Torneo Tremaghi - Albus

di Asmodeus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Fear Within ***
Capitolo 2: *** Long-lasting Happiness ***
Capitolo 3: *** The Need to Trust ***



Capitolo 1
*** The Fear Within ***


Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K. Rowling.


TORNEO TREMAGHI - ALBUS

1- The Fear Within


Ridicolo.
Tutto questo era davvero ridicolo.
Percorse deciso il lungo corridoio del castello di Durmstrang, verso la pesante porta che lo separava dalla prima prova del Torneo.
Banale.
Invece che valutare la loro padronanza con gli incantesimi o le loro capacità di ragionamento, i giudici del Tremaghi avevano optato per quella sfida semplicissima e banale, che qualunque studente un minimo capace avrebbe potuto superare con agilità.
Noioso.
Aveva sperato di dimostrare fin da subito ai suoi sfidanti la grandiosità della sua scuola, ed emozionare i suoi compagni con i suoi magnifici e potenti incantesimi, e invece…
Tutta quella strada, tutto quell’entusiasmo… per un Molliccio.

Arrivato alla porta si sistemò meglio una ciocca dei lunghi capelli ramati, recuperando al contempo il sorriso più determinato che aveva per mascherare la noia.
Conosceva già la forma del suo Molliccio: la professoressa Merrythought lo aveva presentato alla classe due anni prima. La creatura aveva assunto la forma di suo fratello Aberforth, che lo richiamava all’ordine e cercava di farlo sentire in colpa per il suo voler viaggiare per il mondo invece che rimanere con la famiglia a Godric’s Hollow. Ma dopo un semplice colpo di bacchetta, il Molliccio si era tramutato in un agnellino che inciampava ad ogni passo.
Un agnellino…Che banalità!
Indossò il sorriso finto sulle labbra, girò la maniglia ed entrò.

Davanti a lui, una piccola stanza polverosa e buia ospitava un singolo armadio fatiscente, situato non troppo distante dalla porta.
Non poteva vedere il pubblico: evidentemente, degli incantesimi di camuffamento stavano ingannando i suoi sensi, mascherando il reale aspetto della stanza per metterlo alla prova.
Là dentro, ora, c’erano solo lui e il Molliccio.
Mentre si addentrava nella piccola stanza l’oggetto cominciò a tremare, sempre più forte. Sentì la serratura della porta chiudersi, e in quel momento l’armadio si spalancò.
Una mano affusolata emerse dal buio, seguita da un corpo alto e aggraziato: lunghi capelli ramati cadevano delicati su una divisa di Hogwarts in ottime condizioni, e due occhi azzurri e scintillanti lo fissarono al di sopra di un sorriso annoiato.
Era confuso: dov’era Aberforth con la sua vita banale e ripetitiva? Perché il Molliccio si era trasformato in lui?

L’Albus Molliccio avanzò verso di lui, la copia esatta della sua bacchetta che dondolava annoiata tra quelle lunghe dita.
«Albus, non c’è nessun altro!», pronunciarono quelle labbra così identiche alle sue, e rabbrividì nell’udire quella che doveva essere la sua stessa voce.
Davvero gli altri lo sentivano parlare in quel modo? Con tutta quella noia in ogni singola sillaba?
«Albus, sono tutti così… noiosi. Banali. Ridicoli!», sentenziò il Molliccio; poi agitò la bacchetta e trasmutò l’armadio in un piccolo carillon.
Non riusciva a capire a quale paura fosse legata quella sua copia di sé, e le azioni del suo doppio continuavano a confonderlo.
L’Albus Molliccio trasformò il carillon in un coniglio, poi in una tazzina, il tutto mentre girava intorno a lui sempre più annoiato e deluso.
Ma perché fa così?
«Albus, noi siamo unici», sputò il suo doppio.
Fu come un pugno allo stomaco: stava finalmente capendo.
Tutto quel pavoneggiarsi, quel sottolineare come nessuno fosse al suo livello…
Realizzò tutto, mentre tre parole affioravano nella sua mente.
Il suo gemello crudele, rapido, le vocalizzò per lui: «Albus, noi siamo soli».
Il suo cuore saltò un battito, e per un singolo istante lui sembrò credergli sul serio.

In qualche modo, però, il suo cervello accorse in suo aiuto: rivide sé stesso al suo primo giorno di scuola, che avvicinava un suo coetaneo piagato dalle cicatrici del vaiolo di drago. Poi vide sua sorella sofferente, e quel testone di Aberforth e le sue capre: e allora capì.
Conosceva tante altre persone uniche – per vari motivi, non solo piacevoli – ma nessuna di loro era sola.
Sentì il cuore riempirsi di calore, e alzò sicuro la bacchetta.
«Riddikulus!» tuonò contro il suo sosia, incanalando la sua furia verso quell’essere che aveva osato rivelargli quella possibilità.
Il Molliccio venne investito in pieno dall’incantesimo, cadendo a terra e rialzandosi con indosso gli strambi abiti della professoressa Merrythought.
Non era abituato a ridere di sé stesso, ma vedersi indossare sgargianti abiti femminili lo divertì di gusto: una risata cristallina tintinnò per la piccola stanzetta, e subito dopo gli incantesimi di camuffamento svanirono rivelando la presenza di una festante folla di spettatori in preda alle risate. Di fronte a tutte quelle risate il Molliccio cominciò a gonfiarsi qua e là, mentre pezzi del suo corpo cominciavano ad esplodere dissolvendosi in sbuffi di vapore e scintille.
Era una punizione più che sufficiente. Sventolò la bacchetta, ritrasformando la tazzina in armadio e permettendo al Molliccio di tornare a nascondervisi dentro.
«Albus! Albus! Albus!», lo acclamò festante la folla, mentre un sorriso autentico affiorava sulle sue labbra: anche stavolta aveva vinto.

[790 w.]

Note dell'Autore
Ben trovati a tutti!
Dopo un po' di tempo ho deciso di ritornare a scrivere in questo fandom, che è un po' la mia casa, e quale occasione migliore per farlo se non questo splendido contest indetto da Artnifa?
L'idea è semplice eppure straordinariamente bella: si tratta di un "What if?" in cui un personaggio a nostra scelta si ritrova ad essere un Campione durante uno straordinario Torneo Tremaghi, gareggiando contro gli altri Campioni Tremaghi per ottenere la Coppa Tremaghi.
Per quel che mi riguarda, ho scelto come mio Campione un giovane Albus Silente, iscritto al suo settimo ed ultimo anno ad Hogwarts e già famoso nel Mondo Magico. La raccolta è ambientata tra il 1898 e il 1899, prima delle tragedie famigliari che hanno colpito il giovane Silente e prima della sua conoscenza con Gellert Grindelwald - e proprio per questo, il "mio" Silente sarà ben diverso da quello che siamo abituati a conoscere. Come località per il Torneo ho optato per l'Istituto Durmstrang, per avere piena libertà d'azione con le prove e per poter togliere ad un Campione straordinario come Albus Silente il vantaggio di giocare in casa - e chissà che non riesca anche a inserire da qualche parte un primo contatto con i Doni della Morte, vedremo.
Come nel vero torneo, durante questo contest Albus dovrà affrontare tre differenti prove, e ad ognuna di esse spetterà un capitolo di questa raccolta.
Come avete potuto leggere, la prima prova ha riguardato l'affrontare un Molliccio: non potendo per ovvie ragioni utilizzare il Molliccio "ufficiale" di Silente (ovvero il cadavere di sua sorella Ariana, ancora in vita nel 1898), ho dovuto "inventarlo" andando ad analizzare la psiche di un giovane mago estremamente dotato e ambizioso. Due possibilità mi sono affiorate nella mente, e non sapendo quale scegliere, ho deciso di inserirle entrambe - per raffigurare anche una crescita del personaggio e dunque un cambiamento delle sue paure più grandi. La prima, ovvero la possibilità di dover passare il resto della vita nel proprio villaggio natale insieme alla propria famiglia, senza poter esprimere appieno le proprie incredibili capacità, immagino sia in realtà una paura comune un po' per tutte le persone straordinariamente dotate e ambiziose come era il giovane Silente. La seconda è un po' più sottile, ma a mio parere ricalca appieno il Silente pre-Grindelwald: un ragazzo straordinariamente amato e apprezzato da tutti, ma che non trova nessuno al suo stesso livello (mentale, magico, idealistico) - in una parola, una persona che teme di restare per sempre sola e incompresa appieno dagli altri.
Spero che questa mia analisi vi sia sembrata plausibile, ma se volete lasciarmi i vostri pareri in merito sono ben lieto di sentire quali Mollicci avreste affibiato voi al giovane Silente!
Ah, un'ultima nota: la professoressa Merrythought citata nella storia è Galatea Merrythought (in italiano tradotta orribilmente come "Gaiamens"), titolare della cattedra di Difesa contro le Arti Oscure dal 1895 al 1945 e dunque prima docente e poi collega di Silente. Si tratta di una delle poche docenti del passato di cui conosciamo il nome con precisione, per questo ho scelto di citarla nella storia e riportarla in qualche modo un po' alla luce.

A questo punto, che altro dire?
Vi saranno delle eliminazioni tra una prova e l'altra, e io spero vivamente di arrivare alla finale; in ogni caso, ho intenzione di continuare comunque questa raccolta, visto che l'idea mi piace parecchio! (E chissà che non sfoci in qualcosa di più esteso e articolato!)
Per il resto, incrocio le dita e auguro un in bocca al lupo a tutti i partecipanti! 🤞
Spero che questa storia vi sia piaciuta, e spero di ritrovarvi anche nei prossimi capitoli!
A presto!

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Capitolo 2
*** Long-lasting Happiness ***


Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K. Rowling.


TORNEO TREMAGHI - ALBUS

2- Long-lasting Happiness


 

Il sole era ormai calato oltre le vette che circondavano il castello quando il preside Black entrò nella tenda dei Campioni.
«È ora. Sei pronto?», domandò secco, gli occhi scuri che lo squadravano crudeli.
A differenza dei suoi avversari, lui non aveva ottenuto nessun aiuto dall’uomo che presiedeva la sua scuola: il preside Black era famoso per non fare alcun favoritismo, e il fatto che lui fosse il Campione di Hogwarts evidentemente non cambiava nulla.
Lui annuì deciso, e l’altro gli rivolse soltanto un ghigno divertito mentre scostava il lembo della tenda rivelando il buio all’esterno,
Black non si degnò di comunicargli la sorte dei suoi avversari prima di sparire, e lui si trovò semplicemente a sperare in cuor suo che fossero sopravvissuti alla prova – trattandosi di affrontare dei Dissennatori, la morte non era una sorte così improbabile ormai. Aveva scoperto cosa li attendeva interpretando i pochi indizi disponibili insieme al campione di Durmstrang, Gellert Occhi-di-ghiaccio, e avrebbe preferito evitare di dover già dire addio a quel ragazzo con cui aveva legato tanto e che trovava decisamente interessante per troppi motivi.
Quando uscì dalla tenda le rive dell’immenso lago erano già avvolte dall’oscurità. Le acque oscure riflettevano le timide torce poste a illuminare e difendere gli spalti del pubblico, ma per il resto davanti a lui era il buio più totale.
Essere arrivato primo alla prova precedente non lo aveva avvantaggiato, anzi. I giudici avevano deciso che i vincitori delle varie prove avrebbero dovuto dimostrare ancora di più il proprio valore nelle sfide successive: lui avrebbe dovuto pertanto svolgere la seconda prova nell’oscurità quasi completa, rischiando più degli altri la vita.
Si strinse nel pesante mantello invernale e serrò meglio la presa delle mani guantate sulla bacchetta, per poi avviarsi con passo deciso verso le acque oscure e mortali.

Sembrava fossero passate ore di attesa quando finalmente li sentì.
Era impossibile udire i loro movimenti o distinguere le loro sagome nere in mezzo a quell’oscurità pressoché totale, eppure sapeva che stavano arrivando. L’aria intorno a lui si era fatta ancora più gelida e pungente, e i riflessi delle torce sull’acqua erano svaniti in quella che pareva una nebbia sottile e mortale.
Fedele alla strategia che aveva ideato per vincere la prova, roteò fluido la bacchetta alta sulla testa: un cerchio di fiamme crepitanti si materializzò intorno alla sua persona, circondandolo a pochi passi di distanza e fornendogli un po’ di luce e calore. Rassicurato e protetto da quei piccoli scudi fiammeggianti allegri, si concentrò per evocare il proprio Patronus: era un incantesimo difensivo complesso, che non veniva insegnato a scuola. Aveva imparato a padroneggiarlo in linea sperimentale l’anno precedente, suscitando l’ammirazione della professoressa Merrythought, ma quella era la prima volta che lo utilizzava in battaglia.
Ripensò ai momenti felici insieme ai suoi compagni di Casata mentre si divertivano ad Hogwarts, ed agitò la bacchetta pronunciando la formula dell’incantesimo.
Qualcosa, però, andò storto: la bacchetta non emise nessun incantesimo, e i suoi piccoli scudi fiammeggianti si spensero di colpo. Varie figure oscure apparvero nel suo campo visivo, mentre un gelo disumano lo avvolse in un abbraccio mortale.
Improvvisamente delle urla atroci esplosero nella sua testa, mentre una fortissima fitta di dolore lo colpiva al cuore.
Ariana!
La vista gli si offuscò in pochi attimi, e lui sentì le gambe cedergli. Cadde a terra, il gelo che prendeva possesso del suo corpo semicosciente e l’oscurità che spegneva la luce nei suoi occhi.

Perdita – suo padre portato via dagli Auror dopo l’attacco a quei giovani Babbani.
Sofferenza – il corpicino della sua sorellina ricoperto di ematomi e tagli.
Dolore – Ariana contorta sul pavimento della sua stanza che urlava disumana.
Perdita, sofferenza, dolore: la sua percezione della realtà era ridotta soltanto a queste tre sensazioni.
Si sforzò di ricordare altro, qualcosa che lo potesse salvare da quel vortice di oscurità e gelo: ma continuava a vedere soltanto Ariana stesa a terra, urlante e sofferente.
D’un tratto, però, la udì gridare il suo nome: Ariana ora era su un prato, e stava ridendo felice mentre giocavano insieme e lui evocava per lei piccole bolle di sapone colorate e scintillanti.
Quel piccolo ricordo felice era solo una flebile fiammella in tutta quell’oscurità e quel gelo, ma lui vi si aggrappò come un naufrago nella tempesta.
«Expecto Patronum!» urlò, focalizzandosi soltanto sul viso sorridente di Ariana.
Si sentì improvvisamente meglio, mentre un possente uccello scintillante abbandonava la sua bacchetta e cominciava a volteggiare intorno alla sua persona, allontanando le nere figure e respingendole verso il lago.
Alcune figure accorsero verso di lui dagli spalti, ma lui crollò a terra mentre la vista lo abbandonava di nuovo.
L’ultima cosa che vide prima del buio completo fu una fenice scintillante che si librava sopra a una bambina sorridente, per un’ultima volta ancora felice.

[797 w.]



Note dell'Autore

Bentrovati a tutti a questa seconda prova del Torneo Tremaghi! Alla fine la mia storia ha passato la prima selezione, ed ora si entra nel vivo del torneo: se con la prima prova i nostri personaggi hanno dovuto affrontare la loro paura più grande, stavolta hanno dovuto sconfiggere la tristezza e il dolore più atroci che hanno sperimentato nella loro vita. Per quel che riguarda Albus, tali sensazioni sono invariabilmente legate alla tragica storia di sua sorella Ariana: ancora prima della sua morte, difatti, sono certo che Albus abbia sofferto incredibilmente per la violenza subita dalla sorella, per il suo perdere completamente il sennò nonché il controllo sui proprio poteri, e pure per il triste destino occorso al padre nel tentativo di proteggere la sua bambina. Ma anche i suoi ricordi più belli, quelli davvero indistruttibili e sufficientemente forti da evocare un Patronus, a mio parere sono legati ad Ariana: a quei pochi momenti di felicità e dolcezza che i fratelli Silente hanno potuto condividere insieme, quando tutto era semplice, prima della violenza e dell'abisso.

Ho anche scelto di inserire due nuovi personaggi all'interno di questo capitolo. Innanzitutto Gellert Grindelwald, che mi immagino come unico Campione possibile per Durmstrang in questa realtà alternativa: ho pensato che una collaborazione tra lui e Albus fosse naturale nonostante l'essere avversari nel Torneo, sia per l'attrazione reciproca che per una volontà di dimostrare di essere i migliori non attraverso la penalizzazione dell'altro bensì tramite uno sfoggio delle proprie abilità partendo da una base di partenza comune. Forse sono troppo dolce nell'immaginarmi un Grindelwald dedito al fair-play (almeno nei confronti del solo Silente), ma considerato che avrebbe condiviso volentieri la ricerca dei Doni della Morte con lui credo che tale caratterizzazione del personaggio risulti comunque corretta. L'altro personaggio aggiunto è il preside di Hogwarts, Phineas Nigellus Black. Non abbiamo la certezza che fosse lui il Preside effettivo durante la carriera scolastica di Silente, ma considerato il periodo storico in cui è vissuto ciò è altamente probabile. Da più parti è ribadito inoltre come Black si sentisse superiore a chiunque, odiasse i bambini e i ragazzini, nonchè quanto disprezzasse Silente come successore: perciò me lo sono immaginato come un giudice del Torneo assolutamente imparziale e per nulla interessato ad aiutare il campione della sua stessa scuola, considerato per di più il fatto che Silente sia un Mezzosangue mentre Black un sostenitore della purezza di sangue.

Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto, e che possa guadagnarmi anche l'accesso alla terza prova del Torneo. A prescindere da tutto ciò, auguro un grosso in bocca al lupo ai miei avversari, vi ringrazio per aver letto fino a qui e visto il periodo, auguro a tutti delle buone feste e un felice anno nuovo. A presto!

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Capitolo 3
*** The Need to Trust ***


Disclaimer: i personaggi di questa fanfiction e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K. Rowling.


TORNEO TREMAGHI - ALBUS

3- The Need to Trust

 

 

 

 

Il Sole di mezzanotte colpiva la superficie del gelido lago mentre i suoi occhi scrutavano attenti le acque in cerca del minimo segno di movimento. Johanne tamburellava con la bacchetta sullo scoglio che li ospitava, sistemandosi di continuo i lunghi capelli corvini.
«Ma quanto ci mette?» sbuffò la campionessa di Beauxbatons esasperata. «Sicuro che stia seguendo il piano?»Sentiva quegli occhi neri fissarlo perforanti, un tono accusatorio nella voce. Lui annuì deciso, ignorando i dubbi della ragazza.
Johanne aveva bollato il loro piano come una follia, accettando di collaborare soltanto dopo aver compreso che affrontare in solitaria la terza prova equivaleva a un suicidio. Continuava però ad esprimere i suoi dubbi sulla loro strategia, e l’idea di doversi affidare ai suoi avversari prima di poter procedere in solitaria alla ricerca della Coppa la innervosiva parecchio.
«Ti fidi troppo di lui», continuò lei. «Conosce il lago come le sue tasche, e secondo me si è già intascato le chiavi mentre noi aspett…»
«Arriverà» la interruppe asciutto. «Gellert rispetterà il piano. È l’unico modo che abbiamo per farcela, lo sa anche lui».
Johanne serrò le labbra in una smorfia, ma terminò la sua arringa. La capiva: anche lui inizialmente aveva dubitato di Gellert. Col tempo, però, si erano avvicinati, creando un legame più stretto di una semplice amicizia, mentre collaborare nel decifrare gli indizi delle prove aveva reso il Torneo decisamente più semplice e interessante. Aveva dovuto insistere affinché Gellert accettasse di includere anche Johanne nel loro piano, ma fino a quel momento aveva sempre rispettato quanto stabilito e non c’era motivo di dubitare di lui proprio ora.

Aspettavano ormai da più di un’ora, quando finalmente un turbinio di scintille rossastre schizzò fuori dal lago. Gellert volò fuori dall’acqua pochissimi istanti dopo, la bacchetta puntata verso l’alto e un ghigno vittorioso in volto.
Johanne esordì in un grido di vittoria alzandosi, mentre lui si preparava a recuperarlo con un Accio ben piazzato, quando il lago esplose sotto il biondo.
Il selma, gigantesco serpente lacustre a guardia del lago di Durmstrang, eruppe dalle acque scure: aveva le immense fauci spalancate e la lingua protesa, e lo scintillio negli occhi della bestia non lasciava molti dubbi sulla punizione che aveva in serbo per Gellert.
Loro, comunque, avevano previsto anche questo: il biondo puntò rapido la bacchetta verso il basso, sussurrando un rapido Schiantesimo, mentre loro due colpirono nello stesso istante il bestione con due Petrificus Totalus ben piazzati. Gellert schizzò verso di loro per il rinculo, mentre la potenza dei loro incantesimi combinati faceva crollare il selma all’indietro, nelle acque scure.
Un boato festante da parte del pubblico, che assisteva da lontano sulla riva, li raggiunse proprio mentre il biondo rovinava sul grosso scoglio, volandogli praticamente addosso. Finirono tutti e tre a terra, ma quando riuscirono a districarsi dal proprio groviglio di arti stavano ridendo tutti e tre felici. Gellert si alzò in piedi di scatto, fradicio e trionfante: tra le mani reggeva una rete con all’interno tre grosse chiavi perlacee, lunghe e pesanti.
«Ce l’abbiamo fatta!» urlò estasiato, abbracciando il biondo per quel successo comune e anche per controllare che fosse ancora tutto intero.
«Il tuo piano ha funzionato» ammise Johanne, trattenendo con pochi risultati un sorriso di sollievo.
Si staccò dal petto di Gellert, che ancora ansimava per la fatica dell’inseguimento. «Ammetto di aver fatto io lo sforzo più grande» ghignò, gli occhi di ghiaccio che saettavano verso le pesanti chiavi, «ma senza di voi ora sarei nel suo stomaco. Ottimo lavoro!»
«I selma sono troppo robusti per un singolo mago! Lavorare insieme ha i suoi pregi, no?» strizzò gli occhi lui in direzione Johanne.
«Certo» ammise la ragazza. «Ora però…»
«Ora è il tutti contro tutti!», ghigno Gellert. «Non pensare che ti faccia sconti, Albus!» sussurrò poi, famelico.
La vera partita iniziava soltanto ora.

Quando emerse nella stanza centrale, la Coppa Tremaghi scintillava gloriosa sul piedistallo.
Erano tutti riusciti a penetrare nelle Sale Subacquee, grazie alle chiavi recuperate da Gellert e inserite contemporaneamente nei tre scogli principali del lago, ma a quanto pare solo lui era riuscito ad arrivare laggiù.
Le trappole nei corridoi dovevano aver fermato entrambi i suoi sfidanti: se il Tranello del Diavolo poteva essere una passeggiata per maghi abili come loro, la barriera di fuoco più avanti non poteva essere spenta con un semplice Aguamenti – e probabilmente i suoi avversari non conoscevano l’incantesimo adatto per superare quella come altre insidie delle Sale. E poi l’incontro con l’Infero: aveva ancora i brividi…
Scacciò quel pensiero dalla mente, avvicinandosi alla Coppa al centro della sala. Vide la sua faccia riflessa nella superficie splendente, e per un attimo pensò a quanto sarebbe stato bello condividere quel momento con qualcuno – con lui.
Fu solo un’istante, però: riflesso nella Coppa vide Gellert dietro di lui roteare silenziosamente la bacchetta. Si gettò di lato, mentre l’esplosione sbalzava la coppa giù dal piedistallo.
Si alzò di scatto, parando lo Schiantesimo di Gellert prima di contrattaccare il suo avversario.
«Mi dispiace, Albus, niente di personale! Questa è mia!» gridò Gellert, lanciandogli un incantesimo che superò il suo Sortilegio Scudo. Si sentì trafiggere lungo tutto il corpo da lame bollenti, e crollò a terra urlando per il dolore mentre il biondo si lanciava verso la Coppa.
Durò un solo istante, perché quando Gellert si voltò a guardarlo sussultò, rendendosi conto di ciò che aveva fatto. Mentre la sua forza di volontà veniva meno, anche l’incantesimo si spezzò.
Si sentì tradito per quel gesto orribile, ma fu abbastanza razionale dal non lasciarsi sfuggire l’occasione. Gli occhi di Grindelwald tornarono a luccicare di ambizione preparandosi a colpirlo nuovamente, probabilmente con uno Schiantesimo, ma lui agì per primo.
«Accio Coppa!» urlò a denti stretti, e il trofeo Tremaghi schizzò tra le sue mani.
L’istante successivo si ritrovò nello spiazzo davanti agli spalti del pubblico.
Mentre il Sole di mezzanotte salutava le grida festanti dei suoi compagni di scuola, si trovò a singhiozzare stringendo a sé la Coppa.
Dura, gelida, azzurra: proprio come quegli occhi che lo avevano appena tradito.

 

[999 w.]

 

 

Note dell'Autore:


E alla fine, anche questa Terza Prova del Torneo Tremaghi si è conclusa. Devo ammetterlo: quando mi sono iscritto a questo contest non pensavo assolutamente che sarei arrivato in finale, eppure alla fine eccomi qui. Devo ringrazione ognuno dei miei fantastici "avversari" se sono riuscito in questa impresa, perché è grazie al sostegno, al supporto (e ai voti) dei miei sfidanti se sono arrivato fino a qui. E proprio per questo, ho deciso di inserire la tematica della collaborazione anche all'interno della mia Terza Prova. Senza di essa, infatti, i miei Campioni non sarebbero riusciti a superare il Selma, un serpente lacustre estremamente pericoloso e violento che vive nelle acque scandinave (chiedere a Newt Scamander per altre informazioni ahahah), là dove si trova la scuola di Durmstrang che è stata sede di questa straordinaria edizione del Torneo Tremaghi.

Spero che la conclusione che ho scelto di dare a questa vicenda vi sia piaciuta: ho riflettutto a lungo, troppo a lungo sull'opportunità o meno di far lanciare quell'Incanto Cruciatus a Gellert. Ma alla fine, ho pensato che l'ambizione l'avrebbe davvero portato a compiere un gesto così forte - benché di brevissima durata - proprio come avrebbe fatto nella realtà qualche anno dopo contro Aberforth. Credo in questo modo di averlo reso più IC, rispettando la sua aura di studente crudele che abbiamo imparato a conoscere da libri. E insieme a Gellert, questo rende a mio parere IC anche Albus: abbiamo visto quanto l'amore che prova per questo ragazzo arrivi ad oscurargli la mente e a fargli accettare cose quantomeno discutibili. Certo, qui la sua fiducia è totalmente ben riposta, ma ce lo vedo davvero un Silente che abbassa le difese anche durante il Torneo, se contro di lui... per poi finire comunque ferito. Spero che anche voi siate dello stesso parere, ma in ogni caso sono ben felice di conoscere la vostra opinione in merito!

Concludo queste note e questa storia ringraziando infinitamente Artnifa per aver indetto questo contest meraviglioso, e augurando un gigantesco in bocca al lupo alle mie compagne Campionesse Tremaghi, Lady Palma e Mari Lace! Che vinca il migliore!

Grazie a tutti per essere arrivati fin qui, vi abbraccio forte forte!

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