Metti una serata con... I personaggi di Attack on Titan

di AlfoPec95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** NIGHT IN A STRANGE WORLD - Prologo ***
Capitolo 2: *** RISPETTO ***
Capitolo 3: *** CHOSA HEIDAN ***
Capitolo 4: *** ARMIN ARLERT - INTROSPEZIONE DI UN AUTORE ***
Capitolo 5: *** MIKASA ACKERMAN - Voltarsi indietro o guardare avanti? ***
Capitolo 6: *** DIVINITÀ ***
Capitolo 7: *** COMPLEANNO... DA URLO! ***
Capitolo 8: *** DA UN MONDO ALL'ALTRO: Beyond The Difference - Epilogo ***



Capitolo 1
*** NIGHT IN A STRANGE WORLD - Prologo ***


Prologo

Quanti di noi, almeno una volta, hanno sognato di poter incontrare ed interagire faccia a faccia con i personaggi preferiti di una serie tv o di un anime?

Il mondo reale non ci permette di certo una cosa simile, ma per fortuna l'immaginazione è il biglietto di sola andata per vivere, anche solo per gioco, anche le situazioni più paradossali e fuori da ogni logica.

 

Ho pianto, mi sono emozionato, ho avuto febbre di hype e di spasmodica attesa per quell'episodio o per quell'altro capitolo; e se l'immaginazione può scherzare così facilmente anche ciò che è reale, mi ci fionderò a modo mio.

 

In questa serata, noiosa per via del coprifuoco, farò un salto nel crudele mondo di Attack on Titan portando una ventata di relax e regalando ai personaggi, sia pure solo il tempo di una cena, qualche risata sparsa qua e là che faccia mettere da parte le reciproche divergenze.

 

Racconto di una serata

Non avevo mai visitato Shiganshina: quel tripudio di casupole e di stradine così pittoresche e labirintiche non sembravano avere niente di speciale; invece, addentrandomi qui e là, mi sembra di percepire tutta la giovialità e l'accoglienza di una cittadina a tratti industriale, ma travolta dalla bellezza della natura.

Devo camminare ancora per 10 minuti, alla fine dei quali mi attende un esercito di alberi alti 80 metri che mi scrutano dall'alto in basso: se già essere alto 1,66 fa schifo, immaginate che soggezione di fronte a questi pilastri naturali; là, in mezzo a quella selva nota meta turistica, mi aspetta un compito non facile.

La serata è piacevole, la brezza scivola leggera accarezzandomi la barba e la testa rasata e spezza un po' quella che altrimenti, a dispetto del periodo primaverile, sarebbe una torrida notte estiva; forse ho sbagliato a mettere la mia giacchetta scamosciata, ma poco importa: sembro ancora presentabile.

Alzo lo sguardo verso le chiome ondeggianti, ma non sono le fronde a rubarmi il fiato: il cielo si apre stellato al punto tale da instillarmi una sensazione di impotenza e al contempo di curiosità.

Talmente limpido da permettermi di riconoscere l'Orsa Maggiore, mi chiedo dinanzi a tale maestosità se davvero l'essere umano è libero... No, non ci pensare, non è il momento adatto; e poi, se ti sentisse un certo qualcuno, sono certo che attaccherebbe anche il firmamento sbraitando di essere nato libero in questo mondo...

Eccomi, ancora pochi metri e dinanzi a me si mostrerà un'immensa tavolata abbondante, dove cibi di ogni tipo si intersecano in un'orgia di sapori e di odori, alla quale si accompagna il vino con la sua celata gogliardia... E lasciatemelo dire, per un pugliese come me questo assomiglia al Paradis... Già, in effetti siamo su Paradis.

 

Qualche braciere sparso qua e là rilascia una luce rossastra tanto fioca quanto sufficiente a garantire sprazzi di luminosità; qualcuno è già seduto, qualcun altro è in ritardo, altri mi guardano straniti accorgendosi del fatto che i miei tratti somatici non siano disegnati; non una situazione che mette a proprio agio ma si sa, in un mondo sconosciuto non potrebbe essere diversamente.

 

La tentazione di afferrare qualcosa dal tavolo è forte, ma stringo i denti e mi limito a chiedere solo un calice di vino rosso; buono eh, mi ricorda davvero quello prodotto dalle mie parti e, se ne condivide gli effetti, allora è solo questione di minuti prima che la mia timidezza introversa lasci spazio ad una molestia estroversa.

 

Ci sono tutti, finalmente ho davanti i personaggi che avrei sempre voluto incontrare; ci sono davvero molte ragazze carine, non vedo l'ora di beccarmi un due di picche da ciascuna di loro.

 

''Buonasera a tutti''; la mia voce esplode all'improvviso, quasi senza lasciare al mio cervello l'onere di rilasciare l'input oratorio.

''Questa sera sono qui a sorpresa per esibirmi in una messa alla berlina; molti di voi mi guardano straniti, questo perchè provengo da un mondo ancora più esterno rispetto al vostro''.

 

''SUPER DEMONE'', si eleva da alcuni posti a sedere; si, direi che l'accoglienza non è stata delle migliori... Ma ormai sono in ballo, e quindi balliamo.

 

Da chi potrei cominciare? Non c'è tempo per pensare, chiunque andrà bene...

''Dunque, Mikasa (cazzo, sono fottuto)... Ora, non voglio dire che Mikasa sia sempre appiccicata ad Eren, ma l'ultima volta che ho visto Eren aveva in mano un flacone di Vinavil e non ho notato alcuna differenza''...

Silenzio così glaciale da far sembrare l'Antartide il deserto del Sahara.

 

''Non so cosa mi stia passando per la mente, ma qualsiasi cosa sia, calmati!'' ripeto tra me e me; ''hai un pozzo chilometrico di fantasia da cui attingere, sii naturale e non cercare di strafare''.

 

Lo sguardo dei conviviali mi lacera come una motosega che fa a pezzi della legna, eppure qualcuno di loro, più che scrutarmi con aria di disprezzo, mi lancia occhiate di curiosità e di timido incoraggiamento; in loro forse c'è davvero tanta voglia di ridere e di distrarsi anche solo per un istante da quell'esistenza fatta di troppe rinunce e di troppi affetti persi prima del tempo, di amori mai sbocciati e di sentimenti repressi.

 

Prendo coraggio: se mi lascio intimidire da qualche spettatore, cosa farò se dovesse apparire un gigante?

 

''Ricordate la battaglia a Troest? Il piano di Armin fu davvero geniale, anche se con qualche imprevisto; in particolare Sasha che, in preda al panico, dimenticò persino come parlare; forse aveva così tanta fame da mangiarsi anche le parole?''...

Un frammento che si congela nel tempo come un fiocco di neve nel momento in cui tocca il suolo, poi... BOOM! Risata fragorosa che rieccheggia come un inno di vittoria nella foresta; persino la ragazza patata, dopo un iniziale arrossamento delle guance in preda ad un po' di vergogna, non potè che scoppiare in una risatina prima stridula, poi man mano sempre più sguaiata ma dolce... Dio che carina, mi piacerebbe andare a cena con l... Forse meglio di no!

''LEVI, LEVI, LEVI!''...

Un coro impietoso si eleva a chiedermi uno sketch sul capitano...

Che sia arrivata la mia fine?

 

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Capitolo 2
*** RISPETTO ***


RISPETTO

 

Trattengo il fiato cercando di non far trasparire lo stato d'animo di terrore che la semplice figura del capitano incute in sua presenza; deglutisco la saliva sperando di mandar giù la preoccupazione, non strozzandomi per poco.

 

-''Gran bel personaggio il nostro capitano, eh... Le sue abilità sono davvero immense, anche se non si può dire lo stesso della sua statura... Se fosse uno strumento sarebbe sicuramente un basso!''-

 

-''Ma sentitelo, parla come fosse il titano Colossale''-; mi guardo intorno, la voce tanto calma quanto imponente di Levi interrompe il mio monologo, aprendo il sentiero ad uno sketch tanto imprevisto quanto geniale; la platea è in subbuglio come lo stomaco di Sasha la notte in cui dovette correre 5 ore senza cenare come punizione per aver rubato una patata al vapore; qualcuno incita il capitano, altri ululano a mio favore, tutto sotto lo sguardo divertito di Hanji e sotto un sorriso sornione ma eloquente di Erwin.

 

''Va dato atto a Levi di avere davvero un'accurata igiene, a volte al limite del maniacale: l'ultima volta al bar l'ho beccato intento a pulire un caffè perchè era macchiato''

 

Questa volta il fragore delle risate si propaga come un'onda che travolge gli scogli, ma ancor prima di spegnersi si erige ancora più devastante come un'alta marea:

 

''Beh, ti tornerà utile quando dovrai pulirti le mutande: ti spezzerò le gambe al punto da crearti difficoltà anche per andare in bagno''

 

Game. Set. Match. La schiettezza del capitano si presta bene al mio tipo di comicità, e gliene dona una del tutto spontanea: pur venendo da una provincia italiana poco raccomandabile, posso ben poco contro qualcuno nato nei sotterranei e destinato a combattere contro tutto e tutti sin dal primo giorno della sua vita.

 

Nonostante ciò, però, posso osservare sul suo volto un'espressione atipica che aveva mostrato solo quando fu scherzosamente pestato dalla neoincoronata regina Historia; improvvisamente il tonfo di una sedia che cade rieccheggia nel silenzio istantaneamente creatosi; mira dritto al palco, il suo modo di camminare fiero e risoluto è degno del soldato più forte dell'umanità.

 

Poche scale ci dividono, dopo di che saremo faccia a faccia:

 

-''Hai il mio rispetto, ragazzo...''- le sue parole inaspettate mi riempiono di orgoglio, immediatamente seguito da una smorfia di dolore a seguito di una ginocchiata nello stomaco.

 

-''Ma non riprovarci più!''-

 

Un avvertimento che, più che di minaccia, ha il sapore di conferma delle parole di stima riferitemi poc'anzi: la smorfia di dolore lascia posto ad un sorriso prima, ad una risata smorzata, poi ancora ad una risata ad alta voce prontamente ricambiata.

 

Le carte sono in tavola, e sono ben combinate... Non solo la mia comicità è riuscita a sopravvivere a Levi, ma è riuscita addirittura nell'impresa di coinvolgerlo e di farlo ridere come mai aveva avuto modo di fare nella sua vita.

 

Ne approfitto per una pausa, un altro goccio di vino mi schiarirà la voce e darà fondo ad ulteriori idee.

 

-''Ah, capitano... Al di là delle battute la tua risolutezza, la tua capacità di giudizio, il tuo sangue freddo e il tuo tenere ai tuoi cari più di chiunque altro sono un esempio più che vivo anche nel mondo reale...''-...

 

Una riflessione che mi assale come un brivido durante una notte gelida...

 

Non c'è tempo per queste note malinconiche, non ancora...

 

Solo il vuoto d'aria nel bicchiere che sancisce la fine del drink, sancisce anche la fine di questi pensieri più tristi per lasciar spazio, ancora una volta, alla vena comica...

 

A chi toccherà adesso?

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Capitolo 3
*** CHOSA HEIDAN ***


-"Questi volti... Questi volti guardali con attenzione, perché non avrai più modo di vivere del tempo al loro fianco"- mi ripeto in un impeto brillo che alterna pregressa nostalgia a insita voglia di ridere e far ridere.

 

Non li avevo mai visti così rilassati, così goliardici, così privi di preoccupazioni: stavo davvero riuscendo in un'impresa... titanica?

Davvero a breve avrei dovuto lasciarli? Cosa succederà dopo l'ultimo capitolo del manga?

No, non ci pensare, smettila! Rovinerai la serata a tutti!

 

Riflettere, riprendersi, riflettere e poi ancora riprendersi, e farlo in una frazione di secondo che non lasci il tempo agli spettatori di porsi dubbi.

 

"Sapete, il nostro danchou Erwin è davvero un uomo eccezionale: ha un carisma cosi coinvolgente da dare a tutti la massima carica, possibilmente suicida; se avesse una moneta d'oro per ogni soldato sacrificato, a quest'ora sarebbe Flegel Reeves"

 

-"E come potrei dimenticarmi della nostra carissima Hanji? La sua è una mente davvero curiosa, e poi ci sa davvero fare con gli animali: la vedrei bene a lavorare con loro, magari un giorno aprirà un Hanji ZOO; l'altro giorno aveva bisogno di aiuto con il trasloco, mi ha chiesto se potevo darle una mano a spostare i Moblit"-

 

Forse non la gag migliore, ma ormai l'inerzia del pubblico è dalla mia parte e le risate rimbombano sempre più veloci come lampi durante un temporale.

 

-"Ne avrei da dire anche sugli Scout del 104esimo: non mi piace insinuare che Jean abbia la faccia da cavallo, ma se fosse un pezzo degli scacchi potrebbe muoversi solo ad L; e che dire di quella volta che chiamai Eren per una partita di volley, e questi si rifiutò di giocare perché non poteva fare il libero?"-

 

E qui chapeau: un fulmineo istante di silenzio spiana la strada ad un'onda di risa e gemiti che si infiamma come l'idrogeno nelle reazioni siderali quando le due storiche nemesi di infanzia cominciano a pestarsi e ad insultarsi in onore dei vecchi tempi.

"Faccia da cavallo!"

"Stronzo che ha fretta di morire!"

"Jean-boy!"

"Idiota!"

 

-"Mocciosi!"- la voce di Levi segue i due calcioni rifilati ai litiganti, poco eleganti ma risolutivi come già nell'analoga situazione durante la notte prima della partenza per Shiganshina.

 

Per la prima volta sono io a lasciarmi trascinare dall'allegria emanata dal siparietto che, seppur all'ordine del giorno, suscita sempre una grande ilarità tra i commilitoni: in cuor mio, vedendo questi ragazzi, tornano alla mente i momenti vissuti con i miei amici e colleghi, così semplici e così rasserenanti, che mi immergono ulteriormente in un clima di pacifica complicità. 

Il mio spirito ora è disperso nello zen al punto da stampare, quasi senza accorgermene, un sorriso a 32 denti: perché sto pensando proprio adesso a quei momenti? Forse esiste davvero questo sentiero che collega ognuno di noi? Questo gomitolo di Arianna è solo una suggestione o inconsciamente i miei amici sapevano del supporto di cui avevo bisogno per riprendere tranquillità? 

 

Il tempo per trovare una risposta non sarebbe sufficiente nemmeno se fossi davvero nei sentieri della coordinata, ma in questo momento mi fa comodo pensare che sia così: ora più che mai sono pronto ad entrare nel clou: SHOW MUST GO ON! 

 

Armin, Connie, Mikasa, Floch: siete i prossimi. 

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Capitolo 4
*** ARMIN ARLERT - INTROSPEZIONE DI UN AUTORE ***


Credo che Armin, ad un certo punto, si fosse innamorato di Bertholdt: durante il loro ultimo incontro, infatti, era cotto a puntino".

La naturalezza con cui mi viene fuori questa battuta al limite del black humour è paragonabile a quella con cui il sole e la luna si alternano durante il moto di rivoluzione terrestre.
"Devo però lodare la sua capacità di cercare sempre il dialogo, anche se a volte in maniera persino ossessiva: non vorrei essere la sua ragazza, altrimenti finirebbe sempre con "IO E TE DOBBIAMO PARLARE".
La goliardia che si espande come luce cosmica tra il pubblico stavolta non mi coinvolge: incrocio lo sguardo di quel ragazzino timido e fifone all'apparenza, ma in realtà coraggioso e intelligente come pochi: mi ricorda un po' la mia infanzia, quando tutte le mie risorse ed il mio entusiasmo verso le cose sconosciute lasciarano presto il posto ad una cruda realtà, dove bullismo e adulti incapaci posti come figure pedagogiche finirono con il minare tutte le sicurezze che avevo, riducendole in polvere e portandomi a vivere sempre in funzione di una insicurezza che ho imparato a gestire, ma che non riuscirò mai a scrollarmi di dosso.
Oggi rompo la quarta parete, pur essendo una serata comica mi prenderò un momento per aprirvi le porte della mia testa e mostrarvi senza più timore i sentieri lastricati della mia personalità, e se magari qualcuno si rivede in me, prima o poi, mi piacerebbe parlarci.
Tornando allo show, il mio sguardo non può che fermarsi su quello imbarazzato ma sempre colmo di comprensione verso il prossimo di Armin.
- "ARMIN!" - Quasi senza accorgermene, l'ho chiamato sul palco; seppur in preda ad un po' di timore, si avvicina con passo tremante fino a raggiungermi sul palco.
- "D-d-dimmi pure!" -
La sua voce tremula ispira una fiducia immediata a primo impatto.
"Armin, in te rivedo buona parte della mia storia personale; siamo più simili di quanto possiamo immaginare, per questo mi sento in dovere di dirti che ti apprezzo davvero molto; non hai mai mollato, non hai mai giudicato nessuno cercando sempre di comprendere il prossimo, hai sempre lottato per arrivare al tuo sogno e, più di tutto, hai corso più di chiunque altro senza mai disperare perché sapevi che, prima o poi, avresti incontrato qualcuno a cui sei andato bene per come sei".
Questa volta essere un geyser di verve non serve a nulla, perché il mio flusso di coscienza ha aperto la sua sensibilita come se in Armin avesse trovato uno specchio a cui urlare tutto ciò che vorrei cancellare e quello che vorrei ottenere da me stesso.
Istanti interminabili di silenzio, a cui fa eco un lunghissimo applauso e qualche lacrima; tra quei volti, scorgo un sorriso impercettibile, da cui sgorga però lo stesso gioioso stupore di quando vide il mare: Mikasa, la ragazza che vorrei fosse reale.
Non posso più evitare questo confronto che potrebbe cambiare, nel bene o nel male, il mio destino (oltre che i miei connotati).
"Dunque, che dire riguardo Mikasa?..." 

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Capitolo 5
*** MIKASA ACKERMAN - Voltarsi indietro o guardare avanti? ***


Dietro quell'accenno di sorriso misto ad uno sguardo di tenerezza verso Armin si nasconde una realtà ben più amara e profonda; ciò che traspare all'interno di quelle iridi corvine è un mondo che cela un animo ferito a più riprese dalle circostanze della vita: se volessi provare a leggerlo, fidatevi, farebbe sembrare i libri sulla filosofia di Hegel come semplici albi da colorare per i bambini dell'asilo.

 
Se mi chiedessero di rendere reale un female character di un manga, non ci penserei due volte a sceglierla; il suo vivere nel passato, la sua paura di perdere chiunque le sia caro, la sua ossessione per le persone che sente importanti: a tratti rivedo questi suoi lati del carattere anche in me.
Ed è per questo motivo che, con tutta probabilità, questa sarà l'unica occasione per incrociare i nostri destini e trarre uno spunto per crescere, per andare avanti, per imparare a dipendere il meno possibile dai propri sentimenti verso il prossimo: forse tu ancora non lo sai, ma arriverà il momento in cui dovrai saperli mettere da parte (a voi libera interpretazione nel decidere con chi io stia parlando).
 
''Sapete, se potesse Mikasa si ritirerebbe a vita in qualche montagna sperduta insieme al piccolo di casa Jaeger: si insomma, sarebbe un'ERENita''.
 
Stavolta la battuta è un flop che lascia il pubblico in balìa del frinire dei grilli, anche se non rientra neppure nella top 10 delle mie uscite peggiori; mi sa che il personaggio di Mikasa non è proprio un argomento nelle mie corde dal punto di vista comico.
 
Pensa Alfo, pensa.
-''Mikasa invade i server dei computer perchè è una (h)Acker-man?''- no, pessima, se mi sentisse la mia amica Kseniya mi fulminerebbe saettandomi contro tutto l'arsenale di Zeus.
Che mi invento ora? Giusto, hai sempre le pagelle ignoranti che hai scritto in passato; per quanto ami improvvisare al momento le mie battute, appigliarmi a qualcosa di preparato è l'unica soluzione rapida che mi viene in mente.
''Ho visto tutte le battaglie di Mikasa finora, e devo dire che nulla può contenerla: sbuca dal nulla come la voce di una bambola posseduta nel cuore della notte e taglia le carni dei titani meglio del mio kebabbaro di fiducia (-''CARNEEEEEEE''- ''Zitta, Sasha!''); ricordo ancora l'assalto a Liberio quando, delusa e rattristata, chiese ad Eren di tornare a casa; beh si insomma, Mikasa es tu casa''
Questa volta ho fatto centro; il frinire dei grilli lascia spazio ad una risata non esplosiva come le precedenti, ma comunque meritata; ciò di cui mi importa di più adesso, però, non è tanto l'influenza che ho sul pubblico quanto quella che vorrei aver innescato nella testa e nel cuore dell'Ackerman; a proposito, dov'è? Non la vedo più tra il pubbl...
 
Una presenza agghiacciante alle mie spalle mi impedisce di concludere il mio pensiero gelandomi dal terrore e prendendomi di sorpresa come fece con Bertholdt durante il suo dialogo con Armin.
-''Sai, ti riesce proprio bene il cosplay di Van Gogh''-; quasi senza accorgermene mi ritrovo con un orecchio in meno, proprio come Bertholdt.
 
Giudizio confermato, la sua abilità nel tagliare carni è tale che vorrei aprisse un ristorante di asado; fortuna vuole che Hanji abbia con sé un kit di primo soccorso con il quale ricucirmi tempestivamente l'orecchio: non fa male, giusto un dolore sordo.
 
Ma in quel taglio, in quella lama grondante sangue, in quel volto solcato da un dolore rabbioso si percepisce tutta la sua fragilità: è solo questione di tempo prima che quell'espressione furente lasci spazio ad una sempre più triste, fino alle lacrime.
Chiedo tempo sancendo la fine di un primo atto non previsto, chiudo il sipario avendo cura di portare con me una caraffa d'acqua.
Lasciarla sfogare sulla sua vita è una buona soluzione nell'immediato, ma non potrà aiutarla a lungo termine; mi limito ad ascoltarla con pazienza, fino a che non si scusa per avermi ferito.
Non sono scuse quelle che voglio, perchè anche io ho spesso ferito persone a caso per proteggermi e proteggere gli altri, finendo spesso con il fare del male anche a chi volevo difendere.
 
''Mikasa, ciò che devi fare è imparare a ridere degli altri ma, soprattutto, di te stessa; certo, ci saranno anche momenti in cui la tristezza è la scelta più appropriata, ma se vuoi andare avanti devi imparare a non smettere di ridere''
Lo ammetto che, come discorso motivazionale, non brilla certo per pathos e poetica, ma tanto basta a scorgerle uno dei sorrisi più ammalianti che abbia mai visto: se lo paragonassi alla magnitudine di Sirio del Cane Maggiore, credetemi, farebbe sembrare la stella più luminosa della volta celeste scura come la pece della quinta bolgia infernale.
 
-''Mikasa, voglio che la prossima battuta la faccia tu!''-
-''Cosa? Io? Ma io non posso, non ne sono in grado...''- l'incredulità si impossessa dei suoi muscoli facciali
-''Si, proprio tu! Capirai l'importanza del ridere solo quando realizzerai che non serve per forza sguainare una spada per far del bene a chi ami''-
-''No, ma io...''-
 
No, stavolta non ti lascio il tempo di controbattere: si apra il sipario, solo trovarti nella situazione ti spingerà a reagire.
 
L'incredulità lascia spazio ad un imbarazzo che le arrossa le gote come un tramonto primaverile, ma qualcosa sta per cambiare in lei...
-''D-d-dunque... Una delle battaglie più difficili che abbia affrontato è stata quella per la riconquista di Shiganshina''- non esitare, puoi farcela.
''Ancora più difficile deve essere stata per Floch; ricordo che ad un certo punto aveva così paura dar far scappare i cavalli, anche se non credo fosse l'unica cosa ad essergli scappata''.
 
Boato! Forse aiutata dal fatto che Floch sia più antipatico di una vespa nelle mutande, o forse no (lascio decidere a voi), Mikasa è riuscita in ciò che le sembrava impossibile: piegare in due delle persone dal ridere.
''A-A-Ahah-...AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH''.
È fatta: per la prima volta la sento ridere così di gusto e così spontaneamente, e devo dire che ha una risata così delicata da sembrare a tratti angelica.
Incrocio di sguardi, con il quale sembra dirmi grazie: forse è solo un primo passo ma ti tornerà utile, un giorno, quando dovrai decidere se la persona che ami sia più importante dell'estinzione umana.
 
Solo Historia e il corpo guerrieri di Marley si contrappongono tra questo momento e la fine di una serata che vorrei durasse in eterno...
 

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Capitolo 6
*** DIVINITÀ ***


La brezza sfiorava il viso di Mikasa facendole ondeggiare i capelli corvini, così delicati e così fluttuanti al vento che in tempi non sospetti erano riusciti a chiudere la bocca persino ad un arrogante chiacchierone come Jean.

 

Ma il tempo per inebriarsi di questa visione è pari a quello che la luce impiega per percorrere 300 000 km, scaduto il quale dovrò ricomporre lo stupore e lasciare ogni sguardo estasiato al dopo, quando avrò ore e giorni per poterci ripensare.

 

C'è un pubblico che attende al di là del palco: nei loro volti si riesce a leggere quanto la serata li stia divertendo, ma anche quanto siano consapevoli che non durerà per sempre.

 

Il mio compito è far si che ridano come non mai, un ultimo sforzo e poi ci lasceremo andare tutti alla più naturale delle conclusioni.

 

''Connie Springer spicca sicuramente per moltissime qualità, ma non per l'intelligenza: pensate che è talmente stupido da essere arrivato secondo alle votazioni dello scemo del villaggio pur essendo l'unico ad aver potuto votare''.

 

E, tra le risate generali, lo sketch prende un'improvvisa svolta quando Connie si cimenta in conteggi matematici di dubbia affidabilità; ma, in fondo, credo sarebbe uno dei tizi con cui mi prenderei una sbronza colossale e con cui finirei o a parlare di astrofisica e senso della vita o di quale sia il vero significa della lettera E nel succo all'ACE.

 

''Ma passando ad Historia, cosa vogliamo dire della nostra regina?''

A dire il vero, questa volta non so davvero cosa dire; il fardello che grava sulle sue spalle è troppo grande per poter anche solo pensare di farci dell'ironia; l'aver trovato degli amici che le volessero bene con sincerità, l'aver trovato Ymir che le ha fatto capire l'importanza del vivere per sé stessi non è sufficiente per lavare via l'onta di essere venuta al mondo e di essere cresciuta senza l'amore del focolaio domestico, rinnegando anche sé stessa per poter sopravvivere come un animale in cattività.

 

''Non dirmi che hai bisogno di pensarci, eh? O all'improvviso ti stai facendo degli scrupoli?''

 

Una voce decisa piomba dall'alto come la più improvvisa delle grandini: non posso crederci, è davvero lei!

 

''Beh, non te l'aspettavi?'' - disse esibendosi in una leggiadra acrobazia a mezz'aria con il 3DGM -

''Ancor prima che una regina, sono un soldato del corpo di ricerca!''.

 

La fierezza con cui si accomoda sul palco è pari solo all'eleganza con cui lo fa: forse è davvero una dea?

 

''Hey, questa è la maxi Historia di come la mia vita è cambiata/ capovolta sotto sopra sia finita/ seduta qui sul trono, qui con te/ ti parlerò di H Reiss, o se vuoi di Christa Lens

Spalando paglia tutta sola, sotto il freddo o la calura me la sono spassata, waaah/ che fissa e che goduria/ le mie toste giornate filavano così / tra un ricordo cancellato ed uno spintone di mammà

Ora il forcone lasciato un po' più giù / andò proprio nelle mani di quei teppisti laggiù / il più duro si imballò tirando un sasso in testa me / e poi 10 anni dopo abbiam fatto un bel bebè

L'ho pregato, scongiurato ma papà vuole che vada / lui mi ha fatto la valigia e ha detto '' Da oggi sei arruolata'' / Ma se poi ci ripenso, dico son stata fortunata/ Ho incontrato Ymir, che mi ha accettata e poi amata

Oh papà, vuoi che mangi Eren/ Beh mi dispiace, ma ti darò buca/ Con un colpo netto ti taglio la nuca/ Eeee... la regina sarò di questo Eden''

 

Silenzio sepolcrale: il pubblico è al limite dell'incredulità, io invece sono in stato di shock.

Com'è possibile, mi chiedo... Com'è possibile ciò?

È questo ciò che ti portavi nel cuore, Historia? E come puoi improvvisare qualcosa di così assurdo usando come beat la sigla di una delle serie TV che più amavo da bambino?

 

-''Mio caro Alfonso'' – è la prima volta che qualcuno mi chiama per nome qui e, oltretutto, non ricordo di averlo mai detto loro.

-''È più che naturale la tua sorpresa'' – ancora non riesco a capire cosa voglia dirmi Historia.

 

''I sentieri esistono, e permettono di leggere i ricordi e le emozioni di chiunque faccia parte di questo mondo''

 

Cosa significa questa affermazione così enigmatica?

 

''Sappi che non c'è bisogno di diventare giganti per poter essere Eldiani: lo siamo ogni qual volta veniamo discriminati per il fisico, per il carattere, per i pregiudizi, ma lo siamo anche ogni qual volta riusciamo ad essere empatici verso chi abbiamo di fronte, rispettandone i sentimenti... Per questo motivo io, oggi, sono riuscita a leggere ciò che hai dentro di te pur appartenendo a due mondi diversi, inclusa quella sigla che tanto ti ricorda l'infanzia ahahahaha''.

 

Uno tsunami di applausi invade la foresta degli alberi giganti: la lezione che ho ricevuto da Historia è qualcosa che non potrò mai dimenticare; l'autoironia di questa ragazza è un monito a tutte le volte che mi faccio schiacciare dal passato o dalle situazioni che vivo, ma è anche un incoraggiamento a rialzarmi tutte le volte che penso di non potercela fare.

 

Grazie mille, Historia... Più che una regina, credo tu sia davvero una dea... E poi, diciamoci la verità, hai un flow da paura!

 

Ultimo giro di boa per la serata: gran finale sia, seppur in pasto alla malinconia...

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Capitolo 7
*** COMPLEANNO... DA URLO! ***


''Ragazzi, quanto è stato coraggioso Porco Galliard a darsi in pasto a Falco pur di restituirgli la forma umana? D'altra parte, come si dice, del porco non si butta via niente!''

 

''E che dire di Reiner e Bertholdt? Il primo ha così tante personalità da dirsi buongiorno allo specchio venti volte ogni mattina, mentre l'altro è così indeciso da non sapere nemmeno quale Reiner salutare!

Ma parliamo anche di Pieck, che fu ridotta così malamente dal Corpo di Ricerca durante l'assalto a Liberio da essere considerata un'opera cubista: probabilmente un Pieckasso!''

 

Tra risate divertite, Reiner che non sa se ridere o piangere ed un Porco Galliard pronto a maciullarmi con il suo Gigante Mascella mi sovviene alla mente un dettaglio che avevo quasi dimenticato.

 

Uno sguardo veloce al cielo solo per realizzare quanto si sia alzata la luna, poi un colpo d'occhio all'orologio per confermare i miei timori: è mezzanotte! (tranquilli, non perderò alcuna scarpetta)

 

Ragazzi, vogliamo fare gli auguri ad Annie?

 

Un po' a sorpresa, tutti quanti iniziano pian piano a realizzare come sia il 22 marzo e si apprestano a fare gli auguri alla signorina Leonhardt.

 

-''Annie, vieni qui sul palco!''- preso dalla goliardia mi lascio trascinare dall'euforia del classico stappo al belvedere o alla stazione a cui sono abituato nella mia città e le porgo una bottiglia di pro secco marleyano... Chissà come ci sarà finito qui!

 

''Annie carissima, avrei voluto regalarti una bottiglia di Crystal ma credo che dopo 4 anni tu ne abbia abbastanza!''

 

La battuta che scatena il putiferio tra il pubblico mi costa un calcione in zone proibite da parte della bionda marleyana onoraria, a cui però fa seguito un risolino del tutto identico a quello che seguì il discorso di Armin nel distretto di Stohess.

 

Con uno slancio repentino delle dita Annie stappa la bottiglia, puntando inavvertitamente il tappo verso Zeke e centrandolo in pieno in un occhio.

 

-''AAAAAAAAAAAAAAAAH''- dall'ugola di Zeke si propaga un urlo bestiale a cui fa seguito una serie di lampi... Strano stia arrivando un temporale, il cielo è tutt'altro che carico di nub... Oh merda!

 

-''Zeke, ma che caz...?''- l'unica frase che riesco ad esprimere prima di essere afferrato avidamente da un gigante.

 

La prigione che rinchiudeva alcuni gendarmi contaminati dal vino con il fluido spinale di Zeke è ubicata a pochi chilometri dalla foresta e il suo urlo inavvertito ne ha provocato la titanizzazione istantanea.

 

Ormai lo sento, il fiato puzzolente del gigante sul collo... Sto per diventare uno spuntino in carne ed ossa, ma almeno spero di provocargli il cag... Ah no, non avete l'intestino, maledetti!

 

Un attimo prima di una fine al limite del demenziale, però, l'intervento della progenitrice Ymir mette le cose a posto con un deus ex machina degno di un qualsiasi fine saga di Dragon Ball.

 

L'occhiataccia di Levi ad uno scioccato Zeke vale più di ogni altro impropero nei confronti del barbuto, ma in fondo perchè non infierire?

 

''Zeke, il bambino prodigio che ha tradito la patria marleyana con una messa in scena degna del miglior attore; se fossi tale ti chiameresti Leonardo Zeeke-aprio; e che dire della tua trovata del fluido spinale nel vino? Quando avevamo chiesto del liquor non ci riferivamo certo a quello!''

 

Ormai il pubblico è in un delirio mistico, evidenziato dal mantenersi i fianchi e la pancia per non scompisciarsi; persino i guerrieri di Marley, solitamente seri e poco inclini all'autoironia, fanno fatica a contenersi.

 

''Ma veniamo al nostro Willy Tybur: durante la partita di volley si è opposto ad Eren, ma ha rimediato solo una schiacciata!

Mi raccomando però, attenzione a Gabi: se dovesse mai chiedervi se sapete l'ultima, non rispondetele assolutamente ''DAI, SPARA!''.

 

Visibilio. Non ho più modo di fermare le loro risate; meglio evitare umorismo sulla progenitrice se non voglio ritrovarmi ad essere un gigante.

 

-''Infine, avrei qualcosa da dire anche su Falco, Colt ed Ym...''- non faccio in tempo a proferir parola per completare la battuta finale che un suono familiare cerca di riportarmi alla realtà.

 

Non ditemi che è la sveglia!? Quando mi sarei addormentato? Di solito mi alzo al primo squillo ma stavolta no, cerco di ignorarla con tutto il mio subconscio... Che strana coincidenza, questa è una delle poche volte in cui ho messo sveglie multiple... Ho ancora pochi minuti prima di riprendere coscienza e di dover impattare con un brusco risveglio...

 

Se vuoi salutare Armin, Mikasa e tutti gli altri devi cercare di resistere ancora un po'...

È un rush contro il tempo!

 

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Capitolo 8
*** DA UN MONDO ALL'ALTRO: Beyond The Difference - Epilogo ***


Si chiude qui la mia prima Fan Fiction, e lo fa in una data non casuale

Un grazie a chi ha letto questa storia

Un grazie speciale a Kseniya, che mi ha incoraggiato a e supportato nello scrivere questa storia

 

Socchiudo gli occhi per riassaporare tutti i momenti vissuti durante lo spettacolo.

È andato tutto bene alla fine, nonostante l'incredibile montagna russa di gag e di imprevisti che hanno colorato la serata: nei loro sguardi colgo entusiasmo, tutta quella spensieratezza letta nei loro occhi quando erano reclute con sogni e lentamente spentasi man mano che aumentavano i rimpianti e la paura di non sopravvivere.

 

C'è il tempo di fare qualche foto, porterò con me il loro ricordo fino alla fine dei miei giorni.

Tra un flash e l'altro, riesco a strappare varie fotografie con quasi tutti i protagonisti.

 

E poi, mi si avvicina lei: è Mikasa, ed ha con sé due calici di vino.

 

''Ti ringrazio davvero''. Tre semplici parole che mi mettono in ginocchio.

Vorrei risponderle, ma le parole che fino ad un istante prima fluivano come la piena del Nilo adesso restano strozzate in gola; per fortuna la goliardia di Connie e Hanji toglie le castagne dal fuoco.

 

''Un brindisi a questa serata, la più bella che abbiamo vissuto''.

Colpo di bicchieri e sguardo che vale più di mille parole: il sorriso che ne scaturisce dopo vale, per me e Mikasa, come reciproca gratitudine e stima.

Ho ancora la lucidità per chiederle una foto ricordo.

 

Solo qualche altro minuto, concedetemi solo qualche altro minuto per poter bere ancora un po' e chiacchierare con loro.

 

-''Davvero una bella serata, tutto sommato''- la voce che irrompe tutta d'un tratto è quella che non ti aspetteresti mai: il capitano Levi in persona.

Fatico ancora a crederci, come può una persona di tal rango aver apprezzato qualcosa di simile?

-''I-i-i-il piacere è stato il mio''- balbetto in un misto di imbarazzo e di incredulità.

 

''Però, devo essere sincero: non sarei qui se una persona non mi avesse spinto a farlo''.

-''Chi è questa persona di cui parli?''- la domanda del capitano è eloquente, ma continua a sembrare strano che sia lui a farmela.

''S-si chiama Kseniya, heichou (''salute!'' -''Non ho starnutito, Sasha!'')''

 

-''Kseniya, mmmh? Salutala e ringraziala da parte mia allora''- afferma il capitano, sorridendo per la seconda volta nell'arco di una sola serata: se non è un record questo, cos'altro potrà mai esserlo?

E, mentre penso a questo, un altro pugno nello stomaco: il capitano deve averci preso proprio gusto! Ma questa volta è un papagno indolore, dato come gesto di stima e rispetto a cui do seguito dicendogli che mia nonna avrebbe colpito più forte: lo sguardo di sfida che ne viene fuori dura un attimo, e si conclude con un ''vaffanculo'' celato da una risata prorompente. Te lo giuro capità, se ci rivediamo ti offro una birra!

 

Che occasione davvero splendida questa, per evadere dalle reciproche realtà: loro dalle infinite battaglie che hanno combattuto e che dovranno combattere, io dalle limitazioni imposte dal lockdown e dai problemi quotidiani.

 

Per una sera, per lo spazio di qualche ora, non c'era alcuna differenza tra mondo reale, eldiani, guerrieri e marleyani: se inspiro a pieni polmoni ciò che mi pervade è un senso di pace ed armonia, destinato però a durare poco.

Alfo, devi fare i conti con la realtà adesso: se persino Dante è stato costretto a lasciar l'amor che move il sole e l'altre stelle, tu che di Dante c'hai forse solo l'aspettativa di vita come puoi considerarti l'eccezione e restare qui?

 

Se c'è una cosa che detesto è lasciarmi andare davanti agli altri, ma questa volta le lacrime scendono giù incessantemente come una pioggia primaverile.

 

Già, ora ho compreso: oltre l'oceano, ci sono differenze... Ed oltre le differenze, c'è la libertà.

 

''Arrivederci ragazzi''. L'unica frase che riesco a pronunciare è questa e per poco non la biascico a forza di singhiozzi.

Mi ritornano alla mente tutte le volte che ho salutato compagni di università, colleghi, amici e cari che partono periodicamente per proseguire le proprie vite nelle rispettive città: arrivederci temporanei nella realtà o addii dolorosi nella fantasia che siano, la sensazione di impotenza che colpisce lo stomaco è sempre la stessa.

 

-''Portaci sempre con te, nei tuoi ricordi e nella tua creatività''- è il grido che si alza un'ultima volta capeggiato da Connie, Sasha e Hanji seguiti a ruota da tutto il resto del plotone, a raggiungermi e a rincuorarmi...

-''Ragazzi, mi serve uno strappo a casa... Marco, ci pensi tu si?''- d'improvviso un ultimo sprazzo di ironia mi pervade come un maratoneta che raccoglie le ultime energie per lo sprint finale, regalandomi un'ultima risata da parte loro...

 

E, tra la banda, scorgo anche un sorriso di Levi e di Mikasa... Proprio loro, che non hanno nelle parole e nelle manifestazioni d'affetto il loro forte, stavano compiendo quel gesto così spontaneo e più eloquente di mille parole?

 

E, guardandoli per l'ennesima ultima volta, realizzo.

 

Oggi finisce un'epoca che ha fatto la storia del mondo dei manga, ma un sorriso mi si illumina tra il Niagara di lacrime che sta sgorgando ininterrottamente dalle mie iridi: basterà sfogliare un volume, o cercare una scena su Youtube, o ancora guardare un episodio random per rivivere i momenti con voi...

E, se mai un giorno avessi ancora voglia di parlare con voi o di vivermi una serata, penso di aver finalmente compreso la natura che fa funzionare i sentieri: IMMAGINARE.

 

Apro gli occhi, è tutto svanito ormai: in bocca solo l'amaro della delusione e il sapore di vino e amari che mi aveva accompagnato la sera prima, in mano il volume che stavo (ri)leggendo distrattamente; l'impressione è quella di aver fatto un sogno lunghissimo.

 

Cazzo, è tardi! Devo correre! Nella fretta faccio cadere il borsello con cellulare e portafogli.

Merda, mi sono caduti tutti i documen... E queste, cosa sono?

 

Raccolgo le varie carte scivolate, e resto incredulo: nove polaroid, tra cui una con tutto il cast e una con Mikasa.

I sentieri esistono davvero.

 

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