La forza dell'amicizia di Fiore di Giada (/viewuser.php?uid=695733)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paura e sollievo ***
Capitolo 2: *** Serenità ***
Capitolo 1 *** Paura e sollievo ***
Una
lampada a neon, appesa al soffitto, illuminava l’ambiente d’una
debole luce gialla e il ronzio monotono dell’elettrocardiografo
rompeva il silenzio, come uno sciame di api.
Kazuya,
seduto su una sedia, rifletteva e fissava il suo sguardo sul corpo
inerte di Kyoshiro, disteso sul lettino. Su di sé, avvertiva
l’orrorifico peso della stanchezza, ma non poteva lasciare solo
il suo migliore amico.
Sarebbe
stato indegno di lui e del suo senso dell’onore.
Il
rimorso, ad un tratto, trapassò il suo cuore, come la lama di
un pugnale. Spesso, aveva ritenuto Kyoshiro cinico e vendicativo,
incapace di comprendere l’amore.
I
suoi pur giusti ideali, spesso, gli avevano impedito di conoscere
l’anima del suo compagno di battaglia.
Non
aveva avuto alcun rispetto del carattere del suo amico, così
differente dal suo.
La
sua mano, avvolta in un guanto bianco, si posò sulla guancia
destra di Kyoshiro e un brivido di angoscia attraversò la sua
schiena. Alcuna mutazione aveva sconvolto il viso del suo amico,
immerso in un sonno innaturale, simile alla morte.
Non
aveva percepito il suo tocco.
Solo
il leggero sollevarsi del suo petto mostrava la presenza della vita
nel suo corpo.
Ma
quel debole respiro minacciava di spegnersi, come una fiamma a lungo
priva di ossigeno.
– No…
Non devi cedere… Ti prego, torna da noi. Preferisco le tue
citazioni filosofiche
al
tuo silenzio, ma voglio sentire la tua voce, amico mio. Non smettere
di respirare. – sussurrò, la voce percorsa da una nota
di frustrazione. Kyoshiro, malgrado le loro divergenze, si era
rivelato un amico sincero e leale.
Grazie
a lui e al suo acuto spirito di osservazione, era riuscito a vincere
in battaglie altrimenti segnate.
E
lui, ebbro della sua tracotanza idealista, non aveva saputo
comprenderlo in alcune occasioni.
Un
debole sorriso sollevò la labbra del pilota e un sospiro
sgorgò dalle sue labbra. Kyoshiro era sopravvissuto a scontri
assai ardui contro i loro nemici, eppure rischiava di morire, a causa
di un essere indegno.
– Miwa…
Che tu possa bruciare
all’inferno,
se esiste! –
ringhiò
e i suoi occhi arsero di rabbia. Un tempo, avrebbe deprecato il
sentimento della vendetta e lo avrebbe ritenuto indegno di un essere
umano.
Ma,
in quell’istante, davanti al corpo inerte del suo migliore
amico, comprendeva la fonte di quell’emozione, da lui tanto
deprecata.
L’amore,
da lui ritenuto un sentimento positivo, se offeso, poteva condurre
alla brama della rivalsa.
Singhiozzò
e le lacrime, repentine, sgorgarono dai suoi occhi. Quel militare
crudele e fanatico, malgrado l’esilio, non aveva cessato di
desiderare la sua morte.
Non
era stato capace di comprendere la ragione dei suoi tentativi di
stabilire una connessione tra i terresti e i Baamesi.
E
Kyoshiro aveva pagato il prezzo del suo insensato fanatismo.
Il
cielo, d’un turchese puro, era libero da nubi e il vigoroso
sole estivo risplendeva e sfiorava il mare, a stento sfiorato dalla
carezza del vento, accendendo l’acqua di riflessi dorati.
Decine
di gabbiani ora volavano, riempiendo l’aria di striduli
richiami, ora si precipitavano nell’acqua, sollevando deboli
schizzi, in cerca di prede.
Per
alcuni istanti, lui, Kyoshiro e Nanà erano rimasti silenziosi,
inebriati dalla bellezza della spiaggia. Era un piccolo, fragile
gioiello e, per un caso fortuito, era scampato alla furia
devastatrice del conflitto tra i terrestri e la fazione guerrafondaia
di Baam.
In
quel frammento di paradiso, potevano godere di alcune ore di riposo e
quiete, lontani dal clamore e dalle emozioni della guerra.
– Cosa
ne dite se facciamo una gara di nuoto? – aveva chiesto Nanà,
gli occhi scintillanti di piacere.
– Io
ci sto. Vieni anche tu, Kyoshiro? – aveva domandato Kazuya.
Un
mezzo sorriso si era disegnato sulle labbra di Kyoshiro.
– E’
un bel posto per leggere, ma avete ragione. Non si può
rinunciare ad una nuotata in un mare così limpido. –
aveva replicato, divertito.
Ridendo,
si erano spogliati ed erano corsi verso il mare.
Seppur
per poco tempo, erano liberi dalle angosce e dalle preoccupazioni del
conflitto.
Diverse
ore dopo, erano usciti dall’acqua, ridendo e lanciandosi
schizzi vicendevoli.
Ad
un tratto, un debole scalpiccio aveva raggiunto le loro orecchie. Si
erano bloccati.
Ne
erano sicuri, era un nemico.
Ma
chi poteva averli raggiunti in quella spiaggia sconosciuta?
Ad
un tratto, come demoni, quattro uomini erano spuntati, armati di
bastoni e coltelli, e li aveva circondati.
Tra
di loro, avevano scorto Miwa ed erano rimasti sconvolti dal suo
mutamento.
Era
dimagrito, ma sul suo viso magro, simile ad un teschio rivestito di
pelle, gli occhi brillavano d’odio e risentimento.
Evidentemente, il tempo aveva alimentato il suo ingiusto e crudele
risentimento.
Non
accettava la giusta pena dell’esilio, a causa delle sue
nefandezze.
Il
corpo era mutato, la sua mente era rimasta la medesima, avvelenata
dalla pazzia.
– Occupatevi
degli altri due! Io penserò a Kazuya. Ripuliremo il mondo da
questi nemici dell’umanità!– aveva urlato.
E,
ben presto, si era consumata una feroce zuffa.
Pur
con fatica, era riuscito ad abbattere Miwa ed era corso in soccorso
dei suoi due compagni. Certo, erano capaci di difendersi
autonomamente, ma erano pur sempre suoi compagni.
E
un aiuto era sempre gradito.
Ad
un tratto, però, uno sparo era esploso.
Miwa,
profittando della distrazione di Kazuya, aveva ripreso conoscenza e
aveva sparato.
– Kazuya,
attento! – aveva urlato Kyoshiro, sgomento.
Si
era girato, stupito dal grido angosciato di Kyoshiro.
Poi,
il suo amico spadaccino, fulmineo, lo aveva coperto e aveva ricevuto
il colpo in pieno torace.
Il
sangue, impetuoso, era sgorgato dal suo petto e lui, privo di
energie, era crollato semiincosciente, presto stretto tra le sue
braccia.
Gli
si erano spalancati gli occhi e una morsa di rabbia aveva stretto il
suo cuore. Kyoshiro era morto per difenderlo!
E
quel bastardo di Miwa era il colpevole!
Non
avrebbe avuto pietà di lui.
Furibondo,
si era lanciato contro di lui e l’aveva tempestato di pugni,
calci e gomitate. Quel bastardo era stato troppo a lungo risparmiato.
Troppe
persone, a causa della sua cecità, avevano patito inenarrabili
pene e lui era sempre riuscito a sfuggire alle conseguenze delle sue
azioni.
Ma,
in quel momento, nulla l’avrebbe protetto dalla sua rabbia.
Con
un calcio, aveva allontanato il corpo ormai esanime di Miwa. Ci
avrebbero pensato le bestie a lui.
Non
meritava nessun segno di considerazione.
Per
un eterno, doloroso istante il suo cuore era caduto nella tenebra.
– Kazuya,
vieni qui! Kyoshiro è vivo! – aveva gridato la voce di
Nanà, anche lei preoccupata, seppur vibrante di una debole
speranza.
Turbato,
si era girato e aveva scorto la ragazza tentare di fasciare con della
stoffa la ferita di Kyoshiro.
D’un
balzo, si era avvicinato a loro e aveva osservato il corpo dello
spadaccino.
– I
miei atomi si stanno disgregando… Presto ritorneranno nel
vuoto. Democrito ha capito il mio momento. – aveva mormorato ad
un tratto lui, il tono ironico, seppur sofferente.
Una
debole speranza, in quell’istante, era riverberata nel suo
cuore. Il dolore deformava il suo viso, ma non aveva perduto la sua
attitudine alle freddure, specie letterarie.
Forse,
aveva la possibilità di strappare il suo compagno di battaglia
alla morte.
– Democrito
dovrà aspettare! – aveva replicato lui, duro, gli occhi
lucidi di lacrime. Odiava il suo sarcasmo, che emergeva in quei
momenti!
Un
lampo fugace di stupore aveva illuminato gli occhi dello spadaccino e
la sua bocca si era schiusa in un sospiro.
Un
singhiozzo aveva sollevato il petto di Nanà e le sue mani
tremanti avevano stretto la mano destra del pilota.
– Resisti…
Non darla vinta a quel bastardo di Miwa! – aveva esclamato lei,
una nota di rabbia nella voce.
Aveva
compreso la reazione della sua compagna e aveva annuito. Troppe
innocenti vite erano perite ad opera di quell’uomo crudele.
E
Kyoshiro non doveva aggiungersi a quel triste nastro di morte.
Il
pilota aveva accennato ad un sorriso, poi, sopraffatto dall’astenia,
aveva perduto i sensi.
I
due amici, rapidi, avevano sistemato una fasciatura attorno al petto
ferito del loro compagno di battaglia.
Poi,
Kazuya aveva sollevato tra le braccia Kyoshiro ed erano corsi al loro
aereo.
– Che
mal di testa… Mi sembra che mi sia esploso un cannone nel
cervello… – sussurrò una voce maschile
affaticata.
Kazuya
si scosse dal suo sonno e girò la testa verso il letto del
compagno.
Gli
occhi di Kyoshiro, annebbiati dalla stanchezza e dalla confusione,
fissavano quelli del pilota del Daimos.
Di
scatto, si alzò dalla sedia e si precipitò verso di
lui, il cuore palpitante di emozione e gli occhi lucidi di lacrime.
Un pallore terreo regnava sul viso del suo migliore amico, ma i suoi
occhi, pur attenti, erano fissi sul suo volto e lo scrutavano con
espressione interrogativa.
Il
suo sonno artificiale, per fortuna, era stato interrotto.
– Finalmente
ti sei svegliato, amico mio… Sei rimasto cinque giorni tra la
vita e la morte. Abbiamo temuto tutti di perderti. Miwa non avrà
la soddisfazione di averti ucciso. Tu sei vivo, lui è morto e
non avrà nessuna sepoltura. Ma è quello che si è
meritato.– affermò Kazuya, la voce incrinata
dall’emozione.
Sospirò
e, per alcuni istanti, rimase silenzioso. Si sorprendeva sempre più
del piacere da lui provato per la morte di Miwa.
Non
provava alcun sentimento di pietà per quell’uomo crudele
e non si sentiva colpevole del suo omicidio.
Quante
vite quell’uomo crudele aveva calpestato, incurante dei deboli?
Ne
era sicuro, tanti provavano odio e rabbia verso quell’uomo, ma
non avevano la facoltà di esprimere tali sentimenti.
– Grazie…
Grazie per avermi protetto, Kyoshiro. Non
lo dimenticherò mai. –
mormorò, ad un tratto, Kazuya.
Le
sue dita, leggere, si posarono sulla guancia dell’amico, in una
carezza colma di premure.
A
quel tocco, lo spadaccino chiuse gli occhi e sulle sue lunghe ciglia
tremarono le lacrime.
– Sono
stato fortunato e ho rispettato il mio dono, perché ho trovato
un amico per cui valga la pena morire, come diceva Mark Twain…
– rispose l’altro.
Con
un cenno del capo, Kazuya annuì. Malgrado la sofferenza, il
pilota era tornato a concludere le frasi con le sue citazioni
letterarie e filosofiche.
Quelle
parole, pur prese in prestito da un autore morto oltre due secoli
prima, gli avevano riempito l’anima di piacere.
Il
legame tra loro, malgrado la distanza di vedute, era solido ed era
considerato un dono dal suo amico.
Ad
un tratto, un pensiero attraversò la mente di Kyoshiro e una
nube di preoccupazione velò il suo sguardo.
– Che
cosa hai? – chiese Kazuya, sorpreso dal suo istantaneo
cambiamento d’umore.
– Puoi
chiamare gli altri? Voglio parlare anche con loro… Non vorrei
ci fossero conseguenze per la morte di Miwa. Nessuno di noi deve
pagare per colpa di quel bastardo. Io desidero sapere che cosa ci
attende. – spiegò, turbato.
Kazuya,
con un cenno del capo, annuì, prese dalla tasca della tuta un
interfono con un pulsante e lo premette.
Un
debole ronzio risuonò nella stanza, poi si diffuse nella base.
– Preparati.
Non avrai più pace da questo momento. – ridacchiò
Kazuya, divertito. Quando erano tornati a Daimovich, il professor
Izumi aveva costruito un interfono dotato di un pulsante centrale e,
con la semplice pressione del tasto, era possibile inviare messaggi
senza uso di parole.
E,
ne era sicuro, tutti sarebbero giunti a sincerarsi delle condizioni
di Kyoshiro e avrebbero creato confusione.
Il
maestro di spada, sentendo queste parole, ricambiò il sorriso.
– Non
vedo l’ora, Kazuya. Non vedo l’ora. –
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Serenità ***
Qualche
minuto dopo, con uno scatto metallico, si aprì e, accompagnati
da un dottore basso e tarchiato, entrarono Nanà e il professor
Izumi.
La
ragazza, accortasi del risveglio di Kyoshiro, accelerò il
passo, si gettò sul petto di lei e lo strinse in un forte
abbraccio.
–
Ouch…
Nanà… – balbettò il pilota, sorpreso
dall’impeto di lei.
–
Kyoshiro,
sei salvo! Non sai quanto abbiamo sofferto in questi giorni. –
esclamò la ragazza, il
tono palpitante di gioia.
Finalmente, il loro amico aveva ripreso coscienza.
Era
debole e provato, ma non era immerso in quell’orribile e
macabro sonno, simile alla morte.
Quelle
giornate erano state un incessante, eterno pendolo tra angoscia,
speranza e disperazione.
Avevano
temuto di vedere morire Kyoshiro per mano di quello scarto umano di
Miwa.
–
Nanà,
puoi allontanarti? Il dottor Hirado deve fare i suoi controlli e tu
non gli rendi il lavoro facile. Potrai
abbracciare e stritolare Kyoshiro dopo.
– la rimproverò
il padre, bonario. In realtà, condivideva la gioia di sua
figlia per quel fausto esito.
Lo
spirito di combattente del pilota aveva vinto quell’ardua e
faticosa battaglia.
Il
suo sguardo, per alcuni istanti, si adombrò e le rughe sulla
fronte si accentuarono. Anche lui aveva temuto di dovere seppellire
il giovane pilota.
Tante
volte l’aveva rimproverato per il suo cinismo e il suo
carattere chiuso, ma non poteva negare di esserglisi affezionato.
E,
quando aveva veduto Kazuya scendere dall’aereo, il corpo inerte
di Kyoshiro stretto tra le braccia, accompagnato da Nanà,
aveva creduto di crollare sul pavimento.
Una
giornata di riposo, da lui concessa per rigenerare le energie dei
suoi ragazzi, si era tramutata in un incubo!
Quel
sangue, che arrossava un’improvvisata benda stretta attorno al
suo petto, pareva un monito di morte.
Per
fortuna, era riuscito a mantenere il controllo dei suoi nervi ed
erano stati in grado di portarlo nella sala operatoria della base.
La
giovane, sentendo le parole del genitore, annuì e si allontanò
dal letto di Kyoshiro di circa dieci passi.
Il
medico controllò i parametri vitali del giovane, poi sollevò
la testa e sorrise.
– E’
fuori pericolo, ma non fatelo stancare troppo. E, se notate segni di
sofferenza da parte sua, non esitate a contattarmi. Ora, scusatemi,
devo andare. Altri pazienti hanno bisogno di me. – spiegò
il dottore.
– La
ringraziamo, dottor Hirado. Faremo quanto ci chiede. – lo
congedò il professore, con
un lieve cenno della testa.
Il
medico chinò la testa brizzolata in un cenno di saluto, poi si
allontanò.
–
Professore,
mi dispiace di non potere essere utile nelle future
battaglie,
ma mi sento troppo debole. E’ come se mi fosse passato un treno
sul torace. – dichiarò lo spadaccino ad un tratto,
mortificato.
Sorpresi
da quelle parole, Kazuya e Nanà gli lanciarono sguardi
interrogativi. Nessuno di loro avrebbe preteso da lui una simile,
ardua prova.
Per
loro, in quel momento, contava la sua completa guarigione.
E,
pur di aiutarlo, non avrebbero esitato a combattere da soli le loro
battaglie.
A
quelle parole, un mezzo sorriso sollevò le labbra dello
scienziato.
– Non
preoccuparti, è naturale che tu ti senta così. Il colpo
che hai preso ha sfiorato il cuore e hai avuto una imponente
emorragia. Per questo, sei rimasto in coma per cinque
giorni. Ora, hai bisogno di riposo assoluto. E
non pensare nemmeno a salire su Galbar.– gli ingiunse,
ironicamente minaccioso.
Poi,
il suo sguardo si oscurò e si sfregò le mani in un
gesto di nervosismo.
– Che
cosa c’è, professore? – domandò Kazuya,
stupito dall’improvviso oscuramento dei suoi occhi. Era
insolito un tale turbamento in un uomo solido come il loro mentore.
Quale
sentimento turbava la sua mente?
–
Anzi,
forse è colpa mia, se
è accaduto tutto questo.
Non avrei dovuto concedervi quel giorno di vacanza. – affermò,
lugubre.
–
Non
voleva certo farci morire. Perché
si incolpa?
– domandò
il pilota di Daimovich, perplesso.
Lo
sguardo dello scienziato, attento, si posò sui tre giovani.
Nessuno di loro lo incolpava di quella sfiorata tragedia.
La
loro fiducia verso di lui si manteneva integra.
Eppure,
lui non riusciva a non provare frustrazione per gli avvenimenti.
Miwa,
così imbevuto di fanatismo, non aveva accettato i limiti a lui
imposti dalla politica e aveva tentato di uccidere Kazuya.
Il
suo odio cieco per il pilota di Daimovich non si fermava davanti a
nulla.
Aveva
assoldato un gruppo di sicari e aveva attaccato i tre piloti in un
momento di estrema vulnerabilità.
– E’
vero, io non volevo certo farvi morire. Ma questo non cambia la
realtà: sono stato ingenuo e imprudente. Non ho tenuto conto
della tenacia di Miwa e ho permesso a lui e ai suoi scagnozzi di
attaccarvi. – obiettò, testardo.
– La
realtà ha sempre un doppio volto, professore. Bisogna sempre
trarre il meglio da ogni situazione. – replicò
lo spadaccino, un lieve sorriso sulle labbra.
Lo
scienziato, sentendo quelle parole, sbarrò gli occhi in segno
di sorpresa.
– Che
cosa intendi? – chiese poi.
Lo
sguardo del giovane, per alcuni istanti, si oscurò e la sua
bocca si piegò in una smorfia seria.
– So
che è orribile fare simili affermazioni, ma sono contento che
Miwa sia morto. Non avremo più l’incubo suo e delle sue
minacce. Almeno a questo è servito prendere quel
proiettile, oltre a proteggere Kazuya. – affermò, il
tono convinto, percorso da una nota di ironia.
Con
un cenno della testa, il pilota annuì e poggiò la mano
destra su quella dell’amico, presto imitato da Nanà. Sì,
condivideva le sue parole.
Con
la morte di quel militare privo di qualsiasi senso dell’onore,
tutti si erano liberati della sua minaccia.
Potevano
proseguire la battaglia senza le sue interferenze.
Ad
un tratto, un lampo di preoccupazione balenò nello sguardo di
Kyoshiro.
– Che
ti succede? – domandò Nanà, sorpresa da
quell’improvviso mutamento di espressione.
Per
alcuni istanti, lo spadaccino rimase silenzioso, meditabondo.
–
Kyoshiro,
tu hai paura di qualcosa. Non tenerti tutto dentro, perché
potrebbe riguardare anche noi. – intervenne lo scienziato, il
tono calmo, seppur deciso.
–
Professore,
la notizia della morte di Miwa sarà giunta agli alti gradi
dell’esercito. Come l’hanno presa i militari? Vogliono
istituire un processo contro di noi? Non vorrei che foste in pericolo
a causa mia.– rispose,
il tono tremante di preoccupazione.
Sentendo
le parole dello spadaccino, lo scienziato curvò le labbra in
un sorriso.
–
Capisco
la tua preoccupazione, ma non
devi preoccuparti. I militari
non faranno nulla contro di voi. – lo rassicurò.
–
Come
è possibile? Miwa, per quanto esautorato dal suo ruolo, era un
militare. E l’esercito protegge i suoi membri, anche contro le
evidenze dei fatti. –
obiettò
Nanà, meravigliata. L’esito di quella vicenda pareva
felice, malgrado le loro angosce, ma non poteva negare una certa
apprensione.
– E’
vero, Nanà. Ma Miwa, con le sue azioni scriteriate, ha messo
in pericolo troppe persone, con
gravi danni di immagine alle forze armate.
Inoltre, non tutti i militari erano dalla sua parte. Con la sua
morte, si sono liberati di un elemento pericoloso e
instabile. Come ha detto
Kyoshiro, non abbiamo più nulla da temere da lui. –
affermò lo scienziato.
Guardò
i tre giovani. Kazuya
e Nanà circondavano di affetto e premure lo spadaccino e lui,
pur schernendosi dietro un’apparenza ironica, era felice.
Il
suo sguardo, di solito sarcastico e tagliente, era lucido di emozione e gioia.
Non
riusciva a dissimulare le sue più autentiche emozioni.
Sono
contento di essermi sbagliato su di te., pensò,
compiaciuto. Aveva commesso un errore verso di lui e lo aveva
ritenuto crudele, malgrado fosse un loro fedele alleato.
Si
era lasciato ingannare dalla sua lingua tagliente e non aveva saputo
vedere la sua autentica natura.
Pur
senza volontà cosciente, lo aveva ritenuto incapace di
soffrire.
Kyoshiro
aveva distrutto questa sua convinzione e aveva protetto Kazuya, con
grave rischio della sua vita.
Forse,
non sbagliava quando diceva che la realtà aveva sempre due
facce.
Anche
per lui era stato un evento dall’aspetto doppio.
Aveva
temuto anche lui, come tutti, di perdere il pilota di Galbar.
Però,
pur nello strazio e nell’angoscia di quelle giornate, aveva
avuto modo di riflettere sul suo errore di valutazione.
Era
ben felice di essersi sbagliato, ma aveva temuto di non potere
rimediare.
Quando
Kyoshiro aveva riaperto gli occhi, il suo cuore era stato invaso
dalla felicità.
Il
suo errore era rimediabile.
E
lui non si sarebbe lasciato sfuggire una simile occasione.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3962225
|