Sopravvissuti di Vanessa1995 (/viewuser.php?uid=841102)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
N.A. Innanzitutto
voglio ringraziare voi lettori e lettrici, ammesso che
c’è ne
saranno, anche solo per aver aperto questa FF. L’idea per
questa
storia mi è venuta dopo aver incominciato a rivedere gli
episodi di
Naruto. Akiko è un personaggio originale, misterioso e
complicato
per certi versi. Ho pensato a lungo alle sue possibili origini poi
alla fine ho deciso… beh, se proseguirete nella lettura lo
scoprirete.
Ringrazio Epic
JP per
avermi sopportato e per avermi fatto da Beta.
Konoha,
la capitale del Paese del Fuoco, era la casa di Akiko. Era il posto
dov’era nata e dove sperava di passare il resto della sua
vita e un
giorno, si spera il più tardi possibile, di morirci. Akiko
era un
membro del Clan Uchiha e come tutti gli altri membri possedeva
l’abilità innata che li contraddistingueva: lo
Sharingan.
Fumiko,
sua madre, era scomparsa durante una missione. Non morta scomparsa e,
per certi versi, questo era pure più doloroso. Akiko avrebbe
tanto
voluto avere una tomba su cui piangere poiché era convinta
che la
madre fosse morta perché se non fosse stato così
sarebbe tornata da
lei, no? Nessuna madre abbandonerebbe la propria prole. Nessuna.
In
seguito alla scomparsa di Fumiko la bambina era rimasta sola e
Fugaku, il capo del clan, e sua moglie Mikoto l’avevano
accolta
nella loro casa. Lo avevano fatto in nome dell’affetto che
entrambi
avevano nutrito per sua madre. I primi giorni erano stati difficili.
Fugaku e Mikoto erano stati molto gentili con lei, in particolare
Mikoto, ma quella non era la sua casa e loro non erano la sua
famiglia. Una volta era pure scappata ed era stato Itachi, il figlio
maggiore della coppia, a ritrovarla. In seguito le cose avevano
iniziato a migliorare e Akiko aveva incominciato a considerare la
loro abitazione come la sua nuova casa.
Due
anni erano passati da quando la piccola era andata a vivere con i
vecchi amici di sua madre. Voleva un gran bene a tutti: alla dolce
Mikoto, al severo Fugaku che era spesso impegnato con le faccende del
clan, a Itachi che sembrava ignorarla per la maggior parte del tempo
e al piccolo Sasuke, con il quale ogni tanto si allenava e che
consolava quando era triste. Le cose finalmente avevano preso la
giusta piega ed era convinta che d’ora in avanti sarebbe
andato
tutto bene. Non poteva lontanamente immaginare, nemmeno nei suoi
incubi peggiori, quello che stava per accadere.
Quella
mattina Akiko si era svegliata un po’ più tardi
del solito. Non
aveva missioni in programma per quel giorno e quindi ne aveva
approfittato per riposare qualche ora in più. La bambina
stava
scendendo le scale per raggiungere il pianterreno quando
notò Sasuke
in piedi dietro ad Itachi che si stava infilando le scarpe.
«
Itachi, ti prego, possiamo allenarci più tardi dopo
l’Accademia? » chiese il bambino che aveva pochi
anni in meno di
Akiko. Quest’ultima si fermò a metà
scala e fissò la scena.
“Digli
di si, Itachi. Tuo fratello ti ammira tanto e sarebbe così
felice di
allenarsi con te.” pensò
consapevole che Sasuke era felice di allenarsi con lei, ma che invece
avrebbe preferito farlo con il fratello maggiore.
«
Mi dispiace, non ho tempo oggi. » rispose Itachi
sollevandosi
dal pavimento. « Perché invece non ti alleni con
Akiko? » aggiunse
voltandosi, ma invece di fissare il fratellino concentrò i
suoi
occhi d’ossidiana sulla ragazzina rimasta immobile sugli
scalini.
La bambina finì di scendere le scale e si
avvicinò a Sasuke.
«
Ma mi alleno sempre con lei. Ti prego, Itachi! »
supplicò il
bambino. Akiko gli posò una mano sulla spalla destra.
«
Sasuke, tuo fratello è molto impegnato. »
disse dolcemente la
ragazzina. « Se vuoi puoi allenarti con me dopo
l’Accademia. »
propose e le sue labbra si curvarono in un sorriso. Sasuke si
voltò
e posò gli occhi su di lei: erano identici a quelli del
fratello.
«
Va bene. » acconsentì, ma era chiaro che
fosse deluso. Akiko
tolse la mano dalla sua spalla e lo guardò dirigersi in
cucina.
Quando fu sparito alla sua vista si girò verso Itachi.
Intrecciò le
braccia e assunse un’espressione severa.
« Capisco che tu sia
molto occupato ma è possibile che non hai nemmeno una o due
ore
libere da dedicare a tuo fratello? » chiese incapace di
trattenersi.
« Lui ti ammira. Il suo sogno è diventare come
te! »
continuò. A dirla tutta, il bambino era pure un
po’ geloso
del fratello dal momento che passava più tempo col padre che
con lui
e perché Fugaku sembrava avere occhi solo per il figlio
maggiore.
Akiko sospettava che il motivo dietro tutte quelle attenzioni fosse
molto semplice: Itachi era il figlio maggiore e in quanto tale un
giorno, probabilmente, sarebbe stato lui il capo del clan.
«
Akiko, devo chiederti una cosa. » disse.
In quell’istante
la porta della casa si aprì e comparvero alcuni membri del
clan
dall’aria tutt’altro che amichevole. La bambina li
fissò
perplessa.
« Shisui è morto. »
annunciò uno di loro.
Akiko si coprì la bocca con la mano sconvolta. Non riusciva
a
credere alle proprie orecchie. « Si è suicidato ed
è stato
rinvenuto un suo biglietto! » continuò il
tipo con tono
accusatorio.
« Mi dispiace, tuttavia non capisco il vostro
atteggiamento... sembra quasi che mi state accusando di essere
responsabile della sua morte. » rispose impassibile
Itachi e la
bambina lo fissò incredula.
“Come
fa a restare così calmo? Shisui era suo cugino, oltre che un
suo
caro amico.” pensò
confusa, forse era solo bravo a nascondere il proprio dolore.
«
Ieri c’è stata una riunione del clan. Tu e Shisui
eravate gli
unici assenti. Tuo padre ha provato a giustificarti affermando che
avevi degli impegni in quanto membro della squadra
speciale! »
esclamò un altro dei ragazzi che avevano tutti
più o meno la stessa
età del figlio del capo clan.
« Itachi non avrebbe mai potuto
fare del male a Shisui, era il suo migliore amico! »
strillò Akiko
facendo un passo in avanti decisa a difenderlo. Quest’ultimo
allungò un braccio di fronte a lei impedendole di avanzare
ulteriormente.
« Akiko, lascia stare. Raggiungi Sasuke in
cucina. » disse senza guardarla e, seppure di mala
voglia, la
bambina ubbidì.
Quando entrò in cucina vide Sasuke seduto a
tavola vicino al padre ed entrambi stavano finendo di fare colazione.
Mikoto era in piedi davanti ai fornelli con indosso un grembiule
bianco.
« Akiko, hai fame? » chiese la donna che per prima
si
era accorta della sua presenza.
« Penso che berrò del latte. »
rispose prendendo posto vicino a Sasuke. Fugaku era seduto capotavola
come di consueto. Akiko, guardando il bambino seduto vicino a
sé
notò che l’espressione triste non aveva ancora
abbandonato il suo
viso.
« Sasuke, non te la prendere. Sono sicura che presto
Itachi riuscirà a trovare del tempo da
dedicarti. » disse
dolcemente la ragazzina accarezzando i capelli del bambino che la
ignorò e si alzò dalla sedia.
« Ho finito di mangiare, vado
in Accademia! » annunciò con
un’espressione cupa in volto. «
Akiko, ci vediamo più tardi! » aggiunse e
quest’ultima
annuì.
« Ti ho preparato la merenda. » disse
Mikoto
prendendo un sacchettino di carta da una delle mensole e porgendolo
al figlio, che lo afferrò. « Se preferisci, dopo
le lezioni puoi
allenarti con me. » propose.
Akiko non sapeva se Mikoto
fosse stata una grande kunoichi ma era probabile dal momento che,
quando lasciò la carriera ninja per dedicarsi alla casa e
alla
famiglia, aveva il rango di Jonin. Anche Fumiko era riuscita a
raggiungerlo. Lei è la moglie di Fugaku si erano diplomate
all’Accademia a pochi anni di distanza l’una
dall’altra.
«
No mamma. Scusa, ma ho già detto ad Akiko che mi sarei
allenato con
lei. » rispose il piccolo che sembrava deciso a
rispettare
l’impegno preso.
« Va bene, allora ci vediamo più tardi.
Buona giornata! » augurò la madre che non
pareva essersela
presa minimamente. Il bambino corse fuori dalla stanza.
« A
volte vorrei sapere cosa passa per la testa di
Itachi... »
affermò Fugaku scuotendo la testa. « È
in gamba, è stato il più
giovane del clan a risvegliare lo Sharingan, ha impiegato poco a
perfezionarlo ed è abile in tutto quello che
fa. » continuò
l’uomo. « Però sembra che non gli
importi niente della famiglia e
del clan. » proseguì e, dal tono della
voce, la bambina capì
che era quella la cosa che lo preoccupava maggiormente:
l’apparente
disinteresse del figlio maggiore per le questioni del clan.
«
Caro, Itachi è giovane ed è appena entrato nella
squadra
speciale. » intervenne la moglie posando sul tavolo,
di fronte
ad Akiko, una tazza di latte. La piccola se la portò alle
labbra e
bevve un sorso del liquido tiepido e bianco « Ha tempo per
dedicarsi
alle questioni del clan. Lascia che per ora si concentri sulla sua
carriera ninja. »
« Sono fiero di lui. Sono contento che
sia entrato nella squadra speciale, ma è arrivato il momento
che
entri a far parte del consiglio a tutti gli
effetti! » rispose
il ninja. « Ieri c’era una riunione. L’ho
pregato di venire e
lui cos’ha fatto? Non si è presentato! Mi ha fatto
fare una figura
pessima! » continuò scuotendo la testa
deluso e veramente
arrabbiato. Poggiò i gomiti sul tavolo e
intrecciò le dita delle
mani.
« Vedrai che alla prossima riunione si presenterà.
Sei
troppo severo con lui. » disse la moglie
poggiandogli una mano
sulla spalla.
« E tu sei troppo buona! »
ribatté l’altro
alzandosi in piedi. « Akiko, pensaci tu a Sasuke, per
favore. »
«
Tranquillo. Quando avrà terminato le lezioni,
andrò a prenderlo e
ci alleneremo insieme. » promise. Era felice di
allenarsi con
Sasuke. Quegli allenamenti tornavano utili pure a lei: aveva
l’opportunità di rinforzare il suo Sharingan. I
suoi compagni di
squadra erano in gamba e pure la sua maestra, tuttavia nessuno di
loro possedeva la sua abilità innata.
Finito
di fare colazione, Akiko salì in camera sua. Voleva
sistemare la
stanza prima di uscire di casa.
Quando aprì la porta vide
Itachi davanti alla finestra. Le dava le spalle. Apparentemente non
si era accorto del suo arrivo, ma era probabile che non fosse
così.
Era certa che sarebbe stato difficile cogliere Itachi di sorpresa.
«
Hai finito di fare colazione, Akiko? » chiese voltandosi
verso di
lei. La ragazzina chiuse la porta e si avvicinò al suo
ospite.
«
Si. Mi sembrava che dovessi chiedermi qualcosa... »
disse
ricordando le sue parole di alcuni minuti prima.
« Desidero
solo che tu ti prenda cura di Sasuke. Presto avrà bisogno di
tutto
il tuo aiuto. » spiegò.
« Il mio aiuto? Perché, cosa
sta succedendo? Devi partire per una missione importante? »
domandò confusa. Stava per intraprendere una
missione
pericolosa e aveva paura che non avrebbe più rimesso piede
nel
villaggio? Se fosse morto il futuro del clan sarebbe stato incerto.
Non voleva nemmeno pensare a come i suoi genitori e Sasuke avrebbero
reagito di fronte ad una sua eventuale dipartita.
« Adesso non
posso spiegarti, ma ho bisogno che tu faccia una cosa per me oggi:
devi tenere Sasuke lontano dal nostro quartiere. Il
più a lungo
possibile. »
« Perché?! » esclamò non
riuscendo a
pensare ad una spiegazione per quella richiesta. Lui le posò
una
mano sulla spalla destra e la guardò dritto negli occhi.
« Fai
come ti ho detto e non farne parola con Sasuke. »
disse facendo
aumentare ulteriormente la confusione che provava.
«
Itachi, mi stai preoccupando... » disse ansiosa.
« Stai
tranquilla. Fai solo come ti ho detto: tieni Sasuke lontano dal
quartiere il più possibile. »
levò la mano dalla sua spalla e
aprì la cerniera della maglia che indossava tirando fuori un
rotolo.
« Questo è per te, ma devi promettermi che lo
leggerai solo
domani. » disse porgendoglielo e lei lo prese in
mano con
cautela.
« Va bene, te lo prometto. »
affermò. Temeva
che sarebbe potuta morire per la curiosità e che non sarebbe
stata
in grado di resistere, tuttavia era determinata a farlo.
«
Grazie. Ora devo andare! » le mise le dita sulla
fronte, lo
aveva sempre visto fare quel gesto con Sasuke e pensava che fosse il
suo modo per salutarlo, ma era la prima volta che lo faceva con lei.
« Un giorno diventerai una grande
kunoichi! »
« e tu
sarai qui per aiutarmi e consigliarmi, magari anch’io mi
unirò
alla squadra speciale! » ipotizzò
sorridendo.
Avrebbero
potuto andare in missione insieme. Veramente lei quasi quasi avrebbe
preferito occuparsi delle nuove generazioni piuttosto che entrare a
far parte della squadra speciale però aveva sempre sognato
di andare
in missione con Itachi. Sasuke non era il solo ad ammirarlo. Akiko
avrebbe considerato un grande onore combattere al suo fianco.
«
Farò il possibile. »
Lo guardò uscire dalla stanza e le
venne uno strano presentimento. Aveva come la sensazione
che qualcosa
di brutto stava per accadere e che lui lo sapesse, ma non volesse
dirglielo.
Prima
di uscire di casa, Akiko salutò Mikoto e
l’avvertì che non
sarebbe rientrata per il pranzo: aveva appuntamento con i suoi
compagni di squadra e la sua maestra. La matriarca del clan la
salutò
con un sorriso smagliante. A volte si chiedeva come facesse quella
donna ad essere perennemente allegra.
Akiko si incamminò lungo
il marciapiede diretta verso l’arco che divideva il quartiere
degli
Uchiha dal resto del villaggio, erano numerose le case che
comprendevano quella parte dell'insediamento e stranamente
tutti
i membri del clan erano a casa. Normalmente c’è
n’era sempre
qualcuno lontano dal villaggio e raramente erano tutti nel complesso
o comunque all'interno delle mura.
“Ho
sentito ieri Fugaku commentare la cosa con Mikoto. Sembrava perplesso
e sorpreso che l’Hokage non avesse affidato a nessun membro
una
missione che lo portasse lontano da Konoha.” pensò.
Scosse la testa e si sistemò una ciocca dei lunghi capelli
scuri
dietro l’orecchio. Non era preoccupata di quello che avrebbe
potuto
significare, pensava che semplicemente l’Hokage non avesse
bisogno
di loro.
« Ah, guarda chi c’è, il nostro
fantasma! » disse
una voce maschile. Si bloccò nell’udirla e si
voltò: tra i rami
dell'albero del giardino di una casa, in mezzo alle foglie, spuntava
un ragazzino. Lo conosceva bene. Il bambino saltò
giù atterrando di
fronte a lei. « Allora fantasma, dove vai di bello?
Vai a fare
una visita ai tuoi amici rettili? » domandò con un
sorriso maligno
dipinto in volto.
« Non sono affari tuoi e smettila di
chiamarmi in quel modo! » rispose chiudendo le mani a pugno.
«
La tua pelle è chiarissima, più chiara di
qualsiasi membro del clan
o abitante del villaggio. Ti fa sembrare un fantasma!
» il tono
della sua voce era perfido e Akiko, senza nemmeno rendersene conto,
attivò il proprio Sharingan: i suoi occhi diventarono rossi
e due
tomoe comparvero intorno alla pupilla. Le mancava ancora un tomoe
affinché l’evoluzione fosse completa.
« E tu sei un idiota!
» esclamò tirandogli un pugno allo stomaco. Il
ragazzino si piegò
in due con gli occhi spalancati.
« Accidenti, Akiko! »
biascicò facendo un passo indietro tenendosi una mano sul
ventre.
Lei gli passò accanto, non era per niente pentita di averlo
attaccato: aveva bisogno di una lezione. La questione per il bambino
non doveva essersi chiusa lì, siccome tentò di
aggredirla alle
spalle, ma la bambina riuscì facilmente a schivare il suo
attacco.
«
Sospettavo che mi avresti attaccato per vendicarti. »
affermò
fissando il suo avversario che era caduto per terra. Tirò un
sospiro
e scuotendo la testa si avvicinò a lui tendendogli una mano.
L’altro
la guardò per un istante, poi gliela colpì e si
drizzò in piedi da
solo rifiutando il suo aiuto.
« Vai da quei serpenti che ti
piacciono tanto! » dopo la fuoriuscita di
quell’ultima cattiveria
dalle labbra corse via. Una lacrima uscì dall'occhio destro
di Akiko
e scivolò lungo la guancia. Se la asciugò. Certi
bambini sapevano
essere davvero cattivi e lei lo sapeva bene.
“Però
quell'antipatico non mi ha dato un cattivo consiglio in
fondo…” pensò
e continuò a camminare lungo il marciapiede. Quando era
uscita di
casa non sapeva con certezza dove sarebbe andata, ma adesso
si.
All'interno del villaggio si trovava un grande bosco ed era
stato proprio lì che si era rifugiata quando due anni prima
era
scappata da casa di Fugaku e Mikoto perché non voleva vivere
con
loro. Le piaceva la tranquillità che riusciva a trovare in
mezzo
agli alberi.
Raggiunto il bosco, Akiko si inoltrò al suo
interno. Camminò per una decina di minuti. Gli uccellini
cinguettavano in cima agli alberi nascosti in mezzo alle loro chiome
verdi. La bimba si sedette vicino al tronco di un albero. La pianta
doveva essere caduta e gli abitanti di Konoha dovevano aver deciso di
lasciarla lì ed era diventata un rifugio per gli animali
all’occorrenza. Appoggiò la schiena contro il
tronco e distese le
gambe davanti a sé rimanendo in attesa.
Come spesso accadeva,
non passarono molti minuti prima di sentire qualcosa di freddo che le
strisciava sul braccio. Abbassò lo sguardo e vide un
serpente
risalire lungo il suo arto.
“Ciao,
Akiko. Non mi sembri di buon umore oggi.” i
pensieri del rettile le risuonarono nella testa fin da quando aveva
memoria: i serpenti erano come attratti da lei. In particolare le si
avvicinavano quando era nel bosco o in prossimità di esso e
per
qualche strana ragione lei riusciva a sentire i loro pensieri. La
prima volta si era spaventata, ma con il passare del tempo ci aveva
fatto l’abitudine e quei rettili erano diventati suoi
amici.
“Diciamo
che ho litigato con un bambino. Mi chiama fantasma e a me non piace.
Io non sono un fantasma!” rispose
e intrecciò le gambe mentre con l'altra mano strinse piano
il
serpente. Non voleva correre il rischio di fargli del male. Se lo
sistemò sulla pancia e il rettile si avvolse su
sé stesso per poi
rimanere immobile.
“No,
non sei un fantasma. Se lo fossi ti passerei attraverso.” rispose
l’altro sollevando la testa e gli occhi della bimba
incontrarono
quelli piccolissimi del suo amico. “Sai,
io sono molto velenoso. La mia specie è considerata una
delle più
pericolose.” spiegò.
Non
le stava dicendo nulla di nuovo. Si era informata e aveva scoperto
che il mamushi era uno dei serpenti più velenosi del posto
dove
vivevano. Il suo veleno distruggeva i globuli rossi e conteneva delle
neurotossine che attaccavano il sistema nervoso e in più
conteneva
anche degli anticoagulanti. Aveva letto che i sintomi che colpivano
le persone che venivano morse erano molteplici e che almeno una
decina di persone all’anno morivano per via del suo morso,
però
esistevano due antidoti in grado di neutralizzarlo.
"Lo
so, ho studiato la tua specie." rispose
distogliendo lo sguardo e fissando l'albero davanti a sé.
Qualcuno
aveva inciso sul tronco un cuore e nel mezzo aveva scritto le
iniziali di due nomi. Sorrise al pensiero della giovane coppia di
innamorati che doveva averlo realizzato, magari due bambini.
Sollevò
lo sguardo e fissò le foglie dei rami degli alberi sopra le
loro
teste, era in grado di vedere solo dei puntini azzurri che dovevano
essere pezzi di cielo. La sua mente tornò indietro nel tempo
a due
anni prima.
Inizio
Flashback
Quella
non era la sua casa, la sua casa era quella dov'era nata e cresciuta
e dove fino a pochi giorni prima viveva con sua madre. Non aveva
più
nessuno: era sola. I suoi nonni erano morti e adesso pure sua madre
l'aveva abbandonata. In quanto a suo padre... beh, non sapeva nemmeno
chi fosse.
Mikoto e Fugaku l'avevano accolta a braccia aperte
nella loro casa, la donna le aveva pure promesso di prepararle il suo
piatto preferito per cena e le aveva preparato una torta. Tutti
eccetto Itachi, che non sembrava essersi quasi accorto del suo
arrivo, erano parsi felici che andasse a vivere con loro. Quella era
stata una delle rare volte che aveva visto sorridere Fugaku, sebbene
si fosse trattato di un piccolo sorriso.
Appena Mikoto l'aveva
lasciata da sola nella sua nuova camera, Akiko aveva aperto la
finestra ed era scappata.
La bambina si era rifugiata nel bosco
e si era seduta per terra accanto al tronco di un albero. Aveva
piegato le gambe, le aveva strette con le braccia ed era rimasta
immobile a piangere in silenzio. Non sapeva dire quanto fosse rimasta
in quella posizione, ma dopo pochi minuti arrivò un serpente.
Ormai
si era abituata ai rettili che le si avvicinavano quando andava nei
boschi. Non erano cattivi e lei era in grado di comunicare
telepaticamente con loro.
"Perché
quelle lacrime Akiko?" Chiese
il serpente. Lei posò una mano sul terreno e la creatura le
salì
lungo il braccio.
"Mia
madre è scomparsa in missione. Sono convinti che sia
morta." raccontò
asciugandosi gli occhi con la mano dell'altro braccio.
"Mi
dispiace. La vita dei ninja è pericolosa, ho sentito e ne ho
visti
morire tanti." rispose.
La cosa incredibile era che si sentiva meglio a parlare con un
serpente e a stare in un bosco piuttosto che a casa del capo del
clan.
Rimase a lungo lì seduta a conversare con il serpente. Ad
un certo punto incominciò a farsi buio. Il suo stomaco
brontolò e
intuì che doveva essere quasi ora di cena. Un rumore la fece
sussultare e si drizzò in piedi.
« Ah, eccoti qui finalmente.
Lo sai che sono diventato matto per cercarti? I miei genitori sono
preoccupatissimi e Sasuke è triste! »
disse Itachi uscendo da
dietro un albero. « Mi rendo conto che... _non stai
vivendo un
bel momento, ma ti chiedo di tornare indietro. Te lo chiedo per mio
fratello, sta soffrendo e i miei genitori stanno
impazzendo. »
disse avanzando verso di lei. Teneva le mani infilate nelle tasche
dei pantaloni.
« Quindi mi stai chiedendo di tornare indietro
solo perché non vuoi che tuo fratello e i tuoi genitori
soffrano? »
chiese. Non era sorpresa di apprendere che a lui non importasse nulla
di lei. Sarebbe anche potuta morire e Itachi non avrebbe battuto
ciglio, era solo preoccupato per la sua famiglia.
Si inginocchiò
per terra e posò la mano sul terreno. Il serpente scese dal
braccio
di lei e lo guardò strisciare fino ad un cespuglio e sparire
in
mezzo alle foglie.
« Si, te lo sto chiedendo per quello. »
confermò il ragazzino poco più grande di lei.
Quanti anni aveva
Itachi più di lei? Due o tre erano gli stessi che la
separavano da
Sasuke, ma quest’ultimo era più piccolo di lei ed
era a metà tra
loro due: poco più piccola del fratello maggiore e poco
più grande
di quello minore.
« Non ho nulla contro i tuoi genitori o
Sasuke... loro sono stati gentili, in particolare tua madre e...
Sasuke sembra davvero un bravo bambino, ma voi non siete la mia
famiglia e quella dove abitate non è la mia
casa. » affermò
avvertendo di nuovo quel senso di sofferenza che sembrava averla
abbandonata dopo che era venuta nel bosco.
« Ripeto: capisco
che la situazione non è facile. Stai vivendo un brutto
momento. Hai
appena perso tua madre e non hai più nessuno.
Però, se vuoi, noi...
noi potremmo essere la tua nuova famiglia, anche se mi rendo conto
che i miei genitori non saranno mai i tuoi. » disse
facendo
alcuni passi nella sua direzione. « Mia madre non pretende di
sostituirsi alla tua e mio padre non pretende di essere anche il tuo,
ma credo che ti vogliano bene sul serio e può darsi che con
il
passare del tempo incomincerai a considerare la nostra casa pure la
tua. » il tono della sua voce era calmo. Il suo
sguardo non
aveva mai abbandonato quello di lei. In quell’istante il
vento
soffiò scompigliando i capelli di entrambi oltre ai rami
degli
alberi e una foglia cadde sul terreno in mezzo a loro.
« Va
bene, andiamo. Ma sbrighiamoci, sta iniziando a venirmi
fame! »
disse, sebbene odiasse ammetterlo e si incamminò verso il
loro
quartiere seguita da Itachi.
Fine
Flashback
Dopo
quel giorno non era più scappata. Quando era tornata a casa,
Mikoto
prima l’aveva abbracciata felice di vedere che fosse sana e
salva e
poi l’aveva rimproverata per essersene andata senza
avvertire. Dopo
aver visto la preoccupazione sul volto suo e del marito e Sasuke che
le correva incontro contento di rivederla, capì che le
volevano
davvero bene e che magari, col tempo, quel posto sarebbe diventato la
sua casa.
Il
resto della giornata trascorse velocemente e prima che se ne rendesse
conto arrivò il momento di andare a prendere Sasuke fuori
dall’Accademia. Non aveva dimenticato quello che le aveva
chiesto
Itachi e aveva studiato un piano per tenere il suo fratellino lontano
dal quartiere, sebbene non riuscisse a comprendere il motivo della
richiesta del fratello maggiore. Se fosse stato il compleanno di
Sasuke avrebbe pensato ad una festa a sorpresa, tuttavia mancavano
settimane al giorno in cui il bambino avrebbe compiuto gli
anni.
“Itachi
deve aver avuto le sue buone ragioni per chiedermi di farlo e
sicuramente non si tratta di nulla di brutto.” pensò
la ragazzina che si trovava in piedi in mezzo alla strada di fronte
all’ingresso del giardino dell’Accademia. Diverse
persone erano
venute a prendere i bambini: genitori, fratelli, nonni, amici. La
strada era piena di gente che attendeva la fine delle
lezioni.
L’attesa della bambina non durò a lungo: pochi
minuti dopo le porte dell’edificio si aprirono e i bambini
incominciarono a correre fuori. Apparentemente era stata una buona
giornata per tutti perché sembravano tutti di buon umore:
ridevano e
chiacchieravano allegri.
« Akiko, oggi ci siamo allenati a
lanciare i kunai! » esclamò allegro
Sasuke quando fu di fronte
a lei. « Solo una volta non ho colpito il
bersaglio! »
raccontò con tono fiero. Lei sorrise e lì
scompigliò i capelli con
una mano.
« Congratulazioni. Allora, che intenzioni hai per il
nostro allenamento? » domandò mentre si
incamminavano.
«
Penso che potremo allenarci a lanciare i kunai e gli shuriken e con
le arti marziali! » propose, era felice e sembrava
impaziente
di allenarsi e la sua gioia fece svanire completamente ogni dubbio di
Akiko.
Il loro allenamento durò a lungo. Andarono avanti per
ore ed era ormai buio quando decisero di rientrare a casa.
L’ora di
cena era già passata da un’ora e e Akiko pensava
di averlo tenuto
occupato abbastanza, perciò non si oppose quando il piccolo
le
propose di rientrare. A dir la verità, anche la ragazzina
incominciava a sentire un certo appetito.
Appena arrivarono di
fronte all’ingresso del quartiere fu subito chiaro che
qualcosa non
andava: c’era troppo silenzio e tutte le luci erano spente
sebbene
non fosse tardi. A quell’ora avrebbero dovuto essere tutti
ancora
svegli, magari intenti a finire di mangiare.
« Akiko, perché
c’è tutto questo silenzio e le luci sono tutte
spente? » domandò
Sasuke. Quando erano entrati nel quartiere entrambi si erano fermati
e il bambino le aveva afferrato la mano.
« Può darsi che ci
sia stato un cortocircuito e che sia andata via la
luce... »
ipotizzò sforzandosi di mantenere un tono di voce normale,
sebbene
non si sentisse per niente tranquilla. Aveva un brutto presentimento.
« Non ti preoccupare. » disse sorridendo.
« Akiko, non
mi sembri tanto tranquilla. » rispose, per niente
rassicurato
dalle sue parole.
“Mi
sa che è il caso che io impari a mentire meglio...” pensò
distogliendo lo sguardo e guardando davanti a sé.
Fu allora che
un particolare attirò la sua attenzione, anzi più
di uno: c’erano
delle persone sedute per terra o coricate e alcune porte delle case
erano spalancate e all’improvviso una sensazione di freddo la
invase. Estrasse un kunai e cinse le spalle del bimbo con un braccio
tirandolo più vicino a sé,
« Adesso andiamo a casa... Vedrai
che non è successo niente. »
affermò. Quelle parole servivano
per tranquillizzare più se stessa che lui.
Avanzarono
lentamente e ben presto furono vicini alle persone che aveva
notato.
Quando furono a breve distanza, le fu subito chiaro che
erano morti. I suoi occhi si spalancarono per l’orrore alla
vista
di quel sangue. Vicino ai cadaveri c’erano dei kunai o degli
shuriken. Il terrore si impadronì di lei. Si
voltò verso le case:
le porte erano spalancate e sulla soglia riusciva ad intravedere dei
piedi e delle gambe.
“Sembra
che ci sia stata una carneficina, ma chi può essere
stato?!?” pensò.
Prima che avesse il tempo di pensare a cosa fare, Sasuke si
liberò
dalla sua stretta e incominciò a correre diretto verso casa.
«
Sasuke! » urlò e gli corse dietro. «
Sasuke! Fermati! Potrebbe
essere pericoloso. Dobbiamo avvertire gli ANBU! »
aggiunse, ma
il bambino la ignorò e continuò a correre.
Purtroppo quelli che
avevano visto prima non erano gli unici cadaveri: uomini, donne,
bambini e vecchi tutti uccisi. Il sangue era per la
strada
e in alcuni punti era schizzato sulle pareti. Il cuore della bambina
incominciò a battere all’impazzata sia per la
corsa che per la
paura.
« Lasciami! » strillò il bambino quando
lo afferrò.
La sua corsa era durata poco, non le era servito molto per
raggiungerlo. Aveva le lacrime agli occhi. Tentò di
divincolarsi
dalla sua stretta però lei strinse più forte
decisa a non farlo
scappare.
« Sasuke, ti prego calmati. Non possiamo restare qua.
Bisogna avvertire gli ANBU! È possibile che chi ha fatto
tutto
questo non se ne sia andato! » disse. Le sue parole
sembrarono
ottenere l’effetto sperato e il piccolo smise di agitarsi. Si
voltò
con le lacrime agli occhi e la guardò.
« Ti conviene
ascoltarla, Sasuke. » disse una voce che conoscevano bene
entrambi.
« Itachi, cos’è successo? »
domandò il bambino guardando il
fratello maggiore che era comparso all’improvviso in mezzo
alla
strada. Legata sulla schiena portava una katana, l’arma di
cui
erano dotati tutti i membri della squadra speciale. Le parole che le
aveva detto quella mattina incominciarono a rimbombare nella testa di
Akiko.
« Sei stato tu! » accusò parandosi
davanti a Sasuke.
La rabbia si impadronì di lei. « Mi avevi chiesto
di tenerlo il più
possibile lontano dal quartiere. Volevi avere tutto il tempo per
commettere questo orrore con tutta calma! »
esclamò furiosa.
Gli occhi della bambina cambiarono colore e il suo Sharingan
si
attivò.
« No, non può essere vero! »
disse il piccolo
tirando fuori la testa da dietro alla sua schiena. La bruna strinse
la mano attorno all’elsa del kunai che non aveva mollato da
quando
lo aveva tirato fuori poco prima. « Dimmi che non
è vero! »
strillò il bambino, parlando più forte vedendo
che il fratello non
rispondeva.
« Invece è vero, Sasuke. Sono stato io. Li ho
uccisi tutti. » rispose. Non c’era alcun rimorso
nella sua voce.
«
Assassino! » urlò Akiko mentre si lanciava verso
Itachi.
Quest’ultimo, dopo aver schivato il suo attacco senza alcuna
difficoltà, la spinse via con forza mandandola a
sbattere contro
il muro di un casa. La ragazzina gemette per il dolore: aveva
sbattuto la schiena e si era fatta male ad un braccio. Il kunai era
caduto per terra e si sentì una stupida per aver perso la
sua arma.
Gli occhi di Itachi erano diversi: erano rossi, ma avevano la forma
di uno shurinken con un cerchio rosso in mezzo.
« Akiko! »
l’ultima cosa che sentì fu Sasuke che urlava il
suo nome, poi
tutto diventò nero.
N.A. Siete
arrivati fino a qui? Sul serio? Grandioso! Per
favore lasciate una piccola recensione positiva, neutrale o negativa
e continuate a leggere la storia.
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Capitolo 2 *** 1 Capitolo ***
N.A. Se state leggendo questo vuol dire che avete deciso di continuare a leggere la fanfiction o di iniziarla e ne sono felice.
Volevo specificare una cosa. Non sono sicura di quanti anni avessero Itachi e Sasuke quando, purtroppo, ci fu il massacro ma
credo Itachi 13 e Sasuke 6, ma sembra che la maggior parte della gente sia convinta che abbiano cinque anni di differenza quindi forse Sasuke doveva ancora compierne 7. Comunque al momento dell’inizio della ff Sasuke ha 12 anni, siccome si è appena diplomato e non ci sono dubbi su a che età abbia finito l’Accademia, mentre Akiko 15 e Itachi 17, anche se il maggiore dei fratelli Uchiha credo che per ora non lo vedremo molto.
Ringrazio di nuovo Epic JP per avermi soupportato e avermi fatto da Beta.
Cinque anni erano passati dallo sterminio del Clan Uchiha per mano di Itachi. La gente del villaggio di Konoha era rimasta sconvolta da tutta quella crudeltà. Nessuno era sopravvissuto tranne Sasuke e Akiko. Il quartiere degli Uchiha, che non aveva più senso di esistere, era stato raso al suolo. L’unico scopo della vita di Sasuke sembrava essere quello di diventare più forte per poter uccidere un giorno il fratello. Akiko invece appariva come quella più razionale e non condivideva il suo desiderio di vendetta.
Quello sarebbe stato l’ultimo giorno per Sasuke in Accademia. Presto si sarebbe diplomato, sarebbe entrato in un team capitanato da un Jonin e insieme ad altri due compagni di studio avrebbe dovuto affrontare varie missioni che, con il tempo, sarebbero potute diventare più difficile poi tra un anno, o forse meno, se fosse stato ritenuto pronto avrebbe sostenuto l’esame per diventare Chunin.
Al mattino Akiko e Sasuke si svegliavano normalmente alla stessa ora. Quando possibile, ovvero quando lei non era impegnata in qualche missione, si allenavano insieme. Essendo gli ultimi Uchiha, se non si contava Itachi, erano gli unici a possedere lo Sharingan. Specialmente per il ragazzino, che non aveva ancora potenziato pienamente la propria abilità innata, era importante allenarsi con la ragazza.
Seduta al tavolo della cucina, Akiko stava finendo di fare colazione e, sorseggiando il contenuto della propria tazza, leggeva il rapporto della sua ultima missione scritto la sera precedente.
« Buongiorno. » la salutò Sasuke entrando nella stanza. La ragazza sollevò gli occhi dal pezzo di carta. Il serpente che aveva sulle spalle invece non reagì rimanendo immobile con la testa sul petto della padrona.
« Buongiorno, oggi è il tuo ultimo giorno in Accademia. Presto avrai l’opportunità di mettere in atto sul campo quello che finora hai solo letto sui libri. » disse. Era fiera di lui e non aveva dubbi sul fatto che fosse pronto, sebbene non fosse del tutto serena a saperlo impegnato in qualche missione. All’inizio avrebbe avuto missioni semplici di livello D, cose del tipo: ritrova il cagnolino smarrito, ritrova l’oggetto che una persona ha perso. Nulla di troppo complicato e assolutamente non pericoloso, ma prima o poi avrebbe iniziato ad affrontare missioni via via più pericolose e lei non avrebbe smesso un secondo di preoccuparsi finché non sarebbe rientrato sano e salvo.
« Mi auguro solo che mi mettano in squadra con qualcuno di decente. Non con qualcuno tipo Naruto, che è già stato bocciato varie volte ed è un completo ignorante, oltre che un vero idiota. » affermò sedendosi sulla sedia vicino a quella di lei e incominciando a mangiare.
« Sai Sasuke, uno dei doveri di un ninja è aiutare i compagni che hanno più difficoltà. Se per caso finirai in squadra con Naruto dovrai cercare di dargli una mano. Potresti allenarti insieme a lui e dargli qualche consiglio per migliorare le sue abilità. » suggerì finendo il latte nella propria tazza. « Io quando mi sono diplomata avevo una compagna che non era particolarmente forte e che aveva delle difficoltà ad eseguire delle tecniche, ma con il suo duro lavoro e il mio aiuto e del resto della squadra è migliorata. » continuò con una punta di malinconia nella voce. C’erano dei momenti in cui avrebbe voluto tornare indietro nel tempo a quando si era appena diplomata, alla spensieratezza di quei giorni, a quando Mikoto, Fugaku e gli altri membri del clan erano vivi e a quando Sasuke era un bambino felice e non assetato di vendetta.
« Magari la tua compagna non era stupida quanto Naruto. » ribatté il ragazzino di dodici anni. Akiko aveva come l’impressione che sarebbe stato inutile discutere con lui.
“Sasuke a volte mi sembra troppo pieno di sé.” commentò il suo serpente. Solo lei sembrava in grado di sentire i suoi pensieri. Poco dopo la morte di Mikoto e Fugaku lo aveva adottato. Sasuke non aveva avuto nulla da ridire e aveva l’impressione che il serpente non gli dispiacesse, sebbene tendevano ad ignorarsi a vicenda. Akiko aveva inventato una tecnica che le permetteva di usare il rettile in battaglia: Tecnica delle Zanne velenose. Quella tecnica era utile per attaccare l’avversario senza bisogno che lei si avvicinasse. Le tornava pure utile per raccogliere informazioni: se il nemico desiderava l’antidoto al veleno del suo amico dal sangue freddo avrebbe dovuto rispondere alle domande che lei gli poneva.
Lo sterminio del clan non aveva cambiato solo Sasuke ma anche lei. La vecchia Akiko si sarebbe fatta più scrupoli a tentare di uccidere una persona eppure, sterminio o meno, con gli anni sarebbe diventata pure lei un’assassina senza scrupoli.
« Akiko, devo andare. Domani verrai alla cerimonia di diploma, vero? » chiese sollevandosi dalla sedia. Non si era accorta che aveva finito di mangiare.
« Ci sarò. » rispose. Non aveva nessuna intenzione di mancare ad un simile evento. Nonostante fosse spesso impegnata riusciva sempre a trovare del tempo da dedicare a Sasuke. Lavò ciò che aveva usato per la colazione e, dopo averla salutata, se ne andò. Era un ragazzino ordinato, suo padre l’aveva educato bene: si sistemava la stanza da solo.
“Sai a volte ho la sensazione che faccia tutto da solo perché non vuole il mio aiuto. Accetta solo che lo aiuti negli allenamenti.” disse rivolta a Sniky che scese dalle sue spalle e si attorcigliò sul suo braccio per poi scendere sul tavolo.
“Forse è solo educato, ordinato e non vuole darti del lavoro.” rispose il rettile. “Sa che sei molto impegnata, senza contare che ha dovuto presto imparare a non contare sul tuo aiuto e ad arrangiarsi.” aggiunse. La bruna tirò un sospiro e si sollevò dalla sedia per avvicinarsi al lavandino e lavare la propria tazza.
“Ho l’impressione che sia cresciuto troppo in fretta, ma immagino che sia normale considerando che è un futuro ninja e, per giunta, ha perso i genitori e il fratello.” disse asciugando la tazza e riponendola al suo posto.
“Non è l’unico che è cresciuto velocemente. Tu non avevi la sua stessa età quando hai perso tua madre?”
“Avevo un anno in più.” precisò chinando la testa per un secondo. Un sospiro le sfuggì dalle labbra e si voltò verso il tavolo. Prese il cartoccio del latte e lo ripose nel frigo. “La differenza e che... che Mikoto e Fugaku mi hanno accolto nella loro casa e si sono presi cura di me. Mikoto mi ha anche mostrato affetto.” aggiunse ricordando il dolce sorriso della donna.
“E tu ora stai facendo lo stesso con Sasuke. Ti senti in debito nei confronti dei suoi genitori?” domandò strisciando verso l’estremità opposta del tavolo per avvicinarsi a lei.
“No, non è questione di sentirsi in debito. Gli voglio bene e ho promesso ad Itachi che mi sarei presa cura di lui e dopo che i suoi genitori sono morti, quella promessa ha assunto un significato più grande.” rispose. “Ora finisco di leggere il rapporto e poi vado a portarlo all'Hokage.” disse cambiando discorso.
Si passò una mano tra i capelli e emise un sospiro. Le cose erano diventate alquanto difficili dopo la morte di Mikoto e Fugaku, ma lei faceva il possibile per stare vicina a Sasuke e sperava che con il passare del tempo avrebbe messo da parte la vendetta.
Pochi minuti dopo Akiko uscì di casa. Quel giorno indossava una maglia a maniche corte di colore nero un po’ scollata. In parte, aveva ancora l’aspetto di una ragazzina e pensava che il suo corpo si sarebbe sviluppato ulteriormente. Sotto portava dei pantaloncini corti e, legata ad una gamba, portava una grossa tasca di stoffa dove riponeva i kunai e gli shuriken di scorta.
« Akiko, buongiorno. » si voltò e sorrise alla vista della vicina. Dopo lo sterminio del clan Uchiha e lo smantellamento del loro quartiere, l’Hokage aveva sistemato lei e Sasuke in un edificio a due piani dove c’erano altri tre appartamenti.
« Buongiorno, signora Watanabe. » la saluto la giovane. « Le occorre una mano per portare le borse? » chiese avendo notato solo in quel momento le grosse borse che portava con sé. L’altra abbassò lo sguardo per un istante, poi le sorrise.
« No, non c’è bisogno che ti disturbi. » rispose. « Ho sentito dire che domani Sasuke si diplomerà. »
« Si, sono fiera di lui, anche se... vorrei che sorridesse un po’ di più, anzi vorrei che sorridesse e basta. » disse con un sorriso ironico. « L’ultima volta che l’ho visto sorridere è stato... » un sospiro le sfuggì dalle labbra e si sistemò una ciocca di capelli dietro ad un orecchio. « Mi scusi, purtroppo devo andare. Devo consegnare all'Hokage il rapporto della mia ultima missione. Arrivederci. » disse dirigendosi poi verso le scale.
Scendendo le scale si pentì di come aveva trattato alla fine la sua vicina di casa, forse era stata scortese. Si ripromise di scusarsi non appena ne avrebbe avuto l’occasione. Adesso doveva andare alla Torre dell'Hokage.
In breve raggiunse la sua destinazione: si trattava di un grande edificio collocato sotto alla montagna dove venivano scolpiti di volta in volta i volti degli Hokage. Akiko aveva perso il conto delle volte che era dovuta andare nell’ufficio dell'Hokage o anche solo in una delle stanze di quell’edificio per via di qualche nuova missione o per fare rapporto dopo averne conclusa una.
Arrivata davanti all’ufficio dell'Hokage, bussò e attese che le fosse dato il permesso per entrare.
« Avanti. »
Varcò la soglia. Hiruzen Sarutobi era il Terzo Hokage di Konoha. Veramente ne avevano avuti quattro e lui era tornato a ricoprire quella carica dopo che il suo successore era morto nel tentativo di difendere Konoha dall’attacco della Volpe a Nove code, il suo spirito adesso era sigillato proprio nel corpo di Naruto, il bambino con il quale Sasuke sperava di non finire in squadra.
« Buongiorno Terzo, le ho portato il mio rapporto. » annunciò posandolo sulla grande scrivania. Sarutobi era seduto sulla poltrona e dava le spalle alla finestra, da lì era possibile vedere i volti scolpiti sulla montagna.
« È andato tutto bene? » chiese l’uomo avvicinando la sedia alla cattedra. Indossava il grande capello bianco e rosso e il lungo mantello bianco con la scritta rossa che, in teoria, avrebbero dovuto indossare tutti quelli che occupavano la sua posizione. Aveva sentito dire che raramente il Quarto lo avesse indossato.
« Si, la situazione a Suna sembrava tranquilla. » rispose con tono serio. « È andato tutto bene. » aggiunse. Sarutobi annuì.
« Bene, hai portato a termine la tua missione. Lo so che ti trovi meglio a lavorare da sola e io non ho problemi a lasciartelo fare: sei forte, intelligente, conosci le Arti mediche e sei da poco diventata Jonin. » commentò. Quella era la sua seconda missione che svolgeva da sola. Non aveva problemi a lavorare in squadra, però le piaceva di più lavorare in solitaria.
« Non serve che qualcuno mi aiuti e che mi guardi le spalle, sono perfettamente in grado di farcela da sola. » precisò.
« Sei troppo sicura di te, è questo il tuo problema! » esclamò il Terzo cambiando completamente tono di voce. « Sei brava, negli ultimi cinque anni hai imparato bene ad usare lo Sharingan e so che hai trovato un modo per non subire gli effetti dovuti all'uso dello Sharingan Ipnotico a lungo termine. » aggiunse.
« Non so se quel metodo funziona. » precisò. Non aveva nascosto a nessuno le sue ricerche. Aveva informato Sarutobi che avrebbe impiegato il suo tempo libero a trovare un modo per evitare di perdere la vista in seguito ad un uso eccessivo dello Sharingan Ipnotico. Ci aveva messo tre anni, ma alla fine c’era riuscita.
« Non potrai andare sempre in missione da sola. » l’avvertì il vecchio riprendendo il discorso originale. « E avere troppa fiducia in sé stessi non è sempre un bene. » proseguì.
« Andrò in missione con altre persone se lo ritiene necessario. » disse. « Adesso devo andare. Le auguro una buona giornata. » salutò ed uscì dalla stanza.
“Ha ragione, lo sai? Non è sempre possibile fare tutti da soli.” commentò il serpente sollevando la testa.
“Oh, ti prego non ti ci mettere anche tu e poi io non sono sola: ho te.” osservò.
“Io non posso proteggerti come farebbe una squadra.” rispose. Akiko stava per ribattere, ma proprio in quel momento arrivò Danzo. Il Capo della Radice camminava verso di loro. Sospettava che avesse perso un braccio e un occhio dal momento che teneva sempre coperto il lato destro del corpo e delle bende gli copriva quel lato del viso. Camminava appoggiandosi ad un bastone.
« Signorina Uchiha, com’è andata la sua missione? » chiese fermandosi ad un metro da lei.
« Tutto bene. Ho appena fatto rapporto all'Hokage. » rispose. Non le piaceva Danzo, sapeva che era interessato a lei e alle sue abilità. Lavorava per lui, ma non faceva parte della Radice. Più volte le aveva proposto di diventare un membro a tutti gli effetti, ma lei aveva sempre rifiutato.
« Oggi pomeriggio, verso le diciassette, venga alla sede della Radice: ho bisogno che metta alla prova alcuni dei miei uomini. » spiegò.
« Va bene. » acconsentì. Danzo in particolare era interessato a vedere come se la cavavano le sue unità a combattere con qualcuno che possedeva lo Sharingan. Spesso non si trattava di “uomini” bensì di quei bambini che Danzo prendeva da addestrare. La maggior parte di loro erano ragazzini e avevano già imparato a sopprimere le emozioni quando si scontravano con lei. Non ci andava leggera con loro, infatti a volte capitava che i suoi sfidanti si facessero male. Nulla di grave: tagli, graffi, lividi... al massimo capitava che si rompessero un osso. Pensandoci bene, forse ci andava giù abbastanza pesante.
« Come sta Sasuke? » domandò lui cambiando discorso. Non gli importava niente di Sasuke, lo sapeva bene.
« Sta bene, domani si diplomerà. » rispose. « Ora devo andare, mi scusi. » disse voltandogli le spalle e allontanandosi. Era stata scortese pure con lui alla fine, ma non era per niente pentita.
“Non mi piace quell'uomo.” commentò Sniky quando uscirono dall’edificio.
“Nemmeno a me. Tu resterai a casa stasera. Non avrò bisogno di te.” lo informò. Non lo portava mai con sé quando doveva affrontare gli uomini della Radice.
“Vuoi che tenga d’occhio Sasuke in tua assenza?”
“Si!” rispose. Non che Sasuke avesse bisogno di un baby-sitter: era solo che si sentiva più tranquilla se Sniky lo controllava mentre non c’era. E se fosse accaduto qualcosa di particolare, doveva riferirglielo. Per fortuna fino a quel momento non era mai successo.
Si incamminò verso casa, ma dopo diversi minuti si fermò davanti ad una costruzione e si girò verso di essa: era un’abitazione piccola e costituita da un solo piano. Si avvicinò alla porta e bussò.
« Akiko, ciao. » la salutò la padrona di casa. Sorrise alla kunoichi che era stata la sua maestra e che le aveva insegnato la maggior parte delle cose che conosceva. Ayame Murasa aveva i capelli di un insolito colore viola e i suoi occhi erano dello stesso colore. Aveva una cicatrice sulla guancia destra procurata tre anni prima durante una missione.
« Buongiorno, maestra. » la salutò felice di vederla. Inizialmente voleva rientrare a casa, magari prima andare a comprare alcune cose, però poi aveva riconosciuto la residenza della sua ex insegnante e aveva deciso di salutarla.
« Non sono più la tua maestra, senza contare che adesso sei al mio stesso livello. » rispose l’altra afferrando le spalle della giovane e stringendole sorridente. « La prima volta che hai partecipato agli
esami dei Chunin sei stata bocciata, tuttavia poi... hai recuperato. » osservò. La prima volta che aveva potuto partecipare agli esami aveva rifiutato, lo sterminio del clan era avvenuto da poco e in quel momento non era nelle condizioni di prendere parte agli esami, la seconda volta aveva partecipato ma era stata bocciata.
« Si, per fortuna poi sono stata promossa l’anno seguente. » disse avvertendo quel senso di vergogna che la invadeva ogni volta che ci pensava.
« Akiko, non sarai la prima e non sarai l’ultima ad essere bocciata agli esami. Conosco tanti ninja che sono stati bocciati anche più di una volta e poi sono diventati grandi ninja com’è successo a te. » rispose. « Perché non entri un attimo? Ieri ho comprato delle fragole e se non ricordo male è il tuo frutto preferito. » aggiunse sorridendo.
« Si, non hanno smesso di piacermi, ma non voglio disturbare. » disse pensando solo in quel momento che la donna poteva essere impegnata o che avrebbe potuto impedirle di andare da qualche parte.
« Tranquilla, non disturbi. » rispose facendole segno di entrare. Akiko non ce la fece a ribattere e varcò la soglia ritrovandosi nel piccola abitazione. Poco distante c’era un divano a due posti color beige. Il salotto e l’ingresso erano piccoli, ma accoglienti e luminosi.
« Ayame, con chi... Oh, ciao Akiko. » disse una donna venendogli incontro.
« Ero passata solo per un saluto e la maestra mi ha invitata ad entrare, ma se disturbo me ne vado. » disse la ragazza indicando la porta.
« No, non disturbi assolutamente e poi tanto io stavo per uscire. » rispose l’altra. Conosceva poco la compagna della sua ex maestra, era una persona alquanto riservata quando si trattava della sua vita
privata. Sapeva solo che la donna non era una ninja e che era originaria di un altro villaggio. « Ayame, io vado a lavoro. Ci vediamo alle quindici. » disse e, dopo aver salutato Akiko, uscì di casa.
« Le fragole sono in cucina. » disse Ayame conducendola in una stanza a destra del salotto: era più o meno delle stesse dimensioni di quella a casa di Akiko e Sasuke e quindi più piccola rispetto a quella di Mikoto, però la cosa non aveva mai infastidito i due sopravvissuti del clan Uchiha. La sua ex maestra aprì il frigorifero e tirò fuori una ciotola con dentro delle belle fragole rosse dall’aria invitante.
« Hanno un bell’aspetto. » commentò la quindicenne impaziente di mangiarne qualcuna.
« Si, e sono buone, ne ho mangiata qualcuna ieri dopo averle comprate. Posso lavartene qualcuna, se vuoi. » propose.
« Sa quanto mi piacciono, è difficile per me rifiutare. » rispose e le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Ayame prese il contenitore e si avvicinò al lavandino. La ex allieva la guardò mentre lavava alcune fragole. In pochi secondi finì e tornò da Akiko. La quindicenne ne prese una e gli diede un piccolo
morso, erano davvero buone.
« Dove le ha comprate? » chiese, desiderosa di comprarle perché anche Sasuke le avrebbe mangiate volentieri.
« Le ho comprate al negozio qui vicino. »
« Dopo vado a dare un’occhiata. »
« Sasuke domani diventerà un Genin. » commentò l’altra cambiando discorso. Akiko finì di mangiare la fragola che aveva iniziato.
« Dovrà superare la prova a cui lo sottoporrà il suo nuovo sensei, ma non ho dubbi che ci riuscirà. » rispose. « Ricordo tutt’ora la prova al quale lei ci aveva sottoposti: dovevamo attraversare il bosco e raggiungerne la fine dove ci avrebbe aspettato e chi non ci sarebbe riuscito entro cinque minuti sarebbe stato bocciato. » ricordò.
« Vi avevo messo delle trappole lungo il percorso. Per fortuna ci siete riusciti tutti. »
« Non era particolarmente difficile ed è stato anche merito del lavoro di squadra se nessuno di noi è tornato all’Accademia. » osservò rammendando quando aveva dato una mano ad uno dei suoi futuri
compagni ad uscire da una buca profonda quattro metri.
« Il lavoro di squadra è importante. » commentò. « A proposito di squadre... mi hanno detto che preferisci lavorare da sola. » aggiunse e la ragazza capì che presto l’avrebbe rimproverata come faceva quando era sua allieva. « Lo so che non sono più la tua insegnate e che non sei più una mia responsabilità e so anche che sei brava: sei forte e abile nell'uso nello Sharingan e te la cavi bene anche con le Arti mediche. » le sembrava di sentire di nuovo parlare l’Hokage.
« Non ho bisogno di nessuno. » esclamò e prese una fragola di dimensioni minori rispetto a quella che aveva mangiato prima dandole un morso.
« Dov’è finita quella bambina di nove anni che mi avevano affidato dopo che si era diplomata all’Accademia? » chiese fissandola con occhi penetrati, l'altra ebbe l’impressione che volesse scavarle dentro.
« È morta insieme agli altri membri del suo clan. » rispose senza pensarci due volte e ricambiando lo sguardo.
« Ho fallito con te. » commentò scuotendo la testa.
« No, lei non ha fallito. » ribatté la ragazza. « Non è colpa sua se... se sono diventata così. Non è stata lei a sterminare il mio clan. » aggiunse, non voleva che si sentisse in colpa principalmente perché lei non aveva nessuna responsabilità per il suo cambiamento.
« A volte mi chiedo se ho fatto abbastanza, se ti sono stata sufficientemente vicina. »
« Le posso garantire che lei ha fatto tutto quello che poteva e anche di più. » rispose. « Adesso, penso che sia il caso di andare. » aggiunse alzandosi dalla sedia, aveva finito di mangiare le fragole che le aveva dato e intendeva andare a comprarne qualcuna.
« Tra alcuni giorni ho intenzione di andare a far visita a mia madre. Gestisce un complesso termale a pochi giorni di cammino da qui. Ti andrebbe di venire con me? » propose. Akiko esitò prima di rispondere.
« Ammetto che non mi farebbe male passare una giornata alle terme... » disse indecisa se fosse veramente una buona idea. La donna si drizzò in piedi, le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla.
« Allora vieni con me. Passeremo un po’ di tempo insieme come quando eri una mia allieva o devi partire per qualche missione? »
« No, non devo partire per nessuna missione per ora. » disse esitante. « Un po’ mi dispiacerebbe lasciare Sasuke dopo che si è diplomato » proseguì.
« Presto Sasuke farà parte di una squadra di Genin e avrà il suo maestro o maestra. Sono sicura che non avrebbe nulla da ridire se ti prenderai qualche giorno per te. » disse sorridendo. Su questo aveva ragione: al dodicenne non sarebbe dispiaciuto. Le dispiaceva ammetterlo, ma sospettava che non soffrisse tanto la sua mancanza quando partiva per le missioni mancando a volte anche per più di una settimana.
« D’accordo, verrò con lei. » acconsentì. L’altra sorrise entusiasta.
« Ci divertiremo, ma ora vai, non voglio farti perdere altro tempo. »
L’accompagnò fino alla porta. Si salutarono con un abbraccio sulla soglia e poi Akiko si allontanò diretta verso il negozio per comprare delle fragole.
Il resto della giornata trascorse tranquillo. Prima di rendersene conto era arrivata l’ora di andare a prendere Sasuke all’Accademia. Ultimamente aveva smesso di andarlo a prendere dopo la fine delle lezioni perché aveva capito che era diventato abbastanza grande da rientrare a casa da solo e che desiderava passare più tempo possibile senza di lei. Aggiungendo anche che spesso lei era assente.
Quando arrivò all’Accademia, scoprì che c’erano già molti genitori, fratelli e amici: tutti erano entusiasti e fieri dei loro cari che quel giorno si sarebbero diplomati e lo era anche lei. Sasuke era stato il primo della classe ed eccelleva in tutte le Arti Ninja e non aveva dubbi che un giorno sarebbe diventato forte come il fratello. Si augurava solo che una sera non avrebbe deciso di ucciderla come aveva fatto Itachi con il resto degli Uchiha.
Ben presto scoprì che Sasuke era stato promosso e con lui il resto della sua classe. Sorrise entusiasta avvicinandosi al ragazzino che però non appariva contento come il resto dei suoi compagni. Gli altri bambini sorridevano mentre parlavano con i parenti e gli amici felici di essere diventati Genin. Lui invece se ne stava in piedi in un angolo con le braccia intrecciate.
« Congratulazioni! Adesso sei un Genin e presto potrai prendere parte alle missioni! » commentò entusiasta, ma la sua gioia scomparve nel notare che l’espressione cupa sul viso del bambino non era scomparsa. « Non sei felice? » chiese. In realtà non era sorpresa più di tanto, Sasuke non appariva mai felice, eppure aveva come la sensazione che in questo caso c’era dell’altro.
« Itachi si è diplomato un anno dopo aver incominciato l’Accademia e tu avevi tre anni in meno di me quando sei diventata Genin. » disse aspro senza guardarla e le parve di percepire un pizzico di invidia nella sua voce.
« Sasuke! » esclamò la ragazza. « Sarò anche diventata Genin prima di te, ma ricordati che la prima volta che ho partecipato all'esame per diventare Chunin sono stata bocciata e il fatto che tu ti sia diplomato più tardi rispetto a me o a Itachi non vuol dire che sei meno forte di noi o che un giorno lo sarai. » aggiunse infastidita dal suo discorso. « Sei intelligente, hai già una buona padronanza dello Sharingan e sono sicura che un giorno diventerai forte quanto noi, se non di più. » continuò. Raramente sentiva il bisogno di rimproverarlo, ma questo era uno di quei rari casi.
« Io devo diventare più forte di Itachi e un giorno lo ucciderò per vendicare il nostro clan. » disse con tono deciso, era determinato ad ottenere la sua vendetta e lei sospettava che non si sarebbe fermato di fronte a niente e nessuno.
« Potremmo evitare di parlare di vendetta per oggi? » chiese non avendone alcuna voglia. « Cosa ne dici se più tardi andiamo a cenare da qualche parte per festeggiare il tuo diploma? » propose.
« Il diploma me lo daranno solo domani. Penso sia prematuro festeggiare. » rispose abbassando le braccia. La sua idea non sembrava averlo scosso minimamente.
« Hai ragione » rispose. « Tanto devo andare da Danzo. Ha bisogno del mio aiuto ed è possibile che non saremmo potuti andare in ogni caso. » continuò. Non era ferita perché non aveva voluto festeggiare ma era comunque preoccupata per lui. Anche lei era rimasta profondamente ferita dal massacro, tuttavia questo non le aveva tolto completamente la gioia di vivere e non aveva dimenticato come sorridere come invece sembrava essere successo a lui.
« Allora vai prima di fare tardi. Preferisco tornare a casa da solo. » disse e, senza aggiungere altro, si allontanò tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni.
« È lui? » chiese una donna a bassa voce.
« Si, è l’unico che è stato bocciato! »aggiunse un’altra voce suscitando la curiosità di Akiko. Fissò il punto che le due persone stavano guardando: Naruto era seduto sull’altalena appesa ad un albero poco distante. Aveva un’espressione triste e fissava il terreno.
« Meglio così, ci pensi se diventasse un ninja? Non è lui che... »
« Fai silenzio. Lo sai che non è permesso parlarne. Comunque ho sentito dire che combina pasticci di continuo, proprio ieri ha imbrattato le facce degli Hokage. » affermò la seconda donna. Istintivamente Joanna sollevò lo sguardo per fissare i volti di pietra. Non vedeva nulla di strano, apparivano come al solito eppure, a quanto pareva, Naruto li aveva imbrattati, evidentemente erano stati ripuliti bene.
« Basta, è meglio andare via! » rispose l’altra, entrambe lanciarono un’occhiata poco gentile al bambino che si era accorto della conversazione e ne sembrava turbato. Tutti detestavano Naruto e avevano paura di lui perché dentro al suo corpo c’era lo spirito della volpe e, da un lato, Akiko li capiva pure: lei nutriva del timore nei suoi confronti. Tuttavia la paura non giustificava il modo a dir poco scortese con cui spesso veniva trattato. Naruto scese dall’altalena e corse via. Akiko tirò un sospiro. Le dispiaceva, per lei era solo un ragazzino spaventato e bisognoso di aiuto.
Poche ore dopo Akiko raggiunse la sede della Radice, era un edificio grande vicino ai confini del villaggio. Aveva sempre pensato che avesse un aspetto triste e freddo. Le pareti erano scure e la luce filtrava attraverso le piccole finestre. Vicino c’erano delle case e da una di esse proveniva la risata di un bambino, invece dall’edificio che aveva di fronte... proveniva solo tristezza. Bussò alla porta che, probabilmente, era chiusa a chiave e attese.
« Signorina Uchiha, Danzo ci aveva detto che sarebbe venuta. Entri. » ad aprirle la porta e ad invitarla ad entrare era stato un uomo. Non riusciva a vedere il suo viso perché coperto da una maschera a forma di uccellino. Tutti i membri della Squadra Anbu indossavano una maschera per proteggere le loro identità.
La segretezza per loro era era molto importante: solo i membri delle squadre conoscevano i nomi dei loro compagni e per il resto degli abitanti del villaggio era quasi impossibile capire chi si nascondesse dietro quelle maschere.
« Buonasera. »lo salutò varcando la soglia dell'edificio. L’ingresso era piccolo e buio, ci potevano stare al massimo tre persone ed era collegato ad uno stretto corridoio poco illuminato ai lati dei quali c’erano decine di porte. L’uomo che le aveva aperto la condusse fino ad una delle porte in_fondo al corridoio.
« Signorina Uchiha, buonasera. »la salutò Danzo quando la kunoichi entrò nella stanza. La porta si chiuse dietro di lei. La stanza era più illuminata rispetto al corridoio, l’arredamento sembrava ridotto al minimo e c’era un’unica finestra alle spalle dell'uomo.
« Dove sono le persone contro cui vuole che combatta? » chiese sforzandosi di nascondere la sua sorpresa. Normalmente li incontrava insieme a Danzo subito prima di combattere, invece sembrava che questa volta il Capo della Radice avesse voluto incontrarla in privato. Cosa che normalmente avveniva solo dopo gli scontri.
« Arriveranno presto. C’è stato un problema e tarderanno di qualche minuto. » rispose e lei fece un cenno di assenso con il capo.
« Li aspetterò fuori. » disse senza battere ciglio e si voltò per aprire la porta.
« Non gradisce qualcosa da bere? » propose sollevando la teiera che c’era sul tavolo con sopra due tazze.
« No, è gentile, ma no. » rispose per poi aprire la porta ed uscire dalla stanza.
Danzo fissava lo scontro su un balcone al centro della stanza. Akiko era diventata forte, era intelligente e aveva saputo delle sue ricerche sull’abilità innata del suo clan. Sapeva che le piaceva studiare le tecniche ninja di ogni genere e pensava che un giorno le sue conoscenze sarebbero potute tornare utili sia a lui, sia al villaggio. Peccato che non facesse parte della Radice. Aveva sempre sospettato che avesse del potenziale e aveva pure tentato di reclutarla dopo la morte della madre, ma Fugaku glielo aveva impedito e non avrebbe mai smesso di maledire quell'uomo per questo. Aveva fatto bene a permettere ad Itachi di risparmiarla insieme a Sasuke ed era convinto che con il tempo e la pazienza sarebbe riuscito a portare Akiko dalla sua parte e un giorno avrebbe potuto usarla contro Itachi. Un sorriso maligno gli comparve sul viso a quel pensiero.
« Adesso basta! » esclamò all'improvviso stringendo l’estremità del bastone. Il ragazzino contro cui Akiko stava combattendo era a terra e non sembrava nelle condizioni di continuare. « Devi allenarti di più e diventare più forte. » disse rivolto al ragazzino che si stava sollevando da terra. « Akiko, torna pure a casa, per oggi basta così. » aggiunse per poi dare le spalle alla ringhiera del balcone. Aprì la porta che conduceva al suo ufficio e si sedette alla scrivania. Prese un pezzo di carta e ci scrisse un messaggio per una persona.
Finito di scrivere si alzò e si diresse verso la gabbia vicino alla finestra dove teneva un uccello. Arrotolò il messaggio e lo infilò nel piccolo contenitore legato alla zampa del volatile, aprì la finestra e liberò l’uccello. Lo guardò alzarsi in volo e scomparire nel cielo scuro. Non c’erano stelle quella sera.
N.A. Siete arrivati ala fine del 1 capitolo? Ottimo! Spero che continuerete a leggere e magari che lascerete una recensione bella o brutta che sia. |
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Capitolo 3 *** 2 Capitolo ***
Quella
sera Sasuke aveva dovuto prepararsi da mangiare da solo, cosa al
quale era abituato. Aveva dovuto imparare presto a farlo siccome
Akiko andava spesso in missione lasciandolo a casa da solo. Veramente
all'inizio gli preparavano da mangiare, ma poi crescendo aveva
imparato a fare da solo e ad essere più indipendente. Lui e
Akiko
non erano particolarmente bravi in cucina, non avevano il talento e
nemmeno la passione di Mikoto, ma se la cavavano bene e sicuramente
non sarebbero morti di fame.
Quando
arrivò l'ora di andare a dormire, Sasuke si
cambiò e, dopo essere
uscito dal piccolo bagno che si trovava tra la sua stanza e quella di
Akiko, si soffermò a fissare la porta. Se era rientrata non
l'aveva
sentita. Le aveva lasciato qualcosa da mangiare per quando sarebbe
tornata perché non sapeva se sarebbe rientrata per cena.
«
Akiko! » provò a chiamarla. Silenzio. Nessuna
risposta. Si diresse
allora nella propria stanza pensando di essere solo. Era strano che
non fosse ancora rientrata, era tardi non era da lei stare fuori
così
tanto e, quando accadeva, solitamente lo avvertiva.
"Possibile
che sia successo qualcosa? C’è stata un'emergenza
e non ha potuto
avvertirmi?"
si chiese tra sé e sé. La sua camera era simile a
quella di Akiko:
entrambe avevano una finestra sulla parete a sinistra del letto e
c'era una porta a vetro che conduceva ad un balcone. Veramente quella
della quindicenne era un po' più grande essendo la camera
patronale.
A lui non importava se la sua fosse più piccola, non aveva
bisogno
di chissà quanto spazio e poi riteneva di non potersi
lamentare.
Si
era appena sistemato sotto le coperte quando sentì un
rumore:
qualcuno stava aprendo la porta di
ingresso.
Pensando che si trattasse di Akiko non ci fece caso, spense la luce e
poggiò la testa sul cuscino.
«
Sasuke. »
Aprì
gli occhi e si sedette voltandosi verso la soglia, dove era comparsa
Akiko. Lei gli sorrise ed entrò nella stanza senza chiudere
la
porta.
«
Spero di non averti svegliato. Non era mia intenzione. Volevo solo
ringraziarti per avermi preparato la cena. » disse
intrecciando le
dita delle mani in grembo. « Ora vado. Domani ti diplomerai e
incontrerai il tuo nuovo maestro. Hai bisogno di riposare. »
aggiunse e fece per uscire, ma si bloccò. Sasuke
fissò la soglia
confuso e una grande rabbia lo invase quando vide la persona che era
apparsa.
«
Buonasera. » disse Itachi, sembrava calmissimo, come se il
fatto di
trovarsi lì fosse stata la cosa più normale del
mondo. Accecato dal
rancore che provava per lui, il bambino saltò giù
dal letto.
«
Cosa sei venuto a fare qui? » chiese arrabbiato. Itachi
estrasse la
spada e infilò la lama nello stomaco di Akiko. Il sangue
schizzo sul
pavimento e addosso ad Itachi. La ragazza tossi, dalla sua bocca
fuoriuscì del sangue e cadde in ginocchio.
«
Akiko! » urlò Sasuke sconvolto. La stanza era
immersa nella semi
oscurità e gli occorsero alcuni
secondi
per rendersi conto che si era trattato di un sogno e che fosse da
solo. Non c'era nessuna traccia della presenza di Akiko o di Itachi.
Il suo respiro era affannoso, era in un mare di sudore e il suo cuore
batteva all'impazzata.
«
Sasuke, che succede, tutto bene? » si voltò verso
la porta e si
calmò alla vista di Akiko perfettamente illesa. Indossava
una
canottiera e dei pantaloncini corti. I suoi capelli erano un po' in
disordine e stranamente non c'era Sniky con lei.
«
Ho avuto un incubo. Mi dispiace, non volevo svegliarti. »
disse. Non
era da lui chiedere scusa. Akiko si passò una mano tra i
capelli
scuri e lisci che le arrivavano fino a metà schiena. Sapeva
che li
teneva lunghi per via di una sua particolarità: era in grado
di
allungarli ed usarli come arma, ma per poter usare
quell'abilità era
importante che non fossero troppo corti.
«
Non importa. Cerca di non pensarci più, va bene? »
il tono della
sua voce era dolce.
«
Si, notte Akiko. » augurò posando la testa sul
cuscino e dandole le
spalle.
«
Notte. » rispose l'altra per poi uscire e chiudere la porta
dietro
di sé. Il ragazzino tirò un sospiro, si
rigirò sotto le coperte e
si mise a fissare il soffitto. Aveva come l'impressione che sarebbe
stato difficile dimenticare quello che aveva sognato. Quanti incubi
aveva fatto come quello? Troppi per poterli contare.
Si
svegliò relativamente presto dopo aver dormito solo poche
ore a
causa dell'incubo. Alla fine aveva capito che doveva essere stato il
suo stesso urlo a rompergli il sonno.
Quando
entrò in cucina, Akiko era seduta a tavola a sorseggiare il
contenuto della sua tazza,
probabilmente
latte. Questa volta Sniky era sulle sue spalle. A Sasuke il serpente
non dispiaceva. La
maggior
parte delle persone avevano un cane o un gatto, loro invece avevano
un serpente come animale domestico e quel pizzico di
originalità gli
piaceva, sebbene Sniky non fosse quel genere di animale.
«
Sei riuscito a dormire dopo esserti svegliato? »
domandò non appena
si sedette. Posò la tazza sul tavolo e appoggiò i
gomiti
intrecciando le dita delle mani. Lo fissò attentamente:
conosceva
quello sguardo, era quello che faceva quando era determinata a
scoprire quello che combinava o pensava. Non si sarebbe arresa
facilmente, doveva dirle la verità o raccontarle una bugia
convincente altrimenti chissà quando lo avrebbe "mollato".
«
Ho dormito solo due o tre ore. » confessò versando
del latte nella
tazza che aveva di fronte. Akiko
aveva
preparato la tavola per entrambi.
«
Cosa hai sognato stavolta? » chiese, l'espressione
impassibile non
aveva abbandonato il suo viso e
continuava
a fissarlo con il suo sguardo penetrante decisa a carpirgli ogni
segreto.
«
Ho sognato Itachi che ti uccideva. » rispose. Non aveva
nessun
motivo per nasconderle la verità. Lo sguardo di Akiko si
addolcì e
tolse i gomiti dal tavolo.
«
È stato solo un incubo. Una cosa del genere non
accadrà mai.
L'incubo ha solo portato in superficie una tua paura che non si
concretizzerà. » disse con calma, prese la tazza e
si alzò.
«
Ha sterminato il nostro clan! Potrebbe benissimo uccidere anche noi!
» esclamò infastidito dal fatto che lei
sottovalutasse in quel modo
la questione. Akiko era in piedi davanti al lavandino e gli dava le
spalle intenta a lavare la tazza.
«
Credo che se avesse voluto ucciderci lo avrebbe già fatto.
Sarebbe
stato più facile farlo cinque anni fa, quando eravamo solo
dei
bambini. » rispose asciugando la tazza e riponendola al suo
posto.
Aveva ragione: sarebbe stato più facile, ma Itachi non
ragionava
come le altre persone.
"Mi
ha detto di diventare più forte e di affrontarlo quando
avrei avuto
il suo stesso potere." pensò
consapevole
che per ottenere lo stesso potere del fratello avrebbe dovuto
uccidere il suo migliore amico. Lanciò un'occhiata ad Akiko:
stava
rimettendo il latte nel frigorifero. "Uccidere il proprio
migliore amico" ripeté mentalmente.
«
Sasuke, a cosa stai pensando? » chiese la ragazza
distogliendolo dai
suoi pensieri. Adesso anche Sniky lo stava fissando con i suoi
piccoli occhi.
«
Penso alla mia squadra: mi chiedo chi saranno i miei compagni e il
mio maestro... » mentì alzandosi dalla sedia. I
suoi occhi caddero
sull'orologio appeso ad un muro della stanza: era quadrato e c'erano
scritti solo quattro numeri: il tre, il sei, il nove e il dodici,
mentre gli altri erano sostituiti da dei punti.
«
Potresti avere la mia stessa maestra: Ayame. Mi sono trovata molto
bene con lei, anche se
sfortunatamente
non possedeva lo Sharingan e non ha potuto aiutarmi su quel fronte
però posso aiutarti io a perfezionare la nostra
abilità innata. »
disse. Le sue labbra si curvarono in un piccolo sorriso e gli
posò
le mani sulle spalle guardandolo negli occhi.
«
Devo andare. Noi diplomati dobbiamo arrivare in anticipo. »
disse
dandole le spalle ed uscendo dalla cucina. Sarebbe stato lui a
leggere il discorso del diploma e non poteva assolutamente arrivare
in ritardo.
Durante
il tragitto verso l'Accademia, Sasuke ripensò a quanto aveva
desiderato che quel giorno arrivasse: era deciso a diventare un
grande ninja e un giorno avrebbe ucciso suo fratello per vendicare lo
sterminio del suo clan.
"Akiko
pensa solo al villaggio, alle missioni. Non condivide il mio
desiderio di vendetta."
Pensò e non riusciva a capire com'era possibile. Eppure
anche lei
odiava Itachi per quello che aveva fatto, ma evidentemente non quanto
lui perché altrimenti avrebbe solo pensato a come vendicarsi.
Arrivato
all'Accademia, si soffermò a guardare per un istante lo
striscione
che era stato appeso sulla porta d'ingresso: congratulazioni ai nuovi
diplomati. Abbassò lo sguardo e sentì delle voci
alle sue spalle.
«
Non riesco ancora a crederci che ce l'abbiamo fatta. Mi chiedo chi
sarà il nostro maestro... » disse un ragazzino
eccitato. Gli
sembrava che si chiamasse Kiba e appartenesse al clan Inuzuka. I
membri di quel clan usavano i cani in combattimento. Quello di Kiba
aveva la pelliccia bianca ed era abbastanza piccolo da poter essere
tenuto in braccio o addosso dal padrone. Il loro stretto legame gli
ricordava un po' quello che Akiko aveva maturato con il suo serpente.
«
Si, nemmeno io, hai sentito di Naruto? » chiese un altro a
Kiba. «
A quanto pare ieri sera ha rubato un rotolo proibito e invece di
punirlo lo hanno promosso. Incredibile! » esclamò
suscitando
l'interesse di Sasuke che però fece finta di nulla ed
entrò
nell'edificio.
"Se
è vero quello che ha detto, allora è possibile
che Naruto diventi
un mio compagno di squadra."
Pensò.
La cosa non gli piaceva per niente. Non gli importava quello che
aveva detto Akiko sull'aiutare i compagni affinché
migliorassero,
Naruto era un idiota e l'ultima cosa che voleva era finire in squadra
con lui.
«
Sasuke, sei pronto per il discorso di diploma? » a fargli
quella
domanda era stato il suo maestro Iruka.
Assorto
nei suoi pensieri non si era accorto di non essere più solo
nell'atrio della scuola. Iruka sorrideva, aveva una specie di
tatuaggio sotto agli occhi o forse era una cicatrice? Non era del
tutto sicuro e nemmeno gli importava.
«
Si, sono pronto. » rispose con voce fiera, era orgoglioso del
fatto
che avrebbe letto lui il discorso e del fatto che era diventato un
Genin. Adesso doveva solo diventare più forte e un giorno
avrebbe
ucciso Itachi.
«
Akiko verrà alla cerimonia? Ho sentito dire che è
diventata Jonin.
Sai, anche lei è stata una mia
allieva.
» rivelò. Si, in effetti ricordava che glielo
aveva detto. Pareva
che la sua fosse stata una delle prime classi ad averlo come maestro,
gli aveva parlato molto bene di lui dopo aver saputo che era
diventato pure il suo insegnante. All'epoca lei aveva da poco finito
l'Accademia e lui l’aveva
appena iniziata.
Le cose erano molto diverse allora.
«
Si, due mesi fa. » rispose, ricordando di essere stato un po'
invidioso. Si era ripromesso più volte che non sarebbe stato
da meno
rispetto a lei o ad Itachi, ma per quanto si impegnasse aveva
perennemente l'impressione di essere centinaia di passi dietro di
loro.
«
E tu adesso ti sei diplomato... sembra ieri che ero stato assegnato
alle vostre classi... » disse con una punta di malinconia
nella
voce. « Vai nella sala principale, è lì
che si terrà la cerimonia
e alcuni dei tuoi compagni sono già arrivati. »
continuò.
«
Maestro, è vero quello che dicono? Che Naruto ha rubato un
rotolo
proibito e hanno deciso di
promuoverlo?
» domandò subito prima che l'uomo uscisse nel
giardino.
«
Si, è vero. Naruto ha sbagliato, ma è stato in
grado di
padroneggiare la Tecnica della Moltiplicazione Suprema del Corpo.
Perciò abbiamo deciso di promuoverlo. »
spiegò e per Sasuke fu
alquanto difficile nascondere il proprio stupore. Non riusciva a
credere che il suo compagno di classe, che non era nemmeno in grado
di eseguire una tecnica basilare come quella della Trasformazione,
avesse fatto una cosa del genere.
«
Immagino che meritasse la promozione allora. » disse, anche
se poco
convinto. Continuò a camminare nel corridoio diretto alla
stanza che
gli aveva indicato il suo ormai ex-maestro.
Quattro
suoi compagni di classe erano già arrivati: due erano in
piedi a
chiacchierare felici mentre due ragazzine erano sedute. Riconobbe
immediatamente i capelli rosa di Sakura e quelli biondi di Ino,
facevano parte del suo gruppo di ammiratrici. A lui le ragazze non
interessavano: era troppo preso dal suo desiderio di diventare
più
forte e di vendicarsi per pensare a loro.
Mentre
si sedeva su una sedia in fondo alla sala, si augurò che
nessuna
delle due si sarebbe accorta di lui. Non aveva nessuna voglia di
ritrovarsele appiccicate e vederle litigare su chi dovesse sedersi
vicino a lui o anche solo per rivolgergli la parola. Sperava che la
cerimonia iniziasse presto e che la sala si riempisse prima che
avessero il tempo di accorgersi di lui.
Ben
presto incominciarono ad arrivare le persone. Nessuno, a parte le
ragazze, sembrava realmente
accorgersi
della sua presenza. La cosa non gli dava fastidio, non aveva nessuna
voglia di mettersi a
chiacchierare
con qualcuno.
«
Sasuke. » sentì la voce di Akiko. Gli aveva posato
una mano su una
spalla. « Sei emozionato? » chiese. Stranamente
indossava quella
specie di giubbotto verde che si mettevano tutti quelli che avevano
il grado di Chunin o Jonin e che, da quello che aveva potuto vedere,
era munito di tasche che permettevano di contenere rotoli o altre
cose utili a un ninja.
«
No, desidero solo prendere il copri fronte, pronunciare il discorso e
andarmene. » rispose augurandosi che i suoi ex-compagni di
classe
non l’avrebbero importunato. Prima di poter tornare a casa o
andare
da qualunque altra parte sospettava che avrebbe dovuto conoscere il
suo maestro e i suoi compagni di squadra, in verità.
“Che
poi perché ho bisogno di avere dei compagni di squadra?
Posso
benissimo farcela da solo.”
il pensiero di avere dei compagni lo infastidiva, si augurava solo
che non avrebbero avuto la brillante idea di metterlo in squadra con
Naruto, probabilmente ci sarebbe stata almeno una ragazza nel loro
gruppo. La maggior parte delle squadre sembrava averne una. “Spero
che si tratti di Hinata, è debole, ma era l’unica
a non avere una
cotta per me e non rischierò che mi stia appiccicata tutto
il
tempo.”
Sembrava che l’Erede del Clan Hyuga fosse la sola ragazzina
della
loro classe ad essere immune al fascino che invece, per sua sfortuna,
conquistava tutte le altre o forse la verità era che fosse
troppo
timida per farsi avanti? Era possibile, dal momento che arrossiva per
ogni minima cosa, però aveva il dubbio che avesse una cotta
per
Naruto e cosa mai poteva vederci in quel biondo era un vero mistero.
«
La cerimonia sta per iniziare, credo sia meglio che tu raggiunga i
tuoi compagni e che io mi sieda al mio posto. » disse
allontanandosi. La guardò dirigersi verso le file di sedie
davanti.
I parenti degli allievi avevano dei posti riservati, compresa Akiko
anche se lei non era realmente una sua parente. Era solo
un’altra
persona del loro clan che era sopravvissuta al massacro. Alzandosi,
la vide fermarsi per parlare con il maestro Iruka e anche che le sue
compagne di classe la guardavano... male. Sospettava che fossero
gelose di lei e non ne capiva bene il motivo, ma non gli importava.
Raggiunse
il resto dei diplomati e, nemmeno due secondi dopo il suo arrivo, Ino
e Sakura incominciarono a bisticciare su quale delle due dovesse
mettersi in fila vicino a lui. La discussione andò avanti
per cinque
minuti, senza che le due se ne accorgessero qualcun altro aveva preso
il loro posto e, alla fine, si ritrovarono in fondo.
Uno
alla volta vennero chiamati per ricevere un copri fronte. Quando lo
ebbero tutti, Sasuke pronunciò il discorso dicendo quanto
era fiero
di essere diventato un Genin del Villaggio della Foglia e parlando
dell’Accademia. Il discorso durò circa cinque
minuti e alla fine
tutti i presenti applaudirono mentre lui, dopo aver ringraziato per
l’attenzione, si riunì ai compagni.
«
Sei stato grandioso! » esclamò Akiko sorridendo.
Si era avvicinata
a lui subito dopo la fine della
cerimonia.
Sniky, come al solito, sembrava indifferente con la sua testa
poggiata sul petto della sua
padrona...
no, compagna quello era il termine più adatto
perché lui non era un
normale animale
domestico.
«
Akiko! » esclamò la sua ex-maestra avvicinandosi.
« Ciao, Sasuke,
mi dispiace che non sarai uno dei miei allievi. Ho sentito parlare
molto bene di te. » aggiunse sorridendo al ragazzino.
Seguì un
breve silenzio, poi continuò. « Voi due sembrate
parecchio simili:
entrambi così riservati e pensierosi. »
«
Da quello che ricordo molti membri del nostro clan erano
così...
sembra che sia una caratteristica che ci accomuna tutti, oltre allo
Sharingan. » affermò la quindicenne.
«
Scusate, ma devo raggiungere gli altri. » disse per poi
allontanarsi. Non era interessato a passare del tempo con gli altri
ragazzini che erano appena diventati Genin, voleva solo allontanarsi
da quelle due. Non gli piaceva parlare o sentire dei discorsi a
proposito del suo clan. Gli provocava una gran tristezza.
«
Quella non è Akiko Uchiha? » sentì
qualcuno chiedere, a parlare
non era stato uno dei nuovi ninja bensì uno shinobi che
doveva avere
più o meno la stessa età di Akiko insieme ad un
compagno.
«
È molto bella e ho sentito dire che è pure molto
forte. Due o tre
giorni fa è rientrata da una missione di Livello A. Una
missione in
solitaria. Gira voce che preferisce fare tutto da sola. »
disse
l'altro.
«
Bella quanto arrogante. » commentò il primo.
«
La verità è che ti secca perché tu
vorresti andare in missione con
lei solo per avere l’opportunità di dormirci
insieme e per farti
bello ai suoi occhi. » ridacchiò il secondo.
Entrambi scoppiarono a
ridere e Sasuke preferì allontanarsi perché aveva
come la
sensazione che se avesse continuato ad ascoltare i discorsi di quegli
stupidi avrebbe finito per arrabbiarsi.
Finita
la cerimonia Akiko aveva deciso di andare al cimitero del villaggio
c'erano delle persone con il quale sentiva il bisogno di "parlare".
Era perfettamente consapevole che non avrebbero potuto
risponderle,
ma le piaceva pensare che avrebbero potuto sentirla in qualche modo.
Aveva
da poco lasciato l'Accademia quando incrociò due ANBU che
parlavano
sul lato della strada. Stava per attraversare per continuare il suo
cammino e non rischiare di disturbarli, ma poi uno dei due
pronunciò
il suo nome.
«
Quella ragazza sarà anche affascinante, ma non so se
c'è da fidarsi
di lei... » commentò il secondo che aveva i
capelli biondi legati
in un codino che le ricordava quello che spesso aveva Itachi. Uno dei
motti della ragazza era: chi si fa i fatti suoi campa cent'anni,
tuttavia era difficile a volte dare retta a quel proverbio, in
particolare quando le persone parlano di te.
"Sono
l'argomento della conversazione, quindi in un certo senso sono affari
miei."
pensò e, sentendosi la coscienza pulita, si nascose dietro
ad un
muro vicino e appoggiò la schiena contro la parete mentre
con gli
occhi scuri fissava i due shinobi.
«
Akiko Uchiha è una grande kunoichi: ha già
portato al termine
diverse missioni di Livello A, due delle quali da sola e gode della
protezione dell'Hokage e di Danzo. » rispose l'altro.
«
Quella ragazza somiglia in maniera pericolosa ad Orochimaru. Va in
giro per il villaggio con quel
maledetto
serpente. Lo sai che ha un laboratorio? » chiese. Orochimaru
era un
ninja traditore della
Foglia
che aveva fondato un villaggio dopo essere andato via da Konoha. Era
stato costretto ad andarsene dopo che l'Hokage aveva scoperto che
faceva pericolosi esperimenti.
«
Non puoi paragonarla a quel serpente! » rispose il biondo e
lei gli
fu grata per averla difesa. « Akiko non è
pericolosa. Lei studia le
tecniche, ha inventato nuovi veleni e antidoti. Ha fatto solo cose
utili per il villaggio. Non pensa solo al suo tornaconto personale e
soprattutto non usa cavie umane e non tiene segrete le sue ricerche.
» continuò. Vero, lei faceva tutto alla luce del
sole. Il Terzo le
aveva consentito di accedere al laboratorio segreto di Orochimaru e
in questo modo lei aveva ampliato le sue conoscenze ed era riuscita a
sfruttare alcune delle scoperte di quel ninja per il bene del
villaggio.
«
Bisogna tenerla d'occhio e accertarsi che si comporti bene. L' ultima
cosa del quale abbiamo bisogno è una versione femminile di
Orochimaru. » affermò il primo e su questo punto
il secondo
sembrava concordare con lui.
«
Hai ragione ed è per questo che c'è sempre
qualcuno che la
controlla. Difficilmente potrebbe fare
qualcosa
senza che l'Hokage lo venga a sapere »
Sapeva
che la tenevano d'occhio e non le importava. Non faceva nulla di
male: teneva al corrente Hiruzen delle sue ricerche, delle sue
scoperte, dei suoi successi dei suoi fallimenti. Godeva di una
discreta libertà. La differenza principale tra lei e
Orochimaru era
che lui aveva fatto tutto per ambizione e potere senza farsi scrupoli
mentre lei lo aveva fatto per il bene del villaggio e per poter
aiutare gli altri ninja. La sua mente andò indietro nel
tempo a due
anni prima.
Inizio
Flashback
Quel
pomeriggio Akiko e Sasuke si stavano allenando insieme. Lo facevano
ogni volta che ne avevano occasione e di solito lo facevano nel campo
di allenamento più vicino al bosco che si trovava vicino ad
un
piccolo ruscello.
«
Para il colpo e reagisci! » esclamò la ragazzina
per poi tentare di
colpire Sasuke al petto. Lui lo parò con il braccio e
tentò di
colpirla alla pancia, ma lei schivò il suo attacco.
« La velocità
può aiutarti, ma rischi di stancarti più
velocemente e ti conviene
sconfiggere in fretta l'avversario. » lo avvertì.
Presi
com'erano dal combattimento, nessuno dei due si accorse dell'arrivo
di una persona che incominciò a guardarli in silenzio.
I
due continuarono a combattere ignari di essere osservati. Solo dopo
mezz'ora Sasuke si accorse del loro ospite.
«
Terzo Hokage. » disse sorpreso. Akiko si girò
verso l'uomo a pochi
metri di distanza.
«
Chiedo scusa se vi interrompo, però ho bisogno di parlare
con Akiko
» disse. Lei annuì e si voltò verso il
bambino.
«
Io devo andare. Tu allenati a lanciare i kunai o vai a casa.
» disse
per poi dirigersi verso l'Hokage. « C'è qualche
problema? »
domandò chiedendosi se lei Sasuke avevano combinato qualche
guaio.
Riteneva alquanto improbabile che Sasuke potesse aver fatto qualcosa
che spingesse l'uomo a venire a parlare con lei.
«
No, nessun problema. Volevo solo sapere come procedono le tue
ricerche con lo Sharingan e mostrarti una cosa. »
affermò
incamminandosi lungo il limitare del bosco.
«
A rilento. » rispose lei, pensando che quella fosse la
risposta più
giusta da dare. « Sto cercando di capire cosa può
esattamente
causare problemi alla vista, in particolare voglio evitare la
cecità
dovuta ad un uso prolungato dello Sharingan Ipnotico. »
spiegò. Il
Terzo teneva le mani dietro alla schiena mentre camminava.
«
Se Tsunade fosse qui forse potrebbe aiutarti, è un grande
ninja
Medico. » commentò. « Madara aveva perso
la vista e aveva cercato
invano qualcuno che potesse dargli una mano, ma è anche vero
che
parliamo di un centinaio
di anni fa. Nel frattempo abbiamo fatto nuove scoperte e la medicina
è migliore rispetto ad allora. » aggiunse.
« In ogni caso il posto
che desidero mostrarti è nel bosco. » disse
cambiando argomento.
Hiruzen
la condusse in mezzo agli alberi. Non stavano seguendo un sentiero e
la ragazzina si chiedeva se sarebbe stata in grado di tornare
indietro da sola. Camminarono per circa mezz'ora.
L’aveva
condotta fino ad un punto del bosco dove si trovava una buca _molto
grande, qualcuno aveva sistemato la terra per formare delle pareti e
c’era una scala ricavata nel terreno che conduceva ad una
porta
sulla quale erano disegnati due serpenti.
«
Mi scusi, ma dove siamo? » chiese confusa mentre
raggiungevano la
porta. Senza rispondere, Sarutobi la aprì ed entrarono in
una stanza
sotterranea che aveva tutta l’aria di essere un laboratorio.
C’erano dei grandi scaffali che ricoprivano interamente le
pareti a
destra e sinistra, un tavolo con tutto il necessario per fare degli
esperimenti e quelli che sembravano essere quaderni e fogli.
«
Questo era il nascondiglio di Orochimaru. Sono anni che nessuno mette
piede qua dentro dopo che lui è scappato dal villaggio.
» spiegò.
Akiko aveva sentito parlare di lui: aveva tradito Konoha e aveva
eseguito degli esperimenti orribili anche sulle persone.
«
Continuo a non capire perché mi ha portata qui. »
disse guardandosi
attorno. C’era poca roba lì dentro e per essere un
posto
abbandonato da anni sembrava stranamente ben pulito.
«
Conosco bene la tua sete di conoscenza, i tuoi studi sulle tecniche e
sulle abilità, in particolare sullo Sharingan. »
affermò. « Anche
lui aveva incominciato in questo modo: all’inizio studiava,
voleva
accrescere le sue conoscenze, ma poi la sua ambizione lo ha portato a
commettere delle orribili atrocità e quando me ne sono
accorto non
ho potuto permettergli di continuare. » raccontò
avvicinandosi al
tavolo.
«
Non ha provato prima a parlargli? » chiese avvicinandosi a
sua
volta, così facendo notò una porta in fondo alla
stanza che prima
non aveva notato e altri scaffali più piccoli con dei
cassetti.
«
Ho provato a convincerlo a fermarsi. Speravo di risolvere la cosa nel
modo più pacifico possibile... non volevo arrivare ad uno
scontro.
Uno che avrei potuto vincere, ma... » tacque e lei lo
fissò
perplessa.
«
Non ha avuto il coraggio di battersi contro di lui? » era
stupita,
non riusciva a credere che il Terzo
avesse
avuto paura di combattere con colui che, a quanto aveva sentito dire,
era stato un uomo orribile, disgustoso e che aveva fatto del male a
chissà quante persone.
«
No, Orochimaru è stato un mio allievo e io non sono riuscito
a fare
quello che era giusto. » c’era
tristezza
nella sua voce e nell’espressione del suo viso.
«
Capisco. Quello che non capisco e perché mi ha condotta qui.
»
disse confusa. Hiruzen si voltò a
guardarla
e la fissò dritta negli occhi.
«
Perché non voglio ripetere due volte lo stesso errore. Ho
deciso che
continuerai i tuoi studi e voglio anche che leggi i documenti che
Orochimaru ci ha lasciato. Alcune delle sue ricerche possono tornarci
utili. » spiegò. « Non ti
lascerò agire indisturbata, come ho già
detto non voglio ripetere due volte lo stesso errore, quindi ci
sarà
sempre qualcuno a controllarti e potrai chiedere aiuto se ne avrai
bisogno. » aggiunse e lei annuì.
«
Va bene. » rispose sforzandosi di nascondere la propria
eccitazione,
non vedeva l’ora di scoprire cosa aveva scoperto Orochimaru,
probabilmente cose che lei ignorava.
«
Voglio che mi scrivi un resoconto una volta alla settimana. »
l’avvertì con tono severo Sarutobi.
«
Sarà fatto. » promise. Avrebbe portato avanti gli
studi di
quell'uomo e avrebbe presentato regolari
resoconti.
Solo che lei lo avrebbe fatto per il bene del villaggio e non solo
per sé stessa.
Fine
Flashback
Aveva
portato avanti le ricerche di Orochimaru: era rimasta scioccata
nell’apprendere la natura di una parte di esse. Aveva potuto
anche
scoprire delle informazioni che sarebbero potute tornare utili nel
caso un giorno sarebbero stati costretti a mettersi contro il
traditore.
“Akiko,
ti sei accorta che se ne sono andati?”
chiese il suo serpente distogliendola
dai suoi pensieri. In effetti i
due ninja erano spariti e non aveva più senso rimanere
nascosta.
“Si...
ehm andiamo anche noi.”
disse sistemandosi una ciocca dietro
all’orecchio e uscendo dal suo
nascondiglio.
Più
tardi Akiko era a casa seduta sul divano intenta a leggere un libro.
Sniky era accanto a lei
raggomitolato
su sé stesso. Sentì la porta aprirsi e
richiudersi e si drizzò in
piedi per poi correre verso la soglia di casa e sorrise al ragazzino
appena rientrato.
«
Chi saranno il tuo nuovo sensei e i tuoi compagni di squadra?
»
domandò.
«
Mi hanno messo in squadra con quell'idiota di Naruto e Sakura.
»
rispose. « E il mio nuovo maestro è arrivato in
ritardo. Siamo
stati gli ultimi a conoscerlo! » continuò. Il tono
della sua voce
era calmo e l’espressione sul suo viso impassibile, ma aveva
come
l’impressione che fosse arrabbiato. Lo guardò
dirigersi verso la
scala e salire velocemente al piano superiore.
“Iniziamo
male.”
pensò. Si sedette sul
divano, riprese il libro e lo aprì. “Andrà
tutto bene. Cosa mai potrà accadere di brutto in
fondo?”
aggiunse cercando di essere positiva.
“Stai
tranquilla vedrai che con il tempo diventeranno grandi amici.”
rispose il serpente. Non era tranquilla
e non solo perché Sasuke avrebbe presto preso parte a delle
missioni
che si sarebbero fatte via vai più difficili, ma anche
perché...
beh, perché era Sasuke e lo conosceva. Temeva che non
sarebbe
riuscito a lavorare in squadra e che lui e Naruto non avrebbero fatto
altro che litigare... E Sakura? Lei doveva sentirsi fortunata ad
essere in squadra con il ragazzo che le piaceva però non
avrebbe
assolutamente voluto essere nei suoi panni e nemmeno in quelli del
nuovo maestro di Sasuke.
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