Love, lovers, and heart of Ice di coopercroft (/viewuser.php?uid=1146299)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'incontro con Eleanore Brett ***
Capitolo 2: *** Una piacevole serata a cena ***
Capitolo 3: *** La difficoltà del sentimento ***
Capitolo 4: *** chi è Eleanore ***
Capitolo 5: *** Amore e rose bianche ***
Capitolo 6: *** il sospetto ***
Capitolo 7: *** La scomoda verità ***
Capitolo 8: *** La vecchia casa di Pall Mall ***
Capitolo 9: *** Eleanore è in pericolo ***
Capitolo 10: *** Il colloquio con Sherlock ***
Capitolo 11: *** Finire una relazione ***
Capitolo 12: *** Salvare un fratello confuso ***
Capitolo 13: *** Rivedere Eleanore ***
Capitolo 14: *** La decisione finale ***
Capitolo 1 *** l'incontro con Eleanore Brett ***
L’incontro con Eleanore
Brett
Mycroft sbuffò mezzo
annoiato, prese la valigetta di pelle nera
dalla scrivania del suo ufficio, e decise di andare a casa in anticipo.
Non che
la sua vita fosse noiosa, anzi era piena di impegni. Ma era solo, ed
era la
cosa che cominciava a irritarlo di più.
Il suo amato fratello minore ora si godeva la sua vita
insieme a John.
Dopo la morte di Mary Watson le cose tra loro si erano aggiustate. Il
buon
dottore aveva capito di amare Sherlock, e dopo tante incertezze aveva
accettato
il dato di fatto. Sherlock era cambiato, dopo aver affrontato Eurus
aveva preso
coscienza di avere una famiglia, quella con John e Rosie, che erano
tutto ciò
che aveva sempre desiderato.
Percorse pensieroso il Bunker
sotterraneo, dopo aver attivato la
sorveglianza personale che lo seguiva discreta in ogni spostamento. Alla fine un'altra
giornata piena di impegni
era giunta al termine, ma non era ancora finita, perché
quella sera aveva una
cena all'ambasciata Inglese. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, gli
sarebbe
piaciuto starsene a casa con un buon bicchiere di brandy, di fronte al
camino a
impigrirsi.
Ma era stato costretto dal primo
ministro e aveva dovuto a
malincuore presenziare. Il Bmw nero governativo lo aveva portato a casa
evitando
il traffico della città. La vecchia casa di Pall Mall lo
aspettava buia e
solitaria, capì di non essere di buon umore
perché finì per dimenticare la
password di accesso, e questo non era da lui. Si piantò
innervosito a digitare
sul display, ma dovette chiamare Anthea per ricordargliela. La cambiava
tutti i
giorni, ma non l’aveva mai scordata. “La mezza
età che incombe.” Pensò
avvilito.
Controvoglia si preparò
per la noiosa serata che lo aspettava,
indossò uno smoking nero e curò in forma
maniacale ogni dettaglio, si fece
portare all’ambasciata scuro in volto e già
tediato.
Si ritrovò al
ricevimento circondato da una confusione di
politici, che parlavano lingue diverse, la confusione non gli era mai
piaciuta,
ma abbozzò e si lasciò trasportare dalla noia. Salutò con la sua
solita cortesia le persone
che gli si avvicinavano curiosi di ritrovarlo presente a quella serata.
Mycroft
li liquidava garbatamente dopo pochi convenevoli.
Si versò del vino e con il bicchiere nella
mano prese a girare per le sale piene di pregevoli quadri e mobili
antichi dal
notevole valore. Una
piccola orchestra
suonava dei brani soft, sonnolenti e poco accattivanti.
Finché distratto
, finì per urtare una forma
femminile, che chiacchierava con altre persone, al centro della sala.
“Mi scusi, sono un vero
disastro.”
Nell’urto aveva rovesciato un po' di vino del
bicchiere. Si sentì
manchevole, lei si girò e gli sorrise divertita.
"Mister Holmes, che piacere
vederla." Mycroft
la riconobbe era l’interprete
ufficiale del primo ministro. La signorina Eleanore Brett.
L’aveva incrociata
alcune volte per lavoro. Lei era sempre rimasta al suo posto,
benché lui
l’avesse notata, nella sua composta eleganza.
"Miss Brett, anche lei qui. Certo non si
annoierà stasera, con tutti
questi politici stranieri." Mycroft faticava a mantenere la freddezza.
Lei
era notevole si ritrovò a pensare stupidamente.
"Ho alcuni minuti di pausa Mister
Holmes, ma la noia stasera
proprio no. Ho il mio daffare per tradurre le loro conversazioni.
Invece lei
Mister Holmes, ha l’aria di chi vorrebbe essere mille miglia
lontano da qui.
Sbaglio?"
"Ottima osservatrice Miss Brett, da
cosa lo deduce se è
lecito." Mycroft sospirò rassegnato, pensava alla sua
poltrona di fronte
al camino. Ridusse gli occhi grigi a fessure.
"Beh, Mister Holmes, tiene quel
bicchiere in mano, ma non ha
bevuto. Non ha più alcuna bollicina che risale, segno che lo
ha riempito da un
po'. Se lo finisse troppo presto sarebbe costretto a versarsene ancora
e data
la lunghezza della serata, alla fine si ritroverebbe alticcio, se me lo
concede."
Mycroft si sorprese e le
regalò un sorriso divertito. Come aveva
potuto non accorgersi di lei?
"Si sta chiedendo perché
non mi ha notato prima, Mister
Holmes? “ Mycroft
sollevò le
sopracciglia curioso.
"Nessuna deduzione complicata, l'ho
letto nei suoi occhi. Sensibilità
femminile." Gli
sussurrò piano,
mentre strizzò gli occhi maliziosamente. L'auricolare
che Miss Brett portava, gracchiò
"Mister Holmes mi chiamano, mi
dispiace lasciarla da solo, ma
conto di vederla più tardi. Se le fa piacere."
"Non mancherò Miss
Brett. Lei mi sembra l'unica persona degna
di nota qui dentro."
"Lo prendo per un complimento
allora Mister Holmes."
Eleanore gli regalò un sorriso che valeva tutta quella
stupida serata.
Mycroft la osservò
mentre si allontanava fasciata da un abito da
sera scuro con delicati inserti ricamati.
Era scollato in maniera sobria,
visto il lavoro che stava
svolgendo. I lunghi capelli castani chiari erano raccolti in un
grazioso
chignon abbellito da un fermaglio nero.
La trovò elegante e
anche attraente. Gli
aveva lasciato la sensazione di
ricordarle qualcuno. Un viso noto, che al momento non riusciva a
mettere a
fuoco. Quegli occhi castani dorati e le labbra delicate. Avevano un che
di
familiare. Mycroft rimuginò
quasi tutta
la sera, ma non giunse a niente.
Decise di trattenersi ancora.
Holmes elargì frasi fatte hai notevoli pesci
rossi che affollavano la
sala, e anche se non voleva ammetterlo aspettava di rivedere Eleanore.
Certo non era più un
giovane acerbo, ma Miss Brett aveva
scardinato un piccolo pezzo del suo cuore di ghiaccio. Mycroft si
sentì
stranamente attirato da lei, fu incapace di riportare ordine nella sua
mente.
Fece appello a tutta la sua residua razionalità, ma non
servì a nulla. A fine
serata la vide conversare col primo ministro e ne fu ulteriormente
affascinato.
Lei lo notò ancora col
suo bicchiere in mano, si sentì intenerita.
Mister Holmes sembrava un uomo gentile e garbato, un uomo di un'altra
epoca.
Lo raggiunse dopo aver salutato il
primo ministro, lo guardò
compiaciuta.
"Così mi ha aspettato
Mister Holmes, si è annoiato fino ad
ora per incontrarmi. Sarà stata una serata spiacevole per
lei. Nulla che
l'abbia un minimo interessato?"
Mycroft la guardò con i
suoi occhi grigi, ora luminosi.
"Solo lei Miss Brett." Si scoprì a
risponderle e si diede
dell'imbecille. Stava correndo troppo.
Rimasero insieme sul finire della
serata. Lei lo
accompagnò sulla terrazza dove una
leggera brezza le scompigliava i capelli. Mycroft lasciò il
suo fidato
bicchiere al cameriere, la seguì senza opporsi.
"Ha finito il suo lavoro Miss
Brett? È
stata molto occupata stasera, spero non le
sia pesato."
"È quello che faccio di
solito Mister Holmes, seguire
politici e assisterli nei loro incontri. Non lo fa anche lei?”
"In un certo senso. Ma io sono
molto più diretto.”
Era orgoglioso di prendere decisioni
difficili nel suo lavoro, che pochi si accollavano.
"Credo di capire, che lei abbia una
grande responsabilità. È
questo che l'ha reso un uomo riservato e solitario? "
Mycroft si ritrasse risentito. "Le
sembra che io sia un uomo
solo? "
"Potrei scoprirlo se me lo concede
Mister Holmes."
Elenoire si avvicinò e senza malizia gli aggiustò
il papillon leggermente
storto. Sentì il profumo del dopobarba e la freschezza della
sua camicia pulita
e provò una sensazione seducente.
"Ho sempre sognato di aggiustare la
cravatta al mio uomo,
prima che lui esca di casa. Lei rappresenta esattamente quel tipo di
uomo." Mycroft notò la grazia delle sue mani che sfioravano
il papillon
nero.
"Mi lusinga Miss Brett, ma io
potrei dirle che amo la mia
indipendenza.”
Inclinò il capo di lato,
sospettoso.
"Quindi non mi darebbe nessuna
possibilità?" La
giovane donna lo studiò attentamente senza
forzare.
"Potrei prendere in considerazione,
un abituale
frequentazione, poi se le cose maturassero Miss Brett..." Mycroft si sorprese della
sua stessa
risposta.
"Bene, Mr. Holmes, possiamo cenare
insieme una di queste sere
se lo desidera." La
tensione si era
allentata, le spalle di Eleanore si sciolsero, sorrise.
"Si, penso sia fattibile Miss
Brett. Come gli adolescenti le
lascio il mio numero privato."
Mycroft prese il portafoglio dalla
tasca interna e le porse il suo
biglietto da visita.
Lei stringeva soddisfatta il suo
recapito privato nelle mani.
"Le manderò il mio numero Mister
Holmes. Buona notte, è stato un piacere."
"Buonanotte a lei Miss Brett, lo
è stato anche per me."
Elenoire si allontanò
senza voltarsi, mentre Mycroft la osservò
uscire. Era rimasto sorpreso dalla dolcezza della donna, ma anche dalla
sua
determinazione. Alla fine il gioco l'aveva condotto lei. Mycroft prese
il suo
Crombie scuro e il suo amato ombrello, gli fece fare mezzo giro in
aria. Si
sorprese a sorridere, un'abitudine che spesso dimenticava,
camminò verso l'auto
di servizio che l'avrebbe riportato a casa.
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Capitolo 2 *** Una piacevole serata a cena ***
.
La mattina seguente Mycroft
pensò molto all'incontro della sera
prima. L'aveva destabilizzato, doveva ammetterlo, perché
nella sua carriera di
donne ne aveva incontrate molte, ma Eleanore aveva quel qualcosa in
più che lo
aveva affascinato. Si specchiò aggiustandosi la cravatta
azzurra del suo abito
blu tre pezzi, si ricordò del gesto di Eleanore, che gli
aveva sistemato il
papillon con le sue delicate mani.
Scosse la testa cercando di
eliminarla dai suoi pensieri e si
diede del perfetto cretino.
Uscì con la testa
altrove, cercando di ritrovare l'Ice Man che
tutti si aspettavano di vedere.
Passò buona parte della
mattinata tra telefonate e impegni di
lavoro noiosi.
Poi finalmente prese il cellulare e
mandò un sms a Miss Brett, si
era stancato di nascondere il suo desiderio di rivederla. Le aveva
chiesto un
appuntamento per la sera a cena. Aspettò la risposta
emozionato come un
ragazzino.
Eleanore rispose quasi subito e
confermò l'appuntamento.
Improvvisamente
la giornata
di Mycroft si aprì e diventò radiosa. Il lavoro
sembrò pesargli meno e
trascorse veloce. In serata si fece portare a casa per cambiarsi, fece
una
doccia veloce e poi scelse con cura il suo guardaroba per la sera.
Mycroft aveva deciso per un
elegante ristorante vicino al Tamigi.
Salì leggermente ansioso nell’auto
governativa. Rigirava fra le mani l’impugnatura del ombrello
nero, pensò che
non gli avrebbe fatto male frequentare una donna come Eleanore, ora che
Sherlock non era più la sua priorità. Aveva
ancora una vita davanti.
Fu
puntuale come sempre,
miss Brett scese dall'appartamento di un bel palazzo del centro. Aveva
un
elegante soprabito cammello, che la avvolgeva. Mycroft da vero
gentleman la
aspettò in strada e le aprì la portiera.
"Vedo che apprezza la
puntualità. Siamo perfettamente in
orario." Mycroft si sedette in auto sul sedile posteriore accanto a
lei.
L'autista partì e li condusse al ristorante.
"Mr. Holmes, di solito rispetto gli
appuntamenti con la
massima precisione. Il
primo ministro è
molto esigente."
Elenoire si
voltò verso lui, riconobbe la cura del suo abbigliamento.
Una sciarpa nocciola
di seta, spuntava dal collo del cappotto. E i calzoni blu spigati erano
pregevoli. Un paio di stringate nere completava il tutto. Nell'auto
c'era il
piacevole profumo del suo dopobarba.
"Mi sta esaminando Miss Brett?" Mycroft inclinò
il capo di lato osservandola
compiaciuto.
"Beh, Mister Holmes la trovo molto
raffinato nel vestire. Lei
mi affascina devo ammetterlo, gli uomini trasandati non mi piacciono."
"Anche lei Miss Brett, stasera
è attraente. Ma perché non
smettiamo con queste formalità. Il mio nome lo conosce
è Mycroft, da piccolo
mia madre lo abbreviava in Myc. Di secondo nome sono Alexander, ma
nessuno lo
ha mai usato." Lui la guardava intrigato.
"Il mio nome viene spesso
abbreviato in Elly, Eleanore spesso
è difficile da pronunciare."
"Lo trovo molto appropriato per te
invece, Eleanore." Rimasero
silenziosi affiancati senza
avvicinarsi troppo.
Giunsero lungo il Tamigi e scesero
dall'auto nera. Camminarono
lentamente, lui non la prese sottobraccio, gli sembrava troppo presto,
non
aveva rinunciato al suo ombrello, che ondeggiava al suo fianco. Elly lo scrutò
quasi sorpresa.
"Mycroft, non lo abbandoni mai? Lo
sai che è diventato parte
della tua leggenda, come il soprannome di Ice Man?"
Mycroft fu colto alla sprovvista. "Mi trovi Ice Man, Eleanore?
"
Lei lo prese inaspettatamente
sottobraccio, ridendo lo attirò a
sé. Mycroft sentì la sua stretta e
avvertì un sottile piacere avvolgerlo.
"Potresti essere tutto il British
Government, ma Mycroft
Alexander Holmes, stasera non sei certamente un uomo di ghiaccio."
Eleanore lo baciò
delicatamente sulla guancia. Mycroft si
sorprese, ma non si scostò da lei, fece appello a tutta la
sua freddezza per
non farle scorgere il suo turbamento. Eleanore era una ventata di
freschezza e
spontaneità.
"Spero Myc, non ti sia dispiaciuto,
questo segno di affetto.
Non voglio vederti imbarazzato. Non voglio metterti fretta." Mycroft prima si
irrigidì, ma poi si rilassò,
era stanco di auto controllo, non ne aveva ragione.
"È così difficile con te nascondere
le
mie emozioni? Sembro un pivello alle prime uscite. Quindi a questo
punto, mia
piccola Elly sono tutto tuo."
"Molto bene Myc, perché
ho intenzione di approfittare di
te."
Entrarono complici stringendosi
sottobraccio nel locale.
Trascorsero due ore cenando
rilassati. Mycroft la studiava per
quanto potesse, cercando di non destare la sua curiosità. Lui aveva quasi
completamente capitolato,
davanti al suo vestito blu, che la fasciava e metteva in vista il suo
fisico
snello e piacevole. Una scollatura adeguata la rendeva affascinante. I
capelli castani
erano sciolti, avrebbe voluto accarezzarli, ma non riusciva ancora ad
avere
quei gesti affettuosi che per anni aveva soffocato.
Perfino con Sherlock, il suo amato
fratello, non c'erano stati più
gli abbracci, né le carezze che invece si scambiavano da
piccoli. Era bloccato,
il mondo emotivo di Mycroft, lui lo aveva soffocato decidendo che non
ne aveva
bisogno, adesso, si rese conto che avrebbe voluto avere
quell'affettività, che
aveva perduto. Eleanore probabilmente avrebbe percepito la sua
difficoltà,
trovò giusto dirglielo.
"Mycroft, sembri improvvisamente
pensieroso." Elenoire
lo guardò seria. "Cosa ti tormenta, forse qualcosa che ho
detto."
"Assolutamente no." Lei
allungò le mani verso quelle di Mycroft
cercando di accarezzarle, ma lui si ritrasse intimorito, per poi
scusarsi.
Balbettò come non gli succedeva da tempo.
"È per questo Eleanore,
ho difficoltà nel farmi toccare, non
sono esperto per quei gesti affettuosi che sono così normali
per te. Voglio che
tu lo sappia, perché potresti pensare che non ti desidero. Le emozioni le ho
seppellite dentro di me, da
tanto tempo. Se decidi di frequentarmi, dovrai avere un'infinita
sopportazione.
“Mycroft afferrò il bicchiere, trangugiò
un sorso di vino rosso, come lo erano le sue guance.
"Aspetterò Mycroft,
perché ho molta pazienza, ma stasera
allunga la tua mano e lasciati sfiorare."
Mycroft stese con preoccupazione la
sua mano verso quella di
Eleanore cercò di stringerla, lei si liberò e
iniziò ad accarezzargliela, delicatamente.
Si guardarono negli occhi complici, Mycroft sentiva passare il calore
dalla
mano di lei e alla sua, si sentì bene, rilassato.
"Non è così
difficile Myc, se solo ti lasciassi andare, sei
l'uomo più amabile che abbia mai incontrato." Lei era gentile, si
soprese ad essere troppo
indulgente verso una donna che aveva incontrato da poco.
"Quindi ne hai incontrati molti
Eleanore, e perché io dovrei
essere il più amabile. "
"Potrei farti la stessa domanda,
perché tra tante la tua
mente razionale, cerca me." Continuava ad accarezzargli la mano con
garbo,
e lui non si sottraeva.
"Forse non c'è una
risposta Eleanore, forse è un'alchimia.
L'amore non ha senso logico. "
"In verità, io ti avevo
notato, quando venivi in visita al
primo ministro, eri così professionale, cosi affidabile,
già da allora avrei
voluto conoscerti. Ma tu eri così lontano, inavvicinabile,
non ne ebbi
l’occasione." Due fossette amabili si disegnarono sulle
guance rosee.
"Quindi è la donna che
sceglie. Noi uomini, ci crediamo forti,
ma in realtà siamo in balìa delle vostre scelte."
Eleanore gli strinse la
mano con affetto. Poi fece cenno di alzarsi.
"Usciamo, Myc vorrei passeggiare
lungo il Tamigi con
te." Lui si alzò, le scostò la sedia, uscirono
nella sera frizzante di
Londra. Eleanore si
appoggiò al suo
braccio, lui la sostenne con tutta la dolcezza possibile. Mycroft
sentiva
l'aria sferzargli il volto e guardava il Tamigi che scorreva agitato,
come il
suo cuore, che tutti credevano non avesse, in realtà era
rosso e pulsante come
quello di qualunque altro.
"È bellissimo qui Myc." Eleanore
si fermò a guardare il fiume impetuoso,
voleva abbracciarlo, ma che temeva non fosse pronto.
Holmes si girò per vedere il volto di Eleanore
illuminato dalla luna, e non poté fermarsi, si
avvicinò al suo viso dolce e
pulito e la baciò, con tutto lo slancio di cui era capace,
le strinse i fianchi
attirandola a sé.
Lei
fu sorpresa, ma ne fu
felice. Rispose
allo stesso modo, mentre
faceva scivolare le mani sotto la sua giacca per sentire il suo corpo.
Portò le
mani lungo la sua schiena, lo accarezzò. Mycroft aveva un
profumo maschile
intenso, inebriante, si abbandonò a lui completamente.
Nessuno dei due si rese conto di
essere allo scoperto, rapiti da
un sentimento che non riuscivano a spiegarsi. Men che meno Mycroft, che
era
solamente un uomo discreto, amante della privacy. Si staccò
imbarazzato dal suo
troppo entusiasmo.
"Myc credo che vorrei vederti molto
più spesso." Eleanore
capì il suo turbamento, lo accarezzò
sotto la giacca sentendo il suo fianco asciutto, il fruscio della
camicia che
toccava la sua pelle. Appoggiò la testa sul suo petto,
sentì il cuore dell'uomo
battere
forte. Eleanore si rese conto di amarlo, in così poco tempo
lo desiderò.
Mycroft reagì
stringendola forte quasi avesse paura di perderla,
sentì il profumo dei suoi capelli sul suo petto. Anche lui
avrebbe voluto
vederla più spesso. Si lasciarono per pochi secondi, si
baciarono ancora. St Le
mani di entrambi si cercavano, si esploravano, Mycroft improvvisamente
si
fermò, le prese il volto tra le mani e le chiese di smettere.
"Non adesso Eleanore, dammi tempo,
sei un autentico ciclone,
finirai per annientarmi. Non pensare ad un mio rifiuto. Se mi ami
fermati." Eleanore capì, gli diede un ultimo casto bacio
sulle labbra, e si
fermò.
"Ti aspetterò Mycroft
Alexander Holmes, prenditi il tempo che
vuoi.” Gli
accarezzò la spalla tesa, sciolse
la leggera tensione sul suo volto.
Mycroft chiamò
l’auto, si incamminarono silenziosi, mano nella
mano fino al parcheggio. Lui la fece accompagnare a casa mentre
preferì fare la
strada a piedi, più avanti avrebbe preso un tassì.
Eleanore lo vide turbato,
cercò con insistenza di farlo salire, ma
Mycroft fu irremovibile aveva bisogno di stare solo. Le
assicurò che andava
tutto bene, non avrebbe corso alcun pericolo, era comunque sorvegliato.
Holmes camminò
lungamente pensando a tutto quello che gli stava
succedendo. Questa attrazione verso Eleanore era devastante, lo
costringeva
continuamente a rivedere le sue priorità. Il lavoro di una
vita non poteva
essere compromesso, doveva mantenere un atteggiamento freddo e
distaccato.
Eleanore, invece gli mostrava una parte di sé più
sensibile, più umana. Un
aspetto che non conosceva. Lei
era così
affettuosa, era spesso vicina, così vicina da turbarlo,
mentre lui si rivelava
incapace di essere un uomo premuroso. Camminò
immerso in mille dubbi, quella
relazione metteva disordine nella sua vita così rigida.
Chiamò un taxi, per non
mettere in allarme la sorveglianza, che probabilmente lo seguiva da un
po'.
La
preoccupazione crebbe
ulteriormente, perché Elenoire avrebbe potuto rischiare
frequentandolo. Alla
fine concluse che il costo in tutti i sensi era molto alto.
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Capitolo 3 *** La difficoltà del sentimento ***
La mattina dopo Mycroft,
cercò di trovare la maniera di contattare
Eleanore sperando che lei avesse capito la sua inquietudine,
pensò di andare
nel suo ufficio, verso mezzogiorno. Le inviò un sms
velocemente senza tanti fronzoli.
Lei rispose poco dopo, disse che l'avrebbe aspettato durante la pausa
pranzo.
Si sentì sollevato e lavorò rapido. Anthea lo
osservava stranamente
compiaciuta, si chiese cosa sospettasse, lei era una della poche
persone che lo
conosceva bene.
Si
fece accompagnare nel
edificio che ospitava anche la sede del primo ministro.
Ritrovò Elly nell’ingresso
con un fascio di carte in mano. Spensierata e dolcissima come sempre.
"Aspettami Myc, sbrigo questa
faccenda e sono da te." Le
posò un cortese bacio sulla guancia.
" Pungi, British Government, il
rasoio era forse in
vacanza?"
"Eleanore, ti assicuro che mi sono
rasato." Mycroft, era
contrariato e si ritrasse.
"Era uno scherzo Myc!" Eleanore gli
regalò un sorriso ridendo, salì
ai piani superiori.
Mycroft
rimase a bocca
aperta. Beata donna, era veramente sorprendente, non aveva nessun
risentimento
per la serata, tutti i discorsi che si era preparato volarono via
velocemente.
Era irrimediabilmente innamorato.
Eleanore, scese avvolta in un
cappotto azzurro, disinvolta e
radiosa. Aveva sciolto i capelli che contornavano il suo viso pulito.
Mycroft
cercò di darsi un minimo di contegno, ma capitolò
quando lei lo prese
sottobraccio e lo condusse in un piccolo pub lì vicino.
"Sono contenta di vederti Myc, ieri
sera ero un pò
preoccupata."
"Non è stata colpa tua,
te l'ho già detto, sono spaventato da
quello che mi sta succedendo. "
"O Myc, penso che tu abbia capito
che non riesco a contenere
il mio sentimento, sono così presa dalla voglia di
conoscerti, che a volte
posso sembrarti precipitosa." Lui
camminava al suo fianco, ma rallentò indignato con
sé stesso. "Sono
io che ieri sera ti ho baciato,
tu hai rispettato i miei tempi."
"Myc, a me non è
dispiaciuto affatto, lo rifarei anche qua di
fronte a tutti, se non conoscessi la tua riservatezza. Io sono sicura
del mio
sentimento.” Gli strinse il braccio più forte
facendolo trasalire.
"Non credere che non senta lo
stesso per te, Eleanore, ma se
staremo insieme molti lati del mio carattere non ti piaceranno." Scosse la testa avvilito
dalle sue
insicurezze.
"Vedremo, io amo Myc, non il
funzionario del governo."
Ne frattempo erano giunti al pub e
Mycroft trovò un tavolo libero,
pranzarono scambiandosi sguardi complici, ma lui continuava a guardarla
serio,
poi alla fine si decise.
"Eleanore, sai che il lavoro che
svolgo è continuamente in
bilico tra legalità e segretezza. Potrebbe non sempre
piacerti, potrebbe essere
pericoloso frequentarmi. La mia solitudine è stata anche il
mio punto di
forza."
"Myc ti scordi che sono
l'interprete del primo ministro?
Pensi che non si a conoscenza di quello che è la politica"?
Eleanore lo osservò con
tenerezza, non aveva motivo di
giustificarsi. Semmai era lei che gli nascondeva qualcosa, ritenne
fosse presto
per diglielo. Non ora che lui era così combattuto.
"Myc possiamo ragionare di tutto,
dei problemi che ci sono e
di quelli che verranno, oppure lasciare che il nostro sentimento vada
avanti,
affrontando le difficoltà insieme."
Mycroft la ascoltava attento,
mentre lottava con la sua mente
logica e il suo sentimento che cresceva verso di lei.
"Elly, tutti i discorsi che mi ero
preparato mi sembrano così
assurdi adesso." Mycroft scosse la testa sconfortato.
"Forse perché non ti
concentri sulla cosa più importante. Il
desiderio di stare insieme, di amarci."
Eleanore gli prese la mano e la
accarezzò dolcemente, lui non la
ritrasse, la voltò iniziando un gioco sensuale fatto di
carezze e tocchi. Di
desiderio di conoscersi profondamente che li lasciò indifesi.
Rimasero in silenzio per un po', ma
si era fatto tardi e Mycroft
la accompagnò in ufficio. Eleanore
prima
di entrare lo baciò teneramente sulla guancia sfiorandogli
il volto con una
carezza.
"Riguardati, mio Ice Man."
"Buon lavoro mia piccola Elly."
Mycroft tornò al lavoro
a malincuore. Poco dopo gli arrivò un
messaggio di Sherlock che lo avvisò del suo arrivo.
|
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Capitolo 4 *** chi è Eleanore ***
A Mycroft sembrò strano
che il fratello gli facesse visita, dopo i
fatti di Sherrinford non si erano visti granché.
Però il loro rapporto
burrascoso si era per così dire placato. Del resto anche lui
aveva diradato gli
incontri, ora che Sherlock aveva una relazione stabile con John finalmente dopo anni di
indecisioni. Qualche
volta era passato per vedere la piccola Rosie e per affidargli qualche
caso
degno di nota, ma tutto finiva lì.
Sherlock entrò nel suo
ufficio, con il suo inconfondibile Belstaff
nero.
"Finalmente caro fratello, ci si
rivede. Non conosci più la
strada per Baker Street? "
"Sono stato occupato Sherlock, io
lavoro, come sai. "
Mycroft sollevò le sopracciglia perplesso.
"L'intera nazione te ne
è grata. Ma una visita alla famiglia,
a nostra madre che dice di non vederti più, forse sarebbe
gradita."
"Ha chiamato te per quale motivo?
Ha il mio numero di
cellulare!" Mycroft era seccato.
"Probabilmente non rispondi caro
fratello, quindi vedi di
leggere i messaggi che ti invia." Sherlock fissò il fratello
con
attenzione.
"Sei diverso Mycroft,
c’è qualcosa di nuovo in te. Cosa stai
combinando?"
"Per favore, non cominciare con i
tuoi giochetti."
Mycroft si stava innervosendo, sapeva che era difficile nascondere
qualcosa al
fratello.
"Questo tuo reagire mi
insospettisce." Il fratello
minore gli si avvicinò, studiandolo attento.
"Sei più curato nel
vestire, sei rasato di fresco, hai sistemato
i capelli e soprattutto hai addosso profumo femminile! Tu frequenti una
donna e
sei pure innamorato." Sherlock lo fissò sbalordito.
"Bontà divina,
smettila!" Mycroft
sbuffò infastidito.
"Non me ne andrò da qui
se non mi dici tutto." Sherlock
si sprofondò sulla poltrona di fronte a Mycroft. Congiunse
le mani sotto al
mento e aspettò. Al fratello maggiore non rimase che
arrendersi. Si
appoggiò alla scrivania con le mani
aperte, le spalle dritte.
"E va bene, ho conosciuto una
persona, una donna, ma solo da
poco. Non posso dirti molto."
"Una donna decisamente
interessante, se ti ha fatto
capitolare, e comunque degna di nota. Chi sarebbe la fortunata?" Sorrideva sorpreso il
fratello più giovane,
vedendo un leggero imbarazzo nel volto del maggiore.
"Forse qualche volta l'hai vista.
Si chiama Eleanore Brett,
l'interprete del primo ministro, l'ho conosciuta due sere fa ad una
cena
ufficiale piena di noiosi politici." Mycroft ebbe un moto di fastidio.
"Lei era l'unica cosa interessante di quella serata."
"Sei innamorato fratello?
Perché io direi di sì! "
Mycroft
fece un lungo sospiro e lo guardò
desolato.
"Ed è proprio questo il
punto, io mi sento spiazzato, confuso,
questo tu lo sai meglio di chiunque altro, mi spaventa." Sherlock aveva capito la sua
sofferenza, gli
sembrò di rivedere il fratello
maggiore ventenne, che
tornava dal college sprovveduto e ingenuo
"Ma di lei cosa sai? Non
è da te frequentare qualcuno senza
prendere anche le più innocue informazioni. Sei decisamente
innamorato e
arrendevole." Sherlock
si agitò
nella poltrona dubbioso.
"Non l'ho fatto, perché
l'amo e voglio fidarmi di lei, temo
di rovinare tutto. Lei è molto paziente e sensibile.
È una cosa rara, Sherlock."
Mycroft era decisamente cambiato, il giovane
Holmes non replicò, ma un minimo di attenzione visto la
posizione che occupava
sarebbe stata necessaria. Mycroft
diede
un inutile giustificazione.
"So che è stata adottata
dalla famiglia Brett. Il padre
adottivo l'ha introdotta al ministero dove lavorava. Quindi penso sia
già una
sicurezza questa.” Sherlock
percepì il
suo smarrimento, la mancanza di lucidità.
"Sembra che tu tema i sentimenti
che provi, più della persona
che conosci. Dovrai deciderti Mycroft, ne hai parlato con lei?"
"L'ho fatto, ed è stata
comprensiva, accetta questa mia
difficolta nel relazionarmi con le persone, e naturalmente con lei.
Sono un vero
disastro. "
Sherlock lo guardò
sorridendo e alzandosi gli posò le mani sulle
spalle.
"Benvenuto nel mondo dei pesci
rossi Myc, quelli amorevoli
come John e come Eleanore."
Detto questo lo salutò
lasciandolo allibito, erano secoli che i
fratelli Holmes non si scambiavano parole o gesti affettuosi!
Sherlock percorse il corridoio
scuotendo la testa, pensando
a suo fratello maggiore, confuso dal
sentimento nuovo che provava. Decise
di
accertarsi che non corresse pericoli, avrebbe preso informazioni in modo discreto, visto lo
stato incoerente
del fratello. Ma era contento che
avesse qualcuno che lo rendesse felice. Come era stato per lui e John.
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Capitolo 5 *** Amore e rose bianche ***
Mycroft a metà
pomeriggio, dopo aver passato la maggior parte del
tempo a pianificare incontri al vertice
del
governo, sentì il bisogno di sentire Eleanore,
così le chiese di vederla la
sera, anche sul tardi.
Sapeva, che il primo ministro era
impegnato con i delegati
francesi. Infatti Eleanore gli diede appuntamento verso le dieci di
sera. Per
un drink a casa sua. Mycroft ne fu felice, troppo felice.
Andò a casa a cenare,
Anthea gli aveva riempito la dispensa come
da sue indicazioni. Si cucinò un paio di case leggere,
mangiò rigorosamente
solo e in silenzio. Attese
indugiando a
tavola, pulì tutto in maniera maniacale.
Salì in camera e si
vestì con accuratezza, scelse un tre pezzi
grigio chiaro con una bella cravatta rosa a righe, Il solito ferma
cravatta e
orologio nel taschino. L’insieme davanti allo specchio era
ammirevole. Indossò
il suo immancabile Crombie nero, prese
il suo ombrello e uscì in anticipo, perché voleva
acquistare dei fiori per
Eleanore.
L’autista lo
portò dal fiorista e Myc scelse delle rose bianche,
delicate come lei.
Mycroft arrivò puntuale,
Eleanore lo accolse con un sorriso dolce.
Indossava un'aderente maglietta rosa con una sottile sciarpa di seta
grigia
fiorata, una gonna grigio chiaro aderente, che le davano una garbata
mise.
“Myc sono bellissime."
Elenoire prese le rose bianche e
gli posò un bacio sulla guancia.
"Vieni accomodati, prendo un vaso
per le rose. “Mycroft
appoggiò il suo amato ombrello in ingresso e si tolse il
cappotto. Entrò in un
piacevole salotto moderno, nessun quadro antico alle pareti, ma molte
foto di
caratteristici paesaggi europei. C'era qualche pezzo di antiquariato,
ben
sistemato nell'insieme. Un comodo divano chiaro era di fronte alla
libreria di
noce scuro. Era piena di libri in quasi tutte le lingue. Una casa
ordinata e
semplice, cosa che a lui piacque molto. Si sedette sul divano. Eleanore
sistemò
i fiori sul tavolo in legno e vetro che si trovava in fondo al salotto.
Poi si avvicinò e si
accomodò vicino a lui, prendendogli la mano.
"Avevo voglia di vederti Myc, mi
sei mancato, oggi lo
sai? La giornata mi
è sembrata
eterna." Elly si
appoggiò alla sua
spalla e lui prese a guardarla attento.
"Sei bellissima Eleanore, credo di
aver aspettato questo
momento tutto il pomeriggio.”
Era imbarazzato,
forse più teso, lasciò a lei
l’iniziativa. Elly gli accarezzò il viso con
affetto. Holmes allungò la mano e la ricambiò,
scorrendo le dita sul suo volto
sereno.
“Sono così
preso da te, mi sembra tutto così irreale. Mi fa quasi
paura."
Eleanore si scostò quel
tanto che fu necessario ad aprire il fondo
del divano che diventò un ampio letto, così da
avere più spazio. E prese il
controllo dei sentimenti che li avvolgevano.
Lo baciò sulle labbra, delicatamente, senza
forzare, cominciò a
accarezzarlo con tenerezza.
On aveva parole per descrivere la
sensazione che provava mentre lo
sfiorava lenta, delicata. Eleanore percorreva il suo volto tanto
desiderato.
Disegnava il suo viso con un dito, toccando le sopracciglia, gli occhi,
le
labbra, mentre lui la guardava rilassato. Era sereno adesso, un
meraviglioso
uomo disponibile, gentile e premuroso. Lui continuava a guardarla
curioso,
cercando di capire dove volesse arrivare. La lasciava fare, si era
abbandonato
a lei. Non aveva mai provato niente di simile. Niente che valesse la
pena di
ricordare. Eleanore era una donna sensibile, Mycroft pensò
di non meritarla. Di
non essersi meritato niente nella vita. Ma lei, bontà
divina, era qualcosa che
non riusciva a spiegarsi. Eleanore, arrivò alla sua nuca, e
lo bacio sul collo
delicata, sensuale. Mycroft ebbe difficoltà a trattenersi,
voleva abbracciarla
forte, ma si fermò e la lasciò continuare. Le sue
mani gli accarezzarono le
spalle, poi Eleanore le fece scivolare sotto la giacca e gliela tolse.
La sua camicia bianca era
profumata, senti il desiderio di
appoggiarsi al suo petto, mentre Mycroft le passò una mano
fra i capelli
morbidi, la strinse a sé.
Era
incantato,
incapace di muoversi. Eleanore si staccò da lui e prese a
sbottonargli il
gilet, lui la aiutò a toglierlo. Mycroft era completamente
perso, ma il
desiderio cresceva e cominciò a sfiorarla con le mani
tremanti, mentre le
toglieva la maglietta di cotone rosa.
Un pò lei lo guidava, lo
aiutava a sfiorarla, a sentirla,
aspettava che fosse sicuro. Eleanore, aprì con calma la
camicia di Mycroft e
scoprì il suo petto, dove appoggiò la sua mano
calda. Lui trasalì e si ritrovò
baciarla con foga, mentre prese a toglierle il reggiseno di pizzo
candido. Lei
lo ricambiò con ardore, si appoggiò nuda al suo
petto e lo senti ansimare di
desiderio. Si tolsero i vestiti vogliosi di scoprirsi nudi, si
baciarono, si
abbracciarlo, si esplorarono fino a quando i loro corpi si unirono e
furono una
cosa sola. Un'esplosione si sensualità e ardore. Mycroft
crollò al suo fianco e
la bacio sfiorandola appena. Lei lo desiderò ancora di
più, desiderò la
delicatezza, la sensibilità di quell' uomo così
potente, ma così fragile dentro
che lo rendeva insicuro nell' amare. Come si poteva non adorare
quell'uomo,
rimasto solo per troppo tempo.
Mycroft era disarmato vicino a lei,
sentiva qualcosa dentro che
non aveva mai provato. Amare qualcuno, desiderare il suo corpo, essere
in
sintonia. Erano sdraiati, abbracciati vicini. Seminudi coperti da un
leggero
plaid che era nel divano.
"Eleanore, non so cosa puoi
aspettarti da me, lo sai cosa
sono. Come sono." Lei in risposta si appoggiò con la testa
sul suo petto,
dove sentì il suo cuore battere forte.
"Non mi importa di nulla Myc, se
finisse adesso, io ti ho
voluto e continuerò a volerti. Ti prego adesso baciami,
fammi sentire tua, non
pensiamo a nulla se non a noi." I suoi capelli disordinati, vagavano
sul
suo torace villoso, si intrecciavano insieme.
Mycroft prese sicurezza,
iniziò ad accarezzarla delicatamente,
mentre la guardava innamorato. L’uomo di ghiaccio si avviava
al disgelo, Mr.
Holmes, era solo un uomo innamorato, un pesce rosso come tanti. E non gli dispiacque, non
con Eleanore al
fianco.
Mycroft
dimenticò Sherlock,
tutti gli anni passati a proteggerlo, senza mai ricevere alcun gesto di
affetto. Dimenticò Eurus, la sua mente malata. I suoi
genitori sempre così
assenti. Lo zio Rudi e tutti i problemi che gli aveva portato. E per
Dio, alla
fine il bilancio era sproporzionato!
Invece
Eleanore era lì
reale, dolce come un premio vinto dopo anni di lotta. Colmò
rapida troppe
rinunce, troppa solitudine, che non erano state un modo piacevole di
vivere. Si
profuse di carezze, prese baciarla di nuovo, mentre lei lo ricambiava
con
passione. Si ritrovarono a desiderarsi ancora, con più
slancio, con più impeto,
tanto che il tempo e lo spazio si erano bloccati sotto il desiderio di
entrambi. Mycroft fu appassionato, dolce, si scoprì essere
interessato solo al
suo piacere.
Mai si fermò, anche
trattenendosi sconvolto da tanto desiderio. La
condusse fino alla fine con calma e trasporto e lei grata lo
ricambiò alla
stessa maniera, muovendosi lenta e appassionata. In un crescere che lo
lasciò
senza fiato. Perse il controllo esercitato in tanti anni e
provò qualcosa di
nuovo, che non sapeva esistesse. Il sentimento, l’amore, la
cura quello che lui
affermava “non fosse un vantaggio”. Finirono
abbracciati uniti e stanchi.
Myc era accanto a lei, la
osservò mentre lei era assopita al suo
fianco, con le mani appoggiate sul suo petto. Non
la voleva svegliare, temendo di rompere
l'incantesimo, perché di magia si trattava, non di logica.
Non riusciva a
capire cosa lei si aspettasse da un uomo, che era rimasto spesso solo,
mentalmente freddo. Ebbe
una vertigine,
un improvviso smarrimento cercò di tranquillizzarsi,
accarezzandola. Lo prese
l’angoscia che tutto finisse, lui quelli che tutti chiamavano
Ice Man, sentiva
il dolore che poteva provocare la perdita. Eleanore si
svegliò, sentendo la sua
paura, gli fu subito vicina, lo baciò sulla punta del naso,
allegra e
spensierata. Vide il suo volto teso e non esitò: gli si
buttò sopra in un gioco
infantile, lo pizzicò, lo
toccò
infastidendolo, sapeva che Mycroft si sarebbe presto innervosito.
"Eleanore, per favore, mi stai
rovinando addosso! Guarda che
so difendermi, Elly! Non mi provocare."
"Vediamo, mio cuore di ghiaccio,
come ti difendesti? " Lei lo
incalzava divertita. Non c’era nulla in lui che ricordasse
l'uomo del governo
rigido e impettito, con il vestito tre pezzi e l'ombrello. Era solo Myc
innamorato che giocava con la sua donna, prese a lottare teneramente
con lei,
mentre le dava un bacio, o la stringeva, senza mai essere aggressivo,
lei si
scherniva facendolo lentamente rilassare. Ottenne la sua resa
incondizionata e
finirono stanchi, ad abbracciarsi stretti, mentre la notte stava
passando, e si
intravvedevano le prime luci dell'alba, filtrare dalla finestra che le
tende
bianche non riuscivano a nascondere.
Dormirono poco, Myc respirava
lento, il volto sereno. Eleanore
lo svegliò solleticandogli il mento.
Reagì con bacio caloroso, afferrando Elly per la vita.
“Su Myc, è
tardi il lavoro ci attende entrambi. Alzati. “Eleanore
lo aiutò a riprendere gli abiti abbandonati in giro. Lo
accompagnò nel suo
grazioso bagno, chiedendogli se voleva rimanere ancora e fare
colazione, ma
Mycroft aveva una giornata pesante, doveva andare a casa a sistemarsi,
non
poteva presentarsi al lavoro in abbigliamento non consono.
Eleanore
lo accompagnò alla
porta, con gli abiti sgualciti e rise. “Ci sentiamo domani,
appena mi libero
dal primo ministro, e tu dai tuoi impegni."
"Tranquilla, vediamo la giornata
come si mette. Tu stai
serena. Troveremo degli spazi nostri. Forse non sarà facile,
ma possiamo
provarci. "
Eleanore le allungò una
carezza delicata sul volto, dove la sua barba
la pizzicò piacevolmente, gli sistemò la cravatta
come le aveva promesso e uscì
con addosso il suo profumo.
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Capitolo 6 *** il sospetto ***
Mycroft tornò a casa in
taxi, si preparò per andare al lavoro. Si
sentiva felice un sentimento sconosciuto ma piacevole, aveva già voglia
di rivedere Elly.
Mentre
si vestiva, sentì
dei passi sulla ghiaia, li riconobbe per quelli di Sherlock, solo lui camminava
così. Sentì subito che qualcosa
non andava, perché non sarebbe mai arrivato di mattina
così presto, questo
faceva presagire guai.
Sherlock
lo aveva raggiunto
di sopra nel bagno, Mycroft
non era
riuscito a finire di radersi, metà della schiuma era ancora
sul suo volto, ed
aveva ancora gli abiti del giorno prima. Si salutarono a fatica.
"Così
hai trascorso la
notte fuori fratello, è una cosa seria.”
Fissava
Mycroft studiandolo
attentamente, sapeva che era stato da lei e aveva
fatto….sesso.
"Non sono affari tuoi fratellino,
potrei essere stato
ovunque." Mycroft era seccato da quella intrusione così
mattiniera, ma era
consapevole di essere un libro aperto per suo fratello. "Comunque non sei venuto per
fare una
visita di piacere, quindi dimmi cosa vuoi."
"Dovresti essere più
accorto nelle tue frequentazioni, caro
fratello, hai predicato tutta la vita che affezionarsi non è
un vantaggio. E
adesso fai pure una scelta avventata."
Mycroft si trattenne dal
rispondergli offeso, non capiva dove
volesse arrivare. Una leggera sensazione di fastidio gli
salì alla testa.
"È per Eleanore,
è questo che ti preoccupa? Sarà una mia
scelta decidere se continuare il mio rapporto con lei."
Sherlock era indeciso, poi prese a
parlare con gravità.
"Perché, come sei solito
fare, non ti sei assicurato di
prendere informazioni su di lei. Era una tua precisa costante o adesso
ti sei
completamente rimbecillito!"
Mycroft perse il controllo, si tagliò con il
rasoio, il sangue scese
sulla guancia coperta di schiuma. Imprecò , Sherlock gli
allungò l’asciugamano.
“ Manchi di
obiettività Myc, non va bene, non è nei tuoi
standard!” Il
vecchio Holmes brontolò mentre tamponava
il taglio. Ora doveva portarlo in bella vista sulla guancia e la cosa
lo
infastidì. Capì
che il fratello sapeva
qualcosa di Eleanore, qualcosa che lui aveva tralasciato. Fini di radersi con le
mani tremanti, mentre
Sherlock lo fissava severo ma anche divertito dalla sua goffaggine.
"Non ti dirò nulla,
fratello, perché ti vedo troppo
coinvolto. Quindi fa che sia lei a dirtelo. Sei ti ama sarà
sincera. Poi starà
a te decidere." Sherlock si avvicinò guardò la
ferita. “Te la meriti Myc
così sarai più accorto.”
Si
fece serio, lo guardò
dritto negli occhi. "Qualsiasi cosa sceglierai di fare, io lo
accetterò,
ma devi esserne assolutamente sicuro. Mycroft
promettimelo."
Il fratello maggiore era
mortificato , sapeva che Sherlock era
sincero, non lasciava nulla al caso, lo apprezzò molto. Fece
un piccolo cenno
con il capo di assenso.
"Starò attento, anche se
sono molto preso da lei, ma sentirò
cosa avrà da dirmi. Comunque grazie." Sherlock fece per
andarsene, poi si
girò.
"Ricordati che ci sono e ci
sarò sempre, come hai fatto tu in
tutti questi anni." Mycroft
lo
vide sparire in un attimo.
Raggiunse il suo studio nauseato,
con la sua mente che formulava
ogni tipo di ipotesi su cosa potesse sapere Sherlock.
Più ci pensava,
più gli prendeva la rabbia che Eleanore gli avesse
nascosto qualcosa di spiacevole. Era combattuto tra l'amore e
l'irritazione di
essersi concesso con troppa facilità. Tra il dovere e il
piacere di stare con
lei. Prese tormentato il cellulare, le diede appuntamento per il tardo
pomeriggio. Elly rispose
subito, semplicemente
ignara, accettando ogni suo desiderio.
Trascorse più tempo
irritato con tutto il suo staff, che a
svolgere le sue normali occupazioni. Non pranzò e si
lasciò impigrire davanti
al computer combattuto se premere quel tasto di
“ricerca” per vedere il profilo
professionale di Eleanore. Alla fine decise, che le doveva fiducia, le
avrebbe
chiesto la verità, qualsiasi essa fosse.
Arrivò
il momento di
incontrarla. Uscì inflessibile, come l'Ice Man che tutti
conoscevano.
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Capitolo 7 *** La scomoda verità ***
L'auto nera, lo scortò
fino al Tamigi, scorse Eleanore in
lontananza. Scese con distacco, nascondendo ogni piccola emozione, come
era
addestrato a fare da lungo tempo.
Quando Eleanore lo vide
avvicinarsi, capì subito che qualcosa non
andava. Lo comprese dalla rigidità del portamento, le spalle
erano tese come
tutto il corpo. Si era tagliato sbarbandosi, quindi si era innervosito
per qualcosa
che lo aveva preoccupato, lui era preciso maniacalmente. E questo
sicuramente riguardava
lei.
"Buon pomeriggio Mycroft. " Si
limitò a dire Eleanore,
anche se gli regalò comunque un sorriso aperto. Non lo
toccò, né lo baciò, come
era solita fare, temeva di irritarlo ulteriormente, doveva capire cosa
lo
tormentasse.
"Buon pomeriggio a te Eleanore. Hai
finito presto oggi,
credevo fossi molto occupata da quanto avevi detto."
Si, Mycroft era decisamente
diverso, pensò addolorata Eleanore, la
stessa voce piatta di quando trattava con sconosciuti poco
interessanti.
Cominciò a valutare quale potesse essere la causa di questo
cambiamento. Si
decise a parlare al suo Myc, così distante da lei, lo
afferrò per un braccio e
lo trattenne.
“Dimmi cosa
c’è che non va. Non voglio trascorre del tempo con
te
in questa maniera. Ho fatto di tutto per vederti, non ripagarmi
così!" Eleanore vedeva i suoi occhi
grigi ridotti ad
una sottile fessura, la bocca stretta. Mycroft puntò
l'ombrello per terra e si
appoggiò con tutto il suo peso. Lo stringeva così
forte che le mani erano
bianche.
"Eleanore, devi dirmi qualcosa?
Qualcosa che mi hai taciuto?
Io ho riposto tutta la mia fiducia in te."
Capì subito. Qualcuno
doveva aver parlato di lei a Mycroft, ma non sapeva se lui fosse al
corrente di
quello che lei nascondeva in maniera dolorosa, ma dal suo atteggiamento
capì
che era ancora all'oscuro di tutto. Lo vedeva da come la guardava, un
dubbio lo
agitava, e non lo aveva ancora risolto. Prese coraggio sperando di
essere
ancora in tempo.
"Vieni Mycroft, andiamo fino al
porticciolo. Ti spiegherò
tutto. Solo, posso chiederti chi ti ha parlato di me?"
"Mio fratello Sherlock." Mycroft le rispose asciutto,
spaccato in due.
La
seguì in silenzio, Eleanore
era consapevole che sarebbe successo
con i fratelli Holmes, si fronteggiavano spesso, ma alla fine si
proteggevano
reciprocamente, in maniera viscerale anche
se non lo ammettevano.
Camminarono affiancati
dolorosamente muti. Quando giunsero sul
terrapieno, lei indugiò solo alcuni istanti.
Eleanore si appoggiò alla staccionata che dava
sul fiume, poi senza mai
guardarlo, cominciò a parlare a voce bassa.
"Cosa avresti fatto Mycroft, se
avessi saputo che il mio vero
cognome è quello di qualcuno che ha fatto molto male a voi
Holmes. Un fratello,
che non ho mai
conosciuto, ma che mi
appartiene per nascita, sono
cresciuta
in un istituto, poi sono stata accolta dai Brett, lasciandomi alle
spalle quelle
ingombranti origini.”
Eleanore attese la reazione di
Mycroft, che stava elaborando ogni
dettaglio, sapeva che ci sarebbe arrivato senza andare oltre. Si
girò a guardarlo, sul suo volto c'era
sorpresa, rabbia e dolore. Mycroft
si
ricordava di quando l'aveva incontrata e gli aveva ricordato qualcuno
che non
riusciva a mettere a fuoco. Improvvisamente la memoria si
squarciò e lo vide
nitido davanti a se , quel volto odiato,
sentì salirgli il disgusto per il dolore che aveva causato a
lui e a suo
fratello.
"Sei la sorella di James Moriarty! Buon Dio, Eleanore, ma
perché non dirmelo!
"
"Perché dopo tutto
quello che James vi aveva fatto,
non ti saresti mai avvicinato a me! Io
ti volevo Mycroft, volevo avere la possibilità di
conoscerti, ho rischiato.
Volevo che tu mi conoscessi per Eleanore Brett.”
Si
portò le delicate mani
sul volto vinta dalla disperazione. “Te
lo avrei detto quando fossi stato pronto, eri così
combattuto. Non volevo che
questo causasse il tuo allontanamento.” Eleanore lo fissava
con gli occhi
lucidi, ma era decisa a proteggere quello che restava del loro
rapporto. Prese
Mycroft per le braccia e le strinse forte.
"Ora dimmi se portare il cognome Moriarty, mi sta
allontanando da te. Dimmi che
cambia qualcosa del mio amore per te. Temi che io porti in me la follia
di mio
fratello? Perché se hai questo dubbio, allora è
giusto che tu te ne vada.
" Rimase lì con gli occhi incatenati all’uomo che
caparbiamente amava.
Mycroft aveva perso tutta
l'arroganza ed era tormentato. Si
sciolse dalla sua stretta, arretrò verso lo steccato dove si
appoggiò, con
la schiena rivolta al fiume. Portò le
mani sulle tempie, le premette forte, mentre la sua mente lavorava
velocemente.
Certo che Eleanore fosse la sorella
di James Moriarty, gli rendeva
difficile essere lucido. Adesso capiva la preoccupazione di Sherlock,
che aveva
sofferto più di tutti con quel pazzo. Ma aveva lasciato a
lui la scelta, e
Sherlock qualunque cosa lui avesse fatto, avrebbe accettato.
“Myc, non so nemmeno che
faccia avesse mio fratello, ma abbiamo
avuto la stessa madre. E questo è tutto quello che posso
dirti.” Eleanore
aveva la voce incrinata. “Alla sua
morte ho saputo la verità, perché i miei genitori
adottivi hanno voluto che lo
sapessi. Non ha mai cercato di vedermi, né di
contattarmi.” Si fermò immobile
stringendosi le braccia, tremante. “Io sono Eleanore Brett,
l’interprete del
primo ministro, null’altro, Mycroft Holmes.” Lo affiancò, e si
girò con il volto rivolto al
fiume.
Era conscio che Eleanore era
decisamente diversa dal fratello
pazzo che aveva conosciuto, lei era dolce e amorevole. Era disarmante
il suo
modo di porsi, le guardava le spalle minute e sentì il suo
cuore andare a vuoto.
Non aveva mai sbagliato a giudicare le persone che incontrava, ma lei
era
diversa da tutti i pesci rossi che lo attorniavano, sapeva di
appartenere a
Elly. Ne era certo. Sospirò, le si
affiancò, lei guardava il
fiume, mentre aspettava che lui decidesse.
"Eleanore, non so come
prenderò il
fatto che una parte di te è Moriarty, ma lui era un
criminale che ha fatto la
sua scelta. Ti ho conosciuto come Eleanore Brett ed è di te
che mi sono
innamorato, la nostra relazione non ha nulla che vedere con il tuo
passato.
" Mycroft
la fece girare
afferrandola per la spalla, la abbracciò forte, se la
portò vicino al cuore,
dove lei si lasciò andare e singhiozzò affondando
il suo volto sul suo petto
accogliente. Aspettò
che si calmasse,
poi le prese il mento e le sollevò il viso, la
baciò con dolcezza. Le asciugò
le lacrime con il fazzoletto che
portava
sempre nel taschino. Non sapeva cosa sarebbe stato di loro, ma di una
cosa era
certo, che la amava con quel cuore che tutti dicevano fosse di ghiaccio.
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Capitolo 8 *** La vecchia casa di Pall Mall ***
Dopo aver saputo la vera
identità di Eleanore, Mycroft continuò
con più costanza il suo rapporto con lei. Adesso sapeva che
era una Moriarty,
il perdono per la piccola bugia, il lavoro complicato e gli incontri
clandestini resero il rapporto relativamente tranquillo.
Una sera,
l’accompagnò nel posto più intimo che
lui avesse mai
avuto: La sua casa.
La portò a vedere la
dimora dove abitava. Quella grande villa
vecchio stile, con i quadri alle pareti e i mobili antichi, l'avevano
fatto
sentire improvvisamente invecchiato.
Eleanore invece era assorta a
osservare quel posto singolare,
cercando di capire come il suo Myc potesse vivere lì in
completa solitudine.
Lui le fece vedere le stanze, il
corridoio pieno di quadri e la
stanza dove oziava a vedere qualche film, rigorosamente in bianco e
nero. Entrarono
nella sala dove c'era un ampio camino.
Si sedettero nelle due poltrone di
pelle che sembravano quelle del
Diogene Club. Eleanore non pronunciò nessuna frase che
lasciasse intendere il
suo stupore, per quella casa effettivamente così originale.
"Questa era l’abitazione
di mio zio Rudy, la ereditai alla
sua morte. Quando
venni ad abitare con
lui la trovai eccentrica. Mi ci abituai presto e devo dire che poi mi
piacque.
Alla fine a casa non ci stavo poi molto."
Mycroft sorrise vedendola sorpresa,
ma era orgoglioso di averle
mostrato il suo rifugio.
Elly concentrò il suo
sguardo su di lui ed emise un sospiro
leggero. "Myc, riflette molto la tua indole. Sei un uomo di altri
tempi.
Dove avresti potuto vivere se non qui? Però
è tutto molto ordinato, come lo sei tu
del resto. Non sentirti imbarazzato. "
Myc si avvicinò e la
baciò sulla punta del naso.
" Sei molto diplomatica Eleanore, ma
credo che la tua casa sia molto più bella che questo museo.
Eppure prima non ci
avevo mai fatto caso, ma adesso che ti frequento la trovo, diciamo
inadeguata.
Ci vorrebbe un tocco femminile. Naturalmente il tuo Eleanore."
"Io ti amo anche così,
con la tua casa così antica."
Eleanore lo avvicinò e lo strinse in un dolce abbraccio. "Qualsiasi cosa dovesse
succedere tra
noi, io ci sarò sempre.
Solo se tu mi
allontanassi, me ne andrei.”
Mycroft la ricambiò
stringendola a sua volta. Poi
sentì la voglia incontenibile di baciarla.
Non era sicuro che lei lo volesse, ma quando sentì il calore
della sua
vicinanza e la sua volontà, si sentì stordito e
fu appassionato, dolce,
amorevole come tutto il suo corpo lo portava a essere. Eleanore lo
desiderava e
anche lui sentiva il suo desiderio salire.
Si rilassò, la prese per
mano e la portò nella sua stanza. Non si
accorsero nemmeno di come fossero giunti nel profumato e ordinato letto
di
Mycroft. Si spogliarono con furia pieni di passione. Si ritrovarono
presto
nudi, avvinghiati, stretti, quasi violenti. Cominciarono a cercarsi, a
toccarsi, a prendersi e ritirarsi. Fino ad arrivare insieme all'apice
del
desiderio, continuando in un gioco di carezze, in un impeto di
eccitazione che
li lasciò vinti ed esausti.
Eleanore era bellissima sdraiata
nel suo ordinato letto, adesso
irrimediabilmente sottosopra. Non c'era niente di più bello
che Mycroft avesse
visto. Adesso non gli importò granché che lei
fosse una Moriarty. Lui pensava
solo che lei era la sua piccola Elly.
"A cosa pensi, sembri triste, cosa
ti preoccupa? " Eleanore
percepiva la sua difficoltà, lo
accarezzò dolcemente sul viso. "Scaccia qualsiasi cosa ti
tormenti."
Mycroft si scostò un
po’, la guardò languido.
"Farò tutto quello che
mi è possibile Elly per rimanere al
tuo fianco. Anche contro le regole rigide che mi frenano. Solo ti
chiedo di non
dubitare di me. "Eleanore gli si avvinghiò intorno, lo prese
per le spalle
e cominciò a baciargli la schiena. Mentre gli stringeva le
mani calde sul
petto.
"Non ti dimenticare questa promessa
Myc. " Si staccò da
lui, si infilò sotto il lenzuolo. Mycroft fece lo stesso e
si ritrovarono
abbracciati con i loro corpi intrecciati. Si accorsero che era tardi e
avevano
appetito.
"Eleanore, io non ho nulla in casa,
non hai fame? Posso solo
portarti fuori a cena."
"Perché non riempiamo di
briciole il tuo amato letto? O ti
spaventa così tanto il disordine. Ordina qualcosa da casa,
Myc."
Lo aveva volutamente provocato,
rise vedendo la faccia stranita di
Mycroft, lui capì e si lasciò andare. Era
così rigoroso per l’ordine, e un
letto disfatto e pieno di resti di cibo, non era nei suoi principi,
quasi
rabbrividì. Ma
vedendo il volto sereno e
canzonatorio di Elly cedette. Lei prese il cellulare di Myc e
ordinò una cena
per loro.
"Mi devo vestire Elly, non posso
scendere nudo per il raider."
"Direi di no, mio British
Government, intanto scendo a
preparare il tavolo, non avrai pensato seriamente che ti avrei
costretto a
cenare nel letto! “Eleanore si avviò nuda e
splendente a rivestirsi, poi si
girò a guardarlo divertita, mentre lui la fissava
riconoscente di avergli
salvato il letto.
"Però una volta potremmo
farlo! Myc, quindi amore
preparati." La
trovò affascinante, mentre
si aggiustava i capelli.
Eleanore scese al piano terra e
trovò il necessario per preparare
la tavola, dopo che Mycroft le aveva spiegato dove trovare il
necessario, era
tutto così ordinato che non fu un problema.
Poco dopo arrivò la cena, che ritirò
Holmes.
Passarono la più bella
serata che lui ricordasse. Niente al
confronto con le tante passate a Natale o a Pasqua dai genitori.
Con Eleanore le ore passavano
veloci. Non pesavano sul suo cuore
sempre ermeticamente chiuso. Se mai ne aveva uno, come pensavano tutti.
Eppure
provava una sottile inquietudine. Era tutto così perfetto
che ebbe paura
finisse, provò un sottile dispiacere che non avvertiva da
tempo. Eleanore
sembrava percepirlo, ma non lo assillò, lo aiutò
semplicemente a
riordinare.
Quando finirono, lo
avvicinò, prese le sue mani e le strinse sul
suo cuore.
"Myc, devo andare ora, si
è fatto tardi e domani il primo
ministro mi aspetta."
Mycroft la baciò sulla
fronte e chiamò l'auto che l'avrebbe
riportata a casa.
"A domani, Ice Man. " Le
sussurrò lei all'orecchio.
Mycroft rimase sulla porta a
guardarla scomparire nella notte di
Londra.
La notte trascorse veloce, mentre
prima di addormentarsi, la
stanchezza si portò Mycroft nel suo palazzo mentale, dove
c'era un posto per
Eleanore. Un posto speciale tutto per lei.
Era lì che aveva
sistemato le persone che erano entrate nella sua
vita solitaria
Dal suo amato fratello Sherlock, a
John. Poi Molly e Gregory Lestrade.
Lady Smallwood,
Anthea e perché no? Anche la
burbera sig. Hudson. C'erano
la madre
Violet e suo padre. E per ultima Eurus, amata e odiata sorella legata
indissolubilmente a zio Rudy, che tanto aveva influito nella sua vita.
Aveva
con costanza plasmato Mycroft, facendolo diventare l’ice man
che tutti
temevano.
Si sentì sdoppiato, si
rivide a venticinque anni pieno di voglia
di essere accolto e amato. Ma con quell'intelligenza, che invece lo
aveva
allontanato da tutti, che gli faceva percepire le persone
così stupidamente
lente. Una condanna, quella che Eurus non era riuscita a gestire.
Mycroft si addormentò
agitato e non dormì affatto bene. Anche se
nel suo palazzo mentale, Eleanore gli sorrideva da lontano. Sicura e
dolce.
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Capitolo 9 *** Eleanore è in pericolo ***
La mattina non fu delle migliori,
anche se lesse il messaggio di Elly
che gli dava il buongiorno, e lo confortò.
Indossò
il vestito tre
pezzi blu spinato. Si sorprese a sorridere allo specchio, mentre
stringeva il
nodo della cravatta e si ricordò la delicatezza delle mani
di Eleanore.
"Mi piace sistemare la cravatta
all'uomo che amo, prima che
lui esca di casa." Si sentì sereno, dimenticò le
incertezze, si concentrò
e uscì. Il British Government come lo chiamava Elly era
pronto a interpretare
la sua parte.
La
Bmw nera era già
arrivata e Anthea
lo aspettava in auto,
ma dalla faccia non aveva buone notizie. Lei sapeva che frequentava
Eleanore,
forse la conosceva. Probabilmente l’aveva vista quando
Mycroft l'aveva mandata
nel suo ufficio a ritirare degli incartamenti. Non poteva non
conoscerla.
"Ser, brutte notizie." Anthea gli
consegnò le “attenzioni”
che la sicurezza riservava alle persone che si avvicinavano a lui.
Mycroft vide
subito il nome che non avrebbe mai voluto leggere: Eleanore Brett.
Sentì un
dolore sordo salirgli fino al cuore. Lesse velocemente, ma
già se lo aspettava.
"Ser, potrebbe essere solo troppa
prudenza. "Anthea
vedeva il suo capo turbato. Sapeva che temeva per la donna che amava.
Mycroft si girò verso la
sua segretaria. "Comincio a odiare
il mio lavoro, Anthea, è questo non è da me."
Mycroft si chiuse in un ostinato
silenzio, mentre la sua mente
volava a elaborare mille ipotesi, ma non arrivò a nulla.
Nulla che lo aiutasse
a decidere per Eleanore. Salvarla logicamente, voleva dire interrompere
il loro
rapporto.
Andò in ufficio e
rilesse le osservazioni del servizio di
sicurezza mentre lo stomaco gli si chiudeva.
"La signorina Moriarty, sorella di
James aveva suscitato
l'interesse di vecchi accoliti del fratello. In quanto si era
avvicinata
"intimamente" a Mycroft Holmes. Mettendo in pericolo la sicurezza
dello stesso e della nazione. Si faceva notare che anche la stessa,
poteva
subire pressioni indesiderate dai seguaci di Moriarty. E quindi doveva
essere
scortata con discrezione."
Mycroft gettò le carte
con rabbia sulla scrivania. E per la prima
volta in tanti anni si ritrovò incapace di ragionare. O
forse sapeva già a
rigore di logica, quale era la decisione da prendere. Allontanare da
lui
Eleanore! E questo voleva dire lasciarla recitando la parte del
bastardo che
scappava davanti alle responsabilità del loro rapporto.
Infondo lui aveva dedicato la vita
al lavoro, come una perfetta
macchina governativa. Si
domandò perché
aveva ceduto al sentimento quando sapeva benissimo che non poteva
permetterselo. Sentì l'amarezza e lo sconforto prenderlo.
Poi decise di vedere
suo fratello. Doveva parlare con Sherlock.
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Capitolo 10 *** Il colloquio con Sherlock ***
Il colloquio con Sherlock
L'auto nera di Mycroft
arrivò a Baker Street in tarda mattinata.
Lui scese con un'aria cupa degna di una tragedia greca. Salì
le scale scortato
dalla Sig. Hudson che l'aveva accolto con la solita flemma,
così esordì
infastidendolo. "Sherlock,
c'è tuo
fratello. Sembra uscito da un sepolcro."
"Grazie, per la
solidarietà Miss Hudson.! "Mycroft roteò
l'ombrello seccato.
"Cosa ti porta qua fratello. E
comunque hai un aspetto lugubre."
Sherlock lo
studiò per pochi istanti.
Mycroft salutò John che
stava preparando il pranzo a Rosie, che
cinguettò felice quando lo vide. Non capiva
perché la piccola gli facesse le
feste quando arrivava. Visto che non gli si avvicinava quasi mai.
Stavolta fece
un'eccezione e le fece quella che sembrava una carezza, lasciando
sorpreso
John, mentre Sherlock lo continuava a esaminare dalla poltrona dove era
sprofondato.
"Ciao, piccola Rosie." La bambina
allungò le manine per
prendergli la catena dell'orologio che dondolava dalla tasca del gilet.
Mycroft
le sorrise e la lasciò fare. Sospirò e sciolse le
spalle irrigidite.
John cercò di stemperare
la tensione del vecchio Holmes.
"Salva il tuo prezioso orologio
Mycroft. O Rosie lo farà suo. "
Ma lui lo staccò dalla tasca e glielo
lasciò. "Bada dottore che non
si faccia del male, è di Rosie adesso. “
Watson si
girò verso Sherlock
stupito che sorrideva compiaciuto sprofondato nella vecchia poltrona.
"Mycroft, vieni a sederti qui e non
importunare Rosie. Non ti
sottrarrai alle mie domande. Credo di capire che sia per Eleanore." Il
fratello maggiore allungò pochi passi e raggiunto Sherlock
si lasciò cadere
nella poltrona di fronte. Annuì mentre cercava di trovare le
parole giuste.
"Dopo i tuoi avvertimenti, ho
parlato con lei. Così ho saputo
le sue origini. Lei non ha negato, ma essere una Moriarty le aveva solo
creato
problemi. Aveva paura che non avrei mai accettato di frequentarla,
così ha
taciuto. Sapeva quanto dolore ci aveva dato quel pazzo di suo fratello."
"Così è
chiaro che l'hai perdonata, lei e la sua piccola
bugia." Sherlock si
sporse in
avanti. "E allora cosa ti angustia fratellone."
"Che sono innamorato, molto di
più di quanto io possa
comprendere. Così avevo deciso di continuare a vederla.
Anche con tutti i dubbi
che mi tormentavano." Mycroft
ebbe
la sensazione di sentirsi in affanno. Respirò lentamente.
"Prendiamo un tè. "
Sherlock vide la difficoltà di
Mycroft. Chiese a John di portagli un tè, voleva dargli del
tempo. "Sei
proprio in mezzo ad una tormenta,
Myc, i sentimenti sono un uragano per chi li ha sempre respinti." Lui sbuffò
tediato.
"Sherlock guarda queste
informative." Mycroft prese
dalla tasca interna della giacca le carte che aveva letto poco prima.
Sherlock lesse scrutando il
fratello a occhi bassi. John portò
loro il tè, poi si ritirò sapendo che quei
discorsi riguardavano i fratelli
Holmes.
Mycroft sorseggiò
lentamente il tè caldo. Aspettò che Sherlock
traesse le sue conclusioni.
"Myc, era logico che succedesse,
chi ti sta vicino è sempre
in pericolo. E lei lo sarebbe diventata ancora di più. "Il fratello minore prese a
bere il suo
tè aspettando che Mycroft reagisse.
"Ho paura Sherlock, sarebbe giusto
allontanarla da me. Non
c'è nessuna possibilità di evitarle il pericolo.
Non con me al suo
fianco." Mycroft strinse forte l’impugnatura del suo amato
ombrello, che
non aveva abbandonato.
"Quindi la tua sofferta e stupida,
se me lo concedi,
soluzione sarebbe quella di lasciarla. Di allontanarla! E di vivere il
resto
della tua vita da solo! "
Sherlock
appoggiò la tazza da tè con veemenza quasi
rompendola. "Oh Myc! Dubito a
volte che tu sia il più intelligente"
"Ma quale alternativa ho fratellino
se non metterla in
pericolo. E perderla!"
"Tu mi hai detto che tutte le
persone muoiono, che i cuori si
rompono! Ma nel frattempo perché negare l'amore,
perché non viverlo!"
Sherlock era fuori di sé per
l'ottusità del
fratello. Non riusciva a capire i sentimenti, non comprendeva cos'era
amare e
rischiare.
Poi
capì che Mycroft non aveva
sviluppato la sua parte emozionale. Era diviso, combattuto e solo. Un
uomo che
andava fatalmente alla deriva. Così decise, con
razionalità di appoggiarlo, di
fargli credere che lasciare Eleanore fosse la cosa giusta. Mycroft
doveva
provare il distacco, la lontananza, la solitudine dopo averla amata. Con il giusto tempismo
avrebbe parlato con la
donna di cui era innamorato, lo avrebbe tradito, raccontandole tutte le
sue
inquietudini e la sua decisione assurda, anche a costo di perdere per
l'ennesima volta suo fratello. Ma valeva la pena, sentiva che Eleanore
era la
persona giusta.
"Decidi tu Mycroft, io certo non
posso aiutarti, se la tua
paura è così grande, allora lasciala, ti
sarà facile. Sai mentire bene. Sei un
bravo attore, ricordati la tua Lady Brackweell." Sherlock
fu sprezzante, Mycroft fu spiazzato
per il cambio di umore. Ma confuso com'era non gli diede peso.
"Hai ragione, lo sapevo
già che era la cosa giusta da
fare. Non sono come
te fratellino il mio
destino è il mio lavoro. E questo richiede la solitudine." Mycroft sembrava
convinto, per quanto
addolorato, ma salvare Eleanore lo rendeva fiero e sicuro di
sé.
"Lei si riprenderà
Sherlock, troverà un uomo tranquillo che
non la metterà in pericolo. Non avrei nemmeno dovuto
cominciare il rapporto con
lei. Dovevo stare al mio posto." Mycroft cercava di
convincersi, di darsi una
ragione valida per chiudere con Eleanore.
"Non cercare giustificazioni,
stupido fratello mio. L'ami e
la lasci per troppo amore." Sherlock
si alzò stanco di dover appoggiare le scelte irrazionali di
Mycroft, eppure
soffriva nel vederlo così. Testardo e ottuso, incapace di
gestire i suoi
sentimenti.
Mycroft capì
l'irritazione del fratello minore, si alzò prendendo
il suo amato ombrello per uscire. L'unica cosa che possedeva e lo
consolava
nella sua rovinosa vita.
"Ci vediamo fratellino, e grazie. " Sherlock
lo vide uscire deciso a fare
l'idiozia più dolorosa della sua vita.
Il British Government si
sentì pronto per chiudere con Eleanore, vide che lei lo
aveva chiamato. Ma non
rispose. Le mandò un messaggio freddo, senza fronzoli, dove
le diceva che era
fuori Londra, ed era molto impegnato.
Ripose il cellulare con un sospiro
doloroso, ma deciso di andare
fino alla fine. Poi tornò in ufficio dove Anthea lo vide
arrivare serio e
gelido come una volta.
"Non fare entrare nessuno, Anthea.
Non voglio avere
seccature."
"Bene, Ser. "La segretaria speciale
di Mycroft capì che
il suo capo stava combinando qualcosa di cui si sarebbe amaramente
pentito. Lo aveva
capito, dopo aver
letto le carte della sicurezza. Sperò non fosse quello che
pensava, Eleanore lo
aveva cambiato, lo aveva migliorato, era una donna innamorata che non
meritava
l'abbandono. Ma il suo capo nei rapporti sentimentali era impreparato
in
maniera disarmante.
Mycroft si impegnò nel
lavoro facendosi assorbire così tanto da
passare tutto il giorno attaccato al computer, molte volte in video
conferenza.
Solo a sera Anthea si permise di avvisarlo che era tardissimo.
Gli portò un paio di
panini e del tè. Mycroft non fu per nulla
socievole, la ringraziò, mangiò in silenzio.
"Va pure Anthea, ci vediamo
domani." La liquidò senza
tanti preamboli.
"Bene, ser, vada a riposarsi,
è già molto tardi." Anthea
uscì seria e preoccupata dall'ufficio. Aveva capito che lui
avrebbe lasciato
Eleanore, per paura, per il timore che lei fosse in pericolo. Che
enorme
stupidaggine, pensò, chiudendo gli occhi e scuotendo la
testa.
Mycroft prese il cellulare e vide
il messaggio di Eleanore. E
rispose.
"Non mentirmi Myc, ti hanno visto
in ufficio." EB
"Sono tornato presto." MH
"Cosa c'è adesso Myc." EB
"Devo parlarti, ma non ora. "MH
"Quando vuoi vedermi?" EB
"Non ora." MH
"Dio, Myc cosa c'è
adesso! Le tue solite paranoie su di
noi." EB
"Le chiami paranoie adesso." MH
"Come dovrei chiamarle, Myc.
Aspetterò se ti rende
felice." EB
"Non sono felice Elly. E ho un
lavoro, lo sai." MH
"Bene, allora finiamo di sentirci.
Ora perdo la pazienza Myc.
Ricordati la tua promessa." EB
"La ricordo e sto facendo il
possibile." MH
"Devo dubitare di te Myc? Mi hai
detto di non farlo." EB
"Sarò chiaro quando ti
parlerò." MH
"Allora ho già capito.
Ma aspetterò. " EB
Eleanore chiuse la conversazione.
Mycroft era sconfortato, mai
avrebbe voluto farle del male, invece glielo stava facendo e con grande
stile.
Quella sera non si incontrarono.
Lui evitò di chiamarla, andò a
casa, il suo unico rifugio. Quando entrò e si
ricordò che solo il giorno prima
lei era stata lì, sentì una grande nostalgia un
sentimento sconosciuto per lui.
Si sedette di fronte al camino spento, si sentiva così anche
lui, senza forza,
se non quella di rimanere a fissare il vuoto per lungo tempo.
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Capitolo 11 *** Finire una relazione ***
Il mattino dopo, Elly le
inviò lo stesso il buongiorno.
Ma
lui deciso a chiudere il
rapporto, fu quasi cattivo nel risponderle che era impegnato. Il loro
rapporto
era già teso dai messaggi che le aveva inviato il giorno
prima e stava
precipitando. Eleanore non era stupida e aveva capito.
Le
chiese un chiarimento e
Mycroft le diede appuntamento la sera stessa, nel solito posto dove si
erano
incontrati. Passò
la giornata cercando
di trovare le parole adatte. Mentre si convinceva che era la decisione
giusta.
La sua scelta di darle un'occasione migliore di quella che poteva
offrirgli
lui, una vita normale, senza pericoli.
Arrivo di cattivo umore in ufficio
e fece fatica a salutare chi lo
incontrava.
Anthea si accorse che il suo capo
stava per fare la cosa più
assurda e stupida che avesse concepito. Aveva cercato di aiutarlo, ma
Mycroft
l'aveva ignorata per tutto il tempo.
"Ser, se ha bisogno di qualcosa
sono qui! Per qualsiasi cosa
signore. “La scrutò sospettoso, ma era troppo
scaltro per far sì che Anthea si
intromettesse, così rispose appena. Prima che lei uscisse la
richiamò
"Anthea, comunque grazie. So che
posso contare su di te. Ma
ho deciso e non torno indietro. Sai naturalmente di cosa parlo."
Mycroft
la congedò senza lasciarla replicare.
"Bene, Ser, spero ne sia sicuro."
Anthea era addolorata
per il suo capo sapeva che aveva un cuore grande anche se tutti
pensavano ne
fosse sprovvisto.
qui
Mycroft andò a casa
prima di vedere Eleanore. Si vestì con
lentezza scegliendo ogni capo che indossava. Con le mani, lunghe e
delicate,
abbottonava la camicia, ma era inquieto, non aveva la fermezza di
sempre. Era deciso
a rompere con la donna che amava. Finì
con le mani tremanti ad annodare la cravatta beige a righe mentre
rivedeva lei.
Non avrebbe mai pensato che fosse così difficile lasciarla,
arrivò ad odiare il
suo lavoro, la sua vita, la sua scelta di rimanere solo.
Giunse all'appuntamento, trattenuto
e scostante, ma mascherò bene
tutto, semplicemente tornando ad essere il Mycroft di sempre. La vide in lontananza
arrivare con passo
deciso, bella e attraente. Eleanore
aveva un delicato tailleur blu aderente che fece vacillare Mycroft. Dio
era
bellissima! Il suo
cuore tremò, ma fu
per poco. Comprese
quanto fosse tesa,
sicura che lui era cambiato.
"Myc,
non la facciamo
troppo lunga, cosa è successo dal nostro ultimo incontro?
Bada a non
mentirmi."
Mycroft si volse silenzioso e si
incamminò verso il Tamigi, lei lo
seguì. Non
la prese nemmeno
sottobraccio, temendo che sentendo il suo contatto avrebbe capitolato.
Si
aggrappò al suo ombrello, disperatamente.
Eleanore
che camminava lenta al
suo fianco, avrebbe voluto abbracciarlo forte, per salvare il loro
rapporto. Ma
non lo fece, lui era freddo e risoluto, eccessivamente determinato,
già sapeva
cosa avrebbe detto.
Arrivarono al porticciolo, dove le
aveva rivelato di essere la
sorella di Moriarty. Lui allora l’aveva perdonata, ma adesso
le cose erano
diverse, lo intuiva e sentiva che l'avrebbe lasciata.
Mycroft puntò a terra l’ombrello e
appoggiò
tutto il suo peso sull’impugnatura, si preparò
alla recita che aveva imbastito.
"Eleanore, per me è
difficile, ma credimi che ho pensato
molto a noi due, alla fine Elly, io non posso, non devo, continuare
questo
rapporto con te. Non sono portato alla vita di coppia, io sono, e
rimarrò
sempre un solitario. Perché Eleanore questa è la
mia scelta."
Mycroft
riuscì a guardarla
in faccia mentre le mostrava la parte più ripugnante di
sé, non tradì la più
piccola emozione.
Elly vide sul suo volto sfumare la
dolcezza, ebbe un moto di
paura. "Ma il
nostro rapporto Myc,
tutto l'amore che mi hai dato, come può essere sparito? Non puoi negare che mi ami.
Non dire che non
provi qualcosa per me." Eleanore
era amareggiata, sconvolta da questo suo improvviso cambio di opinione.
"Eleanore posso amarti, ma la mia
scelta è di stare lontano
da te, voglio la mia vita ordinata e noiosa di prima." Mycroft si
addolcì
un po'.
"Non avrei mai dovuto illuderti
Elly. Non avrei dovuto
nemmeno cominciare ad amarti. La colpa è solo mia.”
"Quindi mi vuoi lasciare, non provi
rimpianti per quello che
mi hai detto, per le promesse che mi hai fatto?" Il suo cuore prese a
batter più forte, lui era troppo risoluto, impossibile da
smuovere. Era
addolorata, sconfitta e delusa dall'uomo
che amava ancora. Lui le era davanti e la sovrastava in tutta la sua
altezza, Appoggiato
al suo fidato ombrello, che stringeva con forza. Le labbra strette e
gli occhi
freddi e ostili niente che assomigliasse al suo amato Myc.
"Eleanore, ti ho detto tutto, mi
sembra che non ci sia nulla
da aggiungere. Non voglio continuare il nostro rapporto. Sei la donna
meravigliosa che ho amato, ma intendo chiudere. Non rendermi tutto
più
difficile."
Eleanore indietreggiò e
lui ebbe il gesto istintivo di prenderla,
ma si fermò in tempo, doveva continuare la sua recita.
"Myc, sei lo sbaglio più
grande che io abbia fatto. Sei
l'uomo più egoista e sleale che potessi incontrare. Come ho
potuto amarti e
darti tutta me stessa." Eleanore era dolorosamente offesa. Mycroft la
ascoltò in silenzio, non avrebbe retto un secondo di
più, doveva andarsene o
l'avrebbe prese e stretta fra le sue braccia.
"Chiamo l'auto e ti faccio
accompagnare a casa." Fece
rapidamente il numero dal cellulare, l'auto nera arrivò
quasi subito. Eleanore
non disse più nulla, si era girata sconfitta a guardare
l’acqua del Tamigi
scorrere lenta.
Mycroft
fu tentato di
toccarla, ma si impose di non farlo, se ci avesse provato avrebbe
sentito il
suo calore e non avrebbe risposto dei suoi sensi. La
accompagnò all'auto, lei
lo guardò impassibile. Sentì un'ultima volta il
profumo del suo dopobarba e
vacillò.
"Buona fortuna, Ice man.
“Le sussurrò pacata, le appoggiò un
delicato bacio sulla guancia.
Salì
in auto senza
voltarsi, lasciando Mycroft senza fiato, senza difesa e con il cuore a
pezzi.
Lui guardò l'auto
avviarsi lenta mentre non si capacitava di
quello che aveva fatto. Così cominciò di nuovo a
ragionare, a disquisire, a
convincersi che era stata la scelta giusta. Eppure sentiva un dolore
penetrante
che lo afferrava, lo rendeva fragile, come se il ghiaccio attorno al
suo cuore
si fosse rotto in mille schegge appuntite che lo laceravano.
Camminò senza meta
per quasi un'ora, poi si destò dal torpore e si fece
accompagnare a casa
dall'auto di servizio.
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Capitolo 12 *** Salvare un fratello confuso ***
Mycroft nei giorni che seguirono,
non seppe far altro che buttarsi
nel lavoro, cercando di dimenticare Eleanore. Ma riusciva a mala pena a
gestire
la sua mancanza. Sentiva il rimorso e l'angoscia di averla allontanata.
Non era
stato un sollievo lasciarla, ora lo capiva bene. Provava tutte le
emozioni dei
suoi odiati pesci rossi, gli sembrava di essere uno di loro.
Così si trovò a
soffrire, lui che non sapeva nemmeno cosa fosse la sofferenza. Certo
l'aveva
provata da adolescente, ma niente a che vedere con quello che sentiva
adesso. Così
Mycroft diventò inquieto, irrazionale.
Se
ne accorsero tutti i suoi sottoposti, anche Anthea, che però
sapeva il perché.
Lei riusciva a contenerlo, ma spesso lui era instabile, poco lucido e
irritabile.
Anthea,
alcuni giorni dopo
si decise e chiamo Sherlock, tradì il suo amato capo a fin
di bene.
Sherlock la
tranquillizzò, sapeva già tutto, le disse di
stare
serena, ci avrebbe pensato lui a far rinsavire il suo ottuso fratello.
Eleanore aveva vissuto l'abbandono
di Mycroft con discrezione.
Soffrendo in silenzio. Lavorò anche lei senza sosta, ma
dentro era amareggiata,
perché non era riuscita a trattenere Myc. Era ben
consapevole della sua
personalità, delle difficoltà di quell'uomo
complesso da amare.
Eppure ne era rimasta folgorata,
quando lo vedeva arrivare dal
primo ministro e aveva desiderato conoscerlo. A volte si sorprendeva a
guardarlo da lontano, come quando lo aveva approcciato a quella cena. Mycroft non aveva una
bella fama lo chiamavano
l’uomo dal "cuore di ghiaccio", eppure lei riusciva a vederlo
sotto
un'altra luce. Lo trovava indifeso, la emozionava come se fosse un uomo
da
scoprire con caparbietà, lentamente. Era
innamorata della sua personalità, dal essere fuori da
qualsiasi schema, lui era
una partita persa in partenza. Eppure Eleanore ci aveva provato, anche
con quel
cognome pesante che portava, Moriarty.
Mycroft
l'aveva perdonata
della sua bugia e si era dimostrato un amante gentile, affettuoso che
doveva
crescere e lasciarsi andare. Ma qualcosa era andato storto, lei si
sentiva
sconfitta. Qualcosa lo aveva allontanato da lei, non credeva fosse la
stupida
storia che le aveva raccontato della sua solitudine. Come poteva
quell’ uomo
così amorevole voler rimanere solo.
Così passò
giorni febbrili al lavoro, fra casa e ministero
sperando di incontrarlo ancora. Il suo cuore era
agitato,
ma rischiarato da una piccola
speranza.
E questa si presentò
alla sua porta pochi giorni dopo con
l'aspetto di Sherlock.
Eleanore si ritrovò di
fronte il famoso fratello di Mycroft, senza
capire bene perché fosse giunto a lei. Sherlock
aveva stampato un sorriso
accattivante quando lei gli aprì la porta, lo fece entrare
sorpresa. Era molto
diverso da Mycroft, ma aveva alcuni gesti in comune. Lo fece accomodare
silenziosa nel soggiorno.
Sherlock la trovò
graziosa e determinata. Aveva dei lineamenti del
suo odiato nemico, ma si impose di non vederli. La guardò
come suo fratello la
percepiva, dolce e amorevole e se ne stupì. Mycroft aveva
commesso un grosso
errore allontanandola, anche giustificando la paura di metterla in
pericolo.
"Eleanore, molto probabilmente sai
chi sono. Il fratello di
quel testone confuso di Mycroft, che ti ama, ma non riesce ad
ammetterlo."
Eleanore fece sedere Sherlock sul bianco divano del salotto e si
sistemò vicino
a lui.
"Sai che abbiamo avuto una storia
Sherlock? Ma
purtroppo tuo fratello si è sentito
minacciato nella sua libertà di uomo solo e mi ha lasciato."
Eleanore
era dispiaciuta di aver conosciuto l'amato
fratello di Mycroft così a rapporto concluso.
"Non è proprio questo
Eleanore. Devo dire che mi costa dirti
quello che lui mi ha confessato, ma credi lo faccio perché
sono convinto che tu
sia la persona giusta, per stare con lui. Mio fratello è
assolutamente impreparato
al rapporto di coppia. Lui esclude le emozioni, e teme per la vita di
chi lo
ama. Tende a proteggere chi lo circonda, ma finisce per rimanere
irrimediabilmente solo." Sherlock
la guardò con simpatia e continuò sorridendo.
"È spaventato,
perché la sua sicurezza lo ha avvisato del
pericolo che correvi vicino a lui, ed essendo una Moriarty non lo ha
aiutato a
proteggerti. Così la decisione più semplice
è stata quella di allontanarti, di
lasciarti facendo la figura del mascalzone." Eleanore
era smarrita, rimase senza parole.
Poi prese una caraffa di acqua e riempi due bicchieri, la
offrì anche a
Sherlock.
"Eleanore lo so che mio fratello
è, diciamo una persona
complessa, ed è per questo che ho a cuore la sua vita, non
la sua solitudine. Adesso
sai che ti ama, ma non riesce a cambiare la sua natura. " Eleanore si
strinse nelle delicate spalle, respirò profondamente e lo
guardò riconoscente.
"Sherlock, non so come fare eppure
lo sento che mi ama. Sa
che ero disposta a corre qualsiasi
pericolo, ma per quanto cercassi di farglielo capire, si ritraeva.
Anche
facendogli notare che lui stesso era costantemente in pericolo col suo
lavoro.
Cosa avrei dovuto fare, se fosse successo qualcosa a lui?"
Eleanore era dispiaciuta, ora
capiva perché Mycroft l'aveva
lasciata così. Prese le mani di Sherlock e le strinse. Aveva
gli occhi lucidi.
"Non so cosa farei per farlo
tornare da me, ci proverò
ancora. Te lo prometto Sherlock, lo dovrei rivedere dal primo ministro,
cercherò
di chiarire con lui, adesso che so cosa teme. Gli farò
capire che non ho paura,
non voglio il suo sacrificio per salvarmi." Eleanore e Sherlock si
erano
alzati e avevano raggiunto la porta.
Il giovane Holmes sapeva di aver
fatto la cosa giusta. Si
fermò sulla porta e mise il futuro di suo
fratello nelle sue mani.
"Myc è
diventato intrattabile al lavoro, è scostante e poco
deduttivo. Vedi di
recuperarlo Eleanore ne va della sua reputazione. Anthea mi ha avvisato
delle
sue difficoltà, lei ti stima e spera che tu riesca a farlo
tornare in sé. Io ti
appoggerò per quello che posso. Sii caparbia più
di lui Eleanore, hai tutta la
mia solidarietà." Sherlock le sorrise
sinceramente e le
accarezzò la mano. Poi uscì senza voltarsi.
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Capitolo 13 *** Rivedere Eleanore ***
Mycroft era stato chiamato dal
primo ministro, doveva
assolutamente recarsi nel suo ufficio, e naturalmente avrebbe rivisto
Eleanore.
Questo lo rese subito nervoso.
Anche facendo appello a tutta la
sua freddezza, rivederla lo avrebbe spiazzato, reso vulnerabile. Lei
non doveva
vedere il suo disagio. Così si preparò
mentalmente ad essere il glaciale Ice
man che tutti si aspettavano. Giunse
in
anticipo alla White House e fu condotto nell'ufficio del primo ministro
dove
c'era anche Eleanore. Lei assisteva il delegato francese.
"Buongiorno Mr. Holmes." Il primo ministro lo
salutò cordialmente.
"Le presento il delegato francese monsieur Wanders. Questa invece
è la mia
interprete Miss Eleanore Brett, che forse già conosce."
Eleanore
era al solito
elegante, in un delicato tailleur perla, una camicetta bianca aperta,
ma non
sgarbata. I capelli
raccolti, il trucco
leggero, incantevole come sempre.
Mycroft strinse le mani al delegato
francese e poi anche ad
Eleanore. Lei lo guardò senza tradire nessuna emozione, si
avvicinò
eccessivamente, tanto che lui sentì il suo abituale profumo.
Ed esitò.
Elly
lo fece accomodare al
suo fianco, gli rivolse la parola in modo piatto.
"Ben arrivato Mr. Holmes, forse non ha
bisogno di me, ma il primo ministro vuole avere un'assistenza
personale.
“Mycroft fu glaciale come solo lui sapeva essere, ma la
vicinanza di Eleanore
era pericolosa e non riuscì a soffocare l'emozione profonda
che ancora provava
per lei.
Eleanore fu molto professionale,
svolgeva il suo lavoro non
distraendosi mai.
Era riuscita a
scorgere l’eleganza di Myc che aveva indossato un ricercato
completo blu, una
delicata camicia panna, con una cravatta con piccoli fiori blu. Lo
trovò
seducente, un vero gentleman inglese.
Fu una lunga conversazione di
lavoro per tutti e tre i presenti,
mentre Mycroft si accordava per creare una rete di incontri per
favorire la
creazione di un ufficio interdisciplinare.
Eleanore ogni tanto gli lanciava un'occhiata, ma subito
distoglieva lo sguardo
intimidita dal fatto che lui invece era così freddo e
impersonale. Quando il
colloquio finì il primo ministro salutò i
presenti.
E
fece una richiesta
inaspettata. Chiese a Mycroft se avesse potuto accompagnare a casa la
sua
interprete, poiché si era fatto tardi.
Mycroft preso in contropiede non fu
rapido a trovare una scusa.
Anche lei tergiverso un po’, ma poi accettò di
farsi accompagnare, andò nel suo
ufficio e si preparò per uscire. Non si parlarono per tutto
il percorso che
portava all’appartamento di Eleanore, che non distava molto
dall'ufficio del
primo ministro.
Quando giunsero di fronte alla sua
casa, lei improvvisamente lo
prese per un braccio e lo trascinò fino al portone.
"Entra Myc, devo parlarti, non dire
di no. Perché ti
trascinerei dentro a forza."
Lui provò a reagire, ma
vista la determinazione di Elly salì in
casa, scuro in volto. Entrarono silenziosi in casa, lui subito
sbottò.
"Elly, non fare scenate." Era irritato. " Abbiamo già
deciso di separarci, non
vedo cosa altro ci sia da dire"
"Tu hai deciso di lasciarmi, ma non
io." Sibilò
Elly, si levò il cappotto e prese
quello di lui, lo appese in ingresso, poi andò verso il
salotto.
"Adesso mi ascolterai
Myc,” prese un profondo respiro.
“Sherlock mi ha detto la verità, so
il motivo
che ti ha portato a lasciarmi. Quando hai saputo che ero in pericolo,
invece
che parlarmene, hai deciso che la cosa migliore da fare fosse
allontanarmi.” Alzò
il tono della voce,
mentre lui al centro della stanza rimase muto.
“Tu hai scelto di mettermi al sicuro. Mi hai
lasciato con una scusa
banale, cercando di proteggermi perché così
pensavi di salvarmi.” La
voce ora si era incrinata. “Questo
è il tuo modo contorto di amarmi! Per quanto io ti abbia
fatto capire quanto
sia profondo il mio sentimento, sei stato egoista. Che amore
può esser questo,
se avevamo deciso di affrontare i problemi insieme e tu mi hai messo da
parte! Tu decidi
per me, come fai con tutti.”
Mycroft fece un passo indietro come a cercare
un appoggio, ma lei lo incalzò.
“Se tu fossi in pericolo
per causa mia, cosa dovrei fare?
Allontanarti da me? Pensi sia la soluzione migliore in un rapporto di
coppia?”
Eleanore si era avvicinata a Myc e
lo aveva preso per la giacca,
spingendolo verso il muro. Era arrabbiata e svuotata. Mycroft era
indietreggiato senza opporre resistenza, ostinatamente muto, incapace
di
qualsiasi azione.
"Adesso dimmi che non mi ami!
Voglio sentirtelo dire. Solo un
uomo senza cuore può fare una cosa come questa! Tu invece un cuore ce l'hai,
ed è grande Myc,
perché io lo so, ne sono certa." Lei premeva sul suo petto
le mani
bianche, con forza.
Myc cercò di
trattenerla, afferrandole e stringendole forte, ma
non riuscì a parlarle, perché sapeva che aveva
ragione, ma il pensiero che
potessero farle del male lo indeboliva. Lo faceva esitare ancora.
"Quante volte Mycroft
dovrò recuperarti! Quante volte ancora
avrai dei dubbi! La mia pazienza non può essere infinita! Ti
prego Myc prova ad
amarmi come hai fatto finora, io accetterò tutto quello che
può venirmi dal
frequentarti. E tu farai lo stesso. "
Eleanore lo osservava cercando ogni più piccolo
segno di resa. Continuò
ancora più adirata.
"Perché non la smetti, e
ti comporti come un uomo innamorato,
non come un consulente governativo che ragiona freddamente su ogni
cosa." Eleanore
aveva quasi gridato, disperatamente
innamorata, cercando di difendere il suo sentimento.
Myc si era allontanato dal muro,
non fu in grado di mentire, non
davanti a quegli occhi che lo analizzavano dentro senza
pietà.
Eppure il suo dolore era grande,
mettere in pericolo Elly, era una
cosa che non riusciva a superare.
"Guardami Myc! Questo è
il dolore più grande che tu possa
darmi! Rinunciare a questo amore, non sapendo quanto potrà
durare, solo perché
temi per la mia vita! Io
voglio
condividere tutto con te, come fai a non capire!"
Mycroft si era rassegnato, Elly gli
dimostrava il suo amore
profondo. Si avvicinò provato, non aveva detto nulla. Era
sconfitto dalla sua
caparbietà. Così perse ogni forzatura, prese a
parlare dolcemente.
"Eleanore, non sai la paura che ho
provato quando ho letto il
file che mi hanno consegnato. Dove avevano rilevato la presenza di
pericolosi
attentatori, visto il cognome che porti e il fatto che siamo insieme.
Ho
deciso, con dolore, che era meglio lasciarti. E sì, l'ho
fatto per proteggerti.
E avrebbe funzionato, ti saresti allontanata da me, saresti stata al
sicuro. Se
non fosse stato per il tradimento di Sherlock, non avresti saputo
nulla. Per
quanto forte sia il mio potere Elly, non potrò proteggerti
sempre." Mycroft
si portò le mani sul volto stanco.
"Myc, siamo entrambi in pericolo.
Non devi preoccuparti solo
per me. Quindi adesso ti prego, stringimi, perché sento solo
freddo dentro, se
tu mi abbandoni." Eleanore
aveva il
volto angosciato e tremava.
Myc lasciò ogni indugio
e l'abbracciò. La strinse teneramente al
petto. Il suo dolore si sciolse un po'. Ma la rabbia di non poter
vivere con
lei un rapporto aperto alla luce del sole lo faceva impazzire.
Lei lo baciò, un bacio
sul viso, sulle guance, sulla bocca, finché
lui cedette e la ricambiò. Sentirono crescere in loro, il
desiderio, dopo tutto
quel tempo passato lontani.
Lei gli tolse la giacca, sciolse la
cravatta. Fece scivolare via
la sua camicia pervasa dal suo profumo. E in breve, anche lui ardente
di desiderio,
la spogliò, ma con rispetto e calma, studiando il suo corpo,
dove passava la
sua mano calda, toccando ogni suo punto sensibile. Eleanore si
abbandonò a lui
e Mycroft sentì il suo seno sodo appoggiato al suo petto.
Era inebriato dal suo
odore e dal suo calore. Così prese a baciarla sentendo
nuovamente il suo
sapore, mentre il suo desiderio saliva. Entrambi erano talmente presi
che non
si rendevano conto di quello che stava succedendo.
Eleanore lo fermò, lo
prese per mano e lo portò nella sua camera,
si tolsero con smania i pochi vestiti rimasti e lei lo
ritrovò pieno di
eccitazione. Furono rapidamente sul letto, mentre si avvinghiavano, lui
la
prendeva con forza. Poi si fermò, si calmò e fu
più lento. Lui le dava piacere,
poi si fermava e continuava piano, in un crescendo, che Eleonora non
riusciva
più a gestire. Era spesso al culmine e lo sentiva
così tanto dentro di lei, da
desiderarlo da impazzire, mentre lui rallentava e poi riprendeva
più veloce,
arrestandosi e ricominciando senza sosta. Finché arrivata al
limite non
raggiunse l'orgasmo con un'intensità che non aveva mai
provato e trascinò anche
Myc con lei. I loro volti erano vicini e si guardavano intensamente
negli
occhi, quelli di Mycroft grigi e profondi, si addolcivano quando lui la
possedeva così intensamente. Si lasciarono andare
abbandonandosi fra le
lenzuola profumate, mentre Myc le stringeva le mani deciso a non
lasciarla
andare. Vinto, sottomesso da quel sentimento che aveva negato. Com'era
possibile che lui avesse potuto allontanarsi da quell'amore che era
così
intenso per tutti e due.
"Non farlo più Mike, non
lasciarmi più ti prego. Parlamene
prima, ma non lasciarmi più. Promettimi di dirmi tutto
quello che ti preoccupa,
tutto quello che può allontanarti da me. Dividi con me
qualsiasi dolore."
Mycroft le accarezzò il
viso, poi le labbra, il naso, i capelli
scompigliati e le sorrideva e si dava del cretino.
"Sono uno stupido Elly, ma ti amo
così tanto! Non sono
abituato alle persone che mi vogliono bene, specialmente a quelle che
mi amano
come te. Ti dovrai prendere carico delle mie manie e anche delle mie
paure."
Per tutta risposta Elly lo
baciò ancora e lo strinse forte quasi
da fargli male. Mentre lui si abbandonò sconfitto, fra le
sue braccia, affondò
il viso nella sua spalla, la bagnò con le sue lacrime. In
una intimità che
andava oltre.
Lei lo coccolò piano,
senza fretta, con dolcezza, e lo tenne
stretto quanto più poteva, cercando di dargli quella fiducia
che gli mancava.
"Myc, va bene così!" Le
sussurrò sottovoce Eleanore.
"Sai che sarò sempre al tuo fianco, ma non lasciarmi mai
più, mio cuore di
ghiaccio." Mycroft si scostò da lei le prese il volto fra le
mani. E serio
le parlò.
"Eleanore dovrò metterti
sotto scorta. E questo è il prezzo
che dovrai pagare per stare con me. Arriverai a pentirtene e ad
odiarmi. Devi
essere sicura di noi e del nostro rapporto. Non sarà facile
Elly."
"Va bene Myc, se questo ti rende
sicuro. Voglio stare con te
qualsiasi sia il prezzo da pagare. Ti amo e lo accetto." Eleanore si
alzò
e si rivestì maliziosa. Mycroft non riusciva a distogliere
lo sguardo dal suo
corpo così perfetto. Così scese dal letto e la
circondò con le sue braccia
forti.
"Potessi sempre proteggerti
così, piccola Elly. Spero di
avere sempre la forza di vincere le mie paure."
Si lasciarono molto tardi. Mycroft
era consapevole che questo
amore doveva affrontare tutte le difficoltà che lui temeva.
Così la mattina,
dopo esser giunto nel suo ufficio, dispose una scorta per Eleanore. Che
avrebbe
risposto direttamente a lui. Anthea capì subito il
cambiamento, lo vide nel
comportamento del suo capo, e nella serenità con cui si
occupava dell'ufficio.
Sorrise dentro di sé per la determinazione di Eleanore che
rischiava, e allo
stesso tempo lo amava e lo aveva riportato sulla via giusta.
Così si assicurò
di occuparsi anche di lei, che aveva fatto capitolare il suo
integerrimo capo.
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Capitolo 14 *** La decisione finale ***
Mycroft decise di rendere pubblico
il suo rapporto con Eleanore.
Ne parlò la sera con lei, davanti una cena esclusiva dove
era ormai conscio di
non poter più arretrare. Erano d'accordo, lui deciso, lei
consapevole. Così
l'indomani Mycroft formalmente era l'uomo di Eleanore, avrebbe
reclamato per
lei il rispetto che le era dovuto. Cominciarono a vedersi regolarmente.
Mycroft
spesso la portava a pranzo nel piccolo pub di fronte alla casa del
primo
ministro. Sembravano due adolescenti innamorati.
Eleanore lo raggiungeva nel suo
ufficio sotterraneo, che le
incuteva paura, ma che la giovane donna sopportava per amore del suo
Myc. Lui
spesso si divertiva a vederla disorientata dopo aver percorso tutti
quei
corridoi oscuri. Le prometteva che avrebbe trovato una sistemazione
più consona
e alla luce del sole.
Spesso riuscivano a scambiarsi
qualche bacio fugace. Visti gli
impegni di lavoro di entrambi.
Mycroft cercava di mantenere la sua
doppia personalità,
integerrima e fredda al lavoro. Dolce e comprensiva con lei. Certo a
volte
rientrare nella parte del Ice Man che tutti conoscevano non era facile.
Ma lui
si destreggiava bene e imparò a farlo ancora meglio.
Mycroft controllava regolarmente i
rapporti di sicurezza di
Eleanore e si fidava ciecamente di Anthea che lo avvertiva
immediatamente di
qualsiasi pericolo. Era attento più di quanto non lo fosse
stato con Sherlock.
Quel fratello più piccolo, ma più emozionale che
lo aveva salvato dalla
solitudine. Mycroft aveva capito la mossa del fratello minore, se non
fosse
stato per lui ora Eleanore non sarebbe stata al suo fianco.
I fratelli Holmes avevano ripreso i
rapporti con più serenità, più
vicinanza. Mycroft faceva visita a Sherlock insieme a Eleanore. Anche John era soddisfatto
della loro intesa.
Perfino la signora Hudson adorava Elly. E non chiamava più
Mycroft “rettile.”
Tutto sembrava essersi aggiustato,
ora doveva affrontare solo i
suoi genitori. E questo impensieriva Mycroft, non poco.
Così alla prima
occasione, che fu il compleanno della madre,
Mycroft portò Eleanore dai genitori.
L'auto di servizio li condusse fino
alla casa di campagna.
"Tranquillo, Myc, sei teso da
stamattina. Andrà tutto
bene." Eleanore cercava di rasserenare il suo uomo preso dall' ansia
più
grande. Presentarla a sua madre in presenza di Sherlock e di John.
"Spero che vada tutto bene, odio
queste riunioni familiari.
Tu non sai che stress è il natale"
Eleanore rise divertita vedendolo
così preoccupato, lui che
affrontava ogni genere di situazione, anche pericolosa, era totalmente
disarmato. Mycroft indossava il suo cappotto scuro, con una sciarpa
leggera
azzurra stretta al collo. Eleanore era splendida, con un soprabito
beige
aderente. I capelli raccolti. Era serena, quando giunsero alla casa dei
genitori di Myc, scese decisa dall'auto, prese il suo uomo spaventato
sottobraccio e lo condusse fino alla porta di casa. Nelle sue mani
reggeva un
mazzo di candide rose bianche.
La porta si aprì subito,
segno che Violet li aspettava guardando
da dietro la finestra.
"Buon Dio, figliolo. Eccoti
arrivato! E questa è dunque la
tua graziosa compagna! "Violet sorrise a Eleanore piacevolmente
sorpresa
dalla bella ragazza che aveva di fronte.
"Entra mia cara, mio figlio
maggiore è un orso. Ha aspettato
un secolo per presentarti. "Violet prese i fiori e ringraziò
e dopo aver
depositato i loro cappotti li portò nella sala dove li fece
accomodare. Li
c'erano già Sherlock e John con in braccio la piccola Rosie.
Il fratellino era
già pronto a godersi lo spettacolo. Mycroft lo
fulminò infastidito, pronto a
subire le battute del fratello.
"Così finalmente, posso
conoscerti Eleanore, visto che mio
figlio nemmeno ti presenta! Vero Myc?!"
Mycroft si riscosse. Intanto era
giunto anche il padre.
"Madre, padre questa è
Eleanore Brett, che lavora presso la
White House. A volte collaboriamo insieme. Lei è
l'interprete del primo
Ministro." Poi si girò verso la sua compagna "Eleanore, mio
padre
Singer Holmes, e mia madre Violet Holmes. Va bene così
madre? È ufficiale
adesso." Myc si era
un po'
rilassato, adesso Elly era in famiglia.
"Mycroft, era ora di far conoscere
a nostra madre, Eleanore!
Non capisco perché aspettare tanto." Sherlock si burlava di
lui.
"Madre diglielo che ha aspettato troppo. Deve condividere la sua nuova
vita con noi, giusto fratello?" Mycroft
lo avrebbe ucciso, se non fosse stato che sapeva che lo stava
canzonando, ma
era per lui se era ancora insieme a Eleanore.
Lei ascoltava divertita, mentre
John, le sussurrò all'orecchio.
"Sono sempre così, ma si
vogliono un bene dell'anima, lo sai,
vero?"
"Lo so, dott. Watson, Myc darebbe
la vita per suo fratello.
"
"Ora basta, ragazzacci, vogliamo
dare una brutta impressione
alla nostra ospite? Myc falle vedere la casa. E tu Sherlock vieni in
cucina con
me."
"Madre! "protestò
Sherlock
"Ti sta bene fratellino, vai ad
aiutare mamma." Mycroft
prese Elly e le fece vedere la casa, dove avevano vissuto dopo
l'incendio di
Musgrave. Era decisamente una casa piena di mobilio, libri e
soprammobili, ma
era zeppa di ricordi. Eleanore prese per il braccio Myc e lo
baciò appena fu
lontana da occhi indiscreti. "Ti amo" le sussurro piano.
Cenarono tutti insieme, Mycroft
seduto vicino a lei, le
accarezzava la mano sotto al tavolo, lei si era inserita perfettamente
in
quella famiglia inusuale. Di fronte avevano Sherlock e John con vicino
Rosie
che tentava disperatamente di andare da Mycroft. Era troppo bella la
catena del
suo ennesimo orologio!
Violet era a capo tavola che
continuava a riempire i piatti di
tutti. Che non sapevano più dove smaltire il cibo. Suo
marito, cercava
disperatamente di parlare, ma non ci riusciva mai. Così la
serata passò
velocemente. Mentre finivano il dolce sazi oltre ogni limite
consentito,
parlando amichevolmente di ogni fatto della famiglia Holmes.
"Eleanore torna più
spesso da noi, costringi mio figlio a
farci visita ogni tanto, almeno per sapere come state."
"Lo farò Violet, lo
ricatterò. "Elly guardò Myc che era
stupito.
"Se lo incateni Eleanore, forse ci
riesci. Chiamami se hai
bisogno. "Sherlock diede un colpetto al braccio del fratello maggiore,
che
fissava un punto lontano nell'universo.
"Su Sherly, ora basta, lascia stare
tuo fratello, e tu Myc
promettimi di tornare. Lo sai che mi fa piacere."
Eleanore prese in braccio Rosie,
mentre John si vestiva, e
prendeva le sue cose. Rosie prese a toccarle il fermacapelli per
impossessarsene. Lei lo aprì sciolse i capelli, glielo
offrì stando attenta che
non lo portasse alla bocca. Era seducente, Mycroft pensò
alla bellezza
interiore di Eleanore e alla fortuna che aveva avuto ad incontrarla.
Aspettò di
uscire che lei fosse pronta. Si salutarono
tutti con abbracci e pacche sulle spalle. E finalmente Mycroft
respirò l'aria
fresca della sera a pieni polmoni. Il passo era stato fatto, ora
ufficialmente
Eleanore Brett era la sua donna. E la sua vita.
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