Torneo Tremaghi – Narcissa

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sorella non ridicola ***
Capitolo 2: *** Il ricordo non previsto ***
Capitolo 3: *** L'essenziale non invisibile ***



Capitolo 1
*** La sorella non ridicola ***



La sorella non ridicola



 
 
Ero certo che uno dei Black sarebbe stato scelto, aveva affermato il suo capocasa con un sorriso di trionfo sotto i baffi grigi prima di salutarla.
Cerca di tirare fuori un po’ di fegato, va bene?, le aveva detto Andromeda a mo’ di incoraggiamento, senza nascondere però una nota di scetticismo.
Vedi di non morire, Cissy, le aveva scritto Bellatrix dalla casa dei Lestrange di cui era ormai la padrona.
Ma l’hai vista la tipa di Hogwarts? Non è mica un concorso di bellezza!, aveva bisbigliato l’imponente campione di Durmstrang a quello brillante di Beauxbatons.
Tutte quelle parole le si erano annidate dentro: solo una dei Black, solo una vuota bellezza, senza coraggio e senza neanche la capacità di sopravvivere… era questo tutto ciò che era? Aveva sentito le lacrime pizzicarle gli occhi; mentre entrava nel Campo da Quidditch dove si sarebbe svolta la prima prova del Torneo Tremaghi, la sua testa era da tutt’altra parte. Era triste, ecco tutto, e adesso anche sola, in mezzo a una folla troppo lontana.
Fu solo quando il Preside annunciò l’inizio della sua prova che Narcissa tentò di recuperare la concentrazione. Bene, cosa doveva fare? Non una partita di Quidditch, sperava, in quel caso sarebbe stata del tutto spacciata. Per questo, il suo primo istinto fu di sospirare di sollievo quando vide un armadio materializzarsi proprio davanti a lei. Un Molliccio, tutto qui. Sapeva già cosa avrebbe visto: se stessa con i capelli bianchi, i denti neri e il volto coperto di rughe. Era quello che ci aveva visto durante una delle lezioni della professoressa Jacobs due anni prima, e in quell’occasione non aveva perso tempo a modificare la sua faccia con quella di Molly Prewett facendo ridere tutta la classe.
Si avvicinò dunque all’armadio con la bacchetta stretta in pugno e un mezzo sorriso sulle labbra. Presto sarebbe uscita una donna vecchia e… E invece, dall’armadio sbucarono due donne, entrambe giovani, entrambe con i capelli neri.
“Ecco la nostra patetica sorella” esclamò la prima figura con una risata cattiva. “Sei così debole, Cissy!”
“Almeno tu hai carattere, Bella” aggiunse la seconda, scuotendo la testa con disapprovazione. “Tu invece sei così banale, Cissy!”.
Presto le due voci si accavallarono: Bellatrix iniziò a pronunciare di continuo la parola debole, Andromeda invece la parola banale, finché non finirono per trovare un accordo nel formulare la stessa accusa ripetuta all’infinito. Tu sei niente, Narcissa. Niente, niente, niente.
La paura sottile che l’aveva presa proprio prima di mettere piede nel campo adesso aveva assunto un suo preciso volto – anzi due, così simili eppure così diversi. Uno sguardo animato solo dal disprezzo, l’altro dalla delusione, e lei non riusciva proprio a decidere quale fosse il peggiore. Narcissa era paralizzata dalla paura, mentre le lacrime scendevano ora copiose sulle sue guance. Più tardi non avrebbe saputo dire cosa le diede la forza di alzare la bacchetta, eppure è quello che fece quando oltre alla tristezza si sentì invadere da un altro sentimento a lungo represso: la rabbia.
“Io non sono niente” disse più volte, prima in un sussurro incerto e poi via via a voce sempre più alta e sicura. Non arrivò a urlarlo però, ciò che gridò fu altro.
“Riddikulus!”
Le due figure restarono lì impalate davanti a lei senza neanche zittirsi, anche se improvvisamente il contenuto delle loro parole mutò. Non erano più accuse, ma implorazioni.
“Ti prego, Cissy, devi capirmi. Ho perso del tutto la testa per Arthur Weasley e voglio fuggire con lui! Non dire niente a mamma e papà!” strillava Bellatrix con un tono esageratamente sentimentale.
“Ti prego, Cissy, rompi il fidanzamento con Malfoy, voglio sposarlo io! Voglio essere una mogliettina purosangue, è quello che è giusto!” le faceva eco Andromeda con un’aria solenne che non le aveva mai visto addosso.
Narcissa scoppiò a ridere, non poté farne a meno, e continuò a farlo anche quando il Molliccio tornò nel suo armadio, beandosi più della vittoria in sé che dell’applauso della folla. Forse perché aveva superato non solo la paura del momento, ma stavolta la paura di una vita. Non quella di perdere la bellezza, ma il terrore che anche la bellezza non potesse essere abbastanza per farla emergere.
Si era sentita sempre poco all’altezza delle sue due sorelle tanto speciali; ora però aveva visto quanto potessero essere grottesche a parte invertite, e aveva capito che forse non c’era niente di male a restare nel mezzo, a non distinguersi troppo e a non essere ridicola con una presa di posizione troppo netta.
Non c’era niente di male, in fondo, a essere semplicemente Narcissa.

 
(E poi, era lei la sorella Black che aveva appena superato la prima prova del Tornero Tremaghi, non era così?)





















 

NDA: Lo scopo del contest è quello di mostrare un personaggio a nostra scelta alle prese con le prove del Torneo Tremaghi e la mia scelta è ricaduta su Narcissa, una Narcissa che ho immaginato essere al suo quinto anno a Hogwarts.
Ho lasciato i rapporti di età tra le sorelle più o meno inviariati: Bellatrix, più grande di quattro anni, ha già concluso gli studi ed è sposata con Rodolphus per cui le scrive da lontano; Andromeda, invece, è al suo settimo anno e – anche se non è ancora fuggita con Ted – la sua relazione con lui è già conosciuta e quindi il suo atto di ribellione comincia a farsi sentire.

 
Ora, secondo me il Molliccio di Narcissa da adulta sarebbe il cadavere di Draco, ma la Narcissa givoane è più complicata. Inizialmente ho pensato alla paura di invecchiare: la bellezza è una forse delle sue qualità principali, quindi perderla avrebbe potuto spaventarla soprattutto da piccola – e infatti è la forma del suo primo Molliccio nelle lezioni di Difesa del terzo anno (la professoressa Jacobs è una mia invenzione). A tal proposito la menzionata Molly, coetanea di Bellatrix, frequentava ancora il settimo anno durante il terzo anno di Narcissa e il motivo per cui ho scelto lei come effetto del Riddikulus rende semplicemente conto della tipica antipatia Grifondoro-Serpeverde.

Tuttavia, nel frattempo, le cose cambiano: Bellatrix acquista sempre più potere/importanza e Andromeda inizia i suoi moti di ribellione. In questo quadro, credo che Narcissa si sia sentita tirare da una parte e dall'altra, e in un certo senso anche diventare quasi invisibile rispetto alle altre due. Ecco perché la sua paura non è non essere bella, ma che neanche la bellezza possa più essere abbastanza. Il suo essere in mezzo, il suo non prendere posizione la terrorizza, perché le sembra di essere lasciata indietro e di diventare anonima. Allo stesso tempo, però, come dimostra il Riddikulus, questa non presa di posizione la salva un po' dall'esere "ridicola" che invece colpisce le sue sorelle nel loro estremismo.

Narcissa dovrà affrontare ancora altre due prove, che verranno svelate dal giudice più o meno ogni mese. Si tratta di una sfida a eliminazione, quindi Narcissa potrebbe essere eliminata prima; tuttavia, cercherò comunque di completare la raccolta da fuorigioco.

Spero l'idea vi sia piaciuta^^

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Capitolo 2
*** Il ricordo non previsto ***


Il ricordo non previsto





 
 
 
“Hai provato a mettere la profezia sul fuoco?”
Narcissa si fermò in mezzo al corridoio e sollevò le sopracciglia, trovandosi di fronte il tipo più strambo della scuola.
“Come hai detto, Lovegood?”
“La profezia che ti hanno dato come indizio per la seconda prova. Dovesti metterla sul fuoco…”
Lei scosse la testa, fissandolo scettica. “Perché dovrei?”
Lui sorrideva semplicemente, con aria convinta. “Perché non dovresti?”



 
**
 
 
 
Era iniziata così la preparazione per la seconda prova: da un’imbeccata di Xenophilius Lovegood che si era rivelata corretta (“Come facevi a saperlo? Te lo ha suggerito qualche folle creatura che conosci solo tu, i Bargilli tipo?” “Nargili, Narcissa, hanno lo stesso inizio del tuo nome, curioso, vero? Comunque no, ho soltanto visto il campione di Durmstrang farlo!”); e poi era proseguita in un inaspettato allenamento nella Stanza delle Necessità per due mesi interi (“È stata un’ottima idea sfruttare questa stanza, Narcissa, così nessuno potrà spifferare in giro sui tuoi progressi!” “…E anche così nessuno vede me e te fraternizzare, Lovegood”).
Eppure aver decifrato la prova – i Dissennatori – e aver provato più e più volte una soluzione – l’Incanto Patronum – non le serviva a nulla adesso, sulle sponde del Lago Nero, dove tutto il paesaggio famigliare sembrava all’improvviso essersi trasformato per cospirare contro di lei. Perché non si era mai trovata di fronte un Dissennatore e forse aveva sottovalutato le sensazioni che la sua presenza poteva suscitare. Si era procurata una scorta di ricordi felici, o così credeva, eppure a ogni passo di quella creatura si dileguavano all’improvviso uno dopo l’altro e a lei sembrava non restare altro che un profondo senso di angoscia e la voglia insana di lasciarsi cadere a terra e non rialzarsi più.
Le serate trascorse a chiacchierare con le sue sorelle – come non pensare che adesso quelle confidenze non esistevano più?
Il primo bacio con Lucius, il suo promesso sposo – come non ricordare anche che lo stesso Lucius l’aveva piantata in asso al Ballo del Ceppo per cercare Andromeda?
Il momento in cui il Calice aveva sorteggiato il suo nome – come non immaginare adesso che, fallita quella prova, avrebbe dovuto abbandonare il Torneo?
Tutti i ricordi felici si erano disintegrati e, peggio ancora, le sembrava che non potessero esserci per lei momenti felici neanche nel futuro. La sensazione che aveva provato di fronte al Molliccio tornava ora potenziata: era sola, inutile, ridicola. Tutto intorno a lei era grigio, e dentro pure. Dove trovare un po’ di colore? Una figura avvolta nei colori più assurdi le venne in mente in modo del tutto inaspettato e lei, forse proprio per la sorpresa, si ritrovò a dispetto di tutto a sorridere. Possibile che…? Tenne a mente quel volto insieme alla sensazione di gioia che riusciva a trasmetterle e si decise finalmente a levare in alto la bacchetta, proprio quando il Dissennatore era ormai giunto con la sua mano scheletrica esattamente di fronte a lei.
“EXPECTO PATRONUM!” urlò, e dalla punta della sua bacchetta scaturì una luce argentea che investì il Dissennatore in pieno. Era molto più forte dei flebili sbuffi di magia che aveva generato nella Stanza delle Necessità, eppure non aveva assunto neanche questa volta una forma.
Non importava, però, fintanto che aveva sconfitto il Dissennatore. Così come non importava il pensiero felice che aveva fatto, perché su quello avrebbe mentito se glielo avessero chiesto. Il suo ricordo felice alla fine era stato l’unico che non aveva mai sperimentato nella Stanza delle Necessità, semplicemente perché fino ad allora non era esistito: a venirle in mente erano stati, infatti, proprio quegli stessi allenamenti, in cui si era sentita determinata, piena di speranza e davvero supportata da qualcuno.
Aveva pensato a Lovegood – il ragazzo con cui si confidava adesso al posto delle sue sorelle, il ragazzo che le aveva salvato la serata del Ballo del Ceppo mettendosi a ballare in un modo assurdo e facendola ridere di cuore, il ragazzo che aveva creduto per davvero nella sua vittoria nella seconda prova.
Aveva pensato a Xenophilius – un vero amico, forse l’unico che avesse mai avuto.



 
**
 
 
“Non capisco perché tutti dicono che il tuo Patronum è incorporeo, Narcissa”.
“Perché non ha la forma di nessun animale, suppongo”.
“Ma non è vero! Hai evocato palesemente un Nargillo!”
Se non fosse stata beneducata, Narcissa si sarebbe soffocata col pezzetto di cioccolata che stava mangiando. Invece, da beneducata qual era, si limitò a tossicchiare leggermente e a voltare il viso per nascondere il lieve rossore.
“Sei proprio un pazzo, Lovegood!”
 
 










 

NDA: Eccoci alla seconda prova: affrontare un Dissennatore!
So di avere molto da dire su questo colpo di testa. Per me il ricordo felice di Narcissa è legato a Draco, ma dovendola immaginare da giovane ovviamente ho dovuto escludere questa pista. Non la shippo con Lucius e penso che il suo legame con le sorelle sia in una fase “traballante” anche in virtù della prima prova, quindi ho deciso di puntare su qualcosa di diverso: l’amicizia. La scelta è ricaduta su Xenophilius Lovegood perché è all’incirca un suo coetaneo, oltre che una persona “stramba”, particolare eppure autentica (un po’ come sua figlia) e quindi capace di creare un’opposizione interessante con Narcissa, che invece immagino essere ben poco “divergente”. Ho tentato quindi di gettare qualche piccola scia della loro amicizia: il suggerimento dato, gli allenamenti per evocare il patronum, il momento di risata al ballo del Ceppo (perché Xenophilius deve ballare da idiota anche da giovane, per forza!).
La cosa che forse, però, dovrei spiegare di più è il finale. I nargilli sono animali nella cui esistenza sembrano credere solo i Lovegood, quindi diciamo che la conversazione finale può essere letta in due modi:
  • I nargilli non esistono, Xenophilius ha creduto di vedere un nargillo, e il patronum di Narcissa è incorporeo.
  • I nargilli esistono, ma solo Xenophilius lo vede e quindi è l’unico a capire che il patronum di Narcissa non è incorporeo. In questo caso, la scelta cadrebbe sul nargillo per via del legame con Xenophilius, ma allo stesso tempo anche perché il nargillo è simbolo di invisibilità – e la mia Narcissa si sente un po’ invisibile rispetto agli altri.
A voi la scelta, spero di avervi strappato almeno una risata!

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Capitolo 3
*** L'essenziale non invisibile ***



 


L'essenziale non invisibile


 






Le prime due prove sembravano essere state quasi rassicuranti rispetto all’ultima, perché la paura e l’assenza della felicità erano pur sempre meglio del nulla assoluto. Nel grande tendone dove si sarebbe svolta la prova finale non sembrava esserci infatti proprio niente. Fuori la folla, dentro solo il vuoto.
Non appena fu dato il segnale d’inizio, il campione di Durmstrang accennò un ghigno, mentre quello di Beauxbatons borbottò sdegnosamente: “Siomo forse dei bombini? Che prova è quosta?”
Narcissa si limitò a guardarli, aspettando che fossero loro i primi a compiere il primo passo. In effetti, quella sensazione di diffidenza si rivelò presto corretta; al primo passo il campione francese si lamentò per aver urtato qualcosa, mentre il campione bulgara si ritrovò addirittura per terra. Il nulla era solo apparente, quindi: tanti ostacoli invisibili si frapponevano tra il punto di inizio e l’obiettivo. Silente aveva annunciato che il vincitore il primo o la prima ad afferrare la coppa, ma dov’era l’ambito premio? L’obiettivo stesso era invisibile quanto gli ostacoli.
Narcissa prese un profondo respiro e, anche se senza direzione, iniziò a camminare ugualmente nel modo che ipotizzava appropriato: a piccoli passi, mettendo davanti le mani per anticipare qualche eventuale pericolo, e soprattutto calcolando i punti in cui andavano a sbattere i suoi rivali. Le bastarono solo alcuni passi per capire che quegli ostacoli non erano oggetti, ma degli animali, perché sentiva particelle di quel nulla strisciare, agitarsi ed emettere degli strani suoni. Aveva seguito le lezioni di Cura delle creature magiche solo per un anno e non ricordava i nomi delle creature che potevano diventare invisibili… anche se – e lo pensò con uno sbuffo irritato – di certo dovevano esserci tra loro anche i Nargilli.
Proseguiva a rilento, seguita a stretta distanza dagli altri campioni; arrivata al centro del tendone, tuttavia, si accorse ben presto che il vero ostacolo invisibile da affrontare non erano né oggetti né animali: si trattava di persone. Dei lampi di luce rossa cominciarono ad attraversare all’improvviso tutto lo spazio da parte a parte e solamente la comparsa di alcune bacchette sospese a mezz’aria lasciava intuire la presenza di alcuni maghi (almeno quattro) nascosti dai mantelli dell’invisibilità. Da quel punto in poi gli animali sembravano essersi dileguati, ma per andare avanti – ovunque quell’avanti avrebbe condotto – era necessario superare gli incantesimi scagliati di continuo, anche se duellare in quella condizione di svantaggio numerico e percettivo sembrava semplicemente impossibile. Se fosse stata una Grifondoro, Narcissa si sarebbe lanciata subito alla carica; invece, da brava Serpeverde, approfittò ancora una volta delle mosse degli altri due per avanzare: seguendo la loro traiettoria e usandoli quasi come scudo umano, riuscì a raggiungere finalmente l’estremità opposta.
Il sorriso che le comparve sulle labbra ebbe però breve durata. Per quanto si sforzasse di vedere e di tastare il tendone, non c’era nulla che potesse rivelare un indizio su dove si trovasse la coppa, se non uno strano quadrato nel tessuto segnato di colore diverso. Quell’elemento si trovava però alla sommità, a più di due metri sopra la sua testa, e lei non aveva proprio idea di come raggiungerlo senza volare. Non aveva una scopa, non…
“Devo tornare indietro, per Salazar!”
Stavolta senza esitare, formulando a raffica una serie di “Protego”, si lanciò controcorrente, superando il francese impegnato contro tre bacchette invisibili e il bulgaro schiantata al suolo. Ripercorrendo a mente i modi per volare, le era tornata improvvisamente alla mente una reminiscenza di una delle lezioni di Cura delle creature magiche. Adesso ricordava una creatura invisibile e quella creatura sapeva appunto volare!
 Infilandosi di nuovo in quel piccolo zoo invisibile, cominciò a tastare tutti gli ostacoli che avvertiva attorno, fino a trovare quello che in effetti cercava: uno della grandezza e della forma di un cavallo. Non senza difficoltà, si issò sul thestral e lo incitò a volare verso quel quadrato che aveva notato, cercando di non pensare neppure per un momento all’idea di stare cavalcando il niente. Il viaggio fu fortunatamente breve e quel quadrato da vicino, come sperato, si rivelò un passaggio segreto che si apriva su una piattaforma sospesa esterna al tendone. Qui poteva finalmente vedere qualcosa più del vuoto: davanti a lei si trovava, infatti, un enorme specchio antico.
Mosse qualche passo fino ad arrestarsi trasalendo davanti all’immagine riflessa. Non vedeva se stessa in quel momento, ma le sue sorelle che la abbracciavano e alle sue spalle un ragazzo con i capelli di platino che poteva essere…
Chiuse gli occhi con forza, scuotendo la testa. Poteva non ricordare bene le lezioni di Cura delle creature magiche, ma ricordava bene quella di Difesa in cui avevano parlato dello Specchio delle Emarb. Dopo aver affrontato le sue paure, dopo aver rivissuto i suoi momenti felici, in quest’ultimo ostacolo entrambi confluivano nel suo desiderio più profondo: essere amata, essere speciale, non essere sola e… Riaprì gli occhi, puntandoli di nuovo sullo specchio. Sapeva qual era l’unico modo per ottenere quel desiderio: distinguersi e vincere.
“Desidero la coppa!”
A quelle parole, l’immagine nello specchio cambiò mostrandola sola mentre stringeva la coppa. Non si trattava di un’illusione però: il premio era davvero tra le sue mani!
Immediatamente, il tendone si dissolse e Narcissa, dall’alto della piattaforma, poteva vedere adesso tutta la folla acclamarla come vincitrice del Torneo.
“Complimenti, signorina Black!” l’accolse Albus Silente, quando tornò con i piedi per terra. “Ha dimostrato come muoversi nell’invisibile, e soprattutto la forza mentale necessaria per aggirare le piacevoli illusioni dello Specchio. Lo avevo incantato personalmente: soltanto chi fosse riuscito a distogliere lo sguardo dai propri sogni e ricordare con fermezza l’obiettivo, avrebbe potuto trovare la coppa. Ammetto che è stata una delle mie idee più brillanti… anche se credo che potrei inventare ancora altro con questo Specchio…”



 

**



 

“Cosa farai con i 1000 galeoni che hai vinto?”
“Pensavo di darli a te, Xeno”.
“A me?”
Narcissa ridacchiò leggermente e gli passò concretamente il bottino.
“Io non ne ho bisogno, ma tu potresti usarli per aprire quel giornale di stranezze su cui vai blaterando di continuo. Che ne dici?”





















 


NDA: Eccoci finalmente all'ultima prova del Torneo! Questa volta non avevo indicazioni, ma dovevo inventare di sana pianta almeno due ostacoli: io ho scelto di farle affrontare gli animali invisibili, i maghi nascosti sotto il mantello dell'insivibilità, la sfida di capire come raggiungere l'apertura segreta e infine la resistenza allo Specchio delle Emarb. Mi rendo conto che forse può apparire tutto un pochino frettoloso: ho dovuto lottare contro le parole perché il limite di 1000 parole mi è stato quanto mai stretto!
Ho scelto di optare per il tema dell'invisibilità perché chiude secondo me un po' tutto il percorso di Narcissa: invisbile come Narcissa si sentiva nella prima prova, invisibile come i Nargilli nella seconda. Il titolo, a questo proposito, è ripreso dalla nota frase del Piccolo Principe, anche se ribaltata: l'essenziale (la coppa) è solo apparentemente invisibile, quindi è non invisibile. Il fatto di mantenere la negazione davanti all'aggettivo mi ha permesso anche di creare un continuum con i titoli delle altre due prove (cosa di cui sono soddisfatta a livello di simmetria globale ahah).
Infine, un'ultima nota va fatta per gli occhiolini alla saga che ho voluto inserire: l'uso dello specchio da parte di Silente (quel modo per incantarlo che comincia a pensare sarà quello del primo libro, magari) e, ovviamente, la decisione di regalare i soldi vinti – se grazie a Harry nascono i Tiri Vispi Weasley, grazie a Narcissa nasce il Cavillo.
Ah, no, dimenticavo l'ultimissima cosa: il ragazzo con i capelli di platino che Cissy vede nello specchio lo lascio decidere al lettore... È Lucius o Xeno?
Spero che questa raccolta vi sia piaciuta, per me è stata proprio una bella esperienza quella di trattare l'idea del Torneo, di cimentarmi in queste sfide e di scrivere su un personaggio poco conosciuto ma ricco di potenzialità come lo è Narcissa.

 

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