La vendetta prima dell'estinzione di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Acquisto ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Bumblebee ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Lockdown ***
Capitolo 4: *** Cap.4 La fine di Lockdown ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Trasformazione ***
Capitolo 6: *** Da Cap.6 Human Optimus ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Discussioni ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Discussioni II° parte ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Dopo la battaglia ***
Capitolo 10: *** Angelo dal reattore arc ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Acquisto ***
Cap.1 Acquisto
Tony affondò le mani nelle tasche e osservò il
palazzo di vetro, abbassando lo sguardo nel seguirne la forma.
«Il signor Stark?» domandò una voce
maschile.
Tony si voltò, un uomo in giacca e cravatta
allungò la mano.
«Sono l'intermediario della concessionaria del signor
Witwicky» disse.
Tony gli strinse la mano, sogghignò e inarcò le
sopracciglia, aggrottando la fronte. «Bel posticino. Molto
post-apocalittico».
L'uomo ritirò la mano, si passò le dita sulla
giacca e indicò il parcheggio.
«Ci ha fatto sapere che era interessato ad una Camaro
d'epoca. Le farà piacere sapere che ne abbiamo diverse che
potrebbero riscontrare i suoi gusti. Ovviamente, tutte a sua
disposizione».
Tony arricciò il naso seguendo l'uomo tra le macchine
parcheggiate fino ad entrare in una zona con una decina di camaro
parcheggiate in fila. L'intermediario passò tra una camaro
rossa e una blu, sorrise.
Cominciò: «Queste sono le più nuove che
abbiamo, appena arrivate dalla Russia».
Tony scosse il capo, percorse con lo sguardo la fila di macchine fino a
vedere le ultime tre. Il commerciante lo raggiunse, si
strofinò le mani tra loro.
«Ma lei vuole un'auto d'epoca, giusto? Vedo che ha
già avvistato le migliori. E mi dica, quale le interessa di
più?».
Tony avanzò, sfiorò una camaro nera carezzandone
le linee gialle, vi girò intorno osservando il motore di una
blu e guardò le portiere di una gialla a strisce nere.
«Sembrano in buone condizioni».
L'intermediario annuì più volte, si
leccò le labbra e si sporse in avanti.
«Detto tra noi, quella gialla è in condizioni
migliori. Il signor Witwicky l'ha sempre trattata con la massima cura,
ma adesso siamo in tempi duri ed è costretto a venderla ad
un prezzo stracciato» disse.
Tony alzò il capo inarcando un sopracciglio,
osservò l'interno della camaro attraverso il finestrino e
socchiuse gli occhi intravedendo il volante brillare.
Aggrottò la fronte, si leccò le labbra e
alzò la testa.
«Poche storie. Quanto? ».
Il commerciante spostò il peso da un piede all'altro.
«Sessantaduemila dollari, ed è un prezzo di
favore».
Tony sorrise, passò la mano sul tettuccio della macchina.
«Vogliono proprio liberarsi di te, eh?»
sussurrò. Alzò il capo e tirò fuori il
portafoglio. «Andata. Dove pago?».
L'intermediario sorrise, indicò la cassa.
«Mi segua, prego. Le consegno subito le chiavi».
Tony seguì l'uomo e pagò con la carta di credito,
l'uomo gli consegnò il mazzo di chiavi senza smettere di
sorridere. Tony si voltò, raggiunse la camaro e
cliccò il pulsante sulla chiave togliendo l'allarme; le
portiere si aprirono. Stark entrò in macchina,
infilò le chiavi e sfiorò il volante,
sogghignò mettendo in moto e diede gas uscendo
dall'autofficina sgommando. Accelerò, attraversò
il parcheggio sentendo lo strillo di una donna arrivargli attutito a
causa dei finestrini e uscì dalla concessionaria.
Rallentò, carezzò il volante e sorrise.
«Vediamo di divertirci» sussurrò.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Bumblebee ***
Cap.2 Bumblebee
Tony parcheggiò nel suo posto macchine, accanto a due auto
blu e diede qualche pacca al tettuccio della macchina gialla,
sogghignando.
«Lo so, non è molto accogliente, ma presto avrai
altri amichetti» disse. Avanzò nel laboratorio,
passando tra una serie di pezzi di metallo in terra. Chiese:
«Adesso vediamo di darti una sistemata, che ne
dici?». Raggiunse la scrivania, infilò una chiave
inglese dietro l'orecchio, afferrò una cassetta degli
attrezzi, schioccò la lingua e fece uscire degli schermi
olografici dall'orologio che portava al polso. Tornò fino
all'auto, aprì la parte davanti e osservò la
serie di meccanismi all'interno. Fischiò, poggiando a terra
la cassetta degli attrezzi.
«Ci sarà da divertirsi». Si sporse in
avanti, osservò il motore e guardò i fili
brillanti di leggero bluastro. Tolse la chiave inglese da dietro
l'orecchio e la avvicinò ai bulloni che collegavano i fili
al motore.
La macchina indietreggiò rombando, immobilizzandosi
nuovamente. Tony si rizzò, inarcò un sopracciglio
e sogghignò.
«Hai una parete alle spalle, non puoi allontanarti
granché» disse. Avanzò, facendo
ondeggiare la chiave inglese tra indice e medio.
«Su. Hai qualche cavo bruciato dall'interno, vai decisamente
riparato”. La macchina indietreggiò ancora
sbattendo con il cofano contro la parete. «Non ti avvicinare,
gringo». Voci diverse completarono la frase provenendo dalla
radia del veicolo.
Tony inarcò un sopracciglio, infilò nuovamente la
chiave inglese dietro l'orecchio e incrociò le
braccia. «Ma guarda. Ti ho già visto da
qualche parte, vero?» domandò. Camminò
lateralmente, sporse il capo guardando attraverso il finestrino alzato
dell'automobile.
Ci fu un rumore metallico alle loro spalle, Tony si voltò di
scatto, vide FerroVecchio sporgersi oltre un mobile di vetro e
sgranò gli occhi.
«FerroVecchio, no!» ordinò. Il robot
emise dei bip, abbassando il braccio metallico con l'estintore.
Tony sospirò, sciolse le braccia incrociate e
avanzò. «Ok, non serviva una prova scenografica.
Sono un meccanico, riconosco la differenza tra un malfunzionamento del
motore ed un'attivazione» disse. Socchiuse gli occhi e
accennò un sorriso. «Tu sei uno di quelli che
quasi due anni fa ha raso al suolo Chicago, mnh?».
La macchina si spostò verso una parete in vetro sollevata e
l’attraversò, parcheggiò accanto al jet
e si trasformò in un autobot, sfiorando con il capo il
soffitto del laboratorio.
«Io ero uno dei guerrieri dello spazio che ha cercato di
salvarla» rispose utilizzando la radio.
Tony fischiò, camminò in avanti tenendo il capo
sollevato.
«Oh. Io e la mia squadra vi avremmo dato una mano, se in quel
momento non avessimo avuto da fare con un attacco di Chitauri e il loro
Generale Prima Donna» disse.
Bumblebee si girò, guardando le pareti, e
assottigliò gli occhi, le iridi tonde brillarono
più intensamente di luce blu e si tolse la maschera che gli
copriva il viso tondeggiante. Mugolò con un verso metallico.
Tony alzò il braccio ondeggiando l'oggetto che teneva in
mano.
«Se ti fai dare un'occhiata, posso sostituire i fili
bruciati. Occhio e croce, corrispondono alle corde vocali».
Bumblebee allungò la mano verso di lui e appoggiò
le dita sul pavimento. Tony poggiò le mani sul dito indice
del robot, fece leva salendogli sul palmo e avanzò verso il
braccio tenendo le braccia aperte e lo sguardo fisso in avanti.
Camminò fino al gomito, saltò lo spazio vuoto e
si aggrappò all'estremità del braccio, fece leva
e vi si mise sopra, continuò a camminare ondeggiando le
braccia ad ala. Bumblebee lo sollevò e se lo mise sulla
spalla. Tony si aggrappò ad uno degli spuntoni metallici,
guardò in basso e gli occhi gli brillarono.
«Bella panoramica» sussurrò.
Avanzò sulla sua spalla, scese lentamente fino ad arrivare
sotto il collo e infilò una mano in tasca prendendo da essa
alcuni fili.
Bumblebee abbassò lo sguardo. Tony si infilò tra
due placche metalliche, scorse dei fili leggermente bruciati lunghi due
volte il suo braccio e raggiunse la parte finale. La slegò
dal resto, tirò facendo staccare il filo e
barcollò. Lo portò sulla propria spalla, si
voltò e lo gettò dietro di sé
facendolo cadere in terra, ripeté l'operazione con gli
altri, utilizzò i fili che aveva in mano per collegare le
due estremità. I fili brillarono di blu, Tony
uscì dalle placche e si arrampicò fino alla
spalla.
«Missione compiuta. Non ho fatto un progetto ed ho
improvvisato, ma non sbaglio mai un calcolo».
Bumblebee aprì la bocca, appoggiò le mani sul
pavimento e annuì. «Prova?»
domandò. Tony scese lungo il braccio metallico,
sogghignò e si voltò, gli fece l'occhiolino.
«Hai dimenticato di dire uno, due e tre; ma funziona alla
grande!».
Bumblebee annuì un paio di volte. «Il
dottore pensava fossi io a non voler parlare, ma figo come sono, da
vero numero uno, avevo trovato una soluzione ideale»
spiegò.
Tony roteò gli occhi, incrociò le braccia e
sogghignò. «Mi dispiace, ma qui l'unico
vero genio è il sottoscritto» disse,
piegò il capo di lato, lo indicò con il
mento. «Non tutti aggiustano robot alieni con una
chiave inglese e i fili della corrente».
La manopola della radio di Bumblebee girò e la sua radio si
risintonizzò.
«Autobot, sono Optimus Prime. Gli esseri umani ci hanno teso
una trappola, ci hanno tradito. Vogliono sterminarci tutti, tenetevi
nascosti». Tony sgranò gli occhi e
ordinò: «Jarvis, attiva tutte le mark funzionanti
e avvisa Cap».
«Modalità Avengers attivata; il Capitano Rogers
è stato allertato della minaccia rivolta verso alleati.
Modalità festino attivata, le armature dalla tre alla
settantaquattro sono in volo» rispose Jarvis. Bumblebee
richiuse la maschera sul suo viso, fece apparire un cannone nella mano
destra e si guardò intorno.
«Umano, se vuoi aiutarmi, dimmi subito cosa dobbiamo fare. O
prendo e me ne vado senza di te» diede l'ultimatum. Tony
indietreggiò fino al laboratorio, una serie di placche
metalliche nere aderirono al suo corpo. «Andiamo a
riprenderlo. Gli altri ci raggiungono sul campo» disse. La
maschera gli coprì il volto, le rifiniture dorate brillarono
facendo risaltare il reattore a forma di geoide bluastro.
Spiccò il volo, raggiunse Bumblebee e fece aprire le porte
della rampa di lancio. «Ho localizzato il segnale. Mi sa che
il Texas è un po' lontano per te. Ti conviene salire sul
jet» disse. Fece aprire il portellone, guardò lo
schermo olografico dell'armatura. «Ha il pilota automatico,
in meno di quaranta secondi può giungere praticamente
ovunque» spiegò.
Bumblebee annuì, si voltò mettendosi a correre,
balzò trasformandosi in camaro gialla e salì a
bordo. Tony volò fuori, osservando lo schermo olografico.
«Se gli altri non salgono sul jet entro due minuti, fallo
decollare. Quattro minuti di ritardo sono quattro minuti di
troppo» disse, duro.
«Naturalmente, signore. Attivo la modalità
supersonica?». Tony inarcò un sopracciglio, tese
le braccia, la schiena e le gambe.
«Devo anche dirtelo?». L'armatura
accelerò lasciando una scia di fumo azzurrino alle proprie
spalle. Stark sorvolò dei campi seminati e
osservò dallo schermo una serie di puntini.
«Tracce di esplosioni provenienti dalla cittadina,
signore» disse Jarvis. Tony annuì,
accelerò la velocità di volo sorvolando alcune
case ammassate e intravide un cinema da cui venivano sparati dei razzi.
Li evitò volando a zig zag, le esplosioni gli rimbombavano
nelle orecchie e lui s'infilò nel buco del tetto del cinema.
Atterrò davanti allo schermo in ginocchio con un pugno in
terra, alzò il capo vedendo un cartellone de: “Il
buono, il brutto e il cattivo”, batté le palpebre,
i rumori di esplosioni e di oggetti rotti si fecero più
forti. Avanzò e sogghignò, illuminando i reattori
delle mani. La parete al suo fianco esplose, Tony si alzò in
volo e schivò una raffica di proiettili, inarcò
un sopracciglio e caricò il reattore centrale.
«Avete mai fatto caso che ogni tanto si incrocia qualcuno che
non va fatto incazzare?» chiese. Ghignò, tese le
mani e sparò in senso orario colpendo degli uomini, le
pareti tremarono e sentì i rumori di esplosioni.
«Quello sono io!».
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Capitolo 3 *** Cap.3 Lockdown ***
Cap.3 Lockdown
Optimus Prime si voltò verso di lui, le antenne di metallo
gli oscillarono ai lati del capo.
«Va via, umano!» gridò.
Saltò evitando una serie di missili a mortaio lunghi quanto
la gamba di Tony. Teneva il capo chinato, con la schiena
colpì i lampadari di cristallo a cerchi concentrici che si
trovavano sul soffitto mandandoli in pezzi e facendoli precipitare.
Distrusse con il ginocchio una teca con dentro trofei e palle da
football, con il piede calpestò alcuni sedili rossi
mandandoli in pezzi e con un gomito sfondò uno spalto di
pietra in cui c'era appoggiato un cartonato pubblicitario dello
spettacolo di Capitan America. Degli uomini vestiti di nero, con gli
occhiali da sole, gli sparavano addosso dei missili. Altri, vestiti
nello stesso modo, nascosti dietro delle jeep nere in uno spiazzo,
iniziarono a sparare con dei fucili d'assalto a Stark. Tony
volò in tondo, lo schermo dell'armatura si
illuminò indicandogli i nemici.
«Il tiro al bersaglio non è la mia
specialità, ma penso di potermela cavare!»
esclamò.
Sparò dei colpi, i missili auto-guidati colpirono gli uomini
vestiti di nero e Tony sogghignò volando verso il basso.
«Gli altri?» chiese.
«Temo arriveranno a battaglia conclusa, se continua
così, signore» rispose Jarvis.
Tony evitò che un auto da corsa lo investisse in volo, la
macchina atterrò e si trasformò in un robot.
Lockdown alzò la visiera che gli copriva il viso. Il suo
volto dalle fattezze umane si tramutò in un fucile e
sparò una serie di colpi di precisione prendendo in pieno il
petto di Prime. Frammenti di metallo volarono tutt'intorno e Optimus
crollò a terra.
Lockdown raggiunse la preda e la issò per un piede
sentendola lame tarsi dolorante.
«Autobot e decepticon, siete come bambini, sempre a litigare
e a fare disordine per l'universo e poi mi tocca pulire» si
lamentò con voce scura.
Tony sparò, il missile penetrò nel polso del
robot ed esplose facendogli saltare la mano dall'interno. Si espanse un
denso fumo nero e i frammenti volarono tutt'intorno, Tony
volò verso il basso evitandoli e raggiunse Optimus.
«Uno dei tuoi ti aspetta. Devi venire via dal narratore della
Fox!» esclamò.
«Non riesco a muovermi!» gridò
Optimus. Con un braccio trasformato in arma sparò
vicino ai restanti umani facendoli indietreggiare. Lockdown
trasformò il proprio viso nuovamente in un fucile mirando a
Tony e fu colpito dai missili del jet avengers intento a
sorvolare la zona aerea sopra il cinema.
Tony guardò lo schermo olografico e sogghignò per
l’arrivo del jet. «Nessun problema, a quanto pare
le lumache ce l'hanno fatta» disse. Continuò a
muoversi in volo osservando il robot nemico. «Jarvis?
Contatta il jet, ordinagli di venire qui, dobbiamo caricare il pompiere
mancato!».
«Naturalmente, signore» fu la pronta risposta.
Il jet si abbassò di più di quota sollevando un
forte vento. Si aprì il portello, Bumblebee saltò
giù finendo addosso a Lockdown e i due iniziarono a
combattere. Dal velivolo vennero lanciati dei missili che esplosero
contro gli ultimi agenti avversari sopravvissuti.
«Stark non possiamo atterrare!» si sentì
risuonare la voce deformata dall'altoparlante di Natasha.
Dal jet vennero lanciati dei cavi di recupero. Tony girò
attorno ai cavi rimanendo in volo, li afferrò e li avvolse
attorno ad Optimus volando velocemente.
«Siete più inutili della cavalleria in una guerra
nucleare, in questo momento!» si lamentò.
Assicurò i cavi, volando verso l'alto. «Capitano,
spero tu sia lì ad organizzare la fuga, o dovrò
dimezzarti lo stipendio!» aggiunse, con tono scherzoso.
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Capitolo 4 *** Cap.4 La fine di Lockdown ***
Partecipa
alla fanfiction challenge II:
Prompt:
Revisione
Cap.4
La fine di Lockdown
Bumblebee
raggiunse Lockdown con una
gomitata, evitò un suo pugno al viso piegandosi all'indietro
e lo raggiunse al
volto con un calcio, fracassandogli il mento con la punta del piede. I
cavi a
cui era legato Optimus vennero tirati su dal jet e il capo dei
transformers
venne issato sul veivolo.
Tony volò verso il jet, sganciò i cavi.
«Iniziate ad allontanarvi e sparate a
quello nero» ordinò.
Clint annuì, strinse i comandi e Natasha prese la mira.
«Mi sembra che stai
pensando a tutto tu, Stark!» esclamò.
Tony ridacchiò, afferrò i cavi e si
gettò in volo verso Bumblebee. Evitò il
braccio dell'avversario, vi volò sotto e agganciò
i cavi all'autobot. «Preparati
a venire trascinato» avvisò. Volò verso
l'alto, girò intorno al volto di
Lockdown e gli sparò una serie di razzi
sull'occhio.
Lockdown lanciò dei versi metallici e gutturali, dimenando
le mani. Bumblebee
venne trascinato via dal jet e tirato a bordo insieme a Tony.
Dal jet fu lanciato un missile lungo quanto il braccio del robot.
Lockdown si
strofinò le mani sul vetro sopra gli occhi, tornò
a vedere e si mise a gridare
vedendo il missile andare verso di lui. Il portellone del jet si chiuse
e il
cinema esplose, i pezzi distrutti di Lockdown volarono tutt'intorno
insieme ai resti
dell'edificio.
Clint fece allontanare il jet, Natasha si sporse in avanti verso il
mirino. «Bersaglio
abbattuto» annunciò.
Tony sganciò Bumblebee, si tirò su la visiera
dell'armatura e sogghignò. «Giusto
in tempo».
Steve era davanti a uno schermo e teneva gli occhi socchiusi.
«Abbiamo
avvertito i cittadini di allontanarsi, perciò non capisco
chi siano gli uomini
che stanno venendo verso di noi in gruppo» disse.
Optimus crollò a terra privo di sensi e Bumblebee gli
s'inginocchiò accanto,
prendendolo tra le braccia.
Tony si avvicinò al vetro del jet, sporse il capo.
«Il robot gigante aveva come
alleati i cattivi di 007, forse
sono
loro» disse.
Natasha puntò il cannone verso il basso, socchiuse le iridi
ghiaccio. «Non sembrano
avere intenzioni ostili». Clint alzò il capo e
domandò: «Torno verso casa o tento
un contatto radio?». «Se ci hanno sparato addosso,
io li trovo abbastanza
ostili. Il mio piano ha bisogno di una revisione, ma di sicuro non
tentiamo il
contatto radio» ribatté Steve.
«Mi serve un aiuto, Tony!» implorò
Bumblebee.
Tony si tolse l'armatura, raggiunse i due robot e
s'inginocchiò. «Ho bisogno di
arrivare alla Tower in fretta, il robot rosso e blu è
ferito» disse.
Clint annuì, fece voltare il jet.
«Ricevuto».
Natasha fece ruotare il cannone e chiese: «Apro il fuoco
contro gli ostili?».
Tony roteò gli occhi, estrasse dall'armatura un cacciavite e
iniziò a smontare
la Mark.
«Capitano, entro la giornata».
«No, Clint. Ci sono sicuramente altri robot che hanno bisogno
di essere salvati.
Potremo combattere direttamente contro di loro quando ci occuperemo di
recuperare gli altri. Al momento potremmo coinvolgere civili. Inoltre,
potrebbero essere agenti governativi e una guerra civile, durante una
già
presente guerra civile tra noi e il governo corrotto, non ci sarebbe
utile»
ribatté Steve.
«Potremmo farne una anche tra noi, tanto per
cambiare» gli rispose ironico
Stark, avvicinandosi una cassetta degli attrezzi. Steve disse acido:
«Sarebbe l’ultima
cosa al mondo che farei, Stark. Già sei esasperante
così, non ti vorrei nemico»,
guardando il ghigno di Tony.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Trasformazione ***
Scritta
sentendo: Paranoid dei Black
Sabbath; https://www.youtube.com/watch?v=uk_wUT1CvWM.
Partecipa
alla Fanfiction challenge II:
Prompt: malattia,
cecità
Cap.5
Trasformazione
«Non
possiamo cercare di aiutarlo adesso?»
implorò Bumblebee.
Optimus rimaneva inerte sul pavimento del jet, l'olio di motori che
perdeva dal
petto si spargeva tutt'intorno in una pozza.
Natasha lasciò andare il cannone e mise una mano sulla
pistola. «Allora spero
che li rincontreremo presto, capitano» disse gelida.
Clint strinse più forte i comandi, controllò che
i portelloni fossero chiusi
ermeticamente e accelerò. «Signore, ci stiamo
allontanando dalla cittadina» comunicò
a Steve.
Tony smontò i pezzi dell'armatura, afferrò una
cassetta degli attrezzi da sotto
il sedile.
«Posso provarci. Non ho mai curato un robot alieno in fin di
vita».
Osservò Optimus, ticchettò con il cacciavite in
più punti e grugnì. «Dobbiamo
tornare alla Tower il più velocemente possibile. Se ce ne
sono altri, dovranno
aspettare».
«Mr. Stark, anche se lei continua a farmi fretta, il jet
è già al massimo»
ribatté Clint, il sudore gli imperlava la fronte.
Natasha si diresse al radar, aggrottò la fronte e chiese:
«Ce ne saranno anche
di ostili?»
Banner si strinse la cintura sistemandosi gli occhiali,
respirò profondamente. «Cosa
sono?» domandò.
Tony si infilò sotto Optimus, sentendo il metallo
graffiargli la pelle, dell'olio
gli colò addosso, grugnì e saldò un
pezzo della Mark per arginare la perdita. «Chiedetelo
al maggiolino tutto-matto
giallo».
«Siamo un popolo. Voi umani ci avete aiutato a eliminare gli
ostili, ma ora a
quanto pare ci avete tradito e avete iniziato a sterminare anche
noi» spiegò B,
si passò la mano sul capo e fece roteare gli occhi.
«E sono una camaro, lo sai
benissimo» si lamentò.
Tony sbuffò da sotto Optimus, socchiuse gli occhi nel
saldare i pezzi tra loro
e mugolò di fastidio quando alcune scintille gli bruciarono
pezzi di maglietta.
«Noi umani non agiamo come un unico branco, sai?»
si lamentò. "Al
contrario di voi alieni che sembrate sempre avere
un’unimente".
Natasha annuì, spostando il radar in tondo.
«Alcuni umani hanno tradito la loro
stessa razza, quindi è ovvio abbiamo tradito anche
voi». Clint voltò il capo
verso Steve e chiese: «Crede siano agenti governativi
dell’HYDRA?»
«Probabilmente sì. Questa società
è malata. La cecità ci ha colpito tutti,
impedendoci di vedere il tradimento... » iniziò
Steve.
Bumblebee si sbatté una mano contro il viso creando un
frastuono meccanico.
«No, un altro leader che fa discorsetti patriottici no"
mugolò. Optimus
socchiuse un occhio, boccheggiò, gli tremarono le antenne
metalliche sul capo e
gli tirò un debole pugno sulla spalla. «Non mi
deridere» farfugliò con voce
meccanica.
Tony uscì da sotto Optimus. «Di solito lui
è più pratico e fa meno chiacchiere,
ma non vi conosce e deve sembrare figo» disse. Si
pulì le mani, arricciò il
naso e afferrò una pompa dell'olio collegandola a Optimus.
«Credo possa
definirsi un bendaggio è una trasfusione di emergenza.
Forse. Non ho potuto
scansionati, quindi non ne ho le prove».
Natasha sospirò, domandando: «Quindi? Cerchiamo
dei robot alieni vittime
dell'HYDRA?» domandò.
«Io non voglio sembrare figo… A che punto sei con
il ferito?» chiese Steve. Clint
virò e il mezzo tremò passando da una corrente
all'altra. «Non credo che Bruce
possa curare malattie aliene Stark, quindi speriamo ci riesca
tu» ribatté.
«Una razza giovane è sempre cieca ai
pericoli» biascicò Optimus. B gli
accarezzò il capo e sospirò. «Niente
discorsetti finché non starai bene»
sussurrò.
«Non vorrei intromettermi, ma sono troppo grandi. Se sono
ricercati e devono
nascondersi forse ... dovrebbero dare meno nell'occhio»
sussurrò Bruce. Si
tolse gli occhiali e li pulì con la stoffa della camicia.
Tony annuì. «Quoto. Avete un sistema di scanner,
quindi perché invece di essere
enormi macchine palesemente finte non diventate, che so, dei
tostapane?». Guardò
Steve, sogghignò, tossicchiò e prese la cassetta
degli attrezzi, salì su
Optimus, guardando il corpo metallico. «O gatti domestici.
Insomma, qualcosa di
più piccolo. Siete biomeccanici, dovreste poter assumere
anche aspetto umano,
volendo». Vide delle bruciature e vi si avvicinò,
vi si inginocchiò accanto.
Natasha
sospirò passandosi una mano tra i
boccoli rossi. «Alieni buoni cacciati da umani cattivi.
Quando l'HYDRA era
nascosta non facevano cose così palesi».
«Probabilmente li stanno cacciando con la scusa che sono
pericolosi» spiegò
Banner. Raggiunse un sedile e vi si sistemò, allacciandosi
la cintura. «Stark,
puoi davvero renderli umani? Perché davvero, solo un cieco
non li noterebbe»
disse Steve.
«Devo prima stabilizzarlo, con un corpo umano la situazione
si aggraverebbe
circa a livello di coma» spiegò Stark e
indicò con un cenno del capo Bumblebee.
«Lui invece può cambiare subito. Basta che
scannerizzi un essere umano e
dovrebbe andare».
Clint strinse il volante del jet, virando e chiese: «Non
diventeranno dei
cloni?» chiese.
«Potrebbero diventare tanti altri Stark?»
domandò Natasha con voce stridula.
Tony sostituì i pezzi bruciati con altri sani, saldandoli.
Le chiese: «Ti
sembro un esperto di ingegneristica aliena?». Si mise in
ginocchio, si voltò
verso Bumblebee. «Scusa, ti dispiacerebbe scannerizzare Cap?
Lo so, è brutto da
chiedere, ma non abbiamo molto tempo né molte
alternative».
«Veramente non sapevo si potesse fare... anche se una volta
ho visto una di noi
diventare quella che voi definireste ‘una bella
bionda’» mormorò Bumblebee.
Socchiuse gli occhi e passò il raggio dello scanner su
Capitan America. Il suo
corpo iniziò a trasformarsi, si ridusse di grandezza mentre
si ricopriva di
pelle sintetica.
Bruce avvampò
vedendo che si trasformava in un
uomo ignudo. Si slacciò la cintura, raggiunse Natasha e le
tappò gli occhi. «Guarda
che non mi sarei sconvolta» sussurrò la Vedova
nera con voce seducente.
B si passò una mano tra i corti capelli biondi e
abbassò lo sguardo, sbattendo
un paio di volte gli occhi. Brontolò: «Mi sento
strano». «Mi somiglia, ma non
tanto da essere un clone» disse Steve secco.
«Capitano, senza offesa, ma se lei è dotato quanto
quel ragazzo...» mormorò
Clint. Le orecchie di Rogers divennero vermiglie.
«Maledizione! Sono malato! La
pompa si è ridotta!» strillò B,
saltellando sul posto. Bruce tossì, divenendo
ancor più rosso in volto.
Tony saltò giù da Optimus, si sfilò la
maglia e la poggiò contro il bassoventre
di B.
«Quella degli umani è fatta così, per
la cronaca sei messo decisamente bene», si
allontanò e ripose gli oggetti nella cassetta degli
attrezzi. «Ok, siamo quasi
arrivati. Io mi occupo di Optimus, voi però dovete
recuperare il resto dei
buoni».
Clint fece atterrare il jet dentro il laboratorio, delle macchine di
Tony si
fecero avanti togliendo Optimus e mettendolo su una piattaforma.
«Ci pensiamo noi» affermò Natasha.
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Capitolo 6 *** Da Cap.6 Human Optimus ***
Cap.6
Human Optimus
Steve
guardò Optimus steso su un tavoli di
metallo e corrugò la fronte, assottigliando gli occhi.
«Sei
riuscito finalmente a guarirlo? Tutti quei
robottoni che abbiamo recuperato chiedono di lui»
disse. Avanzò, affiancando Tony intento a girare una
manopola: una
pompa grondante d'olio scuro mandava una serie di rumori.
«…
E Clint che mi prende in giro, è difficile non
rispondergli male»
rispose.
Tony
alzò il capo guardando un grafico, sbuffò
passandosi una mano unta tra i capelli appiccicosi.
«Credi
che io sia un esperto di bioingegneria
aliena? Perché se lo credi, ti sbagli»,
sbuffò
sonoramente, guardò Optimus e storse il
labbro, arricciando il naso. «Comunque
credo sia stabile, secondo i canoni che ho a disposizione. Si
riprenderà».
Steve
incrociò le braccia e strinse le bretelle
che gli tenevano lo scudo sulle spalle. «Vado
a controllare che smettano di scannerizzare cose come semafori o
pullman, per
finire di scannerizzare esseri umani».
Si
voltò, dando le spalle allo Stark e si
allontanò con passi cadenzati. Gridò: «Tu
fai scannerizzare il loro capo appena sarà in grado!
Dobbiamo essere operativi
contro l'Hydra, siamo ancora al principio!».
Tony
sbuffò sonoramente, si sedette accanto al
robot e guardò degli schermi ricoperti di dati.
"Biotecnologia
aliena. Avrei dovuto leggere meno fantasy e più
fantascientifici, al liceo" pensò. Fece
scorrere velocemente lo sguardo da uno schermo all'altro con gli occhi
socchiusi.
"Sono
organismi auto-rigeneranti, si
nutrono di oli, gas e benzina in maniera del tutto simile a quella
delle nostre
auto, ma sembra che il loro sistema abbia difficoltà a
digerirli, come cibo
precotto o scaduto. Evidentemente è simile, ma non uguale, a
ciò di cui si
nutrivano", sospirò,
si alzò e
guardò dall'alto in basso Optimus. «Come
ne veniamo a capo?»
sussurrò.
La
punte aguzze e metalliche ai lati della testa
di Optimus tremarono, quest'ultimo si voltò e tolse la
maschera di metallo che
teneva sulla bocca, mostrando le labbra. Le sue iridi blu brillarono
più forte
e una serie di rondelline tremarono intorno ai suoi occhi, facendo
fremere
delle lunghe ciglia metalliche. «Umano,
stai mettendo a rischio la tua vita per aiutarmi, ma non tutti coloro
che voi
conoscete come Transformers ti aiuterebbero»
disse, con voce cavernosa.
Tony
sogghignò, arricciò il naso.
«Fantastico.
Non temere, tendiamo a sparare a chi vuole
ucciderci».
Osservò
le rondelle girare su loro stesse e lanciò uno
sguardo allo schermo guardando i dati, strinse le labbra.
«Credo
tu stia bene. Meglio di prima, comunque. Spero.
Siete di un metallo abbastanza simile al vibranio e la vostra
conformazione
biologica si avvicina a quella umana, quindi non credo di aver rotto
niente»
illustrò.
Optimus
si accarezzò il petto, aprì gli
sportelli che gli formavano i pettorali e indicò una luce
azzurra grande un
pugno. «Quella
che corrisponde alla
vostra anima è intatta. Oltre la scintilla non necessito di
nulla»
spiegò con tono solenne.
Tony
si passò la mano tra i capelli, sospirò.
"Grandioso.
Robot animisti… Ed io che
volevo solo una macchina nuova" pensò. Dimenò
le braccia muovendo le mani, camminò su e giù.
«Uh,
bene. Abbiamo di là i tuoi amichetti che
sono preoccupati per te. Ci sarebbe di grande aiuto se tutti voi
diventaste
umani, giusto per non farci arrestare prima di aver salvato il mondo».
Optimus
si portò la mano alla bocca, strinse le
labbra e annuì, le placche che formavano la sua fronte si
sovrapposero. Acconsentì:
«Darò
il buono esempio ai miei soldati».
Si
mise in ginocchio, sentendo delle fitte al petto, richiuse gli
sportelli e
piegò il capo in avanti, passò il raggio dello
scanner su Tony, attraverso lo
specchio bucherellato che li separava.
Tony
osservò il raggio fare su e giù, si
leccò
le labbra e inspirò.
"Vediamo
come funziona questa
scannerizzazione aliena".
La
figura di Optimus iniziò a ridursi, le
placche colorate si trasformarono in stoffa ricadendo sul suo corpo che
diveniva sempre più minuto.
Tony
lo osservò diventare sempre più piccolo, si
passò la mano sul volto.
«Oh
no»
mormorò, sbirciò
tra le dita e sospirò.
"Cap
ci ucciderà tutti. Non credo approvi
minori in guerra".
Optimus
si sedette a terra: indossava una giacca
blu con disegnate delle fiamme vermiglie; sulle spalle aveva legata una
spada
di metallo rosso, luminescente come le sue iridi azzurre.. Si
rialzò in piedi,
facendo ondeggiare i corti capelli blu notte e si mise una ciocca di
capelli
dietro un'orecchia aguzza. Un bagliore azzurro proveniva dal suo petto.
Avanzò,
facendo scricchiolare gli stivaletti vermigli che indossava,
aprì la porta a
vetri e raggiunse Tony.
«Posso
raggiungere i miei uomini?»
domandò con voce seria. Indossava una coroncina
d'avorio sulla fronte con incastonati dei frammenti del cubo.
Tony
fissò la coroncina. "Ha
una coroncina. Ha davvero una fottuta
coroncina alla Sailor Moon"
pensò. Annuì
con gli occhi dilatati e
indicò la porta dietro di sé con il dito.
Optimus
avanzò con passo cadenzato, facendo
ondeggiare la spada sulle sue spalle a ogni movimento. Teneva gli occhi
socchiusi e il suo volto pallido era illuminato dalla luce delle sue
iridi.
«Al
contrario dei miei uomini, non è la prima
volta che assumo il vostro aspetto. Ho imparato a rispettare gli umani,
per
quanto siano un popolo giovane e fragile, dai loro corpi scaturisce
coraggio»
spiegò. Aprì
la
porta ed uscì, voltandosi verso Tony.
«Resterai
qui o verrai dagli altri?»
chiese.
Tony
scosse il capo, lo seguì fuori dal
laboratorio. «Abbiamo
i nostri pro e i
nostri contro, ma non siamo tutti uguali. Suppongo che questo valga per
ogni
razza dell'universo»
disse.
Salì
le scale, fino alla sala comune.
Optimus
annuì, un paio di ciocche gli finirono
davanti alla fronte spaziosa, coprendo una porzione della sua corona.
Tony
sogghignò e incrociò le braccia.
“Speriamo
solo non siano tutti dei bambini”.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Discussioni ***
Cap.7 Discussioni
«Stark, ti rendi conto di quello che sta
succedendo?» si lamentò Steve.
Tony incrociò le braccia arricciando il labbro e
spostò il peso da un piede all'altro. «Stiamo
aiutando dei robot che hanno salvato il pianeta a non venir usati come
cavie da laboratorio?».
Steve espirò rumorosamente e si massaggiò la
fronte, rispondendogli:
«Prima di tutto, alcuni di loro sono diventati degli animali.
Natasha si è trovata un coguaro in camera».
Avanzò di un paio di passi, pestando i piedi, tenendo la
schiena ritta. «Secondo, stanno venendo delle navicelle a
cercarli», si deterse le labbra con la lingua e si
massaggiò il collo. «Terzo: l'esercito e l'FBI li
stanno cercando. Se questo fosse un ricovero per persone con problemi
mentali Thor si sarebbe tenuto Loki e io porterei qui Bucky»
enumerò.
Si voltò verso Tony e schioccò la lingua sul
palato. Domandò: «Mi stai
ascoltando?».
Tony allargò le braccia, le richiuse e si
avvicinò a Steve, si sporse sulle punte.
«Vi ho mai detto di non farlo? Io non credo
proprio!». Molleggiò sulle punte dei piedi
fissando Steve negli occhi con sguardo duro. «Quello che non
permetterò è che degli esseri senzienti, animali,
macchine o alieni che siano, vengano rapiti, vivisezionati, smontati,
rimontati e utilizzati a piacimento solo perché tu non hai
le palle di opporti ad una cosa che non è giusta!».
Steve espirò rumorosamente dalle narici, dilatandole e
digrignò i denti. Indicò la finestra con la mano,
corrugando la fronte e domandò: «Hai sentito la
parte in cui ti dicevo che stiamo esponendo la Terra a un assalto di
navicelle aliene che li stanno cercando?!».
Tony lo spintonò. «Ascolta, ragazzone. Vuoi
lavartene le mani? Quella è la porta!»,
indicò l'uscita, senza distogliere lo sguardo. «Io
non permetterò che qualche folle faccia esperimenti su dei
ragazzini. Neanche se sono macchine».
Steve lo afferrò per il polso e lo costrinse a voltarsi.
«Non ho mai detto che tu abbia torto, semplicemente ti rendi
conto dei rischi?» ringhiò.
Tony strinse il pugno, espirò e grugnì,
abbassando il capo, ma rialzò lo sguardo.
«Lo so, Cap. Quindi non vi chiedo di correrli con
me», sospirò.
Steve gli lasciò andare il polso e strinse i pugni.
«Le cose le dobbiamo fare insieme, ma devi smettere di
escluderci e fare finta di ignorare i rischi».
Tony si morse il labbro, ondeggiò sul posto e scosse il capo.
«Lo so. Voglio solo fare la cosa giusta, Cap».
Steve sospirò e scosse il capo, facendo ondeggiare la ciocca
di capelli biondi sulla sua fronte. Gli rispose: «Andiamo da
Natasha, ha delle cose da farci vedere se non è ancora
impegnata con Banner».
Tony accennò un sorriso, annuì.
«Sono con te» rispose.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Discussioni II° parte ***
Cap.8 Discussioni II° parte
«Stark, per poter fermare un’invasione aliena di
questa portata dovremmo allenarci come squadra. Quando pensi di uscire
dal laboratorio? O almeno di spiegarci cosa stai portando qui. Prima
sono andati e venuti una ventina di camion e ora persino delle tue
armature dallo spazio». La voce di Steve rimbombò
nel laboratorio e Clint si affacciò dal jet per osservarlo.
Tony uscì da sotto dei pezzi montati insieme di robot, vari
rottami erano sparsi per tutto il laboratorio collegati da tubi
brillanti di azzurrino, i tavoli erano ricoperti di resti metallici e
reattori arc, una ventina di schermi si muovevano da una parte
all'altra del laboratorio.
«Cap, siamo gli Avengers. Possiamo sconfiggere gli alieni
tutto il giorno. Qui io sto salvando delle vite».
Steve si massaggiò la fronte, facendo oscillare il ciuffo
biondo cenere. «Giuro di credere nelle tue buone intenzioni,
ma fammene partecipe».
Tony ticchettò nervosamente contro una serie di dati davanti
a sé; avvicinò alcuni pezzi con l'altra mano e si
mosse per il laboratorio guardandosi intorno. «Aggiornami. Da
quanto sono qui? Non posso darti una valutazione precisa di come va se
non so da quanto sono qui».
Steve guardò l'orologio, sentiva il rumore della fiamma
ossidrica e ticchettò sul pavimento con il piede.
«Non so fare una stima precisa, ma gli alieni arriveranno
entro la settimana e tu sei qui da almeno due giorni».
Tony saldò insieme una serie di pezzi, socchiuse gli occhi
passandosi la manica sulla fronte e raggiunse in scivolata un pannello,
girò alcune leve osservando i tubicini azzurri e si sedette
sulla sedia con le rotelle spingendosi fino ad un robot steso in terra
con dei pezzi mancanti. «Ok, quindi, sono almeno due giorni
che non mi stacco per più di due minuti da questa roba,
perciò perdonami se sarò un po'
iperattivo» disse. S'infilò dentro una delle parti
sollevate del robot, si chinò e iniziò ad
armeggiare con i fili.
«Dunque. Sto cercando di ricostruire la razza dei nostri
amici alieni, nonché impedire alle loro
larve-cuccioli-figli-come ti pare di morire prima ancora di nascere,
nonché restituendo anima e ricordi a chi li aveva persi ed
inoltre sto modificando l'armatura per adattarla alle specifiche degli
alieni in arrivo; specifiche che trovi sul server. Ho dimenticato
niente?».
«Stai portando qui tutta una specie»
borbottò Steve e si voltò verso Clint che
sorrise, scrollò le spalle e scosse il capo. Steven si
voltò nuovamente verso Tony. «Li renderai tutti
piccoli?».
Tony saltò fuori dal robot, raggiunse il tavolo con le larve
e attivò dei macchinari che presero a innaffiarle con una
miscela azzurrina, roteò gli occhi afferrando un pezzo che
aveva saldato e raggiunse un secondo robot. «Sto cercando di
rimediare ai danni che il razzismo della razza umana ha causato. Vuoi
farmi altre domande stupide o ne hai anche di intelligenti?».
Steve si massaggiò una spalla muscolosa e unì i
talloni. «Inizio gli allenamenti senza di te?»
chiese.
Tony sventolò una mano in aria guardando da cima a fondo una
decina di schermi pieni di numeri e dati. «Sì,
sì, fate pure, quando i cattivi metteranno piede a casa
nostra; papà li manderà via, ok?».
Steve roteò gli occhi e gli indicò una pila di
contenitori di caffè vuoti abbandonati per terra in un
angolo. «Bevi meno quella robaccia e cerca almeno di non far
venire anche i robot cattivi».
Tony roteò gli occhi, modificò velocemente dei
dati riscrivendo da capo sei degli schermi.
«Già fatto, boss. Ho ridato anime in giro,
aggiustato simboli viola vagamente simili alla versione robotica
dell'HYDRA e chiesto se per caso non sarebbero più
interessati a larve vive e dittatori morti piuttosto che alla guerra.
Un successone».
Steve si sbatté la mano sulla faccia, sospirò
dandogli le spalle e si allontanò. «Suicida
filantropo» si lamentò, allontanandosi.
Clint scoppiò a ridere e ritornò dentro il jet.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Dopo la battaglia ***
Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.9
Dopo la battaglia
La
luce vermiglia della lampada sul comodino di Natasha faceva brillare di
rosso la camera da letto della vedova nera. Questa osservò
Banner addormentato
al suo fianco.
<
Sopravvivere a un'orda aliena ti fa rivalutare il mondo e compiere
follie, che non si rivelano tanto male.
Come
innamorarsi di un uomo che non può neanche tenerti la mano
perché è
terrorizzato dal diventare un mostro verso > pensò.
Si alzò dal letto, indossava
una vestaglia di un pallido oro. Aprì la finestra e vide una
serie di
giganteschi robot marciare nel giardino di casa.
Tra
i loro mastodontici piedi c'erano dei robot di diverse fattezze e
dimensioni, alcuni erano così piccoli da sembrare puntini
impazziti. Notò che
alcuni erano bambini.
Erano
in fila, uno dopo l'altro prima scannerizzavano un oggetto, come una
macchina, un tostapane o un lampione e dopo Steven.
Clint
aiutava i neo-umani ad allontanarsi verso dei grandi autobus.
Natasha
sospirò, Rogers alzò lo sguardo e notò
l'altra Avengers,
grattandosi il polso.
"Sono
un intero mondo. Come credi possano entrare tutti in una tua
cittadina? E poi da quando costruisci cittadine?" borbottò
Steven.
"Capitano,
niente sacrificio, niente vittoria. Dovrebbe lodare il suo
amico" disse Optimus.
Tony
stava di fianco allo scanner, aveva di lato un tavolinetto ripieno di
parti metalliche, reattori arc e attrezzi da meccanica che si
confondevano nel
disordine.
"Era
lì da un po', e comunque è un piccolo stato,
dovrebbero
farcela" disse.
Sogghignò,
guardando Steve.
"Se
proprio diventa impossibile, posso sempre comprare la Corsica o
qualcosa del genere".
Steve
sospirò scuotendo il capo, la luce del sole riflettuta sulla
coroncina sul capo di Optimus lo accecò e fu costretto a
spostarsi.
Bumblebee
appoggiò una mano sulla spalla di Stark, i muscoli del suo
corpo
erano prominenti e i suoi capelli color dell'oro sembravano brillare
lucenti.
"Dagli
un po’ di tregua, lamentoso" disse, le sue iridi azzurre
brillavano.
<
Non sono tutti bambini, ci sono anche vecchi. Però tra i
combattenti
migliori il più grande ha solo trent'anni. Mi fanno sentire
vecchio > pensò
Steven.
Tony
scrollò le spalle, scrutava attento i robot che passavano
dallo
scanner.
"Non
è un problema, posso gestire un gruppo di macchine
conquistatrici
e un reperto archeologico lamentoso senza neanche essere ubriaco"
scherzò.
"Non
sapevo che l'umano, oltre ad averti comprato come macchina, lo
avesse fatto anche come fidanzato. Sembri una mogliettina devota" disse
Megatron. Avanzò verso di loro, aveva i capelli argentei che
gli ricadevano sul
viso squadrato.
Optimus
adagiò la mano sull'elsa della spada.
"Non
osare intendere simili sciocchezze su B" sibilò.
Tony
si allontanò dallo scanner, avvicinandosi a Megatron.
"Ragazzi,
fate i bravi. Se volete, possiamo fare 'un giro' tutti e
quattro insieme".
Guardò
verso Steve, sogghignò.
"O
anche cinque".
Alzò
gli occhi, intravide Natasha dalla finestra e alzò la mano,
agitandola.
"O
anche otto, in realtà".
"STARK!"
sbraitò Steve, rosso in volto, mentre tutti si voltavano
a guardarlo, alcuni robot con sembianze umane e altri ancora nella loro
forma
umana ridacchiarono.
Optimus
guardò Megatron, nonostante fosse più basso di
lui, il suo sguardo
di gelo fece tremare il più grosso.
"Ascolta
l'umano, se non vuoi che ti ricordi io chi sono" sibilò.
"Ohy,
Stark, io accetto!" strillò Loki da una finestra. Thor lo
trascinò dentro.
<
Non avrei dovuto ricordargli di Bucky e Loki > ammise
mentalmente
Rogers.
Tony
rise con forza, scosse il capo e poggiò una mano sul braccio
di
Megatron.
"Ragazzi,
vi ricordo che se io non fossi un genio che ha creato un
nuovo elemento, sareste tutti morti. Un po' di rispetto e fate passare
lo
scanner ai vostri".
Megatron
abbassò il capo.
"Il
rispetto è l'unico motivo per cui non ti ho ancora ucciso"
borbottò.
"Non
farci caso. Megatron e il mio re sono entrambi un po'
tsundere" bisbigliò Bumbeblee all'orecchio di Tony.
Tony
gli fece l'occhiolino.
"Ed
io sono uno yangire. Vuoi sapere chi vince?" chiese.
Mugugnò,
raggiunse le mura della casa e si sporse sulle punte.
"Ehi!
Loki! Dì a tuo fratello che se facciamo un'orgia,
può venire
anche lui!".
Sorrise
soddisfatto, tornò al macchinario.
"Comunque,
inizierete una nuova vita. Come vi governerete?".
"Lo
stabiliremo con una sfida decisiva tra me e mio fratello. Chi dei
due metterà a terra l'altro in una sfida con la spada,
sarà re" spiegò
Optimus.
"Quindi
io, soldo di cacio. Ti ho visto uscire dalla larva ieri"
borbottò Megatron.
Un
bambino lo raggiunse ed iniziò a saltellargli davanti,
allungando le
braccia.
"Mamma!
Mamma!" gridò. Megatron lo prese in braccio, rosso in
viso.
Bumblebee
soffocò una risata, mentre Optimus nascondeva la spada.
Tony
ridacchiò, scosse il capo e si poggiò al tavolo
ripieno di strumenti.
"Una
volta i Re sposavano la Regina e avevano un Cavaliere a far da
amante. Adesso, si uccidono a vicenda".
Scosse
il capo e sospirò.
"Credo
voi non abbiate ancora imparato niente, miei cari
Terminator".
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Capitolo 10 *** Angelo dal reattore arc ***
Scritto sentendo: Dove Si Nascondono
Gli Angeli; https://www.youtube.com/watch?v=7sG6M14QFMo.
Angelo dal reattore arc
Tony incrociò le braccia
al petto e si appoggiò ad una
parete, guardando Bumblebee seduto sul pavimento del garage. Il giovane
dai
corti capelli biondi era intento a giocare con FerroVecchio, gli
lanciava una
palla e l’altro la riportava a fatica, facendosela
più volte indicare da Tu.
«Il
tuo re ha vinto, ma non scaccerà né Megatron
né i suoi
marmocchi. Non ne sei felice?»
domandò Stark. Il suo profilo in penombra
era appena rischiarato dalle luci azzurre degli ologrammi che
aleggiavano nella
stanza.
Bumblebee
gli rispose: «Sono lieto che la guerra
sia finita».
"Pensavo che questa inutile carneficina non si sarebbe mai fermata. Non
avrei mai pensato che saresti arrivato tu: un salvatore. Nel tuo cuore
sembra
brillare la nostra stessa scintilla.
Hai
riportato la pace, ma in me sembra non poter ritornare. Mi
sono perso".
«Stanno
tornando a casa. Non andrai con loro? Sai, credo
che quel gigante dai capelli grigi abbia una cotta per te» chiese
Stark. Sciolse le braccia e mise le mani in tasca, avanzando di un paio
di
passi verso di lui. Sfilò accanto ad altre automobili
parcheggiate.
Bumblebee
guardò la pallina. «Megatron non
è il
genere di compagno che vorrei. Non c’è
più posto per me nel nostro mondo»
gli
rispose. Stark gi domandò: «Dici
così perché il piccolo re con la
coroncina non è cotto di te?»,
guardandolo rabbrividire.
Bumblebee rispose: «È
troppo occupato con quello che è
giusto o con quello che deve fare per accorgersi di me»,
si alzò in piedi e lasciò la
pallina all’altro macchinario. «Vuoi
dire che se ne accorgerebbe in
caso contrario?» gli chiese Tony,
continuando ad accorciare le distanze.
«Forse.
Non sono neanche sicuro che lui sia capace di
provare cose banali come il piacere carnale»
gemette Bumblebee,
nascondendosi il viso con una mano. «Cap
sa benissimo cosa sono quel genere
di cose, ma io non sono una donna degli anni ’30 di nome Peggy» si
confidò l’altro. Bumblebee gli domandò: «Sei
innamorato di lui?».
«Forse
o forse sono solo alla ricerca di qualcuno che non
faccia come Pep o chiunque altro nella mia vita»
raccontò Stark, guardando l’autobot
sedersi nuovamente per terra. «Penso
che potrei amare chiunque non mi
scarichi dopo anni. Finché sono pieno di difetti vado
benissimo, ma appena
cerco di essere una persona migliore magicamente non vado bene a nessuno».
Fece un sorriso stanco e concluse: «Questo
è un mondo parecchio strano».
Bumblebee, massaggiandosi al collo,
pensò: "Ogni mondo
è strano. Le nostre vite si svolgono in un tempo di
ordinaria follia". «Il
mio mondo, allora, può sembrare più normale. Io
sono pieno di difetti e nessuno
mi vuole per quello» ammise.
Stark si
fermò davanti a lui e gli sfiorò qualche ciocca
di
capelli biondi. «Io uno come te potrei volerlo.
In fondo ho sempre
apprezzato più le macchine che le persone e il tuo corpo non
è proprio niente
male»
gli disse. Bumblebee rabbrividì, rispondendo: «Grazie».
«Però
devi rivedere i tuoi gusti. Ti rendi conto che il tuo
Optimus è solo un bambino? Probabilmente è solo
troppo giovane per provare
interessi sessuali» lo
interrogò Stark. Bumblebee
rispose: «Per la mia razza io
sono solo un adolescente», si
grattò il tatuaggio blu degli autobot che aveva sulla spalla
nuda.
«Beh,
meno male che io di fondo resto senza morale così non
devo rimangiarmi quello che ti ho detto prima»
scherzò Tony, pensando: "La
somiglianza con Cap non è dovuta al fatto che ha
scannerizzato lui, è stata
solo causale. Scannerizzando degli umani caucasici diventano caucasici
e non
giapponesi, ma a parte quello mantengono delle loro caratteristiche di
base.
Questo vale per ogni cosa di biologica che scannerizzano.
Sto
iniziando a diventare un esperto di bio-ingegneria aliena"
pensò.
«Sai,
su una cosa ha ragione Megatron. Ora ti appartengo,
anche come amante se vuoi. Anche considerando che Re Optimus in quel
senso non
mi vedrà mai»
gemette Bumblebee. Tony si affrettò a
rispondergli: «Sai,
ho comprato una macchina nuova. Non pensavo di farmi il fidanzato».
«Quelle
chiavi rappresentano il fatto che mi possiedi: mi
hai comprato»
gli disse Bumblebee, indicandogli la tasca.
Guardò Tony camminare avanti
e indietro. Stark pensava: "Ragiona
come un cavaliere in un
fantasy, forse tutti quei libri non sono stati una perdita di tempo".
«Tu
possiedi te stesso. Soltanto, ti andrebbe di rimanere
con me?»
chiese Tony e si piegò in avanti, per guardarlo negli occhi.
Bumblebee
rispose con un filo di voce: «Sono
stato un soldato così a lungo che
non mi dispiacerebbe. Non credo che in un mondo di pace Optimus abbia
bisogno
di me».
Tony gli sorrise, inginocchiandosi
davanti a lui e lo baciò,
l’altro ricambiò con trasporto.
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