Attraction

di Liioisjustchemical
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buongiorno un ca#$@ ***
Capitolo 2: *** Un salto nel vuoto ***
Capitolo 3: *** Round 2 ***



Capitolo 1
*** Buongiorno un ca#$@ ***


Quella mattina mi sarei fatta tirare un pugno nello stomaco da Midoriya piuttosto che entrare in aula a seguire la lezione di Aizawa. Ero al quarto caffè della giornata e non erano ancora le 9 del mattino. Yaoyorozu mi aveva già minacciata di farmi tappare la bocca da Sero se non la smettevo di bere caffè. In effetti, non sapevo nemmeno io perché continuavo a ficcare monete nella macchinetta se quello che stavo comprando non sortiva l’effetto desiderato e io continuavo a sentirmi come se potessi ripiombare nel più profondo dei sonni da un momento all’altro.
 
Quel giorno sarei potuta passare benissimo per la figlia illegittima di Aizawa, con le occhiaie che mi arrivavano alle spalle e la voglia di vivere di uno che sta per buttarsi sotto ad un treno in corsa. Bakugo mi aveva già preso a sufficienza per il culo con la storia della faccia da morto che cammina e Yaoyorozu mi si stava pericolosamente avvicinando, così decisi di raccogliere da terra il mio zaino, pieno di cartacce e chiuso solo a metà, e alzarmi da quel dannato muretto per entrare alla Yuei.
 
Non appena misi piede nell’ingresso la campanella proprio sopra la mia testa prese a suonare con quel suo trillo iperirritante. Se non altro, per svegliarmi, aveva fatto di più quel suono malefico che non quei 1200 yen di caffè. Ingoiai un’imprecazione perché, si sa, nel dubbio è sempre bene non lasciarsi sfuggire l’occasione di tirare un elegantissimo porca puttana e mi trascinai fino alla mia classe.
 
Lanciai lo zaino sul mio banco e mi lasciai cadere sulla sedia con una grazia pari a quella di un rinoceronte. Dietro di me arrivarono gli altri, prima di tutti Yaoyorozu che si sedette accanto a me. Sembrava che per lei la giornata fosse cominciata meravigliosamente e portava con orgoglio un sorriso smagliante. Sospirai poggiando la testa al banco.
 
“Eddai Nori adesso esageri” Kirishima, seduto di fronte a me, si era voltato lasciando penzolare un braccio dallo schienale della sedia e mi guardava poco convinto.
 
“Non so” bofonchiai senza alzare la testa di troppo la testa, ma sforzandomi quanto bastava per guardarlo in faccia “ho un brutto presentimento, temo che la lezione di oggi sarà una palla coloss….”
 
“Datevi una mossa che devo fare un annuncio importante prima di cominciare la lezione” tuonò Aizawa ed io sprofondai ancora di più la fronte sul banco. Ci mancava solo che fosse di cattivo umore.
 
I miei compagni si sistemarono rapidamente ognuno al proprio posto e io mi tirai su dritta prima che Aizawa mi lanciasse un’altra occhiata fulminante.
 
“Bene” affermò appena fu soddisfatto della nostra attenzione “oggi faremo un’esercitazione pratica” affermò con il solito poco entusiasmo che lo contraddistingue indipendentemente dal contesto in cui si trova.
 
Tra i commenti generali percepii distintissimo il ruggito di Bakugo che se la prendeva con la sottoscritta.
 
“È tutta colpa tua, Capelli da melanzana, ce l’hai tirata tu questa sfiga” immancabile il nomignolo che mi aveva appioppato il primo giorno d’accademia quando si era accorto del colore prugna dei miei capelli. Strano che, però, non si lasciasse mai sfuggire un commento del genere su Aizawa.
 
“E come farebbe ad essere colpa mia, sentiamo, razza di imbecille?!” Bakugo riusciva sempre a tirare fuori la parte più elegante di me.
 
“L’hai tirata con il tuo sesto senso del cazzo. Sbaglio o hai appena detto a Kirishima che avevi un brutto presentimento”
 
Ero sconvolta, come si poteva essere così idioti.
 
“Ma sei completamente scemo??” chiesi attivando il mio quirk. Bakugo fu attirato verso di me con uno strattone che partiva dalla catenina con la medaglietta militare che portava al collo. Prima che perdesse l’equilibrio, però, sentii la forza magnetica che controllavo attenuarsi e poi scomparire di botto.
 
D’istinto lanciai uno sguardo allarmato ad Aizawa.
 
Oh cazzo.
 
--
 
Mi trovavo legata alla mia sedia, intrappolata dalle bende del professor Aizawa con Yaomomo a cui per poco non veniva un infarto a furia di trattenere le risate. Dal canto mio, non ci vedevo più dalla rabbia. Se Aizawa avesse avuto il coraggio di liberarmi, e cazzo, prima o poi avrebbe pure dovuto farlo, avrei strangolato quel coglione di Bakugo.
 
Era stata colpa sua, ma ora chi è che si trovava legata come un salame? Io. Lo sapevo che quella mattina dovevo starmene sotto le coperte.
 
“Come dicevo prima della spiacevole interruzione” le parole taglienti di Aizawa interruppero il mio flusso di pensieri e io smisi di guardare Bakugo-di-merda in cagnesco per tornare ad ascoltare il professore “oggi vi farò fare una simulazione. Verrete divisi in gruppi da 4 o 6 persone e simuleremo un caso con ostaggi. Ovviamente saranno prove a tempo”.
 
Io voglio fare l’ostaggio, ma se qualcuno prova a salvarmi giuro che mi incazzo.
 
“Le squadre le estrarrò io a sorte” disse prima di tirare fuori una scatola con dentro tanti piccoli foglietti.
 
“Ma guarda un po’, la prima sei tu Yikeda” disse rivolgendomi un sorriso oserei dire divertito. Comunque non mi liberò.
 
“Vediamo vediamo chi sarà in squadra con te” continuò ricacciando la mano in mezzo a tutti quei pezzettini di carta.
 
“Mina”
 
Ottimo, mi sta simpatica.
 
“Todoroki”
 
E anche fin qui tutto bene.
 
“Bakugo”
 
MA PORCA PUTTANA.












Buonasera!
Scusate, non potevo fare a meno di pubblicarla (anche se non è ancora conclusa e la sto tutt'ora scrivendo), ma mi è venuta un'idea. Una MEGA IDEA e non ho resistito. Ho dovuto pubblicare almeno questo breve capitolo introduttivo.
Ovviamente trovate il mio OC: Nori che spunta spesso fuori in mezzo alle mie storie quando ho bisogno di una protagonista femminile che non faccia parte del manga in cui ambiento la storia.
Se non avete letto altre mie storie vi assiuro che la conoscerete (e spero la amerete quanto la amo io) con questo capitolo e, soprattutto, nei prossimi.


ps: raga aiuto volevo scrivere una storia OCxTodoroki ma sta venendo fuori una OCxBakugo che faccio?????

Aiutatemi, please
Un bacio
Leo

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Capitolo 2
*** Un salto nel vuoto ***


Il mio umore era rapidamente passato dal semplicemente cattivo di una mattina cominciata male ad una vera incazzatura bestiale che faceva concorrenza a quel deficiente di Bakugo. Me ne stavo in piedi tra lui e Mina mentre Aizawa ci spiegava come si sarebbe svolta la simulazione. Se la ragazza continuava ad attorcigliarsi i capelli tra le dita prestando davvero poca attenzione al professore, Bakugo sembrava più preso e non staccava gli occhi da Aizawa. Sul volto aveva il solito ghigno di quando pensa di averla vinta a prescindere, chissà cosa lo esaltava tanto di questa tremenda simulazione. Mi allungai un po’ alla mia sinistra per scoccare un’occhiata a Todoroki, accanto a Mina. Lui sembrava tranquillo, forse la valutava una prova semplice.
 
Il professor Aizawa spiegò che si sarebbe trattato di simulazioni a tempo, nel senso che gli ostaggi si sarebbero trovati in situazioni che avrebbero richiesto un intervento rapido o la loro vita sarebbe stata messa a rischio. Quindi o mi facevo salvare alla svelta il culo da Bakugo o ci avrei rimesso la pelle. Che bella situazione di merda. Ad ogni modo avremmo avuto una buona mezz’ora per completare la prova. Non sapevo se esserne contenta o meno: da un lato, mezz’ora non era troppo poco, dall’altro ciò lasciava intendere che la prova non sarebbe stata troppo semplice.
 
“Ogni gruppo dovrà affrontare due prove: una dalla parte della duo di salvataggio e una dalla parte degli ostaggi” proseguì il professore “lo scopo della prova è liberare gli ostaggi ed è valido per entrambe le parti. Gli ostaggi non dovranno rimanere fermi ad aspettare di essere liberati, ma servirà che partecipino attivamente per evitare che la situazione degeneri o che scada il tempo” .
 
Aizawa aveva provveduto a dividerci in coppie subito dopo aver estratto i gruppi. Io avrei dovuto affrontare la prova assieme a Todoroki, prima come squadra di salvataggio e solo dopo come ostaggi. Non avevo assolutamente di che lamentarmi, a parte le malsane esercitazioni di Aizawa in generale. Infondo, Todoroki era davvero forte e mi dava l’idea che non si sarebbe fatto prendere dal panico nonostante la questione del tempo. Ottimo perché, almeno per questo, mi sarei dovuta fidare più di lui che di me stessa.
 
“Bene, direi che possiamo cominciare con la squadra uno” Aizawa puntò i suoi occhi su di noi, nonostante lo sguardo non tradisse di certo entusiasmo, potei intuire una certa curiosità da parte sua.
 
--
 
Il tempo cominciò a scorrere e io e Todoroki ci trovavamo ai piedi di tre grattacieli alti almeno una trentina di piani ciascuno. Lanciai un’occhiata al mio compagno per capire come pensava di muoversi dato che non sapevamo nemmeno dove si trovassero Mina e Bakugo. Feci per aprire bocca e chiedere a Todoroki di delineare una strategia, ma prima che potessi far uscire un qualsiasi suono dalle mie labbra un grido squarciò il silenzio. Sobbalzai, d’istinto io e Todoroki alzammo lo sguardo. Proveniva dal primo palazzo, probabilmente dall’ultimo piano o da uno degli ultimi.
 
Riconobbi subito che si era trattato di Mina, doveva averlo fatto di proposito per indicarci la sua posizione. Era stata una mossa intelligente, ora sapevamo dove si trovavano e potevamo raggiungerli. L’unica incognita rimaneva la condizione in cui erano tenuti come ostaggi.
 
Senza dire nulla io e Todoroki ci scambiammo uno sguardo d’intesa, lui mi posò una mano sulla schiena e cominciammo entrambi a correre verso il primo palazzo. Lui fece per entrare, ma io mi fermai prima.
 
“Ci metteremo troppo a salirlo a piedi!” gridai. Dovevo farmi venire in mente qualcosa, l’idea che avevo in testa poteva funzionare, ma se non avesse funzionato ci avrebbe fatto perdere davvero molto tempo.
 
“Che altra scelta abbiamo?” chiese seguendo il mio sguardo e puntandolo sulla parete del palazzo.
 
Io stavo osservando i vari piani, contando e, soprattutto, osservando le finestre. Erano circondate da delle finiture di metallo e ciò mi fece pensare che avrei dovuto provare, almeno provare a mettere in pratica ciò che mi stava frullando in testa.
 
Attivai il mio quirk, prima con poca convinzione, poi sprigionando sempre più potenza. Normalmente gli oggetti di metallo mi sarebbero precipitati addosso, ma quelli erano ben fissati alla parete del grattacielo e non si mossero. Sentii la forza attrattiva aumentare man mano che aumentavo la potenza del mio quirk. Ad un certo punto percepii i piedi sollevarsi finalmente da terra. Sì: poteva funzionare.
 
“Todoroki, dammi la mano” dissi. Appena lo sentii afferrarmi il polso sprigionai tutta la forza possibile e, con uno scatto, ci trovammo sul cornicione della prima finestra. Sentii il mio compagno soffocare un grido di sorpresa appena ci sollevammo bruscamente dal terreno per schizzare verso l’alto e la sua presa si fece più stretta sul mio polso provocandomi un leggero dolore.
 
Aveva funzionato, ma non ero convinta e, a quanto pareva, nemmeno Todoroki. Per l’appunto, ne ebbi la conferma quando si voltò verso di me, gli occhi puntanti dritti nei miei.
 
Senza esitazione disse: “anche salirle una ad una in questo modo ci prenderebbe troppo tempo. Voglio provare una cosa” Todoroki si massaggiò il polso mentre lo vidi concentrarsi per sprigionare un’enorme strato di ghiaccio che andrò a ricoprire i primi venti piani del grattacielo.
 
“Geniale!” affermai.
 
Avevo capito immediatamente perché l’avesse fatto. Ora che ci facevo caso, io e Todoroki eravamo molto più in sintonia di quanto avessi mai creduto. Grazie al suo ghiaccio, se adesso avessi attivato il mio quirk, quello avrebbe raggiunto direttamente il ventunesimo piano, evitando tutti quelli prima. Però, avrei dovuto concentrarmi parecchio per sprigionare abbastanza energia attrattiva da far fare ad entrambi un salto del genere.
 
Porsi la mia mano a Todoroki, ma lo vidi accettarla esitante. Doveva essersi accorto della mia preoccupazione di non riuscire a portarci entrambi così in alto in una sola volta. Stavolta mi afferrò in vita. Lo sentii stringersi a me e mi mancò un momento il fiato. Avvolsi un braccio dietro la sua schiena, il polso che adesso mi pulsava e si stava a poco a poco facendo livido rimase libero. Poi attivai il quirk.
 
Provai nuovamente ad attirare a me il metallo, essendo quello fissato, la forza ci sollevò. Salivamo più lenti di prima, ma comunque molto più rapidamente di quello che saremmo riusciti a fare a piedi. Soprattutto, man mano che ci avvicinavamo al ventunesimo piano, la forza attrattiva si faceva più forte e noi guadagnavamo velocità. La stretta di Todoroki era salda su di me, sapevo bene che quella sera sarei stata ricoperta di lividi, ma era una cosa con cui avevo imparato a fare i conti da quando mi ero messa in testa di diventare un’eroina. Idea di merda, se me lo chiedete ora, ma da ragazzina mi esaltavo a vedere All Might alla tv.
 
Se passato il decimo piano e mi sentivo leggermente affaticata, sapevo sarei riuscita a resistere, ma quando arrivammo al quindicesimo cominciai a sudare. Sentivo la presa su Todoroki scivolare ogni secondo che passava. Al diciottesimo piano non ce la feci più. Lanciai un grido quando sentii che stavamo cominciando a precipitare. Il mio quirk non aveva resistito abbastanza e, come una corda tesa che si spezza, con uno strattone l’attrazione si interruppe e noi piombammo nel vuoto.
 
D’istinto chiusi gli occhi, temendo per l’impatto con il terreno. Mi mancava il fiato.
 
Tornai ad aprirli solo quando sentii una vampata di calore alla mia destra. Un secondo dopo Todoroki mi stava stringendo a sé con più forza. Aveva scongelato il ghiaccio mentre stavamo cadendo così che riuscissi ad attirarci ad una delle finestre più in basso.
 
Ero stretta tra il cornicione di metallo della finestra e il petto del mio compagno di squadra. Il suo braccio ancora attorno alla mia vita, certo, se ero l’unica cosa che gli permetteva di non cadere nel vuoto se anche avesse per caso perso l’equilibrio.
 
Feci in fretta due conti. La rapidità con cui Todoroki aveva trovato una soluzione e reagito salvandoci entrambi ci aveva permesso di non scendere sotto al sedicesimo piano. Ero riuscita a salire diciotto piani in una volta, ma era evidente che, ad ogni turno, il mio quirk sarebbe stato in grado di sopportare sempre meno energie. Se all’inizio saremmo accelerati per il ridursi della distanza, dopo troppi piani mi sarei affaticata eccessivamente e non sarei riuscita a mantenere il controllo. Mi voltai verso Todoroki e lo vidi contare i piani che ci separavano dal tetto. Probabilmente stava facendo le mie stesse considerazioni. Notai delle minuscole goccioline di sudore colargli lungo la tempia e mi incantai a guardarlo, come faceva ad essere così dannatamente affascinante anche in una situazione del genere.
 
Lanciai una veloce occhiata al tabellone con l’orario e tirai un sospiro di sollievo, il mio piano ci aveva salvato parecchio tempo, nonostante l’errore commesso poco fa. Erano passati solo pochi minuti, se fossimo andati a piedi saremmo stati si e no al decimo piano e ci sarebbero voluti altri dieci o quindici minuti buoni per raggiungere il tetto. Senza aggiungere che sarei stata senza fiato a furia di tirare insulti ad Aizawa. Se c’era una cosa che odiavo… beh no, odio tante cose ad essere sincera, ma se c’è una cosa che odio davvero, ma davvero dal profondo sono le scale.
 
“Te la senti di riprovare? Solo per altri sette piani. Poi andremo a piedi: a giudicare da dove provengono le grida, si possono trovare a qualsiasi piano dal ventiquattresimo al trentesimo” Todoroki mi guardava leggermente preoccupato. Il salto nel vuoto non doveva essergli piaciuto più di tanto. E pensare che stavo facendo tutto questo per Bakugo Katsuki, quello che mi aveva fatta legare da Aizawa davanti a tutta la classe.
 
“Si, assolutamente” cercai di rispondere con tutta la convinzione che in quel momento riuscii a tirare fuori e Todoroki congelò la porzione di facciata come aveva suggerito.
 
Fortunatamente, il secondo salto fu meno problematico. I sette piani non mi crearono grossi problemi e l’unica difficoltà fu mantenere la presa su Todoroki per non farlo precipitare. Ora, con tutta probabilità sarebbe stato più corretto dire che era lui a tenere la presa su di me, ma questo non è rilevante al momento.
 
Quando saltammo dentro al palazzo commisi l’errore di guardarmi il fianco: era già di un terribile rosso scuro, tendente al viola e sapevo che sarebbe solo peggiorato. Il mio costume lasciava libero quello strato di pelle per mettere meno strati tra il mio corpo e il metallo che dovevo attirare. In aggiunta, avevo delle calamite sulle spalle e sulle suole delle scarpe che pesavano parecchio, quindi l’idea era anche quella di rendere il resto del costume meno pesante possibile.
Mi era chiaro fin dall’inizio che reggere tutto il peso di Todoroki solo sul mio fianco destro non mi avrebbe di sicuro fatto bene, ma era una cosa a cui avrei dovuto cominciare a fare l’abitudine perché, con il mio quirk, il trucco che avevo messo in pratica oggi sarebbe sicuramente tornato utile anche in altre occasioni.
 
Todoroki mi allungò una mano per aiutarmi a scavalcare i pezzi di vetro che avevamo infranto per entrare, notai che lanciò una brutta occhiata al mio fianco, ma si guardò dal commentare. Entrati nella stanza cominciammo ad ispezionare il palazzo. Ogni piano era composto da una stanza unica, aperta e con diverse colonne quadrate al centro.
 
Perlustrammo i primi tre piani alla velocità della luce. Con delle stanze vuote ci sarebbe bastata un’occhiata per verificare la presenza di Mina e Bakugo. Quando, però, arrivammo al ventisettesimo mi si gelò il sangue nelle vene e mi maledissi per non aver avuto più cautela nello sfondare quella dannata finestra.
 
Bakugo e Mina erano legati assieme. Potevo sentire la rabbia di Bakugo nell’essere legato e SOPRATTUTTO nel non potersi muovere perché, se l’avesse fatto, avrebbe fatto saltare in aria tutti quanti. Non solo i miei compagni erano stretti mani e gambe l’uno all’altro, ma tra loro c’era anche quella che assomigliava pericolosamente ad una bomba. Ai loro piedi esplosivi e polvere grigia.
 
Non mi sprecai a trattenere una serie di imprecazioni mentre Todoroki mi guardava sbuffando. Ecco perché né Bakugo né Mina avevano usato il loro quirk: il primo avrebbe fatto esplodere tutto quanto, la seconda avrebbe corroso Bakugo.
 
“Puoi anche smettere si gridare insulti all’aria, credimi, Bakugo è dall’inizio della simulazione che ci prova ma ti posso assicurare che non funziona: come puoi ben vedere siamo sempre legati ad una bomba e circondati da esplosivi” Mina mi riprese con un tono più allarmato di quello che aveva di solito.
 
Beh, non le davo torno, non voglio immaginarmi nella sua condizione. Porca puttana, chissà cosa ha partorito per me e Todoroki la mente malata di Aizawa, chissà dove ci rinchiuderà o cosa ci farà fare…
 
“Nori” Todoroki mi chiamò ridestandomi dai miei pensieri. Giusto, non c’era tempo da perdere.
 
“Posso attirarla a noi e la facciamo esplodere a mezz’aria” proposi “ma ho paura che sia legata troppo stretta a Mina e Baguko, non possiamo rischiare tanto” ragionai ad alta voce.
 
“Io…” Todoroki era concentrato, non volevo distrarlo, ma al contempo sapevo che i secondi scorrevano e a noi sarebbe rimasto sempre meno tempo per liberare i nostri compagni. Non volevo fallire questa prova.
 
Mina sospirò.
 
“Volevo evitarlo per paura di ferire Bakugo, ma posso provare a sciogliere le corde” propose.
 
“Ma se la bomba cadesse saremmo finiti!” strillò Bakugo “No! È fuori discussione”.
 
“Deve esserci qualcosa! Non è possibile che non possiamo toccare né voi né la bomba!” protestai sbattendo un piede a terra. Un secondo dopo fu il gelo, viti il terrore attraversare gli occhi dei miei compagni.
 
“Ok, sono un’idiota” affermai arrossendo violentemente. Un colpo più deciso e le vibrazioni avrebbero potuto far scattare la bomba.
 
“Se state zitti, posso concentrarmi e provare di congelare la bomba” Todoroki cominciò a parlare guardando il terrendo “solo la bomba” precisò alzando lo sguardo prima su di me, poi su Bakugo e Mina “ma dovrò essere rapidissimo, se esito il primo ghiaccio potrebbe far scattare il meccanismo prima che riesca a bloccarla del tutto”.
 
“Se mi fai saltare in aria ti apro il cu…”
 
“STAI ZITTO! Non abbiamo un’idea migliore” Mina strillò così forte nell’orecchio di Bakugo che questo non ebbe la prontezza di protestare.
 
Con un cenno del capo incitai Todoroki a provare. Era uno dei migliori studenti della UA e il suo quirk era senza dubbio il più adatto alla situazione. Era l’unico che poteva farcela.
 
Todorki si avvicinò con passi lenti verso i due ragazzi, ancora bloccati a terra e legati assieme. Era elegante nei movimenti anche in una situazione così delicata, dove un passo fatto con troppa rapidità o troppa forza avrebbe mandato tutto all’aria… letteralmente.










Buonasera!! Eccoci al capitolo 2 con la prima parte della prima simulazione. Avrei voluto terminarla, ma dopo sarebbe diventato un capitolo davvero lungo e ho preferito spezzarlo. Soprattutto, voglio essere sicura di riuscire a postare con regolarità e con capitoli troppo lunghi rischierei di pubblicare cose di cui non sono soddisfatta.

Ringrazio tantissimo tutti i lettori! Spero che vi possiate affezionare al mio OC Nori e che la vediate bene nel mondo di MHA!
Alla settimana prossima!
Un abbraccio
Leo

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Capitolo 3
*** Round 2 ***


Todoroki avanzò lentamente vero Mina e Bakugo. Mentre procedeva pensai che doveva essere uno scherzo del destino: Bakugo, per colpa sua il professor Aizawa mi aveva intrappolava tra le sue bende quella mattina, ed ora ero io a doverlo aiutare a liberarsi da delle funi che lo legavano stretto ad una bomba.
 
Todoroki arrivò ad un pelo dai due, prestando estrema attenzione al più minimo spostamento d’aria pur di non stimolare il meccanismo dell’esplosivo. Si chinò di fronte ai due, ora i suoi occhi si trovavano alla stessa altezza di quelli di Bakugo e Mina. Guardò prima la ragazza, poi il compagno poi posò una mano il più vicino possibile alla bomba.
 
In un secondo il getto di ghiaccio congelò l’esplosivo, ma nessuno osò muoversi. Solo dopo che Todoroki si voltò per farmi un cenno cominciai ad avvicinarmi. Cercai di fare il più cautamente possibile, non perché non mi fidassi di lui, piuttosto perché, inconsciamente, temevo che qualcosa potesse comunque andare storto. Ad ogni modo li raggiunsi ed anche io mi chinai accanto a Todoroki.
 
Sfiorai la bomba congelata con le dita e lanciai un’altra occhiata al mio compagno. Presi un profondo respiro e strinsi il ghiaccio tra le dita, poi con uno strattone deciso la tirai a me. La bomba si staccò dal corpo di Bakugo.
 
Mentre Todoroki cominciava a sciogliere i nodi che legavano ancora i due ragazzi. Vidi con la coda dell’occhio Mina aiutarsi a scogliere i nodi che le tenevano assieme le caviglie. Non riuscivo a smettere di osservare quella bomba, cristallizzata nel ghiaccio di Todoroki.
 
Mi resi anche, congelandosi, si era attaccata alla tshirt di Bakugo e quando l’avevo afferrata tirando un pezzo di stoffa si era strappato lasciando il ragazzo con parte del petto ed il fianco sinistro scoperto.
 
“Se proprio volevi vedermi nudo ti bastava chiedere. Non c’era bisogno di ridurmi a pezzi la maglietta” Bakugo si alzò in piedi appena fu liberato dalle corte e si posizionò di fronte a me sorridendo.
 
Avvampai, che razza di idiota.
 
“Sei un imbec…”
 
“Nori” Todoroki mi chiamò. Voltandomi mi resi conto che ormai anche Mina si era liberata “abbiamo finito, perché il tempo continua a scorrere?” domandò.
 
Ci guardammo tutti rapidamente attorno, in effetti la cosa non tornava.
 
“Forse Aizawa vuole che distruggiamo questa” dissi porgendo la bomba al gruppo mentre mi alzavo in piedi.
 
“In quel caso potrebbe pensarci Bakugo” suggerì Mina.
 
“Dammi qua” fece il biondo strapandomi poco elegantemente la bomba di mano “andiamo di sotto” continuò avviandosi nel corridoio senza curarsi del fatto che lo seguissimo o meno.
 
--
 
Giunti ai piedi del palazzo ci radunammo in cerchio. Vidi che il countdown era a pochi minuti dallo scadere.
 
“E adesso?” chiese Mina più rivolta a me e Todoroki che non a Bakugo.
 
Tutti ci voltammo verso di lui, ma il ragazzo sembrava non volersi muovere. Continuava a tenere la bomba in mano senza avanzare di un passo.
 
“Bakugo, puoi colpire oggetti in volo con le tue esplosioni?” domandai appena un’idea mi balenò in testa.
 
“Che cazzo intendi dire, testa di melanzana?” Bakugo puntò i suoi occhi su di me. Sentii Todoroki sbuffare appena alle mie spalle e anche io, prima di rispondere, presi un gran respiro.
 
“Intendo dire” ringhiai “che, dato che di certo caprai che non possiamo far esplodere la bomba qui in mezzo a noi, potresti lanciarla lontano e farla esplodere in aria, prima che cada, in modo da non creare danni”
 
Bakugo sembrò ponderare per un attimo le mie parole.
 
“Forse non sei proprio stupida in fondo” rispose prima di allontanarsi di qualche metro da noi e lanciare la bomba in aria come gli avevo suggerito.
 
Prima che riuscì a farla esplodere Todoroki mi si avvicinò. Sembrava che stesse per dire qualcosa ma l’esplosione fu così rumorosa da farmi saltare sul posto e nell’esatto momento in cui la bomba fu fatta scoppiare, il countdown si interruppe.
 
La voce di Aizawa tuonò dagli altoparlanti e annunciò la conclusione della fase uno della nostra simulazione. Si premurò di farci notare che ce l’avevamo fatta giusto per una manciata di minuti, ma poco mi importava. Avevamo finito la prova, io e Todoroki eravamo riusciti a portare a termine la simulazione con successso.
 
--
 
Io e Todoroki fummo bendati e condotti da Aizawa, beh, non so dove. A differenza di Bakugo e Mina non ci legò, ma percepivo l’aria attorno a me in un modo strano. Come se mi trovassi in una grotta o un post piccolo o senza finestre.
 
Il professor Aizawa si allontanò comunicandoci che avemmo potuto toglierci le bende al cominciare del countdown. Quando il via fu annunciato ed il tempo cominciò a scorrere mi sfilai la benda.
 
La prima cosa che vidi fu il viso di Todoroki, a pochissimi millimetri dal mio. Di botto scattai all’indietro, ma un dolore lancinante mi partì dalla testa quando sbattei sulla parete alle mie spalle.
 
Ok, respira altrimenti fai venire giù la grandine a forza di insulti.
 
Mi guardai attorno e mi resi conto che eravamo rinchiusi come in una teca di vetro. La scatola era minuscola e non sembrava esserci modo di uscire. Su un lato, diversi tubi si fondevano con la parete ed immaginai servissero per farci arrivare aria.
 
Guardai Todoroki in preda al panico. No, non soffro di claustrofobia o almeno, non soffro di claustrofobia di norma, ma essere rinchiusa in una cazzo di scatoletta grande quanto il baule della mia auto posso dire che non mi vada a genio.
 
Porca puttana era così vicino.
 
Riuscivo a sentire il suo profumo. Era un profumo di pulito e c’era qualcosa di fiori, tipo gelsomino. Un’altra cosa che riuscivo a percepire era il suo respiro, decisamente meno affannato del mio. A poco a poco cominciai a sentirmi mancare l’aria e un non riuscii a frenare un leggero affanno.
 
“Non farti prendere dal panico, è sempre una simulazione” Todoroki mi allungò una mano e puntò i suoi occhi nei miei.
 
“Hai ragione. È una simulazione” cercai di convincermi che non ci sarebbe stato un vero pericolo e tentai di riguadagnare un briciolo di lucidità.
 
“Come credi che ci troveranno?” domandai “la cella sembra a prova di suono” mentre parlavo mi guardai attorno per individuare qualche oggetto metallico che avrei potuto attirare a noi cercando di rompere il vetro. Ad essere sincera, dubitavo che il vetro si sarebbe potuto rompere con molta facilità, eppure avrei tentato senza pensarci due volte.
 
Trascorse il primo minuti e sentii un sibilo provenire dalla parete alle spalle di Todoroki, dove si trovavano i tubi per l’ossigeno. Dal tubo più in basso, quasi al’altezza del pavimento, cominciò a sgorgare un rivolo d’acqua.
 
“NO!” sgranai gli occhi. Quindi era questa la trappola: una panic room che si sarebbe riempita a poco a poco d’acqua fino a farci annegare. Ovviamente, se Bakugo e Mina non fossero arrivati in tempo.
 
Al mio grido Todoroki si voltò di scatto, sbattendo contro la parete. Eppure la cella era talmente piccola da impedirci movimenti ampi. Per riuscire a voltarsi dovetti accavallare le gambe sopra le sue. Arrossii terribilmente per la situazione che mi pareva fin troppo equivoca.
 
Ma che problemi ha Aizawa a sottoporci a prove del genere, porca puttana?!
 
“L’acqua scorre l…”
 
“Sh!” zittii Todoroki poco educatamente, eppure era necessario che mi lasciasse contare. Sì, stavo contando i secondi. Quando l’acqua si interruppe tornai a guardarlo.
 
“L’acqua scorre per trenta secondi e, se le mie previsioni sono corrette, allo scoccare di ogni minuto si interrompe per ricominciare a quello successivo. Ora, però non mi torna. A questa velocità la cella si riempierà molto prima che siano passati 30 minuti” spiegai “questo mi fa sospettare che ci sia un modo per far uscire quest’acqua” conclusi.
 
Todoroki sembrò sorpreso dal mio ragionamento, ma non si lasciò sfuggire commenti.
 
Aspettammo un’altra manciata di minuti e verificammo che la mia previsione era corretta. Sfortunatamente, nessuno dei due riusciva ad individuare un modo per far uscire l’acqua dalla scatola di vetro.
 
Il livello dell’acqua mi arrivava ormai a metà coscia, ovviamente da seduta perché non avrei avuto assolutamente spazio per alzarmi dritta in piedi.
 
“Nori! Todoroki!” sentii uno strillo acuto provenire dalla parete di fronte a me e una figura rosa comparve correndo nella nostra direzione. Dietro di lei, Bakugo la seguiva imprecando. Ancora una volta mi mossi senza pensare e mi catapultai verso la parete.
 
L’acqua riprese a scorrere e io scivolai finendo addosso a Todoroki. Le nostre gambe si incrociarono e dovetti appoggiarmi alla parete di vetro per non sbattervi la faccia. Il viso del ragazzo era poco a destra del mio, il mio petto era ormai irrimediabilmente contro il suo e temevo di non fargli altro se non male se avessi provato ad alzarmi.
 
“Poca puttana” imprecai in preda all’imbarazzo. L’acqua continuò ad uscire impregnandomi i vestiti mentre Mina e Bakugo si erano ormai fatti vicini.
 
“Cosa cazzo è?” chiese Bakugo, non so bene a chi.
 
“Si riempie d’acqua per trenta secondi ogni minuto. All’incirca di così” dissi indicando sul mio dito la misura dell’acqua “e poi si stoppa e ricomincia il minuto successivo” spigai.
 
Mina e Bakugo continuarono ad osservarmi con gli occhi sgranati, si scambiarono un’occhiata poi tornarono a guardare noi.
 
“Nori” Todoroki, sotto di me, mi posò una mano sulla spalla “non ci sentono” disse.
 
Il resto della frase mi morì in gola.
 
Osservai i nostri compagni fuori dalla cella ancora intenta a trovare un modo per tornare ad assumere una posizione meno equivocabile senza calpestare Toroki.
 
Che poi, cazzo, a lui non infastidiva questa situazione? Perché se ne stava fermo così senza dire o fare niente? Solo io mi sento in imbarazzo a trovarmi distesa sopra un mio compagno di classe in una cella più piccola di uno sgabuzzino e fradicia d’acqua?
 
I nostri compagni fuori continuavano a gridare, prima a noi poi tra di loro. Era completamente inutile, non c’era modo di comunicare. Come potevamo lavorare assieme se non potevamo parlate tra di noi??
 
Alla fine mi decisi: “dai passa di qua”
 
Todoroki intuì e cominciò a scivolare a sinistra.
 
Un colpo incredibilmente forte mi fece sobbalzare e il ragazzo scivolò.
 
Ma porca di quella puttana.
 
Torodoki cercò di risistemarsi, ma era tutto inutile. Ogni colpo che Bakugo sparava al vetro ci faceva tremare e le pareti bagnate e l’acqua sul fondo della cella ci rendeva i movimenti sempre più limitati. Alla fine ci rinunciammo e dovetti restare rigida in una posizione scomoda per non adagiarmi su Todoroki.
 
Sentivo il suo fiato sui miei capelli ed il suo petto a pochi centimetri dalla mia schiena. Io riuscivo a stendere le gambe senza problemi, ma lui no.
 
L’ennesimo colpo di Bakugo mi fece perdere definitivamente la pazienza.
 
“Ci vuoi dare un taglio testa di cazzo??” strillai battendo a mia volta i pugni sul vetro. Proprio nel punto dove il biondo aveva provato le sue mani per provocare l’esplosione.
 
Il ragazzo sobbalzò. Ci mise un secondo ad assottigliare gli occhi e digrignare i denti, pronto a rispondermi a tono… nonostante non avesse la più pallida idea di quello che gli avevo appena detto, non potendo sentirmi attraverso il vetro.
 
All’improvviso mi resi conto che Mina era completamente sparita, e a giudicare dall’acqua che ormai mi arrivava all’altezza dell’ombelico, anche da parecchio tempo.
 
“Dai fatti da parte” sentii dei passi avvicinarsi rapidamente e la voce della ragazza provenire da dietro di me. Non ci pensai nemmeno a voltarmi, sapevo fin troppo bene che, o meglio chi, c’era dietro di me. No, no, non mi sarei girata per nulla al mondo.
 
“Ragazzi! Ho perlustrato tutta l’area” Mina si inginocchiò per arrivare all’altezza dei nostri visi, mentre Bakugo rimaneva in piedi accanto a lei, le mani sui fianchi e un’incancellabile smorfia di disappunto.
 
“Qui fuori è un labirinto. Per questo ci abbiamo messo così tanto anche a trovarvi, tuttavia non ci sono materiali di metallo che potrebbero tornare utili a Nori, niente di appuntito per rompere il vetro e nemmeno esplosivi perché Bakugo possa farlo saltare, io…” Mina si interruppe nonappela l’acqua nella nostra cella ricominciò a sgorgare.
 
Sbuffai.
 
“Todoroki” chiesi, ancora una volta imponendomi di non voltarmi “dimmi che hai qualche idea” sospirai tirandomi indietro i capelli con le mani, ormai bagnate.
 
Shoto scosse la testa: “io…”
 
“Fermi” prima che Todoroki potesse continuare a parlare, Bakugo intervenne. Si chinò a sua volta, gli occhi puntati sul tubo che continuava a far uscire acqua.
 
“Non vi pare che stia uscendo più forte?” domandò.
 
Mi si gelò il sangue nelle vene e percepii Todoroki irrigidirsi.































Buonasera!!
Torno ad aggiornare questa storia. 
Era nata come una cosa di massimo 3 capitoli, ma ieri notte non riuscivo a dormire e mi è venuto un lampo di genio. Ovviamente mi sono messa a scrivere ed ora il piano è di continuare molto, ma molto più a lungo.
Detto ciò, non prometto niente perchè non so ancora come organizzarmi per scrivere e pubblicare, ma sicuramente ci risentiremo presto!
Un abbraccio a tutti i lettori
Leo

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