Danza e Passione

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** SECONDO CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** TERZO CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** QUARTO CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** QUINTO CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** SESTO CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** SETTIMO CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** OTTAVO CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** NONO CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** DECIMO CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** UNDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** DODICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** TREDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** QUINDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** SEDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 18: *** DICIOTTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 20: *** VENTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 21: *** VENTUNESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 22: *** VENTIDUESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** VENTITREESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUESIMO ***
Capitolo 26: *** VENTISEIESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 27: *** VENTISETTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 28: *** VENTOTTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 29: *** VENTINOVESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 30: *** TRENTESIMO CAPITOLO ***



Capitolo 1
*** PRIMO CAPITOLO ***


Tutto ebbe inizio in un piccolo albergo nei pressi di Potenza in Basilicata, ad Aliano: Il Girasole. Il Girasole offriva un caldo e confortevole soggiorno accompagnato da un' ottima cucina. L'albergo era immerso in un giardino fiorito di rose selvatiche, su un lato il parcheggio, alle sue spalle una zona relax con divanetti e tavolini in vimini. Oltrepassato il piccolo giardino, l'ingresso presentava un salottino in pelle bianca con di fianco un banco rustico con superficie di marmo. Proseguendo vi era una sala ricevimenti molto luminosa e subito dopo la sala da pranzo che tramite una porta finestra si accedeva nella zona relax. Il personale era composto da un gestore di mezza età, due cuochi: un giovane uomo di bell'aspetto e una donna sulla cinquantina. Al bancone all'entrata un ragazzo sulla ventina si occupava delle prenotazioni dei clienti, i suo nome era Daniele, poi diverse cameriere, tre di queste era diventate molto amiche. I loro nomi erano: Rachele, Rita una graziosa brunetta molto simpatica e Carla la più grande. Il lavoro nell'albergo era abbastanza duro ma variava a seconda delle stagioni; a volte Rachele aiutava in cucina, tra lei ed il cuoco Lucio era nata una grande amicizia, mentre tra lui e Carla vi era una relazione. Era ormai più di tre anni che le ragazze lavoravano in quel albergo, certo a volte capitavano dei diverbi ma erano molto legate da un sincero affetto. Lì, vi alloggiavano diversi clienti, era conosciuto come un bel posto tranquillo circondato dal verde e molto rilassante in estate. Tutto procedeva come sempre finché il personale venne informato dell'arrivo di un piccolo gruppo di musicisti. Eseguivano musica classica ed erano attesi in un teatro della zona; il loro manager Sergio aveva scoperto l'albergo proprio per la sua ottima cucina. Era il mese di ottobre, il clima non ancora del tutto freddo, ed in una di quelle mattine un furgoncino blu fece ingresso nel parcheggio del Girasole. Erano di fatti sei musicisti: due donne: Olga una pianista e Lidia flautista. Entrambe di famiglia facoltose erano diventate amiche frequentando la stessa scuola di musica. Tre violinisti: Edmond italo-francese figlio di una pianista e un violinista, viveva ad Aosta in una splendida villetta. Sua madre una bellissima parigina era venuta a mancare quando Edmond non aveva ancora vent'anni; la donna era stata stroncata da un infarto. Suo marito Alberto si era innamorato di lei durante un ricevimento, l'aveva corteggiata per mesi per poi portarla via al suo maestro di musica anch'io folle della bellissima Isabelle. Non sopportando la perdita della sua adorata consorte, il violinista si era così ammalato lasciandosi morire dopo nemmeno due anni dalla morte di Isabelle. Il secondo violinista Dario, non proprio di Aosta, figlio di due insegnanti con la passione per la musica, l'avevano trasmessa al figliolo fin da subito. Walter il terzo violinista il meno attraente del gruppo era l'unico sposato con Luisa un insegnante conosciuta ad uno dei loro concerti tramite amici in comune. E per ultimo Davide il violoncellista giovanissimo figlio di musicisti anche lui di Aosta.

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Capitolo 2
*** SECONDO CAPITOLO ***


I musicisti fecero dunque il loro ingresso al Girasole con aria altezzosa nei loro abiti firmati, portandosi dietro i loro strumenti musicali. Furono date loro le camere e il permesso di potersi esercitare nella sala ricevimenti; si sarebbero trattenuti lì una decina di giorni, tre dei quali per le esibizioni a teatro. Gli artisti scendevano ogni mattina per la colazione per poi esercitarsi fino a l'ora di pranzo, dopo erano liberi di uscire. Rachele una delle cameriere fu attratta da uno di loro, Edmond, forse il più attraente del gruppo, alto un metro e settantotto, capelli scuri e un elegante pizzetto disegnava il suo mento e con splendidi occhi azzurri, a Rachele ricordava Edmond Dantes il misterioso conte di Montecristo. Certo non avrebbe mai creduto che un uomo simili si accorgesse mai di lei, un tipo esile, un metro e sessanta circa, bruna, semplice, abituata ad indossare abiti comodi a parte la loro divisa da lavoro: gonna o pantaloni blu, camicia bianca e gilè in tinta ai pantaloni. Rachele aveva però un debole per la musica classica e non perdeva occasione per fermarsi ad ascoltarli. I musicisti intanto andarono via dopo il loro concerto, portando il nome di Orchestra filarmonica di Aosta. Rachele continuò il suo lavoro presso il Girasole convinta che avrebbe a breve dimenticato il bel violinista ma ogni qualvolta ascoltava musica classica, due splendidi occhi azzurri e cupi si materializzavano nella sua memoria. Le capitò per caso trovare una rivista la quale trattava di quel gruppo di musicisti, scoprendo così il nome del violinista: Edmond Visconti, viveva ad Aosta in una villa appartenuta ai suoi genitori, il giovane veniva considerato un ottimo musicista ma scontroso e riservato. Nell'albergo il lavoro procedeva come al solito, per il periodo natalizio il posto veniva interamente decorato, questo come a febbraio per S. Valentino, ci si appendevano cuoricini rossi un po' ovunque, organizzando per quella sera una festicciola. Daniele adorava suonare la chitarra e si dilettava come D.J. Febbraio era appena iniziato e il personale fu informato del ritorno al Girasole dell'Orchestra filarmonica di Aosta; arrivando pochi giorni prima del 14. E per la seconda volta i musicisti vi ritornarono per potersi esibire nel teatro della volta precedente. Nell'albergo intanto proseguivano i preparativi per la festa degli innamorati. Ci sarebbe poi stato un buffet e delle danze; Rachele appena le capitava, si fermava in disparte ad ascoltare i musicisti quando provavano le loro sinfonie. Sotto suggerimento del gestore, la sera del 14 febbraio i musicisti li avrebbero deliziati con alcune sinfonie. Giunse così quella serata, fu preparato un elegante e gustoso buffet e nel tardo pomeriggio sistemata la sala da ballo. Il personale poté indossare quello che preferiva, Rachele optò per un pantalone scuro a cinto basso e camicia in seta bianca, si trucco' appena e ravvivò i suoi capelli corvini, non avendo più lo squallido aspetto da cameriera di tutti i giorni. La serata ebbe inizio, cuoricini fosforescenti pendevano dal soffitto della sala e con le luci soffuse dava un tocco molto romantico. I sei musicisti si esibirono con dolci sinfonie, poi si proseguì con delle musica leggera. Da prima con dolcissimi lenti poi pezzi da discoteca scelti da Daniele. Più volte Rachele incontrò i bellissimi occhi azzurri di Edmond facendole battere forte il cuore, ignara di quello che le stava per accadere da lì a poco. Dopo la festa, il personale poté ritirarsi; alcune cameriere decisero di uscire, lei e Daniele si appartarono nel salottino all'ingresso, lì vi era un frigobar dove tutti potevano accedere. Stavano tranquillamente chiacchierando, quando videro avvicinarsi Edmond e Dario; i musicisti presero qualcosa da bere al frigobar e in quella la ragazza avvertì nuovamente gli occhi del giovane su di lei mettendola a disagio per poi incontrare lo sguardo curioso di Daniele. Poco dopo Rachele venne chiamata per un incarico nella zona degli ospiti. Stava così scendendo la prima rampa di scalini, quando fermo, contro lo scorrimano vi era Edmond. Rachele si fermò sorpresa, ammirando il giovane uomo con un cardigan verde scuro da cui usciva il collo di una candida camicia e pantaloni dal taglio classico scuri. Rachele riprese a scendere e avvicinarsi - Le serve qualcosa? - gli chiese. Lui continuò a guardarla, poi lentamente allungò un braccio intorno alla vita di lei, avvicinandola a se, Rachele dovette posare una mano sul petto di lui ma Edmond non si lasciò scoraggiare avvicinando ora il suo viso a quello della ragazza e le poso' un dolce bacio facendola fremere di passione, qualcosa mai provato prima. Edmond le sussurro' appena - Vieni da me - In quello stesso istante una forte voce maschile la chiamava di sotto: era Lucio e aveva visto il musicista seguirla intuendo qualcosa, in fondo Lucio era una vecchia volpe. Rachele trasalì riuscendo poi a dirgli - Mi spiace...non posso. - Scesa di sotto incontrò Lucio posato contro la ringhiera sottostante e burlarsi di lei - Sbaglio...o le rampe di scale sono solo tre? Ne hanno costruite altre stamani? - La ragazza non rispose ma ritornò da Daniele per poi ritirarsi nella sua camera. Lucio invece era rimasto ai piedi devi scalini attendendo il musicista: i due si scrutarono per pochi attimi, poi l'altro passò di fianco con fare altezzoso. Il mattino seguente i musicisti erano ancora lì che provavano le loro sinfonie, un'altra serata li attendeva a teatro. Finito il suo turno lavorativo Rachele si intrattenne con Rita e Daniele, quando ancora una volta Edmond e Dario passarono di fianco; lo sguardo del bel musicista su di lei non passò inosservato, incuriosendo i suoi amici. - Ma c'è l'ha con te? - - Non saprei - mormorò Rachele, ma poco dopo Daniele fece in modo di appartarsi con lei. - Mi spieghi che cosa sta succedendo? - - A che ti riferisci? - - Avanti Rachele! Non sono così tonto e si capisce fin troppo bene che sei nervosa! - Daniele era un caro ragazzo a modo suo molto carino con uno stravagante taglio di capelli, molte ragazze gli ronzavano intorno ma lui se la tirava un po' troppo. Rachele lo guardò per un po' per poi raccontargli quello accaduto con Edmond ma il giovane non si scompose. - E allora? - - Che significa ' e allora'... spiegati? - - A te piace? - - Chi? - Daniele roteò gli occhi - Mio fratello! Di chi stiamo parlando? - - Bè...si abbastanza - - E allora... Dov'è il problema? - - Oh sì certo! Lo faccio col primo che si presenta! - - Si, ma l'hai visto che pezzo d'uomo quello lì! - - Daniele sii serio. Sai bene che non lo rivedrò mai più! - - Tanto meglio! Ma sbaglio o eri quella che odiava i vincoli?- - Si... è vero, ma ...- - E allora amica mia, perché tanti scrupoli! - Quella conversazione però terminò lì. Intanto il soggiorno dei musicisti era ormai agli sgoccioli; Rachele aveva ignorato l'audace proposta o almeno lo credeva, finché non arrivò la sera prima della loro partenza.

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Capitolo 3
*** TERZO CAPITOLO ***


Era ormai notte fonda e sapeva che i musicisti erano nelle loro camere. Era anche consapevole che stava per commettere una follia ma con indosso la biancheria intima e una giacca di lana lunga alle ginocchia, Rachele uscì dalla sua camera e si diresse nella zona degli ospiti. Le luci erano soffuse e in punta di piedi salì gli scalini per poi fermarsi davanti la stanza del musicista con il cuore che le pulsava troppo forte. Tiro' su un profondo respiro e bussò; la porta si aprì, lui era a piedi nudi con indosso i pantaloni del pigiama e la giacca sbottonata, mettendo in mostra il suo ampio torace, la guardò, poi le allungò una mano, lei tremante le poso' la sua di mano e la porta venne richiusa. La stanza era illuminata appena dal piccolo lume sul comodino, lui la fece accomodare. - Non speravo ormai più che saresti venuta - - Bè... nemmeno io - mormorò appena. La avvicinò al letto - Ti và qualcosa da bere? - Lei scosse il capo, anche se avrebbe invece gradito qualcosa di molto forte. Lui le si fece più vicino per sfiorarle i capelli e dolcemente la baciò poi si allontanò di qualche passo e la guardò - Pensavi che non lo avessi notato? - - Notato che cosa? - sussurrò Rachele, lui abbozzò un bellissimo sorriso. - Appena puoi, resti in un angolo ad ascoltarci quando ci esercitiamo e poi scomparire - - Te ne sei accorto? - lei abbassò lo sguardo - Sai, sei piuttosto insolita come ammiratrice, direi... alquanto discreta - notando il suo disagio. - Non ti obbligo a restare qui, se non vuoi? - - Lo so, ma...voglio restare - A quel punto il musicista le sì avvicinò ancora e lentamente le sfilò via la giacca di lana; gliela fece scivolare lungo le braccia lasciandola cadere su una poltroncina. Le afferrò le mani posandole sul suo petto, la ragazza avvertì un fremito per tutto il corpo. - Puoi accarezzarmi, se lo desideri - sussurrò Edmond. Lei abbozzò un tenero sorriso, il giovane la attirò a sé, la sollevò fra le braccia per poi posarla sul letto disfatto solo a metà. Continuando a guardarla si liberò dei suoi pochi indumenti e si lasciò guardare. Rachele non riusciva a distogliere lo sguardo da quel suo bellissimo corpo e le si distese accanto. La accarezzò ancora ricoprendo la sua giovane pelle di teneri baci, mentre le slacciava la biancheria. Poso' le sue labbra sul suo collo e scivolò ancora più giù. Rachele chiuse gli occhi mentre il resto della sua biancheria scivolò via. Il giovane risalì con la sua bocca in cerca della sua femminilità e quando lui la assaporò, lei temette di svenire, non avendo mai pensato di poter provare un piacere simile. Edmond risalì sulla pelle dei suoi seni accarezzandola con le labbra poi la baciò assaporandola con intensa passione. Con molta delicatezza insinuò la sua coscia tra quelle di lei e deciso ma dolcissimo entrò in lei. Rachele chiuse gli occhi stringendosi alle sue ampie spalle ma Edmond restò fermo per guardarla in viso comprendendo solo allora il prezioso dono che gli veniva offerto. Rachele lo guardò a sua volta per poi sussurrargli - Non fermarti adesso - La baciò ancora e teneramente si spinse in lei; restò fermo per un po'poi iniziò a muoversi dentro di lei. La ragazza avvertì allora un intenso piacere sollevando le gambe per allacciarle ai suoi fianchi e in quel preciso momento ebbe inizio un frenetico gioco d'amore, finché non si persero entrambi in un' estasi sublime. Poco dopo Edmond aprì gli occhi spostandosi di fianco - Sicura che non rimpiangerai nulla? - le chiese, lei scosse il capo. La prese fra le braccia e scivolò in un dolce sonno. Rachele invece restò sveglia, lo guardava accarezzandolo, godendosi quella meravigliosa notte stretta al suo corpo, certa che non lo avrebbe mai più rivisto ma non provava alcun rammarico. Solo poco prima dell'alba, scivolò giù dal letto, indossò i suoi pochi indumenti e si avvicinò al tavolino di fianco alla finestra: lì c'erano alcuni spartiti e una matita, nel mezzo un portafiori. Su di uno di quei fogli vi scrisse il suo numero telefonico, sfilò una rosa gialla e adagiò con il foglio sul cuscino di fianco a lui. Lo guardò per un ultima volta mentre dormiva profondamente e uscì dalla stanza. Andò via in silenzio sperando di non essere veduta è una volta nella sua camera chiuse velocemente la porta posandosi contro chiudendo gli occhi mentre il cuore le scoppiava nel petto. Sotto il getto caldo della doccia, ripensò alle ore appena vissute. Indossò poi una vestaglia lasciandosi cadere sulle coperte. Il giorno seguente non avrebbe lavorato: era il suo giorno di riposo e si ripromise di non uscire dalla stanza fin quanto i musicisti non fossero andati via. Edmond aprì gli occhi al suono della sua sveglia e allungando un braccio colpì la rosa sul cuscino accanto. Si sollevò notando il foglio, lo afferrò leggendo il numero scritto a matita su di un angolo, rammentando la sera precedente. Più tardi in sala da pranzo i musicisti consumavano la loro colazione, mentre invece Edmond la cercava con lo sguardo ma lei non c'era. Minuti dopo il furgoncino era pronto per ripartire ma Edmond si avvicinò al bancone per rivolgersi a Daniele e chiedere di lei; il giovane lo osservò, poi gli indicò gli alloggi del personale subito dopo il parcheggio. Il musicista si recò in tutta fretta e una volta lì, ad una di quelle finestre lei lo osservava ma poco dopo lasciò ricadere le tendine. Rachele non seppe più nulla di lui. Solo giorni dopo ne parlò con Daniele il quale non fece commenti ma si limitò ad ascoltare. Non si aspettava di certo un miracolo e riprese il suo lavoro. Quando una sera di fine marzo il suo cellulare squillò. Era a letto che leggeva un libro e sul display apparve un numero sconosciuto ma accettò la chiamata sussultando al suono di quella calda voce maschile. - Ciao Rachele - - Edmond? - - Sì. Spero non averti svegliata? - - No, affatto, leggevo. Immagino tu sia in tournée - - Si, siamo a Verona. Avevo una gran voglia di sentirti - - Ha fatto piacere anche a me sentire la tua voce Edmond - - Allora...ti auguro una buona notte Rachele - E la conversazione cessò poi con un rapido saluto. Rachele non riusciva ancora a credere che si fosse ricordato di lei e il mattino seguente euforica lo racconto' a Daniele contento per lei, ma preferi' non farsi false illusioni. Edmond invece la chiamò ancora per gli inizi di maggio e questa volta ci fu più dialogo fra di loro, per poi giungere anche giugno e questa volta Rachele era in compagnia dei suoi amici nell'atrio del giardino godendo un po' di riposo dopo un intenso giorno lavorativo e verso la solita ora, il suo cellulare squillò. Edmond dopo averla salutata le chiese - Ti andrebbe di incontrarci? - - Incontrarci? E quando? - chiese incredula - Verso la fine di questo mese le nostre tournée saranno sospese per qualche settimana per un po' di riposo - - E... Allora? - - Avrei scoperto un albergo poco distante da te e potremmo vederci lì. Che ne pensi? - - Si, se lo desideri. Per me va bene. - Rachele non riusciva ancora a crederci a quello che aveva udito; e dopo averle comunicato il giorno del loro incontro la saluto' dicendole - Ti aspetterò lì, se vorrai venire - Ancora incredula ed euforica gli rispose di sì fra un balbettio e l'altro per poi salutarlo. - Era lui... Vero? - le chiese dopo un po' Daniele avendolo intuito, mentre le sue due amiche la guardavano incuriosite. A quel punto Rachele raccontò loro del musicista. - Caspita! Questa sì che è una notizia bomba! E quando pensavi di dircelo, furbacchiona? - Lei abbassò lo sguardo. Ma la sua amica Rita proseguì - Ma hai assolutamente bisogno di un nuovo guardaroba, non puoi sfigurare accanto a lui! - Rita aveva perfettamente ragione, non aveva niente di bello per uscire con lui. Così l'indomani dopo il lavoro si avviarono insieme al più vicino centro commerciale facendole spendere una buona parte dello stipendio ma ne valeva la pena. Poi decisa, si recò dal gestore per chiedere alcuni giorni di ferie.

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Capitolo 4
*** QUARTO CAPITOLO ***


Rachele era proprio su di giri e la sua euforia non sfuggì a Lucio. Intanto chiese a Daniele di accompagnarla all'appuntamento col musicista, lei non guidava auto, possedeva solo uno scooter ma il caso volle che proprio quel giorno il giovane fosse già impegnato; chi invece aveva la giornata libera era proprio Lucio. Fu pertanto immaginabile la sua reazione quando lo seppe, scattando su come una furia ricoprendo i due giovani di insulti - Ma cosa ti dice la testa?! Devi essere impazzita! E tu... stupido incosciente, le dai anche il tuo appoggio? - Scagliandosi a sua volta contro Daniele. - Ascolta tu adesso. Non vuoi accompagnarmi? Bene! Farò a modo mio. Grazie lo stesso! - Ribatté Rachele andando via. Ma il mattino della partenza, Lucio bussò alla sua porta e con fare indisponente le disse - Allora, sei pronta? - e afferrò il suo trolley. Mentre si dirigevano verso l'uscita, Daniele le strizzò un occhio, mentre Lucio lo fulminava con lo sguardo per poi scuotere il capo. Dopo un rapido viaggio in un pesante silenzio arrivarono sul luogo dell'appuntamento. L'albergo era di gran lunga più elegante del Girasole stesso e l'opinione di Lucio fu - Si tratta bene il damerino! - guadagnandosi un occhiataccia da parte dell'amica. Rachele si accinse a scendere dall'auto quando Lucio la fermò, volendo entrare per primo in albergo, l'uomo aveva indossato una maglietta con laccetti sul petto e jeans sbiaditi, affatto classico per quel luogo piuttosto raffinato. Poco dopo uscì seguito da Edmond; i due uomini si erano appena salutati con un cenno del capo, poi Edmond le andò in contro con un suo bellissimo sorriso ma Lucio dopo aver aperto il bagagliaio della sua jeep lo chiamò. Il musicista avvicinatosi si accinse a tirar fuori il trolley di Rachele quando Lucio gli afferrò un polso - Falle soltanto un graffio e potrai dire addio alla tua brillante carriera, perché non ti farò più usare le tue preziose manine. Ci siamo capiti? - - Questa è una vera e propria minaccia sai? Comunque non è mia intenzione farle alcun male.- - Buon per te! - rispose l'altro lasciandogli il polso. Poi si avvicinò a Rachele - Chiama pure quando vuoi. - Detto questo Lucio salì sulla jeep e ripartì. Edmond fattosi vicino la cinse con un braccio conducendola nell'albergo; la ragazza intanto gli chiedeva cosa si fossero detti, il musicista le sorrise - Oh nulla, mi ha solo minacciato. - - Cosa? - esclamò lei mentre le sfiorava il viso con un tenero bacio. La loro camera era arredata con molta eleganza senza tener conto della moquette bordò. - Quanto potresti restare qui con me? - le chiese - Una settimana - - Splendido! - rispose a sua volta il giovane. Per Rachele fu davvero la più splendida settimana della sua vita. Edmond si dimostrò un vero cavalliere; visitarono insieme ogni luogo incantevole e a letto fu un fantastico amante; Rachele era ormai in paradiso fra le sua braccia. Durante una passeggiata si fermarono presso dei negozi dove il musicista le regalò un foulard di cascmir il quale Rachele lo custodi' per tutta la vita. Purtroppo quella meravigliosa settimana giunse al termine e una volta nei pressi del Girasole la saluto' con un lungo e appassionato bacio e dopo averle accarezzata una guancia le sussurrò - Ti chiamerò appena potrò - poi andò via. Lucio non le rivolte la parola per un bel po', mentre i suoi amici quella stessa sera, riuniti fino a tardi nella sua camera o meglio sul suo letto, con gran sfacciataggine le chiesero di raccontare tutto nei minimi particolari

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Capitolo 5
*** QUINTO CAPITOLO ***


Il tempo trascorse ancora, non ricevendo però notizie di Edmond ma la ragazza custodiva nel suo cuore una splendida e romantica avventura insieme a lui. Fu solo verso fine luglio che ricevette nuovamente una sua telefonata, il loro dialogo fu dolce e un po'più lungo del solito, dopo di che lo risentì a settembre. Edmond e il suo gruppo di musicisti avrebbero sostato non lontano da Aliano e per tre serate riuscirono ad incontrarsi e poter stare insieme, per poi perdersi ancora una volta. Rachele era ormai certa dei suoi sentimenti per il bel violinista ma cosa provava invece lui? Custodiva gelosamente il ricordo della loro intimità e le dolci frasi sussurrate in francese dal suo uomo quando era stretta a lui. Non aveva alcuna esperienza riguardo il sesso ma era convinta che fosse l'uomo più sensuale che avrebbe potuto incontrare, con i suoi modi dolci nell'accarezzarla e tenerla fra le braccia, mentre le sue labbra la stordivano completamente. Per poi giungere dicembre dove Rachele ricevette una sua telefonata e la sua amica Rita la provocò dicendo - A quest'uomo deve bruciargli il telefono tra le mani! - Facendo scoppiare in una risata i suoi di amici. Era tarda serata riuniti ancora nella sua camera, quando la chiamò il musicista, la ragazza si aspettava che i suoi amici con discrezione l'avrebbero lasciata da sola ma invece le si strinsero tutt'intorno con l'intenzione di ascoltare ogni singolo parola. Ormai consapevole che non se ne sarebbero andati proseguì la telefonata. Edmond le chiedeva se aveva programmi per quel prossimo Natale, perché in caso contrario potevano trascorrere alcuni giorni insieme. Rachele col cuore colmo di gioia gli rispose subito di sì, così prima di salutarsi il musicista le chiese di sistemare abiti caldi nel suo trolley tra cui un abito da sera. Dopo aver informato i suoi tre amici dei loro progetti, Rita euforica balzò giù dal letto. - Bene! Dobbiamo subito far compere e intanto propongo di fare un bel falò, cuocere caldarroste e bruciare questo schifo di abiti una volta per tutte! Che ne dite? - Dopo aver sbirciato nel piccolo armadio di Rachele facendo ridere a crepa pelle il gruppo. L'indomani infatti come deciso si avviarono a far compere, scegliendo un bel po'di biancheria intima e uno splendido abito in velluto nero con pizzo, scarpe a décolleté e giacca in completo. Dopo aver pagato il tutto, la ragazza si accorse di aver speso un bel po'. - Caspita! Mi avete fatto spendere la somma dello stipendio di un anno! - si lamentò, - Taci e paga - la rimproverò invece Rita. In quell'ultimo periodo, Rachele aiutava spesso Lucio in cucina; avevano ripreso a parlarsi escludendo però l'argomento ' Edmond'. A sua insaputa Lucio, veduta la sua bravura culinaria, l'aveva iscritta ad un corso di cucina serale, Rachele ne fu contenta ma prima di poter diventare un aiuto scef, ci fu per lei qualcosa di più emozionante. Edmond come deciso la sera precedente, la passò a prendere poco prima di Natale e in primissima mattinata, l'auto del musicista era ferma fuori dal Girasole ad attenderla. Tirandosi dietro il suo trolley, Rachele lo raggiunse. Lui le andò in contro mentre la ragazza ammirava il suo buon gusto nel vestire; poi dopo essersi salutati con un tenero bacio le chiese - Pronta per un lungo viaggio? - Fin troppo eccitata lei annuì semplicemente. Il viaggio di fatti fu piuttosto lungo, fermandosi a diversi posti di rifornimento. Lei osservava i cartelli stradali intuendo che si avvicinavano sempre più al nord, finché non scorse un cartello - Aosta - Lo guardò immediatamente incredula, mentre lui le sorrideva divertito dalla sua espressione. Alla povera Rachele non venne per poco un colpo quando si fermarono davanti ad una splendida villetta dai mattoncini blu e un piccolo vialetto sul davanti. Edmond fece scattare l'apertura elettronica del cancelletto, entrando così nel vialetto. - Ora possiamo finalmente scendere! - Le disse il musicista prendendo a sua volta il trolley della ragazza e dopo aver superato tre scalini, Edmond aprì un massiccio portoncino grigio; l'interno era buio ma poi scattò la corrente elettrica illuminando il tutto. Rachele si guardava intorno estasiata, ancora incredula: era nella villa dei musicisti Visconti! Il mobilio era piuttosto classico e pregiato. Entrando l'accolse un salone immenso con uno spettacolare tavolo in cristallo e due divani in broccato blu. In fondo alla sala accanto ad un imponente camino, troneggiava un pianoforte in radica e di fianco sullo sgabello la custodia di un violino. Sulla parete di sopra, diverse foto ed una in particolare ritraeva due volti, un uomo e una donna bellissimi, lei biondissima, l'uomo molto somigliante ad Edmond ma più temprato. Edmond le si fece vicino - Sono i miei genitori - le spiegò - E come avrai capito, questa era la loro dimora - Rachele annuì semplicemente ancora stordita. Poi proseguì oltrepassando la sala, vi era un elegante cucina in ciliegio, tutto rigorosamente a suo posto. Piu' in fondo uno splendido bagno in bianco e blu. Una rampa di scalini in alabastro, portava al piano di sopra, dove vie era una sontuosa camera matrimoniale con rifiniture in avorio e color oro la quale sembrava uscita da un museo e lasciare senza fiato, con un letto a baldacchino. Nell'interno di essa una elegante stanza da bagno in bianco e rosa. Sull'altro lato una stanza per gli ospiti dai colori leggermente più scuri. Ed infine la stanza di Edmond, questa invece piuttosto moderna in bianco e nero, anche questa con un letto matrimoniale, un maestoso armadio e due vetrinette colme di spartiti e CD e una custodia di violino in bella mostra. In fondo al corridoio un altro bagno non meno elegante dei precedenti con piastrelle in bianco e blu. In quella Rachele si voltò e guardarlo - Perché hai voluto portarmi qui, Edmond? - lui la guardò, e le accarezzò una guancia - Per poter trascorrere alcuni giorni con te Rachele e mostrarti dove vivo. Tutto qui. - Sistemata poi la sua roba, entrarono in cucina, purtroppo il frigo era vuoto ma erano entrambi molto stanchi per preparare la cena, limitandosi così ad un sandwich e una tazza di tè caldo, per poi andare a letto. Non si addormentarono subito ma chiacchierarono per un po'; fuori iniziava a nevicare e dop il musicista si addormentò; lei invece pur essendo stanca, era su di giri per quel viaggio ed essere lì tra le sue braccia, credendo di vivere una fiaba. Ma la stanchezza ebbe il sopravvento.

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Capitolo 6
*** SESTO CAPITOLO ***


L'indomani furono i suoi baci a svegliarla e dolcemente si lasciarono andare ad una irresistibile passione lasciandoli senza respiro con i loro corpi imperlati di sudore nonostante la neve fuori continuava a cadere. Più tardi dopo aver fatto colazione, decisero di uscire; Edmond le mostrò parte del suo paese e la loro polifonica, infine si diressero in un centro commerciale per fare spesa. Appena furono a casa Rachele si mise subito ai fornelli, mostrando la sua abilità culinaria, la quale sbalordì di molto il musicista. Edmond nei giorni successivi la portò nei migliori ristoranti e a sera in alcuni pab, finché giunse il 25 dicembre. Per quel giorno optarono per un pranzo leggero perché li attendeva una serata importante, le spiegò il violinista, di fatti nel primo pomeriggio le chiese di prepararsi e mettere il minimo indispensabile nel suo trolley. Rachele indossò il suo abito nuovo in velluto nero, acconciò i suoi capelli con alcuni ferrettini in strass, truccandosi con cura e come suggerito da Edmond preparò il trolley. Per poi osservare il suo compagno con indosso il suo magnifico abito da cerimonia nero e papillon bianco con sopra un elegante cappotto nero. - Sei semplicemente perfetta! - le disse a sua volta il giovane; poi preso il suo violino da una delle due vetrinette, una cartella in pelle scura contenente i suoi spartiti e i due trolley e si misero in viaggio. La loro metà era la Francia e a Rachele non sorprendeva più nulla con accanto il suo uomo. Ci misero un bel po' per arrivare, per poi fermarsi dinanzi uno splendido teatro illuminato a giorno; parcheggiarono in una zona privata entrando da una porta secondaria, poco dopo erano in un palchetto del teatro, lì vi era una giovane donna dai lunghi capelli scuri che li salutò con un cordiale saluto. Era Luisa la moglie del suo collega Walter e dopo averle sfiorato una guancia le sussurrò - Ora devo scappare, ci vediamo più tardi - detto questo andò via. Allora Luisa la guardò - Dunque è proprio vero. Qualcuno è riuscito a far breccia nel freddo cuore del bel Edmond Visconti? - Rachele sorrise abbassando lo sguardo, poi prima che lo spettacolo iniziasse, Luisa le parlò di lui, dei coniugi Visconti e del forte legame verso sua madre, diffidano delle donne di quell'ambiente. - Sai, è un mondo splendido il teatro ma è anche stravagante e perverso. - le spiegò. Poco dopo il sipario si aprì dopo una presentazione eseguita da una bellissima bionda. I sei musicisti erano ormai pronti per la loro esibizione. Rachele allaccio' una sincera amicizia con Luisa, raccontandole di essere spostata da due anni e avevano un bimbo di 11 mesi di nome Michael. Quando il sipario fu richiuso i musicisti ricevettero un esultante applauso, Luisa le disse di attendere un po' perché sarebbero arrivati a prenderle, poi si salutarono - Spero tanto di rivederti presto Rachele! - Lo sperava davvero anche lei! I due uomini difatti le raggiunsero e ci fu un'altra sorpresa per lei nel notare il caloroso saluto da parte di Walter. Più tardi dovettero rimettersi in viaggio, era tardissimo ed Edmond si diresse verso un albergo non distante da teatro. Era un posto di lusso e con un perfetto francese Edmond chiese la chiave della camera precedentemente prenotata. Vi strascorsero lì la notte dopo aver consumato una leggera cena per poi ripartire il mattino seguente. Ma per Rachele le sorprese non erano di certo finite li. Una volta a casa e sistemata la loro roba, Edmond tirò fuori dalla cristalleria della sua sala, una bottiglia di ottimo spumante e due calici di cristallo, li riempì, porgendo un bicchiere a Rachele - So che non abbiamo ancora pranzato ma ci terrei a questo brindisi con te - le sussurrò, poi presale la mano la condusse in quella che era stata la camera da letto dei suoi; la fece accomodare ad un piccolo sofà ai piedi del letto a baldacchino, lui fu subito da lei dopo aver rovistato in un cassetto dell'elegante comò, sedette poi accanto. In mano teneva un'elegante scatolina di raso blu, Edmond sollevò il piccolo coperchio mostrando un antico e luccicante diamante; Rachele sorpresa guardò il giovane il quale le spiegò - Questo anello apparteneva a mia madre, regalatole da mio padre e... vuoi sposarmi? - Rachele strabuzzò gli occhi - Scusa...che hai detto? - - Sposami Rachele. - - Ma Edmond, non sai praticamente nulla di me! - - Ti conosco fin troppo bene, e quello che so di te mi basta. Allora? - insistette il musicista. - Non stai scherzando, vero? - lui scosse lentamente il capo, Rachele allora gli cinse il collo mentre lacrime di gioia le scivolavano sul viso. Edmond le infilò poi l'anello all'anulare per poi baciarla con passione. - Ora però ti chiederei di poter riposare un po', sarei ancora un po' stanco. - lei annuì, recandosi insieme in camera da letto. Più tardi Edmond volle portarla fuori a pranzo ma lei lo convinse a restare in casa mettendosi ancora una volta ai fornelli, infondo adorava cucinare per lui in particolar modo in quella maestosa cucina. Per poi rintanarsi nuovamente sotto calde coperte. Purtroppo il 28 dicembre Rachele venne chiamata dal suo datore di lavoro: due cameriere erano ammalate ed erano arrivati nuovi clienti, era costretta a rientrare. - Dannazione! - imprecò fra se - Che succede? - le chiese Edmond - Devo tornare in albergo purtroppo. - Lui sorrise alla sua espressione imbronciata - Avanti, non prendertela. Ascolta, io avrei un periodo di riposo per metà giugno e settembre. Scegli il mese che più preferisci per poterci sposare. - - Ma...di quale anno? - - Del prossimo, sciocchina! - - Di questo nuovo anno? Ma Edmond...ne sei proprio sicuro? - - Certamente! Tu vorresti rimandare? - Oh no... affatto. Non desidero altro! - Ed euforica lo abbracciò ancora - Bene allora. Ma ci sarebbe un piccolo problema. Dovresti occupartene tu e tenermi informato. Non ti secca, vero? - - Affatto. Mi aiuteranno i miei amici. - Lui annuì sorridendo. - Un ultima cosa. Ti piacerebbe vivere qui, o potremmo cercare un'altra casa? - Lei scosse subito il capo - Assolutamente no, adoro già questa villa, non desidererei di meglio! - - E io te ne sono grato, piccola - e la strinse nuovamente a se. Due giorni dopo Edmond e Rachele erano in viaggio verso la Basilicata. Arrivarono verso sera, la saluto' con un dolce bacio poi ripartì.

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Capitolo 7
*** SETTIMO CAPITOLO ***


Rachele raccontò la sua splendida avventura ai suoi amici abbracciandola dalla gioia. Poi decise di andare a trovare i suoi, era infatti da un bel po'di tempo che non vedeva sua madre e sua sorella. Il genitore era morto da un bel po' e non aveva mai avuto un ottimo rapporto con sua madre ritenendola una poco di buono. La donna viveva in una palazzina di due piani insieme a sua sorella e il suo consorte entrambi avvocato. Rachele le raccontò di Edmond e di averlo conosciuto al Girasole e presto sarebbe diventata sua moglie andando a vivere da lui. Sua madre invece di essere felice per lei la mise in guardia dicendole che si stava solo illudendo. A quel punto Rachele decise che avrebbe fatto volentieri a meno della sua famiglia. Nei giorni successivi insieme alle sue più care amiche diedero inizio ai preparativi per le sue nozze. Giorni dopo informò del suo matrimonio anche Lucio, il quale ancora una volta le chiese se davvero si fidava del musicista, Rachele annuì, mostrando l'anello ricevuto. Lucio si decise ad aiutarla con i preparativi. Nel frattempo la ragazza sostenne l'esame al corso di cucina. Edmond la chiamò verso la metà di gennaio, lei lo informò di aver optato per il mese di giugno per le loro nozze; e la sera seguente in camera di Rachele, le sue amiche munite di agenda e riviste erano più eccitate di lei stessa. I preparativi ebbero quindi inizio, Edmond per via fax le inviò i suoi documenti. Si diresse per primo al municipio dal momento che Edmond le avevo proposto di organizzare li, la loro cerimonia e lei aveva accettato.Poi pensarono al suo corredo e all'abito da sposa, Lucio invece la accompagnò da un suo amico gestore di una meravigliosa sala ricevimenti. Fermatasi un giorno davanti una vetrina durante un giro di compere, ammirò una piccola spilla in oro bianco a forma di chiave di violino decorata da schegge di diamanti. Rachele se ne innamorò subito nonostante il suo costo ma decise ugualmente di acquistarla: l'avrebbero donata al suo uomo come regalo di nozze. La data del giorno tanto atteso venne fissato per il 28 di giugno: tutto procedeva per il meglio e fu poi informato il suo datore di lavoro. Fortunatamente Edmond riuscì ad avere qualche giorno per sé e con il suo amico Dario partirono per la Basilicata; fu una bellissima sorpresa per Rachele e non solo per lei: Rita fu davvero sorpresa e lusingata delle attenzioni ricevute da parte di Dario, le gentilezze del musicista non le dispiacquero affatto. Dario era anch'egli un giovane di bell'aspetto, sui 28 anni, alto un metro e ottanta circa ed un fisico aitante, dovuto ad alcune ore in palestra tra un concerto e l'altro. Aveva modi garbati, capelli castano chiari e profondi occhi scuri. Purtroppo i due musicisti si intrattennero solo per quel fine settimana. Giugno era ormai prossimo, l'abito da sposa fu scelto in seta e pizzo, piuttosto sobrio ma faceva il suo effetto, non indossò il velo ma alcune roselline in seta completavano l'acconciatura. Rachele volle le sue due amiche come testimoni, lasciandole senza parole dall'emozione. Edmond e Dario arrivarono una settimana prima delle nozze, i suoi invitati giorni dopo il suo arrivo. Alcune sere prima, nella sua camera, si scambiarono i loro regali di nozze: Edmond le offrì un braccialetto di perle e Rachele ne approfitto' per donargli la spilla la quale Edmond indossò per quel fatidico giorno. Prima che la ragazza iniziasse a prepararsi, i suoi amici erano da lei, fu Lucio a darle il loro regalo: una busta contenente un assegno ed una parure in oro bianco. Rachele li abbracciò tutti commossa e si lasciò aiutare col vestirsi. All'ora stabilita erano riuniti nella sala del municipio, la sposa era raggiante accompagnata da un elegantissimo Lucio. Per Rachele ci fu l'ennesima sorpresa, appena fece il suo ingresso, Dario tirò fuori il suo violino suonando una dolce melodia facendola ancor più commuovere. La cerimonia ebbe così inizio unendoli in matrimonio; poco dopo si diressero verso la sala ricevimenti, anche lì fu tutto perfetto, dal cibo alla musica scelta con cura. Dario approfitto' per invitare Rita nelle danze e prima di separarsi le lasciò il suo numero telefonico. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe potuta nascere un'altra dolce storia d'amore grazie al loro matrimonio. Il cuore di Rachele era colmo di immensa gioia, la sua semplice vita stava per cambiare: era la moglie di un musicista adesso, la rattristava un po' lasciare i suoi cari amici del Girasole, aveva vissuto con loro momenti spensierati ma ora l'attendeva un mondo splendido che non avevo mai creduto potesse appartenerle, un mondo fatto di concerti e viaggi in luoghi a lei sconosciuti insieme al suo principe azzurro, il suo amato Edmond. I concerti furono posticipati per la metà di luglio e verso la fine di quello stesso mese Edmond avrebbe compiuto 28 anni.Il musicista approfittava di ogni tournée per portarla con sé e lei ne era orgogliosa; aveva stretto sempre più amicizia con Luisa e Walter e continuava a sentirsi con i suoi cari amici, venendo a sapere poi dalla sua cara Rita l'inizio della sua storia d'amore con Dario. Il suo primo anno di matrimonio volò via tra coccole e concerti, sempre più innamorata del suo uomo, ricoprendola di amore e costosi regali. Adorava essere stretta a lui iniziando col provare un nuovo desiderio: un bimbo dal suo uomo. Così una sera a letto stretta fra le sue possenti braccia, volle azzardare col parlargli. Dopo averla baciata Edmond le sussurrò - Ti ho già detto che ti amo? - - No, negli ultimi cinque minuti - scherzò la ragazza - Edmond, avrei qualcosa da chiederti - - Tutto quello che desideri - - Ecco...siamo sposati da più di un anno, bè... pensavo ad un bambino nostro - la reazione di Edmond fu in aspettata. Sollevatosi su di un gomito la guardò, il suo bel volto accigliato le fece paura - Dimmi Rachele, trovi che sia noioso la tua vita con me? - - No, affatto! Non ho detto questo. Ma credo che l'arrivo di un figlio adesso, sarebbe perfetto - - Perfetto? Per chi? - Rachele restò allibita da quella sua domanda non sapendo più cosa pensare. Ma lui proseguì - Rachele, ascolta. Io ero pienamente soddisfatto della mia vita, finché non ho incontrato te. Ora la mia vita è più che completa insieme a te e le mie tournée - - Hai detto bene: le tue tournée! - - Credevo fosse chiaro che sposandomi avrebbero fatto parte anche della tua vita ed ero sicuro che l'avessi accettato. Ora, non venirtene fuori con questa idiozia e comunque l'istinto paterno non l'ho mai avuto. - - Questo non puoi saperlo e poi non ne abbiamo mai parlato - - Avrebbe cambiato qualcosa? - - Forse - azzardò Rachele. Ma Edmond si sollevò dal letto per poi guardarla - Ascoltami bene Rachele, non ho mai amato e desiderato nessun altra donna tranne tè. Ho desiderato da subito dividere il resto della mia vita solo con te e nessun altro. - - Ti stai comportando da perfetto egoista Edmond! - ma lui fu irremovibile - Ti chiedo di voler abbandonare questa assurda idea di un figlio. Da me non lo avrai mai! - Detto questo uscì dalla loro stanza da letto per recarsi in quella che era stata dei suoi genitori, sbattendo furiosamente la porta alle sue spalle. Rabbia e dolore s'impadronirono della povera Rachele, rendendosi conto che non aveva mai parlato di figli prima di allora ma per lei era naturale desiderarne uno dal suo uomo. Si strinse nelle coperte, mentre lacrime amare le bagnavano il volto in quel tetro silenzio.

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Capitolo 8
*** OTTAVO CAPITOLO ***


Rachele si risvegliò l'indomani con un cerchio alla testa, recandosi in cucina per la colazione ma la casa era avvolta dal silenzio. Si recò dunque nell'altra camera matrimoniale, il letto era intatto, di Edmond nessuna traccia. Lo vide arrivare solo verso mezzogiorno con il suo violino salutandola con freddezza; nel frattempo Rachele aveva preparato il pranzo che consumarono insieme in un cupo silenzio. Più tardi Edmond la guardò rivolgendole la parola - Cosa hai deciso in merito alla questione di questa notte? - - Temo che sia stato uno sbaglio non averne parlato prima - - Bene! Deduco che tu abbia già preso una decisione - - Non ho deciso un bel niente! - gli urlò Rachele - E io credo di sì invece. Gran bel modo di ringraziarmi. Ti credevo più sensata Rachele - si sollevò in piedi - Poi continuare a vivere qui, sarò io ad andarmene e farò in modo che tu riceva un assegno mensile. Quando sarai disposta a ritornare con me, fammelo sapere - Poi si accinse nel preparare i suoi bagagli e nemmeno un ora più tardi andò via. Rachele scaraventò un bicchiere in terra dalla frustrazione, il quale si frantumò in mille pezzi, poi scoppiò in lacrime lasciandosi cadere su di una sedia. Più tardi raccolse i pezzi di vetro sparsi in terra. Perché mai il suo meraviglioso sogno d'amore si era frantumato come quel bicchiere? Si chiedeva, non era così che doveva andare! Rachele restò in casa per un bel po', era avilita e demoralizzata, il mese seguente sarebbe stato il compleanno di Edmond il quale non avrebbero festeggiato insieme. Di lui non sapeva più nulla, tranne che per l'arrivo del suo assegno. Finché fu Luisa a chiamarla come sempre ogni qual volta i musicisti ripartivano per le tournée e incontrarsi. - Ma...che ti è accaduto? - le chiese preoccupata l'amica Rachele le raccontò della loro discussione e l'altra volle sapere di più - Non dirmi che non ne avevate mai parlato prima? - lei scosse il capo scoppiando in lacrime. - Avanti, non fare così, nn risolvi nulla avilirti. Prova invece col chiamarlo, magari fra qualche anno... chissà - - Fra qualche anno? Non gli ho mica chiesto l'impossibile, ma solo un figlio! - - Vedi Rachele, per alcuni musicisti, un figlio potrebbe essere un intralcio, pensaci bene. Credevo lo avessi compreso. - lei in effetti non aveva mai riflettuto su questo. Rimpiangendo ancora una volta di non averne mai parlato prima di allora. Trascorse ancora un altro mese da sola, Rachele si sentiva per telefono con la sua cara Rita la quale le raccontò della sua relazione con Dario, ma sentendola così felice non raccontò nulla di lei ed Edmond, non sapendo affatto dove fosse il suo uomo. Seppe in seguito da Luisa che il musicista era ospite in un albergo in Francia. Il mese successivo Walter e Luisa festeggiavano il loro anniversario di nozze con un piccolo rinfresco fra intimi, invitando anche lei. In primo luogo decise di rifiutare l'invito ma Luisa fu molto insistente nel volerla con loro. Così quella sera di fine novembre Rachele chiamato un taxi, si recò al ricevimento: aveva indossato un completo scuro con bottoni gioiello, avendo deciso poi per un nuovo taglio di capelli, ravvivando il suo colore castano scuro. Fu subito accolta con tenerezza dalla coppia festeggiata, vi erano pochi intimi e i musicisti Dario e Davide, poco dopo arrivò Edmond in compagnia delle sue due colleghe. Rachele si appartò ad uno dei tavolini disposti a ferro di cavallo, non poté però fare a meno di ammirarlo con indosso un completo verde scuro trovandolo ancora più attraente. Più tardi alcune coppie scesero in pista per danzare e per pochi attimi i loro sguardi si incontrarono; per poi vedendolo danzare con la sua collega Olga e in quella Davide le sedette accanto e arrivare subito al dunque. - Che sta succedendo tra voi due? - - Perché? È così evidente? - ironizzò lei - Direi proprio di sì! - Rachele abbassò lo sguardo - Lascia perdere Davide, voi musicisti a volte, siete un tantino stravaganti! - il giovane sorrise - Dici bene, un tantino! - poi le chiese - Come ci sei venuta qui stasera? - - Ho preso un taxi - - Se lo desideri, potrei ricondurti io a casa, sono da quelle parti - lei gli sorrise, in fondo non era affatto a suo agio lì quella sera. Difatti si allontanò dalla sala appartandosi per un po' e uscire sulla veranda nonostante l'aria fredda della sera; quando subito dopo sentì aprirsi la porta finestra alle sue spalle, respirando il profumo della sua ottima colonia da uomo. Rachele si voltò lentamente incontrando quei suoi meravigliosi occhi azzurri. - Ti trovo bene Rachele - le disse Edmond - Anche tu - - Immagino sia venuta con qualcuno qui stasera - lei lo osservò prima di rispondere - No, ho semplicemente preso un taxi - - È abbastanza tardi, non puoi viaggiare sola - - Lusingata per la tua preoccupazione ma si sarebbe offerto Davide, non disturbarti! - Rachele gli passò di fianco rientrando in sala e di fatti Davide la raggiunse per andar via, quando una voce simile ad un tuono lì fermo' - Porterò io Rachele a casa, Davide - - Non desidero affatto disturbarti - ribatté la ragazza mentre Davide restava in silenzio - Ho bisogno di prendere alcune mie cose da casa, ecco tutto - fu la sua secco risposta. Durante il tragitto fino alla villa non parlarono affatto; una volta a casa Rachele si recò nella loro camera da letto, Edmond la seguì per poi trafficare in una delle vetrinette. Cambiata d'abito e indossata una vestaglia la ragazza scese giù in cucina e subito dopo, lui la seguì con alcuni spartiti fra le mani. Si guardarono e lei azzardò - Non è tardi per mettersi in viaggio a quest'ora? - - Ci metterò solo poche ore, non ho fretta - - Fa pure come credi, è pur sempre casa tua questa - Concluse Rachele avvicinandosi ai fornelli per preparare del tè. Lui però non accennava ad andar via; lei a quel punto gli offrì una tazza di tè, l'altro accettò sedendosi a tavola. Era notte fonda ormai e sorseggiavano in silenzio la loro bevande calda, finché la ragazza non avvertì il suo sguardo su di sé. - Ti dona molto questo nuovo taglio di capelli - sussurrò con voce calda, lei abbozzò un vago sorriso e approfittò di quel momento per riferirgli qualcosa che aveva in mente già da un po' - Penso di ritornare in Basilicata - lui la guardò con la sua tazza a mezz'aria - Che ci faccio qui da sola, dal momento che tu vivi in Francia - lui taceva con aria smarrita, così lei si sollevò e ritornò in camera e lui la raggiunse. - Non volevo che andasse così fra noi due - lei azzardò - Hai...una nuova compagna Edmond? - lui spalancò gli occhi - Vorrai scherzare, spero! Avevo creduto in un matrimonio perfetto il nostro - - Bè, a quanto pare ci siamo illusi entrambi, non era così perfetto - Sussurrò Rachele dandogli le spalle. Edmond le si fece più vicino, facendola voltare e sfiorarle dolcemente il viso e poi posare le sue labbra su quelle di lei. Rachele chiuse gli occhi abbandonandosi al tuo tocco, mentre la stringeva a se. Tra baci e carezze finirono sotto le lenzuola desiderosi di ritrovarsi ancora, più amanti che mai, rivivendo ore meravigliose. Era già mattina, la stanza leggermente illuminata da un grigiore invernale; Rachele aprì gli occhi per osservare il suo uomo che terminava di vestirsi. - Vai via? - gli chiese - Vuoi che io resti? - le domando' a sua volta Edmond - Si...ma, non ho cambiato i miei pensieri - - Nemmeno io. Solo noi due Rachele. - Si voltò di fianco e in cuore suo sperò che invece restasse ancora lì con lei ma poco dopo udì chiudere il portoncino e il rombo della sua auto allontanarsi. Fu assalita da un brivido freddo, stringendosi tra le coperte con ancora il loro profumo mentre i suoi occhi le si riempivano nuovamente di lacrime.

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Capitolo 9
*** NONO CAPITOLO ***


Giunse infine il Natale, portandole nel cuore un'infinita tristezza al ricordo dei loro splendidi concerti a Parigi. Ma qualcosa di imprevisto la travolse, qualcosa di veramente in aspettato. Era una mattina come tante e Rachele si levò dal letto per fare colazione e vivere ancora un giorno da sola, quando un conato di vomito la sorprese, chinandosi subito nel lavabo. Si sciacquò la bocca con acqua ma rovescio' ancora; sudava freddo e il suo stomaco era sottosopra non riuscendo a capire cosa le stesse succedendo. Poco dopo le nausee terminarono pensando ad un malessere improvviso. Era più che mai decisa nel voler ritornare al suo paese iniziando così a sistemare la sua roba, nei giorni successivi ne avrebbe parlato con Luisa per poi avvertire Edmond. Ma le nausee ritornarono e questa volta con più frequenza; fu solo allora che Rachele si accorse di non aver avuto il suo ciclo mestruale, facendo un po' i calcoli: dalla notte vissuta con Edmond, era trascorso più di un mese! Si vestì in fretta recandosi dalla farmacia più vicina e acquistò un test di gravidanza. Una volta a casa lo adoperò subito seguendo attentamente le istruzioni e attese. Dopo il tempo prestabilito, afferrò il piccolo astuccio: era positivo! - Non posso crederci, aspetto un bambino! - Esclamò fra sé ma poi si rattristò non potendo condividere la sua gioia con il suo uomo, come avrebbe mai potuto dirglielo? - Io a questo bambino non ci rinuncio. Con lui o senza di lui! Esclamò decisa. Luisa intanto la avvertì anche questa volta della partenza dei musicisti, incontrandosi per pranzare insieme e Rachele le rivelò della sua gravidanza, lasciando l'amica di stucco - Ma... come è successo? Insomma, tu ed Edmond...- - Ricordi la sera del tuo anniversario, fu lui a volermi accompagnare a casa e...bè quella sera restò con me - - Capisco. E cosa pensi di fare? - - Nulla. Io voglio questo bambino. E poi sono ormai decisa nel ritornare nel mio paese - l'altra si accigliò - Ancora con questa storia! - scattò su l'amica - È casa sua, Luisa. È giusto che lui ci ritorni - - Ti prego Rachele, chiamalo, parlagli - - No! Lui non vuole un figlio ed io non glielo dirò, almeno per il momento - e Luisa mal volentieri accettò la decisione dell'amica. Nel frattempo il periodo natalizio era passato da un pezzo e Rachele era al secondo mese di gravidanza e tutto procedeva per il meglio, seguita dal suo medico. Puntualmente le perveniva il suo assegno mensile ma di lui nessuna notizia. Aveva iniziato col acquistare alcune cose per il suo bimbo, scoprendo poi con immensa gioia di aspettare una bambina. In un centro commerciale ammirò un fasciatoio dai colori pastello e se ne innamorò; mentre una mattina rovistando nel garage sul retro della villa, avvolta in un celofan, scoprì una vecchia ma graziosa culla in vimini. La mostrò subito a Luisa consigliandole di farla sistemare, poi comperò del tulle rosa e fiocchi di raso sistemando così quella vecchia culla, immaginando fosse stata acquistata tempo addietro per la nascita di Edmond. Per gli inizi del mese successivo, Rita la informò del suo arrivo ad Aosta accompagnata da Dario. Fu una splendida sorpresa per Rachele, avevano così tanto da raccontare, difatti Rita le diede la bella notizia del suo matrimonio per il mese seguente. - Verrò a vivere qui Rachele! Ci pensi... staremo di nuovo insieme! - - Sono felicissima per te, mia cara, ma vedi...io fra breve ritornerò giù in Basilicata. Ma sono davvero felice per voi due - l'altra la guardò sorpresa - Ma...che stai dicendo? E dov'è Edmond? - chiese Rita riflettendoci. Dario invece restò in silenzio, conoscendo già la loro storia ma l'aveva tenuta nascosta alla sua compagna - Vedi Rita, io e Edmond non viviamo insieme da un po' - Tu cosa? E perché non me ne hai parlato? - - Scusa ma non volevo intristirti, eri così euforica. E poi c'è dell'altro ma...promettete di non dire nulla a Edmond - Rita e Dario la guardarono stupiti - Dire che cosa Rachele? - intervenne subito il musicista - Edmond non sa ancora...e infondo non gli importa. È il motivo per cui è andato via. Lui non desidera dei figli, ed io ne aspetto uno - - Rachele devi dirglielo, lui deve sapere, tu...- L'amica la fermò subito, non volendo sentire ragioni. Era consapevole che Edmond doveva sapere ma...non ora, facendosi promettere da entrambi che non avrebbero detto nulla. Rita ripartì giorni dopo ancora un po' perplessa per la faccenda della sua cara amica, come lo era anche Dario. Rachele aveva intanto preparato il necessario per il ritorno giù ad Aliano, un po' indecisa se aspettare o meno la nascita della sua bambina. Le sarebbe tanto piaciuto aiutare l'amica con i preparativi per le nozze, ma in cuore suo sapere l'essere impossibile e proseguì la sua gravidanza aiutata dalla cara Luisa. Finché una mattina ormai prossima all'ottavo mese di gravidanza, Rachele fu svegliata da atroci dolori al basso ventre con perdite di sangue. Scoppiò in lacrime col timore di perdere la sua bambina. - Non puoi lasciarmi anche tu! - urlava disperata, stringendo il suo ventre. Poi avvertì Luisa che arrivò immediatamente con Walter: poco dopo era in un letto d'ospedale tenuta sotto osservazione, purtroppo rischiava un aborto. Luisa le restò accanto, mentre Walter decise fosse giusto informare Edmond sulle condizioni della sua compagna. Infatti il musicista gli consigliò di ritornare a casa il più presto possibile, non aggiungendo altro. Da prima Edmond restò senza parole per poi chiedere cosa le fosse accaduto ma l'altro insisté nel dirgli - Và a casa Edmond, lo capirai da solo una volta lì - Chiusa la telefonata Edmond, iniziò col riflettere su quanto gli era stato detto; per quel che sapeva, sua moglie godeva di ottima salute ma tutto ad un tratto, iniziò col buttar giù nel trolley le sue cose e lasciato l'albergo si avviò subito verso Aosta. Guidò come un folle fino a casa e una volta lì, davanti al cancello del villino c'era Walter che lo attendeva. L'uomo lo tranquillizzò in principio per poi riferirgli le condizioni di Rachele. Edmond ne restò pietrificato; decise di rinfrescarsi un po' e pensare con calma al da farsi, mentre il suo collega andava via. Ma una volta nella loro camera da letto posò lo guardo in un angolo: lì Rachele aveva preparato la sua roba pronta per la partenza e accanto c'era un fasciatoio con sopra piegati con gran cura, graziosi abitini e la sua vecchia culla in vimini rimessa a nuovo e decorata con tanto amore da tulle e nastrini rosa. In quella, qualcosa toccò il suo cuore da provare una forte commozione e al tempo stesso molta confusione, così dopo una rapida doccia si avviò in ospedale. Luisa era in stanza con Rachele la quale riposava nel suo letto d'ospedale e appena vide entrare il musicista, la donna gli consigliò di non svegliarla, lui annuì e li lasciò soli. Edmond le si avvicinò sfiorandole una ciocca di capelli, in quella Rachele aprì gli occhi pronunciando il suo nome - Sta buona, continua a riposare - le sussurrò Edmond ma lei volle sapere - Quando sei arrivato? - lui invece le fece cenno di non parlare sistemandosi accanto.

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Capitolo 10
*** DECIMO CAPITOLO ***


Rachele restò a riposo per circa un mese finché la sua bambina non fosse stata fuori pericolo; Edmond le restò accanto. Nei giorni seguenti chiese al loro manager di poter restare ad Aosta fino alla nascita della sua figliola, dopo un po' di storie l'uomo acconsentì. Rachele era ormai prossima al parto quando una sera accanto al suo uomo parlarono del loro futuro insieme - Edmond...resterai con me? - - Si, se mi vuoi ancora nella tua vita - - Sarei tentata di dirti di no, ma non sarebbe la verità - Edmond la baciò teneramente stringendola a sé e subito dopo Rachele volle mostrargli una piccola istantanea in bianco e nero: era l'ecografia della loro bambina - Che cos'è? - le chiese il musicista, lei gli indicò il piccolo corpicino raffigurato - È Isabelle - l'uomo voltò subito lo sguardo sul suo viso con espressione stupita - Spero sarai d'accordo, perché non accetto obiezioni! - Scherzò Rachele. Gli occhi di Edmond si riempirono di lacrime di gioia e gratitudine stringendo a se la sua compagna. - È il più bel dono che potessi farmi! - - No Edmond, l'hai fatto tu a me - La bellissima Isabelle Visconti nacque in una splendida mattina di sole in piena estate. Aveva tanti capelli neri arruffati e due occhioni azzurri come quelli del suo papà il quale era pazzo di lei. Settimane dopo Rita e Dario si unirono in matrimonio, Rachele a malincuore dovette rinunciare nel partecipare alle nozze della sua cara amica per potersi prendere cura della sua amata Isabelle. In seguito la coppia di sposi si stabilirono ad Aosta. Rita era felice come non mai, seguendo subito il suo uomo in tournée; come Rachele anche Rita adorava assistere ai loro concerti, mentre l'amica restò a casa finché la piccola Isabelle non compì il suo primo compleanno. Era ritornata la felicità di un tempo tra lei e Edmond trascorrendo le giornate con i loro cari amici. Isabelle iniziò poi a camminare da sola verso il tredicesimo mese di vita, qualche giorno prima del rientro a casa dei musicisti facendo una splendida sorpresa al suo papà, il quale lasciò cadere il trolley e il suo strumento musicale nel vialetto di casa per andarle incontro e stringerla forte al petto e piangere dalla gioia nel sentirla pronunciare la parolina 'papa' per la prima volta. Rachele invece si precipitò a recuperare il tutto rimproverandolo - Ti rendi conto che hai scaraventato in terra il tuo violino? - - Lei ha un valore maggiore per me! - fu la sua risposta. La loro vita poteva considerarsi completa, Rita e Rachele erano ormai inseparabili. Come Edmond in principio, nemmeno Dario voleva dei figli, pretendendo la sua compagna tutta per sé, in primo momento Rita fu d'accordo con lui ma nel veder crescere Isabelle cambiò idea. Scoprendo però a malincuore di essere sterile, affezionandosi in modo morboso alla piccolina. Sembrava di vivere una fiaba, gli anni trascorrevano e anche Rachele e la sua bimba seguivano i musicisti nelle loro tournée. Isabelle con orgoglio dei suoi iniziò le elementari, era una bambina vispa e attenta e molto dolce. Edmond era deciso nel farle iniziare al più presto lezioni di musica ma capitò qualcosa di inaspettato. Un pomeriggio Isabelle dopo aver svolto i suoi compiti si avvicinò alla sua mamma e abbracciandola le disse - Mammina, io vorrei andare ad una scuola di danza, voglio fare la ballerina. - Rachele guardò incredula la sua bambina immaginando l'espressione di Edmond quando lo avrebbe saputo. Aspettò di fatti il suo rientro a casa e una sera a letto gli annunciò la nuova notizia. Edmond per poco non balzò giù dal letto - Cosa?! La ballerina?! Ho splendidi strumenti musicali in sala e lei... Non se ne parla assolutamente! - Rachele non aggiunse altro ma sarebbe stata Isabelle a fare cambiare idea al suo papà e così fu. Un pomeriggio Edmond sistemava nel suo raccoglitore alcuni spartiti seduto sul divano, Isabelle avvicinatasi con quel suo visino dolce e paffuto incorniciato da una simpatica frangetta scura iniziò ad abbracciarlo. Edmond non riusciva mai a resistere alle sue coccole facendola sedere sulle ginocchia; la piccola gli mostrò un suo disegno e non ci volle molta immaginazione, il soggetto era una ballerina - Ti piace papà? - - È molto bello. L'hai fatto tu Isabelle? - lei annuì - Mi manderesti a scuola di danza, ti prego! Ci va anche la mia amichetta! - Edmond guardò il visino supplichevole della sua bambina per poi incontrare lo sguardo della sua compagna la quale si limitò ad una alzata di spalle. Il mese seguente Edmond Visconti a malincuore iscriveva la sua figliola alla migliore scuola di danza del luogo, la quale si dimostrò da subito molto dotata. Quando le scuole erano chiuse, Edmond la portava in viaggio con se, era la cocca dei musicisti, molto dolce solo se non era in compagnia di Michael il figlio di Luisa e Walter mostrando invece un carattere forte e determinato. Gli anni trascorrevano e l'orchestra filarmonica di Aosta era sempre la più eclamata sulla piazza. Tutto filava magnificamente finché un triste giorno capitò una sventura: era il mese di aprile e i musicisti facevano rientro da Pisa; forse a causa della strada in parte ghiacciata, il loro furgoncino con alla guida Davide, sbandò. Il musicista perse del tutto il controllo del veicolo capovolgendosi poi sul ciglio della strada. Furono soccorsi immediatamente e portati all'ospedale più vicino ma purtroppo per Davide e Olga seduta al suo fianco non ci fu più nulla da fare. Il loro manager nell'impatto perse l'uso di una gamba e il resto dei musicisti se la cavarono con qualche slogatura costola rotta misto a tantissimo spavento. Fu Luisa a ricevere la tragica notizia avvertita dal suo compagno il meno malconcio del gruppo, il quale si prese cura dei suoi amici colleghi. Luisa informò a sua volta Rachele e Rita quest'ultima si fece prendere da una crisi isterica. I poveri musicisti furono sistemati in camere vicine tranne Livia nel reparto femminile la quale se l'era cavata con un braccio rotto; fu davvero un duro colpo per tutti loro apprendere dai medici la triste sorte capitata ai loro due colleghi lasciandoli del tutto sconvolti. Sergio il loro manager, prima del suo rientro a casa era deciso col ritirarsi, Lidia era anch'ella sul punto di cedere: la morte della sua amica l'aveva segnata profondamente, come d'altronde anche agli altri tre colleghi. Quel triste evento fece pensare che l'orchestra filarmonica di Aosta fosse definitivamente finita, nessuno di loro sembrava mostrare più il minimo interesse per la musica. Finché quasi un anno dopo incontrarono un giovane maestro di musica Leonard Oldman statunitense e trasferitosi in Italia da diversi anni. Il maestro aveva più volte assistito alle loro magiche esibizioni e fu più che mai deciso nel volerli incontrare. Nel frattempo un giovanissimo violoncellista entrava a far parte della loro prestigiosa polifonica mostrando un ottima preparazione musicale attirando anch'egli la curiosità del maestro Oldman. Il giovane in questione si chiamava Simone Cardelli di umile famiglia figlio di un ferroviere ed un'insegnante, fin da piccolo mostrando un forte talento musicale ed i suoi con un bel po' di sacrifici, l'avevano fatto studiare in una delle migliori scuole di musica. Simone non aveva ancora vent'anni, alto, biondissimo, di bell'aspetto molto timido e Dario mostrò da subito simpatia per il giovane musicista divenendo inseguito ottimi amici. Leonard così volle farsi chiamare da loro, riuscì col persuaderli e a rimettere in sesto la nuova orchestra filarmonica con il giovane violoncellista e lui stesso al posto dei poveri Davide e Olga. Offrendosi subito come loro manager ma decidendo di viaggiare individualmente. In primo tempo viaggiarono a coppie, Lidia non guidava e Simone era sprovvisto di auto; in seguito il giovane con i suoi primi guadagni si regalo' una Golf nera e più in là un appartamentino nello stesso rione dei suoi ormai amici Rita e Dario.

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Capitolo 11
*** UNDICESIMO CAPITOLO ***


Nel frattempo Isabelle terminò le elementari, risultando una delle migliori nella danza classica entrando poi in un gruppo selezionato. Era giunto il Natale e i musicisti si esibirono ancora una volta in Francia e a fine concerto Leonard aveva proposto di festeggiare tra loro al bar del teatro per un brindisi di buon auspicio. L'anno seguente Isabelle iniziò le scuole medie inferiori e i suoi decisero di consultarsi sul proseguimento dei suoi studi ma fu invece la direttrice della scuola di danza che a fine anno volle convocare i coniugi Visconti. - Signori, la ragazza è una delle nostre migliori allieve, pertanto vi chiederei di lasciarla continuare. Lei signor Visconti so che è francese e penso abbia sentito parlare della scuola d'arte Etoiles'. È una delle più prestigiose di Francia; certo è molto costosa ma credetemi, non mi azzarderei se non conoscessi il talento della vostra figliola. Vi chiedo di pensarci su. - Ci pensarono a lungo infatti, chiedendo poi informazioni in merito alla scuola in questione, scoprendo il suo costo alquanto elevato e per di più all'età di sedici anni dopo aver sostenuto un provino, Isabelle sarebbe dovuta andare a vivere lì in Francia. Separarsi dalla loro bambina era un'idea impensabile; decisero così di aspettare che Isabelle terminasse le medie inferiori e decidere poi il da farsi. Isabelle era una ragazza tranquilla nonostante l'ambiente piuttosto lussuoso in cui viveva. Adorava viaggiare con i musicisti specie in compagnia di Rita e Simone che era difatti nata una quasi fraterna amicizia fra di loro, non ché una spensierata complicità divertendosi un mondo insieme. Aspettava con ansia e trepidazione l'arrivo dell'estate per poter viaggiare con loro ed assistere orgogliosa ai loro concerti, per quelle occasioni indossava splendidi abiti acquistati con gioia da sua madre. Leonard la soprannominava simpaticamente 'la piccola dea' per la sua delicata bellezza. E proprio quell'estate avevano tappa: Roma, alloggiando in un ottimo albergo affacciato su un magnifico littorale. Lei e Rita ne approfittavano sempre per godersi il mare. In uno dei pomeriggi Isabelle indossato un grazioso costume da bagno verde mare, chiamò la sua inseparabile Rita scendendo giù in spiaggia. Poco dopo furono raggiunte dal resto del gruppo e Simone sedette al loro stesso tavolino sorseggiando tranquillo una bibita fresca mentre le sue compagne avevano preso un frullato. Involontariamente Rita chiacchierando, schizzò con il suo cucchiaino un po' di crema sul viso del giovane. La donna gli chiese immediatamente scusa e afferrato un tovagliolino di carta iniziò a detergere il volto di Simone ma anziché pulirlo lo imbratto' ancora di più e in quella per poco non fece strozzare Isabelle dal gran ridere mentre il giovane musicista ne fu risentito. Rita cercò di contenersi almeno lei ma la situazione le sfuggì di mano scoppiando a ridere. Simone afferrata una manciata di noccioline lì sul tavolino iniziò a lanciarle contro i capelli della sua giovane amica non risparmiando neanche Rita. La guerra di noccioline terminò in riva al mare dove Simone le rincorse per poi pulirsi lì in acqua, nel frattempo attirarono l'attenzione degli altri ospiti divertiti dalla simpatica scenetta e i rimproveri da parte di Dario. Ma Isabelle ne approfitto' per saltare a cavalcioni sulle spalle di Simone mentre Rita schizzava acqua al povero sfortunato. Il giovane riuscì però a scrollarsi di dosso la ragazza e farle fare un gran bel tuffo. Poi uscì dall'acqua per ritornarsene in albergo ma Isabelle lo rincorse per saltargli nuovamente a cavalcioni sulle spalle, Simone afferrate le sue gambe finse una vera e propria corsa al galoppo facendo ridere Isabelle a crepa pelle e tutto questo sotto lo sguardo discreto di Rachele. Andò via anche quell'estate e Isabelle terminò anche le scuole medie, ora non restava che prendere una decisione riguardo il futuro della giovane figliola, d'altronde lo stipendio di Edmond era notevole, il difficile era il doversi separare da lei. Nel frattempo si attese i suoi sedici anni per accedere al provino della scuola d'arte francese. Edmond decise dunque di trovare un insegnante privato che tenesse corsi di studio. Prima di settembre Isabelle conobbe dunque la nuova docente dandole così lezioni per tre anni. La ragazza si dimostrò attenta e volenterosa come sempre. Giunse ancora l'estate e da lì a poco avrebbe compiuto sedici anni e a settembre l'attendeva il provino alla scuola Etoiles'. In quel frangente la fanciulla si stava mutando in una vera bellezza: un corpo perfetto e slanciato, occhi blu come quelli di suo padre e splendidi capelli corvini che le ricadevano morbidi sulla schiena, dimostrando anche più della sua età. A fine giugno il gruppo dei musicisti partì per Bologna; come sempre Leonard prenotava i migliori alberghi nei pressi del teatro dove avrebbero tenuto la loro esibizione, esercitandosi tutte le mattine dopo colazione, questo fino al giorno dei loro concerti. Uno di quei pomeriggi scoppiò un forte temporale estivo, Simone era ormai sua abitudine sparire subito dopo cena, facendo parte anch'egli di quell'antica fama dei bei musicisti: una fans in ogni posto o anche più. Ma per quella sera gli fu davvero difficile poter uscire, finché non scoprirono la discoteca dell'albergo. Fu Rita a prendere l'iniziativa afferrando sotto braccio Isabelle e Simone e lanciarsi in pista intenti col divertirsi con la disco music; finché non partirono i classici lenti. Qui fu la volta del giovane musicista che invitò in pista le sue care amiche. Simone aveva poco più di 24 anni, biondissimo, un sorriso accattivante ed un fisico atletico, questo suggeritogli da Dario: in questo ambiente, ragazzo mio, insieme al talento artistico, un bel fisico non guasta mai! Così venne invitata prima Rita e il lento seguente fu per la graziosa Isabelle. Simone la guidò in pista da prima con una giravolta poi le fece posare le mani sulle sue spalle mentre le cingeva delicatamente i suoi fianchi. A quel tocco delicato la ragazza ebbe un sussulto; forse per il gran caldo in sala o per l'esser troppo vicina al suo corpo, avvertì per un po' uno strano mancamento. Non era certo la prima volta che era in sua compagnia, lo conosceva da anni ormai! Ma quella sera non riusciva a comprendere quel suo disagio. Simone le parlava ma lei non riuscì ad ascoltare una sua sola parola, finché la musica terminò e il giovane con un casto bacio sulla guancia la fece nuovamente accomodare. Per tutto il resto della serata Isabelle continuò a pensare a quei pochi minuti accanto a lui ed al suo tenero bacio, avvertendo uno strano ronzio nello stomaco. La tournée giunse al termine ma Isabelle iniziò a provare qualcosa di nuovo per il violoncellista ma doveva occuparsi del provino alla Etoiles'. Finché un pomeriggio nella sua camera, un tempo quella di suo padre con qualche tocco femminile qua e là, chiamò Simone chiedendogli di masterizzare alcune sinfonie pur di poterlo rivedere e il giovane fu ben lieto di poterla aiutare. Arrivò il Natale con il loro concerto a Parigi e sempre più ansiosa di rivedere Simone, invece per il giovane restava la sua dolce e cara amica. Per poi giungere la risposta dalla scuola d'arte francese ma troppo eccitata chiese al genitore di poterla leggere per lei - Complimenti ballerina! Ce l'hai fatta! - fu la risposta di Edmond orgoglioso della sua bambina. Isabelle euforica abbracciò i suoi, poi diede subito la bella notizia alla sua cara Rita e Simone che si congratularono con lei. Da lì ad un mese Isabelle sarebbe partita per la Francia.

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Capitolo 12
*** DODICESIMO CAPITOLO ***


Sequestrato un trolley a sua madre Isabelle vi sistemò dentro abiti e libri ed in compagnia dei suoi genitori, partì per una nuova avventura in una fredda mattina di febbraio. Etoiles' era un antico e imponente edificio su tre piani, pochi scalini, circondato da un maestoso cancello; entrando c'era un immenso salone con un freddo pavimento in marmo nero. Al primo piano si trovavano gli uffici e la mensa, al secondo le aule di musica, danza e recitazione, al terzo invece di alloggi. Per un attimo Isabelle provò molto disagio, naturalmente si parlava in francese e per sua fortuna lo aveva imparato un po' da suo padre. Così dopo aver presentato i documenti, i suoi ripartirono con tanta tristezza nel cuore. Per la piccola Isabelle iniziò una nuova vita in Francia, s'inserì subito conoscendo nuovi amici tra cui Claudia anche lei di Aosta aspirante attrice teatrale, Flora una brunetta piuttosto esile ma anche lei un'eccellente ballerina, Fabio un bellissimo e dolcissimo ragazzo e per finire Annemarie una bellissima ed esuberante biondina. Fabio e Annemarie sarebbero poi diventati i suoi più cari amici per il resto della sua vita. La scuola d'arte era un luogo incantevole; furono formati dei gruppi di danza studiando tantissimo, senza sosta, compreso anche letteratura francese, con diverse lezioni di musica. Lì conobbero la famelica madame Bisette, una bellissima insegnante di danza classica ma una donna rigida e severa. La sua amica Claudia aveva da poco preso la patente, acquistando una vettura di seconda mano che il più delle volte faceva capricci. Il venerdì pomeriggio terminavano le lezioni e i tre ragazzi partivano per Aosta il sabato mattina di buon ora, rientrando poi a scuola la domenica dopo pranzo. Nell'anno seguente arrivò un giovane professore di musica Richard, scoprendo in seguito essere il figlio della loro insegnante di danza. Richard era un bel ragazzo dalla carnagione olivastra sui 26 anni; il giovane docente fece perdere la testa alla bella Annemarie ma per i primi anni non la considero' affatto se non come una delle sue tante allieve. Con l'arrivo dell'estate e il periodo natalizio rientrava a casa, felice di stare nuovamente con i suoi e i musicisti, sempre più presa dal biondissimo Simone. Isabelle compì 18 anni quell'estate festeggiando il suo compleanno in tournée con i musicisti. Rita le regalò degli splendidi orecchini e Simone un bocciolo di rosa blu a stelo lungo come il colore dei suoi occhi. Ricomincio' la scuola e lei e Annemarie erano le più brave del gruppo e le preferite della loro insegnante di danza. Si iniziò a considerare i ragazzi e Annemarie faceva di tutto per farsi notare dal giovane insegnante ma aimé senza alcun successo. Finché col tempo il docente di musica mostrò un certo interesse per la bella ballerina e non solo come sua allieva. Richard dopo la scuola faceva il disk jockey in un pub di un suo amico vivendo nell'appartamento sopra il locale da quando un anno circa era venuto a mancare il genitore. L'anno seguente Annemarie e Richard iniziarono una relazione clandestina. Alcuni pomeriggi al termine delle lezioni, il gruppetto si ritrovava in quel pub, trascorrendo le serate e creando poi un piccolo gruppo di danza moderna divertendosi come matti. In quel frangente Isabelle veniva corteggiata da diversi giovani ma per lei esisteva solo Simone e fu proprio a lui che chiese aiuto un sabato mattina di rientro a casa, dal momento che l'auto di Claudia si fermò all'improvviso, lasciandole nel panico non volendo chiamare suo padre per non farlo preoccupare. Il giovane ricevuta la sua telefonata, partì subito in suo aiuto e l'arrivo del musicista sorprese i suoi amici. - Gran bella amica sei Isabelle! Tenendo per te un biondino simile! - le sussurrò l'amica con un simpatico spintone. Simone soccorse prima i suoi amici nel condurli alle loro destinazioni e per ultimo Isabelle la quale avrebbe desiderato stare ancora in sua compagnia. Quell'imprevisto capitò ancora ma con l'auto di Fabio e Isabelle si rivolse nuovamente a Simone sempre ben disposto nel poterli aiutare. In seguito Isabelle rivelò ai suoi amici di essere folle di quel giovane musicista ormai da un po'. E fu la sua amica Claudia che le suggeri' di organizzare una bravata per poter stare con lui. Era infatti la metà di ottobre, un pomeriggio di un venerdì freddo e piovoso, scatenandosi da lì a breve un nubifragio. Le due complici partirono ugualmente per Aosta, il tempo metteva i brividi e le strade iniziavano ad allagarsi sempre di più a causa della pioggia scrosciante. Le nubi si facevano sempre più nere e iniziò a soffiare il vento scuotendo ogni volta la vettura. Furono ad un tratto prese dal panico ma proseguirono il loro viaggio nonostante il cadere della pioggia sempre più insistente. Riuscirono comunque ad arrivare nel loro paese ma non potettero più proseguire: l'auto di Claudia si era impantanata. Erano spaventate per davvero non potendo restare di certo ferme lì, la sua amica si accinse col chiamare un suo familiari e Isabelle sapeva già a chi rivolgersi, chi altri se non Simone. Naturalmente il musicista corse da lei per l'ennesima volta, tirando su un sollievo appena intravide la sua vettura. Purtroppo Simone non riuscì a ricondurla alla villa per via della strada inagibile, così pensò bene di portarla un po' da lui per poi riprovarci nel tardi. Isabelle era ormai palpitante nello stare da soli, curiosa di vedere il suo appartamento. Era la tipica abitazione di un single con un agibile cucinino con tavolo a penisola e due sgabelli, di fianco un comodo ed elegante soggiorno e in fondo una camera da letto con all'interno il bagno in tutto dalle tonalità blu e bianco. A Isabelle piacque davvero molto trovandolo accogliente e al tempo stesso molto maschile. Così una volta entrati si asciugarono alla meglio, poi Simone preparò del tè caldo e seduti nel cucinino chiacchierarono per un po' ma era evidente che il giovane fosse preoccupato e poco dopo mancò anche l'elettricità e di conseguenza nessun segnale telefonico. Isabelle osservò allora il viso allarmato del giovane, provando all'improvviso un forte senso di colpa per averlo cacciato in quella assurda situazione. - Scusami Simone, non volevo causarti tanti problemi - - Non è certo causa tua se diluvia lì fuori. Però potevi evitare di partire con questo tempaccio - - Invece è solo colpa mia. L'ho fatto di proposito - bisbiglio' . Simone la guardò, non riuscendo a capire. - Isabelle, cosa stai cercando di dire con: l'ho fatto di proposito? Fatto cosa, spiegati meglio - Isabelle abbassò lo sguardo ormai frustrata da quella circostanza, aveva gli occhi bagnati di lacrime - È stato tutto organizzato per...poter stare con te -Simone sbatté le palpebre incredulo, sicuro di non aver compreso - Scusa ma credo di non aver afferrato - - Ti è così difficile capirlo Simone! Volevo passare la notte insieme a te.

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Capitolo 13
*** TREDICESIMO CAPITOLO ***


Ormai le lacrime le scivolavano sulle guance. Simone invece andò su tutte le furie iniziando a inveire contro di lei, ricoprendola di insulti. - Tu...devi essere del tutto folle! Ti rendi conto in che diamine di guai ci hai cacciato? Né và della mia carriera e della tua reputazione...sciocca ragazzina che non sei altro! - A quel punto Isabelle si alzò, raccolse la sua roba e si diresse velocemente verso l'uscio, Simone le corse dietro afferrandola poi per un braccio. - Dove pensi di andare adesso? È tutto allagato lì fuori, potevi pensarci prima! - La ragazza si posò contro la porta d'ingresso tirando su col naso, mentre Simone voleva risolvere al più presto quella faccenda. Solo allora si rese conto di averla fatta davvero grossa e che Simone aveva perfettamente ragione nell'essere infuriato con lei. Sollevò il capo e lo guardò - Cosa pensi che dovremmo fare adesso? - Simone si voltò furioso - Bene! Adesso te ne preoccupi?! - poi rifletté un momento e la guardò - Potrei accompagnarti da Rita per questa notte - Isabelle spalancò gli occhi - Ma... l'indomani mi porterebbe a casa - lui la guardò ancora - E allora? E lì che dovresti essere, no? - lei abbassò il capo - E solo che ...i miei mi credono in Francia. Non gli ho detto che sarei rientrata. - Simone sembrava pietrificato - Allora eri proprio decisa nel volermi fare impazzire stasera, ragazzina?! - Come aveva solo potuto pensare ad una follia simile? Aveva davvero creduto che potesse funzionare una sciocchezza del genere? E più sciocca lei, che si era fatta convincere. Rendendosi conto che l'ora di cena era passata già da un pezzo, Simone le chiese se voleva mangiare, lei scosse il capo ma il giovane sistemò ugualmente del cibo sul piccolo tavolo a penisola. Cenarono senza più scambiarsi una sola parola; lui evitava di guardarla, da lei non si sarebbe mai aspettato niente di simile. Più tardi rassettarono insieme la cucina; poi Simone si avviò verso la camera da letto, ritornando da lei con un plaid, un cuscino e un lenzuolo che lasciò cadere con rabbia sul divano. - Và di là in camera, sul letto troverai una felpa. Domattina di buon ora ti accompagnerò a scuola. - - Lascia dormire me sul divano - azzardò Isabelle - Non discutere e vattene a letto - le ordinò deciso. La ragazza raccolse la sua borsa e si diresse in camera da letto dove trovò una felpa bianca posata sul cuscino. Iniziò lentamente a spogliarsi guardando intorno: la stanza era piuttosto sobria, con un ampio armadio grigio chiaro laccato, di fronte il letto matrimoniale, anch'esso laccato grigio, due comodini ai lati del letto ma solo su di uno vi era un piccolo lume e un lume un po' più grande sul comò di fianco insieme ad una cornice d'argento con una foto della sua famiglia. Dall'altro lato della stanza, vicino la finestra una poltroncina in pelle bianca dove Isabelle vi posò su i suoi abiti, di fianco la finestra vi era una porta scorrevole a specchio, dove entrando vi era il bagno dalle tonalità blu. Sfilò poi gli stivaletti restando con i calzettoni in lana colorata e indossò la felpa respirando il suo profumo. Si infilò sotto la trapunta posando la schiena contro la spalliera stringendo l'unico cuscino contro il petto. Era certa che non avrebbe chiuso occhio quella notte, Simone di là in salotto era infuriato per colpa sua, comprendendo di aver rovinato la loro bellissima amicizia. La corrente elettrica era ritornata e il musicista aveva acceso la TV ma tolto il sonoro, poi ci fu il buio dall'altra parte del corridoio. Erano circa le tre del mattino e decise di alzarsi non riuscendo proprio a chiudere occhio, nemmeno Simone riusciva a dormire e sapendola in cucina si alzò a sua volta. La trovò seduta ad uno sgabello, con i suoi capelli lunghi sciolti un po' scompigliati, con addosso la sua felpa e con i soli calzettoni ritenendola davvero graziosa. - Che altro ti successo adesso? - le chiese - Non riesco a dormire - - Ti consiglio invece di provarci - e se ne ritornò al suo divano. Ma poco dopo Isabelle si avvicinò al soggiorno arredato da una parete attrezzata colma di CD, libri e spartiti, di fianco posato contro il muro il suo violoncello chiuso nella sua custodia. Di fronte un divano in pelle nera, davanti ad esso un tavolino di cristallo. Anche qui dalle tonalità grigie. - Simone...potrei restare qui con te? Per favore! - Simone la guardò senza rispondere e si spostò di fianco facendole posto, Isabelle si distese accanto avvicinandosi a lui però in cerca di protezione. Il giovane le fece posare il capo sul suo avambraccio e dopo un po' la sentì piangere. - Smettila per favore, ormai il guaio è fatto - - Mi spiace, davvero. Non ho pensato affatto alle conseguenze. - - Su questo non ci sono dubbi - lei insisté - Simone credimi, non vorrei mai metterti nei pasticci, io...- lui la zittì - Adesso cerca di dormire, fra poche ore dovremmo metterci in viaggio. - Isabelle adagiò il capo sul braccio di lui e dopo un sospiro si addormento'. Simone sistemò alla meglio il plaid su i loro corpi e involontariamente iniziò col accarezzare i suoi lunghi capelli corvini. Più tardi scivolò in un sonno leggero. Qualche ora dopo fu svegliato da una luce grigiastra proveniente dalla finestra alle loro spalle; oramai il temporale era passato, come forse un po' della sua collera. Isabelle dormiva profondamente accanto a lui, il suo bel viso rilassato, aveva un aria così dolce e beata. Continuò a guardarla, era davvero molto bella, rendendosi conto che era una donna ormai, una giovane donna che in quel modo bizzarro voleva dimostrargli il suo affetto. Ripensò infatti a quella strana avventura vissuta con lei la sera precedente e comparve un sorriso sul suo viso, per poi provare un forte desiderio di baciarla, sfiorò appena quella sua bocca così dolce e invitante. - Ma... che sto facendo? - si rimproverò, la conosceva da quando era poco più di una bambina. Decise che era meglio starle lontano, alzandosi dal divano attento a non svegliarla. Si rivestì e preparò del tè per entrambi. Appena fu pronta la colazione, la svegliò. La ragazza si alzò a sua volta, indossò i suoi abiti e raggiunse Simone in cucina per la colazione. Non scambiarono che poche e fugaci parole, senza accennare all'episodio della sera precedente. Poco dopo erano in viaggio diretti in Francia, il giovane parcheggio' a qualche isolato dalla scuola d'arte e Isabelle prima di scendere dall'auto lo guardò per dirgli qualcosa ma lui la zittì sollevando una mano - Non una sola parola di dove e con chi hai dormito la notte scorsa. Intesi? - Isabelle annuì semplicemente col capo - Intesi - ripeté a sua volta e prima di andare gli diede un tenero bacio sulla guancia, poi scappò via. Simone restò a guardarla finché non la vide scomparire nei pressi del maestoso edificio, poi mise in moto e riprese la via verso casa; si fermò però prima in un autogrill dove prese un caffè nero e sorseggiando il liquido caldo, ripensò ancora a lei, a quel suo gesto folle per trascorrere una notte insieme a lui e ai guai seri per sua fortuna, scampati. Più tardi si rimise in viaggio deciso col lasciarsi alle spalle quell'episodio, ignaro però che quella giovane donna avrebbe mutato del tutto la sua vita.

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Capitolo 14
*** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***


I mesi trascorrevano come sempre e poi giungere le festività natalizie e il concerto a Parigi dell'orchestra filarmonica di Aosta. Isabelle ritornò a casa per le vacanze ed assistere al concerto ma era ormai tutto mutato fra lei e Simone, non c'era più l'ingenua complicità di un tempo, quel loro modo allegro e gioviale di incontrarsi e scherzare per il resto della serata, bensì rapidi e freddi sorrisi e niente più. L'estate seguente Isabelle compiva ventununo anni, aveva preso la patente in Francia e per il suo compleanno i suoi genitori le regalarono una Porsche bianca, facendola restare senza parole dalla sorpresa. Il tempo l'aveva trasformata in una bellissima donna, aveva lasciato ancora di più crescere i capelli ricoprendo interamente la sua schiena, sceglieva con cura i suoi abiti valorizzando il suo corpo perfetto. Seguì ancora un estate i musicisti e tra lei e Simone vi erano solo sguardi fugaci i quali non sfuggirono di certo al vispo Leonard che pensò di sorvolare per il momento. Finché una mattina Isabelle scese giù in sala per la colazione prima dei suoi, trovando ad una tavola soltanto il maestro di musica accomodandosi con lui e davanti ai loro caffè e latte chiacchierarono per un po'; quando scesero in sala da pranzo Walter e Simone sedendosi alla tavola accanto dopo un saluto. Più volte Leonard la sorprese ad osservare il giovane per poi guardarla e scuotere il capo - È un gran bel ragazzo...ma credimi, non fa per te, mia cara. - Isabelle si limitò semplicemente ad un sorriso, abbassando gli occhi senza dir nulla. Giunse al termine anche quell'estate e per Isabelle l'attendeva un altro anno di duro lavoro alla scuola d'arte e l'arrivo di due nuovi ballerini: Philippe e Albert e quest'ultimo si invaghì di lei ma la ragazza lo persuase nell'essere solo buoni amici. E come ogni sera si ritrovavano nel loro pub preferito; erano davvero molto bravi con le loro fantasiose coreografie e a loro insaputa una donna li osservò danzare. Era una manager in cerca di nuovi talenti la quale volle incontrarli per offrire loro un contratto ma essendo ancora studenti della scuola d'arte rifiutarono, però incuriosì non poco le sue amiche Flora e Annemarie. Terminò anche quell'anno scolastico e i bravi musicisti erano attesi al teatro romano di Verona dove come sempre furono spettacolari. Il giorno prima del rientro a casa, Rita volle visitare alcuni luoghi del posto e ignara di quello accaduto fra Isabelle e Simone coinvolse entrambi in una escursione. Così il gruppetto si avventurò per le strade della romantica Verona; visitarono il castello S. Pietro situato sopra il teatro dove i musicisti si erano esibiti, ammirarono la romantica scalinata in mezzo ai cipressi che porta alla terrazza da dove si domina Verona e l'Adige. Poi si diressero presso il palazzo medioevale con la facciata di mattoni a vista, nella cui parte frontale spicca il famoso balcone da cui Giulietta si affacciava per parlare con il dolce Romeo Montecchi e Rita non perse occasione per scattare centinaia di foto. Terminarono la loro gita fermandosi in una antica galleria d'arte e lì il gruppo si divise in coppie e Simone seguì Isabelle mentre si aggirava fra i dipinti, da prima avevano evitato di parlarsi, ormai non vi era più dialogo fra loro ma poi contemplarono insieme alcune splendide opere e in quella Isabelle scorse un quadro dell'800 raffigurante un uomo e una donna nudi avvolti per metà da un drappo di un rosa antico: gli amanti - era il titolo del quadro. - Ti piace? - le chiese Simone osservando la sua espressione rapita. - Moltissimo! Ho una piccola riproduzione sul mio libro di letteratura - gli rispose. Più tardi fecero ritorno in albergo per il pranzo. A sera come sempre Simone si dileguava fra pub e discoteche, invece quella sera il musicista si recò alla galleria d'arte e senza pensarci su acquisto' una copia del dipinto preferito da Isabelle ma poi non gli riuscì di regalarglielo. Si riaprirono le scuole e una sorpresa inaspettata li attendeva: Flora e Annemarie lasciarono la scuola d'arte per accettare la proposta della manager conosciuta al pub, ma ci fu dell'altro, Richard e Annemarie andarono a vivere insieme nell'appartamento del giovane docente. Le sorprese non erano ancora finite, qualche mese dopo Isabella veniva convocata nella sala professori: una manager di nome Clara accompagnata da una nota insegnante di danza Marieyvonne, dopo un'accurata selezione vollero ingaggiarla. Per la giovane studentessa iniziava la sua ascesa come ballerina classica nel mondo della danza, un mondo fatto di viaggi e tournée ed un duro lavoro, lasciando definitivamente la scuola d'arte Etoiles'. Isabelle era pronta per vivere il suo sogno che iniziava ad avverarsi, trasformandola in una celebre ballerina acclamata da gran parte d'Italia e della Francia. Clara le fece rifare il suo guardaroba con abiti elegantissimi e nacque una grande amicizia fra lei e Marieyvonne. Ebbe diversi corteggiatori, ritrovando i camerini colmi di fiori e si invaghì di lei anche il suo costumista Marco; in seguito ci uscì a cena qualche sera ma Isabelle non voleva una relazione, il suo unico amore restava la danza e... Simone. Una sera dopo una delle sue esibizioni, trovò nel suo camerino insieme alle altre composizioni floreali, una scatola, conteneva un lungo bocciolo di rosa blu e un biglietto con su scritto: Ti auguro un immenso successo. Il tuo amico Simone - Il suo cuore si riempì di gioia e custodi' il biglietto e il bocciolo di rosa fra le pagine di un suo romanzo preferito. Verso la fine di quell'estate in un suo periodo di riposo, partì con i suoi musicisti preferiti. L'orchestra filarmonica aveva come destinazione: Roma, l'albergo scelto nuovamente da Leonard si affacciava su un'incantevole spiaggia. Rita e la sua pupilla ne approfittavano per crogiolarsi a quel sole caldo e invitante, poi nel tardo pomeriggio Dario le raggiungeva restando con loro. E in una di quelle volte il musicista non si recò da solo ma in compagnia del suo amico Simone. Questo meravigliò molto Isabelle, in quegli ultimi tempi sembrava volerla evitare di proposito ma poi si disse che era lì con i suoi amici e di certo non per lei. L'acqua del mare era splendida, resa ancor più spettacolare da un suggestivo tramonto, mentre la spiaggia andava popolarsi da giovani coppie. In quella Rita e Dario scelsero di passeggiare in riva al mare, lei pensò giusto lasciarli soli, restando distesa sulla spiaggia per poi notare che anche Simone le era rimasto accanto. Isabelle aveva indossato un bikini rosso il quale lasciava ben poco all'immaginazione e in quegli ultimi anni i continui esercizi avevano plasmato il suo corpo rendendolo perfetto e Simone ne restò affascinato.

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Capitolo 15
*** QUINDICESIMO CAPITOLO ***


In primo luogo fra lui e Isabelle vi fu uno strano imbarazzo ma poi il giovane si offrì di prenderle da bere, dialogando con superficialità. Anche quest'ultima tournée stava terminando e il pomeriggio prima della partenza, decisero di non andare in spiaggia, così mentre i suoi riposavano, Isabelle scese giù nel giardino dell'albergo, lì c'era una piscina e diverse poltroncine dove poter godere un piacevole refrigerio. Poco dopo scese in sala da pranzo Simone per un caffè e in quella scorse la ragazza attraverso la porta finestra della stessa sala; lei indossava un prendisole fucsia e aveva tirato su i suoi lunghi capelli con qualche ciocca ribelle che le scendeva sulle spalle nude. - La piccola dea' - mormorò fra sé Simone, rammentando il vezzeggiativo datole da Leonard ancora ragazzina. Senza pensarci su, terminò il suo caffè e la raggiunse nel giardino, sedendo poi vicino; Isabelle nel vederlo accanto ne fu meravigliata ma la sua compagnia le era sempre molto gradita. Era ancora l'uomo dei suoi sogni, poco più che trentenne, Simone era sempre molto attraente. Dopo essersi salutati e parlato per un po' , la invitò ad una passeggiata nei dintorni, parlarono delle loro tournée e i loro viaggi su i bellissimi posti visitati. Poi Isabelle pensò di ringraziarlo per la sua rosa e magari punzecchiarlo un po' riguardo il suo biglietto che accompagnava il fiore. - Sai, mi è molto di conforto nel sapere di esserti ancora amica - Simone la guardò, un po' sorpreso dalle sue parole ma poi distolse lo sguardo da lei - Lo siamo sempre stati, perché ti meravigli? - - Bè, non mi sembrava in questi ultimi anni, mi hai evitato come la peste - - Non era mia intenzione. Ti chiedo scusa - - Ne sei proprio sicuro? Ormai mi saluti a malapena - Il giovane iniziò a provare disagio, cercando così di sviare quell'argomento. - Potremmo parlare d'altro adesso? - - E perché? Hai appena detto che siamo amici - - Perché non siamo più gli stessi di un tempo Isabelle. Tu sei una donna ormai. - - Oh! Che gran bella scoperta avresti fatto Simone. Io avevo notato già da un pezzo, che eri un uomo. - - Io avrei preferito non notarlo invece - - Che cosa esattamente? Che sarei una donna, oppure...che sono sempre stata innamorata di te? - - E credi che io sia del tutto idiota, Isabelle? - Ma a quelle parole, lei cercò il suo sguardo con aria smarrita dipinta sul suo bel viso. - Che cosa cerchi di dirmi? - Simone scorse smarrimento nei suoi occhi azzurri; era talmente bella da non poterle resistere. Quel desiderio divenne troppo forte per lui, passandole un braccio intorno ai fianchi, l'attiro a sé per impossessarsi delle sue morbide labbra, perdendosi su di esse in un dolce bacio. Isabelle chiuse gli occhi plasmando il suo corpo a quello di Simone e allacciando le braccia al suo collo, affondò le dita nei suoi capelli biondi, godendo a sua volta di quel bacio inaspettato e le carezze delle sue mani sulla pelle. Avrebbe voluto potersi sciogliere contro quel corpo forte e virile, avrebbe voluto che quei pochi secondi fossero stati infiniti e che quel loro bacio non avrebbe mai avuto fine, invece la strinse a sé per un ultima volta e sussurarle - Perdonami Isabelle - e poi andare via. Lei lo guardò allontanarsi, mentre un acuto e atroce dolore le lacerava il petto, giurando a se stessa che nessun altro uomo, in tutta la sua vita, avrebbe mai posseduto il suo cuore, all'infuori di lui, il suo Simone, il suo primo e unico amore. Isabelle riprese le sue tournée, rifiutandosi di seguire i musicisti nei loro viaggi, rivedere ancora Simone l'avrebbe solo fatta soffrire, ma non avrebbe mai più dimenticare il suo dolce bacio. Erano trascorsi ben due anni da quel loro ultimo incontro. Isabelle ora, era la compagna di danza di un bravissimo ballerino francese: Pierre, tanto bello quanto arrogante. Tranne che in scena, non riuscivano proprio ad andare d'accordo, finché Isabelle iniziò a notare un improvviso cambiamento nei suoi confronti da parte del giovane ballerino e proprio durante una loro tournée a Venezia la invitò a cena. Il suo invito la sorprese non poco ma credette scortese rifiutare. Pierre pareva decisamente cambiato divenendo tutto d'un tratto più dolce. Uscirono ancora insieme instaurando un buon rapporto d'amicizia, finché una sera rientrando in albergo, il giovane l'accompagno' fino alla sua camera; lì la baciò ma il suo bacio la lasciò indifferente non provando alcuna emozione, così attese che se ne andasse, invece Pierre entrò nella stanza chiudendo la porta alle sue spalle. In quella prese ad accarezzare la ragazza, lei provò ad allontanarsi ma senza successo. - Mi piaci davvero Isabelle - le sussurrava eccitato, ma lei si divincolava dal suo abbraccio. - Pierre, ti prego... smettila! - ma lui non ascoltava, invece la spinse verso il letto. Isabelle era ormai nel panico totale, le sue mani sul suo corpo non le piacevano affatto, non voleva che la toccasse; provò a parlargli ma il giovane premette la bocca sulla sua per poi iniziare a spogliarla tenendola ferma col suo corpo possente, riuscendo a sua volta a slacciare anche i suoi abiti. Insinuò poi una mano fra le gambe della ragazza volendo accarezzarla più intimamente per poi insinuare con forza un ginocchio. - Ti ho detto di smettere, non voglio! - urlò Isabelle ma Pierre non la sentiva, finché lei non riuscì a liberare una mano e mollargli un sonoro ceffone. Tutto d'un tratto Pierre si fermò, i suoi occhi sembravano iniettati di sangue, Isabelle riuscì a liberarsi del tutto dalla sua stretta e scivolò giù dal letto per poi correre verso la porta, aprirla e ricomporsi. Il giovane ballerino si sollevò dal letto, sistemò i suoi abiti e lentamente le si avvicinò. - Questa te la farò pagare cara! - le sussurrò con rabbia poi uscì. Isabelle si chiuse la porta alle spalle ancora sconvolta, non era certo in quel modo e per di più con un individuo simile che aveva immaginato la sua prima volta! Si svestì, ed entrò in doccia, sentiva ancora le sue mani su di sé e il suo profumo, provocandole nausea. Più tardi si infilò sotto le lenzuola sperando di riuscire a calmarsi. Il mattino seguente scese di sotto per la colazione ed ad un tavolo della sala sedevano Clara e Marieyvonne ma appena si fu accomodata, la sua manager la aggrediti' - Si può sapere cosa hai fatto a Pierre? - - Io...che cosa? - chiese incredula - Il suo manager ha appena strappato il nostro contratto, te ne rendi conto?! - la donna non aspettò nemmeno una giustificazione, invece si alzò, raccolse la sua roba e andò via, lasciando Isabelle con la sua insegnante di danza la quale non le disse nulla. Purtroppo per quasi un anno, la sua manager non riuscì ad organizzare nemmeno una sola tournée: il manager di Pierre tramite sue forti conoscenze era riuscito a bloccarle ogni possibile tournée in Francia, dovendo accontentarsi di piccoli e insignificanti teatri. Naturalmente Isabelle non raccontò nulla di tutto questo ai suoi per non farli preoccupare.

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Capitolo 16
*** SEDICESIMO CAPITOLO ***


Dopo quella squallida disavventura Isabelle era più che mai decisa a non volerne più sapere di uomini e tanto meno avere a che fare con loro. L'anno seguente Simone venne colpito da un grave lutto: suo padre ormai anziano era stato colto da un infarto, nonostante i diversi interventi subiti non erano riusciti a salvargli la vita. Era proprio in tournée quando venne avvertito da sua sorella Marta. Il mese seguente forse per il dolore della perdita del genitore o lo stress subito, il musicista ebbe un esaurimento. Erano nella loro polifonica ad Aosta, avevano appena terminato di provare quando si accasciò sulla sedia perdendo conoscenza. Venne immediatamente soccorso e Dario e Leonard si presero cura di lui finché non si fu rimesso del tutto. Isabelle seppe inseguito del malessere di Simone informata da sua madre per poi recarsi personalmente dalla madre del musicista per porgere le sue condoglianze, notando un certo astio nei suoi confronti da parte della sorella Marta non comprendendone la ragione. Invece non se la sentì andare da lui nonostante ne era profondamente preoccupata per la sua salute. Fu poi con Marieyvonne che nel vederla un po' giù di morale le chiese la motivazione, confidandosi così con la sua insegnante e parlarle dell'amore che provava da sempre per il violoncellista, a sua volta anche Marieyvonne le raccontò la sua triste storia d'amore con un maestro di musica per giunta sposato, quando era appena un' aspirante ballerina, il quale dopo tutti quegli anni non aveva mai dimenticato e in cuor suo Isabelle sapeva che avrebbe amata per sempre il suo bellissimo violoncellista. Quel fine anno Isabelle assistette al concerto di Natale, gustando ogni meravigliosa sinfonia eseguita dai suoi musicisti preferiti ma non appena ebbero terminato, si allontanò con una banale scusa, non volendo incontrare Simone convinta di essere ormai per lui solo un vago ricordo. Isabelle era oramai prossima ai 26 anni quando Clara riuscì a programmare un bel numero di tournée e tempo dopo ebbe un nuovo partner: il caro e dolce Fabio. Erano colmi di gioia nel ritrovarsi da quando avevano lasciato la scuola d'arte francese. E con il suo arrivo, la ragazza aveva trovato il suo partner ideale nonché una meravigliosa serenità, si adoravano entrambi sia sul teatro che in privato tant'è che ripresero a frequentarsi, insieme erano praticamente perfetti. L'anno seguente all'età di 27 anni, la sua cara Annemarie dava alla luce una splendida bambina: Charlotte. E cinque mesi dopo Annemarie e Richard si univano in matrimonio con una semplice e intima cerimonia, festeggiando in quello che era ormai il loro pub preferito, smettendo definitivamente di danzare. Sembrava essere ritornata la quiete e l'armonia di un tempo per Isabelle, quando durante le loro prove di danza, iniziò ad avvertire acuti dolori alle gambe; da prima pensò fossero dovuti alla stanchezza fisica ma poi si fecero più insistenti, tant'è che nei giorni seguenti, sempre mentre erano intenti in una serie di passi di danza, le fecero perdere l'equilibrio, fu solo grazie ai pronti riflessi di Fabio che riuscì col sorreggerla in tempo e non farla cadere. Né parlò solo con lui il quale le consigliò di consultare un medico ma lei ignorò per il momento il consiglio di Fabio proseguendo con le loro oramai celebri tournée. Parte dell'Europa li applaudiva, divenendo la coppia di danza più famosa del momento. Finché sempre in sala prove, le sue gambe erano talmente doloranti da farle perdere i sensi. Fu portata immediatamente al più vicino ospedale e sottoposta a rigidi controlli, le si era gonfiato un ginocchio. Fu costretta a prendere degli antidolorifici per proseguire a danzare ma Marieyvonne preoccupata per la sua salute, contro la volontà di Isabelle, avvertì sua madre. Rachele che in quel periodo accompagnava suo marito in tournée, partì immediatamente per raggiungere la figliola. Soltanto al termine della sua di tournée, il medico riuscì a farla ricoverare, diagnosticando una lesioni permanente ai legamenti consigliandole di smettere completamente di danzare. Fu un terribile colpo per Isabelle. La danza era tutta la sua vita, ora che insieme a Fabio erano i ballerini più acclamati nella danza classica. Ma caparbia com'era, volle proseguire a danzare ancora per un anno. L'anno seguente un noto stilista francese volle incontrarla per chiederle di poter usare la sua immagine per sponsorizzare un suo nuovo profumo, Isabelle fu ben lieta di accettare posando per lui, aveva 28 anni. Il suoi poster vennero esposti dalle più eleganti profumerie fino ai comuni centri commerciali del suo paese e fu proprio in un centro commerciale che passeggiando in compagnia di amici, Simone osservò un gruppetto di adolescenti davvero una vetrina di una profumeria che ammiravano un poster con una splendida immagine di Isabelle Visconti elegantissima, seduta su una pregiata poltrona con indosso un abito in cascmir di colore avorio e una cascata di capelli neri su di una sua spalla, truccata con sublime perfezione donava la sua bellissima immagine ad un nuovo profumo: 'Prestige' . Il poster era davvero spettacolare con uno sfondo color oro e il suo smagliante sorriso rendeva il tutto semplicemente perfetto. Simone ne restò affascinato da quella immagine, senza tener conto dei commenti a riguardo da parte degli amici in sua compagnia. Non incontrava Isabelle da anni ormai, venendo ancora una volta rapito dalla sua bellezza. Al termine della tournée, come promesso ai suoi, la famosa ballerina, appendeva al chiodo le sue tanto amate scarpette di danza con un profondo dolore nel suo cuore. La danza era sempre stata la sua sola ragione di vita. Dovette inseguito sottoporsi ad un duro periodo di cure e una buona dose di riposo, restando a casa; non fu affatto facile per un tipo come lei, abituata a non saper stare in ozio ma circondata dall'amore dei suoi cari, riuscì a superare anche quel duro momento della sua vita. Anche Marieyvonne decise che era giunto il suo momento di ritirarsi, ormai Fabio era fin troppo bravo per poter essere seguito da una vecchia insegnante come usava definirsi, mentre Clara proseguì ad essere la manager del suo caro amico il quale non la abbandonò nemmeno un solo giorno, restandone addolorato per la sua salute e per non averla più al suo fianco come sua partner.

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Capitolo 17
*** DICIASSETTESIMO CAPITOLO ***


Con sua gran sorpresa, Leonard si recò subito da lei saputa la sua disgrazia e quando non erano in tournée passava a trovarla nascendo tra loro una sincera amicizia. Quando poi Isabelle poté nuovamente riprendere la sua vita lontano dai medici, il maestro di musica la invitava spesso a colazione dove iniziarono a parlare del suo futuro e di come ora avrebbe gestito la sua vita. Finché non tirò in ballo argomenti sulla sua vita privata; lì Isabelle abbozzò un sorriso ironico lasciando un po' perplesso il musicista, chiedendole il perché una splendida fanciulla come lei non avesse un corteggiatore, Isabelle scoppiò invece in una allegra risata. - Oh bè, se per questo, corteggiatori ne ho quanti ne desidero! - rispose schietta. - E allora? Mi sorprende saperti senza un uomo accanto - - Forse perché ho gusti difficili? O forse per la semplice ragione che l'uomo che desidero tutto per me, non è disponibile. - Leonard la osservò, poi scherzosamente volle provocarla - Stai forse facendomi delle avances, mia cara? Perché in quel caso, sarei un tantino maturo per te! - lei rise divertita, poi scosse il capo senza rispondere. Lui a quel punto la guardò facendosi serio. - Chissà perché ma...ho timore mia cara ragazza, nel chiedere chi sarebbe costui - Isabelle sorrise ancora, restando al suo gioco - E perché mai, proveresti timore Leonard? Non ne vedo il motivo - Questa volta fu Leonard a sorridere - Se la memoria non mi inganna Isabelle, tempo addietro avevi gusti in campo di uomini, come dire...azzardati - Volle essere sincera con quell'uomo, in fin dei conti non era più la ragazzina sprovveduta di un tempo. - No, Leonard. La tua memoria non ti ha " mai" ingannato. E no, non ti sbagli, ho ancora quegli stessi gusti "azzardati"- Leonard distolse per un momento lo sguardo da lei, sorseggiò il suo caffè per poi guardarla ancora - Dopo tutti questi anni, tu desideri ancora quell'uomo? - - È grave, vero? - ci scherzò su Isabelle. - Più che grave, se mi permetti. Se ben ricordi, ti misi in guardia da lui, suggerendoti che non faceva per te - questa volta la giovane donna non abbassò lo sguardo - A questo punto, Leonard, vorrei che tu sapessi che Simone conosceva già i miei sentimenti per lui - Il musicisti si fece fin troppo serio - Non conosci affatto Simone, Isabelle. Capisco che quello che sto' per dirti ti ferirà ma, è giusto che tu sappia che è un uomo privo di scrupoli con le donne, il quale non considera affatto i loro sentimenti. La sua vita è la musica, e la sua famiglia ovviamente. - Bè, questo non era certo una novità per Isabelle. Simone poteva avere tutte le donne che desiderava, attraente com'era e poi perché continuare ad illudersi, in fondo non si incontravano da anni, non aveva alcun senso preoccuparsene. Con Leonard non ritornò per un bel po' su quell'argomento, in un certo senso lo riteneva un altro capitolo chiuso della sua vita, un po' come la danza. Per sua fortuna era sempre circondata d'affetto e di ritorno dalla tournée, Fabio le chiese aiuto nel trovare un piccolo appartamento ormai stufo di stare da suo fratello dopo la morte dei suoi cari e anziani genitori. Isabelle fu ben lieta di poterlo aiutare, iniziando col consultare diverse agenzie immobiliari e depliant. E dopo averne visitati un bel po' , ne piacque ad entrambi uno in particolare, un po' distante dal centro ma discreto e adatto alle esigenze del giovane. Era già ammobiliato con un ampio soggiorno piuttosto moderno dal quale si accedeva, da un lato ad una cucina arieggiata e dopo aver percorso un corridoio, vi era Il bagno e la camera da letto. Dal soggiorno poi si accedeva ad una bellissima veranda, arredata da sedie e tavolino da giardino dove i due giovani trascorsero in seguito tranquilli e spensierati pomeriggi insieme. Isabelle gli consigliò poi di aggiungervi un tocco personale all'appartamento. Il giovane ballerino ne fu entusiasta, fiero di possedere finalmente una casa tutta sua, invitando subito a pranzo la sua amica. Nei giorni seguenti per puro caso, proprio sotto casa sua, Fabio notò un vecchio edificio in vendita, decise di recarsi presso l'agenzia la quale lo custodiva, chiedendo poi tutte le informazioni necessarie facendosi dare un depliant dell'immobile in questione. Quello stesso pomeriggio si recò a casa della sua amica eccitato come non mai, mettendole il depliant sotto il naso. - Guarda Belle, che ne pensi? - Isabelle osservò la foto dell'edificio in vendita ma non riusciva a comprendere. - E allora? - gli chiese. - Pare che fosse stato un supermercato tempo fa, guarda, ci sono due grandi stanze, due stanze più piccola e due bagni.- le spiegò Fabio ma Isabelle continuava a non capire dove l'amico volevo arrivare. - Belle, credimi, è perfetto per una scuola di danza! Certo con un po' di lavori qua e là...- - Fabio! ...ma che ti salta in mente?! - - Perché no. Coraggio, ti accompagno a vederlo, è praticamente sotto casa. - Isabelle continuava a fissare il depliant tra le mani, le sembrava a dir poco un idea assurda. - Belle, pensaci. In fondo sai farò solo quello, danzare, hai studiato in ottime scuole, sei bravissima - Isabelle iniziò col pensarci seriamente all'idea venuta a Fabio e in fin dei conti aveva ragione, perché non provarci? Né parlò per primo con Leonard il quale trovò che fosse un eccellente idea, poi consultò i suoi ed Edmond ne fu entusiasta. Così giorni dopo, accompagnata dal suo inseparabile Fabio, si recarono sul posto; certo c'era davvero da lavorarci su ma per il prezzo piuttosto economico dell'immobile, ne valeva la pena. Appena sistemate le faccende burocratiche, consultò vetrai, imbianchini, e falegnami. Fu poi pulito da cima a fondo e per l'anno seguente quel vecchio magazzino fu trasformato in una sofisticata scuola di danza. Con l'aiuto di un arredatore, crearono un piccolo ingresso con due divanetti e un tavolino in cristallo di fianco, diversi spogliatoio, due bagni e una spaziosa sala. Isabelle vi appese sui muri i suoi diplomi, alcuni celebri quadri raffiguranti ballerine e uno splendido poster in bianco e nero di lei e Fabio in una posa di danza regalategli proprio dal suo amico. Prima degli inizi dell'anno scolastico, Isabelle inaugurò la sua scuola di danza classica. Né era orgogliosa e profondamente grata al suo caro Fabio per la sua meravigliosa idea e il suo appoggio. Ricevette da amici e conoscenti, bellissime composizioni floreali fra cui una nota scatola contenente un lungo bocciolo di rosa blu ed un biglietto: Con tutta la fortuna che meriti. Simone - Isabelle fu nuovamente sorpresa dal suo gesto ma lusingata al tempo stesso e di certo non l'aveva dimenticata, custodendo il biglietto fra le sue cose più care.

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Capitolo 18
*** DICIOTTESIMO CAPITOLO ***


Nel frattempo i musicisti proseguivano le loro tournée ma Leonard ormai sessantenne e con problemi di artrite, considerava l'idea di voler smettere proponendosi di parlarne poi ai suoi colleghi. Isabelle avrebbe aperto la sua scuola al pubblico, per gli inizi di settembre dopo le vacanze estive, occupandosi degli ultimi dettagli. Appena rientrati ad Aosta, come deciso Leonard consultò i suoi musicisti i quali furono d'accordo con lui nel terminare quell'ultima stagione con il loro concerto natalizio a Parigi; poi il loro manager si occupò di Simone, proponendogli di inserirlo in un nuovo gruppo. Simone promise di pensarci su e dargli poi una risposta, in fondo aveva iniziato il suo lavoro di musicista proprio con quel gruppo non ancora ventenne, trovandosi benissimo ma la musica era tutto per lui, così lasciò che Leonard se ne occupasse. Intanto l'orchestra filarmonica di Aosta aveva ancora diversi concerti da eseguire e uno di questi in una splendida reggia nei pressi di Aosta verso la fine dell'estate. Isabelle venne così informata da suo padre, riguardo la decisione di sciogliere definitivamente il gruppo e ne fu dispiaciuta, era praticamente nata con quei musicisti e per di più l'orchestra filarmonica era stata una delle più acclamate. Ma era più che giusto che godessero il loro meritato successo. Verso la metà di agosto, su gentile richiesta del sindaco della città, per i sei musicisti fu preparata una sala della reggia settecentesca; gli spettatori scelti con cura e tutto organizzato alla perfezione. Isabelle non volle assolutamente perdersi quel loro ultimo concerto estivo, accompagnando i suoi e consapevole di dover rivedere Simone dopo tutti quegli anni. Per quella importante serata decise di indossare un elegante abito in seta nero a mono spalla abbellito da una lavorazione in strass sul davanti. Raccolse i suoi lunghi capelli in una elegante treccia e si trucco' con cura. Per l'ora prevista gli spettatori iniziarono ad arrivare, erano tutti molto eleganti e la sala perfettamente sistemata per il concerto e con delle poltroncine disposte in perfetta disposizione da lasciare un notevole spazio per i sei musicisti. Dopo una breve attesa i musicisti fecero il loro ingresso nei loro splendidi abiti da cerimonia. Isabelle cercò con lo sguardo fra loro Simone, ancora biondissimo e attraente, forse anche più di come lo ricordava ormai verso i quarant'anni. Una volta accomodati in sala e accordati gli strumenti iniziarono il concerto mostrando la loro sublime maestria, venne poi chiesto il bis accontentando volentieri il loro pubblico, ringraziando al termine con un elegante inchino lasciando la sala. Nel frangente gli invitati furono fatti accomodare in una sala adiacente dove era stato preparato un gustoso buffet dando modo ai musicisti di potersi rinfrescante prima di essere accolti dai loro fans. Isabelle dopo aver portato da bere ai suoi cari, prese per lei una bibita e fermarsi in un angolo della sala dove avrebbe potuto godersi l'ingresso dei musicisti. Come previsto, il gruppo entrò nell'altra sala dove venivano attesi con impazienza; Isabelle gustando tranquillamente la sua bibita riprese col cercare Simone col suo sguardo il quale fu raggiunto da bellissime signore, poi da suoi conoscenti fra cui sua sorella Marta in compagnia del suo compagno, e involontariamente Simone la guardò. Naturalmente non la riconobbe all'istante ma di certo non disdegnava mai di ammirare una bella donna. Consapevole di essere stata notata, sollevò elegantemente il suo bicchiere in un cenno di brindisi, Simone a sua volta ricambiò con un distinto inchino col capo. Lei abbozzò un sorriso poi posato il bicchiere si avvicinò ai suoi per infilare il braccio a quello del genitore. Simone continuò a guardarla, provando un attimo di confusione, perdendo interesse per i suoi fans si avvicinò al buffet prendendo da bere senza smettere di guardarla avvertendo ora una certa curiosità nei confronti della ragazza, ancora incredulo se fosse realmente lei, la piccola Isabelle, mutata ora in una elegante signora. Più tardi Isabelle si avvicinò a Leonard al quale non sfuggì lo sguardo incredulo del violoncellista, e rivolgerle uno sguardo d'intesa alla ragazza, riuscita nello scopo di farsi notare. Nei giorni seguenti Leonard avrebbe inserito Simone in un altro gruppo di musicisti per l'anno successivo. Avevano ancora altri due concerti da eseguire insieme e nel frattempo il maestro di musica progettava il suo rientro negli Stati Uniti.

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Capitolo 19
*** DICIANNOVESIMO CAPITOLO ***


Isabelle incontrò ancora Leonard e davanti ad una bibita fresca parlarono di varie argomentazioni fra cui Simone, il musicista tentò ancora una volta nel persuaderla e metterla in guardia sul modo di vivere del bel musicista. - Penso che tu sia al corrente che è un uomo attorniato da bellissime donne. E pensi che lui possa fare un eccezione per te? - - E perché no! - scherzò lei ma in cuor suo non ne era affatto convinta. Verso il termine della stagione estiva, il suo caro Fabio sospese per un po' le tournée, invitandola a pranzo e a sera in qualche pub. E proprio in quello stesso pub rivide Simone con degli amici, bellissimo in un completo verde scuro notandolo appena entrata, per poi scambiarsi un intenso sguardo e fu poi Simone che sollevò appena il suo bicchiere e lei ricambiò semplicemente con un sorriso. Nei giorni seguenti Leonard, ancora un po' scettico sulle intenzioni di Isabelle verso il musicista, volle darle una chance: doveva per l'appunto incontrare il musicista in un bar per questioni di lavoro e fece in modo che la ragazza li raggiungesse poco dopo. L'arrivo della ragazza mise un po' a disagio il musicista ma Leonard la invitò al loro tavolo - Ricordi ancora di lei, Simone? Isabelle, la figliola del nostro Edmond - lui le rivolse un bellissimo sorriso - Certo, la piccola Isabelle. Come stai? - le chiese - Molto bene, grazie Simone - Poi Leonard con una banale scusa li lasciò soli. Da prima con un evidente disagio per poi iniziare a dialogare - Mi ha rattristato sapere del tuo malessere. Ma hai avuto una gran forza d'animo, non è cosa facile - - Si, sono riuscita ad andare avanti lo stesso. E tu, cosa hai provato nel dover lasciare quei vecchi musicisti? - Simone abbassò per un momento lo sguardo - Certo, fa' un po' male. Ma il mio lavoro è tutta la mia vita - Si trattennero ancora un po' poi si salutarono come due vecchi amici. La settimana successiva Rita e Dario pensarono di organizzare un party invitando i loro colleghi più intimi. Era per stare un po' insieme prima della loro ultima tournée; il party fu organizzato nel loro elegante appartamento, abitavano all'attico e disponevano di uno splendido terrazzino arredato da tavolini e poltroncine in vimini. Rita come sempre, chiese aiuto alle sue amiche Rachele e Isabelle. La ragazza per quella serata aveva scelto un semplice abito bianco ma che esaltava il suo corpo perfetto. Raccolse i capelli con un foulard di seta azzurro dietro la nuca, truccandosi appena. Dario aveva selezionato alcuni CD di musica leggera mentre Rita aveva sistemato sul terrazzino delle candele profumate dando così un tocco esotico. Infine furono preparati due carrelli per le bibite e gustosi manicaretti. In serata giunsero i primi ospiti tra cui Simone con indosso una camicia bianca e pantaloni scuri dal taglio classico. Saputo del suo arrivo Isabelle provò col comportarsi con disinvoltura, continuando ad aiutare la padrona di casa. Intanto fra gli ospiti si erano formati piccoli gruppi: alcuni preferirono l'aria fredda del terrazzino, altri sedettero comodamente nel loro elegante salotto. Simone si era avvicinato ad uno di quei gruppetti dopo aver salutato i padroni di casa per servirsi da bere; Isabelle in quel frangente preparava un altro vassoio e posarlo su di un carrello, quando uno dei loro amici lusingò Rita dell'ottima scelta nell'aver saputo trovare un 'aiutante così sensuale. Naturalmente la ragazza accettò volentieri il complimento dopo aver rivolto a Rita uno sguardo d'intesa, per poi accorgersi dello sguardo di Simone su di lei. Appena ebbe finito con i vassoi, Isabelle si concesse un po' di riposo, scambiando due parole con gli ospiti e poco dopo si diresse sul terrazzino, lì si godeva un'aria freschissima in quella splendida serata di fine estate, posandosi poi sul parapetto dove Rita aveva sistemato diversi vasi di fiori dal profumo delicato e piante rampicanti; dall'interno del salotto Simone si allontanava dai suoi amici per poi posare il suo bicchiere e raggiungerla fuori. - Non dovresti servire gli ospiti con indosso un abito simile, stravolgi chi ti è vicino! - la provocò il musicista, lei volle stare alla sua provocazione guardandosi l'abito. - Trovi? Bè, ho indossato la prima cosa che mi è capitata sotto mano - Simone la guardò con un sorrisetto sornione sulle labbra - Bugiarda - le sussurrò; Isabelle scoppiò in un'allegra risata. - Però, devo ammettere che hai fatto un ottima scelta - lei lo guardò fingendo di non aver compreso - Ti riferisci alla scelta del mio abito, suppongo. - Simone si posò di fianco il parapetto con un gesto lento e sensuale, facendole accelerare i battiti del cuore - Avresti per caso in programma qualcos'altro? - proseguendo con quel loro gioco, che a quanto pareva piaceva ad entrambi. - E se così fosse? - sussurrò subito lei, il musicista le si fece ancora più vicino - Sai, sono un uomo curioso...e, ora più che mai! - - Sta' attento. La troppa curiosità, spesso porta guai! - Simone ci stava prendendo proprio gusto con quel gioco provocatorio, divertendo Isabelle come non mai, finché non vennero interrotti da uno degli ospiti che chiamò Simone e a quanto poté notare Isabelle, il musicista ne fu un tantino seccato di doversi allontanare e questo la lusingò molto. Purtroppo la serata giunse al termine qualche ora più tardi e Simone non ebbe più modo di poterla avvicinare. Isabelle ripensò spesso a quella loro ultima serata, e quella strana complicità che iniziava a nascere fra loro. In fondo che comportava di male incontrarsi e scherzare un po' , si conoscevano da tanto e un tempo erano stati ottimi amici. Certo, si erano persi di vista ed entrambi conoscevano bene le motivazioni ma da allora erano trascorsi più di dieci anni e immaginava l'essere solo un ricordo sbiadito del passato per il musicista. E allora perché non riscoprire quella antica amicizia fra loro, o almeno lasciarlo credere.

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Capitolo 20
*** VENTESIMO CAPITOLO ***


Settembre giunse alle porte e per Isabelle iniziava il suo nuovo lavoro come insegnante di danza, dedicandovi tutta se stessa. I musicisti invece si preparavano per il loro ultimo concerto di Natale insieme e forse con un po' di nostalgia nel loro cuore. I giorni trascorrevano come sempre ed era giunto il freddo e con esso la neve a rendere candido il paesaggio creando un atmosfera fiabesca a Parigi, dove i sei musicisti venivano attesi per il 25 dicembre in uno splendido teatro. Anche per quella serata Isabelle indossò un altro dei suoi pregiati abiti. Il teatro era gremito di gente e non mancavano le belle signore nei loro abiti mozzafiato ad assistere al concerto e magari poter incontrare i musicisti a fine spettacolo, specie se single e attraenti. Il concerto ebbe finalmente inizio e le sinfonie di Vivaldi furono suonate con classe e maestria dall'orchestra filarmonica, superando la loro bravura. Ci fu poi il loro consueto brindisi fra colleghi, ben sapendo che sarebbe stato l'ultimo, il quale Leonard lo rese ancora più commovente. A Simone però non mancò di poter ammirare la bella figliola del suo collega ma non fu il solo, di certo i corteggiatori non mancavano per Isabelle. La meravigliosa avventura dell'orchestra filarmonica di Aosta su concludeva lì, in uno splendido teatro parigino in un'incantevole notte di Natale. Per gli inizi del nuovo anno Simone entrava a far parte di un altro gruppo di musicisti; Leonard intanto aveva tutto pronto per il suo rientro in America ma non prima aver incontrato individualmente i suoi cari colleghi e per ultimo Simone, il quale dopo aver avergli augurato ogni bene, gli suggeri' che forse era arrivato il momento di occuparsi seriamente della sua vita privata e che con un po' di fortuna avrebbe incontrato una degna compagna di vita. - Ricorda ragazzo mio, nella vita ci si incontrano bellissime donne ma una sola ruberà per sempre il tuo cuore - Per ultima salutò Isabelle, naturalmente molto dispiaciuta della sua decisione di volerli lasciare e con tanta tristezza nel cuore lo abbracciò per l'ultima volta. L'orchestra filarmonica di Aosta sarebbe presto diventata una meravigliosa leggenda non facile da dimenticare per gli amanti della musica classica. Simone conobbe poi i suoi nuovi colleghi, all'incirca della sua età o poco più. Furono però costretti a non viaggiare subito per tournée a causa del clima freddo. Approfittò così di quei giorni di riposo per poter mettere ordine fra le sue cose e proprio fra i suoi spartiti, una tela arrotolata scivolò in terra: il dipinto degli amanti. Comperato per Isabelle tempo addietro e non averglielo mai dato, forse un segno del destino? Perché dunque non approfittarne e poterla rivedere? Isabelle intanto si dedicava al suo nuovo lavoro d'insegnamento di danza e una volta terminate le lezioni delle sue giovanissime allieve, si accingeva a metter ordine nella sua scuola per poi rincasare, se non era in tournée Fabio trascorreva la serata con lui. E in una di quelle sere, dirigendosi verso la sua Porsche bianca si sentì chiamare: avrebbe riconosciuto quella voce d'uomo fra mille! Voltatasi vide a pochi passi da lei un Simone intirizzito stretto nel suo cappotto. - Ciao Isabelle - - Simone! Come mai da queste parti? Spero non per prendere lezione di danza? Perché in quel caso, penso tu sia piuttosto maturo - scherzò lei - No, credimi, la musica è più che sufficiente per me - rispose l'uomo. - E allora? - insistette lei. - Troppo banale dirti che passavo di qui per caso? - provò col giustificarsi ma Isabelle si guardò intorno - Direi di sì, dal momento che la mia scuola è un po' lontana dal centro...ma se vuoi fare il misterioso, fa' pure - Simone aveva quasi dimenticato la sua schiettezza nel dire sempre quel che pensava, provocando spesso imbarazzo. Uno dei motivi per cui la ammirava, a parte la sua delicata bellezza. - E se invece di risponderti, ti invitassi a prendere qualcosa di caldo? - -Ti direi che accetto molto volentieri! - Così si avviarono insieme lungo la strada, dove al termine dell'isolato vi era un bar. Una volta accomodati ad un tavolino, parlarono dei loro cambiamenti di vita e dei loro hobby e Isabelle non perdeva occasione per metterlo a disagio. Adorava vedere nascondere il suo imbarazzo, dietro uno dei suoi bellissimi sorrisi. E ne approfitto' per saperne di più sulla sua vita privata. - Così...a quanto pare, saresti ancora single? - - Oh sì!...non rinuncerò mai alla mia libertà, mi è molto cara. Ma a quanto pare, saresti anche tu single, o sbaglio? - - Diciamo pure, che non ho ancora incontrato l'uomo che saprebbe tenermi testa - lui la guardò intensamente - E pensi che lo incontrerai mai, questo fantomatico uomo? - Isabelle sollevò le spalle - Chissà! Chi può dirlo. Forse sì - E dopo essersi guardati negli occhi, lui proseguì - Ricordo che al party di Rita, accennasti a qualcosa come una scelta. Scherzavi o avresti qualcosa da realizzare? - Isabelle poso' il mento sul dorso della mano e lo guardò. - Sai, sei un tantino sfacciato. Non è affatto educato, fare domande indiscrete ad una signora! - Simone scoppiò invece in una allegra risata e Isabelle lo guardò ammaliata, adorava il suo modo di ridere, facendogli apparire piccole rughe ai lati dei suoi occhi chiari. - Comunque no, scherzavo. Ma...avrei una mia concezione - - E sarei troppo indiscreto chiederti di che tratterebbe? - chiese incuriosito Simone - Bè, avrei qualcosa come un... adescamento - questo fece accrescere ancora più curiosità nel musicista - Wow! La faccenda si fa interessante. E...chi sarebbe la povera preda, se mi è lecito chiedere? - Stai tornando a pormi domande indiscrete, Simone. Ti ho già detto fin troppo - - Bella e misteriosa! - scherzò lui guardandola con sensualità. Ma poco dopo lasciarono il bar e nei pressi delle loro auto Simone le confessò che aveva qualcosa per lei. Isabelle lo guardò sorpresa, mentre il musicista si accingeva a tirar fuori dal portabagagli della sua auto la tela arrotolata e poi donargliela. Isabelle la aprì stupefatta - È il mio dipinto preferito! Come facevi a saperlo? - - Me lo dicesti tu. Un bel po' di anni fa ad una mostra, rammenti? - lei era davvero sbalordita - Non posso crederci! Ti riferisci a quella escursioni a Verona? Ma...come mai?...- - Già, proprio quella. Ora però basta con le domande indiscrete. Non credi? - Isabelle scoppiò in una risata allegra - Bè, non mi resta che ringraziarti per il tuo dono Simone e la tua compagnia - lui ricambiò a sua volta con un agraziato gesto del capo e poi salutarsi. Quella sera Isabelle lasciò la tela in auto, l'indomani la portò in un negozio di cornici per poi appenderla nella sua scuola; non smetteva mai di ammirare quel dipinto e per di più perché lo aveva ricevuto in dono la lui. Da quel loro ultimo incontro non smisero di pensare alla piacevole serata trascorsa insieme, Isabelle in cuor suo sperava di rivederlo ancora ma a Simone spaventava un po' quel pensare a lei, provando a soffocare quel sentimento che iniziava a nascere. Purtroppo il mese seguente la madre del musicista si ammalò gravemente, finché una fredda mattina spirò. Fu l'ennesimo dolore per Simone e sua sorella; Dario e Rita gli furono vicino aiutandolo come potevano ma gli ci volle un bel po' per riprendersi dal dolore, sospendendo anche le prove alla polifonica. Isabelle saputo lo stato d'animo del musicista, una sera al termine della sua lezione di danza, si recò da lui. Una volta arrivata sull'uscio del suo appartamento, fu accolta da un Simone smagrito, con la barba lunga di qualche giorno, provando per lui una stretta al cuore.

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Capitolo 21
*** VENTUNESIMO CAPITOLO ***


Simone restò stupito di rivederla per poi scusarsi - Perdonami Isabelle ma non aspettavo visite - - Non scusarti, ero solo preoccupata per te - Un po' impacciato la lasciò entrare e guidarla nel suo salotto, ad Isabelle riaffiorarono ricordi di un lontano passato ma non era il momento di rivangarli. Sedettero insieme sul divano di pelle nera, sul quale avevano riposato insieme una notte di molti anni prima. Restarono in silenzio, poi lui chinò il capo in avanti passando le dita nei capelli scompigliati; lei involontariamente gli posò una mano su di una spalla. Simone voltò lentamente il viso verso di lei e Isabelle con gesto dolce accarezzò quel suo volto segnato dal dolore. Erano troppo vicini e Simone avvertì l'esigenza di stringerla a sé, avvicinando le sue labbra su quelle morbide e invitanti di lei. Quel bacio così dolce divenne poi impetuoso mentre si stringevano sempre più, desiderosi di ricevere sempre di più. Finché il buon senso ebbe il sopravvento prima che fosse stato troppo tardi e a malincuore lei andò via da lui. Si persero ancora una volta ma restò una meravigliosa eccitazione sulla loro pelle. Isabelle dal canto suo era certa dei suoi sentimenti per lui ma cosa provava invece il bel musicista? Ma ancora una volta Isabelle l'aveva stregato, continuando a pensare a lei al suo bacio, pur consapevole che non l'avrebbe mai potuta avere. L'estate giunse puntuale anche quell'anno e Isabelle terminò il saggio delle sue allieve per poi ricominciare a settembre. Accompagnò Fabio nella sua tournée e poi incontrare la sua cara Annemarie. Rincasata ad Aosta passò da Rita dove la invitò ad un concerto di musica classica a Perugia dove Simone le aveva offerto alcuni biglietti. Dopo averci pensato su' decise di accettare, in fondo non sarebbe restata sola con lui. Così partirono insieme la settimana seguente visitando per prima la bella Perugia per poi recarsi al concerto. Gustarono le loro melodiose sinfonie eseguite dai dieci musicisti, Simone era il quarto violoncellista del gruppo. A fine concerto Dario le invitò a seguirle per salutare suoi conoscenti come il manager dei musicisti; nel frattempo Isabelle venne chiamata da suoi cari compagni di scuola, per poi raggiungere Rita che le faceva cenno di avvicinarsi, e poter subito notare che vi erano alcuni uomini con loro fra cui Simone. Una volta affiancata Rita, Dario la presentò agli uomini presenti mentre lei incontrava lo sguardo di Simone. Dopo aver conosciuto il manager dei musicisti fu la volta dei due colleghi in compagnia di Simone, e proprio uno dei due musicisti Stefano, si fece avanti - Ma lei è la celebre ballerina! Ho assistito ad uno dei suoi balletti, tempo fa' - - Ne sono lusingata - gli rispose Isabelle, mentre l'altro continuava a tenerle la mano fra le sue - E sarei onorato di poter approfondire la nostra conoscenza madame - notando che Simone aveva roteato gli occhi con aria seccata - Sarà un piacere da parte mia monsieur - civetto' lei, magari provando col farlo un po' ingelosire. E forse ci riuscì per davvero, dal momento che Simone tirò da parte il collega avvertendolo di andarci cauto con lei, perché era una signora. L'altro a sua volta gli rispose che aveva tutte le intenzioni di conoscerla più a fondo, per poi essere fra i due uomini uno sguardo di sfida. Di fatti Stefano non perse tempo nell'informarsi in quale albergo Isabelle era ospite, per poi invitarla a cena la sera seguente. - E perché no! - fu la risposta di Isabella. In fondo Stefano era un gran bell'uomo sulla quarantina, di bell'aspetto, con capelli e occhi scuri molto amalianti, non potendo immaginare che da quel momento in poi, Simone evitò di rivolgerle una sola parola per tutto il tempo della loro tournée, finché non rientrarono ad Aosta. Una volta a casa trascorse del tempo con i suoi ma verso il finir dell'estate Stefano la incontrò invitandola ad assistere al loro ultimo concerto estivo a Verona, prenotandole la stanza nel loro stesso albergo. Isabelle accettò il suo galante invito, in fondo le lusinghe da parte del musicista le erano molto gradite. Una volta sul posto, prese un taxi per farsi accompagnare in albergo. Da subito non incontrò i musicisti ma la sera della loro esibizione, chiamato nuovamente un taxi si fece condurre a teatro. Stefano le aveva prenotato un posto su di un palchetto, godendosi in santa pace la loro esibizione. Terminato lo spettacolo si diresse verso il bar del teatro dove lì avrebbe incontrato Stefano ma in quella incrociò lo sguardo cupo di Simone. Fu lei a salutarlo per prima con un semplice gesto della mano e a sua volta il musicista ricambiò con un cenno col capo e poi sparire. In quella la raggiungeva Stefano e concentrasi sulla sua compagnia; Stefano la condusse in albergo ma non prima essersi fermati a prendere qualcosa lì al bar e poi darsi appuntamento il mattino seguente per la colazione, e fu nuovamente lì, nei pressi della sala da pranzo che incrociò il violoncellista salutandola con un freddissimo - Buona giornata - e uscire. Stefano la raggiunse subito dopo facendo colazione insieme e restando con lei tutta la giornata visitando la splendida Verona. E come previsto trascorsero anche la serata, dove il musicista la invitò in un pub e prima di rientrare passeggiarono in uno splendido parco e lì Stefano le dichiarò i suoi sentimenti non prima averla presa per mano e fiorare le sue labbra con un dolce bacio. Isabelle per un breve momento di lasciò andare, mentre lui le cingeva le sue spalle ma purtroppo in quel frangente ripensò a lui, Simone e fare un passo indietro. Stefano era altrettanto sensuale e forse anche più attraente ma non era il suo Simone, l'uomo di cui era sempre stata innamorata. Si allontanò da lui e voltare il viso ma lui la costrinse con delicatezza a guardarlo - Ti ho per caso offesa Isabelle? Se è così non era mia intenzione - si affrettò a giustificarsi. Lei lo guardò nei suoi profondi occhi scuri e scosse il capo - No, affatto. Sono io che...- Isabelle non riuscì a terminare. Fu invece lui a parlare - Allora, cosa c'è che non và? - - Vedi Stefano, sei un uomo molto attraente e hai modo gentili...- lei fece una pausa, facendo nuovamente intervenire il musicista - Ma? - Isabelle abbozzò un triste sorriso - Ma, non posso, credimi. È difficile da spiegare - lui la guardò negli occhi - C'è per caso un altro uomo? - Lei scosse appena il capo provando col non ferire i suoi sentimenti - Ci sarebbe un altro uomo ma...il punto è che, per lui sono semplicemente un'amica - - Capisco. E pare che tu non abbia voglia di dimenticarlo. Dico bene? - lei gli sorrise accarezzando la sua guancia - Si...forse non desidero dimenticarlo - gli rispose schietta - Perdonami, ho sbagliato ad accettare il tuo invito, e ti chiedo scusa - - Non importa. Magari se vorrai ripensarci io...- - Non volermene se ti chiedessi di essere solo buoni amici - azzardò lei, dopo aver visto la delusione nei suoi occhi. Ma Stefano abbozzò un sorriso e giocherellò con una ciocca dei suoi lunghi capelli. - Certo, posso provarci. A patto che terminiamo questa tournée insieme, così come l'abbiamo iniziata - - Te lo devo - gli rispose sfiorando la sua guancia con un bacio. Non era esattamente quello che Stefano si era aspettato da lei, ma pur di starle accanto ancora un altro giorno, accettò la sua amicizia. Più tardi la riaccompagnò in albergo salutandosi con un casto bacio ma poi Stefano uscì ancora per poter elaborare da solo la delusione appena subita.

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Capitolo 22
*** VENTIDUESIMO CAPITOLO ***


Il mattino seguente Isabelle fece colazione da sola, i musicisti si erano recati a teatro per le prove dell'ultima serata e in fondo gradiva restar sola. Aveva pensato e ripensato alla dichiarazione ricevuta la sera precedente per gran parte della notte e scoprire che forse la sua coscienza non era d'accordo con la scelta fatta. Aveva più di trent'anni ormai e di certo non poteva aspettare in eterno un uomo che forse non la desiderava affatto e non faceva che ignorarla da mesi. Ma non poteva stare con un uomo, al quale non riusceva a ricambiare i suoi sentimenti. I musicisti ritornarono in albergo per l'ora di pranzo ma Stefano la invitò a pranzare fuori. Trascorse un piacevole pomeriggio in sua compagnia, rientrando poi in albergo per potersi preparare per l'esibizione in teatro. Ci andarono insieme e a spettacolo finito avrebbero cenato ancora insieme. Isabelle accettò volentieri ma quella stessa sera ci fu per lei uno spiacevole imprevisto. Simone pur avendo mostrato indifferenza, li aveva tenuti d'occhio per tutto il tempo facendosi prendere da una straziante gelosia, riuscendo a malapena col concentrarsi nel suo lavoro. Per poi rivederli nuovamente insieme dopo lo spettacolo riuscendo a stento col contenersi. Stefano nel frattempo raggiungeva Isabelle al bar del teatro quando diverse fans chiedevano gli autografi ai musicisti e non solo, difatti una rossa mozzafiato con indosso un abito verde che a stento copriva le sue forme generose, si avvicinò a Simone e proporgli in un orecchio un invito audace. Da prima Simone ignorò ma dopo averla guardata ancora una volta, accettò l'audace proposta. Stefano e Isabelle nel frattempo si dirigevano verso l'uscita del teatro quando Simone le passò di fianco per recarsi al parcheggio con la provocante rossa stretta a lui. Per Isabelle fu come aver ricevuto un pugno nello stomaco continuando a seguirli con lo sguardo, finché non furono entrati nella sua Golf nera; a quel punto ebbe un mancamento reggendosi con forza al braccio di Stefano. - Tutto bene? - le chiese il musicista preoccupato ma Isabelle continuava a guardare l'auto che andava via. Fu solo in quel momento che per Stefano fu tutto chiaro. La guardò ma lei gli chiese di poter ritornare in albergo perché tutto ad un tratto si sentiva poco bene. Stefano acconsentì portandola via, ma la attendeva l'ennesima sofferenza: l'auto di Simone era lì, nel parcheggio dell'albergo; Isabelle si lasciò accompagnare davanti la sua camera e una volta chiusa la porta, dette sfogo a lacrime di rabbia e dolore. Lui era lì, l'uomo che amava da sempre, era al piano di sopra con un altra donna e il pensarlo, le strappava il cuore. Più tardi quando si fu calmata, fece una doccia, indossò una vestaglia e distendersi nuovamente sul suo letto. Stefano rimasto solo, cambiò d'abito per poi scendere giù al bar per starsene lì da solo. Ormai la cena era stata annullata e in fondo non aveva più appetito. Provava solo una gran pena per la povera Isabelle, alla quale le avevano appena spezzato il cuore e adesso sapeva anche chi. - Povero stolto! - disse fra sé ripensando al collega fra le braccia di una squallida e volgare rossa. Di fatti Simone era proprio in compagnia di quella donna, che neanche il tempo di entrare in camera, si era già denudata e iniziava col strusciarsi contro di lui ma in quel frangente Simone avvertì ribrezzo per lei, spingendola via. - Rivestiti e vattene - le ordinò. La donna lo guardò con rabbia, posando le mani sui fianchi nudi ma non accennava a muoversi. - Mi hai capito? Ti ho detto di andartene! - le urlò il musicista. Lei raccolto l'abito gli si avvicinò nuovamente - Chiamami un taxi - disse con disprezzo ma Simone tirò fuori delle banconote che le lanciò contro. Una volta andata via, il musicista si lasciò cadere sul letto sconvolto fissando il soffitto della lussuosa camera d'albergo. - Che mi sta' succedendo? - disse a se stesso poi si svestì per fare una doccia togliendo via di dosso il profumo sgradevole di quella donna.Nel frattempo Stefano ancora preoccupato per la cara Isabella, decise di andare da lei per portarle una tazza di tè caldo e assicurarsi che stesse bene. Ma il fatto volle giocargli ancora un altro brutto scherzo quella stessa sera: Simone dopo essersi vestito, si aggiungeva a scendere di sotto al bar per prendere qualcosa di forte e in quel preciso momento scorgeva Stefano uscire dalla camera di Isabelle. Quella scena lo pietrificò del tutto, provando poi una gran voglia di raggiungerlo per rompergli il muso. Ma il suo buon senso ebbe la meglio e proseguire la rampa di scale per poi raggiunse il bar e sbollire in parte la sua gelosia. Forse nessuno di loro tre riuscì a chiudere occhio quella notte; Stefano di fatti era già in sala da pranzo di buon ora che beveva caffè nero, quando vi entrò Simone, il quale non appena vide il collega gli si piazzò davanti, mentre l'altro si limitò ad un beffardo: - Buon giorno anche a te Simone - e tornò a bere il suo caffè. - Oh. Senza dubbio per te è un buon giorno. Vero Stefano? - inveì subito Simone. L'altro sollevò il capo con una strana espressione sul viso - Ma che vai farfugliando? Sei caduto giù dal letto stamattina? - lo canzonò Stefano - Certo. Ti permetti anche del sarcasmo, dopo essere stato nel letto di Isabella! - Stefano iniziava a perdere la pazienza - Ti consiglio di prendere una camomilla e subito già che ci sei - Simone invece batté i pugni sulla tavola - Allora? Dimmi, ti è piaciuto? Ti sei divertito con la mia cara amica Isabelle la notte scorsa? - ma Stefano non riuscì a sopportare altro. Alzatosi in piedi con rabbia, stava appunto per rispondergli per le rime, quando si accorse della presenza di Isabella come apparsa dal nulla proprio dietro le spalle del collega, restando in silenzio - Bè, che hai? Non vuoi proprio raccontarmi nulla, della vostra notte insieme? - insisté Simone con rabbia. Ma fu invece Isabelle a rispondere al posto di Stefano - Ma come osi? Chi credi di essere per insultare gli altri? Tu...che sei l'uomo più egoista che conosca. E come mai t' importa di me? Dal momento che ti infastidisce perfino salutarmi! - fece una pausa, poi aggiunse - Anzi, già che ci siamo, d'ora in avanti, fa finta che io non esista affatto, perché a mio avviso...puoi anche andare all'inferno! - detto questo gli voltò le spalle e dirigersi verso l'uscita. Simone sconcertato portò lo sguardo su Stefano il quale scosse il capo e si affrettò nel raggiungerla. Una volta vicino le afferrò la mano tenendola fra le sue - Ti chiedo scusa Isabelle, mi spiace che tu abbia assistito a questa squallida scenata - lei gli sorrise appena. - Non hai proprio nulla di cui scusarti Stefano - poi lo pregò di lasciarla sola, lui annuì allontanandosi. Poco prima di pranzo Isabelle ripartì per Aosta, voleva tornare a casa e lasciarsi alle spalle quella spiacevole disavventura.

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Capitolo 23
*** VENTITREESIMO CAPITOLO ***


Intanto l'estate cedeva il suo posto all'autunno e i musicisti ripresero le loro tournée, ma qualcosa aveva mutato Simone, un tempo sempre allegro ora scontroso e burbero, tenendosi distante dai suoi colleghi durante i loro incontri restando in disparte o il più delle volte presso il bar dell'albergo da solo. E in una di quelle sere Stefano lo osservò con la sola compagnia di un bicchiere fra le mani. Non lo aveva ancora perdonato per la squallida scenata di un mese prima ma trovò corretto, informarlo su quello che realmente era accaduto a Verona tra lui e Isabelle. Così avvicinatosi, sedette ad uno sgabello ordinando da bere; Simone lo guardò con la coda dell'occhio ignorandolo, Stefano era invece deciso col parlargli - Noi due avremmo qualcosa da chiarire - - Non ho proprio nulla da dirti, invece. - gli rispose Simone con tono brusco ma Stefano lo afferrò per un gomito, dal momento che l'altro stava per alzarsi. - Devi sapere che fra me e Isabelle, non c'è stato nulla - - Ma certo! Come no - Stefano restò calmo - Isabelle mi piace per davvero ma sono stato elegantemente liquidato, chiedendomi di esserle amico. Ho accettato. Pertanto, dovevamo terminare la nostra tournée come buoni amici, cenando insieme a Verona. Quando tutto ad un tratto non si sentì bene e guarda caso, subito dopo averti veduto andar via insieme ad una donna dai capelli rossi. Più tardi le portai in camera una tazza di tè e notai subito i suoi occhi gonfi e umidi di pianto. È tutto. Ma provo ugualmente tanta rabbia, sapendo di non essere io l'uomo che desidera. - Detto questo, Stefano buttò giù un sorso del suo drink e andò via. Simone dopo averlo ascoltato senza dir nulla, provò solo confusione, per poi rendersi conto del dolore e dell'umiliazione causata ad entrambi. Intanto Isabelle aveva ripreso il controllo della sua vita, aveva riaperto la sua scuola; dedicava il suo tempo ai suoi cari ed al suo inseparabile Fabio di rientro dalla sua tournée. Era stata dura buttarsi alle spalle quel l'ultimo fine estate ma era decisa a non volerne più sapere di Simone. Finché il mese seguente Rita organizzò un piccolo party fra intimi, per festeggiare il compleanno di Dario; naturalmente chiese il suo aiuto e lei accettò. Tra gli invitati arrivò anche Simone, bellissimo come sempre ma lei non gli mostrò il minimo interesse, continuando ad aiutare la padrona di casa. Finché non si recò in cucina e trovarsi alle sue spalle il violoncellista - Isabelle, dovrei parlarti, se me lo permetti - - Non è affatto il luogo questo. E poi non so se desidero starti a sentire - Detto questo ritornò nel salotto, per poi concludersi la festicciola. I musicisti ripartirono ancora una volta ed in uno dei pomeriggi in albergo, Simone pensò giusto chiarirsi con Stefano porgendogli le sue scuse. Di fatti gli spiegò di aver creduto ad un malinteso nel vederlo uscire dalla camera di Isabella quella notte a Verona ma l'altro comprese l'equivoco. Purtroppo dovette ammetterlo anche con sé stesso che era completamente preso da Isabelle, come sapeva che il loro sarebbe stato un amore impossibile. Certo, frequentavano lo stesso ambiente, gli stessi amici, ma aveva una fama da play- boy alle spalle e le bellissime donne alle quali si concedeva senza riserve. Isabelle però l'aveva sempre intrigato, da prima lo divertivano i loro incontri, per poi finire fra le sue invitanti braccia. Ora invece gli era entrata nel sangue come un dolce veleno, stordendo completamente i suoi sensi. Ormai il Natale era prossimo e per le strade iniziavano a vedersi vetrine decorate e quella dolce euforia che coinvolge tutti. Isabelle continuava ad occuparsi delle sue piccole allieve, alcune molto brave, altre un po' meno e a loro Isabelle donava una maggior attenzione. Finché al termine di una delle sue lezioni, poco prima di andare via, udì bussare alla porta vetro. Avvicinatasi, sollevò la pesante tenda color rosa antico, trovandosi davanti il bel viso di Simone. Da prima indecisa se lasciarlo entrare o meno, poi volle stare ad ascoltarlo. - Buona sera Isabelle - lei annuì con un lieve cenno del capo - Vorrei rubarti solo pochi minuti del tuo tempo, puoi? - lei si avvicinò al piccolo tavolo di cristallo di fianco la parete e incrociò le braccia sul petto - Allora? Ti ascolto - disse freddamente, Simone guardò un po' in torno, ammirando la sua scuola di danza, poi voltò lo sguardo su di lei - So perfettamente che la mia presenza non ti è gradita e lo comprendo ma... credo sia doveroso porgerti le mie scuse. Non avevo alcun diritto di esprimermi in quel modo, non era affar mio - detto questo chinò il capo per un saluto e avvicinarsi alla porta. Isabelle restando tutto il tempo in silenzio, non poté fare a meno di porgli una domanda - E, sentiamo, perché dunque lo avresti fatto? - lui si voltò lentamente e la guardò - Fatto che cosa? - - Quella patetica scenata - - Non ne avevo alcun diritto, infatti - Isabelle insisté - Ma l'hai fatto. Spiegami il perché? - Simone fece un passo in avanti - Non ha alcuna importanza - pronunciò lentamente, ma Isabelle abbozzò un sorriso ironico - Troppo orgoglio, non è vero Simone? - - Non c'entra nulla l'orgoglio, ma...non avrebbe alcun senso, dichiararti quello che provo - lei dopo quelle parole, trattenne per un attimo il respiro - Dunque, anche quello che io provo... è insignificante? - lui abbassò lo sguardo per poi incontrare i suoi occhi blu - Si...non ha importanza. Tra noi due non potrà mai esserci nulla. Lo comprendi questo? - pronunciando la frase molto lentamente e lei ebbe la sensazione di aver ricevuto uno schiaffo in piena viso. - Ma certo! Forse proveresti sensi di colpa, dopo l'ennesima trastullata, con una delle tante ammiratrice! - Simone socchiuse gli occhi con rabbia - Con te, non farei mai niente di simile. Mi credi davvero così meschino? - - Intanto, ti rifiuti di rivelare quello che provi per me. Ma ti permetti di umiliarmi davanti ad un altro uomo! - inveì lei - E perché...non sopporto, il vederti insieme ad un altro! Pur sapendo, che non posso averti. - Isabelle si drizzò in tutta la sua altezza e disse con rabbia - Allora...togliti di torno, una volta per tutte, se non ti riesce comportarti da uomo! - lo osservò respirare quasi con fatica. Sapeva bene di averlo ferito profondamente, ma ne provò soddisfazione. Subito dopo il musicista girò sui tacchi andando via. Isabelle chiusa la porta e aspettò di sentire il rombo del motore dell'auto allontanarsi con notevole velocità. Ma adesso conosceva anche i suoi sentimenti, sapeva che la desiderava a tal punto da esserne geloso. Ma sapeva anche, che non si sarebbe mai fatto avanti, ritenendo impossibile una loro relazione e lei conosceva il perché. Si riscosse da quei assurdi pensieri, convincendosi che era saggio non rivedersi mai più e proseguire la sua vita senza l'uomo che amava.

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Capitolo 24
*** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO ***


Così, anche quel Natale giunse alle porte e con sé anche la neve rendendo tutto più magico. Rita era euforica come non mai, adorava il Natale, mentre Isabelle si preparava col soffocare i suoi sentimenti e rivedere Simone come due vecchi amici in casa di Dario. Ma quell'anno Simone restò poco con loro, per poi andare via, e forse fu giusto così, anziché restare in sua compagnia fingendo di divertirsi. Isabelle preferì rifugiarsi per un po' da sola nella sua scuola, mettendo su' qualche CD di musica classica, allacciando le sue amate scarpette per eseguire qualche passo di danza; purtroppo non sempre le era di conforto, perdendosi invece nei suoi ricordi e farle sfuggire alcune lacrime di tristezza. Ma il fato non si era divertito abbastanza, alle sue spalle, procurandole ancora una sofferenza. Era ancora nella sua scuola, in un freddo pomeriggio, ascoltava dolci melodie, suonate dalla sua amata filarmonica di Aosta, per poi avviarsi verso il parcheggio d'auto, notando solo poco dopo una Golf nera parcheggiata lì vicino. Finché non sentì il tonfo di uno sportello che veniva chiuso; sollevò lentamente il capo, quasi con timore di guardare chi ci fosse li accanto: lui era lì e le si avvicinò - Ciao Isabelle - la saluto' il musicista quasi con un filo di voce - Credevo... esserci detto tutto, l'ultima volta - Gli chiese, lui abbozzò uno dei suoi bellissimi sorrisi e annuì - Già è vero - gli si avvicinò - E allora? Come mai di nuovo qui? Forse, capitato per caso? - cercò di ironizzare lei, stanca di litigarci - No, niente di simile. È davvero freddo stasera, ti andrebbe una cioccolata calda? - - Ghiotta come sono, accetto volentieri - si incamminarono nuovamente insieme per raggiungere il bar in fondo all'isolato, nonostante l'aria gelida della sera. Una volta entrati, sedettero ad un tavolino, Simone ordinò le bevande calda; ci furono prima discorsi futili, poi si avvertì tensione e posata la sua tazza Isabelle, sollevò lo sguardo su di lui. - Allora? Come sei finito fin qui stasera? - insistette. Ora fu' lui a dover posare la tazza - Ti infurierebbe, se ti dicessi che... volevo vederti? - - Ora no. Siamo in pubblico, forse più tardi - ironizzò lei, ma non aveva affatto voglio di scherzare. Simone abbassò lo sguardo con un sorriso triste - Potremmo provare col compattarci come due bravi amici, solo per un po', Isabelle? - lo stiamo facendo, mi pare? - ma restarono ancora in silenzio. Finché avvertì il bisogno di allontanarsi da lui - Ora devo proprio andare - Simone annuì, per poi uscire insieme dal bar, camminando lentamente fino alle loro auto. Lei sollevò lo sguardo per incontrare il suo - Grazie ancora per la tua compagnia, Isabelle - lei si limitò ad anuire. Poi tirò su un profondo respiro - Simone - la guardò - Vorrei chiederti un favore - - Chiedi pure - - Vorrei che tu non venissi più qui. Non desidero la tua amicizia e d'altronde...ci facciamo solo del male, o almeno per me è così - Isabelle pronunciò le parole con molta calma, mentre il suo cuore soffriva atrocemente. Aveva ragione e lui lo sapeva. Era stato uno stolto presentarsi da lei e chiederle di essere amici. Come aveva potuto? - Certo. Hai ragione. Ci facciamo del male - Simone provò a buttar giù il nodo che gli attanagliava la gola, per poi osservare la mano che gli porgeva e la guardò negli occhi - Addio Simone - pronunciò lei con un soffio di voce. Lui le strinse la mano con delicatezza senza dirle nulla, non riusciva a parlare. Ma anziché lasciarla, con un movimento rapido e deciso se la strinse al petto e cercò la sua bocca calda e dolce. Erano stretti l'uno all'altro, godendo dello stesso amore, come dello stesso dolore. Lacrime calde bagnavano il volto di lei, mentre si teneva ancora stretta a lui, soffocando poi i singhiozzi che non riuscì più a trattenere. Simone la stringeva ancora di più a sé, attendendo che si fosse calmata, avvertendo a sua volta, un dolore acuto nel suo petto. Poi cercò ancora il suo viso e baciarla con immensa dolcezza - Dimmelo, ti prego. Come potrei non cercarti più? - Isabelle non rispose, non sapeva che cosa dirgli - Non chiedermelo. Fallo e basta. - gli ordinò con voce strozzata dal pianto. Ma Simone la strinse ancora, per poi costringerla a guardarlo - Ora guardami...guardami negli occhi e ordinami di andar via. Ed io sparirò per sempre dalla tua vita - Simone pronunciò le parole con atroce sensualità, bruciando in lei le poche forze rimastele. Invece, abbassò lo sguardo e scosse il capo ma lui la baciò ancora - Sono un folle, lo so' ma...ti voglio. Ti desidero a tal punto, da provare dolore. Vago come un dannato qui intorno, solo per poterti vedere un maledetto attimo e poi andare via. - le lacrime ripresero a scivolare sulle guance, la gola stretta da una morsa, non riuscendo a dir nulla. Voleva solo essere stretta ancora al suo petto. Non desiderava affatto che andasse via da lei e dalla sua vita, non ora che l'aveva cercata e aveva confessato di volerla. - Tienimi stretta a te Simone, finché lo desideri. È l'unica cosa che conta per me. L'avrebbe tenuta con sé per tutta la notte, se avesse potuto ma dovettero separarsi - Ascolta amore... Io sarò qui ogni qual volta, vorrai vedermi. Non ho nulla da temere ma sei tu che ...- Isabelle non lo lasciò finire, posando un dito sulle labbra. - Io starò con te, finché lo vorrai. Voglio vivere con te, ogni attimo che mi verrà concesso. Non ti chiedo altro. - Simone la baciò con tutto l'ardore che possedeva. Per poi lasciarla andar via. Isabelle ripensò a lui, tutta la notte, credendo ancora ad un sogno. Simone, il suo Simone, la desiderava e voleva godere ogni solo attimo fra le sue forti braccia. Voleva poter vivere di quell'amore; era tutto ciò che desiderava, sapendo che ne avrebbe pagato le conseguenze ma non volle pensarci.

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Capitolo 25
*** VENTICINQUESIMO ***


Si ritrovarono il pomeriggio seguente, nella sua scuola di danza, accoccolati su un divano fra carezze e baci ma nulla più. A volte si tenevano stretti restando in silenzio, altre volte si raccontavano di loro, della loro vita trascorsa, dei loro pensieri, senza però far progetti per il loro futuro. Vissero insieme per due settimane, finché Simone non ripartì per le loro tournée, desiderosi di ritrovarsi ancora più innamorati che mai. Più ansiosi di stare insieme, finché non fu lei nel chiedergli di trascorrere una notte da lui. Da prima un po' perplesso, ma Isabelle fu insistente. E una volta nel suo appartamento, provò un tuffo al cuore e lui lo comprese, la avvicinò a sé e accarezzarsi con meravigliosa dolcezza, poi sollevata fra le sue braccia, la portò nella sua camera. Lì, iniziarono a svestirsi lentamente, mentre i loro corpi e le loro labbra, esigevano sempre di più. Finché non furono un solo essere e soltanto allora, Simone si rese conto della sua purezza. Lui provò col dirle qualcosa ma lei lo invito a proseguire, stringendosi sempre più a quel corpo maschio e virile. Aveva sognato e desiderato quell'uomo da sempre, ma ancor più il suo cuore. Il loro gioco d'amore ebbe inizio, trasportandoli in un oasi di sublime passione, finché non furono pienamente appagati. Erano entrambi al culmine della felicità stretti uno all'altro, addormentandosi. Non volle separarsi quella notte da lui ma la vissero ancora insieme, dove solo verso l'alba, svegliata dai suoi baci, rifecero il loro sublime gioco d'amore. Finalmente giunse l'estate e Isabelle si preparò per un nuovo saggio con le sue graziose allieve, mentre Simone ripartiva in tournée. Era sempre più appagato come amante e musicista, non accorgendosi delle tenere premure da parte di una sua collega, Giuliana. Simone e Isabelle si ritrovarono ancora insieme, proseguendo la loro meravigliosa storia d'amore in Francia. Ed una mattina nella loro camera d'albergo, Simone strinse a sé la sua donna ancora addormentata e sfiorarla di baci; Isabelle aprì gli occhi per poi stringersi a lui e baciarlo: il suo mondo ora era lì, fra le braccia del suo bellissimo violoncellista. Per poi tutto ad un tratto sul suo viso apparve un malizioso sorriso; lei lo osservò incuriosita e chiedergli la motivazione. - Ero io, dunque? - Isabelle si tirò su per guardarlo - Di che parli? - - La preda...da voler adescare - lei sorrise - Ero certa che l'avessi compreso già da un po'. C'è ne hai messo di tempo, tesoro! - per tutta vendetta Simone iniziò col solleticarla dappertutto, finché Isabelle non lo supplicò di smettere, per poi farsi serio e stringerla a sé. - Non hai mai smesso di amarmi? - - No, mai. - lui giocherellò con una ciocca dei suoi lunghi capelli. - - Il tuo amore per me, l'hai sempre custodito silenziosamente nel tuo cuore? - Più o meno, con un piccolo aiuto - - E da parte di chi? - - Diciamo pure...un amico in comune - ora Simone si fece serio - che vuoi dire? - lei sorrise - Avanti! Non tenermi sulle spine - - Mi riferisco a Leonard - - Leonard? Tu hai parlato di me, a Leonard? Oh Santo cielo! E da quanto lo sapeva? - - Da un bel po'. Anni fa' mi sorprese a guardarti, deciso più che mai nel volermi scoraggiare - - Dunque... I nostri incontri...- - No, non erano del tutto occasionali. C'era un po' il suo zampino - - Quella vecchia volpe! - esclamò incredulo. Ma ora gli tornava tutto molto chiaro, come quel suo ultimo incontro prima di salutarsi definitivamente. - Ne sei deluso? - chiese seria Isabelle ma lui sorrise - No, tutt'altro. Avrei dovuto cercarti molto tempo prima, invece di... - ma Isabelle lo baciò, non facendogli terminare il suo pensiero. Restarono ancora a Parigi visitando insieme i luoghi più romantici e poi ritornare alla loro vita ad Aosta. Vivevano da ormai un anno la loro storia d'amore e nemmeno le dolci e insistenti premure, della graziosa collega, decisa più che mai col conquistare il bel musicista, lo distoglievano dall'amore provato per Isabelle. Finché Isabelle decise di confidare la sua relazione a Rachele, aveva sempre avuto uno splendido rapporto con sua madre ed era certa che avrebbe compreso. Così una mattina uscite per compere, prima di rincasare, si concessero una bibita ad un bar, sedute tranquille ad un tavolino - Sai mamma, c'è qualcosa che vorrei tu sapessi - iniziò col dirle. Rachele posò il suo bicchiere per guardarla - Staresti per dirmi, che sei innamorata Isabelle? - - È così evidente? - Rachele le sorrise - Sai, a volte sembri volteggiare nell'aria! - lei sorrise a sua volta - Papà, l'ha capito anche lui? - - Scherzi? È letteralmente impossibile che la sua bambina, possa amare qualcuno che non sia lui! - risero insieme - E dimmi? Lo conosco? - Isabelle cercò le giuste parole - Si, lo conosci. Ed anche papà. Ma vedi, vorrei che tu sappia, che per me c'è stato, un solo uomo nella mia vita. Da prima pensavo, fosse solo un'infatuazione di una adolescente ma dopo averlo rivisto, ho compreso che...- - Che era amore - concluse per lei Rachele. Isabelle guardò sua madre - Immagino che tu abbia già capito - - Simone, vero? Tesoro, ti osservavo quando li eri vicino. E ti ho ancora osservata chiacchierare ultimamente con lui. Ti brillavano gli occhi - - E questo non ti irrita? - le chiese - Cambierebbe qualcosa? Isabelle hai 34 anni oramai. È giusto che tu viva la tua vita. - Isabelle afferrò la mano di sua madre tra le sue, provando un'immensa gratitudine. Non le restava che parlarne con il genitore, ritenendo la faccenda piuttosto difficile, con la sua fama di libertino alle spalle. Ma Simone era un uomo nuovo adesso, pensando che avrebbe trovato col tempo il modo giusto per parlargli.

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Capitolo 26
*** VENTISEIESIMO CAPITOLO ***


Intanto Simone era nuovamente ripartito e lei dedicava il suo tempo al suo gratificante lavoro d'insegnante; finché Fabio non fece rientro ad Aosta recandosi dalla sua cara amica. Rachele lo invitava spesso a pranzo e il giovane non sdegnava mai un buon pasto e tra un racconto e l'altro dei suoi viaggi, Fabio si rivolse all'amica - Sai Belle, fra non molto a Parigi si organizzerà uno spettacolo di beneficenza, al quale vi saranno attori, musicisti e quant'altro. Clara me ne ha parlato decisa nel voler partecipare ed io sarei d'accordo - - È un'idea favolosa! Ti fa onore Fabio e bravo come sei, immagino già il pubblico - - Già, lo penso anch'io. Ma Clara avrebbe un'idea a riguardo. Vedi Belle, lei pensa ad una nostra rimpatriata sulle scene - - Non ti seguo, Fabio. Cosa intendi? - ma fu Edmond ad intervenire - Isabelle, Chéri. Fabio ti sta proponendo di essere ancora la sua partner - lei li guardò entrambi attonita - Ma stiamo per caso scherzando? - - Affatto! Siamo sempre stati una coppia formidabile. È tu sei sempre in gran forma - Isabelle era costernata. Ormai l'idea di danzare in pubblico, l'aveva abbandonata del tutto e poi c'erano altre faccende da risolvere, come Simone. Fabio invece era convinto che sarebbe stato un gran successo, per poi dirle che nei giorni seguenti, l'avrebbe chiamata Clara. Certo, l'invito la lusingava. Così attese di parlare con l'ex manager prima di accettare; iniziando col farsi prendere da una certa euforia. Come promesso, Clara la incontrò, spiegandole ogni cosa di quel progetto, lo spettacolo si sarebbe svolto in un teatro parigino per il prossimo Natale. Mancava pressappoco un anno per quell'evento e Isabelle si lasciò convincere. Così penso' di approfittare dello spettacolo di beneficenza, per parlarne con calma della sua relazione con Simone, al genitore. Purtroppo il suo piano non funzionò, mettendosi di mezzo, proprio la graziosa collega di Simone, Giuliana, fallito l'ennesimo tentativo di sedurre il musicista, venendo nuovamente respinta. Pensò bene ad una vendetta e informare Edmond Visconti della relazione di sua figlia col violoncellista. In primo luogo Edmond non volle dar credito, ritenendolo un volgare pettegolezzo ma ormai il tarlo si era insidiato nella sua testa e attesa il rientro a casa della figliola per poi tirar fuori l'argomento, arrivando subito al punto. - Ascolta Isabelle, non mi sono mai immischiato nella tua vita privata. Ti ho sempre considerata molto saggia, riguardo le scelte fatte. - - Certo papà, e l'ho sempre apprezzato - Conoscendo fin troppo bene suo padre, comprese che il suo discorso non era certo casuale - Mi sarebbe pervenuta una notizia che oserei definire, assurda - - E da quando ascolti notizie assurde, papà? - - Da quando verrebbe coinvolta mia figlia, in squallidi pettegolezzi. E questo mi irrita un po' - - Sentiamo, di che si tratta - Isabelle pensò che ormai era giunto il momento di parlargli - Mi è stato riferito che saresti la compagna di Simone Cardelli. Spero davvero che tu smentisca questa assurda scemenza Isabelle - - No, papà. Non la smentisco. Io e Simone ci siamo rivisti ai vostri ultimi concerti e dall'ora abbiamo iniziato a frequentarci. Si sono la sua compagna - disse lei con convinzione. Edmond l'ascoltava mostrando una calma apparente - Dimmi che stai scherzando Isabelle, non può essere vero. Non con quell'uomo. Non hai la più pallida idea, di che debosciato sia - - Ora basta! Ti sei spiegato fin troppo bene papà. Puoi dire di lui tutto ciò che pensi. D'altronde avrei dovuto dirtelo, prima o poi - Edmond portò lo sguardo su Rachele ma lei lo guardava senza far commenti. Per poi guardare nuovamente sua figlia - Mi deludi Isabelle. Ti ho sempre ritenuta molto sensata. Con tutti gli uomini che potresti desiderare, tu... bè fa' come ti pare. Lo capirai a tue spese, con che genere di uomo ti sei immischiata - Detto questo, Edmond si rintanò nella sua camera da letto. Isabelle portò lo sguardo su sua madre, limitandosi a stringerle una mano - Dagli tempo. Vedrai - Rachele aveva ragione, il tempo avrebbe fatto sì, che Edmond cambiasse idea su Simone. Né era certa. Pertanto doveva parlare con Simone, ormai la loro relazione non era più un segreto, almeno per il genitore. Isabelle però tenne per sé, la discussione con suo padre, aspettando ancora qualche giorno, per riferirla a Simone, non sapendo però che Edmond aveva già deciso di affrontare il musicista. E di fatti presentandosi alla polifonica dove era sicuro di trovarlo, lo attese. Una volta fuori, Edmond prese in disparte il violoncellista afferrandolo per un braccio e appartarsi, per arrivare al sodo della faccenda - Come ti è saltato in mente, avvicinarti a mia figlia? - per Simone fu tutto chiaro e tanto valeva affrontare la questione, una volta per tutte. - Io amo Isabelle. Faccio sul serio. - Edmond ebbe una risatina isterica - Tu...fai sul serio? - - Ero certo che non avresti approvato. C'è l'ho messa tutta a starle lontano ma...- non riuscì a terminare - Devi lasciarla in pace! Isabelle non è per te. Lei può avere di meglio che un donagliolo da strapazzo! - - Non vuoi proprio comprendere Edmond. Isabelle è la mia donna, io l'amo - Edmond era fuori di sé - Tu... miserabile...- mormorò a denti stretti - Insultami pure quanto ti pare, non cambierà nulla tra me e Isabelle. Ora, scusami, devo andare - Detto questo strappò via il suo braccio dalla presa di Edmond per poi allontanarsi. In un certo verso, Simone sentiva di essersi tolto via un grosso macigno dalle spalle. Doveva solo parlare con Isabelle e decidere il da farsi. Isabelle nel frattempo aveva allontanato per un po' la discussione col genitori, per proseguire le lezioni di danza. Poi pensò giusto non incontrarsi subito con Simone dopo essersi parlati per telefono, voleva riflettere con calma. Erano gli unici uomini, più importanti della sua vita e non voleva rinunciare a nessuno dei due, per niente al mondo. Così dopo essersi presa del tempo per riflettere, qualche sera dopo, rivide Simone per raccontargli l'accaduto, ignara dell'incontro dei due uomini. Ed in un pub affrontarono la situazione. Simone le propose di incontrare insieme Edmond e poter parlare con calma della loro relazione, in caso contrario la invitava a stare da lui. Per quanto l'alternativa la entusiasmava, dall'altro canto non voleva mortificare l'amato genitori; chiedendogli così del tempo per riflettere. Stavano per tanto andando via dal pub, quando una moto di grossa cilindrata guidata da due individui vestiti di scuro e casco integrale, si fermò lì davanti. Uno restò sulla moto, l'altro entrò nel pub per avvicinarsi al bancone. Fu tutto molto rapido, urla e voci spaventate echeggiavano nel locale; il tizio sulla moto continuava a dare gas al motore, l'altro era visibilmente nervoso tenendo una mano in tasca. Distinto Simone coprì Isabelle col suo corpo, spingendola dietro di sé. Il malfattore allarmato dal gesto del musicista, tirò fuori una pistola dalla tasca del giubbino, puntandola contro Simone, facendo partire un colpo, per poi raggiungere il complice e partire a gran velocità. Ma in quel frangente, Simone si accasciava al suolo privo di sensi.

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Capitolo 27
*** VENTISETTESIMO CAPITOLO ***


Isabelle lanciò un urlo agghiacciante e chinarsi su di lui per poi pronunciare il suo nome, mentre una macchia rossa si andava allargando sempre più sulla sua camicia bianca all'altezza del cuore. Fu immediatamente chiamata un'ambulanza, aiutando anche la povera Isabelle in preda a singhiozzi. Nel giro di pochi minuti, Simone venne caricato sul veicolo e trasportato all'ospedale più vicino. Arrivato sul posto, il musicista fu portato in sala operatoria e sottoposto ad un intervento chirurgico. La poverina, portata anche lei in ospedale, era in preda ad una crisi isterica, somministrandole un sedativo, nel frattempo furono avvertiti i suoi genitori e i familiari del musicista. Rachele e Edmond si precipitarono all'istante, occupandosi della loro figliola, poco dopo vi giunse sua sorella Marta con il suo compagno. l'intervento durò ben tre ore che parvero interminabili, gli venne estratto il proiettile conficcato nella spalla sinistra, a soli pochi centimetri sopra il cuore. Ora non restava che attendere e sperare che non fossero danneggiati muscoli o nervi, impedendo l'uso corretto del braccio sinistro. Saputo l'esito del malcapitato, Edmond preferì portar via sua figlia ancora sconvolta. Una volta a casa Edmond informò Dario dell'incidente dell'amico. Purtroppo la poverina, trascorse una notte agitata, Rachele volle tenerla a casa ma Isabelle non sentiva ragione volendo andare in ospedale. Una volta in ospedale, Edmond chiese subito informazioni sulla salute del suo ex collega quando giunsero Dario e Rita e in quello stesso istante due medici venivano fuori dalla camera di Simone, i due uomini si affiancarono ai medici, i quali confermarono che la ferita era in via di guarigione ma si doveva attendere per quanto riguardava l'uso corretto del braccio. In quella Isabelle scoppiò in lacrime e Rita le fu subito accanto per stringerla a sé, Dario invece si accingeva nell'entrare nella stanza del paziente: Simone mostrava un aspetto cadaverico, a dorso nudo con una notevole fasciatura dal braccio sinistro fin tutto intorno al petto. Ma un'infermiera gli consigliò di lasciarlo riposare. Quel pomeriggio Isabelle non se la sentì di fare lezione, era invece decisa a ritornare ancora una volta, in ospedale ma suo padre non fu d'accordo - Ti accompagnerò domani, per oggi riposa, sei troppo scossa -. Il mattino seguente Rita e Dario si recarono alla villa di Edmond prima di andare in ospedale, Dario era più che mai deciso nel voler sapere di più sulla faccenda e chiedere a Isabelle come mai fosse in sua compagnia, ma fu Edmond ad intervenire per lei - Pare che mia figlia abbia perso del tutto la ragione. Per non parlare del tuo amico - Dario lo guardò perplesso - Edmond...di che diamine parli? - - Ti sto' dicendo con mio gran rammarico, che sono amanti! - Papà! Smettila per favore - urlò Isabelle - Sé è uno scherzo, lo trovo di pessimo gusto - intervenne Dario irritato ma Isabelle rispose con decisione - No, non l'ho è. Stiamo insieme da quasi due anni - Dopo quella che parve una sconvolgente rivelazione, Rita avvertì un malessere appoggiandosi al bracciolo del divano, mentre Dario era furente come non mai. - Allora è vero che siete completamente fuori di testa! Ma ti rendi conto che...- ma fu Rachele ad intervenire ormai stufa di stare ad ascoltare - Adesso basta! Siete impossibile! - I due uomini si volsero a guardarla ma lei non si lasciò intimorire - State ingigantendo una faccenda che non è altro che una storia d'amore - - Ma quello lì è un libertino! - intervenne Edmond - Lo eravate tutti e due. L'avete dimenticato per caso? - Riuscendo ad ammutolire i due uomini, ma dando man forte ad Isabelle - Ora, se a qualcuno và di accompagnarmi in ospedale, gliene sarò grata, altrimenti ci andrò da sola - annunciò con fermezza, non potendone più di essere rimproverata come una ragazzina. E fu proprio Rita che afferrò sotto braccio la ragazza dirigendosi verso l'uscio. Una volta in ospedale, fu Dario ad entrare per primo nella camera di Simone, il quale era ancora lì immobile nel suo letto, con un'esperienza assente sul viso. Poi fu Isabelle ad avvicinarsi e sfiorargli una mano, ma lui la guardò appena, per poi chiudere gli occhi, voltando il viso dall'altra parte. Più tardi il medico riferì a Dario che il paziente si rifiutava di reagire, dopo aver saputo dell'incertezza dell'uso corretto del suo braccio. Ma Dario era deciso col provare a persuadere l'amico, ritornando nella sua camera - Così ne hai fatta un'altra delle tue. Bè comunque ti fa onore - Ma Simone restò ancora in silenzio - Allora dimmi, intendi marcire in questo letto? - insistente ancora Dario, in quella Simone si decise a rispondere - Per favore...lasciami in pace - e richiuse nuovamente gli occhi. Isabelle rimasta sulla porta, scappò via in lacrime. Ci riprovarono il giorno seguente, recandosi ancora tutti e tre, ma Simone non li degnò di uno sguardo, anzi chiese ancora di lasciarlo solo e non tornare più. Fu allora che Isabelle avvertì una tale rabbia da non riuscire più a contenersi: l'uomo che amava da sempre, il quale le aveva promesso amore eterno, la stava deludendo. Avvicinatasi ai piedi del letto lo guardò - Sei patetico - i suoi amici sussultarono entrambi, Simone portò lentamente lo sguardo su di lei, mostrando un sorriso beffardo ma Isabelle era più che umiliata dal suo atteggiamento - Si, sei semplicemente patetico. Hai voluto proteggermi e te ne sono grata. Ma non sei ancora sicuro di non poter più usare il tuo braccio. E te ne stai lì a piangerti addosso. Non è certo il comportamento di un uomo, il tuo, e io non saprei che farmene di uno come te - Detto questo andò via. Ma una volta fuori dall'ospedale, si accorse che le gambe non la reggevano, scoppiando in lacrime di rabbia. Una volta a casa si lasciò cadere sul suo letto, delusa e amareggiata; ormai non lo conosceva più, non era più il Simone che aveva amato con tutto il cuore, non le restava che lasciarlo al suo destino e proseguire con il suo, nuovamente sola. Il giorno seguente decise di riprendersi la sua vita e continuare il suo lavoro di insegnante di danza, di Simone non ne volle sapere più nulla. Simone aveva ancora una volta fatto a pezzi il cuore di Isabella e lei non riuscì a sopportare questa ennesima sofferenza, pur sapendo che nessuno avrebbe mai occupato quel posto nel suo cuore. Era trascorso un mese e Simone era rientrato a casa accudito dalla sorella e da Dario. I medici erano stati ottimisti riguardo la sua guarigione e l'uso corretto del braccio iniziando subito la fisioterapia. Ma una volta a casa, qualcosa risvegliò il suo cuore, fino ad allora intorpidito e ricordargli di Isabella e del suo amore per lei. - Come ho potuto farle questo? - continuava a chiedersi, per poi provare a chiamarla ma senza successo, finché preso un taxi andò da lei. E fu proprio Edmond ad accoglierlo con aria stupita facendo poi accomodare e lì Simone chiese di lei - Isabelle non è qui. È in Francia col suo amico Fabio. Credevo lo sapessi? - Simone scosse il capo - Sono giorni che provo a contattarla ma non mi risponde. E in fondo lo comprendo. Non ho fatto altro che pensare solo a me stesso da quel maledetto incidente - poi prima di andar via, consegnò una lettera ad Edmond, pregandolo di darla a Isabelle appena l'avrebbe veduta. Poi salutato il suo ex collega andò via.

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Capitolo 28
*** VENTOTTESIMO CAPITOLO ***


Isabelle fece rientro a casa giorni dopo, non notando affatto la lettera lasciata sul tavolo della sala dal genitore; fu proprio lui più tardi a parlargliene, lasciando la ragazza stupita - Simone è stato qui? - Edmond annuì. Isabelle non recuperò subito la lettera ma solo verso sera, una volta nella sua camera decise di leggerla. La missiva iniziava con: - Mio dolcissimo amore, non ho scusante per quello che ti ho fatto soffrire e sono arrivato ad odiare me stesso e il mio egoismo, quando finalmente mi sono ravveduto. Non ti chiedo nulla, se non di poterti parlare, forse per un ultima volta. Simone - Isabelle lasciò scivolare il foglio sul letto, posando il capo sul cuscino. Provava una gran confusione, aveva amato quell'uomo con tutta se stessa, ma non riusciva più a confidare in lui e nel suo amore. Forse era saggio incontrarlo, per poi prendere una decisione. Ma prima si rivolse al genitore, non voleva più escluderlo dalla sua vita e consultarlo. Edmond si limitò a suggerirle di interrogare il suo cuore e da donna adulta, quale era, chiedersi se poteva ancora essere nuovamente felice insieme a lui, se ancora credeva in lui e nel suo amore. Lui avrebbe accettato qualsiasi scelta avrebbe preso. Di slancio Isabelle si buttò fra le sue braccia colma di gratitudine. Era molto più serena adesso, dopo aver ricevuto la sua approvazione; così quello stesso pomeriggio era decisa a incontrare Simone dandogli appuntamento presso un bar. Da prima ascoltò le scuse del musicista, il quale le parve molto pentito per il suo comportamento e le chiedeva una nuova chance, ma lei fu schietta nello spiegargli che le sue parole la lusingavano ma purtroppo era molto confusa, chiedendogli del tempo. Simone profondamente addolorato, acconsentì, lasciandosi ancora una volta. Era giunta una nuova estate che vissero entrambi da soli. Isabelle partì nuovamente per la Francia insieme a Fabio, per iniziare le coreografie dello spettacolo di beneficenza, tenutosi per quel prossimo Natale. Avevano deciso per il balletto: Romeo e Giulietta, lavorando accanto al suo caro amico. Simone riprese le tournée con il suo gruppo di musicisti. Di rientro dalla tournée, il musicista tornò a trovare il suo caro amico Dario e fu proprio con Rita, che Simone confidò l'amore provato per Isabelle ma forse finito per sempre. Isabelle ritornò ad Aosta per quel fine estate, per poi incontrare Rita dove le parlò di Simone, chiedendole di incontrarlo e magari provare con dargli un'ultima chance, se davvero pensava di amarlo ancora. - Sai, ho saputo della loro ultima tournée estiva a Venezia. Perché non assistere al loro concerto in quella magnifica laguna - Isabelle guardò titubante la sua cara Rita ma qualcosa in lei le diceva di darle ascolto. Naturalmente Isabelle informò i suoi, chiedendo la loro opinione, ed entrambi le diedero libera scelta. Ormai decisa nel volerlo rivedere, partì per Venezia e prenotando un albergo nei pressi del teatro. La laguna in quel periodo dell'anno era incantevole e così la sera del giorno seguente, dopo aver chiamato un taxi si avviò a teatro. Indossò un elegante completo bianco panna con bottoni gioiello e uno scialle in tinta. Aveva cambiato look ai suoi capelli con una sbarazzina frangetta e un tocco di rosso ramato. Il teatro era gremito di gente e i musicisti furono a dir poco magnifici, e il suo primo sguardo fu per Simone, impeccabile nel suo abito scuro. Al termine dello spettacolo Isabelle si appartò, per osservare in che direzione si sarebbero avviati i musicisti. Poi ad un tratto lo vide in compagnia di alcuni colleghi, tra cui la biondissima violinista Giuliana in abito nero lungo. Le sembrava di essere tornata indietro negli anni, quando aspettava la sua amata orchestra filarmonica. In quel frangente Simone portò lo sguardo verso di lei; ne approfitto' per sorridergli e salutarlo con un timido gesto della mano. Simone fu per un attimo attonito ma la sua bionda collega, vedutala, non si lasciò sfuggire l'occasione di avvicinarsi al musicista e accarezzargli il viso ma a Isabelle diede l'impressione di un bacio. Restando senza fiato per pochi secondi, girò sui tacchi dissolvendosi fra la gente in teatro. Riprendendosi da quell'evento avvenuto tutto troppo in fretta, allontanò con gesto deciso la sua collega - Ma che ti è saltato in mente? - l'ammoni' e scappare via per andare da lei, ancora incerto se l'aveva davvero veduta, mentre fuori dal teatro, Isabelle si incamminava verso la zona taxi. Portandosi dietro il suo violoncello, Simone le corse dietro, chiamandola a gran voce. Lei si voltò lentamente, restando ad aspettare - Isabelle...sei proprio tu? - lei annuì soltanto - Questa sì, che è una splendida sorpresa! - - Ne sei proprio certo? - rispose - Cosa? No...se ti riferisci a Giuliana, non darle peso. Non so cosa le abbia preso. In che albergo sei ospite? - - Al Royal. Non molto distante da qui - lui la guardava ancora incredulo - Non sparire, ti prego. Incontriamoci domani a pranzo. Vuoi? - lei annuì, per poi avviarsi nuovamente verso uno dei taxi. Una volta in camera d'albergo si lasciò cadere sul letto ripensando a lui. Si risvegliò l'indomani con il cuore che le batteva forte: era lì per lui ma ancora incerta, di aver fatto la scelta giusta; si vestì e dopo una telefonata ai suoi, scese in sala da pranzo per una fugace colazione. Passeggiò nei dintorni dell'albergo godendo di quella splendida giornata e l'emozione di aspettare Simone. Poche ore dopo lui arrivò. Isabelle notò subito un cambiamento nel suo look: portava una leggera barbetta ben curata che gli disegnava il viso e i capelli pettinati in modo diverso ma restava ugualmente un uomo molto affascinante. Le si avvicinò mostrando uno dei suoi bellissimi sorrisi, si salutarono e passeggiarono insieme, per poi sedere ad una panchina. Simone la guardò - Vedo che hai cambiato pettinatura? Ti dona. - lei gli sorrise. Poi proseguì - Allora? A che devo questa tua inattesa sorpresa? - - Volevo vederti...mi sei mancato. E ho pensato che, magari incontrarsi in questa splendida laguna, forse poteva aiutarci, se lo vuoi anche tu - Simone abbassò lo sguardo per un po' e chiederle - E i tuoi sentimenti nei miei confronti? - lei lo guardò negli occhi - Sono ritornati quelli di un tempo, per te. - Il musicista si sollevò dalla panchina e porgendole una mano, la invitò ad alzarsi - Potremmo proseguire la nostra conversazione a pranzo, sei d'accordo? - lei annuì ancora. Ma non prima aver visitato insieme la meravigliosa Venezia. Trascorsero una piacevole giornata insieme, come gli amanti di un tempo, per poi fu lei a porgli la sua stessa domanda - E i tuoi sentimenti per me? - lui la guardò intensamente - Sono più forti di prima - le sussurrò Simone. Ora Isabelle ebbe la certezza, che il suo antico amore per il suo musicista, era raffiorato. Vissero intensamente la loro giornata, per poi ritrovarsi la sera, Simone la invitò ad un giro in gondola e poi mangiare un gelato insieme in piazza San Marco, godendo di una meravigliosa notte di fine estate. Finché non la riaccompagnò al suo albergo, salutandola con un dolce bacio. Il giorno seguente aveva le proprie per un ultima serata a teatro, ritrovandosi lì, al termine dello spettacolo. Era infatti in attesa del suo musicista, quando le si avvicinò Giuliana - Salve - le disse, Isabelle salutò la violinista con freddezza. Ma la musicista fu insistente - Mi chiedevo...se le sembra logico, apparire e scomparire a suo piacimento? - Isabelle la osservò incredula - Come, scusi? - - Ha la minima idea, di quanto Simone abbia sofferto e per causa sua? Io gli sono stata vicina. E se lei non fosse nuovamente ricomparsa, ci sarebbe mancato poco così...- ma in quella, alle spalle della violinista apparve Simone - Mancato poco a che cosa Giuliana? - la donna fece un balzo, indietro senza riuscire a dir nulla - Non vuoi proprio capirlo? Non ci sarà mai nulla tra noi - poi presa Isabelle sotto braccio si avviarono verso l'uscita.

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Capitolo 29
*** VENTINOVESIMO CAPITOLO ***


Simone dopo qualche giro in auto, la riaccompagnò in albergo; scesi dall'auto la tenne stretta a sé - Sai Isabelle, questa è stata l'ultima serata, pertanto, che programmi avresti? - lei lo guardò - Potrei stare ancora qualche giorno qui. E se tu non hai altri programmi, potresti farmi compagnia - lui le sorrise per poi baciarla - Se lo desideri, lo farò volentieri - dandole poi la buona notte. Lo salutò a sua volta un po' delusa, non volendo lasciarlo andare via. Si ritrovarono l'indomani, liberi di vivere insieme quel magico luogo e Isabelle volle azzardare - Se vuoi, potremmo stare insieme in un unico albergo...che ne dici? - lui la guardò negli occhi, accarezzando il suo viso - l'idea è allettante, ma preferisco di no - la sua risposta la spiazzo' - Vedi Isabelle, siamo adulti, e non voglio che tu sia solo la mia amante. Pertanto una volta ad Aosta, parlerò con Edmond - lei abbassò lo sguardo, nascondendo un sorriso colmo di gioia - I miei non sono all'oscuro di questo mio viaggio - volle rassicurarlo e lui ne fu sollevato. Ora i suoi occhi splendevano di gioia, stringendosi a lui. Restarono ancora qualche giorno a Venezia, dove Simone iniziò un romantico corteggiamento, facendole arrivare ogni mattina, un bocciolo di rosa blu, i suoi preferiti, felicissima di aver ritrovato l'uomo dei suoi sogni. Isabelle riprese il suo lavoro di insegnante, dedicando poi del tempo al suo di balletto, ed ad un tratto pensò ad una sorpresa per i suoi cari amici e poter coinvolgere anche Simone, nel partire insieme per qualche giorno a Parigi per il periodo natalizio. Quel periodo dell'anno era incantevole e sapeva che avrebbe fatto la felicità della sua cara Rita e forse anche dei suoi. E finalmente giungere dicembre. Isabelle propose l'idea ai suoi, essendone d'accordo; poi con l'aiuto di Clara prenotò le camere in un elegante albergo nei pressi di Parigi. Con l'arrivo di Fabio dalla sua tournée, si recarono da Rita la quale ne fu entusiasta di poter assistere ad uno dei balletti del miglior ballerino del momento. Con lo stesso stratagemma, coinvolsero anche Simone, ben lieto di far felice la sua amata Isabelle. Era stato tutto perfettamente organizzato per vivere insieme un meraviglioso Natale a Parigi. Giunsero così in un albergo illuminato e addobbato con ottimo gusto. Più tardi si ritrovarono in sala da pranzo e per i tre musicisti fu molto importante essere ancora insieme, come i bei tempi vissuti. Nel pomeriggio furono raggiunti da Fabio dove portò via la sua amica; per poi visitare insieme alcuni posti incantevoli. Finché non giunse il 25 dicembre, ritrovandosi ancora insieme per colazione e più tardi li raggiunse ancora una volta Fabio portando via Isabelle per l'ultima prova a teatro, lì difatti l'attendeva Clara per la prova costume. Al termine delle prove generali, dalla platea ci fu un solo battimani, voltatasi Isabelle, trovò la sua amata Marieyvonne: nel vederla lì, lacrime di gioia le bagnarono il viso, mentre correva ad abbracciare la sua cara insegnante di danza - Sarai per sempre la mia preziosa ballerina - le sussurrò l'anziana insegnante. Nel frattempo in albergo, il gruppo optava per una passeggiata ma Simone chiese invece a Edmond di potergli parlare in privato, appartandosi nel salottino dell'albergo, suscitando un po' di curiosità per gli altri. Isabelle fu di rientro in albergo ancora per l'ora di pranzo, ritrovandosi a tavola per un altro buon pasto per poi decidere di riposare un po' prima dello spettacolo a teatro. Per la serata Isabelle indossò un bellissimo abito in velluto blu a décolleté, completo di coprispalle. Si trucco' appena raccogliendo i suoi lunghi capelli in un fulard dietro la nuca. Si ritrovano ancora nella hall dell'albergo tutti molto eleganti, per poi avviarsi verso il teatro. Furono accolti da uno svavillio di luci e colori: il teatro era stato illuminato a giorno, gente elegantissima si accingeva ad occupare i propri posti. Ad Isabelle ed al suo gruppo furono indicati dei posti in prima fila, dove lì, incontrarono una elegantissima Marieyvonne che li salutò calorosamente, poi appena vedutala, Clara la portò via dai suoi cari, la giovane donna, prima di allontanarsi si rivolse ai suoi con un semplice - Tornerò presto - strizzando un occhio a sua madre. Ma non sfuggì agli altri, seduti lì con Rachele. Rita curiosa come non mai, guardò Simone con aria interrogativa ma il musicista si limitò ad un alzata di spalle - Non guardare me, ne so quanto te - non affatto soddisfatta dalla risposta ricevuta da Simone, Rita si fece più vicina a Rachele - Sapresti dirmi che sta succedendo? - - Aspetta e vedrai - fu la semplice risposta ricevuta dalla sua amica. Nel frattempo le luci in teatro, iniziavano ad abbassarsi e con esse il vocio del pubblico in sala; un elegante orchestra situata si due lati sotto il palcoscenico, si accingeva col accordare gli strumenti musicali. Era tutto molto emozionante! Finché da dietro il maestoso sipario di broccato rosso scuro, apparve una bionda mozzafiato con indosso un abito color oro e con uno squisito accento francese, diede inizio alla serata di beneficenza. Si iniziò dunque con un duetto di soprani, a seguire un gruppo di danza moderna e dopo fu la volta di Fabio il ballerino del momento accompagnato dalla sua ex partner interpretando il romantico balletto "Romeo e Giulietta" . L'espressione dipinta su i volti dei loro amici, era semplicemente impossibile descrivere. Edmond e la sua compagna si gustarono la scena con immenso orgoglio. In quel frangente Isabelle, si era fatta aiutare da una costumista per il trucco di scena e l'acconciatura, legando i capelli in un elegante scignon dietro la nuca. Il suo costume era una sobria veste di seta colore panna, modello impero con un elegante ricamo all'altezza del seno e le sue amate scarpette. Fabio era altrettanto bello con una calzamaglia bianca e una blusa in raso blu con maniche a sbuffo. Quando furono dietro le quinte, Fabio la prese per mano e dirle: Ancora insieme sulle scene. E sulle note di una dolcissima melodia i due bravissimi ballerino fecero il loro ingresso a passo di danza. In quella Rita non riuscì a contenere un gemito di commozione, mentre Simone, era indescrivibile la sua espressione, nell'ammirare la grazia e la bravura della sua compagna. I due ballerini volteggiavano sulle tavole del palcoscenico con sublime eleganza, scambiandosi dolci sguardi come gli innamorati veronesi da loro interpretati e concludere la loro esibizione con un struggente bacio d'amore per poi separarsi. Il maestoso sipario coprì la splendida scenografia ed un sonoro applauso echeggiò nel teatro, per poi apparire mano nella mano i bravissimi ballerini. Una volta fuori dalle scene, Fabio e Isabelle vennero raggiunti da Clara e dall'organizzatore dello spettacolo per invitarli ad una cena ma Isabelle dopo aver ringraziato l'invito, rifiutò per poter stare con i suoi. Rientrata nel suo camerino, lo trovò colmo di diverse composizioni floreali, eccitatissima e sicura che non avrebbe mai più dimenticato quella meravigliosa e ultima esibizione a teatro. Fu poi raggiunta da Fabio, una volta cambiata d'abito, per ritornare in platea mentre lo spettacolo proseguiva. Simone nel vederla arrivare, si sollevò dalla sua poltrona per accoglierla con lo sguardo colmo d'amore, ma Rita con uno spintone lo scansò di fianco per poter stringerla a sé. Finalmente Simone riuscì ad avvicinarsi, sedendole accanto e prenderle la mano per sfiorare le sue labbra con un bacio e poi chiederle - Hai in serbo altre di queste fantasticherie, amore mio? - - Chi può dirlo! - rispose a sua volta Isabelle. Fabio intanto le sedeva accanto, lei guardò l'amico - Passerai il resto della serata con noi? - lui le sorrise per poi indicare uno dei violinisti alla loro sinistra. - Oh, capisco! - rispose l'amica. Così terminarono di godersi insieme lo spettacolo.

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Capitolo 30
*** TRENTESIMO CAPITOLO ***


Isabelle dopo aver vissuto quella splendida serata, non attendeva altro che potersi finalmente riposare, era stanca ma meravigliosamente euforica. Fu svegliata il mattino seguente da dei colpi alla porta e una voce - Colazione in camera, madame. - non avendo affatto ordinato la colazione, ma invece vi entrò un elegantissimo Simone con un vassoio fra le mani colmo di prelibatezze. Il musicista le si avvicinò posando il vassoio ai piedi del letto e sedersi accanto mentre lei si striracchiava, con un sorriso radioso sul suo viso. - Buon giorno amore mio - le sussurrò per poi baciarla con passione, lei si strinse al suo petto colma di felicità come non mai. Poi Simone la allontanò delicatamente per poterle porgere un pacchetto elegantemente confezionato; Isabelle guardò perplessa il pacchetto, per guardare anche il suo uomo. - Coraggio, aprilo, è per te! - Isabelle si tirò su a sedere e afferrò il pacchetto - Ma, io non ti ho regalato nulla per Natale - lui le sorrise - Non occorre, sei tu il più bel regalo che potessi avere - baciandola ancora. - Allora, vuoi aprirlo? - insisté Simone. Isabelle si accinse a scartare il suo regalo, trovando una scatoletta di velluto blu, per poi ammirare nell'interno una veretta in oro bianco, la cui parte superiore era ricoperta per metà da piccoli diamantini, dandole un tocco delicato ed elegante. Isabelle trattenere il respiro per un secondo, portando una mano sul petto per poi guardare il suo Simone, che nel frattempo sfilava il delicato anello dalla sua custodia e lo infilava all'anulare della mano sinistra della sua compagna. - Allora, ti piace? - Isabelle osservò la sua mano con al dito quel luccicante gioiello, troppo commossa per poter dire qualcosa, poi guardò nuovamente il suo uomo - Potrei intuire che ti piaccia - scherzò Simone. - Come potrebbe non piacermi...ma ...- lui le afferrò la mano sfiorandola appena con le sue labbra e guardarla con sensualità - Ieri, Isabelle, ho chiesto la tua mano a Edmond - lei sgranò gli occhi - Tu...che cosa? - ma lui proseguì dicendole - Vorresti sposarmi? - - Ma...la tua libertà, la tua vita e la mia...- - So bene come la pensavamo entrambi, ma dopo questi meravigliosi giorni qui con te a Parigi, non voglio più vivere da solo Isabelle. Vorrei potermi addormentare con te, e risvegliarmi con te accanto, se tu lo desideri naturalmente. E poi Dario e Edmond mi sbranerebbero vivo se non ti sposassi! - ironizzò Simone. Isabelle gli sorrise accarezzando una sua guancia ma Simone non aspettò la sua risposta, posando sulle sue gambe ancora un pacchetto. - E questo cos'è? - ma lui si limitò a sorridere. Isabelle lo scarto' trovando nell'interno un portachiavi in argento a forma di stella agganciate due chiavi - Cosa sono queste? - - Sono le chiavi del mio appartamento. Hai sempre detto che ti piace, naturalmente lo potrai modificare a tuo piacimento - - Ma certo che mi piace! L'ho sempre adorato. Sei davvero sicuro di quello che mi chiedi Simone? Perché se accettassi, sappi che non avresti più via d'uscita, mio bel musicista! - - È esattamente quello che desidero con tutto il cuore. Ti ho sempre amato Isabelle, da subito, forse ogni volta in maniera diversa. E poi, sei stata l'unica donna ad invadere il mio habitat e lo sarai per sempre - - Bè, suonerebbe più come una intimazione, ma...accetto - Bene, perché intendo tenerti tutta per me, per il resto dei miei giorni, mia bellissima ballerina! - sussurrò Simone con sensualità, allungandosi lentamente sul corpo di lei. - No, Simone. Per il resto dei"nostri" giorni insieme - precisò Isabelle, cingendo le sue forti spalle - Ci conto amore mio - stringendo Isabelle al suo petto e ricoprire la sua amata, di teneri e appassionati baci. -------------------------------------------FINE-----------------------------------------

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