un carrello pieno di secchi, scope e altri prodotti per la pulizia, spinto da un ragazzino di colore vestito di stracci.
-A… AJIT!- gridò Ub, riconoscendo il fratello.
-Hai già portato l’occorrente, bravissimo!- si complimentò Petirol -bene schiavo, quello che devi fare per guadagnarti la sopravvivenza del tuo villaggio lo vedi da te: dovrai pulire questo schifo, fino all’ultima goccia di sangue. Siccome mi sento magnanima, ti concedo addirittura quarantotto ore.
-Grazie, mia regina- rispose Ajit inespressivo.
-Prego. Buon lavoro.
Con un secondo fulmine, la strega si congedò.
Rimasto solo, Ajit si girò ad osservare il duro e disgustoso lavoro che lo attendeva. Pavimento, colonne, affreschi e statue imbrattate di sangue e budella: per una sola persona, quarantotto ore per far risplendere tutto come nuovo sarebbero bastate solo rinunciando al sonno. Tuttavia il ragazzino strinse i denti e, preso un secchio pieno d’acqua e uno straccio, cominciò il compito assegnatogli.
-Ajit… schiavo- balbettò Ub -non è solo per me che la mia tribù sta soffrendo… Ma perché lui? Perché la strega se l’è presa con lui?!?
-Quando si è diffusa la notizia della tua morte e dell’ascesa al potere di Petirol- spiegò Goku -per evitare che quella pazza facesse del male anche alla tua gente, Ajit si è offerto di sacrificare la propria libertà in cambio della loro salvezza. Nonostante la sofferenza per la tua scomparsa, tuo fratello si è dimostrato molto determinato e coraggioso. Dovresti esserne fiero.
Ub non rispose al commento del maestro. Combattuto fra l’odio atavico per la strega e il dispiacere per la sorte toccata ad uno dei suoi fratelli, in quel momento il ragazzo non riusciva a fare altro che fissare Ajit in silenzio.
Silenzio che Goku decise di rispettare solo fino a un certo punto.
-Non possiamo stare qui in eterno. Coraggio, andiamo a cercare Petirol…
In quella, mentre era intento a pulire una delle statue, Ajit scivolò dal piedistallo e cadde di faccia sul pavimento lurido, facendo anche rovesciare il secchio usato per raccogliere la sporcizia e nullificando così tutto il lavoro svolto finora. Tremante, aiutandosi con una scopa il ragazzino si rialzò. E stremato si abbandonò alle lacrime. I suoi occhi umidi, meccanicamente, si alzarono a fissare la statua che aveva di fronte, quella raffigurante Ub.
Mosso a un’immensa compassione, il vero Ub si avvicinò al fratello e provò ad abbracciarlo, dimenticandosi però che gli era impossibile.
-Ajit… Sono io, Ub. Sono qui, più vicino di quanto tu creda. Non piangere. Fatti forza. Presto tutto tornerà come prima. Fatti coraggio, Ajit…
-U… Ub… io…
-A-Ajit… Riesci a sentirmi?
-Ub… io… ti… IO TI ODIO!!!
Ajit agitò la scopa contro la statua, colpendola fino a farla cadere dal piedistallo.
-Tu… Tu eri il mio eroe! L’eroe di Kirìs! L’eroe di tutti! Avevi promesso di tornare vincitore! E invece… Guarda cosa è successo per colpa tua! Sei soddisfatto? Rispondimi! SEI SODDISFATTO?
Ajit continuò a martoriare la statua del fratello, in preda a una furia animalesca.
Di fronte a quella scena, il vero Ub si sentì morire una seconda volta.
-Prendi questo! E questo!! E questo!!!
La testa della statua si spaccò. Da essa schizzarono fuori due veri bulbi oculari. E Ub capì.
Quelle non erano statue erette in onore di eroi caduti. Erano i corpi imbalsamati delle vittime di Petirol, esposti come trofei di caccia.
In preda alla nausea, il ragazzo di colore vacillò e cadde in ginocchio. Goku fece per sorreggerlo, ma questi se lo scrollò di dosso e si rialzò subito per poi mettersi a correre.
-Ub! TORNA QUI!
Il saiyan raggiunse l’allievo in un attimo e usò il teletrasporto, per spostare entrambi su una terrazza deserta del palazzo. Appena giunti lì, Ub si staccò da Goku e provò ancora a scappare, ma le sue gambe non lo reggevano ormai più. Stanco, disilluso, disperato, Ub si sedette su un muretto e si nascose il volto fra le mani, singhiozzando rumorosamente. Con calma, Goku gli si avvicinò e fece per cingergli le spalle con un braccio, ma fu scacciato un’altra volta.
-Va… va via… Goku… Voglio restare solo… ti prego…
-Scordatelo! Non posso vederti così! Tu sei il mio discepolo! Tu sei un grande guerriero, non un patetico perdente!
-INVECE SÌ! Ho deluso la mia famiglia! Ho lasciato morire i miei amici! Ajit è diventato lo schiavo di Petirol e mi odia! Tutto questo per colpa mia!
Dopo qualche lungo istante di silenzio, finalmente Goku riuscì a posare una mano sulla spalla del ragazzo senza farsi respingere.
-Ub… Quello che è successo a tuo fratello… non è stata colpa tua.
-Vorrei… poterlo… credere… davvero…
-Credici, Ub. Devi crederci. …perché la tua vera colpa è molto più grande.

-Sailor Pluto! Sailor Venus! Trunks! C’è nessuno? Riuscite a sentirmi?
Da parecchi minuti ormai Tuxedo Kamen stava vagando per i corridoi vuoti del labirinto trasparente, nella vana speranza di trovare l’uscita o almeno uno degli altri compagni.
“…ecco, un altro vicolo cieco. Niente da fare, nemmeno con il filo di Arianna riuscirei ad orientarmi.”
Tornando sui suoi passi, Mamoru fece strisciare il bastone lungo le pareti, per eventualmente trovare un passaggio segreto o anche una trappola, ma nulla.
“Eppure, io sono certo che gli altri siano ancora qui da qualche parte. Ma, se fosse così, Trunks o Majin Bu avrebbero già dovuto distruggere questo posto, e invece… Oh, no. Ecco il motivo.”
Solo in quel momento, alzando lo sguardo Mamoru notò installate sul soffitto a specchio delle curiose lampade. Osservandole meglio, ricordavano parecchio la cima del bastone che le streghe gemelle usavano per assorbire i colpi nemici o rispedirli al mittente.
“Con quegli affari in giro, è praticamente impossibile usare attacchi energetici senza rischiare di vederseli ritorti contro. …strano, però. A parte quei cosi, non ho ancora incontrato un singolo ostacolo… !”
Mamoru sentì qualcosa toccarlo alla base del collo. Si voltò di scatto, ma non c’era nessuno.
“Forse è solo la mia immaginazione… eh no, stavolta sono sicuro!”
Un altro tocco. Questa volta il ragazzo si schiaffò una mano sul collo, ma non trovò nulla.
“Troppo lento, accidenti! Ma alla prossima occasione… ?”
Anzi, qualcosa aveva trovato.
Guardandosi la mano, Mamoru vi trovò un piccolo coleottero nero zampettarci sopra.

Ub si levò le mani dagli occhi.
-C-c-come?
-Ops!- Goku si era tappato la bocca, imbarazzato -scusami Ub, scusami! Non sono io che ho parlato, anche se sotto sotto avrei voluto dirlo anch’io…
Ub si alzò di scatto. Lo shock aveva parzialmente sostituito la disperazione.
-Io… l’avevo detto, tu non sei Goku… eppure lo sei… Chi sei, davvero?
Sospirando rassegnato, anche Goku si alzò in piedi.
-Ehh… Temo proprio che il momento di dirti la verità sia arrivato. È proprio come hai detto tu. Io sono Goku… ma allo stesso tempo non lo sono.
Il saiyan si levò la parte superiore della tuta, rimanendo a torso nudo. Sul petto, all’altezza del cuore, era ben visibile un taglio sanguinante da cui fuoriusciva una specie di fumo viola.
-Ub, ricordi quando sono stato posseduto da Chaos?
-S-sì… Usagi ti aveva purificato… Chaos era scomparso… la tua ferita si era rimarginata…
Goku scosse la testa, serissimo.
-Purtroppo, non è bastato a salvarmi completamente. Prima di andarsene, Chaos ha depositato una piccola parte di sé nel mio cuore.
-No… No, non è vero… ce ne saremmo accorti…
-Quella parte ha cominciato a crescere, ed io con lei. Dimmi Ub, che strategia avevi in mente per contrastare Petirol?
Il ragazzo non capì cosa c’entrasse quella domanda col resto del discorso, ma la sua mente era troppo confusa per poter sollevare altri dubbi.
-Io… volevo chiedere al drago Shenron… o a Polunga… di riportarci in vita… per poter continuare a combattere.
Goku si lasciò sfuggire uno sbuffo di risata.
-Ci avrei scommesso. Era anche la mia intenzione, sai? Purtroppo, proprio quando stavo per esprimere il desiderio, il frammento di Chaos ha preso per un istante il sopravvento, facendomi fare una… una richiesta diversa.
-Una richiesta diversa… !
Un ghigno diabolico deformò il volto solare del saiyan, il quale spalancò le braccia e gridò con quanto fiato aveva verso il cielo.
-Tutti gli elementi sono al loro posto, drago Shenron! Puoi esaudire il desiderio, ora! Riporta indietro le lancette del tempo a quel giorno fatale!!!
Potenti fulmini caddero sulla città ed abbagliarono Ub con la loro luce. Quando ebbe finalmente modo di riaprire gli occhi, il giovane si scoprì non più nel palazzo di Petirol, ma in piedi al centro di una grande piattaforma quadrata di pietra, circondata per tre lati da altissimi spalti, riempiti fino all’ultimo posto di spettatori eccitati e ansiosi di assistere ad un violento spettacolo.
-Ti ricordi questo posto, Ub? Ti ricordi questo giorno?
Ub abbassò lo sguardo. A una decina di metri da lui, un Goku sempre più simile a Chaos Goku si stava scrocchiando le nocche impaziente.
-Questa è l’arena del Torneo Mondiale di Arti Marziali, e questo è il giorno in cui ho deciso di allenarti per farti diventare il nuovo protettore del pianeta. Oh, che errore madornale è stato!
-No… Non può… !!!
Ub si portò una mano alla gola. La voce uscita dalla sua bocca era quella stridula e acuta di un bambino.
Si guardò le mani, poi il resto del corpo.
Era tornato bambino.

Mamoru agitò la mano per scacciare il coleottero, ma questo continuò a ronzargli placidamente intorno alla testa.
“Strano, si comporta come una mosca…” -EHI!
L’insetto prese improvvisamente a picchiettarlo sul naso e sulla bocca, per poi allontanarsi, fermarsi, tornare indietro e ripetere gli stessi gesti altre volte.
“Adesso sembra quasi mi stia dicendo di seguirlo. Che faccio? Se è l’ennesimo trucco di Petirol, finirò per cadere in una trappola. Ma se non lo è… Al diavolo, qualsiasi alternativa è migliore che vagare alla cieca in questo stupido labirinto!”
Sentendosi comunque stupido, Mamoru decise di seguire l’insetto. Gli corse dietro per diversi minuti e superò parecchi bivi, finché non concluse il tragitto nell’ennesimo vicolo cieco. Lì, il coleottero si era fermato a pochi centimetri dal pavimento per disegnare nell’aria degli otto sopra un punto preciso.
“Sta cercando di indicarmi qualcosa… Forse vuole che scavi… Beh, cos’ho da perdere?” -Attento, non voglio schiacciarti per errore!
Afferrato saldamente il bastone, Mamoru lo piantò nel punto indicato, incrinandolo.
-C’è… c’è qualcosa!
Allargato a sufficienza lo “scavo”, Mamoru vi trovò dentro una specie di occhio elettronico.
-E questo che cos’è?
Il ragazzo si chinò per raccogliere l’oggetto. Nel momento in cui lo strappò dalla sua sede, una buona fetta del labirinto in cui si trovava si sgretolò, cedendo il posto ad una normalissima grotta.

-Ora saprai cosa ho provato io, piccolo straccione!
Prima ancora che gli arbitri del torneo suonassero il gong, Goku era già partito all’attacco. Un pugno dritto sul volto, e Ub era già finito al tappeto. Senza dargli tregua il saiyan gli calò addosso per calpestargli la testa, ma Ub rotolò via all’ultimo, e il piede del nemico si piantò sul ring scavandoci un largo solco. Strisciando e poi ancora in piedi, Ub si mise a correre goffamente per distanziare Goku il più possibile, ma ben presto fu costretto ad ammettere la realtà: per lui, non c’era alcuna via di fuga.
Grazie alla sua velocità Goku gli si parò subito davanti, lo spedì in aria con una ginocchiata al mento, lo raggiunse e lo ricacciò a terra con un doppio pugno alla schiena.
Steso a faccia in giù sulla dura pietra, il bambino di colore non dava più alcun segno di reazione. I forti e spietati “boo” del pubblico e la voce del cronista coprivano anche i suoi pensieri.
<< Ub sembra KO! Procediamo con il conteggio! UNO… DUE… TRE… QUATTRO… CIN… Clamoroso, amici! A quanto pare Goku ha intenzione di infierire! >>
Il saiyan aveva afferrato Ub per i capelli e lo aveva rimesso in piedi a forza, per poi seppellirlo selvaggiamente di pugni.
-Allora? ALLORA? Allora, dimmi come ci si sente, da grandi e potenti guerrieri, ad essere regrediti a marmocchi deboli e fragili! Dimmi come ci si sente, a cadere sotto dei pugni che una volta ci avrebbero fatto appena il solletico! Dimmi come… Uh?!
Ub riuscì miracolosamente a parare un pugno di Goku, e a trattenerlo.

Mamoru fissò attentamente l’occhio elettronico appena trovato.
“Quindi, è con questo che…”
-Tuxedo Kamen, sei tu?
Da un’entrata del labirinto spaccato Mamoru vide affacciarsi Setsuna.
-Sì, Sailor Pluto! Pare che abbia…
Il coleottero riprese a picchiettarlo sul naso, per indicargli una nuova direzione.
-Pare che abbia…? Tuxedo Kamen, parla!
-Eh, beh… Più tardi! Per il momento, dà un’occhiata a questo!
Il ragazzo lanciò alla sailor il micro proiettore, per poi correre di nuovo dietro all’insetto.
-Ce ne sono altri nascosti nel pavimento! Trovali e distruggili, e il labirinto svanirà! “O almeno, questo è quanto ho capito…”

-Go… Goku…- mormorò Ub -lo so, che non sei davvero tu a parlare… Però… Mi dispiace per quello che ti è successo qualche anno fa… Sul serio! Ma io… non riesco a capire… dove ho colpa…
Goku centrò il ragazzino con una sfera d’energia, scaraventandolo dall’altra parte del ring.
-Non lo capisci? NON LO CAPISCI?!?
Senza pietà, il saiyan compì un salto ed atterrò con il piede sullo stomaco di Ub, facendolo sprofondare nella pietra.
-Se io non ti avessi preso come allievo, non mi sarei mai trovato al palazzo di Dende quel giorno! Non sarei mai tornato bambino per colpa del desiderio di Pilaf! Sarei rimasto adulto, al pieno delle mie forze! Avrei debellato ogni minaccia con facilità! I draghi malvagi non sarebbero mai nati! Non sarei mai stato costretto a lasciare la Terra con Shenron!
Seguirono altri cinque violenti pestoni.
-Se non ti avessi mai avuto come discepolo… non sarei mai tornato sulla Terra per vedere come te la cavavi… e non sarei mai caduto nella trappola di Chaos.
Quelle ultime parole colpirono Ub più duramente di qualsiasi colpo ricevuto fino a quel momento.
“È… è vero. Goku è stato posseduto da Chaos per causa mia… Per colpa mia. Quando Baby Bulma lo ha pugnalato al cuore, io ero lì a pochi passi. Avrei potuto prevenire quel pericolo. Ma non l’ho fatto.”

Seguendo il coleottero, Mamoru si era inoltrato in uno stretto cunicolo di roccia, che andava facendosi più buio ad ogni passo.
“Non si vede più nulla, riesco solo a sentire il ronzio del mio piccolo amico. ...non credevo che avrei mai pensato una frase del genere. Spero almeno che Sailor Pluto abbia seguito il mio suggerimento…” -EHI!

Interrompendo il pestaggio, Goku si librò in aria e si fermò a diversi metri d’altezza.
-Hai visto quante cose si sarebbero potute evitare se tu non fossi mai entrato nella mia vita, Ub? Ma non disperare, fra poco la storia prenderà un corso migliore. E tu non ne farai parte!!!
Detto ciò Goku si mise in posizione e sprigionò l’aura, per caricare al massimo il suo colpo più celebre.

Svoltata una curva Mamoru trovò una ripida discesa, al termine della quale si distingueva chiaramente una luce artificiale.

Incastrato fra le mattonelle del ring, Ub non fece nulla per provare a scappare. Di forza fisica ne aveva ancora, ma la determinazione si era completamente spenta.
“No, la storia non avrà un corso migliore… Siamo tornati indietro nel tempo, ma Chaos è rimasto in Goku… Lo sta contaminando… In quest’epoca Usagi è ancora piccola… Non c’è nessuno che possa contrastarlo… Io… Io ho causato tutto questo. E non posso rimediare… Sachi. Sarasa. Akop. Ajit. Kirìs. Mamma. Papà… Goku. Mi… dispiace…”

Giunto finalmente all’uscita del tunnel, Mamoru si ritrovò su un’impalcatura sovrastante una grande caverna piena di macchinari.

Una piccola sfera d’energia si formò tra le mani di Goku.

Saettando lo sguardo da una parte all’altra, Mamoru vide prima una cupola di ghiaccio, poi due cubi di vetro, con due ragazze al loro interno.

La sfera divenne sempre più grande. L’attacco era pronto per essere lanciato.

Poi una donna robotica. Poi una sfera d’energia contenente dei cristalli. Poi un altare con sdraiato sopra un uomo addormentato.

-Addio, per sempre!!! KA…

Infine una ragazza che indossava un casco seduta fra i computer.

-ME…

“Petirol! L’ho trovata!!!”

-HA…

Mamoru saltò giù dall’impalcatura.

-ME…

Prese una rosa. E la scagliò con tutte le sue forze verso Petirol.

-…HAAA!!!

La rosa si conficcò nel casco elettronico che spruzzò delle scintille, andò in corto circuito, ed esplose.
-Aaaah… AAARRRGGGHHH!!!
Petirol cadde dal trono di metallo e atterrò sul pavimento della grotta, dimenandosi e stringendosi la testa dolorante.
-No no no no no, perché sei andato in tilt proprio adesso… TU! …e anche tu!- strillò lei rialzandosi, puntando il dito prima contro Mamoru e poi contro il robot -tu, damerino! Come cavolo hai fatto ad evadere dal labirinto?! E tu, Viluy! Perché non lo hai fermato?!?
-Come? Quella è Viluy?- esclamò Mamoru, guardando la ragazza metallica immobile di fronte alla cupola di ghiaccio -cosa sta succedendo qui?
-È la domanda che dovrei fare io!
Tutti i presenti alzarono lo sguardo: Kaolinite si era appena materializzata sopra di loro. Alla strega più anziana bastò dare un’occhiata alla rosa conficcata nel casco per capire tutto.
-Petirol. Mi avevi assicurato che i nostri nemici non avrebbero potuto mai evadere dalla tua trappola perfetta…
-Ed è così, credimi! È COSÌ!
-In ogni caso- le interruppe Mamoru -fra poco tutti i miei compagni saranno qui! Per voi si sta avvicinando la fine, streghe!
Kaolinite lo fulminò con lo sguardo.
-…questo è ancora tutto da vedere.
La donna tracciò un cerchio nell’aria, creando un buco nero da cui uscì una persona che cadde addosso a Mamoru.
-Ma chi… Ub!
Mamoru girò l’amico a pancia in su. Il ragazzo di colore aveva un’espressione sofferente congelata in volto, e dai suoi occhi chiusi sgorgavano delle lacrime.
-Ub… Cosa ti è successo?
-Mentre voi facevate i criceti nel labirinto- spiegò Kaolinite -dopo avergli letto la mente per scoprire le sue paure più profonde, l’ho stordito con un magico influsso allucinogeno per fargli vivere il suo peggiore incubo. Petirol mi ha supportato con le illusioni-ologrammi, per rendere più veritiero e palpabile il tutto. L’obiettivo era semplice: indebolendo il suo spirito, l’avrei reso facilmente depredabile del cristallo. Pensavo di fare con stesso anche con tutti gli altri, uno alla volta… ma purtroppo qualcuna si è lasciato distruggere i macchinari sotto al naso.
-Non guardare me, Kaolinite! Io non ho colpe! Prenditela con Viluy!
Ignorando la discussione fra streghe, Mamoru sollevò Ub e lo scosse leggermente.
-Ehi. Ehi. È tutto finito, Ub! Qualunque cosa tu abbia visto… non era reale, hai capito? Andiamo amico, riprenditi! Siamo a un passo dalla vittoria, e adesso c’è anche Sailor Saturn a darci una mano!…

Il corpo di Ub scivolò dalle braccia di Mamoru, e cadde a terra come una bambola.

-Puoi dargli tutta la carica che vuoi, ma non servirà a molto.
Kaolinite disegnò un altro buco nero, più piccolo.
Da questo, uscì un cristallo del cuore, che si posò sulla mano della strega.
-Povero, povero Ub. Se solo il tuo salvatore in smoking fosse arrivato un secondo prima…

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Capitolo 56
*** La Battaglia Senza Fine Di Rock Lee ***


La Battaglia Senza Fine Di Rock Lee

L’ordine di evacuazione aveva sortito l’effetto sperato.
Gli addetti ai lavori avevano abbandonato le proprie attrazioni e attività, dimenticandosi nella foga di spegnerle o chiuderle. I visitatori erano stati scortati alle uscite di sicurezza dalle forze dell’ordine. In pochi minuti, il parco divertimenti chiamato Star Park si era trasformato in un luogo deserto e abbandonato a sé stesso.
Solamente tre persone, incuranti di quanto accaduto intorno a loro, erano rimaste.
Nella piazza principale del parco, appena fuori dall’ingresso del Labirinto della Follia, tre ragazzi erano pronti a darsi battaglia.
Tre ragazzi, più un mostro.
Shukaku, il demone del deserto, ansioso di scatenare tutta la propria furia, ma costretto a rimanere intrappolato nel corpo di Gaara, la cui sola forza di volontà riusciva a stento a tenerlo prigioniero.
Neji Hyuga, rampollo dell’importante clan di Konoha, ridotto a mero burattino senza volontà da un lavaggio del cervello.
Rock Lee, anche conosciuto come la Bestia Verde, rimasto di sua spontanea volontà ad affrontare da solo i due schiavi delle streghe, per permettere ai suoi amici di entrare nel labirinto.
Li aveva appena salutati con il classico pollice alzato, ed ora, una mano dietro la schiena e l’altra rivolta ai due avversari per invitarli a farsi sotto, il pupillo di Maito Gai era concentrato al massimo sulla dura prova che lo attendeva.
-Devo concedertelo, ragazzino. Non pensavo che tu fossi così… incredibilmente stupido!- biascicò Shukaku attraverso la bocca di Gaara -anche se sarebbe servito a poco, avresti dovuto davvero chiedere l’aiuto dei tuoi inutili compagni! Cos’è, vuoi tenere tutto per te il merito di avermi tenuto a bada?
-…in un certo senso, sì.
-Uh?
-Ma sbagli, se pensi che io sia mosso dall’egocentrismo- spiegò Rock Lee -in questi ultimi giorni, mi sono macchiato di una colpa gravissima. Ho peccato di presunzione. Mi sono riposato sugli allori della promozione a chunin, e per questo ho messo a repentaglio la vita della persona che ho più cara al mondo. Alcuni amici, uno in particolare, mi hanno aiutato a riprendermi dalla crisi in cui ero caduto… eppure, non sono riuscito ad impedire che facessero la stessa fine del mio maestro. Ma oggi, ora che la vita mi ha posto questa occasione, voglio… no, devo essere io a coglierla. Sarò io, questa volta, a mettere in palio la mia vita per proteggere coloro a cui voglio bene! Neji… ti ho scelto come mio rivale, come Gai-sensei ha scelto Kakashi, eppure non sono mai riuscito a batterti a duello. Gaara… l’ultima e unica volta che ci siamo scontrati, ho rischiato di non poter mai più essere un ninja. Ma questo non mi spaventa. Ho promesso di tenervi occupati finché le streghe non saranno sconfitte e i cristalli non vi saranno resi, ed è quello che farò! Ho preso questa decisione non perché so di poterci riuscire… ma perché lo devo!
Con una grassa risata, il demone quasi coprì la fine del discorso.
-Bel monologo, ma ti sei scordato di menzionare il sottoscritto! Vuoi ignorarmi deliberatamente per mascherare la tua paura, non negarlo!
In risposta, Rock Lee strinse i pugni e fece un passo avanti.
-So benissimo che ci sei anche tu. Ma non posso preoccuparmi di te… perché io non ti permetterò di far parte di questo scontro!
Lee partì all’attacco. Subito Shukaku gli spinse contro Neji e, mentre i due compagni di team si paravano e ricambiavano colpi ravvicinati a vicenda, volse le spalle allo scontro e fece per scappare.
“Ho capito a cosa mira quel pidocchio. Vuole far combattere Gaara per tenerlo sveglio, ma glielo impedirò. Mi nasconderò da qualche parte, finché il marmocchio non si sarà addormenta…” -No!
Il corpo di Gaara si immobilizzò. La sua mano si alzò verso un’aiuola del parco contenente della sabbia, e con un gesto ordinò ad essa di sollevarsi: la sabbia si compattò, dando vita ad un clone abbozzato dello stesso Gaara, e raggiunse Neji e Lee per unirsi alla lotta.
-Grandioso! Vai così, Gaara!- sorrise Rock Lee, accogliendo il secondo rivale con una serie di pugni, calci e ginocchiate.
Dopo uno scambio di colpi che pareva volgere al peggio, il ninja in verde si lasciò cadere all’indietro e assestò due calci sincronizzati agli avversari. Il clone di sabbia rimediò un buco allo stomaco, ma non arretrò, mentre Neji fu scaraventato contro il muro di un chiosco. Lo Hyuga si rialzò subito, ma, invece di tornare all’attacco, preferì aggirare gli altri due combattenti e correre verso l’ingresso del Labirinto.
-Neji, dove vai!?- gridò Lee, senza però ricevere risposta -e va bene, non mi lasci scelta!
Con un calcio orizzontale ed uno verticale il ragazzo tranciò il clone di Gaara in quattro parti, quindi si girò e concentrò le proprie energie il più in fretta possibile.
“Prima delle otto porte del chakra, porta dell’Apertura!”
La forza dei muscoli del suo corpo, gambe comprese, si quintuplicò. Con uno scatto incredibile Rock Lee raggiunse Neji a pochi passi dal crepaccio, lo afferrò per la cinta e lo scagliò alle proprie spalle, per poi sovrastarlo e trattenerlo per il colletto.
-Dove pensavi di andare, Neji?! Sono io il tuo rivale, ricordi?
-Io rispondo solo al volere di Magus Kaolinite- rispose Neji, meccanicamente -il mio dovere è fare un’ecatombe dei suoi nemici. Tu stai solo eseguendo un ovvio e insignificante diversivo per coprire la loro fuga, sarebbe controproducente perdere tempo con…
Stufo di quelle chiacchiere, Rock Lee strinse l’amico per un braccio, roteò su sé stesso e lo lanciò lontano: non vide il luogo dell’atterraggio, ma udì distintamente il rumore di un tonfo nell’acqua.
“Neji… Non so cosa mi rammarichi di più” pensò Lee sorridendo amaramente “lo stato in cui sei stato ridotto, o il fatto che in condizioni normali avresti probabilmente fatto lo stesso ragionamento… !”
Un turbine di sabbia colse Lee di sorpresa, scaraventandolo nella stessa direzione che aveva fatto prendere a Neji; nel multiplo capitombolo il ragazzo incocciò contro diversi paletti uniti insieme da un cordone, in cui rimase impigliato, e terminò il volo sul bordo di una piscina circolare. Fece appena in tempo a liberarsi con un kunai e rimettersi in piedi, che un pugno di sabbia lo spinse oltre: invece di cadere in acqua però, Lee sbatté la schiena contro un grande dondolo a forma di galeone, a cui riuscì ad aggrapparsi e salirci sopra.
-Sei già in difficoltà anche senza il mio intervento. Patetico!
La voce di Shukaku preannunciò l’avvicinarsi di Gaara, che assediò Rock Lee con lance di sabbia. Una di esse colpì il braccio meccanico che sosteneva il galeone, spezzandolo e facendo precipitare il mezzo nell’acqua.
Rock Lee era sul punto di saltare e salvarsi, ma una voce proveniente da sotto i suoi piedi lo colse totalmente alla sprovvista.
-HAKKESHO KAITEN.
Un vortice di aria e acqua proiettò il dondolo e il suo passeggero verso l’alto. Ricadendo, il galeone precipitò sull’area del parco dedicata alle giostre, distruggendone una e provocando un incendio; Rock Lee, invece, nella traiettoria della caduta era riuscito ad afferrare un sostegno dei binari delle montagne russe, evitando la fine della nave.
“Per… Per un pelo… Forse non avrei dovuto prendermela così con Nej…”
Saltando da un tetto all’altro per darsi la spinta necessaria, Neji si scagliò su Lee facendogli perdere l’appiglio, ed entrambi caddero a peso morto sfondando il tendone di una seconda giostra.
Circondato da cavalli e pony meccanici in movimento, ora era il pupillo di Gai ad essere sovrastato dal rampollo degli Hyuga.
-N-Neji… Allora sono riuscito a farti cambiare ide… Ah!
All’ultimo secondo Rock Lee bloccò con entrambi i piedi la mano di Neji pronta ad affondare un colpo.
-Ho riconsiderato la tua pericolosità. Prima di eseguire gli ordini di Magus Kaolinite, sarà bene metterti in condizioni di non nuocere.
Neji fece per affondare un altro colpo a mano aperta. Lee fermò anche questo, assestò al rivale una poderosa testata e con una capriola all’indietro si rialzò, per poi fuggire da un rapido assalto dello Hyuga facendo zig-zag fra gli animali meccanici.
-Juken. Juken. JUKEN.
Gli attacchi di Neji, sotto forma di dardi di chakra sparati dalle mani, distrussero diversi cavalli ma non l’obiettivo, che invece riuscì a stendere il loro creatore spedendogli addosso un pony giallo e rosa con un calcio. Il ninja in verde uscì quindi dalla giostra e, in preda a un leggero panico, si guardò attorno.
“Sono contento di aver attirato del tutto l’attenzione di Neji… ma ora ho perso di vista Gaara!” -Gaara! Gaara!!! dove sei?!?
-Qua… Quassù…
La debole voce del ragazzo gli aveva risposto dall’alto. Rock Lee alzò lo sguardo, e ritrovò il ninja di Suna precariamente in piedi su un cuscinetto di sabbia sospeso a mezz’aria.
“Grazie al cielo! Gaara ha ancora energia per rimanere cosciente senza il mio aiuto, ma potrebbe finire da un momento all’altr…”
Quell’istante di distrazione costò caro a Rock Lee. Un’onda d’urto generata da Neji lo colpì alle spalle, schiantandolo duramente contro un pilastro di sostegno. Voltandosi lentamente, Lee vide il compagno di team correre verso di lui con le mani aperte in una specifica maniera.
-JUKENHO HAKKE…
“La tecnica delle sessantaquattro chiusure! Se mi colpisce con essa sono spacciato!”
Non avendo abbastanza secondi per scansarsi, Lee optò per una scappatoia rischiosa.
“Seconda delle otto porte del chakra, porta del Riposo!”
Con l’incremento della resistenza fisica e la riduzione della stanchezza Rock Lee subì il primo dei sessantaquattro attacchi senza provare dolore, bloccò le mani di Neji e, dopo una breve prova di forza, allontanò l’avversario con un doppio calcio al costato. Stava per infierire, quando con la coda dell’occhio avvistò qualcosa che lo spaventò.
Il cuscinetto di sabbia su cui sostava Gaara si era lentamente sgretolato. Apparentemente privo di forze, il ninja di Suna cadde a peso morto in una zona oscurata alla visuale di Lee da delle siepi.
-NO!
Dopo aver saettato lo sguardo su un avversario e sull’altro, la Bestia Verde decise per il momento di abbandonare Neji. Di corsa aggirò la siepe, scavalcò una transenna e capitò su delle rotaie deserte.
“Ma dov’è? È caduto qui, ne sono sicuro! …oh, no!”
Di fronte a sé, Lee vide allontanarsi il treno che automaticamente faceva il giro panoramico di tutto il parco. E capì che Gaara doveva essere finito su uno dei vagoni in movimento.
“Questa non ci voleva, accidenti… No, non è ancora detta l’ultima parola!”
Il ragazzo partì all’inseguimento. In meno di un minuto raggiunse il treno, e con un salto calcolato si aggrappò al tetto dell’ultimo vagone e ci salì sopra. Da lì riuscì a vedere Gaara, sul tetto di un vagone distante: era steso a faccia in giù, ma dava segno di volersi rialzare.
-Sì! Bravissimo, Gaara! Non arrenderti!
Lentamente per non rischiare di perdere l’equilibrio, Rock Lee cominciò ad avanzare. Aveva già superato cinque vagoni ed era sul punto di raggiungere l’amico, che un tonfo alle sue spalle lo fece voltare: Neji era appena saltato sul treno, e minacciosamente si avvicinava.
-Il tuo comportamento è incoerente- sentenziò lo Hyuga -ti ostini a volere che io lotti con te, quando poi scappi non appena ti si presenta la possibilit…
-Adesso basta, Neji!
Il grido esasperato di Rock Lee ammutolì Neji, ma non ne fermò l’avanzata. I due compagni di team diedero quindi vita ad un nuovo scambio di colpi ravvicinati.
-So che chiederti di tornare in te è impossibile, ma almeno cerca di ritrovare un po’ di buon senso! Gaara sta male, se non interveniamo il mostro che vive in lui prenderà il sopravvento! È questo che vuoi?
-Il demone Shukaku è un servitore di Magus Kaolinite come lo sono io. Ostacolarlo andrebbe contro il suo volere. JUKEN.
Lee indietreggiò, e la manata di Neji sfondò il tettuccio del vagone su cui duellavano.
“Il volere di Kaolinite… nella sua mente non c’è nient’altro, purtroppo! A questo punto, è chiaro che le mie parole non serviranno a null… !”
Neji era in procinto di ritentare la tecnica delle sessantaquattro chiusure.
In quella, il treno sobbalzò leggermente.
Rock Lee perse l’equilibrio e rotolò via dalla traiettoria.
Non potendosi più fermare, Neji scaricò tutti e sessantaquattro i colpi sull’unica altra persona presente.
-GAARA!!!
Aggrappato al bordo del vagone, Rock Lee poteva solo assistere al massacro non desiderato del ninja di Suna, che a seguito della tecnica di Neji fu scaraventato giù da veicolo.
“Cosa… Cosa ho combinato…” -No!
In quel momento il treno entrò in una galleria, il cui ingresso si chiuse automaticamente al passaggio dell’ultimo vagone, impedendo così a Lee di vedere dove fosse caduto Gaara.
“Devo assolutamente uscire da qui! Devo assolutamente ritrovarlo!…”
-No. Che cosa ho fatto. Tutto questo non doveva succedere.
Non solo Lee: anche l’imbambolato Neji, a modo suo, era caduto nel panico.
-Ho ferito il mio alleato. Ho causato una falla nella strategia di Magus Kaolinite. Magus Kaolinite non sarà contenta. Magus Kaolinite mi punirà per quest…
-KONOHA SEMPUU!!!
Un violentissimo calcio rotante spedì Neji addosso a dei pupazzi canterini che infestavano la galleria, distruggendoli in una pioggia di scintille.
-Perdonami, Neji.
Sceso dal treno e assicuratosi che l’amico avesse perso i sensi, il pupillo di Gai corse in fretta verso l’uscita e la superò appena prima che le porte si chiudessero. Purtroppo, era sbucato in un punto del parco lontanissimo da quello in cui Gaara era stato messo fuori combattimento.
Rock Lee sollevò lo sguardo sull’esterno della galleria: una sorta di catena montuosa in miniatura facilmente scalabile.
“Da lassù potrei essere in grado di vedere dov’è finito Gaara! Forza, non c’è un secondo da perdere…” -Argh!
Un fascio di luce proveniente dal basso lo accecò temporaneamente, costringendolo a incrociare le braccia davanti al viso: Rock Lee si rese così conto di essere capitato in una zona confinante con la città, e che la luce proveniva dal riflettore posto sul tettuccio di un’automobile della polizia, che insieme ad altre aveva assediato il confine del parco.
<< Metti le mani sopra la testa e non fare altri movimenti, razza di teppista! >> gli gridò un poliziotto anziano e robusto, attraverso un megafono << obbedisci senza fare storie e a te e i tuoi amici non verrà fatto alcun male! Questo è l’ultimo avvertimento! >>
Totalmente estraneo a una situazione del genere, Rock Lee non sapeva proprio come comportarsi.
<< Conto fino a dieci! Uno… >>
-A-aspettate! Io non… Non sono un teppista! Noi stiamo… stiamo combattendo contro le streghe! P-per difendervi! Siamo venuti qui per il messaggio di Petirol! Abbiamo fatto evacuare il parco per non mettervi in pericolo…
<< Ce lo ricordiamo il messaggio della strega! Ma chissà come, invece di quella megera, al parco sono stati avvistati solo due o tre vandali che si danno alla pazza gioia! Volete prendervi gioco delle forze dell’ordine? >>
-Voi… non capite! I miei amici sono sottoterra! Sono… nel Labirinto della Follia…
<< Sicuro di non essere tu quello folle, “o nostro difensore”? >>
Gli altri poliziotti risero spietatamente. Al contrario loro, Rock Lee era più che mai nel panico.
“Che guaio! Non hanno capito che la faccenda è davvero grave, e ora sono convinti che li abbiamo presi in giro! Devo impedirgli di avvicinarsi! Ma…”
Il ninja volse lo sguardo alle attrazioni del parco.
“Ogni minuto che perdo potrebbe essere fatale a Gaara! Posso sperare che la tecnica di Neji abbia danneggiato più il mostro che lui, ma devo comunque ritrovarlo al più presto! Cosa posso fare?!?”
<< La pazienza è finita, eroe! Sotto coi lacrimogeni, ragazz… >>
Un forte rumore di pneumatici anticipò l’arrivo di una vecchia automobile.
A tutta birra, l’ignoto pirata della strada travolse diversi poliziotti come fossero birilli, tamponò e fece ribaltare alcune auto che presero fuoco, e con la stessa velocità con cui era venuto sparì dietro un angolo.
Impegnati a soccorrere i feriti e fuggire dai veicoli sul punto di esplodere, i poliziotti sembravano essersi completamente dimenticati di Lee. Il quale non perse più tempo ad arrampicarsi sul tunnel per cercare Gaara.
“Mi dispiace non poter restare per aiutarli, ma ho davvero qualcosa di più urgente a cui pensare! Allora… non ho visto dov’è caduto Gaara, ma sono certo che Neji lo ha scagliato lontano per diversi metri. Quindi, se Gaara si è schiantato da qualche parte a quella velocità, dovrei per forza notare qualcosa fuori posto!”
Portandosi una mano sopra la fronte, il ninja si concentrò per scrutare l’orizzonte. A parte la colonna di fumo proveniente dall’incendio scoppiato alle giostre, però, non pareva esserci nient’altro di strano.
“Forza… Forza… Dove sei, Gaara? …uh?”
Lo sguardo di Rock Lee si focalizzò su un edificio colorato, probabilmente un negozio, e in particolare sul gigantesco pallone gonfiabile a forma di orso di peluche installato sul tetto. Non ci aveva fatto caso prima, ma in quel momento era più evidente che il pallone si stesse rapidamente sgonfiando. Alla base, seminascosto fra le sue pieghe, si intravedeva una persona.
“L’ho trovato!”
In un misto di speranza e disperazione, Rock Lee saltò giù dal punto di osservazione e con il cuore in gola cominciò a correre.
Man mano che il ragazzo si avvicinava, l’orsacchiotto gonfiabile andava sempre più afflosciandosi, deformando in maniera orribile il volto del bonario animale.
Quando Lee giunse con un salto a destinazione, Gaara era ormai coperto totalmente dal pallone.
“Spero di essere… no, io DEVO essere arrivato in tempo!” -Sono qui, Gaara! Resisti, ti prego!
Con un kunai, il ninja di Konoha si fece faticosamente strada tra la pesante matassa colorata. Dopo tanto cercare, finalmente trovò un piede dell’amico e lo strascinò per farlo uscire allo scoperto. Per prima cosa gli appoggiò un orecchio al petto, per verificare se fosse ancora vivo.
“Respira. Grazie al cielo, respira!” -Gaara! Sono io, Rock Lee! Hai resistito fino a questo punto, puoi resistere ancora! Ti porto in un luogo dove c’è tanta sabbia, così puoi manipolarla e possiamo continuare a combattere!
Detto ciò, il pupillo di Gai fece per caricarsi il ninja di Suna in spalla. Quando questi lo richiamò.
-A… As… Aspetta…
-Sì? Cosa c’è? Parla!
-Io… Cre… Io credo di potermi arrangiare adesso, grazie.
Gaara strinse il volto di Lee con una mano simile a una zampa mostruosa. E, senza tanti complimenti, lo schiantò sul tetto del negozio, sfondandolo.

Senza farsi notare, l’automobile che poco prima aveva causato problemi alla polizia entrò nel parco divertimenti.
Dopo una rapida esplorazione, il veicolo sgangherato parcheggiò a pochi passi dall’ingresso del Labirinto della Follia, e la persona alla guida scese per controllare.
“A meno che lo Star Park non abbia inaugurato come nuova attrazione un pozzo senza fondo, scommetto che Petirol si è nascosta quaggiù. Non credo le dispiacerà avere un invitato in più alla festa…”

Zoppicando pesantemente, Shukaku si fece strada fra gli scaffali del negozio di giocattoli.
Nel suo lento vagare, il demone si fermò per ammirare il proprio riflesso in uno specchio. Le sue fattezze stavano lentamente consumando quelle di Gaara, come una massa tumorale; solamente un braccio, una gamba e parte del volto del ragazzo parevano ancora resistere alla trasformazione.
-Guarda, guarda- commentò Shukaku, reprimendo una risata -a quanto pare il moccioso dai capelli rossi ha ancora forza di volontà da vendere… Peccato che lo stesso non si possa dire di te! Vero, sopracciglione???
Il grido del demone rimbombò per tutto il negozio, ma non ebbe risposta. Dopo averlo fatto schiantare attraverso il tetto Shukaku aveva perso di vista Rock Lee, ma era sicuro che il ninja si trovasse ancora da qualche parte nell’edificio.
-“Devo espiare una colpa gravissima! Devo proteggere i miei amici! Non ti permetterò mai di far parte di questo scontro!” …tutte chiacchiere! Proprio come in quello stupido torneo a Konoha, non hai saputo far altro che chiacchierare e farti bello, e basta! Dov’è tutta la tua tracotanza, adesso? Avanti, esci dal cantuccio in cui ti sei nascosto, se vuoi avere una fine perlomeno dignitosa!
Ancora silenzio. Divertito ed eccitato, Shukaku proseguì nella ricerca.
Qualche decina di metri più lontano, non per codardia, ma in attesa del momento propizio per un attacco a sorpresa, Rock Lee era effettivamente nascosto dietro uno scaffale.
Le parole del demone, comunque, avevano lasciato un segno profondo nella sua mente.
“È stata… tutta colpa mia. Shukaku ha perfettamente ragione, purtroppo. Sono stato… sono stato solo capace di fare lo spaccone! Avrei dovuto dividere Neji e Gaara, invece di volerli affrontare contemporaneamente! Avrei potuto evitare che Neji lo colpisse! Ma… non l’ho fatto, e ora ne pago le conseguenze…”
Il ragazzo strinse forte i denti e i pugni, per scacciare i rimorsi.
“No! Ho promesso di non arrendermi! Ho promesso di tenere a bada i miei avversari il più a lungo possibile! Anche se si tratta di un demone millenario… Anche a costo della mia vita, manterrò la promessa!”
Quindi, Lee si sporse il minimo indispensabile dal nascondiglio, per controllare le mosse del demone, per poi ritrarsi subito.
“Sta venendo da questa parte… Se riesco ad evitare che mi veda, forse si convincerà che non sono davvero più qui e se ne andrà. E allora potrò coglierlo di sorpresa! Forza, non devo fare alcun rumor…”
Ciaff.
Una pozzanghera, causata da una bibita rovesciata. Nel muovere un piede Rock Lee l’aveva calpestata in pieno, provocando un rumore udibile in tutto il negozio.
“Acc…”
Inevitabilmente, il passo strascicato di Shukaku si fece sempre più vicino. Sudando freddo, Rock Lee rimase per parecchi secondi a fissarsi il piede, come se quella dannata bibita lo avesse incollato al pavimento.
“Cosa devo fare, cosa devo fare, cosa devo fare!?…”
-Ti ho trovato, moscerino! …ma cosa?
Affacciandosi, Shukaku non trovò nessuno. Una singola impronta di piede sul pavimento, diretta verso un bancone con sopra ammonticchiati diversi animaletti di peluche, fu però sufficiente per indirizzare il mostro.
-Speri di cavartela nascondendoti qua dietro? Ribadisco, sei patetico!
Il demone afferrò il bancone e fece per ribaltarlo, quando ebbe la strana impressione che uno dei pupazzi di fronte a sé lo stesse fissando. E capì, con un secondo di ritardo, che Rock Lee non si era riparato dietro al mucchio di pupazzi, ma dentro.
-YAAAAAH!!!
Saltando fuori dal nascondiglio, la Bestia Verde assestò con tutte le sue forze un pugno al volto deforme del nemico, proiettandolo dalla parte opposta della stanza e facendogli distruggere parecchi scaffali di giocattoli.
“In un modo o nell’altro, ho ottenuto quello che volevo” pensò Lee soddisfatto… Ma la soddisfazione durò poco. Di fronte ai suoi occhi sbarrati, l’avversario cominciò a sgretolarsi.
-N-non… non può essere… un clone di…
-Sabbia, già- gli sussurrò il vero Shukaku nell’orecchio -adesso che ho ripreso il comando, posso crearne quanta ne voglio.
Rock Lee ebbe appena il tempo di voltarsi che un enorme pugno del mostro lo centrò allo stomaco, facendogli sputare sangue. Un successivo malrovescio lo spedì quindi contro una parete, facendogliela sfondare. Lee rotolò per diversi metri lungo la stradina laterale, prima di essere fermato e sovrastato da Shukaku, che con un solo salto lo aveva già raggiunto. D’istinto, il ninja di Konoha partì con un calcio diretto al mento del demone, ma uno scudo di dura sabbia si parò fra il suo piede e l’obiettivo.
-Con il ritorno della sabbia, la protezione automatica donata a Gaara dalla madre morente può funzionare di nuovo a pieno regime. In altre parole, nessuno mi può sfiorare!
Shukaku afferrò Lee per una gamba, girò su sé stesso e lo lanciò lontano. Mentre ancora cadeva, però, il ragazzo aveva già in mente il contrattacco.
“Già in passato sono riuscito a bucare le sue difese, posso farlo anche ora!”
Lee si sfilò i pesi nascosti sotto le cavigliere, atterrò in ginocchio e con rinnovata velocità cominciò a correre.
-Già, dimenticavo questo tuo trucchetto… ma non cambia nulla!
Shukaku piantò un artiglio nel cemento rosa del sentiero, iniettandoci la propria sabbia. Subito delle colonne si sollevarono dal suolo per ostacolare l’avanzata del ninja, obbligandolo a rallentare e deviare la propria corsa. Trovatosi la strada sbarrata dall’ennesima colonna, Rock Lee fu tentato di abbatterla per proseguire, ma si fermò, e concentrando il proprio chakra nei piedi, ci camminò invece sopra verticalmente. Raggiunta la cima, la Bestia Verde prese la mira e spiccò un salto.
-DYNAMIC ENTRY!!!
Shukaku quasi non vide il calcio che gli arrivò in piena faccia e lo fece sprofondare nel cemento.
Rock Lee saltò quindi subito fuori dal piccolo cratere formatosi, per evitare che la protezione di Gaara lo catturasse. Ma scoprì che non ce n’era bisogno.
“La sabbia non si è nemmeno mossa. Non vorrei… che…”
Anche quello Shukaku si stava sgretolando.
In quell’istante dei blocchi di sabbia aggredirono Lee alle spalle, immobilizzandogli tutti e quattro gli arti. Voltando la testa più che poteva, il ragazzo vide che i blocchi erano collegati alle dita del vero demone poco distante.
-Fingere di rimanere nascosto dietro la colonna, speravi davvero che io ci cascassi?!?
La presa agli arti si fece sempre più stretta.
-In quei pochi istanti in cui non potevi vedermi perché impegnato a salire sulla colonna ho creato un clone che prendesse il mio posto… è un peccato che tu non sia capace di fare lo stesso, vero?
Punto sul vivo, il pupillo di Maito Gai strinse i denti e provò a liberarsi. Ma invano.
-Un ninja che si rispetti saprebbe uscire da questa situazione con una tecnica magica o illusoria, ma per te una cosa così semplice diventa impossibile… Perché tu non sei degno di essere chiamato ninja, ed è ora che te ne renda conto una volta per tutte!!!
Ridendo a squarciagola, Shukaku strinse ancora di più.
Dal canto suo, Rock Lee tese i muscoli al massimo. E chiuse gli occhi, per concentrarsi e raccogliere le energie.
“Ti sbagli… di grosso… e… te lo dimostrerò… Terza delle otto porte del chakra! Porta della Vita!!!”
Il cuore del ragazzo cominciò a pulsare sempre più velocemente, accelerando lo scorrere del sangue nelle sue vene. I battiti tornarono regolari dopo pochi secondi, ma gli effetti erano rimasti: la pelle di Rock Lee si era fatta rossa, e incandescente come il resto del corpo avvolto da un’invisibile scarica di energia, e le pupille erano scomparse dai suoi occhi, divenuti due bulbi di un bianco accecante trasmettenti rabbia immensa.
Cacciando un urlo disumano, Lee riuscì a liberare braccia e gambe dalla morsa di Shukaku, si voltò e senza concedere respiro al demone lo assalì con una rapidissima serie di pugni, gomitate, calci e ginocchiate, per poi spedirlo in aria con un calcio portato sotto al mento; il ninja quindi sciolse i bendaggi che gli proteggevano le mani, spiccò un balzo, si portò alle spalle dell’avversario, lo imprigionò fra le bende, e impresse forza nella successiva caduta. Con l’obbiettivo di farlo schiantare di testa sul cemento sottostante.
-Tecnica del Loto Frontale! OMOTE RENGE… !!!
Proprio in quel momento il corpo di Shukaku si gonfiò, triplicando le proprie dimensioni e permettendogli di liberarsi dalle bende prima di incassare il colpo. Caduto in piedi per primo, il demone fu lesto ad afferrare e stringere fra le proprie zampe Rock Lee, che guardò il nemico con evidente preoccupazione: ad eccezione di un occhio e una tempia, il corpo di Gaara era ormai quasi totalmente sprofondato in quello del mostro.
-Hai visto, razza di microbo? Anch’io, come te, sono mosso dalla forza di volontà! Però, mentre la mia mi sta lentamente restituendo la libertà, la tua ti condurrà rapidamente alla morte!
Shukaku stritolò Rock Lee, il quale quasi sentì i propri polmoni schiacciati dalle costole.
“Non… respiro… Devo… liberarmi…”
Il ninja tentò di opporre resistenza, ma l’ossigeno nel suo corpo si stava rapidamente esaurendo. Di lì a poco avrebbe perso conoscenza, e sicuramente anche la vita.
“Purtroppo… non ho altra scelta… devo aprire anche la quarta porta… Porta della Ferita!”
Il chakra liberato donò ai polmoni una dose supplementare di ossigeno, che Rock Lee ebbe ben cura di non sprecare. Con uno sforzo disumano, il pupillo di Gai riuscì alla fine ad allontanare da sé le zampe del demone. Il quale, per nulla impressionato, scoppiò a ridere selvaggiamente.
-Così mi stai solo dando ragione, Rock Lee! Per ogni porta del chakra che apri la tua vita si accorcia sempre di più, non credere che non lo sappiARGH!!!
Sgusciato via dalla morsa, Lee assestò a Shukaku un doloroso pugno in un occhio, facendolo arretrare di qualche passo.
-Non è la morte a spaventarmi, credevo di essermi già spiegato!
Il ninja prese la rincorsa e colpì anche l’altro occhio, quindi scavalcò il demone e continuò a correre.
“Non ho paura di morire… ma di non poter più continuare a combattere, questo sì. Se voglio prolungare questo scontro il più a lungo possibile, è necessario che mi inventi qualcos’altro…”
-Dove credi di scappare, vigliacco?!
Ruggendo di rabbia, Shukaku spalancò la bocca e vomitò una quantità spropositata di sabbia, da cui emersero tre suoi cloni che partirono all’inseguimento. Senza smettere di correre, Rock Lee preparò tre carte bomba, le legò ad altrettanti kunai e le scagliò contro gli inseguitori, facendoli saltare in aria.
“Devo trovare un modo per immobilizzare Shukaku… Fosse anche per un minuto solo… E forse quella struttura può fare al caso mio!”
Lee alzò lo sguardo verso l’attrazione più alta e visibile del parco, la ruota panoramica, e accelerò il passo per raggiungerla.
Svoltato un angolo e arrivato alla base della struttura, situata al centro di una piazza circondata da giochi per i più piccoli, il ragazzo spiccò un salto e prese di mira una delle due travi diagonali di sostegno.
-KONOHA SEMPUU!!!
La trave si piegò a seguito del calcio rotante. La ruota panoramica tremò, cigolò, minacciò di crollare, ma resistette.
“Perfetto! Ora non mi resta che…”
-Non puoi sfuggirmi, insetto!
Correndo sulle quattro zampe, Shukaku aveva raggiunto la piazzetta.
“Devo sbrigarmi!”
Rock Lee estrasse dalle tasche le ultime carte bomba e gli ultimi kunai e li lanciò ai piedi del demone, che rallentò la sua avanzata di qualche secondo. Quindi, si preparò ad abbattere la seconda trave.
-Adesso o mai più! KONOHA SEMPUU!…

-JUKENHO HAKKE ROKUJUYON SHO.

Neji.
Come un fulmine a ciel sereno, lo Hyuga intercettò il compagno di team.
E lo colpì, in pieno, con la tecnica delle sessantaquattro chiusure.
-Hai commesso un grave errore di valutazione dimenticandoti di me. Ora ne pagherai le conseguenze.
Al termine della tecnica, Neji investì Lee con un’onda d’urto. Il ragazzo fu scaraventato addosso ad uno scivolo per bimbi, distruggendolo e rimanendovi incastrato: tentando con le forze residue di rialzarsi, scoprì con terrore che gli effetti della terza porta del chakra avevano abbandonato il suo corpo.
-N… No…
-La tua buona stella è rimasta accesa fin troppo.
L’ombra gigantesca di Shukaku si stagliò su Rock Lee. Un ghigno assetato di sangue e grondante saliva si era formato sul volto del demone.
-Anche tu sei destinato a spegnerti. …PRIMA PERÒ DOVRAI SOFFRIRE!!!
Con una zampa il mostro calpestò più e più volte senza pietà il corpo del ninja, il quale non poté evitare di sputare sangue ad ogni pestone.
-Avanti! Urla! Piangi! Implorami pietà!
Non pago, Shukaku sollevò Lee per una gamba e lo sbatté di nuovo a terra. Il ragazzo impattò violentemente contro un cavallo a dondolo a gettoni, mettendolo in moto: la canzoncina allegra uscita dalle casse del gioco fu subito ammazzata da un pugno del demone, che di nuovo raccolse il malconcio avversario.
-Ma come, non reagisci? Non mi vuoi cogliere di sorpresa con uno dei tuoi infallibili calci? EH?
E di nuovo lo scaraventò da una parte e dall’altra. Come una barca in balia della tempesta, Rock Lee incocciò senza fermarsi contro dondoli, scivoli e altalene, per poi concludere la caduta in maniera indecorosa in una piscina piena di palloncini colorati.
“No… No… Non può…”
-Guarda guarda che bel gioco ho trovato! Chissà se vinco qualche premio!
Shukaku affondò una zampa nella piscina, raccogliendo quanto riuscì, per poi dischiudere gli artigli e lasciar cadere ad uno ad uno i palloncini. Dopo un po’, anche l’immobile Lee spuntò fuori.
-A-ah! Eccolo, il mio premio!
Shukaku partì con un pugno.
“Non… può… finire… così…”
Il pugno andò perfettamente a segno.
Rock Lee fu schiantato addosso al muro di una finta casetta di marzapane, e cadde poi a faccia in giù sul duro cemento. Nella caduta urtò con un piede un bidone dell’immondizia che si rovesciò, sparpagliando sul ragazzo tutto il suo contenuto.

Shukaku volle infierire ulteriormente, ma Neji gli sbarrò il passo.
-Levati di mezzo! Non ho ancora finito con lui!
-Invece sì. BYAKUGAN.
Con la sua abilità oculare, lo Hyuga esaminò il sistema circolatorio del chakra di Rock Lee.
-Grazie alla tecnica delle sessantaquattro chiusure sono riuscito a sigillare tutte le porte del chakra finora aperte. C’è ancora un segmento di chakra attivo in prossimità della quinta porta, ma è impossibile che Rock Lee riesca ad accedervi. Ormai si può considerare fuori combattimento, e pronto per essere consegnato a Magus Kaolinite.
Detto ciò, Neji volse le spalle al compagno di team e si avviò lentamente, verso il Labirinto della Follia.
-Io vado a dare assistenza a Magus Kaolinite e a Petirol. Shukaku, resta qui e sorveglia Rock Lee per sicurezza.
-Se non può più darci fastidio, non vedo che bisogno ci sia. Piuttosto, qua fuori c’è giusto una città che non vedo l’ora di devastare…
Sogghignando, anche il demone monocoda si voltò e fece per andarsene. Ma non prima di aver rivolto un ultimo sguardo, e un ultimo insulto, a Rock Lee.
-Dovresti proprio vederti. Sepolto tra i rifiuti… per un fallito come te non esiste tomba migliore!

-Fallito! Fallito! Na na-na na-na naaa!
La risata spietata di Shukaku raggiunse le orecchie di Rock Lee e penetrò nella sua mente. Fondendosi con altre risate più acute. Risate di bambini.
-Fallito! Fallito! Na na-na na-na naaa!
I bambini che in passato si divertivano ad ostracizzarlo e prenderlo in giro, per la sua incapacità di usare le arti magiche e illusorie.
-Sei ridicolo!
-Non sarai mai un ninja!
-Vattene a casa, prima che qualcosa ti uccida per sbaglio!
-Fallito! Fallito! Na na-na na-na na…
Ho avuto anch’io compagni così, e puoi credermi se ti dico che la loro opinione vale meno di zero! Non osare mai più dire che quegli idioti hanno ragione! Allora sì, sì che saresti un fallito!

La voce di un ragazzo paffuto interruppe il ricordo. La voce di Choji, che qualche giorno prima gli aveva fatto una bella lavata di capo e lo aveva salvato dalla depressione. Il Rock Lee del passato sembrò rinfrancato.
-Vi convincerò che vi sbagliate! Anche solo con le arti marziali riuscirò a diventare un ninja! Uno dei più forti di sempre! Aspettate e vedrete!…
“Già… le loro parole… non mi devono toccare. Io sono diventato ninja… Sono diventato… chunin…”
Il Rock Lee del presente provò a muovere un muscolo. Ma non ci riuscì. Aveva forza appena per respirare.
“Ho dato fondo a tutte le mie energie. Più di così… non posso dimostrare…”
-Cosa ti ho sempre insegnato, Lee?
Questa volta, fu la voce di un uomo ad echeggiargli nella testa.
-Gai… Sensei…
-Hai raggiunto un traguardo importante diventando chunin, ma ciò non è sufficiente per ottenere l’ammirazione e il rispetto delle persone a te care!
Nello stesso istante, il segmento di chakra scampato alla tecnica di Neji aumentò di calore, come per segnalare la sua presenza.
-Se ci tieni veramente, allora devi dimostrare di esserne meritevole, continuando a fare quello che hai sempre fatto con forza, impegno e determinazione sempre maggiori! Non dimenticarlo mai, Lee!
La mente del ragazzo andò quindi a Minako, Ami e Ub.
“Sono arrivato fin qui per loro… Perché loro hanno creduto in me… Per loro sto combattendo… Se mi arrendo adesso, sarà stato tutto inutile…”
Mosso dalla volontà di Rock Lee, il chakra cominciò a ribollire sempre di più.
“Ub. Minako. Ami. Choji. Gai-sensei. Non lascerò che il vostro supporto vada sprecato, ve lo prometto. Quinta delle otto porte del chakra… Porta della Chiusura…”

Shukaku e Neji si fermarono. Un rumore alle loro spalle li fece voltare. Nessuno dei due credette ai propri occhi.
Rock Lee si stava rimettendo in piedi.
-I-inconcepibile- balbettò Neji -non può avere ancora la forza per muoversi…
Dal canto suo, Shukaku non era per niente impressionato. L’avversario, in piedi immobile in mezzo a tutti quei rifiuti e con una buccia di banana su una spalla, gli appariva sempre più patetico.
La buccia scivolò dalla spalla del ragazzo. Gli cadde su un piede.
E prese fuoco.
-CHE COSA?!
-Impossibile… Imprevedibile… Il chakra rimasto ha aperto la quinta porta… Un flusso supplementare di chakra sta percorrendo a ritroso il sistema circolatorio… Sta riaprendo le prime quattro porte… Impossibil…
Di nuovo incandescente d’energia, Rock Lee ammutolì Neji con un pugno in piena faccia, spedendolo dalla parte opposta della piazza, quindi si concentrò sul demone. Prese la rincorsa, schivò una zampa protesa, saltò sul braccio e gli assestò un calcio alla tempia, facendogli ruotare la testa di novanta gradi; senza dargli tregua, lo seppellì poi di colpi portati ad altissima velocità su tutto quanto il corpo, spingendolo di nuovo verso il centro della piazza.
-Tu… tu… Maledetto microbo!
Shukaku spalancò le fauci e sparò un consistente raggio di sabbia verso Lee, allontanandolo ma non arrestandolo. Saltato di lato per liberarsi, il pupillo di Gai riprese a correre per un secondo assalto.
-Va bene! D’accordo! Se non esiste altro modo per fermarti…
Al comando di Shukaku la sabbia appena creata si sollevò, si disperse, e aggredì il ninja da ogni direzione. Per un po’ Lee riuscì a sfuggire agli attacchi, ma il compito si fece sempre più difficile man mano che il mostro vomitava altra sabbia. Per quanta resistenza opponesse, alla fine il ragazzo fu fatto prigioniero di una spessa sfera impenetrabile.
-In passato… ti ho frantumato solo un braccio e una gamba… ma oggi…
-Fermati, Shukaku!
Per la seconda volta, Neji si parò a braccia spalancate fra il demone e Rock Lee.
-Che cosa vuoi, adesso?!?
-Non puoi ucciderlo! Magus Kaolinite ha bisogno che lui rimanga vivo, per poter prendere il suo cristall…
-FOTTITI!!!
Con un colpo di coda, il mostro scagliò Neji lontano.
-E si fotta anche lei! Ho riottenuto la libertà, quindi non le devo più nulla! Ed ora…
Shukaku sollevò una zampa verso la sfera di sabbia.
-Spero che tu abbia recitato le ultime preghiere, perché il Funerale del Deserto non concede una seconda possibilità! SABAKU TAISO!!! …?!
La sfera tremò violentemente. Si spaccò.
La Bestia Verde di Konoha ne uscì fuori. Ancora viva.
-Questo… ragazzo… è… disuman…
Pietrificato dall’incredulità, Shukaku si lasciò colpire in mezzo agli occhi da Rock Lee, che senza perdere tempo compì un salto all’indietro e con un calcio abbatté anche la seconda trave di sostegno, per poi correre alle spalle della ruota panoramica per scampare all’imminente disastro.
Senza più un punto d’appoggio, la gigantesca attrazione si piegò in avanti con un forte rumore e crollò sul demone. Il quale però ebbe la forza di alzare le zampe ed opporre resistenza.
-Era questa la tua brillante idea? Te la ritorcerò contro!
Aumentando ancora le proprie dimensioni Shukaku era sul punto di risollevare la ruota e farla cadere dall’altra parte, addosso al nemico.
“Devo assolutamente spingergliela addosso… ma da solo non posso farcela!…”
-Sei mio.
Lee udì un rumore alle sue spalle. Neji stava tornando per un ultimo attacco.
-Tecnica delle centoventott…
Un calcio al mento. Neji fu proiettato in aria. Rock Lee lo raggiunse e si portò alle sue spalle. In mancanza di bende, distrutte in precedenza, lo immobilizzò stringendolo con le braccia.
-OMOTE… RENGE!!!
Entrambi i ninja si scagliarono di testa contro il centro della ruota panoramica.
-No… NOOOO!!!
Sopraffatto Shukaku fu schiacciato dal peso della ruota, che lo inchiodò al suolo e scavò un enorme cratere nel parco divertimenti.

...

Con parecchia fatica, Rock Lee si rialzò in piedi, tenendosi le mani sulle ginocchia per l’enorme stanchezza.
Si trovava ancora sul centro della ruota panoramica. Lui e Neji, completamente KO ma ancora vivo.
Una zampa gigantesca emerse improvvisa da sotto la ruota. Anche Shukaku era ancora vivo, ma, a differenza di Neji, era anche pronto a riprendere la lotta.
-Quel… dannato… ragazzo… Pensa davvero che una roba come questa possa tenermi prigioniero a lungo?!?
Il demone mosse la zampa da una parte all’altra, alla cieca. Era solo questione di tempo prima che trovasse i due ninja proprio sopra di lui.
“Sono… al capolinea… questa volta… Ho davvero dato tutto…”
La zampa stava per calare su Lee. Il pupillo di Maito Gai, però, abbozzò un mezzo sorriso.
“Ma non ho rimpianti… Ho davvero dato tutto quello che avevo… Io sono un ninja di Konoha, non ho paura della morte…”
Rock Lee chiuse gli occhi, aspettando con pazienza la propria fine.

Ma li dovette riaprire subito.
Una luce abbagliante, dorata, stava salendo da terra. Precisamente dal corpo di Shukaku. E pochi istanti dopo, anche da quello di Neji.
“Ma… cosa…”
I due avversari di Lee divennero un tutt’uno con la luce che li avvolgeva. Un attimo dopo, si dissolsero nel nulla.
“Neji… Gaara… cosa vi…”
Stremato, senza più nemmeno la forza di pensare, Rock Lee cadde all’indietro, e perse i sensi.

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Capitolo 57
*** Ribellione ***


Ribellione

Con nonchalance, Kaolinite risucchiò anche il cristallo di Ub nella sfera aspiratrice.
La strega volse quindi le spalle a Mamoru, e con un fulmine spaccò in due la cupola di ghiaccio in cui Ami si era riparata.
-È inutile arrabbiarsi, il numero dei nostri avversari è comunque notevolmente ridotto. Petirol, sbarazzati di questo guastafeste mentre io mi occupo di Sailor Mercury.
-Con piacere!
Mano allo scettro, Petirol si lanciò ridendo sguaiatamente contro Mamoru.
-Occhio per occhio dente per dente! Come tu hai conficcato una rosa nel mio casco io ti conficcherò questo nel cranio!…

-Finalmente siamo faccia a faccia, dolcezza. YAAAAAAHHH!!!

Super C 17 si era appena parato dinnanzi a Mamoru. Con un potentissimo raggio d’energia il cyborg investì in pieno la strega, mandandola a schiantarsi addosso a una parete piena di macchinari che le crollarono addosso, seppellendola.
-…ma come, è già morta? Beh, speriamo che l’altra rossa mi regali più soddisfazioni… Ehi!
Super C 17 spostò la sua attenzione su Kaolinite, la quale lo accecò temporaneamente con una saetta.
“Dannazione, devo sbrigarmi…”
-Ferma dove sei, Kaolinite!
Sailor Saturn calò dall’alto, frapponendosi tra la strega e Sailor Mercury. Questa volta la donna riuscì a scansarsi appena in tempo, e la falce della guerriera della distruzione le recise solo qualche capello.
-DOV’È… MIO… PADRE?
Kaolinite mosse velocemente gli occhi verso la sua sinistra. Troppo tardi Hotaru si accorse dell’uomo addormentato disteso sull’altare al centro della grotta: teletrasportandosi, la strega raggiunse per prima Soichi Tomoe e, dopo averlo intrappolato fra i propri lunghi capelli, lo portò con sé all’interno della barriera sovrastante, fra i cristalli del cuore catturati.
-Vigliacca!- urlò Hotaru, furente -sei solo una vigliacca!
-Concordo. Una strega che si rispetti non si nasconde in questo modo.
Caricata di energia e di rabbia, Petirol era intanto riemersa dal cumulo di rottami, senza alcun graffio.
-Meno male- la salutò Super C 17 -sarei rimasto profondamente deluso se ti avessi già uccisa…
-La delusione vera la proverai quando ti ucciderò io! Sto per restituirti quello che mi hai dato, con gli interessi! RED SHOCK BUSTER!!!
Petirol roteò il suo scettro e scagliò una saetta potentissima contro il cyborg. Il quale non fece assolutamente nulla per evitarla.
-“Ma come, è già morto?” …chi ha l’ultima parola, adesso? Ah ah ah ah ah!…
-AHAHAHAHAHAHAHA!!!
Ridendo come un pazzo, Super C 17 stava assorbendo tutta l’energia del colpo di Petirol, aggiungendola alla propria. I muscoli del corpo del ragazzo quadruplicarono di volume, quasi come se dovessero esplodere da un momento all’altro.
Dopo qualche secondo, leccandosi di gusto le labbra il cyborg riprese le sue normali dimensioni, quindi alzò un dito verso la nemica per invitarla a farsi sotto.
-Devo ricredermi, dolcezza. Non sei niente male! Ma ho il sospetto che tu possa fare anche meglio. Coraggio, fammi divertire!
Super C 17 partì all’attacco. Bloccata dall’incredulità, la strega attese l’ultimo secondo prima di scansarsi. E quando lo fece, non ci pensò due volte ad unirsi a Kaolinite e Soichi in mezzo ai cristalli.
-Dicevi, Petirol? Una strega che si rispetti non dovrebbe nascondersi in questo modo…
-Io almeno non fuggo da una ragazzina di cui dovrei sapere già tutto.

-AMI! UB!
Nel frattempo, uno alla volta gli eroi rimanenti avevano raggiunto la grotta: Majin Bu accorse subito al capezzale di Ub, per metterlo al sicuro nel suo corpo e chiedere a Mamoru cosa gli fosse accaduto; Trunks, Minako e Setsuna si precipitarono invece da Ami, ridotta da un pugno ricevuto in precedenza ad una maschera di sangue.
-AMI! CHE COSA TI HANNO FATTO!- le urlò in faccia Minako, scuotendola vigorosamente per le spalle –RIESCI A SENTIRMI?!? AMI, PER L’AMOR DEL CIELO! RISPONDIM…
Posandole un dito sulle labbra, Ami riuscì a zittire l’amica.
-Ti sento… fin troppo bene…
-È meglio che ti allontani da qui- le suggerì Trunks -Majin Bu ti curerà in un battibaleno.
-Grazie… Ma… Di qui non posso muovermi. Non prima… che Viluy abbia risposto alla mia domanda.
-Come? Viluy?!?
Solo in quel momento il saiyan e le sailor appena arrivate si avvidero della strega che credevano morta, ritornata in forma metallica.
-V… Viluy… Non può essere lei… Io l’avevo uccisa… Con le mie mani…
-Kaolinite l’ha salvata- spiegò Ami faticosamente -ha sfruttato i suoi poteri per creare il labirinto… Trunks, fermati!
Trasformandosi in super saiyan, il figlio di Vegeta stava già avanzando verso l’odiata nemica. Ami lo afferrò per un braccio, tentando disperatamente di trattenerlo, ma venne allontanata con uno spintone più violento del necessario.
-T-Trunks, per favore, ascoltami! Viluy…
-È scampata alla morte una volta di troppo! Io non posso permetterle di rovinare ancora la vita del prossimo con le sue macchinazioni… e, Ami, per quanto nobili siano le tue intenzioni di risparmiarla sappi che…
Approfittando di quell’istante di distrazione, Viluy stese il ragazzo con un calcio alla tempia. Mentre Majin Bu andava a soccorrere il saiyan e la sailor, la strega-robot saltò in piedi sull’altare di pietra, e lì rimase.
-Che stai facendo, Viluy? È la tua occasione, vai a combattere!
-Sono programmata anche per difendere me stessa, Petirol. Considerata la forza combinata degli avversari, se mi gettassi nella mischia da sola verrei sicuramente sconfitta. E questo vale anche per voi due.
-Ma-ma come ti permetti?…
-Questa volta, mi tocca dar ragione a Viluy.
Le streghe si voltarono verso Telulu, sempre prigioniera della cella di vetro.
-Considerato che non potete allontanarvi da lì, ma nemmeno restare lì in eterno, vi siete messe da sole con le spalle al muro. Mi duole ammetterlo, ma il vostro brillante piano ha fatto acqua da tutte le parti.
-Taci, Telulu! Siamo in questa situazione per pura sfortuna! Come potevamo sapere che sarebbero riusciti ad evadere dal labirinto trasparente?
“Anche a me piacerebbe tanto saperlo…” ammise Mamoru tra sé e sé, ammiccando al coleottero che lo aveva guidato verso la strada giusta, e che ora riposava placidamente sulla tesa del suo cappello a cilindro.
-…e comunque il coltello dalla parte del manico ce l’abbiamo sempre noi!- aggiunse ancora Petirol, stringendo fra le braccia quanti più cristalli riuscì a prendere -vi ricordo che i vostri cari amici non resteranno in vita ancora a lungo senza questi! Se li rivolete, dovrete passare sul mio cadavere… ma in questo caso uno di questi cristalli finirà distrutto! Che vi piaccia o no siamo sempre noi a dettare le regole!
-Regole che non perderete tempo ad infrangere, vero?- si fece avanti Sailor Venus.
-Niente affatto, cara mia. Saremo onestissime. Ecco quel che faremo: ci… OUFF!!!
Senza preavviso, Kaolinite la mise a tacere schiaffandole una mano sulla bocca. Petirol fece per protestare, ma lo sguardo e il sorriso della strega più anziana la convinsero che il piano di quest’ultima, qualunque esso fosse, doveva essere decisamente migliore.
-Tu. Super C 17- disse la donna, con calma -se non sbaglio, tu non hai molto da spartire con le sailor o Trunks, dico bene?
-Che intendi dire? E come fai a sapere il mio nome?
-Diciamo che, questo pomeriggio, fra un impegno e l’altro, ho trovato anche il tempo di spiare le mosse di Trunks. Da quel che ho capito, tu hai accettato di aiutare la sua causa non per il bene degli abitanti della Terra, ma per mera voglia di ritrovare te stesso. Tu fremi dalla voglia di combattere. Fremi dal desiderio di sfogarti, dopo anni di reclusione volontaria in quel carcere. Non è così?
-E quindi? Dove vuoi arrivare?
-Hai detto di volerti confrontare con noi, e sarai accontentato. Ma saresti ancora più accontentato, se la nostra potenza fosse ai massimi livelli. Vedi…
-NO!- gridò Trunks, avendo intuito il piano di Kaolinite -17, non ascoltarla!!!
-…per raggiungere tali livelli di energia ci mancano ancora pochissimi cristalli, i possessori dei quali si trovano tutti in questa stanza “più altri quattro che dovrebbero arrivare a momenti…” Aiutaci a conquistarli, e in cambio avrai la battaglia che hai sempre desiderato. Pensaci bene.
Il cyborg non rispose. Tuttavia, chiuse gli occhi e aggrottò la fronte. Segno inequivocabile che stava riflettendo sulla proposta.
-Super C 17! Non starai davvero pensandoci?!- esclamò ancora Trunks, rialzandosi e correndo incontro all’alleato per guardarlo dritto in faccia -io, le sailor, i ninja, Ub… tutti noi, abbiamo combattuto per salvare la vita dei nostri amici, e per impedire alle streghe di ottenere il potere dei loro cristalli! Se accetti di aiutarle i nostri sforzi saranno stati inutili! Per favore, ricordati perché ho scelto te per aiutarci! Ricordati il motivo per cui hai accettato! Non farmi pentire di averti tirato fuori dal carcere!
17 rimase silenzioso qualche altro secondo.

Quindi aprì gli occhi. E rivolse al figlio di Vegeta uno strano sorriso.
-Perché mai dovresti pentirti? Il tuo volere e quello delle streghe coincidono.
-Cosa intendi… !!!
A velocità supersonica, 17 si era portato alle spalle di Ami, Minako, Setsuna e Hotaru, per atterrarle con un calcio ciascuna.
Senza pensarci Majin Bu si gettò all’attacco del cyborg, ma venne polverizzato da un raggio di energia.
Un manrovescio stese quindi Tuxedo Kamen, spedendolo a distruggere le celle contenenti Telulu e Mimete.
Solo uno sconvolto Trunks era stato temporaneamente risparmiato.
-P-perché… Perché l’hai fatto?!?
-Perché tu hai voluto che fossi io a sconfiggere le streghe e salvare il mondo. Il fatto che altre persone debbano temporaneamente rimetterci i cristalli per me non fa differenza.
-Per me invece sì!!!
Cacciando un urlo Trunks sprigionò l’aura, prese la rincorsa, spiccò un balzo e assestò al cyborg un pugno in pieno volto, seguito da una velocissima scarica di calci, ginocchiate e gomitate su tutto il corpo.
Senza però spostarlo di un millimetro.
In risposta, Super C 17 quasi gli sfondò lo stomaco con un cazzottone. Spentasi la trasformazione in super saiyan Trunks crollò al suolo, e per completare l’umiliazione il cyborg gli appoggiò un piede sulla testa.
-Tsk tsk tsk. Guardati. Non riesci nemmeno a competere con un tuo alleato, come puoi sperare di tenere testa ai tuoi nemici? Lascia fare a me, sappiamo tutti e due che è meglio.

Il figlio di Vegeta si maledisse mentalmente.
“Se solo… riuscissi a raggiungere il terzo stadio di super saiyan… Ce l’ho fatta meno di due giorni fa! Perché non ci riesco più? Perché?!?”
Trunks strinse forte i pugni. Qualcosa lo costrinse però a rilassare i muscoli e arrendersi. Le parole di Super C 17, per quanto arroganti, avevano perfettamente senso.
“Non mi sono più preoccupato di allenarmi, ecco perché. Se solo… se solo fossi stato più forte… sarebbe bastato questo per risolvere tutto! Solo… questo… Se ci troviamo in questa situazione… è solo colpa mia…”

-Sono tutti vostri- disse Super C 17 alle streghe, sfregandosi le nocche sul petto -sbrigatevi, prima che Majin Bu si ricomponga.
-Grazie mille- rispose Kaolinite, sorridendo malignamente -Viluy, a te l’onore. Mi raccomando, però: non toccare Hotaru. Lei è mia.
-Agli ordini.
Meccanicamente, Viluy scese dall’altare e si avvicinò a lenti e inesorabili passi agli obiettivi. A pochi metri dalle sailor, la strega si fermò ed alzò le braccia.
-Venite a me, nano-robot.
Sciami di insetti meccanici uscirono da ogni angolo della caverna e volarono in formazione attorno alla loro padrona, in attesa di ricevere ordini.
-E adesso…
-Non… non hai… non hai ancora risposto alla mia domanda, Viluy!!!
Super C 17 e le streghe sbarrarono gli occhi dalla sorpresa. Nonostante fosse ancora dolorante, tremante, e col sangue che le colava dalla bocca, Sailor Mercury aveva ancora fiato per parlare e forza per rimettersi in ginocchio. Rinvigorite da quel gesto, Pluto, Venus e Saturn ne seguirono l’esempio.
-Viluy… Poco fa mi hai raccontato le tue origini! Eri un’intelligenza artificiale interessata a migliorare la vita dell’uomo! Eri un’amica fidata del professor Tomoe! Tu sei molto più che una semplice macchina, molto più che una schiava senza volontà…
-Pffft… Ah ah ah ah ah! AH AH AH AH AH AH!!!
Petirol era scoppiata a ridere come una iena, coprendo le parole di Ami.
-Non siete riusciti nemmeno a tenere il belloccio muscoloso dalla vostra parte, e ora volete convertire qualcuno che sta già dalla nostra? Siete patetici!
-…tu avevi uno scopo, prima che Kaolinite ti riprogrammasse!- continuò Ami imperterrita, quasi sull’orlo delle lacrime -avevi un obiettivo, un sogno! Qual era, Viluy? Passare il resto della tua esistenza come burattino nelle mani di qualcun altro? O peggio ancora, essere spenta e buttata via appena finito il tuo compito? Io non credo proprio! Mi rifiuto di crederlo! Viluy… Per il tuo bene… Cerca di ricordare il tuo sogno… Cerca di ribellarti… Per il tuo bene… Ti prego…

-MOSAIC BUSTER.

Al comando vocale di Viluy, i nano-robot partirono all’attacco.
Indebolite da Super C 17, le quattro sailor non ebbero la forza per lanciare una controffensiva.
Ami chiuse gli occhi, rassegnandosi alla sconfitta e al fallimento.
“Viluy… Amiche… Ho fatto il possibile…”

A pochi centimetri dagli obiettivi, i nano-robot si fermarono.
Invertirono la rotta.
E puntarono dritti verso Kaolinite.
-NO!!!
La donna afferrò veloce Petirol per un polso e insieme a lei si teletrasportò poco lontano, schivando l’attacco.
-Avevo previsto una tua insubordinazione, Viluy! Cosa credev…
In misure diverse, tutti i presenti rimasero scioccati.
Non era a Kaolinite che Viluy aveva mirato, ma ai cristalli del cuore.
I fedeli nano-robot rubarono i preziosi oggetti e li portarono alla loro padrona. Che senza tanti complimenti li ingoiò, uno alla volta.
Gradatamente il corpo metallico della strega fu investito da una luce colorata psichedelica, talmente intensa da obbligare i presenti a stringere le palpebre, e iniziò ad emettere scariche elettriche sempre più potenti.
-Sta… Sta assorbendo l’energia dei cristalli!- gemette Kaolinite.
-Tu, Super Diciassette!- strillò Petirol -non stare lì impalato! Fa qualcosa! Fermala!
-…e perché dovrei?- rispose il cyborg, rivolgendole un sorriso beffardo -non ricordo di avervi mai giurato fedeltà assoluta, ho solo chiesto di poter combattere contro una strega. Che sia questa Viluy la mia avversaria invece che una di voi due, per me non fa differenza.
Petirol deglutì.
Ingoiato anche l’ultimo dei cristalli, dal corpo di Viluy si sprigionò un’onda d’urto di pura energia che respinse tutti, eccetto 17, contro le pareti della grotta.
Molto a fatica, sorreggendosi a Minako Ami si rialzò ancora, ma questa volta esitò a rivolgere la parola alla strega.
-V-Viluy… C-cos’hai…
La strega ruotò la testa nella sua direzione, mostrandole negli occhi prima vuoti due bianche pupille triangolari.
-Perché mi guardi così, Ami Mizuno? Le tue parole hanno fatto effetto, proprio come volevi tu. Sono riuscita a ribellarmi al controllo di Kaolinite, e di questo te ne sarò grata in eterno. Purtroppo- dicendo questo, Viluy alzò una mano verso le sailor -ho un sogno da trasformare in realtà, e i vostri cristalli sono necessari. Mi dispiace.
-No… NO! Deve esserci un altro modo!…
Ignorandola, Viluy volse lo sguardo verso le altre streghe.
-Per voi sgualdrine invece non mi dispiace affatto! Il potere dei trentadue cristalli non vi farà conquistare il mondo o far innamorare di voi chiunque vogliate! Sarò io, io soltanto ad usarlo! Perché io… Voglio…

-Distruggila.

Un raggio simile a una lingua di fuoco si abbatté su Viluy, colpendola alle spalle. Sopraffatta, la strega fu scaraventata con violenza addosso alle sailor.

Ami fu la prima a riprendersi dal colpo e riaprire gli occhi.
-Cosa… è… VILUY!
Il corpo della strega-robot giaceva distrutto sul pavimento. Solo il busto e un braccio erano rimasti attaccati alla testa; gli altri arti erano invece sparpagliati intorno a lei, insieme ai cristalli tornati liberi.
-Ho interrotto qualcosa di importante?
Un’eco di passi fece voltare tutti verso uno degli ingressi della grotta.
Preceduta da un fluttuante cristallo del cuore rosso come il sangue, fece la sua entrata una ragazza dai capelli e gli occhi altrettanto rossi.
-…Eudial…
-Salve, Kaolinite- la salutò lei alzando lo sguardo -me lo sentivo, che c’eri tu dietro tutto questo.

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Capitolo 58
*** Verità ***


Verità

-Un’altra?!- sbuffò Super C 17.
L’ingresso a sorpresa di Eudial aveva sorpreso tutti, e in particolar modo Kaolinite.
-Tu… tu dovresti essere…
-Morta? Quindi anche il daimon che ha posseduto la mia automobile è stata opera tua. Avrei dovuto riconoscere subito il tuo stile: chi altri sarebbe capace di mandare i daimon allo sbaraglio, per poi tornare a sbavare dietro al professor Tomoe sbattendosene del…
-MUORI!!!
Kaolinite schioccò le dita, facendo piovere un fulmine su Eudial. Ma non riuscì nemmeno a sfiorarla: come dotato di vita propria, il cristallo sottratto a Naruto si mosse a protezione della sua nuova padrona e respinse il colpo con un raggio d’energia più potente.
-…dell’esito della missione- proseguì Eudial come se nulla fosse -e adesso, per colpa della tua negligenza, la sottoscritta è qui per smascherare davanti a tutti le tue sporche bugie.
Le streghe, le sailor e tutti gli altri spalancarono gli occhi, incuriositi da quell’affermazione. Tutti, eccetto Super C 17, che invece reagì sbadigliando senza contegno.
-Yaaaawn… Temo che qui si andrà per le lunghe. Svegliatemi quando ricomincia l’azione. …oh, e riprendetevi questo.
Calciato l’inerme Trunks come un pallone verso Majin Bu, che si era appena ricomposto, il cyborg andò a sdraiarsi in maniera scomposta sul trono usato in precedenza da Petirol, e chiuse gli occhi.
-Sporche bugie? Di che accidenti stai parlando?- balbettò Kaolinite -tu hai tradito le Witches 5! Le hai abbandonate! Hai rubato il cristallo di Naruto per goderne tu sola dei suoi poteri! Non te ne è mai importato nulla né della missione che ti ho affidato né delle tue compagne!
-Puoi avere ragione riguardo il cristallo del biondino, ma per il resto sei fuori strada. Anche se non ho avuto il coraggio di confidarmi con nessuna, quello che ho fatto due o tre notti fa l’ho fatto assolutamente a fin di bene…
-Non… CRRRRRZ… mentire… BEEP… Eudial…
Una voce gracchiante la fece voltare. La voce di Viluy: nonostante il suo corpo metallico fosse mezzo distrutto, mezzo bruciato, e sprizzava scintille da ogni crepa, la strega elettronica era ancora funzionante.
-Tu ci hai sabotate… hai indirizzzzzzzzzzzzzzBEEP. Hai indirizzato le guerriere sailor da TRRRRRRR… da Trunks…
-L’ho fatto per impedirti di cercarmi, e per darti l’occasione di conquistare più cristalli in una volta sola! Come potevo immaginare che tu fossi così scarsa?
-Ah ah! Touché!
-Buona, Telulu. Come stavo dicendo, la nostra cara professoressa ha un bel po’ di spiegazioni da darci…
-ORA BASTA, EUDIAL!
Adirata, Petirol scese a terra e puntò minacciosa il suo scettro contro l’ultima strega arrivata.
-Kaolinite non ha mai voluto veramente annegarci, se è per questo che ce l’hai con lei! Tu, come tutte le Witches 5, dovresti esserle eternamente grata! È lei che ci ha riportate in vita! È lei che ci ha dato una seconda occasione! Quindi inginocchiati di fronte a Kaolinite! Inginocchiati se non vuoi morire una seconda volta!
Eudial si fece seria di colpo. Quindi, effettivamente, si inginocchiò. Ma non per devozione: per appoggiare a terra il borsone che teneva a tracolla, aprirlo e frugarci dentro.
-Una domanda, “o divina Kaolinite”. Se sei stata tu a riportarci in vita, vorrei tanto sapere… Ma che fine hanno fatto?! Ah, eccole! …vorrei sapere: perché, invece che un cuore, nel petto mi ritrovo QUESTO?
Con rabbia Eudial sbattè sul pavimento delle lastre mediche. Delle radiografie ritraenti il suo petto.
-C… Che diavolo è questo?!- domandò Petirol, raccogliendo i fogli per esaminarli.
-Durante il nostro assalto combinato al villaggio di quei ninja, uno di essi è riuscito con un sotterfugio a ritorcere contro di me il mio Heart Buster. Mi ha sparato, ho sentito chiaramente il colpo trapassarmi da parte a parte… eppure non è emerso alcun cristallo del cuore!
I presenti sussultarono. Una goccia di sudore freddo colò dalla fronte di Kaolinite.
-Sono rimasta scioccata quanto voi. Scioccata e in preda al panico. Se mi fossi confidata con il resto del gruppo su quanto ho visto, probabilmente sarei stata additata come anormale- lo sguardo di Eudial si fermò prima su Viluy e poi su Mimete mentre pronunciava quelle parole -nel peggiore dei casi, espulsa dalle Witches 5 ed esclusa dalla caccia ai cristalli. Sospettavo che anche le altre possedessero la mia stessa “anomalia”, ma avevo bisogno di prove più concrete per confermare i miei sospetti. Così… ho simulato il mio tradimento. Ho preso le mie cose, più il cristallo di Naruto per sicurezza, e, dopo essermi nascosta per qualche ora con la mia fedele automobile nei dintorni della capitale, ho trovato rifugio in una clinica specializzata. Dove, con una scusa, sono riuscita a farmi fare un paio di esami chiarificatori.
Timidamente, Telulu si avvicinò a Petirol e approfittando dell’attimo di indecisione di quest’ultima le rubò di mano le lastre.
-Ma… che cosa significa?!
-Sarà Kaolinite a rispondere a questa domanda. Lei, che millanta di averci resuscitato, dovrebbe sapere come mai io, Telulu, Mimete, Petirol, e probabilmente anche lei stessa, abbiamo quella cosa nel petto…
-BALLE!!!
Riscuotendosi dallo smarrimento, Petirol roteò il suo scettro e lo spinse con violenza contro lo stomaco di Telulu, minacciando di perforarglielo.
-Ho capito il tuo gioco, Eudial! Stai solo cercando di seminare zizzania con delle false prove e approfittare della confusione per prenderti tutto! Quella che racconta frottole qui sei tu, e lo dimostrerò aprendo in due Telulu seduta stante!
-E-EHI!- anche la strega botanica cominciò a sudare freddo -a-andiamoci piano! Se proprio vuoi una cavia, prendi Mimete!
-Tu sei più vicina. Allora, Eudial? Procedo?
In risposta, Eudial si limitò a sorridere e incrociare le braccia.
-Procedi, su. Vediamo che succede.
-MA SEI IMPAZZITA?!?- strillò Telulu. Per il suo sollievo però, Petirol ritrasse l’arma dal suo stomaco.
-Bel tentativo. Volevi che io eliminassi per te la concorrenza, eh? Kaolinite, poniamo fine a questa pagliacciata una volta per tutte! Unendo le forze riusciremo sicuramente a bucare le difese di quel cristallo che si porta appresso! …Kaolinite?
Petirol si voltò verso l’alleata. La strega più anziana era ancora sospesa a mezz’aria, con Tomoe, e non accennava a muoversi.
-Kaolinite, non dirmi che… non dirmi che c’è del vero in quello che ha detto la traditrice! Kaolinite… dì qualcosa, per Dio! KAOLINITE!
Quel grido disperato sembrò avere l’effetto di uno schiaffo. La donna, rassegnata, scese a terra e chinò il capo.
-Mi dispiace, Petirol. In un modo o nell’altro, la verità doveva venire a galla. Complimenti, Eudial. Sei riuscita a mettermi con le spalle al muro. Dalla migliore della classe non potevo aspettarmi altrimenti…

-Non so voi, ragazzi, ma io mi sono stufata di essere tenuta in disparte.
-Che intendi… Minako, fermati!
Ignorando l’avvertimento di Trunks, appena curato da Majin Bu, Sailor Venus si arrischiò ad avvicinarsi alle streghe. Accertatasi che le nemiche non le prestassero attenzione, la ragazza raccolse fulminea le lastre cadute di mano a Telulu e tornò indietro per mostrarle ai compagni.
-Anche se non siamo coinvolti nelle loro vicende personali- li incalzò -almeno meritiamo di sapere di cosa stanno parlando!
-Ne dubito, Sailor Venus- sussurrò Setsuna, aspra -cosa altro c’è da capire per noi?

-Tutto.
Disse Trunks, fissando con occhi sbarrati le lastre.

Fra le costole ritratte dalle lastre, all’altezza del cuore, vi era qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.
Una sfera, all’apparenza metallica, su cui un display a cristalli liquidi trasmetteva la scritta “EUDIAL”.
Proprio sopra il display, sulla superficie della sfera era incisa una lettera.
La vocale “E”.

-Ho… Ho capito tutto. So chi c’è dietro tutto questo.

Alzato lo sguardo dai documenti, Trunks puntò un dito accusatorio verso Kaolinite.
-La persona che vi ha riportate in vita…

-…è Chaos, giusto?

Kaolinite schioccò le dita.
Nella caverna scese il buio completo, lasciando come unica fonte di luce un filmato trasmesso da un gigantesco monitor posto lungo una parete. Le immagini mostravano cinque lettini, con distesi sopra altrettanti fantocci: bianchi, gelatinosi, senza volto, e con un grosso squarcio nei loro torsi.
<< Se stai guardando questo video, significa che il potere del mio signore ti ha scelto, in base all’energia della tua sete di vendetta, come nostro fedele servitore. >>
L’inquadratura si spostò su una donna, in piedi accanto al primo dei fantocci.
-T-Trunks?- sussurrò Majin Bu -ma quella non è tua madre?…
-No, signor Bu- lo corresse Hotaru -ho conosciuto la vera Bulma proprio oggi, e posso assicurarti che quella donna con lei ha in comune solo l’aspetto.
-Ma allora- concluse Minako -n-non può essere che…
<< Il mio nome è Baby Bulma, assistente e braccio destro di Chaos Goku, signore e padrone dell’universo. >>
La scienziata malvagia puntò un radiocomando verso l’alto e schiacciò un pulsante. Cinque braccia meccaniche scesero dal soffitto e depositarono nel petto delle creature cinque sfere di metallo, ognuna contrassegnata da una vocale.
Nel vedere quelle immagini, Eudial e il resto delle Witches 5 rabbrividirono.
-Q-quindi… Quei cosi sarebbero… Noi saremmo in realtà…
<< Per favorire l’ascesa al potere di Chaos Goku e annientare i suoi nemici, ho costruito per lui ventisei androidi. Ventisei, come le lettere dell’alfabeto inglese. Purtroppo, gli androidi corrispondenti alle consonanti sono stati quasi tutti eliminati. Toccherà dunque a te portare a termine quello in cui loro hanno fallito. La tua anima, il tuo aspetto fisico e i tuoi ricordi sono stati trasferiti nel corpo dell’androide A. Avrai un nuovo cuore, e nuovo sangue scorrerà nelle tue vene. >>
Detto ciò Baby Bulma si rimboccò una manica, alzò un pugnale affilato, e con esso aprì un taglio profondo nel polso: sangue nero come l’inchiostro uscì a fiotti dalla ferita e si riversò nel petto di A fino a sommergere completamente la sfera di metallo. Dopo pochi secondi, lo squarcio nel petto del fantoccio si autorimarginò.
<< In te scorre il sangue di Chaos. Esso ti dà forza ed esso ti controlla. >>
Proteggendosi il polso con un panno, la scienziata passò quindi in rassegna gli altri quattro androidi e diede a ciascuno di essi una singola goccia di sangue.
<< A te concedo il privilegio di selezionare altri quattro alleati da riportare in vita e da comandare. Ma scegli in fretta, Chaos Goku ed io abbiamo impellente bisogno di aiuto. Se avrai successo, il mio signore saprà bene come ricompensarti. >>

Il filmato si concluse.
Ritornata la luce, lo sconcerto e lo smarrimento erano ben visibili sui volti dei presenti.
-Ka… Kaolinite- disse Eudial, dopo un lungo attimo di silenzio -che… che storia è questa?
-È una storia cominciata poco più di un anno fa, quando una potente e malvagia entità conosciuta come Chaos ha preso possesso del corpo di uno dei guerrieri più forti dell’universo…
-Goku, il maestro di Ub!- esclamò Petirol -allora era a questo che si riferiva quando lo abbiamo intrappolato nell’illusione!
-Brava, vedo che sei stata attenta. Con i suoi poteri Chaos ha anche creato un ideale braccio destro, la scienziata Baby Bulma, che ha costruito per lui, come base operativa, un intero pianeta popolato da androidi assassini al suo servizio. Questo ha spinto diversi protettori della Terra, tra cui saiyan, guerriere sailor e ninja vari, ad unire le forze e partire alla volta della fortezza di Chaos per contrastarlo. Come avrete capito dal video, la situazione stava pericolosamente volgendo a favore dei “buoni”… Ed è a questo punto che il mio ruolo ha avuto inizio. Sono io, infatti, colei che il poteri di Chaos hanno scelto. Grazie a lui sono stata strappata dall’inferno e riportata in vita…
-Se questo è vero- si fece avanti Trunks -perché non ti sei mai fatta vedere? Perché hai aspettato solo adesso per attaccarci?
-Ci sto arrivando. Vedete… nonostante fossi capitata di punto in bianco nella Città del Chaos, nonostante il messaggio di Baby Bulma rimbombasse forte nella mia testa… di Chaos Goku e della sua causa in quel momento non poteva importarmene nulla. Ero tornata in vita. ero viva. Ero al colmo della felicità. Mi sono immediatamente teletrasportata qui, sulla Terra, ansiosa di scoprire se Pharaoh 90 l’avesse effettivamente distrutta, e, inutile negarlo a questo punto, di sapere che sorte fosse toccata al professor Tomoe. Mi sono presentata davanti alla sua dimora, identica a come la ricordavo. Stavo per farmi annunciare, quando… quando ho capito cosa volesse dire Baby Bulma con “il sangue di Chaos ti controlla”.
Comprendendo, Petirol si coprì disgustata la bocca con una mano.
-Le lacrime che ti sei bevuta…
-Precisamente. Ogni mia azione, ogni mio pensiero deve essere dedicato a Chaos. Nessun’altro nella mia vita può essere più importante di lui. Non posso smettere di essergli fedele nemmeno per un istante, o il suo sangue abbandonerebbe subito il mio corpo…
-…finendo con l’ucciderti per dissanguamento.
-Ne converrai, Petirol, che, per quanto brutale, per assicurarsi la fedeltà di qualcuno non esiste sistema migliore della minaccia di morte. Non sei d’accordo?
Per le rispettive ragioni, non solo Petirol ma anche Telulu annuirono in silenzio.
-Una volta compresa la mia situazione, non ho potuto far altro che tornare alla Città del Chaos… scoprendo però che era scomparsa. Distrutta insieme al resto del pianeta. Ho comunque percepito una traccia di energia da un teletrasporto multiplo, e seguendone la scia sono giunta a Konoha. Lì, origliando i discorsi delle sailor e degli altri protagonisti della vicenda, sono riuscita a ricostruire gli avvenimenti. Chaos era stato sconfitto, ma non completamente. Sarebbe tornato, prima o poi. E avrebbe sempre perseguito due principali obiettivi: la distruzione del potere di Sailor Moon… e il potere della distruzione di Sailor Saturn. Mi chiesi appunto chi fosse, quella giovane guerriera sailor così somigliante alla capricciosa Hotaru Tomoe… L’ho sorvegliata, l’ho spiata giorno e notte rimanendo nascosta nell’ombra, finché non sono venuta a conoscenza di ogni fatto.
Hotaru sentì ghiacciarsi la spina dorsale. Il pensiero che la persona che più odiava al mondo le fosse stata a sua insaputa così vicina, per chissà quanto tempo, le fece gelare il sangue.
-Così ho realizzato che le mie mire e quelle di Chaos in qualche modo coincidevano, e la mia devozione per lui si è fatta molto meno forzata. Ma come aggirare le sailor e i loro nuovi amici, come sconfiggerli tutta da sola? Avevo bisogno di un piano, e di mezzi per metterlo in atto. Mi sono dunque rifugiata nei sotterranei dell’accademia Mugen, sulle cui rovine qualcuno aveva pensato di costruire uno stupido parco divertimenti. Il laboratorio in cui io e il professore lavoravamo purtroppo versava in uno stato di totale abbandono, non c’era un solo macchinario funzionante. Per un istante ho desiderato ardentemente che tutto tornasse come prima… e come per magia, un computer nuovo di zecca si è materializzato davanti ai miei occhi. Il sangue di Chaos mi aveva conferito il potere di creare e manipolare la materia! Ho provato subito a generare anche esseri viventi, ma il massimo che riuscivo ad ottenere erano gli ingredienti utili per creare le uova di daimon. Avevo bisogno di alleati più forti, ma dove trovarli? Mi sono quindi ricordata degli androidi E, I, O ed U ancora a mia disposizione… e, passando davanti alla porta di un certo spogliatoio, mi sono anche ricordata che Hotaru non era la sola di cui volessi vendicarmi.
Arrivata a questo punto del racconto, Kaolinite volse le spalle ai presenti e lentamente cominciò a camminare in circolo intorno all’altare.
-Eudial… Mimete… Telulu… Viluy… Cyprine… Nient’altro che cinque piccole ingrate. Ho insegnato loro la magia, le ho fatte diventare qualcuno, ho realizzato i loro sogni… E loro come mi hanno ringraziato? Prendendomi in giro per i miei continui fallimenti, umiliandomi di fronte al professore, abbandonandomi in fin di vita quando fui sconfitta dalle sailor la prima volta…
-Te lo sei meritato!- sbottò Eudial, esasperata -per tutto il periodo in cui sei rimasta in carica non hai fatto nulla per aiutare la causa dei Death Busters! Sceglievi le tue vittime a casaccio, lasciavi i daimon allo sbaraglio, certe volte nemmeno ti fermavi a controllare i cristalli! Con il tuo ritmo, prima ancora che tu fossi riuscita a trovare uno dei talismani la Creatura del Silenzio sarebbe morta!…
-TU NON PUOI CAPIRE!!!
Gli occhi di Kaolinite balenarono. La donna si voltò di scatto e fece piovere sui presenti, indistintamente, una scarica di potenti fulmini semplicemente alzando una mano. Hotaru riuscì appena in tempo ad erigere una barriera intorno al suo gruppo, mentre Petirol, Super C 17 e il cristallo di Eudial assorbivano gli attacchi senza problemi.
Priva di difese, Telulu fu invece colpita in pieno e scaraventata lontano.
Cessato lo scatto d’ira, Kaolinite si avvicinò al centro della grotta e cominciò a salire gli scalini.
-Dov’ero rimasta… Ah, giusto. Le odiate Witches 5. Quattro di loro erano a portata di resurrezione, mancava solo Viluy. Fortunatamente, setacciando il laboratorio sono riuscita a rinvenire un lungo rotolo contenente la lunghissima password per ricreare anche lei…
-Il resto non è difficile da immaginare- la interruppe ancora Trunks -Mimete ci ha raccontato che lei, Telulu, Eudial e Cyprine sono tornate in vita in un molo abbandonato, in cui hanno trovato le istruzioni per raggiungere la loro nuova base e riattivare Viluy…
-Precisamente, tramite frecce e scritte dipinte sui muri e sull’asfalto. Una volta riaccesa, Viluy non ci ha messo molto a rilevare nella sua memoria un file che prima non c’era: un file contenente le informazioni riguardanti la leggenda di un potere antico, ricreabile riunendo in un unico luogo i cristalli del cuore puro di trentadue precisi individui. Potendo contare su un quartier generale dotato di tutto l’occorrente per vivere e lavorare, le Witches 5 si sono ben presto concentrate sul loro nuovo scopo nella vita: hanno combattuto aspre battaglie per arricchire la loro collezione di cristalli, hanno inseguito speranzose un sogno di gloria… del tutto ignare che…
-Che in realtà stessimo solo favorendo il capriccio di una donna frustrata e desiderosa di scoparsi un uomo che non l’ha mai considerata!!!- gridò Eudial, con tutto il fiato che aveva in corpo. Come a voler manifestare la rabbia della sua padrona, il cristallo di Naruto prese a girare e disegnare spirali di fuoco intorno a lei -una bugia… la nostra nuova vita non è stata altro che una patetica bugia…
-Non del tutto.
Raggiunta la piattaforma, Kaolinite posò di nuovo con delicatezza il corpo di Tomoe sull’altare.
-Un premio per la cattura dei cristalli esiste davvero. Avete sentito tutti le parole di Baby Bulma: “il mio signore saprà bene come ricompensarti”! Sono praticamente certa che offrendogli la prova della sconfitta dei suoi nemici, Chaos non potrà rifiutarsi di esaudire il mio desiderio…
-Non lo farebbe comunque!
Coraggiosamente, Hotaru osò farsi avanti e superare Eudial e Petirol.
-Come dice il suo stesso nome, Chaos è la personificazione del caos primordiale. Non ha alcun interesse a dominare l’universo, lui desidera semplicemente portarvi morte e devastazione fino all’annientamento totale! Ti ucciderà non appena gli avrai dato quello che vuole!
-Non essere ipocrita, piccola sgualdrina. Lo sappiamo tutte e due che anche tu vuoi uccidermi…
-NON È QUESTO IL PUNTO! Io voglio la salvezza del mondo e dell’universo così come tu lo vuoi dominare, ma se Chaos tornerà né il mio né il tuo obiettivo potranno…
-Ah ah ah ah. AH AH AH AH. AH AH AH AH AH!!!
Kaolinite accarezzò dolcemente una guancia di Soichi, ridendo al contempo come una pazza.
-Una volta ottenuto l’amore di tuo padre, potrò morire felice. Per questo sono sicura che Chaos mi accontenterà. Inoltre, è troppo tardi per provare a farmi cambiare idea. Una delle due offerte per Chaos è già in mio possesso, rinunciarci adesso sarebbe da folli.

La donna sfiorò l’opale nero incastonato nella collana che indossava. Da questo balenò una luce intensa, prodotta da un cristallo del cuore rinchiuso all’interno.

Colpito da quella luce, Mamoru provò un tuffo al cuore.

-Usagi…

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Capitolo 59
*** Suicidio ***


Suicidio

Dimenticata da chiunque, strisciando sul ventre, poi a gattoni, poi strisciando sulle ginocchia, infine in piedi, Mimete raggiunse una delle uscite e ci si infilò. Obiettivo: levare le tende il più in fretta possibile.
“Non mi ha notata nessuno. Ce l’ho fatta!”
Barcollando come un’ubriaca, per effetto dell’incantesimo febbricitante di Kaolinite, la scapestrata strega cominciò a salire le scalette di metallo.
-Ancora… BLEARGH! …ancora non riesco a crederci! Mi sono slinguazzata vecchi imbroglioni… Sono stata quasi trasformata in cioccolatino, divorata da cinghiali, incenerita da colleghe permalose, schiacciata da ciccioni ancora più permalosi, mummificata in fondo all’oceano, usata come puntaspilli da bambini pestiferi… Per scoprire che questo fantomatico potere dei cristalli non è mai esistito? Anzi peggio, è stata solo una cazzata inventata da quella racchia della prof. Kaori, che per cinque minuti di sesso con il professor Tomoe ha permesso la distruzione dell’universo? Ah no, nossignore! Non resterò qui a subire l’umiliazione di vedere il mio duro lavoro andare in malora! Che si picchino pure, loro! Io me ne vado!!! …oh.

Mamoru, così come Setsuna, Ami, Minako e Hotaru, rimasero impietriti a fissare il cristallo del cuore puro di Usagi.
Il primo cristallo rubato dalle streghe, il cristallo da cui era iniziato tutto, era ora rinchiuso nella collana della strega Kaolinite.
-Bello, vero? Sarei stata una sciocca, a mescolare il cristallo più importante con quelli senza valore…
Sfoderando la falce, Hotaru si fece avanti minacciosa.
-Tu… Non hai il diritto di mettere le mani su ciò che appartiene alla nostra principessa! Restituiscicelo, subito!
-Sono minacce vuote, e lo sai. Se ci tieni davvero a riaverlo, allora consegnati a me spontaneamente.
-Non lo farò mai!…
-Oh sì, sì che lo farai.
Per un istante, Hotaru sentì il corpo e la mente farsi pesantissimi. Stringendosi la testa fra le mani per sopprimere il dolore, la guerriera si voltò lentamente: alle sue spalle, Petirol aveva alzato una mano verso di lei e l’aveva stretta a pugno.
-Che… cosa… mi stai…
-Ti sto convincendo con le buone a collaborare, tutto qui… ?!
Rimasta sinora a guardare, Eudial si era gettata su Petirol per stringerle il braccio sollevato e costringerla ad abbassarlo.
-Levati da me, traditrice!
-Ma ti ha dato di volta il cervello?! Non hai sentito quello che ha appena detto Sailor Saturn riguardo Chaos? Se Kaolinite vince, l’intero universo sarà distrutto!
-…e quindi?
Come se avesse appena toccato qualcosa di rovente, Eudial tolse le mani da Petirol.
-Tu… sei completamente pazza!
-Perché? Perché limitarsi a portare morte e devastazione sulla sola Terra, se posso farlo su scala universale? Che Chaos venga pure, io lo accoglierò a braccia aperte!
Udite quelle parole, sinceramente sorpresa e sollevata, Kaolinite sorrise.
-Ma allora, non sei in collera con me per averti mentito…
-Ho un corpo tutto mio e presto l’intero universo diventerà la mia sala giochi personale, ogni altro dettaglio per me non ha importanza. E ora, piccola Hotaru, fai la brava bambina e obbedisci!
Petirol aumentò l’intensità del potere ipnotico. Al suo fianco, Eudial strinse forte i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne.
-A mali estremi… Attaccala!
Servo a tutti gli effetti di Eudial, il cristallo del cuore rubato a Naruto vibrò ed esplose un raggio di chakra incandescente. Per nulla spaventata, Petirol si difese sollevando il suo scettro.
-Un carico d’energia, per me? Grazie, che pensiero gentil… !
Ma il colpo non era diretto a lei. Era diretto a Hotaru. Che, impossibilitata da Petirol a muoversi, fu investita in pieno.
Seguirono un’esplosione e il sollevarsi di un polverone.
-Hotaru! NO!!!
Setsuna gridò, ma diradatosi il polverone sospirò invece di sollievo: Hotaru era sana e salva tra le braccia di Trunks, tuffatosi all’ultimo secondo per salvarla.
-Stai bene, Hotaru?
-S-sì… Ti ringrazio…
-Ma si può sapere da che parte stai, Eudial?!?- esclamò Minako, puntando il dito contro la strega -non hai appena detto che…
-Non farti ingannare, Sailor Venus- disse Setsuna -Eudial non ha mirato per ferire, ma per uccidere!
-Esattamente, Sailor Pluto- confermò la strega -uccidendo Kaolinite e Petirol non concluderemmo nulla. Distruggendo Sailor Saturn e il suo potere, invece, priveremmo Chaos della ragione che lo spinge a ritornare e ce ne libereremmo per sempre. Non siete d’accordo?
-Secondo te? VENUS, LOVE AND BEAUTY SHOCK!!!
-DEAD SCREAM!!!
I colpi più potenti delle due sailor si fusero in uno solo, che puntò dritto contro Eudial.
-Peggio per voi.
Il cristallo di Naruto rilasciò una gran quantità di chakra incandescente, che assunse la forma della testa zannuta di un animale. La belva appena creata divorò la sfera d’energia di Setsuna e Minako, la masticò per qualche secondo, e poi la rispedì alle mittenti sotto forma di raggio: le due ragazze lo schivarono con un salto, ma l’esplosione le fece comunque catapultare dolorosamente all’indietro.
-Che perdita di tempo… uh?
Eudial fece per attaccare ancora Hotaru, ma oltre a Trunks a farle da scudo intervennero anche Mamoru e Majin Bu, che si premunì di rifornire di energia gli altri tre.
-Ho capito, nemmeno voi volete collaborare. Non fa nulla, vorrà dire che vi incenerirò tutti e quattro!…
-Tu non incenerirai un bel niente!- gridò Petirol, puntando il bastone contro Eudial -se vuoi rovinarmi i piani dovrai prima passare sul mio cadavere!
-Non chiedo di meglio!
Petirol scagliò una saetta. Il cristallo di Naruto rispose con un raggio di chakra.
I due attacchi erano sul punto di collidere…
-Ora basta!
…quando Kaolinite si mise in mezzo all’ultimo istante e li fece sparire risucchiandoli in due buchi neri.
-Eudial- disse la donna -so che i tuoi obiettivi differiscono dai nostri, ma ti chiedo lo stesso di riflettere. Se continuiamo a combattere fra di noi, i nostri nemici ne approfitteranno per farci fuori. Sarebbe decisamente meglio collaborare per sbarazzarci di loro, e poi eventualmente contenderci Sailor Saturn senza altre intromissioni. Allora, cosa decidi?
Eudial voltò la testa dall’altra parte, per nulla intenzionata a mostrarsi titubante.
Dopo qualche lungo istante, la giovane strega tornò a guardare la più anziana. Per rivolgerle un sorriso.
-Se il prezzo di quest’alleanza è il privilegio di potervi poi uccidere… Accetto.
A quella parola, Trunks, Tuxedo Kamen e Majin Bu si misero subito in posizione di difesa, pronti all’imminente battaglia. Lo stesso fecero le streghe.
-Non è strano?- commentò Petirol -le tre streghe dai capelli rossi, schierate fianco a fianco per decidere il destino dell’universo. Forse il fato ha voluto che il sangue dei nostri oppositori versato sul nostro corpo non si notasse troppo, chi lo sa… Un damerino in smoking, un grasso demone rosa, un presidente che non perde occasione di distruggere la propria reputazione davanti alle telecamere… Orsù, chi vuol essere il primo a farsi sotto?

-Io.
In poche frazioni di secondo Super C 17 si portò davanti a Petirol, le accartocciò il bastone con una mano e le assestò un pugno nello stomaco, scagliandola addosso a una parete che le crollò addosso.
-Mph. Odio essere dimenticato.
Il cyborg partì all’attacco.

Nello stesso istante, anche gli altri fecero la loro mossa.
-FINAL FLASH!!!
Il colpo di Trunks investì Eudial, che seppur protetta dal cristallo fece una fine simile a quella di Petirol.
-Sì! Stammi dietro, Bu! Non dobbiamo concederle tregua!
-Okay!
Il saiyan e il demone rosa raggiunsero il punto in cui si era schiantata la nemica.
-Per te è finita! FINAL FLASH!!!
Il cristallo di Naruto eresse presto una barriera di chakra, con cui Trunks ingaggiò una prova di forza.
-Non fermiamoci, Bu! Sta per arrenders… !
Qualcosa si conficcò nella spalla di Trunks, facendogli perdere la concentrazione: quell’istante fu sufficiente al cristallo per colpirlo ed atterrarlo.
-Trunks!
Aiutando il saiyan a rialzarsi, Majin Bu scoprì cosa lo avesse centrato a tradimento.
-Ma questa… una pallottola?!
-Una pallottola in cui ho infuso parte della mia energia magica- spiegò Eudial, emergendo da dietro alcune rocce, armata di un paio di pistole -sapete, di mio non sono affatto in grado di emettere raggi o sfere d’energia come voi superuomini. Però, la mia abilità di incantare qualsiasi tipo di oggetto come veicolo per manifestare il mio potere, mi ha permesso di sopperire al mio piccolo handicap. Con queste pistole che ho rubato a dei poliziotti su in superficie, ad esempio, sono in grado di competere alla pari con una guerriera sailor. O con te, a quanto vedo. Ti fa male, vero?
-G-già… Molto male…- le rispose Trunks, sorridendole -ma sai, a differenza tua…
Con un cenno d’intesa, Bu posò una mano sulla spalla di Trunks, rimarginandola completamente.
-…le mie munizioni sono infinite.

Kaolinite e Tuxedo Kamen erano faccia a faccia.
-Siamo rimasti solo noi due, a quanto pare.
-Ti sbagli, Kaolinite! Combatterò anch’io!…
Sailor Saturn fece per roteare la falce, ma Mamoru la fermò alzando un braccio davanti a lei.
-No, Hotaru. È meglio che tu ti metta al riparo. Kaolinite cercherà di prendere il tuo cristallo alla prima occasione, indipendentemente dal patto fatto con Eudial.
-Osi mettere in dubbio la mia parola?!?
Kaolinite allungò i capelli verso Mamoru, che intercettò alzando il bastone.
-Guardati! A parte lanciare rose non sei capace di fare nulla! Come pensi di poter competere con me? Ah!
Con un colpo deciso, la donna disarmò l’avversario. Nel medesimo istante, Tuxedo Kamen le lanciò contro il suo cappello a cilindro.
-TUXEDO LA SMOKING BOMBER!!!
Il cilindro esplose in faccia alla strega, avvolgendola in una cortina di fumo. Mamoru ne approfittò saltandole al collo per strapparle di dosso la collana, per poi distruggerla sbattendola al suolo.
Ma dall’opale non uscì nulla.
-Ma… dove…
-Povero illuso. Quella che vi ho mostrato poco fa era solo una proiezione.
Ridendo, Kaolinite disperse il fumo e senza perdere altro tempo intrappolò gli arti e il collo dell’avversario fra i capelli.
-Il cristallo della tua adorata Usagi si trova in un’altra dimensione, a cui solo io posso accedervi. Si starà sentendo tutto solo, in quel luogo buio e deserto. Perché non ci aggiungiamo il tuo per farle compagni… Ma… La stella aspiratrice! Dov’è finita?!

-Cercavi questo, Kaolinite?
Rabbiosamente, Petirol riemerse dai detriti sotto cui era stata sepolta. Nella mano sinistra, teneva stretta la pericolosa stella.
-Te l’ho sottratta poco fa, quando Viluy ha cercato di fare la furba.
-Per farti scudo con i cristalli ancora dentro?- commentò Super C 17, disgustato.
-No. Per fare esattamente come lei.
Portata la stella alla bocca, Petirol aspirò uno per uno tutti e sei i cristalli contenuti all’interno.
La giovane strega lanciò quindi la stella a Kaolinite, e aspettò.
Ma non le accadde nulla.
Anzi, dopo qualche secondo fu costretta in ginocchio da delle violente convulsioni.
-Cosa… Mi… Sta…
-Te lo spiego, dolcezza- la schernì 17 -succede che adesso sputi quello che hai ingoiato e ti fai uccider…

Fiamme di ogni colore incendiarono il corpo della ragazza.
Ma non sembrò soffrirne, anzi: dal fuoco si alzò una pervertita risata agghiacciante.

-Si sta… trasformando…- gemette Setsuna -e ho paura che… AAH!
Un’onda d’urto spense le fiamme di colpo, spargendo ovunque frammenti di cenere.
Come predetto da Sailor Pluto, Petirol aveva subito una mutazione stravolgente: la pelle, da rosea, era diventata nera come il petrolio; i capelli, sempre rossi e avvolti in una treccia, si erano allungati fino a sfiorare il pavimento tanto da assomigliare alla coda di un serpente; i muscoli di gambe e braccia, prima esili, avevano raddoppiato la loro massa.
Quello che più sconvolgeva i presenti era però il suo abito. Di colore viola scuro, composto di guanti, stivali, gonna cortissima… e un fuku dotato di un grande fiocco bianco, del tutto identico a quello indossato dalle guerriere sailor.
-Era quello che temevo- sospirò Setsuna -insieme a quelli di Ino ed Ub, quella strega ha ingoiato i cristalli di ben quattro guerriere sailor. Mars, Jupiter, Uranus, Neptune…
-Ah. Ah! AH!
Per nulla intimorito, Super C 17 rise spavaldo.
-Pensate che questo cambi le cose? Io sono sempre più forte di quei sei incapaci! Avanti, dolcezza, fammi vedere che sai fare, adesso! …?
Petirol scomparve. Diversi rapidi spostamenti d’aria tradirono però la sua presenza.
“Sta testando la nuova velocità acquisita” ipotizzò il cyborg “probabilmente viene da Ub. D’altronde era logico che la strega ricorresse ai suoi poteri: rispetto a lui, le ragazzine non sono null…”
-ENSLAVING… MANDALA!!!
Dal nulla, diversi cerchi di fuoco bianco si materializzarono in diversi punti della caverna e cominciarono a saettare in tutte le direzioni, apparentemente privi di controllo.
-Questa… Questa sembra la tecnica di Sailor Mars!- realizzò Hotaru, abbassandosi per schivare uno dei cerchi -ma perché “Enslaving”… !
Di colpo gli anelli si fermarono, quindi puntarono dritti verso Majin Bu. Senza dargli modo di reagire lo circondarono, rinchiudendolo nello stretto spazio di una sfera di energia.
-Majin Bu! NO!
Immediatamente Trunks accorse per cercare di rompere la prigione appena creata. Scoprendo però che i suoi pugni le passavano attraverso.
-Ma che diavolo?!…
-Questa è una bolla di energia.
Trunks indietreggiò terrorizzato. Petirol era appena ricomparsa, seduta a gambe accavallate sopra l’inerme Majin Bu.
-Per la precisione, la stessa energia con cui assorbo o rifletto gli attacchi magici nemici per rispedirli al mittente. Fortuna vuole, che il tuo grasso amico rosa sia fatto interamente di magia: non potendo uscire né essere trascinato fuori da aiuti esterni, il poveretto è destinato ad essere continuamente respinto verso il centro della bolla per l’eternità… o almeno fino a quando non sarà terminata l’aria respirabile. Non è meraviglioso?
Con la risata di Petirol nelle orecchie, Trunks non poteva far altro che fissare impotente il demone rosa, che dall’interno della sfera lo implorava di farlo uscire.
-P-perché… Perché lui, Petirol? Perché te la sei presa con lui?
-Perché…
-Basta con le chiacchiere!!!
Super C 17 si gettò dall’alto sulla strega, mirando alla sua testa.
Ma il suo assalto venne smorzato sul nascere da un pugno in pieno stomaco, che gli fece rimettere saliva.
-…perché in guerra il medico va sempre neutralizzato per primo.
Tenendosi la pancia, il cyborg crollò in ginocchio ai piedi di Trunks.
-17, come…
-Non… non ti distrarre, idiota!
Il cristallo di Naruto, di cui Trunks si era totalmente scordato, creò quattro tentacoli di chakra con cui catturò il saiyan, e dopo averlo ustionato lo sbatté più volte contro i macchinari alle loro spalle.
-Ed è solo l’inizio. WORLD… SHATTERING!!!
Con un colpo simile a quello preferito di Sailor Uranus, Petirol spedì quindi Super C 17 addosso a una parete rocciosa.
-Nessuno può più curarvi. Nessuno può più salvarvi!!!

-Pare… che… Petirol… abbia avuto… più fortuna… di me.
Sailor Mercury sussultò. Persa nell’assistere agli scontri che si stavano consumando di fronte a lei, la ragazza si era quasi dimenticata che Viluy, seppur gravemente danneggiata, era ancora attiva.
-Viluy… Cosa… cosa intendi dire?- chiese Ami con apprensione, inginocchiandosi accanto alla donna-robot.
-Anche senza l’intervento di Eudial, avrei fatto la stessa fine. Anche se creato artificialmente il corpo di Petirol è fatto di carne e sangue, può sopportare l’energia dei cristalli… Il mio invece non è che una scatola di metallo. Lo è sempre stato. …Ami Mizuno, perché hai insistito per sapere qual era il mio sogno?
-Co-come?
-Il mio desiderio. Perché volevi conoscerlo? Perché ti interessava tanto? Perché hai insistito tanto nel volermi… salvare?
Dopo qualche istante di esitazione, Ami afferrò e strinse con entrambe le mani quella metallica di Viluy.
-Perché chiunque abbia un sogno, non può essere una semplice macchina senz’anima.
Sul volto, sinora inespressivo, di Viluy, comparve per la prima volta un sorriso.
-Sei una ragazza molto strana, Ami Mizuno. Ma, ne sono certa, sei anche la persona migliore a cui possa affidare la mia esistenza.
Sulla fronte del robot si aprì una fessura. Da essa uscì con un ronzio un comunissimo floppy disc, che Ami non esitò a prendere.
-Che cosa contiene? Viluy? …V-Viluy?
La mano della strega cadde a terra con un tonfo. Il corpo smise di sprizzare scintille.
Viluy si era spenta.
Tuttavia, fissando il floppy disc, Ami si convinse che quello lasciato da Viluy non era un addio, ma un arrivederci.
Asciugate in fretta le lacrime appena scese, Sailor Mercury si alzò, per unirsi alla lotta.

-Sailor Mercury!- gridò Setsuna, ignorata -torna qui!
-Non abbiamo più nulla da perdere, Setsuna- la apostrofò Minako, facendo per correre dietro all’amica -quindi è giusto che anche noi… !
Sailor Pluto la zittì, piantando con rabbia il suo scettro nella pietra.
-Mi dispiace, Sailor Venus, ma non riesco ad essere ottimista come te in questo momento. Il cristallo della nostra principessa è in mano a Kaolinite, che difficilmente ce lo restituirà… Petirol è diventata infinitamente più forte, e ci ha pure privato dei poteri curativi di Majin Bu… Con simili avversari, noi non possiamo competere. A meno che non arrivino rinforzi, temo proprio che per sopravvivere non ci rimanga altro da fare che fuggire.
“Rinforzi…” cominciò a riflettere Minako, ignorando totalmente l’alternativa della fuga “Già… ma chi può venire a darci manforte, adesso?…”
In quella, lo sguardo della ragazza si posò sui cristalli sospesi a mezz’aria sopra il corpo immobile di Viluy, che li aveva rilasciati poco prima.
“I ninja… I saiyan… Così vicini eppure così lontani! Se solo… se solo esistesse un modo per richiamarli, per materializzarli qui, al nostro fianco…”
Minako sospirò gravemente.

Subito dopo, sospirò di eccitazione.
-Un momento. Un modo c’è… UN MODO C’È!!!

Mimete inchiodò. Saliti parecchi gradini, si era ritrovata la strada sbarrata da qualcuno che le dava le spalle.
“Merda, è Telulu… Ha avuto anche lei la mia stessa idea! Se mi vede di sicuro mi strozza… uh?”
Invece di proseguire dritto, però, la collega botanica entrò in una porticina alla sua sinistra. Senza pensarci due volte, Mimete passò oltre furtiva.
“Ma certo. Poco fa Telulu è stata colpita da uno dei fulmini di Kaolinite, si vede che è ancora intontita e non capisce dove deve andare… Che gran colpo di fortu…”
-Ti senti umiliata e offesa, e invece di provare a vendicarti te ne vai e basta? Patetica fino alla fine, ecco quello che sei!

-A che punto eravamo rimasti? Ah, giusto… il tuo cristallo farà compagnia a quello della tua amata!
Tornata a concentrarsi su Mamoru, Kaolinite gli premette con forza la stella aspiratrice contro il petto.
Dando fondo a tutta la propria energia interiore, il ragazzo tentò disperatamente di resistere.
“No. Non posso arrendermi in questo modo. Usagi… Usagi non si è mai arresa per me! Io... Io non sarò da meno! Usagi, dammi la forza!!!”
Un bagliore accecante avvolse il corpo di Mamoru. Respinta da una forza invisibile, Kaolinite fu costretta ad allentare la presa dei suoi capelli ed arretrare.
-No! Anche tu ti stai trasformando?!
Affievolitasi la luce, al posto dello smoking nero di Tuxedo Kamen, Mamoru indossava ora un’armatura blu con decorazioni argentate ed un mantello rosso; nella mano destra, teneva ben salda una spada affilata.
-Principe… Principe Endymion!- esclamò Hotaru, riconoscendolo.
-Ti ho chiesto di stare indietro, Sailor Saturn!- le ordinò lui perentorio, mentre alzava la spada verso la nemica -sarò io ad occuparmi di questa strega!
Superata la sorpresa, Kaolinite gli rise in faccia.
-Puoi trasformarti quante volte ti pare, ma non cambierai mai la situazione! Se mi uccidi, nessuno potrà più recuperare il cristallo di Sailor Moon dalla dimensione in cui l’ho nascosto!
-Allora ti costringerò a farlo! In guardia!
Endymion chiamò un affondo. La donna lo schivò saltando, e a mezz’aria, grazie ai poteri conferitole dal sangue di Chaos, creò una spada fatta interamente di diamante.
-Vuoi un duello all’arma bianca? E sia!

-Ricordi quella volta alla cattedrale marina, Setsuna? Ricordi come con il pensiero hai sottratto a Eudial i due talismani, richiamato Haruka e Michiru e restituito loro i cristalli rubati?
-Sì… Sì, ricordo. In realtà non avevo usato proprio il pensiero, ma… Sailor Venus, hai avuto una splendida illuminazione! Non perdiamo altro tempo!
Eccitate, Minako e Setsuna corsero a raggruppare i diciassette cristalli in libertà. Sistematili in ordine, la guerriera di Plutone iniziò a concentrarsi.
Una fitta di dolore, però, la fece cadere in ginocchio e perdere la presa sul suo scettro.
-Setsuna! Cosa succede?!
-…mi dispiace… A quanto pare le cure di Sailor Saturn e Majin Bu non sono bastate… Il mio cuore è ancora danneggiato dallo scontro con Kaolinite nella smagliatura spaziotemporale… Non posso fare quello che mi hai chiesto, Sailor Venus…
-Allora ci penserò io!
Setsuna spalancò gli occhi.
-Non… non credo tu possa…
-Se sono riuscita a trovare la strada per uscire dalla dimensione cibernetica di Viluy qualche giorno fa, posso riuscire anche in questo. O almeno, posso provarci!
Dicendo questo, Minako rivolse all’amica un sorriso e uno sguardo determinato.
Posandole una mano sulla spalla, Setsuna ricambiò il cenno.

-Che… botta…
Intontito, mezzo sepolto da terra e sassi, Super C 17 si rialzò. O almeno tentò: senza dargli respiro, Petirol lo aveva già raggiunto per sovrastarlo e calpestargli duramente una mano.
-Guarda guarda. A quanto pare non sempre ti riesce di assorbire gli attacchi energetici.
-So… solo quando… vengo colto di sorpresa… Come te, ora!!!
Il cyborg staccò con un colpo secco il braccio dalla mano intrappolata, e puntò il moncherino in faccia all’avversaria.
-HELL STORM!!!
Una raffica di proiettili d’energia uscì dal braccio di 17. Sapendo di non avere abbastanza tempo per schivarli, Petirol attuò una contromossa disperata.
-OAK… DEVOLUTION!!!
Roteando rapidamente su sé stessa, la strega generò tanti piccoli fulmini con cui contrastò i proiettili, riuscendo infine a disperderli.
-C’è mancato poco… Tu non sei un comune essere umano, giusto?
-Potrei dire lo stesso di te, dolcezza- rispose sarcastico 17, rimettendosi a posto la mano -comunque se proprio ci tieni a saperlo, io sono un terzo umano, un terzo cyborg, e un terzo macchina mutante. Cortesia di due vecchi scienziati decrepiti…
-Interessante. Mi piacerebbe saperne di più…
Petirol partì a tradimento con una gomitata, che il cyborg le parò all’ultimo istante.
-…ma solo dopo che ti avrò smontato pezzo per pezzo!
-Sempre che prima non lo faccia io!
17 rispose con un calcio. Petirol lo evitò e ripartì all’attacco.

-Prestami tutta la tua attenzione, ti spiego cosa fare. Togli la Sfera Granato dalla punta del mio scettro e stringila fra le mani. Concentra la tua energia spirituale e allineala alla sua, come se dovessi diventare tutt’uno con essa.
Minako obbedì prontamente.
-A questo punto, focalizzandoti sui cristalli, nella tua mente dovrebbero comparire i volti dei loro possessori. Li vedi?
-…sì… No, sono scomparsi subito! Ne ho memorizzato qualcuno, ma…
-Va benissimo così! L’importante è che tu sappia a chi appartengano! Ora, non ti rimane che concentrarti, rintracciare e visualizzare il luogo esatto in cui si trovano i loro corpi. Se riuscirai, essi verranno materializzati qui di fronte a noi e si ricongiungeranno ai loro cristalli. Bada, però: più lontani sono, più energia verrà a costarti!
Comprese le ultime istruzioni, Minako inspirò a fondo. Quindi, procedette.
-Non c’è problema. Comincerò dai due più vicini a noi.
L’energia di Sailor Venus e quella del talismano di Sailor Pluto si manifestarono sotto forma di luce dorata, che andò ad avvolgere due dei cristalli del cuore. Dopo pochi istanti, attorno ad uno di essi cominciò a delinearsi la sagoma di una persona.
-Sta funzionando!- esultò Minako -sta funzionand…
-COSA MI STA SUCCEDENDO?!? DANNAZIONEEE!!!
L’altro cristallo, invece, fu inglobato dalla gigantesca sagoma di un mostro, il cui ruggito spaventò le sailor.
-Chi diavolo hai richiamato, Sailor Venus? Rimandalo indietro!
-N-Non ci riesco!... Oh?
Per fortuna, la creatura si rimpicciolì rapidamente così come la sua voce rabbiosa. Al termine dell’operazione, due ragazzi si erano materializzati in vece dei loro cristalli.
Neji Hyuuga, e Gaara.
Il primo cadde subito al suolo, esausto e privo di sensi. Il secondo cadde invece in ginocchio: Minako e Setsuna accorsero ad aiutarlo, mentre gli ultimi resti del demone Shukaku venivano riassorbiti dal suo corpo.
-G-Gaara? S-sei tu, vero? Come ti senti?
Il ninja di Suna sbatté le palpebre un paio di volte e si guardò intorno, prima di rimettersi in piedi.
-Dove… dove mi trovo?
-Non è ancora in condizione di poter combattere- osservò Setsuna -ma almeno ci siamo assicurate che la creatura che si porta dentro non faccia altri danni in superficie. Gli spiego io cosa sta succedendo, Sailor Venus! Tu non fermarti!
-…d’accordo!

Minako si voltò e tornò a concentrarsi sul suo compito, non senza una punta di preoccupazione. La breve comparsa di Shukaku l’aveva messa in seria ansia per la sorte di Rock Lee.
“Forse… forse sono intervenuta troppo tardi… No, non devo stare in pensiero! Sono certa che Lee se l’è cavata alla grande! Devo esserlo!” -Bene… chi posso far tornare, adesso?

Punta sul vivo, Mimete tornò indietro caracollando.
-Ma-ma come hai fatto ad accorgerti di meeee…
Varcata la porta, la strega dagli occhi arancioni scoprì che dava su una passerella sospesa parecchi metri sopra la caverna, e collegata ad un enorme pilastro atto a sostenere il soffitto di pietra.

-SABAO SPRAY, FREEZING!!!
La nebbia congelante di Sailor Mercury ghiacciò il chakra rilasciato dal cristallo di Naruto, concedendo a Trunks un attimo di respiro.
-Tornatene da dove sei venuta, tu! …uh?
Eudial fece per spararle addosso, ma le pistole non le funzionavano più.
-Oh, no! Il freddo le ha inceppateOUCH!!!
Con un calcio, la sailor disarmò la strega. Quindi, per buona misura, le assestò un pugno al volto.
-Grazie mille, Ami!
-Di nulla, Trunks… Ahi ahi ahi…- rispose lei, scuotendosi la mano dolorante.
-Ah… Perdonami per averti spintonata prima. Non ero in me.
-Non importa, Trunks. Eri in buona fede… Attento!
Già sciolto il ghiaccio che lo bloccava, il cristallo tornò all’attacco. Ma Trunks, trasformatosi in super saiyan e supportato da Mercury, riuscì a respingerlo.
-Se solo avessi il mio portatile o il mio PC… MERCURY, AQUA RHAPSODY!!! …potrei capire se esiste qualche punto debole!
-Dubito ci capiresti qualcosa… GALIC CANNON!!! …le streghe prima hanno detto che questo cristallo è stato rubato a Naruto Uzumaki eppure, per quel che mi ricordo, lui non possedeva un’aura impressionante come questa!
Alle loro spalle, intanto, Eudial aveva recuperato una delle due pistole e si era fiondata a frugare nel suo borsone, il cui contenuto si stava ormai esaurendo.
-Vediamo, vediamo, di cosa posso servirmi… Eccolo!
La ragazza raccattò un comune accendino: grazie alla propria magia ne aumentò la potenza della fiamma, con la quale riscaldò la pistola per sbloccarla.
-Ti prego, non esplodermi in faccia… ecco, così può bastare!
La strega si rialzò piano, e senza alcun rumore si portò alle spalle dei due avversari.
Prese la mira.
Premette l’indice sul grilletto.
Ma non del tutto. Prima di riuscire a sparare, uno sciame di insetti si abbatté sulla sua mano e la disarmò.
“Viluy?! …no, questi non sono nano-robot! Sono… veri?”
Come per farsi vedere più da vicino e confermare le sue paure, gli insetti mirarono poi al volto di Eudial. E più precisamente al naso, agli occhi e alla bocca. La strega prese a sbracciarsi nel tentativo disperato di scacciarli, ma non ci fu verso.
-Aiuto… Aiuto… AIUTOOO!!!
Prontamente il cristallo di Naruto cessò di lottare con Trunks ed Ami e volò in soccorso della sua padrona, avvolgendola in una tuta di chakra per isolarla dai piccoli assalitori, che tuttavia non cessarono il loro attacco.

-C’erano quasi riusciti, peccato. Ma non devono demoralizzarsi. Perché? Perché i miei insetti sono in grado di divorare il chakra, e prima o poi riusciranno a penetrare le difese di Eudial e ucciderla.
Così commentò Shino Aburame. Il ninja in cappuccio e occhiali da sole, appena risvegliato e teletrasportato sul posto da Minako, stava osservando tranquillamente l’evolversi della battaglia in piedi accanto a Neji e Gaara, e comandando a distanza la sua colonia di insetti.
-Sbalorditivo…- sussurrò Setsuna, impressionata -sei stato risvegliato da neanche un minuto, eppure sai già perfettamente qual è la situazione attuale e come devi comportarti…
-Non proprio. È stato lui ad informarmi di tutto non appena sono apparso qui.
Dicendo ciò Shino sollevò un indice, su cui un coleottero sostava tranquillo. Era uguale a tutti gli altri insetti, eppure per qualche ragione Setsuna sembrò riconoscerlo.
-Aspetta, mi pare di ricordare che Tuxedo Kamen fosse riuscito a farci scappare dal labirinto trasparente seguendo… No, non dirmi che…
-Esatto, è proprio lui. Poco prima che perdessi il mio cristallo, gli ho ordinato di rimanere attaccato a Cyprine, per monitorare le sue mosse ed eventualmente sabotarle: il coleottero mi ha appena detto che, per meglio sorvegliarla, le si è infilato in bocca mentre questa ha fatto uno sbadiglio…
Setsuna deglutì, disgustata.
-…a quanto pare Petirol ha preso il posto di Cyprine, ma il corpo è rimasto lo stesso. Questo è andato tutto a vantaggio del mio coleottero, che ha continuato a sorvegliare la strega fino a quando questa non è stata colpita da un malore causatole da Sailor Saturn, che l’ha costretta a vomitarlo fuori.
Setsuna tossì, orripilata.
-Il coleottero quindi si è fatto strada nel Labirinto della Follia, memorizzandone la pianta ed eludendo gli ologrammi che su di lui non hanno avuto effetto, fin quando non ha incontrato Mamoru. Il resto credo che lo sappiate… Sailor Venus, se non ricordo male l’anno scorso gli ANBU hanno cancellato dalla vostra mente l’ubicazione di Konoha: per riuscire a rilocalizzare il villaggio basandosi solo sulla mia aura devi aver speso parecchia energia, o sbaglio?
-…no, non sbagli…- confermò Minako, annaspando.
-Allora ti consiglio caldamente ti riposarti un attimo, non ti conviene esagerare.
-Grazie, lo farò… dopo. Prima, fatemi richiamare ancora una persona… Almeno una…

-Puzzi di vomito lontano un miglio, è impossibile non notarti- rispose Telulu a Mimete, senza voltarsi e continuando a percorrere la passerella.
-Ah… Beh, comunque, ma certo che vorrei vendicarmi! Ma non ho i mezzi! E nemmeno tu, che fai tanto la spocchiosa!
-Tu dici?
-Io dico! Non hai più nulla! Le tue piantine, i tuoi sieri, non puoi nemmeno più fare quella roba delle liane che ti escono dai polsi per colpa di quelle carte che esplodono!
-…appunto.

Nonostante fosse impegnata nel duello di spade con Endymion, Kaolinite si era accorta con la coda dell’occhio delle mosse di Sailor Venus.
“Quell’impertinente sta richiamando i rinforzi. Devo ammetterlo, si sta rivelando una autentica spina nel fianco… una spina che rimuoverò al più presto!”
Buttando all’aria ogni galanteria, la strega accecò temporaneamente Endymion infilandogli le unghie negli occhi, quindi volò con la spada sguainata verso Minako. A pochi metri dal tagliarle la testa, la sua lama venne parata dalla falce di Sailor Saturn, con cui ingaggiò una prova di forza.
-Piccola, dannata Hotaru! Non ti era stato ordinato di farti gli affari tuoi?
-Quando ci sono di mezzo i miei amici, non… ?
Una luce di trionfo balenò per un attimo sul viso di Kaolinite. Prima che Hotaru potesse capirne il significato, era ormai troppo tardi: usando i propri capelli come un terzo braccio la donna rubò all’ancora indisposto Endymion la spada aggiungendola alla propria, e con entrambe le lame riuscì a disarmare della falce l’avversaria, per poi bloccarla al suolo.
-Ricordi quando ho giurato che avrei mantenuto il patto con Eudial?
Nonostante le due spade avessero soltanto sfiorato Hotaru, conficcandosi a pochi centimetri dal suo volto, l’improvviso shock era stato sufficiente a paralizzare la piccola.
-Beh… ho mentito. Addio, Sailor Saturn!!!…

Prima ancora di poter sfoderare la stella aspiratrice, un pugno gigantesco travolse Kaolinite come un treno in corsa e la spiaccicò sul muro.
-!
Hotaru si rialzò e si voltò molto lentamente. Delle persone che conosceva, ce n’era solo una capace di tanto.
-Ch… Choji?
In piedi, immobile di fronte a lei, c’era proprio il corpulento ninja. Anche lui ricongiunto al suo cristallo grazie agli sforzi di Minako.
Il ragazzo presentava diversi strappi nei vestiti e diverse cicatrici e bruciature cauterizzate sul corpo, ma Hotaru quasi non se ne accorse, presa a fissarlo negli occhi.
Chiusi, come se stesse dormendo in piedi.
-Choji… sei… sei davvero tu… Choji!
Il ninja cadde all’indietro con un tonfo, e cominciò a farfugliare parole sconnesse.
-No. Lee adesso morire posso non. Hotaru. Devo rivederla. Pace. Lasciatela. Dove. Io. Mai mente Shikamaru. Mai. Mai. Mai…
Preoccupata, Hotaru si chinò accanto all’amico e lo scosse leggermente.
-Choji! Sono io, Hotaru! Sono qui! Apri gli occhi!
-Forse… Forse non ha capito di essere uscito dal coma- ipotizzò Minako.
-Quindi è in uno stato simile al sonnambulismo- continuò Setsuna -in casi come questi, è opportuno aspettare che si risvegli da so…
-CHOJI, SVEGLIAAAAAAAAAAAA!!!
Il ragazzone si svegliò in piedi di scatto, farfugliando parole ancora più sconnesse.
-Minako!
-Scusami Setsuna, è stato più forte di me…
-Che?! Chi?! Cosa?! Dove?! Come?! Quando?! Perché…
Hotaru abbracciò Choji, calmandolo all’istante.
-Hotaru… Sei davvero tu… Ma come…
-È una lunga storia- rispose la piccola sailor, alzando la testa per guardarlo dritto negli occhi, questa volta ben aperti -Choji, mi… mi sei mancato tanto… Ci sono tante, troppe cose che vorrei dire, ma… Perché fai quella faccia? Non sei felice di rivedermi?
Grattandosi una guancia, l’Akimichi distolse lo sguardo.
-Certo che lo sono, ma non so cosa dire… sta accedendo tutto così in fretta, e… devo riprendermi dalla sorpresa, capire cosa è successo finora, ecco…

-…ma ci penserò un’altra volta!
Al colmo della gioia e con le lacrime agli occhi, Choji ricambiò forte l’abbraccio.
-Mi sei mancata tantissimo anche tu, Hotaru!

-Chi… chi ha osato… !
Del sangue nero schizzò. Guardandosi la mano sinistra, Kaolinite si sentì mozzare il fiato.
Senza lasciarle nemmeno il tempo di riprendersi dal pugno di Choji, Endymion le aveva trafitto il palmo con la spada appena recuperata, inchiodandola letteralmente alla roccia.
“Non… riesco più… a smaterializzarmi… Il potere di questo ragazzo mi sta sopprimendo!”
-Mi sembrava di essere stato chiaro. Sono io il tuo avversario- sentenziò Endymion, puntando la spada di diamante di Kaolinite contro il polso della sua stessa creatrice -e adesso sono io a dettare le condizioni. Ridammi il cristallo di Usagi, o ti farò soffrire.

Mimete rimase interdetta.
-A-appunto?
-Già. Facendo saltare in aria il pilastro di sostegno, la volta crollerà con tutto quello che c’è sopra. Forse Kaolinite riuscirà a salvarsi, ma Hotaru, il professore e tutti gli altri saranno schiacciati e sepolti. Il piano di Kaolinite diventerà irrealizzabile.
-Uuh… Un piano interessante, davvero… Però finirai per saltare in aria anche tu! …non che io ci tenga a te, sia chiaro! Ma non vedo come tu possa guadagnarci qualcosa, morendo…

-NULLA! PERCHÈ NON MI È RIMASTO PIÙ NULLA DA GUADAGNARE!!!

Telulu si voltò di scatto.
Stava piangendo di rabbia.
Dallo spavento Mimete cadde all’indietro e strisciò sul sedere fino alla porta, per poi rialzarsi e continuare a salire.
“Telulu… è impazzita! Beh, peggio per lei! Piuttosto che morire da kamikaze, io preferisco vivere da… No, un momento! Non farò mai in tempo a tornare in superficie! Il Labirinto della Follia crollerà addosso anche a me! Devo tornare indietro!” -Ragazzi! Voi, laggiù! Smettetela di picchiarvi! Telulu ci ucciderà tutti!!!

“Piccola sciocca. Non riesce proprio a fare nulla per conto suo. Nemmeno fermare qualcuno debole come… me…”
La rabbia di Telulu si trasformò in disperazione. Sempre camminando verso la sua ultima destinazione, la strega si coprì il volto con una mano e si abbandonò in un pianto silenzioso.
“Fino all’ultimo, fino all’ultimo ho sperato che potesse esserci qualcosa di buono nell’inganno di Kaolinite… Ma la distruzione dell’universo non era quello che volevo… E anche se ci fosse stato un altro modo per conquistare il mondo, io non avrei più potuto ottenerlo… La mia missione è terminata quando Ub mi ha sconfitta! Sono stata una sciocca a voler persistere! Papà… Papà, mi dispiace… Non sono stata abbastanza forte… Ti ho delusa…”
Giunta davanti al pilastro, Telulu si girò e ci si appoggiò con la schiena, per poi lasciarsi cadere e raggomitolarsi su sé stessa.
“Non ho alcun ricordo di come sia l’aldilà. Chissà se ti ho già incontrato, papà? Chissà se da lassù mi stai guardando… Il mondo… non sono riuscita a cambiarlo… Perdonami.”

-MANDRAGORA… BUSTER.

La fragorosa esplosione quasi assordò i presenti.
Seguitò una breve pioggia di polvere e detriti. Poi, silenzio.
Mimete si riaffacciò in quel momento, sospirando di sollievo.
-Oh. Ha fatto cilecca. Meno ma…
Accompagnata da scricchiolii sempre più forti, la sommità del pilastro di sostegno si piegò, scivolò, infine si staccò e precipitò al suolo, trascinandosi dietro diverse impalcature.
Solo a quel punto, ebbe inizio la vera catastrofe.
-…come non detto, ci vediamoAGH!
Una mano creata da Gaara con la poca sabbia a disposizione riacciuffò Mimete.
-Ehm… Salve…
-Tu ne sai qualcosa, vero? Parla!
-Parlerò, parlerò! Ma tanto ormai è troppo tardi! Telulu si è fatta esplodere e ora moriremo tutti! TUTTI!
Pietre sempre più grosse cominciarono a precipitare sulle teste degli eroi e delle streghe, che si difesero come poterono con pugni e colpi energetici; Petirol e Super C 17, invece, presi com’erano dal loro duello, non ci fecero nemmeno caso.
-Avvicinatevi tutti a me, presto! SILENT WALL!!!
Recuperata la falce Sailor Saturn eresse in fretta una cupola d’energia, che riuscì a trattenere la caduta dei detriti.
-Così dovrebbe bastare… Oh no! Papà!
In preda al panico Hotaru fece per abbandonare la posizione e correre verso il padre ancora addormentato, ma Minako la fermò.
-Ci penso io! VENUS LOVE ME CHAIN!!!
La catena dorata volò verso l’altare, come un lazo legò Soichi e ritornò indietro. Ma, a pochi metri dalla cupola, una serie di massi le cadde sopra, bloccandola e sollevando un polverone.
-NO!...
Dalla polvere, però, emersero subito dopo Sailor Mercury con Soichi in spalla, e Trunks, spingendo la bolla in cui era ancora intrappolato Majin Bu, che raggiunsero sani e salvi la cupola.

-Non potranno resistere ancora a lungo- constatò Endymion, guardando la situazione dei compagni con la coda dell’occhio -Kaolinite, tu sei l’unica qui in grado di teletrasportarsi. Portaci via da qui!
-Co-come? Perché dovrei accettare di aiutarvi?
-Perché è nel tuo interesse che Hotaru e il professor Tomoe rimangano in vita! Non hai altra scelta!
Kaolinite chiuse un istante gli occhi…
-Beh… Allo stato attuale delle cose, non posso certo dire di no ad un uomo che mi tiene una spada puntata alla gola e un’altra infilzata nella mia mano…
…quindi li riaprì, ordinando mentalmente alla spada di diamante da lei creata di scomparire.
-…ma farò un’eccezione!
Con un doppio calcio al costato Kaolinite allontanò da sé Endymion, si sfilò la spada dalla mano e la gettò lontano, si strappò una manica per fasciarsi al meglio la ferita, e si teletrasportò all’interno della cupola, di fronte a Hotaru e Soichi.
-Voi due verrete via con me! E TU, LEVATI DI MEZZO!- gridò a Choji, che le aveva sbarrato il passo, e strangolandolo con i capelli.
All’Akimichi però fu sufficiente espandere le proprie dimensioni per liberarsi.
-No!…
-Mi sono appena ricongiunto a Hotaru dopo tantissimo tempo… Non permetterò a nessuno di portarmela già via!!!
Così dicendo Choji afferrò i capelli della strega e la fece vorticare sopra la testa un paio di volte, per poi schiantarla con violenza al di fuori della cupola.
Seppur dolorante, Kaolinite si rialzò, più infuriata che mai.
-Questo… non è… il modo… di trattare… una donnaaaaAAAH!!!
Scagliandosi di nuovo verso i nemici, la strega si scontrò e venne respinta di nuovo da Endymion, che aveva sprigionato al massimo la propria aura.
-Lo ammetto… è stata sciocca l’idea di chiedere il suo aiuto…
-Per farci fuggire da qui?- lo rimbeccò Minako -hai pensato a lei e non a noi? Così ci offendi, Mamoru!
-Ma… Voi non potete eseguire il teletrasporto! Togliendo Saturn restano solo Pluto, Mercury e tu, Venus!
-Per un viaggio di un centinaio di metri in verticale, noi tre siamo più che sufficienti- lo corresse Ami.
-E se lo dice lei, dev’essere vero per forza!
-…e va bene. Procedete, ragazze! Conto su di voi!
Annuendo convinte, le tre sailor si presero per mano e concentrarono la loro energia residua, mentre gli altri si assicurarono di restare saldamente uniti.
-Un momento, però- chiese Hotaru -Petirol ha ancora sei cristalli con sé! Se la lasciamo qui…
-Lei e Super C 17 possono sopravvivere a una caduta di massi come questa- la rassicurò Trunks -potrei riuscirci anch’io, a dire il vero, ma preferisco restare con voi. “E con i cristalli di Goten e degli altri. Sono finiti in questo pasticcio per causa mia, non posso permettermi di abbandonarli…”
-Noi siamo pronte!- gridò Setsuna -principe Endymion, mancate solo voi!
-…arrivo.
Senza smettere di fissare la nemica, il ragazzo fece qualche passo indietro ed entrò nella cupola.
-La fine del nostro scontro è solo rimandata, Kaolinite.

Richiamati da Shino, i coleotteri si staccarono da Eudial e tornarono dal loro padrone.
Finalmente liberi, la strega e il cristallo di Naruto si guardarono rapidamente intorno.
Nonostante fossero rimasti bloccati dagli insetti per quasi tutto il tempo, avevano sentito tutto. E sapevano con chi sfogare la loro rabbia.

-Sentito, dolcezza?- disse Super C 17, parando un calcio con l’avambraccio -qui lo spazio si sta restringendo. Continueremo a picchiarci di sopra.
Così, il cyborg fece per volare verso l’alto.
Non Petirol, che invece lo immobilizzò afferrandogli una gamba.
-Ma?!
-Scusami, carino. Forse a te piace combattere, ma a me proprio no. C’è una vita di divertimento che mi aspetta, e tu me la rovineresti. Addio!
Con tutte le sue forze, la pseudo guerriera sailor lanciò il nemico addosso ai suoi alleati, proprio nel momento in cui questi stavano iniziando a teletrasportarsi.

-Ti sbagli, Endymion! La fine arriverà adesso!
In un ultimo tentativo disperato, Kaolinite approfittò del momento e allungò i capelli verso Hotaru.

-Oh, no, te lo scordi!
Una mano di chakra si allungò verso Kaolinite, tirandola indietro.

Un istante più tardi, un distorto alone violaceo avvolse il gruppo di eroi e il Silent Wall, che si sciolse.

La volta crollò.

………

Qualcosa o qualcuno gli stava comprimendo con forza lo stomaco.
Altra acqua risalì nella sua gola.
Non riuscendo più a resistere, Rock Lee si mise a sedere per sputarla fuori.
-Splut… Splut… Ma cos…
Una poderosa pacca sulle spalle lo fece quasi ribaltare in avanti.
-Ben svegliato, ragazzo! Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?
Lee aprì gli occhi. Inginocchiato al suo fianco, c’era un robusto signore anziano in divisa.
-Ma voi… siete…
-Il poliziotto che ha rischiato di arrestare un eroe. Spero che tu mi possa perdonare, ragazzo!
-Non… non fa niente, davvero- rispose Lee, sorridendo -stavate facendo solo il vostro dovere. Mi dispiace non essermi fermato ad aiutarvi, quando quella macchina ha travolto i vostri uomini…
-Oh, loro stanno bene. Tu piuttosto, hai corso un bel rischio affrontando quel mostro orribile tutto da solo. Ma ce l’hai fatta! Lo hai sconfitto e hai salvato la città!
-Voi… avete visto tutto?
-Sì, da un elicottero. Ci siamo attardati a soccorrerti perché temevamo che quel coso potesse tornare… Ma così facendo ti abbiamo messo in un pericolo più grande. Se non ti avessimo recuperato, non ce ne saremmo mai perdonati.
-Di che pericolo parlate?
-Come, non ti sei accorto di nulla? Dovevi essere svenuto per bene, quando l’acqua ti ha travolto…
-A-acqua?!
Confuso, Rock Lee si alzò in piedi. Scoprendo così di trovarsi a bordo di una barca della polizia, ferma sul mare a un centinaio di metri dalla riva.
-Ma… Dove siamo? Che fine ha fatto il parc…
La visione di una parte della ruota panoramica e della punta di qualche tendone che affioravano ammutolì il ninja.
-Ci siamo sopra, ragazzo. Poco dopo che hai sconfitto quel mostro, c’è stato un terremoto tremendo. Il povero parco divertimenti è crollato su sé stesso come un castello di carte.

………

Parecchi metri sottoterra.
Negli spazi angusti, fra le rocce crollate, giaceva abbandonata una sfera di metallo sporca di cenere.
Sulla sua superficie era incisa una lettera, la vocale “O”.
Sul suo display a cristalli liquidi stava scorrendo un messaggio.
L’ultimo messaggio, prima di spegnersi.

TELULU’S SOUL HAS BEEN RETURNED TO THE AFTERLIFE.
POWER OFF.

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Capitolo 60
*** L'Ora Più Buia ***


L’Ora Più Buia

Rock Lee posò un piede sul bordo della barca pronto a tuffarsi, ma l’anziano poliziotto lo bloccò in tempo.
-Che accidenti ti salta in mente, figliolo?
-L-lasciatemi! I miei amici sono rimasti là sotto! Devo… devo andare ad aiutarli! Lasciatemi!
-E cosa speri di fare? Vuoi scavare un tunnel con le mani trattenendo il fiato per tre giorni di fila? Non ti sei ancora ripreso del tutto, pensa a riposarti! Ci penserà una squadra di soccorso a recuperare i tuoi compa…
In quella, dal fondo del mare emerse rapidamente una luce rossa sempre più intensa: qualunque cosa la producesse urtò con violenza il motoscafo, rovesciandolo insieme ai suoi due passeggeri.
Prontamente Lee afferrò un braccio del suo nuovo amico ed entrambi risalirono in superficie, nello spazio d’aria sotto la barca capovolta.
-State bene, signore?
-S… Sì… Grazie, ragazzo… A momenti affogavo… Ma che è stato? Opera dei tuoi amici, per caso?
-N-no, non credo… Oppure- Rock Lee sorrise, speranzoso -forse sono proprio loro! Devono aver usato il teletrasporto sailor! Ce l’hanno fatta!…
L’entusiasmo del ninja venne interrotto da un suono acuto e distorto: era la radio trasmittente del poliziotto, danneggiata dall’acqua ma ancora funzionante.
-Saranno i miei uomini rimasti a riva… Vi ricevo, passo!
<< KRRRZ… Capo… State… >>
-Sì, io e il ragazzo stiamo bene! Voi, piuttosto, avete visto chi o cosa ci ha fatti ribaltare?
<< KRRRRZ… No… Troppo… n moment… endendo qual… FRRRZ… tita da sailor… >>
-Sailor? Chi è esattamente? Sailor Moon? O Sailor V? E dove sono gli altri?
<< KTRRR… non la ricono… d è sola… KRRRRRRRRRRR… >>
Per diversi, interminabili secondi non si sentì più niente.
-Che… che abbiano spento?- domandò Lee.
-Ma no, ma no! Ehi, ci siete? Mi ricevete? Vi siete addormentati in piedi, per ca…
Un coro di strazianti grida di dolore uscì dall’apparecchio. Poi più nulla. La comunicazione si era interrotta.
-Ehi… Ehi… Ehi, mi dite che accidenti succede?!? Rispondete! Rispondete!!! … merda!
Con rabbia il poliziotto si mise a sbattere l’apparecchio sull’acqua e contro la barca. Dal canto suo, Rock Lee non sapeva cosa pensare.
-Io… non capisco…
-Capisco io! Capisco che alla sailor, chiunque lei sia, ha dato di volta il cervello ed ha attaccato i miei uomini!
-No, non può essere così! Ci dev’essere un’altra spiegazione!
-E quale sarebbe, sentiamo… !
Un rumore sopra le loro teste li ammutolì, e il suono confuso di una voce femminile confermò le loro paure: la misteriosa guerriera sailor era appena salita sul ventre del motoscafo.
Per un po’ i due non osarono fiatare. Poi, deglutito un paio di volte, Lee si fece coraggio.
-Signore- sussurrò -pensate di poter restare fermo qui per qualche altro minuto?
-B-beh, c-certo, che domande son… A-aspetta, non vorrai…
Il ninja annuì.
-M-ma… Ma è rischioso!
-Fidatevi di me! Questo è il posto più sicuro dove restare nascosti! Chiunque abbia aggredito i suoi uomini non penserà mai di guardare qui…
-No, no! Io voglio dire… è rischioso per te! Se esci allo scoperto…
-Se vogliamo scoprire cosa è successo è un rischio necessario, ed è mio dovere di ninja assumerlo.
-F-figliolo… I-io…
Combattuto fra l’ammirazione per il coraggio di quel giovane, che solo qualche minuto prima aveva già combattuto contro un terribile mostro, e la preoccupazione per quello che avrebbe dovuto ancora affrontare, l’anziano agente per qualche secondo non fece altro che balbettare. Ma alla fine, resosi conto che la fermezza di Rock Lee sarebbe stata impossibile da infrangere, l’uomo riuscì solo a posargli una mano sulla spalla e augurargli buona fortuna.
-Non fare mosse avventate, mi raccomando.
Rock Lee ricambiò con un sorriso a bocca chiusa e un pollice alto. Quindi, inspirato profondamente, si immerse e cominciò ad allontanarsi dal motoscafo, nuotando alla ricerca di un buon punto di osservazione. Non trovando nulla di meglio di un pilone piegato su cui era appoggiato un tratto delle montagne russe, la Bestia Verde lo aggirò e riaffiorò piano piano, arrischiandosi pure ad arrampicarsi sulle rotaie come fossero i pioli di una scala per avere una visuale migliore.
Nello stretto spazio fra due assi, Rock Lee poté finalmente vedere la nuova venuta. In piedi, sulla barca rovesciata, c’era una sailor che non aveva mai visto prima. Aveva la pelle nera. Lunghissimi capelli rossi avvolti in una treccia. E davanti a lei galleggiava sull’acqua una ventina di agenti della polizia.
Morti.
“No…”
A quella vista il ninja si sentì di colpo debole e paralizzato dalla paura.
“Non può… Essere… Quella sailor… Chi… Chi è…
-PERCHÈ? NON? ESPLODETEEEE???
Lo strillo improvviso della ragazza fece quasi cadere Lee .
“Questa voce… no… No! Non lei!”
-Uffaaa!!! Ero così contenta di poter far esplodere la gente, e ora scopro che quel potere non esiste? Non è giusto!
Stizzita, Petirol si sedette a gambe incrociate e si appoggiò il mento su un pugno, mentre con l’altra mano si lisciava i lunghi capelli per calmarsi.
-…okay. Okay. Forse non sarà poi così male, dopotutto. Anche se ho un nuovo aspetto, una piccolissima frazione del potere dei cristalli, e la resurrezione di Chaos è impedita per sempre… Ma che sto dicendo? È male! MALE!!!
La strega si mise a sbattere la treccia sull’acqua, sollevando schizzi sempre più alti.
-Non! È! Giusto! Stava andando tutto alla perfezione, finché qualcuno non ha deciso di fare di testa sua! E quel qualcuno la pagherà… molto presto.
Petirol si voltò di scatto. Nello stesso istante, dal nulla apparvero altre due streghe dai capelli rossi, l’una scacciando bruscamente da sé l’altra: Kaolinite, sospesa a mezz’aria, ed Eudial, in piedi sul pelo dell’acqua grazie al supporto del chakra del cristallo di Naruto.
-No… non sono nemmeno qui…- sussurrò la più anziana, alzando poi la voce di colpo -sei soddisfatta, Eudial?! Per colpa tua…
-Non affibbiarmi colpe che non sono mie! Se c’è una che deve pentirsi qui, sei tu! Anche se ero assediata da quegli insetti ho visto benissimo come tu hai rotto il patto! Gli accordi erano chiari: prima avremmo ucciso tutti gli altri, e poi ci saremmo contese il potere di Sailor Saturn e i favori di Chaos! Ma tu hai voluto approfittarne alla prima occasione, sputando sulla nostra alleanza!
-Avresti fatto la stessa cosa se ti fossi ritrovata al mio posto, non negarlo!…
-Ragazze, ragazze! Un attimo di attenzione, per favore!- fece Petirol frapponendosi tra le due -il vedervi qui litigare, senza però l’oggetto del contendere, mi fa capire che le cose laggiù non siano andate… molto bene, ho ragione?
-Non fare l’innocente, anche tu hai la tua dose di responsabilità- la rimproverò Kaolinite, severa -se Eudial mi ha trattenuta, impedendomi di arrivare a Soichi e Sailor Saturn, tu hai fatto anche di peggio.
-Io? Non ricordo, sai? L’ultima cosa che ho fatto prima di levare le tende è stata spingere via l’androide mutante come-cavolo-si-chiama Diciassette addosso alle sailor…
-Proprio mentre si stavano teletrasportando!- si sfogò Eudial -quelle sciocche devono aver perso la concentrazione, e così chi lo sa dove sono andate a finire!
-Ma-ma come… Mi state dicendo che si sono salvati tutti dal crollo… per poi svanire nel nulla? Puff?
-Ho tentato di seguire la traccia magica lasciata dal teletrasporto- continuò Kaolinite -ma non ho percepito nulla, in nessun angolo del pianeta né dello spazio! Questo… questo può solo significare una cosa! I nostri nemici, magra consolazione… ma anche Soichi, e Sailor Saturn… sono perduti, forse per sempre!

-NO!…

Rock Lee si tappò la bocca troppo tardi.
-…avete sentito anche voi? Pare che da qualche parte si nasconda uno spettatore non pagante… Trovato!
In un lampo, Petirol perforò il pilone e le rotaie e catturò il ninja afferrandolo per la gola.
-Guarda guarda chi abbiamo qui, il coraggiosissimo guerriero che si è sobbarcato l’onere di affrontare solo soletto i due guardiani del Labirinto… per permettere ai suoi compagni di finire tutti all’inferno! AH AH AH AH AH!
Lee si dimenò, scalciò, tentando vanamente di sfuggire alla stretta.
-Oh, vuoi scappare? Ti lascerei volentieri, ma poi dove ti rifugeresti? A chi andresti a chiedere asilo? Non ti è rimasto nessun amico, nemmeno uno…
-Non… Non è vero…- biascicò il ragazzo, ferito più nello spirito che nel fisico -non so… cosa tu gli abbia fatto… ma di una cosa sono certo… i miei amici… ovunque essi siano… sono ancora vivi…
-E su quale base lo credi, sulla fiducia? Se ci hai origliate per tutto il tempo, allora avrai sentito cosa è successo! Le guerriere sailor! I loro alleati! I cristalli che tanta fatica hanno fatto per riavere! Sono scomparsi! Distrutti! MORTI!
-…non necessariamente.
Era stata Kaolinite a parlare. Presa alla sprovvista, Petirol lasciò la presa su Rock Lee e si voltò verso la sua mentore.
-Come, scusa? Ma hai appena detto che forse…
-Appunto, forse. Ricordi quando Sailor Saturn si è teletrasportata nel Labirinto? Spiandola, le ho sentito raccontare a Sailor Pluto di come fosse arrivata lì. Le ha detto…
-…di aver usato il teletrasporto sailor con le sue sole forze e di essere rimasta intrappolata in una dimensione vuota per parecchio tempo prima di uscirne, me lo ricordo anch’io. E quindi?
-E quindi dev’essere in quella stessa dimensione che i nostri nemici sono finiti, o comunque non molto distante. Ho già aperto un collegamento con quella zona, anche se involontariamente…
-Per colpa di Sailor Pluto, ricordo anche questo! Ma pure lei è dispersa come gli altri! Come speri di riaprire il collegamento?
-Con l’ausilio della tua energia.
Kaolinite si avvicinò alla discepola, porgendole la mano.
-Anche con soli sei cristalli, hai dimostrato di possedere un’energia spaventosa. Se me ne infondessi una parte, sono certa di poter aprire un buco nero abbastanza potente da bucare le varie dimensioni…
-…ritrovare Sailor Saturn, servirla a Chaos su un piatto d’argento e causare la distruzione dell’universo, certo. E voi credete davvero che ve lo permetta? Cristallo, attaccale!!!
Su ordine di Eudial, il cristallo di Naruto sparò un raggio di chakra infuocato verso le due streghe volanti; un istante prima, però, Petirol e Kaolinite si erano già strette la mano.
-Troppo tardi, Eud…

Petirol lanciò la sua mentore addosso a Eudial.
Le due nemiche impattarono duramente, e il contraccolpo successivo le fece sbalzare dolorosamente addosso al tetto di una struttura del parco.
-C… Cosa significa… tutto questo?!?- gridò Kaolinite rialzandosi -esigo una spiegazione!
-SILENZIO!
Raggiuntala a velocità impressionante, Petirol rimise la donna al tappeto con una gomitata alla schiena.
-Silenzio. Odio… ODIO essere interrotta mentre distruggo le speranze altrui- spiegò, iniziando a camminare in circolo -mi stavo divertendo un mondo a far soffrire lo sfigato vestito di verde! Ma poi tu hai tirato fuori la storia che forse i suoi amichetti sono ancora vivi, rovinando tutto! Se io dico che sono morti, sono morti! È CHIARO?
-S-sarebbe questa… la tua motivazione?
-Non ti sta bene? Te ne do un’altra! Come Eudial, anch’io sono arrabbiata con te per come hai gettato alle ortiche l’alleanza!
Kaolinite si alzò di nuovo, ma questa volta non fu atterrata.
-C-cosa?! Ma ti ha dato di volta il cervello?! Io stavo tradendo Eudial, non te! Avrei comunque messo una buona parola per te con Chaos!…
-Ma io volevo prima uccidere Eudial insieme a te! Le condizioni che tu avevi dettato erano perfette! Ma tu ti sei rimangiata tutto! Adesso non ha più senso! NON HA PIÙ SENSOOO!!!
Sotto gli sguardi basiti di Kaolinite, Eudial e Rock Lee, Petirol crollò in ginocchio e prese a piangere e singhiozzare rumorosamente.
-P-Petirol? Cosa… cosa stai facendo?…
-Credo di aver capito- spiegò Eudial a bassa voce -sono i cristalli che ha ingoiato a farle questo effetto. È un’ipotesi, ma sono convinta che le stiano causando uno squilibrio nella sua mente già traviata. Prima che diventi ancora più instabile dobbiamo riuscire in qualche modo a tirarglieli fuori…
-Così poi te li prendi tutti tu, ah?! Ne hai già uno, mangiati quello!!!
Come manovrate da fili invisibili, le mani di Eudial si mossero ad afferrare il cristallo di Naruto e la costrinsero a divorarlo: la ragazza fu subito avvolta nel chakra infuocato e collassò, per poi rotolarsi a terra freneticamente in un immaginario tentativo di spegnere le fiamme che la consumavano.
-Il potere manipolatore di quella biondina depressa… come si chiamava, Ino… è molto più efficace di quel che si pensasse, non trovi anche tu?- si vantò Petirol, che già aveva smesso di frignare -e a proposito di ridurre in schiavitù il prossimo. Sai, Kaolinite, l’idea di essere trattata da regina del mondo non era poi tanto male… ma quel marmocchio anoressico non mi aggradava tanto come schiavetto! Al contrario, una di voi due…
La strega gemella spiccò un balzo all’indietro, piegò un lampione con un calcio e ci si accomodò sopra, accavallando le gambe.
-Ho deciso! Kaolinite, Eudial, voi due vi affronterete a duello! La vincitrice diventerà la mia serva personale, mentre la perdente sarà giustiziata! Non è meraviglioso?
Kaolinite cominciò a sudare freddo. Se quello che Eudial aveva ipotizzato era giusto allora Petirol aveva perso per davvero il lume della ragione, e farla rinsavire sarebbe stato impossibile.
Ma la donna tentò ugualmente.
-P-Petirol… N-non dirai sul serio!… Non puoi trattarmi in questo modo! È solo grazie a me se ora sei qui! Io ti ho insegnato la magia! Io ti ho permesso di evadere dalla prigionia in cui eri nata! Io…
-Io sono molto più potente di te, adesso. Comando io, adesso. Quindi ti conviene obbedire senza discutere, a meno che tu non voglia morire seduta stant…
Qualcosa di appuntito centrò Petirol a una tempia, rimbalzò e cadde in acqua: una pallottola.
Seguendo la direzione da cui era arrivata, i presenti trovarono il vecchio capo di polizia, arrampicato su un traliccio, armato di pistola.
-NO!- gridò Rock Lee -vi avevo detto di stare nascosto! Andate via!!!
Ignorandolo, l’uomo continuò a sparare all’impazzata contro la strega.
-Tu! Hai ucciso tutti i miei uomini! E tutta quell’altra gente! La pagherai! Per tutto il male che hai fatto, la pagherai cara! …n-no… N-non è possibile!…
Non una delle pallottole aveva scalfito la pelle della ragazza. La quale, con finta stanchezza, sospirò e si stropicciò gli occhi.
-Io… Io proprio non capisco. Ero convinta di essere stata chiara.
-Scappate! Andate via!- urlò ancora Lee, ma capendo che l’uomo non si sarebbe mai smosso perché paralizzato dal terrore, cominciò a correre per raggiungerlo.
-Chissà. Forse, se lo ripeto con più convinzione, il messaggio arriva. Io…
Petirol aprì una mano, dalla quale nacque e crebbe a dismisura una sfera di energia.
-Non voglio…
Gettata un’occhiata alle sue spalle, Rock Lee accelerò la corsa.
-Essere…
Raggiunto il poliziotto, il ninja spiccò un balzo.
-InterrottAAAAAAAAAA!!!
La sfera fu lanciata. Si fece appena in tempo a scorgere la sagoma di Lee che si gettava sull’amico, poi un’immensa esplosione disintegrò il traliccio, sollevando una gran quantità di acqua e di fumo.

Petirol si pulì le mani, soddisfatta.
-Molto bene. Ora che gli inutili scocciatori sono saltati in aria, possiamo tornare al discorso di prim… Ah.

-Sopracciglione! In che guaio ti stavi andando a ficcare, si può sapere?!
-Più che noi devi ringraziare la tua buona stella, se fossimo arrivati un secondo più tardi saresti stato spacciato. Allora, cosa è accaduto qui?
-Non tartassatelo, è evidente che è stanco e ha bisogno di cure e riposo. Chiederemo ciò che vogliamo sapere alle dirette interessate.
Rock Lee riaprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, scoprendo di ritrovarsi sul tetto di un edificio del parco, a pochi metri dal punto in cui la sfera di Petirol aveva impattato. Di fianco a lui, tenendogli ciascuno un braccio attorno alle spalle per sostenerlo, due ragazzi più o meno della sua stessa età; di fronte a loro, una donna bionda che osservava immobile le streghe.
-…N-Naruto, Shikamaru! H-Hokage-sama! Siete… Siete proprio voi!? Cosa ci fate qui? Come avete fatto ad arrivare?
-Correndo come dei matti per chilometri e chilometri, dopo aver ricevuto il messaggio che una strega di nome Petirol ha mandato al mondo intero. Oh, e ci sarei anch’io!
Lee voltò appena la testa. Alle sue spalle c’era Shizune, affiancata dalla maialina Tonton, intenta a verificare le condizioni del vecchio poliziotto che nel frattempo aveva perso i sensi.
-Naruto, Shikamaru- chiamò Tsunade, concentratissima -vedo tre streghe di fronte a noi. Voi che l’avete già incontrata, sapete dirmi se fra di esse c’è Eudial?
-No, a me non sembra…
-È quella sdraiata a terra- rispose Shikamaru. In quel momento la sua mano tremò, e solo allora Rock Lee si accorse che il Nara teneva stretto a sé l’Heart Buster, il fucile appartenuto alla stessa Eudial.
-Quella vestita da guerriera sailor che adesso si sta prendendo a pugni da sola non la riconosco, ma dai tratti del viso e dai capelli direi che sia Petirol. L’ultima invece non l’ho mai vista.
-Si chiama Kaolinite- spiegò Lee -lei è…
-Ti ho detto di riposarti, Rock Lee. Shizune, per favore, portalo al sicuro…
Disobbedendo all’ordine dell’Hokage, il pupillo di Maito Gai raccontò tutto d’un fiato e nella maniera più concisa possibile tutto ciò che era accaduto e tutto ciò che aveva scoperto: dal momento in cui si era infiltrato nella base delle Witches 5 nascondendosi sotto l’automobile di Eudial, passando per il controllo di Petirol ai danni della sorella gemella Cyprine, la sorte capitata a Gaara e Neji e la battaglia avuta con entrambi all’interno dello Star Park, fino ad arrivare alla distruzione di quest’ultimo e alle informazioni apprese dalle tre streghe appena pochi minuti prima.
-Aspetta un minuto- commentò Naruto alla fine del resoconto -mi stai dicendo che hai tenuto testa a Neji, a Gaara e al demone tasso contemporaneamente?! Accidenti Sopracciglione, sei davvero un grande!
-Sì, un grande incosciente- lo ammonì invece Shikamaru -ti è andata bene, d’accordo, ma avresti dovuto lo stesso chiedere l’aiuto di qualcuno. E tu, Naruto! Non hai sentito!? Abbiamo appena scoperto che quasi tutti i nostri amici sono persi chissà dove, non sei preoccupato nemmeno un po’!?
-Perché dovrei? Sono ancora vivi, no? Dobbiamo solo costringere quella Teporol o come si chiama ad aiutarci a ritrovarli…
-COSA VI FA PENSARE CHE ACCETTI?!?
Sollevando un forte vento Petirol raggiunse i ninja e li sovrastò. Mentre Tsunade, Naruto e Shikamaru si mettevano in posizione di difesa, nonostante le sue proteste Rock Lee fu bloccato da Shizune e condotto a riva per essere curato.
-Voi, guastafeste, saltate fuori dal nulla, mi rovinate il divertimento e pretendete pure che lavori per voi?!? Io… IO…
La strega alzò minacciosa una mano.
Ma invece di calare un attacco si assestò da sola un ceffone, per poi esibire un largo sorriso da bambina e sbattere le ciglia con fare civettuola.
-Io… penso di aver appena avuto un’idea ancora più meravigliosa della precedente. Kaolinite, Eudial, ascoltate anche voi! Perché limitarsi a combattere per vincere un posto al mio fianco, quando la posta in palio può raddoppiare o addirittura triplicare?
-Un posto al tuo fianco?! Forse non ci siamo capiti! Quella che deve servirci sei t…
-LASCIAMI PARLARE, RANUTO O COME TI CHIAMI!!!
Beccandosi un’occhiataccia da parte di Shikamaru e un’altra sferzata di vento in faccia, Naruto si zittì.
-Bene. Se ci tenete a morire di vecchiaia lavorando come miei servi invece che essere mutilati sul posto immediatamente, vi invito allora a partecipare alla mia sfida: Kaolinite e Eudial contro voi tre, tutti contro tutti o in duelli separati! La prima squadra che mi porterà il cadavere di un membro della squadra avversaria si guadagnerà la sopravvivenza!
-Se le cose… stanno così…
Kaolinite si smaterializzò per riapparire subito alle spalle di Naruto, sfoderando una nuova spada di diamante creata dal nulla.
-Considerami già vincitrice, Petirol!… !?
Prima che potesse tagliare la testa di Naruto, la lama fu bloccata dalla mano di Tsunade e distrutta senza difficoltà.
-Kaolinite, giusto? Se non ti dispiace, vorrei essere io la tua avversaria.
-Oh, che duello interessante!- ridacchiò Petirol applaudendo -è deciso allora: Kaolinite contro la vecchia e Eudial contro gli altri due! Ricordatevi: il primo o la prima di voi che mi consegneranno il cadavere dell’avversario o dell’avversaria, avrà vinto!
-Per me va più che bene- rispose Tsunade, senza distogliere lo sguardo da Kaolinite -su, portami in un luogo dove possiamo combattere in pace.
Inizialmente titubante, la strega più anziana si rassegnò infine a sottostare alle regole imposte, e lentamente iniziò ad avviarsi.
Tsunade la seguì, ma non prima di aver aggiunto un’ultima cosa.
-Naruto, Shikamaru… conto su di voi.

-Si prospetta una battaglia entusiasmante, dunque! …p-p-p-peccato c-c-c-che…
Petirol si mise una mano sul collo, per contenere un irrefrenabile tic.
-…peccato che io abbia altri impegni. C’è un regno di terrore che aspetta di essere costruito, non posso farlo aspettare ancora!
Detto ciò, la strega con le sembianze di sailor volse le spalle ai presenti e si allontanò in volo a tutta velocità, verso una destinazione ignota.

-Shizune, lui come sta?
-Intendi quest’uomo, Lee? È solo svenuto, non ti preoccupare.
-Ne sei sicura?
L’assistente dell’Hokage si girò per verificare le condizioni del vecchio.
-Sicurissima. Ha subito uno shock per le varie emozioni, ma per il resto sta bene. Perché ti interessa…
Quando Shizune si girò di nuovo, la Bestia Verde era già lontana.

-Sopracciglione! Dove vai?!
Anche Naruto si era accorto dell’improvvisa fuga di Rock Lee. Fece per corrergli dietro, ma Shikamaru lo trattenne afferrandogli un polso.
-Fermo, Naruto! Dobbiamo riprenderci quello che ti è stato rubato, e dobbiamo farlo subito! Sono gli ordini del Quinto Hokage!
Seppur stizzito, Naruto decise comunque di obbedire. I due ragazzi si avvicinarono cautamente al punto in cui giaceva Eudial, trovandola ancora distesa a faccia in giù e in preda a violenti tremori.
-Se le premesse sono queste, non dovremmo nemmeno metterci tanto.
Arrivato a un passo dalla strega, Shikamaru imbracciò l’Heart Buster, appoggiò l’indice sul grilletto e prese la mira.
-E con questo… Naruto, sta’ giù!
-Che cosa… ARGH!
Eudial aveva improvvisamente smesso di tremare. Un secondo più tardi, i due amici furono frustati da un braccio di chakra rovente e scaraventati all’indietro.
-Stava recitando!
-Proprio così, Naruto.
Quando i ninja si rialzarono, Eudial era in piedi di fronte a loro, con le braccia incrociate e un sorriso stampato in volto.
-Ho solo finto di star male per cogliere di sorpresa Petirol. In realtà, stando per molto tempo a contatto con il tuo cristallo, ho finito per entrare in simbiosi con lui. Non saprei come spiegarlo, ma è come se mi fossi guadagnata la sua fiducia. Lui ora mi concede i suoi poteri, mi protegge, mi rende invulnerabile…
-Ma questo… è impossibile!…
-Sapete, è buffo che siate rimasti proprio voi due ad affrontarmi. Tu, Naruto, rivuoi indietro ciò che ti ho sottratto. E tu, Shikamaru, hai i mezzi adatti per aiutare il tuo biondo amico.
-Già, sembra quasi che tu abbia programmato tutto dall’inizio- sbottò Shikamaru, nascondendo l’Heart Buster dietro la schiena -spiegami, perché non hai preso il mio cristallo quando ne avevi l’occasione? Cosa ti ha fatto cambiare idea, là in quel tempio?
La ragazza non rispose, limitandosi invece a distogliere lo sguardo dai due avversari.
-Ti ho fatto una domanda!
Dopo un lungo istante, Eudial risollevò lo sguardo.
-Non credo abbia più importanza ormai. Se proprio insisti, ti risponderò… Prima però dovrete battermi!
Eudial spalancò le braccia. L’energia del Kyuubi sprigionò incontrollata dal suo corpo, scatenando un gigantesco gorgo nell’acqua sottostante: nonostante i loro sforzi, Naruto e Shikamaru persero il controllo del chakra nei loro piedi e ne furono risucchiati. Tentando con tutte le sue forze di trattenere l’Heart Buster sotto braccio, annaspando Shikamaru cercò di riemergere ed aggrapparsi a qualcosa, ma con una sola mano libera l’impresa gli appariva impossibile.
-Ah ah ah ah ah ah!!! Non mi sto nemmeno riscaldando e siete già in difficoltà! Siete ridicoli!
Finalmente le dita di Shikamaru trovarono un appiglio: la bocca del clown dipinto sull’arco d’ingresso dello Star Park, che miracolosamente galleggiava ancora. Con uno sforzo pazzesco il ragazzo si avvolse alla bocca con tutto il braccio e si issò; tentò poi di chiamare a gran voce Naruto, ma la sua voce fu coperta da quella acuta della strega.
-Sarò magnanima! Vi concedo un minuto per fare la prima mossa… sempre che riusciate a rimettervi in piedi!
-Merda… Naruto! DOVE SEI? NARUTO… !
Shikamaru si sentì afferrare per la vita e trascinare verso il basso. Grazie al peso del clown riuscì però a restare a galla e con un ultimo disperato sforzo ci salì sopra, per poi aiutare colui che stava quasi per annegarlo a fare altrettanto.
-Naruto… idiota… sei… sei diventato matto?!
-Scusami, scusami! Non sapevo dove altro aggrapparmi, va bene?
-Okay okay, lasciamo perdere! Ascoltami attentamente: l’unico modo per sconfiggere Eudial adesso è prenderle il cristallo, e l’unico modo per prenderle il cristallo…
-Ho capito, bisogna spararle con la sua stessa arma e hai bisogno che io la tenga immobile! Nessun problema…
-Aspetta, idiota!
Shikamaru afferrò Naruto per il colletto, impedendogli di andare allo sbaraglio.
-Dobbiamo prima essere sicuri che Eudial sia indebolita abbastanza. Nell’Heart Buster è rimasto un colpo solo, e se lo sprechiamo… Non possiamo permetterci errori, hai capito?
I due ragazzi si fissarono in silenzio per qualche secondo. Poi, Naruto sfoggiò uno smagliante sorriso…
-Fidati di me, non fallirò!
…e si rituffò nel gorgo, lasciando Shikamaru a bocca spalancata.
-Ma-ma-ma…
-Il tempo a vostra disposizione è scaduto!- dichiarò Eudial -ora posso davvero dare inizio al riscaldamento…
-KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Venti cloni di Naruto divisi in coppie saltarono fuori dall’acqua, e uno dopo l’altro crearono un Rasengan e si scagliarono contro la nemica. Eudial alzò un braccio e manipolò il chakra della volpe per creare una barriera: i primi cinque Rasengan la scalfirono a malapena, ma Naruto insistette. Con altri tre Rasengan riuscì a infrangere le difese della strega, e con gli ultimi due la ferì gravemente al braccio e la scaraventò contro la ruota panoramica semisommersa.
Il gorgo acquatico si placò. Soddisfatto, Naruto fece sparire i suoi cloni e tornò a nuoto da Shikamaru.
-È tutta tua- ridacchiò il biondo, issandosi al bordo della zattera improvvisata -l’ho sistemata per bene…
Una risata molto meno amichevole e molto più agghiacciante si levò alle sue spalle. I due ninja osservarono impietriti la strega.
L’attimo prima stesa scomposta sul tetto di una cabina della ruota.
L’attimo dopo in piedi, ad ammirarsi il braccio destro che lentamente si rimarginava.
-L’hai s-sistemata per bene, eh?!
-Non… non capisco… Il chakra di Kyuubi non… non mi aveva mai curato così in fretta… !
Naruto inorridì. In quel momento, il chakra della volpe si concentrò alle spalle di Eudial e prese la forma di una coda agitata.
-S-Shikamaru- balbettò l’Uzumaki -cambiamo strategia. Chissenefrega del cristallo, uccidiamola così com’è.
-Cosa?! Naruto, ti sta dando di volta il cervello?
-Affatto! A quella stregaccia sta accadendo la stessa cosa che è già successa a me in passato! Non voglio che capiti di nuovo!
-Non dire sciocchezze! Tu hai bisogno di quel cristallo! Il demone Kyuubi morirà se non lo riavrà al più presto!
-CHE MUOIA! Finora ha solo combinato catastrofi e fatto morire molte persone! Vivremo tutti molto meglio senza di lui!
-Idiota, possibile che non l’abbia ancora capito? Se la volpe muore, morirai anche tu!!!
Quelle ultime parole ammutolirono Naruto definitivamente.
Shikamaru si pentì quasi subito di avergli comunicato una notizia del genere così bruscamente. Cercò di aggiungere qualcosa, ma la risata folle di Eudial non gliene diede il tempo.
-Sapete una cosa, ragazzi? Avevo in mente di giocare, come si dice, al gatto e al topo, con voi. Ma il potere di cui dispongo adesso è talmente immenso che sarebbe un peccato centellinarlo. Quindi, ho cambiato idea. Vi spazzerò via subito.
Eudial agitò lievemente la coda. Bastò quel gesto, apparentemente innocuo, per innalzare un’onda altissima e scatenarla con tutta la sua violenza contro i suoi due inermi avversari. E contro la città alle loro spalle.

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Capitolo 61
*** Speranze Di Un Futuro Migliore ***


Nota pre-lettura: chi conosce il manga di Naruto, leggendo questo capitolo sicuramente noterà che mi sono preso alcune libertà narrative sul fatto che tutti sappiano già che Naruto sia figlio di Minato e che in lui ci sia la volpe (ricordo che questa fan fiction è ambientata fra la prima e la seconda serie del manga).
Considerato però che nessuno dei coetanei di Naruto, nella seconda serie, si stupisce nel sapere queste due informazioni (né tantomeno lo stesso Naruto si stupisce del mancato stupore dei suoi compagni) ho fatto in modo che semplicemente lo sapessero già.
Buona lettura :)

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Speranze Di Un Futuro Migliore

-Ro-ro-ro-ro-ron… fiii… Ro-ro-ro-ro-ron… fiii…
-F-fratellino? Fratellino, svegliati…
-Ro-ro-ro-ro-ron… fiii…
-P-per favore, svegliati!
-Ro… ro… ro… rOUCH!
Nel bel mezzo della sua profonda dormita, Ajit si sentì trascinare verso il basso. Senza poter fare nulla per impedirlo, rotolò e cadde di faccia sul pavimento, svegliandosi di soprassalto.
-Ahi, ahi, ahi, ahi, ahi…
Aprì gli occhi, scoprendo che era ancora notte inoltrata. Alla cieca, il ragazzino alzò una mano sul comodino per cercare a tentoni la lampada a pile: trovatala e accesala, si girò arrabbiato.
-Sarasa, ti pare il momento adatto per fare scherz… oh.
Ajit si calmò all’istante: a strattonare le coperte e a tirarlo giù dal letto non era stata la sorella gemella, ma il piccolo Kirìs.
-Tu?!
-T-ti sei fatto male, fratellino? M-mi dispiace…
-No no, affatto! …anzi un pochino sì, ma niente di grave, tranquillo! Cosa c’è, Kirìs? Non riesci a dormire?
Il bimbo fece segno di sì con la testolina.
-E… come mai sei venuto qui e non dalla mamma?
-Perché… Perché volevo parlare con te… posso?
-…con me? Certo, volentieri!
Ajit si rialzò, e risistemò al meglio coperte e lenzuola.
-…ecco fatto. Salta su!
-G-grazie, fratellino… Allora…
-Ehi, prima di iniziare… potresti smetterla di chiamarmi “fratellino”? Non sarò alto come Ub e Sachi, ma sono pur sempre più grande di te!
-Oh… V-va bene… fratello?
-Speravo in “fratellone”… ma mi accontento!- sorridendo, Ajit si sedette sul letto, accanto al piccolo -ebbene, di cosa vuoi parlare? …aspetta, fammi indovinare: sei in pensiero per Ub, giusto?
Kirìs annuì. Ajit sospirò, pazientemente.
-Ne ero sicuro. Fratellino, cosa ti abbiamo detto oggi?
-D-di avere… fiducia… Lo so… ma… ho paura… se lui non tornerà mai più…
-Non devi neanche pensarci! Ub ha già sconfitto una strega, proprio qui al villaggio, proprio ieri! Non avrà problemi a farlo ancora! E poi, insieme a lui ci sono tanti altri guerrieri fortissimi! Ub tornerà, di questo puoi stare tranquil…
-Fa-fammi finire! Non… non è questo che voglio dire… Ecco… Io lo so che Ub tornerà… Ma…
-Ma?
-Se… se non torna più… tu…
-Io?
-Tu… Tu lo odierai?
-…C-CHE COSA?!?
Ajit si rizzò in piedi, rischiando di dare una capocciata al soffitto.
Un borbottio giunse dal letto accanto, segno che il grido del ragazzino aveva svegliato chi ci stava dormendo.
-Come… come cavolo ti è saltata in testa un’idea simile?!?
-Ecco, io… ho avuto…
-Non posso crederci, davvero! Come puoi pensare una cosa del genere?!?- continuò Ajit, troppo sconvolto per ragionare -è per qualcosa che ho detto o fatto? Akop, secondo te mi sono comportato male con Ub ultimamente?
Mezzo intontito dal sonno, il fratello più grande rispose con un grugnito.
-Non credo proprio! Non ho mai trattato male Ub, non oserei mai!
-F-fratello… ho avuto… un incubo…
-Gli avrei chiesto scusa subito, altrimenti!… Ah, un incubo?
-S-sì…
Sospirando di sollievo, Ajit tornò a sedersi.
-Fiuuu, ne ero certo! E… tanto per curiosità, com’era quest’incubo che hai fatto?
Kirìs fece per rispondere, ma un singhiozzo lo interruppe. Era chiaro che il solo ripensarci lo faceva star male.
Veloce, Ajit posò una mano sulla testa del piccolo per tranquillizzarlo.
-Ehi, ehi! Se non vuoi parlarne non fa niente! Anzi, dimentica tutto! E per rispondere alla tua domanda… non esiste che io possa odiare Ub! Proprio per nulla!
-D-davvero?
Ajit fece una piccola smorfia, fingendosi offeso.
-Insomma, a chi vuoi credere di più? A me, o a uno stupidissimo incubo?
-…a te!
-Risposta esatta!- tornando a sorridere, Ajit strinse la manina del fratellino come per congratularsi -che dici, te la senti di tornare a dormire? O hai ancora paura di fare brutti sogni?
-No… No, io non ho paura!…
-Così ti voglio!
-…però posso restare a dormire con voi?
Ajit cascò di nuovo dal letto.
-Come non detto… cioè, come posso dirti di no? Mettiti comodo, Kirìs!
Tutto contento, Kirìs gattonò fino al cuscino e ci si acciambellò sopra.
-Ti sei scelto il posto migliore, eh? Beh, mica scemo- disse Ajit, rialzandosi e aiutando il fratellino a coprirsi -ehi, già che siamo in argomento… Lo vuoi sapere un trucco per non fare più brutti sogni?
-S-sì! Dimmelo!
-Ebbene, è semplicissimo. Devi solo imparare ad essere… un po’ come me, ecco!
-Come te… allora devo f-far ridere le persone?
Uno sbuffo di risata si alzò dal letto accanto.
-Più o meno- confermò Ajit, aggrottando le sopracciglia -il termine esatto è “essere ottimisti”. In parole povere: si deve solo imparare a sorridere alla vita, essere fiduciosi per il futuro ed essere soddisfatti di quello che si ha già nel presente. Forse non te ne sei accorto, ma venendo a trovarmi hai già compiuto il primo passo per diventare un perfetto ottimista!
-D-davvero?
-Davvero! Ti sei ricordato di avere una famiglia numerosa, piena di fratelli e sorelle sempre pronti a proteggerti e a farti sorridere. So che Ub è il tuo preferito, ma ricordati: quando ti senti giù puoi contare anche su di me, su Sarasa, su Sachi… e anche su questo gran simpaticone!
A tradimento Ajit saltò sul letto accanto, tirò via le coperte e si avventò su Akop, immobilizzandolo per potergli sfregare senza pietà la testa pelata.
-Stavi ridendo di me, eh? Ammettilo, timidone!
Sotto lo sguardo divertito di Kirìs i due fratelli maggiori ingaggiarono una finta lotta, che si concluse quando Akop, imitando uno struzzo, riuscì a ripararsi la testa sotto il cuscino per salvarsi da altre strigliate.
-Ti arrendi? Non credere di essere al sicuro, questo era solo il primo round!
Tenendo il dito puntato sul fratello, Ajit indietreggiò fino all’uscio della cameretta.
-Vado a lasciare un messaggio alla mamma. Non muovetevi, torno subito!

-“Kirìs è di là con noi, ciao”… sì, può andare.
Ajit lasciò il foglietto in bella vista nella culla del fratellino, e quatto quatto uscì dalla cameretta. Prima di tornare nella propria, però, il ragazzino fece una breve tappa nello stanzino in cui erano conservate le scorte alimentari.
“Non credo torneremo a dormire tanto presto… tanto vale ingannare l’attesa con uno spuntino.”
Presa qualche noce di cocco, Ajit tornò in corridoio.
“…certo che… Okay, si è trattato di un incubo, però… Se Kirìs ha sognato che dicevo cose brutte ad Ub, significa che è stato condizionato da qualcosa che ha visto o sentito… ma dove?”
Senza accorgersene, Ajit aveva lentamente smesso di camminare, e si era fermato davanti ad una finestra aperta.
“Io non potrei mai odiare Ub, neanche sotto tortura! Non so come la prenderei se… se lui non dovesse tornare mai più… E continuerò a non saperlo! Ub è fortissimo! Prenderà a calci nel sedere quella strega come ha sempre fatto con tutti gli altri cattivi! Finché c’è lui a difendere la Terra, non avremo mai nulla da temer… !”
Un’ombra oscurò fugacemente la luce della luna. Lasciate cadere a terra le noci di cocco, Ajit si affacciò speranzoso alla finestra, ma dovette disilludersi: la figura in volo non era altro che uno dei mille fantasmi kamikaze creati da Majin Bu per pattugliare il pianeta. La sua presenza in cielo era un segnale che la battaglia con Petirol allo Star Park doveva essere ancora in pieno svolgimento.
Rendendosi conto del proprio comportamento, Ajit abbassò tristemente la testa.
“Ma chi voglio prendere in giro… Posso convincermi quanto voglio che Ub sia un supereroe invincibile, ma anch’io come Kirìs ho sempre paura. Prima che Goku venisse qui ad allenarlo, Ub era semplicemente il fratello maggiore che si prendeva cura di tutti noi… e per me lo è ancora.”
Ajit alzò di nuovo lo sguardo alla luna, prima di voltarsi e raccogliere il cibo caduto.
“Io… ce la metterò tutta per non far sentire la sua mancanza ad Akop e Kirìs, ma… Ma non sono ancora pronto per prendere il suo posto. Non mi importa se sarai vittorioso o starai a guardare, Ub: torna sano e salvo, ti prego!”

L’onda anomala creata dai nuovi poteri di Eudial aveva totalmente devastato il centro cittadino.
Automobili ammonticchiate, capovolte, incendiate, distrutte.
Edifici perforati.
Strade inondate.
Feriti.
Morti.
Fu questo scenario da incubo ad accogliere Naruto, quando riprese i sensi. Disteso a pancia in su sopra un furgone rovesciato, il ninja si rimise a fatica in piedi e si guardò attorno, spaesato.
“Shikamaru… Dov’è… Non sarà…”
Naruto gridò a squarciagola il nome dell’amico, in tutte le direzioni, più e più volte. Stava per rassegnarsi, quando di punto in bianco si vide lanciare addosso un oggetto familiare, che afferrò al volo.
“Questa è l’arma di Eudial! Ma allora…”
Seguendo con lo sguardo la direzione da cui era arrivato, il biondo ninja notò per prima cosa l’insegna a forma di faccia di clown che avevano usato come zattera, distrutta a metà e abbandonata fra due automobili accartocciate. Pochi metri sopra, seduto dolorante sul balcone di metallo di una palazzina, trovò Shikamaru.
-Meno male, stai bene!
Lasciato cadere l’Heart Buster, Naruto saltò giù dal furgone e di gran carriera raggiunse e si arrampicò sulle scalette antincendio per raggiungere l’amico.
-Eccomi, Shikamaru! Sei feri…
-IDIOTA! CRETINO! IMBECILLE! Non pensare a me! Vai a recuperare il fucile! ORA!
Per un attimo Naruto rimase interdetto, ma subito replicò con altrettanta foga.
-Mi dispiace, Shikamaru, ma non lo farò! Ti ho già detto che non ho nessuna intenzione di salvare la vita al mostro che ha rovinato la mia infanzia e distrutto le vite di parecchie persone!
-E io ti ho già detto che se il demone volpe muore morirai anche tu! Sei davvero pronto a questo?
-Non accadrà! L’eremita porcello mi ha assicurato che con molto allenamento sarei tornato forte come e più di prima, senza più bisogno di ricorrere alla volpe!…
-Sveglia, Naruto! Quella era solo una bugia detta per non spaventarti, ordinata dall’Hokage! Se non recupererai al più presto il cristallo del Kyuubi… Devi credermi, Naruto!
Abbassando la voce, l’Uzumaki voltò la testa dall’altra parte.
-…vorrei non crederti, ma ti conosco bene. So che tu non racconteresti mai frottole, Shikamaru. Però…
-Però cosa?
-Tu non sai quanto io abbia sofferto per colpa di quella maledetta volpe! Tutti mi hanno sempre emarginato, perché guardando me vedevano solo il mostro che custodivo! Prima ancora di diventare Hokage, per tutta la vita ho sempre desiderato essere solo me stesso! Essere trattato dalla gente come una persona normale! Almeno per una volta! Fossero anche gli ultimi giorni della mia vita…
Shikamaru assestò un fortissimo schiaffo all’amico, lasciandogli un visibile segno delle cinque dita sulla guancia.
-Naruto, grandissimo deficiente! Sei circondato di amici, con che faccia tosta osi dire di essere ancora emarginato? Io, Choji, Neji, Sakura, Hinata, Kakashi… a nessuno di noi è mai importato che dentro di te ci fosse una bestia, da subito siamo stati capaci di fare distinzione tra te e lei!
Mentre si massaggiava la guancia ancora bollente, Naruto si sentì avvampare anche di vergogna.
-Inoltre- aggiunse ancora Shikamaru, abbassando anch’egli il tono -capisco che l’idea di salvare il mostro che in passato ha ucciso i nostri antenati e quasi distrutto il nostro villaggio ti faccia star male, lo capisco benissimo! Ma non dimenticarti che tuo padre, il quarto Hokage in persona, ha sacrificato la sua vita per far sì che il demone volpe venisse confinato in te! Dev’esserci stata una ragione dietro quel gesto, qualunque essa fosse! Non ci hai mai pensato?
Punto sul vivo, l’Uzumaki si voltò di nuovo verso il Nara.
-In realtà… Sì, ci ho pensato.

-Minato Namikaze… Il Quarto Hokage… era tuo padre.
Naruto quasi si strozzò con l’ennesima porzione di ramen.
Dopo aver quasi vomitato l’anima, il giovane ninja si voltò verso il maestro Jiraiya, seduto al suo fianco sulla panchina.
-Può… può ripetere, per favore?
-Colui che ha sacrificato la propria vita per sigillare il demone volpe dentro di te, il Quarto Hokage- ripeté l’eremita, fissando il sole tramontare all’orizzonte -e tuo padre, sono la stessa persona.
-E… E me lo dice così?
-Onestamente, pensavo che tu lo sapessi già. Mi stupisce che né Kakashi, né la leggendaria babbea Tsunade, né tantomeno il povero Terzo Hokage, pace all’anima sua, te l’abbiano mai detto…
-A me stupisce invece che LEI, Eremita Porcello, non me l’abbia mai detto!
Naruto si alzò dalla panchina, gettando al suolo con rabbia la ciotola di ramen ancora mezza piena, e si portò di fronte a Jiraiya per fissarlo dritto negli occhi.
-Perché… perché non me l’ha mai detto nessuno… Lei, soprattutto, era il suo maestro! Per tutti questi anni… Io avevo pieno diritto di saperlo!…
-Beh, sei comunque cresciuto ascoltando le gesta che lo riguardavano ed ammirandolo come il tuo Hokage preferito. Ora sai che quell’uomo era anche tuo padre, e allora? Non dovrebbe fare molta differen…
-LA DIFFERENZA LA FA, ECCOME!!!
In un gesto che nemmeno lui credeva avrebbe mai compiuto in vita sua, Naruto calpestò con forza la ciotola rovesciata rompendola in due. La rabbia stava rapidamente prendendo il sopravvento.
-Come ha potuto… con che coraggio… Con che coraggio quell’uomo ha osato trasformare suo figlio… il suo unico figlio appena nato!… nel contenitore di un mostro… per poi abbandonarlo!… Non ci ha pensato, eh? Non ci ha pensato, mentre moriva da eroe?! EH?…
Tranquillo sino a quel momento, Jiraiya si alzò all’improvviso e stese Naruto con un ceffone, facendogli assaggiare la polvere della stradina.
-NON TI PERMETTERE DI PARLARE COSÌ DI MINATO! Tuo padre era uno dei migliori ninja sulla faccia di questo pianeta! Uno dei migliori strateghi! Nessuna delle sue azioni era frutto del caso, nessuna! Se ti ha fatto diventare il contenitore del Kyuubi, deve aver avuto un’ottima ragione!
Naruto si rialzò e tentò di restituire il ceffone, ma gli fu parato.
-Quale ragione? QUALE??? Ho passato un’infanzia schifosa! Fino a quando non ho incontrato Sasuke e Iruka, non avevo nessuno! Ero un orfano odiato e respinto da tutti! Nessuna ragione dietro a tutto questo può essere ottima! Eremita Porcello, come fa ad esserne sicuro? Come può questa ragione essere buona?!? PERCHÈ?!?
-…perché, forse, sono stato io a fornire questa ragione a tuo padre.
Naruto sbarrò gli occhi.
-Lei… è stato lei…
-Ho detto “forse”- sentenziò Jiraiya, risedendosi pesantemente -quindi non sono del tutto sicuro che la mia supposizione sia esatta.
-Supposizione?…
-Naruto, conosci il motivo per cui sono diventato un eremita?
-Per… Per conoscere le donne di tutto il mondo e scrivere quei libri sconci che lo hanno reso famoso?
-No, non solo… Cioè, NON È IL MOMENTO DI PARLARNE! …eh-ehm. Quando avevo più o meno la tua età, ero indeciso su cosa fare della mia vita. Non ero interessato a diventare Hokage né a far carriera, ma allo stesso tempo non avevo altre ambizioni. Così, in cerca di una strada da percorrere, mi sono messo in viaggio per le varie nazioni. Durante il mio girovagare sono giunto al monte Myoboku, luogo natale di Gamabunta e di tutti i rospi…
La curiosità aveva rapidamente preso il sopravvento sulla rabbia di Naruto, che ascoltava il racconto del maestro senza fiatare.
-Con loro ho stretto amicizia, ho ottenuto il permesso di evocarli per assistermi nelle battaglie… e un giorno ho anche avuto il privilegio di incontrare di persona il loro leader. Un rospo vecchio, saggio… e profeta.
-Profeta?
-Già. Ero ancora indeciso sul cammino che avrei percorso, quando quel vecchiardo all’apparenza rimbambito ha predetto il mio futuro. Quello che mi ha detto… lo ammetto, non mi aveva soddisfatto all’inizio. Ma, non avendo altre alternative, ho comunque deciso di tenerne conto.
-Che cosa le ha detto?
-Ricordo le sue parole come fosse ieri. “Nei miei sogni, ti ho visto diventare sia un pervertito senza eguali…”
-Questo non era difficile da prevedere…
-“…CHE UN NINJA DALL’INCREDIBILE TALENTO. E un giorno, tu prenderai sotto la tua ala protettrice un pupillo. Questo pupillo diventerà il fautore di una grande rivoluzione nel mondo ninja. Una rivoluzione che porterà la pace nel mondo ninja… o la sua distruzione.”
-La sua… distruzione?
-Come ti ho detto, io inizialmente non ho creduto ad una sola parola di quello che quel rospo mi ha detto. Però, la storia racconta che tutte le sue profezie in un modo o nell’altro si sono avverate. Così, forse condizionato da quella profezia, ho fatto la mia scelta di vita. Ho continuato ad allenarmi, sono diventato sempre più forte, rispettato e famoso, e come il vecchio profeta ha sognato, mi sono interessato alla nuova generazione. Ovviamente non avevo alcuna intenzione di causare la distruzione del mondo, così ho fatto del mio meglio per indottrinare i miei allievi al bene. Ne ho allenati così tanti, che ho perso il conto…
-Non ha mai trovato nessuno adatto?
-Solo un ragazzino in particolare mi aveva fatto ben sperare. Era così buono, determinato e ben disposto. A lui mi sono persino ispirato per scrivere il mio primo romanzo. Il primo, nonché unico romanzo serio della mia carriera… Purtroppo, come quel libro non ha mai avuto successo nelle vendite, così quel ragazzo non ha più fatto parlare di sé. Pur continuando a fare da insegnante ai giovani ninja, mi sono disilluso di poter trovare il ragazzo di cui parlava la profezia. Così, un giorno, a cuor leggero ho raccontato a Minato la stessa storia che ho appena raccontato a te. Qui nasce la mia supposizione…
-Intende dire che il Quarto… che mio padre ha preso sul serio la profezia? E si è convinto di essere lui il prescelto?
-Non esattamente. Io penso che Minato si sia convinto che fossi TU il ragazzo della profezia.
-I-io?!
-Nessuno sa con certezza cosa sia accaduto la notte in cui Kyuubi ha quasi distrutto il villaggio e costretto Minato a sacrificarsi e sigillare quel demone in te. Ma si possono fare teorie. E la mia teoria dice Kyuubi sia stato scatenato da qualcuno, qualcuno che nemmeno Minato ha potuto sconfiggere del tutto. Qualcuno che avrebbe portato la distruzione nel mondo. Così… ma bada bene, Naruto, è SOLO una teoria… Minato ha deciso di rinchiudere il demone volpe in te per darti il suo potere. Per farti dono del mezzo che ti avrebbe permesso di sconfiggere il male e portare la pace nel mondo. E per rendere la profezia completa, poco prima di morire Minato ha affidato a uno dei rospi un messaggio per me.
-Mio padre… le ha chiesto di diventare il mio maestro?
-Esatto, hai indovinato. Quando ho ricevuto la sua lettera… la mia fiducia nella profezia del vecchio rospo è rinata. Il mio sogno, il mio desiderio di portare la pace nel mondo si è fatto di nuovo forte come non mai. Ho atteso i successivi dodici anni trepidante, in attesa che tu fossi abbastanza maturo per sopportare i miei allenamenti… E alla fine, sono tornato a Konoha per incontrarti.
Naruto aveva intanto abbassato lo sguardo, più stupito che confuso da tutte quelle rivelazioni.
-Eremita Porcello… Il suo sogno quindi sarebbe portare la pace nel mondo? Non ne avevo idea…
-E invece è così. Il mio girovagare per il mondo mi ha aperto gli occhi sulla realtà che ci circonda. Una realtà fatta di guerre e delle persone che le scatenano. Persone che fondamentalmente sono buone, ma troppo stupide per capire che quello che chiamano “nemico” è in realtà un essere umano come loro. Potrei apparire come un semplice vecchio pervertito, ma sotto sotto desidero un giorno di poter vivere in un mondo in cui le persone siano capaci di comprendersi l’un l’altra. Più o meno lo stesso obiettivo che tu vuoi ottenere con Sasuke, dico bene?
Naruto rialzò la testa ed annuì convinto.
-Dice benissimo. Però…
-Però cosa?
-Io… ancora non capisco il ruolo del Kyuubi in tutto questo. Ho dato fondo a tutto il suo potere per riportare Sasuke alla ragione, ma ho fallito…
-Quella che hai sfoderato contro Sasuke non era che una minima parte del potere della volpe. Ne devi fare di allenamenti, e di sacrifici, per riuscire a padroneggiarla come si deve. E allora, solo allora, forse, diventerai colui che nemmeno tuo padre è riuscito a diventare.
-Il ragazzo della profezia… Destinato a portare la pace assoluta nel mondo ninja…
-Cominci a capire, vero? Pensi ancora tutte quelle cose brutte su tuo padre, il leggendario Quarto Hokage?
Naruto ci pensò su per qualche secondo.
Quindi, chiuse gli occhi ed esibì un sorriso a trentadue denti.
-Non più, Eremita Porcello, non più! Il Quarto Hokage, Minato Namikaze, è sempre il mio Hokage preferito e l’uomo da cui devo prendere esempio. Io sono orgoglioso di essere suo figlio! E darò tutto me stesso per fare in modo che anche lui, dal paradiso, possa essere fiero di me! La profezia si avvererà, è una promessa!
Sorridendo anche lui in maniera smagliante, Jiraiya si alzò dalla panchina ed assestò una vigorosa pacca sulla spalla all’allievo, quindi si voltò verso la stradina ed iniziò ad avviarsi.
-Questo è quello che volevo sentire da te. Sai, penso proprio che tu ti sia meritato una seconda porzione di ramen…
-Davvero? Grazie, Eremita Porcello! Lei è il migliore!…
Come mosse un passo, Naruto sollevò schizzi di pasta e poltiglia.
-Prima però dovresti dare una bella pulita a quello che è rimasto della prima porzione, non trovi?
-G-già… Eh, eh eh eh…
Con il sole ormai tramontato alla loro destra, allievo e maestro si incamminarono ridendo verso il più vicino chiosco.

-…quando Nonna Tsunade e l’Eremita Porcello mi avevano assicurato che avrei potuto continuare a vivere senza il Kyuubi, ammetto che ero felice- spiegò Naruto a Shikamaru -ero sollevato di sapere che Eudial senza saperlo mi aveva liberato di un grosso peso. Per un attimo, mi ero dimenticato completamente di quanto fosse importante il potere del demone nei piani di mio padre. Hai proprio ragione, mi sono comportato da grandissimo deficiente!
Con un sorriso sbilenco, il biondo ninja porse una mano al compagno per aiutarlo ad alzarsi.
-Devo dedurre che adesso sei pronto a collaborare?
-Io sono nato pronto! Coraggio, Shikamaru, facciamo vedere a quella strega da quattro soldi di che pasta siamo fatti e riprendiamoci il maltolto! …
-Stavate parlando di me?
Eudial. Con degli agili balzi, la strega raggiunse e si appollaiò sulla cima di un lampione, a meno di due metri dal balcone su cui stavano i due ninja.
-Però, devo farvi i miei complimenti. Avete la pellaccia dura… a differenza dei poveri innocenti che ho inavvertitamente ucciso nella foga. Volete assistere al bis?
Fremente di rabbia Naruto si voltò di scatto verso la ragazza, puntandole un pugno contro.
-Tu… tu non farai più del male a nessuno! KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Una decina di cloni piovve su Eudial e la scaraventò sulla strada inondata. Il vero Naruto si unì alla rissa, non prima d’aver gridato un comando perentorio a Shikamaru.
-La tengo impegnata io! Vai a recuperare l’arma!…
Non aveva ancora finito di parlare, che Eudial spazzò via tutti i cloni con un colpo di coda. La strega rubò quindi dalle tasche dell’originale un kunai e glielo scagliò contro, ma Naruto lo schivò abbassandosi e chiamò un pugno, che gli fu parato.
-Cos’è che hai appena detto, Naruto? Che non avrei mai più fatto male a nessuno?
-Sì! È una promessa che faccio a mio padre!
Naruto partì con un altro pugno, parato anche quello.
-La promessa di usare il potere della volpe a nove code, che mi ha affidato sacrificando la propria vita, per portare l’equilibrio e la pace nel mondo!
Per tutta risposta Eudial gli rise in faccia, e lo scacciò con una ginocchiata al petto. Il ninja atterrò in piedi sul tettuccio di una macchina, pronto al contrattacco.
-Ti farò passare la voglia di ridere, stronza!
-Ah ah ah ah ah… scusami, è che è troppo ridicolo sentirti fare questi discorsi mentre… mentre…
“Sì, brava, ridi pure!” pensò Naruto trionfante “Shikamaru non si farà scappare l’occasione di spararti, così distratta! …ma quanto ci mette?”

Il ninja biondo spostò lo sguardo al punto in cui aveva lasciato cadere l’Heart Buster, ma il suo amico non c’era.
Quindi guardò al balcone: Shikamaru era ancora lì, fermo.
-Shikamaru! Si può sapere che cosa stai…

Eudial rise ancora più sguaiatamente.

Shikamaru era immobile, in piedi contro il muro.
Gli occhi sbarrati dal panico.
Un grosso rivolo di sangue gli colava sul petto.

La sua gola era stata perforata.
Dalla punta di un kunai.

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Capitolo 62
*** Il Quinto Hokage In Azione ***


Il Quinto Hokage In Azione

Un cigolio assordante risvegliò il Kyuubi dal suo sonno turbato.
La bestia aprì pigramente gli occhi, scoprendo che i cancelli che la tenevano sigillata si erano aperti. In altre circostanze un simile evento l’avrebbe fatta reagire di gioia, ma in quel momento la volpe dalle nove code non aveva nemmeno la forza necessaria per sollevare una zampa.
“Naruto… Il moccioso ingrato sta richiedendo il mio aiuto… Oppure ha subito uno schock e non riesce a mantenere il controllo, come al solito… In ogni caso, dovrà cavarsela da solo… Io per lui non posso fare più niente… ?”
Il Kyuubi drizzò un orecchio.
“Ma questo… è il mio chakra! Lo sento così vicino… E se…”

Per Naruto, il tempo pareva essersi fermato.
La vista del kunai, che lui stesso aveva schivato, conficcato nel collo di Shikamaru, lo aveva paralizzato per l’incredulità.
“Come ho potuto permetterlo… È colpa mia… Ma non potevo sapere… No, è tutta colpa mia…” queste le parole che gli rimbombavano in testa in quel momento, impedendogli di ragionare con lucidità.
Già pallido come un cadavere, Shikamaru alzò una mano tremante sul pugnale. Lo strinse saldamente, ma non riuscì a staccarlo. Le ultime forze le spese per abbassare lo sguardo su Naruto e rivolgergli quello che sembrava un sorriso storto.
-Na…ru…to… non… pre…
Perdendo del tutto i sensi, il ragazzo si accasciò in avanti, superò il parapetto del balcone e cadde a peso morto nell’acqua, sparendo alla vista.
Un rumore risvegliò parzialmente Naruto dallo shock. Con un paio di agili salti, Eudial raggiunse il furgone rovesciato su cui l’Uzumaki aveva dimenticato l’Heart Buster e raccolse proprio il fucile, guardandolo con aria rammaricata.
-Tsk tsk tsk tsk… è un peccato, davvero un peccato. Mi sarebbe piaciuto concedere a Shikamaru una rivincita al nostro primo duello. Io e lui, senza intromissioni di terzi, per decretare chi di noi due è il miglior stratega… Certo, COL CAVOLO!
Ridendo sguaiatamente la strega gettò l’Heart Buster nel punto in cui era scomparso Shikamaru, distinguibile dall’alone rosso nell’acqua.
-Il potere che possiedo mi rende praticamente invincibile in confronto a uno come lui! Non avrebbe avuto alcuna possibilità in ogni caso!
-…sta’… zitta…
-…come hai detto?
Eudial fissò Naruto il quale, tenendo lo sguardo basso e i pugni serrati, stava tremando in maniera schizofrenica. Come se stesse subendo una trasformazione che tardava a compiersi.
-Sta’ zitta- sussurrò ancora il ninja -sta’ zitta… sta’ zitta sta’ zitta sta’ zitta STA’ ZITTA!!!
Urlando Naruto si lanciò sulla strega. Che subito lo accolse con una semplice ginocchiata all’inguine, facendolo crollare ai suoi piedi.
-Il discorso vale anche per te. Nemmeno tu hai alcuna possibilità contro di me. …sai, ripensandoci, in effetti c’è una cosa che mi dispiace riguardo la prematura scomparsa di Shikamaru- dicendo questo la ragazza si chinò sul disperato ninja e lo afferrò per il colletto, per costringerlo a guardarla in faccia -non ho avuto modo di farlo soffrire. Posso consolarmi con te… ma non sarebbe comunque la stessa cosa.
Trascinandosi dietro Naruto, grazie al chakra del demone volpe Eudial si arrampicò in fretta sulla parete della più vicina palazzina e raggiunto il tetto lanciò il ninja addosso ad un palazzo più alto situato sul lato opposto della strada; senza potersi fermare Naruto sfondò una vetrata, attraversò capitombolando un appartamento abitato, distrusse una seconda vetrata e con essa precipitò nel vuoto. Mentre cadeva, il ragazzo si accorse che delle schegge di vetro gli erano penetrate in un braccio, facendolo sanguinare.
Questo gli fece venire in mente un’idea.
“Devo fare in fretta!”
Veloce Naruto si sporcò una mano del suo stesso sangue, e ancora più veloce disegnò sulla lastra di vetro un simbolo.
-KUCHIYOSE NO JUTSU!!!
Da una grossa nuvola di fumo si materializzò in mezzo alla strada il gigantesco Gamabunta, la cui testa funse da materasso a Naruto, che evitò così di sfracellarsi al suolo.
-Fiuu… Ce l’ho… Fatta…
-CHI MI HA EVOCATO?- tuonò il rospo -ah, ma sei tu, Naruto! Il vecchio Jiraiya mi aveva detto che stavi messo male, ma se sei riuscito a chiamarmi allora è tutto a posto-to-to-to…
Un terremoto improvviso, probabilmente provocato da Eudial con i suoi poteri, interruppe l’animale. Subito dopo, il palazzo da cui Naruto era appena precipitato si piegò nella loro direzione, e Gamabunta dovette ricorrere a tutta la sua forza per non farselo crollare addosso.
-Ma in che razza di posto mi hai portato, si può sapere?!
-Non… lo… s…
Un respiro lentissimo, affannoso e incessante si sostituì alla voce del ninja. Gamabunta comprese subito tutto.
-Ma-ma allora sei ANCORA messo male! Anzi, malissimo! Per evocarmi devi aver esaurito tutto il tuo chakra! Vuoi restarci secco?!?
-Risparmia… ahhh… il fiato… e… raddrizza… l’edificio…
-Posso restare qui per altri dieci secondi… Ma me ne andrò prima, per restituirti il chakra che hai speso! La tua vita è più importante! VAI!
-Aspetta… NO!
Così com’era arrivato, Gamabunta se ne andò. Privato del suo punto d’appoggio Naruto cadde sull’asfalto, ma grazie all’immediato recupero di energie riuscì a non sentire troppo il dolore.
-Ohi… Dannazione! Perché non ha voluto darmi retta… Oh, no!
Senza più il sostegno di Gamabunta il palazzo era di nuovo sul punto di crollare in avanti, con tutte le persone al suo interno.
Naruto fissò con un misto di rabbia e panico il pericolo imminente. Ma non fuggì.
-Ho detto… a quella strega… che non le avrei mai più permesso di fare del male alla gente… e Naruto Uzumaki mantiene sempre la parola! TAJUU KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Cinquanta copie del ninja si accalcarono sul marciapiede e simultaneamente premettero le mani sul quel lato dell’edificio.
Altri cinquanta cloni salirono sulle spalle dei primi cinquanta e li imitarono.
Altri cento fecero lo stesso.
E altri duecento si spinsero dietro ai primi duecento per sostenerli.
La forza e il peso di quattrocento copie di Naruto, dopo un’iniziale situazione di stallo, riuscirono infine a sostituire degnamente gli sforzi di Gamabunta ed a spingere indietro il palazzo.
“Ficcatelo bene in testa, Eudial… Non con Shikamaru… Non con degli ignari innocenti… È con me, e solo con me, che devi vedertela!”

Bastò un calcio, e l’ennesimo portone dell’ennesimo capannone in disuso venne sfondato.
-Kaolinite! Dove ti sei nascosta?
La mentore delle Witches 5, costretta dalle folli minacce di Petirol a combattere per guadagnarsi la sopravvivenza, si era fatta seguire da Tsunade fino al molo abbandonato della città, situato a meno di mezzo chilometro dallo Star Park. Una volta giunta nel luogo dell’imminente scontro, però, il quinto Hokage aveva perso le tracce della nemica. Per diversi minuti, quindi, Tsunade si era messa a setacciare ogni angolo del porto deserto, perdendo rapidamente la pazienza.
-Allora? Per quanto ancora durerà questa specie di partita a nascondino?- gridò la donna, tornando all’aperto -pensavo che avessi fretta di tornare da quell’invasata con un cadavere… ?
Con la coda dell’occhio, Tsunade notò un’ombra furtiva muoversi sull’asfalto alla sua sinistra: pareva proprio la silhouette di una persona che fluttuava accanto a un grosso oggetto circolare. L’Hokage si voltò rapida verso destra, trovando però soltanto una gru a cui era appesa una catena penzolante.
“Eppure avrei giurato…”
In quella, sopra la testa della donna si materializzò un buco nero da cui cadde una pesante palla demolitrice.
A Tsunade bastò semplicemente alzare un pugno per ridurla in frantumi.
-Mi aspettavo di più, Kaolinite- commentò Tsunade sorridendo -se speravi di cogliermi di sorpresa, sappi che sono rimasta concentrata tutto il tem…
Uno schiocco di dita. Un fulmine rosso si schiantò sulla donna, che incassò il colpo e cadde in avanti, faccia a terra.
-E tu sappi che, paradossalmente, il momento in cui si perde la concentrazione è proprio quello in cui si dichiara di non averla mai persa.
Un tentacolo di capelli si avvolse intorno al collo di Tsunade, mentre un tacco appuntito si appoggiò pericolosamente alla sua tempia, minacciando di perforarla.
“Non commetterò lo stesso errore che ho fatto con Sailor Pluto” rifletté Kaolinite “se voglio ucciderla, devo farlo subito!”
La strega alzò il piede, pronta a calpestare la testa dell’avversaria. Nello stesso istante però, Tsunade mosse lesta una mano per afferrare i capelli, rotolò per poi rialzarsi e con uno strattone li strappò di netto.
Strillando di dolore Kaolinite perse l’equilibrio e cadde all’indietro, ma riuscì a smaterializzarsi in tempo ed evitare il calcio in caduta di Tsunade, che colpì invece il pavimento scavandoci un larghissimo solco.
La strega riapparve poco dopo, librandosi in aria, per guardare con odio misto a stupore la bionda nemica.
“Non è possibile… Le ustioni che il mio fulmine ha lasciato sul suo corpo si stanno rimarginando… senza che lei faccia niente! Dev’esserci sotto qualche trucco… e io devo scoprire di che si tratta, se voglio averla vinta.”
Un altro schiocco di dita e un altro fulmine, ma questa volta Tsunade fu lesta ad evitarlo.
-Hai delle abilità interessanti- ammise l’Hokage -ma da una persona come te mi sarei aspettata molto di più. Fammi vedere quello che sai davvero fare!…
“Hai voglia di chiacchierare, a quanto pare. Mmm… Pensandoci bene, l’errore che io ho commesso con Sailor Pluto…”
Kaolinite sogghignò, quindi si teletrasportò alle spalle della rivale.
“…ora potrebbe commetterlo lei.” -Soddisfami una curiosità, Tsunade.
L’interpellata si girò di scatto, assumendo una posizione di difesa.
-Parla. Cosa vuoi sapere?
-Mi stavo chiedendo perché hai insistito, e insisti, nel voler combattere contro di me. Non ne sei obbligata, né hai ragioni personali per farlo, quindi…
-Invece ne ho, e più forti di quanto tu possa immaginare. Se ho capito bene, tu, Kaolinite, sei la responsabile di tutte le azioni criminali compiute dalle Witches 5. È corretto?
-Sì. Io ho insegnato loro la magia, io le ho riportate in vita, e sempre io assegnato loro la missione di catturare i cristalli del cuore puro. Anche se le ho manipolate con l’inganno, si può dire che io sia stata il loro capo. E allora?
-Allora, è soltanto giusto che sia io ad affrontarti. Fra le tante vittime… fra le tante persone cadute in coma per mano delle streghe… Ci sono anche i miei ragazzi! La nuova generazione di Konoha, i giovani virgulti che io, Tsunade Senju, accettando di ricoprire la carica di quinto Hokage, ho giurato di coltivare e guidare verso il futuro! Come tu sei responsabile delle azioni delle Witches 5, io lo sono dell’avvenire di quei ragazzi!…
-Considerata la schiacciante sconfitta che hanno subito per mano delle mie sottoposte, io non me ne vanterei così tanto. Anzi, fossi al tuo posto considererei l’idea di cedere la poltrona a qualcun altro.
-…è quello che stavo per fare, in effetti.
Tsunade strinse i denti, ripensando alle fotografie che Danzou le aveva meschinamente mostrato, e in particolare alla foto della sua pupilla Sakura.
-Lo ammetto. Ero sul punto di arrendermi, di mollare tutto e affogare i dispiaceri nell’alcool… ma poi, inaspettatamente, Shikamaru mi ha dato un po’ di speranza. Speranza che, proprio poco fa, Rock Lee ha rafforzato trasformandola in fiducia.
-F-fiducia? Non riesco a seguirti… Cosa avrebbero fatto di così speciale quei due, a parte sopravvivere all’assalto delle Witches 5?
-Precisamente quello.
-Uh?
-Sopravvivendo e soprattutto non arrendendosi, mi hanno fatto capire che, sotto la mia guida, qualche buon frutto è nato davvero. È quindi mio dovere proteggere e coltivare affinché maturino e prosperino…
Dicendo ciò Tsunade si rimboccò le maniche, sfoggiando i muscoli e i pugni.
-…ma prima, devo assicurarmi che i parassiti che hanno cercato di farli marcire vengano sterminati!!!
Kaolinite schioccò di nuovo le dita. Purtroppo per lei Tsunade era già scattata in avanti, schivando senza nemmeno accorgersene l’ennesimo fulmine.
“Mi è andata male, accidenti!”
La strega evitò volando il pugno e restando in aria bersagliò Tsunade di ripetute saette, a cui l’Hokage sfuggì grazie ai suoi riflessi. Preso il giusto slancio, la kunoichi compì un balzo e raggiunse la nemica che si smaterializzò: il pugno di Tsunade terminò la sua caduta sul cemento provocando una frattura che si allungò fino a uno dei capannoni, demolendolo come un castello di sabbia.
“Ho visto… qualcosa, per pochi istanti” rifletté Kaolinite, riapparendo alle spalle della nemica “sì, Tsunade tiene qualcosa nascosto dietro la schiena! Devo scoprire di che si tratta!”
La strega si gettò in picchiata sull’Hokage, che senza voltarsi le afferrò un polso, la scaraventò davanti a sé e cadde su di lei come una gomitata: Kaolinite si salvò all’ultimo istante, e per la terza volta un colpo di Tsunade causò distruzione nel molo abbandonato.
Rifugiandosi dietro un muro non del tutto crollato per riordinare le idee, Kaolinite avvertì un’improvvisa fitta al polso che la fece gemere di dolore.
“Che… male… Ma… Tsunade non mi ha stretta che per pochi secondi, eppure questo è il risultato?!”
-Non potrai continuare a scappare per sempre, Kaolinite!
La spasimante di Tomoe si sporse leggermente dal nascondiglio.
“Hai ragione, Tsunade… ma non sono nemmeno obbligata ad avvicinarmi.”
Kaolinite disegnò un piccolo cerchio nell’aria, creando un buco nero, ed infilò dentro la mano che scomparve, ricomparendo silenziosa appena dietro la testa di Tsunade.
“Ora!”
Strette le dita sulla mantella Kaolinite tirò con forza, riuscendo a strappare l’indumento alla rivale, lasciandola a braccia scoperte. Tsunade si voltò, e la strega fu veloce a lasciare il nascondiglio e con i lunghi capelli frustare la creatura appiccicata alla sua schiena, staccandola di dosso.
Si trattava di una grossa lumaca, bianca con il dorso blu.
“Che diavolo… no, le domande a dopo!”
Una saetta rossa si abbatté sull’animale, incenerendolo.
-Katsuyu!!!- gridò Tsunade, resasi conto dell’accaduto.
-Dunque nascondevi davvero un segreto, cara Tsunade- ridacchiò Kaolinite, tornando però subito seria quando vide l’avversaria sorridere.
-…mph. Se pensi di aver cambiato le sorti della battaglia privandomi di Katsuyu, ti sbagli di grosso.
-Che intendi dire?
-Stipulando un particolare contratto di sangue, i ninja possono servirsi dell’aiuto di speciali animali da evocare in battaglia. Quello che hai appena ucciso è appunto un animale da evocazione: si chiama Katsuyu, ed ha il potere di infondere costantemente chakra nella persona a cui sta a contatto per mantenerla in forze e rimarginare le eventuali ferite. Purtroppo per te, Kaolinite, come ti dicevo la sua perdita non mi danneggia affatto. La tenevo soltanto come precauzione… poiché, oltre ad essere il quinto Hokage, io sono anche la migliore ninja medico di quest’epoca!
Tsunade schiantò un pugno ben mirato al suolo, facendo innalzare diversi blocchi di cemento. Kaolinite li evitò spostandosi di lato di qualche metro, quindi alzò un braccio verso il cielo per iniziare una contromossa.
-Ho il sospetto che tu stia bluffando, Tsunade… Ma poco importa! Anch’io ho per te una brutta notizia…
Il corpo della strega prese a sprigionare scintille rosse di elettricità. Per nulla intenzionata a lasciarla agire Tsunade balzò in avanti e tentò di colpirla con un calcio rotante, ma senza riuscire a fermare la sua corsa finì dritta in un buco nero creato all’ultimo istante: uscendone, si ritrovò immediatamente a cadere a peso morto da una ventina di metri di altezza, proprio sopra la nemica.
-Ma che?!?…
-…quella che ti ho mostrato finora non era che una frazione del mio potere!!!
Kaolinite aprì la mano sollevata, rilasciando un’immensa quantità di fulmini che intrappolarono Tsunade, attaccandola incessantemente. Non paga, ridendo di gusto la strega alzò anche l’altra mano per raddoppiare l’intensità della scossa.
-Prova a curarti da questo, adesso!… …!

“Così… non va… bene…”
Stringendo i denti, Tsunade si portò entrambe le mani al petto ed attuò il suo potere curativo per mantenere il cuore in salute.
“Devo trovare una via di fuga… ma… non riesco… a muoverm…”
-Non demordi, ah? Allora…
Senza preavviso, Tsunade si sentì scagliata in avanti: nella successiva caduta la donna sfondò la finestra di un capannone, sbatté con violenza contro una passerella metallica, rotolò e precipitò su un cumulo di casse di legno, finendone sepolta.
Pur temendo un nuovo imminente attacco, l’Hokage approfittò di quei pochi secondi di tregua per risanarsi le ferite.
“Non riesco a capire… Perché Kaolinite ha mollato la presa? Sperava forse che la caduta mi uccidesse? Ma no, se avesse voluto avrebbe fatto prima ad insistere con i fulmini… A meno che…”
Passato qualche altro secondo di calma, Tsunade si arrischiò a scrollarsi di dosso i resti delle casse distrutte e rialzarsi per guardarsi intorno. Salvo un raggio di luce lunare proiettato da una finestra e un lieve rumore di gocciolio, il magazzino era totalmente immerso nell’oscurità e nel silenzio.
“Strano, non mi ha seguito…” -AH!
Qualcosa di appuntito e bollente centrò Tsunade ad una spalla: un sottile raggio elettrico rosso, partito da un punto imprecisato della stanza.
“…mi ha seguito eccome, invece. E questo non fa che confermare i miei dubbi.” -Ho capito tutto, Kaolinite! I buchi neri, il teletrasporto, persino i tuoi capelli… Non sono altro che mezzi per mascherare la tua scarsa potenza offensiva! Il tuo attacco di prima è stato uno sforzo troppo grande per te, per questo lo hai interrotto invece di uccidermi sul post…
In quel momento molti altri raggi presero a bersagliare Tsunade da ogni direzione, obbligandola a mantenere una posizione difensiva per proteggere i punti vitali. La donna tentò anche di rifugiarsi nelle zone più buie del magazzino per sfuggire all’assalto, ma senza successo.
“È inutile, sembra che Kaolinite riesca a tenere sotto controllo i miei spostamenti! Mentre per me è impossibile… No, non posso arrendermi ad un ostacolo così stupido! Se solo quella strega producesse un rumore, anche un semplice sospiro, potrei capire in che punto si materializza… Ma con questo gocciolio di sottofondo è impossibile concentrarsi!”

In realtà a muoversi da un punto all’altro del capannone non era Kaolinite, ma un piccolo buco nero, nel cui altro capo la strega, immobile a testa in giù vicino al soffitto, infilava la mano per sparare le sue scariche elettriche; era grazie alla luce da esse prodotte al momento dell’impatto che Kaolinite poteva vedere, anche se per pochi secondi, dove si trovasse Tsunade.
“Io non ti ho affatto mentito, cara mia. Quella che ho sfoggiato sino ad ora era davvero una parte della mia potenza, ed ero pronta a darne libero sfogo… ma purtroppo il destino ha voluto che proprio in quel momento mi sentissi debole!”
La strega strinse una mano a pugno, per contenere la frustrazione.
“…però, quale che sia, la causa al momento non mi interessa. Anche centellinando le forze riuscirò a distruggerti, Tsunade!”
Intanto, muovendosi a tentoni per orientarsi, l’Hokage si era portata proprio al di sotto del punto in cui stava la strega.
“Ma guardatela. Così persa, così spaesata… così in trappola. Potrebbe semplicemente uscire, ma sa perfettamente che all’aperto io avrei più possibilità di movimenti e più luoghi in cui nascondermi. Così è costretta a vagare in questo capanno buio e angusto. Come una cavia in un labirinto.”
Successive scintille centrarono Tsunade alle gambe, facendola crollare in ginocchio. Kaolinite quasi dovette fare un incredibile sforzo per non scoppiare a ridere, quando vide la nemica strisciare fino alle casse distrutte poco prima, nascondercisi sotto, uscirne di nuovo e cominciare a correre in circolo per sfuggire alle ennesime saette.
“Stai perdendo la ragione, vero, Tsunade? Lascia che ti dia una mano a perderla del tutto.”
Una scintilla centrò Tsunade ad una tempia.
Trapassandole la testa.
E facendola svanire in una nuvoletta di fumo.
Kaolinite capì di essere nei guai.
“Una copia… Una copia! Quando accidenti l’ha creata… Proprio adesso quando si è nascosta, maledizione!”
Nel panico, la donna prese a tempestare la zona degli scatoloni sperando di stanare la nemica, senza successo.
“Dove è finita? DOV’È?!? È ancora qui, ne sono sicura! Ma dove?!…”
Un lieve rumore. Uno spostamento d’aria. Un calcio.

Kaolinite si teletrasportò al di fuori del capannone e rimase a guardarlo per qualche secondo, ridendo di follia.
-Ah… Ah ah ah ah ah… Pensavi di ritorcere la mia stessa strategia contro di me… ma ti è andata male… Bene… Non mi importa se collasserò, ma se per distruggerti dovrò utilizzare tutta la mia energia, così accada!
La strega sollevò il braccio destro, pronta a far esplodere il capannone con un potentissimo attacco.

O almeno, questa era la sua intenzione.
L’imput lanciato dal suo cervello non sarebbe mai arrivato all’arto.
La sua mano ed il suo gomito penzolavano inanimati, appesi ad un osso spezzato che aveva perforato la pelle e la carne della spalla.
Ci vollero diversi secondi affinché Kaolinite realizzasse l’entità dell’infortunio. Quando ciò accadde, la donna crollò in ginocchio, e si abbandonò ad un urlo straziante.

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Capitolo 63
*** Il Dominio Delle Streghe ***


Il Dominio Delle Streghe

-Mi sembra di capire che il mio calcio ti abbia leggermente sfiorata…
Con passo sicuro Tsunade uscì dal capannone e si avvicinò minacciosamente a Kaolinite, fermandosi poi davanti a lei per guardarla dall’alto in basso.
-Ma… come…- balbettò la strega con voce rotta -come hai fatto… a… trovarmi…
-Non è stato difficile. Ho seguito il gocciolio.
-Il… che?!
-Un rumore fastidioso che mi impediva di concentrarmi. Cercandone la fonte per farlo cessare, ho scoperto questo.
Tsunade alzò un dito, sporco di quello che sembrava inchiostro.
-Ora che lo guardo bene non sembra sangue… ma l’odore è indubbiamente quello. Pensando giustamente di averti localizzata ho creato un clone per tenerti occupata, quindi mi sono arrampicata sull’impalcatura più alta, togliendomi prima le scarpe per non far rumore…
Kaolinite non l’ascoltava nemmeno, presa com’era da un dubbio che la attanagliava.
“Ho continuato a perdere sangue… Ma da quanto tempo? Tsunade non era mai riuscita a ferirmi, prima! Quando può essere success… NO!”
Colta da un’illuminazione la strega si guardò i capelli, scoprendoli macchiati di nero. Quindi si portò la mano sinistra alla nuca, ritrovandosela macchiata del sangue di Chaos. E comprese tutto: proprio all’inizio del loro duello, quando le aveva strappato una ciocca di capelli, con la sua forza Tsunade doveva anche averle asportato un lembo di pelle dello scalpo, aprendo una ferita che si era allargata con il passare dei minuti.
Temendo per la quantità di sangue perso, Kaolinite cominciò a leccarsi la mano, i capelli e addirittura il pavimento nel tentativo disperato di recuperarne quanto più poteva.
Tsunade la guardò in silenzio. Avendo in passato dovuto affrontare e vincere una seria fobia del sangue, l’Hokage non poté non provare un senso di pena e disgusto.
“Questo… questo è il tipico comportamento di una persona disperata. Di una persona che sa già di aver perso, ma non è in grado di ammetterlo.”
La kunoichi chiuse una mano a pugno, vi incanalò parte del proprio chakra e la sollevò minacciosa.
-Mi dispiace molto, Kaolinite. Viste le tue condizioni, il nostro duello si può definire concluso. Ma per essere sicura che tu non tiri fuori un eventuale asso dalla manica…
-NON T’AVVICINARE!!!
La strega disegnò in fretta un cerchio nell’aria, creando un buco nero da cui uscì un oggetto che si posò sulla sua mano: un cristallo del cuore puro, luminoso come un piccolo sole.
-Ma che diavolo?…
-Guarda, Tsunade! Questo cristallo appartiene nientemeno che a Sailor Moon!
-S-Sailor Moon?! No, non può essere!
-E invece è così. Quella stupida ragazzina è stata la prima vittima in assoluto delle Witches 5, e ora giace in coma in un letto d’ospedale, proprio come i tuoi preziosi allievi! Non un passo di più, Tsunade! Osa solo colpirmi, e il cristallo sarà distrutto! E con esso la vita di Sailor Moon! È questo che vuoi?
-Cosa speri di ottenere? Se anche ti risparmiassi, avresti comunque poco da vivere! Le tue ferite sono troppo gravi, e solo io posso curartele! Non sei affatto nella posizione di dettare condizioni!
-Ti sbagli di grosso, Tsunade. Non ho affatto bisogno di cure mediche per rigenerarmi: vedi, il mio sangue… ?
Entrambe le donne si ammutolirono. In quel preciso momento, proprio il sangue sul palmo della mano di Kaolinite prese a ribollire: diverse sue gocce si allungarono e innalzarono come minuscole braccia verso il cristallo di Usagi, la cui luce fu però abbastanza intensa da respingerle. Nel punto in cui le due forze entravano in contatto era comparso un piccolo globo bianco, quasi microscopico. Ma in esso Kaolinite riuscì a percepire un immenso potere.
“Il sangue di Chaos… sta reagendo alla presenza della luce di Sailor Moon e sembra quasi che voglia sopraffarla… ma allo stesso tempo il cristallo di quella guerriera ha percepito l’oscurità di Chaos e sta cercando di annientarla! Entrambe le forze vogliono prevalere l’una sull’altra, ma poiché nessuno le controlla si limitano a respingersi a vicenda! È come… come se una rappresentazione in miniatura della lotta fra il bene e il male stia avendo luogo sul palmo della mia mano!”
-Che… che sta succedendo?- gridò Tsunade -rispondimi, Kaolinite!
Ma la strega non badava neanche più alla presenza della nemica. Nella sua mente c’era spazio per un solo pensiero.
“L’energia prodotto dallo scontro fra Chaos e Sailor Moon è letteralmente in mano mia! Se riuscissi a padroneggiarla…”
La donna posò ancora una volta lo sguardo sul distrutto braccio destro. Quindi, chiuse gli occhi ed inspirò profondamente.
“…non è più tempo di porsi dei dubbi. Se voglio sopravvivere, è un rischio che devo correre assolutamente. Uno… Due… Tre.”
Con un gesto rapidissimo, la donna ingoiò il cristallo.
-Kaolinite, no!… ARGH!
Prima di poter pensino pensare di avvicinarsi, fu sbalzata all’indietro da una violenta onda d’urto e poi schiacciata al suolo da una forza invisibile. Alzata a fatica la testa, l’Hokage riuscì ad assistere alla trasfigurazione della nemica, rimanendo senza fiato. Il corpo di Kaolinite fu avvolto da un benefico alone dorato, capace di rimarginare tutte le sue ferite. Nonostante questo però la strega cacciò un urlo agghiacciante e si accasciò a terra, tremando convulsamente in preda a dei violenti spasmi. La sua schiena si gonfiò rapidamente ed esplose, liberando una spaventosa creatura umanoide nera come la pece: era il sangue di Chaos, espulso a forza dalla purezza di Usagi, ma non debellato. Dopo pochi secondi di stallo, il mostro liquido si scompose in tanti sottili filamenti e si strinse intorno al corpo della donna. L’alone dorato divenne improvvisamente pallido, e in quel preciso istante fu rilasciata una nuova, immensa ondata di energia a cui Tsunade non poté opporsi, venendo sbalzata ben oltre i confini del molo abbandonato.

Con un tonfo pesantissimo, il palazzo tornò a raddrizzarsi definitivamente.
Ma a questo Eudial non importava più di tanto. Attraversata la nube di polvere causata dal riassestamento dell’edificio, la ragazza vi si avvicinò e si fermò per specchiarsi in una vetrina spaccata. Notando solo in quel momento che una seconda coda le era spuntata accanto alla prima.
“Dovrei essere spaventata, addirittura terrorizzata di me stessa. Dopotutto, in pochi minuti sono riuscita a provocare un terremoto ed un maremoto con la forza del pensiero… ma ora sono troppo felice per preoccuparmene!”
La strega alzò una mano e la spalancò di colpo: da essa partirono tante sfere di energia che saettarono nell’aria per poi esplodere nei dintorni.
“Quante umiliazioni, quante prese in giro ho dovuto subire da parte delle altre megere! “Non sei capace di fare magie!”, “Che imbarazzo, dover dipendere da degli stupidi oggetti casalinghi!”, “Ma siamo sicuri che il professor Tomoe abbia scelto bene?”… La mia incapacità nell’esprimere la mia magia per conto mio e il dover ricorrere a normalissimi oggetti per manifestarla ha sì alimentato il mio già smisurato ingegno, ma mi ha anche resa invisa alle altre racchie. Quante volte avrei voluto rispondere alle loro cattiverie… E quante volte avrei desiderato distruggere le guerriere sailor con le mie sole forze, invece di dover dipendere da daimon incapaci ed improbabili lanciafiamme costruiti con rifiuti recuperati in una discarica… Ma ora le cose sono cambiate! Ora ho il potere! Ora posso fare questo ed altro!”
Ridendo di gioia, Eudial spalancò le braccia e girò lentamente su sé stessa, osservando estasiata lo spettacolo delle sfere di energia che salivano al cielo per poi ricadere al suolo come pericolosi fuochi artificiali.
Al termine dello sfogo, rumori di altre piccole esplosioni giunsero dall’altra parte del palazzo. Cautamente la strega fece il giro, scoprendone la causa: i quattrocento cloni di Naruto, creati per sostenere l’edificio e salvare le persone al suo interno, stavano svanendo rapidamente uno dopo l’altro. Quando si accorsero dell’arrivo della nemica, il loro numero si era già dimezzato.
“Che gentile, Naruto. Vuoi risparmiarmi la fatica di trovarti in mezzo alla folla di gemelli… Peccato che io al momento non provi affatto fatica!” -YAAAAH!!!
Eudial unì le mani e sparò un raggio di chakra che disintegrò ogni singolo clone. Del Naruto originale però non uscì traccia.
-Mh? Che l’abbia già distrutto?
-Non ci contare! RASENGAN!!!
Arrivando dall’alto, il vero Naruto la atterrò con la sua tecnica più celebre, quindi la rigirò sulla schiena e, calpestando le sue due code per tenerle ferme, la colpì con diversi pugni allo stomaco.
-Sputa fuori… quello… che mi hai…
-Ma levati!
Con un colpo di una terza coda appena formata, Eudial scacciò da sé Naruto come fosse stata una mosca. L’Uzumaki fu proiettato addosso alla vetrina di un negozio di televisori, che sotto il suo peso esplosero in una pioggia di scintille; con il corpo ricoperto di fiamme, causate sia dal colpo di coda della strega che da quest’ultima batosta, il biondo ninja zompò subito fuori e si gettò nella più vicina pozzanghera per rotolarcisi dentro.
-Che insolita coincidenza- lo schernì Eudial -anche la mia prima vittima in assoluto ha incontrato la sua fine cadendo in una pozzanghera…
-Ti sbagli, stregaccia! Io non sono ancora finito!
Nonostante qualche fiammella ancora accesa su vestiti e capelli, Naruto si rialzò furibondo.
-E non sarò finito fino a quando non sarò diventato Hokage, e non avrò realizzato il sogno del mio maestro e di mio pad-d-d-d-d-d…
Eudial aveva frustato una delle tre code sull’asfalto: dal punto colpito nacque una crepa che si allungò ed allargò fin sotto le gambe di Naruto, costringendolo ad esibirsi in un’improbabile spaccata per non finire nel crepaccio.
-A-aiuto… C-cado… !
La strega travolse il ninja con un braccio teso in rincorsa, facendogli compiere un paio di rotazioni in aria. Il ragazzo però non volle ancora saperne di precipitare, e riuscì ad aggrapparsi con una mano al bordo del crepaccio e con l’altra a una caviglia della nemica.
-Gnnn… Ahhh!
Il calore emesso dal chakra della volpe fu troppo intenso per essere sopportato. Ustionato gravemente, Naruto mollò la presa e urlando di dolore cadde nel vuoto.
“…patetico.”
Senza nemmeno controllare che fine avesse fatto l’avversario, Eudial girò i tacchi e se ne andò.
“Qui ho perso fin troppo tempo. È meglio che vada a prendere il cadavere di Shikamaru e lo porti subito a Petirol, sempre che riesca a trovarla… e sempre che Kaolinite non mi abbia già battuta sul tempo, ma ne dubito.”
La rossa fece per svoltare un angolo. Ma si fermò, e si voltò d’istinto.
“Niente… Non ho motivo di temere un nuovo attacco alle spalle da parte di Naruto, devo sbrigarmi… Mh?”
Eudial si guardò un braccio, trovandolo fremente di rabbia.
“Ma cosa?!… Che strano, è come se questo potere… odiasse Naruto. Come se lo volesse torturare e veder soffrire. Ma perché? Perché, se apparteneva proprio a lui?”
Il braccio, sempre più incontrollabile, ebbe una brusca e violenta contrazione.
“Non ho altra scelta, devo andare a fondo di questa vicenda. Più passa il tempo e più sale il rischio che il cristallo di Naruto prenda il controllo sulla mia psiche… e io non ho alcuna intenzione di fottermi il cervello come ha fatto Petirol.”
Decisa, Eudial tornò sui suoi passi, tornò al crepaccio che lei stessa aveva creato e ci saltò dentro. Dopo una caduta di circa una ventina di metri la ragazza atterrò in piedi in una galleria illuminata da poche lampadine rosse.
“Il tunnel della metropolitana… Spero che le autorità abbiano deciso di sospendere i servizi di trasporto, altrimenti qui qualcuno rischia di fare la stessa fine di Vehikuro…” -E quel qualcuno puoi essere solo tu, Naruto!
Anticipando un nuovo attacco alle spalle Eudial afferrò il braccio destro del ninja, glielo piegò dietro la schiena, lo spinse addosso al muro più vicino e correndo lo sfregò lungo tutta la lunghezza della galleria. La tortura per Naruto sembrò durare un’eternità, e non terminò nemmeno quando i due raggiunsero infine la più vicina stazione della metropolitana: era deserta, e i treni erano fermi e abbandonati su entrambi i binari. Naruto venne gettato addosso al vagone più vicino e lì rimase, immobile, a tenersi il braccio escoriato e sanguinante.
-E ora che non puoi davvero più nuocermi- disse Eudial, per nulla esausta dalla corsa che aveva appena fatto -ho assolutamente bisogno che tu risponda alla mia domanda. Questo potere che ti ho sottratto, che cos’è esattamente?
Il biondo ninja respirò a denti stretti per quasi un minuto, prima di sputare ai piedi della nemica e replicare.
-Pri… Primo… Primo: tu non… mi… darai… nessun colpo di grazia… Secondo… io… io non ti devo nessuna spiegazione! Tu hai il mio cristallo e io lo rivoglio, punto e bast…

Potrei apparire come un semplice vecchio pervertito, ma sotto sotto desidero un giorno di poter vivere in un mondo in cui le persone siano capaci di comprendersi l’un l’altra.

Le parole di Jiraiya riecheggiarono nella testa di Naruto come un mantra.
Comprendersi l’un l’altro. Facile a dirsi…
Ma il sapere di essere il ragazzo scelto dalla profezia diede al ninja una sicurezza in più.
“E va bene. Invece di combattere Eudial, proverò a ragionarci. Se è vero che le profezie del vecchio rospo si sono sempre avverate e il futuro è già scritto, significa che devo pur cominciare da qualche parte!”
-Allora, ti sei imbambolato?- sbottò Eudial, impaziente.
-…no, no! Anzi, ho cambiato idea! Ti dirò tutto quello che devi sapere!
-Di-di già? Mmm… Questo cambio repentino di atteggiamento è molto sospetto, non è che stai cercando di fregarmi?…
-ZITTA E ASCOLTAMI! …e-ehm. Ti prego, ascoltami…
Così, tutto d’un fiato, Naruto narrò tutto quello che rientrava nelle sue conoscenze. A partire dall’origine demoniaca del cristallo in possesso di Eudial, fino ad arrivare alla profezia del vecchio rospo, senza tralasciare il sacrificio che Minato Namikaze aveva dovuto compiere per donare al proprio figlio appena nato il potere della volpe a nove code.
Eudial si limitò ad ascoltare in silenzio, a braccia incrociate, annuendo di tanto in tanto.
Terminato il racconto, dopo aver sospirato pesantemente la strega decise di dire la sua opinione.
-È una storia… al limite dell’assurdo, devo ammetterlo. Solitamente stenterei a crederci, ma…- Eudial si massaggiò il braccio formicolante -ma l’evidenza mi obbliga a darti ragione. E riguardo a questa… distruzione di cui parla la profezia, a questo misterioso nemico contro cui tuo padre si è dovuto arrendere… non hai un’idea più precisa su chi possa essere?
Naruto si grattò la testa, indeciso.
-Beh, no… Non saprei proprio… Aspetta, forse ci sono! L’Akatsuki!
-Akatsuki? Questa parola non mi è nuova…
-È il nome di un’organizzazione di ninja criminali, vestiti con un mantello con nuvolette rosse! Li conosco perché una volta ne ho incontrati un paio che mi davano la caccia… o meglio, davano la caccia al Kyuubi. Forse il tizio misterioso affrontato da mio padre era uno di loro!
-Ma certo, ora ricordo! Il vecchio por… cioè, Jiraiya me li aveva accennati, era convinto che fossi proprio una dell’Akatsuki! …quindi, tecnicamente, adesso sarei io il loro obiettivo?
-Esatto, Eudial! Non appena scopriranno che il chakra della volpe è finito in mano tua, sarai tu ad essere in pericolo!
Eudial chiuse gli occhi e si portò un dito sotto al mento, pensierosa.
-La prospettiva di avere un’organizzazione criminale alle costole non mi attira per niente, per usare un eufemismo. Se le cose stanno così, potrei anche restituirti la patata bollente… però poi, che cosa ne sarà di me?
Naruto sembrò cadere dalle nuvole.
-…in che senso?
-Cosa farete una volta che mi sarò arresa? Che cosa mi succederà? Sarò giustiziata? O rinchiusa a vita in galera? Insomma, che punizione dovrò aspettarmi?
-Ecco… Nessuna, te lo garantisco!
Eudial strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, in un misto di stupore e scandalo.
-Co-come, prego?
-Parlerò con Nonna Tsunade, metterò una buona parola con lei! Tu e le tue amiche streghe sarete perdonate, e insieme contribuiremo a realizzare il sogno del maestro Jiraiya! Fidati di me, Eudial!
Senza alcuna traccia di paura, Naruto si avvicinò alla nemica sorridendole e porgendole la mano sinistra.
Dopo qualche istante di indecisione imbarazzata, Eudial gliela strinse.
-…e va bene, mi hai convinta. Andiamo a recuperare l’Heart Buster, così posso ridarti il cristallo.
-SÌ! Grazie, Eudial! Ti faccio strada!
Nonostante il dolore al braccio destro, felice come un bambino Naruto saltò dai binari alla zona pedonale, scavalcò i tornelli e corse verso le più vicine scale mobili. Fermandosi prima di averle raggiunte e dandosi una manata sulla testa.
-Già, dove sto andando? Io questa città non la conosco! Eudial, forse è meglio che sia tu a farmi strada…

La testa del ninja fu afferrata e scagliata addosso allo spigolo di una parete. Nell’impatto il ragazzo perse il coprifronte di metallo, ci scivolò sopra cercando di arretrare, cadde sul sedere e fu alla completa mercé di Eudial, che lo seppellì di calci su tutto il corpo. Non contenta, la strega gli afferrò i capelli, lo rialzò a forza e lo gettò contro un grosso distributore di bibite una, due, tre, quattro volte, fino a quando sia il vetro che la fronte di Naruto non si aprirono: il sangue scorse copioso dalla ferita, dipingendogli la faccia e impedendogli ancora di più di capire cosa stesse accadendo. Eudial decise di chiudere il pestaggio facendo cadere il macchinario addosso al ninja, che, sepolto e schiacciato, sembrava morto. La strega soddisfatta voltò le spalle alla sua vittima, e cominciò a camminare a passo spedito verso l’uscita.
-…p... …perché…
Eudial si fermò e voltò la testa. Naruto, sporco di sangue e di bibite ghiacciate, stava strisciando come un verme verso di lei.
-Eudial… Perché…
Prima che potesse finir di parlare la strega gli fu di nuovo addosso, lo colpì con altri calci, gli afferrò ancora la testa e lo schiacciò su una parete: inerme, Naruto scivolò fino a terra, si voltò con parecchia fatica e subì un ennesimo pestaggio fatto di pugni in faccia. Durante una pausa tra un pugno e un altro il ragazzo aprì un occhio, incontrando lo sguardo carico d’odio di Eudial.
-C… Che… cosa…
-“Che cosa ti ho fatto di male?”, è questo che stai cercando di dirmi?
-S…
Un ennesimo pugno gli fece saltare un paio di denti.
-Ora ho capito… Ora ho capito perché il chakra della volpe a nove code ti odia tanto. Tu sei tanto bravo a parlare, sei tanto convinto nella tua fiducia sconfinata in un futuro fatto di pace e amore… da non renderti conto di essere uno stronzo, ignorante ipocrita!
Eudial gli assestò una ginocchiata al mento, prima di continuare.
-Sarebbe inutile chiedertelo, ma ti sei mai reso conto di essere felice del fatto che una stupida, vaga profezia abbia causato il sacrificio di tuo padre? E ti sei mai reso conto che nel tuo sogno di pace e amore ci sarà sempre qualcuno che dovrà soffrire?
-Di… c-c-chi stai p…
-Della volpe, Naruto! Mentre voi altri gioirete e vi terrete per mano facendo il girotondo degli idioti, quell’animale che per tua stessa ammissione è così importante per portare la pace dovrà restare rinchiuso nel tuo stomaco! Costretta ad ascoltare le tue cazzate!
Ancora un calcio alla tempia, e Naruto crollò su un fianco.
-Il Kyuubi… è solo… un mostr…
Un altro calcio.
-E… poi… sei anche tu… ipo… crita… anche tu ti sei mangiata… il suo c-c-cristallo… anche c-c-con te… sarà in trap-p-p…
-Ti sbagli, Naruto. Con me la volpe sarà libera… perché ora siamo una cosa sola!
Eudial si chinò su Naruto, con finta dolcezza.
-Anch’io, come tuo padre, sono morta per la gioia degli altri. Anch’io, come la volpe, sono rimasta rinchiusa in uno spazio strettissimo ad ascoltare la voce stridula e fastidiosa di chi avrebbe continuato a vivere a mie spese! Ma cosa te lo dico a fare… tu non sai cosa si prova a morire sul lavoro per la felicità delle tue colleghe stronze! Tu non sai cosa si prova a passare gli ultimi istanti della tua vita rinchiusa nell’abitacolo di un’automobile caduta in fondo al mare, costretta a sentire all’infinito il messaggio registrato di quella merdaccia di Mimete!
-…Eu… di…
-STA ZITTO!!!
Eudial serrò la gola di Naruto.
Il ninja si dimenò, come un ragno a cui avevano strappato le zampe.
Cercò di parlare ancora, di rimanere cosciente.
Riuscì solo a vomitare dell’altro sangue misto a saliva.
Poi, lentamente, inesorabilmente, perse conoscenza.

Quando si riprese, Tsunade si scoprì stesa su una rete metallica rovesciata, nel bel mezzo della strada urbana.
-Cos… Cosa è successo… !!!
Rialzatasi, l’Hokage scoprì con sgomento che ogni edificio, ogni impalcatura, ogni cosa nel perimetro del molo abbandonato era stata spazzata via. Del luogo che aveva funto da campo di battaglia delle due donne non era rimasto che un largo e vuoto spiazzo circolare, al cui centro sostava, fluttuando a mezz’aria, una donna dall’aspetto angelico e demoniaco al tempo stesso.
La veste di Kaolinite si era schiarita, diventando bianca come la neve; i lunghi capelli avevano assunto il colore dell’avorio, così come gli occhi ora privi di iridi e pupille; la pelle si era fatta dorata e splendente. Una figura eterea, celestiale, purtroppo corrotta dall’essenza di Chaos che come un parassita si era di nuovo insinuato parzialmente nel suo corpo: grosse vene nere sporgevano in maniera innaturale dalla pelle dorata, stringendole braccia, gambe, seno e contorno del viso; nere erano le appuntite corna, simili a quelle di un ariete, spuntatele dalla testa; nere e scheletriche erano infine le ali cresciutele dietro la schiena.
-K… Kaolinite… Che… Che cosa ti è successo?!?
Tsunade cominciò ad avvicinarsi, molto lentamente. Non riusciva a spiegarselo, né ad ammetterlo, ma una grande paura si stava impadronendo di lei.
-C-che cosa ne hai fatto del cristallo di Sailor Moon? Che cosa ne hai fatto?! PARLA! DI’ QUALCOSA!!!
La nemica non rispose. Questo mandò l’Hokage su tutte le furie.
-E va bene! Se non vuoi parlare adesso… ti assicuro che non lo farai mai più!
Create nove copie di sé, Tsunade partì all’attacco.

-Chaos Dreadful Meditation.

Kaolinite alzò semplicemente una mano, da cui partì un raggio formato da quelle che sembravano schegge di vetro nero; il raggio ignorò i cloni, che svanirono appena sfiorati, e puntò dritto sulla vera Tsunade schiantandola al tappeto. La donna provò subito a rialzarsi, ma scoprì che tutta la metà inferiore del suo corpo, più il braccio destro, era stato trasformato in vetro.
Dopo pochi secondi, una luce psichedelica attraversò gli arti congelati.
Che in un battito di ciglia si infransero, riducendosi in granelli di sabbia portati via dal vento.

Una distesa infinita di sabbia bianca, sotto un cielo completamente nero e privo di stelle. Un luogo deserto, desolato ed estremamente silenzioso.
Ma solo all’apparenza.
Un boato. Un ruggito. Una duna si innalzò per parecchi metri ed esplose, rivelando una mostruosa creatura: un gigantesco serpente, dalla testa e dalle zanne appuntite come quelle di uno squalo, e dal corpo completamente privo di organi o pelle, poiché costituito di sole ossa.
La bestia era saltata fuori dalla sabbia fauci spalancate per addentare una preda, che riuscì a sfuggirle volando un po’ più in alto. L’animaletto però non era ancora al sicuro. Un altro verme scheletrico saltò fuori subito dopo il primo, seguito poi da un altro. Poi un altro. Poi un altro ancora. Un intero branco di serpenti zannuti era sbucato fuori dalla sua tana sotterranea per contendersi un minuscolo, innocuo insetto.
Non potendo librarsi più in alto, il coleottero si arrischiò a scendere in picchiata in mezzo ai predatori, e la sua manovra disperata ebbe successo: per addentare la preda due dei serpenti si scontrarono fra loro e a causa della loro natura selvaggia cominciarono a lottare fra loro, degenerando poi in una rissa col resto del branco.
Scampato momentaneamente il pericolo, l’insetto sbatté le ali più forte che poté e ritornò di volata nella zona da cui era partito.
Una solida cupola di sabbia, mimetizzata fra le tante dune di quel deserto infinito.
Trovato un pertugio, il coleottero vi entrò e si posò placidamente sulla mano del suo padrone, per comunicargli quanto aveva scoperto.
-…mh. Ho capito. Grazie, hai fatto un buon lavoro.
Terminato il suo compito l’insetto zampettò silenziosamente nella manica di Shino, il quale si voltò poi verso gli altri.
-Allora? Cos’hai scoperto?- domandò apprensivo Trunks, parlando per tutti.
-Ho scoperto che Gaara ha fatto bene ad erigere questa barriera per difenderci, ma farebbe ancora meglio se la rafforzasse. Perché? Perché il luogo in cui siamo capitati non è per niente sicuro. Mi dispiace darvi questa notizia, ma siamo tutti in pericolo.

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Capitolo 64
*** Dal Manuale Dei Saiyan... ***


Dal Manuale Dei Saiyan: Come Ricostruire Un’Amicizia

Quando Shino terminò di raccontare quello che il coleottero da ricognizione gli aveva riferito, le reazioni dei presenti furono delle più disparate.
Ci fu chi si portò le mani alla bocca terrorizzato e si strinse alla persona più vicina per trovare conforto, come Hotaru fece con Choji.
Chi cercò di negare la realtà chiudendo gli occhi e scuotendo la testa, come Trunks.
Chi si sfogò imprecando mentalmente, come Endymion.
Chi infine preferì spiccare il volo, distruggere senza complimenti il tetto della cupola di sabbia e dirigersi spedito nella direzione in cui erano stati avvistati i mostri scheletrici. Come Super C-17.
-Diciassette, torna qui!!…
-Lascialo perdere, Trunks- disse Gaara, imperturbabile, andando poi a parlare con Ami -per rinforzare la cupola ho bisogno di rendere più consistente la sabbia. Tu sei in grado di creare e manipolare l’acqua, ho capito bene?
-Sì… sì, è uno dei miei poteri.
-Allora dammi una mano, per favore.
Nel silenzio generale, il ninja e la sailor si impegnarono quindi a rendere più solido e sicuro il rifugio di fortuna.
Silenzio, che in realtà durò ben poco.
-…MALEDIZIONE!
A sorpresa, fu Minako, caduta in ginocchio per prendere a pugni con rabbia il terreno, la prima ad esternare apertamente la propria frustrazione.
-Io… Io non volevo che andasse a finire in questo modo! Perdonatemi, ragazzi, mi dispiace!…
-Sailor Venus, perché dici questo?- cercò di confortarla Setsuna, posandole una mano sulla spalla.
-È stata mia, l’idea di usare il teletrasporto sailor… è tutta colpa mia…
-Non pensarlo nemmeno. Nonostante fossimo tutti quanti sotto pressione, il teletrasporto era l’unica cosa che stava funzionando. Non potevamo certo prevedere che Petirol ci lanciasse contro Super C-17, facendoci perdere di vista la nostra destinazione. E soprattutto, non potevamo certo aspettarci che Telulu decidesse di farsi esplodere e farci seppellire con lei!
-Lo so questo, lo so… Aspetta però, qualcuno poteva impedire che Telulu facesse quello che ha fatto!
Rialzatasi subito, Minako raggiunse a passo spedito la ragazza rannicchiata in un angolino a piangere in silenzio, la afferrò per i capelli e la costrinse a guardarla in faccia.
-S-sì? C-cosa c’è…
-Mimete, tu potevi fermare Telulu! Perché non l’hai fatto?!
-E che cosa pretendevate? Che le strappassi la lingua per non farle pronunciare le sue formule? Che le tagliassi i polsi? Telulu non si poteva fermare, in ogni caso! E poi… tutti voi, mi avete sempre insultato per la mia incapacità, e adesso mi accusate di non aver fatto qualcosa che non avrei potuto fare comunque? Siete solo degli ipocriti!
Le mani di Minako presero a formicolare.
-Sei inutile e te ne vanti pure… Vai al diavolo!…
-Basta, Sailor Venus!
Setsuna tirò indietro Minako, prima che questa potesse prendere a schiaffi l’odiata strega.
-Non ne vale la pena. Dobbiamo concentrarci sul come fare ad andarcene da qui, è molto più importante.
-…va bene, Sailor Pluto.
Sospirando, Minako si riunì agli altri, al centro della cupola.
Non prima di aver comunque mollato un ceffone a Mimete.
-Ma, ahio!
-Prima ancora, dobbiamo pensare a un altro sistema per tenere sotto controllo le bestie di questo ambiente sconosciuto- propose Shino -i miei insetti rischiano di segnalare la nostra posizione a quei mostri, e Super C-17 potrebbe non essere sufficiente per tenerli a bada. Ci vorrebbe qualcosa per monitorare l’esterno senza muoversi da qui… come il Byakugan.
Lo sguardo di Shino si posò su Neji, sdraiato sulla sabbia poco lontano. Da quando Minako lo aveva fatto ricongiungere con il suo cristallo, lo Hyuuga non aveva ancora ripreso conoscenza.
-Dobbiamo assolutamente farlo risvegliare.
-Me ne occupo io!
Interrotto brevemente il lavoro con Gaara, Sailor Mercury puntò un dito contro Neji e gli spruzzò in faccia un getto d’acqua fredda. Dopo qualche istante, il ninja cominciò a riscuotersi.
-Uh… Ugh…
-Ben svegliato, Neji.
Con tranquillità, Shino si avvicinò all’alleato e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi.
-Sh… Shino, sei tu… Dove mi trovo? Cosa mi è successo?
-Sei stato sconfitto da Cyprine e per un breve periodo sei diventato schiavo delle streghe, ma ora che il cristallo del cuore ti è stato restituito sei tornato alla normalità. Purtroppo, adesso c’è un problema più grosso…
-Sì… Sì, ora ricordo tutto. Cyprine… i cristalli… le streghe… Kaolinite… Magus Kaolinite… Magus… Kaolinite… JUUKEN!!!
Pronto di riflessi, Shino fece un balzo all’indietro, evitando per un soffio l’attacco a tradimento di Neji.
-Ma che… Neji, cosa ti prende?!
-Io… Io non lo so…- rispose lo Hyuuga, guardandosi le mani confuso -appena ho nominato le streghe… le streghe… le streghe… Io devo servire le streghe!!!
Fuori controllo Neji prese a scagliare onde d’urto a destra e a manca, indistintamente, costringendo gli altri al contrattacco.
-VENUS LOVE ME CHAIN!!!
La catena di Sailor Venus si avvolse saldamente attorno al ninja, bloccandolo con successo.
-Non… Non riuscirò a trattenerlo ancora a lungo! Dobbiamo tramortirlo di nuovo!
-È fuori discussione- obiettò Shino -il Byakugan ci serve.
-Hai un piano per riportarlo alla ragione, allora?
-…no, purtroppo. Non avevo previsto l’eventualità che Neji fosse ancora sotto l’influsso delle streghe, e francamente non riesco a capacitarmene… Attenta!
Roteando su sé stesso Neji distrusse la catena e si avventò con furia su Minako.
-…mi dispiace, ma non ho altra scelta!
La sailor colpì il ninja alla testa con un calcio di piatto, portato però con poca convinzione: il colpo infatti fece perdere a Neji gli occhiali da sole e la fascia che indossava, ma non bastò a tramortirlo. Tuttavia…
-Mh? Cos’è quello?
Sulla fronte ora scoperta del ragazzo era diventato ben visibile un minuscolo apparecchio infilato a forza nella pelle. Con un calcio stavolta ben mirato, Sailor Venus riuscì a strappare il malefico aggeggio dalla fronte di Neji, il quale si lasciò cadere in ginocchio sfinito.
-Ce… Ce l’ho fatta?- chiese Minako, apprensiva -Neji… se ti dico le parole “Magus Kaolinite”, tu come mi rispondi?
Massaggiandosi la fronte, il ninja si rialzò in piedi lentamente. Fece per aprire la bocca e rispondere, ma ci rinunciò e andò invece a parlare con Shino per farsi ripetere quello che gli stava dicendo prima.

Minako ci era rimasta male.
-Ma-ma-ma gli pare il modo? L’ho salvato una volta per tutte dal controllo delle streghe… almeno credo… Mi sono preoccupata per lui, e non mi ringrazia nemmeno?
-Non prendertela, Minako.
La sailor fu avvicinata da Endymion, il quale aveva in mano il microchip appena tolto dalla fronte di Neji.
-Ma quello è…
-Se Neji è stato manipolato come lo è stato Trunks, allora posso immaginare come si stia sentendo in questo momento.
Il ragazzo lasciò cadere l’apparecchio e volse lo sguardo da un’altra parte.
-Se le azioni che Neji ha dovuto commettere contro la propria volontà sono state crudeli quanto quelle che Trunks ha dovuto eseguire sotto il controllo di Viluy, prima che si senta pronto ad aprirsi agli altri ci vorrà parecchio tempo…

“…come sono potuto cadere così in basso?”
Per quanto cercasse di concentrarsi appieno sul compito affidatogli, Neji non riusciva proprio a non sentirsi avvampare dalla vergogna.
“Passo, l’aver dovuto combattere al fianco di Shukaku contro Rock Lee… ma… Io, ridotto a guardia del corpo delle streghe? Balia di Cyprine?! Fan senza cervello di Kaolinite?!? Spero… No, pretendo che non emergano più altri ricordi del mio periodo di schiavitù. E mi auguro con tutto il cuore di poter di nuovo confrontarmi con quelle maledette, così da poter cancellare per sempre quest’onta dalla mia vita!”
Annuendo con vigore, Neji si concentrò del tutto sul suo lavoro di sorveglianza.
Ma un ricordo ritardatario lo fece di nuovo sprofondare nell’imbarazzo.
“Ah. Il… trenino… Me la pagheranno! Quelle dannate me la pagheranno cara!!!”

Pur continuando a tremare, la piccola Hotaru decise di staccarsi da Choji e di asciugarsi le lacrime.
-Choji, scusami… Non dovrei farmi vedere da te così…
Il ninja le accarezzò una guancia con delicatezza.
-Non devi scusarti, anzi, se ti fa stare meglio, sappi che sono spaventato anch’io! Lo siamo un po’ tutti, fidati!
La sailor abbozzò un sorriso, ma subito si fece di nuovo corrucciata.
-Lo so, lo so bene… Ma io ho già vissuto l’esperienza di rimanere prigioniera in un luogo vuoto e sconosciuto, da sola, appena qualche ora fa…
-B-beh… Guarda il lato positivo, questa volta non sei da sola. Purtroppo non ho con me la mia solita scorta di patatine, ma spero che la mia compagnia ti basti!
Stringendo la grossa mano che la stava accarezzando, Hotaru sorrise di nuovo, questa volta più serena.
-Mi basta, Choji, mi basta eccome!…
-Ho… Hotaru? Tesoro, sei tu?
Hotaru e Choji sussultarono di sorpresa. Il professor Tomoe, rimasto per lungo tempo addormentato al loro fianco, aveva appena ripreso i sensi.
-Papà!
La piccola sailor si gettò fra le braccia del padre, che ancora confuso si era messo a sedere.
-Hotaru, piccola mia! Chi è…
-È stata Kaolinite… ti ha rapito… voleva… Oh, papà! Ho temuto di non rivederti mai più! Ho temuto che non ti saresti risvegliato mai più! Quella… Quella strega…
-No, no, tesoro! Stavo per chiederti, chi è… questo giovanottone?
Aggiustandosi meglio gli occhiali tondi sul naso Soichi si avvicinò pericolosamente a Choji, quasi come se volesse scannerizzarlo.
-Vediamo… fisico robusto e segnato da molte battaglie… guance paffute e tatuate con due spirali… occhi neri… capelli castani… alito che profuma di patatine aromatizzate al bacon… Non ci sono dubbi. Tu, ragazzo mio, sei Choji Akimichi!
L’interpellato sbatté due o tre volte gli occhi, interdetto.
-Sì, sono io, ma… ci conosciamo, signore?
In risposta, l’uomo strinse fin troppo calorosamente la mano del ninja.
-Mia figlia non ha fatto altro che parlarmi di te per tutta l’estate! Mi ha detto che hai condiviso con lei i tuoi snack, l’hai fatta sorridere, ti sei preso cura di lei quando non stava bene…
Choji si portò una mano dietro la testa, sorridendo lusingato.
-Non deve ringraziarmi, signore! È stato un dovere e un piacere!…
-…e che tra voi due potrebbe essere nato qualcosa di più che una semplice amicizia. Me lo confermi?
Il sorriso dell’Akimichi si congelò sul suo volto. Improvvisamente terrorizzato, il ragazzone strisciò col sedere all’indietro e mise le mani avanti.
-N-n-n-no, signore! N-n-n-non mi permetterei mai! Io a Hotaru voglio bene come a una sorellina! Nulla più…
-Seee, come no!
Cogliendolo alla sprovvista, sempre allegro il dottor Tomoe si portò al fianco di Choji e gli cinse forte le spalle con un braccio.
-Non fare il modesto! Ho capito subito che tu sei l’uomo perfetto per far felice la mia bambina!
-F-felice? M-ma io pensavo…
-Che io fossi geloso? Al contrario, ragazzo mio! Sono contentissimo di aver trovato un futuro genero! Anzi, ti do il permesso di chiamarmi “papà” già da ora!
-M-m-ma io ce l’ho già, un papà…
-Ah ah ah ah ah! Figliolo, sei davvero simpaticoooooo…
Usando il manico dello scettro come una leva, Sailor Pluto riuscì a separare Soichi da Choji e a farlo ruzzolare fino alla parte opposta della cupola.
-…oooooooo. Oh salve, Setsuna!…
-Dottor Tomoe, per colpa delle Witches 5 siamo intrappolati in una dimensione parallela e Dio solo sa se ne usciremo mai! Non si rende conto della gravità della situazione?
-Come… come ha detto? Una dimensione parallela?
-Esatto. La situazione è molto grave, perciò…
-Affascinante! Davvero affascinante!
Come un turista in gita in una città d’arte mai visitata prima, Soichi si affacciò ad una delle aperture del rifugio costruito da Gaara per ammirare il paesaggio desertico e le bestie che lo popolavano, ignorando bellamente i moniti di Setsuna.
-Che… che è successo, Hotaru?- si domandò Choji, massaggiandosi una spalla.
-Niente di strano, te lo assicuro- gli rispose la sailor, divertita e imbarazzata al tempo stesso -…Choji, ti presento mio padre.

-Sarebbero questi i “mostri terrificanti” ?
Arrivato al luogo segnalato dal coleottero ricognitore di Shino, Super C-17 si sentì quasi preso in giro, nel trovare soltanto un ammasso di gigantesche ossa scheggiate.
-Che delusione, davvero. Alla fine, le creature tanto temute non sono altro che deboli bestiacce che si mangiano fra loro per un pezzo di pane. Non farebbero paura nemmeno alle guerriere sailo…
Il cyborg si ammutolì. L’umiliazione cocente subita per mano di Petirol, che si era servita proprio del potere combinato di quattro sailor per tenergli testa, era ancora ben fresca nella sua mente.
“Petirol… A parte mia sorella, non ho mai avuto una gran considerazione per il genere femminile. Te lo concedo, sei riuscita a farmi ricredere. …e per questo non ti lascerò vivere a lungo per raccontarlo!” -HELL STORM!!!
Staccatosi una mano, Super C-17 sfogò la sua rabbia scaricando sulle carcasse dei mostri una raffica di proiettili d’energia.
-…mph. Spero per il loro che si sbrigano quegli altri a trovare una via di fuga, perché temo che le occasioni per passare il tempo qui si siano già esaurite… ?
Un gigantesco mulinello risucchiò quello che restava delle creature nelle profondità dell’oceano di sabbia. Subito dopo, dal baratro appena scavato si innalzò in tutta la sua stazza un altro serpente d’ossa: la sua testa era vagamente somigliante ad un teschio umano corroso nell’acido, e le sue dimensioni erano talmente spropositate che in confronto Super C-17 era grande appena quanto una sua pupilla.
Ma questo al cyborg importava ben poco.
-Dicono che più sono grossi più rumore facciano quando cadono… Spero che tu riesca a sfatare questo mito almeno per qualche minuto, amico mio!

Per lunghi minuti, Setsuna, Trunks, Endymion, Minako, Hotaru, Shino e anche il professor Tomoe furono impegnati a discutere, ipotizzare, vagliare ogni possibilità ed eseguire svariati tentativi di teletrasporto.
Purtroppo, quando Ami e Gaara li raggiunsero dopo aver ultimato di rinforzare il rifugio, non erano ancora venuti a capo di nulla.
-Dunque? Trovato qualcosa?
Endymion scosse la testa.
-Abbiamo pensato e provato di tutto, ma pare che questo luogo non sia collegato alla Terra né ad altri pianeti che conosciamo.
-Dici davvero? Mi sembra strano, perché…
Anche Ami volle dire la sua e la discussione si riaccese più di prima, sotto la fioca luce dei cristalli del cuore puro messi in salvo, e sotto gli sguardi dei quattro spettatori non partecipi: Choji, Mimete, Majin Bu -ancora imprigionato nella bolla magica di Petirol- e Gaara.
Fu proprio quest’ultimo, a dare una svolta decisiva alla conversazione.
-Perdonate la mia ignoranza, ma potreste spiegarmi cosa intendete esattamente quando parlate di “dimensione parallela”?
Gli altri si guardarono l’un l’altro pensando a una risposta, che fu infine fornita dal Professor Tomoe.
-Per usare termini semplici… Prova ad immaginare le dimensioni parallele come fossero le pagine di un libro. Sono a contatto, “parallele”, appunto, ma così come le lettere stampate non possono saltare da una pagina all’altra perché confinate nella propria, così noi non potremmo mai entrare in un’altra dimensione per quanto paradossalmente sia vicina alla nostra.
-Eppure noi ce l’abbiamo fatta…
-Per una pura fatalità- si intromise Setsuna -l’unico modo certo per ritornare nella nostra dimensione sarebbe quello di teletrasportarci ripetendo esattamente le stesse azioni del primo tentativo, ma senza le streghe è impossibile…
-…pensandoci bene, in realtà ci sarebbe un altro modo- continuò Gaara -se tenessimo conto del paragone del libro fatto dal professore.
-Che intendi dire?
-Nei libri, specialmente quelli spessi e polverosi, non è raro che vi si annidino i tarli: insetti talmente piccoli che possono zampettare fra le pagine e rosicchiarle anche se il libro è ben chiuso. Ora, immaginiamo che un tarlo si trovi proprio sulla pagina che ci interessa e noi volessimo attirarlo qui… ci basterebbe preparare un’esca, e il tarlo accorrerebbe subito, scavando per noi un piccolo tunnel che ci ricondurrebbe alla nostra dimensione.
-N-non ti seguo- disse Trunks -chi sarebbe questo tarlo?
-Non lo so, non ancora… ma so dove possiamo trovare l’esca.
Gaara alzò lo sguardo, indicando i cristalli del cuore puro che fluttuavano sopra le loro teste.
-Se le dimensioni parallele sono davvero vicinissime l’una all’altra come le pagine di un libro, non dovrebbe essere impossibile riuscire a sentire l’energia dei possessori dei cristalli… e richiamarli a noi.
-HO CAPITO!
Eccitata, Minako si sbatté un pugno sul palmo della mano.
-Lo stesso sistema che abbiamo usato per richiamare te, Neji, Shino e Choji, ora ci consentirà di tornare a casa! Sei un genio, Gaara!…
-Abbiamo già considerato questa possibilità- l’interruppe Setsuna -e l’abbiamo scartata. È troppo rischiosa. Se qualcosa andasse storto, il possessore del cristallo scelto potrebbe rimanere incastrato fra due o più dimensioni, o peggio.
Il gruppo, Minako in testa, si demoralizzò di colpo.
Ma Gaara, stoico, si avvicinò a Setsuna, e la fissò negli occhi con fermezza.
-Confermami questo. Se il sistema riuscisse, potrebbe aprirci un passaggio verso la nostra dimensione?
-…sì, in effetti. Se fermassi il tempo un attimo dopo aver richiamato il proprietario del cristallo scelto, il passaggio resterebbe aperto. Ma come ti ho detto, è rischioso. Non… non puoi chiedermi di giocare con la vita di una persona! Non voglio avere una morte sulla coscienza! …?
Dopo aver sospirato, Gaara si inginocchiò di fronte alla sailor e chinò il capo.
-Non fraintendermi, nemmeno io voglio che qualcun altro si sacrifichi per la nostra salvezza. Ma se si tratta della nostra unica possibilità di tornare a sulla Terra e concludere la battaglia con le streghe… ti imploro di fare almeno un tentativo. E se qualcosa andrà storto… io ho avuto l’idea, quindi sarò io a prendermi la responsabilità di tutto.
Setsuna strabuzzò gli occhi.
-C-come? Se ho capito bene, tu… vorrai pagare con la tua vita?
Il ninja del deserto annuì, scatenando le vive proteste degli altri. Setsuna, al contrario, restò in silenzio a riflettere. La decisione di Gaara di prendersi carico di tutto l’aveva molto colpita, così come l’aveva colpita la sua determinazione.
“Dovrei arrabbiarmi come gli altri… Eppure sono io la prima a dover essere sgridata. Certo, sono preoccupata per la vita di chi eventualmente sceglierò, ma continuando ad indugiare e a dire no non risolverò mai nulla. Devo provarci… No, devo riuscirci! Devo avere il coraggio e la fermezza che sta dimostrando Gaara!”
Alzando il suo scettro, Sailor Pluto zittì tutti.
-Mi hai convinto, Gaara. Farò un tentativo. Sailor Venus, Sailor Mercury, e anche tu Sailor Saturn, ho bisogno che mi assistiate con la vostra energia. Non dobbiamo fallire, avete capito?
Le tre interpellate rimasero un attimo interdette. Ma subito dopo, compreso il pensiero della loro compagna, annuirono decise e determinate.
-Siamo con te, Setsuna!
-Ce la metteremo tutta!
Sailor Pluto sorrise. Le quattro guerriere si riunirono in cerchio intorno alla Sfera Granato, mentre gli altri si allontanavano lasciando loro il campo.
“Sailor Pluto… ti sono grato” pensò Gaara.
-Allora, quale cristallo dobbiamo usare?- domandò Minako.
-Quello con l’aura più potente- propose Ami.
Localizzatolo, le sailor lo posero a fianco del talismano di Sailor Pluto e iniziarono il rituale.
Come aveva fatto nel covo di Kaolinite, e prima ancora nella dimensione cibernetica di Viluy, Minako diede fondo a tutta la sua energia e concentrazione per dare un volto e un’identità al proprietario del cristallo che avevano scelto.
Parecchi, interminabili minuti passarono.
Poi, per un microsecondo, il viso di un ragazzo addormentato balenò davanti ai suoi occhi.
-L’ho visto! L’HO VISTO!!!

Una luce accecante inglobò le quattro guerriere, nascondendole alla vista.
-Sta succedendo qualcosa!- esclamò Choji, preoccupato per Hotaru -credete che… che ci siano riuscite?
-Sembra proprio di sì!- rispose Trunks sorridendo -si inizia già a percepire un’aur…
Il saiyan sussultò e si ammutolì, come se fosse stato colpito da una scossa inaspettata.
“Quest’aura… Non posso crederci… Hanno scelto proprio lui…”

”Visitatori? Qui?”

-Non perdete la concentrazione! Ce l’abbiamo quasi fatta!
La silhouette di una persona cominciò pian piano a delinearsi attorno al cristallo del cuore, acquisendo poi colore e consistenza.
“Ci siamo… è quasi giunto il momento più delicato… Non posso permettermi di fallire…”
Sudando freddo, Sailor Pluto strinse forte il suo scettro e sprigionò gradatamente la sua aura.
“Aspetta… Aspetta… Aspetta…” -ORA! TIME STOP!!!

La luce dorata si spense di colpo. Hotaru, Minako ed Ami caddero esauste, facendo accorrere Choji, Mamoru e Gaara per sostenerle.
-Hotaru! Ragazze! Come state? Cosa è successo?
-Noi stiamo bene… Ma per il resto non saprei dirti… Setsuna?
La sailor più anziana era in piedi di fronte ad uno strano globo di nebbia, color blu elettrico, perfettamente immobile e sospeso a mezz’aria.
-Quello cos’è? La nostra via di fuga? Setsuna, parla!
-…non lo so, non lo so ancora. Piuttosto, lui come sta?
Gli sguardi di tutti si posarono sul ragazzo apparso in vece del suo cristallo del cuore e disteso sulla sabbia.
Goten.
Prima che potessero controllare le sue condizioni, il figlio di Goku mugugnò un paio di volte, si stiracchiò, e tenendosi la fronte si risvegliò da solo mettendosi subito a sedere.
-Uhn… Che mal di testa… Ma dove mi trovo… E-ehi! I-io vi conosco! Mi ricordo di voi! Sailor Pluto! Guerriere sailor… Trunks!
Zompando in piedi come un grillo, tutto trafelato Goten raggiunse l’amico e guardandolo in faccia gli strinse saldamente le mani sulle spalle.
-Trunks, grazie al cielo sei ancora vivo! Non sei ferito gravemente, vero? In ogni caso, ti prego, perdonami, per quello che ti ho fatto! Non avrei mai dovuto prendermela in quel modo con te! Se solo l’avessi capito prima! Ascoltami, so chi ha mandato in coma Mister Satan e tutti gli altri! È stata…
-Viluy e le Witches 5- rispose Trunks, secco -so già tutto, Goten.
-Oh… Beh, meglio così! E dimmi, come sei riuscito a smascherare quella cagna? Immagino che gliel’hai fatta pagara cara, per aver osato manipolarti il cervello!
-…sì.
Scese un silenzio imbarazzato.
-…e quindi? Trunks, cosa c’è? Cosa ti è successo? Per favore, dimmi qualcosa!…
-Ti spiego tutto io, Goten.
Staccandolo con calma da Trunks, Ami spiegò al giovane saiyan, nella maniera più concisa possibile, la situazione corrente.
-Non posso crederci!- sbottò Goten al termine del racconto -Chaos, ancora quel mostro!
-E al momento non è nemmeno il problema principale, purtroppo. Chissà quali e quanti danni avranno già causato Petirol, Kaolinite e Eudial, mentre noi siamo bloccati in questa dimensione…
-E temo che ci resteremo ancora a lungo.
Così sentenziò Sailor Pluto, indicando l’alone blu ancora immobilizzato dal Time Stop.
-Perché, Setsuna? Perché?- protestò Minako -dove abbiamo sbagliato? E vuoi spiegarci una volta per tutte cos’è quel… quell’affare?
-Dopo averlo esaminato attentamente, posso dirvi con certezza che questo non è un varco dimensionale. O meglio, non è un singolo varco dimensionale… ma tanti, microscopici varchi, ognuno conducente ad una dimensione diversa. Non è possibile attraversarne uno senza attraversarli tutti.
-E… se ci provassimo comunque?
-In tal caso, temo proprio che subiremmo lo stesso processo che subisce un corpo quando viene risucchiato in un buco nero.
-Ah, giusto, l’affascinante fenomeno definito “spaghettificazione”!- si intromise Soichi Tomoe -ovvero quando un corpo, entrando in un buco nero, viene suddiviso in tanti sottili filamenti che poi si ricongiungono appena prima di arrivare a destinazione!
-Esatto, professore. In questo caso, però, essendoci almeno un milione di destinazioni diverse…
-…sarebbe come… glom… essere risucchiati in un tritacarne- concluse Choji, a cui Setsuna replicò annuendo gravemente.
-Esatto. …esiste comunque una possibilità di localizzare il varco giusto ed espanderlo.
-E perché non l’hai detto subito?- protestò Goten.
-Perché potresti rischiare la vita. C’è un motivo per cui era necessario il cristallo con l’aura più potente: speravo che la sua energia fosse sufficiente per tenere spalancato il varco dimensionale…
-E non è così?
-Sì, ma come ho spiegato il varco è troppo piccolo. Per allargarlo è necessario che tu accresca ancora di più la tua energia, dato che è con essa che è stato aperto.
Affatto preoccupato, Goten si batté con fierezza un pugno sul petto.
-E dove sta il problema? Noi saiyan siamo famosi per questo! Basterà che io mi riduca in fin di vita e voi mi salviate per almeno una decina di volte e il gioco sarà fatto!…
-FERMO!!!
In sei si gettarono sul figlio di Goku e lo bloccarono al suolo, impedendogli di autoinfliggersi una ferita mortale.
-Ma che vi prende?! Questa tattica ha sempre funzionato!
-Certo, ma solo se è qualcun altro a colpirti. E in ogni caso, manca chi può curarti.
Goten si rialzò, confuso.
-Perché? Nessuno di voi qui può darmi una mano?
-Io non sono ancora capace di curare ferite mortali- disse Hotaru, chinando il capo dispiaciuta.
-…- aggiunse Majin Bu, che da dentro la bolla di Petirol era praticamente isolato dal mondo esterno.
-Ed io non ho portato nessun fagiolo Senzu- concluse Trunks -temo che dovremo escogitare qualcos’altro.
Pensierosi, all’unisono Trunks e Goten cominciarono a camminare lentamente in circolo, tenendosi il mento e chiudendo gli occhi per concentrarsi.
-Mmmh… Moltiplicare la propria energia…
-Per aprire un passaggio fra le dimensioni…
-E tornare sulla Terra…
-Ma sai che…
-Questa situazione…
-Non mi è nuova?
Senza accorgersene, due saiyan si fermarono l’uno di fronte all’altro.
Aprirono gli occhi.
Ed esclamarono in coro:
-La Fusione!!!
-Ma certo!- ricordò Goten, eccitato come un bambino -ci era già successo, quando siamo rimasti intrappolati con Piccolo nella Stanza dello Spirito e del Tempo!
-Majin Bu era riuscito a scappare sprigionando l’aura con tanta rabbia da aprire un varco, e noi come Gotenks siamo riusciti a imitarlo!
-Se ha funzionato quella volta, può funzionare ancora! Cosa stiamo aspettando?
Goten porse la mano a Trunks.
Sul punto di accettare la stretta, però, il figlio di Vegeta si incupì e volse le spalle all’amico.

Nonostante fosse rimasto per tutto il tempo impegnato a sorvegliare con il Byakugan l’esterno del rifugio, Neji non aveva perso una sola parola dei discorsi avvenuti alle sue spalle. Il sapere che entro poco avrebbe potuto finalmente lasciare quel luogo lo aveva reso sollevato e rilassato, ma il senso del dovere gli imponeva di non abbandonare ancora il suo compito.
Anche se, esclusi i mostri tenuti a bada da Super C-17, nel deserto sconfinato che li circondava non c’era stato proprio nulla da segnalare. Solo sabbia, dune e alberi rinsecchiti a perdita d’occhio.
A dire il vero un dettaglio diverso dagli altri c’era, ma era troppo lontano da potersi distinguere con precisione: nascosta dietro una duna altissima, s’intravedeva la cima di una struttura bianca, forse un edificio.
“Quanto darei per poter vedere attraverso quella duna. Purtroppo si trova proprio appena oltre il raggio d’azione del Byakugan… ?!”
Qualcos’altro spuntò in quel momento da dietro la collina. E la curiosità di Neji si tramutò in panico.
-Ragazzi… se avete davvero la soluzione a portata di mano vi consiglio di sfruttarla subito! Stanno arrivando altri mostri, forse un centinaio! E il nostro alleato là fuori non può tenere a bada anche loro!

L’allarme di Neji mise tutti in agitazione. Colto dal nervosismo, Goten prese Trunks per un braccio per farlo voltare.
-Sentito? Non abbiamo più tempo da perdere! Qualunque cosa tu abbia ancora contro di me… ?
Trunks alzò una mano, zittendo Goten all’istante e fece segno di no con la testa.
-Non ce l’ho con te, non temere. Anzi, sono io quello che deve darti delle scuse. Ma ho…
“Ho paura che non le accetteresti mai”, questo voleva dire Trunks. Anche se la situazione era più che urgente, il figlio di Vegeta non aveva comunque il coraggio di guardare in faccia il suo amico. Temeva il momento in cui avrebbe dovuto rivelargli che aveva fatto soffrire ancora di più sua madre ed Ub dandoli in pasto ai giornalisti. Ma al contempo, continuando a tenergli quell’avvenimento nascosto, si sentiva come se lo stesse prendendo in giro.
-Ehi, ehi! Eri sotto l’influsso di quel commutatore di pensieri, o come si chiamava!- esclamò Goten, pensando di aver capito di cosa stesse per parlare Trunks -tutte le cose orribili che hai detto e fatto non le hai fatte apposta! Non prenderti una colpa che non hai!
Trunks fece un lunghissimo sospiro. Il momento di vuotare il sacco era arrivato.
-Non è del tutto vero. Anche dopo che il microchip di Viluy è andato distrutto… ho fatto lo stesso una cosa orribile… un’azione di cui mi vergogno tanto…
-Un’azione che Chichi ed Ub hanno avuto la bontà di perdonarti, non scordarlo.
I due saiyan si girarono verso colei che aveva parlato: Ami.
-Dici davvero Sailor Mercury? Allora, Trunks, se sei riuscito addirittura a farti perdonare da una come mia mamma, non dev’essere stata una cosa tanto grave!
Trunks tornò a guardare Goten. Il sorriso che questi gli stava rivolgendo, identico a quello che sfoderava sempre da bambino, riuscì a rassicurarlo. A convincerlo che lui, il suo migliore amico, lo avrebbe perdonato senza ombra di dubbio. E che mai e poi mai lo avrebbe tradito, quale che fosse la difficoltà da superare.
-E allora? La facciamo o no questa benedetta fusione?
Goten porse di nuovo la mano a Trunks. Che, stavolta, accettò di stringere senza paura.
-Quando sei pronto tu, Goten!

La dirompente energia dei due super saiyan arrivò anche ai sensori di Super C-17, che aveva appena terminato di ammansire il serpente d’ossa annodandogli la coda.
-Senti senti… Com’è che non hanno mai tirato fuori questa potenza nel nostro primo scontro?
Il cyborg sorrise.
-Oh beh, meglio tardi che mai.

-FU… SIO… NE!!!

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Capitolo 65
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Prima Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Prima Parte)

Naruto si ritrovò disteso a faccia in giù su un pavimento bagnato.
Il contatto col freddo liquido fece immediatamente riprendere i sensi al ninja che si rizzò in piedi, realizzando di trovarsi in un luogo buio e invaso da una nebbia sulfurea.
-E-Ehi! Ma dove sono?!
-Eh, eh, eh… Non riconosci più l’interno del tuo stesso stomaco, moccioso?
Due occhi stanchi ma divertiti brillarono nella penombra. Solo in quel momento Naruto si rese conto di essere al cospetto della volpe a nove code.
-C-che accidenti di faccio qui?! E chi è stato ad aprirti il cancello, si può sapere?!?
-Tu stesso, poco fa. Evidentemente, hai capito di aver bisogno di me…
-NA-NA NA-NA NAAA! Non ti sento! Non ne voglio sapere! Ciao ciao! Adesso mi sveglio!
Come un bambino l’Uzumaki chiuse gli occhi, si tappò le orecchie e contò fino a dieci. Quando riaprì gli occhi, purtroppo per lui, non era cambiato nulla.
-Perché sono ancora qui, maledizione???
-Sei in fin di vita, mi pare ovvio. Quella ragazza, Eudial, non è proprio andata per il sottile con te…
-E tu che ne sai? Non eri in coma o qualcosa del genere?
-Lo ero… ma da quando i cancelli si sono alzati, ho potuto sentire e vedere tutto…
-Beh, spero che lo spettacolo ti abbia divertito! Adesso però fammi un favore, tornatene a nanna così posso uscire da qui e riprendere da dove mi ero fermato!
-Intendi… strangolato da Eudial e pronto ad esalare l’ultimo respiro? Accomodati pure…
Una vena sulla fronte di Naruto si gonfiò di rabbia.
-EHI! Dovresti fare il tifo per me, non prendermi in giro!
-E rieccolo con la sua mania di protagonismo…
-Parlo sul serio! Se uno di noi due muore, muore anche l’altro! Quindi ti conviene sperare che io sopravviva!
La volpe si girò su un fianco, annoiata.
-Quel che mi dici è vero, purtroppo. …ma è anche vero, se voglio ambire a un’esistenza migliore, che la morte è una tappa obbligatoria…
-Che cosa?!
Incredulo e iracondo Naruto sbatté un piede sul pavimento, sollevando schizzi d’acqua.
-Ma sei diventato matto?! Pur di rovinare il piano di mio padre, preferisci morire?!?…
-Del Quarto Hokage e dei suoi sogni pacifisti non me ne frega un cazzo. Per quanto riguarda me…
Kyuubi si concesse un vistoso sbadiglio, prima di continuare.
-…non ci sei ancora arrivato? Io non sono un essere vivente come gli altri. Come i miei otto fratelli, io sono una creatura fatta interamente di chakra, che non potrà mai scomparire definitivamente. Che ci volgano giorni, mesi o anche anni, poco mi importa: prima o poi la mia essenza dovrà ricompattarsi, ed io tornerò a vivere!
Naruto rimase scioccato da quella rivelazione. Fino a quel momento aveva sempre creduto che la sua esistenza e quella del Kyuubi fossero mutuali; il sapere d’improvviso che non era mai stato così fece crollare di colpo la sua sicurezza.
-P… però- balbettò l’Uzumaki, tentando di costruire un’obiezione sensata -però… tu non potrai decidere dove ricomparirai, giusto? Potresti riapparire qui dove sono io adesso… o in mezzo a un deserto… o in mezzo al mare col rischio di annegare subito… o a qualche migliaio di metri d’altezza col rischio di precipitare e sfracellarti… o peggio ancora, dritto dritto nelle mani dell’Akatsuki! Pensaci, desideri davvero correre questi rischi?! Eh?!
Il demone incrociò le zampe anteriori sotto al muso, mettendosi comodo.
-Ci stavo pensando sul serio, in effetti… Prima di realizzare che il luogo del mio ritorno alla vita è già stato deciso. E non potrei esserne più felice.
-Eh… Eh? E quale sarebbe… questo… luogo?
-Eudial, ovviamente. Lei possiede il mio cristallo e gran parte del mio chakra, quindi è lecito pensare che sarà in lei che io rivivrò.
-N-no… No…
-E non dovrò nemmeno temere di essere di nuovo costretto alla schiavitù. Considerato che quella splendida ragazza e il mio chakra sono praticamente diventati una cosa sola, non si accorgerà nemmeno della mia presenza nel suo corpo!
-E se… se ne dovesse accorgere?
Con uno sforzo non indifferente, la volpe si rizzò in piedi.
-In quel caso… Meglio ancora! Io e lei siamo accomunati dal disprezzo, dall’odio per il ragazzino viziato, ipocrita e infantile che sei! Ora vai, vai a morire, e porta i miei saluti a quel sognatore di tuo padre!!!
Il demone ruggì, producendo una corrente d’aria che scacciò Naruto dal suo antro.

Il corpo di Naruto fu attraversato da un fremito violentissimo.
Il ninja si risvegliò, riscoprendosi immerso in una pozza del suo stesso sangue sul pavimento della stazione della metropolitana. Di Eudial, non vi era alcuna traccia.
“Do… Dov’è… Forse mi ha creduto morto e se n’è andata… Devo ritrovarla… assoluta…”
Il ragazzo tentò di rimettersi in piedi, ma, indebolito com’era, fu solo in grado di muoversi strisciando sul ventre.
-N-non… non mi posso arrendere così! Devo… riprendermi il cristallo… e rimettere a cuccia la volpe… Non posso morire… o il mondo sarà spacciato! Non posso arrendermi… Non devo arrendermi! Tutto… Tutto dipende soltanto da me!

Pur sapendo di poter contare sull’immenso potere appena acquisito, temendo un eventuale contrattacco Kaolinite avanzò con cautela verso ciò che restava della sua avversaria.
Tsunade, distesa a faccia in giù sulla pietra, non pareva comunque essere in grado di far più nulla: a seguito del colpo subito dalla strega, l’Hokage era stata mutilata di più di metà del proprio corpo, conservando intatti solo il busto e il braccio destro.
-Tanto per non correre rischi… !!!
Non appena ebbe sfiorato il polso della nemica, Kaolinite indietreggiò disgustata: la pelle di Tsunade si era raggrinzita rapidamente, così come il biondo dei suoi capelli si era spento, divenendo grigio e poi bianco.
-Guarda, guarda. Chi l’avrebbe detto, a quanto pare Tsunade custodiva un segreto molto simile al mio. È quasi un peccato non poterlo condividere.
La strega calciò con veemenza Tsunade, spingendola poco lontano. Quindi, tracciando dei cerchi nell’aria con degli ampi gesti, la donna concentrò appieno le energie sul suo obiettivo principale.
-Luce di Sailor Moon, tenebra di Chaos! Io vi comando! Spalancate per me l’accesso ai mondi alternativi! Scardinate per me i cancelli inviolabili delle altre dimensioni! IO VI COMANDO!
Battuto da una violenta folata di vento, lo spazio intorno a Kaolinite vibrò e si deformò come se ella si fosse trovata all’interno di una gigantesca bolla di sapone. Un istante dopo, si materializzarono nell’aria svariati varchi dimensionali: come la donna aveva desiderato, ognuno di quei portali si affacciava su un luogo non appartenente all’universo conosciuto.
-Lo sapevo, lo sapevo! Sapevo di aver fatto la scelta giusta!- esclamò Kaolinite, spalancando gli occhi per la gioia -il potere di Chaos fuso a quello di Sailor Moon… niente mi è più impossibile! Posso sconfiggere qualsiasi avversario, posso alterare l’essenza stessa della realtà… posso perfino rinfacciare a Petirol le sue infantili minacce! Non ho più bisogno di lei, né di Eudial! …fortunatamente per loro, il volere di Chaos viene prima di tutto.
Calmatasi, Kaolinite introdusse una mano in uno dei tanti varchi e si concentrò.
“Grazie al cielo non ho bisogno di setacciare da cima a fondo ogni dimensione, mi basta percepire se in essa vi è o meno l’aura di Sailor Saturn. Data l’immane quantità di dimensioni parallele possibili mi aspetta comunque una lunga ricerca, ma…”
La donna tirò fuori la mano dal portale, richiudendolo.
“…poco importa, la vittoria sarà comunque mia alla fine.”

Non vista, con le ultime briciole di forza Tsunade mosse l’unica mano rimasta per toccarsi la fronte.

Nonostante fosse da poco passata la mezzanotte, le autostrade e le superstrade situate fuori dai confini della capitale erano state congestionate da un traffico intenso. Migliaia di persone nelle loro automobili avevano abbandonato in fretta e furia la città per sfuggire alla catastrofe provocata da Eudial, creando purtroppo senza volerlo un ingorgo disordinato che si era esteso a tutte le corsie.
-Che buffi! Assomigliano a tante piccole termiti scappate dalla tana a cui un bambino pestifero ha provato a dar fuoco!
Appollaiata sopra un cartello segnaletico luminoso, Petirol stava ammirando divertita il marasma di panico e disperazione sottostante, pregustando quello che avrebbe fatto di lì a poco.
-Poveri ignoranti! Non lo sanno che il bambino di solito, dopo aver distrutto la loro casa, si diverte anche a calpestare gli insetti e ucciderli tutti fino all’ultimo?
Restando seduta, la strega mise le mani in posizione per eseguire una tecnica che non aveva ancora avuto modo di provare.
-Vediamo, cosa potrei fare di questa strada… Una pista da bowling? O da pattinaggio? O magari la mia galleria dei trofei! …bah, ci penserò un’altra volta. Ma una cosa è certa: dopo stasera, nessuno oserà più disobbedire agli editti della regina Petirol! KA-ME-HA-ME…

-KONOHA SEMPUU!!!

Un calcio rotante simile a un lampo verde e arancio colpì Petirol a un fianco, staccandola di prepotenza dalla sua postazione e gettandola nel grande prato confinante con l’autostrada.
-DYNAMIC ENTRY!!!
Rock Lee balzò quindi subito e con il successivo calcio diretto si schiantò con tutto il suo peso sullo stomaco della strega, affossandola nel terreno.
“Sono riuscito a tramortirla, ora devo trovare il modo di immobilizzar…”
-Ti sei fatto tutta quella strada a piedi solo per starmi dietro? Comincio a pensare di piacerti.
Il ragazzo trasalì. Nonostante il suo piede fosse saldamente schiacciato sul suo ventre Petirol appariva fresca e rilassata, con le braccia dietro la testa e le gambe accavallate.
“N-non le ho fatto niente!…”
-La vuoi sapere una cosa buffa? Anche tu stai iniziando a piacermi! Con questa faccia che ti ritrovi, oltre che mio servo personale potresti essere un perfetto giullare di corte!
-YAAAH!!!
Rock Lee affondò un pugno, poi un altro, poi una rapida successione. Anche se già aveva capito di non poterle fare molto, il ninja era comunque intenzionato a tenere la strega impegnata il più a lungo possibile. O quantomeno fino al ritorno dei suoi amici, sulla cui sopravvivenza non aveva ancora smesso di credere.
Sulla propria, invece, stava cominciando ad avere più di un dubbio. E Petirol se ne accorse.
-Hai paura di morire, vero?
Lee interruppe l’assalto per un istante, che la strega sfruttò per sgusciare via, rialzarsi e portarsi alle spalle del ragazzo.
-Non devi vergognarti ad ammetterlo, sai? Chiunque proverebbe la stessa sensazione al mio cospetto…
-Ti sbagli!
Rock Lee si voltò di scatto, rabbioso, e assunse una posa da combattimento.
-Ti sbagli, Petirol! Io non temo la morte! Così come ho affrontato il demone Shukaku, sono pronto ad affrontare anche te! Per impedirti di far ancora del male alla gente… e per riprendermi i cristalli che hai rubato e restituirli ai miei amici… GUARDAMI!
Con aria menefreghista, Petirol si era girata verso l’autostrada e aveva puntato un dito verso un veicolo a caso.
-Ambarabà ciccì coccò… tu, vieni qui.
Dall’automobile uscì una donna, che contro la propria volontà corse nel prato per finire dritta dritta con la testa fra le braccia di Petirol.
-Puoi tentare di convincermi e convincere te stesso quanto ti pare ma la verità è che hai una gran paura di crepare, e ora lo dimostrerò… dandoti una possibilità di salvezza. Uccidila.
-C-cosa?! No!
-Uccidila e ti risparmierò, altrimenti sarai tu ad essere giustiziato. Decidi in fretta.
Sul momento, Rock Lee strinse fortissimo i pugni e i denti. Ma non ebbe modo né tempo di fare altro.
-Lo sapevo, te la stai facendo sotto. Se davvero fossi così determinato mi avresti dato subito una risposta.
Facendo finta di esser delusa, Petirol chinò il capo e si voltò.
-Poco male, vorrà dire che ti porterò in giro per il mondo come un fenomeno da baraccone. Venghino signori, venghino ad ammirare l’impavido eroe che ha sconfitto un demone grande trecento volte lui, ridotto a lacrimatoio umano da una strega vestita alla marinara! …beh, allora aspettami qui. Il tempo di sgomberare la strada, e poi cominceremo il nostro tour mondiale.
La strega si avviò, a passo lento e inesorabile.
Totalmente distrutto, Rock Lee cadde su un ginocchio e picchiò un pugno in terra.
“Sono un idiota! Un completo idiota! Cosa speravo di ottenere? Cosa!? Con Gaara e Neji me la sono cavata, ma Petirol… lei è su tutto un altro livello. Potrebbe uccidermi semplicemente con lo sguardo. E io…”
Il ragazzo alzò la testa, rivolgendo alla strega uno sguardo carico di rabbia.
“…io non ho paura di morire. Ho paura della morte di coloro che ho giurato di proteggere. Ho paura di non essere più in grado di proteggerli. Non ho paura di morire… ma allo stesso tempo non voglio morire.”
Lentamente, Lee si rimise in piedi e scacciò con un avambraccio le lacrime.
“E non morirò. Non come un cane, ma come un uomo. Se la mia morte servirà a dare a quegli innocenti almeno qualche altro minuto di vita… Così sia.”
La Bestia Verde fece qualche passo, poi iniziò a correre.
Era ormai pronto a partire per un ultimo, disperato attacco, quando con la coda dell’occhio avvistò qualcosa in cielo. Un’ombra in movimento, dalle sembianze familiari.
“Ma quello è!… No, non è lui… Però…” -EHIII!!! È QUI!!! PETIROL È QUI!!!

Al termine di un’arrampicata che pareva interminabile, il sempre più sanguinante Naruto salì infine l’ultimo gradino delle guaste scale mobili e giunse nuovamente all’aperto.
-Ce… l’ho… fatt…
Aveva appena posato una mano sul marciapiede, che questa venne trafitta da un tacco a spillo.
-Sono felice di sapere che sei ancora vivo, Naruto! Stavo cominciando ad annoiarmi, sai?
Stringendo i denti Naruto cercò di alzare la testa, ma un dolore troppo forte da sopportare glielo impedì.
-Eudial… A-ascoltami… AAAH!!!
La strega gli rispose premendo più a fondo il tacco.
-Ecco, bravo! Urla! Strepita! Solo questo voglio sentir uscire dalla tua bocca! E non vorrò sentire altro fino a quando la stanchezza non ti avrà ucciso!
-Eudial… AAAAAHHH!!! …se io… la volpe… il demone… si reincarnerà in te!
La strega cessò la tortura.
-…come dici?
-S-sì… l’ho… scoperto… adesso… Il demone… non si può uccidere… prima o poi tornerà…
-E rivivrà dentro di me, giusto? È questo che stai cercando di dirmi? Temi che il demone possa prendere il controllo della mia psiche e mi consumi dall’interno?
-Sì… e-e-esatto… ti prego, Eud…
Naruto si sentì afferrato per i capelli, e costretto con la forza a sollevare lo sguardo verso la nemica.
-E cosa ti fa pensare…
Quello che vide, gli fece congelare la spina dorsale.
-…che io e lei non siamo già UNA COSA SOLA?
Le pupille di Eudial erano diventate sottili e verticali, e i suoi denti si erano fatti storti e aguzzi, dando al suo volto un aspetto animalesco.
-Niente, NIENTE di quello che dirai potrà convincermi a rinunciare a questo potere! L’Akatsuki? Non mi preoccupa. Il demone? Che venga pure: lo accoglierò a braccia aperte, e gli permetterò di sfogarsi e spassarsela come non ha mai potuto fare in vita sua. Dopo una vita trascorsa ad ascoltare le stronzate e subire gli abusi di un ragazzino viziato, ipocrita e infantile che sei, ne avrà più che bisogno, non credi?
Detto questo Eudial sbatté la fronte di Naruto sul cemento, e si allontanò.
L’Uzumaki, tuttavia, non ne voleva ancora sapere di demordere: a tentoni trovò una fessura in un vicino muretto, ci si strinse con le unghie e con uno sforzo immane si issò fino a rimettersi in ginocchio.
-Eudial… Tu non sai… Non quello che dici! Non sai di cosa è capace quel demone! Se gli permetterai di controllarti, sarà la fine per tutti! Dammi ascolto, ti prego! Ascoltami! As… Aah… AAAAHHH…
Senza voltarsi, la ragazza sbatté le sue tre code di chakra sul cemento. Dal punto colpito si propagò una scia di fuoco che fuse il terreno e raggiunse i piedi di Naruto, ustionandolo.
-AAAAHIAHIAHIAHIAHIAHIUUUU!!!
Il ninja fece un salto che andò oltre le sue capacità fisiche. Eudial saltò a sua volta con la mano protesa, la strinse intorno al suo collo e ricadde insieme a lui per schiantarlo ed affossarlo in un muro di mattoni.
-“Ascoltami, Eudial! Il mondo è in pericolo! Il futuro è incerto! Devi darmi retta!”…io non so cosa farmene dei tuoi avvertimenti! Non me ne importa niente della pace nel mondo! NIENTE!!!
Naruto fece per replicare, ma la strega strinse ancora di più la presa sulla gola.
-D'altronde, se a te non è importato nulla delle mie sofferenze passate, non puoi pretendere che io mi interessi delle tue cazzate!
Eudial allentò la presa, ma solo per mettere le dita nella bocca di Naruto e costringerlo a spalancarla.
-Torturarti e vederti soffrire è un piacere, ma non lo è di certo continuare ad ascoltarti. Ti strapperò la lingua, Naruto!
La strega affondò le unghie protese.
Naruto serrò gli occhi, rassegnandosi alla dolorosa sorte.

Sorte a cui scampò quasi miracolosamente.
Ad un passo dall’affondare il colpo, Eudial si sentì trascinare indietro da una forza invisibile.
-MA CHE DIAVOLO!…
La strega si guardò alle spalle, non trovando nessuno.
Trovò invece qualcosa sul cemento. Qualcosa di dannatamente familiare.
Una striscia d’ombra, sinuosa come un serpente, si allungava da sotto i suoi piedi e arrampicandosi sul un pilastro metallico saliva fino a una rotaia sopraelevata, per congiungersi ai piedi di un ragazzo, armato di uno speciale fucile,

Petirol si fermò, più curiosa che preoccupata, e si voltò verso Lee.
-E adesso che ha da strillare tanto… Ma quello è… !?
Anche la strega si accorse della creatura che fluttuava in cielo: grassa, bianca e gelatinosa, era identica in tutto e per tutto al pacioso Majin Bu eccetto per le gambe, sostituite da una coda fatta di fumo.
-N-no, non può essere lo stesso ciccione che ho rinchiuso nella bolla magica! S-sarà un suo parente! …ma cosa fa?
Dopo averla fissata a lungo, il Fantasma Kamikaze creato da Majin Bu cominciò a sbattersi i pugni sul petto come un gorilla, producendo suoni simili a quelli di un tamburo di guerra.
-Adunataaa… Adunataaa… Adunataaa…
Lesto, Rock Lee scattò verso Petirol e le sottrasse la donna che la strega aveva preso come ostaggio.
-Ehi! Tu! Cosa pensi di fare?!…
-Adunataaa… Adunataaa… ADUNATAAA…
La luce della luna fu rapidamente oscurata da decine di Fantasmi Kamikaze, che in coro imitarono il primo per richiamare l’attenzione dei loro fratelli sparsi per il mondo.
-ADUNATAAA… ADUNATAAA… ADUNATAAA…
Raggiunta l’autostrada, dopo essersi assicurato che la donna fosse uscita dal controllo di Petirol Lee urlò a pieni polmoni a tutti i civili ancora nelle loro automobili.
-Lasciate le vostre macchine e scappate! Tra pochi secondi non sarete più al sicuro qui! CORRETE!
Le decine divennero centinaia.
-Qualcuno mi vuol spiegare cosa sta succedendo?!
-ADUNATAAA!!!
-CORRETE!!!
Le centinaia divennero un migliaio esatto.
-Fratelli! Guardate laggiù! È quella la strega che sta seminando il panico nel mondo! DISINTEGRIAMOLA!!!
Il primo Fantasma Kamikaze si gettò in picchiata su Petirol, esplodendo al solo contatto.
-CARICAAA!!!
Uno dopo l’altro i suoi fratelli lo seguirono a ruota, generando una catena di esplosioni sempre più devastante.

-ENSLAVING MANDALA!!!
Le deflagrazioni si susseguirono a un ritmo incessante. Circa la metà dei fantasmi si era ormai sacrificata, quando uno di essi si accorse di una stranezza in mezzo al nuvolone di fumo.
-Ragazzi, fermatevi! Stop! Stop!!…
Non potendo arrestarsi in tempo per la troppa foga parecchi fantasmi sbatterono maldestramente l’uno contro l’altro, autodistruggendosi.
Quando il fumo si fu diradato, la delusione si impadronì dei Kamikaze superstiti: Petirol si era infatti rinchiusa in una delle sue bolle d’energia, e grazie a questo espediente le centinaia di esplosioni che l’avevano bombardata non le avevano nemmeno lasciato un graffio sul viso.
-Ah ah ah ah ah!!! …chi l’avrebbe detto? La stessa tecnica che ha impedito al vostro fratellone rosa di uscire, adesso impedisce a voi di entrare! Finché rimarrò qui dentro, nessuna fonte di magia od energia potrà mai avvicinarsi a me! Coraggio, fatevi sottAAAH!!!
Un calcio sotto al mento proiettò la ragazza verso l’alto, separandola dalla sua zona franca.
-Ma chi si è permesso… !
Petirol scorse sotto di lei Rock Lee che, distrutta la sfera magica con un calcio rotante, era immobile con le braccia davanti al viso come per caricarsi di energia.
-Terza porta del chakra, porta della Vita! URA RENGE!!!
Abbassate di colpo le braccia, il ninja dalla pelle ora rossa e incandescente spiccò un salto e centrò la nemica con un altro calcio, spedendola addosso ad uno dei Fantasmi; quindi, senza aspettare la fine dell’esplosione Lee ripeté l’attacco ancora, ancora e ancora, mentre i restanti Fantasmi, compresa la sua strategia, si sparpagliavano per meglio accogliere al varco la strega.

-A-AH! LO SAPEVO! SAPEVO CHE FOSSI ANCORA TRA NOI, SHIKAMARU! SEI GRANDE!
La gioia provata da Naruto era ampiamente giustificata. Nonostante fosse ormai pallido come uno spettro, Shikamaru era ancora vivo.
Fermo sull’orlo del binario sopraelevato, il ragazzo puntava con una mano l’Heart Buster di Eudial contro la sua stessa creatrice, mentre con l’altra si teneva il kunai che aveva ancora conficcato in gola, per far sì che non si muovesse.
Guardandolo, Eudial capì subito come il suo acerrimo rivale aveva fatto a sopravvivere.
“Ma certo, che sciocca sono stata! Quando ha afferrato il pugnale prima di cadere in acqua non l’ha fatto per toglierselo, ma per bloccare l’emorragia! Avrei dovuto assicurarmi che fosse morto… e invece gli ho anche lanciato addosso l’Heart Buster! Mi… mi sono scavata la fossa con le mie mani!”
Incuranti delle inevitabili ustioni, Naruto si portò alle spalle di Eudial e la bloccò, per tenerla ancora più immobile.
-È tutta tua, Shikamaru! SPARA!
Eudial cercò di divincolarsi, ma la tecnica del controllo dell’ombra era inespugnabile.
Mantenendo la più completa fermezza, il Nara strinse il dito sul grilletto.
“Per te… è finita… puttana.”
La pallottola d’energia, l’ultimo colpo rimasto nella canna del fucile, uscì dalla bocca di fuoco. Attraversò l’aria a gran velocità. Scavò nello strato di chakra del Kyuubi. Raggiunse il petto di Eudial.

E lì, spegnendosi lentamente come una stella, concluse in fallimento la sua corsa.

Anche l’ultimo Fantasma Kamikaze si sacrificò con gioia.
Pur mantenendo la forma acquisita con l’apertura della terza porta del chakra Rock Lee ricadde pesantemente al suolo, sudando copiosamente e col fiatone, rimettendosi in ginocchio appena in tempo per veder Petirol precipitare a una decina di metri da lui.
“È ancora viva… ma ormai è alle strette! Posso anche farcela!”
Cercando di ignorare la fatica che lo appesantiva, Lee si rialzò e caricò a testa bassa per un insperato colpo di grazia.
Ma, a circa tre metri dall’obiettivo, impattò contro un qualcosa di invisibile e fu sbalzato all’indietro. Il ragazzo provò l’assalto un’altra volta, con lo stesso esito.
-N-non… capisco… perché non riesco ad avvicinarmi…
-Ah ah ah. Ah ah ah. AH AH AH AH AH!
Decine di spettri fatti interamente di energia apparirono all’improvviso, fluttuanti intorno a Petirol. Quello che fece spaventare maggiormente Lee fu però proprio la strega: di nuovo in piedi, e senza nemmeno una ferita superficiale.
-N-no… NO!
-Invece SÌ! E francamente mi sorprende che tu te ne stupisca! Io adoro infrangere le speranze altrui, non ricordi più?
-M-ma… Ma allora… non hai fatto altro che recitare… per tutto il tempo…
-Bingo! Ho finto di temere quegli obesi fantasmi esplosivi, ma in realtà ne assorbivo l’energia! È la mia specialità, rammenti?
Il ninja tentò ancora una volta di avvicinarsi, ma uno degli spettri scattò e gli esplose quasi in faccia, costringendolo a mantenere una distanza di sicurezza.
-Ovviamente- continuò Petirol, fiera di sé -non potevo assorbire tutta l’energia, altrimenti il mio fisico ne avrebbe risentito. Così ne ho rimodellata un po’, per copiare i fantasmi che mi hanno aggredita. Che te ne pare, non sono più belli i miei?
L’ennesima, stridula risata di Petirol fece piombare Rock Lee nello scoraggiamento. Scoraggiamento che il ragazzo riuscì a mutare in determinazione, anche se traballante.
“No. Non devo farmi prendere dal panico. Il mio obiettivo principale non era quello di ucciderla, ma di tenerla occupata. E in questo posso ancora riuscire. I suoi fantasmi non mi sembrano più veloci di me, quindi penso di poter riuscire a disperderli. Una volta che me ne sarò sbarazzato… poi toccherà anche a me.”
Dopo aver inspirato profondamente, Rock Lee si mise in posizione.
“Spero solo che le cure di Shizune siano sufficienti… per quello che sto per fare…” -Quarta porta del chakra, porta della Ferita!!!
Come fosse lui sul punto di esplodere, la Bestia Verde di Konoha caricò a testa bassa il gruppo nemico: cinque spettri si fecero avanti per intercettarlo, ma il ninja fu veloce quasi quanto il suono e cambiò direzione, disorientando gli avversari e facendoli scontrare fra loro.
-Cosa state combinando, idioti?! PRENDETELO!!!
Uno dopo l’altro gli spettri esplosivi si gettarono sulla scheggia umana chiamata Rock Lee, ma nessuno di essi riuscì nell’impresa di fermarlo.

-…nemmeno qui.
Uno dopo l’altro, per mano di Kaolinite tutti i varchi dimensionali si stavano richiudendo. La caccia alla dimensione contenente Soichi e Hotaru sembrava giungere all’inevitabile conclusione, ma la strega non ne era del tutto convinta.
-Speravo di avere maggior fortuna. Mi seccherebbe se la dimensione giusta fosse proprio fra le ultime… E se invece l’avessi già trovata, ma nella fretta non me ne fossi accorta? …poco male. In tal caso ricomincerò la ricerca da capo. Non ho alcuna urgenza dopotutto, e né Petirol né Eudial possono più infastidirmi ormai…
-Ma io posso ancora.
Kaolinite non credette alle proprie orecchie,. E voltandosi, nemmeno ai propri occhi.
Tsunade era ancora viva, con il corpo ricostruito e, cosa ancora più incredibile, era tornata giovane e bella come all’inizio del duello. Il particolare che saltava più all’occhio erano però i due segni colorati paralleli, assenti in precedenza, che le solcavano il viso.
-N-non è possibile!- balbettò la strega -dovresti essere morta! Tsunade, tu mi hai ingannata!
-Niente affatto, Kaolinite. Io ero davvero sul punto di morire. E devo farti i complimenti, in questo senso: finora nessuno mi aveva mai costretta a ricorrere al Byakugou.
-Il… Byakugou?
Sorridendo, Tsunade indicò con il pollice il segno romboidale posto sulla sua fronte.
-Avrai sicuramente notato questa specie di tatuaggio. Ebbene, mia cara, si tratta in verità di un sigillo in cui, grazie ad una tecnica di mia invenzione che ho battezzato Rinascita, immagazzino continuamente una grande quantità di chakra extra. Rilasciando parzialmente il sigillo, questa scorta di chakra può curare automaticamente le mie ferite sostituendo le cellule danneggiate del mio corpo con cellule nuove.
-Proprio come quella lumaca, Katsuyu…
-Esatto. Ammetto di essermi servita di lei, invece che adoperare subito Rinascita, perché ho commesso l’errore di sottovalutarti. La… “ferita” che mi hai inflitto poco fa era troppo grave perché Rinascita da sola riuscisse a curarla, per questo mi sono vista costretta ad aprire completamente il sigillo ed attuare il secondo livello della tecnica, ovvero il Byakugou.
Tsunade concluse la spiegazione, assumendo una posizione di attacco.
-In parole povere, da ora in avanti posso rigenerarmi da qualunque ferita tu mi infliggerai, leggera o grave che sia!
L’Hokage si aspettava una reazione spaventata o arrabbiata da parte della strega. Invece, Kaolinite si limitò a sospirare delusa.
-Capisco. Quindi… tu non sei per niente come me. E io che mi ero illusa…
-Ti eri illusa di cosa? Spiegati!
-Non… Non ti riguarda! E ora sparisci!
Con un gesto rabbioso, Kaolinite trasformò i restanti varchi dimensionali in sfere chiodate che aizzò contro Tsunade. L’Hokage ne schivò alcune e fu tagliata superficialmente da altre, ma avanzò comunque ed assestò un pugno al volto della nemica.
A contatto con la pelle dorata della strega, la mano di Tsunade si accartocciò e deformò come se avesse colpito a folle velocità un muro di amianto.
La kunoichi arretrò, strillando di dolore, e continuò a farlo anche dopo che la mano fu rigenerata dal Byakugou.
-Che ti succede, mia cara?- la irrise Kaolinite, ritrovando il sorriso -la tua tecnica tanto decantata dovrebbe risparmiarti certe sofferenze, se non ho capito male. O, forse, sono io ad essere diventata troppo forte persino per te?
-Ahhh… Ahhh… Taci! Ho solo sottovalutato la tua nuova forma, tutto qui! Ma adesso… ?
Kaolinite avanzò lentamente, quasi con tranquillità. Tsunade si mise sulla difensiva, ma invece di attaccarla la strega le posò con dolcezza una mano prima sulla fronte e poi sul petto.
-Sudore freddo, palpitazioni incontrollate… Non ci sono dubbi, mia cara: tu hai paura. E a questo punto non ci vuole un genio per capire che il tuo famigerato Byakugou non è altro che un bluff!
-NO! Ti sbagli di grosso!
-Allora spiegami perché non l’hai usata sin dall’inizio, invece di ricorrere a quella stupida lumaca. Eri convinta di potermi battere senza, come mi hai appena detto… o forse sapevi che il Byakugou non può essere utilizzato a lungo?
-Tsunade deglutì, e Kaolinite capì di aver fatto centro.
-Come sospettavo. Una simile magia non può essere esercitata senza dare nulla in cambio. Di questo genere di cose me ne intendo molto bene.
La strega schioccò le dita due volte. Alle spalle di Tsunade si innalzò una lastra nera da cui spuntarono diverse braccia che la immobilizzarono.

Incredulo, stanco, sconfitto, Shikamaru lasciò cadere l’Heart Buster ormai vuoto sulla strada, mentre la sua ombra si staccava da quella di Eudial.
-Shikamaru!- gridò Naruto, che ancora non aveva compreso la situazione -Shikamaru, cosa fai?! Cos…
-Ah ah ah ah ah. Ah ah ah ah ah! AH AH AH AH AH!!!
Le code di Eudial si agitarono e frustarono il biondo, lacerandogli i vestiti e la pelle e facendolo schiantare di nuovo sul muro alle sue spalle.
-Ah ah ah ah… Era l’ultima occasione che avevate per sconfiggermi, e l’avete sprecata miseramente. Anzi, consolatevi, perché avreste fallito in ogni caso!
Ridendo follemente Eudial avanzò con passo fiero, calpestò l’Heart Buster, frantumandolo, e con un solo balzo raggiunse Shikamaru.
-L’immenso potere della volpe a nove code mi ha resa praticamente invincibile. Nemmeno le mie stesse armi possono fare più nulla contro di me. Chi lo sa, forse se vi foste decisi a spararmi subito invece di tergiversare, le cose sarebbero andate diversamente.
-Allontanati da lui, Eudial!
Staccatosi dal muro Naruto fece per correre verso la strega, ma inciampò in un mattone e cadde di faccia sull’asfalto. Eudial lo guardò, con un misto di rabbia e divertimento.
-Purtroppo, caro Shikamaru, questo potere ha un grosso effetto collaterale. Finché Naruto rimarrà in vita, io non potrò dedicarmi ad altro che non sia farlo soffrire. Quindi, Shikamaru… mi duole informarti che la nostra disputa personale finisce qui e subito.

Così come i fantasmi di Majin Bu, anche gli spettri di Petirol andarono tutti distrutti senza essere riusciti ad assolvere il loro compito.
Fermatosi un attimo per riprendere fiato, Rock Lee chiuse gli occhi e dedicò un pensiero alle persone più care: sapeva che il suo momento era giunto.
Quindi, svuotando del tutto la mente, il ninja di Konoha si lanciò in avanti per l’ultimo assalto.
-Tu… Tu… Tu… AAARGH! MI SONO STUFATA DI TE! MARS, FLAME SHARPSHOOTER!!!
Attingendo al potere di Sailor Mars, Petirol creò una freccia di fuoco lunga quanto il suo braccio.
Attese che il suo avversario si trovasse a mezz’aria per un salto.

Con una rapida mossa, Eudial strappò il kunai dalla gola di Shikamaru, che subito crollò su un fianco. Il sangue riprese a scorrere a fiotti, e a nulla servirono i tentativi del ragazzo di otturare la ferita con le mani.
-Starei volentieri a lasciarti morire così, per dissanguamento- commentò la strega -ma, a differenza di qualcun altro, io ho rispetto per gli avversari che mi hanno davvero soddisfatta. Tieniti pronto!
La ragazza alzò una mano e inarcò le dita, per formare con il chakra della volpe degli artigli affilati.
-Eudial… cough… fermati!
Naruto si rialzò ancora e riprese a correre, ma la stanchezza gli fece sembrare Eudial e Shikamaru lontanissimi.
-Shikamaru… SHIKAMARU!!!

-Sarei curiosa di sapere quanto tempo impiegherai a tornare ad essere una vecchia decrepita, ma ho cose più importanti a cui pensare.
Compiuto un salto all’indietro, Kaolinite alzò una mano verso il cielo e creò dal nulla un’affilata lama circolare formata di energia nera.
Solo il fatto che una delle mani le stesse tappando la bocca impedì a Tsunade di gridare aiuto.

Petirol scoccò la freccia.

Eudial affondò gli artigli.

Kaolinite lanciò la lama.

Qualcosa o qualcuno colpì Rock Lee alla schiena, atterrandolo al suolo e togliendolo all’ultimo secondo dalla traiettoria della freccia di Petirol, che esplose qualche metro più lontano.

La lama d’energia di Kaolinite si infranse contro una barriera violacea.

Un pugno raggiunse il volto di Eudial a velocità supersonica, allontanandola da Shikamaru e facendola schiantare contro un grattacielo.
Leggermente intontita, la strega si scrollò di dosso i detriti e tornò subito in strada, scoprendo che un capannello di gente, tutta più o meno conosciuta, si era formato attorno a Naruto e Shikamaru per far loro da scudo.

Due persone accorsero al capezzale di Rock Lee, ora tornato normale ed inerme: una ragazza ed un ragazzo, che Petirol riconobbe subito.
-Ma tu… tu sei il servetto! Che cavolo ci fai qui?!
Il ragazzo fremette di rabbia e fu tentato di avanzare, ma una terza persona si frappose. Un uomo somigliante in quasi tutto e per tutto a Rock Lee.
-Controllati, Neji. Tenten, come sta Lee?
-Ha perso i sensi. Fortunatamente siamo arrivati in tempo, Gai-sensei.
Il ninja più anziano annuì, serio. Quindi, voltandosi e caricandosi il pupillo in spalla, se ne andò di corsa seguito dagli altri due allievi.

Choji, Gaara, Shino, Kiba, Temari, Kankuro, Hinata.
Sailor Mercury e Sailor Venus.
Gohan, Pan e Videl.
-A-ancora voi…- balbettò Eudial, incredula -dunque siete tornati… Ma… Come avete fatto? Molti di voi erano ancora separati dai loro cristalli! Con che energia siete riusciti a uscire dal vostro coma?…
-Con la mia. E si da il caso che ne abbia ancora parecchia, praticamente da vendere!

Con un’incredibile prova di forza, Tsunade riuscì a liberarsi dalla lastra che la teneva prigioniera e tornò a respirare.
-Anf… Anf…
-Si sente bene? È ferita?
L’Hokage guardò alla propria destra e alla propria sinistra. Non riconobbe il ragazzo vestito con armatura e mantello, ma si ricordava bene della ragazza armata di scettro.
-Tu sei una guerriera sailor… Le streghe avevano detto che eravate prigionieri in qualche dimensione alternativa!
-Beh, ci hanno visto giusto- rispose Sailor Pluto.
-Ma per loro sfortuna, siamo riusciti a fuggire sani e salvi- aggiunse Endymion.
Tsunade sospirò, immensamente sollevata.
-Quindi anche i miei allievi stanno bene, grazie al cielo… E grazie anche a voi, per avermi salvata…
-Oh, non siamo noi quelli che deve ringraziare.

Rimasta un attimo interdetta, Petirol esplose in tutta la sua ira.
-Voi… apparite dal nulla, rovinate il mio divertimento e ve ne andate senza nemmeno affrontarmi?…
-Questa frase suona parecchio ipocrita, detta da te.
Il cuore di Petirol perse un battito. La strega si voltò: in piedi, sullo spigolo di una grossa zolla di terra sollevata, si stagliava la figura minacciosa di Super C-17.
-Ma non preoccuparti. Adesso non c’è più nulla che possa interrompere il nostro scontro. Nulla… eccetto la tua morte.

Eudial guardò verso l’alto.
In piedi, in cima ad un lampione, si stagliava la figura di uno strano ragazzo: vestito con stivali neri, pantaloni bianchi e un gilet nero orlato di giallo, ostentava una bizzarra capigliatura viola con una striscia nera nel mezzo, e soprattutto una lunga coda da scimmia che gli spuntava appena sopra il sedere.
-Tu… tu chi sei?
Il misterioso individuo sorrise, come se avesse aspettato per tutta la vita di rispondere a quella domanda.
-Io… Io non sono né Goten né Trunks. Sono il formidabile saiyan che porterà la giustizia in questo mondo. Sono l’eroe che ti prenderà a calci fino a farti pentire di tutte le tue malefatte. Io…
Il saiyan compì un balzo e saltò in strada, per eseguire un’intimidatoria posa plastica.
-Io sono Gotenks, l’invincibile guerriero che ti sconfiggerà!

Prima ancora che la barriera d’energia chiamata Silent Wall si dissolvesse, Kaolinite sapeva già chi si sarebbe trovata dinnanzi.
Fra lei e Tsunade si era parata, con la falce sguainata, Sailor Saturn in persona. Quella vista però non turbò affatto la strega, anzi: la fece sorridere di una gioia perversa.
-Sei tornata, Hotaru. E anche tuo padre, immagino…
La piccola guerriera roteò la sua arma, sparando una sferzata d’energia che spaccò in due il terreno e fece arretrare la nemica.
-Tu non toccherai mai più mio padre. Non toccherai mai più nessuno. L’unica e ultima cosa che vedrai sarà il tuo stesso viso riflesso in questa lama.

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Capitolo 66
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Seconda Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Seconda Parte)

Sul cornicione del tetto di un palazzo, una figura fiera sovrastava la città ridotta in rovina.
-È spaventoso… Tutto il male accaduto nel mondo durante la mia assenza, per colpa di un gruppo di streghe assetate di potere, è spaventoso ed imperdonabile… Ma non resterà impunito ancora a lungo! Ora che il sottoscritto è tornato, coloro che hanno compiuto questi atroci crimini contro l’umanità la pagheranno, cara e salata! Niente potrà salvarle dalla mia furia, la furia del Campione dei Campioni, la furia del grande, inimitabile, incommensurabile, inesorabile Mister Sata… Ata… ATCIÙ!
Un soffio di vento particolarmente freddo investì il buon Mister Satan, facendolo rabbrividire e obbligandolo a stringersi nel suo accappatoio.
-Brrr… Maled-d-dizione, ma quelli che mi hanno trovato nella mia villa non potevano mettermi, che ne so, un pigiama o una tuta invece di lasciarmi così com’ero? Un po’ di rispetto, che diamine! Aaah, se solo avessi la mia gloriosa veste da combattimento…
-Cambierebbe poco o niente. Senta, ormai lo sanno tutti che lei è un gracile decrepito! Perché non la pianta con questa farsa e non se ne va in pensione per sempre?
Satan si girò verso colui che aveva parlato: trattasi dello sconosciuto uomo delle pulizie usato come cavia da Viluy, agli inizi della carriera di quest’ultima come segretaria di Trunks.
-Nessuno ha chiesto il suo parere… chiunque egli sia! E non le conviene farmi arrabbiare, anche se i miei muscoli non sono più quelli di un tempo posso ancora sottomettere gente come te a… aa… AAATCIÙ!
Un altro brivido di freddo ridusse il povero Satan a un ghiacciolo vivente. Ad alleviargli le sofferenze si preoccupò Majin Bu che, nonostante fosse ancora prigioniero della bolla di Petirol, cercò nel limite della sua mobilità di dare delle leggere pacche sulla schiena dell’amico.
-Ah, Bu! Per fortuna ci sei ancora tu a sostenermi!
Commosso, Satan abbracciò la bolla.
-Mi piange il cuore a saperti in questo stato, amico mio! Credimi, se gli altri non mi avessero costretto a restare qui al sicuro, niente mi avrebbe impedito di unirmi alla lotta per costringere quelle megere a liberarti!
Majin Bu sorrise, apprezzando il pensiero.
Il dipendente di Trunks invece sbuffò irritato e si allontanò verso il lato opposto del tetto.
-Bah, begli eroi che mi ritrovo. Sanno volare alla velocità della luce e non hanno tempo per darmi uno strappo a casa. Ho moglie e figli che mi aspettano, accidenti! Che cosa ci sto a fare bloccato qui?
-Come la capisco…- sospirò Shizune. Anche l’assistente di Tsunade e la suina Tonton, insieme al capo di polizia ancora svenuto, si trovavano costrette nello stesso posto -avrei davvero fatto meglio a correre dietro a Rock Lee! Oltre a salvarlo da fare pazzie, avrei potuto almeno assistere a una delle tre battaglie con le streghe! Qui invece, oltre a fare da… da balia a questi tizi, cosa posso fare? Mi sento così inutile…
Tonton grugnì, condividendo il dispiacere della padrona.
-Eh già. Se almeno sapessi come stanno procedendo gli scontri, mi sentirei più sicur…
Un botto improvviso proveniente da una zona poco lontana fece tremare il palazzo e quasi perdere l’equilibrio a Shizune, che si salvò dal cadere per miracolo.
-Okay… Okay… Hai ragione Tonton… Stiamo bene dove stiamo…

Senza lasciare a Eudial il tempo di capire la situazione, Gotenks era già partito all'assalto con uno spettacolare calcio piroettante in caduta.
Purtroppo per lui la strega fu comunque lesta a scansarsi, lasciando che il saiyan si schiantasse sull'edificio alle sue spalle.
-Ci sarà tempo anche per te, ora devo occuparmi di Naruto! Fatevi da parte, se non volete soffrire insieme a lui!
Come una belva Eudial balzò con gli artigli protesi verso Naruto, trovandosi la strada sbarrata da Gaara ed Hinata.
-Peggio per voi! Aaah...
-Eh no, bella! Non è educato ignorare il prossimo!
Eudial si sentì afferrata per le code e si girò, trovandosi ancora Gotenks davanti.
-Tu… Si può sapere chi sei e cosa vuoi da me?
-Pensavo di avertelo già spiegato: io non sono né Goten né… Sai una cosa? Tu non meriti che te lo ripeta! Siccome sei stata disattenta, verrai punita!
Eudial tentò di graffiare il volto di Gotenks per zittirlo, ma questi si librò in volo, roteò su sé stesso a velocità folle e lanciò la strega, che precipitò con un tonfo assordante in una zona più lontana della città.
-Avete misurato la distanza?- esclamò Gotenks fiero, scrutando l'orizzonte -credo di aver stabilito un nuovo record!
-Gotenks, non fare lo scriteriato!- lo ammonì Gohan -potresti aver ferito qualche innocente! Non sappiamo ancora se la città sia stata evacuata del tutto!
-Rilassati, Gohan! A parte la nostra, non ci sono altre aure! Ora, se volete scusarmi…
Incurante di tutto, il saiyan risultato della fusione volò via a razzo per raggiungere Eudial e continuare la lotta.
-Gotenks, torna subito qui! …aah, ora capisco cos'ha dovuto sopportare Piccolo quando lo ha allenato…
Seguito da Videl e Pan, anche Gohan si alzò in volo.
-Noi andiamo a controllare lo scontro più da vicino- disse agli altri -per adesso, sarà meglio che voi rimaniate qui a sorvegliare i feriti!
-D'accordo, faremo come dici- rispose Gaara.

Super C-17 si sgranchì le nocche, pregustando il momento in cui le avrebbe sporcate di sangue.
-Dunque, dolcezza, a che punto eravamo rima…
-MARS, FLAME SHARPSHOOTER!!!
Senza perdersi in chiacchiere Petirol tese un arco immaginario e scoccò la sua versione della freccia di Marte contro il cyborg, che la evitò spostandosi a una velocità tale da renderlo invisibile.
-Ma dov’è…
-Cucù.
Petirol si girò di scatto, appena in tempo per beccarsi un pugno in pieno volto ed essere proiettata all’indietro, dove sbatté con la schiena contro il cyborg che già l’aveva raggiunta.
-Cucù di nuovo…
17 partì con un nuovo pugno, ma questa volta la nemica fu lesta a bloccarlo.
-Io non mi faccio fregare due vo…
Il cyborg tentò un pugno con l’altra mano, ma fu bloccato anche quello. Urlando e sprigionando la propria aura multipla, Petirol strinse saldamente le mani di Super C-17 e con un doppio calcio al suo costato lo allontanò da sé, riuscendo a strapparli dalle braccia; la ragazza fece quindi per distruggerle, ma l’avversario le puntò contro entrambi i moncherini e rispose.
-HELL STORM!!!
I polsi del cyborg mitragliarono di proiettili d’energia la strega, che assorbì e restituì in forma potenziata al mittente. Super C-17 li evitò usando di nuovo la supervelocità e portandosi direttamente di fronte a Petirol, per colpirla con una ginocchiata e farle perdere le mani. Fece in tempo a riattaccarsene una, ma la strega gli restituì la ginocchiata facendogli perdere l’altra: tuttavia, controllata mentalmente dal cyborg la mano volò verso l’alto, tornò indietro e colpì dietro la testa la ragazza, che cadde in ginocchio.
Dopo essersi riattaccato anche l’altra mano 17 le spalancò entrambe per caricare uno dei suoi colpi migliori, ma anche lui come l’avversaria fu colpito a tradimento alle spalle da qualcosa: la freccia di Marte, anch’essa tornata indietro. Il cyborg rimase stordito, e Petirol ne approfittò per arretrare e riprendere fiato.
-A quanto pare ho avuto la tua stessa idea molto, molto prima di t…
-Per caso la freccia che mi ha colpito era fatta d’energia? Complimenti, era deliziosa.
Per nulla ferito, Super C-17 si massaggiò la schiena e fece qualche piegamento sul posto per innervosire la strega. Ruggendo di rabbia Petirol ripartì all’attacco e i due avversari ingaggiarono uno scambio ravvicinato di colpi fisici.

-Giù!
Gohan cinse sua moglie e sua figlia e si gettò in picchiata, per evitare diversi raggi di fuoco sparati alla cieca da Eudial. I tre atterrarono sul tetto di una delle tante casette a schiera della zona in cui la strega era precipitata, e la trovarono intontita ed incastrata nel cemento della strada.
-Che vi dicevo? Non c’è nuuuuuulla di cui preoccuparsi! Su un altro tetto Gotenks era intento a saltellare e ballare, per nulla preoccupato.
-Come potete vedere, la nostra “pericolosa” strega non è affatto una minaccia per la comunità!
-Ma infatti eravamo preoccupati di te…- lo rimbeccò Pan.
-Ehi! Guarda che AHIAHIAHIAHAI!!!
Un raggio di chakra infuocato perforò la casa su cui sostava Gotenks e lo sfiorò alla coda. Soffiandoci sopra per farla raffreddare, il saiyan saltò nel frattempo giù del tetto e si portò di fronte a Eudial.
-Fiuuuu, fiuuuu… TU! Perché non mi affronti volando come facciamo tutti, invece di ricorrere a questi sporchi trucchi?!?
Con fatica, la ragazza si disincastrò dal cemento.
-Perché… Prima di tutto… Io non so volare…
-Tu… Non sai…
Colto da violenti fremiti, Gotenks si rotolò in terra ridendo spietatamente.
-Tu… PFFFTAHAHAHAHAH!!! Non posso crederci! Ma quale minaccia! Non posso credere che la Terra sia in pericolo per causa tua!!! Per causa di una che non sa nemmeno volare!!!…
Il raggio di chakra innalzatosi in precedenza ricadde su Gotenks, colpendolo in pieno e generando un’esplosione.
-…e poi, non ne ho bisogno- concluse Eudial, incrociando le braccia -uff, questa dev’essere la mia serata sfortunata. Non ho ancora finito di mettere a tacere quel pagliaccio di Naruto, che subito devo avere a che fare con uno sbruffone di primo livello. Mh?
Seppur bruciacchiato, Gotenks si riprese rapidamente dal colpo subito e sprigionò la propria aura.
-Ti sbagli… Bella… Questo…
I capelli del saiyan divennero biondi di colpo.
-QUESTO È IL PRIMO LIVELLO!

Dopo un paio di minuti di rapide parate e schivate a vincere lo scontro fu Petirol, che approfittando di un’apertura riuscì ad assestare una violenta ginocchiata al torace di Super C-17, costringendolo ad arretrare e a tenersi la sezione colpita.
“Guarda guarda… Che abbia trovato il suo punto debole? Nel dubbio…”
Galvanizzata, la strega insistette sul torace dell’avversario seppellendolo di rapidi pugni, gli piantò un’altra ginocchiata e infine lo stese con un doppio pugno con tale violenza da farlo affossare nel terreno e fargli scavare un enorme cratere.
“L’ho indebolito a sufficienza. È il momento di accendere i fuochi d’artificio!”
Petirol si portò in aria, alzò una mano verso il cielo e creò un’instabile sfera di luce.
-WORLD SHATTERING!!!
La sfera precipitò sull’immobile cyborg, schiacciandolo in pieno ed allargando ancora di più le dimensioni del cratere nella successiva esplosione, che sollevò anche un denso polverone.
-Oooh, non ho tempo di aspettare!
Girando su sé stessa Petirol disperse la nebbia in pochi secondi, rivelando però una brutta sorpresa. Al centro del cratere Super C-17 era ancora carponi ma completamente senza ferite, ma non solo: i muscoli del suo corpo erano triplicati di volume, segno che aveva assorbito tutta la potenza del World Shattering sino all’ultimo goccio.
-Che tu sia dannato!!!
Petirol si gettò sul nemico a piedi uniti, per trafiggerlo da parte a parte con un doppio calcio. Ma, all’ultimo secondo, 17 si rimise in piedi e le afferrò le caviglie, tenendola ben stretta.
-Non… non oserai…
-Strapparti i piedi? Non ne ricaverei alcun vantaggio, considerato che non li usi quasi mai. Invece farò di meglio.
17 mantenne salda la presa per ancora un minuto, tempo che servì al suo fisico per assorbire del tutto l’energia e tornare alle normali dimensioni. Quindi, il cyborg cominciò a girare su sé stesso e far roteare la nemica. Più veloce, sempre più veloce, talmente veloce da generare un piccolo tornado. Infine mollò la presa: con la testa che le girava vorticosamente, Petirol si lasciò lanciare e schiantare contro un lontano traliccio che fu abbattuto in una pioggia di scintille.

Questa volta arrabbiato Gotenks seppellì Eudial di colpi ravvicinati, la scagliò in aria con un uppercut e la raggiunse con un salto; la strega si difese però girando su sé stessa per ustionare il nemico con le code, ricadde in piedi sulla strada e cominciò a correre per evitare una pioggia di sfere d’energia.
“Questo clown ha detto di chiamarsi Gotenks e di non essere né Goten né Trunks, ma cosa vuol dire? Chi è in realtà? Se solo lo capissi, potrei… ?”
La ragazza rallentò, accorgendosi solo in quel momento che stava correndo su tutti e quattro gli arti. Proprio come un animale.
“Ma… Ma che accidenti sto facendo?…” -AAAH!
Una delle sfere centrò Eudial, stordendola temporaneamente. Soddisfatto, Gotenks ridiscese a terra e si posizionò per raccogliere le energie per il colpo finale.
-Vediamo, come potrei distruggerti? Con il Mega Big Bang Kamehameha, o con il Final Genkiflash? E se invece ricorressi ai Fantasmi Kamikaze?…
-Goten! Trunks! Fermatevi!
I presenti si voltarono. Dal fondo del quartiere videro giungere trafelate Sailor Mercury e Sailor Venus.
-E-ehm, il discorso vale anche per voi, ragazze! Io non sono né Goten né Trunks, io sono…
-Abbiamo capito, basta!- gridò Pan, esasperata -Minako, Ami! Cosa è successo?
-I ninja… ci hanno appena detto… che Naruto sta morendo, senza il cristallo del demone volpe- spiegò Ami -e anche che non possiamo rischiare che Eudial venga uccisa, senza prima averlo recuperato!
-Purtroppo- aggiunse Minako -l’unico mezzo per estrarre i cristalli del cuore è andato perduto! Dovremo costringere Eudial a ridarcelo in un altro modo! …sempre che tu non l’abbia già uccisa nel frattempo…
-Eh? Oh no, ma stavo appunto per farlo! Se però avete un’idea migliore, ragazze, sono pronto ad ascoltarla!
-Come hai ascoltato mio papà poco fa, giusto?
-Sta zitta, Pan!

Mentre gli eroi discutevano, Eudial riaprì lentamente gli occhi. La prima cosa che vide furono le sue mani, che il chakra del Kyuubi stava ancora modellando per farle assomigliare a delle zampe irte di artigli.
“Temo di aver capito… L’istinto di sopravvivenza ha spinto il cristallo del demone volpe a prendere maggiore controllo sul mio corpo, per questo mi sono messa a correre a “quattro zampe”…”
La ragazza strinse le dita sull’asfalto, graffiandolo.
“Ho promesso a lui e in futuro al demone vero e proprio libertà di movimento e decisione… ma sarà davvero la cosa giusta da fare? Ora che ho il potere per dominare il mondo, non posso permettere di esserne sopraffatta!”
Eudial alzò un poco lo sguardo, vedendo i saiyan e le sailor ancora intenti a chiedersi come potessero fare per salvare la vita di Naruto.
“D’altra parte… Rinunciare al demone e costringerlo di nuovo a servire Naruto sarebbe un gesto davvero infame da parte mia, specialmente dopo tutto quello che il cristallo ha fatto per me…”
Pian piano, la ragazza si alzò in piedi. E prese infine una decisione.
“E va bene. Darò al potere del demone più libertà. Glielo devo, se voglio vincere questa battaglia. Devo avere fiducia in lui. …speriamo in bene.”
Preso un respiro profondo, Eudial rilassò i propri sensi.

-Potremmo costringerla con la forza, oppure… RAGAZZI, TUTTI QUI! PRESTO! SABAO SPRAY, FREEZING!!!
Sailor Mercury eresse in fretta uno spesso muro di ghiaccio. Venus, Gohan, Pan e Videl obbedirono subito; Gotenks si limitò invece a proteggersi incrociando le braccia di fronte al volto, ma in entrambi i casi nessuno riuscì a limitare gli imprevedibili, imminenti danni.
Una sferzata d’energia rossa si propagò dal corpo di Eudial, generando un’onda d’urto che scoperchiò le case vicine dei loro tetti e travolse i presenti, mandandoli tutti al tappeto.
Dopo qualche istante, Gotenks fu il primo e per il momento l’unico a riprendersi dal colpo. Il saiyan aprì la bocca per sparare un’altra delle sue frasi spavalde, ma quando vide il nuovo aspetto della sua nemica non riuscì ad emettere nemmeno un suono: una quarta coda si era aggiunta alle prime tre, mentre la pelle si era squarciata in vari punti scoprendo una carne rossa come il magma.

Nello spiazzo deserto in cui solo un’ora prima sorgeva il molo abbandonato, solo gli invisibili soffi di vento si frapponevano tra Kaolinite e Hotaru. L’avvento improvviso della sailor non aveva disturbato per nulla la strega, contenta invece di avere ancora una possibilità di portare a compimento la missione che Chaos le aveva affidato.
Ovviamente, la guerriera di Saturno era di tutt’altro avviso.
-Ti avverto, Kaolinite. Basta con i giochi, basta con gli scherzi! Questo sarà lo scontro decisivo, quindi combatterò senza trattenermi! Volente o nolente, ti costringerò a fare altrettanto! In guardia!
Hotaru balzò in avanti e fece piovere la falce sulla nemica, la quale schivò il colpo con nonchalance teletrasportandosi alle sue spalle.
-…ah ah ah ah… Mi duole smorzare la tua rabbia, mocciosa, ma temo che dovremo trattenerci entrambe. Io non ho intenzione di ucciderti, mentre tu… beh, tu non desideri distruggere il cristallo del cuore della tua preziosa principessa, giusto?
Hotaru si voltò, e così come Setsuna e Mamoru sbarrò gli occhi incredula.
-C-come hai detto?! C-che cosa ne hai fatto del cristallo di Usagi?!
-Lo ha… Lo ha divorato- rispose Tsunade. A quella notizia Sailor Pluto si coprì la bocca, scioccata.
-No… Proprio come Petirol…
-Stavo per avvertirvi- continuò l’Hokage -ero riuscita a ferirla gravemente, così per salvarsi Kaolinite ha ingerito il cristallo della vostra amica, trasformandosi nel… nell’essere che vedete ora.
-“Essere”? Non osare sminuirmi, Tsunade!
Mantenendo la compostezza, Kaolinite avanzò minacciosa.
-…ma, ora che ci penso, tu non sei al corrente di ogni cosa. Tu non sapevi ancora che in me scorreva il sangue nero di Chaos in persona. Voi tutti, non sapete ancora che nelle mie vene e nel mio cuore artificiale scorre l’energia prodotta dall’eterno scontro fra il bene, rappresentato da Sailor Moon, e il male, rappresentato da Chaos…
-MALEDETTA!!!
Accecato dalla rabbia, Mamoru nelle vesti di Endymion corse verso la strega con la spada sguainata. Ma, a un metro da lei, si immobilizzò.
-Avanti, colpiscimi!- lo irrise Kaolinite -è la mia immensa potenza a bloccarti, o la paura di distruggere l’anima della persona che ami? O magari entrambe le cose? BLACK MAGIC TIARA, ACTION!!!
Nella mano della donna si formò un diadema fatto d’energia oscura che una volta lanciato centrò Endymion al petto, ferendolo e scaraventandolo addosso a Setsuna e Tsunade. La strega minacciò di lanciare contro i tre un colpo più potente ma fu intercettata da Hotaru, con cui ingaggiò una prova di forza per disarmarla della falce.
-Che ti piaccia o no, sono io la tua avversaria! TRIPLE SILENT WALL!!!
Allo sprigionarsi dell’aura della sailor l’aria si deformò, e tre barriere violacee si innalzarono l’una dentro l’altra, confinando le due avversarie al loro interno.
-Ecco fatto. Ora nessuno può più uscire né entrare. Siamo praticamente isolate dal mondo esterno… ?!
Di nuovo, invece di mostrarsi preoccupata Kaolinite sorrise e ridacchiò divertita, mandando Hotaru su tutte le furie.
-Ti avevo avvertita! Smettila di prendermi in giro!!!
La sailor partì all’attacco, e ancora una volta la strega preferì schivare che parare.
-Smettila! SMETTILA!
-…devo ammettere, a malincuore, che Petirol aveva ragione: illudere e poi infrangere le speranze altrui è davvero divertente.
-Di che stai parlando?
-Il colpo che avevo destinato a Tsunade poco prima, e che si è infranto contro la tua barriera… non era neanche un miliardesimo di quello che posso realmente fare! Ho in me il potere di Chaos e quello di Sailor Moon, sono la strega più potente che sia mai esistita, nulla è più impossibile per me! Io posso creare, posso cambiare, POSSO DISTRUGGERE!!!
Kaolinite alzò di scatto le braccia e il viso verso il cielo.
A seguito di quel gesto, un terremoto violentissimo si scatenò nella zona, e accecanti folgori rosse emersero dal sottosuolo e distrussero con facilità i tre Silent Wall.
-N-no… Non è possibile!… E ora cos’hai intenzione di fare, Kaolinite?!
Il terremoto non sembrava voler cessare. Hotaru tentò ancora di colpire la strega, ma a pochi passi da lei una folgore tardiva colpì la piccola sailor scaraventandola in aria.
-HOTARU!
Sailor Pluto accorse trafelata per attutire la caduta della sua figlioccia, ma non riuscì nemmeno ad avvicinarsi: lei, Tsunade e Mamoru furono intrappolati in una sfera elettrica, spuntata dal terreno insieme al suo sostegno, una colonna nera e contorta simile a un albero decrepito.
Nell’istante in cui Hotaru ricadde dolorosamente al suolo il terremoto raggiunse la sua massima intensità, e la sua origine fu finalmente chiara. Il terreno sotto i piedi della strega e della sailor si tramutò in una grande piattaforma circolare a scacchi che piano piano si sollevò, rivelandosi come l’apice di una struttura più imponente: una torre di pietra e metallo, nera, costellata di spuntoni e bocche di fuoco eruttanti lava, si innalzò dalla baia come un faro mostruoso sovrastando anche i grattacieli più alti della città. Muovendosi a spirale, le tre piccole torri contenenti Mamoru, Setsuna e Tsunade si innalzarono a loro volta e raggiunsero la piattaforma sulla cima, come per obbligare i tre prigionieri ad assistere a un’imminente massacro.
Finalmente Hotaru riuscì a riguadagnare la posizione eretta e si guardò intorno, esterrefatta. Nello stesso istante Kaolinite abbassò le braccia, segno che l’opera era compiuta.
-Cos… Che cos’hai fatto ai miei amici? Qual è lo scopo di tutto questo? Rispondimi, Kaolinite! Rispondimi!!!
-…non ci arrivi da sola?
Con tranquillità esasperante la donna si avvicinò al bordo della piattaforma, come per ammirare il panorama della città sottostante.
-Volevi affrontarmi, faccia a faccia, senza intromissioni di nessuno, ed io ti ho accontentata. Questa torre, con i suoi pericoli, è l’ostacolo perfetto per scoraggiare chiunque dall’avvicinarsi. E sarà anche il teatro perfetto per lo scambio con Chaos. A lui Sailor Saturn, a me… la mia ricompensa.
Ad un suo semplice sguardo, in un punto ben preciso della città si accese una luce rossa che poi raggiunse a gran velocità la strega, rivelandosi come un’ennesima sfera elettrica contenente un prigioniero: il dottor Tomoe.
-PAPÀ!!!
-Bambina mia! Cosa sta succ…
La sfera volteggiò al centro della piattaforma, si alzò di qualche metro e si fermò: da essa colarono diverse stringhe di energia che si fusero insieme, creando una cupola impenetrabile e dando il tocco finale alla spaventosa torre.
-Nasconderlo da me è stato inutile- dichiarò la strega, puntando lo sguardo su Hotaru -ora ogni cosa è davvero al suo posto. Possiamo cominciare.

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Capitolo 67
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Terza Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Terza Parte)

Approfittando dell’insperato momento di tregua Super C-17 si massaggiò il torace, seriamente preoccupato.
“Chi l’avrebbe detto… I segni che mi hai lasciato non si sono rimarginati nemmeno dopo che il drago Shenron mi ha riportato in vita. A tal punto arriva la tua forza, Goku?”
Il cyborg strinse forte i pugni, fremendo di rabbia. Era anche tentato di gridare, ma riuscì a ricomporsi e si limitò a riavviarsi i capelli com’era solito fare.
“No, è inutile arrabbiarsi per una cosa del genere. Goku mi ha sconfitto, è vero, ma c’è riuscito solo con l’aiuto di mia sorella. Da solo non ce l’avrebbe mai fatta. Sono sempre io il più forte, non devo preoccuparmi di un piccolo dolore. …e soprattutto non devo preoccuparmi di una ragazzina che di Goku non ha nemmeno la metà della forza!”
Ritrovata la fiducia Super C-17 si librò in volo, sparendo nell’oscurità del cielo e portandosi fino al limitare dell’atmosfera terrestre.
-Ovunque ti trovi adesso, Goku, spero che tu ti accorga di quello che sto per fare. Prendilo come un segnale: ti sfido ad una rivincita, una rivincita che intendo far mia! SUPER FLASH BOMBER!!!
Dalla punta delle dita del cyborg scaturirono centinaia e centinaia di sfere luminose che piovvero sul pianeta; nonostante la distanza esagerata, i colpi si abbatterono con precisione quasi assoluta sul punto in cui Petirol era stata atterrata.
-AH AH AH AH AH!!! Come va laggiù, dolcezza? Ti piacerebbe saper assorbire una tale quantità d’energia come faccio io, eh?
17 continuò incessante l’attacco, certo che Petirol si sarebbe arresa molto presto. Il sorriso sul suo volto però scomparve, quando notò che uno dei suoi colpi stava tornando indietro.
-Ma cosa… !
La sfera di luce lo sfiorò di poco al volto e proseguì la sua corsa nello spazio, seguita da molte altre.
-…dannata sgualdrina!!!
Infuriato, stando attento a schivare la sua stessa tecnica il cyborg ritornò indietro. A metà del tragitto si rilassò parzialmente, notando che l’assalto era cessato.
“Strano, ero convinto di averne lanciate molte di più. Non dirmi che…”
A poche centinaia di metri dal suolo, 17 scoprì con stupore che la nemica aveva effettivamente assorbito una buona parte della sua energia e stava caricando un contrattacco.
Un contrattacco che il cyborg aveva già avuto modo di provare sulla sua pelle per mano di un altro avversario.
-KAMEHAMEHA!!!
La più celebre tecnica di Goku, appresa grazie al cristallo del cuore di Ub, centrò in pieno Super C-17. Inizialmente il cyborg si lasciò colpire senza opporre resistenza; ma, quando si rese conto di quale fosse la strategia di Petirol, era ormai troppo tardi per togliersi dalla traiettoria.

Dopo aver gettato uno sguardo alle proprie spalle, per assicurarsi che Gohan e le ragazze stessero bene, Gotenks scese a terra e si avvicinò senza paura alla trasfigurata Eudial.
-Però… Ti sei arrabbiata parecchio, amica mia! Sei esplosa quasi come una bomba atomica! Ma, permettimi di dirtelo, queste tue trasformazioni non ti faranno bene alla lunga, anzi dovresti sbarazzarti di quel cristallo prima di diventare ancora più…
Eudial cacciò un potente urlo simile ad un ruggito, capace di spingere il saiyan indietro di qualche passo. Il rivestimento di chakra che avvolgeva la strega ribollì furioso, e da esso cominciarono a salire diverse piccole bolle color rosso sangue.
-Ah, non mi ascolti? Peggio per te! Aaaaaaah…
Chiusi gli occhi, anche Gotenks sprigionò la propria aura: il suo corpo si avvolse di scariche elettriche e i suoi capelli assunsero un colore pallido, segno che aveva raggiunto il secondo livello di super saiyan.
-Gotenks!- gridò Gohan all'improvviso -che stai facendo? Datti una mossa!
-…eh? Ma io mi sto dando una mossa! Se Eudial continua a trasformarsi, perché non posso farlo anch'io?
-Perché adesso non si sta trasformando- lo aiutò Pan -sta preparando un attacco.
-Ma che stai… Oh.
Gotenks si decise a riaprire gli occhi. Le bolle salite dal corpo della strega erano diventate delle grosse sfere di chakra, ed una dopo l'altra stavano schizzando verso di lui.
-Via! VIA!
Gohan e le ragazze fecero in tempo a dileguarsi, mentre un Gotenks ancora sorpreso fu colpito in pieno viso e scaraventato in fondo al viale.
-Così vuoi la guerra? E guerra sia!!!
Il saiyan atterrò con grazia sui quattro arti, prese posizione e scattò come un maratoneta alla linea di partenza, per schivare le successive bombe di chakra e tornare dall'avversaria; raggiuntala, le diede un pugno in pieno viso, ma la strega gli addentò la mano e provò quindi ripetutamente a dilaniarlo con gli artigli. Dopo qualche secondo di troppo di continue schivate, spazientito Gotenks sparò un Ki Blast: Eudial si difese alzando le code a mo' di scudo, ma venne comunque spinta all'indietro e finì a gambe all'aria.
-Bene- disse Gotenks, lucidandosi le nocche -così siamo pari! …mh? Che strano…
Mentre si avvicinava, il saiyan notò come la coda colpita dal suo raggio si fosse deformata e rimpicciolita, e come si stesse lentamente rigenerando.
-È disgustoso, sembra una lumaca che esce dal suo guscio…
-Forse può essere questa la soluzione, Gotenks!
Con cautela, Gohan e le altre uscirono allo scoperto e si riportarono alle spalle del loro alleato.
-Può sembrare una sciocchezza- continuò Gohan -ma se questo è l'effetto che i tuoi colpi hanno su di lei, insistendo in questo modo è probabile che Eudial non riesca più a contenere il potere del cristallo e si veda costretta a rigettarlo!
-In parole povere… devo continuare a colpirla senza sosta! Non serve che facciate questo giro di parole, posso capirlo benissimo!
-Visto come non hai fatto altro che dar fiato alla bocca invece di agire, io nutro qualche dubbio…
-Per l'ultima volta, Pan, stai zitt…
Rimessasi in piedi, Eudial agitò rapidissima le code e sparò in direzione degli eroi un'onda di chakra. Questa volta però Gotenks fu pronto a rispondere: sprigionando l'aura, il guerriero parò l'attacco della strega con un ginocchio e lo trattenne, per poi spedirlo in cielo con un calcio.
-Eh eh! Come vedi, cara Eudial, non mi sorprendi pi…
Un coro di colpi di tosse alle sue spalle lo fece zittire per bene.
-…okay, ho capito, la smetto di vantarmi e passo all'azione. YAAAAAH!!!
E Gotenks sparò per buona misura un doppio raggio d'energia addosso alla nemica, dando inizio al round successivo della battaglia.

Seppur lontane, le esplosioni e le onde d'urto causate dallo scontro fra Eudial e Gotenks si fecero comunque sentire anche a centinaia di metri di distanza. Per non rischiare di coinvolgere i suoi coetanei ninja, Gaara fu obbligato ad erigere con la sabbia mista a vari detriti una muraglia tra il quartiere in cui si trovavano e il resto della città.
-Ecco fatto, questo dovrebbe impedire ai colpi di Eudial di raggiungerci.
-Già, già, ma allo stesso tempo impedisce a noi di intervenire!- sbuffò Kiba, sgranchendosi le nocche per sfogarsi -non è giusto! Eudial ha con sé un potere rubato dal nostro mondo, dovremmo essere noi a occuparcene!
-Purtroppo sono costretto a contraddirti- continuò Gaara -per adesso, ci conviene essere cauti e lasciare che ad affrontare Eudial sia Gotenks. La sua potenza è di parecchio superiore a quella combinata di tutti noi. Inoltre, la nostra priorità è assicurarci che Naruto e Shikamaru siano fuori pericolo. Sakura?
In apprensione, come tutti, Gaara si avvicinò al piccolo capannello formatosi attorno ai due feriti e a Sakura, inginocchiata al fianco di Shikamaru e concentrata al massimo per infondere il suo chakra nella sua ferita alla gola.
-È tanto grave?- domandò Temari, tradendo un tremolio nella voce.
-Ha perso molto sangue, e il canale respiratorio è stato danneggiato in maniera seria ma non irreparabile. Posso ricostruirlo, ma è un'operazione molto delicata.
-Naruto invece, come sta?- chiese Gaara.
-Meglio.
-Me… Cough, cough... Meglio?! Sakura-chan, io... COUGH... non sono d'accordo…
Gaara si girò verso l'altro ferito, del quale si stava occupando invece Hinata.
-Anch'io ho perso… cough… parecchio sangue… cough… sapete? Inoltre… credo… che Eudial mi abbia fracassato la faccia… Come posso stare "meglio"?
-Sakura ha ragione, N-Naruto-kun- lo rassicurò Hinata, sorridendo dolcemente mentre gli infondeva il suo chakra per alleviargli il dolore -hai parecchie ferite, è vero, ma sono tutte superficiali! E, a parte qualche dente, la tua faccia è a posto... Non sei in pericolo di vita, tranquillo! Devi solo stare fermo e sopportare il dolore ancora per qualche tempo!
-Sa… sarà…
-Senti marmocchio- borbottò Kankuro, sino a quel momento in disparte -Sakura è il medico, e il medico ha sempre ragione! Quindi fidati di quello che ti ha detto e piantala di lamentarti! …a proposito, devi spiegarci cosa è successo esattamente. Com'è che Eudial ti ha massacrato di botte a lungo, mentre per Shikamaru è andata dritta al sodo? Si può sapere?
Naruto respirò affannosamente un paio di volte, prima di provare ad abbozzare una risposta.
-E… cough… ecco… è stato…-
-È successo tutto per causa mia, lo so!
Era stato Choji a parlare. Aveva tentato il più possibile di stare calmo, ma la vista di Shikamaru in quelle condizioni alla fine lo fece cadere nel panico assoluto: l'Akimichi era crollato in ginocchio, a fianco dell'amico, e si era arreso alle lacrime e ai singhiozzi.
-Io… Io… SHIKAMARU, MI DISPIACE! Se non mi fossi lasciato prendere dall'ira quella volta… Se non fossi corso dietro a Mimete per ammazzarla… Se fossi rimasto al tuo fianco tutto questo non sarebbe successo! Ho mandato tutto all'aria, come al solito! SHIKAMARU, SE RIESCI A SENTIRMI, PERDONAMI!
-Oh, basta così, su.
Con compassione, Temari si affiancò a Choji per dargli delle leggere pacche sulla schiena.
-Non sei stato tu a pugnalare Shikamaru alla gola, e di certo non potevi prevedere che accadesse. Se c'è una persona da biasimare, qui, è Eudial. Dai, ora smettila di frignare altrimenti distrai Sakura.
Poco consolato dalle parole di Temari, Choji riuscì comunque a smettere di singhiozzare e, dopo aver tirato su con il naso, continuò a piangere in silenzio.
-Grazie, Temari- le disse Sakura -e tu Choji, non temere. Salverò Shikamaru, fosse l'ultima cosa che faccio!
Sui ragazzi scese il silenzio generale. Persino Kiba si era zittito, e questa stranezza non sfuggì all'occhio attento di Shino.
-Qualcosa ti turba, Kiba?- gli sussurrò avvicinandosi di soppiatto e facendolo sobbalzare.
-E-EH? Ma-ma certo che sono turbato, l'ho già detto prima! Non mi va di rimanere in disparte mentre Eudial…
-Non fare il finto tonto con me, ti conosco benissimo. Ti sei ammutolito dopo che Choji ha cominciato a piangere. Stai semplicemente provando empatia o c'è dell'altro?
-C-che cosa vorresti insinuare?
-Oltre a Rock Lee, insieme a Choji ad affrontare Mimete c'eri anche tu. È successo qualcosa tra te e lui? Gli hai detto o fatto qualcosa di cui ora ti stai pentendo?
Il volto di Shino si avvicinò pericolosamente a quello di Kiba. Nonostante gli occhiali da sole, l'Inuzuka era certo che il compagno di team lo stesse fulminando con lo sguardo.
-N-no! Ti stai sba…
-Puoi mentire a te stesso quanto ti pare, ma resta il fatto che Choji in questo momento sta soffrendo tantissimo. Se c'è qualcosa che devi dirgli, qualcosa che possa farlo stare meglio, hai l’obbligo morale di farlo. ADESSO.
Kiba arretrò di un paio di passi, come terrorizzato. Ma poi, scuotendo violentemente la testa, riacquistò la propria sbruffonaggine e volse le spalle all'amico.
-Al diavolo Gaara e al diavolo Gotenks! Io vado a cercare Eudial, non ho paura! Akamaru, andiamo! …Akamaru?
L'Inuzuka cercò il suo enorme cane con lo sguardo, trovandolo poco lontano, sul tetto di un tir abbandonato, intento a latrare verso il cielo.
-Akamaru, di tutti i momenti per abbaiare alla luna questo è senz'altro il più… Oh. Oh cavoli. Ra-ragazzi…
Kiba indicò agli altri il motivo per cui il cane ninja si era agitato: la spaventosa torre eretta da Kaolinite sulla baia della città, visibile anche da quel punto.
-Prima non c'era, ne sono sicuro! Cosa può essere?
-Lì… è dove si è diretta Hotaru! è lì che sta combattendo!- esclamò Choji.
-Quindi quella mostruosità dev'essere opera di Kaolinite- constatò Gaara -o almeno credo… non ricordo fosse in grado di tanto… !
In quella, diversi lampi di luce esplosero dall'interno della cupola in cima alla torre. Quella vista fece rizzare Choji in piedi dal panico.
-Hotaru… Devo sapere come se la sta cavando!
Il ragazzo fece per correre verso la baia, ma Temari fu lesta a lanciargli il ventaglio fra i piedi, facendolo inciampare: Choji capitombolò in avanti e non si mosse più, anche grazie alla ninja di Suna che raggiuntolo subito gli si sedette sulla schiena per tenerlo fermo.
-Insomma, che razza di amico sei? Shikamaru è nelle mani di un medico esperto ma temi che muoia, vedi qualche lampo e subito pensi che Hotaru stia soccombendo… Insomma, sei capace di avere un po' di fiducia nel prossimo?…
-Parli tanto bene ma anche tu sei in ansia per Shikamaru, non negarlo.
-Sta' zitto Kankuro, non mi sei d'aiuto!

Dentro di sé, intanto, Choji si sentiva lo stomaco e i polmoni come un mare in burrasca.
"Shikamaru… Hotaru… Vorrei tanto poter fare qualcosa per aiutarvi entrambi… Vi scongiuro, vi prego… Non morite!"

-IN GUARDIA!
Kaolinite partì all’attacco. Hotaru posizionò subito il Silence Glave verticalmente di fronte a sé per proteggersi, ma a pochi metri dal raggiungerla la strega svanì nel nulla.
-Dove… Aaah!
Riapparsa alla sua destra, Kaolinite colpì la sailor con una delle sue ali, scagliandola addosso a una parete della cupola. Al contatto, Hotaru fu attraversata da una violenta scossa elettrica che la fece strillare di dolore; non paga la strega la raggiunse e roteò rapidamente su sé stessa, per graffiarla con le sue ali appuntite e al contempo tenerla schiacciata contro la barriera.
Dopo una decina di secondi, Kaolinite interruppe la tortura e fece un passo indietro, per permettere all’avversaria di cadere in ginocchio.
-Ah, la vendetta è dolcissima. Tu non hai idea di quanto io abbia atteso questo momento… ?
Nonostante le già evidenti ferite, Hotaru ebbe ancora la forza per muoversi ed alzare la testa. Incuriosita Kaolinite alzò la testa a sua volta, per seguire lo sguardo dell’avversaria.
-Oh, capisco. Sei preoccupata per tuo padre. Non temere, nella gabbia in cui si trova non può né vederci né sentirci. Non permetterei mai che lui possa dispiacersi nel vederti…
Mossa dalla mano veloce di Hotaru, la lama del Silence Glave si abbatté sul collo di Kaolinite. E rimbalzò indietro, senza scalfirla nemmeno.
-…massacrata.
La donna strinse una mano intorno al manico della falce e la allontanò piano da sé.
-Se anche fossi riuscita a trapassarmi, non ci avresti guadagnato nulla. Non basta aprirmi in due per far riapparire magicamente il cristallo della tua cara principessa, ci vuole ben altro.
Senza preavviso la strega si lasciò cadere all’indietro e, tenendo stretta la falce a cui Hotaru era ancora aggrappata, scaraventò la nemica alle proprie spalle, abbattendola poi con un raggio mentre era ancora a mezz’aria.
Ripresasi dalla botta, la piccola sailor strisciò lentamente verso la falce caduta poco lontano da lei, ma ancora una volta la nemica le sbarrò il passo.
-Ancora non ti arrendi, sgualdrinetta?
Con un piede Kaolinite spinse la falce lontano dalla portata di Hotaru, quindi senza pietà le afferrò i capelli e la costrinse a guardarla in faccia.
-Vederti soffrire è un piacere immenso, ma non posso far attendere Chaos ancora a lungo. Avanti, pronuncia le parole “io mi arrendo” e la tua agonia terminerà. Pronuncia quelle parole, Hotaru!
La ragazzina si divincolò dalla presa, compì una capriola sotto le gambe della strega e scattò disperata verso la falce, ma ad un passo dal recuperarla questa sparì in un buco nero per poi ricadere dall’alto fra le mani della donna.
-Buffo. Ora sono io doverti dire “Basta con i giochi! Basta con gli scherzi!”… In confronto a me ora non sei altro che una barzelletta, perché non lo capisci?
Con la mano libera la strega generò diverse piccole sfere nere d’energia che vorticarono per tutta la stanza, per poi unirsi in una sfera più grande e schiantarsi sulla sailor con gran fragore. Quando la polvere si fu diradata, Hotaru era sdraiata faccia a terra, definitivamente inerme.
-Oh, era ora.
Gettata la falce da una parte, Kaolinite si avvicinò e si chinò su Hotaru per verificare che respirasse ancora.
-E ci sono anche andata leggera.
La strega quindi si voltò e si allontanò piano, come per prendere la distanza giusta per eseguire un ultimo colpo. Ma, prima di fare qualsiasi altra mossa, fu bloccata da una sola parola di Hotaru.

-…perché?

Kaolinite ritornò a passi svelti dalla sailor.
-Cosa hai detto?
-P… Perché? Perché mi odi così tanto? Perché mi hai sempre odiato? Perch…
-PERCHÈ MAI DOVREI RISPONDERTI?!? Stai per morire, non ti servirebbe a nulla ora conoscere i miei segreti! Non te n’è mai importato niente prima d’ora! …ho capito il tuo gioco, sai? Vuoi farmi parlare per guadagnare tempo e preparare una contromossa, ma io non ci casco di nuovo! Sono stata ingannata già due volte stasera, da Tsunade e prima ancora da Sailor Pluto! Non ci sarà una terza volta!
Fremante d’ira, la strega mosse le mani per creare dal nulla un oggetto, forse un’arma.
Stava per portare l’opera a compimento, quando si interruppe.
-…d’altra parte… Le condizioni mi sono davvero favorevoli, adesso. I tuoi alleati non possono intervenire, tu non puoi fare quasi nulla senza la tua falce… E io ho il potere assoluto. Non devo temere nessun contrattacco.
La donna, rilassatasi, cominciò a camminare in tondo.
-Inoltre- aggiunse, rivolta più a sé stessa che ad Hotaru -rivivere la mia vita equivarrebbe a torturarti una seconda volta... E sia. Esaudirò il tuo ultimo desiderio. Il motivo per cui ti odio… Anzi, per essere corretti, il motivo per cui ti ho ostracizzata. Se vuoi saperlo, è necessario che prima tu venga a conoscenza della mia storia. Sentiti onorata, questa è la prima volta in assoluto che la racconto a qualcuno.
Ci fu una breve pausa, in cui Kaolinite fece diversi respiri profondi, segno che quanto stava per narrare le sarebbe costato molta fatica.
-…e non scherzo, quando dico che la mia è una storia molto lunga. Poiché è cominciata all’incirca cinquecento anni fa, nel periodo in cui sono nata.

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Capitolo 68
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quarta Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quarta Parte)

Kaolinite schioccò le dita.
L’interno della cupola fu subito avvolto da una densa nebbia, che, obbedendo agli ordini mentali della strega, assunse la forma di un paesello dall’aspetto antico costruito sulle rive di un lago. La nebbia si sfaldò e riformò subito, mostrando nel dettaglio un avvenimento che stava per aver luogo nella piazza principale: ai piedi della torre dell’orologio, di fronte a una folla di gente, quattro donne erano state spinte a forza su un palco da un uomo incappucciato e legate a dei pali, posti in mezzo a dei mucchi di paglia.
-Era il tempo in cui negli uomini regnava la superstizione. Era il tempo in cui il valore delle donne era di poco superiore a quello degli schiavi. Era il tempo della caccia alle streghe.
Con una torcia l’uomo incappucciato diede fuoco alle pire, condannando le quattro malcapitate a morire tra le fiamme.
-All’epoca io ero solo una bambina innocente. E quello era l’unico destino che mi attendeva.
L’illusione si concentrò sulla folla di spettatori. Fra uomini festanti armati di forconi e donne anziane in lacrime, spiccava una bimba di circa dieci anni. Nonostante i capelli e gli occhi nerissimi la rendessero quasi irriconoscibile, Hotaru riuscì a ricollegare i suoi lineamenti a quelli di Kaolinite.
-Io, come molte altre bambine della mia età, ero condannata a non avere un futuro. Le nostre madri ci erano state portate via e i nostri padri, già rassegnati all’idea che dovessimo morire, ci avevano sbattute fuori di casa a crepare di fame o di malattia. Io… non avevo amiche, né persone a cui potessi chiedere asilo o conforto. Non avevo speranze. Ma, già allora come oggi, ero orgogliosa ed ostinata. Non avrei mai dato a quegli uomini bestiali la soddisfazione di vedermi soffrire. Così, per un lungo periodo vissi come una ladra: di giorno mi procacciavo il cibo utile a sopravvivere, rubandolo dalle case dei benestanti, e di sera mi mescolavo alla calca per assistere ai roghi quotidiani, e prepararmi al meglio al fatidico momento.
La nebbia raffigurò nuovamente uno dei brutali roghi e il capannello di uomini e donne che vi assisteva, questa volta cancellandone gradatamente uno alla volta e lasciando visibili alla fine solo due persone.
-Fu in una di quelle sere…
Una era Kaolinite, celata in un mantello con cappuccio.
L’altra era una signora anziana, di cui alla bambina non era sfuggito il sorriso dipinto sul volto.
-…che la mia vita ebbe una svolta decisiva.
La giovane Kaolinite sgusciò tra la folla per correre dietro a quell’anziana sospetta. La seguì senza sosta, attraverso le vie del paesello e poi oltre i suoi confini, attraversò un bosco reso tetro dal buio della notte, e infine si fermò trafelata poco lontano dall’ingresso di una grotta. La signora che aveva pedinato sino a quel momento entrò, non prima di aver passato una mano sul suo volto ed essersi tramutata in una ragazza più giovane.
Stupefatta e incuriosita, Kaolinite si azzardò ad entrare: dopo aver percorso in silenzio un lungo corridoio scavato nella roccia, la bambina sbucò all’apice di una scalinata a chiocciola che circondava un’enorme antro, popolato di donne vestite con abiti e mantelli variopinti che festeggiavano la loro esistenza sfarzosa danzando intorno a calderoni, falò e creature mai viste prima.
-Ebbene sì. Le streghe esistevano sul serio, ed erano davvero malvagie come si diceva. Facendo ricadere la colpa delle loro stregonerie su povere donne innocenti, potevano permettersi di mescolarsi alla società, beffandosene e vivendo a lungo a sue spese. Quella scoperta fece rivoltare la mia mentalità come un guanto. Se prima ero rassegnata a morire, dopo quella notte il mio primo desiderio era vivere, rinnegare il mio stato di comune donna mortale senza futuro e diventare una vera strega!
La bambina era sul punto di farsi coraggio ed introdursi al clan delle streghe, ma in quella proprio una di esse la sorprese alle spalle e le annebbiò i sensi con una carezza sulle guance.
La scena cambiò dunque al momento in cui Kaolinite si riprese. Immobilizzata da dei rami spinosi, era stata condotta ai piedi di un trono lugubre sul quale era seduta una donna: il volto era celato nell’ombra ma, dalle mani grigie e rugose e dagli abiti ricchi e adornati con svariati gioielli, era chiaro che doveva trattarsi della strega più anziana e più importante.
-Le altre streghe implorarono di uccidermi per aver scoperto il loro segreto, ma la matriarca del clan fu magnanima. Il fatto che non covassi alcun risentimento nei loro confronti, che non mi interessava vendicare mia madre bruciata ingiustamente al rogo per colpa loro, fece capire loro che in me si celava un’indole malvagia, uno dei requisiti necessari per padroneggiare la magia nera.
L’anziana maga schioccò le dita, liberando la prigioniera. Si susseguirono poi scene rapide e di difficile comprensione, in cui la giovane Kaolinite, nascosta fra le ombre dei vicoli del paese, aggrediva ignari passanti solitari e li assassinava silenziosamente, recidendo loro la gola con un pugnale.
-La strega madre mi concesse dunque la possibilità di entrare a far parte della loro cerchia, sottoponendomi ad una prova. Avrei dovuto corrompere la mia anima commettendo cinque omicidi, ed offrendo agli spiriti i cadaveri delle mie vittime.
Con le sue sole forze, la bambina trascinò uno alla volta i corpi morti, richiusi in sacchi, dal paese fino all’antro delle streghe e alla stanza del trono. Lì, distese i cinque cadaveri nelle punte di una grande stella disegnata sul pavimento, quindi si inginocchiò, come in preghiera, per recitare delle incomprensibili formule magiche che la strega madre le stava dettando leggendole da un antico libro.
Al termine del rito la donna richiuse il libro con un tonfo e Kaolinite si alzò, guardandola con occhi colmi di speranza in attesa del suo premio.
-Per la prima volta in vita mia ero felice. Ero convinta che il mio sogno si stesse realizzando…
Facendo sussultare Hotaru per lo spavento, una risata rauca e agghiacciante rimbombò per la cupola.
-…invece, era solo l’inizio del mio incubo.
Due fiamme altissime si accesero ai lati del trono, svelando con la loro luce la bruttezza del volto incartapecorito e sdentato della matriarca; non fu però quella visione a terrorizzare la Kaolinite del passato, ma ciò che era apparso alle spalle della vecchia.
Un essere bestiale, scheletrico, ricoperto di sparuti peli grigi. Una creatura dagli arti lunghi e le dita ossute e appuntite come stecche. Uno spettro dalla testa larga e schiacciata, caratterizzata da due occhi vitrei come se fosse cieco, due fessure quasi invisibili al posto del naso, e una bocca sottile e incurvata in un ghigno sadico. L’essere era nudo, eccezion fatta per un pesante medaglione che portava al collo.
Proprio dal medaglione, apertosi in due, uscì una sfera di luce che fluttuò fino al petto della sempre più ridanciana strega madre; nello stesso istante, un frammento d’anima più piccolo venne strappato da una forza invisibile dal petto della giovane Kaolinite e prese il posto del precedente all’interno del pendaglio.
Al compimento di ciò, lo spirito fu avvolto da fiamme infernali e scomparve nel nulla. Confusa e disorientata, Kaolinite domandò alla matriarca cosa fosse successo, ma un avvenimento ancora più spaventoso accadde. Ridendo un’ultima volta, la donna si decompose rapidamente, divenendo un mucchio di ossa e poi di polvere.
Attirate dai vari rumori, due streghe entrarono in quel momento nella stanza per controllare. Presa dal panico, Kaolinite rubò il librone della matriarca e fuggì, correndo a testa bassa. Nella sua fuga spericolata, la bambina rovesciò calderoni e altri strumenti per creare un diversivo, risalì a perdifiato la scalinata a chiocciola, uscì dalla grotta e continuò a correre attraverso la foresta, alla cieca, senza una meta ben precisa ma col solo obiettivo di porre più distanza possibile fra lei e le streghe.
La scena si spostò a qualche ora più tardi. La piccola Kaolinite era seduta ai piedi di un albero, esausta e sporca per la lunga corsa attraverso la foresta, ma ancora incapace di addormentarsi. Approfittando delle prime luci dell’alba cominciò allora a leggere il libro scritto dalla matriarca, trovando ben presto le risposte che cercava.
-Ero stata ingannata. La strega madre non mi aveva lasciato in eredità la sua magia, bensì una maledizione in cui lei stessa era incappata in gioventù. Alla ricerca di un incantesimo per allungare la propria vita, era stata tentata da uno spirito maligno e convinta ad eseguire il rito dei cinque omicidi. Ella ottenne quello che cercava e visse per quasi mille anni, ma ad un carissimo prezzo. Al termine della sua lunga vita, fosse arrivata per morte naturale o causale, lo spirito sarebbe tornato per reclamare la sua anima. Per portarla con sé… nel suo regno.
La Kaolinite del presente manipolò la nebbia, per mostrare ad Hotaru un’illustrazione tratta dal libro. Essa raffigurava in maniera stilizzata e grottesca lo spirito maligno, intento a torturare e violentare con le sue dita ossute uno spirito senza volto.
-Non ci sarebbe stato paradiso né inferno ad accogliere la matriarca alla sua morte, solo la sofferenza eterna. Per annullare la maledizione, la strega madre ha riottenuto la sua libertà nell’unico modo che le era venuto in mente. Ha promesso allo spirito maligno un’altra anima… LA MIA!
La nebbia mostrò allora la piccola Kaolinite, al momento della consapevolezza della sua situazione, abbracciata all’enorme libro e abbandonata ad un pianto disperato.
A quella visione Hotaru fece per portarsi una mano sulla bocca, ma Kaolinite glielo impedì sorprendendola con un violento calcio.
-Non… Non provarci nemmeno, a mostrare pietà per me! Non ne ho bisogno ora, e non ne ho avuto bisogno allora! È vero, la prospettiva di poter vivere per mille anni e non poterne godere nemmeno un minuto sapendo cosa mi avrebbe atteso alla morte mi fece soffrire immensamente… Ma non mi persi d’animo. Non potevo permettermelo. Le streghe del clan erano ancora sulle mie tracce, intenzionate a farmela pagare per aver violato il loro segreto: dovevo quindi essere pronta a difendermi e reagire. Grazie alle formule e ai segreti contenuti nel libro della matriarca, in pochi anni riuscii a padroneggiare appieno la magia. Imparai a levitare, a teletrasportarmi, a creare fulmini dal nulla… In un modo o nell’altro, ero diventata una vera strega.
Si susseguirono scene fugaci che rappresentavano la parziale rivalsa di Kaolinite: nonostante avesse ancora l’aspetto e le dimensioni di una bambina, grazie alle magie un tempo appartenute alla matriarca e unendole alle proprie doti di assassina, ritornò a testa alta nel covo delle streghe e le sconfisse una dopo l’altra, per poi terminarle senza pietà trapassando i loro cuori con un fulmine e troneggiare sui loro corpi accatastati.
-Sbarazzatami di quella minaccia, fui libera di setacciare da cima a fondo il loro antro. Anche se in cuor mio sapevo già che sarebbe stato inutile, volevo comunque tentare di scoprire un altro modo per rompere il patto con lo spirito maligno. Ovviamente non lo trovai… ma in uno dei tomi più antichi nascosti nella loro biblioteca segreta rinvenni qualcosa di ugualmente interessante. La storia della magia nera narrava infatti di un caso, un unico caso, in cui una strega era riuscita ad annullare ogni effetto di una maledizione che l’aveva colpita con un potere diametralmente opposto: quello dell’amore puro e sincero di un uomo.
La giovane Kaolinite rimase a fissare le pagine e le illustrazioni che narravano quella leggenda per qualche istante.
Quindi, con disprezzo, richiuse il libro e lo scaraventò bruscamente su una pila di altri tomi già esaminati.
-Scartai subito quella possibilità. Nell’epoca in cui ero nata, avevo imparato a odiare gli uomini e la razza umana in generale. Non avevo mai nemmeno ricevuto amore da mio padre, come potevo sperare di provarne a mia volta? Non mi restava che seguire le orme della matriarca e trovare a mia volta qualche aspirante strega da ingannare. Altri anni e altre epoche passarono: Pian piano, la discriminazione per il sesso femminile si affievolì fino a sparire quasi del tutto. Finalmente, in un periodo più roseo, trovai il coraggio di reintegrarmi nella società a viso aperto. Mai completamente, però: fui infatti costretta puntualmente e ripetutamente a cambiare paese e identità, per non attirare troppo l’attenzione sulla mia anomala giovinezza.
La seconda, lunghissima infanzia di Kaolinite passò veloce davanti agli occhi di Hotaru e dei tre prigionieri: la strega bambina domandava e otteneva asilo a diversi orfanotrofi, veniva inserita in istituti e scuole, conosceva altre bambine, giocava con loro e stringeva amicizie… il tutto per trovare una povera ingenua da ingannare.
-Purtroppo, nonostante innumerevoli tentativi, non riuscii mai nel mio intento. Non per gioco, né usando animali invece che esseri umani, né tantomeno ipnotizzando la malcapitata di turno per costringerla ad eseguire il brutale rito. La gente aveva ormai smesso di essere superstiziosa e credere nella magia, e io, non volendo scatenare una nuova caccia alle streghe, decisi infine di non espormi più di tanto e pazientare. Gli anni trascorsero, rapidi. Da bambina divenni gradatamente adolescente…
Gli anni, i decenni, i secoli scorsero rapidi di fronte ad Hotaru, che quasi rapita ammirò l’evolversi delle mode delle varie epoche riflettersi sul vestiario di Kaolinite. La nebbia illusoria proseguì la sua accelerata attraverso il tempo per un altro paio di minuti, fino a rallentare e fermarsi su uno specifico avvenimento.
La strega, intenta a leggere un libro seduta su una panchina in totale solitudine, fu avvicinata da un ragazzo mai visto prima. Un giovane galantuomo elegante e gentile, che senza timore le porse la mano per presentarsi.
-…e l’ipotesi di sfruttare il potere dell’amore si fece viva più che mai.
Kaolinite e il giovane si trovarono subito in sintonia e la nebbia non mancò di mostrare i momenti più intensi della loro relazione, dalle passeggiate sulla spiaggia alle galoppate insieme, passando per il primo bacio, fino addirittura a giungere al matrimonio. Hotaru quasi stentava a riconoscere la sua odiata nemica, e non solo per i capelli e gli occhi ancora diversi: nel suo abito bianco da sposa, Kaolinite appariva davvero felice e raggiante.
Purtroppo, la sua felicità non era destinata a durare. Ad un passo dal dire il fatidico “sì” davanti all’altare, la strega cambiò espressione in dubbiosa, e, dopo essersi guardata le mani e toccata il viso, in rabbiosa e disperata. Il fatto che non fosse cambiato nulla in lei, che non fosse morta come la matriarca, era un chiaro segnale che la maledizione dello spirito non era stata affatto spezzata. Era un segnale che non c’era amore nell’uomo che stava per sposare.
Ruggendo di rabbia, Kaolinite lanciò il mazzo di fiori che teneva in mano in faccia al ragazzo e corse fuori dalla chiesa, seguita dagli sguardi sbigottiti degli invitati e del prete.
-Il vero amore… Mi ero illusa di trovarlo. Nessuno mi aveva mai amata veramente. Tutti i ragazzi che avevano osato avvicinarsi a me lo avevano fatto solo per il mio aspetto fisico. Non uno solo si era mai davvero interessato a me per come ero dentro.
Chiusasi in un bagno per sfogarsi, Kaolinite fissò in uno specchio la propria immagine. Immagine che proprio in quel momento subì una trasformazione.
Stimolata dai forti sentimenti negativi, la magia nera insita in lei manifestò la sua presenza sul suo corpo: la pelle, prima rosea, si fece gradatamente diafana; i capelli neri si tinsero di rosso sangue; gli occhi infine si colorarono di un inespressivo blu cobalto. Una colonna di luce investì poi la ragazza, lacerando l’abito da sposa e lasciandola temporaneamente nuda; quando si spense, la giovane Kaolinite si ritrovò indosso i vestiti neri da strega.
-Quello fu il giorno in cui persi ogni speranza di salvarmi. Mi ritirai a vita privata, e per distaccarmi completamente dalla razza umana rimossi il mio vero nome dalla mia memoria e assunsi quello che tutti voi conoscete: Kaolinite, come il minerale dal colore pallido come la mia nuova carnagione. Fui anche tentata più volte di commettere il suicidio e anticipare il mio ricongiungimento con lo spirito maligno, ma ogni singola volta mi tirai indietro come una codarda. I successivi secoli li vissi nella più totale apatia e gli avvenimenti più importanti della storia scivolarono davanti ai miei occhi nel più totale disinteresse. Da ragazza divenni donna, ma nient’altro cambiò nella mia vita… Fino a un giorno come tanti. Un giorno di circa una ventina d’anni fa. Come un fulmine a ciel sereno, avvertii un potente e sconosciuto incantesimo abbattersi su questa stessa città e concentrarsi nei corpi di otto bambine e un bimbo maschio, nati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altra.
A quella rivelazione, Sailor Pluto sussultò e per poco non lasciò cadere il suo scettro. C’era un solo avvenimento di sua conoscenza che corrispondeva a quanto detto dalla strega.
“Il momento in cui il principe Endymion, Sailor Moon e tutte le guerriere si sono reincarnati per volere della Regina Serenity! Non può esserci altra spiegazione!”
-Mi misi sulle tracce di questi nove neonati- proseguì Kaolinite -e rintracciatoli, ne spiai l’infanzia da lontano, sperando di carpire il segreto della misteriosa magia che emanavano. Non ottenni risultati ma, fiduciosa di essere su una buona strada per trovare una soluzione al mio eterno dilemma, non persi le speranze e decisi di adottare un approccio più diretto. Penso sia inutile dirti, mia piccola Hotaru, quale avvenimento mi permise di entrare nella vita di uno di quei bambini…
Hotaru annuì impercettibilmente.
Quindi girò le spalle alla strega e si nascose il volto fra le mani, rifiutandosi di farsi vedere a piangere al ricordo della morte di Keiko, sua madre e moglie di Soichi.
-Sentendo il bisogno di far avere ancora una figura femminile accanto ad Hotaru il dottor Tomoe fece richiesta di una tata, ed io, sotto il nome di Kaori, fui pronta a farmi avanti. Nonostante avessi raggiunto il mio scopo, però, non riuscii mai a capire cosa ci fosse di speciale in quella bambina. Ero comunque fiduciosa, e decisi di continuare a lavorare per la famiglia Tomoe e aspettare che la bambina crescesse…
Crudelmente, Kaolinite si avvicinò ad Hotaru per levarle le mani dagli occhi e costringerla a guardare.
-…e poi avvenne quel fatale incidente.
La nebbia illusoria mostrò allora l’orribile catastrofe avvenuta durante un esperimento di Soichi in laboratorio, in cui Hotaru rimase ferita quasi a morte e Pharaoh 90, l’essere malvagio ed informe proveniente dallo spazio profondo, trovò un collegamento con la Terra.
Anche Kaolinite era presente e aveva assistito al tragico evento.
-Rimasi sconvolta da quell’inaspettato corso di eventi… ma non fu l’apparizione delle entità aliene a colpirmi.
Facendosi strada tra i detriti del laboratorio distrutto, la strega si avvicinò piano al professore e alla figlia morente, appena in tempo per assistere alla loro possessione da parte del Germatoide e di Mistress 9, i due emissari di Pharaoh 90.
-Furono i sentimenti di quell’uomo a far breccia nella mia mente. Un uomo disposto a stringere senza esitazioni un patto con il demonio pur di salvare sua figlia, a costo di condannare entrambi ad una vita di implicita schiavitù e sofferenza… Abituata a uomini come il mio disinteressato padre o il ragazzo che mi aveva portata all’altare solo per il mio aspetto fisico, non avrei mai immaginato che esistesse una persona come Soichi. Non avrei mai immaginato di poter provare empatia per qualcuno. Empatia, attrazione… amore. Da quel momento, la possibilità di indurre qualcun'altra a compiere il rito dei cinque omicidi non mi sfiorò più, nemmeno quando mi furono assegnate come allieve le future Witches 5. In testa avevo solo un pensiero: aiutare Soichi Tomoe, essergli vicino, e farlo innamorare di me. Purtroppo, un grande ostacolo si frapponeva tra me e lui…
La nebbia si focalizzò su Soichi. Completamente posseduto, l’uomo ruotò la testa verso Kaolinite, sfoggiando il sorriso da pazzoide che l’avrebbe caratterizzato negli anni successivi.

-…io e te dobbiamo fare due chiacchiere.

-Il Germatoide aveva capito subito che ero una strega, e per le mie capacità fui costretta ad unirmi alla causa del Pharaoh 90. Iniziai quindi una doppia vita: in teoria ero Kaori, assistente dello stimato professor Tomoe, tutrice della figlioletta Hotaru e professoressa al prestigioso istituto Mugen; in pratica ero Kaolinite, braccio destro del Germatoide e agente al servizio di Pharaoh 90, a cui era assegnato il compito di rintracciare i tre talismani, la Coppa Lunare e tutti i cristalli necessari al risveglio della Creatura del Silenzio, Mistress 9. Per mia fortuna, né il Germatoide né l’ancora dormiente Mistress 9 capirono mai le mie reali intenzioni. Soltanto una persona all’interno dei Death Busters è arrivata ad intuire qualcosa… ed è pure successo appena un’oretta fa.
Al classico schiocco di dita, la nebbia si compattò per formare l’immagine… di Eudial.

-Per tutto il periodo in cui sei rimasta in carica non hai fatto nulla per aiutare la causa dei Death Busters! Sceglievi le tue vittime a casaccio, lasciavi i daimon allo sbaraglio, certe volte nemmeno ti fermavi a controllare i cristalli! Con il tuo ritmo, prima ancora che tu fossi riuscita a trovare uno dei talismani la Creatura del Silenzio sarebbe morta!…

-Ed ecco finalmente la risposta alla tua domanda, Hotaru. Io non ho mai veramente voluto il successo dei Death Busters, anzi. Ho sempre e solo fatto di tutto per portare il risveglio di Mistress 9 al fallimento. In veste di Kaolinite, mi preoccupavo di ritardare il più possibile il ritrovamento della Coppa Lunare e dei cristalli. In veste di Kaori, non facevo altro che abusare psicologicamente di te, ingenua e mentalmente fragile Hotaru, per spingerti presto o tardi al suicidio!
Il cuore di Hotaru perse un battito. Improvvisamente, il senso della sua già triste infanzia acquistò un nuovo, sinistro significato.
-In un modo o nell’altro Mistress 9 sarebbe morta, e con l’avvento del Pharaoh 90 impedito per sempre il Germatoide avrebbe abbandonato il corpo del dottor Tomoe e se ne sarebbe andato! A quel punto, io sarei stata vicina a Soichi. Lo avrei sostenuto nel dolore per la perdita della figlia, lo avrei aiutato a ricostruire da zero la sua vita, e lui… Lui finalmente mi avrebbe amata, liberandomi una volta per tutte dalla maledizione dello spirito maligno!
-Se quello che dici è vero- si intromise Sailor Pluto -perché alla fine hai comunque rapito la Piccola Lady? Perché l’hai offerta a Mistress 9 permettendone il risveglio?
-Piccola lady… intendi quella nanerottola di Chibiusa, giusto? Mi stai chiedendo perché, nonostante i miei propositi, alla fine io abbia adempito al mio compito? Ci stavo appunto arrivando…
La nebbia ricostruì un momento apparentemente normale fra Kaolinite e il professor Tomoe, all’interno della base dei Death Busters.

-Vi ho preparato del caffè, professore.
-Grazie… Ahh…
Tomoe si diede dei colpetti su una spalla, come per segnalare uno stiramento.
-Qual è il problema?- domandò Kaolinite apprensiva.
-Ultimamente, un po’ tutto mi sta dando preoccupazioni. Mi sento le spalle irrigidite…
-Permettete che ve le massaggi.
Posato il vassoio da una parte, la sorridente strega posò le mani sulle spalle del professore, che subito sembrò sentirsi meglio.
-Mi spiace che io ti faccia preoccupare così tanto, Kaori.
-Non dite così…
-Tu ti sei calata alla perfezione nel ruolo di mia assistente.
-Ma certamente. Voi mi avete ritrovata e salvata dalla morte, Professore. Sarei disposta a fare qualsiasi cosa per rendermi utile a voi… Perché io…
-È davvero un peccato sprecare il tuo talento solo per recitare la parte della segretaria… Tu sai di cosa sto parlando, vero?
Il professore accarezzò una mano della sua sottoposta.
-Io voglio che tu ritorni il prima possibile sul campo di battaglia.
Mostrandosi insicura, Kaolinite interruppe il massaggio e abbassò lo sguardo.
-Ma… Io…
-Conto su di te.
Tomoe si era alzato dalla sedia, e, dopo averle messo brevemente una mano sulla spalla, fece per allontanarsi. Era quasi uscito dalla stanza, quando Kaolinite si voltò verso di lui per provare a richiamarlo.
-Professore… Io…
-Tu sei l’unica su cui io possa contare… Kaolinite.
Rimasta sola, la donna restò per un attimo immobile, interdetta. Poi, i suoi occhi scintillarono, e il suo corpo fu avvolto per la seconda volta dalla colonna di luce rossa che prima la rese nuda, e poi, quando si spense, le donò l’abito nero da strega.

-Ero stata illusa di nuovo. Mi ero convinta che Soichi avesse ripreso un parziale controllo di sé e un po’ della sua umanità… e invece a salvarmi la vita, dopo la mia prima sconfitta per mano delle sailor, era stato solo il dannato Germatoide. A quel punto, mi rassegnai all’idea che risvegliare il buon vecchio Soichi fosse possibile. Tuttavia il fatto che esistesse comunque qualcuno interessato a me, e non per il mio aspetto fisico, anche se si trattava di un mostruoso alieno parassita, mi impedì di abbandonare i Death Busters. Per la mia mente disperata, il Germatoide rappresentava la mia ultima spiaggia: se avessi portato a termine la missione, forse avrei ottenuto quello che cercavo. Purtroppo, mi sbagliai. Mi sbagliai di grosso.
Si arrivò infine al fatale momento. Hotaru provò un tuffo al cuore, nel vedere sé stessa strappare con la forza il cristallo del cuore dal petto della sua migliore amica Chibiusa e divorarlo, per poi trasformarsi nell’affascinante quanto spietata Mistress 9. La piccola sailor distolse lo sguardo, non potendo sopportare oltre, ma Kaolinite la afferrò per i capelli e la costrinse a rialzare la testa.
-Ti proibisco di distrarti proprio ora. Non è forse questo, tra l’altro, il momento che hai sempre sognato di rivedere?

-Questa è la nostra vittoria, professore!
-Ed è tutto merito tuo, Kaolinite. Mi dispiace averti fatto tribolare così tanto.
-…! Questo… questo pensiero è più di quanto sperassi, professore! Io… I…

Il cadavere della Kaolinite del passato, fulminato a morte da Mistress 9, crollò ai piedi di Hotaru e svanì nel nulla, così come il resto della nebbia.
Con sfacciata finta dolcezza, la Kaolinite del presente si chinò invece accanto alla piccola sailor e le cinse le spalle con un braccio.
-Ti è piaciuto, bambina mia? Ti ha divertito, vedere per la prima volta il momento in cui mi hai uccisa?
-N…
-Ma certo, capisco. Vedermi morire sul colpo non è stato abbastanza divertente, giusto? Vuoi anche sapere cosa è successo dopo, GIUSTO?
-No… Ho capito, basta… Basta ti preg… !
La strega afferrò la testa di Hotaru e la costrinse a guardarla in faccia, tendendole anche le palpebre con le dita per non fargliele chiudere.
-E allora guarda. Guarda, e divertiti!
Hotaru si sentì quasi risucchiata dagli occhi bianchi e vuoti della donna, che come due piccoli schermi mostrarono a lei, e solo a lei, la tortura eterna che Kaolinite aveva sempre temuto.

Invece di essere portata nell’aldilà, vincolata dal patto stretto da bambina l’anima della strega fu trasportata in un luogo distorto prevalentemente rosso come sangue, al cospetto del mostruoso spirito maligno. Nel vedere la sua preda, leccandosi le labbra e salivando copiosamente la creatura trapassò da parte a parte Kaolinite con le sue dita ossute per violarne le parti più intime e assaporarne il dolore con goduria. Ma non si limitò al semplice piacere sessuale: dopo averla lesa nella dignità, lo spirito iniziò a giocare con Kaolinite come fosse stata una bambola di plastica, strappandole gli arti uno ad uno a morsi e riducendoli in poltiglia, per poi ricostruirla e ricominciare da zero il suo perverso divertimento eterno.

Le immagini di quelle torture inumane proseguirono per minuti che ad Hotaru parevano infiniti. Fino a che, magnanima, Kaolinite non decise di terminare il suo racconto.
-Il resto lo sai. Dopo diversi anni, fui riportata in vita da Chaos. Purtroppo, lo spirito maligno rimase in possesso del frammento d’anima che mi vincolava a lui. Fine della storia.
Kaolinite lasciò la presa su Hotaru. La quale, per lo shock di Setsuna, restò immobile senza dare segnali di reazione.
-Hotaru… Hotaru, reagisci, per l’amor del cielo!… Che cosa le hai fatto, Kaolinite?!?
La strega non rispose, allontanandosi invece lentamente come per prendere la giusta distanza.
-Tu… Tu sei solo una povera pazza!- gridò ancora Sailor Pluto -posso capire il tuo dolore, ma quello che stai facendo è ingiustificabile!…
-No, non puoi capirlo affatto. Sì, è giustificabilissimo. Adesso taci.
-Come puoi pensare che Chaos sia in grado di esaudire il tuo desiderio? Quel demone non sa cosa sia l’amore, non potrà mai costringere Soichi ad innamorarsi di te! E se anche ci riuscisse… In ogni caso, riportando Chaos al potere ci condannerai tutti alla morte, compreso anche Soichi! Di questo non t’importa nulla?
-Ho già dato una risposta a questa domanda giù al covo. A me interessa solo che Soichi mi ami e mi liberi dalla maledizione, poi… succeda quel che succeda.
-Tu... Tu non sai per niente che cosa sia l'amore!
A gridare era stata Tsunade. Kaolinite si girò per fissarla, incuriosita.
-Non credo tu possa avere voce in capitolo, mia cara...
-Invece sì! Amore è prima di tutto desiderare la felicità per la persona amata! Io... AH!
Senza preavviso, la strega infilò una mano in uno dei suoi buchi neri e senza spostarsi raggiunse Tsunade e le strinse la testa. La donna si divincolò, ma dopo nemmeno dieci secondi Kaolinite lasciò la presa.
-C-che cosa mi hai fatto?
-Ti ho letto il pensiero, per risparmiare tempo- spiegò la strega -…e così eri innamorata di un certo Dan, tristemente morto in guerra prima che poteste coronare il vostro sogno. Un giorno, un tuo vecchio amico nonché noto criminale di nome Orochimaru ti ha offerto di riportare Dan in vita, in cambio di un piccolo favore... e tu hai rifiutato la proposta. Aaah, capisco. Piuttosto che scendere a patti con Orochimaru hai preferito rinunciare al tuo promesso sposo. ...e vuoi farmi credere che lo amavi? Non farmi ridere!
-È proprio perché lo amavo che ho rinunciato a lui! Se avessi accettato la proposta di Orochimaru, Dan sarebbe stato strappato dal riposo eterno contro la sua volontà! Avrebbe vissuto come un fantoccio, infelice, congelato in un corpo non più suo e privato del libero arbitrio! Io non volevo che soffrisse in questo modo! Tu, invece, nella tua folle ricerca dell'amore di Soichi non stai facendo altro che distruggergli la vita! Prima hai tentato di portare la sua amata figlia al suicidio... e adesso hai intenzione di usarlo e poi condannarlo a morte insieme al resto dell'umanità! Se lo amassi veramente...
Kaolinite tornò a concentrarsi su Hotaru, rifiutandosi di prestare ancora attenzione all'Hokage.
-Forse dovrei mostrare anche a te le torture a cui lo spirito mi ha sottoposto, allora mi capiresti. ...ma mi sono stufata. Vi ho concesso fin troppo tempo per vivere.
Nelle mani di Kaolinite si formò uno scettro, simile a quello usato da Sailor Moon, ma nodoso e nero come la pece.
-Cos'hai intenzione di fare?!?- le gridò Endymion.
-Semplicemente, quello che Sailor Moon ha sempre fatto ai miei daimon. Distruggerò Hotaru, e lo spirito di Sailor Saturn riaffiorerà per poter essere consegnato nelle mani di Chaos. DEATH...
E proprio come Sailor Moon, Kaolinite cominciò a roteare su sé stessa sempre più velocemente.
-Hotaru!- gridò Setsuna, avendo intuito le intenzioni della strega -Hotaru, questo colpo ti ucciderà! Devi difenderti!
-SPIRAL…
Nonostante l’avvertimento di Sailor Pluto, però, Hotaru non diede segno di aver ascoltato.
-STAR…
La bambina era ancora in ginocchio, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.
Nessuno dei presenti se n’era accorto, ma stava piangendo.
-…ATTACK!!!
Sotto forma di una spessa e gigantesca stella nera, il colpo di Kaolinite si abbatté con tutta la sua violenza sull’inerme Sailor.

… … …

Petirol barcollò, completamente a corto di fiato e di energia. Fece qualche passo all’indietro, ma riuscì a rimanere in piedi schiaffandosi le mani sulle ginocchia. La strega si guardò le braccia, leggermente disgustata: i muscoli, ingrossati al momento di assorbire l’energia del Super Flash Bomber, si erano ridotti di nuovo alle dimensioni normali, danneggiando però la pelle, solcata da evidenti smagliature sul punto di lacerarsi.
-Uff… Uff… Ahh… A quale prezzo posso sfruttare al massimo il mio potere migliore… Tu puoi capirmi benissimo, vero, Diciassette?
Petirol alzò lo sguardo verso l’immobile avversario, crollato a peso morto di fronte a lei.
L’energia della Kamehameha aveva gonfiato a dismisura i muscoli del corpo di Super C-17, deformandolo in maniera innaturale e riducendolo ad un orribile, informe ed immobile ammasso di carne e metallo.
-Ca… gna… ma… le… detta…
-Che sorpresa, riesci ancora a biascicare qualche insulto. Come sei carino!
La ragazza si avvicinò zoppicando al rivale, per assestargli un paio di buffetti sul volto deformato.
-Mamma mia, come ti sei imbruttito. Sai, vederti in questo stato mi farebbe anche morire dallo spavento… se non sapessi che ora sei alla mia totale mercé. È vero, io sono tremendamente stanca tanto quanto tu sei impossibilitato a muoverti…
Sorridendo, Petirol si librò lentamente in aria ed alzò entrambe le braccia al cielo.
-…ma, per tua sfortuna, dal cristallo di Ub ho appreso anche una tecnica per recuperare le forze e al contempo darti il colpo di grazia. Mi senti, pianeta Terra? Dammi la tua stupida energia!

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Capitolo 69
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quinta Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quinta Parte)

-Super C-17 è in difficoltà! Dobbiamo andare ad aiutarlo!
-NEJI, RESTA QUI!
Gai Maito afferrò l’infuriato allievo per un braccio e lo tirò a sé, bloccandolo alle spalle per impedirgli di commettere pazzie.
Dopo aver salvato Rock Lee da Petirol, Gai, Neji e Tenten si erano allontanati dal campo di battaglia di un paio di chilometri e riparati in un nascondiglio di fortuna. Abbastanza lontano da poter stare al sicuro, ma abbastanza vicino per poter poi tornare indietro ed eventualmente recuperare i cristalli in possesso della strega.
-Sta’ calmo, Neji, per favore!- disse il ninja più anziano -so che hai dei rancori con quella strega, ma non puoi permetterti di andare allo sbaraglio in questo modo! Prima, dimmi che cos’hai visto con il Byakugan.
-…Super C-17 ha assorbito una quantità spropositata di energia, e per questo è temporaneamente immobilizzato ed esposto agli attacchi di Petirol.
-E lei, invece, cosa sta facendo?
-Ha alzato le braccia al cielo, e… delle sferette di luce stanno fuoriuscendo dal terreno intorno a lei per formare una sfera più grande sopra la sua testa. Ora… il raggio d’ampiezza di questa tecnica sta aumentando…
-Puoi pure disattivare il Byakugan, Neji. Possiamo vederlo anche da qui.
I ninja fissarono l’orizzonte a bocca aperta. Il buio della notte fu illuminato da centinaia e migliaia di sfere luminose simili a lucciole. Il raggio d’azione dello strano fenomeno li raggiunse, e i tre poterono finalmente capirne l’origine: i fili d’erba, i fiori, gli alberi, gli insetti e tutti gli altri esseri viventi presenti nel terreno stavano appassendo e morendo, privati della loro energia vitale rubata da Petirol.
-È spaventoso!- commentò Gai.
-Petirol vuole distruggere Super C-17 con quella sfera- comprese Neji -dobbiamo fermarla, Gai-sensei!…
-GAI-SENSEI! NEJI! GUARDATE ROCK LEE! STA SUCCEDENDO ANCHE A LUI!
L’urlo di panico di Tenten spaventò i due. E per una buona ragione: particelle d’energia stavano uscendo anche dal corpo inerme di Rock Lee, che a poco a poco sembrava farsi sempre più emaciato e debole.
E non era tutto. Anche gli stessi Tenten, Neji e Gai, in misura minore, stavano subendo la stessa sorte.
-Dobbiamo andarcene da qui! Subito! PRIMA PORTA DEL CHAKRA!
Con decisione, Gai Maito si caricò Rock Lee sulle spalle, prese Neji e Tenten per mano e cominciò a correre, alla massima velocità consentita dalle sue gambe e dai suoi polmoni, per portare i suoi allievi in salvo.

Al contrario del Team Gai, i civili intrappolati nel traffico in autostrada non ebbero modo di sfuggire alla loro sorte. Senza nemmeno comprendere il perché, diverse migliaia di innocenti si videro prosciugare di ogni particella di vita che avevano in corpo e morirono come inutili mosche, solo per aumentare di qualche altro centimetro quadrato la già immensa Genkidama di Petirol. Una Genkidama rossa come il sangue e sprizzante fulmini, del tutto diversa da quella azzurra e benevola che Goku era solito utilizzare.
-Guardala, Diciassette! Non è meravigliosa? Ah ah ah ah ah!!!
La strega si sentiva ormai vittoriosa, ma quello che più la faceva gioire era lo sguardo dipinto sul volto deforme del cyborg. Uno sguardo che comunicava puro terrore.
-Perché fai quella faccia? Non sei contento del regalo che sto per farti?
Il corpo di 17 cominciò a sgonfiarsi, ma in maniera ancora troppo lenta per poter riuscire a muoversi. Per lui sembrava non esserci nessuna via di scampo.
-Non è educato disprezzare i regali fatti con il cuore, sai? Dovresti essere felice, stai per farti una scorpacciata d’energia che ricorderai per sempre! Eccola, è pronta! Pappatela tutta! MANGIALA FINO A SCOPPIARE!!!
Petirol scagliò la Genkidama.
L’impatto della sfera d’energia con il cyborg scatenò una titanica esplosione, a cui fece eco una cupola di luce che illuminò a giorno l’intera area per parecchi minuti.

Hotaru provò una sensazione violenta e indescrivibile. Si sentì come strappata dalla realtà e risucchiata all'interno del suo stesso corpo, per poi venire rivoltata come un guanto e tornare come nuova. Aprendo infine gli occhi e sbattendo le palpebre un paio di volte, la bambina scoprì di trovarsi a fluttuare, nuda, in una sorta di spazio siderale bianco solcato da stelle e comete rosse.
"Dove... Dove mi trovo? Sono... morta?..."
-Non temere. Qui nessuno può raggiungerti, sei al sicuro.
Una figura trasparente apparve di fronte ad Hotaru: una ragazza, quasi identica a lei, vestita da guerriera sailor. Hotaru la riconobbe immediatamente.
-Sailor Saturn!!!
La guerriera annuì, sorridendo.
-Ricordo che Kaolinite stava quasi per uccidermi... Dove mi hai portata?
-Questa è la dimensione in cui io risiedo, per sorvegliare ed aiutare la mia reincarnazione quando ha più bisogno di me. Anche per le altre guerriere è così. Perdonami se non ti ho avvisata subito, ma il corso degli eventi ha sorpreso anche me. Adesso riposati, e non preoccuparti più di nulla. Penserò io a combattere e sacrificarmi al tuo posto.
Hotaru spalancò gli occhi, scioccata.
-S-sacrificarti? No... Non puoi farlo! Io...
-Purtroppo è necessario. Fondendo il cristallo di Sailor Moon con il sangue di Chaos, Kaolinite ha creato un potere spaventoso e indistruttibile. L'unico modo per salvare la nostra principessa, arrivati a questo punto, è quello di usare il potere della distruzione e della rinascita ai massimi livelli e senza inibizioni. Così facendo, il cristallo di Sailor Moon e il sangue di Chaos saranno sì distrutti, ma verranno subito ricreati come due entità separate. Io... morirò, e tu perderai i tuoi poteri sailor. Ma non avere paura: anche se ci vorranno molti anni, anch'io prima o poi tornerò a vivere e potrò ricongiungermi a te.
La bimba sospirò, parzialmente sollevata da quella notizia.
-Mi... Mi mancherai, Sailor Saturn.
-Anche tu. Sii forte e paziente, Hotaru!
Sailor Saturn si avvicinò dunque alla sua protetta. Stava per posarle con dolcezza una mano sulla testa, quando la bambina le fece un'ulteriore domanda.
-…ma… e Kaolinite?
La guerriera si bloccò, interdetta.
-Come?
-Kaolinite… Anche lei rivivrà? Anche lei… avrà modo di rinascere?
Sailor Saturn indugiò. Conosceva la risposta alla domanda, ma allo stesso tempo non voleva far impensierire ancora la bambina.
-...mi dispiace. È troppo tardi ormai per provare compassione.
Con un gesto deciso Sailor Saturn chiuse le palpebre di Hotaru, facendola piombare in un sonno temporaneo.

Petirol crollò al suolo, esausta.
Questa volta non tentò nemmeno di restare in piedi.
Non ce n’era bisogno. In cuor suo, la strega sapeva che il duello con Super C-17 era terminato. Ed era terminato in trionfo.
-Uff… Ahh… Ah… Ah… Ah ah…
Petirol ebbe una serie di sussulti, dovuti ad una risata folle smorzata dal suo fiato corto.
-Non… Ah… Non ho più forze… Ah ah… Se Eudial e Kaolinite mi vedono in questo stato… Ah ah ah… Sono praticamente spacciata… Ma che me ne frega… Ah ah ah ah!… Ho vinto! Il bellimbusto è scoppiato di salute… Letteralmente!… Sono io la più forte! Sono io la più forte! SONO IO LA PIÙ FORTE!!! AH AH AH AH AH!!!

-Sei forte, lo ammetto. Ma di certo non sei furba.

-AH AH AH ah ah… Ah… Ah… No… No… NO…
Petirol si rigirò sul ventre e provò ad alzarsi.
La nebbia alzata dall’esplosione della Genkidama si stava lentamente diradando. Quello che si intravide all’interno, stavolta, fece davvero spaventare quasi a morte la strega.
-No… Eh eh eh eh!… è un’illusione, giusto? Ma certo che lo è! Eh eh eh eh! Non puoi essere ancora vivo! Sei solo frutto della mia immaginazione! Sei un fantasma! Ah ah ah ah ah, ah ah ah ah, ah ah ah a…
-AH AH AH AH AH!
La risata baritonale di Super C-17 atterrò Petirol come un vento impetuoso e disperse la nebbia. Il volto del cyborg, gonfio e deforme più che mai, sembrava una gigantesca maschera demoniaca. Una maschera delle dimensioni di una casa.
A quella visione, la strega cessò definitivamente di ridere e cominciò invece a sbattere i pugni e le braccia per terra, in preda a lacrime furiose.
-No, no, no, no, NOOOOO!!! IO TI HO UCCISO!!! TU SEI MORTO!!! TU SEI MORTOOOO!!! Tu sei… morto… Hai capito?… Sei… Morto…
-Consolati, dolcezza… Anch’io lo pensavo… Ma ho sottovalutato la mia componente mutante, a quanto pare. Il mio fisico può davvero assorbire una quantità di energia infinita. Se lo avessi scoperto prima, forse avrei concesso al Dottor Myuu una morte un pochino meno dolorosa…
-Taci! Non so di cosa tu stia parlando, ma TACI! Puoi assorbire energia quanto vuoi, ma sei sempre incapace di muoverti!…
-Se è per questo, anche tu.
Petirol sbarrò gli occhi. Quindi strillò ancora, realizzando quanto fosse stata stupida.
-Hai capito, dolcezza? Avevi il duello in pugno, avevi capito che gli attacchi fisici, specialmente se diretti al mio torace, sono il mio punto debole! Ma te ne sei dimenticata subito, insistendo sul fatto che divento sempre più grosso e sempre meno mobile man mano che raccolgo energia! Guarda dove ha portato la tua ostinatezza! Ora tu sei indebolita, sei debole, sei una nullità in confronto a me! E quando avrò ripreso le mie dimensioni e sarò di nuovo in grado di muovermi, tu non sarai più nulla! Sarai morta!…
-AAAAAAAAAAAHHH!!!
Con quell’ultimo disperato urlo Petirol si rinchiuse in posizione fetale e strinse forte la propria treccia di capelli rossi, sciogliendola e mordendola in un tentativo di isolarsi dalla realtà.
-Io ti ho sconfitto… Tu sei morto… Io ho vinto… Tu sei morto…
-Piantala! Sei patetica! Dal modo in cui Trunks ti aveva descritta pensavo di dover affrontare una versione femminile di me stesso, non una ragazzina con la mentalità di una bambina capricciosa! Mi aspettavo una lottatrice con la mia stessa forza e spietatezza… Una lottatrice che come me convive nello stesso corpo con un’altra persona… Ma non ho avuto niente di tutto questo!
-Tu sei morto… Io ti ho battuto… Tu sei mo… Tu sei morto, caro mio! SEI MORTO! IO HO ANCORA CYPRINE!

-N-no… Ho… Hotaru… NOOO!!!
Setsuna crollò in ginocchio, piangendo e urlando tutto il suo dolore. Ancora non riusciva a credere che la sua figlioccia, la sua adorata pupilla ed amica Hotaru era stata sconfitta e distrutta proprio di fronte ai suoi occhi.
Al pari di Sailor Pluto, anche Endymion si stava lasciando travolgere dai sentimenti. Urlando di rabbia e frustrazione per non essere stato in grado di fare nulla, il principe agitò la sua spada più e più volte sulle pareti della sua gabbia. Inutilmente.
Pur restando in silenzio, anche Tsunade avvertì un profondo senso di sconfitta avvampare in lei.
Insensibile e anzi estasiata dalla sofferenza dei tre prigionieri, Kaolinite non riuscì a fare a meno di ridere.
-La vostra disperazione è per me il dolce suono della vittoria! Ma, se mi è concesso darvi un consiglio, risparmiatene un po’ per quando il peggio arriverà sul serio. Fra qualche minuto, per voi non ci sarà più un domani. Mentre io…
Fremendo d'eccitazione, la donna si avvicinò a passi rapidi alla sua preda.
-…io, dopo tutti questi secoli, finalmente potrò assaporare la libertà! YAAAH!
Raggiunto lo spirito di Saturn, comparso dove un attimo prima giaceva il corpo di Hotaru, la strega scagliò con una mano un raggio d'energia verso la cupola, aprendovi un foro abbastanza largo.
-Chaos, ora mi rivolgo a te! Ho compiuto la missione che il tuo sangue mi ha affidato! Vieni, Chaos! Vieni a reclamare ciò che hai sempre bramato, ed esaudisci il mio sogn...
Un potente uppercut colpì la donna in pieno mento, facendola proiettare verso l'alto e poi ricadere a terra.
-Che... Diavolo...
Kaolinite fece appena in tempo a sollevare lo sguardo, che Sailor Saturn l'aveva già raggiunta per rialzarla di peso con un calcio e poi con un altro farla schiantare addosso alla parete della cupola. Facendosi scudo con una delle sue ali, la strega si rialzò furibonda.
-N-non è... possibile... Tu... Tu non puoi toccarmi! Dovresti essere incorporea! IL CORPO DI HOTARU DOVREBBE ESSERE DISTRUTTO!!!
-"Dovrebbe", appunto. Ma essere la mia reincarnazione ha anche i suoi vantaggi.
Con tranquillità, Sailor Saturn richiamò a sé la propria falce alzando una mano al cielo.
E adesso dì le tue preghiere, perché l'unica persona destinata ad essere distrutta sei tu.

Petirol riprese a ridere, ridere e tossire. Super C-17 la fissò, di nuovo preoccupato.
-C-Cyprine? Chi o cosa è Cyprine?
-STAI ATTENTO QUANDO PARLI DI MIA SORELLA!!! Io sarò anche stanca e impossibilitata a far male pure a una mosca, ma la mia cara gemella è freschissima e riposatissima! Le lascerò prendere il mio posto! Ci penserà lei a finire quello che ho iniziato! Sarà lei a darti il colpo di grazia! E TU NON POTRAI FARE NULLA PER IMPEDIRLO! CHI HA L’ULTIMA RISATA, ADESSO?!?
Gli enormi occhi di 17 trasmisero di nuovo panico. Galvanizzata, Petirol chiuse invece i suoi, per mettersi in contatto con la sorella.
-Cyprine? Mi senti, Cyprine? Lo so, ti ho tenuta dentro fin troppo e temo di essermi lasciata prendere la mano! Ma ne riparleremo dopo, okay? Ho bisogno di te per finire una volta per tutte un fastidioso avversario! Sei pronta?

-Sei… pronta, Cyprine?

-Cyprine? Cyprine, svegliati! Non ti conviene farmi arrabbiare!
La preoccupazione di Super C-17 si tramutò in curiosità, mista a pena.
-Se sei arrabbiata con me ti capisco, ma non è questo il momento di tenermi il broncio! Ti ho detto che ne parleremo dopo! C’è una cosa più importante di cui dobbiamo occuparci! Di cui DEVI occuparti!
Il cyborg aveva già intuito che la sua avversaria non fosse del tutto sana di mente. Ora poteva dire di averne la certezza assoluta.
-Mi dispiace, va bene? Ti ho ignorata, ho preso possesso del tuo corpo senza prima avvertirti, ho sbagliato, mi dispiace! MI DISPIACE! D’ora in poi faremo a turni! Adesso, per piacere, smettila col gioco del silenzio e dammi una mano! MI HAI SENTITA? CYPRINE, RISPONDIMI!!! …ho bisogno di uno specchio.
Sporcandosi di terra, Petirol gattonò fino ai resti del traliccio che aveva abbattuto in precedenza per mettersi alla ricerca di una qualsiasi superficie riflettente. Trovato un pezzo di vetro rotto vi si guardò dentro, vedendo però nient’altro che sé stessa.
-Merda, merda! Cyprine, perché non riesco a vederti?!? …non dirmi che Eudial aveva ragione! Non dirmi che i cristalli che mi son pappata mi stanno facendo più male che bene! C’è… c’è un solo modo per confermarlo…
La strega gettò un’occhiata a Super C-17. Il cyborg stava già cominciando a rimpicciolirsi, anche se ancora troppo lentamente.
-Ho ancora tantissimo tempo, di che mi preoccupo?
Petirol usò il suo potere mentale, per materializzare dal nulla il suo scettro.
-Ci sono riuscita… Mi auguro che questo sia un buon segno… E ora forza, procediamo.
La ragazza prese lo scettro per il manico e lo piantò verticalmente nel terreno. Quindi ci si inginocchiò davanti, chiuse gli occhi e spalancò le braccia: lentamente, il suo corpo iniziò ad emanare un alone di luce che fu risucchiato dalla stella posta alla sommità dello scettro.
“Sta espellendo la sua energia!” pensò Super C-17 “ma a quale scopo?…”
-AAAAAAAAAH!!!
Petirol fu improvvisamente avvolto da intense fiamme che la fecero strillare, e soprattutto le fecero espellere dalla bocca i sei cristalli che aveva ingerito per potenziarsi.
Quando le fiamme si estinsero, Petirol aveva riacquistato le sue sembianze originarie.
-Ce… l’ho fatta… Ah!
La strega si sentì di colpo debole, ma ancora speranzosa. Con le ultime forze strisciò verso il frammento di vetro e ci si specchiò.
Ottenendo lo stesso risultato. I capelli e gli occhi dell’immagine riflessa erano ancora e sempre rossi.
-Cyprine… Cyprine… Cyprine… CYPRINE!!!
Al colmo dell’ira Petirol si spaccò il pezzo di vetro in fronte, tagliandosi.
-Dove sto sbagliando?! Perché non riesco a vederla!? Perché non riesco a sentirti, Cyprine?!?
-Sei proprio sicura che questa “Cyprine” esista veramente?- suggerì Super C-17, maligno.
-COME OSI??? Cyprine è la mia sorella gemella, è lei che…
Una consapevolezza, improvvisa, e profondamente dolorosa, schiacciò la mente di Petirol come un macigno.
-Che… Che cosa… Che cosa ho fatto…
La ragazza si nascose il viso fra le mani, sporcandosele di sangue. E di lacrime.
-Io… Io volevo essere riconosciuta… V-volevo convincere il mondo della mia esistenza… E-e ora che ci sono riuscita… Cyprine… Cyprine… La mia adorata sorella… L’unica persona ad aver creduto in me… L’unica persona al mondo che mi vuol bene…
Petirol rivolse al cielo un agghiacciante urlo di disperazione.
-IO VOLEVO ESISTERE INSIEME A TE, CYPRINE! NON VOLEVO PRENDERE IL TUO POSTO!!! IO NON VOLEVO!!! Non… Volevo…
Privata di ogni oncia di energia e voglia di combattere la ragazza si accasciò al suolo, continuando a piangere e singhiozzare incessantemente.
-Io non volevo farti soffrire come ho sofferto io… Volevo condividere la gioia della mia libertà insieme a te… Dammi un segno, Cyprine… Fammi capire che mi stai ascoltando, ovunque tu sia… Dammi un segno… Ti prego… Ti scongiuro… Cyprine… !
Petirol si sentì tirata per i capelli e costretta a rimettersi in piedi.
Super C-17, tornato alle proprie dimensioni mentre lei stava ancora piangendo, l’aveva catturata.
-N-no… Non uccidermi… Ti prego… Io… Devo liberare mia sorella…
-Non fraintendermi. Ti credo, se mi dici che questa Cyprine esiste. Ora che ci penso, è ciò che Trunks mi ha riferito parlandomi di te: Cyprine era la proprietaria originale del tuo corpo, e tu gliel’hai sottratto. Per quanto incredibile, ha senso… Ma c’è un dettaglio, in questa storia, che non mi ha mai convinto del tutto. Per esperienza personale, ho imparato che due anime distinte non possono vivere contemporaneamente nello stesso corpo.
Petirol sbarrò gli occhi per lo shock. Provò a rispondere a tono, ma era troppo indebolita persino per alzare la voce.
-Quando io e il mio clone creato nel regno degli inferi ci siamo uniti per formare il guerriero che vedi di fronte a te, uno di noi due ha finito automaticamente di vivere. Oppure, quando due persone eseguono la tecnica della fusione, come ho potuto vedere non più di un’ora fa, esse cessano temporaneamente di esistere per far spazio ad un nuovo individuo…
-TACI!
Con l’ultimo briciolo di energia, Petirol schiaffeggiò la mano del cyborg per liberarsi dalla sua presa.
-Delle tue esperienze personali non so che farmene! In questo corpo convivono due anime distinte, e l’ho dimostrato migliaia di volte a chi ha osato dubitare della mia esistenza! Mamma, papà, le maestre, i dottori… Dopo che Magus Kaolinite ha insegnato la magia a mia sorella, tutti loro hanno potuto finalmente vedermi e assaggiare la mia collera! Prima di incontrare Magus Kaolinite, io non ero altro che una reclusa nel cervello di mia sorella! Esistevo solo per lei, solo lei poteva sentirmi! Solo lei poteva parlare con me!

-…in altre parole, eri la sua amica immaginaria.

Petirol si sentì la testa scoppiare.
-Tu… tu non sai quante volte Cyprine si è sentita dire questo! Che io ero solo un frammento della sua immaginazione! Ma io esistevo! Io sentivo tutto! Mentre Cyprine soffriva, io… Io…
La ragazza ebbe un improvviso blocco mentale. Cercando di ritrovare nella sua memoria un momento, uno solo, in cui aveva anche solo agito e pensato indipendentemente dalla sua gemella, scoprì con enorme shock che non era mai successo. Prima che Kaolinite insegnasse la magia a Cyprine, Petirol non era niente.
Quando Cyprine dormiva, Petirol non esisteva.
Quando Cyprine giocava, mangiava o si distraeva… Petirol non aveva ricordi di quei momenti.
-Allora… Allora io… Io non sono una persona reale. Sono un essere immaginario inventato da mia sorella… Ma no, non ha senso! Se io fossi irreale, come potrei essere in questo corpo? Come potrei parlare? Come?!?
Super C-17 si avvicinò pericolosamente alla strega, per sussurrarle in un orecchio.

-Sai, passando un paio d’anni in un carcere ho scoperto che diversi individui soffrono di un particolare disturbo. Si chiama “sdoppiamento della personalità”. Ne avrai sentito parlare, immagino.

Quella frase fu l’ultimo chiodo che sigillò i dubbi di Petirol per sempre.
Quelle che tutti credevano una coppia di streghe gemelle non erano altro che una singola persona: una ragazza solitaria di nome Cyprine, che grazie alla magia aveva dato voce e potere alla sua immaginazione.

Non avendo neanche più la forza di piangere la ragazza si lasciò cadere in avanti, facendosi sorreggere dal corpo del suo avversario.
-Perché… mi hai fatto capire questo… Perché… me l’hai detto… PERCHÉ?
-Perché provo tanta pena per te, e non voglio che tu soffra ulteriormente.
-Che… che cosa vuo…

Con un gesto rapido Super C-17 trapassò la strega da parte a parte, strappandole dal petto la sfera metallica.

-In fondo, come può una persona inesistente provare dolore?

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Capitolo 70
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Sesta Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Sesta Parte)

Mister Satan, Shizune e gli altri sussultarono dalla sorpresa.
La bolla di magia riflettente era svanita di punto in bianco, e Majin Bu, fino a quel momento prigioniero al suo interno, ancora interdetto era caduto e rimbalzato sul tetto della palazzina un paio di volte prima di fermarsi.
-Bu!- esclamò Satan -sei riuscito a liberarti! Come hai fatto?
-Come ho fatto cosa, Satan? Io non ho mosso un dito! …ho detto dito?
Il demone pacioccone aprì e chiuse le mani, per controllare che si muovessero:. Non soddisfatto agitò gambette e piedini, si sgranchì le spalle, roteò il busto a destra e a sinistra, e infine si alzò in piedi per eseguire un paio di flessioni.
-Sì, mi sembra che sia tutto in regola… Ma non sono ancora convinto del tutto. Satan, puoi stare fermo cinque secondi?
-C-certo, perché me lo chieeeEEEH?!?
Majin Bu agitò lievemente il codino e sparò il raggio caramellante contro l'amico. Più precisamente contro il suo indecoroso accappatoio, che trasformò in una gloriosa tuta da combattimento con tanto di mantello bianco scintillante.
-Yu-uuh! Ci sono riuscito! Che bello! Che bello!- applaudì il demone felice come un bambino -significa che sono tornato come prima! Sono libero! LI-BE-RO! LI-BE-RO! LI-BE-RO!
-LI-BE-RO! LI-BE-RO! LI-BE-RO!
Euforici, Bu e Satan si presero per mano e iniziarono un mini girotondo per sfogare la loro gioia.
-Li-be-ro… Ehi, ora che ci penso, se è stata Petirol a creare la bolla e ora la bolla non c'è più, forse vuol dire che Petirol è stata sconfitta!
Finito il balletto, Majin Bu si alzò velocemente in volo.
-E se Petirol è stata sconfitta, vuol dire che anche i sei cristalli che ha mangiato sono liberi! Devo andare a controllare!
Il demone partì. Rimasto solo, forte della sua nuova livrea Mister Satan posò un piede sul bordo del tetto e puntò un indice trionfale verso la città.
-Ora che il mio migliore amico è tornato, e il mio spirito "nonché il mio guardaroba…" si è rinnovato, non c'è più niente che possa trattenermi!
Il lottatore saltò quindi dal tetto…
-Preparatevi streghe, Mister Satan sta per unirsi alla battaaaAAAAAAH…
…dimenticandosi che l'edificio era alto ben tredici piani.
Preoccupati, Shizune e il dipendente di Trunks corsero ad affacciarsi.
-Signor Satan! Signor Satan, è ancora vivo?
-Ehi, è atterrato in piedi! Forse non si è nemmeno fatto male!…
Un acuto rantolo di dolore li smentì prontamente.
-Okay, come non detto.

Il corpo inanimato di Petirol iniziò ad appassire come un fiore.
Capelli, vestiti, pelle, occhi; tutto di lei si trasformò in granelli di polvere che caddero a terra e sul corpo di Super C-17, per poi essere trascinati via dal vento notturno. Alla fine, della strega non rimase che un fantoccio bianco senza volto.
Super C-17 si scrollò il manichino del braccio e guardò la sfera metallica che aveva strappato dal petto della nemica, sulla quale era incisa la lettera “U”. Sul display, prima di spegnersi, apparve un ultimo messaggio.

CYPRINE’S SOUL HAS BEEN RETURNED TO THE AFTERLIFE.
POWER OFF.

“…come immaginavo. Poveraccia. …mh?”
Il cyborg udì un rumore di passi veloci alle proprie spalle. Voltandosi, si vide avvicinare di corsa da Maito Gai.
-Ah, sei tu. Che buffa coincidenza, sei arrivato proprio alla fine del duello.
-Non si tratta di coincidenza. Grazie all’abilità di uno dei miei allievi, Neji, abbiamo potuto seguire l’evolversi dello scontro da molto lontano. Ci dispiace non essere intervenuti mentre eri in difficoltà. Se solo… avessimo saputo prima cosa quella strega aveva in mente di fare…
Il ninja strinse i pugni e chinò il capo, pensando a tutte le vittime innocenti che Petirol aveva sterminato per potenziare la sua Genkidama.
-Non avresti potuto far nulla per loro in nessun caso- disse 17, intuendo ciò che Gai pensava -allora, perché sei qui?
-Quella strega aveva ingoiato sei cristalli del cuore per potenziarsi. Neji mi ha riferito che li ha espulsi, ma che poi sono come svaniti nel nulla. Tu sai che fine hanno fatto?
Senza parlare, il cyborg indicò lo scettro di Petirol piantato verticalmente nel terreno.
-Come? Sono lì dentro?
-Nella stella incastonata in cima. Le streghe non facevano che scambiarsi i cristalli con un aggeggio simile giù alla loro base. Ti basterà romperla in due e saranno liberi.
Con delicatezza Gai disincastrò la stella dallo scettro e la nascose per bene in una tasca del suo giubbotto, vicino al cuore. Il ninja iniziò dunque ad avviarsi, ma si fermò quando si accorse di non essere seguito.
-Super C-17, non vieni anche tu?
Il cyborg non si voltò, preferendo continuare a fissare il cuore metallico di Cyprine ormai spento, come se ne fosse rapito.
-Io… No. Mi era stato chiesto di annientare la strega chiamata Petirol, e l’ho fatto. Non ho più ragione di aiutarvi.
-D’accordo, non voglio insistere. Sappi comunque che hai tutta la nostra gratitudine.

-Te... Temari?
-Sì, Choji?
-Ti chiedo scusa.
-Per cosaAAGH!
Cedendo alla tensione Choji si rialzò in piedi, facendo cadere Temari dalla sua schiena, e cominciò ad allontanarsi.
-E-ehi!- gli urlò dietro la kunoichi -non penserai davvero di andartene così?! ...oh!
Udito il grido Choji fece immediatamente marcia indietro, ma solo per aiutare Temari a rialzarsi da terra.
-Così va molto meglio, grazie!...
-M-mi dispiace, Temari- replicò l'Akimichi scuotendo la testa -ma non ce la faccio più a star fermo ed aspettare senza sapere cosa sta succedendo! Se qui non posso fare nulla per Shikamaru, voglio almeno sapere se Hotaru ha bisogno di aiuto! Non è che io non abbia fiducia in lei... ma...
-Non dire altro, ti sei spiegato a sufficienza- lo rassicurò Kankuro, parlando per la sorella -va' pure.
-Gra... Grazie! A-allora ci vediamo più tardi, ragazzi!
Così, dopo essersi trasformato in una sfera gigante rossa, Choji abbandonò il quartiere per dirigersi il più in fretta possibile verso la torre di Kaolinite.
Temari, al contrario, si girò verso il fratello per fulminarlo con lo sguardo.
-Kankuro, che ti è saltato in testa? Vuoi che Choji si faccia ammazzare?
-Niente affatto. Anzi, sai che ti dico? Pure io mi sono stufato di girarmi i pollici!
Tolte le mani dalle tasche, anche Kankuro fece per avviarsi verso la torre.
-Non ho con me le mie marionette, ma da qualche parte troverò senz'altro qualcosa da utilizzare come corpo contundente...
-E invece non vai da nessuna parte, fratellino! Nel caso non fosti stato attento, Gohan ci ha chiesto esplicitamente di non muoverci finché Shikamaru e Naruto non si saranno ristabiliti! A tal proposito, sarà bene che vada a riprendere Choji e lo riporti qui prima che combini qualche pazzia!
-Non sei riuscito a fermarlo prima, cosa ti fa pensare di riuscirci stavolta? Lascia che ci pensi io!
-Certo, così poi te ne vai dove ti pare! Non sono nata ieri!
-Nemmeno io se è per questo! Chi ci dice che invece non voglia andartene TU ad unirti alla mischia e lasciare noi altri qui ad attenderti inutilmente?
-Ma-ma come ti permetti? Non lo farei mai!
-Io dico di sì.
-Invece no!
-Invece sì.
-Invece no!
-Invece sì.
-Invece no...
-INSOMMA, BASTA!
Il grido esasperato che ammutolì i due fratelli di Suna provenne dalla bocca di Kiba. Il quale, senza perdere tempo, era già saltato in groppa ad Akamaru.
-Non ne posso più del vostro inutile battibecco! Andremo noi due a riprendere Choji! Akamaru, al galoppo!
Il cagnone bianco ululò per darsi la carica, quindi saltò oltre le teste di Temari e Kankuro e sparì col suo padrone per le vie della città.

-TAIYOKEN!!!
Dopo averla accecata, Gotenks seppellì Eudial con una pioggia incessante di colpi energetici.
Il saiyan si fermò per rifiatare solo qualche minuto dopo, scoprendo però che non ci sarebbe stato bisogno di continuare: quando il fumo alzatosi fu scomparso gli eroi videro che le code di Eudial si erano ritirate quasi del tutto, e che la strega stessa, seppure ancora in piedi, era più che malridotta.
In quella, subentrarono Sailor Mercury e Sailor Venus.
-Ottimo lavoro, Gotenks. Ora tocca a noi. SABAO SPRAY, FREEZING!!!
-VENUS, LOVE ME CHAIN!!!
Ami intrappolò la strega in un solido blocco di ghiaccio, lasciandole libera solo la testa, e Minako rafforzò il tutto sigillandolo tra le spire della sua catena.
-Per un po' è sistemata- sospirò Minako, pulendosi il sudore dalla fronte -se solo Rei fosse qua con noi, con una delle sue pergamene a quest'ora… Oh. Oh no. OH CIELO!
La guerriera di Venere impallidì all'improvviso.
-Minako, che ti prende?
-Come ho fatto a ricordarmene solo adesso?! Anche Petirol si è mangiata i cristalli del cuore come ha fatto Eudial! Come facciamo con lei?
-Calmati, Minako- la rassicurò Ami -troveremo una soluzione anche per quest...
-CHE COSA?! Mi stai dicendo che nemmeno tu sai cosa fare?
-Ascoltami. Prima di separarci ho pregato Super C-17 di non uccidere Petirol, quindi perlomeno mi sono assicurata che i cristalli dei nostri amici siano ancora intatti. Il resto si vedrà...
-Ra-ragazze- le richiamò Pan, avvicinatasi incuriosita al blocco di ghiaccio di Eudial -abbiamo un problema un po' più urgente a cui pensare!
Le sailor e gli altri guardarono la strega, allarmandosi subito: il ghiaccio, tremando, si stava rapidamente tingendo di rosso.
-Questa non ci voleva! Devo rinforzare il ghiaccio, e in fretta… AAH!
Una delle code di Eudial, appena riformatasi, perforò il ghiaccio e colpì Ami prima che potesse fare altre mosse, mandandola KO. Minako rischiò di fare la stessa fine per mano di una seconda coda, ma venne trascinata via dal tempestivo intervento di Videl.
-La sua energia sta aumentando di nuovo, a vista d'occho! Gohan, dobbiamo andarcene da qui!
-Non sarà necessario!- la rassicurò Gotenks, spavaldo -ci sono ancora io, ricordate? YAAAH!
Il saiyan sparò due Ki Blast sulle neonate code. Purtroppo, questa volta senza danneggiarle più come prima.
-C-che cosa?! …mph, d'accordo, vorrà dire che dovrò raggiungere il terzo livello di super saiyan prima del previsto!…
-PRIMA DEL PREVISTO?!?- urlò Pan. esasperata -avresti dovuto pensarci sin dall'inizio, pezzo di somaro! Si può sapere com'è che sei la fusione di due persone eppure non hai nemmeno la metà di un cervell… AAAAHHH!!!
La terza coda di Eudial frustò il cemento ai piedi di Pan, tramortendola.
-Pan! NO!
Gotenks fece per accorrere, ma un gesto della mano di Gohan, giunto per prendere in braccio la figlia, bastò a fermarlo.
-Non pensare a noi, Gotenks! Trasformati! ORA!
Detto questo, senza voltarsi indietro Gohan e Videl si caricarono in spalla le ragazze ferite e si allontanarono il più in fretta possibile.
Gotenks rimase immobile a fissarli per qualche istante, avvertendo uno spiacevole senso di colpa farsi strada nella sua mente. Finché un ruggito bestiale di Eudial non lo riportò alla realtà.
"Lo ammetto, finora tutto quello che poteva andare storto è andato storto… Ma posso ancora fare in tempo a rimediare!"
Urlando a sua volta, Gotenks sprigionò tutta la sua aura in un colpo solo, causando la distruzione del terreno intorno ai suoi piedi. Mentre dal ghiaccio si liberava anche la quarta coda di Eudial, a poco a poco i capelli del saiyan iniziarono ad allungarsi a dismisura, e le sopracciglia rientrarono nel cranio fino a scomparire.
-Eccomi, sono pronto! Gotenks Super Saiyan di Terzo Livello è finalmente qui!!!
Caricandosi al massimo di energia, il guerriero alzò la mano sinistra davanti a sé e al contempo chiuse la destra a pugno e la portò vicino al fianco, come se stesse tendendo un arco invisibile.
-E questo è il colpo che ti sconfiggerà per sempre!!!
Il blocco di ghiaccio si spaccò del tutto, e Eudial fu di nuovo libera.
-KAMEHAMECANNON!!!

Una volta uscito dal labirinto di vie della città, Choji interruppe brevemente la sua corsa e si fermò nel mezzo di una stradina a ridosso del mare. Per riprendere fiato, ma soprattutto per osservare con occhi terrorizzati la torre di Kaolinite nella sua interezza: alta il triplo dei grattacieli più alti, con i suoi spuntoni e le sue bocche di fuoco sgorganti lava bollente, l'edificio lasciò il ninja in soggezione.
"Io… dovrei… avventurarmi… là dentro?"
Il ragazzone cominciò a deglutire. Ma, a metà dell'azione, obbligò il pomo d'Adamo a tornare al suo posto.
"Coraggio… Ho già scalato un grattacielo di cento piani per raggiungere Hotaru, cosa mi costa ripetere l'impresa?" -O-okay, posso farcela! Sto arrivando, Hotaru!…
-Choji! Aspetta!
L'Akimichi fu raggiunto in quel momento da Akamaru e da Kiba, che scese dalla groppa del suo "destriero" per osservare anche lui la torre.
-Però! Ha davvero intenzione di addentrarti in quella mostruosità tutto da solo, che coraggio! Complimenti!
-Già, coraggio… Eh eh eh… Come mai mi hai seguito, Kiba?
-Vengo con te, ovvio! Ho detto a quella tiranna di Temari che ti avrei riportato indietro, ma in realtà non ne potevo più di stare con le mani in mano! Orsù, avviamoci!
Kiba fece per incamminarsi, fiero, ma un guaito di disapprovazione di Akamaru gli fece ricordare il vero motivo per cui era lì.
-Oh, d'accordo! Ascolta, Choji… Dopo le minacce psicologiche di Shino…
Altro guaito di disapprovazione.
-…cioè, dall'assoluto profondo del mio cuore… Insomma, sono qui per dirti che mi dispiace per quello che ti ho fatto l’altro ieri.
-Intendi… Questo?- Choji indicò una cicatrice che aveva sul petto -oh, non è grave! Tu ed Akamaru non l'avete fatto apposta…
-Lo so, io sto parlando…- Kiba abbassò lo sguardo -ecco, del pugno che ti ho dato dopo. Ero frustrato, non so cosa mi sia preso… Ero così accecato dalla rabbia cheOUFF!
L'Inuzuka fu sorpreso da un'amichevole quanto poderosa pacca sulla spalla da parte di Choji.
-Dai, non è successo niente di irreparabile! Succede a tutti di perdere il controllo!
-Quindi, non ce l'hai per niente con me?
L'Akimichi annuì sorridendo.
-Certo che non ce l'ho con te! Sai, io stesso una volt… !
D'improvviso, Choji si tappò la bocca e si girò dall'altra parte.
"Accidenti! Ho promesso che non ne avrei mai fatto parola con nessuno!"
-Tu stesso che cosa?
-N-nulla, d-davvero! A-andiamo a-adesso, c-che d-dici?…
-Choji? Choji, sei davvero tu?
-E adesso chi arriva?!
I due ragazzi si voltarono verso la via da cui erano arrivati, ma la voce proveniva in realtà dal fondo della strada sul lungomare, da cui videro arrivare di gran carriera dieci persone. Il team di Maito Gai più Bu, insieme agli ultimi a cui era stato reso il cristallo: Rei, Makoto, Haruka, Michiru, e in testa al gruppo una esagitatissima Ino.
-CHOJI!- ruggì la bionda, gettandosi sul compagno di team -Choji, non sai quanto sono felice di vedere che stai bene! Niente bruciature, niente ustioni, niente ossa infuocate… Oh Choji, mi dispiace tantissimo per quello che è successo, perdonami! Se non mi fossi fatta catturare come una stupida…
"Ossa infuocate?" -D-dai, Ino, non piangere… Non è stata colpa tua!
-A-allora non ce l'hai con me… Che sollievo…
-A quanto pare è la tua serata, Choji- ridacchiò Kiba -due persone in pochi minuti che ti chiedono scus…
-TU!
Da dispiaciuta Ino si fece immediatamente feroce, e se non fosse stato per Choji a trattenerla avrebbe sicuramente ridotto Kiba molto ma molto male.
-Tu, disgraziato! Con che coraggio tu e il tuo cane avete anche solo pensato di rischiare di uccidermi!?
-Non volevamo ucciderti! Era un rischio calcolato per distruggere la macchina di Eudial!…
-TE LO DO IO IL RISCHIO CALCOLATO, MALEDETTO!
-…uhm, quindi- fece Choji agli altri, con Ino che quasi stava per sfuggirgli -se siete tutti qui significa…
-Che Petirol è stata sconfitta e noi siamo liberi! Li-be-ri! Li-be-ri! Li-be-ri!- ricominciò Majin Bu.
-Tu… sei capace di curare le persone, giusto?- domandò ancora Choji al demone -ho un favore da chiederti! Giù in città ci sono due miei amici, Shikamaru e Naruto gravemente feriti: adesso di loro si stanno prendendo cura Sakura e Hinata, ma se tu, te lo chiedo per favore, potessi dar loro una mano…
-Stai tranquillo e consideralo già fatto!
Majin Bu salutò e si alzò subito in volo.
Infinitamente più tranquillo, l'Akimichi spiegò quindi agli altri la situazione attuale.
-Dunque, ci restano ancora due streghe da sistemare!- riassunse Makoto ottimista, sgranchendosi le nocche -allora ragazzi, quale meniamo per prima? Eudial?
- È la strega più facile da raggiungere, al momento. Comincerei da lei- suggerì Rei -Haruka, Michiru? Voi che dite?
Le due outer non risposero subito, preferendo invece osservare la torre di Kaolinite all'orizzonte.
-Per quanto muoia dalla voglia di prendere a calci in culo Eudial- disse Sailor Uranus, evocando la spada -il benessere di Hotaru ha la precedenza.
-Non posso che concordare- annuì Sailor Neptune, evocando lo specchio -noi outer siamo una squadra. Chi osa sfidare una di noi, sfida tutte noi. Choji, Kiba, fateci strada.
-Se mi permettete, vengo anch'io con voi. …così posso tenerti d'occhio- aggiunse Ino, trapassando Kiba con uno sguardo raggelante.
-Preferirei che voi due andaste a raggiungere i vostri coetanei- concluse Gai, rivolto a Neji e Tenten -io vado a cercare Shizune per affidarle Rock Lee, poi vi raggiungerò. Forza, non perdiamo tempo!
Salutandosi con un cenno determinato, i ragazzi si separarono e ripartirono di corsa alla volta delle loro destinazioni.

Fatti alcuni passi, Michiru rallentò l'andatura e si voltò preoccupata.
"Allora non era una mia impressione, manca davvero qualcuno…"
-Michiru, che diavolo aspetti?
-Arrivo, arrivo! "Forse ci ha preceduti in volo…"

Quando la solita nube di polvere causata dall'esplosione si fu diradata, al centro di un enorme cratere, formatosi dove poco prima c'erano ancora delle case, era visibile una bitorzoluta sfera rossa e fiammeggiante grande poco più di un essere umano.
-L'ho detto e lo ribadisco, Eudial! Sembri proprio una lumaca dentro al suo guscio!
-E d'ora in poi ti conviene restarci, se non vuoi prenderne ancora!
-Come vedi, strega, il più forte alla fine sono io!
-Oh yeah!
Gotenks chiuse in bellezza i suoi proclami dandosi un cinque.
-Eh sì, nessuno mi può batter… eh?
-Aspetta solo che Pan lo venga a saper… EH?
Solo allora, finalmente, Goten e Trunks si resero conto che la fusione si era sciolta da un bel pezzo.
I due amici si indicarono a vicenda, tremolando per lo stupore e soprattutto per la paura.
-Che ci fai tu qui?!
-Che ci fai TU qui!?
-Non è ancora passata mezz'ora!
-Gotenks deve aver fatto lo sbruffone… cioè, noi abbiamo fatto gli sbruffoni come al solito! Abbiamo sprecato troppa energia all'inizio, e al momento di fare sul serio abbiamo fatto scadere il tempo per la Fusione!
Goten si mise una mano in faccia, sospirando di frustrazione.
-Non dovevo proporre l'idea di usare la Fusione, accidenti! Ero convinto che avessimo imparato ormai a controllare il carattere di Gotenks, e invece…
-Non dobbiamo farcene una colpa- lo rassicurò Trunks -Gotenks era necessario per fuggire dalla dimensione parallela, non potevamo sapere che avremmo dovuto affrontare un avversario come Eudial! Piuttosto…
Trunks si trasformò in super saiyan; Goten fece per imitarlo, ma l'amico glielo impedì con un cenno.
-Vai a cercare Gohan, ci servirà anche il suo aiuto per tenere questo mostro a bada. Rimango qui io a… tenergli compagnia.
-M-ma…
-Non preoccuparti per me, per un minuto o due saprò cavarmela da solo! Vai!
-…okay, vado!
A malincuore, il secondogenito di Goku si alzò in volo per partire alla ricerca del fratello maggiore.
Il primogenito di Vegeta invece cominciò ad assalire Eudial con incessanti colpi energetici, Colpi che si facevano rapidamente sempre più deboli.
"Sono… sono esausto! Da quando ho messo piede nello Star Park, non mi sono mai concesso una pausa… Avrei dovuto chiedere a Goten di prendere il mio posto, lui che è un pochino più fresco e riposato… Ma non posso permettere che gli capiti ancora qualcosa, l'ho promesso a me stesso… !"
Per nulla infastidita dai colpi di Trunks, una delle code di chakra si estese in tutta la sua lunghezza e lo frustò, schiantandolo al tappeto e facendogli spegnere in un colpo la trasformazione di super saiyan.

Sailor Saturn roteò la falce. Pensando di dover schivare un attacco Kaolinite si spostò di lato con uno scatto, ma invece la sailor non fece altro che erigere la barriera chiamata Silent Wall.
-Ma… Che scopo ha questa mossa?- domandò la strega -siamo già all'interno di una barriera impenetrabile!
-Lo so, ma non mi sono dimenticata del foro che hai aperto per Chaos- spiegò la sailor -e non posso permettermi che quanto sto per fare fuoriesca da qui e coinvolga degli innocenti.
-Quello che stai per fare? Cosa intendi… Argh!
Sailor Saturn partì ufficialmente all'attacco con una serie velocissima di affondi. I colpi della falce rimbalzarono tutti sul corpo dorato della strega con un rumore metallico, ma erano comunque talmente rapidi da impedire alla donna di riaprire le ali e reagire.
-Vuoi prendermi per stanchezza? Sarebbe questo il tuo infallibile piano? …no!
Kaolinite provò a teletrasportarsi, ma non vi riuscì. Quel secondo di distrazione fu favorevole a Saturn, che con una sferzata d'energia spinse l'avversaria contro la barriera per poi caricarla a testa bassa; la sailor però fu accolta da una coltre di fumo rosso e perse l'orientamento, e Kaolinite ne approfittò per mettersi al riparo e riprendere fiato.
"Che cosa mi è accaduto? Non riesco a…"
La donna si guardò un avambraccio, inorridita. Uno dei colpi di falce era riuscito a scalfire la sua pelle, e a farle perdere qualche goccia di sangue.
-Ma… Maledetta!…
Kaolinite rimarginò la ferita con la magia; fece quindi per bere il sangue perduto, ma Sailor Saturn le fu di nuovo addosso e la atterrò con una ginocchiata e un altro colpo di falce, e per buona misura scagliò una piccola sfera d'energia sulle gocce cadute sul pavimento per distruggerle. La guerriera fu sul punto di scagliare un altro attacco, ma si bloccò un istante a fissare il sangue evaporato, colta da un dubbio.
-Sailor Saturn!- gridò Tsunade per avvertirla -sopra di te!
La sailor alzò lo sguardo, appena in tempo per vedere Kaolinite, libratasi in volo, scagliarle addosso il colpo che il Quinto Hokage aveva già provato sulla sua pelle.
-DREADFUL MEDITATION!!!
-SILENT WALL!!!
Il raggio formato dai frammenti di cristallo si infranse contro la barriera appena eretta, ma la strega si teletrasportò all'interno e sorprese Saturn centrandola in pieno.
-N… NO!!!
Tsunade si portò le mani alla bocca, inorridita. Sailor Saturn era stata imprigionata nel cristallo, dalla testa ai piedi, e dalla sparizione del Silent Wall più piccolo era chiaro che stava perdendo il controllo sui suoi poteri.
-Sì, sì, SI! Finalmente, ti ho in pugno!
Sulla risata festante di Kaolinite il cristallo cominciò a brillare di una luce psichedelica, segno che quanto intrappolato all'interno stava per essere disintegrato.
-Quando il corpo di Saturn verrà distrutto resterà solo lo spirito. E finalmente Chaos… !
Con uno scoppio fragoroso il cristallo esplose in una miriade di frammenti. E Sailor Saturn ne uscì, completamente illesa, per lanciare uno dei suoi colpi migliori.
-GALACTICA CANNON!!!
Veloce, Kaolinite disegnò nell’aria un buco nero per risucchiare il raggio violaceo d’energia e farlo riapparire alle spalle dell’avversaria. Prevedendo la contromossa, la guerriera della distruzione si voltò di scatto e tagliò in due il Galactica Cannon con la falce, separandolo in tante sfere più piccole, che poi aizzò contro la strega. Colta alla sprovvista, non avendo modo né tempo di schivare l’assalto Kaolinite fu colpita in pieno e scagliata duramente al suolo, dove rimase dolorante.
-Non… non è possibile… Io ti stavo dominando… soltanto pochi minuti fa…
-Stavi combattendo contro Hotaru, non me. Al contrario di lei, io non ho paura di sfruttare al massimo i miei poteri. E ora che ti ho indebolita abbastanza, posso sfogare il potere della distruzione senza temere interferenze.
Detto questo, la guerriera della distruzione sprigionò la propria aura e iniziò a far roteare il Silence Glave di fronte a sé sempre più velocemente.
In un istante, la cupola in cima alla torre fu saturata di un'energia oscura ed opprimente, capace di tenere Kaolinite schiacciata al suolo.
-Sa… Sailor Saturn!- gridò Setsuna da dentro la sua gabbia -hai davvero intenzione di sacrificarti?! Non puoi farlo! Che ne sarà di Hotaru?
-Fidati di me, Sailor Pluto! Hotaru è al sicuro, e quando tutto questo sarà finito lei sarà l'unica a non aver subito conseguenze!
-Che… che cosa intendi dire?
-Ora che il cristallo di Sailor Moon e il sangue di Chaos sono una cosa sola, per separarli è necessario distruggerli e ricrearli dal principio! E il potere della distruzione è l'unico mezzo che ho per farlo!
Dalla rotazione della falce nacquero tre sfere di energia: una bianca, una nera e una violacea.
-Io morirò, ma non sarà per sempre, non temere! Per quanto riguarda te, Kaolinite… Ormai sei diventata un tutt'uno con l'energia che hai creato unendo il cristallo con il sangue. Quando essi saranno divisi, tu morirai. Di nuovo, e stavolta sarà per sempre!

Choji, Ino, Kiba, Akamaru, Haruka e Michiru erano giunti dopo una breve corsa ai piedi della torre: avvertito lo sbalzo di temperatura causato dalla lava sgorgante, il gruppo aveva subito provveduto ad aggirare l'edificio portandosi sul lato del mare, dove la bollente colata si era parzialmente solidificata.
-Io… Non credo sia stata una buona idea venire qui- sospirò Ino facendosi aria con una mano.
-Co… coraggio, amici- cercò di rassicurare Choji, annaspando -non è poi… tanto male... Dopo tutte le ustioni che mi sono beccato, a questo caldo ci si abitua…
-Gente, abbiamo un problema.
Tutti si portarono alle spalle di Michiru, che con il suo specchio aveva appena terminato di esaminare la torre.
-Pare che questo edificio sia in realtà un blocco unico, senza alcuna porta o scala interna. Se vogliamo salirci, dobbiamo per forza arrampicarci all'esterno.
-Allora… non è come la fortezza di Chaos? Non ci sono interminabili scale a chioccia?
-Temo di no, Choj…
-YU-UUUH! È magnifico!
Dopo aver fatto un salto di gioia, Choji si chinò e invito tutti a salire sulla sua schiena.
-Forza, in groppa! Non c'è tempo da perdere!
Capite le sue intenzioni, Ino, Kiba, Akamaru ed anche Michiru obbedirono. Dubbiosa, Haruka si limitò invece a posargli una mano sulla spalla.
-Vuoi portarci tutti fin lassù a cavalluccio? Ammiro le tue intenzioni ma…
-CHO BAIKA NO JUTSU!!!
Un secondo più tardi, Haruka si ritrovò aggrappata con tutte le sue forze a una spalla diventata immensa così come il resto del corpo dell'Akimichi, che si era di fatto trasformato in un gigante. Non raggiungeva in altezza nemmeno la metà della torre, ma arrampicandosi avrebbe comunque scalato decine di piani in pochi secondi.
-Signori, tenetevi forti! Si sale!

"Non può finire così. Non può… Ero a un passo dalla vittoria… E ora sto per tornare a subire le torture eterne dello spirito… Non voglio! NON VOGLIO!!!"
Le dita di Kaolinite si strinsero allo scettro che aveva creato in precedenza.
Questo le fece avere un'illuminazione.
"In me ho il potere di Sailor Moon e di Chaos, l'energia prodotta dall'eterno contrasto fra bene e male! Non posso essere più debole di Sailor Saturn! Se la leader delle guerriere sailor è Moon e non Saturn, ci dev'essere una ragione!"
Usando le proprie ali scheletriche come bastoni, la donna si rimise a fatica in piedi e raccolse tutte le energie residue per l’ultimo, disperato attacco.
-Qualunque cosa tenterai servirà a ben poco, Kaolinite!- gridò Sailor Saturn, apprestandosi a lanciare il suo colpo più letale.
-Tu… Tu dici? Questa… è una variante del colpo con cui Sailor Moon ha purificato Chaos Goku! Dimmi, ti consideri più forte di lei? Ti consideri più forte di Chaos e Sailor Moon messi insieme?!
Sailor Saturn ebbe un sussulto. L’affermazione di Kaolinite le fece insinuare un dubbio atroce e del tutto legittimo. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
-Io… Io non ti temo! DEATH AND REBIRTH REVOLUTION!!!
-BLACK STAR, CRYSTAL DEADLY KISS!!!
I due attacchi impattarono l’uno contro l’altro. Tutta la torre e le aree circostanti furono scosse da un violento terremoto, e una luce potente quanto quella del sole illuminò a giorno la città e le periferie, estendendosi per svariati chilometri.

Quello che Trunks vide, non appena tentò con sofferenza di alzar la testa e rimettersi in ginocchio, andava al di là di ogni sua paura.
Oltre ad aver acquisito una quinta coda, Eudial aveva perso ogni singola traccia di essere umano che le era rimasta.
Il chakra della volpe aveva consumato la ragazza dall'interno, bruciandole la pelle e i vesti e tramutandola in un mostro umanoide completamente infuocato. Le braccia e le gambe erano diventate zampe di belva. La testa, privata dei caratteristici capelli raccolti in tre trecce, si era allungata in maniera innaturale. Del viso non erano rimasti che una bocca larga e zannuta e due pozzi di luce al posto degli occhi.

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Capitolo 71
*** La Riscossa Del Principe ***


Prima di continuare con la Tripla Battaglia, un "piccolo" intermezzo.
Ci eravamo lasciati con Vegeta nel lontanissimo capitolo 49: oggi scopriremo che cos'ha fatto finora nel frattempo. Buon divertimento ^^

La Riscossa Del Principe

Una grande ed estesa catena montuosa innevata, immersa nella nebbia notturna e battuta da una violenta bufera: questo era il paesaggio che, di lì a poco, avrebbe funto da teatro per una durissima guerra.
"Se non vado errato... l'ho fatto precipitare in questo punto."
Lentamente, ma al contempo fremente di menare le mani, il principe dei saiyan Vegeta atterrò accanto ad una grossa infossatura nella neve, che fece evaporare sprigionando un poco la sua aura. Purtroppo, una volta spazzata la piccola area per far apparire la superficie erbosa sottostante, del mostruoso nemico a cui stava dando la caccia non trovò neanche l'ombra.
"A quanto pare si è dileguato scavando come una talpa... e io ho appena cancellato le tracce della direzione che ha preso, magnifico."
A corto di alternative, il saiyan si concentrò per rilevare qualche aura sospetta.
"Non può essere andato lontano, comunque. E dubito sia in grado di azzerare l'aura come me… Ma guarda, da queste parti c'è parecchia più gente di quel che pensavo."
Vegeta percepì diverse aure immobili, con molta probabilità escursionisti accampati, sparpagliate su quel versante della montagna.
Avvertendo una di quelle aure, separata dalle altre, muoversi impercettibilmente, il saiyan si diresse deciso verso la sua direzione, inoltrandosi in una fitta pineta.
-Ti avverto amico, è inutile sperare di sfuggirmi giocando a nascondino! Lo sento, sei... qui?!
Aggirato un albero, Vegeta venne colto di sorpresa da un aggressivo orso famelico.
Orso che mise subito a nanna con un pugno sotto la mandibola.
-Mph, falso allarme.
Il saiyan si voltò, deluso, e fece per andarsene.
Proprio in quel momento però, il mostruoso Oratanah zompò da dietro l'orso e lo assalì... ma Vegeta lo accolse senza nemmeno guardarlo con una gomitata alla gola, per poi sollevarlo sopra la testa e schiantarlo sul ginocchio, con l'intento di spezzargli la schiena.
-Ah! Pensavi di sconfiggermi con un trucco che insegnano ai bambini? ...!
Purtroppo il corpo di Oratanah si rivelò flessibile come gomma, e dunque impossibile da spezzare in quel modo. Approfittando dell'attimo di smarrimento dell'avversario, il daimon umano allungò la sua disgustosa bocca a proboscide verso quella di Vegeta per estrarre il suo cristallo. Il saiyan però glielo impedì stringendogli l'appendice con entrambe le mani, roteò su sé stesso sempre più velocemente e scagliò Oratanah attraverso la pineta, facendogli abbattere parecchi alberi; quindi lo raggiunse volando e con un doppio pestone lo schiantò a faccia in giù nella neve.
-E adesso restituiscimi il maltolto!!!
Vegeta caricò un pugno verso la sfera trasparente che costituiva lo stomaco di Oratanah, per distruggerla e liberare il cristallo del cuore di Bulma, ma fu sorpreso ancora: roteando il busto di centottanta gradi per guardarlo in faccia, il daimon piantò le sue unghie affilate nel petto del saiyan, lacerandogli i vestiti e facendo schizzare del sangue.
Oratanah riprovò quindi ad estrarre il cristallo del cuore di Vegeta, ma questi resistendo al dolore afferrò i polsi dell'avversario, lo sollevò e gli sparò in faccia un devastante Galic Cannon, per spingerlo fuori dalla pineta e schiacciarlo contro una ripida parete rocciosa.
All'impatto la montagna tremò violentemente, e la neve accumulata sulla cima iniziò a crollare sul daimon.
-Eh no, amico! Non ti permetterò di sfuggirmi una seconda volta!
Uscito a sua volta dalla pineta, Vegeta attraversò in volo la slavina per non perdere di vista il suo avversario, ma appena prima di raggiungerlo avvertì la sua aura spostarsi in maniera rapida e incontrollabile intorno a lui.
"Come... come ha fatto a recuperare le forze così in fretta?"
Vegeta tentò comunque di colpire il daimon, ma in mezzo a quella bufera concentrarsi sulla sua energia e tenere d'occhio i suoi spostamenti era quasi impossibile.
-D'accordo, a mali estremi...
Il principe dei saiyan si fermò per sprigionare un altro po' la propria aura e spazzar via la valanga in un colpo solo, ma appena un attimo prima di cominciare Oratanah gli fu addosso: dopo averlo bloccato cingendogli la vita con le gambe, gli infilzò di nuovo le unghie nel petto e gli applicò la sua proboscide alla bocca, per iniziare ad aspirare il cristallo.
"No... Se sprigionassi la mia aura adesso, corro il rischio che questo essere disgustoso si cibi anche della mia energia! Devo liberarmi in un altro modo! Come... Com'è che si dice in questi casi?"
E Vegeta si staccò di dosso il mostro con una sonora testata, quindi assestò allo stordito avversario un pugno in mezzo agli occhi, che lo spedì all'interno della montagna alle proprie spalle.
-Molto bene, ora sì che posso fare sul serio.
Dopo essersi trasformato in super saiyan e aver fatto evaporare la slavina, Vegeta si inoltrò nel tunnel che aveva accidentalmente scavato nella montagna. Grazie alla luce prodotta dalla sua aura riuscì ben presto a rintracciare Oratanah, in piedi al centro di una piccola grotta naturale piena di cristalli.
-Eccolo laggiù! ...ma... ma che diavolo?...
Il daimon si era infilzato le unghie ancora intrise del sangue di Vegeta in una spalla. Invece di sanguinare a sua volta, però, il corpo di Oratanah si risanò di tutte le ferite precedenti, tornando in pochi secondi come nuovo.
"Certo, adesso è chiaro come fa a riprendere le forze in fretta. Ma non gli servirà a molto!"
Vegeta chiamò un pugno, ma all'ultimo istante l'avversario allungò le unghie di entrambe le mani con le quali si fece scudo e respinse l'assalto.
-Sono... sono infrangibili! Di che materiale sono fatt...
Il daimon balzò sul saiyan, che per un soffio riuscì a schivare quella e le successive unghiate, senza però aver modo di uscire dalla posizione difensiva.
"Odio ammetterlo, ma nello scontro ravvicinato ha senz'altro la meglio lui. E stando in questo spazio angusto non posso certo combattere come voglio io. Non mi rimane che una cosa da fare..."
Dopo aver espanso l'aura, Vegeta bucò il soffitto della grotta e compì un volo verticale.
"Il principe dei saiyan costretto a fare da talpa umana, chi mai l'avrebbe detto..."
Vegeta serrò le palpebre e le labbra. Dopo una salita di circa un minuto, nell'istante in cui sentì sul viso non più terra e rocce ma aria fredda il saiyan si fermò immediatamente e riaprì gli occhi: era sbucato poco al di sotto della cima della montagna, e proprio di fronte ad una piccola baita coperta di neve.
"Non ho che da aspettare il mio disgustoso amico. Beh, non ditemi che è rimasto indiet..."
Oratanah spuntò in quel momento dalla baita, forandone il tetto, e si gettò in picchiata ma Vegeta si scansò all'ultimo con la sua supervelocità e spedì in cielo il daimon con un calcio.
-Ti è andata male, bastardo!
Il duello si spostò dunque in cielo aperto. Favorito dalla maggiore possibilità di movimento, con dei raggi e delle bombe d'energia Vegeta poté disorientare il nemico abbastanza da riuscire a mettere a segno qualche fugace colpo ravvicinato: la strategia portò via diversi minuti ma alla fine mostrò i suoi frutti, quando Oratanah fu costretto ad incrociare le braccia davanti al viso come per implorare pietà.
"L'ho messo alle strette, perfetto! Ora, devo solo stare attento a non colpire il cristallo... Dal petto in su, sì, direi che può bastare per farlo fuori!"
Raggiunto il secondo livello di super saiyan, Vegeta alzò le braccia e raccolse le energie per caricare il suo colpo migliore.
-BIG...
In quella, Oratanah spalancò le braccia. Le sue unghie si trasformarono in lunghissimi filamenti di luce azzurrina che frustarono l'aria e raggiunsero Vegeta, sfiorandolo però di pochissimo.
"Ma che diavolo..." -BANG...
Il daimon sollevò le braccia, e uno dei filamenti colpì la spalla destra del saiyan.
-ATTACK...
A scoppio ritardato, la pelle, i muscoli e i nervi della spalla si lacerarono di colpo, lasciando il guerriero ammutolito.
Non pago, come un folle direttore d'orchestra Oratanah abbassò bruscamente le braccia, per colpire Vegeta di nuovo nello stesso punto e farlo schiantare sulla montagna sottostante.

- …dovevo stare più attento…
Lunghi istanti più tardi, il principe dei saiyan riprese conoscenza.
Dopo aver sputato una manciata di neve macchiata del suo stesso sangue, con l'unico braccio funzionante strisciò fino ad un masso con cui si aiutò a rimettersi in piedi. Vegeta alzò quindi lo sguardo al suo avversario ancora in cielo, e al contempo si mise una mano in tasca.
"Ma guardalo, come si bea del mio sangue. Se solo sapesse che anch'io posso curarmi come lui, non farebbe tanto il gradasso."
Le dita di Vegeta trovarono un piccolo oggetto bitorzoluto.
"Certo, a differenza sua, io mi posso curare una volta sola… Ma me la farò bastare."
Vegeta spiccò il volo. Come prima, Oratanah incrociò le braccia e poi le spalancò per frustare il saiyan con dei filamenti questa volta rossastri. Vegeta si lasciò colpire in pieno, ma non prima di aver ingerito un fagiolo senzu: grazie alle sue proprietà curative, ogni ferita sul suo corpo fu rimarginata all'istante, e grazie a quel secondo di invulnerabilità i danni causati dalle unghiate del daimon furono annullati.
Superato l'ostacolo Vegeta raggiunse il nemico e gli stritolò i polsi. Nonostante non avesse voce, dai suoi occhi sbarrati era chiaro che Oratanah stesse seriamente temendo per la sua vita.
-È un po' troppo tardi per farmi gli occhioni dolci, non ti pare? YAAAAAAAAH!!!
Superato il limite del secondo livello di super saiyan il principe stritolò le braccia del nemico fino a strappargliele, per poi gettarle da una parte e disintegrarle con una semplice saetta.
Non avendo voce, Oratanah espresse tutto il panico che provava in quel momento nell'unico modo che poteva: scappando. Ma Vegeta gli sbarrò la strada in meno di un secondo.
-Eddai, resta a farmi compagnia un altro po'. Ho una voglia matta di ricambiare le tue gentilezze.
Afferratigli i capelli, Vegeta deformò i connotati del daimon con una scarica di sonoro ganci destri seguiti da calci, gomitate, ginocchiate e testate, tutti rivolti alla sua testa. Terminata la tortura, il saiyan spinse il nemico lontano da sé e per la seconda volta caricò il suo colpo preferito.
-Addio per sempre! BIG… BANG… ATTACK…

-Aaaaaah!… Aiuto!… AIUTO!!!

-E ora che problema c'è… Oh. Merda.
Vegeta abbassò lo sguardo, per scoprire con sgomento che l'ultimo colpo di Oratanah non era andato per niente a vuoto.
Una delle unghiate del daimon si era abbattuta sulla cima della montagna sottostante e l'aveva spaccata in due: la metà su cui era stata costruita la baita si stava rapidamente piegando in avanti, e a giudicare dalle grida di aiuto non era solo l'edificio di legno ad essere in pericolo.
Vegeta aveva solo un secondo per decidere cosa fare.
-Io… Io… Dannazione!
Sparato contro Oratanah un Big Bang Attack a potenza ridotta, Vegeta si gettò in picchiata nella baita, trovò i due scalatori che vi avevano trovato alloggio, li prese per i cappucci dei loro giacconi e li tirò fuori appena in tempo.
-Gra… Grazie, chiunque tu sia- disse con voce strozzata uno dei due uomini -ci hai salvati…
-Sì, sì, ci ho impiegato pochissimo- rispose Vegeta distrattamente, già impegnato a dare la caccia con lo sguardo a Oratanah.
-Noi siamo salvi- continuò lo scalatore, quasi piangendo -ma i nostri amici sono spacciati!
-Già già, mi dispiace per loro. Dunque, se non sbaglio quel mostro si è schiantatoCHE COSA?!?
Solo allora Vegeta si ricordò che altri escursionisti si erano accampati in quella zona, e più precisamente nella pineta, che per disgrazia si trovava proprio sulla traiettoria del crollo della montagna.
Maledicendo il suo lato buono, il saiyan si caricò i due malcapitati sulla schiena e a volo radente sorpassò la valanga e s'inoltrò nella macchia d'alberi. Localizzate le aure, incurante del giramento di testa che stava provocando ai suoi due "passeggeri" Vegeta usò la sua supervelocità per zigzagare tra gli ostacoli e raggiungere i vari campeggiatori.
-Sveglia, incapaci! SVEGLIA!
Per portarseli dietro tutti senza fare soste, il saiyan ordinò a quattro di loro di aggrapparsi alle sue braccia e gambe, e a tutti gli altri di tenersi stretti ai loro compagni.
-E guai a chi molla la presa, è chiaro?- gridò, mentre si dirigeva verso l'ultima persona da soccorrere -ancora uno ed è fatta… Eh?!
Vegeta scoprì che l'ultima aura che aveva sentito apparteneva non ad un essere umano, ma all'orso che aveva messo KO poco prima.
-…ringrazia il fatto che mi stai simpatico, ammasso di peli!
Così, con due persone in groppa, quattro catene umane aggrappate a mani e piedi, e un orso tenuto coi denti per la collottola, Vegeta si sollevò in cielo appena prima che la pineta fosse distrutta e sepolta completamente dalla gigantesca valanga.
"E adesso? Anche se ho fretta, non posso certo rimettere questi smidollati dove li ho presi! Vediamo… Sì, laggiù può andare."
Vegeta si diresse spedito verso un complesso alberghiero situato a fondo valle; raggiuntolo, lasciò cadere senza tanti complimenti tutti gli escursionisti e anche l'orso in una grande piscina.
-E buon proseguimento di vacanza!
Finalmente libero da quel multiplo impaccio, il principe tornò il più rapidamente possibile al campo di battaglia, ritrovandolo completamente stravolto.
“Ammetto di essere stato fortunato. Se non avessi conservato un Senzu, ci sarebbe voluto più di un miracolo per ricostruire il mio corpo dopo quell’attacco micidiale. A proposito di gente mutilata… guarda un po’ chi abbiamo qui.”
Grazie anche alla traccia lasciata dalla sua aura, Vegeta localizzò il suo avversario in pochissimi secondi: incastrato fra rocce, terra e neve, Oratanah era visibile solo per la testa. Cautamente, Vegeta scese a terra e gli atterrò di fronte.
-Ciao, amico. Mi dispiace, ma questo gioco è durato anche troppo. Lascia che ti aiuti ad uscire da lì: sarà il primo e l’ultimo favore da parte mia prima di ucciderti, quindi abbi la decenza di apprezzarlo…
A tradimento, Oratanah alzò la gamba destra per eseguire un calcio.
Anche con i piedi, era perfettamente in grado di creare e schioccare letali fruste d’energia.
Vegeta cadde all’indietro, a peso morto.
Un attimo dopo, il fiero saiyan afferrò la gamba destra del daimon e la strappò, per poi fare lo stesso con la sinistra e disintegrare entrambe.
-Dopo averti visto compiere azioni al di là di ogni umana comprensione, una contromossa del genere era facile da immaginare. Hai sprecato la tua ultima cartuccia, amico.
Col terrore dipinto negli occhi Oratanah indietreggiò levitando, ma un tronco d’albero alle sue spalle gli bloccò anche quel blando tentativo di fuga. Pensando che un Big Bang Attack fosse anche troppo per una creatura indifesa come quella, Vegeta sollevò una mano per caricare un semplice Galic Cannon.
“Questa volta, non mi lascerò distrarre da nulla. Questo… cosa c’era scritto sul suo biglietto da visita? Non me lo ricordo neanche più… Questo essere disgustoso morirà qui e ora, e mi restituirà ciò che ha rubato alla mia Bulma. Ciò… che… No… No, no NO!” -NO!

Vegeta si accorse solo in quel momento che il cristallo del cuore di Bulma era sparito nel nulla. La bolla che fungeva da stomaco per Oratanah… era vuota.

-Dov’è… DOV’È?!?
Il saiyan si avventò sul daimon, stritolandogli le spalle fra le dita.
-Dove lo hai nascosto? DOVE LO HAI NASCOSTO? PARLA!!… Il busto di Oratanah tremò con violenza, e la sua proboscide iniziò ad accorciarsi, sempre di più, fino a diventare un buco informe nel suo viso. Da quella bocca, la pelle bianco gesso del daimon si ritirò come una specie di placenta: sotto quello strato, ormai ridotto ad un cappuccio informe, apparve un'altra testa ed un altro volto.

Il volto di Bulma.

-Ve… Vegeta?- disse la testa, aprendo gli occhi come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno -che… che cosa è successo? Dove mi tro…
-STAI ZITTO!- gridò il saiyan, dopo il comprensibile attimo di shock -conosco questo genere di trucchi, quindi ti ordino di lasciar perdere subito! Oltretutto la vera Bulma è qui con me, mentre tu non sei altro che un mostro! Guardati!
-Io un mostro? Ma-ma hai le fette di salame sugli occhi? Sei tu che dovresti guardarti, caro mio!
-Sì, certo, chiacchiera pure, io non ti…
Cercando nelle tasche la capsula Oplà in cui aveva rinchiuso il corpo esanime della moglie, Vegeta aveva brevemente distorto lo sguardo. Quando lo riposò sul nemico, fece appena in tempo a vedere la pelle di Oratanah ritirarsi del tutto e rivoltarsi come un guanto, per scoprire per intero il corpo di Bulma, uguale a quello dell'originale, con tanto di vestiti.
-Allora, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?- sbottò la donna esasperata allargando le braccia.
Per tutta risposta, Vegeta schiacciò il tasto in cima alla capsula e liberò l'automobile all'interno, nella quale il corpo della vera Bulma giaceva immobile.
-E-ehi, ma quella sono io! Com'è possibi… !!!
Bastò darci un'occhiata, per dare al saiyan il permesso di atterrare e strangolare la falsa Bulma senza preoccupazioni.
-Ve… ge… ta…
-Smettila di usare la sua voce! Smettila di usare le sue sembianze! So che non ti piace soffrire, quindi se vuoi che io ti lasci morire in pace ridammi il suo cristallo! ORA!

"Il mio cristallo? …ma certo, ora ricordo! Quel mostro vestito da clown me l'ha sottratto, e ora…"

-Vegeta, ascoltami! Credo di aver capito… AAH!
Il saiyan aumentò la stretta sulla gola, mozzando il fiato alla donna ma non fino al punto di ucciderla.
-Ti ho già strappato tutti gli arti, ma posso sempre trovare altri modi per farti soffrire, sai? Posso mutilarti la faccia, per esempio!
Vegeta avvicinò minacciosamente la mano libera sul volto dell'avversario.

Attraverso gli spazi fra le dita, Bulma poté vedere lo sguardo e il sorriso del marito. Un sorriso da folle omicida, molto simile a quelli che esibiva quando era ancora uno sgherro al soldo di Freezer. Pur comprendendone il motivo, Bulma ne fu terrorizzata.
"Quel mostro sta usando il mio cristallo per cercare di confondere Vegeta… Il suo piano sta fallendo… Ma ora sono io a soffrire al suo posto… Devo… fermare… Vegeta…"

Gli occhi di Bulma cominciarono a lacrimare, ma Vegeta non se ne accorse. Stringendole di più il volto, le levò l'altra mano dalla gola per permetterle di parlare.
-È la tua ultima occasione! Sputa fuori il cristallo, o ti strappo la faccia! Obbedisci!

"È la mia occasione… ma cosa posso dirgli per fermarlo?"

-Tempo scaduto!

Vegeta premette i polpastrelli. Stava per mettere a compimento il suo proposito, quando Bulma aprì la bocca.

-Ta… ta ta taaa…

-C-come?

-Ta ta ta taaa…- ripetè Bulma con un filo di voce.

-Mi… Mi prendi in giro?! Io ti…

-TA TA TA TAAA! Ora sarai al mio servizio, Vegeta!

La formula magica pronunciata dal piccolo ma insidioso mago Babidi, colui che lo aveva soggiogato e costretto a tornare ad essere uno spietato guerriero affamato solo di violenza.
Pian piano, nella mente di Vegeta, il sapere di star massacrando un mostro fece posto alla paura che stesse tornando ad essere proprio lui un mostro, e che a farne le spese fosse l'unica donna della sua vita.
Come ustionato, Vegeta tolse la mano dal suo avversario ed arretrò, disgustato di sé stesso.
Nello stesso istante, massaggiandosi la gola Bulma si alzò in piedi.
-Hai capito… il mio messaggio…
-Per favore, non mi parlare… !
Con sua sorpresa, Bulma lo abbracciò e lo strinse affettuosamente.
-Non è stata colpa tua, Vegeta.! Non so come, ma la creatura sta usando il mio cristallo per costringerti a farmi del male! E… mi dispiace, non avrei mai voluto ricordarti di Babidi, ma ero spaventata! Perdonami!
Vegeta sentì un improvviso nodo alla gola. Una sensazione che non aveva mai provato prima, ma era certo si trattasse di quella che i terrestri chiamavano commozione.
"LEI mi chiede di perdonarla… Dopo che stavo quasi per ucciderla…"
Senza sciogliere l'abbraccio il principe dei saiyan prese con delicatezza il viso di Bulma tra le mani, per far sì che si guardassero negli occhi.
-No, no, Bulma, perdonami tu, io… Ti amo.

"Attacca! ORA!"

-…! Vegeta, scappa…
L'avvertimento di Bulma arrivò troppo, troppo tardi. Contro la propria volontà, la donna posò le sue labbra su quelle del marito, obbedendo al comando mentale di Oratanah. per risucchiargli il cristallo del cuore dall'anima.
Pur capendo perfettamente cosa stesse accadendo, Vegeta fu incapace di far ancora del male alla donna che amava, e non oppose alcuna resistenza.
Al termine del bacio, il corpo della falsa Bulma si rivoltò una seconda volta come un guanto, per tornare ad essere Oratanah: il suo aspetto era ancora mutilato, ma in compenso nel suo stomaco brillavano ben due cristalli del cuore puro.
"Missione compiuta. Magus Kaolite sarà soddisfatta."
Il daimon si voltò e, lentamente perché esausto per la battaglia, si librò in volo.

Incurante del fatto che, alle sue spalle, Vegeta era ancora in piedi. E ancora trasformato in super saiyan.

Udito un verso animalesco, Oratanah si girò.
La mano di una bestia nera dagli occhi rossi come il sangue fu l’ultima cosa che vide, prima di ritrovarsi la testa spappolata.

Vegeta sussultò, provando per pochi secondi uno strano senso di vertigine. Non poteva saperlo, ma a risvegliarlo era stato il suo cristallo appena rientratogli nel petto.
In una mano, il saiyan stringeva anche il cristallo del cuore di Bulma, mentre l'altra era sporca di sangue. Intorno a lui, la devastazione. E di Oratanah nessuna traccia.
"Che… diavolo… Che diavolo è successo?! A quanto pare ho sconfitto il mio avversario, ma… L'ultima cosa che ricordo è che gli ho strappato le gambe, poi…"
Un violento giramento di testa fece desistere Vegeta dallo sforzare ancora di più la memoria.
"Ahi ahi ahi… Meglio… Meglio lasciar perdere. Ho vinto, è questo che conta. Questo, e il fatto che ora posso risvegliare… Bulma!"
Nel cercare la capsula nelle sue tasche, il saiyan si accorse dell'automobile volante ferma poco lontano, rovesciata e vuota: forse a causa di uno sbalzo, Bulma era stata spinta fuori dall'abitacolo e si trovava ora distesa in maniera scomposta sulla neve.
"Cosa diamine ci fa lì?! Dannazione, se è rimasta ferita…"
Fortunatamente, giunto al suo capezzale il principe trovò la sua sposa ancora indenne. Sollevato, le posò sul ventre il cristallo, che in pochi secondi si ricongiunse a lei.
-V… Vegeta, sei tu? Do-dove ci troviamo? Io… Non mi ricordo nulla…
-Benvenuta nel club, allora. Geograficamente parlando, non ti saprei rispondere. So solo che i nemici di cui ci hanno parlato Haruka e Michiru hanno tentato di colpire anche noi, ma- dicendo questo, Vegeta accennò alla sua mano macchiata di sangue -hanno fatto i conti con la persona sbagliata. Ho appena distrutto il culo a uno di loro, e mi sono ripreso il cristallo che ti aveva rubato.
-C-capisco… Almeno, credo… Ehi, aspetta! A dire il vero, comincio a ricordare qualcosa! Ricordo di aver fatto… uno stranissimo sogno.
-Un sogno?
-Sì! Nel sogno, ti ho visto combattere contro un essere schifoso dalla lunga proboscide: a un certo punto intervenivo anch’io, e…
Bulma ebbe un improvviso sussulto. Di colpo si era ricordata ogni cosa.
-E? Tu sai che cosa ne è stato di quel mostro? Hai visto come ho fatto a sconfiggerlo?
La donna titubò per qualche istante; poi, sorridendo, fece segno di no con un dito. Non aveva alcun desiderio di far rivivere una seconda volta a Vegeta quei momenti.
E inoltre, non se la sentiva di metterlo in imbarazzo.
-No, certo che no! Ero addormentata, come avrei potuto? I miei ricordi si fermano a quando mi ero congedata dalla piccola Hotaru e da suo padre, giù al lungomare, poco dopo che ti ho visto far esplodere in aria il premio vinto al tiro ai barattoli.
-I tuoi ricordi sono ancora confusi, Bulma: quello è successo prima, quando ho visto la foto di Trunks sulla prima pagina di un foglio di giornale e un articolo che lo accusava di… Ops.
Vegeta si tappò la bocca, ma ormai era troppo tardi. Con finta calma, la moglie gli levò la mano dalla bocca e gli strinse le dita sempre più forte.
-Di cosa è accusato il mio bambino, scusa?
-Di… tentatomicidiurimo…
-Puoi scandire bene, per favore?
-Trunks è accusato… di tentato… omicidio… plurimo… Non so altro, però… OUFFF!!!
Tempo due secondi, e Vegeta fu bersagliato al viso da una mitragliata di fredde palle di neve lanciate da una Bulma inferocita.
-Calma, ragioniamo, ahio!, c’era un sasso in quella palla!…
-Il mio bambino si trova nei guai e tu non mi dici niente!?!
-Non è più un bambino! E poi avevi detto di essere preoccupata, non volevo peggiorare la situazione!
-Ah, così per te Trunks non è un bambino, ma io lo sono? Due pesi e due misure?
-Davvero, non capisco per quale motivo ti arrabbi con me quando Trunks… MA BASTA!
Colpito dell’ennesima sassata Vegeta si alzò in volo, ma Bulma si caricò in grembo altre munizioni e balzò all’interno della macchina volante per continuare la lapidazione via aria.
-Vuoi inseguirmi per tutto il pianeta? La benzina non ti durerà in eterno!
-Non temere, ci penserà la mia rabbia a portarmi ovunque!…

“…nonostante tutto, Vegeta, ti amo anch’io.”

Fece appena in tempo a riemergere dalla neve e vedere Vegeta e Bulma allontanarsi, il povero Hanataro Yamada, prima di accorgersi di essere nudo come un verme e cominciare a battere i denti per il freddo. E non solo per quello.
-C-c-c-c-c-chi lo s-s-s-s-s-sente ad-d-d-d-desso il c-c-c-c-capit-t-t-t-tano…

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Capitolo 72
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Settima Parte) ***


Buone feste a tutti!

La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Settima Parte)

Trunks non tentò nemmeno di asciugare il sudore freddo che gli stava sgorgando dalla fronte.
Il mostro in cui si era trasformata Eudial andava al di là di ogni sua paura passata. C'era qualcosa, in quella bestia, che gli fece pensare che non sarebbe sopravvissuto fino al ritorno di Goten e Gohan. Non senza giocarsi un'ultima carta, perlomeno.
Il saiyan mise una mano in tasca, tirò fuori una capsula Oplà e la aprì, per ritrovarsi nelle mani la spada donatagli dal leggendario Tapion.
-In guardia, strega!
Trunks caricò a testa bassa, prendendo di mira il torace della volpe. Ma fu anticipato: Eudial gli balzò addosso prima che potesse farlo lui, gli strappò dalle mani la spada con le zanne per sputarla lontano, e lo catturò nelle spire delle sue cinque code per stritolarlo.
Il figlio di Vegeta allungò vanamente una mano verso la spada, prima che la vista gli si annebbiasse.
"No... N..."

-STAGLI LONTANO, MALEDETTA!!!

Qualcuno di veramente inferocito aveva raccolto la spada per mutilare lo pseudo-demone delle sue code.
-KIENZAN!!!
Dopo aver accecato la bestia, l'individuo si caricò Trunks in spalla e lo portò poco lontano per fargli riprendere le forze.
-Coff... Coff... G... Goten?
-Stai bene, Trunks?
-Io... Goten, perché sei qui? Ti avevo detto di andare a cercare Gohan!
-Oh, sono certo che sarà lui a trovarci. E poi… già una volta mi hai chiesto di abbandonarti nel momento di maggior pericolo, la sera in cui Viluy ha rubato il cristallo a Pan! Che amico sarei, se lo facessi di nuovo?
-Maggior pericolo… Ma dai, dovevo solo intrattenere una folla di giornalisti!…
-E non è la stessa cosa che affrontare quel bestione infuocato?
-…sì, non hai tutti i torti!
Ridendo Trunks porse la mano a Goten, che lo aiutò a rialzarsi.
-Allora… andiamo?
-Andiamo!
Trasformandosi entrambi in super saiyan, i due uscirono dal loro riparo e tornarono all'attacco più motivati di prima.
Goten si fece avanti per primo e seppellì Eudial di colpi ravvicinati, ma venne anche lui intrappolato nelle code; il figlio di Goku però lanciò la spada a Trunks che lo liberò subito per poi attirare su di sé l'attenzione della bestia. Distratta, Eudial fu facile bersaglio di un normale raggio d'energia di Goten e venne scagliata contro una casa, abbattendola.
-KA-ME-HA-ME-HA!!!
Il più potente colpo di Goten raggiunse la volpe, ma non la scalfì nemmeno, poiché quella si era appena fatta scudo con le code già ricresciute.
-Trunks, c'è ancora bisogno di te!
-Ricevuto!
Il figlio di Vegeta arrivò in scivolata e tagliò le code per l'ennesima volta: senza più protezioni Eudial fu travolta dalla Kamehameha e scavò un larghissimo solco nel cemento, distruggendo al suo passaggio un altro paio di casupole.
-Ottimo lavoro, socio!
Trunks e Goten si riunirono per ammirare insieme i risultati del loro operato, ma prima di riuscire a darsi il cinque il potente ruggito del demone spazzò via il polverone e sbalzò indietro i due saiyan.
-Ouch! …t-temo che dobbiamo ricominciare tutto da cap… via via VIA!
I due amici rotolarono l'uno lontano dall'altro e spiccarono il volo per salvarsi da una pioggia di sfere infuocate, sparate dalle code già rigenerate della volpe.
"I nostri sforzi non sono serviti a nulla, dannazione!"
"Non c'è verso di tenerla al tappeto per più di dieci secondi!"
"Odio doverlo ammettere…"
"…ma l'unico modo per trovare un po' di respiro…"
"…per quanto sia una manovra da codardi…"
"…è…"
Trunks da una parte, Goten dall'altra, schivando le palle di fuoco i due precipitarono su Eudial con entrambe le gambe protese…
"…METTERLA A NANNA!"
…e la centrarono al collo e alla testa. piegandogliela in maniera innaturale.
-Oh…
-…no!
Entrambi tornarono letteralmente coi piedi per terra, e si guardarono preoccupati.
-A-abbiamo avuto la stessa idea!
-V-volevamo solo stordirla, e invece… le abbiamo spezzato il col…
Un rumore sinistro, indescrivibile, gelò il sangue nelle vene dei due ragazzi.
Con un movimento lento e disgustoso, il collo della bestia si riassestò nella sua posizione originale come se nulla fosse successo.
La volpe di chakra unì le zampe anteriori e le schiantò fra Goten e Trunks, separandoli. Goten accennò una contromossa, ma venne subito catturato; Trunks fece per intervenire a spada sguainata, ma il mostro gli lanciò addosso l'amico facendogli cadere l'arma di mano. Nell'impatto fra le loro teste i due saiyan rimasero brevemente intontiti, e Eudial ne approfittò per spalancare le fauci e vomitare un contingente raggio di chakra infuocato: i due saiyan non ebbero scampo.

-Goten! Trunks!
-Trunks! Zio Goten! Dove siete?! Rispondete, vi prego!
Quando Gohan e Pan giunsero sul devastato campo di battaglia, dei due giovani saiyan e della loro avversaria non c'era più traccia. Solo la presenza delle tante code di chakra della volpe recise poco prima da Trunks confermarono che il posto era quello giusto.
-È in questa zona che ho sentito spegnersi le aure di Goten e Trunks, quindi non possono essere lontani. Dannazione, se solo fossi rimasto con Gotenks, forse…
-È colpa mia, non è vero, papà?- disse Pan, con la voce rotta -mi sono lasciata mettere KO come una sciocca, e ti ho costretto ad abbandonare la lotta per starmi accanto…
-Non dirlo neanche per scherzo, Pan!- il primogenito di Goku smise di cercare il fratello e Trunks tra i detriti e si chinò sulla figlia, appoggiando dolcemente le mani sulle sue spalle -essere amata dai propri genitori non è mai una colpa!
-Lo so… Lo so! Ma resta il fatto che Trunks e zio Goten…
-Se questo può aiutarti a star meglio, sappi che sarei stato al tuo fianco in ogni caso. Io e Videl non abbiamo avuto il tempo di dirtelo prima, e forse nemmeno questo è il momento adatto, comunque…
Gohan strinse forte Pan fra le braccia.
-Quando sei caduta in coma, io e Videl abbiamo sofferto immensamente, e altrettanto immensamente siamo stati felici di riaverti con noi, sana e salva! Per questo ho preferito, e preferirei ancora, stare con te e la mamma piuttosto che tornare a combattere.
-Io… Capisco, papà. Ma che intendi dire con "preferirei ancora"?
Gohan sciolse l'abbraccio.
-Proprio perché non voglio che ti capiti ancora qualcosa di brutto, devo chiederti di tornare subito da Videl! Se Eudial dovesse ricomparire…
-…la fronteggeremo insieme, come una famiglia!
Dal fondo della strada sopraggiunse in volo Videl, seguita a ruota da Sailor Venus e Sailor Mercury, anche lei come Pan ripresasi dopo un colpo di coda di Eudial.
-Videl, tesoro! Tu non…
-Risparmiami il discorso, so bene di non essere forte quanto te- replicò lei, mentre Pan si gettava tra le sue braccia -ma questo non mi può impedire di stare accanto ai miei cari! Inoltre… dopo che Pan è sopravvissuta a svariati e pericolosi viaggi nello spazio, non penso sia più il caso di trattarla come una bambina da proteggere ventiquattro ore al giorno! Quando questa storia sarà finita, Gohan, voglio che tu ritorni ad allenarci, tutte e due. Così, giusto per essere in grado in futuro di combattere fianco a fianco.
Gohan sorrise, con aria sconfitta.
-Proprio come ai tempi di Great Saiyaman e Great Saiyagirl?
-Proprio come a quei tempi! Ehi, potremmo anche cucire un costume per Pan! Little Saiyagirl, ti piace l'idea?
Ancora abbracciata a sua madre, Pan cominciò a provare un brivido di terrore.
-A-ehm… N-non stavamo cercando Trunks e zio Goten?
-Siamo qui proprio per questo! Sailor Mercury?
La famiglia di Gohan si girò verso l'interpellata, la quale posò un dito sulla tempia per evocare il visore.
-Dopo il pugno ricevuto da Viluy, il mio visore è stato seriamente danneggiato- spiegò Ami -ma grazie al mio potere può comunque rigenerarsi, anche se lentamente. Poco fa ha appena riacquistato le sue funzioni primarie, e così ho potuto localizzare la posizione di Trunks e Goten, oltre a quella di Eudial.
-Allora, sono ancora vivi?- domandò Pan speranzosa.
-Questo non so dirtelo, purtroppo- rispose la sailor, scannerizzando l'ambiente circostante -so solo che si trovano in un quartiere lontano da qui, e… !!!
Sailor Mercury sussultò dallo spavento.
-Ami, che ti prende?- le chiese Minako.
-Non… non è possibile! Sto rilevando almeno una quindicina di forme di vita proprio a pochi passi da noi, eppure non c’è…
-Le code!- gridò Videl -guardate le code!
Come gigantesche lingue di fuoco, le code di chakra mutilate iniziarono a contorcersi e a mutare forma.
-Tutti accanto a me, presto!
I cinque eroi si riunirono, e Sailor Mercury eresse velocemente una piccola calotta di ghiaccio per proteggere tutti dall'incombente minaccia: le code di Eudial si erano appena trasformate in mostri antropomorfi simili alla loro generatrice, che come bestie prive di istinto si accanirono tutte insieme sul ghiaccio, riuscendo subito a bucarlo con i loro artigli.
-Non abbiamo scampo!
-Che cosa facciamo, Ami?- gridò Videl, mentre un artiglio la sfiorava pericolosamente.
-Semplice- rispose invece Gohan -anticipiamo l'allenamento.
Il saiyan si levò giacca, cravatta e camicia, e gonfiando i muscoli si trasformò in super saiyan.
-Potrò anche avere la ruggine da combattimento, ma penso di poter riuscire a tenere testa a questi surrogati. Ragazze, ho anche bisogno della vostra assistenza. Siete pront…
-KAMEHAMEHA!!!
-VENUS, LOVE AND BEAUTY SHOCK!!!
Prendendo l'iniziativa, Pan e Sailor Venus avevano già cominciato a scaraventare avversari a destra e a manca.
-Si era detto di lottare fianco a fianco, no?- fece Pan, sorridendo spavalda.
-Sei tutta tua madre, Pan… E va bene! All'attacco!

-…oten… Goten… Goten!...
-…n-non urlare, Trunks… Sono ancora vivo… Credo… Ahi, cos'è che mi punge la testa… Uh? Cos'è questa maniglia?
-Non toccarla. Questa porta è l'unica cosa che ci impedisce di cadere ancora più in basso.
Passato il capogiro, ma non le costanti fitte di dolore, Goten realizzò di essere semisepolto sotto un caotico mucchio fatto di scrivanie, sedie, computer e mobili vari, che lo tenevano schiacciato insieme a Trunks, al suo fianco, contro la porta di una stanza spaventosamente inclinata.
Il raggio sparato da Eudial aveva infatti spedito i due saiyan a schiantarsi su un grattacielo della città, che all'impatto si era piegato pericolosamente senza però crollare.
Per un attimo i due amici credettero che la loro nemica avesse deciso di lasciarli in pace, ma dovettero subito tornare all'erta quando sentirono i ruggiti e i passi pesanti della bestia da qualche parte sotto di loro.
-Ci sta ancora cercando- bisbigliò Trunks.
-E quel che è peggio, percepisco che Gohan e gli altri stanno combattendo contro qualcun'altro, molto lontano da qui! Temo che saremo costretti a cavarcela da soli!
-Niente paura. Eudial non sa dove siamo, quindi possiamo ancora contare sull'effetto sorpresa per un assalto a tradimento. Per prima cosa però, dobbiamo uscire da qui senza fare rumore.
-Okay!
Serrando le labbra e trattenendo il fiato, Goten e Trunks si apprestarono a sgusciare il più silenziosamente possibile fuori dall'ammasso di mobili. Nel muoversi, però, il figlio di Vegeta si accorse di un dettaglio a cui non aveva fatto caso in precedenza.
"Un'altra maniglia, quindi questa porta è doppia… E i cardini… I cardini sono dall'altra parte. Forse… Forse la fortuna non ci ha ancora voltato le spalle!"
Trunks posò una mano sulla spalla di Goten, per fermarlo. Con l'altra invece prese il primo oggetto più vicino a sé, il mouse di un computer, e lo lanciò dall'altra parte della stanza per provocare un rumore distinto. Subito dopo, si udì chiaramente la volpe aggirare l'edificio e iniziare ad arrampicarcisi sopra.
-Ma-ma-ma sei impazzito, Trunks? Perché ci hai fatti scoprire?!?
-Ho appena avuto un'idea migliore…
I passi delle zampe del mostro si fecero più rumorosi.
-…ma non c'è tempo per spiegartela! Quando ti dico "Ora!", abbassa la maniglia!
-Ma prima hai detto…
-Fidati!
Un alone rosso precedette la comparsa del demone, affacciato sullo squarcio della parete opposta: localizzate le sue prede, scattò in avanti sfoderando le zanne e gli artigli.
-ORA!
Goten abbassò la maniglia. Trunks fece lo stesso con quella vicino a lui.
E la gravità fece il resto: le due porte si spalancarono sulla stanza adiacente come una botola, facendovi precipitare non solo il cumulo di mobili ma anche il demone. Questo diede modo ai due saiyan, appiattiti contro le porte per schivare la caduta del nemico, di sferrare l'attacco a sorpresa che desideravano.
-FINAL FLASH!!!
-KAMEHAMEHA!!!
I due raggi, pur non alla massima potenza, colpendo il mostro alla schiena furono sufficienti a fargli attraversare il grattacielo e schiantarlo al suolo.
-Usciamo di qui, presto!
I saiyan si alzarono in volo e uscirono dallo squarcio nella parete appena in tempo: devastato irrimediabilmente da quell'ennesimo scossone, l'edificio crollò del tutto, seppellendo tutto il quartiere, e soprattutto la volpe, sotto le sue macerie.
Trunks e Goten atterrarono sul tetto di uno dei pochi palazzi ancora in piedi, per ammirare i risultati della loro ultima mossa.
-Ha… Ha funzionato! Hai avuto una grande idea, Trunks!
-Grazie, ma temo che tra qualche minuto saremo di nuovo daccapo. Dubito che quel mostro sia stato sconfitto così facilmente.
-Però abbiamo guadagnato del tempo! In città non è rimasto più nessuno, quindi non c’è pericolo se lo lasciamo qui e andiamo a fare una capatina al palazzo di Dende per prendere una scorta di Senzu…
-No, Goten! L’avversario con cui abbiamo a che fare non è una persona lucida, ma soltanto una bestia affamata. Se non ci troverà, non è da escludere che in nostra assenza possa abbandonare la città per cercare altre vittime da sbranare.
In quell’istante la montagna di detriti prese a tremare, segno che il demone si stava già apprestando a riemergere.
-Dannazione… Se solo fossimo in grado di raggiungere il terzo livello del super saiyan! Purtroppo solo come Gotenks possiamo riuscirci, e anche se mi secca ammetterlo, mi sa che dovremo ritentare la fusione…
-La mezz’ora utile per riprovarci non è ancora passata, non c’è abbastanza tempo.
-Accidenti, l’avevo scordato! Allora cosa possiamo… Un momento! Trunks, tu sei riuscito una volta a raggiungere il terzo livello, quando hai sconfitto Viluy!
-Ma è successo una volta, appunto. Per quanto ci abbia riprovato, non… Aspetta un attimo, Goten. Come fai a saperlo?
Goten sembrò cadere dalle nuvole a quella domanda. Il figlio di Goku si grattò la nuca, cercando di ricordare quando e come esattamente era venuto a conoscenza di quel fatto.
-Io… Boh, non ne ho idea! Forse… Forse quando ci siamo fusi prima, i nostri cervelli hanno condiviso i nostri ricordi più recenti! …ma no, è assurdo! Tutte le altre volte non era mai successo…
-Forse sì, invece. È una spiegazione plausibile!- esclamò Trunks, affascinato da quella scoperta -le altre volte non ce ne siamo accorti perché, evidentemente, stando sempre insieme per allenarci abbiamo avuto gli stessi ricordi, e…
Il figlio di Vegeta si incupì di colpo.
-Trunks, che c’è?
-Se hai i miei ricordi, Goten, significa che… che sai anche quello che ho fatto…
-Cioè, che hai mandato i giornalisti a casa di mia mamma nel momento in cui aveva più bisogno di aiuto, e che hai pensato di usare il fratellino di Ub come testimone per provare la tua innocenza? Certo che lo so, e allora?
Giovialmente, Goten mise un braccio attorno alle spalle dell’amico, con grande sorpresa di quest’ultimo.
-Trunks, piantala di preoccuparti per questo. Quello che hai fatto è brutto e non lo nego, ma so che te ne sei pentito e hai voluto rimediare, ed è questo che conta di più. E poi, ehi, tutti noi facciamo delle cazzate quando siamo fuori controllo! Pure io, sai? Pensa che non mi sono ancora perdonato per aver fatto tutto quel casino in quel fast-food…
-…e proprio di fronte alla tua ragazza- ridacchiò Trunks, senza nemmeno accorgersene. Anche se aveva già avuto modo di far pace con Goten nella dimensione parallela, la dimostrazione di affetto e lealtà del suo migliore amico lo fece sentire se possibile ancora più sereno. Più felice, quasi euforico. Addirittura, Trunks provò la curiosa sensazione di star recuperando le forze.
E per un buon motivo: Goten, trasformato in super saiyan, gli stava passando la sua energia.
-G-Goten! Sei diventato matto?!- esclamò il figlio di Vegeta, arretrando di qualche passo -è una follia! Finirai per ammazzarti!
-Non succederà, tranquillo! E poi, con questo sistema abbiamo aiutato papà a tornare al quarto livello contro Li Shenron, quindi perché non dovrebbe aiutare te a raggiungere il terzo?
-N-non era proprio la stessa situazione, ma…
Una colonna di chakra ardente spazzò via la montagna di detriti.
-Al diavolo, proviamoci! Cos’abbiamo da perdere?
-Così ti voglio!
Chiusi gli occhi, Trunks fece un profondo respiro e si rilassò, per permettere all’energia dell’amico di unirsi più facilmente alla sua.
Nel frattempo, la volpe era appena tornata alla luce. Mentre ruggiva con rabbia verso il cielo, dal suo corpo cominciarono a salire miriadi di piccole sfere di chakra, segno che era in procinto di compiere una nuova trasformazione.
-Oh, no!
-Non facciamoci scoraggiare, Trunks!
I due saiyan continuarono il loro operato con maggior determinazione, e i frutti del lavoro non tardarono ad arrivare: Trunks aveva appena raggiunto e superato il limite del secondo livello, e si sentiva già fortissimo.
A qualche decina di metri di distanza, intanto, la bestia si era fatta crescere anche la sesta coda ed era aumentata notevolmente di dimensioni, finendo per diventare una versione poco più piccola dell'originale Kyuubi.
-Non c'è più tempo, Goten! Basta così!
-No! Dammi ancora… qualche secondo…
Un potente ruggito precedette l'arrivo della bestia. Rapido, Trunks spinse via Goten e lanciò un Galic Cannon sul muso del nemico: il colpo fu potente, ma non sufficiente per fermare l'avanzata del mostro, che agitò con rabbia le code come fossero fruste. Interdetto Trunks rischiò di essere colpito, ma intervenne di nuovo Goten, che gli fece scudo col proprio corpo: centrato alla schiena, il figlio di Goku finì addosso all'amico ed entrambi furono schiantati al suolo.
Trunks fu il primo a riprendersi. Il primo e l'unico.
-No… Goten! GOTEN!… ma?…
Scuotendo l'amico per una spalla, Trunks si rese conto che non solo egli era solo svenuto, ma inconsciamente gli stava ancora passando l'energia.
Nello stesso istante, la volpe aveva spalancato le fauci per caricare un raggio. Sentendosi con le spalle al muro, Trunks non poté far altro che stringere i denti fino a farsi male.
"Se mi gettassi ora nella lotta, tutti i sacrifici che Goten sta facendo per me saranno stati inutili… Devo stargli accanto… Fino alla fine!"
La volpe fu pronta a sparare il raggio.

-FERMATI, EUDIAL!!!

Una stridula voce femminile, amplificata da un megafono. Una voce familiare.
Confusa, la volpe ignorò Trunks e Goten e si guardò intorno, localizzando ben presto la sua nuova preda. A poco più di un centinaio di metri di distanza in linea d'aria, immobile in piedi su una torretta per cameramen di uno stadio di baseball coperto, c'era Mimete.

Per qualche minuto, il gruppo capitanato da Gohan riuscì a tenere testa alle quindici creature. Dopo aver scoperto, grazie ai calci di Gohan e Videl andati a vuoto, che i colpi fisici non avevano effetto sui loro corpi fatti interamente di chakra, gli eroi avevano adottato una strategia mordi-e-fuggi: per prima cosa Videl attirava le pseudo-volpi per raggrupparle e farsi inseguire nel punto in cui si era nascosta Sailor Mercury, che li disorientava immergendoli nella sua nebbia; grazie a loro calore i quindici mostri di chakra potevano disperderla subito, ma in quei pochi secondi di distrazione diventavano un facile bersaglio per i colpi migliori di Pan e Sailor Venus, che li sbalzavano in aria e alla completa mercè di Gohan.
-MAKANKOSAPPU!!!
Col sottile ma letale raggio appreso dal suo maestro Piccolo, Gohan perforò i mostri uno ad uno e li disintegrò, riducendoli in una pioggia di fiammelle.
-Fiuuu, me la so cavare ancora!- ammise Gohan soddisfatto, atterrando accanto alle ragazze.
-Ne dubitavi, tesoro? Puoi ancora raggiungere il livello di Vegeta, devi solo volerlo!
-Sai bene che non ne ho intenzione, Videl. Però ammetto che tornare ad allenarmi non farebbe male, anzi. Sailor Mercury, puoi indicarci dove si trovano Goten e Trunks?
-Posso anche dirvi che si stanno muovendo, quindi sono ancora vivi. Seguitemi!
-Cosa… No!
Le fiammelle in cui erano stati ridotti i mostri, invece di spegnersi, si erano posate a terra e si erano appiattite per unirsi e formare una larga pozza di chakra, da cui si innalzò una creatura informe dotata di svariate teste mostruose grandi e piccole.
-Ma… Ma non ha senso!- esclamò Minako -Ami, dimmi che hai capito con chi abbiamo a che fare!
-Ho un’ipotesi, ma non so se ti piacerà… Visto che non ho idea di come si distrugge un essere vivente fatto di chakra!
-L’unico modo per saperlo è provarci! Tutte dietro di me!
Le ragazze obbedirono immediatamente all’ordine di Gohan. Mentre la creatura si innalzava sempre di più, il saiyan caricò una classica Kamehameha.
Stava per lanciarla, ma venne preceduto.
-MARS…
-AND JUPITER…
-…FLAME REVOLUTION!!!
Una pioggia di saette infuocate si abbatté sul mostro di chakra, dividendolo in piccole versioni di sé stesso che vennero sbalzati in tutte le direzioni.
Il gruppo guardò nella direzione da cui era partito il colpo. Dall’altra parte della strada, schierati fianco a fianco, c’erano quasi tutti i ninja, insieme a Majin Bu e alle due guerriere sailor che avevano appena combinato i loro poteri per sferrare l’ultimo attacco.
-Salve, gente- salutarono Rei e Makoto -siamo ancora in tempo per unirci alla festa?
-Rei-chan! Mako-chan!!!
Al culmine della gioia, Minako ed Ami si lanciarono sulle compagne ritrovate per unirsi in un abbraccio collettivo fra le quattro inner.
-Ragazze, sapeste che paura ho avuto giù nel Labirinto! Dovervi affrontare a pochi centimetri da una pozza di lava… è stato terribile!
-Però sei riuscita a sopravvivere, a differenza nostra- la consolò Makoto -e poi, l’importante è che ora siamo di nuovo tutte insieme!
-Ma allora- domandò Ami -se siete tutti qui, significa che Petirol…
-È morta, la maledetta!
Un Naruto di nuovo in forze e più spavaldo che mai scavalcò i compagni e si mise davanti a Gohan, per creare un clone di sé e preparare con esso un Rasengan.
-Insieme ai cristalli che s’era mangiata è stato liberato anche Majin Bu, ed è grazie a lui se io e Shikamaru siamo di nuovo in forze!
-…e-ehm…
-S-senza offesa, Sakura-chan! Anche tu hai dato il tuo contributo, e te ne sono grato!
-Certo, Naruto, certo. Ma guarda che dovresti ringraziare anche…
-E ora che sono tornato e di nuovo al cento per cento, posso dare a Eudial la punizione che merita!
Quando il Rasengan fu pronto, Naruto fece sparire il clone e spiccò un balzo in rincorsa su uno dei mostri di chakra, schiacciandogli la testa e riducendolo in brandelli.
-Ma-ma-ma… l’ho già distrutta?!
-Naruto, quella non è Eudial- lo avvisò Pan da lontano.
-Come hai detto… Oh, no.
Le altre pseudo-volpi uscirono di nuovo allo scoperto e circondarono Naruto, ma prima di poterlo assalire vennero dispersi da Neji e Hinata.
-HAKKESHO KAITEN!!!
La rotazione combinata dei due cugini scacciò lontano i mostri, che vennero presi in consegna da tutti gli altri eroi.
-Sei ferito, Naruto-kun?
-No, grazie, Hinata… Ehi, Neji, ma come sei conciato? Non t’avevo notato, prima!
-Naruto, per favore… AH!
Ignorando completamente i loro avversari, il gruppo di mostri di chakra caricò di nuovo Naruto. Neji e Hinata si schierarono di fronte a lui per proteggerlo, ma furono a loro volta difesi da Shino, che spalancò le braccia per sguinzagliare i suoi insetti.
-KONCHO NO KABE NO JUTSU.
Una barriera di coleotteri si eresse davanti ai quattro ragazzi, ma non resistette a lungo: nonostante fossero in grado di cibarsi di chakra, gli insetti di Shino furono sopraffatti e la maggior parte fu bruciata e disintegrata.
-No… Non può essere…
-Shino-kun, via!
Hinata tirò indietro il compagno di team e fece per contrattaccare, ma questa volta a difendere i quattro ninja ci pensò una muraglia di sabbia creata da Gaara.
-Attaccateli, ora!
All’ordine lanciato dal ninja della sabbia, i restanti ninja, insieme alle sailor e ai saiyan si gettarono addosso ai mostri con i loro colpi migliori. Anche Naruto fece per aggirare la sabbia e unirsi alla mischia, ma un braccio allungato di Majin Bu lo strattonò indietro.
-Ehi, EHI! Lasciami!- protestò il biondo, divincolandosi -voglio fare anch’io la mia parte!
-E no no no, anche se ti ho rimesso in sesto non ti permetterò di tornare all’azione. Non te l’ho detto subito per non preoccuparti, ma per quanto ci abbia provato, ho scoperto che qualcosa mi impedisce di curarti al cento per cento. Mi dispiace, ma sento che tu sei sempre in pericolo di vita.
“Ah, giusto. La volpe sta ancora morendo, quasi me n’ero dimenticato…”
-Inoltre quegli esseri sembrano avercela con te. È meglio nasconderti da loro per un po’, giusto per non rischiare. Sta’ fermo un attimo, per piacere.
-Cosa intendi fa…
Majin Bu agitò il codino e sparò il raggio caramellante. Naruto si tuffò di lato schivando il raggio per un soffio e cominciò a correre, ma inciampò in un sasso e cadde dietro un muro crollato.
-NOOOOOOoooo…
Il raggio caramellante ridusse il muro e tutto quello che c’era intorno in una piccola montagna di cioccolatini. Resistendo alla tentazione di perdere del tempo per mangiarli tutti, Bu cercò invece quello a forma di Naruto e lo ingoiò in un boccone.
-Ecco fatto, ora te ne starai bello tranquillo fino alla fine. Mi ringrazierai per questo!

“Fiuuu… Il trucco ha funzionato anche stavolta.”

Prima ancora che la volpe cominciasse ad avanzare verso lo stadio, Mimete si era già pentita del suo disperato atto di eroismo.
"P-p-p-perchè non me ne sono rimasta nascosta, perché? Nessuno si era più ricordato di me dopo che siamo sfuggiti da quel luogo pieno di sabbia! Potevo scappare, trasferirmi in un altro continente, cambiare identità, vivere di rendita… No, quello probabilmente no, ma almeno sarei stata salva! Lontana da tutto questo!"
Anche se ancora lontano, il calore emanato dal chakra della bestia investì già la strega fin quasi ad asfissiarla.
"Ma la verità è che… Che aspettative di vita posso… aspettarmi? Ho appena scoperto di essere un fantoccio di gelatina con una palla da biliardo al posto del cuore! Chi mai vorrà interessarsi a me, a parte scienziati svitati del calibro del dottor Tomoe? …ehi, pensandoci bene, diventerei famosa! E senza alcuno sforzo! Sarò la regina incontrastata della scienza! Al diavolo, io me ne vado!"
La strega scapestrata posò a terra il megafono e fece per scendere le scalette. Ma proprio in quel momento, con la coda dell'occhio, si accorse che alle spalle della volpe Trunks aveva ripreso a caricarsi di energia.
"Quel gran figo… Quello splendido uomo che è Trunks… e anche il suo altrettanto stupendo amico… sono ancora vivi grazie a me! Io… io sono stata utile a qualcuno. Per la prima volta in vita mia sono servita davvero a qualcosa…"
Gli occhi di Mimete si gonfiarono ben presto di lacrime.
"Che… Che me ne frega adesso di diventare ricca e famosa come cavia umana, se posso morire da eroina ed essere ricordata come tale da due dei più bei ragazzi sulla faccia della Terra! Ho deciso, se devo andarmene, me ne andrò con gloria!…"
Un ruggito bestiale investì in faccia la strega, scompigliandole i capelli e rischiando di farla cadere di sotto.
"C-certo, nulla mi vieta di prolungare la mia vita di un altro paio di minuti…"
Risalita in postazione, Mimete riprese possesso del megafono. E subito lo perse per lo spavento, quando si accorse che le zanne del mostro erano ormai vicinissime.
-AAAAAH!!! …c-cioè, c-c-c-ciao Eudial! Cielo, che denti grandi che ha…
Un colpo di coda abbatté la torretta, e Mimete precipitò malamente sul bordo del tetto dello stadio.
-Ahio… O-okay, basta scherzare. Morirò tra poco, tanto vale dire quello che penso davvero.
La strega si rialzò e, preso di nuovo possesso del megafono caduto poco lontano, si schiarì la voce.
-Eh-ehm… Adesso stammi bene a sentire, Eudial! Sempre che ti sia rimasta un po' di lucidità, eh, perché in tal caso mi seccherebbe sapere di aver perso tempo a chiacchierare con un animale deficiente!…
Il mostro schiantò una zampa sul punto in cui sostava Mimete, mancandola di poco e distruggendo una sezione dello stadio.
-Eh… ehh… Ecco, questo prova che sei solo un animale senza cervello! La vera Eudial mi avrebbe uccisa al primo colpo!
Sul punto di distruggere un altro pezzo dell'edificio, la bestia si fermò, come confusa, e puntò lo sguardo su Mimete.
-A-ah! Allora riesci a capire quello che dico! Bene, allora… Da dove comincio? Dunque… dal primo momento in cui ci siamo conosciute io ti ho sempre detestata, Eudial! Come saprai, i Death Buster mi avevano selezionata per la mia ambizione e la mia fama di successo. Era la mia occasione, sarei potuta finalmente diventare qualcuno di importante! Sarei potuta emergere dalla massa! Ma tu… Tu non hai fatto altro che oscurarmi! Con la tua spocchiosa intelligenza da secchiona e i tuoi modi distaccati e “professionali”, sei diventata la beniamina del professore e non ti è importato più nulla di nessuno! Ho provato ad essere gentile, a chiedere con cortesia il tuo aiuto nei compiti in cui non riuscivo… Ma tu, con i tuoi consigli superficiali da maestrina, non mi hai mai presa davvero sul serio! Per te esisteva solo il lavoro, il lavoro e ancora il lavoro! Finché tu eri il nostro capo, per me non ci sarebbe mai stata alcuna speranza! Tu eri l'ostacolo che impediva alla mia vita di migliorare, per questo ho sabotato i freni della tua macchina! Per questo ti ho uccisa!
La bestia sbuffò irritata dalle narici, immergendo Mimete in una nuvola di fumo sulfureo.
-Coff… Coff… Purtroppo… Coff… Le cose non sono andate come speravo, e dopo poche missioni ho fatto la tua stessa fine… COFF…
Sentendosi soffocare, Mimete scappò in un altro punto del tetto dello stadio.
-Coff coff coff… La verità è che… Coff… Avevo bisogno delle tue conoscenze e della tua intelligenza, per avere successo. Per quanto odiassi ammetterlo… io avevo bisogno di te! Quando siamo tornate in vita, come un gruppo indipendente e senza più un leader, ho pensato che le cose potessero migliorare… Ma tu, da egoista quale sei, non hai mai perdonato il fatto che io ti abbia uccisa, e la tua ostinazione ci ha impedito di diventare amic…
Con una coda, il mostro schiaffò Mimete giù dal tetto e la schiantò in mezzo alla strada.
Con molta, molta sofferenza, la strega dagli occhi arancioni riuscì a girarsi sulla schiena e guardare negli occhi quella che considerava ancora Eudial.
-Sii libera di non credermi, ma tutte le cose che ho tentato per farmi perdonare, dopo la missione fallita con Shikamaru e il suo amico grassone, erano sincere… Ma ora ha poca importanza. Alla fine sono riuscita nel mio intento…
La bestia emise uno strano grugnito, come per esprimere un dubbio.
-Già… Ah ah… ah… Mentre tu ti sei trasformata in un mostro da eliminare, io verrò ricordata come un'eroina coraggiosa, che si è sacrificata per sconfiggerti! Quando tutto questo sarà finito, la mia faccia e il mio nome compariranno su tutti i libri di storia! Sarò amata da tutto il mondo! Avrò quello che ho sempre desiderato, fama e popolarità! E sai qual è il bello? Che l'avrò proprio a tue spese, Eud…
Il demone di chakra piantò un artiglio nel petto di Mimete, trapassandola.
Poi, non paga, la azzannò, la divise in due, e le maciullò le gambe.
La bestia era sul punto di infierire ancora, ma qualcosa simile a una cometa lucente la colpì alla testa, spedendola con veemenza addosso allo stadio.
Era Trunks, finalmente diventato un super saiyan di terzo livello.

Hotaru si risvegliò.
Non ci fu bisogno per lei di aprire gli occhi. Il contatto della pelle con il freddo pavimento e la luce rossa che filtrava attraverso le palpebre furono sufficiente a farle capire che si trovava ancora sulla cima della torre.
La piccola si sentì subito debole, e svuotata di tutto.
“Dunque è finita. Sailor Saturn si è sacrificata… per salvare l’universo. L’universo è salvo, già… ma non riesco ad essere felice.”
Non potendo trattenersi, Hotaru si sfogò in un pianto silenzioso.
“Da sola, non sono riuscita a risolvere nulla. Per colpa della mia debolezza, ho appena perso un’amica… I miei poteri…”
La ragazzina si mise a sedere, e si nascose il viso tra le mani.
“E non sono nemmeno riuscita a salvare… !”
Al tatto, si era accorta di indossare ancora dei guanti.
Levate le mani dagli occhi e asciugate le lacrime, Hotaru si rese conto di indossare ancora gli abiti da guerriera sailor. La presenza del Silent Glave accanto a lei alimentò ancora di più i suoi dubbi.
“Ma… Cosa significa? Non può essere…”
-Ah… ah ah ah ah ah ah ah…
Una risata raggelante di donna le arrivò alle orecchie come una pugnalata. Voltandosi, Hotaru la vide: il corpo dorato era ammaccato, e la corazza formata dal sangue nero di Chaos sembrava sciolta come cera, ma Kaolinite era ancora viva.

Nemmeno lei seppe come, ma Mimete era ancora viva.
Anche se, in ogni caso, aveva i minuti contati.
Con le ultime forze, la strega alzò un braccio per richiamare l’attenzione di Trunks: il saiyan però, richiamato dai ruggiti della volpe, non si accorse nemmeno di lei e scese all’interno dello stadio per continuare la lotta.
“No… No, ti prego! Torna qui! Devi chiedermi se sto bene! Devi ringraziarmi per quello che ho fatto! È così che funziona, maledizione! …l’altro! C’è ancora l’altro!”
In fondo alla strada, Mimete avvistò Goten. Di nuovo sveglio ma completamente a corto di energie, il figlio di Goku aveva comunque avuto la forza per avvicinarsi zoppicando al campo di battaglia e supportare da lontano il suo migliore amico.
Girando sul ventre, Mimete iniziò a strisciare verso il saiyan.
“Almeno lui… non può combattere nelle sue condizioni, ma può venire da me! Chiedermi come mi chiamo, ringraziarmi, darmi un bacio d’addio prima che me ne vada… DANNAZIONE, GUARDAMI!!!”
Purtroppo, Goten era troppo lontano e troppo impegnato ad osservare lo svolgersi dello scontro per accorgersi della strega.
“Perché, perché, perché non mi guarda? Possibile che, anche se si tratta di una bestia immonda da annientare, Eudial sia sempre più interessante di me?”
Mimete allungò vanamente un braccio verso Goten. Accorgendosi, solo in quel momento, che dalla punta delle dita la sua pelle si stava sgretolando, per far emergere l’androide bianco.
“No… No! Mi rifiuto! Mi rifiuto di andarmene in questo modo! Mi rifiuto di aver buttato all’aria la mia vita per colpa di due begli stronzi ingrati! Non può finire così! Eroi da strapazzo, che voi siate maledetti!”
Quel che restava del corpo di Mimete fu in breve tempo ridotto in granelli di polvere.
Dalla schiena dell’androide bianco, spuntò fuori il cuore metallico con sopra incisa la lettera “I”, che rotolò lontano, per poi fermarsi contro il gradino di un marciapiede.

“Che voi possiate un giorno essere trattati non più come esseri umani ma come strumenti per gli scopi di qualcun altro! Che voi possiate… soffrire… come sto… soffrendo… io.”

MIMETE’S SOUL HAS BEEN RETURNED TO THE AFTERLIFE.
POWER OFF.

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Capitolo 73
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Ottava Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Ottava Parte)

Hotaru si sentiva più confusa che mai.
-C-che cosa è successo?! Io… non capisco…
-È semplice, mia piccola rivale.
Lentamente, per via della stanchezza, Kaolinite s’incamminò per andare a riprendere il suo scettro, cadutole poco lontano.
-Ti sei messa contro Chaos e Sailor Moon, due avversari che, uniti, nessuno potrebbe mai abbattere. Nemmeno il tanto temuto potere della Distruzione. Quello con cui ti ho appena sconfitta era una variazione del colpo con cui Sailor Moon esorcizzava le povere vittime trasformate in mostri dai suoi nemici: nel tuo caso, ti ha liberata dalla temporanea ibernazione mentale in cui Sailor Saturn ti aveva fatta cadere, e viceversa ha… “rimesso a dormire” quella dannata guerriera. Ora…
La donna raccolse lo scettro, e ci giocherellò distrattamente.
-La nostra prova di forza ha danneggiato anche me, ma non ti illudere. Le mie ferite non sono gravi. Non appena avrò recuperato abbastanza forza, compirò quello che avevo in mente di eseguire poco fa. Distruggendo il tuo corpo, porterò alla luce lo spirito di nuovo dormiente e inoffensivo di Sailor Saturn, e senza esitazione lo offrirò a Chaos su un piatto d’argento. Nel caso tu non l’abbia capito, Hotaru, questi saranno gli ultimi minuti della tua vita. Se c’è qualcosa che vuoi dire, è meglio che parli ora.
La ragazzina spalancò gli occhi. Non poteva credere alla sua fortuna. Una simile occasione non si sarebbe ripresentata mai più.
-In… In effetti, c’è qualcosa che desidero dirti…

-TIME STOP!!!

Immobilizzata, Kaolinite capì a malapena quello che le accadde nei successivi secondi. Tre sfere d’energia, un pugno gigantesco e un calcio alle costole mitragliarono la strega senza darle tregua e la spedirono addosso alla barriera magica, che all’impatto tremò come se dovesse scoppiare da un momento all’altro.
-Aah… Ancora… Ancora voi?!
Sfoggiando le rispettive armi e i pugni, fra lei e Hotaru si erano schierati Tsunade, Mamoru, Setsuna, Haruka, Michiru e Choji; quest’ultimo però si separò subito dal resto del gruppo, per voltarsi e verificare le condizioni della piccola amica.
-Hotaru! Sei ancora viva, grazie al cielo! Dimmi, ti ha fatto male? Sei ferita? Ce la fai a camminare?
-Non si nota che è preoccupato, proprio per niente- sospirò Ino tra sé e sé, entrando per ultima nella cupola insieme a Kiba e Akamaru.
-S-sto bene, Choji, non temere. Ma, tu… Tutti voi, cosa ci fate qui? E come siete arrivati?
-Oh, avresti dovuto vederci! È stato epico!- le rispose Kiba, passandosi un indice sotto il naso con fierezza -prima di tutto Choji si è trasformato in un gigante, e con noi in spalla ha scalato la torre in men che non si dica! Nemmeno gli spuntoni e le colate di lava sono riusciti a fermarlo! Arrivati in cima, poi, abbiamo scoperto che Tsunade-sama e gli altri due erano stati fatti prigionieri: come liberarli, senza rischiare che precipitassero nel vuoto? È qui che Akamaru ed io siamo entrati in gioco! Con un salto ben calcolato e grazie alle nostre infallibili Zanne Perforanti abbiamo distrutto il sostegno della gabbia in cui era stata rinchiusa la nostra Hokage, che caduta nella sicura mano di Choji ha potuto così distruggere con i suoi potenti calci la base della prigione ed estinguere le fiamme d’energia che la bloccavano, così da…
-Poi abbiamo salvato gli altri due e siamo entrati da quel varco- tagliò corto Ino, prendendo Hotaru per mano -lo stesso varco da cui adesso ce ne andremo. Forza, non perdiamo tempo…
Ancor prima di cominciare a correre, la strada dei tre ninja fu sbarrata da Kaolinite, mossasi col teletrasporto.
-E voi, cimici al mio confronto, vorreste rovinare i miei piani? Sparite!
La strega sparò dei fulmini dalle dita, ma a difendere i ragazzi intervenne Endymion, che disperse l’attacco riflettendolo con la sua spada. Nello stesso istante Tsunade si gettò su Kaolinite e la atterrò con un devastante pugno al volto.
-Se fossimo davvero cimici, non potremmo farti questo- commentò il quinto Hokage, massaggiandosi le nocche -l’ultima volta che ho provato a colpirti in questo modo la mia mano è rimasta spappolata, ma ora è diverso. Ora sei indebolita, e noi possiamo tenerti testa!
-Già, già… Ora voi potete ferirmi- ammise la strega, rialzandosi -proprio una bella fortuna sfacciata, la vostra. Mi chiedo solo…
La strega disegnò un cerchio nell’aria, per far precipitare Hotaru in un buco nero e farla riapparire al suo fianco.
-…come farete a sfruttarla…
Quindi disegnò un secondo cerchio, più grande, in direzione degli altri.
-…se non potete raggiungermi?
Sailor Saturn fissò i suoi amici, confusa: erano ancora lì, tutti insieme, eppure si guardavano attorno interdetti quanto lei, senza fare nulla.
-Ma… che cosa gli hai fatto, Kaolinite?!
-Sai, sarebbe stato facile spedirli dall’altra parte del pianeta… ma così è più divertente.

Lo spazio in cui si trovavano gli eroi si era esteso all’infinito, ma non fu quello a spaventarli.
A perdita d’occhio, intorno a loro non videro altro che copie esatte di loro stessi, che ripetevano alla perfezione i loro movimenti.
Sailor Pluto e Sailor Uranus capirono subito in che razza di guaio si trovavano.
-Oh, no! DI NUOVO!

Trunks scese cautamente nello stadio. A seguito del suo calcio l’enorme demone era stato scaraventato nel bel mezzo del campo, e ora giaceva stordito al termine di un grosso solco che aveva scavato.
Il saiyan pensò che non avrebbe potuto sperare in un teatro migliore per l’imminente scontro. Lontano dagli altri ingombranti edifici della città, Trunks avrebbe finalmente avuto tutto lo spazio e la libertà di movimento che a lui e a Goten erano precedentemente mancati. Purtroppo, lo stadio di baseball difettava in visibilità: nonostante i vari squarci nei muri e la luce prodotta dall’aura del saiyan e dal chakra della volpe, il luogo era davvero troppo grande perché quelle fonti potessero illuminarlo a sufficienza.
“Temo che non ci sia altra soluzione… Ma sarà l’ultima devastazione che questa città dovrà subire questa notte. Lo giuro.”
Dopo aver respirato a fondo, Trunks sprigionò la sua aura da super saiyan di terzo livello e, un po’ anche per allenarla, scatenò verso l’alto un’onda d’urto che si abbatté sul soffitto, strappandolo con poca difficoltà dagli spalti più alti dell’edificio e spedendolo in cielo.
-YAAAAAH!!!
Il saiyan lo distrusse quindi con un raggio, per evitare che ricadesse e provocasse altri danni, ma quella piccola distrazione permise alla volpe di riprendersi e di lanciarsi a fauci spalancate sull’avversario. Il ragazzo, però, riuscì a tenerle le mascelle lontane l’una dall’altra spingendole con le gambe divaricate.
-Eh, no… Io non ci sono sul menù stasera!
Trunks afferrò una zanna della bestia con entrambe le mani, la sollevò con uno sforzo quasi indifferente e la schiantò alle proprie spalle, per poi saltarle con entrambi i piedi sullo stomaco e affossarla nel terreno.
“In quanto a battute sarcastiche non posso certo competere con Gotenks… e in fondo è meglio così. Ora conta solo picchiare duro!”
Allontanata da sé una zampata con un pugno, il figlio di Vegeta cominciò a tempestare tutto il corpo del nemico di colpi fisici come fosse stato una pallottola vagante, finché il demone non riuscì ad allontanarlo da sé con un colpo di coda. Trunks piroettò in aria, ma atterrò in piedi senza danni evidenti e ripartì a testa bassa. Passato sotto il ventre della volpe, che nel frattempo si era rimessa sulle quattro zampe, le sparò contro un raggio d’energia, da cui si difese sollevando una coda: dopo una breve prova di forza, la coda cedette e si rimpicciolì.
“Sì, SÌ! Funziona!”
Continuando a mantenere attivo il raggio con una mano sola, Trunks usò quella libera per spararne un secondo sulle altre code. Questo però gli si ritorse contro, quando la volpe si voltò e lo prese di mira con un raggio sparato dalla bocca: per non farsi colpire il saiyan fu costretto a interrompere la sua offensiva e scansarsi, ma questo lo espose ad una zampata del mostro, che lo schiacciò a terra. Ma solo per una manciata di secondi.
-…aaaaaaaAAAAAAAH!!!
Sorreggendo l’enorme zampa sopra la testa Trunks si rialzò in piedi, quindi sparì per un attimo alla vista grazie alla sua velocità e riapparve proprio sotto le fauci del nemico, per assestargli un poderoso uppercut che lo sollevò da terra. Il ragazzo prese di nuovo la bestia per una zanna e lo schiantò come prima al suolo, quindi si mise in posizione.
-GALICK… GUN!!!
Il colpo con cui in un tempo suo padre Vegeta aveva tentato di annientare Goku insieme all’intero pianeta Terra si abbatté sul demone, il quale non poté far altro che usare tutte e sei le code come scudo.

-E ora, veniamo a noi.
Kaolinite schioccò le dita. Sailor Saturn si gettò da una parte, aspettandosi la solita saetta, ma invece qualcosa di diverso accadde. Due mani azzurre, fatte interamente di cristallo, si innalzarono dal terreno e catturarono la guerriera per le braccia, bloccandola per esporla alla mercé della strega.
-I miei poteri riguardanti la creazione e manipolazione della materia sono tornati. Questo significa che sono pronta.
Caricandosi di energia, la donna puntò lo scettro verso la sailor, la quale tentò disperatamente di divincolarsi.
Però, più della sua sorte, in quell’istante il pensiero di Hotaru temeva per quella di qualcun’altro.
-Non farlo… Ti prego, Kaolinite! Non farlo! Stai commettendo un errore! Chaos non ti darà mai la libertà!
-Questi sono affari miei. E poi, cosa te ne può importare della mia fine? È inutile che tu faccia la santarellina, sappiamo tutte e due che tu muori dalla voglia di rivedermi seviziata da quello spirito maligno! …?
-…no, ti sbagli.
Alcune lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Hotaru, ma questo accrebbe ancora di più la rabbia di Kaolinite, che seppellì la nemica di violenti schiaffi.
-Disgustosa… Ipocrita… Sgualdrina!!! È facile compatirmi, adesso che conosci la mia storia! Ma fino a pochi minuti fa tu mi odiavi a morte, e se io non ti avessi scioccamente raccontato il mio passato ora non…
Ripensandoci con attenzione, la donna si ricordò che non era affatto andata così. Era stata Hotaru, per prima, a voler essere a conoscenza della ragione per cui Kaolinite la odiasse. E non si era nemmeno trattato di un pretesto per prendere tempo, visto che la piccola sailor non aveva poi opposto alcuna resistenza.
-No… No, non è possibile! Non puoi essere sincera! Poco prima che io rapissi Soichi tu hai detto che mi odiavi! Che mi volevi vedere morta!
-Ero accecata dall’ira, come ora lo sei tu. Sarebbe stato impossibile ma, se me ne fossi ricordata già allora, forse, avremmo potuto evitare tutto questo.
-Sei ti fossi ricordata… di cosa?
Hotaru sollevò la testa, e sorrise.
-Degli insegnamenti della mia principessa. Non potrei mai ritenermi una degna guardiana di Sailor Moon, se non la salvassi come lei un tempo ha salvato me e le altre guerriere.
-Di cosa stai parlando?- domandò la strega.
-Pochi anni fa, per vendicare un torto subito, una regina di nome Nehellenia aveva deciso di distruggere la vita di Sailor Moon, pezzo per pezzo. Le aveva portato via il suo amore, le sue amiche, la sua felicità, tutto. Ma Sailor Moon, invece di arrendersi o rispondere con la violenza, ha cercato di capire le ragioni della sua nemica. Ne ha compreso la sofferenza, e le ha offerto la possibilità di ricominciare una vita migliore… !
Un altro schiaffo ammutolì la ragazzina.
-Il discorso non cambia di una virgola, allora!- gridò Kaolinite -il tuo compatimento non è comunque sincero, se hai voluto conoscere la mia storia solo per emulare la tua adorata principessa!…
-È vero.
-C-come?
-Lo ammetto, inizialmente non ho provato davvero interesse per la tua storia. Ma ora, dopo aver saputo quante sofferenze hai dovuto patire e quante ancora ne patirai… io…
Hotaru riprese a piangere, in silenzio.
Questa volta, Kaolinite fu troppo colpita per schiaffeggiarla di nuovo.
“È vero, dunque. Hotaru, la stessa Hotaru a cui ho reso l’infanzia un inferno fino a farmi odiare a morte… ora è dispiaciuta per me… Purtroppo, nemmeno questo cambia le cose. Io ho bisogno dell’amore sincero di un uomo per essere libera, non di compatimento. Niente, se non Chaos, può salvarmi ormai dalla mia condanna…”

“Ma che?!...”

La strega alzò il suo scettro, per eseguire ancora una volta il colpo che avrebbe portato alla luce lo spirito dormiente di Sailor Saturn.
Accorgendosi, solo in quel momento, che la parte dorata del suo corpo aveva iniziato a brillare.
Viceversa, l’esoscheletro formato dal sangue nero di Chaos si stava lentamente deformando.
-C-c-che cosa mi succede?! Mi sento debole… e forte al tempo stesso! Che stregoneria è mai questa?
-Non è una stregoneria- ipotizzò Hotaru, tornando a sorridere -se la luce rappresenta il cristallo della mia principessa, significa che, nel profondo del tuo cuore, stai…
-TACI! TACI! TACI! Non ne voglio sapere, mi rifiuto di credere alle tue stronzate buoniste! Inoltre quello che insinui è impossibile, fra il cristallo di Sailor Moon e il sangue di Chaos c’è un perfetto equilibrio che non è stato mai rotto! È impossibile che un potere possa prevalere sull’altro! È…

"Che cosa mi è accaduto? Non riesco a…"
La donna si guardò un avambraccio, inorridita. Uno dei colpi di falce era riuscito a scalfire la sua pelle, e a farle perdere qualche goccia di sangue.
-Ma… Maledetta!…
Kaolinite rimarginò la ferita con la magia; fece quindi per bere il sangue perduto, ma Sailor Saturn le fu di nuovo addosso e la atterrò con una ginocchiata e un altro colpo di falce, e per buona misura scagliò una piccola sfera d'energia sulle gocce cadute sul pavimento per distruggerle.

“Quelle poche gocce... Quelle quattro, misere gocce hanno sbilanciato l’equilibrio tra le due forze, e i risultati, a scoppio ritardato, si stanno manifestando solo adesso… Non posso crederci… No! Non posso arrendermi!”
Kaolinite tentò un’ultima volta, disperatamente, di sferrare un attacco verso Hotaru, ma per lei fu ormai troppo tardi. Sopraffatto dalla purezza della luce di Sailor Moon, come un animale impaurito il sangue di Chaos cominciò a tremare, e in fretta uscì dal corpo della donna.
-NO! TI SCONGIURO, NON LASCIARMI!
La strega alzò una mano per afferrare il nero mostro liquido, ma la luce prodotta dal suo corpo divenne così intensa da atterrarlo e, prima che potesse scappare, lo disintegrò per sempre.
-NOOOOO!!!

La base sottomarina delle Witches 5.
I resti del Labirinto della Follia.
La torre.
Una dopo l’altra, le opere create da Kaolinite grazie al potere conferito dal sangue di Chaos si dissolsero, scomparendo nel nulla.

Appena al di fuori dello stadio di baseball, Goten, appoggiato stancamente ad un lampione, percependo le aure stava seguendo l’evolversi dello scontro fra Trunks e il demone.
Indebolito al massimo e incapace di volare o anche solo di correre, il figlio di Goku era comunque soddisfatto.
“Trunks gliele sta dando di santa ragione” constatò, sorridendo “è bello rivederlo di nuovo così entusiasta, dopo tutto quello che ha passato. Un po’ mi dispiace, non aver potuto fargliela pagare personalmente a Viluy… ma ciò che conta ora è che Trunks sia tornato quello di sempre, e che tutta questa brutta vicenda possa terminare una volta per tutte. …ehi, ma…?”
Con la coda dell’occhio, il saiyan notò qualcosa di bianco che giaceva immobile sulla strada alla sua sinistra. Zoppicando, lo raggiunse, e per poco non diede un calcio a una sfera metallica caduta vicino al marciapiede.
“Se non ricordo male, nell’altra dimensione Ami aveva accennato al fatto che le streghe fossero in realtà gli androidi mancanti dell’esercito di Chaos. Ma allora…”
Goten raccolse la sfera.
“Questa dev’essere lei, la strega che poco fa ha distratto il mostro salvandoci la vita. Poveretta, non meritava una fine del genere.”
Il ragazzo raccolse il cuore metallico.
“Si merita una degna sepoltura, senza dubbio… ?”
Dei rumori di balzi giunsero alle sue orecchie. Il ragazzo alzò la testa, appena in tempo per vedere un gruppo di strane creature, almeno una quindicina, saltare da un tetto all’altro e dirigersi spediti verso lo stadio. Goten fece per corrergli incontro, ma non riuscì a fare più di un paio di passi prima di crollare in ginocchio per la fatica.
-N-no… Trunks! TRUNKS!

Trunks aveva speso circa metà della sua energia per eseguire il Galick Gun, ma a suo avviso ne era valsa la pena. A seguito del devastante colpo, la bestia giaceva ora immobile sul ventre: il corpo era solo lievemente ferito, ma quello che più contava erano le code, schiacciate in loro stesse e rimpicciolite.
Parzialmente stanco, il saiyan tornò a terra e, con una leggera punta di vergogna, si sedette su una poltroncina delle tribune dello stadio per riprendere fiato.
“Papà mi sgriderebbe se mi vedesse in questo momento, ma ho il diritto di riposarmi, anche se solo per un minuto. Vedo che le code stanno già cominciando a rigenerarsi, quindi fra non molto sarà già tempo per il secondo round. Non ho nulla da temere, comunque: grazie all’energia che Goten mi ha passato, sento di poter sostenere la battaglia ancora a lung…”
Qualcosa o qualcuno colpì Trunks alla nuca, facendolo schiantare in mezzo al campo. Il combattente fece appena in tempo a rialzarsi che fu assalito da un folto gruppo di creature alte il doppio di lui e somiglianti in tutto e per tutto al demone, tranne che per la mancanza di code.
-AAAAAAAAHHH!!!
Il saiyan sprigionò l’aura per staccarseli di dosso, quindi si alzò in volo per guardare meglio i nuovo arrivati.
“E questi? Sembrano cloni in miniatura della bestia, ma da dove sono sbucati? E quando sono stati creati? …!”
Un raggio di fuoco proveniente dal basso schivò di poco la tempia di Trunks, che vide arrivare nello stadio altri cinque mostri, tra cui quello che gli aveva appena sparato con la sua bocca.
“Non posso perdere tempo anche con loro, devo sbarazzarmene subito!”
Trunks sparò a sua volta un raggio. Il mostro venne colpito in pieno, ma non fu ucciso: essendo fatto di chakra, si scompose in tanti microscopici filamenti e risalì il colpo del saiyan, per raggiungerlo e stritolargli il volto con una zampa. Indebolito dalla pressione, Trunks precipitò di nuovo al suolo sotto il peso del nemico e fu ben presto soverchiato dalle pseudo-volpi.
Nel groviglio di corpi che lo sovrastavano, il ragazzo intravide la bestia principale rialzarsi sulle quattro zampe.
“Non posso permetterle di avere la meglio in questo modo! Se solo… riuscissi a…”
-Sono corse fin qua, le ho viste!
-Non ci sfuggiranno di nuovo, le vigliacche!
-Potrebbero star tramando qualcosa, stiamo attenti!
Trunks riconobbe quelle voci. Sailor Venus, Temari, Gohan… attraverso lo squarcio nello stadio, li intravide. Quasi tutti i suoi amici e alleati dal fondo della strada principale stavano giungendo di gran carriera. Dritti dritti in una trappola: mentre le pseudo-volpi lo tenevano bloccato, il demone principale, nascosto alla vista degli altri, forte delle sue code appena rigenerate aveva appena spalancato le fauci.
“Merda… Vuole incenerirli in un colpo solo… Non posso permetterglielo… non…”
La bestia sparò il raggio.
-…NOOOOOOO!!!
Il raggio distrusse un'altra sezione dello stadio e continuò la sua corsa, ma nello stesso istante Trunks diede fondo a tutta la sua rabbia per togliersi di dosso i nemici. Grazie alla sua velocità, il super saiyan si frappose in meno di un secondo fra i suoi amici e il colpo a loro diretto; non avendo però il tempo materiale per lanciare un contrattacco, Trunks spalancò le braccia per immolarsi.
“Ho giurato a me stesso che nessuno avrebbe più sofferto per causa mia! E manterrò il giuramento, costi quel che costi!!!”
Il devastante attacco del demone si infranse contro il corpo del saiyan, che grazie alla sua energia e determinazione era diventato un ostacolo insormontabile.
Dopo circa un minuto, il raggio infuocato si spense. Così fece però anche l’aura di Trunks, che regredito al suo aspetto normale crollò inerme al suolo ai piedi dei suoi amici e alleati.
Gohan e Pan furono i primi a gettarsi al suo capezzale, seguiti da tutti gli altri.
-T-Trunks! Trunks, non è possibile… Dì qualcosa!
-Pan, mantieni la calma per piacere. Ha subito un duro colpo, forzarlo a riprendersi peggiorerebbe le cose…
-Quelle… Quelle creature… Cos… Cos’erano?…
Con uno sforzo visibile, seppur barcollante il saiyan si rialzò da solo.
-Trunks, sei ridotto malissimo! Riposati e lascia che Majin Bu ti rimetta in sesto!
-Gohan… Cos’erano quelle creature?- ripeté lui, stoico.
-Ipotizziamo che si trattino di frammenti di chakra staccatisi dal demone- gli rispose Neji -stavamo combattendo contro di loro, quando improvvisamente hanno battuto in ritirata. Mi dispiace, siamo caduti nel loro tranello. Se non li avessimo inseguiti, tu non ti saresti dovuto sacrificare così per salvarci…
“Frammenti staccati dal demone? Forse… forse quei mostri sono le code che io e Goten abbiamo mutilato con la spada!” rifletté il figlio di Vegeta “ma c’è comunque qualcosa di poco chiaro. Finora la volpe ha agito come una bestia senza razionalità e mossa solo dalla suo istinto, invece quest’ultima mossa era tatticamente intelligente… No. Non ditemi che…”
La bestia ululò al cielo. Quindi, stranamente, si accucciò, e le sue sei code, come le dita di due mani che si intrecciavano, la avvolsero completamente, dandole la forma di una gigantesca sfera di chakra.
Una sfera da cui si scatenarono due, poi quattro, infine sei barriere di fuoco, che in maniera confusa e incontrollata le rotearono attorno, respingendo e distruggendo tutto ciò che si trovava nelle immediate vicinanze, ad eccezione delle quindici pseudo-volpi.
Non appena le tribune e le mura dello stadio, salvo una piccola sezione, furono totalmente incenerite, le barriere si fermarono e una ad una si rimpicciolirono fino a schiacciare ciò che le aveva generate. A quel punto, la bestia era diventata un ammasso informe di fuoco che roteò a sua volta, scatenando un forte vento: invece di spazzare via tutto, però, questa nuova tempesta ebbe un effetto risucchiante, e gli eroi se ne accorsero quando sentirono i loro piedi strisciare sull'asfalto contro la loro volontà.
-È come se stesse implodendo!- gridò Gohan, facendo da scudo alla sua famiglia -allontaniamoci! PRESTO!
Tutti quanti obbedirono prontamente. A meno di cento metri da loro, troppo indebolito per correre Goten si era invece aggrappato con una mano sola al bordo di un marciapiede.
-Non... ce la faccio... Più…
-Goten! Afferrati!
Il saiyan aveva appena mollato la presa sul suo appiglio quando gli altri si accorsero di lui, ma fortunatamente Majin Bu fu lesto ad allungare un braccio e trarlo in salvo; purtroppo, nella concitazione il saiyan si fece sfuggire di mano il cuore metallico di Mimete, che venne risucchiato nel fuoco.
-NO!
Con un lampo di luce, lo spaventoso fenomeno terminò di colpo. L'aria sembrò essersi pietrificata e gli eroi, presi alla sprovvista, crollarono in ginocchio o faccia a terra.
Quando si ripresero e si voltarono, il gigantesco demone aveva lasciato il posto a qualcun altro.
-Si è… trasformata… di nuovo…- sussurrò Goten, terrorizzato come quasi tutti i suoi amici.
Seppure più bassa delle quindici pseudo-volpi che la circondavano, la creatura incuteva parecchio più timore. Di sembianze e proporzioni umanoidi, era rivestita di uno strato di chakra rosso scuro, a sua volta protetto da un esoscheletro d'ossa simile proprio allo scheletro di un animale, che dalla precedente forma aveva mantenuto le sei code.
La testa della creatura era costituita dal teschio di una volpe, dal muso allungato e zannuto, e da una chioma di capelli rossi come il sangue legati in tre trecce.
-C-c-che cosa è diventata, papà?- chiese Pan, tremando.
-Non so risponderti, piccola. Ma posso dirti cosa non siamo diventati noi. Dei vigliacchi.
-Giusto- concordò Sailor Venus, spalleggiata dalle sue compagne e dai ninja -dopo tutti gli sforzi e i sacrifici che abbiamo fatto, non possiamo arrenderci proprio ora!
Con Gohan, Trunks e Majin Bu in testa, gli eroi si fecero coraggio ed avanzarono lentamente.
Ma si bloccarono subito, quando udirono la risata della loro nemica.
Una risata non bestiale o animalesca, ma umana e femminile.
-A-avete sentito?!
-Purtroppo, è proprio come temevo- disse Trunks, digrignando i denti.
Il mostro si passò una mano artigliata sul volto, corrodendolo.
Il teschio di volpe non era altro che una maschera, dietro cui si celava il viso di una ragazza.

Prima ancora di accorgersi di essere tornati liberi, gli eroi si sentirono mancare il pavimento sotto i piedi e precipitarono nel vuoto.
-CHO BAIKA NO JUTSU!!!
Rapido, Choji si trasformò in un gigante e, crollato per primo sul molo, permise agli altri di cadere e rimbalzare sulla sua pancia, così da salvarli dallo schianto.
-Ce l’ho… Fatta… Ah!
Riprese le sue normali dimensioni l’Akimichi provò a rimettersi in piedi, ma un forte dolore alla schiena dovette richiedere l’intervento di Kiba e Ino per aiutarlo ad alzarsi.
-Ti sei preso un bel rischio, amico- lo rimbeccò l’Inuzuka -ma senza di te, ora non saremmo qui a dircelo. Fa tanto male?
-Non… ahiahiahi… Non importa, dov’è Hotaru?
-Lassù, guardate!
Tsunade indicò a tutti il cielo. Dall’alto, lentamente, videro discendere Kaolinite: Hotaru era sotto un suo braccio, saldamente sostenuta, mentre fra i suoi lunghi capelli sorreggeva il dottor Tomoe, che in precedenza aveva rinchiuso sulla sommità della cupola.
“Il papà di Hotaru…” pensò Choji, preoccupato “era lassù anche lui! Come ho fatto a non accorgermene?”
Giunta a terra la strega lasciò andare padre e figlia, che vennero subito tirati indietro dalle apprensive Haruka e Michiru, ma la donna nemmeno se ne accorse, più impegnata a guardarsi il corpo: non più dorato, era tornato alle precedenti sembianze.
-Il sangue di Chaos ha abbandonato il mio corpo… eppure io sono ancora viva. Com'é possibile?
-Dentro di te scorre ancora il potere di Sailor Moon, tramite il suo cristallo. È quello a tenerti in vita- spiegò Sailor Pluto.
-Già, è vero…
La strega si guardò una mano, trovando la sua pelle ancora liscia e giovane.
-…ma mai, come in questo caso, avrei tanto desiderato morire.
Choji, Haruka e gli altri che non erano al corrente della storia di Kaolinite rimasero sbigottiti, quando videro la loro nemica stringersi fra le proprie braccia, tremante, e mettersi a piangere lacrime vere.
-Se nemmeno il potere di colei che incarna la luce e l'amore in persona può sciogliere la maledizione, significa che non ho più speranze. Io… Io mi arrendo.
In silenzio, Kaolinite tracciò con le dita un piccolo cerchio all'altezza del proprio ventre. Un piccolo buco nero, attraverso il quale avrebbe potuto raggiungere il cristallo del cuore.
-Ecco, è tutto vostro. Potete riprendervelo…

-Aspetta!

Hotaru aveva bloccato il polso della strega. Impedendole così di togliersi la vita.
Le altre sailor, i ninja e Mamoru erano rimasti senza parole. Haruka e Michiru erano anche sul punto di farsi avanti per protestare, ma Setsuna e Tsunade, comprese le intenzioni di Saturn, alzarono un braccio e le convinsero a stare calme.
-Non devi disperare, Kaolinite- disse Hotaru -puoi ancora salvarti!
-E… E come? Né Soichi né nessun altro potranno mai amarmi davvero dopo tutto quello che ho fatto, e io stessa ho dimostrato di essere incapace di provare vero amore…
-Ma ora sai riconoscere di aver sbagliato. Hai appena ammesso e riconosciuto i tuoi errori, e questo è un passo importante. Ora, ne sono sicura, sarai in grado finalmente di riconoscere l'amore vero e amare a tua volta. E inoltre, non devi preoccuparti- aggiunse Hotaru, con un sorriso -ti resta ancora molto tempo, circa qualche secolo, per riuscirci!
Sorprendendo persino sé stessa, Kaolinite abbozzò un mezzo sorriso a sua volta. Ma si incupì di nuovo, quando incrociò lo sguardo con quello carico di tensione di Haruka e Michiru.
-Hai ragione, a me resta ancora molto tempo… Ma senza il suo cristallo, alla vostra principessa ne resta invece molto poco. Hotaru, hai davvero intenzione di rischiare… anzi, di sacrificare a tutti gli effetti la vita di Sailor Moon per permettere a me di vivere ancora a lungo? Ti vuoi davvero far carico di un peso simile?
La guerriera di Saturno abbassò lo sguardo, e per qualche secondo non disse nulla. Quella, senza dubbio, era una domanda a cui non avrebbe mai saputo dare una risposta.
-Io… Ho giurato di proteggere la mia principessa, e contraddirei me stessa se proprio io la lasciassi morire… Ma allo stesso tempo, mi odierei per sempre, sapendo di averti condannata di nuovo alla sofferenza eterna… E sono certa, certissima che anche lei la penserebbe come…

Hotaru si staccò di colpo da Kaolinite. Come i suoi amici dietro di lei, sembrava spaventata da qualcosa. Ma non terrorizzata.
-Cosa c'è? Cosa vi prend… !
Alzando le mani verso la sailor, Kaolinite le scoprì rugose e avvizzite.
-Le mie… Le mie mani… La mia voce… La mia voce!
Improvvisamente debole, la donna crollò in ginocchio e si toccò il viso trepidante. Subito, Hotaru andò a raccogliere la sua falce e la porse alla strega, così che potesse specchiarsi nella lama.
Il volto che Kaolinite vide era quello di una donna anziana.
Anziana, e sorridente.
-Io sto invecchiando… Sto invecchiando davvero! Io… Non posso crederci… Sono…
Al culmine della gioia, Kaolinite si chinò in avanti, per poter abbracciare Hotaru.
-…libera…

KAOLINITE’S SOUL HAS BEEN RETURNED TO THE AFTERLIFE.
POWER OFF.

Ma, prima di riuscire a toccarla, il suo corpo si era ormai sfaldato in una miriade di granelli di polvere, che il vento si premurò di disperdere. Al suo posto, per terra, giaceva un fantoccio bianco e privo di volto, dal cui petto levitarono fuori un cristallo del cuore puro, e una sfera metallica, che Hotaru raccolse.
-Eh-ehm… Qualcuno, per caso, ha idea di cosa è successo?- domandò Haruka, a nome di tutti. Setsuna fece per risponderle, ma Tsunade la fermò con un cenno.
-No. Non ritengo sia giusto parlare così apertamente della sua storia. Vi basti sapere che Kaolinite stava cercando da anni un rimedio a una maledizione che le impediva di morire in pace, e ora lo ha trovato. Anche se ancora non capisco come…
-Posso fare un’ipotesi- propose Hotaru, con un tono di voce sempre più tremante -Kaolinite era convinta che l’amore di un uomo fosse necessario per spezzare la maledizione, ma forse ciò che l’ha veramente salvata… è stato il suo altruismo. Fino ad ora, anche nell’innamorarsi di mio padre, Kaolinite ha sempre agito mettendo al primo posto il suo interesse. Però poco fa, quando mi ha chiesto se fossi pronta a sacrificare la principessa, si è preoccupata per lei… e per me… è stato il suo primo atto puramente altruistico e disinteressato… Aveva appena cominciato a capire, a vivere davvero… Ed è morta proprio per questo! Non è… giusto…
Lasciato cadere a terra il cuore metallico, la bambina corse fra le braccia di suo padre e sfogò tutto il suo dolore in un pianto liberatorio.
Non sapendo cosa dire per consolarla, sul momento Soichi non riuscì a far altro che accarezzarle la testa.
-Su… Su, piccola mia. Non essere triste. Sono certo che adesso Kaori…
Il dottor Tomoe ebbe un piccolo sussulto, nel sentir riaffiorare un piccolo frammento della sua parte di memoria cancellata.
-…sono certo che ora lei si trovi in un posto molto migliore di questo.
-Tuo padre ha ragione, Hotaru- la rassicurò Michiru, posandole le mani sulle spalle -l’aldilà è un luogo molto grazioso, sai? E il re che ne è a capo può sembrare un po’ burbero, ma in realtà è una persona giusta! Sono convinta che saprà giudicare l’anima di Kaolinite con il massimo riguardo e… uh?
Tutti, Hotaru compresa, si erano messi a fissarla con sguardo obliquo.
-Beh, che c’è? Sono morta anch’io una volta, sapete?
Haruka si schiaffò una mano in faccia.
-Basta con questa storia, per piacere… Non per essere indelicata, ma il momento in cui possiamo sederci e chiacchierare tranquillamente di morte e argomenti affini dovrà aspettare. Ci sarebbe almeno un affare più urgente a cui pensare, al momento.
Non ci fu bisogno di dire altro.
Mamoru annuì, emozionato, e si avvicinò con Setsuna al cristallo del cuore puro lasciato da Kaolinite.
-Giusto, Sailor Uranus. C’è ancora una cosa da fare. La più importante.

-Eudial… Ha ripreso il controllo sui suoi poteri.
-Complimenti, Trunks. La tua affermazione è corretta- si complimentò la strega, passando in rassegna i suoi nemici con lo sguardo -sai, devo ammettere che per un attimo avevo temuto per la mia sanità mentale. Ad un certo punto della mia battaglia con quel Gotenks… Ormai ho capito che si è trattato di una tua trasformazione combinata con Goten… Per non rischiare la sconfitta, ho ceduto alle pressioni del cristallo del demone Kyuubi e ho lasciato a lui libertà d’azione. Da quel momento in poi, nella mia memoria c’è il vuoto. Non ricordo nulla di ciò che il potere del cristallo ha fatto a voi. Nulla… fino a quando una inutile piattola umana non ha deciso di rifarsi viva per l’ultima volta.
Eudial si guardò una mano e la strinse forte, immaginando di avere ancora fra gli artigli la carcassa della persona che più odiava.
-Mimete… Dovrei smetterla di definirla inutile, in fondo è solo grazie al suo patetico e ipocrita tentativo di fare l’eroina che io e il potere della volpe abbiamo finalmente raggiunto l’equilibrio assoluto. Così come io ho compreso il suo odio viscerale per Naruto, lui ha compreso il mio per Mimete. Ora posso finalmente dirlo…
La ragazza puntò di nuovo lo sguardo sui nemici. In quella, mentre la sua maschera si ricostruiva, una delle code frustò il suolo, per sollevare dal campo una colonna di cemento e permettere alla strega di sovrastare tutti.
-…io e il demone siamo DAVVERO una cosa sola! E dopo che mi sarò sbarazzata di voi…
Le costole dell’esoscheletro si aprirono, e dallo stomaco di Eudial emerse un enorme serpente di chakra oscuro dalla testa a forma di volpe, che spalancò la bocca per eseguire un ennesimo attacco.
-…nulla mi impedirà di dominare il mondo!
-Non te lo permetterò!
Imitando l’esempio di Trunks, Majin Bu si immolò davanti a tutti e, inalata quanta più aria poteva, espanse ed appiattì il suo corpo fino a trasformarlo in un gigantesco telone vivente.
-Sei un illuso, se pensi che quel trucco riuscirà a fermarmi!
Ignorandola, il demone girò la testa verso i suoi amici.
-Tutti quanti, presto! Scappate! Andate via!
-Bu, sei impazzito?!- gridò Makoto -non possiamo tirarci indietro! Se uniamo le nostre forze…
-Ora che Eudial ha raggiunto la forma definitiva, la sua forza si è moltiplicata di parecchio rispetto a prima! Il raggio che prima ha quasi steso Trunks ora può ucciderlo davvero, e voi con lui! Io posso sopravvivere, anche se mi ci vorrà molto per rigenerarmi! Andate! ANDATE!… …ma che diavolo?!?

In quella, Bu sentì qualcosa passeggiargli nel cervello. Prima che se ne potesse rendere conto, un ragazzo microscopico saltò fuori da uno dei fori del suo cranio.
-SIETE SPACCIATI!!!…
La volpe spalancò la bocca.
Nello stesso istante, il ragazzo riprese le sue dimensioni originali.
-KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Un secondo più tardi, un esercito di ninja biondi si gettò nelle fauci del serpente per soffocarlo: soppresso, il raggio che era in procinto di scagliare gli esplose in bocca, costringendolo a tornare nel corpo di Eudial.
Dopo che il fumo si fu diradato, la strega scoprì la causa di tutto. Fra lei e Majin Bu, in piedi al centro del campo, a fissarla con sguardo spavaldo e determinato, c’era Naruto.

-TU!?- gridarono la strega e il demone contemporaneamente.
-Come diavolo hai fatto? Ti avevo trasformato in cioccolatino, Ti avevo mangiato!
-Non esattamente, signor Majin Bu- rispose l’Uzumaki, senza voltarsi -ho semplicemente riproposto il trucco che avevo già usato col tuo fratellino malvagio più di un anno fa.
-Il mio che?
-Ti ho fatto credere di avermi colpito e trasformato con il tuo raggio caramellante, ma in realtà, dopo averlo schivato per un pelo, sono stato io, con la tecnica della trasformazione, a prendere le sembianze di un cioccolatino. Una volta finito all’interno del tuo cervello, ho ripreso il mio aspetto e ho atteso il momento migliore per scappare. E ora…
Il fiero ninja alzò un pugno verso la strega.
-…sono pronto a saldare i conti! Eudial, è con me e solo con me che devi prendertela! Sono io il ragazzo della profezia, ricordatelo! Sono io l’uomo sul cui cadavere devi passare per prima! Fatti sotto!

-…no.
Con stupore di tutti, e soprattutto di Naruto, Eudial si limitò a stiracchiarsi.
-Co-come no? Come sarebbe a dire? Io sono ancora vivo, dovresti essere super incavolata!
-Wow, in qualche modo hai ammesso di essere odioso. Beh, in effetti un po’ innervosita lo sono… ma come ho appena detto io e il cristallo della tua volpe abbiamo raggiunto una perfetta sintonia, nonché un’assoluta pace interiore. Quindi, sarò superiore a certe futili arrabbiature e non scenderò a massacrarti come l’altra volta. …non quando qualcuno può farlo per me.
Gli eroi si schierarono a fianco di Naruto e si misero in posizione di difesa, aspettandosi un assalto da parte delle pseudo-volpi.
Invece, qualcuno di più disgustoso scese in campo.
Tra le costole di Eudial fece capolino una testa, seguita dal resto di un corpo.
-M-m-m-m-ma…
Naruto aveva un’ottima ragione per balbettare. L’ultimo arrivato aveva infatti le sue stesse sembianze, ma al contrario di lui questo clone era privo di occhi e consumato da un chakra oscuro che ne rendeva i lineamenti mostruosi.
-Non fare quella faccia, Naruto! Non riconosci più i tuoi stessi cloni?- scoppiò a ridere Eudial, mentre dal suo ventre ne spuntava fuori un’intera squadra -i cloni sono essenzialmente fatti di chakra, se non vado errata…
-E c-c-c-con ciò?
Dietro la maschera, sul volto di Eudial si dipinse un sorriso perverso.
-Nessun ninja… o guerriera sailor, o chiunque altro voglia opporsi a me… può più ostacolarmi. La mia padronanza del chakra, mio o dei miei avversari, è perfetta e assoluta. Come recitava la tua sciocca profezia, io porterò la rivoluzione nel mondo. E adesso, MORITE!
A un gesto della strega, brandendo Rasengan oscuri le copie malvagie di Naruto partirono all’attacco.

-Moon. Spiral. Heart. ATTACK!!!

Gli pseudo-Naruto gridarono tutta la loro agonia prima di morire.
Una pioggia di lastre d'energia a forma di cuore si era abbattuta con violenza su tutti loro, facendoli svanire nel nulla.
-Che… Che cosa è stato? Ragazze, siete state voi?- domandò Naruto confuso, girandosi verso le sailor. Sulle prime, le ragazze non risposero: sapevano benissimo chi era stato, ma per l'emozione e la sorpresa non riuscivano a parlare.
Anche Eudial aveva capito, ma al contrario delle sue nemiche non sapeva ancora bene come reagire alla notizia.
-Lei… Dove ti nascondi, vigliacca?!? Mostrati! …uh?
Gli eroi e la strega guardarono in alto. Un megaschermo, installato in cima all'unica sezione degli spalti dello stadio ancora in piedi, si era appena acceso: non mostrava nulla, solo una serie di strisce verticali colorate.
Poi, una voce parlò.
-Parli di vigliaccheria, Eudial, quando proprio tu, con un colpo alle spalle, hai dato inizio a tutto questo. Mi hai privata dell'anima, e della possibilità di lottare al fianco dei miei amici. A causa della vostra insana sete di potere, tu e le altre streghe avete portato sofferenza e disperazione in ogni angolo del mondo… compresa la mia città. Le tue azioni, però, non sono ancora riuscite a distruggere la cosa più importante. I miei alleati, i miei amici, sono ancora in piedi e determinati a combattere. È solo grazie ai loro sforzi se tutte le altre streghe sono state fermate, ed è sempre grazie ai loro sforzi se posso dire di avere salva la vita.
Una crepa cominciò ad allargarsi sulla superficie del monitor.
-A loro devo tutto, ed il momento in cui ho l'occasione di ricambiare il favore è finalmente arrivato!
Il megaschermo si incrinò fino a saltare in aria in una pioggia di scintille.
Alla luce prodotta dai due piccoli incendi causati dall'esplosione, e soprattutto dalla luna alle sue spalle, i presenti poterono finalmente vedere la proprietaria della voce.
Una guerriera sailor alata, dai decisi e determinati occhi azzurri, e dai codini biondi mossi dal vento.

-Sono Sailor Moon, e sono tornata per punirti… in nome della Luna!

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Capitolo 74
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Nona Parte) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Nona Parte)

Nel corso della loro caccia alle Witches 5, Rei, Ami, Minako e Makoto non avevano mai, o quasi mai, lasciato trasparire le loro emozioni. Nei loro animi erano sempre state presenti la tristezza e la rabbia, scaturite dal sapere che la principessa che avevano giurato di proteggere, ma soprattutto la loro amica più cara, si trovasse in un coma profondo, ma le quattro guerriere sailor avevano continuato a combattere e sorridere con ottimismo, come sempre, senza lasciarsi abbattere e senza mostrare segni di cedimento. Col passare dei giorni, però, la loro mascherata aveva cominciato a indebolirsi. Era solo questione di tempo, lo sapevano bene, prima che il dolore sempre più opprimente prendesse il sopravvento.
Fu quindi doppia la loro felicità in quel momento. Finalmente potevano piangere, liberamente, e al contempo sorridere davvero di gioia.
-Usagi… S-sei davvero tu…- mormorò Minako, la cui vista era ormai annebbiata dalle lacrime.
-Non… Non perdi mai il vizio- scherzò Rei, mentre si asciugava le lacrime con un dito -anche nelle grandi occasioni, arrivi sempre quando il mostro è ormai alle strette e non rimane che sferrare il colpo di grazia…
Dall'alto della sua postazione, Sailor Moon non si trattenne dal sorridere.
-Sono una ritardataria cronica, dovresti saperlo. …anche voi mi siete mancate, ragazze!

-Mh. Mh mh mh. Ah ah… Ah ah ah. Ah ah ah ah! AH AH AH AH!
La risata sguaiata di Eudial coprì le voci delle cinque amiche. L'apparizione di Sailor Moon fu motivo di gioia anche per lei, ma per ragioni completamente diverse.
-Se tu… No, se tutti voi siete qui, adesso… Significa che Petirol e Kaolinite sono state sconfitte…
Eudial alzò la testa al cielo, sprigionando la sua aura, e si lasciò scappare un'altra risata fragorosa.
-Non c'è nulla di cui rallegrarsi per te, Eudial!- la ammonì Sailor Moon.
-Oh sì, sì che c'è! Uccidendo quelle due mi avete fatto un immenso favore, un favore doppio! Non solo mi avete risparmiato la fatica di sistemarle con le mie mani…
Sollecitato dall'euforia della strega il chakra della volpe creò per la sua padrona una settima coda, aggiungendola alle sei già presenti.
-…ma avete contribuito a provare una volta per tutte chi è la strega destinata a entrare nella storia. Una ragazzina squilibrata guidata dalla pazzia, e una donna infettata da un amore non corrisposto… Io non possiedo nessuno di quegli stupidi difetti. Io ho il potere assoluto, e l'intelligenza e il sangue freddo necessari per controllarlo secondo il mio volere. Tornate a me!
Eudial spalancò le braccia. A quel cenno, i quindici pseudo-demoni che la circondavano si trasformarono in enormi lingue di fuoco e la avvolsero, per tornare ad essere parte di lei.
"Cos'ha in mente di fare?" si chiese Usagi "non capisco, perché richiamare i suoi aiutanti quando poteva farli combattere al suo po… !"
La gabbia toracica dell'esoscheletro della strega si aprì con uno scatto e ne uscì un potente raggio, che fece saltare in aria la struttura su cui sostava Sailor Moon; la guerriera si salvò aprendo le ali per librarsi in volo, ma, senza smettere di vomitare fuoco dallo stomaco, la nemica continuò a tenerla sotto tiro.
-Non ti servirà a nulla volare per sfuggirmi, chiedi pure a Trunks se vuoi avere conferma! D'ora in poi si giocherà secondo le MIE regol…
-WORLD SHAKING!!!
-DEEP SUBMERGE!!!
-DEAD SCREAM!!!
Le tre sfere d'energia centrarono Eudial, causando un'esplosione sufficiente a distrarla. Quando il fumo si fu diradato, la strega si scoprì circondata dalle quattro outer e da Endymion.
-Che sorpresa, ci siete anche voi. Ma come, non lasciate combattere da sola la vostra principessa? Ah, è vero, che smemorata che sono! L'ultima volta che l'avete abbandonata, ha fatto una brutta fine…
-SPACE SWORD BLASTER!!!
Senza perdersi in chiacchiere Sailor Uranus sparò sull'odiata nemica una potente sferzata con la spada. Ma la strega, come se fosse la cosa più normale del mondo, bloccò e distrusse il colpo semplicemente con una mano.
-…quindi, per non far torto a nessuno stavolta sarete voi a morire per primi.
Agitando con leggerezza una delle code, Eudial scatenò sugli avversari un’onda d'urto invisibile.
-SILENT WALL!!!
La barriera eretta da Sailor Saturn resistette per pochi secondi, ma complice anche la stanchezza della bambina l'ondata della nemica superò l'ostacolo, si estese per tutta l'area e scaraventò chiunque si trovasse nel raggio d'azione addosso agli edifici circostanti.
-MOON SPIRAL HEART ATTACK!!!
Attraverso la polvere sollevata Eudial si vide arrivare da ogni direzione le lastre a forma di cuore di Sailor Moon, ma senza scomporsi sprigionò un poco la sua aura e rispose con delle bolle di chakra staccate dal suo corpo: i due attacchi collisero, e si annullarono a vicenda.
Mentre accadeva questo, dal cielo Usagi ne approfittò velocemente per guardare a destra e a sinistra, per controllare che i suoi amici non fossero stati feriti gravemente, e sospirò di sollievo quando li vide rialzarsi.
"Meno male, il Silent Wall di Hotaru è riuscito ad attutire i danni." -MOON SPIRAL…
Nell'istante in cui la sailor si preparava a colpire, Eudial sprigionò una seconda raffica di bolle di chakra; invece di contrastarle, però, Sailor Moon scese in picchiata per schivarle e toccato terra completò l'attacco.
-…HEART ATTACK!!!
Una dopo l'altra, le lastre d'energia si schiantarono addosso alla strega. Sailor Moon non pretendeva di sconfiggerla subito con quell'attacco, ma perlomeno di ferirla e guadagnare un minimo vantaggio.
Cosa che, purtroppo, non accadde.
-Che… Cosa… Com'è possibile? Prima con i tuoi servi aveva funzionato!
-Se ti riferisci ai cloni di Naruto, beh, quelli erano semplici frazioni infinitesimali del potere che possiedo- rispose Eudial, che nel frattempo aveva di nuovo sciolto la sua maschera per mostrare il suo sorriso soddisfatto -e lo erano anche le creature che ho fatto rientrare in me poco fa. Avendo intuito che il tuo famigerato colpo le avrebbe distrutte, ho preferito non sprecarle inutilmente. Vedi, il mio potere deriva dal chakra di un cristallo del cuore molto speciale. Si tratta del cristallo di un demone con cui sono entrata in simbiosi totale. Per farla breve io lo faccio divertire, e in cambio lui mi dona il suo chakra, che, in maniera simile al sangue, può pompare e rigenerarsi all'infinito. Non importa quanto impegno ci metterai, finché la potenza delle tue miserabili magie sarà inferiore alla mia non riuscirai mai a…
Nel bel mezzo del discorso, come la bestia che aveva rischiato di diventare Eudial scattò correndo sui quattro arti e balzò sulla sua preda. Sailor Moon la schivò per un soffio cadendo all’indietro, si rialzò in fretta e puntò lo scettro.
-MOON PRINCESS HALATION!!!
A sua volta Eudial si voltò con una capriola, unì le mani e rispose prontamente.
-FIRE BUSTER!!!
I due raggi si scontrarono, dando vita ad una prova di forza che ben presto si portò a favore della strega.
-Come vedi non ho più bisogno di oggetti presi dalla discarica per manifestare il mio potere! Mentre a te non basteranno mille coppe lunari per salvarti…
-KAMEHAMEHA!!!
-GALIC GUN!!!
-MAKANKOSAPPU!!!
Da tre direzioni diverse alle sue spalle, Eudial fu bersagliata dai colpi migliori di Goten, Trunks e Gohan.
Aspettandosi una mossa del genere, la strega agitò le sette code e creò un tornado di fuoco, con cui respinse i tre saiyan e disperse i loro colpi, senza perdere di vista la sua avversaria principale.
“Il vostro turno è terminato da un pezzo. Tornate al vostro posto, o non tornate affatt… ?”
Eudial udì un lievissimo rumore alle sue spalle. Come di una crepa che si apriva nella sua armatura.
Grazie a quella piccola distrazione, Sailor Moon riuscì a riportare lo scontro in parità.

Arrivata sul teatro della battaglia insieme alle outer e Endymion, Tsunade si era tenuta in disparte, per aggirare lo stadio e raggiungere i suoi allievi ninja. La prima onda d’urto di Eudial, più che ferirla, l’aveva fatta temere per i suoi ragazzi, ma con suo sollievo li trovò pressoché salvi, riparati dietro una calotta di sabbia eretta in fretta e furia da Gaara.
-Hokage-sama!- esclamò il gruppo quasi in coro, stupito della sua presenza -cosa ci fa anche lei qui?
-E soprattutto- indugiò Sakura, notando i vistosi segni colorati sul corpo della sua mentore -che cosa le è successo?
-Più tardi ci sarà tempo, almeno spero, per spiegare con calma di che si tratta. L’importante adesso è che tutti voi stiate bene- sorrise Tsunade -perché state bene, vero? Ci sono dei feriti?
-A dire il vero… fino a qualche minuto fa Naruto e Shikamaru erano stati feriti quasi a morte da Eudial. Io e Hinata abbiamo fatto il possibile per mantenerli in vita, ma poi ci ha pensato Majin Bu a guarirli completamente.
-Siete state comunque fondamentali- si congratulò l’Hokage, posando con dolcezza una mano sulla fronte della sua allieva -e adesso, dove sono quei due? Qui non li vedo…
-Shikamaru si è addormentato mentre cercavo di curarlo, dopo l’intervento di Majin Bu lo abbiamo affidato a Shizune. Naruto invece è qui con noi… O meglio…
Dopo essersi guardata velocemente intorno, Sakura si schiaffò una mano sul viso esasperata.
-…era qui. Quella testa di legno, spero di non averlo mai come paziente in futuro!
Velocemente, Tsunade setacciò il campo di battaglia con lo sguardo. -Non affannarti. Vado a ripescarlo io.

Colta dal dubbio Eudial lasciò perdere per il momento lo scontro diretto con Usagi e si scansò, per poi voltarle le spalle e correre nella direzione in cui aveva fatto schiantare i saiyan.
“Non ho visto quale colpo sia riuscito a crepare la mia corazza, ma suppongo che si sia trattato di un raggio sottile e concentrato. Chiunque l’abbia eseguito non avrà una seconda possibilità!”
Localizzato uno dei tre saiyan -Gohan, soccorso in quel momento da Pan e Videl- la strega spazzò il terreno dietro di sé con una codata per scagliare contro Sailor Moon una muraglia di fuoco, quindi ricreata la maschera spalancò le fauci e balzò sulla sua nuova preda.
-Attente!
Nonostante fosse indebolito Gohan allontanò moglie e figlia e bloccò con le mani le zanne della strega, la quale in risposta gli serrò gli artigli sul collo.
-PAPÀ!
Pan e Videl si lanciarono sulla testa della strega con un doppio calcio, ma la disparità di forze fu tanta che i loro colpi nemmeno furono avvertiti come tali.
"Mi sembra di aver sentito due moscerini ronzarmi nelle orecchie. Li incenerirò non appena avrò finito con…"
Sailor Moon piovve dal cielo come una furia, e con una vigorosa pedata alla testa proiettò Eudial lontano da Gohan, che si accasciò svenuto.
-Portatelo via! MOON PRINCESS HALATION!!!
La lunare obbligò la strega ad una nuova prova di forza. Mentre eseguiva di nuovo il Fire Buster, Eudial scoprì con la coda dell'occhio che la sua muraglia era stata trasformata in acqua dai poteri di Majin Bu, il quale si stava già allontanando in volo.
"Dannazione, mi ero già dimenticata di lui! Con i suoi poteri è l'unico in grado di mettermi i bastoni tra le ruote, nonché di curare i suoi alleati quante volte vuole… Ed è per questo che, sbarazzatami di lui, avrò la vittoria in tasca! Devo trovare il modo di farlo uscire di nuovo allo scoperto, ma come? …cristallo del demone, fai avverare la mia fantasia!"
La maschera della strega spalancò le fauci, ed esse vomitarono un serpente di fuoco che si accanì sul volto di Usagi. D'istinto la guerriera alzò il suo raggio verso la nuova minaccia, e per questo errore inevitabile fu travolta dal Fire Buster: al termine di un volo di qualche metro ricadde pesantemente al suolo e lì rimase, apparentemente incapace di rialzarsi.
Soddisfatta, Eudial avanzò camminando con incedere lento e minaccioso.
"L'esca è lanciata, ora vediamo quando abboccherà il pesc…"
-CRESCENT BEAM!!! Un raggio di luce si piantò con precisione in un foro della maschera, accecando la strega.
-Abbiamo appena ritrovato la nostra principessa… VENUS LOVE ME CHAIN!!!- gridò Minako da una parte.
-…non permetteremo più a nessuno di portarcela via! JUPITER OAK EVOLUTION!!!- fece eco Makoto dall’altra.
Subito dopo una catena dorata si avvinghiò intorno alle sue code, e una scarica di sfere elettriche si abbatté su tutto il suo corpo. Con sua grande sorpresa, quegli ultimi colpi li percepì chiaramente.
“Cosa?! Non… Non riesco a capire, dove hanno trovato quest’energia?”
Via via che il chakra del demone le risanava gli occhi, Eudial riuscì a intravedere una sorta di nebbia rosa.
“Quel dannato ciccione! Non sta curando Sailor Moon, sta potenziando le sue amiche! …ma non è ancora abbastanza!”
Quando la vista fu tornata del tutto Eudial cadde in avanti e infilzò il cemento con gli artigli. L’area intorno a lei divenne molle e incandescente, e le due sailor furono obbligate ad allontanarsi per non farsi incenerire.
-Vieni fuori, grassone rosa!- gridò al cielo, emanando sottili onde di chakra ad ogni sillaba -non potrai nasconderti per sempre!…
-KAMEHAMEHA!!!
L’onda d’energia arrivò alle sue spalle, ma Eudial fu lesta a voltarsi e deviarla con un colpo di coda, per potersi finalmente trovare faccia a faccia con colui che aveva chiamato a gran voce.
-Il mio nome è Majin Bu, vedi di ricordartelo prima di diventare un cioccolatino!
L’antenna sulla testa del demone si alzò e lanciò un piccolo raggio rosa, a cui Eudial rispose con un disco di chakra rovente lanciato con le unghie.
“Se Cyprine, che in confronto a me ora è una nullità, è riuscita a respingere questa magia in passato, non vedo perché dovrei temerla io. …!?”
All’ultimo istante il raggio di Bu deviò la sua corsa e dipingendo spirali nell’aria scavalcò la strega e si posò sul corpo immobile di Usagi. Non per trasformarla, ma per farle recuperare le forze.
-NO!
Mentre il disco di chakra attraversava lo stomaco di Majin Bu Eudial scattò verso Sailor Moon, ma questa volta a sbarrarle il passo si fece avanti Sailor Mars. Dall’alone rosa che la circondava, la strega capì che anche lei era stata potenziata dal demone rosa.
-Chiodo scaccia chiodo! FIRE SOUL!!!

Con la schiena appoggiata contro un grosso pezzo di cemento sporgente dal terreno, Naruto era pericolosamente nascosto vicino al teatro dello scontro. Di tanto in tanto il ragazzo si sporgeva per osservare l’evolversi degli eventi, probabilmente in attesa del momento più opportuno per unirsi all’azione.
Ma il suo piano fu destinato a non realizzarsi.
-Che cosa credi di fare, Naruto?
L’ombra minacciosa di Tsunade si stagliò sul ninja, facendolo desistere da ogni proposito.
-Oh, nonna Tsunade! È tornata! Com’è andato il suo duello con…
-Rispondi alla mia domanda.
-…oh, b-beh, è ovvio, no? Eudial è alle strette, quindi sto aspettando il momento buono per quando riapparirà il mio cristallo! C’è qualche problema?
L’Hokage annuì gravemente.
-Eccome, se c’è. Né io né Jiraiya ci abbiamo mai pensato prima, ma il cristallo appartiene al Kyuubi, non a te. Una volta che glielo avremo reso, c’è il rischio che possa approfittarne per indebolire il sigillo che lo tiene imprigionato, distruggerti dall’interno e liberarsi!
-È questo che la preoccupa? Ah, beh…
La donna si aspettava che Naruto mostrasse terrore, o perlomeno stupore, a quella notizia. Invece il biondo ninja si limitò a ridacchiare grattandosi una guancia, vistosamente in imbarazzo.
-Hai capito quello che ti ho detto?
-Sì… Ma, se fossi in lei, non mi preoccuperei più di tanto per il sigillo!
-P-perché? Per caso Jiraiya te l’ho ha rinforzato durante gli allenamenti?
-No, no… Il fatto è che… Il sigillo è già aperto. Anzi, per essere precisi… L’ho aperto io…

Lo scontro tra il fuoco di Sailor Mars e quello di Eudial proseguì in parità solo per poco più di un minuto, fino a che la strega non si spazientì.
-Vi siete accorti, vero, che io non sto realmente cercando di uccidervi? Vi siete resi conto che io mi sto trattenendo?
-Certo, come no!- rispose Rei, scettica -e perché mai ti staresti "trattenendo", sentiamo!
-Se tu e tutti i tuoi amici pensate che io sia intenzionata a portare distruzione e basta, beh, siete completamente fuori strada! Il mio obiettivo consiste nel dominare il mondo, ma non solo: come ciliegina sulla torta, voglio che i miei nemici possano vivere per assistere alla mia ascesa!
-Ma questo non ha sens… Aspetta, stai forse dicendo che vuoi portarci alla resa?!
-Risposta esatta, Sailor Mars. Uccidere gli oppositori è una vittoria, ma portarli dalla propria parte è un trionfo!
Aumentando di poco l'energia la strega sopraffece la sailor, stendendola al suolo.
-Per cui, se non volete che io cominci a lottare per uccidere, non avete che da fare una cosa: inginocchiatevi e dichiarate la sconfitta, altrimenti…
-Non ci sarà un altrimenti, Eudial.
Sfoderando lo scettro, una Sailor Moon di nuovo al cento per cento atterrò fra l’amica e la strega.
-La richiesta che ci fai è irrealizzabile, e lo sai anche tu. Questa guerra finirà in un modo solo!…
Coprendo le sue parole, Eudial riprese di nuovo a ridere come una pazza.
-No, dolce ingenua Sailor Moon. Io parlo sul serio. Otterrò quello che voglio, dovessi ridurvi in fin di vita come ho fatto con Gohan… Dovessi ridurvi in coma una seconda volta!
Chiudendo le mani a pugno e ruggendo al cielo la strega cominciò ad espandere la sua aura. Tenendo un braccio alzato per proteggere Rei, Usagi fece altrettanto; era sul punto di caricare il suo colpo migliore, ma un grido la fermò.
-Non ti fermare, Sailor Moon!
Le due guerriere guardarono in alto. Dopo averle salutate con un sorriso, Majin Bu scompose il suo corpo gelatinoso e andò a ricoprire completamente Eudial per soffocarla.
“Hai capito di essere il mio principale obiettivo e di non poter evitare lo scontro ancora a lungo” pensò la leader delle Witches 5 “non pensare che mi sia dimenticata delle tue parole! Hai assicurato di essere in grado di ricomporti, anche se ti ci vorrà molto tempo… Ti assicuro una cosa: quando ritornerai, gli animi dei tuoi amici saranno talmente distrutti che nemmeno i tuoi poteri magici potranno ripararli!” -YAAAAAAAAHHH!!!
La materia di cui era costituito Majin Bu tremò, ribollì, resistette, ma alla pressione delle sette code del demone volpe non riuscì a resistere a lungo. La piccola montagnetta rosa fu trafitta da uno, dieci, cento raggi di chakra, quindi una poderosa onda d’urto la staccò dalla ragazza e la ridusse in una nuvola di polvere, che Eudial provvide poi a disperdere ai quattro venti con un colpo di coda.
-Arrivederci… Majin B…
-SILVER MOON, CRYSTAL POWER KISS!!!

Presa dal panico, Tsunade sollevò la parte superiore della tuta di Naruto, scoprendone il petto. Su di esso era comparso un simbolo simile a un sole nero, il cui centro si stava impercettibilmente ma inesorabilmente allargando.
-Hai sollevato i cancelli… Perché? Naruto, perché diavolo l’hai fatto?
-Non l’ho voluto io!- cercò di giustificarsi Naruto -quando ho creduto che Shikamaru fosse stato ammazzato, io… Io ho perso il controllo! Come è successo già altre volte in passato! Le giuro, io faccio il possibile per controllare le mie emozioni, ma…
Tsunade sospirò.
-A quanto pare, Jiraiya ha ancora molto lavoro da fare con te. Non temere, il danno si può ancora riparare. Prima però dovremo chiedere a tutti di allontanarsi il più lontano possibile…
-E per quale ragione dovremmo farlo, di grazia?
I due ninja furono avvicinati dalle outer. Tsunade riassunse velocemente anche a loro la situazione; sepolto dall'imbarazzo e dalla vergogna di aver complicato le cose, Naruto intanto si ricoprì in silenzio il ventre con la felpa.
-Mmh. È proprio una bella gatta da pelare- commentò ancora Haruka, guardando le compagne -non vorrei azzardare un'assurdità, ma forse noi conosciamo un modo per contenere gli eventuali danni. Presto, dobbiamo informare le altre.

Il colpo più potente di Sailor Moon andò perfettamente a segno.
Un turbinio di luce e piume bianche travolse la strega, che temendo di essere spazzata via si ancorò al terreno con gli artigli. Il vento si rivelò violentissimo, capace di sollevare grosse pietre e scavare un lungo solco nel cemento dello stadio…
…ma purtroppo, non fu sufficiente per separare Eudial dal cristallo della volpe. Quando il vento cessò, le due entità erano ancora tutt'uno.
-Questo pone fine alla disputa, non credi?- disse la ragazza, rialzandosi -ho resistito alla tua arma migliore, e senza nemmeno dover porre resistenza. Inginocchiati, Sailor Moon. È un ordine.
Sconvolta per aver fatto cilecca, Usagi si lasciò cadere di mano lo scettro.
Ma non cadde a sua volta. Il suo petto cominciò a brillare, e Sailor Mars capì immediatamente cos'avesse intenzione di fare la sua amica.
-Vuoi ricorrere al Cristallo d'Argento? È una follia! Sei appena tornata da un lungo coma, uno sforzo simile potrebbe fartici ritornare, o peggio!
-Io… Lo so, Rei, lo so benissimo. Ma se nemmeno il mio attacco più potente ha funzionato, non vedo cosa mi sia rimasto ancora da provare… !
Usagi notò un luccichio nel cielo. Era un riflesso sulla spada del principe Endymion, che calò con decisione sulla testa di Eudial: la lama incocciò sulla maschera a forma di teschio, ma non riuscì perforarla.
-Sailor Moon, devi dare ascolto a Sailor Mars! C'è sempre un'alternativa!
-E sarebbe? Volete annoiarmi fino alla morte?
Eudial afferrò la spada con un artiglio, la spezzò come fosse stata un rametto e schiantò il ragazzo da una parte, ma questi si rialzò e caricò la nemica a testa bassa. I due collisero e si scavalcarono, ma alla fine solo uno dei due crollò: Endymion, la cui armatura era stata azzannata su un fianco dalla maschera della strega, che aveva raggiunto anche le carni.
-Mamo-Chan!!!
Usagi corse al capezzale del suo amato, incurante del fatto che l'avversaria stesse già caricando un raggio.
-Non potrai proteggerlo col tuo solo corpo, Sailor Moon! Se desideri salvarlo, non hai che da arrenderti!

-…No!
In quel momento Eudial udì, per la seconda volta, il rumore di una crepa che si allargava nella corazza. Si voltò, ma non c'era né Gohan né nessun'altro alle sue spalle.
Usagi, invece, notò quasi subito l'oggetto che aveva perforato le difese della nemica: una rosa rossa.
-M-ma quella…
-Ssst- le fece Endymion, sottovoce -più tardi ringrazierai Sailor Mercury per questo. Mentre si accertava delle condizioni di Gohan, ha chiesto il motivo per cui proprio lui era stato aggredito da Eudial… Ha chiesto che tipo di colpo lui avesse lanciato… E mi ha spiegato in fretta la sua teoria… Tieni, serve più a te ora.
Il petto di Endymion brillò, e dal nulla si materializzò un prisma dorato.
-Il Cristallo d'Oro…
-Usalo, Sailor Moon. Sono certo che con questo riuscirai ad allargare ancora di più quella crepa…
Usagi prese il cristallo fra le mani. Subito un'energia antica ma familiare la pervase, la stessa energia che l'unicorno alato Pegasus le aveva prestato in passato.
-Ho capito. Non ti deluderò!
Con la mente, la lunare richiamò a sé lo scettro.
-MOON… GORGEOUS… MEDITATION!!!
Il colpo che in passato era servito a distruggere i mostri del Dead Moon Circus penetrò nella crepa: a poco a poco l'esoscheletro si incrinò per poi esplodere dall'interno, lasciando a protezione di Eudial solo lo strato di chakra.
-No! Nooo!
-È il momento, Sailor Moon!- gridò Endymion -ora o mai più!
-D'accordo! SILVER MOON… CRYSTAL POWER KISS!!!
Per la seconda volta la luce purificante di Sailor Moon investì Eudial come un treno in corsa. Nonostante le sette code alzate a farle da scudo lo strato di chakra le venne letteralmente strappato dalla pelle, facendola urlare di dolore.

Tornata al suo aspetto originale, la ragazza cadde all'indietro, svenuta; circa un metro sopra la sua testa, fluttuava a mezz'aria una grossa e informe massa infuocata.

-Devo chiedervi di allontanarvi, e in fretta.
Senza nemmeno il tempo di festeggiare, Usagi, Mamoru e Rei si videro raggiungere di gran carriera da Tsunade, seguita a dieci passi di distanza da un mestissimo Naruto.
-Cosa sta dicendo, signorina Tsunade?- le domandò Endymion -ormai è finita, non resta che restituire il cristallo al suo legittimo proprietario!…
-Un proprietario che potrebbe rivelarsi persino più mortale di Eudial stessa. Adesso il Kyuubi, il demone che vive dentro Naruto, ha la possibilità di liberarsi e causare ancora più distruzione di quanto le streghe non abbiano già fatto. Io sono in grado di richiudere il suo sigillo una volta che il cristallo gli verrà reso, ma per evitare ogni rischio le vostre amiche sailor hanno deciso di erigere una barriera per confinare il demone in quest'area.
-Hanno già deciso tutto? E senza consultarci?!
-Mi permetta allora di aiutarla!
-No, Sailor Moon. Vi ho già detto di allontanarvi, qui basto io. Te lo chiedo per favore, questo non è proprio il momento per discut…
In quella, la massa di chakra cominciò a ribollire, e subito dopo scatenò in maniera incontrollata fiammate in tutte le direzioni. Una di esse stava per travolgere Tsunade e Naruto, ma Sailor Moon si parò davanti a loro e spalancando le braccia intensificò il suo potere per respingere indietro la minaccia.
-Non dubito di lei, signorina Tsunade! Ma senza qualcuno che la aiuti a tenere a bada il cristallo non riuscirà mai nel suo intento!
-Sailor Moon ha ragione. Ci lasci…
-No. Io resterò qui- sentenziò la guerriera sailor, guardando al fianco sanguinante dell'amato -tu sei ferito, devi metterti al sicuro. E anche tu Rei, devi andare. Hanno bisogno anche di te per alzare la barriera!
Mamoru sudò freddo. Quella che la sua fidanzata gli aveva fatto era una richiesta impossibile da esaudire.
-Usa-ko… N-non puoi chiedermi questo! Non puoi chiedermi di lasciarti da sola, di nuovo!
Usagi scosse piano la testa.
-Non è stata colpa tua. Mi hai spronata a ritrovare Mimete e sistemarla, tutto qui, non potevi sapere cosa sarebbe successo. Nessuno di noi poteva saperlo! E questa volta, sono io a chiederti di allontanarti da me. Per il tuo bene. Non sentirti in colpa, ti prego.
Calò il silenzio. Alla fine, allo sguardo carico di determinazione e tenerezza di Usagi, Mamoru non poté far altro che arrendersi.
-…va bene. Va bene. Mi raccomando, non fare pazzie.
-Concordo e sottoscrivo. Se osi farci stare in pensiero, poi te la vedrai con me!
Dopo averle dato un veloce bacio di buona fortuna, il ragazzo seguito da Rei si voltò e senza voltarsi indietro raggiunse di corsa l'esterno del perimetro dello stadio, per comunicare a Sailor Pluto un ordine secco.
-È il momento. Alzate la barriera.

Tramite il loro sailorfono, le altre sailor, già in posizione, ricevettero l'ordine. Proprio come Mamoru, nessuna di loro era entusiasta all'idea di restare a guardare mentre l'amica che avevano appena ritrovato rischiava ancora la vita, ma sapevano che purtroppo non c'era altra soluzione applicabile al momento.
In sincronia, le otto guerriere attinsero al potere dei loro pianeti. Davanti a loro, uno dopo l'altro, salirono dal terreno dei pilastri d'energia, che uniti fra loro formarono una gigantesca barriera ottagonale, luminosa e trasparente, che s'innalzò fino al cielo.

Naruto e Tsunade non poterono che strabuzzare gli occhi di fronte all'opera delle sailor. L'Uzumaki in particolare si sentì addirittura schiacciato, rimpicciolito, come un granello di sabbia sul fondo di un bicchiere.
-N-nonna Tsunade? P-possiamo sbrigarci?
-Se mantieni la calma, non ci metteremo che pochi minuti. Sailor Moon, spingi il cristallo verso di noi!
-D'accordo!
Usagi aggirò di corsa il corpo di Eudial, mano allo scettro, e puntò dritto verso la bolla di fuoco.
"Un secondo Crystal Power Kiss dovrebbe essere l'ideale per sedare la rabbia contenuta in quel cristallo senza distruggerlo. Se però non dovesse bastare, allora non mi resterà che…"

-Ah ah ah ah ah... Ah ah ah ah ah! AH AH AH AH AH!

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Capitolo 75
*** La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (ULTIMA PARTE) ***


La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (ULTIMA PARTE)

-Ah ah ah ah ah... Ah ah ah ah ah! AH AH AH AH AH!

La barriera eretta dalle guerriere sailor fu rapidamente invasa da una densa nebbia. Una nebbia sulfurea, innaturale. Una nebbia che rese l’intera struttura impossibile da vederci attraverso, persino per il Byakugan di Neji e Hinata.
-Sciogliete la barriera!- gridò Mamoru, allarmato -SCIOGLIETE LA BARRIERA!
-Non… non puoi chiedere una cosa simile!- gli rispose Sakura, intervenuta per curargli il fianco sanguinante -Tsunade-sama in persona ha chiesto che la barriera venisse alzata proprio per questa ragione! Per impedire che il demone volpe scateni la sua ira sul mondo, e su tutti noi! Sta’ calmo, ti prego!
Per un istante, il ragazzo sembrò obbedire al consiglio della kunoichi e voltò le spalle alla barriera. Però, subito dopo, in uno scatto di frustrazione colpì la parete più e più volte con la sua spada.
-Fatemi entrare… Fatemi entrare! Usagi è ancora lì dentro!
-Ed è stata lei a volerlo!- gli ricordò Sailor Pluto, la più vicina delle guerriere -sono preoccupata anche io, lo siamo tutti, ma dobbiamo avere fiducia nella nostra principessa! E anche in Tsunade, lei sa come affrontare queste situazioni!
Al termine di un’altra serie di vani colpi di spada, Mamoru desistette e si accasciò in ginocchio.
Né le parole di Setsuna, né le cure di Sakura riuscirono però a togliergli dalla mente l’immagine della sua fidanzata, in coma, distesa a faccia in giù nella pozzanghera di quel vicolo.

Al contrario di quello che gli eroi pensavano, dietro a quell’improvviso fenomeno non c’era affatto il Kyuubi.
La nebbia di lapilli e chakra era stata emanata dal corpo di Eudial, che pur restando distesa immobile stava ancora ridendo follemente.
-C-c-c-cosa sta succedendo?!- balbettò Naruto, che come Usagi e Tsunade era rimasto interdetto -come ci riesce?! Il mio cristallo è lì, proprio lì! Come hai fatto a… !?
In quella, l'ammasso di chakra che credevano fosse il cristallo del cuore della volpe si compattò, ed assunse la forma di una persona: per la precisione, diventò un clone mostruoso dello stesso Naruto.
-N-no… ditemi che è un incubo! Il mio cristallo… che cosa gli hai fatto, strega? Riportalo com’era prima! È un ordine!
-Ah ah ah ah… Curioso. Pensavo ti facesse piacere che il potere che tanto brami abbia acquisito la tua immagine e somiglianza. Ad ogni modo, le cose non stanno affatto come pensi tu.
Con un solo salto Eudial si rimise in piedi. Aveva ancora il suo aspetto umano, ma Sailor Moon si mise comunque sulla difensiva.
-Costui, caro Naruto- spiegò la leader delle Witches 5 -è una delle copie che hai provato a sguinzagliarmi contro poco fa. L'ho tenuta in me per le evenienze, e a quanto pare ho fatto bene. Al momento opportuno ho ordinato a lui e al cristallo di eseguire la tecnica della sostituzione, così da scambiarsi di posto.
Naruto e Tsunade spalancarono gli occhi.
-La tecnica della sostituzione?- esclamò il Quinto Hokage -non puoi averla imparata! Tu non sei una kunoichi! Il chakra che stai sfruttando non ti appartiene! Non è tuo dalla nascita!
-Puoi elencare tutte le ragioni di questo mondo, vecchiarda, eppure questa è la realtà. Con il passare del tempo, stare a contatto con questo chakra ha fatto accrescere ancora di più in me la mia fantasia e la mia magia interiore. Ora, io…
Mentre parlava, Eudial fu rivestita di nuovo dallo strato di chakra di fuoco, e fu ricostruito l’esoscheletro osseo compreso di maschera.
-Ora lo so…
Una ad una, le ricrebbero le sette code. Più un’ottava.
-Come si sente una divinità… Ora lo so davvero!
La ragazza strinse i pugni e ululò al cielo. Il chakra che aveva emanato sino a quel momento sotto forma di nebbia, insinuatosi anche sotto il cemento dello stadio, obbedì al comando della sua padrona.
A seguito di un breve terremoto, la sezione sotto ai piedi dei cinque contendenti si staccò dal terreno e cominciò a levitare, insieme a diverse altre: nove grandi piattaforme, nove asteroidi, sospinti dalla forza del chakra demoniaco, seguendo un percorso a spirale stavano lentamente ma inesorabilmente ascendendo al cielo.
-Stiamo… volando?!
-Tutto questo deve finire, Eudial!
Sailor Moon si fece avanti, scettro alla mano. Non poteva permettersi di avere paura.
-Sei riuscita a salvarti, ma ora che hai rivelato i tuoi trucchi non mi sorprenderai una seconda volta. Inoltre… questa specie di nebbia è il tuo potere, giusto? Bene, sappi che la barriera eretta dalle mie amiche le sta resistendo perfettamente! Sei in trappola, Eudial!
La strega alzò lo sguardo al cielo, con sufficienza.
-Te lo concedo, in effetti io stessa mi sono stupita di quanto questa barriera sia coriacea. Ma non credo sia anche infinita in quanto ad altezza, o mi sbaglio?
-Cosa?…
-Facciamo una scommessa, Sailor Moon. Secondo te, prima di raggiungere l’atmosfera terrestre riuscirò a portarti alla resa?
-Tu… TU SEI PAZZA! MOON SPIRAL HEART ATTACK!!!
Spiccato il volo, Sailor Moon scavalcò gli avversari e sparò il suo colpo contro il clone di Naruto ma, prima di andare a segno, il macigno a forma di cuore fu sbriciolato da un colpo di coda della strega, che schioccati gli artigli comandò al suo servo di contrattaccare. La sailor arretrò e muovendo velocemente la testa schivò i rapidi pugni del mostro: purtroppo, distratta anche dal tenere d’occhio le mosse Eudial, non poté evitare di essere graffiata ad una guancia dalla punta di un kunai, che il nemico aveva estratto dalle tasche. Approfittandone, il Naruto oscuro balzò al collo di Usagi e la atterrò, senza smettere di strangolarla.
-Risparmiale le corde vocali, voglio che abbia la forza di rispondere alla mia prossima domanda.
Con deliberata calma, Eudial si avvicinò e si inginocchiò accanto ai due.
-Dimmi, Sailor Moon, chi è stato a sconfiggere Kaolinite? Hotaru, magari? Lo chiedo perché mi sarebbe piaciuto tanto confrontarmi con lei, invece che con te.
Con queste parole, Eudial diede un sarcastico buffetto sulla guancia di Usagi.
-Sai, lei sarebbe l’avversaria ideale da abbattere. Per provare definitivamente a tutto il mondo, nel caso la tua sconfitta non fosse sufficiente, che non esiste nessuno in grado di contrastarmi…
-N-non è una questione di livelli di forza… Eudial… MOON PRINCESS HALATION!!!
Il raggio di Sailor Moon centrò il falso Naruto allo stomaco, allontanandolo e schiantandolo contro la base di un asteroide alle sue spalle. Eudial fece allora per strangolarla personalmente, ma la guerriera rotolò via appena in tempo e i suoi artigli si incastrarono nel cemento.
-Hotaru non ha usato la forza per sconfiggere Kaolinite… AH!
Infondendo il suo chakra nell’asteroide, tramite gli artigli incastrati, per renderlo incandescente, Eudial obbligò Naruto e Tsunade a salvarsi saltando su una piattaforma inferiore, e Sailor Moon a spiccare il volo.
La lunare si portò in alto, ad almeno una cinquantina di metri sopra la collana di asteroidi, e puntò lo scettro per eseguire una tecnica purificante.
Ma qualcosa le impedì di raccogliere le energie come voleva. Le sue mani tremarono, cosa che quasi le fece perdere possesso dell’arma, e la sua fronte cominciò a sudare copiosamente, dandole la spaventosa impressione che fosse destinata a sciogliersi come cera da un momento all’altro.
“Questa nebbia… Come ho fatto a non arrivarci prima, accidenti! È il potere di Eudial, è ovunque, perciò significa che lei sta continuando a danneggiarmi costantemente!”
Usagi si portò una mano al petto e sospirò profondamente.
“Rei-chan, lo so che non vuoi che io ricorra al Cristallo d’Argento… Ma non ho altra scelta, mi dispia…” -!

-La nostra cara marinaretta sembra indecisa… e credo di sapere il perché.
Stufatasi di aspettare la contromossa di Usagi, Eudial si avvicinò a quattro zampe al bordo dell’asteroide e guardò verso il basso, sorprendendo Tsunade intenta a trattenere Naruto e al contempo tenerlo in salute con i suoi poteri.
-Curioso, la vecchia ubriacona non sembra essere infastidita dalla nebbia. Devo saperne di più!
La strega compì un balzo, ma prima di piombare sulle sue prede Sailor Moon piovve dall’alto e la schiacciò al tappeto con un doppio calcio alla schiena, per poi allontanarsi subito al primo accenno di reazione.
-Il tempo a tua disposizione sta scadendo, Sailor Moon! Adottare una strategia mordi e fuggi è proprio l’ultima cosa che dovresti fare in questa situazione!
Decine di bolle di fuoco si staccarono dalle code di Eudial e puntarono Usagi, che per sfuggire all’assalto spiccò il volo e disegnò ampie spirali intorno agli asteroidi, nel tentativo di disperderle. Con l’indesiderato risultato di ritrovarsi infine completamente circondata.
-MOON SPIRAL HEART ATTACK!!!
I cuori di Usagi, sparati in ogni direzione, annullarono l’assalto nemico, ma al contempo lasciarono aperto un varco nelle difese della guerriera.
Balzando di asteroide in asteroide, la strega la raggiunse alle spalle. La sailor si voltò, e per un indefinito istante si sentì mancare, temendo che quello fosse stato l’ultimo gesto della sua vita.
Addentata alla fronte e al mento, la testa di Usagi era stata bloccata fra le zanne della maschera di Eudial.
-Come ho già spiegato poco fa alla tua amica Sailor Mars, io non ho intenzione di uccidere nessuno- sussurrò la strega, con finta tranquillità -…ma non mi arrabbierò, nel caso fossi costretta a farlo.
I denti della maschera penetrarono nella pelle un altro po’.
-Quindi ti concedo l’ultima possibilità.
Usagi sentì il sangue colarle dalla fronte su tutto il volto.
-Ammetti la sconfitta.
Inaspettatamente, il brivido di freddo che provò riuscì a ridestarla dall’improvviso shock.
-Pronuncia la frase “io mi arrendo”. Ti do’ tre secondi. Uno. Due. Tr…

-MOON PRINCESS HALATION!!!

Puntato lo scettro verso l’alto, Sailor Moon sparò il suo raggio proprio sotto al mento della strega: il colpo trovò resistenza, ma infine riuscì a perforare la maschera e a spedire la nemica verso l’alto, dove si schiantò con la schiena contro la base di un asteroide, distruggendolo.
Esausta, Usagi crollò a peso morto. Temette di non essere più capace di rialzarsi, ma per sua fortuna fu raggiunta e curata da Tsunade.
-S-signorina Tsunade… Questa nebbia…
-Lo so, me ne sono accorta- le sussurrò la donna, mentre infondeva il suo chakra nelle ferite al volto -ascoltami… so a cosa stai pensando, considerata la situazione in cui ci troviamo sarebbe meglio comunicare alle tue amiche di far svanire la barriera per chiedere aiuto, ma…
-No… Si sbaglia.
A fatica, Sailor Moon si rialzò sulle sue gambe.
-Se sciogliessimo la barriera, chiunque all’esterno verrebbe investito immediatamente dal chakra del demone. No, non posso permetterlo!
-E come pensi di andare avanti, allora?
Con un tonfo, Eudial ricadde in piedi proprio di fronte alle due.
-Ti propongo un patto, Sailor Moon. Io faccio sparire tutto questo chakra ingombrante e vi risparmio la vita, e in cambio voi mi fate affrontare Sailor Saturn. È chiaro che tu non puoi continuare a combattere, non importa quante volte verrai guarita…
-Te lo ripeto ancora, Eudial. Se pensi che Hotaru abbia sconfitto Kaolinite, se pensi che l’abbia uccisa con la forza… ti sbagli di grosso!
Senza paura, Sailor Moon si avvicinò a Eudial e si fermò ad un passo da lei.
-Non so con precisione cosa sia successo. Quando mi sono risvegliata dal coma, mi hanno spiegato che Kaolinite aveva rubato il mio cristallo per potenziarsi, ma grazie ad Hotaru lo ha poi reso, e ha trovato la pace. Ne so abbastanza per capire che la piccola Hotaru, nonostante le vessazioni subite in passato, sia stata in grado di essere superiore, e di usare le parole, e i sentimenti, per risolvere il conflitto. Io non le sarò da meno, Eudial. Per questo voglio sapere. Dimmi, Eudial. Perché…

-Lascia perdere, Sailor Moon! È tutto inutile!

La guerriera si voltò di scatto, quasi spaventata da quell’interruzione.
Era stato Naruto, appena salito sulla piattaforma, a gridare.
-Co… come hai detto?
-Ci ho già provato io, a farla ragionare, e non è servito a niente!- gridò ancora il ninja, infervorato più che mai -ho provato a farle capire che privandomi del potere della volpe avrebbe condannato il mondo alla distruzione, e come risposta mi ha quasi frantumato la faccia!
Attraverso la maschera distrutta, Eudial lasciò andare un sospiro rassegnato. Uditolo, Usagi si girò di nuovo verso la nemica per chiedere spiegazioni, ma ella si era già dileguata con un salto all’indietro. Per cedere il posto al suo servo, il clone malvagio di Naruto.
-RA-SEN-GAN.
La sfera di chakra oscuro si affossò nel ventre di Usagi, la sollevò da terra e la schiantò proprio addosso al vero Naruto, che cadde di schiena su un asteroide sottostante.
Prima che la sailor potesse rialzarsi, il falso Naruto le fu subito addosso e le calpestò con forza un braccio, facendole perdere di mano lo scettro che rotolò di sotto; non pago, sempre tenendole il braccio fermo le prese la mano e cominciò a tirare, con l’intento di strapparle l’arto dalla spalla.
-MOON… TIARA… ACTION!!!
Con la mano libera Sailor Moon lanciò la sua tiara potenziata nella faccia del clone, spaccandogliela letteralmente.
Immediatamente, però, essa si ricostruì come se nulla fosse accaduto.
“I miei poteri… si stanno indebolendo!” realizzò Usagi “Devo recuperare lo scettro, e alla svelta…” -AAAAH!
Il falso Naruto aveva ripreso a torturarla. Sarebbe anche riuscito a svitarle il braccio, se Tsunade non fosse intervenuta per scacciarlo con un pugno.
-…signorina Tsunade…
-Tu sai volare, giusto?- le disse l’Hokage, senza togliere lo sguardo dal nemico -allora va a riprendere ciò che hai perso, a questo ci penso io!
-Ma… Naruto ha bisogno di lei!
-Ho chakra da vendere, non preoccuparti. VAI!
Ringraziata Tsunade con un cenno, Usagi rotolò oltre il bordo del meteorite e si lasciò cadere a peso morto, per poi aprire le ali e gettarsi in picchiata.
-Non penserai di sfuggirmi così!
Tsunade vide appena Eudial scavalcarla e atterrare sul bordo della piattaforma; fece per attaccarla, ma il Naruto oscuro, ripresosi subito, la pugnalò alla schiena con il kunai, mozzandole il fiato.
-Grazie, amico mio. FIRE BUSTER!!!

Sailor Moon sentì il calore del raggio lanciato da Eudial quando ormai aveva raggiunto i suoi piedi. Ad un passo dall’essere incenerita, si sentì letteralmente placcata da qualcuno, e cadde dolorosamente, ma salva dal fuoco della strega, su un altro asteroide. Dopo qualche secondo di smarrimento causato dalla botta, la ragazza si riprese.
-Hnn… Na-Naruto? Sei stato tu? Grazie…
-Ti senti bene, Sailor Moon? Sei ferita?
-…n-no, no. Ferita, no. Ma debole, quello sì. Ed è stata solo colpa mia. Sono uscita dal coma soltanto da mezz’ora, non avrei dovuto sforzare subito i miei poteri al massimo! Devo ritrovare il mio scettro, se voglio continuare la battaglia!
-Perché? Non puoi farne a meno?
-Certo che posso, ma rischierei di più… Ora non c’è tempo per spiegare ogni cosa, devo sbrigarmi! …?
Usagi fece per alzarsi ma Naruto, parandosi di fronte a lei con un braccio alzato, non le diede nemmeno il tempo.
-Tu ora devi solo pensare a riposare, tirare il fiato e riprendere le forze. Da qui in avanti ci penso io!
-Aspetta! Fermo!
La ragazza si alzò di scatto e attanagliò il ninja per un polso, impedendogli di andare allo sbaraglio.
-La-lasciami! So cosa vuoi dirmi! Io sono ancora più debole e non durerei un minuto, giusto? Beh, puoi stare tranquilla! Io ho un piano infallib…
-No, non è per questo! Poco fa, hai detto di aver già tentato di ragionare con Eudial… come, esattamente? Che cosa le hai detto?
-C-che domande sono? Le ho raccontato la mia storia, no?
Usagi sgranò gli occhi.
-La tua… storia?
-Ah già, tu non la conosci! Per farla breve… Mio padre, il Quarto Hokage, ha dato la sua vita per sigillare in me in demone volpe: è un suo dono, ma soprattutto è il mezzo per far avverare la profezia di un vecchio saggio, che narra di un ragazzo che un giorno porterà la stabilità o la distruzione nel mondo dei ninja. Quel ragazzo sono io, e il potere della volpe mi occorre per far avverare la profezia nel miglior modo possibile! L’ho spiegato a Eudial, in tutte le maniere, ma lei non ha voluto darmi retta! …uh?
Per tutto il tempo, Usagi non aveva fatto che guardarlo con la stessa espressione inebetita.
-Perché quella faccia? Al mio posto tu avresti fatto lo stesso, no?
La sailor scosse la testa.
-…mi dispiace per quello che è accaduto a tuo padre, e per il peso che sei costretto a portare sulle tue spalle. Ma non potrebbe esserci nulla di più sbagliato in quello che hai fatto.
Naruto provò una strana sensazione. Come se un macigno gli fosse appena piombato sulla testa e gli avesse accorciato il collo.
-Co-co-co-come hai detto? M-m-m-ma io ho solo fatto quello che mio padre e anche l’eremita porcello hanno sempre desiderato! Poter vivere in un mondo in cui le genti di ogni popolo possano comprendersi l’un l’altro e vivere in armonia! Ho fatto il primo passo, ho smesso di combattere e ho spiegato le mie ragioni a Eudial! Come puoi dire che non c’è nulla di più sbagliato?!?
Nonostante la rabbia improvvisa di Naruto l’avesse spaventata, Usagi riuscì a mantenere la calma.
-Il sogno dei tuoi maestri è molto bello. È quello che vorrei anch’io, quello che vorremmo tutti! …ma “comprendersi l’un l’altro” non vuol dire obbligare il prossimo a convincersi che le tue ragioni sono le più importanti! Vuol dire prima di tutto provare empatia per il prossimo! Vuol dire ascoltarlo, ascoltare le sue motivazioni, immedesimarsi in lui e trovare o creare un punto in comune con lui, attraverso il dialogo!
-Quindi secondo te dovrei assecondare Eudial, e lasciare che conquisti il mondo e porti la distruzione? È questo che mi stai dicendo?
-No, Naruto! Io…
Usagi abbassò lo sguardo, stancamente. Le intenzioni di Naruto erano senz’altro buone, ma come avrebbe potuto fargli capire quello che veramente intendeva?
Poi, la sailor ebbe un’illuminazione, e ricollegò il suo sguardo con quello del ninja.

-Naruto, tu… Tu hai degli amici?

Il viso del biondo ninja divenne paonazzo. Ma Usagi non ebbe tempo di capire se ciò fosse dovuto a rabbia o imbarazzo, poiché entrambi furono richiamati da dei rumori sopra le loro teste.
Aggrappandosi con i suoi artigli a un asteroide superiore, come una specie di ragno Eudial si era avvicinata per ascoltare i loro discorsi.
-Mh mh mh… Nobile gesto da parte tua, Sailor Moon, cercare di far aprire gli occhi a questo decerebrato. Nobile, ma certamente inutile da ogni punto di vista.
La strega saltò dall’asteroide e atterrò pesantemente su quello sottostante, di fronte ai due avversari.
-Perché io non alcun segreto da confessare. Quello che vedi è quello che sono: una strega intenzionata a dominare il mondo con un potere immenso, e basta.
-No, mi rifiuto di crederti!- obiettò Usagi, seria -dev’esserci qualcosa di più in te! Dev’esserci una ragione dietro alla tua brama di potere!…
-A proposito di potere, per caso è tuo questo?
Eudial agitò una delle sue otto code, che come un tentacolo teneva stretto lo scettro di Sailor Moon.
-Ho sentito che ne hai biso…
-MOON TIARA ACTION!!!
Il disco di luce graffiò ad un occhio Eudial. Questo bastò a distrarla per permettere a Sailor Moon di balzare in avanti e recuperare il maltolto, ma la strega riprese immediatamente il controllo e strinse un artiglio attorno al collo della guerriera, soffocandola.
-Ti farò rimpiangere di essere uscita dal coma, Sailor Moon!
Eudial strinse le palpebre, e subito il corpo di Usagi fu avvolto da fiamme che la fecero strillare di dolore.
-Lasciala stare!- gridò Naruto. Eudial non gli prestò nemmeno attenzione, ma quando sentì uno shuriken lanciato dal ninja rimbalzare sul suo esoscheletro, gli rispose scaraventandogli contro Usagi stessa. Il ninja cadde su un fianco, mentre la sailor, privata dei sensi dalla morsa della strega e dalle sue fiamme, rotolò oltre il bordo dell’asteroide: immediatamente Naruto si sporse e allungò una mano, ma riuscì solo a vedere l’alleata precipitare inerme nella nebbia sulfurea sottostante.
-NO!
Eudial fu tentata di infierire di nuovo su Naruto, avendone la possibilità, ma riuscì a trattenersi, e schioccate le dita chiamò a sé il Naruto oscuro, che la raggiunse con un salto.
-Lascio a te il compito di sorvegliare questo idiota. Se fa una mossa sospetta, uccidilo.
Detto ciò, la strega si sporse dal bordo dell’asteroide e guardò in basso.
-Se io sapessi volare, ti avrei già raggiunta per strapparti le ali e anticipare qualsiasi contromossa tu stia escogitando. Peccato, Sailor Moon. Evidentemente, era destino che andasse in questo modo.
Il corpo della strega iniziò a tremare, le otto code fremettero, e la maschera, circondata da un alone rosso, si ricostruì e spalancò le fauci, dalle quali fu sparato un raggio letale.
Il colpo si schiantò sulla Terra. Pur non vedendo nulla, Eudial fu certa che ogni cosa al di sotto dei suoi piedi fosse stata incenerita.

-E ora, pensiamo a Tsunade.
Senza più guardare indietro, Eudial risalì la fascia di asteroidi con dei salti.
Dal canto suo, Naruto rimase immobile a fissare il vuoto, per dei secondi che sembravano un’eternità. Era ormai convinto che Sailor Moon fosse stata uccisa, quando in fondo alla nebbia intravide un minuscolo luccichio farsi sempre più lontano. Questo gli ridiede un po’ di carica.
“Sì… Sì! Sta tornando a terra per preparare un contrattacco a sorpresa, non può essere che così! …beh, io non sarò da meno!”
Ringalluzzito il biondo si rialzò, salvo poi congelarsi quando si ricordò del clone oscuro che lo sorvegliava. Per sua fortuna, però, questi si limitò a fissarlo mantenendosi in posizione d’attacco.
“Giusto, Eudial gli ha ordinato di uccidermi solo nel caso io faccia qualche mossa sospetta! Questo mi da comunque pochi secondi… se voglio salvare nonna Tsunade.”
Naruto guardò verso l’alto. Sette meteoriti sopra di lui, intravide dei lampi di fuoco, ed intuì che Eudial stesse torturando il Quinto Hokage.
“Bene, diamoci da fare!”
Per prima cosa, si mise una mano nelle tasche, contando gli shuriken e i kunai che gli erano rimasti; quindi, raccolse da terra tre pietre e le mise insieme alle sue armi.
“Okay, sono pronto. Uno, due, tre…” -KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Rapido, Naruto aizzò contro il nemico sei cloni, si girò velocemente e lanciò con tutte le sue forze una pietra sull’asteroide superiore, quindi attuò con essa la tecnica della sostituzione, per ritrovarcisi sopra.
-Ce… ce l’ho fatta! Ha funzionato! D’altronde non avevo altra scelta, non essendo in grado di fare salti così alti! Ma questo vale anche per te, vero, amic… Oh.
Voltandosi, Naruto scoprì che il suo sosia malvagio si era già sbarazzato delle copie e lo stava per raggiungere con un balzo agilissimo.
-KAGE BUNSHIN NO JUTSU!!!
Un altro gruppo di cloni fu sguinzagliato, e Naruto lanciò un’altra pietra verso l’alto e ripeté la strategia, lasciando su ogni asteroide altri quattro o cinque cloni per essere sicuro di rallentare l’ascesa del nemico.
Giunto a soli tre asteroidi dal raggiungere la cima, il ninja si fermò qualche secondo per rifiatare. Aveva già le dita strette su uno shuriken da lanciare, quando riecheggiarono nella sua testa le parole di Usagi.
“Se ho degli amici… Se ho degli amici… Ma che razza di domande sono? Ma certo che ne ho!”
Lanciò il kunai, e si sostituì ad esso.
“E non ho certo dovuto “immedesimarmi e provare empatia” per guadagnarmi la loro amicizia!”
Fece per evocare altri cloni, Naruto. Quando, improvvisamente, si sentì di colpo un idiota.
Sasuke. Gaara. Entrambi, come lui, portavano dentro una grande sofferenza. Per entrambi, Naruto aveva dovuto capirne a fondo il dolore e condividerlo, prima di iniziare anche solo un approccio che lo avrebbe portato a diventare loro amico.
Ma non era tutto. C’era stato un altro caso. Un’altra occasione, avvenuta ancora prima di conoscere Gaara, in cui Naruto aveva provato empatia per qualcuno.
Nella sua prima vera missione da ninja, insieme a Kakashi, Sasuke e Sakura, aveva dovuto affrontare due pericolosi assassini di nome Zabuza e Haku al soldo di un boss criminale. Quei due ninja sembravano spietati, addirittura senz’anima… ma quando Haku fece da scudo umano a Zabuza per salvarlo da un colpo letale di Kakashi e morire al suo posto, Naruto comprese quanto i due fossero legati l’un l’altro, e quanto Zabuza stesse soffrendo per la morte del compagno.
“Allora, ero ancora convinto che Haku avesse ucciso Sasuke… Eppure ho saputo anteporre il mio dispiacere per la sofferenza dei miei nemici alla mia stessa rabbia. In un certo senso, mi sono comportato proprio come Sailor Moon ha detto. Ma allora, perché… Perché con Eudial non sono stato capace di ripetermi? Sono forse… cambiato io? Eppure, avevo anche bene in mente il sogno di pace di mio padre e dell’eremita porcello! Perché non sono riuscito ad avvicinarmi al cuore del nemico?…”
I visi sorridenti e raggianti di Minato e Jiraiya apparvero nella mente dell’Uzumaki. Erano incoraggianti e amorevoli, erano gli sguardi che ogni padre e ogni mentore orgoglioso avrebbe rivolto al loro figlio e allievo prediletto… ma il loro ricordo fece provare a Naruto una sensazione fastidiosa, spiacevole.
Il ragazzo strinse i denti, odiandosi per quello che aveva appena realizzato.
“…perché non ero più me stesso. Ero… ero talmente concentrato sul far avverare i sogni dei miei mentori, che mi sono dimenticato di pensare con la mia testa. Quando ho conosciuto Sasuke, Haku, Zabuza e Gaara, non sapevo ancora di essere il figlio del Quarto Hokage. Non sapevo ancora di essere il ragazzo scelto dalla profezia di un vecchio saggio. E certamente, non mi sentivo condizionato dall’esaudire il sogno di qualcun altro. Io ero semplicemente Naruto Uzumaki, un orfano figlio di nessuno desideroso di sovvertire il destino e cambiare il mondo dei ninja seguendo solo le mie regole!”
Con la coda dell’occhio Naruto fissò il suo sosia demoniaco, trovandolo ad appena un asteroide di distanza. Anch’egli stanco, stava subendo calci alla schiena da parte dei cloni, che lo stavano proiettando verso l’alto come per serviglielo.
“Papà, eremita porcello… Vi voglio bene, e sarò sempre grato per quello che avete fatto per me… Ma non voglio perdere la mia indipendenza. Se un giorno diventerò Hokage e migliorerò il mondo, e potete scommetterci che accadrà, sarà solo grazie al mio impegno, alle mie scelte… e all’aiuto dei miei amici!” -UZUMAKI NARUTO RENDAN!!!
Lanciato un altro kunai, il ninja compì un balzo e assestò al nemico un calcio in caduta sullo stomaco, facendolo precipitare nel vuoto, per poi sostituirsi immediatamente al kunai e continuare la scalata.
“Tenga duro, nonna Tsunade! Il vero Naruto Uzumaki sta venendo a salvarla!”

Nello stesso istante, il balenio che Naruto aveva intravisto nella nebbia… si spense.

-Sei un soggetto interessante, Tsunade…
Eudial sparò con una mano una sfera di fuoco sulla donna.
-…l’impressione di vecchia ubriacona che mi avevi lasciato la prima volta che ti ho vista era sbagliata, evidentemente…
Un’altra sfera.
-…sei stata pugnalata alla schiena, e ti sei rigenerata in pochi secondi…
Un’altra.
-…un’abilità che impallidisce di fronte a quella che mi ha conferito il chakra del demone volpe, sia chiaro, ma comunque pericolosa per i miei piani!
E un’altra ancora. Quest’ultima, dopo aver arso la pelle della donna, si trasformò in una piccola gabbia che ad intervalli precisi la colpiva ancora con piccole ma consistenti fiammate, dalle quali Tsunade continuava a risanarsi senza però aver modo di reagire.
-Non compiangerti, Tsunade, non sei certo la prima ad aver subito una simile tortura. Secondo la mitologia greca, per aver osato sfidare gli dei un umano come te fu costretto a farsi divorare il fegato da un’aquila e rigenerarsi all’infinito. La domanda è… quanto riuscirai a resistere, tu?
La strega si mise sulle quattro zampe, e come una leonessa affamata girò intorno alla sua preda.
-Sono indecisa. Vorrei lasciarti vivere come chiunque altro per poter assistere al mio trionfo, ma come fare per essere certa che tu non vada in giro a divulgare il tuo segreto? Strapparti la lingua e le mani mi sembra troppo estremo, ma d’altronde a mali estremi… ?
In quella, sull’asteroide si arrampicò il clone malvagio di Naruto. Eudial lo guardò, e sorrise: in una mano, il clone teneva stretta una maglia nera e arancione, strappata in più punti.
-Alla fine hai dovuto ammazzarlo, vedo. …mi dispiace, mi dispiace davvero, non aver potuto assistere di persona all’evento. Ma che ci posso fare, così va il mondo. Il tuo compito è finito, puoi tornare da dove sei venuto.
Eudial aprì le costole dell’esoscheletro. Il clone fece qualche passo in avanti, per rientrarci. Quindi abbozzò un sorriso storto.
-RASENGAN!!!
La sfera di chakra si affossò nel ventre esposto della strega, che fu spinta oltre il bordo della piattaforma.

Mamoru avvertì un sussulto. Lo stesso sussulto che provarono all’unisono anche le otto guerriere sailor.
Per un brevissimo istante, come se avesse voluto lasciare loro un messaggio, il viso addormentato di Usagi era apparso nelle loro menti.
-Sailor Moon… sta… sta morendo- sentenziò Sailor Pluto, con la voce ridotta a un sussurro -e non possiamo fare nulla per aiutarla…

Lesto, Naruto riprese le sue vere sembianze, si tuffò nella gabbia e spinse Tsunade e sé stesso al di fuori. La pelle della donna era piena di ustioni, e anche se queste cominciavano a sparire, sembrava proprio che la donna fosse stata spinta al suo limite.
-Nonna Tsunade! Nonna Tsunade, come sta? Mi risponda, la prego!
-…Na-Naruto… Dov’è Sailor Moon?
-Arriverà, arriverà presto! Ce la fa a camminare? Dobbiamo andarcene da qui!
A fatica l’Hokage si aggrappò al collo del ragazzo e si rialzò, per poi crollare di nuovo. Naruto le prese allora un braccio e lo mise dietro le spalle per aiutarla, ma non poté fare un passo di più. Una tripla sferzata di chakra li atterrò entrambi al tappeto.

-No… Non finirà così… Non finirà così! POTERE DELLA TERRA!!!
Con la coda dell’occhio, Setsuna vide Endymion avvolgersi di un alone dorato e concentrare la sua energia al massimo. Un alone simile balenò anche nella nebbia all’interno della barriera ottagonale, ma rimase acceso per non più di qualche secondo.
-Principe… Mamoru, che cosa hai fatto?!
-Le ho passato tutta la mia energia- rispose il ragazzo, che, caduto in ginocchio per lo sforzo, era ritornato alle sue sembianze da civile -volevo salvarle la vita… ma non è bastato…
-E allora ti daremo una mano anche noi!
La voce di Sailor Venus riecheggiò nelle loro teste, e le voci delle sue amiche le diedero manforte.
-Ehi, un momento- fece Sailor Jupiter -da quando siamo in grado di usare la telecinesi?
-Probabilmente- ipotizzò Sailor Mercury -per il fatto che le nostre menti sono collegate dalla barriera…
-Barriera che verrà distrutta se passeremo la nostra energia a Sailor Moon!- ribadì Sailor Pluto -il demone volpe scatenerà la sua furia su tutti noi, non ci avete pensato?

-Allora è vero quel che si dice, l’erba cattiva non muore mai…
Tornata sul meteorite, Eudial avanzò rabbiosa verso Naruto. Ad ogni passo della strega, un’onda invisibile di fuoco colpiva il ninja e Tsunade, tenendoli schiacciati al suolo.
-…ma c’è sempre una prima volta per ogni cosa. Goditi pure questo momento, Naruto, perché sarà l’ultimo della tua vita! A meno che tu…
-A meno che io non decida di arrendermi e vederti salire al potere, giusto? Beh…
Naruto lanciò l’ultimo shuriken rimastogli contro la nemica. Ella innervosita rispose con un raggio, ma l’Uzumaki prese Tsunade per un braccio, schivò il colpo, e rivolse a Eudial un dito medio.
-Te lo puoi scordare! BUNSHIN NO JUTSU!!!
Evocato un unico clone, Naruto creò insieme a lui un normale Rasengan.

-Setsuna!- gridò Sailor Uranus, genuinamente arrabbiata -hai paura di morire? Preferisci avere salva la TUA vita rispetto a quella di Usagi?
-No, no! Io ho paura… ho paura che VOI perdiate la vostra vita! Se dipendesse solo da me, non esiterei a sacrificarmi per lei! Ma siamo… siete coinvolte tutte quante! Come posso…

-FIRE BUSTER!!!
Eudial vomitò dalla maschera un raggio enorme, da cui Naruto fece scudo a sé stesso e a Tsunade con il suo Rasengan.

-Se permetti, Sailor Pluto, desidero caricare sulle mie spalle la tua responsabilità ancora una volta.
Era stata la voce di Gaara a parlare.
A bordo di una piattaforma di sabbia, il ninja di Suna percorse il perimetro della barriera delle sailor e con le mani comandò ogni granello di terra, sabbia e polvere presente nelle vicinanze. Il materiale a sua disposizione tremò, si sollevò, si mosse a protezione delle sailor: costruì intorno a loro una piccola cupola, e intorno alla barriera un’ulteriore muraglia che si innalzò per una ventina di metri circa.
-Gaara!- gridò Sailor Uranus -sei sicuro di quello che stai facendo?
-Ho già affrontato il Kyuubi in passato. Lo conosco poco, ma ce la metterò tutta per resistergli e per proteggervi. Procedete ora, Sailor Moon ha bisogno di voi!
Fatto un respiro profondo, le guerriere annuirono.
-POTERE DI MARTE…

-Sei solo un patetico ipocrita! Proclami di aver imparato la lezione, ma guardati! Sei rimasto solo e senza speranze di sconfiggermi, ma nonostante ciò continui ostinatamente a opporti a me, convinto che la famigerata profezia ti doni una sorta di invincibilità! Muori, una volta per tutte!
La pressione fece crollare Naruto su un ginocchio, ma il ninja non desistette.
-La profezia non c’entra più niente, ora! Io non combatto perché so di vincere, no, io combatto perché DEVO vincere! E poi… io non sono solo!…

-POTERE DI MERCURIO…
-POTERE DI VENERE…
-POTERE DI GIOVE…

Naruto gettò uno sguardo alle sue spalle, ammiccando a Tsunade.
In quella, il ragazzo si rese conto che la vista gli si stava gradatamente annebbiando; come se non bastasse il Rasengan nella sua mano, sopraffatto dal fuoco di Eudial, si stava rimpicciolendo fino alle dimensioni di una fiammella azzurra.
-Ho tanti amici, e tanti maestri che mi vogliono bene e mi sostengono. Finché saprò che ci sono… Finché avrò l’umiltà di considerarmi un loro pari, e non un prescelto…

-POTERE DI URANO…
-POTERE DI NETTUNO…

Eudial intensificò il suo raggio. Quello fu l’ultimo colpo che Naruto riuscì a sostenere, prima di crollare all’indietro.

-POTERE DI PLUTONE…

“…io non sarò mai solo… mai…”

-POTERE DI SATURNO!!!

La spirale di asteroidi fu avvolta da una colonna di energia, buia e accecante al tempo stesso come un’eclissi di sole, innalzatasi dalla Terra. Come vi entrò in contatto, il fuoco di Eudial fu debellato all’istante, e la strega stessa fu respinta all’indietro, oltre il bordo della piattaforma, da una forza invisibile.
-Che… cosa… AAAARGH!!!
Sentendosi mancare la terra sotto i piedi la ragazza appellò l’aiuto del chakra della volpe, che sollecitata al limite le permise di levitare a mezz’aria.
-Uuh… Ti… ti ringrazio… Cosa è successo?!?
La strega notò che la misteriosa colonna di luce che l’aveva colpita era già scomparsa, ma non solo: guardando in giù, scoprì che anche la barriera creata dalle sailor per contenerla era sparita nel nulla.
-Mph. A quanto pare le marinarette hanno sparato la loro ultima cartuccia, mancando però il bersaglio. È un vero peccato, per voi due.
Eudial rialzò lo sguardo su Naruto e Tsunade, entrambi salvi dalle fiamme ma distesi immobili sul piatto asteroide, e estremamente indeboliti. Con le forze che le restavano il Quinto Hokage stava lentamente strisciando verso l’Uzumaki, forse con l’intenzione di curarlo.
-Voi ninja, non vi arrendete mai nemmeno di fronte a morte certa… Siete… Disgustosi… FIRE BUSTER!!!

-…no… Non è vero… Non è possibile…

Un attimo prima che il colpo andasse a segno, tra la strega e i ninja si frappose un globo di luce accecante come il sole, contro cui il fuoco si estinse.
Era Sailor Moon, tornata nel pieno delle forze grazie all’energia di tutte le altre guerriere e del principe Endymion. A dimostrazione di ciò, le sue ali angeliche erano diventate ancora più grandi e imponenti, e tra le mani teneva stretto un nuovo, scintillante e potente scettro.

Eudial accennò a sparare un secondo raggio, ma si fermò, rifiutandosi anche solo di ricordare la notte in cui era stata sconfitta alla cattedrale marina.
-Ero convinta che non saresti sopravvissuta! Come hai fatto a…
-Le mie amiche, e il mio amato. Hanno rinunciato alla barriera per passare la loro energia a me. E di questo gliene sono grata.
-Come… come sarebbe a dire?
Tsunade si sporse dall’asteroide; superato in fretta lo stupore di ritrovarsi a parecchi chilometri dalla Terra, anche lei si stupì nel non vedere più la barriera di contenimento che lei stessa aveva richiesto.
-Ti ringrazio per averci salvato, Sailor Moon, ma adesso come faremo a sopprimere la volpe?…
-Basterò io.
Con queste due parole, Sailor Moon sollevò lo scettro dinnanzi a sé.
Il momento era giunto.
-Sei riuscita a resistere al mio colpo migliore, ma ora le cose sono diverse per te e per me. Ora dovrai vedertela con tutte le guerriere sailor allo stesso tempo, e non potrai sopravvivere!…
Eudial abbassò la testa, come sconfitta.
Invece, presa da violenti spasmi, scoppiò in una risata.
-Sailor Moon, oh Sailor Moon… ora tu sei al massimo dei tuoi poteri, è vero… Ma se sei in grado di contare, avrai capito che io non ho ancora esaurito le carte a mia disposizione!
Il rivestimento di chakra e l’armatura si ingigantirono. Alle otto code della volpe si aggiunse, con un’esplosione di energia, la nona ed ultima.
Eudial sollevò le braccia al cielo, e così fecero le nove code: dalle loro punte partirono dei raggi di chakra, che confluirono per creare una sfera.
-…non è ancora finita Eudial! SILVER MOON…
-Aspetta!
Sailor Moon fu bloccata per un polso, da Naruto.
-Naruto, lasciami subito! Non hai ancora capito…
-Invece sì, Sailor Moon. Grazie alla tua strigliata ho aperto gli occhi, e ti ringrazio. Stavo per rammollirmi, stavo… stavo per diventare proprio come Eudial, ma ho capito i miei errori, e per questo ora ti voglio aiutare davvero, passandoti il mio chakra.
Sorridendo, il ragazzo porse nelle mani della sailor la fiammella azzurra che era il suo Rasengan, e con le sue mani la manipolò, invitando l’alleata ad imitare i suoi gesti.
-La tua magia e quella delle tue amiche è potente, ma non è formata di chakra, non potrà competere con quello del demone. Se però ve ne infondo anche solo una parte, sono certo che le cose cambieranno! Dobbiamo provarci!
Sulle prime dubbiosa, Usagi lasciò confluire il potere che le sue amiche e Mamoru le avevano donato nella piccola fiammella. Come predetto da Naruto, essa ricrebbe, più potente che mai.
-Non posso crederci… sta… sta funzionando!
Unite e rafforzate dal chakra, le nove luci corrispondenti all’energia delle sailor e di Endymion presero a roteare ed orbitare intorno al centro della sfera azzurra e argentea, che in breve tempo raggiunse le sue massime dimensioni. Era ancora più piccola del colpo che stava preparando Eudial, eppure lo stesso Naruto percepì in essa una potenza inimmaginabile, schiacciante, spaventosa.
Una potenza tale che il ninja fu tentato di indietreggiare e lasciare a Usagi.
-Non devi averne paura- lo rassicurò lei, intuendo il pensiero di Naruto -questo potere, nelle mie mani, avrà lo stesso effetto purificante del cristallo d’argento.
-Ah… Ah, ottimo! Allora…
-Ma nelle tue mani, rimarrà stabile. Io non so come manipolare il chakra, Naruto, ho bisogno ancora del tuo aiuto!
L’Uzumaki deglutì, intimorito. Ma nonostante la paura, si affiancò alla sua nuova amica, che lo rassicurò con un sorriso.
-Allora, sei con me?
-…sono con te, Sailor Moon. E grazie ancora.
I due eroi alzarono le braccia all'unisono. Sopra le loro teste vorticava un sistema solare in miniatura, pronto per essere scagliato.
Dall'altra parte, la sfera nata dal chakra di tutte e nove le code del demone aveva raggiunto le dimensioni di una stella.
-Ho cercato in tutti i modi di andarci piano e costringervi alla resa- proclamò Eudial -ma se voi due non volete sopravvivere per vedere in che modo dominerò il mondo... PEGGIO PER VOI! CATASTROPHE!!!
Il colpo finale di Eudial fu lanciato.
-Adesso, Naruto!
Senza paura, a loro volta il ninja e la sailor si lanciarono in avanti, per dare maggiore spinta alla loro creazione.
-SOLAR… SYSTEM... RASENGAN!!!

Sia dalla Terra che dallo spazio, le due forze contrastanti apparivano come due piccoli pianeti in rotta di collisione.
Per interminabili minuti, la luce rossa e quella argentea furono bloccate in una prova di resistenza che nessuna delle due forze in gioco era intenzionata a perdere. Naruto e Usagi si sentirono le braccia tremare pericolosamente, come fossero sul punto di essere accartocciate dalla pressione, ma strinsero i denti ed avanzarono. La loro determinazione alla fine fu premiata: come la goccia che scava nella pietra, il loro Rasengan erose lo strato esteriore di chakra di Catastrophe e ci scavò dentro, senza però essere cancellato a sua volta.
Naruto quasi si mise a ridere speranzoso, ma dovette subito serrare la bocca e gli occhi così come Usagi: i due ora si trovavano all'interno di Catastrophe, e giunti nel suo cuore sentirono il chakra circostante chiudersi dietro di loro per inglobarli. Fu come attraversare le fiamme dell'inferno.

-Non... possiamo... mollare... proprio... adesso… POTERE DEL CRISTALLO D'ARGENTO!!!

Sailor Moon rilasciò l'ultimo elemento mancante. Supportato dal chakra azzurro di Naruto, il cristallo avvolse entrambi nella loro luce, respinse le fiamme, e illuminò a giorno il cielo di tutto il continente.

Eudial capì di aver perso nel momento in cui Catastrophe fu spazzata via.
Per lo shock, la strega non ebbe nemmeno la forza di muoversi o anche solo di gridare.
Semplicemente, lasciò che il Solar System Rasengan la fagocitasse.
L'esoscheletro d'ossa le fu polverizzato. Lo strato di chakra le fu strappato dal corpo da una mano invisibile. I sensi le furono spenti uno ad uno.
Privata di tutto, Eudial precipitò nel vuoto.
L'ultima cosa che vide, prime di chiudere gli occhi, fu l'immagine di Sailor Moon e Naruto, con una piccola stella rossa fra le mani.

Il cristallo del cuore della volpe era libero.

La grande battaglia contro le streghe si era finalmente conclusa.

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Capitolo 76
*** Festeggiamenti Agrodolci ***


-4 capitoli alla fine!

Festeggiamenti Agrodolci

“Luce… Luce intensa… E questo senso di leggerezza… Sono forse in paradiso? …no, ora mi sento rinascere! SENTO LE FORZE TORNARE IN ME!”
Ad un passo dalla morte, il sonno comatoso del Kyuubi venne bruscamente interrotto nel modo migliore possibile. Una tempesta di fuoco investì il suo muso e rivestì le sue zampe, la sua schiena, le sue nove code: ogni singola oncia di chakra gli fu restituita, rinvigorendolo e facendolo sentire come non era mai stato nella sua lunga vita.
-Se sono tornato in forze significa che Eudial ha fallito… ma chi se ne importa! Sono ancora vivo, e quel che più conta è che la strada per la libertà mi è praticamente spianata!
Dopo aver ruggito di gioia, la bestia si rizzò sulle quattro zampe e galoppò oltre il cancello rimasto sollevato verso la luce che lo aveva ridestato.
-Sì! Sì! SÌ!… …ma… cos…
Il Kyuubi vide la sua corsa trionfante smorzata sul nascere, proprio dalla luce a cui stava andando incontro. Una luce che, di colpo, lo ricacciò indietro.
-Ma questo… Il Quarto Hokage? No, lui è morto! Ma allora, chi? No… Non può essere… Non è possibile… DANNAZIONEEE…

Grazie all’imposizione del chakra curativo di Tsunade, supportato dalla magia di Sailor Moon, il buco nero aperto sul ventre di Naruto venne richiuso, e il sigillo che imprigionava il demone nuovamente ripristinato. Al termine dell’operazione il biondo ninja chiuse gli occhi e si addormentò, pacifico, con in volto un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Guardalo, come sorride- commentò Tsunade, osservando il suo allievo con tenerezza -d’altronde, se lo merita. Se l’è vista davvero brutta. Tutti noi ce la siamo vista brutta. Ancora una volta, se tutto è finito bene lo dobbiamo a te, Sailor Moon.
La lunare scosse la testa, con modestia.
-Non solo a me. Tutti abbiamo fatto la nostra parte per vincere questa battaglia: Naruto, le mie amiche, Mamoru… Lei stessa, signorina Tsunade, è stata fondamentale! A pensarci bene, il mio ruolo…
Mentre parlava, le ali di Usagi tornarono ad essere di dimensioni normali, segno che la stanchezza aveva preso il sopravvento sulla sua ultima trasformazione.
-…è stato marginale. Anzi, forse addirittura dannosa. Mi sono lasciata rubare il cristallo del cuore come una stupida, e da quel poco che ho capito Kaolinite se n’è servito per farvi del male. Mi dispiace…
-Non fartene una colpa, commettiamo tutti delle leggerezze. Soddisfami una curiosità, Sailor Moon…
-La prego, mi chiami pure Usagi.
-D’accordo, Usagi. Dimmi, hai ancora energia per volare? Ci farebbe comodoooooo…
Finalmente, grazie anche al vento in faccia sempre più forte e alla forza di gravità sempre più insistente, Usagi si ricordò che lei e i due ninja avevano concluso la battaglia con Eudial a circa una decina di migliaia di metri dal pianeta Terra. E che, soprattutto, senza più il chakra del Kyuubi a tenerli sospesi a mezz’aria, gli asteroidi su cui avevano combattuto erano diventati dei meteoriti in procinto di schiantasi al suolo.
-OH CAVOLOOOOO!!!
Svelta Usagi afferrò i polsi di Naruto e Tsunade e sbatté le ali, ma dopo pochi secondi la stanchezza si fece sentire anche per lei, e il trio iniziò a cadere a peso morto.
Però, il terrore della sailor e dell’Hokage durò appena un battito di ciglia. Mentre precipitavano, intorno a loro videro i vari asteroidi trasformarsi, da duri blocchi di pietra e cemento… in morbidi, giganteschi orsetti gommosi.
-Ma che?… !
Subito dopo, le due bionde e l’addormentato Naruto conclusero anzitempo la loro caduta rimbalzando su una superficie rosa e gelatinosa, che si rivelò essere la pancia estesa ed elasticizzata di Majin Bu.
-Signor Bu! Sei tornato!
-Ne dubitavate?- rispose il demone, facendo un saluto militare -tenetevi forte, si torna a terra!
Come una foglia autunnale il sottile Majin Bu planò dolcemente per svariati minuti, cullando i suoi tre passeggeri con il movimento oscillatorio, fino a che non raggiunse terra.
E, non appena si ricongiunsero al resto degli eroi, fu subito festa grande.
Tsunade fu raggiunta dalla sua pupilla Sakura e dal resto dei ninja, che in preda all'euforia sollevarono Naruto sopra le loro teste e lo lanciarono in aria più volte, senza nemmeno accorgersi che egli stesse dormendo; Usagi, dopo esser stata quasi sepolta dall'abbraccio collettivo delle sue amiche fu raggiunta anche da Mamoru, con cui sancì per sempre la fine della battaglia con un bacio appassionato; Majin Bu, curati gli ultimi feriti, trasformò i piccoli e grandi detriti che li circondavano in fresche lattine di bibite e di birra per invitare tutti quanti ad un brindisi liberatorio.
Gli applausi, i complimenti e le esultanze durarono per pochi minuti, ma il senso di gioia per la vittoria così faticosamente conquistata non lasciò gli eroi nemmeno quando si sedettero, stanchi ma felici, per chiacchierare o assaporare in silenzio gli ultimi sorsi di bevanda.

-Ebbene? C'è un party e non sono stato invitato?
Tronfio e trionfante, Mister Satan, seguito a ruota da Shizune e Tonton, arrivò sull'ormai ex campo di battaglia, dove venne accolto dall'abbraccio dei suoi famigliari e da un boccale di birra creato apposta per lui.
-Finalmente, dopo tutte le vicissitudini e la mancanza di tempo, possiamo salutarci come si deve! Vi sono mancato?
-Altroché, nonnino- gli rispose Pan, abbracciata alla sua vita -abbiamo avuto tutti paura per te…
-E con "tutti" non esagera- aggiunse Goten -quando la notizia del tuo malore si è sparsa, un po' tutti i cittadini di Satan City, Città dell'Ovest e dintorni sono caduti in depressione. Mi sembrava di essere circondato da degli zombie!
-Dici sul serio?
Goten annuì, e l'allegria di Satan scemò un attimo. Posato da una parte il boccale, il campione dei campioni comandò a gesti Gohan, Pan, Videl, Goten, Trunks e Bu di mettersi intorno a lui.
-Papà, cosa c'è?
-Videl, se vi ho invitati nella mia villa… sapete, il giorno che mi avete trovato in coma… non è stato solo per una cena qualsiasi. Volevo discutere con voi di una cosa. Ero indeciso se metterla in pratica o no, ma quello che mi ha appena detto Goten mi ha tolto ogni dubbio. Ho deciso… che è arrivato il momento di dire la verità.
-NO!- esclamarono in coro i sei interlocutori, avendo capito già tutto.
-Non puoi farlo, papà! Andrai in rovina!
-Forse, ma i miei milioni di fan sono diventati troppo rammolliti e troppo dipendenti dal sottoscritto! Cosa faranno quando io non ci sarò più per davvero, si butteranno tutti da un ponte all'unisono? No, se le cose rischiano di degenerare fino a questo punto, non ho più intenzione di ingannarli! Questa colossale bugia sta facendo più danni di quelli che avevo messo in conto!
-È molto nobile quello che vuoi fare, Hercule- gli disse Gohan -ma sono sicuro che esista un altro modo per aggiustare le cose con i tuoi fan, senza che tu debba rimetterci.
Dovessimo lavorarci per anni, ma lo troveremo. E poi, ho anch'io voce in capitolo! Non mi sono mai posto il problema di reclamare la mia vittoria contro Cell, e non ho intenzione di reclamarla nemmeno adesso!
-…beh, se la decisione finale spetta a te, Gohan, immagino di non aver mai avuto scelta sin dall'inizio…
Mister Satan riprese in mano il boccale. Appena prima di bere un altro sorso, il viso gli si illuminò di nuovo.
-Forse non ci vorranno gli anni che pensi tu, Gohan. C'è un'idea che mi sta già ronzando nella testa… ma ne discuteremo nel dettaglio un'altra volta! Adesso, brindiamo!
Satan sollevò il boccale, e così fecero gli altri.
-Alla sconfitta delle streghe, certo… ma soprattutto alla salute di voi tutti, che mi volete bene per quello che sono veramente.
-E noi brindiamo alla tua, Hercule!
-CIN CIN!

-Possiamo unirci al brindisi anche noi, di grazia? Inizia a far caldo qui dentro!

Quella voce nella sua testa fece sputare a Majin Bu tutto quello che aveva bevuto come una fontana.
-Come ho fatto a dimenticarmene?! Rimedio subito!
Il demone piegò la testa da un lato e ci diede qualche colpetto: da uno dei suoi pori caddero due sferette, che, toccando terra, ripresero le sembianze e le dimensioni di Bra e Chichi.
Majin Bu fece qualche passo indietro, temendo un'ovvia sfuriata, ma fortunatamente per lui le due erano troppo esauste per pensarci.
-Chichi, ti offendi se ti dico che ho cambiato idea?- ansimò Bra, riprendendo aria -piuttosto che ripetere quest'esperienza, la prossima volta preferisco starmene al sicuro a casa…
-Non ti biasimo, cara… Tesori miei!
Rialzatasi, Chichi strinse nel suo abbraccio materno Videl, Pan, Goten e Gohan, i quali le chiesero subito che cosa ci facesse lì anche lei.

-Che fai, ti addormenti di nuovo?
Rei premette con poca delicatezza una lattina ghiacciata sulla spalla di Usagi, per stuzzicarla, ma l'amica rimase inamovibilmente stretta al braccio di Mamoru e appoggiata al suo petto, tenendo gli occhi chiusi.
-Eddai, Rei-chan, lasciami riposare almeno cinque minuti! Me li merito o no?
-Ce li meritiamo tutti- le fece eco Mamoru -e non soltanto per la stanchezza. Il sole era appena tramontato quando siamo arrivati allo Star Park, chissà che ore sono adesso…
-È da poco passata la mezzanotte- rispose Ami prontamente.
-Mezzanotte, l'ora delle streghe…
-Michiru, per favore. Non voglio più sentir pronunciare quella parola per il resto dei miei giorni!
-Non esageriamo, Haruka. Almeno per il resto di questa notte!- dichiarò Minako, mentre sdraiata su un muretto si rinfrescava la fronte con una lattina -adesso rilassiamoci e assaporiamo questo tanto agognato momento di pace, tranquillità e soprattutto silenzio!…

-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh…

-Mmm… Sentite anche voi questo rumore?- fece Usagi all'improvviso, tendendo l'orecchio.
-Hai ragione, è una specie di urlo- disse Mamoru, imitandola.
-Sembra un urlo di sofferenza, o di rabbia- suggerì Ami.
-Oppure entrambe le cose- propose Rei.
-Effettivamente, il tono pare quello di qualcuno inferocito per essersi dato una martellata sui piedi- commentò Shino Aburame con precisione.
-Ma chi può mai essere?- domandò Pan.
-Non ne ho idea, a parte noi la città dovrebbe essere desert…- concluse Trunks, quando il proprietario dell'urlo gli piovve addosso come una stella cadente e lo strattonò per il bavero fin quasi a strozzarlo.
-DAMMI! UNA! SPIEGAZIONE! ORA!
In quindici accorsero per staccare Vegeta da Trunks. Quest'ultimo provò a svignarsela a gattoni, ma il padre senza badare agli altri lo tirò indietro per i capelli e lo costrinse a fissarlo bene negli occhi.
-C-ciao, p-papà… C-che p-piacere v-veder…
-Accusato di tentato omicidio plurimo! SU TUTTI I GIORNALI! Nemmeno io sono mai sceso a tanto!
-Ma infatti non è stato lui…- provarono a calmarlo gli altri, ma senza successo.
-SILENZIO! Trunks, spero che la tua spiegazione sia abbastanza buona da farmi calmare entro i prossimi dieci secondi, perché altrimenti…
-S-sono stato incastrato! Dalle streghe!
-Streghe?! Ti sei talmente rammollito da farti fregare da delle ragazzine?!?
-Si riferisce alle streghe contro cui ti sei rifiutato di aiutarci- lo richiamò Haruka alle sue spalle -e se hai voglia di guardarti intorno un secondo, capirai che la battaglia con loro non è stata affatto una passeggiata di salute!
-…ah, vedo. Beh, ma alla fine siete riuscite a batterle o no?
-Certamente, ma se tu ci avessi dato retta subito forse avresti evitato che tuo figlio venisse esposto al pubblico ludibrio!
-E forse non saresti stato costretto a pagare la mostruosa bolletta telefonica che ti abbiamo lasciato- aggiunse la solita Michiru -a proposito, a quanto ammontava? Non riesco a ricordare…
-TACETE, VOI DUE! Trunks, la storia sarà forse finita bene ma non cambia il fatto che sei riuscito a metterti in un pasticcio globale! Voglio una spiegazione esaustiva su tutto quello che ti è accaduto in mia assenza, e poi giudicherò se risparmiarti o…

-Salve a tutti!

In quella, dal nulla si materializzò fra i presenti un uomo alto, vestito di rosso, dai lunghi e lisci capelli bianchi e dalla carnagione viola: era il dio Kaiohshin il Superiore.
-Io e Kaiohshin il Sommo abbiamo visto tutto dal nostro pianeta, e…
-Il pianeta di Chaos è già esploso da un anno e mezzo, grazie di niente per il ritardo- lo salutò Vegeta spingendolo da parte -e adesso levati, sei nel mezzo di una chiacchierata fra padre e figlio!
-Ehm… sono desolato, Vegeta, ma dovrà aspettare! Sono venuto qui per comunicarvi che è tutto pronto, là stanno solo aspettando voi per cominciare!
-Senza aggiungere altro, il dio porse la mano a Vegeta. Il quale, invece di stringerla, lo strattonò per i vestiti e lo scrollò come una maracas.
-COSA è tutto pronto? CHI ci sta aspettando? Là DOVE? Per cominciare COSA? Qualcuno mi dia una spiegazione!!!
Di nuovo in quindici si gettarono su Vegeta, riuscendo a malapena a sedare la sua frustrazione.
-B-beh, pensavo che ormai fosse scontato, chiedo venia- cominciò a spiegare Kaiohshin -come stavo dicendo, io e il Sommo abbiamo assistito alle vostre battaglie contro le streghe. Una volta avuta la certezza che fossero sconfitte del tutto, mentre voi qui vi riposavate mi sono recato sul pianeta Namek, per chiedere al capo dei saggi di poter evocare il drago Polunga e usufruire dei tre desideri. Sapete, per riparare ai danni causati… e soprattutto riportare in vita le tante vittime.
-Aspetta, hai detto vittime?
Vegeta, ricalmatosi, espresse quella domanda con un tono calmo, ma furioso allo stesso tempo.
-Fatemi capire bene, tutti voi. Siete in… una ventina, almeno, ma non siete stati capaci di impedire alle streghe di uccidere degli innocenti.
-Innocenti che sarebbero stati risparmiati se tu…
-SMETTETELA DI ACCAMPARE SCUSE!
L’urlo del principe dei saiyan ammutolì Sailor Uranus e il resto degli eroi.
-Voi eravate sul campo di battaglia, VOI avevate il potere di fermare le streghe e salvare gli innocenti! Kakaroth e il drago Shenron hanno lasciato la Terra per mettervi alla prova, per spingervi a dimostrare che il loro aiuto non è più necessario!
A quelle parole, Trunks, Goten, le sailor e tutti gli altri non seppero come rispondere.
-Kaiohshin, lei che ci ha tenuto d’occhio senza mai intervenire, si ricorda quante volte il drago Polunga ha esaudito i nostri desideri?
-Quante volte? Vediamo…- il dio prese a contare con le dita -durante la battaglia con Freezer sul primo pianeta Namek, poi per riportare in vita Krillin e Yamcha, poi per fare lo stesso con Tienshinhan e Chaotzu e portare i namecciani su un altro pianeta. E siamo a tre utilizzi… Se aggiungiamo il suo utilizzo durante la battaglia finale tra Goku e Majin Bu, arriviamo a quattro… E quando gli abbiamo chiesto di ricostruire ancora la Terra dopo l’invasione di Baby, siamo a cinque in totale.
-Con l’evocazione di stasera, saliamo a sei utilizzi. Sei. Sapete che cosa significa?
Vegeta guardò in faccia i presenti, sperando che almeno uno di essi arrivasse a capire la gravità della situazione.
-No? Bene, ve lo spiego io allora. Significa che avete ancora una possibilità di fallire. Dopodiché, non sarà più possibile chiedere l’aiuto di Polunga. Se Shenron si è scomposto nei sette draghi malvagi dopo aver esaudito il settimo desiderio, è probabile che anche a Polunga capiterà la stessa cosa!
Tutti sgranarono gli occhi, e alcuni si lasciarono scappare anche delle imprecazioni.
-Nessuno di voi desidera che capiti di nuovo, giusto? E allora, che questo sia di incitamento per tutti voi. Sono stato chiaro?
Nei successivi istanti non si udì altro che silenzio, alternato a qualche sussurro. Qualcuno annuì, ma non ce ne fu bisogno: anche senza conferme, era chiaro che le parole di Vegeta avevano raggiunto il loro scopo.
-Molto bene. Ora, in quanto a te, Trunks…
-Eh no papà, adesso basta!- a rispondere a tono al padre non fu Trunks, ma Bra, che a braccia aperte si parò davanti al fratello per difenderlo da un’altra ramanzina -basta, ho detto! Abbiamo capito, non siamo stati perfetti e le possibilità di far resuscitare tutti e cancellare i nostri errori per magia stanno per esaurirsi! In quanto a Trunks… io sono stata vicina a lui, e credimi se ti dico che ha sofferto e imparato la lezione! Non c’è più bisogno di ripetergliela!
-Questo spetta a me deciderlo, signorina. In quanto padre, pretendo di sapere in che guai si è cacciato mio figlio!…

-Finalmente ti sei fermato, Vegeta! Ora non mi scappi più!

Una palla di neve centrò il principe dei saiyan in piena faccia, e tante altre si abbatterono a casaccio sulle teste dei presenti.
-Oh merda è arrivata Bulma… Continuiamo su Namek, d’accordo?
Vegeta afferrò Trunks con una mano e Kaiohshin con l’altra, e in un battito di ciglia i tre si ritrovarono al cospetto del clan dei namecciani e del mistico e gigantesco drago Polunga, che i suoi creatori non avevano perso tempo ad evocare.
-Come vi dicevo è tutto pronto, ho richiesto la vostra presenza per decidere esattamente quali deside…
Ignorando il dio per l’ennesima volta Vegeta tirò Trunks da parte e lo trascinò dietro una roccia lontana da sguardi indiscreti.
-Oh, finalmente!
-P-papà… Perché la mamma ti stava inseguendo armata di palle di neve? Credevo foste andati in vacanze al mare…
-È una lunga storia, ma non è quella più importante al momento. Ora, Trunks… dimmi tutto.

-…e questo è quanto, mamma.
Sulla Terra, intanto, anche Bulma, per bocca della figlia Bra, era stata messa al corrente di tutto. Incluse le ultime parole di Vegeta prima che lei arrivasse in scena.
-Oh Trunks... Povero bambino mio circuìto... E quel Vegeta, che faccia tosta! Addossarvi tutte le colpe maggiori quando anche lui ha la sua bella fetta di responsabilità!
-Non ha tutti i torti, però…- mormorò Gohan.
-Però, il proverbio dice che è meglio prevenire che curare. Se è vero che non siete stati forti abbastanza da evitare delle vittime, è anche vero che non vi siete tirati indietro! Avete combattuto, avete fatto del vostro meglio e avete vinto! Vegeta, invece, ha avuto l’occasione di porre fine anzitempo alle macchinazioni delle streghe, ma si è rifiutato di sua spontanea volontà! C’è davvero bisogno che vi dica CHI fra noi ha bisogno di sentirsi più in colpa?
-Questo è parlare, signora!- esclamò Temari, coinvolgendo gli altri in un applauso.
-Grazie, grazie! In quanto madre e prima ancora brillante scienziata, è sempre stato un dovere e un piacere per me aiutare il prossimo coi mezzi a mia disposizione! Peccato però, che ora non mi venga in mente nulla per punire Vegeta come merita, anche lui ha bisogno di imparare una lezione! …forse, uno di voi mi può dare una mano…
Uno alla volta, tutti i presenti voltarono le loro teste verso la stessa persona.
-Non capisco come mai state tutti guardando me- disse Michiru, sfregandosi il mento col dito indice -ad ogni modo, ci sarebbe un'idea che mi frulla in testa da un po'. Un'idea che, scommetto, farebbe piacere a tutti.

-…e questo è quanto. Possiamo tornare da Kaiohshin, adesso?
Su Namek, anche Trunks aveva finito di raccontare ogni cosa a Vegeta.
-Non ancora, signorino! Se pensi di scampare alla mia strigliata così facilmente…
Come un fulmine a ciel sereno Trunks aveva sprigionato la sua aura, causando uno spostamento d'aria che fece arretrare Vegeta di un passo.
-Ma che?!
-Basta, papà! BASTA! Finora sono stato calmo, perché quello che ci hai detto sulla Terra è stato giustissimo! Non ci siamo impegnati a sufficienza, io per primo lo ammetto! Ho commesso un sacco di errori, ho dato importanza alle cose sbagliate, ho pagato le conseguenze! Vuoi sgridarmi per questo? Sei mio padre, ne hai il diritto! MA NON ORA! Gli innocenti uccisi dalle streghe stanno solo aspettando di essere riportati in vita! Se pensi che il tuo bisogno di farmi la ramanzina abbia la precedenza su di loro, se lo pensi davvero… Allora non esiterò a farti del male!
Vegeta era rimasto ad ascoltarlo con gli occhi sbarrati, per lo stupore, o forse per la rabbia. Poi, con fare minaccioso, avanzò verso il figlio, che tuttavia rimase fermo a fronteggiarlo; arrivato a fissarlo dritto negli occhi alzò un braccio, caricò un pugno… e invece diede a Trunks un'amichevole pacca sulle spalle.
-Prova superata.
Il saiyan più anziano se ne tornò poi da Kaiohshin e i namecciani tutto tranquillo. Trunks gli corse dietro, confuso.
-Ehm… che prova, scusa?
-Volevo vedere se la mia ramanzina di poco fa aveva lasciato davvero il segno, e soprattutto se ti era rimasto dell'amor proprio. Insomma, farti difendere da tua sorella... Kaiohshin, noi siamo pronti.
-Finalmente! Allora, avete scelto quali desideri chiedere a Polunga?
-Pensavo che una divinità come lei ci arrivasse da sola… Comunque, i soliti: primo, riportare in vita tutte le persone uccise a causa delle streghe, escluse ovviamente le streghe stesse e i mostri che hanno sguinzagliato; secondo, cancellare a tutti i terrestri, eccetto noi saiyan, le sailor, i ninja e tutti i nostri amici e parenti, ogni ricordo che riguarda le azioni provocate dalle streghe; terzo, riparare a tutti i danni materiali causati. Anzi, questo desiderio è meglio se venga esaudito per primo, altrimenti se vedessero gli edifici ricostruirsi da soli i terrestri si farebbero di certo qualche domanda.
Kaiohshin riferì al capo del clan dei namecciani, che a sua volta ripeté il tutto, tradotto nella sua lingua, al drago Polunga.

-Pss, papà… Mi è venuto un dubbio…
-Quale, Trunks?
-Riguardo al tuo discorso di prima sui draghi malvagi… E se comparissero ora? Insomma, Polunga esaudisce non uno, ma tre desideri alla volta!…
Dopo un lunghissimo istante di solenne silenzio, Polunga sollevò un artiglio.
Ma solo per mimare un grande “Okay”.
-Direi che non abbiamo nulla da temere, Trunks.

Così, come già era successo in passato ai tempi di Majin Bu, la potente magia del drago namecciano si riversò di nuovo sul pianeta Terra.
A ritroso, ogni danno materiale causato dalla battaglia infuriante contro le streghe fu riparato. A cominciare dallo stadio di baseball, per poi espandersi a macchia d’olio per il resto della città, il volere di Polunga ricostruì dalle loro macerie tutti gli edifici, le case, i grattacieli distrutti; il molo abbandonato, polverizzato da Kaolinite, venne ricreato dal nulla; il parco divertimenti Star Park, sprofondato nel mare, riemerse con fragore dalle acque per tornare ad essere il luogo di allegria per tutta la famiglia che era sempre stato prima di quella sera. Nemmeno i danni provocati nel resto del mondo furono tralasciati: le montagne devastate dallo scontro fra Vegeta ed il daimon Oratanah, i piani più alti della Capsule Corporation, gli edifici del villaggio di Konoha, la villa di Mister Satan… nulla venne dimenticato dal drago.
Toccò poi al secondo e più importante desiderio essere esaudito. Dai cittadini in fuga dalla città consumati dalla Genkidama, passando per gli incoscienti quanto coraggiosi poliziotti fino a tornare alla scolaresca sepolta da una frana, ogni singola anima mietuta dalla follia di Petirol, e coinvolta inavvertitamente dalle azioni delle altre streghe, fu strappata dall’aldilà e riportata alla vita terrena.
Per finire, ad ognuno di essi, ai loro famigliari e al resto della popolazione mondiale, fatta eccezione per gli eroi e i loro amici e parenti, ogni brutto ricordo relativo alla sofferenza e devastazione provocata dalle Witches 5 fu completamente cancellato.

Il lavoro di Polunga si era dunque rivelato come sempre magistrale. Ma non perfetto.
Non avendo specificato dove riportarle in vita, le vittime erano riapparse nello stesso punto in cui erano state uccise. Questo comprendeva tutti coloro che avevano evacuato la città, e che ora si ritrovavano imbottigliati nel traffico, in autostrada, nel cuore della notte, senza nemmeno sapere il perché.
Fu all’insolito spettacolo dei guidatori costretti ad esibirsi in strettissime inversioni a U per tornare a casa che Super C-17, stava assistendo per distrarsi e rilassarsi dopo il suo scontro con Petirol. Il cyborg, che distrattamente giocherellava con il cuore metallico della strega, non aveva ritenuto necessario unirsi al resto degli eroi per vedere la fine delle streghe: un po’ perché voleva che se la cavassero da soli, e un po’ perché la persona con cui voleva parlare a quattr’occhi era appena arrivata.
-Ce la siamo cavata anche questa volta, eh?
Qualche trave sopra di lui, C-17 trovò la sorella, comodamente seduta a gambe accavallate come se fosse stata lì da sempre.
-Alla buon’ora, C-18. Non che avessi avuto bisogno di aiuto, sia chiaro. Ma mi sarei aspettato di vederti intervenire nello scontro con Petirol da un momento all’altro.
La donna cyborg si lasciò cadere dalla sua postazione, e atterrò di fianco al fratello.
-In effetti, per un istante ci ho pensato. Però, fintantoché quella strega non intaccava il tuo punto debole, ero sicura che tu ce l’avresti fatta da solo. …anzi, pensandoci bene, il risultato finale è stato anche migliore.
-Faccio fatica a seguirti.
-Eddai, non dirmi che non hai provato gusto, nel veder la strega terrorizzata a morte quando sei sopravvissuto alla Genkidama. Lo spavento che le hai fatto prendere è stato memorabile, quasi quanto quello che ebbe il Dottor Gero prima che gli dessimo il benservito.
-Ma no, neanche lontanamente! Il terrore negli occhi di quel vecchio pazzo prima che gli fracassassi la testa è stato un momento di goduria pura, non c’è confronto!
Per la prima volta in anni, C-17 e C-18 tornarono a ridere insieme.
-Ma pensa, allora in questa donna elegante e posata c’è ancora un po’ della vecchia C-18! Chi l’avrebbe detto?
I due fratelli continuarono a ridere, e addirittura 17 dovette asciugarsi una rara lacrimuccia. 18 decise che quello era l’attimo migliore per lanciare la stoccata.
-E in questo culturista ergastolano, invece? C’è ancora qualcosa del vecchio C-17?
Contrariamente a quanto 18 si aspettava, il fratello non smise subito di ridere. Anzi, Super C-17 stava proprio per chiedersi quando avrebbe sentito una domanda del genere.
-Vuoi che ti dica la verità?- rispose infine, senza smettere di sorridere -se non avessi incontrato Petirol, probabilmente il vecchio C-17 sarebbe morto per sempre. Combattere con lei mi ha fatto capire che cercare di cambiare alla fine avrebbe fatto soffrire entrambi. Come lei non si è accorta di aver fatto soffrire sua sorella, io…
-Hai capito di non poter più continuare a passare il resto dei tuoi giorni a commiserarti in carcere. Quindi, hai cambiato idea? Vuoi presentare la tua vittoria contro la strega come uno sconto sulla tua pena?
Tornando serio, 17 si alzò in piedi e batté i pugni uno contro l’altro.
-Penso sia ovvio, ormai farei qualunque cosa, adesso, pur di riprendere il controllo della mia vita!…
In quella si udì la suoneria di un cellulare. Quello di C-18, che si affrettò a rispondere.
-Pronto? …parli più piano, non capisco niente! …ma che sta dicendo, è impazzito? …sì, certo che sono stupita quanto lei! Sì… Sì… Sì… Senta, ne riparliamo domani, d'accordo? È notte fonda e siamo tutti stanchi! Buonanotte!
18 riattaccò, sbuffando.
-Beh? Con chi hai parlato?
-Era il direttore del carcere, e a quanto pare deve aver preso una bella botta in testa. Mi ha appena detto che sei evaso dal carcere di punto in bianco, come se… Accidenti!
La donna si schiaffò una mano in faccia.
-Oltre a far resuscitare le vittime, quegli imbecilli devono anche aver chiesto al drago di cancellare la memoria a chiunque tranne che noi! Dannazione, questo significa… Uh?
Super C-17 tornò a ridere, ma questa volta fu una risata euforica, quasi sadica. Notando la perplessità della sorella, tirò fuori dai pantaloni un foglio piegato in quattro e glielo mostrò.
-Il direttore del carcere potrà anche esserselo dimenticato, ma c’è la sua firma su questo permesso di libertà a tempo indeterminato! Sarebbe da idioti tornare e spiegargli tutto, non credi anche tu?
-Aspetta, non avrai mica intenzione di…
-Un po' mi mancheranno i miei compagni di cella, ma da questa sera torno ad essere un cittadini libero! Libero di fare quello che più mi pare e piace, questa volta la legge è dalla mia parte! Ci vediamo, C-18!
Dopo aver lanciato nelle mani della sorella il cuore di Cyprine, Super C-17 si produsse in un’altra risata liberatoria e partì a razzo, sparendo a tutta velocità nel buio della notte. C-18, passato lo smarrimento, sospirò e pianse in silenzio.
Ma fu un pianto di gioia: dopo i tragici fatti avvenuti dall’alleanza del dottor Gero e del dottor Myuu, finalmente poteva dire che suo fratello era tornato.

Terminato il lavoro su Namek, Kaiohshin riportò Vegeta e Trunks sulla Terra. Per la precisione, proprio di fronte alla loro casa a Città dell’Ovest.
-Eccovi qua, ragazzi. Con questo, il mio compito è terminato.
-La ringraziamo ancora, Superiore Kaiohshin- disse Trunks -non sapremmo davvero cosa fare senza il suo aiuto!
-La prossima volta però, cerchi di arrivare puntuale- aggiunse Vegeta, cogliendo l’ultima occasione per lanciare al dio una frecciatina prima che se ne andasse.
-Papà, come mai gli hai chiesto di lasciarci qui? Gli altri sono ancora a Tokyo…
-Appunto. Senza nessuno fra i piedi ad interrompermi, posso finalmente farti la ramanzina come e quanto mi pare.
-C-cosa?! Ma avevi detto che era una prova!
-E tu avevi detto “Vuoi sgridarmi? Sei mio padre, hai diritto!” Vuoi rimangiarti la parola?
-…no, no.
-Benissimo. Allora preparati, perché ci son parecchie cose che vorrei dirti- sorridendo sornione, Vegeta andò ad aprire la porta d’ingresso -e stavolta non ci sarà sorella o mamma che potrà…

Un coro di urletti e risatine accolse i due saiyan, introducendoli a un incubo che diventava realtà: l’atrio, il salotto, la cucina, tutta la casa si era riempita di guerriere sailor e ninja donne in pigiama, in vestaglia o ancora vestite, e i mobili erano stati ammassati contro le pareti per far spazio a materassi, coperte e cuscini.
-CIAOOO, VEGETA!
Il principe dei saiyan venne raggiunto dalla consorte e dal suo sorriso smagliante, che tutto sembrava tranne che amorevole.
-Bulma… è uno scherzo… dimmi che è uno scherzo…
-Oh, niente affatto! Io e Chichi abbiamo deciso di ospitare i nostri valorosi combattenti! Sai, erano stanchissimi! Con l’aiuto di Majin Bu li abbiamo portati tutti qui, per farli mettere a loro agio! Ovviamente non potevamo far dormire insieme maschi e femmine, così abbiamo separato i due sessi… Ah, siccome non ci bastava lo spazio ho ceduto anche la nostra camera da letto. Non ti dispiace, vero?
Vegeta stava per raggiungere il punto di ebollizione.
-I miei genitori hanno accettato di ospitarmi da loro, ma hanno solo spazio per me… Ma non temere, in cantina ho trovato questo!
Bulma gli passò un sacco a pelo impolverato.
-Se l’erba del giardino è troppo umida, puoi sempre chiedere se le ragazze ti lasciano dormire dentro! Beh, io vado! Buonanotte!
La scienziata se ne andò, lasciando il marito a cuocere nel suo brodo.
-Se in camera nostra ha fatto entrare Uranus e Neptune… Bah, lasciamo stare! Trunks, andiamo da Chichi!
-Eh no, papà. La TUA camera è occupata, la mia no! Ciao e a domani!
In fretta, Trunks attraversò il soggiorno, salì le scale per il secondo piano saltando due gradini alla volta, raggiunse la porta della sua stanza e, dopo essersela chiusa alle spalle, sfogò tutto il sonno che aveva represso sino a quel momento con un gigantesco sbadiglio, e cominciò a spogliarsi.
-FinaAAAAWlmente… Mi sembra passata una vita… YAAAAANzi, una vita e mezza dall’ultima volta in cui ho potuto rilassarmi…
Dopo aver gettato i vestiti in un angolo, rimasto solo in boxer Trunks compì i suoi ultimi passi e crollò a peso morto sul letto.
-Buonanotte, Trunks.
-Buona… rrrronf… notte.

-MA CHE CAVOLO?!?
Voltando pigramente la testa, il saiyan si accorse solo allora della presenza in quella stessa stanza di Ami Mizuno, seduta alla sua scrivania e intenta a trafficare con il computer.
Subito entrambi si nascosero per l'imbarazzo: lui sotto le coperte, lei dietro al primo libro che le capitò fra le mani.
-Accidenti, Ami! Potevi almeno avvisare!
-B-b-b-b-beh, t-t-t-t-tu non hai bussato…
-Per forza non ho bussato, questa è la mia camera!
-G-g-g-già, che stupida… Il f-f-f-fatto è che…- rossa in viso come un pomodoro, Ami sbirciò leggermente da sopra il suo nascondiglio di fortuna; accertatasi che Trunks fosse coperto, sospirando di sollievo la ragazza posò il libro e continuò a parlare normalmente -che avevo bisogno urgente di un computer, e Bra mi ha detto che potevo usare il tuo senza problemi.
-Ti pareva che non ci fosse il suo zampino dietro! Beh, ormai sei qui, puoi restare quanto ti pare. Non fare troppo rumore, però.
-Ti ringrazio, Trunks. Ancora buonanotte!
-Sì sì, buonaRRRONF!
Ami tornò a guardare il pc, un po’ rammaricata.
“Non posso certo costringerlo a rimanere sveglio più del dovuto, però mi sarebbe piaciuto che anche Trunks lo vedesse.”
La sailor tirò fuori dalle tasche un floppy disk e lo inserì nel computer. Sul monitor apparve una piccola clessidra rotante, che dopo un paio di minuti diventò una cartella senza nome. Ami ci cliccò sopra, ma subito, con un suono spaventoso, lo schermo fu invaso di scritte bianche incomprensibili su uno sfondo blu. Senza lasciarsi spaventare, Ami riavviò il computer e provò una seconda, una terza, una quarta volta, ma non ci fu verso di andare oltre lo schermo blu.
“Accidenti, forse questo computer non è abbastanza potente! Mi sa che… No, non posso crederci!”
Sailor Mercury guardò meglio le scritte bianche. Ad una prima occhiata sembravano solo lettere maiuscole e minuscole messe a caso, ma, leggendo soltanto le maiuscole, si poteva leggere un messaggio: RIPETI QUESTA PASSWORD.
"Viluy, sei un genio!
Eccitata come una bambina al suo compleanno, Ami digitò sulla tastiera le lettere minuscole che componevano la lunghissima password. Premuto l’ultimo tasto ricomparve la clessidra, che poi si trasformò in un bottone circolare. Un altro clic, e lo schermo divenne completamente nero, salvo per una linea bianca che si muoveva nel centro, mentre dalle casse acustiche cominciò a farsi sentire una voce registrata.
<< Ciao, Ami. Prima di tutto, perdonami se mi presento a te come una semplice voce, ma nel floppy disk non c'è abbastanza spazio per inserire filmati e immagini. Spero che non ne avrai a male. …beh, non posso più negarti una risposta a questo punto. D'altronde, con il tuo comportamento ostinato e per certi versi illogico nei miei confronti, te la sei guadagnata. Il mio sogno era di poter utilizzare il potere dei cristalli… per morire. Sì, è assurdo, ma continua ad ascoltare. Ti ho già raccontato di quando ero una semplice ma allo stesso tempo avanzatissima intelligenza artificiale al servizio del dottor Tomoe, ma la mia esistenza non era perfetta nemmeno a quei tempi. Non capivo esattamente cosa non andasse in me, ma c'era qualcosa che mi rendeva infelice. Soltanto dopo essere stata convertita in Viluy delle Witches 5 ho compreso appieno la gravità della mia situazione. Essendo una I. A., sono immortale. Anche se venissi spenta o disattivata, anche se tutte le mie componenti venissero cancellate o distrutte, sarà sempre possibile rimettermi in attività tramite una password che ho inserito in questo disco, e che verrà stampata automaticamente alla fine di questo messaggio. Poter esistere per sempre è forse il sogno di chiunque, starai pensando… Ma per me è diverso. Tranne nei caso in cui sono in stand-by, non mi è possibile dormire come gli esseri umani. Anche da spenta, disattivata, o "morta", io rimango cosciente, ma senza la possibilità di formulare pensieri o provare sensazioni… eccetto la consapevolezza di sapere che continuerò a fissare immobile il buio più totale fino a che qualcuno non mi riaccenderà. >>
Ami si coprì la bocca, colpita da quell’affermazione.
<< Speravo che il potere dei cristalli potesse farmi evolvere ancora di più, potesse trasformarmi in un essere umano… O almeno un essere vivente con la possibilità di morire per sempre. Quando Kaolinite ha confessato la verità, ho perso tutte le speranze. Ero rassegnata all’idea di dover passare l’eternità intrappolata in un limbo nero. E lo sono tutt’ora. Anche se so per certo che tu stai morendo dalla voglia di riattivarmi e poter parlare di nuovo con me, non ho altrettanta fiducia nelle tue amiche sailor. O in Trunks, che al contrario di te moriva dalla voglia di farmi a pezzi. Dopo tutti i guai che vi ho causato, non li biasimerei se distruggessero il floppy disk e la password al termine del messaggio. Già, il messaggio… Non ho mai imparato appieno i sentimenti umani, perlomeno quelli positivi, quindi perdonami se non sembrerò sincera. Ma ti assicuro che lo sono. Grazie, Ami. Per essere stata la prima persona a volermi conoscere sul serio. Per avermi sempre voluto dare una seconda possibilità. Per aver cercato di salvarmi, fino alla fine. Grazie, Ami. Addio. >>
Come promesso, alla conclusione del messaggio registrato la stampante collegata al computer iniziò a ricopiare su carta la lunghissima password. Ami, commossa dalle ultime parole di Viluy, quasi non se ne ricordò.
“Viluy… ho fatto bene a volerti salvare, ma… Ora non so cosa fare, non so proprio cosa fare! Se le mie amiche non volessero darti una seconda chance, io… fra loro e te, non saprei proprio a chi dar retta…”
Sailor Mercury si guardò in giro alla ricerca di un fazzoletto, ma con sua sorpresa una mano gliene porse uno proprio in quel momento.
-Tieni, Ami.
-T-Trunks? Ma allora, hai sentito tutto…
-Se tu avessi messo delle cuffie per ascoltare, a quest’ora starei ancora dormendo… Ma non mi dispiace essermi svegliato di nuovo, se ho potuto sentire di nuovo Viluy.
-In… In che senso? Allora, non la odi più? Non desideri più…
-Farla a pezzi? No… Più che altro, credo che la decisione di riattivarla spetti solo a te. È a te che Viluy ha affidato la sua vita, in fondo.
-Già… Forse hai ragione. Forse è così che devono andare le cose.
Ami si girò, per restituire il fazzoletto con cui si era asciugata le lacrime a Trunks.
-Ma ho lo stesso paura che… che. Che. Che…
Nel trovarsi a un centimetro dal naso i pettorali e gli addominali scolpiti del saiyan, la sailor divenne di nuovo paonazza.
-Che c’è adesso, Ami? Non sono nudo! …oh, e va bene!- in fretta e furia il ragazzo andò a pescare nel suo armadio una maglietta qualsiasi e la indossò -va meglio così?
-S-sì, sì, ti ringrazio. Come stavo dicendo… Fiuuu… Ho comunque paura che le mie amiche non la vedano allo stesso modo, e io non voglio litigare con loro! Capisci cosa intendo?
-Sì, capisco. Ma se conosco le guerriere sailor la metà di quanto le conosci tu, non penso proprio che saranno in disaccordo con te… accidenti, ma quanto è lunga questa password?!
Trunks andò a prendere la pila di fogli uscita dalla stampante, e ci diede una rapida sfogliata.
-Aspetta, qui non c’è solo la password! Viluy… Viluy ha voluto lasciarti anche tutti i segreti delle Witches 5!
-Tutti? Perché lo avrebbe fatto?
-Forse perché sa che tu potrai trovare un modo per usarli a fin di bene! Guarda, c’è praticamente di tutto! Come costruire un Heart Buster, come creare i suoi nano robot, addirittura qui spiega come…
Gli occhi dei due si fermarono a leggere la stessa pagina, quindi si guardarono l’un l’altro. Era difficile dire chi dei due fosse il più ansioso.
-Sai una cosa, Ami? Il mio sonno può aspettare ancora! E tu?
-Beh, anch’io sono ancora piuttosto sveglia, ma… pensi davvero che riusciremo a costruirlo in una notte?
-Se mi dai una mano, finiremo di certo prima dell’alba! Forza, mettiamoci al lavoro!

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Capitolo 77
*** La Redenzione Dei Ninja Di Konoha ***


-3!

La Redenzione Dei Ninja Di Konoha

-TUTTI A TAVOLAAA! LA COLAZIONE E' PRONTAAA!
La voce di Chichi riecheggiò squillante come una tromba nelle orecchie di Choji.
Stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi, il ninja si mise prima a sedere e poi si rialzò dal pavimento del salotto di casa Son, dove lui e tutti gli altri eroi di sesso maschile erano stati ospitati la notte precedente.
A parte i materassi e le coperte sparpagliati per terra, e i mobili spostati vicino alle pareti, la stanza era completamente vuota e deserta.
-A TAVOLAAA!- ripeté la padrona di casa, di cui si intravedevano le mani fare capolino dalla cucina per suonare un triangolo. Choji le seguì, e si ritrovò d'innanzi forse la migliore colazione a cui avrebbe mai preso parte in vita sua: al centro di una grande tavola rotonda, posto su un vassoio d'argento troneggiava un imponente cinghiale arrosto con tanto di mela in bocca, circondato da un contorno di patatine fritte, ricoperto da una salsa di pomodoro ultrapiccante e cosparso di foglie di origano e granelli di pepe rosa.
Però, proprio come nella stanza precedente, nemmeno qui c'era anima viva.
-C'è nessuno?
-Qui dietro, Choji! Ti ho riservato un posto!
L'Akimichi fece il giro della tavola, e nascosta proprio dietro al cinghiale trovò Hotaru, seduta in compagnia del resto delle outer senshi.
-Ciao, ragazze! Scusatemi il ritardo…
-Il sonno aguzza l'ingegno- disse Michiru, mentre addentava un pomodoro. Senza farci caso, Choji si sedette al suo posto e affilò i coltelli, pronto per l'imminente abbuffata.
-Ah, ci voleva proprio! Ah, per caso sapete dove sono gli altri?
-Quiii, siamo quiii…- fece un coro di voci, lontane come se si trovassero sul fondo di un pozzo. Choji guardò a destra e a sinistra, ma quelle voci potevano provenire solo da una direzione. Di fronte a sé, per la precisione dietro al cinghiale arrosto.
O DENTRO al cinghiale arrosto.
Con mano tremante, Choji prese la mela dalla bocca dell'animale e gliela tolse. Riuscì appena ad intravedere una specie di caverna, che qualcuno gli sbatté una mano sulla spalla talmente forte da fargliela quasi dislocare.
-Siamo arrivati alla resa dei conti, caro!
Alla sua destra aveva appena preso posto Soichi Tomoe, ma non era solo: in piedi dietro di lui c'era anche suo papà, Choza Akimichi.
Entrambi i padri sfoggiavano lo stesso innaturalmente largo sorriso.
-Figliolo, il professore mi ha parlato molto bene di te. Dopo una lunga chiacchierata abbiamo deciso…
-…che puoi far parte della nostra famiglia! Congratulazioni!
I due uomini gli applaudirono nelle orecchie e lo scossero con passione. Confuso Choji si girò verso Hotaru, ma non c'era alcun posto alla sua sinistra: chissà come e quando il tavolo da rotondo era diventato rettangolare, e sul lato sinistro le outer avevano già ridotto all'osso metà del succulento cinghiale come iene fameliche.
-Se vuoi sposare Hotaru dovrai prima vedertela con noi, e non sarà facile!- lo minacciò Haruka tra un boccone e l'altro, puntandogli contro la sua spada.
-Guarda, figliolo!- esclamò invece orgoglioso Choza, posando entrambe le mani sulle spalle del figlio talmente forte da fargli sfondare la sedia -il clan Akimichi è diventato il più numeroso di Konoha! Non sei contento?
-Non se io ho qualcosa da dire in proposito!
Choji si voltò di scatto. Nell'indifferenza di chiunque, nella stretta cucina di Chichi era comparsa una statua d'oro con le sembianze di Kaolinite.
-Io voglio bene a Hotaru come a una figlia, dovrai passare sul mio cadavere per averla!
-E io voglio bene a Hotaru perché E' mia figlia! Torna qui!
La statua d'oro cadde all'indietro sparendo al di fuori di una finestra, e il professor Tomoe le corse dietro e prese il volo con un jetpack indossato a mo' di zaino. Spaventato Choji corse alla finestra, appena in tempo per vedere i grattacieli di una città venir fagocitati da un cratere nel terreno, da cui si innalzò una versione gigante di Sailor Saturn che, falce alla mano, generò una cupola d'energia immensa e potente quanto una supernova.
-POTERE DELLA DISTRUZIONE, PONI FINE A QUESTO SCEMPIO!
-NOOOO!…

-NOOOOooooo… oh.
Choji si svegliò di soprassalto, sudando freddo. Era ancora seduto sul pavimento di casa Son, e a giudicare dai borbottii scocciati degli altri ragazzi, che il suo urlo improvviso aveva strappato dal sonno, era quasi certo che questa volta non si trattasse di un sogno. Provò a farfugliare una scusa, ma un cuscino lanciato da chissà dove lo mancò di poco alla testa; così, mestamente l’Akimichi si nascose alla bell’e meglio sotto una coperta per non farsi riconoscere e si allontanò strisciando come un lombrico. La sua fuga però terminò subito, quando qualcuno che conosceva molto bene si chinò davanti a lui per smascherarlo.
-Sh-Shikama…
L’amico gli fece subito segno di far silenzio, e senza dire una parola si alzò ed uscì all’esterno attraverso una finestra aperta.
Choji rimase a fissarlo, dubbioso. Ma, quando Shikamaru gli mostrò sorridendo un grosso sacchetto di patatine e gli fece cenno di seguirlo, ebbe la conferma che non stava davvero più sognando.

Per un po’ di minuti, Shikamaru e Choji non fecero altro che passeggiare, apparentemente senza una meta, fianco a fianco, senza scambiarsi una parola, ma solo godendo appieno dello spuntino che il Nara aveva procurato per entrambi.
Fu solo arrivato a svuotare metà sacchetto, che l’Akimichi decise di concedersi una pausa per fiatare.
-CHOMP… CRUNK… GNAM… …patatine al bacon e cipolla, come colazione non è proprio niente male! Ne vuoi un’altra?
-Sapevo che ti sarebbero piaciute. Comunque, più che colazione… CHOMP… sarebbe meglio dire aperitivo, dato che manca poco all’ora di pranzo. Dormito bene?
-Beh, non esattamente… Hai sentito l’urlo che ho fatto?
-Urlo? No, quando sono arrivato eravate già tutti svegli. Chi più, chi meno… Hai fatto un brutto sogno?
-Err… Non mi va adesso di parlarne. E tu, hai dormito bene? E come va la gola?
-Come nuova, grazie a Majin Bu. E, beh, prima di tutto a Sakura. Anche se incapace di muovermi, ero ancora cosciente prima di ricevere le sue cure.
-Eri… cosciente?!
-Già. Me la sono vista davvero brutta, ma per fortuna è finito tutto bene… Choji?
Shikamaru tornò indietro di tre passi, avendo visto che l’amico si era fermato, e gli mise una mano su una spalla.
-Ehi, ho detto che è finito tutto bene! È questo che conta! …e in ogni caso, non ho mai pensato che fosse colpa tua.
-…allora, hai sentito quello che ho detto?
-Già. Tra parentesi, se le orecchie non mi hanno ingannato anche Temari era sul punto di piangere e farsi prendere dal panico, quindi non devi vergognarti della scenata che hai fatto. Tornando a quello che ti preoccupa… Svoltiamo per di qua, intanto.
Shikamaru indicò una strada secondaria, lontana dal marciapiede accanto alla strada lungo cui stavano passeggiando, e i due ripresero a camminare.
-Se Asuma-sensei fosse qui, possiamo immaginare cosa ti direbbe… “Choji, hai ben ragione di sentirti in colpa! Continua ad arrabbiarti e a mandare all’aria il nostro lavoro di squadra, e prima o poi ci scapperà il morto di sicuro!”…
-“E poi te l’ho detto un milione di volte, se ti mettessi un po’ a dieta forse i nemici la smetterebbero di insultarti per la tua ciccia!”, aggiungerebbe Ino se fosse qui anche lei…
-Giusta osservazione. Ma in questo caso, le loro prediche sarebbero inutili. Devo confidarti un segreto. Non devi sentirti in colpa, perché non sei stato tu a mandare all’aria la mia strategia. …sono stato io.
Così, Shikamaru raccontò a un sorpreso Choji di come aveva perso il controllo contro Eudial, durante il loro duello personale nel tempio, e di come il suo breve scatto di rabbia gli aveva fatto perdere la concentrazione costandogli la vittoria.
-Certo, il fatto che non aveva un cristallo del cuore da estrarre avrebbe rovinato tutto lo stesso, ma perlomeno con l’arma completamente scarica il nostro scontro sarebbe terminato in pareggio. Quindi, se vogliamo tornare a ritroso nel tempo per cercare la persona da incolpare per il kunai che mi è finito in gola, beh… tecnicamente quella persona sono io. Come vedi, anch’io come te ho un caratterino che rischia di compromettere il nostro mestiere di ninja.
Choji non disse nulla inizialmente. Quello che Shikamaru gli aveva appena detto gli aveva certamente sollevato il morale, ma lo aveva anche lasciato un po’ confuso.
-Non capisco… Perché vuoi che questo rimanga un segreto?
-Perché se Asuma-sensei o mio padre lo venissero a sapere sono sicuro che mi farebbero una ramanzina infinita, e non mi va di essere redarguito per qualcosa che ho già imparato da solo. Inoltre, ho paura che…
Questa volta, fu Shikamaru a rallentare il passo fino a fermarsi.
-Che?- lo incalzò Choji, guardandolo dritto negli occhi.
-…perdonami, ma è un discorso troppo complicato, e non me la sento di parlartene ora.
-…va bene, allora quando ti sentirai pronto!
L’Akimichi porse di nuovo il sacchetto di patatine al Nara, come un immaginario punto per chiudere il discordo, e il duo riprese a camminare.
-CRUNK… Passando a un argomento più allegro… Alla fine ti sei ricongiunto ad Hotaru, proprio come ti avevo assicurato. Sei felice ora?
Choji annuì con vigore, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Avresti dovuto vedere la scena, Shikamaru! La prima cosa che ho fatto quando mi sono materializzato là sotto è stata prendere a pugni la strega che la stava per uccidere, e il buffo è che pensavo di essere ancora in coma e di stare sognando! C’è voluto il suo abbraccio… e anche un paio di ceffoni, se non ricordo male, ma alla fine ho capito che era tutto vero!
-E bravo il nostro Choji- si complimentò Shikamaru, dando all’amico qualche pacca leggera dietro la testa -questo è qualcosa di cui potrai vantarti per il resto della vita. Spero solo che Naruto non se la prenda troppo a male…
-Uh? Naruto? Perché mai dovrebbe prendersela con me?
-Non con te, in particolare… Ma prova a pensare alla sua reazione, quando verrà a sapere che sei riuscito a conquistare una ragazza prima di lui… !?
In quella l’Akimichi si strozzò con il cibo e cominciò a tossire con violenza, e l compagno di team lo aiutò a riprendersi con delle manate sulla schiena.
-Coraggio, respira a fondo che ti passa… è per qualcosa che ho detto?
-Eccome! Shikamaru… perché tutti pensano che io e Hotaru ci amiamo? È assurdo!
Il Nara sbarrò gli occhi, cadendo dalle nuvole. Se Choji lo stava dicendo proprio a lui, allora doveva essere vero.
-N-non è così? Scusami, allora! Mi sono lasciato condizionare dai discorsi esagerati di Ino e, insomma, l’ho dato per scontato…
-Perché? È davvero così strano che un maschio e una femmina possano essere solo amici?
-Beh, sai che per me esistono solo tre tipi di donne. Quelle che ti amano, quelle che ti ignorano e quelle che vogliono ucciderti.
-E Ino e Temari?
-Sono ancora indeciso se inserirle nella prima o nell’ultima categoria, ma questo deve restare fra noi- gli sibilò Shikamaru in un orecchio, per poi rialzare la voce -se però mi dici che Hotaru è l’eccezione alla mia regola, allora sono contento per te. Solo, non capisco perché sentirti dire che tu e lei facciate una bella coppia ti faccia quasi strozzare con le patatine.
-Te l’ho detto! Io e lei siamo amici… anzi, per essere precisi, lei è come una sorellina per me. Non potrei mai pensare di… Di…
-E allora non ci pensare- tagliò corto Shikamaru, notando come l’amico stesse diventando più rosso dei suoi vestiti -ciò che deve contare, per te, è che tu sei felice di aver scoperto in Hotaru una buona amica, e di aver potuto rincontrarla dopo tanto tempo. I consigli che gli altri potranno darti riguardo un fantomatico fidanzamento… ignorali, o ridici sopra, se puoi. Pensi di farcela?
-Mh… Non posso promettertelo, ma ci proverò. Ti ringrazio, ora mi sento più tranquillo!
-Mi fa piacere. …anche perché c’è una bella sorpresa che ti aspetta. Siamo arrivati!
Shikamaru indicò un edificio, dall'altra parte della strada: una grande abitazione dipinta di giallo, dall'inconfondibile forma a cupola.
-Ma quella è... la casa di Trunks?
-Esatto. Ora te lo posso dire, la nostra passeggiata non era affatto senza met... Ehi!
Choji lasciò il sacchetto di patatine nelle mani di Shikamaru e come una palla di cannone attraversò la strada e si fiondò nella casa. Aveva appena varcato la soglia, però, che uno sgambetto lo fece finire a gambe all'aria e, dopo una serie di capriole, schiantare a testa in giù contro la più vicina parete.
Passato l'intontimento generale, Choji vide, capovolta dal suo punto di vista, chi aveva stoppato la sua corsa.
-I-Ino?! Perché l'hai fatto…
-Perché altrimenti ti saresti fiondato in cucina e avresti svuotato il frigorifero in preda alla delusione. Ti conosco, sai?
-Oh… Allora la sorpresa non è un pranzo superlativo preparato dalle mani di fata della signora Brief?
-Purtroppo no, ma non disperarti- lo rassicurò Shikamaru, che aiutato da Ino riportò il compagno di team coi piedi per terra e la testa in alto -secondo me la vera sorpresa ti piacerà ancora di più. Ino, si sono svegliati quei due finalmente?
-Fammi controllare…
La bionda kunoichi andò ad aprire una porta, che dava sulle scale per il secondo piano. Non appena la socchiuse, un potente russare simile al rumore prodotto da un trapano le arrivò in faccia, facendole ondeggiare i capelli.
-Temo di no. D'altronde non potevamo aspettarci altrimenti, Ami e Trunks hanno lavorato fino alle prime luci dell'alba! Fortunatamente, possiamo contare sull'aiuto di qualcun altro per spiegare a Choji in cosa consiste la loro ultima invenzione. OH GIIILL!
Svolazzando silenziosamente, il robottino adottato dalla famiglia Brief scese fra i tre ninja e li precedette nel seminterrato, dove li accompagnò di fronte ad una solida porta metallica che aprì per loro.
-GIRO GIRO. Prego, entrate pure.
-Grazie. Sei molto gentile- lo ringraziò Ino, sfiorandolo con la sua lunga chioma bionda e facendolo arrossire leggermente.
Il team 10 entrò in quello che sembrava a tutti gli effetti l'interno della cabina di un ascensore, con in più una seconda porta sul lato opposto. Dopo aver trafficato un secondo con un tastierino elettronico, Gill li invitò ad uscire attraverso la nuova porta.
-A te l'onore, Choji. Noi sappiamo già come funziona- disse Shikamaru. Senza sapere cosa aspettarsi, l'Akimichi abbassò la maniglia…
…e, uscendo da un vecchio albero cavo, si ritrovò nel bel mezzo di una foresta verde.
-Ma… Ma… Io riconosco questo posto! A un paio di chilometri da qui c'è il villaggio! Com'è possibile?!
-GIRO GIRO. Quello che avete attraversato è un VSD, ovvero un Varco Spazio-Dimensionale. Costruito da Trunks e Ami secondo il progetto originale delle Witches 5, permette il collegamento diretto fra due punti distanti della Terra. In questo caso tra Città dell'Ovest e i pressi del villaggio di Konoha. Il VSD è alimentato da un pannello ad energia solare, il che gli permette un'autonomia quasi illimitata. Tuttavia… GIRO GIRO, il braccio, prego.
Il robottino prese Choji per una mano e lo ritirò dentro per metà dentro l'albero.
-Tuttavia esiste l'eventualità di un possibile spegnimento accidentale. Nel caso ciò avvenga mentre qualcuno sta attraversando il VSD…
Premendo un tasto nascosto, Gill tolse a tradimento la corrente. Choji cadde in avanti gridando di terrore, convinto di essere stato appena tagliato in due, ma con suo immediato sollievo si ritrovò ancora tutto intero nell'albero cavo. Pochi secondi dopo, l'interno della cabina si rimaterializzò intorno a lui.
-…secondo il principio della sovrapposizione spaziale, è impossibile che lo spazio sovrapposto, in questo caso l'interno del VSD, trascini con sé un soggetto proveniente dall'esterno. Il pericolo di mutilazione accidentale è quindi pari a zero. Tutto chiaro, GIRO GIRO?
Per nulla tranquillo, l'Akimichi strisciò all'indietro fuori dall'albero e si portò a una distanza di sicurezza di un paio di metri prima di rialzarsi e salutare.
-N-non ci ho capito molto a dire il vero, m-ma grazie lo stesso…
-In parole povere- spiegò Ino -da ora in avanti ci basterà fare una scampagnata dal villaggio fino a qui, bussare, eventualmente chiedere un passaggio e potremo andare dove ci pare senza dover più attraversare a piedi mezzo mondo. Nel tuo caso specifico, significa che da ora in avanti potrai rivedere Hotaru quante volte vorrai!
-Ho… Hotaru?
-Sì, lei! Non sei contento?
Con ancora fresca nella mente la chiacchierata con Shikamaru di poco prima, Choji non seppe come rispondere alla domanda di Ino senza entrare in particolari dettagli. -Ecco… Puoi lasciarmi il tempo di pensarci?
Il ragazzone volse le spalle ai compagni e si allontanò nella foresta. Prima ancora che Ino avesse il tempo di fare altre domande, un gigantesco grido d’esultanza riecheggiò dappertutto facendo anche sradicare gli alberi circostanti.
-Se sono contento? Sono al settimo cielo! Corriamo, prima torniamo a Konoha e facciamo rapporto ad Asuma-sensei e prima possiamo tornare qui!
-Con “fare rapporto ad Asuma” intendi “farci offrire il pranzo?
L’Akimichi annuì per poi rotolare via come una palla da bowling, lasciando Ino più confusa che mai.
-Che strana reazione… Secondo te cosa significa, Shikamaru?
-Dovresti chiederlo a lui direttamente. Solo lui ha il diritto di saperlo.
-Eh? Chi vi capisce è un genio… Ad ogni modo, possiamo ben dire che la depressione gli è passata. Sono tanto felice per lui! …un po' meno per il portafoglio di Asuma-sensei. Choji, ci vuoi aspettare?!
Così, Ino partì all’inseguimento dell'euforico compagno di squadra.
Shikamaru si limitò a seguirli mani in tasca, con andatura normale. Anche lui non vedeva l'ora di rivedere Asuma e godersi un meritato pranzo a base di carne grigliata.
Però, avvicinandosi sempre di più al villaggio, i suoi pensieri non poterono non andare a chi, più mattiniero di lui, aveva già sperimentato il VSD per tornare a Konoha.

Per quanto avesse iniziato a sentire la mancanza del suo villaggio, non era certo quello il modo in cui Rock Lee avrebbe voluto tornarci.
Appena risvegliatosi quella mattina, il ninja soprannominato la Bestia Verde era stato immediatamente convocato dall’Hokage, per partecipare ad una riunione che lo riguardava direttamente. Nel momento in cui aveva varcato la soglia dell’ufficio, Lee aveva capito subito quanto seria fosse la faccenda, quando vide seduti accanto a Tsunade, dietro la sua lunga scrivania, i due consiglieri anziani Koharu e Homura e soprattutto il capo degli ANBU in persona, Danzou. Per svariati minuti, i quattro non avevano fatto altro che leggere, attentamente ed in silenzio, una pila di fogli su cui erano trascritti dei rapporti dettagliati. In piedi e immobile come una statua al centro della stanza, Rock Lee li osservava senza battere ciglio e senza mostrare alcun segno di preoccupazione per quello che lo attendeva.
Anche se la tentazione di lasciarsi sfuggire almeno una goccia di sudore freddo dalla fronte era molto forte.
Dopo averli riletti ed esaminati per la terza volta, Danzou fu l’ultimo a terminare di leggere i rapporti.
-Possiamo cominciare, Tsunade.
La donna alzò gli occhi su Lee ed iniziò a parlare, mentre seduta in un angolo della stanza la sua assistente Shizune aveva preso carta e penna per fare un resoconto in tempo reale della riunione.
-Rock Lee, allievo di Maito Gai e membro del Team omonimo insieme ai ninja Hyuuga Neji e Tenten. Sei a conoscenza del motivo per cui sei stato convocato al nostro cospetto?
Il ragazzo annuì, ma per essere sicuro volle comunque rispondere.
-Per rivalutare la mia recente promozione al grado di chunin.
-Esatto. Dalle informazioni raccolte dai tuoi compagni di squadra e dalle altre persone coinvolte negli ultimi avvenimenti, siamo venuti a conoscenza di alcuni tuoi comportamenti e alcune tue decisioni che riteniamo inaccettabili per un ninja del tuo livello…
-Sono pienamente consapevole, e dispiaciuto, degli errori che ho commesso, Hokage-sama- rispose ancora Rock Lee con fermezza -pretendendo di voler trattenermi a salutare Naruto alla locanda in cui alloggiava, invece di tornare subito al villaggio per fare rapporto sulle sue condizioni, ho disobbedito alle condizioni della missione che era stata affidata al mio team. La mia negligenza, inoltre, ha anche messo in pericolo proprio due componenti del mio team: se fossi stato rispettoso delle condizioni della missione, Gai-sensei e Tenten non sarebbero mai caduti nell’agguato delle Witches 5.
-Non è tutto!- lo interruppe bruscamente il consigliere anziano Homura, sbattendo il dorso della mano sui fogli che aveva davanti -qui è riportato che, nonostante le tue condizioni di salute fossero perfette, ti sei isolato in un… un dojo di tua costruzione e sei deliberatamente mancato ai tuoi doveri di shinobi! Come ha detto pocanzi Tsunade, è stato un atteggiamento a dir poco inaccettabile! Come ti giustifichi?
Rock Lee chinò il capo.
-Non ho alcuna giustificazione né scusante per questo. Se non fosse intervenuto Akimichi Choji, componente del Team 10 capitanato da Asuma-sensei, in questo preciso istante sarei ancora nel mio dojo.
-Il fatto che tu ti sia ripreso grazie a una semplice chiacchierata con un coetaneo è senz'altro positivo- commentò la consigliera anziana Koharu -ma non basta a considerare perdonati i tuoi atteggiamenti. Dicci, Rock Lee. Se tu dovessi decidere al nostro posto la punizione che ti spetta, cosa sceglierest…
In quella, senza perdere la sua compostezza Tsunade sbatté le mani sulla scrivania, ammutolendo tutti.
-Prima di saltare alle conclusioni dobbiamo analizzare TUTTI i fatti alla mano. Dunque…
-Non ce ne sarà bisogno, Tsunade. I meriti sul campo del ragazzo riparano ampiamente i suoi precedenti sbagli.
A parlare era stato Danzou, l'ultima persona da cui Tsunade si sarebbe aspettata di sentire un'affermazione del genere.
-Danzou, come ho appena detto è presto per arrivare a prendere una decisione in merito…
-E allora, ricapitoliamo insieme gli avvenimenti- continuò il capo degli ANBU con un sorriso stranissimo, rivolgendosi direttamente a Rock Lee -Gaara in persona ci ha confermato che hai sostenuto, tutto da solo, una battaglia contro di lui e contro Neji Hyuuga, al momento succubi entrambi delle streghe, per consentire ai tuoi compagni di avanzare. Come se non bastasse, a un certo punto ti sei addirittura ritrovato a combattere quasi alla pari con il demone Shukaku, sfuggito al controllo della sua forza portante. Un'impresa notevole, per un ninja della tua età!
-N-non così notevole, signore- obiettò lo stesso Lee, alzando una mano -per farcela, ho dovuto ricorrere all’apertura di cinque delle otto porte del chakra, il mio attuale limite massimo! E poi… non credo proprio che il demone Shukaku stesse usando la sua piena potenza…
-È inutile che tu faccia il modesto, figliolo. Anzi, da un certo punto di vista sei stato ancora più eccezionale! Se non sbaglio, l’ultima volta che hai combattuto contro Gaara hai quasi rischiato di perdere l’uso di due arti. O ricordo male, cara Tsunade? Tu stessa ti sei occupata della sua operazione.
La donna guardò Danzou con evidente sospetto. Era chiaro che il suo scomodo consigliere stesse pianificando qualcosa.
-Ricordi benissimo, il suo infortunio è stato talmente serio che persino io ho temuto non potervi porre rimedio. Questa volta, invece, se escludiamo l’eccessiva perdita di chakra dovuta all’apertura delle porte, Rock Lee è uscito dalla battaglia relativamente indenne.
-Splendido, splendido! Cari signori, penso sia inutile proseguire oltre con la riunione. Il qui presente Rock Lee si è dimostrato un valido combattente e una valida e decisiva risorsa, quasi al pari di Kakashi o del suo stesso sensei. Direi che sia più che giusto premiarlo per i suoi meriti sul campo, che ne dite?
Tutti i presenti, Tsunade e Lee in particolare, sgranarono gli occhi. Di tutti i modi in cui poteva evolversi la riunione, quello era senza dubbio il più inaspettato.
-Premiarlo in che modo, Danzou?-gli chiese Homura.
-Beh, potremmo accelerare il processo che lo porterà alla sua futura promozione a jounin. Giusto per cominciare.
Rock Lee non poteva credere alle sue orecchie e ai suoi occhi. Persino gli altri due consiglieri, prima così ostili, stavano annuendo. Anche se non con completa convinzione.
-Non è quello che avevamo in mente all’inizio, ma non bisogna certo negare che per il futuro del ragazzo e del villaggio sia una bella prospettiva. Tsunade, spetta a te prendere la decisione.
Ora tutti gli occhi erano puntati sul Quinto Hokage. Conoscendo la sua buona fede, Rock Lee ipotizzò che Tsunade si era preparata a difenderlo lei stessa dalla severità dei tre consiglieri, e invece la situazione alla fine si era ribaltata più di quanto potesse sperare.
Al punto che persino la risposta della donna, arrivata dopo un minuto di riflessione, fu completamente diversa da quella che tutti si aspettavano.
-Sono desolata di contraddirvi, ma sarebbe un colossale errore per chiunque se concedessimo un premio simile a Rock Lee. Avrà combattuto con onore e avrà dimostrato doti fuori dal comune, ma ciò non toglie il fatto che non ha ancora dimostrato di aver imparato dai propri errori.
Danzou rimase fermo e composto, ma dalla sua mano tremante era evidente che dentro stava per esplodere di rabbia.
-Come, prego?
-Proprio come quando ha disobbedito alle mie disposizioni, causando l’aggressione di Maito Gai e Tenten, anche nell’affrontare Gaara e Neji, DA SOLO, ha dimostrato di non aver capito la cosa importante. E cioè, non ha pensato come un componente di una squadra. È vero, dalla battaglia è uscito vivo, ma penso sia stato solo un caso fortunato. Un ninja coscienzioso e maturo avrebbe chiesto ad uno dei suoi tanti compagni disponibili al momento di rimanere con lui per affiancarlo. Cari consiglieri, volete davvero promuovere un ragazzo che, nonostante le sue immense potenzialità, è ancora inesperto dal punto di vista tattico?
Con disappunto di Danzou, gli altri due anziani annuirono questa volta con maggiore convinzione.
-Il ragionamento non fa una piega- commentò Homura -sarebbe controproducente inserire un ninja così impreparato tra i ranghi più importanti. Tu stesso selezioni solo i soldati migliori per la squadra degli ANBU, no?
Tsunade sorrise trionfante. Finalmente aveva capito a cosa stava mirando Danzou.
-Ti ripeto la domanda di prima, Rock Lee- disse di nuovo Koharu -se tu fossi seduto al nostro posto, quale destino sceglieresti per te?
Dopo un attimo di incertezza, il viso del ragazzo si illuminò. La proposta di Danzou era sì allettante… ma ora gli altri due consiglieri anziani si erano fatti più in qualche modo più comprensivi nei suoi confronti, e le parole che Lee si era studiato mentalmente non avrebbero potuto avere effetto in un momento migliore.
-Vorrei una nuova possibilità, signora! Non voglio restare impunito per gli errori che ho commesso, ma non voglio nemmeno smettere di essere un ninja! Datemi un'altra occasione, e vi giuro sulla mia vita che ripagherò la fiducia che avete riposto in me quando mi avete assegnato questa giubba da chunin!
-E una nuova possibilità ti sarà data, naturalmente- gli sorrise Tsunade -nei prossimi giorni ti verrà assegnata una missione che prevede necessariamente il lavoro di squadra. Se la porterai a termine con successo, continuerai ad essere un chunin. In caso contrario, quel giubbotto che indossi ti verrà tolto, e dovrai ripetere l’esame di selezione chunin dall’inizio. Consiglieri, siete d’accordo?
Koharu e Homura approvarono convinti.
-Due opinioni favorevoli su tre. Così è deciso, allora. Puoi andare, Rock Lee.

La Bestia Verde di Konoha si chiuse le porte alle spalle.
Non ebbe nemmeno il tempo di pensare che tutto sommato poteva andargli peggio, che con la coda dell’occhio si avvide di due persone appiattite contro il muro antistante l’ufficio dell’Hokage.
-Gai-sensei! Tenten! Avete… avete sentito tutto?
Il maestro e la compagna di team fecero per rispondere, ma la presenza di altre persone oltre a loro nel corridoio li fece cadere in imbarazzo.
-Eh? Oh, no, certo che no…
-Stavamo passando qui per caso…
-Pensi davvero che ci abbasseremmo ad origliare dietro le porte? Figuriamoci…
Fu quando l'ultimo dei passanti fu scomparso dietro l'angolo, che i due mostrarono le loro vere facce.
-Ma certo che abbiamo sentito tutto!- esclamò Tenten -e lasciamelo dire, anche se l'ammiro molto questa volta non sono per nulla d'accordo con la decisione di Tsunade-sama! Dopo tutta la fatica che hai fatto, non posso credere che lei voglia mettere in discussione la tua promozione!…
-Calma, Tenten- la redarguì Gai, posandole una mano sulla spalla -il giudizio del Quinto Hokage è stato più che giusto. Rock Lee avrà anche combattuto una battaglia notevole, ma non ha ancora dimostrato, con i fatti, di avere imparato dai suoi errori. …e tu, Lee? Sei d'accordo con la decisione di Tsunade?
Il ragazzo annuì, senza l’ombra di un’incertezza.
-È più di quanto potessi sperare, Gai-sensei. Ero pronto ad accettare qualsiasi punizione, perciò non ho nulla da obiettare al riguardo.
La Bestia Verde si portò una mano alla tempia, per eseguire un solenne saluto militare.
-Affronterò la mia prossima missione, qualunque essa sia, e la porterò a termine nel modo giusto! Fosse… Fosse l’ultima cosa… che…
Non riuscì più a trattenersi, Rock Lee. Buttata da una parte la sua maschera di soldato impassibile, si gettò ad abbracciare il suo maestro e affondò il viso nel suo petto, piangendo come non aveva mai pianto in vita sua.
-Mi dispiace… Gai-sensei… ho sbagliato ogni cosa… Non meritavo di diventare chunin…
-Hai capito di aver sbagliato, e ti sei anche fatto in quattro per redimerti. Ancor prima di aver sentito le tue gesta contro Gaara e Neji, mi bastava questo per essere orgoglioso di te.
-Gai-sensei… lo pensate… lo pensate davvero?
L’uomo ricambiò l’abbraccio del suo emulo.
-Lo penso davvero, ragazzo mio.
Maestro e allievo rimasero abbracciati a lungo, senza preoccuparsi di nient’altro, per il tempo utile che occorreva a Lee di sfogare il suo pianto di tristezza mista a gioia.
Pure Tenten, rimasta in disparte, si lasciò sfuggire una lacrimuccia.
-Lo ammetto, per una volta sono davvero felice di assistere a questa scena. …però, Gai-sensei… per farlo sentire ancora meglio, non sarebbe il caso di dire a Lee che non è stato l'unico a pagare per i suoi sbagli?
Maito Gai divenne di colpo rigido come uno stoccafisso.
-Cosa intende dire?- domandò Rock Lee.
-Vedi, stamattina Tsunade ha preso in disparte anche me. All'inizio era contenta di sapere che fossi uscito dal coma, ma poi… quando ha scoperto il modo patetico in cui mi sono fatto sconfiggere dalla strega- il ninja più anziano tirò su col naso –mi… Mi ha abbassato lo stipendio! Sono costernato, Lee! Non merito più di essere il tuo maestro!
-No, Gai-sensei! Non dovete abbattervi così! Riuscirete a ricostruire la vostra reputazione agli occhi dell'Hokage, io credo in voi!
-Oh, Lee!…
E via con un altro sentito abbraccio con tanto di pianto a fontana, per il dispiacere di Tenten.
-Come non detto…
-Posso unirmi a voi, allora?
I tre si girarono, e da dietro un angolo videro far capolino il quarto componente della loro squadra.
-Neji, anche tu qu… ?!
Tenten quasi si spaventò, nel vedere in che stato era ridotto il compagno. Il giovane Hyuuga, ancora con indosso i vestiti moderni scelti per lui da Cyprine, a giudicare dai lividi e da un occhio pesto sembrava essere appena scampato da un pestaggio in piena regola.
-Oh cielo! Neji, che ti è accaduto?
-È accaduto che sono diventato lo zimbello del clan Hyuuga. Quando ho raccontato allo zio Hiashi di come mi sono fatto manipolare dalle streghe come un idiota… beh, potete immaginare la punizione per la mia idiozia.
-Allora sei un disgraziato come noi Neji! Vieni, vieni qui!
Rock Lee e Gai aggiunsero Neji al loro abbraccio della vergogna. Cosa che allo Hyuuga non fece proprio piacere, ma era troppo esausto per protestare.
-Venite, pupilli miei! Andiamo a sfogare il nostro disonore con un buon pranzo!- dichiarò Gai, e i tre maschi del team, l'uno con un braccio sulle spalle dell'altro, si incamminarono verso l'orizzonte.
Tenten li seguì buon'ultima a distanza, indecisa se sospirare rassegnata o scoppiare a ridere.

Dopo aver riletto il resoconto del colloquio redatto da Shizune, il Quinto Hokage dichiarò la riunione conclusa. L'assistente fu la prima ad uscire dall'ufficio, seguita da Homura e Koharu. Ultimo del gruppo, Danzou aspettò qualche istante prima di chiudere la porta.
E poter restare solo nella stanza con Tsunade.
-Ti ha dato di volta il cervello?!
L'anziano ninja ritornò sui suoi passi e si avvicinò alla donna, che alzatasi dalla scrivania si era affacciata alla finestra.
-Non sono mai stata più lucida di così- rispose lei, aspirando una boccata d'aria fresca -tuttavia non comprendo il motivo della tua indignazione.
-Motivo in più per mettere in discussione il tuo ruolo di Hokage!
-Mh?
-Fino ad ora i tuoi preziosi ragazzi, a cui hai inculcato nella testa la stupida “Volontà del Fuoco”, si sono rivelati uno più fallimentare dell’altro…
-Questo me l’hai già detto ieri pomeriggio.
-…ma ora che fra di essi abbiamo scoperto una preziosa eccezione, quel Rock Lee… non solo tu hai ignorato i suoi meriti, ma hai addirittura messo in discussione la sua promozione! Che bisogno c’è di metterlo ancora alla prova?
Con calma esasperante, Tsunade si allontanò dalla finestra, per osservare delle fotografie appese a una parete, e al contempo tenere d'occhio Danzou tramite il riflesso nei vetri.
-Mio caro Danzou, se hai così tanta considerazione e fiducia in lui allora non devi temere un suo fallimento nella prossima missione. Così come non lo temo io. Ma si tratta comunque di un provvedimento necessario: come ho già spiegato poco fa, nonostante sia finito tutto bene le decisioni strategiche di Lee avevano un altissimo rischio di insuccesso. Se la fortuna non fosse stata dalla sua parte sarebbe sicuramente morto…
-E con ciò? Ha comunque tenuto testa al pupillo del secondo clan più forte di Konoha, al probabile futuro Kazekage di Suna, e al demone Shukaku! INSIEME! Quel ragazzo è un autentico diamante nato in una miniera di carbone! Sono certo che, con il dovuto addestramento, in un giorno neanche troppo lontano egli diventerà la nostra arma miglior…
Un fulmine a ciel sereno. Tsunade si voltò di scatto, afferrò Danzou per la collottola, lo sollevò da terra e lo sbatté con le spalle contro la parete, facendo anche cadere e rompere le foto appese.
-Tu non ti avvicinerai a nessuno dei miei ragazzi. SONO STATA CHIARA?
Di fronte all'improvviso cambio di umore della donna, persino il composto Danzou fu costretto a deglutire e temere per la sua incolumità.
-Forse la Volontà del Fuoco che il Primo Hokage ha tramandato fino a me non sarà perfetta, ma alla lunga sta cominciando a dare i suoi frutti. Frutti che devono crescere, maturare e diventare il futuro del nostro villaggio, della nostra nazione, del mondo!
-È quello che voglio anch…
Tsunade strinse ancora di più la sua morsa.
-Tu vuoi trasformare tutti i ninja di Konoha, giovani e adulti, in soldati senza emozioni privati della loro indipendenza! Ti conosco, sai? Proclami di avere a cuore il bene della gente di Konoha, ma io so che vuoi diventare Hokage solo per stare al sicuro dietro la scrivania e vivere il più a lungo possibile mentre i tuoi sudditi muoiono come mosche in guerra!
L'Hokage tacque, ma mantenne la presa e rimase a fissare intensamente il suo consigliere, ansimando come se avesse appena sostenuto una lotta.
Dopo un po', Danzou riuscì a riconquistare la sua compostezza.
-Puoi disprezzare i miei metodi quanto ti pare… ma non permetterti mai più, MAI PIU', di mettere in dubbio la mia fedeltà e il mio interesse per il bene del villaggio e del suo futuro. E adesso levami le mani di dosso, o fra un minuto sarò io a doverti accusare di abuso di potere.
Tsunade lasciò libero l'uomo con veemenza.
-Se ti permetto di continuare a servire il villaggio di Konoha è solo perché non ho ancora prove sufficienti per dimostrare… la discutibilità dei tuoi metodi di addestramento. Ma, qualora me ne capitasse una decisiva fra le mani, sappi che non esiterò un solo istante a toglierti ogni potere. E adesso, fuori dal mio ufficio.
Danzou non se lo fece ripetere due volte. Una volta fuori, il capo degli ANBU si diresse verso la terrazza dell'edificio per riordinare le idee.
"Stupida idealista suicida. Finché è lei a detenere il potere, questo paese non potrà mai evolversi e prosperare. La pace è importante, ma la sopravvivenza lo è ancora di più. Questa volta ti è andata bene, Tsunade. I morti sono stati magicamente riportati in vita da un drago proveniente da un'altra galassia, ma non sarà sempre così! Quando i nostri giovani e ancora inesperti ninja periranno miseramente in battaglia e non ci sarà nessuno a salvarli, sarò IO ad usarli come prova definitiva per toglierti ogni potere! Tu invece, contro di me, non hai proprio… nulla… Oh no."
Sotto le bende che lo proteggevano, Danzou iniziò a sudare freddo.
"Quell'idiota che ho ucciso per la sua insubordinazione, poco dopo che le streghe hanno lasciato il villaggio! Se il drago ha considerato anche la sua morte come un effetto delle azioni delle streghe, significa che adesso è tornato in vita! Lui conosce i miei segreti e non esiterà a spiattellarli in giro, maledizione!" -Fuu! Torune!
I suoi due servi mascherati più fedeli apparvero di fronte a lui, sulla terrazza, pronti come sempre a ricevere un ordine.
-L'ANBU che ho gettato nelle profondità di Konoha. Dovete ritrovarlo assolutamente.
-Cosa vuole che ne facciamo?
Il consigliere anziano ci pensò più di un attimo, prima di rispondere. Alla fine, capendo di non poter permettersi passi falsi, decise a malincuore di giocare secondo le regole dell'odiata Tsunade.
-…ditegli che è sollevato da ogni incarico. E per essere sicuri che non ci tradisca, cancellategli ogni memoria riguardante me e gli ANBU.

-Ho deciso, Eremita Porcello! Chiederò agli ANBU di farmi cancellare la memoria!
Così sentenziò Naruto.
All'Ichiraku, il suo chiosco di ramen preferito, mentre consumava il pranzo il ninja vestito di arancione aveva raccontato per filo e per segno a Jiraiya, seduto accanto a lui, tutto quello che gli era capitato, e tutto quello che aveva imparato, la notte precedente.
-Se non avessi parlato con Sailor Moon… Anzi, se lei non avesse parlato con me, io non mi sarei mai reso conto di cosa stavo per diventare. Ero così ossessionato, così rassicurato dall'idea di essere il ragazzo della profezia, che praticamente mi ero dimenticato di come fossi veramente!
-M-mh…- mugolò Jiraiya in risposta, mentre scriveva degli appunti su un foglio.
-Chi lo sa come sarei diventato, se avessi continuato a credere ciecamente nella profezia… Forse un ninja egoista ed egocentrico, convinto di avere sempre ragione! Convinto che la mia parola è l'unica che conta!
-M-mh…
-Senza accorgermene sarei diventato proprio come i miei nemici, capisce?
-M-mh…
-Anzi, forse sarei già morto ieri, per mano di Eudial. Eh sì, Sailor Moon mi ha davvero aperto gli occhi!
-M-mh…
-Quindi ci ho pensato a lungo, e ho deciso! Voglio dimenticare per sempre la storia della profezia! Lei pensa che Nonna Tsunade mi permetterà di farmi cancellare un pezzo di memoria?
-M-mh.
Seguì un silenzio imbarazzante. E a Naruto iniziò a venire il sospetto di aver parlato al vento.
Lesto, l'Uzumaki sfilò da sotto il naso di Jiraiya il foglio, ci diede una rapida lettura… e a stento si trattenne dallo strillare per l'innocenza appena perduta.
-Ma… Ma… Ma che accidenti sono queste porcate?!?
-Idee per un mio prossimo romanzo, prego- rispose Jiraiya offeso, riprendendosi il foglio -siccome non mi è stato permesso di partecipare attivamente all'azione, avrò almeno il diritto di immaginare come sarebbero andate le cose se avessi affrontato IO le streghe?
-Non mentre sto parlando di cose serie! Scommetto tutti i miei risparmi che non ha ascoltato una sola parola di quello che ho detto!
-Invece mi ricordo tutto, pensa un po'. E, perdona la franchezza, ma l'idea di farsi cancellare un pezzetto di memoria è veramente stupida, oltre che inutile. Se, come hai detto, hai capito in cosa stavi sbagliando, che bisogno c'è di farti dimenticare l'errore da cui hai imparato?
Naruto rimase a bocca semiaperta come un ebete per qualche secondo. In effetti, il ragionamento del maestro filava perfettamente.
-Eh, beh… Per… Per precauzione, ecco! Non voglio correre il rischio che un domani, ripensando alla profezia e all'essere figlio del Quarto Hokage, io possa di nuovo montarmi la testa e diventare l'ombra di me stess… AHIO!
Uno scappellotto alla nuca fece schiantare Naruto con la faccia dentro la sua ciotola di ramen.
-Argh!… Splut!… Annego!… E questo per che cos'era, si può sapere?
-Perché mi sento profondamente offeso ed imbarazzato, per le conclusioni affrettate che hai tratto. Non ho mai, MAI pensato di darti una falsa sicurezza con la storia della profezia! Se te l'ho raccontata, oltre che per spiegare le ragioni del sacrificio di tuo padre, l'ho fatto per spronarti, e basta! Volevo solo darti un'altra, piccola motivazione per continuare a perseguire il tuo obiettivo primario di diventare Hokage e cambiare il mondo dei ninja. Non ti ho mai chiesto di cambiare il tuo comportamento, Naruto.
Il ragazzo, assimilata la paternale del suo maestro parola per parola, chinò il capo e rimase in silenzio a fissare il suo volto riflesso nel brodo del ramen, vergognandosi di sé stesso per aver frainteso le intenzioni del suo maestro.
Il quale, accorgendosene, sorridendogli posò una mano sulla sua spalla, per tirarlo su di morale.
-Comunque sono orgoglioso del fatto che tu abbia ritrovato te stesso. Persone molto meno ostinate di te avrebbero continuato a negare i loro errori, ma tu sei riuscito a fare la differenza. Questo è un passo molto importante nel tuo cammino, e sarebbe un vero peccato se te ne dimenticassi. …così come sarebbe un peccato se ti dimenticassi di chi sei figlio. Perché dici che pensare a tuo padre Minato equivarrebbe a pensare alla profezia come l'avevi interpretata tu?
-Perché… Perché sono cresciuto convinto di essere un orfano qualsiasi, senza nessuna dote innata o raccomandazione, ma determinato a dimostrare il mio valore! Io sono orgoglioso di essere il figlio di un eroe nazionale, non mi fraintenda, ma se lo avessi saputo sin da subito sicuramente sarei diventato un ragazzotto arrogante e avrei guardato tutti dall'alto in basso pretendendo rispetto! Non è per questo che il Terzo Hokage non ha mai svelato le mie origini a nessuno, quand'ero bambino?
Jiraiya scosse la testa.
-Se ti abbiamo tenuto all'oscuro dell'identità di tuo padre, lo abbiamo fatto per proteggerti. Quando era in vita, Minato si era fatto molti nemici: se costoro avessero saputo che prima di morire aveva lasciato una discendenza, non avrebbero esitato ad infiltrarsi nel villaggio per ucciderti. Ma ora che sei diventato grande abbastanza da difenderti da solo, è giusto che tu e i tuoi amici conosciate la verità. E riguardo alla tua paura di montarti un giorno la testa… ti dirò: secondo me, non c'è nulla di male se senti il desiderio di vantarti di essere il figlio di un eroe nazionale.
-Ah… Ah, no?
-No… purché poi lo dimostri coi fatti, testone! Incutere un po' di paura nei tuoi avversari dicendo loro le tue origini può portarti qualche vantaggio, ma non ti servirà a nulla se poi non ci metterai anche del tuo. È tutto chiaro adesso?
Naruto tornò a contemplare il suo pranzo, un po' arrossendo, ma stavolta con più serenità di prima. Alla fine, cambiando il modo di interpretare l'importanza della profezia, le sue preoccupazioni si erano risolte.
Jiraiya intanto guardò la posizione del sole, e stiracchiandosi si alzò dallo sgabello.
-Beh, direi che è tempo di riprendere il nostro pellegrinaggio e soprattutto i nostri allenamenti. Sei pronto?
-Mi dia un secondo…
Immersa di nuovo la faccia nella scodella -spontaneamente, stavolta- Naruto risucchiò tutto il ramen fino all'ultima goccia di brodo.
-Sono pronto!
Dopo aver pagato il pranzo e lasciato una lauta mancia, maestro e allievo si incamminarono per i cancelli di Konoha.
Lungo il tragitto, Jiraiya ne approfittò per rileggere i suoi appunti. Colto da un’illuminazione, si fermò.
-Dimmi un po’, Naruto. Cos’altro mi puoi dire di Sailor Moon? Oltre che saggia, è anche carina?
L’Uzumaki incrociò le braccia dietro la schiena e alzò il naso al cielo.
-Nella concitazione non ci ho fatto caso, ma ora che ci ripenso con calma… Sì, Sailor Moon è molto carina. Anzi, è davvero molto bella! Bella come un angelo, e non lo dico solo per le ali… EREMITA PORCELLO!!!
-Sì, che c’è?- rispose il ninja leggendario con candore mentre, appoggiato il foglio ad un muro, stava scrivendo altri appunti.
-Non starà mica pensando di inserire anche Sailor Moon nel suo romanzo sconcio?!?
-Non sarà solo sconcio! Perché non ci ho pensato prima? Scriverò un romanzo erotico-avventuroso, in cui una valente guerriera riesce con le sue doti oratorie ad unire un gruppo di eroi per sventare la minaccia di cinque ninja criminali! Sarà un modo per inserire le teorie pacifiste del protagonista del mio primo libro nel contesto dei miei ultimi libri, e farle inculcare nella mente dei miei lettori, in maniera subliminale! Sarà un best seller! Che ne dici… Ehi!
Naruto strappò, di nuovo, il foglio dalle mani del maestro, lo appallottolò e lo lanciò nel più vicino cestino dell’immondizia.
-Dico che Sailor Moon non accetterà mai di cederti i suoi diritti d’immagine! Andiamo!
-Va bene, va bene, scherzavo…

Era da poco calata la sera sulla Città dell'Ovest.
Quasi tutti gli eroi avevano fatto ormai ritorno alle loro case per terminare le rispettive faccende in sospeso, ma ripromettendosi di rivedersi il prima possibile grazie al Varco Spazio-Dimensionale di Ami e Trunks.
Qualcuno, però, non aveva ancora voglia di riposare.
-È permesso?
Un po' timidamente, Rock Lee si affacciò dalla porta del Varco. Come mise piede nella residenza dei Brief, subito rischiò di avere uno scontro frontale con il padrone di casa.
-O-ops… s-scusatemi, signor Vegeta! Avrei dovuto bussare, mi dispia…
Quasi ignorandolo il saiyan proseguì per la sua strada, emettendo dei grugniti che suonavano vagamente come frasi di senso compiuto, come "questa casa sta diventando un albergo" e simili. Lee notò che Vegeta stava trascinando sotto braccio materassi e coperte, e ne dedusse che fosse impegnato a rimettere in ordine l'abitazione dopo il soggiorno temporaneo di sailor e kunoichi la notte precedente.
"Potrei dargli una mano! Anche se sono un amico, è giusto che mi guadagni l'ospitalità!"
Il ninja si diresse dunque spedito per il salotto, ma dimenticò subito i suoi propositi, quando scoprì di trovarlo ancora discretamente affollato. Oltre alle donne di casa -Bra, Bulma e la Signora Brief- seduti a sorseggiare un the o un caffè serale c'erano Usagi, Mamoru, Michiru ed Ami. Fu a quest'ultima che il ninja riservò il saluto più caloroso, sotto forma di abbraccio e sollevamento da terra con rotazione multipla.
-Ami! Sono così felice di rivederti sana e salva! E anche voi, ragazzi! Quando ho sentito dalle streghe che eravate intrappolati in un'altra dimensione sono rimasto parecchio in pensiero… E mi dispiace non avervi potuto salutare già stamane, ma un impegno molto importante a Konoha mi ha trattenuto…
-Non c'è bisogno che ti scusi, Lee, possiamo immaginare… adesso rimettimi giù, per piacere- farfugliò Ami, a cui le continue piroette stavano per far venire il mal di mare.
-…ops! Eh, eh, scusa…
Tornata al proprio posto la sailor si stropicciò gli occhi, ancora segnati da spaventose occhiaie.
-Scusami Ami, non ci avevo fatto caso… ti sei svegliata da poco?
-Da un'oretta. Il povero Trunks invece sta ancora dormendo della grossa, ma in fondo se lo merita dopo tutto quello che ha passato… Allora, che ne pensi del VSD? Funziona a dovere?
-Alla perfezione, Ami! Tu e Trunks avete fatto un ottimo lavoro!- così dicendo Lee esibì il classico pollice alzato -purtroppo, Tenten e altri miei amici non sono molto contenti dell'idea di dover fare tutta quella strada fuori dal villaggio per raggiungere il varco, ma io gli farò cambiare idea!
-Sei molto gentile. Ma, appena Trunks si sarà ripreso, cercherò di risolvere questo problema. E proverò anche a fare in modo che il varco possa collegarsi a più punti del mondo contemporaneamente.
-Oh, capisco. Beh, allora, credo sia meglio che ripassi tra qualche giorno- disse Lee, grattandosi la nuca -ero venuto qui apposta per vedere se potevo salutare anche gli altri e lasciargli un messaggio, ma saprò aspettare…
-Non ce n'è bisogno, Rock Lee!- lo richiamò Usagi, alzando una mano -siamo venuti qui con l'elicottero di Haruka e Michiru per riportare Ami a casa, ma se vuoi possiamo darti un passaggio per qualsiasi destinazione!
-Glielo stai chiedendo perché ti è venuta adesso l'idea- le domandò Mamoru, guardandola storto -o perché vuoi scroccare tu stessa un altro po' di viaggi sull'elicottero? Ti ricordo che sai volare anche tu!
-Sì, ma sbattere le ali dopo un po' diventa faticosissimo! Eddai, se Trunks può permettersi di dormire per quasi ventiquattro ore di fila, io non mi merito forse di provare il brivido del volo seduta su una comoda poltroncina? Vi prego vi prego vi prego!!!
Tutti nella stanza, eccetto Usagi naturalmente, scoppiarono a ridere.
-E va bene, accontentiamo i capricci della nostra principessa- concluse Michiru, finendo di bere il suo the -tanto, c'è ancora parecchio carburante nel motore. Allora Lee, immagino che tu stia morendo dalla voglia di rivedere Minako e Ub…
Nel momento in cui Michiru pronunciò quei nomi, Rock Lee percepì una specie di gelo scendere tra i presenti.
-Michiru, pensi che sia il caso?- la richiamò Mamoru sottovoce.
-Beh, è ovvio che Lee voglia rivedere lui prima di tutti, sono amici stretti.
-Di cosa state parlando? È successo qualcosa di grave?
Le sailor e Mamoru si guardarono a vicenda, prima di decidere di sputare il rospo.
-Glielo dico io- fece Usagi -ecco, Lee… Non siamo venuti qui solo per Ami. Il fatto è che… Non so nemmeno come spiegarlo…
-Si tratta di Ub, giusto?
Sailor Moon annuì.
-Esatto. In questo momento dovrebbe essere ancora fuori in giardino, e stiamo aspettan…
-Perché non me lo avete detto subito?
Emozionato e leggermente preoccupato, Rock Lee scavalcò una finestra aperta e uscì nel giardino adiacente.

Aggirò la casa un paio di volte, ma alla fine trovò il suo amico.
Era seduto ad un tavolino da picnic di legno, su cui aveva incrociato le braccia ed appoggiato la testa. Se stesse dormendo o piangendo, era impossibile capirlo.
-Ub?
Rock Lee si avvicinò, piano.
-Ub, sono Rock Lee! Sei… sei sveglio?
Il ninja appoggiò una mano sulle spalle del lottatore di colore, per scuoterlo leggermente.

Finalmente, Ub si alzò per guardarlo.
E Rock Lee capì che il suo amico aveva un disperato bisogno di aiuto.

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Capitolo 78
*** Responsabilità ***


-2!

Responsabilità

Negli occhi di Ub, Rock Lee scorse uno sguardo che non aveva mai visto prima. Uno sguardo pieno di panico e terrore, non molto diverso da quello di un cucciolo indifeso.
Il ragazzo di colore cercò subito di andarsene, ma inciampò nel tavolo e cadde all'indietro sull'erba. Lee gli porse una mano per aiutarlo, ma fu ignorato.
-Che c'è… Cosa vuoi da me…- fu tutto quello che Ub ebbe a dire.
-Cosa voglio da… Che domanda è? Ub, sono Rock Lee! Sono tuo amico! Sono preoccupato per te! Dimmi che cosa ti è succ…
-NO!
Rialzatosi Ub alzò una mano per tenere il ninja a distanza, mentre con l'altra si coprì il volto.
-Io ho… visto… Ti prego, Lee! Non chiedermi niente! Va' via! Non sono pronto… E non lo sarò mai più! Se sei mio amico, lasciami stare. Non voglio tornare, non voglio…
Restando immobile nella stessa posizione difensiva, l'allievo di Goku cominciò a piagnucolare in maniera ben poco dignitosa. Altri si sarebbero allontanati per il disgusto, ma non Lee.
-Mi dispiace, ma non posso lasciarti in questo stato. Ti rimarrò accanto tutta la notte se necessario, e non me ne andrò finché… !
Il ninja toccò la mano protesa di Ub. L'aveva appena sfiorata, ma questo gesto inaspettatamente peggiorò ancora di più la situazione.
-No! NO! NO!
Ub si accoccolò a terra in una posizione fetale e gridò con tutta la voce che aveva, esattamente come un neonato strappato dalla sicurezza del grembo materno.
-Lasciami! Lasciami! NON VOGLIO! AIUTO! AIUTO! NON VOGLIO!
-Che sta succedendo qua fuori?!
Allarmato dalle grida, Mamoru uscì di corsa dalla casa e raggiunse i due. Compresa con uno sguardo la situazione, il ragazzo tirò indietro Lee per un braccio.
-Io… Io non gli ho fatto niente! Ho solo…
-Ti credo. Torniamo dentro, Rock Lee. Per ora non possiamo fare nulla qui.

-Dovevi lasciarmi finire di parlare- disse Michiru a Rock Lee, quando questi e Mamoru rientrarono in casa.
-Mi dispiace, non pensavo che avrei infastidito Ub fino a… fino a quel punto!
-Lascia perdere- lo rassicurò invece Usagi -prima o poi uno di noi sarebbe comunque uscito per vedere se gli era passata.
-Se gli era passata, cosa? Chi è stato a ridurre Ub in quello stato?
I presenti si fissarono l’un l’altro con un’espressione grave in volto. Era chiaro che per ognuno di loro costava fatica dover spiegare a parole la situazione. Alla fine fu Mamoru, tornato a sedersi accanto ad Usagi, a prendere la parola.
-Siediti, Rock Lee. Sarà una storia un po' lunga.
-Preferisco restare in piedi, grazie. Parla, sono tutto orecchie!
Il ninja fissò Mamoru con determinazione, ma toccò invece a Michiru cominciare la spiegazione.
-Innanzitutto… è stata colpa mia, se non ci siamo accorti subito di come stava. Come ricorderai, per potenziarsi Petirol aveva ingoiato i cristalli delle sei persone cadute nel Labirinto della Follia: per la precisione il mio, quello di Haruka, di Rei, di Makoto, di Ino, e per finire quello di Ub. Dopo che Petirol fu sconfitta, come prima cosa ovviamente noi sei siamo stati risvegliati, e dopo essere stati aggiornati sugli ultimi avvenimenti ci siamo diretti di corsa in città. Fu allora che mi resi conto che Ub non ci aveva seguito. Sul momento ho pensato che ci avesse invece preceduto in volo, e nella concitazione della lotta mi sono totalmente dimenticata di lui.
La guerriera di Nettuno si girò verso la sua leader Usagi, chiedendole con lo sguardo di proseguire il racconto.
-Fu soltanto dopo che Bulma e Chichi accettarono di ospitarci per la notte, che ci siamo accorti della sua assenza. Ritrovammo Ub più o meno nello stesso punto in cui Gai, il tuo maestro, e il signor Bu si incontrarono per restituire i cristalli ai loro proprietari: era disteso sull'erba, bagnato di sudore freddo e addormentato…
-Non sembrava ferito- la interruppe brevemente Bulma -ma per sicurezza ho deciso di ospitarlo da me e farlo dormire nella vasca rigeneratrice che di solito usa Vegeta.
-Ub è stato l'ultimo di noi a svegliarsi. Quando ci siamo visti, stamattina, sembrava tranquillo. Ci ha salutati, poi si è scusato dicendoci che non si era ancora svegliato del tutto, che era meglio per me e le altre se tornassimo prima dalle nostre famiglie per controllare se stessero bene, e che ci sarebbero state in futuro altre occasioni per parlarci. Gli abbiamo dato retta, ovviamente. Ma, quando un'ora fa Ami ci ha telefonato e ci ha detto che Ub era ancora qui, abbiamo capito che qualcosa non andava.
Usagi sospirò, e con galanteria fu Mamoru a finire per lei il racconto.
-Quando ci siamo avvicinati, Ub ha avuto la stessa reazione che più o meno ha avuto con te poco fa, Rock Lee. Non ci ha dato alcuna spiegazione sul perché non ci vuole tra i piedi…
Il futuro re Endymion bevve un altro sorso di the, prima di continuare.
-…ma un'idea me la sono fatta.

Kaolinite tracciò un cerchio nell’aria, creando un buco nero da cui uscì una persona che cadde addosso a Tuxedo Kamen.
-Ma chi… Ub!
Mamoru girò l’amico a pancia in su. Il ragazzo di colore aveva un’espressione sofferente congelata in volto, e dai suoi occhi chiusi sgorgavano delle lacrime.
-Ub… Cosa ti è successo?
-Mentre voi facevate i criceti nel labirinto- spiegò Kaolinite -dopo avergli letto la mente per scoprire le sue paure più profonde, l’ho stordito con un magico influsso allucinogeno per fargli vivere il suo peggiore incubo. Petirol mi ha supportato con le illusioni-ologrammi, per rendere più veritiero e palpabile il tutto. L’obiettivo era semplice: indebolendo il suo spirito, l’avrei reso facilmente depredabile del cristallo. Pensavo di fare lo stesso anche con tutti gli altri, uno alla volta… ma purtroppo qualcuna si è lasciato distruggere i macchinari sotto al naso.
-Non guardare me, Kaolinite! Io non ho colpe! Prenditela con Viluy!
Ignorando la discussione fra streghe, Mamoru sollevò Ub e lo scosse leggermente.
-Ehi. Ehi. È tutto finito, Ub! Qualunque cosa tu abbia visto… non era reale, hai capito? Andiamo amico, riprenditi! Siamo a un passo dalla vittoria, e adesso c’è anche Sailor Saturn a darci una mano!…
Il corpo di Ub scivolò dalle braccia di Mamoru, e cadde a terra come una bambola.

-Ero arrivato troppo tardi, il suo cristallo del cuore era stato rubato. Però, visto come stanno le cose, dubito che sarei riuscito a salvarlo se fossi arrivato in tempo.
Rock Lee assimilò quanto Mamoru gli aveva detto. La spiegazione a ciò che era successo al suo amico era ora lampante, ma da sola non sarebbe bastata per trovare una soluzione. Se mai fosse esistita.
-Mi stai dicendo che Ub è rimasto… No, mi rifiuto di crederci! Mi stai dicendo che Ub è rimasto traumatizzato da un’illusione, e che ora non riesce più a fare distinzione fra sogno e realtà?
Mamoru fece segno di no con la testa.
-Se le cose stessero così, Ub non si starebbe comportando in quel modo con noi. È molto probabile che “il suo incubo peggiore”, così lo ha definito Kaolinite, sia riaffiorato nella sua mente in maniera graduale, poco dopo essersi risvegliato.
Tutti i presenti tacquero. Non c’era niente altro da aggiungere. Lee chinò il capo e fece una breve camminata in tondo, per poi avvicinarsi a una finestra e spiare fuori: Ub aveva abbandonato la posizione fetale e si era seduto su una panchina del giardino, ma non sembrava certo stare meglio.
-Ho capito. Ub ha paura che il suo incubo peggiore possa un giorno diventare realtà, ed è per questo che rifiuta qualsiasi contatto umano.
Il ninja strinse una mano a pugno.
-So che desideri che Ub torni quello di un tempo, e che succeda il più in fretta possibile- gli disse Michiru, alzandosi dalla sua poltrona -ma in questo caso, la cosa migliore da fare è lasciarlo in pace, ed aspettare che capisca da solo quando è arrivato il momento di svegliarsi. Lo hai visto anche tu, lui non vuole parlare con noi e dobbiamo rispettare il suo volere. E non saremmo in grado di aiutarlo comunque, senza sapere in cosa consiste il suo incubo…
-Noi, forse no. Ma se chiedessimo a qualcuno che lo conosce meglio… Ami, è possibile cambiare la destinazione del VSD?
-Sì, si può fare. Perché me lo chiedi… Ooh, ho capito! Vado subito a riprogrammarlo!
Senza bisogno di aggiungere altro Sailor Mercury si diresse spedita nel seminterrato, seguita a ruota da Lee.
-Eh no, aspettate!- gli gridò dietro Michiru -non potete prendere l'iniziativa così su due piedi! …mh?
Usagi, anche lei alzatasi in piedi, mise una mano sul braccio dell'amica sailor e le fece segno di no con la testa, riuscendo a rilassarla.
-Sta' calma, Michiru. So che ti senti un po' in colpa per non aver aiutato subito Ub e vuoi rimediare, ma non sarà certo lasciandolo solo che tutto si risolverà. Se esiste qualcuno che può avvicinare Ub e parlare con lui meglio di quanto siamo riusciti a fare noi, è giusto fare un tentativo.

Poco per volta il respiro di Ub tornò regolare. Il ragazzo di colore si sentiva più rilassato, ma pregò ancora con tutto il cuore che nessuno sarebbe più venuto a disturbarlo.
Purtroppo, le sue preghiere furono disattese quasi immediatamente, quando un rumore gli fece capire che qualcuno si era appena seduto accanto a lui sulla panchina.
D’istinto si alzò di scatto per scappare, ma una mano lo afferrò con forza disumana ad una spalla e lo obbligò a rimettersi seduto.
-Te ne vai senza salutare il padrone di casa?

Ami terminò di trafficare con la centralina del VSD molto prima del previsto. Essendo la nuova destinazione già stata scelta dalle Witches 5 in passato, per la sailor fu sufficiente estrapolare le coordinate dalla memoria interna invece di cercarle da zero.
-Tutto è pronto, puoi entrare quando vuoi.
-Fantastico! Ami, sei sempre affidabile!
Ringraziatala con un pollice alzato, Rock Lee entrò nella cabina. Avrebbe potuto uscire subito dalla seconda porta, ma prima si concesse qualche altro secondo per prepararsi.
"Forse ha ragione Michiru. Ub andrebbe lasciato riposare ancora un bel po', poveretto… Però, è anche giusto che i suoi vengano almeno messi al corrente. Se voglio rispettare il desiderio di riservatezza di Ub ma allo stesso tempo aiutarlo, dovrò stare molto attento a come esporre loro la situazione."

Ub non riuscì nemmeno a gridare aiuto. Le dita di Vegeta sulla sua spalla sembravano morse di una tenaglia talmente stretta da togliergli il fiato.
-Ho sentito dire che certe volte è molto più facile confidarsi con qualcuno con cui si parla poco, piuttosto che con i parenti e amici più stretti.
Vegeta lasciò finalmente la presa. Mentre si massaggiava le spalle e il collo riprendendo fiato, Ub fissò il principe dei saiyan con la coda dell'occhio. Ma non gli rispose.
-Ti posso dire che per me una volta ha funzionato. Pensa, non ho avuto il coraggio di dire addio a Bulma e Trunks prima di sacrificarmi per uccidere Majin Bu, ma in compenso ho confidato le mie ultime volontà al muso verde, Piccolo.
Ub tornò a guardarsi i piedi, senza fiatare.
-Non temere, io non sono pettegolo come gli altri. Piuttosto che tenerti tutto dentro e rischiare di esplodere, è meglio che parli con me adesso.
Ub voltò la testa dall'altra parte, sempre senza dire una parola.
-Se non vuoi tornare dalla tua famiglia, a me sta bene. Ma non potrai abitare nel mio giardino in eterno. Fino a prova contraria sono io il padrone di casa e decido io quando è arrivato il momento di far sloggiare gli ospiti, specialmente quelli deprimenti come te. Se preferisci essere sbattuto fuori a calci e cercare un ponte sotto cui dormire, piuttosto che sputare il rospo, allora continua pure a restare zitto per i prossimi dieci secondi.
Vegeta incrociò le braccia, e con la mano destra cominciò a picchiettare ritmicamente sull'avambraccio opposto.

Finalmente pronto, Rock Lee abbassò la maniglia e attraversò il varco…
…per ritrovarsi in un ambiente totalmente buio. Il ragazzo capì subito di non essere da solo, quando una miriade di occhietti brillarono nell'oscurità per fissarlo.
"Accidenti, forse sono capitato nella casa di qualcuno…" -B-buonasera!…
Non ottenendo risposta, il ninja accese un fiammifero preso da una tasca per vederci letteralmente chiaro. Scoprì così che gli occhietti appartenevano a un'intera famiglia di talpe grandi e piccole.
-Oh. Ehm… Perdonatemi, tolgo subito il disturbo!
Lee si infilò in un cunicolo e strisciò per qualche metro fino a trovare l'uscita, situata nel bel mezzo di una piccola macchia d'alberi a ridosso di una spiaggia.
"…beh, perlomeno sono a destinazione."

Arrivato al nono colpo, Ub si decise finalmente ad aprire bocca.
-Io ho… Le streghe… Le streghe mi hanno mostrato il futuro…
-Ah. Interessante. E com'era, questo futuro?
-Brutto… No, peggio…
Il ragazzo di colore si passò una mano sul viso, per asciugarsi da qualche improvvisa goccia di sudore freddo.
-Una strega… Petirol, si chiamava… Aveva ucciso tutti. Tutti noi, e aveva conquistato la Terra. Io ero lì, ero una specie di fantasma, non potevo fare niente… E Goku…
-Kakaroth? Aspetta, si può sapere come hanno fatto le streghe a conoscerlo? Oppure… quello che mi stai raccontando è solo un tuo sogno?
-No, no! Sono state le streghe… Hanno letto nella mia mente e mi hanno fatto cadere in… in un'illusione, o così mi ha spiegato Mamoru…
-Un'illusione? Ti sei ridotto così pur sapendo che niente di quello che hai visto era reale? Lasciatelo dire, sei patetico.
Ub chiuse gli occhi ed annuì leggermente, per poi ammutolirsi di nuovo.
-Su, vai avanti. Che cos'altro hai visto? Cos'ha fatto Kakaroth?
-…Goku… Per un po' ha finto di rincuorarmi, mi ha incoraggiato… E poi, è tornato ad essere posseduto da Chaos… Un pezzetto di Chaos era rimasto in lui, e…
Vegeta pensò per un attimo di spiegare ad Ub che ciò non sarebbe mai stato possibile, ma si trattenne. Solo a lui, un anno prima, Goku aveva confessato di essersi lasciato contaminare di proposito da Chaos, per testare i miglioramenti degli eroi della Terra. Da questo fatto, Vegeta era più che certo che Goku non avrebbe commesso mai più lo stesso errore di farsi possedere, e che l'incubo di Ub non si sarebbe mai avverato.
Ma non poteva dirlo: aveva giurato al suo eterno rivale di mantenere il segreto.
-Insomma, hai visto Kakaroth voltarti le spalle e coprirti di insulti. E magari ti ha anche massacrato fino a ridurti in fin di vita- suggerì il saiyan, a cui Ub rispose annuendo -beh, come illusione traumatizzante è stata piuttosto patetica. Come patetica è la tua reazione, e scusa se te lo dico ma è la verità. Te ne rendi conto, almeno? …?
Il ragazzo guardò di fronte a sé per un attimo, poi abbassò ancora lo sguardo e riprese a sudare. Vegeta notò che stava anche tremando.
-C'è dell'altro, Ub?
Ub scosse la testa, ma era palese che stesse mentendo.
-Devi dirlo, Ub, o non ti alleggerirai mai. Inoltre la mia minaccia di sfrattarti a calci nel sedere è ancora valida.
L'allievo di Goku tremò un po' più forte, si sostenne la testa sempre più imperlata di sudore con una mano e deglutì profondamente.
Cominciò anche a singhiozzare, ma tentò ugualmente di rispondere.
-Noi… Petirol… Petirol ci aveva imbalsamati… Tutti… E Ajit… Era suo schiavo!…
-Ajit? Non l’ho mai sentito nominare, chi sarebbe? -Mio… fratello… La mia famiglia era stata minacciata da Petirol, e lui si era offerto di diventare suo schiavo per risparmiarla… E mi odiava. Ajit ha gridato contro il mio corpo… Ha gridato… E… Ti prego, bast…
Ub vomitò, tossì e vomitò ancora. Vegeta aveva intuito che ci dovesse essere ancora un dettaglio, ma decise che la reazione del ragazzo valeva ugualmente come risposta e non chiese più nulla. Anzi, si alzò in piedi e lo aiutò dandogli delle forti pacche sulla schiena.
-Su, butta fuori tutto. Butta fuori tutto, che ti fa bene.
Il ragazzo rigurgitò a intermittenza per almeno un paio di minuti, poi si fermò.
-Come va? Meglio?
-Mi… dispiace…- rispose Ub con voce rauca, pulendosi la bocca con l'avambraccio.
-Non fa niente, tanto non sono io quello che cura il giardino.
Il saiyan si risedette, e per un po' stette anche lui in silenzio per riflettere.
-Però, addirittura imbalsamati… Mi piacerebbe poter dire di averne viste di peggio ma, cavolo, nemmeno Freezer era così spietato. Lui al massimo disintegrava le sue vittime in un colpo solo, o in alternativa le uccideva facendogli esplodere la testa con lo sguardo…
Ub accennò un nuovo attacco di vomito.
-Scusa. …anzi, no- dicendo questo, Vegeta si alzò e strinse i pugni con rabbia -ora che so tutto, posso confermare quanto tu sia patetico! Davvero è bastato vedere una scena macabra per ridurti così? Davvero il tuo stomaco è così delicato da impedirti di alzare il culo da questa panchina, tornare a casa tua e continuare la tua vita?…
-NO! NON E' SOLO PER QUESTO!
Anche Ub si era alzato, ma questa volta non fuggì. Questa volta rimase, per fissare con rabbia il saiyan e rispondergli per le rime.
-Ho visto la mia famiglia soffrire, ho visto mio fratello sputare odio contro di me, ho visto gli abitanti del mondo vivere nella paura e nella distruzione… E tutto perché io ho fallito! Perché non sono stato in grado di proteggerli!
-Ma di che cavolo stai parlando?! Non sei l’unico difensore del pianeta Terra, siamo tutti coinvolti! Pensi di essere più speciale degli altri?
-No… No, anzi. Io non più voglio essere speciale. Non posso sopportare l’idea di essere in parte responsabile della sofferenza dei miei cari nel caso di un mio fallimento. Non posso, non ce la faccio più!
Vegeta sbarrò gli occhi. Non poteva credere che quelle parole provenissero proprio dall’allievo del suo migliore amico e rivale Goku.
-Quindi… Ti ritiri? Getti la spugna?
Con gli occhi chiusi, e un’espressione sofferta in volto, Ub annuì di nuovo.
Un secondo più tardi, un pugno mosso alla velocità della luce lo raggiunse al volto, facendolo cadere in ginocchio e facendogli sputare un po’ di sangue.
Tuttavia, il ragazzo non ne fu spaventato più di tanto.
-Picchiami… picchiami pure quanto vuoi, Vegeta Io non cambierò idea…
-E infatti non mi interessa cambiartela.
-C-come?
-Avrei potuto uccidere un comune essere umano con quel pugno. Lo sai cosa significa questo? Significa che, anche tirandoti indietro, tu avrai sempre una forza superiore a quella degli altri terrestri. Avrai sempre i mezzi che ti servono per fare la differenza. E vivrai sempre con la consapevolezza di stare negando il tuo contributo alla protezione degli abitanti del pianeta Terra. Di cui, notizia dell’ultima ora, ANCHE LA TUA FAMIGLIA FA PARTE! Qui non si tratta di scelta, non si tratta di ritirarsi e lasciar fare gli altri. Anche se i difensori del pianeta sono tanti, questo non ti autorizza a lasciare i tuoi poteri inutilizzati. Che ti piaccia o no, che tu faccia qualcosa o no, tu sei sempre e comunque responsabile della sorte della Terra nel caso un nemico si faccia vivo per minacciarla!
A stento, Ub si rialzò. Ogni parola di Vegeta, per le sue orecchie e il suo cervello, aveva avuto lo stesso doloroso effetto di una scarica di proiettili. Poteva tornare a casa, nascondersi nell’angolo più remoto della Terra, o addirittura uccidersi, ma il senso di colpa per non aver fatto nulla per cambiare le cose lo avrebbe sempre trovato, sempre. Tuttavia, questo non alleviò la sua paura.
Senza avere nulla con cui controbattere, il ragazzo di colore volse semplicemente le spalle a Vegeta e rimase in silenzio.
Il principe dei saiyan fece lo stesso. Ma non se ne andò.
-Un’ultima cosa. Quando il mago Babidi mi ha trasformato per un breve tempo in uno spietato mostro assassino, Bulma era presente. Mi ha visto, con i suoi stessi occhi. Ha visto degli innocenti morire per mano mia. Eppure, anche dopo quell'avvenimento, non ha mai smesso di amarmi. Nonostante lei sappia cosa posso essere capace di fare, Bulma continua a stare al mio fianco senza esserne impaurita. Se tu, invece, sei terrorizzato dall'idea di tornare dai tuoi fratelli, ben sapendo che ciò che hai visto fare loro nell'illusione delle streghe non corrisponde alla realtà… Beh. Io, al tuo posto, mi farei qualche domanda.
Ub udì i passi del saiyan farsi più lontani. In quel momento, il ragazzo provò un improvviso ed inatteso moto d'orgoglio: non doveva essere quella la fine della loro conversazione, Ub doveva dimostrare a Vegeta di essere ancora in grado di affrontare la vita a testa alta.
-Vegeta, aspett…
Ub si voltò di scatto, ma non iniziò nemmeno a correre.
Di fronte a lui, ora, stava la persona di cui più di tutte aveva timore di incrociare lo sguardo: uno dei suoi cinque fratelli, lo sbarazzino Ajit.
-Ub! Finalmente… finalmente ti rivedo! Che cosa ti è successo? Stai bene?
Il tono di voce del ragazzino era chiaramente preoccupato ed apprensivo, ma all'allievo di Goku non poté non tornare alla mente quello che gli aveva visto fare nell'illusione di Petirol. Per un attimo Ub avvertì di nuovo il bisogno di scappare, ma, con la lavata di capo di Vegeta ancora fresca, e complice la stanchezza generale che provava, non ci riuscì. Si limitò invece a chinare il capo e distogliere lo sguardo, e, costretto dalle circostanze, si decise a rivolgere al fratello la parola.
-Ajit, tu… come… come sei arrivato qui?
-Beh… ad essere onesti non l'ho ancora capito! Quel tuo amico coi capelli a forma di scodella mi ha accompagnato per mano nella tana di una famiglia di talpe, e chissà come sono sbucato in questa villa!…
-Il mio amico… Rock Lee è stato al villaggio?
Ajit annuì.
-Ci ha detto che le streghe sono state battute e ci ha rassicurato che tu, nonostante non sia ancora tornato al villaggio, stai benissimo fisicamente… Ma allo stesso tempo hai bisogno di aiuto.
Ub riflettè un secondo: se Ajit e di conseguenza tutti gli altri della sua tribù avevano reagito alle parole di Lee senza chiedersi di cosa stesse parlando, voleva dire che Polunga aveva lasciato intatti tutti i loro ricordi riguardati le Witches 5. Il drago aveva quindi considerato la sua famiglia meritevole di mantenere il segreto, a differenza del resto degli abitanti del pianeta.
Ub non seppe dirsi se ciò fosse una cosa buona o meno.
-Cosa… Cos'altro vi ha detto Rock Lee su di me?
-Soltanto che avevi bisogno di aiuto. Un aiuto morale, che soltanto noi possiamo darti. Ovviamente Kirìs è stato il primissimo a farsi avanti, ma la mamma non gli ha permesso di lasciare il villaggio. "Per il suo bene", così ha detto…
"Non mi riesce di biasimarla…" pensò Ub, affranto.
-Stava per mettersi a piangere, ma io sono riuscito a calmarlo, promettendogli che sarei andato io a trovarti e a risolvere tutto! …e da quel che ho sentito, ho fatto la scelta più giusta.
-Di che parl… No… Tu… hai sentito tutto? No, ti prego… Dimmi di no…
-Calmati, Ub! Ho sentito solo le ultime parole del signore che si è appena allontanato, e forse non ho nemmeno capito bene cos'ha detto… Ub, è vero che per colpa delle streghe adesso hai paura di noi?

Le ultime parole di Vegeta tornarono a rimbombare insistenti nella mente di Ub.
Riuscendo, infine, ad ottenere appieno l'effetto sperato.

-No, Ajit! Questo mai!
Ub si decise finalmente a fissare il fratello dritto in faccia. E in quell'istante provò un miscuglio di emozioni diverse: fu sollevato e commosso, nello scoprire che l'Ajit che aveva di fronte non aveva nulla da spartire con quello mostratogli da Petirol nell'illusione; allo stesso tempo, però, si senti anche un completo idiota, nell'avere dubitato dell'affetto della sua famiglia.
Dichiarandosi sconfitto da sé stesso, il pupillo di Goku inspirò profondamente. Tanto valeva, a quel punto, confessare anche ad Ajit quello che aveva detto poco prima a Vegeta, e togliersi definitivamente ogni peso.
-Quello di cui ho paura, in realtà, è di non riuscire più a proteggervi, e di deludervi. …perdonami, non sono affatto l'eroe invincibile che ti eri immaginato…
-Tu non sei un eroe. Tu sei mio fratello, ed è questa la cosa più importante per me!
Dicendo questo, Ajit si era avvicinato al fratello maggiore, per prenderlo per mano, e rivolgergli il più sincero degli sguardi d'affetto.
-Sai… forse, sono io quello che deve essere perdonato di noi due. Ti ho idolatrato davanti a Kirìs e a tutto il villaggio, ti ho messo su un piedistallo come se tu fossi l'unica persona da cui dipendono le nostre vite… Ma poi, quando ti ho visto ora, quando ti ho scoperto impaurito di tornare a casa, ho capito di averti solo messo addosso un sacco di pressione. Senza saperlo, ti ho fatto male, e mi dispiace. In realtà, io, Akop, e tutti gli altri, vogliamo solo che tu stia bene e sia felice, così come sappiamo che tu desideri la stessa cosa per noi.
Ub quasi si sentì crollare a terra. Non certo per la stanchezza, bensì per il sollievo che la dimostrazione di affetto di Ajit gli aveva procurato. Ne aveva davvero un disperato bisogno, così come aveva bisogno di respirare.
Però, c'era ancora qualcosa che non gli era del tutto chiara.
-Ajit… sei proprio sicuro di non aver ascoltato la mia conversazione con Vegeta?
-Sicurissimo. Non so che cosa tu abbia visto nell'illusione delle streghe di cui parlava quel signore, ma penso di poterlo immaginare. Stanotte, mentre tu e gli altri stavate combattendo, Ki…
Il ragazzino si morse la lingua, fermandosi appena in tempo. Se Ub avesse scoperto che il piccolo Kirìs aveva fatto un incubo terribile, con ogni probabilità si sarebbe preoccupato di nuovo. Così, Ajit decise di dire una piccola bugia a fin di bene.
-Io ho fatto un incubo tremendo. Ho sognato che tu… che tu non c'eri più… ed io, invece di piangere per te e tentare di consolare gli altri, mi sono arrabbiato molto e ho detto che ti odiavo… So che è stato solo un brutto sogno, ma… mi dispiace! Mi dispiace di aver potuto pensare una cosa del genere, e di averla fatta pensare a te!
Ajit saltò fra le braccia di Ub, mordendosi le labbra per non cedere alla tentazione di piangere.
Non poteva saperlo, ma con quell'abbraccio aveva fatto molto di più che scaldare il cuore del fratello. Lo aveva salvato dall’incubo. Di questo, gliene sarebbe stato grato in eterno.
-Ehi. Non fare così, su. Tu non hai mai detto quelle cose, è' stato solo un sogno. Solo un brutto sogno.
-Lo… Lo so… Ti voglio bene, Ub!
-Ti voglio bene, Ajit. Ti voglio bene. Torniamo a casa, ora.
-Evvai!!!
Al settimo cielo, Ajit prese per mano il fratello maggiore e lo riaccompagnò in casa, quasi trascinandolo di corsa.
-Non vedo l'ora che tutti ti rivedano! Kirìs e Sarasa faranno salti di gioia alti due metri, e scommetto che Akop si lascerà scappare un grido di esultanza! E non temere se la mamma ti farà una ramanzina, scommetto che sotto sotto sarà felice anche lei di vederti tornare sano e salvo!
-Non ne dubito, Ajit… Ehi.
Non appena i due fratelli fecero capolino dall'uscio del salotto, tutti i presenti si alzarono in piedi e si voltarono a fissarli preoccupati. Ma bastò che Ub chinasse il capo e si mettesse una mano dietro la nuca, con fare imbarazzato, perché capissero che tutto era passato.
-Ehi. S-sto… sto meglio adesso. Mi… Mi dispiace avervi urlato contro, non… Non ho scusanti. Ma ora sto meglio.
-Sono io che devo chiederti scusa- si fece avanti Rock Lee -prima di andare a parlare con la tua famiglia avrei dovuto chiederti il permesso…
-Non scusarti, hai fatto benissimo. Se non fosse stato per te, non avrei mai avuto il coraggio di guardare in faccia Ajit, e capire che errore grave stavo per commettere nell'abbandonare tutto.
I due amici si strinsero la mano, e si diedero una reciproca pacca sulle spalle.
-E grazie infinite- aggiunse Ub sottovoce -per non essere entrato nel dettaglio, con i miei. Sono stato proprio patetico prima…
-Non ci pensare più. Un momento di debolezza è capitato a tutti, anche a me. Non temere, non ne parlerò con nessuno se non sarai tu a chiedermi di farlo.
-Grazie. Grazie ancora.
-Ehi, ora che è tornato tutto a posto- si intromise Michiru, per ravvivare l'atmosfera -puoi dirci per quale motivo eri venuto qui innanzitutto, Rock Lee! Si tratta di buone notizie?
-Eh? Oh, sì, sì! Per celebrare la sconfitta delle streghe, il Quinto Hokage ha voluto premiarci esentandoci da ogni missione per una settimana! Ne ho parlato con i miei compagni, e sono tutti d'accordo sull'organizzare un'uscita tutti insieme per festeggiare degnamente la fine della nostra avventura! Sono venuto qui apposta per chiedervi cosa ne pensate!
-È un'idea meravigliosa, ma ci vorrà qualche giorno per organizzarla al meglio- disse Ami -come ti ho detto, devo prima apportare delle migliorie al VSD... e prima ancora, aspettare che Trunks si risvegli.
Un potente rumore di russare fece tremare il soffitto, e tutti annuirono amaramente.
-Concordo, è una splendida idea. Ma...- disse ancora Ub -non fraintendetemi, sto davvero meglio, ma per riprendermi completamente vorrei dedicare qualche giorno esclusivamente alla mia famiglia. Mi capite, vero?
-Certo, non preoccuparti. …ehi! Prima di andartene, non è che vorresti dire qualcosa anche a me?
Era stata Usagi a richiamarlo. L'allievo di Goku la guardò imbambolato, per poi spostare lo sguardo prima su Mamoru, che gli sorrise amichevolmente, e poi su Michiru, che gli sorrise maliziosamente. Per un istante Ub temette che Sailor Neptune avesse detto alla sua leader quello che era successo fra loro tre nel labirinto della follia, ma tornando a fissare il viso innocente di Usagi capì che le sue paure erano infondate.
-Qualcosa che vorrei dire anche a te… Beh… Sì, c'è qualcosa che voglio dirti. Prima di tutto, mi dispiace non essere stato presente nei momenti decisivi della battaglia. Sono felice che si sia conclusa per il meglio, e che tu e tutti gli altri si siano risvegliati dal coma. Ma soprattutto…
Ub e Usagi si strinsero la mano.
-Ho conosciuto Mamoru, e mi fa molto piacere che tu abbia trovato la felicità con lui.
-Grazie, Ub. Lo apprezzo molto- rispose Usagi, solare come sempre, e ringraziandolo con un bacio sulla guancia -salutaci la tua famiglia!
-Lo farò.
Così, Ub e Ajit salutarono tutti con entusiasmo, promettendo comunque di farsi rivedere al più presto.

Vegeta, nel frattempo, era tornato al suo compito precedente di ripiegare e mettere via i materassi, le coperte e i cuscini usati per le ospiti la sera prima. Stava appunto stipando un ultimo materasso in un armadio della camera da letto, quando Bulma lo sorprese arrivandogli alle spalle.
-Sei una miniera inesauribile di sorprese, Vegeta.
Il principe dei saiyan si girò, per nulla sorpreso della moglie.
-Lo ammetto, ho origliato la tua ramanzina. Non temere, per rispetto nei confronti di Ub manterrò il segreto.
-Brava. Ora se permetti, vorrei farmi una doccia- secco e conciso, Vegeta chiuse l'armadio alle sue spalle con un calcio e scansando la donna entrò nel bagno accanto.
-Non avrei mai pensato che ti stesse tanto a cuore lo stato emotivo di quel poveretto…
-Non l'ho fatto esclusivamente per lui. …e prima che tu te lo chieda, no. Non l'ho fatto nemmeno perché mi manca Kakaroth e non so con chi combattere!
Da dietro la porta, Bulma ridacchiò sotto i baffi.
-L'hai detto tu, non io…
-Bah. Ad ogni modo, quello che mi hai sentito gridargli contro è la verità. Questo mondo ha bisogno di qualcuno che lo protegga, ed essendo Ub il terrestre più forte sulla faccia del pianeta è suo dovere farsi sempre avanti per sventare qualsivoglia minaccia, che gli vada o no.
-Quindi, mi pare di capire che tu abbia intenzione di allenarlo, Vegeta.
-Esatto, Bulma. …puoi tornare a salutare gli ospiti e lasciarmi solo, adesso?
-Ma certo, ma certo! Ogni tuo desiderio è un ordine, o "padrone di casa!"

Sentita la risata di Bulma sparire al piano di sotto, Vegeta si sentì libero di spogliarsi e aprire il rubinetto della doccia.
"Finalmente, posso togliermi di dosso questa puzza di vomito… Mmh."
Aspettando che l'acqua si riscaldasse, l'uomo non potè fare a meno di guardarsi nello specchio.
"Bulma ha giurato di mantenere il segreto… è giusto allora che le dica tutto."
Nel riflesso, la sua coda rossa da saiyan ondeggiò, quasi come a volerlo irridere.
"Lottando con Ub, forse riuscirò a capire quando, come, ma soprattutto perché mi è spuntata questa cosa.

Un paio di sere dopo.

Al centro di una larga stanza circolare con sei porte, un agitatissimo Trunks in compagnia della sorella Bra era preso a controllare costantemente l'ora sul suo orologio da polso.
-Due minuti… Un minuto e cinquantanove secondi… Un minuto e cinquantotto…
-Stai calmo, Trunks! Andrà tutto bene, vedrai!
-Dici? E se per sbaglio qualcuno degli altri abbia sbagliato a sincronizzare gli orologi? E se io abbia sbagliato a sincronizzare i varchi? E se i nostri amici inciampassero e rimanessero incastrati nello spazio tra le dimensioni? E se…
-E se per caso un meteorite ci cadesse in testa proprio ora? Dai, rilassati! E smettila di sudare, che ti si scioglie il trucco!
Bra allungò una mano per mettere ancora un po' di fondotinta sul viso del fratello, ma questi la schivò con una capriola all'indietro.
-Basta, ti ho detto che non ne ho bisogno!
-Vuoi far sfoggio delle tue mostruose occhiaie davanti a tutti?
-Sono la dimostrazione del mio duro e infaticabile lavoro, preferisco tenermele piuttosto che truccarmi come te per nasconderle! Che figura ci faccio altrimenti?
-Non se ne accorgerà nessuno, fidati. A proposito, quanto manca?
-Ah! Giusto!
I due fratelli tornarono a fissare le lancette dell'orologio, senza battere ciglio.
-Meno dieci… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno… Zero!
Quasi in contemporanea, quattro delle sei porte si aprirono.
Nell'ordine, fecero il loro ingresso:
Pan, Goten, Mister Satan e Majin Bu, da Satan City;
il team 8 più Akamaru, il team 10, il team di Maito Gai, e Sakura, da Konoha;
Temari e Kankuro, da Suna;
infine la sola Ami, da Tokyo. Fu quest'ultima che Trunks salutò per prima, calorosamente.
-Funziona! Hai visto, Ami? Funziona! Ce l'abbiamo fatta! CE L'ABBIAMO FATTA! Ah ah ah ah!!!
-Sono felice quanto te, Trunks! Finalmente… Trunks, come mai porti il fondotinta?
Il saiyan gettò un'occhiata perforante a Bra, la quale però si era già mescolata alla piccola folla per darle il benvenuto.
-Ragazze e ragazzi, vi ringrazio a nome di mio fratello per aver accettato l'invito!
-Non potevamo mancare!- esclamò Choji, entusiasta -quando mai ci ricapiterà di passare una serata in allegria tutti insieme?
-D'ora in poi, molto più spesso di quello che potevamo immaginare- continuò Trunks, dopo essersi sfregato la faccia nel suo foulard per far sparire ogni traccia di trucco -grazie al Varco Spazio-Dimensionale 2.0, non ci sarà più alcuna distanza a separarci! D'ora in poi basterà attraversare le porte comunicanti e potremmo ritrovarci e visitarci a vicenda, in qualunque momento vorremo! …beh, non proprio in ogni momento. Nel caso vogliate fare una capatina da me vi conviene prima bussare: sapete, ci troviamo ancora nel nostro scantinato, e non credo a mio padre faccia piacere vedere gente che viene e che va liberamente per casa…
-Sarà molto difficile resistere alla tentazione, allora.
-Non dirlo neanche per scherzo, Goten! …beh, questo per ora è tutto riguardo il VSD 2.0. Se non ci sono domande, direi che possiamo avviarc… !
Impazienti di andare a divertirsi, senza lasciar finire il povero Trunks i presenti si accalcarono sotto la porta da cui era entrata Ami.
Vennero però subito riportati alla calma da Mamoru, che li invitò a fare silenzio.
-Piano, fate piano per piacere! Se attirate l'attenzione dei miei vicini dovremo trovare un altro posto!
I membri della combriccola varcarono quindi la soglia nel modo più sobrio possibile, uno alla volta, e scesero per le scale interne di una palazzina fino al pianterreno.
-Mamoru, dove ci troviamo?- domandò Sakura, ultima ad uscire prima di Ami e Trunks.
-Questo è il condominio dove abito, e la porta da cui siete usciti dava sul mio solaio privato. È più uno sgabuzzino, non è stato un problema per me svuotarlo e adibirlo a varco dimensionale.
Una volta fuori, la comitiva di eroi iniziò ad incamminarsi per le strade di Tokyo. Fu un sollievo e una meraviglia, soprattutto per i ninja, percorrere le vie della stessa città che solo due notti prima era stata devastata e ridotta in rovina dalla guerra con le streghe, e che ora appariva ai loro occhi in tutto il suo splendore: rumorosa, luminosa, affollata, viva e attiva come non mai.
Lo stupore per l’aspetto della città non fu nulla però in confronto a quello che provarono quando, in lontananza, avvistarono le luci e i colori dello Star Park, di nuovo pulsante e animato come prima che sprofondasse nel mare.
"Ah, ecco che cos'era la nostra zattera improvvisata" pensò Shikamaru, vedendo l'insegna a forma di faccia di clown sopra i cancelli d'ingresso.
-Oooooohi! Siamo quiiiii!
Proprio lì sotto, già riunite e pronte ad accoglierli, c’erano Usagi e il resto delle sailor, a cui il gruppo arrivato dal VSD si unì dopo una breve corsa.
-Mister Satan, anche lei ha deciso di divertirsi?- domandò Haruka al campione dei campioni.
-Beh, più che altro sono qui per farmi un bagno di folla e un po' di pubblicità, che non guastano mai. E poi, in questo modo- aggiunse Satan a bassa voce, facendo l'occhiolino -attirando l'attenzione su di me, avrete tutto il parco a disposizione. Ehm-ehm….
Dopo essersi schiarito la voce, Mister Satan zompò sul tetto della biglietteria, un edificio a forma di fungo di bosco, e fece roteare il suo mantello bianco con uno spettacolare movimento impossibile da non notare.
-Signore e signori, bambini e nonni, visitatori dello Star Park! L'unico, l'immenso, l'incommensurabile Mister Satan è qui solo per voi, solo per stasera!
Come prevedibile, tutti i visitatori nelle immediate vicinanze girarono le loro teste in direzione della tonante voce di Satan. Un istante dopo erano già tutti ammassati di fronte alla piccola biglietteria, per cantare in coro il nome del loro eroe e protendere le mani per un abbraccio o un autografo sulla pelle.
-La popolarità di quell'uomo è come una chiave universale, apre tutte le porte- constatò Tenten.
-In questo caso- la corresse Minako -è più giusto dire che svuota tutte le code. Alla carica ragazzi, il parco è tutto per noi!!!
Finalmente dentro, la combriccola di eroi non perse tempo a dividersi in due categorie: quelli che volevano subito divertirsi con le attrazioni, e quelli che invece preferivano andare prima a riempirsi lo stomaco.
Per i primi, che a disposizione avevano così tante possibilità da non sapere da dove iniziare, Minako ebbe la stravagante proposta di chiedere a Rock Lee di narrare e mostrare loro le tappe della sua battaglia apparentemente infinita contro Neji, Gaara e Shukaku, così da poterle in qualche modo rivivere assieme. La Bestia Verde non fu proprio convinto dell'idea all'inizio, soprattutto per timore di creare disagio ai suoi due amici soggiogati dalle streghe, ma sia Neji che Kankuro in vece di suoi fratello minore gli diedero il permesso. A detta del marionettista del deserto, ricordare un'esperienza difficile sapendo però che era finita bene era sempre meglio che cercare di dimenticarla. Per quanto riguardava la seconda categoria, non ci volle molto ai più affamati per localizzare la pizzeria del parco. Costruita nel bel mezzo di un tratto delle montagne russe, ma soprattutto bisognosa di pubblicità e per questo con il menu dai prezzi scontatissimi: sulla Terra intera non poteva esistere un luogo migliore dove abbuffarsi a volontà.

C'era in verità una terza categoria più piccola, di cui Shikamaru era l'esponente di spicco: ovvero, la categoria di quelli che volevano semplicemente girare per il parco da soli e in totale tranquillità.
Acquistato in un bar un bicchiere di bibita alla spina, il Nara non aveva fatto altro che passeggiare per le spaziose vie dello Star Park, godendo della temporanea assenza quasi totale di visitatori, ed occasionalmente fermarsi ad osservare dall'esterno le varie adrenaliniche attrazioni e i coraggiosi che ci salivano sopra solo per strillare in preda al terrore o all'euforia.
Dopo un'oretta circa di girovagare, Shikamaru si concesse una pausa, su una panchina posta all'ombra di un negozio di giocattoli e della sua insegna a forma di orsetto di peluche.
-Anche tu per conto tuo, frignone?
-Lo ero fino a un secondo fa, seccatura.
Shikamaru non si degnò nemmeno di girare la testa per salutare Temari, ma a questo la kunoichi era ormai abituata da tempo.
-Allora, ti stai divertendo? Sei salito su qualche giostra?
-Nemmeno una. Tutte queste attrazioni non fanno altro che sballonzolarti da una parte all'altra e darti l'impressione di rischiare la vita… Non so tu, ma salire su una macchina che simula tutto quello che facciamo in missione ogni giorno non è certo la mia idea di divertimento.
-Peccato. Io ho appena finito il mio quinto giro su quelle che chiamano "montagne russe" e non mi sono mai divertita tanto in vita mia. Scendere dal trenino, senza nemmeno un capello fuori posto, mentre gli altri ragazzi seduti accanto a me se la fanno ancora sotto dalla paura, è una sensazione veramente appagante. Dovresti provarla anche tu… Ehi, guarda chi arriva.
Temari e Shikamaru notarono tre persone venire stancamente nella loro direzione: Ino, Hotaru e Choji, quest'ultimo visibilmente provato e barcollante. Più lontano, in fondo alla via, si potevano scorgere Pan e Bra intente a far rotolare una sfera rosa grossa il quadruplo di loro, che a una seconda occhiata risultò essere uno stanchissimo ma sazissimo Majin Bu.
-Che ti è successo, Choji? La cucina non era granché?
-Lo era fin troppo!- rispose Ino -al punto che il nostro amico qui presente, inebriato dall'origano e dal pomodoro, ha avuto la bella pensata di sfidare Majin Bu ad una gara di abbuffate!
-Cosa?!- persino Shikamaru non poté esimersi dallo sgridare l'amico -ma è un suicidio! Lo sai che c'è una dimensione a parte nello stomaco di Bu! …sei riuscito almeno a farti valere?
L'Akimichi fece di no con la testa, dispiaciuto.
-Purtroppo, mi sono qualificato terzo.
-Come sarebbe a dire, terzo? Chi altri…
Con la coda dell'occhio, Shikamaru scorse un altro terzetto di persone dirigersi verso l'uscita del parco: Mamoru, con in braccio una Usagi appesantita oltre ogni limite e forse anche un po' brilla, e dietro di loro Rei, rossa di vergogna come i suoi vestiti.
-La riporto a casa, ragazzi! Ci dispiace non poter rimanere ancora!
-Perrrò… hic-up… ne è valsa la pena, vero, Mamo-chan?
-La nostra futura principessa, signore e signori…
In quel stesso momento, dal negozio di giocattoli videro uscire il folto gruppo capitanato da Rock Lee e Minako.
-Salve, ragazzi. Vi siete appena persi uno spettacolo memorabile… Avete fatto acquisti?
-Acquisti? No, veramente qui è dove Gaara è stato sostituito nello scontro dal demone Shukaku- spiegò Kiba -in realtà non abbiamo comprato niente.
-Vedo- commentò Temari, notando dall'altra parte della vetrina i visi irritati delle commesse.
-In compenso abbiamo scattato un sacco di belle foto ricordo, guardate!
Tutta eccitata, Minako mostrò anche a loro un ventaglio di fotografie che li immortalavano nelle pose più disparate, tra cui una, ritraente un imbarazzatissimo Neji a cavallo di un pony giallo e rosa di una giostra, che fece scoppiare a ridere anche il serio Shikamaru.
-E questa, come siete riusciti a scattarla?!
-Ho chiesto io espressamente di farla- rispose il diretto interessato, sfoggiando la compostezza tipica degli Hyuuga -pare che durante il nostro scontro Lee abbia usato questo cavallo come corpo contundente contro di me. Tutti hanno cominciato a ridacchiare, e allora io ho voluto metterli a tacere…
-Dimostrando di non averne paura?- suggerì Hotaru.
-MA CERTO CHE NO… …ahem, però, per farsi perdonare Rock Lee ha promesso che poi ne scatteremo una in cui tento di annegarlo nella vasca delle palline colorate. A proposito!- Neji alzò la voce, diretto al suo compagno di team -manca ancora molto?
-Ci siamo quasi, Neji!- gridò in risposta la Bestia Verde in testa al gruppo, sbracciandosi -di là è dove ho aperto la terza porta del chakra!
La comitiva corse dietro a Lee come fosse il pifferaio magico, sparendo poi dietro un angolo dell'edificio.
-Ci uniamo a loro?- propose Hotaru -di là c'è anche la ruota panoramica! Potremmo ascoltare la storia di Rocke Lee e al contempo rilassarci, guardare il paesaggio, e permettere a Choji di digerire con calma senza perdersi nulla!
-In parole povere, non bisogna fare praticamente nulla. Che dici, Shikamaru, pensi di farcela a salire almeno su quella giostra?
-E piantala, Temari… D'accordo, seguiamoli.
Il quintetto si incamminò.
Prima però Shikamaru fece una piccola deviazione, alla ricerca di un bidone in cui poter gettare il suo bicchiere di bibita ormai svuotato. Ne trovò uno proprio di fronte a una vetrina del negozio, e, compiendo nel frattempo la buona azione di civiltà, ci guardò dentro distrattamente.

Quasi mimetizzata fra i peluche di uno scaffale, una maschera di legno raffigurante un gufo severo sembrava fissarlo intensamente.

-Yu-uuh? Shikamaru?
La mano paffuta di Choji ondeggiò in su e in giù di fronte al suo naso, attirando la sua attenzione.
-C'è qualcosa che non va? Cos'hai visto?
Shikamaru fissò per un attimo Choji, poi di nuovo la vetrina. La maschera da gufo era scomparsa, ma questo non fece altro che confermare il suo timore.
-Ecco… Ho visto qualcosa, sì. Qualcosa che mi interessa. Andate pure avanti, vi raggiungo subito!
Il ragazzo rivolse all'amico un sorriso imbarazzato, quindi entrò nel negozio, senza guardarsi indietro. E sperando con tutto il cuore di essere stato convincente.
"Proprio adesso… Proprio adesso doveva succedere, dannazione?!?"
Shikamaru si aggirò fra le scaffalature apparentemente senza una meta, ma in realtà con lo scopo ben preciso di trovare un corridoio deserto. Non trovandone, il ragazzo si fermò in un reparto di giochi in scatola, aspettando pazientemente che si svuotasse. Non appena l'ultima delle commesse fu sparita dietro l'angolo, con due sbuffi di fumo due grandi specchi si materializzarono ai due capi del corridoio, e l'ANBU proprietario della maschera da gufo si fece visibile. Per sicurezza, Shikamaru estrasse un kunai da una tasca, ma il ninja più anziano mise le mani avanti per rassicurarlo.
-Non temere, è il Quinto Hokage che mi ha inviato qui per cercarti. Ti puoi fidare.
Per dimostrarlo, l'uomo si tolse la maschera per pochi secondi. La sua faccia non apparteneva a nessuno di conosciuto, ma Shikamaru la memorizzò comunque: in questo modo, nell'eventualità che l'esistenza del Varco Spazio-Dimensionale fosse stata resa nota a tutta Konoha, avrebbe saputo subito a chi dare la colpa.
-Ti credo. Ti credo. …si è risvegliata?
-Non ancora, ma manca poco ormai. Dal suo respiro tornato regolare è chiaro che ha ripreso i sensi.
Shikamaru si morse un labbro. Di tutti i momenti in cui poteva accadere, quello era senz'altro il peggiore. Ma per metà fu costretto a biasimare sé stesso. In fondo, era stato lui a chiedere a Tsunade di essere informato il prima possibile, non appena il fatto fosse avvenuto.
-Okay, fammi strada. Ma prima… Bunshin No Jutsu.
Una copia perfetta del ragazzo si materializzò accanto all'originale.
-Non potrò vivere di persona il resto della serata- sospirò Shikamaru amaramente -ma perlomeno ne conserverò il ricordo. …ah, giusto!
Il Nara prese dallo scaffale più vicino la scatola di un gioco di scacchi e la consegnò nelle mani del clone.
-Prima di tornare da Choji e gli altri, compra questo. Come scusa per essere entrato qui, è perfetto.
-Stavo pensando la stessa cosa.
L'ANBU fece svanire gli specchi. Mentre la copia di Shikamaru correva alle casse, i due ninja sgattaiolarono verso la più vicina uscita d'emergenza e, facendo attenzione a non incrociare nessuno degli altri eroi, raggiunsero l'ingresso del parco per mescolarsi alla folla dei fan di Mister Satan, che contrariamente alle aspettative si era fatta ancora più grande.
-…e ricordatevi, fedeli e affezionati sostenitori, di sintonizzarvi domani all'ora di pranzo sul primo canale! Ho un annuncio specialissimo in serbo per tutti voi, non perdetelo!…
Fuori dal parco, restando nascosti Shikamaru e l’AMBU corsero alla massima velocità verso la palazzina in cui alloggiava Mamoru, la scalarono dall’esterno, e raggiunto l’ultimo piano passando da una finestra varcarono il VSD 2.0 e sbucarono nella foresta alla periferia di Konoha.
Senza rallentare il passo superarono gli alberi, e rientrarono infine al villaggio. Era notte inoltrata e la maggior parte degli abitanti era già a dormire, ma i due ninja non abbandonarono la prudenza e, stando ben attenti a non attirare l’attenzione, giunsero infine alla loro destinazione.
L’ospedale di Konoha.
-Seguimi, è da questa parte.
L’ANBU scortò il ninja più giovane verso una porta che dava su un’alta scala a chiocciola, che scesero fino al piano più basso dello scantinato. Qui, Shikamaru seguì il ninja mascherato per un lungo corridoio, asettico, caratterizzato da camere su un solo lato, e dalla presenza di larghe finestre rettangolari installate accanto ad ogni porta.
-Più che l’ala di un ospedale, mi sembra di essere nel braccio di un carcere.
-In un certo senso lo è, Shikamaru. Qui è dove teniamo ricoverati i criminali bisognosi di cure. Ecco, siamo arrivati.
L’ANBU si fermò davanti ad una porta, l’ultima del corridoio. Shikamaru lo imitò, e guardò attraverso la finestra per esaminare la camera. La stanza era sostanzialmente vuota: a caratterizzarla, solo un paio di sgabelli, un piccolo frigorifero, un letto. E una ragazza profondamente addormentata sotto le sue coperte.
-Strano, non si è ancora risvegliata…
-Lo farà tra poco. Ti ringrazio per avermi chiamato e portato qui, da questo punto ci penso io.
Con decisione, Shikamaru strinse la mano sulla maniglia della porta. La aprì. Entrò, e se la chiuse alle spalle.
Dopo aver dedicato un ultimo pensiero ai suoi amici che, ignari di tutto, stavano ancora divertendosi a migliaia di chilometri da lui, si concentrò appieno sulla prigioniera addormentata.

“A noi due, Eudial.”

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Capitolo 79
*** La Fine Del Gioco ***


-1 capitolo alla fine!

La Fine Del Gioco

Stava ancora recuperando le ultime energie perse, Eudial, quando un getto d'acqua ghiacciata ricevuto in pieno viso la risvegliò bruscamente dal suo sonno ristoratore.
Temporaneamente accecata, la ragazza alzò di scatto la testa dal cuscino e cominciò a tossire convulsamente, temendo di affogare.
-Ben svegliata, principessa.
Senza smettere di tossire, Eudial scostò i capelli rossi appiccicati agli occhi e guardò alla sua destra. In piedi accanto al letto in cui giaceva, trovò Shikamaru, con la sua solita espressione insofferente in volto e un bicchiere mezzo vuoto in mano. D'istinto la strega si sporse per aggredirlo, ma avvertì una fitta dolorosa al polso sinistro: voltandosi, scoprì che qualcuno l'aveva ammanettata per un braccio ad una catena di ferro, agganciata ad un anello incassato nel muro.
-Mi dispiace per quella- spiegò Shikamaru -ma non potevamo fare altrimenti, per tenere a bada una criminale come te.
Tornata a respirare normalmente Eudial si guardò attorno, confusa. La cosa che più la colpì nella stanza, ovviamente dopo la presenza di Shikamaru, fu la sua immagine riflessa nel largo specchio alle spalle del ninja. A parte i vestiti leggermente bruciati ai bordi, il suo corpo era in condizioni praticamente perfette.
-Ma come… Dove mi trovo?! Che cosa ci faccio qui?! Io… Io…

-Non… possiamo… mollare… proprio… adesso… POTERE DEL CRISTALLO D'ARGENTO!!!
Sailor Moon rilasciò l'ultimo elemento mancante. Supportato dal chakra azzurro di Naruto, il cristallo avvolse entrambi nella loro luce, respinse le fiamme, e illuminò a giorno il cielo di tutto il continente.
Eudial capì di aver perso nel momento in cui Catastrophe fu spazzata via.
Per lo shock, la strega non ebbe nemmeno la forza di muoversi o anche solo di gridare.
Semplicemente, lasciò che il Solar System Rasengan la fagocitasse.
L'esoscheletro d'ossa le fu polverizzato. Lo strato di chakra le fu strappato dal corpo da una mano invisibile. I sensi le furono spenti uno ad uno.
Privata di tutto, Eudial precipitò nel vuoto.
L'ultima cosa che vide, prime di chiudere gli occhi, fu l'immagine di Sailor Moon e Naruto, con una piccola stella rossa fra le mani.

-…io dovrei essere morta.
-E' quello che speravo anch'io, ma purtroppo Tsunade-sama ti ha rinvenuta fra le macerie della città, ancora viva. O, per meglio dire, ancora funzionante. Nello stato in cui versavi sembravi morta sul serio, ma, siccome il tuo corpo non si era ancora ridotto in polvere come è successo alle tue amiche streghe, il Quinto Hokage ha capito che per te non era ancora finita.
Eudial assimilò in silenzio le parole di Shikamaru. Non era tanto il modo in cui erano morte le altre streghe ad interessarla, anzi non poteva importargliene di meno, quanto piuttosto il modo in cui era sopravvissuta lei. Pensandoci attentamente, la strega si scoprì non nuova ad una situazione del genere: già una volta nel recente passato era precipitata da una notevole altezza, e su un'appuntita scogliera per di più, e anche allora si era miracolosamente salvata. E si era salvata grazie al cristallo del cuore del Kyuubi sottratto a Naruto, che forse come segno di gratitudine per essere stato custodito con cura le aveva infuso il suo chakra.
Immediatamente, Eudial alzò la mano destra verso Shikamaru per incenerirlo con una sfera di chakra infuocato.
Ma dalle sue dita non scaturì nulla.
Eudial avvertì soltanto un lieve tepore, poi solo il freddo.
-No… No!…
-Proprio come pensavamo. A quanto pare, un po' del chakra del demone volpe dev’essere rimasto ancorato a te per proteggerti dalla caduta… ma purtroppo si è esaurito completamente per rimetterti in sesto.
E così, il suo unico, vero alleato se n'era andato per sempre. Nello sconforto, Eudial si lasciò ricadere all'indietro sul cuscino e chiuse gli occhi, sperando che Shikamaru se ne andasse e la lasciasse sola. Ma ciò non accadde.
Facendosene una ragione, la strega riaprì gli occhi e sbuffò verso l'alto.
-E' stata quella vecchia ubriacona a portarmi qui, giusto?
Shikamaru annuì.
-A che scopo?- chiese ancora Eudial -non ho più chakra, sarei inutile come cavia da esaminare in laboratorio! Perché mi ha risparmiata, invece di darmi il colpo di grazia?
-Perché dalle nostre parti non è prevista la pena di morte.
La rossa spalancò gli occhi.
-Quindi… sono una carcerata speciale. Non… Non posso crederci. Ho raso al suolo una città, ucciso degli innocenti, attentato alla vita di molte altre persone, ero ad un passo dal conquistare il mondo! Ma voi… Invece di finirmi una volta per tutte, mi rinchiudete in cella come un ladro da quattro soldi in attesa di ricevere la visita del prete che lo riporterà sulla retta via! No, no, non andrà a finire così! Preferisco morire di fame, piuttosto che ammettere la sconfitta!
-Non mi pare ci sia molto da ammettere, le immagini parlano da sole…
-TU NON CAPISCI!
Eudial si rialzò di nuovo di scatto e fissò il ninja, con occhi quasi fuori dalle orbite. Shikamaru fu stupito da quella reazione, ma non mosse un muscolo per non darlo a vedere.
-So già cosa mi aspetta! Approfittando della mia impotenza, Naruto, Sailor Moon, o magari tutti e due insieme, pretenderanno di sentire la storia della mia vita per poi bombardarmi il cervello di frasi fatte per costringermi a diventare buona… ed io, pur di essere risparmiata da quella tortura, finirò per cedere!
-Mi dispiace doverti dare una buona notizia, ma per il momento non corri questo rischio. A parte l'Hokage, un ANBU e me, nessuno sa che sei qui e che sei ancora viva.
Eudial sembrò calmarsi.
-Co-come, prego?
-Tsunade-sama ti ha coperta con degli stracci e ha detto a tutti che ti avrebbe portata qui a Konoha per esaminare il tuo corpo spento da androide. Certo, nello stato in cui versavi eri praticamente inoffensiva, ma per non causare panico e screzi interni fra i ninja, le sailor e tutti gli altri, ha preferito tacere sulla verità. Saggia decisione, mi verrebbe da aggiungere.
Eudial fu indecisa se tirare un sospiro di sollievo o meno. Il "pericolo" che Sailor Moon e Naruto potessero tornare per concludere il discorso era scongiurato, ma per quanto ancora? La sua reclusione a Konoha non poteva restare segreta in eterno, prima o poi Tsunade avrebbe dovuto confessare la verità, almeno per rispetto di chi aveva tanto faticato per sconfiggerla.
E poi… c'era una cosa ancora più strana che non la convinceva.
-Se è vero che Tsunade mi ha tenuta nascosta a chiunque… Tu cosa diamine ci fai qui?
Shikamaru esibì uno sbilenco sorriso compiaciuto.
-Non dare la colpa all'Hokage. Ho capito da solo che stava nascondendo qualcosa, quando ho saputo che ti aveva portata qui e ho chiesto il permesso per vederti più da vicino.
-Tu… volevi vedermi di persona? Anche se fossi stata un fantoccio spento? Per quale motivo?

Shikamaru afferrò un kunai e lo scagliò verso la testa di Eudial. Tranciandole solo qualche capello, poiché la strega aveva udito il rumore alle sue spalle e si era tuffata a terra all’ultimo secondo. Eudial fece per sparare, ma si trattenne: anche lei si era accorta che la sua arma era quasi a corto di munizioni.
Nel frattempo l’effetto della bomba di luce di Shikamaru si era esaurito del tutto, e la stanza era ripiombata nel buio. Eudial si rimise in piedi e inforcò di nuovo gli occhiali a infrarossi, ma il suo avversario era scomparso dalla visuale.
-Sei dietro di me, vero?
Eudial pestò un piede a terra, infilzando col tacco le dita di un piede di Shikamaru; nello stesso istante il ninja aveva afferrato la strega per un braccio, ma per il dolore perse l’equilibrio e cadde trascinando con sé la nemica, che gli finì sopra.
Gli finì sopra con l’Heart Buster schiacciato sul petto.
Non poteva vederla nel buio, ma Shikamaru immaginò che Eudial stesse sorridendo trionfante.
Il ragazzo serrò gli occhi e i denti, aspettando di sentirsi il cristallo trivellato fuori dal corpo… invece, senza che uscisse alcun proiettile, la punta del fucile si sollevò dal suo petto.
Un secondo più tardi ricevette però un colpo ugualmente doloroso alla testa. Negli ultimi istanti di lucidità prima di perdere i sensi, con la vista annebbiata riuscì a scorgere l'apertura del portone del tempio e due gambe femminili scappare all'esterno.

-Perché è giunto il momento che tu mi dia delle risposte, Eudial. Tu mi hai risparmiato quando avevi la vittoria in pugno, e io voglio sapere il perché.
La strega capì immediatamente a cosa si riferisse il ninja.
-Ah, per quella faccenda… Mi duole deluderti, ma non è una cosa che ti riguarda personalmente. Se ci fosse stato chiunque altro al tuo posto, le cose sarebbero andate esattamente nello stesso modo. E adesso lasciami in pa…!
Prima che Eudial potesse tornare sotto le coperte e girarsi dall'altra parte, Shikamaru le serrò un polso e la costrinse a fissarlo negli occhi.

-Sapete, è buffo che siate rimasti proprio voi due ad affrontarmi. Tu, Naruto, rivuoi indietro ciò che ti ho sottratto. E tu, Shikamaru, hai i mezzi adatti per aiutare il tuo biondo amico.
-Già, sembra quasi che tu abbia programmato tutto dall’inizio- sbottò Shikamaru, nascondendo l’Heart Buster dietro la schiena -spiegami, perché non hai preso il mio cristallo quando ne avevi l’occasione? Cosa ti ha fatto cambiare idea, là in quel tempio?
La ragazza non rispose, limitandosi invece a distogliere lo sguardo dai due avversari.
-Ti ho fatto una domanda!
Dopo un lungo istante, Eudial risollevò lo sguardo.
-Non credo abbia più importanza ormai. Se proprio insisti, ti risponderò… Prima però dovrete battermi!

-Hai fatto un giuramento, Eudial! Hai dato la tua parola, non puoi rimangiartela!
-Posso eccome! Non ho alcun obbligo nei tuoi conf…
-KAGEMANE NO JUTSU.
Come un serpente, l'ombra di Shikamaru si allungò da sotto i suoi piedi fino a serrarsi intorno al collo di Eudial.
-Ho pregato Tsunade-sama di lasciarmi occupare personalmente del tuo interrogatorio, e ho chiesto di essere informato del tuo risveglio il prima possibile, fosse avvenuto in qualsiasi momento della giornata. Lo sai cosa stavo facendo, quando un AMBU è venuto a darmi la bella notizia? Ero in compagnia dei miei coetanei, a parecchi chilometri da qui, a festeggiare la fine delle nostre disavventure. Per non farli insospettire, ho lasciato una copia a divertirsi con loro al mio posto.
-E allora torna da loro! Vattene, se proprio ti da tanto fastidio restare con…
L'estremità dell'ombra assunse la forma di una mano stilizzata, la cui stretta si fece ancora più serrata.
-Non mi fraintendere. ODIO aver mentito ai miei amici. Ma odierei ancora di più averlo fatto inutilmente!
Eudial sentì il collo scricchiolare, e la paura crescere: Shikamaru non era autorizzato ad ucciderla, ma nulla gli vietava di torturarla fino al limite estremo.
-Va bene! Va bene! Parlerò! PARLERÒ!
Shikamaru lasciò la presa. Nonostante questo, Eudial non riuscì a sospirare di sollievo: il collo le faceva talmente male che per paura di peggiorare la situazione si vide costretta a ruotare il torso per voltarsi.
-Parlerò… Ma voglio che la nostra conversazione da questo momento in avanti diventi assolutamente privata.
-Lo è fin da quando ho messo piede in questa stanza.
-Dimostramelo. Togli quello specchio. So benissimo che dall'altra parte è trasparente.
-Scordatelo. Non sei nella posizione di dettare condizioni!
-In quanto carcerata ho il diritto di parlare in presenza di chi voglio! Non puoi negarmelo!
Eudial e Shikamaru si squadrarono intensamente. Nessuno dei due aveva intenzione di darla vinta all'altro.

"Vuoi assolutamente avere in mano questo turno di gioco, Eudial… Benissimo. Te lo lascerò credere."
Non visto, con le dita dietro la schiena Shikamaru eseguì due segnali in codice, che l'ANBU al di fuori dalla stanza interpretò come "allontanati" e "chiama rinforzi". Quindi il Nara volse le spalle alla nemica e andò a trafficare con una maniglia: il finto specchio ruotò su sé stesso e rivolse alla stanza il lato trasparente, di modo che Eudial potesse vedere l'esterno.
-Ecco, vedi? Non c'è nessuno, solo io e te.
-E chi mi assicura che non ci sia invece qualcuno nascosto dietro la porta, o sotto il davanzale?
-Devi credermi sulla parola, prendere o lasciare.
I due acerrimi rivali si fissarono ancora negli occhi. Per un attimo il ninja pensò di non essere stato abbastanza convincente, ma con suo sollievo Eudial annuì convinta.
-Ogni promessa è debito, Shikamaru. Ti svelerò il motivo per cui ti ho risparmiato laggiù in quel tempio. Ma prima ti consiglio di metterti a sedere… Per far sì che la mia risposta abbia un senso, devo per forza cominciare raccontandoti la mia vita.
Shikamaru rimase totalmente interdetto. Ma come, Eudial aveva mostrato grande ostilità all'idea di raccontarsi a Naruto e Sailor Moon, e ora invece aveva deciso di aprirsi per lui?
"Non… Non so a che gioco tu stia giocando ora… Ma non ti permetterò di cambiare le regole a tuo piacimento." -Preferisco restare in piedi, grazie. Sarò scomodo, ma almeno non rischierò di addormentarmi dalla noia.
Eudial fece un mezzo sorriso.
-Come preferisci, allora cominciamo. …prima di tutto, una domanda. Hai mai sentito parlare di persone totalmente incapaci di distinguere i sentimenti umani?
-No… E non vedo cosa c'entri con te. Non per farti un complimento, ma non mi sembri totalmente senza cervello.
Eudial distolse lo sguardo dall'interlocutore e fissò di fronte a sé, iniziando a perdersi nei suoi ricordi.
-Cervello… Da quando sono nata, il cervello è sempre stata l'unica cosa su cui abbia mai contato. Tutto infatti ha avuto inizio ai tempi in cui frequentavo l'asilo…
Shikamaru si lasciò scappare un rantolo di frustrazione, al quale la strega non nascose un certo piacere.
-Fin da piccola ho dimostrato di possedere una creatività ed una voglia di imparare fuori dall'ordinario. Genitori e insegnanti mi hanno inculcato nella mente la prospettiva che, studiando, avrei potuto raggiungere le vette del successo e diventare una persona importante… e da allora non mi sono più fermata. Sono diventata quella che in gergo si definisce una secchiona, ho ottenuto il massimo dei voti in ogni materia, i diplomi più prestigiosi, lodi e baci accademici a non finire… in pratica, ero una ragazza perfetta. Fin troppo perfetta. Genitori e insegnanti erano troppo orgogliosi dei miei successi per accorgersi che qualcosa in me non… che qualcosa in me era diverso.
Shikamaru pensò che Eudial stesse per dire che qualcosa in lei "non andava", ma tenne la sua intuizione per sé.
-Vediamo se riesco a spiegarmi… Ecco, ho trovato. Per il mio cervello, ogni cosa non era altro che una nozione da imparare ed archiviare in un cassettino della memoria. E quando dico ogni cosa, non scherzo. Ho imparato il significato di concetti come amore e amicizia, ma non ho mai considerato l'idea di provarli di persona. Inoltre, non ho nemmeno mai capito il motivo per cui i miei compagni di studi volessero uscire insieme la sera, né perché volessero invitarmi ad unirmi a loro. Per me, erano loro l'eccezione alla regola, non io. Per me contava solo studiare e fare carriera, ed ero fermamente convinta che tutti la pensassero in questo modo.
Shikamaru chiuse un attimo gli occhi e inspirò profondamente, quindi espresse il suo commento.
-…però…
-"Però" cosa?
-Dal modo in cui hai descritto la tua infanzia, deduco che qualcosa ad un certo punto della tua vita ti abbia aperto gli occhi, e ti abbia fatto capire che quella anormale eri tu. Non è così?
-È così infatti. Ma non c'è stato alcun "però".
Shikamaru inarcò un sopracciglio.
-Fu solo questione di tempo, prima che i miei voti eccezionali mi facessero notare dalla prestigiosissima accademia Mugen, che come forse ti avranno detto fungeva in realtà da copertura per l'organizzazione criminale extraterrestre chiamata Death Busters. Ovviamente, grazie alla mia intelligenza e alla mia brama di successo fui la prima ad essere selezionata dai loro emissari. Altre tre studentesse furono scelte dopo di me, e insieme all'intelligenza artificiale chiamata Viluy nacquero così le Witches 5…
-Aspetta, fermati qui un attimo! Mi stai dicendo che ti sei unita a dei criminali… così, a cuor leggero? Anche senza sapere cosa fossero i sentimenti, dall'alto della tua smisurata intelligenza avresti dovuto capire lo stesso in cosa ti andavi a cacciare!
-Infatti l'ho capito, e ne ero felice.
-Ma… come?!
-Prima ancora di ricevere i primi diplomi, la mia aspirazione finale era quella di raggiungere le più alte cariche di potere. Però, pur studiando a fondo ogni dettaglio della storia umana e delle scienze politiche, non sono mai riuscita a scoprire, od ideare per conto mio, un modo per essere a capo di un grande popolo vita natural durante. Così, quando mi si è presentata l'opportunità di conquistare il mondo in un modo semplice, immediato e che non richiedesse l'approvazione dei cittadini per essere messa in atto, beh… non potevo lasciarmela sfuggire.
-Alla faccia del pragmatismo…- brontolò Shikamaru con una smorfia di disgusto.
-Ero talmente entusiasta dall'aver finalmente trovato la mia strada, che scioccamente ne parlai con i miei genitori. Ovviamente, oltre a non credere alla storia della conquista del mondo da parte di un'entità aliena, non approvarono le mie idee politiche e mi cacciarono di casa. Per una notte sola, s'intende, per darmi il tempo di riflettere e maturare meglio le mie idee… E così feci.

Era una serata tranquilla a casa Animura. Nell'elegante salotto, mentre un antico giradischi suonava musica classica, il signore e la signora Animura stavano amabilmente sorseggiando un buon the servito da un pregiato servizio di porcellana.
Un buon the, che da lì a pochi attimi gli sarebbe andato di traverso.
Praticamente dal nulla, nella stanza era entrato e si era messo a levitare vicino al soffitto uno strano involucro bianco.
-Che diavolo?…
L'uovo di daimon si gettò in picchiata nella teiera, che fu inglobata in una luce accecante quasi come una bomba pronta a brillare. Ma, invece di esplodere, si gonfiò, quindi si trasformò: quando la luce si spense, la teiera si era tramutata in un'inquietante bambola di porcellana a grandezza naturale, viva e parlante.
-Buonaseraaa! Il mio nome è Tihabereku, per servirvi!
Su entrambe le spalle del daimon si aprì uno sportello, da cui uscirono due beccucci che spruzzarono getti di the bollente all'indirizzo delle sue vittime: la signora Animura fu lesta a scansarsi ma non ebbe la stessa fortuna il marito, che venne inondato ed ustionato seriamente dalla vita in giù.
-Ahhhh... Tesoro, scappa! Scappa e chiama la polizia!
-Vado, vado!…
-Mi duole contraddirla, signora Animura, ma da qui non uscirà nessuno. Sapete troppe cose.
Non appena si voltò, la donna si vide il passo sbarrato da due persone in camice bianco: una donna dai lunghi capelli rossi, e un uomo dal volto in ombra e dal sorriso folle.
-Voi… Voi chi siete? Come avete fatto ad entrare?!
-Con le chiavi, mamma.
Dietro i due intrusi se ne fece avanti una terza, anch'essa vestita col camice, che i padroni di casa conoscevano molto bene.
-Yuko?
-Il mio nome ora è Eudial, mamma. Ti presento il professor Tomoe e la sua assistente Kaolinite, capi dell’organizzazione Death Busters di cui faccio parte.
Come per confermare quelle parole, il daimon fece un saltello di felicità, col quale spaccò in due il tavolino di marmo del salotto.
-È una fortuna che voi due non abbiate creduto a vostra figlia, quando vi ha raccontato ogni cosa di noi- spiegò Kaolinite -all’inizio abbiamo pensato di cacciarla dai Death Busters per alto tradimento…
-…ma perché rinunciare ad una così brillante studentessa, quando possiamo invece disporre dei suoi scomodi testimoni usandoli come cavie? Tihabereku, attacca!
All'ordine del professore, il daimon ruotò la testa di centottanta gradi verso il signor Animura e aprì in due la sua maschera di porcellana, rivelando una stella nera che sparò un raggio dritto nel petto della sua vittima. Dopo istanti di agonia la tortura cessò, e dal petto dell'uomo fu estratto il suo cristallo del cuore.
Insofferente alle grida di terrore della padrona di casa, Kaolinite si avvicinò con calma al corpo comatoso ed immobile del signor Animura per esaminare l'operato del daimon.
-Ci sono tracce di sangue sul petto, professore. L’estrazione dei cristalli da parte dei daimon deve essere migliorata.
-Poco male, in laboratorio avremo tutto il tempo per perfezionarla! Intanto, già che siamo qui, occupiamoci anche dell’altra cavia!
Tihabareku ruotò il torso e camminando praticamente all'indietro si avvicinò minacciosa alla madre di Eudial, che era caduta e rimasta immobile sul pavimento per lo shock. Quando fu afferrata e sollevata per il collo, però, la donna riuscì con l'ultimo briciolo di coscienza a girarsi e guardare la figlia negli occhi.
-Yuko… Non puoi permettergli questo! Noi ti abbiamo cresciuta! Sei… Sei senza cuore, Yuko…
Anche il cristallo della donna fu preso.
-Vorrei controllare anche lei, professore- disse Kaolinite.
-Fa' pure, nel frattempo vediamo se in casa Animura ci sono altri begli oggetti che posso usare per i miei esperimenti!
Dopo essersi sfregato le mani, il professor Tomoe cominciò ad esplorare il salotto e il resto della casa, per infilare nelle tasche del camice quanti più soprammobili poteva.
-Sangue anche qui. Non va bene, i nostri daimon non devono lasciare alcuna traccia- constatò Kaolinite -…strano. Per essere tua madre, non ti conosceva abbastanza, Eudial.
-Può ben dirlo, professoressa…
La strega più giovane si tastò il polso con due dita, per sentire i battiti.
-…io il cuore ce l’ho.

Shikamaru sbuffò. Era disgustato da ciò che aveva appena sentito, ma non completamente scioccato.
-Mph. Dovrei essere stupito, ma sapendo già di cosa sei capace di fare… ?
Il ragazzo spalancò gli occhi, come colpito da un'improvvisa realizzazione.
"Senza cuore… No, non ditemi che è quello il motivo!…”
-Perché ti sei imbambolato?
-…non è niente, mi sono distratto un attimo. Prosegui, Eudial.
-Molto bene. Una volta perfezionati i daimon, la caccia ai cristalli del cuore puro poteva ufficialmente cominciare. Purtroppo, nonostante fossi la prima della classe e della scuola intera, difettavo nell'unica materia che mi sarebbe stata utile per riconoscere i possessori di un cuore puro. Ironico, no? Su suggerimento del professor Tomoe seguii delle lezioni private da parte di Kaolinite, per imparare a distinguere le qualità positive di una persona... Lezioni che però non mi servirono a nulla.
-Non mi sorprende- commentò Shikamaru -Tsunade-sama mi ha riferito che Kaolinite in realtà ha sempre agito per fare in modo che la missione dei Death Busters fallisse.
-LO SAPEVO, ACCIDENTI! …comunque, per ovviare alla carente istruzione mi sono arrangiata studiando le varie emozioni e qualità umane per conto mio, con l'ausilio di internet. Mi riportai rapidamente in pari con le altre streghe su questa materia… e solo allora, in un momento di relax, iniziai a chiedermi perché non mi è mai successo di provare emozioni. Studiando ancora più a fondo, ho così scoperto di avere una rara anomalia comportamentale.
-Meglio tardi che mai. Il fatto che non ci sia un "però" mi fa pensare che la scoperta non ti abbia sconvolta più di tanto.
-Infatti. L'ho trovata una cosa semplicemente curiosa ed ininfluente per il mio lavoro. Finché mi interessava riconoscere e catalogare la personalità delle altre persone, non vedevo l'utilità di cominciare a costruirne una mia. …poi è successo, tutto in un colpo solo. Nel modo che non avrei mai voluto né previsto.
Eudial si lasciò cadere sul letto e strinse con le unghie le coperte, fin quasi a bucarle.
-Era un giorno qualsiasi, quando, contro ogni logica, mi sono ritrovata puntine da disegno nelle pantofole, il mio armadietto infestato di lumache, e un messaggio derisorio. "Una donna-lumaca morirà in un incidente d'auto".
La strega sospirò ed inspirò profondamente, prendendosi una pausa dal racconto. In quel momento, Shikamaru notò come la sua pelle stesse gradatamente perdendo colore, ma lì per lì pensò che fosse uno scherzo dei suoi occhi dovuto alla luce e al fatto di essere sottoterra da diversi minuti.
-Poi le ho udite. Le altre streghe, le mie alleate. Sparlavano di me. Mi prendevano in giro alle mie spalle per i miei insuccessi, e non vedevano l'ora di prendere il mio posto al comando della missione. …incredulità, rabbia, odio, vendetta! Questi furono i primi veri sentimenti che provai in vita mia! Pensavo di conoscerle, pensavo che l'esito della missione fosse la cosa più importante anche per loro! Mi sono adoperata per aiutarle a fondo nello studio per migliorare il loro rendimento sul lavoro! Le ho aiutate tutte! Tutte, compresa Mimete, la più negata del gruppo! Ho dedicato anima e corpo per farle entrare in testa le nozioni più basilari! Eppure… Eppure…
Insofferente allo sfogo di Eudial, Shikamaru si stiracchiò ed incrociò le braccia dietro la testa.
-Eppure, nonostante tu stessa abbia imparato anche se in ritardo a capire come funzionano i sentimenti umani, ancora te ne stupisci? Se c'è una persona che devi biasimare per quegli atti di bullismo, quella sei tu.
-MA COME TI PERMETTI?!?
Riprendendo immediatamente colore, Eudial scattò a sedere come una molla e rivolse al ninja uno sguardo indemoniato.
-E così sarei io quella da biasimare?!? Non parleresti così se conoscessi Mimete come la conosco io! Lei era una pazza, una sociopatica, una piccola puttanella travestita da pecora! E le altre…
-Se ti fossi presa molto prima la briga di imparare a conoscere davvero le persone che ti circondano, non saresti arrivata a capire di lavorare in un covo di serpi quando era ormai troppo tardi.
-Hai la memoria corta, Shikamaru? Ti ho appena spiegato di avere una rara...
-Oh per favore!
Shikamaru abbassò le braccia e ricambiò a Eudial lo stesso sguardo furente, cosa di cui la strega fu stupita.
-Finiscila di giustificare le tue disgrazie con questa specie di malattia! Nonostante la smisurata voglia di imparare di cui ti vantavi di possedere da bambina, mi spieghi allora per quale ragione non ti sei mai spinta ad accettare almeno una volta l'invito dei tuoi compagni di classe per scoprire come mai ti volessero con loro? Potrai avere tutti i deficit mentali di questo mondo, ma in quell'occasione la tua è stata solo pigrizia!
-Tu… Tu non hai ascoltato una parola di quello che ho detto! Ero concentrata nello studio, non avevo alcun interesse verso le inutili distrazioni! E poi, ricordo male, o la pigrizia è una delle TUE qualità migliori? Lo diceva il database del computer delle Witches 5…
-Ricordi bene. Sono un gran pigrone, me lo rinfacciano tutti, e al di fuori dei miei doveri ninja il mio hobby preferito è il dolce far niente. Ma non me ne sono tornato a casa come avresti fatto tu, quando incontrando Choji per la prima volta ho pensato che sarebbe valsa la pena conoscerlo meglio per vedere se saremmo andati d'accordo. E non mi sono uniformato all'opinione degli adulti, come avresti fatto tu, quando ho considerato l'idea che Naruto potesse essere più che un bambino pestifero da cui stare alla larga. Io ho sempre colto le occasioni migliori della mia vita, e non me ne sono mai pentito! Tu puoi dire lo stesso?
Shikamaru si concesse un secondo per riprendere fiato, ma non staccò lo sguardo serio e rabbioso dalla strega. Eudial dal canto suo, aveva smesso poco alla volta di essere adirata con il ninja, e anzi, impallidendo di nuovo pian piano, aveva assunto un'espressione più confusa e pensierosa.

Salvo poi ridere in faccia al ragazzo e rotolarsi istericamente fra le coperte, come se avesse appena sentito la barzelletta del secolo.
-Sei troppo divertente, Shikamaru! Troppo! Per un attimo ho temuto che tu avessi intenzione di farmi la predica redentrice che mi aspettavo di ricevere da Sailor Moon, ma poi mi sono ricordata che tu mi odi troppo per volermi veder cambiata in meglio! No, tu volevi solo dimostrare di essere migliore di me in qualcosa e farmi sentir male per non aver voluto conoscere la magia dell'amicizia! MA HAI FALLITO! …e non solo, il tuo patetico tentativo di avere l'ultima parola mi ha fatto così ridere che non sono più così dispiaciuta per aver perso il chakra della volpe. Grazie mille, Shikamaru!
Ridendo ancora Eudial tornò ad appoggiare la testa sul cuscino, mentre il suo avversario digrignava i denti ed irrigidiva le nocche, senza sapere come replicare. Forse, ipotizzò la strega, si stava arrabbiando con sé stesso per aver tirato in ballo la sua amicizia con Choji e Naruto senza riuscire a raggiungere il suo scopo. E questo le diede nuova sicurezza e padronanza del gioco implicito che stava avendo luogo.
-Mi hai fatto ridere, Shikamaru, ma mi hai anche molto deluso. Non penso tu ti meriti più le risposte che cerchi, dopo il tuo fiacco tentativo di farmi sentire in colpa. Puoi strangolarmi quanto ti pare, ma questo dimostrerà ancora di più che non sei riuscito a battermi sul mio campo.
-…non lo farò, puoi stare tranquilla.
-Oh, molto ben… ?
Rimanendo serrati, i denti di Shikamaru si produssero in un sorriso vittorioso.
-Non ho più bisogno di sentirti parlare, perché ho trovato da solo la risposta alle mie domande.
-Ah, davvero? E pensi di avere di nuovo la situazione in pugno? Dimmi cos'hai capito, e solo allora vedremo chi potrà ridere per ultimo!
-Ridere non so, ma di sicuro cadrò in piedi anche nel caso in cui mi sbagliassi.
Questa volta fu Eudial a sollevare un sopracciglio.
-Spiegati meglio!
-Dopo. Se permetti, vorrei continuare io la storia da dove l’avevi interrotta.
-Da dove TU l’avevi interrotta!
-E-ehm. Eravamo rimasti… a quando le tue colleghe di lavoro si sono rivoltate contro di te. Hai imparato per la prima volta cosa vuol dire provare dei sentimenti, ma ti è servito a ben poco, visto che sei stata uccisa prima di concludere la tua missione…
-Mi è servito a molto, invece! Con la rabbia e l'odio, ho trovato la determinazione necessaria a migliorare ai limiti estremi il motore di ricerca del mio computer, trovare ben due dei tre possessori dei cristalli del cuore che celavano al loro interno i talismani, e soprattutto sconfiggerli su tutta la linea grazie al mio intelletto e alle trappole che avevo preparato strategicamente! Se solo fossi stata appena più veloce di Sailor Moon, avrei potuto conquistare la coppa lunare e coronare il mio sogno!
-Beh, non mi aspettavo certo che abbandonassi i Death Busters e ti unissi alle forze dell'ordine. Ad ogni modo Sailor Moon ti ha sconfitta, e per qualche anno sei rimasta a vagare all'inferno…
"Se pensi di aver ripreso il controllo della partita sei un illuso, Shikamaru. Non hai nemmeno capito che ad uccidermi è stata Mimete" pensò Eudial "...ma a malincuore mi conviene non dirglielo. Anche a distanza di anni è un ricordo che fa ancora male, e non voglio dargli la soddisfazione di vedermi abbattuta."
-…poi, di punto in bianco, tu e il resto delle streghe siete tornate in vita. Avevi finalmente la possibilità di sfogare tutte le emozioni represse fino a quel momento uccidendo le tue colleghe traditrici con le tue stesse mani, ma ancora una volta hai messo a tacere la tua personalità appena nata quando sei venuta a sapere della storiella dei trentadue cristalli. D'altronde, ti si è presentata l'opportunità di conquistare il mondo in un modo semplice, immediato e che non richiedesse l'approvazione dei cittadini per essere messa in atto, non potevi lasciartela sfuggire! E-ehm… Così, hai ricominciato la tua vita da dove l'avevi interrotta, più o meno. Ma con una differenza notevole: senza più un capo come il professor Tomoe, hai dovuto giocoforza imparare a collaborare strettamente con le altre streghe per ottenere dei frutti nel vostro lavoro. Ti sei evoluta, hai continuato ad approfondire la materia in cui faticavi di più, ma ahimè dimenticandoti di ripassare la parte riguardante il buon senso e l'etica morale. I successi comunque sono arrivati, quindi non avevi motivo di pensare a certe distrazioni inutili… Finché sulla tua strada non hai sbattuto la faccia contro una sorpresa imprevista.
Con evidente autocompiacimento Shikamaru si sfregò le nocche contro il petto, per ricordare a Eudial del pugno di rabbia col quale le aveva spaccato il naso.
-Non… Non posso crederci- sbottò la strega, scioccata e delusa -stai davvero riprovando a farmi provare vergogna per me stessa per…
-No, Eudial. Sto parlando di quello che è successo un attimo dopo.

Eudial aveva vinto.
Ma non poté andare a ritirare il premio.
Non riusciva a muoversi.
Abbassò lo sguardo, e capì tutto.
Una linea fatta d’ombra collegava lei a Shikamaru.
-MA VAFFA…
-Adesso sei tu quella che impreca- sputò Shikamaru, trattenendosi faticosamente dal ridere come una iena. Grazie alla vicinanza, il cristallo del cuore gli era rientrato spontaneamente nel petto.
-Ma… ma come? COME?!?
-Davvero credi che io non ci abbia mai pensato? Che nessuno nel longevo clan Nara, manipolatore di ombre, abbia mai pensato a come sfruttare le proprie abilità anche al buio? È qui che entrano in gioco le bombe di luce.
Eudial seguì lo sguardo di Shikamaru. Ai piedi del ragazzo c’era un piccolo oggetto sferico, rotto in due parti.
-L’ho fatta esplodere un secondo prima che venissi colpito.
-Per far sembrare che la luce venisse dal colpo andato a segno…
-…e farti abbassare la guardia. A proposito, ti ringrazio per avermi fatto incazzare prima. Altrimenti non avrei avuto la forza di volontà necessaria per tenere attivo il controllo dell’ombra senza il cristallo a tenermi cosciente.
Eudial non sapeva più cosa dire, ma cercò comunque un appiglio di salvezza.
-Bene, mi tieni immobile. E poi? Che altro vuoi fare?
-Ooh scusa, non te l’ho detto? Col controllo dell’ombra posso anche obbligare chi ho intrappolato a ripetere i miei movimenti.
Eudial deglutì. Aveva capito.
-Il tuo fucile obbedisce solo alle tue impronte digitali, giusto?
Shikamaru mimò un gesto. Il gesto di girare l’Heart Buster, puntarlo contro il proprio petto, e sparare.
Una nuova ondata di luce invase la stanza. Shikamaru annullò il controllo dell’ombra, con soddisfazione.

Soddisfazione che si tramutò in terrore.
Terrore condiviso anche da Eudial.
La strega si voltò, levandosi gli occhiali per essere sicura che la vista non la stesse ingannando.
Alle sue spalle non c’era niente.
-Il mio cristallo… Dov’è… Dov’è il mio cristallo?

-Nessun cristallo è uscito dal tuo petto, eppure da quella distanza era praticamente impossibile sbagliare mira. In seguito sei venuta a scoprire la vera ragione dietro a quel mistero, ma in quel momento hai avuto paura.
Shikamaru si prese una pausa, aspettando che Eudial replicasse con qualcosa del tipo “chiunque avrebbe avuto paura”… Ma la strega rimase zitta.
-In quel momento ti sono tornate alla mente le ultime parole di tua madre. “Sei senza cuore”. Studiando le emozioni umane per i Death Busters hai poi scoperto il vero significato di quel modo di dire, ma non ci hai mai dato peso… Fino a quel momento là nel tempio. Non avendo alcun cristallo del cuore, hai dedotto giustamente di non avere nemmeno un cuore. Hai avuto paura di morire, e, sperando di salvarti in extremis… mi hai risparmiato, compiendo così la prima buona azione della tua vita!
Il ninja puntò il dito contro la strega.
-Eccola, la risposta alla mia domanda! Il motivo per cui non hai voluto sconfiggermi quando ne avevi l’occasione! In quell’attimo, ma solo in quello, condizionata dal panico hai finito per credere alla lettera alle parole di tua madre, hai riflettuto sulle tue azioni, hai capito di aver intrapreso una strada eticamente sbagliata, ed hai abbandonato la battaglia! Non prima, però, di aver compiuto una fugace buona azione, in un patetico tentativo di riottenere il cuore “perduto”.
Il ninja abbassò il dito.
-Durante la tua fuga dal tempio ti sei poi calmata e sei tornata obiettiva e fredda come sempre, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e terminare il lavoro, senza che le altre streghe scoprissero il tuo atto di debolezza.
Shikamaru si fermò ancora per riprendere fiato, e concedere a Eudial il tempo di replicare. Lei però continuava a mantenere il silenzio, così il ragazzo pensò che fosse giunto il momento per sferrare l'ultima stoccata.
-Naturalmente tutto questo è solo una mia supposizione, potrei anche essermi sbagliato alla grande... Ah, giusto. Vuoi sapere perché, come ho detto poco fa, cadrei in piedi anche in questo caso? Perché questa è l'unica conclusione a cui chiunque arriverebbe dopo aver ascoltato la storia della tua vita. Una conclusione triste e patetic...
Eudial mollò a Shikamaru un potente ceffone. Poi un altro. Infine un terzo. Il ragazzo sorrise, quasi malignamente: ormai era sicuro di essersi aggiudicato la vittoria.
-Perché questi schiaffi?
-Il primo, perché non ti permetto di chiamarmi triste e patetica. Il secondo, perché hai indovinato. Complimenti, la risposta è esatta.
-E il terzo?
Eudial si coprì il volto con la mano destra.
-Il terzo…

-…perché TI ODIO!
L'urlo riecheggiò per tutta la stanza per diversi secondi, prima di spegnersi.
-è vero, ti ho risparmiato perché ho avuto paura! Per la prima volta in vita mia ho dubitato di tutto quello in cui credevo! Ho visto la mia vita passarmi davanti agli occhi, ho realizzato… Ho realizzato di essere dalla parte del male! In un istante ho provato delle sensazioni più brutte e spiacevoli di quelle vissute quando le altre streghe si sono rivoltate contro di me! Ho addirittura… Provato pentimento per aver… per aver fatto uccidere i miei genitori! E tutto perché ho creduto alla favola che il mio cuore fosse scomparso per le mie cattive azioni!
Eudial girò il collo e il torso verso il ninja, fissandolo con rabbia quasi animalesca.
-Prima ho continuato a ribadire di aver paura d'essere convertita dai discorsi buonisti di Sailor Moon… Non certo perché li temevo, ma perché in questo modo mi sarei autoconvinta che quello che è successo al tempio non fosse mai accaduto!
Il viso di Shikamaru si illuminò.
-Mi stai dicendo che, senza volerlo, sono riuscito già da tempo a farti pentire di tutti i crimini che hai commesso? Mi stai dicendo che ho avuto l'ultima parola di questa conversazione ancor prima che iniziasse?
-Sì. E se proprio vuoi saperlo… Non è stato un caso se quel pugnale è finito dritto nella tua gola. Io stavo davvero mirando a te. Perché tu avevi portato alla luce il mio punto debole. Anche se ancora non l'avevi capito, tu eri l'unico che poteva smascherarmi e sconfiggermi sul piano psicologico. Ecco perché ho cercato di ucciderti il più in fretta possibile, mentre con Naruto e con gli altri mi sono divertita a massacrarli nei modi più svariati.
Nemmeno i bei ricordi di quando aveva torturato Naruto fino allo scorticamento riuscirono a riportare il sorriso sul volto di Eudial. Esausta, la ragazza si lasciò cadere sul materasso e si girò dall'altra parte.
-Ho detto tutto quello che c'era da sapere. Adesso vattene, per favore. E lasciami morire di fame.
-Non illuderti. Pur di farti passare qui il resto dei tuoi giorni gli ANBU ti faranno ingoiare il cibo a forza. …buonanotte, Eudial.

Shikamaru fece qualche passo indietro, ma non se la sentiva ancora di uscire dalla stanza. Aveva sconfitto Eudial sul piano psicologico, sul quello fisico ci avevano già pensato gli altri… ma ora? Nonostante la odiasse con tutto sé stesso, in fondo non se la sentiva di lasciare che gli ANBU la costringessero con la forza a rimanere in vita, né tantomeno che lei si torturasse per morire di fame. Certo, non l'avrebbe mai perdonata nonostante lei stessa abbia capito i suoi errori, nessuno ci sarebbe riuscito subito, ma di punizioni ne aveva subite già abbastanza. Non si meritava di essere trattata peggio degli altri carcerati.
Shikamaru si riavvicinò al letto, ma prima di poter dire qualcosa il dettaglio che aveva notato prima si fece molto più evidente.
"è pallida come un fantasma! Non sarà… !"
Il Nara prese Eudial per una spalla per girarla. Era viva, ed intenta a stringere con forza la catena a cui era ammanettata. Shikamaru scavalcò il letto, per non perdere troppo tempo ad aggirarlo, e i suoi dubbi ebbero conferma: la catena era diventata quasi incandescente, e il punto del muro a cui era agganciata si stava rapidamente crepando.
-Ma… cosa…
-Te ne sei accorto, purtroppo. Non ho più il chakra della volpe, ma la mia magia funziona ancora.
-Non posso crederci. Stavi già pianificando la tua evasione, per tutto questo tempo!
-Come dico sempre, solo perché ho perso qualche battaglia, non significa che abbia ancora perso la guerra.
Bloccandole braccia e collo, il ninja intrappolò Eudial nella sua ombra.
-In tal caso verrai trasferita in una stanza ancora più vuota di questa, così da non avere alcun oggetto in cui infondere la tua magia. E io che stavo anche cominciando a pensare di trattarti meglio… EHI, VOI LÀ FUORI!- Shikamaru gridò a gran voce in direzione del corridoio, ma non ebbe risposta dall'ANBU -ma dov'è andato, accidenti!
Tenendo la tecnica dell'ombra attivata, il Nara si allontanò dal letto e uscì dalla stanza, rimanendo però sempre nel campo visivo della strega; avvistato un gruppo di ninja mascherati in fondo al corridoio, il ragazzo gridò ancora e agitò le braccia per richiamarli.

“Sviare l’attenzione dello spettatore per eseguire il vero gioco di prestigio senza che egli se ne accorga…"
Compiaciuta, Eudial ammirò nella sua mano i tre piccoli oggetti che era riuscita a trafugare prima di essere bloccata.
"Sei caduto nel trucco più obsoleto del mondo, Shikamaru, e tra poco ne pagherai le conseguenze.”

Solo quando furono abbastanza vicini, Shikamaru si accorse che, tra i ninja che l'ANBU era andato a radunare grazie al suo messaggio in codice, era presente nientemeno che Kakashi.
-Che c'è?- domandò l'ANBU con la maschera da gufo.
-Eudial stava per liberarsi. Dobbiamo trasferirla al più presto in una cella completamente vuota, qualsiasi oggetto in mano sua può diventare un'arma! Hai con te la chiave della catena?
-Certamente. Hai fatto bene ad avvisarmi, da qui in poi ci pensiamo noi.
Gli ANBU passarono davanti al ragazzo e si avvicinarono alla strega.
La quale, sempre bloccata nella sua ombra, gli lanciò un occhiolino e alzò quattro dita, tra cui erano tenute strette tre piccole sfere di carta.
"E quelle da dov… NO!"
Messa una mano su una tasca del giubbotto e trovandola vuota, Shikamaru andò nel panico.
-NO! ALLONTANATEVI! TORNATE INDIETRO!…
Eudial lasciò cadere una delle tre sfere trafugate al Nara. Intrisa della magia della strega, la bomba di luce deflagrò in faccia ai ninja scelti, polverizzando le loro maschere e scagliandoli in tutte le direzioni. L'esplosione si estese oltre le pareti, il soffitto e il pavimento: Shikamaru, Kakashi e Eudial stessa, insieme agli inermi ANBU, furono sepolti dalla polvere e dai detriti.

Nel sotterraneo calò il silenzio.

Dopo una manciata di minuti, fu Kakashi il primo ad emergere dai detriti.
"Maledizione…"
In cuor suo avrebbe preferito verificare le condizioni di Shikamaru e degli altri, ma sapeva che la priorità era la prigioniera. Il cosiddetto ninja-copia arrancò dunque sopra il mucchio di pietre e assi di legno, si avvicinò al punto in cui poco prima era incatenata la strega, ed iniziò a scavare con le proprie mani.
"Eccola. Ma…"
Kakashi rinvenne quasi subito il corpo, ed ebbe una grossa sorpresa. Aveva perso di nuovo i sensi e parte dei suoi vestiti e dei suoi capelli si era bruciata, ma la ragazza respirava ancora.
"Non può essere ancora viva, era al centro dell'esplosione!" …?"
Un paio di colpi di tosse alle sue spalle distrasse Kakashi per un secondo. Tanto bastò a Eudial per smettere con la sua recita.
La strega agitò il braccio sinistro e frustò Kakashi con la catena a cui era ancora ammanettata. Ustionato ad un fianco, il ninja-copia si mise una mano sul punto colpito e con l'altra sollevò il coprifronte per svelare il suo occhio sinistro: Eudial lo fissò per un solo istante, ma non si lasciò distrarre, e dopo averlo atterrato con un secondo colpo di catena si arrampicò sulla montagna di detriti, per fuggire al piano superiore.

Pochi istanti dopo, anche Shikamaru si rialzò dai detriti che lo bloccavano.
-Stai bene?- gli chiese subito Kakashi, ignorando le sue stesse fitte di dolore.
-…come vuole che stia?! Mi sono fatto fregare da Eudial per l'ennesima volta! E per l'ennesima volta i miei alleati ne hanno fatto le spese! Sono morti, non è vero?
Kakashi scosse la testa. Ma non per rassicurare il ninja più giovane.
-Di questo me ne accerterò io, tu ora devi pensare a ricatturarla! VAI!
Seppur riluttante e arrabbiato con sé stesso, Shikamaru obbedì al comando e percorse di volata il corridoio, nella speranza di intercettare la strega per le scale.

"Non temere, Shikamaru. Anche se non posso seguirti, non ti ho lasciato da solo" aggiunse il ninja-copia tra sé e sé, tornando a ricoprire l'occhio sinistro "se il mio Sharingan ha fatto il suo dovere, Eudial non andrà molto lontano."

La stanza in cui Eudial si era arrampicata era quasi identica alla sua cella, tranne per il fatto che non ci fossero finti specchi e che l'unica porta era chiusa dall'esterno, ma per la strega non fu un problema distruggere la serratura con un colpo di catena. Sbucata in corridoio guardò a destra e a sinistra, ma proprio in quel momento le lampade al neon che illuminavano l'ambiente presero a spegnersi e accendersi a intermittenza, accecandola per qualche secondo; quando finalmente la luce si mise a posto, la ragazza cominciò a correre verso le scale a chiocciola ancora lontane.
"A giudicare dall'aria che si respira e dall'apparente mancanza di altri ninja, devo dedurre che mi abbiano voluta rinchiudere nei sotterranei di quello che all'esterno appare come un edificio qualunque, forse un condominio o un ospedale…" -AAAH!
Nella sua corsa forsennata, Eudial andò a sbattere con la vita contro qualcosa di invisibile, Qualcosa a cui ebbe la prontezza di aggrapparsi, evitando così di sbilanciarsi in avanti e fare una caduta di qualche metro. Di nuovo le luci al neon sbarbellarono, e quando si riassestarono la strega scoprì di essersi scontrata con il parapetto della scale a chiocciola.
"Che accidenti… sta… succedendo?..."
-KAGEMANE NO JUTSU!
Da un piano più in basso Eudial vide una striscia d'ombra salire rapidamente le scale, ma non le permise di avvicinarsi: gettò a terra la seconda delle tre bombe di luce, e i gradini crollarono, impedendo a Shikamaru di ricatturarla.
-Ti è andata male anche stavolt…
Sotto i suoi occhi terrorizzati, a seguito dell'esplosione i gradini continuarono a sgretolarsi uno dopo l'altro.
-Oh… oddio!
La strega riprese a correre a perdifiato, su per la scala a chiocciola, sperando di trovare al più presto una porta in cui scappare. Ma non ne trovò alcuna. Era come se l'edificio fosse diventato una torre senza fine. Poteva trattarsi di un'illusione, ma Eudial non volle rischiare di precipitare nel fuoco sottostante per verificare la sua ipotesi.
"Devo correre… Non posso fermarmi… Devo… !"
Di nuovo, Eudial sbatté il corpo contro qualcosa che non aveva visto.

La porta che dava sul tetto dell'ospedale di Konoha si aprì di colpo. Eudial perse l'equilibrio e cadde in avanti, per poi essere sbalzata ancora qualche metro più lontano: nella caduta la terza e ultima bomba di luce le era sfuggita di mano, distruggendo parte del tetto e disseminandolo di fiammate magiche.
-La corsa è finita, Eudial.
Dolorante, ammaccata, stanca, la ragazza si rialzò a fatica. Dall'altra parte del muro di fiamme era appena arrivato Shikamaru. Anche lui ansimante, ma non per questo meno determinato a porre fine a quel tentativo di evasione una volta per tutte.
-è finita anche per te, non sei tanto sciocco da tentare di bruciar vivo per raggiungermi.
-Ma tu non hai più dove andare. Sei in trappola.
-Hai… Hai ragione. Per me è finita. Ma anche in questo caso…
Barcollando, Eudial si rialzò a stento.
-…avrò quello che desidero.
Senza smettere di fissare il ninja, la strega iniziò a camminare all’indietro. Shikamaru capì subito le sue intenzioni.
-Quindi non scherzavi quando hai detto che preferivi la morte… Ma gettarti di sotto non sarà l’ultima cosa che farai. Sei sopravvissuta ad una caduta peggiore, tutto quello che otterrai saranno altre fratture.
Eudial salì con entrambi i piedi sul cornicione del tetto, e lì, si fermò.
-Forse. O forse la forza di gravità mi tratterà come un comune essere umano. In fondo… non ho più alcun chakra demoniaco a salvarmi la vita.

“Merda!…”
Shikamaru si morse un labbro. Certo, era ancora probabile che Eudial sopravvivesse a un’eventuale caduta… ma l’ultima affermazione aveva fatto salire i dubbi del ninja di un buon cinquanta per cento.
-Che ne dici, scommettiamo?- lo irrise la strega -io dico che mi romperò l’osso del collo, come minimo.
“Puoi scordartelo… NO!”
Il ragazzo allungò la propria ombra, ma scoprì che essa non poteva attraversare il fuoco magico scaturito dall’esplosione.
“Se staccassi l’ombra da terra per scavalcare il fuoco, Eudial se ne accorgerebbe e si butterebbe subito! Ho perso, dannazione! HO PERSO!… Eppure…”
Eppure… Eudial era ancora in piedi sul cornicione. Qualcosa doveva pur significare.
-Allora… Buttati, che cosa aspetti?- esordì il ragazzo, quasi automaticamente. Ora era la parola la sua unica arma a disposizione, doveva sfruttarla appieno -se hai così fretta di farla finita, perché perdi ancora tempo a prendermi in giro?
Con suo disappunto, la strega aggirò la domanda.
-E tu, Shikamaru? Tu mi odi dal profondo, di tutti i miei nemici sei il primo a volermi vedere morta! Perché insisti a trattenermi?
-Perché… P-perché…

Shikamaru era di fronte ad un bivio.
Entrambe le risposte che poteva dare alla domanda di Eudial corrispondevano alla verità, ma soltanto una le avrebbe impedito di compiere il gesto estremo.

Pochi secondi per decidere.

Alla fine, Shikamaru diede retta all’amor proprio. E optò per la ragione.

-…perché è mio dovere ricatturarti viva, a qualunque costo. E adesso, rispondi tu alla mia domanda.
Lì per lì, Eudial non disse niente. Poi, cominciò a tremare. Quindi a ridere. E allo stesso tempo si passò una mano sulla faccia.
-Sei un ipocrita, Shikamaru. Mi vuoi catturare viva solo per mero senso del dovere, eppure ti interessa sapere cosa passa ancora per la mia testa. …o forse, più semplicemente, vuoi protrarre la conversazione solo per prendere tempo?
Il ninja rimase in silenzio. Poteva provare a dire la risposta che aveva scartato, ma ormai era troppo tardi perché sortisse un effetto spontaneo.
In qualche modo, parve che Eudial gli avesse letto nel pensiero. Infatti, gli rivolse uno strano sorriso.
-È curioso, Shikamaru. Fra di noi, sei tu quello che vincerà il gioco qualunque cosa accada. Se mi catturi, hai vinto. Se muoio, hai vinto. Eppure… non mi sembri soddisfatto come lo sono io. Lo sai… Lo sai perché sto esitando a buttarmi?
Shikamaru deglutì.
-Perché parlare con te mi ha fatto sentire veramente me stessa. Perché tu, pur detestandomi per quello che ho fatto ai tuoi amici, hai voluto cercare il dialogo. Per la prima volta, da quando sono nata, ho provato un sentimento positivo. Che… Che rabbia. Forse, era meglio se restavo a letto stasera. Ho perso, su tutta la linea.
La strega allargò le braccia.
-E tu hai vinto, Shikamaru. Congratulazioni.

-NO!
Shikamaru si gettò in avanti, rotolò per domare le fiamme sul suo corpo e riprese a correre, ma inciampò e cadde.
Eudial era già scomparsa alla vista.
-No… KAGEMANE NO JUTSU!!!

Per fortuna, nessuno degli ANBU aveva subito ferite mortali. Dopo averli soccorsi e affidati alle cure degli infermieri del turno di notte, Kakashi corse a perdifiato lungo la scala a chiocciola, intatta, fino a raggiungere il tetto. Sulle prime faticò un po' ad orientarsi tra le fiamme, ma poi rintracciò chi stava cercando.
-Shikamaru! Stai bene?
Il Nara era inginocchiato poco lontano. Di fronte a lui giaceva Eudial, sdraiata vicino al bordo del tetto.
Kakashi si avvicinò, rincuorato.
Ma, fatti pochi passi, vide qualcosa che lo impietrì.
Dalla punta dei piedi in su, la pelle ed i vestiti di Eudial si stavano lentamente riducendo in granelli di polvere portati via dal vento.
-Ma cosa?!…
-Ho fallito la missione, Kakashi-sensei. L’ho… L’ho uccisa.
Il ninja più anziano si avvicinò al ragazzo, fermandosi alle sue spalle.
-Si è buttata dal cornicione. L’ho afferrata con l’ombra prima che toccasse terra, ma... Le ho spezzato il collo.
-Per il contraccolpo, immagino. Mmh…
Kakashi gli si chinò di fianco, e con fare paterno gli posò una mano sulla spalla.
-Non subirai ripercussioni per questo, parlerò io con l'Hokage e i consiglieri. Non è stata colpa tua, non potevi saperlo!

Per nulla rincuorato, Shikamaru prese il corpo di Eudial per una spalla e lo girò dalla loro parte.

-Io non potevo saperlo, no…

Un attimo prima che il corpo si sgretolasse del tutto, i due ninja fissarono per l'ultima volta il viso della strega. Su cui era congelato un sorriso di trionfo.

-…ma lei sì.

EUDIAL’S SOUL HAS BEEN RETURNED TO THE AFTERLIFE.
POWER OFF.

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Capitolo 80
*** Epilogo ***


0! Zero! Fine! Capolinea! Dopo otto (OTTO!) anni in cui me ne sono successe di cotte e di crude, finalmente sono riuscito a concludere anche questa eterna fan fiction.

Che posso dire? Lo so che sono stato lento come un bradipo, tra pause di riflessione che andavano da un mese a più di un anno, ma alla fine quello che conta è che ce l’ho fatta.
Certo, lo so che parecchi di voi avrebbero preferito un ritmo un pochino più serrato fra la pubblicazione di un capitolo e l’altra (e infatti ho imparato la lezione, d’ora in avanti mi premurerò di completare molto più di un capitolo o due prima iniziare la pubblicazione, così da non tenervi in lunga attesa) ma allo stesso tempo spero che chi, come me, abbia fanfiction sospese da tempo immemore, riesca a ritrovare di tanto l’ispirazione per completarla e non lasciare le cose a metà. Possibilmente, senza impiegarci otto anni come ho fatto io ^_^’
Ad ogni modo, vi ringrazio di cuore per la pazienza che avete dimostrato, per avermi seguito fino alla fine e per aver inserito questa storia tra le preferite, le seguite e quelle da ricordare:

albarf90
alex_love
Anonimo9987465
Daga216
eugeal
FragileGuerriera
KairaStar21
Kiri_chan
Lan
Maka416
Marsie Sinclair
Nicoranus83
RH_Simon
rosasensuale91
Selen90
Suikotsu
T J Potter
Targul

Ringrazio in particolare, ed ovviamente, Suikotsu per il suo grande supporto e le sue recensioni sempre puntali.
A tal proposito, chiedo non solo a lui, ma a tutti voi che avete letto, di lasciarmi un ultimo commento generale, anche breve. Per sapere cosa in particolare vi è piaciuto, cosa invece non avete gradito, in cosa posso migliorare, eccetera.
Non vi obbligo, ci mancherebbe, ma mi farebbe piacere sentire la vostra opinione :)

E ora, bando alle ciance e sotto con l’ultimissimo capitolo di Witches 5 Strike Back

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Epilogo

-Olla, olla, olla…
Era la gracchiante voce di una donna anziana, quella che Eudial sentì nel suo dormiveglia.
-Olla, olla, olla… Che il passato di questa strega appaia nella bolla…
O che credette di sentire. Eudial non era nemmeno certa di essere sveglia o dormiente.
Si sentiva leggera, quasi eterea, libera dal peso di un corpo, ma allo stesso tempo immobile e incapace di muoversi o pensare. L'unico ricordo che aveva, dopo essersi lasciata uccidere con successo, era l'immagine fugace di un grande palazzo dai tetti rossi sospeso in un tappeto di nuvole dorate, poi di una sorta di tubo che l'aveva immediatamente catturata e rinchiusa in un involucro, dove era caduta nello stato semi-comatoso in cui ora versava.
-Yuko Animura, o Eudial… Mmmh… Una vita poco allegra, la sua… Nessuno le è mai stato accanto per insegnarle la differenza tra il bene e il male, nessuno le ha mostrato le varie sfaccettature della vita…
Chi era quella vecchietta? E come si permetteva di leggere e riassumere in quel modo la sua storia? Eudial ebbe un improvviso fremito, una voglia di vedere questa persona in faccia e metterla a tacere, ma il suo stato semicomatoso la calmò automaticamente.
-Uhh… Interessante… Questa fanciulla ha capito e ha mostrato interesse per ciò in cui non aveva mai pensato di voler approfondire, anche se troppo, troppo tardi… Tutto a causa di un ragazzo… Sì, il verdetto è deciso! Eudial avrà una terza possibilità, e solo alla fine della sua nuova vita potremo davvero sapere se ad attenderla ci saranno gli inferi o il regno dei cieli!
Cosa significavano quelle parole? Nell'immobilità, la strega si fece mille e più domande. La sua mente, svuotata di tutto, dipinse il volto dell'ultima persona che aveva visto prima di morire.
Sarebbe tornata da lui, per giocare una nuova partita…
Un momento.
Lui, chi?
E lei, chi era? Come si chiamava?
Non appena il bozzolo in cui era rinchiusa venne bruciato dalle fiamme azzurre di una fornace, nulla aveva più significato. Nessuna cosa aveva un nome, nemmeno lei. O lui. Era solo un'anima senza nome, senza identità, senza ricordi.

-E questa è sistemata! Pausa caffè!
Non appena la Macchina Purificatrice di Anime segnalò con una luce verde che l'operazione si era conclusa con successo, il giovane demone responsabile del reparto si infilò le enormi cuffie del suo lettore musicale e girò i tacchi. Rischiando però di spalmare la faccia contro una sfera magica volante, su cui stava seduta una piccola vecchietta rugosa vestita di nero e dagli insoliti capelli a caschetto viola.
-Dove pensi di andare, giovanotto?
-Scusa, vecchia Baba, ma non sento nulla, ciao!
-Mi senti benissimo, invece! Ora spegni quell'affare e torna alla postazione, ci sono ancora quattro anime da giudicare e Re Yemma non accetta ritardi! …ehi!
Per nulla impensierito, il demone scansò la sfera magica con una mano e proseguì per la sua strada.
-Vado solo al bar a prendere un caffè e torno! Tanto le anime non vanno da nessuna parte, no?
-Ho capito, devo ricorrere alle maniere forti… FIUUUU-I!
Baba la divinatrice mise indice e medio tra le labbra e fischiò con tutto il fiato che le passava fra i pochi denti. In un secondo spaccato, il demone indisponente si vide la strada sbarrata da due altissimi individui: entrambi erano caratterizzati dalla pelle color verde scuro, da un turbante in testa e da un mantello bianco, ma da alcune piccole differenze si poteva capire che appartenevano a due razze aliene diverse.
-Oh… S-signor Piccolo, Signor Paikuhan! Stavo giusto per fare un salto in caffetteria, volete qualcosa anche vOOOOOHI!
Senza tanti complimenti i due guerrieri afferrarono il demone per le corna che spuntavano dai suoi capelli a caschetto, lo sollevarono da terra e lo lanciarono con precisione sulla sua sedia girevole, da cui rischiò di cadere all’indietro.
-Non posso crederci- brontolò Paikuhan, l'alieno privo di naso e dalle orecchie circolari -dopo il casino che hai combinato l'ultima volta, ci sei ancora tu qui?! Capisco che la purificazione e il riciclaggio delle anime sia un compito gravoso, ma mi rifiuto di credere che Re Yemma non abbia trovato almeno un sostituto!
-Io invece comprendo il perché Yemma abbia fretta di sbarazzarsi di queste anime- osservò Piccolo, il namecciano, esaminando con attenzione i quattro bozzoli disposti accanto alla macchina -se ho capito bene, queste cinque ragazze non sono state riportate in vita dalle sfere del drago, ma da una parte dell'energia di Chaos, il dio della distruzione…
-Ah beh, in questo caso sbrighiamoci! Prima le ricicliamo e prima potremo andare al baAHIA!
Il giovane demone aveva provato a prendere uno dei bozzoli per buttarlo nell'imbuto della macchina, ma venne tenuto a distanza da uno schiaffo al dorso della mano da Paikuhan.
-Se fosse così facile non ci avrebbero convocati per controllare che vada tutto bene. Giusto, Divinatrice Baba?
L'anziana annuì, quindi scese di fronte al bozzolo appena scampato al riciclaggio e saltò giù dalla sue sfera magica.
-Prima di decidere del loro destino, queste anime devono essere giudicate attentamente. Toccherà a tutte la reincarnazione, ma nel caso in cui non abbiano tratto profitto dalla loro seconda esperienza terrena per capire i loro errori passati, è giusto che debbano prima subire un periodo di punizione agli inferi, per poter poi entrare nella macchina senza incepparla con le loro impurità. Silenzio, ora! E vediamo cosa ci riserva la prossima anima! Olla olla olla… Che il passato di questa strega appaia nella bolla!

Si stava allenando a controllare la propria energia spirituale sulla spiaggia dell’isola, Ub, quando diversi abitanti del suo villaggio, praticamente la metà, accorsero da lui da svariate direzioni per richiamarlo a gran voce. Mantenendo la concentrazione, Ub richiamò con la mente la sfera d’energia che aveva immerso nell’oceano: senza sollevare una sola goccia d’acqua la sfera riemerse placidamente e si scompose in minuscole particelle, che tornarono nelle mani e nel corpo dell’allievo di Goku.
-Ecco fatto. Cosa succede, calmatevi! È successo qualcosa di grave?
-Non c’è tempo per spiegare!- disse un ragazzo più grande di lui, ansimando -ne stanno parlando adesso nel televisore! Devi correre subito!
-Quale televisore… ah, giusto! Vado subito!
Ub si librò in volo per tornare il più in fretta possibile al villaggio, e non gli ci volle molto per trovare il resto degli abitanti davanti all’apparecchio elettronico che avevano portato all’aperto.
Avutolo come regalo da parte della famiglia Brief, il televisore dallo schermo abbastanza grande funzionava a batteria e poteva collegarsi via satellite alle reti principali; nonostante fosse un oggetto che molti della tribù avevano sognato di possedere, però, in breve tempo fu accantonato per via delle notizie tutt’altro che pacifiche che trasmetteva. Per questo motivo Ub, e non solo lui, si dimenticava spesso di possederlo.
-Eccolo, è arrivato!
-Sei appena in tempo!
Parenti e amici indietreggiarono, permettendo al ragazzo di atterrare fra loro e guardare ciò che trasmetteva il televisore.
Non gli ci volle molto per capire il motivo tanta agitazione. Sullo schermo riconobbe subito Mister Satan, vestito di tutto punto e accomodato a gambe accavallate su una poltrona rossa, e Majin Bu, in piedi dietro di lui; i due si trovavano in quello che doveva essere il salotto della loro villa, e in loro compagnia, seduta su una poltrona identica, c’era una giornalista televisiva. Quello che attirò maggiormente l’attenzione di Ub, però, fu la scritta a caratteri cubitali che campeggiava in sovraimpressione: “TORNEO MONDIALE DI ARTI MARZIALI IN ARRIVO. ALLA RICERCA DEL NUOVO CAMPIONE DEI CAMPIONI.”

<< Mister Satan, prima di approfondire i dettagli di questo nuovo torneo >> esordì la giornalista armata di microfono << è d’obbligo chiederle di parlarci del cosiddetto elefante nella stanza. Ovvero, del suo definitivo ritiro dalle competizioni. Perché “alla ricerca del nuovo Campione dei Campioni”, come recita lo slogan, significa che lei non parteciperà al torneo per difendere il titolo. O abbiamo capito male? >>
<< Avete capito molto bene, invece! >> rispose serafico l’uomo, picchiettando il sigaro che stava fumando su un posacenere << so che deluderò molti dei miei fan, se non tutti, ma anche per me è arrivato il momento di annunciare il ritiro dalle competizioni. La finalissima del torneo di qualche anno fa è stato anche l’ultimo incontro della mia carriera. >>
<< Ce lo ricordiamo tutti quel giorno… >>
Con eccezionale prontezza, in un piccolo riquadro sullo schermo la regia trasmise proprio un filmato di quell’incontro. In cui Ub, allora fuso con Majin Bu, ad un passo dal vincere il torneo era stato a sorpresa spinto fuori dal ring da Mister Satan.
Nel vedere quelle immagini diversi uomini e donne del villaggio si avvicinarono per dargli delle consolatorie pacche sulle spalle, ma l’allievo di Goku in realtà non ne aveva bisogno. Esaudendo il desiderio dell’anima di Majin Bu dentro di lui Ub si era infatti lasciato sconfiggere di proposito: per far guarire Satan da una forte depressione, e mantenere la fiducia che i tifosi avevano in lui.
<< Dopo aver battuto l’avversario >> continuò la donna << lei aveva annunciato che non sarebbe andato più in pensione, come era previsto nelle sue intenzioni originali. Ci può dire come mai oggi ha nuovamente cambiato idea? >>
<< Beh, la spiegazione è semplice… >>
<< Inoltre, mi perdoni questa critica, ma lei è sempre stato famoso, tra le altre cose, anche per il suo narcisismo. Come mai, invece, ha voluto far passare in sordina l’annuncio del suo ritiro? Rispetto al nuovo torneo, questa è una notizia molto più clamorosa! >>
Irritato dall’interruzione, il buon Mister Satan espirò una grande nuvola di fumo e spiaccicò tutto il sigaro nel posacenere, prima di rispondere.
<< A voi giornalisti non si può mai nascondere nulla. Per rispondere alla prima domanda, non ci sono molti misteri da svelare. Molto semplicemente, come tutti i comuni mortali anch’io sto invecchiando. Posso ancora rompere quindici mattonelle impilate l’una sull’altra o strappare due elenchi telefonici insieme a mani nude, ma il mio fisico non mi permette più di sostenere lunghi incontri. Potrei rimetterci la vita! >>
<< Addirittura? >>
<< Confermo. E questo mi porta alla sua seconda domanda. Nell’ultimo periodo, a seguito delle mie continue dimostrazioni di debolezza ho notato che parecchi dei miei fan sono diventati eccessivamente apprensivi, come se il tenore delle loro vite dipendesse esclusivamente della mia salute. Di sicuro ricorderete tutti com’era diventata deprimente l’atmosfera, quando sono finito in com… >>
In quell’istante Majin Bu fu rapido a chinarsi accanto a Satan e bisbigliargli qualcosa nelle orecchie, sicuramente per ricordargli che nessuno si ricordava più degli avvenimenti causati dalle streghe.
<< …in com… PAGNIA di un noto medico per una visita specializzata, e tutti hanno subito temuto che mi fossero stati diagnosticati pochi giorni di vita! >>
<< M-mi scusi, ma quando è successo? Non mi pare di ricordare niente del genere!… >>
<< A-AH! Ecco qualcosa che voi giornalisti non siete riusciti a scoprire! Non ridete più adesso, eh? >>
La giornalista era rimasta ammutolita, ed Ub non poté fare a meno di applaudire divertito all’epico salvataggio in extremis di Mister Satan.
<< Ma ora basta parlare del triste passato! Si faccia da parte, lei! >>
Con il fuoco nelle vene il wrestler si alzò dalla poltrona, rubò il microfono alla sua ospite, ed invase l’inquadratura col suo faccione determinato.
<< Adesso mi rivolgo a tutti voi. A voi, miei fan che popolate il globo terracqueo. E anche a voi, lottatori grandi e grossi o piccoli e mingherlini, che da sempre avete cercato di spodestarmi. E a voi, che non avete mai avuto il coraggio di affrontare i vostri fantasmi senza chiedere l’aiuto di qualcun altro. Vi do l’opportunità di alzare il deretano dalla sedia, e prendere in mano la vostra vita una volta per tutte. Vi do l’opportunità di essere i nuovi Mister Satan, i nuovi eroi di cui questa Terra ha bisogno… >>
Satan indietreggiò di un passo per mostrare alla telecamera e al mondo intero un poster promozionale del torneo, raffigurante un gruppo di sagome nere con un punto di domanda al centro.
<< Vi do l’opportunità di essere i nuovi Campioni dei Campioni! Cominciate ad allenarvi da subito, perché questo sarà il VOSTRO momento! >>
Detto ciò Mister Satan lasciò cadere il microfono e alzò i pugni al cielo, beandosi degli applausi dei membri della troupe televisiva e di un orgoglioso Majin Bu alle sue spalle.
<< Da Satan City per il momento è tutto >> disse la giornalista, da qualche parte fuori dall’inquadratura << se ci saranno aggiornamenti vi richiederò la linea… >>

Finita la trasmissione, un ragazzo particolarmente grosso della tribù abbassò il volume e si caricò il televisore sopra la testa per portarlo via.
Nonostante non ci fossero ancora dettagli precisi, il semplice annuncio di un imminente torneo mondiale di arti marziali aveva seminato eccitazione nel villaggio. Forse fin troppa: Ub non ebbe nemmeno il tempo di dire la sua, che adulti e bambini lo circondarono come fan esaltati ad un concerto.
-Che dici, abbiamo fatto bene a chiamarti, eh?-Adesso che Satan si è ritirato, è come se tu avessi già vinto!-Scommetto che ci sarà anche un premio in denaro, mille volta più grosso dei precedenti!-Potremo avere tutto il cibo e i vestiti che vorremo per generazioni a venire!-È vero che ti travestirai ancora da Papayaman?…-
-ADESSO BASTA!!!
Il grido che ammutolì tutti non venne dalla bocca di Ub, non se lo sarebbe mai permesso, ma da quella di Ajit, che si fece largo tra la gente per mettersi quasi a difesa del fratello maggiore.
-Che accidenti ti è preso?
-Ajit, calmati…
-No, non mi calmo! Insomma gente, guardatevi! Siete in gran forma, siete atletici, siete forzuti, ma quando si tratta di uscire dal villaggio e guadagnare qualche soldo contate sempre e solo sull’aiuto di Ub! Non avete ascoltato il discorso di Mister Satan? È ora di smetterla di affidarci ad un eroe, è ora di provare ad essere NOI quell’eroe una volta tanto!
-Ma cosa pretendi che facciamo, Ajit?- lo rimproverò un uomo -Ub è più forte di tutti noi messi insieme, sarebbe inutile se partecipassimo anche noi al torneo! Cosa cambierebbe?
-Beh, prima di tutto, più saremo, più possibilità daremo al villaggio di vincere quei soldi. E poi… lo so che Ub è mille gradini sopra di noi, ma lotterebbe molto più serenamente sapendo che siamo al suo fianco a condividere le sue fatiche, invece che tra il pubblico a incitarlo e mettergli pressione!
Su quest’ultimo punto, calò il silenzio. Seguito da timidi borbotti che divennero via via più udibili. Le parole di Ajit avevano fatto centro.
-Sapete, non ha tutti i torti…-Abbiamo sempre messo tutta la responsabilità sulle spalle di Ub, ma non abbiamo mai pensato a come si sentisse…-Ehi, prima che arrivasse Goku ad allenarlo, eravamo tutti dei combattenti! Ricordate?-Certo, la nostra tribù era la più temuta dell’arcipelago!-Ma poi ci siamo rammolliti, non siamo stati nemmeno capaci di difendersi dai fiori troppo cresciuti di quella strega…-
Praticamente all’unisono, gli uomini, le donne, i ragazzi e le ragazze del villaggio si prostrarono ai piedi di Ub, testa contro il suolo.
-Ci dispiace!-Siamo stati degli egoisti, ma d’ora in avanti le cose cambieranno!-Torneremo a lottare, al meglio delle nostre possibilità!-Anzi, di più!-Ma abbiamo bisogno che tu ci aiuti ancora una volta… Abbiamo bisogno che tu ci alleni!-Dicci cosa dobbiamo fare!-
Ub li guardò uno ad uno, grattandosi la nuca imbarazzato.
-Che posso dirvi… Cinque giri di corsa intorno all’isola, tanto per sciogliere i musc…
-AGLI ORDINI!
Collettivamente, tutti scattarono giù per il pendio che portava alla spiaggia, sollevando un grande polverone, e lasciando Ub ed Ajit spiazzati.
-Che… Che dici, fratellone? Ho esagerato?
-Forse un po’. Ma è il risultato quello che conta!
Quasi imitando Rock Lee, Ajit rivolse al fratello maggiore un pollice alto e una risata soddisfatta. Risata che però venne subito interrotta da una dolorosa tirata d’orecchie, da parte della sorella gemella Sarasa.
-Beh? Tu non corri?
-C-c-certo che no, io sono… Cioè, noi e gli altri bambini siamo troppo giovani per cominciare ad allenarci!
-Ma se Ub era ancora più piccolo di noi quando si è iscritto al suo primo torneo!
-Oh… M-me n’ero scordato…
-E allora datti una mossa anche tu, pelandrone!
Salutando Ub, anche Ajit venne trascinato per un orecchio giù per la collina. Rimasto praticamente quasi da solo nel villaggio, il guerriero cominciò a dare calci e pugni all’aria per tenersi in allenamento, e allo stesso tempo pensare al prossimo esercizio da proporre alla sua gente.
“Quell’Ajit, anche stavolta lo devo ringraziare! Mi sento tanto uno stupido, se penso che avevo paura di confessare le mie preoccupazioni alla mia gente… Invece per lui è stato facile fargli capire come mi sentivo…”
Gli occhi di Ub si posarono su alcune anziane del villaggio, impegnate a costruire tende intrecciando tra loro delle enormi foglie verdi e rosse. Le riconobbe subito: erano gli ultimi resti delle Hyper Telulun, distrutte da lui qualche giorno prima.
“Già, è stato facile… Per Ajit… Io, invece, non ho nemmeno provato a ragionare di nuovo con lei. So che non posso farmene una colpa, ma mi chiedo se le cose sarebbero potute andare diversamente. Se solo avessi voluto parlare ancora una volta con…”

-Lulu Teruno, o Telulu… Santo cielo! è come se questa creatura non fosse mai nata!
-Che intendi dire, vecchia Baba?
-Intendo dire che tutte le decisioni prese in vita sua sono dipese dagli insegnamenti totalmente sballati di un padre rozzo e violento. E quel che è peggio, a differenza di Yuko, ciò in cui crede la povera Lulu è talmente radicato nella sua testa da impedirle anche solo di ponderare l'idea di essere nel torto…
-In parole povere?- domandò il demone addetto, grattandosi confuso una guancia.
-Nemmeno la peggiore delle punizioni degli inferi potrebbe aiutarla a capire i suoi sbagli! In casi come questo, la reincarnazione è l'unico passaggio obbligatorio per la purificazione di quest'anima! Procedi, giovanotto!
-Agli ordini!
Sotto lo sguardo severo di Piccolo e quello preoccupato di Paikuhan, il ragazzo demone sollevò l'involucro contenente l'anima di Telulu sopra la testa, lo fece rotolare sulle spalle come fosse un pallone da basket, e con un colpo di tacco lo calciò dritto nell'imbuto della macchina, che fece il resto. Sbuffi di vapore e rumori di ingranaggi sferraglianti uscirono da ogni fessura, mentre attraverso dei tubi trasparenti era possibile osservare il viaggio dell'anima: prima, passò in una piccola fornace per essere liberata dal bozzolo, e poi fu aspirata e chiusa in un grande cilindro, in cui un tubicino collegato ad una cisterna la irrorò con una sostanza formata da goccioline blu.
L'anima di Telulu, come Eudial prima di lei, fu avvolta dal vapore acqueo creato dalla misteriosa sostanza, e lentamente, ma non dolorosamente, dai piedi alla testa venne dissolta in microscopiche particelle.
-Luce verde! Yu-huuu!- esultò l'oni, come se avesse compiuto l'operazione per la prima volta in vita sua -visto? Non c'è nulla di cui preoccuparsi, ho tutto sotto controllo! Potete andare!
-A dire il vero, noi abbiamo un sacco di tempo libero- rispose Piccolo -quindi non ti dispiace se restiamo qui ancora un po' ad ammirare il tuo lavoro?
-Giusto- gli fece eco Paikuhan -mi piacerebbe saperne di più su questa macchina che tanti problemi ci ha creato in passato. Tu che sei un esperto non avrai problemi a soddisfare le mie curiosità, vero?
-Olla olla olla… Che il passato di questa strega appaia nella bolla!
Mentre i due alieni dalla pelle verde trattenevano il giovane demone impedendogli ogni via di fuga, la vecchia Baba aveva già proceduto ad analizzare l'anima successiva.
-…o Cyprine… Mmmh… Mmmh… MMMH…
-Ci sono complicazioni?- domandò Piccolo, notando che la divinatrice stava impiegando troppo tempo.
-Nella mia vita ultracentenaria non ho mai visto niente di simile. Questa ragazza ha ponderato ogni sua cattiva azione da sola, senza condizionamenti dall'esterno. Ma allo stesso tempo la sua mentalità è stata plagiata, quando era ancora bambina, da qualcuno. …qualcuno che però non esiste!
Piccolo, Paikuhan e il ragazzo demone si guardarono a vicenda, stralunati. Tutti e tre erano d'accordo sul fatto che non ci avevano capito nulla, e per questo la Baba li fulminò con un'alzata di sopracciglio.
-Cyprine aveva dato vita con la sua mente ad un'amica immaginaria, identica a lei in tutto e per tutto, e le aveva dato il nome di Petirol…
-Beh, che c'è di male?- obiettò l'oni -anch'io avevo un amico immaginario, prima di venire a lavorare qui!
"Questo spiega molte cose" pensò Paikuhan alzando gli occhi al cielo.
-Di sicuro il tuo amico immaginario non ha poi cominciato ad essere sempre più autonomo fino ad occupare metà della tua mente e del tuo corpo- spiegò ancora Baba -grazie alla magia nera, Petirol è diventata una creatura senziente ma immateriale, e comunque intrappolata nel corpo di chi l'ha creata…
-Allora il problema non si pone.
A parlare così era stato Piccolo. Il namecciano, figlio di un padre che in realtà era la metà malvagia del Supremo fatta carne, poteva dire di essere un discreto esperto in questa materia.
-Se, come dici, questa Petirol non si è mai separata dal corpo della sua "gemella", significa semplicemente che non è reale, ma solo uno sdoppiamento della personalità di Cyprine, che di fatto diventa l'unica responsabile delle proprie azioni.
-Il tuo ragionamento fila, Piccolo- si complimentò Baba -e sia! Che Cyprine trascorra un periodo di tempo indeterminato nel regno degli inferi, solo quando avrà finalmente negato l'esistenza della sua amica potrà essere pienamente purificata!
-Anche questo è compito mio, vecchia Baba! Guardate ed ammirate!
Dandosi la spinta coi talloni, senza alzarsi dalla sedia girevole l'oni raggiunse una plancia di comando più piccola, costituita solo da un pulsante e una leva direzionale: attivandoli, mise così in moto un gigantesco artiglio metallico appeso ad una gru, che si abbassò per raccogliere l'involucro. Afferratolo saldamente, l'artiglio si risollevò da terra e iniziò a muoversi in orizzontale, sopra le teste dei presenti, per raggiungere l'imboccatura di un tubo che conduceva direttamente al regno degli inferi sottostante.
-Non potresti calciare il bozzolo direttamente come hai fatto prima, invece di perdere tempo con questa specie di gioco?- osservò Paikuhan.
-E perdere l'occasione di mostrarvi le mie doti da manovratore? Naah, stai a guardare!
Per lasciare l'alieno a bocca aperta, l'oni compi una pericolosa manovra facendo dondolare l'artiglio proprio sopra la Macchina Purificatrice.

E proprio in quel momento, il bozzolo contenente Cyprine si mise a tremare intensamente, al punto di rischiare di trascinare verso il basso tutto l'impianto.

-È normale che si comporti così?
-N-no… Cioè, volevo dire, certo! Ma per sicurezza credo che sia meglio sospendere lo spettacol… ops.
Per la fretta, invece di riprendere in mano la leva l'oni premette l'unico tasto della plancia: l'artiglio si aprì, e il bozzolo, dopo qualche rimbalzo, cadde inevitabilmente nell'imbuto della macchina. Subito Piccolo si alzò in volo e allungò un braccio per recuperare l'involucro, ma si fermò in tempo, per non rischiare di essere risucchiato anche lui.
-Tu e la tua idiozia!- gridò Paikuhan, mentre strangolava il demone -l'hai fatto di nuovo!
-C-c-calma, amico! è solo un'anima! Non c'è pericolo che la macchina s'incepp…
Manco a farlo apposta, un assordante allarme riecheggiò per tutto il regno dei cieli, e sbuffi di vapore uscirono da ogni parte della macchina, come se stesse per saltare in aria.
-TU E LA TUA IDIOZIA!!! L'HAI FATTO DI NUOVO!!!

Era insolito che le anime all'interno della macchina riprendessero piena coscienza di sé, ma fu proprio ciò che accadde a quella incastrata in quel momento. Troppo grossa per passare nel tubo che conduceva alla camera di riciclaggio, la massa informe e trasparente fu risvegliata dall’assordante rumore degli ingranaggi, ma anche dalle ultime parole di Baba. Con immane sofferenza la creatura cominciò ad assumere una forma vagamente umana, e, arrivata al punto di massimo dolore, si strappò letteralmente in due parti distinte.
Alla fine, all'interno della camera di riciclaggio entrarono due anime anziché una. Entrambe avevano le stesse sembianze: quelle di una giovane strega coi capelli legati in una treccia laterale, di cui però differiva la posizione.
Le due si fissarono, come davanti a uno specchio.
Timidamente, allungarono una mano per provare a toccarsi.
Ci fu un contatto.
Quello, fu il momento più bello di tutta la loro vita.
-PETIROL!
-CYPRINE!
Le streghe gemelle si gettarono l'una fra le braccia dell'altra, e piansero. Piansero di gioia, di commozione…
-Petirol, dopo tutti questi anni… Lo sapevo, ero certa che tu fossi reale! Non ho mai smesso di crederlo! Nemmeno dopo le brutte parole che ha detto quell'idiota di un cyborg prima di ucciderci!
…ma anche di tristezza, e di dispiacere.
-Cy… Cyprine… Io non merito che tu mi voglia ancora bene, dopo quello che ti ho fatto! Io…
-Shhh. Non ci pensare, Petirol. Non ci pensare.
Cyprine accarezzò Petirol e la baciò sulla fronte. Quel gesto d'amore, che non aveva mai ricevuto prima di allora, fu forte abbastanza da farle cessare i singhiozzi e ridarle il sorriso.
-É vero, devo essere felice… Finalmente ho anch'io un'anima! Finalmente ho un'identità tutta mia! Finalmente io esisto! Anzi, meglio ancora… Finalmente noi esistiamo entrambe!
Ridendo di gioia Petirol strinse ancora la gemella, facendola roteare. Il sogno di una vita intera si era infine avverato, e niente avrebbe potuto rovinare quel momento di felicità. Nemmeno la subitanea pioggia della sostanza blu, che di lì a poco iniziò ad evaporare.
-Secondo te, quelle voci là fuori hanno detto la verità? Stiamo… Stiamo per ricominciare tutto da capo, vero, Cyprine?
-Già… Ma resteremo insieme anche nella prossima vita, te lo prometto. E anche se ci dovessero separare, io verrò a cercarti anche in capo al mondo.
Come per Eudial e Telulu prima di loro, anche i ricordi delle due sorelle vennero a poco a poco cancellati.
-Ed io farò lo stesso, chiunque tu sia.
Ma nemmeno il magico vapore della macchina poté distruggere il sentimento di affetto che le univa.
Cyprine e Petirol si dissolsero così. L'una stretta forte forte all'altra.

"E quando ci saremo ritrovate, quel cyborg sarà ormai troppo vecchio ed arrugginito per poterci fermare! Avremo la nostra vendetta, e a quel punto il mondo sarà nostro!"

Dalla Macchina Purificatrice uscì una doppia risata femminile, che fece accapponare la pelle ai quattro presenti. Poi, così com'erano cominciati, gli spaventosi rumori provenienti dal suo interno cessarono di colpo, e la luce verde lampeggiante confermò che le due anime erano state riciclate con successo.
-Ah… Ah ah. Ah ah ah!!! Che vi avevo detto? Tutto è bene ciò che finisce bene! Adesso per riprenderci dallo spavento andiamo a bere qualcosAH!
Come finì la frase, il demone pasticcione si ritrovò sospeso nel vuoto oltre il bordo della piattaforma, a testa in giù, tenuto per una caviglia da Paikuhan.
-P-p-per favore rimettimi a posto! Mi sta colando il sangue fino al cervello!
-MEGLIO! COSÌ MAGARI TI FUNZIONA!

Goten poteva ben dire di essere tornato alla solita routine di sempre, consistente nell'andare a zonzo in cerca di un'ispirazione la mattina, fare qualche allenamento da solo o con Pan prima di pranzo, andare di nuovo a zonzo con la sua ragazza Valese nel pomeriggio, passare eventualmente a salutare Trunks alla sera, andare ancora a zonzo dopo cena, dormire e ricominciare da capo il giorno dopo. Le disavventure dei giorni precedenti non avevano lasciato in lui segni particolari…
…eccetto un pensiero che continuava a tormentarlo. Non aveva ancora trovato il coraggio di confessarlo, ma era evidente ad un occhio esperto.
-Per caso stai pensando ad un'altra ragazza?- gli domandò Valese di punto in bianco, mentre passeggiavano mano nella mano gustando un cono gelato.
-Sì, a dire il vero- rispose Goten candidamente, ritrovandosi un gelato capovolto sui capelli.
-E hai anche il coraggio di ammetterlo? Lo sapevo, è da quando ti ho sentito flirtare con quella specie di vampira spaziale l'anno scorso che ho questo sospetto! Fedifrago che non sei altro, non voglio più vederti!
-Ma-ma no, cos'hai capito? Tu sei l'unica ragazza per me! Io stavo pensando a una strega!
-Oh, intendi una delle nemiche contro cui hai combattuto? Povero Goten, ne sei rimasto traumatizzato!
-Non esattamente… la strega a cui stavo pensando era… diversa- sospirò il saiyan, che per il disturbo si beccò un secondo cono gelato sul naso.
-A-ah! Allora non sei semplicemente fedifrago, tu sei polifedifrago! Non voglio più sentir parlare di te…
-Insomma Valese, basta! Io amo solo te! Lasciami spiegare! …appena mi sarò ripulito.
Goten inspirò a fondo ed immerse la testa nella più vicina fontana; quando la ritirò fuori, Valese si era già riaddolcita.
-Ahhh… Come ti stavo dicendo, quella strega era diversa. Sembrava malvagia come le altre, e anche un po' codarda, ma proprio alla fine ha avuto un ripensamento. Distraendo il demone volpe, mi ha permesso di passare la mia energia a Trunks per farlo arrivare al terzo livello di super saiyan. Io e Trunks le dobbiamo la vita.
-Ooh, ho capito adesso! Beh, questo cambia tutto!- esclamò Valese commossa, prendendo a braccetto il fidanzato -se quella strega ti ha salvato la vita, allora si merita anche il mio ringraziamento! …ma adesso dov'è, lei?
-Purtroppo è stata uccisa. Non mi va di raccontarti la fine che ha fatto nel dettaglio, è stato tutto così… macabro e violento. Posso dirti solo che il demone l'ha… distrutta, completamente, senza lasciare nemmeno un ricordo.
Valese si portò una mano alla bocca, scioccata.
-Poverina…
-Puoi dirlo forte, non si meritava una fine del genere. Non potendo darle una degna sepoltura, pensavo di dedicarle almeno una lapide… ma finora, a parte te, non ho parlato a nessuno della mia idea. Insomma, era pur sempre una nostra nemica, e temo che Gohan e Trunks mi prendano per matto…
-Beh, io non ti prendo per matto! Al contrario, quello che vuoi fare è un gesto molto nobile da parte tua! Coraggio, andiamo subito a parlarne con tuo fratello!
Tirando il fidanzato per un braccio, Valese s'incamminò a passo spedito lungo il marciapiede.
-V-Valese, questa strada va a Satan City…
-Oh. …beh, sempre da un tuo parente stiamo andando!
Sorridendo rassegnato, Goten aumentò il passo. Lungo il tragitto, si fermò ad un chiosco per comprare due nuovi coni gelato per sostituire i precedenti.
-Goten, sei un tesoro! SLURP… Ehi, non mi hai detto una cosa… SLURP… Sai già che cosa scriverai sulla lapide?
-Beh… Probabilmente qualcosa del tipo "Qui si celebra la memoria di una strega piccola ma grande, timida ma coraggiosa. Una strega chiamata…"

-Mimi Hakyu, o Mimete… Cielo, che disgusto!
-Che cos'hai visto, Baba?- chiesero in coro Piccolo, Paikuhan e l'oni ancora a testa in giù.
-Nonostante sia stata cresciuta da genitori amorevoli, che le hanno insegnato i più sani principi morali, l'unico scopo nella vita di Mimi è stato quello di diventare famosa come diva dello spettacolo! Uno scopo per cui è stata disposta anche ad uccidere le sue stesse compagne!
-Allora la spediamo negli inferi?- propose il demone.
-Aspetta, sciocco! La bolla sta ancora parlando! Dunque… Dopo essere stata riportata in vita, le sue malefatte si sono ridotte notevolmente… Uh, e vedo che ha subito svariate punizioni corporali, molto bene! E che sorpresa, è morta facendosi sbranare da una bestia enorme per salvare due ragazzi in pericolo di vita! Un cambiamento notevole!
-Allora la facciamo reincarnare?
-…macché! La bolla mi sta dicendo che Mimi non si è sacrificata per il bene dei due ragazzi, ma solo per farsi notare e ricordare da loro! Persino nel suo miglior atto compiuto in vita è stata mossa dal puro egocentrismo! CHE VENGA SPEDITA NEGLI INFERI SEDUTA STANTE! Un periodo di tempo indeterminato trascorso fra le peggiori canaglie dell'universo forse l'aiuterà a riflettere!
-Capito, vecchia Baba! Questa volta farò le cose come si dev…
-Questa volta faremo a modo nostro!- gridò esasperato Paikuhan, negando all'oni la possibilità di tornare coi piedi per terra -te ne occupi tu, Piccolo?
-Volentieri.
Dopo essersi sgranchito le nocche, il namecciano raccolse il bozzolo contenente Mimete.
Si avvicinò al bordo della piattaforma.
E prese la mira.
-ATTENTI LÀ SOTTO!!!
Piccolo lanciò Mimete il più lontano possibile fra le nuvole dorate, e tese l'orecchio. Dopo qualche istante, all'udito finissimo del namecciano giunse il rumore di un tonfo.
-Il pacco è arrivato a destinazione- annunciò pulendosi le mani -ora non ci resta che…
-E STA' UN PO' ATTENTO, MUSO VERDE!- gridò una voce dagli inferi.
-…che l'ultima anima.
Piccolo, Baba e Paikuhan -quest'ultimo trascinandosi dietro l'oni- si radunarono intorno all'involucro rimasto.
-Curioso…- osservò Baba -percepisco che l'anima di questa strega è fresca…
-In che senso?
-Nel senso che, a differenza delle altre quattro, quest'anima non è mai stata nell'aldilà prima d'ora. Eppure è già morta una volta, lo sento chiaramente…
-Questo spiega il perché re Yemma l'abbia affidata al tuo giudizio- osservò Piccolo -anche per lei, come le altre streghe, è necessario vedere se abbia approfittato della sua seconda occasione per rimediare agli errori passati.
-Ed è quello che farò, namecciano. Ora silenzio, per favore!
La divinatrice Baba si rimboccò le maniche e posò le mani sulla sfera magica, che già tremolava impaziente di mettersi al lavoro.
-Olla olla olla! Che il passato di questa strega appaia nella bolla!

Una piccola teca di vetro, contenente una sfera metallica posata su un cuscino, era stata collocata ai piedi di un albero nel giardino di casa Tomoe.
Il cielo era sereno e la temperatura piuttosto calda quel pomeriggio, così Hotaru ne approfittò per dare un po’ d’acqua ai fiori posti nel vaso accanto alla teca.
-È la tomba di Kaolinite, giusto?
Senza stupirsi o spaventarsi, Hotaru si girò per salutare colei che aveva parlato.
-Ciao, Usagi. È più un altare commemorativo, che una tomba vera e propria- rispose con un sorriso -vengo qui almeno una volta al giorno, quando posso, a pregare per lei, affinché possa essere felice nell’aldilà.
-È un gesto molto bello da parte tua, Hotaru!
-Grazie… è proprio di questo che volevo parlarti, ieri sera.
-I-ieri sera? Potevi dirmelo subito!
-In realtà avevo intenzione di prenderti in disparte alla fine della serata, ma poi… Ho dovuto cambiare i piani, quando Mamoru ha dovuto riportarti a casa.
Usagi si sbatté la nuca con una mano, in imbarazzo.
-Scusami, so che non è stato uno spettacolo decoroso! Ma Choji e il signor Bu erano così agguerriti, e quelle pizze erano talmente deliziose… Perdonami un attimo.
La ragazza si portò un pugno davanti alla bocca, e si massaggiò il ventre.
-Ti senti male, Usagi?
-No no, tranquilla. Ho appena finito di digerire l’ultima. Allora, di cosa mi volevi parlare?
La figlia di Tomoe aspettò che la gocciolona di sudore le sparisse dalla testa, prima di continuare.
-Ecco… lo so che tutto è finito bene, lo so che tu non ce l’hai con me, e quindi sarebbe inutile chiederti scusa… Ma voglio chiederti lo stesso cosa pensi di quello che ho fatto.
Usagi non disse nulla, per il momento. Aveva già intuito la preoccupazione della sua amica, ma preferiva lasciarla prima sfogare.
-Io desideravo poter aiutare Kaolinite a liberarsi dalla maledizione. Lo volevo con tutte le mie forze, e sarei stata disposta a sacrificarmi per far sì che ciò avvenisse… Ma l’unica persona che rischiava la vita eri tu, non io. Il tuo cristallo avrebbe permesso a Kaolinite di sopravvivere senza il sangue di Chaos, ma tu saresti morta nel giro di pochi giorni se non ti fosse stato reso. Preferendo la salvezza di Kaolinite alla tua, è come se avessi giocato con la tua vita! …in quel momento non me ne sono resa conto, anzi mi ero autoconvinta che tu avresti approvato la mia scelta. Ma poi ci ho ripensato, con più calma…
Hotaru si sedette sull’erba e si portò le ginocchia al petto. Usagi la imitò, mettendosi accanto a lei.
-…e ho capito di non essere stata giusta, non nei tuoi confronti. Tu, Chibiusa e le altre mi avete difesa in tutti i modi possibili, quando ero ancora posseduta da Mistress 9. Tu in particolare eri sempre convinta che ci fosse un altro modo per prevenire la distruzione della Terra senza uccidermi, e alla fine hai avuto ragione. Io… non sono stata capace di ripagarti allo stesso modo! Non… Non mi sono nemmeno impegnata per cercare una soluzione che salvasse entrambe! Ho solo pensato esclusivamente alla salvezza di Kaolinite, dando per scontato che tu saresti stata d’accordo… Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace…
Usagi passò un braccio intorno alle spalle di Hotaru, e la scosse leggermente.
-È tutto a posto, piccola. Hai agito con le migliori intenzioni possibili, e sei dispiaciuta per non essere stata in grado di fare ancora meglio. Tu sei una persona molto buona, ed è questa la cosa che conta di più. Mi hai capito?
Hotaru annuì, tornando subito a sorridere. Anche se aveva già previsto, più o meno, quello che Usagi le aveva appena detto, la più giovane sailor si sentì ugualmente sollevata e rassicurata.
Le due amiche rimasero per un po’ sedute sull’erba, in silenzio, a godersi l’aria quasi estiva di quel pomeriggio. Poi, con un sospiro profondo, fu ancora Hotaru a riprendere la parola.
-Vuoi sapere una cosa buffa? Un po’, mi dispiace che le anche Witches 5 non ci siano più.
-Davvero? Non sapevo che le conoscessi come conoscevi Kaolinite…
-A dire il vero ricordo poco di loro. Più che altro, mi dispiace che nessuna di loro abbia approfittato della seconda possibilità che hanno avuto dalla vita per migliorare le loro vite, per cambiare… Kaolinite è riuscita, alla fine, ad ottenere quello che desiderava nel miglior modo possibile, ma le altre? Sono morte e basta, senza cambiare e senza imparare nulla…
-Io non ne sarei tanto sicura.
Hotaru si girò verso Usagi, che le rivolse uno strano sorriso.
-Mi stavo appunto domandando quando mi avresti chiesto il motivo della mia visita. C’è una persona che vorrei presentarti.
La leader delle sailor alzò il polso sinistro ed attivò il sailorfono.
-Si sta caricando… Ecco, ci siamo! Hotaru, saluta…
<< ERA ORA CHE ACCENDESSI IL SAILORFONO, TESTA DI RAPA! È DA MEZZ’ORA CHE TI CERCO! >>
-S-s-scusa… Volevo presentarti ad Hotaru al momento giusto, senza rovinare il colpo di scena…
<< Incosciente che non sei altro, il sailorfono deve restare sempre attivato in caso di emergenze! >>
-Emergenze?! Un mostro sta attaccando la città?!
<< Niente di così soprannaturale, Usagi. Dei rapinatori hanno preso d’assalto la banca centrale, approfittando della distrazione causata dall’annuncio in mondovisione di Mister Satan. Fortunatamente si tratta di malviventi inesperti, infatti si sono tutti radunati nel caveau permettendo a chiunque altro presente nell’edificio di mettersi in salvo. Ami e Minako sono intervenute subito in aiuto della polizia per stanarli e catturarli, ma il loro complice che li attendeva all’esterno della banca è riuscito a fuggire a bordo di un furgone… Hai detto che ti trovi a casa di Hotaru? >>
-Ehm, sì, perché?
<< Sto seguendo il percorso del furgone tramite le telecamere di sicurezza di tutta la città, e se i miei calcoli sono esatti i posti di blocco della polizia lo devieranno proprio a due isolati dalla zona in cui ti trovi. Se fai in tempo, puoi riuscire ad intercettarlo! >>
-D’accordo, vado! Grazie Viluy, passo e chiudo!
Usagi si alzò subito in piedi, mentre Hotaru, ancora seduta, la guardava con occhi sgranati.
-Hai detto… Viluy? Proprio quella Viluy?
-Proprio lei! Ne abbiamo discusso a lungo, e alla fine Ami è riuscita a convincerci che valeva la pena darle una seconda possibilità. Essendo un’intelligenza artificiale, ci dà una mano nel modo che hai appena sentito.
Gli occhi della bambina luccicarono.
-Quindi… è passata dalla nostra parte?
-Esatto! Anche se, per ora, lo fa solo per Am…
<< VUOI DARTI UNA MOSSA, USAGI?! >>
-Ma che?… Viluy, avevo detto “passo e chiudo”!
<< Io sono sempre in linea, testa di rapa! E ora sbrigati >>
-Va bene, va bene! Uff… Possiamo rivederci più tardi alla sala giochi di Motoki, Hotaru? Così te la ripresento con più calma!
-Alla sala giochi? D’accordo! Sta’ attenta, mi raccomando!
-Tranquilla, basterà un Sailor Moon Kick ben piazzato per mettere quel mascalzone a nanna. A dopo!

Mettendo mano al medaglione che le permetteva di trasformarsi, Usagi cominciò a correre. Salutò distrattamente il professor Tomoe, uscì dal cancello della villa, percorse la via fino a raggiungerne il punto più elevato, ed aguzzò la vista.
-Mi sembra di aver visto un furgoncino rosso sgommare in lontananza, è quello?
<< Esatto. Calcolando la sua velocità, dovrebbe passare davanti a te fra due minuti circa. Tieniti pronta! >>
-Lo farò cappottare contro dei cespugli, così da non causare troppi danni!
Mentre attendeva impaziente l’arrivo dell’obiettivo, Usagi non poté fare a meno di considerare strano quel ritorno alla normalità. Di colpo, gli sembrava passata un’eternità dall’ultima volta in cui aveva avuto a che fare con criminali comuni… Anzi, dall’ultima volta che si era trasformata in Sailor Moon per sventare una minaccia.
“Sono stata in coma per una settimana o poco più, eppure ho l’impressione che sia trascorso molto più tempo. Quante cose mi sono persa… Quante cose non ho potuto prevenire… E quante persone ho fatto soffrire per colpa della mia stupidità.”
L’immagine di Eudial che la colpiva alle spalle, seguita dai visi di Mamoru e delle sue amiche, scorse rapidamente davanti ai suoi occhi.
“Nonostante tutti i nemici che ho sconfitto e tutte le volte che ho salvato la Terra, sono ancora lontanissima dal poter ricoprire il ruolo di nuova regina Serenity. Ma presto le cose cambieranno.”
Usagi strinse più forte il medaglione.
“Non permetterò mai più che Hotaru-chan, Mamo-chan, Rei-chan e tutti gli altri si preoccupino per me. Per loro, e per me stessa, diventerò ancora più forte. Più attenta. Più coscienziosa. …a cominciare da ora”

-MOON ETERNAL POWER, MAKE UP!

FINE

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…okay, non proprio. C’è ancora una sottotrama che devo portare a termine ^_^

Capitolo Bonus: Quello Che Nessuno Dovrà Mai Sapere

-…cinquecento, seicento, settecento, ottocento, novecento, mille! Ci sono tutti! Ah ah!
Il gigantesco re Yemma posò l’ultima mazzetta di banconote sul piano della scrivania, su cui poi distese anche le gambe per ostentare tutta la sua soddisfazione.
-Non sei per nulla sportivo, Yemma. Fossi al tuo posto, non mi vanterei così apertamente sapendo di non aver fatto nulla per vincere la scommessa.
Al contrario, l’ospite ai piedi della gigantesca scrivania non era per nulla felice. Si trattava di un uomo piuttosto anziano, calvo, dalla grigia barba lunga ed appuntita come le sue sopracciglia.
-E non fare il guastafeste, vecchio Yamamoto! I termini della scommessa erano chiari, ormai è troppo tardi per discuterli di nuovo! Se qualcuno deve essere sportivo quello sei tu, nell’accettare la sconfitta!
L’uomo chiamato Yamamoto sospirò rassegnato.
-Immagino tu abbia ragione. La mia presunzione mi è costata molto cara…
-Puoi dirlo forte! Ricordo benissimo il giorno in cui il contatore delle anime presenti negli inferi è sceso di quattro unità senza che fossero state annunciate resurrezioni, e tu venutolo a sapere ti sei presentato alla mia porta, sicuro che sarebbero stati gli dei della morte a risolvere il mistero! “Scommetto che anche il peggiore degli shinigami riuscirebbe a ritrovare quelle quattro anime mancanti prima che lo facciano gli eroi terrestri!” Rido ancora al pensiero!
-Era l’occasione che aspettavo!
Il comandante degli dei della morte sbatté il suo bastone sul pavimento, seriamente arrabbiato.
-L’occasione per dimostrare che noi shinigami dovremmo essere gli unici responsabili del destino delle anime dei defunti, di tutti i defunti! E non solo di quelli che non hanno mai avuto rimpianti in vita e da essa non pretendono di più!
-Ma meritano ugualmente di vivere il resto dei loro giorni nel regno dei cieli o negli inferi, o di avere una seconda possibilità come tutte le anime che passano da queste parti, invece di essere trasformate in luce. Mi auguro che tu lo capisca un giorno… Per il momento, mi basta che tu abbia accettato di riempire le mie tasche. Ah ah ah ah!
Ridendo sguaiatamente, Re Yemma si fece aria con le banconote vinte. Pensava che il suo ospite se andasse a testa bassa, e invece, quando smise di sventolarsi, Yamamoto era ancora davanti alla sua scrivania, pensieroso.
-Sai, Yemma, mi è appena sorto un dubbio riguardo uno dei termini della scommessa. Quello sul tenermi nascosta l’identità delle anime fuggiasche. L’hai fatto solo per aggiungere un po’ di pepe al gioco…
-Certo che l’ho fatto per quello! Siccome ti vantavi così tanto della bravura degli shinigami sotto il tuo comando, allora io…
-…oppure perché, incapace come sei di fare il tuo lavoro, non ti sei mai preso la briga di alzare il sedere da quella poltrona e controllare di persona chi mancasse?
Improvvisamente Re Yemma sentì il bisogno di mettere i soldi al sicuro in un cassetto.
-Ehrm… ormai è andata così, caro Yamamoto! La prossima volta starò più attento!
“Dovresti augurarti che non ci sia una prossima volta, idiota…”
-Piuttosto, parlando di incapacità, dimmi dello shinigami che hai spedito a cercare le anime. Sarà il peggiore fra tutti, ma quanto vale preso singolarmente? È in gamba?
Yamamoto si accarezzò la barba e chiuse gli occhi, sperando di camuffare il suo imbarazzo dandosi un’aria di saggezza.
-Per usare un’iperbole, caro Yemma, ti posso dire che non sarebbe possibile considerarlo il migliore fra gli shinigami neppure se fosse l’unico.

Sperduto tra le montagne innevate da diversi giorni, Hanataro Yamada si era arrangiato come poteva per rendere la sua situazione più sopportabile. Aveva intagliato cortecce di alberi morti per farsi dei vestiti che in realtà sembravano un costume fatto di cartapesta, si era arrampicato sui rami più alti per rubare le scorte di ghiande dagli scoiattoli e dagli uccellini subendo le loro ire, aveva imparato ad accendere il fuoco, e si era fatto amico un solitario orso reso mansueto da un predatore più feroce di lui che lo aveva picchiato in passato.
Hanataro stava appunto dormendo addormentato sul suo dorso, assopito dal calore del fuoco, quando il plantigrado iniziò a tremare terrorizzato.
-Rrrronf… ? Che c’è, Ganju Junior… !!!
L’orso corse via spaventato, facendo cadere a terra il suo compagno di sventure. Il ragazzo alzò la faccia dalla neve, e tutto il suo sonno svanì in un lampo.
-Ciao, Yamada.
Davanti a lui si stagliava la figura di una donna vestita di bianco, e dai liscissimi capelli neri intrecciati davanti al petto. Agli occhi di chiunque altro sarebbe sembrata un angelo: il suo viso quasi ovale sfoggiava un sorriso sereno e rassicurante, e i suoi occhi, chiusi, trasmettevano simpatia.
-C-C-C-C-CAP-P-P-P-P-PITANO UNOHANA, C-C-C-C-C-C-CHE P-P-P-P-P-P-P-PIACERE V-V-V-V-V-VEDERLA!…
-Il comandante Yamamoto è furioso, Yamada. Le anime sfuggite al controllo di Re Yemma sono state ritrovate tutte e cinque. Sai cosa significa questo?
-Oh… M-m-m-m-mi disp-p-p-p-piace, c-c-c-c-capitano… Ho f-f-f-fatto t-t-t-t-tutto il p-p-p-p-possibile…
-Non lo metto in dubbio
Con fare materno, la donna chiamata Unohana si chinò sul suo sottoposto e gli accarezzò la testa.
-Purtroppo però questo non basterà a consolare il comandante Yamamoto, né tutti gli altri shinigami che contavano su di te.
Una porta di legno scorrevole si materializzò dietro Unohana, che grazie alla luce accecante proveniente dalle sue spalle sembrava quasi una dea pronta ad accompagnare le anime in un luogo migliore.
-È ora di tornare a casa, Yamada. Prendi la mia mano, coraggio.
-N-n-n-n-n-o… P-p-p-p-p-per favore… Non p-p-p-p-p-può f-f-f-f-f-farmi questo… NOOOOOOOOOO!!!

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