Stop! In the name of Love…

di Nuage_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pic Nic ***
Capitolo 2: *** Sogno ***
Capitolo 3: *** Pop corn ***
Capitolo 4: *** Maschere ***
Capitolo 5: *** My Lady ***
Capitolo 6: *** Scelte ***



Capitolo 1
*** Pic Nic ***


Stop! In the name of Love…

 
Stop! In the name of love
Before you break my heart
Stop! In the name of love
Before you break my heart
Think it over
Think it over

I've known of your
Your secluded nights
I've even seen her
Maybe once or twice
But is her sweet expression
Worth more than my love and affection?

 

  1. Pic Nic
Adrien non riesce a distogliere gli occhi. Eppure quella visione gli fa solo male, sempre di più, ad ogni secondo. Si chiede se non è per caso masochista , ma anche perché gli dà tanto fastidio. Kagami gli sta parlando di qualche cosa che riguarda la scherma, ma il ragazzo già da un pezzo non le presta più attenzione: dietro a Kagami, c’è una coppia che sta completamente attirando la sua attenzione, spezzandogli il cuore ad ogni momento.
Ogni sguardo che i due si scambiano, ogni volta che lei rida, ogni volta che lui le sfiora i capelli corvini o le porge qualcosa da mangiare. Sente qualcosa urlare dentro di sé, vorrebbe alzarsi dalla coperta su cui lui e Kagami stanno facendo un pic nic e urlare. I suoi denti stridono, una strana sensazione prende strada nel suo cuore: gelosia e invidia. Non capisce nemmeno perché. Adrien non è abituato a questi sentimenti.
Eppure ci sono, stanno per scoppiare dentro di lui. Vede Luka avvicinarsi alle labbra scarlatte di Marinette ed allora non ne può più: le sue mani si chiudono a pugno e si alza, spiazzando Kagami. Adrien si ritrova in piedi, con due scelte davanti a sé. Per alcuni istanti, ci pensa. Immagina come sarebbe avvicinarsi a quella coppia, comodamente seduti sul prato davanti alla torre Eiffel.
Digrigna quasi i denti, odiando Luka per aver pensato ad un posto così romantico, quasi dimenticandosi che anche Kagami aveva scelto lo stesso posto per loro quello stesso pomeriggio. Immagina come sarebbe prendere poi Marinette per un braccio, attirarla a sé e dirle di non farlo, di non baciarlo. Ma perché desidera fare una cosa simile? Perché prova queste cose per lei?
Si ricorda ancora la sensazione che aveva provato insieme a lei a New York, mentre danzavano solo loro due, fluttuando nel cielo stellato illuminato dalla luna piena. Non avrebbe mai voluto tornare alla realtà, alla sua vita incasinata e divisa a metà, paladino della giustizia di notte e ragazzo perfetto di giorno. Ma Adrien non è perfetto, tiene dentro di sé così tante frustrazioni che è una liberazione enorme quando può fare ciò che vuole da Chat Noir. In quel momento, i suoi occhi verdi notano che Marinette si è scansata da Luka, optando per un casto bacio sulla guancia e sorridendo imbarazzata a Luka che, da vero gentiluomo, non fa una piega. Un sospiro si libera dalle labbra di Adrien, mentre Kagami gli chiede agitata: “Tutto a posto?”
Lui scuote la testa: “Sì, scusa… mi era sembrato di vedere una persona che conosco, ma devo essermi sbagliato.”
Fa per sedersi di nuovo, quando lo sguardo azzurro di Marinette incontra il suo. In un flash, vede gli occhi mascherati di Lady Bug… così simili a quelli che lo stanno fissando ora, in un misto di stupore e imbarazzo.



Sdraiato sul letto, Adrien ripensa a quello strano pomeriggio. Aveva provato per la prima volta una gigantesca morsa di gelosia, per una amica. No, per Marinette. Eppure lui sta con Kagami, dovrebbe volere lei. Non ha nulla che non vada… è atletica, intelligente, determinata, bella… ma sente sempre che qualcosa non va. Baciarla è strano. Non è come aveva sempre immaginato di baciare una ragazza.
Improvvisamente immagina Luka e Marinette che si baciano, la mano di lui si infila tra i capelli corvini di lei, che sospira nel mentre. Prende il cuscino da sotto la sua testa e gli tira un pugno per la frustrazione. Perché ha quei pensieri? Plag lo guarda incuriosito, gustandosi del formaggio: “Tutto a posto, Adrien?”
Il biondo si limita a sbuffare, girandosi dall’altra parte del letto. Ma alla fine decide di rispondere: “Ho degli strani pensieri, Plag. Su… su Marinette. Ad esempio, mi dà fastidio anche solo il pensiero che baci Luka. Eppure io ho Kagami, lei è la mia ragazza… ma quando sono con Marinette, mi sento così me stesso e…”
Adrien si sente ancora più confuso di quando era al pic nic con la sua ragazza. Sospira: “Forse una passeggiata notturna mi farà bene, almeno farei qualcosa di costruttivo invece di rimuginare.”
Plag annuisce, pronto a trasformarlo in Chat Noir. Il supereroe salta per i tetti di Parigi, senza una meta precisa. L’aria fresca di quella sera di Maggio gli piace, non è torrida come quelle di Agosto e nemmeno gelata come a Dicembre. Passa davanti alla torre Eiffel, con un moto di fastidio dentro di sé. La situazione sembra tranquilla, non ha nemmeno ricevuto una qualche chiamata da parte di Lady Bug. Ma continua a vagare per la città, ogni volta che sta per tornare a casa decide di andare ancora più avanti per le strade parigine. Si ferma di colpo.
Riconosce quel balcone. C’è appena una luce accesa, nella camera di Marienette. Si avvicina, curioso. Dalla finestra, vede la ragazza sdraiata sul letto. Ha in mano una fotografia, non capisce bene di chi o che cosa.
Le sue mani candide la accarezzano, poi la ripone in un quaderno con velocità, come se scottasse. Da quando è così bella? Da quando la vede così? Indossa un pigiamino rosa chiaro con dei fiori di ciliegio, lo trova così adorabile su di lei. Si ritrova a sorridere, appollaiato sul tetto più vicino. La guarda adagiarsi sul letto, allungare poi la mano e spegnere la luce, facendo sprofondare tutto nel buio.
Ma Chat Noir ha gli occhi di un felino e resta ancora un po’ fermo, a guardarla mentre piomba nel sonno. Improvvisamente vorrebbe entrare, abbracciarla e tenerla sul suo petto, addormentandosi sentendo il suono del respiro di lei.

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Capitolo 2
*** Sogno ***


2. Sogno


La bacia, sentendo il calore del suo corpo. La stringe, la vita sottile coperta da un pigiama estivo. Le accarezza il viso, candido e dalle guance rovente. Sospira il suo nome, appena un attimo, prima di ripiombare sulle sue labbra scarlatte. Passa una mano tra i capelli di lei, corvini e morbidi. La sente sua, è inebriante. La sente dire il suo nome e la stringe ancora di più a sé…

La sveglia. Adrien sente la sveglia. Apre gli occhi lentamente, il sole di Parigi li colpisce dolcemente. Il ragazzo capisce che è mattina e che quello che ha fatto era un sogno. Ma… non ricorda molto.
Ricorda solo che era nei panni di Chat Noir, per forza: non bacerebbe mai una ragazza con tanto trasporto da Adrien. Arrossisce, ricordando quel sogno così vivido e strano per lui.
Decide di alzarsi ed andare in bagno, una bella doccia fredda è la cosa migliore per svegliarsi e tornare nella realtà. Si domanda ancora chi fosse, la ragazza che stava baciando nel sogno. Non ricorda il suo nome, non ricorda altro se non i capelli mori di lei. Si chiede se fosse Kagami, non ha mai sognato una ragazza prima di allora. Ma non sembrava lei, quel bacio era pieno di fuoco e desiderio.
Con Kagami non è così, non lo è mai stato. Adrien aveva semplicemente pensato che, col tempo, avrebbero superato ogni imbarazzo e sarebbero diventati più complici e che quindi anche i baci, come il resto dei momenti di intimità, sarebbero stati più emozionanti. Inizia a pensare di essersi sbagliato, stanno insieme da quasi un anno e le cose non sono cambiate.
Sulla carta, non c’è proprio nulla di cui lamentarsi, ma dentro di sé inizia a sospettare che qualcosa non vada bene. E poi… non riesce a togliersi dalla testa gli occhi azzurri di Marinette. Assomigliano incredibilmente a quelli di Lady Bug. Non sa se parlarne con Plag, l’ultima volta che aveva pensato che le due fossero la stessa persona, aveva scoperto che così non era. Ma quel colore, il colore degli occhi della sua partner era unico e non lo avrebbe mai potuto confondere.
Qualcosa non torna, ha il sospetto che la sua compagna di classe nasconda qualcosa e anche il suo amico Kwami.  Mentre l’acqua scompiglia i suoi capelli biondi, il ragazzo scuote la testa e si dice che forse dovrebbe pensarci due volte prima di dire qualcosa di stupido e potenzialmente rischioso per la sua identità segreta. Dopotutto, si è già sbagliato una volta, perché non dovrebbe succedere di nuovo?

Nino ride di gusto, quasi facendosi uscire il frappè al cioccolato dalle mani: “Amico, hai sognato di pomiciarti una ragazza e credi che non fosse Kagami? Wow, sei messo male… direi che è un campanello di allarme. Io non volevo farmi i fatti tuoi, fratello, ma ho sempre detto che lei non è la mora giusta per te…”
Adrien sobbalza sulla sedia del fast food e domanda, incuriosito: “Quindi tu sai chi potrebbe essere la ragazza del mio sogno?”
Nino sospira, esasperato. Non ricorda nemmeno più le volte in cui ha cercato di far aprire gli occhi al suo amico, ma tentare un’altra volta non gli costa nulla. Beve un po’ di frappè dalla cannuccia verde: “Dunque, vediamo… quali altre more conosci oltre a Kagami?”
Alza un sopracciglio, mentre guarda Adrien pensarci intensamente. Al ragazzo viene in mente solamente Lady Bug come altra mora della sua vita… finché non gli tornano in mente i codini di Marinette, le labbra di Marinette mentre sta per baciare Luka… Già, Luka. Adrien abbassa lo sguardo: “Non mi viene in mente nessuna. Tutte le more che conosco oltre a Kagami sono… occupate. E sono soltanto mie amiche.”
Nino allora prende una patatina da Adrien, glielo deve per la fatica con cui gli sta facendo fare il ragionamento che da anni gli sfugge. “Sei sicuro, amico? Non mi risulta che siano sposate o che… e nemmeno tu. Sai, se ti senti così forse… dovresti lasciare Kagami. Mi ricordo del tuo racconto su come ti sei sentito quella volta del pic nic vicino alla torre Eiffel, fratello… e tu?”
Il biondo scuote la testa, negando: “Ma no, sicuramente mi avrà solo fatto strano vedere Marinette mentre stava per… baciare Luka.”
Nino ride ancora più forte di prima: “Lo hai detto come se fossi sul punto di vomitare alla sola idea! Amico mio, pensaci su.” Adrien fece una smorfia poco convinta: “Comunque non voglio lasciare Kagami per una mia sciocca insicurezza o per uno stupido sogno che non significa nulla, non sarebbe giusto e potrei ferirla.”
L’amico fece spallucce: “Succede di sbagliare, amico. Ma io non continuerei a prendere in giro una persona solo per non ferirla. Potrebbe scoprirlo… e sarebbe peggio.”

La porta dello studio di suo padre è, come sempre, chiusa a chiave. Sa che è dentro a lavorare e probabilmente non vuole essere disturbato. Ma ha già parlato con Nino e ha un sacco di dubbi sui suoi sentimenti ancora. A quale altro ragazzo che ha provato l’amore potrebbe chiedere consiglio? Ricorda ancora quando, da piccolo, sbirciava i suoi genitori nello studio del padre, a scarabocchiare insieme disegni e ridere insieme. Non aveva più visto suo padre felice in quel modo.
Quello doveva essere amore vero. Con quel ricordo, si decide a bussare alla porta. “Avanti” dice suo padre, mentre lavora col computer. Adrien entra timidamente: “Papà, avrei bisogno di parlarti…” Gabrielle alzò appena la testa dallo schermo: “Figliolo, non ho tempo per sciocchezze, sono molto impegnato e-“ “Come ti sentivi mentre eri insieme alla mamma?”
Adrien fa quella domanda tutto di un fiato, deve sapere. Stranamente, attira l’attenzione del padre, che adesso lo guarda confuso. Si schiarisce la voce e decide di rispondere: “Quando ero con tua madre… lei era il mio tutto. Tutto ciò che di più bello ci fosse al mondo. Potevo perdermi nei suoi occhi, così simili ai tuoi, e dimenticarmi del resto. Quando rimase incinta di te, ero al settimo cielo e tutto era perfetto. Non avevo occhi che per lei.” La voce dello stilista si incrina rievocando quei ricordi. Un sorriso amaro si dipinge sul suo volto, mentre Adrien guarda la foto della madre presente nello studio.
“Grazie, papà.”

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Capitolo 3
*** Pop corn ***


3. Pop Corn 



Adrien entra nella pasticceria della famiglia di Marinette, quasi in punta di piedi: “Buon pomeriggio…” Ammira la sala luminosa dalle mura color cipria, i tavolini da tè ed il lungo bancone pieno di leccornie. Medita sul prendere qualcosa anche per Plag, magari un tortino al formaggio, ma decide che è meglio concentrarsi sul dolce per Kagami. Spera solo che non ci sia proprio lei al negozio, non oggi e non ora. Ma poi vede i codini di Marinette spuntare dal balcone e la sua voce lo saluta, mentre il suo viso si illumina di un sorriso cortese e raggiante: “Adrien, che piacere vederti qui! Allora, cosa desideri?”
“Vorrei un dolce che dica alla mia ragazza che non la amo, che sono innamorato di un’altra e che penso sia meglio lasciarla… ah, ripieno di crema, per favore.”
 Il ragazzo scuote un attimo la testa, per poi rispondere: “Vorrei una piccola torta, è un regalo… emh, che gusti avete?” La mora allora si sposta verso l’angolo delle torte, dove una decina di dolci dalla forma cilindrica e l’involucro lucente aspettano solo di essere mangiati.
Marinette spiega i vari gusti, indicando le tortine: meringata, al limone, una mini sacher… alla fine Adrien sceglie una tortina al lampone e cioccolato al latte, pensando che dovrebbe piacere alla sua ragazza. Sospira, mentre prende il portafogli, ripassando mentalmente ciò che ha deciso di dire a Kagami: odia spezzare il cuore alle persone, specie a chi non ha fatto nulla per meritarselo. Che poi… sapesse almeno di chi è innamorato. LadyBug è una eroina mascherata, non una ragazza che conosce come Kagami.
Marinette lo guarda, perplessa: “Qualcosa non va? Sembri preoccupato…” Adrien alza il volto e per un attimo i loro sguardi si incontrano, azzerando la distanza tra loro: “Oh, niente, solo… devo fare una cosa… e temo non sarà piacevole.”
Prende il dolce, dando i soldi alla ragazza. Solo allora nota quanto il grembiule rosa doni alla mora, arrossendo appena a quel pensiero. La saluta e si avvia alla uscita, ma davanti a lui trova Luka: “Ciao, Adrien! Ottima scelta, i dolci di questa pasticceria sono i migliori!”
“Se poi ti sbaciucchi anche con la figlia del pasticcere, sono anche meglio, vero Luka?!”
Adrien si sorprende di quella risposta velenosa che stava per sputare addosso al ragazzo, ma riesce a riprendersi: “Assolutamente, non potrei essere più d’accordo… ora devo andare, ci vediamo!” Saluta il moro con un cenno della mano e, poco prima di uscire dal negozio, sente un pezzo della conversazione tra i due innamorati. “Stavo pensando di andare al cinema questa sera, danno un film che mi piacerebbe un sacco vedere, vuoi venire con me?” chiede gentilmente il ragazzo a Marinette.
Il suo viso si illumina: “Certo, mi farebbe un sacco piacere! Allora, ci vediamo davanti al cinema per le otto?”
Adrien si decide finalmente ad allontanarsi, rimuginando su quanto fosse fastidiosa la voce di Luka, ma solo mentre parlava con la sua ragazza. Già, la sua ragazza. Stringe la confezione con la torta, cercando di scacciare quella nuova sensazione sconosciuta e fastidiosa che gli morde lo stomaco. Tenta solo di focalizzarsi su ciò che avrebbe detto a Kagami, finiti gli allenamenti di scherma.


“Tutto bene, Adrien?”
Kagami aveva notato qualcosa di anomalo nel comportamento del ragazzo, quel giorno agli allenamenti era particolarmente impulsivo e distratto. Come se stesse pensando ad altro. Adrien si libera della maschera di protezione: “Certo, come mai me lo chiedi?”
La mora decide di non indagare ulteriormente, sa che non è il caso di insistere e che lui le avrebbe parlato se fosse stato qualcosa di importante. Adrien apre l’armadietto per cambiarsi, ricordandosi solo allora della torta. Guarda la mora, mentre sistema le sue cose e toglie la tuta protettiva. Si volta nuovamente verso la confezione rosa confetto, mordendosi il labbro. Non questa volta. Chiude l’armadietto e si gira con finta allegria verso la mora: “Ti andrebbe di andare al cinema questa sera? Ho sentito che ci sarà un film molto bello…”


Come mi è saltato in mente?! Adrien non smette di sgridarsi mentalmente, non riuscendo a concentrarsi sui compiti. Plag gli chiede la stessa cosa: “Cosa ti è venuto in mente? Non so come funziona in questo secolo tra voi umani, ma ricordavo che invitare una ragazza al cinema non fosse un modo per lasciarla…”
Adrien si mette le mani tra i capelli biondi, scompigliandoli: “Lo so, non so nemmeno io perché mi sia venuta questa idea!” Sospira rassegnato, mentre il Kwami inizia a ragionare ad alta voce: “Strano che ti sia venuta in mente solo dopo aver sentito che qualcun altro va al cinema questa sera…”
Il giovane lo guarda sconcertato, in effetti ha ragione. C’entrava forse con quella strana sensazione che aveva provato uscendo dalla pasticceria? Sospira, confuso: “Io non ci capisco più nulla, Plag. Ho queste strane sensazioni quando vedo Marinette e Luka, non capisco cosa siano o  cosa significano e nemmeno come scacciarle. Vorrei solo dimenticarle ed essere felice con Kagami, anche se ormai ho capito di non amarla davvero. Ma è una buona amica ed è sempre stata una fantastica ragazza per me, potrebbe bastare questo, no?”
Plag scuote la testa nera: “Lo sai che non ti può bastare. Ah, la pubertà: è da quando conosco voi umani che è sempre un momento difficile, la adolescenza. Quindi è normale provare cose nuove in questo periodo, non preoccuparti Adrien… piuttosto, la mangi tutta quella torta?”
Adrien gli passa distrattamente il dolce, dicendosi che forse il suo amico ha ragione e sta solo attraversando una fase della crescita in cui prova cose nuove, ma niente di strano. Guarda l’orologio di camera sua, decidendo così che è il momento di prepararsi. Mentre si cambia, si domanda cosa avrebbe fatto quando, davanti al cinema, avrebbe incontrato quasi sicuramente Luka e Marinette.
Forse sarebbe stato imbarazzante per tutti all’inizio, ma si conoscevano e non era la prima volta che capitava: Parigi, per essere una grande città, sa essere molto piccola. Decide che ci avrebbe pensato nella eventualità, che in fondo rompere con Kagami al cinema da soli fosse una idea migliore piuttosto che farlo nel camerino della palestra con i loro compagni di scherma presenti. Forse non era stata una pessima idea.


Certo che è stata una pessima idea! Marinette e Kagami sono arrivate per prime al cinema e si stanno salutando affabilmente. Adrien, vedendole, vorrebbe tanto fare dietro front e scappare a gambe levate, ma decide di non fare il vigliacco: non c’è nulla di strano in quella situazione, la gente fa uscite a quattro continuamente. Allora perché si sente così in imbarazzo e a disagio?
Marinette è la prima a notarlo, salutandolo con un gesto della mano che il biondo ricambia. Sente una leggera fitta al petto e un calore strano al viso, mentre si perde per un istante negli occhi blu della amica. Saluta anche Kagami e, pochi minuti dopo, arriva anche Luka: il destino ha deciso così e Adrien si rende conto che non ha idea del perché aveva deciso di fare una cosa simile.
Luka e Marinette non sembrano turbati o infastiditi dalla loro presenza, considerandola una coincidenza. Solo Kagami inizia a nutrire qualche sospetto, ma entrano nel cinema sereni e raccontandosi le novità dell’ultimo periodo. Marinette racconta dell’ultimo successo della band di Luka e di come questo sia stato ammesso alla Juliard, Kagami risponde riportando gli innumerevoli successi scolastici di Adrien, che è sempre il primo della classe e che sicuramente sarà ammesso anche lui ad una università prestigiosa, mentre lei ha in programma di terminare gli studi a Tokyo.
Marinette si fa timida quando dice che desidera entrare in una scuola di moda. “Potresti chiedere al padre di Adrien, dopotutto sta per fondare una nuova accademia di moda qua a Parigi, giusto Adrien?”
Il biondo si risveglia dai suoi pensieri: “Oh, sicuro, sono certo che mio padre sarebbe felice di avere un talento come te tra i suoi studenti.”
Entrano in sala, sedendosi in ordine: Luka, Marinette, Adrien e Kagami. Prima che il film inizi, Luka si alza per andare a prendere dei pop corn alla sua ragazza e Adrien si sente in dovere di fare lo stesso. Mentre stanno tornando in sala, Luka dice: “Una bella coincidenza essersi trovati qui questa sera, sono contento di vedere che tu e Kagami andate così d’accordo.” Adrien sente nuovamente quella strana sensazione fastidiosa: “Sono stato molto contento anche io di trovarvi, tu e Marinette formate davvero… una bella coppia.”
Quelle ultime parole le dice a denti stretti, senza nemmeno accorgersene. Ma Luka non commenta e si limitano a rimettersi ai loro posti, interrompendo il chiacchierio delle due ragazze. Il film inizia e Adrien si rende conto solo allora che non aveva idea di che cosa stavano per vedere, nemmeno del titolo.
La pellicola parla di una storia d’amore ambientata in un futuro dove il genere umano non può provare sentimenti, quindi i due innamorati si vedono clandestinamente. Ad Adrien vengono in mente gli incontri notturni che aveva avuto con Marinette nei panni di Chat Noir e si chiede come reagirebbe  lei scoprendo la sua vera identità: ma non succederà mai, ne è certo.
Il film comincia a prendere una piega drammatica, con sparatorie ed inseguimenti. Adrien sente il corpo di Marinette tendersi nei momenti di suspense e istintivamente le prende la mano, per rassicurarla. Sentire la sua pelle fa sentire meglio sicuramente lui e gli ricorda di quella volta che erano stati in quello stesso cinema, solo loro due: una delle giornate più belle della sua vita.
Marinette si volta verso di lui, con il viso confuso da quel gesto di tenerezza. E Adrien sente forte il desiderio di avvicinarsi a lei e baciarla, dimenticandosi del resto del mondo e persino che vicino a lui ci sono Kagami e Luka. Per lui, in quel momento, esiste solo lei e non riesce a distogliere lo sguardo dal suo viso perfetto.
Le luci si accendono e con uno scatto i due tornano a guardare lo schermo ed allontanano le mani. Per loro fortuna, né Kagami né Luka si sono accorti di ciò che è successo. Escono dalla sala commentando il film.
Marinette e Adrien fanno finta di nulla, dicendosi che non era davvero successo niente.
Eppure qualcosa si sta smuovendo nei loro cuori, qualcosa che entrambi avevano sepolto e finto di dimenticare, ma che sta riemergendo più forte di prima.

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Capitolo 4
*** Maschere ***


4.     Maschere

 

Solo se ci mascheriamo,

scopriremo quel che siamo

 

Ultimamente Parigi è tranquilla, da qualche settimana non ci sono più attacchi di Papillon. Questo innervosisce Adrien, perché significa che il nemico sta sicuramente architettando qualcosa di grosso. Altrimenti avrebbero già dovuto combattere contro Mr Piccione per la centesima volta, invece la città gode di questo momento di pace, in spensieratezza. Ma non è il solo pensiero che crea preoccupazione nella mente del nostro giovane super eroe.
Sogna ancora la ragazza dalle labbra di fuoco e dal tocco delicato come un fiore. Sogna ancora di baciarla, di essere completamente perso per lei. E si sente in colpa per questo.
Perché riesce a dare a Kagami bacini insignificanti come se fossero degli amichetti. Perché pensa a Marinette in modo diverso ultimamente. Perché non vede più Ladybug e avrebbe bisogno della sua amica con cui parlare di tutto questo. Forse potrei chiederle di parlare del fatto che per il momento non ci sono attacchi e che la cosa sembra sospetta… e poi anche di tutto questo.
Adrien scuote la testa, complimentandosi con sé stesso per la pensata, mentre il fotografo scatta l’ennesima immagine di quella giornata: indossa un abito formale, giacca nera e pantaloni dello stesso colore, ma la camicia è di un verde smeraldino che richiama il colore dei suoi occhi. Non importa a nessuno che abbia l’aria di uno che sta pensando a tutt’altro, per il fotografo sembra anche più sexy. Ma tra la truppe c’è anche la stilista che ha ideato e creato quel vestito, anche se Adrien non lo sa.
Marinette lo guarda, ipnotizzata. E, come quando era una ragazzina, arrossisce un po’ ogni volta che incontra i suoi occhi verdi o si sofferma su capelli di lui, chiedendosi quanto siano morbidi da accarezzare. Ma si dice che è normale avere questi pensieri ed essere comunque innamorata del suo ragazzo: migliaia di ragazze con gli ormoni a palla sbavano sugli scatti del bel modello, non c’è nulla di male nell’ammirare la sua bellezza. Il problema è che Marinette nota anche una ruga leggera sulla fronte del biondo, uno sguardo distante e diverso dal solito.
Sa che Adrien è preoccupato, che ci sono tante cose che gli frullano per la testa. Vorrebbe aiutarlo, da amica ovviamente.
Ma poi le torna in mente il cinema, il tocco delle loro mani. Non può rischiare. E se si innamorasse di nuovo di lui? No, lei è felice con Luka. Lui la tratta bene, è gentile e dolce, c’è sempre per lei… mentre Adrien sta con Kagami. Ed è come il sole: bellissimo ed irraggiungibile.

Ladybug è appena riuscita a sventare un incidente stradale, usando il suo yo-yo. Mentre si raccomanda alla polizia e all’ambulanza per aiutare i pochissimi e lievi feriti, le arriva un messaggio da Chat Noir. Saluta e vola tra i tetti della città, diretta al loro usale punto di incontro. Adora la vista della torre Eiffel da lì.
Chat la aspetta, appoggiato pigramente al suo bastone. Ha lo sguardo assente, perso nell’orizzonte ad ammirare il tramonto rosa e arancione stagliarsi tra gli edifici parigini. La eroina non lo vedeva da tanto così preoccupato, quasi malinconico. “Ciao, micetto, da quanto tempo!” lo saluta gaia.
Lui si scuote solo allora dai suoi pensieri: “Ciao anche a te, Ladybug.” Le sorride debolmente, ma la mora avrebbe voluto sentirsi chiamare da lui My lady, come faceva prima… è da tanto che non la chiama più così, le manca. Ma non lo ammetterà mai. “Cosa c’è allora? Non riceviamo attacchi da Papillon da tanto… pensi stia tramando qualcosa?”
Chat annuisce, il suo sguardo si fa molto più serio di prima: “Temo stia architettando qualcosa di grosso, di imprevedibile. Qualcosa per cui sta conservando le energie. Dovremmo indagare e tenere gli occhi aperti, restare vigili.”
Ladybug annuisce, d’accordo col collega. Ma comprende che c’è altro che lo preoccupa… ha uno sguardo così simile a quello di Adrien quella mattina stessa. Chiede allora: “C’è qualcos’altro di cui vorresti parlarmi?”
Il ragazzo fa un sospiro, sorride divertito: “Mi conosci così bene ormai, eh? Ricordi quando mi hai confessato di essere innamorata di un ragazzo?”
La mora sobbalza, sorpresa da quella domanda completamente fuori contesto: “Me ne ricordo. Ma non vedo cosa c’entri questo con il nostro lavoro… sai che non mi piace parlare molto delle nostre vite private, rende le cose difficili.”
Chat Noir mette una mano avanti: “Lo so, ma non intendo farti domande su chi sia. Ma vorrei sapere… come hai fatto a capire di amarlo davvero? Come fai a saperlo, ad esserne sicura? Come ti fa sentire stare con lui?”
Le si avvicina, Ladybug vede i suoi occhi felini farsi più grandi e ha l’espressione di un bambino che aspetta la rivelazione della sua vita. Ladybug si trova in difficoltà per quella domanda. Marinette è in difficoltà. “Lo sai e basta. Lo sai perché ti senti bene quando stai con quella persona, davvero bene. Non hai paura di essere te stesso, ma allo stesso tempo temi che esserlo potrebbe farti perdere il suo affetto per te. Ti spinge ad essere la tua versione migliore. Quella persona diventa importante. Potrebbe avere tanti difetti, ma tu adori anche quelli. E quando la guardi… è come vedere il Sole.”
I loro sguardi si incrociano, sentono una strana tensione nell’aria. Chat Noir abbassa per primo lo sguardo: “Grazie, avevo bisogno di pararne con una amica.”
Lei gli sorride, dicendogli che per lui ci sarà sempre. Si salutano allegramente, Chat Noir torna a correre tra i tetti di Parigi. Ma Ladybug resta ancora per qualche minuto su quel tetto, mentre il sole scende ancora. Si rende conto che non stava parlando di Luka mentre descriveva l’amore a Chat Noir.
Lei stava parlando di Adrien.

La sfilata delle aspiranti matricole della scuola di moda e desing fondata da Gabriel è ormai fissata per quel sabato. Adrien ovviamente farà da modello, per alcuni capi, tra cui quello di Marinette: dopo aver fatto le prove per la sfilata ed essersi tolto la giacca, aveva nota la firma ricamata all’interno. Sorride, pieno di orgoglio per la sua amica.
Si ritrova a pensare che quel completo sembra essere fatto apposta per lui, quasi che l’obbiettivo della aspirante stilista fosse stato proprio quello di vederlo indossato da lui: quel verde è l’esatto colore dei suoi occhi.
Scuote la testa, cercando di convincersi che sia solamente una coincidenza. E gli tornano in mente le parole di Ladybug del giorno prima. Deve essere sincero con sé stesso: Kagami non lo fa sentire così. Baciarla diventa ogni giorno più strano, sente che a volte si sforza quasi di farlo. E sa che la ragazza non è sciocca, inizia a sospettare di qualcosa. Presto verrà a chiedergli spiegazioni, se non si decide lui a farlo. Presto la ferirà e vuole assolutamente evitarlo.
Adrien rimette i suoi abiti ed indossa la giacca in pelle, prendendo poi le chiavi della sua moto ed il casco nero.
Sorride, ricordando il giorno in cui era riuscito finalmente a convincere suo padre a lasciarlo guidare quella Ducati nera di cui si era innamorato follemente. Una cosa che aveva spiazzato il padre, convinto che Adrien fosse il tipico ragazzo modello super timido che non andrebbe mai in giro in sella ad una moto: quanto si sbagliava, lo conosceva così poco. Adrien si conosce così poco.
Col tempo, sta diventando sempre più simile a Chat Noir, mantenendo però i lati dolci di Adrien. Esce dall’edificio e salta a bordo della moto dopo aver messo il casco, sfrecciando così per le strade di Parigi.
La rotonda degli Champs Elysees a quell’ora ospita i lavoratori che tornano a casa, ma ad Adrien non sfugge lo stupendo tramonto che illumina il cielo con i suoi colori dal rosa all’arancione: uno spettacolo magico. Parigi è una città piena di mistero, dove la gente brulica per le strade ed è troppo presa dai propri problemi per badare agli altri.
Quel Sole lo riporta nuovamente alla chiacchierata con la super eroina. Ed Adrien capisce che quella sensazione, quella emozione e quel sentimento di cui lei stava parlando… lui lo ha provato. Ne è sicuro.

La pasticceria ha pochi clienti, essendo ormai tardo pomeriggio. Marinette sente il campanello della porta e si ritrova davanti un ragazzo con addosso un completo da motociclista, un casco in mano ed il sorriso di Adrien. Le sue guance si scaldano, inutile negare la cosa: Adrien è magnifico vestito così. La saluta con un gesto cordiale della mano e si avvicina al bancone.
La ragazza consegna l’ultima baguette alla signora anziana davanti a lei, che esce poi dal negozio senza che la mora se ne accorga: il suo sguardo è ancorato alla immagine di Adrien, che ormai è a pochi metri da lei. “So che il negozio chiude tra dieci minuti ormai… Hai da fare? Vorrei parlarti… sai, dopo quella volta al cinema penso sia giusto…”
Marinette inizia ad agitarsi: “N- no, non ho impegni dopo, ma… non penso sia il caso di parlarne. Semplicemente è successo che io ero agitata per il film, tu sei stato così premuroso da cercare di calmarmi e basta, non è successo nulla, davvero!”
Lo sguardo di Adrien cambia improvvisamente, si fa molto più serio, non sembra quasi lui: “Quindi è questo che ti stai dicendo? Lo pensi davvero?”
La ragazza sobbalza dalla sorpresa. Adrien si fa ancora più vicino, il silenzio resta. Prende la parola lui, nuovamente: “Quindi… non avresti voluto che ti baciassi?”
Il cuore di Marinette sta per impazzire: cosa deve rispondere? La verità? E qual è la verità? Apre la bocca per parlare, non sapendo ancora cosa dirà: ma non esce nessun suono dalla sua bocca. In compenso, gli occhi verdi di lui si spostano sulle sue labbra carnose. E lei riesce ad intuire quel desiderio, sì… lui vuole baciarla. Ma è sbagliato, lo sanno entrambi.
“Io…” inizia a bisbigliare Marinette, incapace di finire la frase. Adrien sospira: “Sai, sono stanco di indossare una maschera. Sono stufo di far finta di essere il ragazzo perfetto. Non lo sono. Da un po’ di tempo, sto cercando di essere più sincero su me stesso e su ciò che desidero per me. Sto cercando di essere più egoista, questo me lo ha insegnato anche Kagami: prendermi ciò che desidero e che mi spetta. Non sei stanca anche tu, Marinette? Quella maschera, qualsiasi sia… non vale la pena indossarla.”
Improvvisamente la ragazza ricorda dove ha già visto quello sguardo, intenso e deciso: l’immagine di Chat Noir che combatte al suo fianco, guardandola allo stesso modo, le si pone davanti agli occhi.

Impossibile.

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Capitolo 5
*** My Lady ***


5. My Lady

                       
Kagami solleva la tazzina di porcellana bianca decorata con dei fiori di ciliegio e beve un sorso di tè, ricapitolando mentalmente quello che Adrien le ha appena detto. Sospira, ma non è sorpresa delle parole del suo ora ex ragazzo. “Ti ringrazio per la tua sincerità, Adrien” dice la mora, appoggiando la tazzina nel piattino coordinato.
Adrien è seduto dall’altra parte del tavolino di quel caffè in cui si sono dati appuntamento per parlare di quello che sta accadendo tra loro.
“Avevo notato che il tuo comportamento era diventato più strano del solito, prima almeno ti limitavi solo a sparire nel nulla ogni tanto… ma negli ultimi tempi, nemmeno i tuoi baci restavano con me… Se non lo avessi fatto tu, avrei chiesto io di parlarne.” Adrien sospira, a disagio: gli dispiace ferire Kagami che, oltre ad essere stata una perfetta fidanzata, è stata anche una amica eccezionale.
Alza lo sguardo e le dice, reggendo la tazza fumante tra le mani: “Non sono stato il ragazzo che meriti. Mi dispiace davvero, ma se c’è una cosa che tu mi hai insegnato è che bisogna imparare ad essere sinceri con sé stessi, anche a costo di essere egoisti. Ti devo tanto, Kagami, spero che almeno riusciremo ad essere ancora amici.”
Un sorriso tirato si dipinge sul volto della ragazza, che incrocia le mani in grembo: “Anche io ti ringrazio per essere stato un ottimo amico, il mio migliore amico… ma non nego che avrei voluto di più. Ora ho bisogno di tempo e di spazio, spero che tu capisca.” Adrien si limita ad annuire, abbassando lo sguardo mentre un ultimo sbuffo di calore lascia la sua tazza.

Oggi è sabato. Marinette non vede Adrien da quella volta che si è presentato in pasticceria a farle quelle domande che le hanno scombussolato la mente ed il cuore. Sa che oggi lo vedrà, con quel completo appositamente pensato per lui proprio da lei in persona. Si domanda se vorrà parlarle, mentre si mette nei posti a sedere riservati agli aspiranti stilisti in lizza per la scuola Agreste.
Nota che, accanto al padre di Adrien, è seduta la madre di Chloè: parlano animatamente, a bassa voce. “Marinette!” Luka è arrivato, il posto a sedere accanto a lei è riservato a lui: nonostante al ragazzo non importi molto della moda, è venuto a fare il tifo per lei e a tranquillizzarla. Sa che la sua ragazza è molto nervosa per questo evento, ha lavorato sodo e spera tanto di poter entrare in questa scuola di moda.
Le luci si spengono ed i riflettori illuminano la passerella. Modelli femminili e maschili sfilano, i vestiti vengono accuratamente giudicati dai due stilisti affermati e presenti. Marinette li guarda con nervosismo, notando il loro continuo parlottare ogni volta che si presentava un nuovo capo.
Luka le si avvicina ancora di più e le sussurra: “Stai tranquilla, andrà tutto bene.” Le prende una mano, sorridendole. E Marinette si sente in colpa, terribilmente. Perché vorrebbe che sia un altro ragazzo a stringerle la mano, per quanto Luka sia meraviglioso.

Finalmente annunciano l’arrivo di Adrien, con il completo ideato da Marinette. Appena il biondo mette piede sulla passerella, tutti i presenti restano ipnotizzati da lui. Adrien accenna un sorriso e continua la sua sfilata. Come aveva immaginato Marinette, gli occhi smeraldini del modello sono ancora più magnetici grazie ai colori del vestito, insieme al biondo dei suoi capelli perfetti. Tutti restano impressionati dalla bellezza dell’abito su di Adrien, perché esalta tutte le qualità del ragazzo.
Persino Marinette ha gli occhi fissi su di lui, non guarda più Gabriel nervosamente: è persa nel verde degli occhi di Adrien, nella sua figura perfetta che cammina lentamente e si lascia fotografare.
Quando Adrien torna indietro lungo la passerella, i loro occhi si incrociano e Adrien fa una cosa che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato: fa l’occhiolino a Marinette, ammiccante. E le guance di lei diventano talmente rosse che teme si sia notato nonostante la poca luce.
Ma Luka non commenta la cosa, le dice solo: “Sei stata bravissima, tutti nella sala sono rimasti a bocca aperta! Sono sicuro che entrerai.” Marinette gli sorride, leggermente nervosa, ripetendosi che probabilmente è stata una sua impressione. Adrien NON può averle fatto l’occhiolino.

Adrien si guarda allo specchio, le mani tra i capelli e la giacca del completo appesa. Sospira, domandandosi ancora cosa gli sia passato per la mente quando, davanti a tutti e persino davanti a Luka, ha volutamente fatto l’occhiolino a Marinette. Si dice che magari lei non ci ha fatto caso, non lo avrà notato nessuno, giusto? Poi non significa nulla, giusto?
Ormai il danno è fatto, non si piange sul latte versato. Ecco, un bel bicchiere di latte fresco non gli farebbe male in questo momento. Si ritrova a guardare la firma di Marinette dentro la giacca, accarezzandola dolcemente con i polpastrelli. Un sorriso tenero si dipinge sul suo volto.
Sa che riuscirà a diventare una grande stilista, è orgoglioso di lei e della giovane donna che sta diventando. Ricorda ancora quando balbettava nervosa ogni volta che lo vedeva, quando erano ancora dei ragazzini: ora stanno crescendo, il futuro è alle porte. Eppure, lui non ha ancora deciso cosa sarà del suo futuro. Non vuole continuare ad essere solo un modello, vuole essere utile e aiutare le persone, non solo come supereroe. Sono anni che pensa e ripensa a ciò che potrebbe fare, che potrebbe essere. A come potrebbe essere Adrien del futuro.
E poi, nella sua mente compare l’ombra di suo padre: e se lo deludesse? Già ora che è giovane e fa i salti mortali per accontentarlo, lui non resta sempre freddo e distaccato. Ormai è così da quando hanno perso sua madre.
Adrien sospira, sperando per la ennesima volta che, un giorno, come per magia, compaia davanti a lui la risposta per il suo futuro.

Al momento della premiazione, Gabrielle chiama sulla passerella i vari vincitori insieme ad i loro modelli.
Marinette sale sul palco quasi barcollando e sta per cadere, quando prontamente Adrien le afferra la mano e la tira sulle mattonelle bianche della passerella. “Congratulazioni!” esclama lui, con un grande sorriso.
E Marinette non può fare a meno di arrossire, ma sorride di rimando: “Grazie, Adrien… Non so se ci sarei mai riuscita senza di te a farmi da modello. Insomma, l’idea per l’abito mi è venuta grazie a- “ Marinette si ferma giusto in tempo, prima di dire qualcosa di imbarazzante.
Il ragazzo la guarda confuso, ma non ha il tempo di fare alcuna domanda, visto che Gabrielle li sta richiamando per gli scatti dei giornalisti. I due giovani si mettono l’uno accanto all’altro e a Marinette sembra quasi che il corpo di Adrien sia fatto di calore puro.
E vorrebbe sentire meglio quel profumo delicato ma deciso che viene da lui. E vorrebbe guardare ancora e ancora il verde di quegli occhi che l’hanno portata ad ideare il vestito che Adrien ora indossa.

Adrien guarda corrucciato gli svariati volantini di università e collegge in giro per il mondo. Oxford, New York, Parigi, Cambridge… con il suo curriculum ed i suoi voti scolastici, non dovrebbe essere un problema scegliere.
Ma non ha ancora deciso cosa fare della sua vita. E Plagg non aiuta di certo con le sue risposte: “Fai il produttore di formaggio!” Non può certo basare la sua vita sullo stomaco senza fondo del Kwami. Invidia così tanto i suoi amici, hanno tutti un obbiettivo così chiaro: Nino vuole diventare un produttore discografico, Luca costruisce strumenti, Alya frequenterà un corso per giornalisti e Chloè seguirà sua madre a New York.
Tutti hanno un piano ben preciso. Lui è da anni che non riesce a trovare la sua strada e suo padre sta iniziando ad innervosirsi.
Spesso gli propone di entrare nella sua scuola, diventare così uno stilista ed ereditare la firma del padre. Ma ad Adrien la moda non interessa così tanto da farlo diventare il suo lavoro.
Appoggia la fronte sul freddo tavolo, sconfortato. Vorrebbe essere sempre Chat Noir e mai Adrien in questi momenti. Il super eroe gatto sa perfettamente qual è il suo posto nel mondo ed è libero da questi pensieri opprimenti. Non ha un padre dalle aspettative troppo alte.
Non ha un futuro dove dovrà pagare le tasse o le bollette. Ha solo il presente, in cui combatte contro il male. E lo fa dannatamente bene. Decide allora di prendersi una pausa dai problemi di Adrien e si trasforma nel suo alter ego da supereroe. Non ha idea di dove andrà, ma vuole soltanto prendere una boccata d’aria: a volte ha la sensazione che delle mani invisibili gli si stringono al collo sempre di più, togliendogli il respiro. Mentre sfreccia tra i tetti parigini più veloce che può per sentire i muscoli bruciare, un rumore familiare lo ferma.
Riconosce anche il profumo di pane sfornato dal negozio dei genitori di Marinette, ma ormai è quasi orario di chiusura. Vede Marinette che parla con Luka, sembra una discussione molto animata.
Si domanda di cosa stiano parlando e il primo pensiero che gli viene in mente è che forse si stanno mollando. E ne è felice. Rimane stranito da questo sentimento, perché dovrebbe essere felice di una cosa simile? Luka va via e Marinette ritorna dentro il negozio.
Chat noir però aspetta che la ragazza salga in camera sua. E la guarda, mentre sistema dei fogli sulla sua scrivania e porta una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
La osserva ancora quando si avvicina alla finestra e prende le tende rosa tra le sue mani. Chat noir vorrebbe tanto chiederle di non farlo, di lasciarlo ancora per un po’ guardare dentro la sua vita. Ma le tende di Marinette si chiudono e così anche la luce dentro la stanza della ragazza.


“Un anno sabbatico in CINA?!” Marinette sta praticamente urlando, nonostante Alya stia cercando in ogni modo di calmarla. La mora si mette le mani tra i capelli, incapace di processare la nuova notizia. Alya precisa allora: “Guarda che è solo una idea che Adrien sta prendendo in considerazione, pensa che gli farebbe bene stare lontano dalle manie di controllo del padre e sfruttare anche la sua conoscenza della lingua… non è niente di definitivo, ne ha parlato solo con Nino.” Marinette cerca di riprendere a respirare, mentre si rimette a sedere.
Alya le si avvicina, sedendosi anche lei sul letto della ragazza: “Tu glielo devi dire… Adrien deve sapere.” La mora sobbalza, replicando poi: “Cosa dovrebbe cambiare? Io… sto con Luka. Il fatto che Adrien desideri andare in Cina è solo un motivo in più per dimenticarlo.”
Ma la sua amica ribatte decisa: “Sono anni che cerchi di dimenticarlo. Stai con Luka e pensi ancora a lui. Non credi che potresti provarci davvero? Provare davvero a smetterla di far finta di non provare qualcosa per lui?” Le tornano in mente le parole di Adrien sul fatto che è stufo di indossare una maschera, di far finta di essere perfetto.
Sospira, sapendo che dovrà usare tutto il suo coraggio per riuscire a parlare con Adrien dei suoi sentimenti.


Il cancello di casa Agreste non le era mai sembrato così imponente e impenetrabile prima. Eppure c’è quel piccolo pulsante d’oro che lo potrebbe aprire, basta solo che suoni il campanello. Ma Marinette non ci riesce, è già al terzo tentativo: ogni volta che si avvicina, il dito non ne vuole sapere di toccare il campanello. Sospira rassegnata, dandosi della codarda.
Dietro di lei, sente una voce chiamarla. Si ritrova Adrien che regge la sua moto e che si è appena tolto il casco: anche se i suoi capelli biondi sono leggermente schiacciati, resta bellissimo. La ragazza si blocca, quasi fosse una ladra colta sul fatto. Adrien le sorride: “Cercavi me per caso?”
Sembra contento di trovarla lì, davanti a casa sua senza nessuna motivazione in particolare. Marinette arrossisce, pensando che Adrien è felice del fatto che lei è venuta a cercarlo.  Ma le parole che aveva deciso di dirgli si dissolvono nella sua mente, fa fatica a ritrovarle: “Sì, ecco, volevo dirti che… io penso che…” Il ragazzo le si avvicina, tira fuori dalla tasca dei pantaloni neri un paio di chiavi e apre il cancello, invitandola: “Ti va se ci sediamo per parlarne? Così posso togliermi i vestiti da moto, sono piuttosto scomodi dopo un po’ di tempo.” Le sorride rassicurante e Marinette non può fare a meno di entrare con lui.
La casa sembra deserta e il cervello della ragazza inizia a riempirsi di domande, mentre si ripete che non sta facendo niente di male nell’essere lì sola con Adrien.
Il ragazzo la invita ad aspettarlo un attimo in soggiorno, mentre va a cambiarsi. Si siede su un divano rosso intenso, la sala ha le pareti bianche e nere, come il resto della casa. Un quadro troneggia sul caminetto, ritrae la famiglia al completo. Pochi minuti dopo, Adrien riappare: indossa dei semplici pantaloni scuri ed una maglietta a maniche corte bianca che evidenzia il suo corpo snello ma muscoloso.
Marinette non sa se continuare a fissarlo come un ebete o distogliere subito lo sguardo nemmeno fosse entrato nudo. Ma Adrien resta calmo e tranquillo, le chiede se vuole qualcosa da mangiare o da bere: alla fine si ritrovano seduti sul divano a sorseggiare una tazza di tè verde. Marinette ha quasi voglia di distruggere la tazzina, perché quel tè verde è cinese, da quello che racconta Adrien. CINESE. Come metà del suo sangue e come il paese in cui Adrien vuole trasferirsi. “Alya mi ha raccontato che hai detto a Nino che…” la frase le muore in gola.
Adrien sospira: “Quindi il mio amico non vuole che lasci il Paese ed è andato a chiamare la cavalleria? Marinette, so che tutti voi siete miei amici e ci tenete a me, ma avete tutti i vostri progetti ed i vostri sogni… Io no. Così ho pensato che magari partendo, non so… forse fuori da Parigi riuscirò a capire quale sia il mio posto.” La bocca di Marinette si apre senza che lei abbia il tempo di riflettere: “Ma io non voglio che tu parta!”
Il biondo sgrana gli occhi, sorpreso da quelle parole, ma poi la sua espressione si addolcisce subito: “Mi mancheresti anche tu se dovessi partire… ci sto ancora pensando, non sono del tutto sicuro di questa idea.”
Marinette abbassa lo sguardo sul pavimento in marmo, stringendo la tazza per non esplodere: “Cosa potrebbe farti cambiare idea?”
Adrien ci pensa su: “Non saprei, ecco… è solo che mi sembra che abbiate tutti un progetto o un sogno, forse se avessi qualcosa del genere anche io qui potrei restare senza rimpianti.” Marinette alza lentamente la testa e i suoi occhi incontrano il verde di quelli del ragazzo: “Pensi… che io potrei essere qualcosa del genere per te?”
Il cuore di Adrien perde un battito.
Non riesce a credere a quello che ha appena sentito. “E Luka?” domanda solo, aspettandosi di aver capito male.
Forse è un malinteso, forse Marinette non intendeva quello che ha detto.
Gli occhi di lei si inumidiscono, mentre risponde: “Ci sei sempre stato solo tu. Ho lasciato Luka.”
Il ragazzo rimane spiazzato completamente. Non sapeva che lei provasse queste cose per lui. Ma soprattutto… non sapeva che gli importasse così tanto di Marinette.
Per alcuni istanti, il silenzio cala nella stanza. Marinette inizia a pensare che dire quelle cose sia stato un grosso errore. Si alza per andarsene, ma Adrien finalmente parla: “Non lo sapevo. Io non avevo capito niente, scusami.”
Il ragazzo si alza lentamente, avvicinandosi a lei. La guarda, chiedendo in silenzio il permesso mentre il suo viso si fa sempre più vicino. Marinette chiude gli occhi, non dice nulla. Adrien le accarezza il viso.
La bacia sulle labbra, dolcemente e con delicatezza. E sente che quel bacio non può bastargli. Ne vuole altri, ha bisogno di averne altri. Apre appena gli occhi per cerca di capire se anche Marinette prova lo stesso. La ragazza ha le guance calde dall’imbarazzo, ma è ferma davanti a lui. E le sue labbra sono così invitanti. Mentre la bacia di nuovo, con più trasporto, sente che Marinette sta ricambiando il suo bacio e la sua mano gli accarezza i capelli.
Adrien si ricorda del suo sogno, della ragazza dai capelli mori che lo ha stregato.
Ma quando si stacca da lei, ha lo strano impulso di chiamarla così:
My lady

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Capitolo 6
*** Scelte ***


6. Scelte 


Quando Marinette esce da casa sua, Adrien non può fare a meno di proporle: “Ti va bene se ci vediamo domani sera? Non so, potremmo andare al cinema o a cena, quello che preferisci.”
Lei arrossisce, restando per un attimo interdetta: “Cena. Credo… che dovremmo parlare. Della Cina. Di… noi.”
Fa un sorriso timido e lo saluta con un cenno della mano. Adrien la segue con lo sguardo, quanto vorrebbe non farla mai andare lontano da lui ora che ha sentito il sapore delle sue labbra e la dolcezza delle sue carezze. E poi ricorda. Ricorda che stava per chiamarla in quel modo, come fa con Ladybug e solamente con lei. E ricorda anche il suo segreto. Renderà anche questo difficile stare con Marinette. Però ci deve provare, almeno per non avere rimpianti.
Resta sempre il problema del suo futuro. Non ha detto nemmeno a suo padre che sta pensando di andare in Cina. Dovrebbe anche chiedere a Ladybug prima, dopotutto sono una squadra e non può lasciarla sola… anche se ormai spesso si sente di troppo con tutti i nuovi supereroi che si sono uniti a loro. Quindi non pensa che la sua amica avrà qualcosa da ridire, però si sente anche in colpa perché è suo dovere proteggere Parigi. E poi ora c’è Marinette. Ovviamente lei non vuole che parta, non potrebbero più vedersi… proprio ora che sanno cosa provano l’uno per l’altro. Anche se Adrien si domanda perché gli sia venuta in mente Ladybug mentre baciava Marinette.
Perché in realtà è innamorato ancora della eroina? Perché le due si somigliano? Perché sta usando Marinette per dimenticare il suo amore non corrisposto?
Plagg interviene, con le sue pillole di saggezza schietta: “Ti stai facendo troppe paranoie, amico mio. Parla con Ladybug della tua idea di trasferirti per un anno e specifica che io verrò con te. Non posso certo lasciarti da solo, senza contare cos’è successo l’ultima volta che sei stato a Shangai.”
Adrien sorride: “Anche io ti voglio bene, Plagg. Certo che vieni con me.”
Ormai il kwami è decisamente il suo vero migliore amico, l’unico che sa cosa turba il suo cuore e la sua mente. Ancora non sa cosa succederà, ma vuole essere fiducioso. Poi si ricorda della promessa fatta a Marinette ed esclama: “Dovrò prenotare un posto dove cenare domani, è pur sempre sabato sera… ma dove la porto?”
Plagg lo guarda, fa spallucce: “Portala dove si mangia del buon formaggio.”

Marinette vola su una nuvola mentre torna a casa, quasi non si accorge delle auto o dei passanti nel tragitto. Si riscuote solo quando le squilla il cellulare, è Alya: “Allora, com’è andata? Hai parlato con Luka?”
La ragazza allora racconta l’incontro con Luka. Lo aveva chiamato al telefono per vedersi alla panetteria e avevano parlato.
Avevano parlato dei problemi della loro relazione, delle sparizioni continue di Marinette e del fatto che Luka sentiva l’affetto della mora, ma non il suo amore.
Tu mi vuoi bene, Marinette. Ma è chiaro che non mi ami. Tu sei innamorata di un altro, giusto?”
Lei sobbalza, colpita dalla perspicacia del ragazzo. Si limita ad annuire, poi aggiunge: “Mi dispiace, Luka. Io credo che tu sia un ragazzo meraviglioso e sei stato sempre gentile e dolce con me. Ma meriti qualcuno che ti ami profondamente, non che ti stimi soltanto. Mi dispiace, non volevo ferire i tuoi sentimenti.”
Lui abbassa lo sguardo e sospira, non trovando parole da dire. La abbraccia: “Voglio che tu sia felice. E capisco che io non sono il ragazzo che può farlo. Solo… non sprecare ancora il tuo tempo, Marinette. L’amore è la cosa più bella che esista, vale la pena lottare per esso.”

Poi racconta alla sua amica che è andata da Adrien. Che sono entrati a casa di lui per discutere della sua idea di partire per la Cina. E si sono baciati. Alcuni secondi di silenzio prima della esplosione di gioia e stupore di Alya: “No, non ci posso credere! Ah, e ora? Ora state insieme, siete una coppia, quando uscite, quanti figli?”
Una valanga di domande sommergono Marinette, che solo in quel momento realizza che non sa cosa siano ora lei e Adrien. Non sono più solo amici. Ma non stanno nemmeno insieme, però lui le ha chiesto di uscire… E se poi ci dovesse ripensare?
“Non lo so.”

Adrien si agita nervoso sulla sedia, chiedendosi se il completo da sera non sia troppo per quella cena. Allenta la cravatta nera, sentendosi soffocare. Guarda ancora una volta l’orologio del ristorante, mancano cinque minuti alle otto. Si chiede se Marinette sarà puntuale. Per invitarla aveva pensato di chiamarla direttamente, ma sentiva che gli sarebbe mancata la voce per farlo, così si era limitato ad un messaggio. Si passa una mano tra i corti capelli biondi, nervoso.
Un cameriere, passando, gli fa il segno del pollice in su: deve avere in faccia l’agitazione che lo attanaglia. E che si scioglie in un attimo appena vede la figura della ragazza entrare nel locale, indossa un semplice abito blu notte e porta i capelli sciolti. Quanto adoro vederla coi capelli sciolti.
Il pensiero nella mente di Adrien coglie anche sé stesso di sorpresa. Si alza per salutarla con un gesto della mano e non sa se baciarla o meno. I due si guardano indecisi e alla fine si ritrovano a baciarsi le guance in modo impacciato. Eppure persino le sue guance sono così dolci da scaldare il ragazzo, che sorride felice e fa cenno a Marienette di sedersi.
Lei solo allora nota il locale: un ristorante nel centro di Parigi elegante ma senza essere eccessivo, Natalie è sempre una sicurezza in fatto di consigli. L’antipasto è un misto di salumi e formaggi, per la gioia di Plagg che ha l’occasione di assaggiare un pezzo pregiato mentre è nascosto nel borsello di Adrien. “Allora…” inizia impacciato il biondino, guardando Marinette negli occhi: le parole muoiono subito, non riesce a staccare lo sguardo da quell’azzurro meraviglioso.
Lei arrossisce e abbassa lo sguardo: “Credo che dovremmo parlare, giusto? Avevamo detto così almeno…” La sua affermazione scuote Adrien dai suoi pensieri: “Giusto, giusto. La Cina. E… noi.”
Sorride dicendo l’ultima parola e lo fa anche la mora. Riprende poi la parola: “Penso che non ci sia alcuna fretta per il momento, credo di doverci pensare. Insomma, la Cina non è proprio a due passi da qui. Mi mancherebbe Parigi. Mi mancherebbero anche i nostri amici, mio padre… Mi mancheresti tu.”
Vorrebbe accarezzare il viso della ragazza, ma resiste. Già così si sente vulnerabile. Magari Marinette in realtà non vuole iniziare una relazione dopo quella con Luka, come darle torto.
Ma Adrien vorrebbe tanto sentire di nuovo il sapore delle labbra di Marinette, ancora e ancora, per poi esplorare con le labbra e le mani il resto del corpo della ragazza. Beve dal suo calice un po’ di acqua, prima di surriscaldarsi troppo con questi pensieri: per fortuna che non ha ordinato né del vino né altro di alcolico, andrebbe a fuoco e rischierebbe di non essere così tanto lucido. Un silenzio imbarazzante cala sul tavolo dei due, rotto solo dall’arrivo del cameriere per le ordinazioni.
Adrien non capisce perché improvvisamente si sente così nervoso: Marinette è sempre stata una sua amica, la conosce da tanto, ma ora sente che le cose tra di loro sono cambiate. Ma non capisce come. Alza lo sguardo dalla sua anatra all’albicocca e guarda la ragazza: “Marinette… credo che ora dovremmo parlare di quello che è successo ieri. Di… noi. Insomma, io non so più bene come comportarmi con te e la cosa mi rende un po’ nervoso.”
Lei sospira sollevata e ammette: “Vale lo stesso per me, non so cosa fare o cosa dire o… ieri… insomma, ora cosa facciamo? Stiamo insieme o…?”
Adrien non sa bene cosa rispondere, ci pensa alcuni minuti e poi sorride: “Non penso che serva dare subito una definizione a… noi. Intanto vorrei conoscerti in maniera diversa da come ho fatto fino ad ora. Quindi spero che avremo un’altra serata per uscire insieme, sempre se sarai ancora d’accordo dopo.”
Le spalle di Marinette si rilassano, non reggeva la tensione. Vorrebbe essere la ragazza ufficiale di Adrien, vorrebbe che questo gli impedisca di partire per la Cina… ma allo stesso tempo sa che una relazione è per lei un problema, essendo anche Ladybug.
E non sarebbe nemmeno giusto che Adrien resti a Parigi solo e soltanto per lei, senza realizzarsi. Così decide di prendere la parola: “Credo che dovremmo discutere di alcune cose ugualmente. Penso di aver sbagliato ieri a chiederti se io sarei un buon motivo per restare. Tu meriti di realizzarti e se per farlo devi andare in Cina… non voglio essere un peso per te.”
Il viso di Adrien esprime tutta la commozione del ragazzo per quelle parole, con una mano accarezza quella di lei: “Non sei un peso e non lo sarai mai. Ma… penso di voler sapere una cosa: se dovessi decidere di partire lo stesso, ho bisogno che tu e tutti i nostri amici mi sosteniate in questa mia scelta. Soprattutto tu, non potrei partire sapendo che ti potrei ferire così o che… che mi lasceresti per questo.”
Adrien abbassa il capo e Marinette invece arrossisce: “Ma… non stiamo nemmeno insieme, Adrien.” Il ragazzo alza il viso, sorridendole e prende un boccone con la forchetta: “Non ancora, Marinette. Ma… penso che la cosa mi renderebbe davvero felice.”

Parigi non le è mai sembrata così bella, mentre sfrecciano per le vie della città sulla moto nera di Adrien. I lampioni e l’aria frizzante della notte la fanno sentire come dentro ad una delle sue fantasie ad occhi aperti, ma il calore del corpo del ragazzo e la sensazione della sua giacca di pelle nera sono troppo reali per lasciarle il dubbio di star sognando.
Adrien sorride come un ebete, non sapendo se ha fretta di portare la ragazza sotto casa sua per avere una scusa per baciarla di nuovo o se preferirebbe portarla in giro per il mondo soltanto per sentire ancora il suo abbraccio. Ma alla fine si fermano davanti al panificio dei genitori della ragazza, che toglie il casco appena arrivano. Adrien la imita e la aiuta a scendere dalla moto, commentando: “Ti conosco bene e preferirei non fare rumore e non svegliare i tuoi genitori.”
Lei sorride, capendo lo scherzo: “Guarda che sono diventata molto meno pasticciona ormai… adesso scendo dalle bici senza distruggerle!”
I due ridacchiano, cercando di non essere troppo rumorosi. Le vie di Parigi sono quasi deserte, ormai è mezzanotte passata. Ma Adrien non riesce ancora a lasciar salire a casa la mora, vorrebbe restare con lei a chiacchierare e scherzare tutto il tempo.
Sorride e commenta: “Sono molto contento che riusciamo a parlare così tranquillamente ora, ricordi quando credevo di starti antipatico perché scappavi sempre da me?”
Lei arrossisce e replica: “Ora sai per certo che non ti ho mai trovato antipatico, anzi… mi sei sempre piaciuto.”
Si sistema nervosamente una ciocca di capelli dietro le orecchie, imbarazzata dalla dichiarazione. Adrien le sorride lusingato e le si avvicina, accarezzandole il viso: “Anche tu mi piaci, Marinette… devo confessarti una cosa: non penso di poter tornare a casa senza un bacio della buona notte.”
Quelle parole accendono le guance della ragazza, che per un attimo va in panico. Ma poi il suo sguardo si perde nel verde degli occhi di Adrien, che riescono sempre a ipnotizzarla e a calmarla: improvvisamente niente ha più importanza delle labbra del ragazzo.
Si baciano dolcemente, ancora increduli ma felici.

La sveglia suona e Marinette si sveglia estasiata, le sembra di poter toccare il cielo con un dito. Anche se ha il naso chiuso, tanto che Tikki la rimprovera: “Hai sicuramente preso freddo l’altra sera, troppo impegnata con Adrien… non ti sei accorta della temperatura?”
La ragazza scuote la testa non curante, ancora persa nel ricordo dei baci di Adrien e di come l’aveva stretta dolcemente a sé mentre si baciavano.
Sospira sognante, il cellulare suona: è un messaggio di Adrien. Buongiorno, spero tu abbia dormito bene… io sì, non ricordo di aver mai dormito meglio in vita mia. Marinette danza per la stanza, stringendo il telefono al petto. Le sembra di vivere un sogno da qui non vuole svegliarsi.

Adrien sente bussare alla porta della sua stanza, è Natalie che lo informa brevemente che suo padre vuole parlargli nel suo studio. Il ragazzo sospira, non è mai una cosa buona quando viene convocato dal padre.
Gabrielle siede davanti alla sua scrivania, visibilmente nervoso e parla non appena il figlio varca la soglia: “Adrien, non pensi che dovresti rendermi partecipe dei tuoi progetti per il futuro? Sai che potresti lavorare nella mia azienda quando vuoi ed in svariate cariche, cos’è questa assurdità del viaggio in Cina?”
Adrien si irrigidisce per la sorpresa: “Oh lo sai già… ma è solo una idea che sto prendendo in considerazione… non ho ancora deciso nulla.”
Gabrielle sospira pensieroso e ribatte: “Mi rendo conto che alla tua età sia difficile trovare il proprio posto nel mondo, ma lasciarti andare dall’altra parte del globo… come farei a sapere che sei al sicuro?”
Adrien vorrebbe tanto dirgli che nemmeno Parigi è poi tanto sicura per lui, considerando che combatte contro un super cattivo quasi ogni giorno. Ma si limita a ribattere: “Padre, non puoi tenermi sotto una campana di vetro per sempre, sono cresciuto ormai! E posso prendere le mie decisioni, voglio che tu faccia parte del mio futuro… ma non voglio lavorare per te. Voglio trovare il mio posto nel mondo, la mia strada: non so dove mi porterà, ma non puoi impedirmi di cercarla!”
Sbatte i palmi sul tavolo della scrivania, sorprendendo il padre, e poi si volta per uscire subito dalla stanza. Gabriel resta spiazzato dalla determinazione del figlio e dal fatto che non gli ubbidisca più come faceva prima.
Si massaggia le tempie, cercando di non farsi sopraffare dal panico: l’idea di perdere anche suo figlio lo terrorizza. La verità la sa benissimo: non vuole che Adrien parta perché sarebbe lontano da lui e dal suo controllo. Ma è un desiderio egoistico e il ragazzo ormai è grande.
Ricorda con un nostalgico sorriso quando ha incontrato la madre di Adrien, che come il figlio attira a sé sempre la luce. Si domanda se il mondo non sia un posto troppo crudele per suo figlio o se il vero pericolo sia lui, che lo tiene ancora sotto la sua ala. Anche se Adrien la vede solo come una gabbia d’oro. E non sa nemmeno cosa combina suo padre, sotto altre spoglie.
Il pensiero di essere scoperto dal figlio non lo ha mai preoccupato, forse perché lo scaccia sempre e in ogni caso lo sta facendo per lui, per ridargli una madre. Gabriel si alza dalla sedie del suo ufficio, ruotandola prima per arrivare davanti al quadro della moglie scomparsa. Fissa il viso della donna, così simile a quello di suo figlio. E capisce che non è più il tempo dei giochetti, la clessidra ha finito la sua sabbia: deve agire subito, altrimenti potrebbe perdere Adrien.
Papillon deve tornare alla ribalta con il suo piano finale. 

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