Metis Potter e i Nuovi Malandrini

di Mary Evans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Black e Potter di nuovo insieme ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Sul treno per Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Lo Smistamento ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Il Maestro delle Pozioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Giuro Solennemente Di Non Avere Buone Intenzioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Lezione di Volo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Lettera a Lunastorta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Halloween ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Quidditch ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Caro diario, sono Lily Evans ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Il diario di Emmeline Vance ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Nicolas Flamel ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - Un Drago e Tanti Guai ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 - Punizione nella Foresta ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 - Verso la fine ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 - Fine Primo Anno ***
Capitolo 19: *** Note dell'autrice ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ecco giungere i soli col potere
di sconfiggere l’Oscuro Signore...
Due nati da chi lo ha per tre volte sfidato,
nati all’estinguersi del settimo mese...
L’Oscuro Signore li designerà come suoi eguali,
ma loro avranno un potere a lui sconosciuto...
Un aiuto loro avranno
dal figlio di colui che un tempo tradì.
Tutti ignorano la sua esistenza,
ma lui diventerà per l’Oscuro Signore
un nemico potente al pari dei prescelti.
E lui dovrà morire per mano loro,
perché i tre della profezia non possono vivere
se l’Oscuro Signore sopravvive...

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Black e Potter di nuovo insieme ***


Come ogni mattina, Metis Lily Potter e suo fratello gemello Harry James Potter vennero svegliati dalla soave voce della loro zia, Petunia Dursley, che intimava loro di uscire dallo sgabuzzino in cui vivevano per andare a preparare la colazione.
I due somigliavano molto ai loro genitori, come avevano potuto appurare da una foto che avevano trovato spolverando in soffitta tre anni prima: avevano gli stessi occhi verdi della mamma, Metis aveva anche gli stessi capelli rossi mentre Harry aveva i capelli neri di papà.
L’unica cosa che li differenziava era la cicatrice a forma di saetta che Harry aveva sulla fronte mentre Metis sulla spalla sinistra.
«È  una tortura essere svegliati così.» borbottò Harry, cercando di alzarsi almeno con il busto in quello spazio misero che divideva con sua sorella.
«Hai ragione.» concordò Metis, alzandosi a sua volta ed aprendo la porta dello sgabuzzino «Ma non preoccuparti, non sarà per molto. Ricordi? A momenti ci arriveranno le lettere da Hogwarts e, puoi scommetterci, una volta lì affatturerò chiunque provi a svegliarmi in questo modo.»
Harry rise, scompigliando ancora di più i suoi capelli ribelli ed uscì anch’egli da quel buco che chiamavano stanza.
«A Gideon è già arrivata vero?» chiese, pur sapendo la risposta.
«Già.» disse Metis un po’ abbattuta, prima di entrare in cucina ed iniziare a preparare la colazione mentre il fratello apparecchiava.
«Sbrigatevi a preparare tutto.» disse zia Petunia ai due fratelli «Io, Vernon e Dudley tra poco andremo a fare compere e voi due andrete dalla signora Figg. Non datele fastidi altrimenti rimarrete senza cena per tre giorni.»
I gemelli Potter fecero fatica a contenere la loro esultanza: la zia doveva credere che dalla signora Figg loro si annoiassero a morte altrimenti non li avrebbe più mandati da lei…
Harry mise su un’espressione afflitta e Metis per l’occasione fece diventare di un triste grigio topo i suoi capelli.
Grande errore.
Dudley scappò dalla stanza urlando mentre zia Petunia iniziò ad emettere squittii terrorizzati.
«Come ti sei permessa di fare una tu-sai cosa!? Andatevene fuori da questa casa e non tornateci prima di domani mattina!» strepitò zio Vernon irato cercando di colpire uno dei fratelli che, per fortuna, riuscirono a scansarsi e a darsi alla fuga.
I due corsero fuori dalla casa degli zii ridendo e si fermarono solo quando giunsero al parco con le altalene dove, di solito, si incontravano con il loro amico Gideon Black.
«Tu-Sei-Pazza!» disse Harry, ancora ansimante per la corsa ma, tutto sommato, enormemente divertito dalle facce che avevano fatto i loro parenti. La sua gemella, ancora sorridente, si sedette sull’altalena ed iniziò a spingersi sempre più forte.
«Ehilà ragazzi tutto bene? Quei babbanacci dei Dursley vi hanno cacciato ancora di casa?» disse sorridendo un ragazzino con i capelli biondo scuro e gli occhi grigi, avvicinatosi proprio in quel momento a loro e spaventandoli a morte.
Gideon Sirius Black.
Un nome, una garanzia.
«Allora? È arrivata la lettera?»
Harry sbuffò.
«GideonGideonGideon» disse, scuotendo la testa fintamente sconsolato.« eppure ormai dovresti conoscerla bene. Secondo te questa brontolona avrebbe quella faccia se le fosse arrivata la lettera?»
Gideon rise, con la sua risata simile ad un latrato.
«Hai ragione. Comunque non dovete preoccuparvi, la lettera arriverà a momenti.»
Metis sbuffò sonoramente, andandosi a sedere nuovamente sull’altalena e seguita alle spalle dai due ragazzi. Iniziò a fissarsi le scarpe intensamente coprendosi gli occhi con la frangia
«Stai dicendo la stessa cosa da giorni. E se non arrivasse?» disse in un sussurro.
I due ragazzi si guardarono per una frazione di secondo prima di risponderle.
«Metis Lily Potter non dire sciocchezze» la rimproverò Gideon, inginocchiandosi davanti a lei «Ti stai preoccupando inutilmente.» le disse dolcemente prima di prenderla per un braccio e costringerla ad alzarsi.
«Ed ora, amici miei, niente più discorsi seri!Che ne dite di andare a fare qualche scherzetto alla banda del nostro caro Dudley?» chiese Gideon, sfregandosi le mani con un ghignetto preoccupante in volto ed uno sguardo malandrino.
I due fratelli Potter si guardarono per un secondo prima di scoppiare a ridere e seguire il loro amico in una nuova avventura, dimenticandosi di tutto il resto.

 

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Benvenuti o  bentornati! Considerato che ho ripreso in mano il sequel di questa storia, e notando come alcune cose di questa non mi convincessero, ho deciso per una revisione generale. Precisazione per i nuovi lettori: Harry e Metis non sono estranei al mondo magico perché hanno mantenuto i contatti con Remus, e Gideon è il figlio di Regulus Black, che ha voluto dargli come secondo nome  quello del fratello maggiore perché, nonostante tutto, gli ha sempre voluto bene. È cresciuto con Arabella Figg, visto che i genitori sono entrambi morti, e conosce i gemelli da sempre.
Mi auguro di completare questa revisione al più presto, nel frattempo vi auguro una buona lettura. Con affetto Mary Evans

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Diagon Alley ***


Metis Potter appena sveglia corse verso l’ingresso per vedere se erano arrivate le lettere da Hogwarts.
‘Finalmente’ pensò felice, osservando le due buste vergate con inchiostro verde. Subito le nascose alla vista degli zii e si diresse a svegliare il fratello nel sottoscala per informarlo della lieta notizia, euforica come non lo era da tempo.
«Harry! Harry! Sono arrivate le lettere!» disse, svegliando il fratello e costringendolo ad alzarsi.
«Che ti avevo detto? Era solo questione di tempo!» disse Harry, seguendo la sorella in cucina per preparare la colazione.
Per tutta la mattinata i gemelli Potter furono stranamente allegri e gli zii non riuscirono a capirne il motivo.
All’ora di pranzo, poi, il mistero venne svelato da un omone che scardinò la porta di casa Dursley.
«Hagrid!» urlarono i due fratelli correndogli incontro e abbracciandolo.
«Harry! Metis! Che piacere vedervi! L'ultima volta eravate ancora dei soldi di cacio» disse il gigante. «Allora? Pronti per Hogwarts?»
«Le ingiungo di uscire immediatamente, signore!» disse zio Vernon. «Questa è un'effrazione bella e buona!»
«Ma chiudi il becco, scimunito d'un Dursley!» esclamò Hagrid poi, rivolgendosi ai gemelli «Meglio che andiamo, abbiamo un sacco di cose da fare, oggi: dobbiamo arrivare a Londra e fare gli acquisti per la scuola.»
Quindi, salutando allegramente gli zii, i due Potter seguirono Hagrid fino alla strada.
«Allora, questa è una passaporta. Parte tra cinque secondi. Non dovete fare altro che mettere la vostra mano su questa lattina e in un attimo saremo al Paiolo Magico,un pub famoso di Londra dove si trova l’ingresso per Diagon Alley!» disse, e Metis guardò Harry con un sorriso prima di fare come le era stato detto e sentirsi poi catapultata in un altro luogo e rimanere un po’ interdetta.


Per essere un posto famoso, Il paiolo magico era molto buio e dimesso: alcune vecchie erano sedute in un angolo e sorseggiavano un bicchierino di sherry, una di loro fumava una lunga pipa, e unn omino col cappello a cilindro stava parlando al vecchio barman, completamente calvo, che sembrava una noce di gomma.

Il sordo brusio della conversazione si arrestò al loro ingresso.
«Buon Dio!» esclamò il barman scrutando i due fratelli. «Questi sono... non saranno mica...?»
Nel locale cadde d'un tratto il silenzio. Tutti si immobilizzarono.
«Mi venisse un colpo...» sussurrò con un filo di voce il vecchio barman. «Ma sono Harry e Metis Potter! Quale onore!»
Uscì di corsa da dietro il bancone, si precipitò verso i gemelli e gli afferrò le mani con le lacrime agli occhi.
«Bentornati, Mr e Miss Potter, bentornati!»
Harry e Metis trattennero le risate.

Per fortuna Remus li aveva avvisati di cosa li avrebbe aspettati una volta mostrati al mondo magico, altrimenti si sarebbero trovati spaesati in questo nuovo mondo!
Ci fu un grande tramestio di sedie, e subito dopo i due fratelli si trovarono a stringere la mano di tutti i presenti, finchè non si fece largo un giovanotto pallido dall'aria molto nervosa e un tic a un occhio.
«Professor Raptor!» disse Hagrid «Harry, Metis, il professore sarà uno dei vostri insegnanti a Hogwarts.»
«P-P-Potter» balbettò il professor Raptor afferrando prima la mano di Harry e poi quella di Metis, »n-n-non so d-d-dirvi qu-quanto s-sono felice di c-c-conoscervi.»
«Che tipo di magia insegna lei, professor Raptor?» chiese Metis, educata.
«D-difesa co-contro le Arti O-o-oscure» balbettò Raptor come se avesse preferito non saperlo «N-n-non che a lei s-serva, eh, P-P-Potter?» E rise nervosamente. «Su-su-ppongo che s-s-starà ri-rifornendosi d-di tu-tu-tutto quel che le s-s-erve, v-vero, P-Potter? I-io devo p-prendere u-un nuovo li-libro s-sui va-va-vampiri.»

Appariva terrorizzato al solo pensiero.
«Ora dobbiamo andare... un mucchio di acquisti da fare. Sbrigatevi, ragazzi.»
Hagrid gli fece strada attraverso il bar; uscirono in un piccolo cortile circondato da un muro, dove non c'era altro che un bidone della spazzatura e qualche erbaccia.
Iniziò a contare i mattoni sul muro sopra il bidone della spazzatura.
«Tre verticali... due orizzontali...» bofonchiava «Bene. State indietro.»
Batté sul muro tre volte con la punta dell'ombrello.
Il mattone che aveva colpito vibrò... si contorse... al centro, apparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e un attimo dopo si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da far passare Hagrid.

L'arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine.
«Benvenuti a Diagon Alley!» disse Hagrid, sorridendo all’espressione eccitata di Harry e Metis.
Il sole splendeva illuminando una pila di calderoni fuori del negozio più vicino. Un'insegna appesa sopra diceva: Calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.
«Ve ne servirà uno» disse Hagrid «ma prima dobbiamo andare a prenderci i soldi.»
Harry e Metis avrebbero voluto avere altre quattro paia di occhi.

Strada facendo, si giravano di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che faceva le spese.
Molti ragazzi, più o meno dell'età di Harry, tenevano il naso schiacciato contro la vetrina, dove erano esposti dei manici di scopa.
«Guarda» Harry sentì dire uno di loro «la Nimbus Duemila, la più veloce di tutti.»
Ciò lo costrinse a bloccarsi per strada e a correre verso l’entrata del negozio, accompagnato dalla sorella.
I due avevano saputo da Remus che loro padre era un ottimo cercatore, per cui si erano informati molto sul Quiddich ma, mentre Harry amava il ruolo di cercatore Metis prediligeva quello di battitrice, lo stesso della mamma.
Videro anche molti altri negozi: alcuni vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che i gemelli non avevano mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili impilati, contenenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, mucchi pericolanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, bottiglie di pozioni, globi lunari.
Metis venne attratta, poi, anche da un negozio di animali, da cui riuscì a vedere di striscio un meraviglioso gatto nero dagli occhi nocciola, e una meravigliosa gatta rossa dagli occhi verdi.
«Harry! Guarda quei gatti, non sono stupendi?» disse, e venne perseguitata da quell’immagine per tutto il resto del percorso.
«Ecco la Gringott» disse Hagrid a un certo punto «non c'è posto più sicuro, non c'è. Forse solo Hogwarts.»

Fecero una breve sosta per recuperare il denaro necessario, poi aprirono il secondo foglio allegato alle lettere di Hogwarts e lessero cosa dovevano comprare.

SCUOLA di MAGIA E STREGONERIA di HOGWARTS

Uniforme
Gli studenti del primo anno dovranno avere:
Tre completi da lavoro in tinta unita (nero)
Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno
Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un mantello invernale (nero con alamari d'argento)
N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere
contrassegnati da una targhetta con il nome.

Libri di testo
Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi:
Manuale degli Incantesimi, Volume primo, di Miranda Gadula
Storia della Magia, di Bathilda Bath
Teoria della Magia, di Adalbert Incant
Guida pratica alla trasfigurazione per principianti, di Emeric Zott
Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore
Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Brodus
Gli animali fantastici: dove trovarli, di Newt Scamandro
Le Forze Oscure: guida all'autoprotezione, di Dante Tremante

Altri accessori
1 bacchetta magica
1 calderone (in peltro, misura standard 2)
1 set di provette di vetro o cristallo
1 telescopio
1 bilancia d'ottone

Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un rospo.
Si ricorda ai genitori che agli allievi del primo anno non è consentito l'uso di manici di scopa personali.


«Potremmo andare per le vostre uniformi» disse Hagrid, accennando con la testa al negozio di Madama McClan: abiti per tutte le occasioni.
«Sentite, vi spiacerebbe se vi lasciassi per qualche minuto? Ho dimenticato di svolgere alla Gringott un compito per conto di Silente. Tornerò in un attimo!» disse Hagrid, poi si allontanò.
Metis lo seguì con lo sguardo entrando con Harry negozio di Madama McClan.
«Secondo te qual è questo compito che deve svolgere?» chiese al fratello.
«Non ne ho idea e, sinceramente, poco mi interessa! Io non vedo l’ora di rincontrare Gideon e di raccontargli di tutto questo.» disse Harry, indicando con la mano tutto ciò che lo circondava.
Nel negozio venne loro incontro la proprietaria stessa che era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malva.
«Hogwarts, cari?» chiese quando Harry cominciò a parlare. «Ho qui tutto l'occorrente, seguitemi sul retro.»

Madama Mcclan fece salire Harry e Metis su due sgabelli, e infilò loro una lunga veste dalla testa cominciando ad appuntare con gli spilli l'orlo per farle della giusta lunghezza.
Comprarono anche degli abiti babbani nuovi di zecca, in sostituzione a quelli smessi di Dudley, e una volta finito da Madama Mcclan, i due si riunirono con Hagrid e girarono per tutta Diagon Alley fino a che non ebbero comprato tutti gli ingredienti e gli accessori necessari per la scuola.
Una volta fuori dalla farmacia, Hagrid spuntò di nuovo le liste.

«È rimasta la bacchetta magica... e non vi ho ancora preso il regalo di compleanno. Ecco che cosa farò: vi regalerò un animale.»
Venti minuti dopo, uscendo dall’Emporio del Gufo, Harry trasportava una grossa gabbia che conteneva una bella civetta bianca come la neve, profondamente addormentata con la testa sotto l'ala.
Poi venne il turno di Metis, e lei decise di ritornare in quel negozio di animali che aveva visto all’andata.

Il tintinnio di una campanella annunciò il suo ingresso e la accolse una commessa molto giovane, di circa vent’anni.
«Buongiorno, posso fare qualcosa per te?» domandò, gentile.
Metis si diresse a passo sicuro verso il bancone.
«Vorrei vedere i due gatti esposti. Quello nero con gli occhi nocciola e quella rossa con gli occhi verdi.» disse, decisa.

Non sapeva perché, ma quei due gatti l’avevano attratta fin dal primo istante.
«Aaah. I due fidanzatini… non credo si lasceranno avvicinare. Ce li ho da una decina d’anni e hanno graffiato chiunque provasse ad avvicinarli» disse la commessa.
«Vorrei vederli lo stesso, se non le dispiace.» insistette Metis, e la ragazza non potè far altro che andare a prendere la gabbia dove erano rinchiusi i due gatti.
Stranamente, quando Metis provò a prenderli in braccio, i due gattini iniziarono a leccarle la faccia e ad accoccolarsi contro il suo petto.
«Li prendo.» disse, sorridendo alla vista della faccia sorpresa della commessa.
Comprò anche del cibo per gatti, una gabbia e qualche gioco, poi pagò il conto e mostrò i due gattini ad Hagrid ed Harry.
«Ragazzi, vi presento Nefer e Lilith.»
Per qualche minuto rimasero a coccolare i due gattini, poi si diressero verso il negozio di Olivander per prendere le bacchette magiche.
Il negozio era angusto e sporco. Un'insegna a lettere d'oro scortecciate sopra la porta diceva: Olivander: Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C..

Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta, di un colore rossastro e con l’impugnatura dorata.
Un lieve scampanellio, proveniente dagli anfratti del negozio non meglio identificati, accolse il loro ingresso.

Era un luogo molto piccolo, vuoto, tranne che per una sedia dalle zampe esili su cui Hagrid si sedette, nell'attesa. I due gemelli, invece, si misero a guardare le migliaia di scatoline strette strette, tutte impilate in bell'ordine fino al soffitto.
«Buon pomeriggio.» disse una voce sommessa, e si trovarono di fronte un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che illuminavano la penombra del negozio come due astri lunari.
«Salve, signor Olivander» dissero in coro Harry e Metis.
«Ah, sì» disse l'uomo «Sì, sì, sì, ero sicuro che vi avrei conosciuto presto. Harry e Metis Potter. Avete gli occhi di vostra madre. Sembra ieri che è venuta qui a comperare la sua prima bacchetta magica. Lunga dieci pollici e un quarto, sibilante. Una bella bacchetta per un lavoro d'incanto, e molto rara anche. Vostro padre, invece, preferì una bacchetta di mogano. Undici pollici. Flessibile. Un po' più potente e ottima per la trasfigurazione. Be', ho detto che suo padre l'aveva preferita... ma in realtà, è la bacchetta a scegliere il mago, naturalmente.»
Mr Olivander si era fatto talmente vicino da toccare quasi il naso di Harry, che si vedeva riflesso in quegli occhi velati.
«Ed è qui che...»
Mr Olivander toccò con un dito lungo e bianco la cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry.
«Mi spiace dire che sono stato io a vendere la bacchetta che ha fatto questo» disse con un filo di voce «Tredici pollici e mezzo. Sì. Una bacchetta potente, molto potente, nelle mani sbagliate... Bene, se avessi saputo che cosa sarebbe andata a fare per il mondo...»
Scosse la testa e poi, con grande sollievo di Harry, si accorse di Hagrid.
«Rubeus! Rubeus Hagrid! Che piacere rivederti! Quercia, sedici pollici, piuttosto flessibile, non era così?»
«Azzecato, signore.» disse sorridendo Hagrid.
«Una bella bacchetta quella. Ma suppongo che l'abbiano spezzata a metà quando ti hanno espulso, vero?» chiese Mr Olivander, facendosi serio d'un tratto.
«Ehm... sì, signore, proprio così» rispose Hagrid spostando il peso del corpo da un piede all'altro «Però conservo ancora le due metà.» aggiunse vivacemente.
«Ma non le usi, vero?» chiese Mr Olivander con fare inquisitorio.
«Oh, no, signore» si affrettò a rispondere Hagrid, ma Metis notò che, nel parlare, si stringeva forte forte al suo ombrello rosa.
«Ehm, vediamo» disse Mr Olivander lanciando a Hagrid un'occhiata penetrante. «Prima le signorine, giusto? Allora, Miss Potter, vediamo un po'» e tirò fuori dalla tasca un lungo metro a nastro con le tacche d'argento «Qual è il braccio con cui usa la bacchetta?»
«Signore, uso la mano sinistra» rispose Metis.
«Alzi il braccio. Così.»bMisurò il braccio di Metis dalla spalla alla punta delle dita, poi dal polso al gomito, dalla spalla a terra, dal ginocchio all'ascella e poi prese anche la circonferenza della testa. E intanto diceva: «Ogni bacchetta costruita da Olivander ha il nucleo fatto di una potente sostanza magica, Miss Potter. Usiamo peli di unicorno, penne della coda della fenice e corde del cuore di draghi. Non esistono due bacchette costruite da Olivander che siano uguali, così come non esistono due unicorni, due draghi o due fenici del tutto identici. E naturalmente, non si ottengono mai risultati altrettanto buoni con la bacchetta di un altro mago.»
«Può bastare così» disse poi, e il metro a nastro si afflosciò sul pavimento.

«Allora, Miss Potter, provi questa. Legno di faggio e corde di cuore di drago. Nove pollici. Bella flessibile. La prenda e la agiti in aria.»
Metis prese la bacchetta e la agitò debolmente, ma Mr Olivander gliela strappò quasi subito di mano.
«Acero e piume di fenice. Sette pollici. Molto flessibile. La provi.»
Metis la provò, ma ancora una volta, non aveva fatto in tempo ad alzarla che Mr Olivander gli strappò di mano anche quella.
«No, no... ecco, ebano e peli di unicorno, otto pollici e mezzo, elastica. Avanti, avanti, la provi.»
Metis provò e provò ancora. Non aveva idea di che cosa cercasse Mr Olivander. Le bacchette si stavano ammucchiando sulla sedia, ma più Mr Olivander ne tirava fuori dagli scaffali, più sembrava felice.
«Una cliente difficile, eh? No, niente paura, troveremo quella che va a pennello... Ora, mi chiedo... sì, perché no…»
Olivander andò a prendere la bacchetta che Metis aveva notato prima di entrare e, quando la prese in mano, avvertì un calore improvviso alle dita. La alzò sopra la testa, la abbassò sferzando l'aria polverosa e una scia di scintille rosse e d'oro si sprigionò dall'estremità come un fuoco d'artificio, proiettando sulle pareti minuscoli riflessi danzanti di luce.

Hagrid gridò d'entusiasmo e batté le mani e Mr Olivander esclamò: «Bene molto bene!»
Poi toccò ad Harry scegliere la bacchetta, ma Olivander senza prendere le misure si recò sul retro a prendere una scatola impolverata. Poi porse la bacchetta ad Harry: «Agrifoglio e piume di fenice, undici pollici, bella flessibile.»
Anche Harry sentì lo stesso calore alle dita che aveva provato prima la sorella. La bacchetta lo aveva scelto.
«Bravo! Sì, proprio così, molto bene. Bene, bene, bene...che strano... ma che cosa davvero strana...»
Rimise le bacchette di Harry e Metis nelle loro scatole e le avvolse in carta da pacchi sempre borbottando: «Ma che strano... davvero strano»
«Scusi,» fece Harry «ma che cosa c'è di strano?»
Mr Olivander lo fissò con i suoi occhi sbiaditi.
«Ricordo una per una tutte le bacchette che ho venduto, Mr Potter. Una per una. Si dà il caso che la fenice dalla cui coda proviene la piuma della sua bacchetta abbia prodotto un'altra piuma, una sola. E' veramente molto strano che lei sia destinato a questa bacchetta, visto che la sua gemella... sì, la sua gemella le ha procurato quella ferita.»
Harry deglutì.
«Sì, tredici pollici e mezzo. Legno di tasso. Curioso come accadano queste cose. la bacchetta che sceglie il mago, lo ricordi... Dopo tutto, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha fatto grandi cose... terribili, è vero, ma grandi.»
Harry rabbrividì.
«E non creda che mi sia dimenticato di lei Miss Potter.» disse Olivander all’improvviso.
«La sua bacchetta non è meno speciale di quella di suo fratello. Le farà piacere sapere che esiste solo un’altra bacchetta come la sua, e che l’ho venduta a sua madre quando venne qui a undici anni. La sua bacchetta è rara, non lo dimentichi mai, e al momento del bisogno, quando lei avrà perduto ogni speranza, la aiuterà illuminandole la via del ritorno. Credo che da voi dobbiamo aspettarci grandi cose, Mr e Miss Potter.»
Metis forzò un sorriso e, quasi di corsa, pagò per entrambe le bacchette e trascinò il fratello e Hagrid fuori il negozio mentre Mr Olivander li salutava con un inchino.
Era ormai pomeriggio avanzato e il sole era basso sull'orizzonte quando Harry, Metis e Hagrid si misero sulla via del ritorno ripercorrendo Diagon Alley.

Si rifermarono anche al negozio di Quiddich, dove comprarono un boccino d’oro per giovani cercatori e una mazza da battitrice. Poi riattraversarono il muro, fino al Paiolo magico, ormai deserto.
Hagrid aiutò i due ragazzi a salire sul treno che li avrebbero riportato dai Dursley, e poi porse loro due buste.
«Questi sono i biglietti per Hogwarts.» disse. «Primo settembre, King's Cross... è tutto scritto sul biglietto. Se avete problemi con i Dursley, spediscimi una lettera con la tua civetta, Harry, lei saprà dove trovarmi... Scusatemi ancora se non posso accompagnarvi. A presto.»
Il treno uscì dalla stazione e i due fratelli non poterono fare a meno di guardarsi euforici.
Avevano appena comprato tutti gli accessori per Hogwarts e il primo settembre, insieme a Gideon, avrebbero finalmente iniziato il loro percorso per diventare maghi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Sul treno per Hogwarts ***


«Qualcosa dal carrello cari» disse una signora grassottella che trasportava un carrello con una quantità enorme di dolci, affacciandosi nello scompartimento occupato da Metis, Harry e Gideon.
«Tre cioccorane, due pacchetti di caramelle tutti gusti + 1 e una brioche di zucca, per favore.» disse Metis, pagando per tutti e risedendosi accanto ai suoi gattini Nefer e Lilith che dormivano sul sedile.
Non poteva ancora crederci: Stavano davvero andando ad Hogwarts!
Ignorando Harry e Gideon che erano impegnati in una partita a scacchi (la seconda consecutiva che Harry stava miseramente perdendo), la ragazza si mise a guardare fuori dal finestrino osservando il paesaggio che scorreva mentre distrattamente addentava la sua brioche. Aveva aspettato con ansia il momento in cui sarebbe stata presentata ufficialmente alla comunità magica ma, adesso che era arrivato il momento, iniziava a credere che avrebbe deluso le aspettative di tutti.
Accarezzando il pelo nero del suo gatto, Metis rifletteva su questi pensieri quando venne distratta dal rumore della porta dello scompartimento che si apriva.
«Quel posto è occupato?» chiese un ragazzino dai capelli rossi indicando il sedile accanto a Metis «Il treno è pieno zeppo...»
«Entra pure.» disse Harry al nuovo arrivato.
«Io sono Harry, Harry Potter, e loro sono Gideon Black e mia sorella Metis. Tu come ti chiami?» chiese, guardandolo sedersi un po’ imbarazzato accanto a Metis.
«Io sono Ron, Ron Weasley.» disse lui, sorridendogli amichevole «Chi sta vincendo?» chiese poi, osservandoli giocare a scacchi.
«Sta di nuovo vincendo Gid accidenti!» si disperò Harry «È la terza volta che mi batte!»
«Non posso farci niente se sono il migliore!» si vantò quello, sorridendo con sufficienza.
«Posso sfidarti io?» chiese Ron «Me la cavo negli scacchi.»
Gideon scrollò le spalle.
«Come vuoi. Harry lasciagli il tuo posto.» disse, poi ghignò malignamente «Ron Weasley preparati a perdere!»

10 minuti dopo…


«Voglio la rivincita!» esclamò Gideon, irritato per aver perso a scacchi, mentre Harry e Metis se la ridevano alla grande sui divanetti di fronte.

I tre avevano deciso che il giovane Weasley era un tipo apposto ed avevano iniziato a farci amicizia.
Comunque, il fatto che non avesse additato i due gemelli come fossero animali dello zoo probabilmente centrava qualcosa.
«Andiamo Gideon non te la prendere!» rise Ron «è solo una partita a scacchi non un duello d’onore.»
«Bravissimo Ron!» si complimentò Metis «finalmente ho incontrato qualcuno che, oltre a me, è capace di far abbassare la cresta al piccolo Black.»
«Sta’ zitta rossa!» disse Gideon indispettito, girandosi di spalle e mettendosi a fissare in silenzio il panorama.
Prima che potessero dire altro, qualcuno bussò alla porta del loro scompartimento.
«Scusate» disse entrando un bambino dal faccino rotondo «avete mica visto un rospo?»
Quando loro scossero la testa disse in tono lamentoso: «L'ho perso!Continua a scappare!»
«Vedrai, tornerà.» lo rassicurò Metis dolcemente, mentre gli altri ragazzi lo ignoravano.
«Sì.» convenne tristemente il ragazzo «Se lo vedete...»
E se ne andò.
«Non capisco perché si preoccupa tanto.»commentò Ron «Se mi fossi portato un rospo avrei provveduto a perderlo prima possibile. E comunque non sono certo io che posso parlare: mi sono portato il topo Crosta!»

Il topo stava ancora ronfando sulle ginocchia di Ron.
«Potrebbe essere morto e non ci si farebbe neanche caso.» disse Ron disgustato.
«Ieri ho cercato di farlo diventare giallo per renderlo un po' più interessante, ma l'incantesimo non ha funzionato. Guardate, vi faccio vedere...»
Rovistò nel suo baule e tirò fuori una bacchetta magica un po’malconcia, ma aveva appena fatto in tempo ad alzarla in aria che la porta si spalancò di nuovo.

Il ragazzo che aveva perso il rospo era tornato, ma questa volta con lui c'era una ragazzina che indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.
«Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo.» disse.

Aveva un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto grandi.
«Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto.» disse Gideon, seccato da quelle continue irruzioni, ma la ragazza non lo ascoltava: stava guardando la bacchetta che Ron teneva in mano.
«State facendo una magia? Vediamo!»
Si sedette veloce accanto a Metis mentre Harry, Gideon e Ron la guardavano tra il sorpreso e il confuso.
«Ehm... va bene.»
Ron si schiarì la gola.
«Per il sole splendente, per il fior di corallo stupido topo, diventa giallo!»
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla: Crosta era sempre grigio e continuava imperterrito a dormire.
«Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?» chiese la ragazza, con tono saccente «Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici. È stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?»
Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato.
Harry e Gideon lanciarono un'occhiata divertita a Metis che guardava la ragazza con occhi illuminati, felice di aver trovato finalmente una ragazza con la sua stessa passione per la lettura.
«Anch’io ho imparato a memoria i libri di testo e sono rimasta stupita di vedere quante poche cose includa il programma del primo anno! Comunque io mi chiamo Metis, Metis Potter, e loro sono Ron Weasley, mio fratello Harry e Gideon Black.» disse, indicando i suoi amici con un cenno della mano.

Rimase a parlare con Hermione per qualche minuto circa i dormitori dove sarebbero stati smistati, poi la ragazza se ne andò, veloce come era entrata, raccomandando a tutti di indossare le proprie divise.
«Qualunque sia il mio dormitorio, spero che non sia anche il suo» commentò Ron, e scaraventò la bacchetta nel baule.
«Non dire così. A me sembra simpatica.» disse Metis, prima di essere interrotta dall’apertura della porta dello scompartimento. Ma questa volta non erano né Neville, il ragazzo che aveva perso il rospo, e neanche Hermione Granger.
Entrarono tre ragazzi e uno di loro, biondo di carnagione pallida, osservò con interesse Metis ed Harry.
«Vero?» chiese «Per tutto il treno vanno dicendo che Harry e Metis Potter si trovano in questo scompartimento. Siete vuoi due?»
«Sì.» disse Harry, guardando gli altri due ragazzi.

Erano tarchiati avevano un'aria molto cattiva. Stavano uno di qua e l'altro di là del ragazzo pallido, e sembravano piuttosto guardie del corpo.
«Oh, questo è Tiger e questo Goyle.» fece il ragazzo pallido con noncuranza, notando lo sguardo di Harry «E io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.»
Ron diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare una risatina. Draco Malfoy lo guardò.

«Trovi buffo il mio nome, vero? Non c'è bisogno che chieda a te come ti chiami. Mio padre mi ha detto che tutti i Weasley hanno capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono permettere.»
Si rivolse ad Harry.
«Non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono molto migliori di altre, Potter. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate...? In questo posso aiutarti io.»
Allungò la mano per stringere quella di Harry, ma il ragazzo non la prese.
«Credo di essere capace di capire da solo le persone sbagliate, grazie.» gli rispose gelido.
«Io ci andrei piano se fossi in te, Potter.» disse lentamente Draco Malfoy «Se non diventi più gentile, farai la stessa fine dei tuoi genitori. Neanche loro sapevano come ci si comporta. Continua a frequentare gentaglia come i Weasley e diventerai né più né meno come loro.»
Harry, Ron e Gideon balzarono in piedi. La faccia di Ron era rossa come i suoi capelli. Ma fu Metis a sorprendere tutti puntando la sua bacchetta pericolosamente vicino al collo del biondo.
«Ripetilo!» sibilò minacciosa, stringendo gli occhi in due fessure e scurendo di poco i suoi capelli.
«Oh, oh, e adesso che cosa ci fai Potter, ci lanci un incantesimo? Ci prendi a pugni?» ghignò Malfoy, non notando il cambiamento e ignorando i due gatti che soffiavano arrabbiati alle spalle della padrona.
«Sì, se non uscite immediatamente di qui.» intimò Gideon affiancando Metis.
Draco e i suoi scagnozzi dovevano aver capito di essere in netto svantaggio, quindi se ne andarono senza altre parole.
Appena furono usciti, l’atmosfera nello scompartimento si rilassò non poco.
«Grazie Gideon.» disse Metis guardandolo.
Il ragazzo sorrise.
«Di niente rossa. Anche se mi sarebbe piaciuto vederti picchiare Malfoy.»
Risero tutti e quattro immaginando la scena, poi Harry sbirciò fuori dal finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e le foreste si stagliavano contro un cielo violaceo e sembrò che il treno rallentasse.
Si infilarono tutti la lunga tunica nera e si misero nelle tasche i dolci rimasti.
Dopo aver rallentato, infine, il treno si fermò. La gente procedette a spintoni verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e buio. Metis rabbrividì all'aria gelida della notte. Poi, sopra le teste degli studenti, si accese una luce, e i due gemelli udirono una voce familiare: «Primo anno! Primo anno da questa parte! Tutto bene, Harry, Metis?»
Il faccione peloso di Hagrid sorrideva radioso sopra il mare di teste.
«Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del primo anno? E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!»
Scivolando e incespicando, seguirono Hagrid giù per quello che sembrava un sentiero ripido e stretto. Nessuno aveva molta voglia di parlare.
«Fra un attimo: prima vista panoramica di Hogwarts!» annunciò Hagrid parlando da sopra la spalla «ecco, dopo questa curva!»
Ci fu un coro di ‘Ohhhh!’
Lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo di un grande lago nero. Appollaiato in cima a un'alta montagna sullo sfondo, con le finestre illuminate che brillavano contro il cielo pieno di stelle, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette.
«Non più di cinque per battello.» avvertì Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcazioni in acqua, vicino alla riva, ed Harry, Ron, Gideon e Metis furono seguiti a bordo da Hermione.
Finalmente erano ad Hogwarts.   

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Lo Smistamento ***


«Ecco qua gli allievi del primo anno, professoressa McGranitt» disse Hagrid, rivolgendosi ad una strega alta, dai capelli corvini, vestita di verde smeraldo e con un’aria molto severa.
«Grazie, Hagrid. Da qui in avanti li accompagno io.»
Spalancò la porta e i ragazzi la seguirono in una saletta vuota, oltre la sala d'ingresso.
«Benvenuti a Hogwarts» disse la professoressa McGranitt «Il banchetto per l'inizio dell'anno scolastico avrà luogo tra breve, ma prima di prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nei vostri dormitori. Lo Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che passerete qui a Hogwarts, il vostro dormitorio sarà un po' come la vostra famiglia. Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di dormitorio, dormirete nei locali destinati al vostro dormitorio e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo del vostro dormitorio. I quattro dormitori si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuno ha la sua nobile storia e ciascuno ha sfornato maghi e streghe di prim'ordine. Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere punti al vostro dormitorio, mentre ogni violazione delle regole gliene farà perdere. Alla fine dell'anno, il dormitorio che avrà totalizzato più punti verrà premiato con una coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro al dormitorio cui verrà destinato. La Cerimonia dello Smistamento inizierà tra pochi minuti, davanti a tutti gli altri studenti. Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia.» disse la professoressa McGranitt «Vi prego di attendere in silenzio.»
Quindi uscì dalla stanza.
Harry, Metis e Gideon si guardarono con un sorriso un po’ teso.
Il momento che avevano tanto atteso era finalmente arrivato, e per la prima volta iniziarono a provare ansia per la casa nella quale sarebbero stati smistati.
E se fossero state case diverse? Cosa sarebbe successo?
«Mettetevi in fila e seguitemi.» ordinò la professoressa McGranitt appena ricomparsa nella stanza.
Condusse i primini nella Sala Grande e tutti poterono avvertire chiaramente che quello era luogo magico. Era sorprendente.
Metis e Harry si lasciarono andare in espressioni di assoluta meraviglia: quel posto era ancora meglio di ciò che avevano immaginato dai racconti di Remus!
Anche Gideon era stupito ma, a differenza dei due fratelli, mantenne una calma e un portamento invidiabili degni di un discendente dei Black, che gli valsero molte occhiate ammirate da parte degli altri bambini.
La professoressa McGranitt accompagnò gli allievi del primo anno davanti ad un tavolo lungo intorno al quale erano seduti gli insegnati, cosicché, sempre tutti in fila, si fermarono davanti agli altri studenti, dando le spalle agli insegnanti.
La strega, senza fare rumore, collocò uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno sopra il quale mise un cappello a punta, da mago. Era un vecchio cappello tutto rattoppato, consunto e pieno di macchie.
Per qualche secondo regnò il silenzio più assoluto, poi il cappello si contrasse, uno strappo vicino al bordo si spalancò come una bocca, e lui cominciò a cantare:

Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!


Non appena ebbe terminato la sua filastrocca, tutta la sala scoppiò in un applauso fragoroso. Il cappello fece un inchino a ciascuno dei quattro tavoli e poi tornò immobile. A quel punto, la professoressa McGranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
«Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati. Abbott Hannah!»
Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa...
‘TASSOROSSO!’ gridò il cappello, e Hannah andò a sedersi al tavolo dei Tassorosso, che era scoppiato in un fragoroso applauso di benvenuto.
«Bones Susan!»
‘TASSOROSSO!’ gridò ancora il cappello, e Susan si affrettò ad andare a sedersi accanto a Hannah.
«Boot Terry!»
‘CORVONERO!’
«Black Gideon!»
Tutta la sala si fece improvvisamente silenziosa. Si sentivano mormorii da tutti i tavoli e persino alcuni insegnati si scambiarono occhiate meravigliate.
«Black ha detto? Come il pluriomicida rinchiuso ad Azkaban?»
Gideon ignorò tutti e, anche se il suo sorriso strafottente gli si era incrinato, non lasciò trapelare nessun altra emozione e permise alla McGranitt di mettergli il cappello in testa.
‘Ah, il figlio di Regulus Black vedo. Non avrei scommesso niente sul fatto che tuo padre sarebbe riuscito a conquistare Emmeline Vance, Grifondoro fino al midollo. A quanto pare ho sottovalutato tuo padre’ disse il cappello, mentre Gideon si irrigidiva sentendolo parlare dei suoi genitori, di cui non sapeva quasi nulla. ‘i capelli sono sicuramente di tua madre, ma noto che per il resto hai preso tutto dalla famiglia Black. Occhi grigi, astuzia e voglia di distinguersi… saresti un ottimo Serpeverde sai?’
Gideon strabuzzò gli occhi.
‘No. Io non sono come gli altri Black. Remus mi ha raccontato che tutti i Black erano mangiamorte, assassini, fissati con la purezza del sangue e odiavano i mezzosangue. Non so quasi nulla di mio padre, ma sono sicuro che se mia madre lo amava non poteva essere come il resto della sua famiglia.’ disse con rabbia.
‘Hai ragione, non sei come gli altri Black. Sei orgoglioso, impulsivo e impertinente: per te l’amicizia conta più di ogni altra cosa, saresti pronto a morire per proteggere un amico, e hai coraggio vedo, molto coraggio. Sai, hai una testa molto simile a quella di tuo zio, Sirius Black, anche lui era come te alla tua età.’
‘Non paragonarmi a quell’assassino!’ disse Gideon stringendo i denti.

‘È inutile che ti scaldi tanto’ replicò il cappello ‘tu e Sirius Black siete molto simili e presto te ne accorgerai tu stesso. Comunque è inutile continuare a discuterne, la tua casa di appartenenza è quasi scontata. GRIFONDORO!’
Gideon si alzò dallo sgabello e si diresse verso i Grifondoro. Fece un sorriso di incoraggiamento a Metis ed Harry prima di sedersi, e poi prestò attenzione al resto dello smistamento.
«Bulstrode Millicent!»
‘SERPEVERDE’
«Finch-Fletchley Justin!»
‘TASSOROSSO!’
«Finnigan Seamus!»
‘GRIFONDORO’
«Granger Hermione!»
Hermione arrivò quasi di corsa allo sgabello e si pigiò il cappello in testa con gesto impaziente. Metis tenne le dita incrociate.
‘GRIFONDORO!’ gridò il cappello.
Ron emise un gemito, mentre Hermione si sedeva tutta sorridente di fronte a Gideon.
Poi fu chiamato il ragazzo che aveva perso il suo rospo, Neville Paciock. Con lui, il cappello impiegò molto tempo a decidere. Quando finalmente gridò ‘GRIFONDORO!’, Neville corse via senza neanche toglierselo dalla testa, e tra scrosci di risa dovette correre a consegnarlo alla Mcgranitt.
Malfoy si presentò con aria tracotante, quando venne chiamato il suo nome. Il cappello gli aveva appena sfiorato la testa quando gridò ‘SERPEVERDE!’ e lui andò a unirsi ai suoi amici Tiger e Goyle, con aria molto compiaciuta.
«Potter Harry!»
Mentre Harry si avvicinava allo sgabello, la sala fu percorsa d'un tratto da sussurri simili a quelli che avevano accompagnato Gideon.
«Potter, ha detto?»
«Ma proprio quell'Harry Potter...?»
L'ultima cosa che Harry vide prima che il cappello gli coprisse gli occhi fu la sala piena di gente che allungava il collo per guardarlo meglio. L'attimo dopo, era immerso nel buio. Rimase in attesa.
‘Ehm...’ gli sussurrò una vocina all'orecchio. ‘Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C'è talento, oh, accipicchia, sì... e un bel desiderio di mettersi alla prova. Molto interessante... Allora, dove ti metto?’
Harry si aggrappò forte ai bordi dello sgabello e pensò: ‘Non a Serpeverde, non a Serpeverde!’
‘Non a Serpeverde, eh?’ disse la vocina. ‘Ne sei proprio così sicuro? Potresti diventare grande, sai: qui, nella tua testa, c'è di tutto, e Serpeverde ti aiuterebbe sulla via della grandezza, su questo non c'è dubbio... No? Be', se sei proprio così sicuro... meglio GRIFONDORO!’
Harry udì il cappello gridare l'ultima parola a tutta la sala. Se lo tolse di testa e si avviò con passo vacillante verso il tavolo dei Grifondoro sedendosi accanto a Gideon, non prima, ovviamente, di aver lanciato un segno di incoraggiamento alla gemella.
«Potter Metis!»
La ragazzina alzò gli occhi al cielo quando con lei si ripeterono gli stessi mormorii che avevano preceduto lo smistamento di Harry e Gideon. Con eleganza si avviò versò lo sgabello e sorrise divertita di fronte all’espressione sconvolta della McGranitt che aveva notato la sua somiglianza con la madre, Lily Evans. Sedendosi sullo sgabello, però, Metis non potè fare a meno di sentirsi in imbarazzo e i suoi capelli cambiarono colore dal rosso ad un rosa confetto.
I mormorii aumentarono.
«Avete visto? È una metamorfomagus!» sentì dire da qualche studente più grande.
«Che fico.» dicevano invece i primini.
Prima che potesse fare altro Metis sentì il cappello posarsi sulla sua testa.
‘Una piccola Potter. Sai, nella famiglia di tuo padre non nasce una femmina da molte generazioni. Probabilmente la tua nascita è stata attesa da molti. Vediamo un po’ cosa abbiamo qua… come tuo fratello sei molto intelligente, hai talento e sicuramente riuscirai a distinguerti dalla massa. Non solo per la tua capacità di metamorfomagus, che è rara, ma anche per la tua capacità di amare incondizionatamente. Tosca e Cosetta sarebbero liete di averti nelle loro case. Ma tu sai essere anche perfida e sei capace di tutto per difendere coloro che ami. E anche con te vedo molto coraggio, testardaggine e voglia di imparare. Sei proprio come tua madre. Con lei non ho sbagliato, quindi anche con te GRIFONDORO!’
Metis, che aveva ascoltato in silenzio il discorso del cappello, si alzò tutta sorridente e si diresse spedita al tavolo dei Grifondoro sedendosi accanto ad Hermione, che le aveva tenuto il posto, e premurandosi di cambiare nuovamente il colore dei capelli in un dorato acceso solo per vedere le facce sconvolte dei suoi compagni vicini.
Gideon la guardò con un ghigno, avendo capito immediatamente le sue intenzioni, mentre l’applauso continuava e i gemelli Weasley urlavano a squarciagola «Abbiamo i Potter! Abbiamo i Potter!»
Lo smistamento nel frattempo continuò. Turpin Lisa divenne una Corvonero e poi fu il turno di Ron. Il ragazzo aveva assunto ormai un colorito terreo. Harry incrociò le dita sotto il tavolo, e un attimo dopo il cappello gridò: ‘GRIFONDORO!’
Harry batté le mani forte con tutti gli altri, mentre Ron si accasciava sulla sedia vicino alla sua.
A quel punto, essendo finito lo smistamento, la professoressa McGranitt arrotolò la sua pergamena e portò via il Cappello Parlante.
Albus Silente si era alzato in piedi. Sorrideva agli studenti con uno sguardo radioso, le braccia aperte, come se niente potesse fargli più piacere del vederli tutti lì riuniti.
«Benvenuti!» disse «Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie!»
E tornò a sedersi. Tutti batterono le mani e gridarono entusiasti.
Di colpo, i piatti erano pieni zeppi di pietanze.
Accanto a Metis, Percy Weasley e Hermione stavano parlando delle lezioni (‘Spero proprio che comincino subito, c'è tanto da imparare, a me interessa in modo particolare la Trasfigurazione, sai, quando un oggetto viene cambiato in qualcos'altro, naturalmente è ritenuta una pratica molto difficile... Si comincia dalle cose più semplici, che so, trasformare fiammiferi in aghi e cose del genere...’) poi, senza neanche farlo di proposito sia lei che Harry alzarono lo sguardo verso il tavolo delle autorità, e non appena l'insegnante dal naso adunco e i capelli unticci li guardò, oltre il turbante di Raptor, un dolore acuto attraversò la cicatrice sulla fronte del ragazzo e quella sulla spalla della ragazza.
«Ah!» esclamarono entrambi. Si guardarono poi con occhi sbarrati.
«Che cosa c'è?» chiese Gideon, ignaro di quello che era appena successo.
«N-niente.» dissero i gemelli mormorando appena. Il dolore era svanito così come era venuto.
«Chi è l'insegnante che sta parlando col professor Raptor?» chiese Metis a Percy.
«Oh, ma allora conosci già Raptor! Non c'è da stupirsi che sia così nervoso… quello è il professor Piton: insegna Pozioni, ma non gli piace. Tutti sanno che fa la corte alla materia di Raptor. Piton sa un sacco di cose sulle Arti Oscure.»
Harry osservò Piton ancora per un po', ma né a lui né a Metis lui rivolse più lo sguardo.
Finalmente scomparvero anche i dolci e il professor Silente si alzò di nuovo in piedi. Nella sala cadde il silenzio.
«Ehm... solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibo e di bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro.»
E gli occhi scintillanti di Silente scoccarono un'occhiata in direzione dei gemelli Weasley.
«Inoltre, Mr Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di magia tra classi nei corridoi. Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico. Chiunque sia interessato a giocare per la squadra del suo dormitorio è pregato di contattare Madama Bumb. E infine, devo avvertirvi che da quest'anno è vietato l'accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa. E adesso, è ora di andare a letto. Via di corsa.»
Aprendosi un varco tra la ressa che si attardava ancora in chiacchiere, i Grifondoro del primo anno seguirono Percy, uscirono dalla Sala Grande e salirono al piano di sopra passando per la scala di marmo.
All’improvviso si bloccarono di colpo.
Un fascio di bastoni da passeggio fluttuava a mezz'aria davanti a loro e, quando Percy fece per avvicinarsi, quelli cominciarono a menargli colpi all'impazzata.
«Pix.» sussurrò Percy a quelli del primo anno «Un Poltergeist.» poi, alzando la voce: «Pix... fatti vedere!»
Rispose un suono potente e volgare, come quando si fa uscire di colpo l'aria da un pallone.
«Vuoi che vada dal Barone Sanguinario?»
Ci fu uno schiocco, e un omino dai neri occhi maligni e una gran bocca apparve galleggiando nell'aria a gambe incrociate, afferrando i bastoni.
«Oooooooh!» esclamò con una risata maligna «Pivellini del primo anno. Ma che bello!»
Harry e Gideon si scambiarono uno sguardo d’intesa e fecero un passo avanti.
«Ehi! A chi hai dato del pivellino?!» dissero insieme con un sorrisetto arrogante, mentre Metis e Hermione facevano una smorfia e Ron li guardava ammirato.
Il poltergeist li fisso divertito per un attimo, poi sorrise.
«E voi due chi sareste?» chiese, guardando Harry scompigliarsi i capelli e Gideon sorridere malandrino.
«Siamo Harry James Potter…» iniziò Harry.
«…E Gideon Sirius Black…» continuò Gideon.
«Consiglieri e alleati dei magici malfattori. Piacere di conoscerti.» conclusero insieme tra i sorrisi divertiti degli altri. A Pix si illuminarono gli occhi.
«Siete gli eredi di James Potter e Sirius Black quindi. Spero terrete alti i nomi dei vostri predecessori, ragazzini, ci vediamo in giro!» disse, e si gettò a capofitto sugli altri primini allontanandosi poi di corsa sbatacchiando le armature al suo passaggio.
Harry e Gideon tornarono in fila con gli altri con uno sguardo d’intesa, ma vennero afferrati per un braccio da Metis.
«Era proprio necessaria tutta quella messa in scena?!» sibilò minacciosa.
«Per me sono stati grandi!» disse Ron «Pochi primini avrebbero avuto il coraggio di farlo.»
«Credo sia proprio per questo che l’hanno fatto. Probabilmente volevano solo mettersi in mostra.» intervenne Hermione alle sue spalle.
Harry e Gideon rotearono gli occhi e, dopo aver afferrato Ron, corsero all'estremità del corridoio, dove si era fermato Percy e dove era appeso il ritratto di una donna molto grassa, con indosso un abito di seta rosa.
«La parola d'ordine?» chiese.
«Caput Draconis» disse Percy, e il ritratto si staccò dal muro scoprendo un'apertura circolare. Sbucarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, una stanza accogliente a pianta rotonda, piena di soffici poltrone.
Percy indicò alle ragazze una porta che conduceva al loro dormitorio, e un'altra ai ragazzi.
Metis salutò Harry e Gideon con un bacio sulla guancia, Ron con un sorriso e, dopo che anche Hermione ebbe salutato i ragazzi con un saccente ‘Non fate tardi che domani iniziano le lezioni. Buona notte!’, la seguì su per il dormitorio femminile mentre i ragazzi facevano lo stesso in quello maschile.
In cima a una scala a chiocciola finalmente trovarono i loro letti: cinque letti a baldacchino circondati da tende di velluto rosso scuro. I loro bauli erano già stati portati su. Troppo stanchi per parlare, i ragazzi indossarono il pigiama e si infilarono sotto le coperte.
«Che bella mangiata, eh? ‘notte.» bofonchiò Ron a Harry da dietro i tendaggi, poi si addormentò quasi subito.
Gideon, quando fu sicuro che il rosso si era addormentato, scese dal letto e si butto in quello di Harry.
«Harry, sei sveglio?» sussurrò piano, per non svegliare gli altri compagni di stanza.
«Certo.» rispose Harry, sussurrando allo stesso modo.
«Ti va di fare una passeggiata nelle cucine? Scommetto che Hogwarts di notte è stupenda.»
Harry sorrise e si alzò dal letto.
«Per fortuna Lunastorta ci ha insegnato come arrivarci.» commentò divertito, seguendo l’amico fuori dalla sala comune.
La loro avventura ad Hogwarts era appena cominciata.



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Il Maestro delle Pozioni ***


«Guarda lì!»
«Dove?»
«Vicino a quello alto coi capelli rossi e alla ragazzina castana.»
«Quello con gli occhiali, la rossa e il biondino?»
«Ma hai visto che fighi?»
«E la cicatrice, l'hai vista?»
Il giorno dopo, da quando Harry, Metis, Gideon, Ron e Hermione ebbero lasciato il dormitorio, furono inseguiti da una miriade di bisbigli.
Harry e Gideon si erano abituati in fretta alla cosa ed avevano iniziato a pavoneggiarsi, godendo di tutte quelle attenzioni ma, mentre Metis aveva imparato ad ignorare i mormorii, Ron ed Hermione erano molto imbarazzati, anche se cercavano di imitare la camminata sicura dei loro amici.
I cinque si stavano avviando verso la loro prima lezione: Trasfigurazione.
Erano appena entrati in aula quando la loro insegnante arrivò: era la professoressa Mcgranitt, la strega che li aveva accompagnati in sala grande. Severa e intelligente, fece un bel discorsetto ai ragazzi nel momento stesso in cui si sedettero per ascoltare la sua prima lezione.
«La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts. Chiunque faccia confusione nella mia aula verrà espulso e non sarà più riammesso. Siete avvisati.»
Harry e Gideon si scambiarono un ghigno divertito, mentre Hermione e Metis vicino a loro ascoltavano interessate le parole della donna. Ron già si stava trattenendo dallo sbadigliare.
Presero un mucchio di appunti complicati, dopodiché a ciascuno fu dato un fiammifero che dovevano provare a trasformare in un ago pronunciando la formula ‘Acutus’.
La McGranitt aspettò cinque minuti, poi iniziò a girare tra i banchi e vide indispettita che i due Potter e Black stavano chiacchierando.
«Potter, Potter e Black! Mi spiegate perché non state facendo esercizio?» disse severa ai tre ragazzi. Li vide sorriderle.
«Beh, professoressa… non stiamo facendo nulla perché i nostri spilli sono già qui.» disse Harry divertito, mostrando insieme a Gideon e alla sorella i loro ex fiammiferi ormai diventati dei bellissimi aghi d’argento.
Nella classe crollò il silenzio.
La McGranitt guardò sbigottita i tre spilli d’argento e coloro che glieli porgevano. Solo tre studenti prima di loro erano riusciti in una tale impresa il primo giorno di scuola: James Potter, Sirius Black e Lily Evans.
«Complimenti, trenta punti a Grifondoro.» sussurrò, continuando a girare per i banchi.
Alla fine della lezione, grazie all’aiuto dei loro amici, solo Hermione Granger e Ronald Weasley avevano cambiato qualcosa nel loro fiammifero.
Il corso che tutti non vedevano l'ora di frequentare era Difesa contro le Arti Oscure, ma le lezioni di Raptor si dimostrarono un po' una barzelletta. Durante quell’ora nemmeno Hermione si disturbò a prendere appunti e si divertì insieme a Metis a guardare gli scherzi che Harry, Gideon e Ron organizzavano ai danni del povero Raptor, rendendolo ancora più ridicolo agli occhi della classe.
Il venerdì successivo fu un giorno importante per i cinque ragazzi: avevano le loro prime due ore di Pozioni, con i Serpeverde.
Le lezioni di Pozioni si svolgevano in una delle celle sotterranee dove faceva più freddo che ai piani alti, il che sarebbe bastato a far venire loro la pelle d'oca anche senza tutti quegli animali che galleggiavano nei barattoli di vetro lungo le pareti.
Severus Piton, capo della casa Serpeverde, iniziò la lezione prendendo il registro e giunto al nome di Gideon si fermò.
«Ah, vedo» disse con voce melliflua «Gideon Black. La nostra nuova... celebrità. Insieme al signor e alla signorina Potter.»
Draco Malfoy e i suoi amici Tiger e Goyle nascosero un ghigno dietro la mano, mentre Gideon ed Harry guardarono Piton con sfida. Metis semplicemente lo ignorò.
Piton finì di fare l'appello e alzò lo sguardo sulla classe.
«Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle Pozioni. Poiché qui non si agita insulsamente la bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Non mi aspetto che comprendiate a fondo la bellezza del calderone che bolle a fuoco lento, con i suoi vapori scintillanti, il delicato potere dei liquidi che scorrono nelle vene umane ammaliando la mente, stregando i sensi... Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte... sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano.»
Hermione Granger, seduta sul bordo della sedia, sembrava non vedesse l'ora di dimostrare che lei non era una ‘testa di legno’.
«Potter.» disse Piton d'un tratto, rivolgendosi ad Harry «Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?»
«Fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente, signore.» rispose Harry senza indugio, ringraziando il fatto di aver letto almeno il libro di pozioni prima di venire a scuola.
Piton sembrò deluso.
«Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar?» riprovò, rivolgendosi a Metis che non si fece trovare impreparata.
«Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni, signore.»
Piton fece una smorfia poi, come colto da un’illuminazione, si rivolse a Gideon.
«Black, qual è la differenza tra l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum?»
«Non lo so.» disse Gideon tranquillamente «Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?»
Alcuni risero indicando la ragazzina che, effettivamente, si era alzata in piedi con la mano protesa come se volesse toccare il soffitto, ma Piton non lo trovò affatto divertente.
«Sta' seduta!» ordinò secco a Hermione «Per tua norma e regola, Black, l'Aconitum napellus e l'Aconitum lycoctonum, sono la stessa pianta, nota anche con il semplice nome di aconito. Be'? Perché non prendete appunti?»
Ci fu un improvviso rovistare in cerca di penne e pergamene. Sovrastando il rumore, Piton disse: «E al dormitorio di Grifondoro verrà tolto un punto per la tua faccia tosta, Black.»
Gideon tentò di replicare dicendo che ne avrebbe dovuti assegnare alcuni a Metis e ad Harry, ma Ron gli mise una mano sul braccio intimandogli di non esagerare.
Col procedere della lezione di Pozioni, la situazione dei Grifondoro migliorò. Piton li divise in coppie e li mise a fabbricare una semplice pozione per curare i foruncoli. Intanto, avvolto nel suo lungo mantello nero, si aggirava di qua e di là per la classe, osservandoli pesare ortiche secche e schiacciare zanne di serpente, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava stargli simpatico. Senza farsi notare, osservava attentamente il lavoro dei due Potter.
‘A quanto sembra hanno ereditato entrambi il talento della madre’ pensò con un sorriso amaro, guardandoli destreggiarsi abilmente tra gli ingredienti.
Metis, in coppia con Hermione, aveva già concluso il suo lavoro ed osservava soddisfatta il risultato.
Harry invece, in coppia con Gideon, stava cercando di rimediare, riuscendoci, al pasticcio che il suo amico aveva combinato aggiungendo peli di topo anziché di unicorno. Aveva appena concluso la pozione quando il sotterraneo fu invaso da una nube di fumo verde e acido e da un sibilo potente. Non si sa come, Neville era riuscito a fondere il calderone di Ron trasformandolo in un ammasso di metallo contorto, e la loro pozione, colando sul pavimento di pietra, bruciava le scarpe degli astanti facendoci dei buchi. In pochi secondi, tutti i ragazzi erano saltati sugli sgabelli, salvo Neville, che si era bagnato con la pozione quando il calderone si era bucato e adesso piangeva di dolore, mentre sulle braccia e sulle gambe gli spuntavano bolle infiammate.
«Ma che razza di idiota!» sbottò Piton mentre con un sol tocco della sua bacchetta magica ripuliva il pavimento dalla pozione versata «Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così?»
Neville frignava perché le bolle avevano cominciato a spuntargli anche sul naso.
«Portalo in infermeria!» intimò Piton a Ron in tono sprezzante.
Alla fine della lezione controllando le pozioni di due gemelli, Piton a malincuore dovette assegnare dieci punti a Grifondoro.
Due ore dopo, lasciato il sotterraneo, mentre risalivano le scale, la mente di Gideon galoppava. Doveva farla pagare al professore di pozioni.
Lasciate le ragazze, insieme ad Harry e Ron si diresse nuovamente nel sotterraneo. Più precisamente nell’appartamento riservato al professor Piton.
«Harry, quanto tempo ci metterai a fare la pozione?» chiese Gideon.
«Qualche minuto credo. Prendendo gli ingredienti dalle scorte per gli studenti non credo ci siano problemi.»
«Ok. Ron, tu distrai Piton se tenta di entrare. Inventa una scusa, qualcosa. Devi tenerlo occupato per dieci minuti, d’accordo? Pix farà il resto.»
«Tutto chiaro amico.» disse Ron.
Poi si divisero, Harry e Gideon entrarono nell’aula di Piton che era collegata al suo appartamento, mentre Ron rimase fuori a fare il palo e a tenere occupato Piton in caso tornasse.
Andò tutto liscio, Harry in poco tempo concluse la pozione e Gideon si affrettò a sostituirla con lo shampoo del professore.
Uscirono dall’appartamento e, con Ron, si allontanarono, ma non prima di ridacchiare nel vedere il professor Piton sporco di puzzalinfa gettatagli in testa da Pix il Poltergeist.
Ridacchiando tra sé, i tre ragazzi stavano tornando nella loro sala comune quando Harry improvvisamente si ricordò di una cosa.
«Gid, Ron, aspettate un attimo! Mi sono ricordato di avere accettato l’invito di Hagrid di andarlo a trovare, questa mattina a colazione.» disse, mostrando loro il biglietto che gli aveva mandato il mezzo gigante «vi andrebbe di venire con me?»
Ron e Gideon non avevano niente di meglio da fare, quindi alle tre meno cinque avevano già lasciato il castello e stavano attraversando il parco.
Hagrid viveva in una casetta di legno al limitare della foresta proibita, e quando Harry bussò, dall'interno si udì un raspare frenetico e una serie di latrati sempre più forti. Poi risuonò la voce di Hagrid che diceva: «Qua, Thor... qua!»
La sua grossa faccia pelosa apparve da dietro la porta socchiusa, prima che la spalancasse.
«Aspettate un attimo!» disse «Sta' giù, Thor!»
Li fece entrare, cercando di trattenere per il collare un enorme cane nero, di quelli usati per la caccia al cinghiale.
«Fate come se foste a casa vostra.» disse Hagrid lasciando andare Thor che si avventò dritto dritto su Ron, cominciando a leccargli le orecchie.
Al pari di Hagrid, Thor non era poi così feroce come sembrava.
«Ti presento Gideon e Ron.» disse Harry a Hagrid, mentre questi versava dell'acqua bollente in una grande teiera e disponeva alcuni biscotti su un piatto.
«Un altro Weasley, eh?» chiese Hagrid guardando le lentiggini di Ron «Ho passato metà della vita a dar la caccia ai tuoi fratelli gemelli per la foresta.»
Per poco i biscotti non spezzarono i loro denti, ma i tre ragazzi finsero di gradirli moltissimo mentre facevano a Hagrid il resoconto delle prime lezioni. Thor aveva poggiato la testa sulle ginocchia di Harry e gli sbavava addosso, tutto contento.
Gideon raccontò ad Hagrid della lezione di Piton, e lui rise di cuore sapendo dello scherzo che gli avevano organizzato.
Posando la tazza di tè, Harry prese un pezzetto di carta che era stato lasciato sul tavolo, sotto la teiera. Era il ritaglio di un trafiletto dalla Gazzetta del Profeta:


ULTIMISSIME SULLA RAPINA ALLA GRINGOTT


Proseguono le indagini sulla rapina avvenuta alla Gringott il 31 luglio scorso a opera di ignoti maghi o streghe dalle Arti Oscure. Oggi i folletti della Gringott hanno ripetutamente affermato che nulla è stato trafugato. Anzi, la camera di sicurezza numero 713 che i rapinatori avevano preso di mira era stata svuotata il giorno stesso dal mezzogigante Rubeus Hagrid.
‘Ma tanto non vi diremo che cosa conteneva; quindi, se non volete guai, non ficcate il naso in questa faccenda’ così ha dichiarato oggi pomeriggio il folletto portavoce della Gringott.

Harry rilesse sorpreso il breve articolo. Hagrid aveva vuotato la camera numero settecentotredici il giorno stesso in cui aveva accompagnato lui e Metis a Diagon Alley... probabilmente quando si era allontanato lasciandoli da Madama McClan affermando di dover svolgere un compito per conto di Silente. Ma cosa aveva prelevato? Era di quello che i ladri andavano in cerca?
Prima che Harry potesse porre qualche domanda qualcosa lo fece sobbalzare.
«POOOTTTEERRRR! BLAACKKK! NEL MIO UFFICIO! SUBITOOOOO!»
La voce magicamente amplificata del professor Piton risuonò in tutto il castello.
Senza potersi trattenere, i due ragazzi in questione si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere senza riuscire a fermarsi per mezz'ora.
Poiché la pozione utilizzata dai due non rispondeva a nessun contro incantesimo o antidoto che i professori conoscessero, dal momento che era stata inventata in estate dai due fratelli Potter, tra il divertimento generale, Severus Piton nei seguenti due giorni venne visto dall’intera scuola con i capelli rosso e oro.


 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Giuro Solennemente Di Non Avere Buone Intenzioni ***


Dopo lo scherzo a Piton, Harry e Gideon erano ormai diventati popolari nella scuola.
Nessuno studente aveva mai avuto il coraggio di fare un scherzo a quel professore, nemmeno i gemelli Weasley, e il fatto che due primini fossero riusciti anche ad evitare la punizione, bè… era sbalorditivo.
Quando l’intero corpo docenti, il preside e i due ragazzi si erano recati nello studio di Piton attirati dalle sue urla, non avevano potuto fare a meno di scoppiare a ridere alla vista dei suoi capelli, in netto contrasto con l’espressione di disappunto che aveva in volto. Per discrezione, i professori avevano chiuso la stanza con un incantesimo, poi avevano iniziato a provare sui capelli di Piton una moltitudine di incantesimi e pozioni per farglieli tornare normali, senza successo.

Lo sfortunato era convintissimo che i colpevoli fossero Potter e Black ma, come gli fecero notare gli altri insegnanti, non c’erano prove e non poteva punirli solo in base a delle supposizioni.
«E poi Severus, vorrei farti notare che la pozione utilizzata è di un livello ben superiore a quello del primo anno.» aggiunse Silente, ammiccando furbescamente all’indirizzo dei due ragazzini prima di dire loro di ritornare nel loro dormitorio.
A metà strada, tuttavia, vennero fermati da due gemelli dai capelli rossi.
«Ciao! Siete Harry Potter …»
«…e Gideon Black, giusto? »
«Noi siamo Fred…»
«…e George Weasley...»
«Piacere di conoscervi!» conclusero insieme, mostrando poi due identici ghigni.
Harry e Gideon si guardarono con espressioni stupefatte.
«Per caso siete i fratelli di Ron?» chiese Harry.
«Certo!»
«Gli unici…»
«…e inimitabili…»
«…gemelli Weasley!»
«Non vi ha parlato di noi?»
Gideon rise con la sua tipica risata simile ad un latrato di fronte a quello scambio di battute. Gli ricordavano tanto lui ed Harry.
«Non abbiamo discusso molto delle nostre famiglie, però abbiamo incontrato Percy, il prefetto.» disse, guardando poi delle smorfie comparire sui volti dei gemelli.
«Non giudicate il resto della famiglia a partire da lui.» disse George «Siamo sette fratelli in tutto: Bill, Charlie, Percy, noi, Ron e Ginny.»
«Bill e Charlie hanno già finito Hogwarts, mentre Ginny inizierà la scuola il prossimo anno.» continuò Fred «Ma non siamo venuti solo per le presentazioni, giusto Gred?»
«Giusto Forge.» annuì il gemello.
«Siamo venuti a conoscenza dello scherzo ai danni del professor Piton, e volevamo congratularci con i suoi artefici.»
Harry alzò un sopracciglio.
«Ma perché parlate con un tono così solenne? E poi chi vi dice che siamo stati noi?» chiese, ostentando un’aria innocente. Troppo innocente. I due gemelli si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi presero sotto braccio Harry insieme a Gideon e li trascinarono nel corridoio del quarto piano per poi fermarsi davanti ad uno specchio.
«E adesso che si fa?» domandò Gideon, un po’ seccato di essere trasportato in giro come un sacco di patate senza saperne il motivo. Vide George spostare lo specchio rivelando un passaggio segreto.
«Adesso sta per avere inizio la vostra iniziazione amico.» disse quello, sorridendogli e facendo spazio per farlo entrare insieme al fratello e ad Harry.
I due primini guardarono sbalorditi la saletta nascosta dietro lo specchio, poi si girarono verso i due gemelli che si erano schiariti la voce e avevano cacciato fuori una vecchia pergamena ingiallita.
«Giurate voi, Harry Potter e Gideon Black, di compiere misfatti e di trasgredire le regole finchè sarete in questa scuola, e di non rivelare mai a nessun insegnante i segreti che vi riveleremo? Dite: lo giuro.»
«Lo giuro.» dissero insieme Harry e Gideon.
«Bene. Fred, a te l’onore.» disse George indicando il fratello, il quale puntò la sua bacchetta sulla pergamena.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.» pronunciò Fred e, all’improvviso, sulla pergamena vuota apparve una mappa dettagliata di tutta Hogwarts. Si distingueva fra tutte una scritta:
 

I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO
CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI
SONO FIERI DI PRESENTARVI
LA MAPPA DEL MALANDRINO


«Questa mappa mostra tutti quanti.» disse Fred orgoglioso, iniziando di nuovo il suo scambio di battute con George.
«Dove sono…»
«…cosa fanno…»
«…ogni minuto…»
«…ogni giorno!»

«Ma questa è la mappa di mio padre!» esclamò Harry «non avevo idea che fosse in mano vostra. Lunastorta ci ha detto che gliela aveva requisita Gazza durante l’ultimo anno…»
«Bè, almeno ci hanno risparmiato la fatica di intrufolarci nell’ufficio del custode…» commentò Gideon, sorridendo divertito di fronte alle facce stupefatte dei gemelli che iniziarono a boccheggiare.
«T-tuo padre…»
«Conoscete Lunastorta?!»
«Certo! Se volete ve lo presentiamo una volta di queste.» disse Gideon sorridendo.
«Mio padre è Ramoso, comunque.» aggiunse Harry.
Fred e George si scambiarono uno sguardo d’intesa prima ricominciare a parlare.
«Questo cambia tutto, allora.» disse Fred.
«Eh già noi avevamo intenzione di iniziarvi al ‘Culto del Malandrino’ ma, a quanto pare, ne sapete più voi di noi. Non avete proprio bisogno dei nostri insegnamenti, e siete più che degni di ricevere questo dono.»
I due gemelli si inchinarono ed alzarono la mappa come se fosse il Santo Graal.
«È con grande onore che vi consegniamo il motivo del nostro successo sperando, ovviamente, che ne facciate buon uso.»
Con mani un po’ tremanti Harry prese la mappa, poi puntò la sua bacchetta sulla pergamena e pronunciò: «Fatto il misfatto.»
I quattro ragazzi si guardarono con dei sorrisi identici prima che i gemelli si accomiatassero.
«Bene, noi andiamo…»
«…abbiamo progettato con Lee Jordan…»
«…uno scherzo ai danni di Gazza.»
«Alla prossima nostri fedeli compari di misfatti.»
Lo specchio si richiuse dietro di loro e, poco dopo, anche i due primini uscirono dalla saletta dietro lo specchio per avviarsi verso la loro Sala Comune.
«Metis sarà una furia.» disse Gideon attraversando il ritratto «E credo che anche Hermione Granger non ci risparmierà una bella ramanzina…»
Fortunatamente, invece delle urla della sorella di Harry, vennero accolti da un mare di applausi.
Tutta la casata di Grifondoro si era riunita per festeggiare i due coraggiosi che avevano osato sfidare le ire del professor Piton. Naturalmente, tra di loro vi era anche chi, come Percy Weasley ed Hermione Grenger, disapprovava il loro comportamento, ma per Harry e Gideon era solo uno il parere che contava veramente.
Videro Metis Potter seduta su di una poltrona di fronte al camino, leggendo un volume di trasfigurazione avanzata, e si avvicinarono a lei.
I capelli rossi le nascondevano il viso, per cui i ragazzi non riuscivano a capire quale fosse la sua espressione.
«Non fate quelle facce, non sono arrabbiata.» disse Metis accennando un sorriso, senza tuttavia distogliere l’attenzione dal suo libro.
«Sembra che Piton ci odi proprio, avete notato? Non vedo il motivo quindi di essere così clementi con lui la prossima volta.» aggiunse poi con un sorriso sghembo, alzando finalmente lo sguardo verso i due ragazzi che si erano accomodati accanto a lei.
«A proposito, sapete la novità? Hanno appeso un avviso in bacheca: giovedì prossimo inizieranno le lezioni di Volo. Con i Serpeverde.»

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Lezione di Volo ***


Giovedì mattina quasi tutti gli studenti del primo anno erano eccitati per l’imminente lezione di volo. Vi era tuttavia qualcuno che, come Neville, non era mai salito in vita sua su un manico di scopa, ed era molto nervoso al pensiero di volare.
Il volo non era certo una cosa che si potesse imparare a memoria sui libri, e questo Hermione Granger lo aveva appurato appieno dopo aver letto tutti i libre che la biblioteca poteva disporre in proposito.
Harry, Gideon e Metis stavano giusto cercando rassicurare i loro compagni su come fosse facile e meraviglioso volare, quando l'arrivo della posta li interruppe.
Quel giorno, il barbagianni portò a Neville un pacchetto da parte della nonna. Lui lo aprì tutto eccitato e mostrò una palla di vetro che sembrava piena di fumo bianco.

«È una Ricordella!» spiegò il ragazzo «Nonna sa che dimentico sempre le cose... Questa ti dice se c'è qualcosa che hai dimenticato di fare. Guardate: uno la tiene stretta così, e se diventa rossa... Oh!»
E tutta la sua eccitazione svanì, perché Ricordella era diventata d'un tratto scarlatta: «...vuol dire che hai dimenticato qualcosa...»
Neville stava sforzandosi di ricordare che cosa mai avesse dimenticato, quando Draco Malfoy, che proprio in quel momento passava accanto al tavolo dei Grifondoro, gli strappò di mano la palla.
Harry, Ron e Gideon balzarono in piedi. Entrambi speravano in una buona occasione per fare a pugni con Malfoy, ma la professoressa McGranitt, che fiutava i guai prima di ogni altro insegnante, piombò come un fulmine.
«Che cosa succede qui?»
«Professoressa, Malfoy mi ha preso la Ricordella.»
Tutto corrucciato, Malfoy rimise prontamente la palla sul tavolo.
«Stavo solo guardando» disse, ostentando un aria di superiorità.
Sfortunatamente, a Gideon, Malfoy era stato antipatico fin da subito per cui, dal momento che si era presentata l’occasione, quando questi tentò di svignarsela con Tiger e Goyle al seguito con un colpo ben assestato di bacchetta fece annodare tra loro i lacci delle scarpe dei tre serpeverde facendoli cadere a faccia per terra tra le risate generali.

Quel pomeriggio, alle tre e mezzo, gran parte dei Grifondoro correva giù per le scale alla volta del campo per la prima lezione di volo. Era una giornata chiara e ventosa, e l'erba si piegava sotto i loro passi, mentre scendevano di corsa giù per la collina verso la parte opposta del parco, in direzione della foresta proibita, le cui chiome ondeggiavano, nere, in lontananza.
I Serpeverde erano già arrivati, e per terra c'erano anche venti manici di scopa ordinatamente disposti in tante file.

Harry aveva sentito Fred e George Weasley lamentarsi delle scope della scuola, dicendo che, se uno volava troppo alto, alcune cominciavano a vibrare, oppure sbandavano leggermente a sinistra e, osservandoli, non potè fare a meno di concordare con loro.
Madama Bumb era una donna bassa, coi capelli grigi e gli occhi gialli come un falco.
«Be', che cosa state aspettando?» sbraitò «Ciascuno prenda posto accanto a un manico di scopa. Di corsa, muoversi! Stendete la mano destra sopra la vostra scopa e dite: "Su!"»
«SU!» gridarono in coro.
A Harry, Gideon e Metis la scopa saltò immediatamente in mano, ma furono tre delle poche quella di Hermione Granger si era limitata a rotolare per terra e quella di Neville non si era neanche mossa.

A quel punto, Madama Bumb mostrò a tutti come montare il manico di scopa senza scivolare verso il fondo, e poi passò in rassegna la scolaresca per correggere la presa. Harry, Ron e Gideon se la godettero un mondo quando disse che erano anni che Malfoy usava la presa sbagliata.
«E ora, quando suonerò il fischietto, datevi una spinta premendo forte i piedi per terra, tenete ben salde le scope e sollevatevi di un metro circa. Poi tornate giù inclinandovi leggermente in avanti. Al mio fischio... tre... due...»
Ma Neville, nervoso e sovreccitato com'era, nel timore di rimanere a terra, si diede la spinta prima ancora che il fischietto avesse sfiorato le labbra di Madama Bumb.
«Torna indietro, ragazzo!» gridò lei, ma Neville si stava sollevando in aria come un turacciolo esploso da una bottiglia... tre metri... sei metri... gli studenti videro era terreo in volto mentre guardava il suolo che si allontanava sempre più, poi lo videro scivolare dal manico, e...
WHAM! Un tonfo, uno schianto sinistro e Neville era lì sull'erba, faccia a terra, come un fagotto informe. Il suo manico di scopa salì sempre più in alto e poi si allontanò come andasse alla deriva, verso la foresta proibita, scomparendo alla vista.
Madama Bumb era china sul ragazzo, con il viso sbiancato dalla paura.
«Polso rotto.» la udì bofonchiare Metis «Coraggio, mio caro... non è niente, alzati.»
Poi si rivolse al resto della classe.
«Nessuno si muova mentre io lo accompagno in infermeria. Lasciate le scope dove si trovano, o verrete espulsi da Hogwarts prima di avere il tempo di dire "Quidditch". Andiamo, caro.»
Neville, con il volto rigato dalle lacrime e reggendosi il polso, si avviò zoppicando insieme a Madama Bumb, che lo cingeva con il braccio.
Non erano ancora fuori della portata di voce che Malfoy scoppiò in una sonora risata.
«Hai visto che faccia, quel gran salame che non è altro?»
Gli altri Serpeverde si unirono a lui nel prenderlo in giro.
«Chiudi il becco, Malfoy!» sbottò Calì Patil.
«Oh, non prenderai mica le difese di Paciock!» disse Pansy Parkinson, una ragazza Serpeverde dai lineamenti duri «Non avrei mai creduto che proprio a te, Calì, stessero simpatici i piagnucolosi, e per di più ciccioni.»
«E io non avrei mai creduto che a te piacesse fare il cagnolino Parkinson ma, guardandoti scodinzolare non appena Malfoy ti fa un complimento, e vedendoti seguirlo come una cagna in calore, devo supporre di essermi sbagliata, no?» replicò Metis, scatenando le risa di tutti i Grifondoro.

Prima che Pansy potesse replicare Malfoy la interruppe.
«Guardate!» disse, facendo un balzo in avanti e raccogliendo qualcosa fra l'erba «Quello stupido aggeggio che la nonna ha mandato a Paciock.»
La Ricordella brillò al sole, mentre lui la teneva sollevata.
«Daccela Malfoy.» dissero tranquillamente Harry e Gideon.
«Subito.» aggiunse Metis.
Tutti tacquero all'istante per godersi la scena. Malfoy fece un sorriso maligno.
«Penso che la metterò in un posticino dove Paciock dovrà andarsela a riprendere... cosa ne dite, per esempio... della cima di un albero?»
«Dammela!» gridò Metis, ma Malfoy era già balzato in sella al suo manico di scopa ed era decollato.

Non aveva mentito: volava proprio bene.

«Cosa avete, Potter e Black? Pensate di non arrivarci?»
In un attimo i tre ragazzi avevano inforcato le loro scope e, facendo proprio come aveva insegnato loro Remus, sollevarono leggermente la punta dei bastoni per salire ancora più in alto.
Udirono le grida e il respiro ansimante delle ragazze rimaste a terra, e l'urlo di ammirazione di Ron.
Virarono con decisione in modo da circondare a mezz'aria Malfoy, che ormai aveva l'aria esterrefatta.
«Niente Tiger e Goyle a salvarti l'osso del collo quassù, eh, Malfoy?» lo apostrofò Gideon.
Sembrò che anche a Malfoy fosse venuto in mente lo stesso pensiero.
«Prendetela, se ci riuscite!» gli gridò, gettando la palla di vetro in aria e poi lanciandosi di nuovo in picchiata verso terra.
Gideon vide la palla andare sempre più lontano e la rincorse. Sapeva cosa doveva fare. Sentiva Metis alle sue spalle e, raggiunta la palla, prima di frenare bruscamente contro l’albero rischiando di romperla, la lanciò esattamente verso di lei.
Metis cercò di fare lo stesso con il fratello ma, essendo questi troppo lontano, il suo lancio risultò troppo debole.
Harry vide come a rallentatore la palla sollevarsi in aria e poi cominciare a ricadere giù.
Si chinò in avanti e puntò il manico della scopa verso il basso: un istante dopo, stava acquistando velocità in una picchiata precipitosa, alla rincorsa della palla, con il vento che gli fischiava nelle orecchie, confondendosi con le grida degli astanti. Allungò la mano e a pochi metri da terra la afferrò, appena in tempo per raddrizzare la scopa, poi atterrò dolcemente sull'erba stringendo in mano la Ricordella sana e salva. Poco dopo scesero a terra anche Gideon e Metis.
«POTTER! BLACK!»
La professoressa McGranitt avanzava a passo di corsa verso di loro.

«Mai... da quando sono a Hogwarts...»
La McGranitt era quasi senza parole per l'indignazione e gli occhiali le lampeggiavano furiosamente.
«Avreste potuto rompervi l'osso del collo...»
«Non è stata colpa sua, professoressa...»
«Taci, signorina Patil...»
«Ma Malfoy...»
«Basta così, Weasley. Voi due Potter e Black, seguitemi immediatamente.»
A Harry, Gideon e Metis non sfuggirono le facce trionfanti di Malfoy, Tiger, Goyle e Parkinson mentre si allontanavano come inebetiti dietro alla professoressa McGranitt, in direzione del castello.
I tre si scambiarono un’occhiata preoccupata pur rimanendo in silenzio.
La professoressa McGranitt procedeva a passo veloce senza neanche degnarli di uno sguardo. Su per le scale esterne, su per la scala di marmo, e la professoressa McGranitt non gli aveva ancora detto una parola.
Spalancava le porte con violenza e correva per i corridoi, con loro che le trotterellavano dietro, poi si fermò davanti a un'aula, aprì la porta e mise dentro la testa.
«Mi scusi, professor Vitious, mi presta Baston per un attimo?»
Harry, Gideon e Metis si scambiarono un’ occhiata perplessa: chi diamine era Baston?
Come scoprirono ben presto, Baston un ragazzo corpulento del quinto anno, che uscì esitante dall'aula.

«Potter, Black, questo è Oliver Baston. Baston... ti ho trovato un Cercatore e due battitori.»
Da perplesso che era, Baston divenne l'immagine della felicità.
«Dice sul serio, professoressa?»
«Ci puoi giurare.» rispose lei tutta animata «I ragazzi hanno un talento naturale. Non ho mai visto niente di simile. Il signor Black e miss Potter si sono lanciati come schegge all’inseguimento di quella palla e sono riusciti a direzionarla esattamente dove volevano. Il signor Potter, invece, ha afferrato la palla con una mano sola, dopo una picchiata di venti metri.» disse la professoressa McGranitt a Baston «E non si è fatto neanche un graffio. Neanche Charlie Weasley ci sarebbe riuscito.»
Ora Baston aveva decisamente l'aria di uno che vede d'un tratto realizzarsi i suoi sogni.
«Avete mai assistito a una partita di Quidditch?» chiese tutto euforico.
«Baston è il capitano della squadra dei Grifondoro.» spiegò la McGranitt.
«Dovremo procurare loro una scopa decente, professoressa... una Nimbus Duemila o una Tornado Sette, direi.»
«Parlerò con il professor Silente e vedremo di fare un'eccezione alla regola che esclude quelli del primo anno. Sa il cielo se abbiamo bisogno di una squadra migliore di quella dell'anno scorso. I Serpeverde ci hanno stracciato nell'ultima partita... Per settimane non ho avuto il coraggio di guardare in faccia Severus Piton...»
La professoressa McGranitt scrutò i tre ragazzi da sopra gli occhiali con sguardo severo.
«Voglio vedervici sudare in questi allenamenti, altrimenti potrei cambiare idea sul fatto di non punirvi.»
Poi, d'un tratto, sorrise.
«I vostri genitori sarebbero stati orgogliosi.» disse «Anche loro erano ottimi giocatori di Quidditch.»

«State scherzando?»
Era l'ora di cena, ed Harry e Gideon avevano appena finito di raccontare a Ron quello che era accaduto quando avevano lasciato il campo di allenamento con la professoressa McGranitt.

Ron era rimasto con un boccone di pasticcio di carne a mezz'aria, dimenticando di metterselo in bocca.
«Cercatore e Battitori? Mai quelli del primo anno... Voi dovete essere i più giovani giocatori del dormitorio da...»
«Da un secolo.» disse Metis, arrivando proprio in quel momento e sedendosi accanto al gemello «Ce l'ha detto Baston.»
Ron era talmente stupefatto, talmente impressionato che non riusciva a staccare gli occhi dai tre, e continuava a guardarli a bocca aperta.
«Cominciamo l'allenamento la settimana prossima.» disse Gideon «Solo, non dirlo a nessuno. Baston vuole mantenere segreta la cosa.»
Fred e George Weasley entrarono in quel momento nella sala, scorsero i due Potter e Gideon e si avvicinarono in fretta.
«Complimenti.» disse George a bassa voce «Ce l'ha detto Baston. Anche noi siamo nella squadra... Cacciatori.»
«Ve lo dico io, quest'anno la coppa la vinciamo noi.» disse Fred « È da quando Charlie se n'è andato che non vinciamo più, ma quest'anno la squadra promette bene. Dovete essere proprio bravi! Baston stava praticamente saltando di gioia quando ce l'ha detto.»

Il resto della giornata trascorse velocemente e, tra scherzi e lezioni, si era già fatto sera.
Tutti gli studenti erano rientrati nei loro dormitori e, probabilmente, si stavano rilassando nei loro letti. Tutti tranne tre ragazzi e una ragazza che, troppo euforici per gli ultimi avvenimenti, non riuscendo a prendere sonno, si erano avventurati nei corridoi bui del castello facendo una passeggiata notturna.

Ad un tratto sentirono una voce.
«Annusa qua dentro, ciccina, qualche studente può essere in qualche aula.»
Era Gazza che parlava con la gatta, Mrs Purr.

Inorridito, Harry agitò all'impazzata la bacchetta, facendo segno agli altri tre di seguirlo più in fretta possibile. Svelti svelti, senza far rumore si diressero verso la porta opposta al punto da cui proveniva la voce di Gazza. L'ultimo lembo degli abiti di Ron era appena sparito dietro l'angolo, quando udirono Gazza entrare nella sala dei trofei.
«Sono qui, da qualche parte.» lo udirono borbottare «Probabilmente nascosti.»
In preda al terrore, cominciarono a sgattaiolare lungo la galleria che rigurgitava di armature. Sentivano avvicinarsi Gazza. D'un tratto, Ron lanciò un gridolino di terrore, incespicò, afferrò Metis per la vita e franarono entrambi sopra un'armatura.
Il baccano e lo strepito furono tali da svegliare l'intero castello.
«CORRETE!» gridò Gideon, e tutti e quattro si misero a correre per la galleria, senza guardarsi indietro per vedere se Gazza li stesse seguendo. Girarono dietro lo stipite di una porta, percorsero un corridoio, e poi un altro, Harry in testa, senza la minima idea di dove si trovassero o di dove stessero andando. Passarono attraverso un arazzo, lacerandolo, e si ritrovarono in un passaggio nascosto, lo percorsero a precipizio e sbucarono in un vicolo ceco che finiva con una porta chiusa a chiave.

Si fermarono tutti per riprendere fiato, mentre il custode si faceva sempre più vicino.
«Vi decidete a fare qualcosa?» sbottò Metis.

Afferrò la sua bacchetta, colpì il lucchetto e sussurrò: «Alohomora!»
Il lucchetto scattò e la porta si spalancò davanti a loro: la oltrepassarono spintonandosi, la richiusero velocemente e vi pigiarono contro l'orecchio, rimanendo in ascolto.
Sentirono Gazza allontanarsi con la sua gatta, furente per non aver trovato nessuno.
«Crede che questa porta sia chiusa a chiave.» bisbigliò Harry.
«Perché era chiusa.» disse Gideon ghignando per essere riuscito a farla franca.
«E per un buon motivo.» disse Metis seria, voltandosi verso l’interno della stanza.
Anche gli altri si voltarono... e videro chiaramente che cosa c'era.
Non si trovavano in una stanza, come avevano creduto. Erano in un corridoio. Il corridoio proibito del terzo piano. E ora, capivano perché fosse proibito.
Stavano fissando dritto negli occhi un cane mostruoso, un bestione che riempiva tutto lo spazio tra il soffitto e il pavimento. Aveva tre teste. Tre paia di occhi roteanti, dallo sguardo folle, tre nasi che si contraevano e vibravano nella loro direzione, tre bocche sbavanti, con la saliva che pendeva come tante funi viscide dalle zanne giallastre.
Era lì, perfettamente immobile, con tutti e sei gli occhi fissi su di loro.
Harry brancicò in cerca del pomello della porta: tra Gazza e la morte sicuramente preferiva Gazza.
Caddero tutti all'indietro... Gideon richiuse la porta sbattendola e ripresero a correre, anzi quasi a volare, lungo il corridoio. Gazza doveva essere andato a cercarli in qualche altra direzione perché non lo videro da nessuna parte, ma di quello non si preoccuparono affatto. L'unica cosa che volevano fare era mettere quanta più distanza possibile tra loro e quel mostro, e non smisero di correre fino a che non ebbero raggiunto il ritratto della Signora Grassa, al settimo piano.
«Ma dove diavolo eravate, tutti quanti?» chiese lei, guardando le vestaglie che gli pendevano dalle spalle e i volti congestionati e madidi di sudore.
«Non importa... grugno di porco, grugno di porco.» ansimò Gideon, e il ritratto scivolò.

Si inerpicarono su per il passaggio e raggiunsero la sala di ritrovo; qui si lasciarono cadere, tremanti, sulle poltrone.
Passò del tempo prima che qualcuno parlasse.
«Che cosa lo tengono a fare, un mostro come quello, chiuso a chiave in una scuola?» disse infine Ron.
«Non avete visto dove poggiava le zampe?» domandò Metis «Stavano sopra una botola. Evidentemente fa la guardia a qualcosa.» poi si alzò, con i capelli che cambiavano colore dal rosso, al rosso scuro al nero, come succedeva sempre quando era concentrata o arrabbiata.
«Scusate ragazzi ma ora sono stanca, troppe emozioni in un giorno solo. Buona notte.»
E si avviò verso il dormitorio femminile, incurante di aver dato a Harry qualcos'altro cui pensare, mentre si infilava a letto.

Il cane faceva la guardia a qualcosa... Che cosa aveva detto Hagrid? La Gringott era il posto più sicuro al mondo, se si voleva nascondere qualcosa... eccetto forse Hogwarts.
Prima di cedere al sonno ebbe un’illuminazione: aveva appena scoperto dove si trovava pacchetto preso dalla camera di sicurezza numero settecentotredici.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Lettera a Lunastorta ***


Metis Potter era seduta su un muretto della Guferia, accompagnata dai suoi inseparabili micetti Nefer e Lilith. Era già passato quasi un mese da quando era arrivata ad Hogwarts e, finalmente, era riuscita a trovare del tempo per dare notizie di sé al suo padrino, Remus Lupin. Prendendo piuma e pergamena iniziò a scrivere.

Caro Lunastorta,
sono stata imperdonabile a non scriverti prima, ma qui ad Hogwarts c’è così tanto da fare che ho perso la cognizione del tempo. 

Avevi ragione, la scuola è fantastica, e ti farà piacere sapere che io, Harry e Gideon siamo tutti e tre Grifondoro! 

Abbiamo fatto molte amicizie, ma credo che le persone con cui passiamo maggiormente il tempo siano Ronald Weasley ed Hermione Granger. Li abbiamo incontrati sul treno e, nonostante Hermione sia un po’ troppo saccente e ligia alle regole, sono molto simpatici e ormai noi del gruppo non ci separiamo quasi mai. Dico quasi mai, perché Harry, Ron e Gideon non sopportano molto Herm ed evitano di farle scherzi solo perché sanno che mi arrabbierei molto.
A proposito di scherzi, quei tre stanno letteralmente facendo impazzire gli insegnanti che, ormai, hanno preso a dire che sembra di essere tornati indietro al tempo dei Malandrini.
Le lezioni sono molto interessanti e, come avevi previsto, io, Harry e Gideon siamo i migliori del nostro anno.
Durante la lezione di pozioni non ho potuto fare a meno di notare che il professor Piton, Capo della Casa Serpeverde, prova odio nei nostri confronti e, sinceramente, non ne capisco il motivo. Appena è entrato ha iniziato a fare solo a noi domande sul programma. 

Per fortuna io ed Harry eravamo preparati perchè avevamo studiato l’intero libro di pozioni in estate, ma Gideon non ha saputo rispondere ed ha fatto perdere un punto a Grifondoro per essere stato indisponente con il professore (punto che abbiamo recuperato ampiamente con la valutazione delle nostre pozioni alla fine dell’ora!). 

Quello che è successo dopo, poi, non ha fatto altro che aggravare la sua antipatia nei nostri confronti. 

Gideon, furioso perché Piton gli aveva tolto il punto per la risposta mancata e non ne aveva assegnati a me e ad Harry per quelle corrette, ha pensato bene di sostituirgli, con l’aiuto di Harry, Ron e Pix, ormai diventato loro alleato, il flacone di shampoo con un flacone contenente la pozione colorante cangiante semipermanente che abbiamo inventato io ed Harry quest’estate. 

Le urla di Piton si sono sentite in tutto il castello ma, sono orgogliosa di dirti, anche quando Silente e gli altri professori si sono recati nell’ufficio di Piton per fargli tornare i capelli normali, non ci sono riusciti, così il nostro caro professore di pozioni ha dovuto girare per quasi tre giorni con i capelli rosso e oro in attesa che l’effetto della pozione svanisse! E il bello è che non hanno potuto neanche punire Gideon e Harry perché non avevano prove! 

Dopo questo episodio i due sono diventati piuttosto popolari a scuola e, ormai , non passa giorno senza vederli rincorrere da qualcuno dopo un nuovo scherzo.
Il resto delle lezioni sono state piuttosto semplici, a Trasfigurazione la professoressa McGranitt è rimasta stupefatta nel vedere che eravamo riusciti a trasformare al primo colpo il fiammifero in un ago. Chissà perché poi… io l’ho trovato facilissimo!
Più interessante è stata invece la prima lezione di volo. 

Un ragazzo di Grifondoro, Neville Paciock, è caduto dalla scopa e Madama Bumb lo ha dovuto portare in infermeria intimandoci di non salire sulle nostre scope. Purtroppo, cadendo, Naville aveva perso la Ricordella che gli aveva regalato sua nonna e un odioso Serpeverde, Draco Malfoy, si è alzato in volo con l’intenzione di nascondergliela su un albero. Non preoccuparti, io, Harry e Gideon siamo riusciti a recuperarla, ma purtroppo la professoressa McGranitt ci ha visti in volo e all’inizio ci ha fatto un bella lavata di capo perché si era spaventata a morte. Poi però, indovina?, è andata a chiamare il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, Oliver Baston, e ci ha ammessi a tutti e tre ufficialmente in squadra ( io e Gideon come battitori ed Harry come cercatore) nonostante a quelli del primo anno non sia consentito.
A quanto pare siamo i più giovani giocatori di Quidditch da un secolo!
Tra qualche giorno inizieremo gli allenamenti e, a questo proposito, ci servirebbero proprio delle scope nuove (delle Nimbus 2000 secondo Baston) altrimenti non riusciremo mai a vincere con le Scopalinda della scuola!
Il capitano ci ha detto anche che ad inizio novembre verrà aperta la Stagione del Quidditch e ci sarà la nostra prima partita: Grifondoro contro Serpeverde.
Mi piacerebbe molto se riuscissi a venire, e sono sicura che anche Harry e Gideon ne saranno contenti.
Hanno promesso a due loro amici, i gemelli Weasley, che te li avrebbero presentati. Ti ricordi della mappa del Malandrino? Beh, a quanto pare loro due l’anno trafugata dallo studio di Gazza due anni fa ed hanno scoperto come usarla. Adesso l’hanno regalata ad Harry e Gideon, ma non credo che questo li fermerà dal combinare guai! Credo che Hogwarts non sia mai stata così sottosopra come in questi mesi!
Scusa, ma adesso ti devo lasciare, i miei gattini Nefer e Lilith (che spero di farti conoscere al più presto) cercano di attirare la mia attenzione ricordandomi che avevo promesso ad Harry che lo avrei aiutato a creare nuove pozioni .
Spero di ricevere presto tue notizie.

Con affetto,
Metis Lily Potter

P.S. Spero che durante l’ultima luna piena sia andato tutto bene!

Metis chiuse la lettera e la consegnò alla civetta delle nevi di suo fratello, Edvige. Dopo averla vista allontanarsi in volo prese in braccio Nefer e Lilith e si avviò verso la sua Sala Comune ghignando tra sé.
Questa volta Harry non avrebbe avuto scelta, avrebbe partecipato anche lei al prossimo scherzo!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Halloween ***


Il giorno dopo, dopo averci dormito su, Harry, Ron, Gideon e Metis erano arrivati alla conclusione che l'incontro con il cane a tre teste era stata una splendida avventura e non vedevano l'ora di averne un'altra. Nel frattempo, Harry aveva informato gli altri sul pacchetto che sembrava essere stato trasferito dalla Gringott a Hogwarts, e quindi passarono un bel po' di tempo a fare congetture su cosa poteva aver bisogno di una sorveglianza così stretta.
«Una cosa o molto preziosa o molto pericolosa.» commentò Metis.
«O tutt'e due.» concluse Gideon.
Ma dal momento che sapevano solo che Silente aveva dato ad Hagrid una missione alla Gringott che probabilmente consisteva nel prelevare un oggetto dalla camera di sicurezza 713, senza ulteriori indizi, non avevano molte possibilità di indovinare che cosa fosse, e decisero quindi di accantonare temporaneamente la questione.
Quando, come di consueto, i volatili invasero la Sala Grande, l'attenzione generale fu attratta immediatamente da tre pacchi lunghi e sottili, trasportati da dodici grossi barbagianni. Come tutti, anche Harry, Metis e Gideon erano curiosi di sapere che cosa contenessero, e si stupirono quando gli uccelli scesero in picchiata e li lasciarono cadere proprio davanti a loro, facendo cadere per terra la pancetta affumicata.
Prima che potessero fare alcun che, videro arrivare un altro barbagianni con due lettere che furono lasciate cadere sopra il pacco di Metis.
Per fortuna Metis aprì prima le lettere e costrinse suo fratello e Gideon ad aspettare che finisse di leggere prima di aprire i loro pacchi.
La sua, notò, era da parte di Remus.

Cara Metis,
mi ha fatto piacere leggere la tua lettera. E così tu, Harry e Gideon siete dei Grifoni, eh? Non avevo mai avuto dubbi su questo. E nemmeno sul sapervi i migliori del vostro anno. Tutti e tre siete estremamente intelligenti, proprio come i vostri genitori. Da quello che mi hai raccontato, sul fatto che il professor Piton ha mostrato subito molta antipatia verso di voi… non rammaricartene, lui ha sempre odiato vostro padre e lo zio di Gideon. Eravamo a scuola insieme, sapete? Probabilmente vede in voi la possibilità di riscattarsi da tutti i torti subìti. Per quanto riguarda gli scherzi che stanno architettando Harry e Gideon… bè, forse dovrei sgridare quelle due pesti e dire loro di comportarsi meglio ma, dal momento che quello ai danni di Piton mi ha fatto ridere come non facevo da anni, ho deciso di chiudere un occhio.
Adesso inizio a capire perfettamente perché ai professori sembra di essere tornati indietro nel tempo…
Sono piuttosto sorpreso nell’apprendere dell’abilità tua e di Harry nel preparare pozioni. James era negato in quella materia e non vi era lezione in cui non fondesse un calderone! A quanto pare, e per fortuna, avete ereditato il talento di Lily. Il professor Lumacorno, il nostro insegnante di pozioni, diceva sempre che era uno spreco che Lily avesse scelto di diventare un Auror e non una Pozionista.
Sulla vostra ammissione in squadra devo farvi i mie complimenti! James, Lily, Emmeline e Regulus ne sarebbero fieri, dal momento che anche loro facevano parte della squadra di Quidditch ai tempi della scuola.
Leggendo della tua richiesta di una scopa nuova, ho prelevato del denaro dalle vostre camere blindate e vi ho comprato tre Nimbus 2000 nuove fiammanti. Mi vergogno un po’ nel dire questo, avrei voluto regalarvele io, ma come ben sai la mia situazione finanziaria non è molto florida a causa della mia condizione.
Ho mandato un gufo al preside Silente e lui ha detto che non ci sono problemi se vengo ad assistere alla vostra prima partita di Quidditch, quindi preparatevi a vedermi tra gli spalti!
Raccomanda ad Harry e a Gideon di non usufruire troppo della Mappa del Malandrino, e dì loro che devono assolutamente mostrarmi la foto di Piton con i capelli Rosso e Oro.
Inoltre, quando mi hai parlato delle pozioni che state inventando tu ed Harry, mi è venuta in mente una cosa che apparteneva ai vostri genitori e che, se riuscirò a trovare, vi porterò il giorno della partita. A questo proposito, NON APRITE I PACCHI CON LE NIMBUS A TAVOLA, si scatenerebbe un putiferio tra gli altri primini!
Ci vediamo alla partita e salutami Harry e Gideon.
Con Affetto,
Remus

P.S. La luna piena è stata terribile come al solito ma adesso sto meglio, grazie per l’interessamento!


Metis sorrise e, passando la prima lettera ad Harry e Gideon affinchè la leggessero, prese l’altra che, scoprì, essere della professoressa McGranitt.

Ho saputo che Remus Lupin vi ha regalato delle Nimbus 2000, quindi ho pensato fosse il caso di iniziare ad esercitarsi in vista della prima partita.
Oliver Baston vi aspetta questa sera alle sette al campo di Quidditch, per il vostro primo allenamento.
M. McGranitt

Mancava poco alle sette e faceva già scuro quando i tre lasciarono il castello per avviarsi al campo di Quidditch, Metis e Gideon con le loro mazze personali ben strette in mano.
Troppo smaniosi di volare di nuovo per aspettare l'arrivo di Baston, Harry, Metis e Gideon montarono sui loro manici e si dettero la spinta coi piedi per decollare.
Si misero a zigzagare tra i pali delle porte e su e giù per il campo… le Nimbus Duemila prendevano qualsiasi direzione loro desiderassero, al minimo tocco.
«Ehi, Potter, Black, scendete giù!»
Oliver Baston era arrivato portando sotto braccio una grossa cassetta di legno. Il trio atterrò vicino a lui.
«Molto bene!» commentò Baston con gli occhi che gli scintillavano.
«Ora capisco che cosa intendeva la professoressa McGranitt… voi possedete veramente un talento naturale. Questa sera vi insegnerò soltanto le regole, poi parteciperete agli allenamenti della squadra tre volte alla settimana.»
«Scusa Baston.» lo interruppe Gideon «Noi tre già le conosciamo le regole. Giochiamo a Quidditch fin da quando eravamo piccoli, quindi puoi risparmiarti la spiegazione.»
«D’accordo allora, passiamo direttamente alla pratica.»
Aprì la cassetta che conteneva quattro palle di dimensioni diverse.
«Per quanto riguarda te, Harry, per stasera non ci alleneremo con il Boccino perché è troppo buio e potremmo perderlo. Proveremo quindi con qualcuna di queste.»
Tirò fuori da una tasca un sacchetto di comuni palle da golf e, dopo averle incantate, disse ad Harry di recuperarne il più possibile.
Mentre lui volteggiava in aria, Baston si rivolse a Metis e Gideon.
«In quanto a voi due, vi allenerete con i bolidi. Lanciateli da una parte all’altra del campo, provate a fare centro negli anelli e, soprattutto, fate in modo che non colpiscano Harry.»
Metis e Gideon si guardarono con un sorriso prima di alzarsi in volo.
Si comportarono esattamente come durate gli allenamenti con Remus: si dirigevano spediti verso i bolidi e molte volte riuscivano a lanciarli negli anelli. Facevano attenzione affinchè Harry non venisse colpito, ed erano in perfetta sintonia tra loro occupandosi ognuno di un bolide.
Mezz'ora dopo s'era fatto buio pesto e dovettero smettere di giocare, ma Baston era... al settimo cielo.
«La Coppa del Quidditch porterà il nostro nome, quest'anno-.»disse Baston felice mentre arrancavano verso il castello.
«Puoi Giurarci!» dissero insieme Harry e Gideon, meritandosi una gomitata da parte di Metis per la loro sfrontatezza.
Le settimane successive furono faticose per i tre ragazzi a causa degli allenamenti tre volte alla settimana, ma loro non se ne curavano più di tanto.
Harry e Gideon continuavano a fare scherzi e Metis continuava a dividersi il tempo da trascorrere con i suoi amici, Hermione e le nuove pozioni da inventare.
Con grande soddisfazione dei tre, le lezioni stavano cominciando a diventare più interessanti, ora che gli insegnanti avevano smesso di trattare argomenti sulle nozioni fondamentali, ma ciò nonostante continuavano a ritenerle al di sotto del loro livello e avevano quindi iniziato a trascorrere interi pomeriggi in biblioteca alla ricerca di nuovi incantesimi e pozioni da sperimentare.
La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi e, durante la lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato tra l’esaltazione generale che li riteneva pronti a far volare gli oggetti.
Per l'esercitazione, il professor Vitious divise la scolaresca in coppie.
Il compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu un sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di cavargli un occhio), e quello di Metis, Gideon.
Tutto sommato a loro era andata bene, ma a Ron toccò Hermione Granger, ed era difficile dire chi dei due fosse più scontento della cosa.
«Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo esercitati a ripetere!» strillò il professor Vitious, arrampicato, come al solito, sopra la sua pila di libri «Agitare e colpire, ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è pronunciare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso sopra il petto.»
Harry, Gideon e Metis risero, ma furono i soli. Dopo aver concluso con successo il compito di far volare la loro piuma ed aver conquistato trenta punti a Grifondoro, notarono che in molti erano in difficoltà con le loro piume.
L'impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette spegnerlo con il cappello.
Ron, nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna.
«Wingardium Leviosa!» gridò agitando le lunghe braccia come un mulino a vento, provocando le risa di Harry e Gideon.
«Lo stai dicendo sbagliato.» udirono Hermione sbottare «Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il "gar" bello lungo.»
«E fallo te, visto che sei tanto brava!» la rimbeccò Ron.
Hermione si rimboccò le maniche della tunica, agitò la bacchetta magica e disse: «Wingardium Leviosa!»
La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.
«Molto bene!» gridò il professor Vitious battendo le mani «Avete visto tutti? Anche Miss Granger c'è riuscita!»
Alla fine della lezione Ron era di pessimo umore.
«Non c'è da stupirsi che nessuno la sopporti.» disse a Harry e Gideon mentre si facevano largo nel corridoio sovraffollato, con Metis ed Hermione dietro di loro.
«Quella ragazza è un incubo, parola mia!»
Harry sentì qualcuno sbattere contro la sua spalla e superarlo. Era Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con stupore che era in lacrime.
«Credo che ti abbia sentito.» commentò Gideon, osservandola allontanarsi.
«E allora?» disse Ron, ma aveva l'aria un po' imbarazzata «Deve essersi resa conto che non ha amici.»
«E io chi sarei, la fata Morgana?» gli disse Metis irata, dandogli una spallata mentre correva per raggiungere Hermione.
Hermione e Metis non si presentarono alla lezione successiva e non si fecero vedere per tutto il pomeriggio.
Harry e Gideon, preoccupati per le due, le individuarono con la Mappa del Malandrino e tirarono un sospiro di sollievo nel vedere che erano insieme e che si erano soltanto rinchiuse nel bagno delle ragazze.
Maledicendo Ron e la sua sensibilità di un cucchiaino, si avviarono verso la Sala Grande che era stata allestita diversamente in onore della festa di Halloween.
Harry si stava servendo una patata farcita, quando il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul tavolo e con un filo di voce diceva:
«Un troll... nei sotterranei... pensavo di doverglielo dire.»
E si accasciò a terra svenuto.
Nacque un tumulto, e ci vollero diversi petardi viola della bacchetta magica del professor Silente per ripristinare il silenzio.
«Prefetti.» tuonò «Riportate i ragazzi nei rispettivi dormitori, immediatamente!»
Percy era nel suo elemento.
«Seguitemi! Voi del primo anno, rimanete uniti. Non avete ragione di temere il troll se seguite i miei ordini. Fate largo, passano quelli del primo anno. Scusate, scusate, sono un prefetto.»
«Ma come ha fatto a entrare un troll?» chiese Harry mentre salivano le scale.
«Non chiederlo a me. Si dice che siano esseri veramente stupidi.» disse Ron «Forse è stato Pix, per fare uno scherzo di Halloween.»
Incontrarono vari gruppi di ragazzi che si affrettavano in direzioni diverse, tuttavia all'improvviso Gideon afferrò il braccio di Harry e Ron.
«Mi è venuto in mente soltanto ora... Metis ed Hermione non sanno del troll!»
Piegandosi velocemente, si confusero col gruppo dei Tassorosso che andavano nella direzione opposta, sgattaiolarono verso un corridoio laterale deserto e spiccarono una corsa verso il bagno delle femmine. Avevano appena svoltato l'angolo, quando udirono dei passi rapidi dietro di loro.
«Percy.» sibilò Ron spingendo Harry e Gideon dietro a un grosso grifone di pietra.
Tuttavia, guardando meglio, non videro Percy, bensì Piton, il quale attraversò il corridoio e sparì dalla vista.
«Che cosa diavolo sta facendo?» sussurrò Harry «Perché non è giù nei sotterranei con gli altri insegnanti?»
«E che ne so io.» sbottò Gideon, impaziente di trovare Metis e di portarla al sicuro.
Percorsero furtivi il corridoio successivo il più silenziosamente possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si andavano affievolendo.
«Si sta dirigendo al terzo piano.» disse Harry, ma Gideon gli prese la mano.
«Non sentite uno strano odore?»
Harry e Ron annusarono l'aria e giunse alle loro narici un orrendo fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito da tempo.
E poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi strascicati di piedi giganteschi. All'estremità di un passaggio sulla sinistra, qualcosa di enorme avanzava verso di loro. Il troll di montagna si fermò vicino a una porta e guardò dentro. Agitò le lunghe orecchie cercando, con la sua mente limitata, di prendere una decisione e poi, con andatura goffa e lenta, entrò.
«La chiave è nella toppa.» bisbigliò Gideon «Potremmo chiuderlo dentro.»
«Buona idea.» disse Ron nervoso.
Strisciando lungo il muro raggiunsero la porta, che era aperta, e con un grande balzo Harry riuscì ad afferrare la chiave, chiuse la porta e la sprangò.
«Ecco fatto!»
Tutti ringalluzziti dalla vittoria, risalirono di corsa il passaggio ma, una volta giunti all'angolo, udirono qualcosa che gli raggelò il sangue nelle vene: un acuto grido di terrore, che proveniva dalla stanza che avevano appena chiuso a chiave.
«Oh, no!» esclamò Ron pallido come il fantasma del Barone Sanguinario.
«Il bagno delle femmine!» ansimò Harry.
«Metis.» sussurrò Gideon, e ripercorse all'impazzata il corridoio fino alla porta. Girò la chiave, annaspando per il panico, e si precipitò dentro la stanza con Harry e Ron al seguito.
Hermione Granger stava rannicchiata contro la parete opposta e aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire guardando il troll avanzare verso la sua amica e, nella sua marcia, strappare via dal muro i lavandini.
Metis era riversa a terra con la bacchetta ancora in mano e un rivolo di sangue sulla tempia e Gideon, vedendola in quello stato, non potè fare a meno di bloccarsi impietrito sulla porta, con gli occhi leggermente spalancati dal terrore e con le lacrime che premevano di uscire.
Impallidì così tanto da somigliare ad un fantasma.
Sentì a malapena l’urlo di Harry che chiamava la sorella, e poi lo scossone che gli diede per farlo riprendere dal suo stato catatonico.
«Maledizione!» esclamò Harry disperato rivolto a Ron.
Afferrò d’istinto un rubinetto e lo scagliò con tutta la forza che aveva contro la parete, facendo fermare il troll a pochi metri dal corpo di Metis. Lo videro girarsi goffamente, sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore, e i suoi occhietti malvagi videro Harry. Decise quindi di dirigersi verso di lui brandendo la clava.
«Ehi, tu, cervello di gallina!» gridò Ron dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo.
Sembrò che il troll non si fosse neanche accorto del corpo contundente che lo aveva colpito alla spalla, ma che avesse udito il grido. Si fermò di nuovo, volgendo ora il suo grugno orrendo verso Ron, e dando così il tempo a Harry di aggirarlo.
«Dai, corri, corri!» gridò Harry a Hermione, cercando di tirarla verso la porta.
Ma la ragazza era paralizzata, incollata al muro, con la bocca spalancata per il terrore.
Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro che emise un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron, che era il più vicino e non aveva vie di scampo.
Vedendo che Gideon si era affrettato a prendere in braccio il corpo di Metis e che non poteva aiutare l’amico, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del troll, cingendolo con le braccia da dietro.
Il troll non si accorse che Harry gli si era attaccato, ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso.
Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in mano, e quella si era introdotta in una delle narici del bestione.
Ululando di dolore, il mostro cominciò a roteare la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di vendere cara la pelle: da un momento all'altro, avrebbe potuto scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.
Hermione, terrorizzata, si era accasciata al suolo, mentre Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto, udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in mente: «Wingardium Leviosa!»
La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del troll, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario con uno schianto assordante.
Il mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.
Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata, a contemplare il proprio operato.
La prima a parlare fu Hermione.
«È... morto?»
«Non credo.» disse Gideon, con Metis svenuta ancora tra le braccia «Credo che lo abbiate semplicemente messo K.O.»
Harry si chinò sul troll e gli estrasse la bacchetta dal naso: era coperta da una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi.
«Puah! Caccole di troll!»
E ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.
Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e quattro ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa McGranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un'occhiata al troll, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.
Piton si chinò sul mostro mentre la McGranitt guardava i ragazzi. Harry non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La speranza di guadagnare cinquanta punti per i Grifondoro svanì all'istante.
«Che cosa diavolo credevate di fare?» chiese la McGranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria «Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?»
Piton lanciò ad Harry uno sguardo rapido e penetrante, che lui sostenne con fierezza.
Poi, dall'ombra, si sentì una vocina flebile.
«La prego, professoressa McGranitt... erano venuti a cercare me.»
«Signorina Granger!»
Finalmente, Hermione era riuscita a mettersi in piedi.
«Ero andata in cerca del troll perché... perché pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola... perché... sa... ho letto tutto sui mostri.»
A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva sfacciatamente a un insegnante!
«Metis mi ha rincorsa per cercare di farmi ragionare e riportarmi in dormitorio, ma io non l’ho voluta ascoltare. Il troll però era troppo forte per me e lei cercando di difendermi ha sbattuto la testa ed è svenuta. Se non mi avessero trovato, sarei morta. Gideon è corso da Metis per soccorrerla, mentre Harry ha infilato la bacchetta nel naso del mostro e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il troll stava per uccidermi.»
Harry, Gideon e Ron cercarono di darsi l'aria di sapere tutto da prima.
«Be'... in questo caso...» disse la McGranitt, guardando poi preoccupata Metis tra le braccia di Gideon.
«Signor Black! Perché non ha detto subito che la signorina Potter si era ferita! Può lasciarla al professor Piton, ci penserà lui a trasp…»
«No, la porterò io in Infermeria. Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.» disse Gideon con fermezza.
Non l’ avrebbe lasciata per nulla al mondo. Tantomeno a quell’odioso pipistrello di Piton.
La McGranitt rimase un po’ interdetta, poi annuì.
«Va bene, allora. Severus fagli strada.»
Dopo aver visto allontanarsi Gideon e Piton, la professoressa riportò la sua attenzione ai ragazzi rimasti.
«Tornando a noi, signorina Granger, piccola incosciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un troll di montagna?»
Hermione chinò la testa.
«Per questo a Grifondoro verranno tolti cinque punti.» disse la professoressa McGranitt «Mi hai molto delusa. Se non sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi dormitori.»
Quando Hermione uscì la professoressa McGranitt si rivolse ad Harry e Ron.
«Bene, torno a dire che siete stati fortunati… non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un troll di montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Anche la signorina Potter e il signor Black. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare in Infermeria a vedere come sta la signorina Potter, se lo desiderate.»
I due ragazzi non aspettavano altro.
In Infermeria si avvicinarono correndo verso il lettino in cui c’era Metis che stava parlando con Gideon, il quale sembrava aver ripreso colore.
«Ciao Harry!» lo salutò allegramente Metis, e lui sembrò spiazzato da tutta la spensieratezza che dimostrava. Non si rendeva conto che stava per essere ammazzata da un mostro di montagna?
Sentì Gideon sbuffare. Probabilmente anche lui aveva avuto lo stesso pensiero.
«Mi racconti cosa è successo? Gideon non ha voluto dirmelo!»
Metis mise su un broncio adorabile, cambiando i capelli da rossi a neri diventando così molto simile ad Harry.
Harry spostò di scatto lo sguardo verso Gideon, e notò con un sorrisetto che il suo amico era arrossito.
Probabilmente non le aveva detto nulla semplicemente perché non sapeva nulla, troppo impegnato a badare a lei e a disperarsi per le sue condizioni.
Vedendo la sorella in attesa di una risposta, le raccontò tutto quello che era successo dopo che era svenuta, escludendo la parte in cui Gideon era rimasto paralizzato dal terrore ed aveva rifiutato di consegnarla a Piton per trasportarla in braccio fino all’Infermeria.
Quando arrivò al punto in cui Hermione si era addossata la colpa, Metis sorrise vittoriosa.
«Avete visto che la mia Herm non è tanto male?» disse soddisfatta di avere nuovamente ragione.
Rimasero a parlare per altri dieci minuti, poi Madama Chips intimò loro di uscire. Metis sarebbe rimasta in Infermeria per la notte e l’avrebbero rivista il giorno dopo a lezione.
Harry e Ron uscirono, mentre Gideon si attardò, rimanendo da solo con Metis.
«Cosa c’è Gid?» chiese lei con un sorriso, vedendo l’amico con un’ espressione seria in volto. Molto probabilmente si era spaventato parecchio nel vederla svenuta… era sempre stato protettivo nei suoi confronti.
Senza risponderle Gideon si avvicinò a lei e, abbassandosi, le depositò un piccolo bacio all’angolo della bocca.
Poi si staccò ed iniziò a fissare ghignando l’espressione stupefatta di Metis che, per l’imbarazzo, aveva fatto tornare rossi i suoi capelli.
«Mi piacciono di più così.» fornì come unica spiegazione, prendendole una ciocca in manoper qualche secondo prima di girarsi di spalle e raggiungere Harry e Ron.
Metis Potter lo seguì con lo sguardo fino a che non fu uscito, poi scosse la testa con rassegnazione sentendo la risata simile ad un latrato del suo amico invadere il corridoio. Senza riuscire a fare a meno di sorridere, si toccò con la mano il punto in cui Gideon l’aveva baciata: nonostante sapesse che entrambi erano ancora troppo piccoli per quelle cose, non potè fare a meno di pensare a quello che avrebbe provato se lui l’avesse baciata davvero…
Nel frattempo, Harry, Ron e Gideon erano arrivati al ritratto della Signora Grassa.
«Grugno di porco.» dissero, ed entrarono.
La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine, ma Hermione era sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e quattro dissero ‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.
Ma da quel momento, Hermione Granger divenne anche loro amica, non solo di Metis.
Era impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un troll di montagna alto quattro metri è fra quelle.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Quidditch ***


All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo.
Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina.
Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti dipelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro.
La stagione del Quidditch era iniziata.
Quel sabato, Harry, Metis e Gideon avrebbero giocato la loro prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde.

Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.
Quasi nessuno aveva visto i tre ragazzi giocare, perché Baston aveva deciso che, essendo le armi segrete della squadra, non si doveva sapere della loro presenza in campo. Ma, non si sa come, la notizia che avrebbero giocato come Cercatore e Battitori era trapelata, e Metis, Harry e Gideon venivano sommersi da ‘in bocca al lupo’ e da sguardi ammirati da parte degli altri primini.
In vista della partita, Metis aveva ritirato dalla biblioteca il libro ‘Il Quidditch attraverso i secoli’ e lo aveva prestato anche a Gideon e ad Harry, nonostante tutti e tre lo avessero già letto un centinaio di volte. Anche se non lo davano a vedere, erano molto in ansia e cercavano di sfogarsi in ogni modo possibile facendo scherzi (Harry e Gideon), ed avvantaggiandosi con le letture (Metis).
Inoltre Ron, Hermione, Gideon, Harry e Metis stavano diventando un gruppo sempre più unito e passavano insieme gran parte del tempo.
Tutto ciò era stato possibile grazie soprattutto allo scontro avvenuto ad Halloween.
Da quando Harry, Gideon e Ron l'avevano salvata dal mostro, infatti, Hermione era diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto più simpatica.
Certo, non sarebbe mai arrivata ad infrangerle per una sciocchezza, ma per lo meno adesso rideva nell’osservare gli scherzi architettati dai ragazzi e non li sgridava più se dedicavano più tempo a quelli che allo studio.
Alla vigilia della prima partita, si trovavano tutti e cinque fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e cinque la schiena, quando Piton attraversò il cortile.

Harry notò immediatamente che zoppicava.
I Malandrini si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista, visto che erano sicuri fosse proibito.

Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.
«Che cosa nascondi là dietro, signor Potter?»
Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli e Harry glielo mostrò.
«É proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca.» disse Piton «Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro.»
«Questa regola se l'è inventata.» borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando «Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba.»
«Non lo so, ma spero che gli faccia molto male.» commentò Gideon amareggiato.
Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci.

Harry si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita dell'indomani, che lo rendeva nervoso.
Ma perché mai doveva aver paura di Piton? Alzandosi, comunicò agli altri Malandrini che intendeva andargli a chiedere di restituirglielo.

«Meglio te che io.» disse Gideon, ricordando di come il professore lo detestasse ancora più di Harry e Metis.
Ma Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti. Ciò nonostante, la sorella insisté per accompagnarlo, così si recarono entrambi davanti alla sala dei professori ed Harry bussò.

Non ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.
«Secondo te c’è la probabilità che Piton abbia lasciato il libro là dentro?» disse Harry, guardando la sorella. Questa fece spallucce.
«Vale la pena tentare.»
Con il fratello dietro di lei, Metis socchiuse la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si parò davanti agli occhi. Piton e Gazza erano nella stanza, soli.
Piton si teneva il mantello sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.
«Dannato coso.» stava imprecando Piton «Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?»
Metis cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma...
«POTTER!»
Con il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò rapidamente l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.
«Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro.»
«USCITE FUORI! FUORI!»
Harry e Metis se ne andarono prima che Piton avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro, e risalirono di corsa le scale guardandosi con espressione sbigottita.
«Ci sei riuscito?» chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti.
«Che cosa è successo?» domandò invece Gideon, notando la faccia strana dei suoi amici.
Bisbigliando a voce bassissima, Harry raccontò quel che avevano visto.
«Sapete che cosa significa questo?» chiese Metis affannosamente alla fine del racconto.
«Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste!»
«Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto noi ragazzi... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!»
Hermione li ascoltava con gli occhi sbarrati.
«No... non lo farebbe mai.» disse «Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza.»
«Ma senti un po', Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?» rimbeccò Ron.
«Io sono d'accordo con Harry.» lo interruppe Gideon «Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?»
I Malandrini andarono a dormire con quella domanda che gli ronzava per la testa.

All'alba dell'indomani, la giornata si presentava luminosa e fredda.
Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire quel che succedeva in campo.
Negli spogliatoi, Harry, Metis, Gideon e il resto della squadra stavano indossando la loro divisa scarlatta.
Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.
«Allora, ragazzi...» disse.
«...e ragazze.» completò la Cacciatrice Angelina Johnson.
«E ragazze.» convenne Baston «Ci siamo.»
«Il gran giorno è arrivato.» disse Fred Weasley.
«Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto.» gli fece eco George.
«A proposito, Potter e Black, quando ci presenterete Lunastorta?» aggiunse, rivolto ai due ragazzi.
Fu Metis a rispondere, dal momento che i due sembravano persi nei loro pessimistici pensieri pre-partita.
«É venuto oggi a vederci giocare. Dopo la partita ve lo presentiamo.»
Prima che i due gemelli potessero lasciarsi andare in versi di giubilo Baston li interruppe.
«Chiudete il becco, voi due!» disse, ritornando al suo discorso «Quella di oggi è la squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so.»
Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’.
«Bene. E’ ora di entrare in campo. In bocca al lupo a tutti.»
Harry, Metis e Gideon seguirono Fred e George fuori dagli spogliatoi ed entrarono in campo salutati da grandi ovazioni.
Ad arbitrare la partita sarebbe stata Madama Bumb che, ritta in mezzo al campo, aspettava le due squadre brandendo in mano la sua scopa.
«Mi raccomando a tutti, voglio una partita senza scorrettezze.» disse una volta che le due squadre furono riunite intorno a lei.
Harry e Gideon notarono che sembrava rivolgersi in modo speciale al capitano dei Serpeverde, Marcus Flitt, un alunno del quinto anno.
I boati aumentarono.
«FORZA METIS! FORZA RAGAZZI!» sentirono urlare distintamente tra la folla, e a quel punto Harry e Gideon, decisamente più rilassati di quando erano entrati nel campo, si concessero di fare qualche inchino a beneficio del pubblico.
Dopo un po' la voce di Madama Bumb pose fine al loro breve attimo di gloria.
«In sella alle scope, prego!»
I tre ragazzi salirono in arcione sulle loro Nimbus Duemila.
Madama Bumb soffiò forte nel suo fischietto d'argento e quindici scope si levarono in volo, in alto, sempre più in alto. La partita era iniziata.
«...e la Pluffa è stata intercettata immediatamente da Angelina Johnson del Grifondoro... che brava Cacciatrice è questa ragazza, e anche piuttosto carina...»
«JORDAN!»
«Chiedo scusa, professoressa.»
A commentare la partita era Lee Jordan, l'amico dei due gemelli Weasley, sorvegliato a vista dalla professoressa Mcgranitt.
«...La ragazza si muove davvero veloce, lassù. Effettua un passaggio puntuale a Fred Weasley... indietro alla Johnson e... no, la Pluffa è stata intercettata dal capitano del Serpeverde Marcus Flitt, che se la porta via: eccolo che vola alto come un'aquila... sta per... no, bloccato da un'ottima azione del Portiere del Grifondoro Baston, e il Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa. Ed ecco il Cacciatore del Grifondoro George Weasley... bella picchiata intorno a Flitt, poi di nuovo su... AHI!... deve avergli fatto male quel colpo di Bolide dietro la testa! La Pluffa ritorna al Serpeverde. Ecco Adrian Pucey che parte a tutta birra verso i pali della porta, ma è bloccato da un secondo Bolide lanciatogli contro da Metis Potter, la nuova recluta dei Grifondoro! È davvero un portento! Chi se lo aspettava che una bambina come lei avesse tanta forza in corpo...»
«JORDAN!»
«… comunque, davanti a lei il campo è sgombero, e si allontana e letteralmente vola via, schiva un micidiale Bolide... è davanti alla porta - vai, Angelina! - il Portiere Bletchley si tuffa... manca il bersaglio... IL GRIFONDORO HA SEGNATO!»
L'aria gelida fu saturata dall'applauso dei Grifondoro e dalle urla e dai fischi dei Serpeverde.
«Spostatevi un po', voi, scorrete più giù.»
«Hagrid!»
Ron e Hermione si strinsero per far posto a Hagrid vicino a loro.
«Finora ho guardato dalla mia capanna.» disse Hagrid mostrando orgogliosamente un grosso binocolo che gli pendeva sul petto «Ma non è mica lo stesso che allo stadio! Il Boccino finora non s'è visto, eh?»
«No.» disse Ron «Finora Harry non ha avuto un granché da fare, al contrario di Metis e Gideon.»
«FORZA METIS! DAI GIDEON! BUTTATE GIU’ DA QUELLE SCOPE QUELLE INFIDE SERPI!» urlò Hermione, guadagnandosi un’occhiata stupefatta da parte di Ron che non l’aveva mai vista tanto coinvolta da qualcosa.
In alto, sopra le loro teste, Harry correva qua e là a cavallo della scopa, strizzando gli occhi per avvistare il Boccino. Questo faceva parte del piano di gioco che aveva messo a punto insieme a Baston.
«Tieniti fuori tiro finché non vedi il Boccino.» gli aveva detto Baston «inutile esporsi ad attacchi prima del necessario.»
Quando Angelina aveva segnato, Harry aveva fatto un paio di giri della morte per dare sfogo all'euforia, ma ora era tornato a scrutare il campo in cerca del Boccino. A un certo punto, aveva intravisto uno sprazzo dorato, ma era soltanto un riflesso dell'orologio da polso di uno dei gemelli Weasley, e un'altra volta un Bolide aveva deciso di schizzare verso di lui come una palla di cannone, ma lui l'aveva schivato e Gideon si era messo a inseguirlo.
«Tutto bene da quelle parti, Harry?» aveva avuto il tempo di gridargli, mentre colpiva furiosamente il Bolide indirizzandolo contro Marcus Flitt.
«Palla ai Serpeverde.» stava dicendo Lee Jordan «Il Cacciatore Pucey schiva due Bolidi, Potter, Black e la cacciatrice Johnson, e avanza veloce verso... aspettate un attimo... ma quello non era il Boccino?»
Un mormorio percorse gli spalti, mentre Adrian Pucey lasciava cadere la Pluffa, troppo preso a seguire con lo sguardo il lampo dorato che gli aveva sfiorato l'orecchio sinistro ed era passato oltre.
Harry lo vide. In un impeto di eccitazione, si tuffò in picchiata dietro quella scia d'oro. Anche il Cercatore del Serpeverde, Terence Higgs, lo aveva avvistato.

Testa a testa, si lanciarono entrambi alla rincorsa del Boccino, e intanto sembrava che i Cacciatori avessero dimenticato il loro ruolo, sospesi a mezz'aria, tutti intenti a guardare.
Harry era più veloce di Higgs: vedeva la pallina rotonda che ad ali spiegate risaliva davanti a lui. Diede un'accelerata potente...
WHAM! Un boato di rabbia venne dai Grifondoro, sotto di loro.
Marcus Flitt aveva bloccato Harry di proposito e la scopa di Harry sbandò, mentre il ragazzo cercava disperatamente di reggersi in sella.
«Fallo!» gridarono i Grifondoro, mentre Metis e Gideon gridavano epiteti poco carini all’indirizzo del Serpeverde.
Madama Bumb si rivolse a Flitt con parole irate e poi ordinò un rigore a favore del Grifondoro. Ma, come era da aspettarsi, in tutta quella confusione il Boccino era scomparso di nuovo.
Lee Jordan trovava difficile mantenersi distaccato.
«Quindi... dopo questa lampante e ignobile scorrettezza...»
«Jordan!» ringhiò la professoressa Mcgranitt.
«Voglio dire, dopo questo fallo palese e schifoso...»
«Jordan, ti avverto...»
«E va bene. Flitt per poco non ammazza il Cercatore del Grifondoro, il che naturalmente può succedere a chiunque, quindi un rigore per i Grifondoro, battuto da George Weasley che mette in rete senza difficoltà e il gioco prosegue, con i Grifondoro ancora in possesso di palla.»
Quando Harry evitò un altro Bolide che gli passò pericolosamente vicino alla testa, la sua scopa, d'un tratto, ebbe uno scarto pauroso. Per una frazione di secondo, il ragazzo credette di essere sul punto di cadere. Si afferrò stretto stretto al manico della scopa serrando le ginocchia. Non aveva mai provato niente di simile.
Poi accadde di nuovo. Era come se la scopa stesse cercando di disarcionarlo. Ma una Nimbus Duemila non decideva da sola, tutto d'un tratto, di disarcionare il suo cavaliere. Harry cercò di tornare indietro verso i pali della porta del Grifondoro - aveva una mezza idea di chiedere a Baston di far fischiare un intervallo - ma poi si rese conto che la scopa non rispondeva assolutamente più ai comandi.
Non riusciva a sterzare. Non riusciva a dirigerla dove voleva.
Zigzagava nell'aria dando dei violenti scossoni che stavano per disarcionarlo.
Lee stava ancora commentando.
«Palla al Serpeverde... Flitt ha la Pluffa... oltrepassa il primo Weasley... supera il secondo... viene colpito in faccia da un Bolide, spero che gli abbia rotto il naso... ma no, professoressa, sto solo scherzando... il Serpeverde segna... oh, no...»
I Serpeverde esultarono. Nessuno sembrava essersi accorto che la scopa di Harry si stava comportando in modo strano. Lentamente, a sbalzi e a strattoni, lo stava trasportando sempre più in alto, lontano dal gioco.
D'un tratto, gli occhi di tutti furono puntati su Harry: la sua scopa aveva cominciato a fare le capriole, mentre lui riusciva a stento a reggersi in sella. Poi tutti gli spettatori trattennero il fiato. La scopa aveva dato uno strattone fortissimo e Harry era stato disarcionato. Ora il ragazzo penzolava giù, reggendosi al manico con una sola mano.
«È successo qualcosa alla scopa quando Flitt lo ha bloccato?» sussurrò Seamus.
«Impossibile.» disse Hagrid con voce tremante «Niente può fare ammattire una scopa tranne una potente magia nera... e nessuno dei ragazzi sarebbe capace di fare una cosa simile a una Nimbus Duemila.»
A queste parole Hermione afferrò il binocolo di Hagrid, ma anziché guardare in alto verso Harry, cominciò febbrilmente a scrutare le file del pubblico.
«Ma che diavolo stai facendo?» chiese Ron con la faccia livida.
«Lo sapevo!» ansimò Hermione «Piton... guarda!»
Ron afferrò il binocolo. Piton stava sulla gradinata dirimpetto alla loro, teneva gli occhi fissi su Harry e mormorava qualcosa sottovoce.
«Sta facendo il malocchio alla scopa.» disse Hermione.
«E ora che facciamo?»
«Lascia fare a me.»
Prima che Ron potesse proferire un'altra sola parola, Hermione era scomparsa. Ron puntò di nuovo il binocolo su Harry: la scopa stava vibrando così forte che sarebbe stato praticamente impossibile tenercisi attaccato ancora a lungo. Gli spettatori erano tutti in piedi, e guardavano inorriditi, mentre la sorella e Gideon volavano in suo soccorso, cercando di trarlo in salvo su una delle loro scope, ma invano: ogni volta che gli si accostavano, la scopa di Harry faceva un balzo più in alto. Allora scesero di quota e si disposero in cerchio sotto di lui, sperando di riuscire ad afferrarlo al volo quando fosse caduto.

Marcus Flitt, impossessatosi della Pluffa, segnò cinque volte senza che nessuno se ne accorgesse.
«Dai, Hermione, sbrigati!» mormorava Ron disperato.
Hermione si era fatta largo tra gli spettatori per raggiungere il palco dove si trovava Piton e ora stava correndo lungo la fila di sedili alle spalle di lui; non si fermò neanche per chiedere scusa al professor Raptor, quando lo urtò facendolo cadere a faccia avanti.
Una volta raggiunto Piton, si accucciò, tirò fuori la bacchetta magica e bisbigliò alcune parole scelte con cura. Dalla sua bacchetta sprizzarono delle fiamme blu che andarono a colpire l'orlo dell'abito di Piton.
Ci vollero forse trenta secondi perché Piton si rendesse conto di aver preso fuoco, e un improvviso grido di dolore fece capire alla ragazza che aveva ottenuto il suo scopo. Richiamò il fuoco e lo rinchiuse in un piccolo barattolo, se lo mise in tasca, e rifece il percorso inverso. Piton non avrebbe mai saputo quel che era successo, ma era bastato. Su in aria, Harry riuscì d'un tratto a rimettersi a cavallo della sua scopa e stava scendendo in picchiata verso terra quando gli spettatori lo videro mettersi una mano a coppa sulla bocca come se stesse per dare di stomaco: cadde carponi sul terreno di gioco, tossì... e qualcosa di dorato gli cadde in mano.
«Ho preso il Boccino!» gridò agitandolo sopra la testa, e la partita terminò nel caos generale.
«Non l'ha preso, l'ha quasi inghiottito» strillava Flitt ancora venti minuti dopo, ma tanto non aveva importanza. Harry non aveva violato nessuna regola e Lee Jordan stava ancora annunciando a squarciagola il risultato: il Grifondoro aveva vinto per centosettanta a sessanta.

«Siete stati grandi ragazzi.» disse Remus, quando accolse Harry, Metis e Gideon fuori dallo spogliatoio di Grifondoro dopo la partita.
«REMUS!» urlarono i tre, e si fiondarono tra le sue braccia.
L’uomo li abbracciò con affetto prima di staccarsi e guardarli per bene.
«Siete proprio cresciuti… mi sembra ieri che vi regalai  la vostra prima scopa e adesso avete già vinto la vostra prima partita! A proposito, ma cosa è successo alla tua scopa, Harry?» domandò, preoccupato «Mi sembrava che non ne avessi più il controllo ma, prima che potessi fare qualcosa, eri già montato in sella. Stai bene adesso?»
Harry alzò gli occhi al cielo.
«Sì, mamma. Mi ero un po’ spaventato all’inizio, ma adesso mi rode solo che questo ha permesso alle serpi di segnare qualche punto!»
«Non prenderla sul ridere.» lo ammonì Metis «Qualcuno ha maledetto la tua scopa e nessuno ci assicura che non ci possa riprovare.»
Prima che Harry potesse replicare, Remus interruppe i due cacciando fuori due pacchi.
A Metis si illuminarono gli occhi.
«Sono quelli gli oggetti che appartenevano ai nostri genitori?!»
Improvvisamente anche Harry e Gideon si fecero attenti, e in un attimo stapparono i due pacchi dalle braccia di Remus.
«Si, sono proprio quelli. Quello verde è per te e per Harry, mentre quello azzurro per Gideon. Sapete, alla vostra età Lily ed Emmeline tenevano dei diari nei quali scrivevano rispettivamente le pozioni e gli incantesimi che inventavano. Li avevano dati a me quando avevano capito che Voldemort dava loro la caccia, facendomi promettere che ve li avrei dati una volta entrati ad Hogwarts. Mi era completamente passato di mente fino a qualche tempo fa, ma ora credo sia il momento che li abbiate voi.
Oltre agli incantesimi e alle pozioni, in quei diari ci sono anche i pensieri che hanno accompagnato le vostre madri negli anni qui ad Hogwarts. Io non li ho letti, ma credo che grazie a questi imparerete a conoscerle meglio.»
Remus guardò le espressioni dei tre ragazzi e si commosse vedendoli tutti, in special modo Gideon, con gli occhi lucidi. Sapeva che lui era quello che, fra tutti, aveva sofferto di più per la mancanza dei genitori. Remus non aveva saputo dirgli quasi nulla su suo padre perché non lo aveva conosciuto, e quello che sapeva su sua madre era poco e niente. Quel diario era quindi quanto di più concreto potesse dargli per permettergli di formarsi finalmente un’idea precisa su come fosse stata Emmeline Vance.
All’improvviso due figure si avvicinarono al quartetto, e Gideon e Metis nascosero subito i due diari stampandosi poi in faccia un sorriso che ritenevano allegro.
I due gemelli Weasley fissarono Remus con uno sguardo reverenziale.
«Sei tu Lunastorta?» dissero all’unisono.

«S-si, sono io.»
Gideon, Metis ed Harry scoppiarono a ridere vedendo la faccia un po’ spaventata di Remus, il quale sembrava aver già inquadrato il carattere dei due gemelli.
«Remus, ti presentiamo Fred e George Weasley, sono loro che ci hanno dato la mappa. Fred, George, questo è Remus Lupin, per gli amici Lunastorta, terzo malandrino per eccellenza!» disse Harry, facendo le presentazioni.
Vide Fred e George accennarsi un sorrisetto malefico d’intesa prima di trascinare di peso un povero ed esterrefatto Remus verso il castello.
«Ron ed Hemione vi aspettano da Hagrid, a proposito…»
«…e salutate Lunastorta perché adesso ce lo prendiamo un attimo noi…»
«…Raccontaci tutti i tuoi più oscuri segreti o Grande Portatore di Misfatti!»
Dopo aver salutato da lontano Remus ed avergli promesso di scrivergli presto, Harry, Gideon e Metis si avviarono verso la capanna di Hagrid dove, davanti ad una tazza di tè, insieme a Ron e a Hermione iniziarono a discutere circa l’incidente avvenuto durante la partita.
«É stato Piton.» spiegava Ron «Hermione e io lo abbiamo visto: stava lanciando una maledizione sulla tua scopa, borbottava e non ti levava gli occhi di dosso.»
«Stupidate!» disse Hagrid che non aveva sentito una sola parola di quel che era accaduto a un passo da lui, sugli spalti.
«E perché mai Piton doveva fare una cosa del genere?»
I cinque Malandrini si guardarono l'un l'altro, chiedendosi che cosa dovessero dirgli. Harry decise per la verità.
«Ho scoperto qualcosa sul suo conto.» disse a Hagrid «Il giorno di Halloween, ha cercato di eludere la guardia del cane a tre teste. E quello lo ha morso. Crediamo che volesse rubare quello che il cane sorveglia, qualunque cosa sia.»
Hagrid si lasciò cadere di mano la teiera.
«E voi che ne sapete di Fuffi?»
«Fuffi?»
«Sì... è mio... l'ho comperato da un tizio, un greco che ho incontrato al pub l'anno scorso... L'ho prestato a Silente per fare la guardia a...»
«Sì?» disse Metis, desiderosa di saperne di più.
«No, non chiedetemi niente altro.» disse Hagrid scontroso «Éuna cosa segretissima!»
«Ma Piton sta cercando di rubarlo!»
«Stupidate!» tornò a ripetere Hagrid «Piton è un insegnante di Hogwarts, vuoi che faccia una cosa del genere?»
«E allora perché poco fa ha cercato di ammazzare Harry!» gridò Hermione.
A quanto pareva, gli avvenimenti di quel pomeriggio le avevano fatto cambiare idea sul conto di Piton.
«Senti un po' Hagrid, io lo capisco quando qualcuno sta facendo il malocchio, ho letto tutto sull'argomento! Bisogna mantenere il contatto visivo, e Piton non batteva neanche le palpebre. L'ho visto benissimo!»
«E io vi dico che prendete un granchio.» disse Hagrid accalorandosi.
«Non so perché la scopa di Harry si è comportata in quella maniera, ma Piton non cercherebbe mai di ammazzare uno studente! E ora statemi bene a sentire tutti e cinque: vi state immischiando in cose che non vi riguardano. E’ pericoloso. Scordatevi del cane, dimenticate a cosa fa la guardia. Questa è tutta una faccenda fra Silente e Nicolas Flamel...»
«Aha!» disse Gideon, con aria soddisfatta «Allora c'è di mezzo qualcuno che si chiama Nicolas Flamel!»
Sul volto di Hagrid si dipinse un'espressione furente e indispettita, e cinque ritenerono fosse meglio andarsene prima di farlo arrabbiare ulteriormente.
Giunti al castello, continuarono a discutere su ciò che avevano appena appreso dal guardiacaccia finchè Gideon non si fermò di botto ed assunse un ghignetto malandrino.
«Ragazzi, che ne dite di fare uno scherzo a qualche Serpeverde? Sapete, ho proprio bisogno di ritornare alla vecchia routine. Nell’ultimo periodo i Malandrini non si sono fatti sentire e ho paura che le nostre carissime serpi ci abbiano dimenticati.» disse con tono fintamente sconsolato mentre gli altri lo guardavano un po’ interdetti a causa del brusco cambio di argomento, poi Metis gli restituì il ghigno e prese dalla tasca della divisa la Mappa del Malandrino che ormai portava sempre con sé.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.» disse, e diede uno sguardo veloce sulla mappa prima di richiuderla con un ‘Fatto il misfatto’.
Si rivolse ai suoi amici e i suo capelli iniziarono a cambiare colore, come al solito quando aveva qualcosa in mente.
«Sbrighiamoci, al terzo piano c’è Marcus Flitt che sta parlando con la professoressa Mcgranitt. È una buona occasione per fargliela pagare per essersi approfittato del malocchio alla scopa di Harry per fare punti.»
Tra gli sguardi un po’ sorpresi degli altri che non l’avevano mai vista esternare così palesemente la sua vena malandrina, Metis raggiunse il terzo piano e si nascose dietro una colonna dalla quale poteva vedere benissimo il capitano dei Serpeverde discutere animatamente con una Mcgranitt piuttosto scocciata per la vittoria secondo lui non valida da parte dei Grifondoro.
«Che cosa vuoi fare?» sussurrò Gideon, appena arrivato dietro di lei con gli altri.
Metis gli rivolse un sorrisetto malizioso alzando la sua bacchetta e puntandola verso la sua vittima.
«Sai, tua madre non era la sola alla quale piaceva inventare nuovi incantesimi. Scorae Vulgaris.»
Dopo aver pronunciato la formula in tutto il corridoio si sentì un rumore di un peto.
La Mcgranitt guardò stupefatta il Serpeverde.
«Signor Flitt! Si contenga per l’amor del cielo!»
«Professoressa, non sono stato io!» provò a difendersi il Serpeverde, prima che un’altra scorreggia lo contraddicesse.
La Mcgranitt lo guardò schifata per un secondo prima di riprendere la sua tipica aria severa.
«10 punti in meno a Serpeverde! La aspetto domani sera nel mio ufficio per scontare la sua punizione, e se continua così le toglierò il doppio dei punti!» disse, prima di avviarsi verso la sala professori.
All’improvviso un altro peto la costrinse a voltarsi.
«20 punti in meno a Serpeverde.» disse, prima di allontanarsi definitivamente e lasciare che il Serpeverde facesse lo stesso.
Per tutto il tragitto fino alla sua sala comune, Marcus Flitt continuò ad emettere scorregge nauseabonde che non smisero fino alla mattina dopo, con grande scorno dei suoi compagni di casa.


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Eccomi di nuovo! Che ne pensate come primo scherzo di Metis? Finalmente si sta comportando come una vera Malandrina! Poi quando lei e Gideon inizieranno a leggere i diari delle loro madri si vedranno delle belle! Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Caro diario, sono Lily Evans ***


Metis ed Harry Potter erano seduti sul divanetto della loro sala comune godendosi il calore che emanava il caminetto. Erano le dieci passate e, approfittando del fatto che erano rimasti soli, avevano deciso di iniziare a leggere il diario di quando la loro mamma andava ad Hogwarts.
Metis aprì la prima pagina e lesse ad alta voce.
 
1 settembre 1971

Caro diario,
mi chiamo Lily Evans, ho undici anni e sono una strega! Hai capito bene, non ti sto prendendo in giro! Adesso io e il mio migliore amico Severus Piton ci troviamo esattamente sul treno per andare ad Hogwarts la scuola di magia e stregoneria più famosa al mondo.
Poco fa nello scompartimento che abbiamo occupato io e il mio amico sono entrati due ragazzi pestiferi! Hanno detto di chiamarsi James Potter e Sirius Black ed hanno iniziato subito a prendere in giro Severus solo perché ha detto che vuole andare nella casa Serpeverde. Come se ci fosse qualcosa di male poi! Caro diario, ho deciso, farò del mio meglio per evitare quei due sbruffoni per tutto il tempo in cui starò ad Hogwarts. Speriamo solo di non capitare nella stessa casa…
Scusa ma adesso ti devo lasciare, ci stanno avvisando che siamo quasi arrivati a destinazione e che dobbiamo indossare le divise. Ti scriverò appena sarò in dormitorio! Baci, Lily

Caro diario,
sono una Grifondoro! Adesso mi trovo nel mio dormitorio rosso e oro in compagnia delle mie compagne di stanza: Alice Johnson, Mary McDonald, Marlene McKinnon ed Emmeline Vance. Sembrano tutte molto simpatiche e credo che diventeremo tutte ottime amiche! C’è solo una cosa che mi dispiace molto, Severus è stato smistato a Serpeverde e in questo modo non ci potremo vedere più come prima, anche se sono sicura che la nostra amicizia non ne risentirà. Un’altra cosa, Potter e Black, per mia grande sfortuna, sono stati smistati anche loro a Grifondoro. Li detesto tutti e due! Soprattutto Potter! Non fa altro che scompigliarsi i capelli e darsi arie credendosi chi sa chi. Non vedo l’ora che inizino le lezioni di domani così potrò imparare a fare incantesimi! Spero davvero di essere all’altezza, dopotutto sono una mezzosangue e forse gli altri bambini sapranno più cose di me riguardo la magia. Ora vado a dormire, sennò domani non riuscirò ad alzarmi. Buona notte.
 
4 settembre 1971

Caro diario,
è stupendo essere una strega! Le lezioni sono così interessanti! Il professor Lumacorno, l’insegnante di pozioni, ci ha fatto preparare una pozione contro i foruncoli e sono orgogliosa di dirti che io e Severus siamo stati i migliori, abbiamo guadagnato cinque punti a testa perché le nostre pozioni erano perfette. Potter e Black invece, con mia grande soddisfazione, si sono dimostrati totalmente incapaci in questa materia e sono riusciti a  fondere il loro calderone. Ah che goduria. Purtroppo per me durante la lezione di trasfigurazione quei due si sono dimostrati molto abili e sono riusciti, come me d’altronde, a trasfigurare al primo colpo il fiammifero in un ago e dal momento che le mie amiche erano in difficoltà ho passato il resto dell’ora ad aiutarle.
Anche la lezione di incantesimi è stata molto interessante, per non parlare poi di quella di volo! Semplicemente adoro volare! Ho sentito che a quelli del primo anno non è concesso di entrare in una squadra, peccato… comunque ho deciso che mi comprerò assolutamente una scopa così da potermi allenare in estate. Il prossimo anno il ruolo di battitrice nella squadra di Grifondoro sarà mio, parola di Lily Evans!
Lo sai? Come avevo creduto all’inizio io e le mie compagne di dormitorio siamo diventate già amiche!
Abbiamo molto in comune e ci divertiamo da matti insieme! Alice è un po’ la mammina del gruppo, Marlene è un maschiaccio sempre pieno di idee, Mary era un po’ timida all’inizio ma a mano a mano si è rivelata una ragazza con la battuta sempre pronta, mentre Emmeline… è semplicemente Emmeline.
Vado molto d’accordo soprattutto con lei. È una ragazza molto intelligente, abile in incantesimi e le piace disegnare. In questi giorni anche se siamo sommersi dai compiti io e le altre ragazze, quando non siamo importunate dagli scherzi di Potter e della sua combriccola, abbiamo imparato a conoscerci e la sera scorsa abbiamo fatto un patto: saremo migliori amiche per sempre, qualunque cosa accada.
Lo so, è strano fare una promessa del genere a delle ragazze che conosco da poco, ma so di potermi fidare.
Adesso devo fare un tema per la professoressa McGranitt, Ciao!
 
1 ottobre 1971

Caro diario,
ti prego scusami se non ti aggiornato sugli ultimi avvenimenti! Nell’ultimo mese tra i compiti, le mie amiche e l’utilizzo di scorciatoie per evitare Potter sono tornata in dormitorio sempre stanca morta.
Si, hai letto bene, sto proprio evitando Potter.
Quel ragazzino…bah… guarda non so nemmeno come definirlo. Per chi sa quale astruso motivo si è fissato con me e sta facendo di tutto per darmi fastidio! L’altro giorno mi ha alzato la gonna davanti tutta la sala grande… non sai che imbarazzo! Ma non mi solo messa a piangere non preoccuparti, anzi, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando gli ho dato un pugno! Impagabile! Mi ha fissata con un’espressione sbalordita mentre il suo amico Black rideva con la sua risata simile ad un latrato.
Finalmente adesso sono servite a qualcosa le lezioni di karate che mio padre ha insistito che io e Petunia, mia sorella maggiore, frequentassimo.
A proposito di Petunia, si rifiuta di rispondere alle mie lettere. Severus dice che è solo gelosa perché io sono una strega e lei no. Ma che differenza fa? Siamo sempre sorelle no? Comunque sono sicura che quando tornerò a casa in estate le sarà passata l’arrabbiatura e torneremo a divertirci insieme come al solito.
Lo sai? Io ed Emmeline stiamo studiando insieme il modo per inventare io nuove pozioni e lei nuovi incantesimi. Si, sono a conoscenza del fatto che siamo entrambe al primo anno, ma le lezioni per me stanno diventando troppo facili dopo aver appreso le basi. Al momento io e la mia amica ci stiamo recando ogni giorno in biblioteca per trovare qualche informazione che possa aiutarci, ma purtroppo l’unica cosa che siamo riuscite a inventare per ora è uno stupido incantesimo che fa scivolare le persone e una pozione inutile capace di allungare i capelli e le unghie.
Per l’incantesimo basta pronunciare ‘Lubricus’ nel punto in cui si vuole rendere scivoloso il pavimento e ogni persona che ci passerà non potrà fare a meno di scivolare! Per far smetter l'effetto bisogna semplicemente pronunciare ‘Finite Incantatem’. È la classica formula per i contro incantesimi.
Per la pozione invece mi sono limitata ad unire tre aculei di porcospino, un pelo di unicorno e tre gocce di succo rigenerante e 10 ml di bava di lumaca prima di girare due volte in senso orario. Bisogna aggiungere sulle unghie e sui capelli tante gocce quanti sono i centimetri in più che vogliamo ottenere. Io credo che sia una pozione inutile, ma Mary dice che sono stata geniale perché in questo modo chi, come lei, si mangia le unghie ed ha i capelli corti alle spalle può sperare di diventare una principessa con lunghi capelli fluenti e mani perfette.
Comunque, in biblioteca ho fatto amicizia anche con altri due ragazzi, Remus Lupin e Frank Paciock.
Erano molto affabili e simpatici, quindi non ti dico la mia sorpresa quando ho scoperto che erano nella stessa stanza di Black e Potter, e che Remus addirittura faceva parte del gruppo che qui due avevano formato insieme ad un altro ragazzino di nome Peter Minus. A quanto pare si facevano chiamare i malandrini. Bah, un nome più stupido secondo me non lo potevano trovare.
Remus e Frank ad ogni modo sono simpatici, ed io ed Emmeline abbiamo deciso di continuare la nostra amicizia con loro anche se le loro compagnie sono alquanto discutibili.
Ora vado, cercherò di aggiornarti al più presto anche se la vedo dura tra le nuove pozioni da inventare, gli incantesimi, le lezioni, James Potter e le punizioni che dovrò scontare per colpa sua.
Un abbraccio, Lily

2 novembre 1971

Caro diario,
oggi è il compleanno di Severus, oltre che il giorno dei morti.
Lo so. È alquanto macabro essere nati in questo giorno ma, dopotutto, non si sceglie quando nascere.
Questa mattina mi sono avvicinata a l tavolo dei Serpeverde per fargli gli auguri ma, con mia sorpresa, non c’era. Ho provato a cercarlo in tutto il castello ma di lui non c’era traccia così, temendo il peggio, mi sono recata in infermeria dove l’ho trovato con un braccio fasciato in un lettino.
Dopo avergli chiesto spiegazioni mi sono infuriata nel sapere che erano stati i suoi compagni di dormitorio a ridurlo così.
«Hanno detto che se volevo entrare nel loro gruppo dovevo buttarmi in picchiata sulla scopa da un’altezza di 10 metri. Ci sono riuscito. Adesso sono uno di loro.»
Sono rimasta esterrefatta nel vedere che sorrideva soddisfatto nel dirlo. Quale persona sana di mente farebbe una cosa del genere?
Da quando il mio Sev faceva cose del genere per avere l’approvazione degli altri?
Senza commentare gli diedi il mio regalo di compleanno, un libro di pozioni avanzate, e gli feci gli auguri.
Dopo aver ascoltato le sue raccomandazioni di non fare alcuno scherzo ai suoi nuovi amici, sono uscita dall’infermeria con un’espressione interdetta.
Che senso ha ottenere l'amicizia di persone così?

25 dicembre 1971

Caro diario,
sono molto triste. Ero venuta a sapere che agli studenti era permesso di tornare a casa per le vacanze natalizie e questa era la mia intenzione soprattutto per vedere mamma, papà e Tunia, quando mi è arrivata una lettere di quest’ultima che mi ‘invitava gentilmente’ a non tornare a casa perché la mia stranezza non era la benvenuta. A malincuore ho scritto una lettera ai miei genitori dicendogli che sarei rimasta ad Hogwarts per Natale e poi sono corsa in dormitorio a piangere. Quando ho raccontato alle mie amiche della lettera di mia sorella loro si sono infuriate molto e in meno di un secondo avevano avvertito i loro genitori che sarebbero rimaste anche loro ad Hogwarts per le vacanza Natalizie.
«Figuriamoci se ti lasciamo qui tutta sola a Natale» ha detto Marlene.
Purtroppo Severus tornerà a casa da sua madre Eileen, e questo un po’ mi dispiace perché speravo almeno in queste vacanze di poter trascorrere un po’ di tempo con lui.
Da quando è iniziata la scuola e siamo stati smistati in case diverse il nostro rapporto è un po’ cambiato ma, nonostante non ci frequentiamo più come prima, lui è sempre disponibile quando ho bisogno di qualcosa e lo stesso io con lui.
Oggi è la sera di Natale e posso dirti in tutta franchezza che è stato tra i migliori della mia vita. Ho ricevuto molti regali dai miei genitori, le mie amiche, Severus, Remus, Frank e, non ci crederai mai, anche da quel rompiscatole di James Potter.
Anche se del suo regalo ne avrei fatto volentieri a meno. Andiamo, solo una persona con un ego smisurato regalerebbe un album pieno di foto sue ad una sua compagna di scuola! Però devo ammettere che mi ha fatto ridere come non mai e ho conservato l’album nell’armadio solo per ripescarlo nei momenti in cui sarò particolarmente triste.
Adesso vado, le mie amiche mi stanno chiamando per finire di mangiare i dolci rimanenti del banchetto in sala grande.
Buon Natale, Lily

31 dicembre 1971

Caro diario,
oggi è l’ultimo dell’anno e mancano pochi minuti a mezzanotte. Io e le mie amiche abbiamo già preparato i fuochi da sparare per festeggiare.
Due minuti fa mi è arrivato un bigliettino da parte di Potter.
«Cara Evans, quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo?
Io il mio già lo so. Rubare un bacio ad una stupenda bambina dai capelli rossi.»
Secondo te devo preoccuparmi?

30 gennaio 1972

Caro diario,
TANTI AUGURI A ME, TANTI AUGURI A ME, TANTI AUGURI A LILY EVANS TANTI AUGURI A MEEEE!!
Oggi è il mio compleanno, Oggi è il mio compleanno, Oggi è il mio compleanno.
Assurdo! Sono euforicissima! Finalmente compio 12 anni, mi sto facendo grande vedi?
Le mie amiche mi hanno organizzato una festa a sorpresa nella nostra sala comune con tanto di striscioni e cose da mangiare!
I malandrini per l’occasione si sono anche risparmiati dal fare scherzi a qualcuno.
James Potter, come a Natale, mi ha fatto un regalo e, stranamente, questo mi è piaciuto. Si tratta semplicemente di un giglio bianco che non appassirà mai grazie ad un incantesimo che lui ci ha fatto.
Devo dire che quando non si mette d’impegno per fare l’idiota Potter è davvero dolce, carino e simpatico, peccato che io abbia cambiato idea poco dopo!
Infatti quel farabutto si è permesso di darmi un bacio sulla guancia senza il mio permesso! Ti rendi conto! È stato il bacio rubato che mi aveva preannunciato a capodanno!
Neanche a dirlo sono arrossita come un peperone e gli ho rifilato un ceffone davanti a tutti mettendomi a strepitare come un ossessa tra le risate dei nostri compagni Grifondoro. Ok, devo ammetterlo, forse avevo un tantino esagerato, ma la mia furia non ha fatto altro che aumentare quando Potter ha iniziato a ghignare soddisfatto e Black ha iniziato a ridere con la sua ormai tipica risata canina.
Per fortuna se ne sono saliti subito nella loro stanza così ho potuto continuare a divertirmi con le mie amiche fino a mezzanotte quando ci siamo addormentate sul mio letto.
Sono fortunata ad avere delle amiche come loro, voglio molto bene a tutte quattro, ma avrei voluto che fosse stato presente anche Severus.

31 gennaio 1972

Caro diario,
Severus oggi mi ha chiesto scusa per non avermi fatto gli auguri il giorno del mio compleanno. Lo ammetto, un po’ ci sono rimasta male, ma poi l’ho perdonato.
Mi ha regalato un manuale per la creazione di pozioni ed incantesimi. Ci sarà molto utile a me e ad Emmeline.

14 febbraio 1972

Caro diario,
mi sono rinchiusa in uno sgabuzzino del settimo piano cercando di sfuggire a quell’idiota di James Potter. È assurdo come un bambino di undici anni riesca ad essere tanto irritante. Oggi, dal momento che è San Valentino, ha avuto la bella pensata di farmi comparire ogni dieci minuti un rosa davanti (che io provvedo a spedire in dormitorio attraverso l’incantesimo ‘Velox transporto’ che abbiamo inventato io ed Emmeline in cui devo solo concentrarmi sulla destinazione dell’oggetto prima di pronunciare l’incanto ).
Mi sta facendo impazzire!
Le mie amiche, che ridono di tutta questa faccenda, dicono che forse il caro Potter si è innamorato di me.
Sciocchezze.
È impossibile innamorarsi ad 11 anni e ad ogni modo io non lo ricambio.
Troppo superficiale per i miei gusti.
D’altra parte forse dovrei anche ringraziarlo, è tutto merito del fatto che devo imparare nuove tecniche per evitarlo che io ed Emmeline siamo riuscite ad inventare nuove pozioni ed incantesimi. È stato facile farlo una volta appresa la base descritta nel manuale regalatomi da Severus.
Al momento nel nostro elenco di invenzioni c’è la pozione della memoria, la pozione del riscaldamento (molto utile in inverno), l’incanto della lettura veloce (basta pronunciare sui libri che bisogna studiare ‘Lectura libros’ e in un attimo tutte le nozioni le impari a memoria, incanto molto utile in vista dei compiti in classe e quando non si ha voglia di studiare), e l’incanto dell’immagine riflessa che permette di riprodurre su carta un immagine riflessa nella mente pronunciando l’incanto 'Reflectere imago mentis'.
Grazie agli studi che io e la mia amica abbiamo intrapreso siamo arrivate ad un livello ben al di sopra di quelli del primo anno.
Mi complimento con noi stesse.
Adesso scappo. Avevo promesso ad Alice che l’avrei accompagnata al campo da Quidditch per vedere i suoi amici d'infanzia Fabian e Gideon Prewett allenarsi, e poi che l’avrei aiutata a cercare la loro sorella minore Molly Prewett perché deve restituirle un libro che le aveva prestato.
Do  un’occhiata in giro per non incrociare Potter e poi vado.
Ciao ciao!

27 marzo 1972

Caro diario,
oggi è il compleanno di Potter e, dal momento che lui mi ha fatto un regalo al mio compleanno, ho deciso di ricambiare.
Dato che a lui piace giocare a Quidditch, come cercatore, e che ha intenzione di presentarsi per i provini della squadra il prossimo anno, gli ho regalato un boccino d’oro per esercitarsi. Speriamo non si monti troppo la testa.

22 maggio 1972

Caro diario,
gli esami di fine anno sono quasi conclusi. Ormai tutta la scuola è in fibrillazione per l’inizio dell’estate. Io, Lène, Mary, Ali ed Emmy passiamo le giornate sotto la grande quercia nel parco di Hogwarts per ripetere gli ultimi argomenti e allo stesso tempo goderci quelle giornate di sole che ci impediscono di rintanarci in biblioteca.
Da lontano scorgo sempre Severus e, timidamente, lo saluto.
Lui ricambia ogni volta senza avvicinarsi.
Il nostro rapporto non è più come quello di un tempo, e anche se è passato solo un anno sembra che le diverse case di appartenenza abbiano condizionato i nostri comportamenti.
Spero vivamente che una volta tornati a Spinner End tutto ritornerà come prima e che saremo di nuovo amici come al solito.
Scaccio via questi pensieri malinconici per informarti di una cosa: James Potter è uno sbruffone!
Si è così montato la testa per il regalo che gli ho fatto che adesso non molla più quello stramaledetto boccino d’oro lanciandoselo in aria e riafferrandolo tra le risatine di quasi tutte le femmine del nostro anno. Inoltre non la smette più di scompigliarsi i capelli rendendoli ancora più impossibili di come non siano già.
L’ho già detto che è insopportabile?
Il bello è che devo anche sentirmi dire da Lène e dalle altre che, forse, sotto sotto, a me piace Potter. Certo, come se fosse possibile!
Adesso vado, sennò se Potter mi individua mi prenderò un’ altra punizione per avergli fatto un incantesimo. Che poi non capisco il motivo per cui ogni volta che lo stendo con un incanto vedo lui sorridere come un’idiota, Sirius Black fare un sorrisetto divertito, i cari Remus e Frank scuotere la testa sconsolati e Peter Minus guardare il quadretto indeciso su cosa fare.
Bah, maschi! Chi li capisce è bravo.

1 giugno 1972

Caro diario,
il mio primo anno ad Hogwarts si è finalmente concluso. I risultati degli esami devono arrivarci a breve e tutti siamo nell’ansia più totale.
A momenti dobbiamo salire sul treno che ci porterà al binario 9 ¾ a Londra dove dopo un anno potrò rivedere finalmente i miei genitori e Petunia. Sono certa che le è passata l’arrabbiatura di non essere una strega. L’unico mio rimpianto è che non potrò vedere le mie amiche per 2 interi mesi, anche se naturalmente ci scriveremo ogni settimana se non ogni giorno.
Mi mancheranno quelle quattro scapestrate ed è un peccato che non possiamo passare qualche giorno l’una nella casa dell’altra solo per il fatto che siamo ancora troppo piccole. Che strazio!
Io ed Emmeline ci siamo ripromesse di inventare nuove pozioni ed incantesimi e di tenerci in contatto mediante le nostre nuove scoperte: gli specchietti comunicanti.
Caro diario, non hai nemmeno idea di come ne sono venuta in possesso e, a dirtela tutta, neanche io ho ben chiaro cosa è successo qualche giorno fa.
Io e le mie amiche ci stavamo disperando per il fatto di poterci sentire solo mediate missiva quando all’improvviso la mia bacchetta si è illuminata di botto. Ti giuro, io non avevo detto nessun incantesimo!
Comunque la luce ha colpito il vetro di una finestra presente nella nostra camera e in un attimo da essa si sono staccati cinque pezzi di vetro perfettamente identici.
Ci abbiamo messo un po’ per capire come funzionavano ma adesso siamo strafelici di poterci sentire e vedere in qualsiasi momento senza dipendere dai gufi!
Anche se il comportamento della mia bacchetta mi ha lasciata basita. Certo, Olivander mi aveva detto che la mia è molto rara e speciale ma non aveva accennato al fatto che fosse capace di interpretare il mio volere e di produrre incantesimi senza che io ne conoscessi la formula.
Credo che svolgerò una ricerca sull’argomento…
Ti aggiornerò al più presto raccontandoti di come si stanno svolgendo le mie vacanze. Baci, la tua quasi alunna del secondo anno!


Metis chiuse il diario della madre reprimendo a stento uno sbadiglio. Voltandosi, vide che suo fratello Harry si era già addormentato sul divano.
Stringendosi il diario al petto si stese di fianco al gemello.
Quella notte, per la prima volta dopo tanto tempo, sognò di nuovo i suoi genitori.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Il diario di Emmeline Vance ***


«Hei amico, perchè quella faccia?» disse George Weasley all’indirizzo di Gideon Black, il quale stava stravaccato su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro senza saper bene cosa fare.
«Cerco un posto dove stare tranquillo, devo… fare una cosa.» disse Gideon al rosso «Puoi aiutarmi?»
George rimase pensieroso per un po’ prima di avere un’illuminazione.
«Ma certo! Ci sarebbe la Stanza delle Necessità!»
«La cosa?» chiese Gideon stranito.
«La Stanza delle Necessità, o Stanza Và e Vieni, compare solo quando una persona ne ha veramente bisogno. Devi camminare per tre volte davanti alla parete del settimo piano, quella di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll, pensando esattamente quello di cui ha bisogno e ti apparirà una porta.» disse George, sorridendo e avviandosi in dormitorio.
Gideon rimase fermo per un po’, rigirandosi il diario di sua madre tra le mani, prima di alzarsi di scatto e avviarsi verso il settimo piano.
Era da qualche giorno che voleva leggerlo senza però trovarne mai l’opportunità.
Metis gli aveva confidato che lei ed Harry avevano già iniziato a leggere il loro, e che si stavano appassionando molto nello scoprire come la loro mamma aveva trascorso i suoi anni ad Hogwarts e di come si era innamorata di James Potter.
Giunto davanti la parete descritta da George, Gideon ci camminò per tre volte davanti ripetendo mentalmente  ‘Voglio stare solo a leggere. Voglio stare solo a leggere. Voglio stare solo a leggere.’
Sul muro spoglio comparve una porta e il giovane Black, entrando, si vide materializzare davanti una sala enorme ricolma di libri di ogni genere. C’era anche un caminetto con davanti una poltrona dall’aspetto molto comodo e per terra erano presenti alcuni cuscini.
«Adoro la magia!» disse Gideon con un sorriso, andandosi ad accomodare davanti al fuoco ed iniziando finalmente a leggere il diario di Emmeline Vance, sua madre.

20 settembre 1977


Caro diario,
è la prima volta che tengo un diario segreto per cui non so bene da dove iniziare.
È stata Lily a consigliarmi di sfogarmi attraverso la scrittura dopo che ho rifiutato di confidarmi con lei.
È rimasta male per questo, me ne sono resa conto, ma lo faccio per il suo bene.
È così pura e fragile che non riuscirebbe a reggere una menzogna, e se la cosa giungesse alle orecchie di Sirius sarebbe la fine.
Nessuno riuscirebbe a capire il motivo per cui, da un anno a questa parte, sono segretamente fidanzata con Regulus Black.
I miei amici mi prenderebbero per pazza se dicessi loro di essermi innamorata di lui.
Quando mi avvicinò dopo una partita di Quidditch per invitarmi ad Hogsmeade inizialmente credetti che volesse solo prendermi in giro ma, dopo che lui mi ebbe assicurato il contrario, decisi di dargli un’opportunità.
Avevo sempre avuto un debole per lui, anche se era più piccolo di un anno.
A quel primo appuntamento ne erano seguiti altri e, anche se quest’estate non ci siamo visti spesso poiché siamo entrambi minorenni e schiavi dei mezzi di trasporto, ormai se pur segretamente facciamo coppia fissa.
Per fortuna il 9 ottobre sarà il mio compleanno e potrò smaterializzarmi!
Non vedo l’ora che arrivi quel giorno.
Reg ha detto che mi ha preparato una sorpresa per cui credo che dopo aver trascorso qualche oretta alla festa che le mie amiche avranno organizzato per me sgattaiolerò dal mio bellissimo Serpeverde.

10 ottobre 1977

Caro diario,
Io e Regulus abbiamo fatto l’amore per la prima volta.
È stato bellissimo.
Per fortuna avevo indossato il completino intimo di pizzo verde che mi avevano regalato le mie amiche.
Avevano detto che mi donava particolarmente in contrasto con i miei capelli biondi e la carnagione chiara, ma non potevano sapere che anche qualcun altro lo avrebbe apprezzato molto…

17 marzo 1978

Caro diario,
Regulus è diventato un mangiamorte per volere della sua famiglia.
So benissimo che lui non lo avrebbe mai fatto e che è solo troppo debole per opporsi, ma sono stata costretta a lasciarlo perché io sarò un Auror in futuro. Ho deciso di accettare la proposta di Silente di entrare nell’Ordine della Fenice, una società segreta fondata da lui stesso per combattere Voldemort, e non posso stare con suo seguace.

21 aprile 1978

Caro diario,
oggi nell’ultima partita Grifondoro contro Serpeverde James ha incantato il boccino in modo che dopo averlo acchiappato volasse da Lily. Lei quando lo ha preso in mano ha visto che sulla pallina dorata c’erano scritte le parole ‘Vuoi Sposarmi Lily Evans?’.
Poi le ha fatto una dichiarazione davanti a tutto lo stadio e quando lei ha accettato persino i professori si sono congratulati con lui per essere finalmente riuscito a conquistarla.
Io e le altre stiamo già organizzando la cerimonia anche se, devo ammetterlo, sono un po’invidiosa.
In questo clima di guerra c’è ancora qualcuno che riesce a coronare il suo sogno d’amore.

21 maggio 1978

Caro diario,
ho appena ricevuto il diploma.
Dovrei essere felice e godermi la festa di addio organizzata dai Malandrini ma, a dirtela tutta, l’unica cosa che riesco a pensare è che una volta lasciata Hogwarts non rivedrò più Regulus.

21 agosto1978

Caro diario,
oggi Lily Evans si è sposata diventando Lily Potter.
Se me l’avessero detto qualche annetto fa probabilmente gli avrei riso in faccia.
Finalmente la conquista del grande James Potter si è compiuta facendo capitolare persino la grande Lily Evans!
Si amano come due ragazzini e auguro loro ogni felicità perché se la meritano.
Io, Alice, Mary e Marlene abbiamo fatto le damigelle e io sono stata persino la testimone!
Lily era bellissima nel suo abito bianco con il bouquet di gigli in mano, e ho creduto davvero che James potesse svenire da un momento all’altro dall’emozione.
D’altra parte anche io non sono stata da meno e al momento del si ho dovuto persino asciugarmi qualche lacrima.
Si sa, i matrimoni riescono a commuovere chiunque!

31 settembre 1978

Caro diario,
oggi è stato il compleanno di Regulus.
Ci crederesti? Si è smaterializzato da Hogsmeade nel mio appartamento e  io, invece di sentirmi arrabbiata, ne sono stata felice.
Si è messo ad urlare dicendo che non era ancora pronto a lasciarmi andare, che aveva rinunciato a troppe cose importanti senza lottare, e che non avrebbe compiuto di nuovo lo stesso sbaglio.
Per la prima volta ha detto che mi ama.
Abbiamo fatto l’amore finchè non è dovuto tornare a scuola.
Ne abbiamo parlato e abbiamo concluso che non possiamo stare l’uno senza l’altra.
Continueremo a vederci in segreto.

13 luglio 1979

Caro diario,
Regulus ha finalmente finito la scuola ma, purtroppo, la situazione non è delle migliori.
La guerra imperversa nel mondo magico.
Le mie missioni come Auror e come membro dell’Ordine della Fenice sono sempre più frequenti, così come quelle di Regulus come mangiamorte.
Ogni volta che schianto un seguace del Lord Oscuro spero che non sia lui.

20 luglio 1979

Caro diario,
le mie amiche hanno iniziato a programmarmi appuntamenti al buio senza sapere che io sono già fidanzata.
Tra l’altro quando Regulus lo ha saputo ha affatturato tutti i miei pretendenti e mi ha mostrato per la prima volta il suo lato geloso.
Mi ha anche chiesto di sposarlo e io ho accettato.
Sono al settimo cielo e l’unica cosa che in questo momento intacca la mia felicità è che le mie amiche non potranno essere presenti al mio matrimonio.

29 luglio 1979

Caro diario,
è terribile, Mary è stata uccisa dai mangiamorte! Remus è a pezzi: si era appena deciso a chiederla in moglie.
Con tutto quello che sta succedendo non ho potuto biasimare Sirius quando ha chiesto in sposa Marlene.
So che è da quando ha avuto il timore di perderla qualche mese fa nello sterminio della famiglia McKinnon che ci stava pensando.
Povera Alice.
Tra qualche giorno ci sarà il suo matrimonio con Frank Paciock e non credo che le piacerà svolgere la cerimonia dopo aver perso un’amica.
Probabilmente vorrà annullare la cerimonia ma io e le altre la faremo ragionare.
Mary non vorrebbe che Ali facesse una cosa del genere.

9 dicembre 1979

Caro diario,
oggi io e Lily ci siamo incontrate per fare un test di gravidanza.
Abbiamo scoperto di essere entrambe incinte e Lily ha preteso giustamente dei chiarimenti sul mio stato dal momento che credeva non ce lo avessi nemmeno un fidanzato.
Mi sono sentita sollevata nel poter finalmente condividere con qualcuno la mia storia con Regulus.
Ho chiesto a Lily se poteva farmi da testimone al mio matrimonio, che si terrà domani notte in una chiesa babbana e lei ha accettato.
Dopo aver parlato dei possibili nomi da dare ai nostri figli ci siamo salutate ed io, con un groppo in gola, sono tornata a casa.
Come sarei riuscita a dire a Regulus della gravidanza?

11 dicembre 1979

Caro diario,
finalmente sono la signora Emmeline Charlotte Vance in Black

20 gennaio 1980

Caro diario,
sono disperata! Regulus è venuto da me tutto agitato dicendomi che doveva compiere una missione per sconfiggere una volta per tutte Voldemort.
Sembrava pazzo.
Mi ha baciata e abbracciata forte e per qualche minuto sono rimasta così, con la sua mano appoggiata sul mio ventre leggermente rigonfio.
Ha detto che se fosse stato un maschio avrei dovuto dargli Sirius come secondo nome, in onore di quel fratello che aveva tanto ammirato ma che non era mai riuscito ad emulare nella sua decisione di staccarsi dalla famiglia Black.
Ha detto di amare me e il bambino più della sua stessa vita, poi mi ha pietrificata e si è smaterializzato.
Qualche ora dopo l’incanto si è dissolto e ho passato ore a piangere sulle cose appartenute a lui.
Regulus Arcturus Black era morto.

30 marzo 1980

Caro diario,
Sto riuscendo a riprendermi dalla morte di Regulus solo grazie a mio figlio.
Io, Lily e Alice ( anche lei incinta) abbiamo fatto le ecografie.
Alice aspetta un maschio che ha detto chiamerà Neville come il padre di Frank.
Lily due gemelli, un maschio e una femmina, ai quali darà i nomi Metis e Harry.
Anche io avrò un maschietto e ho deciso di chiamarlo Gideon .
Marlene, scherzando, dice che è un peccato che anche lei non sia uscita incinta perché altrimenti tutti i nostri figli sarebbero andati a scuola insieme.
So che lei e Sirius hanno deciso di aspettare dopo il matrimonio che avverrà il 12 aprile per avere figli.

30 luglio 1980

Caro diario,
oggi Alice ha partorito .
Benvenuto al mondo Neville Frank Paciock!

31 luglio 1980

Caro diario,
oggi Lily ha partorito e, tra lo stupore generale, la piccola Metis si è rivelata essere una Metamorfomagus.
James ha detto che anche sua madre Dorea lo era, e ci siamo divertiti un mondo a vedere la bambina cambiare colore a quei pochi peli rossi che aveva in testa o agli occhi verdi.
James è stato contentissimo che i meravigliosi occhi smeraldini della mia amica fossero stati ereditati da entrambi i figli e ha detto che, a suo parere, Harry sarà la sua fotocopia mentre Metis quella della mamma.
Hanno chiesto a Sirius di essere il padrino di Harry e a Remus di essere il padrino di Metis.
Dopo poco io sono entrata in travaglio.
Che cosa curiosa: io, Alice e Lily stiamo partorendo ad un giorno esatto di distanza l’uno dall’altra.

1 agosto 1980

Caro diario,
finalmente ho dato alla luce mio figlio.
Gideon Sirius Black.
Sono rimasti tutti sorpresi quando finalmente mi sono decisa a rivelare l’identità del padre del nascituro.
Marlene ha accettato di fare da madrina al piccolo Gideon.
Quel bambino ha conquistato chiunque. Ha gli occhi grig, e i capelli sembrano quelli neri dei Black al momento.
È la fotocopia di suo padre.

7 settembre 1980

Caro diario,
indovina? Marlene è incinta!
È di tre mesi e ha scoperto che sarà una bambina.
Povero Sirius, a quanto pare appena ricevuta la notizia è svenuto!
I malandrini hanno immortalato la scena e continuano a prenderlo i giro per questo.
Se ci penso a me sembra quasi assurdo: Sirius Black diventerà padre.


Gideon si accigliò rileggendo quella frase. Non credeva assolutamente che suo zio avesse avuto una figlia, nè tanto meno che avesse solo un anno in meno a lui! Era incredibile: aveva una cugina! Felice di quella scoperta ma allo stesso tempo preoccupato su come doveva agire, Gideon si mise a riflettere: Come poteva mettersi in contatto con lei? Chi era quella tale, Marlene McKinnon? E perchè non si era mai fatta viva in quegli anni considerato che era la sua madrina?
C’era solo un uomo che poteva aiutarlo a trovare delle risposte: Albus Silente.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Nicolas Flamel ***


«Avanti.» disse Albus Silente da dentro il suo studio, e Gideon vi entrò mormorando un saluto al preside.
«Buon pomeriggio, signor Black. Si accomodi pure. Cosa la porta qui? Non una punizione spero…» disse Silente, con il suo tipico scintillio negli occhi.
«Niente di tutto questo, signore.» rispose Gideon «Mi chiedevo solo se potesse parlarmi di Marlene Mckinnon e di sua figlia.»
Albus Silente si fece improvvisamente serio.
«Dove hai sentito questo nome, Gideon?»
«Remus mi ha dato un diario che era appartenuto a mia madre e, leggendolo, ho scoperto che Marlene Mckinnon è la mia madrina. Volevo sapere se fosse possibile mettersi in contatto con lei.»                            
Silente sospirò pesantemente.
«Non credo che questo sia possibile. Ho perso i contatti con Marlene da molto tempo ormai. Dopo aver partorito sua figlia ha tagliato ogni contatto con il mondo magico.»
«Sa qualcosa su sua figlia?»
«Tua cugina, Evelyn Alyssa Black, figlia di tuo zio Sirius Black attualmente ad Azkaban, da quanto sono riuscito a scoprire attraverso le mie fonti, inizierà Hogwarts l’anno prossimo. Mi dispiace, ma non so altro.»
Gideon sprofondò nella sedia e cercò di assimilare tutte le informazioni delle ultime ventiquattro ore: aveva una madrina, una cugina, un padre che era stato un mangiamorte che poi si era pentito, uno zio che si trovava ad Azkaban e doveva ancora scoprire chi era Nicolas Flamel.
Cavoli, tutto quello che stava succedendo era decisamente troppo per un semplice undicenne!
«Signor Black, vuole una cioccorana? La vedo un po’ pallido…» domandò Silente a Gideon e, ad un suo cenno affermativo, gli porse una cioccorana che lui afferrò.
«Grazie, signore. E mi scusi per averla disturbata. Arrivederci.»
Gideon uscì dallo studio di Silente e scartò la sua cioccorana. Dopo averle dato un morso, si rigirò la figurina tra le mani: Albus Silente.
Lesse l’iscrizione dietro:

"Il Professor Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodici modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel"

Gideon si bloccò in mezzo al corridoio, poi con un sorriso corse verso la sua Sala Comune dove trovò Metis ed Hermione intente ad osservare una partita a scacchi tra Harry e Ron. La Sala Comune era quasi deserta per cui Gideon non si fece scrupolo ad alzare la voce.
«Ragazzi! Ho scoperto chi è Nicolas Flamel!»
Immediatamente loro abbandonarono le loro occupazioni e si radunarono intorno a lui.
Purtroppo dopo le spiegazioni fornite da Gideon si abbandonarono esasperati sulle poltrone.
«Ok, adesso sappiamo che Nicolas Flamel è un alchimista, ma non sappiamo nient’altro! Quindi siamo punto e a capo!» disse Ron.
«Beh, ci toccherà passare altro tempo in biblioteca.» disse Metis, mentre Hermione accanto a lei annuiva
«Io domani dovrò partire per trascorrere le vacanze di Natale con i miei genitori, ma voi se trovate qualcosa mandatemi un gufo, ok?»
Infatti gli altri quattro avevano firmato il foglio per trascorrere il Natale ad Hogwarts.
I genitori di Ron avevano deciso di andare a trovare suo fratello maggiore in Romania, mentre Harry e Metis non avevano proprio intenzione di trascorrere un altro Natale con i Dursley! Gideon li aveva seguiti a ruota: anche se la adorava, Arabella Figg non era certo il massimo della compagnia…


La vigilia di Natale, Gideon e i fratelli Potter andarono a letto pregustando le leccornie e i divertimenti dell'indomani, ma senza aspettarsi molti regali. Tuttavia al loro risveglio, il mattino seguente di buon'ora, la prima cosa che videro ai piedi dei loro letto furono un mucchio di pacchetti.
«Buon Natale!» gli fece Ron ancora assonnato, mentre Harry si buttava giù dal letto e si infilava la vestaglia.
«Anche a te» gli rispose «Che ne dici, buttiamo Gideon giù dal letto e andiamo di sotto ad aprire i regali con Metis?»
Ron fu d’accordo, così, dopo aver svegliato Gideon, scesero con tutti i pacchetti notando che Metis li aveva già anticipati e che teneva in grembo i suoi micetti, Nefer e Lilith.
«Buon Natale ragazzi!» disse lei con un sorriso e, fatti scendere i gatti, si avvicinò a loro abbracciandoli con trasporto.
Poi si staccò e osservò il bottino accumulato dai tre.
«Anche voi avete fatto il pieno quest’anno, eh? Da parte mia non mi aspettavo niente oltre al regalo di Remus, e invece mi sono ritrovata ad ammirare un bel mucchietto ai piedi del letto stamattina! Coraggio, sbrighiamoci ad aprirli che sto morendo dalla curiosità!»
I quattro si riunirono in cerchio sul tappeto della Sala Comune ed iniziarono a scartare i rispettivi regali.
Harry e Gideon avevano ricevuto numerosi regali dalle loro ammiratrici: Dolciumi, libri e anche qualche accessorio per il Quidditch.
Anche Metis aveva ricevuto dei biglietti di auguri e qualche regalo da parte di alcuni ragazzi. Sia Gideon che Harry si arrabbiarono talmente che diedero sfogo a tutta la loro gelosia e irritazione, cosa che causò in Metis e Ron uno sfogo di risa incontrollate.
«Non ridere!» la ammonì Harry «Sei ancora troppo piccola per pensare ai ragazzi!»
E mentre Gideon annuiva convinto al suo fianco Metis pescò uno tra i tanti biglietti di auguri che aveva ricevuto.
«Comunque anche voi avete ricevuto dei regali da alcune ragazze e non mi sembra di aver fatto chi sa che sceneggiata. E poi ti pare che io presti attenzione a questi ragazzini? Sentite un po’ cosa ha scritto questo:

‘Femmina che sei entrata nel mio cuore immaturo, con la tua grazia e bellezza inumane, salva questo tuo umile servo che spera di potere, un giorno, diventare abbastanza per poter camminare al tuo fianco senza sfigurare. Accetta questo dono insieme alla mia fedeltà. Sempre tuo, piccolo bruco innamorato.’

Tre secondi di silenzio accolsero questa lettura prima che scoppiassero tutti a ridere.
Con le lacrime agli occhi, Ron chiese a Metis di vedere cosa le aveva regalato, e scoppiò nuovamente a ridere quando la vide cacciare da un pacco un completino intimo nero e rosso.
Metis arrossì di vergogna mentre Harry di rabbia.
Prima che qualcuno dei due potesse fare qualcosa, Gideon con un incanto appiccò fuoco prima alla biancheria e poi, sotto lo sguardo sorpreso dei suoi amici, a tutti i biglietti mandati dagli ammiratori di Metis. Poi li fissò con un sorriso soddisfatto.
«Allora? Continuiamo ad aprire i regali?» chiese angelicamente, mentre gli altri scoppiarono nuovamente a ridere prima di fare come suggerito.
Da Remus, Harry e Gideon avevano ricevuto una confezione di scherzi firmati Zonko, mentre Metis un abito zaffiro lungo fino a metà coscia e delle scarpe nere con un po’ di tacco.
Da Hagrid avevano ricevuto tutti e quattro dei flauti di legno rozzamente intagliati che producevano suoni simili ai versi delle civette.
Harry poi prese dal suo mucchio un pacchetto piccolissimo e dentro c'era un biglietto:

‘Abbiamo ricevuto il tuo messaggio e accludiamo il regalo di Natale per voi. Zio Vernon e zia Petunia’

Attaccate al biglietto col nastro adesivo c'erano due monete da mezza sterlina.
«Molto carino da parte loro.» disse Gideon ironicamente, mentre Ron era realmente affascinato dalle monete.
«Questa poi!» disse «Che forma strana! Ma davvero sono soldi?»
«Puoi prenderli se vuoi.» lo incoraggiò Metis, ridendo della contentezza di Ron.
«Ah, anche la vecchia Arabella ci ha mandato dei regali!» esclamò Gideon, lanciando ad Harry e Metis i loro pacchetti.
Quello di Metis conteneva un libro su come accudire dei gatti, mentre Harry e Gideon osservarono con sgomento i libri indirizzati a loro che uscirono fuori dalla carta regalo.
Quello di Harry era una guida su come proteggere qualcuno da ammiratori fastidiosi attraverso incanti semipermanenti, mentre Gideon aveva ricevuto una guida su come conquistare una strega in poche mosse.
Allegati agli ultimi due libri c’era anche un biglietto:

‘Tenete d’occhio Metis, mi raccomando! I due libri potete scambiarveli tranquillamente poiché credo che da qui a qualche anno ne avrete tanto bisogno! Buon Natale’

Gideon ed Harry si fissarono a bocca aperta per un attimo poi, dopo aver lanciato un’occhiata a Metis, misero via i loro libri continuando a scartare gli altri regali ricevuti.

«Allora, ho aperto quello di Hagrid, quello dei miei zii, delle mie ammiratrici, di Arabella... e questi altri, chi me li manda?» chiese Harry, affrettandosi insieme a Metis e Gideon ad afferrare gli ultimi doni rimasti.
«Credo di sapere da chi vengono quelli.» disse Ron arrossendo leggermente e indicando tre grossi pacchi informi «Da mia mamma. Le ho detto che non vi aspettavate nessun regalo, e allora... Oh, no!» gemette poi «Vi ha fatto dei maglioni alla Weasley!»
I tre avevano aperto i pacchetti e ci avevano trovato dei pesanti maglioni di lana lavorati ai ferri e una grossa scatola di caramelle mou fatte in casa.
Il maglione di Gideon era grigio, quello di Metis blu mentre quello di Harry verde.
«Ci fa un maglione per uno tutti gli anni.» disse Ron scartando il suo «E i miei sono sempre color melanzana.»
«Ma che gentile!» disse Metis assaggiando una caramella, che era molto gustosa.
Anche il pacco successivo conteneva dolci: una grossa scatola di Cioccorane da parte di Hermione.
Rimaneva un ultimo pacchetto. Harry lo prese in mano e tastò. Era molto leggero. Lo scartò.
Ne scivolò qualcosa di fluente e grigio argento che cadde a terra formando un mucchietto di pieghe lucenti, e Ron rimase senza fiato.
«Ne ho sentito parlare, di quelli.» disse in un sussurro, lasciando cadere la scatola di Tuttigusti+1 che aveva ricevuto da Hermione «Se è quel che penso... sono molto rari e veramente preziosi.»
«Che cos'è?» Harry raccolse da terra lo scintillante tessuto argenteo. Era stranissimo al tatto, come fosse tessuto con l'acqua.
«Il mantello che rende invisibili.» disse Ron, e sul volto gli si era dipinto un timore reverenziale «Ne sono sicuro... provalo!»

Harry se lo gettò sulle spalle e Ron, Gideon e Metis diedero un grido.
«Ha ragione Ron! Guarda giù!» urlò Gideon.
Harry si guardò i piedi, ma quelli erano spariti. Corse allo specchio.

Non c'erano dubbi: l'immagine che gli rimandò lo specchio era fatta soltanto di una testa sospesa a mezz'aria sopra un corpo completamente invisibile.
Si tirò il mantello sulla testa e l'immagine scomparve del tutto.
«C'è un biglietto!» disse Gideon d'un tratto «È caduto un biglietto.»
Harry si tolse il mantello e lo prese. Scritte con una grafia stretta e sinuosa che non aveva mai visto prima, si leggevano le seguenti parole:

‘Questo me l'ha affidato tuo padre prima di morire. È giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso. Buon Natale.’

Non c'era firma. Harry rimase a fissare la lettera, mentre Ron guardava estasiato il mantello e Metis dava dei topi giocattolo a Nefer e Lilith che iniziarono a rincorrerli per tutta la Sala Comune.
«Vi rendete conto di cosa significa?» disse Gideon all’improvviso, catalizzando tutta l’attenzione su di sé.
«Con questo mantello e con la mappa del malandrino, conquisteremo Hogwarts.»


Per Harry e Metis era stato in assoluto il miglior Natale della loro vita. Eppure, per tutta la giornata, Harry aveva cercato di soffocare un pensiero che lo tormentava. Solo dopo che si fu infilato sotto le coperte si sentì libero di rifletterci su: riguardava il mantello che rendeva invisibili, e colui o colei che glielo aveva mandato.
Dopo aver salutato Metis ed essere tornati in dormitorio, Ron e Gideon si erano addormentati quasi subito, dopo aver chiuso le cortine del letto a baldacchino.

Harry si sporse di lato e tirò fuori il mantello da sotto il letto.
Suo padre... quel mantello era appartenuto a suo padre. Si lasciò scorrere il tessuto tra le mani, più soffice della seta, leggero come l'aria. Fanne buon uso, diceva il biglietto.
Doveva provarlo, e subito.

 Tutto d'un tratto, Harry si sentì completamente sveglio. Con indosso il mantello, tutta Hogwarts gli si spalancava davanti. Si sentì invadere dall'eccitazione, mentre se ne stava lì, avvolto dal buio e dal silenzio.
Scivolò fuori dal dormitorio, scese per le scale, attraversò la sala di ritrovo e si arrampicò su per il buco coperto dal ritratto, percorrendo in fretta il corridoio.

D’improvviso, girovagando su e giù, si imbattè per caso in una porta che non aveva mai visto prima.
Ci si infilò, cercando di non farla cigolare. Aveva l'aspetto di un'aula in disuso. Le oscure sagome dei banchi e delle sedie erano accostate lungo le pareti e c'era anche un cestino per la carta straccia capovolto. Ma appoggiato al muro, di fronte a lui, c'era un oggetto che appariva fuori luogo in quell'aula, come se qualcuno ce l'avesse messo per toglierlo dalla circolazione.
Era uno specchio meraviglioso, alto fino al soffitto, con una cornice d'oro riccamente decorata che si reggeva su due zampe di leone. In cima, portava incisa un'iscrizione: ‘Erouc li amotlov li ottelfirnon’.
Ci si piazzò di fronte.
Dovette tapparsi la bocca con le mani per impedirsi di gridare. Si voltò di scatto, perché nello specchio aveva visto non solo se stesso, ma tutta una folla di gente, proprio accanto a lui. Eppure la stanza era vuota. Col respiro mozzo, tornò a volgersi lentamente verso lo specchio.

Una donna, ritta in piedi proprio dietro alla sua immagine, gli sorrideva e lo salutava con un gesto della mano. Allungò un braccio dietro di sé, ma non sentì altro che aria. Se ci fosse stata veramente, avrebbe potuto toccarla, tanto le loro immagini erano vicine, e invece tastò soltanto aria: quella donna, e tutte quelle altre persone, esistevano soltanto nello specchio.
Era una donna molto carina. Aveva capelli rosso scuro e gli occhi... sì, i suoi occhi sono proprio come i miei, pensò Harry facendosi un po' più accosto allo specchio. Occhi verde chiaro... esattamente la stessa forma. Poi però vide che stava piangendo: sorrideva e piangeva al tempo stesso. L'uomo alto, magro e coi capelli scuri che le era accanto la cinse con un braccio. Aveva una chioma ribelle, di quelle che non stanno mai a posto. Proprio come quella di Harry.
Ora Harry era così vicino allo specchio che con la punta del naso sfiorava la sua stessa immagine.
«Mamma.» mormorò «Papà.»
I due si limitarono a fissarlo sorridendo. Dentro di sé provava un dolore acuto, fatto per metà di gioia e per metà di una terribile tristezza.
Quanto tempo rimase lì davanti, non lo sapeva. Le immagini riflesse non accennavano a svanire e lui continuò a guardarle ancora a lungo, finché un rumore in lontananza lo fece tornare alla realtà.

Non poteva restare lì, doveva trovare la strada per tornare a letto.

 


All'inizio del trimestre, insieme ad Hermione, si rimisero tutti e quattro a sfogliare libri ogni volta che avevano ricreazione. Harry, Gideon e Metis avevano ancor meno tempo a disposizione degli altri due, perché erano ricominciati gli allenamenti di Quidditch.
Baston faceva lavorare la squadra sempre più duramente. Neanche la pioggia incessante che aveva preso il posto della neve riusciva a smorzare la sua foga. I gemelli Weasley si lamentavano che Baston stava diventando un fanatico, ma Harry e Gideon stavano dalla sua parte. Se avessero vinto il prossimo incontro, stavolta contro il Tassorosso, per la prima volta da sette anni avrebbero superato il Serpeverde nel campionato dei dormitori.
Poi, durante una sessione di allenamento particolarmente funestata dalla pioggia e dal fango, Baston dette una cattiva notizia alla squadra: si era appena arrabbiato moltissimo con i gemelli Weasley, che continuavano a piombarsi addosso in picchiata a vicenda, facendo finta di cadere dalle scope.
«Ma volete piantarla di fare confusione!» strillò «Questo è precisamente il genere di sciocchezze che ci farà perdere la partita! Stavolta, l'arbitro è Piton, che certo non mancherà di trovare tutte le scuse per togliere punti al Grifondoro!»
A quelle parole, George Weasley cadde per davvero dalla scopa.
«L'arbitro è Piton?» esclamò con la bocca ancora impastata di fango «E da quando in qua fa l'arbitro per le partite di Quidditch? Se per caso superiamo il Serpeverde, sarà tutt'altro che imparziale.»
Anche il resto della squadra atterrò accanto a George per lamentarsi.
«Non è colpa mia.» disse Baston «Dobbiamo semplicemente fare in modo di giocare senza scorrettezze, per non offrire a Piton nessun pretesto per stuzzicarci.»
Il resto della squadra rimase indietro per chiacchierare come sempre accadeva al termine dell'allenamento, invece Harry, Metis e Gideon si diressero dritto filato verso la sala di ritrovo di Grifondoro, dove trovarono Ron e Hermione che giocavano a scacchi.

Gli scacchi erano l'unico gioco in cui a Hermione capitasse mai di perdere, il che, secondo Harry, Gideon e Ron, ogni tanto le faceva bene.
«Aspettate un attimo prima di parlare.» disse Ron quando si sedettero accanto a lui «Ho bisogno di concen...»

Poi vide l'espressione che si era dipinta sul volto di Harry e degli altri due.
«Ma che vi prende? Avete delle facce spaventose!»
Parlando a bassa voce, in modo che nessun altro sentisse, Metis rivelò ai due amici dell'improvviso, infausto desiderio di Piton di fare l'arbitro di Quidditch.
«Non giocate.» disse subito Hermione.
«Datevi malati.» aggiunse Ron.
«Fate finta che vi siete rotti una gamba.» suggerì Hermione.
«Rompetevele davvero.» rincarò Ron.
«Non possiamo.» rispose Harry «Non ci sono un Cercatore e due battitori di riserva. Se ci ritiriamo, il Grifondoro non può proprio giocare.»
«Vi rendete conto di una cosa?» disse Hermione agitata «L’ultima volta  Piton ha provato a disarcionare Harry mediante un incantesimo alla scopa. Chi ci assicura che non potrebbe fare lo stesso con Gideon e Metis? Avete pensato al fatto che potrebbe riuscire nel suo intento questa volta?»
Scese il silenzio tra i ragazzi, finchè Hermione non si alzò in piedi di scatto con espressione euforica.
«Restate lì!» disse, e corse difilato su per le scale diretta ai dormitori delle ragazze. Harry e Ron ebbero appena il tempo di scambiarsi un'occhiata perplessa che lei era già di ritorno a tutta velocità, portando fra le braccia un enorme e vecchio librone.
«Mi è passato di mente che avrei dovuto guardare qui dentro!» sussurrò tutta eccitata «Questo l'ho preso dalla biblioteca qualche giorno fa, quando cercavo una lettura un po' leggera...»
«Leggero, quello?» esclamò Ron, ma Hermione gli disse di star zitto finché non avesse trovato qualcosa, e cominciò a girare febbrilmente le pagine borbottando fra sé e sé.
Alla fine trovò quel che cercava.
«Lo sapevo! Lo sapevo!»
«Adesso possiamo parlare?» fece Ron imbronciato, ma Hermione lo ignorò.
«Nicolas Flamel.» mormorò in tono d'importanza «É l'unico di cui si sappia che ha fabbricato la Pietra Filosofale!»
«La che?» chiesero Harry, Gideon e Ron a una voce, mentre Metis si lasciava andare ad un’esclamazione di consapevolezza.
«Uffa, ma voi due non sapete leggere? Guardate: leggete che cosa dice qua.»
Spinse il librone verso di loro, e i tre ragazzi lessero:

‘La disciplina dell'alchimia si occupa di fabbricare la Pietra Filosofale, una sostanza leggendaria dai poteri sbalorditivi. La pietra è in grado di trasformare qualsiasi metallo in oro puro e per giunta produce l'Elisir di Lunga Vita, che rende immortale chi lo beve.
Nel corso dei secoli si è parlato molto della Pietra Filosofale, ma l'unica che esista attualmente appartiene a Nicolas Flamel, noto alchimista e appassionato di opera lirica. Flamel, che l'anno scorso ha festeggiato il suo seicentosessantacinquesimo compleanno, conduce una vita tranquilla nel Devon insieme alla moglie, Peronella, che ha seicentocinquantotto anni.’
 
«Capito?» disse Hermione quando ebbero terminato, e Metis intervenne.
«Di certo, il cane fa la guardia alla Pietra Filosofale di Flamel! Scommetto che ha chiesto a Silente di custodirla, perché sono amici e lui sapeva che qualcuno ne era in caccia. Ecco perché ha voluto far portare via la Pietra dalla Gringott!» disse, e lei ed Hermione si lanciarono uno sguardo soddisfatto.
«Una pietra che fabbrica l'oro e rende immortali!» esclamò Harry.
«E ci credo che non trovavamo Flamel in quella Rassegna dei recenti sviluppi della magia.» aggiunse Ron «Se ha seicentosessantacinque anni, non è poi tanto recente! Voi che ne dite?»


Via via che si avvicinava il giorno della partita di Quidditch, il nervosismo di dei tre ragazzi non faceva che aumentare, e neanche gli altri giocatori della squadra erano tanto tranquilli. L'idea di superare il Serpeverde nel campionato dei dormitori faceva sognare: erano sette anni che non succedeva, ma ci sarebbero riusciti, con un arbitro così poco imparziale?
Mentre si infilavano le tenuta da Quidditch e inforcavano le loro Nimbus Duemila, i tre non sentirono quasi una parola del discorsetto d'incitamento pronunciato da Oliver Baston.
«Non per metterti sotto pressione, Potter, ma mai come oggi abbiamo bisogno di acchiapparlo subito, quel Boccino. Vedi di concludere il gioco prima che Piton riesca a regalare troppo vantaggio al Tassorosso.»
«Ehi, là fuori c'è tutta la scuola!» esclamò Fred Weasley dopo aver fatto capolino fuori della porta «C'è persino... mi venga un colpo! Anche Silente è venuto a vederci!»
«Silente?» dissero Harry, Gideon e Metis in coro, precipitandosi fuori a controllare. Fred aveva proprio ragione: quella barba argentea era inconfondibile.
A Harry venne quasi da ridere per il sollievo. Erano salvi. Era semplicemente impossibile che Piton si azzardasse a cercare di far loro del male, se fra il pubblico c'era Silente, e forse era per quello che aveva l'aria così inviperita quando le due squadre entrarono in campo.
Il gioco iniziò, ma Ron sembrò essere troppo preso dal discutere con Draco Malfoy, appena arrivato in tribuna, per accorgersene.
«Ron!» esclamò Hermione all'improvviso «Harry...!»
«Eh? Che cosa, dove?»
Harry aveva appena effettuato una picchiata spettacolare, salutata con applausi dal pubblico rimasto col fiato sospeso.
«Forza, Harry!» gridò Hermione, salita in piedi sul suo sedile per seguire con lo sguardo il ragazzo mentre si avventava contro Piton.

Piton sterzò il suo manico di scopa appena in tempo per scorgere qualcosa di rosso che gli sfrecciava accanto mancandolo di pochi centimetri. Un istante dopo, Harry emerse dalla sua picchiata, le braccia levate in alto in segno di trionfo, tenendo saldamente in mano il Boccino.
Le gradinate esplosero in un urlo di gioia: era un record, nessuno ricordava che il Boccino d'Oro fosse mai stato conquistato tanto rapidamente.
Harry saltò giù dalla sua scopa, a trenta centimetri da terra. Non riusciva a crederci. Ce l'aveva fatta: la partita era finita dopo essere durata appena cinque minuti. Mentre i giocatori del Grifondoro sfilavano sul campo, scorsero Piton che cercava di scappare da un bolide lanciato da Metis.
«Scusi prof, non l’avevo vista!» disse lei sorridendo impertinente, mentre Gideon scoppiava nella sua risata simile ad un latrato e tutta la squadra lo imitava, costringendo così Piton ad una veloce ritirata per sfuggire al Bolide che sembrava continuare a rincorrerlo, tra le risate dell’intero stadio.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - Un Drago e Tanti Guai ***


Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry, Metis, Gideon, Ron e Hermione accostavano l'orecchio alla porta per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si faceva vedere in giro di malumore come al solito, il che certamente significava che la Pietra era ancora in salvo.
Harry e Gideon ormai passavano quasi tutte le giornate a progettare scherzi, e non potevi passare per un corridoio senza inciampare poco dopo a causa di una fattura che legava i lacci delle scarpe.
I due si erano scambiati le informazioni circa i diari delle loro madri ed erano molto curiosi di sapere qualcosa di più su Marlene Mckinnon e sua figlia. Sfortunatamente, le ricerche che avevano svolto in biblioteca non avevano dato i loro frutti, per cui avevano deciso di sperimentare tutti gli incantesimi e le pozioni inventati dalle loro madri.
Ogni tanto anche Metis si univa a loro, mentre Ron ci riusciva solo quando sfuggiva alla sorveglianza di Hermione che voleva a tutti i costi farlo studiare.
«Questo non riuscirò mai a ricordarmelo.» esplose Ron un pomeriggio, poggiando la penna d'oca e guardando nostalgico fuori della finestra della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole che avevano avuto da mesi. Il cielo era di un tenue color non ti scordar di me e nell'aria c'era il profumo dell'estate imminente.
Hermione, che stava cercando la voce ‘Dittamo’ nel volume Cento erbe e funghi magici, non alzò gli occhi dai libri se non quando udì Ron esclamare: «Hagrid, che cosa ci fai tu in biblioteca?»
Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava assolutamente fuori posto nel suo pastrano di fustagno.
«Sto solo a dare un'occhiata.» disse con una voce ambigua che attrasse subito la loro attenzione «Voi, piuttosto, che cosa ci fate qui? Non starete mica ancora dietro a Nicolas Flamel, vero?»
«Oh, quello lo abbiamo scoperto secoli fa.» disse Ron dandosi arie d'importanza «E sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filos...»
«Shhhh.» Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno fosse in ascolto «Non dovete parlare ad alta voce di questa cosa, si può sapere che cosa vi prende?»
«In realtà volevamo chiederti alcune cose su come è sorvegliata la Pietra, a parte Fuffi...» disse Hermione.
«SHHHHHH!» fece di nuovo Hagrid «Sentite... venite a trovarmi più tardi e portate anche quegli altri tre. Badate bene, non vi prometto di dirvi niente, ma voi piantatela di frugare qua dentro: gli studenti non devono sapere. Si penserà che sono stato io a dirvelo...»
Quindi se ne andò caracollando col suo passo goffo.
«Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?» disse Hermione pensierosa.
«Pensi che avesse a che fare con la Pietra?» chiese Ron aggrottando le sopracciglia.
«Io vado a vedere in che reparto è stato.» concluse Hermione risoluta, facendo emettere un sospiro di sollievo a Ron che ne aveva abbastanza di studiare.
Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasciò cadere sul tavolo.
«Draghi!» sussurrò «Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e dell'Irlanda... Dall'uovo agli inferi: guida pratica per l'allevatore di draghi.»
Ron ed Hermione si fissarono per un attimo.
«Andiamo a cercare gli altri.» esclamarono insieme, e subito si recarono in Sala Comune.


«Hagrid ha sempre desiderato un drago, ce lo ha detto fin dalla prima volta che ci siamo conosciuti.» disse Harry, seduto comodamente su una poltrona.
«Ma è contro le nostre leggi.» disse Ron «L'allevamento dei draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709, questo lo sanno tutti. É difficile non farsi notare dai Babbani se alleviamo un drago in giardino, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici.»
«Perchè, in Gran Bretagna esistono draghi selvatici?» chiese Gideon incuriosito.
«Ma naturalmente.» disse Ron «Il Verde Comune del Galles e il Nero delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa segreta. E noialtri dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani che li hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo.»
«Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?» esclamò Metis, senza però ottenere risposta.


Un'ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate.
Dentro si soffocava dal caldo. Benché la giornata fosse tutt'altro che fredda, nel camino ardeva un fuoco scoppiettante.
Hagrid preparò del tè per i ragazzi e offrì loro panini alla donnola, che rifiutarono.
«Allora, volevate chiedermi qualcosa?»
«Sì.» disse Harry «Ci chiedevamo se potevi dirci da che cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi.»
Hagrid lo guardò aggrottando le sopracciglia.
«Certo che non te lo posso dire.» rispose «Primo, non lo so neanch'io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi non ve lo direi in nessun caso. Quella Pietra è qui per una buona ragione. Poco ci è mancato che dalla Gringott non la rubassero... penso che a questo ci siete arrivati, no? Però, mi venisse un colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi.»
«Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai tutto quel che avviene in questo luogo.» lo adulò Hermione con voce calda e suadente.
La barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi avrebbero giurato che il gigante stesse sorridendo.
«Ci chiedevamo soltanto chi si sia occupato della protezione.» proseguì Metis «Cioè, volevamo sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da lasciarsi aiutare.»
Il petto di Hagrid si gonfiò d'orgoglio a queste ultime parole. I ragazzi lanciarono a Hermione e Metis un'occhiata raggiante.
«Be'... immagino che non c'è niente di male se vi dico questo... Vediamo un po'... Silente ha preso Fuffi in prestito da me... poi alcuni degli insegnanti hanno fatto degli incantesimi: il professor Sprite... il professor Vitious... la professoressa McGranitt...» e mentre li elencava faceva il gesto di contarli sulle dita «…il professor Raptor... e naturalmente anche Silente ha fatto qualcosa. Aspettate un attimo. Ho dimenticato qualcuno. Ah, sì, il professor Piton.»
«Piton?»
«Già. Sentite un po', non è che state ancora rimuginando cose strane sul suo conto, no? Guardate che Piton ha dato una mano a proteggere la Pietra: non ha nessuna intenzione di rubarla!»
Hagrid sembrava convinto, ma i cinque ragazzi la pensavano altrimenti: se Piton era al corrente della necessità di proteggere la Pietra, non doveva avere avuto difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero escogitato gli altri insegnanti. Probabilmente, sapeva tutto... a eccezione, a quanto pareva, dell'incantesimo di Raptor e del modo per evitare le ire di Fuffi.
«Tu sei l'unico che sa come si fa a tenerlo buono, vero, Hagrid?» chiese Gideon in tono ansioso «E non lo diresti a nessuno, no? Neanche a uno degli insegnanti?»
«Non lo sa anima viva, solo io e Silente.» disse Hagrid tutto fiero.
«Be', è già qualcosa.» sussurrò Harry agli altri per non farsi sentire «Hagrid, non è che si potrebbe aprire una finestra? Sto scoppiando di caldo.»
«Impossibile, Harry, mi dispiace» disse Hagrid.
Harry notò che lanciava un'occhiata di sbieco al focolare quindi lo guardò anche lui.
«Ehi, Hagrid, e quello che cos'è?»
Ma sapeva già di che cosa si trattasse. Proprio al centro del caminetto, sotto il bollitore, c'era un enorme uovo nero.
«Oh.» disse Hagrid giocherellando nervosamente con la sua barba «Quello... ehm...»
«Dove l'hai preso, Hagrid?» chiese Ron chinandosi sul focolare per vedere l'uovo da vicino «Dev'esserti costato una fortuna.»
«L'ho vinto.» disse Hagrid «Ieri sera. Sono sceso al villaggio per farmi qualche bicchierozzo e mi sono messo a giocare a carte con uno straniero. Anzi, a dir la verità mi pareva che era molto contento di disfarsene.»
«Ma che cosa farai, quando si schiude?» chiese Hermione.
«Be', mi sono dato un po' alla lettura.» disse Hagrid estraendo un librone da sotto il materasso «In biblioteca ho preso questo: Allevare draghi per lavoro e per hobby... Naturalmente è un pochino superato, ma dentro c'è proprio tutto. Bisogna tenere l'uovo nel caminetto acceso, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro piccoli col fiato... Poi, quando si schiude, ogni mezz'ora bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di pollo. E qui spiega come riconoscere le diverse specie dall'uovo... Il mio, sembra, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una specie molto rara.»
Aveva un'aria tutta compiaciuta, ma Hermione non lo era altrettanto.
«Hagrid, tu abiti in una capanna di legno.» osservò, meritandosi un’occhiataccia da parte di Metis.
Ma Hagrid non l'ascoltava. Canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.


E così, adesso avevano un'altra cosa di cui preoccuparsi, e cioè quel che sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che nascondeva nella sua capanna un drago di contrabbando.
Un giorno a pranzo, Edvige portò a Harry un altro messaggio di Hagrid. Dentro c'erano soltanto tre parole: Si sta schiudendo.
Nonostante sapessero dell’illegalità della cosa, Harry, Gideon e Ron morivano dalla voglia di andare a vedere l’uovo, e anche Metis ed Hermione si rivelarono molto curiose. Quando si udì la campana del castello che annunciava la fine della lezione, tutti e cinque lasciarono cadere contemporaneamente gli attrezzi da giardinaggio e si affrettarono ad attraversare il parco fino al margine della foresta. Hagrid li accolse col volto arrossato per l'eccitazione.
«Il draghetto è uscito quasi del tutto.»
Li accompagnò all'interno. L'uovo era posato sul tavolo, inciso da crepe profonde: dentro c'era qualcosa che si muoveva e dall'interno proveniva un curioso ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al tavolo e stettero a guardare col fiato sospeso.
D'un colpo si udì raschiare, l'uovo si spaccò in due e il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo: non era esattamente quel che si dice grazioso, e le ragazze ci rimasero un po’ male.
Quando il draghetto starnutì dal naso gli uscirono un paio di scintille.
«Non è adorabile?» mormorò Hagrid tendendo una mano per accarezzare la testa dell'animale. Questo fece per mordergli le dita scoprendo zanne acuminate.
«Che Dio lo benedica... guardate, riconosce la mamma!» disse Hagrid.
«Hagrid.» disse Hermione, mentre osservava con disappunto i ragazzi che giocavano con il drago facendo incendiare gli strofinacci con quelle poche fiammelle che emetteva «Quanto ci mette esattamente un Dorsorugoso della Norvegia a crescere?»
Hagrid stava per rispondere, quando il volto gli si fece improvvisamente pallido: balzò in piedi e corse alla finestra.
«Che cosa c'è?»
«C'era qualcuno che spiava attraverso le tendine... un ragazzino... è partito di corsa verso la scuola.»
Harry corse alla porta e guardò fuori. Anche a distanza, era impossibile non riconoscerlo: Malfoy aveva visto il drago.


C'era qualcosa nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò dipinto in faccia per tutta la settimana seguente che innervosiva molto Metis ed Hermione, le quali passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.
«Senti, lascialo andare.» lo esortava Metis «Liberalo.»
«Ma non posso.» rispondeva Hagrid «È troppo piccolo. Morirebbe.»
Guardarono il drago. Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era già triplicata.
«Ho deciso di chiamarlo Norberto.» disse guardando il drago con gli occhi lucidi «Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov'è la mamma?»
Hermione e Metis si guardarono con un’espressione esasperata. Era davvero un peccato che i ragazzi non fossero lì con loro. Anche se la faccenda di Malfoy li preoccupava, avevano preferito limitarsi a sorvegliare Malfoy a turno con il mantello dell’invisibilità e lasciare il compito di convincere Hagrid a loro due.
«Hagrid.» disse Hermione ad alta voce «Da qui a quindici giorni, Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare in qualsiasi momento a spifferare tutto a Silente.»
Hagrid si morse le labbra.
«Lo so... lo so che non potrò tenerlo per sempre, ma non posso mica buttarlo via, no?»
Poi finalmente Metis ebbe un lampo di genio.
«Ma certo! Charlie!» esclamò, e di fronte la faccia interdetta di Hagrid si spiegò meglio.
«Charlie è il fratello di Ron! Studia i draghi in Romania. Potremmo mandare Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo e poi liberarlo nella foresta!»
«Geniale! Questo risolverebbe tutto!» commentò Hermione «Che ne dici, Hagrid?»
Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per chiedergli se andava bene.


La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì sera: Metis ed Hermione erano sedute insieme nella sala di ritrovo, molto tempo dopo che tutti gli altri se ne erano andati a letto. L'orologio a muro aveva appena suonato la mezzanotte, quando si aprì di colpo il buco dietro il ritratto. Harry, Gideon e Ron comparvero da chissà dove, togliendosi di dosso il mantello che rende invisibili. Erano stato giù alla capanna di Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.
Alla fine si erano stancati di seguire Malfoy da ogni parte e avevano deciso che fosse più divertente avere a che fare con il drago.
«Mi ha morso!» disse Ron, mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato.
«Non riuscirò a tenere in mano una penna d'oca per una settimana. Ve lo dico io: il drago è l'animale più orribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto bianco.»
Gideon ed Harry scoppiarono a ridere.
«Quando Norberto lo ha morso.» disse Harry, sorridendo ancora divertito «Hagrid lo ha rimproverato dicendo che l'aveva spaventato. E quando siamo usciti gli stava cantando addirittura la ninnananna.»
«Secondo me con questo fatto del drago sta uscendo fuori di testa.» commentò Gideon.
Poi si udì bussare alla finestra, ormai non più illuminata.
«Edvige!» esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle «Deve avere la risposta di Charlie!»
I cinque si accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:

Ron,
come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso norvegese, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici miei che verranno a trovarmi la settimana prossima. Il problema è che non debbono farsi vedere a trasportare un drago di nascosto.
Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzanotte di sabato? Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché fa buio.
Mandami una risposta al più presto. Tanti baci,
Charlie

Si guardarono.
«Abbiamo il mantello che rende invisibili.» disse poi Harry «Non dovrebbe essere troppo difficile... mi pare che il mantello sia grande abbastanza da coprire almeno due di noi e Norberto.»
Quella settimana era stata talmente dura che gli altri furono subito d'accordo con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di disfarsi di Norberto... e di Malfoy.


Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era gonfiata fino a diventare il doppio dell'altra. Il ragazzo non era certo di far bene ad andare da Madama Chips: e se si fosse accorta che si trattava di un morso di drago? Comunque, al pomeriggio non aveva più scelta: la ferita era diventata di un brutto color verde. A quanto sembrava, le zanne di Norberto erano avvelenate.
A fine giornata, i suoi amici si precipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.
«Entro la mezzanotte di sabato sarà finito tutto.» disse Hermione, ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò su a sedere e gli venne una gran sudarella.
«A mezzanotte di sabato!» esclamò con voce arrochita «Oh no... oh no... mi è appena tornato in mente che... prima Malfoy è venuto a trovarmi per prendermi in giro, dicendo a Madama Chips che si era presentato per chiedermi in presto un libro… ma dentro il libro che Malfoy mi ha chiesto in prestito c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto.»
Prima che gli altri avessero il tempo di rispondergli, in quel preciso istante, entrò Madama Chips e li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.


«Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro piano.» disse Harry «Non abbiamo tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di far sparire Norberto. Dobbiamo rischiare. E comunque, abbiamo il mantello che rende invisibili, e Malfoy non ne sa un bel niente.»
Quando andarono giù da Hagrid e gli dissero della lettera di Charlie, gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma forse poteva essere perché Norberto gli aveva appena morso una gamba.
«Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale... è soltanto un gioco... in fin dei conti, è ancora piccolino.»
In quell’ istante, il piccolino picchiò con forza la coda sul muro, facendo sbattere le finestre.
Quando i quattro ripresero la strada del castello, non vedevano l'ora che arrivasse sabato.

 


Quando giunse il momento di dire addio a Norberto avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero stati tanto preoccupati al pensiero di quel che avrebbero dovuto fare.
Era una notte molto buia e nuvolosa, ed Harry e Gideon arrivarono alla capanna con un po' di ritardo perché avevano dovuto aspettare nel salone d'ingresso che Pix la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno. Avevano deciso che sarebbero stati loro due a portare il drago.
Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.
Gli ho messo un bel po' di topi e di brandy per il viaggio.» disse con voce soffocata «E dentro ho messo anche il suo orsacchiotto, se mai si sente solo.»
«Addio, Norberto!» singhiozzò Hagrid mentre i due amici ricoprivano la cassa con il mantello che rende invisibili e ci s'infilavano sotto anche loro «La mamma non ti dimenticherà mai!»

 

 

Era quasi mezzanotte quando sollevarono la cassa con dentro Norberto per farle salire la scalinata di marmo e la trascinarono attraverso l'ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un'altra scala, e un'altra ancora: neppure la scorciatoia che conoscevano grazie alla Mappa del Malandrino servì a facilitare il compito.
«Ci siamo quasi!» esclamò Gideon ansimando, quando raggiunsero il corridoio situato al disotto della torre più alta.
Davanti a loro qualcosa si mosse così all'improvviso che gli fece quasi cadere di mano la cassa. Dimenticando di essere quasi invisibili, si ritrassero nell'ombra e rimasero a guardare le sagome scure di due persone impegnate in una colluttazione a tre metri da loro. A un tratto si accese un lume.
Era la professoressa McGranitt, in vestaglia scozzese e retina per i capelli, che teneva saldamente Malfoy per un orecchio.
«In castigo!» stava gridando «E venti punti in meno a Serpeverde! Come ti permetti di andare in giro di notte a questo modo!»
«Professoressa, lei non capisce... stanno arrivando Potter e Black... hanno un drago!»
«Ma che sciocchezze! Come osi raccontare balle del genere! Avanti, Malfoy... riferirò tutto al professor Piton!»
Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del mondo, e soltanto quando furono usciti fuori nell'aria fredda della notte si tolsero di dosso il mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve.
Ridendosela per la sorte di Malfoy rimasero in attesa, mentre Norberto si agitava nella sua cassa. Dopo circa dieci minuti, videro sbucare di colpo dall'oscurità quattro manici di scopa.
Gli amici di Charlie erano dei tipi simpatici. Mostrarono a Harry e a Gideon i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso fra di loro. Tutti dettero una mano per assicurare la cassa a quei sostegni, e alla fine Harry e Gideon strinsero la mano agli altri ringraziandoli sentitamente.
Finalmente, Norberto se ne andava: seguendolo con lo sguardo, lo videro allontanarsi e scomparire.
Allora scesero di nuovo la scala a chiocciola, col cuore leggero, adesso che si erano liberati del drago. Norberto se n'era andato, Malfoy era in castigo... ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la loro felicità?
La risposta li attendeva in fondo alla scala. Appena misero piede nel corridoio, dalle tenebre sbucò all'improvviso la faccia di Gazza.
«Bene, bene, bene.» mormorò «Vedo che ci siamo cacciati di nuovo nei pasticci!»
Avevano lasciato sulla torre il mantello che rende invisibili.


Le cose non avrebbero potuto andare peggio di così.
Gazza li portò giù al primo piano, nello studio della professoressa McGranitt, dove si sedettero in attesa senza scambiarsi una parola. Nel cervello di Harry e Gideon si accavallavano scuse, alibi e racconti di una fantasia sfrenata, ma uno più debole dell'altro. Stavolta, non vedevano proprio come avrebbero potuto fare per tirarsi fuori dei pasticci. Erano in trappola. Come avevano potuto essere così stupidi da dimenticarsi il mantello? La professoressa McGranitt non avrebbe mai accettato nessuna delle scuse che potevano addurre per essere scesi dal letto ed essersi messi a girare per la scuola a notte fonda, per non parlare poi di quando erano saliti sulla torretta più alta, che serviva da osservatorio astronomico, l'accesso alla quale era proibito salvo che in orario di lezione. Se a ciò si aggiungeva Norberto e il mantello che rende invisibili, si capiva che potevano anche cominciare a fare i bagagli.
Harry aveva creduto che le cose non potessero andar peggio? Ebbene, si era sbagliato. Quando la McGranitt apparve, Neville era con lei.
«Harry! Gideon!» esclamò questi nell'istante in cui vide gli altri due «Vi stavo cercando per avvertirvi! Ho sentito Malfoy dire che vi avrebbe beccato, e ha detto che avete un dra...»
Harry scosse violentemente il capo per far segno a Neville di tacere, ma la professoressa McGranitt l'aveva visto. A vederla lì, torreggiante sopra le teste di tutti e tre, non ci si sarebbe stupiti se le fossero uscite fiamme dal naso, come a Norberto.
«Non me lo sarei mai aspettato da nessuno di voi. Gazza dice che eravate su all'osservatorio. All'una del mattino! Esigo una spiegazione.»
A Gideon venne un lampo di genio.
«Be’ professoressa, lei deve sapere che io ed Harry spesso facciamo delle scommesse tra di noi. A volte anche molto stupide devo ammetterlo. In questo caso si trattava di riuscire ad individuare nel minor tempo possibile la costellazione del Drago. Per questo ci siamo recati sulla torre di Astronomia. Il perdente avrebbe dovuto farsi interrogare in tutte le materie nello stesso giorno e, in previsione di questo, sono settimane che studiamo senza sosta. Ci siamo avviati alla torre molto prima che scattasse il coprifuoco ma poi ci siamo addormentati. Quando Mastro Gazza ci ha trovati ci eravamo appena svegliati e volevamo ritornare in Dormitorio. Non volevamo realmente infrangere le regole.»
Gideon assunse la tipica aria da cucciolo bastonato che faceva addolcire chiunque, ed Harry mise su una finta aria dispiaciuta, come se già sapesse tutto, mentre dentro di sé ghignava per la prontezza del suo amico.
La McGranitt però era ancora indecisa se credergli o meno.
«Malfoy ci ha probabilmente sentiti parlare mentre discutevamo sul prendere o meno la mappa astronomica dove avremmo trovato la costellazione del Drago, e avrà pensato che si trattasse di un Drago vero.» aggiunse Harry «Quanto a Neville, ha semplicemente sentito ciò che diceva Malfoy e, non vedendoci in dormitorio, si è preoccupato per noi ed ha deciso di venirci a cercare. Si è solo impaurito per la sorte dei suoi amici e mi chiedo cosa ci sia di male in questo.»
«È vero, signor Paciock?» disse la McGranitt rivolta a Neville, il quale annuì freneticamente.
Poi fissò intensamente Harry e Gideon, che mantennero però un’espressione talmente innocente che alla fine la convinse.
«Voglio credervi.» disse infine, facendo sospirare di sollievo i tre ragazzini «Ma non credete che vi sarà tolta una punizione. Venticinque punti saranno tolti ad ognuno di voi per essere stati sorpresi in giro di notte, anche se nel caso dei signori Potter e Black ciò non è stato intenzionale. La prossima volta vi consiglio di evitare di fare scommesse così stupide, perché non sarò così magnanima nel togliervi punti. E avrete una punizione, naturalmente. Vi manderò io un messaggio non appena l’avrò decisa. Adesso recatevi al vostro dormitorio, vi scorterà Mastro Gazza. Buona Notte.»
Voltandosi per uscire, Gideon mise ad Harry un braccio intorno alle spalle, e lui ricambiò la stretta, felice che la disavventura con il drago non avesse creato danni molto gravi.
In questo modo non poterono vedere il dolore che attraversò gli occhi della professoressa di Trasfigurazione, alla quale sembrava di essere tornata ai tempi di James Potter e Sirius Black.


Fortunatamente i Grifondoro non presero troppo male i punti persi, soprattutto perché nelle lezioni seguenti Harry, Metis, Gideon ed Hermione riuscirono a recuperarli ampiamente. Neville aveva perdonato Harry e Gideon per il fraintendimento, ed era felice che le cose si fossero risolte per il meglio.
Tuttavia il gesto di Malfoy non fu dimenticato, e i cinque amici meditavano vendetta.
In seguito al suo ennesimo scherzo ai danni di Neville, Hermione prese in disparte Metis.
«Voglio organizzare uno scherzo ai danni di Malfoy.» disse irata «Quel ragazzino odioso ha oltrepassato il limite.»
Metis sorrise. Finalmente Hermione stava smettendo di essere così ligia alle regole e stava mostrando la sua vera indole.
«Hai già qualcosa in mente?»
«In realtà no. Però volevo parlarne anche con gli altri, magari hanno qualche idea.»
Ron, Harry e Gideon furono molto sorpresi della decisione di Hermione, ma acconsentirono ad aiutarla a trovare un’idea per uno scherzo che avrebbe tolto a Malfoy la voglia di maltrattare il povero Neville.
«Forse ho trovato!» esclamò Metis «La pozione dell’illusione!»
«La cosa?!» esclamarono tutti.
«La pozione dell’illusione è una mia nuova creazione. È relativamente semplice da fare e, a pozione finita, basta pronunciare la parola ‘Illusions’ pensando intensamente all’illusione che si vuole creare per far sì che essa abbia effetto. La prossima volta che Malfoy prenderà in giro Neville, noi butteremo addosso a quest’ultimo la pozione che lo trasformerà in una specie di Hulk. Naturalmente solo Malfoy, Tiger e Goyle vedranno quest’illusione, e per tutti gli altri loro staranno semplicemente scappando via dal nostro timido Neville. Allora? Che ve ne pare?»
Tutti furono subito molto entusiasti, e si programmò che Metis ed Hermione si sarebbero occupate della pozione.
Prima che loro due uscissero dal ritratto per mettersi a lavoro, udirono chiaramente Ron dire: «Scusate ragazzi, ma chi è Hulk?»


Era tutto pronto.
Avevano deciso che lo scherzo avrebbe avuto luogo in Sala Grande.
Harry aveva avuto la brillante idea di rendere invisibile la boccetta della pozione e adesso aspettavano trepidanti il momento buono per agire.
Avevano anche avvertito Neville che avrebbe dovuto alzarsi dalla panca non appena fosse comparso Malfoy.
Come da copione, appena comparve Mafoy all’ingresso della Sala Grande, Neville fece per uscire.
«Cosa c’è Paciock? Hai mangiato così tanto da star male anche sta’ volta? Se continuerai in questo modo inizierai a rotolare!»
Mentre lui e i suoi scagnozzi iniziavano a ridere sguaiatamente, Hermione con un incantesimo rovesciò il contenuto della boccetta su Neville.
Le risate si interruppero immediatamente.
Davanti agli occhi dei tre Serpeverde Neville iniziò a crescere, a diventare muscoloso. In breve la sua altezza si triplicò.
«Dicevi, Malfoy?!» disse lui, con una voce baritonale che non gli apparteneva.
I sorrisi lasciarono il posto ad espressioni terrorizzate e, tra lo sconcerto ed il divertimento generale, i tre Serpeverde scapparono urlando fino al loro Dormitorio.

 

Metis, Harry, Gideon, Ron ed Hermione ritornarono ancora ridendo nella Sala Comune di Grifondoro.
«Adesso Malfoy ci penserà due volte prima di rivolgere un’offesa a Neville!» disse Hermione «Mi sono proprio divertita, devo ammetterlo.»
I ragazzi si scambiarono un’occhiata, poi Gideon assunse un’aria solenne.
«Dal momento che anche la nostra ‘Mione è entrata a tutti gli effetti nel club dei giovani malfattori, credo che sia venuto il momento di trovarci un nome non credete?»
«E cosa suggerisci?» chiese Metis, pur già sapendo la risposta.
«Io pensavo di chiamarci ‘I Malandrini’.»
«Guarda che quel nome è già stato usato da mio padre e dai suoi amici.» gli ricordò Harry.
Gideon parve un po’ in difficoltà.
«Questo lo so. Ma, vedi, è un nome perfetto!» insistette, ma prima che Harry potesse ribattere intervenne Metis.
«Allora noi saremmo i Nuovi Malandrini.» disse sorridendo «Saremo i Malandrini della Nuova Generazione.»
Si fissarono tutti e cinque per qualche secondo prima di sorridersi a vicenda.
«Sì, mi piace!» sclamò Ron euforico, e anche Hermione annuì.
«Bene allora. Mettete la vostra mano sulla mia e ripetete dopo di me.» disse Harry, stendendo davanti a sé il braccio con il palmo rivolto verso il basso.
«Giuro Solennemente di Non Avere Buone Intenzioni.»
La personale leggenda dei Malandrini.
Tutti ripeterono in coro la frase e un brivido li attraversò: in una serata come le altre, inconsapevolmente, cinque ragazzi avevano stretto un vincolo più profondo di qualsiasi promessa.



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Capitolo 16
*** Capitolo 15 - Punizione nella Foresta ***


Ormai l’avventura con il drago era passata in prescrizione, e i Malandrini non avevano potuto mettersi di nuovo nei guai a causa degli esami.
Sotto la supervisione di Metis ed Hermione, anche Gideon e Harry avevano iniziato a ripassare con loro grande disappunto, quindi avevano poco tempo da dedicare alle loro malandrinate.
Con grande irritazione di Hermione, comunque, appena due giorni dopo l’inizio delle lezioni di ripasso per gli esami i due ragazzi e Metis erano capaci di citare quasi a memoria ogni nozione presente nei libri. Ron se la cavava meno bene e, visto che Hermione sapeva già tutto, anche se non in una maniera così metodica come gli altri amici, decise insieme a Metis di aiutarlo. Così, mentre loro due e Ron sgobbavano sui libri in biblioteca, Harry e Gideon facevano di tutto per mettersi nei guai.
Un pomeriggio, mentre tornavano dalla biblioteca, udirono una voce lamentosa provenire da una delle aule. Quando si avvicinarono, capirono che si trattava di Raptor.
«No, no, un'altra volta no, ti prego...»
A sentire quelle parole, sembrava che qualcuno lo stesse minacciando. Dopo essersi scambiati uno sguardo Harry e Gideon si avvicinarono ancora.
«E va bene... va bene.» sentirono Raptor singhiozzare.
Passò appena un secondo, e dall'aula uscì in gran fretta Raptor, tutto intento a rimettersi il turbante per il verso giusto. Era pallido e sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Si allontanò fino a sparire alla vista, e i due amici ebbero l'impressione che non li avesse neanche notati. Attesero che l'eco dei suoi passi si spegnesse, poi fece capolino nell'aula per dare un'occhiata: era vuota, ma all'estremità opposta c'era una porta spalancata. Probabilmente da quell'aula era appena uscito Piton e, da quanto avevano appena sentito, doveva essere anche tutto ringalluzzito: sembrava che finalmente Raptor avesse ceduto.
Decisero di informare subito gli altri e tornarono in biblioteca, dove Hermione stava interrogando Ron in astronomia, e Metis leggeva un libro.
«Dunque, Piton ce l'ha fatta!» esclamò Ron. «Se Raptor gli ha insegnato a spezzare il suo incantesimo anti-magia nera...»
«Però, c'è sempre Fuffi.» obiettò Hermione.
«Forse Piton ha scoperto come eludere la sua sorveglianza senza chiedere niente a Hagrid.» disse Ron alzando gli occhi sulle migliaia di volumi che li circondavano «Scommetto che qua dentro, da qualche parte, c'è un libro che spiega come fare per mettere fuori combattimento un gigantesco cane a tre teste. E allora, che cosa facciamo ragazzi?»
Negli occhi di Ron era tornata a brillare la luce dell'avventura.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Hermione «È quello che dovremmo aver fatto già da un sacco di tempo. Se tentiamo qualcosa noi, ci sbattono fuori di sicuro.»
«Andiamo ‘Mione che fine ha fatto il tuo spirito malandrino!?» esclamò Gideon.
«E poi non abbiamo prove!» le ricordò Harry «Raptor ha troppa paura per darci corda. Basta solo che Piton dica di non sapere come ha fatto a entrare quel mostro a Halloween, e che lui al terzo piano non ci è neanche andato vicino... Secondo voi, a chi crederanno, a lui o a noi? Che noi non possiamo soffrire Piton, non è precisamente un segreto. Silente penserà che ci siamo inventati tutto per farlo licenziare. Gazza non ci aiuterebbe per tutto l'oro del mondo: è troppo amico di Piton, e dal suo punto di vista, più studenti vengono rispediti a casa, meglio è. E poi, non dimenticate che noi non ne dovremmo proprio sapere nulla, né della pietra né di Fuffi. Sarà dura spiegare come l'abbiamo saputo.»
«L’unica cosa che ci resta da fare è aspettare e tenere gli occhi aperti.» disse Metis, prima di ributtarsi a capofitto nella lettura, e gli altri conclusero che era la cosa migliore da fare per il momento.
 


Il mattino seguente, Harry, Gideon e Neville, sedendosi al tavolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identici, e dicevano:
 
Per punizione, andrete in cella d'isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d'ingresso.
Prof.ssa McGranitt
 
Con le lezioni di ripasso, il Quidditch e il resto, Gideon ed Harry si erano completamente dimenticato della punizione che li attendeva. Tutto sommato però, avrebbe potuto andargli peggio. Almeno non avevano perso così tanti punti da renderli impopolari a scuola!
Quella sera alle undici, salutarono gli altri nella sala di ritrovo e scesero nell'ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad attenderli, e con lui c'era anche Malfoy.
«Seguitemi.» disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
«Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?» fece in tono di scherno «Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le punizioni... proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta... Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano... Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate, sarà peggio per voi.»
Si avviarono attraverso il parco immerso nell'oscurità. Neville non la smetteva di tirare su col naso, mentre Harry e Gideon si domandavano quale sarebbe stato il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente orribile, altrimenti Gazza non avrebbe avuto quel tono gongolante, tuttavia, non volendo dare al custode una soddisfazione, mantennero la loro aria arrogante per tutto il tragitto.
La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio.
Poi udirono un grido in lontananza.
«Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare.»
Harry e Gideon si scambiarono uno sguardo sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se toccava loro stare con Hagrid. Tuttavia Gazza lo notò e disse: «Non penserete mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello zoticone? Be', levatevelo dalla testa, ragazzini: è nella foresta che vi sto portando, e non so neanche se tornerete tutti interi.»
A quelle parole, Neville diede un flebile lamento, e Malfoy si fermò, incapace di proseguire.
«Nella foresta?
» ripeté, con un insolito tono insicuro «Ma non si può mica andarci di notte... ci sono in giro un sacco di bestie strane... lupi mannari, dicono.»
Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono strozzato.
«È quello che ti fa paura, eh?» fece Gazza, con la voce che tradiva la sua gioia maligna «Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di combinare tutti quei pasticci, non credi?»
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor. Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
«Era ora.» disse «È già mezz'ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry, Gideon?»
«Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid.» disse Gazza freddamente «In fin dei conti sono qui per essere puniti.»
«Forse è per questo che siete in ritardo, signore?» chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracciglia «Perché ha perso tempo a fargli la lezione? Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da qui in avanti me ne occupo io.»
«Allora io torno all'alba…» disse Gazza «...a riprendere quello che ne resta.» aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.
A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
«Io in quella foresta non ci metto piede.» disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c'era una nota di panico.
«Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!» ribatté Hagrid in tono feroce «Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare.»
«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...»
«...ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così.» lo rimbeccò Hagrid «Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fà le valigie. Avanti, adesso!»
Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi abbassò gli occhi.
«Allora.» disse Hagrid «Adesso statemi a sentire bene, perché quel che faremo stanotte è molto pericoloso e non voglio che correte rischi. Venite un momento con me.»
Li condusse fino al margine della foresta. Tenendo alto il lume, additò uno stretto sentiero serpeggiante, che scompariva fra il fitto degli alberi, immerso nell'oscurità.
«Guardate lì.» fece Hagrid «Vedete quella roba che luccica per terra? Quella roba argentata? È sangue di unicorno. Là dentro c'è un unicorno ferito. È la seconda volta che succede, questa settimana. Mercoledì scorso ne ho trovato uno morto. Noi cercheremo di andare a salvarlo, povera bestia. Ma forse dovremo abbatterlo, per non farlo più soffrire.»
«E se chi ha ferito l'unicorno ci trova prima lui?» fece Malfoy, incapace di non lasciar trasparire la paura dalla sua voce.
«Niente che vive nella foresta può farvi del male, se siete con me o con Thor.» rispose Hagrid.  
Iniziarono ad avanzare lentamente, tendendo l'orecchio al minimo rumore. All'improvviso, in una radura poco più avanti, qualcosa senza dubbio si mosse.
«Chi è là?» gridò Hagrid «Fatti vedere... sono armato!»
Ciò che avanzò verso di loro, fino alla cintola era un uomo, con barba e capelli rossi, ma dalla vita in giù aveva un corpo di cavallo di un bel marrone castagna, con una lunga coda rossastra.
Harry e Gideon restarono a bocca aperta.
«Ah, sei tu, Conan.» disse Hagrid in tono sollevato «Come va?» Fece un passo avanti e strinse la mano al centauro.
«Buona sera a te, Hagrid.» disse Conan. Aveva una voce profonda e malinconica «Non è che volevi colpirmi?»
«Non si è mai troppo cauti, Conan.» rispose Hagrid dando un colpetto alla sua balestra «In giro per questa foresta c'è qualcosa che non mi torna. Oh, a proposito, ti presento Harry Potter e Gideon Black. Studiano su alla scuola. E quegli altri due sono Draco Malfoy e Neville Paciock. Questo è Conan, ragazzi, un centauro.»
«Fico!» esclamarono Harry e Gideon.
«Buona sera.» fece Conan «Allora, dite un po': in quella scuola si studia molto?»
«Un po’.» dissero i ragazzi facendo spallucce, memori delle lezioni assolutamente inutili del professor Raptor.
«Un po'. Be', è già qualcosa.» sospirò Conan. Poi rovesciò il capo all'indietro e guardò il cielo «Marte è molto luminoso, stasera.»
«Già» fece Hagrid guardando anche lui in alto «Senti un po', Conan, sono proprio contento che ti abbiamo incontrato, perché c'è in giro un unicorno ferito. Tu hai visto niente?»
Conan non rispose subito. Continuò a fissare il cielo, e poi tornò a sospirare.
«Le prime vittime sono sempre gli innocenti.» disse «Così fu nei secoli dei secoli, così è adesso.»
«Già.» fece Hagrid «Ma tu hai visto niente, Conan? Niente di strano?»
«Marte è molto luminoso stanotte.» ripeté Conan mentre Hagrid gli lanciava un'occhiata impaziente «Non capita spesso.»
«Va bene, ma io intendevo niente di strano un po' più terra terra.» riprese Hagrid «Insomma, non hai notato niente?»
Ancora una volta, Conan ci mise un po' prima di rispondere. Alla fine disse: «La foresta nasconde molti segreti.» poi se ne andò.
«È davvero impossibile.» disse Hagrid in tono irritato, non appena Conan si fu allontanato abbastanza «Avere una risposta chiara da un centauro. Sono sempre lì che guardano le stelle. Di quel che succede quaggiù, non gliene importa un fico secco.»
«Ma qui nella foresta, ce ne sono molti di quelli?» chiese Gideon.
«Oh, be', parecchi... Per lo più se ne stanno per i fatti loro, ma per fortuna si fanno vivi, quando ho voglia di scambiare una parola con qualcuno. Badate bene, i centauri sono dei gran cervelloni... sanno un sacco di cose. Solo che non sono tanto chiacchieroni.»
Camminarono per quasi mezz'ora, addentrandosi sempre di più, fino a quando seguire il sentiero divenne quasi impossibile, tanto erano fitti gli alberi. Ad un certo punto si divisero, ed Harry si ritrovò a camminare nella foresta con Thor e Malfoy. Gli sembrò di intravedere macchie di sangue sempre più frequenti: c'erano schizzi sulle radici di un albero, come se una povera creatura ferita si aggirasse là attorno. Davanti a lui, attraverso i rami intricati di un'antica quercia, Harry scorse di nuovo una radura.
«Guarda...» mormorò, tendendo il braccio per fermare Malfoy.
Per terra c'era qualcosa di bianco che scintillava: era un unicorno, ed era morto.
Harry non aveva mai visto nulla di così bello e così triste, e aveva già fatto un passo verso l'unicorno quando un fruscio lo fece fermare di colpo. Ai margini della radura, un cespuglio fremette... Poi, dall'ombra, uscì una figura incappucciata che avanzò strisciando come un animale da preda. Harry, Malfoy e Thor rimasero impietriti. La figura incappucciata si avvicinò all'unicorno, chinò il capo sulla ferita che si apriva nel fianco dell'animale e si mise a berne il sangue.
«AAAAAARGH!»
Malfoy si lasciò sfuggire un grido agghiacciante e schizzò via, e con lui Thor. L'incappucciato alzò il capo e puntò lo sguardo su Harry, con il sangue dell'unicorno che gli colava sul petto. Poi si alzò in piedi e gli si avvicinò a rapidi passi. Harry non riusciva a muoversi per il terrore.
Improvvisamente gli trapassò la testa una fitta di dolore come non ne aveva mai provate: era come se la sua cicatrice avesse preso fuoco. Mezzo accecato, arretrò barcollando. Dietro di sé udì un rumore di zoccoli al galoppo e qualche cosa lo superò d'un balzo, piombando addosso all'incappucciato.
Il dolore alla testa era talmente forte che Harry cadde in ginocchio, e ci vollero un paio di minuti prima che passasse. Quando il ragazzo levò lo sguardo, la figura era scomparsa. Davanti a lui c'era un centauro, ma non era Conan: dall'aspetto era più giovane, e aveva chiome biondo chiarissimo e un corpo da sauro.
«Tutto bene?» disse il centauro aiutando Harry a rimettersi in piedi.
«S-sì, grazie... ma che cos'era quello?»
Il centauro non rispose. Aveva occhi di un blu stupefacente, come pallidi zaffiri. Guardò Harry con attenzione, soffermandosi a osservare la cicatrice che gli spiccava livida sulla fronte.
«Ma tu sei il giovane Potter!» esclamò «Faresti bene a tornare da Hagrid. A quest'ora la foresta è un posto pericoloso, specie per te. Sai andare a cavallo? In questo modo farai più in fretta. Mi chiamo Fiorenzo.» aggiunse poi, mentre piegava le zampe anteriori perché Harry potesse salirgli in groppa.
Avanzarono in silenzio attraverso gli alberi, e Harry pensò che il centauro non volesse più parlargli, ma mentre attraversavano un punto dove il bosco era particolarmente fitto il centauro si fermò di colpo.
«Harry Potter, ma tu lo sai che cosa ci si fa con il sangue di unicorno?»
«No.» rispose Harry, stupito da quella strana domanda «Noi abbiamo usato soltanto il corno e i peli della coda, a lezione di Pozioni.»
«Questo perché uccidere un unicorno è una cosa mostruosa.» ribatté Fiorenzo «Soltanto uno che non ha niente da perdere e tutto da guadagnare commetterebbe un delitto del genere. Il sangue dell'unicorno ti mantiene in vita anche se sei a un passo dalla morte; ma il costo da pagare è tremendo. Poiché hai ucciso una cosa pura e indifesa per salvarti, dall'istante che il sangue tocca le tue labbra non vivrai che una mezza vita, una vita dannata.»
«Ma chi potrebbe essere così disperato?» si domandò ad alta voce «Se uno finisce dannato per sempre, meglio morire, no?»
«Vero.» concordò Fiorenzo «A meno che non ti basti restare vivo per il tempo necessario a bere qualcos'altro... qualcosa che ti restituisca tutta la tua forza e il tuo potere, qualcosa che fa sì che tu non possa morire mai. Signor Potter, tu lo sai che cosa è nascosto dentro la scuola, in questo preciso momento?»
«La Pietra Filosofale! Ma certo... L'Elisir di Lunga Vita! Però non capisco chi...»
«Non ti viene in mente nessuno che abbia atteso molti anni per tornare al potere, che si sia aggrappato alla vita aspettando la sua grande occasione?»
Era come se un pugno di ferro si fosse improvvisamente serrato attorno al cuore di Harry.
«Vuoi dire.» fece Harry con voce strozzata «Che era Vol...»
«Harry! Harry, tutto a posto?»
Gideon correva verso di loro lungo il sentiero, seguito da un Hagrid tutto ansimante.
«Ma io sto benissimo.» rispose Harry quasi senza sapere quel che diceva «L'unicorno è morto, Hagrid, sta nella radura lì dietro.»
«A questo punto, io ti lascio, signor Potter.» mormorò Fiorenzo, mentre Hagrid si affrettava nella direzione indicata per vedere l'unicorno «Adesso sei al sicuro.»
Harry scivolò giù dalla sua groppa.
«Buona fortuna, Harry Potter.» disse Fiorenzo «È già successo che i pianeti venissero letti in modo errato, anche dai centauri. Spero che questa sia una di quelle volte.»
Così dicendo, si voltò e si addentrò nel folto della foresta, lasciandosi alle spalle Harry scosso dai brividi.
 

Mentre aspettava il loro ritorno, Ron si era addormentato nella sala di ritrovo immersa nell'oscurità, mentre Hermione e Metis leggevano un libro, anche se chiaramente a fatica reprimevano il sonno. Tuttavia, quando Harry e Gideon entrarono dal ritratto, nel giro di pochi secondi erano tutti e tre perfettamente svegli, e ascoltavano Harry spiegare che cosa era successo nella foresta.
Harry non riusciva a sedersi. Andava su e giù a gran passi davanti al fuoco. Tremava ancora.
«Piton vuol rubare la Pietra per conto di Voldemort... Voldemort aspetta nella foresta... e pensare che per tutto questo tempo abbiamo creduto che Piton volesse soltanto arricchirsi...»
«Piantala di pronunciare quel nome!» sussurrò Ron terrorizzato, come se credesse che Voldemort potesse udirli.
Ma Harry non lo ascoltava.
«Fiorenzo mi ha salvato, ma non avrebbe dovuto farlo... ha iniziato a parlare quello che predicono i pianeti... Probabilmente, secondo i pianeti, Voldemort sta per tornare...»
«Ma la pianti di pronunciare quel nome?» sibilò Ron, beccandosi uno scappellotto da Metis seguito da un «Piantala tu di interromperlo!»
Ascoltare di come il fratello era stato a un passo dall’essere ucciso l’aveva terrorizzata a morte. Gideon parve capirlo e si sedette accanto a lei stringendola forte. Anche lui si era spaventato molto.
«Quindi, adesso non mi resta che aspettare che Piton rubi la Pietra.» proseguì Harry febbrilmente. «E a quel punto Voldemort potrà venire a farmi fuori...»
Hermione aveva un'aria molto spaventata, ma gli offrì una parola di conforto.
«Harry, tutti dicono che Silente è l'unica persona di cui Tu-Sai-Chi abbia mai avuto paura. Se c'è in giro Silente, Tu-Sai-Chi non ti torcerà un capello. Ma comunque, chi ha detto che i centauri hanno ragione? A me sembra roba da chiromanti, e anche la professoressa McGranitt ha detto che quella è una branca della magia molto imprecisa.»
«E poi, Harry, non hai tenuto conto di una cosa.» disse Metis, alzandosi a fronteggiare il fratello «Anch’io ho una cicatrice inferta da Voldemort, è anche me che vuole. E non gli sarà così facile farci fuori entrambi.»
«Voldemort dovrà passare sul mio cadavere prima di farvi del male. Combatteremo se necessario.» disse Gideon con ferocia, affiancando i due gemelli.
A quel punto Hermione e Ron si guardarono per un istante.
«E noi saremo con voi.» disse Hermione risoluta mentre Ron annuiva «Ma ci piacerebbe che non ci teneste all’oscuro di alcune cose. Ad esempio, cos’è questa storia della cicatrice di Metis? Dai libri che ho letto non risulta niente.»
«Questo perché sono in pochi a saperlo.» disse Metis con un sospiro «Io ho la stessa cicatrice di Harry, ma sulla spalla sinistra.» e la mostrò.
Nel frattempo, il cielo si era rischiarato e decisero di ritirarsi nei rispettivi dormitori. Andarono a letto esausti, con la gola che doleva, ma le sorprese di quella nottata non erano finite.
Quando Harry scostò le lenzuola, vi trovò sotto, piegato con cura, il mantello che rende invisibili. A esso era attaccato un biglietto che diceva: «In caso ti serva.»
 
 
 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 - Verso la fine ***


I tanto attesi e temuti giorni d’esame erano arrivati, e avevano ricevuto penne d'oca speciali, nuove di zecca, che erano state stregate con un incantesimo particolare per impedire loro di copiare.
Il professor Vitious li aveva chiamati a uno a uno nella sua aula per vedere se erano capaci di eseguire lo speciale Tip-tap dell'Ananasso sulla scrivania, mentre la professoressa Mcgranitt li stette a guardare mentre trasformavano un topolino in una tabacchiera. Piton li rese tutti nervosi fiatandogli nel collo mentre cercavano di ricordare come si fabbricava la pozione che faceva dimenticare le cose.
Conclusi tutti gli esami, i Malandrini si diressero verso il laghetto e si stesero comodamente sotto un albero.
«Niente più ripassi!» disse Ron con un sospiro di sollievo, stiracchiandosi sull'erba «Cos’hai, Harry?»
Harry, infatti, si stava stropicciando la fronte, mentre Metis la spalla sinistra.
«Come vorrei sapere che cosa significa!» disse con uno scatto di rabbia «Questa cicatrice non la pianta di farci male... è già capitato, ma mai tanto spesso.»
«Andate da Madama Chips.» suggerì Hermione.
«Non siamo mica malati.» rispose Metis «Credo sia un avvertimento... significa pericolo incombente.»
Gideon aveva troppo caldo per iniziare un discorso già affrontato mille volte.
«Rilassati, Metis: Hermione ha ragione, la Pietra è al sicuro fino a che c'è in giro Silente. In ogni caso, non abbiamo mai avuto alcuna prova che Piton abbia scoperto come eludere la sorveglianza di Fuffi. Una volta si è quasi fatto strappare una gamba: vedrai che aspetterà prima di riprovarci. E prima che Hagrid abbandoni Silente, Neville avrà fatto in tempo a entrare nella nazionale di Quidditch.»
Metis annuì, ma non riusciva a liberarsi dalla fastidiosa sensazione che c'era qualcosa che aveva dimenticato di fare: qualcosa di importante. Quando tentò di spiegarsi, Hermione commentò: «È   l'effetto degli esami. Io la notte scorsa mi sono svegliata, e prima di ricordarmi quello che avevamo fatto, ero già arrivata a sfogliare metà dei miei appunti sulle Trasfigurazioni.»
Eppure, Metis era convinta che quella fastidiosa sensazione non avesse nulla a che fare con lo studio.
Hagrid non avrebbe mai tradito Silente… Hagrid non avrebbe mai detto a nessuno come fare per evitare Fuffi, mai... Eppure...
Di colpo, Metis balzò in piedi.
«Ma dove vai?» chiese Gideon in tono sonnacchioso.
«Mi è venuta in mente una cosa.» rispose Metis. Era impallidita. «Dobbiamo immediatamente andare a trovare Hagrid!»
«E perché?» disse Harry.
«A voi non sembra un po' strano.» proseguì Metis mentre risalivano il declivio erboso «Che la cosa che Hagrid più desidera al mondo sia un drago, e che si presenti uno sconosciuto che per caso si ritrova un uovo di drago in tasca? Quanta gente c'è che va in giro con in tasca uova di drago, visto che è vietato dalla legge dei maghi? È stato fortunato a incontrare Hagrid, non vi pare? Oh, ma perché non ci ho pensato prima?»
Hagrid era seduto in poltrona davanti alla porta di casa: aveva le maniche e le gambe dei pantaloni arrotolate e stava sgusciando piselli in una grossa ciotola.
«Salve!» disse sorridendo «Finiti gli esami? Avete tempo di fermarvi a bere qualcosa?»
«Sì, grazie.» disse Ron, ma Metis lo bloccò.
«No, abbiamo fretta. Hagrid, devo chiederti una cosa. Sai quella notte che hai vinto Norberto? Che aspetto aveva lo straniero con cui hai giocato a carte?»
«Boh.» rispose Hagrid, vago «Non si è mai tolto il mantello.»
Quando si accorse che tutti e cinque lo fissavano allibiti, alzò un sopracciglio.
«Non è mica una cosa tanto strana, di gente bizzarra ce n'è tanta al pub della "Testa di Porco", giù al villaggio. Poteva essere un trafficante di draghi, no? Comunque, in faccia non l'ho mai visto, si è sempre tenuto il cappuccio.»
Harry si lasciò cadere a terra, vicino alla ciotola di piselli.
«E di che cosa avete parlato, Hagrid? Gli hai mai accennato a Hogwarts?»
«Può darsi.» rispose Hagrid aggrottando le sopracciglia nello sforzo di ricordare «Sì... Mi ha chiesto che mestiere facevo e io gli ho detto che facevo il guardiacaccia qui... Allora ha chiesto di che genere di creature mi occupavo. Io gliel'ho detto... e ho anche detto che avevo sempre desiderato avere un drago... Poi... non ricordo tanto bene, perché quello non faceva che offrirmi da bere. Vediamo... sì, allora ha detto che lui aveva un uovo di drago e se lo volevo potevamo giocarcelo a carte... Però dovevo promettergli che lo tenevo bene: non voleva che finiva al chiuso in qualche casa... Allora io gli ho detto che, dopo Fuffi, tenere un drago era la cosa più facile del mondo...»
«E lui... ha mostrato qualche interesse per Fuffi?» chiese Metis cercando di mantenere calmo il tono della voce.
«Be', sì... Insomma, anche dalle parti di Hogwarts, non è che capiti spesso di incontrare cani a tre teste, no? Allora gli ho detto che Fuffi era buono come il pane, se uno sapeva calmarlo. Bastava un po' di musica, e lui si addormentava come un angioletto...»
Di colpo, un'espressione di orrore si dipinse sul volto di Hagrid.
«Accidenti, non ve lo dovevo dire!» farfugliò «Dimenticate tutto! Ehi... ma dove andate?»
I Malandrini non scambiarono neanche una parola finché non si fermarono nel salone d'ingresso, che dopo il prato assolato parve loro molto freddo e cupo.
«Dobbiamo andare da Silente.» disse Harry che, finalmente, aveva compreso il filo logico del ragionamento della sorella «Hagrid ha raccontato a quello straniero come si fa a eludere la sorveglianza di Fuffi, e sotto quel mantello c'era o Piton o Voldemort... Dev'essere stato facile, dopo aver fatto sbronzare Hagrid. Spero solo che Silente creda a quello che gli diciamo. Dov'è il suo studio?»
«Basterà che...» cominciò Gideon, ma all'improvviso una voce risuonò nel salone.
«Che cosa ci fate qui dentro, voi cinque?»
Era la professoressa Mcgranitt, che portava una grossa pila di libri.
«Vogliamo vedere il professor Silente.» disse Hermione con un coraggio che gli altri quattro giudicarono notevole.
«Il professor Silente è uscito dieci minuti fa. Ha ricevuto un gufo urgente dal Ministero della Magia ed è subito partito in volo per Londra.»
«Se n'è andato?» fece Harry in tono affranto «Proprio adesso?»
«Potter, il professor Silente è un grandissimo mago, la sua presenza è richiesta da molte parti...»
«Ma questo è importante!»
«Quel che voi avete da dirgli sarebbe più importante del Ministero della Magia, Potter?»
«Senta, professoressa.» fece Metis gettando all'aria ogni prudenza «È a proposito della Pietra Filosofale...»
La Mcgranitt poteva aspettarsi di tutto, tranne quello. I libri che reggeva le caddero di mano e lei non si dette neanche la pena di raccoglierli.
«E voi, come lo sapete?» farfugliò.
«Professoressa: io penso, anzi lo so di certo, che Pit... che qualcuno si prepari a tentare di rubare la Pietra. Dobbiamo parlare con il professor Silente.»
La professoressa gli scoccò un'occhiata carica di un misto di orrore e di sospetto.
«Il professor Silente sarà di ritorno domani.» disse infine «Non so proprio come abbiate fatto a scoprire la storia della Pietra, ma state pur certi che nessuno può rubarla, è troppo ben protetta.»
«Ma prof...»
«So quel che dico, Potter.» tagliò corto la McGranitt. Poi si chinò a raccogliere i libri che le erano caduti «E adesso, vi consiglio di tornarvene tutti fuori a godervi questo bel sole.»
Ma loro non seguirono il suo consiglio.
«È per stanotte.» disse Harry quando si fu accertato che la professoressa McGranitt non fosse più a tiro di voce «Stanotte Piton ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori circolazione. È stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente… Ragazzi io ho deciso: stasera vado al terzio piano e cerco di arrivare alla Pietra prima di lui.»
«Scordatelo fratellino, non senza di me.» esclamò immediatamente Metis ponendosi davanti a lui con le braccia incrociate.
«E me.» aggiunse Gideon spalleggiandola con un sorriso.
«Voi siete matti!» esclamò Ron guardando i tre a bocca aperta.
«Non potete farlo!» disse Hermione «Sarete espulsi!»
«E chi se ne importa!» gridò Harry «Ma non capite? Se Piton si porta via la Pietra, Voldemort torna! Non avete sentito che cosa è successo quando qualcuno ha tentato di fargli le scarpe? Non ci sarà più una Hogwarts da cui essere espulsi! La raderà al suolo, o la trasformerà in una scuola di Magia Nera! Ormai, perdere punti non ha più importanza, non lo capite? O credete forse che, se il Grifondoro vince il campionato dei dormitori, lui lascerà in pace noi e le nostre famiglie?»
«Hai ragione, Harry.» disse Hermione con un filo di voce.
«Useremo il mantello che rende invisibili.» concluse Harry «Una bella fortuna averlo recuperato.»
«Ma basterà a coprirci tutti e cinque?» chiese Ron, e lui lo guardò stranito. Gideon e Metis si sorrisero.
«Come, tutti e cinque?»
«Oh, falla finita, mica penserai che vi lasciamo andare da soli a tutti e tre?» esclamò Hermione in tono spiccio «Levatevelo dalla testa. Siamo o non siamo i Malandrini? Siamo un gruppo, dove va uno vanno tutti.»
«Ma se ci pescano, sarete espulsi anche voi.»
Hermione sospirò.
«Non se possiamo evitarlo.» ribatté la ragazza in tono cupo «Il professor Vitious mi ha detto in gran segreto che al suo esame ho preso centododici su cento. Con un voto del genere, non mi butteranno fuori. Lo stesso discorso vale per voi, Harry, Gideon e Metis.» qui fece una smorfia «Avete preso centocinquanta su cento, anche se non ho idea di come questo sia stato possibile.»
I tre fecero un ghigno soddisfatto mentre Ron assunse un’aria abbattuta.
«Chissà io quanto avrò preso…»
 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 - Fine Primo Anno ***


Un oggetto dorato luccicava proprio sopra di lui. Era il Boccino! Cercò di afferrarlo, ma si sentiva le braccia troppo pesanti.Sbatté gli occhi. Non era affatto il Boccino. Era un paio di occhiali. Ma che strano.
Sbatté di nuovo le palpebre. Lentamente, come attraverso una bruma, mise a fuoco il volto sorridente di Albus Silente.
«Buon pomeriggio, Harry» disse questi.
Harry lo guardò con tanto d'occhi. Poi recuperò la memoria: «Signor direttore! La Pietra! È stato Raptor! Adesso ce l'ha lui! Bisogna far presto, signore... E Metis e Gideon! Sono in pericolo!»
«Calmati, caro figliolo, sei rimasto un po' indietro con gli avvenimenti.» disse Silente «La Pietra non ce l'ha affatto Raptor, e tua sorella e il giovane Black sono al sicuro. Se ti giri lo puoi vedere da te.»
Harry fece come dettogli dal preside e fu con un sollievo che vide i due sani e salvi. Si rese conto di essere nell'infermeria del castello e sospirò forte prima di rivolgersi nuovamente al preside.
«E allora chi? Signore, io...»
«Harry ti prego di calmarti, altrimenti Madama Chips mi farà buttare fuori.»
Harry deglutì e vide che sul comodino accanto al suo letto sembrava fosse stato trasferito un intero negozio di dolciumi. Lanciò uno sguardo a Metis e Gideon e vide che anche i loro comodini erano stracolmi di cibarie.
«Quelli sono pegni di affetto dei vostri amici e ammiratori.» disse Silente illuminandosi in volto «Quel che è accaduto giù nei sotterranei tra voi e il professor Raptor è segretissimo, quindi naturalmente tutta la scuola ne è al corrente. Credo che i tuoi amici Fred e George Weasley abbiano cercato di mandarti la tavoletta di una tazza del gabinetto: devono aver creduto che ti saresti divertito. Ma Madama Chips non l'ha giudicata una cosa molto igienica, e quindi l'ha confiscata.»
«Da quanto tempo siamo qui?»
«Tre giorni. Mr Ronald Weasley e Miss Granger saranno molto sollevati di sapere che hai ripreso i sensi. Erano preoccupatissimi. E scommetto che lo saranno ancora di più quando sapranno che anche Metis e Gideon si sono ripresi.»
Harry lo guardò stranito prima di sentire con un sorriso le voci dei due.
«Salve, signore.» dissero Metis e Gideon in coro sorridendo e smettendola di fingersi addormentati.
«Quindi, la Pietra: Il professor Raptor non è riuscito a portarvela via. Sono arrivato in tempo per impedirlo, anche se devo ammettere che ve la stavate cavando molto bene anche da soli. Sono arrivato giusto in tempo per togliere te e tua sorella di mano a Raptor... Ho temuto di essere arrivato troppo tardi.»
«C'è mancato poco. Non ce l'avremmo fatta a lungo a tenerlo lontano dalla Pietra...» commentò Metis.
«Non dalla Pietra, ragazza, da voi! Lo sforzo che avete fatto per poco non vi è costata la vita. Per un orribile momento, ho temuto che fosse così. Quanto alla Pietra, è andata distrutta.»
«Distrutta?» ripeté Gideon come inebetito «Ma il suo amico, Nicolas Flamel...»
«Ah, sai di Nicolas?» disse Silente con un tono di voce che sembrava deliziato «Avete fatto proprio le cose per bene, eh? Be', Nicolas e io abbiamo fatto due chiacchiere, e abbiamo deciso che era la cosa migliore.»
«Ma questo significa che lui e sua moglie moriranno, non è così?»
«Dispongono di una quantità sufficiente di Elisir per sistemare i loro affari, dopodiché... ebbene sì, moriranno.»
Harry, steso a letto, sembrava aver perso la parola così come gli altri due. Silente canticchiò un motivetto e sorrise guardando il soffitto.
«Signore?» disse Metis «Stavo pensando... Ehm, anche se la Pietra non c'è più, Vol... voglio dire, Lei-Sa-Chi...»
«Chiamalo pure Voldemort, Metis. Bisogna sempre chiamare le cose con il loro nome. La paura del nome non fa che aumentare la paura della cosa stessa.»
«D'accordo, signore. Dicevo, Voldemort cercherà qualche altro modo per tornare, non è vero? Voglio dire, non se n'è mica andato per sempre, no?»
«No, Metis, non se n'è andato per sempre. È ancora là fuori, da qualche parte, forse in cerca di un altro corpo da abitare... Visto che non è veramente vivo, è impossibile ucciderlo. Ha lasciato morire Raptor: ha tanta poca compassione per i seguaci quanto per i nemici. Comunque, Metis, se tu e tuo fratello avete ritardato il suo ritorno al potere, la prossima volta ci vorrà semplicemente qualcun altro che sia in grado di sostenere quella che sembra una battaglia persa... Ma se il suo desiderio di potere continuerà a venire ostacolato, forse non lo riconquisterà mai più.»
Metis annuì, ma smise subito, perché quel movimento gli faceva dolere la testa. Intervenne Harry, per chiedere al preside cose che stavano ormai assillando entrambi da un po’.
«Signore, ci sono alcune altre cose che mi piacerebbe sapere, se lei può rispondermi... cose sulle quali vorrei – vorremmo - sapere la verità.»
«La verità…- sospirò Silente. «È una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela. In ogni caso, risponderò alle tue domande, a meno che non abbia ottime ragioni per non farlo, nel qual caso ti prego di perdonarmi. Ma non mentirò.»
«Bene... Voldemort ha detto di avere ucciso mia madre soltanto perché lei cercava di impedirgli di uccidere me e Metis. Ma lui perché voleva farci fuori?»
Questa volta, Silente fece un sospiro ancora più profondo.
«Purtroppo, alla prima domanda non posso rispondere. Non oggi. Non ora. Un giorno lo saprete... ma per adesso, ragazzi miei, non ci pensate. Quando sarete più grandi... Lo so che non sopportate di sentirvelo dire, ma... quando sarete pronti, lo saprete.»
«Ma allora, perché Raptor non poteva toccarci?»
«Vedi, vostra madre è morta per salvarvi. Ora, se c'è una cosa che Voldemort non riesce a concepire, è l'amore. Non poteva capire che un amore potente come quello di vostra madre, lascia il segno: non una cicatrice, non un segno visibile... Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Raptor, che avendo ceduto l'anima a Voldemort era pieno di odio, di brama e di ambizione, non poteva toccarvi per questa ragione. Per lui era un tormento toccare persone segnata da un marchio di tanta bontà.»
«E il mantello che rende invisibili... lei sa chi me l'ha mandato?»
«Ah... si dà il caso che tuo padre lo abbia lasciato a me, e io ho pensato che avrebbe potuto farti piacere averlo. Sono cose utili... Quando era qui, vostro padre lo usava soprattutto per sgattaiolare in cucina e far fuori qualche buon bocconcino. Be', adesso basta con le domande. Propongo che tu cominci ad assaggiare qualcuno di questi dolci. Ah! Gelatine Tuttigusti+1! Da giovane ho avuto la sfortuna di trovarne una al gusto di vomito, e da allora devo dire che per me hanno perso ogni attrattiva... Ma se prendo una bella caramella mou, non dovrei correre rischi... Voi che dite?»
Sorrise e si cacciò in bocca un cubetto dal bel colore ambrato. Appena l'ebbe masticata esclamò, tra le risate dei ragazzini: «Povero me! Cerume!»

 

 

Quando i Malandrini si avviarono alla festa di fine anno, la Sala Grande era già piena: era parata a festa con i colori di Serpeverde, verde e argento, per festeggiare il fatto che aveva vinto la coppa per il settimo anno di fila.  Il conteggio dei punti era stato ultimato e, poiché Harry, Metis e Gideon erano rimasti in Infermeria durante l’ultima partita di Quidditch i Corvonero avevano vinto a tavolino. Un immenso stendardo con il serpente di Serpeverde copriva la parete dietro alla Tavola delle Autorità.
Si affrettarono a sedersi, cercando di ignorare il brusio che aveva attraversato la Sala Grande al loro passaggio. Per loro fortuna, il preside prese presto parola.
«Un altro anno è passato!» iniziò Silente con tono allegro «E io devo tediarvi con una chiacchierata da vecchio bacucco, prima che possiamo affondare i denti nelle nostre deliziose leccornie. Che anno è stato questo! Si spera che adesso abbiate la testa un po' meno vuota di quando siete arrivati... E ora, avete tutta l'estate davanti a voi per tornare a vuotarvela, prima che cominci il nuovo anno... Ora, se ho ben capito, deve essere assegnata la coppa del dormitorio, e la classifica è questa: al quarto posto Grifondoro, con duecento punti; terzo Tassorosso con trecentocinquantadue punti; secondo Corvonero, con quattrocentoventisei punti e primo Serpeverde, con quattrocentosettantadue.»
Un boato di ovazioni e battimani esplose dal tavolo di Serpeverde.
«Sì, sì, molto bene, Serpeverde.» continuò Silente «Ma ci sono alcuni recenti avvenimenti che vanno presi in considerazione.»
La Sala Grande piombò nel silenzio più assoluto e a quelli di Serpeverde si gelò il sorriso sulle labbra.
«Ehm... ho alcune comunicazioni dell'ultimo minuto da fare, a proposito del punteggio. Vediamo un po'. Ecco... Primo, a Mr Ronald Weasley….»
Ron si fece tutto rosso in faccia: sembrava un ravanello gravemente ustionato dal sole.
«...per la migliore partita a scacchi che si sia vista a Hogwarts da molti anni a questa parte, attribuisco al Grifondoro cinquanta punti.»
Gli applausi dei Grifondoro raggiunsero quasi il soffitto incantato; le stelle, da lassù, sembravano fremere. Si sentiva Percy dire agli altri prefetti: «È mio fratello, sapete? Il mio fratello più piccolo! Ha passato la prova alla scacchiera gigante della McGranitt!» Finalmente si fece di nuovo silenzio.
«Secondo, a Miss Hermione Granger... per il lucido uso dell’intelletto quando altri erano in grave pericolo, attribuisco al dormitorio di Grifondoro cinquanta punti.»
Hermione si nascose il viso tra le braccia. Alla tavola di Grifondoro, i ragazzi non stavano più nella pelle... avevano guadagnato cento punti!
«Terzo, a Mr Harry Potter, Mr Gideon Black e Miss Metis Potter...» proseguì Silente. Nella sala non si udì più volare una mosca. «...per il loro sangue freddo e l'eccezionale coraggio, attribuisco al Grifondoro altri centottanta punti!»
Il frastuono divenne assordante. Quelli che erano riusciti a fare il conto mentre gridavano a squarciagola, sapevano che il Grifondoro aveva raggiunto quattrocentottanta punti!
Chi si fosse trovato fuori della sala avrebbe potuto credere che ci fosse stata un'esplosione, tanto fu il baccano che scoppiò alla tavola del Grifondoro. Harry, Ron, Gideon, Metis e Hermione si erano alzati in piedi gridando e battendo le mani.
«Ciò significa.» riprese Silente sovrastando l'uragano di applausi dei Corvonero e dei Tassorosso, anche loro al settimo cielo per la sconfitta di Serpeverde «Che dovremo ritoccare un po' quelle decorazioni!»
Batté le mani, e istantaneamente i parati verdi si fecero scarlatti e quelli d'argento divennero d'oro: l'enorme serpente di Serpeverde scomparve, lasciando il posto al leone rampante di Grifondoro.

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Capitolo 19
*** Note dell'autrice ***


Alloooora. Concludo la revisione di questa storia con questo messaggio: salvo alcuni cambiamenti, alcuni capitoli come l’ultimo sono interamente presi dal libro, come avrete avuto modo di notare, non sono quindi frutto della mia fantasia. Ne sono compiaciuta? Assolutamente no, ma ho scritto questa storia quando ero giovane e non sapevo ancora bene come iniziare. Ho cercato con questa revisione di snellire anche alcuni capitoli lunghissimi presi interamente dal libro… francamente non ho proprio idea di cosa mi passasse per la testa all’epoca.
Adesso, comunque, il mio stile di scrittura è migliorato, quindi spero che sarete clementi e andrete a vedere il seguito di questa storia “Metis Potter e il Ritorno degli Animaghi”.
http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2445180
Un abbraccio forte,
Mary Evans
 

 
 
 

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