Amore olimpico

di ballerina 89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Amore olimpico
Capitolo 1

 
Sacrificio, determinazione, costanza... è questo il segreto del successo ed è questo  che mi hanno insegnato a perseguire fin da quando ero piccola. Mi presento, mi chiamo Emma Swan e ho un sogno nel cassetto: partecipare alle olimpiadi. 
Lo so, lo so, sembra un tantino pretenzioso da dire  ma quando hai la fortuna di far parte del centro tecnico nazionale di ginnastica artistica e sei a stretto contatto con persone che hanno segnato la storia di questo sport non puoi non sognare in grande. 
Ho sempre amato la ginnastica, non ricordo un solo periodo della mia vita in cui questo sport non mi abbia accompagnata, forse solamente nei primi mesi in culla ma anche lì ho i miei dubbi... mia madre sostiene di avermi sentita fare acrobazie già dentro la sua pancia. 
 A differenza di molti miei coetanei ho la fortuna di avere due genitori che mi assecondando in tutto ciò che riguarda la mia passione, non è da tutti credetemi, ma anche loro hanno avuto i loro momenti di perplessità a riguardo. Cinque anni fa ad esempio durante una comunissima gara, due tecnici della commissione chiamata a giudicare, parlando con la mia ex allenatrice le comunicarono il desiderio di volermi nella loro federazione. Mi osservavano già da un paio d’anni e secondo il loro parere da esperti, se desideravo diventare qualcuno, quello era il momento migliore per iniziare a lavorare come una professionista. Avevo solamente undici anni a quei tempi, vivevo in un piccolo paesino di periferia e avevo da poco terminato la quinta elementare. Ero ancora una bambina sotto tutti i punti di vista ma mi stavano offrendo un’opportunità che una sola volta mi sarebbe capitata nella vita. Il centro in cui mi sarei allenata era a km e km di distanza dalla mia casa e questo significava il dovermi trasferire, da sola, in una città tutta nuova. Avrei vissuto in un residence con altre ragazze della mia età, avrei frequentato per quanto riguarda la mia istruzione lezioni private e mi sarei allenata sei giorni su sette. Un sacrificio sia per me che per i miei genitori non indifferente e fu solo in quel momento che li vidi sul serio vacillare: c’era molto in gioco anche se ai tempi non capivo... stavano per prendere una decisone che avrebbe per sempre, sia in un modo che nell’altro, cambiato la mia vita. 
Il loro primo pensiero da genitori fu ritenere che fosse ancora troppo presto per me, che non fossi pronta data la mia giovane età a fare quel genere di esperienza. A breve poi avrei iniziato la scuola media e di sicuro non essendomi mai sottoposta a tante ore di allenamento non sapevano se sarei stata in grado di tenere i ritmi e ottenere buoni risultati sia a scuola che in palestra. Per non parlare che la mia vita sociale si sarebbe altamente ridotta, non che ne avessi ancora una visto che ero piccola ma era comunque un fattore da prendere in considerazione per un futuro. 
Erano più tentati per un no ma vollero ascoltare comunque il mio punto di vista e solamente allora, vedendomi davvero motivata come mai nella vita, decisero di darmi una possibilità. 
Iniziai ad allenarmi fin da subito nella nuova federazione con tenacia tanto da arrivare ad ottenere ottimi risultati già alle prime gare di serie A . Non era da tutti riuscire a piazzarsi sul podio già alle prime competizioni di quel livello e capendo che ero per davvero, a detta loro, un piccolo fenomeno già l’anno seguente ebbi la possibilità di allenarmi privatamente con lei... la regina indiscussa della ginnastica, colei che aveva vinto più ori olimpici in assoluto, la più grande ma allo stesso tempo la più temibile.... Regina mills. 
Allenarsi con lei è il sogno di ogni ginnasta nascente ma allo stesso tempo è un vero e proprio incubo. Quattro giorni di noiosissimo potenziamento e solamente due di esercizi agli attrezzi. Non esistevano pause con lei, se non quelle due ore della pausa pranzo e se accidentalmente ti fermi anche per un solo secondo durante gli esercizi lei ti fa ricominciare tutto da capo. Non esistono feste, uscite con gli amici e non esistono neanche le malattie con lei. Si sale in pedana sempre e comunque anche con 38 di febbre, è lei poi a stabilire se ti allenerei o tornerai a casa. Credevo sul serio che sarei morta nel giro di poco con lei ma sono passati già quattro anni dai miei esordi e ormai Regina è diventata un po’ come la mia seconda mamma.
“Il duro allenamento ripaga sempre”, “un giorno mi ringrazierai” mi diceva ogni volta che avevo un crollo e aveva ragione... ho dato anima e corpo in questi quattro anni e tutto l’impegno messo messo ha portato seriamente i suoi frutti. Proprio qualche mese fa sono stata convocata per la gara che aspetto da secoli... le qualificazioni per i campionati mondiali che se passati mi avrebbero dato l’accesso diretto al sogno di tutta una vita: i giochi olimpici. 
Regina ha sempre creduto in me nonostante non sia un tipo che lo dice apertamente e mi allena per questa gara da sempre. I miei non sono mai stati allenamenti normali, quando ero nella squadra junior ho sempre lavorato come una senior arrivando a portare in gara elementi di gran lunga superiori agli standard. Il suo scopo era farmi entrare nella categoria senior con già un bagaglio di lavoro avviato in modo da ottenere la convocazione per i mondiali già da subito e non perdere tempo nel dover perfezionare e imparare i nuovi elementi che questa categoria richiedeva. Il suo piano è riuscito alla perfezione devo dire, molte ragazze della mia età, tra cui quelle che si allenano nella mia stessa palestra, sono ancora molto indietro con il programma rispetto a me ma questo se da una parte mi fa sentire orgogliosa dall’altra mi ha sempre terrorizzato. La mia paura più grande, oltre a quella di non riuscire a coronare il mio sogno è sempre stata quella di deludere la mia allenatrice e pur di non farlo mi sono sempre spaccata la schiena in gara tanto da prendermi ramanzine su ramanzine dalla stessa Regina per il mio troppo strafare e mettermi in mostra. Non ho mai voluto mettermi in mostra in realtà, volevo semplicemente che lei fosse fiera di me e forse fino alla semifinale dei campionati mondiali lo è stata ma poi il giorno della finale è accaduto l’imprevedibile e tutto mi è scivolato dalle mani facendomi cadere nel baratro più totale. 
Trave,corpo libero, volteggio e parallele... mi ero aggiudicata la finale per tutte e quattro le specialità e in base al calendario di gara le avrei seguire in questo ordine. Feci qualche errore nella trave e nel volteggio, l’esercizio al corpo libero era stato a detta di Regina impeccabile di conseguenza  bisognava solamente attendere il mio turno alla parallele per capire il punteggio finale e scoprire se fossi passata. Le ginnaste con cui mi stavo sfidando erano tutte dei veri e propri mostri, non avevo mai faticato tanto per stare al loro passo. Molte di loro erano già reduci da alte competizioni mondiali e passate olimpiadi, io in confronto a loro ero una novellina di conseguenza qualificarmi per i giochi olimpici non sarebbe stato per nulla semplice. Salire sul podio lo ritenevo impossibile ma non mi importava poi tanto, non era quello il mio obbiettivo: quello che volevo era piazzarmi tra le prime dieci per potermi aggiudicare un posto.
  • Smetti di pensare a tutto quello a cui stai pensando e concentrati su quello che devi fare. Le parallele sono in tuo punto di forza quindi che sia chiaro Emma: nessun errore o ti allenerai per le prossime 48 ore no stop senza recupero post gara. Non strafare come al tuo solito, attieniti al programma originale e non aggiungere difficoltà maggiori nell’esercizio che è già abbastanza pesante e complicato. Questa è la gara che potrebbe aprire le porte del tuo successo quindi gioca bene le tue carte, concentrati sull’obiettivo e rendimi orgogliosa di te. - mi disse guardandomi dritta negli occhi per poi incoraggiarmi ad andarmi a preparare. L’esercizio  che avevo scelto di portare non era affatto semplice da eseguire ma nonostante ciò  in prova era sempre uscito alla perfezione. Con l’adrenalina di sicuro sarebbe andato ancora meglio pensai ma aimè... proprio nel bel mezzo dell’esercizio, dopo essermi data la spinta necessaria per poter fare un’acrobazia in aria, il famosissimo Jaeger, non riuscii ad afferrare correttamente lo staggio, l’asta della parallela, e caddi a terra piegando male una gamba e sbattendo successivamente la testa. Ricordo di essermi messa subito in piedi per poter tornare ad eseguire l’esercizio ma non appena poggiai il peso del corpo sulla gamba incriminata ricordo di aver sentito un dolore atroce e poi il nulla. Ricordo solo di essermi svegliata in ospedale, come ci sono arrivata lo ignoro.
  • Dove... dove sono.... - chiesi del tutto disorientata non appena mi svegliai capendo che quella non era di certo la mia stanza. 
  • Emma tesoro mio, ciaooo! Come ti senti?? Hai dolore? - era mia madre che parlava ma cosa ci faceva mia madre lì con me? - Regina ci ha chiamato e ci ha detto dell’incidente, abbiamo preso il primo aereo a disposizione ma  quando siamo arrivati eri già in sala operatoria. - incidente, sala operatoria? Che diavolo stava dicendo? 
  • Che... che è successo? Di che incidente parli? - provai a mettermi a sedere per poterli guardare meglio ma sia lei che mio padre mi bloccarono non appena tentai di farlo. 
  • Sta giù ok? Non puoi ancora muoverti. - mi spiegò papà dandomi un leggero bacio sulla fronte - non ricordi che cosa è successo? Stavi gareggiando e sei caduta dalle parallele. - la gara... è vero, la finale dei campionati mondiali, il mio pass verso il grande sogno. Ero caduta... lo ricordavo vagamente ma ero sicura di essermi rialzata. 
  • Dove’è Regina.... - chiesi l’istante dopo. 
  • sono qui Emma! - si avvicinò per farsi vedere: era rimasta in disparte perché c’erano i miei genitori lì con me e non voleva sentirsi di troppo considerato che non lo vedevo da mesi. 
  • Quanta penalità mi hanno dato? Credo di aver fatto bene la prima parte dell’esercizio quindi se anche la parte dopo la caduta è andata bene, se i punti di penalità non sono molti, ho ancora buone possibilità di essere entrata.... sono entrata vero? 
  • Dovresti riposare, hai preso una bella botta... ne riparliamo quando ti sentirai meglio magari ok? Non ci pensare adesso. - non era da lei sviare i discorsi e questo mi preoccupò parecchio. Per non parlare  poi che non riuscivo a muovermi e che da sdraiata non riuscivo a vedere il mio corpo per capire in che condizioni effettivamente fossi. Non avevo nessun tipo di dolore escluso il mal di testa ma non riuscivo comunque a muovermi. 
  • Regina dimmelo ti prego! Voglio sapere come è andata. 
  • Non hai portato a termine l’esercizio, sei svenuta non appena hai provato a rimetterti in piedi e di conseguenza l’esercizio non è stato valutato. 
  • Sono... sono svenuta? - domandai, a parte il rimettermi in piedi non ricaricavo nulla dopo la caduta. - no, io non...
  • Cadendo ti sei fratturata il femore e quando hai provato ad alzarti il dolore credo sia stato talmente forte da farti perdere i sensi. - mi ero rotta un femore? La valutazione del mio esercizio era stata nulla??? un incubo, era di sicuro un incubo non c’era altra spiegazione.
  • Gli altri esercizi come sono andati invece ? Ho ottenuto un punteggio sufficiente per....
  • Emma per favore, riposati! - mi supplicò
  • Non... non sono passata vero??? - le probabilità di piazzarsi tra le prime dieci con un esercizio valutato 0 era pressoché impossibile in più Regina sembrava non volerne parlare il che faceva della mia ipotesi una certezza assoluta. Ero fuori dalle Olimpiadi, avevo perso la mia possibilità. Certo, Avrei potuto tentare nuovamente tra quattro anni ma non era la stessa cosa. - Dimmelo ti prego! Sono fuori? 
  • Le tue tre esibizioni precedenti hanno avuto un punteggio altissimo e complici alcuni errori mostruosi delle tue avversarie nonostante il punteggio nullo delle parallele sei arrivata decima. 
  • Decima???? Sono decima... questo significa che.... sono dentro? Mi sono qualificata Regina???? Mi sono qualificata sul serioooooo???? - non potevo credere alle mie orecchie, ero riuscita a qualificarmi. -È... è meraviglioso!!!!! - ero in assoluto la ragazza più felice sulla faccia della terra. 
  • Aspetta Emma, non così in fretta! Non c’è nulla di cui gioire. Sei entrata è vero ma... hai un femore rotto e...
  • Mi riprenderò prestissimo Regina non preoccuparti e tornerò ad allenarmi anche il doppio di prima per poter recuperare il tempo che a causa dell’infortunio perderò, hai la mia parola.  E poi... Non sono di certo la prima ginnasta che si infortuna... ce la farò vedrai. - ne ero assolutamente convinta.
  • Hai fatto davvero una brutta caduta Emma, hai subito un intervento importante... 
  • non mi interessa! Io ce la farò! Che c’è: improvvisamente non credi più nelle mie capacità? - mi domandai il perché stava reagendo così, non era da lei gettare la spugna o incoraggiare i suoi atleti a farlo.  Guardai i miei sperando che almeno loro concordassero con me e provassero a farla ragionare ma prima di poter dir loro qualsiasi cosa li vidi scoppiare in lacrime, mia madre più che altro, mio padre tentò di trattenersi il più possibile. Iniziavano seriamente a preoccuparmi quelle reazioni ma non feci in tempo a domandare loro nulla che entrò il medico a controllare come stessi. 
  • Oh bene, vedo che sei sveglia! Come va? Senti molto dolore? 
  • No affatto anzi, non sento nulla in realtà. - risposi con onestà - forse un leggero fastidio alla gamba ma mi creda... ho vissuto cose peggiori. 
  • beh ottimo no??? Me lo dicevano che avevi la corazza dura. - mi sorrise per poi annotare tutto su quella che credo fosse la mia cartella clinica. - dimostra tenacia anche nella fisioterapia e vedrai che sarà una passeggiata per te rimetterti in sesto.
  • Davvero? E entro quanto pensa potrò tornare in palestra? Sono stata selezionata per i giochi olimpici e devo organizzarmi con i tempi se voglio partecipare. - improvvisamente anche la faccia del medico cambiò e da sorridente e scherzosa divenne seria. 
  • Credo che se lavorerai sodo, cosa in cui credo fermamente, in tre o quattro mesi potrai tornare a camminare senza nessun tipo di problema.
  • Quattro mesi???? Accidenti.... - le olimpiadi erano tra soli otto mesi - avrò solo quattro mesi per rimettermi in pari con gli allenamenti. Non ci sarebbe qualche procedura più celere per rimettermi a nuovo in minor tempo? Lo so le sembrerà una stupidaggine ma mi creda: la ginnastica è tutta la mia vita e finalmente sono ad un passo da coronare il mio sogno più grande, non posso perdere quattro mesi di allenamento.
  • Emma... purtroppo non ci sono soluzioni alternative, il programma di recupero è questo. Quattro mesi sono il tempo più breve credimi, c’è gente che impiega anche un anno fidati. Per quanto riguarda la ginnastica invece.... beh tra quattro mesi sarai nuovamente in grado di condurre una vita normale: camminare, correre... sarà come non aver mai subito un intervento per certi versi ma la ginnastica.... beh non credo che la tua gamba resisterebbe a quel tipo di sollecitazioni. 
  • Co... cosa sta cercando di dirmi con questo? - con quella frase aveva detto tutto e niente, perché i medici devono essere sempre così criptici? avevo una brutta sensazione addosso ma cercai in ogni modo possibile di mandarla via -  pensa che mi ci vorrà più tempo? Che dovrò aspettare le prossime olimpiadi? Cosa vuol dire che la mia gamba non resisterebbe?
  • Mi dispiace doverti dare questa notizia ma le probabilità che tu possa tornare a gareggiare a livello agonistico sono davvero remote. Potrai ancora fare qualche allenamento stando molto attenta ma non potrai più allenarti tutte quelle ore come prima. Anche volendo non ci riusciresti: rischieresti di farti male di nuovo. 
Fu in quell’esatto momento che il mio mondo crollò. Tutto quello che avevo fatto in quegli anni per arrivare dove ero arrivata, tutti quei sacrifici, tutte quelle rinunce a cosa erano serviti? A nulla.... per colpa di una stupidissima caduta tutto era andato a puttane. Non riuscii a dire nulla inizialmente, la notizia che mi avevano dato mi aveva frastornata al tal punto di non riuscire a formulare neanche una stupidissima frase di senso compiuto. Mi facevano domande, i miei cercavano di tranquillizzarmi ma io non li ascoltavo... nel mio cervello un’unica e sola frase risuonava ancora e ancora... la mia carriera era ufficialmente finita. Ero arrabbiata con il mondo intero, avrei voluto piangere, gridare, rompere tutto quello che mi passava tra le mani ma tutto quello che riuscii a fare, almeno inizialmente, fu fissare il vuoto. 
  • Emma hai fatto un ottimo percorso in questi anni, dovresti essere super orgogliosa dei risultati ottenuti... io lo sono, sono davvero molto orgogliosa di te. Gli incidenti succedono di continuo in questo sport ma non possono di certo fermarci... un atleta non si ferma davanti le difficoltà Emma e tu lo sai bene. Senti, lo so che stai soffrendo ma non è la fine... 
  • Parla per te! Tu la tua carriera l’hai fatta! - risposi per nulla cortese. - Hai ottenuto tutto quello che volevi, hai raggiunto i tuoi obbiettivi con successo e niente e nessuno ti ha ostacolata quindi non venirmi a dire che capisci quello che sto provando ora perché io...
  • Hai ragione, non so cosa significa, posso solo immaginarlo e già così fa schifo ma non è la fine credimi. La ginnastica può ancora essere parte integrante della tua vita... devi solo volerlo. - se avessi avuto la forza di alzarmi giuro che l’avrei picchiata. Mi limitai a lanciarle uno sguardo di sfida ignorando completamente che stavo parlando con la mia allenatrice. - il medico non ti ha detto che non potrai allenarti mai più, ha detto che non potrai farlo a livello agonistico perché il tuo corpo non sopporterebbe quei ritmi quindi se vuoi puoi ancora proseguire per questa strada: devi solo cambiare corsia. Continua a studiare e a migliorarti e poi magari, tra qualche anno, potresti accompagnarmi con le più piccoline nell’insegnamento. Ho piena fiducia in te Emma e anche se sei ancora solo una ragazzina sono sicura che potresti diventare un’insegnante davvero qualificata. 
  • Non diventerò mai allenatrice di un gruppetto di ginnaste che un giorno potrebbero raggiungere i traguardi che a me sono stati negati, non prenderò un aereo solo per partecipare ai giochi olimpici come allenatore e vedere gli altri farsi il culo per un oro E NON DIVENTERÒ MAI ALLENATRICE PERCHÈ IN UNA FEDERAZIONE CHE DI RISPETTI NON C’È ALLENATORE CHE NON ABBIA VINTO ALMENO UN BRONZO OLIMPICO. 
  • Emma...
  • HO CHIUSO PER SEMPRE CON LA GINNASTICA E ORA ANDATEVENE TUTTI VIA, VOGLIO RESTARE DA SOLA. - scoppiai in lacrime,  finalmente in grado di far trasparire le mie emozioni. 
  • Ehm...Emma forse lasciarti sola ora...
  • HO DETTO FUORI! TUTTIIIIIII! 
Nessuno di loro aveva voglia di lasciarmi da sola in quello stato, il mio pianto diventava di minuto in minuto sempre più intenso, ma non poterono far altro che assecondarmi in quanto la loro presenza mi agitava ancora di più. Odiavo vedere sulle loro facce quell’aria di compassione e odiavo ancor di più vederla sul volto di Regina. Lei non si lascia mai sopraffare dalle emozioni e se lo faceva la cosa era davvero grave. 
Una volta rimasta in stanza da sola provai quantomeno a calmare il mio pianto, la testa tra le lacrime versate e la caduta mi faceva un male assurdo, avevo riportato un trauma cranico tra le altre cose, ma per quanto mi sforzassi di non piangere e non pensare a quanto accaduto non riuscivo a smettere. Avevo atteso anni per quella finale, da piccola sognavo il momento in cui leggendo il tabellone delle valutazioni finali mi rendevo conto di essere ufficialmente passata; mi ero allenata con anima e corpo per riuscire ad ottenere quel risultato, avevo messo da parte tutta la mia vita secondo il principio che il sacrifico avrebbe ripagato ogni cosa e poi???? Tutto finito. La mia carriera era ufficialmente finita così come anche la mia vita. 


Note dell’autore: Salve a tutti, eccomi finalmente con una nuova storia sui miei adorati Emma e Killian. E’ da tanto che non mi faccio viva lo so ma ho preferito, come già specificato nell’intro di questa storia, terminare la storia prima di iniziare a pubblicarla, in questo modo almeno avrò la certezza di non dovervi farse aspettare a lungo tra un capitolo e l’altro. Spero vi faccia piacere questa notizia, sopratutto visto che alcune storie, un paio almeno, sono state lasciate in sospeso. Questa volta non accadrà quindi vi auguro una buona lettura e un buon proseguimento di giornata. A prestissimo. Un bacio.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




AMORE OLIMPICO 
CAPITOLO 2

 
Erano passati già un paio di giorni dal mio incidente e io ancora non mi ero emotivamente ripresa. Passavo le mie giornate a piangere e a disperarmi tanto che il medico che mi aveva in cura pensò fosse il caso di farmi parlare con uno psicologo per aiutarmi a risolvere il mio problema e provare ad accettare la cosa. Feci quattro o cinque incontri, non ricordo esattamente, ma non ebbero buon esito: non dissi mezza parola in nessuna delle sedute e alla fine lo psicologo incaricato decise di sospendere la terapia in quanto secondo lui stavo ancora assimilando la notizia e di conseguenza non ero ancora emotivamente pronta a parlarne con qualcuno. Consigliò ai miei di non lasciarmi mai troppo da sola quindi, anche negli orari non destinati alle visite, ero sempre affiancata da qualcuno. Regina si offrì di farmi compagnia durante tutta la prima settimana dando il cambio ai miei genitori che poverini erano emotivamente e fisicamente stremati, ma poi dovette tornare a lavoro per cui non potè più tenermi compagnia per tutte quelle ore. 
  • Mi hanno chiamata dalla federazione, devo allenare una ginnasta, perciò non potrò essere presente tutti i giorni ok? - cercò di essere il più carina possibile. 
  • Wow... mi hai già rimpiazzata vedo... - erano davvero rare le volte in cui parlavo, l’ultima volta che lo avevo fatto  fu quando li mandai tutti fuori dalla mia stanza subito dopo aver appreso la notizia del mio stop e ogni volta che lo facevo ero sempre molto scontrosa e cattiva. 
  • Emma no, ma cosa dici?  Non ti sto rimpiazzando. Non scelgo sempre io chi allenare e visto che per ora sono “libera” da incarichi mi hanno assegnato qualcun altro da allenare. 
  • se non è rimpiazzare questo...
  • Dai non fare così... verrò a trovarti prestissimo promesso, non ho alcuna intenzione di farti affrontare la cosa da sola. Ogni weekend sarò qui da te a vedere i progressi che hai fatto quindi lavora solo e rendimi orgogliosa di te.
  • Non sei più la mia allenatrice, fatti rendere orgogliosa da quella che allenerai, io ho chiuso... con la ginnastica e da adesso anche con te! Sparisci!
Non ero mai stata un tipo aggressivo e chi mi conosce lo sa ma non stavo per nulla bene in quel periodo e lo manifestavo sparendo veleno su chiunque mi passasse davanti.
Regina nonostante il modo in cui la trattai si fece in quattro per mantenere la promessa che mi aveva fatto e nonostante non le diedi mai modo di poter venire in stanza a trovarmi, non volevo assolutamente vederla, non smise mai di recarsi in ospedale a chiedere ai miei genitori dei miei progressi o anche solo per sedersi su una panchina davanti la mia camera e aspettare.
Il prendere atto  che Regina non sarebbe stata più una presenza constante nella mia vita mi destabilizzò tanto quando l’apprendere della fine della mia carriera artistica e questo si ripercosse anche nei miei progressi in fatto di riabilitazione. Dopo venti lunghissimi giorni di assoluto riposo mi venne dato il via libera per iniziare la fisioterapia di conseguenza due ore al mattino e una il pomeriggio sarei stata impegnata in delle noiosissime sedute di riabilitazione. I miei ne furono felici sapendo che non me ne sarei stata stesa su un letto a contemplare il soffitto tutto il santo giorno ma non immaginavano certo  che mi sarei comportata peggio dei giorni precedenti.
 Il mio fisioterapista era un nonnino tutto coccole che accarezzava i suoi pazienti piuttosto che farli lavorare pertanto, in collera con il mondo e ritenendo inutile un lavoro del genere visto che non avrei potuto più allenarmi, non fu difficile prendere il comando. Mi rifiutai di collaborare e per una settimana intera non mi sforzai di fare neanche un solo esercizio. Ci provò in tutti i modi a convincermi a collaborare ma fallì miseramente tanto che il medico che mi aveva operato decise di dargli un nuovo incarico mentre a me venne affidato un nuovo fisioterapista: un vero stronzo questa volta. 
Non avevo idea di questo cambio di personale, me ne stavo tranquilla sdraiata sul lettino della grande palestra di fisioterapia ad aspettare il mio nonnino senza speranze quando davanti a me si presentò una persona mai vista prima: un ragazzo che avrà avuto si e no qualche anno in più di me. 
  • Guarda guarda chi è già pronta per la sua seduta: la paziente più complicata e capocciona di questo ospedale. - esordì  avvicinandosi e sfoggiando un sorrisetto che li per li avrei voluto far scomparire dalla sua faccia a suon di pugni. - Piacere io sono Killian Jones, il tuo nuovo fisioterapista. -  lo guardai per un paio di secondi con aria di sfida senza proferire parola dopodiché estrassi dalla tasca della tuta il mio iPod e mi misi ad ascoltare musica non prestandogli la minima attenzione. Se ero riuscita a raggirare un medico più anziano e con più esperienza sarebbe stato un vero scherzo farlo anche con un giovanotto alle prime armi. Chiusi gli occhi, cercando di concentrarmi sulla musica e non pensare a niente quando quel cretino mi tolse le cuffie e prima che potessi accorgermene si impossessò del mio iPod.
  • Ehi tu! Chi ti credi di essere? - gli dissi incenerendolo con lo sguardo.
  • Ma parli allora... e io che pensavo che avrei dovuto lavorare anche sulla riabilitazione della tua lingua. - sfoggiò una faccia da maniaco. - te l’ho già detto, sono il tuo nuovo fisioterapista e sono qui per farti lavorare. 
  • Ridammi il mio iPod! - ordinai senza calcolare tutto ciò che aveva detto. 
  • È vietato ascoltare musica mentre si lavora, devi ascoltare me e le mie direttive non i tuoi cantanti preferiti e ora fammi vedere fino a che altezza riesci ad alzare questa gamba. - come fatto per i giorni precedenti ignorai le sue direttive sperando che gettasse la spugna al più presto, odiavo la sua voce da maestrino, ma le cose, per mia sfortuna, non andarono come immaginavo. Senza che me ne accorgessi mi aveva già preso la gamba incriminata e l’aveva alzata di circa cinque centimetri dal lettino facendomi urlare di dolore. 
  • Ehi... ma che problemi hai!!!! - gli dissi se possibile ancora più scontrosa che agli inizi. - mi hai fatto male!
  • Lo so che fa male ma se collabori sarà più sopportabile la cosa. Avanti provaci tu adesso.
  • No! Mi fa male sul serio idiota! Ma non hai di meglio da fare piuttosto che stressare l’anima a me? 
  • Si dia il caso che stia lavorando, quindi no... non ho di meglio da fare. 
  • Lavora da un’altra parte allora! 
  • Tu sei la mia paziente adesso! Sarai colei che mi farà avere un bel voto a fine tirocinio.  E ora avanti, morditi la lingua, concentrati e muovi questa gamba. 
  • Sei un tirocinante???? Sul serio? E io dovrei farmi toccare da uno che non ha ancora neanche una laurea? Ma neanche morta! - esclamai totalmente contrariata.
  • Credo che tu non abbia scelta tesorino quindi o ti affidi a me e mi ascolti o inizi a correre a gambe levate, cosa assai difficile al momento.... - sogghignò - Avanti su,  basta chiacchiere, non ho tutto il giorno: lavoriamo! - alzai gli occhi al cielo per quella sua stupidissima battuta dello “scappare a gambe levate”, non era affatto spiritoso anche se credeva di esserlo e continuai dritta per la mia strada continuando a scioperare. Non fu affatto una buona idea, come precedentemente annunciato iniziò a lavorare con la mia gamba nonostante non collaborassi e questo mi porto parecchio dolore. 
Sarebbe dovuto bastarmi di lezione, la stessa sera ricordo di aver pensato “ok, mi conviene collaborare”, ma il giorno seguente quando mi presentai per la seconda terapia commisi lo stesso errore. Non mi stava simpatico è vero, ma non era un capriccio il mio. Era come un blocco: non riuscivo a collaborare perché nella mia testa milioni di pensieri si accavallavano senza sosta dicendomi che tanto quel lavoro sarebbe stato inutile. Forse avrei dovuto esternate la cosa, parlarne con lui e trovare un punto di incontro ma non volevo farmi vedere fragile da un perfetto sconosciuto e così continuai imperterrita ad avere quell’atteggiamento strafottente da ragazzina viziata. 
Passai settimane in preda ai dolori, la fisioterapia con Killian era davvero difficoltosa  e quando arrivò il momento di mettere il tutore e iniziare il secondo step di terapia, che prevedeva un lavoro in piedi e non più sul lettino,  le cose furono ancora peggiori perché fu lì che cedetti alle mie paure più profonde. 
  • Tieniti a questi due corrimano e prova a fare un paio di passi. - mi disse. 
  • Un paio di passi? Ma per chi mi hai preso, guarda che so ancora camminare! - credevo che una volta messo il tutore sarei riuscita almeno a camminare senza problemi, visto anche il fatto che la gamba da in piedi non mi faceva alcun male ma non avevo fatto i conti con il chiodo chirurgico impiantato e con la massa muscolare che ormai era inesistente. 
  • Dici? Bene allora fammi vedere! - quel suo sorrisetto sul volto non faceva altro che provocarmi e pur di dimostrargli che avevo ragione, senza aggrapparmi a sostegni, c’era il tutore tanto che mi avrebbe sostenuta, provai ad avvicinarmi a lui con disinvoltura. Risultato? Persi l’equilibrio già al primo passo e se non fosse stato per lui, che prontamente mi afferrò, molto probabilmente mi sarei finita per rompere anche altro oltre alla gamba. 
  • Perché non vuoi darmi ascolto è? È il mio lavoro, so quello che faccio. Sei stata immobilizzata per oltre un mese, il tuo tono muscolare si è drasticamente ridotto, non puoi alzarti e camminare come prima del tuo infortunio. Ci vorranno mesi credimi, o anni se ti ostini a non collaborare. - prese un respiro - Avanti ora fa quello che ti dico: afferra i due corrimano e prova a fare un paio di passi. Sorreggiti bene con le mani, fa forza con le braccia e vedrai che andrà bene. - il mio cuore iniziò a battere all’impazzata all’idea di non saper più neanche camminare ma la cosa che più mi mandò fuori di testa quasi tanto da farmi sentire male fu poggiare le mani su quei due corrimano. Ebbi la sensazione di impugnare le mie tanto amate parallele e questo mi procurò un crollo emotivo non indifferente in quanto realizzai per la prima volta da quando ero stata ricoverata che i medici avevano ragione: se non sapevo più neanche camminare sarebbe stato impossibile per me tornare a saltare come prima. Iniziai a boccheggiare, mi mancava il respiro  e credo di aver perso completamente il mio colorito naturale perché Killian corse verso la mia sedia e afferrandomi per le braccia mi fece sedere prima che potessi perdere i sensi. Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto vidi il suo volto preoccupato. - per oggi basta così! Ti faccio riaccompagnare in stanza. - non avevamo neanche iniziato ma non obbiettai... non mi sentivo affatto bene.
Passai l’intero pomeriggio stesa sul letto della mia camera a piangere, rifiutandomi di mangiare e di fare la mia solita passeggiata in giardino con i miei genitori e la mia tanto odiata sedia con le ruote. Volevo restare da sola e avevo chiesto esplicitamente di non far entrare nessuno nell’orario delle visite; di solito venivano a trovarmi come minimo una ventina di persone alla volta tra parenti e amici della federazione ma quel giorno non avevo voglia di parlare con nessuno, volevo piangere fino a perdere i sensi, ma ancora una volta qualcuno disobbedì alle mie direttive ed entrò nella mia stanza come se niente fosse. 
  • Che accidenti voi! Vattene! - dissi non appena vidi quel babbeo del mio fisioterapista sedersi sulla sedia accanto al mio capezzale. 
  • Sono venuto a vedere come stai. Non ti ho lasciata nelle migliori condizioni prima. 
  • Sto uno schifo contento? Ora vattene! - risposi portandomi un cuscino sulla faccia
  • Si può sapere perché ce l’hai tanto con me? Io voglio solo aiutarti.
  • Non puoi aiutarmi sei un cretino anche solo a pensalo e ora sparisci. - mi diede ascolto? certo che no.
  • Sai... ho chiesto in giro un po’ di informazioni sulla mia paziente preferita e mi hanno raccontato del tuo incidente...
  • hai chiesto informazioni su di me? Che c’è: sei un maniaco per caso??? 
  • Spiritosa.... ma no! Certo che no! Volevo solamente cercare di capire cosa ti ha reso così scontrosa verso il prossimo e credo di averlo capito finalmente. 
  • Ma che bravo... vuoi un applauso? - ma cosa ne voleva sapere lui di cosa avevo passato.
  • No! Voglio che inizi a fidarti di me! 
  • E per quale motivo? 
  • Perché  capisco cosa provi! - disse zittendomi - so cosa significa perdere l’opportunità di raggiungere il sogno di una vita mah... 
  • Mah cosa è???? Cosa ne sai tu? tu non sai proprio nulla di quello che provo quindi non fare finta di interessarti a me!  Sei qui solo per guadagnarti la mia fiducia in modo da renderti il lavoro più semplice e ottenere una cazzo di A. 
  • Pensi davvero che lo sto facendo solo per me? - non gli risposi - hai ragione... ho fatto male a venire a parlare con te! Non si può parlare con una ragazzina viziata! 
  • Io non...
  • Ci vediamo domani mattina nella piscina al piano di sotto alle ore 7:30, non un minuto più tardi mi sono spiegato? -  per un momento mi sembrò di parlare con Regina. - inizieremo un nuovo tipo di allenamento! - si alzò per poter raggiungere la porta  ma prima di uscire tornò a comunicare con me. - che tu lo voglia o no io ti rimetterò in piedi Emma Swan! Fosse anche l’ultima cosa che faccio. 
Non so se fosse dovuto al fatto che volesse farmela pagare o meno ma la nuova terapia fu ancora più massacrante della precedente. Due ore in acqua di cui una di esercizi e una di sola camminata. Non potevo rifiutarmi di collaborare, sopratutto quando facevano gli esercizi nell’acqua alta, sarei annegata altrimenti.
 Lo Scopo di quella terapia era rinforzare con il minimo dolore la massa muscolare per poi riprendere i vecchi esercizi con cui avevo seriamente difficolta. Ogni volta che tornavo in stanza, anche se stremata provano a mettermi in piedi da sola ma nonostante la massa muscolare in aumento non riuscivo a muovere un solo passo. Mi demoralizzai e se con l’allenamento in acqua avevo preso  un po’ più  di  sicurezza ecco che non appena tornammo nella palestra tornai ad essere la solita scontrosa Emma che non voleva collaborare. Killian non disse nulla per i primi tre giorni, si sedeva di fronte a me e aspettava che gli dicessi io che ero pronta. Niente più ordini, niente più battutine.... niente di niente,  mi stava letteralmente lasciando fare. Naturalmente da parte mia non arrivò mai l’iniziativa di voler provare a fare qualcosa, tutt’altro... giocavo con l’iPad o con il cellulare per tutto il tempo.
 Il quarto giorno mi recai nella palestra in ritardo rispetto al solito ma per mia fortuna Killian non c’era ancora . Mi misi alla mia solita postazione, anche se sapevo giá che neanche quel di l’avrei utilizzata e aspettai che quel babbeo si presentasse guardando gli alti pazienti allenarsi. Incredibile quanta gente era nella mia stessa situazione ma loro a differenza mia stavano reagendo... ci stavano provando almeno. Forse dopotutto non eravamo nella stessa situazione, forse loro avevano un obbiettivo da raggiungere ancora possibile mente io... io ormai avevo perso tutto....
 Ero immersa nei mei pensieri, quando qualcuno, senza preavviso, si avvicinò a me e mi baciò a tradimento una guancia. Mi alzai di scatto e mi girai a guardarlo dritto negli occhi per potergli dare un ceffone a quel cafone che aveva osato avvicinarsi ma mi morirono le parole di bocca quando vidi Killian davanti a me. 
  • Ma che accidenti fai? - lo riproverai per quel gesto poco consono 
  • Ti dimostro che non ti manca nulla per poter tornare in carreggiata. Guardati.... sei in piedi e nessuno ti ha aiutato. - aveva ragione, ero in piedi, mi stavo tenendo in piedi da sola senza nessun appoggio. Fu una bellissima sensazione lo ammetto ma durò solo pochi secondi, le mie gambe cedettero poco dopo facendomi tornare seduta. - il tuo problema Emma è nella tua testa, non nelle tue gambe. Le tue gambe non hanno nulla di sbagliato è il tuo cervello che si ostina a dire il contrario. Non dargli ascolto, tu puoi farcela. 
  • È... è stata solo fortuna! - mi limitai a dire - in camera ho già provato molte volte ma non funziona... le mie gambe non vogliono collaborare. 
  • Non dovresti provarci in camera, potresti farti male, dovresti farlo qui. È qui che devi superare i tuoi limiti. - prese un respiro - e a  proposito  di limiti... te la senti di provare a fare un paio di passi? Ti ho visto come ti sei alzata prima, sono sicuro che puoi farlo anche senza corrimano. 
  • Tu bevi per caso??? Ti ho detto già che non ci  riesco! Tze...  ma mi ascolti quando parlo? 
  • Dammi il tuo iPad! - disse improvvisamente cambiando discorso.
  • Cosa? E perché dovrei dartelo? Vuoi forse sequestrarmelo come feci con l’iPod agli inizi? Non...
  • ok ammetto di essere stato un tantino  stronzo agli inizi ma tu non mi hai lasciato altra scelta. A dire il vero non me la stai lasciando neanche adesso... - mi rispose con il suo solito fare odioso che tanto odiavo. 
  • A che ti serve il mio iPad? - domandai ancora.
  • Voglio farti vedere una nuova tecnica, quella che intendo usare con te. Credimi...Inizierai a camminare in men che non si dica. 
  • Non dire stronzate! 
  • Perchè per una volta non provi a fidarti di me è? provare non costa nulla infondo! Vedi il video di questa terapia e proviamoci per un paio di giorni: se non funziona ti prometto di ritirarmi come tuo ex fisioterapista ma se funziona devi darmi almeno una possibilità. - ci pensai per qualche minuto.
  • ok ci sto! - era un cretino se pensava di rimettermi in piedi in un paio di giorni. Gli diedi il mio iPad e lo vidi cercare il video di cui tanto parlava. Era leggermente distante e non appena schiacciò play, girando successivamente il display verso di me, si allontanò ancora di più. Non tantissimo, saranno stati si e no tre o quattro metri. Rimasi senza respiro non appena vidi il video in questione: non era nessun video riguardante possibili terapie, come mi aveva precedentemente spiegato, no... il video che mi mise davanti  era niente di meno che la mia esibizione alle parallele, l’esibizione che mi aveva ridotta in quello stato.
  • Il tuo blocco è qui Emma!!!! - mi disse - È da qui che devi ripartire! Dopo una caduta ci si deve rialzare più forti di prima ma tu non lo stai facendo. Guardati ... guardati mentre eri felice, guarda la vita che hai sempre desiderato: sei ancora in.... - non riuscì a dire altro in quando gli misi  una mano davanti la bocca per zittirlo. Con l’altra mano afferrai  l’iPad e  lo lanciai il più lontano possibile da me. Sarebbe stato meglio chiudere semplicemente il video ma... beh ero troppo sconvolta per capirlo. 
  • Sei... sei un idiota.... - dissi con il viso ricoperto dalle lacrime. - ma che accidenti vuoi da me? Che... che ti ho fatto di male? - rivedere quel video mi aveva letteralmente uccisa.
  • Volevo dimostrarti che i tuoi limiti sono solo nel tuo cervello e avevo ragione Emma! Complimenti, hai appena fatto i tuoi primi cinque passi. 
Lo guardai non capendo ma poi mi girai e notai che la mia sedia era decisamente lontana da me. Avevo camminato di nuovo... da sola e senza aiuti. Piansi ancora più forte, avevo avuto un bel mix di emozioni quel giorno  tra ricordi brutti e primi traguardi positivi, ma le mie lacrime erano dovute più che altro a quel ricordo appena  vissuto. Killian se ne rese conto e dopo aver chiesto all infermiera di portarmi la sedia a rotelle mi chiese se poteva portarmi in un posto speciale. Non risposi, ero troppo impegnata a piangere per farlo così lui prese il comando della mia sedia e mi portò a prendere una boccata d’aria. Uscimmo dall’ospedale, cosa assolutamente vietata, e andammo in un parco li vicino. 
  • Sto rischiando grosso a portarti fuori senza permesso vista la tua linguetta biforcuta ma voglio parlare con te e di sicuro un po’ d’aria lontano dai soliti giardinetti ospedalieri potrà solo farti bene. - disse fermandosi in prossimità di un laghetto. - Mi dispiace molto essere stato così duro con te poco fa ma credo che sia importante per la tua guarigione riuscire a superare l’ostacolo e se non ci riesci da sola qualcuno deve pur farlo non trovi? - continuai a non rispondere - L’altra sera ti ho detto che capivo benissimo cosa provassi e in effetti è vero. Anche io, quattro anni fa, ho perso la mia possibilità di prendere parte alle olimpiadi. - alzai immediatamente lo sguardo dai miei piedi e mi girai per poterlo guardare negli occhi.
  • Eri... eri un atleta? - domandai incredula.
  • Ero... lo sono... non lo so più ormai - scrollò le spalle. - praticavo la scherma e a detta di tutti ero un vero fuori classe.
  • Che è successo? Ti sei infortunato? - incredibile... stavo seriamente parlando con colui che mi aveva appena ricordato la mia fine? 
  • Magari... avrei preferito guarda, ma no... ho fatto di peggio: mi sono rovinato con le mie stesse mani. La scherma era al centro del mio universo, non esisteva altro che palestra e allenamenti per me ma poi... poi conobbi una ragazza che mi rubò letteralmente  il cuore ed è li che le cose sono sfuggite al mio controllo. Si chiamava Milah, era più grande di me ed era qui a New York in villeggiatura. Ci siamo frequentati per tre mesi, mesi in cui ho continuato  i miei allenamenti anche se non assiduamente come prima, ma poi arrivò il giorno in cui dovette  tornare a casa e... beh mi chiese di seguirla e andare a vivere con lei. Avevano parlato molto dei nostri progetti futuri come coppia in quei mesi ed era una ragazza davvero speciale così... beh feci la valigia e partii con lei senza soffermarmi molto su cosa stessi facendo. 
  • Non mi dire... idiota fino al midollo proprio. Hai rinunciato al tuo sogno per una donna?? Ma dove hai il cervello? Fossi stata nel tuo allenatore ti avrei segregato in casa e riempito di esercizi extra al primo segnale di sbandamento.
  • Ho sbagliato su tutta la linea lo so, ma ai tempi non immaginavo... credevo di poterlo gestire e invece sì è rivelato un incubo. Ero il suo autista, facchino nonché bancomat personale. Mi ha sfruttato come meglio ha potuto insomma e poi come se non bastasse...beh, mi ha cornificato facendosi mettere incinta da un’altro. 
  • Idiota è dirti poco. - non potevo credere alle mie orecchie. E credeva anche che eravamo simili? Che riusciva a capirmi? 
  • Andiamo... bella come sei vorresti farmi credere che nessuno ti ha mai fatto battere il cuore? - arrossii a quel complimento e cercai in tutti i modi di nasconderglielo. Era odioso quel tipo perché arrossivo come se mi piacesse?
  • Due ragazzi della mia squadra hanno dimostrato simpatia per me ma... beh la mia insegnante per un giorno che mi ha visto semplicemente parlare con uno di loro mi ha fatto fare cinque volte di seguito l’esercizio a corpo libero che stavo preparando. Amore e olimpiadi non vanno d’accordo secondo lei e se vuoi ottenere un posto nella storia devi lasciare da parte le faccende di cuore. 
  • Simpatica la tua allenatrice, andrebbe di sicuro d’accordo con mia madre.... anche lei era una patita per lo sport.   Insegnava.. ora non credo lo faccia più e la sua prima regola era: mai innamorarsi. Quando ha saluto la mia decisione di lasciare mi ha praticamente chiuso tutte le porte in faccia e non gli è importato nulla sapere del resto della storia. 
  • C’è  un seguito? 
  • Certo... forse ancora peggiore di quanto detto fino ad ora. Mi sono dato all’alcol dopo aver scoperto del suo tradimento e ho frequentato amicizie sbagliate mettendomi spesso nei guai per oltre un anno. Non riuscivo a vedere la luce in fondo al tunnel ma poi ebbi un incidente d’auto ed il mio fisioterapista fu il mio angelo custode. Mi fece un po’ da psicologo e mi motivò a tornare dal mio primo amore: la scherma. Iniziai ad allenarmi nuovamente e questo mi aiutò a smettere di crogiolarmi con alcol e gente da poco conto. Ero rinato... ero di nuovo me stesso. Tornai a casa da mio padre, i miei sono divorziati, a New York e andai a parlare con il mio allenatore per chiedergli di inserirmi nuovamente nella squadra nazionale. Mi ha praticamente riso in faccia, disse che non aveva tempo da perdere con uno come me ma visto che mi conosceva e sapeva che ero bravo mi avrebbe dato modo di potermi allenare nella struttura come autodidatta ma lontano dagli allenamenti della squadra. Quello che è successo a te è totalmente differente dalla mia storia, tu non ti sei cercata l’infortunio, ma veramente posso capirti... quando sono tornato in me ho capito di aver fatto un grosso errore a mollare tutto e mi sono maledetto per questo perché a causa della mia stupidità ho perso tutte le mie chance per poter inseguire il mio sogno. 
  • Tu sei un idiota! Ti sei fermato solo perché il tuo allenatore ti ha detto no? Ma che hai nel cervello????? Se davvero ti interessa realizzare il tuo sogno rimboccati le maniche e datti da fare. Se sei il migliore non potrà di certo lasciarti in panchina. Cercati un allenatore altrettanto preparato, ci sarà qualche ex allenatore della federazione da qualche parte. Fatti allenare e fatti iscrivere a qualche gara. Già ai regionali il tuo ex allenatore ti vedrà e se gli piacerai.... sai com’è funziona no? 
  • Per essere una ragazzina capricciosa non ragioni poi così male. Peccato che non riesci a motivarti allo stesso modo con cui hai provato a motivare me. 
  • È differente la nostra storia. Tu non hai avuto un infortunio che ti ha precluso ogni possibilità, a me è successo invece. - ed ecco i miei occhi tornare a farsi lucidi. - avevo organizzato tutto il mio futuro: mondiali, olimpiadi e a 25 anni mi sarei data all’insegnamento: per sedici anni ho lottato con le unghie e con i denti per ottenere questo  e poi a causa di una caduta del cavolo ho dovuto dire addio tutto. Non sono nulla senza la ginnastica io e non voglio assolutamente insegnare in una scuoletta stupida nel mio paese. La mia allenatrice dice di volermi come assistente con le giovani leve ma parliamoci chiaro: senza un titolo mondiale o almeno un bronzo olimpico non mi terranno in federazione per sempre. 
  • Vuoi sapere come la penso? - annuii -    Credi di essere determinata ma non lo sei, non ti arrenderesti così altrimenti. 
  • pronto???? Mi ascolti????? Mi hanno detto che non posso più gareggiare, cosa pensi che significhi?
  • Anche a me lo hanno detto ma tu credi che io debba battermi ugualmente per ciò che voglio: perché per te non dovrebbe essere lo stesso? 
  • Per me a te manca qualche rotella. Ho un chiodo conficcato nel femore lo sai? Dovresti visto che sono una tua paziente. 
  • Si mah.... 
  • no lascia stare, apprezzo lo sforzo ma non voglio più parlare di questo! È finita.... punto. 
  • Emma...
  • Riportami in camera per favore, sono stanca. - lo vidi sbuffare e vi giuro che la voglia di prenderlo a schiaffi tornò più forte di prima. 
  • D’accordo testa di marmo ma ricordi il patto? Se il mio metodo funzionava avresti collaborato nelle sedute. 
  • È la gamba il mio problema non il cervello! Ricordo ancora le cose. - risposi altezzosa 
  • Mmmh farai la brava quindi? 
  • si! Ma non perché mi stai simpatico, anzi.... non ti sopporto proprio. 
  • Tu dici????  Io non credo! Sono il tuo medico preferito tesoruccio. - e ridendosela alla grande mi scompiglió i capelli e mi riportò in stanza. 
Quella passeggiata mi aveva fatto bene sul serio ma non dissi nulla a Killian, non volevo si facesse strane idee e conoscendolo di sicuro se le saprebbe fatte. Per ringraziarlo però mi diedi un gran da fare con il lavoro di recupero come promesso in precedenza e contro ogni pronostico e aspettativa nel giro di un mese recuperai tutto quello che non avevo  fatto nei due precedenti.   
  • Te lo dicevo che il tuo blocco era nella testa! La tua gamba  sta recuperando alla grande ed è ora di passare alle stampelle. Ti faccio dimettere seduta stante a patto che continuerai a fare gli esercizi da sola e che almeno una volta a settimana passerai da queste parti per farti dare un’occhiata. - mi disse Killian orgoglioso del suo operato. 
  • Posso... posso tornare a casa????? - chiesi non credendo di aver capito bene.
  • Direi di sì. Non c’è più alcun motivo per tenerti qui ma ricorda: non farmi vedere che peggiori che ti ci lego in quel letto che stai per lasciare.  - per la prima volta gli sorrisi. - wow... non credevo che ne avrei mai visto uno. Te l’ha mai detto nessuno che hai un sorriso meraviglioso Swan? - ti pareva che non doveva farmi pentire? Alzai gli occhi al cielo. - suppongo di sì .... avanti vai a prepararti per tornare a casa, i tuoi sono stati già avvisati, ma poi torna qui per il foglio di dimissione. 
Obbedii e corsi a vestirmi... corsi... camminai con le nuove stampelle alla mia migliore velocità. Optai per un paio di shorts nero, visto il tutore ingombrante e una maglietta verde militare, mi feci una treccia al volo e dopo essermi truccata leggermente per acquisire un po’ di colorito lasciai i miei a sistemare le mie cose e tornai al piano di sotto per il mio foglio di dimissioni. 
  • Accidenti Swan... - fischio Killian in segno di approvazione - sembri  un’altra persona fuori dalla tenuta ospedaliera. 
  • Tu sei il solito idiota invece - Risi. 
  • Sarò anche idiota ma ti mancherò bellezza. Sappilo.
  • Chi tu??? - Risi - non credo proprio. 
  • Vedremo... ecco a te: questo è il figlio di dimissioni, i tuoi lo hanno già firmato. 
  • Ah si? Se lo hanno già firmato perché non l’avete consegnato direttamente loro? - chiesi ingenuamente. 
  • In primis perché  volevo essere io a regalarti la libertà e poi perché... - lo vidi grattarsi l’orecchio un po’ impacciato - beh ci tenevo a chiederti una cosa in realtà. 
  • Ok... dimmi pure! - cosa voleva adesso? 
  • Beh da questo momento non sarò più il tuo medico, farai le terapie di controllo con un altro mio collega quindi... beh visto che non sei più la mia paziente mi stavo chiedendo se magari qualche volta ti andasse di andarci a prendere un caffè insieme. - il mio cuore perse un battito: mi stava chiedendo di uscire? così... su due piedi? Andai nel panico non sapendo minimamente cosa rispondergli.
  • Ehm.... io... - sillabai qualcosa di incomprensibile.
  • Potremmo fare domani pomeriggio se ti va, che ne pensi? Ho il giorno libero domani. - continuai a guardarlo scioccata non sapendo cosa dire... domani???? - dai di di sì, con la scusa vedrò anche come procede con le stampelle. - mi fece l’occhiolino e non ne come ne perché ma dalla mia bocca uscì un si in men che non si dica. Accettai il suo invito senza rendermene neanche conto... che avrei dovuto fare adesso???? Non potevo di certo mangiarmi la parola data.
  • Davvero??? Wow.. cioè.... bene mi fa piacere! Allora... ci vediamo domani davanti il nostro laghetto ok? - nostro???? Ok stava correndo decisamente un po’ troppo, bisognava rimetterlo in riga subito ma aimè ancora una volta il mio corpo si trovò ad agire senza il mio consenso e come un’ ebete mi ritrovai ad annuire. 
  • Va bene... - ebbi anche il coraggio di rispondergli... Ero posseduta non vi erano altre scusanti. - A... a domani Killian.
  • A domani piccola Swan. 


Note dell’autore: in due giorni due capitoli.... sto forse correndo un po’ troppo? 🤣 può darsi ma sono mesi e mesi che tengo questi capitoli in caldo per voi e muoio dalla voglia di rendervi partecipi. A domani con il terzo capitolo, spero di riuscire a postare quotidianamente fino alla fine della storia ma se così non fosse tranquilli: come vi ho già accennato ieri la storia è già conclusa quindi in caso bisognerà solo attendere uno o due giorni in più 😘
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Amore olimpico
Capitolo 3

 

Il giorno del mio primo incontro con Killian fuori dalle mura ospedaliere fu assai strano per me. Fino a quel giorno non ero mai uscita con ragazzo, da sola intendo, senza amici in comune presenti ed ero alquanto imbarazzata dalla cosa. Non sapevo cosa avrei dovuto dire, cosa avrei dovuto fare e questo mi metteva ansia. Sono sempre stata una ragazza precisina, che calcola tutto nel minimo dettaglio, quindi ritrovarmi a non sapere bene cosa aspettarmi non fu affatto semplice per me. Ricordo di non aver dormito per tutta la notte e la mattinata la passai interamente a prepararmi per l’incontro. Cambiai come minimo sei o sette volte acconciatura tanto che dovetti correre a lavarmi nuovamente i capelli e per quanto riguarda il vestiario non c’era nulla nel mio armadio che mi andasse a genio. Tutto era o troppo serio o troppo esagerato. Chiamai in mio soccorso la mia migliore amica, aveva più o meno l’età di Killian e sapevo per certo che ci sapesse fare con i ragazzi. In palestra girava voce che era stata bene o male con tutti i ginnasti della squadra maschile. Quando la chiamai spiegandole il problema non potè credere alle sue orecchie e in neanche mezz’ora fu da me. Mi consigliò di mettere uno dei vestiti che avevo nell’armadio, a tema floreale visto il clima primaverile, un paio di sandali bassi visto che i tacchi era fuori questione per via della gamba infortunata e per i capelli decise di lasciarmeli sciolti ma ondulati grazie alla piastra per le onde che si era addirittura portata da casa. 

Per il trucco battibeccammo un pochino, a me non piaceva truccarmi, ma mi convinse ad osare un po’ più del solito solo perché a detta sua avevo ancora la

Faccia da malata. Risultato finale? Non sembravo neanche io ma la cosa non mi dispiaceva. Ero abituata a vedermi in tuta o con il body di allenamento, quel tipo di vestiario era una novità per me ma visto il mio improvviso cambio di vita forse anche il cambio look era necessario. 

  • sei perfetta! Lo stenderai! - mi disse ammirandomi.
  • Non voglio stenderlo! È solo un caffè con il mio ex fisioterapista! - risposi cercando di metterla a tacere. 
  • Fisioterapista? Nom avevo capito che.... Ai capito la santarellina.... zitta zitta si fa anche il dottorino. 
  • ZELINAAAA!!!!! Non mi faccio proprio nessuno! Andiamo solo a prendere un caffè te l’ho già detto! Non è nulla.
  • Punto primo... si inizia sempre dal caffè! Punto secondo: se davvero è solo un caffè innocente per quale motivo mi hai chiamata in preda al panico più totale? - mi guardò con uno sguardo che era tutto dire. Possibile che quella ragazza pensasse solo ad una cosa? 
  • Perché fino a qualche tempo fa la mia vita era semplicemente la palestra, non sono mai uscita da sola con qualcuno che non fosse della federazione e anche quando neal e August si sono fatti avanti lo sai bene anche tu che Regina mi ha rimesso in riga prima di fare qualsiasi cosa. 
  • Pivellina.... a saperlo ti avrei insegnato qualche trucchetto! - rise - a proposito della Mills: hai avuto modo di parlare con lei? - mi domandò tornando seria.
  • Sa che sono stata dimessa, glielo hanno detto i miei e mi ha scritto se potessimo incontrarci ma sinceramente non ho nulla da dirle! Non le ho neanche risposto. Non sono più la sua pupilla quindi.... 
  • l’hai presa un po’ troppo sul personale secondo me, non dovresti essere felice che in squadra qualcuno abbia l’onore di allenarsi con lei? 
  • Quel qualcuno mi ha rubato il posto quindi no! Non sono affatto felice. E poi regina ha sempre allenato solo futuri campioni... vorrei proprio vedere chi sia questa sottospecie di fenomeno. La conosci? Io la conosco???
  • Che ti importa di chi sia adesso: hai un appuntamento galante no? - ammiccò cambiando argomento - smetti di pensare alla ginnastica per una volta e goditi la vita. 
  • Hai ragione, devo smettere di pensare alla ginnastica, non è più la mia priorità! 
  • Sono d’accordo e ora prendi la borsa, le tue fiammanti stampelle e fai girare la testa al dottorino. - mi abbracció - Ah... non dimenticarmi di scrivermi! Devi raccontarmi tutto.
  • Sarà fatto! Grazie Zelina... sei una vera amica. 

Uscimmo insieme da casa, prendemmo la metropolitana dopodichè lei andò in palestra mentre io, dopo altre tre fermate  raggiunsi il parco dove avevamo appuntamento. Quando arrivai lui era già lì ad aspettarmi e al solo vederlo, anche se in lontananza, mi iniziarono a tremare le gambe tanto che sarei voluta fuggire via a gambe levate. Non so perché mi fece quell’effetto, in fondo fino al giorno prima era una routine vedersi, ma non potevo di certo far la figura della bambina e così presi coraggio e lo raggiunsi. 

  • confermo quanto detto ieri: sei davvero molto carina in tenuta non ospedaliera. - esordì per poi avvicinarsi e salutarmi con due baci sulle guance. Non mi aspettavo tutta questa intraprendenza sinceramente e questo gesto inaspettato mi portò ad arrossire visibilmente. “cavolo Emma contieniti o penserà che ti piace” ricordo di aver pensato. 
  • Anche tu non stai affatto male senza quell’odioso camice. - ok qualcuno si era impossessato di me, non vi era altra spiegazione. La vera me non avrebbe mai fatto un apprezzamento del genere così su due piedi senza prima essere entrata in confidenza con la persona. 
  • Ma come... tu ami il mio camice. - scherzò facendomi come da routine alzare gli occhi al cielo. 
  • Lo amo hai ragione! Lo amo  come la sabbia nel costume guarda! - risposi a tono facendolo ridere.
  • Ora sì che ti riconosco! Mi mancavano già le tu battutine sarcastiche. - mi fece l’occhiolino - Allora cosa ti andrebbe: caffè come stavamo dicendo ieri o un bel gelato vista la bella giornata di oggi? 
  • Caffè! Non mangio un gelato da anni. Avrò avuto undici anni l’ultima volta che ne ho preso una. Non ricordo neanche che sapore abbia. - dissi ridendo.
  • Cosaaaa???? Stai scherzando vero? 
  • Affatto, non mi era permesso mangiare il gelato in federazione. Per la  mia allenatrice era puro veleno.
  • La tua allenatrice è una pazza esaltata fidati. - in effetti non aveva poi tutti i torti. - Rimediamo subito non temere e se vuoi il caffè prenderemo anche quello! Forza in marcia Swan, ti farò assaporare il miglior gelato di New York. 

Ci incamminammo per il parco chiacchierando più che altro della mia prima mattinata  senza visite mediche poi arrivammo in gelateria. Mi chiese di scegliere un minimo di tre gusti, optai per cioccolato fondente, fragola e lampone dopodichè mi fece accomodare al tavolo e mi chiese di aspettare. Tornò da me con due coppe gelato enormi decorate con panna zuccherini vari e cialde di varie forme e dimensioni... Era il paradiso. Aveva ragione a dire che era il miglior gelato di New York, forse era il miglior gelato in assoluto, non ricordo di averne mai mangiato uno così buono... o semplicemente non ricordavo che sapore avesse il gelato. 

  • allora??? Che ne pensi??? 
  • È spettacolare! A saperlo prima me ne sare fatta ordinare una vaschetta da mangiare in ospedale mentre mi piangevo addosso. Avrei affogato su questa delizia i miei problemi. - sorrise - è ingiusto che lo sport, quello agonistico almeno, ti porti a fare così tante rinunce piacevoli. Mi sono persa molte cose in questi cinque anni. 
  • Beh... occorrerá fare una lista e rimediare allora. - propose - Dimmi: cos’altro ti sei persa?
  • Avrei da elencarti una lista infinita credimi.... ma dovresti bene o male saperle queste cose, non eri forse un atleta anche tu? 
  • Io non seguivo alla lettera proprio tutto tutto quello che diceva il mio coach.... il weekend quando eravamo liberi abbiamo comunque fatto tutti le nostre esperienze.
  • Io non so neanche cosa sia un weekend libero.... - dissi con nostalgia facendo scendere sul mio viso un velo di tristezza. Mi mancava la mia routine... mi mancava da matti ma dovevo superare la cosa e andare avanti. 
  • Vedo i tuoi ingranaggi nel cervello muoversi freneticamente. Smetti di rimuginare Swan, sei qui per divertirti. - mi riportò alla realtà - allora dimmi: il cibo più trasgressivo che hai mangiato?
  • Patate al forno? 
  • Al forno? Mai fritte? - scossi la testa 
  • Non da quando mi sono trasferita almeno.
  • E non ti mancano certi sapori? 
  • Non li ricordo neanche più....
  • mio Dio scherzi vero???? Ce ne sarà di lavoro da fare con te! Almeno al cinema e nei pub ci sei mai stata? Dimmi di sì o potrei collassare. 
  • Non sono mica una suora di clausura! Ci sono stata al cinema e anche nei pub, l’ho fatta di nascosto quest’ultima esperienza, ma non ho mai bevuto se vuoi saperlo
  • questo non te lo insegnerò di certo! - rise per poi afferrarmi una mano e bloccandomi la respirazione. - e il fidanzato? Un fidanzato che hai nascosto c’è stato? - divenni paonazza in viso e lui sorrise per questa mia impacciataggine. - non imbarazzarti, sono solo curioso! Una bellissima ragazza come te non può essere rimasta sola tutto questo tempo. - il mio cuore stava esplodendo e facendo finta di prendere qualcosa dalla borsa ritirai la mano cercando di non farlo rimanere male. Accidenti, in altri casi non me ne sarebbe importato nulla del pensiero della persona davanti a me, perché mi stavo preoccupando che potesse restarci male a quel gesto???? Swan regolati e torna in te! 
  • A parte i due ragazzi di cui ti ho parlato l’altra volta, quelli con cui la mia insegnante mi ha beccato un paio di volte a flirtare direi di no: non c’è stato nessun altro. A dire il vero neanche loro sono mai diventati miei partner... é strano lo so non c’è bisogno neanche che tu lo dica ma la ginnastica...
  • Ehi... non è affatto strano e anche se lo fosse non dovresti di certo giustificarti. - mi fece l’occhiolino. Finimmo li l’argomento ragazzi, aveva capito che mi imbarazzava alquanto ma non smettemmo certo di parlare e dopo aver finito di mangiare il gelato e battibeccare perché a mia insaputa aveva già pagato il conto lasciammo la gelateria per fare un’altra passeggiata. Mi sentivo strana, diversa e questo mi portò a non godermi a pieno l’uscita. Notavo che lui cercava di avvicinarsi a me di tanto in tanto, mi sfiorava la mano, mi sistemava i capelli, ma io ogni volta prendevo le distanze. Non mi sentivo a mio agio e questo mi agitava. Arrivai anche al punto di sperare che quell’uscita finisse al più presto ma quando questo avvenne, dopo avermi riaccompagnata a casa per evitarmi di prendere la metro da sola e avermi salutata con un abbraccio e un bacio sulla guancia, mi sentii improvvisamente vuota. Prima di andare via però mi propose di rivederci ancora e anche lì feci un errore... gli dissi che non lo sapevo, che dovevo pensarci su. Una grande stupida lo so da me, ero stata benissimo in sua compagnia, ma avevo paura. 

Cercai di non pensarci più di tanto ma la mente volente o nolente tornava sempre lì. Ripensai a tutto il pomeriggio trascorso insieme e poi mi sfogai al telefono con Zelina la quale mi diede dell’idiota per averlo mandato via senza una ricompensa.

  • ricompensa???? - le chiesi non capendo dove volesse arrivare.
  • È stato bravo no? Un bacio potevi regalarglielo... poveretto, devo proprio spiegarti tutto!!!
  • Ma quale poveretto! - mi opposi 
  • Poveretto è la parola giusta se dopo essersi fatto in quattro per te tu non l’abbia baciato. - che dire... Zelina era sempre la solita.

Durante la nostra conversazione, che riguardò al 90% solo Killian, mi chiese ancora una volta se avessi avuto modo di parlare con Regina il che era strano visto che me lo aveva chiesto poco prima di uscire. Le disse le stesse cose che le avevo già detto, non l’avevo sentita e non avevo intenzione di farlo. Ero ancora troppo arrabbiata con lei per avermi rimpiazzata così su due piedi. 

Riagganciai il telefono per mettermi a letto ma non chiusi occhio tutta la notte, i miei pensieri erano di gran lunga assordanti per permettermi di dormire. Da un lato c’era Killian e i ricordi della nostra giornata, dall’altro c’era Zelina che insisteva sul fatto che dovessi parlare con Regina. Alla mia amica non importa nulla dei suoi allenatori, ne ha fatti scappare a bizzeffe con i suoi modi di porsi, ma se insisteva così tanto un motivo c’era. Provai a farmi un’idea da sola ma niente mi venne alla mente così decisi il mattino seguente, subito dopo colazione, di prendere le mie ormai inseparabili stampelle e avviarmi a piedi in quella che era stata per anni la mia casa. Di solito impiegavo cinque minuti ad arrivare in palestra, vivevo nel residence messo a disposizione  Dalla federazione, ma ora la strada era un tantino più lunga da quando mi ero trasferita con i miei genitori in una casetta al centro di New York. Avevano affittato una villetta non appena saputo dell’incidente e avendo i miei medici qui concordarono di rimanere al massimo un anno per permettermi di essere sottoposta alle miglior cure. Storybrooke non vantava di certo di un personale fisioterapico all’avanguardia...  e a me serviva il meglio del meglio.

Arrivai in palestra che ero già stremata, camminare con le stampelle non era affatto facile, passai in segreteria per chiedere di Regina e loro senza farla chiamare, ero di casa ormai, mi dissero di scendere direttamente in palestra e che l’avrei trovata li. A quanto pare stava  facendo lezione.... bene, non solo avrei parlato con lei non appena avesse finito ma avrei conosciuto anche la ginnasta che mi aveva soffiato il posto. Mi avvisi verso la sala allenamenti più grande, quella che di solito utilizzano io e mi poggiai al vetro per poter osservare gli allenamenti nonostante sapessi già che vedere gli altri allenarsi mi avrebbe causato un dolore enorme. Avrei potuto entrare e interrompere ma non volevo disturbare la lezione, non era carino farlo e con la scusa magari avrei potuto anche vedere con i miei occhi questo “fenomeno” di bravura allenarsi. 

Tra i vari attrezzi intravidi Regina, seria e tutta d’un pezzo come al solito, mi si strinse il cuore nel vederla all’opera, mi mancava allenarmi... mi mancava terribilmente, ma presto i miei sentimenti vennero accecati da un qualcosa che mai e poi mai mi sarei aspettata. Guardai meglio per essere sicura di non essermi confusa ma era difficile sbagliare, un colore di capelli come quello era assai raro da trovare: la mia migliore amica Zelina, colei con cui credevo di avere un legame unico e speciale, se ne stava felice e sorridente in quella stramaledetta sala ad allenarsi con colei che era stata la mia allenatrice. Era lei che mi aveva sostituito? Una mezza calzetta come lei  stava per realizzare quello che era sempre stato il mio sogno? Non ci vidi più, una scarica d’odio mi pervade l’intero corpo e prima di poter fare scenate imbarazzanti decisi di allontanarmi da lì il prima possibile. Avevano chiuso entrambe con me, non avrebbero mai più dovuto farsi vive. Correre non era di certo il mio punto di forza in quel momento ma provai ugualmente ad accelerare il passo per uscire al più presto da lì. Arrivai davanti la prima rampa di scale ma non ebbi neanche il tempo di raggiungere il primo gradino che me le ritrovai entrambe dietro.    Mi avevano intravista mentre mi stavo allontanando e capendo di aver appena innescato una bomba corsero a cercare di giustificarsi. Non c’era nessuna giustificazione che tenesse per me, entrambe avevano sbagliato alla grande. 

  • Emma aspetta! - fu Zelina la prima a parlare - io....
  • Tu cosa Zelina!!!! TU COSA????? - mi voltai verso di lei gridandole in faccia. - ci siamo viste  Ieri  te ne rendi conto si???? CI SIAMO VISTE IERI E TU NON HAI AVUTO NEANCHE LE PALLE DI DIRMI COSA CAZZO STAVA SUCCEDENDO????
  • Io....
  • Hai fatto finta di niente per tutto questo tempo, mi hai presa in giro dagli inizi.... 
  • Non volevo mentirti giuro è che non sapevo come fare! Sapevo che non lo avresti accettato e non volevo che per questo si rovinasse la nostra amicizia. Ho chiesto a Regina di dirtelo, è per questo che continuavo a suggerirti di parlarle ma tu hai rifiutato ogni sua chiamata. 
  • Regina ha le sue colpe ma tu.... tu la batti su tutta la linea! - le dissi con disprezzo - mi sono sempre fidata di te, non ho mai dubitato una sola volta sulla tua amicizia ma adesso.... adesso non credo più di poter continuare così! Mi hai fatto un affronto troppo grande, non credo riuscirò mai a passarci sopra.
  • Emma... Emma ti prego!!! Prova a metterti nei miei panni: rinunceresti mai a un’opportunità del genere??? È un’olimpiadi cavolo, il sogno di ogni ginnasta! Non faresti lo stesso anche tu se te ne capitasse l’opportunità. - Ero arrabbiata a morte per il Semplice fatto che Regina la stesse  allenando ma non avevo capito per cosa lo stesse facendo. Sapere che Zelina avrebbe partecipato alle olimpiadi al mio posto fu l’ennesima doccia gelata della giornata.
  • Cosa???? Tu... tu andrai alle olimpiadi??? Aspetta un secondo: tu... TU ANDRAI ALLE OLIMPIADI? TU SARESTI QUELLA CHE MI SOSTITUIRÁ? MI FAI ANCORA PIÙ SCHIFO DI PRIMA. 

Voltai loro le spalle e fregandomene del pianto di Zelina cercai di allontanarmi nel minor tempo possibile. Venni richiamata all’ordine da Regina ma feci finta di nulla, non era più la mia insegnate, non poteva più impartirmi ordini. Riuscii ad arrivare fino alla parta d’ingresso ma una volta messo piede sul marciapiede ecco che mi raggiunse. Era sola questa volta.

  • te ne avrei parlato se solo me ne avessi data l’opportunità! - mi disse con calma, quasi materna. 
  • Non giustifica quello che la tua pupilla mi ha fatto! Mi ha presa in giro.... si è finta mia amica nonostante sapesse. 
  • Non sono cose che mi riguardano le vostre ma se ti aiuta saperlo posso garantirti che ci ha provato. Ha provato a dirtelo un paio di volte ma poi si è sempre bloccata.... è per questo che ha chiesto a me di farlo. Le ho detto che non era fattibile la cosa, che mi avevi esclusa dalla tua vita già da un pezzo ma lei ha confidato comunque  in me... ha confidato nel nostro rapporto... il tuo è il mio....- prese un respiro - Emma non puoi arrabbiarti con me per averti mentito e lo sai bene anche tu questo! Come potevo renderti partecipe di una cosa del genere se non mi hai dato mai modo di poterti incontrare o chiamare?  Non essere superficiale.
  • Superficiale.... superficiale.... non mi importa nulla se non mi hai detto di Zelina! Regina non spettava a te dirmi questo.
  • E allora???? Perché ce l’hai a morte con me.
  • PERCHÉ MI HAI RIMPIAZZATA NEANCHE UNA SETTIMANA DOPO ESSERMI INFORTUNATA ECCO PERCHÉ!!!! - dovevo darmi un contegno o mi sarei sentita male. - Tu, la campionessa olimpica per eccellenza, colei che è inarrivabile, colei che non allena nessuno se non dopo anni e anni di attenda supervisione, che cosa fa? Allena la prima ginnasta da quattro soldi che le passa davanti solamente per non rinunciare a portare qualcuno alle olimpiadi? Che scifo, non credevo arrivassi a tanto... non credevo fossi così superficiale. Mi hai delusa.
  • Emma stai sparando una marea di cazzate! Non conosci la verità, non hai mai voluto conoscerla quindi...
  • Mi basta quello che vedo! 
  • Eri data per vincente alla finale del campionato mondiale...
  • Non voglio saperlo Regina, non mi interessa più ormai. 
  • E INVECE AFESSO MI STARAI AD ASCOLTARE OK?? MI ASCOLTERAI EMMA PERCHÉ  NON CI TENGO MINIMAMENTE A PASSARE PER LA STRONZA MENEFREGHISTA LA QUALE NON SONO. - non mi aveva mai urlato contro in quel modo e questo mi fece alterare ancora di più. Lo avrei accettato prima ma non adesso... non dopo quello che mi aveva fatto.
  • NON SONO TENUTA AD ASCOLTARE NESSUNO, SPECIALMENTE UNA STRONZA COME TE! - le diedi le spalle e senza darle modo di replicare andai via, non potevo continuare a restare lì, la rabbia stava sfociando in pianto e non volevo farmi vedere piangere da lei. Non meritava neanche più  le mie lacrime. Presi la metro, avevo camminato troppo e le gambe mi facendo un male terribile ma nonostante questo non andai a casa, no... continuai a girare la città e senza volerlo mi ritrovai negli immensi giardini dell’ospedale dove fino a qualche tempo prima  ero stata ricoverata. Fu istintivo anadare li, non lo avevo di certo pensato quando presi la metro e improvvisamente mi ritrovai a pensare al giorno prima quando Killian mi chiese di vederci l’indomani durante la pausa pranzo. Avrebbe fatto il doppio turno quel giorno quindi la pausa pranzo era l’unico orario possibile di vedersi. Gli avevo detto di non sapere che ci avrei pensato su ma eccomi li, a pochi metri da lui, riuscivo a vederlo in lontananza, senza aver minimamente ragionato sul da farsi o quantomeno averlo chiamato. piombai li senza pensarci due volte e rimasi imbambolata a fissarlo fin quando i suoi occhi azzurri non incrociarono i miei. Sorrise raggiante nel vedermi, non se lo aspettava,  ma quel suo sorriso fu la goccia che fece traboccare il vaso delle mie emozioni e le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento, cariche di rabbia e dolore, vennero fiori con una facilità inaudita. 

Lasciò il suo pranzo incustodito e corse senza pensarci due volte da me. Mi abbracciò e tra le sue braccia mi sentii finalmente al sicuro. Mi lasciò piangere per un po’ ma poi mi prese il viso tra le sue mai e mi costrinse a guardarlo.

  • non che non mi faccia piacere vederti Emma ma.... cos’è successo? Chi ti ha ridotto così? - era preoccupato, riuscivo a leggerglielo dagli occhi e anche se non sono solita raccontare le mie cose al primo che passa la mia bocca iniziò a raccontare senza che gliene dessi il comando. Gli raccontai tutto, sia di Zelina che di Regina e lui non potè far altro che stringermi ancora più forte a se sperando che quell’abbraccio mi facesse sentire un pochino meglio. Per certi versi fu davvero così, mi sentii subito un meglio accanto a lui, ma non potevo di certo affermare che tutto il dolore fosse andato via... tutt’altro: la mia migliore amica mi aveva ingannata e la mia ex allenatrice si era rivelata una stronza. Non disse nulla per rincuorarmi e lo apprezzai, molti altri non ci avrebbero pensato due volte prima di sparare frasi fatte o quant’altro. Mi tenne stretta a se e  non mi lasciò andare fin quando non mi fui calmata. 
  • Aspettami qui ok? - disse dopo aver sciolto l’abbraccio. - vado a chiedere un permesso di un paio d’ore e ti accompagno a casa ok? 
  • Cos... no Killian non... non devi. Io sto bene, prenderò la metro.
  • Non se ne parla, non ti lascio tornare a casa da sola in queste condizioni e poi in fase di riabilitazione non dovresti sforzarti di stare in piedi così a lungo.potresti compromettere la gamba buona visto che sei stata fino a due giorni fa allettata per gran parte del giorno. - potevo discutere o replicare? No, il suo sguardo parlava chiaro. Ci mise un attimo a chiedere il permesso ed eccolo tornare da me in men che non si dica senza il camice che odiavo e con le chiavi della sua auto. Mi aiutò a salire e ci mettemmo subito in marcia. Non mi feci portare subito a casa, non volevo far preoccupare i miei presentandomi a casa in quello stato; ne approfittano quindi per fare un giro della città e per chiacchierare e conoscerci ancora un po’. Non era poi così male il mio ex fisioterapista in versione umana: forse a lungo andare sarebbe potuto entrare a far parte della cerchia dei miei amici.   Un’ora passo come se niente fosse ma nonostante sapessi che ne avesse anche un’altra a disposizione gli confessai di sentirmi meglio e gli chiesi di riaccompagnarmi. Mi accontentò e con le mie indicazioni ci recammo verso casa. Non avevo problemi a mostrargli dove vivevo ma non appena arrivai a pochi metri da casa vidi Regina ferma davanti il mio cancello così lo feci proseguire  dritto come se nulla fosse per poi farmi scendere dietro l’angolo. 
  • Non c’è nulla qui! - disse facendomi notare che non vi era nessuna casa. -  che c’è: hai paura che possa venirti a rapire in piena notte? - non aveva fatto battutine fino a quel momento ma naturalmente non era riuscito a resistere fino alla fine. Purtroppo era più forte di lui. 
  • Ho un bel sistema dall’allarme credimi, non ci riusciresti! - risposi alla sua provocazione - comunque no, casa mia l’abbiamo passata da poco solo che non vi erano parcheggi per potersi fermare. Tutto qua. Non temere comunque: cinque passi a piedi posso anche farli. 
  • D’accordo ma mi stai mentendo lo so... non è per questo che mi hai fatto fermare qui ma va bene lo stesso, mi fido di te! - sorrise mentre prese il cellulare per poter credo scrivere un messaggio. - mandami un messaggio in giornata per farmi sapere come stai ok? 
  • Un messaggio? Sul serio??? E come? Non ho mica il tuo numero. - neanche a farlo a posta mi arrivò un sms su whatsapp con un cuore da un numero a me sconosciuto.
  • Adesso ce l’hai! - e con il suo sorrisetto malizioso mi salutò di nuovo e andò via. Rimasi imbambolata li su quel marciapiede a capire come avesse potuto avere il mio numero poi ricordai che ero stata sia paziente! Il numero lo aveva preso molto probabilmente dalla mia cartella clinica. Risi immaginando già che avrei potuto ricattarlo per questa cosa “non professionale” ma tornai subito seria in quanro ricordai che davanti casa mia c’era Regina. Non avevo assolutamente voglia di incontrarla ma non potevo fare altrimenti se volevo rincasare.  
  • Concedimi solo un minuto per favore! - mi disse non appena mi ritrovai faccia a faccia con lei. 
  • Non  ho voglia di ascoltare nessuno in questo momento mi dispiace! - feci per superarla ed entrare nel vialetto di casa mia ma fu impossibile: mi si parò davanti. - Regina ti ho già detto quello che penso, non ho intenzione di ripetermi ancora e sopratutto non ho intenzione di voler intraprendere una nuova discussione con te! 
  • Dobbiamo farlo invece: non mi hai dato modo di spiegare. 
  • Io sono stufa di sentire voi tutti parlare a vanvera nella speranza di ripulirvi la coscienza. Mi avete fatto del male, mi avete ferita... non basteranno delle scuse per farmi sentire meglio o per farvi alleggerire la coscienza. Come ti ho già detto non mi interessa se hai coperto Zelina, non mi interessa che non mi hai detto che la stavi allenando, non spettava a te farlo e come hai tenuto a sottolineare prima sono stata io a non darti modo di parlare con me. Sai perché ce l’ho con te... sai cosa mi ha fastidio.... e ora scusami ma ho da fare. - mi fece passare questa volta ma non ebbi il tempo neanche di aprire il cancello che iniziò nuovamente a parlare. 
  • Eri data per vincente quel giorno, tutti sapevano che saresti passata viste le tue innumerevoli capacità, io stessa ne ero fermamente convita ma poi la caduta ha cambiato tutto. Da regolamento, e lo sai anche tu,  passano ai giochi olimpici solamente le prime dieci in classifica ma essendo tu la decima e non potendo partecipare per ragioni ovvie la giuria ha deciso di far passare comunque la nostra squadra, in rispetto al lavoro da te svolto, ma come atleta sarebbe entrata la prima delle nostre classificata dietro di tè e tra sara e Zelina  ha avuto la meglio. 
  • E questo cosa centra con il fatto che sia proprio tu ad allenarla. Lei aveva già i suoi allenatori. Tu non sei mai stata la sua allenatrice...
  • È vero, non lo sono mai stata ed è vero anche, come tieni tanto a sottolineare, che ho sempre scelto io chi allenare. 
  • Ecco! è proprio questo che non mi va giù!!!! Tu non hai mai...
  • Alt!!!! Fammi parlare, non ho finito. Sono una persona molto esigente e selettiva per cui pochi, pochissimi eletti possono vantare il lustro di essersi allenati con me. Io avevo scelto già la mia ginnasta Emma e quando è successo quello che è successo sono stata la prima a fare un passo indietro. Non ti avrei mai permesso di gareggiare e mai avrei voluto allenare qualcun’altro così a breve distanza. Zelina mi è stata imposta! Mi è stato imposto di allenarla. Volevano che la portassi ad un livello superiore per poter affrontare queste maledettissime olimpiadi. 
  • Potevi rifiutarti, se non la ritenevi all’altezza potevi rinunciare all’incarico. 
  • Non è così semplice... io cerco la perfezione nell’atleta che alleno e non ho mai visto in Zelina questa qualità. Mi sono rifiutata, ho spiegato alla federazione le motivazioni che mi spingevano a farlo  ma a loro sono stati irremovibili: mi hanno obbligata a farlo!
  • Non ci credo! Tu non hai mai allenato nessuno contro la tua volontà. 
  • Lo so ma è andata così e sai perché? Perché a detta loro sono stata io a metterti fuori gioco Emma. Già... io con le mie assurde pretese li ho provati della migliore ginnasta di sempre, pertanto, per farmi perdonare, avrei dovuto rendere Zelina una ginnasta vincente. - non potevo credere alle mie orecchie, sembrava tutto così surreale  ma che motivo aveva di mentirmi dopo aver scoperto chi stesse allenando? Mi sentii un tantino in colpa per averla trattata male in tutto quel periodo ma non riuscivo ugualmente a perdonarle il fatto che la stesse allenando. Ero una stronza  lo so ma io al suo posto mi sarei rifiutata categoricamente nonostante tutto. - È vero, tu hai perfettamente ragione: non ho mai allenato nessuno contro la mia volontà ma è anche vero che fino a quel giorno non avevo distrutto la carriera a nessuno. - cosa??? Dava retta a loro? Pensava sul serio fosse colpa sua il mio incidente. - non guardarmi così Emma, fai bene ad avercela con me Sbagli solo la motivazione per cui farlo. Non devi incolparmi di allenare un nuovo ginnasta, devi incolparmi per...
  • Regina non sei stata tu a farmi cadere non farmi incazzare ancora di più di quello che già sono! Sono caduta perché non ho preso il salto nella maniera corretta. Mi sono allontanata troppo dallo staggio e non sono riuscita ad afferrarlo per tempo. 
  • Era un elemento da senior rivisitato, aveva un grado di difficoltà molto alto ed è ritenuto anche abbastanza pericoloso. Eri ancora inesperta per farlo, hanno ragione loro... 
  • cazzate! Non l’ho mai sbagliato in palestra, l’ho sempre fatto ergo ero in grado di poterlo fare. Non possono accusarti per una cosa non vera e tu non puoi credere a tutto questo schifo. 
  • se avessi strafatto come al tuo solito sarei indubbiamente riuscita a ribellarmi al loro volere, non sarebbe stata colpa mia almeno, ma per una volta hai eseguito tutto il programma alla lettera e la caduta quindi diventa un mio errore. 
  • Regina non... - i miei occhi erano tornati lucidi e anche i suoi non erano da meno.
  • non avrei voluto nenache dirtelo in realtà, ma non pensavo ci rimanessi così male nel sapermi allenare un’altra persona. Mi sento già in colpa di mio Emma per averti negato un sogno non... non incolparmi anche di altro. - ok... avevo sbagliato su tutta la linea con lei, avrei dovuto lasciarla spiegare, non saremmo arrivati a questo punto. Avrei dovuto immaginare che per allenare un nuovo ginnasta dall’oggi al domani doveva esserci sotto qualcosa e invece no, mi sono semplicemente lasciata sopraffare dalle mie emoIoni. L’avevo ferita ancora di più di quanto già non fosse e improvvisamente mi sentii una cretina per averla accusata senza motivo. Con Zelina continuai ad avercela, lei me l’aveva fatta davvero grossa mentendomi ma con Regina no... la perdonai all’istante e corsi ad abbracciarla. 
  • Non è colpa tua! L’incidente dico... non è dipeso da te mettitelo in testa. Se ti fa sentire meno in colpa con te stessa allena pure Zelina, allena chi vuoi, ma non è colpa tua. Sarei potuta cadere anche facendo un’elemento più facile... - presi una pausa - evidentemente doveva andare così... la ginnastica forse non era poi il mio destino.
  • Oh si che lo era... emma tu...
  • No no no... non voglio più tornare in merito a questo discorso. ormai è acqua passata, ho chiuso con la ginnastica.
  • Dovresti pensare alla mia proposta invece e non per sentirmi meno in colpa... hai la stoffa per essere una validissima allenatrice.
  • Mi fa piacere che lo pensi ma il mondo della ginnastica non può più darmi quello che desidero e accontentarmi non è di certo una cosa che so fare.
  • Lo so bene, ti ho preso sotto la mia ala anche per questo. - mi sorrise dolcemente - Mi dispiace davvero tanto Emma.... 
  • Lo so ma non è colpa tua anzi... scusa se ti ho reso la cosa ancora più complicata. 

La invitai ad entrare e insieme anche ai miei genitori parlammo del più e del meno. La informai delle mie terapie, che mi stavo allenando anche da sola per rimettermi in sento quanto prima dopodiché le dissi che non sapevo se tornare con i miei a Storybrooke dopo la fine della terapia o se restare, iscrivermi a scuola pubblica per terminare i miei due ultimi anni di liceo per poi decidere a che facoltà iscrivermi. Avevo 16 anni ancora non potevo smettere di studiare, anzi... dopo la tragedia lo studio sarebbe stata l’unica cosa che mi avrebbe garantito ancora un futuro. Mi consigliò naturalmente di terminare gli studi ma non smise di ribadire che le porte in federazione per farmi diventare allenatrice erano ancora aperte. I miei genitori non sapevano ancora nulla di questa storia e ad essere onesti non volevo lo sapessero. Anche loro stavano male per ciò che mi era successo ma speravano ancora in un lieto fine e l’allenamento per loro poteva essere un ottimo compromesso per raggiungere un degno finale.

  • tesoro hai sentito? È....
  • È sbagliato papà! Non voglio fare l’allenatrice ok? Volevo fare la ginnasta! - specificai - per voi sarà anche la stessa cosa visto che raggiunta una certa età avrei di sicuro insegnato ma per me non è così. Ok l’insegnamento ma prima le olimpiadi... il mio sogno si è spento per sempre con quell’incidente e niente potrà cambiare questo. - andai  in camera mia e ancora una volta scoppiai in lacrime. Mi chiedevo se mai sarebbe finita prima o poi tutta quella tristezza, se sarei tornata a sorridere e a combattere come un tempo ma non avevo ancora risposta.  

Presi il cellulare che avevo sul comodino per vedere se mentre ero di là qualcuno mi avesse cercato e notai, oltre alle numerose chiamare e sms  di Zelina vi era anche un messaggio di Killian.  Voleva sapere come stavo e che era in pensiero per me.  Risposi dicendo lui la verità ovvero che non mi sentivo affatto bene, che stavo vivendo un periodo davvero difficile e che non sapevo davvero come uscirne. 

“ ci vediamo tra dieci minuti dove ci siamo salutati oggi, non farmi aspettare” mi rispose in questo modo è il mio cuore riprese a pompare a tutta velocità. Non gli risposi nenache, la mia risposta era scontata e dopo essermi sistemata alla meglio uscii dicendo ai miei che stavo andando ad incontrare dei vecchi amici. Non ci sarebbe stato nulla di male a raccontare loro la verità ma mi sentivo in imbarazzo a dire loro che uscivo con il mio fisioterapista. 

Come al solito era sempre puntuale e come girai l’angolo lui era già li, fuori dall’auto ad aspettarmi. Mi chiese di salire in macchina, mi aiutò a farlo dopodiche si mise al volante e mi portò verso una meta a me sconosciuta. Ci fermammo poco dopo davanti ad un McDonald. 

  • spero tu abbia fame! - mi disse sorridendo 
  • Vuoi forse farmi ingrassare? - replicai io improvvisamente più serena. 
  • No, mi piaci così ma ti avevo promesso di rimediare alle tue rinunce no? Il cibo spazzatura è la nostra seconda tappa. Ci stai?
  • Si... certo che sì! muoio di fame in realtà! 
  • Perfetto allora ma facciamo il mcdrive ok? Così possiamo sparlare di chi vogliamo senza che nessuno ci ascolti. - lo lasciai fare e dopo aver ordinato ritirammo il nostro sacchetto e andammo a mangiare in un parcheggio poco distante. 
  • Risolto il problema di questa mattina? Hai avuto modo di chiarirti con la tua migliore amica? - mi chiese addentando il suo panino.
  • Giammai... non voglio neanche sentirla nominare. Con me ha chiuso ma in compenso ho chiarito con la mia allenatrice. 
  • Ne sono felice, è davvero brutto essere in collera con qualcuno a cui si vuole bene e non riuscire a chiarire...
  • Parli di tua madre vero? - chiesi ricordandomi del suo racconto.
  • Esatto... ci sono parecchie cose che vorrei dirle adesso. Sono ancora arrabbiato per tutta la nostra discussione e tutto ma almeno adesso capisco perché l’ha fatto. Credeva in me... nel mio sogno e io per colpa di una donna ho mandato tutto all’aria rovinandomi la vita. 
  • Non ti sei rovinato la vita, hai un lavoro meraviglioso e super apprezzato adesso. Sarà di sicuro orgogliosa. 
  • Sai cosa intendo dire... avevo un sogno e ora farlo avverare sarà pressoché impossibile. - fece una lunga pausa. - sai... ti ho dato ascolto:  ho chiesto ad un ex allenatore della federazione di scherma per allenarmi e ha accettato di buon grado. 
  • Davvero???? È... è meraviglioso Killian!!!!! 
  • Già, ed è tutto merito tuo, è merito tuo se ho ripreso a sognare. Non so se si avvererà mai, ormai ho perso il mio tocco, ma mi sento vivo finalmente e lo devo a te piccola Swan. - gli sorrisi e prontamente arrossii. Non aveva detto nulla di imbarazzante ma io mi sentii avvampare ugualmente. - potremmo provare a sognare insieme se ti va: nella palestra dove mi alleno c’è l’attrezzatura per fare ginnastica pensavo che magari tra qualche mese, una volta rimessa in sesto....
  • No! Non... non dirlo Killian per favore.... non roviniamo questo bel momento con questa discussione. Non tornerò a fare ginnastica, non lo farò nenache per hobby. Sarebbe troppo doloroso. - abbassai lo sguardo.
  • D’accordo ma prometti di venire ugualmente in palestra con me a vedermi allenare. Ho capito che sei una tipetta senza peli sulla lingua pertanto voglio sapere cosa ne pensi del mio livello di ripresa e sapere se per te ho ancora una possibilità.
  • Non ne capisco nulla di scherma io! - gli feci notare. 
  • Lo so ma mi fido del tuo giudizio e poi è una scusa per poterti vedere ancora. - mi accarezzò il viso mentre lo disse e senza avere il tempo per capire cosa stesse per succedere me lo ritrovai a due centimetri dal viso. Avrei voluto scappare in quel preciso istante, dissolvermi nel nulla e tornare a casa ma non potevo... scansai di conseguenza il viso di lato in maniera elegante e non troppo scattosa e sentii le sue labbra premere contro mia guancia neanche un secondo dopo. Non sapevo se avessi capito seriamente il suo gesto, girai il viso più che altro per istinto e imbarazzo ma non appena mi bacio la guancia capii di non essermi affatto sbagliata. Avevo visto giusto... Killian aveva appena tentato di  baciarmi. 

 

 

NOTE DELL’AUTORE: buonasera a tutti e come promesso ecco il terzo capitolo di questa storia. Ho ripreso il via a quanto pare e spero di non prendermi più pause così lunghe. Mi siete mancati in questo periodo e vi dimostrerò la cosa sommergendovi di nuove storie ma per ora vi lascio con questo bacio mancato tra Emma e Killian. Mi starete sicuramente odiando per questo lo so ma l’attesa renderà migliore le cose ve lo posso garantire. A domaniiiiiii


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




Amore olimpico
Capitolo 4

 

Tutto mi sarei aspettata tranne che quel gesto. Ci conoscevamo già da un po’ è vero ma uscivano solo da un paio di giorni come “amici”. Avevo intuito tramite le sue battutine che nutrisse un piccolo interesse nei miei confronti ma mai avrei pensato che in così poco tempo avrebbe già tentato il passo successivo. Era stato istintivo per me voltarmi, non avevo pensato a ciò che stavo facendo in realtà: lo avevo fatto e basta. Non ero ancora pronta ad affrontare una cosa del genere, non ero mai stata fidanzata, non avevo mai baciato qualcuno.... mi ero spaventata davanti tutta quella sua intraprendenza ma nonostante ciò mi maledii listante dopo di essermi voltata. Già... non mi sentivo ancora  pronta di baciare qualcuno  ma allo stesso tempo ero curiosa di sapere cosa si provasse. Patetica vero? Probabilmente è così ma era quello che provavo. Mi sentivo combattuta e questo mio pensare interiore mi portò ad essere particolarmente silenziosa facendo sentire Killian in colpa per il gesto appena commesso. 

  • Mi... mi dispiace Emma, ho esagerato lo so. - mi disse destandomi dai miei pensieri - Scusami, non avrei dovuto. 
  • Non... non è nulla Killian... davvero, non scusarti. 
  • Sono stato fuori luogo... non sono sempre così giuro! Puoi perdonarmi? 
  • Non ti perdono ma solo perché non c’è nulla di cui farsi perdonare, è tutto ok. - rispetto a qualche minuto prima adesso c’era decisamente dell’imbarazzo tra di noi e non ero l’unica a sentirlo. Killian sentiva scorrere tra di noi la stessa tensione che avvertivo io e convinto di aver rovinato tutto inventò la prima scusa che gli venne in mente e mi riaccompagnò a casa. Non lo sentii per giorni, sparì letteralmente dalla circolazione tanto che non riuscii a beccarlo neanche in ospedale alla prima visita di controllo. Avevo smosso mari e monti per poter fare le visite di controllo con lui visto che inizialmente mi Avevano affidato  un nuovo medico ma anche se la mia proposta era stata accettata lui quel giorno non si presentò. Nessuna chiamata poi, nessun sms... niente di niente. Mi dispiaceva non sentirlo più, mi mancavano le nostre giornate, ma nonostante ciò inizialmente non feci nulla per tentare di rintracciarlo. Avevo sempre una scusa pronta per non farlo: “non è la donna che cerca l’uomo per prima”, “avrà da fare e non vorrà essere disturbato”.... ogni scusa era buona per croggiolarmici sopra ma in fondo al mio cuore sapevo che erano tutte balle... mi stavo costruendo un’armatura perché in realtà la mia paura più grande era che si fosse arrabbiato per quei miei modi da bambina e che ora non volesse più vedermi. Cercai di pensare a lui il meno possibile ma nonostante mi riempii ogni singolo momento della giornata tra commissioni, visite e uscite con le mie amiche il pensiero tornava a sempre la... a lui. Le mie amiche capirono immediatamente che qualcosa era cambiato in me e non ci misero molto a capire che il mio ex fisioterapista centrasse qualcosa, Zelina non sapeva tenersi un cecio in bocca e prima di litigare aveva già raccontato alle altre la mia uscita con Killian. Non mi dispiaceva che loro sapessero, non ho mai avuto problemi a confidarmi con le mie amiche, solo che avrei voluto tenere questa parte della mia vite tutta per me ancora per un po’: almeno fino a quando non ci avrei capito qualcosa. Vedendomi sotto un treno le mie best provarono a farmi vedere il loro punto di vista e alla fine, stufa di sentirmi così vuota, decidi di dar retta a loro e prendere il toro per le corna e afferrando il telefono digitai io suo numero, che mi meravigliai di sapere a memoria e senza esitazione feci partite la chiamata. Non mi rispose, ne a quella ne alle altre tre chiamate che gli feci ma non  mi arresi... no, affatto, se c’è una cosa che sapevo fare bene era non demordere quindi se non voleva parlare al telefono non mi lasciava altra scelta che andare a cercarlo e parlargli di persona. La strada più semplice sarebbe stata intercettarlo a lavoro, prima o poi sarebbe dovuto andare in ospedale, ma non mi sembrava un comportamento molto maturo disturbarlo in quelle ore e di certo non volevo continuare a passare come una ragazzina ai suoi occhi, pertanto dopo accurate riflessioni giunsi alla conclusione di andarlo a cercare in palestra. Sapevo che si stava nuovamente allenando, grazie a me non dimentichiamolo, era stato proprio lui a dirmelo e sapevo anche dove si svolgevano i suoi allenamenti.   Passai un intero pomeriggio tra autobus e metro per poter raggiungere la palestra, nelle mie condizioni non fu affatto semplice, ma alla fine riuscii nel mio intento e come se niente fosse andai a sedermi sugli spalti come una comune spettatrice. Credevo che si sarebbe allenato in gruppo, che il suo nuovo allenatore lo avesse inserito in qualche squadra invece sbagliavo: gli stava dando lezioni private. 

Non ne capivo nulla di scherma credetemi, non mi ero mai appassionata a quello sport eppure una una cosa era certa: Killian aveva sul serio un gran talento. Era vero tutto ciò che avevano sempre detto di di lui. 

Lo osservai per tutto il suo allenamento senza mai staccargli gli occhi di dosso ma lui non mi vide, meglio così forse... lo avrei colto di sorpresa. 

Passò ben due ore e mezza ad allenarsi dopodichè si ritirò negli spogliatoi. Aspettai che fosse uscito dal campo per scendere dagli spalti ma al posto di attenderlo fuori andai a parlare con il suo coach chiedendogli se potevo attenderlo fuori dallo spogliatoio. Inventai come scusa che ero una sua amica di vecchia data che era dovuta trasferirsi per esigenze familiari e che era tornata per fargli una sorpresa. Non credette al fatto che fossi una semplice amica, lo capii da come mi guardò, ma non ostacolò la mia richiesta e mi indicò la strada per il camerino. Attesi davanti la porta per oltre quaranta minuti, neanche io che ero una donna impiegavo tutto quel tempo ma quando uscì mi resi conto che l’attesa ne era davvero valsa la pena. Era una visione celestiale credetemi, indossava un  jeans chiaro con una t-shirt bianca ma la cosa che più mi colpì furono quei suoi folti capelli neri ancora umidi per via della doccia. Il mio cuore smise di battere.... o riprese a battere, non lo so di preciso so solo che mi  sentii nuovamente felice.

  • Emma?!?! - esclamò sorpreso di quella visita inaspettata.
  • Oooh sono sorpresa - dissi ironica - vedo che lo ricordi ancora il mio nome. 
  • Che... che accidenti ci fai qui???? A quest’ora poi.... 
  • si Killian sto molto bene anche io,  grazie per avermelo chiesto! - risposi sarcastica ignorando la sua precedente domanda.
  • non è un bel quartiere questo, non dovresti essere qui! Sei... sei venuta da sola? - annuii - tze... sei impossibile! Dai vieni... ti accompagno a casa. - disse provando ad afferrarmi una mano.
  • No... io non vengo da nessuna parte con te, tornerò in autobus o a piedi se sarà necessario ma non prima di aver parlato!
  • Emma...
  • Emma un cavolo Killian... perché accidenti sei sparito!!!!  - non mi rispose  - allora??? Guarda che sto parlando con te! 
  • Me lo chiedi sul serio???? Non lo sai??? 
  • No che non lo so altrimenti non sarei venuta fin qui non trovi??? - dissi come a sottolineare l’ovvio - Sei sparito senza lasciare traccia e senza darmi una motivazione valida e non ne capisco il motivo. Stavamo diventando amici mi sembra.... 
  • è proprio per questo che mi sono fatto da parte Emma!  - rispose.  cosa voleva insinuate con quelle parole? 
  • Non... non capisco: non vuoi essere mio amico? E come mai? Credevo fossimo stati bene... ho forse detto o fatto qualcosa che...
  • No no no no no Emma non pensarlo nemmeno, non hai fatto nulla di male credimi: è colpa mia. sono stato benissimo con te in questi giorni credimi è solo che.. beh ecco vedi... io non sono la persona più adatta per essere tuo amico. Credevo di poterlo essere ma mi sbagliavo e la sera che ti ho portata a mangiare fuori ne è stata la  prova. - lo sapevo che si stava ancora riferendo a quella stramaledetta sera. - Mi sento terribilmente in colpa per quello che ho fatto Emma e questo è il motivo principale per cui non posso continuare a vederti.
  • Parli come se mi avessi pestato di botte! Killian te l’ho già detto, dimentica quel giorno ok? Non è successo nulla. Non mi hai mancato ne di rispetto o altro.... hai seguito il tuo istinto, non c’è nulla di male in questo. - non ero minimamente arrabbiata con lui per quel gesto anzi... se avessi potuto tornare indietro forse mi sarei addirittura lasciata andare per poter capire meglio cosa mi stesse succedendo...
  • Non c’è nulla di male e forse hai ragione ma resta il fatto che tu vedi in me solo un amico mentre io.... io credo di non averti mai vista come tale. - sospiró facendomi tremare il cuore - mi  piaci Emma, mi piaci davvero molto e non c’è una sola cosa di te che non mi mandi il cuore in subbuglio. Anche il tuo carattere strafottente sfoggiato in terapia mi piace. Ho provato a far finta di nulla, prima per professione e poi perché non volevo correre troppo, ma ho fallito miseramente. Mi sei entrata dentro e non riesco a farti uscire. Ho dovuto allontanarti da me proprio per questo, ho visto il tuo sguardo quella sera, eri spaventata... è l’ultima cosa che voglio è non farti sentire a tuo agio. Non è colpa tua credimi, non hai fatto nulla di male, sono solo io che ho paura di non sapermi comportare.-rimasi senza parole nellascoltare quelle parole, non mi aspettavo di certo di ricevere una dichiarazione d’amore ma non potevo restare a bocca aperta a fissarlo come una cretina... dovevo riconnettere il cervello e cercare di trovare un compromesso a quella situazione. Mi faceva davvero piacere sapere di suscitare in lui un interesse romantico ma questo non cambiava il fatto che io non sapessi ancora cosa volessi. Era un bel ragazzo senza alcun dubbio ma non bastava per iniziare un nuovo capitolo, non a me almeno. Dovevo far capire a lui il mio pensiero anche a costo di sembrare una ragazzina paurosa e ingenua.
  • Queste parole ti fanno onore lo sai? Non è da tutti fare un passo indietro solo per paura di non sapersi rapportare con l’altro. Lo apprezzo, lo apprezzo davvero tanto ma non voglio più continuare così, voglio arrivare ad avere con te un punto d’incontro e per farlo forse è il caso che ti apra il mio cuore come tu hai appena fatto con me.  Sto vivendo un capitolo della mia vita totalmente nuovo e sto iniziando adesso a comportarmi come una comunissima ragazza della mia età. Fino a qualche mese fa la mia vita era fatta solo di gare e allenamenti... non avevo tempo per altro. È grazie a te che ho iniziato ad uscire più spesso, a mangiare cose vietate e a ridere e a scherzare come una ragazza normale. Mi piace questa parte della mia nuova vita, forse è l’unica cosa che che mi piace in realtà e non vorrei perderla solo per una stupida un’incomprensione. Ho già perso tanto ed è stato orribile, non voglio ripetere l’esperienza. - lo vidi che stava per replicare ma prontalmente ripresi il mio discorso... non avevo ancora finito - Saró onesta con  te, l’altra sera sono rimasta spiazzata da quel tuo gesto, è vero.... non me lo aspettavo, ma non ho avuto paura. Come potrei mai aver paura di te? Ho imparato a conoscerti un po’ in questo periodo e so di potermi fidare. Mi sono sentita a disagio è per quello che hai visto il mio sguardo perso,ma non è certo per colpa tua... anzi... vedi io... io non sono mai stata fidanzata, non ho mai avuto un interesse amoroso e non ho neanche mai baciato nessuno. Non avevo tempo per queste cose prima e quindi non so come accidenti comportarmi adesso. 
  • Emma....
  • A 16 anni non è tanto normale come cosa lo capisco e ci soffro molto credimi, mi sento sempre a disagio in queste situazioni, anche quando sono in gruppo con le mie amiche... loro hanno sempre cose nuove di cui parlare e io mi ritrovo prontamente a fare la figura della scema. 
  • Non c’è età per queste cose: c’è chi le affronta prima e chi dopo, non devi assolutamente sentirti in colpa per questo anzi... tu pensi sia un difetto man è un pregio in realtà sai? La maggior parte delle ragazze che vedi in giro hanno fatto le loro esperienze così giovani solo per curiosità o per non rimanere indietro rispetto alle proprie amiche... quelle che lo hanno fatto perchè innamorate sono davvero poche. Non ti curare dei giudizi della gente, ognuno deve essere libero di fare le proprie scelte in base ai suoi tempi e se le tue amiche ti fanno sentire fuori luogo evidentemente non sono così amiche come pensi. 
  • No loro non mi hanno sentite diversa, loro sono fantastiche, sono io che....di beh... che non mi sento alla loro altezza. 
  • Perché pensi troppo. Smetti di farlo, non pensare a pianificare la tua vita, vivi in base alle tue emozioni. - mi sorrise. - e poi ti svelo un segreto... a noi ragazzi piacciono le ragazze serie, facciamo un po’ gli sgallettati ogni tanto ma desideriamo la ragazza con la testa sulle spalle. - ed eccolo finalmente un sorriso sincero. Ricambiamo all’istante.
  • Non ho più intenzione di programmare il mio futuro: l’ho fatto in passato e mi sono ritrovata senza sapere più cosa fare. Il futuro è incerto, non va mai come ce lo aspettiamo e non si sa mai quello che ci riserverà ma non per questo dobbiamo precluderci le cose che ci piacciono. Io mi trovo benissimo con te Killian e mi piacerebbe davvero molto poter continuare da dove avevamo lasciato. Non posso garantirti che un giorno avrò mai un interesse che vada oltre la nostra amicizia ma se non viviamo quello che siamo adesso come potrò mai saperlo? Non allontanarti da me, non farà bene a nessuno dei due.
  • Sei molto saggia per avere solo 16 anni sai??? Dovresti seriamente pensare di iscriverti alla facoltà di psicologia una volta diplomata, sono sicuro che avresti una carriera fantastica. 
  • Non mi hai ancora risposto però! - ignorai quello che mi disse facendogli capire che mi occorreva seriamente una risposta, non avevo di certo fatto quel viaggio estenuante per niente. 
  • Sono stato male senza vederti lo ammetto ma non pensi che io abbia rovinato già tutto dicendoti apertamente cosa provo? Quel mio gesto... si insomma....
  • Io penso che tu sia stato sincero, in sintonia con i tuoi sentimenti e la sincerità non potrà mai inclinare un rapporto. Io voglio il mio fisioterapista strampalato nella mia vita, ho ancora molto da recuperare e se non sbaglio mi avevi promesso di darmi un piccolo aiuto... che c’è ti stai già tirando indietro? 
  • No certo che no, se ne hai ancora voglia sarò ben felice di aiutarti ma come la mettiamo se il mio istinto decidesse di riprovare un approccio come quello dell’altra sera??? - era serio.- io proverò il più possibile a tenerlo a bada mah...
  • Beh...Basterà prepararmi a ciò! - gli feci l’occhiolino! 
  • Mmmh... cioè come? vuoi un invito scritto? - mi prese in giro e io non riuscii a trattenermi dal ridere nell’immaginarmi la scena. - d’accordo milady faremo a modo tuo ma ora salta in macchina, ti riaccompagno a casa. 

La nostra vita, nonché la nostra amicizia dopo quel chiarimento riprese a scorrere come se mai nulla fosse successo. Ci vedavamo ogni pomeriggio, lavoro di lui permettendo, passeggiavano a lungo e ci raccontavamo le nostre giornate. Non provò più a baciarmi, non subito almeno, ma già nel modo in cui mi abbracciava riuscivo a sentire cosa gridava il suo cuore. Ero ancora spaventata lo ammetto, ma rispetto a prima lo ero molto meno... diciamo che prevaleva in me un nuovo  sentimento: la curiosità. Già.. se prima mi facevo mille paranoie nel pensare cosa sarebbe successo se lui mi avrebbe baciato  adesso pensavo a quando avrei voluto che ciò accadesse. Mi stavo mam mano innamorando di lui a quanto pare ma mi stavo auto convincendo che la mia fosse semplicemente curiosità di scoprire cosa si provasse a baciare qualcuno. Mi fece attendere un bel po devo essere onesta, quel bacio me lo fece patire ma alla fine quel giorno arrivò. Come ormai d’abitudine lo accompagnai agli allenamenti, mi piaceva vederlo mentre si allenava, ma a differenza delle altre volte quel giorno sarebbe stato speciale. Avevamo in programma una cenetta per festeggiare la mia guarigione, avevo levato il tutore e le stampelle quella stessa mattina e come premio mi aveva promesso di portarmi nel miglior ristorante di sushi per un’abbuffata in grande stile. Avrei voluto mettermi in ghingheri per la serata, a casa avevo addirittura fatto le prove indossando un paio di scarpe con il tacco ma dovetti rinunciare all’idea originale in quanto il mio corpo non era ancora pronto a quello step. Optai comunque per un vestito ma per le scarpe dovetti accontentarmi di un paio di ballerine. Odiavo quelle scarpe ma non potevo di certo indossare le mie ormai inseparabili scarpe da ginnastica sotto di esso, avrei fatto ridere anche i polli. 

Killian apprezzò molto il mio look, mi disse che non mi aveva mai vista cosi elegante e gli credetti perché durante l’allenamento molte volte venne ripreso dal suo allenatore perché si distraeva guardando me. Di solito non lo faceva, era sempre concentrato quando si allenava e nonostante sapessi che era sbagliato, doveva mettercela tutta per recuperare il suo sogno, non mi dispiaceva affatto che mi guardasse anzi.... al solo ripensarci il cuore mi batte ancora allimpazzata. 

Fu un allenamento intenso e lungo, sembrava non terminare mai ma non appena finì fui costretta ad aspettare ancora qualche minuto in quanto il suo allenatore lo aveva preso da parte per potergli parlare in privato. Erano rimasti solamente loro nel palazzetto, loro e io sugli spalti. Non mi sembrava carino restare lì a fissarli e nonostante non potessi sentire nulla da quella distanza decisi ugualmente di lasciare loro la loro privacy e attendere Killian all’ingresso principale. 

Mi fece attendere un’ora e mezza tra il colloquio con il suo allenatore e la doccia ma alla fine mi raggiunse. Era vestito di tutto punto, con un paio di jeans, una cambica bianca e una giacca, non era né elegante e ne sportivo ma era incredibilmente meraviglioso. Talmente meraviglioso che l’attesa snervante fu solamente un lontano ricordo. 

  • vogliamo andare???? - mi disse con un sorriso a trentadue denti. Sembrava euforico ma al tempo stesso stava cercando miseramente di trattenersi. 
  • Mmmh... prima dimmi che ti succede! Sei troppo allegro, non che la cosa mi dispiaccia ci mancherebbe ma... sono curiosa.
  • Ok lo ammetto è successa una cosa bella ma non te la dirò fino a domani... o almeno fino a fine serata.
  • E perché?? - non capivo.
  • Perche questa sera andiamo a cena per festeggiare la tua guarigione e non voglio assolutamente monopolizzare la nostra serata con le mie cose personali: è la tua serata non la mia. Avremo tempo di parlare di me anche domani. Andiamo adesso, ho prenotato il miglior tavolo del locale, non vorrei ci togliessero la prenotazione per il ritardo. - mi prese per mano e provò a raggiungere la macchina. 
  • No aspetta! Chiama il locale per dirgli del ritardo e poi raccontami cosa succede. Sono una persona molto curiosa, non riuscirei a godermi la cena sapendo che c’è qualcosa che non mi dici. - spiegai.
  • È una cosa bella quella che è successa quindi tranquilla ok??? Domani te ne parlerò!
  • No... la voglio sapere adesso a maggior ragione che è una cosa bella! Eddai Killian... ti pregoooooooo - sbattei le palpebre ripetutamente, l’ultima volta che lo avevo fatto era stato a otto anni per convincere mio padre a comprarmi una barbie e mi stupii che quel gesto funzionò al primo colpo. A quanto pare anche se erano passati anni ero ancora in grado di impietosire le persone. 
  • Ok ok ok... smettila di guardarmi così! Te lo dirò ma non accusarmi se poi perderai l’esclusiva della cena! - mi prese in giro
  • Non amo essere al centro dell’attenzione pertanto se ci sarà da festeggiare sarò ben lieta di dividere i miei festeggiamenti di guarigione con te! Spara adesso: sono curiosa. 
  • Beh ecco... il mio allenatore mi ha appena dato una notizia sconvolgente... sconvolgente bel senso buono... - prese un respiro - non credevo sarebbe potuto accadere sul serio, ho ripreso ad allenarmi per gioco  ma a quanto pare..... beh a quanto pare è successo! 
  • Cosa???? Cos’è successo??? Dimmelo ti prego mi stai facendo venire l’ansia.
  • Vede in me un potenziale... un bel potenziale e ritiene giusto che sia io uno dei cinque componenti della squadra che porterà alle regionali! 
  • Co... cosa???? 
  • Si hai capito bene! Andrò alle regionali il che significa che se gioco bene le mie carte avrò la mia possibilità di tornare nella mia vecchia squadra e realizzare il mio sogno! - non so cosa mi prese, gli saltai in braccio senza grazia alcuna e senza volerlo gli feci perdere l’equilibrio facendolo cadere a terra con il mio corpo  sopra di lui. Era la notizia più bella che potesse darmi, sapevo quanto ci tenesse a tornare in nazionale e di conseguenza ero davvero felice per lui. uno di noi a quanto pare era ancora in ballo per poter realizzare il suo sogno e riscattarsi. 
  • Che c’è Swan... vuoi forse uccidermi???? - mi disse ridendo ma rimanendo ancora sotto di me!
  • Oooops scusami! - risposi di rimando diventando rossa come un peperone, non era di certo una posizione da amici quella in cui ci trovavamo ma nonostante ciò rimasi li, immobile, senza fare nulla se non fissarlo intensamente negli occhi. Rimanemmo in silenzio senza dire nulla per un periodo indefinito, i nostri occhi parlavano per noi, poi fu lui a prendere la parola. 
  • Emma se... se non ti alzi subito potrei non rispondere delle mie azioni - alzò un sopracciglio con fare malizioso. - sei pericolosamente vicina....
  • Ah si??? - stetti al gioco 
  • Si... decisamente!  sto cercando di trattenermi credimi ma mi stai rendendo le cose difficili. 
  • Beh dovrai sforzarti di più allora... ricordi i nostri accordi? Invito scritto mio caro! - gli feci l’occhiolino. 
  • Non ho un pezzo di carta con me mah.... Emma Swan, potrei forse rischiare di perdere qualche arto se provassi a baciarti ancora? - mi chiese e fu lì che il mio cuore esplose.  Non capii più niente e senza nenache rendermene conto mi ritrovai a rispondergli in un modo a me del tutto estraneo. 
  • C’è solo un modo per scoprirlo... baciami! - rimase a guardarmi stupito di quella risposta e aspettò qualche secondo prima di prendere l’iniziativa e sporgersi verso di me: aveva paura che avessi detto di solo per farlo contento, aveva paura che potessi pentirmene ma la realtà è che non vedevo l’ora di sentire le sue labbra sulle mie. Continuai a guardarlo fisso negli occhi come a dargli la conferma di voler procedere e finalmente dopo attimi di esitazione davvero snervanti mi baciò facendomi toccare il cielo con un dito. Dai racconti delle mie amiche i primi baci non sono mai state esperienze idilliache eppure l’emozioni che Killian mi fece provare con quel bacio furono indescrivibili. Mi guidò lui, feci prendere a lui le redini della cosa, io mi limitai semplicemente a seguire i suoi movimenti. Non so dire di preciso per quanto tempo rimanemmo bocca contro bocca, so solo che quando lo sentii allontanarsi da me la cosa non mi piacque affatto. 
  • Cavolo Swan.... - esclamò ansimando e con il fiato corto - sicura di non aver mai baciato nessuno in vita tua? 
  • Cosa??? Killian mah... 
  • Non fraintendermi ma non sembri affatto inesperta tesoro, anzi... wow!!! Mi hai stregato con quelle labbra! - non sapevo se ridere o colpirlo per quell’allusione ma non riuscii a fare nulla perché lui prontamente si impossessò nuovamente delle mie labbra riprendendo da dove poco prima avevamo interrotto. Anche quel secondo bacio fu abbastanza lungo, forse ancora più del primo ma come la volta precedente anche quel bacio terminò.
  • Sali in macchina prima che ti baci di nuovo, dobbiamo andare a cena ricordi? 
  • Mah...
  • Fidati, riprenderemo più tardi! - alzai gli occhi al cielo ma non replicai, salimmo in auto e ci recammo verso il ristorante. Eravamo in ritardo di ben quaranta minuti e come immaginavamo  il nostro tavolo era stato già assegnato ad altri clienti. Ci venne assegnato un nuovo tavolo ma Killian lo rifiutò, non era di suo gradimento. Credevo di sarebbe messo a battibeccare con il  cameriere ma fortunatamente non lo fece, mi porse il menu e con uno sguardo malizioso mi chiese di ordinare. Non capii subito cosa avesse in mente ma poi lo sentii dire al ragazzo in divisa  che la nostra era una consumazione da portare via e così feci due più due: Avremmo mangiato nuovamente in macchina e la cosa lo confesso mi entusiasmò parecchio. 

Attendere il nostro ordine fu estenuante nonostante passarono solamente dieci minuti ma poi finalmente ci venne consegnato il tutto. Pagò ancora una volta lui ma questa volta non dissi nulla, non volevo rovinare l’atmosfera ma sopratutto non volevo perdere altro tempo prezioso, ero impaziente di andare a rinchiudermi in macchina con lui. 

  • non è esattamente quello che si dice un appuntamento romantico mah.... - fui io questa volta a zittirlo con un bacio e la cosa lo stupì talmente tanto che un cartone di cibo che aveva ancora tra le mani gli scivolò cadendo a terra. 
  • Adoro stare qui con te, è molto meglio che stare in un qualunque ristorante credimi.  
  • Mmh... davvero???? Mi fa piacere - alzò un sopracciglio con il suo fare provocante - ma prima di fare altri danni - mi indicò parte del sushi, che avevano ordinato, a terra - direi che sia il caso di cenare non trovi? Dobbiamo festeggiare la tua guarigione non ricordi? 
  • Solo? E la tua gara? E l nostro primo bacio? - rise.
  • Sei peggio di me quando ti ci metti lo sai si??? D’accordo facciamo così allora: sushi per festeggiare la tua guarigione e la mia prima gara dopo secoli e vino - ne estrapolò una bottiglia da una delle buste del ristorante - per festeggiare l’evento del nostro primo bacio. 
  • Hai preso anche il vino? Che c’è: Vuoi forse farmi ubriacare? Non ho mai bevuto vino! - ammisi anche se un po’ in imbarazzo, odiavo fare la figura della bambina.
  • Avevo immaginato e infatti ne ho preso uno leggero. Non ho nessuna intenzione di farti ubriacare cara Emma credimi, faremo un solo brindisi - mi accarezzó il viso - e poi lo confesso: non sono un grande bevitore, ho solo pensato fosse carino brindare a noi due. - così dicendo estrasse due bicchieri di plastica, sempre dalla busta del ristorante e dopo aver versato in entrambi del vino me ne porse uno ed esclamò - al miglior bacio di sempre, che sia il primo di molti alti! - alzammo i bicchieri in aria, ci guardammo negli occhi  come a voler suggellare quelle parole ma a differenza dei soliti brindisi non facemmo il classico cin cin facendo schioccare i bicchieri, non avevano quelli adatti per farlo. Bevemmo un bicchiere di vino a testa come concordato dopodiche passammo a stuzzicare qualcosina. Avevamo preso una quantità enorme di cibo ma credetemi, rimase tutto nelle buste in quanto dopo neanche due minuti,giusto il tempo di spizzicare qualcosa dal primo vassoio, lasciamo stare le cibarie per riprendere a baciarci senza sosta. Reclinammo anche i sedili per stare più comodi e senza rendercene conto ci ritrovammo ad amoreggiare senza sosta fino alle prime luci dell’alba. Fu il suono del mio cellulare a farmi ritornare con i piedi per terra: era mia madre che preoccupata per non avermi sentita rientrare mi aveva chiamato per sapere dove fossi. Inventai una mezza bugia dicendo  che mi ero fermata a festeggiare con dei miei amici la mia guarigione e per tranquillizzarla, era parecchio agitata, le dissi che ero già sulla strada del ritorno. 
  • Mi... mi dispiace Killian mah... devo andare... - odiavo avere sedici anni, odiavo avere il coprifuoco, odiavo questo lato della medaglia della mia nuova vita. 
  • Ti dispiace? Scherzi vero??? Sono le quattro del mattino Emma, avresti dovuto essere a casa da un bel pezzo! Sono io che devo scusarmi con te, non tu! - abbozzai un mezzo sorriso, era davvero un bravo ragazzo. - ti ho messo nei guai? I tuoi si sono arrabbiati?
  • No tranquillo, erano solo preoccupati: sono solita avvisarli se tardo anche se.... si beh, non ho mai fatto le quattro del mattino, spero si siano beviti la storia dei miei amici. 
  • Ti riporto a casa ma promettimi che se i tuoi si arrabbieranno mi chiamerai! Gli spiegherò tutto io!
  • Meglio di no Killian, sarebbe peggio credimi  mah... grazie lo stesso. - sorridi e senza aggiungere altro riprendemmo la direzione di casa. Non eravamo molto lontani, il ristorante dove aveva prenotato fortunatamente era vicino a cada mia e questo mi diede modo, una volta aver posteggiato sotto casa di poter perdere ancora altri dieci minuti con lui. 
  • Spero sia stata una piacevole serata! - mi disse scostandomi i capelli dietro l’orecchio per poi depositanti un tenero bacio sul collo. - per me è stata la miglior serata di sempre.
  • Sono stata benissimo anche io! - sorrisi diventando rossa, era ancora tutto nuovo per me. - solo che... si beh... non abbiamo avuto modo di parlare della tua gara. 
  • Abbiamo fatto di meglio non credi???? -ammiccò con lo sguardo e io come al solito alzai gli occhi al cielo, giocosamente questa volta. 
  • Indubbiamente ma era giusto ritagliare del tempo anche per questa cosa. Si insomma... avevamo entrambi delle cose da festeggiare in fondo. Non è giusto che io non abbia dato importanza a qualcosa per te importante mentre tu....
  • Sono pienamente soddisfatto della piega che ha preso la nostra serata credimi e fidati che tu ti sei dedicata a me come io mi sono dedicato a te. Non farti paranoie inutili, per parlare abbiamo tutto il tempo del mondo non credi? - sorrise.
  • Parlamene adesso! Ti va? 
  • Adesso??? Emma è tardi e i tuoi sono preoccupati! - mi ricordò la chiamata di poco prima. 
  • Mi hanno chiamata cinque minuti fa, ho ancora del tempo credimi... di solito a piedi o con i mezzi ci metto sempre una quarantina di minuti a tornare a casa. 
  • Tu vuoi finire in punizione... - scosse la testa rassegnato 
  • Non sono mai finita in punizione, sono stata sempre obbediente, vedrai che per un ritardo non succederà nulla. - di ridossa mi diede un nuovo bacio ma questa volta fui io ad interromperlo. - no no no, è tempo di parlare adesso! Dimmi: emozionato per la gara? Quando si terrà? 
  • Tra un paio di mesi più o meno... qui a New York!  L’emozione di gareggiare è tanta credimi mah... beh la paura è il sentimento che prevale di più in questo momento. Non sono ai miei livelli massimi, posso fare molto meglio lo so  e il mio ex allenatore, nonché giudice di gara lo sa questo.... non mi riprenderà mai in squadra. 
  • Dove è finito il mio fisioterapista cazzuto? Che ne è stato di quel ragazzo che mi diceva che nulla è impossibile è??? Killian hai una grandissima possibilità di riscattare il tuo sogno non... non farti sopraffare dalla paura. Il tuo allenatore forse avrà perso fiducia in te ma un talento è un talento e quando si parla di olimpiadi credimi che si guarda solo  a questo.  Impegnati come non hai mai fatto in vita tua in questi due mesi e vedrai che non potrà fare altrimenti che riprenderti in squadra. Chissà magari gareggerai alle Olimpiadi proprio quest’anno! 
  • Quello è impossibile... la squadra è già stata scelta. 
  • Meglio così dopotutto, non sarei mai riuscita a venire a vederti...sopratutto sapendo la mia ex migliore amica lì a gareggiare al mio posto. - lo vidi cambiare espressione - Killian che... che succede? Ho detto qualcosa di male? 
  • No figurati... è che in realtà mi sento un vero idiota in questo momento sai? ti sto parlando della mia possibilità di riscattare il mio sogno quando so che  parlare di sogni, gare e sport ti fa star male. Io non...
  • Scherzi vero? Sono stata io a volerne parlare Killian.... va tutto bene credimi e poi... non posso mica ignorare la cosa per sempre. Ho perso la mia possibilità è vero, fa male e forse non me ne farò mai una ragione ma nulla è perduto... forse c’è ancora un modo per poter vivere le Olimpiadi e sai qual’è? Viverle attraverso i tuoi occhi! - mi meravigliai di quelle parole, uscirono dal cuore e il merito di questo piccolo passo in avanti era il suo. Grazie a Killian stavo finalmente iniziando a voltare pagina. 
  • Tu si che sai come non mettere ansia Swan! - disse ironicamente - non riporre speranze dove non ce ne sono, la strada è ancora in salita ed è piena di insidie.
  • Io credo in te però! Tu realizzerai il nostro sogno! 
  • Una cosa per volta ti prego o rischierei di mandare tutto all’aria solo per la troppa pressione.
  • d’accordo hai ragione! - effettivamente gli stano involontariamente mettendo troppi standard addosso. Io al suo posto sarei già entrata nel panico. - Pensa solo a vincere la gara ok? 
  • Vincere.... anche qui ho i miei dubbi! Forse riesco a classificarmi e garantirmi un posto per  le selezioni del prossimo anno ma vincere....
  • Tu vincerai! Scommettiamo? E ti dirò di più: tu entrerai in nazionale da subito anche se non parteciperai con loro alle gare di quest’anno.
  • - chissà magari in quel modo lo avrei incentivato un pochettino. 
  • E cosa vorresti scommettere?
  • Se vinco io tu mi porterai a vedere il concerto del mio cantante preferito! - una sera, prima che ci perdessimo di vista, mentre stavamo parlando del più e del meno venne fuori che il mio cantante preferito era in realtà lo stesso che lui non sopportava: Ed Sheeran. “ mai e poi mai  nella vita  andrò a vedere un suo concerto, posso assicurartelo questo” mi disse pertanto mi sembro una penitenza perfetta da fargli fare in caso di sconfitta. 
  • Cosa????? Scordatelo!!!!
  • Che c’è hai paura che vincerò? Allora dentro di te lo sai che puoi batterli! - risi. 
  • No mah... ti conosco.... non vorrei mai che avvelenassi il mio avversario solo per farmi vincere a tavolino e trascinarmi a vedere pel di carota! 
  • Idiota! Avanti è una cosa seria questa! Vuoi scommettere o no? 
  • D’accordo ma solo perché so che non vincerai mai! 
  • Bene! È fatta allora! Non ci resta che aspettare la gara! 
  • No no no aspetta un secondo: e se vinco io???? Anche io voglio un premio da incassare nel caso di vittoria. 
  • Vero hai regione! Avanti spara! Hai campo libero! - lo vidi pensarci attentamente e solamente dopo due minuti di puro ragionamento lo vidi arrivare ad una conclusione.
  • Ci sono!!!! - sorrise - Se vinco io tu proverai a riprendere la ginnastica! - quella frase fu come una coltellata in pieno petto. 
  • Non esiste!!!! - dissi categorica, forse risultai anche un po’ troppo dura ma non mi piacque affatto quella sua proposta - cambia premio, non tornerò mai in palestra... lo sai! Non posso. 
  • La tua gamba sta molto meglio e in due mesi le cose potranno solo che migliorare! Non ti sto dicendo che devi riprendere a pieno ritmo, non sono uno psicopatico, mi basta solo che esegui una piccola sequenza, un solo elemento. Si può fare no??
  • Perché vuoi farmi soffrire? Come puoi anche solo pensare di dirmi una cosa del genere dopo tutto quello che ho passato...
  • Non voglio farti soffrire Emma,  lungi da me credimi. Che tu ci creda o no lo faccio per il tuo bene. 
  • Per il mio bene? Tze... 
  • Emma è la verità! 
  • No, lascia stare, non voglio più sentirti!  - incredibile come una serata perfetta di fosse trasformata in un vero schifo. feci per scendere dalla macchina ma mi trattenne per un braccio e mi costrinse a voltarmi nuovamente verso di lui. - Killian per favore...
  • No emma, devi ascoltami! Non hai nessun impedimento fisico che ti vieta di tornare ad allenarti. Certo non ti potrai sottoporre a quel genere di allenamenti a cui eri abituata ma questo non cambia il fatto che sei perfettamente in grado di poter fare un’oretta di lezione un paio di volte a settimana.
  • Non posso più farlo, non dopo quello che è successo. La ginnastica era il mio sogno Killian ed ora è il mio peggiore incubo... non... non...
  • Una passione non può svanire da un giorno all’altro Emma, non prendiamoci in giro e il tuo rifiuto categorico viene proprio dal fatto che tu ami fare ginnastica. 
  • Non può più portarmi dove voglio! Ho lottato tanto per raggiungere grandi obbiettivi e adesso cosa mi rimane è? Cosa!!!!! 
  • Ti rimane la cosa più importante: l’amore per questa disciplina. Ti ha tolto tanto è vero ma in questi anni quante emozioni ti ha regalato? Molte immagino e non mi rifiresco solo alle gare.  Pensa a cosa provavi quando ti allenavi, alle sensazioni che avevi quando eseguivi un esercizio senza errori, quando provavi per la prima volta un nuovo elemento... come ti sentivi?  bene vero??? puoi ancora vivere tutto questo, devi solo volerlo. 
  • Non... non credo di poterci riuscire. 
  • È proprio per questo infatti che vorrei ci provassi... a prescindere dalla scommessa. Vorrei che provassi ad eseguire solo una semplice ruota su un tappeto d’allenamento, o un esercizio alla trave o anche solo chiudere gli occhi e respirare il profumo della sala. Mi basta questo credimi... 
  • e cosa speri di ottenere?
  • Spero che la passione che stai cercando di reprimere con tutta te stessa esca  fuori più forte di prima. - era davvero un tesoro a pensarla così, ero stata una stupida a nascondermi dietro la mia corazza e rispondergli male ma la verità è che ero fermamente convinta che fosse uno spreco di tempo, oltre che un dolore enorme. - io credo in te Emma, credo in te come tu credi in me e Io so che sarà così, la tua passione uscita nuovamente e allo scoperto. Con queso non intendo in nessun modo obbligarti a tornare ad allenarti, hai la mia parola, ma almeno so che avrai preso una decisione in base al sentimento provato in quel momento e non a causa di una delusione. - non ero ancora convinta, l’idea di entrare in palestra mi terrorizzava e non povo... - andiamo che hai da perdere? se come dici sei convinta dell mio risultato alla gara non dovresti tenere nulla. - in effetti...
  • D’accordo ma nella remota possibilità che io perda la scommessa, cosa che non succederà, farò solamente un esercizio, uno solo. 
  • Va bene, come desideri. Ora va. Si sta facendo davvero tardi. - ci scambiammo un ultimo bacio, il bacio della buonanotte, dopodiche dovetti sul serio scendere dalla macchina e tornare a casa. 

I miei erano ancora in piedi quando entrai in cada ama come immaginavo non mi misero in punizione, si limitarono a dirmi di avvisarlo del ritardo la prossima volta dopodiché mi lasciarono Tornsre in stanza. La prima cosa che feci fu buttarmi sul letto e ripensare alla serata appena trascorsa, ero uscita con l’intento di festeggiare la mia guarigione e invece ero tornata a cada con un fidanzato. Non potevo credere che fosse successo prorpio a me, dopo mesi di inferno finalmente vedevo una luce in fondo al tunnel... meraviglioso no? Certamente, peccato che la mia gioia spari nel pieno della notte quando ripensando a Killian mi venne in mente una coda.... gli avevo promesso di assistere alla sua gara, di rimane gli accanto e sostenerlo  mah... beh non avevo fatto i conti con un piccolo problema.... quale? Beh... non sapevo effettivamente per quanto altro tempo sarei rimasta lì, a New York intendo... ormai ero guarita, mi mancavano solamente un paio di mesi di controlli e questo significava che a breve forse sarei dovuta tornare nella mia vecchia casa... a storibrooke. Già... prorpio così. Inizialmente avevo lasciato aperta la possibilità di restare a New York ma poi i miei avevano insistito affinché tornassi a cada con loro dopo le terapie e avevo accettato. Mi vedevano triste qui a New York senza stimoli, ero qui solo per la ginnastica in fondo e di conseguenza alla loro proposta di tornare a casa, avendo anche perso i rapporti con Killian il quel periodo, risposi di sì. Era un bel problema questo.... un problema che avrei dovuto risolvere quanto prima sicuramente ma un problema che avrebbe o in un modo o in un altro  ferito qualcuno


 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




Amore olimpico
Capitolo 5

 

L’idea di dover tornare a casa non mi piaceva affatto ma allo stesso tempo non volevo regalare ai miei genitori una delusione. Sono sempre stati accondiscendenti con me, hanno sacrificato tutto per permettermi di sognare in grande e nel momento in cui  non c’era  più un sogno da raggiungere  non mi sembrava giusto continuare a fargli fare sacrifici. Se fossi rimasta a New York, in quanto minorenne,  avrebbero dovuto iscrivermi in un convitto, pagare una retta annua per potermi permettere di soggiornare lì e avrebbero dovuto viaggiare di continuo solo per potermi venire a trovare. Non meritavano di fare quella vita, non più viste le circostante ma  se da una parte ero propensa, per il loro bene, a tornare a storibrooke dall’altra volevo fermamente restare a New York! c’era  Killian in città, il mio amico, il mio ragazzo... colui che mi aveva fatto tornare a vivere dopo la tragedia. Amavo i miei genitori, li amavo sul serio, ma tenevo in maniera smisurata e lui e sinceramente e parlando non so davvero se sarei riuscita a lasciarlo andare. 

Quei pensieri mi tormentarono per tutta la notte e inutili furono tutti i tentativi fatti per cercare di camuffare le mie occhiaie e il mio sguardo spento il giorno seguente: sia i  miei che Killian capirono immediatamente che qualcosa in me non andava. I miei inizialmente crederono che fosse successo qualcosa alla festa dove pensavano fossi stata la sera prima e di conseguenza non non fu difficile raggirarli, diedi la colpa alla stanchezza e alla sveglia puntata troppo presto e senza troppi giri di parole mi credettero, per Killian invece fu differente... molto differente, non appena mi vide capì che qualcosa non andava e prima ancora di potergli dire qualsiasi cosa, anche un semplice ciao, eccolo buttarsi ad indovinare. 

  • Dal tuo sguardo deduco che tu ti sia già pentita.... - mi disse senza neanche salutarmi. 
  • Pentita? Di cosa? Di noi???? - domandai incredula che lo avesse anche solo pensato, credevo di essere stata abbastanza esplicita su ciò che volevo. 
  • Di che alto altrimenti....
  • Ma cosa dici Kill.... tu sei tutto scemo! No, certo che no! Non mi sono assolutamente pentita: scherzi???? È stata la serata più bella della mia vita devi credermi. Sono stata benissimo! 
  • E allora perché se ieri ti ho lasciata che sembravi essere felice e serena adesso sembri un piccolo cucciolo impaurito e disorientato? - non gli risposi subito ma fu uno sbaglio perché  non feci altro che dargli modo di provare ad indovinare ancora una volta. - Se come dici non sono io la causa allora... no! - esclamò sbarrando gli occhi e fissandomi per qualche istante - non è che... non hai litigato con i tuoi genitori a causa mia vero??? Dicevi che non ti avrebbero rimproverata per il tuo ritardo.... Lo hanno fatto???? Ti hanno messa in punizione? Loro....
  • Ehi ehi ehi... la smetti di provare ad indovinare? - sorrisi nel vederlo così agitato e al tempo stesso premuroso nei miei confronti - È tutto ok Killian, non sono né pentita ne i miei mi hanno messa in punizione. Sono solamente stanca, ho dormito poco e questo mi distrugge. Sono il classico tipo che se  non dorme come minimo sei ore è intrattabile per tutta la giornata. Tutto qua. 
  • Sul serio????  Non è che...
  • Sul serio Killian... è tutto ok! - non mi piaceva mentirgli, ma non mi andava neanche di deprimerlo con le mie paranoie. La nostra relazione era appena iniziata, non erano neanche 24h ore che stavamo ufficialmente insieme, non mi andava di perdere tempo a parlare dei miei problemi. Volevo passare semplicemente una mattinata piacevole in compagnia del mio ragazzo. 
  • D’accordo, farò finta di crederci ma sappi che non mi convinci affatto signorina e prima o poi ti convincerò a parlare. Salta su adesso, ti porto in un posticino da favola. - feci come mi venne chiesto, salii in auto e dopo un piccolo e casto bacio che mi diete partimmo per una destinazione a me sconosciuta. Non mi diede nessun indizio per capire dove mi stesse portando ma a me poco importava, con lui ogni posto sarebbe stato magico, quello che non mi aspettavo peró fu il suo silenzio. Non era solito rimanere in silenzio, Killian era un gran chiacchierone eppure quella mattina non spiccicò mezza parola. L’unica cosa che fece di tanto in tanto fu fissarmi con la coda dell’occhio come a volermi controllare, come a voler assicurarsi che stessi sul serio bene. Avrebbe dovuto farmi piacere quel suo comportamento, in fondo si stava preoccupando per me, ma la realtà è che mi agitava quel suo sguardo preoccupato, mi agitava parecchio tanto che decisi di voltarmi e guardare il finestrino fin quando non giungemmo a destinazione. Non capii dove fossimo di preciso, a parte New York centro non conoscevo molti altri posti, quello che sapevo però era che mi aveva portato in un posto meraviglioso. Davanti ai miei occhi vi era un’enorme distesa di verde e in lontananza a pochi metri da noi vi era un piccolo fiume. Non eravamo soli, qualche coppietta e qualche famiglia a quanto pare aveva avuto la nostra stessa idea ma nonostante ciò la cosa si rivelò davvero molto romantica. 
  • Spero tu non mi abbia mentito sulla punizione e che non hai problemi di rientro perchè pensavo di invitarti ad un picnic. 
  • Un picnic? - chiesi confusa. 
  • Si, un picnic... sai cos’è un picnic vero? - mi guardò con sguardo preoccupato.
  • Certo che lo so, mi sarò persa anche molte cose fino ad ora ma non vengo mica dall’età della pietra, sono solo stupita, non me lo aspettavo.
  • Non ho la faccia di uno che fa picnic forse? - mi fissò con il suo solito sguardo strafottente - non mi vedi come un ragazzo romantico per caso? Mi dispiace deluderti mia cara ma sono il ragazzo più romantico in circolazione. 
  • Non intendevo dire questo solo che  per un picnic di solito ci si organizza: si fa la spesa, si preparano cibarie si.... - non feci neanche in tempo a finire il mio elenco che eccolo estrapolare dal portabagagli un autentico cestino di vimini e un paio di zaini. 
  • C’è tutto! Ho pensato a tutto io! - rispose con un sorriso che la diceva davvero lunga - sono o non sono un perfetto fidanzato? 
  • Vola basso signorino, ne devi fare di strada per raggiungere la perfezione sai? - lo presi un po’ in giro utilizzando la solita frase che di solito mi ripeteva Regina quando insinuavo di essere impeccabile.  - ma apprezzo lo sforzo.... - feci l’occhiolino. 
  • Apprezzi lo sforzo? - esclamó facendo finta di essere offeso ma non ci riuscì a pieno...  già a metà frase iniziò a ridere - comincia a correre signorina perché se ti prendo non avrai scampo! - Poggiò nuovamente le borse in auto e non curandosi affatto delle persone che ci stessero osservando prese a rincorrermi per tutta quella distesa di verde, lasciandomi un po’ di vantaggio visto che ero da poco guarita,  fin quanto non riuscì a raggiungermi. Mi afferró per la vita esclamando un “ti ho presa” ma nel farlo perse l’equilibrio e cadde a terra. Iniziai a ridere a crepapelle nel vederlo al tappeto ma lui per vendicarsi della mia risata mi afferrò per la gamba, quella buona e strattonandomi mi fece cadere addosso a lui per poi ribaltare la posizione e trovarsi sopra di me. 
  • Sta forse ridendo di me signorina swan?!?!
  • Può darsi... - risposi con il suo stesso tono malizioso. 
  • ah si??? Beh...in questo caso mi vedo  costretto a darle una durissima punizione! - e senza lasciarmi modo di replicare si avvicinò alle mie labbra e mi bacio con una delicatezza estrema. Avrei voluto che il mondo si fermasse in quell’esatto momento ma aimè Killian non sembrava dello stesso avviso, aveva deciso di volermi dolcemente torturare. Si staccò dalle mie labbra con fatica ma si ricompose subito riprendendo il suo gioco. - ha capito la lezione signorina? 
  • Mmmh... non esattamente, non è che potrebbe delucidarmi ancora? Sa... giusto per evitare errori futuri. - lo vidi scuotere la testa divertito dalla mia intraprendenza ma non si rifiutò di certo di baciarmi ancora anzi... questa volta lo fece in maniera decisamente più intensa terminando poi con un: “capito adesso?!?!” Ancora una volta gli risposi di non essere riuscita a  capire pienamente il concetto e come le due volte precedenti continuò a baciarmi ancora e ancora fin quando non ci rendemmo conto di star dando spettacolo.
  • Emh... vado a prendere la roba in macchina che dici? - propose dopo essersi allontanato quanto basta per non saltarmi nuovamente addosso, avevamo  gli occhi di tutti su di noi e la cosa ci metteva entrambi a disagio. 
  • Direi che è la soluzione migliore anzi... ti do una mano! - feci per alzarmi.
  • Ferma lì... penso a tutto io! - e senza aggiungerà alto si diresse verso la macchina per poi tornare con tutto il necessario per il nostro picnic. Aveva portato con se un’enorme tovaglia bianca a quadretti rossi, la classica che si usa per queste occasioni e un paio di cuscini per poter star più comodi. Li sistemammo uno accanto all’altro in modo da poterci sedere vicini dopodiche iniziammo a tirare fuori le cibarie. Aveva preparato di tutto: insalata di riso, pasta fredda, panini, tramezzini.... aveva svaligiato la sua stessa credenza. 
  • Mi hai forse presa per una mangiatrice seriale?  - domandai divertita.
  • Sei talmente magra che la vera domanda che dovresti pormi è “hai paura che mi facciano morire di fame?” Comunque no... non ti ho presa per una mangiatrice seriale.... il fatto è che non conoscendo bene i tuoi gusti non sapevo cosa avresti preferito. - rispose con onestà. 
  • Oooh sei un tesoro Killian! Non dovevi... avrai impiegato un sacco di tempo per preparare tutto questo! 
  • Mmmh no! In realtà no. Panini e pasta  non sono così complicati da preparare ma per il resto... beh si confesso di aver avuto qualche difficoltà.
  • Il resto???? Cos’altro hai preparato? - chiesi non vedendo altro. 
  • Aspetta, ora ti mostro... - Lo vidi prendere il secondo zaino, quello che non avevano ancora aperto e lo vidi tirare fuori due crostate, una al cioccolato e una alla Marmellata di ciliegie e tre contenitori contenenti una vastità infinita di biscotti. 
  • Killian non... non ho parole non... non dovevi....
  • Mi fa piacere viziarti e poi ti ricordo la promessa che ti ho fatto: ho giurato di aiutarti a recuperare tutte le esperienze perdute e in fatto di alimentazione siamo ancora molto indietro mi sembra. 
  • Sei un tesoro.... davvero! 
  • Lo faccio solo per te! - e niente tornammo a baciarci per qualche minuto fino a quando il mio stomanco non decise di interrompere il nostro momento romantico iniziando a brontolare rumorosamente. - qualcuno reclama cibo! - esclamò Killian prendendomi in giro dopodiche mi passò il vassoio con i tramezzini e mi chiese di provarne uno. Non me lo feci ripetere due volte e ne addentai subito uno: incredibile.... era senza ombra di dubbio il tramezzino più buono che avessi mai mangiato. 
  • I miei complimenti allo chef! - dissi prendendone subito un altro. - sicuro che li hai fatti tu????
  • Con queste belle manine tesoro, te l’assicuro. - rispose maliziosamente per poi farmi compagnia nel mangiare. Persi il conto di quanti tramezzini mangiai ma lasciai comunque lo spazio per i dolci, quelli ora che non dovevo più seguite la mia dieta ferrea non potevano di certo mancare. Ci abbuffammo di biscotti e e fette di crostata come se non ci fosse un domani ma se per i tramezzini avevano assunto una posizione composta per mangiarli, il dessert lo consumammo stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Adoravo le sue braccia, mi sentivo al sicuro accoccolata a lui ma proprio quello stare bene mi riportò alla mente i miei  pensieri più oscuri e se prima ero riuscita a raggirarli, sempre grazie alla sua presenza, adesso li sentivo pressarmi e tormentarmi più che mai. Tornare a Storybrooke significava dovergli dire addio e io non ero assolutamente pronta a farlo. 
  • Emma.... Emma tutto bene???? - mi riportò alla realtà Killian con il suo tono di voce preoccupato - che succede tesoro???? - continuó asciugandomi una lacrima dal viso. Ero  talmente immersa  nei miei pensieri che non mi ero neanche resa conto di stare piangendo. 
  • Niente Killian non... non è niente. - provai a sorridere per rasserenarlo ma senza nessun successo. 
  • Mmmh.... scusa ma non ti credo! - mi rispose stringendomi ancora di più a se. - lo so che non stai bene, l’ho capito da questa mattina quindi perché non mi parli? Sfogati.... magari riesco a tirarti su.
  • È impossibile credimi... non puoi... 
  • non puoi saperlo, quando eri ricoverata e avevi costruito quel muro inespugnabile sono riuscito comunque a raggirarlo ricordi? Posso riuscirci ancora, ne sono convinto, devi solo aprirmi il tuo cuore. 
  • Non è nulla di particolarmente importante credimi, sono solo triste. 
  • Dimmi perché! 
  • Non mi va... hai organizzato tutto questo per me e io... beh... io non voglio rovinare tutto con i miei problemi. - ammisi. 
  • Non rovineresti nulla tesoro credimi ma se non te la senti non posso costringerti... - mi diede un bacio sulla guancia per poi stringermi ancora una volta a se. Volevo dirglielo, davvero... ma avevo paura che il nostro rapporto di rovinasse a causa di quella confessione e di conseguenza decidi di non dire nulla. Già... per circa dieci minuti poi il peso di quella nuova realtà tornò a farsi sentire in maniera opprimente e senza rendermene neanche conto iniziai a parlare. 
  • I miei pensano che tornerò a storibrooke con loro tra qualche mese.... cioè non è che lo pensano, sono stata io a dirglielo qualche tempo fa.... - iniziai così il mio discorso. - avevo perso tutto ciò che per me era importante, la ginnastica, la mia migliore amica, te...
  • Me??? - domandò incredulo.
  • Si, te... ti ricordi che per un periodo non ci siamo parlati vero? Beh... è stato allora che ho detto ai miei genitori che sarei tornata con loro una volta terminate le mie visite. Credevo che non volessi più vedermi, che New York non avesse più nulla da offrirmi mah... niente: ho combinato un bel casino. - abbassai lo sguardo.
  • È per questo che sei giù? 
  • Già... ho parlato troppo presto, non ho ragionato bene prima di rispondere e adesso mi ritrovo in questa assurda situazione. Amo i miei genitori, averli qui con me in questo periodo 24h su 24 mi ha fatto capire quanto in realtà io mi sia persa in tutti questi anni ma... io non voglio lasciare New York. Non più almeno. 
  • Ho capito... posso sapere le motivazioni che ti hanno spingono a rivalutare la tua partenza? Magari se mi fai vedere il tuo punto di vista riesco ad aiutarti meglio. 
  • Devo proprio dirtelo? Non ci arrivi da solo? - per me la risposta era ovvia ma a quanto pare per lui non era così o meglio... sperava non fosse così. Rimase a fissarmi per due minuti buoni come a volermi dire  “io ho capito ma devi dirmelo tu” e alla fine mi convinse a vuotare il sacco. - beh tu sei il punto principale. Non avevo mai frequentato un ragazzo prima d’ora e adesso che ho te al mio fianco io mi sento bene... non riesco a spiegarlo con esattezza. Tu mi hai fatto tornare a sorridere, mi consideri come nessun’altro forse ha mai fatto e... beh.... a me piace tutto questo e non sopporto l’idea di dovervi rinunciare. Io non voglio separarmi da te, non riuscirei a sopportarlo. 
  • Apprezzo molto le tue parole e mi fa immensamente piacere sapere che io abbia avuto una buona influenza su di te Emma ma sincerità per sincerità non credo che questo sia abbastanza per rinunciare a tornare a casa. - rispose fissandomi dritta negli occhi. per  me fu come una doccia gelata ricevere quella risposta, cosa voleva insinuare con quelle parole, cosa significava che non era abbastanza? 
  • Non... non ho capito... cioè, tu credi sia una cosa superflua non voler rinunciare a te? Tu... mi stai forse dicendo che la nostra relazione non ha senso? Che non vale la pena viverla? Che...
  • Emma? Emma tesoro no, non intendevo dire questo. Sei la cosa più bella che mi sia capitata credimi 
  • E allora????
  • Dico solo che non è giusto abbandonare la tua famiglia solo per un amore. Io l’ho fatto e credimi sulla parola: sto ancora pagando le conseguenze delle mie azioni. Non voglio che questo accada anche a te, non voglio che tu ripeta i miei stessi errori ed è proprio per questo che ti dico che un amore non può essere l’unico e solo motivo per allontanarsi dalla famiglia. 
  • Lei non era la donna per te e di sicuro la mia situazione non è come la tua! 
  • Forse hai ragione, forse no... Emma credimi, tengo a te in maniera smisurata e sarei un bugiardo a dire che non me ne importerebbe nulla se tu andassi via ma al tempo stesso non posso permettere che tu ti rovini la vita solo per una cotta. 
  • Una cotta??? Una cotta Killian? Tu pensi che tra di noi ci sia solo una stupida infatuazione? Pensi...
  • Per me non sei una semplice cotta Emma, posso garantirtelo questo ma tu... tu tesoro mio  non hai mai avuto altri fidanzati, non sai ancora nulla dell’amore e di conseguenza non puoi sapere di preciso cosa provi per me, capisci cosa intendo dire? 
  • Che sono una stupida bambina?
  • No affatto, il contrario forse, per certi versi sei fin troppo matura ma il punto è che non hai esperienza. Non è affatto un problema per me, non fraintendermi, anzi...sapere che potresti essere solo mia mi manda il cervello in subbuglio per la felicità mah per quando riguarda te... beh... Non hai altri parametri di paragone. Il nostro potrà essere per te un grande amore, il vero amore, oppure una semplicissima cotta. - mi faceva davvero male ammetterlo ma non aveva tutti i torti, non sapevo nulla sulla questione amore o fidanzati pertanto potevamo benissimo essere una coppia destinata a finire molto molto presto. - vado contro i miei interessi e di sicuro mi maledirò per averti detto tutto questo ma ti voglio bene, ti voglio più che bene e di conseguenza devo tutelarti in qualche modo e questo è l’unico che mi viene in mente. Non commettere i miei stessi errori Emma, non rinunciare alla tua famiglia, recuperare i rapporti un domani sarà difficilissimo se non addirittura impossibile. 
  • Quindi stai dicendo che devo andarmene? Vuoi che parta? 
  • Non voglio che tu parta ma se il motivo per cui rimani sono solo io forse vale la pena pensarci attentamente prima di decidere di restare. Se poi le motivazioni fossero più di una allora....beh sarebbe differente. - dopo quell’ultimo scambio di opinioni rimanemmo in silenzio a lungo, stretti l’uno l’altro a contemplare il mondo attorno a noi. Sembrava una scelta di poco conto quella che avrei dovuto affrontare ma adesso anche lui si rendeva conto che quella decisione, o in un verso o nell’altro, avrebbe cambiato il futuro di parecchie persone. 
  • Tu sei la prima cosa per cui vorrei davvero restare ma se scavo a fondo noto che i pro sono molti di più rispetto ai contro. Vivere con i miei genitori mi è mancato molto in questi anni ma è anche vero che storybrooke non è più la mia casa da un pezzo ormai. Ero una bambina quando mi sono trasferita per la prima volta, avevo 11 anni e anche se sono cresciuta all’interno di una palestra questo non cambia che la mia vita è sempre stata qui. È qui che ho studiato, è qui che mi sono allenata, è qui che ho le mie amicizie. La mia vita è qui a New York, a Storybrooke ad eccezione dei miei genitori non c’è più nulla per me. 
  • Questo è un ragionamento decisamente migliore rispetto al precedente e in questo caso sono il primo a dirti di restare. 
  • Sul serio?
  • Si!! Se ti senti a casa qui a New York devi essere sincera e dirlo ai tuoi. Ho avuto modo di parlarci un paio di volte durante la tua convalescenza in ospedale e mi sono sembrate due persone piuttosto in gamba, vedrai che capiranno. 
  • Non sono preoccupata per la loro reazione, so che mi lascerebbero qui se solo lo chiedessi, sono rammaricata dal fatto che so che ci resterebbero malissimo. Hanno gioito come due bambini quando gli ho detto di essere d’accordo nel voler tornare a casa con loro, dovevi vederli Killian, erano al settimo cielo... non voglio deluderli. Non lo meritano, si so o fatti in quattro per me, per non farmi mancare nulla, per permettermi di realizzare il mio sogno.... meritano riconoscenza non una coltellata alle spalle. - era questo il mio dilemma principale, quello che non mi faceva dormire la notte, quello per cui non avevo ancora preso una decisione. 
  • Capisco che non sia semplice ma volente o nolente dovrai fare una scelta prima o poi ecco perché ti consiglio di renderli partecipi dei tuoi pensieri. Confidati con loro come hai fatto con me e vedrai che le cose si aggiusteranno da sole. 
  • Non... non c’è un altro modo? Io non voglio ferirli. 
  • Un altro modo....- lo vidi pensarci su - beh... potresti fare una lista dei pro e dei contro di entrambe le scelte e valutare di conseguenza cosa fare ma così facendo i tuoi, a meno che non mostrerai loro la lista, non capirebbero mai le vere motivazioni che ti spingerebbero, in caso, a restare. - sbuffai - fidati di me, parla con loro: rendili partecipi della tua vita. Hai una fortuna enorme Emma ad avere due genitori che si farebbero torturare per te, non rovinare tutto.
  • Ti manca tua madre vero? Vuoi... vuoi parlarne? - sapevo che era un tasto dolente ma come lui stava cercando di aiutare me volevo fare lo stesso con lui. Peccato che non fosse ancora pronto a farlo.
  • Non servirebbe.... lei mi odia...
  • No che non ti odia...
  • Mi odia eccome! Sono la cosa peggiore che le sia uscita, cito sue testuali parole, comunque non ho voglia di parlarne, voglio solo pensare a te adesso, odio vederti con quel visino triste e non voglio di certo ammorbarti o rattristarti con i miei problemi. 
  • Ma...
  • No no no no no....  basta racconti tristi, sono qui con te e voglio rendere questa giornata speciale. 
  • Ah si???? Addirittura speciale? E come vorresti fare? - alzai un sopracciglio cosa che  di solito faceva lui.
  • Baciandoti fino a farti mancare il respiro? - propose malizioso.
  • Allettante mah... beh potrei avere un’idea migliore. 
  • Spara! 
  • Beh hai detto una frase prima... hai detto che mi vuoi più che bene. - presi un respiro - cosa volevi dire esattamente? - lo vidi arrossire visibilmente e mi venne da sorride... con una sola frase ero riuscita a metterlo in imbarazzo. 
  • Rispondo come mi hai risposto tu poco fa: devo dirtelo proprio? Non ci arrivi da sola???? 
  • Potrei fraintendere no???? Allora???? 
  • Mmmh.... no! Non te lo dico! Non sei ancora pronta! 
  • Mah... - provai a protestare ma mi zitti con un bacio. Più di uno in realtà, ogni volta che tentavo di riprendere l’argomento lui volutamente mi attirava a se e mi baciava. - ok ok mi arrendo! Ma non finisce qui! Lo scoprirò prima o poi! 
  • Non vedo l’ora! 

Tornammo a goderci il pomeriggio evitando di riprendere gli argomenti spinosi di poco prima dopodichè fummo costretti a rincasare, si stava facendo tardi e avevo promesso ai miei di rientrare per l’ora di cena. Mi dispiaceva andare via, stare con Killian mi rendeva di buonumore nonostante i miei pensieri ma non potevo di certo trascurare i miei genitori.... non adesso che stavo valutando l’idea di restare a New York. 

  • gli ingranaggi del tuo cervello hanno ripreso a lavorare senza sosta vedo! -   Esclamò Killian, una volta esserci messi  in viaggio, vedendomi nuovamente con la testa tra le nuvole.
  • Scusa, mi sono lasciata trasportare dai brutti pensieri.... 
  • ti esploderà il cervello se continui così!  Rilassati... tutto si sistemerà. - parlava facile lui.... non era lui a dover lanciare la bomba. tutto si sarebbe risolto.... sì certo...magari, io l’unica cosa che riuscivo a vedere erano i miei genitori totalmente delusi da me. 

Nonostante i brutti pensieri provai  ad essere di compagnia durante tutto  il viaggio ma non ci riuscii, più ci avvicinavamo in direzione di casa e  più l’ansia si impossessava di me. Killian se ne accorse dal solo osservarmi e per aiutarmi a rilassarmi fece qualche giro in più con la macchina in modo da ritardare un pochino il mio arrivo. Fosse stato per me avrei continuato a girare intorno all’isolato per ore ma Killian al contrario dopo poco si fermò posteggiandosi loco distante dal cancello principale. 

  • eccoci arrivati.... - disse sorridendomi  cosa che io non riuscii minimamente a contraccambiare.  - ehi... andrà tutto bene Emma, non avere paura, apri il tuo cuore come hai fatto con me e vedrai che ti stupirai tu stessa di come le cose si aggiusteranno da sole. 
  • Vorrei avere un quarto dell’ottimismo che hai tu! - borbottai per nulla convinta. - devo necessariamente dirglielo oggi???? 
  • No non devi ma se vuoi liberarti di quel macigno che hai sul cuore ti consiglierei di farlo. Sai come si dice no? Via il dente via il dolore.... provaci, vedrai che ti sentirai subito meglio. 
  • Promettimelo! 
  • Te lo prometto! Dammi un bacio ora e  poi dritta a casa intesi? Mandami un sms quando glielo hai detto e ti chiamo. 
  • Ok... a... a dopo.  

Sceso dall’auto con estrema lentezza e allo stesso modo vi avviai in casa, avrei voluto correre a rifugiarmi nella mia camera senza neanche degnarli di uno sguardo, il solo guardarli mi faceva sentire in compa, ma non sarebbe stato un comportamento da me e di conseguenza avrebbero capito subito che qualcosa non andava. Entrai mostrando il mio miglior sorriso e facendomi coraggio mi avviai in cucina.

  • sono tornata! - esclamai attirando la loro attenzione. 
  • Eccoti finalmente, dove sei stata? Passata una bella giornata? 
  • Bellissima grazie, sono stata a fare un picnic con degli amici. Ci siamo divertiti molto.
  • Wow una scampagnata? È meraviglioso! Non ricordo neanche l’ultima  volta che ne ho fatta una. - disse mia madre guardando in maniera sarcastica mio padre. - tuo padre da quando mi ha sposato non ha più voglia di fare nulla! - lo prese in giro.
  • Ehi!!! Non è vero questo!!!! - protestò lui di rimando. Amavo vederli punzecchiarsi in quel modo, avrei passato le ore ad osservarli bisticciare giocosamente ma non era quello il momento più adatto per farlo, non con tutto quello che avrei dovuto dirgli. 
  • Emh... vado in camera mia - mi misi in mezzo attirando nuovamente e l’attenzione su di me - ho delle cose da sbrigare. 
  • Cose da sbrigare??? Di che genere? La scuola non è finita tesoro??? - in effetti non aveva poi tutti i torti: la scuola era finita e oltre allo studio non avevo altri impegni da portare avanti. La sua domanda dunque nasceva spontanea ma cosa avrei dovuto rispondergli? “No mamma tranquilla è solo che voglio evitarvi il più a lungo possibile?” Mmh... no, non era di certo la risposta più adatta. 
  • Si mah... beh... ci hanno dato dei compiti per le vacanze tra cui delle ricerche da svolgere e siccome una delle ricerche in questione riguarda un argomento che abbiamo studiato in maniera del tutto superflua prorpio gli ultimi giorni, vorrei avvantaggiarmi a farla prima di dimenticare tutto e dover ricominciare da capo. - fu l’unica scusa sensata che mi venne in mente ma allo stesso tempo mi risultò davvero ridicola. Non avevo mai mentito ai miei genitori, si beh esclusa la piccola bugia della festa del giorno precedente,  non avevo mai avuto bisogno di mentire con nessuno ma in quel momento mentire era l’unica cosa che riuscivo a fare.
  • Ma chi te lo fa fare... - esclamò papà - va bene non perdere il ritmo e allenarsi per poi riprendere a settembre ma che bisogno c’è di svolgere ricerche che mai ti correggeranno? 
  • Mi stai dicendo di non studiare? Papà ti.. ti senti bene? 
  • Non sto dicendo che non devi studiare, dico solo che tra un mesetto o due torneremo a Storybrooke e di conseguenza dubito che i tuoi nuovi insegnanti si metteranno a correggere i compiti di un’altro istituto... a proposito di nuovi insegnanti: hai sfogliato il depliant che ti ho dato l’altro giorno? Hai già preso in considerazione qualche scuola che ti piacerebbe frequentare?  
  • Mmh... no, mi dispiace.... lo sfoglierò con calma nei prossimi giorni. - risposi - comunque non credo mi faccia male studiare quindi se volete scusarmi... la ricerca mi chiama. - corsi a rifugiarmi in camera e una volta entrata estrassi il cellulare dalla borsa e chiamai Killian. Rispose al primo squilló.
  • Amor...
  • Senti: non ci riesco! Non ce la faccio ok???? Non posso dirgli che non voglio tornare a casa con loro perché preferisco di gran lunga vivere qui! Ci resterebbero malissimo, sarebbero delusi da me.... se glielo dico finiranno per odiarmi per il resto della vita è l’ultima cosa che voglio è che...
  • Emma tesoro respira.... 
  • Non è semplice capisci??? Non si tratta di chiedere loro un consiglio o confessargli di aver preso un brutto voto! È una cosa totalmente diversa.... potrebbero pensare di tutto: che non mi interessi passare del tempo con loro, che io preferisca gli amici alla mia famiglia, che...
  • Emma smettila di farfugliare cose o vengo a casa tua e ci parlo io con i tuoi genitori! - mi zittì alzando leggermente il tono della voce per farsi sentire - non puoi farti venire un attacco di panico per questo! 
  • Non capisci Killian loro...
  • No... sei tu che non capisci Emma! I tuoi genitori ti hanno chiesto di tornare con loro perché ti hanno vista sotto un treno, pensano che questo posto ti faccia ricordare solo la ginnastica ed è per questo che vorrebbero allontanarti da qui.... per farti tornare il sorriso. Non aver paura di dare loro una delusione, non stai facendo nulla per dargliela... stai semplicemente esperimendo un tuo punto di vista e fidati: preferiscono che tu sia sincera piuttosto che farli contenti ma soffrire dentro. 
  • Mah...
  • Fidati di me ti prego. Parla con loro, confidati con loro... vedrai che una volta esposta la questione riuscirete, insieme,  a trovare una soluzione che  vada bene per tutti. 
  • Ho paura...
  • Lo so, ma devi farlo... per il tuo bene. - si prese un attimo di pausa - Avanti che aspetti? Riaggancia il telefono e vai dai tuoi. 
  • Non... non possiamo chiacchierare un po’ prima? Per favore..... - lo supplicai.
  • Abbiamo chiacchierato per tutto il giorno e ti ho promesso anche di richiamarti dopo cena quindi per un paio d’ore credo che possiamo tranquillamente non sentirci.
  • Non vuoi parlare con me?!?! - dissi triste sperando di impietosirlo. 
  • Non attacca tesoro - mi rispose di rimando - Emma.... lo sai perché non voglio parlare con te! Hai una cosa da sbrigare e parlare con me ti deconcentrerebbe da tale obbiettivo. ci sentiamo dopo ok? Un bacio.
  • No Killian asp... - inutile.. aveva già messo giù. Lanciai il telefono sul letto frustrata della cosa e andai a sedermi sulla scrivania, davanti al pc, a far finta di fare la ricerca. Non avevo la ben che minima intenzione di studiare, volevo solo prendere tempo è così senza neanche rendermene conto mi ritrovai ad aprire e ispezionare vecchie cartelle contenenti foto scattate in questi ultimi cinque anni.  Ne era passato di tempo dal primo giorno che misi piede in questa città, ero un piccolo scricciolo con le treccine quando approdai... Amavo  davvero questo posto, amavo tutte le sue caratteristiche, metro compresa e questo mi portava ad essere sempre più sicura della mia decisione: volevo restare lì. Sfogliai foto fin quando mia madre non mi chiamò per andare a cena poi li raggiunsi a tavola. Mi sedetti al mio solito posto e senza dire una sola parola mi concentrai sul cibo e iniziai a mangiare. Mangiare.... rettifico: iniziai a giocherellare con l’insalata Attirando immediatamente l’attenzione dei miei genitori. 
  • Emma tesoro non mangi? - eslamò prontamente mia madre - non hai fame tesoro? 
  • Non molta in effetti.
  • Come mai... è forse successo qualcosa? 
  • No mamma tranquilla sono solo molto stanca, stare tutta la giornata fuori mi ha messo ko... 
  • sicura??? Hai un faccino.... 
  • si sì tranquilla! è per questo che non ho molto appetito. - avrei dovuto prendere la palla al balzo e iniziare l’argomento e invece avevo appena rifilato ai miei l’ennesima balla. 
  • Mmmh... ok sei stanca, non sei più abituata a camminare così a lungo lo capisco ma non puoi mica andare a letto digiuna. - continuò con il suo fare da mamma chioccia. - perché non ti sforzi un pochino e mangi? Ti ho preparato uno dei tuoi piatti preferiti! 
  • Ti ringrazio mamma davvero ma non mi va... e poi non sono digiuna, ho mangiato molto oggi! 
  • Immagino.... tutte schifezze presumo! 
  • E ALLORAAAA???? - alzai i toni senza neanche rendermene conto. - anche se fosse dove sta il problema? Non sono più libera neanche di mangiare ciò che voglio???? - entrambi rimasero a guardarmi con la bocca semiaperta increduli che gli stessi rispondendo in quel modo 
  • Emma che.... sicura tesoro che sia tutto ok???
  • NO! NULLA È OK! NULLAAAA!!!!CONTENTI ADESSO??? - sbottai e contemporaneamente iniziai a piangere facendoli preoccupare. 
  • Tesoro che... che succede??? Hai qualche problema???? È successo qualcosa??? A noi puoi dire tutto lo sai 
  • Tua madre ha ragione tesoro, tu puoi dirci qualsiasi cosa! - disse mio padre avvicinandosi - hai litigato con qualche tua amica? I tuoi professori ti hanno messo in pagella un voto che non ti aspettavi? Cosa...
  • Non voglio venire con voi a Storybrooke! - finalmente riuscii a togliermi quel peso angosciante dal petto. Aveva ragione Killian, farlo mi avrebbe alleggerito la coscienza è così era stato, anche se non conoscevo ancora la reazione dei miei genitori.
  • Non... non vuoi tornare con noi? E come mai tesoro??? Eri entusiasta quando te ne abbiamo parlato mi sembra.... 
  • Beh ecco io... si insomma.... non ho... non ho valutato bene la cosa! Ho... ho agito senza pensare e mi dispiace, mi dispiace enormemente credetemi.
  • Hai risposto senza pensare.... - ripetè mio padre mentre io mi asciugavo le lacrime  - a cosa dovevi pensare esattamente Emma??? 
  • Alla mia vita papà! Alla mia vita.... storybrooke non è casa mia... non più almeno, la mia vita è qui adesso! È qui che sono cresciuta! 
  • ho capito  mah.... beh lo sai no??? Il capitolo della ginnastica si è concluso purtroppo e tu stessa hai detto di non voler dar una mano a Regina ad insegnare quindi... 
  • non è solo la ginnastica: io qui ho i miei amici, i miei posti preferiti, il mio ragazzo....
  • Ragazzo??? - fui bloccata da mio padre nenache avessi detto chissà quale assurdità - che ragazzo? Qualche ragazzo???? - ops.. forse avrei dovuto tenerlo per me... in fondo avevo appena lanciato una bomba non c’era assolutamente bisogno di lanciarne un’altra. - Emma di cosa stai parlando?? 
  • Papà per favore non iniziare ti prego, stavamo parlando di altro.
  • Può aspettare, non stiamo partendo nell’immediato, mancano ancora un paio di mesi alla data presunta quindi se non ti dispiace vorrei un attimino approfondire  l’argomento “ragazzo”  - alzai gli occhi al cielo - allora??? Starei aspettando. Chi è questo ragazzo??? Da dove viene e soprattutto: da quando hai un ragazzo???  - se c’era una cosa che sapevo di mio padre era che quando si metteva in testa una cosa era assolutamente impossibile dissuaderlo pertanto vi era un’unica soluzione per far sì che quella conversazione imbarazzante finisse: rispondergli. 
  • Si chiama Killian ed è un amico che mi è stato molto vicino durante la mia convalescenza con cui ho stretto proprio nelle ultime settimane un legame un po’ più intimo. Tutto qua non c’è nient’altro da sapere. 
  • Lascia giudicare a me questo! Cosa intendi per legame intimo???
  • Papà sul serio???? - mi giardò autoritario - ok va bene rispondo! Niente di quello che pensi. Ci piacciamo e ci stiamo conoscendo... tutto qui quindi ti pregherei di non iniziare a vedere cose che non ci sono. 
  • Da quanto va avanti??
  • Da un paio di giorni! Possiamo smetterla di parlarne ora? vorrei dedicarmi a cose un tantino più importanti. 
  • Un paio di giorni... quindi eri alla festa con lui l’altra  sera ?? 
  • Festa??? Che festa???? Ti sembro il tipo che va alle feste? - lo guardai non capendo ma loro rimasero a fissarmi con uno sguardo che mi  paralizzò all’istante. - che.. che c’è? Perché mi guardare così????
  • Emh... Emma tesoro - si inteomise mia madre evitando a mio padre di iniziare ad urlare, potevo vederlo dallo sguardo che si stava trattenendo. - l’altra sera, quando ti abbiamo  chiamata perché eri in ritardo hai detto di....
  • Ahhhhhh quella festa! Beh non era esattamente una festa... si cioè... lo era ma non lo era - mi stavo incartando con le mie stesse mani. 
  • Emma Swan! - esclamò categorico mio padre stufo di quel mio inutile fiume di parole. Erano rare le volte che mi chiamava per nome e cognome, Emma era già fin troppo formale per loro.... mi ero dunque cacciata in un bel guaio e se prima vedevo dura l’idea di poter rimanere adesso potevo prorpio scordarmelo. 
  • D’accordo ho mentito, ma solo in parte! Non ho detto che ero ad una festa, ho detto che ero con dei miei amici a festeggiare la mia guarigione! 
  • Dov’eri realmente l’altra sera! 
  • A cena fuori con Killian. Ma il motivo è esattamente quello che vi ho detto: mi ha portata a cena fuori per festeggiare la mia guarigione. Non abbiamo fatto nulla di male te lo giuro, stavamo chiacchierando e non ci siamo resi conto dell’orario. 
  • Un argomento molto interessante suppongo visto che nessuno dei due ha avuto la brillante idea di guardare l’orologio. 
  • Papà ti prego... credimi! 
  • Mi è un po’ difficile farlo! Ci hai mentito Emma e non è da te! 
  • Lo so e mi dispiace ma ti sto dicendo la verità questa volta. Abbiamo fatto tardi perché stavamo parlando di una cosa importante. Lui me lo aveva detto che forse era il caso di rimandare ma io ho insistito affinché mi parlasse... non potevo aspettare: mi aveva organizzato una cena meravigliosa, era il minimo dargli un po’ di importanza non trovi? E poi ha passato un periodo simile al mio, ha dovuto rinunciare allo sport qualche anno fa ma proprio due giorni fa gli è stata data una seconda possibilità. - gli spiegai un grandi linee parte del motivo per cui avevo tardato. - potevo mai ignorare una cosa così importante papà??? 
  • Mmh... quindi è uno sportivo?
  • Esattamente! 
  • Beh almeno questo! Se è uno sportivo forse un po’ di sale in zucca ce l’ha! 
  • È responsabilissimo papà te lo giuro! 
  • Gli concederò il beneficio del dubbio ma ancora non riesco a comprendere come mai, se questo ragazzo è davvero così responsabile, tu ci abbia mentito. Cosa pensavi? Che ti avremmo segregata??? Ti sembriamo così retrogradi? 
  • io volevo dirvelo davvero solo che.... beh non sapevo bene come fare... cioè... io non ho mai avuto un fidanzato, questa è senza ombra di dubbio la mia prima esperienza... mi vergognavo un po’! E poi... avevo altro per la testa a cui pensare e no! Prima che possiate anche solo pensarlo non mi riferivo a lui: stavo pensando al modo migliore per  dirvi quello che vi ho comunicato poco fa! Avevo paura di deludervi, certo l’ho fatto ugaulamente con questa cosa mah.... 
  • se il motivo per cui non vuoi partire è questo ragazzetto mi dispiace, e credo sia d’accordo anche tua madre con questo, la risposta è no! Scordatelo prorpio che ti lasciamo qui da sola a fare chissà che cosa.
  • Non è lui il motivo papà... o meglio: non solo lui. Ti mentirei se ti dicessi che non mi piacerebbe restare anche per lui ma vedi: Killian è solo una parte dei motivi che mi spingono a dirvi ciò. Ve l’ho già detto: la mia vita è qui... i miei amici lo sono... Storybrooke è un paesino a me del tutto sconosciuto,  non mi va di riiniziare tutto da capo. Ho già serie difficoltà a capire cosa voglio fare ora che il mio sogno è andato in frantumi non... non aggiungiamo altro stress per favore....

Li vidi guardarsi a lungo occhi dentro occhi e il mio cuore prese a battere all’impazza neanche stessero per darmi una sentenza di morte. Era il momento della verità, a breve avrei scoperto le mie sorti  e non sapevo ancora bene se ero pronta ad ascoltare o meno... non dopo aver lanciato la bomba di Killian almeno... 

  • facciamo così, io e la mamma ci riuniamo e ne parliamo in privato, è una richiesta assai complicata quella che ci chiedi e va aldilà del lasciarti qui da sola. Bisogna valutare molte cose: la scuola, dove vivrai e tanto tanto altro ancora. Non è semplice ma non possiamo neanche trascinarti con la forza con noi. - sentenziò
  • Questo vuole dire che.... - iniziai a sorridere come una deficiente. 
  • Vuol dire che ne parleremo e vedremo il da farsi ma sia ben chiaro che qualora decidessimo di lasciarti qui, cosa assai impegnativa e difficile, dovrai comportarti da ragazza modello. La prima lamentela da parte della Scuola o chi per lei comprometterà la tua permanenza a New York. Stessa cosa vale se dovessi fare un passo più lungo della gamba con Killian.... e a proposito di Killian... chiamalo e digli di non prendere impegni per sabato: è ufficialmente invitato qui a casa per una cena in famiglia... ora mangia! 
  • No, aspetta un attimino: vorresti invitare Killian???? Qui... a casa???? E perché???? 
  • come perché.... per conoscerlo no? Non penserai che io me ne stia buono buono e tranquillo mentre tu stai in giro chissà dove con il tuo “signorino” 

 - ma papà è... è imbarazzante, non...

 - se non lo inviti a cena scordati che ti ci faccio uscire ancora quindi....

  • d’accordo come vuoi! - terminammo l’argomento li e per tutta la durata della cena non proferii parola. Mi ritirai nella mia camera subito dopo aver terminato il mio pasto e come da accordi chiamai Killian per informarlo delle ultime novità. Raccontai lui che i miei genitori non mi avevano ancora dato una risposta concreta sul farmi rimanere o meno a New York e lui fu subito positivo sulla cosa. “Se non ti hanno detto no ci sono buone probabilità tesoro” mi disse... peccato che non sapesse ancora della cena, quando glielo dissi potrei giurare di averlo sentito deglutire rumorosamente. Mi sarei aspettata un no categorico, un “non mi sembra il caso” o un “è troppo presto”... ma no, nonostante potessi sentirlo dalla sua voce che era nel panico mi disse che non vi era nessun problema e che  il prossimo weekend sarebbe stato molto felice di venire a casa a conoscere i miei genitori. Mancavano ancora dei giorni alla data presunta quindi credetti di poter inventare qualcosa per sabotare  la cena i quantomeno rimandarla, non mi sentivo a mio agio a sapere Killian e i miei nella stessa stanza, ma aimè non riuscii nel mio intento è quel maledetto sabato arrivò prima del previsto. Senza rendermene conto era già arrivato il week end e io ero in camera mia a cercare di tornavate nel mio armadio qualcosa di carino da mettere che mi facesse sembrare una ragazza modello davanti a papà ma che contemporaneamente non mi facesse risultare una suora davanti gli occhi del mio Killian. Optai per un vestitino bordeaux a mezza manica con accessorio una cintura nera e un paio di scarpe abbinata a quest’ultima... niente di provocante anzi... era molto semplice ma allo stesso tempo era anche molto femminile. Non mi truccai molto, quasi per niente, giusto un po’ di matita, mascara e lucida labbra mentre per i capelli optai per tenerli sciolti e leggermente mossi. Mi preparai alla velocità della luce tanto che mi ritrovai a vagare per casa senza meta per più di quaranta minuti prima che il citofono suonò. Andai io ad aprire, non volevo mettere Killian in ansia già dall’inizio ma non feci nenache in tempo a prendere la sua giacca per riporta sull’apprndi abiti che i miei fecero irruzione nell’ingresso. 
  • Dottor Jones che... che sorpresa vederla qui, non l’aspettavamo.... - esordì mio padre andandogli in contro e stringendogli la mano con serietà. 
  • Già.... l’ospedale non ci ha avvisato della sua visita c’è... c’è per caso qualche problema? - prosegui mia madre leggermente preoccupar dopo aver avuto modo anche lei di salutarlo. Avevo da poche settimane fatto dei test motori per vedere i miei progressi e mia madre pensava già a qualche possibile risultato negativo. - qualcosa forse non va???
  • No signora tranquilla non... non sono qui per questioni lavorative! - rispose Killian per poi guardarmi con sguardo contrariato. Avevamo parlato con lui di quella cena per l’intera settimana ma non gli avevo mai confessato che i miei genitori non sapessero in realtà chi lui fosse davvero. Si aspettavano un mio coetaneo, un ragazzino di 16 anni e non di certo un ragazzo di 20. Non ci avevo pensato in effetti.... forse avrei dovuto parlare con loro,  prepararli a questa cosa.... togliamo pure il forse... avrei dovuto dirglielo e basta. Era un problema.... era davvero un bel problema e se prima avevo semplicemente paura che mio padre mi mettesse in imbarazzo con il suo fare protettivo e geloso adesso avevo paura che avrebbe ucciso me e killian prima ancora di sederci a tavola. 
  • Ah no???? Cosa l’ha spinta allora a venire a farci visita? - continuó imperterrita mia madre - Non che non ci faccia piacere averla qui, non mi fraintenda, solo che non ce lo aspettavamo. 
  • Beh signora vede io.... beh si io....
  • Mi faccia indovinare: è venuto per informarsi sui miglioramenti della nostra Emma vero? - gli sorrise grata della cosa. Volevo seppellirmi. - è davvero carino da parte sua ma la prego si accomodi, le faccio un caffè? Posso offrirle qualcosa? Stiamo aspettando una persona in verità ma non credo che se la prenderà se iniziamo con l’aperitivo senza di lui.  - Sempre peggio... sempre peggio. - Emma tesoro, Fai gli onori di casa, in fondo il dottore è venuto per te! Fallo accomodare mentre prendo le cibarie in cucina e inizia a raccontarli dei tuoi   ultimi progressi! - stava per allontanarsi per andare a prendere gli aperitivi ma la trattenni in sala con noi. 
  • Li sa già i miei progressi mamma non è qui per questo! 
  • Non essere scortese! 
  • Non sono scortese, dico la verità: non è qui per quello che pensi tu! - presi un respiro - mamma, papà vi presento Killian.... il mio... si beh... il mio ragazzo. 
  • Il tuo cosa? - fu mamma a parlare per prima. - Emma non... non credo di aver capito bene.
  • Andiamo mamma non iniziare: hai capito benissimo. Lui è Killian, il ragazzo di cui vi ho parlato. 
  • È uno scherzo vero?!?! - ed ecco il turno di papà - stai scherzando Emma? Perché sappi che non è affatto divertente - non risposi, mi limitai semplicemente guardarlo negli occhi con fare ovvio, cosa che lo fece irritare e spazientire ancora di più - Emma.... emma sto aspettando una risposta! 
  • Non è uno scherzo papà te lo giuro! Lui è il Killian... quel Killian. - vi giuro che per poco mio padre non svenne con a seguito mia madre. Li vidi sbiancare entrambi per un paio di secondo dopodiche mentre mia madre andò a mettersi seduta, sventolandosi con il primo ventaglio che gli capito alla mano, mio padre tornò a prendere la parola.
  • È il tuo medico! 
  • Il mio ex  medico! - rettificai 
  • È indifferente questo! È pur sempre un medico.
  • Non è un medico... è un tirocinante se proprio dobbiamo dirla tutta ma pure se fosse? Cos’hai contro i medici? - iniziavo ad alterarmi.
  • modera i toni innanzitutto signorina e poi cerca di non fare l’ingenua: lo so che hai capito benissimo quello che intendevo dire. Non è il suo impiego che mi disturba ma il fatto che hai portato a casa un uomo! 
  • Preferivi una donna forse? 
  • EMMAAAAAA!!!! - alzò la voce  richiamandomi immediatamente all’ordine, forse stavo un tantino esagerando a provocarlo in quel modo - mi aspettavo di ritrovarmi davanti un ragazzetto questa sera, un tuo coetaneo, un amico della federazione... non di certo un uomo bello che cresciuto! 
  • Ha 20 anni papà ed è ancora un ragazzo.
  • È un giovane uomo, non un ragazzo. Tu sei una ragazza, è differente la cosa. 
  • Sei troppo fiscale, la differenza d’età non è molta e comunque non conta... conta solo quello che proviamo l’uno per l’altra. L’età è solamente un numero. 
  • Ma ti senti quando parli? Parli come una donna vissuta. Tze.... non è affatto vero quello che dici signorina.
  • Papà per piacere, dagli almeno una possibilità, non ti chiedo altro. Sono sicura che se imparerai a conoscerlo meglio ti ricrederai su quanto detto. 
  • Sono un uomo adulto Emma, so più cose di te tesoro, non mi serve una cena per...
  • Ti prego papino.... fallo per me! - sfoggiai il mio sguardo migliore è da papà innamorato della sua figlioletta non poté che cadere ai miei piedi. 
  • D’accordo hai vinto, lo conoscerò meglio prima di esprimere un giudizio.  Contenta? - annuii - bene!  ed ora che abbiamo trovato un accordo direi di sederci in tavola! Prego signor Jones da questa parte.
  • La prego... mi chiami Killian 
  • Signor Jones andrà benissimo per ora. 
  • Emh... Si... si certo, come preferisce! - lo vidi grattarsi dietro la nuca con fare nervoso. - prima di iniziare la cena però volevo ringraziarvi per questo l’invito. - e nel dirlo prese una bottiglia di vino che porse a mio padre, un bouquet di fiori destinati mia madre è una rosa rossa a me. - Killian grazie... non dovevi! - dissi gentilmente per poi invitate i miei genitori con lo sguardo a fare lo stesso. Ci accomodammo finalmente tavola convinta che la parte peggiore fosse terminata ma con mio grande dispiacere la parte imbarazzante a quanto pare non era ancora finita... anzi il peggio doveva ancora arrivare. Per tutta la cena Killian si senti chiamare più volte signor Jones o addirittura dottor Jones e come se non fosse già sufficientemente umiliante subì anche una sorta di interrogatorio da parte dei miei: che scuola aveva frequentato, in cosa si era diplomato, cosa lo aveva spinto a prendere la facoltà di fisioterapia per poi arrivare alla parte più  dedicata ovvero la sua vita sportiva e al motivo per cui aveva dovuto lasciare. I miei credevano, visto il considerato che avevo detto loro che alle spalle aveva una storia molto simile alla mia, che avesse avuto un qualche tipo di infortunio invece rimasero del tutto spiazzati quando sentirono le vere motivazioni che lo costrinsero a ritirarsi. Aveva mandato tutto all’aria per inseguire una donna.... questo di sicuro mio padre se lo sarebbe appuntato per rendergli la vita impossibile. 
  • Era davvero tutto delizioso signori Swan, una cena davvero squisita. 
  • Sono contenta che ti sia piaciuta, cosa che non posso certo dire per Emma... - mi ero innervosita nel vederlo sotto interrogatorio per cui mi era passato lappetito e avevo lasciato il piatto bene o male come mi era stato servito. - non hai fame neanche oggi tesoro??? - “anche oggi...” doveva dirlo a tutto il mondo che il mio stomaco era in protesta già da un po’? A quanto pare si. 
  • Se la smetteste di comportarvi così forse riuscirei anche a cenare ma adesso proprio non mi va. 
  • A comportarci così come tesoro? - continuó mia madre facendo finta di cadere dalle nuvole ma non ebbi il tempo di rispondere che mio padre prese la parola.
  • Non mi sembra il caso di metterci a discutere davanti un ospite non trovare anche voi??? E poi se non ricordo male Emma ha preparato il dessert: vogliamo servirlo a tavola o continuare a battibeccare del nulla? 
  • il dolce è vero me ne ero quasi dimenticata, Emma tesoro, potresti darmi gentilmente una mano? - mi alzai non vedendo nessun secondo fine in quella richiesta ma presto mi resi conto che stavo sbagliando:  mia madre aveva richiesto la mia presenza in cucina non per darle una mano a servire il dolce ma per dare modo a mio padre potesse rimanere solo con Killian. Provai a raggiungerli ma mia madre mi richiamò all’ordine dicendo che non era affatto carino irrompere in quel momento, secondo lei sarebbe stato un segno che avrebbe fatto capire a papà che nascondevo qualcosa o che Killian non era affidabile, ma questo non mi impedì di certo di mettermi origliare. 
  • posso assicurarti che la porta si reggerà da sola anche senza il tuo sostegno tesoro - mi prese in giro mia madre ma nonostante ciò non mi disse nient’altro, si limitò a scuotere la testa rassegnata ma mi lascio fare.  Inizialmente tra i due non vi era nessun tipo di dialogo, c’era una tensione che poteva tagliarsi con il coltello, ma poi papà prese la parola è inizió il suo monologo. 
  • Non ci girerò attorno, non servirebbe a nulla, quindi ascolta attentamente perché non mi ripeterò una seconda volta: non mi piace questa relazione e non so se mai mi piacerà! Non sei tu che non mi piaci sia chiaro, nenache ti conosco se non per il tuo aspetto lavorativo, è solo che ci sono dei punti in questa vostra storia che vanno contro le mie ideologie di padre. Per cominciare mia figlia ha soli 16 anni, è un’adolescente in piena regola, mentre tu... beh tu sei già un uomo bello che cresciuto e non posso negare che la cosa mi preoccupa e non poco. Sarai anche un bravo ragazzo, non sto dicendo che tu non lo sia credimi , ma sono stato giovane anche io e so benissimo cosa passa nella testa di voi ventenni caro Jones quindi vedi che ti dico bene: scordati anche solo di pensare a mia figlia in quel modo. 
  • Signor...
  • Aspetta! Non ho ancora concluso, avrai modo di parlare non appena avrò terminato. Emma è una bellissima ragazza, dolce, solare, intelligente... ma aimè si lascia anche troppo trasportare alle volte. Questa per lei è la sua prima esperienza con un ragazzo per cui immagino che di lascerà trasportare da te  sul come comportarsi e approcciarsi. Non fare passi falsi ti avviso.... ho occhi ovunque e non hai idea di cosa sono capace di fare se viene messa in mezzo la mia bambina. 
  • È stato molto chiaro signor...
  • Puoi uscire con lei a patto che rispetterai delle semplicissime regole: punto uno: state sempre in posti affollati, non appartatevi in vicoletti, stradine deserte o parcheggi.... punto due: la macchina! Per nessuna ragione e sottolineo nessuna lei dovrà salire in macchina con te. Esistono le metro, gli autobus anche le biciclette vanno bene se dovete spostarvi per la città ma la tua macchina deve rimanere off limits. Punto tre: coprifuoco. Dovrai riaccompagnarla a casa entro e non oltre le 11 e mezza, ogni minuto di ritardo sará severamente punito.... specifico: lei sarà punita quindi... - prese un respiro - Rispettala, non costringerla a fare nulla che non si sente di fare e sopratutto anche se l’ho già detto in maniera indiretta poco fa ti ripeto la regola principale: niente sesso o cose che si avvicinino ad esso. - o Gesù! Pensavo che avessimo superato già quella parte è invece era tornato sull’argomento più esplicito di prima. Volevo scavare una fossa sotterrarmi credetemi, stavo morendo dalla vergogna. - stammi bene a sentire jones, non voglio per nessuna ragione al mondo che tu e mia figlia affrontiate questa cosa quindi tieniti ben stretti i pantaloni mio caro. A nulla serviranno le scuse che voi giovani inventate ogni volta: è successo, non lo avevamo calcolato, lei ha detto di essere sicura.... tutte stronzate: mia figlia non si tocca, è ancora troppo giovane per questo ma se non sei d’accordo, cosa che potrebbe succedere immagino, puoi benissimo uscire da quella porta in questo preciso istante, penserò io a spiegare a mia figlia che tra voi è finita per sempre.
  • Non ho intenzione di muovermi di qui, tengo a sua figlia in maniera speciale e farei di tutto per lei. Le sue regole mi sembrano più che giuste e le prometto che verranno rispettate dalla prima all’ultima senza rancore. 
  • Voglio ben sperare... ah un’ultima cosa ma credo che tu la sappia già: avevano in programma di tornare a Storybrooke nel giro di un paio di mesi, insieme ad Emma intendo... beh la mia figliola ha improvvisamente qualche ripensamento e vorrebbe restare qui. 
  • Si.. ne sono al corrente.
  • Come immaginavo. Vedi Killian io non ho ancora preso una decisone, sto valutando la cosa ma ti dico che sono molto riluttante sul farla restare. Mi ha elencato una serie di ottimi motivi per cui vuole rimanere ma io ritengo che il motivo principale sia tu! Credo che lei non voglia perdere questa cosa che sta nascendo tra di voi e sinceramente parlando è l’unico motivo che mi spinge a portarla a casa seduta stante. 
  • Mi creda, tutto quello che le ha detto Emma è vero e si, in parte è anche per me che vorrebbe restare. Ho già parlato con lei di questo e se vuole esporrò anche a lei il mio punto di vista. - aspettò che mio padre gli desse il permesso dopodiche riprese a parlare - mi lusinga che Emma si sia legata a me e che vorrebbe restare anche per vedere tra di noi cosa succederà ma sono stato molto chiaro: se sono io l’unico motivo che la spinge a restare deve tornare a casa senza esitazione. 
  • Sul serio??? Tu... tu le hai detto questo? - ride - scusami ma mi è difficile crederlo.
  • È la verità signore! A causa dei miei errori passati ho perso la stima e la fiducia della mia famiglia, di mia madre precisamente e non voglio assolutamente che Emma ripeta i miei stessi errori. La famiglia deve sempre venire al primo posto, le amicizie e gli amori vanno e vengono ma la famiglia resta... sempre! E non lo dico solamente per farmi bello davanti ai suoi occhi, lo dico perché lo penso seriamente. Soffro ancora adesso per non aver rapporti civili con mia madre quindi non mi permetterei mai di essere la causa della rottur a dei rapporti vostri e di Emma. No signore! - mi si strinse il cuore nel vederlo aprirsi in quel modo con mio padre, nenache con me lo aveva fatto, non mi aveva detto apertamente di stare male per via di sua madre, lo avevo immaginato da sola ma da lui mano mezza parola e anche mio padre deve esserne rimasto colpito perché cambió immediatamente espressione.
  • Ti fa onore questo, non è da tutti essere così maturi davanti all’amore quindi apprezzo le tue parole e vedrò insieme a mia moglie come comportarmi con questa sua richiesta, per il resto ho già detto tutto: rispetta le regole e andremo d’accordo, non farlo è... beh vedrai. 

Decidi di irrompere in stanza con il dessert prorpio in quel momento in modo tale da concludere la loro conversazione prima che mio padre si inventasse altro. Era stato messo sotto torchio abbastanza il mio povero Killian, dovevo  tirarlo in salvo. Non appena mi videro arrivare con a seguito mia madre misero in mostra i loro migliori sorrisi e nessuno di loro accennò al fatto che avevano colto l’occasione della nostra temporanea assenza per fare due chiacchiere tra uomini. Mangiammo il dolce chiacchierando del più e del meno dopodiche visto che si era fatto tardi Killian decise di andare via. Saluto cordialmente i miei con una stretta di mano, mi diede un bacio sulla guancia e uscì con la rimessa di sentirci l’indomani. Avrei voluto accompagnarlo alla macchina  per poter restare un po’ da sola con lui ma i miei avrebbero storto i naso e di conseguenza pur di non farli stranire, ne valeva la mia permanenza a New York, non dissi nulla e mi misi a sparecchiare. Prima di farlo però scrissi a Killian del motivo per cui lo avevo lasciato andare via senza il bacio della buonanotte. 

 

“Avrei voluto accompagnarti alla macchina ma se non iniziò a fare la figlia modello dubito che i miei mi lasceranno restare. Prometto di rimediare con una dose di baci extra domani ma per ora mi tocca sparecchiare la tavola e buttare la spazzatura. Buonanotte” 

 

Di solito ci metteva poco a rispondere ai miei sms ma quella sera dopo dieci minuti ancora nessuna risposta nonostante avesse visualizzato. Che ci fosse rimasto male? Probabile. Mi rattristai immediatamente e svogliatamente andai giù a buttare l’immondizia. Avrei voluto cogliere l’occasione di essere sola per chiamarlo ma nenache a farlo apposta, proprio mentre estrassi il cellulare dalla tasca della giacca per chiamarlo mi srrivò la sua risposta.

 

“ non c’è bisogno di aspettare domani per la mia dose extra di baci..” e in allegato mi inviò una foto che ritraeva me nel marciapiede di casa a buttare la spazzatura.Mi voltai immediatamente nella direzione opposta della strada e lo vidi... era lì! Era rimasto lì ad aspettarmi. Corsi immediatamente da lui e presi immediatamente a baciarlo. Non ci baciavamo dal giorno prima e le sue labbra Mi erano mancate come l’aria.

 

  • non pensare di cavartela così, mi devi una serie infinita di baci per avermi abbandonato tesoro. - mi disse scherzando 
  • Hai ragione, e te ne devo molti altri anche per averti lasciato da solo con mio padre.  Mi... mi dispiace averlo fatto, non avrei dovuto. - abbassai lo sguardo dispiaciuta per il loro piccolo scambio di opinioni.
  • Ehi cos’è quel visino? Non hai fatto nulla di male anzi.., sei andata a prendere uno dei dolci più buoni che io abbia mai mangiato, é un’ottima scusate per allontanarsi sai? E poi non è successo nulla in tua assenza, non preoccuparti. 
  • Bugiardo!
  • È la verità! 
  • Ah si??? E le regole che ti ha imposto? Le minacce che ti ha fatto? Per non parlare che pur di zittirlo sei dovuto arrivare a raccontare le tue cose personali...
  • E tu come sai della nostra piccola chiacchierata? - mi guardò ridendo immaginando già la mia risposta.
  • Beh... sì ecco io... in realtà non è che so...
  • Emma?!?!
  • E va bene! Vi ho spiati! 
  • Uuuuu..... Ma che cattiva ragazza! - mi prese in giro - non te lo ha mai detto nessuno che è male educazione origliare signorina? - rise 
  • Non scherzare, mio padre non doveva sul serio dirti tutte quelle cose, lui...
  • Lui ha fatto semplicemente il suo dovere di padre Emma...
  • Ma quale dovere di padre, ti ha solo elencato una serie infinita e assurda di regole...non si era mai comportato così con i miei amici in passato io non capisco cosa gli sia preso.
  • Non sono un tuo amico, semplice! - mi diede un bacio specificando quel piccolo dettaglio  - sono una minaccia in questo momento  per lui e quindi si è sentito in dovere di mettere le mani avanti! Mi sarei stupito del contrario credimi e poi.. si beh... non sono affatto assurde le sue regole Emma, pensaci... stai con un ragazzo di 20’anni e tu ne hai 16, non hai mai avuto altre relazioni prima.... sarebbe un pazzo a non preoccuparsi per la sua bambina.
  • Quindi sei d’accordo con tutto ciò che ha detto? - non poteva essere serio.
  • In linea di massima si! Ha ingigantito un po’ le cose ma si, sono d’accordo quasi su tutto. Avrei sorvolato il fattore auto, odio prendere le metro e gli autobus ma se lo fa stare tranquillo....
  • Non prenderai nessun autobus! Scherziamo? Per cosa poi? Per paura che io mi spinga oltre? Saranno fatti miei semmai avrò voglia di farlo o quando e non sarà di certo un  divieto in macchina che mi fermerà! Mamma mia, sembra di essere nel medioevo! - alzai gli occhi esasperata mentre Killian al contrario mi guardò con gli occhi spalancati  come se avessi appena detto chissà che cosa di così sconvolgente. Pensai un secondino a ciò che avevo detto e il motivo della sua espressione mi fu subito chiara. - Tranquillo, non ho alcuna  intenzione di fare il passo più lungo della gamba, ci tengo a te ma... si beh.... non... non sono ancora pronta a spingermi oltre. - abbassai lo sguardo.
  • Ne sono più che felice tesoro! - rispose tirando un sospiro di sollievo.
  • Su... sul serio????? - rimasi sorpresa da quella risposta, lui era un ragazzo dopotutto e si sa.... i ragazzi, per la maggior parte pensano sempre e solo ad una cosa.
  • Certo che sì, non sono un ragazzo in preda agli ormoni Emma, sono un ragazzo con la testa sulle spalle che sa rispettare la propria ragazza. Sei speciale per me Emma e da tale vai tratta: non rovinerò tutto credimi, non ti permetterò di correre e bruciare le tappe... cammineremo insieme, mano nella mano, verso questo nuovo cammino. - lo baciai senza pensarci ulteriormente e lo spinsi contro lo sportello della sua auto per far sì che il mio corpo aderissi meglio al suo corpo, mi avevano fatto piacere quelle parole, sapere che non aveva intenzione di correre mi tranquillizzò parecchio, erano giorni che riflettevo a cosa potesse pensare di quell’argomento, ma se da un lato ero più tranquilla dall’alto adesso ero incuriosita e mentre lo baciavo mi ritrovai a fantasticare  a cosa un giorno sarebbe potuto succedere tra di noi. Ero immersa nei miei pensieri e allo stesso tempo mi gustavo a pieno quel meraviglioso bacio, adoravo sentire le sue labbra sulle mie ma presto fui costretta a separarmi da lui per poter riprendere fiato. Non mi allontanai molto, rimasi comunque stretta tra le sue braccia. 
  • Devi andare... - mi disse guardandomi negli occhi 
  • No... non voglio! Altri cinque minuti, ti prego!
  • Rimarrei qui con te anche tutta la notte credimi ma se non torni subito di sopra tuo padre si insospettirà. Sei scesa per buttare la spazzatura ricordi??? Se non ti vede tornare capirà che sei con me e ci saranno problemi. - mi diede un bacio a fior di labbra. - avanti signorina, non farmi ripetere... forza e coraggio: ci vediamo domani. 
  • d’accordo..... buonanotte Killian
  • Buonanotte mia dolce Emma!
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Amore olimpico 
Capitolo 6

 

Passarono un paio di settimane da quella famosa cena e per tutti i quindici giorni mi comportai da figlia modello, non che non lo fossi già, lo ero a parte l’argomento “fidanzato”, ma mi concentrai a risultare ancora più volenterosa e ubbidiente del solito. Ogni mattina mi alzavo presto per aiutare mia madre a sistemare casa, andavo a fare la spesa e quando tornavo l’aiutavo in tavola. Il pomeriggio lo dedicavo in parte al riposo e allo svago e in parte ai compiti per le vacanze che nella mia vecchia scuola mi erano stati assegnati. Cercai di battibeccare il meno possibile, cosa che mi risulto abbastanza facile ma la cosa decisamente più complicata fu diminuire le mie uscite con Killian. Da quando ero stata dimessa dall’ospedale, a parte il piccolo periodo in cui avevamo perso con lui i rapporti, mi ero abituata a vederlo quotidianamente ma ora, tra i miei che mi controllavano con più insistenza e lui che aveva preso ad allenarsi, le cose erano un tantino cambiate e non riuscivamo più a vederci con la stessa frequenza di prima. Ci vedevamo nel weekend, per una passeggiata o una cena, poi subito a casa. I suoi allenamenti lo tenevano super impegnato e io anche se morivo dalla voglia di vederlo non potevo di certo reclamarlo più di quanto possibile. Furono due settimane davvero difficili, sopratutto la seconda ma poi una piccola gioia mi aiutò a non pensare tanto alla mancanza del mio lui. Cosa successe? Beh.... una cosa che non mi aspettavo di certo. Non solo i miei genitori mi avevano dato il permesso di poter rimanere a vivere a New York ma avevano anche deciso con mia gran sorpresa di restare a vivere qui anche loro. Avevano comprato la casa in cui stavamo alloggiando già da un po’, amavo quella casa ed entrambi avevano chiesto il trasferimento dai loro rispettivi lavori. Pur essendo al settimo cielo però la mia prima reazione non fu affatto quella che si aspettavano. Non appena mi comunicarono la notizia non dissi nulla, rimasi ferma a riflettere su quanto detto dopodiche esternai loro le mie perplessità. Ero convinta che avessero deciso di trasferirsi anche loro solo per controllarmi, perché non si fidavano di Killian e avevano paura che io potessi mettermi in guai seri  senza la loro supervisione e nonostante loro mi diedero la loro parola che non fosse così, solo in parte magari come naturale che sia, io per i primi due giorni rimasi convinta della mia teoria e offesa dal loro non fidarsi di me non gli rivolsi la parola. Solamente dopo aver smaltito la rabbia e standomene in camera mia immersa nei miei pensieri ragionai sulla situazione e vidi la cosa da un’altra prospettiva. Per cinque anni della mia vita, quelli più duri per una ragazza, i miei genitori non erano stati fisicamente presenti: si erano persi tutto del mio crescere... non hanno mai avuto la possibilità di consolarmi o abbracciarmi quando ero triste, festeggiare  una vittoria ottenuta.... niente. Non per questo però sono stati cattivi  genitori con me, anzi.... sono stati comunque presenti a modo loro ma nonostante la presenza erano pur sempre distanti. Il loro trasferirsi a New York in fondo non era poi così un cattivo piano, a parte il fattore Killian la loro vicinanza gli avrebbe dato modo di potermi vivere a tutti gli effetti e diventare finalmente una famiglia normale come avevano sempre desiderato. Anche a me questa cosa avrebbe giocato dei benefici però! Mi erano mancati terribilmente in tutti quegli anni, se ripenso ai pianti dovuti alla nostalgia durante il mio primo anno fuori casa ancora mi si stringe il cuore. Questo loro voler restare in fondo, pensandoci bene, non era era affatto un male anzi... avrei potuto finalmente vivermeli come avevo sempre voluto, anche se questo avrebbe portato con se anche l’aspetto “negativo” di vivere con i propri genitori: regole, coprifuoco e chi più ne ha ne metta. Nel pensare a queste cose sorrisi e pentita del mio comportamento corsi da loro a chiedere scusa e a gioire insieme per l’inizio di quella nuova avventura. Chiamai Killian subito dopo per comunicargli la lieta notizia e lui fu entusiasta della cosa, avremmo potuto goderci la nostra relazione senza preoccuparci della distanza, cosa che anche se non lo dava a vedere lo spaventava e ad essere onesti spaventava anche me.  Avremmo potuto continuare a vederci tutti i giorni, avrei continuato ad andare a vederlo allenarsi e ancora più importante sarei stata accanto a lui nel vederlo realizzare il suo sogno. Tutto sembrava una favola ma prima di poter prendere con mano quella nuova  piacevole realtà e vivere finalmente la nostra storia senza la pura di doverci dividere, dovevamo affrontare ancorra un altro piccolo ostacolo. Avevamo smesso di vederci per via dei suoi allenamenti e del mio protestare verso i miei genitori ma ora che la mia protesta era finita vi era un altro motivo che mi impediva di poter andare da lui: il trasloco.... i miei mi avevano appena avvisata della decisione presa è vero ma loro erano consapevoli della cosa già da un bel po e si erano già portati avanti sia in questioni burocratiche che in fatto di trasloco. Casa era stata letteralmente invasa da scatoloni su scatoloni, non si poteva camminare per quanta roba ci fosse in giro e di conseguenza ero costretta a dare una mano o prima o poi qualcuno inciampando si sarebbe rotto l’osso del collo. Ero una ragazza molto ordinata,  odiavo il disordine ma dovermi mettere a sistemare mentre Killian era dall’altra parte della città  mi disturbava alquanto. Non facevo altro che pensare a lui e immaginare cosa stesse facendo in quel preciso istante ma la risposta la conoscevo già da me... si stava allenando.   “Potrei essere lì con lui a dargli sostegno e invece sono qui... sommersa da scatoloni” esclamavo di tanto in tanto sbuffando qua e la, non riuscivo a capacitarmi  ma poi pensai ad una cosa: durante le mie preparazioni gara non ho mai voluto nessuno ad assistere ai miei allenamenti, ero fermamente convinta che portassero solamente a distrazioni inutili: perché per lui avrebbe dovuto essere diverso? Lo conoscevo bene, ero già stata in passato in palestra da lui e in quelle occasioni non aveva fatto altro che distrarsi per guardarmi o mandarmi baci da lontano. Se mi fossi presentata ai suoi allenamenti pregara lo avrei solamente distratto quindi giunsi alla conclusione che forse  non era poi un male che avessi delle commissioni da sbrigare e che forse quella breve lontananza avrebbe portato, in capo sportivo, risultati soddisfacenti. Continuammo comunque a sentirci ogni giorno telefonicamente o tramite video chat ma il nostro vero incontro, in carne ed ossa, ci fu solamente il giorno della tanto attesa gara. Sapeva che sarei andata, glielo avevo promesso, ma preferii, nonostante lui me lo avesse chiesto più volte, rimanere sugli spalti fino a fine competizione onde evitare distrazioni inutili. Andare a trovarlo negli spogliatoi o vederci fuori prima dell’incontro lo avrebbe portato, vista anche la distanza di quel periodo, a dedicarsi solamente a me piuttosto che concentrarsi sull’obiettivo della giornata. Non volevo assolutamente che perdesse di vista ciò che si era prefissato, perciò rimasi al mio posto accanto alle mie amiche che mi avevano accompagnata. Mi permisi solo di mandargli un messaggio: 

 

“Sono qui sugli spalti pronta a vederti splendere! Dai il meglio di te in pista e fai vedere a tutti quanto vali. Credo in te e so che ti riscatterai alla grande! 

Ps ti chiedo solo una cosa: ti prego... ti scongiuro: fammi vincere la scommessa 😂 “ 

 

Non mi aspettavo di certo una risposta, sapevo che era impegnato, ma contro ogni mia aspettativa dopo neanche due minuti ecco il mio cellulare squillare: un sms ricevuto... mittente: Killian Jones.

 

“ per quanto desideri vederti tornare in pista ti garantisco che farò del mio meglio per non farti affrontare la penitenza e farti essere orgogliosa di me. In cambio però voglio essere ricompensato per questa mia gentilezza da  una quantità infinita di baci. A tra poco 😏”

 

“ e ti pareva???? Se non ci mette della malizia non è lui” mi ritrovai a pensare ma la cosa non mi dispiaceva affatto credetemi anzi, iniziai addirittura ad essere impaziente di stringerlo a me dopo quell’sms tanto che le mie amiche, Sarah e Abby, vedendomi fremere, non persero occasione per prendermi in giro. Avrei voluto vedere loro nella mia situazione, di sicuro non avrebbero resistito due giorni. 

  • da quando conosci quel dottorino non pensi ad altro che a lui... - disse una di loro, Abby, naturalmente in maniera del tutto scherzosa.
  • Già... non hai più tempo per noi... - aggiunse Sarah facendo finta di essere offesa. - Killian qua, Killian la, Killian ha detto, Killian ha fatto.... 
  • ma quanto siete bugiarde! Guardatevi allo specchio vi sta crescendo il naso - scossi la testa rassegnata e divertita allo stesso tempo. - con chi sono uscita ieri sera? E due giorni fa???? Con chi sono andata a fare shopping la scorsa settimana? - avevo passato con loro la maggior parte del mio tempo libero e non perché Killian era impegnato, lo avrei fatto a prescindere perché tengo alle mie amiche e non rinuncerei a loro per nulla al mondo. Certo, da quando ho litigato con Zelina il gruppetto non è più lo stesso, le nostre amiche si sono smezzate in due gruppi che si alternano per non lasciare nessuna di noi da sola, ma questo dimostra quanto siano leali e quanto tengano a   noi. 
  • Mmh.... si ok ma vogliamo proprio vedere con chi esci stasera... - continuarono facendomi scoppiare a ridere. Sapevano che quella sera sarei stata tutta per Killian e naturalmente non persero tempo per prendermi in giro. 
  • Vi odio quando fate così - feci loro una pernacchia - sto con Killian questa sera ma se chiamate i vostri ragazzi possiamo passare benissimo una serata tutti e sei insieme. -  si guardarono un istante tra di loro ma non riuscirono a rispondere  subito alla mia domanda in quanto la gara ebbe inizio. Ci fu una parata iniziale dove vennero presentati tutti gli sfidanti dopodiche ognuno prese il proprio posto accanto al rispettivo coach ad eccezione dei primi due atleti che avrebbero aperto in via ufficiale la competizione. Killian era il sedicesimo  in ordine di scaletta a salire in pedana ma non per questo mi presi il lusso di distrarmi...affatto: mi misi a seguire la gara con estrema attenzione per provare a capire chi tra quei ragazzi avrebbe potuto essere un ostacolo per Killian! Sarò sincera, ogni tanto l’occhio cadeva sul mio fidanzato il quale era concentrato come poche volte lo avevo visto ma in linea di massima seguii la competizione. Quando fu il suo turno il mio cuore prese a battere all’impazzata, ero agitata per lui e lo rimasi per tutto il tempo del suo incontro. Non durò molto, riuscì a disarmare l’avversario in meno di dieci minuti, ma a me sembrò un’eternità. Aveva rotto il ghiaccio in maniera impressionante, adesso doveva solamente aspettare il secondo turno. Era una gara ad eliminazione quindi a parte la prima manche dalla seconda in poi si sarebbero sfidati solamente i vincitori degli incontri precedenti. Killian riuscì ad arrivare fino a quella che venne chiamata la semifinale, poi venne battuto a causa di un errore davvero stupido. Si ritrovò dunque ad affrontare un ultimo incontro per determinare il terzo e il quarto posto ma a quanto pare aveva perso la carica e come l’incontro precedente venne nuovamente sconfitto. Si piazzò di conseguenza quarto in classifica con uno scarto di un punto e mezzo dalla terza postazione. Per essere stata la sua prima gara dopo svariato tempo avrebbe dovuto essere più che soddisfatto del risultato ma potevo vederlo dai suoi occhi, nonostante la distanza, che non era affatto così. Era deluso.
  • Il tuo fidanzato oltre che affascinante, bello e irresistibile ha anche una grande tenacia! - mi riportò alla realtà Abby facendomi distogliere lo sguardo da Killian - complimenti amica mia! Te lo sei scelto proprio bene. 
  • ti ricordo che è proprietà privata! Non si tocca! - dissi ironicamente anche se ancora leggermente agitata. Vederlo triste mi rendeva triste e nonostante cercai di non farlo vedere le mie amiche se ne accorsero subito.
  • Emma guarda che scherzavo! Si cioè... è davvero un gran manzo mah.... si insomma, se ci sei rimasta male io non....
  • Non ci sono rimasta male tranquilla, ci mancherebbe! 
  • Hai cambiato espressione però! Io davvero non...
  • Tranquilla, sul serio! È tutto ok! 
  • E allora che hai??? - intervenne Sarah anche lei preoccupata per il mio cambio repentino.
  • Ma niente... sono un po’ preoccupata per Killian.... non sembra felice del piazzamento...
  • Vi siete proprio trovati allora: non mi dire che è un precisino proprio come te! - mi prese in giro ancora una volta per farmi sorridere - dai dai....non stare in pensiero per lui, si riprenderà non appena ti vedrà credimi! 
  • Lo spero! 
  • C’è solo un modo per vedere se ho ragione ed è andare da lui! Che stai aspettando Emma! Raggiungilo prima che vada negli spogliatoi. - ci pensai su ma alla fine concordai con loro. Forse la mia presenza lo avrebbe un minimo distratto.
  • D’accordo vado ma voi aspettatemi qui almeno sappiamo dove venirvi a cercare non appena si sarà cambiato. 
  • Emh... a dire il vero noi pensavamo di andare via, sei in ottime mani adesso, non credo che avrai bisogno di noi! - ridacchiarono tra di loro.
  • Non dovevamo uscire tutti insieme? - chiesi.
  • Beh... più o meno. Abbiamo chiamato i ragazzi per informali ma ci hanno rimproverate - mi guardarono maliziosamente .
  • Già... gli abbiamo detto della cena e loro... beh.. cito le loro testuali parole: “ma lasciate in pace quei due, non si vedono da una vita altro che cena... se arrivano in macchina è grasso che cola. - divenni paonazza in viso  - ci hanno obbligate a lasciarvi da soli e in effetti pensandoci non hanno poi tutti i torti.... - mi guardarono maliziosamente. - avete bisogno di stare da soli e recuperare il tempo perduto! 
  • Concordo! - le diede manforte l’altra - divertitevi e mi raccomando: chiamaci domani, vogliamo sapere tutto tutto tuttoooooooo! 
  • Ma che idiote che siete! se vi ho chiesto di venire è perché mi fa piacere.... non ve lo avrei proposto altrimenti.
  • Questo lo sappiamo ma c’è Killian... non lo vedi da tanto....
  • E allora??? A mangiare dobbiamo comunque mangiare! 
  • Emma.... devo essere più esplicita???? - mi guardò Abby come a dire “pronto??? Ci seiiii? Sei tra noi???”
  • Ho capito cosa passa nella vostra testolina ma.... si beh.... non succederà nulla di quello che state pensando voi. - dissi convinta. 
  • Ah no? E come m.... no! Aspetta!!! - gli occhi di Abby per un secondo tentarono di uscire dalle sue orbite - Non mi dire! Emma voi due non... non l’avete ancora fatto? - scossi la testa ancora più imbarazzata di prima. Non che mi vergognassi delle mie amiche, il contrario forse, ma quel genere di argomento mi metteva sempre in imbarazzo. - ancora???? Emma!!! Ma poveretto!!!! 
  • Come ancora? Abby!!!!! Non è mica una vita che stiamo insieme, stiamo andando gradualmente! 
  • Gradualmente... tze... ho  visto ragazzini andare molto più veloci di voi! - rise e io feci lo stesso, lo so che scherzava. - dai una possibilità a quel poveretto, ha già perso una partita importante.... non merita anche questa penitenza. 
  • Concordo in pieno. - Sarah non era di certo malizio setta come la cara Abby ma anche lei le diede manforte su questa questione. 
  • La finite voi due????? So io quello che devo fare e adesso se volete scusarmi avrei un fidanzato da andare a consolare. - ci salutammo con la promessa di sentirci telefonicamente il mattino seguente dopodiche provai inutilmente a raggiungere Killian prima che entrasse negli spogliatoi. Le mie amiche mi avevano trattenuta più del previsto e di conseguenza fui costretta ad attendere che uscisse. Lo aspettai proprio davanti la porta e il suo volto si illuminò non appena i suoi occhi incrociarono i miei. Buttó il borsone a terra incurante di averlo lanciato proprio davanti la porta e che quindi qualcuno avrebbe potuto farsi male e corse da me. Mi sollevo da terra facendomi intrecciare le gambe al suo bacino, mi poggiò contro la parete opposta  allo spogliatoio e incurante dei passanti prese a baciarmi in maniera passionale come poche volte aveva fatto da quando stavamo insieme. Non ci vedevamo da qualche settimana e a quanto pare non ero l’unica in quel periodo ad aver sentito la mancanza delle nostre giornate. Contraccambiai le sue effusioni senza risparmiarmi ma poi fummo costretti a separarci in quanto qualcuno richiamò la sua attenzione.
  • Jones, contegno per favore! Siamo in un luogo pubblico. - disse una voce alle nostre spalle. 
  • Mi scusi coach! - era il suo allenatore. 
  • Se devi dare spettacolo a me non dispiace ma preferirei che lo facessi in pedana e con un fioretto in mano. Se vuoi entrare in squadra il prossimo anno devi comportarti in un certo modo.... per quello che stai facendo esistono le camere da letto! - oddio ci mancava solamente lui. Cercai di ricompormi alla meglio, i miei capelli erano tutti spettinati e provai al contempo a darmi un contegno. Non ero stata minimamente interpellata ma mi sentivo comunque come un bambino preso con le mani nel sacco e la cosa mi imbarazzava alquanto.
  • Le prometto che non si ripeterà più! - gli rispose
  • D’accordo ma ora porta a cena questa bella signorina, si è sorbita quattro ore di gara solo per te, credo che se lo sia meritato. - e senza aggiungere altro prosegui per la sua strada lasciandoci nuovamente da soli. 
  • Non badare a lui! Se non dice la sua non è contento! - rise alzando gli occhi al cielo. Da quello che mi aveva raccontato il suo allenatore era un vero burlone e amava mettere in imbarazzo i suoi ragazzi ogni qual volta ne aveva l’occasione. 
  • Tranquillo nessun problema! - risposi regalandogli un sorriso sincero. Avevamo appena dato spettacolo lo ammetto ma la cosa a pensarci bene non mi toccava poi più di tanto. 
  • Mi sei mancata terribilmente in questo periodo tesoro! - mi diede un ulteriore bacio anch’esso per nulla casto lasciando cadere l’argomento è prendendone uno decisamente migliore - ho tutta l’intenzione di recuperare il tempo perso baciandoti fino a farti mancare il respiro. 
  • Mmmh... proposta allettante, fico davvero,  ma dovremmo andarcene di qua però! Non so tu ma io vorrei evitare di dare ancora spettacolo. - ammiccai leggermente con lo sguardo  e lui di risposta mi prese per mano e dopo aver recuperato il borsone mi condusse alla sua  macchina dove poggiati sul cofano di essa riprendemmo ad amoreggiare senza sosta fino a che il mio stomaco non iniziò a brontolare reclamando cibo.
  • D’accordo daccordo! - disse ridendo - ho capito... si va a cena! Chiama le tue amiche dai... prima arriviamo, prima mangiano, prima potrò restare da solo con te. 
  • Sei già solo con me... le mie amiche non ci sono! 
  • Cosa???? Come non ci sono??? Ti hanno fatta venire fin qui da sola???? -  lo vidi cambiare espressione e da euforico passò ad essere preoccupato. - perché! Per quale motivo? Non mi avevi detto che sarebbero venute per tenerti compagnia? Non mi piace che tu venga sola lo sai! 
  • Non sono venuta da sola tranquillo! - cercai di tranquillizzarlo - sono venute sia Abby che Sarah, sono andate via pochi minuti fa perché.... - tentennai un attimo, non sapevo come spiegargli tutto senza arrossire ancora.
  • Perché?!? - chiese lui incoraggiandomi ad andare avanti.
  • Beh perché... perché volevano lasciarci da soli. I loro fidanzati più che altro... capisci a me, Si sono fatti un film tutto loro.
  • Mmmh.... immagino sia stato prorpio un bel film! - ammiccò capendo esattamente, in fondo era un maschio anche lui, capiva benissimo i suoi simili. - meglio per me allora, sarai tutta mia per l’intera  serata. 
  • Ah si??? E cosa hai in mente??? 
  • Chiamami disperato ma in fondo ci speravo che ci lasciassero da soli... avevo due piani per la serata: il primo prevedeva una cenetta tutti insieme in un ristorantino poco distante da qui, il secondo, che è quello che metterò in atto, è decisamente migliore ed è stato pensato per essere solo in due. Andiamo dai... ci metteremo un po’ per attivare. 
  • Dove??? - domandai curiosa
  • É una sorpresa questa!  Avanti salta su! In via del tutto eccezionale puoi anche salire in macchina.
  • Ah si??? E non hai paura che papà lo scopra??? - lo guardai prendendolo in giro. Anche se non lo aveva mai ammesso ero sicura che un po’ di timore verso mio padre lo aveva. 
  • Correrò il rischio! Non ti lascerò andare in metro senza la mia supervisione, sei troppo bella per andare in giro da sola e sono pienamente convinto che in questo anche tuo padre mi darebbe ragione! 

Risi e arrossii contemporaneamente alla sua affermazione e senza lasciarmelo dire ancora una volta salii in macchina e aspettai che lui fece lo stesso. Ci mettemmo in marcia subito senza scambiarci ulteriori effusioni e all’incirca quaranta minuti dopo eccoci giunti a destinazione. 

  • cosa ci facciamo qui??? -chiesi quando notai di essere nel parcheggio destinato alla palestra in cui era solito allenarsi. - il ristorante che hai in mente è qui vicino? 
  • Non esattamente! - rispose dandomi un bacio - scendi dai, tra poco capirai tutto. - feci come mi disse e lo seguii fino davanti la grande porta d’entrata. 
  • È chiuso Killian, sono le dieci passate!   - gli feci notare non capendo come mai eravamo lì - hai forse dimenticato qualcosa ieri??? Non so: il telefono, il portafogli.... se hai lasciato il portafogli io ho....
  • Rilassati tesoro! Dammi un po’ di fiducia ok??? - presa una pausa per cercare qualcosa nella tasca del marsupio che aveva con se - guarda qui! Ho le chiavi.... - sventolò un mazzo di chiavi sotto il mio naso e poi apri la porta d’ingresso invitandomi ad entrare. Non avevo ancora capito cosa aveva in mente ma poi, quando raggiungemmo la grande area destinata agli allenamenti di scherma, capii tutto: Aveva  organizzato la nostra serata li. La grande stanza era illuminata solo da candele, centinaia di candele che insieme ai petali di rosa sparsi in ogni dove creavano un’atmosfera a dir poco romantica. Vi era un’enorme coperta al centro della stanza e su di essa vi erano cuscini e un grande cesto.
  • Forse sono ripetitivo, ti ho già portata ad un picnic infondo ma non mi è venuto in mente nessun’altro posto dove per stare effettivamente da soli....
  • È meraviglioso Killian mah.... si beh... ma quando hai preparato tutto? Come hai fatto a sistemare le candele, i fiori e tutto questo se eri con me.
  • Ho le mie armi segrete! - provò a fare il misterioso - no a parte gli scherzi! Il figlio del proprietario della palestra mi ha dato una grande mano. Gli ho mandato un sms prima di partire e lui è venuto ad accendere le candele. Solo ad accenderle, la disposizione è tutta opera mia! Formano un grande cuore tutte insieme, ci hai fatto caso? - non avevo notato questo piccolo particolare ma cuore o meno era la sorpresa più bella che qualcuno avesse mai fatto in vita mia! - ho anche cucinato sai??? Ci ho provato almeno...  - lo baciai senza lasciarlo continuare, avevo il cuore che batteva all’impazzata per l’emozione, ero felicissima, mi sentivo amata e baciarlo era l’unica cosa che fui in grado di fare per fargli capire che era tutto di mio gradimento, a parole di sicuro non sarei riuscita a spiegarmi così bene.

Mi giudò verso la grande tovaglia e ci accomodammo su quei morbidissimi cuscini, circondati da tutte quelle candele, uno accanto all’altra. Prendemmo a coccolarci senza neanche rendercene conto ma il mio stomaco, contrariato della cosa, per paura di restare digiuno si fece sentire nuovamente costringendoci a separarci.

  • d’accordo time out! - disse ridendo - ma mi ricorderò di questo affronto! Preferisci il cibo piuttosto che me, non è carina questa cosa! 
  • Saprò farmi perdonare! Avanti dimmi: cosa c’è per cena? Muoio di fame! 
  • Ah si??? Non immaginavo - rise aprendo il cestino dei viveri - allora... ho preparato un po’ di pietanze, spero che almeno una di queste sia commestibile. In caso contrario però non preoccuparti; ho un piano di riserva. Allora... come prima cosa ho preparato.... rullo di tamburi..... pasta fredda! Ho messo all’interno un po’ di tutto, non dovrebbe essere male. Ho preparato anche girelle di pasta sfoglia con prosciutto cotto e formaggio, torta salata sempre di pasta sfoglia con zucchine e verdure varie e come dessert ho provato a fare il gelato...
  • hai provato a fare cosa???? - chiesi incredula.
  • Hai capito benissimo! So che ti piace tanto e ho provato a farlo in casa. È per questo che c’è anche una borsa termica, avevo paura che si squagliasse. 
  • Sei un vero amore! - lo baciai.
  • Per te questo ed altro ma nel caso fosse tutto un grande schifo ho preparato tartine con mouse e panini di ogni genere. Ah ho anche lo spumante per festeggiare.
  • Avevi paura che morissi di fame??? Siamo solo in due Killian! 
  • Avanti dai, mangia!  Ma sii onesta ok? Se fa schifo sentiti libera di dirmelo senza problemi.

Avevo una fame da lupo che sarei stata in grado di mangiare anche un cassonetto dell’immondizia se fosse stato necessario ma posso garantire con assoluta onestà  che  la cena di Killian si rivelò a dir poco sublime. Assaggiai di tutto e di tutto feci il bis. Mangiai anche le tartine che in teoria dovevano essere solamente di riserva, mancava solamente il gelato ma per mangiarlo decidemmo di aspettare un pochino per creare un piccolo spazietto vuoto nello stomaco. 

  • Non sapevo se avrei vinto o meno ma lo spumante ho voluto comunque portarlo e sai perché?  - disse prendendo la bottiglia -  Perché a prescindere dal risultato finale della gara io ho comunque qualcosa per cui brindare. Brindo a te Emma... brindo a te che sei stata la luce in un periodo per nulla luminoso. Mi hai conosciuto in un momento particolare: avevo perso la strada, vagavo nel buio senza una meta ben precisa e poi sei arrivata tu che mi hai fatto capire che stavo sbagliando tutto e che credere in un sogno è la cosa più bella che esista al mondo. È tutto merito tuo se ho ripreso a sognare, se credo nuovamente in qualcosa.... è grazie a te se ho ripreso finalmente a vivere. La palestra, la scherma, le competizioni...  erano diventati il mio peggior rimpianto ma adesso sono nuovamente la mia casa e se è successo è solo grazie a te che mi hai guidato. Grazie Emma... grazie davvero di tutto. - e dopo avermi rubato un bacio fece schioccare tra di loro in nostri bicchieri e ne bevve il contenuto.  Io a differenza sua non riuscii a fare nulla, me ne rimasi li, con lo sguardo fisso sopra il mio flûte a rimuginare sulle parole appena dette.  Erano parole senza ombra di dubbio meravigliose quelle che aveva pronunciato, sapere di essere stata indispensabile mi rendeva felice, ma al tempo stesso mi fecero male e come se non bastasse iniziai a ripensare al mio passato, al mio sogno, a quella che era un tempo la mia vita... ripensai a me bambina in piedi sul muretto di casa a far finta di esibirmi alla trave, alla mia convocazione in nazionale, al mio primo body con il colore della bandiera americana e poi.... beh rividi il mio incidente... quella stupida mancata presa che mi è costata tutto. Killian vedendomi estraniata esaminò attentamente il mio sguardo e capì subito cosa stesse succedendo. 
  • Emma mi... mi dispiace. Non ho pensato.... - disse riportandomi con i piedi per terra. 
  • Cosa??? Di che parli? - mostrai il mio miglior sorriso facendo finta di non aver capito cosa stesse dicendo. Non mi andava che si sentisse in colpa per avermi fatto ripensare al passato ma a quanto pare non sapevo per nulla fingere.
  • Sai di cosa sto parlando, non far finta di nulla... non funziona con me: so leggerti dentro Emma. 
  • È tutto ok, sto bene. - cercai di rincuorarlo, era parecchio dispiaciuto.
  • Sul serio??? 
  • Certamente e sono davvero lusingata di averti aiutato a trovare la tua strada. - lo baciai io questa volta - Hai fatto una gara eccezionale oggi Killian, sono davvero orgogliosa di te.... il tuo vecchio allenatore di sicuro si sarà mangiato le mani per averti tirato fuori. 
  • Non ho vinto però... questo di sicuro lo avrà fatto gongolare. 
  • Hai vinto invece.... hai vinto la tua battaglia interiore e questa è l’unica cosa che conta. Hai rotto il ghiaccio oggi e adesso la strada sarà solamente in discesa per te! Sono orgogliosa di te Killian, lo sono davvero. - provai a portarmi alla bocca il mio drink ma riuscii a fare solo un piccolo sorso: Killian mi tolse il bicchiere dalle mani e abbracciandomi e baciandomi prima sulle guance poi sul collo mi fece stendere insieme a lui tra quei morbidi cuscini. Ci scambiammo qualche effusione, niente di particolarmente spinto dopodiche rimanemmo abbracciati a fissarci negli occhi. Era un momento a dir poco perfetto, non credevo potesse esistere di meglio ma pochi minuti dopo mi resi conto di sbagliare, il meglio a quanto pare doveva ancora venire. Eravamo nel silenzio più totale, erano i nostri occhi innamorati a parlare per noi ma poi la sua voce ruppe il silenzio e con due semplici parole mi fece toccare il cielo con un dito. 
  • Ti amo.... - disse improvvisamente senza che io me lo aspettassi per poi continuare a guardarmi fisso negli occhi. Il mio cuore perse un battito, forse anche più di uno ma recuperò subito iniziando a galoppare all’impazzata, la mia saliva si azzerò completamente e i miei occhi iniziarono a brillare di una luce completamente diversa. Era la prima volta che qualcuno diceva di amarmi, a parte i miei genitori naturalmente ma il loro amore è diverso, e la cosa mi rese improvvisamente felice tanto da farmi dimenticare quel piccolo stato di malinconia in cui ero caduta poco prima. Ci misi un po’ ad assimilare a pieno la notizia, sembrava di vivere un sogno, la sua voce che mi sussurrava ti amo rimbombò nelle mie orecchie per svariati minuti  ma poi tornai con i piedi per terra e non smettendo un solo secondo di fissarlo in quelle pietre azzurre gli regalai un sorriso sincero. 
  • Killian ti...
  • Shhhh.... non dire nulla! - mi interruppe mettendomi il dito indice sulla bocca
  • Mah...
  • No, va bene così, non voglio che tu dica nulla. Ti ho detto ti amo perché lo penso sul serio ma sopratutto perché me lo sentivo, non voglio però che tu ti senta costretta in nessun modo a  dovermelo dire di rimando. Voglio che tu me lo dica, semmai un giorno vorrai dirmelo, quando senti che sia il momento giusto, quando sei convinta di quello che stai per dire... non voglio assolutamente che tu me lo dica solo perché io l’ho fatto  e questo non vuol dire che in caso tu me lo dicessi io non ti creda, il discorso che ti ho fatto vale anche se dentro di te pensi di amarmi anche tu.  Non è la prima volta che dico ti amo a qualcuno tuttavia posso garantirti che questa è la prima volta che sento fermamente questo sentimento. Lo sento già da un po’ a dire la verità ma ho preferito aspettare prima di rendertene partecipe... un po’ perché non volevo spaventarti ma sopratutto perché non volevo correre con te. Oggi si è rivelato il momento perfetto per me, il mio cuore lo ha sentito ed è uscito spontaneo.... voglio che anche per te sia così che sia tra due giorni o tra due anni: voglio che sia il tuo cuore a stabilire il momento giusto. - apprezzai molto ciò che mi disse e nonostante provassi dei sentimenti veramente importanti per lui evitai di rispondere con il classico “anche io”. Ero perdutamente innamorata dell’uomo che avevo davanti ma chi mi assicurava che fosse seriamente amore? In fondo non ero mai stata fidanzata, non avevo mai provato quel tipo sentimento... se mi stavo sbagliando??? Avrei finito per illuderlo ed era l’ultima cosa che volevo. Decisi quindi di dare ascolto alle sue parole, alla sua esperienza e non tornai sull’argomento. Annuii sorridendogli e poi tornai ad impossessarmi delle sue labbra. Sarei rimasta stesa su quei cuscini a baciarlo per sempre sopratutto dopo la confessione appena fatta ma ancora una volta lui interruppe il momento. 
  • Mmmh... che guastafeste che sei! - feci finta di imbronciarmi non appena si separò dalle mie labbra. Non era da me essere così schietta ma era davvero un guastafeste.
  • Lo so... hai perfettamente ragione ma c’è una cosuccia che ronza nel mio cervello e se non te ne parlo subito rischio di uscirne pazzo. - gli feci segno di continuare. - prima, quando ho fatto il Brindisi ho notato nei tuoi occhi un cambiamento... credo di averti involontariamente ferita e....
  • Credevo che ne avessimo già parlato poco fa! È tutto ok Killian, non hai detto nulla di male, anzi... mi ha fatto piacere conoscere i tuoi pensieri e mi sento davvero molto lusingata ad essere stata colei che ti ha fatto tornare il sorriso. 
  • Io però te l’ho tolto il sorriso con quelle parole! - constatò
  • Killian...
  • No Emma, non mentirmi, non cercare di farmi sentire meglio. so bene di averti ferita con quelle parole e mi piacerebbe che tu ti aprissi con me. 
  • Secondo me sei troppo paranoico, io sto benissimo! Ora per piacere torna a baciami ok? 
  • No aspetta, non ancora... prima voglio che tu mi parli. Puoi ingannare i tuoi genitori che stai bene e anche te stessa ma non puoi ingannare me e il tuo sguardo poco fa ne è stata la prova. Pensi di averlo superato perché non passi tutte le tue giornate chiusa in camera a piangere ma non è così. Non hai ancora superato il tuo blocco, lo hai solo arginato. - prese un respiro - ti prego... sai che ho ragione o non ti saresti rattristata.  Parlamene ok?  Magari posso aiutarti. - a quanto pare non potevo mentigli.... sapeva leggere dentro di me con estrema facilità. Stavo ancora male per via dell’infortunio ma come aveva detto anche lui stavo cercando di raggirarmi da sola auto convincendomi di stare bene. Non stavo affatto bene in realtà  avevo semplicemente smesso di parlarne e lo dimostra il fatto che il Brindisi di Killian, nonostante parole meravigliose, mi avesse gettata nello sconforto. 
  • D’accordo hai vinto... forse non l’ho ancora del tutto superato. - confessai.
  • Togli pure il forse tesoro.... è così! Non c’è nulla di cui vergognarsi credimi, io ho impiegato anni anche solo per tornare a riparlarne quindi ti capisco ma vorrei che tu non ripetessi i miei errori.... non chiuderti a riccio, non far finta di stare bene quando non è così: affronta la cosa passo passo e vedrai che andrà sempre meglio.
  • Forse hai ragione mah... beh si... non so neanche da dove iniziare in realtà... - confessai. 
  • parti da poco fa... come ti sei sentita. - ero titubante sul dirglielo o meno, avevo paura che lui ci restasse male, ma come poco prima mi lesse dentro e non potei far altro che aprirmi a lui. - non pensare al fatto che potresti ferirmi, non mi ferirai... so da me di essere stato un tantino fuori luogo quindi non avere timore. 
  • D’accordo.... confermo sul dire che hai detto parole meravigliose nei miei confronti, sapere di essere stata la tua motivazione mi lusinga parecchio ma al tempo stesso queste parole mi hanno un tantino rattristata. Per un attimo sono tornata indietro nel tempo, ho rivisto la mia vecchia vita e  questo mi ha fatto male. Ormai sono mesi che faccio finta di aver superato la cosa, che non mi tocca più l’argomento e che anche così, senza ginnastica,  sto bene ma la realtà è che non l’ho ancora minimamente accettato... come potrei: ero ad un passo dal realizzare il mio sogno più grande. Mi manca terribilmente la palestra, mi mancano gli allenamenti, le competizioni e sincerità per sincerità.... beh sono anche un tantino gelosa....
  • Di me? - chiese con aria preoccupata.
  • Ecco adesso mi considererai una stronza superficiale che pensa solo a se stessa! 
  • Cosa??? Emma no ma cosa dici, non ti considero affatto così... scherzi vero??? Voglio conoscere i tuoi pensieri e non mi interessa se riguardano in maniera negativa anche me, voglio solo che tu sia sincera. Se in qualche ho contribuito a farti stare male devo saperlo.
  • Non sei tu Killian... tu non hai fatto nulla di male sono io che non accetto cosa mi sia successo. Vederti riprendere in mano il tuo sogno credimi mi rende orgogliosissima di te...
  • Mah.... - sapeva già che ci fosse un ma! 
  • Ma al tempo stesso non posso far altro che pensare che a me questo non potrà mai succedere... non potrò mai più tornare in pasta e questo mi devasta. Faccio modo e maniera per non pensarci ma poi quando arrivo alla sera e mi metto a letto le domande arrivano inevitabilmente: “perché per gli altri è tutto più semplice?” “Cos’ho io di sbagliato?” “Cos’ho fatto di male per meritarmi una punizione simile?” Vado a letto con questi pensieri ogni sera e nonostante io prenda delle gocce per dormire il risultato è che rimango sveglia per gran parte della notte. 
  • Aspetta un secondo... prendi cosa???? Prendi delle gocce per dormire? Chi te le ha prescritte? Perché non mi hai detto nulla? - ops... forse avrei dovuto evitare quest’ultima parte. 
  • Il medico... - mi limitai a rispondere.
  • Quale! - vidi il suo sguardo farsi serio.
  • Che importanza ha! 
  • Voglio sapere chi è l’idiota che mi ha taciuto una cosa del genere. Non sono più il tuo fisioterapista ma ho chiesto di essere informato su tutto ciò che ti riguarda e leggo constantemente la tua cartella clinica. Non c’è segnata nessun tipo di medicina lì sopra da minimo due mesi quindi voglio sapere chi è l’idiota che te l’ha prescritte senza riportare il tutto sui documenti e sopratutto voglio sapere perché l’ha fatto. - cacchio... non avevo pensato al fatto che lavorasse in ospedale.
  • Ma che ti importa, lascia stare... - cercai di far cadere l’argomento ma lui non voleva sentire ragioni, voleva conoscere il nome di “quell’idiota”.
  • Non lascio stare... sei la mia donna e nessuno può permettersi di fare errori o prescriverle cose non necessarie senza nessun motivo ben preciso. 
  • D’accordo ok hai vinto, te lo dico... l’idiota sono io! Ho preso quelle gocce da sola...
  • C... cosa?!?’ - sembró cadere dalle nuvole.
  • Non riuscivo a dormire, ero sempre agitata e il mattino sempre nervosa e scontrosa con tutti... inizialmente credevo di poterlo superare ma poi sono iniziate anche  le palpitazioni e mi sono spaventata. Mi sono ricordata che lo scorso anno avevo dei sintomi simili a causa di una gara che dovevo sostenere e il medico della federazione mi prescrisse delle gocce. Non le ho mai prese, il flacone era ancora intatto e non erano scadute quindi...- lo vidi mettersi le mani sul viso a mo di esasperazione.
  • Dimmi che ho capito male... dimmi che non hai iniziato a prendere medicinali di testa tua.... EMMA! - mi rimproverò.
  • Sono solo gocce Killian... 
  • Che risposta è! Non dovresti prenderle e basta. A maggior ragione senza informare nessuno! È da incoscienti: potrebbero non essere adatte al tuo corpo, farti avere una reazione allergica...
  • Lo so ma... non sapevo come fare, stavo diventando matta, ho bisogno di dormire.... - cercai di fargli capire il mio punto di vista.
  • Dovevi parlarne con qualcuno, con i tuoi genitori ad esempio... con me! 
  • I miei mi avrebbero portato dallo strizzacervelli se avessi detto loro che i miei pensieri mi portavano ad essere insonne. 
  • Mi dispiace dirtelo ma io ti avrei consigliato lo stesso. Non hai niente che non va, sei solo in una fase di rigetto della realtà, parlarne con qualcuno potrebbe essere la miglior cura e in fondo lo sai anche tu. 
  • Non voglio parlare con uno strizzacervelli! - il mio tono era irremovibile.
  • Nessuno ti costringe ma devi smettere di prendere quelle gocce anzi... le hai qui con te? 
  • Perché me lo chiedi??
  • Perché vorrei quantomeno vederle... magari sono di origine naturale... in quel caso potresti continuare a prenderle. - non avevo pensato a quell’opzione ma a pensarci forse erano naturali sul serio. Le avrei dovute prendere durante il pregara quindi di sicuro, per via dei controlli che era solita fare la federazione, non erano dopanti. 
  • Eccole qui! - dissi estraendole dalla borsa - e non guardarmi così... le tengo con me per paura che le trovino i miei... non sono dipendente. - Le afferrò senza replicare e dopo avergli dato una mezza occhiata se le mise nella tasca dei suoi pantaloni. 
  • Queste ora sono mie! È un medicinale vero e proprio quindi come medico ti proibisco assolutamente di prenderle.
  • Mah... Killian! 
  • Non guardarmi così, lo faccio per il tuo bene e poi come hai detto tu poco fa nenache funzionano quindi.... 
  • Vuoi vedermi morta? Quelle gocce mi aiutano a dormire almeno tre ore di fila, mi servono! 
  • No che non ti servono, a te serve solamente far pace con la tua testolina e io ho un modo veloce e pratico per farlo. 
  • E quale sarebbe???
  • Vieni seguimi! - senza darmi il tempo di fare nulla mi prese la mano, mi aiutò ad alzarmi e a passo sostenuto camminammo per i corridoi di quell’enorme palestra fino ad arrivare in un’area che non avevo mai visitato. - eccoci arrivati! - esclamò davanti un’enorme porta.
  • Il tuo metodo per aiutarmi a dormire sarebbe farmi prendere a testate una porta? - chiesi scherzando non capendo bene cosa volesse fare.
  • Non sarebbe male ma no! È più semplice di così. Voglio che apri quella porta. 
  • È un vecchio magazzino dove vuoi uccidermi e nascondere il mio corpo? 
  • Vedi troppi film gialli secondo me! Avanti che aspetti... vuoi aprire o no. 
  • Ok ok adesso apro ma se questa cosa che hai in mente non dovesse funzionare? 
  • Funzionerà ma nel caso non dovesse sono disposto a fare videochiamate con te ogni sera leggendoti anche l’enciclopedia, se fosse necessario,  fino a quando non cadrai addormentata. Ora però cerca di fidarti di me ok? Apri la porta e non saltare a conclusioni affrettate. - non diedi molto peso a quelle ultime parole e senza esitazione afferrai la macchina antipatico della grande porta di fronte a me e spinsi per aprirla. Quello che mi ritrovai davanti mi lasciò senza parole ma sopratutto senza fiato. Davanti ai miei occhi campeggiava in bella vista quella che era a tutti gli effetti una funzionale palestra di ginnastica artistica. Vi erano Travi, alte e basse, parallele, trampololini, il cavallo del volteggio, due pedane per il corpo libero e materassini sparsi in ogni dove. Fatta eccezione per la palestra della federazione nazionale quella che avevo davanti era senza ombra di dubbio la più grande palestra che avessi mai avuto modo di visitare  ma se fino a qualche mese prima sarei stata entusiasta e al settimo cielo di trovarmi lì, in quel preciso istante avrei voluto scappare a gambe levate. La sola vista di quegli attrezzi mi feriva... possibile che Killian non lo riuscisse a capire? Evidentemente no.  Feci per allontanarmi, sapevo che non sarei stata in grado di resistere a lungo in un luogo come quello senza piangere ma Killian prontalmente mi afferrò delicatamente per un polso facendomi voltare verso di lui.
  • Ehi aspetta... so che sembra crudele ma. 
  • Voglio andare via... 
  • Resta ti prego...  prometto che non resteremo più di dieci minuti...
  • Killian io....
  • prova a fidarti di me. Ti prego. - avrei voluto schiaffeggiarlo, sapeva che quel posto era off limits, ma non lo feci, al contrario... mi lasciai intenerire dai suoi occhi azzurri e senza rendermene conto mi ritrovai ad annuire. Non potevo credere di aver ceduto così, su due piedi, ma lo avevo fatto... avevo messo da parte i miei sentimenti per non ferire lui... se non è amore questo.... - fidati... non te ne pentirai. - mi prese per mano come a volermi dare coraggio  e insieme ci addentrammo in quell’enorme palestra. Mi fece fare un giro perlustrativo dopodiche, non sapendo come sollevarmi di morale, dire che ero tesa era dir poco, si mise a fare il buffone. Salì su una delle due  pedane e iniziò ad improvvisare delle verticali e delle ruote facendo finta di essere un ginnasta. 
  • Che ne dici??? Sono o non sono un vero talento??? - chiese riuscendo a stento a trattenere una risata.
  • A fare il clown? Si... direi che sei un vero portento! Hai provato a mandare curriculum nei circo? Sono sicura che ti prenderebbero all’istante. - devo ammetterlo, quella sua performance mi sciolse un pochino e contro ogni mia aspettativa mi ritrovai a ridere.
  • Un clown? - fece finta di essersi offeso - nessuno può darmi del pagliaccio signorina! Cosa c’è: crede di saper fare di meglio? - ripensai alla performance di poco prima e ripresi a ridere rumorosamente 
  • Ooooh.... certo che sì! 
  • Ma davvero? Me lo dimostri allora! - mi fece segno di salire in pedana. Smisi immediatamente di ridere a quella richiesta e il mio sguardo torno ad essere serio, per nulla giocoso. Per un secondo era riuscito a distrarmi ma era bastata mezza parola per farmi tornare alla cruda realtà.
  • Mmh... no grazie! - declinai l’invito con dei toni anche un po’ duri. 
  • Dai avanti, fammi vedere! - continuó sorridente 
  • Ho detto di no Killian! No! - fui categorica nella mia risposta questa volta facendogli capire che non mi andava affatto di giocare. 
  • Emma lo so, è difficile e forse i miei modi giocosi ti hanno fatto sembrare che per me questo tuo problema  non sia importante ma non è così: stavo  semplicemente cercando alleggerire la tensione. - provò a spiegarmi. 
  • Lo so è solo che non mi va di scherzare su questo! 
  • Posso capirlo... scusami ancora. 
  • Scuse accettate! Possiamo andarcene adesso? - chiesi sperando che non avesse altro in mente. 
  • Beh.... non vorrei farti arrabbiare ancora di più ma se ti ho portato qui c’è un motivo. Ricordi la scommessa che abbiamo fatto? Quella riguardante la mia gara?
  • No Killian ti prego... sul serio???? Vuoi proprio vedermi soffrire? - fino a quel momento avevo completamente dimenticato la nostra scommessa. 
  • Non voglio vederti soffrite, è l’ultima cosa che vorrei credimi... voglio solo farti capire....
  • Cosa esattamente? 
  • Che puoi ancora essere felice! 
  • Ti stai illudendo! 
  • Non credo. Devi solamente riassaporare le vecchie sensazioni. - alzai gli occhi in aria. - credi che ignorare il tuo passato e allontanarti da esso sia l’unica soluzione per guarire ma è la cosa peggiore che tu possa fare in realtà! L’unica cosa che otterrai facendo così sarà soffrire sempre di più. Devi afferrare il toro per le corna Emma e fare della tua debolezza un punto di forza. La ginnastica era tutta la tua vita Emma... può esserlo ancora! 
  • Killian non di nuovo di prego.... io... - i miei occhi iniziarono ad inumidirsi.
  • Non potrai più gareggiare forse, ma potresti continuare ad allenarti se solo volessi, questo potrebbe aiutarti.
  • No non potrebbe anzi....
  • Tu credi di poter essere felice solo con il pacchetto completo, che senza le gare non sarebbe lo stesso e forse hai anche ragione ma se non provi non potrai mai sapere. Cosa ti costa provare: stai malissimo adesso, il massimo che possa succedere, semmai dovessi sbagliarmi, sarebbe continuare a soffrire come stai già facendo, ma nel caso contrario, se io avessi ragione, potresti trarre vantaggio dalla cosa e tornare a sorridere. Eddai che ti costa: fammi felice, un solo passo, uno solo. Scommetto che una volta rotto il ghiaccio ti sarà impossibile fermarti. -   Quella che mi stava proponendo era a dir poco una stupidaggine, non avrebbe mai e poi mai funzionato, ma pur di dimostrargli che tenevo a lui decidi di farlo contento e salendo sulla pedana, cosa che mi provocò una scossa interiore non indifferenze mi preparai per fare una ruota. 
  • Contento adesso? - gli dissi dopo aver eseguito il mio esercizio - possiamo andarcene da qui? Mi avevi promesso un gelato se non ricordo male.
  • Sul serio Emma? Un ruota? - disse scuotendo la testa.
  • Beh? Qual’è il problema? Mi hai chiesto di eseguire un esercizio, uno qualsiasi giusto? Beh... ho seguito perfettamente le tue direttive. 
  • Si lo so Cos’ho detto mah... beh Emma... credevo che avresti osato un pochino di più! La ruota è un elemento che può eseguire chiunque... tu non sei chiunque: sei una ginnasta.
  • Ero... - lo corressi.
  • Ok come vuoi... eri! Ma appunto per questo non puoi eseguire una semplice ruota. Fai una sequenza alla trave, un salto su quel trampolino laggiù, una sequenza alle par...
  • Non nominarle! Non nominare quell’attrezzo. - fui categorica. 
  • Beh.. hai capito quello che intendevo dire. Mi va bene tutto davvero ma non una ruota. - non ero affatto convinta e lui se ne accorse - senti... Questa potrebbe essere l’ultima volta che entri in una palestra di ginnastica quindi direi che sia il caso di salutare questa parte della tua vita con un esercizio degno di chiamarsi tale. 
  • Se lo faccio mi prometti che non insisterai più? Che non cercherai più di spronarmi a tornare in palestra? 
  • Te lo prometto! Hai la mia parola ma tu devi essere onesta nel dirmi ciò che proverai. - annuii... Avevamo dunque  un accordo. Mi allontanai qualche minuto pensando a cosa poter eseguire dopodiché andai a mettermi  in posizione. Decisi di eseguire una diagonale a corpo libero, uno dei miei cavalli di battaglia, una sequenza per me semplicissima ma artisticamente parlando di grande effetto. Cercai di concentrarmi il più possibile, nenache durante le gare credo di essere stata così determinata a concludere bene. Presi un paio di respiri dopodiche, fissando il punto di arrivo, diedi iniziò alla mia esecuzione. Presi la rincorsa per avere la giusta velocità e da lì  fu un attimo, una volta che inizi l’esercizio non puoi di certo fermarti: ruota, doppio filck e per finire un avvitamento e mezzo. Non avevo mai sbagliato questa sequenza, mai, neanche una volta eppure quel giorno, sarà stata la paura di sbagliare, i pensieri che improvvisamente tornarono al giorno dell’incidente o forse la paura di atterrare male e farmi di conseguenza male, sbagliai l’atterraggio e caddi a terra sbattendo bruscamente prima il sedere e poi la schiena schiena. Non potevo crederci... avevo sbagliato uno di quelli che consideravo i miei cavalli di battaglia, avevo appena sbagliato l’abc, le basi proprio e questo, accumulato a tutto il mix di emozioni interiori che mi portavo dietro già da un po’, fu la causa del mio secondo crollo emotivo. Scoppiai in un pianto liberatorio, avevo voglia di rompere qualcosa, urlare a squarciagola quanto la mia vita facesse schifo ma non riuscii a far altro se non piangere e singhiozzare rumorosamente stesa a terra su quello che ormai per me era il campo di sconfitta.  
  • Emma!!! Emma tesoro!!! - Killian in men che non si dica mi raggiunse cercando di assicurarsi che fossi ancora tutta intera. - Emma stai bene? Sei ferita? Ti fa male qualcosa? Fammi vedere dai! - non mi ero fatta male, forse un pochino indolenzita lo ero ma nulla di così grave da doversi preoccupare. Avrei voluto tranquillizzarlo, riuscivo a vederlo nonostante la vista annebbiata dalle lacrime che era parecchio preoccupato, ma non riuscii a fare nulla se non continuare piangere disperatamente. - ti prego tesoro fammi capire: cos’hai sbattuto? Fammi vedere ok?? Magari con un massaggio riesco ad aiutarti - scossi la testa in maniera energica facendogli capire, anche se non con poca fatica,  che non mi ero fatta nulla e solamente allora dopo aver tirato un respiro di sollievo si concentrò sul vero motivo di quel pianto: il mio umore.... forse fisicamente non ero ferita ma interiormente lo ero eccome. Mi aiutò a mettermi seduta e  mi abbracció con forza sussurrandomi parole dolcissime all’orecchio. 
  • Shhhh.... è tutto ok, è tutto ok amore mio. Piangi quanto vuoi, libera il tuo cuore, urla se ne senti bisogno, ci sono io qui con te. - avevo già avuto una crisi simile davanti ai suoi occhi, il girono in cui mi mostrò il video della mia caduta per farmi fare fisioterapia,  ma mi sentii comunque una stupida ragazzina viziata. Avevo i miei buoni motivi per piangere,  quello che era successo pochi minuti prima per me era assai grave  ma lui non ero certa che avesse capito. Provai a spiegargli il mio punto di vista ma i singhiozzi  mi impedivano di farlo per cui rimasi in silenzio fin quando, con l’aiuto delle coccole del mio fidanzato, riuscii finalmente a calmarmi.
  • Forse mi considererai una stupida mah... - dissi continuando a singhiozzare rumorosamente.
  • Ehi non devi dire nulla, è tutto ok e poi non ti considero affatto una stupida, semmai il contrario. Scusami Emma, scusami se ti ho fatto vivere nuovamente un trauma... non volevo succedesse questo. Credevo che avresti fatto qualcosina di più semplice, una via di mezzo tra la ruota e la sequenza che hai fatto... se avessi saputo non ti avrei mai permesso di salire su questa pedana. Mi dispiace, potrai mai perdonarmi? 
  • Perdonarti? E per cosa... devo  ringraziarti invece perché adesso so per certo che avevo ragione! 
  • Questo discorso già non mi piace.
  • L’esercizio che ho fatto è forse la prima cosa che ho imparato qui in federazione, avevo 11 anni quando l’ho eseguito correttamente per la prima volta e da allora non ho mai  sbagliato, neanche una volta... non fino a questa sera almeno. - presi un respiro - Sai perchè ho accettato la scommessa? - scosse la testa - Perché non volevo rimanere con il dubbio che tu avessi ragione ma ora ho la conferma che quanto ho detto fino ad ora corrisponde alla realtà! Non potrò mai più tornare in pedana, neanche per hobby. 
  • Emma non è...
  • Non cercare di rendere meno terrificante la cosa: è così. Ho sbagliato uno degli esercizi più semplici che io conosca killian, ho sbagliato un esercizio che fanno anche i bambini.... come potrei tornare a fare acrobazie sulla trave se neanche riesco a reggermi in piedi stando a terra??? 
  • Emma...
  • Per un momento ci ho sperato lo ammetto, mi sono caricata come ai vecchi tempi pur di eseguire l’esercizio al mio meglio ma la realtà è che è finita per sempre e che forse è il momento di iniziare voltare pagina.
  • No, assolutamente no! Il tuo è il ragionamento più sbagliato che abbia mai sentito Emma. Hai sbagliato l’esercizio è vero ma ti sei domandata il perché? Non ti alleni da mesi, sei passata da allenamenti quotidiani di sei o sette ore al nulla, hai perso la preparazione atletica necessaria per eseguire determinate sequenze e come se non bastasse la paura di farti male ancora regna sovrana nella tua testa. Ti ho vista come sei atterrata e anche se non sono un ginnasta l’ho capito che il modo in cui l’hai fatto era sbagliato. Hai buttato tutto il peso su una sola gamba, quella “buona” e questo ti ha fatto perdere l’equilibrio. Forse saresti caduta ugualmente, non dico il contrario, ma non puoi escludere che la paura abbia giocato un ruolo fondamentale in questa esecuzione sbagliata.
  • Si ho avuto paura, non mi vergogno certo a dirlo ma non è normale! Un ginnasta non ha paura, un ginnasta non può avere paura di un salto. 
  • La paura è un’emozione Emma e gli atleti vivono di emozioni! Quando ho ricominciato per me è stato tutto difficile, mi sembrava di essere tornato indietro, tante cose che mi uscivano in maniera eccellente mi risultavano difficili se non addirittura impossibili... ho lottato, mi sono concentrato e mi sono ripreso ciò che era mio. È stato difficile, snervante e ho creduto di non farcela molte volte ma non ho mollato e sai perché? Per due motivi: uno è perché volevo a tutti i costi tornare alla mia vecchia vita, l’altro, quello che mi ha motivato di più è perché sapevo che qualcuno credeva in me... tu! Tu hai creduto in me Emma, hai creduto che io potessi farcela e così è stato! Ora le parti si sono invertite e devi essere tu a fidarti di me Emma: tu puoi anc...
  • No Killian, no! Non dirlo, non dire niente di quello che stai per dire, potrei non rispondere di me. 
  • Devi ascoltarmi invece perché è importante. Tu puoi ancora farcela Emma, tu puoi tornare a vivere... devi solo volerlo. Non te lo direi se non fosse così credimi, non ti sottoporrei mai ad uno stress del genere se ci fosse anche solo la minima possibilità di un fallimento quindi... - ripresi a piangere senza neanche rendermene conto. Ero psicologicamente a pezzi.  - senti Emma, in questo momento tu sei come me quando mi hai incontrato per la prima volta, scettico nei confronti del futuro. Tu mi hai teso la mano e io l’ho afferrata riprendendo a vivere ricordi? ora io sto facendo lo stesso con te: ti sto ponendo la mia mano, devi solo afferrarla. - ma perché non voleva capire? 
  • No... ti sbagli... io e te non siamo così simili come pensi. Le nostre vite per un periodo lo sono state, eravamo entrambi due atleti professionisti e entrambi abbiamo avuto un momento  di difficoltà ma da lì le nostre strade hanno preso una direzione diversa: tu hai avuto nuovamente e la tua opportunità mentre a me... beh: a me è stata preclusa.
  • Non è vero questo! - disse con convinzione 
  • Si che lo è! Ti ho visto gareggiare Killian, sei salito in pedana e hai ottenuto una cazzo di quarta posizione, cosa che io non potrò mai più avere. a differenza tua io non  potrò mai più mettere piede su un tappeto di gara. 
  • Quella è solo l’altra  faccia  della medaglia Emma: la passione è passione, non centrano nulla le competizioni. Passione vuole dire anche semplicemente allenarsi per conto proprio.
  • Non posso fare neanche questo a quanto pare... lo hai visto tu stesso... - lo vidi alzare gli occhi al cielo esasperato: ma perché non si decideva a lasciarmi in pace? Ormai avevo deciso... non avrei cambiato idea.
  • Ancora con questa caduta? Emma sei fuori allenamento diamine! Non devi guardare questo! 
  • Ah no??? E cosa devo guardare allora è?!?!? 
  • L’emozione che hai mentre fai quello che ti piace! È questo quello che conta ed è questo che che ho voluto farti provare. - abbassai lo sguardo - rispondimi sinceramente, caduta a parte: come è stato salire nuovamente in pedana? Hai sentito le vecchie emozioni scorrere nelle vene?     Hai sentito il profumo di magnesia arieggiare nell’aria? Cosa hai provato nel sentirla? È questo quello che conta Emma, è per questo che non devi mollare. - sbuffai - Per mollare ci sarà sempre tempo ma se ti ha suscitato qualcosa di positivo  essere qui oggi allora devi tornare ad allenarti! Sbaglierai oggi, sbaglierai domani e se hai ragione tu forse sbaglierai per sempre ma cos’è un errore rispetto ad una grande emozione? Goditi le emozioni che ti da questo sport e dimentica il resto... inizia un nuovo capitolo, riparti da qui. 
  • ho mal di testa Killian, smettiamo di parlarne per favore ok? 
  • Rispondi prima alla mia ultima domanda, cosa hai provato salendo in pedana? Se mi dici che non hai provato nulla prometto di lasciarti in pace e di non riprendere più l’argomento.
  • MI SONO SENTITA UNO SCHIFO CONTENTO??? UNO SCHIFO! - mi resi conto solo dopo la fine della frase di come stavo urlando di conseguenza cercai di farmi un contegno. - Alto che belle emozioni... non ho sentito nulla di quello che hai detto tu... nulla, solo umiliazione e ora se non ti dispiace me ne torno a casa, sono stanca, voglio andare a casa. - e senza aspettare una sua risposta provai ad allontanarmi da lì. Mi corse dietro e quando mi raggiunse, praticamente subito, mi afferrò per un braccio facendomi voltare verso di lui.
  • Dove stai andando? - mi chiese
  • A casa te l’ho detto! 
  • Dove vuoi andare da sola: è buio pesto fuori e non ci sono mezzi pubblici di sera.  Non che se ci fossero ti lascerei andare da sola comunque... 
  • non vado da sola non preoccuparti, ho scritto a Abby di venirmi a prendere: credo che sia quasi arrivata. 
  • L’hai chiesto ad Abby??? Che c’è pensavi che ti avrei trattenuta qui contro il tuo volere? - rimase ferito da quel gesto - perché stai facendo questo è? Perché non capisci che lo sto facendo per te, per non farti avere rimpianti! 
  • Per questo esatto motivo  ho chiamato Abby! Per non continuare a sentire tutto questo! Apprezzo quelol che hai cercato di fare per me Killian, lo apprezzo davvero, ma adesso basta: sono stufa di parlane, mi fa male parlarne.... voglio andare avanti per la mia strada dimenticando questa parte della mia vita e non posso farlo se tu continui a farmi rivivere il passato. 
  • D’accordo non ne parleremo più, hai vinto ma manda un messaggio a Abby per dirle di non venire: ti riporto a casa io.
  • Ma ormai sarà quasi arrivata!
  • Non fa niente: sei venuta con me quindi tornerai a casa con me. Non ti lascio andare via da sola in queste condizioni... non sto tranquillo! ti prego Emma. - il volermi riportare a casa nonostante io avessi appena rovinato quello che era uno degli appuntamenti migliori di sempre gli faceva onore, io fossi stata al suo posso mi sarei presa a male parole da sola. 
  • E se non volessi? - dissi con un leggero sorriso tanto da fargli intuire che la mia era solo una battuta per smorzare la tensione. 
  • Beh vorrà dire che chiamerò il suo fidanzato per dirgli di farle invertire la marcia. - rispose con fare ovvio.
  • Conosci il suo fidanzato?
  • Chi pensi abbia convinto i fidanzati delle tue amiche a lasciarci da soli questa sera eh? - ammiccò - avanti sbrigati a mandargli un sms e sali in macchina. Se ti riporto a casa tardi tuo padre mi decapiterà. 

Salii in macchina come mi chiese mentre lui caricò in auto i porta pranzo, le candele e tutto il necessario usato per farmi la sorpresa. Mi proposi di aiutarlo ma lui mi vietò di scendere dicendo che erano solamente due cosuccie e che poteva benissimo sbrigarsela da solo. Non obiettai, la testa mi faceva seriamente male per farlo e aspettai quindi che terminasse. Non ci mise molto devo essere onesta, fece solamente due viaggi dopodiche mi raggiunse in auto e partimmo in direzione casa. Fu il viaggio più silenzioso di sempre: io ero con la testa poggiata al finestrino a contemplare il cielo notturno mentre lui era con lo sguardo fisso avanti a se concentrato solo ed esclusivamente sulla strada. Nessuno dei due ebbe l’idea di accendere lo stereo e questo rese il nostro silenzio ancora più assordante. Quando arrivammo davanti casa mia rimasi un attimo spaesata: non avevo la minima idea di come comportami: avrei dovuto dire qualcosa? Chiedergli scusa per il mio comportamento poco idoneo alla serata che aveva organizzato? O avrei dovuto salutarlo e uscire dall’auto senza troppi giri di parole? Fortunatamente non dovetti fare nulla che lui mi anticipò rendendomi le cose più semplici.

  • eccoci giunti a destinazione - esordi una volta aver parcheggiato e spento il motore. 
  • Eh già... con ben 45 minuti di anticipo: papà sarà contento e tu avrai di sicuro un punto in più sulla sua lista. - rise.
  • Ti va di vederci domani? Ci andiamo a fare una passeggiata al laghetto se ti va... ci prendiamo un gelato, non so...quello che vorrai fare andrà bene.
  • Oh cavolo il gelato??? Non abbiamo mangiato il gelato! - ma che cretina che ero stata: lo aveva preparato appositamente per me e io avevo mandato la cosa all’aria facendo il mio show. 
  • Non preoccuparti, sono sicuro che non era poi tutta questa specialità! 
  • Non sottovalutarti... - gli sorrisi - ad ogni modo non so per domani se me la sento di uscire? ho un gran mal di testa e vorrei riposare ma forse nei prossimi giorni potremmo vederci e tu potresti portarmi il tuo gelato fatto in casa. 
  • Penso sia un’idea magnifica! Ci sentiamo telefonicamente allora... - mi diede un bacio a fior di labbra - buonanotte. 
  • Buonanotte Killian! - feci per aprire la porterai quando improvvisamente lui schiacciò un bottone  che bloccò contemporaneamente tutte le sicure di uscita inpedendomi di scendere 
  • No aspetta un secondo! Non posso lasciarti andare via così se prima non ti chiedo scusa.
  • Killian non...
  • Sono stato un po’ troppo pesante me ne rendo conto e mi dispiace credimi. Ho agito in buona fede voglio solo che tu sappia questo, se avessi saputo di crearti ulteriore dispiacere avrei evitato di fare tutto ciò che ho fatto. 
  • Apprezzo il fatto che tu abbia voluto aiutarmi e non c’è alcun bisogno che tu mi dica di aver agito in buona fede: so che è così. Non devo scusarti di nulla, non deve essere facile avere a che fare con una capocciona come me. 
  • Non tornerò mai più sull’argomento te lo prometto da oggi inizieremo la tua nuova vita e lo faremo insieme, senza guardarci alle spalle.  
  • Mi sembra un ottimo programma.
  • ora vai però o i 44 minuti di anticipo diventeranno minuti di ritardo. Buonanotte tesoro mio. - questa volta il bacio che ci scambiammo fu di gran lunga più intenso e passionale. In quel linguaggio non verbale c’era tutta l’aria di un chiarimento definitivo. È proprio vero i gestì molte volte hanno più efficacia delle parole ma alle volte, dove questi non arrivano un aiuto verbale può fare la differenza. 
  • Buonanotte a te e prima che io vada voglio che tu sappia una cosa - gli diedi un ulteriore bacio di mia spontanea volontà - ti amo anche io. 

 

***

Pov Killian 

 

Nel momento esatto in cui sentii uscire quelle parole dalla sua bocca il mio cuore non si fermò, sobbalzò più che altro... Mmh... non riesco a spiegare di preciso la sensazione che provavi so solo che avrei tanto voluto che il tempo si fermasse. Ero stato chiaro con lei durante la nostra cena, non mi doveva nessuna risposta, avrebbe esternato il suo sentimento nei miei confronti solamente quando ne fosse stata sicura. Non mi interessava sul serio se sarebbe accaduto a distanza di anni, ero disposto ad aspettarla anche tutta la vita se fosse stato necessario, ma a quanto pare non doverti aspettare poi molto: contro ogni mia aspettativa mi aprì il suo cuore proprio nel momento in cui non me lo aspettavo. Pensavo di averla offesa, ferita... e forse un pochettino l’ho ferita seriamente ma questo non è bastato a fermarla: era convinta mentre pronunciava quelle parole, i suoi occhi erano sinceri e anche se per una sola frazione di secondo mi sentii meno in colpa. Mi salutò così, con quel “ti amo anche io” e senza aggiungere altro la vidi schiacciare il bottone di apertura delle sicure e uscire dalla mia auto. La seguii con lo sguardo fino a quando non si richiuse la porta di casa alle spalle, solo allora mi rimisi in marcia e tornai a casa. 

Neanche il tempo di entrare che mio padre capì dal mio sguardo, ma sopratutto dal mio sorriso ebete,  che era successo qualcosa di bello in quella serata ma non riusci a ricavare nessuna informazione lì per lì, gliene parlai il mattino seguente, quella sera volevo tenere quella piccola sorpresa inaspettata tutta per me. Mi misi a letto tutto felice a ripensare a quel magico momento della serata ma non volendo mi tornarono alla mente anche le immagini e le parole dette in quella palestra. Credevo che farla tornare in pista le avrebbe risvegliato quella voglia di ricominciare ma a quanto pare avevo sbagliato... non siamo tutti uguali e forse lei aveva ragione a dire che tra la mia storia e la sua c’era una notevole differenza. Ho avuto la fortuna di non dovermi mai ritirare per via di infortuni o malori pertanto non so assolutamente cosa si provi a ricevere una sentenza del genere. Posso immaginarlo ma immaginalo non è abbastanza. Provai a togliermi dalla mente quegli spiacevoli pensieri e pensando solamente ai lati positivi della serata riesco finalmente a prendere sonno. L’indomani come già accennato non ci vedemmo, mi disse che era parecchio stanca ma già dal giorno seguente tornammo a vederci regolarmente. La paura più grande che avevo nel rivederla era quella che lei potesse avercela con me ancora per la storia di averla voluta far provare a tutti i costi ma non appena ci ritrovammo faccia a faccia, dai suoi modi di porsi nei miei confronti, dolci gentili e innamorati, capii che non era così e mi tranquillizzai. Voleva voltare pagina? Beh l’avrei aiutata a farlo. Come prima cosa smettemmo di parlare di sport, della ginnastica in particolar modo perché lei volente o nolente mi chiedeva sempre della scherma. Mi seguiva negli allenamenti quando ero impegnato con essi e ci dedicavamo solo ed esclusivamente a noi nei momenti di libertà. La vedevo felice e spensierata come una ragazza di 16 anni avrebbe dovuto essere ma a distanza di un mese iniziai a notare in lei dei cambiamenti poco piacevoli. Mi aveva accennato all’idea di voler iniziare un nuovo percorso sportivo andando in palestra, voleva tenersi in movimento e riprendere a fare qualcosa, la vita sul divano non era certo per lei e io fui felicissimo della cosa agli inizi, significava che stava sul serio voltando pagina e gli diedi tutto il mio benestare. Tutto sembrava procedere bene, sembrava davvero entusiasta di essere tornata alla carica ma poi iniziò a parlare di questa cosa sempre di meno e come se non bastasse iniziai anche notare un leggero cambiamento nella nostra routine. Passammo dal vederci tutti i giorni, sette giorni su sette, a circa quattro volte la settimana per poi arrivare anche qualche volta a vederci solamente per aperitivo o addirittura solo il week end. Chiesi immediatamente spiegazioni, magari il padre le aveva detto di diminuire le uscite, oppure le avevo fatto qualcosa di cui ignoravo l’esistenza.... non ricordo nenache tutto ciò che mi venne in mente, so solo che ero preoccupato e di conseguenza glielo chiesi. Fortunatamente non era successo nulla tra di noi, giustificò il suo comportamento, scusandosi come prima cosa della sua assenza, dicendo che oltre alla palestra, che la rendeva molto stanca visto che non era più abituata, stava cercando di mettere pace nella sua vita sistemando anche il fattore scuola e questo le prendeva davvero molto tempo. Fino a pochi mesi prima studiava da privatista seguita da dei tutor messi a disposizione della federaIone ma adesso che era fuori dal giro della ginnastica le occorreva una scuola vera e propria e come giusto che sia stava valutando tutte le possibilità. Aveva adocchiato un’istituto che poteva interessarle, era una scuola privata, la migliore qui a New York ma a parte che per entrare vi erano liste d’attesa lunghe kilometri e kilometri aveva timore a confessare questo suo desiderio ai suoi genitori. Si erano trasferiti da poco, avevano comprato casa, mobili nuovi e il trasloco  era stato assai costoso... aveva paura di pesare troppo sulle loro spalle chiedendogli una cosa simile. Provai a spiegarle che i suoi genitori sarebbero stati  più che felici di iscriverla li, che per lei avrebbero fatto di tutto e che non l’avrebbero mai considerata un peso ma lei continuava ad essere della sua opinione e stava cercando modi su modi per provare ad avere una borsa di studio. Mi ritrovai così a passare la maggior parte delle nostre serate in casa sua, o a guardare un film perché era stanca e non voleva uscire o in camera sua, con la porta aperta, a cercare sul pc informazioni per la sua istruzione. A me non pesava affatto passare le nostre serate in casa ma dentro di me sentivo che qualcosa non andava. La vedevo leggermente dimagrita, stanca ogni giorno di più è quello che mi mise in allarme fu vederla iniziare a camminare male. Non persi tempo nel dirglielo ma lei si giustificò dicendo che in palestra stava facendo una serie di nuovi esercizi e che quindi non era abituata.

  • Stenditi sul divano e fammi vedere la gamba. - le chiesi una sera vedendo che a stento riusciva a tenersi in piedi. Le faceva male la gamba ma lei stava cercando modo e maniera di non farlo a vedere. 
  • Cosa?? Perché??? - chiese titubante
  • Perché non ti reggi dritta e dal tuo modo di camminare che pende maggiormente da un lato deduco che la gamba non sia al pieno delle sue forze.
  • Sto bene Killian non...
  • Non mi interessa! Fammi vedere la gamba! - lo dissi anche in presenza dei suoi genitori, i quali si allarmarono subito, pertanto non poté rifiutarsi. Come avevo immaginato c’era qualcosa che non andava: la sua gamba era totalmente contratta e al solo toccarla le faceva male. 
  • Chi accidenti ti sta allenando? - chiesi già con il sangue al cervello: nessuno poteva ridurre così la mia ragazza. - in che palestra stai andando? 
  • Sto bene Killian te l’ho già detto, sono solo un po’ indolenzita.
  • Non me la dai a bere signorina e sai perché? Perché sto per prendere una laurea in questo campo e so riconoscere una contrattura se la vedo. - le spiegai. - come ci sei arrivata a ridurti così è? Ma lo sa la persona che ti allena che hai subito un intervento qualche mese fa? Gliene hai parlato? 
  • Certo che lo sa
  • Beh allora cambia palestra perché neanche un macellaio si comporterebbe così. Ti sta sovraccaricando di lavoro e non va affatto bene la cosa. Non puoi ancora fare tutto, non...
  • Ah! Adesso non posso fare tutto??? Ma come? Non eri tu che aveva il pallino fisso che sarei dovuta tornare a fare ginnastica e che non avrei avuto problemi nel farlo???? Adesso te ne esci con “non puoi fare tutto...” mi prendi in giro???? - ok era decisamente nervosetta.
  • Non hai limiti e te lo ribadisco anche adesso ma un conto è partire da una base e arrivare piano piano  in cima alla piramide e un altro è partire direttamente dalla cima. Hai avuto un intervento Emma e anche se sei ufficialmente guarita hai bisogno di un po’ di tempo in più prima di aumentare i ritmi. Tutto qua. 
  • beh io sto benissimo invece... è solo acido lattico. - potevo vederlo dai suoi occhi, un’altra parola ancora da parte mia e sarebbe esplosa. 
  • D’accordo come vuoi tu ma ora fatti fare qualcosa a questa gamba. Acido lattico o no è comodo avere un fisioterapista in casa.  - decisi di non aggiungere altro nella speranza che a mente lucida l’indomani avrebbe capito che forse avevo ragione e si sarebbe comportata di conseguenza ma con il passare dei giorni le cose non cambiarono anzi... a detta dei suoi genitori era sempre più stanca, dolorante e nervosa. Mi chiesero di parlarle ancora con lei visto che a loro non voleva dare retta così, determinato ad andare fino in fondo a quella faccenda, decisi di andare a sorpresa da lei, a casa sua, subito dopo i miei allenanti e farle un discorsetto serio. Volevo sapere il nome del tizio che la stava distruggendo. Terminai il mio allenamento leggermente in ritardo rispetto agli altri giorni, lo spogliatoio era pieno e se avessi dovuto aspettare il mio turno per la doccia sarei arrivato come minimo alle undici passate da lei. Corsi quindi in segreteria a chiedere aiuto al mio amico, il figlio del titolare e chiesi lui la gentilezza di poter, in via del tutto eccezionale, usufruire dello spogliatoio degli istruttori che sapevo essere vuoto. Lo lesse nei miei occhi che era questione di vita o di morte pertanto mi diede le chiavi e mi chiese la gentilezza di non riferire nulla ai miei compagni di squadra. Mi aveva appenda salvato la vita, gli dovevo un favore, con quel gesto mi stava dando una grande mano. Afferrai le chiavi e a gran velocità mi recai verso gli spogliatoi riservati agli allenatori che erano rispetto ai nostri situati nell’altra ala del grande cento sportivo, proprio accanto alla sala dedicata alla ginnastica dove io e Emma il mese precedente avevamo avuto quella piccola divergenza di opinioni. Inserii la chiave nella serratura per poter accedere allo spogliatoio quando improvvisamente sentii un rumore assordante provenire alle mie spalle. Mi voltai ma non vidi nulla... dopo qualche secondo un secondo rumore, poi un altro ancora. Strano... davvero strano, quella  palestra era sempre vuota a quell’ora eppure i rumori sembravano proprio provenire da lì. Mi avvicinai per vedere meglio e notai che anche la luce fosse accesa: bene, qualcuno si stava allenando. Non ero mai stato un fan della ginnastica e soprattutto non sono mai stato un tipo che andava in giro per il centro a spiare gli allenamenti altrui eppure quella sera qualcosa mi attirò magicamente verso quella sala. Arrivai fino alla porta poi mi resi conto che non sarebbe stato carino irrompere così su due piedi e disturbare un allenamento così feci il giro più lungo e andai a dare una sbirciatina dalla piccola finestrella... beh... a momenti non mi prese un colpo a quello che vidi. Corsi subito in reception dal mio amico. 
  • Già fatto Jones???? - mi disse vedendomi gia lì ma notando che avevo ancora indosso la mia tuta - non te l’ha mai detto nessuno che dopo una doccia si ci cambia anche d’abito? 
  • La ragazza che si sta allenando di la!!!!! - cambiai argomento senza neanche degnarlo di una risposta - perché è lì!!!  
  • Cosa???? Che...
  • Hai capito! Che ci fa quella ragazza li! 
  • Ma di chi parli, della biondina? 
  • Si la biondina! - tagliai a corto - Perché è lì! 
  • Perché si sta allenando forse? 
  • Allenando????? 
  • Si... siamo una palestra Killian ricordi? In una palestra ci si allena se non ricordo male! - continuò a prendermi in giro - cosa c’è di strano? 
  • Da quando si allena qui! 
  • Killian mah... cosa sono tutte queste domande? - non capiva giustamente.
  • Rispondimi cavolo! - alzai leggermente il tono di voce 
  • Ok ok calmati.... da un mesetto più o meno, viene tutti i giorni ma perché me lo... ahhhhh.... voi che ti dia il suo numero vero???? È una gran bella ragazza vero???? Con quei body poi.... un gran bel vedere te lo garantisco. Ma  non sei fidanzato tu ora che ci penso???? Ai ai ai Jones.... Non dovresti guardare le alt....
  • È la mia ragazza quella di cui stai parlando cretino quindi vedi bene di smetterla di guardarla in body... anzi... smetti di guardarla in generale o potrei non rispondere delle mie azioni e tu potresti aver seriamente bisogno di un buon dottore. - e senza aggiungere altro tornai  a spiare la mia lei che con mia grande sorpresa era intenta ad allenarsi alla trave. Improvvisamente mi torno alla mente tutto il mese appena trascorso: il suo essere misteriosa, i suoi allenamenti in una palestra di cui non ho mai saputo il nome, i dolori fisici.... tutto adesso aveva una spiegazione. Mi aveva mentito... mi aveva mentito per un intero mese e io, nonostante fosse a cinque metri da me ad ogni allenamento non me ne ero mai accorto. Avrei dovuto essere arrabbiato per questa cosa,  avrebbe dovuto dirmelo, credevo che tra di noi non ci fossero segreti, eppure non riuscii a far altro che continuare guardarla incantato e sorridere. Era nel suo posto magico, era nel suo abitat naturale e vederla finalmente li, di sua spontanea volontà, mi rese felice, forse dopotutto le mie parole, nonostante lo scetticismo e le lacrime iniziali,  avevano avuto un impatto positivo su di lei. Rimasi li, in silenzio ma sopratutto nascosto, ad osservarla provare, provare  e riprovare. Non si dava per vinta e continuava ancora e ancora, senza nessuna pausa e fino a quando un esercizio non le usciva alla perfezione non cambiava sequenza. Vederla lottare per riprendere in mano la sua vita mi rendeva orgoglioso di lei ma al tempo stesso ero preoccupato. Per essere solo un mese che era tornata ad allenarsi stava l facendo troppo. Rischiava di farsi seriamente male se non si dava una regolata e fu lì che ebbi l’idee perfetta. Aveva bisogno di qualcuno che la seguisse in questa impresa e notando che non ci fosse nessun istruttore con lei presi la palla al balzo per chiamare quella che credevo essere a tutti gli effetti la persona giusta. Presi il cellulare e senza esitazione composi il numero di cui avevo bisogno. Uno squillo... due... tre.... 
  • pronto?!?!  - ed ecco che rispose, stavo quasi per perdere le speranze. 
  • Emh... si... - presi un respiro profondo - parlo con... con.... parlo con  la signora Mills? 
  • Si sono io, con chi ho il piacere di parlare?
  • Emh... sono io... mamma! Killian... tuo figlio. 

 

 

Note dell’autore: non ve lo aspettavate vero? Regina Mills, la temibile Regina Mills, ex allenatrice di Emma altri non è che la mamma di Killian. Come è piccolo il mondo vero?? Piccolissimo a quanto pare e credetemi... non avete ancora visto niente. 😏 a domaniiiiiiii

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




Amore olimpico 
Capitolo 7

 

POV Killian 

Non potevo credere di averlo fatto... dopo tutto quello che era successo negli ultimi anni tra di noi chiamare mia madre era l’ultima cosa che credevo avrei mai fatto nella vita  eppure è esattamente quello che feci. in quel momento mi sembrò la cosa più giusta da fare,  era la migliore nel suo campo dopotutto ed era quindi l’unica che poteva aiutare seriamente la mia Emma. Lo feci solo per la mia donna credetemi e questo la dice lunga su quanto io la ami.

  • ma guarda guarda chi si fa vivo dopo.... dopo quanti anni Killian??? 
  • Mamma non è il momento... - risposi cercando di essere il più pacato ed educato possibile, non l’avevo di certo chiamata per litigare - ti chiamo perché ho bisogno di un enorme favore. 
  • Tze... prevedibile. Ti servono soldi suppongo! - provò ad indovinare. avrei voluto riattaccarle il telefono in faccia sul momento ma non lo feci, cercai più che altro di tenere fermo a mente quale fosse lo scopo di quella chiamata. 
  • No! Non ho bisogno di nessun aiuto finanziario e anche se ne avessi bisogno non verrei di certo a chiederlo a te! 
  • Allora servono a tuo padre: ho indovinato vero??? 
  • Non mettere in mezzo papà! Ti chiamo perché serve a me un favore, non a lui! E adesso smettila di buttarti ad indovinare e rispondimi sinceramente: sei disposta a darmi una mano o devo cercarla aiuto altrove? - non ero in vena di giochetti.
  • Dipende... che ti serve! -  ma che diavolo significava dipende? “Killian respira, pensa a Emma....” pensai. 
  • Premetto che non è per me! È per una mia amica... è una ginnasta che purtroppo sta passando un periodo buio. Mi domandavo se potessi incontrarla uno di questi giorni e provare a darle una dritta su come uscire fuori da questo tunnel. Tutto qua. 
  • Una ragazza.... tze, dovevo immaginarlo che se non erano soldi c’era di mezzo il genere femminile. Che c’è Killian ancora non ti sei stufato, dopo quello che ti è successo, di correre alla ricerca dell’amore eterno? 
  • Della mia vita a te non deve più interessare nulla, sei stata molto chiara quel giorno se non ricordo male - le ricordai ciò che mi disse dopo aver saputo che tra me e Milah era finita - ti ho chiamato per aiutare una mia amica non per farmi giudicare. Allora: puoi darle una mano o no? 
  • Beh... se il suo periodo brutto consiste nell’aver saputo che sono tua madre e vuole di conseguenza un provino  personale per accedere nelle categorie superiori la mia risposta è categoricamente no! Non faccio favoritismi per nessuno e tu lo sai molto bene.
  • Non vuole nessun provino con te, non sa neanche che ti sto chiamando in realtà e sopratutto... non sa che sei mia madre. A dirla tutta non so neanche se ti conosce... - Emma non mi aveva mai nominato la mitica Regina Mills durante le nostre chiacchierate ma escludo categoricamente che non sapesse chi fosse in realtà, mia madre è l’idolo di ogni ginnasta.  
  • Mmmh.... quanti anni ha? che livello di preparazione ha? È brava? Non perdo tempo con ragazzine con sogni campati per aria. 
  • E’ la migliore! - dissi con convinzione. Avevo visto i suoi video, sapevo che era brava e poi... beh non ero proprio ignorante in materia avendo una ginnasta di alti livelli in casa. 
  • Sento aria di cuore innamorato... - mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo.
  • Sembri un disco rotto. È la verità! È la migliore te lo garantisco e ha solo 16 anni. Devi credermi... sfido chiunque ad essere come lei, dovresti seriamente venire a vederla. 
  •  Ne ho viste di ragazzine di quell’età tra competizioni e selezioni varie e sinceramente parlando non mi sembrano un granché. Si sentono brave, belle e uniche ma in realtà non sono nessuno. L’unica brava,  la migliore nel vero senso della parola, un piccolo ma grandissimo talento l’ho già conosciuto e l’ho anche allenata fino a pochi mesi fa. - cosa? insegnava ancora? Non ne avevo la più pallida idea, credevo che avesse lasciato. 
  • Forse la tua protetta sarà anche più brava di colei di cui ti sto parlando ma non mi interessa: la ragazza in questione  ha bisogno di te! Psicologicamente parlando in primis ma non nego che mi piacerebbe anche che l’allenassi. Merita il meglio e per quanto io odi ammetterlo la meglio in questo campo sei tu. - presi una pausa - Senti mamma non ti ho mai cercato in tutti questi anni, se oggi ti sto chiamando è perché è importante... non lo avrei fatto altrimenti. - dall’altro capo del telefono ci fu un silenzio assordante per circa trenta o quaranta secondi.
  • D’accordo... mi hai messo una leggera curiosità. Verrò a vedere questo “talento”.  
  • Sul serio????
  • Certo, io a differenza di qualcuno, mantengo sempre la parola data; ma non montarti la testa Killian: lo faccio solo perché credo che tu non sia poi così ignorante in materia. Lo sto facendo per questa ragazza, non per te, tra noi non cambierà nulla. 
  • non voglio che cambi! - risposi di rimando. - mi interessa solo che aiuti lei. Ne ha davvero bisogno. 
  • Le parlerò e proverò a spronarla, se merita naturalmente: non servirebbe a nulla spronare un non talento, si illuderebbe e basta e sarebbe solamente peggio. 
  • Ne sono consapevole.
  • Posso almeno sapere a cosa è dovuto questo suo periodo nero? 
  • Circostante... - mi limitai a dire. Evitai di proposito di dirle dell’incidente o conoscendola non avrebbe neanche preso in considerazione l’idea di vederla. Conoscevo i suoi modi di pensare, non avrebbe speso mezza parola per una povera ragazza a cui la ginnastica aveva ingiustamente chiuso tutte le sue porte. 
  • Circostanza eh???? Bah... staremo a vedere. Verrò domani, mandami l’indirizzo, ma che sia ben chiara una cosa Killian: non l’allenerò, è giusto che tu lo sappia questo. Può essere anche brava come dici ma io ho le mie esigenze, le mie convinzioni, i miei allievi... ad eccezione di una sola persona, che mi è stata imposta - specificò - Io alleno solo i vincenti. 

Riagganciai il telefono  con la promessa di vederci il giorno seguente davanti la palestra dove sia io che Emma ci allenavamo. Non avevo gli allenamenti quel pomeriggio ma Emma si, il mio amico mi aveva informato, pertanto avrei avuto modo di assistere personalmente a tutta la scena. Non so cosa desideravo di più vedere, se la reazione di mia madre davanti alla bravura di Emma o se la reazione della mia lei davanti l’idolo di tutte le ginnaste esistenti sulla faccia della terra... tutte e due le cose probabilmente ma la realtà dei fatti, del tutto inaspettata,    è che fui io l’unico ad avere reazioni di sorpresa. Non appena varcammo la soglia della palestra, senza tanti convenevoli aggiungo, mia madre iniziò a guardarsi attorno quasi schifata, il posto a quanto pare non era di suo gradimento. 

  • Di tante buone palestre che ci sono in tutta America la tua amica ha deciso di venirsi ad allenare proprio in questo letamaio??? Non è un buon biglietto da visita per una che vuole fare ginnastica. 
  • Non cominciare per favore! Solo perché non è super lussuosa come quelle dove sei abituata a lavorare non significa che non valga nulla. Non è l’aspetto esteriore che conta. 
  • Si ok, come vuoi.... Da chi è seguita? Conosci il suo allenatore? 
  • Beh... momentaneamente non ha allenatore, non è seguita da  nessuno! 
  • Come scusa?!?! - chiese tra il sorpreso e lo scocciato - cioè spiegami: questa ragazza, il talento di cui tanto parli, si ricrede talmente brava da non aver bisogno di qualcuno che la segua???? Scherzi vero????
  • È più semplice di quello che pensi. Si ecco vedi... è un po’ complicata la sua situazione.
  • No aspetta! Non mi dire... l’hanno espulsa dalle competizioni per comportamenti scorretti? Ha assunto sostanze stupefacenti prima di una gara? Ha....
  • Mamma!!!! Smettila ok? Non metterti a giudicarla  senza prima averla incontrata: non ha mai comportamenti scorretti con nessuno ne tantomeno è una drogata: è una ragazza normalissima che ha purtroppo dovuto interrompere la sua corsa per cause di forza maggiore. Cause molto serie mamma! 
  • D’accordo d’accordo... non ti scaldare, sembri tuo padre quando fai così! Avanti portami a vedere questo fenomeno della natura! - alzai gli occhi al cielo ma non replicai, non era tempo di metterci a discutere e senza aggiungere altro, facendole strada, la condussi nel corridoio che portava alla grande sala dove sapevo vi fosse Emma ma prima che provasse ad entrare le chiesi la gentilezza di spiarla per un momento dalla finestrella.
  • Ti ricordo che non sa che sei qui... - spiegai vedendola non capire quella mia richiesta - non vorrei che vedendoti le prendesse un colpo mentre sta facendo qualche esercizio.  - scosse la testa rassegnata ma nonostante non fosse pienamente d’accordo, spiare non rientrava nei suoi modi ragali, mi seguì borbottando al contempo qualcosa di indecifrabile. - eccola lì, guarda con i tuoi stessi occhi. - mi feci da parte per far sì che la vedesse meglio ma dopo neanche mezzo secondo eccola girarsi verso di me con aria indecifrabile.
  • Lo so... è fuori allenamento, ha avuto un brutto incidente alle parallele e si sta rimettendo in pista solamente adesso. Ho i video delle sue performance precedenti se vuoi vederli ma posso assicurarti che.... - non mi fece neanche finire di parlare che eccola avviarsi a passo sostenuto verso la porta della sala. Che accidenti aveva in mente? La seguii per paura che potesse fare  qualcosa di insensato, come ad esempio insultarla, ma mi ritrovai, contro ogni mia aspettativa,  ad assistere all’ultima cosa che avrei mai immaginato.
  • Swan le braccia non sono un optional, non sono attaccate al corpo tanto per.... usale! - esclamò categorica - In questo modo alleggerirai il lavoro delle gambe e l’esercizio risulterà poi semplice ma sopratutto più pulito.... - swan? Avevo  sentito bene? L’aveva chiamata Swan? - vidi Emma girarsi verso la nostra direzione non appena si senti chiamare e la vidi rimanere letteralmente a bocca aperta per lo stupore! Scese dalla trave dove fino ad un attimo prima stava lavoricchiando  e mentre si dirigeva verso di noi, passava il suo sguardo da me a mia madre sempre più incredula. 
  • Re... Regina?!? Killian?!?! co... cosa ci fate voi due qui??? - di bene in meglio: la mia fidanzata aveva appeno chiamato mia madre per nome come se la conoscesse da una vita... mmh... interessante, davvero molto interessante. Non risposi alla domanda, aspettai che fosse mamma a farlo. 
  • Mi ha chiamato questo disgraziato! - mi indicó - mi ha supplicato di venire perché a detta sua  dovevo assolutamente conoscere una promessa nascente della ginnastica. Peccato che ci conosciamo già io e te - le sorride calorosamente.
  • Come accidenti fate a conoscerci voi due è????  - mi intromisi - perché non ne sapevo nulla?!? Emma - mi rivolsi alla mia fidanzata - non hai mai accennato al suo nome! Perché? 
  • Troppi ricordi ecco perché! Volevo dimenticare tutta quella parte della mia vita lo sai e poi non è vero che non ne ho mai parlato. Ti ho parlato centinaia di volte della mia ex allenatrice. 
  • Allenatrice??!? Lei... - mi voltai verso mia  madre -  tu.... tu hai allenato Emma???? - annuì e io ancora più schioccato tornai a fissare la mia donna - è lei la pazza psicopatica che ti ha tenuta lontano da tutte le cose piacevoli della vita?
  • Detta così sembra una cosa orrenda ma si, è lei. - sorrise - Tu  invece.... come conosci Regina??? La federazione della scherma non è di certo vicino alla nostra e le competizioni, olimpiadi escluse, sono in padiglioni e giorni differenti. 
  • O semplice: la tua allenatrice altri non è che mia madre!  
     POV EMMA 
  • Come scusaaaa?!?!? - chiesi completamente scioccata da tale rivelazione, Regina Mills, la mia ex allenatrice, colei che ho sempre considerato la figura sostitutiva di mia madre,  era la madre di Killian? Del mio Killian???? Stentavo a credere che potesse essere vero. Conoscevo Regina come le mie tasche eppure questo piccolo particolare mi era sfuggito: non mi aveva mai accennato al fatto che avesse un figlio. Sapevo che  era divorziata, che tra lei e il suo ex marito continua ad esserci astio nonostante gli anni ma nulla di più. 
  • Hai capito bene... questa donna è mia madre, quella di cui “tanto” ti ho parlato. - rispose sarcasticamente Killian ricordandomi che solo in un paio di occasioni avevamo parlato della sua famiglia e a pensarci bene in nessuno dei due casi il riferimento a sua madre  era stato positivo. Provai a fare finta di nulla e a cambiare argomento, non volevo di certo riaccendere vecchie questioni o faide familiari, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa Regina prese la parola anticipandomi. 
  • Da quanto hai ripreso ad allenarti? - ahi! Domanda assai scomoda! Non avevo detto a nessuno di aver ripreso, Killian compreso, confessare di conseguenza  avrebbe di sicuro portato a  delle tensione tra di noi ed era l’ultima cosa che volevo. Pensai di mentire, di dire una piccola bugia a fin di bene ma poi ragionando capii che mentire ancora sarebbe stato solamente peggio. 
  • Da poco... - dissi in maniera generica per poi guardare Killian e chiedergli  scusa con lo sguardo. Non volevo sul serio mentirgli o tenerglielo nascosto è solo che prima di dirglielo volevo essere sicura di riuscire ancora a fare qualcosina. 
  • Si allena all’incirca da un mesetto, giorno in più, giorno meno... - rispose Killian per me. Come... come accidenti lo sapeva? Perché non mi aveva mai accennato a nulla? Lo guardai incredula, confusa, sorpresa e lui come a capirmi mi diede una spiegazione. - ieri ti ho vista allenarti e così ho chiesto al mio amico da quando andava avanti questa storia. - rispose senza dire altro e questo mi mando il cuore in subbuglio: che fosse arrabbiato? 
  • Mi... mi dispiace io non... beh di ecco.. te ne avrei parlato solo che... si insomma io....
  • Non ci interessa perché e per come! L’importante è che tu sia tornata in carreggiata - si intromise Regina, con i suoi soliti atteggiamenti. - adesso ci facciamo una lunga seduta di stretching, ne hai bisogno, dopodiché ci andiamo a prendere un bel frullato proteico, sperando che in questa bettola li facciano, e parleremo un po’. Abbiamo molto di cui parlare io e te: in primis di cosa ti passa per la testa ma sopratutto  del nuovo programma di allenamento che seguiremo. - nuovo programma di allenamento? Ma chi gli aveva detto che avrei ripreso ad allenarmi come ai vecchi tempi? - preferirei tornassi in federazione già da domani, è più vicino a casa tua e più semplice per me seguirti... 
  • Cosa??? Aspetta un secondo! No, non ho detto che....
  • Ah... quasi dimenticavo - mi ignorò spudoratamente - dopo lo stretching chiameremo mark, vediamo se riesce a trovare un buco per inserirti domani tra un appuntamento e l’altro. Hai bisogno seriamente di una seduta di fisioterapia. - a quelle parole vidi Killian alzare lo sguardo verso Regina per nulla felice di quella sua improvvisa iniziativa. 
  • Emh... Regina non... non serve... - provai a dire cercando di riportare in Killian un po’ di tranquillità, potevo benissimo vederlo tamburellare con il piede a terra con fare nervoso.
  • Non serve? Non serve dici? Ti ho vista  in quel poco che hai fatto prima e credo fermamente che le tue gambe debbano seguire un programma di riabilitazione se non vuoi peggiorare e farti nuovamente male. Non metti la stessa forza in entrambe le gambe quando fai gli esercizi, porti tutto il peso del corpo sulla gamba non compromessa e questo a lungo andare potrebbe causarti dei danni, soprattutto quando con il tempo andrai a lavorare  sui salti. Hai bisogno necessariamente di un fisioterapista così come hai bisogno di un allenatore. Non puoi continuare ad allenarti da sola. - avevo dimenticato quanto fosse difficile aver a che fare con Regina Mills. Stava già prendendo in mano la mia vita senza che io potessi avere voce in capitolo. 
  • Sull’allenatore possiamo anche discuterne se proprio ci tieni ma per il resto.... mi dispiace ma non andrò da mark! 
  • Perché?!?! È bravo nel suo lavoro lo sai bene. Ti ha rimesso in piedi più di una volta. 
  • Perché ha già un altro fisioterapista che la segue. - esclamò Killian prima ancora che potessi aprire bocca. - mi spiego.... sono  io il suo fisioterapista! 
  • Cosa??!?! tu??? Tu un fisioterapista? - lo guardò divertita come se la stesse prendendo in giro. 
  • Si io! Cosa c’è di strano? Mi sto laureando in fisioterapia! - esclamò orgoglioso di se stesso - non  ho ancora una laurea ufficiale ma sappi che ho sia il permesso che le competenze per poter esercitare. 
  • Sorprendente, non credevo che avresti mai ripreso gli studi, ma francamente parlano non mi sembra che tu stia facendo un buon lavoro con lei visto il suo stato attuale. 
  • vedo un po’ difficile lavorare bene e rimetterla in sesto quando sei ignaro di ciò che la tua paziente fa fuori dalla terapia. Fino a ieri sera non sapevo che avesse ripreso - mi guardò velocemente come a dire “facciamo i conti dopo” - mi ha detto  semplicemente che si stava tenendo occupata con  la sala pesi e così l’ho lasciata fare visto che il lavoro di solito non è propriamente così invasivo ma poi l’ho vista fare dei passi indietro così le ho suggerito di seguire un programma di fisioterapia e di lasciare momentaneamente l’allenamento. Mi ha dato retta? Certo che no, non solo ha continuato ma mi ha anche omesso di stare facendo uno sport decisamente più complesso. Non sono uno sprovveduto mamma, l’ho rimessa in piedi io dopo l’incidente, sono stato io il fisioterapista stronzo che contro la sua volontà l’ha fatta migliorare, se mi avesse detto di essere tornata in pista avrei di sicuro studiato la cosa in modo più appropriato. - rimasero a guardarsi negli occhi per una manciata di secondi, chissà cosa si stavano dicendo con quel linguaggio non verbale, dopodichè Regina torno a dettare regole. 
  • Se vuoi farti seguire da lui non ho nulla in contrario ma voglio essere informata su tutto. Se ti dice che devi stare ferma, tu stai ferma. Non ho assolutamente intenzione di giocare o perdere tempo. E ora andiamo a lavorare, Killian puoi andare, ci penso io a lei. 
  • Mi stai forse cacciando??? 
  • Non mi piace avere pubblico mentre Sto lavorando lo sai. 
  • Lavorando è??? Ma come... non avevi detto che eri qui solo per parlare? Non mi hai messo in guardia dicendo che non avresti allenato nessuno? - sogghignava mentre le parlava. 
  • Non ho detto che non avrei allenato.... cioè l’ho detto ma ho aggiunto anche altro. “Io alleno solo i vincenti” questo ho detto! Beh... lei è una vincente! Ora sparisci!  Dobbiamo lavorare. 

Mi lanciò uno sguardo furtivo come a dire ci vediamo dopo e  mi lasciò alle cure di Regina come ai vecchi tempi. Nonostante fosse solamente uno stretching uscii da quella sala completamente massacrata. Mi erano mancati i suoi modi poco gentili devo ammetterlo ma questo non significava che avrei ripreso da dove avevo interrotto: questo poteva scordarselo. Andai nel camerino a cambiarmi, dire che ero sudata era un eufemismo, ma prima  di uscire per raggiungere Regina  notai sul mio cellulare un messaggio di Killian 

 

“ sono in zona a farmi un giro, chiamami quando hai finito che ti passo a prendere! Non si accettano no come risposta: dobbiamo parlare io e te! Non mi piace il fatto che tu mi abbia mentito Ps. Mia madre non sa niente di noi e prima che mi chiedi il perché ti anticipo.... diciamo solo  che non ho voluto che mi rovinasse la cosa a cui tengo di più in questo momento.” 

 

Quel messaggio, a parte la parte finale non diceva nulla di buono: voleva parlare e questo significava solo una cosa... era arrabbiato con me. Come biasimarlo, dopotutto gli avevo mentito per oltre un mese. Fossi stata al suo posto mi sarei seriamente arrabbiata, sarei una stupida adesso ad offendermi perché lo è lui. Sperai solo che la cosa potesse trovare un chiarimento quando prima. Odiavo essere ai ferri corti con lui. 

Cercai di non pensarci e raggiunsi Regina  in corridoio,  ci dirigemmo verso il bar della palestra, ordinammo dei frullati proteici come detto in precedenza e iniziammo a parlare. 

  • è bello rivederti Emma, sei mancata a tutti in questo periodo, non hanno fatto altro che chiedermi di te. - accennai un sorriso di circostanza, anche loro mi erano mancati - non vedo l’ora sia domani. faranno i salti di gioia quando ti vedranno! 
  • No Regina aspetta un secondo, forse non ci siamo capiti. Io non tornerò in federazione, non l’ho mai detto e non ho intenzione di dirlo adesso. 
  • Emma mah... 
  • No! Sarebbe troppo per me rimettere piede in quella sala... non farei altro che ricordare il tempo andato e credimi... è l’ultima  cosa di cui ho bisogno in questo momento. Ho appena iniziato a voltare pagina, non voglio cadere nuovamente nel baratro. 
  • E qui non ci pensi al tempo andato Emma? Non fai comunque cose che ti ricordano il passato? Non essere ridicola, non mentire a te stessa. Tu muori dalla voglia di tornare. 
  • Non mento a me stessa! Anche qui ci penso è ovvio ma è diverso. Qui non ho ricordi mentre in federazione.... beh.... e poi c’è chi sai tu li, non mi allenerò di certo accanto alla futura stella della ginnastica. 
  • Sei ancora arrabbiata per quella storia non è vero? 
  • Non ne voglio parlare mi dispiace. 
  • D’accordo faremo a modo tuo allora! Verro ad allenarti qui! Dovrò parlare con il proprietario prima  ma credo riusciremo a trovare un accordo facilmente.
  • Anche di questo Regina vorrei parlarti. beh ecco... a me non serve un allenatore. Non devo raggiungere obiettivi, non devi prepararmi per  competizioni o altro...  ho ripreso perché mi mancava terribilmente salire su una trave, fare una diagonale a corpo libero... non che poi riesca a farle, ho perso tutto il mio allenamento in realtà, ma almeno tenendomi occupata non muoio dentro. 
  • Nessuno dice che devi competere, so cosa ha detto il medico e non ti metterei mai in condizione di infortunarti di nuovo, dico solo che visto che hai deciso di tornare ad allenarti un minimo, tanto vale che ti fai seguire da qualcuno no? Non mi sembravano esercizi da “Emma” quelli che stavi facendo. - stavo per replicare ma non me ne diede modo - lo so, hai perso l’allenamento ma appunto per questo lasciati guidare ok? Per favore.
  • Regina lo apprezzo, davvero, ma vedi... a parte il non sentirmi ancora pronta ci sono molte alte cose per cui devo dirti di no. Non so se lo sai ma la mia famiglia si è trasferita da poco qui a New York... il trasloco è costato parecchio, hanno comprato casa... hanno chiesto il trasferimento a lavoro... non voglio gravare economicamente su di loro per tornare ad allenarmi, da non professionista e senza sponsor mi costerebbe molto lo sai. Ho vergogna a dirgli che vorrei iscrivermi ad una scuola privata a settembre pensa se riuscirei a chiedergli anche questo. 
  • Se è questo il tuo problema non devi assolutamente preoccuparti, che sia qui o in federazione ti allenerò a titolo gratuito. 
  • Cosa???? No Regina non...
  • Mi fa piacere! 
  • Non posso accettare, è troppo, in più io non sono convinta e tu... beh tu hai da allenare... si beh.. hai capito di chi parlo. 
  • Tempo per te ne avrò sempre, devi solo convincerti che per te sia la cosa migliore. Io lo so già, devi solo capirlo anche tu.
  • Non lo so.... non lo so sul serio... sono molto titubante su tutta questa storia. 
  • Io credo che tu debba farlo e non lo penso solo io quindi dovresti tentare. se non vuoi farlo per te perché non sei condita prova almeno a farlo per Killian no? Ci tieni a lui immagino. 
  • Si certo che ci tengo mah cosa centra...
  • Beh credo che per chiamarmi sia andato contro ogni suo principio etico  e morale e se lo ha fatto.... significa che crede sul serio  in te e crede fermamente che tu abbia bisogno di questo. Non ci parliamo da un po ormai, ma conosco bene mio figlio e se ha agito in questo modo è solo perché lo crede importante. - non avevo visto la cosa sotto questo punto di vista e a pensarci bene forse non aveva poi tutti i torti. Killian non aveva  mai parlato di sua madre se non in casi estremi e in quelle poche volte la stima per quella persona era stata a dir poco inesistente. Aveva dunque ragione lei, l’aveva chiamata solo ed esclusivamente per me, non l’avrebbe mai fatto altrimenti, aveva chiamato sua madre per aiutarmi a superare i miei problemi. Non avrebbe dovuto farlo, forse gliene avrei anche parlato una volta finito con Regina, ma era comunque un bel gesto il suo e come tale andava apprezzato. 
  • Ci penserò ok? Ma ora ti prego, per favore, smettiamo di parlare di questa cosa. 
  • Va bene, hai vinto.... - ci fu un momento di silenzio e ne arofottai per sorseggiare in tutta tranquillità il mio frullato sperando di non dover più  tornare  sull’argomento. - allora dimmi... stai con mio figlio vero? - oddio ci mancava solamente questo.
  • Cosa??? No, io non... noi non... no non stiamo insieme - mi colse impreparata, non mi aspettavo minimamente che arrivassimo a parlare di Killian ma provai comunque a sostenere la versione del mio fidanzato provando a fare finta di nulla. 
  • Mi fai così scema? Cioè, rettifico... mi fate così scema? Ok che con Killian non mi parlo da qualche anno ma l’ho cresciuto io, so perfettamente come si comporta quando è innamorato... e tu... beh guardati: hai gli occhi a cuoricino ogni volta che lo si nomina.  Non siete affatto  amici come volete farmi credere no no,  ma nella remota possibilità in cui lo foste sul serio... beh... vi consiglio di farvi un esamino interiore: anche i muri sentono l’amore nell’aria. - avrei voluto continuare a ribattere per farle capire di star sbagliando ma involontariamente mi ritrovai ad abbassare la testa come ad essere stata appena beccata e di conseguenza mi feci sgamare - lo sapevo... l’ho capito da quando mi ha chiamato per aiutarti sai? La sua voce lo ha ingannato già alla parola amica. - sorrisi nell’immaginare la scena. - mi chiedo solo una cosa: non è un po’ troppo grande per te? - se dovevamo iniziare a parlare di questo forse era meglio continuare con la storia della ginnastica.
  • Abbiamo solamente quattro anni e mezzo di differenza, non è un lasso di tempo particolarmente significativo. -  dissi sinceramente sperando che rispondere avrebbe portato a mettere fine anche a quella conversazione.
  • Mmh... non so, tu sei una ragazzina ancora.
  • Lui non è di certo con un piede dentro la fossa: è un ragazzo esattamente come me.
  • Più un uomo direi. - sottolineò - ti tratta bene almeno? Ti rispetta??? Se non...
  • Certo che mi tratta bene, mi tratta piu  che bene non c’è neanche da chiederlo. Perché non dovrebbe farlo?!!!
  • Non ha prorpio una bella fama con le donne. È sempre stato un don Giovanni fino a quando non lo hanno ripagato con la stessa moneta. Non vorrei che a causa di quell’esperienza negativa sia tornato il solito Killian di sempre se non addirittura peggio. 
  • Posso assicurarti che è un ragazzo eccezionale Regina e mi tratta come se fossi un tesoro raro.
  • Bene, sono contenta per te. - notai l’occhio della mia allenatrice leggermente lucido nonostante facesse di tutto per non incontrare il mio sguardo e non fu affatto difficile per me capire a cosa fosse dovuta quella reazione. Stava così per Killian, per suo figlio e anche se non spettava a me parlarne, ne sapevo davvero ben poco, mi presi il lusso di provare a confortarla.
  • Sta bene, studia, ha un lavoro e a anche ripreso la scherma. - esordii senza fare nomi nonostante fosse ovvio di chi stessi parlando.  - sta bene, sul serio, solo che... beh... gli manca sua mamma.
  • Emma non ci provare, non....
  • Mah... Regina....
  • No Emma! Non mi interessa! Non mi interessa più nulla ormai. - disse mentre si affrettava ad alzarsi e a prendere le sue cose. Tipico di Regina: lei può dirti di tutto, bene o male che sia, ma a lei è vietato dire qualsiasi cosa tocchi i suoi nervi scoperti. - ora scusami ma devo prorpio andare. Ho tantissime commissioni da fare. Ti serve un passaggio per caso? Non mi piace questo posto e lasciati da sola ad aspettare i mezzi mi preoccupa un po’. 
  • Vai tranquilla, sta venendo  a prendermi Killian, torno a casa con lui. Neanche a lui piace che io prenda i mezzi da sola. - alzai gli occhi al cielo pensando a quante volte mi avesse ripetuto quella frase.
  • Ah si?!!! Ok.... - mi abbracciò- fammi sapere quanto prima cosa hai deciso ok? Così mi organizzo. 
  • Entro domani avrai la mia risposta.
  • Bene. - fece per andare via ma dopo nenache dieci metri  la vidi tornare da me. 
  • Scusa se ritorno sull’argomento  ma... I tuoi sanno che torni in macchina con lui??? - e adesso questo cosa centrava? 
  • Perché me lo stai chiedo??? - risposi alla sua domanda con un’altra domanda ma lei non sembrò affatto gradire la cosa. Mi conosceva bene e se rispondevo in quel modo era perché avevo qualcosa da nascondere. - comunque no, lo confesso: non lo sanno...
  • No Emma non ci siamo allora! Vedi che faccio bene a preoccuparmi per te? 
  • Ma preoccuparti di cosa esattamente? Mi da solo un passaggio fino a casa. - non sembrava essere convinta - è la verità! - chissà dove erano già arrivati i suoi pensieri. - ascolta: i miei sanno che sono fidanzata, sono a conoscenza che sia più grande di me di qualche anno e hanno già conosciuto Killian di persona fuori dall’ospedale: è tutto ok! 
  • E cosa ne pensano? Sono d’accordo? 
  • di Killian? Mi stai chiedendo cosa pensano di lui? - la guardai come a dirle “allora vedi che ti interessa sapere di tuo figlio?”
  • No! Della situazione. Cosa pensano i tuoi del fatto che stai con uno più grande? 
  • Non ne sono proprio  entusiasti ma non possono far nulla per cambiare le cose. Io lo amo e lo amerei a prescindere dal loro giudizio. Devono farsene una ragione anche se è difficile ma se ti può consolare hanno comunque messo delle regole e fin quando verranno rispettate se lo faranno andare a genio. 
  • Conoscendo un minimo i tuoi deduco che in queste regole  la macchina sia offlimits.... - abbassai lo sguardo ancora una volta facendole capire che aveva centrato in pieno. - Emma... poi dici che non devo preoccuparmi? Se inizi a mentire non va bene... non va bene affatto! Sei una ragazzina solare, dolce, sensibile ma sopratutto sincera.... se inizi a raccontare bigie è chiaro che lui non fa per te!  Ti sta già portando a mentire a tuoi e questa la dice lunga su che persona è! 
  •  Dovresti difenderlo, non parlargli in questo modo! - dissi alterata ma sopratutto stufa di questa conversazione a mio parere sterile. - è tuo figlio! 
  • Dico solo quello che penso: bello o brutto che sia e a mio avviso non merita di essere difeso se si comporta così. 
  • MA COSÌ COME È?!? CHE NE SAI DI COME SI COMPORTA KILLIAN SE NEANCHE GLI TELEFONI È?!?! - persi  la pazienza. - NON SAI NULLA DI LUI, NON PUOI PERMETTERTI DI GIUDICARLO! 
  • Non lo giudico, esprimo solo la mia opinione in base a quello che mi hai detto. 
  • Non farlo, non serve. 
  • Serve invece! Emma ti considero una figlia lo sai, ti ho cresciuta, ti ho vista diventare una giovane donna, non puoi biasimarmi se mi preoccupo per te! 
  • Te lo ripeto: non devi preoccuparti. Killian mi rispetta e mi ama. A me basta questo e dovrebbe bastare anche a te. ora se vuoi scusarmi.... - indicai la macchina del diretto interessato dalla grande vetrata del bar - il mio cavaliere è venuto a prendermi. 

La lasciai li, da sola,  a guardarmi andare via mentre a grande falcate raggiungevo l’auto Killian. Sapevo che era molto protettiva nei miei confronti, che si comportava così per paura che soffrissi, non era di certo una novità per me vederla ostacolarmi in una relazione, ma questa volta non avrebbe avuto la meglio. Non c’era motivo di assecondarla. Suo figlio era un vero cavaliere, doveva solo essere orgogliosa di lui. 

  • devo scendere e prenderla a male parole? - mi riporto allà realtà Killian vedendomi parecchio nervosa. Non mi ero minimamente accorta di essere entrata in auto senza dirgli neanche un misero ciao. 
  • Cosa?!! Emh.. no certo che no: perché dovresti? 
  • Perché ti ho vista gesticolare animatamente.
  • È tutto ok, parlavamo solo della ginnastica. - provai a baciarlo ma lui scanzò il viso offrendomi la sua guancia al posto delle sue labbra. Rimasi spiazzata da quel gesto in un primo momento ma poi realizzai che era un tantino in collera con me per le bugie rifilate e il suo gesto non fu poi tanto senza senso. Ci mettemmo in viaggio e come sospettavo non mi rivolse la parola fino a quando non giungemmo a destinazione. Parcheggiò in un giardinetto vicino casa mia, non volevamo farci di certo beccare dai miei mentre parlavamo in macchina, avrebbero dato di matto peggio di Regina. 
  • Perché mi hai mentito! - disse secco. - perché non mi hai detto la verità. - ed eccolo arrivare subito al sodo. 
  • Non volevo illuderti! - risposi sincera senza sentire il bisogno di giustificarmi: avevo sbagliato a non dirgli nulla ma avevo i miei buoni motivi in fondo. 
  • Illudermi?
  • Si! Non volevo illuderti che fosse tutto tornato alla normalità ma sopratutto non volevo deludere me stessa. Ho scelto di proposito di non dirti nulla perché non volevo darti un dispiacere nel caso in cui le cose non fossero andate come speravo. Non volevo farti credere di essere riuscita a superare tutti i miei ostacoli grazie alle tue parole per poi prendere atto che in fondo non era così. Io per prima non volevo illudermi di questo. Le tue parole sono state di grande stimolo per me ed è per questo che mi sono concessa una possibilità. Avevi ragione a dire che il mio cuore avrebbe ricevuto delle belle emozioni anche solo a mettere piede in quella sala: per me è stato così, il giorno in cui pagai il pegno della scommessa sentii una scarica elettrica invadere il mio corpo non appena misi piede su quella pedana. Sbagliai tutto, lo ricordo perfettamente, ma nonostante ciò la sensazione provata fu indescrivibile. Mi sono concessa una possibilità, forse dopotutto tornare ad allenarmi anche solo per hobby non era poi così sbagliato, ma il cammino si è rivelato assai difficile. Ad oggi, dopo un mese di allenamento non riesco ancora ad eseguire la maggior parte del programma base e se inizialmente volevo ritardare il confronto con te solo di una settimana, con il passare dei giorni ho preso la decisione di non dirti nulla fin quando non fossi riuscita a tenermi ancora una volta in equilibrio. - non mi interruppe nenache mezza volta, mi fece spiegare fino alla fine prima di dirmi la sua.
  • A me non interessa nulla se un esercizio non ti viene alla perfezione o se non riesci a tenerti in piedi durante l’esecuzione di un passo. Non sono né un giudice ne un allenatore. Sono il fidanzato che ti ama e che vuole vederti felice.
  • È questo il punto! Io non so se se questo mi rende  felice ed è per questo che ho deciso di tacere e tenerlo per me. 
  • Non capisco...  non hai appena detto di aver provato belle emozioni salendo in pedana quel giorno? Perché adesso dici che non sai se sei realmente felice?
  • La ginnastica mi rende felice, l’ho detto e continuo a ripeterlo mah... non eseguire bene la maggior parte degli esercizi mi deprime. Essere coscienti di quello che sapevo fare e rendersi conto di non arrivare neanche ad un quarto di quello che era il mio programma mi devasta dentro e mi porta a star male. Vorrei allenarmi bene come un tempo ma mi rendo conto che la strada è assai dura e questo mi demoralizza.  - mi concessi  una breve pausa - Mi sono data un’ultimatum... sessanta giorni, due mesi... se in questi due mesi le cose non saranno cambiate io lascerò per sempre questo sport. È per questo che volevo aspettare a parlartene ma ti giuro su quello che ho di più caro che a lungo andare lo avrei fatto: sia in positivo che in negativo ti avrei aggiornato su tutto. 
  • Tenerti tutto dentro però ti fa male non so più in che lingua dirtelo. - mi guardò dritto negli occhi - Emma devi capire che io ci sono sempre per te e non devi assolutamente aver paura di ferire i miei sentimenti: non potrà mai accadere. Certo, vederti tornare a volteggiare come ho visto fare in parecchi video, mi renderebbe davvero felice ma credimi amore sarei orgogliosissimo di te anche se non riuscissi ad andare oltre una semplicissima verticale. Sapere di averti aiutata a rimettere piede in palestra dopo il tuo periodo più buio per me è già un traguardo enorme non cambierebbe nulla se decidessi di ritirarti. Saró comunque fiero di te per averci provato. - mi fecero piacere le sue parole e mi resi conto solamente in quel momento di essere stata una stupida idiota.  
  • Sei un tesoro Killian! Davvero... non so proprio cosa farei senza di te. 
  • Questo non dovrai mai scoprirlo - mi fece l’occhiolino per poi regalarmi un sorriso sincero.
  • Questo significa che non sei più arrabbiato come me? - tremavo alla sola idea che ancora lo fosse.
  • Arrabbiato? Io non sono mai stato arrabbiato Emma. Dispiaciuto si, molto lo ammetto, ma arrabbiato prorpio no. 
  • E allora perché prima non mi hai permesso di baciarti? 
  • Volevo essere sicuro che mi avresti parlato prima e so per certo che saremmo stati  ancora intenti ad amoreggiare se ti avessi lasciata baciarmi. - sorrise trascinando anche me - scusami se ti sono sembrato un po’ duro ma volevo chiarire quanto prima. - fu lui a prendere l’iniziativa è a baciarmi questa volta ma a differenza di prima io non mi feci negare, al contrario... ero già carica per regalargli un bació degno di chiamarsi tale. 
  • Grazie per aver chiamato Regina... - dissi dopo esserci ricomposti - so che non deve essere stato semplice per te farlo. 
  • No, non lo è stato ma per te questo ed altro. Non sapevo che fosse stata la tua allenatrice, ho solo pensato che fosse la meglio in questo campo e conoscendo la sua fama da stronza, sopratutto quando  decide di portare a termine un obiettivo, ho pensato che fosse la soluzione più giusta per spronarti. 
  • È stato un bel gesto davvero, te ne sono riconoscente. 
  • Spero solo che accetterai il suo aiuto.  - tornammo a baciarci è ancora una volta fu lui a prendere l’iniziativa. Mi lasciai trasportare come al solito ma d’un tratto il mio cervello iniziò a mettere a moto i suoi ingranaggi portandomi alla mente una questione delicata che avrei voluto affrontare con lui e così, regalandogli un dispiacere, fui costretta a separarmi dalle sue dolci labbra.  - che c’è? Perché mi guardi così? - mi domandò vedendomi fissarlo con intensità.
  • Volevo.... beh si ecco.... volevo parlarti di una cosa. 
  • Una confessione? Che c’è? Mi hai tenuto allo scuro di qualcos’altro? - disse in toni gentili.
  • No non c’entro io.... giuro di averti detto tutto questo volta. Si tratta di... è un po’ complicato....
  • Puoi dirmi tutto lo sai! 
  • Beh parlando con “lei” mi sono resa conto che soffre molto per come è finita tra voi due...
  • Non mi interessa! - disse secco cambiando improvvisamente espressione. 
  • Mah Killian....
  • No Emma! Possiamo parlare di tutto, di tutto credimi, ma non del mio rapporto con lei. L’ho chiamata per te non per riconsigliare i nostri rapporti: siamo due estranei in cui circola lo stesso sangue... nulla di più. 
  • Ma lei sta male... e anche tu! 
  • Problemi suoi! Io sto benissimo! 
  • Non è vero e penso che tu debba aprirti un po’ ed essere sincero con te stesso. - stava male, lo si vedeva dal semplice modo di mettersi sulla difensiva, ma era un testone e non lo avrebbe mai ammesso liberamene. Erano molto simili in questo. 
  • Parlare di lei non cambierà in alcun modo le cose ma se prorpio vogliamo parlare di Regina Mills dimmi.... cosa accidenti ti ha detto per farti alterare? Ti conosco e ho ascoltato i tuoi racconti su come eri devota alla tua adorata allenatrice: se stavi gesticolando in quel modo è perché ha detto qualcosa che ti ha fatta scattare e io voglio sapere che cosa! 
  • Parlavamo di te! 
  • Di me???? Come di me??? Spero che sia stata tu ad iniziare il discorso perché in caso contrario potrei dare di matto: lei non deve neanche nominarmi! Non dopo come mi ha trattato. 
  • Ha solo capito che stiamo insieme e mi ha fatto una bella ramanzina sul fatto che stessi con uno più grande e che non dovevo mentire ai miei facendogli che spesso e volentieri stiamo in macchina insieme. Non parlava di te, non direttamente almeno, stressava me! 
  • Ma che gliene importa a lei di quello che fai tu!
  • Dice che time a me come a... - rettificai appena in tempo - dice che tiene a me! - mi limitai a dire, non credo avrebbe portato a risultati positivi fargli sapere che Regina considerava più me sua figlia che lui. -  avresti dovuto dirmelo immediatamente quando ti ho chiesto se dovevo scendere a cantargliene quattro! Lo sapevo che avrebbe detto qualcosa di fuori luogo se solo avesse saputo. Tze.... È incorreggibile quella donna. Forse dovrei andargli a fare una visita di “non cortesia” e mettere le cose in chiaro!  
  • Non c’era bisogno che scendessi tu e non c’è assolutamente bisogno che tu vada a fare uno show proprio adesso. So badare a me stessa e sono stata in grado di cavarmela da sola. Gli ho detto chiaramente che questa è la mia vita e che nessuno a parte me e te può decidere per noi. A ripensarci bene dono stata un po’ troppo dura forse. Mi ha considerata.... - niente da fare, dovevo dirglielo - beh ecco....  “sua figlia”, credo che in qualche modo il suo subconscio stia cercando di farle capire che in fondo le manca essere una mamma. Forse dovreste....
  • NO! Non parlerò con lei! Toglietelo proprio dalla testa!
  • Mah...
  • Ho detto no! - disse deciso. 
  • ok! Non insisto. - dissi per poi guardare l’orologio - si sta facendo tardi, di solito a quest’ora sono già a casa dopo gli allenamenti! Mi conviene andare o mio padre sospetterà qualcosa. 
  • Dammi un bacio prima! - mi disse e io sorridendo esaudii il suo desidero - un altro ancora per favore - mi supplicò - ancora uno ti prego, - ruffiano - l’ ultimo e poi ti lascio andare. 
  • Uno solo però! Ho intenzione di parlare con i miei sul mio desidero si andare in quella prestigiosa scuola privata, non vorrei iniziare una  conversazione sapendo che sono alterati per il mio ritardo. 
  • Se è per questa nobile causa allora ti lascerò andare senza ulteriori extra! - mi diede un bacio a stampo - fammi sapere come è andata ok? Ah è appena avrai preso una decisone su tu sai cosa fammi sapere ok? Aspetterò impaziente una tua telefonata. 
  • Ti farò sapere presto cosa diranno i miei per la scuola ma per quell’altra cosa.... beh.... non credo tu debba attendere molto. Ho apprezzato davvero il tuo gesto Killian e ho deciso di darmi una seconda possibilità! 
  • Davvero????
  • Si! Non l’ho ancora detto a Regina, sei il primo a saperlo! - dissi con onestà sperando che la cosa lo rendesse ancora più felice. Tra di loro c’era una sorta di competizione e comunque era più che naturale che volessi condividere questa notizia in primo luogo con lui: era grazie a lui se avevo questa possibilità e il minimo che avrei potuto fare per sdebitarmi era comunicargli il mio assenso in anteprima. 
  • Sono davvero felice amore mio! Vieni qui! - mi bacio con trasporto. Avevo come la sensazione che di quel passo non sarei tornata a casa tanto presto. 
  • Sul serio? Anche se questo significherà incontrarla  più spesso d’ora in avanti??? Sai... ho accettato solo a parte che mi allenasse nella palestra dove sto andando ora quindi...
  • Non preoccuparti, semmai dovessi incontrarla mi farò andare a genio la sua presenza solo per te ma sia ben chiaro: non le parlerò! Tra me e lei non cambierà nulla! 
  • D’accordo! Ora vado! Ci sentiamo più tardi! Grazie ancora di tutto.
  • Per te questo ed altro. - ci scambiammo un ultimissimo bacio - ti amo tesoro! 
  • Ti amo anche io! - lasciai la sua auto controvoglia ma allo stesso tempo sicura di una cosa: madre e figlio erano due capoccioni e io, nel bene o nel male, sarei sicura a farli nuovamente confrontare.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Amore olimpico 
Capitolo 8

 

Sarei rimasta volentieri a farmi coccolare dal mio ragazzo ma avevo un coprifuoco da rispettare e un argomento importante da discutere con i miei genitori pertanto, anche se controvoglia,  dovetti farmi forza, salutarlo e incamminarmi verso casa. Erano giorni che volevo parlare con loro del mio desiderio di poter frequentare quella scuola prestigiosa ma per un motivo o per un altro avevo sempre preferito rimandare. In realtà avevo timore a parlare con loro perché sapevo i sacrifici che avevano fatto per me in quel periodo per permettermi di continuare a vivere a New York  e non volevo di conseguenza  infliggerli un nuovo peso. Conoscendoli non mi avrebbero di certo negato la cosa, avrebbero fatto tutto il possibile per far sì che il mio desiderio si realizzasse e forse è proprio per questo che ancora non avevo trovato il coraggio di parlare con loro: non volevo che facessero ulteriori sacrifici. Avevano venduto la casa di una vita, quella di cui erano totalmente innamorati, avevano allontanato le loro salde amicizie per seguirmi e di sicuro anche economicamente parlando, seppur solo momentanea, la situazione per via dei traslochi era sicuramente cambiata. Cercai di non pensarci o non avrei aperto bocca neanche quella sera e a passo svelto rientrai in casa dove mia madre aveva appena finito di apparecchiare. L’aiutai a preparare la cena e quando finalmente fu pronta aspettammo papà, che era nel suo studio e iniziammo a mangiare. Parlammo delle nostre rispettive giornate, non dissi ancora nulla dei miei allenamenti o di aver incontrato Regina, dei progetti lavorativi di papà e, totalmente insospettato, della possibilità di andare in vacanza nel mese di agosto prima dell’inizio della scuola. 

  • Ce lo siamo meritati direi! - esordi mio padre con aria serena - il brutto incidente, le innumerevoli fatiche per il trasloco e il doversi ambientare in un gruppo di lavoro differente! Abbiamo avuto tutti i nostri momenti critici ma ora siamo qui, insieme e non possiamo non festeggiare! 
  • Ohhh David! Sarebbe meraviglioso! Con gli impegni di Emma con la ginnastica non facciamo una vacanza tutti e tre insieme da quando? Sei anni??? Mi piacerebbe davvero molto. - rispose mia madre entusiasta della cosa. - Emma tu che ne pensi??? - eh... cosa ne pensavo??? Pensavo che quella vacanza aveva senza ombra di dubbio  un pessimo tempismo! Ero finalmente pronta a confidarmi con loro sulla mia scelta per il futuro ma a quanto pare ancora una volta avrei dovuto rivedere i miei piani. - tesoro ci stai ascoltando? - mi chiese mia madre vedendomi totalmente assorta dai miei pensieri.
  • Si sì vi stavo ascoltando scusami.... 
  • allora? cosa ne pensi dell’idea di papà? Ti piace?
  • Certo che mi piace scherzi???? Mi piacerebbe tantissimo venire in vacanza con voi! 
  • Allora è deciso! Domani mi fermerò in agenzia e prendero qialche depliant. Sarà una vacanza indimenticabile, non baderemo a spese! È il minimo dopo tutto quello che abbiamo passato. - tornarono a mangiare  ma a me passó completamente l’appetito e con la scusa di essere davvero molto stanca, non era poi propriamente una bugia, mi congedai in camera mia dove, in preda ad un raptus di rabbia, strappai tutti i volantini, programmi e moduli di iscrizione di quella che credevo fosse la mia seconda strada. Avevo fatto numerose ricerche ed erano tutte belle sistemare sulla mia scrivania. Mi correggo... erano, il loro nuovo posto fu dentro il cestino della spazzatura  sotto la mia scrivania. A quanto pare quello che stavo vivendo non era affatto il mio anno. Andai a dormire molto presto quella sera, senza vedere tv, ascoltare musica o chattare con Killian e i miei amici. Ero triste e pensierosa e pur di non pensare preferii mettermi a letto e chiudere gli occhi. Il mattino seguente quando mi svegliai vidi che Killian aveva provato numerose volte, tra sms e chiamate, a mettersi in contatto con me, voleva sapere come fosse andata la serata, ma aveva capito subito, vedendo che non rispondevo, che le cose non erano andare poi così bene e per tirarmi su il morale decise di aspettarmi sotto casa, sapeva che sarei uscita per delle commissioni, con tanto di colazione tra le mani. 
  • Buongiorno amore! Cosa ci fai qui?!! - dissi sorpresa di vederlo.
  • E me lo chiedi??? Sono passato per vedere se fossi ancora tutta intera! Sei sparita da ieri sera! 
  • Lo so scusami è che ero stanca. Sono caduta addormentata senza neanche rendermene conto. 
  • Mmmh.... stanca eh??? Non è che per caso centra un certo discorsetto che avresti dovuto intraprendere con i tuoi? - abbassai lo sguardo - lo sapevo! Vuoi parlarne?
  • Non... non dovresti essere a lavoro?  - conoscevo a memoria i suoi turni e gli orari di lezione universitaria ed ero fermamente convinta che quel giorno in quel preciso momento  avrebbe dovuto essere a lavoro.
  • Ho preso un’ora di permesso! - si giustificò - volevo assicurarmi che tutto fosse ok? Allora dimmi... è andata male vero? - annuii lasciandolo perplesso. - cosa??? Dici sul serio??? Hanno detto di no???? Ma come...
  • Non hanno detto di no! 
  • Sono confuso... se non hanno detto no perché dici che la chiacchierata sia andata male? Ti hanno forse detto che ci rifletteranno su??? - provò ad indovinare - non devi affatto preoccuparti in quel caso amore, magari vogliono solo assicurarsi che sia una buona scuola. Magari non la conoscono come la conosciamo noi e quindi vogliono informarsi. Tutto qua non devi assolutamente preoccuparti! Sono sicuro che...
  • Non hanno detto che ci penseranno... Killian io.... io non ho parlato con loro! - confessai.
  • Ah no??? È perché? Avevi detto...
  • So Cos’ho detto mah... beh mi sono bloccata quando hanno tirato fuori un argomento del tutto inaspettato. - non fece ulteriori domande, aspetto che io continuassi da sola. - non facciamo un viaggio di famiglia dall’anno prima che venissi convocata in nazionale così mio padre, visto che siamo tutti di nuovo sotto lo stesso tetto e visto che non ho più tutti gli impegni di un tempo ha avuto la brillante idea di proporre un viaggio di famiglia e mamma naturalmente ne è stata entusiasta. È quasi salirà sul tavolo per la gioia.
  • Beh??? È una cosa dolcissima non trovi? Vogliono passare del tempo con te! Sei fortunata. - prese una pausa - è per questo che non hai parlato della scuola? Avevi paura che troppe buone notizie avrebbero stravolto gli equilibri? - mi prese in giro per poi tornare subito serio - Emma.... perché non hai parlato con loro. - non riusciva a capirne il motivo.
  • “Non voglio badare a spese” ha detto mio padre. Partiremo per due settimane Dio solo sa dove. Investirá un capitale ne sono sicura quindi.... 
  • Ho capito! Non c’è bisogno che tu aggiunga altro. Di nuovo il senso di colpa di pesare economicamente su di loro? Emma ne abbiamo parlato centinai di volte, sono i tuoi genitori, ci tengono alla tua istruzione. E poi hai ancora 16 anni, è inevitabile che tu abbia bisogno economicamente di loro. 
  • Non ne avevo bisogno prima!  La ginnastica era un lavoro per me quindi adesso dover gravare su di loro mi pesa. - aprii il mio cuore 
  • Non hai mai dovuto spendere un dollaro però per vivere! La federazione pagava tutto.
  • Lo so, ma in caso contrario avrei avuto modo per permettermi molte cose. I risparmi che ho accumulato li ho su un conto personale che fin quando sarò minorenne sarà cointestato con i miei. Non mi permetterebbero mai di accedervi per  pagarmi la scuola. Me la pagherebbero loro. 
  • E tu non ti senti a tuo agio. 
  • No! - sospirai 
  • Cosa intendi fare a questo punto? 
  • Mi iscriverò in una scuola pubblica.  Ci sono moltissime buone scuole statali qui in zona. Ora come ora la scuola privata sarebbe solamente un lusso superfluo. 
  • Quindi hai deciso di mollare? - annui - lasciatelo dire amore: a te manca qualche rotella! Sicura di non aver riportato traumi anche  in testa per via della caduta? Sarebbe il caso di dare un’occhiata... 
  • Non scherzare! 
  • Non scherzo affatto! È un ragionamento stupido il tuo! Non puoi rinunciare a una cosa che ti piace e ti far star bene senza neanche provare a discuterne. Ti fai solo del male così.... e indirettamente lo fai anche a loro per non averli tenuti partecipi. 
  • Ho deciso ormai! Non puoi farmi cambiare idea! - dissi decisa. 
  • No, ma posso dirti ugualmente che stai facendo una cazzata e che non sono d’accordo. 
  • Ne prenderò atto! - risposi per poi guardare l’orologio - è tardi devo andare a fare il mio giro di commissioni adesso e tu... beh tu devi andare dritto a lavoro. 
  • Sei un caso senza speranza amore mio ma non finisce qui ok? - mi strinse a se e mi diede un bacio. - ci vediamo stasera agli allenamenti ok? 
  • Ok ma non mi allenerò io! Verro solo a vederti!
  • Cosa?!! E perché??? Non dirmi che hai cambiato idea? - la sua faccia era totalmente contrariata al solo pensiero.
  • No no tranquillo almeno in questo ho mantenuto fede ai miei desideri. È solo che Regina mi ha stipulato un calendario di allenamenti dettagliato e oggi è il mio giorno di riposto. - lo vidi tirare un sospiro di sollievo 
  • Ok... ho quasi pensato di portarti con me in ospedale a farti fare una risonanza al cervello! - mi prese in giro per poi darmi un altro bacio. - ti passo a prendere ai giardinetti per le 18:00 non farti beccare dai tuoi.  

Andai a fare le mie commissioni e in più, avendo finito prima del previsto, decisi di fare un salto  in due scuole statali lì in zona. Non mi entusiasmarono affatto ma poco importava: occorreva prendere una decisone alla svelta. Le iscrizioni ci sarebbero state intorno ai primi di agosto quindi avevo solamente un paio di settimane per decidere il da farsi e presto, molto presto, i miei mi avrebbero di sicuro chiesto cosa avessi deciso... non potevo farmi trovare impreparata. 

Tornai a casa intorno all’ora di pranzo e loro era già li, con i loro sorrisi smaglianti a sfogliare cataloghi infiniti per decidere la meta perfetta delle nostre vacanze. Coinvolsero anche me nella ricerca e pur di non far capire loro che non ero proprio dell’umore adatto per intraprendere quella conversazione mi sforzai di essere il più entusiasta possibile sperando che la cosa finisse al più presto. Purtroppo per me la decisione della meta perfetta durò una’intera settimana  e nonostante cercassi modo e maniera di tenermi occupata, tra uscire e chiudermi in camera facendo  finta di avere da fare, riuscirono comunque ad incastrarmi. La decisione finale cadde su una fantastica meravigliosa e costosissima crociera che ci avrebbe visto protagonisti nelle ultime due settimane del mese di agosto. Nonostante fossi amareggiata per via della scuola ero comunque felicissima  di intraprendere un viaggio con i miei genitori ma purtroppo questo entusiasmo faticava ad uscire fuori e presto, molto presto, quell’alone di tristezza che mi stava  perseguitando da giorni fu causa di una riunione familiare. Ero appena tornata dall’allenamento con Regina, avevano fatto potenziamento muscolare il che significava aver sputato sangue, di conseguenza l’unica cosa che avrei voluto fare una volta a casa era mettermi sotto le coperte e dormire come minimo per dieci ore di fila. Non avevo neanche fame a dire il vero ma pur di non preoccupare i miei mi sedetti a tavola con loro e cercai di mangiucchiare qualcosa. Si accorsero immediatamente che c’era qualcosa che non andava, in teoria lo sospettavano da molto giorni  in realtà e così prendendo la palla al balzo nel vedermi giocherellare con il cibo mi chiesero delucidazioni. 

  • tesoro tutto ok? Sembri sfinita. - fu mamma a prendere l’iniziativa, era lei quella che entrava prima nel panico tra i due. 
  • Sono un po’ stanca a dire il vero ma sto bene non preoccuparti. - forzai un sorriso e lei fece finta di crederci.
  • Bene perché volevamo parlarti di una cosa ma se vuoi possiamo rimandare a domani. 
  • Sono nei guai? - fu la prima cosa che mi venne in mente. Che mi avessero beccata con Killian in macchina? Il mio cuore iniziò a battere alla velocità della luce.
  • Perché pensi di essere nei guai? - rise  non arrivando a pensare che forse le stavo nascondendo sul serio qualcosa. - no tesoro, nessun rimprovero! Io e papà ci stavamo chiedendo solo se avessi già scelto quale scuola frequentare a settembre. Ci sono le iscrizioni da poco. - oh no! Forse era meglio che mi avessero beccata in macchina con Killian. Ero preparata al fatto che prima o poi questa conversazione sarebbe arrivata ma avrei preferito aspettare ancora un po’. 
  • Emh... si! Ho preso una decisione proprio ieri a dire il vero. È stato difficile ma poi la scelta è ricaduta sulla scuola statale qui vicino. Ho letto i vari programmi, i corsi che ci sono e sembra tutto così... perfetto. - monotono avrei voluto dire. - Credo proprio che sia la scelta giusta. - vidi i miei genitori guardarsi a vicenda con aria fin troppo seria e la cosa mi destabilizzò. Mi ero immaginata che avrebbero semplicemente annuito o sorriso dicendo che avrebbero chiamato il rettore quando prima ma non mi ero immaginata tutto quel silenzio. 
  • Sicura tesoro che sia quello che vuoi? 
  • Si perché me lo domandi? È solo una scuola dopotutto. - mi limitai a rispondere come se l’argomento non avesse poi tanta importanza. 
  • Detto da una ragazza con una media altissima a cui piace studiare mette i brividi. - prese la parola papà. - hai valutato bene i pro e i contro? Magari è vicino a casa ma ha un programma inferiore rispetto ad altri istituti.
  • Sono convinta della decisione credimi ma se a voi non piace possiamo rivalutare la cosa. Davvero a me non importa. - li vidi guardarsi ancora con quello sguardo e li iniziai a capire che stavano tramando qualcosa. Mia madre si allontanò giusto un paio di minuti e quando tornò mi mise un foglio tutto stropicciato davanti. Conoscevo benissimo quel foglio: era il modulo d’iscrizione della scuola privata che avrei voluto seriamente frequentare.
  • Che mi dici di questa? - feci finta di dare una letta veloce al modulo anche se in realtà lo conoscevo a memoria. 
  • Non so... non mi dice nulla in realtà! Ci saranno di sicuro tutti figli di papà pieni di soldi che se la tirano lì dentro. Non credo sia la scuola adatta a me. 
  • Mmh... non ti piace è?
  • No, direi di no! 
  • Strano sai? Avrei giurato il contrario questa mattina dato che il modulo d’iscrizione che hai in mano l’ho trovato proprio nella tua camera. - mi fece notare mia madre. - stavo rassettando qua e là quando mi sono imbattuta in questa bella pallina di carta. - beccata! Ma forse... forse potevo ancora salvarmi. 
  • Era destinato alla spazzatura, avrò centrato male il bersaglio. 
  • Emma sii sincera per favore! - mi chiese guardandomi dritta negli occhi 
  • È la verità mamma! È carta straccia! Pensi che stropiccerei in quel modo un foglio che intendo utilizzare? Dai... mi conosci, sono una perfettina! - presi un respiro. - non starai per caso dubitando di me? Perché dovrei mentirti? 
  • Non lo so... dimmelo tu! 
  • Dici seriamente? Stai sul serio dubitando? - come poteva aver scoperto tutto solo tramite un foglio? Ne avevo centinaia in camera di vari istituti  ma a nessuno aveva rivolto tutta quella attenzione. - Non è il foglio in se che mi fa dubitare quanto l’intero raccoglitore dedicato a questa scuola. C’è di tutto: orari, corsi, programmi, pagamenti, lista di libri e chi più ne ha ne metta. Ci sono anche piccoli gadget e volantini pubblicitari. Se non ti interessa quella scuola perché tutto quel materiale ben riposto? - e ora???? Cosa avrei dovuto dire? 
  • Ben riposto?... se non sbaglio era nel cestino anche quello! Che c’è ti sei messa a spulciare tra le mie cose? - mi stavo leggermente alterando.
  • Non mi permetterei mai e lo sai! È stato un incidente. L’ho trovato nella spazzatura e pensando fosse caduto l’ho preso per rimetterlo a posto. L’ho aperto giusto per capire se avessi deciso di buttarlo intenzionalmente o no.
  • L’ho buttato intenzionalmente mamma! Ora possiamo smetterla?
  • Non ancora! Prima vorrei porti ancora una domanda. È chiaro che questa scuola è stata una delle fortunate ad avere la tua attenzione, come mai hai deciso di scartarla? Ho dato uno  sguardo al programma e mi sembra molto più dettagliato rispetto alla scuola che mi hai appena detto di voler frequentare. - non avevo motivazioni accidenti! Quella scuola era perfetta in tutte le sue sfaccettature, aveva solo un difetto: il prezzo esorbitante ed era l’unica cosa che non volevo far sapere ai miei. 
  • Le materie che mi interessano sono anche nella scuola qui accanto ecco perché l’ho scelta! Ho trovato più pratico il fatto di poter andar a piedi piuttosto che  dover prendere un milione di mezzi per arrivare nell’altra scuola e poi...  beh di sicuro qui ci saranno persone più umane e meno snob.  Tutto qua! -  sperai con tutto il cuore che se la bevessero entrambi.
  • Quando hai deciso ufficialmente? 
  • Una settimana fa più o meno! 
  • Mmmh... è una strana coincidenza allora se tuo padre nella cronologia del pc di tutta questa settimana ha trovato ricerche  inerenti alla scuola che dici di non voler frequentare. Carino il sito per ordinare le divise e carine molto anche le divise non trovi? 
  • Avete sbirciato il mio computer? - senza accorgermene mi ritrovai ad alzarmi in piedi ancora più alterata di prima! - ma siete diventati matti?????
  • Calmati prima di tutto! Siamo i tuoi genitori non i tuoi amici e poi non abbiamo sbirciato il tuo computer. A tuo padre serviva una parte della ricerca per lavoro fatta giorni addietro che nella fretta la volta precedente non ha stampato. È stata una coincidenza se si è imbattuto nelle tue ricerche personali. 
  • Erano cose private! 
  • Se erano private perché hai utilizzato il pc di famiglia e non il tuo??? Ah già era rotto! Beh comunque avresti potuto cancellare la cronologia se non volevi che qualcuno vedesse. - avevano ragione era stata una mia dimenticanza cancellare la cronologia ma il fatto è che non avevo mai dovuto nascondere nulla ai miei genitori. - ora per piacere possiamo smetterla di inventare scuse su scuse e parlare seriamente? Sappiamo che vuoi andare lì, Un uccellino ci ha spifferato la cosa, ma spiegaci il motivo per cui ci stai rinunciando! 
  • Un uccellino vi ha.... - solo una persona sapeva di questa mia decisione e questa persona stava per passare un bruttissimo quarto d’ora. - Killian!!!! È stato lui a... che stronzo! - dissi non rendendomi conto di aver appena dato sfogo ai miei pensieri a voce alta.
  • Modera i termini! Voleva solo aiutarti comunque e poi... beh ha parlato con tuo padre e non ha avuto altra scelta se non confessare! Sai... 
  • l’ho minacciato di non fartelo più  vedere se non avesse parlato quindi...
  • Cosa.... lo hai... - mi interruppe 
  • Ora parla avanti! E sii sincera. - ormai non avevo altra scelta. - perché hai scartato l’idea di iscriverti in questo istituto? 
  • Perché è una scuola privata ed è molto, molto cara! Ecco perché! 
  • E allora??? Non vedo dove sia il problema. Da che mondo è mondo le scuole di lustro si pagano.
  • È una cifra esorbitante però e non credo di poter accedervi tramite borsa di studio. Avete appena traslocato, comprato una casa e organizzato una vacanza.... avete già speso molti soldi quest’anno per me io non... ecco io... non voglio continuare pesare sulla vostra situazione economica. Vi ho già fatto spendere molti soldi e fatto fare sacrifici.... non posso continuare a chiedere ancora. - ci di un momento di silenzio e poi eccoli iniziare a ridere. - cosa...mah... state ridendo di me? 
  • Non crederai che siamo al verde spero! - prese la parola papà! - le nostre finanze non hanno subito nessun trauma posso assicurartelo, giusto un pochino prima di vedere la vecchia casa ma ora è tutto sistemato;  e poi anche se così fosse stato, un modo per pagare i tuoi studi lo avremmo sicuramente trovato. Per te faremmo di tutto lo sai.
  • Appunto perché lo so ho preferito evitare! So che fareste sacrifici enormi per me, li avete già fatti lasciando tutta quella che era la vostra vita, le vostre amicizie... io non volevo portarvi a fare ulteriori  sacrifici. Avevo paura che avreste addirittura rinunciato alla vacanza per potervi permettere di pagare la scuola.
  • Ooooh tesoro mio! Per l’amor del cielo... abbiamo lasciato degli amici a cui eravamo molto affezionati è vero ma la nostra vita non l’abbiamo di certo lasciata a Storybrooke anzi... l’abbiamo raggiunta: la nostra vita sei tu Emma! Sei tutto il nostro modo e noi faremmo di tutto per renderti felice. Lo abbiamo fatto in passato lasciandoti partire a soli 11 anni e lo continueremo a fare all’infinito  quindi accendi il pc e vai a stampare un nuovo documento d’iscrizione, questo è impresentabile ormai, tu andrai in quella scuola! 
  • Mah...
  • Niente ma! Siamo tutti d’accordo! Andrai lì e ci renderai ancora una volta  orgogliosi di te! 

Mi fecero commuovere ma cercai di non darlo a vedere correndo ad abbracciarli. Avevo i genitori più in gamba del mondo, l’ho sempre saputo ma ancora una volta si sono dimostrati di essere all’altezza di una figlia sognatrice e pazza come me. Stampai il modulo la stessa sera, lo compilammo tutti e tre insieme ma prima di spedirlo papà, il mattino seguente, fece una telefonata al rettore chiedendogli, per sicurezza, se era possibile accedervi anche se negli anni precedenti avevo frequentato un’altra  scuola. Di solito questi istituti sono molto rigidi e molto di loro non accettano persone che si trasferiscono da una scuola ad un’altra. Fortunatamente non fu il mio cAso ma il rettore volle comunque conoscermi e capire meglio i motivo del mio trasferimento per capire come comportarsi così ci diede appuntamento per il mattino seguente nel suo ufficio. Avevo il cuore che mi scoppiava nel petto, ero terrorizzata, riuscii a mangiare qualcosina a colazione a malapena, ma allo stesso tempo ero felice ed emozionata. Varcammo quegli enormi cancelli e subito fummo accolti da una signora anziana che dopo aver registrato i nostri nomi ci condusse direttamente nell’ufficio del rettore. Stavo sudando freddo, l’ultima volta che ebbi questo tipo di sensazione di quando ero in attesa di sapere se fossi stata selezionata per i campionati mondiali. 

  • Dunque, dunque, dunque... chi abbiamo qui?? - disse il rettore sorridendo e facendoci accomodare su un maestoso divano e offrendoci tre tazze di The fumante - ti chiami Emma giusto?
  • Si signore! - risposi leggermente agitata neanche stesso per entrare nell’esercito. 
  • Bene Emma... allora, dimmi: cosa ti porta a cambiare scuola proprio all’inizio del terzo anno? È un anno molto complicato questo e iniziare da zero, in una scuola completamente nuova,  delle volte potrebbe risultare difficile. 
  • cause di forza maggiore a dire il vero signore. Non posso più continuare a sostenere le lezioni nella mia vecchia... “scuola”. 
  • Posso capire! Immagino che deve essere difficile vivere a New York e continuare ad andare a scuola storybrooke. - rise per la sua battuta. Credeva che il motivo per cui stavo provando ad entrare lì era perché mi ero trasferita. - in che scuola studiavi a Storybrooke? Statale o privata? So che è un paesino delizioso ma non sono molto informato sulle scuole che ci sono li. 
  • A dire il vero io vivo a New York da moltissimi anni ormai! Sono i miei genitori che si sono trasferiti da poco in città. - ci guardò non capendo. 
  • Vede... Emma all’età di 11 anni è stata presa nella federazione nazionale di ginnastica artistica, è per questo motivo ha dovuto trasferisi da giovanissima. - spiegó mio padre.
  • Uuu quindi abbiamo qui una ginnasta professionista qui! - sorrise iniziando a scrivere su un blocchetto di appunti. -  Non che non mi faccia piacere averti qui Emma, è un vero onore conoscere una ragazza che rappresenta la nostra nazione nello sport,  ma di solito voi atleti non studiate con un personale addetto messo a disposizione della federazione stessa? - wow era informato - come mai stai facendo domanda presso la nostra scuola? - oh no... sapevo che mi avrebbe fatto domande ma sperai seriamente che non saremmo arrivati a questo! Dannazione. 
  • Purtroppo ho avuto un incidente che ha compromesso la mia permanenza in federazione e di conseguenza non ho più diritto a quel tipo di istruzione. - abbassai lo sguardo evitando il suo sguardo compassionevole.
  • Mi dispiace, non deve essere semplice... - non risposi, la risposta era scontata - però! Deve essere stata prorpio un’annataccia per noi americani. Qualche mese fa ho letto un articolo che parlava prorpio di un argomento simile. Una ragazza, il punto centrale della squadra America  di non ricordo quale sport, si è giocata la carriera per uno stupido esercizio ad un passo delle Olimpiadi.  Che sfortuna poverina. Non vorrei essere nei suoi panni. - di male in peggio. - forse saprai anche di chi stiamo parlando visto che sei del campo. Non vi conoscete un po’ tutti ? 
  • Certamente... parliamo di me! Sono io la ragazza dell’articolo. - dissi lasciandolo a bocca aperta. potrei giurare anche di averlo visto sbiancare. 
  • Non... non immaginavo che alla tua età.... si insomma.... ad ogni modo - decise, e gliene fui grata, di cambiare argomento e di lasciare da parte i convenevoli per entrare nel vivo della questione - hai portato per caso le valutazioni dei tuoi professori ricevute in questo ultimo anno?! Vorrei dare un’occhiata al tuo rendimento e ai tuoi voti. - annui ed estrapolai dalla borsa la mia ultima pagella. La scrutò attentamente e lesse ogni singolo giudizio senza neanche tralasciare una riga. - quante ore complessivamente ti allenavi durante la giornata? 
  • Sei ore di norma ma arrivamo tranquillamente anche a otto in fase pregara. - risposi non capendo il senso della domanda.
  • Beh... avere tutte queste A+ e allenarti tutto questo tempo ti deve essere costato parecchio, apprezzo molto uno studente che non fa dello sport la sua unica ragione di vita. - era il caso di dirgli che io ero proprio quel tipo di persona??? Andare bene a scuola non era difficile per me ma non era di certo una ragione di vita. - se sarai ammessa nel nostro istituto non credo avrai enormi problemi a stare al passo con il programma ma a proposito di questo vorrei aggiungere una piccola cosa: per i giovani del primo anno per entrare basta la loro media scolastica del loro precedente anno di studi e la domanda di ammissione ma per chi si inserisce, come nel tuo caso, in classi superiori occorre sostenere anche un esame per vedere se le nozioni base dell’anno precendete siano state apprese e assimilate in modo corretto. Non vorremmo mai che uno studente inizi l’anno non avendo studiato parte del programma fatto l’anno proma, avrebbe serie lacune e non riuscirebbe a stare al passo. - spiegó. - nel tuo caso non dovrebbero esserci grossi problemi, vedo che hai trattato più o meno i nostri stessi argomenti e poi, ti consiglio caldamente di farlo, potresti provare a richiedere una borsa di studio. Sarebbe di grande aiuto se entrassi. 
  • Il fatto che non stia facendo sport in questo momento potrebbe essere invalidante per la richiesta di questa domanda? - chiese mio padre 
  • No, non quest’anno almeno. Per le borse di studio ci basiamo sulle valutazioni scolastiche e sugli impegni extra scolastici dell’anno precedente. Ad oggi poterebbe richiederne una sia per media scolastica molto alta sia per essere stata un’atleta agonistica. L’esame naturalmente andrà sostenuto ugualmente ma in caso di ammissione sarà agevolata parecchio. Il prossimo anno invece, qualora venga accettata, potrebbe concorrere semplicemente anche solo per quella di merito se lo sport è bandito. - si prese un minutino - abbiamo un’ottimo corso di nuoto comunque, non credo che il nuoto sia invalidante sai? Potresti provare, le assicuro che di agonistico abbiamo bene poco quindi può star tranquilla. sarebbe semplicemente un modo per ottenere ancora una volta la possibilità di richiedere due domande di borsa di studio.
  • Io e il nuoto non simpatizziamo molto ma... ecco vede, mi sta dicendo che lo sport non deve necessariamente agonistico? 
  • Sarebbe meglio ma non necessario. 
  • Glielo domando perché in realtà non ho prorpio smesso con la ginnastica. Sto iniziando a riprende a fare qualcosina ma dubito che tornerò ai miei livelli, lo dico anche i miei medici. - vidi i miei genitori guardarmi increduli e sorridenti allo stesso tempo. Non era cosi che avrei dovuto dirglielo ma non era comunque  giusto tenerli ancora allo scuro. 

Con la promessa di rivederci il giorno 10 di settembre per l’esame di ammissione uscimmo dell’edificio e ci recammo in un ristorantino li vicino. Non avevamo in programma di pranzare fuori ma i miei volevano festeggiare il mio rientro nel mondo della ginnastica per ciò facemmo una piccola deviazione. Per l’occasione papà mi diede la possibilità di chiamare anche Killian ad unirsi con noi e io non me lo feci ripetere due volte e corsi fuori il locale a chiamarlo tutta felice. Mi raggiunse in cinque minuti ma non sembrava affatto felice di vedermi anzi... il mio sorriso spari di colpo pensando fosse successo qualcosa ma poi non appena apri bocca tornai a sorridere felice.

  • Te lo giuro emma, devi credermi, io non volevo assolutamente spifferare il tuo segreto si tuoi! - ecco il perché di tutta quella serietà, aveva paura che io fossi arrabbiata con lui. - Ho fatto finta di non sapere devi credermi ma poi tuo padre mi ha messo alle strette e.... non potevo permettere che ci dividesse. Perdonami ti prego, non essere in collera con me. - rimasi seria a guardarlo per tutto il tempo del suo monologo, avrei voluto continuare anche oltre per farlo sudare un po’ ma il suo sguardo da cucciolo bastonato mi fece tenerezza e inizia a ridere senza nessun controllo lasciandolo perplesso.
  • Ma quanto sei cretino! Pensavi seriamente che fossi arrabbiata con te? Non mi conosci allora... se fossi stata arrabbiata ti avrei chiamato sbraitando nello stesso momento in cui ho saputo tutto. - lo abbracciai per poi baciarlo. I miei erano all’interno del locale, potevo permettermi un bacio degno di chiamarsi tale.
  • Non... non sei in collera con me? - continuava a ripetermi incredulo.
  • No. Affatto! So cosa ti ha detto papà e sono felice che hai scelto di volermi continuare a vedere! - sorrisi
  • Non sai che sollievo sentirtelo dire amore! - fu lui a stringermi a se e a baciarmi questa volta. - che ti dicevo??? Avevo ragione o no? I tuoi ti amano.
  • Non iniziare ti prego.... - alzai gli occhi al cielo! - guarda che poi mi arrabbio sul serio! - scherzavo naturalmente.
  • D’accordo ok ok! - alzó le mani! - non dico più nulla! Almeno mi è concesso sapere come è andato l’incontro? 
  • Vieni dentro e lo scoprirai. 

Durante il pranzo parlammo della mattinata, aggiornando Killian e naturalmente della mia ripresa in palestra. I miei erano entusiasti di questa mia iniziativa, forse un tantino preoccupati all’inizio e non fecero altro che farmi domande su domande. Dissi loro che avevo iniziato senza nessuno stimo solo  perché Killian mi aveva spronato con un suo discorso e che poi avevo iniziato piano piano ad appassionarmi ancora una volta. Raccontai loro che avevo deciso di allenarmi da sola, senza essere seguita da nessun allenatore ma che poi ancora una volta Killian mi aveva sorpreso chiamando Regina. Rimasero spiazzati quanto me di sapere che lui fosse suo figlio ma sapendo quando lui odia prendere questo argomento cercai di sviare comunicando loro le ultime novità. Nenache Killian ne era al corrente anzi... fino a un’ora prima anche io non ne sapevo nulla. Quali erano le ultime novità? Beh... riflettendo sulla mole di lavoro che avrei dovuto sostenere in quel mese e mezzo per via degli esami, la vacanza imminente e un’alta  piccola cosetta che avrei poi detto a Killian ma che i miei non avrebbero ancora dovuto sapere nulla, avevo mandato un sms a Regina dicendo di interrompere i nostri incontri e riprenderli direttamente dal mese di settembre, subito dopo l’esame di ammissione.

  • vuoi farti nemica mia madre swan? - se ne uscì Killian immaginando che Regina non fosse per nulla d’accordo con la decisione presa.
  • Non ci crederai mai ma mi ha dato ragione! - in effetti ero rimasta sorpresa anche io della cosa ma poi capii, anche se non me lo disse chiaramente, che era impegnatissima in federazione e che in questo mese trovare un orario per allenarmi sarebbe stato faticoso se non addirittura impossibile. Avevamo fatto solo un paio di allenamenti fortunatamente prima di di aggiornarci a data da destinarsi , nulla di che solo potenziamento e questo fu un bene perche in caso contrario avrei perso ancora una volta tutto l’allenamento fatto.  Terminato di mangiare Killian si alzò da tavola scusandosi che doveva andare a lavoro,battibeccò mio padre per chi dovesse pagare il conto del ristorante, vinse mio padre naturalmente e poi dopo avermi salutato con un misero bacio sulla guancia prese la direzione dell’uscita. Gli corsi dietro ricevendo uno sguardo di disapprovazione da parte di  papà ma prima che potesse dirmi qualcosa o fermarmi  mamma lo aveva già distratto con uno dei suoi interminabili discorsi  per permettermi di andare dal mio fidanzato. Immaginava che volessi salutarlo come si deve, ed effettivamente non aveva tutti i torti,  ma non era solo per quello che stavo correndo da lui. 
  • Killian aspetta un secondo! - dissi appena in tempo, stava già salendo sulla sua auto
  • Amore! Pensavo che tuo padre non ti avrebbe fatto uscire! - rise per poi alzare gli occhi pensando alla gelosia di david - vuoi darmi un bel bacio vero? - richiuse la portiera e si avvicinò stringendomi a lui. - sono tutto tuo. 
  • Non centra il bacio... non solo almeno.... in realtà vorrei chiederti un favore enorme. - rimase a guardarmi interrogativo.
  • Prima un bel bacio però! - e senza aver tempo di replicare mi ritrovai le sue labbra e la sua lingua a stretto contratto la mia bocca. Non fu un bacio eccessivamente lungo, c’era gente e poi avevamo paura che mio padre prima o poi spuntasse fuori per reclamarmi, ma di sicuro fu un bacio davvero passionale. - sono orgoglioso di te piccola! Farai un figurone all’esame! -tornammo a parlare della scuola. 
  • Lo spero... ho studiato in questi mesi mah non so... Ci sono molte cose che non capisco poi molto... la biologia ad esempio... la odio! 
  • Ti aiuto io! Faccio biologia da secoli e con il lavoro che faccio... beh credo di saperti aiutare. 
  • Lo faresti davvero? - avevo glia gli occhi a cuoricino pensando alle possibili giornate passate a studiare.
  • Certo che sì ma voglio un bel bacio ad ogni nozione appresa. 
  • Affare fatto! E questo... - lo baciai sorprendendolo - è un anticipo. 
  • Ti amo immensamente amore mio! E ora dimmi: di che favore hai bisogno? 
  • Sei amico del figlio del proprietario della palestra vero? 
  • Si, hai un debole per lui? - mi prese in giro guardandomi contrariato 
  • Scemo! Non ti bacio più! - feci la finta offesa.
  • Ok ok ok scusami! Avanti dimmi: sono tutto orecchie 
  • Potresti chiedergli se ha bisogno di una segretaria per questo mese? Ho bisogno di un lavoretto.
  • Hai bisogno di cosa??? - gli venne da ridere - Emma stai delirando! 
  • Non sto delirando! Mi serve! 
  • A cosa esattamente! A diventare matta? No perché è quello che succederà visto che devi studiare.
  • Puoi semplicemente chiedere senza dare domande?
  • No! Voglio sapere cosa passa nella tua testolina.
  • I miei genitori si sono comportati come dei gran signori ancora una volta e io voglio sdebitarmi con loro. Vorrei fargli un regalo e come ben sai i miei soldi sono nel conto contestato quindi....
  • Se devi fare una regalo te lo presto io non devi mica ucciderti con il lavoro.
  • Farei la segretaria, non vado mica per i campi a coltivare! E poi no, non voglio che mi presti nulla. Ho una cosa in mente che vorrei fare per loro e ho bisogno di un lavoretto. - lo guardai seria - allora, puoi aiutarmi? Altrimenti vado da sola a chiedere. 
  • Quando ti metti una cosa in testa è impossibile farti cambiare idea vero? La sua era più una domanda retorica che una vera e propria domanda. 
  • Esatto! 
  • D’accordo chiederò. 
  • Chiedi e basta, senza dirgli la tua versione dei fatti, non mi prenderebbe mai altrimenti. 
  • Fidati di me ok? Vuoi quel lavoro? Ti farò ottenere quel lavoro! E ora baciami o non se ne farà nulla. 

Lo lasciai andare al suo lavoro anche se con qualche difficoltà, odiavo doverlo salutare e tornai dai miei genitori che mi stavano aspettando, pur di non uscire fuori e fare i guardoni, seduti a sorseggiare un caffè. 

  • un saluto un po’ troppo lungo non trovi? - disse mio padre beccandosi una gomitata da mamma 
  • Scusami, stavamo parlando di una cosa. Riguarda la palestra. - non sapevo ancora se avrei ottenuto il lavoro o meno ma nel caso in cui lo avessi ottenuto avrei dovuto giustificare la mia assenza ai miei genitori pertanto mi sembró giusto inventare un piccolo alibi. - Regina mi riprenderà sotto la sua ala a settembre ma pensavo, anche per scaricare lo stress da studio, di andare a fare comunque potenziamento. Ho chiesto a Killian di parlare con il proprietario della struttura e chiedergli se la sala è libera in questo mese e se posso usufruirne. 
  • Mi sembra un’ottima idea, scaricare lo stress fa bene! Tu David che ne pensi? - lo vidi pensarci su 
  • Se non toglierai  troppa attenzione allo studio ok, ma che sia allenamento Emma! Se vuoi uscire con Killian fai prima ad essere chiara. Non ho intenzione di impedirtelo lo sai, ma non voglio che tu mi menta... intesi?
  • Hai la mia parola papà! Killian non c’entra nulla. Andrò in palestra! - in fondo non era poi una bugia no? Prendemmo le nostre cose e dopo aver fatto un giretto per la città a contemplare vetrine tornammo a casa. Mi misi subito al pc, scaricai l’intero programma per l’esame e iniziai subito a buttare giù una piccola tabella di marcia su come gestirmi la mole di lavoro. Non sapendo se avrei dovuto lavorare o meno ne feci due. In una mi occupavo  con lo studio solo metà della giornata con l’altra invece ci andai giù pesante tanto che non ero poi così tanto convinta di riuscire a resistere oltre il terzo giorno. Fortunatamente Killian mi contattò prima di quanto pensassi, chiamò il suo amico direttamente da lavoro e mi comunicò il verdetto finale.

 

“Premetto che sono geloso! Il mio amico ha detto che va bene per il lavoretto anzi... cito sue testuali parole ( una ragazza sexy come lei mi riempirà la palestra di gente! Falla venire senza problemi). Ho messo già le cose in chiaro con lui, deve stare a oltre dieci metri di distanza da te, ma se si avvicina devi dirmelo subito ok? Potrei impazzire!  Puoi iniziare già da domani pomeriggio. Ho chiesto io di farti questo turno! Ho pensato che fosse la cosa migliore, di mattina si studia meglio, ma se preferisci cambiare basta dirlo che risolvo. Ti amo!”

 

Sorrisi per più di un quarto d’ora nel leggere il suo messaggio ma solamente in un secondo momento mi resi conto che avevo effettivamente un lavoro. Ringraziai Killian con un sms e siccome a causa dei suoi allenamenti quella sera non ci saremmo potuti vedere, mi misi a studiare qualcosina in modo da portarmi avanti. Il mattino seguente comunicai ai miei che i pomeriggi difficilmente sarei stata a casa, volevo allenarmi ma anche godermi un po’ l’estate e i miei amici e killian prima della partenza. Non obiettarono, cosa di cui mi meravigliai molto, “è estate per tutti” disse mia madre ma poi mi fecero comunque un bel discorsetto sulle responsabilità. Non avevo mai dato loro motivo per cui preoccuparsi, sopratutto con lo studio, ma  da bravi genitori non poterono trattenersi dal ricordarmi le mie mansioni: Lo studio prima di tutto!  Dopo questa lezione di vita credevo che mi avrebbero causato qualche problemino con la questione lavoro, in fondo loro non ne sapevano nulla di questa, erano convinti che fossi in giro a divertirmi, ma non fu così: mi diedero tutta la libertà possibile immaginabile e il in cambio dimostrai loro di essere in grado di gesterire il tutto, scuola e amici, senza nessun problema. Mi alzavo presto e studiavo fino all’ora di pranzo, poi uscivo per andare a lavoro e la sera quando verso le nove e mezza tornavo, mi rimettevo nuovamente sui libri per un’altro paio d’ore. Non avevo mai studiato così tanto in vita mia ma a farmi lavorare ancora di più fu Killian che decise di venirmi a trovare tutti i gironi durante il mio turno, il suo amico sapeva e approvava, per aiutarmi con la materia che poi odiavo in assoluto. Lo ammetto ero stata io ad accettare il suo aiuto ma credevo che scherzasse nel volermi aiutare. Pensavo più che altro che avremmo passato il tempo a scherzare e a flertare e invece mi ritrovai a spulciare i suoi vecchi schemi e a cercare di memorizzare cose per me impossibili. Ammetto che preferivo di gran lunga studiare con lui che da sola, sapeva come coinvolgermi ma un po’ di tempo da soli a tu per tu senza libri mi mancava.

 

  • brava! Hai indovinato anche questo! Ti sei meritata un bel bacio! - disse sorridendo un pomeriggio mentre mi stava interrogando su un argomento che proprio credevo di non riuscire a memorizzare. I baci erano la sua ricompensa, credeva che mi stimolassero ad andare avanti, ma non era affatto così. Cioè... inizialmente fu divertente ma poi a lungo andare divenne una routine e per quanto mi piacesse baciarlo notavo che la cosa non mi regalava più emozioni. Mi spiego meglio: baciarlo ad ogni argomento indovinato sembrava quasi meccanico, scontato... e non era di certo questo che volevo. Mi mancava il mio vecchio killian, le nostre serate, le nostre chiacchierate, i nostri baci appassionati. anche le nostre piccole discussioni mi mancavano terribilmente ma avevo sempre avuto timore a dirglielo perché sapevo che lui stava facendo tutto questo per me. Quel pomeriggio però, non so come, attraverso quel bacio che ci scambiammo capì che qualcosa in me non andava e come a volermi liberare da un peso gli vomitai addosso tutto quello che avevo accumulato in quelle settimane. - tesoro che c’è che non va? 
  • Noi! - risposi senza rendermene conto. 
  • Noi??? Cosa intendi amore? - chiese serio e perplesso allo stesso momento non aspettandosi minimamente quella risposta.
  • Questo Killian! - presi un libro - questo!!!!! Mi sono stufata di dover perdere tempo così! Abbiamo avuto la possibilità di stare insieme per sei ore ogni santo giorno  e non abbiamo fatto altro che studiare, studiare e ancora studiare. 
  • Emma mah....
  • Lo so che ho accettato di buon grado la tua proposta e che lo stai facendo per me ma credevo che sarebbe stata una cosa un po’ piu... si insomma, come dire.... intima! Se sapevo che fosse stato come essere a scuola ti avrei di sicuro detto di no! Ho avuto la possibilità di passare con il mio fidanzato più tempo si quanto di solito mi è concesso ma non abbiamo mai sfruttato la cosa e questo mi dispiace... tanto.
  • Emma amore non dobbiamo studiare per forza se non ti va! Io credevo di farti felice, che ti risultasse più semplice... 
  • lo so e inizialmente è stato così ma ora...guardaci! Sembriamo il professore e la sua allieva. - lo vidi sorridere e poi ammiccare 
  • Il professore e l’allieva è un po’ come il dottore e la paziente.... possiamo...
  • KILLIANNNNN!!!!! Sei un maiale! - arrossii come un peperone, era la prima volta che lo sentivo uscirsene frasi di questo genere e mi sentii improvvisamente come un pesce fuor d’acqua. 
  • Tranquilla amore scherzavo... - rise nel vedermi così in imbarazzo - senti - tornó ad essere serio -  mi dispiace averti resa infelice ma pensavo davvero che volessi studiare... 
  • è così ma volevo anche passare del tempo di qualità con te! Tra una settimana partirò e starò fuori 15 giorni... volevo portare con me qualche ricordo speciale di noi e non solo lo studio. 
  • Non lo avevo capito....
  • Lascia stare , sono io che ho troppa fantasia. Mi sono immaginata la cosa come nelle scene dei film, hai presente? Peccato che non siamo in un film... 
  • Non dire così, la colpa è più mia che tua in realtà. Delle volte dimentico che hai solo 16 anni. - che voleva dire con questo? 
  • Non sei poi tanto più grande di me ! - gli feci notare che avevamo solo quattro anni di differenza. 
  • C’è differenza però... e molta. Credimi! Quando esci dalla fase adolescenziale le cose cambiano, si acquista una maturità differente, si ragiona diversamente. Prendi nel nostro caso lo studio. Tu hai ancora una visione da giovane ragazza liceale, studiare in gruppo, chiacchierare e scherzare al posto di studiare e perché no... usare la scusa dello studio per flirtare con il proprio ragazzo. Io invece la vedo diversamente la cosa, non so cosa sia, se l’università, il lavoro...non lo so spiegare con precisione, so solo che quando io studio non penso ad altro che a quello che sto facendo. Attenzione però! non sto dicendo che la mia visione è giusta e la tua non lo è, ho solo dato per scontato che anche per te fosse lo stesso... mi dispiace, mi dispiace davvero ma possiamo provare a rimediare se propio ti va. Possiamo rendere la cosa più divertente e se non ne vuoi proprio sapere di studiare possiamo tranquillamente lasciare stare stare e fare altro. - sembrava come volesse darmi un contentino, impressione mia naturalmente, di sicuro non era così ma io ero troppo nervosa in quel momento e la cosa non mi piacque affatto.
  • Lascia stare, va bene così... ora se non ti dispiace devo catalogare delle cose che mi hanno chiesto di fare. - avevo svolto quella mansione il giorno precedente mentre Killian si stava allenando, lo feci proprio per avere più tempo a disposizione da poter passare con lui ma a quanto pare non era servito a nulla. Lui capì subito che ci ero rimasta male per qualcosa che aveva detto e provò immediatamente a rimediare. Peccato che quando io mi arrabbio, almeno per un paio d’ore, metto solo muri davanti a me. 
  • Emma per favore... - rimasi in silenzio senza neanche degnarlo di uno sguardo. La frase “possiamo rimediare se proprio ti va” mi rimbombava ancora nel cervello. - non fate così, guardami! Ti prego amore... 
  • ho da fare adesso! - risposi brusca rimettendo i libri a posto e prendendo un fascicolo da sotto la scrivania.
  • Posso almeno restare qui con te a farti compagnia? - chiese seriamente dispiaciuto 
  • Fa come ti pare. 

Rimase lì per tutta la giornata fino a quando non fu ora del suo allenamento, non si schiodò da quella sedia per neanche mezzo secondo e lo ammetto: mi fece tenerezza. Fui tentata più di una volta a cedere ma non lo feci. Quelle parole, anche se non dette con quel senso, mi avevano ferita e volevo che  capisse. Era una bambinata probabilmente, ai suoi occhi di sicuro stavo passando come una bambina viziata, ma per me era importante. Terminato il suo allenamento si avvicinò alla reception solo per chiedermi se volevo un fino a casa. Gli dissi di no e lui senza replicare mi salutò con un bacio sulla guancia inaspettato e uscì. Combattei con l’impulso di piangere fino a termine del mio turno di lavoro dopodiche una volta uscita da lì mi lasciai andare ad un pianto liberatorio mentre a passo lento tentai di raggiungere la metro più vicina. 

  • Ehi straniera! Salta su! - riconobbi subito quella voce: era una delle mie migliori amiche.
  • Ehi Abby ciao! Come mai da queste parti? - cercai di far finta che tutto andasse bene anche se sapevo che sarebbe stato inutile. La mia faccia parlava da sola. 
  • Sali in macchina e ne parliamo. 
  • Sto andando a casa in realtà! È abbastanza tardi! Non ho più la libertà di una volta ormai... ho un coprifuoco da rispettare. - le dissi ricordandogli che ormai c’erano i miei a cui tener conto. 
  • Con la macchina facciamo prima però! Andiamo, salta su! a che serve un’amica maggiorenne se non la si sfrutta? - ci pensai un secondo ma poi mi lasciai convincere e salii sulla sua auto  sperando che due chiacchiere in amicizia mi avrebbero aiutata a di dimenticare almeno per il tragitto verso casa tutta la vicenda con Killian ma aimè... sbagliavo di grosso. La mia amica non era lì per una semplice coincidenza... era stata mandata dal “nemico” ma quando me ne resi conto ormai era troppo tardi. - Allora dimmi pulce... - così mi avevano soprannominata in federazione visto che ero la più piccolina - cosa ti ha fatto il dottorino per ridurti così? - chiese a bruciapelo.
  • Come scusa??? Di cosa stai parlando? - feci finta di non capire.
  • Andiamo... mi ha chiamata chiedendomi il favore di venirti a prendere e poi ti trovo in questo stato pietoso. È evidente che qualcosa tra di voi non va.  Ha forse fatto il passo più lungo della gamba? Se è così vado a picchiarlo seduta stante. 
  • Non è successo niente davvero! È tutto ok! 
  • Ora inizi anche a dirmi le bugie? Che fine ha fatto la mia amica? Quella che non ha segreti... quella che sa che puo dirmi qualsiasi cosa. - se fino al secondo prima  avevo impiegato tutta me stessa per non piangere, in quel momento non riuscii più a contenermi ed esplosi in un secondo pianto liberatorio. Vedendomi in quello stato pietoso non si preoccupó minimamente del mio coprifuoco: accostò l’auto e mi abbracció.  - va tutto bene pulce, va tutto bene.... 
  • s... sono una stupida! - dissi tra i singhiozzi. 
  • no... no che non lo sei! 
  • Si invece... sono una stupida ragazzina viziata. 
  • Emma ma che cosa dici è?!?! Non sei mai stata una ragazzina viziata e lo sai anche tu. Sei cresciuta prima del tempo e che non si sappia in giro: sei più matura tu di tutti noi del gruppo. Shhhhhh non dirlo a nessuno - si mise l’indice sulle labbra facendomi leggermente sorridere. Non durò a lungo però, tornai a rattristarmi l’attimo successivo. - ti va di raccontarmi che cosa è successo? - annuii e iniziai a raccontarle tutto dal principio non appena mi riuscii a calmare un pochino.
  • Tutto qui... gli ho aperto il mio cuore pensando che gli facesse piacere sapere che volevo passare con lui del tempo di qualità e lui mi risponde con un “possiamo ancora rimediare se proprio ti va” ma che cosa significa se prorpio ti va?!!! Perché a te non va? E poi questa storia che io sono più piccola e che quindi ho una versione più ingenua della vita proprio non mi è andata giù. Cioè...  a 20 anni il desiderio di passare qualche ora in più  del solito in compagnia della propria ragazza a scambiarvi qualche coccola svanisce?  Improvvisamente si diventa eligi al dovere e il resto non conta più nulla???? - non potevo ancora crederci...
  • Io credo semplicemente che non vi siate capiti. Emma credimi, mi sarei aspettata più il contrario,  che fosse Killian quello che voleva “disertare” lo studio per fare altro. Ti sbava letteralmente dietro quell’uomo, ti presta le maggiori attenzioni di questo mondo  e per essere un uomo con letteralmente gli ormoni a palla sa essere davvero paziente credimi... - uuuu ancora con questa storia. - non credo che con quelle parole volesse darti un contentino... 
  • a no?
  • No... credo che volesse provare a rimendiare ma non sapeva come fare... cioè, buttare i libri e mettervi ad amoreggiare così su due piedi poteva sembrare quasi meccanico no? 
  • Non avrei di certo protestato.  
  • oh io credo prorpio di sì. Gli avresti detto che era facile agire dopo aver avuto un suggerimento. O sbaglio?! - colpita e affondata. 
  • in effetti.... comunque quella frase poteva risparmiarsela ugualmente. 
  • Vogliamo condannarlo per una stupida frase detta lì sul momento senza neanche pensare a cosa stava dicendo? Lo hai preso alla sprovvista Emma, si è sentito spaesato.... tutto qua. 
  • Non lo so... è che io non voglio sembrare piccola e stupida ai suoi occhi... non voglio che faccia le cose solo per farmi contenta. 
  • A me lo hai detto gia! Devi dirlo a lui adesso.... - scossi la testa. - come no?? andiamo Emma, non puoi avercela con lui in eterno.
  • Non è solo questo. Mi ha fatto innervosire è vero ma ce l’ho anche con me stessa. Come posso presentarmi da lui dopo la scenata che ho fatto. 
  • Per come l’ho sentito abbattuto per telefono secondo me sta aspettando impazientemente una tua telefonata. Non pensare ai se e hai ma, chiamalo e fare pace. Credimi... far pace con il proprio fidanzato è la cosa migliore che esista. Delle volte si litiga apposta solo per fare pace... 
  • è da pazzi! 
  • c’è lo sapremo dire più in là. 
  • Comunque non me la sento di chiamarlo adesso, mi vergogno... e poi è lui l’uomo no? Dovrebbe essere lui a richiamare. 
  • Si ma sei tu quella che ha messo un muro. Se è rispettoso la metà di quello che penso aspetterà un tuo segnale. 

Pensai molto alle parole della mia amica e nonostante non mi sentissi a mio agio nell’essere la prima a contattarlo dopo quello che era successo, mi feci coraggio e il giorno successivo, verso sera visto che non aveva allenamenti e che quindi non ci saremmo di sicuro incontrati, provai a contattarlo. Rispose la segreteria telefonica e involontariamente un sospiro di sollievo uscì dalla mia bocca. Non ero pronta a quel passo, mi sentivo in imbarazzo e forse aspettare ancora un po’ mi avrebbe dato la sicurezza giusta per affrontare meglio la cosa. Riprovai un altro paio di volte nelle ore successive ma il risultato fu sempre lo stesso... “poco male” mi ritrovai a pensare, “ riceverà i messaggi delle mie chiamate e se gli interessa mi richiamerà lui”. Seguirono quattro giorni di inferno, diventai un tutt’uno con il mio cellulare ma Killian non si degno neanche mezza volta di chiamarmi. Come se non bastasse non si presentò neanche in palestra per i suoi consueti allenamenti... era chiaro come il sole che fosse arrabbiato a morte con me, forse non ne voleva più sapere di noi due come coppia e per quanto la cosa mi facesse male, per un’intera settimana pensate che non toccai cibo facendo preoccupare tutti, quello che più mi preoccupava è che avesse mollato ancora una volta la sua passione. Era già successo una volta che si annullasse per via di una storia d’amore, non volevo che ripetesse lo stesso errore anche con me, non avrei sopportato di essere la causa del suo ritiro definitivo dalla scherma. Feci un ultimo tentativo ma questa volta gli inviai un sms.

 

“Non mi interessa nulla se non vuoi più  vedermi - era palesemente una bugia quella, il mio cuore da quando non ci sentivamo più si stava giorno dopo giorno lacerando sempre di più  - ma non fare il coglione! Non ripetere i tuoi errori passati! Torna in palestra. Se il problema sono io, se hai problemi nel dovermi incontrare sappi che da domani non lavorerò più li. Hai campo libero.” Mancavano ancora tre giorni alla fine del mio contratto mensile ma avevo parlato con il suo amico, il quale neanche lui aveva notizie di Killian e avevo deciso di ritirarmi prima del previsto proprio per dare a quel testone modo di non dover rinunciare alla sua passione. Era di sicuro per causa mia che non si stava presentando e anche se mancava poco e poi avrei comunque lasciato la mia sedia da segretaria avevo deciso di sgombrare prima il campo. 

Non ci fu risposta a quell’sms, ma seppi con certezza, grazie al suo amico, che non si presentò in palestra neanche dopo la mia dipartita. Iniziai seriamente a preoccuparmi, un conto era non volere più avere niente a che fare con me, lo aveva già fatto in passato quando credeva che avesse esagerato nel tentare un approccio diretto, ma un conto era sparire letteralmente dalla circolazione non facendosi vivo con nessuno. l’indomani sarei partita per le vacanze estive con la mia famiglia e questo pensiero di non sapere che fine avesse fatto mi metteva una tale angoscia che di sicuro avrei rovinato la vacanza anche ai miei. Per l’intera settimana li vidi starmi accanto preoccupati per il mio improvviso cambio d’umore, avevano capito subito che si trattasse di Killian, ma quel giorno, forse l’euforia del viaggio che stavamo per intraprendere li portava ad essere decisamente più rilassati e spensierati. Mia madre era particolarmente sorridente mentre mi parlava e la cosa mi lasciava assai perplessa perché fino al giorno prima non faceva altro che provare a rincuorarmi, con sguardo assai affranto, dicendomi che le cose con il tempo sarebbero migliorate. Cercai di non badare molto alla sua felicità o sarei sbottata entro sera, terminai la valigia, diedi una ripassata alle materie studiare il giorno prima dopodiché verso le otto e trenta, subito dopo aver cenato andai a coricarmi sperando che Morfeo mi rapisse quanto prima e mi impedisse di pensare.

  • Già in pigiama sei? - esordi mia madre entrando e scuotendo la testa contrariata.
  • È forse un reato? - risposi in toni leggermente arroganti e saccenti. 
  • Vestiti! Stanno per arrivare gli zii, non vorrai mica farti trovare in pigiama! 
  • Gli zii?? - annui sorridendo sempre di più - gli zii stanno venendo qui? Gli zii?? - continuai a ripetere credendo di aver capito male.
  • Si, mi hanno chiamato poco fa, ci stanno venendo a salutare prima della partenza. 
  • No aspetta un attimo, mi stai dicendo che sono partiti da storibrooke per venirci a salutare? Mi prendi in giro forse? - mi sembrava una cosa a dir poco assurda.
  • Non sono venuti  a New York appositamente per salutarci, non sono mica pazzi. Sono in modalità turisti, si stanno facendo una piccola vacanza culturale  e hanno pensato bene, sapendo che stiamo per partire, e visto che non ti vedono da tanto, di venirci a salutare. 
  • Ah ok... - dissi con poco entusiasmo. Non che non fossi felice, volevo un gran bene ai miei zii ma non ero dell’umore adatto per ricevere visite.
  • Sai dire solo ah ok??? - il suo tono era polemico.
  • Se ti rende felice posso mettermi a saltare sul letto! - risposi a tono
  • Senti... lo so che stai soffrendo ma fidati se ti dico che tutto si risolverà ok? Killian...
  • Non ne voglio parlare! - la zittii prima che potesse iniziare uno dei suoi soliti monologhi sulla speranza. 
  • Mah.. Emma! 
  • NON NE VOGLIO PARLARE HO DETTO!!!! - alzai il tono della voce. Rare volte nella mia vita avevo alzato la voce con mia madre, se ero arrivata a quel punto era solo perché ero stufa di sentirmi dire tutte quelle inutili frasi di circostanza. “ tutto si risolverà”... tze... tutte stronzate! 
  • Fa come ti pare ma vestiti, non è carino accogliere ospiti in queste condizioni. 
  • Io faccio quello che voglio! E poi che gliene frega a loro se sto in pigiama? È casa mia questa  e in casa mia faccio quello che mi pare e piace. - dissi decisa più che mai a chiudere la discussione.
  • D’accordo! -alzò le mani in segno di resa - Fa come ti pare! 
  • Grazie tante! - la vidi uscire scuotendo la testa e sbuffai rumorosamente in risposta con tutto l’intento di farmi sentire. Odiavo la gente che si autoinvitava così, senza preavviso, anche se a farlo erano i miei zii. Fui seriamente tentata, in segno di protesta, a presentarmi loro in pigiama ma poi, presa da un attimo di lucidità, constatai che forse sarebbe stato meglio mettersi qualcosa di più appropriato addosso. Optai per un jeans e per un top corto color rosa incrociato sul davanti. Misi le mie adorate scarpe da ginnastica e per concludere il tutto mi sciolsi i capelli e applicai giusto un filo di trucco. Se dovevo cambiarmi tanto valeva presentarsi al meglio. Non impiegarono molto ad arrivare, all’incirca una mezz’oretta dopo essermi sistemata ecco che il campanello suonò. Rimasi in camera convinta che andasse mia madre ad aprire ma eccola prontamente gridare dalla cucina, per farsi sentire, dicendo che aveva le mani occupate e se gentilmente potessi andare ad aprire io. Mi ritrovai ancora una volta a sbuffare ma feci come mi venne chiesto. Scesi le scale, l’interruttore per aprire elettronicamente la porta d’ingresso era momentaneamente rotto e andai ad accogliere gli ospiti. Per poco non mi prese un colpo quando vidi chi c’era in realtà dall’altro lato della porta. Aspettavo di ritrovarmi davanti i miei zii, al massimo i miei cugini ma non lui... Killian.
  • Visto che ignori i miei messaggi non posso far altro che presentarmi sotto casa tua. - esordi così il suo discorso e se fino ad un secondo prima ero in apprensione per lui scervellandomi su dove potesse essere finito adesso  tutta quella preoccupazione si trasformò in un’improvvisa scarica di rabbia.
  • Io ignoro cosa???? Non ho ben capito... ignoro i tuoi messaggi???? Ma brutto idiota che non sei altro, mi prendi anche in giro adesso? Sei sparito per una settimana, una settimana Killiann!!!! non una telefonata, un sms...niente di niente e ora ti presenti qui come se niente fosse??? Faresti bene a tornare da dove sei venuto! 
  • Ti ho scritto Emma...
  • No! Io ti ho scritto Killian! Iooooo!!!! E tu mi hai risposto??? No, certo che no! Sarebbe stato troppo sforzo farlo. - mi guardò confuso per una frazione di secondo dopodiche lo vidi rilassarsi e sorridere. Non so cosa mi trattenne: avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi. 
  • Forse non hai letto il mio messaggio  perché ti è arrivato da un numero sconosciuto ed è sicuramente per questo che non ho ricevuto i tuoi sms. Ho rotto il telefono Emma, rotto nel vero senso della parola! 
  • E io dovrei crederci??? - lo guardai Dalla testa ai piedi - Hai un lavoro ben retribuito e una macchina perfettamente funzionante, non sei riuscito a comprarti uno stupidissimo telefono??? - telefono rotto.. tze... scusa peggiore non poteva raccontarla.
  • Ho dovuto fare doppio turno a lavoro più qualche ora di straordinario per coprire un collega che si è assentato, non ho avuto tempo neanche per respirare credimi! Non sono andato in palestra ad allenarmi, non sono andato a lezione in università e ho slittato il mio ultimo esame di un paio di settimane per mancanza di tempo per ripassare. - lo vidi cercare qualcosa nella sua tracolla ed estrapolare pochi attimi dopo un cellulare del dopoguerra. - ho trovato questo a casa, un rottame lo so ma piu o meno funzionante. Non ha internet, social, né tanto meno la possibilità di inserire la mia scheda telefonica. In questo ci vanno ancora le vecchie sim. - specificò - ho utilizzato un mio vecchio numero per scriverti... ecco: guarda. - e senza che potessi far nulla mi ritrovai il sul cellulare da battaglia tra le mani:

“Ciao love! Sono Killian... so che non vuoi parlare con me, so che sei arrabbiata e per quanto mi dispiaccia la cosa, vorrei venire da te in questo preciso istante, ho deciso di lasciarti i tuoi spazi. Mi ero ripromesso di non disturbarti neanche telefonicamente ma non posso fare altrimenti: mi hanno chiamato dall’ospedale e mi hanno raddoppiato i turni. Sarò impegnato per tutta la settimana e volevo fartelo presente per non farti preoccupare inutilmente. credo di non poter neanche venire ad allenarmi. Avvisa tu in palestra ok? Mi mancherai da morire, spero di avere modo e tempo per chiarire la nostra situazione prima che tu parta. Ti amo. 

Ps. Il mio cellulare è caduto e si è frantumato, ecco il perché di questo numero sconosciuto.” 

 

Rimasi come un’ebete a fissare lo schermo di quella sottospecie di telefono mentre tutte le mie certezze sull’accaduto crollarono rendendomi improvvisamente fragile. Non era in collera con me, era stato impegnato con il lavoro e come se non bastasse aveva provato a contattarmi per non farmi spaventare. Un bel gesto lo ammetto ma come era possibile che quell’sms non fosse mai giunto a destinazione. Nessun numero sconosciuto mi aveva contattata in quella settimana. Osservai a lungo il messaggio ma poi notai in alto a destra un piccolo, impercettibile, punto esclamativo. Con i tasti provai a premere la voce info, quel telefono non aveva neanche il tach e mi resi conto che lo stato del messaggio diceva “invio non riuscito” ecco spiegato il mistero. 

  • Sei unidiota... la prossima volta assicurati che il messaggio venga inviato correttamente! - gli feci notare quel piccolo dettaglio appena scoperto.
  • Ops... - rispose in imbarazzo grattandosi la nuca. Mi venne da sorridere, era buffo vederlo in imbarazzo,  ma poco dopo, senza neanche renderne conto, la risata si trasformò in pianto. Avevo accumulato troppo in quei giorni: teistezza,nervoso e sopratutto preoccupazione.  ora che era tutto finito ed ero consapevole che  lui stesse bene potevo finalmente rilassarmi. Mi attirò immediatamente a se e mi strinse in un caloroso abbraccio facendomi sentire immediatamente al sicuro. 
  • Shhhh... va tutto bene, è tutto ok adesso! - mi rassicurò baciandomi sulla cima della testa. 
  • Mi... mi sono preoccupata... 
  • Lo capisco e ti chiedo scusa, non era assolutamente mia intenzione. 
  • A proposito di scuse.... - dovetti ricorrere a tutto l’impegno possibile per riuscire a sopprime i singhiozzi e parlare senza dovermi inevitabilmente fermare per prendere fiato - anche io devo scusarmi con te per... beh sai di cosa sto p...
  • No no no no no! Non parliamone ora, adesso devi semplicemente venire con me in un posto! avanti andiamo! - mi prese per mano e provò ad allontanarmi dalla soglia del portone principale di casa. Voleva che lo seguissi? Ma dove? 
  • Killian aspetta un secondo... non... non posso venire! 
  • Oh si che puoi! - mi rispose di rimando.
  • No invece! Sono le dieci di sera e mio padre è in casa... non ho il permesso di uscire a quest’ora.
  • In via del tutto eccezionale questa sera ce l’hai! - cosa?? - ho fatto una chiamata questa mattina ai tuoi chiedendo loro se fosse un problema venirti a prendere per portarti in un posto. Ho dovuto esporre loro tutto il programma e raccontargli anche del nostro piccolo battibecco, cosa che a quanto pare sospettavano già e.... beh ho ottenuto il loro benessere. - mostrò il suo sorriso perfetto.
  • Hai parlato loro della nostra discussione? - rimasi sconcertata a tale rivelazione, aveva forse detto a mio padre i veri motivi per cui avevamo discusso???
  • Ho solo accennato loro che avevamo discusso, non sono sceso nei dettagli tranquilla. - feci un sospiro di sollievo. 
  • E ti hanno dato il consenso a farmi uscire? Seriamente? - non potevo credere alle mie orecchie 
  • Si! Hai la mia parola. Ora andiamo però, non voglio fare tardi. 
  • Aspetta prendo le mie cose! 
  • No, non ti serve nulla credimi!
  • Almeno la giacca? 
  • Hai lasciato il tuo maglioncino bianco in macchina mia andrà benissimo vedrai. 

Ancora un po’ frastornata per  tutto quello che in dieci minuti era accaduto, mi misi in macchina e lasciai che Killian mi conducesse in un posto a me del tutto sconosciuto. Mi aveva bendata non appena eravamo saliti in auto e a parte la playlist con le sue canzoni preferite che risuonavano nelle mie orecchie  per il resto non avevo idea di cosa stesse succedendo attorno a me. 

Non impiegammo molto ad arrivare ma a giudicare dal rumore delle auto che sfrecciavano senza sosta eravamo sicuramente in pieno centro. Camminammo un cinque minuti giù di lì dopodiche lo sentii armeggiare con qualcosa di tecnologico, sentii come il suono di un interruttore e nenache mezzo secondo dopo un senso di vuoto mi pervalse portandomi a stringermi a lui con forza.

  • non aver paura mi disse, ho solo voluto evitare di farti fare le scale. - eravamo in ascensore quindi? Non domandai, per una volta decisi di affidarmi completamente a lui. Sentii un secondo suono, probabilmente l’ascensore aveva terminato la sua cora e tornammo a camminare. Sentii una porta aprirsi e una leggera brezza colpirmi in pieno scompigliandomi i capelli. Eravamo all’aperto? Non riuscivo ad orientarmi senza il dono della vista. 
  • manca ancora molto? - chiesi più curiosa che mai, impaziente di scoprire dove mi avesse portata.
  • Siamo arrivati, fai ancora un paio di passi, così brava, un altro ancora... ok perfetto, ferma così! ci siamo. 
  • Posso togliermi la benda quindi? - e senza ricevere risposta portai le mani dietro la nuca per scioglierla.
  • Lascia, faccio io. - si posizionò alle mie spalle e con una lentezza inaudita la sciolse mettendomi davanti al fatto compiuto. Rimasi letteralmente senza parole per la vista che mi si presentò davanti, era il posto più bello in cui qualcuno mi avesse mai portato... eravamo  niente di meno che sulla terrazza in cima all’empire state building.  
  • Allora, che mi dici??? Ti piace? 
  • Se mi piace mi stai chiedendo? Killian è... è meraviglioso! - non riuscivo ancora a credere a ciò che i miei occhi stavano vedendo. 
  • Tu sei meravigliosa - mi sussurrò nell’orecchio abbracciandomi da dietro. - abbiano avuto una settimana un po’ turbolenta Io e te... volevo che almeno questo giorno, prima della tua partenza, fosse perfetto. Non avrei mai permesso di farti partire senza averti prima salutato, Senza aver prima cercato di farti capire quanto ti amo. 
  • Killian io...
  • Shhhh fammi finire. Non intendevo minimamente farti soffrire quel giorno, non credevo che quelle parole ti avrebbero colpita a tal punto... non intendevo neanche dire quello che ho detto... mi sono ritrovato spiazzato nel costatare cosa in teoria tu volessi. Per l’intero mese di studio, mentre ti ammiravo concentrata sui libri  mi sono ripetuto a mente la stessa identica frase “concentrati e non fare l’idiota” credevo volessi seriamente studiare, se avessi capito il contrario avrei fatto modo e maniera  di unire utile a dilettevole. Avrei dovuto pensarci... in fondo io alla tua età avrei avuto lo stesso identico pensiero: studiare e divertirmi... scusami se non l’ho capito ok? - mi era bastato vederlo sotto casa per smettere di essere in collera con lui ma visto che aveva preso il discorso tanto valeva affrontarlo una volta per tutte e perché no scusarmi a mia volta... alla fine avevo più colpe io che lui. 
  • Non potevi saperlo, non ti ho dato modo di capirlo.... non devi scusarti, non hai fatto nulla di male, ti sei solo preso cura di me come sempre. Sono io che mi devo scusare per la scenata... adoro studiare con te Killian, ho iniziato ad appassionarmi alla biologia, cosa davvero assurda conoscendomi, da quando sei tu a spiegarmela... se sono esplosa è solo perché ho pensato che mancasse poco alla partenza e che quindi ci restava pochissimo tempo a disposizione. Ho iniziato a pensare che non ci saremmo visti per giorni, non ci saremmo parlati faccia a faccia, non ci saremmo baciati... coccolati. Questo mi ha portato a pensare che in quel mese abbiamo solo “ perso tempo” passami il termine... tutto qua. Sono stata una stupida, spero che non mi ricorderai sempre come quella pazza che pretendeva troppo dal suo ragazzo.
  • Pretendere troppo??? Emma ma cosa dici, è stata solo un incomprensione tranquilla, acqua passata per me, siamo insieme adesso, senza libri e con questo bel panorama a disposione.... vogliamo continuare a parlarne o vogliamo approfittarne? - ammiccò con lo sguardo e senza darmi modo di rispondere  mi attirò tra le sue braccia e mi baciò con ardente passione. Era una settimana e due giorni che le nostre labbra non si toccavano ma era come se non si fossero mai allontanate. Il bacio si fece man mano sempre piu caldo e passionale e senza rendermene conto mi ritrovai le mani del mio lui sotto il maglioncino bianco  che mi aveva fatto indossare in auto,  previdente che qui in alto facesse freschetto. Transalii a quel nuovo tipo di contatto, pelle a pelle, e lui, spaventato di aver esagerato, ritrasse le mani e tornò ad abbracciarmi “innocentemente” - scusa, mi sono lasciato prendere dal momento... - si giustificò quando per riprendere fiato fummo costretti a separarci.
  • Non.. non scusarti... è che non me lo aspettavo, tutto qua mah... beh... è stato... piacevole. - arrossii più in imbarazzo che mai. Ma come me ne ero uscita? Mi meravigliai di tanta spavalderia. 
  • Adoro vederti arrossire! Sei bellissima amore mio... - e ancora una volta si avvicinò catturando le mie labbra tra le sue. Quel bacio ne portò con se un altro, un altro e un’altro ancora, non avevamo alcuna intenzione di separarci ma poi mi resi conto che eravamo in un luogo pubblico, sarebbe potuto arrivare chiunque da un momento all’altro e per quanto non dovessi nascondermi, non stavamo facendo nulla di male, decisi di interrompere quel meraviglioso bacio. 
  • Potrebbe arrivare qualcuno, potrebbero vederci... non voglio dare spettacolo. - eravamo nel centro del terrazzo, non saremmo di certo passato inosservati.
  • Rilassati, non verrà nessuno. 
  • È uno dei posti più in di New York, dubito che rimarremo soli a lungo.
  • Sbagli amore, non verrà nessuno! - sorrise - ho dato direttive precise: per un paio d’ore non ci disturberà nessuno. 
  • Hai... hai riservato la terrazza per noi??? - chiesi incredula e lui annui - come???
  • Una piccola mancia... - spiegó come se fosse la cosa più normale di questo mondo. “Piccola” mancia.... stavamo parlando dell’empire state...  Non era stata di certo tanto piccola.
  • Killian non... non dovevi! Ti avranno spillato una barca di soldi!!!! 
  • Shhh.... non ci pensare - lo vidi trafficare con una borsa - guarda Cos’ho qui?!?! - mi mostrò una coperta matrimoniale di pile - fa freschetto no? Che ne diresti di stringerti a me, avvolgerci in questa coperta e ammirare le stelle e la città da questo piccolo angolo di paradiso? - credevo di stare sognando, quello poteva essere solo un sogno ripetevo tra me e me ma non era affatto così: era la realtà. Passammo tutta la nostra serata abbracciati a scambiarci effusioni e ad ammirare le stelle, non parlammo quasi mai ma i nostri sguardi la dicevano lunga. Avrei voluto restare lì per sempre ma dopo un tempo non ben definito la magia si ruppe. - è l’una! Anche se non mi va per niente devo riportarti a casa... - mi disse tenendomi ancora stretta a lui. Avevo la testa poggiata sul suo petto, mi rilassavo sotto il battito regolare del suo core, l’unica cosa che volevo era andare via.
  • Non voglio tornare a casa! - dissi in tutta onestà  stringendomi maggiormente a lui.
  • Non abbiamo altra scelta, ho giurato a tuo padre di riportarti a casa ento l’una, se non rispetterò la parola data credo che non vedrò il sorgere di un nuovo giorno domani... e poi tu domani devi partire e devi alzarti presto...
  • Non voglio partire, so già che mi mancherai tantissimo.... voglio restare qui con te!
  • Piacerebbe anche a me ma non si può purtroppo.- mi baciò dolcemente - e poi vedrai che sentirai la mia mancanza solamente il primo giorno, già da dopodomani tra piscine, solarium, mare e chi più ne ha ne metta, ti dimenticherai anche che esito. 
  • Non succederà mai questo! Ti penserò in ogni momento di ogni singolo giorno! E ti chiamerò ogni volta che mi sarà possibile. 
  • Aspetterò le tue chiamate impaziente allora ma per fare le cose per bene, se prorpio hai paura di non riuscire a resistere a tanta bellezza - indicó la sua stessa figura - potremmo videochiamatci. - suggerì.
  • Mi piacerebbe, mi piacerebbe davvero ma sarà difficile... il mio telefono si scarica facilmente, non resisterebbe ad una videochat senza essere collegato ad un caricatore e di sicuro quando sarà in carica ci saranno i miei in camera quindi...
  • potrei avere una soluzione! Tieni prendi - mi portate un pacchetto regalo - questo pomeriggio sono finalmente riuscito ad andare in un centro commerciale per comprare finalmente un nuovo telefono e ho preso la palla al balzo.
  • La palla al balzo per cosa?
  • Apri e vedrai. - scartai il pacchetto cercando di capire cosa potesse esserci al suo interno. Aldilà di ogni immaginazione mi ritrovai tra le mani un iPad ultimo modello. 
  • Killian... cosa.... che... che significa. - non poteva avermi seriamente regalato quell’iPad.
  • Sono in debito con te di un tablet ricordi? Ho rotto  il tuo durante una seduta di fisioterapia quando eri ancora ricoverata.... - ricordavo quel giorno come se fosse accaduto solamente ieri. - l’ho visto e ho pensato “devo rimediare.” Scusa se ho impiegato più del dovuto.
  • Killian scherzi vero??? Non posso accettare, è... è troppo! 
  • Accettalo! Voglio che lo abbia tu e poi vedrai... con questo non avrai problemi a metterti in contatto con me! - rimasi senza parole, bel vero senso della parola ma poi mi ricordai che con lui non avevo affatto bisogno di parole e prendendolo per la giacca lo baciai ringraziandolo con i fatti. Rimanemmo abbracciati ancora due minuti ma poi fummo costretti a rincasare. 
  • Buon viaggio piccola mia! Divertiti...
  • Mi mancherai! 
  • Tu mi mancherai di più! - un ultimo bacio, poi sceso dall’auto e tornai in casa. 

Partimmo il giorno seguente alle cinque del mattino, ero triste anche se non lo davo a vedere, non volevo di certo rovinare la vacanza ai miei, ma come aveva detto Killian già dal mattino seguente alla mia partenza le cose andarono molto meglio. Non solo per le numerose attività che in crociera vi erano da fare ma anche perché tra sms, chiamate e videochiamate Killian mi rimase accanto per tutta la vacanza e i quindici giorni separata da lui non furono affatto tragici da gestire. Certo, mio padre un paio di volte aveva sbuffato nel vedermi spesse volte con l’iPad e le cuffie alle orecchie intenta a parlare con il mio fidanzato piuttosto che godermi la vacanza ma alla fine se lo fece andar bene. Quando tornammo a New York organizzammo una cenetta a base di cibo d’asporto, ordinammo di tutto: cinese, giapponese, messicano, pizza a volontà e chi più ne ha ne metta. Ebbi il permesso di invitare anche Killian che come immaginavo non se lo fece ripetere due volte. Con la scusa di attendere fuori il fattorino con il nostro ordine avemmo tempo per salutarci a modo nostro e finalmente riassaporai il gusto delle sue labbra che mi era mancato terribilmente. Dimenticai addirittura di avere fame presa a dare attenzioni a lui e a riceverne, ma sfortunatamente il cibo arrivò in perfetto orario e onde far insospettire i miei su cosa stavamo realmente facendo, di sicuro immaginavano, tornammo in casa e dammo il via alla cena. Tutto andò per il migliore dei modi, raccontammo a Killian il nostro viaggio, vedemmo insieme le foto scattate e i video girati, una serata a dir poco perfetta, almeno fino a quando non squilló il mio cellulare. Era un sms ed era da parte di Regina. 

 

“Ho visto la vostra auto parcheggiata al solito posto. Deduco che siate  appena rientrati a New York. Tutto bene il viaggio? Ti scrivo perché sono di passaggio e mi chiedevo se non fosse tardi per spillarti un caffè!” 

 

  • Tutto bene Tesoro? Chi è? - mi chiese Killian vedendo l’espressione del mio viso cambiare radicalmente. - c’è qualche problema?
  • N...no è che... - e ora cosa avrei dovuto fare? Rispondere a Regina in maniera negativa mi sembrava scortese ma anche farla venire sapendo chi avessi come ospite lo era. Non volevo che Killian si ritrovasse faccia a faccia con sua madre senza aver modo di prepararsi e non volevo neanche che la serata si rovinasse ma cosa potevo fare???- era tua m... Regina! - decisi di essere onesta e parlare chiaramente. - vorrebbe passare per un caffè. Vorrebbe salutarci.
  • Oh si ci fa piacere! Dille di venire Emma! Vado a mettere su il caffè. - mia madre come al suo solito era felicissima di avere gente in casa, peccato che non si rendesse conto dell’intera situazione.
  • Emh.. no mamma aspetta... aspetta un secondo. Io... beh non so se sia il caso di....
  • Emma dille di venire, non è un problema! - intervenne Killian. - davvero... chiamala.
  • Tu non andrai via però vero? Se viene lei resti anche tu?
  • Certo! Sta tranquilla, non c’è nessun problema! Avanti chiamala. 

Un po’ titubante feci come mi venne suggerito ma sapevo già che non sarebbe stata una buona idea. Non appena Regina arrivò la tensione in casa arrivò alle stelle nonostante si sforzarono entrambi di non fare niente di stupido. Non si rivolsero la parola neanche mezza volta e a malapena si guardavano in faccia. Odiavo vedere Killian in quello stato di agitazione mista a nervosismo e odiavo vedere anche la mia allenatrice in difficoltà. Erano due pilastri importantissimi della mia vita quei due e non sopportavo l’idea di dovermi dividere tra l’uno e l’altro solo perché tra di loro non correva più buon sangue. Dovevano fare pace costi quel che costi... ma come? L’idea geniale mi venne in mente solamente un paio di giorni dopo: bisognava farli incontrare, un appuntamento, solo loro due. Non sarebbe stato facile lo so, si sarebbero fatti torturare piuttosto che accettare di incontrarsi ma avevo con me un piccolo asso nella manica e per quanto fossi a conoscenza che la cosa sarebbe potuta trasformarsi in un vero disastro, portandoli ad avercela a morte con me, decidi di provarci. Presi il mio cellulare è inviai due sms distinti: il primo per Killian, il secondo per Regina. 

 

“ Amore ciao! So che sei a lavoro adesso ma mi chiedevo se questa sera ti andrebbe di vederci. Siamo stati separati troppo tempo e voglio assolutamente rimediare. Non si accettano risposte negative. Ci vediamo  18;30 nel bar vicino la piazza.” 

 

Il primo messaggio era stato inviato e ottenne risposta positiva, ora toccava però al secondo. 

 

“ Regina scusa se ti disturbo... avrei urgente bisogno di parlare con te per quanto riguarda la questione allenamenti. Ti chiamerei ma preferisco farlo di persona quindi se per te va bene che ne diresti di incontrarci nel baretto vicino la piazza di casa mia per le 18:30? Il martedì se non ricordo male è il tuo giorno libero... fammi sapere” 

 

Anche la risposta a questo secondo sms fu positiva... ce l’avevo fatta, li avevo appena incastrati... ora bisognava solamente attendere che si incontrassero. Mi avrebbero di sicuro odiata non appena si fossero accorti che avevo organizzato tutto di proposito ma non potevo più continuare a vederli soffrire. Dovevano parlare e risolvere i loro problemi una volta per tutte.

 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***




Amore olimpico
Capitolo 9

 

Pov Killian 

Nonostante la settimana infernale fosse ormai terminata, in ospedale ero ancora sommerso da una mole lavoro davvero spaventosa. Tra i vari casi che avevo già mi era stato affidato anche un vecchietto capriccioso al quale era stata applicata una protesi all’anca, niente che non avessi già fatto un milione di volte, ma metterlo in piedi si rivelò più complicato che aiutare la mia Emma a camminare di nuovo. Non mi sono mai lamentato del mio lavoro, amo quello che faccio e amo aiutare gli alti  ma quello che stavo vivendo era un periodo talmente particolare della mia vita che non avevo alcuna  intenzione di perdere tempo con pazienti poco collaborativi. A breve mi sarei laureato, avevo ancora un ultimo  esame da sostenere prima di discutere la mia tesi ma se per la discussione ero su per giù tranquillo, l’ultimo esame mi spaventava alquanto e la colpa era proprio delle troppe ore di tirocinio  che mi tenevano occupato più tempo del dovuto.  Ero un perfezionista, lo sono sempre stato in realtà  e temevo che a causa del troppo lavoro non sarei  riuscito a sostenere il mio ultimo esame al meglio. Passavo ore e ore di solito a ripassare per un esame, era una routine ormai per me e il sapere di non avere lo stesso tempo a disposizione anche per quest’ultimo esame mi rendeva parecchio agitato e nervoso. Il tirocinio mi stava metaforicamente uccidendo ma al tempo stesso la settimana precedente mi aveva anche graziando... perché? Beh perché durante le mie ore in ospedale non avevo avuto modo di pensare alla mia Emma, al fatto che fosse in vacanza e quando tornavo a casa dovevo per forza di cose mettermi a studiare. Certo, le videochiamate con la mia bella non mancarono di certo, ma erano di sera, quando ormai per entrambi la giornata si era bene o male conclusa. 

Ora che era tornata un nuovo stress però si era aggiunto: il non poterla vedere più del dovuto a causa dei miei tremila impegni. A lei non sembrò dispiacere, sapeva quanto tenessi alla mia media “scolastica” e quanto tenessi a laurearmi con il massimo dei voti, ma a me mancava comunque il non poterla stringerla a me e passare le nostre giornate in maniera del tutto spensierata. 

Immerso nei miei pensieri non mi accorsi subito che il mio telefono aveva appena ricevuto un sms, fu il mio paziente ad avvisarmi... mi allontanai quindi un minuto, giusto il tempo di controllare chi fosse, aspettavo delle notizie dall’Università e mi resi conto con mia gran sorpresa che fosse Emma. Non era solita scrivermi mentre ero a lavoro il che la cosa mi mise curiosità. Lessi attentamente cosa avesse da dirmi, mi stava chiedendo di vederci durante la mia pausa. 

Le mie pause ultimamente erano riservate solo ed esclusivamente allo studio ma per la mia Emma feci volentieri un’eccezione, in fondo per una volta non sarebbe di certo morto nessuno se avessi ritardato qualche ora ad aprire i libri... 

 

“ considerami già li! A dopo amore” ... e senza indugio tornai al mio lavoro. 

 

Quando arrivai nel luogo stabilito del nostro incontro, con ben dieci minuti di ritardo, rimasi sorpreso di non trovarla ad aspettarmi. Emma è la persona più puntuale che conosca, se da un orario di solito si presenta anche dieci minuti prima pur di rispettarlo quindi era alquanto strano che non fosse già arrivata. Controllai il mio telefono nel caso in cui mi avesse scritto ma nulla... nessun sms così mi misi in un angolo ad aspettare che arrivasse. Passarono cinque, dieci minuti... ma niente. Iniziai a preoccuparmi ma prima che potessi anche solo pensare di andare a cercarla ecco che davanti all’entrata del locale apparve lei... la persona che proprio non avevo voglia di vedere: mia madre. Avevo tollerato la sua presenza la sera prima solo ed esclusivamente per far felice la mia donna ma niente era cambiato tra noi. Uscire da lì equivaleva in qualche modo a doverle passare accanto e di conseguenza mi sarei dovuto fermare a salutarla, sono pur sempre una persona educata,  quindi decisi di rimanermene li, in disparte sperando non mi notasse, a cercare un altro modo per rintracciare Emma.  Decisi di mandargli un sms e con la scusa mi misi a smanettare il cellulare in modo che i nostri sguardi non si incrociassero neanche per sbaglio. Aveva dell’incredibile, di tanti locali esistenti a New York in quale doveva presentarsi mia madre? Proprio nello stesso in cui ero anche io...

Controllai là chat di Emma più di una volta in attesa di risposta ma niente... sembrava essersi dissolta nel nulla. Forse chiamarla sarebbe stata la soluzione migliore, mi ritrovai a pensare e senza indulgiate ancora composi il suo numero e.... e niente! Non riuscii a chiamarla perché la donna che avevo cercato di evitare per tutto il tempo venne proprio nella mia direzione in cerca di informazioni.

  • Killian... - disse freddamente 
  • Mamma... - risposi con lo stesso tono.
  • Piccolo il mondo vero???
  • Minuscolo... 
  • non ti farò perdere troppo tempo, volevo solamente sapere se sapessi dove posso trovare Emma? 
  • Perché lo chiedi a me?? 
  • Lo chiederei a lei ma non risponde al cellulare e quindi sto chiedendo a te! tu sei il suo... ragazzo dopotutto, dovresti sapere dove sia no? - perché cercava Emma? 
  • Non so dove sia, la stavo provando a contattare anche io! - mi limitai a dire. 
  • Mmh... molto strano, avevano appuntamento per un aperitivo! - per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Avevano cosa? 
  • Dovevate vedervi? - chiesi totalmente sconvolto dalla cosa. 
  • Si! Più o meno un quarto d’ora fa ma ho fatto ritardo. Che sia andata via?  - la vidi prendere il telefono per provare a ricontattarla.
  • Non è andata via! Sono qui da più tempo di te e credimi... Emma non è passata da queste parti. 
  • Mmh... che abbia sbagliato locale? Non credo... non è questo il bar della piazza vicino casa sua??? - aveva un aperitivo con mia madre alla stessa ora e nello stesso posto dove aveva invitato me. Molto strano no??? E ancora più strano era il fatto che non si fosse presentata. Doveva esserci un’altra spiegazione ma l’unica che mi venne in mente non mi piacque affatto. 
  • Emma non verrà! - Dissi improvvisamente con quella nuova consapevolezza. 
  • Cosa? E perché mai? Mi ha chiamato lei! 
  • Per lo stesso motivo per cui ha chiamato me, per un aperitivo, e non si è presentata...
  • Cosa... cosa stai cercando di dire Killian? 
  • Che la mia fidanzata ci ha attirati in una trappola. - gli feci leggere l’sms che avevo ricevuto, molto simile a quello che a quanto pare aveva ricevuto lei. - Non verrà oggi, era una scusa per farci incontrare. Tze... è perfida come te quando vuole ma mi sentirá se ho visto giusto. - nel mentre pronunciavo quelle parole aprii là chat con Emma e le inviai un messaggio.

 

“Sei nei guai signorina”

 

Ero più che convinto che come le volte precedenti non avrebbe risposto neanche a quello di messaggio ma mi sbagliavo, neanche un minuto dopo ecco quella furfante farsi viva. 

“Sapevo ancor prima di elaborare il piano di finire nei guai, ma non mi importa! Tengo troppo a voi per continuare a vedervi farvi del male. Non lo ammettereste mai lo so, ma dentro di voi sapete anche meglio di me che è così. Molto probabilmente le vostre incomprensioni non si risolveranno ma perché non provarci? Vi prego... non sprecate questo momento, un giorno potreste pentirvene....” 

 

Passai il telefono senza tanti convenevoli a mia madre e le feci leggere le parole della sua pupilla... rimase spiazzata nel credere che lo avesse fatto sul serio ma per quanto riguarda me... beh ripensandoci bene non ero poi affatto stupido. Non era la prima volta che tentava di persuadermi nel chiarire con Regina quindi avrei dovuto aspettarmelo. 

 

  • Dunque che si fa?!?! Ci mettiamo d’accordo su cosa raccontarle per farla felice e andiamo via suppongo... - propose mamma e inizialmente fui tentato di assecondare la sua idea, non avevo assolutamente voglia di parlare con lei dopo tutto quello che mi aveva fatto ma poi pensai ad Emma e per quanto avesse sbagliato a mettersi in mezzo e a tirarci in inganno non meritava di essere presa in giro. Non avevo alcuna voglia di  mentirle, non volevo che la nostra relazione prendesse una piega sbagliata basata sulle menzogne, per cui occorreva trovare un’altra soluzione. 
  • Non se ne parla! Non mentirò mai ad Emma! - risposi deciso.
  • Allora cosa proponi di fare? Vuoi parlare? Seriamente killian? Vuoi davvero riprendere in mano il passato? - era stupita, non credeva che un ragazzo orgoglioso come me potesse guardarsi nuovamente alle spalle rivendicando il passato e in effetti non aveva poi tutti i torti: non ero assolutamente intenzionato a rimettere in tavola argomenti già messi in ballo anni e anni prima.
  • Il passato è passato... non sarà di certo una chiacchierata a farlo cambiare. Lo sai.., io rimarrò sempre della mia opinione e tu della tu della tua  quindi....  Emma non ci ha detto di cosa dobbiamo parlare, ha solo detto di farlo. Possiamo benissimo sederci a tavolino una mezz’ora e chiacchierare del più e del meno. 
  • Vuoi parlare del clima quindi? - rise - per me non ci sono problemi, ormai sono venuta fin qui tanto vale sgranocchiare e bere qualcosa. 

 

Ci sedemmo ad un tavolino proprio al centro della sala per non rimare troppo isolati e dopo aver preso le nostre ordinazioni aspettammo che il cameriere arrivasse con quanto ordinato senza degnarci neanche di uno sguardo. Il silenzio regnava sovrano e la tensione si tagliava con il coltello... non so quanto avrei resistito ma dovevo sforzarmi di farlo il più possibile: non volevo deludere Emma. 

  • allora... - iniziò lei - Stai studiando per diventare fisioterapista quindi....
  • Vuoi sul serio intraprendere questo sentiero? - non avevamo detto di limitarci solo ad argomenti di circostanza? 
  • Non sto prendendo un sentiero pericoloso, dobbiamo conversare no? Tranquillo non ho intenzione neanche io di ritrovarmi in brutti ricordi. - sospirai.
  • Mmh... si! Sto studiando fisioterapia, sto per laurearmi in realtà, mi manca solo un esame... 
  • un esame??? Hai solo 20 anni... - mi fece notare.
  • un esame alla laurea triennale... poi dovrò affrontare la specialistica. 
  • Capito! - si limitò a dire. 
  • Tu invece? Hai ripreso ad insegnare so...
  • Non ho ripreso, diciamo che non ho mai smesso. Cioè... avevo smesso di occuparmi sono di un atleta, aiutavo i miei colleghi a formare giovani  talenti più che altro. Poi però in federazione è arrivata Emma e tutto è cambiato. Si è presentata nel suo body giallo canarino e in cinque minuti mi ha fatto capire di essere una stella vincente. È con lei che ho ripreso con gli allenamenti individuali, finalmente dopo anni una nuova stella si affacciava al mondo della ginnastica. 
  • Era un portento lo so... stento ancora a credere che la sua carriera sia finita... 
  • sono i rischi del mestiere... delle volte si è “costretti” ad abbandonare il proprio sogno. - tuchè... voleva forse rinfrescarmi la memoria ricordandomi di aver mollato senza quello che lei riteneva un motivo apparente? Cercai di ignorare la cosa e far finta di nulla. - so che invece tu hai ripreso... hai fatto bene, avere un hobby oggigiorno aiuta. 
  • Ho ripreso si, ma non per hobby! Affatto... ho ripreso seriamente! - risposi convinto. 
  • Ah... beh... buon per te ma... si ecco... credi di riuscire a portare avanti tutto nel migliore dei modi? - che accidenti voleva dire con quella domanda. - la scherma è uno sport impegnativo e come ogni sport che si rispetti devi dedicarvi anima e corpo se vuoi essere ricordato. 
  • Non capisco dove tu voglia andare a parare e francamente non credo che mi interessi. 
  • Non voglio andare a parare da nessuna parte, ti sto solo dando un consiglio... da mamma! - questa di che era una battuta divertente... “da mamma” ... non avevo una madre da qualche anno ormai. - non prendere impegni che non manterrai... stai studiando per ottenere un titolo professionale e ti sei rimesso in carreggiata per la scherma. Non pensi di esagerare? Ti ho sempre insegnato che devi mettere anima e corpo in quello che fai e che sopratutto devi portare a termine nel migliore dei modi ciò che hai iniziato... avere due strade da seguire contemporaneamente non è un bene, prima o poi una delle due strade si inclinerà. 
  • Non ho bisogno dei tuoi consigli, so cavarmela benissimo da solo! - la conversazione stava prendendo una piega a dir poco inaspettata. Volente o nolente il passato stava tornando a galla così come la sua aria da maestrina. 
  • Mi sembra di averla già sentita questa frase... non è finita che avevo ragione io? Non hai mollato tutto perché non riuscivi a gestire lavoro e interessi personali? Vuoi ripetere i tuoi stessi errori? Accomodati pure, ma non dirmi che non ti avevo avvisato. 
  • Tu non sai un bel niente di me e di quello che ho passato, non te ne sei mai interessata quindi non vedo perché tu debba interessartene adesso. Avrò anche fatto i miei errori come dici tu, ma questo non significa che io non abbia tratto insegnamento da questi errori. Sto per laurearmi in perfetto orario con la tabella di marcia, non ho mai dovuto ripetere un esame nonostante in contemporanea con lo studio ho dovuto lavorare e ho ripreso con la scherma intenzionato ad ottenere obiettivi molto alti. Riesco a fare tutto senza tralasciare nulla quindi...
  • Beh... non metto in dubbio che tu ti stia laureando per tempo, il punto è: come? In che modo? Tutti possono laurearsi in tre anni, basta accettare qualsiasi voto, anche un misero 18... Puoi riuscire a fare anche tre cose contemporaneamente ma non riuscirai mai ad eccellere in tutte e tre e poi... beh c’è anche Emma nella tua vita adesso. Sicuro che non rinuncerai a tutto ancora una volta per amore? 
  • ora mi hai davvero scocciato! Sapevo che sarebbe stata una pessima idea trattenermi con te ma un lato di me ha voluto tentare ugualmente... e non solo per Emma. - la guardai dritta negli occhi. - per un attimo ho sperato che le cose potessero cambiare tra di noi ma sbagliavo... tu mi considererai sempre un idiota fallito incapace di fare qualcosa nella vita. Che imbecille che sono... avrei dovuto capirlo subito: gli stronzi  non cambiano. - presi il portafoglio e lasciai sul tavolo la somma corrispondente a pagare entrambi i nostri aperitivi. - Stammi bene ma per favore... non farti vedere mai più! - e senza aggiungere altro a passo sostenuto andai via. 

 

 

Pov Emma

 Rimasi tutto il pomeriggio in apprensione in attesa di notizie le quali non arrivarono... possibile che alle sette di sera manma e figlio fossero ancora in giro a chiacchierare? Sarebbe stata una cosa magnifica ma aimè dubitavo fortemente che fosse accaduto veramente. Probabilmente il motivo per cui Killian non si era ancora fatto sentire era perché era in collera con me per averlo ingannato. Come biasimarlo, deduco che non sia una cosa estremamente piacere ritrovarsi davanti ad una persona, della la quale non vuoi spartire più nulla, non per coincidenza ma perché qualcuno ha tramato alle tue spalle. Io stessa mi arrabbierei se solo qualcuno si azzardasse a rimettermi in contatto con zelina, figuriamoci nella situazione di Killian... ma cos’altro avrei potuto fare? Lo vedevo soffrire ogni qual volta si parlava di Regina e non potevo sopportare l’idea che mi vedesse costruire nuovamente un rapporto con lei mentre a lui questo, per orgoglio o altro, era proibito. Avevo voluto  aiutarlo così come lui aveva aiutato me, sperai solo che quel mio gesto non si ripercuotesse sulla nostra relazione. 

Quella sera uscii dalla mia stanza solo per andare a cena, non avevo per niente fame, il mio stomaco era in sciopero ma presenziai comunque a tavola onde far sospettare ai miei che ci fosse qualcosa che non andava. Mangiai velocemente e con la scusa di dover finire di studiare, che poi proprio una scusa non era, mi ritirai in camera. Ci provai sul serio a concentrarmi su quello che stavo leggendo ma ogni minuto il mio sguardo cadeva sul telefono per controllare se ci fossero nuovi sms. Ormai stavo perdendo ogni speranza, killian non avrebbe chiamato, ma proprio quando meno me lo aspettai, erano ormai le undici di sera, eccolo videochiamarmi. 

  • Killian.... - accettai subito la chiamata.
  • amore ciao! - rispose lui regalandomi un sorriso.
  • Amore ciao?????  Amore ciao un corno! Che accidenti di fine hai fatto! pensavo che....
  • Lo so lo so.... mi dispiace non averti chiamata prima ma ho  approfittato che mio padre fosse fuori per studiare. Volevo chiamarti prima di cena ma poi ho perso la cognizione del tempo... 
  • sei un cretino! Mi hai fatto prendere un colpo! Pensavo fossi arrabbiato con me! - misi il broncio e lui alzo un sopracciglio. 
  • Arrabbiato no, so che hai agito in buona fede ma di sicuro la pagherai per quello che hai fatto signorina. Non si inganna così il proprio fidanzato... 
  • Tu lo hai fatto con me quando mi hai portato in quella palestra.... - mi giustificai 
  • No, quella era una scommessa e tu l’hai persa, sapevi che sarebbe potuto succedere quindi... non hai scusanti e dovrai ricevere una punizione. 
  • Si sì ok come vuoi ma dimmi: come è andata? Vi siete chiariti? - il suo sorriso scomparve.
  • È andata, abbiamo parlato del più e del meno mah... no Emma, non abbiamo chiarito e credo non accadrà mai. Rassegnati, tra me e mia madre c’è un muro inespugnabile da anni ormai.- non appena iniziò a parlare di lei il suo sguardo cambió e improvvisamente divenne triste. Provai a chiedergli ancora una volta di parlarmi della giornata ma lui si rifiutò categoricamente chiudendo ad un certo punto anche la videochiamata con la scusa di dover finire di studiare. Un comportamento davvero strano per Killian, non interrompe mai lo studio, sopratutto prima degli esami, quindi se mi aveva cercata era perché aveva già concluso. La scusa di dover tornare sui libri non reggeva ma anche se lo avevo sgamato decisi di non dire nulla e concedergli i suoi spazi senza pressarlo ulteriormente, avrei ricevuto risposte soddisfacenti molto probabilmente il mattino seguente quando sarei andata a parlare con Regina per quanto riguarda i nostri futuri allenamenti. 

Ero molto agitata all’idea di dover rimettere piede  in federazione, era lì che mi aveva dato appuntamento, ma bastó varcare la soglia per sentirmi ancora una volta a casa. Le ragazze della reception mi presero in ostaggio per qualche minuto chiedendomi del più e del meno dopodiche senza nenache ricordarmi come, passai nelle mani dei miei ex compagni e compagne di squadra. C’erano proprio tutti, tutti tranne zelina. Avevo chiesto a Regina, visto che era diventata la sua allenatrice, di darmi appuntamento in un giorno in cui lei non ci sarebbe stata e fortunatamente aveva deciso di accontentarmi. 

  • pulce sei in gran forma! - esordi Lucas, uno dei ragazzi che in passato ci provò con me! 
  • È il dottorino che le fa questo effetto! - mi prese in giro Abby. Non perdeva mai occasione per farlo! - e a proposito del dottorino.... hai sperimentato i benefici della riappacificazione? - ammiccò con lo sguardo e io divenni improvvisamente rossa. Ancora con quella storia - è un si vero???? O mio Dioooooo!!!! Devi raccontarmi tuttoooooo. - fece per portarmi via. 
  • Abby, Abby calmati! No! Certo che no! Non ho fatto niente di quello che pensi tu! - mi affrettai a rettificare, si era già fatta un film tutto suo. 
  • sei senza speranza! - mi disse scuotendo la testa.
  • Lasciala in pace! Non siamo mica tutti come te! - prese le mie difese Lucas capendo perfettamente che il discordo si fosse spostato su un argomento abbastanza privato e delicato. 
  • Lucas io ti adoro lo sai! Se non ci fossi tu a difendermi da questa qui non so cosa farei. 
  • Lui ti difende solo perché ha sempre avuto un debole per te quindi.... ma parliamo di cose serie.... allora pulce raccontaci... come mai qui? Rientri? 
  • No, purtroppo no. Ma proverò ad allenarmi ancora. cercavo Regina proprio per questo, dobbiamo discutere di alcuni dettagli. 
  • È in sala grande! Sta compilando dei moduli - mi informò Sarah che fino a quel momento  era rimasta in silenzio - ma è di pessimo umore credimi. 
  • Già! Ieri zelina non si è presentata alle prove e non ha avvisato... ti ho detto tutto! - Abby come al suo solito non perse tempo a spettegolare sulle ultime vicissitudini. 
  • Quella è proprio un’idiota! E noi dovremmo partire con lei per darle il nostro sostegno??? Roba da pazzi. - Non era negli intenti di lucas ferirmi ma mi incupii ripensando alle olimpiadi bruciare e lui, capendo di aver esagerato, provò a rimediare tornando a parlare di regina. - Puoi provare a portarle un caffè! Magari la rilassa. Oltre a zelina in realtà credo che ci sia altro sotto per cui è nervosa.
  • Mmh.., credo di saperlo! Vado da lei! Ci vediamo dopo. - ascoltai il loro consiglio: presi un caffè alla macchinetta e mi avviai verso quella che un tempo era la mia sala d’allenamento. Ebbi un colpo al cuore non appena varcai la soglia ma cercai comunque di ignorare la cosa e di guardarmi intorno il meno possibile.
  • Ah Emma! Sei tu! Vieni entra. - mi invitò ad entrare Regina non appena mi vide far capolino. Era intenta a compilare non so che cosa ma sembrava distratta. - siediti - mi indicó una sedia proprio difronte a lei. - scusa se ti ho ricevuta proprio in questa ala della palestra ma il mio studio è sommerso di operai che tentano di aggiustare il pc quindi non avevo scelta.
  • Ah ok... Quindi non è stato un piano architettato per provare a convincermi a tornare ad allenarmi qui!!!
  • Sarebbe servito a farti cambiare idea? - Scossi la testa - immaginavo. - nel mentre mi passò un foglio. - dai uno sguardo a  questo, è il programma che ho pensato per te!  Non sono molte ore di allenamento lo so  ma stai per iniziare una nuova scuola e che hai anche altre priorità quindi...
  • Sarà strano allenarmi così poco ma ci abituerò! Non devo tornare a gareggiare dopotutto mah... ma vorrei quantomeno tornare quella di un tempo... - riflettei - credi sia possibile? Fisicamente intento....
  • Il medico disse che avresti potuto riprendere a fare qualcosa a livello non agonistico quindi deduco che tu possa tornare a saltellare come un tempo ma....
  • Lo so.... non servirà saltellare come un tempo per poter tornare in pista. 
  • Non sei in grado di reggere un lavoro come quello passato, il massimo che tu possa aspirare credo sia un allenamento di un paio d’ore a giorni alterni, niente a che vedere con la tua mole di lavoro precedente, ma non significa che tu non possa trarre beneficio anche da questo.
  • Me lo farò andare bene tanto.... non credo di avere altre alternative suppongo... 
  • Hai provato a vedere altri specialisti? Magari ascoltare più di un parere potrebbe...
  • Già fatto! I miei attraverso Killian e le sue conoscenze hanno fatto anche l’impossibile credimi ma la risposta è la seguente... Troppo allenamento potrebbe portare il femore ad indebolirsi e se questo dovesse accadere potrebbe  rompersi di nuovo e allora si che sarebbero guai seri....
  • Non ci voleva! Mi sento ancora in colpa sai?
  • Non devi... non è stata colpa tua, non è stata colpa di nessuno! Il destino ha voluto così....
  • Mi sento in colpa ugualmente... dovresti essere in collera con me, il programma che hai presentato a quella stupida gara era troppo per una ragazza giovane come te! 
  • Te lo ripeto, non è colpa tua, il programma non c’entra nulla! sarei potuta cadere anche con una stupidissima verticale ma se prorpio ti senti così in colpa e vorresti recuperare io un modo ce l’avrei. - ammiccai. 
  • Che ti serve? - mi conosceva fin troppo bene. 
  • Vorrei che mi raccontassi di ieri, dell’incontro con... - la vidi sussultare e successivamente guardare l’orologio 
  • Emma ne riparliamo un’altra volta ok? Scusami ma ho dimenticato di aver un incontro a breve. - le avrei anche creduto se solo il suo comportamento non divenne improvvisamente così nevrotico... non aveva nessun incontro, stava semplicemente fuggendo dal raccontarmi la verità, il che significava solamente una cosa: era successo qualcosa tra di loro, qualcosa di non piacevole. 
  • Regina...
  • Emma per favore! ne parliamo un altro giorno ok??? - sospirai per nulla contenta e rassegnata a rimanere allo scuro di tutto salutai e mi recai verso la porta. 
  • Emh... Emma aspetta! - mi bloccò. - potresti dare questo a... Killian? - tirò fuori dalla sua borsa il suo libretto universitario. Cosa ci faceva quel libretto in mano a Regina? Prima che potessi chiedere fu lei a darmi una spiegazione. - gli è caduto ieri dal portafoglio. 
  • E non glielo hai restituito? - la vidi abbassare la testa. - Regina per favore parla! Lo so che non hai impegni e che quello di prima era semplicemente una scusante per non parlare quindi smettila di nasconderti e raccontami cos’è successo. Non so perché ma ho come l’impressione che non sia andata esattamente come speravo.
  • È stato un disastro! Non era per nulla felice di vedermi e la cosa inizialmente era reciproca ma poi abbiamo iniziato a parlare del più e del meno, ci siamo aggiornati sulle nostre rispettive vite senza tirare mai fuori il passato invece.... 
  • invece?!?! 
  • Invece il passato in un modo o nell’altro è tornato fuori ugualmente e... beh, nel mezzo del nostro battibeccare Killian si è alzato e se ne è andato via! È lì che gli è caduto questo.
  • avete discusso? Ancora???? 
  • Emma per favore non dire nulla! Io ci provo suo serio ma poi.... lascia stare dai, non capiresti. 
  • Non capirei???? Regina parli sul serio?
  • Non capiresti Emma! Non sei una mamma ancora... 
  • una mamma dovrebbe perdonare suo figlio, aiutarlo, essere fiera dei suoi progressi! - gli aprii il suo libretto d’esame - lo hai visto questo???? Chi mamma non sarebbe orgogliosa è???? È un perfezionista Regina, ha tutti trenta. Mette anima e corpo in quello che fa e se ha fatto un errore in passo chi se ne frega! Nessuno è perfetto e tutti sbagliamo! 
  • Io....
  • Non so cosa tu gli abbia detto per farlo alterare ma credo che tu debba rimediare. Lui ci tiene a te e so che anche tu tieni a lui! 
  • Certo che ci tengo! È mio figlio ma non posso restare a guardare mentre sbaglia.
  • Ora non sta sbagliando prorpio nulla! Studia, lavora e ha ripreso la sua passione. Svolge tutte queste cose in maniera impeccabile e riesce a trovare il tempo per me! È un ragazzo raro Regina... - la vidi sull’orlo delle lacrime ma riuscì a trattenerle - il 3 agosto si laurea, vieni anche tu! Sarebbe felicissimo.
  • Non credo, non è stato felice di vedermi ieri perché dovrebbe essere diverso ora?
  • Forse non è stato felice inizialmente, fingeva secondo me di non esserlo, ma poi avete provato a comunicare. Avete fatto un passo avanti finalmente anche se  poi ne avete fatti due indietro. È qui che sbagliate sai... tu sopratutto: non puoi pretendere che tutto si risolva in un giorno. Avresti dovuto dirgli qualsiasi cosa tu gli abbia detto in un secondo momento, non subito. Capisci cosa inrendo?  - annui - bene! Fidati di me allora: presentati alla sua laurea e non fare nulla, congratulati e al massimo e sorridi. Vedrai che se camminerai piano piano il vostro rapporto si ricucirà. - scosse la testa - pensaci almeno ok?  
  • Ci penserò mah.... non credo che verro! 
  • Fa come vuoi!  - e senza aggiungere altro , o l’avrei presa a male parole per il suo comportamento, uscii raggiungendo casa. 

 

La prima cosa che feci una volta arrivata   fu chiamare Killian per informarlo di avere il suo libretto universitario ma il suo cellulare purtroppo squillò a vuoto. Pensai fosse momentaneamente impegnato così aspettai un pochino prima di chiamarlo nuovamente ma anche le volte successive il risultato delle mie chiamate fu nullo. Pensai di mandargli un sms, sia per la questione libretto ma anche per capire se fosse tutto ok, cosa che iniziavo a dubitare, ma lui mi anticipò scrivendomi due semplici parole “sto studiando”. Non era da Killian essere così freddo, non lo era quando battibeccavano figuriamoci ora che tra di noi andava tutto bene. Doveva essergli successo qualcosa e non so perché ma ero fermamente convinta che centrasse la discussione avvenuta con Regina. Il suo sguardo in videochat mi aveva messo la pulce nell’orecchio che fosse successo qualcosa, Regina me lo aveva confermato anche se non era scesa nei dettagli e adesso il suo isolarsi.... Dovevo andare in fondo alla situazione, dovevo capire cosa fosse successo realmente così uscii di casa con la scusa di vedere una mia amica, non mi avrebbero mai dato il permesso i miei se avessero saputo il vero motivo per cui stavo uscendo e mi recai a casa di Killian. Fu suo padre ad aprirmi il che mi mise in imbarazzo la cosa, non avevo ancora avuto modo di conoscerlo, non sapevo neanche se sapesse della mia esistenza e ora ero davanti la porta di casa sua faccia a faccia con lui.

  • Buonasera signor Jones, sono Emma, la... - come avrei dovuto presentarmi? - un’amica di Killian, suo figlio é in casa?
  • Emma hai detto?
  • Si signore...
  • Wow non posso crederci!  Finalmente conosco questa famigerata Emma! Mio figlio non fa che parlare di te e di quanto sei perfetta. Bionda, capelli lunghi, occhi verdi, bella da togliere il fiato... Pensavo ti avesse inventata, che fossi frutto di qualche sogno e invece eccoti qua: bella esattamente come ti ha descritto. Accomodati pure, Io sono Brennan e per rispondere alla tua precedente domanda si! Killian è in casa. È in camera sua, penso tu conosca la strada. - mi fece l’occhiolino. Cosa? Pensava seriamente che fossi stata già in quell’appartamento? - mentre voi “parlate”io vado a... - lo vidi pensarci su - fare la spesa. Starò via un bel po credo. - avevo capito bene???? Ci stava lasciando casa libera? oh mamma!!! 
  • Signor Jones la prego resti, sono venuta semplicemente per restituire questo a a Killian - mostrai lui il suo libretto universitario - non c’è assolutamente bisogno che vada via. - credo che il mio viso stesse riassumendo in un unico colore tutte le sfumature di rosso possibile immaginabili. 
  • Seriamente? - Annuii - Vorrà dire che guarderò la partita allora! Questa sera gioca la mia squadra. - sorrise. - ma non voglio trattenerti oltre, va pure da Killian, sará felice di vederti, sono un paio di giorni che è di pessimo umore. - Bene... fantastico! lo aveva notato anche suo padre. 
  • Potrebbe gentilmente indicarmi la strada per la sua camera? È la prima volta Che entro in questa casa.
  • ma certo, scusami! Avevo dato per scontato che sapessi orientarti! Sali le scale e prosegui lungo il corridoio: seconda porta a sinistra, non puoi sbagliare. - ringraziai Brennan per la sua cordialità e a passo svelto raggiunsi il piano di sopra. Attesi una manciata di secondi davanti la porta che mi separava da Killian dopodiché mi feci coraggio e bussai.  
  • Ti ho detto che non voglio essere disturbato papà! Lasciami in pace. - esclamò infastidito. Forse stava seriamente studiando, forse non voleva essere disturbato per paura di perdere la concentrazione. Avevo dato per scontato che ci fosse qualcosa che non andava in lui, ma se fosse soltanto stress pre esame? Che accidenti avrei dovuto fare? Entrare e molto probabilmente distrarlo dai suoi doveri o tornare a casa e abbandonare questa stramba follia? La seconda ipotesi era la più sensata in quel momento ma qualcosa mi spinse a restare... e poi avevo il suo libretto d’esame, dovevo quantomeno restituirglielo. Presi un profondo respiro e lentamente aprii la porta. Lo trovai sdraiato sul suo letto a contemplare il soffitto con un’espressione mai vista prima. Gli ingranaggi all’interno del  suo cervello stavano lavorando senza sosta ed erano talmente forti i suoi pensieri che neanche si accorse della presenza di una persona nella sua stanza. 
  • Spero che tu stia pensando a me! - decisi di annunciarmi così e lui sentendo una voce estranea a quella casa, sobbalzó voltandosi verso di me. 
  • Emma che... che ci fai qui? Io...
  • Venivo a vedere fino a che punto mi stessi mentendo. - lo guardai come a dire “non la dai di certo a bere a me!”
  • Mentendo??? No... Sto seriamente studiando molto.
  • Oh... vedo vedo. - gli indicai la sua figura stesa su un letto senza neanche uno straccio di libro in mano.
  • Che centra ora sono in pausa...
  • Killian, tesoro, ascolta... - mi andai a sedere sul suo letto - Sono preoccupata per te, so che c’è qualcosa che ti turba e vorrei provare ad aiutarti.  è tutta colpa mia se stai così... ho forzato un po’ troppo la mano e quindi...
  • Emma... è solo lo studio che mi rende un po’ distante credimi! Io sto benissimo, mai stato meglio. 
  • Bugiardo. Regina mi ha accennato alla vostra discussione.... - lo vidi cambiare nuovamente espressione. Questa volta il suo sguardo divenne più duro. - mi ha detto che la serata di ieri non è finita affatto bene...
  • Quella donna non dorme la notte per fare gossip? Roba da pazzi!!! E tu gli dai anche corda??? 
  • Non gli do corda!
  • Tze... Immagino ti abbia chiamato appositamente per parlare di me e del mio essere un disastro della natura vero? 
  • No, certo che no! Mi ha chiamato per l’allenamento, per il calendario che aveva pensato appositamente per me. 
  • E come è uscito fuori il mio nome allora? 
  • Vuoi la verità? Beh... Inizialmente sono stata io la prima a chiedergli di te. Si insomma tu mi avevi accennato nulla del vostro incontro ed era evidente che fosse successo qualcosa così....
  • Così avete parlato di me! 
  • No... Regina si è rifiutata di farlo. Inizialmente almeno, poi... ecco tieni - gli consegnai il suo libretto universitario - mi ha dato questo! Ti è caduto ieri dal portafoglio e da lì si è lasciata un po’ andare. Non ha detto nulla di male nei tuoi confronti, solo che ha combinato un gran casino. 
  • Beh... almeno lo ha ammesso... - sospiró
  • Si lo ha ammesso, anche se è orgogliosissima ha ammesso di aver commesso un grave errore. Io ora non so cosa sia successo ma è dispiaciuta, tanto dispiaciuta.
  • Non mi interessa! Poteva pensarci prima di dire quello che ha detto! - disse serrando la mascella - Con me ha chiuso definitivamente quella donna!
  • Ma perché?!?!  Cos’è successo ieri! Spiegamelo no? Perché non vuoi parlare neanche con me? Sono la tua fidanzata Killian. - domandai seriamente dispiaciuta che non risucisse a confidarsi con me. 
  • Perché non voglio arrabbiarmi di nuovo! Mi viene il sangue al cervello solo a nominarla quindi.... - lascio cadere l’argomento. - senti... grazie di avermi riportato questo ma ora è meglio che tu vada. Vorrei restare da solo. 
  • No! Non me ne vado e non me ne andrò fin quando non avremo parlato. Non sono venuta fin qui, in casa tua, solo per farmi mettere in imbarazzo da tuo padre che pensava chissà che cosa ero venuta a fare qui con te. No mio caro, adesso tu mi racconti tutto intesi? 
  • Cosa??? Papà ti ha messa innimbarazzo? - gli venne da ridere, evidentemente conosceva il soggetto. 
  • Lasciamo stare...
  • No ,no non lasciamo stare... avanti dimmi! 
  • Perché dovrei? Tu non mi dici mai nulla.... 
  • andiamo non fare l’offesa, raccontami! - ci pensai su 
  • D’accordo però Prima  tu! O parli e ti sfogli con me di quello che è successo la scorsa sera o non saprai mai nulla.
  • Sei una ricattatrice nata lo sai si??? 
  • Lo so! E tu non puoi farci nulla! - gli feci la linguaccia - avanti racconta e non tralasciare nulla. 

Iniziò a raccontarmi dettagliatamente tutto a partire dall’sms ricevuto quella mattina. Mi raccontò che non vedeva l’ora di vedermi, che aveva atteso l’ora dell’incontro con impazienza, che si era preoccupato non vedendomi arrivare e che alla fine aveva scoperto che lo avessi ingannato. Fin li tutto bene, sembrava tranquillo ma poi, man mano che il racconto si faceva più intenso, il suo equilibrio iniziò a vacillare. Si tormentava le mani nervosamente e i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi. Avrei voluto interromperlo e dirgli che andava bene così, che non c’era bisogno di continuare oltre ma decisi, dopo un’attenta analisi, di non dire nulla e di lasciarlo sfogare completamente. Se lo avessi interrotto non avrebbe affrontato la cosa, si sarebbe nascosto ancora una volta in se stesso e non volevo che questo accadesse. Lo lasciai parlare fin quando non buttò fuori tutto è solo allora decisi di intervenire.

  • capisci???? Capisci quanto è grave? Mi considera una nullità! Un fallito - mi disse ormai in preda alle lacrime - per quanto io possa impegnarmi per ottenere la sua fiducia e rigare dritto lei non vedrà mai oltre il mio passato è questo mi fa male! - sentirlo dire che stava cercando di fare le cose per bene non solo per se stesso ma anche per sua madre mi fece male. Voleva renderla orgogliosa di lui, falle capire che aveva imparato dai prorpi errori e perché no, magari in segreto aspirava ad una rappacificazione... mi si strinse il cuore nel vederlo così abbattuto, stava soffrendo povero amore mio e io non avevo la ben che minima idea di come tirarlo su di morale. - Ho sbagliato ok, lo ammetto questo e lei ha ragione a dire che sono stato immaturo e idiota  ma sono cambiato da allora... ho capito i miei sbagli... non... non merito questo. - lo abbracciai stringendolo a me con quanta più forza avessi. Non era il mio abbraccio che lo avrebbe voluto ricevere in quel momento, a lui mancava sua madre, ma cercai comunque di essere d’aiuto. 
  • Oh tesoro.... ma certo che non meriti questo e fidati Regina lo sa. Ha sbagliato lei questa volta, non tu, lo ha anche ammesso. Non pensava quelle cose di te, nessuno le pensa. Ha capito che sei cambiato e anche se è molto orgogliosa sappi che è molto fiera di te. 
  • Non alleggerire la pillola.... lei le pensa eccome queste cose.... non farti incantare dalle sue doti da incantatrice: qualsiasi cosa abbia detto, che ha sbagliato o che non lo pensava, sappi che sono tutte balle:  voleva solamente farsi bella davanti ai tuoi occhi. Tiene a te in una maniera smisurata e non si metterebbe mai in cattiva luce davanti la sua protetta. Deve farsi bella o tu potresti vederla per quello che è veramente e voltarle le spalle. Non lo sopporterebbe.... che tu ci creda o no considera figlia più te che me. - non era di certo geloso di me ma con quelle parole mi fece capire che invidiava il mio rapporto con lei. 
  • Amore io credo che tu non pensi lucidamente in questo momento. Tua madre ha sbagliato alla grande in passato nel chiuderti tutte le porte ma questa volta ha capito... ha capito che persona sei diventato e a chiesto a me personalmente di raccontargli qualcosa di te. - non sembrava volerci credere - te lo giuro, è a pezzi per quello che ti ha detto l’altro giorno, non lo pensava. Lei voleva solamente spronarti a non commettere gli stessi errori. 
  • Dicendomi che non riesco a portare mai le cose a termine? Che se mi sto laureando per tempo è solo perché accetto anche il viso più scarso? È così che vuole spronarmi? No Emma! Chi ti parla così lo fa perché vuole solo asfaltarti. 
  • Ha usato parole pesanti mah....
  • Lascia stare ti prego! Apprezzo lo sforzo ma questo non cambierà nulla. Non sei tu che devi venire a darmi spiegazioni, non spetta a te provare a farmi vedere la sua redenzione, cosa a cui non credo minimamente, spetta a lei ma ancora una volta si è dimostrata quello che è.... 
  • pensa che tu non voglia vederla, che sia inutile ormai parlarne.... ho provato a dirle che si sbaglia mah...
  • Non sbaglia emma! Ormai è tardi. 
  • Killian non è così e lo sai anche tu.
  • Oh si che lo è! Se lei mi avesse chiamato subito dopo la scenata fatta al bar dicendomi di aver sbagliato, di aver agito in quel modo  solo per paura che  io potessi ricadere nei miei errori forse avrei potuto anche perdonarla, ma non l’ha fatto...  se teneva a me lo avrebbe fatto a prescindere dal non avere il coraggio. Una madre per suo figlio il coraggio lo trova. - si asciugò frettolosamente le lacrime - ora basta parlare di me, ti ho detto tutto, tocca a te adesso. -mi sorrise. 
  • Killian non abbiamo finito.
  • Oh si invece! Ti ho spiegato cos’è successo, ti ho detto tutto quello che volevi sapere, non c’è altro da aggiungere. 
  • Io vorrei aiutarti a rimediare. Sono stata io a farvi incontrare.... non pensavo che...si insomma... mi dispiace che abbiate litigato così... io - ero un fiume in piena.
  • Ehi...Tu non hai fatto nulla di male Emma, non devi sentirti in colpa , anzi... hai fatto una cosa che apprezzo molto, hai cercato di ricostruire la mia famiglia, hai cercato di ridarmi una madre. 
  • Ma ti ho causato dolore.... - era una cosa che non riuscivo proprio a mandare giù. 
  • Non me ne hai causato tu, tu hai agito a fin di bene e lo apprezzo, davvero... anche se non sembra è così. Non sono in collera con te per quello che è successo, sono arrabbiato e triste allo stesso tempo perché ho preso atto che le cose non cambieranno mai. - stavo per replicare ma lui mi anticipo - è adulta, avrebbe dovuto essere lei ad organizzare il nostro incontro, era lei che avrebbe dovuto cercare un modo per rappacificarci, era lei che sarebbe dovuta presentarsi oggi qui a casa a riportarmi il libretto e a chiedermi scusa. Non l’ha fatto, ha mandato te e questo a me basta per chiudere definitivamente i ponti. Ci sto male, mentirei nel dire il contrario, non ho aperto libro da quando è successo tutto, molto probabilmente starò male ancora per un bel po ma poi mi passerà, imparerò a convivere con questo. - mi sorrise appena - grazie per quello che hai provato a fare Emma, ti amo infinitamente e ringrazio ogni giorno la mia buona stella per averti portato nella mia vita. Sei la mia luce nei momenti più bui, sei la mia forza nei momenti dove vorrei mollare.... sei il centro del mio universo Emma swan, tu sei il mio tutto! - e avvicinandosi piano mi baciò con una dolcezza infinita che questa volta fui io a farmi sopraffare dalle emozioni e commuovermi. - non pensare nenache un solo secondo di essere la responsabile delle lacrime che mi hai visto versare, sentivo di doverlo fare da tempo.... mi servivano per... voltare pagina.
  • Vorrei poter fare di più! 
  • Fidati... fai anche troppo per me. - mi baciò ancora - ora però devi assolutamente raccontarmi cosa è successo con papà! - rise al solo immaginare.
  • Aspetta! Prima di farlo... - mi misi a frugare nel mio zaino - Ecco, apri! - gli consegnai un enorme contenitore. 
  • Cos’è?!?
  • Una cosa che credo servirà ad entrambi. - avevo portato il tiramisù, il suo dolce preferito e quello mi sembró il momento perfetto per aprirlo. Aveva bisogno di tirarsi su il morale e io... beh io avevo bisogno di un po’ di carica per raccontargli della figuraccia fatta al piano di sotto. 
  • Sei da sposare Emma lo sai si?!?! - mi disse non appena vide il contenuto della scatola. - aspettami qui, vado a prendere dei piatti e delle posate.
  • Non serve! Ho portato due cucchiaini... possiamo mangiarcelo direttamente da qui se vuoi.... - dissi timidamente.
  • Wow... una cosa da perfetti fidanzatini innamorati... mi piace ma ci imbocchiamo a vicenda! - prese un cucchiaio e dopo averlo immerso nel tiramisù lo avvicinó alle mie labbra per farmelo mangiare. Feci la stessa cosa con lui e alla fine ci ritrovammo ad usare un unico cucchiaino. - avanti racconta... sono tutto orecchie. 
  • Non c’è nulla da dire in realtà... tuo padre vedendomi qui ha pensato che.... si insomma.... credeva che sapessi già dove fosse la tua camera e.... - mi metteva in imbarazzo ripetere cosa fosse successo al piano di sotto - mi ha detto che sarebbe uscito a fare la spesa per.... beh hai capito! - tagliai a corto facendolo ridere sia per la mia reazione ma anche per ciò che gli avevo appena raccontato. 
  • Mio padre non si regola! Pensava che noi... che tu fossi venuta qui a casa per fare l’a....
  • non... non dirlo per favore! - lo interrompi arrossendo e facendolo sorridere per quel mio imbarazzo.
  • Che c’è ti metto in imbarazzo forze? - mi guardò maliziosamente facendomi  arrossire ancora di più. Non ero abituata a parlare con lui di certe cose. A dire il vero non ero abituata e basta. Per una manciata di secondi mi sentii un pesce fuor d’acqua tanto che non riuscii nenache a sostenere il suo sguardo  ma fortunatamente lui capì subito che la cosa mi metteva vergogna e chiuse definitivamente l’argomento. Tornammo a mangiare il nostro tiramisù chiacchierando del più e del meno ma dopo poco, dopo avermi scrutata con lo sguardo più e più volte, preso da un attacco di romanticismo improvviso, immerse il dito indice nel dolce per poi accarezzarmi il naso e impiastricciarmi tutta. 
  • Mah... cosa....
  • Shhhhh.... - mi zitti spostando il dito sulle labbra e baciandomi contemporaneamente sul naso ripulendomi dal tiramisù. Anche quel gesto mi mise leggermente in imbarazzo ma non dissi nulla anzi... lo lasciai fare. Ripetè il gesto tre o quattro volte, non ricordo precisamente il numero esatto, una volta prese di mira il naso, poi il lobo dell’orecchio, le labbra e per infine il collo.... Non gli diedi il tempo di farlo ancora che iniziai io questa volta a ricambiare le attenzioni e senza rendercene contro ci ritrovammo sdraiati sul letto, io sotto di lui, ad amoreggiare incuranti della teglia di tiramisù finita a terra da qualche parte della stanza.

Non mi ero mai spinta così tanto con un ragazzo, non mi ero mai trovata in una camera da letto con il mio fidanzato, stesa su un letto, a scambiarmi effusioni eppure non mi dispiaceva affatto il trattamento che mi stava riservando. Provai a godermi il momento e nonostante mi imbarazzasse sapere che non fossimo i soli in quella casa ricambiai a mia volta le attenzioni verso di Killian accarezzandogli la schiena, le braccia muscolose, il petto... mi sentivo bene, tranquilla... ma poi improvvisamente qualcosa cambiò. Aveva preso ad accarezzarmi insistentemente  da sopra la maglia per poi arrivare ad alzarla leggermente, lasciandomi il ventre scoperto e continuare a vagare sotto di essa fino a raggiungere i miei seni. Lo lasciai fare, non volevano di certo ripetere l’esperienza vissuta sull’empire state quando lo rifiutai ma poi quando prosegui la sua corsa lo sentii arrivare al bottone dei miei jeans che provò a sbottonare. Sussultai visibilmente tanto da farlo fermare di colpo. 

  • Mi dispiace... non volevo! mi sono lasciato andare un po’ troppo. - si giustificò allontanandosi prontamente da me come se avesse commesso chissà quale crimine. 
  • No scusa tu Killian, sono io che... si insomma.... ti ho dato il via libera, ho provato a lasciarmi andare mah... non... non mi sento ancora pronta per... si beh... per questo! - ma che razza di problemi avevo? Chiunque al mio posto non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione. Ero una stupida, una stupida ragazzina paurosa. 
  • Dovevo capirlo da solo che non fosse questo il momento giusto! È colpa mia Emma, mi dispiace sul serio, mi sono lasciato sopraffare da tutte le emozioni della giornata. - prese un respiro
  • Non è successo nulla, davvero! - i suoi occhi erano preoccupati, avevano paura di aver rovinato tutto. - va tutto bene.
  • L’ultima cosa che voglio è metterti fretta, voglio che tu non abbia alcun dubbio su questo. Ti amo e ti desidero più di qualsiasi cosa al mondo, sarei un buffone a dire il contrario, ma questo non cambia il fatto che sono disposto ad aspettarti . Non dovrai mai sentirti costretta a fare nulla che tu non voglia Emma, io aspetterò che sarai pronta anche se dovessero volerci anni. Ti amo troppo per farti del male e il solo pensiero che tu possa pensare che....
  • Io non penso nulla amore! Guardami! - ero in imbarazzo ad affrontare quell’argomento con lui ma non potevo fare altrimenti, doveva togliersi dalla testa tutte quelle paranoie. - non hai fatto nulla di male, sono stata io ad assecondarti, tu non hai fatto altro che rispondere ai miei gesti. 
  • Mah...
  • niente mah! È così! E ora per favore prima che io evapori dall’imbarazzo per questa situazione smettiamola di parlare di questo ok??? - annui - bene! Parlami piuttosto della tua laurea! Come ti senti? Pronto a mettere la toga? 
  • Tze... sarei anche pronto mah... beh ho l’ultimo esame da sostenere prima. non è per nulla facile come esame e come se non bastasse non ho avuto modo di prepararmi come inveceavrei voluto. Andrà sicuramente male.... 
  • Io non penso! Sei un piccolo genio, andrà benone.
  • Non accetterò nessun voto al di sotto del 30 Quindi.... 
  • Questo perché sei malato! - lo presi in giro - avanti forza, ti aiuto io! - andai a prendere il libro che aveva, aperto, sulla sua scrivania - sarò spietata sappilo quindi concentrati ok? 
  • Ok ma prima di iniziare guardami negli occhi e dimmi che è tutto ok! Dimmi che prima non....
  • Ancora Killian??? Sto bene e... beh... mi è anche piaciuto quindi...
  • Davvero???? - sorride felice e per la prima volta non lo vidi guardarmi con il suo solito sguardo maliziosetta.
  • Davvero! Ma ora parlami di un argomento a piacere..... 

Per l’intera settimana lo aiutai con lo studio nonostante non ne avesse minimamente bisogno e finalmente, dopo tanta agonia e angoscia sostenne il tanto atteso esame. Andò alla grande come sempre e per giunta prese anche la lode. Stentava a credere che fosse successo davvero, si era lasciato quell’esame per ultimo prorpio perché era quello più complesso secondo lui insostenibile. Aveva paura di rovinare la sua media eccellente ma ancora una volta aveva dimostrato a tutti chi era per davvero. Ero orgogliosissima di lui ma sapevo che l’emozione provata quel giorno quando mi scrisse di aver passato l’ultimo esame era nulla in confronto a quello che avrei provato il giorno in cui lo avrei visto ricevere la laurea. Ero più agitata di lui quella mattina, mi ero svegliata due ore prima che suonasse la sveglia e incapace di rimanere nel mio letto e provare a dormire ancora un po’ mi alzai e mi iniziai a preparare per la grande giornata. Avrebbe sostenuto la discussione in mattinata, intorno alle 11:30 più o meno, dopodiche dalle tre del pomeriggio ci sarebbe stata la consegna dei diplomi con tanto di toga. Optai per un vestito decisamente più elegante rispetto al mio solito guardaroba, comprato appositamente per l’occasione e per delle scarpe con il tacco. Odiavo i tacchi, erano davvero rari i momenti in cui li indossavo ma per Killian avevo deciso di fare una piccola eccezione. Volevo essere bella per lui. Arricchii il mio outfit con un’acconciatura, una coda di cavallo e del trucco, non troppo pesante, dopodiché mi recai in facoltà. Fui la prima ad arrivare, dopo Killian naturalmente ma pochi minuti dopo arrivarono anche altri nostri amici. Killian non si aspettava di vederci li, alla discussione avrebbe preso parte solamente suo padre. Tutto noi eravamo a conoscenza di questo suo desidero, ma fu comunque felice di vederci li, pronti a sostenerlo anche se a distanza. 

  • sei agitato? - gli chiesi prendendolo da parte vedendolo camminare avanti e indietro con fare nevrotico.
  • Fino a ieri ti avrei detto di no ma ora...  beh lo confesso: me la sto facendo letteralmente addosso! - rise grattandosi la nuca.
  • Andrai benissimo ne sono più che sicura. Li stenderai! 
  • Se tu prima non stenderai me! Sei bellissima con questo vestito. Mi verrebbe voglia di rapirti e fuggire da qualche parte  lontano da tutto e da tutti. - riecco uscire fuori  il suo sguardo malizioso. Incredibile, riusciva ad essere così giocoso anche nei momenti in cui l’ansia lo stava divorando. 
  • Non scapperò con te fin quando non avrai una laurea in mano mio caro quindi... 
  • Quindi fuggiremo subito dopo! - mi fece l’occhiolino. 
  • Dopo la cerimonia forse... se non sarò  troppo impegnata a mangiare tutti i dolci che ci saranno al buffet. Sai... a breve riprenderò i miei allenamenti e dubito che potrò ancora mangiare schifezze all’ordine del giorno.
  • Non devi sostenere gare, potrai rimpinzarti ogni volta che ne avrai voglia quindi dopo la cerimonia scapperai con me! - avrei voluto rettificare dicendo “lo dici tu a tua madre?” ma evitai di nominarla, farlo di sicuro non avrebbe portato a nulla di buono. Continuammo a parlare del più e del meno cercando di ridurre l’ansia al minimo fino a quando la porta dell’aula dove avrebbe dovuto sostenere la sua discussione si apri.
  • Signor jones... prego tocca a lei! - disse una donna vestita in maniera impeccabile facendogli cenno di accomodarsi.
  • In bocca al lupo! - gli sussurrai mentre si avvicinava alla donna e lui mi sorrise strizzandomi l’occhio subito dopo. 
  • C’è qualcuno che vorrebbe far entrare con se? - domandò la donna e Killian ancora una volta mi stupì
  • Si, mio padre e... la mia fidanzata. - mi guardò facendomi cenno di avvicinarmi a lui. Cosa??? Mi voleva con se? Ma come??? Era stato chiaro fin dagli inizi.
  • Killian mah.... 
  • lo so! So cosa avevo detto mah.... ho cambiato idea. Voglio che ci sia anche tu Emma! Mi sei stata vicina per tutto questo periodo senza mai pensare una sola volta che ti stessi trascurando. Ti sei fatta in quattro per me, allontanandoti anche da i tuoi impegni, il tuo di esame d’ammissione... ti sono grado per tutto amore e quindi voglio  che ci sia anche tu in aula con me. - mi limitai semplicementei ad annuire e con il cuore pieno di Gioia per quelle meravigliose parole mi andai ad accomodare accanto a Brennan. 

Fu una discussione a dir poco fantastica, Killian fu a dir poco impeccabile nell’esporre la sua tesi e nonostante dalla commissione gli vennero fatte molte domande, entrando nello specifico di ogni argomento, lui se la cavò alla grande meritandosi i complimenti di tutti i presenti. La valutazione finale purtroppo sarebbe stata annunciata durante la cerimonia del pomeriggio, c’era ancora un po’ da aspettare,  ma non avevo dubbi nel pensare che avesse presso il massimo. Attendemmo la cerimonia con ansia, nonostante si fosse liberato del peso della discussione non sembrava ancora essere tranquillo ma riuscì comunque a divertirsi un po’ con me e i suoi amici prima di dover raggiungere gli altri laureandi del giorno per andare ad indossare la tanto attesa toga. 

Andai a sedermi insieme al resto degli invitati cercando di prendere il posto migliore per fare qualche foto e solamente dopo averlo trovato mi permisi di rilassarmi un pochino. Continuavo ad essere agitata per lui nonostante ormai non ce ne fosse più bisogno. Provai ad ingannare l’attesa che precedeva la cerimonia giocherellando con il cellulare e fu lì che ricordai un piccolo dettaglio... Regina. Stavo sfogliando le varie chat quando mi imbattei nella sua. Leggere il suo nome mi riportò alla discussione delle settimane precedenti e mi ricordai di averla invitata ad assistere alla cerimonia di laurea di suo figlio. Mi diede un no categorico come risposta il che significava che non sarebbe di certo venuta, Regina non cambia mai idea, ma nonostante ciò continuai a sperare. Tra di loro non scorreva affatto buon sangue ma ero sicura che presentarsi in una circostanza per Killian così importante avrebbe portato i due se non a sotterrare lascia di guerra almeno a provarci. Mi misi a fissare il cancello d’ingresso con insistenza sperando nel suo arrivo fino a quando la voce del rettore universitario non catturò la mia attenzione facendomi capire che la cerimonia stava per avere inizio. Come sospettavo Regina non aveva cambiato idea...

Con un piccolo dispiacere nel cuore, più per Killian che per me, tornai a prestare attenzione alla cerimonia : ascoltai le parole del rettore dopodiche assistii all’ingresso di tutti i laureandi che in fila indiana andarono a posizionarsi ai loro posti pronti per essere chiamati uno alla volta sul palco e ricevere la loro tanto sudata laurea. 

  • è libero questo posto? - disse una voce alle mie spalle.
  • Sì certo! - mi limitai a rispondere mentre contemporaneamente tentavo di fare qualche foto  al mio ragazzo. Avevo lasciato quel posto appositamente per Regina ma tanto valeva dare la possibilità a qualcun’altro di sedersi viste le circostante. 
  • Grazie.... Emma! - mi girai di scatto verso la persona accanto a me, sorpresa dal fatto che mi conoscesse e la vidi... Regina. Regina mill era seduta accanto a me. Regina mills era seduta accanto a me durante la cerimonia di laurea di suo figlio. Stento ancora oggi a crederci. Le rivolsi un sorriso sincero facendole capire quanto apprezzassi lo sforzo che aveva fatto e senza aggiungere altro ci concentrammo entrambe sulla cerimonia. Erano molti i laureandi quel giorno perciò decisero per organizzare bene io tutto di chiamarli in base alla facoltà di appartenenza. Partirono con ingegneria, lettere, giurisprudenza e a seguire medicina e tutti i rami ad esso collegati. Per ogni facoltà vi erano un minimo di dieci o quindici laureandi tranne che per il settore di medicina. In tutto loro, compresi fisioterapisti, locopedisti ecc, erano solamente in sei. Mi sembrò di aspettare un’eternità ma alla fine ecco che il gruppo di Killian di alzó dalle proprie sedie per mettersi in fila a bordo palco. Li chiamarono in ordine alfabetico e non essendo il primo della lista ebbi modo di ascoltare le valutazioni dei suoi compagni di corso. Tutte le valutazioni annunciate erano di gran lunga al di sotto del voto massimo e questo, associato allo sguardo preoccupato di Killian nell’ascontare il rettore giudicare il lavoro altrui in maniera così rigida mi peroccupò un po’. Nelle rare volte che avevamo parlato delle valutazioni finali mi aveva accennato che solamente lui e  un altro ragazzo erano i canditati papabili per ottenere il massimo ma a quanto pare il ragazzo in questione, nonché un suo carissimo amico e compagno di nottate di studio, venne chiamato sul palco e proclamato dottore con una valutazione decisamente inferiore a quella che si aspettava. Sapevo bene che Killian non avrebbe mai e poi mai digerito il fatto di prendere un voto al di sotto del 100 considerava la cosa un vero fallimento e iniziai a preoccuparmi non solo per la sua reazione, in caso questo fosse successo, ma anche per il fatto che ad assistere a quella sua probabile sconfitta ci fosse anche sua madre. Se c’era una minima possibilità che mi perdonasse per averla chiamata, con un voto anche solo leggermente piu basso sul suo percorso di studi di sicuro non lo avrebbe fatto. Avevo il cuore che mi scoppiava nel petto e incapace di fare qualsiasi cosa consegnai la macchina fotografica ai miei amici e chiesi loro di fare foto e video. Nello stato d’ansia in cui versavo dovuto fortemente che sarei riuscita a fare qualcosa. 

Dopo interminabili minuti di attesa anche Killian venne chiamato sul palco. Ad oggi posso dirvi che era davvero un gran bel vedere vestito in quel modo, la toga gli donava molto e gli risaltava gli occhi, ma quel giorno non riuscii a pensare ad altro se non alla proclamazione del voto. Il rettore rispetto alle volte precedenti iniziò a parlare di Killian, del fatto che fosse uno studente modello, che in quei tre anni si era distinto dalla  massa per il suo rendimento impeccabile e che secondo lui aveva sbagliato settore di studi perché era sprecato come fisioterapista. Secondo il suo punto di vista Killian sarebbe dovuto diventare un chilurgo. Fu davvero un gran bel discorso ma ad essere onesta mi aspettavo un però... di solito quando si parla bene di una persona c’è sempre una cosa “negativa” che va aggiunta: “ha ottime capacità ma non si applica” “è un bravo ragazzo ma ha amicizie sbagliate” “sarei tentato di darle una promozione ma voglio vedere prima come se la cava con il prossimo incarico”. C’è sempre un “ma” o un “però”che accompagna questi discorsi, sopratutto nel settore del lavoro e dello studio, ma quel giorno non ci fu nessun ma e Killian venne proclamato dottore con il massimo dei voti più la lode. Ci alzammo tutti in piedi per applaudirlo e a differenza mia, che fui moto pacata nel farlo, i nostri amici iniziarono a lanciare gridi di approvazione alzando in aria, neanche fossero allo stadio, gli striscioni che avevano preparato. Credevo fossero per il dopo proclamazione ma a quanto pare sbagliavo, se i nostri amici non si facevano riconoscere non erano loro. Dopo aver preso la pergamena e stretto la mano al rettore Killian  si voltò verso di noi con aria vittoriosa ma il suo sguardo cambio in men che non si dica Facendomi gelare il sangue nelle vene: aveva appena visto sua madre tra i presenti. Guardò subito me come a voler capire se fossi immischiata con questa faccenda e prontamente, anche non volevo, abbassai lo sguardo dandogli la conferma. Credevo seriamente  che mi avrebbe lasciata, che mi avrebbe preso da parte e urlato contro di non immischiarmi mai più nella sua vita ma non fece nulla di tutto ciò. “Me la farà pagare sicuramente a fine serata” mi ritrovai a pensare e il fatto che dopo la proclamazione non venne subito da me ma si trattenne con i suoi compagni di corso mi diede la conferma che a breve la tempesta si sarebbe scagliata su di noi. Cercai di non pensarci, anche se fu davvero difficile farlo e mi misi a conversare con Brennan il quale si era avvicinato a me e alla sua ex moglie incredulo di vederla lì. 

  • stento a credere ai miei occhi! - disse Brennan squadrandola da capo a piedi 
  • È bello anche per me vederti! - rispose di rimando lei piccata per quella sottospecie di battuta.
  • Come mai sei venuta? Non ti aspettavo, a dire il vero non sapevo neanche che fossi stata messa al corrente di questo evento. 
  • Emh... signor Jones sono stata io ad informare Regina, lei è la mia allenatrice e di recente ho scoperto che è la madre di Killian. Pensavo gli avrebbe fatto piacere vedere sua madre alla sua laurea. - mi sentii in vena di giustificarmi sperando che almeno Brennan mi tranquillizzasse: avevo paura di aver combinato un vero disastro. Brennan però si limitò ad annuire dopodiche torno a parlare con sua moglie.
  • E io che pensavo che un minimo di istinto materno ti fosse rimasto! Tze... dovevo immaginarlo che questo atto di buona fede non fosse farina del tuo sacco. 
  • Brennan.... 
  • no Regina! Non puoi pensare che ti veda qui, spinta da terze persone tra l’altro, e far finta di nulla: non ci riesco. Sono stato zitto fino ad oggi, mi sono sempre fatto i fatti miei riguardo le vostre questioni ma ora basta.  Killian ha sofferto come un cane per te, quindi vedi quello che devi fare: se sei venuta qui per provare a riallacciare i rapporti con lui bene, puoi restare... altrimenti vattene prima che ti veda. Non vorrei che il dolore provato anni fa si ripresenti proprio nel suo gran giorno.  

Vidi Regina pronta a replicare ma prima che potesse farlo la voce di Killian attirò la nostra attenzione. 

  • Emma vieni un attimo per favore. - il suo tono di voce non trasmetteva nulla, né gioia ne rabbia, niente di niente e questo mi mise ancora di più in agitazione. Mi congedai ai suoi genitori e a testa china lo raggiunsi. - allora??? Non mi dici niente? - mi chiese. 
  • Mi... mi dispiace... - fu l’unica cosa che riuscii a dire. 
  • Ti dispiace? Sono uscito con il massimo dei voti, sono stato l’unico a prendere la lode e a te dispiace? - mi sorrise. 
  • Non... non parlavi di... - non riuscivo neanche a dirlo.
  • di mia madre?? Si, inizialmente stavo parlando di lei ma il tuo visetto triste e mortificato ha impietosito il mio povero cuore... va bene così Emma, non preoccuparti.
  • Sul serio? Non sei arrabbiato con me??? - lo guardai come a volergli dire “sei serio?” 
  • Ti sei meritata una bella punizione questo si ma no, non sono arrabbiato! Forza andiamo, vieni a farti la foto con il tuo personale fisioterapista. - mi prese per mano e senza aggiungere altro mi portò dal fotografo il quale ci immortalo come minimo in venti pose diverse. 
  • Congratulazioni dottore! Sono davvero fiera di te! 
  • Ah si??? Aspetta e vedrai allora perché sto per farti essere ancora più orgogliosa. - senza aggiungere altro si allontanò di qualche metro ma riuscii comunque a vederlo, si era appena recato da suo padre per chiedere anche a lui di fare qualche foto insieme. Brennan accetto con il sorriso sulle labbra, più orgoglioso che mai di vedere suo figlio felice di aver coronato uno dei suoi sogni ma presto il suo sorriso si trasformò in vera e propria emozione quando senti pronunciare delle parole che ne io e ne lui, in realtà nenache Killian credo, pensavamo avrebbe mai pronunciato.
  • Mamma vuoi... vuoi venire anche tu a fare una foto con noi? -  rimasi a guardarlo completamente scioccata e suo padre e la stessa Regina fecero esattamente la stessa cosa. - allora??? Il fotografo non ha tutto questo tempo. - sorride leggermente e questo piccolo, inpercettibile, gesto convinse Regina a farsi avanti e raggiungerlo per la foto di famiglia. Scattai anche io, a loro insaputa, una foto, erano davvero adorabili tutti e tre insieme e lo sguardo di Killian urlava gioia da tutti i pori, non potevo non immortalare la scena. Nonostante la foto che feci loro rimasi comunque in disparte, non volevo rovinare il loro momento, ma non mi sfuggi la conversazione che segui subito dopo. 
  • Ora devo prorpio andare, il lavoro chiama! - esordi Regina per poi consegnarli una busta - ecco tieni, prima che vada vorrei darti questo! è un piccolo pensiero per te, spero ti piaccia. - Killian prese il regalo incredulo, la sua presenza per lui era già un vero e proprio regalo, non doveva disturbarsi tanto. Con mano tremante scartò il pacco e All’intento di esso vi trovò una borsa da medico professionale, color nero, con sopra le sue iniziali. K.J. - spero possa esserti utile. 
  • È... è meravigliosa mamma.... grazie! 
  • Grazie a te... - prese un respiro - lo so che è tardi per rimediare ai miei errori e che forse non riusciremo mai a ricostruire un rapporto ma sappi che oggi mi hai reso davvero orgogliosa di te Killian. In bocca al lupo per tutto, sono sicura che avrai una splendida carriera. - senza aggiungere altro regalò loro un ultimo sorriso e si avviò verso l’uscita.
  • Mamma aspetta! - la bloccò Killian prima che potesse raggiungere il cancello - grazie per essere venuta, è stato molto importante per me.... - la donna annuì sorridendo e tornò sui suoi passi. - Ah... ancora una cosa! - la trattenne una seconda volta. - pensavo che... si ecco insomma.... pensavo che magari, se ti va, potremmo prenderci un aperitivo uno di questi giorni e parlare un po’. 
  • Mi farebbe davvero piacere. 
  • Allora ti chiamerò per metterci d’accordo.
  • Non vedo l’ora. - la guardammo allontanarsi e solamente dopo che fu andata via mi permisi di raggiungere Killian. Era voltato di spalle, stava ancora osservando il cancello d’ingresso, ormai vuoto, immerso totalmente nei suoi pensieri. Gli strinsi la mano come a volerlo informare della mia presenza e lui prontamente si voltò.
  • Sono orgogliosa di te! Per tutto...
  • Grazie a te! È tutto merito tuo. 
  • Ah si??? Quindi non sono più in punizione?
  • Ooooh certo che lo sei, solo che mi risparmierò il diritto di castigarti in un secondo momento. La vendetta è un piatto che va servito freddo mia cara. - provò a fare il serio per sembrare convincente ma non ci riuscì e subito dopo aver terminato la sua frase scoppio a ridere non trattenendo più le risate. 

Da quel giorno la faida familiare tra Regina Mills e il mio uomo subì una retrocessione e entrambi provarono, ognuno a modo proprio, a sistemare il loro  rapporto. Il passato non poteva cambiare purtroppo, non si poteva avvolgere il nastro e tornare indietro come se nulla fosse, ma poteva farlo il loro futuro ed entrambi erano disposti ad andare fino in fondo per far sì che questo accadesse. Iniziarono con il frequentarsi più spesso: qualche aperitivo, chiamare quotidiane fino ad arrivare ad una cena a settimana. È già... Killian molto presto prese l’abitudine di passare  a casa di Regina una sera a settimana. Fu un vero e proprio traguardo quello ma la strada ormai, una volta rotto il ghiaccio, sembrò essere  in discesa. Monitorai l‘evolversi della situazione da lontano giorno dopo giorno, toccava a loro adesso... per i miei gusti mi ero già intromessa troppo e senza rendermene conto passarono due settimane. Eravamo vicini alla fine della prima decade di settembre e questo voleva dire solo una cosa: era ora anche per me di affrontare le mie paure. Con l’arrivare di settembre due erano le cose che avrei dovuto provare a superare: l’esame d’ammissione nella scuola privata e provare a riprendere in maniera un po’ più concreta, e non solo con esercizi di potenziamento, la ginnasta. Erano entrambe cose che desideravo ma tutte e due mi facevano enormemente paura. Non era affrontare la cosa di per se il problema, il mio ostacolo più grande era la paura del fallimento. Avevo già fallito una volta nella mia vita, l’idea che sarebbe potuto succedere ancora mi terrorizzava letteralmente. I due giorni prima dell’esame di ammissione fui intrattabile e inavvicinabile con tutti ma passò tutto nell’esatto momento in cui consegnai il test. Non sapevo ancora se lo avessi svolto in maniera corretta o meno ma riuscii comunque ad essere calma. Per due gironi più o meno, poi l’ansia di non aver ancora ricevuto una risposta, la scuola sarebbe iniziata a breve, tornò ad impossessarmi di me fino a quando mia madre una sera a cena, era stato invitato anche Killian, mi consegnó un pacchetto regalo. 

  • ho forse dimenticato qualcosa? - chiesi pensando di aver dimenticato qualche ricorrenza particolare. Mia madre era solita festeggiare ogni sorta di avvenimenti, onomastico e chi più ne ha ne metta. 
  • No...
  • E allora questo? - le indicai la busta che mi aveva messo davanti.
  • Una mamma è un papà non possono fare un regalo alla propria figlia di tanto in tanto? Avanti apri! - ancora dubbiosa sul motivo di quel regalo così inaspettato aprii il pacchetto e al suo interno trovai niente meno che la divisa della scuola. Non capii affatto cosa volesse significare quel gesto e subito vidi il lato negativo della cosa ovvero che mia madre avesse dato per scontato che sarei stata ammessa. Feci il diavolo a quattro credetemi, arrabbiata come non mai per quel gesto ma allo stesso tempo in colpa per aver deluso le loro aspettative. 
  • Emma calmati non...
  • No che non mi calmo mamma! Non puoi dare sempre le cose per scontate. Non ho ancora ricevuto nessuna lettera da parte della scuola e questo significa che con ogni probabilità tra un paio di giorni mi ritroverò in una squallidissima zona in periferia. Non puoi presentarsi qui, oggi, con questo pacchetto quando anche dentro di te sai la verità! Non sono stata ammessa, punto! Puoi anche riportarla indietro.
  • Mi fai davvero così superficiale tesoro??? Non ho mai avuto dubbi sul fatto che non potessero ammetterti, chi non ammetterebbe una studentessa modello come te, ma non per questo ho fatto il passo più lungo della gamba.
  • A me sembra di sì! 
  • Sbagli tesoro! La lettera non é arrivata è vero ma in compenso è arrivata una chiamata. Hanno avuto problemi nel correggere i vostri test e quindi i risultati sono stati pronti solamente questa mattina. Spedire una lettera con una risposta in così poco tempo prima degli inizi delle lezioni sarebbe stato inutile così hanno deciso di chiamare ogni genitore e comunicare il responso. Congratulazioni amore mio! Sei stata ammessa con successo. Hai svolto un test impeccabile e viste anche le valutazioni del precedente anno scolastico hanno deciso di assegnarti una borsa di studio per merito al 100%. - mia madre era in lacrime tanto era la gioia nel comunicarmi ma notizia mentre io non battei ciglio. Non che non fossi felice, lo ero... eccome se lo ero, solo che non me l’aspettavo. Fissai i presenti a tavola i quali stavano già festeggiando tra di loro mentre papà prendeva lo spumante dal frigorifero e a poco a poco la consapevolezza di quanto detto iniziò a farsi spazio in me. Ero stata ammessa.... ci ero riuscita: ero appena stata ammessa nella migliore scuola di tutta l’America. 

Se per l’ammissione a scuola non ci furono impedimenti o grossi ostacoli da superare per il mio secondo blocco, ovvero quello della ginnastica, le cose furono un tantino differenti. Come concordato in precedenza ripresi non appena ebbe inizio anche la scuola e da subito iniziarono i soliti allenamenti strong di Regina. Partimmo con il potenziamento, niente attrezzi per il primo mese e mezzo, ma già li fu assai complicato stare al suo passo. Avevo perso l’allenamento, il tono muscolare... tutto! Qualsiasi cosa mi chiedesse di fare a me risultava difficile ma nonostante ciò non mi lamentai e provai a superare con tutta me stessa le mie difficoltà. Tornavo a casa distrutta dopo solo due ore di allenamento, ero abituata a ben altro credetemi, ma nonostante ciò, anche se l’unica cosa che avrei voluto fare ogni volta era soccombere nel mio letto, ogni volta che uscivo da quella sala mi sentivo viva. Raggiunto il primo step, ovvero il recupero parziale del tono muscolare, sopratutto quello della gamba incriminata, arrivò il momento di integrare al potenziamento la parte più divertente per ogni atleta di ginnastica: gli attrezzi. Ero del tutto ignara che Regina avesse deciso di anticipare di un paio di settimane questa seconda fase per cui quel  pomeriggio arrivai in palestra convinta di dover fare il mio solito allenamento quotidiano. Mi misi la tuta, avevo ancora quella della federazione e senza che mi dicesse cosa dovessi fare, ormai sapevo il programma a memoria, iniziai a fare  per riscaldamento i miei soliti cinquanta giri di campo. 

  • hai il body in borsa? - mi chiese Regina dopo neanche i primi dieci giri. 
  • Si... certo! - risposi continuando a correre. 
  • Bene! Allora dimezza la corsa a venticinque giri e vai a cambiarti. - da quando avevo ripreso ad allenarmi non avevo ancora mai indossato il body, non avevo bisogno di farlo per il tipo di allenamento che stavo seguendo ma non mi meravigliai della richiesta. Anche nel potenziamento ci sono esercizi che sarebbe meglio svolgere con il minor intralcio di vestiti possibile. 

Corsi a cambiarmi non appena terminai la corsa e una volta tornata in sala mi chiese di fare una nuova serie di esercizi tra cui stretching, camminate in verticale, rovesciate avanti e indietro e interminabili salite e discese dalla corda con il solo aiuto delle mani. erano tutti esercizi preparatori, che di solito si fanno prima di iniziare un lavoro dal carico più pesante ma io non avevo ancora  la minima idea di che tipo di lavoro stava per presentarsi. 

  • bene.... iniziamo a fare sul serio che ne dici???? Mettiamo da parte il lavoro monotono, almeno per oggi e iniziamo a divertirci un po’. - mi sorrise credendo che avessi capito e che la cosa mi facesse piacere - allora Swan? do a te la scelta su cosa iniziare: trave, trampolino, parallele o corpo libero? - al solo sentire quella domanda mi si congelo il sangue nelle vene. Era seria?  Voleva che iniziassi il lavoro con gli attrezzi? 
  • C... cosa? Gli attrezzi? Di gia? Mah... Regina il... il programma non è ancora finito! - le feci notare. 
  • La tua massa muscolare è in pieno aumento ormai, gli esercizi di potenziamento ci hanno portato al punto di essere fisicamente pronti a fare qualcosa di un po’ più complesso quindi... - lascio la frase in sospeso per poi riformulanti la domanda più convinta che mai a procedere. - da dove vuoi partire? Io visto ciò che è successo in passato ti consiglierei di riprendere subito con le pa...
  • Corpo libero!! - l’anticipai prima che potesse finire la frase. - voglio iniziare con il corpo libero. 
  • Corpo libero? Sicura??? Ma come... io credevo che morissi dalla voglia di tornare a....
  • Corpo libero Regina! - insistetti con voce più dura del solito interrompendola ancora. - ti... ti prego. - mi scrutò negli occhi con intensità come a volermi leggere dentro. 
  • D’accordo, come vuoi, va bene mah... Emma dimmi la verità: c’è qualche problema per caso? 
  • Problema? No affatto... perché??? - ero già sulla difensiva.
  • Sei particolarmente tesa. Se c’è qualcosa che non va, se non...
  • Ho detto che sto bene ok?!?! Possiamo lavorare adesso? Non sono qui per perdere tempo. - in tutta la mia vita non avevo mai risposto in maniera così scorbutica a Regina e questo la mise ancora di più in allarme sul fatto che le stessi nascondendo qualcosa. In effetti non aveva poi tutti i torti, c’era qualcosa che le stavo nascondendo ma non ero ancora pronta a dirlo ad alta voce.’
  • Certo come vuoi, iniziamo ma... beh sappi che non me la racconti giusta signorona e che prima o poi cara mia Emma io ne verrò a capo. Puoi starne certa.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***




Amore olimpico
Capitolo 10
 

Pov Regina 

Sapevo con esattezza cosa stesse passando nella testa di Emma, era fin troppo scontato che sarebbe successo dopotutto. Come spesso accade, sopratutto nello sport, dopo un infortunio, più o meno grave  che sia, si ha un po’ paura nel riprendere la routine quotidiana e sopratutto si ha paura di rimettersi in pista con quello stesso esercizio che ci ha causato problemi. La soluzione spesso e volentieri è rimettersi in pista subito, senza indulgio, ma delle volte la paura è troppo grande per far sì che questo avvenga. Si consiglia spesso, per chi cade da cavallo ad esempio, di rimontare in sella non appena possibile in modo da abolire subito la paura, per gli incidenti in macchina è lo stesso, prima ci si rimette al volante e meglio è... questo principio vale un po’ per tutto e vale anche per la ginnastica. 

La paura principale di Emma non sono gli attrezzi in se, certo riprendere dopo mesi di stop metterebbe ansia a chiunque volteggiare e fare acrobazie su determinati attrezzi sospesi in aria, il suo problema fondamentale però sono le parallele, l’attrezzo che purtroppo le ha fatto mettere la parola fine alla sua brillante carriera da ginnasta. Da allenatrice le avrei voluto consigliare di ripartire da lì, dall’ostacolo per lei più grande, ma non me la sono sentita di insistere quando pur di non farmi finire la frase aveva risposto indicandomi un esercizio a caso. Aveva capito dove volessi arrivare a parare e nonostante feci finta di non aver capito  il suo corpo aveva parlato per lei iniziando a tremare. 

Non sono mai stata un’allenatrice indulgente, comprensiva, coccolosa nei confronti dei miei atleti: sono sempre stata considerata una vera e propria stronza e vado molto fiera di questo, ma davanti alla paura di Emma non ho putito fare altro che fare un passo indietro anche io. Darle del tempo forse per lei era la soluzione migliore, costringerla ad affrontare le sue paure quando ancora non era pronta a farlo avrebbe di sicuro portato a farla arrendere. 

Decisi quindi di seguire i suoi tempi e di dedicarci nel mentre agli altri attrezzi prima di arrivare ad affrontare il problema per lei principale. 

Purtroppo il fermo forzato e la paura di farsi nuovamente male le avevano causato problemi anche negli altri attrezzi, il corpo libero era quello dove aveva meno problemi, dato il materassino elastico, ma per la trave e il volteggio dovemmo lavorare sodo, partendo prorpio dalle origini, prima di iniziare a  vedere i primi risultati. Non vi era giorno di allenamento in cui non tornava a casa in lacrime o dolorante, si scoraggiava ogni giorno di più tanto che arrivai a credere che non avrebbe resistito più di un altro mese. Fortunatamente sbagliavo, nonostante i continui pianti non mollò e piano piano riuscì ad ottenere risultati soddisfacenti, se non come i suoi soliti ma quasi, in due delle quattro discipline: volteggio, stranamente e corpo libero. 

La trave dopo le parallele era il suo attrezzo di punta, era elegante, leggera, pulita e grintosa allo stesso tempo, le veniva naturale ma a quanto pare era diventato un ostacolo anche quello. Non aveva avuto nessun trauma su di essa, mai un infortunio o una caduta pericolosa, quindi ci misi un bel po’ a capire il vero motivo che la portava  a non avere progressi.  

  • mi spieghi come credi di poter terminare  in maniera corretta gli elementi che presenti se non metti il peso su entrambe le gambe quando atterri da essi?  - le dissi un giorno a mo di rimprovero prestando particolarmente attenzione all’esecuzione dell’esercizio che le avevo chiesto di farmi vedere. - mi sembra di avertelo già detto una volta se non ricordo male... avanti ricomincia dall’inizio. - ingoiò  il boccone amaro del rimprovero e senza far trasparire ciò che provava realmente in quel momento, in silenzio, si mise in postazione per ripetere la sequenza. - no Emma! No!!!! Non ci siamo! Non stai facendo quello che ti dico! Avanti, di nuovo! - persi il conto di quante volte le feci ripetere la sequenza ma ogni volta l’errore commesso era sempre lo stesso. Pretendeva di atterrare su una sola gamba e questo le portava a perdere l’equilibrio e a sporcare l’esercizio. La vidi trattenere le lacrime pur di non farmi vedere che era sull’orlo di scoppiare a piangere ancora una volta, non mi sarei comunque impietosita, lei lo sapeva bene. - Guarda che se non ti concentri e non mi fai questo esercizio come voglio io non ce ne andiamo di qua oggi! Sappilo. Non sto scherzando.- era stremata, stentava a tenersi in piedi ma quelle parole la spinsero a a fare del suo meglio. Pur di interrompere quella tortura  prese un respiro profondo e concentrandosi al massimo eseguì finalmente l’esercito esattamente come avevo richiesto. Cadde dalla trave andando a finire sui tappeti di protezione per accontentarmi ma non mi importava, ero soddisfatta che avesse provato a superare quello che finalmente avevo capito essere il suo blocco mentale. 
  •  Hai visto? Ci voleva così tanto? Brava! - mi avvicinai per darle una mano ad alzassi, cosa che rifiutò.
  • Brava... brava dici??? Sono caduta Regina non so se lo hai notato! - rispose a malo modo seccata dell’ennesimo “fallimento”
  • Non mi interessa che sei caduta, mi interessa che tu abbia finalmente provato ad appoggiare il peso anche sulla gamba compromessa. - era questo il suo problema, l’atterraggio su entrambe le gambe. Aveva paura ad appoggiare il peso sulla gamba infortunata durante l’atterraggio dai salti perché aveva paura di sentire dolore o farsi nuovamente male. Anche con il volteggio  aveva avuto lo stesso problema all’inizio ma come per il corpo libero anche il trampolino aveva una pedana elastica, un materassino per la precisione, per attutire la caduta e a lungo andare si sentì più sicura e superò il suo ostacolo. Per la trave invece non era così, non vi era nulla di elastico tranne la pedana di atterraggio. Tutto l’esercizio veniva svolto su una piccola asse di legno, salti compresi. 
  • E a cosa è servito? A niente! Sono caduta come una pera cotta! Non si può cadere dalla trave Regina, si chiama penalità in gara e se ben ricordo tu odi le penalità.
  • Non ha importanza Emma. Non è questo che voglio farti capire. È vero... oggi sei caduta, domani  cadrai ancora probabilmente, ma piano piano andrà sempre meglio. Fidati... - le sorridi, cosa che durante gli allenamenti  non facevo quasi mai.  
  • Smettila di addolcirmi la pillola, lo sappiamo entrambe che non accadrà mai! - guardò l’orologio sulla parete  e vedendo che avevamo sforaro da venti minuti abbondanti la lezione, prese l’asciugamano, la bottiglia d’acqua e si allontanò per raggiungere lo spogliatoio. 
  • Emma aspetta per favore. Parliamone.
  • Non c’è niente da dire Regina! - continuò a camminare senza nenache voltarsi. 
  • Fermati ho detto! ORA! - esclamai categorica e lei con mia grande sorpresa, era più cocciuta di me quando si ci metteva, lo fece senza ribattere. - vieni a sederti. - obbedì ancora una volta. - È un momento difficile lo so... lo capisco.... ricominciare non è mai semplice ma se non ti affidi a qualcuno che sa  come funzionano queste cose e continui a fare di testa tua come puoi pretendere di superare I tuoi ostacoli è?? 
  • Non sono ostacoli... - mi disse lasciandomi sorpresa: non credevo che si sarebbe convinta a parlarmi così presto senza prima aver insistito un po’. 
  • A no? e cosa sono  secondo te? 
  • Me lo stai davvero chiedendo? Regina mah... mi hai visto? Il programma che hai stipulato per me potrebbe benissimo farlo un ragazzino di dodici  anni ad occhi chiusi. 
  • Non esagerare adesso... 
  • non esagero, dico la verità. sono le stesse cose che facevo appena sono arrivata in federazione. 
  • Vero ma solo perché eri già avanti con il programma Emma! Sei sempre stata avanti con le tue capacità e il tuo pragamma rispettava  le tue esigenze. fidati di me quello stai facendo adesso forse è un po’ semplificato per te ma è perfetto per una ragazza della tua età. 
  • Come hai detto tu però io non sono una ragazza come le altre. Ero molto più avanti Regina... molto! 
  • Lo so e se la domanda è perché non ti sto facendo fare quel tipo di allenamento ti rispondo subito che non è perché non credo nelle tue capacità... anzi! Sono sicura che tornerai a rimetterti a pari con quello che era il tuo programma prima dell’infortunio solo che prima di farlo dovrai riadattarti gradualmente. Tutto qua. 
  • Non è questo il punto...non sono in collera perché hai scelto per me un programma elementare.
  • puoi spiegarmi allora cosa c’è che non va? Non riesco davvero a capire. Se non ti senti risentita per il programma perché....
  • C’È CHE FACCIO SCHIFO REGINA ECCO CHE C’È!!!!!!! Ero brava una volta, davvero brava e ora guardami... non riesco a fare correttamente neanche un esercizio stupido come quello di poco fa! - prese un respiro - tu dici che è solo per riabituarmi alla mole di lavoro se sto facendo un programma semplificato, che tornerò quella di un tempo mah...ma  la realtà è che non tornerò mai ad essere la Emma di un tempo Regina... mai! - con quelle parole si liberó  definitivamente della sua armatura e si mostrò per quello che era in quel momento: una ragazza fragile. Pianse per la prima volta senza vergognarsi  di farlo davanti a me, si abbandonò completamente al suo stato d’animo e buttò fuori tutto ciò che si era tenuta dentro. - sono giorni che siano sempre sulle stesse cose e io non ottengo nessun miglioramento... nessuno. È tutto inutile... non... non...
  • Shhhhh - corsi ad abbracciarla, mi fece una tenerezza assurda vederla in quello stato. Conosco Emma da anni ormai, è una ragazza molto insicura nella sua sfera privata ma non lo è mai stata nella ginnastica. Per arrivare a reagire così doveva sentirsi davvero male.
  • non è vero quello che dici, non è vero che non tornerai la mia perfettina di sempre. 
  • Mah... lo hai visto anche tu che...
  • Shhh lasciami finire. La vera Emma è nascosta da qualche parte dentro di te, devi solo trovarla. -le presi il viso con entrambe le  mani  e la costrinsi a guardarmi  negli occhi - ascoltami...il tuo blocco non è nelle gambe, nelle braccia o nel tuo corpo in generale. Il tuo blocco è nella tua testa Emma e fino a quando non ti convincerai sul serio di poterlo fare le cose non cambieranno. 
  • Io... io... io ci provo, ci provo a darti ascolto... anche prima cercavo di mettere in pratica ciò che mi stavi dicendo mah...
  • Hai paura! Vero? Hai paura di farti male! - annui - immaginavo ma anche questo può essere superato se lo vuoi. Non fare di testa di tua, non tenerti tutto dentro: se hai un timore, un dubbio... se pensi di poterti fare male facendo un esercizio devi dirmelo e insieme troveremo una soluzione per aiutarti ad eseguirlo al meglio. Non ho intenzione di abbandonarti a te stessa Emma, ti ho scoperta io, ti ho voluto allenare a tutti i costi... non ti lascerò andare fin quando non ti avrò riportata ai livelli che eri. - fu lei questa volta ad abbracciarmi. 
  • Grazie... grazie davvero! 
  • Ma ti pare? È la verità! - le sorrisi. -c’è altro? Vuoi parlarmi di altro? - sapevo che c’era ancora la questione delle parallele da affrontare. 
  • No, mi.... mi sento un po’ meglio adesso.
  • Ne sono contenta. - sorrisi  senza mettere il dito nella piaga, non era ancora pronta a riportare a galla le emozioni legate a quel maledetto incidente. 
  • Ora vago a casa però, si sta facendo tardi e non ho avvisato i miei che mi sarei trattenuta più del previsto.... saranno preoccupati! Grazie ancora Regina per le tue parole. ci vediamo dopodomani. 
  • Aspetta ancora un secondo... ho un’idea. - era un azzardo più che un’idea quello che mi venne in mente ma ci provai ugualmente. - Sei psicologicamente stressata ultimamente, caricarti di lavoro in questo momento sarebbe di sicuro contro producente... quindi pensavo... che ne dici se interrompiamo gli allenamenti per un po’?
  • Cosa??? No! Non voglio smettere.
  • Lasciami finire.... la prossima settimana parto come ben sai quindi magari piuttosto che fermarti per sette giorni, come previsto, potresti fermarti per quindici, questa settimana compresa e riprendere direttamente non appena sarò di ritorno. Ti servirà per ripensare alle parole che ci siamo dette questa sera e per ricominciare più  carichi di prima. Allora ci stai? - la vidi far finta di pensarci. 
  • Sei tu la coach! - alzò le spalle poco convinta. Sapevo cosa le passava per la testa, anche in passato, ogni volta che le davo una pausa reagiva in questo modo. Aveva paura  che perdere tutti quei giorni di allenamento potessero avere ulteriore influenza negativa sul suo corpo. 
  • Andiamo non fare così, sai che so fare il mio mestiere. Ti farà bene una piccola pausa vedrai. 
  • Se lo dici tu! 
  • Certo e lo sai cos’altro ti farebbe bene? - non ero sicura fosse una buona idea parlargliene in quel momento... 
  • no, cosa?  
  • Partire per le Olimpiadi con me! -  sganciai la bomba- Che ne dici? Ti andrebbe di farmi da assistente? 

 

Pov Emma. 

Se fino a quel momento un senso di malessere aveva schiacciato il mio povero cuore, quell’ultima frase mi mise a tappeto letteralmente. Sentii un fitta al centro del petto, come se qualcuno mi avesse appena diviso il cuore in due. Non riuscii a dire nulla, non ne avevo le forze per farlo, l’unica cosa che volevo fare era tornarmene a casa il più presto possibile. 

  • credo che possa farti solo che bene. Ti aiuterà a sbloccarti e poi... beh con la scusa di darmi una mano potresti rimettere a posto le cose con zelina. So quanto eravate legate voi due e so che lei soffre molto entrambe  per questa vostra lontananza. - scrollai le spalle come a farle capire che di quella ragazza non mi importava più nulla ormai - non fare così, so che anche per te è lo stesso. Sai cosa mi ha detto l’alto giorno? Che vuole vincere a tutti i costi un titolo, qualsiasi esso sia... per dedicarlo a te, é un bel gesto no? non credi che.... 
  • Non verrò alle olimpiadi con voi! Scordatelo!!!! - mi stupii di me stessa per essere riuscita a parlare senza versare neanche una lacrima, dentro di me si stava scatenando l’inferno, non riuscivo prorpio a capire da dove provenisse quella calma apparente. 
  • Emma mah....
  • No! e ora scusami ma devo proprio andare. -  Raggiunsi di corsa lo spogliatoio onde evitare di essere fermata di nuovo e una volta sola, lontana da occhi indiscreti,  libera di esprimere finalmente i miei sentimenti scoppiai a piangere in maniera incontrollata. Come aveva potuto farmi una cosa del genere? Come aveva potuto anche solo pensare di chiedermi una cosa simile dopo tutto quello che ci eravamo dette fino a poco prima? Mi aveva appena promesso di rimanere al mio fianco fin quando non mi fossi rialzata e poi? Mi pugnala alle spalle con una proposta simile? Come credeva che avrebbe potuto aiutarmi andare con lei alle olimpiadi a guardare le altre ginnaste realizzare il proprio sogno? Non avevo risposta. Rimasi li, per un tempo indefinito, a rimuginare su quanto successo poi lo squillare incessante del mio cellulare mi riportò alla realtà. Era Killian. 
  • Pronto... amore! - mi sforzai di sembrare il più normale possibile.
  • Grazie al cielo sei viva! - esclamó - Amore ma dove accidenti sei!!!! Tuo padre mi ha chiamato allarmato dicendomi che non sei ancora tornata a casa e che non rispondi alle sue chiamate! Tutto bene? È successo qualcosa? - chiese preoccupato.
  • No... io... sto... sto... - la mia voce iniziò a tentennare e lui se ne accorse immediatamente.
    • Emma tesoro... che succede? Mi stai facendo preoccupare. Dove sei? - nonostante provai a far finta di nulla, quel suo fare così amorevole, preoccupato che mi fosse successo qualcosa, mi sciolse al tal punto da far crollare il muro che stavo costruendo per difendermi. Ripresi a piangere rumorosamente e in preda ai sussulti gli chiesi di venire a prendermi. Credo abbia infranto ogni limite di velocità esistente sulla strada pur di raggiungermi  perché in men che non si dica fu da me. Mi trovò seduta a terra con le spalle al muro nello spogliatoio delle ragazze, con la testa poggiata sulle ginocchia in preda ai singhiozzi e incurante che a lui l’accesso fosse vietato corse da me e accovacciarsi alla mia altezza mi strinse a se.  - va tutto bene Emma, ci sono io adesso... - mi sussurrò baciandomi i capelli. - cerca di calmarti... non ti fa bene tutto questo! - niente da fare, per quanto ci provassi non riuscii a far altro che continuare a piangere sempre più forte. Aspettò un po’ ma poi vedendo che la situazione non accennava a migliorare, mi aiutò ad alzarmi nonostante le condizioni pietose in cui versavo e sorreggendomi mi aiutò ad arrivare fino alla macchina. Mi apri la portiera, mi aiutò a sedermi dopodichè tenendomi stretta a lui, mise a moto e mi riaccompagnò a casa. - credo che una dormita sia la cosa migliore da fare per rimetterti in forze. Parlare adesso se non te la senti sarebbe inutile. - mi diede un bacio sulle labbra - dimmi solo che non devo preoccuparmi. Non ti hanno infastidita vero? - Scossi la testa facendogli tirare un respiro di sollievo.  mi avevano infastidita eccome quella sera  ma non nel modo in cui pensava lui. - bene... vuoi che ti accompagni dentro? - scossi la testa. - sicura? 
    • Sicura... Sto... sto  meglio. - mentii. - era solo uno sfogo. - quello almeno era vero. - diciamo che... 
    • Non dobbiamo parlane ora se non ti va. 
    • Non c’è nulla da dire in realtà... mi sono semplicemente scoraggiata durante la lezione di oggi. È difficile riprendere dopo quello che è successo...
    • Mmh... Sicura sia solo questo? - non lo vedevo convinto.
    • Si... ho trattenuto le mie emozioni per troppi giorni e oggi sono esplosa. Mi dispiace averti fatto preoccupare. 
    • Figurati... ma riprendiamo l’argomento domani. Voglio che mi spieghi meglio cosa ti passa per la testa. - Annuìi e dopo avergli dato il bacio della buonanotte lo ringraziai ancora per essere corso in mio soccorso e uscii dalla sua auto.
    • Mia madre centra qualcosa? - mi domandò a bruciapelo prima che  potessi chiudere lo sportello - Non so... Ti ha forse fatto pressione o detto qualcosa per farti reagire così? 
    • Perché me lo chiedi? 
    • Perché conosco il soggetto!!! - rispose accennando un sorrisetto - allora? 
    • Non è per lei se sto così, anzi... mi ha detto anche delle belle parole per consolarmi oggi. - evitai di digli proprio tutto tutto, conoscendolo sarebbe corso da lei e l’avrebbe presa a male parole nonostante l’ora. Non volevo che litigassero a causa mia, avevano da poco ristabilito il loro equilibrio.  Regina poi centrava e non centrava con il mio problema. Era stata lei a propormi la cosa che mi aveva mandato in crisi è vero, avrebbe dovuto risparmiarsela conoscendo la situazione e i miei sogni ormai infranti , ma dubito fortemente che lo fece con l’intento di ferirmi. E poi il mio sfogo non era solo per le Olimpiadi, quella era la goccia che fece rompere il vaso, ma in generale quindi.... - sta tranquillo Killian, con una bella dormita tutto passerà. 

Credevo seriamente che una dormita mi avrebbe aiutata a ricaricarmi ma sbagliavo, quella sera, ma anche le sere a seguire, non riuscii a prendere sonno. Mi giravo e rigiravo nel letto sbuffando e smaniando e alla fine ecco la sveglia suonare le sei e trenta, ora in cui mi alzavo per prepararmi per la scuola. La prima settimana riuscii bene o male a gestire la cosa: vivevo di caffè per cercare di sopperire alla mancanza di energie dovute al poco dormire ma più le cose andavano avanti e più ero stanca, triste, ma sopratutto intrattabile. I miei iniziarono ad  insospettirsi che ci fosse qualcosa che non andava in me ma affrontarono l’argomento solamente quando al mio stato d’animo si aggiunge la mancanza di appetito. Avevo lo stomaco chiuso, riuscivo si e no a fare mezzo pasto al giorno e questo li preoccupò a tal punto  da indire una riunione di famiglia. 

  • Ve lo ripeto... non c’è nulla che non va! Quante altre volte ve lo dovrò dire? - ripetei per la miglinesima volta quel pomeriggio.
  • Fino a quando non risulterai convincente. - rispose mio padre serio. - non siamo nati ieri Emma, siamo stati giovani prima di te. Sappiamo riconoscere uno sguardo triste quando lo vediamo e sopratutto sappiamo riconoscere quando mostra figlia sta male. Abbiamo aspettato a lungo prima di deciderci ad affrontare l’argomento con te, pensavamo fosse una semplice incomprensione con un’amica, con Killian.... ma poi parlando con lui abbiamo scoperto che è preoccupato esattamente quanto noi quindi...
  • avete parlato con Killian? Cosa c’è? Siete andati a chiedergli se mi avesse trattato male??? - non potevo credere che lo avevano fatto sul serio.
  • Certo che no! Abbiamo semplicemente chiesto a lui se sapesse il motivo di come mai fossi così strana....
  • E cosa è venuto fuori dal vostro stupido interrogatorio è? Niente presumo! Tempo perso no? Tze...
  • Che non vi vedete più come prima, che sei molto distaccata anche con lui e che crede che il problema sia la ginnastica. - mi guardò negli occhi. - è così? Ci sono problemi in quel campo? 
  • Ti ho detto che sto bene papà! Lasciatemi in pace una buona volta! - mi alzai dal divano di scatto ma prontamente lo sguardo di mio padre mi ordinò di tornare a mettermi immediatamente a sedere. 
  • Non ti alzerai da qui fin quando non ci spiegherai cosa c’è che ti turba.
  • Andiamo tesoro.... - disse mamma con toni decisamente più amorevoli - siamo i tuoi genitori... a noi puoi dire tutto lo sai. - avevo altra scelta forse? No... mio padre non mi avrebbe seriamente permesso di alzarmi senza prima aver dato loro una spiegazione valida al mio comportamento ma in fondo pensandoci bene non era poi un male... avevo bisogno di alleggerirmi dal peso che mi stava schiacciando. 
  • Ok sono un po’ giù lo ammetto! È un reato?
  •  No certo che no, ma vorremmo saperne di più tesoro, chissà magari possiamo aiutarti.
  • Mamma lo so che lo pensi seriamente ma non puoi aiutarmi... nessuno puó.
  • Posso provare però! Dimmi: centra Killian forse? - ma come... non lo avevano escluso a priori dopo aver chiacchierato con lui? 
  • No.. non è Killian... - mi limitai a rispondere. 
  • la scuola forse? Hai qualche problema ad ambientarti a scuola? - tentò ancora 
  • Mi trovo benissimo nella mia nuova scuola e anche se pretendono molto riesco a stare al passo senza problemi. - la vidi sorrise orgogliosa per quella mia affermazione. 
  • Allora forse ha ragione Killian.. è la ginnastica a darti qualche grattacapo! È forse così? - rispetto alle volte precedenti non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo. - ho fatto centro... è la ginnastica. - concluse mamma per poi lanciare uno sguardo preoccupato verso papà. - discussioni con Regina per caso? Andiamo Emma sai come è fatta, non devi prendertela. È il suo carattere ma quello che dice lo fa solo ed esclusivamente per il tuo bene. 
  • E quale  sarebbe il mio bene? Qualsiasi rimprovero, consiglio o correzione che mi venga fatta dove mi porterà? Da nessuna parte mamma! Nessuna...
  • amore non dire così...
  • Ma è la verità mamma!!! Amo la ginnastica più di ogni altra cosa al mondo, sono stata disposta a sacrificare tutto per lei e lo farei ancora se solo potessi ma cosa mi è tornato indietro per i sacrifici fatti??? Niente... neanche la tecnica mi è rimasta! non riesco più a fare nulla, non c’è esercizio che mi venga bene... faccio schifo e per quanto provi ad allenarmi ancora e ancora le cose non cambiano. 
  • È per questo che stai così male? Perché non riesci? - annui.
  • Emma tesoro non voglio sembrare cinico credimi - si intromise papà che fino a quel momento aveva deciso di lasciar parlare mia madre - ma forse è il caso che tu prenda consapevolezza di come stanno realmente le cose e provi a voltare pagina. - lo guardai con sguardo glaciale - La ginnastica non può più darti un futuro, lo sai, sei una ragazza intelligente...
  • E con questo? Dovrei mollare la mia passione solo perché non può garantirmi un futuro? Si chiama passione per altri motivi papà, forse dovresti cercare questa parola sul dizionario. 
  • So cos’è la passione e di sicuro non è quella che hai tu in questo momento. La tua passione si è trasformata in fissazione Emma e credimi non è per nulla salutare. Dovresti baciare il terreno su dove cammini per essere ancora qui e non esserti fracassata la testa quel giorno. Devi essere riconoscente per aver ancora la possibilità di camminare e soprattutto devi essere felice di avere ancora la possibilità di poterti allenare nonostante tutto. Sei stata fortunata nella tua sfortuna  ma non lo capisci? Ti stai lasciando andare per colpa di uno stupidissimo sport Emma te ne rendi conto? Ti stai chiudendo in casa, non vedi i tuoi amici, il tuo ragazzo... per cosa????
  • Non mi sto chiudendo in casa. 
  • Poco ci manca peró! Sono stato il primo ad essere felice nel sentirti dire di voler riprendere, ho sempre sperato durante  tua convalescenza di rivederti sorridere mentre fai ciò che ti piace fare ma se deve essere un calvario estenuante, fatto solo di sofferenza, mi dispiace Emma ma credo che tu debba smettere e guardare avanti. 
  • Non smetterò mai di fare ginnastica papà, toglietelo proprio dalla testa! - ero indignata da quelle sue sciocchezze parole, non poteva dire sul serio. 
  • Ma ti rendi conto che stai lottando per il nulla? Ti fai solo del male così! 
  • Ma è la mia vita ok??? Deciso io per me e se accetto di stare così per una cosa che mi piace allora tu non puoi farci niente. Girati dall’altra parte se proprio ti da fastidio vedermi così! - quando è troppo è troppo. 
  • Se avessi anche solo immaginato che la scelta di farti trasferire alla tua giovane età ti avrebbe portata ad essere così superficiale verso di noi ti avrei impedito di partire fin dall’inizio. Sono questi i modi di rivolgerti a tuo padre Emma? - continuó serio ma senza alzare la voce. - dopo averti dato anche l’anima per essere felice mi tratti così? 
  • Tu vuoi privarmi di essere felice! - lo corressi - Io....
  • No, ti sbagli. io voglio proteggerti dal male che ti stai auto infliggendo continuando a rincorrere qualcosa che non esiste più ormai e sono disposto ad andare fino in fondo alla questione se le cose non cambieranno.
  • Cosa vuoi dire?
  • Sai cosa voglio dire...
  • Non puoi farlo! Non... non puoi... - avevo capito cosa volesse dirmi e la cosa mi procurò un enorme nodo allo stomaco. 
  • Hai sedici anni, sei minorenne.... che ti piaccia o no sono io che prendo le decisioni per te quindi cerca di riprendere in mano la tua vita o sarò costretto a farlo io al tuo posto e sai bene cosa significa. - lo sapevo eccome... mi avrebbe tolto la ginnastica.
  • TI ODIO! - gridai con quanta più forza avessi in corpo e alzandomi dal divano, incurante del suo permesso,  corsi in camera mia dove mi richiusi, in maniera assai rumorosa, la porta alle spalle. 

Escluso l’andare a scuola e in bagno per un’intera settimana non uscii dalla mia stanza tanto che mia madre fu costretta, nonostante papà non fosse assolutamente d’accordo, considerando il mio gesto un capriccio, a portarmi il pranzo e la cena in camera pur di farmi mettere nello stomaco qualcosa. Lei era  molto preoccupata per me e per quanto mi dispiacesse vederla così spaventata non feci nulla per farle capire che non doveva preoccuparsi. Come avrei potuto: Mangiavo a stento, quasi niente in realtà, faticavo a dormire, non guardavo la tv, non chattavo con il cellulare e cosa ancor più grave non avevo alcuno voglia di uscire o di incontrare i miei amici. Passavo l’intera giornata a rigirami tra le coperte piangendo silenziosamente. Qualsiasi cosa le avessi detto per rincuorarla non avrebbe di certo funzionato. 

Provó per giorni a spronarmi ad uscire per prendere una boccata d’aria, mi propose anche si andare a fare la spesa insieme non avendo più cose da propormi  ma quando capì che era tutto inutile, ormai neanche le rispondevo più, decise di invitare Killian  a casa con la speranza che  almeno lui riuscisse a fare un miracolo. Avevo preso a sentire meno anche lui è vero ma lei era sicura che la sua presenza mi avrebbe aiutata.

Erano le ore 13:00 di domenica pomeriggio quando sentii bussare alla mia porta. Credendo fosse mia madre con il vassoio del pranzo non mi voltai neanche in direzione della porta. Aspettai che entrasse, poggiasse il vassoio sulla scrivania e uscisse come da routine invece successe qualcosa di diverso. Qualcuno si sedette a bordo del mio letto e di sicuro non era mia madre. Il profumo che emanava l’intruso  lo avrei riconosciuto ovunque.... la persona che era seduta ai piedi del mio letto era il mio fidanzato. 

  • ti ho portato il pranzo... - esordì dopo qualche minuto vedendo che non ero intenzionata a voltarmi - mi correggo, ho portato il pranzo... per tutti e due - specificò. - mi sono fermato da burger king e... beh guarda tu stessa: credo di aver svaligiato l’intero negozio. - si avvicinò in modo per poggiare le buste sul comodino in modo che potessi vederle. Come aveva già anticipato aveva esagerato per davvero. Quattro buste piene di roba campeggiavano accanto a me. - che ne dici... ti va di mangiare qualcosa? Non so tu ma io sto morendo di fame. 
  • Ti ringrazio ma... non ho fame... mangia tu. - fu la prima frase che pronunciai  da quando era entrato.
  • Qualcosa devi pur mangiare, è un peccato sprecare tutto questo ben di Dio e poi... non te lo ha mai detto nessuno signorina che chi mangia da solo si strozza? Che c’è, è una tattica per uccidermi per caso? - provò a buttarla in simpatia visto il clima di tensione che aleggiava nell’aria  e devo dire che riuscì a strapparmi un sorriso. - ti prego, mangia, giusto qualcosina... guarda! Ti ho preso gli anelli di cipolla! - Killian odiava gli anelli di cipolla, gli veniva da vomitare solo a sentirne l’odore  e dovevamo scappare ogni volta che accanto a noi qualcuno li ordinava. Era quasi una fobia la sua eppure  li aveva presi... per me. Dopo il sacrificio fatto sarebbe stato scortese da parte mia ignoralo o declinare l’invito per cui, nonostante avessi lo stomaco completamente chiuso, provai a farlo contento e a stuzzicare qualcosina tenendogli compagnia. 

Fu un pranzo davvero molto silenzioso, non mi fece domande, non mi spronò a parlare, si limitò semplicemente ad apprezzare il cibo e a dirmi che l’odore che emanavano i miei analli di cipolla erano nauseabondi. Ebbe il coraggio di farsi fuori tre panini e non contento estrapolò dalla busta una porzione di patatine fritte. Sorrisi ancora una volta e lui prontamente non se lo fece sfuggire.

  • che c’è? Faccio schifo vero??? - mangiava tanto lo so ma secondo me il volermi far ridere rientrava nel suo piano. Ogni volta che mi trovavo a sorridere lui mi domandava qualcosa. Semplice coincidenza? Non credo. 
  • Il tuo allenatore sarà felicissimo quando ti vedrà arrancare sotto il peso di tutti quei panini. 
  • Il mio allenatore non è qui... occhio non vede, cuore non duole non trovi? E poi non ci crederai ma ho una fame da lupi. Se non ti sbrighi a mangiare quei poveri anelli credo che finiranno nel mio stomaco.
  • Non ci credo! - pur di farmi sorridere mi strappo dalle mani un anello di cipolla e provò a mangiarlo. Per poco non morì sul colpo. Divenne verde per disgusto e  nonostante provò in tutti i modi a mandarlo giù non ci riuscì e corse al cestino sotto la scrivania a sputare quello che lui chiamava veleno. Mi venne da ridere. 
  • Ma come fai a mangiare questo schifo è! - andò a bere la Coca-Cola per togliere il sapore dalla bocca - e non ridere fa davvero schifo! Bleah... 
  • perché sei qui Killian! - dissi improvvisamente prendendolo di sorpresa e cambiando totalmente discorso.
  • Per mangiare con la mia donna! - rispose lui di rimando.
  • Butta giù la maschera! Sincerità per sincerità: perché sei qui! 
  • Sono giorni che vorrei venire a trovarti visto che non mi rispondi neanche più ai messaggi ma mi sono sempre trattenuto dal farlo perché sapevo che eri giù. - come faceva a saperlo? Non avevo raccontato a nessuno della litigata con mio padre. - Ho incrociato tuo padre al supermercato e mi ha raccontato cos’è successo. - rispose come a leggermi nel pensiero. - mi sono subito sollevato sapendo che non eri in collera con me, per giorni mi sono scervellato su cosa avessi potuto fare di sbagliato, ma poi tua madre mi ha chiamato in lacrime dicendomi di venire perché la cosa stava sfuggendo di mano e... eccomi qui.
  • Mia madre esagera! Io sto bene, è tutto sotto controllo. 
  • È per questo quindi che mentre io mi mangiavo la bellezza di tre panini tu hai a malapena toccato solo due anelli di cipolla... perché stai bene! 
  • Che centra ! Non ho fame! 
  • Emma... 
  • ho lo stomaco chiuso Killian non posso farci nulla ok? Smettetela di preoccuparvi tutti solo di questo!  Cercate di capire piuttosto... - dissi iniziando a piangere. Possibile che Killian con due parole riuscisse sempre a toccare i punti giusti? 
  • cosa dobbiamo capire: diccelo! Aiutaci a farlo! 
  • Che sto uno schifo Killian... - mi abbracciò. 
  • Lo so che stai male tesoro credimi, lo so... si vede e anche i tuoi lo vedono ma reagire così non ti farà stare meglio anzi... è passata una settimana dall’ultima volta che ti ho visto e da allora avrai perso come minimo due kg. Non va bene, non va affatto bene. Capisco lo stress, il dispiacere, la tensione in casa ma devi sforzarti a mangiare qualcosa perché altrimenti sai cosa succede. I tuoi non aspetteranno un’altra settimana prima di portarti in ospedale lo sai questo su?Vuoi questo? - scossi la testa. - allora cerca di reagire. 
  • Come.. come si fa a reagire quando tutti ti voltano le spalle è?
  • Nessuno ti ha voltato le spalle Emma e se parli dei tuoi genitori loro non hanno fatto altro che provare a spronarti. Sei la loro figlia, tengono a te in maniera smisurata...
  • Tengono talmente tanto a me che sarebbero disposti a togliermi una cosa senza cui non posso vivere.... bel modo di tenere ad una persona. 
  • Quello per cui tu pensi di non poter vivere senza, ti sta distruggendo dentro però. Io ci sono passato Emma, meglio di me non può capirti nessuno. Anche se per motivi differenti anche io ho dovuto mollare ciò che per me era puro ossigeno e come per te anche per me riprendere è stato snervante, faticoso... quasi impossibile. Mi sembrava di non aver mai tirato di scherma la prima volta che ho ripreso in mano il fioretto e questa sensazione mi ha accompagnato per diversi mesi. Mi sono lasciato sopraffare dalle emozioni e dalle paure di non tornare più quello di prima? No! Mi sono rimboccato le maniche e piano piano ho provato a riprendere il ritmo. Non ho raggiunto ancora i livelli di un tempo, forse mai li raggiungerò ma non mi importa e sai perché? Perché la scherma mi fa star bene a prescindere da quello che faccio e come lo faccio. Se metti degli standard troppo elevati sopra la tua testa non raggiungerai mai nessun obbiettivo, neanche quelli inferiori a quelli che ti eri predisposta. cancella tutto ciò che ti è stato insegnato e ricomincia. Sono sicuro che supererai anche la piccola Emma ginnasta di un tempo. 
  • Forse mah... Non... non è solo questo però! 
  • Cos’altro c’è allora? 
  • Non è il problema di non riuscire a fare le cose che mi sta mandando ai matti, Regina mi ha aiutato molto in questo, la verità è che non lo so neanche io come sia potuto accadere, credevo di aver voltato pagina, che avessi superato lo shock iniziale e accettato la cosa eppure è bastata una semplice frase per riportarmi nello sconforto più totale. Non appena Regina l’altro giorno mi ha proposto di accompagnarla alle olimpiadi mi si è fatto nero davanti agli occhi e tutto è tornato a galla. - sentivo le lacrime uscire due a due dai miei occhi - non so cosa credeva di fare con quella proposta ma di sicuro ha fallito il suo intento. Come avrei potuto accompagnarla e starmene lì a guardare zitta e muta senza battere ciglio tutte quelle ragazze che erano riuscite a realizzare il proprio sogno? Come???? Io ho lottato tanto per entrare in nazionale, mi sono fatta in due per essere sempre la prima in ogni cosa, non mi sono mai accontentata e ho preteso sempre di più da me stessa per cosa???? Per vedere le altre realizzare il mio sogno? Per vedere i miei sogni infrangersi? Perché è successo a me Killian?!?! Percheeee???? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo. - niente da fare, persi il controllo di me e iniziai a singhiozzare tanto da farlo quasi spaventare. Era la prima volta dopo l’incidente che ripensavo a tutto ciò che avevo perso e mi resi conto che per tutti quei mesi avevo semplicemente fatto finta di stare bene. La realtà è che non stavo bene affatto. La ferita era ancora aperta e sanguinava ogni giorno di più. 

Killian in men che non si dica fu al mio fianco: mi strinse a lui, mi accarezzo i capelli ma non disse nulla fin quando a forza di piangere non iniziai a calmarmi da sola. 

  • ti senti un po’ meglio adesso? - mi chiese dolce non smettendo di accarezzarmi i capelli.
  • No... - mi limitai a dire. Era la verità purtroppo, non mi sentivo affatto meglio. 
  • Amore... perché non provi a prendere  in esame l’idea di farti aiutare da qualcuno? Una persona esterna intendo... uno specialista. 
  • Vuoi... vuoi che veda uno strizza cervelli? 
  • Non è stata propriamente una mia idea... prima di venire da te mi sono soffermato a parlare con i tuoi genitori. 
  • Tze... non avevano il coraggio di dirmelo di persona? Hanno dovuto mandare te a dirmelo? Che c’è mi credono pazza forse? -  dissi con rabbia nel sapere che avessero confabulato con il mio ragazzo alle mie spalle. 
  • Non credono affatto che tu sia pazza tesoro! Vogliono solo aiutarti e pensano che una persona qualificata possa essere la cosa migliore per te in questo momento. Tutto qua...
  • E tu? Tu cosa pensi? Sei d’accordo con loro?
  • io sono venuto qui con l’intento di provare ad aiutarti personalmente ma è evidente che non bastano due coccole o prenderti per la gola per aiutarti a voltare pagina quindi si... ritengo che i tuoi non abbiano poi tutti i torti. 
  • Tze... stronzate! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Cos’è mio padre ti ha minacciato di non farmi più uscire con te se non lo avessi assecondato? Scommetto di sì. È assurdo Killian!!!! Non mi serve uno strizza cervelli per stare bene... mi basti tu! In questi mesi sono stata bene no? 
  • Lo hai detto tu stessa pochi minuti fa che non è così! Credevi di stare meglio ma la realtà è che avevi semplicemente smesso di parlarne. Sono felice di essere in grado di distrarti e di farti sorridere credimi ma  purtroppo a quanto pare non sono in grado di farti voltare pagina. 
  • Mah...
  • No, è la verità! - mi impedì di parlare. - la scelta finale spetta solo a te ma credo che tu debba fare un tentativo. Io non ti abbandonerò di certo, continuerò a riempirti di attenzioni, perché ti amo e perché voglio vederti star bene, ma dovresti provare anche a vedere qualcuno di estraneo alla faccenda. Lavorando in ospedale ho la fortuna di conoscere molte persone in gamba, posso indirizzarti da qualcuno. 
  • non mi piace questa cosa... 
  • perché  hai una visione distorta di questa figura professionale. Non hai problemi mentali Emma, non ti stiamo mandando dallo psichiatra, è diverso... ti stiamo semplicemente consigliando di andare a parlare delle tue difficoltà con un dottore. È questo che fa uno a psicologo... ascolta. E poi provare non costa nulla, nel peggiore dei casi mi sentirai dire che avevi ragione tu. Non ne vale forse la pena? - mi sorrise. - pensaci, non devi rispondermi subito se non te la senti, con calma quando vorrai mi darai la tua risposta ma se ti fidi anche solo un po’ di me e del mio giudizio dovresti provare a darmi ascolto. 
  • mmm... non mi piace questa cosa ma potrei  provare...
  • Davvero? - non credeva alle sue orecchie.
  •  non ti prometto nulla però. Lo faccio più per te che per me sia chiaro, perché vedo che ci credi seriamente a questa cosa, ma voglio dirti anche che... beh... mi hai accennato a delle tue conoscenze in ospedale... beh sappi che ho già visto uno psicologo quando sono stata ricoverata da voi e non ha avuto un gran successo con me.
  • Chi ti ha preso in cura?
  • Ma come? Non conoscevi tutta la mia storia clinica a memoria? - lo provocai giocando. Fu un gesto spontaneo e mi meravigliai di essere riuscita a lasciarmi andare nonostante la situazione. Forse avevo ragione io... mi serviva solamente Killian per guarire. 
  • Sono un essere umano anch’io, mi deve essere sfuggito questo piccolo dettaglio.
  • Il dottor Williams 
  • Per carità! - fece una faccia che avrei voluto immortalare - non lo consiglierei a nessuno quel musone. Davvero ti hanno mandata da lui? 
  • Già...
  • Lo credo bene che tu non ne voglia più sapere - mi sorrise - conosco io una persona in gamba che potrebbe fare al caso tuo. È un mio carissimo amico, ci aiuta spesso nel lavoro e so per certo che sa trattare con i pazienti. Ha solo un difetto purtroppo - lo guardai incuriosita - a detta di tutte le donne dell’ospedale, pazienti e non, è proprio un gran bel ragazzo. - lo vidi alzare gli occhi al cielo. 
  • Quindi è giovane??? - ammiccai sapendo di farlo ingelosire. 
  • È più grande di me ma si.. è molto giovane! 
  • Sembra divertente! Mi hai quasi convinta sai? 
  • Ah ah ah... spiritosa. Sappi Non ti manderei mai da lui se non fosse bravo credimi sulla parola, ma per essere più sicuri credo che se deciderai di andare farò una piccola chiamata per marcare il territorio. - stavo scherzando naturalmente io ma lui sembrò essere molto serio in quell’ultima affermazione.
  • Killian non devi fare nulla credimi... ho occhi solo che per te, lo sai! - mi sentii in dovere di mettere subito in chiaro la cosa. - stavo giocando e poi...  è vero che ho detto che ci proverò ma vorrei pensarci un po’ su se non ti dispiace.
  • Tutto il tempo che vuoi e lo so che scherzavi. Non mi preoccupi tu... mi preoccupano gli altri. Nel periodo in cui sei stata ricoverata tutto il personale maschile under trenta era con gli ormoni in subbuglio a causa tua, non voglio che si ripeta. 
  • Ma davvero??? - mi venne da ridere ancora una volta.
  • Davvero... sei bella, molto bella... sei tu che non te ne accorgi. - mi diede un bacio. - ora cerca di riposare, devo scappare a fare una commissione. - si alzò dal mio letto - ti chiamo appena torno a casa ok? E rispondimi... non ignorarmi. - annui e dopo un ultimo bacio lo vedi dirigersi verso la porta. - ah quasi dimenticavo... sai se per caso se... - lo vidi pensare su ciò che stava per dire - no, niente... lascia stare. A tra poco amore
  • No no aspetta... cosa volevi chiedermi! - captai un ripensamento sospetto e volevo capirne di più.
  • Ma niente di importante....
  • Allora dimmelo! - lo guardai decisa
  • Ok! - sospirò per prendere coraggio - Volevo semplicemente sapere se mia madre fosse tornata. - prese una pausa - non dovevo chiedertelo però... che imbecille! so che stai così per lei...  
  • Tranquillo amore è tutto ok? Comunque non so se sia tornata, ma credo di sì, domani alle undici in teoria ho lezione... perché la cerchi? 
  • Niente di che, è stata fuori così a lungo.... volevo passare per un caffè! Lascia stare dai! Ci sentiamo più tardi! Riposa ok? - Annuìi - ti amo.

Si richiuse la porta alle spalle e ando via. Era stato davvero tenero a passare, grazie alla sua visita e alle sue parole mi sentivo già leggermente meglio ma ero anche leggermente preoccupata. Quella sua uscita di scena così criptica non mi convinceva affatto. Doveva fare una commissione mi aveva detto all’inizio, poi che voleva andare a trovare sua madre. Avevo come la sensazione che la domanda che mi stava per porre gli era uscita per sbaglio. Era come se non volesse che sapessi dove fosse diretto. Mmmh...ma perche?!?! L’unica cosa che mi venne in mente fu che voleva andare da lei per parlargli a quattrocchi di ciò che mi era accaduto con quel suo invito inaspettato. Non ne ero sicura però così cercai di non pensarci più di tanto, in fondo era solo una mia supposizione, anche un po’ campata in aria. mi accoccolai meglio sulle mie coperte e smanettando un po’ il cellulare, per la prima volta dopo un’intera settimana riuscii a prendere sonno e a svegliarmi direttamente l’indomani. 

Erano le sette del mattino quando aprii gli occhi, era ancora molto presto per gli allenamenti e scuola non c’era... sarei potuta rimanere a poltrire ancora un po’ visto che ultimamente il sonno scarseggiava ma non riuscii a restarmene a letto un solo minuto di più. Mi feci una doccia, mi preparai per uscire e anche se in netto anticipo raggiunsi la palestra. Nell’attesa che Regina arrivasse mi sarei scaldata un pochino. Aveva detto che al suo ritorno avremmo iniziato un programma diverso, che avremmo provato ad affrontare gli ostacoli... non ero affatto convinta che riuscisse a farmi riprendere la mia sicurezza ma se volevo anche solo provare pensai che valeva la pena farsi trovare già belli che pronti ad iniziare. Poggiai il borsone nello spogliatoio, presi acqua e asciugamano e mi incamminai nella sala dove ero solita allenarmi. Stavo per entrare ma una voce mi trattenne dal farlo: c’era qualcuno all’interno... qualcuno stava parlando, anzi... discutendo. Mi sentii di troppo ad essere lì e di sicuro non sarebbe stato affatto carino entrare e mettersi a lavorare. Feci dietrofront, pensando di farmi un giro per trovare una sala libera ma prima ancora che raggiungessi la porta della seconda sala sentii una voce famigliare pronunciare il mio nome. Mi voltai per capire da dove provenisse ma nessuno oltre a me era in corridoio. “La devi smettere di fare di testa tua mamma!” La stessa voce che aveva pronunciato il mio nome torno a farsi sentire con una nuova frase e non vi furono più dubbi per capire di chi fosse e sopratutto dove fosse. Killian era a pochi metri da me, esattamente nella sala dove sarei dovuta entrare e a quanto pare stava discutendo con mia madre. Avevo visto giusto allora... era arrabbiato con lei. 

Mi sarei dovuta fare i fatti miei, tornarmene nello spogliatoio e uscire solamente quando fosse il mio turno ma non ci riuscii e stando molto attenta a non farmi beccare mi misi in un angolino accanto alla porta ad origliare la loro conversazione.

  • Ho semplicemente fatto quello che ritenevo fosse giusto... - si giustificò davanti ad un Killian in preda alla rabbia. - Quindi è per questo che sei passato a casa mia ieri... 
  • come fai a sapere di ieri? 
  • Il portiere mi ha accennato della tua visita. Peccato... credevo fossi passato per due chiacchiere e un caffè. Dovevo immaginarlo... - allora avevo ragione... Killian mi aveva chiesto di Regina per andare a parlargli di me.
  • Esatto! Ero passato per dirti questo! Altro che caffè, L’hai distrutta mamma! Sai cosa vuol dire distrutta? Tze... Non credo altrimenti non ti saresti spinta così lontano. I suoi genitori mi hanno chiamato disperati: aveva perso appetito, sonno, voglia di vivere.... tu non ti rendi neanche conto di quello che le hai fatto con la tua subdola proposta. 
  • Menomale è arrivato il cavaliere dall’armarura scintillante allora. Adesso finalmente siamo tutti più tranquilli! Ma falla finita Killian. Conosco Emma da molto più tempo di te, so esattamente come prenderla. Deve essere spronata per guardare al futuro, non le servono di certo coccole e carezze in questo momento. 
  • Scusa la mia ignoranza ma come pensi che l’avrebbe sbloccata la tua proposta? 
  • Semplice.... Se fosse venuta con me avrebbe visto la tenacia, la voglia di non mollare, la determinazione sugli occhi di ogni singolo atleta... avrebbe ripercorso le sue tappe, i suoi successi, le sue aspirazioni future...si  sarebbe immaginata lei stessa correre verso il gradino del podio più alto e la voglia di tornare in pista l’avrebbe fatta finalmente tornare la Emma di un tempo. - prese un respiro - non solo peró... credevo che portarla con la squadra avrebbe in quelche modo aiutato lei e Zelina a fare pace. Andiamo, su questo concorderai con me: è parecchio ridicolo che non si parlino...
  • Io credo che tu non abbia più idea di cosa significhi essere un atleta mamma. L’hai dimenticato non appena sei scesa dalla pedana e ti sei messa a dettare ordini. Non immagini neanche la sofferenza che c’è dentro il cuore di Emma in questo momento: come hai anche solo potuto pensare che il tuo piano potesse avere successo?!? Tralasciamo il fattore amicizia, se Emma è arrabbiata è giusto che lo sia, non sei di certo tu che devi porre rimedio a quella situazione. Volevi spronarla hai detto... volevi farle tornare la voglia di tornare in pista hai detto.... sai quanto è sbagliato vero? 
  • Sbagliato? È perché mai??? - gli chiese
  • Perché la diagnosi purtroppo  è quella che è: Emma non potrà sottoporsi agli allenamenti estenuanti di un atleta professionista senza farsi male di nuovo. Se il tuo piano avesse avuto successo, se Emma fosse partita con te,  si sarebbe convinta a voler tentare di nuovo la scalata verso un posto in squadra e la delusione quando si sarebbe accorta di non essere in grado di poter sostenere tutto quel lavoro l’avrebbe portata nuovamente nel baratro. 
  • Io...
  • Non devi alimentare i suoi sogni mamma... non più ora che sono irraggiungibili. Lei lo sa e sta provando ad accettarlo, va aiutata non mandata in confusione. 
  • Sono la prima che non la rimetterebbe in pista con l’idea di avere un futuro da professionista
  • Davvero??? Non sembra visto quello che hai provato a fare.
  • Non intendevo spronarla al punto di farle credere di avere nuovamente speranza. Credevo semplicemente che vedere l’olimpiade l’avrebbe spronata a fare di meglio. Tutto qua. - ne susseguirono attimi di totale silenzio. 
  • Sai cosa credo invece? Che Tu ci speri più di lei mamma.... ti senti in colpa per ciò che è successo e adesso speri in un miracolo. Posso capirlo, davvero... anche io desidererei che fosse possibile,  ma guarda in faccia la realtà! Emma non sarà più  tua allieva in quel senso purtroppo e prima lo accetterai tu prima lei riuscita ad accettarlo a sua volta. Ora vado, se non sbaglio oggi ha lezione. - lo vidi incamminarsi verso la porta e tentati di nascondermi per far sì che non mi vedesse. Prima che potesse raggiungere il corridoio Regina lo fermò di nuovo. 
  • È un bene per te che la tua fidanzata non sia più in squadra... se fosse ancora un atleta professionista sotto la mia tutela dubito che stareste ancora insieme. Avrei già trovato il pretesto per farvi lasciare.
  • E quale sarebbe stato il pretesto  di grazia? 
  • Semplice: tu non tieni al suo successo! 
  • Ma davvero? Rispondi sinceramente allora... sono io che non tengo al suo successo o tu che non tieni alla sua salute? 
  • Non ti permetto di...
  • Lascia stare, non mi servono le tue risposte già pronte, ho sentito anche fin troppo guarda... ora vado via seriamente, non voglio che mi veda qui. 
  • Paura???? 
  • No, ma non voglio farla rattristare ulteriormente facendole sapere che ho discusso nuovamente con te! Si sentirebbe responsabile e non voglio che questa accada. Ciao mamma.... - e senza guardarsi alle spalle stavolta uscì per davvero. Aspettai che si allontanasse, che fosse lontano dalla mia vista e facendo finta di nulla provai ad entrare. Regina lesse il mio sguardo e in men che non si dica capi tutto.
  • Ci hai sentito immagino! - annuii senza far finta di non sapere di cosa parlasse. - beh... non preoccuparti, sono solo divergenze di opinioni, staremo bene credimi. - annuii ancora. - vuoi che spieghi anche a te il motivo per cui ti ho chiesto di....
  • Ho ascoltato tutto non c’è bisogno che tu ti ripeta. Ti ringrazio per aver pensato che potesse aiutarmi a sbloccarmi, ti ringrazio davvero e mi scuso se ho avuto una brutta reazione ma come ti ha detto anche Killian purtroppo non ha funzionato. 
  • Mi dispiace se sei stata male... era l’ultima cosa che volevo. 
  •  Non sono in collera con te credimi ma ti prego di rispettare il mio dolore e di non prendere più queste decisioni in futuro. 
  • Hai l mia parola!
  • Bene... per quanto riguarda zelina invece... non ho intenzione di perdonarla per il momento e non credo riuscirò mai a farlo. Forse penserai che sono invidiosa, Gelosa... probabile, anzi no... togliamo il probabile: Si, è vero.... lo sono, ma non è solo per questo che ce l’ho con lei. Mi ha mentito... mi ha taciuto questa cosa facendo finta di non sapere cosa stesse succedendo realmente. Era mia amica, sapeva bene quanto tenessi a raggiungere quell’obiettivo.... avrebbe dovuto dirmelo e basta. Forse mi  sarei arrabbiata all’inizio ma poi, in seguito, sarei stata felice per lei. Non l’ha fatto però, mi ha tradita e io non ho più intenzione di avere niente a che fare con lei. 
  • Quindi non ti interessa sapere neanche come sono andate le cose per lei in gara suppongo... 
  • Ho letto i giornali in questi giorni e purtroppo mi sono imbattuta in un articolo che parlava di lei. - a detta delle testate giornalistiche la mia ex amica non aveva fatto per nulla un’ottima figura, se non erro si era classificata oltre il dodicesimo posto, cosa mai successa nella nostra federazione.  - non sto gongolando o cose simili ma posso dire di non essere rimasta sorpresa. Mi dispiace piu che alto per te Regina, per l’impegno che hai messo e per non aver ottenuto i risultati sperati, ma per lei propio no. - la vidi suo punto di replicare ma non lo fece. Si limito ad annuire consapevole di non poter dire nient’altro. Sarebbe stato del tutto inutile.
  • Vogliamo iniziare con l’allenamento che ne dici? - mi propose cambiando totalmente argomento 
  • Non vedo l’ora. 

Come mi aveva promesso cambiammo del tutto approccio, mi aiutò passo passo a riprendere confidenza con determinate acrobazie e quando vedeva che non ero pronta a “rischiare”, per paura di farmi male, mi faceva scendere dall’attrezzo in questione e come eravamo solite fare anni addietro provavamo a ripetere l’esercizio in tutta sicurezza su materassini rialzati.

Era un enorme passo indietro quello ne ero ampiamente consapevole, non utilizzavo strutture di sostegno come minimo da quattro anni, ma si rivelò importante per la mia salute mentale e grazie a questo nuovo metodo e alle parole dello psicologo a cui avevo deciso di dare una  Possibilità in meno di due mesi riuscii a padroneggiare quasi perfettamente tre dei quattro attrezzi ginnici. 

Anche a livello di accettazione della realtà feci molti progressi e a mio malgrado dovetti ammettere che Killian e i miei genitori avevano avuto ragione fin dall’inizio a consigliarmi di farmi aiutare. Le sedute fatte con questo ragazzo furono del tutto differenti da quelle fatte con lo psicologo assegnatomi durante la mia convalescenza. Con quest’ultimo mi sentivo constantemente sotto esame giudicata, costretta a parlare solo e soltanto del mio problema  mentre con simon, l’amico di Killian, mi sembrò tutto diverso. Durante la prima seduta parlò quasi solo ed esclusivamente lui. Si presentò, mi raccontò dei suoi studi, delle giornate passate con Killian a lavoro e solo verso l’ultima  parte dell’ora a disposizione mi chiese se avevo voglia di parlargli di me, concentrandosi più che altro sul mio rapporto con Killian, con i miei genitori e la scuola che avevo deciso di frequentare. Una chiacchierata tra amici insomma. Uscita da lì pensai che non avesse capito nulla del mio reale problema ma decisi di dargli comunque una possibilità e mi resi conto molto presto di aver fatto bene: più le sedute andavano  avanti più senza rendermene conto riuscii a parlargli di tutto ciò che mi turbava nonostante lui non me lo chiedesse. Ero arrivata a considerarlo una sottospecie di amico, visto anche la sua giovane età, e questo si rivelò di fondamentale importanza per il nostro percorso. Killian agli inizi si rivelò  un pochino geloso, mi vedeva uscire dallo studio sempre con il sorriso, ma poi capii che mi sentivo semplicemente meglio e fu anche più felice di me. Restava solo un piccolo problema da affrontare ancora: le parallele e il trauma vissuto cadendo da esse. Sapevo che prima o poi sia in terapia che in palestra avrei dovuto affrontare il problema ma non credevo così presto. Senza rendemene conto il fatitico giorno arrivo e io ero completamente impreparata. Avevano svolto la mia solita routine di riscaldamento e tutta una serie estenuante di esercizi quando Regina, con un sorriso angelico che mai dimenticherò mi chiese:

  • mancano venti minuti ancora, te la senti di provare un nuovo esercizio o sei stanca? - nuovo esercizio non significava di certo “parallele” o “nuovo attrezzo”, credevo che avesse in mente una sequenza nuova alla trave o al corpo libero da provare così senza esitazione gli dissi di sì. - molto bene allora: metti la magniesia, i paracalli e sali sulla parallela più bassa. - quando mi resi conto di ciò che mi aveva chiesto sbiancai di colpo ma cercai di non darlo a vedere e come se fosse la cosa più normale di questo mondo mi avvicinai all’attrezzo che più mi faceva paura. “Non ricordavo che fosse così alta” mi ritrovai a pensare mentre dal basso guardavo quella grande struttura situata davanti a me. Non avevo mai avuto problemi con l’altezza anzi... mi piaceva starmene in alto a volteggiare e a provare salti di ogni genere eppure in quel momento  mi tremavano le gambe al solo pensiero che da lì a poco avrei provato a salire nuovamente li sopra. A differenza di quando si è in gara le parallele sono sistemare al di sopra di una piscinetta piena di cibi di spugna chiamata “para cadute” che come dice anche il nome serve per tutelare il ginnasta in caso di caduta ma nonostante ciò la paura di mettere mano a quellaltrezzo mi terrorizza al tal punto da paralizzarmi sul posto. E pensare che è sempre stato il mio attrezzo preferito. - sei pronta???? - mi spronò Regina vedendomi imbambolata a fissare l’attrezzatura.
  • Emh... si! Un secondo. - risposi correndo a mettere i paracalli e la magnesia. Con la magnesia orami avevo preso una certa congidenza, la usavo sia per il trampolino che per la trave in modo da non scivolare ma per quanto riguarda i paracalli... beh... non li mettevo da quel fatitico giorno e la sensazione fu assai  strana. Una volta infilati immersi le mani nella magnesia più e più volte onde evitare brutte sorprese. Di sicuro come prima volta Regina non mi avrebbe chiesto salti mortali ma era meglio non rischiare. 
  • Bene... se sei pronta sali e prova a fare una decina di oscillazioni. - le oscillazioni sono la cosa più elementare di questo elemento, se non riesci a sostenere il tuo peso sulle braccia e oscillare avanti e indietro allora non sei pronto a fare altro. Per me che sono stata una ginnasta di serie A non ci sarebbero dovuti essere problemi ad eseguire quell’esercizio eppure non appena impugnai le parallele un brivido di terrore mi percorse la schiena tanto che non riuscii neanche a staccare i piedi dalla pedana per iniziare. Presi a respirare velocemente... troppo velocemente tanto che Regina corse subito in mio soccorso.
  • Siediti un secondo e respira piano... piano Emma! - ci provai - più  piano ancora... ecco brava così! - stavo per avere un attacco di panico ma fortunatamente Regina riuscì ad evitarlo per tempo. - basta così per oggi. Se te la senti ci penseremo dopodomani  ok? - annuii delusa da me stessa - Emma non preoccuparti, è tutto nella norma. 

Tornai a casa arrabbiata, demotivata, sconfitta... non essere riuscita neanche ad impugnare quelle maledette parallele mi mandava in bestia ma allo stesso tempo mi faceva sentire una nullità. Avrei tanto voluto piangere o sfogarmi con qualcuno quella sera tanto era il mio sconforto ma non lo feci... sapevo che facendolo si sarebbero preoccupati ulteriormente per me e per la mia situazione  e la cosa non mi piaceva affatto. Per quanto fosse difficile decisi di provare a far finta di nulla  sperando vivamente che il secondo approccio con il mio attuale problema fosse decisamente meno fallimentare del primo. Attesi il giorno dell’allenamento con impazienza ma quando finalmente arrivò non sapevo se essere felice o spaventata a morte. Per tutta la mattinata a scuola  non feci altro che pensare al pomeriggio che mi attendeva e per un paio di volte venni anche ripresa dai miei insegnanti per il fatto di avere la testa tra le nuvole. Quando finalmente la campanella suonò annunciando la fine delle lezioni corsi per le scale fino a raggiungere i cancelli della scuola, avevo fretta di prendere la metro e recarmi in palestra. 

  • ciao amore mio! Andata bene a scuola? - Con mia grande sorpresa trovai Killian appoggiato al muretto proprio davanti il cancello d’ingresso. 
  • Amore ciao... - risposi dopo averlo salutato con un bacio sorpresa e felice allo stesso tempo di vederlo. - cosa ci fai qui? Non avevamo appuntamento....
  • Vero, ma un fidanzato non può portare la sua donna a pranzo fuori di tanto in tanto? Avanti vieni, ti porto in un posto che di sicuro ti piacerà. 
  • Killian mi piacerebbe davvero mah.... ho lezione con Regina e se non prendo la metro adesso non riuscirò a beccare la coincidenza con l’autobus e di conseguenza non arriverò mai per tempo. Sai che Regina è pignola... se faccio tardi....
  • Pranziamo insieme e ti accompagno io, con la macchina ci mettiamo di sicuro meno tempo e sarai super puntuale. Con la scuola mi siederò in un angoletto e mi godrò i tuoi allenamenti. - lo guardai poco convinta. - che c’è? Non ti va di passare un po’ di tempo in mia compagnia o non vuoi che assista ai tuoi allenamenti? - chiese non capendo il mio sguardo. 
  • Niente di tutto questo anzi... mi fa piacere che sei qui solo che.... non devi lavorare? - come facevo a dirgli che non era affatto una buona idea accompagnarmi e assistere alla lezione? Regina non ha mai voluto intrusi in sala per suo figlio non avrebbe di certo fatto eccezione visto i trascorsi 
  • Oggi no! Andiamo forza, sali in macchina. - feci come mi chiese e andammo a pranzare in un ristorantino poco distante dalla palestra in modo tale che anche se avessimo ritardato qualche minuto sulla tabella di marcia saremmo comunque arrivati puntuali a lezione. Killian ordinò di tutto ma io riuscii a mangiare poco e niente visto l’ansia che avevo in corpo. Misi la scusa che non ero solita mangiare molto prima di un allenamento, cosa tutto sommato vera, ma la verità è che me la stavo facendo sotto dalla paura. Terminato di mangiare pagò il conto e a piedi, né approfittammo per fare una passeggiata, ci recammo in palestra. 
  • Sicuro sicuro che voii provare a chiedere a tua madre di farti assistere agli allenamenti? La conosci meglio di me, non gli piace avere pubblico mentre detta ordini.
  • Sono suo figlio, non avrà problemi vedrai!
  • Dopo la discussione che avete avuto l’alto giorno sinceramente ho i miei dubbi. - mi resi conto troppo tardi di aver parlato a sproposito. Killian non sapeva nulla che avessi ascoltato la loro discussione. Avevo preferito non dirglielo.
  • Cosa??? Tu lo sai? Tze... non posso crederci... alla fine te l’ha detto???? - maledetta me e quando non mi faccio i fatti miei. - mi ero tanto raccomandato di non dirti nulla e lei cosa fa? Corre da te a fare l’esatto opposto non appena volto le spalle? Non ho parole guarda. 
  • No Killian non è come pensi. Non mi ha detto nulla Regina.... 
  • ah no? E chi te l’ha detto allora? C’eravamo solo io e lei in stanza. 
  • Non è proprio del tutto vero questo. C’ero anch’io, non in stanza... in corridoio e ho origliato la vostra conversazione.... lo so lo so... è sbagliato e non ne vado fiera ma credimi se ti dico che mi ci sono imbattuta per caso.  -scrollai le spalle. - ero arrivata prima per potermi scaldare con calma e vi ho sentiti. 
  • Perché non me ne hai parlato? - chiese in toni gentili - perché non mi hai detto che lo sapevi. 
  • a cosa sarebbe servito? A nulla! - gli baciai una guancia. - andiamo adesso o facciamo tardi.
  • Aspetta un attimo - mi afferrò per un braccio. - lo sai che tu non hai nessuna colpa se abbiamo avuto quella discussione vero??? Tu non.... - lo zittii con un bacio. 
  • Va tutto bene Killian, ora andiamo. 

Lo trascinai in sala con me, Regina era già li ad aspettarmi da qualche minuto ma non si scompose minimamente quando vide Killian entrare a mio seguito. Lo salutò sorridendogli e lui ricambio allo stesso modo. 

  • avete fatto pace voi due? - chiesi incuriosita: avrei scommesso che non si sarebbero neanche guardati in faccia. 
  • Hai tre minuti di ritardo signorina perché piuttosto che fare domande non inizi a scaldarti un po’? Lasciati la tuta e inizia a corre. - obbedii ma mentre facevo i miei giri di campo e a seguire delle sequenze di riscaldamento per braccia e gambe lanciai qualche occhiata verso di loro per capirci qualcosa di più. Stavano chiacchierando tra di loro in maniera fitta fitta e non sembravano minimamente prestarmi attenzione. Non che mi dispiacesse ma era strano, molto strano, sopratutto per Regina. Continuai a scaldarmi come meglio poteii anche dopo aver finito le mie sequenze fino a quando Regina non mi disse si andare in spogliatoio a cambiarmi e a mettermi il body per poter iniziare. Mi allontanai giusto due minuti, il tempo di togliere la tuta, ma quando tornai in sala non trovai più Killian. Lo sapevo... aveva aspettato che mi allontanassi per mandarlo via. 
  • allora Emma... sei pronta? - mi disse non accennando minimamente all’improvvisa assenza di suo figlio. 
  • La verità? No! - risposi anch’io facendo finta di nulla. 
  • E se ti dicessi che penso di aver trovato un modo per aiutarti ad avere più sicurezza durante l’esercizio?
  • Direi che sarebbe grandioso ma non ci sperare tanto nella riuscita: credo di essere totalmente pietrificata dalla paura che servirà un miracolo per sbloccarmi. 
  • Vedremo! Ora vatti a preparare per eseguire lo stesso esercizio della volta scorsa: dieci oscillazioni dalla parallela più bassa. 
  • Ho già i paracalli e ho messo già  la magnesia - gli mostrai le mani. - sono pronta. 
  • Molto bene allora, vai direttamente alle parallele. - feci un respiro profondo e mi incamminai fingendo sicurezza. Quando arrivai in postazione trovai con mio grande stupore una sorpresa ad attendermi. Sopra la pedana d’assistenza c’era niente di meno che il mio uomo. 
  • Killian! Co.. cosa...
  • Cosa ci faccio qui sopra? Sono appena stato promosso ad assistenze. - lo guardai non capendo per poi guardare Regina. 
  • Ho pensato che forse, con lui che ti fa assistenza, potessi sentirti più tranquilla.  Gli ho già spiegato tutto, sa perfettamente come muoversi e come fare per non farti cadere. Vuoi tentare? - non risposi, non sapevo cosa dire in realtà, ma mi misi subito in postazione. Posai entrambe le mani sulle parallela e chiudendo gli occhi saltai andandomi ad appendere ad esse. 
  • Bene Killian: una mano sull’addome e una dietro la schiena. Appena si sente pronta Accompagnala nelle oscillazioni e se senti che sta cedendo aiutala a restare su. - non credevo che avrebbe funzionato sul serio e invece dovetti ricredermi perché senza il minimo sforzo, accompagnata dalle forti braccia del mio uomo, riuscii ad eseguire l’esercizio al primo tentativo senza lasciare la presa. - molto bene... adesso Emma, quattro oscillazioni dopodiche epurazione e verticale ok? Non pensare a niente, fallo e basta: se perdi l’equilibrio c’è Killian che ti tiene. - “fallo e basta” più facile a farsi che a dirsi. Un conto erano le oscillazioni, un conto era rimanere a testa in giù in equilibrio. Avevo le mani che mi tremavano e il cuore che tamburellava senza controllo ma ci provai ugualmente. Non riuscii ad eseguire la sequenza  al primo colpo come l’esercizio precedente ma provando e riprovando riuscii quantomeno ad ottenere una verticale più o meno decente. 

Continuai ad allenarmi per tutta la lezione solo su quei due esercizi fino ad arrivare a farli completamente da sola, senza alcuna assistenza. Il metodo di Regina a quando pare aveva funzionato alla grande, Killian come assistente era stato a dir poco fantastico. Mi sentivo sicura con lui al mio fianco e anche se provavo a fare l’esercizio senza il suo aiuto sapevo che in caso di necessità Lui sarebbe intervenuto per tempo. 

La sua presenza ai miei allenamenti iniziò ad essere sempre più frequente e contro ogni mia aspettativa già  dopo un paio di mesi iniziai a riacquistare anche un po’ della mia sicurezza. A lungo andare  salire sulle parallele e volteggiare qua e là non era più  un problema ma c’era ancora un ostacolo da superare: il famoso salto che mi aveva sconfitta. Nella mia mente non c’era proprio il desiderio di voler tentare ancora una volta l’esercizio che mi aveva stroncato la carriera e sinceramente credevo che anche per Regina fosse lo stesso. Purtroppo però sbagliavo. Un giorno, dopo aver ripetuto tutti gli esercizi su cui stavamo lavorando,  mi chiese se ero pronta a dare la svolta definitiva alla mia situazione di stallo. Non capivo cosa volesse dire con quelle parole ma quando mi spiego a cosa si riferiva per poco non ebbi un attacco di cuore.

  • cosa???? Vorresti che io... NO!!!! No, no e ancora no! Scordarmelo Regina! Non se ne parla! - dissi con convinzione. Era forze impazzita? 
  • Andiamo Emma non fare così! Hai fatto passi da gigante fino ad ora non vorrai mica fermarti ad un passo traguardo finale.   
  • Non puoi parlare sul serio. Chiedimi tutto quello che vuoi Regina, tutto ma non questo! Non mi sono uccisa per miracolo l’ultima volta, non sfiderò ancora la sorte. 
  • È un ragionamento che non sta né in cielo né in terra e tu lo sai bene! Quante volte nella tua vita hai sbagliato un esercizio? In prova intendo.
  • Moltissime mah...
  • Ti sei mai fatta male? Sempre in prova dico. 
  • No mai! 
  • Hai una vaga idea del perché? - sapevo già dove voleva andare a parare - allora??? Vuoi rispondermi? 
  • Perché ci sono tutte le precauzioni del caso! 
  • Esatto, c’è il materassino, la buca para Cadute, la rete, il tappeto elastico e chi più ne ha ne metta. È assolutamente impossibile farsi male.
  • Forse mah...non ce la faccio! Non me la sento e tu non puoi costringermi.
  • Ma perché Emma! Perché non vuoi tentare. Ci siamo noi con te, non succederà nulla! 
  • Ma cosa  te ne viene in tasca è? Cioè... non devo più fare gare, non mi serve più preparare elementi difficili per ottenere un maggiore punteggio...  che io ci provino no a te non cambia nulla! 
  • voglio semplicemente che tu superi le tue paure. Andiamo che ti costa... una volta! Una sola volta. 
  • No! 
  • Per favore! 
  • HO DETTO DI NO!!!!! - e con le lacrime agli occhi corsi a rifugiarmi in camerino. Non ricordo esattamente per quanto temo me ne rimasi in disparte a singhiozzare, so solo che quando uscii per tornarmene a casa trovai davanti la porta d’ingresso, ad aspettarmi, sia  Killian che Regina. 
  • Ho esagerato ad insistere me ne rendo conto solamente adesso ma credo seriamente a quello che ti ho detto poco fa. È importante che tu superi le tue paure Emma, a prescindere da tutto, gare o non gare. - mi disse guardandomi dritta negli occhi - Detto questo però hai ragione tu! Non posso costringerti a fare qualcosa che non vuoi.  Hai la mia parola Emma.... non succederà più!  non mi permetterò mai più di chiederti una cosa del genere. Sarai tu, quando vorrai provare, semmai vorrai farlo, a venire da me e chiedermi aiuto. - prese un respiro - Ho capito che io posso solo indirizzarti la via per stare meglio, nulla di più! Il passo spetta a te!  - Mi colpirono molto le sue parole ma mi colpì di più la sua espressione affranta sul volto. Avrei voluto dirle qualcosa per consolarla, lei aveva insistito è vero ma io le avevo risposto malissimo,  ma non ci riuscii: rimasi li, ferma come una statua, a guardarla andare via.

Durante il tragitto in macchina chiacchierai un po’ con Killian di quanto successo e anche lui si rivelò d’accordo con Regina. “Hai fatto trenta... perché non provi a fare trentuno?” 

Loro avevano ragione, lo sapevo bene, ma un conto è dare fiato alla bocca e parlare, l’altro è agire. Siamo tutti bravi a razionalizzare i problemi degli altri ma quando si tratta dei nostri problemi facciamo tutti schifo. Se non me la sentivo non me la sentivo... punto! Dovevano accettare la cosa e farsene una ragione. 

Tornai a casa stravolta quella sera ma cercai modo e maniera di fingere davanti ai miei genitori che andasse tutto bene o avrei passato come minimo un’altra ora a sentirmi giudicata. Dissi loro che avevo semplicemente un gran mal di testa, cosa non del tutto falsa e chiesi il permesso di poter cenare in camera mia. Fortunatamente la mia faccia parlava da sola per cui non di difficile ottenere il loro consenso. Cenai a letto e non appena ebbi finito mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi nella speranza di prendere subito sonno. Macchè... alle tre del mattino ero ancora con gli occhi spalancati in preda ai miei pensieri. Se non avessi trovato a breve una soluzione sarei di sicuro  impazzita ma fortunatamente qualcosa mi baleno alla mente e senza pensarci due volte presi il telefono e scrissi un sms alla persona che più di tutte mi avrebbe capita in quel momento. 

 

“ non credo di poter resistere fino alla prossima settimana. Mi serve un appuntamento subito... il prima possibile. So di chiederti troppo ma ne ho davvero bisogno.” 

 

Ebbene sì... scrissi prorpio a lui, il mio psicologo. Incredibile vero? Stento a crederci persino io ma ero troppo fuori di me quella sera per non farlo. Naturalmente avendogli scritto in piena notte non mi aspettavo di certo che rispondesse subito ma mi stupì e dopo neanche cinque minuti ecco arrivare la sua risposta.

 

“Domani alle 14:00 potrebbe andare?!?! So che è un orario scomodo ma purtroppo è l’unico buco che ho” 

 

Naturalmente, come immaginerete, alle  due del giorno seguente mi presentai in studio e senza tanti giri di parole mi ritrovai a spiegargli tutto ciò che era successo il giorno prima per filo e per segno confidandogli anche i miei sentimenti e pensieri al riguardo. Mi fece parlare e sfogare per tutto il tempo che ne ebbi bisogno e solo quello mi aiutò a sentirmi meglio. Decise che era arrivato il momento di vederci più spesso e non chiedetemi come ma anche questa volta trovò il modo di razionalizzare le mie paure tanto che un pomeriggio mentre ero in palestra andai da Regina, che stava parlando con Killian, e gli dissi di essere finalmente pronta a tentare il tutto per tutto. 

  • dici sul serio??? - mi guardò come se fossi improvvisamente impazzita.
  • Se mi ci fai penare ancora un po’ potrei cambiare idea quindi... - si alzò in piedi con un balzo, fece cenno a Killian di seguirla  e corse in direzione delle padelle. Gli spiegò in breve cosa avrebbe dovuto fare dopodiche mi chiese di salire sulla parallela più alta. 
  • Non c’è bisogno che ti dica come procedere, tu sai già. Quello che ti chiedo è di non staccare il contatto visivo dallo staggio. Avanti! Io so che  puoi farcela. - annui dopodiche  mi misi in posizione, presi un respiro e mi lanciai nella mia folle avventura suicida. Volteggiai un paio di volte per prendere la velocità necessaria  dopodiche provai a staccare le mani e provare a fare la mia piccola acrobazia. Non appena mi sentii in aria ancorata praticamente al nulla persi completamente il controllo del mio corpo tanto che i tentativi di Killian di riprendermi al volo furono praticamente nulli. Cademmo entrambi dentro la buca con i cubi di spugna. 
  • Stai bene???? - mi chiese preoccupato e io annuii anche se bianca come un cencio. - forse è meglio aspettare ancora un po’ non credi? 
  • No! Riproviamo subito! - uscii dalla buca in preda ad un raptus di coraggio improvviso  e mi arrampicai nuovamente per raggiungere la parallela. Fallii tutti i tentativi di quella sera e anche quelli di tutta la settimana successiva, ma non mi arresi. No! Provai e riprovai ancora fin quando, non so neanche io come, riuscii nell’interno. Nel momento esatto in cui dopo la mia acrobazia le mie mani tornarono ad ancorare saldamente lo staggio permettendomi di eseguire altri volteggi un urlo di gioia da parte di Regina e di Killian si alzò in aria tanto da far correre  in sala anche il proprietario della palestra. Io a differenza loro mi limitai a piangere dalla gioia.
  • Emma c’è l’hai fatta! Ci sei riuscita! - mi disse Regina correndo ad abbracciarmi. 
  • Sono orgoglioso di te amore mio! Hai vinto... hai vinto tu! - continuó Killian per poi baciarmi. 

Li abbracciai entrambi continuando a piangere come una bambina. Ero felice, felice come forse non lo ero mai stata in tutta la mia vita. Eseguire gli elementi per me era sempre stato un gioco da ragazzi mai uno ostacolo, una difficoltà. Fino al giorno dell’incidente non avevo la minima idea di cosa significasse sforzarsi ancora e ancora per raggiungere la perfezione ma ora iniziavo a capire e devo dire che la cosa  non mi dispiaceva affatto.

Finalmente ero arrivata alla fine del tunnel, avevo trovato la luce che mi avrebbe condotta fuori e potevo finalmente considerarmi guarita.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***





Amore olimpico
Capitolo 11

 

POV Emma 

Da quel giorno passò all’incirca un anno... un anno di duro lavoro, sempre alla ricerca della perfezione, ma sopratutto un anno di crescita interiore. Era stato davvero difficile provare a rimettersi in sesto dopo tutto ciò che mi era capitato ma dopo aver superato quello che credevo essere il mio ostacolo più grande le cose iniziarono ad andare leggermente meglio fino ad arrivare ad un punto in cui sembravo aver addirittura accettato la mia attuale situazione. Certo, continuarono comunque ad esserci le mie solite giornate no, il pensiero alla mia vecchia vita ogni tanto tornava rendendomi particolarmente malinconica, ma il dolore di sicuro era decisamente più sopportabile. 

Il mio psicoterapeuta mi aiutò molto in questo, il percorso che mi fece fare si ritrovó essere davvero efficace, ma l’aiuto più grande venne senza ombra di dubbio da parte dei miei genitori, che ebbero una pazienza ai limiti dell’immaginabile, da Regina e dal mio amore grande... Killian. Tra i miei problemi e le sue  preoccupazioni tra laurea, tirocinio e incontri e scontri con sua madre la nostra relazione subì un leggero rallentamento durante quei mesi ma posso assicurarvi che recuperammo alla grande tanto da evolvere il nostro rapporto in qualcosa di più.  Avevamo involontariamente tralasciato la nostra vita di coppia per preoccuparci dei nostri problemi ma non appena le cose per entrambi si furono sistemare ritornammo ad essere la solita coppia di fidanzatini innamorati, come amavano definirci i nostri amici per prenderci in giro, che non facevano altro che trascorrere tutti i loro momenti liberi insieme dimenticandosi di tutto e di tutti. Erano rare le volte che eravamo separati, se non fosse stato per il suo lavoro, gli allenamenti di entrambi e la scuola molto probabilmente avremmo finito per passare 24h no stop come due calamite. 

Da parte dei miei genitori questo mio attaccamento “morboso” nei confronti di Killian non venne visto come qualcosa di positivo, anzi... erano preoccupati. Avevano paura che avessi spostato tutti i miei interessi dalla ginnastica a lui ma non poterono in alcun modo impedirmi di vederlo o altro in quanto non mi ero mai comportata male, avevo sempre rispettato le loro regole di coprifuoco ecc, ma sopratutto andavo bene a scuola, cosa per loro fondamentale. A fine anno scolastico inoltre venni proclamata  la migliore studentessa dell’intero istituto con tanto di lettera ai miei genitori da parte del rettore e questa fu la prova tangibile che non meritavo alcuna punizione. Grazie a questa lettera, ma sopratutto grazie al mio impegno verso lo studio, riuscii addirittura ad ottenere il permesso per partire per ben tre giorni con i miei amici per una piccola vacanza. Amici... in teoria sarei partita solamente con Killian ma questo i miei  lo ignoravano... preferii mentire perché sapevo già che se avessero saputo le vere condizioni di quel viaggio, io e Killian soli soletti per tre interi giorni,  non mi avrebbero mandata. “Se il tuo amichetto viene con voi la mia risposta è no!” Disse categorico papà non appena gli accennai alla possibilità di partire, per lui era inaccettabile che la sua bambina, ancora minorenne, partisse con il suo fidanzato di ben quattro anni più grande, “un uomo bello che cresciuto” come amava ricordarmi ogni giorno, per cui l’idea di esse del tutto sincera con loro non mi sfiorò minimamente. 

Ad essere onesta agli inizi fui un po’ titubante anche io sul voler partire partire da sola con Killian  ma poi accettai di buon grado la proposta del mio amore. 

Eravamo da poco usciti dalla palestra e come orami era abitudine eravamo in macchina, in un parcheggio poco distante da casa mia, a goderci gli ultimi momenti insieme prima di doverci separare per la notte.

  • Odio doverti salutare ogni sera.... -  mi imbronciai dopo l’ennesimo bacio. - Fortunatamente la scuola è finita e possiamo vederci anche di mattina o credimi sarei già impazzita. - non stavo affatto scherzando, ogni giorno separarmi da lui diventava e Sempre più difficile. Adoravo le sue attenzioni, i suoi baci, le sue carezze... stare a casa senza averlo vicino mi provocava ogni volta qualcosa di simile ad una di crisi d’astinenza. 
  • A proposito di scuola finita... ho saputo che hai preso il massimo dei voti in tutte le materie. Però... niente male per una che si è trasferita da solo un anno. - si vociferava che ottenere voti alti in quella scuola fosse pressoché difficile,  pochi usciti con il massimo dei voti ero i primi a dire che per ottenere la tanto ambita A avevano dovuto sudare ben 4 anni. - bisognerebbe festeggiare non credi?  
  • Beh... pensò che festeggiare sia una cosa che si può fare sempre, in ogni occasione, mentre un regalo... - ammiccai - beh di solito un regalo si fa esclusivamente in occasioni speciali: un compleanno, una laurea, una promozione scolastica.... 
  • mi stai forse dicendo che vorresti un regalo? - mi domandò conoscendo già la risposta.
  • Chi lo sa... - mi misi a ridere per poi baciarlo.
  • Piccola ruffiana.... - esordì per quel piccolo ma passionale bacio - e se il mio regalo, perché fidati che te l’ho fatto il regalo, coincidesse con la mia idea di festeggiare? 
  • Direi che sarei molto felice e super curiosa di scoprire di che cosa si tratta. - lo vidi frugare all’interno del porta documenti della sua auto per poi estrarvi e pormi  un catalogo pubblicitario di un negozio sportivo molto conosciuto in zona. - vuoi che scelga il mio regalo su questo volantino? - domandai, anche leggermente delusa, provando ad interpretare cosa volesse dire quel gesto. 
  • Ma no schiocchina... guarda qui - aprì il catalogo alla pagina che gli interessava - che ne pensi??? - mi indicó una tenda da campeggio dalle dimensioni esagerate. 
  • Una tenda? Vuoi regalarmi una tenda? Si mi piace mah... - non sapevo come dirglielo. - non saprei davvero come sfruttarla: io odio il campeggio. Non mi piace la montagna e di conseguenza non.... 
  • non si può andare solo in montagna con una tenda e poi... beh non è questo il regalo. La tenda è mia in realtà.... - stavo decisamente perdendo il filo del discorso. - senti andrò diretto al sodo: che ne diresti di partire per il weekend insieme a me? Venerdì sabato e domenica.... tre giorni di mare in compagnia del tuo stupendo, irresistibile, affascinante fidanzato. Ti piace il mare vero?  Mi sembra di ricordare di si. - se mi piaceva il mare? Io adoro il mare, credo sia la cosa che più mi metta allegria subito dopo la ginnastica. Se mi fosse stato chiesto in un’altra occasione avrei detto di sì ancor prima che terminasse la sua proposta  invece quel giorno tentennai un pochettino prima di rispondere. - allora? Cosa ne pensi?
  • Amo il mare, lo sai mah... beh ecco... non... non so se posso venire... tre giorni sono tanti... i miei....
  • I tuoi???? Sul serio Emma? stai... stai davvero mettendo questa scusante? 
  • Non è una scusante io.... beh...
  • In tutti questi mesi quante volte hai mentito ai tuoi genitori per passare del tempo con me? - in effetti non aveva poi tutti i torni.... 
  • si lo so, è vero ho mentito loro parecchie volte ma era solo per un giorno... non ho mai detto loro che mi sarei trattenuta  anche per la notte... non  credo che me lo permetterebbero. 
  • Non ti permetterebbero di dormire da una amica? - disse per nulla convinto e scrutandomi attentamente negli occhi. Me lo avrebbe ro permesso eccome, lo sapevo io e lo sapeva anche lui, le motivazioni che mi trattenenvano dal dirgli di si erano altre e a quanto pare, a giudicare dal suo sguardo le aveva capite al volo. - amore ascoltami.... guardami.... - disse In gentilezza - credo di aver capito quale sia il vero problema... - abbassai lo sguardo più imbarazzata che mai. La cosa che mi preoccupava più di tutte nell’ andare al mare per lintero weekend con lui era la presa di coscienza che avremmo passato ben due notti insieme. Non fraintendetemi... l’idea di poter stare a stretto contatto con lui per  tutto quel tempo e senza coprifuoco mi rendeva impazienze di dirgli di sì ma non potevo far a meno di pensare anche che di solito quando due fidanzati si trovano da soli in circostanze romantiche come queste passano il loro tempo a fare cose decisamente differenti da quelle che siamo abituati a fare io e killian. La nostra relazione non era ancora arrivata a quel punto, probabilmente a causa mia e delle mie insicurezze, e di conseguenza mi sentivo sotto pressione. - so che può sembrare allusivo chiederti di venire per tre gironi in tenda con me ma credimi sulla parola: non ho nessuno scopo prefissato in testa. Voglio godermi qualche giorno di mare con te, tutto qua, non voglio fare niente di diverso da quello che facciamo di solito quando usciamo insieme. - sul serio???? - Ho preso la tenda grande apposta così se ti sentirai in imbarazzo a dividere gli spazi con me potrai avere un angolo di pace tutto tuo. - mi prese il viso con entrambe le mani e mi costrinse a guardarlo in quelle sue meravigliose pietre azzurre. - non ho secondi scopi Emma, te lo giuro! Ho sempre rispettato i tuoi tempi e intendo continuare a farlo. So che non ti senti pronta a quel passo e ad essere onesti non credo di esserlo neanche io.... - si grattó la nuca anche lui in leggero imbarazzo.
  • S... sul serio? - chiesi sorpresa ma maledicendomi immediatamente per la mia eccessiva curiosità.
  • Certo! Sembra assurdo vero? sappiamo entrambi che ho avuto altre esperienze mah... beh con te è diverso! Sento di provare un sentimento mai provato prima e questo mi spaventa un po’. Ho sempre paura di sbagliare qualcosa, di esagerare nei modi di fare e di non capire i tuoi pensieri. Sei il  centro del mio mondo Emma e se sbagliassi qualcosa, anche la più insignificante, credo che non riuscirei mai a perdonarmelo. - prese un respiro - È per questo che ho anche io, come te, timore di affrontare quel passo, non voglio deludere le tue aspettative, desidero solamente regalarti dei momenti emozionanti e indimenticabili. - mi accarezzó il viso - credimi sulla parola quindi: in questa vacanza, o nelle altre a venire, a meno che non sia tu a volerlo, il nostro rapporto non cambierà. Hai la mia parola. 

Sapevo con certezza che Killian non era il classico ragazzo che vuole solo ed esclusivamente una cosa dalle ragazze ma sentirmi dire quelle parole mi fece comunque piacere e mi mise ulteriore sicurezza tanto che senza pensarci oltre accettai immediatamente la sua proposta. 

  • sei sicura amore? Non voglio che tu mi dica si solo per farmi contento. - se ero felice? E me lo chiedeva? In quel momento ero di sicuro la donna più felice del mondo.  

Corsi a casa con un enorme sorriso sul volto e senza esitazione chiesi ai miei genitori il permesso di poter partire. Mi guardarono titubanti, indecisi sul da farsi, ma quando dissi loro che Killian aveva da lavorare e che sarei partita semplicemente con una amica, che per giunta loro adoravano e consideravano una brava ragazza, mi autorizzarono senza ulteriori domande raccomandandosi solamente di essere prudente, responsabile e di scrivere ogni tanto per fargli sapere se fosse tutto ok. Naturalmente chiamarono anche la mia amica prima di darmi la conferma ufficiale ma lei era dalla mia parte, le avevo chiesto di coprirmi e di conseguenza confermò quanto detto rimarcando più volte il fatto che Killian non ci sarebbe stato e che saremmo state solamente io e lei. Devo essere onesta, agli inizi mi sentii un po’ in colpa di stare mentendo loro ma quella sensazione di angoscia svanì non facendo più ritorno non appena Killian mi venne a prendere al solito  parcheggio dove ci davamo appuntamento di solito  per non essere visti. 

Dal primo secondo in cui la nostra avvenutura ebbe inizio non ci fu un solo attimo in cui mi pentii della scelta fatta anzi, mi reputai una vera stupida per aver fatto tutte quelle storie e non aver accettato prima la sua proposta. 

Passammo la prima giornata stesi sui nostri asciugamani a goderci il sole tra baci e abbracci, ci separammo solo per un caffè e il pranzo, guardammo il sole tramontare mentre stretti mano nella mano facevano una passeggiata in riva al mare e dopo una cenetta a lume di candela in un ristorantino vista mare lì vicino andammo in tenda. Nonostante mi avesse rassicurata più volte anche durante il viaggio non appena entrai con lui in quell’enorme tenda una sensazione di ansia mi pervase facendomi tremare le gambe. Come ho già detto non ero assolutamente pentita della decisione presa ma era comunque  la prima volta in assoluto che passavo la notte in compagnia di un ragazzo e per me, sesso o non sesso era comunque una cosa importante. Feci di tutto per sembrare rilassata ma lui non ebbe bisogno di nulla per capire cosa mi stesse passando per la testa, il mio corpo a quanto pare, parlava da solo e pur di non farmi sentire ancora di più in imbarazzo parlandone, propose di dormire separati senza che io gli accennassi null. 

  • non fraintendermi, mi piacerebbe davvero molto poterti stringere a me e sentire il calore del tuo corpo ma forse è meglio aspettare quando tu ti sentirai davvero pronta. 
  • No Killian non.... - mi sentivo in colpa per quella mia stupida ansia, avevo paura che pensasse che non mi fidavo di lui. 
  • Non voglio farti passare la notte in bianco in preda ai tuoi strambi pensieri - mi sorrise. - e conoscendoti  so gia che è questo che succederebbe se ti invitassi a condividere insieme a  me il sacco a pelo. - non ero convinta.... o meglio: era la decisione più semplice e forse la più sensata ma non mi sembrava carino nei suoi confronti. “Dannazione Emma! È Killian.... il tuo Killian! Comportati da persona matura!” Continuavo a rimproverarmi per quel mio atteggiamento infantile. Le mie amiche a questo punto avrebbero già concluso il tutto in maniera decisamente più stimolante. Se fossero state lì mi avrebbero preso di sicuro in giro. - ehi... va tutto bene! - si avvicinò per stringermi le mani nelle sue, senza volerlo avevo iniziato a tormentarle. - fidati di me ok? - ci pensai su dopodiche mi lasciai convincere che quella era la decisione giusta.
  • D’accordo ma... non ho sonno adesso! Non è che possiamo fare qualcosa insieme prima di concludere la serata? Non lo so... chiacchierare, passeggiare... 
  • vedere le stelle... - continuó lui - che ne dici? Ti andrebbe di guardare le stelle? È una serata meravigliosa, non ci sono nuvole, il clima sembrerebbe essere dalla nostra parte e abbiamo cibo, bibite e teli per poterci stendere e coprire, nel caso rinfreschi, a volontà. 
  • Sarebbe davvero carino... e romantico! - mi affrettai a dire - ma non offenderti se non saprò riconoscere neanche mezza costellazione. 
  • Non preoccuparti per questo, posso insegnarti io. 

Non aggiunse altro, prese lo stretto indispensabile per la serata e sistemò tutto, comperte e cibarie varie in men che non si dica. Ci stendemmo uno accanto all’altro e iniziammo così il nostro piacevole post cena. Mi indicó varie costellazioni, provò a farmele memorizzare dopodichè mi interrogò con scarso successo. Avevo ascoltato ben poco quello che aveva cercato di farmi apprendere ma non perché mi annoiasse anzi... soltanto che la mia attenzione vacillò non appena spostai lo sguardo dalla volta celeste sui suoi occhi azzurri. Li non capii più nulla. Ero innamorata di Killian da un anno ormai, il giorno seguente sarebbe stato esattamente il nostro anniversario, eppure sembrava come se ci fossimo conosciuti solamente il giorno prima e io pendevo completamente dalle sue labbra. 

  • d’accordo ho capito! Senza incentivi non hai intenzione di collaborare vero? Facciamo così: io ti faccio una domanda, ti do tre risposte su cui scegliere e se risponderai correttamente riceverai come premio un bel bacio dal sottoscritto. Ci stai? 
  • Assolutamente si! - mi ripresi di colpo e cercando di sforzarmi di ricordare quel poco che avevo ascoltato prima di perdermi nei miei pensieri cercai di indovinare quante più domande possibili. Andammo avanti a lungo con quel gioco, più passava il tempo e più  i baci diventavano passionali, tanto che di punto in bianco lasciammo da parte le parole e i giochi per dedicarci solo ed esclusivamente a noi. Fu una serata estremamente piacevole che finì direttamente il mattino seguente quando ci svegliammo, verso le dieci del mattino, a causa dei raggi del sole che ci stavano ustionando. A quanto pare ci eravamo addormentati amoreggiando stretti l’uno tra le braccia dell’altro. In un primo momento mi sentii spaesata, non capivo dove fossi, il sole mi aveva frastornata, ma poi pian piano iniziai a ricorda le dinamiche della serata appena trascorsa e mi resi immediatamente conto di essere stata davvero una stupida ingenua ad aver avuto tutti quei timori sul dover  dormire con lui. Era stata un’esperienza a dire poco piacevole, mi ero sentita al sicuro, protetta, tra le sue braccia tanto che il solo pensiero di aver soltanto un’altra notte a disposizione prima di dover tornare a casa mi mise addosso un alone di tristezza. Avrei voluto fermare il tempo ma questo era impossibile quindi cercai di immortalare alla mente quanti più ricordi possibili.
  • Accidenti Emma! Ti sei scottata! - mi riportò alla realtà Killian facendomi notare il braccio che avevo sul suo petto! Scrutandolo attentamente mi resi conto che era parecchio arrossato ma non ero di certo l’unica ad aver riportato dei segni. - abbiamo fatto malissimo ad addormentarci qui fuori. 
  • Lo credo bene... sul tuo petto c’è tatuata la mia mano! - risi indicandogli lo stampo che involontariamente gli avevo procurato tenendomi stretta a lui. Fortunatamente a differenza mia lui era già abbronzato quindi il segno con una mezza giornata di sole sarebbe scomparso, io al contrario dovetti mettermi all’ombra su sua esplicita ordinazione: aveva paura che sotto il sole il braccio e parte della schiena, avevo dormito girata su un fianco, sarebbero potuti peggiorare. Questo piccolo inconveniente fortunatamente non compromise la nostra giornata, dopo aver pranzato, saltammo la colazione per esserci alzati tardi, riuscii a convincerlo che stavo bene, che era solamente una scottatura e andammo a farci una bella nuotata scoprendo un posticino dietro gli scogli davvero molto intimo e carino. Restammo a mollo a scambiarci effusioni per parte del pomeriggio dopodiche tornammo in spiaggia per farci una seconda camminata al tramonto. La sera precedente lo spettacolo che ci si presentò davanti fu a dir poco strabiliante e anche quella sera non fu fa meno. Ammirammo il sole nascondersi dietro le colline e solamente quando fu scomparso del tutto Killian mi prese per mano e mi portò, a detta sua, in un posto speciale.  Aveva prenotato in un ristorantino poco distante ma a differenza del giorno precedente quella sera chiese al cameriere, ancora non so dire di preciso quando visto che era stato tutto il giorno con me,  un servizio del tutto speciale. Aveva richiesto un tavolino per due in un angolino di spiaggia deserto apparecchiato con tovaglie bianche e candele galleggianti dentro sfere di vetro. C’era un piccolo gazebo con tende bianche a proteggerti da quel poco di vento che c’era e come musica nient’altro che le onde del mare. Avevo le lacrime agli occhi, con i suoi gesti romantici sapeva sempre come sorprendermi. 
  • È tutto meraviglioso Killian mah... non... non dovevi! - dissi dopo aver raggiunto il gazebo guardando attentamente tutti i dettagli. Non vi erano solo le candele ad illuminare il nostro piccolo angolino ma anche delle lucine decorative intorno al gazebo.
  • Volevo rendere questa serata speciale. Domani sera dovrò riportarti a casa e difficilmente, dopo tre giorni di assenza tuo padre ti permetterà di uscire per venire a cena con me e festeggiare il nostro primo anno insieme. Ho pensato quindi di anticipare la cena ad oggi e prenderci tutta la sera, da mezzanotte in poi, per continuare a festeggiare. 
  • Nient’altro? - dissi ironicamente. Per me stava facendo fin troppo. 
  • Beh si... per domani ho prenotato un giro in barca. Ci porterà in un’isoletta davvero carina. Si vocifera che sia un luogo per giovani innamorati come noi. - non resistetti all’impulso di baciarlo. Mi alzai da tavola e andai a sedermi sulle sue ginocchia per ringraziarlo, con i fatti e non con parole, di ciò che aveva fatto per me. Tornare al mio posto per magiare mi risultò difficile, stare stretta a lui mi faceva impazzire, ma mi costrinsi a farlo per permettere alla nostra serata di proseguire, ci sarebbero stati altri momenti in cui ci saremo abbracciati e scambiati coccole per cui dovevo semplicemente rilassarmi e aspettare. Mangiai tantissimo quella sera: antipasto, primo e secondo tutto rigorosamente di pesce e poi per concludere un bel dessert che come due innanorari sdolcinati condividemmo imboccandoci a vicenda. Non credevo possibile riuscire ad alzarmi dalla sedia dopo tutto quello che avevo ingerito ma contro ogni mia aspettativa ci riuscii e riuscii addirittura a fare un’altra passeggiata, al chiaro di luna, per smaltire il tutto e continuare ad osservare le stelle come la sera precedente. Durante tutta la nostra passeggiata vedevo Killian fissare l’orologio in continuazione, come se fosse impaziente,  ma non capivo il motivo per cui lo facesse.
  • Hai un appuntamento tesoro? - lo presi in giro dopo averlo osserverò attentamente indicandogli l’oggetto incriminato - stai aspettando l’ora X per mettermi ko e fuggire dalla tua amante? - scherzavo naturalmente.
  • Non mi serve un’amante quando ho una donna come te al mio fianco ma su una cosa hai indovinato... sto aspettando l’ora X! 
  • Sul serio??? - che significava? - e come mai??? 
  • Sei una fidanzata troppo curiosa! - si limitò a dire mettendomi ancora più curiosità. 
  • Ma dai!!!! Killiannnnn?!?!? 
  • Non te lo dico! - mi fece la pernacchia.
  • Ti pregoooooooooo! Ti prego ti prego ti pregoooooooo! Per favore....
  • Attenti ancora qualche secondo e..... - mi indicò un punto dove guardare ma nonostante mi voltai subito verso la direzione indicata non vidi nulla. 
  • Non... non vedo nulla Killian cosa dovrei.....
  • Aspetta ancora qualche secondo e lo scoprirai. -  attendemmo qualche secondo ancora, proprio come mi disse e alla fine capii. Improvvisamente, di punto  in bianco uno spettacolo pirotecnico si presentò sotto i nostri occhi illuminando il cielo e il mare con i suoi colori scintillanti. 
  • C... cosa... 
  • buon primo anniversario amore mio! Ti amo... ti amo da impazzire. - rimasi a guardarlo scioccata e meravigliata allo stesso tempo... non potevo credere ai miei occhi. 
  • Hai... hai progettato anche questo? - chiesi conferma che non fosse una semplice coincidenza - Killian non... non dovevi - avevo le lacrime agli occhi - ti amo anche io! - lo afferrai per la maglia e lo attirai a me per baciarlo. Misi troppa energia nel farlo e prima che le sue labbra toccassero le mie eccoci entrambi a terra con lui sopra di me. Scoppiammo a ridere come due scemi ma poi le risate lasciarono posto al tanto atteso bacio. Ribaltò immediatamente la posizione portandomi sotto di se senza mai staccare le labbra. 
  • Ho un’idea! - esclamò quando ormai non avevano più fiato per continuare a restare incollati labbra conto labbra - bagno di mezzanotte! 
  • Cosa??? Vuoi fare il bagno adesso?!!?! No! Fa freddo! - dissi pensando fosse impazzito completamente. 
  • Fa freddo??? Seriamente? - rise - hai mai fatto il bagno di mezzanotte in vita tua? 
  • No mah...
  • Allora devi assolutamente provare! 
  • Non credo sia una buona....
  • Ti do tre secondi per andare a mettere il costume poi se non lo avrai ancora fatto ti prenderò di forza, anche vestita, e ti butterò in acqua con me. 
  • Sì certo! - lo presi in giro. - non avresti mai il coraggio di farlo!
  • A no???? Lo vedrai: uno.... due.... - si avvicinò sempre di più a a me con fare di sfida e allora capii che non scherzava, mi avrebbe buttata in acqua con se interamente vestita solo per farmi capire che non scherzava. 
  • Ok ok ok... hai vinto! Ma mi vendicherò sappilo! - e così dicendo ci incammina verso la nostra tenda per potermi permettere di indossare il costume.  - tu non ti cambi? - chiesi tornando al suo cospetto con indosso il costume più bello che avessi mai comprato. Era un bikini bianco con il pezzo di sopra a fascia, scollo a cuore,  decorato con dei fiorellini sempre bianchi e il pezzo di sotto una mutanda brasiliana sempre decorata con gli stessi fiorellini. Avevo deciso fin da prima di partire che avrei  indossarlo quel costume per un’occasione speciale come quella  del nostro anniversario, volevo lasciarlo senza parole, ma l’occasione che mi si era presentata in quel momento fu talmente allettante, nonostante inizialmente non volessi, che mi aveva fatto cambiare i programmi facendomelo indossare nell’immediato. In fondo poi... era davvero il nostro anniversario. - allora??? Mi vuoi rispondere? Killian che c’è? Ti sei imbambolato per caso? - bingo! Dalla sua bocca semi spalancata e dallo sguardo incollato su di me dedussi di aver colpito nel segno. - ho ho capito... hai cambiato idea. Molto bene... vado a rivestirmi. - mi voltai di proposito per fingere di tornare in tenda e come sospettavo eccolo riprendersi magicamente. 
  • Non provarci neanche a cambiarti! Non ho cambiato idea.
  • Ah no???? Sembrava di...
  • Sei incantevole swan! Da togliere il fiato proprio. Questo costume mi sta letteralmente facendo impazzire. Fortuna che posso vederti solo io così. 
  • Non è del tutto esatto. Ho intenzione di indossarlo anche domani. - non era vero, ormai lo stavo già indossando, se avremmo  fatto il bagno da lì a poco dubito che per il mattino seguente, senza sole, si sarebbe asciugato. 
  • Non scherzare, potrei morire di gelosia sotto gli sguardi maniaci di tutti coloro che incrocerai. Non esiste che tu ti faccia vedere così! No no no! Tu sei solo mia.
  • Geloso Jones?!?!?
  • Da morire! E ora andiamo -  si tolse la maglia lanciandola a terra e mostrandomi il suo fisico perfetto - ho già indosso il costume. - getto anche i pantaloni a terra e venendo verso di me, dopo avermi dato un leggero bacio, mi prese per mano e ci dirigemmo verso l’oceano. 

Rimasi piacevolmente sorpresa quando i miei piedi toccarono l’acqua, era tutto fuorché fredda come avevo immaginato tanto che mi tuffai addirittura prima di Killian. 

  • Wowwww! È meraviglioso! - esclamai invitandolo a raggiungermi. 
  • Visto che non sono poi così matto? Il bagno a quest’ora è la cosa più bella che ci possa essere non trovi? - ma non mi fece rispondere.... mi baciò con trasporto incurante della domanda appena fatta. Non obiettai, anzi.... con le gambe mi avvinghiai  attorno al suo bacino per poter stare più comoda. Da dove mi fosse uscita tutta quella intraprendenza prorpio non so spiegarlo ma poco importava, in quel momento stare stretta tra le braccia di Killian a godere delle sue dolci attenzioni era l’unica cosa a cui volevo prestare attenzione. Ci baciammo a lungo, con foga... desiderio, fino a ritrovarci a vagare con le mani ognuno sul corpo dell’altro. Lo sentii accarezzarmi il collo, le spalle, la schiena.... per poi passare al mio ventre e risalire fin sopra il mio seno dove prestò parecchia attenzione. Non opposi resistenza e questo lo invintò a continuare la sua dolce tortura accompagnata da teneri baci all’altezza del mio collo. Ero in estasi, stavo provando sensazioni uniche, meravigliose ma improvvisamente si fermò. La sua mano, una volta aver ripreso la sua corsa, si era spostata dal mio seno per tornare sulla mia schiena, scese sempre più giù fino ad arrivare al  mio fondoschiena. Lo feci fare anche questa volta ma  quando le sue mani iniziarono ad armeggiare con l’elastico dello slip ecco che sussultai involontariamente facendolo fermare di colpo. 
  • Oddio scusami non.. non so cosa mi sia preso! - si allontanò prontamente da me come se avesse appena preso una scossa elettrica. 
  • Killian cos... no! Non scusarti... va tutto bene. - cercai di rincuorarlo. 
  • Credo che dovremmo tornare in tenda... si è fatto tardi. - prese a nuotare verso la riva ma prontamente riuscii a fermarlo trattenendolo per un braccio.
  • Killian!!!! Si può sapere che ti prende???? Hai fatto tanto per convincermi a fare il bagno e ora vuoi già uscire? -non riuscivo a comprendere quel suo comportamento. 
  • Volevo fare il bagno è vero ma non... io non avevo intenzione di.... ahhh lascia stare! Non mi crederesti a prescindere.
  • Tu hai qualche rotella fuori posto lasciatelo dire... che diamine ti prende? Dimmelo! 
  • Perché?!?! Non l’hai capito?
  • No! 
  • Ho perso il controllo! Per un attimo ho perso il controllo e questo non doveva succedere! 
  • Sei serio? È questo il problema? - chiesi sorpresa facendomi scappare una piccola risatina. 
  • Ti sembra che stia scherzando? Certo che è questo il problema! Te l’ho promesso prima di partire... ti ho dato la mia parola che non sarebbe successo nulla in questo viaggio e poi che faccio? Mi comporto come un adolescente in preda ad una crisi ormonale! tze... sono un idiota, questa è la verità! vorrei prendermi a calci nel sedere da solo!!!!! 
  • Killian...
  • No Emma lascia stare, non mi occorrono parole di conforto.... qualsiasi cosa tu dica non cambierà il fatto che mi sono comportato da cafone! 
  • Ma non è vero questo! Sei stato impeccabile in questi giorni, altro che cafone. Il fidanzato perfetto! Non devi assolutamente pensate che....
  • Il fidanzato perfetto dici???? E cosa mi dici di poco fa è??? Anche in quel momento sono stato il ragazzo perfetto? - mi guardò come a voler sottolineare l’ovvio... il suo ovvio naturalmente.
  • Si. - risposi con decisione, non avevo alcun dubbio sulle mie parole - non hai nulla da rimproverarti perché non lo capisci è???? 
  • Perché...
  • E non ripetermi quello che hai detto poco fa perché è una bugia! Non è vero che mi hai promesso che non sarebbe successo nulla. Mi hai detto che non sarebbe successo nulla fin quando io non mi fossi sentita pronta... è diverso! 
  • Cosa vorresti dirmi con questo? Vorresti farmi credere che eri pronta a tutto questo? 
  • Ti ho lasciato fare mi sembra. Se non avessi voluto credimi che ti avrei fermato. L’ho fatto in passato quando siamo andati leggermente oltre un misero bacetto lo avrei fatto anche adesso credimi. 
  • Non non hai la minima idea di quello che dici! 
  • Mi fai così stupida Killian?
  • No, ma è evidente che tu sia confusa. Fino a tre giorni fa eri terrorizzata all’idea di dover condividere anche solo la tenda con me, non volevi neanche venirci in vacanza e ora????! 
  • Ora ho capito che sono stata un’ingenua a farmi tutti questi problemi. Dormire con te mi ha fatto stare bene e non mi dispiaceva affatto neanche il percorso che stavamo intraprendendo poco fa. 
  • Non... non lo so Emma! Non ne abbiamo mai parlato... io non voglio che tu agisca senza pensare, non voglio che tu te ne penta. 
  • Se una settimana fa qualcuno mi avesse chiesto se avessi mai anche solo pensato all’idea di intraprendere un rapporto più.... “intimo” tra di noi durante questa vacanza, molto probabilmente gli avrei detto di no. Avrei risposto loro che avrei voluto organizzare il tutto nel minimo dettaglio, programmare ogni cosa.... ad oggi però posso dirti che la mia risposta sarebbe completamente differente.  Non voglio programmare nulla con te Killian, voglio che tutto ciò che avverrá tra di noi d’ora in avanti sia istintivo, vero... dettato dall’impulso, dall’amore e dal sentimento del momento. Programmare mi sa tanto di meccanico, di finto... non voglio niente di tutto questo. - gli aprii il mio cuore. 
  • E se dovessi pentirtene? 
  • Non potrei mai pentirmi di questo perché sarò sempre consapevole del fatto che nel momento in cui è successo io lo volevo con tutta me stessa. - presi un respiro. - ascolta... so che non è da me, sembra quasi che i ruoli si siano invertiti ma.... smettiamo di pensare a cosa potrà succedere domani... godiamoci il momento ok? - lo vidi rimanere a fissarmi con titubanza.
  • Swan mi stai proponendo di....
  • Io sono pronta a dare una svolta alla nostra storia Killian  quindi: se sei tu a non essere ancora pronto per questo passo ok, va bene così, ma se hai semplicemente paura che io stia correndo troppo e che potrei pentirmene allora ti prego smettila di farti queste paranoie e fammi vedere di cosa sei capace. 
  • Tu... tu sei proprio sicura di questo?
  • Baciami e lo scoprirai! - ci pensò su ancora qualche secondo ma poi si convinse e tornò a stringermi a se e riprendemmo da dove avevamo interrotto.  Credevo si fosse finalmente convinto delle mie parole ma dopo qualche minuto si staccò nuovamente da me!  
  • Aspetta un secondo! - mi disse mentre riprendeva fiato dopo un bacio più passionale del solito 
  • che c’è ancora??? - chiesi quasi esasperata, possibile che fosse diventato tutto d’un tratto così insicuro? Che non volesse? Il dubbio mi sfiorò alla mente. 
  • Non... non qui! - si spiegò facendomi  
  • notare due o tre gruppetti di ragazzi sulla spiaggia intenti a fare un falò - Seguimi... Conosco il posto perfetto! - iniziò a nuotare verso una metà a me ancora sconosciuta e senza perdere tempo a cercare di capire dove fosse diretto lo seguii. - eccoci qui.... allora??? che ne pensi??? - domandó  una volta giunti a destinazione. Mi aveva portato esattamente In quel posticino tra gli scogli che avevano scoperto  quella mattina. - c’è più privacy qui non trovi? - esclamò. - e poi la luna che che riflette sugli scogli crea un’atmosfera a dir poco perfetta. - tirai un sospiro di sollievo: il mio Killian romanticone era finalmente tornato da me. 
  • È meraviglioso qui... - dissi avvicinandomi per baciarlo. - ti amo.... - era la prima volta in assoluto che prendevo l’iniziativa di dirlo per prima.
  • Fermami se cambi idea ok? - quello che successe da lì a poco è facilmente intuibile, non serve entrare nel dettaglio, basti pensare che fu la notte più bella di tutta la mia vita. Passammo l’intera notte in acqua a fare l’amore e dopo esserci riparati in tenda verso l’alba per poter recuperare un po’ di sonno tornammo nuovamente in acqua, primo pomeriggio, sempre in quel piccolo angolo di paradiso dimenticato da tutti, per ripetere la nostra danza dell’amore. Tornammo a casa completamente stremati ma felici di poter affermare di aver iniziato un nuovo capitolo nella nostra storia. Poche persone vennero a conoscenza di cosa successe in vacanza: un paio di amici di Killian, tra cui il mio psicoterapeuta, le mie amiche Abby e Sarah le quali iniziarono a saltellare qua e là per la felicità e mia madre. Già proprio così.... 

Riuscii a far finta che nulla fosse successo solamente per un paio di settimane poi sentii la necessità di confidarmi con lei. Non ero abituata a mentirle, o meglio... non ero abituata a mentirle per cose così importanti, così mi sentii in dovere di metterla al corrente di quanto successo. In fondo lei avrebbe potuto darmi anche qualche consiglio in caso in un futuro ce ne fosse stato bisogno. Aspettai che papà fosse a lavoro per intraprendere quella conversazione e quando finalmente riuscii a raccontarle tutto, dalla bugia che gli avevo rifilato per poter partire con Killian al fatto di aver fatto sesso con lui , lei mi spiazzò dicendo di averlo già capito. Già... lei aveva già intuito cosa fosse successo tra me e lui già da qualche giorno e questo mi lasciò per un momento sorpresa. Credevo di essere riuscita a nascondere bene le emozioni che provavo ma a quanto pare no. A detta sua ero troppo euforica e amante della vita per non essere successo nulla. “Hai una luce diversa negli occhi, sembri più grande, più donna” aggiunse poi “ma stai attenta... non è un gioco il sesso... porta con se responsabilità su responsabilità quindi... testa sulle spalle.”  Fortunatamente non intraprese un discorso sul sesso sicuro e cose di questo genere, in fondo ne avevamo già parlato anni addietro, sapevo come funzionavano certe cose e a cosa sarei potuta andare in contro se avessi avuto dei colpi di testa, quello da cui prorpio non riuscii a salvarmi fu la ramanzina che mi fece sul fatto di aver mentito, e di conseguenza averli presi in giro, sulla questione vacanza. Secondo il suo punto di vista avrei dovuto essere sincera almeno con lei, confidarle che in realtà sarei partita con Killian, ma come avrei potuto dirle una cosa del genere costringerla di conseguenza a mentire a papà? Non potevo farlo e tornando indietro non lo farei neanche oggi. 

Beccai una punizione, niente uscite con Killian per ben due settimane, ma fortunatamente tra telefono e computer riuscii comunque a vederlo senza problemi. 

Se da un lato avevamo sentito la necessità di confidare a  qualcuno  la nostra  nuova situazione amorosa, chiamiamola così, dall’altro lato ritenemmo comunque giusto non far circolare troppo la voce. Solamente i nostri amici più fidati sapevano, il resto era stato escluso dalla lista per paura che la notizia giungesse alle orecchie dei nostri rispettivi allenatori. In quell’anno tante cose erano cambiate e non solo per me, anche per il mio amore. Non si era dato per vinto per quanto riguarda la sua passione e nonostante numerose difficoltà dovute alla mancanza di tempo per via del lavoro e dello studio riuscì a riacquistare la fiducia del suo ex allenatore il quale aveva deciso di riprenderlo in federazione, in prova,  per valutare con mano se fosse seriamente in grado di aggiudicarsi nuovamente un posto in squadra. Non poteva permettersi di fare neanche mezzo passo falso per cui ritenemmo giusto non far circolare troppo la voce che la nostra relazione stava diventando giorno dopo giorno più solida e importante. Non volevo che, visto i trascorsi, potesse essere giudicato male e mandato via solo per paura che potesse ricadere nei suoi vecchi errori, non mi sarei mai perdonata se a causa mia avrebbe dovuto rinunciare al suo sogno. Proprio per questo motivo decidemmo di non dire nulla neanche a Regina. Io non ero nel girone agonistico, non rischiavo di perdere il posto in squadra o di essere allontanata, avevo già perso tutto in altre circostanze, ma Regina non era solo la mia allenatrice, era anche la madre di Killian e dopo tutte le loro discussioni passate riguardo al suo rapporto con la donna che lo allontanò dal suo obbiettivo non volevo che la storia si ripetesse. 

Cercammo di essere molto discreti, sopratutto da quando Killian aveva preso a frequentare più spesso la casa di Regina  ma come avevo imparato già da molto tempo, a Regina Mills non si può nascondere nulla e nel giro di un paio di mesi eccola scoprire la verità in un modo che non avrei mai voluto. Avrei preferito che venisse a saperlo da noi e non nel modo in cui invece lo venne a scoprire. 

Era sabato mattina, lo ricordo come se fosse successo solamente ieri e proprio quella mattina avevo un allenamento extra. Non essendoci scuola avevo deciso, la sera prima, di rimanere a dormire a casa di Killian, inventai con i miei, con mio padre poi che altro, la scusa che ero a casa di una mia amica ma presa dalle sue attenzioni dimenticai la sveglia e quando mi svegliai, completamente distrutta visto ciò che per parte della notte avevamo fatto, mi resi conto di avere già venti minuti di ritardo. Scattai in piedi come una molla, mi preparai in fretta e in furia indossando già da casa il body di allenamento e corsi a prendere i mezzi per raggiungere la palestra. Killian aveva da fare con suo padre quella mattina e non avrebbe potuto accompagnarmi. 

  • scusa scusa scusa scusa scusa! Lo so... - esordii non appena entrato in palestra vedendo Regina seduta ad aspettarmi. - sono in ritardo. Mi dispiace. Non ho.... - abbassai la testa pronta all’imminente strigliata. 
  • Emma Swan in ritardo.... wow... credevo che non sarebbe mai accaduto e invece... eccoti qui! Con il fiatone in gola a cercare di giustificarti inutilmente. Non mi piace la gente che non rispetta gli impegni che prende Emma, lo sai... la puntualità è una delle prime cosa per un atleta credevo di avertelo insegnato.
  • Mi... mi dispiace davvero! Non si ripeterà mai più! 
  • Vorrei ben sperare... se vuoi continuare ad essere allenata da me. E ora fatti venti giri di campo e preparati per iniziare, spero per te che i tuoi esercizi oggi siano impeccabili! - era arrabbiata nera per via di quel ritardo ma quello fu nulla in confronto a quello che successe poco dopo, nel pieno dell’allenamento.  Stavamo lavorando alle parallele, l’unico attrezzo dove ancora avevo delle evidenti difficoltà quando improvvisamente, di punto in bianco e senza nessun motivo apparente mi ordino di scendere. 

 

Pov Regina 

Da quando ci conoscevamo quella era senza ombra di dubbio la prima volta che Emma si presentava in ritardo ad una lezione e fu solamente per quel motivo che la risparmiai ed evitai di indagare sulle cause che l’avevano portata a tardare oltre quaranta minuti rispetto tabella di marcia. Preferii concentrarmi sull’allenamento e recuperare il tempo perduto a suon di esercizi piuttosto che ascoltare inutili giustificazioni. 

Aspettai che si riscaldasse dopodiché gli chiesi di mostrarmi gli esercizi fatti la volta precedente alla trave, al corpo libero e al volteggio. Per sua fortuna furono quasi del tutto impeccabili... fino al momento delle parallele almeno.

  • Scendi immediatamente! - dissi categorica interrompendola prima che potesse concludere il suo esercizio - scendi e vai a sederti - ripetei indicandole la pedana del corpo libero.
  • Mah... Regina non... non ho ancora fi....
  • Non discutere con me! - la rimproverai dura - fila a sederti. - sapeva bene che non amavo ripetermi, quando dicevo una cosa doveva essere eseguita all’istante. Scese dalle parallele e  andò a sedersi con sguardo interrogativo, non aveva la più pallida idea del motivo per cui l’avessi interrotta. La raggiunsi qualche istante dopo e senza perdere tempo andai subito al sodo.
  • Perché hai fatto tardi stamani? - chiesi lasciandola sorpresa, credeva di averla scampata e sarebbe stato così se non mi fossi accorta di quel dettaglio. 
  • Non ho sentito la sveglia. - rispose innocentemente anche se di innocente c’era poco e nulla. 
  • Ah no? E come mai? Hai fatto tardi ieri sera? 
  • Un po’.... - si limitò a dire. - ma mi dispiace Regina, te lo giuro. Come ti ho già tetto non si ripeterà più.   
  • E sentiamo.... come mai hai fatto tardi? Dove sei stata di bello? Cos’è che ti ha stancata così tanto da non sentire addirittura la sveglia? - continuai a fare domande ignorando la sua risposta. 
  • Ho avuto da studiare... sono stata a casa di una mia amica perché dovevamo lavorare su un progetto  da dover presentare lunedì... 
  • Un progetto.... interessante. E di cosa parla questo progetto? Per caso si basa sull’esistenza o meno dei vampiri o creature soprannaturali? 
  • C... cosa? Vampiri??? No... non... Perché....
  • Senti Emma parliamoci chiaro: dove sei stata ieri! E non raccontarmi frottole. - stavo per perdere la pazienza.
  • A studiare! te l’ho già detto! - il suo tono divenne leggermente più alterato. - Non capisco proprio perché tu non voglia credermi. Ti ho mai mentito? Non mi sembra. E poi perché dovrei farlo? 
  • Ah non lo so... dimmelo tu questo! Forse hai paura che io scopra che in realtà è mio figlio il “vampiro” del tuo progetto. 
  • Cosa??? Killian? Cosa centra Killian adesso?
  • Guardati le gambe! - le suggerii. Durante l’allenamento alle parallele, come ho già detto, avevo notato un piccolo dettaglio che mi aveva distratto dal guardare l’esecuzione. Quel piccolo, non piccolo, dettaglio altro non erano che quattro lividi sulle gambe e un morso color violaceo, fresco fresco, all’altezza dell’inguine - come li spieghi quelli? - chiesi diretta. 
  • Cosa??? Questi lividi? - ne indicò due in particolare, guarda caso proprio quelli che non mi avevano destato sospetti. - Sono solo lividi Regina... ho sbattuto lunedì durante l’esecuzione alla trave. Non ricordi? - si sforzò di sorridere. 
  • Questi forse.... ma cosa mi dici di questo? O di questo? Sono più freschi e non hai lezione da tre gironi mi sembra. 
  • avrò sbattuto. 
  • Sì certo... contro un cannibale forse, guarda bene il tuo inguine ora! - le invicai il morso - anche questo te lo sei fatto allenandoti? - la misi con le spalle al muro. - non sono nata ieri, non puoi pensare di farmela sotto il naso. 
  • Io....
  • Dove sei stata ieri sera?!?! 
  • Ok! Ho dormito da killain... - confessò non riuscendo più a giustificarsi in altro modo. Ma bene.... non solo avevano iniziato ad approcciarsi in maniera più diretta, venivo a scoprire anche che aveva passato la notte a casa sua. Sua.... del mio ex più che altro. - senti Regina non alterarti ok? È stata solo una coincidenza che non mi sono svegliata... non è la prima volta che dormo da Killian e non è mai successo prima di oggi che facessi tardi. Non...
  • Non è la prima volta? - scosse la testa - e dov’è quell’imbecille del mio ex marito quando voi ve la spassate alla grande in casa sua? - sospirai - quell’uomo si faceva prendere in giro da Killian quando era bambino e continua a farsi prendere in giro ancora oggi. Tze...
  • Il signor Jones ci ha dato il suo consenso - disse timorosa. Sapeva che non l’avrei presa benissimo. 
  • Ma non mi dire.... imbecille fino alla fine insomma... ok... mi sentirà! Aspetta che ho finito con te e poi vedi cosa gli succede. 
  • Regina non...
  • Alt! Parlo io, non sei nella posizione migliore per poterlo fare. - la vidi abbassare la testa - Non ammetto questo genere di comportamenti nella mia sala Emma! Le regole non sono cambiate. 
  • Mah...
  • Niente ma! Non mi piace che i miei allievi se ne vadano in giro a fare i loro sporchi comodi mettendo in secondo piano il loro obiettivo. È da perdenti un comportamento simile e io non alleno i perdenti. 
  • Lo... lo capisco mah... Regina io... si insomma, lo sai anche tu che.... - sapevo dove voleva andare a parare, stava di sicuro per dirmi che lei non aveva più un futuro da agonista e che quindi queste regole potevano anche essere sorclassate. Ancora non sapeva quanto si sbagliava. 
  • Se vuoi che continui ad allenarti: sesso, alcol e cattiva alimentazione devono uscire fuori dal tuo regime di vita. Agonista o meno un atleta deve seguire determinate regole se tiene a ciò che fa e le mie sono queste. L’alcol non fa al caso tuo, lo spero almeno, ma per quanto riguarda gli altri due punti devi iniziare a lavorarci su. Non segui più la  dieta che ti avevano dato in federazione vero? - eccola abbassare nuovamente lo sguardo - lo sapevo... si vede sai? Ma non dal fisico, non fraintendermi, dalla forza. Non hai più la forza di un tempo e questo aggiunto all’attività fisica che hai iniziato ad intraprendere con il tuo fidanzatino non aiuta di certo. Killian queste cose dovrebbe saperle eppure... continua a fare come sempre di testa sua. - alzai gli occhi al cielo rassegnata. Mio figlio non avrebbe mai imparato la lezione. 
  • Tu sei preoccupata per Killian non per me.... vero???? - esordi improvvisamente Emma - come ho fatto a non capirlo prima!  ti non sei in collera con me perché sto infrangendo le regole di un buon agonista, stai inveendo contro di me perché pensi che io possa essere la prossima minaccia che allontanerà Killian dal suo sogno olimpico.... è così vero??? - era completamente fuori strada. 
  • Killian è grande e grosso per poter decidere della sua vita da solo. Ho smesso di dispensargli consigli... con lui è tutto inutile. Io mi preoccupo per te. 
  • Non devi preoccuparti per me, so gestire i miei impegni, quello di oggi è stato un semplice e stupido ritardo. Me lo puoi concedere un ritardo visto che per cinque anni non ne ho mai avuto uno non credi? E poi ti ho promesso che non si ripeterà più. Abbi un po’ di fede in me. 
  • Io ho fede in te mah...
  • E poi scusa: il sesso è bandito solamente in allenamenti che precedono competizioni quindi.... - quello era vero ed infatti c’era un motivo per cui volevo che smettesse ma non potevo di certo dirglielo... non ancora. 
  • Il sesso distrae e se vuoi tornare quella di un tempo dovrai concentrarti di più sul lavoro e meno sul divertimento. Una volta raggiunto l’obiettivo che ti sei prefissata potrai tornare a divertirti ma fino ad allora ti prego... dammi ascolto. È importante.  
  • Non tornerò mai quella di un tempo. Lo sai...
  • Intendo dire che quando recupererai parte del tuo vecchio lavoro allora potrai concederti i divertimenti... prima no. - annuì ma il suo era un di poco convinto. - e poi sei troppo piccola ancora per fare sesso. 
  • Ho 17 anni! 
  • Lui 21 però! - conclusi - e ora fila a casa! 
  • Cosa? Non abbiamo neanche iniziato a momenti....
  • Lo so ma non sei nelle condizioni adatte per fare allenamento. 
  • Non è vero io..,.
  • EMMA!!!! Mi conosci... sai che non devi contraddirmi. Torna a casa e rifletti su quello che ci siamo dette. Ci vediamo lunedì! Rigorosamente riposata. 

Rimproverare Emma non fu affatto semplice ma fui costretta a farlo, volevo aiutarla a riprendere in mano la sua vita e per farlo doveva tornare a concentrarsi sui suoi vecchi obiettivi. Conoscendola, sapendo di non avere più una carriera a cui aspirare, di sicuro non mi avrebbe dato ascolto, avrebbe continuato a fare di testa sua perciò approfittai di averla rimandata a casa per far chiamare mio figlio e fare quattro chiacchiere con lui per spiegare la situazione. Lo invitai a raggiungermi quanto prima in palestra e quando lo vidi arrivare aveva la classica espressione di quando c’è qualcosa che lo infastidisce. Capii subito che Emma lo avesse già messo al corrente di quanto successo. 

  • non guardarmi così! Ho le mie buone motivazioni per aver fatto ciò che ho fatto! - esordii prima ancora che potesse proferire parola. 
  • Ah si??? Beh anche noi! - rispose dandomi conferma ulteriore che già sapesse. - non mi è piaciuto affatto ascoltare la mia ragazza piangere per telefono per come tu, mia madre, l’hai trattata. Ci amiamo noi due e siamo liberi di esprimerci a vicenda il nostro amore come meglio riteniamo opportuno. Non devono di certo essere affari tuoi questi! 
  • Sono la sua allenatrice oltre che tua madre, ricordalo questo quindi posso benissimo intromettermi se vedo che la mia allieva sta perdendo di vista quello che è  il suo obiettivo. 
  • Ha fatto quanto? Mezz’ora di ritardo? Che sarà mai! Mi sembra un po’ troppo accusarla di aver perso di vista il suo obiettivo. Che poi... quale obiettivo mamma, siamo sinceri: il suo obiettivo ormai è solo un lontano ricordo.
  • Ha fatto tardi per rotolarsi tra le lenzuola con te, non perché ha perso un autobus. se permetti ho tutto il diritto di essere arrabbiata se una mia allieva si presenta tardi a lezione per motivi futili. Non ti hanno mai trattato così i tuoi allenatori? - chiesi conoscendo già la risposta. - non ricordi tutto il casino che successe quando hai perso la testa per quella ricciolina? 
  • Certo che sì ma la differenza tra me e Emma è palese e tu lo sai bene. Da un agonista si ci può aspettare un comportamento così, ligio al dovere, sono d’accordo su questo, ma non da altri atleti. Emma è tornata in palestra perché ama la ginnastica e non può farne a meno, non per rincorrere un sogno irraggiungibile. Sta accettando con fatica, nonostante sia già passato un anno,  questa cosa, sta provando a razionalizzare, non... non stressarla più del dovuto con stupidi rimproveri. 
  • Non sono stupidì rimproveri credimi ma anche se lo fossero c’è comunque il fattore d’età che non va bene. Ha 17 anni Killian, è nel pieno dell’adolescenza mentre tu... tu sei già un uomo, te ne rendi conto si? Non posso credere che quel disgraziato di tuo padre vi abbia permesso di dormire insieme in casa sua! - sospirai - mi sentirà stanne certo! 
  • Parli come se fossi un maniaco seriale! Ho 21 anni, solo 21... quattro anni più di lei, non mi sembra una differenza d’età così abissale per creare su un polverone come questo. Non ho fatto nulla che lei non volesse anzi... è stata lei, quando è successo ad insistere. Non ho nulla da rimproverarmi e non puoi di certo prendertela con papà! 
  • Se fosse una persona con la testa sulle spalle quell’uomo di sicuro mi avrebbe dato ragione ma non voglio parlare di lui, gli dirò ciò che penso in separata sede, ti ho chiamato per comunicarti una cosa, per metterti al corrente del motivo per cui insisto tanto affinché rispetta le regole stabilite.  - non disse nulla, mi fece segno di continuare. - da un anno a questa parte Emma ha fatto progressi enormi, non è ancora al suo massimo ma sta lavorando sodo per potercisi avvicinare il più possibile. Proprio l’altro giorno ho avuto modo di parlare con il presidente di federazione, il quale ha visto dei video di Emma fatti in questo ultimo periodo e a detta sua è quasi pronta per un ritorno ufficiale sulla pedana. Non è ancora eccellente nei passaggi, ha un blocco su molti virtuosismi ma è pura tecnica e nonostante queste lacune lui la considera un ottimo elemento da poter mettere un domani in squadra per aiutare le altre a portare punti in casa. 
  • Non... non ti seguo... Mi stai dicendo che costui vorrebbe riaverla in squadra? - la sua faccia era totalmente contrariata. 
  • Non ad oggi, forse in un futuro. Vorrebbe però che partecipasse alle qualificazioni per il campionato di serie A .
  • Tu gli hai detto che è un grandissimo idiota vero? Sarà anche brava, avrà avuto ottimi miglioramenti, non lo metto in dubbio e sono orgogliosissimo di lei, ma il suo corpo non reggerebbe mai un allenamento agonistico. 
  • Non lo puoi sapere! 
  • Io sono il suo fisioterapista quindi si! Lo so.  - disse con convinzione - Non... non sarai mica d’accordo con lui mamma, vero? 
  • Io penso che Emma sia un talento sprecato se non “sfruttato”. 
  • Cosa? Non.. non dirai sul serio? Non te ne importa nulla della sua salute mamma? Vuoi forse farle venire un dolore cronico? Un dolore muscolare con cui dovrà convivere per il resto della sua vita? Io non posso credere a quello che sento. È un discorso egoistico persino per te! 
  • Ho a cuore la sua salute credimi e sarei la prima ad interrompere il lavoro se risultasse dannoso al suo fisico ma sarei un ipocrita se non ammettessi che mi piacerebbe vederla nuovamente in gara. - lo vidi scuotere la testa seriamente contrariato - ascolta non è una decisione che va presa oggi per oggi, ne parleremo tra di noi e poi più in avanti ne parleremo anche con Emma per sapere la sua opinione in merito ma per il momento si tratta solo di farle fare una prova da qualificazione. Un semplice allenamento di routine nelle nostra  federazione. Almeno questo credo possa farlo non trovi? 
  • Un allenamento da qualificazione non è un allenamento qualsiasi. Vengono posti dei tempi e delle altezze da rispettare, dei passi specifici... e se il genio che ti ha proposto questa cosa le chiedesse di fare un esercizio che non è ancora in grado di fare? Hai pensato a questo? Lo sai anche tu che...
  • Abbiamo pensato a tutto e il “capo” ha già tra le mani tutto il programma del lavoro svolto da Emma in questo ultimo anno. Non la metterà in pericolo non temere, vuole solo capire se c’è ancora la vecchia Emma tra di noi. 
  • Non sono affatto d’accordo su tutto questo ma c’è un’altra cosa che mi lascia un po’ perplesso. Hai detto che se lui vedrà ancora il fuoco scorrere nelle vene di Emma allora le parlerete a cuore aperto giusto? 
  • Esatto.
  • Ma come farà a vedere i suoi progressi se prima non la si informa di questo allenamento di qualificazione a cui volete sottoporla? 
  • abbiamo pensato anche a questo! Dirle che è una vera qualificazione e che avrebbe come tutti la possibilità di accaparrarsi un posto in squadra per le prossime gare sarebbe di sicuro dannoso per lei, conoscendola reagirebbe molto male, ripenserebbe al suo passato iniziando a dire di non farcela ecc ecc... proprio per questo motivo, per non crearle più ansie del dovuto, abbiamo pensato di dirle che sarà semplicemente uno stage di formazione e che il presidente di federazione vorrebbe averla tra i partecipanti per poterla rivedere e salutare. 
  • E pensi che funzionerà? Sai che è ancora terrorizzata all’idea di tornare in federazione. E poi credi davvero che mentirle sarebbe la scelta più indicata? 
  • Non le sto mentendo, di sicuro non verrà scelta per la prima gara del campionato, non quest’anno almeno, quindi per lei sarà davvero solo uno stage. 
  • non lo so... 
  • sai anche tu che lei vorrebbe questo! Lo hai detto anche tu che la ginnastica è tutta la sua vita. 
  • Non vorrebbe essere illusa però e io ho paura che a lungo andare succederà proprio questo. 
  • Non succederà hai la mia parola! Nel momento esatto in cui ci accorgeremo che è pronta per tornare in pista, sempre se succederà... questo dipende da lei, le chiederemo se è disposta a riprendere, naturalmente con la consapevolezza che potrebbe essere costretta a ritirarsi da un momento all’altro se il suo corpo non dovesse farcela. Sarà messa al corrente anche del fatto che le olimpiadi rimarranno un lontano ricordo, richiederebbero troppa preparazione. 
  • A maggior ragione continuo a non essere convinto, sarebbe una seconda sconfitta per lei,  ma non voglio neanche essere colui che le ha impedito a prescindere di provarci. Per quanto vorrei difenderla arriva un punto dove non posso proseguire oltre...
  • Quindi ci lascerai tentare? 
  • Vedremo! voglio essere informato su tutto prima che le comunicherete qualsiasi cosa. Se riterrò rischioso per lei, per la sua salute, sottoporsi a determinati allenamenti allora lascerete cadere la questione senza illuderla inutilmente.
  • Non capisco... non hai appena detto che spetta a lei decidere?
  • Certo, ma solo nel caso in cui il suo fisico lo permetta. Ecco perché voglio essere informato. Non vi farò di certo rovinate una ragazza di soli 17 anni per dei stupidi capricci. 
  • Stai ostacolando il suo futuro così! Lo sai che ci sono già stati nella storia ginnasti tornati in pista dopo un brutto incidente? - era la pura verità - pensi che i loro fisioterapisti erano dei pazzi incoscienti? perché per lei non dovrebbe essere così? 
  • a differenza di quello che indirettamente stai insinuano, sto prendendo a cuore il suo bene credimi e sono consapevole della storia degli alti atleti di cui parli . Non lo so e non voglio neanche saperlo cosa hanno fatto i miei colleghi, ogni caso è a se e io penso solo ad Emma in questo momento, al suo bene. Sarei  il  primo che la spronerebbe se fosse possibile rivederla competere ad alti livelli ma per il momento non lo è e ad oggi posso dire con certezza che credo che mai lo sarà. - prese un respiro - allora? Siamo d’accordo? Parlerete con me prima di comunicarle qualsiasi cosa? 
  • Va bene ma almeno cerca di concordare con noi con l’allibi dello stage. Ti chiedo solo questo.
  • Se è vero che il tuo superiore ha già i programmi di Emma e non le chiederà niente di diverso allora si, non le dirò nulla, ma solo perché credo che tornare in federazione, anche se non lo ammetterá mai,  in fondo le farebbe piacere. 
  • grazie Killian. 
  • Non lo faccio per te... lo faccio per lei! 

 

Pov Emma. 

Tornai a casa demoralizzata e arrabbiata allo stesso tempo. Era la prima volta che regina mi mandava a casa, per punizione, prima della fine dell’allenamento e ad essere sinceri non credevo proprio di essermelo meritato. Avevo detto la verità sul mio ritardo, non avevo sentito la sveglia, sarebbe potuto succedere anche se avessi passato la notte a casa mia ma in quel caso ero sicura che non mi avrebbe di certo riservato lo stesso trattamento. Affatto... mi avrebbe rimproverata sulla questione puntualità, mi avrebbe caricata di esercizi extra, ma sarebbe finita lì. A quanto pare il problema non era affatto il mio essere in ritardo.... quello che proprio non le andava giù era aver scoperto, per vie traverse, l’evoluzione del mio rapporto con Killian. Forse avevo sbagliato a tenerglielo nascosto, forse avrei dovuto essere sincera con lei e parlarle a cuore aperto fin da subito... forse, ma non so perché ho come la convinzione che le cose non sarebbero di certo andate meglio in quel caso. Si era arrabbiata scoprendolo da sola ma  si sarebbe arrabbiata anche se fossi stata io o suo figlio a confessarglielo. Sport e amore non vanno mai a braccetto secondo lei per cui o ci si dedica ad uno o all’altro. Conoscevo  il suo modo di pensare e scoprendo anche il passato sulla vita di Killian riuscivo anche a capire il perché di tutti questi pensieri ma se in un primo momento lo rispettavo, quando ancora ero una ginnasta di serie A, adesso non vedevo più il motivo per cui non potevo concentrarmi sia sullo sport che sul mio fidanzato. La vita da agonista ormai era un lontano ricordo, niente più selezioni per aggiudicarsi un posto in quadra, niente allenamenti preparatori, niente più competizioni. Ero una semplice ragazza che praticava a livello amatoriale lo sport che più preferiva quindi perché mai non potevo, come tutte le mie coetanee non sportive, avere una relazione sentimentale con un ragazzo?Non ne capii subito il motivo, mi cervellai per intere settimane, ma con il passare del tempo la risposta arrivó e fu allora che il mondo mi cadde addosso per la seconda volta. 

Tutto cominciò all’incirca tre settimane dopo la mia punizione. Avevo appena finito il mio consueto allenamento quando regina mi prese da parte e mi chiese di raggiungerla non appena mi fossi cambiata al bar perché aveva urgenza di parlarmi. Dal suo tono di voce non percepii nulla, né in bene ne in male, ma considerando che gli allenamenti stavano andando abbastanza bene  mi tranquillizzai pensando che non ci fosse nulla da temere. 

La feci aspettare poco, giusto il tempo di rivestirmi, avrei fatto la doccia a casa. Mi stava aspettando ad un tavolo già apparecchiato con un paio di frullati proteici.

  • allora... - esordii andandomi a sedere. - di cosa volevi parlarmi? 
  • È una cosa bella... - mise le mani avanti con l’intento di tranquillizzarmi. Peccato che non ero affatto agitata. - volevo semplicemente  chiederti se avevi piacere di partecipare ad uno stage di ginnasta con mr. Harris, il nostro presidente di federazione, domani pomeriggio. 
  • Mr. Harris? - chiesi sbarrando gli occhi. 
  • Si, Ti ricordi di lui vero? - se mi ricordavo di lui? Come avrei potuto dimenticarmi di colui che mi aveva dato là possibilità di rappresentare la nazionale americana in giro per il mondo. 
  • C... certo che mi ricordo di lui. 
  • Terrà uno stage in federazione proprio domani e la prima cosa che mi ha chiesto quando ci siamo incontrati per organizzare il tutto è stata “come sta la mia baby campionessa?”.  È molto affezionato a te e mi ha chiesto esplicitamente di chiederti se volessi partecipare.lui ne sarebbe davvero felice. - accidenti... a tutto avevo pensato tranne che mi avesse chiamata per parlarmi di una cosa del genere. Volevo un gran bene a mr Harris, amavo la ginnastica e sopratutto le sue lezioni mah.... dopo quello che era successo non ero sicura che sarei stata in grado di portare a termine tutta la lezione. Per non parlare poi di dover rientrare in quella palestra che tanto avevo amato ma che allo stesso tempo ho odiato e forse odio ancora. 
  • Emh... regina io...non... non so se sia una buona idea questa... 
  • perché no? 
  • Beh.... il mio livello è notevolmente calato innanzitutto. Non riuscirei a seguire neanche un quarto della sua lezione conoscendolo e poi.... 
  • Poi? 
  • Beh tornare lì, in federazione, vedere gli altri ragazzi.... non... non so se...
  • Loro muoiono dalla voglia di riaverti in sala con loro, non fanno altro che chiedermi quando andrai a trovarli e mr harris sa esattamente che stai recuperando, non pretenderà la luna tranquilla. 
  • Non lo so regina... 
  • per favore emma: fallo! Affronta anche questo piccolo ostacolo. Non potrà altro che farti bene e poi... sarebbe scortese rifiutare un invito non trovi? E dai.... non mi dire che dentro di te non c’è nessuna voglia di provare! 
  • No anzi... la voglia di tentare è tanta lo sai ma... non voglio brutte sorprese ecco! Cosa succederebbe se mi chiedesse di eseguire un esercizio che non sono più in grado di fare? 
  • Punto primo non succederebbe nulla, lui è lì per aiutarvi ad imparare non per giudicare, punto due: lui sa benissimo il tuo nuovo programma, vedrai che non ci saranno sorprese.
  • Sicura? 
  • Te lo prometto. - annuii - questo è un si quindi?  - non risposi subito, dentro di me c’era ancora una piccola domanda - allora??? 
  • Zelina ci sarà? - lei era certamente l’unica persona che prorpio non avrei voluto incontrare. 
  • La verità? Non lo so, ma non credo almeno. Non ha un buon rapporto con Harris lo sai anche tu e dopo la figura delle Olimpiadi.... dai, sta tranquilla ok? 
  • È che non voglio vederla. 
  • Sai come la penso no?  Chiunque avrebbe accettato questa opportunità, anche tu! Lei non ha colpe in questo! 
  • Le ha per non avermelo detto però quindi se ci sarà lei domani non ci sarò io. 
  • ma perché no?!?! Emma.... - non le risposi - non mi dire che hai paura di confrontarti con lei... non penserai che...
  • Paura di lei? Chi io??? Ma non farmi ridere. Riuscirei a farle mangiare la polvere anche ad occhi chiusi e con un programma semplificato. 
  • E allora fallo! Non verrà probabilmente ma se verrà non lasciarti sfuggire questa possibilità. - mi stava forse incoraggiando a sfidarla? 
  • D’accordo mi hai convinto! Ma lo faccio solo per mr Harris sia chiaro.
  • Solo per lui? - mi guardò capendomi al volo.
  • No... anche perché voglio farle mangiare la polvere. 
  • Eccola la mia Emma! - sorrise - è deciso allora! Ci vediamo domani pomeriggio alle tre, in federazione. Puntualità mi raccomando e... capelli sistemati e divisa e body della federazione . Li hai ancora vero? - annui - bene... vai a riposare ora, domani sarà una dura giornata.  

Riposare.... ma quale riposare, quella notte a causa dell’adrenalina in circolo nel mio sangue non chiusi occhi occhio. Mi rigirai nel letto ancora e ancora fino a quando, consapevole che il sonno non sarebbe più arrivato, mi alzai e andando a sedermi in salotto mi misi a sfogliare tutte le foto degli ultimi cinque anni. Ripercorsi con la vista e con la mente tutte le tappe più importanti della mia breve carriera e per la prima volta riuscii a commuovermi nel vedere quelle foto piuttosto che piangere distrutta dal dolore. Non contenta del piccolo miglioramento fatto accesi anche il televisore e misi qualche dvd delle mie precedenti gare. Iniziai a vedere le prime esibizioni, i primi salti importanti, i primi atterraggi perfetti... ma poi l’attenzione si spostò su un piccolo dettaglio: quella piccola ragazzina bionda dagli occhi chiari era l’ombra di una sua compagna di squadra più grande. Tanti passi faceva la ragazza e tanti ne facevo io... la guardavo come se fosse una star, un esempio da seguire... incredibile pensare che tutto era finito e che ora noi due neanche ci parlavamo più. Se solo fosse stata sincera forse sarei riuscita anche ad essere felice per lei, a fare il tifo durante la sua olimpiade e perché no.. magari sarei anche partita per darle sostegno morale. Purtroppo le decisioni prese hanno influenzato molto il nostro rapporto e quel desiderio innocente di voler vincere e realizzare il nostro sogno insieme si era trasformato in una malsana voglia di ridicolizzarla a suon di ginnastica. Sapevo che molto probabilmente non avrebbe partecipato allo stage, lei e il presidente di federazione non si vedevano di buon occhio, ma io sperai ugualmente, meravigliandomene, che si presentasse ugualmente.... avevo una gran voglia di umiliarla. 

Ero consapevole di essere parecchio indietro con il lavoro e che molto probabilmente lei era più avanti di me con il programma, visto che aveva avuto la fortuna di non subire nessuno stop, ma nonostante ciò mi ripromisi di fare del mio meglio per farmi notare da harris e lasciarla con l’amaro in bocca. 

Per parte della mattinata non feci altro che fare esercizi di riscaldamento e provare qualche sequenza nella mia camera, non avrei dovuto farlo ma provai anche degli atterraggi andando ad arrampicarmi sul letto per poi fare qualche acrobazia e stoppare la discesa; dopodiche mi andai a preparare. Partii dalla cosa più semplice: i capelli. Optai per uno chignon bello tirato in modo da restare sempre in ordine, con la coda non si ottiene lo stesso effetto e poi passai al vestirmi. Indossai il body della federazione, il classico da allenamento Blue e argento, con mano tremante e per la tuta la cosa non fu da meno. Avevo smesso di indossare la divisa non appena avevo iniziato ad accettare che la mia carriera era ufficialmente finita ma ora nell’indossandola di nuovo sentii come una sorta di nuova speranza farsi spazio in me. “piantala Emma! È solo uno stage” mi ripetei a mente cercando di smorzare quella speranza inesistente “pensa solo a fare bella figura.” Gia... bella figura... più facile a dirsi che a farsi. 

Mi contemplai allo specchio ancora per qualche minuto poi mio padre mi venne a chiamare dicendomi che era tempo di andare: sarebbe stato lui ad accompagnarmi, Killian quel giorno aveva il turno di pomeriggio. Per tutto il tragitto non feci altro che chiacchierare in maniera  logorroica su tutto ciò che mi andasse a tiro ma quando l’auto si fermò davanti quella che era stata per cinque anni la mia casa mi ammutolii di colpo e le gambe iniziarono a tremarmi. Ero tornata già in quel posto dopo l’infortunio ma mai con in dosso la loro divisa e soprattutto mai con lo scopo di dover intraprendere uno stage. Da lì a poco avrei rimesso mano sui miei vecchi attrezzi, avrei lavorato nuovamente con la mia vecchia squadra... anche se per un solo giorno mi sarei sentita nuovamente parte di essa. Ero pronta a tutto questo? Certo che no, infatti la mia prima reazione fu quella di scoppiare in lacrime davanti a mio padre. 

  • amore mio.... - esclamò vedendo quella mia reazione inaspettata. Non ero mai stata il tipo che prende e piange in pubblico.
  • S... sc... scusami! - dissi tra i singhiozzi mentre cercavo disperatamente di darmi una calmata.
  • Non devi scusarti piccola mia... - rispose tenendomi stretta a lui - deve essere un’emozione davvero intensa per te questa! - annuii - lo so, lo capisco, fa strano anche a me sai?
  • D... davvero????
  • Si... ma sono felice che ti abbiano dato questa opportunità. Te la meriti tutta. 
  • E... e se... e se non dovessi essere in grado? 
  • Tu non potrai mai non essere in grado Emma! Sei la persona più motivata che conosca e se ti hanno voluta con insistenza qui ci sarà un motivo non trovi? Ascoltami.... vivila con semplicità, goditi il momento... vedrai che andrà alla grande. - mi abbracciò. Ahhhh.... il mio papà, se non ci fosse lui..... - ora fai un bel respiro, sorridi e vai a farti dare il  bentornato. Sono sicuro che saranno tutti impazienti di vederti.
  • Grazie papà! Sei il migliore. 

Scesi dall’auto e con la mia borsa in spalla mi recai verso l’interno dell’edificio. Incontrai i receptionist che mi salutarono calorosamente come sempre dopodiche mi recai negli spogliatoi. Le mie ex compagne di squadra corsero ad abbracciarmi non appena mi videro entrare senza nenache darmi modo di respirare, poi  fu il turno delle giovani allieve, giovani.... quindici e sedici anni, mie coetanee insomma rispetto alle altre, che volevano conoscermi In quanto fino a un anno prima ero stata il loro grande idolo. Restammo nello spogliatoio più tempo del dovuto, fui costretta anche ad incrociare lo sguardo di Zelina, a quanto pare aveva deciso di presentarsi anche lei, ma fummo subito richiamare all’ordine dai ragazzi i quali iniziarono a bussare alla nostra porta rumorosamente gridando di farmi uscire perché anche loro avevano tutto  il diritto di potermi abbracciare. Corsi da loro  e mi buttai letteralmente tra le loro braccia, non credo che Killian ne sarebbe stato felice se fosse stato lì, e non contenta mi feci stringere e coccolare da tutti loro. Mi erano mancati, tutti loro mi erano mancati, Zelina esclusa naturalmente infatti nenache la degnai di uno sguardo, ma la cosa che mi era mancata di più in tutto quel periodo era la palestra e me ne accorsi solamente nel momento in cui vi misi piede con la consapevolezza che da lì a poco sarei tornata a volteggiare tra quelle quattro mura. Mi presi del tempo per ambientarmi e mentre gli altri erano ancora per i corridioi a cazzeggiare io iniziai a passeggiare qua e là per tutta la palestra cercando di inprimemere nella mente ogni momento e ogni sensazione che essa mi suscitava. Passeggiai sulla pedana del corpo libero, osservai la trave e il trampolino e come ultima cosa mi avvicinai alle parallele dove fino al giorno prima di quella gara avevo eseguito alla perfezione l’elemento che mi aveva letteralmente finita. 

  • ma guarda guarda chi si vede oggi da queste parti.... - esordii una voce familiare alle mie spalle  - la mia baby campionessa! 
  • Mr Harris! - mi voltai verso di lui sorridendo e cercando di mandare via le lacrime che guardano le parallele avevano iniziato ad uscire incontrollate - è un piacere rivederla!
  • Il piacere è tutto mio, sono davvero felice di sapere che hai accettato il mio invito. Regina mi aveva preparato psicologicamente ad un tuo rifiuto ma a quanto pare sbagliava. 
  • Ho pensato a lungo a cosa fare ma poi.... beh... Come avrei mai potuto rifiutare un invito proprio da lei... a proposito, la ringrazio molto per l’opportunità che mi ha dato di poter tornare, anche se per una sola giornata, ad allenarmi di nuovo qui. Non sa quanto questo mi renda felice.
  • Rende felice anche me  cara Emma. Sei stata fondamentale per tutti noi in questi anni, umanamente e lavorativamente parlando e sarai sempre la benvenuta quando vorrai venire a farci compagnia.
  • Anche voi siete stati molto  importanti per me! - una lacrima riuscii ad avere la meglio su di me rivelando le mie debolezze più nascoste e prontamente mi mobilitai per eliminarla. Mr Harris Fu un vero signore in quella circostanza, vendendo che la cosa mi creava un certo imbarazzo distolse lo sguardo da me e si concentrò sul suo orologio facendo finta di essere molto interessato all’orario.
  • Mamma mia ma è tardissimo! Emma tesoro scusami, non  vorrei essere scortese ma si è fatto tardi e dobbiamo iniziare, continuiamo dopo ok? - annuii felice di quell’interruzione. - bene, che ne diresti allora di andare a chiamare quei scansafatiche dei tuoi compagni? - cosa ne pensavo? Pensavo che mi aveva appena risparmiato l’ennesima figura. Altri due secondi a parlare è molto probabilmente sarei scoppiata a piangere in preda alla nostalgia dei tempi andati. 

L’allenamento inizio nel migliore dei modi ovvero con una serie di esercizi di riscaldamento e potenziamento che solo un sadico come me Harris poteva farci fare. Corsa, arrampicate infinite  sulle funi,  esercizi per potenziamento gambe e braccia e per concludere più di quaranta minuti di addominali. Erano allenamenti standard per un membro della squadra ma per me non lo erano più e faticai per portare a termine il tutto senza fermarmi a riprendere fiato. Dopo la prima ora e mezza, la fase del riscaldamento, ero già distrutta, non riuscivo proprio ad immaginare come sarei uscita da quella sala a fine allenamento. Tra il riscaldamento e l’allenamento vero e proprio ci fu concessa una pausa di cinque minuti, credo fu la mia salvezza ma allo stesso tempo anche un’arma a doppio taglio perché Regina decise di venirmi a parlare proprio in quel momento. 

  • tutto bene? - esordi vedendomi rossa in viso e con il fiato corto.
  • Tutto a meraviglia! - risposi senza lasciar trasparire le mie vere emozioni.  Ero soffisfatta di essere riuscita ad eseguire un allenamento, degno di chiamarsi tale,  come tutti i miei compagni e senza interruzioni ma allo stesso tempo ero demotivata dal fatto che a differenza loro sembrava quasi che io stessi per morire. Avevo le gambe che mi tremavano, le braccia indolenzite e la testa che mi scoppiava per via dello sforzo fatto. Mi allenavo tutto il giorno, tutti i giorni in quel modo fino all’anno prima, non ero mai stanca e adesso? Sembravo una novellina.
  • Sicura??? Dai tuoi occhi non sembrerebbe. Guarda che a me puoi dirlo se c’è qualcosa che non va. La gamba ti sta dando pro...
  • No! - risposi secca - la gamba sta bene! - odiavo il fatto che tutti pensassero sempre e solo alla mia stupidissima gamba. - È il mio orgoglio che è ferito. 
  • Senti nostalgia vero? 
  • Non solo.... ma non voglio parlarne ora, sta per riprendere l’allenamento è voglio concentrarmi. 
  • D’accordo ma non strafare. - mi disse come ad aver capito quale fosse il problema. - È solo uno stage... non devi dimostrare nulla a nessuno. - parlava facile lei... proprio a pochi metri da me c’era una rossa antipatica che stava dando tutta se stessa per annientarmi... come potevo fare finta di nulla? Per non parlare che in teoria c’era qualcuno a cui volevo dimostrare qualcosa... si: a me stessa. 

Fortunatamente mr Harris ci chiamó tutti a rapporto prima che Regina potesse indagare oltre, chiusi quindi la conversazione che stava per diventare scomoda e dopo un ultimo sorso d’acqua mi radunai in cerchio insieme ai miei ex compagni. La seconda parte dello stage prevedeva una serie di esercizi agli attrezzi, stabiliti da mr Harris naturalmente e per concludere una sottospecie di piccola gara a tempo dove ciascuno di noi era chiamato ad eseguire nel minor tempo possibile una serie di passi, o nel nostro caso salti, al corpo libero o esecuzioni al volteggio per valutare chi di noi riusciva a saltare più in alto e atterrare in maniera perfetta. 

Per quanto riguarda trave e parallele fui esonerata da una gran parte di esercizi, c’erano troppi salti o virtuosismi che non provavo da tempo e quindi considerati rischiosi per me ma al corpo libero e al volteggio, nonostante sia harris che regina mi dissero che potevo anche evitare se non me la sentivo, decisi di mettermi alla prova e dimostrare a me stessa, e non solo, che ero ancora la Emma di un tempo. 

La prove da sostenere al volteggio furono due, la prima semplicissima, Rondata Flick, troppo semplice anche per me, il secondo invece decisamente più complesso: rondata con salto avanti e doppio avvitamento. Avevo ripreso, sempre con le dovute precauzioni, materassini ecc, ad eseguire i salti con avvitamento ma il doppio avvitamento era ancora un traguardo molto lontano. Feci il primo salto alla perfezione e senza nessun ansia da prestazione ma nel mentre aspettavo il turno per il mio secondo salto l’ansia iniziava a crescere sempre di più. 

  • Swan! - mi chiamò a rapporto Harris - è il tuo turno. - “respira Emma... respira” pensai avvicinandomi in postazione - va bene anche un solo avvitamento per te! So che non hai ancora avuto modo di provare il doppio quindi... - annuii ma la varitá è che non lo stavo minimamente ascoltando, ero troppo agita per capire cosa mi avesse appena detto. Provai a concentrarmi cercando di dimenticare tutta la folla di gente attorno a me che mi fissava, guardai dritta di fronte a me, presi un respiro profondo e senza ripensamenti iniziai la corsa per la preparazione al salto. Durò poco più di sei secondi il tutto e quando atterrai mi resi conto, con mia gran sorpresa, non solo di essere atterrata in piedi ma di aver eseguito, anche se  non in maniera impeccabile,  un doppio avvitamento. I miei compagni mi applaudirono felici di quel piccolo nuovo traguardo ma io a differenza loro non riuscii a gioire. Non che non fossi contenta, lo ero eccome, il punto è che dopo l’esecuzione, mentre tornavo dagli altri, ho sentito un dolore lancinante alla gamba operata, come se qualcuno mi avesse appena trafitto con una lama. Andai subito a sedermi e cogliendo al volo il fatto che fossero tutti impegnati, allenatori compresi, a giudicare il restante degli altri salti, provai a muovere qua e là la gamba per vedere se il dolore persisteva o meno. 

Dopo svariati tentativi mi resi conto che anche se non propio forte, un minimo di dolore alla gamba c’era e questo mi spaventava un po’. Sarei dovuta correre da Regina e informarla dell’accaduto, sapevo che era la cosa più sensata da fare, ma non volevo fermarmi, non volevo dovermi ritirare anche da un semplice stage ed è proprio questo che sarebbe successo se mi fossi confidata con regina; decisi quindi di non dirle nulla, strinsi i denti e portai a termine l’allenamento andando ad eseguire la famosa prova a tempo che consisteva nel riuscire a fare dieci salti raccolti all’indietro nel minor tempo possibile. Il salto raccolto non ha in se una difficoltà elevata ed è una delle prime cose che sono riuscita a rieseguire dopo il mio infortunio, ma l’ostacolo della prova non consiste nel salto in se ma nel farne dieci di seguito e nel minor tempo possibile. Questo rende la cosa, sopratutto per me,  un tantinello difficoltosà. 

Guardando regina da lontano vedo che è parecchio agitata, strano... regina non lo è mai. Si muove con fare nevrotico sulla sedia come se quest’ultima fosse cosparsa di spine e non potendone più ecco che si alza e mi raggiunge. Lo sapevo.... era girata per me.

  • non devi farlo! Hai già fatto di testa tua con il doppio avvitamento, evitiamo altre uscite di testa ok? - come volevasi dimostrare.
  • Tranquilla regina è tutto ok! Posso farcela! È un salto provato e riprovato... sarà una passeggiata. - risposi cercando di convincere più me  stessa che lei in realtà. Dopo quella fitta lancinante di poco prima avevo un tantinello paura ad affrontare la prova, sono sincera, ma questo non mi avrebbe di certo impedito di provarci. 
  • Emma non farmi pentire di averti proposto questa cosa ok? Hai svolto un allenamento eccezionale oggi e hai portato a casa un nuovo traguardo... può bastare non credi?
  • Voglio tentare! 
  • Ne sei sicura? Sicura sicura sicura???? Basta un’incertezza per farti male, lo sai. Un piede messo male, una spinta poco potente....
  • Sono più che sicura e poi cosa potrà mai succedere! Starò attenta. Al massimo mi fermerò ogni due o tre salti. Non mi importa del tempo, posso anche arrivare ultima, voglio solo portare a termine l’esercizio. - dissi solo ed esclusivamente per tranquillozzarla.
  • Se la metti su questo piano allora.... va bene, ma attenta ugualmente. 

La vidi tornare al posto ancora un po’ agitata dopodiche mi concerai sui miei compagni che nel mentre avevano già iniziato la prova a tempo. A vederli non sembrava affatto facile e anche dai loro commenti capii che la cosa era assai complicata. Forse avrei dovuto sul serio mettere in pratica ciò che avevo detto a regina, avrei dovuto seriamente  fregarmene del cronometro ed eseguire solamente i dieci salti in tutta calma. 

Più guardavo i miei compagni eseguire l’esercizio e più mi convincevo della cosa ma poi, quando salì in pedana Zelina, qualcosa in me cambiò. 

  • complimenti!!!! La sconfitta alle olimpiadi deve averti fatto prorpio bene. Dieci salti in sedici secondi! Non male....  -  disse Harris congratulandosi sinceramente. Lei di tutta risposta gli mostrò un sorriso a 32 denti e dopo essersi  pavoneggiata più del dovuto  decise di lasciare la pedana al prossimo ginnasta e tornò a sedere tra di noi comuni mortali. Mi passò accanto lanciandomi uno sguardo di sfida come a dire “prova a fare meglio di me se ci riesci” e questa fu la fiamma che accese in me la scintilla. Se fino ad un secondo prima avevo deciso di abbandonare l’idea della gara a tempo e affrontare solo l’esercizio, l’attimo successivo ero già pronta a cospargerla di polvere. Avrei affrontato la gara e l’avrei umiliata... fosse stata anche l’ultima cosa che avrei fatto in vita mia. 

Mancavano ancora un paio di persone prima di me, stavamo andando in ordine alfabetico, per cui ne approfittai per scaldarmi un pochettino e poco prima

del mio turno, senza farmene accorgere, presi dalla borsa una bomboletta di ghiaccio spray e anestetizzai la gamba infortunata. In questo modo non avrei sentito dolore durante l’esecuzione. 

  • Come per l’esercizio precedente anche per questo c’è una variante per te. Puoi scegliere se eseguire il tutto come i tuoi compagni o, se preferisci... e te lo consiglio, puoi semplicemente eseguire l’esercizio senza cronometrare il tempo. 
  • Fai partire il cronometro! - mi limitai a dire alla persona incaricata e non appena mi diede il via iniziai il mio esercito. Un salto, due... tre.... quattro... “avanti Emma, puoi farcela” mi ripetevo a mente. Al quinto  salto iniziai a sentire la testa girare ma non potevo arrendermi, dovevo arrivare fino alla fine. “Guarda un punto fisso e respira, sei alla metà dell’opera”. Un sesto salto... un settimo.... l’ottavo, le gambe tremavano ma non potevo ancora arrendermi. Inoltre mi accorsi che miei compagni stavano facendo  il tifo per me grifando a gran voce “vai Emma” “puoi farcela Emma” “ne mancano solo due forza!!!l” e questo significava solo una cosa: non potevo deluderli. Feci gli ultimi due salti con un’energia totalmente diversa rispetto a quella di partenza e alla fine dell’ultimo salto bloccai il movimento e come da manuale alzai entrambe le braccia in alto mostrando il mio miglior sorriso. Non sapevo ancora come fosse andata la prova, a livello di tempo intendo, ma già il fatto di essere riuscita a non fermarmi doveva farmi onore. 
  • Non posso credere ai miei occhi. 14 secondi e 03. - esordi Harris ancora più euforico rispetto all’esecuzione di Zelina. - il terzo miglior punteggio dopo Michael e Sam. Congratulazioni Emma! - non potevo credere alle mie orecchie, ero tra i primi tre con il miglior punteggio nella classifica a generale ma in prima posizione tra le donne. Avrei voluto piangere tanta era l’emozione ma l’unica cosa che riuscii a fare, prima di intravedere uno sguardo glaciale negli occhi di regina, fu guardare Zelina e lanciarle un messaggio mito, solo attraverso lo sguardo: “fottiti”

Dopo di me altri tre ragazzi affrontarono la prova ma la classifica non cambiò, rimasi in terza posizione con una Zelina in quarta, proprio sotto dopo di me. 

Per concludere lo stage Mr Harris ci diede da eseguire degli esercizi di raffreddamento dopodiche ci mise tutti in fila. Credevo volesse farci una sottospecie di discorso e invece no: lo vidi appuntarsi qualcosa su dei fogli e poi con un gesto della mano sciolse le righe. Feci per andare nello spogliatoio, necessitavo di una doccia per riprendermi ma prima che potessi uscire dalla stanza Il signor Harris mi richiamò all’ordine. 

  • Allora? Come è andata questa giornata? - mi chiese mentre anche Regina si avvicinava a noi. Il suo sguardo non era ancora cambiato, era duro, serio... ergo: ero nei guai. 
  • È andata molto bene, mi sono sentita di nuovo... viva! - esclamai davvero felice 
  • Mi fa piacere e mi fa ancora più piacere vedere che la mia campionessa è ancora qui - indicò il mio cuore - dentro di te. Hai ancora molto da recuperare, si vede, ma in un anno hai fatto passi da gigante.
  • Si... - si intromise regina - peccato che voglia sempre fare di testa sua. 
  • Cosa? Regina mah...
  • No Emma! Regina ha perfettamente ragione ed è proprio di questo che volevo parlare con te. - lo feci continuare - Mi ha spiegato cosa è successo poco fa, prima della prova a tempo, e devo dirti che la cosa non mi è piaciuta affatto. -   Tze... ci mancava solo il rimprovero del presidente di federazione. - i ginnasti sono tenuti a seguire i consigli e i comandi dei loro allenatori, sempre! E’ una delle nostre prime regole lo sai bene. Certo ci sono delle eccezioni, dipende dai casi e dal contesto in cui ci si trova,  ma nel tuo di caso specifico non vi sono eccezioni. Vieni da un infortunio molto importante, non puoi pretendere di fare cose superiori a quanto ti è consentito quindi è necessario che tu ascolti il tuo allenatore, anche se ciò che dice non ti piace. Potresti compromettere la tua situazione facendo di testa tua e non vogliamo che questo succeda vero? - annuii a testa bassa - bene... che ti serva da lezione però perché semmai ci sarà un prossimo stage non ti permetterò di avere questo comportamento. L’allenatore decide, il ginnasta esegue. 
  • Va... va bene...
  • Oggi ti ho lasciata fare nonostante sapessi la situazione, volevo vedere fin dove saresti arrivata, la prossima volta mi prenderò tutto il diritto di scegliere per te se la voce di regina non dovesse essere sufficiente. Tutto chiaro?!
  • Si signor Harris. Non si ripeterà più ha la mia parola.
  • Molto bene! Detto questo ti rinnovo i miei più sentiti complimenti e spero vivamente di poterti rivedere presto. Regina noi due ci vediamo domani, dobbiamo discutere il prima possibile di alcuni dettagli su quella famosa questione... 
  • Alle 9 sarò in ufficio da lei.
  • Molto bene... a domani allora! 

Andó via lasciandomi sola con regina e fu la cosa peggiore che potesse capitarmi perché non solo inizió una ramanzina che sembrava non finire più ma si propose anche di riaccompagnarti a casa in modo da poter continuare a inveirmi contro. Sapevo di aver fatto una stupidaggine, sopratutto alla fine, ma non avevo avuto altra scelta.  Quella traditrice da strapazzo mi aveva sfidata... non potevo di certo dargliela vinta. 

Non appena spiegai questo piccolo dettaglio a regina per poco non mi prese a sberle. 

  • ma sei scema o cosa???? Di un po’? sei a caccia di una seconda operazione per caso?!?! No perché non so se ti è chiaro il concetto ma se non ci vai cauta e con gradualità, un ritorno in ospedale è cosa assicurata mia cara. Vuoi questo??? perché se è questo che desideri basta dirlo che ti ci spedisco io a forza di calci nel sedere in ospedale signorina. Bah... roba da pazzi. Mi sto facendo in quattro per portarti ad un livello semi professionale senza troppi sforzi e tu che fai? Mi ricambi spaccandoti le ossa? 
  • Io...
  • Ti è andata bene questa volta, ma se ti fossi fatta male durante una di quelle sue prove che ti ho consigliato di non eseguire? Cosa avemmo fatto è? Con che faccia sarei andata da mio figlio!!! - cosa centrava Killian adesso... - sapeva dello stage e inizialmente era contrario a fartelo fare... era preoccupato per la tua salute giustamente ma gli ho assicurato che non avresti fatto nulla che non avresti potuto fare. Se ti fosse successo qualcosa, se la gamba avesse iniziato a farti male con che faccia ti avrei portata da lui è???? - cavolo... non sapevo che tra di loro si erano parlati.... come minimo se Killian fosse venuto a conoscenza di quel dolore alla gamba avuto e che fortunatamente sembrava essere passato come minimo l’avrebbe ripudiata come madre. Conoscevo il mio ragazzo, era   Iperprotettivo verso di me e nonostante fosse colpa mia lui avrebbe comunque trovato il modo per prendersela con sua madre in quanto mia allenatrice. Ne lui ne regina avrebbero dovuto sapere di quel piccolo incidente di percorso e se prima ero intenzionata a chiedere consiglio a lei su cosa poter metterci su, se una pomata o del ghiaccio, decisi di non dire nulla e tenere tutto per me. In fondo riuscivo a camminare e il dolore era quasi del tutto scomparso, di sicuro non era nulla di grave.
  • Fortunatamente regina non è successo nulla! Sto bene...
  • Ti è andata di lusso! Ritieniti fortunata. La prossima uscita di testa te la farò pagare cara ci siamo capiti? - annuii - se non righerai dritta smetterò di allenarti e potrai scordarti ulteriori stage. E ora va a riposare, di sicuro sarai stanchissimia. - eravamo arrivati davanti il cancello di casa mia e neanche me ne ero accorta. - ci sentiamo domani. 
  • D’accordo! Grazie per tutto e... scusa ancora. 

Mangiai giusto qualcosa al volo quella sera soffermandomi qualche minuto in più per raccontare ai miei la giornata appena trascorsa, l’idea di tornare anche se per un solo giorno in federazione li rendeva davvero orgogliosi dopodiche mi sistemai per la notte e andai in camera. Il tempo di stendermi a letto che ero già nel mondo dei sogni: quella giornata mi aveva appagata ma distrutta allo stesso tempo.

Quando alle 6:30 del mattino seguente mi svegliai per andare a scuola mi accorsi di essere tutta un dolore. Collo, spalle, braccia, gambe.... mi faceva male ogni singola parte del mio corpo ma gli addominali erano quelli che più mi facevano male. Avevo esagerato non c’era altra spiegazione, non ero più abituata a tutta quella mole di lavoro, ma alla fine ero felice di tutti quei colori, mi ricordarono l’inizio della mia carriera, quando ad 11 anni per la prima volta capii cosa fosse un vero allenamento di serie A. Con il sorriso sul volto nonostante gli addominali che gridavano pietà mi alzai dal letto per andare a prepararmi per la scuola ma non appena toccai con i piedi il pavimento e mi tirai su una fitta dolorosissima alla gamba, quella gamba, mi colse alla sprovvista facendomi cadere a terra in preda al panico più totale. Il sorriso di poco prima sparì di colpo lasciando spazio al terrore più totale. Nonostante la fitta passata, la gamba continuo a farmi male, non era un dolore insopportabile ma comunque mi impediva di camminare correttamente. Ci volevano un paio di minuti di camminata altalenante prima prima che la gamba si scaldasse e non mi desse più problemi ma ogni volta che mi fermavo anche solo per un paio di minuti ecco che dovevo riiniziare tutto da capo perché il dolore tornava a manifestarsi. 

Mi veniva da piangere, non era normale una cosa del genere... cosa avrei dovuto fare? Dirlo ai mei??? No, si sarebbero spaventati e mi avrebbero portata di corda in ospedale. Dirlo a regina? Fuori discussione dopo le parole del giorno prima. Forse Killian??? Neanche per sogno...  come minimo mi avrebbe segregata in casa se avesse saputo cosa avevo combinato per ridurmi così. 

  • Emma tesoro sei sveglia? - sentii mia madre chiamarmi da dietro la porta della stanza - è ora di alzarsi! - cercando di saltellare su un piede solo raggiunsi nuovamente il letto e andai a mettermi sotto le coperte. - Emma mi hai sentito???
  • Emh... si mamma, sono sveglia! Potresti... potresti venire un secondo in camera? - entró qualche secondo dopo.
  • Buongiorno tesoro mio! Qualcosa non va? - mi disse vedendomi pallida - ti senti bene? 
  • Si, cioè no.. cioè.... - sospirai - mamma senti non è che potrei non andare a scuola oggi? Non ho nessun compito e nessuna interrogazione da fare.
  • Stai male vero? Hai un visino... - disse mettendo una mano sulla fronte. - mmmh... febbre non ne hai....
  • Non mi sento la febbre ma sono molto stanca, credo di aver fatto troppi sforzi ieri e non ero più abituata. - in fondo non le stavo mentendo no?
  • Evidentemente hai ragione, sarà solo stanchezza. Torna pure a dormire tesoro e chiama se hai bisogno di qualcosa. - mi bació una guancia.
  • Grazie mamma. 

Naturalmente non mi rimisi affatto a dormire anzi, mi alzai nenache due minuti dopo che mamma fu uscita dalla stanza e ripresi a camminare avanti e indietro per tutto il perimetro di essa cercando di scaldare la gamba il più possibile in modo che non mi facesse male. Aspettai che i miei fossero usciti entrambi da casa per poter allungare il mio percorso di camminata alle altre aree della stanza, non volevo farli insospettire. Dopo venti minuti buoni di avanti e indietro per tutta casa decisi di provare a fare un po’ di stretching, magari mi avrebbe aiutato un po’...  niente da fare, il dolere continuó a persistere. Fui presa da una sensazione di sconforto e finalmente libera di poter esprimere i miei sentimenti, ero sola in casa, scoppiai in un pianto liberatorio. Avevo bisogno di aiuto ma avevo paura a chiederlo. Neanche a farlo apposta pochi minuti dopo mi arrivo un sms da Killian per capire se fossi ancora viva. Non ci sentivamo dalla mattina precedente e solo in quel momento mi resi conto di non avergli neanche scritto di essere rientrata a casa la sera prima. Troppo nervosa feci la cavolata di dirgli di non essere andata a scuola quella mattina e lui subito si propose  per venire a farmi compagnia. Era a conoscenza che i miei genitori di lunedì mattina non erano in casa e non era di certo la prima volta, dopo quella piccola vacanza a due, che quando erano a lavoro, più che altro nei turni pomeridiani, passava per farmi “compagnia”. Ero ben felice di ospitarlo ogni volta, anche se ero convinta che prima o poi i miei ci avrebbero beccato, ma quella mattina non me la sentii di farlo venire.

 

“ dopo la tua stanza e il divano del salotto cosa mi proponi oggi? Tavolo della cucina 😏”  mi scrisse malizioso come al suo solito. 

 

“Idiota 😑! “

 

“ non fare la santarellina... non attacca più ormai! 😜”

 

“ non possiamo vederci oggi... mi dispiace...” 

 

“Perché no? Hai la febbre? Non mi spaventano le temperature alte, sono un medico lo sai: posso prendermi benissimo cura di te senza prendermi nulla. Dai... Vengo tra dieci minuti ok? il tempo di fermarmi a comprare la colazione. Saccottino  al cioccolato per il mio dolce amore va bene? Mia madre giuro non lo verrà mai a sapere.” 

 

“ Killian stamattina non si può! Sono impegnata... davvero! è per questo che non sono andata a scuola. Ho due ricerche da concludere per domani e come se non bastasse devo studiare per il test di matematica. La prof ha detto che inserirà nozioni su tutto il programma studiato fino ad ora e credimi se ti dico che non so niente. Preferirei vedere te piuttosto che passare tutta la mattinata e forse anche il pomeriggio sui libri, ma so già che se ti invitassi a venire qui faremmo di tutto tranne che studiare. “ 

 

Mi piangeva il cuore nel dirgli tutte quelle bugie ma non potevo fare altrimenti, non volevo che si preoccupasse o peggio... si arrabbiasse, vedendomi in quelle condizioni. 

 

“ hai ragione... non ti permetterei di combinare nulla😏! Test  di matematica hai detto? “

 

“ Già... ho il cervello che mi sta già esplodendo tra x y e incognite varie🤯” 

 

“ immagino.... beh, vorrà dire che comprerò i cornetti solo per me! Buono studio amore.... Ti passo a prendere stasera!”

 

“Per stasera ti faccio sapere... non so se riuscirò a finire di studiare purtroppo”

 

“Ripeto: ti passo a prendere stasera! Non mettere scuse 😘”

 

“Accidenti.... e adesso?” Mi ritrovai a pensare dopo aver letto l’ultimo sms. Cosa mi sarei dovuta inventare oltre allo studio per convincerlo che quella sera non sarei potuta uscire? Non mi venne nulla in mente così, su due piedi, decisi quindi di  rimandare la ricerca dell’idea perfetta ad un secondo momento.  Si era bevuto la storia dello Studio e per quella mattina tanto bastava. Magari con un po’ di ghiaccio e qualche antidolorifico sarei riuscita a raggirare il problema ed ad uscire con lui senza farlo insospettire di nulla.


 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




Amore  olimpico
Capitolo 12

POV KILLIAN 

Quella piccola furbetta della mia ragazza non me la raccontava giusta. Mi aveva appena dato un due di picche dicendo di non poterci vedere perché aveva troppo da studiare. Doveva studiare per il test di matematica mi ha raccontato  ma la realtà non era questa. Come lo sapevo? Beh... aveva già svolto il test di matematica, neanche la settimana prima quindi era praticamente impossibile che la sua insegnate avesse commissionato un secondo test senza prima conoscere e consegnare i risultati del primo. Altro fatto strano poi era che dal pomeriggio del giorno prima non si era fatta ancora sentire e molto probabilmente se non fossi stato io ad inviarle un sms per primo ancora non mi avrebbe contattato. Non era da Emma comportarsi in questo modo, lei é la prima che mi riempie di  sms se per due ore di fila non mi faccio sentire quindi qualcosa non tornava, mi stava nascondendo qualcosa e io entro la fine di quella giornata avrei scoperto cosa. 

La lasciai in pace per tutta la mattinata e parte del pomeriggio poi, verso le 16:30 le mandai un nuovo sms. 

 

“Come procede la preparazione del test? Conoscendo il mio piccolo genio deduco bene. Ascolta, mi sono permesso di disturbarti per renderti partecipe del fatto che alle 20:00 passo a prenderti. Non strapazzarti troppo altrimenti non avrai tempo per dedicarti a me. A dopo” 

 

Come avevo già immaginato la risposta non tardò arrivare. Altro piccolo indizio che mi diede la conferma che non stava studiando. Quando si prepara per i compiti in classe non tiene mai vicino a se il telefono. Non vuole distrazioni. 

 

“Amore scusa ma non posso proprio stasera.... 😞 facciamo domani va bene? Scusa scusa scusaaaaa!” 

 

“È il compleanno di Sam, il mio compagno di squadra “quello simpatico” ricordi? Non vorrai mica mandarmi da solo???” 

 

Le ricordai quel piccolo dettaglio che a quanto pare aveva dimenticato. 

 

“O cavolo!!!!! Me ne ero completamente dimenticata! 😫 pensi ci resterà male se non sarò presente?” 

 

“Ci resterò male io.... volevo passare una bella serata con te! Ma a quanto pare tu hai altri impegni... lascia stare. Studia! Quando torni disponibile fammi uno squillo.”

 

Non ero affatto arrabbiato con lei, non ancora almeno, ma sapevo che quel messaggio l’avrebbe compita nel profondo e l’avrebbe smossa convincendola finalmente ad uscire di casa.

 

“Ok ok... ci vediamo alle otto ma se prendo un brutto voto ci parlerai tu con i miei!” 

 

Come volevasi dimostrare... Lo

Studio era una balla.

 

Alle otto in punto mi presentai nel nostro solito ritrovo, i suoi ancora faticavano ad accettare il fatto che io avessi una macchina quindi evitavo di farmi vedere. Di solito sono io il primo ad arrivare, in quanto donna anche la mia ragazza ama farsi attendere, ma non quel giorno. Quando arrivai nel parcheggio, con mia gran sorpresa,  lei era già lì ad aspettarmi. Scesi dall’auto per andare a salutarla, non la vedevo dal giorno prima è vero ma mi era mancata terribilmente, ma quando mi ritrovai faccia a faccia con lei  notai qualcosa di strano: era pallida, il suo sguardo era spento e per di più, nonostante il trucco, aveva delle occhiaie leggermente pronunciate. 

 

  • amore mio tutto ok? - le presi il viso con le mani. Lei annui - sei pallida. 
  • Sono solo stanca tranquillo! - mi sorrise per poi baciarmi. Anche nel bacio notai una certa differenza. Quella ragazza davanti ai miei occhi non era affatto la mia piccola Emma. 
  • Sei sicura amore? No perché non hai una bella cera.... io ho insistito per farti staccare dai libri ma se non ti senti bene possiamo....
  • Mi stai forse dicendo che sono brutta jones? 
  • Sei meravigliosa sempre, lo sai, ma si vede che sei un po’ sottotono. Non ho problemi a chiamare Sam e dirgli che non andiamo... davvero! 
  • Sto bene! Possiamo andare... - e senza esitare oltre aprì la portiera e sali in auto. Ero preoccupato, non sembrava minimamente state bene ma non potevo di certo imporle la mia autorità e rispedirla a casa, non dopo aver faticato così tanto per farla uscire. Decisi quindi di provare a darle fiducia, magari era semplicemente stanca e io troppo paranoico ma mi ripromisi comunque  di non staccarle gli occhi di dosso neanche per una frazione di secondo. 

Neanche il tempo di arrivare che i nostri amici ci travolsero nei festeggiamenti mettendo a ciascuno di noi un bicchiere di non si sa che cosa tra le mani per poter brindare al festeggiato.  Non era spumante, non era servito in un flûte, era un cocktail e prima che Emma potesse anche solo avvicinare le labbra al bicchiere mi assicurai che fosse analcolico. Lei non beve alcolici, giusto un po di vino o spumante una volta ogni tanto per festeggiare, ma quella sera a differenza di molte altre volte le avrei inpedito di assaggiare qualsiasi cosa contenente alcol. Non era in lei e non volevo che l’alcol, per quanto minimo, peggiorasse la situazione. Mi assicurarono che il cocktail che avevamo in mano fosse analcolico, oltre a lei anche altre ragazze lì presenti erano astemie e in effetti assaggiando il mio capii che avevano ragione. Mi tranquillizzai subito e la lasciai libera di sorseggiare il suo cocktail in compagnia di alcune nostre amiche. andarono a sedersi su un divano, per avere un po’ di privacy da noi maschietti, ma anche da lontano continuai ad assicurarmi che tutto fosse ok. “Forse sono davvero paranoico” mi ritrovai a pensare all’incirca un’ora dopo quando mi resi conto di essere ancora impalato nel punto esatto dove ci eravamo lasciati ma poi qualche minuto dopo constatai  che forse non ero prorpio così paranoico. Erano nel pieno di una conversazione quando la vidi improvvisamente estraniarsi dal resto del gruppo. Decisi di non intervenire, non in quel momento almeno, ma poi iniziò a tenersi la testa con entrambe le mani e a massaggiarsi le tempie. Notai che era diventata  ancora più pallida di come l’avevo lasciata  e come se non bastasse, quando provò a mettersi in piedi le gambe gli cedettero facendola ricadere sul divano. Non esitai un solo secondo di più e a passo sostenuto la raggiungi. 

  • Emma... Emma tesoro! Ti senti bene? - chiesi preoccupato  una volta di fronte a lei. 
  • Devo... devo andare in bagno. - mi disse con voce impercettibile - lo stomaco...  - aggiunse poi massaggiando la parte interessata. 
  • Hai mal di stomaco??? - annui - ok dai, alzati. ti accompagno in bagno. - l’aiutai a mettersi in piedi, le misi un braccio attorno alle spalle per aiutarla nel caso durante il tragitto ne avesse avuto bisogno, non sembrava molto reattiva, e provammo a dirigerci verso il bagno. Mi accorsi immediatamente che qualcosa oltre lo stomaco non andava, la vidi zoppicare vistosamente e più provavamo a camminare e più si contorceva dal dolore.  - Emma ce la fai? Ti porto in braccio se... - sgranò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca. Capii al vola cosa stesse per succedere e senza aspettare oltre la presi in braccio e di corsa la portai  il bagno. Arrivammo giusto in tempo, poi il suo corpo  decise che era arrivato il momento di liberarsi. 

Rimasi al suo fianco per tutto il tempo, le tenni la fronte e le sistemai i capelli in modo tale che non le ricadessero sul viso  e quando finalmente ebbe finito di rimettere l’aiutai a sedersi su una sedia situata neanche a farlo a posta proprio nel bagno. Anche per arrivare alla sedia la vidi zoppicare. 

  • sto... sto meglio! Grazie.... - mi disse sorridendo debolmente. 
  • Il tuo bel visino non è dello stesso parere... Sicura di sentirti meglio? Posso portarti in ospe...
  • No in ospedale no! - disse decisa e spaventata senza neanche lasciarmi terminare la frase. Strano... molto strano. - sto bene, deve essere stata un’indigestione. Ho mangiato troppo oggi a pranzo, deve essere stato per quello. - a volte dimenticava che anche se un fisioterapista ero comunque un medico.  non era affatto un’indigestione quella, aveva rimesso solo succhi gastrici quindi significava che aveva già digerito il pranzo di cui parlava. C’era qualcosa sotto e il fatto che zoppicasse non mi lasciava tranquillo. Avevo bisogno di capire...
  • Vogliamo tornare di la? Te la senti?  - attese qualche secondo prima di rispondermi ma poi annui e si mise in piedi. Notai subito che il peso del suo corpo era distribuito tutto su una sola gamba, quella non operata e la cosa non mi piacque affatto. O aveva iniziato ad avere problemi di postura, cosa che escludevo a priori visto che non ne aveva mai avuti fino al giorno prima, o aveva qualche problema, visto anche lo zoppicare, con la gamba operata. L’idea di portarla in ospedale si faceva sempre più concreta, volevo vederci chiaro, ma portarla contro la sua volontà non era di certo  una cosa che avrei voluto fare. Avremmo finito per litigare e di sicuro non ne avrei ricavato nulla. 

Non avendo altre soluzioni a portata di mano decisi di continuare a monitorare la situazione ancora un po’, mi diedi tempo fino alla fine della festa poi avrei deciso se lasciarle il beneficio del dubbio e provare a crederle o seguire le mie idee e portarla in studio. 

La osservai in ogni minimo particolare e notai che zoppicava solamente dopo essere stata parecchio tempo seduta. Voleva dire poco o niente quel dettaglio ma qualcosa voleva pur dire e poi c’era il fatto del vomito. Non era influenza, non si sarebbe ripresa con questa velocità altrimenti, aveva anche ripreso colorito a lungo andare. Indigestione? No, aveva rimesso solo succhi gastrici... Che le due cose fossero collegate? Era stato il dolore a farla rimettere? Se così fosse perché adesso sembrava stare bene? Troppe domande nessuna risposta. 

A fine festa provai a parlare con lei di quanto successo per poterne capire di più ma non ricevetti nessun tipo di risposta  utile per venire a capo della questione. Le accennai anche al fatto di averla vista zoppicare ma mi liquidò dicendomi di aver fatto una piccola storta proprio quella mattina e che la caviglia le faceva ancora  un po’ male. Era la verità? Forse... ma ad essere sinceri poco ci credevo. Era troppo misteriosa, criptica... e questo mi dava la conferma che qualcosa non tornava. Avrei dovuto parlare con i suoi? O con regina magari? Forse tra di loro c’era qualcuno che poteva aiutarmi a risolvere il mio grattacapo. Pensai più che altro a mia madre e proprio in quel momento mi resi conto di una cosa: a 24h dallo stage che aveva sostenuto ancora non mi aveva raccontato nulla. Cosa aveva fatto, se si era divertita, se aveva trovato difficoltà... niente di niente. Non è da lei un comportamento del genere, quando si parla della ginnastica lei è sempre pronta a parlare e raccontare. Se pensiamo che ogni sera dopo gli allenamenti passiamo più di un’ora solo a chiacchierare di quello che ha fatto si capisce che qualcosa non va. Se non ne parla i motivi sono due: o non si è trovata bene ma lo escludo o, molto probabile, è successo qualcosa per cui ha paura o vergogna a parlarne. Parlare con mia madre continuava a sembrarmi la soluzione migliore ma così facendo avrei mancato di rispetto alla mia fidanzata e per quanto avvolte è testarda non lo meritava di certo. 

Arrivati nel solito parcheggio accanto a casa sua provai a sciogliere la tensione che c’era, lei sembrava essere a disagio in macchina con me, con qualche bacio e qualche carezza innocente ma non funzionò.

  • Emh... killian ti... ti dispiace se concludiamo qui la nostra serata? Vorrei andare a dormire un po’ prima del solito in modo tale da svegliarmi riposata e carica per il test di domani. - ancora questa storia del test? - ti prometto che recupereremo domani. 
  • Emma io non ho problemi a mandarti a casa se è questo che desideri ma dimmi la verità: è successo qualcosa?  Ti ho fatto qualcosa? - non sapevo più cosa pensare. Perché era così distante da me? 
  • No Killian certo che no! Perché pensi questo? 
  • Perché sei strana.... distante...
  • Sono in pensiero per domani tutto qua, e poi... ho ancora lo stomaco sottosopra. 
  • Sarà... - dissi poco convinto per poi baciarla a fior di labbra - ti vengo a prendere domani  appena stacco da lavoro. Per le sei e mezza ok? 
  • ho allenamento domani.... facciamo alle otto? - allenamento? Con la gamba in quelle condizioni? Annuii ma dentro di me dicevo: “Non penso proprio mia cara che andrai ad allenarti domani” 
  • È deciso allora! - fu lei a baciarmi questa volta. - senti Killian un’ultima cosa... non è che ti andrebbe di accompagnarmi fino sotto casa? Con queste scarpe camminare è un disastro o i piedi che stanno gridando pietà e in più vorrei non sforzarla vista la storta  di questa mattina. - senza farle capire che la scusa della distorsione non stava ne in cielo né in terra misi a moto e l’accompagnai fino a casa. Ci scambiammo un ulteriore bacio dopodiche uscì dall’auto e si incamminò verso casa. Ogni volta che ci salutiamo aspetto sempre che entri in casa prima di ripartire, anche quando la lascio a qualche metro di distanza per paura che suo padre ci scopra in macchina, non voglio che corra rischi e quella sera non fu da meno. Aspettai che entrasse in casa ma allo stesso tempo notai il suo modo di camminare. Non era la caviglia che la faceva zoppicare... avevo ragione io.... mi stava mentendo. 

Passai tutta la notte a cercare di capire cosa fare e alla fine l’idea perfetta mi balenò alla mente. L’avrei trascinata in ospedale con la scusa di volerla vedere per un saluto e l’avrei sottoposta ad un check-in completo anche a costo di doverci litigare. 

Preparai l’sms da inviare quella stessa notte ma aspettai ad inviarglielo onde evitare sospetti. In fondo ci eravamo visti poco prima, perché chiederle di vederci durante il lavoro via sms e non a voce visto che avevamo avuto possibilità? 

Glielo inviai alle 11 del mattino successivo sapendo che a quell’ora aveva ricreazione.

 

“Amore come stai? Ti senti meglio vero? Spero di sì! hai già  fatto  il test? Difficile come immaginavi? Ascolta mi è venuta un’idea. Sono a lavoro e ne avrò per tutto il pomeriggio. Non ho visite ne pazienti, solo un mucchio di scartoffie da controllare, riordinare e firmare 😫  pensavo che magari, se ti va, potresti venire a farmi compagnia. Mi farebbe davvero piacere vederti e di sicuro renderesti la mia giornata più bella. Fammi sapere ok? Con la scusa se mi dirai di sì ne approfitterò per chiederti di portarmi il pranzo. Ho fatto tardi questa mattina e non ho potuto cucinare. 

Ps. Ti risarcirò nel migliore dei modi non temere. 😜”

 

Il pranzo era tutta una scusa ma ero sicuro che aggiungendo quel piccolo dettaglio all’sms mi avrebbe di sicuro risposto in modo affermativo. Non mi avrebbe mai lasciato digiuno sapendomi senza pranzo e infatti come volevasi dimostrare, cinque minuti dopo ecco arrivare la sua risposta.

 

“Appena esco da scuola prendo il pranzo, per entrambi e sono da te 😍. Non vedo l’ora di vederti!”

 

E pochi secondi dopo aggiunse: 

 

“Il compito ok... credo! Il piede e lo stomaco molto meglio 😉” 

 

Mi sentii in colpa per averla ingannata così spudoratamente ma cos’altro avrei potuto fare? Ero preoccupato per lei, di sicuro al mio posto lei avrebbe fatto lo stesso. Attesi impaziente il suo arrivo e quando la mia segretaria mi annunciò che era arrivata il mio cuore prese a battere all’impazzata. Il mio cuore correva ogni qual volta la vedevo, ero totalmente stregato dalla mia bella ma quel giorno i battiti accelerati provenivano da un qualcosa chiamato “coscienza sporca”.  Ero ancora in tempo per tornare sui miei passi e far finta di nulla ma quando la vidi entrare nel mio studio e zoppicava ancora, nonostante avesse  camminato a lungo, allora mi convinsi ad andare fino in fondo.

 

  • Ti ho preso il formaggio! - esordi mostrandomi la busta di uno dei nostri locali preferiti. 
  • Ah si?!?!  Mitico, muoio di fame! - risposi andandole incontro per baciarla e con la scusa guardarla meglio da vicino. Aveva un colorito ancora molto  pallido ma rispetto alla sera precedente almeno sembrava stare un pochino meglio. 
  • Mangiamo allora! Dove poggio la roba? 
  • Mettila qui! - le indicai la scrivania - Un po poco romantico ma sempre meglio di nulla non trovi? - rise. Sgombrai la scrivania dalle scartoffie che avevo sul tavolo e l’aiutai a sistemare il tutto. Mi aveva preso anche una birra e una coca cola, lei invece aveva optato per dell’acqua naturale e per una insignificante insalata. - Emma amore, devo forse preoccuparmi? - le indicai il suo “pranzo”, non era da lei magiare così. 
  • Ho avuto mal di stomaco ieri se non ricordi e poi... non ho fame....  - Mmh molto strano lei non dice mai “non ho fame”
  • Sei stata poco bene, vero, ma devi anche rimetterti in forze. Con questa qui per pranzo ti debiliti ancora di più. - scrollò le spalle dicendo un “ok dottore”... chiaro segno che non aveva voglia di approfondire l’argomento. Assecondai il suo desiderio e la feci mangiare in pace poi, una volta aver finito e risistemato il gran casino combinato sul tavolo, decisi di passare all’azione. - tu lo sai che ti amo vero? - esordii così il mio discorso.
  • Lo spero... o te lo scordi il pranzo la prossima volta! - rispose con ironia. 
  • Non... non sto scherzando Emma! - dissi con aria seria - io ti amo.
  • Lo so.... - divenne seria anche lei.
  • E sai che non farei mai nulla per farti del mare o soffrire vero?
  • Si mah... Killian... mi.... mi metti paura così! Che c’è? 
  • La storia del test di matematica era una bugia vero? - cambiai argomento confondendola.
  • Cosa? No... io....
  • Lo hai fatto la scorsa settimana il test di matematica. - fece per replicare ma non sapendo cosa dire per giustificare quella bugia abbassò lo sguardo. - la prossima volta se non vuoi vedermi dimmelo chiaramente, non inventare balle! 
  • Chi ti ha detto che non volevo vederti? Non è vero Killian! Perché vorrei desiderare non vederti!
  • Escludendo il dolore di stomaco penso perchè hai male alla gamba e hai timore a dirmelo per paura che io ti dica chissà che cosa! 
  • Ancora? Non mi fa male la gamba, mi fa male il piede.... - sospiró. - perché non mi credi? 
  • Perché sono un fisioterapista e riesco a capire dal semplice modo in cui poggi la gamba il problema da dove viene e non è il piede il problema. 
  • Ti sbagli. È il piede... La mia gamba sta bene. 
  • D’accordo... va bene, ma visto che io ho qualche dubbio sulla questione non ti dispiace se ti sottopongo ad un breve controllo vero?  
  • Cosa? No! Non... non voglio! 
  • Andiamo... se sei così sicura di aver ragione cos’hai da perdere?!? 
  • Non voglio e basta e tu non puoi costringermi. - si alzò dalla sedia alterata con l’intendo di andare via. 
  • Ho chiamato i tuoi e ho il loro consenso quindi...
  • Cosa???? Hai chiesto il permesso ai miei? Mah... mah... ma sei diventato completamente scemo? 
  • Non sono scemo, sono preoccupato! - precisai.
  • preoccupati senza mettere in mezzo i miei genitori per cortesia. - fece una pausa- non.. non posso credere che tu li abbia avvisati. 
  • Non avevo altea scelta! Con te non si può parlare e  poi... sei minorenne, è obbligatorio il consenso dei tuoi.
  • Non hai la minima idea di quello che hai fatto! Sai cosa succederà adesso? Mi staranno addosso fino a soffocarmi! Grazie mille Killian Jones! Gran bel lavoro! 
  • Non capisco proprio questa tua aggressività Emma! Se stai bene e non hai nessun tipo di problema fisico perché stai facendo tutte queste storie per una stupidissima visita di controllo è?!?! - mi guardò con aria di sfida ma senza rispondermi - allora??? Devo forse pensare che mi stai nascondendo qualcosa? - non mi rispose neanche questa volta ma a differenza di prima vidi distogliere lo sguardo  - non voglio far altro che accertarmi che tu stia bene. È per questo che ti ho portata qui con l’inganno. Non saresti mai venduta se ti avessi detto la verità.  Sono davvero preoccupato per te e voglio escludere eventuali problemi. Magari è solo una stupidaggine ma se non ti sottoponi ad accertamenti non lo sapremo mai e potresti addirittura peggiorare. Vuoi questo????  Ti prego.... sii sincera, dimmi cosa ti succede: ti prometto che agirò solo ed esclusivamente  nel tuo bene. 

Non potevo fare altro se non aprile il mio cuore. Adesso spettava a lei decidere se provare a fidarsi o meno. Avevo l’autorizzazione dei suoi genitori, potevo anche costringerla a sottoporsi agli esami se solo avessi voluto ma cosa avrei ottenuto in cambio  a giochi fatti? Mi avrebbe odiato. A malincuore e al corpo tesoro di tutto ciò che avevo pensato fino ad un secondo prima, decisi di far  scegliere a lei cosa fare. Lo so... atteggiamento idiota il mio, a lungo andare se le fosse successo qualcosa me ne sarei pentito, ma come avrei potuto sopportare un suo allontanamento da me? Perché era proprio questo quello a cui andavo incontro tirando troppo la corda.

Tornai a sedermi alla mia scrivania e mentre lavoravo al pc con la coda dell’occhio spiavo di tanto in tanto la mia fidanzata che contro ogni aspettativa rimase in stanza con me. 

  • È la gamba.... - confessò con voce bassissima, quasi inesistente, dopo venti minuti di assordante silenzio. - è la gamba che mi fa male. Il dolore è iniziato ieri mattina... e si... avevo paura di dirtelo. - avrei voluto indiagare piu a fondo  sul motivo per cui avesse timore di me ma rimandai le spiegaIoni ad un secondo momento. La sua salute prima di tutto. Una volta aver risolto il suo problema avremmo avuto tutto il tempo del mondo per parlare. 
  • Posso... posso dare un’occhiata? - chiesi in maniera gentile. Continuavo ad aver paura che scappasse via da un momento all’altro ma fortunatamente annuì. 

Mi alzai dalla mia scrivania e facendole segno di accomodarsi sul lettino visite mi avvicinai a lei, le chiesi di togliere i pantaloni dopodiche iniziai la mia visita.

  • allora... da così, sembrerebbe tutto nella norma: la gamba non è gonfia e cosa importantissima non sembra esserci presenza di versamento.
  • Ma? - perché sapeva che dietro le mie parole c’era un ma.... 
  • ma se hai difficoltà a poggiarla è meglio fare ulteriori accertamenti per iniziare ad escludere qualcosa. 
  • Cosa? Cosa potrebbe essere? Cosa vuoi escludere? - i suoi occhi erano spaventati adesso. 
  • Se non si vede ad occhio nudo il problema allora potrebbe essere qualcosa di un po’ più complesso... è solo un ipotesi non spaventarti ma meglio toglierci tutti i dubbi non credi? - potevo vederlo benissimo: era sull’orlo di mettersi a piangere. - non andare subito nel pallone ok? Potrebbe anche non essere nulla. Per sicurezza però ti faccio fare un’eco per vedere come stanno legamenti e tendini, una lastra per escludere che il chiodo si sia spostato e visto che ci siamo ti faccio fare anche gli esami del sangue... ieri non mi sembravi particolarmente in forma. 
  • Il chiodo... pensi che.... pensi che il chiodo si sia spostato?  - chiese ormai nel panico più totale, forse avrei fatto meglio a non essere così schietto. 
  • È una possibilità anche se mi sembra difficile. un minimo dovrebbe vedersi anche ad occhio nudo in quel caso e poi... beh avresti dovuto proprio fare un movimento estremo per comprometterlo. Te ne saresti accorta in quel caso no? Vedrai che non è nulla. - stavo cercando modo e maniera per tranquillizzarla dicendole anche che erano molto rare le possibilità che il chiodo si fosse spostato ma lei sembrava agitarsi sempre di più nonostante ciò.
  • E se.... se si fosse spostato.... cosa... cosa succederebbe? 
  • Non pensarci adesso ok? Non serve, sono sicuro che....
  • Cosa succederebbe Killian! Ti prego...  voglio saperlo. 
  • Ok va bene, te lo dico! In quel caso l’ortopedico con molta probabilità dovrebbe rioperarti e...
  • E sarebbe la fine. - concluse immaginando già a cosa sarebbe potuta andare in contro. 
  • Ohi!!!! È un ipotesi rara è molto stiracchiata, non prenderla neanche in considerazione ok? Non ci sono le basi per ipotizzare una cosa del genere te l’ho già detto prima. Ci sarebbero se avessi fatto uno sforzo eccessivo mah.... - mi fermai di colpo pensando allo sport che faceva. - Emma, hai fatto qualche sforzo particolare l’altro giorno durante lo stage? - fino a quel momento ero tranquillo ma dopo aver collegato il suo dolore ad un probabile sforzo ginnico ecco che iniziai a tremare insieme a lei. 
  • No, è andato tutto bene. - rispose mantenendo ancora una volta il contatto visivo con il pavimento. Avrei dovuto crederle? Suppongo di sì, che  motivo aveva per mentirmi? 
  • Allora non devi temere nulla. - le sorrisi - vai con Cleire adesso - Cleire è una delle infermiere del mio piano - ti porterà a fare tutti gli accertamenti che ti ho detto dopodiche ti riporterà qui. Nel mentre io mi do un’ulteriore occhiata alla cartella clinica e alle lastre precedenti in modo da poterle confrontare.  Ci vediamo tra un pochino ok? - le diedi un bacio sperando l’aiutasse a calmarsi ma quando provai ad andare verso la porta per chiamare sarah lei mi trattenne per un braccio impedendomi di allontanarmi. - amore che c’è? - cercai di essere il più dolce e comprensivo possibile, c’era qualcosa che la turbava ma non riusciva a dormi cosa. La vidi piangere silenziosamente e il mio cuore fece crack. Mi sentii totalmente impotente. - va tutto bene. - provai a rassicurarla vedendola agitata e spaventata. 
  • Non... non voglio andare. Ho... ho paura.... 
  • Sei in ottime mani te lo giuro! Non ti manderei mai con qualcuno di cui non mi fido. - scosse la testa per ribadire la sua opinione. - gli accertamenti devi farli tesoro, sono per il tuo bene mah... senti, in via del tutto eccezionale, ti sentiresti più tranquilla se scendessi insieme a te? - annui all’istante e prima che potesse cambiare idea presi una sedia a rotelle dove la feci sedere, non con poche difficoltà, e l’accompagnai personalmente, come promesso, ai piani sottostanti.

Impiegammo un paio d’ore per fare tutto, c’era stato un incidente a quanto pare e il reparto di radiologia era sommerso da pazienti, ma alla fine riuscii a farle fare tutti gli accertamenti che avevo richiesto e tornammo nel mio studio ad attendere le risposte. Non mi rivolse la parola se non per rispondere a qualcosa che le chiedevo ma feci finta di nulla: immaginavo fosse nel panico. 

L’attesa si rilevò più lunga del previsto ma alla fine riuscii ad avere i tanto attesi risultati tra le mani. Studiai il tutto con molta attenzione, mettendoci anche più tempo del dovuto e alla fine arrivai ad una conclusione assai spiacevole. 

  • Allora???? Cosa dicono i risultati? Devo preoccuparmi? - chiese quando vide il mio sguardo corrugassi troppo a lungo sui fogli che avevo davanti. doveva preoccuparsi? O si che doveva.... ma per la mia ira più che per i risultati in se per se. Qualcosa nella sua versione dei fatti non tornava. 
  • non so da dove iniziare Emma. C’è qualcosa che non torna da quel che vedo e la cosa mi preoccupa alquanto.
  • Cosa? Il chiodo forse? Si è.... 
  • No, non c’entra il chiodo. - la vidi tirare un sospiro di sollievo - sono le  tue analisi che non mi convincono in realtà. 
  • Ma la gamba sta bene però vero?? - ma mi stava ascoltando? Io le parlavo delle sue analisi e lei glissava sulla gamba?!?! 
  • ti risponderò dopo a questo, prima spiegami  come mai hai livelli di doping elevati nel sangue. 
  • Cosa?!?! Doping? 
  • Già... doping.... - le dissi mostrandole i fogli delle sue analisi. - come vedi i valori sono tre volte la soglia del valore massimo indicato.
  • Io... io non ne ho la più pallida idea! Deve esserci un errore. Forse hanno sbagliato in laboratorio. - rispose come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
  • I valori fuori norma vengono ripetuti per precauzione prima di essere consegnati a noi medici quindi no: nessun errore. - le spiegai. -Anche i valori  del fegato sono un po’ altini in realtà ma forse la cosa è correlata. 
  • Non so cosa dire allora Killian, io... io non ho mai fatto uso di sostanze dopanti in vita mia. Non l’ho fatto quando ero in serie A Perchè mai dovrei farlo adesso! Non penserai che....
  • Io non penso niente! Cerco semplicemente di leggere tra le righe.  
  • Non mi dopo! - disse con convinzione quasi alterata che non le credessi. - deve esserci un’altra spiegazione. 
  • Una seconda spiegazione ci sarebbe in realtà ma non corrisponde con quanto riportato dalla tua cartella clinica. 
  • E quale sarebbe? 
  • Un alto valore di doping si potrebbe spiegare con l’assunzione di farmaci a livello curativo ma dalla cartella non risulta che tu sia sotto cura farmaceutica... non prendi medicinali. 
  • No ma forse.... - vidi i suoi occhi illuminarsi - forse ho capito! È possibile che un antidolorifico faccia questo effetto? - bingo... ero arrivato al punto. 
  • Un solo antidolorifico no, per quanto potente possa essere lo escludo. 
  • E se fosse più di uno? 
  • In che senso?!?! C’è qualcosa che devi dirmi signorina? 
  • No però... l’altro giorno... ieri... la gamba mi faceva male, troppo male, così ho preso un antidolorifico... ha fatto effetto per tre ore più o meno, poi il dolore è ricominciato. 
  • E? - sapevo che c’era altro.... 
  • E ne ho preso un altro... 
  • E basta? In tutto ne hai presi solo due? - domandai per capire. La vidi abbassare lo sguardo. - Emma devi dirmelo.
  • Non volevo farmi vedere da te in quelle condizioni e avevo paura che potesse iniziarmi a far male durante la festa... 
  • così ne hai preso un altro giusto? - finii la frase per lei incapace di pensare che potesse essere stata così stupida. 
  • Altri due in realtà! 
  • Due? Due insieme??? - annuì. Ma come dovevo fare con lei? Sospirai... - sapresti dirmi il nome del medicinale che hai assunto almeno? Te lo ricordi? 
  • Non ricordo esattamente come si chiama ma è riportato in cartella! L’ho già preso in passato, dopo l’intervento.- per poco non caddi dalla sedia. 
  • Cioè spiegami bene... hai preso questo medicinale? - le indicai il nome da sopra la cartella clinica. 
  • Si...
  • Ma... ma sei diventata scema? - alzai la voce  senza neanche rendermene conto - Non è un medicinale da banco questo! Non è come prendere un antidolorifico qualunque. È un medicinale post operatorio Emma, va somministrato da un medico, non può essere preso così, dal  nulla. Non nelle dosi in cui lo hai preso tu poi.... Dove l’hai trovato? 
  • A casa! Quando mi avete fatto interrompere la cura i medicinali non erano ancora finiti... 
  • Non posso crederci....
  • Killian io....
  • potevi spappolarti il fegato lo sai si? 
  • Avevo dolore... non sapevo cosa fare....
  • Avresti dovuto fare una cosa semplicissima: avresti dovuto chiamare me Emma! 
  • Non volevo farti preoccupare...
  • No infatti... perché far preoccupare una persona quando in realtà puoi farla benissimo morire di crepacuore?  - scossi la testa contrariato. - immagino che tu ne abbia preso uno anche questa mattina prima di venire qui. 
  • Si ma giuro che è stato l’ultimo... non ne prenderò mai più. 
  • Lo spero... se vuoi arrivare a compiere 18 anni! - forse avrei dovuto risparmiarmi quest’ultima frase detta con così tanto risentimento ma ero seriamente  preoccupato per lei, aveva rischiato di farsi seriamente del male.  
  • Scusami... - disse iniziando a piangere e io li mi sentii una vera merda ma nonostante ciò rimasi al mio posto, senza fare nulla per consolarla, in quanto in quel momento non ero il suo fidanzato ma bensì il suo medico. 

Aspettai che si calmasse un pochino dopodiche, anche se motivo dalla voglia di poterla stringere e confortarla, continuai la mia diagnosi. 

  • ok... capito questo punto passiamo al successivo:la gamba.  Fortunatamente non c’è nulla di preoccupante dal referto della lastra, il chiodo è perfettamente posizionato e l’osso sembra essere intatto, ma dall’eco risulta esserci una forte infiammazione a carico del muscolo femorale dovuto probabilmente ad un forte trauma. Ora... prima di riiniziare tutta la solita diritera del “non lo so” “non so come sia potuto accadere” , mi spieghi cosa è successo l’altro giorno per portarti a ridurti così? Lo so che centra lo stage quindi dimmi almeno come è successo.
  • Non... non ti arrabbierai vero? 
  • Non posso garantirtelo ma posso di sicuro dirti che mi arrabbierei di più se mi mentissi. 
  • D’accordo.... - si prese del tempo per elaborare il suo discorso ma alla fine confessó tutto. Accidenti... sapevo che avrei dovuto evitarle di tornare lì. - sei... sei arrabbiato con me vero?  -  mi disse asciugandosi le lacrime che imperterrite continuavano a sfuggire al suo controllo. - mi odi non è così?!?! 
  • Pensaci... se ti odiassi sarei così preoccupato Emma? Ti rispondo subito: no, non ti odio.
  • Ma sei comunque arrabbiato. Vero? 
  • Si, per avermi mentito e per le medicine prese senza consultarmi sì ma per il resto... - ci pensai su - per il resto sono arrabbiato, molto arrabbiato, ma non con te! Tu hai fatto solamente quello che avrebbero fatto tutti se fossero stati al tuo posto. - ero sincero - Non mi piace che tu abbia fatto di testa tua consapevole di poterti farti male, sopratutto per quanto riguarda la faccenda “Zelina” ma da sportivo credo che chiunque in un’occasione del genere avrebbe provato a dare il meglio di se. 
  • Scusami ancora.... per tutto! Non... non ti mentirò mai più. Te lo giuro. 
  • Lo spero Emma! Ora vai a casa però, stasera quando verrò a cena ti porterò la ricetta con le giuste medicine che dovrai prendere.
  • Medicine? Cena? 
  • I valori sballati vanno risistemati non credi? È per quanto riguarda la cena I tuoi mi hanno invitato  a casa vostra questa sera per essere messi al Corrente della visita effettuata. 
  • Cazzo... mi uccideranno! - si portó le mani alla fronte convinta di essere spacciata. Avevo imparato a conoscere i suoi genitori, non avrebbero preso affatto bene il gesto della loro bambina, nonostante fosse fatto in buona fede e per paura. 
  • Ti farò uscire ai loro occhi innocente credimi ma non fare mai più una cosa del genere o saranno guai seri per te signorina. 
  • Lo... lo faresti davvero? Copriresti la mia incoscienza? 
  • Solo per questa volta sia ben chiaro, non pensare di approfittartene e solo perché sono certo che non lo hai fatto questa stronzata per secondi fini.
  • Ti amo Killian, sei il mio errore.
  • Non ti ci abituare però! 
  • Ok - sorrise.
  • E ora fila dritta a casa. Ci vediamo appena stacco. 
  • Mi vieni a prendere in palestra? Ho allenamento tra un po’! 
  • Ho detto di filare a casa, non in palestra. 
  • Mah... 
  • la tua gamba non è in condizioni di poter lavorare al momento quindi non si discute. 
  • Regina....
  • A mia madre faccio una telefonata io non preoccuparti, le spiegherò che per due settimane sei ko. 
  • Due settimane? Due... Killian mah...
  • Non discutere con me! Due settimane di risposo o ti scrivo un certificato dove attesto che non puoi più fare sport.
  • Mi stai forse minacciando Jones? 
  • Mi sto prendendo cura di te è diverso. 

Non con poche difficoltà riuscii a convincerla che lasciare per un paio di settimane non sarebbe stato di certo la fine del mondo e anche se un po’ dispiaciuta tornó finalmente a casa.

Come le avevo promesso chiamai seriamente mia madre ma non le dissi del fermo di Emma, le dissi semplicemente che in meno di quaranta minuti sarei passato da lei, a casa sua, perché avevo urgente bisogno di parlarle. Finii di sistemare delle cose al pc, mandai tutti i miei pazienti dal collega di turno, il quale non fu affatto felice e senza esitazione mi misi in macchina e raggiunsi casa della mia adorata mammina. Non le diedi neanche il tempo di farmi entrare che subito iniziai ad inveire contro di lei.

  • Dimenticati tutti i programmi che ti eri già prefissata su Emma! Cancellali completamente dalla tua testa mamma perché non se ne farà nulla posso garantirtelo questo. 
  • Killian, frena un secondo!  cosa... Che accidenti ti prende si può sapere? Di che diavolo stai parlando? - sembrava cadere dalle nuvole. 
  • Sto parlando di Emma, della mia ragazza.... la stessa ragazza che alleni nonostante non dovresti e a cui  ti avevo chiesto di avere un occhio di riguardo! 
  • Non riesco a seguirti, mi dispiace.
  • Avevamo un patto io e te! Mi hai garantito che non avrebbe fatto nulla che non fosse scritto nel suo programma e poi cosa vendo a scoprire? Che a momenti non si massacrava di nuovo perché nessuno ha avuto la brillante idea di fermarla? 
  • Ti ha raccontato della prova a tempo e del doppio avvitamento vero? 
  • Non me l’ha raccontato... gliel’ho estorto dopo aver scoperto che per poco non si spappolava il fegato a forza di antidolorifici. 
  • Co... cosa???? Che accidenti è questa storia? Non... non ne so nulla? - cadde dalle nuvole.
  • La tua pupilla mamma ha una forte infiammazione al muscolo femorale dovuta ad un forte trauma che guarda caso non avrebbe dovuto fare. Ha cercato di nasconderlo prendendo schifezze su schifezze ma aimè... sono un medico e l’ho scoperta. 
  • E adesso come sta??? - chiese preoccupata - oddio!!!! Non posso crederci! Emma non ha mai fatto queste cose! 
  • Le ho dato riposto assoluto per quindici giorni e una cura per aiutare il fegato a smaltire tutte quelle schifezze che ha ingurgitato.
  • Non... non posso crederci che sia arrivata a tanto....
  • Non puoi crederci? Non puoi crederci è? Sono io che non posso crederci mamma!  Come accidenti ti è venuto in mente di lasciarla fare è? Sei stata una ginnasta anche tu se non sbaglio... dovresti sapere cosa si può o non si può fare nelle sue condizioni. 
  • Oooh Killian.... non dare la colpa a me! Ha fatto tutto da sola. L’esecuzione del doppio avvitamento non era affatto calcolata, le abbiamo detto più volte, anche l’istante prima dell’esecuzione, che doveva attenersi al  suo di programma originale e per la prova a tempo mi aveva assicurato che non avrebbe gareggiato con gli altri, avrebbe semplicemente eseguito l’esercizio senza tempo. Non è colpa mia se si è sentita in competizione con Zelina.
  • Non è colpa tua? Non è colpa tua???? Tze.... è solo colpa tua! Tu hai voluto che partecipasse a questa cavolo di qualificazione, tu mi hai imbrogliato dicendo che non avrebbe fatto nulla di anomalo....
  • Era la verità, non ti ho imbrogliato... non era nei piani che lei facesse di testa sua.
  • Ma potevi immaginarlo conoscendola no? 
  • Non prevedo il futuro Killian! - disse con convinzione. - le ho dato fiducia. 
  • Non prevedi il futuro è vero, ma se fossi stata un’altra le avresti impedito di fare fare quelle due stramaledette prove.  
  • Le ho creduto sulla parola, Emma non ha mai mentito quindi.... non  ho pensato che potesse essere così ingenua ok? È stata  un’incosciente sono la prima io a dirlo ma è colpa sua, non mia! 
  • Ha solo 17 anni mamma! Stiamo parlando di una ragazzina a cui un anno fa gli è stato portato via un sogno... mi correggo: “il sogno”! chiunque al suo posto avrebbe cercato di farsi notare davanti al presidente di una federazione sportiva quindi non è colpa sua... è colpa tua che non hai saputo tenerla a bada. 
  • Ok è colpa mia... e allora? Ormai il danno è fatto quindi cosa vuoi da me?  
  • Voglio che tu faccia quello che vada fatto. Voglio che la rimproveri, voglio che tu sia chiara con lei sul fatto che uno “stage” non è un invito a tornare in nazionale, ma sopratutto... voglio che tu stessa ti dimentichi di Emma come ginnasta di serie A. Ha potenziale, è grintosa, ha tutte le carte in tavola tecnicamente parlando per poter essere ricordata dalle generazioni a venire e tutto quello che vuoi tu  ma non è tutto. L’incidente purtroppo l’ha limitata e tu non puoi farci nulla, nessuno può... devi accettarlo come stava imparando ad accettarlo lei. 
  • Mah....
  • Niente mah! È la realtà dei fatti e tu lo sai. Non voglio più che tu o chi per te proponiate ad Emma di fare stage, qualificazioni o qualsiasi altra cosa implichi un allenamento non adatto a lei. Lasciatela in pace, fatele vivere i suoi anni senza il peso di questo incidente. 
  • Non sono d’accordo... tu non c’eri Killian, non l’hai vista e non puoi quindi immaginare l’emozione che aveva negli occhi.... il peso dell’incidente se lo porterà dietro per tutta la vita, non potrà mai dimenticarlo, ma almeno possiamo provare ad alleggerire il malessere interiore facendola partecipare a....
  • Ti interrompo subito! Che sia stata felice e si sia trovata bene mi fa solo che piacere, non sto mettendo in dubbio che lei non sia felice con voi, sto parlando di altro e no... non voglio che partecipi più  a nulla. 
  • Il signor Harris, il presidente della federazione, non so se ti ricordi di lui... ha visto Emma per tutta la durata della qualificazione e.... beh è rimasto esterrefatto dal livello che ha raggiunto dopo un intervento come quello che ha subito e.... beh sicuramente te lo ha detto anche Emma... ha battuto molti dei suoi compagni durante le prove di qualifica quindi harris pensava di... beh.... 
  • Devi girarci intorno ancora per molto? Cosa vuoi dirmi? 
  • Harris ha scelto le quattro ragazze  che vuole in squadra per la prossima gara di serie A che si terrà tra un mesetto più o meno e contro ogni pronostico, non pensavamo minimamente potesse accadere, non ora almeno, Emma e tra queste quattro. È una notizia fantastica, la renderebbe felicissima, ma ci pensi???? 
  • A cosa? A cosa dovrei pensare esattamente?  Che siete due incoscienti? O certo che ci penso e più parli più ne prendo atto! - se stava cercando di innervosirmi ci stava riuscendo alla grande. Possibile che non arrivava a capire il punto della situazione? - Emma non parteciperà a nessuna gara mamma, scordatelo proprio. Non voglio, punto. 
  • Non puoi scegliere per lei! 
  • Si che posso e non perché sono il suo fidanzato e credo di avere chissà quale diritto su di lei come starai sicuramente pensando, ma perché sono il suo medico e lo sai anche tu che non potrà partecipare senza un regolare certificato di sana e robusta costituzione. Ora ne ha uno è vero - glielo avevo fatto fare io per poter tornare ad allenarsi in palestra e come un cretino glielo avevo fatto fare agonistico. - ma mi basta un clic per avvisare chi di dovere che lei è fuori. Posso inviare un nuovo certificato in un qualsiasi momento quindi... non sfidarmi ok? 
  • Tu non riesci proprio a capire è?!? Eppure sei un atleta.... non pensi a come possa sentirsi lei ogni volta che ti sente nominare una gara o una qualificazione che devi fare? Le stai togliendo anche quel poco che potrebbe riuscire ad ottenere con questa tua sciocca decisione di darle lo stop definitivo alle competizioni. 
  • Non mi interessa quello che pensi. Emma deve trovare la serenità perduta e non può farlo se voi continuate a venderle illusioni. 
  • Noi non...
  • Basta, discorso chiuso! Si farà a modo mio che ti piaccia oppure no. Se proprio hai sete di vittoria vai a cercarti un nuovo astro vincente ma lascia  in pace la mia Emma!  

Non le dissi altro e salutandola a malapena, ero ancora troppo agitato per poter ragionare lucidamente, andai via. 

Furono due settimane abbastanza complicate quelle del fermo di Emma, non solo per lei, anche per me. Ogni giorno come da abitudine ci incontravamo per stare un po’ insieme ma vuoi o non vuoi l’argomento finiva sempre lì, sul fatto che si sentisse bene e che voleva riprendere con i suoi allenamenti. Ci provò in ogni maniera possibile a convincermi ma fui irremovibile, le negai l’accesso in palestra per tutti i quindici giorni che le avevo assegnato e nonostante mi sentii un vero stronzo, per colpa mia pianse per 15 giorni consecutivi, al terminare della convalescenza potevo rifermi soddisfatto del mio non cedere ai suoi occhioni dolci. La gamba sembrava essere tornata attiva, non aveva più sofferenza nel camminare e dalle analisi di routine tutti i valori erano nella norma, anche quelli del fegato che più mi avevano preoccupato. L’accompagnai io stesso al primo allenamento e non potei far altro che commuovermi nel vederla così felice ed entusiasta di riprendere da dove aveva dovuto interrompere. 

Era in questi momenti che mi ritrovavo a pensare che forse mia madre non avesse poi tutti i torti. Emma e la ginnastica sono sempre state una cosa sola quindi doverla limitate, in qualche modo faceva sembrare me il nostro della situazione. Ma cosa avrei dovuto fare? Lasciarla libera di tornare in pista come se nulla fosse pienamente consapevole che il suo fisico non era affatto pronto a sostenere una mole di lavoro come quella che, in caso, avrebbe dovuto sostenere? Per quanto mi sforzassi a vedere la situazione sotto il punto di vista di mia mamma, non riuscivo proprio a pensarla come lei e alla fine, dopo un accurata riflessione, arrivai alla conclusione che  forse era meglio essere considerato un tiranno dalla propria donna e impedirle di farsi male piuttosto che un amico, come invece sembrano comportarsi la sua fedelissima allenatrice e compagnia bella  e avere la sua salute sulla coscienza. 

Sia chiaro, con questo non intendo dire che mia madre sia un’irresponsabile, lei sa fare divinamente il suo lavoro e vedendo come allena Emma e con quanta attenzione posso confermarlo, ma si lascia trasportare troppo dai suoi superiori e questo potrebbe portarla a lungo andare a perdere di vista l’obiettivo principale. Da quando le hanno messo in testa che Emma, a detta loro, per una serie di esercizi corretti che ha fatto,  potrebbe tornare in serie A mia madre non ragiona più. L’allena come al solito, stando attenta a non farle far movimenti bruschi che potrebbero farle male, ma dentro di lei  di vede c’è un fuoco nuovo, diverso.... lei sta sognando più di Emma il suo ritorno in pista e penso di essere anche arrivato anche a capire perché. Mia madre si sente la principale responsabile dell’incidente accaduto ad Emma, non vede la sua caduta come un tragico volere del destino... no! Lei si accusa di averle fatto eseguire un programma troppo complicato per una ginnasta della sua età e ora vorrebbe rimediare cercando di farla tornare in pista anche se in un ruolo del

tutto diverso da quello a cui avrebbe aspirato se solo quel giorno non fosse caduta rovinandosi la carriera. Il suo ritorno in serie A infatti non comprende neanche per il presidente di federazione un possibile ritorno a sognare le olimpiadi, niente affatto.... il massimo a cui si può aspirare per lei è quello di ottenere il posto in squadra per aiutare le altre atlete nelle competizioni per aumentare  il loro punteggio. Emma tecnicamente continua ad essere moto più forte rispetto alle sue ex compagne  quindi Harris pensa che averla in squadra nonostante i suoi limiti possa essere un bene per avvicinarsi sempre più al podio. È un discorso un po’ egoistico secondo il mio punto di vista ed è anche per questo, oltre che per la sua salute che continua per me essere al primo posto, che sono contrario a vederla nuovamente con il body della nazionale. loro pensano che la renderebbero felice offrendogli questa opportunità ma io so che non è così. Forse agli inizi... ma poi si renderà conto di essere lì solo come acquista punti per far andare alle olimpiadi le sue compagne e la cosa la farà soffrire ancora di più che stare ferma.  

Piacerebbe anche a me vederla tornare in pista, mi è capitato molte volte di imbattermi nei suoi video su YouTube e rimanere affascinato dalla sua bravura ed eleganza, ma so che non reggerebbe e quindi cerco di non alzare le sue aspettative.

Mentre si allena, di tanto in tanto, mentre passa da un attrezzo all’altro, la vedo incrociare il mio sguardo e sorridere felice. Anche mia madre mi osserva ma a differenza di Emma non é affatto amorevole il suo sguardo...no, il suo è decisamente più contrariato. con gli occhi mi sta praticamente dicendo che il posto di Emma non è quella “squallida”palestra, come ama chiamarla. 

Lo so anche io questo ma non potevo farci nulla. 

Per un intero mese mia madre provò a farmi capire, con foto e video di Emma, non sempre potevo andare a vederla allenarsi, che era uno vero spreco tener nascosto un talento del genere ma poi vedendo che non c’era verso da parte mia di vedere si arrese. O meglio.... credevo si fosse arresa: la realtà era ben diversa da quella che mi ero immaginato. 

 

“Amore tua madre ci ha invitati a cena questa sera in un ristorantino in centro. Ci sarai vero?” 

 

Ricevetti quel messaggio intorno alle 18:45 di un venerdì pomeriggio e mi meravigliai di quell’invito fatto così, all’ultimo minuto. Mia madre quando organizzava una cena impiegava come minimo una settimana anche se veniva fatta in un ristorante, cosa l’aveva spinta ad organizzare tutto all’ultimo minuto? Dovevo forse preoccuparmi? Mmh no, probabilmente Emma si era dimenticata di dirmelo prima. 

 

“Così su due piedi mi complica un po’ le cose ma certo che vengo tesoro! Perché non dovrei venire?” 

 

“ Eh lo so.... neanche io me lo aspettavo infatti ho chiamato i miei per chiedergli di portarmi qualcosa, non posso di certo presentarmi in tuta.“ - con quell’affermazione mi fece capire che non si era affatto dimenticata... era mia madre che aveva organizzato  tutto all’ultimo. - “ comunque te lo sto chiedendo perché anche se faccio finta di non vedere non sono scema. Ho capito che avete discusso per qualcosa. La tensione tra di voi è alle stelle.”  - Bene... ci mancava solo che Emma sospettasse.

 

“Ma che dici amore, io e mamma non abbiamo minimamente discusso credimi.”  Le menti... non volevo che sapesse, conoscendola si sarebbe buttata a capofitto in quell’impresa suicida senza pensare minimamente alle conseguenze del caso . “sai già il motivo di questa cena? Mia madre non organizza mai cene solo per stare insieme” glissai l’argomento che aveva preso con un’altro che mi interessava in egual modo. 

 

“Non mi ha detto nulla ma forse ci sono arrivata da sola 🕵️‍♀️. ti spiego quando ci vediamo... ora vado a cambiarmi o neanche per domani sarò pronta. Vengo con lei al ristorante senza che mi passi a prendere ok? Ci vediamo davanti l’entrata principale. Ps. Ti mando l’indirizzo.” 

 

Curioso come non mai di scoprire cosa avesse da dire mia madre decisi di lasciare quelle noiosissime  cartelle cliniche che stavo riportando sul pc e andai a cambiarmi in modo da poter arrivare puntuale all’appuntamento. Naturalmente il karma non fu dalla mia parte quel giorno e nonostante feci modo e maniera per essere un rispettabilissimo gentleman e accogliere le due donne arrivai comunque con 15 minuti di ritardo. Non male per un uomo considerato  che le donne di natura sono di gran lunga più ritardatarie ma qui non stavamo parlando di donne qualsiasi: mia madre era la donna più precisa e puntuale che io avessi mai conosciuto, in tutta la sua vita sarà arrivata ritardo solo una volta e di certo quella volta non era la serata in questione. Trovai Emma, da sola, ad aspettarmi davanti l’entrata del locale così scesi dall’auto e mi diressi a passo svelto verso di lei. 

  • Amore mio ciao! Mi sei mancata - le dissi per poi stringerla a me e catturare le sue labbra con un bacio. Non ci vedevamo dal pomeriggio, ero andato ad attenderla all’uscita delle scuola, ma per me era un’eternità. 
  • La cosa è reciproca! - rispose regalandomi uno dei suoi sorrisi innamorati. 
  • Come mai da sola? Non dovevi venire con mia madre? - chiesi rendendomi subito conto che lei non fosse nei dintorni.
  • Si sì sono venuta con lei, è dentro, ci aspetta al tavolo. - tipico....  -vogliamo raggiungerla? 
  • Si certo ma prima dimmi cosa hai scoperto. Perché ci ha invitati a cena stasera?
  • Scoperto? Macchè... non ho scoperto nulla, le mie sono solamente supposizioni. -  si guardò intorno per assicurarsi che nei dintorni non ci fosse la diretta interessata in ascolto. - sono più di due settimane che sta sempre al telefono, parla fitto fitto per non farsi sentire  e ride per qualsiasi cosa... secondo me ci ha radunato perché vuole renderci partecipi della sua nuova conquista amorosa! - per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Mia madre aveva un nuovo compagno? Questa si che era bella e poi se non sbaglio aveva già una sottospecie di ragazzo da qualche parte... Robin mi sembra si chiamasse, ma non lo vedevo da una vita. 
  • Cosa??? Tu pensi che mia madre... - annuì - e mi ha chiamato per cosa esattamente? Lei può frequentare chi vuole, a me non importa un accidenti... 
  • sei sempre così scontroso quando si parla di tua madre??? - stavo migliorando, in passato ero stato anche peggio. - è una cosa bella  no? Anche lei ha diritto ad un po’ di felicità non credi? 
  • Lei può avere tutta la felicità che vuole ci mancherebbe, ma non deve mettermi in mezzo in queste situazioni. Io non ne voglio sapere nulla. 
  • Beh magari mi sbaglio.... non ho la palla di vetro. La mia era semplice supposizione. 
  • Spero vivamente che tu ti sia sbagliata allora... - dissi con onestà. Mi avrebbe davvero dato fastidio se il motivo di tale invito fosse stato seriamente quello. - andiamo adesso. Vediamo cos’ha di tanto importante da dirci. - ci addentrammo all’interno del locale e dopo aver chiesto al cameriere dove fosse il nostro tavolo raggiungemmo la mia cara mammina che come al solito non perse tempo a sottolineare il mio ritardo. 
  • Hai preso da tuo padre in tutto e per tutto vedo.... anche il difetto dell’essere in ritardatario non manca all’appello. Venti minuti di ritardo Killian? Ti sembra carina come cosa? 
  • Ciao anche a te mamma! Io sto bene e tu? - risposi alle sue critiche con ironia, non avevo alcuna intenzione di litigare... non ancora almeno. 
  • Regina non è arrivato tardi credimi. Ha parcheggiato qui davanti solo qualche minuto dopo di noi. - prese le mie difese Emma raccontandogli come erano andate davvero le cose. - forse ci siamo intrattenuti un po’ troppo prima di entrare, mi dispiace. 
  • Sedetevi avanti... non voglio nenache immaginare come vi stavate intrattenendo. 

Prendemmo posto a tavola come ci era stato “ordinato”, aspettammo il cameriere che venisse a prendere le nostre ordinazioni dopodiché iniziammo a discutere del più e del meno degustando la nostra cena. Sembrava un normalissima cena di cortesia ma poi quando ci venne servito il dessert, anche ad Emma fu concesso di prenderne uno in via del tutto straordinaria, non contando tutti quelli che segretamente mangiava con me, ecco che mia madre sganciò la bomba che tanto stavamo aspettando. 

  • Forse vi sarete chiesti per tutta la cena il motivo di questa riunione improvvisata... 
  • in effetti si... - rispose Emma addentando il suo soufflé al cioccolato. 
  • Lo sospettavo - rise - siamo qui perché c’è una cosa che devo comunicarvi... o meglio: comunicarti! -  il suo sguardo era rivolto ad Emma. Eravamo lì per un qualcosa che riguardava lei. Ma allora cosa centravo io? 
  • Oh oh.... non... non mi piace per niente questa cosa - esclamò entrando subito nel panico - non... non è che  non puoi più allenarmi vero??? No regina non puoi lasciarmi a piedi io....io ho bisogno di...
  • Emma Emma Emma.... stai calma, non è questo che devo dirti e sopratutto non è nulla di tragico. Respira ok? 
  • la fai facile tu... allora? Non tenermi sulle spine ti prego. 
  • D’accordo, d’accordo, te lo dico... - prese una pausa - Ho parlato con Harris, mi ha chiamato esclusivamente per parlarmi di te.  
  • E??? 
  • Curiosa è???? - curiosa era un eufemismo, stava praticamente ballando sulla sedia. - Diciamo solo che è rimasto piacevolmente  colpito dai tuoi progressi e mi ha chiesto di chiederti una cosa.
  • Ah si??? E cosa? - lo sguardo di Emma brillava già di pura felicità mentre il mio al contrario esprimeva contraddizione nonostante non sapessi ancora nulla. Potevo intuire e la cosa non mi piace a affatto. 
  • Mi ha chiesto di chiederti se ti farebbe piacere partecipare, domani,  ad un altro dei suoi stage. -  neanche a finire la frase che eccola rivolgersi  verso di me  lanciandomi uno sguardo  di sfida come a volermi dire “te l’ho fatta sotto il naso... fermami se ci riesci”. 
  • Davvero Regina?!?! Mi vuole rivedere? Seriamente???? - annuì - si sì sì sì siiiiiiiiii! Certo che voglio partecipare! Chiamalo che aspetti, digli che domani ci sarò di sicuro. Hai sentito Killian??? Harris mi vuole nel suo gruppo, non è meraviglioso? 
  • Già... prorpio meraviglioso - dissi in maniera tutt’altro che felice. Non ero affatto d’accordo con quella stramba richiesta anzi... ero del tutto contrariato. Avevo parlato chiaro fin da subito, non volevo che Emma avesse più niente a che fare con loro e invece? Come al solito mia madre si era schierata contro di me. Sentii la rabbia ribollirmi nelle vene per quell’affronto e prima di dire o fare qualcosa di cui avrei potuto seriamente pentirmi decisi di alzarmi ed uscire fuori dal locale. 

 

 

Pov EMMA.

 

Non potevo credere alle mie orecchie, mr Harris aveva richiesto nuovamente la mia presenza ad uno dei suoi stage e considerando che i suoi eventi erano rivolti solamente a ginnasti di un certo livello mi sentii anche parecchio lusingata del fatto che tra tanti ginnasti avesse voluto nel suo gruppo proprio me nonostante le mie evidenti difficoltà. Ero felicissima all’idea che in meno di 24h sarei tornata ancora una volta in quella che era stata la mia casa per parecchi anni, non stavo nella pelle,  ma poi vidi Killian, nero in volto, allontanarsi dal locale e la felicità di quella notizia venne immediatamente spazzata via.  

  • Killian, cosa... dove vai? - domandai a voce sostenuta per farmi sentire senza però ottenere risposta.
  • Emma lascialo stare dai... - mi disse regina cercando di catturare la mia attenzione la quale era totalmente catturata dalla porta a vetri da cui era appena uscito il mio fidanzato. 
  • Che... che gli prende? - chiesi totalmente confusa. Non era da Killian comportarsi in quel modo. 
  • Bah.... Non ne ho la più pallida idea! - rispose scrollando le spalle come se ciò che era appena accaduto non avesse per nulla importanza. 
  • Vado da lui! - se a lei non importava nulla erano problemi suoi ma io tenevo in maniera smisurata a Killian e volevo capire a tutti i costi  cosa gli fosse successo per fuggire via in quel modo. 
  • Resta qui Emma. Fidati... lascialo stare per un po’ da solo! Vedrai che tornerà presto. - se c’era una cosa che avevo imparato in quei cinque anni vissuti  insieme a Regina era che lei non sapeva affatto mentire e in quel momento era chiaro come il sole che mi stesse dicendo quelle parole solo per farmi rimanere al mio posto. Lei sapeva qualcosa, non vi erano dubbi, ma a quanto pare non aveva piacere a condividere questo segreto con me. Bene... nessun problema, avrei scoperto tutto da sola.  
  • No mi dispiace non resterò qui mentre Killian è chissà dove! Non esiste! vado da lui! - e senza darle modo di replicare presi la giacca e corsi fuori al locale per cercarlo. Fortunatamente non si era allontanato molto, lo trovai proprio di fronte al locale, poggiato e con sguardo pensieroso sulla fontana della piazza. Lo raggiungi  e senza dire nulla mi andai a sedere accanto a lui sapendo che prima o poi, quando si fosse sentito pronto, sarebbe stato lui il primo a parlare. 
  • Forse sarebbe stato meglio che se ci avesse convocato qui per comunicarci di aver trovato un poveraccio a cui dare il tormento. - esordì mentre continuava imperterrito a fissare l’acqua uscire dalla statua della fontana. Erano più di quindici minuti che eravamo lì, in totale silenzio e in tutto quel tempo neanche una volta aveva incrociato il mio sguardo. - avrei reagito sicuramente meglio di così. - continuò.
  • Killian non capisco... ti prego parlami.... 
  • Non c’è nulla da capire tranquilla. Non è successo nulla. Torna di la ok? Io ti raggiungo tra dieci minuti. 
  • Io non me ne vado di qui se prima non mi dici che accidenti è successo per farti reagire in questo modo. Centra quello che mi ha detto Regina vero? - era l’unica cosa possibile - non sei felice della proposta che mi è stata fatta vero? 
  • È più complicato di così! 
  • E allora spiegami! Per favore.... 
  • avevi ragione prima, per messaggio... quando mi hai detto che avevi capito che tra mia madre e me ultimamente c’era un po’ di astio.... hai ragione, abbiamo avuto una divergenza di opinioni all’incirca un mesetto fa e riguardava proprio te e l’allenamento. - confessò. 
  • Continua... - lo incitai a continuare.
  • Siamo in disappunto totale su ciò che è meglio per te, lo siamo sempre stati in realtà ma dopo l’ultima esperienza in federazione con il caro Harris le cose sono precipitate. - bene... litigavano per me e io non ne sapevo nulla. Grandioso no? -  lei guarda solo  l’aspetto emotivo di tutta questa situazione, non riesce a vedere oltre... io al contrario mi soffermo più sul lato medico... mi preoccupo della tua salute...
  • continuo a non capire... - ci stava girando attorno.
  • Dopo aver scoperto cosa avevi combinato durante l’ultimo stage sono andato dalla tua cara allenatrice  e ho messo i puntini sulle i dicendole  che per  nulla al mondo avrebbe dovuto più metterti in una posizione di pericolo simile. In caso contrario avrei bloccato ogni cosa sul nascere ritrattando il vecchio certificato e presentandone uno del tutto nuovo che ti avrebbe si impedito di accedere a strutture agonistiche ma anche tutelato. L’ho fatto per te e non mi importa se ci resterai male nel conoscere questa verità : ho preso questa decisione solo per salvaguardare la tua salute, cosa che non posso di certo fare  permettendoti di allenarti come se niente fosse  con quei malati di sport. Naturalmente lei è stata furba... più furba di me; non ha chiesto il mio parere, conosceva già la risposta, lo ha chiesto direttamente a te sapendo di riuscire ad ottenere il suo scopo. Avrei dovuto immaginarlo che di lei non ci si può fidare... avrei dovuto cambiare il certificato medico direttamente quel giorno... - rimasi senza parole nell’ascoltare tutta quella storia. Si stavano praticamente facendo la guerra da un mese e io non avevo percepito il ben che minimo segnale. 
  • Perché non lo hai fatto subito? Cambiare il certificato dico... perché non lo fai adesso? - chiesi volendo capire fino in fondo. Mi aveva fatto male sapere che Killian avrebbe voluto così, su due piedi tagliarmi le ali, ma capivo perfettamente il suo punto di vista: era preoccupato per me e poi.... beh... a parte minacciare Regina non aveva fatto nulla di male, il mio certificato medico testimoniava ancora che ero in grado di poter svolgere, anche se in ore decisamente ridotte, un tipo di allenamento se non prorpio agonistico, quasi... non potevo avercela con lui. 
  • Perché ti amo e perche per quanto io voglia proteggerti non posso di certo scegliere al tuo posto. Io posso consigliarti, dirti cosa sarebbe meglio per te, per la tua salute ma poi.... beh, sei tu che devi prendere la decisione finale. Se la prendessi io al tuo posto prima o poi quella decisione mi si ritorcerebbe contro e io non voglio assolutamente che il tuo primo ricordo pensando a me in un prossimo futuro sia quello di colui che ti ha impedito di inseguire un sogno. - un sogno irraggiungibile avrei voluto rettificare. - ora di sicuro sarai arrabbiata con me. Lo capisco... - Mi colpirono molto le sue parole e anche se in un primo momento ci ero rimasta un po’ male, e di mi ero anche un po’ alterata,  nel conoscere i suoi pensieri adesso lo comprendevo... al suo posto avrei fatto la stessa cosa se non addirittura peggio. 
  • Sei un angelo Killian....  davvero! Sei esattamente l’uomo che ogni donna vorrebbe avere accanto e io sono fortunata ad averti.  - dissi per poi andare ad abbracciarlo. - non sono affatto arrabbiata con te, anzi... anche se ci hai messo un po’ apprezzo molto la tua sincerità e anche io voglio essere a mia volta sincera con te. - fu in quell’esatto momento che finalmente i nostri sguardi si incrociarono. - io capisco il tuo punto di vista e credimi, al tuo posto agirei allo stesso modo, ma... Beh, conosci già la mia decisione immagino. 
  • Suppongo di sì. Andrai allo stage ho indovinato?  - sospirai... 
  • Già... ma ti prometto che questa volta mi limiterò a fare solo quello che mi è consentito fare. Te lo giuro. - non rispose - non... non so vivere senza questo Killian... ci provo, ci provo seriamente a farmi andare bene la situazione che purtroppo ho ma non sto bene... ogni volta che apro Facebook o Instagram vedo foto delle mie ex compagne in palestra, in ritiro pregata, in competizione. Rosico ogni volta e non credo che la cosa con il tempo migliorerà. Non posso nenache cancellarle dai social... sono pur sempre le mie amiche e non posso chiedere loro di smettere di postare cose a me scomode perche so da me che non sarebbe giusto. Non aspiro a nulla di che Killian se è questo che ti preoccupa, prendo ciò che viene e se in questo momento uno stage è la costa più vicina alla mia ex vita da ginnasta allora me la faccio andare bene. - ancora una volta non proferì parola il che mi preoccupo un po’. -  sei... sei arrabbiato? 
  • no... non sono arrabbiato Emma, sono preoccupato.
  • Preoccupato??? Che possa farmi male di nuovo? Devi star tranquillo amore, ti ho detto che...
  • No, non è questo che mi preoccupa, cioè... sì ma non solo. La mia preoccupazione più grande è che tu possa perdere di vista la realtà. 
  • Non succederà! 
  • Non puoi saperlo... oggi è uno stage, ma domani? Se un domani ti proponessero una gara? - scosse la testa - fidati... avresti gli stessi occhi a cuoricino che avevi fino a pochi minuti fa e ti butteresti a capofitto in quella nuova sfida. È di questo che ho paura.... ma come ho già detto poco fa... non spetta a me decidere. 
  • Vieni con me domani! Ti prego.... almeno potrai guardare con i tuoi stessi occhi che non devi temere nulla.
  • Non lo so...
  • Ti prego amore... mi renderesti felicissima! - gli feci gli occhi dolci. 
  • Va bene... ma solo perché devo tenerti d’occhio! - mi diede un bacio. - ora però torna dentro prima mia madre inizi il suo show che l’abbiamo abbandonata nel bel mezzo di una serata. - risi.
  • Andiamo insieme, accompagnami. - lo vidi scuotere la testa energicamente. 
  • No, preferisco di no.... rischierei di dire qualcosa per cui potrei pentirmi in questo momento e non voglio, quindi... vai da sola, io ti aspetto qui. Non ho nessuna fretta. - ero titubante  sul fatto di lasciarlo lì, da solo, ad aspettare i miei comodi ma lui capendo il mio pensiero insistette affinché  andassi quantomeno a salutare Regina così lo accontentai e ne approfittai anche, tornando dentro, per chiederle ora e luogo dell’appuntamento per il giorno successivo. 

Una volta averla salutata raggiunsi nuovamente Killian e insieme ci dirigemmo verso casa. 

  • sai cosa mi ha detto tua madre quando sono tornata dentro? - gli chiesi sapendo già che non avrebbe indovinato, era ancora troppo offuscato dalla rabbia per poter pensare con leggerezza. 
  • Cosa? Che ti sei finanziata con un testone che non capisce cosa è meglio per te? Tze....
  • No... mi ha detto che stasera devo filare dritta a casa senza intrattenermi con il mio fidanzato in attività vietate ai minori. - ammiccai con lo sguardo. 
  • classico per un sergente come lei... - rispose senza neanche scherzarci un po’ sopra. - ti passo a prendere domani ok? Mandami orario e luogo così posso organizzarmi. 
  • Ma come? Dobbiamo già salutarci? Io volevo restare qui con te un altro po’... - dissi facendogli nuovamente gli occhi dolci per poi avvicinarmi e iniziare a baciargli il collo, uno dei suoi punti deboli. 
  • Emma ferma non.. non è il caso, domani...
  • Domani è un’altro giorno, non ci pensare! 
  • Mah...
  • Tranquillo, riuscirò a fare comunque il mio stage nel migliore dei modi.... per quello che posso fare poi...
  • Non è contro le regole? Io non voglio causare casini lo sai e soprattutto non ho la ben che minima voglia di affrontare mia madre credimi. 
  • Le regole non valgono per i non agonisti no? - ammiccai. - dai, non si accorgerà di nulla, basterà solo che tu non ti diverta a lasciarmi segni come la volta scorsa. - risi ripensando all’espressione di Regina di quel dì, scioccata nell’apprendere che direzione aveva preso la mia relazione con Killian.  
  • Mmmh... D’accordo... ma solo perché non so resistere al tuo fascino. - ci scambiammo qualche prima effusione li, nel parcheggio poco distante da casa mia ma poi concordammo che era decisamente sconsigliato per attività di questo genere così rimise in moto l’auto e andammo alla ricerca di un posticino decisamente più appartato e lontano da occhi indiscreti per poi finalmente concederci del tempo solo ed esclusivamente per noi senza dover pensare a tutto ciò che era accaduto in quella serata. Volevo che lui dimenticasse la rabbia provata nel sentirsi prendere in giro dalla sua stessa madre, che non pensasse per un almeno un’oretta a quanto si sentisse ferito... aveva lo sguardo ferito, tradito e io sperai con tutta Me stessa di essere in grado di fargli riacquistare un po’ di serenità. 

Ci concedemmo l’un l’altra per più tempo del previsto tanto che tornai a casa con ben oltre una mezz’ora di ritardo. I miei fortunatamente già dormivano quando rincasai e non si accorsero di nulla o sarebbero stati seri guai  perché avrei dovuto dare loro molte spiegazioni, tra cui il motivo per cui il mio collo sembrava essere appena stato morso da un vampiro. Eh già... Killian è sempre il solito, se non fa di testa sua non è lui. 

Il mattino seguente mi alzai presto nonostante non ci fosse scuola e senza perdere tempo mi misi a preparare tutto l’occorrente che mi sarebbe servito quel pomeriggio. Non stavo più nella pelle dovete credermi, mi agitavo per tutta la stanza completamente impazzita senza avere la ben che minima idea di cosa stessi facendo. Stavo sclerando pertanto avevo necessariamente bisogno di  trovare qualcosa da fare per darmi una calmata. Fortunatamente venne mia madre in stanza a controllare che fossi viva, non mi aveva sentita rientrare e non ero ancora scesa per la colazione, per cui per una decina di minuti fui impegnata in una sorta di conversazione con lei. 

  • Buongiorno tesoro.... - esordi entrando. 
  • Mamma buongiorno! - risposi con un sorriso a trentadue denti. 
  • È una buona giornata vedo.... - sorrise nel vedermi così allegra, di solito di prima mattina non lo sono mai. - qualche motivo in particolare? 
  • Si! - risposi senza neanche farle terminare la frase. - Harris mi vuole in federazione questo pomeriggio  per un secondo stage con loro. - dissi ancora super emozionata - stento  ancora a crederci in realtà ma è vero!!!! Mi vuole nel suo gruppo. 
  • È una notizia meravigliosa amore mio, sono felice di questa opportunità credimi mah.... - lo vedevo dal suo sguardo preoccupato che dietro ci fosse un ma. - non credi che sia un po’ troppo un altro allenamento come quello della scorsa volta? Hai avuto problemi alla gamba per un po’ ricordi? Forse....
  • È stata colpa mia la volta scorsa mamma, ho fatto più del dovuto ma non ripeterò lo stesso errore. Mi atterrò al mio programma, non farò nulla che non mi è consentito. 
  • Ti conosco signorina e quando si tratta di ginnastica fai sempre di testa tua... non sto tranquilla! 
  • Ci sarà anche Killian... gli ho chiesto di venire in modo che possa vedere con i suoi stessi occhi che non sto mentendo. Ti fidi di lui no? Anzi... per essere ancora più tranquilla, perchè  non venite anche te e papà? Lo stage è aperto al pubblico quindi se volete assicurarvi che io sia stata sincera vi basterà venire al palazzetto. 
  • Non ti vedo volteggiare da una vita, mi farebbe enormemente piacere credimi tesoro ma questo pomeriggio sia io che tuo padre lavoriamo e prendere un permesso oggi per oggi è pressoché impossibile. A saperlo prima ci saremmo organizzati. Che peccato. 
  • Hai ragione, ma l’ho saputo solamente ieri sera. Verrete  la prossima volta ok?  - ero già proiettata ad una prossima volta come se fosse scontato che ci sarebbe stata. 
  • Va bene ma ora scendi a fare colazione, non vorrai presentarti ad uno stage senza aver fatto il pasto più importante della giornata. 
  • Scendo subito mamma!  - fece per andare via ma poco prima di chiudersi la porta alle spalle eccola tornare sui suoi passi. - si lo so, sarò prudente lo giusto - anticipai quello che credevo volesse dirmi.
  • Si, a parte questo... ho dimenticato di dirti una cosa. di al tuo fidanzato che quando  viene a trovarti qui a casa controlli di aver preso tutto prima di andare via. 
  • Cosa? Mamma mah... - non mi diede il tempo di finire la frase che mi delucidò le idee lanciandomi un oggetto a me familiare. Pochi giorni prima Killian era passato a casa per portarmi la colazione e come al solito ci eravamo lasciati andare un po troppo alle effusioni finendo così per fare l’amore. Quella mattina mia madre non era a lavoro, era uscita semplicemente per fare la spesa quindi non sapevamo con precisione per che ora sarebbe tornata. Facemmo tutto in fretta e furia per non farci scoprire, anche il rivestirci e nel farlo Killian si rese conto di aver perso un calzino. Lo cercammo in lungo e in largo ma niente, sembrò essersi volatilizzato nel nulla. Tornò a casa senza, con la promessa che lo avrei cercato ma dopo un primo giorno di ricerca inutile persi le speranze e mi convinsi che probabilmente lo aveva lanciato nel suo borsone della palestra. Non avevo alcun dubbio, doveva essere li.... e invece.... invece mia madre me lo aveva appena lanciato addosso: era il calzino di Killian l’oggetto in questione, lo avrei riconosciuto fra mille . 
  • Ho trovato questo nel divano del salotto e non è di tuo padre, ne di certo mio o tuo. - mamma mia che imbarazzo e adesso?
  • No mamma ti sbagli non è di Killian, perché Killian dovrebbe lasciare un calzino a casa, non sono mica una maniaca del pulito che gli faccio togliere le scarpe. Deve essere di papà lo avrai di sicuro dim... 
  • Prima che continui a rifilarmi  chissá quante altre balle tesoro mio ti blocco subito dicendoti che sono stata giovane anche io. Ho avuto anche io 17 anni e anche io ho invitato tuo padre in casa quando i tuoi nonni non c’erano quindi.... - diventai paonazza in viso dandole la conferma che aveva ragione - emma.... non dovrei dirtele queste cose in quanto genitore ma se serve per farti capire che con me le bugie e le cose fatte di nascosto non attaccano allora ben  venga. Sia chiaro peró... questo non è affatto un invito o un lasciapassare indisturbato a farlo tornare qui ma ricorda: testa sulle spalle sempre e comunque quando fai determinate cose. Basta un niente per ritrovarti ad affrontare situazioni più grandi di te ok? Dimostrami che posso fidarmi di te, che sei davvero matura come penso e semmai dovesse venirti a trovare qui a casa abbi almeno la decenza di avvisarmi. Cosa succederebbe se io o tuo padre rincasassimo prima del solito orario? Non ci tengo a scoprirti in certi atteggiamenti e di sicuro non ci tendo a diventare vedova. 
  • Va bene... - mi limitai a dire 
  • Siamo d’accordo? - Annui. Una cosa era certa: non le avrei mai detto quando Killian sarebbe venuto a trovarmi ancora, sarebbe stato come dirle tra le righe “mamma Killian sta venendo per fare sesso” ma per il resto fui felicissima  che l’avesse presa bene e non mi avesse rimproverata per aver portato un ragazzo a casa.  Ancora un po’ in imbarazzo misi le ultime cose in borsa dopodiche mi avviai insieme a lei al piano di sotto per la colazione. fortunatamente papà non c’era  quella mattina o di sicuro avrebbe capito che era successo qualcosa al piano di sopra e avrebbe voluto sapere dosa. Nella sfortuna di essere stata sgamata potevo comunque ritenermi fortunata di come erano andate le cose: se  il calzino lo avesse scoperto mio padre di sicuro non sarei ancora in questo mondo. 

Mangiammo senza più prendere in ballo l’argomento e subito dopo colazione, dopo aver aiutato mamma a ripulire la cucina, mi chiusi in bagno a prepararmi per lo stage, regina mi aveva scritto poco prima di rientrare a casa la sera precedente dicendomi di essere impeccabile: “capelli e trucco in ordine. Preparati come se dovessi sostenere un’audizione importante” furono le sue parole e io eseguii alla lettera. Ci misi più di un’ora e mezza a fare tutto ma alla fine il risultato mi piacque e mi sentii pienamente soddisfatta. Uscii di casa che non era ancora ora di pranzo, non sarei riuscita a restarmene  ferma senza fare nulla  e ne approfittai quindi per andare a trovare Killian in ospedale. Era pieno di pazienti quel giorno ma nonostante questo non appena mi vide trovò comunque il modo per ricevermi. Aspettai con lui che finisse il turno, era in palestra, non in sala visite, quindi sarei potuta rimanere tranquillamente e una volta timbrato il cartellino di uscita andammo a pranzo. Pranzo.... lui pranzò, a me toccò una misera insalata.

  • stai male? - fu la prima cosa che mi disse non appena vide cosa avevo ordinato. Non era da me mangiare in quel modo, o meglio... non era più da me. Avevo ripreso un’alimentazione degna di ogni ragazzo della mia età da quando avevo smesso con le gare e incontrato Killian ma per quel giorno, visto che avrei dovuto sostenere uno stage decisi di rispettare il vero regime alimentare dell’atleta. Non che io mangi male di norma, mangio il giusto e non ho preso neanche molto peso da quel di, un kg e mezzo massimo due, ma rispetto a prima mi concedo più sfizi in fatto alimentare e di sicuro mangiare, che ne so.... carboidrati prima di un allenamento non è di certo il massimo. 
  • Per l’insalata dici? Ma no, è che vorrei evitare di volteggiare alle parallele o al volteggio con lo stomaco troppo pieno. - Risi.
  • Non vuoi neanche assaggiare? - mi indicó Il suo piatto, aveva ordinato un risotto alla crema di scampi. Scossi la testa nonostante quel piatto mettesse acquolina e lui la scosse di rimando rassegnato per la mia decisione, come la chiamava lui, di fare la fame. - non sai cosa ti perdi. - e nel dirlo mandò giù un bel cucchiaio di quella specialità. Lo invidiavo, era di nuovo un atleta professionista, si stava allenando con la nazionale di scherma ormai da un po’, ma il suo regime alimentare non era cambiato per niente. Si concedeva di tutto, pasta, dolci, bibite poco salutari... non rinunciava a nulla e il suo fisico  era a dir poco impeccabile. Io sono nella norma, anzi... tra le ginnaste sono sempre stata la più portata fisicamente parlando ma per ottenere quei risultati non ho fatto altro che fare rinunce si rinunce. Forse, avendo un buon metabolismo e considerando il fatto che non ho preso così tanto peso da quando ho avuto lo stop agonistico, significa che anche senza sacrifici avrei avuto gli stessi risultati. Chissa.... resterà un mistero. Una cosa è certa, il coach di Killian è di sicuro più accondiscendente della mia. 
  • Posso farti una domanda? Ma il tuo allenatore sa che sei un pozzo senza fondo? - chiesi prendendolo in giro ma anche curiosa di scoprire la sua risposta.
  • Ehi!!!! Ma come ti permetti signorina? Pozzo senza fondo a chi è? - feci finta di essersi risentito ma durò  poco perché gli venne da ridere e non riuscì a trattenersi. - non conosce una lista dettagliata di ciò che mangio al giorno ma di sicuro sa che non vado molto d’accordo con il Regime ferreo fatto di brodaglie verdi. 
  • E a lui sta bene? Cioè intendo, non pretende da voi disciplina anche fuori dalla palestra? 
  • Certo che sì, abbiamo anche noi regole da rispettare e guai a non farlo ma c’è da dire che siamo stati fortunati. A differenza della tua cara allenatrice lui ricorda ancora cosa significa essere un atleta e ancora meglio: ricorda di essere stato giovane. Pretende il massimo da noi in sala d’allenamento, il ritiro pregare è fondamentale per lui  e guai a bere alcolici o fare sesso in quel periodo; ma per il resto è uno di noi e non ci dice nulla se ci godiamo un po’ la vita.  Non so come tu sia riuscita in questi anni a sopravvive a tutte quelle morbose regole. Ricordo ancora il nostro primo appuntamento.... ti ho portato a prendere un gelato e mi confessasti che non ne mangiavi uno da cinque anni. - sorrisi  ripensando a quel giorno. - incredibile.... dovrebbe essere illegale una coda del genere. Io sarei impazzito per mancanza di zuccheri già dopo un mese. 
  • È solo questione di abitudine ma ti capisco: adesso mi risulterebbe assai difficile riprendere quel regime di vita e eliminare tutti quei bei vizi che mi hai fatto prendere.
  • Come quello di mangiare il miglior tiramisù della città dopo aver fatto l’amore? 
  • Quello è proprio è un bel vizio! Peccato non succeda sempre - arrossii nonostante riuscii a rispondergli a tono. 
  • Ma sentila.... - mi prese in giro 
  • È la verità amore mio. Tu mi vizi mi vizi ma poi??? 
  • D’accordo signorina! Vorrà dire che  mi  impegnerò affinché dalla prossima volta in poi il suo dolce desiderio venga esaurito. - si sporge per baciarmi. - adesso fai la brava e finisci quell’intruglio verde poco invitante. 
  • Devo prorpio?  Non ho molta fame... sono in agitazione per lo stage. - ammisi. 
  • Se non mangi non esci da questo locale sappilo.
  • Ma Killian....
  • Mangia o niente tiramisù stasera! 
  • Mmmh... tiramisù è??? Cos’è? Un modo carino per dirmi che hai maliziosi programmi per la serata? 
  • Lo scoprirai solo se farai la brava.

 

Mi affrettai a mangiare la mia tristissima insalata mentre lui mi fece compagnia con  un secondo piatto dopodiche, una volta pagato il conto.... pagò lui come al solito, ci recammo verso l’indirizzo che mi aveva inviato regina. Trovare parcheggio fu un’impresa epica, vi erano macchine ovunque, ma alla fine un piccolo posticino poco distante dall’entrata principale lo trovammo comunque. mano nella mano ci dirigemmo all’interno della struttura alla ricerca di regina ma mi bloccai non appena varcai la soglia della porta principale. Credevo di essere una delle prime ad arrivare sul posto visto che ero arrivata con qualche minuto di anticipo  invece il palazzetto era già pieno zeppo di gente al suo interno: un po’ troppe per essere uno stage aperto al pubblico. Avete presente un concerto? Beh è questa l’idea di palazzetto gremito  di gente di cui parlo. Doveva esserci un errore, non vi era altra spiegazione. 

  • vado a chiedere! - disse Killian intuendo il mio stesso pensiero. 
  • Vengo con te. 

Ci avvicinammo al banco informazioni allestito poco distante dall’entrata e chiedemmo. La risposta della persona davanti a noi per poco non mi condusse ad una morte prematura.

  • mi scusi, è questo il palazzetto per lo stage di ginnastica del signor Harris? - chiese Killian sorridendo alla ragazza davanti a se in modo gentile. - dall’affluenza di gente non credo mah.... c’è stato dato questo indirizzo, non so.... magari abbiamo sbagliato.
  • L’indirizzo è il nostro ma non vi è nessuno stage di ginnastica quest’oggi. Sicuri di aver capito bene il giorno? Ci sono stati degli stage due giorni fa magari....
  • Siamo sicuri che la data indicava oggi mi creda. - rispose Killian avevndo capito già prima di me che qualcosa non tornava. 
  • Non so come aiutarla mi dispiace ma se vuole posso chiamare il responsabile dell’evento e....
  • Non di preoccupi, non vi è bisogno, mi risponda ad un’altra domanda però.
  • Certamente, chieda pure.
  • Che evento ci sarà questo pomeriggio alle tre? 
  • Un super evento mi creda, oggi ci sarà la prima gara di campionato dell’anno  per la seria A della ginnastica artistica. Se siete appassionati di ginnastica non dovreste perderlo credetemi. Ci saranno le migliori celebrità della nostra nazione. - vidi Killian girarsi immediatamente verso di me per vedere se era tutto ok ma era troppo tardi. Stavo già entrando nel panico. - le preparo due biglietti? - continuó la ragazza non accorgendosi del clima di tensione mosto a panico che si era venuto a creare. 
  • No mah.... forse può aiutarmi ancora. Ha la lista di chi parteciperà a questa competizione? 
  • Certamente, non posso far accedere al palazzetto atleti non autorizzati a gareggiare. Sfortunatamente però non posso divulgare informazioni per motivi di privacy. Con i tempi che corrono.... 
  • Emma swan! - mi intromisi tirando fuori la mia carta d’identità e il mio vecchio tesserino atletico che tenevo custodito gelosamente come se fosse chissà che cosa. Forse era anche scaduto, probabilmente lo era, ma poco importava: serviva solamente per ottenere le risposte necessarie. 
  • Emma Swan? Quella Emma Swan????   Oddioooo! - iniziò a saltellare - Quando mi hanno accennato al suo ritorno in pedana non potevo assolutamente crederci e invece.... - lascio la frase in sospeso - non sai che gioia è per me incontrarti. Ho studiato ginnastica per anni e credo tu  sia la migliore in assoluto in questo campo.  - di tutto ciò che disse io capii solo “ritorno in pedana” e se prima avevo sfiorato l’infarto credendo fosse tutto un equivoco adesso stavo per infartare sul serio. 
  • Mi scusi se mi intrometto ancora ma cosa vuole dire esattamente con “ritorno in pedana”. La signorina Swan non è iscritta alla competizione. 
  • O Si invece. 
  • No, credo ci sia un errore, lei...
  • No, nessun errore - prese  il foglio in questione  per dimostrare la sua teoria - guardi: eccola qui!  Emma Swan. Atleta della federazione nazionale ginnastica artistica. Allenatore: Regina Mills. Corrisponde? - Killian si limitò ad un cenno del capo come assenso dopodiche mi so avvicinó per capire se fosse tutto ok. Niente era ok ed ad essere sinceri non ricordo neanche, tanto  fu lo shock, le sensazioni che provai. So solo che volevo parlare con regina quanto prima: doveva immediatamente darmi una spiegazione.
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***




Amore olimpico
Capitolo 13

 

Pov Emma

  • mi chiami immediatamente la signora Mills. - ordinò Killian alla ragazza con uno sguardo a dir poco inferocito. Regina ci aveva preso in giro bene bene, mi aveva iscritto ad una competizione, di serie A oltretutto, senza chiedere consiglio a Killian, senza chiedermi cosa ne pensassi e sopratutto senza prepararmi psicologicamente all’eventualità di una cosa di questo tipo. Non ero affatto pronta ad affrontare una gara di quel livello, non ero pronta ad affrontare nessuna gara in generale in realtà. Ero ancora troppo indietro con il programma per poter affrontare una cosa simile eppure lei mi aveva iscritta ugualmente. Avevo il cuore che mi batteva ad una velocità disumana  e l’idea di scappare a gambe levate il più lontano possibile da lì mi balenò alla mente piu di una volta ma non lo feci... no, cercai di trattenere i miei impulsi in quanto Killian sembrava essere più agitato di me per quell’assurda situazione che si era venuta a creare. Era nero in volto, aveva tutta  l’aria di una persona che sta per commettere qualcosa di indicibile e la cosa, se possibile, mi agitò ancora di più.

Provai  a farlo ragionare cercando di dirgli di restare calmo  e di parlare con Regina con tranquillità nonostante non lo meritasse,  ma lui ignorò completamente le mie parole, non riuscii a capire neanche se mi stesse ascoltando in realtà, so solo che che non appena vide arrivare la diretta interessata verso di noi, con un sorriso a trentadue denti, ecco che non si trattenne piu e iniziò a dare di matto.

  • Mi hai preso per il culo! Come accidenti ti è venuto in mente di fare una bastardata del genere alle mie spalle è? - le disse con voce sostenuta tanto che attirammo l’attenzione di alcuni ragazzi poco distanti da noi. 
  • Datti una calmata, sembri indemoniato! - rispose Regina con i suoi toni da perfetta mestrina. - non ti devo nessuna spiegazione. Non a te almeno. - aggiunse per poi incrociare il mio sguardo. 
  • Credevo di essere stato chiaro quel giorno per quanto riguarda queste tue strambe uscite di testa, a quanto pare però non mi sono spiegato sufficientemente bene: devi smetterla di accanirti su di Emma  solo per una tua stupida rivincita personale! Devi smetterla di metterla costantemente in pericolo. 
  • E perché non mi fermi allora? Ti sei fatto tanto grande quel giorno dicendomi che potevi con uno schiocco di dita bloccare ogni mia rischiosa iniziativa e poi? Ancora non hai fatto nulla? 
  • Credevo che fossi più intelligente di così! Che in fondo di lei ti importasse qualcosa. 
  • Ah si? Solo per questo? O c’è dell’altro sotto Killian? Di un po’? Lei lo sa cosa avevi intenzione di fare? - tornò a guardarmi. - ti ha detto che voleva modificare il tuo certificato togliendoti ogni possibilità di tornare in pista? 
  • Sei una bastarda! - gli disse Killian per quel suo modo sadico di volerlo a tutti i costi infangare. Lei non sapeva che me lo avesse detto, era convinta del contrario e volutamente aveva deciso di mettermi al corrente della cosa. Voleva metterlo in cattiva luce ai miei occhi. 
  • si lo so, me ne ha parlato! - risposi lasciandola sorpresa. 
  • Ah si? E ti sta bene? 
  • Non ha modificato nulla mi sembra. - mi limitai a dire prendendo le parti del mio fidanzato.
  • Perché non ne ha avuto modo. Perché pensi che ti ho comunicato di questo incontro solamente ieri? Ormai i certificati sono stati inviati, non può più rettificare. 
  • Questo lo dici tu mammina. - riecco Killian farsi spazio in quella infinita discussione - Lo sai che lavoro faccio vero?  Non avrei problemi, se solo volessi,  a contattare il responsabile di questa bettola e rettificare la mia diagnosi su un mio paziente. 
  • E fallo allora no? Se può farlo perché  non inizi a chiamare il responsabile?!?
  • Perché come ho già detto a lei ieri sera , non spetta a me prendere queste decisioni. Io posso darle un consiglio, un parere medico, ma non posso fermarla contro la sua volontà. 
  • Perché hai paura che ti lasci? 
  • No, perché  non sono un coglione come te! Io a lei ci tengo, rispetto le sue decisioni anche quando sono totalmente contrario ma tu? Tu non tieni a nessuno se non a te stessa. Lo hai fatto con me in passato e ora lo stai facendo con lei. 
  • Non hai la minima idea di quello che stai dicendo....
  • A no?? E allora spiegami: come mai le hai dovuto mentire? Perché non le hai detto subito della gara? 
  • Per te, te l’ho detto! 
  • No, intendo dire.... perché le hai detto che era uno stage? Perché non sei stata onesta con lei fin da subito? Stage o competizione il certificato volendo avrei potuto cambiarlo ugualmente, lo sai. - questa era decisamente la prima domanda che mi interessava sul serio: perché mi aveva mentito? 
  • Non volevo entrasse nel panico. La volevo carica e motivata per affrontare la giornata. 
  • Guardala! Ti sembra carica e motivata? Tze... tu non ragioni più secondo me! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello. L’unico motivo per cui non le hai detto nulla è perché sapevi che avrebbe potuto rifiutare. 
  • Può rifiutarsi anche adesso se non se la sente. Nessuno la costringe. 
  • È una gara a squadre quella a cui è iscritta  immagino... se lei rifiutasse immagino che tu abbia già pronta una riserva... È così vero? E dimmi: è la stessa della volta scorsa?? - ora era Killian ad aver esagerato. 
  • Non ho riserve, sono quattro le ginnaste che ho iscritto! 
  • E se Emma si rifiutasse?  - sapevo gia la risposta e probabilmente la conosceva anche Killian, ma  se lo avesse detto lei avrebbe avuto un significato diverso. Killian lo sapeva bene.
  • La squadra si ritirerebbe dalla gara. - ammise. - senti Emma - tornò a  concentrarsi su di me - non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi  e non ho preso la decisione di non portare riserve per influenzarti psicologicamente a gareggiare anche contro la tua volontà  come pensa lui. Non le ho portate perché credo fermamente  che tu muoia dalla voglia di tornare  in pista. Ecco tutto. Sbaglio forse? - cosa avrei dovuto dirle adesso? Semplice... la verità. 
  • Si e no. Non sbagli, tornare in pedana sarebbe un sogno che si realizza ma lo sai anche tu che non sono il tipo che sale in pista se non preparata alla perfezione. 
  • Sei preparata fidati! 
  • Sono preparata per un programma mediocre che messo a confronto con la ginnasta peggiore di oggi sarebbe comunque uno schifo. 
  • Non esiste solo il programma, esiste la tecnica, la pulizia.... 
  • a me non basta però! - la vidi abbassare il capo. 
  • È un no quindi: ti stai ritirando giusto? - Mi chiese. guardai Killian, avevo bisogno di lui per rispondere a questa domanda. Non volevo rischiare di fare qualcosa che lo avrebbe fatto arrabbiare. 
  • Prendi la decisione che meglio ritieni opportuna. Fin quando ti atterrai al programma svolto fin ora in palestra non ho nulla da obiettare. - mi disse lui dolce nonostante sapessi che l’idea di vedermi in gara non lo entusiasmava piu di tanto.
  • Ok ma...  cosa pensi al riguardo? - chiesi nonostante Regina fosse davanti a noi. Lui la guardò per qualche secondo, si scambiarono uno sguardo strano, come se ci fosse dell’altro sotto, poi tornò a prestarmi attenzione. 
  • Quello che penso io non importa, non farti influenzare dal fatto che tra di noi non scorre buon sangue in questo momento, la scelta deve essere solo tua a prescindere dai nostri rapporti interpersonali.  - aveva ragione, la scelta riguardava me. ci pensai su ancora e ancora  ma poi alla fine feci parlare il mio cuore piuttosto che il cervello.
  • Sarei tentata di dirti di no nonostante l’enorme possibilità che mi stai dando perché ritengo che non sia stato corretto tenermi allo scuro di tutto. Avresti dovuto dirmelo subito, avresti dovuto essere sincera e leale con me, invece non lo hai fatto. Sicuramente la mia scelta sarebbe caduta sul no se me lo avessi chiesto per tempo, per tutta una serie di motivi che già ti ho elencato. Ho abbandonato la pedana come un’altleta da oro olimpico, non rimetterei mai piede in pista senza essere tornata almeno a quel livello. - presi un respiro - c’è da dire però che.... è vero che non ho più la stoffa dell’atleta di un tempo, ma qualcosa della vecchia me è rimasto.... lo spirito di squadra. Se c’è una cosa che mi hanno sempre insegnato fin da quando ero bambina è il senso di squadra. la squadra va sempre sostenuta, sempre e comunque per cui... se oggi ti dico di sì, è solo per loro. - non appena mi disse che avrei potuto decidere in tutta autonomia di partecipare o ritirarmi vi giuro che l’idea di scappare lontano dal quel luogo fu la prima che mi venne in mente ma ragionando il pensiero andó alle mie compagne e al fatto che senza di me non avrebbero preso parte alla gara di gruppo. Forse a loro nenache interessava, a me delle gare di squadra è sempre importato ben poco, puntavo solo sull’individuale, ma chissà... non tutti siamo uguali e magari per loro quella gara era importante.
  • Ti fa onore questo. Conferma ciò che ho sempre detto: la mia piccola Emma è ancora qui. Mi dispiace averti mentito... potrai mai perdonarmi? 
  • Ne parleremo in palestra, questo non è il luogo più adatto, abbiamo una gara a cui pensare. - le sorrisi e insieme, Killian compreso, ci dirigemmo verso l’ala del palazzetto dedicata alla nostra squadra. Salutai le mie compagne le quali furono felicissime di vedermi e dopo aver posizionato la mia roba tutta da un lato mi sedetti e iniziai a guardare la competizione che era iniziata già da un po’ con i programmi individuali. 
  • È tutto ok? - mi si avvicinò Killian prendendomi  una mano tra le sue - ti vedo agitata. - mi fece notare che fino ad secondo prima che mi afferrasse la mano stavo tormentando , cosa che facevo di solito quando ero nervosa. 
  • Non sono pronta! - mi limitai a dire.
  • Ohhh.... io penso di sì. - a quell’affermazione lo guardai come a dirgli “mi prendi in giro o sei serio”? - a prescindere da tutto Emma, discussioni o divergenza di opinioni, io credo che tu sia pronta ad affrontare un passo del genere. Voglio dire, le tempistiche non sono quelle più adatte, si poteva aspettare ancora ma la stoffa dell’atleta è dentro di te e puoi affrontare una cosa simile.
  • Ma le hai viste???? - gli indicai la ragazza che si stava esibendo in quel momento come esempio. - in passato non l’avrei neanche considera una minaccia ma ora.... beh... indubbiamente è più  avanti di me. Come....
  • Non ti deve interessare questo! Devi riprendere in mano le vecchie sensazioni. Una competizione non è solo confronto con i tuoi sfidanti, è adrenalina pura, paura di sbagliare, voglia di mettersi in gioco. Io voglio che tu oggi ricordi questo, del resto lascia pure stare. Che ti importa di che punteggio prenderai, non ce in ballo una gara di livello superiore a cui aspirare, pensa solamente a riassaporare le vecchie emozioni. 
  • Non è semplice... - non lo era affatto, sopratutto per una come me che era abituata a portarsi ogni titolo a casa.
  • Lo so ma fidati di me ok? Ci sono passato un anno fa con la prima gara dopo secoli ricordi? 
  • La tua gara è andata benissimo! 
  • Ma non come speravo.... ero convinto che avrei perso e così è stato ma le emozioni provate quel giorno  nel riassaporare la mia vecchia vita non potrà mai togliermele nessuno. È stata un’esperienza fantastica a prescindere tutto e visto che oggi siamo qui, voglio che anche tu riesca a provare questo perché fidati: è la cosa più importante. 

Non perse il contatto visivo con i miei occhi neanche una volta e fu proprio questo, i suoi occhioni azzurri, a convincermi a provare. Mi alzai di scatto e corsi a prendere il mio iPod. Mi estraniai dal mondo che mi circondava grazie ad una delle mie playlist preferite e non contenta decisi di andarmi anche a scaldare nella saletta situata proprio lì vicino in modo da non essere tentata di guarda le esibizioni delle altre ginnaste. Le mie compagne, regina e il restante del team sapevano esattamente dove fossi, Killian lo aveva comunicato loro e d’accordo con il mio modo di provare ad affrontare la gara mi lasciarono indisturbata fino a quando non fu il turno della ginnasta prima di me. Fu solo in quel momento che mi vennero a chiamare dicendomi che era ora di entrare in pista. Presi un respiro profondo, mi tolsi la tuta rimanendo in body e al sentir pronunciare il mio nome stampai sul volto il mio miglior sorriso ed entrai in pedana. Primo esercizio da eseguire? Corpo libero. 

Devo essere onesta, come prima esibizione non fu male, sarà stata come dice Killian l’adrenalina oppure il pubblico che non smetteva di incitarmi.... non so, quello che so è che terminai l’esercizio che avevo preparato senza nessun errore e per la prima volta dopo anni fui quasi, e sottolineo quasi, soddisfatta del mio operato.

Il punteggio come immaginavo già non fu eccessivamente elevato, le difficoltà degli elementi portati era davvero bassa ma essendo del mestiere da un po’ sapevo bene o male come funzionavano i punteggi e per aver ottenuto quel tipo di punteggio con quegli esercizi, quasi banali, significava che ero stata impeccabile. 

Le mie compagne di squadra vennero da me e mi abbracciarono con forza complimentandosi con la mia esibizione e stessa cosa fecero Killian, Harris, Regina e successivamente Mark, il mio vecchio, si fa per dire visto che ha soli 25 anni, fisioterapista. Non lo vedevo dal giorno prima che ebbi l’incidente, non era con noi quel maledetto giorno, ma tra di noi c’è sempre stato un bel rapporto. Ero la sua piccola ginnasta talentosa, la sua preferita a detta di molti... quella che trattava con i guanti bianchi. Non aveva nessuna preferenza in realtà, solo che ero la più piccola lì dentro e mi aveva semplicemente preso sotto la sua ala come un fratello maggiore. A causa mia e del mio voler troncare i ponti con tutte le persone che avevano fatto parte della mia vita fino al giorno del mio infortunio ci perdemmo di vista ma bastó un semplice “di gran classe come sempre scricciolo” per riallacciare i ponti. 

  • Mark!!!!! - gli corsi in contro per poi abbracciarlo. - non sapevo fossi qui.
  • Quando posso sai che vengo sempre a controllarvi. - mi rispose baciandomi una guancia. - tu invece signorina... sei sparita dalla circolazione senza dire nulla, non si fa così! - non era un rimprovero il suo. 
  • Avevo bisogno di staccare la spina. Scusa se non mi sono fatta sentire.
  • Ti perdono, ma solo perché sei tu! Mi sei mancata sai? Quanti anni hai adesso? 15? 
  • Quindici? Sei rimasto un po’ indietro! - risi. Per lui ero sempre una bambina. - Ne ho 17.
  • Diciassette? O mio Dio!!! È cresciuta anche la mia scricciola. - si portò una mano alla fronte enfatizzando il gesto. 
  • Già... è cresciuta! - si intromise Killian sbucando alle mie spalle. - e ora scusami ma devo rapirla. - non lo fece neanche replicare che mi allontanò da lui trascinandomi per un braccio. Non ebbi neanche tempo e modo di dirgli ciao.
  • Killian mah....
  • Come lo conosci quello? 
  • Quello si chiama Mark e lo conosco perché è stato il mio fisioterapista per anni. 
  • Ma chi lui? O mio Dio cosa devono sentire le mie orecchie.
  • Perché?! Lo conosci? 
  • Se lo conosco???? Purtroppo sì e non mi sembra affatto il massimo come fisioterapista. Una federazione nazionale non dovrebbe avere il meglio del meglio? Tze... 
  • è bravo in quello che fa! - ammisi convinta. 
  • Ne dubito.... 
  • ok come vuoi mah... posso andare a salutarlo? Mi hai trascinata via neanche stesse per uccidermi. 
  • Non morirà se non lo saluti...
  • C’è qualcosa che non mi dici amore? Avverto dell’astio tra di voi! - esclamai guardandolo negli occhi. - ho indovinato vero? 
  • Concentrati su quello che devi fare, non pensare a me. il prossimo attrezzo che devi affrontare è il volteggio. - mi indicó il programma. 
  • Hai vinto... ma poi mi racconti tutto!

Feci cadere momentaneamente l’argomento e tornando a concentrarmi sulla mia competizione mi incamminai verso la saletta dove ero stata poco prima per potermi scaldare ancora un po’ e perché no... provare qualche salto prima della prova. Non portai l’iPod con me, sarebbe stato solo d’intralcio considerando che volevo provare le sequenze del volteggio, ma fu un errore. Proprio mentre mi stavo per addentrare nella sala sentii un gruppetto di ginnaste parlare fitto fitto su di me. 

  • è tornata in pedana ma era meglio se rimaneva a casa a guardare la tv. - disse una di loro. - ma l’avere vista? Mia sorella di dieci anni avrebbe saputo fare di meglio.  
  • Sono rimasta scioccata - proseguì un’altra - mi aspettavo uno dei suoi soliti programmi e invece? Mi meraviglio della Mills: come accidenti ha fatto a riprenderla in squadra.
  • Ma che ve ne frega! - le interruppe una terza - Fa schifo? Meglio così! Significa che ci porteremo a casa la competizione di oggi e a lungo andare qualcuna di noi le ruberà il posto in nazionale. Credetemi quella non andrà più da nessuna parte ormai.

Sapevo già quelle cose, che non ero più quella di una volta, che il mio programma non era affatto all’altezza di tutte le altre ginnaste in gara e che non sarei andata più avanti di dove ero in quell’esatto momento, ma sentirselo dire era peggio che esserne consapevoli. Non so spiegare il motivo... forse perché mi ero lasciata trasportare dalle parole di Killian e provare... forse per un secondo avevo dimenticato seriamente quale fosse la mia vera storia. Ero tornata in pedana dopo un infortunio è vero... ma in che modo? Improvvisamente ogni emozione bella provata fino al secondo prima svanì di colpo lasciandomi completamente vulnerabile e impreparata  ad affrontare le prove successive. Feci dietrofront e tornai a sedermi insieme alla mia squadra. Sentii gli occhi di tutti puntati addosso ma nessuno, eccetto Killian, mi fece domande. Era così evidente che mi fosse accaduto qualcosa? A quanto pare si.

  • Emma che succede? - mi disse Killian prendendo il mio viso con entrambe le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi. 
  • Niente... perché? - provai ad essere convincente.
  • Perché sei sull’orlo di una crisi di pianto! Ti ho lasciata cinque minuti fa che eri euforica e ora guardati, sei terrorizzata. - non gli risposi. - non sará per prima vero? Per quello che ho detto su quel tuo amico vero? - cosa pensava che mi ero offesa o ci ero rimasta male per il modo in cui avevamo affrontato il discorso di Mark? Scossi la testa e lo vidi tirare un sospiro di sollievo. Povero aveva paura di essere lui la causa del mio malessere. - cosa succede allora? Perché non sei a riscaldarti? 
  • Niente Killian... non preoccuparti: sono solo un po’ agitata per la mia prossima esecuzione. 
  • Ha detto Regina che sono i due salti che più ti escono meglio. 
  • Già.... - gli diedi conferma.
  • E allora cosa ti preoccupa a tal punto di scoppiare quasi a piangere è??? Amore dimmelo. - Cosa mi preoccupava? L’essere presa in giro da un gruppo di gallinelle che si credevano chissà chi solo perché ormai ero diventata una vera schiappa.  Naturalmente non potevo dirgli una cosa del genere e tantomeno non potevo dirgli cosa avevo sentito, le avrebbe prese a male parole come minimo, ma fortunatamente venni salvata in calcio d’angolo da Harris il quale mi venne a chiamare dicendomi che era il mio turno.
  • Le tue compagne e il volteggio sono due cose completamente opposte, siamo quarti  in classifica al momento  con questa disciplina ma tu puoi ancora fare la differenza. - mi disse mettendomi ancora più ansia. Io potevo fare la differenza? Con cosa esattamente? Con un salto che mia nonno avrebbe di sicuro definito “da dilettante”? Per non parlare che come le mie compagne anche io non brillavo affatto nel volteggio, non era affatto quella la mia specialità... anzi... Non riuscivo a capire se mi stessero prendendo in giro o erano seri, ma non c’era tempo per pensare, era il mio turno. Mi avvicinai al punto di partenza, salutai i giurati alzando le braccia come è solito fare dopodiche, dopo aver messo la magnesia alle mani per non scivolare, mi misi in posizione, presi un respiro profondo e diedi inizio al mio esercizio. Cercai di non pensare alle voci sentire poco prima e a concentrarmi solo ed esclusivamente a ciò che stavo facendo ma niente.... non riuscii. Propio durarne l’evoluzione al volteggio mi vennero in mente le esatte parole di quelle tre ragazze e non capii più nulla. Sbagliai leggermente la tecnica del salto ma per l’atterraggio... stendiamo un velo pietoso. 
  • Swan che ti prende è?!? - Mi Regina mentre aspettavamo il mio turno per il secondo e ultimo salto - stai dormendo? Come hai fatto a sbagliare un salto del genere. 
  • Regina ti prego non... - non infierire volevo dirle ma lei non mi diede modo di continuare la mia frase. 
  • Concentrati per la miseria! Non stiamo giocando qui! - credeva che giocassi? - è una competizione se non te ne fossi resa conto. 
  • Si... scusa. - mi limitai a dire pur di farla smettere, le sue parole non mi aiutavano di certo a fare di meglio... anzi, mi mettevano ancora più ansia e agitazione tanto che quando salii in pedana ed eseguii il secondo salto le cose andarono molto peggio. Le mani tremavano talmente tanto che non riuscii a prendere la spinta necessaria per avere la giusta elevazione e di conseguenza il risultato non fu disastroso ma quasi. Eravamo quarti prima della mia esibizione ma raggiungemmo la sesta in men che non si dica. Non mi era mai accaduto prima di contribuire alla discesa della mia squadra, mai... e il dispiacere che provai in quel momento fu senza eguali. Mi venne da piangere così mi recai in bagno per avere un po’ di privacy. Ero deluda da me stessa ma sopratutto mi sentivo in colpa verso la mia squadra.  

Anche loro dovevano essere delusi dalla mia performance, pensavo, ma fortunatamente molto presto mi resi conto che non era affatto così. Le mie compagne di squadra erano dei veri angeli e non persero tempo a dimostrarmelo.

  • Emma - esclamó una di loro, Sarah, entrando e vedendomi in lacrime - ehi tesoro non fare così! Va tutto bene. - mi abbracció. 
  • non è la fine del mondo. - disse Abby
  • Per voi forse....
  • Non lo è neanche per te! Capita di sbagliare, sopratutto se si è molto in tensione ma vedrai che ti rifarai ai prossimi attrezzi. Sei una combattente lo sappiamo tutte. 
  • Non avevo idea che avrei dovuto gareggiare oggi, non lo avrei fatto se lo avessi saputo.... sono troppo indietro ancora e si nota la cosa. Tutti lo notano. 
  • Emma è la tua prima gara dopo un anno... non puoi pretendere di fare chissà che cosa dopo quello che ti è successo non credi? 
  • Gli altri se lo aspettano però. Sono tutti lì con gli sguardi puntati su di me a ridersela e a sperare di ottenere il mio posto in nazionale. 
  • Io non credo che...
  • L’ho sentito con le mie stesse orecchie. - confessai - me ne hanno dette di tutti i colori. - sospirai - sentire... non è per voi ragazze, ci mancherebbe mah.... ho fatto male ad accettare la proposta di Regina nel gareggiare oggi. - proposta... inganno più che altro. 
  • E ritirati allora! Se non te la senti nessuno ti obbliga tesoro! 
  • Abby non posso farlo. Regina non ha nessun sostituto in squadra oggi e se mi ritiro la squadra sarà costretta a ritrarsi insieme a me. È per questo che ho accettato... per voi. Non lo avrei fatto altrimenti.
  • Se può aiutarti a prendere una decisione devi sapere che la gara di squadra nel nostro programma è stata inserita all’ultimo momento. Noi eravamo in competizione solo per gli individuali fino ad un mese fa.  il motivo di questo inserimento speciale è solo uno: te. Hanno voluto darti questa possibilità e sapendo che fosse ancora un po’ presto per una gara individuarle hanno ritenuto più propenso farti iniziare con la squadra. Noi siamo felicissime di affrontare questo piccolo passo verso la rinascita al tuo fianco ma se non dovessi sentitela di andare avanti sappi che per noi non c’è nessun problema a ritirarci. - cosa dire....avevo delle amiche eccezionali. 
  • Ragazze io vi ringrazio veramente per queste parole e davvero... non saprei cosa fare se non ci foste voi ma di una cosa sono certa: non ho mai mollato e non intendo farlo adesso. Cioè... scapperei a gambe levate se solo vedessi una mezza porta aperta ma non voglio alzarmi una mattina e pentirmi della scelta fatta. Non vi posso garantire che saliremo sul podio questo è certo, forse sarebbe meglio dire che forse non posso garantire neanche il decimo, ma cercherò di fare del mio meglio.
  • Non ci interessa nulla della classifica Emma. A noi interessa solo che sei tornata. - tornata.... ero tornata???? Mmmh... forse la mia gemella imbranata lo era ma non io. 

Evitai di commentare la loro ultima affermazione e dopo essermi data una sistemata tornammo tutte insieme nel nostro angolino. Killian mi scrutava da lontano e lo potevo capire dal suo modo di osservermi che sapeva che avevo pianto. Non mi disse nulla però , sarebbe stato peggio, si limitò semplicemente ad avvicinarsi per poi  stringermi tra le sue braccia in attesa del mio prossimo turno che non tardò molto ad arrivare. 

Neanche mi ero seduta che già mi trovavo in aria adiacente alla pedana a scaldarmi perche ero la prossima . Le ginnaste prima di me erano state tutte molto brave: aggraziate, belle... grintose. Dovevo provare a dare il meglio di me. 

Ci provai, ve lo giuro, tentai di concentrarmi il più possibile per eseguire una trave quanto meno decente ma gli occhi di tutte quelle ginnaste puntati su di me e i commentini che sotto sotto facevano tra di loro  non mi fecero concentrare abbastanza e finii per concludere l’esercizio con un punteggio poco superiore alla sufficienza. In quell’esatto momento capii che gareggiare in quelle condizioni era stato un grosso errore e senza pensare ulteriormente a ciò che stavo facendo, corsi nello spogliatoio, presi le mie cose ed uscii alla velocità della luce dal palazzetto,

senza avvisare nessuno, andandomi a rifuggiare in un piccolo spiazzo verde situato proprio accanto al parcheggio.  Non so quanto tempo rimasi lì a piangermi addosso e a maledirmi per aver accettato un simile massacro, perché di questo si trattava: un massacro in piena regola, so solo che ad un certo punto mi sentii in dovere di comunicare almeno alle mie compagne la decisione presa. Conoscendole di sicuro mi stavano cercando in lungo e in largo. “Scusate ma non ce l’ho fatta...” mi limitai a dire ma sapevo che con loro non avevo bisogno di aggiungere altro, loro capivano la mia situazione e la rispettavano. Il problema più grande in quel momento era Regina, Harris naturalmente e le possibili conseguenze che avrebbe scaturito quel  mio gesto. Di sicuro mi avrebbero rimproverata, già riuscivo a sentire la voce di Regina delusa nelle orecchie, ma non mi importava più di tanto e sapete perché? Perché dentro di me sapevo che quella  era la decisione giusta. 

  • eccoti... Finalmente ti ho trovata! Sono quaranta minuti che ti cerco! - esclamó killian dissuadendomi dai miei pensieri.  - mi hai fatto preoccupare. - disse sedendosi accanto a me e stringendomi forte. - che è successo? Perché piangi? - non era forse evidente? Avevo fatto una pessima figura non potevo di certo ridere.... - puoi dirmi tutto lo sai! - in quel momento avrei fatto di tutto credetemi tranne che parlare e riportare a galla tutto quel dolore. Scossi la testa cercando di fargli capire che non era il momento, che non mi sentivo ancora pronta e lui capi al volo smettendo immediatamente di fare domande. Me ne fece solo un’altra in realtà:
  • Pronta a tornare dentro? - scossi la testa nuovamente e poi aggiunsi
  • Portami a casa. 

 

POV KILLIAN 

UN’attimo prima era in pedana a salutare la giuria nel post esecuzione e l’attimo dopo l’avevo già persa di vista. “Sarà in camerino” pensai, “forse è in bagno.... o a provare per le parallele” ma nessuna di queste mie opzioni corrispondeva alla realtà. Non mi allarmai subito non vedendola, ma quando le sue amiche vennero a chiedermi dove fosse, cosa che fece anche Regina qualche minuto dopo, capii che quella sua assenza non era affatto una coincidenza.... c’era dell’altro sotto. Mi misi a cercarla in lungo e in largo per tutto il palazzetto insieme alla squadra e a mia madre ma aimè senza risultato. Di Emma non vi era nessuna traccia. 

  • Giuro che la massacro al prossimo allenamento! - esclamò mia madre di punto in bianco agitata e frustrata per quella situazione - se crede di potersi permettere il lusso di fare ciò che vuole senza prima avvisare si sbaglia di grosso.
  • Mamma non sei affatto nella posizione giusta per poter parlare! 
  • Come scusa?!?! 
  • non sai perché si sia allontanata quindi non puoi giudicare. 
  • qualsiasi motivo sia è stupido! Sta affrontando una gara e deve rimanere a disposizione della squadra, non fare di testa sua.
  • Per te sono sempre motivi futili... 
  • Non è assolutamente cosi! - rispose secca e quasi infastidita.
  • A no? E dimmi: hai mai pensato che i motivi che si girano attorno a determinati gesti che tanto odi possano essere stati suscitati da qualche malessere interiore? 
  • Me ne avrebbe parlato in caso! La conosco bene.
  • E se quel malessere interiore glielo avessi scaturito tu con la storia di questa gara? - domandai.
  • Ma per piacere Killian non dire stronzate! Emma sogna di tornare in pista da sempre, non può essere questa la causa. Capisco che non se lo aspettava, che è stata presa alla sprovvista, ma dire che sono io l’artefice di un suo probabile malessere interiore mi sembra ridicolo. 
  • Sarà! - scrollai le spalle - vado fuori, continuo a cercarla, tu..... non lo so, fa quello che più ritieni giusto. - e senza darle modo di replicare, in quel momento mi interessava solamente Emma e accertarmi che stesse bene,  presi la direzione della porta e uscii dal palazzetto. Camminai senza rendermi conto di dove stessi andando, le mie gambe andavano da sole e presto la trovai: era seduta in un giardinetto prorpio accanto al parcheggio dove avevamo messo la macchina. Mi avvicinai piano per non spaventarla, era pensierosa e in lacrime, dopodiche con delicatezza mi annunciai. Le chiesi subito cosa fosse successo ma lei non rispose, non si sentiva pronta, ma una cosa era certa: centrava la ginnastica e quella stupidissima gara. Il fatto che non volesse tornare dentro a terminare la competizione ma che volesse tornare a casa sua la diceva lunga. 

Esaudii il suo desiderio e la riaccompagnai a casa ma prima scrissi un sms a mia madre.

 

“L’ho trovata! Adesso è con me ma stiamo andando via. Non vuole proseguire la gara e di certo non la costringerò a farlo. Fattene una ragione anche tu per favore  e come ti ho già detto in passato... lasciala in pace. Smettila di rimanere ancorata al passato e vivi il presente, chissá... magari tra le varie atlete di oggi ci sarà anche la tua futura Emma” 

 

Non mi rispose subito, credo che abbia dovuto digerire la notizia prima di farlo, ma non fu un male: in questo modo ebbi tutto il tempo di portare a casa Emma, coccolarmela un po’ e ritornare a casa in tutta pace prima di mettermi al telefono a litigare. Non ne avevo nessuna voglia in realtà, vedere il viso spento di Emma mi aveva rattristato parecchio, ma presto il mio cellulare annunciò l’arrivo di un sms e non potei non far a meno di rispondere. 

 

“Ti chiamo faccio prima” citavano le parole del messaggio e come promesso ecco la sua chiamata.

  • mamma....
  • Che accidenti é successo è?!?! Che le è preso? Abbandonare una gara cosi... in questo modo. 
  • Non lo so cosa sia successo, non me ne ha parlato. Era in lacrime e voleva tornare a casa sua, scusa se non ho pensato di estorcerle la verità. 
  • La tua ragazza piange, si dispera e a te non interessa il perché? - domandó  provocandomi. 
  • Non è che non mi interessa è solo che delle volte una persona vorrebbe i suoi spazi piuttosto che sbandierare tutto ai quattro venti. Sarà lei a venire da me, da te.... da chi vorrà insomma, quando si sentirà pronta. Detto questo però credo di avercela una mezza idea.... la gara. È questa gara che l’ha mandata nel pallone, il sapere che non fosse un semplice stage come invece si aspettava potrebbe essere un indizio.
  • È partita benissimo però! L’hai vista tu al corpo libero che gran bell’esibizione che ha fatto. 
  • Forse non le basta. Sai... Mi ha parlato prima di iniziare.... si sentiva nettamente inferiore alle altre ginnaste e questo non le dava pace. Forse aver sbagliato il volteggio ha portato nuovamente a galla questo senso di inferiorità, ha compromesso l’esecuzione alla trave e di conseguenza la sua decisione di ritirarsi. 
  • Dovrò farle una bella lavata di testa se  è così! I problemi si affrontano, non si scappa da essi. Credevo di averla istruita in questo! 
  • Tu non farai proprio nulla mamma, non fin quando non sarà lei a volertene parlare. Hai già fatto troppi danni credimi. 
  • Mah....
  • Stava imparando a convivere con la sua condanna, passo dopo passo, giorno dopo giorno, si stava ricostruendo la sua vita e tu con una stupida gara l’hai riportata indietro vanificando tutti i sacrifici fatti. 
  • Non è colpa mia! Era un suo desiderio poter tornare in pista, sei proprio ingenuo se non lo hai percepito.
  • Hai ragione, ha sempre voluto tornare in pista.... ma non così! - presi un respiro - ma tanto che te lo dico a fare... tu vedi solo il tuo. 
  • Non... - si interruppe - va beh lasciamo stare tanto ormai sei entrato in fissa con questa storia.
  • È la verità! Abbiamo opinioni differenti. 
  • Talmente differenti che prima o poi ti porteranno nuovamente lontano da me. - mi colpirono molto le sue parole, da quando la nostra piccola faida per Emma aveva avuto inizio, mai una volta aveva espresso la sua paura di perdermi a causa del nostro litigare. Sapere che aveva timore che questo potesse succedere mi fece sentire bene, voluto bene nonostante tutto e per me questo era importante.
  • Ognuno ha le sue opinioni e come tali vanno sempre rispettate. Tu forse molte volte dimentichi questa cosa a causa del tuo tanto amato lavoro ma da lì a dire che ci divideremo di nuovo ne passa di strada. Anche se non lo dimostro apertamente sono felice che sei di nuovo nella mia vita e non credo che ti farò uscire da essa tanto preso, neanche se continuerai a darmi sempre torto.
  • Davvero??? O mio Dio Killian queste sono le parole più belle che potessi dirmi. Potrei piangere dalla gioia.
  • No! Non farlo ti prego, è tutta oggi che vedo persone piangere, non mi servi anche tu. - ironizzai.
  • Ok va bene. - la sentii tirare un sospiro di sollievo - fammi sapere se Emma ti confida qualcosa ok? Anche un sms va bene. 
  • D’accordo! Buonanotte mamma.
  • Buonanotte. Ci vediamo tra un paio di giorni: vieni a casa da me giusto? 
  • Si sì, mi hai promesso la tua famosa lasagna per cena, come potrei mai mancare? - le lasagne di mia madre erano a dir poco eccezionali, come io sia vissuto in tutti quegli anni senza poter aver modo di assaporarle è un vero mistero. 
  • Sei sempre il solito! - la feci ridere - ci vediamo presto.

Credevo che saremmo finiti per litigare come sempre invece sbagliavo... quella frase mi aveva sciolto... completamente. Ma si sa la mamma è sempre la mamma per cui non poteva essere altrimenti.

Sollevato di essermi risparmiato la solita faida familiare mi andai a preparare per la notte, mandai un sms ad Emma per sapere se ci saremmo visti l’indomani e mentre attendevo una sua risposta, sdraiato comodamente nel mio letto  mi addormentai. Lessi la sua risposta solamente il mattino seguente e citava più o meno le seguenti parole.

 

“Amore vorrei tanto vederti ma non sono dell’umore. Rischierei di rovinare la giornata anche a te e non voglio. 

 

Inutile dire che la chiamai nell’immediato per cercare di tirarle su il morale ma purtroppo non riuscii a comunicare con lei prima delle 14:00. Era a scuola e da brava studentessa modello  aveva il cellulare staccato. 

Passai l’intero pomeriggio al telefono con lei una volta rintracciata a cercare di farla ridere e stare bene, non ci riuscii a pieno, era di pessimo umore, ma comunque riuscii almeno a farle dire di sì a vederci il pomeriggio seguente e già quello fu un traguardo. 

La invitai a casa di mia mamma il pomeriggio seguente intorno alle 15;30 ma prima che accettasse anche solo l’idea di raggiungermi li ne passò di tempo: per tutta la mattina, nonostante stesse a scuola, non fece altro che mandarmi sms chiedendomi se fossi serio o semplicemente se la stessi prendendo in giro.

 

“Scherzi vero????” Fu la sua prima reazione “ parli seriamente Killian? da tua madre????” Continuò senza darmi neanche il tempo di rispondere 

 

“Si perché??? Vengo quasi sempre io da te e se non ricordo male i tuoi oggi non lavorano quindi anche volendo non potrei venire.” 

 

“ non fraintendermi... sono sempre venuta a casa tua quando mi hai invitata ma qui stiamo parlando di casa di tua madre... Regina... la mia allenatrice.” - avevo capito fin da subito che fosse quello il suo problema principale. 

 

“ e allora???? Anche questa dopotutto è un po’ casa mia 😏! Eddai Emma, per una volta che ho casa libera fammi organizzare qualcosa di carino no? Ti prometto che mia madre neanche si accorgerà che sei stata qui da noi ok? Sei più tranquilla così? 

 

“Regina è in grado di capire qualsiasi cosa credimi. Non sottovalutarla....” - mi venne da ridere immaginando la faccia di Emma mentre digitava quel messaggio.

 

“Va via intorno alle 13:30 e mi ha detto di non prepararle nulla per cena perché  tornerà come minimo alle 21:30, ha una riunione in federazione e poi  lezione. A meno che non abbia inserito telecamere qua e là dubito che si accorgerà di qualcosa.... “

 

“ continuo ad essere molto titubante amore....”

 

“ paura delle telecamere è??😂😂” la presi in giro “ facciamo così: vieni a casa, pranziamo insieme, laviamo i piatti, per non insospettirla e poi andiamo a farci un giro. Ti pregoooo.... ti farò assaggiare per pranzo una cosa davvero speciale.” 

 

“Non hai intenzione di cedere è?!?! E va bene, verrò da te subito dopo scuola ma sappi che se Regina mi dirà qualcosa, se mi farà capire che sa, non so dove potrai andare a nasconderti.... uomo avvisato!”

 

sudai parecchio per farle dire quel sì ma poco importava, aveva accettato di vedermi e questa era l’unica cosa che in quel momento importava. Non la vedevo da due giorni, volevo passare del tempo di qualità con lei e visto che c’eravamo  perché no: avrei colto  l’occasione per farla sfogare e chiederle cosa fosse successo a quella famosa  gara. 

Aspettai che mia madre uscisse e solamente e dopo averla vista prendere il largo con la macchina, la spiai dalla finestra, iniziai ad apparecchiare la tavola per poter accogliere Emma nel migliore dei modi. 

Arrivò intorno alle 14:15 facendosi avanti per la stanza tutta titubante.  mi venne da ridere nel vederla così terrorizzata ma nonostante cercassi in ogni modo possibile di trattenermi, appena il mio sguardo incrociò i suoi occhioni verdi non riusciii a far altro che scoppiare in una grossa risata.

  • che ti ridi?!?! Idiota! - mi disse.
  • Sembri un ladro... ti muovi in silenzio e con discrezione. - dissi continuando a ridere.
  • Guarda che me ne vado! - mi minacciò. 
  • No no no no no! La smetto ok? Però devi ammettere che è divertente. 
  • Affatto.... ti ricordo che questa è casa della mia allenatrice.
  • E io ti ricordo che è anche casa del tuo fidanzato! Dimenticati di mia madre per un paio d’ore ok?  
  • La fai facile te! Mi ucciderebbe se sapesse una cosa del genere.
  • Perché scusa? Non posso invitare a pranzo la mia ragazza? Non devo mica chiederle il permesso. E poi spiegami: non hai paura che tuo padre ci becchi a farlo in casa sua ma hai paura che Regina venga a sapere che sei stata semplicemente a pranzo qui? 
  • Conosco alla perfezione gli orari di mio padre. - disse con convinzione 
  • E io quelli del boss che vive in questa casa. Tranquilla ok? Non ci hanno mai scoperto, non ci scopriranno neanche questa volta.
  • Beh... non è proprio del tutto vero.... mia mamma sa di noi e delle nostre “chiacchierate” a casa mentre loro non ci sono.
  • Cosa? Davvero? - rimasi spiazzato per qualche secondo a quella rivelazione. - nahhhh....non credo, non sarei ancora vivo in quel caso. - come minimo. 
  • Mamma lo sa, ne abbiamo parlato perché.... beh ricordi il tuo calzino misterioso che è scomparso nel nulla? Lo ha trovato mia madre tra i cuscini divano... 
  • ah! Perché non me lo hai detto? 
  • Perché non si è arrabbiata in fondo.... e ha deciso di graziarci e non dirlo a papà per questa volta. - prese un respiro - ecco perché ho paura Killian... se mia madre, che è sempre con la testa tra le nuvole, si è accorta di una cosa del genere, come pensi che non possa accorgersene Regina? A lei non sfugge nulla e conoscendola non ci metterebbe molto a chiamare i miei e raccontare loro che io frequento casa sua con te quando lei non è in casa. 
  • Tesoro è un semplice pranzo... - in teoria avevo in mente anche altro, ma se era terrorizzata anche solo per un m pranzo allora forse era meglio cambiare i piani. 
  • Tua madre potrebbe anche dedurre cose che non esistono però.
  • Shhhh... - la baciai - mia madre non dedurrà proprio nulla. Fidati di me. - le diedi un secondo bacio, questa volta leggermente più passionale del primo. 
  • D’accordo, spero solo tu abbia ragione. 

Una volta tranquillizzata un pochino le offrii un aperitivo, non alcolico, e nel mentre misi a scaldare il nostro pranzo.

  • che profumino.... cos’hai cucinato? 
  • Una prelibatezza di famiglia: lasagne.
  • Lasagne? Wow io amo le lasagne!!!! Forse non è stato un male venire fin qui. - rise sciogliendosi finalmente un poco. 
  • Davvero???? - annuì - Ne sono felice. Io anche amo molto questo piatto e queste che ti farò assaggiare oggi sono senza dubbio le mie preferite. 
  • Non vedo l’ora di assaggiarle allora! 
  • Inizia a metterti a tavola allora... arrivano subito. - mi allontanai giusto il tempo di andare a prendere la teglia dopodiche tornai da lei mostrandole quell’opera d’arte.
  • Wow... ha un aspetto davvero invitante... e che profumo.... - era in estasi. Ne tagliai una bella porzione e la misi nel suo piatto poi feci la stessa cosa per me. - o mio Dio !!!! - esclamò dopo essersi portata un boccone alla bocca. 
  • Cosa c’è? - domandai conoscendo glia la risposta: i suoi occhi parlavano soli.
  • Sono eccezionali! Le migliori che abbia mai assaggiato in tutta la mia vita. Killian sei un cuoco provetto... davvero! - ne prese un secondo boccone
  • Sono davvero felice che ti piacciano ma... beh... non sono opera mia. Non le ho fatte io. L’unico merito che ho è quello di non averle fatte bruciare.  - sorrisi.
  • Chiunque le abbia fatte è un genio! Sono deliziose.
  • Mia madre.... le ha fatte lei! - il suo sguardo cambio improvvisamente. 
  • Cosa??? 
  • Già... a quanto pare la mia cara mammina non sa solamente volteggiare. - risi sperando lei facesse lo stesso. 
  • Regina ha preparato le lasagne? - annuii - Killian perché non me lo hai detto subito! Non... non posso mangiarle! - cosa? Non... non poteva mangiarle? - le ha fatte per te! 
  • E allora??? 
  • Non pensi che capirebbe qualcosa se tornando a casa trovasse la teglia completamente vuota? Non sei un combattatore da cibo Killian, capirebbe che non le hai mangiate da solo. Io.... 
  • ehi frena un secondo! Magia tranquillamente ok? Mia madre non si meraviglierá di certo se troverà la teglia vuota. Non è la prima volta che succede..... al contrario di ciò che pensi sono seriamente in grado di mangiarle tutte da solo credimi e poi... nel caso remoto in cui non dovesse crederci potrei dirle o che le ho mangiate sia a pranzo che a cena o che, visto che sono uscito con te, ne ho approfittato per fartene assaggiare una porzione. 
  • Così mi farebbe fare un’ora e mezza di corsa per punizione... no grazie! - incredibile... mia madre aveva su di lei un potere allucinante. 
  • Vada per la scusa della cena allora. Ora mangia però o si fredderanno. 

Come da accordi una volta finito di pranzare lavammo i piatti e rimettemmo tutto in ordine onde destare sospetti ma al posto di andarci a fare una passeggiata, era questo che prevedeva il piano che le avevo esposto, riuscii a convincerla, non chiedetemi come, a farla sedere sul divano a chiacchierare un po’. Parlammo un po’ di tutto: della scuola e del mio lavoro in primis, poi lei mi chiese della scherma, dei miei ultimi allenamenti, così ne approfittai per indagare un pochino su quanto successo a lei pochi giorni prima.

 

  • gli allenamenti procedono bene, il mio allenatore ha detto che sono tornato quello di un tempo. Non mi aspettavo che sarebbe successo eppure a quanto pare è vero il detto “c’è una seconda opportunità per tutti”. - dissi quell’ultima frase di proposito e come immaginavo lei abboccò.
  • Quasi per tutti.... 
  • non dire così, vedrai che....
  • No! Non vedrò proprio nulla... ho avuto una seconda occasione e l’ho sprecata. - senza dire nulla ero già arrivato dove volevo arrivare.
  • Non ti seguo - feci finta di non capire.
  • L’altro giorno è stata la mia seconda occasione e io come un’idiota ho buttato tutto all’aria. 
  • Perché ti sei ritirata? - chiesi
  • No! Perché ho fatto schifo dovrebbe essere la domanda. Ritirarmi è stata l’unica cosa sensata che potevo fare per non essere umiliata in pubblico da tutti i presenti. 
  • Non dire così, nessuno ti avrebbe umiliato amore mio.... tutti sanno di che stoffa sei fatta, nessuno si permetterebbe di giudicarti. - ero convinto delle mie parole, non era un modo per rallegrarla il mio.
  • A no? Dillo a quelle tre sciacquette che ho sentito chiacchierare.... 
  • Hai... hai sentito qualcuno parlare male di te? - con quelle parole catturò completamente la mia attenzione. Chi accidenti si era permesso di parlare male della mia donna? 
  • Parlare male???? Asfaltare è il termine esatto Killian... mi hanno detto di tutto e di più ma il succo della situazione era sempre lo stesso: sono una nullità come ginnasta e stanno tutti aspettando le selezioni della nazionale per farmi fuori. Io lo so già da me che sono fuori e che tra tre anni non gareggerò con la squadra nazionale ma ascoltare la gente godere di questa cosa proprio..... 
  • perché non me lo hai detto amore??? - non so cosa mi trattenne dall’andare da mia madre e farmi dare il numero del responsabile della competizione. Come minimo  avrei trovato a suon di telefonate le ragazze in questione e le avrei fatte pentire del loro infantile comportamento a suon di insulti. 
  • Avevo l’esibizione al volteggio poco dopo e tirare fuori quanto provato non avrebbe fatto bene alla mia esibizione. Lo so.... ho fatto schifo ugualmente ma fidati che sarebbe stato peggio.
  • Ora inizio a capire come mai dopo la meravigliosa esibizione del corpo libero sei improvvisamente cambiata... 
  • non ho avuto più io controllo di me stessa e.... e.... - pianse ancora una volta. Corsi immediatamente ad abbracciarla e la tenni stretta me fin quando non la vidi calmarsi un pochino. 
  • Devi ignorare ciò che dicono gli altri Amore, non devi mai farti buttare giù... non devi dare loro soddisfazione. Le persone sono cattive, sopratutto in questo campo e pur di ottenere qualcosa, in questo caso un posto in squadra, sarebbero disposti ad infangare i loro stessi familiari. Fatti scivolare tutto addosso o se non ci riesci trasforma la tua sofferenza in forza e fai vedere loro di che pasta sei fatta. Ti hanno trovata sottotono una volta, la prossima volta non...
  • Non ci sarà una prossima volta Killian! - esclamò decisa senza neanche farmi terminare la frase.
  • Cosa?? Perché no??? - mi guardò sorpresa, non si aspettava di certo che io le dessi il via libera per una prossima gara... sapeva bene come la pensavo al riguardo.
  • Perché no! Non voglio più rivivere quello che ho vissuto quel giorno e sono sicura che questo accadrà ancora e ancora se solo tentassi. Mi sono sentita un vero schifo Killian e non voglio mai più sentirmi così. - feci per commentare ma mi anticipò - hai ottenuto ciò che volevi in fondo, dovresti esserne felice. Da oggi in poi non dovrai più preoccuparti per me.
  • No... non era affatto questo quello che volevo e mi dispiace che la pensi così sai? 
  • Ma come... Non eri tu quello che non voleva vedermi gareggiare? - domandó 
  • Si e no. È un discorso molto più complesso di così ma visto che stiamo affrontando l’argomento forse è meglio essere sinceri in tutto e per tutto. - presi un respiro... a quanto pare era finalmente il momento della verità. Tante volte in quell’ultimo anno avevo desiderato dirle ciò che seriamente pensavo ma non vi è mai stata la giusta occasione, avevo sempre il timore che fraintendesse e accelerasse le tappe. Neanche quel momento era quello più appropriato ad essere onesti, aveva appena dichiarato la sua sconfitta, ma forse le parole che stavo per dirle avrebbero potuto farle rivalutare il suo pensiero. - devo dirti una cosa importante e vorrei che mi ascoltassi in silenzio senza interrompermi. - annui anche se un po’ sorpresa - è da tempo che desideravo parlarti di questa cosa ma non l’ho mai fatto perché stavo aspettando ulteriori conferme. È una cosa che non sa neanche mia madre quindi ti prego non vederlo come un complotto contro di te o cose di questo tipo. Come ben sai io e Regina siamo stati sempre i due opposti nel prendere decisioni che riguardassero la tua salute e non mi pento minimamente di tutto ciò che ho fatto fino ad oggi ma devi sapere che dietro tutto questo mio accanimento nel non volerti vedere gareggiare c’è una spiegazione logica. Io non sono affatto contrario al fatto che tu un giorno possa tornare in pista ma prima di farlo ritengo che tu debba superare, sul piano medico, determinate situazioni che ad oggi non sono ancora state del tutto sistemate. Ho preso a cuore il tuo caso fin da subito  e non solo perché sei la mia donna ma anche perche condividiamo la passione dello sort e sappiamo entrambi cosa vuol dire la parola sconfitta. Ci sto girando intorno lo so ma non vorrei mai che tu mi fraintendessi.... te lo giuro Emma non ti sto per dire questa cosa solo per rallegrarti la giornata o darti un contentino. Voglio dirti quello che penso davvero per due motivi. Il primo, il più futile, è perché spero tu possa cambiare idea e il secondo è perché non manca poi molto al referto definitivo. - mi presi qualche secondo - vedi... Tutti i controlli che periodicamente fai da un anno ormai non sono obbligatori, non fanno parte del protocollo post operatorio.... a livello medico generale sei guarita perfettamente ma ho voluto comunque sottoporti a tutti i tipi di controlli possibili perché ho notato che reggi bene gli allenamenti, non hai quasi mai dolori e il chiodo non ti da nessun fastidio. Ho studiato le tue radiografie e risonanze giorno e notte, mi sono messo in contatto con specialisti provenienti da ogni parte del mondo e tutti concordano con me. 
  • Scusa se ti interrompo, so di  aver promesso di non farlo, ma mi stai facendo venire l’ansia.
  • Hai ragione scusa.... vado al dunque... in poche parole le mie teorie sono state confermate per cui ad oggi posso dirti che se continuerai di questo passo e di tanto in tanto continuerai le sedute di fisioterapia non c’è motivo per cui tra tre o quattro anni tu non possa tornare in pista ai livelli di un tempo. Certo non potrai allenarti 8 ore al giorno, dovrai limitate il lavoro a tre giorni al massimo ma potrai nuovamente tentare una scalata verso il successo.  - rimase a guardarmi in maniera del tutto indecifrabile e non riuscii a capire se fosse un bene o un male. - mia madre mi ha parlato spesso di atleti tornati in pista dopo infortuni gravi ma essendo casi rari non ho mai espresso apertamente il mio pensiero al riguardo per paura che potesse essere frainteso. Ha sorclassato la mia autorità da medico  già quando le avevo detto che non fossi pronta, pensa cosa si sarebbe inventata sapendo una cosa simile. 
  • Killian....
  • Il vero motivo per cui non ho mai voluto che  gareggiassi è solo perché ancora non sei fisicamente pronta ad affrontare tutto questo  ma tra qualche anno con un allenamento giusto e i dovuti controlli...
  • No.... non voglio più sottopormi a controlli medici ne tantomeno prendere parte ad alcun tipo di gara. La ginnastica è un capitolo chiuso ormai è voglio che voi tutti impariate a rispettare questa mia decisione. 
  • Mah... Emma....
  • Avrei dovuto accettare la cosa fin da subito e non accanirmi contro il mondo intero per avere a tutti i costi una seconda possibilità. Rialzarsi non...
  • Rialzarsi è possibile credimi - l’anticipai - solo che ci vogliono i tempi giusti. 
  • Rialzarsi non mi garantirà il futuro che mi ero prefissata... forse mi ci farà avvicinare, forse no... forse con un pizzico di fortuna potrei sul serio portare a casa il mio obiettivo  mah.... sono solo supposizioni... la verità è che non si sa come andrà e io non voglio più illudermi e sperare per poi vedere qualcun’altro prendersi ciò che è mio. 
  • Stai sbagliando... stai sbagliando seriamente. Un domani guardandoti indietro potresti pentirti di non aver neanche tentato. 
  • Lo so, ma sarò consapevole di aver preso questa decisione per salvaguardare la mia salute mentale. Mi conosco bene e so cosa succederebbe se una volta tornata vicino al traguardo finale dovessi “scivolare” ancora. Non mi riprenderei più, quindi tanto vale soffrire un po’ adesso piuttosto che perdere completamente il lume della ragione domani.  
  • Stai sbagliando... 
  • Possibile.... ma non ci riesco a guardare avanti ora quindi preferisco interrompere qui. Forse se l’altro giorno non avessi gareggiato ora, per questa tua notizia,  avrei esultato come una bambina la mattina di Natale ma dopo quello che è successo....
  • Lo sapevo che avrei dovuto oppormi... - dissi pentito di non averlo fatto.
  • No.... sarebbe stato peggio. Ti avrei incolpato per avermi tarpato le ali e avremmo finito per litigare. Se c’è una cosa a cui tengo oltre alla ginnastica sei tu e credimi se ti dico che non riuscirei a guardare nuovamente avanti se tu non fossi al mio fianco. - avrei voluto baciarla all’istante ma mi trattenni. Non era ancora il momento. 
  • Quindi... non sei arrabbiata con me per averti taciuto questa cosa... - avevo paura che lo fosse
  • No, affatto.... so perché lo hai fatto e lo apprezzo ma se devo essere totalmente sincera, ad oggi e dopo la mia confessione di rinunciare, avrei preferito non saperlo. - bene... molto bene... se preferiva non saperle significava che la cosa, nonostante dicesse il contrario, l’aveva scossa  ergo c’era ancora una speranza. 
  • Lo so ma non potevo farti mollare senza prima averti messo al corrente che una possibilità di riscattarsi c’è ancora. - annui comprensiva.
  • Basta parlare di questo peró, ok? Già sarà difficile dover comunicare tutto a Regina... evitiamo di parlarne ancora ti va? 
  • D’accordo ma solo se mi permetterai  di starti accanto. So che non sarà facile e vorrei esserci.
  • Tu ci sei sempre amore mio! - fu lei a baciarmi per prima. - argomento chiuso quindi? 
  • Per oggi si!  - sorrise dopodiche  tornammo a baciarci comodamente abbracciati sul divano. - toglimi una curiosità- domandai una ventina di minuti dopo, dopo  aver assistito ad una assurda scena: il suo cellulare aveva iniziato a squillare interrompendoci  e lei dopo aver letto furtivamente chi fosse aveva chiuso la chiamata senza neanche rispondere per poi tornare ad impossessarsi delle mie labbra. Per un primo momento non avevo detto nulla ma poi non riuscendo più a pensare ad altro dovetti chiederglielo o sarei impazzito. - da quanto conosci il tuo amico.... com’è che si chiama??? Marco?!?!  - era lui che l’aveva chiamata e la cosa non mi piaceva affatto. Chi si credeva di essere per chiamare la mia ragazza e sopratutto: cosa voleva da lei?
  • Parli di mark? 
  • Marco, mark quello lì insomma..... vi conoscete da tanto? Sembrate essere molto amici... - constatai visto che l’aveva chiamata a mio avviso senza nessun motivo.
  • Da sei anni ormai, è il mio fisioterapista da quando avevo 11 anni. 
  • Era il tuo fisioterapista.... - sottolineai 
  • Già! - sorrise - ora io mio fisioterapista è decisamente più carino. - mi diede un ulteriore bacio. 
  • Ruffiana...  - rise
  • Comunque si siamo amici, ero piccina e spaventata quando sono entrata in nazionale e lui è stato il primo con cui ho fatto amicizia. Mi ha protetta dalle “ginnaste grandi” come le chiamavo io e mi tranquillizzava ogni volta che piangevo per via di Regina e i suoi rimproveri. È stata una figura molto importante per me e ancora oggi gli voglio un gran bene. 
  • Ah si è?!?! Gli vuoi bene....
  • Sento una certa gelosia nell’aria - disse in maniera sarcastica prendendomi in giro. 
  • Non dovrei??? - scosse la testa - no dici? Davvero??? Anche se so che ti piacciono i tipi più grandi? 
  • Lui è un po’ troppo grande però. 
  • Beh... ha solo quattro anni più di me mi pare no??  Non mi sembra così vecchio.
  • 25 anni sono tanti per me Killian fidati. Comunque credimi: è solo un amico... più di un amico in realtà... diciamo che lo considero un po’ come un fratello maggiore quindi... 
  • E perché ti ha chiamato? Lo fa spesso???? 
  • Ci sentivamo tutti i giorni prima dell’incidente poi invece proprio a causa di questo non ci siamo sentiti per un anno intero. ci siamo rivisti due giorni fa alla gara. 
  • E ha ripreso a chiamarti tutti i giorni immagino... 
  • immagini???? - mi prese in giro.
  • Ok... Ho visto la chiamata di prima. - confessai. la vidi scuotere la testa rassegnata e divertita allo stesso tempo. - perché non gli hai risposto? - continuai.
  • Non per quello che pensi tu! Non ho nulla da nascondere scemo solo che ero troppo coinvolta a sbaciucchiarmi il mio ragazzo per perdere tempo al telefono. So già cosa vuole tanto: vuole sapere come sto e perché sono andata via in quel modo. 
  • Solo questo??? Quel giorno alla gara non ha fatto altro che fissarti! Non so cosa mi abbia trattenuto dal non prenderlo a calci nel sedere.
  • Non guardava solo me.... guardava noi. - mi sorprese quella risposta. - sei il mio primo fidanzato e lui è molto protettivo... si preoccupa per me. Vuole essere sicuro che tu non mi faccia soffrire.
  • Poverino.... tze. Digli a quel babbeo che può dormire su sette cuscini. Sono una persona con la testa sulle spalle io. 
  • Ok senti sono curiosa! Va bene la gelosia ma tu non lo sopporti anche per altro vero???
  • È troppo lunga la questione. 
  • Ho tutto il tempo del mondo per ascoltarla. 
  • Preferirei impiegare quel tempo per fare altro.... capiscimi al volo - la guardai malizioso facendola arrossire immediatamente. Adoravo avere ancora quell’effetto su di lei.
  • Qui?? Vuoi farlo qui?? A casa di tua madre? - disse scandalizzata - No amore, non se ne parla! 
  • Ma daiiiii....
  • No! Non farò quello che pensi in casa della mia allenatrice. Scordatelo proprio. 
  • Allora non saprai nulla di come conosco mark e del perché, oltre al fatto che ti sbava dietro, lo odio. 
  • A parte che non mi sbava dietro, questo è un ricatto bello e buono! Non è giusto. - fece quella faccina imbronciata che tanto adoro. 
  • In una relazione che si rispetti ci si deve  sempre venire in contro: io do una cosa a te, in questo caso ti svelerò questo piccolo segreto, e tu dai una cosa a me... e sai già cosa. - ammiccò.
  • Ok facciamo così ma con una differenza: non ti darò quello che pensi. - rise facendomi capire se che con molta probabilità sarei rimasto a bocca asciutta. 
  • mah.... - mi zitti con un bacio degno di chiamarsi tale per poi liberarmi le labbra e torturami a suon di baci sul collo... il mio punto debole. 
  • Allora???? Vuoi iniziare? - avrei dovuto resistere viste le sue intenzioni di non volermi accontentare ma come potevo dirle di no con quella dolce tortura? Senza neanche rendermene conto mi ritrovai a raccontarle tutto.
  • È successo tutto tre anni fa, era il mio primo anno da tirocinante e in quanto nuovo del mestiere venni affiancato da uno dei medici del posto. Tra tanti mi capitò  mark che ai tempi si era appena laureato e aveva ricevuto solo da qualche mese il suo primo incarico da medico ufficiale. - facendo due calcoli era diventato il fisioterapista della mia Emma ancor prima di laurearsi.... un po’ come me insomma. - ci misero in coppia insieme perché secondo il capo lui essendo l’ultimo arrivato avrebbe saputo accogliermi e indirizzarmi meglio di chiunque altro. 
  • Perché eravate entrambi molto giovani suppongo.
  • Esatto e poi perché lui fino all’anno prima era stato un tirocinante come me e di conseguenza credeva che ricordasse ancora cosa significasse essere solamente uno studente. 
  • Dal tuo modo di parlare deduco che non sia stato così....
  • Esattamente. Agli inizi andavamo anche d’accordo devo essere onesto, nei momenti di buco ci ritrovavamo a chiacchierare delle nostre vite o a studiare, io per qualche esame ancora da matricola e lui per la specialistica, voleva entrare nella medicina sportiva. Tutto procedeva nel migliore dei modi ma un giorno le nostre strade si inclinarono in maniera irreparabile. Ci venne assegnato un caso a cui avremmo dovuto lavorare solamente noi due  e dopo un’accurata visita del paziente  ci rendemmo conto di avere tra le mani un caso tutt’altro che semplice. Scartammo le patologie più comuni e quelle che di sicuro non erano riscontrabili con i sintomi e arrivammo a ridurre il tutto a due ipotesi: la mia contro la sua. Le discutemmo a lungo dopodiche stufo di rispondermi il caro Mark decise di asfaltarmi e di fare di testa sua curando la paziente con quella che poi si rivelò la cura sbagliata. 
  • no... non ci credo! Seriamente???? - disse restando a bocca aperta 
  • Purtroppo è andata così. Ricordo ancora le esatte parole con cui mi liquidò: “Non è perché sei entrato a fare il tirocinio prima del tempo significa che sei un genio... stai al tuo posto è osserva come si lavora davvero”. Questo mi disse...
  • E poi??? Quando si è reso conto di aver sbagliato? 
  • Oh semplice.... ha curato la paziente con la mia teoria ed è brillantemente guarita. 
  • E perché allora hai tutto questo astio con lui? Alla fine hai dimostrato di aver ragione no? 
  • Beh.... non è esattamente così! Lui ha capito  per certo di aver sbagliato la diagnosi ma quando poi alla chiusura della cartella clinica siamo andati dal primario il caro mark si è fatto grande prendendosi tutti i meriti. Ha detto al nostro superiore che la diagnosi sbagliata è stata un’idea di entrambi mentre quella corretta è stata tutta farina del suo sacco. Capisci ora perché c’è l’ho con lui oltre al fatto che non sopporto come ti guarda? 
  • E tu non hai detto nulla??? Non hai fatto valere la tua parola?
  • Ma quale parola Emma... tu pensi a chi avrebbe creduto il primario? A un tirocinante appena arrivato o a un dipendente della sua stessa struttura? Ho fatto buon viso e basta, mi sono beccato un sermone sul valutare bene i sintomi prima di sparare diagnosi a caso e me ne sono andato. Fortunatamente quella fu la prima e ultima volta che lavorai con lui. - la vidi completamente scioccata a quella rivelazione, a quanto pare non aveva idea di che testa di cavolo era il suo amico.
  • Non posso crederci che lo abbia fatto  ti giuro.... ma che idiota! - esclamò arrabbiata. - sarebbe da prenderlo a schiaffi quel babbeo. Ma come si è permesso???? A ma mi sente è..... sicuro che mi sente. Come accidenti si è permesso di... 
  • Emh... Emma... Che sia un idiota concordo con te ma evitiamo ok? È acqua passata ormai, siamo andati entrambi avanti e non voglio che la mia donna venga coinvolta. 
  • Ma Killian...
  • No! Sono geloso è vero, odio il modo in cui ti guarda e tutto quello che vuoi tu ma fino a poco fa era un amico per te e non voglio che il vostro rapporto si inclini a causa di questa storia. 
  • Non sono d’accordo! 
  •  Non te ne volevo parlare proprio per questo... non volevo influenzarti con le mie esperienze passate.  
  • Ma ti ha trattato da schifo! - insistette.
  • Lo so ma non mi importa più ormai: ho mantenuto il posto di lavoro anche dopo il tirocinio, sto per iniziare la specializzazione e ho la donna per cui lui stravede. Mi sono preso la mia rivincita e credimi che per me é più che sufficiente. - sorrisi per tranquillizzarla - Basta parlare di questo adesso, io ho mantenuto la parola... adesso tocca a te rispettare gli accordi. 
  • Te l’ho già detto... non otterrai quello che pensi. Scordatelo proprio. - disse convinta e divertita alla stresso tempo per la tortura che sapeva di starmi infliggendo.
  • Sei una guastafeste lo sai vero? per una volta che abbiamo casa libera.... - mi imbronciai. 
  • Ma quanto sei bello quando fai così è? - disse per poi avvicinarsi famelica e baciarmi. 
  • Ti piace vedermi imbronciato? - alzai un sopracciglio a quella sua reazione. 
  • Da morire.... - mi baciò di nuovo e senza mai staccare le labbra da me si mise comoda andandosi a sedere sulle mie ginocchia. Non mi lamentai affatto, anzi... mi piacque molto quella sua intraprendenza e stringendola ancora più saldamente tra le mie braccia andai ad approfondire il bació in maniera decisamente più seria e passionale. 

Mi lasciai  travolgere completamente dalle sue dolci attenzioni ma  presto come facilmente prevedibile la situazione si fece più calda e istintivamente tentai un approccio più diretto. Mentre le baciavo il collo insinuai le mani sotto la camicetta della sua divisa scolastica  e iniziai a vagare, solleticandola con i polpastrelli, su tutta la sua schiena per poi passare sul ventre e risalire fino verso il suo seno. In un barlume di lucidità temetti per la mia stessa vita, conoscendola avrebbe potuto schiaffeggiarmi da un momento all’altro ma non lo fece.... anzi. Sembrarono piacerle quelle attenzioni. Tornai quindi a perdermi nei meandri del piacere convinto di averla finalmente convita ma quando le mie mani tornarono a vagare lungo il suo corpo per poi fermarsi sull’orlo di quella gonna da capogiro eccola tornare sui suoi passi.

  • no Killian... non qui.... - mi ripetè per l’ennesima volta bloccandomi la mano e portandola sul suo petto per farmi ascoltare il battito del suo cuore - lo vorrei anche io credimi, non sai quando, ma non sto tranquilla. 
  • Non verrà credimi... 
  • Non puoi saperlo però. - ci rimasi un po’ male per quel suo ennesimo rifiuto, sopratutto dopo avermi i fatto sperare, ma non potevo di certo continuar ad insistere oltre. Se non voleva non voleva.... punto. Non potevo farci nulla. La feci scendere delicatamente dalle mie ginocchia dopodiche mi alzai per prendere un bicchiere d’acqua per placare i bollenti spiriti e quando tornai in salotto andai a sedermi all’altro capo del divano, volutamente lontano da lei. Rimase a fissarmi pensierosa per qualche minuto ma non disse nulla, intervenne solamente quando iniziai a far zapping alla tv alla ricerca di qualcosa da guardare.
  • Non... non te la sarai presa vero??? - mi disse con tono leggermente preoccupato - amore.... 
  • no no ma che presa, figurati. Se non vuoi non vuoi. Adesso troviamo qualcosa di bello da vedere, un film o qualcosa e ce lo vediamo insieme. Tranquilla... - sapeva che non amavo molto vedere film quando ero in sua compagnia, ogni volta che ci avevamo provato avevano finito per fare altro, ma non commentò, si limitò semplicemente ad annuire. 

Dopo un’accurata ricerca trovammo finalmente un film carino da guardare,  ve lo giuro, provai seriamente a concentrarmi ma ogni cinque o sei minuti involontariamente mi ritrovavo a sbuffare: averla li, a pochi metri di distanza  da me, non rendeva la cosa facile. Lei notò subito il mio malessere interiore e se in un primo momento non disse nulla, mi lasciò fare, dopo il mio sesto sbuffare eccola avvicinarsi, rubarmi il telecomando e spegnere la tv.

  • Emma ma....
  • Ho capito ho capito.... hai vinto ok???? Facciamo a modo tuo! - mi disse posizionandosi a cavalcioni su di me.
  • Co... cosa... - mi ritrovai a dire come un perfetto idiota, non mi aspettavo affatto una cosa del genere.
  • Non vuoi più farlo? - disse maliziosamente provocandomi. - ma come mi sembrava di aver capito che...
  • ...s... si.... mah... sei.... sei sicura??? - annuì. Stavo forse sognando? 
  • Basta che però mi prometti che possiamo stare seriamente tranquilli. - a quelle parole mi ripresi immediatamente, lo voleva anche lei. l’afferrai al meglio con entrambe le braccia e in un solo colpo invertii le posizioni facendola sdraiare sul divano e posizionarmi sopra di lei.
  • Più che tranquilli amore mio, fidati di me. Non ci disturberà nessuno. -detto questo tornai a baciarla. 

Restammo accoccolati su quel divano a regalarci piacere abbastanza a lungo poi, quando le cose si fecero più serie, eccola tornare a preoccuparsi.

  • non... non possiamo andare da un’altra parte? Qui sul divano non... non mi sento a mio agio ecco... - confessò sinceramente leggermente rossa in viso.
  • Seriamente? - mi venne da sorridere - Ma come... se  a casa tua il divano ha visto diversi Round mi sembra...
  • Casa mia è casa mia ma qui... uff lo sai. - si guardó attorno - ma non ce l’hai una camera? - domandò sempre più  imbarazzata. Non erano da lei questo genere di discorsi. 
  • Negativo amore.... purtroppo dormo su un divano letto quando sono qui. Almeno per il momento. Mamma sta riorganizzando la stanza degli ospiti, adibita a magazzino momentaneamente, per crearmi un piccolo giaciglio. Tranquilla però... se il divano non ti aiuta a rilassarti ho già in mente una soluzione... vieni, seguimi. - la presi per mano e senza dirle altro la condussi in un posto decisamente più adatto al  genere di attività che stavamo per continuare. - qui va meglio no? - le dissi una volta raggiunta la stanza in questione ovvero la camera da letto di mia madre. 
  • Questa è.... Killian questa è.... 
  • una camera da letto amore - feci dell’ironia 
  • Intendevo dire.... - annuii senza farle finire la frase: sapevo già cosa volesse chiedermi e non aveva alcun senso mentirle - ah....
  • Si mah.... possiamo tranquillamente...
  • no no no no no! - la vidi scuotere la testa energicamente subito dopo aver sgranato gli occhi per una manciata di secondi - Scordatelo! Scordatelo prorpio ok? Scordat.... - la baciai interrompendo quel fiume in piena. Le si era incantato il disco. 
  • Ho pensato già a tutto tesoro mio non preoccuparti. Cambiamo le lenzuola prima di andare via e rifacciamo il letto ok? 
  • Parli seriamente? - mi domandò con sguardo corrugato - pensi davvero  che in questo modo non se ne accorga? 
  • Perché dovrebbe? 
  • Avete forse una donna delle pulizie che al momento mi sfugge?
  • No....
  • E allora come pensi possa non accorgersene se questa mattina ha rifatto il letto con queste lenzuola e stasera le troverà diverse? - prese un respiro - mi dispiace amore ma non...
  • Le cambiamo subito allora! 
  • Kill....
  • Aspetta...Ascoltami prima! Le cambiamo ora e prima che vai via risistemiamo queste. È perfetto come piano non credi? 
  • Ma è camera di tua madre!!!! Della mia allenatrice Killian? Posso mai fare l’amore con il mio fidanzato nel suo letto secondo te? 
  • Si! se sei fidanzata con il figlio della tua allenatrice certo che sì! Avanti lasciati andare un pochino... divano o letto cosa cambia in fondo?!? Anzi... ad essere onesti mamma passa più tempo sul divano che qui quindi... - la vedevo ancora titubante. - proviamoci almeno ok? Dammi l’opportunità di provare a farti rilassare un po’, poi... nel caso non dovessi riuscirci e vuoi interrompere la cosa basterà dirmelo. 
  • Io....
  • Resterà il nostro piccolo segreto, non rinunciare solo perché hai un po’ di soggezione. - la vidi pensarci seriamente su
  • Non lo so... - disse continuando a non essere convinta. 
  • non ti riconosco sai??? Se fossimo stati a casa tua non ti saresti minimamente fatta tutti questi problemi. In neanche una settimana abbiamo perlustrato quasi mezza casa e ora ti preoccupi per una semplice camera da letto? 
  • È diverso.... - sospirai 
  • D’accordo... ok.... Se non vuoi non ti costringerò di certo, ci mancherebbe altro ma è un peccato non sfruttare questa opportunità... - mi avvicinai alla porta pronto ad uscire dalla stanza e  raggiungere nuovamente il divano, totalmente  convinto che non ci sarebbe stato un seguito a quel nostro discorso iniziato poco prima,  quando improvvisamente eccola spiazzarmi con una semplice frase. 
  • Ok... ma prima cambiamo le lenzuola, non si discute su questo! 
  • Cosa???
  • Ho detto cambiamo le lenzuola! 
  • Vuoi.... vuoi...
  • Si ma smetti di balbettare e aiutami ok? 
  • Si sì.. assolutamente amore - iniziai a saltellare dalla felicità per correre a togliere le coperte e prendere quelle nuove.
  • Sembri scemo! - mi disse ridendo per quella mia performance salterina - comunque a parete gli scherzi ... se in qualsiasi momento dovessi avere qualche ripensamento  tu...

Tornai serio: - hai la mia parola! 

Non ricordo neanche il momento in cui ci trasformammo in perfetti casalinghi cambiando le lenzuola e sistemando le vecchie in un angolo, quello che ricordo con precisione è che passato il primo momento di incertezza ci ritrovammo a fare l’amore come eravamo soliti fare, liberi, senza paure o pensieri di alcun genere. Esistevano solo noi, il resto non aveva più importanza. Ricordo che per fare il romantico e rendere l’atmosfera più rilassante  misi della musica di sottofondo  ma aimè si rivelò un vero errore che per poco non mi costò caro. A causa della musica purtroppo non sentimmo la porta di casa aprirsi e di conseguenza non ci accorgemmo di non essere più soli. 

 

POV REGINA.

Avevo iniziato quella mattinata con la consapevolezza di quello che mi sarebbe aspettato quel pomeriggio: sette ore di lungo lavoro in federazione, riunione con il capo e come se non fosse abbastanza avevo anche un allenamento extra dell’ultimo momento gentilmente concesso da un mio collega che per motivi a me sconosciuti era stato costretto ad assentarsi. Fantasticavo già prima di uscire da casa al momento in cui sarei rincasata e sarei andata a buttarmi stremata sotto le coperte ma fortunatamente per me il lavoro si rivelò più semplice del previsto tanto che alle cinque e mezza del pomeriggio ero già libera. La riunione era stata un successone, veloce e indolore e il lavoro fu dimezzato in quanto mezza squadra a causa dell’influenza era stata messa ko. Restava solamente l’allenamento serale in cui avrei dovuto sostituire il mio collega ma anche lì fui fortunata in quanto il diretto interessato all’incirca una ventina di minuti dopo essere uscita dall’ufficio mi chiamo sollevandomi dall’incarico dicendomi di essersi liberato. 

Quella doveva essere senza ombra di dubbio la mia giornata fortunata: non solo avrei potuto godere del restante pomeriggio andando a fare un giro per i negozi e camminare qua e là, ma cosa più importante avrei potuto cenare con mio figlio, cosa che accadeva raramente purtroppo. Lo chiamai per informarlo della cosa dicendogli di aspettarmi per cena ma non mi rispose, il suo cellulare squillava a vuoto. Strano... di solito stava sempre incollato al telefono a chattare con Emma. “Forse starà studiando” mi ritrovai a pensare così, visto che anche le due chiamate successive ebbero lo stesso esito, decisi di andare a fare semplicemente la spesa, per comprare le cose che più gli piacevano per preparargli una deliziosa cenetta e tornai a casa. 

La prima cosa che notai quando entrai fu la cucina disastrata: aveva buttato nel lavello piatti, pentole, bicchieri e chi più ne ha ne metta senza sciacquarli o quantomeno metterli in lavastoviglie. A terra il pavimento era ancora coperto di briciole e come se non bastasse la Tv del salotto era accesa nonostante non ci fosse nessuno a guardarla. Tale e quale al padre in questo... tale e quale. Sapeva bene che in questa casa vi erano regole diverse ma a quanto pare senza il gatto in giro a controllarlo, che sarei io, il topino aveva deciso di fare festa. Lo chiamai per comunicargli di essere rientrata ma non mi rispose... non mi aveva sentito. Come poteva dopotutto... oltre alla televisione, che spensi io, aveva anche lo stereo della mia camera acceso. Accendeva la musica solo quando studiava o era malinconico e visto che non vi erano libri sparsi in cucina o nel salottino, non gli piaceva studiare nel mio studio, di sicuro il motivo di quella musica doveva essere il secondo. Senza esitazioni lo raggiungi in camera per capire se fosse tutto ok, immaginavo che avesse potuto battibeccare con Emma, ma non appena aprii la porta, che era socchiusa, e misi piede in stanza per poco non mi venne un infarto.  Ma quale malinconia e malinconica... quel disgraziato stava più che bene. Si stava godendo la vita facendo zozzerie con la sua fidanzata. Li colsi proprio in fragrante e nel pieno del loro amplesso, fortunatamente per me erano coperti dalle lenzuola, ma la cosa peggiore è che nonostante fossi entrata in camera loro non si accorsero minimamente della mia presenza e continuatori imperterriti come se nulla fosse. 

La cosa più giusta da fare in quel momento sarebbe stata uscire e aspettarli in salotto per una bella lavata di orecchie ma ero troppo nervosa per ragionare lucidamente così, pur di mettere fine a quello scempio feci l’unica cosa che in quel momento mi venne di fare: mi avvicinai allo stereo e spensi la musica per annunciare loro la fine dei giochi. Non fu affatto una buona idea... per un cinque o sei secondi, per me se,vero passare un’ora, fui costretta ad udire i loro gemiti di piacere precedentemente ovattati dalla musica di sottofondo ma fortunatamente  prima che morissi seriamente loro stessi si accorgessero che qualcosa non andava. 

  • cazzo!!!! - esclamò Killian, ancora sopra di lei, nel vedermi li sullo stipite della porta. Prontamente balzò a sedere sul letto stringendo saldamente le coperte e facendo in modo che lei, la quale aveva nascosto la testa sotto il cuscino,  rimanesse coperta il più possibile - mamma non...
  • Risparmiati le stronzate Killian! Hai due minuti di orologio per vestirti: ti voglio in soggiorno tra due minuti esatti. - feci per uscire ma prima di farlo mi trattenni ancora una manciata di secondi - vale anche per te signorina! - e senza aggiungere altro andai ad aspettarli sul divano. 

Li sentii battibeccare dall’altra parte della stanza ma non riuscii a capire cosa si stessero dicendo, parlavano fitti fitti. Fu Killian ad uscire per primo, con indosso i vestiti che aveva la stessa mattina adesso leggermente sporchi qua e là del rossetto di lei. 

  • mamma ti prego adesso che esce non arrabbiarti con lei, non dirle nulla e lasciala tornare a casa. Credimi sulla parola lei non...
  • Siediti! - ordinai indicandogli il divanetto situato proprio di fronte a me. 
  • Si mi siedo ok, va bene mah..
  • Ho detto siediti! - alzai leggermente i toni per fargli capire che non ammettevo alcun tipo di replica. Capi al volo e infatti obbedì all’istante. - fammi capire bene... hai scambiato questa casa per un albergo per caso?  Aspetti che non ci sono per portarti le ragazze in camera? Camera mia per giunta.... Non ho parole guarda!
  • Non è come pensi... non ho scambiato casa per un albergo credimi e non porto le ragazze a casa così, tanto per, come dici tu. Ne porto solo una, la mia fidanzata, sempre la stessa. Non pensavo certo di doverti chiedere il permesso. Sono maggiorenne mi sembra. 
  • Che sei maggiorenne non conta nulla, a casa mia si rispettano le mie regole e non mi pare proprio che io ti abbia mai detto, neanche in passato, che potessi portarti le ragazze in casa... sopratutto in camera, mia ripeto. - specificai 
  • Sono cresciuto dall’ultima volta che abbiamo vissuto sotto lo stesso tetto, ricordo ancora le regole ma credevo non fosse un reato visto i miei ventuno anni... ritengo di poter portare a casa la mia ragazza se voglio. Con papà non ci sono mai stati problemi di questo tipo quindi.... anzi, lui considera Emma di casa ormai. 
  • Ma davvero??? Tze... non ho parole - il mio ex marito era davvero un demente alle volte. - comunque se a tuo padre non interessa se ti rovini la vita non significa che non debba interessare  anche a me. Io ci tengo alle regole di questa casa e non voglio che mi si prenda in giro in questo modo. 
  • Non volevo prenderti in giro mamma. Non ho pensato che per te potesse essere un problema. Punto.... e poi parliamone: pensi seriamente che mi stia rovinando la vita? 
  • Diciamo che non hai pensato e  basta... - lo corressi - e si!  ti stai rovinando la vita. Se continui a fare il latin lover ti metterai seriamente nei guai prima o poi.
  • Nei guai??? Per cosa? Perché faccio sesso con la mia fidanzata? 
  • Perché fai sesso con la tua ragazza minorenne Killian! 
  • Ancora con questa storia? Ha 17 anni mamma non è più una bambina. 
  • È sempre minorenne però e questo porta con se conseguenze. 
  • Caspita... non pensavo fossi così all’antica. Tu pensi che le ragazze di oggi aspettino tutte la maggiore età per.... - rise - sei proprio fuori strada mammina cara.  
  • Forse non ci siamo capiti. A me non mi interessa nulla di cosa fanno le ragazze in generale Killian! A me  interessa di te e di quella che ti porti a letto! 
  • Io la amo Emma mamma, tu puoi dire quello che vuoi: questo non cambierà le cose. 
  • Si può amare una persona in tanti modi, non è necessario fare per forza di cose quello che fai tu. Esistono cose più romantiche del sesso Killian. 
  • E pensi che non lo sappia mamma? Per un anno l’ho corteggiata senza neanche sfiorarla con un dito. Le ho dato attenzioni quasi 24 ore su 24 e le cose ad oggi non sono cambiate. La tratto allo stesso identico modo di prima solo che abbiamo deciso di portare la nostra relazione ad un livello più alto. Non ci vedo nulla di male, non siamo né la prima né l’ultima coppia che fa sesso. 
  • Perché devi sempre metterti a paragone con gli altri è? Se gli altri decidono di fare una cazzata perché devi farla anche tu? 
  • Non seguo la massa, dico solo che è normale alla nostra età fare questo genere di esperienze. 

Proprio mentre stavo per replicare l’occhio mi cadde su una figura a me fin troppo familiare che quatta quatta, approfittando del fatto che fossi impegnata a chiacchierare animatamente e con Killian, stava tentando di fuggire senza essere vista. 

  • ferma dove sei tu! - le dissi cogliendola di sorpresa - dove credi di andare è?
  • Emh... si è fatto tardi devo....
  • Vieni a sederti forza, devo parlare anche con te; non crederai davvero di passarla liscia.
  • Regina davvero....
  • Mando un messaggio  tua madre e le dico che ti ho convocata per una riunione straordinaria e di non preoccuparsi se ti vede rientrare tardi quindi siediti. - nel mentre avevo già mandato un messaggio a Mary. - con sguardo basso la vidi raggiungere il divano dove era seduto Killian ma la cosa che mi fece ridere fu vederla sedersi dal lato opposto al suo. - Emmina.... rinfrescami un po’ la memoria: cos’è che mi hai detto ieri agli allenamenti? - non mi rispose - allora??? Guarda che sto parlando con te signorina, lo sai che non mi piace parlare da sola; come sai anche che non mi piacciono le bugie. Avanti parla.
  • Che dovevo anticiparmi i compiti per martedì prossimo per poter essere presente lunedì a lezione. - esattamente testuali parole mi disse neanche 24 h prima.
  • Esatto... ora dimmi: tu lo chiami studiare quello che vi ho visto fare in quella camera? 
  • Mamma per favore te l’ho detto prima! Non prenderla con lei! Lei non centra nulla. 
  • Non centra?
  • No... sono stato io a dissuaderla, lei non voleva farlo qui in casa tua.
  • Non voleva è?!?
  • No.
  • Beh... non voleva  non voleva ma dentro il letto con te stava mi sembra. Se non avesse voluto di certo si sarebbe messa a studiare, cosa che avrebbe dovuto fare a prescindere e invece.... - lasciai volutamente la frase in sospeso. - a proposito... come intenti recuperare questa giornata di studio persa? Devo prepararmi all’idea di un possibile tuo sms lunedì che mi avvisi di non poter venire ad allenarti per via del troppo studio? 
  • Non ho mai saltato un allenamento mi sembra, non lo salterò neanche lunedì credimi... anche perché dobbiamo parlare di una cosa. 
  • Oooh si! Mi devi ancora parecchie spiegazioni sulla fuga di due giorni fa. Io e Harris pretendiamo delle spiegazioni quanto prima. 
  • Lunedì le avrete. Ora se vuoi scusarmi devo...
  • No! Non ho ancora finito con voi due! - esclamai facendola alzare gli occhi al cielo. Mi ero distratta per una manciata di secondi dall’argomento principale parlando di altro ma questo non significa certo che avevo concluso quello precedente. Anzi.... avevo ancora molto da dire loro. - tornando a noi miei cari ragazzi... visto che a quanto pare non avete capito la gravità del vostro gesto provo ad illustrarvelo io. Differentemente da come la pensate voi l’età in questo genere di cose è molto... molto importante. È vero, si può essere responsabili a qualsiasi età ma un conto è essere giovani e responsabili e un conto è essere giovani e doversi trovare a vivere situazioni più grandi di voi stessi. Mi spiego meglio: il sesso porta con se delle conseguenze miei cari e voi dovete metterlo in conto prima di darvi alla pazza gioia così...tanto per passare il tempo. 
  • Ci stai facendo un discorso sul sesso sicuro mamma? - intervenne mio figlio strafottente come al suo solito - ti blocco subito: non ne abbiamo bisogno. Sappiamo già tutto ciò che c’è da sapere per cui evitiamo di parlarne ok? Uso il preservativo ogni volta se proprio lo vuoi sapere quindi non temere: non ti sentirai chiamare nonna tanto presto. 
  • Molte persone hanno detto queste parole ai propri cari in passato ma purtroppo non tutti hanno avuto  ragione. Anche se si sta molto molto attenti le conseguenze possono arrivare ugualmente purtroppo ed è per questo che insisto nel dirti - guardai mio figlio in particolar modo - che devi mettere un freno. 
  • Come la fai tragica mamma...
  • Tragica è??? Non sono affatto tragica Killian, sono realista: dico le cose come stanno. Pensiamo sempre che a noi questo genere di cose non possano capitare ma poi capitano invece ed è troppo tardi per rimediare.
  • Per caso sei rimasta incinta di me senza volerlo e ora vuoi impedirmi di commettere i tuoi stessi errori??? - ok mio figlio era decisamente un idiota. 
  • O guarda.... a te ti ho proprio voluto e ad essere sinceri ho dovuto lavorare molto per portarti in questo modo....sei mesi mio caro... ci sono voluti sei mesi. Ti dico questo perché sono realista e voglio tutelarti tutto qua, non credo ci sia nulla di male in questo. 
  • Tutelarmi?
  • Tutelarti si! Lo sai cosa succederebbe se la tua ragazza rimanesse incinta adesso che non ha ancora compiuto 18 anni vero??? 
  • A parte che non succederà ma anche se fosse cosa vuoi che succeda mamma! Non l’ho mica stuprata! Ci amiamo noi due. 
  • E vuoi che ai suoi genitori importerebbe qualcosa del fatto che vi amiate in quel caso? Ti farebbero passare i peggio guai Killian credimi e avrebbero il coltello dalla parte del manico. 
  • Siamo nel medioevo e non me ne sono accordo per caso? Dai mamma!!?? 
  • Non siamo nel medioevo ma siamo nel mondo in cui se c’è di mezzo un minore rischi grosso Killian. 
  • Non ha quattordici anni cavolo! Ne ha...
  • Ha quasi 18 anni lo so ma non li ha ancora compiuti e quindi resta ancora a tutti gli effetti un minore. - guardai Emma questa volta -  sii sincera come pensi reagirebbero i tuoi? Non ad una possibile gravidanza... solo a sapere che fai sesso con uno più grande! 
  • Mia mamma lo sa già in realtà. - ma davvero???  - ha beccato delle “prove” inequivocabili... e ha fatto due più due - pure??? Di male in peggio. Rimasi per una frazione di secondo senza parole nell’ascoltarla. 
  • Quindi non è la prima casa che frequentate questa, oltre a quella di tuo padre Killian.... grandioso! - esclamai sarcastica - e come l’ha presa tua madre? 
  • Non male a dire il vero! Mi ha semplicemente detto di stare attenta e di fare le cose con la testa. 
  • Visto? Persino la madre di una minorenne ha capito! 
  • Mary non fa testo! Lei è la classica principessa delle favole che parla con gli uccellini e vede l’amore dovunque. Come pensi reagirebbe tuo padre invece Emma ? 
  • Ohhh... beh... lui....
  • Senti mamma cosa vuoi che facciamo? - intervenne Killian non lasciandola rispondere - Che smettiamo di fare sesso così stai più tranquilla? Dai è ridicolo! 
  • Non è ridicolo!
  • Si che lo è e non ho intenzione di continuare questo discorso ancora per molto. Io ed Emma stiamo insieme e ci amiamo quindi se vogliamo fare sesso siamo liberi di farlo ok???
  • Volete farlo??? Bene! Ma non in casa mia e a patto che non vi scopra di nuovo! 
  • Perché? Ci metti in punizione? Ho ventuno anni ti ricordo e lei non è tua figlia. 
  • Non posso metterti in punizione ma posso dirlo a suo padre. - Emma sgranò gli occhi terrorizzata alla sola idea e killian accorgendosene andó subito in suo soccorso. 
  • No... non lo faresti mai...
  • O si invece....prova a sfidarmi, vediamo chi ne uscirà vincitore. 

Continuammo a discuterne senza trovare compromessi e alla fine Emma decise di tornare a casa nonostante non avessimo ancora finito di parlare. Avrei preferito rimanesse anche lei, non ero intenzionata a cedere ma conoscendo Killian la cosa sarebbe andata per le lunghe così la feci andare via, tanto ci saremmo viste in palestra il lunedì e un momento per parlarne lo avremmo trovato di sicuro. 

  • Sono modi questi mamma??? L’hai  fatta scappare! 
  • Se è scappata è perché non è ancora in grado di affrontare queste situazioni e se non è in grado allora non lo è neanche per...
  • Basta ok???? Ho capito il tuo pensiero! È palese, comunque non è che non è in grado di affrontare questo argomento manma è che è già piena di problemi poverina, non le serviva anche questo.
  • Piena di problemi? A 17 anni?? Non ti sembra di esagerare?
  • Affatto! Sta affrontando tante cose tutte insieme e il mondo sembra volersi accanirsi su di lei. L’incidente, quella maledettissima gara, questo stupido discorso! 
  • La gara???? Ti ha parlato della gara? Tu sai perché è... - annuì.
  • Me lo ha raccontato questo pomeriggio. 
  • E? Aggiornami avanti! - lo invitai a parlare. 
  • Non posso dirti nulla, è una cosa che deve fare lei mamma, mi dispiace. 
  • Andiamo Killian....
  • No! Non spetta a me affrontare questo argomento, l’unica cosa che posso dirti è di rispettare la sua decisione, qualunque essa sia. Ora scusami ma voglio dare un’occhiata alle mail: sto aspettando il piano di studi per la specializzazione. 

Mi lascio in soggiorno a rimuginare su quell’ultima frase detta “rispetta la sua decisione”. Di che decisione stava parlando? Non voleva più gareggiare forse? Probabile ma per esserne certa dovetti aspettare quel tanto atteso lunedì. 

Arrivai in palestra prima del dovuto quel giorno sperando fosse già li, capitava che si presentasse in anticipo qualche volta e quel giorno non fu fa meno: quando misi piede in sala la trovai seduta a terra sulla pedana del corpo libero ad aspettarmi. La prima cosa che mi colpì all’occhio fu il suo abbigliamento: nessun body e nessuna tuta.... aveva indosso un semplice jeans e una camicetta bianca. 

  • dobbiamo parlare! - esordi non appena mi vide. 
  • Lo so ma vai a cambiarti prima così risparmiamo tempo e possiamo anche allenarci. 
  • No... preferisco parlare subito, capirai dopo il perchè. - quella risposta non mi piacque affatto. 
  • D’accordo... sono tutta orecchie. 
  • Innanzitutto mi scuso per ciò che è successo l’altro giorno a casa tua. Non era mia intenzione mancarti di rispetto credimi e a ripensarci vorrei prendermi a schiaffi da sola per essermi fatta convincere da quel faccino d’angelo. 
  • Faccino d’angelo?? mio figlio??? - sorrisi. - se vedi un angelo in lui devi essere proprio innamorata. - oh si che lo era purtroppo  ed era proprio questo che mi spaventava. - Emma tesoro... da quanto ci conosciamo io e te? Tanto mi sembra. Ti ho fatto un po’ da mamma in questi anni che hai vissuto qui da sola e se mi permetto di rimproverarti in quelle che ritengo essere delle decisioni affrettate è solo perché tengo a te e non voglio vederti soffrire. Sei giovanissima, Killian è il tuo primissimo amore... potrebbe rivelarsi l’uomo della tua vita come potrebbe non esserlo... quanti amori finiscono oggigiorno? Sei ancora un po’ inesperta, passami il termine, prima di pentirti seriamente non sarebbe meglio aspettare di essere un po’ più consapevole prima di fare passi così importanti? Tutto qua tesoro. Comunque non devi scusarti, Killian è famoso per il suo trascinare le persone nelle sue malsane idee, non ne hai compa credimi. - accennò un leggerissimo, quasi impercettibile, sorriso. - oltre a questa piccola situazione volevi parlarmi di altro? Non so... della gara dell’altro giorno magari? 
  • In realtà si... vorrei parlare con te a proposito di alcune cose che sono successe quel giorno. 
  • Ne sono felice, quando ho saputo che eri letteralmente fuggita via sono rimasta spiazzata, non è un comportamento da te quello e di conseguenza mi sono preoccupata. Raccontami tutto. 
  • Non c’è molto da dire in realtà. Ci sono stati commenti sul mio ritorno non molto piacevoli, ho sentito altre ginnaste parlare di me in maniera davvero vergognosa e cattiva e questo mi ha portato a fare una pessima figura nell’esecuzione alla trave e al volteggio. - disse riassumendo in poche parole ciò che era successo e che a me era sfuggito. Chi accidenti si era permesso di parlare male della mia atleta per eccellenza? Provai a chiederglielo ma lei si rifiuto di dirmelo per paura che facessi qualche stupidaggine. 
  • Le critiche ti sono sempre scivolate addosso in passato, ricordo che c’è stato un periodo dove ti presero di mira perché credevano che mentissi sulla tua età fingendoti più piccola di quello che eri in realtà? Non ti ha mai sconvolto a tal punto di farti rinunciare ad una medaglia cosa è cambiato adesso? 
  • Erano cazzate quelle Regina! Ero davvero più piccola rispetto a loro quindi che loro pensassero il contrario a me non importava un accidenti.... adesso invece.... beh adesso è diverso. Quello che hanno detto quelle ragazze quel giorno nella palestra corrisponde alla realtà regina: io non tornerò mai in pista come la Emma di un tempo, non brillerò più come prima e di sicuro non otterrò un posto in nazionale come titolare quest’anno. È inutile continuare a lottare... per cosa poi? La mia carriera è finita ed è inutile anche che voi tutti continuate a darmi contentini e a illudermi dicendomi che piano piano le cose si sistemeranno. Anche Killian l’altro giorno ci ha provato.... nulla migliorerà purtroppo e prima ve lo metterete in testa tutti e prima io potró tornare a stare bene. 
  • E chi lo dice questo? Che sei finita intendo, che non avrai un posto in squadra.... hai fatto una delle cazzate più grandi della tua vita a scappare in quel modo anche in presenza di harris, di sicuro ci penserà tre volte prima di fare il tuo nome nello scegliere la squadra agonistica di quest’anno ma non è detto che non....
  • Non mi interessa un accidenti entrare in squadra come raccogli punti per le altre, per aggiustare il punteggio diciamo così... io voglio essere una titolare a tutti gli effetti, voglio gareggiare con gli individuali e voglio raggiungere determinati obbiettivi. Posso farlo? No naturalmente per cui basta! lascio.
  • Cosa???? - avevo sentito bene? Voleva lasciare? 
  • Hai capito: lascio! Abbandono tutto: gare, stage, allenamenti.... non ho più bisogno di questo. Subito dopo l’incidente ho avuto paura che senza ginnastica sarei impazzita, ero convinta che non avrei potuto vivere senza invece più passa il tempo e più mi rendo conto che è il contrario. Sto male quando faccio ginnastica e questo non va affatto bene. 
  • Emma non dire stronzate per piacere.
  • Non sono stronzate regina, è la pura verità. Ogni volta che  entro in palestra ho in testa un solo ed unico obbiettivo: superare i miei limiti e andare a prendermi la medaglia che mi è stata negata. Non riesco ad entrare in palestra con lo spirito di una ragazza normale che vuole semplicemente fare lo sport che le piace e fin quando non riuscirò a vedere oltre una fottutissima olimpiade è meglio se mi faccio da parte. - la vidi versare qualche lacrima nel pronunciare quelle parole - fa male, fa incredibilmente male credimi doverti dire una cosa del genere e accettare che il mio futuro non potrà mai essere quello che ho sempre desiderato ma devo farlo purtroppo se non voglio vivere per sempre nell’illusione e spero con tutto che tu non faccia nulla per fermarmi. - rimasi senza parole credetemi. Mi sarei aspettata un discorso simile agli inizi ma non un anno dopo quando tanti ostacoli erano già stati superati. - non... non dici nulla? Parlami ti prego.
  • Che vuoi che ti dica... ciò che vorrei dirti è proprio quello che non vorresti sentirti dire quindi.... 
  • mi stai odiando vero? Lo so... posso sembrare egoista dopo tutto quello che hai fatto per me ma credimi se ti dico che questa decisione farà andare avanti anche te. 
  • Me?? - domandai incuriosita.
  • Si... continui ad allenarmi per uno scopo ben preciso quando in realtà dovresti iniziare a guardare oltre. Le prossime olimpiadi saranno tra due anni e mezzo ormai, bisogna che inizi a cercare l’atleta degno di questo compito. 
    • non mi serve cercare atleti... non l’ho mai fatto e mai credo lo farò. Tu sei stata un’eccezione mia cara Emma e tu lo sai bene: non ero in cerca di atleti da allenare... sei arrivata da sola e con la tua voglia di fare mi hai completamente stregato. Ho rivisto me da piccola inseguire un sogno e non ho potuto non prenderti sotto la mia ala per aiutarti a realizzarlo. Mi dispiace che le cose abbiano preso una piega inaspettata, l’incidente ci ha destabilizzati un po’ tutti ma non è mai troppo tardi per rialzarsi Emma. Tu adesso ti sentirai ferita da quelle orrende parole dette sul tuo conto, demotivata per non essere riuscita ancora a sbloccarti è molto probabilmente dentro di te ci sarà un mix di emozioni contraddittorie che neanche potrei riuscire a decifrare. Un po’ la colpa di tutto questo è mia ne sono consapevole, non avrei dovuto tirare troppo la corda... avrei dovuto dare retta a Killian e aspettare prima di proporti qualsiasi cosa. Proporti la gara dell’altro giorno è la mossa più sbagliata che avessi mai potuto fare. Mi dispiace... mi dispiace davvero tanto... se sei arrivata a questa conclusione è solo colpa mia. - le aprii il mio cuore sperando potesse servire a qualcosa.
  • Colpa tua??? Regina non hai nessuna colpa, anzi.... mi hai mostrato la realtà dei fatti! Mi hai fatto aprire gli occhi e di questo posso solo ringraziarti. Se non mi avessi iscritto alla gara molto probabile starei ancora inseguendo un sogno irraggiungibile. - irraggiungibile.... ma quale irraggiungibile, non era affatto irraggiungibile il suo sogno, doveva solamente avere pazienza.
  • Posso essere onesta con te? - annui sorridendo appena - io non la penso come te anzi... credo seriamente che volendo potresti volare altro ma se non ci credi tu in primis difficilmente la cosa si realizzerà. Lasciare è la cosa peggiore che tu possa fare a te stessa ma so anche che continuare in questo momento non aiuterebbe a farti stare meglio. La soluzione migliore per me ora come ora sarebbe mollare le gare e continuare ad allenarti così.... solo per sfogo personale, più in là, quando tutto questo sarà passato, se avrai ancora voglia di rivincita potrai tornare a conquistarti i posti che tanto meriti senza doverti rimetterti a ricominciare da capo ancora una volta. - scosse la testa convinta del suo pensiero - pensaci almeno... - la mia era quasi una supplica.
  • Non ce la faccio, la serie A non è più per me ormai... non voglio più sentirla nominare.
  • Non esistono solo le gare di serie A. Potresti riprendere dalla serie B  ad esempio o addirittura dalla c. Mettersi in gioco e confrontarsi con gli altri non prevede necessariamente essere atleti professionisti di un certo livello. Ci sono tantissime gare in giro a livello non agonistico potresti....
  • No regina! Ti ringrazio per avere a cuore tutto questo ma no, basta così. - annui tristemente accettando la sconfitta. - grazie per tutto quello che hai fatto per me in tutti questi anni, davvero. Sei stata una seconda mamma eccezionale e non smetterò mai di considerarti come tale. - corse ad abbracciarmi lasciandosi andare ad un pianto liberatorio che commosse anche me. - non avercela con me! Non odiarmi ok? 
  • Come potrei mai odiarti è?!?! 
  • Promettimelo! 
  • Te lo prometto ma devi anche tu promettermi una cosa. 
  • Cosa? 
  • Prometti che penserai a quello che sto per dirti adesso. Non ti farò più alcun tipo di pressione su tutto ciò che riguarda la ginnastica ma ti prego, ti scongiuro prova a prendere in considerazione l’idea di allenarti ancora. Un atleta non sta mai più di tanto tempo lontano dallo sport e di sicuro tra qualche mese ti verrà voglia di iscriverti in palestra o quant’altro per non rischiare di diventare sedentaria.... tieniti come sport la ginnastica, allenati per te stessa, con me o senza di me non importa, ma non abbandonarla. Ti ha tirato su in un momento dove ti eri completamente smarrita, sono sicura che andando avanti con il tempo, quando questa delusione sarà solo un lontano ricordo, potrà ancora regalarti qualche bella emozione.
  • Non... non lo so... io...
  • Promettimi solo che ci penserai. Mi accontenterò di questo. 
  • D’accordo allora! Te lo prometto. - fui io questa volta ad abbracciarla. - torna a casa adesso, se non ricordo male domani hai dei compiti da consegnare e non mi pare che in questi giorni tu abbia lavorato molto! - riuscii a farle scappare una risata - fila avanti! E vai a casa.... il tuo bel principe lo vedrai domani. 

La guardai allontanarsi pian piano fino a quando non  si chiuse la porta alle spalle. Aveva mollato, aveva rinunciato al sogno della sua vita.... era stata debole ma allo stesso tempo era stata molto coraggiosa. Non sapevo cosa il futuro avesse in serbo per lei ma qualcosa dentro di me mi diceva che non era ancora finita. Presto molto presto avrei visto nuovamente la mia stella preferita brillare ancora.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




Amore olimpico
Capitolo 14

 

Pov Emma 

 

Era stata davvero dura ma alla fine, dopo un anno di pianti, notti insonni e sconfitte varie ce l’avevo fatta: avevo finalmente voltato pagina. Avevo iniziato a lasciare andare il passato per provare a pensare al mio presente e prendere, in maniera definitiva questa volta, in mano la mia vita.  Molte erano le cose da fare ma prima di poter anche solo iniziare a stabilire nuove progetti c’era ancora una piccola cosa da far: sbarazzarmi anche a livello ottico della mia ex vita. Sono sempre stata una ragazza maniacale e gelosissima delle sue cose, guai anche solo a spostare di mezzo centimetro un qualsiasi oggetto di mia appartenenza,  ma se volevo non ricadere nel baratro dovevo farmi forza e liberarmi di tutto ciò che a lungo andare avrebbe potuto farmi soffrire. Mi ci volle un po’ per accettarlo ma alla fine decidi che era la cosa migliore così senza pensarci ulteriormente su andai dai miei e chiesi loro la gentilezza di poter portare a casa, al loro ritorno dal lavoro, degli scatoloni di cartone come quelli utilizzati per il trasloco che avevano ingenuamente buttato. Rimasero a guardarmi non capendo ma non ricevettero alcuna risposta da parte mia, avrebbero provato in tutti i modi a fermarmi, tanto avrebbero scoperto la verità solamente in seguito. Quello stesso pomeriggio, mentre loro erano a lavoro, andai a fare delle commissioni  che mi avevano chiesto e prima di tornare a casa mi fermai per una manciata di minuti in un negozio di elettronica a comprare una cosa che mi sarebbe di sicuro servita. Tornata a casa e sistemata la spesa andai in camera mia e nel mentre aspettavo i miei tanto attesi scatoloni iniziai ad anticiparmi con il lavoro utilizzando l’oggetto che avevo comprato proprio poco prima. Cosa avevo acquistato? Semplice:  un hardisk dove avrei sistemato tutte le foto, i video, e le certificazioni ricevute in tutti questi anni riguardanti la ginnastica. Inizialmente avrei voluto semplicemente selezionare tutto ed eliminare ogni traccia di ciò che era stata la mia vita passata ma poi pensai ai miei genitori, loro non lo avrebbero accettato e così, sapendo che quei ricordi, dopo i sacrifici fatti, sarebbero stati un bel ricordo per loro, decisi di raggruppare tutto in quell’hardisk per poi donarlo loro. Come immaginerete gli scatoloni anche servivano a qualcosa di simile: avrei racchiuso lì body, coppe, medaglie, album fotografici, dvd, poster.... tutto. La mia camera a lavoro finito sarebbe rimasta a dir poco spoglia, priva di vita. 

Vi lascio immaginare la reazione dei miei quando si resero conto di cosa stessi realmente facendo, erano convinti che volessi semplicemente fare una cernita delle cose che non usavo più e invece le cose erano un tantino differenti. In più non avevo ancora comunicato loro la mia decisione di mollare per cui rimasero spiazzati dalla mia improvvisa mania di rivoluzionare tutto. Ricordo che quella stessa sera, dopo avermi chiesto più volte durante il pomeriggio cosa realmente stesse succedendo, confessai anche a loro la mia decisione di abbandonare in maniera definitiva il mio sogno. Rimasero spiazzati da quella rivelazione, ne susseguirono discordi su discordi per capire se fossi davvero sicura della scelta presa, ma alla fine accettarono il mio pensiero e mi diedero il loro benestare. 

Dormii sul divano quella sera, l’idea di entrare in camera e avere come scenario scatoloni sparsi qua e là con ancora tanta roba da catalogare non era di certo un toccasana per la mia salute mentale. Preferii stare scomoda per una notte ma dormire in maniera diciamo serena piuttosto che restare sveglia a guardarmi attorno e pensare ancora e ancora... 

Il mattino seguente arrivò la parte più difficile... mettere le ultime cose negli scatoloni. Avevo iniziato delle cose più semplici il giorno prima ma ora toccava alle cose più serie, quelle che mi avevano seriamente accompagnata in tutti quegli anni. Di cosa sto parlando? Ma dei miei body naturalmente. 

Nel sistemarli all’interno dello scatolone ripercorsi tutta la mia vita, dal primo giorno in cui con un mini body color giallo evidenziatore misi piede in una palestra, avevo tre anni più o meno, all’ultimo body utilizzato qualche giorno prima nell’ultimo allenamento. Ogni singolo body aveva la sua storia e di ognuno di essi ricordavo ogni particolare. Non fu affatto semplice rivivere quei momenti ma come si dice: “il peggio non muore mai” e subito dopo aver terminato con quelli fu il turno di tutto il set di body, tute, borsoni della squadra nazionale. Li piansi seriamente tutte le mie lacrime e per una frazione di secondo fui tentata dal tirare nuovamente tutto fuori. Non lo feci naturalmente, presi un respiro profondo e facendomi coraggio chiusi tutto senza tanti convenevoli. Chiesi a mia madre di portare tutto dove occhi e cuore non potessero raggiungere quei ricordi belli e brutti allo stesso tempo e devo essere onesta non appena rimasi sola tra le mura ormai completamente anonime della mia camera mi sentii subito meglio. Avevo appena compiuto il secondo passo verso la guarigione, il primo fu comunicare a tutti la decisione presa, adesso mi restava da fare solamente una cosa: provare a vivere. 

Iniziai dalle cose che più mi facevano stare meglio: la famiglia, il mio fidanzato, i miei amici, per poi continuare con cose un tantino più complicate ovvero iniziare a pensare a cosa mi sarebbe piaciuto fare una volta aver terminato il liceo. Frequentavo  il terzo superiore, mancava ancora un po’ al diploma ma era meglio iniziare a pensare fin da subito a quale sarebbe potuta essere la mia strada. Non volevo trovarmi ad affrontare ulteriori fallimenti. Killian in questa ricerca mi fu molto d’aiuto, mi ascoltò parlare delle materie che più mi interessavano, mi portò fare il giro di molte università e alla fine mi aiutò a prendere la decisione finale. Psicologia... la scelta cadde sulla psicologia. Una materia che a scuola non trattavo ancora ma da cui ero molto attratta. Aiutare le persone era ciò che avrei voluto fare da grande, sentirmi utile per qualcuno che aveva difficoltà e aiutarlo a superarle come era stato fatto con me. Ero ancora in tempo per cambiare idea, quella era solamente l’idea di una ragazzina di 17 anni ma avere un nuovo scopo nella vita non so perché ma mi aiutava a sentirmi meglio con me stessa facendomi sentire meno inutile. Inutile... già... così mi sentivo. Cosa stavo facendo della nella mia vita? Niente... studiavo. Studiavo e basta e questo mi rendeva triste, mi metteva a disagio. Ero abituata a mantenermi da sola, o meglio... ad avere uno stipendio a fine mese, a mantenermi ci pensava la Federazione. gli atleti vengono pagati raggiunti certi livelli e quindi trovarmi senza un’entrata e dover chiedere anche solo dieci dollari per poter uscire il sabato sera, mi creava disagio. I miei risparmi erano gestiti dai miei genitori adesso che si erano trasferiti e non volevano affatto che io mettessi mano al fondo così.... per cose superflue. Quei soldi erano per il mio futuro, non potevo toccarlo... a qualsiasi spesa, superflua o meno, avrebbero finanziato loro. Questa era una cosa che non riuscivo più a gestire, mi faceva stare male ogni giorno di più. Perché? Era un anno che non percepivo stipendio dalla federazione è vero e non mi ero mai fatta problemi di questo genere prima di allora ma  il punto è che allenarmi in palestra in un modo o nell’altro rendeva, nella mia testa,  il mio stop agonistico solamente momentaneo e che quindi presto avrei riavuto la mia indipendenza economica. Ora che avevo lasciato per sempre le cose erano differenti e quindi sapere di non avere un lavoro e gravare sui miei non solo momentaneamente mi metteva a disagio. sapevo che era una cosa normale a quell’età non avere un lavoro, il lavoro di un adolescente è studiare, ma io ero abituata ad altro e dover per forza di cose fare un passo indietro era assai complicato. 

Imparai con il tempo ad accettare la cosa ma anche qui ci fu bisogno dell’aiuto di Killian per far sì che ciò accadesse. Mi aiutò a trovare il coraggio di parlare con i miei genitori i quali mi tolsero immediatamente l’idea di trovare un lavoretto serale che mi era balenata in mente da un po’ dalla testa. Per loro dovevo semplicemente essere redditizia nello studio, questo doveva essere il mio lavoro, del resto non dovevo assolutamente preoccuparmi. 

Killian fu il mio salvatore in tutto e per tutto , mi tenne la mano e mi accompagnò in tutto quel periodo di transizione senza mai lamentarsi neanche una sola volta. Fu un vero angelo, nonostante anche lui aveva una marea di cose personali da gestire. La mattina in università per via della specialistica, da poco gli erano arrivati gli orari con il programma, il pomeriggio lavoro in ospedale e la sera allenamenti di scherma. Nonostante fosse impegnato quasi 24h al giorno  il tempo per me, per una pizza, un cinema, un gelato o anche solo chiacchierare lo trovava sempre. I momenti di intimità non li ho menzionati ma è sottinteso che ci furono, anzi... durante il primo periodo dopo la mia decisione di mollare ci vedavamo quasi solo per quello. Facevamo sesso in continuazione e dovunque andasse a tiro. Macchina, casa sua, casa mia, casa dei suoi amici... ovunque... anche in palestra una volta che andai per prendere alcune cose che avevo lasciato lì. Facevo sesso per non pensare, per non dover affrontare i miei demoni... per sopprimere a quel dolore con il piacere. Rallentammo i ritmi solamente quando si accorse che dietro il mio irrefrenabile desiderio si nascondeva anche altro ma continuammo comunque a passare le notti insieme. 

Più passava il tempo più iniziavo a prendere confidenza con la mia nuova vita e ad accettare la cosa. Mi  sentivo bene, talmente bene che prima del previsto riuscii a fare una cosa che non avrei creduto possibile se solo me lo avessero chiesto qualche tempo prima. Cosa? Semplice... riuscire ad andare a vedere Killian ai suoi allenamenti senza pensare alla vecchia me e di conseguenza piangere come una bambina a cui è stato negato il suo giocattolo preferito. Solo il primo giorno fu difficile, rimasi più di venti minuti  davanti la porta a decidere se entrare o meno ma quando poi entrai e vidi la felicità di Killian negli occhi, che per poco si fece infilzare come uno spiedino tanto era felice, non riuscii più a lasciarlo andare da solo. Spesse volte mi chiese se mi sentissi a mio agio li, nel vederlo raggiungere quel sogno a me ormai negato, non mi avrebbe mai voluto in sala se anche solo per un minimo guardarlo mi rendeva triste o gelosa. Gli risposi sempre che ero felice di essere lì, volevo vivere il suo sogno insieme a lui: se perdeva perdevamo insieme ma se vinceva in automatico mi sentivo un po’ come se avessi vinto anche io. Solo grazie a questo riuscii a convincerlo a farmi presenziare tra il publico in una delle sue prime gare di rientro in serie A, fino ad allora era stato una riserva visti i precedenti ma con il duro lavoro e tanti sacrifici era riuscito a riscattarsi e a guadagnarsi nuovamente la pedana come titolare. La gara a cui presi parte quel giorno era una gara più che importante per lui, se avesse giocato bene le sue carte avrebbe quasi sicuramente preso il posto come titolare nella squadra  nazionale che due anni dopo avrebbe preso parte, vittorie permettendo, al sogno di ogni atleta: le Olimpiadi. Per giorni mi psicanalizzò cercando di capire se effettivamente fossi pronta a quel genere di emozioni, non era sicuro che fosse un bene per me, ma alla fine riuscii ad avere la meglio e avere il suo lasciapassare. 

Ad assistere alla gara quel pomeriggio ci fu, con mia gran sorpresa, anche Regina. Erano secoli che non vedeva Killian impugnare un fioretto, l’ultima volta se non sbaglio fu la gara prima del suo sciocco abbandono. Aveva promesso a se stessa e a suo figlio di non presenziare più a questo genere di eventi dopo la delusione ricevuta, lei aveva creduto molto in lui ed era rimasta seriamente deluda, ma una mamma è sempre una mamma e non importa cosa combini il proprio figlio: nei momenti importanti ci sarà sempre. 

Ci sedemmo vicine e con la scusa, prima che arrivasse il momento di Killian, parlammo un po’. Anche lei come lui non era molto convinta che per me fosse un bene essere lì ma fortunatamente non riuscimmo a dirci poi più di tanto in quanto Killian venne chiamato a gareggiare. Fu una gara davvero emozionante, piena di colpi di scena ma anche ricca di giudizi non proprio corretti: vennero assegnati dei punti extra a persone che non li meritarono affatto. Uno addirittura vinse un incontro contro Killian imbrogliando alla grande e inutili furono i reclami della squadra. È un classico, succedeva spesso anche con i ginnasti nelle qualificazioni ma tutto sommato la gara andò alla grande per Killian, i colpi di scena, per lui positivi, continuarono fino alla fine ma quello più grande mi riguardò a pieno. 

Nell’esatto momento in cui la squadra di Killian vinse la competizione con il maggiore numero di vittorie e il suo allenatore scese in pista a comunicare il nome dei suoi sei migliori atleti che avrebbero formato la nuova squadra , tra cui fece il nome di Killian, io ebbi una reazione inaspettata. Iniziai a piangere e singhiozzare rumorosamente come se mi avessero appena dato una notizia catastrofica ed in seguito corsi fuori dal palazzetto alla velocità della luce. Regina mi raggiunse all’istante e killian fece altrettanto quando guardando sugli spalti, sapeva dove ero seduta, non mi vide.  Provarono a consolarmi in ogni modo possibile ma fu tutto inutile: avevo avuto un nuovo crollo. “ lo sapevo io che dovevo recluderla in casa oggi” sentii Killian parlare con Regina “ è ancora troppo presto”. Aveva ragione.... aveva sempre avuto ragione: per quando mi sforzassi di stare bene  la ferita era ancora aperta e sanguinava ancora. vederlo ottenere  un successo così importante mi aveva resa orgogliosa di lui ma mi aveva ricordato al tempo stesso anche la taglia che pendeva sulla mia testa. Non era poi così vero che i suoi successi erano anche i miei. Lui aveva  ancora una possibilità di vedere il suo nome scritto nel firmamento delle stelle olimpiche ma io?!?! Io cosa.... il mio nome era stato ormai depennato. 

Fu un attacco di panico in piena regola il mio e la cosa mi creò assai imbarazzo in quanto Killian assistì a tutta la scena. Non dissi nulla, piansi quasi a sentirmi male, ma era evidente quale fosse il motivo di  quel pianto e tornare a guardare negli occhi Killian non fu affatto semplice. Per i primi giorni mi feci vedere il meno possibile, non mi sentivo pronta a sostenere l’argomento nel caso in cui fosse stato tirato in ballo, ma non potevo di certo nascondermi per sempre per cui tirai fuori tutta la mia sfacciataggine già usata in passato per camuffare i miei sentimenti e tornai a cercare più il Contatto fisico che altro quando ero in sua compagnia. Per la seconda volta mi nascosi dietro il sesso ma non durò a lungo: Killian non era affatto stupido e con i suoi modi di fare a lungo andare trovò il modo di farmi parlare. Aveva ragione lui, non ero ancora pronta ad affrontare tutte quelle emozioni  dal punto di vista di un banalissimo spettatore. Dentro di me il fuoco dell’atleta ardeva ancora per cui era scontato che davanti ad un evento del genere non sarei rimasta indifferente. Si incolpò per non essere riuscito a risparmiarmi quella sofferenza ma non era colpa sua: ero una gran testa dura e anche se mi avesse proibito di andare lo avrei fatto comunque in gran segreto.  

Era stata una tappa importante per lui e io volevo esserci. 

Dopo quell’esperienza mi proibì di assistere ai suoi allenamenti almeno fino a quando non fossi riuscita a superare seriamente le mie difficoltà e nonostante non fossi minimamente d’accordo fui costretta ad accettare. Minacciò di lasciarmi in caso contrario per cui lo accontentai. Non mi avrebbe mai lasciato diciamocela tutta ma era meglio non rischiare... avevo già perso troppo, non potevo perdere anche lui. 

Passò del tempo prima che mi ripresi da quello shock ed ad essere onesti non mi ripresi mai del tutto, una parte di me, anche se in pubblico cercava di non darlo a vedere soffriva ancora per la scelta presa tanto che per cercare di sopprimere il dolore decisi, in gran segreto, di tornare ad allenarmi. A parte il titolare della palestra, l’amico di Killian per intenderci, il quale mi giurò di non fare parola con anima viva  del mio ritorno, nessuno sapeva che due volte a settimana andavo ad allenarmi. Conoscevo il programma che mi aveva fatto Regina a memoria quindi non ebbi bisogno di altro. 

Già dopo la prima settimana, nonostante gli acciacchi iniziali visto che ero stata ferma più  di due mesi, mi sentii rinascere, “forse Regina aveva ragione” pensai... continuare ad allenarsi così... solo per passione, mi avrebbe fatto solo che bene... e poi parliamoci chiaro mangiare tutto il giorno senza fare il ben che minimo movimento a lungo andare avrebbe potuto incidere sul mio fisico. 

Le mie giornate erano finalmente tornare ad essere piene: riuscivo a frequentare la scuola e ottenere il massimo dei voti, vedere Killian e passare del tempo in sua compagnia, allenarmi e fare anche qualche cena con Regina che nonostante non fosse più la mia allenatrice restava comunque una seconda mamma.... o suocera come scherzando amava chiamava Killian. Tutto era perfetto ma nonostante ciò più il tempo passava e più dentro di me un sentimento di tristezza e incompletezza si faceva spazio. Avevo tutto ciò che una ragazza potesse desiderare dalla vita eppure non ero felice. “Emma riprenditi....passerà” continuavo a dire a me stessa giorno dopo giorno “guardati intorno: non ti manca nulla per essere felice”. Avrei sfidato chiunque ad avere la mia vita, i miei amici, i miei familiari... nessuno si sarebbe sentito come me ma è anche vero che io non sono mai stata una ragazza come le altre: io ero innanzitutto  un’atleta prima di essere una ragazza e non si smette di essere atleti dall’oggi al domani.  Pensavo che allenarmi quel poco che facevo a settimana mi avrebbe aiutata ad alleggerire quel senso di vuoto che avevo dentro ma non lo fece anzi... lo incrementò notevolmente. Stavo ricadendo nel solito circolo vizioso, sembravo un drogato in astinenza... avevo riassaggiato un pezzettino di quella che era la mia droga preferita e ora non riuscivo più a smettere. 

Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava in me fu Killian che provò in molte occasioni a parlarmi, dopo di lui  iniziarono ad accorgersene anche i miei ed infine la scuola che chiamò i miei genitori chiedendo loro come mai ultimamente sembravo essere completamente assente. 

Mi toccò sorbirmi una riunione di famiglia interminabile per via di quella chiamata, i miei erano davvero preoccupati per me ma io non ne volevo proprio sapere di intraprendere quel tipo di argomentazione con loro. Ero convinta che prima o poi mi sarebbe passata, doveva assolutamente passarmi, per cui non vi era nessun motivo di parlarne. Loro in fondo non avrebbero potuto aiutarmi, nessuno avrebbe potuto, quindi perché farli agitare ancora di più? Per mettere fine a quella sciocca e insignificante riunione mi inventai che ero triste per via di alcuni voti presi che potevano abbassarmi la media. Non era assolutamente vero naturalmente ma loro sembrarono crederci perché dopotutto conoscendomi sapevano quanto tenessi alla scuola e alla mia media. 

Tornarono a rilassarsi.... loro, io al contrario ero ogni giorno piu apatica è spenta. Non era più solo il pensiero della ginnastica a rattristarmi... no, oltre a quello ci furono altri fattori come i programmi in tv che neanche a farlo apposta sembravano trasmettere solo film sullo sport e Olimpiadi degli anni passati e le storie Instagram delle mie amiche che erano tutte un parlare di gare e mostrare i loro pezzi forti da competizione. Se non fossero state mie amiche strette non avrei esitato un solo secondo a bloccarle dai social ma non potevo, che colpa ne avevano loro della mia infelicità? Nessuna. 

Decisi di provare a resistere anche a quella tortura stringendo i denti e mandando avanti le storie appena capivo di cosa parlavano ma arrivai ad un punto dove non riuscii più a camuffare il mio dolore ed esplosi. Era piena notte quando successe, ebbi un incubo riguardante proprio la ginnastica e non appena mi svegliai iniziai a piangere disperatamente. I miei corsero immediatamente in camera preoccupati che mi stessi sentendo male, ma quando appurarono con i loro occhi che in realtà, fisicamente parlando, stessi bene si sederono  entrambi accanto a me e mi strinsero in un forte abbraccio capendo che avevo un disperato bisogno di loro. È li che capii di aver toccato il fondo e compresi anche che se non avessi trovato  una soluzione quanto prima  avrei rischiato seriamente un esaurimento nervoso. 

Ancora in lacrime chiesi a mia madre dove avesse riposto i miei scatoloni, quelli imballati mesi prima e lei capi nell’immediato cosa stesse succedendo. Se lo aspettava... sapeva che prima o poi sarebbe successo. Mi disse di averli riposti in soffitta e io a quella risposta corsi immediatamente, ancora in pigiama, nella stanza indicata. Aprii il primo scatolone che mi trovai avanti e prendendo il body sistemato in cima alla grande pila lo strinsi a me e piansi se possibile ancora più forte.

  • Amore mio... - esordi mia madre, intenerita, vedendomi in quello stato.
  • che cosa devo fare mamma??? - chiesi aiuto a lei - Ho provato.... ho provato sul serio ma....
  • Sai quello che devi fare. - mi disse dolcemente - il tuo cuore te lo sta urlando piccola mia.
  • E se non riuscissi più a... 
  • Se non provi non saprai mai. E’ meglio tentare e perdere tesoro mio piuttosto che non aver mai tentato. - incredibile... senza neanche illustrarle il problema aveva capito perfettamente quale fosse. - Io credo in te cucciolina mia, ho sempre creduto in te e sono sicura che il tuo futuro è lì, in quel posto che adesso ti manca come l’aria. Come atleta o altro non so ma è lì. 

Aveva ragione, aveva perfettamente ragione e il giorno seguente, senza avvisarla del mio arrivo, mi presentai sotto casa di Regina per dirle che avevo necessariamente bisogno di parlarle.

  • Ho cambiato idea! Devi assolutamente aiutarmi! - esclamai senza neanche salutarla. 
  • Emma... cosa succede? Stai bene? - mi chiese guardandomi in volto: avevo ancora gli occhi gonfi e lucidi per via di tutte le lacrime versate nella notte. - vieni entra. - mi fece accomodare nel suo appartamento. - cosa ti porta qui? Per cosa ti serve il mio aiuto.
  • forse finirò per distruggermi ancora di più di quello che sto già facendo... forse no, ma se non ci provo rimarrò con questo rimorso per sempre. 
  • Emma non capisco... sii più precisa per favore.
  • Non ho dato retta a nessuno, ho chiuso tutte le porte con quella che era la mia ragione di vita e ora mi sento uno straccio. Mi manca la ginnastica... mi manca come l’aria e vorrei riabbracciare tutte le sensazioni che essa mi ha sempre dato anche se sono consapevole di poter non aver futuro con essa. Voglio stare bene, mi manca stare bene e so che per farlo ho bisogno di impugnare   Una parallela, salire su una trave e fare acrobazie a corpo libero e al volteggio. 
  • Cosa stai cercando di dirmi: che vuoi riprendere i tuoi allenamenti? - i suoi occhi brillarono al solo pensiero.
  • Non solo... voglio tornare in pista Regina, anche se non come agonista. Mi parlavi di alcune gare di livello inferiore se non ricordo male l’ultima volta che ci siamo viste... - non capivo se fosse felice o sconvolta dalle mie parole - pensi si possa ancora fare? - domandai.
  • Sei... sei sicura??? - chiese incredula di quanto le sue orecchie stessero ascoltando. Le sembrava un sogno...
  • Più che sicura... mi manca competere e in questo periodo ne ho avuto la conferma più assoluta credimi. Ho reagito male quel giorno quando mi hai iscritto alla competizione è vero ma solo perché sapevo di non essere allo stesso livello delle altre e non mi ero preparata come di solito sono abituata a fare. I loro commenti poi, di quelle stupide ginnaste da quattro soldi, non hanno aiutato affatto. - constatai - Sii sincera... pensi che si possa fare? - domandai ancora, più impaziente che mai. 
  • Dovremmo riprendere in maniera seria gli allenamenti e recuperare questo lungo e insignificante periodo di pausa che hai deciso di fare ma certo che sì può fare. - sorrise - anzi.... era ora che rinsavissi Emma! Non ci speravo più sai??? 
  • Sono stata sciocca...
  • Puoi ben dirlo ma la pagherai a suon di addominali credimi.... non oso neanche immaginare come hai ridotto il tuo povero corpo senza allenamento e a suon di divano e netfix.
  • Veramente mi sono allenata... - le confidai. 
  • no no no no! Non voglio neanche sapere cosa intendi per allenata! Già immagino e la cosa non mi piace affatto! 
  • in palestra Regina... ma che hai capito! - alzai gli occhi al cielo - due volte a settimana e con regolarità. Sono stata bravissima, altro quello che pensi tu! - le sorrisi. 
  • Conoscendoti, conoscendo mio figlio  e conoscendo la decisione presa puoi biasimarmi se ho avuto qualche dubbio? - non risposi ma la mia faccia valeva più di mille parole. - Comunque sono felice che tu non abbia abbandonato del tutto e che qualcosa, anche se di nascosto,  abbia fatto ugualmente. Ricominceremo comunque da dove avevamo interrotto, riprenderemo con il potenziamento e se mi dimostrerai di essere pronta andremo avanti. Ti avverto però... ho intenzione di affiancarmi a Killian questa volta: gli parlerò e sentirò il suo parere prima di fare qualunque cosa. Se dobbiamo ricominciare voglio farlo in maniera corretta questa volta e tenerlo informato di tutto. 
  • Mi sembra giusto. Volevo dirglielo infatti ma prima di farlo ho voluto essere sicura che mi avresti aiutata. Sei sempre molto impegnata con il lavoro che non sapevo se....
  • Per te il tempo lo troverò sempre e comunque Emma, ricordalo. - mi abbracciò. - ma tornando a Killian... ho intenzione di farti sottoporre ogni due settimane, minimo, ad un ceckup  completo.... al primo segnale di sofferenza ti metterai subito, buona buona, a riposo.
  • Mah...
  • Alt! Ma cosa? Iniziamo già male se dici così. Si lavora in salute e in sicurezza se vuoi allenarti con me. Ho imparato dai miei errori e non intendo ricaderci ancora. Se Killian ritine che ti debba stare ferma, tu starai ferma. Mi sono spiegata? Niente uscite di testa o lo sai... lasciamo perdere tutto subito e in qualsiasi caso. - disse categorica come solo la mia allenatrice Regina Mills, l’originale, sapeva fare.
  • D’accordo ci sto! - risposi collaborativa, aveva ragione: bisognava tornare a fidare le cose per bene. 
  • Molto bene e visto che parli di voler anche gareggiare non posso non dirti che ci saranno delle cosucce da rispettare se vuoi davvero farlo. 
  • Ovvero? - naturalmente immaginavo ma volevo essere sicura di aver indovinato.
  • Come ovvero??? - sorrise - mi prendi in giro? Se vuoi seriamente gareggiare, anche se saranno gare più tranquille, dovrai seguire determinate regole. Fanno fede quelle rispettare in passato in federazione tra cui: alimentazione corretta e controllata e niente smancerie vietate ai minori - enfatizzò quest’ultima parola - o notti brave durante il pre-gara. Per il restante dei giorni naturalmente a letto presto, sopratutto quando hai allenamento il giorno successivo e cerca di non combinare niente di stupido con chi sai tu.
  • Questa non è una regola della federazione! - scherzai punzecchiandola.
  • Nuova clausola! - disse furbamente - no a parte gli scherzi Emma, non posso dirti cosa devi o non devi fare della tua vita nei giorni non inerenti agli allenamenti e alle gare ma cerca di essere comunque responsabile e matura ok? 
  • D’accordo! Hai la mia parola. 
  • Bentornata allora! Faremo grandi cose insieme. 

Uscii dal suo appartamento decisamente più felice e sollevata, il primo step verso la mia rinascita era stato fatto ora dovevo solamente riprendermi ciò che mi era stato tolto. Prima di farlo però corsi a comunicare la notizia al mio amore ma per quanto fosse felice, lo era ve lo giuro, non poté fare a meno di tenermi con i piedi per terra.

  • Sono davvero felice che alla fine sei riuscita a rialzarti amore mio, non sopportavo più l’idea di vederti soffrire.
  • Mi sono pianta addosso abbastanza! - affermai.
  • Un po’ ma non ha più importanza adesso. Quello che ne ha è che tu sia pienamente convinta della decisione presa e che sia consapevole  che questo, nonostante ci siano tutte le carte in tavola per ottenerlo, non è detto che ti porti li, dove per anni hai desiderato di arrivare.
  • Ne sono più che consapevole anzi... non ci sto proprio pensando in realtà. Come ti ho già detto voglio prendere parte a  competizioni che non richiedono necessariamente un seguito tra una e l’altra. Non voglio partire da qui per arrivare chissà dove o cosa. Mi mancava questa sfera emotiva della ginnastica oltre che la ginnastica stessa quindi ho pensato di risolvere il tutto in questo modo. Gareggerò solo per il semplice gusto di farlo, non ho altri scopi in mente. - dissi più che convinta. 
  • Anche se la gamba a lungo andare,  con gli esercizi giusti, te lo permetterebbe? - chiese per esserne assolutamente certo.
  • Io lo so che voi ci credete ma io non più ormai... ho perso la volontà di crederci, sono successe troppe cose e non voglio arrivare nuovamente allo step finale, ad un passo dal mio grande sogno e vederlo nuovamente svanire in un battito di ciglia. Riacquistare la sanità mentale mi è costata molto e non intendo perderla di nuovo. 
  • D’accordo... se è quello che davvero desideri sono con te amore mio. 
  • grazie.... lo apprezzo davvero! 

Iniziai i miei allenamenti ufficiali il giorno seguente dopo aver ricevuto una mail da Regina con gli orari e i giorni da rispettare. Lunedì, mercoledì e venerdì  dalle ore 19:00 alle ore 22:00, tre ore di puro lavoro che messe in confronto agli allenamenti di otto o nove ore di un tempo erano nulla ma al tempo stesso erano più che sufficienti per ottenere il mio scopo. 

Come da accordi il pomeriggio, prima del primo allenamento, passai da Killian per una visita di controllo e dopo aver ottenuto da lui il via libera Regina si diede da fare per massacrarmi tentando, in questo modo, di farmi pentire di aver perso dei mesi di allenamento inutilmente. Non ci riuscì però. Uscii dalla palestra stanca morta è vero ma al tempo stesso soddisfatta. Tutto quel lavorare mi era mancato talmente tanto che anche tre ore di addominali mi avrebbero reso felice.

 

Pov regina 

Mi bastó vedere lo sguardo di Emma per capire che fosse davvero pronta a ricominciare. Nell’ultimo anno e mezzo avevo avuto a che fare con una Emma mai vista prima: senza stimoli, insicura... avevo  allenato una ragazza completamente differente da quella che avevo conosciuto negli anni, ma fortunatamente quel periodo sembrava essere diventato ormai solamente un lontano ricordo e la mia piccola Emma stava piano piano riemergendo.

Notai il cambiamento fin dal primo allenamento e più andavano avanti con il programma più lei sembrava determinata a non mollare. Certo, di crolli emotivi ce ne furono ugualmente e non furono neanche pochi, ma rispetto ai precedenti riuscì a gestirli in maniera formidabile e dopo un piccolo pianterello per un esercizio, una sequenza o una giornata non prorpio positiva, eccola tornare all’attacco durante l’allenamento seguente  più determinata che mai pronta a superare il suo piccolo ostacolo. 

In soli due mesi avevano già stravolto il vecchio allenamento, era diventato troppo semplice per lei, iniziammo a rispolverare quindi degli esercizi un tantino più complessi e in più, non contente,  iniziammo a lavorare su una nuova coreografia a corpo libero da portare in gara. 

Fosse stato per lei avrebbe gareggiato già il giorno stesso ma in quanto allenatrice decisi di aspettare un pochino prima di iscriverla a qualsiasi gara: era stata ferma troppo tempo, fisicamente doveva ancora lavorare molto e poi parliamoci chiaro: prima di tutto volevo accertarmi che fosse seriamente convinta di volerlo fare... dopo l’ultima volta volevo aspettare un po’ prima  di mandarla in pasto ai lupi. 

La vidi soffrire molto per questa mia decisione di aspettare, fremeva all’idea di tornare in pista, ma anche lei a lungo andare capì che quella fu senza ombra di dubbio la scelta più sensata per lei. 

Passarono sei lunghi mesi prima che ricevette la notizia che da lì a breve si sarebbe tenuta una piccola gara a cui volevo che prendesse parte e la reazione potete benissimo immaginarla fu meravigliosa. La vidi piangere per la felicità e ammetto di aver pianto anche io nell’averla vista così emozionata. 

A detta dei suoi genitori, ma anche di killian che messaggió con lei per tutto il tempo, non chiuse occhio la notte prima dell’incontro tanta era l’emozione ma nonostante ciò il giorno seguente era ugualmente carica come non mai. Accompagnammo i suoi e killian sugli spalti in modo da capire dove fossero stati posizionati, non potevano scendere in campo con noi, dopodiché io e lei andammo negli spogliatoi destinati alle ginnaste.  Gli occhi di tutte le ragazze erano puntati su di lei ma questa volta non per criticarla.... anzi.... per temerla. Tutti la conoscevano, era stata l’idolo di ogni ginnasta nascente vista la sua lunga sfilza di vittorie nonostante la sua giovanissima età per cui ritrovarsela li, inaspettatamente, fu una doccia gelata per tutte loro. Inizialmente credevano fosse li in veste di giurato ma poi la videro iniziare a prepararsi e nei loro sguardi si dipinse il terrore. A differenza di Emma loro erano lì per farsi notare, per poter avanzare di classe e arrivare un giorno alla fatitica serie A  per cui avere un’avversaria come lei, reduce da un campionato mondiale, era la cosa peggiore che potesse mai capitare loro. Nonostante questo rimasero a guardarla comunque affascinate e ad essere onesta anche io lo feci. Emma è una precisina di prima categoria anche quando si parlava di prepararsi per una competizione ed era un vero piacere restarla ad ammirare in quello che faceva... mi era mancato tutto questo. Come da manuale la prima cosa che fece fu truccarsi. non ama molto farlo in realtà ma non si direbbe vedendola all’opera. Lo fa solo in gara, per uscire preferisce più un look acqua e sapone, ma quando lo fa recupera anche per le volte in cui non si trucca. Subito dopo il trucco passa ad acconciarsi i capelli. Nella ginnastica non vi è un’acconciatura specifica da rispettare come ad esempio nella danza classica... no, qui l’importante è che i capelli siano ben legati in modo da non averli davanti agli occhi e avere quindi qualche incidente poco piacevole. Coda, treccia o chignon non ha importanza, ognuno opta per quello che preferisce ed Emma non è da meno. Lei ormai ha un’acconciatura prestabilita: parte con il fare due trecce che partono dalla cima della testa fino alla base del collo, unisce il restante dei capelli in una coda e li appunta in una sorta di chignon. Le sta davvero bene quell’acconciatura ma quel giorno non la vidi molto convinta del risultato finale: continuava a fissarsi allo specchio con aria dubbiosa. 

  • Stai benissimo! Mi mancava vederti con questa acconciatura sai? - le dissi avvicinandomi e poggiando entrambe le mani sulle sue spalle per farle coraggio: non lo dava a vedere ma era parecchio agitata.
  • Non so se cambiarla in realtà... - non era un semplice dubbio il suo, affatto... non avrebbe perso tutto quel tempo a fissarsi allo specchio senza provare altro. c’era qualcosa   sotto e avevo tutto l’intento di scoprirlo.
  • Perché? Non ti piace? Io trovo che tu stia benissimo e poi è la tua uniforme ormai. - le dissi dolcemente. - il tuo portafortuna. 
  • Portafortuna.... tu dici??? Portavo proprio questa acconciatura quando.... beh si, hai capito. Non mi pare proprio che mi abbia portato fortuna. 
  • Beh... dipende dai punti di vista. Tu pensi che non ti abbia portato fortuna  ma io vedo altro. Vedo te ancora in gara nonostante un incidente molto grave. Quel giorno abbiamo seriamente temuto per la tua salute, avresti potuto lasciarci le penne eppure sei ancora qui a combattere per ciò in cui ami. Se non è fortuna questa. - non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo. - lo so che non è l’acconciatura il vero problema, non solo almeno... sei spaventata e questo è normalissimo. Fai di questa paura la tua forza e non dovrai temere nulla. - la vidi annuire leggermente, avevo colpito nel segno: aveva semplicemente bisogno di qualche parola di conforto. - molto bene! Finisci di prepararti adesso, non manca molto. 

Si allontanò finalmente dallo specchio e passò all’ultima fase della sua routine: la vestizione. Differentemente dalle volte precedenti, non essendo una gara di serie A, non potè indossare i suoi soliti body. Tutti quelli che aveva riportavano lo stemma della nazionale e di conseguenza non erano minimamente indicati per un contesto come quello. Ne facemmo cucire uno su misura da una sarta bravissima, nonché mia amica  ma decisi di non volerlo vedere fino al giorno della tanto attesa gara. Feci scegliere tutto ad Emma, dal materiale, al colore... tutto; lei avrebbe dovuto indossarlo dopotutto per cui era giusto che scegliesse lei cosa la facesse sentire meglio. 

Optò per un body nero a maniche lunghe semplicissimo ma con una scollatura molto pronunciata sulla schiena, impreziosito, sulle maniche e sulla stessa scollatura, con degli svaroski rosso fuoco. Era a dir poco meraviglioso ma la parte che più mi colpì in assoluto fu un piccolo dettaglio a cui inizialmente non avevo fatto caso. Sul fianco sinistro vi era rappresentata, sempre con gli svaroski, una piccola fenice, animale mitologico per eccellenza. Era perfetto per lei... come la leggenda narra, la fenice rinasce dalle sue ceneri e in un certo senso Emma stava facendo lo stesso. 

  • sei a dir poco perfetta tesoro! 
  • Tu dici??? 
  • Si.. e non lo penso solo io! Ti stavano guardando tutte incantate prima... oltre che impaurite naturalmente. - Risi ripensando alla scena. - è preso un colpo a tutte loro quando ti hanno vista cambiarti.
  • Seriamente? Addirittura impaurite?? Che cosa si aspettano? Se sono qui dopotutto qualcosa vorrà pur dire.... non sono più quella di...
  • Ehi, ehi, ehi.... non terminarla neanche la frase, lascia stare ok? Non pensare a nulla se non alla tua esibizione. È normale che siano spaventate conoscendoti ma lascia il tempo che trova tutto questo! Devi pensare a te e basta. D’accordo? - annuì - bene! Va a scaldarti adesso, sei la quarta in ordine di scaletta. 

La vidi allontanarsi per raggiungere l’area dedicata al riscaldamento e anche lì mi gustai la scena di ciò che la sua presenza causò alle altre ginnaste. Iniziarono a scrutarla più  incuriosite che mai, cercando di osservare i suoi punti di forza ma furono costrette ad allontanare i loro occhi dalla mia pupilla quasi subito in quanto mi avvicinai a lei per darle dei consigli e loro, conoscendo probabilmente la mia fama da stronza, scapparono a gambe levate per paura di chissà che cosa.

Non mi creava alcun problema averle li attorto ad osservarci, sapevo perché lo stavano facendo: avevano paura di confrontarsi con lei e volevano vedere fino a che punto si sarebbe spinta, quello che proprio non riuscii a sopportare fu vedere Emma, dopo essermi allontanata per lasciarle i suoi spazi, avvicinarsi a loro per dispensare consigli. Già.... ha dell’incredibile ma è proprio quello che fece. Mi allontanai giusto il tempo per prendere un caffè, stava ripassando gli esercizi, non aveva bisogno di me, ma quando tornai piuttosto che vederla impegnata a ripassare le sue cose la trovai accanto ad una ragazza intenta a spiegarle la tecnica giusta per effettuare una buona uscita alla trave.  Fu un attimo e la vecchia Regina Mills tornò ad impossessarsi di me.

  • Swan! A rapporto! Ora!!!! - ordinai con il mio insostituibile modo autoritario. Lei, conoscendo quel tono e sapendo quando veniva utilizzato, lasciò stare ciò che stava facendo per correre immediatamente da me. - che accidenti stai facendo si può sapere? - le domandai 
  • Niente, stavo giusto aiutando quella ragazza a....
  • A vincere! - terminai la sua frase. - ti sembra normale? 
  • Mah... cosa.... ma quale vincere... ha rischiato di farsi seriamente male prima provando un esercizio.
  • E allora? È un problema del suo allenatore questo, non tuo. È lui o lei che devono aiutarla, non tu.
  • Mah...
  • Ma cosa è? Devi utilizzare questo tempo per riscaldarti al meglio e dare una ripassata al tuo programma, il resto non deve esistere lo sai! 
  • Volevo solamente essere gentile! - si giustificò.
  • Puoi esserlo anche senza regalare consigli utili. E ora vai a provare il salto di oggi che ti esce meno al volteggio.... evitiamo che sia tu a farti male! 

Con la coda tra le gambe e senza replicare fece ciò che le chiesi e andò dritta al volteggio a provare. Mi fece male rimproverarla, avevo iniziato a considerarla più di una semplice allieva, ma il mio ruolo da allenatrice richiedeva anche quello per cui non potrei sottrarmi dal rimetterla in riga. La osservai provare il salto critico della giornata ancora e ancora poi dovette smettere in quanto la gara ebbe il suo inizio. 

Credo di non averla mai vista, come quel giorno, così impanicata per affrontare una gara: Emma è sempre stata molto sicura di se e non ha mai dimostrato di avere paura. quel giorno sembrava di avere accanto una persona totalmente diversa, mai conosciuta prima. 

  • vuoi calmarti? Mi stai facendo venire il mal di mare! - le dissi dopo la centesima volta che mi passò davanti camminando avanti e indietro.
  • Scusa, sto ripassando a mente la coreografia.
  • Smettila allora! Non si ripassa durante l’esibizione degli altri. Concentrati su ciò che stanno facendo e rilassati. - lo fece? Certo che no! Si sedette questo è vero ma iniziò a tamburellare con il piede sul pavimento fin quando non fu il suo turno. 

Quando venne chiamata in pista si alzò in piedi, raggiunse la pensava del corpo libero, avrebbe iniziato da lì e salutò i giurati dato così io via ufficiale alla sua competizione. Sembrava una persona completamente diversa da quella conosciuta fin ora ho detto vero? Beh... mi sbagliavo. Non appena la musica parti e lei inizio il suo esercizio vidi davanti a me solo ed esclusivamente lei: la mia vecchia Emma: determinata, energica, meravigliosa. Fece un corpo libero a dir poco sorprendente, parallele e trave corrette e pulite in ogni singolo movimento ma quello che più mi sconvolse furono i due salti nella prova del volteggio. Perfetti entrambi, atterraggio compreso, cosa che in prova non era mai capitato. Mi ritrovai ad applaudirla come un fan applaude il suo cantante preferito dopo un concerto ma cercai di riprendermi e di darmi un contegno prima che mi vedesse, non volevo di certo perdere la mia fama da stronza.  Quando tornò da me non le dissi nulla, avrei aspettato la fine della competizione per farlo, come sempre.... la feci accomodare accanto a me, questa volta decisamente più tranquilla e insieme finimmo di guardare le altre esibizioni.  

Le altre ginnaste erano brave devo ammetterlo, una gran bella gara per non essere una di quelle a cui solitamente ero abituata, ma se cera qualcosa che mancava in quelle ragazze era l’esperienza di salire in pista e la determinazione, cosa che  alla mia Emma non mancava di certo. Senza nessuno sforzo si piazzò alla prima posizione con un punteggio decisamente più alto rispetto alla seconda classificata. Non vi erano dubbi che avrebbe vinto ma a quanto pare lei sembrava essere meravigliata della cosa. 

  • non te lo aspettavi? -le  domandai
  • Affatto....
  • Seriamente? - scosse la testa. - beh immagino sarai al settimo cielo allora. - le rivolsi un gran sorriso.
  • Dipende... di solito prima di gioire aspetto sempre le tue considerazioni finali. Non è la prima volta che vinco ma poi mi ritrovo ad essere triste perché non sei soddisfatta della mia esibizione.... - già... vero....  in passato è capitato più volte di mandata a casa in lacrime nonostante un primo posto o un secondo. Non mi è mai interessata la classifica generale, qualificazioni a parte si intente, ho sempre guardato l’esibizione in se per se per cui se a una determinata specialità non mi aveva particolarmente colpita o avevo visto errori che i giudici non avevano notato a poco serviva aver ottenuto il primo posto: una ramanzina non gliela avrebbe tolta nessuno. Stessa cosa vale per un piazzamento basso in classifica: se l’esibizione  a mio parere era stata corretta avrebbe avuto da me sicuramente delle parole di incoraggiamento nonostante il piazzamento basso. Sapere che teneva molto al mio giudizio mi scaldò il cuore, le altre della squadra nazionale probabilmente se ne sarebbero fregate altamente se una volta aver ottenuto una medaglia le avessi sgridate, per cui con il cuore in mano, felice come non mai del suo nuovo debutto le dissi esattamente ciò che meritava di sentirsi dire:
  • Sono orgogliosa di te! Per tutto e non solo per l’esibizione di oggi. Ti sei impegnata tanto e costantemente in questo ultimo periodo e i risultati si sono visti tutti: hai portato in campo esecuzioni a dir poco perfette... sopratutto nel volteggio, ma non parlo solo di questo: sono orgogliosa della ragazza che sei diventata con gli anni e che piano piano sta venendo fuori. - presi una piccola pausa. - Hai fatto una cosa molto importante e significativa  oggi pomeriggio che mi ha fatto pensare sai?! hai aiutato una persona in difficoltà nonostante potesse essere per te un arma a doppio taglio. Ti darei dell’idiota altre cento volte in contesto gara ma ora ti dico anche “brava”! Brava perché non è da tutti in questo campo essere altruisti e generosi. 
  • Non ho fatto nulla in realtà! 
  • O credimi... hai fatto molto invece e mi hai dato anche la conferma che non sbagliavo su di te. So già che la cosa non ti interesserà probabilmente visto i nostri discorsi passati ma intendo rinfrescarti la memoria ancora una volta. Se ami la ginnastica ci sono vari sbocchi per poterla coltivare ed avere successo, non esiste solo l’essere atleti, esiste anche altro e forse questo altro ruolo è ancora più importante del primo perché se ci pensi è proprio questo ruolo che forma l’atleta vincente. - la vidi abbassare lo sguardo - Hai capito di cosa sto parlando immagino.... - annuì - Emma credimi... quello che ho visto oggi è un chiaro segnale, tu saresti davvero perfetta per l’insegnamento e non lo dico solo per farti sentire importante, lo dico perché ti ho vista all’opera oggi. Avevo visto prima di te quella  ragazza... ho visto esattamente i due errori che la portavano a sbagliare l’arrivo finale e non sono affatto piccoli. In quanto? In dieci minuti? Si, in dieci minuti, il tempo in cui mi sono allontanata, sei riuscita a far capire a quella ragazza quale fosse il giusto movimento da eseguire per non sbagliare e fidati se ti dico, da allenatrice lo so bene, che correggere errori così gravi non è mai semplice. Io stessa che ho anni e anni di esperienza non riesco a correggervi errori in così poco tempo... mi occorre un mese all’incirca e stiamo parlando di ragazze professioniste nel mio caso quindi.... hai del talento Emma, dovresti seriamente prendere in considerazione questa cosa.
  • Non lo so Regina... non lo so davvero! La ginnastica mi piace, l’allenamento mi piace.... sperare anche solo di poter diventare come te un giorno mi renderebbe davvero felice mah.... beh per quanto io possa aver voltato pagina c’è sempre ancora qualcosa che mi fa soffrire parlando del passato e ora come ora anche solo pensare all’idea dell’insegnamento mi creerebbe difficoltà. Aiutare qualcun’altro in difficoltà a migliorarsi, come nel caso di oggi, è un conto ma formare un atleta da zero e vederlo raggiungere picchi altissimi è un’altro. 
  • E non ti piacerebbe? 
  • Mi sarebbe piaciuto un  tempo, ora non lo so... l’idea che qualcuno grazie a me possa realizzare sogni che a me sono stati proibiti non mi fa stare bene, anzi... sarei invidiosa, gelosa di questa persona e chissà... magari a lungo andare mi ritroverei a compiere qualche sciocchezza. - dovevo immaginare quale fosse il suo freno, dopotutto non si può superare tutto subito. Magari con il tempo le cose avrebbero assunto una piega del tutto diversa.
  • Motivazione più che valuta, che dimostra ancora una volta quanto tu sia matura. Il mio è solo un consiglio naturalmente, ma capisco che ora possa essere ancora un po troppo dura da affrontare. Lo accetto ma ti chiedo di provare a pensarci ancora tra qualche anno... non sprecare questa opportunità, non sprecare il tuo talento. 
  • D’accordo, ci penserò su! 
  • Molto bene e ora, visto che te lo sei meritato, corri da quel signorino che ti sta aspettando impaziente sullo stipite della porta - gli indicai Killian il quale era sceso per salutarla e congratularsi. - fatti portare a cena e assicurati che sia lui ad offrirtela mi raccomando! 
  • Sei seria?!?!
  • Certo! Un uomo deve corteggiare la donna, sopratutto mio figlio. 
  • Intendevo della cena.... mi dai il permesso di andare a cena fuori? E la mia dieta?
  • Oggi si festeggia. - le feci l’occhiolino 
  • Stai perdendo la tua cattiveria lo sai si??? - mi disse ridendo.
  • Mi sono rammollita lo so ma shhhh... non dirlo a nessuno. - la feci ridere ancora di più  - ora vai ma avvisa i tuoi, salutali almeno e non rientrare troppo tardi: dopo cena dritta a casa.... tua intendo ... da sola e senza perdere tempo a...
  • Ho capito ho capito... - alzò gli occhi al cielo per un secondo prima di tornare seria - comunque grazie ancora Regina, per tutto. - e dopo avermi regalato uno dei suoi meravigliosi sorrisi si allontanò correndo ad abbracciare mio figlio il quale non aspettò neanche che mi allontanassi  per quasi saltarle addosso e baciarla a mio avviso senza ritegno. Fortunatamente i suoi erano ancora sugli spalti. Ad essere onesti devo ammettere che tutto sommato non mi dispiacevano affatto come coppia, non avevo nessun problema riguardante  il fatto  che stessero insieme, sarei stata un’ingenua a credere che con il passare degli anni Emma non avrebbe fatto perdere la testa a qualcuno che successivamente l’avrebbe conquistata, ma la paura che entrambi potessero perdere di vista i loro obiettivi a causa l’uno dell’altra continuava a perseguitarmi. Ok, Emma non era più in competizione per titoli importanti ma Killian si.... Killian aveva il peso di una possibile olimpiade sulle spalle e dopo ciò  che successe l’ultima volta a causa proprio di una donna potevo non preoccuparmi? Il problema non era neanche emma, essendo stata un’atleta anche lei capisce alla perfezione le esigenze di Killian e i sacrifici che deve fare, ma lui stesso in quanto sembra essere completamente rapito dal suo fascino. Sono felice per lui, per entrambi a dire la verità, io scherzo e mi arrabbio in base a come si comportano ma lo vedo che si amano seriamente... la mia paura è dovuta proprio a questo però: ho il terrore che Killian per paura di ferire i sentimenti Emma rinunci al suo sogno pur di non vederla soffrire. Era stupido pensare una cosa del genere forse ma conoscevo mio figlio meglio di chiunque altro e avevo palesemente visto sul suo viso, il giorno che venne convocato nella squadra nazionale, il senso di colpa per aver dato modo ad Emma di essere presente. Dentro di se pensava di averla fatta soffrire e il semplice fatto di non volerla più neanche agli allenamenti la diceva lunga. Ragionai su tutto per un paio di giorni, poi quando Emma tornò in palestra per il primo allenato post gara, decisi di confidare a lei le mie paure. Forse avrei dovuto farlo con Killian ma sapevo che sarebbe stato inutile. Avevo già provato una volta in realtà, subito dopo la sua gara di qualifica, ma mi aveva praticamente liquidata con la scusa del lavoro. 
  • Sei pensierosa oggi... che c’è? - fu Emma a capire che ci fosse qualcosa che non andava in me prima ancora che potessi anche solo accennarle al fatto di volerle parlare a fine lezione. 
  • Pensierosa??? 
  • Già... mi hai detto di scaldarmi per provare le sequenze ma in realtà oggi dovremmo fare tutt’altro no? - la guardai non capendo - una cosa chiamata potenziamento ad esempio..... non che io voglia farlo sia chiaro, me lo risparmierei vivamente conoscendo cosa sei in grado di fare, ovvero distruggermi, mah....
  • hai ragione! Sono con la testa da un’altra parte oggi.
  • Successo qualcosa? - si preoccupò all’istante per me. - posso aiutarti in qualche modo? 
  • Vieni con me! Andiamoci a prendere qualcosa al bar, l’allenamento per oggi può anche saltare.- rimase a guardarmi totalmente sconvolta
  • Saltare?!?! Regina stai bene???? Devo forse preoccuparmi? 
  • Forza andiamo.... - mi limitai a dire insospettendola ancora di più. 

Non appena arrivammo al bar, nenache il tempo di prendere le ordinazioni, lei iniziò subito il suo terzo grado.

  • Mi dici che succede? Non è da te farmi saltare un allenamento... ti hanno detto qualcosa? Centro io per caso????  Forse riguarda la mia salute? Ti sono attivati gli ultimi.... 
  • Ti prego non andare in paranoia anche tu, basto io per questo.... comunque non è successo nulla in realtà.
  • Non si direbbe dalla tua faccia. - commentò. 
  • Sono solo pensieri... pensieri che non mi fanno stare tranquilla purtroppo. Riguardano Killian.... 
  • ah! 
  • Già... sono sua madre dopotutto... Sarebbe strano se non mi preoccupassi per mio figlio non credi?  - annuí
  • Ha fatto qualcosa? Avete discusso per caso? - provò ad indovinare 
  • Ti sembrerà strano ma no! Non abbiamo discusso anzi... ultimamente andiamo molto d’accordo io e lui. 
  • Cosa c’è che ti turba allora... 
  • la verità? Un po’ la vostra situazione attuale. - ammisi.
  • La nostra sit.... cosa??? Regina non... non sarà mica un discorso tra suocera e “nuora” vero? No perché non sono psicologicamente pronta ad una cosa del genere. Mi è bastato mio padre In passato quando ha fatto un discorsetto tu per tu con Killian... Credimi. - sorrisi nell’immaginarmi la scena. David è un gelosone di prima categoria. 
  • Nessun discorso da mamma premurosa fidati, o meglio... forse un po’ si ma non per quello che pensi tu. 
  • Avanti parla ti prego! - mi incoraggiò. 
  • Non sono qui per dirti di trattare bene mio figlio ecc ecc ecc. non sono una di quelle mamme ma vorrei che mi tranquillizzassi su una cosa. - rimase a guardarmi incuriosita - Immagino tu sia al corrente della sua precedente relazione....
  • Si...
  • E conosci le vicende che lo spinsero a mollare tutto, famiglia compresa. 
  • Si... 
  • beh... Killian è tornato alla sua vecchia vita finalmente, a messo nuovamente la testa a posto ed è tornato ad inseguire il suo sogno mah.... 
  • mah???
  • Ma è anche vero che il suo cuore si è nuovamente riempito di sentimenti per una donna e questa volta anche in maniera più seria della prima. 
  • E con questo? Regina davvero non riesco a seguirti.... pensi che io possa spingerlo fuori strada? Che possa distoglierlo dal suo impegno per un semplice capriccio da ragazzina innamorata? Ma è assurdo! No! Io non lo farei mai lo sai... come ti viene anche solo in mente che io possa essere come quella stronza che gli ha rovinato la vita è??? - si alterò e rimase profondamente colpita dalle mie parole.
  • No Emma no! Niente di tutto questo....  stai fraintendendo, non sei tu il problema.
  • No? allora cosa c’è! Cos’è che ti spaventa tanto? - continuó mantenendo  un timbro di voce più duro del normale. - perché a me sembra proprio che sia io per te il problema. 
  • Ti sbagli. Il punto è che ho paura... già... Ho paura che a causa della tua situazione lui possa decidere, pur di non vederti soffrire, di abbandonare ancora, questa volta in maniera definitiva però. Ha 21 anni ormai se non entra in squadra olimpica nelle prossime qualifiche dubito che gli diano una terza possibilità.
  • È assurdo quello che dici! Killian non mollerebbe  mai credimi, ne abbiamo già discusso e poi anche se volesse farlo io glielo impedirei a prescindere e lui lo sa bene quindi.... stai tranquilla Regina ok? Non ripeterà i suoi errori posso garantirtelo. 
  • Eh... non è facile stare tranquilli.... Conosco mio figlio  purtroppo e proprio per questo motivo non riesco a stare tranquilla. Comunque non fraintendermi, la mia paura non è vederlo commettere nuovamente quello che ai tempi fu un errore clamoroso, è grande e della sua vita può decidere ciò che  vuole... la verità è che mi spaventa il futuro... il vostro futuro. - mi corressi lasciandola per un momento a bocca aperta, non si aspettava quella mia rivelazione - Se lui decidesse di rinunciare al suo sogno per te, perché non vuole vederti soffrire e in futuro dovesse pentirsene? Sai cosa succederebbe vero? A lungo andare potrebbe  rinfacciarti tutto e la vostra storia finirebbe per inclinarsi drasticamente. Vorrei evitarlo...
  • Ti stai... ti stai seriamente preoccupando del nostro futuro? - le venne da sorridere - Allora sei una nostra fan? Lo ammetti è!!? - inizió a prendermi in giro ridendo come non mai. 
  • Che cretina che sei! Siete una bella coppia si, lo ammetto, anche se non vi comportate esattamente come dovreste... - la guardai come a dire “a buon intenditor poche parole” - ma so che lui ci tiene davvero tanto a te così come so che tu tieni a lui... meritate qualcosa di più che una storia inclinata da un sogno rovinato. - cercai di tarla tornare seria, era un discorso serio il mio. 
  • Quindi sei preoccupata per noi, per il nostro futuro.... - ripetè le mie parole ancora incredula. 
  • Ti sembra così difficile crederlo?
  • No mah... è strano. È la prima volta che sento qualcuno parlare di me e killian come coppia stabile in grado di avere un futuro. Molti, i miei genitori compresi, ci considerano la classica coppia di fidanzatini destinati prima o poi a mollarsi. - sbuffò. 
  • Conosco mio figlio e conosco te.... mi basta questo per capire che è una cosa seria. 
  • Ah si?!?!?’ - tornò a sogghignare..... 
  • smettila Emma! Smettila immediatamente 
  • Scusa ma non riesco a trattenermi! - continuó a ridere - non credevo avessi anche un lato romantico oltre a quello da... “stronza” - bene... molto bene... viva la sincerità. 
  • Ok ok ok! Ho capito! Pausa finita, argomento chiuso! Fila dritta a fare i tuoi esercizi di potenziamento post gara. 
  • Mah... ma Regina! mancano solo 40 minuti alla fine della lezione.
  • E con questo??? In quaranta minuti si possono fare tantissime cose! Sopratutto dopo che mi hai dato della stronza. 
  • Mah... era in modo affettuoso! - si difese provando a fare gli occhi dolci.
  • Come no! Forza andiamo, muovi quel sederino! C’è una serie infinita di addominali che ti sta aspettando. - alzò gli occhi in aria per nulla felice della mia decisione ma senza controbattere, e ancora sogghignando, si alzò dal tavolo e si diresse in direzione della palestra. 
  • Ah Regina... - interruppe il suo camminare per voltarsi e guardarmi con aria seria - stai serena ok? andrà tutto bene credimi. Killian non abbonerà mai hai la mia parola. Nel caso dovesse anche solo pensala una cosa del genere sarei disposta a mollarlo pur di garantirgli il futuro che merita. 
  • A mollarlo??? Cosa... Ma allora non hai capito nulla del vero motivo della mia preoccupazione.... 
  • Ho capito benissimo invece ecco perché ti dico così.  - faticavo a starle dietro - pensaci... Se mettessi Killian alle strette minacciandolo di lasciarlo, cosa pensi che farebbe? - mi guardò con aria furba, da perfetta diciassettente quale era. 
  • Sei perfida quando vuoi! 
  • Ho imparato dalla migliore - rise per poi tornare seria - fidati,  le so giocare bene le mie carte e tra il perdermi e il continuare ad allenarsi cosa pensi che farebbe? 
  • spero tu abbia ragione.... 
  • c’è dell’alto però! 
  • Ah si? - annui 
  • In qualsiasi caso dovesse decidere di lasciare per altri motivi, che non riguardano me o la nostra situazione naturalmente,  io... beh... io non mi intrometterò in quel caso. Posso farlo ragionare, fargli vedere le cose da un altro punto di vista ma non di più: in quel caso la decisione finale spetterebbe solamente a lui.
  • Non ci crederai ma sono d’accordo con te. 
  • Davvero??? - mi guardò ancora una volta stupita. 
  • Assolutamente si anzi ti dirò di più. Non sono mai stata arrabbiata con lui per il fatto stesso di aver mollato in passato. No.... mi sono arrabbiata per il motivo per cui lo ha fatto. Si è fatto abbindolare dalla prima che è passata, così... senza provare a fermarsi a ragionare un secondo su ciò che stava lasciando. La famiglia, una possibile carriera.... tutto. Si vedeva lontano un km già agli inizi che quella situazione era nociva alla sua salute mentale ma a quanto pare provare a dirglielo è stato anche peggio. Sono stata dipinta come la cattiva di turno, capace di pensare solo allo sport e non alla sua felicità e i nostri rapporti si sono di conseguenza inclinati quasi definitivamente. Forse sul fatto che sono ossessionata dallo sport ha anche ragione, come potrei non esserlo visto il lavoro che faccio, ma te lo giuro: se  avesse mollato non spinto da nessuno allora le cose sarebbero state diverse: ci sarei rimasta male ugualmente visto il suo talento innato ma me ne sarei fatta una ragione e avrei accettato la sua decisione. 
  • Non devi rimproverarti di nulla,  Killian questo lo sa... sa che vuoi solamente il suo bene. Ha fatto un grande errore, in passato, lo riconosce anche lui adesso, non lo ripeterà di nuovo abbi fede, gli è bastata da lezione. 
  • Lo spero ma sappiamo bene che ti ama e che per lui sarà difficile godersi a pieno la sua seconda opportunità viste le circostante. 
  • Secondo me no... ti sbagli su questo. 
  • no? Lo hai visto quel giorno dopo la sua qualificazione in nazionale? Doveva essere al settimo cielo, brindare per giorni e giorni e invece sì è chiuso a riccio non facendo trasparire nulla della sua felicità. Ha visto te soffrire e  se ne è dato la colpa.... è questo che mi spaventa. 
  • Lo so, ho reagito malissimo lo ammteto ma non era per lui... anzi, sono stata più che felice per il suo risultato.
  • Lo so questo e lo sa anche lui....
  • Ma hai ugualmente paura che io possa viverla male per sempre e che di conseguenza lui faccia una stronzata. 
  • Più o meno...
  • Beh non preoccuparti perché ho preso la mia decisione ormai e l’ho anche accettata. Ogni tanto ho qualche ricaduta, credo sia normale,  ma da qui a qualche anno le cose saranno sicuramente differenti. - mi sorrise - sono sicura che sarò in grado anche di venire con voi per vederlo accaparrarsi la tanto attesa medaglia olimpica. L’appenderemo in casa mostra quando un giorno ne avremo una... proprio all’entrata: in modo che tutti possano vederla. 
  • Casa vostra??? Stai già pensando ad andare a convivere con lui???? 
  • Perché no? Un giorno succederà non credi?
  • Un giorno molto lontano però! Fila ad allenarti adesso! Hai detto fin troppe cavolate signorina....
  • Ma come??? Non eri una nostra fan? 
  • Fila a fare il tuo lavoro ho detto! - e in maniera scherzosa la spinsi in palestra dove come annunciato poco prima la massacrai a suon di addominali. 

Mi sentii decisamente meglio subito dopo aver parlato con lei e vedendola affrontare la sua nuova vita da non agonista sempre con il sorriso sulle labbra giorno dopo giorno  iniziai a convincermi che forse aveva ragione lei: non dovevo temere nulla, piano piano avrebbe superato definitivamente quel suo ostacolo che ogni tanto le regalava giornate poco piacevoli  e non ci sarebbe stato nessun impedimento alla loro felicità. Killian anche sembrava convinto di voler continuare con la sua strada  e ogni volta che eravamo a cena e lui se ne usciva parlando delle sue future gare Emma mi guardava di nascosto e mi lanciava segnali come a voler dire “visto?”.

Tutto procedeva per il migliore dei modi, non avrei potuto chiedere di meglio: Emma era sempre più carica nelle sue gare e io sapendola al sicuro non potei far alto che gioire delle sue vittorie e al tempo stesso vivermi a pieno mio figlio: il suo più fedele fan. Da quando ci eravamo sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguardava la situazione di Emma non avevamo più avuto incomprensioni e il nostro rapporto non fece altro che crescere ogni giorno di più diventato ancora più forte di quello che era stato un tempo. Tutto sembrava essere perfetto ma a lungo andare, più precisamente un anno e mezzo dopo,  un nuovo piccolo ostacolo si presentò alla nostra porta scombussolando, almeno per quanto mi riguarda quel bel clima di serenità. 

La notizia che mi fece tremare arrivò a seguito di una delle tante gare che tenne Emma, fui convocata dal responsabile di gara insieme ad altre cinque o sei allenatrici e una volta averci radunate in una piccola stanzetta ci venne comunicato che le nostre ginnaste erano state visionate durante la gara da uno dei giurati della commissione e che aveva ritenuto opportuno comunicare noi la possibilità di far partecipare le nostre ragazze una gara di livello superiore che avrebbe permesso a qualcuna di loro, con un pizzico di fortuna, di entrare nella tanto ambita serie A. Come facilmente intuibile molte di loro iniziarono a gioire saltellando qua e là nella stanza, altre Rimasero ferme su loro posti chiacchierando tra di loro. Quello che però fecero tutte, nessuna esclusa, fu guardarmi con aria maligna e saccente convinte che Emma era tra il gruppo delle convocate solo per raccomandazione. Avrei voluto spiattellare loro tante di quelle cattiverie che come minimo avrebbero smesso di insegnare una volta uscire dalla porta, ma avevano visto la differenza tra la mia Emma e le loro “ginnaste”?  Nessuna di loro avrebbe retto il paragone con Emma, altro che raccomandazione... la classe non è acqua, o la si ha o non la di ha... c’è poco da fare.

La mia Emma ha classe da vendere rispetto alle loro pupille ma non potendo ammetterlo, sarebbe troppo umiliante per loro, non possono far altro che sostenere che sia una raccomandata. “ Che facciano pure” mi ritrovai a pensare dopo un primo momento di rabbia allo stato puro, raccomandata o non, non era questo il problema, il problema era un altro, molto più grande, difficile da gestire, ma sopratutto che mi premeva di più ovvero come dirlo alla diretta interessata. Aspettai un paio di giorni prima di farlo, quando tornai da lei quel pomeriggio le raccontai una piccola bugia a fin di bene, ma non potevo comunicarglielo subito, volevo trovare le parole adatte prima di farlo e sopratutto volevo parlarne con Killian per sapere il suo punto di vista. Avevamo deciso di essere onesti tra di noi e non volevo iniziare a tradirlo proprio ora che si fidava di me. Lo convocai nel mio ufficio in federazione il giorno successivo alla gara dicendogli che era urgente e lui immaginando già si trattasse di Emma si precipitò da me in meno di venti minuti. 

  • Emma sta bene si?!?! - fu la prima cosa che mi disse non appena si accomodò nel mio ufficio. 
  • Buongiorno anche te tesoro mio! - risposi ironicamente - sto bene grazie, te? - lo vidi sorridere leggermente nel rendersi conto della sua entrata decisamente teatrale - comunque si, Emma sta bene, perché non dovrebbe scusa? 
  • Non mi risponde, ha il telefono staccato.... 
  • È la domenica dopo la gara, perché pensi non ti risponda secondo te? Starà dormendo no? - sottolineai l’ovvio - Lasciala respirare quella povera ragazza ogni tanto Killian... - alzò gli occhi al cielo. 
  • Comunque... se sta bene perché mi hai convocato? 
  • Perché devo parlarti di una cosa che riguarda lei. Una cosa bella ma complicata allo stesso tempo. In pratica le hanno dato la possibilità di partecipare ad una gara di livello superiore e....
  • Seriamente? Ma è fantastico no? Ne sarà felicissima! - disse con entusiasmo. -  glielo hai già detto??? - chiese riferendosi al giorno prima.  scossi la testa - immaginavo... non mi ha detto nulla ieri sera infatti. - ci ragiono su - ma perché no?? Avresti dovuto dirglielo subito.
  • Non è così semplice! È una gara un po’ differente questa... le prime tre che si classificheranno avranno come “premio”, chiamiamolo così, l’entrata ufficiale in serie A. 
  • Ah.... 
  • sai cosa comporta la serie A, il triplo dell’allenamento e a lungo andare gare sempre più importanti come le nazionali, i mondiali e per finire....
  • Ho capito.... non vuoi dirglielo quindi?? - domandó.
  • Non è che non voglio dirglielo, sto cercando di capire cosa sia meglio fare. Ti ho chiamato per questo. A livello fisico come credi che stia? Pensi sia pronta ad affrontare questa cosa? 
  • La gara in se per se si! Il dopo dipende ma comunque non dovrebbero esserci grossi ostacoli. Fisicamente parlando almeno... Con l’allenamento mirato e ridotto ha fatto progressi da gigante, si potrebbe continuare su questa linea  ma per quanto riguarda il lato psicologico non so.... non ho la più pallida idea su come possa reagire. Non mi parla più della sua vecchia vita, che le manca, che vorrebbe tornare indietro... credo che abbia superato definitivamente la cosa ma non posso esserne certo. 
  • Cosa si fa quindi? 
  • Mentirle sarebbe la cosa più sbagliata, non si discute su questo.
  • Quindi dirglielo è l’unica opzione che abbiamo.
  • Non è l’unica ma è la più giusta. La verità in fondo ripaga sempre no? 
  • Ho paura della sua reazione, non voglio vederla soffrire ancora una volta! Ha impiegato anni per ritrovare la sua felicità, non voglio essere io a farla tornare nel buio. 
  • Magari non succederà!
  • Non puoi saperlo. 
  • Vero.... ma con i se e i ma non ci facciamo nulla. Parliamole, lo faremo insieme,   Magari la prenderà benissimo contenta di accettare una  nuova sfida.
  • Oppure la prenderebbe malissimo e si chiuderebbe a riccio.
  • In entrambi i casi avrà noi al suo fianco. starà bene. - non ero ancora così convinta - mamma dammi retta: è meglio che soffra un po’ ma che sappia che tu sei stata onesta e leale piuttosto che venirlo a scoprire da terze persone e perdere completamente la fiducia in te... in noi. Non voglio questo...
  • Non lo voglio neanche io.... - ammusì prendendo atto che aveva ragione da vendere.
  • Allora parliamogli.... domani pomeriggio. Ha gli allenamenti no? - annui - bene, mi prenderò un paio d’ore di permesso e vi raggiungerò in palestra. 
  • Spero tu sappia a cosa potremmo andare in contro.
  • Ne sono più che consapevole ma continuo a pensare che la verità sia la cosa migliore. 
  • D’accordo faremo a modo tuo. Domani le parleremo... insieme.  

La giornata trascorse lentamente, fin troppo e la notte non parliamone proprio, mi girai nel letto più volte nella speranza di prendere sonno ma niente: le mie voci interiori sembravano non volermi lasciare in pace. Quando presi un minimo di sonno fu il momento di alzarsi per cui nascosi i segni di quella interminabile nottata con un doppio strato di trucco e corsi a lavorare sperando che quel pomeriggio arrivasse il più presto possibile.

Come immaginerete mi sembrò interminabile anche quella mattinata ma alla fine il tanto atteso momento dell’allenamento di Emma arrivò e io non potei che sentirmi sollevata. Finalmente mi sarei tolta quell’atroce peso dal petto conoscendo finalmente la sua reazione. 

Aspettai Killian come da accordi prima di comunicarle la cosa ma visto che sembrava tardare feci iniziare ad Emma i suoi esercizi in modo da non perdere del tempo prezioso. Riuscì a fare  riscaldamento e una parte del potenziamento che prevedeva la sua scheda post allenamento poi Killian arrivò, lo avevano trattenuto a lavoro e le diedi lo stop dicendole di raggiungerci. Rimase un attimo perplessa nel vedere il suo fidanzato li, sapeva che aveva il turno di pomeriggio, ma capì subito che per 

Saltare il lavoro doveva trattarsi di qualcosa di importante.

  • dobbiamo dirti una cosa! - esordii io dandole la conferma ai suoi pensieri 
  • Oddio... cosa... devo preoccuparmi?!?! - chiese già nel panico più totale -  sono arrivate le risposte delle ultime visite? - nonostante ormai l’incidente era solo un lontano ricordo non smise mai di fare accertamenti, praticava uno sport abbastanza rischioso per la sua gamba, non si poteva far finta di nulla. - cosa dicono? È tutto ok? Io mi sento benissimo... davvero! Non....
  • Calmati, non dobbiamo dirti nulla di negativo - prese la parola Killian - i tuoi esami non sono ancora pronti ma so già che sono andati molto bene,  la gamba sta bene e non sembrano esserci segni di sofferenza così gravi. 
  • e allora cosa c’è? Non può essere nulla di positivo se siete qui entrambi.... 
  • Perché no scusa?!?! 
  • Perché vi conosco. Parlate vi prego! - ci chiese supplichevole.
  • D’accordo... - dissi prendendo un respiro, il momento della verità era finalmente arrivato. - si tratta dell’ultima gara che hai fatto, quella dell’altro ieri... 
  • hanno sbagliato il punteggio, c’è stato un errore in classifica? Mi hanno dato delle penalità? - sembrava un fiume in piena.
  • No, niente di tutto questo. Se ben ti ricordi sono stata convocata dall’organizzatore subito dopo le premiazioni. - annuì - beh... siamo state convocate in sei in realtà, ci hanno proposto di farvi partecipare ad una gara un po’ particolare.
  • Sul serio? Figo!!! - rispose riprendendo un po’ di colorito. - quando? Dove? Hai detto si vero??? - sembrava impazzita.
  • un attimo di pazienza, ora ti dirò tutto. Non ho detto di sì, o meglio... non ancora. Non ho ancora dato loro una risposta perché aspettavo di conoscere il tuo punto di vista prima di dire qualsiasi cosa.  
  • Di di sì Regina! Che stai aspettando! Alza il telefono e chiamali ora! Certo che voglio partecipare, sopratutto se ci hanno convocato solo in sei. 
  • Ascoltami un secondo... è una gara un po’ diversa questa, è come una specie di selezione...
  • Selezione per cosa? - avanti... ora o mai più
  • Per la serie A. 
  • Ah... - le morirono le parole di bocca.
  • Ecco perché ho aspettato prima di fare qualsiasi cosa... voglio che sia tu a decidere. 
  • Non credo che... si insomma... la gamba...
  • La gamba sta bene amore - intervenne Killian - non potrai fare allenamento tutti i santi giorni ma potresti comunque fare molto. Per selezionarti vuol dire che hanno visto qualcosa quindi... - la vidi perdersi totalmente nei suoi pensieri. Non era un buon segno, l’espressione di gioia sul suo viso era sparita completamente. Ora tutto ciò che la sua persona emanava era incertezza, paura, sconfitta...
  • Non devi rispondere adesso, prenditi del tempo per 
  • No! - la vidi scuotere la testa - non ho bisogno di pensare, so già cosa fare e no... non me la sento... - immaginavo già che sarebbe andata a finire in quel modo, ecco perché ero titubante sul dirglielo o meno. 
  • Perché no amore? È solo un’esperienza, una gara differente da tutte quelle fatte in questi ultimi anni. Potrai metterti in gioco con nuove ginnaste e far vedere a tutti i tuoi progressi. - scosse ancora una volta la testa più convinta che mai della sua decisione. - è la parola serie A il problema non è vero? Di sicuro lo è visto che fino a due secondi fa hai detto tu stessa di voler fare questa nuova gara che ti è stata proposta. - le fece notare Killian - ignora il fatto della serie A, fai questa gara solo per te stessa, impegnati al massimo e poi come va va. Non ti selezioneranno? Fa nulla, tanto non hai intenzione di tornare lì mi sembra. Ti selezioneranno? Potrai comunque rinunciare e rimanere esattamente dove sei. Sei tu che scegli Emma quindi ignora tutto il contesto e fai ciò che ti piace. Cosa può succedere di brutto? Proprio nulla. 
  • Non...
  • Pensaci solo per un giorno, raduna tutti i pro e i contro e valuta cosa fare. Non ti dirò nulla se la tua risposta domani sarà ancora no hai la mia parola, anzi... lo accetterò di buon grado.
  • E allora perché non accettarlo ora? 
  • Perché ti stai lasciando sopraffare dalle paure e di conseguenza non è una risposta presa razionalmente. Fidati di me ok? Pensaci un po’ per conto tuo e domani si vedrà.
  • La risposta sarà sempre la stessa... 
  • come ho già detto nessun problema. - le si avvicinò per baciarla e lei non lo respinse anzi, lo abbracció stringendolo a se. Aveva voluto provare a fare la dura con le parole ma i fatti l’avevano tradita. 

Dopo che Killian andò via riprendemmo i nostri allenamenti ma mi accorsi subito che il suo cervello non era in sala con noi. Non era per nulla concentrata e nonostante la richiamai all’ordine due o tre volte riportandola sulla terra ferma ogni tanto tornava a perdersi tra i suoi pensieri. Onde evitare che a causa di questo si facesse male, la ginnastica va fatta con concentrazione sia mentale che fisica, la mandai a casa in anticipo dandole appuntamento il giorno seguente. Non avevamo in programma nessuna lezione ma le chiesi comunque di venire per avere una risposta ufficiale. 

  • sai già quale sarà la mia risposta quindi per me puoi chiamare già da adesso ma se proprio ci tenete ad aspettare ok, domani avrai la conferma. - mi disse prima di andare via e per tutta la notte le sue parole mi tornarono alla mente. Non aveva alcuna intenzione di pensarci, aveva già deciso e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Forse dopotutto non era neanche un male che fosse così determinata, forse aveva preso la decisione giusta... forse... troppi forse è poche certezze concrete. 

Quando il giorno seguente passò in palestra per comunicarmi l’esito finale io avevo già preparato la mail da mandare ai diretti interessati per informarli della sua rinuncia, avevo deciso di prepararla prima onde evitare di perdere tempo. Aspettare a cosa sarebbe servito dopotutto? A nulla. Avrei anche potuto inviarla, in realtà fui tentata un paio di volte, ma non lo feci, decisi di aspettare. 

“Che ingenua” penserete, “aspetta un miracolo”.... forse è prorpio questo che aspettavo in realtà, un miracolo... un miracolo così  lontano da quella che era la realtà dei fatti ma che alla fine dei giochi arrivò sorprendendoci tutti. 

  • Ho deciso di accettare regina! - esordì senza neanche dire ciao. 
  • C.. cosa??? - domandai credendo di aver capito male 
  • Già ... strano vero??? Lo so ma ho pensato a tutto ciò che ha detto Killian e in effetti non ha poi tutti i torti. È solo una gara dopotutto, non è detto nenache che la vinca quindi perché non dovrei tentare? Nella peggiore delle ipotesi nulla cambierà ma nelle migliori, nel caso in cui dovessi avere il lascia passare della serie A, allora Si valuterà il da farsi. Con questo non sto dicendo che voglio tornare ad essere quella di un tempo, non tornerò più a quella vita.  Serie A non vuol dire solo gare nazionali, mondiali e olimpiadi, c’è altro dietro e io posso benissimo farne parte senza necessariamente immischiarmi nel giro “proibito”. 
  • Sei... sei sicura???? - dissi quasi commossa per quelle parole.
  • Si! È ora di iniziare a lavorare su qualcosa di nuovo, bisogna alzare il livello e migliorarsi... sono pronta e questa è l’occasione migliore per farlo.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***




Amore olimpico
Capitolo 15

 

Pov Emma 

 

Nel momento esatto in cui regina mi comunicò la possibilità di un possibile ritorno in serie A mi sentii crollare il mondo sotto i piedi. Tutto ciò che avevo cercato di dimenticare della mia vecchia vita, gioie e dolori, tornò a galla cancellando tutti quei mesi di rinascita. Ero nuovamente punto a capo e per l’ennesima volta ero costretta a fare i conti con ciò che la vita mi aveva ingiustamente tolto. 

Tornare in serie A.... “ma anche no” fu il primo pensiero che mi venne in mente. Quale essere umano dotato di un minimo di intelligenza si sarebbe sottoposto ad una tortura simile sapendo già di essere fuori da ogni possibile competizione importante? Nessuno, tantomeno io. 

In passato decisi di provare ad entrarci perché volevo volare alto. Lei era l’unica che avrebbe potuto  aprirmi gli scenari per il successo ma adesso? Adesso cosa avrebbe potuto offrirmi? Nulla quindi per quale motivo avrei dovuto tentare di rientrarci? Non ne vedevo la necessità e non persi tempo a comunicarlo a Regina e Killian i quali cercarono invece di farmi vedere la situazione sotto una prospettiva totalmente diversa. 

Dopo una lungo scambio di opinioni decisi di accettare il loro consiglio di ragionarci su per un pochino nonostante fossi fermamente convinta della mia decisione ma devo dire che quel prendermi del tempo per pensare mi servì per capire molte cose tra cui il fatto che in fondo non avevano poi tutti i torti. Tornare in serie A non significava necessariamente tornare a dover rincorrere il sogno infranto  ma poteva comunque aprirmi nuovi scenari di competizione con un livello decisamente più altino rispetto a quello che avevo affrontato negli ultimi tempi. 

Essere tornata in pedana a confrontarmi con altre ginnaste era stata la mia ancora di salvezza, mi aveva aiutato molto a superare il mio malessere interiore, ma ultimamente quel tipo di gara non faceva più per me: avevo riacquistato parte della mia sicurezza e del mio vecchio programma e ogni competizione finiva sempre allo stesso modo: ovvero io che vincevo con uno stacco di punti troppo alto rispetto alla seconda classificata. Quel livello non era più adatto a me, alle mie esigenze, per cui forse avanzare di classe non mi avrebbe fatto male, anzi... mi avrebbe aiutato anche a farmi tornare quell’adrenalina allo stato puro, quella paura di sbagliare, che ultimamente non riuscivo più ad avere. 

Quando cominciai a Regina la decisione presa rimase a guardarmi imbambolata per alcuni secondi, non credeva alle sue orecchie.  Mi chiese più di una volta se fossi sicura della mia decisione, non voleva che a lungo andare potessi, dopodiché corse ad abbracciarmi dicendomi di essere fiera di me. 

Iniziammo a lavorare a questo nuovo progetto a partire già dalla settimana successiva: cambiò il riscaldamento, il potenziamento e anche tutti gli esercizi da fare ai vari singoli attrezzi. Credevo che almeno il materiale da gara sarebbe rimasto invariato per la competizione che si sarebbe tenuta da lì a un mesetto circa, non eravamo ancora in serie A, non c’era alcuno bisogno di alzare il livello, ma per lei non fu così: decise di stravolgere tutto il vecchio programma fin da subito inserendo in ogni singolo esercizio elementi decisamente più difficoltosi. 

Mi concentrai al massimo per perfezionare in così breve tempo tutto, lo feci in primis per me stessa, per dimostrarmi di essere ancora in grado di poterlo fare,  ma in parte lo feci anche un po’ per lei, per ringraziala di essermi sempre così vicina in questi momenti. 

Il risultato ottenuto da tutto quel lavoro non mi dispiacque affatto, arrivai ad un paio di giorni  prima della competizione che tutti gli esercizi erano stati provati, più e più volte, senza mai un errore e questo non poteva che essere un incentivo per provare a fare qualcosa di più. Durante la competizione vera e propria però  qualche errorino purtroppo  ci fu ma nulla di così eclatante: un errore al corpo libero e anche un paio alla trave ma questo non mi impedì di certo di qualificarmi, addirittura in prima posizione nell’ambitissima, dagli altri ma non da me, serie A. 

Per festeggiare l’evento i miei mi portarono a cena fuori e invitarono anche Regina e Killian con noi, sembravano tutti così euforici di quel nuovo traguardo ottenuto, anche io lo ero un po’ in realtà ma non come loro quindi, pur di non deludere le loro aspettative, che di sicuro stavano già nascendo nei loro cuori,  mi sentii in dovere di mettere in chiaro alcuni punti che pensavo fossero già stati chiariti ma che evidentemente non lo erano affatto.

  • Non vorrei sembrare la solita guastafeste - interruppi il loro ennesimo brindisi - ma vorrei ricordarvi che non è cambiato nulla con questa vittoria. Ho solamente fatto un passaggio di livello, nulla di più, quindi vi prego di non illudervi pensando a chissà che cosa possa riservarmi tutto questo. Non mi rimetterò in gioco, non tornerò ad inseguire quel sogno che mi ha quasi distrutta... togliamo il quasi. - mi corressi. - Amo la ginnastica e niente mi renderebbe più felice che viverla a 360 gradi credetemi, ma questo non è più possibile ormai... non senza ricevere ulteriori bastonante almeno e io non sono pronta a riceverne. So di avere dei limiti, il semplice fatto di non potermi allenare quotidianamente come tutte le mie coetanee, anche se per voi è una stupidaggine, per me è un grosso ostacolo...per non parlare poi del fatto che devo sottopormi a controlli medici ogni settimana praticando un’attività sportiva ad alto impatto. Ogni settimana tremo dalla paura che qualcosa possa essere cambiato, che la mia gamba risenta del duro lavoro che sto svolgendo...come pensate che io possa anche solo pensare di aspirare ad una cosa tanto grande come un ritorno al passato sapendo che probabilmente arrivata a metà dell’opera potrei dover rinunciare ancora?  Dover abbandonare quattro anni fa fu devastante, a stento riesco a credere di essermi ripresa, non riuscirei a riprendermi questa volta. - intorno a me calò il silenzio e improvvisamente tutta l’euforia che mi circondava fino a pochi attimi prima svanì di colpo. - Con questo non vi sto dicendo di non festeggiare la mia vittoria, se volete potete anche portarmi in spalla - cercai di rallegrare la situazione - vi chiedo solo di non farvi troppi film mentali. 
  • Sei sempre stata una persona determinata a portare avanti le tue idee - intervenne mio padre prendendo la parola - sei testarda, combattiva e guai a provare a farti cambiare idea... - sorrise - ma sei anche una ragazzina intelligente e matura, capace di sapere già, nonostante la giovane età, cosa sia meglio per lei anche se questo la fa star male... - lo vidi deglutire, si stava emozionando... - sono orgoglioso di te, di quello che sei diventata, tutti noi lo siamo e credo di parlare a nome di tutti nel dirti che rispettiamo la tua decisione e che ti appoggiamo e ti appoggeremo in tutto ciò che deciderai di fare d’ora in avanti. - scoppiai a piangere emozionata dalla bellissime parole del mio papà ma anche felice di sapere di poter contare su tutti loro in caso in cui ne avessi avuto bisogno. Non che non lo sapessi già, ero consapevole di avere accanto persone che mai e poi mai mi avrebbero voltato le spalle, ma sentirselo dire mi fece enormemente piacere e mi aiutò ad andare avanti per la mia strada. 

Iniziai la mia seconda avventura in serie A in maniera del tutto impeccabile, le prime gare andarono alla grande nonostante i miei programmi erano ancora leggermente inferiori alle altre atlete poi a lungo andare iniziai ad avere un piccolo stallo, non riuscii ad andare oltre la quarta posizione per cui Regina si sentì in dovere di prendermi da parte ed espormi il suo punto di vista.

  • è il programma il problema... - sentenziò più convinta che mai. - Tu non hai nulla che non va fidati... è il programma che stiamo presentando che è debole.
  • Mah... lo hai cambiato neanche un mese fa! - mi ritrovai a costatare ricordando che solamente poco tempo prima, e proprio a causa della serie A, cambiammo il vecchio programma.
  • Lo so ma non è ancora sufficiente. Dobbiamo tentare qualcosa di un po’ più complesso...
  • Tipo cosa? - avevo paura a chiederlo
  • Credo che tu lo sappia Emma. - ecco appunto. - dobbiamo iniziare a lavorare nuovamente su tutto ciò che hai messo in stand bye da... beh da quattro anni a questa parte ormai. Dobbiamo lavorare su uscite di difficoltà maggiore ad ogni singolo attrezzo e su elementi più complicati che prevedono virtuosismi aerei... sai di cosa sto parlando.
  • No... Regina, no... io... non... non credo di poterlo fare.- dissi convinta continuando meccanicamente a scuotere la testa più per paura che per altro.
  • Non dire scemenze, certo che puoi farlo, lo hai sempre fatto! - mi fece notare.
  • Era diverso, non... io non...
  • Non eri mai caduta..- finì la frase per me.
  • Esatto... - aveva centrato il problema. 
  • Immaginavo... - la vidi per un momento perdersi nei suoi pensieri. - Ascolta Emma, io non voglio costringerti a fare nulla che tu non voglia ma sarò sincera: se vuoi migliorare e sbloccare questa quarta posizione che ormai ci perseguita da un po’ devi fare qualcosa e quel qualcosa sai benissimo cos’è. Se per te invece non è un problema restare ancorata dove sei adesso e non avere miglioramenti ne a livello di piazzamenti in gara ne a livello personale allora ok, continuiamo a lavorare come stiamo facendo e quello che viene viene. - non risposi... non sapevo cosa accidenti dirle. - Vorrei ci fosse una terza opzione credimi, lo vorrei davvero non mi piace affatto doverti dire questo e farti soffrire, ma non posso fare altrimenti. Ti mentirei se non ti dicessi che è l’unica cosa da fare. 
  • Niente Jaeger però! - dissi senza pensarci. Lo Jaeger altri non era che l’elemento con cui mi giocai la carriera. 
  • Niente Jaeger... cosa significa questo? Che con altri elementi saresti disposta a provare? - chiese con già il sorriso sul volto. Lo Jaeger non era minimamente l’elemento più difficoltoso nella ginnastica artistica ma a me personalmente era quello che metteva più paura di tutti visti i precedenti. 
  • Se eliminiamo lo Jaeger, nel senso che non mi proporrai mai di tentare a farlo allora forse potrei provare a fare pace con altri elementi. - dopo l’incidente mi rifiutai di provare qualsiasi cosa potesse rivelarsi rischiosa, sopratutto in parallela... li, a parte i passaggi tra uno staggio e l’altro non portai più, ne in gara ne in prova, nessun elemento che prevedesse di staccare le mani per eseguirlo. Ero come paralizzata dalla paura, avevo il terrore di cadere e farmi male nonostante in palestra ci fossero tutte le precauzioni e le protezioni del casco, ma non potevo di certo continuare a farmela addosso per tutto. Lo Jaeger sarebbe rimasto il mio acerrimo nemico ma per il resto forse avrei potuto tentare. 
  • D’accordo! Niente Jaeger! 
  • Ne adesso ne mai???
  • Va bene, come vuoi tu, ma per il resto dovrai fidarti di me.
  • Ci proverò te lo giuro, ho solo un’altra richiesta.
  • Quale?
  • Possiamo partire da elementi un po’ meno complessi da quelli che la tua mente sta già elaborando? Sai... non vorrei rompermi la testa subito subito. - mi guardò seria per una manciata di secondi dopodiché scoppiò a ridere.
  • Sei terribile.

Iniziammo con il rispolverare elementi dapprima un po’ più “semplici”per poi a mano a mano passare ad elementi un po’ più complessi. Io e la buca di cubi di gomma piuma diventammo un tutt’uno, inseparabili... amici per la pelle proprio... non vi era giorno che non mi ci tuffassi, cadendo dagli esercizi naturalmente, minimo centocinquanta volte. Per ogni esecuzione corretta ve ne erano una decin  sbagliate, provate ad immaginare quindi in un allenamento di tre ore quante cadute riportavo a casa ogni giorno. Cercai fin da subito di non buttarmi giù d’animo, non sarebbe servito a nulla se non a peggiorare le cose, ma fu difficile non cadere nello sconforto quando due settimane dopo ero ancora da capo a dodici. 

  • non ti abbattere, stai facendo progressi! - mi disse una sera Regina subito dopo l’allenamento vedendomi particolarmente tesa in volto. Quel pomeriggio mi ero ripromessa di fare solo grandi cose ma come al solito sarei tornata a casa con solo cadute e pochi elementi corretti. 
  • Progressi? - la guardai come se fosse completamente uscita di senno. - Progressi dici? Sono più le volte che sto a terra che quelle che rimango aggrappata allo staggio, di quali progressi parli è? Hai le visioni per caso?
  • Sempre pessimista tu è? - scosse la testa rassegnata. - i progressi ci sono Emma, fidati, anche se ancora non abbiamo messo a punto determinati elementi. Sei tu che non li vedi ma ci sono... Il tuo solo semplice affrontare l’ostacolo, ad esempio, è un progresso.  Il primo giorno che hai provato ad affrontare le tue paure eri terrorizzata all’idea anche solo di provarci e guardati ora: determinata come non mai a portarti a casa meno cadute possibili. Tu pensi che a me sia sfuggito il fatto che sono tre giorni che vieni in palestra con tre quarti d’ora di anticipo solo per provare questi passaggi che ancora non ti vengono? - ci aveva seriamente fatto caso? - già... lo so. A me non sfugge niente puoi star tranquilla come non mi è sfuggito il fatto che prima, agli inizi, subito dopo una caduta, uscivi dalla buca con un colorito tra il bianco e il blu tanta era la paura mentre ora guardati: non fai neanche in tempo a cadere che sei già nuovamente in parallela a tentare ancora. Se non sono progressi questi...
  • Non cambia il fatto che non mi riesce nulla di quello che striamo provando in questi giorni. - mi lamentai 
  • Tempo al tempo Emma.
  • Non ho tempo! Tra due settimane c’è una gara e io non ho nessuna intenzione di fare figuracce. - sbuffai. - è tutto cosi ingiusto... questi elementi mi venivano con una facilità inaudita in passato... anche quando li stavo imparando, perché ora è tutto così difficile? 
  • Perchè pensi troppo alle conseguenze e questo non ti aiuta a concentrarti. Da piccola dovevo dirti il contrario se ben ricordi - rise ricordando il passato - dovevo ricordarti costantemente di pensare all’esercizio in questione senza strafare o prima o poi ti avrei ritrovata dall’altra parte della stanza. Eri spericolata, sprezzante del pericolo.... e proprio per questo tutto ti usciva con facilità. Naturalmente non ti direi mai, neanche adesso che sei più grande, di buttarti alla cieca su ciò che stai facendo, ma il mio consiglio è quello di pensarci il meno possibile. Provaci, al massimo continuerai a cadere. 
  • E se non funzionasse?
  • Visto? Ci stai già pensando troppo. - mi fece notare - vai a casa adesso, ci vediamo domai. - già, in via del tutto eccezionale mi sarei allenata due giorni consecutivi.
  • Posso... posso tentare ancora un’ultima volta prima di andare via? Voglio provare a vedere se...
  • Sarebbe inutile credimi. Sei fisicamente stanca e moralmente ancora a pezzi. 
  • Mah....
  • Dammi retta, non ne caveresti un ragno dal buco e andresti ancora di più in paranoia. Vai a casa, fatti una bella doccia e vai subito a nanna. se Killian ti chiama per fare il fidanzatino innamorato riattaccagli il telefono in faccia e dai la colpa a me. Devi riposare. 

Riposare... altro che riposare, a parte la questione ginnastica che non mi avrebbe fatto comunque dormire sonni tranquilli, quella sera avevo in programma un appuntamento speciale con Killian a cui non avrei rinunciato per nulla al mondo. Non ci vedevamo da circa due settimane per un’uscita come si deve, al massimo ci concedevamo un caffè al volo o un pranzo insieme durante la sua pausa pranzo... niente di più, il suo lavoro, la mia scuola e gli allenamenti di entrambi ci stavano portando via tutto il tempo a nostra disposizione quindi necessitavo di quell’appuntamento. Naturalmente non dissi nulla a Regina per un motivo che andava ben oltre il fattore stanchezza: ero nel bel mezzo del periodo di “ritiro” quello che racchiude i 15 giorni prima di una competizione per cui ogni uscita o qualsiasi cosa non inerente alla ginnastica era assolutamente bandita. Con Killian poi non ci saremmo di sicuro limitati ad una cenetta, cosa che forse avrebbe potuto anche accettare la mia adorata suocera, per cui preferii tacere. Una bugia detta a fin di bene in fondo non avrebbe fatto male a nessuno. 

Salutai Regina ringraziandola delle parole d’incoraggiamento e mi diressi in fretta e furia a prendere la metro. Nonostante fossi maggiorenne ormai da un anno e mezzo e avessi la mia macchina continuavo a prediligere i mezzi pubblici per andare a lezione, mettermi nel traffico e guidare dopo una giornata massacrante non era proprio da me. Arrivai a casa che era tardissimo, avevo appuntamento con Killian alle 21:30 e io alle 21:15 ero ancora in tuta e grondante di sudore. 

 

“Lascia stare la doccia e raggiungimi...” Mi scrisse in risposta al messaggio che gli mandai comunicandogli che ero in ritardo.

 

“Non ci tengo a camminare per strada emanando odori sgradevoli, ergo... pazienta qualche minuto!”

 

“Ma che te la fai a fare.... è inutile! Tanto lo sai già che ti faccio sudare di nuovo” -  e che ti pareva? In tutti questi anni il mio Killian non era di certo cambiato... anzi, diventava giorno dopo giorno sempre più malizioso e diretto. 

 

“Entro in doccia... a dopo” - conclusi non dandogliela vinta e iniziandomi seriamente a preparare. Se avessi continuato a dargli corda avrei finito per fare tardi e non uscire. 

Dopo una bella ma veloce doccia che mi rimise al mondo corsi a truccarmi, vestirmi e alle 21:53 eccomi raggiungerlo verso la sua auto.

 

    • Ho fatto il prima che ho potuto. - dissi con il fiato corto per salutarlo con bacio a stampo, avevo corso per raggiungere il luogo dell’incontro, dovevo riprendermi un attimino.
    • Non avresti tardato se mi avessi dato retta - disse da perfetto maestrino - ma come al solito hai voluto fare di testa tua e ora, mia cara donzella, pagherai per questo affronto. - si avvicinò famelico e senza aggiungere altro prese il mio viso con entrambe le mani e catturò le mie labbra in un dolce ma allo stesso tempo passionale bacio. Non ci baciavamo in quel modo da quindici giorni e per quanto entrambi volessimo trattenerci, nonostante le battutine di Killian di poco prima i programmi della serata prevedevano anche altro, il bacio divenne a poco a poco sempre più passionale tanto che in men che non si dica oltre a baciarci ci trovammo direttamente a strapparci i vestiti di dosso per fare altro. Dovevo immaginarlo che sarebbe finita in quel modo, come avevo anche solo potuto pensare che saremmo riusciti ad andare a cena senza saltarci addosso a vicenda vista la tensione sessuale che emanavamo? Eravamo stati totalmente rapiti dal vortice della passione che non ci rendemmo neanche conto di essere ancora nel parcheggio vicino casa. Non che fosse una novità, in passato era già capitato varie volte di esserci fermati proprio li dopo la nostra serata ma prima di fare qualsiasi cosa cercavamo sempre l’angolino più buio e nascosto di tutti per non dare nell’occhio. Ci appartavamo in poche parole, cosa che non passò in mente a nessuno dei due di fare invece quel giorno. Facemmo l’amore nel bel mezzo del parcheggio, sotto un lampione e circondati da macchine i quali proprietari sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro beccandoci in flagrante. 

Una situazione a dir poco imbarazzante, non mi era mai capitato di perdere in quel modo il controllo ma ormai il danno era fatto e bisognava quantomeno evitare di attirare ulteriormente attenzione. Ci rivestimmo al volo, o meglio... io mi rivestii al volo, lui lo fece con estrema lentezza guardandomi e sorridendo divertito delle mie reazioni frenetiche. 

  • che diavolo ti ridi? Aiutami a trovare la mia maglia! Sbrigati! - lo richiamai vedendolo non intenzionato a collaborare. 
  • Sei bella quando ti agiti sai? Sei accora più...
  • Non finirla neanche la frase... non è il momento per lanciare segnali subliminali, aiutami a trovare la maglia! - dissi con più insistenza - se passa qualcuno che mi conosce e mi trova qui, in macchina con te, solo con il reggiseno indosso sono fottuta! Sai che ci mette una notizia del genere ad arrivare alle orecchie di mio padre in caso? Come la mettiamo poi?!? - lo vidi convincersi solo all’affermazione “mio padre”, mi aiutò a trovare la maglia, che era finita chissà come incastrata nei sedili del guidatore, dopodichè, una volta ricomposta alla meglio, continuò a guardarmi con la sua solita faccia maliziosa e divertita... ah naturalmente ancora a dorso nudo. - che c’è adesso! Perchè sorridi. Vestiti!
  • Perchè sei così carina quando fai la timida ragazza innocente. Mi ricordi la Emma di un tempo...- si avvicinò per darmi un altro bacio. - ora scusa se te lo dico ma non ti si addice più tutta questa innocenza amore.
  • Vestiti idiota, - non risposi alla sua provocazione - non è che faranno pensieri più casti se vedono me vestita e te mezzo nudo. Sempre se non ci abbiano già visto. - mi lasciai sprofondare sul mio sedile portandomi le mani sul volto in preda allo sconforto.
  • Ehi... dici sul serio? Seriamente hai paura che qualcuno che ti conosca ci abbia visti? Emma parcheggiamo qui da quattro anni ormai e in questi anni non abbiamo mai o incontrato persone a te famigliari. Perchè pensi sia diverso questa volta è? 
  • Le altre volte non eravamo sotto i lampioni della città quindi non possiamo sapere se qualcuno si sia mai soffermato da queste parti. 
  • I tuoi vicini hanno tutti il parcheggio riservato difronte la propria abitazione, tu stessa hai il garage... a nessuno sfiorerebbe mai l’idea di venire a posteggiare in un parcheggio a pagamento credimi, stai tranquilla ok?
  • Mmmh... tranquilla non proprio... conoscenti o non mi sento comunque in imbarazzo. E se qualcuno è passato sul serio e ci ha visti mentre.... Guardati intorno, tu ti ricordi se queste macchine erano già qui prima? Magari una a parcheggiato o è andata via  proprio mentre noi.... 
  • in quel caso dovrebbero esserci riconoscenti perchè grazie a noi hanno assistito ad uno spettacolo totalmente gratuito. Fortunati loro no?- non risi alla sua battuta e questo lo fece diventare improvvisamente serio. Più che serio preoccupato direi. - Emma amore mio ma sul serio? Sei davvero così preoccupata? - annuii, cos’è:  pensava che stessi davvero scherzando? - non devi amore, non è successo nulla, non ci ha beccati nessuno. Ce ne saremmo accorti se qualche macchina si fosse avvicinata a noi non credi?
  • Non so che pensare... e se qualcuno fosse passato accanto a noi a piedi per andare a prendere la sua macchina e ci avesse visti?
  • Sono solo supposizioni amore mio.... non pensarci ok? Ormai è andata come è andata, la prossima volta staremo più attenti. Andiamo, non puoi fasciarti la testa prima di rompertela no? Se ci hanno visti o meno probabilmente non lo sapremo mai quindi tanto vale lasciarci questa piccola cosa alle spalle e tornare a godere della nostra serata non trovi? 
  • Forse... - non ero ancora convinta. Aveva ragione lui, lo sapevo questo, ma era ancora troppo fresca la cosa per accantonarla così, come se non fosse mai successa. Forse per lui essendo uomo era diverso ma per me non lo era. Avevo bisogno di un po’ di tempo... tempo che mi avrebbe anche fatto capire se i miei vicini sapessero o meno. Killian sembrò leggermi nella mente ed eccolo con un’altra delle sue perle di saggezza. 
  • E poi amore scusami ma se anche a tuo padre dovessero riferire una cosa del genere, non pensi che lo saprebbe già? Nel senso... non credi che tuo padre sappia quello che facciamo quando stiamo insieme? Non pensi che tua madre gli abbia già illustrato il quadro completo?
  • No, mia madre non gli ha detto nulla fidati... ecco perchè ti dico che sarebbero cavoli amari.... mi murerebbe viva. 
  • Pensi seriamente che creda ancora alla storia che un week si e uno no passi la notte da una tua “amica”? Che in quattro anni che stiamo insieme io e te non abbiamo ancora mai fatto l’amore? Andiamo... 
  • Credimi... non immagina minimamente. Me lo ha detto la mamma. Proprio l’altro  giorno le ha detto che ti stima tantissimo perché non hai mai visto un ragazzo della tua età comportarsi come un principe nei confronti di una ragazza. Pensa seriamente che io e te ci guardiamo solamente negli occhi.... 
  • wow.... seriamente? - annuii. Ci provò a restare serio ma dopo qualche secondo eccolo ridere improvvisamente. 
  • Che c’è adesso?
  • Niente è solo che.... cosa pensi che mi farebbe se scoprisse cosa faccio ogni volta alla sua principessina?
  • Non voglio neanche saperlo! - mi portai nuovamente le mani al viso imbarazzata come non mai per la piena che aveva preso il nostro discorso. - basta parlarne ok? Togliamoci da questo parcheggio e facciamo qualcosa per favore.... se continuiamo a stare qui non farò altro che pensare a questa situazione..... ti prego.
  • Ok ok hai vinto, ti porto a mangiare ok? - propose
  • Ottima idea!
  • Ma prima non posso non farti notare una cosa: avevo ragione o no a dirti di non fare la doccia? - si beccò una cinquina sul braccio per quella sua allusione ma devo ammettere che risi anche io per quanto detto... non aveva torto dopotutto, ero uscita dalla doccia circa quaranta minuti prima ed ero nuovamente sudaticcia e con i vestiti tutti sgualciti. 

A causa di quell’attacco improvviso di passione la cena che avevamo pensato presso uno dei nostri ristoranti preferiti saltò, alle 23.00 nessun ristorante in circolazione ci avrebbe aperto la propria cucina senza storcere il naso. Optammo quindi per un panino super calorico in uno dei furgoncini parcheggiati in una delle piazze di New York che si rivelò essere una delle cene più buone assaggiate negli ultimi giorni. A causa del ritiro pre gara stavo andando avanti a suon di verdure lesse e carne bianca ai ferri, come mi reggessi dritta non lo sapevo neanche io ma di sicuro quel panino mi aiutò ad andare avanti per tutta la settimana a causa dell’eccesso di calorie. Rispetto a ciò che prese Killian rimasi comunque abbastanza leggera, ma nessuno potè impedirmi di ordinare un bel panino con salsiccia, verdure e salse. 

  • se solo mi vedesse tua madre... mi prenderebbe a calci nel sedere come minimo.
  • Fregatene di mia madre e mangia, quella ti farebbe diventare pelle e ossa se non ci fossi io a prendermi cura di te. - ironizzò.
  • Guarda che anche tu prima di una gara dovresti rispettare un piano alimentare abbastanza dettagliato signorino... - gli feci notare.
  • Conosco il mio corpo... so cosa gli serve per restare in forma! Soprattutto dopo certe attività ricreative davvero piacevoli - ammiccò facendomi alzare gli occhi per aria. Possibile che non pensasse ad altro?
  • Immagino... 
  • poi ti faccio vedere se vuoi... - scossi la testa rassegnata ma alla fine facemmo proprio quello che mi aveva proposto. Tornammo in macchina e questa volta, in un luogo del tutto appartato, ci prendemmo cura l’uno dell’altra senza riserva alcuna. 

Tornai a casa come al solito in ritardo, ultimamente capitava spesso ma a differenza di qualche anno fa i miei diventarono più flessibili, ero maggiorenne dopotutto, non potevano continuare a pretendere che spaccassi il secondo. Andai in bagno a darmi una rinfrescata, mi preparai per la notte e quando tornai in camera per mettermi sotto le coperte per sprofondare nel mondo dei sogni trovai sul mio cellulare un messaggio di Killian. Lo andai a leggere credendo fosse la sua consueta buonanotte ma oltre a questo il messaggio citava altro.

 

“Mi scuso ancora per questa sera, per il piccolo incidente che si è venuto a creare. Odio dover vivere il nostro amore in una stupidissima auto ma ti chiedo di avere pazienza ancora un pochino. Ti prometto che entro il prossimo anno, una volta essermi sistemato con il lavoro e la scherma, ti regalerò notti indimenticabili nella mura di quella che sarà la mia casa... nostra se vorrai.”

 

Il mio cuore perse un battito. Per un secondo persi totalmente la capacità di ragionare, mi aveva seriamente scritto quello che avevo letto? Mi aveva appena annunciato il desiderio di voler vivere con me? Non riuscii a far altro che leggere quell’sms ancora e ancora e vedendo che nessuna risposta era ancora arrivata eccolo scrivermi ancora. 

 

“Ti ho spaventata vero? Mi sà di si... tranquilla ok? Non era una proposta di convivenza la mia, anche se non nego che mi piacerebbe davvero molto la cosa, era solo un modo carino per dirti che una volta aver trovato casa sarai la benvenuta in qualsiasi momento vorrai venire a farmi compagnia. Dolce notte amore mio. Ti amo.”

 

Tornai a respirare e solo in quel momento capii che nonostante mi fossi emozionata nel sapere che avrebbe voluto convivere con me, in fondo, non mi sentivo ancora pronta ad un passo così importante. Ero giovane per una convivenza? Forse ma non era questo il problema... non conta l’età quando c’è l’amore e non mi spaventava affatto intraprendere una relazione di questo tipo poco più che diciottenne. Affatto... quello che mi frenava era non avere ancora un piano per il futuro, non avevo ancora deciso cosa fare della mia vita subito dopo il liceo per cui, non avendo trovato ancora una mia stabilità, mi sarebbe risultato difficile accettare quella proposta. Se il mio sogno olimpio fosse stato ancora in piedi non avrei esitato un secondo a dirgli di si, nonostante non fosse una vera proposta la sua, ma quel sogno era ormai un lontano ricordo per cui avremmo dovuto aspettare ancora qualche anno. Immersa nei miei pensieri crollai addormentata nel giro di poco e quando mi svegliai mi resi conto, a parte di aver un sonno terribile, che non avevo risposto a Killian la sera precedente.

 

“Amore mio buongiorno! Scusa se non ti ho risposto ma sono crollata! Non hai detto nulla che mi ha spaventata credimi, sono rimasta solamente molto colpita... a parte questo, indipendentemente da tutto voglio che tu sappia una cosa: amo le nostre seratine in macchina e non le cambierei per nulla al mondo. Ora vado a prepararmi per la scuola, ti chiamo appena esco.”

 

Le intenzioni di chiamarlo cerano tutte, ma non appena tornai a casa la prima cosa che feci fu stendermi sul divano e... beh potete benissimo immaginare cosa successe. Mi addormentasi senza neanche rendermene conto e se non fosse stato per mia madre che venne a svegliarmi, ricordandomi che avevo allenamento, molto probabilmente avrei continuato a dormire a lungo. Preparai le cose per la palestra e di corsa andrai a prendere i mezzi. Solo una volta essermi accomodata in metro chiamai Killian, gli spiegai la situazione e come immaginavo iniziò a prendermi in giro per essermi addormentata come un sasso. “Riprenditi prima di entrare in palestra o mia madre ti farà il terzo grado” mi disse, ne ero pienamente consapevole e la cosa mi spaventava alquanto. Se solo avesse scoperto i bagordi della sera precedente come minimo mi avrebbe linciata. 

Mi fermai al bar a prendere un caffè visto che nonostante le mille corse arrivai con qualche minuto di anticipo sperando che la caffeina entrasse in circolo quanto prima dandomi la carica giusta ma a quanto pare non fu così:  vidi regina squadrarmi dalla testa ai piedi non appena entrai in sala. Tremai, non appena il suo sguardo indagatori si posò su di me pensai che la fine fosse vicina ma al contrario di quanto immaginassi non mi disse nulla. “Che fortuna...” pensai ma quella era tutto fuorchè fortuna. L’unico motivo per cui non disse nulla fu solamente perchè voleva essere sicura su cosa dire e come prevedibile eccola poco dopo, subito dopo il primo esercizio alla trave, avvicinarsi.

  • non so cosa accidenti tu abbia fatto ieri e non voglio neanche saperlo ma sia ben chiara una cosa: se non vuoi passare con me tutti i pre-gara che arriveranno d’ora in avanti ti conviene non disobbedirmi mai più ok? Sono stata abbastanza chiara?
  • Regina... cosa... io... - provai a difendermi ma non me ne diete modo. Fortunatamente oserei dire: non ero mai stata in grado di mentirle, di sicuro mi avrebbe sgamata ancor prima di finire di giustificarmi.
  • Non fare la santarellina con me, non venirmi a dire che sei stata impeccabile da quando hai lasciato la palestra ieri sera. Sei fuori forma e si vede. Hai dormito poco? Hai mangiato male? Hai visto persone e fatto i tuoi comodi? - non so come riuscii a trattenermi dal non ridere. Avevo fatto esattamente tutte le cose che aveva appena elencato. - Qualsiasi cosa tu abbia fatto sappi che non dovrà più ripetersi o saranno guai signorina mi sono spiegata?
  • Si...
  • E ora riprendi gli esercizi! E fidati... Sarà meglio per te che non ci siano troppi errori. 

Era arrabbiata, nera proprio..... ma feci tutto il possibile per far sì che non avesse nulla da dirmi e in effetti ci riuscii perché con mia gran sorpresa riuscii a portare a termine due dei tre elementi  che stavamo provando in quei giorni. Non so dirvi come riuscii a superare il mio blocco, forse la paura che potesse sgridarmi mi fece concentrare di più, forse avevo semplicemente deciso che era il momento di voltare pagina... non lo so, so solo che non appena scesi dalla parallela si avvicinò a me e mi disse “brava... ma forse è stata solo fortuna! Prova di nuovo”. Avrei mai potuto aspettarmi una risposta differente da regina Mills? certo che no, considerando poi che era arrabbiata con me oserei dire che quel brava fu proprio un gran traguardo. 

 Per tutta la giornata non feci altro che provare i nuovi elementi e nonostante qualche volta il mio corpo cadde irreparabilmente sul tappetino o in buca la maggior parte delle volte riuscii a portare a casa  l’esercizio. 

 

  • Sia chiaro Swan... - quando mi chiamava così voleva dire che l’avevo fatta grossa - se vuoi avere vita facile con me devi  rispettare le mie regole altrimenti quella è la porta. Se vuoi fare ginnastica in maniera seria questa è la procedura, se invece vuoi giocare non hai di certo bisogno di me. Disciplina.... mi sembrava di avertelo insegnato....
  • Hai... hai ragione scusa. - in effetti non aveva poi tutti i torti. - è solo che...
  • Non mi servono giustificazioni, quel che fatto è fatto, mi interessa solo che tu abbia capito la lezione... l’hai capita?
  • Certamente. - abbassai il capo. 
  • Molto bene. - credendo che avesse finito provai a tornare ai miei esercizi ma lei mi fermó riprendendo a parlare. - La gara che dovrai affrontare richiede una concentrazione maggiore viste le difficoltà tecniche che stiamo aggiungendo e questo richiede grande concentrazione da parte di entrambe. Io ce la sto mettendo tutta per portarti in pedana più in forma che mai ma anche tu devi aiutarmi... non posso fare tutto da sola. Il corpo è il tuo: io posso indirizzarti la via corretta ma se tu lo maltratti allora è tutto inutile. - feci per replicare ma ancora una volta riprese a parlare senza darmi modo di fare qualsiasi cosa. - io capisco che sei giovane, che hai un fidanzato con cui vorresti passare tutto il tempo a tua disposizione ma nella vita non esiste solo questo. quindici giorni, due settimane... cosa ti sto chiedendo in fondo? non mi sembra una condanna assai lunga. - mi ritrovai ad annuire. 
  • Hai perfettamente ragione... non si ripeterà più. 

 

Mantenni la mia parola e per ben 13 giorni evitai ogni possibile contatto con Killian che andasse oltre le ore 20:00. Per contatto naturalmente si intende passeggiate, aperitivi, rigorosamente light, e telefonate. Abolii ogni contatto fisico che si spingesse oltre il semplice bacio e per quanto fosse frustante quella tortura, lui me lo ricordava ogni giorno con ogni sottospecie di allusione,  alla fine di quelle due settimane mi sentii fiera come poche volte nella vita. Non solo mi sentivo carica come non mai per affrontare la competizione per cui mi ero preparata  ma ero super anche super emozionata per ciò che sarebbe successo subito dopo con il mio lui. Non passavano del tempo di qualità insieme da troppo troppo tempo, 13 giorni erano un’eternità per noi, quindi di sicuro avremmo fatto fuochi d’artificio... già, sempre che la gara fosse andata bene e avessi riportato a casa i risultati sperati altrimenti l’idea di un possibile post gara da favola sarebbe rimasto solamente un sogno.

 Ricordo di aver dato il meglio di me durante la competizione, non solo per poi vedere Killian, si certo anche per quello, ma lo feci in primis per me, per sbloccare quella situazione di stallo da medaglia di legno. Ero stufa del quarto posto, odiavo il quarto posto, non mi era mai andato a genio per cui impiegai ogni singola energia a disposizione per provare a scavalcare almeno una posizione. Risultato? scavalcai non una ma bensì due posizioni, posizionandomi, con gran stupore di tutti, al secondo posto. Fu un’emozione unica...Ricordo ancora le parole del telecronista che dicevano “ Emma Swan è tornata a farci sognare” e il pubblico che si alzò in piedi per applaudirmi. 

Piansi come una bambina.... non potevo credere di essere riuscita a spingermi così tanto oltre visti tutti i blocchi mentali che avevo, invece, contro ogni pronostico, ci ero riuscita e non potevo che essere orgogliosa di me.

Utilizzai tutta la carica che quella competizione tirò fuori per concentrarmi ancora di più sul lavoro da fare e sulle mie lacune tanto che Regina, insieme a Killian, furono  costretti ad un certo punto a ridurmi le ore di allenamento in quanto, vista la mole delle cose da fare e il modo in cui le stavo affrontato, iniziai a risentirne a livello fisico. 

Iniziai con un normalissimo mal di schiena, cosa a cui non diedi particolare peso, per poi arrivare ad avere ad avere problemi ad entrambe le gambe. Provai a non far trasparire nulla, avevo paura che si coalizzassero per darmi lo stop e non farmi allenare, ma se ne accorsero subito nonostante i miei sforzi di nasconderlo e come prevedibile mi sottoposero a tutti gli esami del caso preoccupati per la mia salute. Killian poi in quegli anni aveva preso anche la specialistica in medicina dello sport quindi, come potete immaginare, mi sottopose ad ogni genere di accertamento possibile immaginabile per escludere ogni possibile patologia. Furono giornate infernali, difficili da gestire, mi sembrò di essere tornata agli inizi della nostra conoscenza: lui il medico, io la paziente... troppo serio, troppo professionale... un vero incubo, ma alla fine fortunatamente il responso delle visite non fu altero che un semplicissimo “sovraccarico del lavoro” per cui me la cavai con un paio di settimane a riposo e a seguire, una volta ripresa completamente, con un orario di allenamento decisamente più breve. Due ore al giorno tre volte a settimana. Un ora e mezza in meno ogni giorno per un totale di quattro ore e mezza... fu una tragedia per me accettarlo inizialmente ma poi mi tranquillizzarono dicendomi che era solo una situazione momentanea per cui mi rincuorai e rispettai il loro volere.

Nonostante le ridotte ore di allenamento riuscii comunque a stare al passo con le mie avversarie e non scesi mai, nelle competizioni a cui presi parte, al di sotto della seconda postazione. Ancora una volta ero considerata tra le migliori atlete delle serie A e in quanto tale ecco che un bel giorno venni convocata in palestra per una comunicazione importante. Quando Regina quella mattina mi mandò un sms con su scritto “vediamoci questo pomeriggio, in palestra, alle 17” nonostante non avessimo in programma un allenamento non capii a cosa stessi andando incontro, pensai più che altro che volesse cominciarmi qualche nuovo cambiamento di orario o di programma... ogni tanto succedeva. Non avevo la più pallida idea di cosa stesse realmente per succedere, di conseguenza, come se fosse un appuntamento come tanti altri, mi recai in palestra senza essermi, quantomeno in parte, preparata psicologicamente a qualcosa che avrebbe potuto sconvolgermi. 

 

  • Amore cosa ci fai qui? - sentii alle mie spalle una voce familiare. Era Killian, aveva allenamento quel giorno. 
  • Ehi ciao! - gli sorrisi andandogli in contro per un veloce bacio. - sei in pausa?
  • Già... oggi il coach ci sta massacrando... dice che se non ci classifichiamo almeno al terzo posto nella prossima gara sarà difficile recuperare per ottenere l’accesso alle gare che ci porterebbero ai mondiali per la qualificazione olimpica. - fu un colpo al cuore sentirlo parlare delle olimpiadi ma feci finta di nulla, non volevo che pensasse che non fossi felice per lui e la sua seconda chance. Ero felice... lo ero davvero ma nonostante ciò mi risultava ancora difficile parlare di olimpiadi come se nulla fosse. Stavo facendo progressi è vero ma su quel punto c’era ancora molto da lavorare e per Killian non fu difficile capire che dentro di me si stava per abbattere una tempesta di brutti ricordi. - Oh Emma... scusa io.. - disse cercando di rimediare. A cosa poi, non aveva detto nulla di male in fondo anzi... ero felice che si confidasse con me. Non parlavamo spesso di quell’argomento, in realtà non ne parlavamo proprio, ma non ero mai riuscita a capire se fosse superstizione, non parlarne prima di vedere il proprio nome inciso nero su bianco nel programma ufficiale, o se avesse paura di ferirmi. Capii che era la seconda la risposta esatta e mi dispiacque.. non volevo che nascondesse le sue reali emozioni solo per non farmi stare male. 
  • Killian non... non devi scusarti... - mi affrettai a dire - è tutto ok, sto bene... - sorrisi per cercare di rallegrarlo, dal suo sguardo capii che si sentisse in colpa. - davvero. Fa bene comunque il vostro allenatore a massacrarvi, non potete mollare proprio ora.
  • Già.. - niente da fare, continuò a sentirsi in imbarazzo nel parlarne tanto che cambiò subito argomento tornando a concentrarsi su di me. - Non hai risposto alla mia domanda però: come mai sei qui? Non hai allenamento oggi. 
  • No infatti, ma tua madre mi ha chiamata a rapporto... - alzai gli occhi in aria  cercando di farlo sorridere. - A quanto pare deve dirmi qualcosa di talmente urgente che non poteva aspettare di dirmelo domani a lezione. - dissi in maniera ironica.
  • Tipico di mia madre. - sorrise anche lui. 
  • Non ti ha accennato nulla? - chiesi. Di solito, da quando avevano sotterrato l’ascia di guerra, ogni decisione di Regina veniva comunicata prima a Killian poi a me.
  • Ti sembrerà strano ma no. Forse è un’idea che le è venuta sul momento. E’ pazza quella donna lo sai. - rise.
  • È ereditaria la pazzia lo sai si? - lo presi in giro. 
  • Beh... è anche contagiosa se è per questo... - mi provocò 
  • Ah si?
  • Si... mi dispiace dirtelo amore ma sembri più figlia tu a Regina che io. Due fotocopie proprio.
  • La pagherai lo sai vero?
  • Oooh... lo spero. - mi guardò in maniera maliziosa. 
  • Non in quel senso... - alzai gli occhi al cielo. Il suo era un chiodo fisso. - sei in pre-gara ricordi? Se vuoi dare il meglio non puoi avere distrazioni. - dissi in tono giocoso. 
  • E chi lo dice? 
  • Io! 
  • Fila da mia madre prima che mi passino strane idee in testa di andarci a rinchiudere nello spogliatoio. - mi fece l’occhiolino.
  • Vado vado... - dissi dandogli un piccolo bacio. - ci sentiamo in serata ok?
  • Ma come non mi aspetti? - fece la faccia da bimbo triste.
  • Vorrei... ma devo studiare, sa... ho la maturità quest’anno.
  • La passeresti anche senza aprire libro considerato quanto sei secchiona ma sono un bravo fidanzato e quindi ti lascerò ai tuoi amati libri per questa sera. Non prima di avermi dato un altro bacio però. - fu lui ad avvicinarsi questa volta ma proprio mentre il bacio si fece più intenso qualcuno ci disturbò costringendoci a separarci. 
  • Jones!!! Alla faccia della boccata d’aria. - era il suo allenatore - Se avevi bisogno di una respirazione bocca a bocca per carburare bastava dirlo. Ho studiato come si fa la rianimazione sai?  - lo prese in giro - avanti, lascia stare la tua dolce distrazione e fila ad allenarti. 
  • Solo un minuto: ora arrivo. 
  • Forse non ci siamo capito... Giuro che ti prendo a calci nel sedere se non ti muovi e per riprenderti ci vorrà sul serio la respirazione bocca a bocca! Vuoi che te la faccia personalmente? - scosse la testa schifato - e allora corri in sala - wow... e menomale che era un tipo elastico. 
  • Credo che sia il caso che tu torni dentro. A dopo. - gli diedi un ultimo  bacio al volo dopodichè iniziai ad incamminarmi verso la zona dedicata alla ginnastica. Non volevo che il suo allenatore lo rimproverasse a causa mia. 
  • Chiamai ok? Sono curioso di sapere cosa ti ha detto il sergente mills. - eravamo in due allora, anche io ero molto curiosa. 
  • D’accordo - e dopo avergli dato la conferma mi allontanai definitivamente prima che il suo mister lo prendesse seriamente a calci. Forse era un bene non avere lezione negli stessi giorni. Avremmo finito per non concludere nulla nessuno dei due.

Immersa nei miei pensieri raggiunsi la mia sala d’allenamento e senza bussare o chiedere permesso, non vi erano altre lezioni di ginnastica dopotutto, ero l’unica ad usufruire di quella struttura, entrai. 

  • Ohi Emma! Eccoti finalmente, iniziavo a preoccuparmi. - esordì Regina con un gran sorriso non appena mi vide. Non era da sola, c’era qualcuno con lei... qualcuno che non mi aspettavo certo di vedere li. 
  • Ho.. ho fatto tardi scusami. - le dissi giustificandomi - Sig.. signor Harris - aggiungi poi rivolgendomi all’ospite non previsto - Che... che piacere rivederla. - che accidenti ci faceva Harris li? Il mio cervello iniziò ad elaborare ogni possibile ipotesi per giustificare quella presenza non annunciata ma non mi venne nulla in mente di giustificato. Non ero affatto a mio agio con lui nella stessa stanza, come avrei potuto esserlo visto come ci eravamo lasciati l’ultima volta... avevo mollato una gara di serie A senza dare giustificazioni a nessuno ricordate? Ero scappata e basta quindi, come minimo, o era li per dirmi che ero una vergogna, che avevo avuto proprio un gran coraggio a ripresentarmi  dopo il brutto scherzo che gli avevo tirato o era li per qualcosa che non riguardava me. Sperai quasi che avesse una storia segreta con Regina. 
  • Emma Swan... - disse semplicemente a mo di saluto per poi far ricadere nell’aria un silenzio assordante. Mi odiava, era sicuro questo... come non mi stesse ancora prendendo a male parole era un mistero. - Non ci vediamo da un po’ non è vero? - ecco lo sapevo... la ramanzina era vicina. - Vieni a sederti avanti... - mi indicò una sedia situata difronte la scrivania dove lui e regina erano seduti. Mi sembrò di vedere un anticipo del mio futuro in quel momento: me stessa difronte la commissione d’esame durante il mio esame di maturità. Esitai ad avvicinarmi... - Non avere paura, non ti mangio mica - disse rimanendo serio. Non era mai serio, non con me almeno... neanche quelle poche volte che mi aveva allenata... come facevo a non aver paura? Era impossibile ma non potevo di certo comportarmi come una bambina. Di sicuro era li per parlare del mio errore, non ne vedevo in realtà ma cosa ci potevo fare? Dopotutto ero io quella in torto quindi... non mi restò altro che farmi forza e avvicinarmi come suggerito. Iniziai a tremare non appena mi sedetti difronte a loro e cercando di non farmi sgamare da Harris cercai con la coda dell’occhio lo sguardo di regina sperando che mi rassicurasse. Mi lanciò un piccolo sorriso, mi conosceva bene per non capire che ero nel panico più totale, ma quel sorriso non mi aiutò affatto... 
    • Allora allora allora... Swan... come mai pensi che sia qui oggi? - “mamma mia che ansia”... pensai.
    • Ehm... non... non lo so signore, forse per... - “avanti Emma! Non fare la codarda, non far vedere che hai paura di lui. Avevi le tue motivazioni dopotutto” cercai di spronarmi da sola. - Forse per parlare di come sono andate le cose l’ultima volta?
      • Mmh... si e no. L’argomento principale non è proprio questo ma due piccoline su ciò che è avvenuto credo vadano dette. Sopratutto in base a ciò che ho da dirti. - annuii lasciandolo continuare. Non sapevo ancora bene cosa sarebbe successo a fine incontro, probabilmente me ne sarei andata via pingendo come una disperata ma una cosa era certa: non appena avrei riacquistato un po’ di lucidità due paroline a regina per essere stata così “stronza” nell’avermi taciuto questa cosa non gliele avrebbe tolte nessuno. - Devo dire che sono rimasto alquanto sorpreso quando regina mi ha comunicato la tua decisione di voler tornare a gareggiare, non sembravi affatto motivata l’ultima volta che ci siamo visti ricordo... - bene! Come mettere il dito nella piaga insomma... - non credevo facessi sul serio, nei tuoi occhi la scintilla dell’atleta si era spenta da un pezzo ormai. Durante gli stage sei stata brava, grintosa, desiderosa di dimostrare di saper ancora armeggiare con la ginnastica ma il fuoco che ti ha sempre contraddistinta non cera più nei tuoi occhi di solito quando quel fuoco si spegne è difficile, quasi impossibile che si riaccenda. Tante promesse della ginnastica, chi per motivi gravi, chi per morivi futili, hanno lasciato, chi è del settore questo lo sa e sa anche che ne di giovani come te questo accade sempre con molta più frequenza. C’è chi si innamora e preferisce una vita più normale, chi decide di dedicarsi ad una carriera più sicura, chi molla e basta. Ho sempre creduto che con te non avremmo mai dovuto affrontare il problema, mai avrei pensato che la mia Emma Swan, grintosa e determinata... la mia punta di diamante, un giorno avrebbe mollato eppure così è stato. E’ stato difficile doverti dire addio in maniera definitiva, abbiamo provato in tutti i modi a tenerti con noi nonostante i vari problemi fisici, questo credo tu lo sappia, ma tu hai voluto mollare lo stesso, nel peggiore dei modi oserei dire e a lungo andare abbiamo dovuto tutti farcene una ragione. - non riuscivo davvero a trovare il motivo per cui mi stesse dicendo tutto questo. Non era un po’ tardi ormai per la predica? Cosa lo spingeva dopo anni a tornare sull’argomento? Avrei tanto voluto chiederglielo ma aspettai che finisse sperando di avere qualche indizio senza necessariamente dover domandare. -  sarò sincero... non avrei scommesso neanche un dollaro su di te non appena saputo del tuo rientro in pedana ma ancora una volta hai saputo stupirmi, zitta zitta non solo sei riuscita ad entrare nuovamente in serie A, cosa che non capita a nessuno credimi, ma anche piazzarti tra le migliori ginnaste della nazione. - continuai a rimanere in silenzio. - prima di dirti l’esatto motivo per cui sono qui, cosa che immagino tu ti stia chiedendo da quando sei entrata - più o meno - vorrei farti una domanda... due in realtà e vorrei rispondessi con tutta onestà: cosa vedi nel tuo futuro Emma? Hai già un’idea su cosa voler fare da grande? E poi mi chiedevo: pensi che la ginnastica possa in qualche modo continuare a fare parte del tuo futuro? In che modo? - non era una domanda questa, era un vero e proprio esame... cosa avrei dovuto rispondere? Ma sopratutto: cosa interessava a lui sapere?
      • Emma... il signor Harris ti ha fatto una domanda! - sottolineò regina minacciandomi con lo sfigurando di darmi una mossa. Mamma mia... sembrava essere più in ansia di me. Era lui a farle qiell’effetto o era a conoscenza di cosa stesse bollendo in pentola? Cos’era? Una domanda a premi? Se rispondevo correttamente dicendo lui cose che voleva sentire avrei ottenuto il suo perdono mentre al contrario mi avrebbe bandita per sempre dalle sue conoscenze trovando modo e maniera di annientarmi anche dalla serie a? Cosa importava a lui poi di dove fossi arrivata... non avevo niente a che fare con i suoi giri e in tutta onestà volevo continuare a non averci nulla a che fare. - Emma allora? - regina divenne più insistente, “muoviti Swan o ti massacro” sembrava urlare il suo corpo, decisi quindi di parlare, ignorando i motivi di quell’assurdo improvviso interesse, cercando di essere il più onesta possibile.
      • Vede signor Harris, non ho ancora un quadro completo della situazione, ci sono molte cose che mi piacerebbe fare al momento ma tra tutte, se proprio devo scegliere, sarei orientata sulla psicologia. Mi piacerebbe tentare i test di ammissione universitari non appena avrò ottenuto il diploma, ma so anche che è molto difficile risultare idonei, soprattutto nella facoltà che ho in mente di voler frequentare, per cui credo che io debba guardarmi un po’ intorno prima di terminare il liceo e  riuscire ad avere entro la fine dell’anno scolastico almeno un paio di piani di riserva. 
      • La psicologia è... è questo quindi il tuo sogno più grande adesso?
      • Ho smesso di sognare quattro anni fa in realtà. - affermai con decisione, mirata o meno quella domanda mi aveva portato esattamente dove non volevo più tornare. -  I sogni non esistono purtroppo signor Harris, l’ho provato sulla mia pelle purtroppo, sono solo illusioni... perchè sprecare la propria vita a rincorrere uno stupido sogno quando si sa già che questo sarà irraggiungibile? Ho passato una vita intera, 16 anni per l’esattezza, a rincorrere questo fatidico sogno, per ottenere cosa poi? Cosa ho ottenuto è? Niente! Niente di niente e adesso a 19 anni e mezzo mi ritrovo a dover fare i conti su cosa voler fare seriamente nella vita perchè per tutto questo tempo ho solo sognato ad occhi aperti. Mi sono illusa e purtroppo non si vive di illusioni. - presi un respiro - Con questo però non intendo dire che fare ginnastica sia stato un errore - introdussi così il secondo argomento di cui mi aveva chiesto di parlare. - anzi... fare ginnastica rientra tra le cose più belle che la vita mi ha donato: mi ha fatto toccare con mano il vero senso della parola sacrificio, mi ha insegnato la disciplina, il senso di squadra... mi ha fatto conoscere amici fidati e non per ultimo mi ha portata dritta dritta a trovare l’uomo della mia vita. Oddio... forse quest’ultimo l’ho trovato grazie all’incidente ma sono dettagli, vuoi o non vuoi è stata sempre la ginnastica a portarmi da lui. - sorrisi leggermente - a parte gli scherzi... - in teoria non stavo scherzando ma cosa dovevo dire? regina poi mi stava guardando come se mi fossi bevuta il cervello... - Amo la ginnastica e la porterò sempre con me. Ho fatto davvero un grande errore a pensare di lasciarla, non lo farò mai più. Sarà una fedele compagna di vita per sempre, anche se solo come Hobby.
      • Come Hobby... mette i brividi detto da una come te. - disse ricordando la vecchia me.
      • Lo so, non sarei mai voluta arrivare a dover dire una frase del genere ma purtroppo è successo... non possiamo farci nulla. - scrollai le spalle. - Comunque non mi ha ancora detto come mai è qui... - io avevo risposto alla sua domanda, ora era il suo turno di parlare. 
      • Hai ragione... dunque... perchè sono qui è? Beh... per parlare con te di un paio di cosucce.
      • Vuole parlare del modo in cui sono scappata via quel giorno vero? - era scontato che fosse così. Come biasimarlo in fondo... se avessero piantato in asso me in una situazione del genere io altro che far passare quattro anni... avrei preso il diretto interessato in quell’esatto momento e l’avrei preso a calci nel sedere fin quando non fosse tornato sui suoi passi.
      • Beh vedi... quello viene in secondo piano, priva vorrei dirti altro in realtà. - sgranai gli occhi stupita dalla cosa. Davvero non era li per quel motivo? 
      • Ah si? - esclamai.
      • Già... vedi Emma... come ti accennavo poco fa non avrei mai e poi mai scommesso su di te dopo aver saputo del tuo ritorno ma devo ammettere che ero anche alquanto curioso dal rivederti in pedana. Ho assistito al tuo “esordio di ripartenza” chiamiamolo così e devo ammettere che per non aver toccato attrezzi in maniera agonistica per mesi e mesi sei stata piuttosto bravina. - bravina... cosa significava bravina? Appena sufficiente conoscendo i suoi standard elevati. -  Imprecisa su molti punti devo dire, cosa assai estranea a te, ma molto determinata a portare a termine il tuo lavoro. - fece una piccola pausa. - Non essendo una categoria a me appartenete non ho seguito tutte le altre competizioni che ci sono state ma sono tornato ad osservarti non appena mi è giunta voce che fossi passata in serie A. Con il programma che ti avevo vista presentare nella competizione precedente ero al quanto stupido che fossi seriamente passata, era piuttosto elementare no? così ho voluto constatare di persona cosa avesse spinto i giurati a selezionarti e eccolo che l’ho visto... il fuoco. Il fuoco che ti aveva sempre contraddistinta era magicamente tornato ad ardere. - era forse un complimento quello? Non glielo chiesi... aspettai che terminasse il suo monologo. - mi sono domandato se non fosse una semplice coincidenza, che magari l’adrenalina per il nuovo contesto avesse aiutato... così ho deciso di monitorarti costantemente e ho iniziato a presenziare, in gran segreto, neanche Regina lo ha mai saputo fino a poco fa, alle varie competizioni che ci sono state. Non ne ho persa neanche una e contro ogni mia aspettativa mi hai stupido giorno dopo giorno. E’ vero quello che ho detto all’inizio, quando il fuoco si spegne si spegne per sempre ma a quanto pare il tuo non si è mai spento, si era semplicemente assopito. - ok si... forse era seriamente un complimento. - Sei riuscita a dimostrare a tutti che rimettersi in carreggiata è possibile se lo si vuole e se sono qui oggi è proprio per questo motivo. - perchè doveva essere sempre così criptico quell’uomo... - Sono qui per proporti una cosa. - mmh... forse era meglio se continuava a restare criptico. Cosa voleva propormi? la cosa iniziava già a non piacermi. 
      • Mi... mi dica.... - fu l’unica cosa che riuscii a dire, il mio cervello stava cercando di provare ad intercettare qualche segnare per poter capire con anticipo cosa stesse per chiedermi. Qualunque cosa fosse di sicuro non mi sarebbe piaciuta. C’era troppa tensione in quella sala per essere qualcosa di poco conto. 
      • Dalle classifiche degli ultimi mesi evince chiaramente che sei tra le migliori ginnaste di tutta l’America pertanto, anche se sono ancora molto restio visti i tuoi comportamenti precedenti, sono qui oggi per darti con mano questa - mi porse una lettera. - E’ la convocazione ufficiale alle selezioni per scegliere la nuova squadra nazionale che quest’anno si impegnerà a... beh sai come funziona no? - non riuscii a dire o fare nulla, rimasi li, ferma, immobile, ancora con il braccio allungato per aver afferrato la busta. Quella che tenevo tra le mani era la busta che per una vita avevo aspettato, la busta che quattro anni fa mi rese la ragazzina più felice del pianeta ma che in quel momento mi fece sprofondare in un mix di emozioni che neanche riuscivo a codificare. 
      • Tutto ok Emma? - intervenne regina, mettendomi una mano sulla spalla come per spronarmi, vedendomi quasi sul punto di svenire. - ti senti bene? Vuoi sederti? - scossi la testa... credo almeno di averlo fatto. - Che ti dicevo? Era meglio prepararla prima... - sentii Regina parlare con Harris. - La conosco ormai...

Dopo quell’ultimo scambio di battute tra i due ho un vuoto totale su ciò che sia effettivamente accaduto. Il mio cervello deve essersi inceppato per qualche minuto perchè i ricordi che ho, quelli successivi, ripartono che io sono seduta su una sedia. anche sforzandomi non riesco a ricordare come io sia finita a sedermi li e sopratutto cosa sia successo in quel frangente.

  • Tu riflettici su per qualche giorno e poi mi dici... - da qui ripartono i miei ricordi, da Harris che mi mette ancora più ansia di quella che già avevo. - Ma che sia chiara una cosa: se dovessi passare la selezione, classificandoti tra le quattro, riserve a parte, che avranno l’onore di rappresentante la nazione e sceglieresti di accettare l’incarico, cosa che potresti benissimo rifiutare se non dovessi sentirti all’altezza, non potrai più tirarti indietro. Mi conosci, sai come la penso: se è si è si. Punto. Sempre... anche nelle difficoltà. Naturalmente siamo a conoscenza del tuo problema fisico e prenderemo tutte le accortezze del caso per garantire la tua sicurezza. studieremo un programma di allenamento differenziato adatto alle tue necessità, verrai seguita dai migliori fisioterapisti in circolazione e chi più ne ha ne metta, ma per il resto non ammetto obiezioni: se accetterai di tornare in nazionale dovrai lavorare a modo mio e sottostare alle mie regole... e a quelle di regina ovviamente visto che lascerò lei a supervisionasti. - disse in seguito. - Non... non dici nulla? se non lo hai capito ti sto concedendo una seconda possibilità! non l’ho mai concessa a nessuno in tutti i miei anni di carriera quindi... non deludermi ok? - rimase ancora qualche secondo in attesa di una mia risposta ma quando vide che questa non era intenzionata ad arrivare si prestò a salutare Regina e dopo aver salutato anche me con un “ci sentiamo presto” si incamminò verso la porta d’uscita.
  • Signor Harris io... - lo trattenni prima che potesse andare via. - ecco vede... - non riuscivo a trovare le parole. - Sono lusingata della sua proposta, lo sono davvero. Sapere che nonostante i miei comportamenti poco consoni del passato lei mi sta concedendo una seconda possibilità mi rende felice... molto. In altre occasioni non avrei  esitato un secondo a darle conferma della mia presenza alle selezioni ma  ad oggi... beh ecco io... non me la sento. 
  • Emma..... - intervenne Regina contrariata. 
  • No Regina... è così. Non me la sento di affrontare una cosa del genere, lo sai, ne abbiamo parlato tante volte. Ho accettato di tornare in serie A solo per gareggiare a livelli più adatti a me ma per il resto... lo sai, non voglio avere niente a che fare con tutto ciò che riguarda la sfera professionistica del mestiere. Non mi sento pronta a dover affrontare tutto quello che ho affrontato in passato, troppo lavoro, troppo sacrificio... se poi non dovessi raggiungere il mio obbiettivo? 
  • E’ solo una selezione per il momento... potresti passarla come non... perchè pensare già ad un ipotetico futuro? Vedi prima come va la competizione e poi...
  • Sarebbe da stupidi competere senza considerare per cosa si sta competendo. Magri andrà male, possibile, ma magari andrà bene... cosa farò a quel punto è? mi darete altro tempo per riflettere? riflettere su cosa poi... io....
  • Ha ragione lei! - intervenne Harris a mio favore. - non serve a nulla competere se si sa già di non voler continuare, o se si ha anche solo il dubbio su cosa fare. - mi guardò -  E’ per questo che ti sto dando del tempo per decidere se provare o meno a sostenere questa competizione. Magari per te sarà stupido, probabilmente neanche lo farai, ma se posso darti un consiglio fallo. Pensaci... anche se sei sicura delle tue decisioni prenditi del tempo per rifletterci su ancora un momento. Probabilmente non cambierà nulla ma magari potresti capire che in fondo non sarebbe proprio un male tentare. 
  • Perchè dovrei sottopormi ad una tortura simile è? Hai la vaga idea di quanto io sia stata male quando in passato ho dovuto rinunciare a quella che era tutta la mia vita? Non credo... - sbuffai stufa di dovermi ripetere ancora e ancora.
  • No... non lo so, posso immaginarlo anche se non è la stessa cosa, ma appunto per questo ti chiedo di valutare bene. Se hai sofferto è perchè ci tenevi no? Hai la possibilità di riscattarti Emma... di fottere il destino e riprenderti ciò che era tuo. Non farlo per me, per Regina, che sai che nonostante tutto avremmo davvero piacere ad averti nuovamente con noi, fallo per te stessa... Te lo meriti.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***




Amore olimpico 
Capitolo 16

 

POV EMMA.

 

“ te lo meriti...” mi disse, ma cosa meritavo esattamente? Di continuare a soffrire cercando di stare al passo con le altre ginnaste che rispetto a me non avevano alcun tipo di impedimento fisico o mentale, o meritavo di buttarmi tutta questa storia alle spalle, vivere la ginnastica in maniera leggera, spensierata e iniziare a concentrarmi seriamente su quello che sarebbe stato il mio futuro? Avevo ben chiaro nella mia mente quale fosse la soluzione migliore per la mia salute ma nonostante ciò, per una frazione di secondo, non potei far altro che provare ad immaginare cosa sarebbe successo se avessi preso l’altra strada. “ e se....” “forse...” “magari...” NO! Non potevo cedere così, non dopo tutto il lavoro fatto fino a quel momento. Mi ci erano voluti tre anni e mezzo per riprendermi, per accettare almeno un minimo quell’assurda situazione... tre anni di pianti e isterismi vari. Non sarei di sicuro stata in grado di sopportare un’altra batosta simile, tanto valeva quindi lasciare stare e attenermi al piano originale. 

 

  • Eviterò di commentare i tuoi modi di relazionarti con le persone più grandi di te signorina ma sappi che non è con questi modi che si affrontano le situazioni. - disse Regina, totalmente contrariata del mio comportamento, non appena Harris andò via. - Ma hai capito o no quello che ti ha appena proposto Harris? No perchè a me non sembra che tu abbia capito...
  • Ho capito benissimo invece, non sono mica scema! - risposi leggermente scontrosa.
  • Piano con le parole signorina, dentro la palestra rimango pur sempre la tua allenatrice, non scordarlo. - mi rimproverò. 
  • Scusami... mah... lo sai! Sai come la penso, l’ho detto talmente tante di quelle volte che pensavo lo avessero capito anche i muri ormai. Non voglio più illudermi! E’ la mia ultima parola e non intendo assolutamente cambiarla. 
  • Io proprio non ti capisco sai... il presidente della federazione nazionale americana di ginnastica artistica viene qui, in questa sottospecie di topaia adibita a palestra per portarti personalmente, con mano, una lettera di convocazione per un possibile posto in nazionale e tu che fai? non reagisci neanche? Non solo... venendo qui ti ha praticamente detto che ti vuole con se... che nonostante tutto ti riprenderebbe a braccia aperte e tu ti prendi anche la libertà di dirgli di volerci pensare? Emma... 
  • io non ho detto di volerci pensare... voi avete detto che devo farlo. Fosse stato per me...
    • Avresti buttato tutto al cesso lo so. - finì la frase a suo piacimento. -  Possibile che non capisci, eppure sei una ragazzina intelligente... 
    • Pure voi però non capite mi sembra... non posso più permettermi di giocare Regina, devo pensare al mio futuro, a cosa ne sarà di me una volta uscita dal liceo. Devo mettere sulla bilancia tutte le possibilità e capire quale delle tante che mi piacerebbe intraprendere sia la più concreta e scartare il restante. E’ una scelta difficile, che richiederà tempo, ma di sicuro una cosa la so: tra l’università e la ginnastica la via più sicura è la prima. La seconda sarebbe troppo travagliata e piena di insidie. Sono grande ormai... non posso permettermi di perdere tempo. 
    • Perdere tempo? - chiese
    • Sai cosa intendo...
    • No, non lo so.
    • se torno sui miei passi, se decidessi di provare  e poi dovesse andare tutto male? come farei?
    • Hai 19 anni... se tutto andasse male come hai detto tu avresti comunque 19 anni.... nulla ti impedirebbe di frequentare l’università. 
    • Ma se voglio entrare devo iniziare a studiare già da adesso e non potrei conciliare entrambe le cose neanche se volessi.
    • Perchè no? Lo stai già facendo mi sembra. Concili studio e allenamento i maniera ottimale mi risulta, O forse questo è un modo per dirmi che stai pensando di lasciare ancora. - mi scrutò con lo sguardo come a volermi leggere nella mente. 
    • Cosa? No! Come ti viene in mente. Non lascerò la ginnastica.
    • E allora? Guarda che il lavoro sarebbe lo stesso...
    • Non credo! Harris ha parlato di allenamenti personalizzati, non di limitazioni. Se devo lavorare per una squadra nazionale non sarà affatto facile poter conciliare il tutto. - la vidi sospirare... 
    • d’accordo ho capito... mi arrendo! Potrei andare avanti per ore cercando di convincerti ma rispondimi sinceramente: servirebbe a qualcosa?
    • No!
    • Lo sospettavo. - ci fu un minuto di silenzio -  Vai a casa dai... ti ho stressata fin troppo per oggi. Ci vediamo domani per gli allenamenti ok?
    • Ok... a domani allora... e scusami... per tutto.
    • E di cosa... l’ultima parola in fondo spetta a te. A me può dispiacere ma alla fine quella ci rimette non sono io... fammi solo una cortesia: ti prego... pensaci su ok? Anche se la risposta sarà la stessa tu promettimi che almeno ci penserai.
  • non so a cosa possa servire ma si... te lo prometto. 

Uscii dalla sala per recarmi verso i cancelli di uscita e senza neanche rendermene conto mi ritrovai a piangere. Mi ero trattenuta per non scoppiare a piangere davanti a loro, non volevo farmi compatire, ma successe di peggio: piansi davanti al mio uomo, il quale finiti gli allenamenti mi stava aspettando per riaccompagnarmi a casa. Non appena mi vide in quelle condizioni scattò subito sull’attenti e mi raggiunse, mi strinse tra le sue braccia e lasciò che mi liberassi a suon di lacrime di tutto il macigno che mi ero portata dietro nelle ultime ore. Non si aspettava certamente di vedermi così, in effetti non me lo sarei aspettata neanche io, ma stette al suo posto e aspettò paziente che i singhiozzi si placarono.

  • va tutto bene amore? Vuoi parlarne? - si limitò a dire continuando a tenermi stretta a se dandomi di tanto in tanto dei dolci baci tra i capelli. 
  • Sto.. sto bene. Voglio solo andare a casa se non ti dispiace. 
  • Nessun problema! - lo vidi armeggiare con il suo borsone. - ecco! Prendi le chiavi, inizia ad andare in macchina, io ti raggiungo subito. Vado a dire a Sam - un suo compagno di squadra - che sto andando via. - lo lascai andare troppo frastornata per capite che quella fosse palesemente una bugia. Andò dritto da sua madre a farsi raccontare per filo e per segno cosa fosse accaduto e io, ingenuamente, me ne accorsi solamente quando tornò in macchina. Era decisamente più nervoso rispetto a come lo avevo lasciato e per tutto il tragitto non fece altro che tamburellare nervosamente le dita sul volante e sul cambio. 
  • Quando avrai voglia di parlare sai dove trovarmi ok? - mi disse una volta riaccompagnata a casa subito dopo avermi dato un bacio.
  • Lo sai già non è vero? Hai parlato con Regina... - domandai.
  • Cosa? Quando?!?! Io...
  • Si... hai parlato con Regina... lo so, ti si legge in faccia. - costatai.
  • Si... non sopportavo l’idea di vederti così e non sapere cosa fosse successo. Lo so, avrei dovuto aspettare che fossi pronta a parlarmene mah...
  • Shhh... va tutto bene, non sono arrabbiata! Avrei fatto lo stesso al tuo posto e poi... beh... mi hai risparmiato di dover riaffrontare l’argomento per la milionesima volta almeno. - abbozzai un sorriso. - Sono stufa di parlare sempre delle solite cose. Ho preso la mia decisione? Basta, non voglio più tornarci sopra. Fa male... fa male come se fosse la prima volta dover ripetere sempre le stesse cose, perchè nessuno lo capisce? Regina sopratutto... perché non lo capisce. - sospirai. 
  • Vedrai che capirà prima o poi... - mi baciò una guancia. - ora smettila di tormentarti e vai a guardarti un bel film. Verrei con te ma ci sono i tuoi e... beh... tuo padre non gradirebbe la mia presenza a quest’ora.
  • Se non ci fossi tu amore mio... - fui i questa volta a prendere l’iniziativa e a baciarlo. 
  • Dovresti inventarmi lo so! - disse giocosamente riuscendo a strapparmi un sorriso. 
  • Scemo. - gli diedi un buffetto sul braccio. - ascolta mah... se salissi seriamente con me su in casa? Potremmo  seriamente guardarci un film, fare una partita alla play...
  • E con tuo padre come la mettiamo? L’ultima volta che ci ha visti sul divano a guardare la tv ricordi come si è stranito?
  • Ho 19 anni, deve accettarlo. Dai... ti prego... ho bisogno di stare un po’ con te. 
  • D’accordo... se me lo dici con questi occhioni come faccio a dirti di no? - e senza aggiungere altro scese dall’auto. 

Come aveva immaginato papà non la prese benissimo, continuava a fargli strano il pensiero che avessi un fidanzato, ma non fece nessuna sceneggiata fortunatamente. Si limitò a squadrarci dalla testa ai piedi come a dire “vi tengo d’occhio” per poi andare in cucina con mamma e tornare di tanto in tanto, in punta di piedi convinto di non essere visto, a controllare la situazione. 

Cercai di ignorarlo e killian fece lo stesso, non stavamo facendo nulla di male in fondo e dopo un film e una partita alla play, dove mi stracciò letteralmente, rimanemmo ancora un altro po’ di tempo, accoccolati sul divano con una coperta di pile, a chiacchierare del più e del meno. 

  • Uh... che sbadata! Come sono andati gli allenamenti dopo il rimprovero del mister?
  • Bene... - disse senza approfondire la cosa.
  • Nessun giro di campo extra, flessioni, addominali in più per averti preso in castagna?
  • No... tutto come sempre.
  • Buon per te allora! Tua madre con me non sarebbe stata così tranquilla al suo posto. - sorrisi pensando alla faccia di Regina nel vedere me e killian scambiarci effusioni proprio durante l’ora di allenamento. Rise anche lui.
  • Mia madre non fa testo! E’ pazza....
  • Stai attento che se si coalizza con il tuo allenatore è la fine. A proposito di allenatore... ti ha già dato le date del prossimo incontro? Immagino che siano uscite le date per le selezioni definitive della nazionale no? - se erano uscite per la ginnastica dovevano essere uscite anche per la scherma. 
  • Non che io sappia... non ci ha comunicato nulla ancora. - rispose poco interessato all’argomento. 
  • Mmh... strano, di solito anche se vengono svolte in periodi differenti la data di comunicazione è sempre la stessa..
  • Non saprei risponderti amore! - disse guardando l’orologio per poi alzarsi in piedi - quello che so è che è tardissimo: tu domani hai scuola e io devo andare a lavoro. 
  • No, non te ne andare... - protestai - resta un altro po! Devi raccontarmi ancora come vanno le cose in palestra, sono settimane che non mi aggiorni più... - in effetti erano secoli che non mi parlava dei suoi allenamenti. 
  • è tardi amore... ne parleremo un altro giorno ok? - si certo come no.... dopo quella sera anche solo provare a nominare la parola allenamenti o scherma divenne un’impresa. Non riuscivo a comprenderne il motivo, pensai addirittura che ci fossero dei problemi che non era pronto ad espormi, ma con il passare dei giorno mi resi conto di essere completamente fuori strada. Non vi era nessun problema fortunatamente, le cose andavano alla grande, solo che non voleva condividerle con me. 

Era mercoledì pomeriggio, ero appena uscita da scuola e come  capitava spesso quando Killian aveva il turno di pomeriggio, mi fermai nel baretto difronte l’ospedale a prendere il pranzo per poter passare del tempo insieme prima di tornare a casa e mettermi sui libri. Quel giorno però non ci arrivai neanche in ospedale, non appena arrivai davanti al cancello principale lo vidi seduto su una delle panchine dei giardinetti a parlare con Sam, il suo inseparabile compagno di squadra. Erano di spalle rispetto a me ma lo avrei riconosciuto tra chiunque e zitta zitta cercando di non farmi sgamare, mi avvicina a loro per coglierlo di sorpresa. Fu una pessima idea... non volendo mi capitò di ascoltare parte della loro conversazione... neanche a farlo a posta la parte che riguardava me. 

 

  • Mi sento una merda a doverle mentire ogni volta, a nascondere la gioia che sto provando in questo momento ma non ce la faccio... - si confidò con lui. 
  • E’ la tua ragazza Killian... vorrebbe saperlo non credi? - vi giuro che li per li pensai ad un tradimento. Come riuscii a rimanere in silenzio dietro di loro senza farmi scoprire fu un mistero. Avevo paura di svenire da un momento all’altro. 
  • Certo che vorrebbe saperlo, ci sta provando in tutti i modi ad estorcermi informazioni ma non me la sento di condividere con lei tutto questo. Cioè mi spiego meglio, non me la sento perchè so che ci rimarrebbe malissimo e l’ultima cosa che voglio è farla soffrire. 
  • Ci rimarrebbe malissimo? Seriamente? Killian secondo me dai i numeri...
  • No Sam, fidati di me... è così. Conosci la sua situazione, sai cosa ha dovuto affrontare in questi anni e sai cosa le hanno detto quell’imbecille di mia madre il suo inseparabile cagnolino proprio  pochi giorni fa. Ha pianto quel giorno in palestra, sembrava un piccolo cucciolo indifeso, si vede che ne soffre ancora.... non posso farle questo. Non posso dirle che tra due giorni ci sarà la competizione di cui tanto mi sta chiedendo.
  • E mentirle sarebbe la soluzione secondo te? 
  • Io non voglio mentirle credimi ma voglio comunque salvaguardarla e so per certo che finiremmo per litigare se solo le accennassi a questa cosa. Vorrebbe venire a vedermi per sostenermi, per starmi vicino...
  • E sarebbe un male? Scusa amico ma non ti seguo. Kelly la mia donna si farebbe sparare piuttosto che seguirmi nelle partire, non sai che fortuna hai ad avere una ragazza che apprezza lo sport che pratichi e vuole sostenerti.
  • Io lo apprezzo eccome, lei è la mia fan numero uno lo so ma non mi perdonerei mai di essere la causa del suo sguardo infelice e sai bene che questo potrebbe succedere se le selezioni andranno come speriamo. 
  • Hai paura che vedendoti entrare ufficialmente in nazionale e non solo tra i papabili possa star male per qualcosa che a lei non capiterà più? 
  • Ci sei arrivato finalmente.
  • Ma lo scoprirà prima o poi no? Non sarebbe peggio a quel punto? 
  • O si che lo sarebbe! - Intervenni io facendoli voltare entrambi. - Ciao ragazzi tutto bene? - dissi in modo sarcastico cercando di abbozzare un sorriso del tutto fasullo. 
  • O cazzo! - esclamò Sam con la sua eleganza innata.
  • Emma amore... non... non è - si alzò in piedi raggiungendomi all’istante - Tesoro io...
  • Lascia stare... - feci per andare via ma lui mi tratte per un braccio costringendomi a restare.
  • No non lascio stare. - disse prendendomi poi il volto con entrambe le mani per assicurarsi che lo guardarsi.- Mi dispiace che sei venuta a saperlo così, mi dispiace davvero ma l’ho fatto con tutte le buone intenzioni: volevo solo proteggerti. 
  • Non mi va di parlarne adesso... non è il momento. 
  • Sam... ti dispiace? - capì subito che non avevo alcuna voglia di mettermi a discutere con lui davanti al suo amico così gli chiese gentilmente di lasciarci soli. Sam naturalmente fu felicissimo di scappare via dopo quella figurara e in men che non si dica eccoci finalmente soli...
  • Avrei potuto sopportarla una notizia del genere sai? non sono così debole come pensi... e poi sono sempre stata la prima a prendere l’argomento. Se non fossi stata in grado di accettare una cosa del genere credimi che non mi sarei mai imposta una tortura simile. 
  • Non sei debole amore questo lo so ma non puoi venirmi a dire che è tutto ok e che non soffri. Non è così e lo sai anche tu o non ti avrei vietato di venirmi a vedere alle competizioni che ci sono state fino a pochi giorni fa. - in effetti dall’ultima competizione a cui assistii sentendomi male non mi aveva più voluto come spettatrice ma questo non lo giustificava. - io non voglio leggere nei tuoi occhi quello che ho letto quel giorno... delusione. Non riuscirei a guardarmi allo specchio la mattina se una cosa del genere ricapitasse per cui...
  • Per cui hai deciso di estraniarmi da una parte della tua vita? Ma ti ascolti quando parli? Che c’è sono la tua fidanzata solo quando lavori, quando usciamo o quando scopiamo? Quando fai sport non sono nessuno? - forse avevo esagerato un po’ con i toni ma volevo che capisse. 
  • Emma amore non..
  • Non mi piace questa cosa! Io voglio essere la tua donna sempre, nel bene e nel male. Sei felice? Voglio gioire con te. Sei triste? Voglio starti accanto e aiutarti. Questo fa una coppia, questo pensavo fossimo insieme. Perchè tu puoi prenderti cura di me se ne ho bisogno ma io non posso gioire dei tuoi traguardi? Non è giusto. Non mi piace...
  • Hai ragione, forse tenerti allo scuro di questa cosa è stato stupido... infondo prima o poi lo avresti scoperto comunque.
  • Togli il forse! - gli feci notare.
  • Ma rimane il fatto che non sei pronta a tutto questo e l’altro giorno ne è stata la prova. Emma tu amore mio neanche te ne rendi conto di come stai. Dici di aver superato tutto ma la verità è che non è vero. Tu stai ancora male per come sono andate le cose e non puoi dire il contrario. Non ti ritroveresti ad avere quell’aria affranta che hai da giorni se non fosse cosi. 
  • Cosa centra... io...
  • Come cosa centra? Sono il tuo fidanzato Emma e da fidanzato ho il dovere di proteggerti.
  • Non devi, non ce n’è bisogno...
  • Devo devo... eccome se devo e al momento l’unica cosa che posso fare per farlo è tenerti distante dal mondo che ti fa soffrire. 
  • Quindi lo ammetti che in fondo mi hai mentendo!
  • Non ti ho mentendo, ho  solo cercato di non parlare di cose superflue che avrebbero potuto rattristarti.
  • Ti ho chiesto se sapessi la data della selezione e mi hai detto di no! A casa mia questo è mentire.... 
  • scusa! - disse sinceramente - Ma come ti ho già spiegato l’ha  fatto solo ed esclusivamente per proteggerti, credimi! 
  • Ok lo hai fatto per proteggermi ma dimmi una cosa....prima hai accennato al fatto che per difendermi hai cercato di non parlarmi di cose “superflue”... ritieni quindi che per me non sia importante sapere se il mio fidanzato è felice per un incontro vinto o arrabbiato per uno andato male? Che a me non importi  sapere come siano andati gli allenamenti o come ti senti in vista di una competizione così importante come quella che stai per affrontare? - domandai riassumendo il punto. - Se la pensi cosi evidentemente non hai capito nulla di me. 
  • Emma...
  • NO! Ora mi lasci finire! - lo zittii. - io voglio sapere tutto di te Killian, tutto, anche quante volte mangi o vai al bagno al giorno. voglio vivere con te ogni singolo momento, bello e brutto... non mi interessa nulla il resto. Con il mio problema dovrò conviverci per sempre probabilmente... che facciamo? Smettiamo di parlare di qualsiasi cosa possa essere riducibile a questo? E’ follia. Pura follia. Non voglio una relazione così... non voglio che ci siano segreti tra di noi. 
  • Hai ragione, avere segreti non porta mai a niente di buono ma a me fa davvero male vederti soffrire e mi fa male ancora di più  sapere di esserne la causa. 
  • Ma tu non ne sei la causa, smettila di dire così! Sei ciò che di più bello c’è al mondo quindi smettila di farti queste paranoie che non stanno ne in cielo ne in terra. Voglio essere al corrente di tutto ciò che succede nella tua vita esattamente come io rendo partecipe te. E’ forse sbagliato chiedere questo al proprio fidanzato?
  • No, affatto, anzi... credo che tu abbia ragione. Da oggi in poi proverò a coinvolgerti di più, te lo prometto amore, ti terrò aggiornata su tutto ciò di bello o brutto mi accadrà e sarai la prima a cui confiderò ogni mia singola paura o timore. 
  • Cominciamo a ragionare... 
  • si mah... beh... resta ancora una cosuccia su cui vorrei battermi e far valere la mia opinione. - mi incuriosì quella sua richiesta e gli feci cenno di continuare. - continuo a pensare che sia meglio non averti come spettatrice ancora per un po’. 
  • Mah... no! Killian...
  • No no no no... su questo non transigo purtroppo! 
  • Ma se abbiamo appena detto che... - mi interruppe. 
  • Emma amore mio... Io sto cercando di venire in contro a te, ci sto provando seriamente anche se mi risulta difficile ma anche tu devi venire in contro a me. Funziona cosi in una coppia no? - sbuffai.
  • Ok però dammi una buona ragione per cui dovrei accettare questa proposta! Una ragione valida però. - precisai. Non mi sarei accontentata di una spiegazione da quattro soldi: se non sarei potuta essere presente ai suoi incontri volevo quantomeno essere a conoscenza del vero motivo che lo portava a tagliarmi fuori!
  • Semplice, non mi concentrerei. Penserei per tutto il tempo a te, al tuo stato d’animo e non riuscirei a concentrarmi a dovere su ciò che dovrei fare. Conoscendomi, e tu dovresti saperlo, passerei tutto il tempo dell’incontro a guardare con la coda dell’occhio te piuttosto che il mio avversario e di sicuro questo finirebbe per penalizzarmi. - in effetti ne sarebbe stato capace. Era morboso miei miei confronti, protettivo in maniera esagerata... forse aveva ragione dopotutto a non volermi li, sarei stata solamente una distrazione. - Con questo però non sto dicendo che non ti terrò partecipe: ti chiamerò appena terminato ogni singolo incontro raccontandoti per filo e per segno tutti i dettagli. - continuò cercando di convincermi - E’ un buon compromesso mi sembra no? 
  • Diciamo di si - accennai un sorriso - ma solo perchè ho paura che tu per guardare me potresti addirittura farti infilzare come un cotechino. Non voglio averti sulla coscienza quindi per ora faremo a modo tuo ma sia ben chiaro: non sarà per sempre così. Voglio tornare a tifare per te, dal vivo, al più presto. 
  • Ci lavoreremo insieme ok? - provò a baciarmi, anche se titubante, aveva paura che non volessi vista la piccola discussione avuta ma io non lo ostacolai lasciandomi trasportare senza nessuna esitazione. Si era comportato non proprio bene nei miei confronti raccontandomi bugie e non manifestandomi i suoi stati d’animo ma lo aveva fatto per il mio bene e non potevo non apprezzare. 
  • Ok.... - fui io la prima ad interrompere il contatto, eravamo circondati da altre persone e lui aveva indosso il camice.. non era una scena molto professionale. - direi che basta dare spettacolo, ci stanno guardando tutti...
  • Che guardino pure... - se ne infischiò killian provando a baciarmi ancora.
  • Fermo! mangiamo dai... muoio di fame.  
  • Sei una guastafeste.

 

Nonostante il battibecco non previsto ritrovammo subito la nostra armonia e trascorremmo l’ultima parte della sua pausa pranzo in tutta serenità a mangiare e a sbaciucchiarci come al nostro solito. Avevamo fatto bene a parlare, con i segreti non si va mai da nessuna parte, eppure l’essere a conoscenza dei suoi pensieri, per quanto nobili fossero, mi portò a vivere i giorni a seguire in completo stato d’allarme. Mi aveva confessato che fosse in pensiero per me, che aveva paura a confidarmi le sue emozioni per timore che ne risentissi psicologicamente; ora che finalmente era uscito allo scoperto sarebbe cambiato qualcosa? Avrebbe ripreso a parlarmi come se nulla fosse o ci sarebbe stato ancora un velo di incertezza nell’esprimere determinate emozioni? Iniziai a diventare paranoia, scrutavo ogni singolo sguardo e parola che usciva dalla sua bocca ogni qual volta che nelle conversazioni veniva fuori il tanto atteso argomento “scherma”. Tutti erano a conoscenza della competizione della “ribalta”, così la chiamava Regina, per cui era inevitabile che chiunque lo incontrasse facesse domande. Il suo modo di rispondere però, sempre uguale e mai emozionato, almeno in mia presenza, mi fece insospettire e a quel punto decisi di fare qualcosa... già, qualcosa che se fosse stata scoperta mi avrebbe causato non pochi problemi con il mio lui. Cosa feci? Mah... niente di che in realtà, mi presentai semplicemente nell’unico luogo dove non mi avrebbe mai voluto... in altre parole presenziai in gran segreto, senza dire nulla neanche agli altri, alla sua competizione di selezione. Feci molta fatica a non farmi beccare quel giorno credetemi, il palazzetto era gremito di gente che conoscevo, ma con un po’ di ingegno riuscii a mimetizzarmi tra la folla e andandomi a sedere tra le tifoserie di una palestra totalmente estranea alla nostra zona riuscii ad assistere indisturbata alla competizione. Fu un vero e proprio duello all’ultimo sangue ma alla fine Killian riuscì a spuntarla entrando di diritto in quella che sarebbe stata la squadra olimpica dell’anno. Non appena venne chiamato sul podio, arrivò addirittura primo, lo vidi piangere dall’emozione e tenere stretta al petto la sua medaglia incredulo di averla tra le mani. Sembrava non crederci eppure era così: aveva vinto e contro tutto e tutti era riuscito a rimettersi in carreggiata ed ottenere il posto che quattro anni prima gli sarebbe spettato di diritto. 

Nonostante la competizione fosse ormai terminata da un pezzo, rimasi a guardare il mio uomo gioire da lontano, mi spostai solo per evitare di essere scoperta andandomi a nascondere accanto allo stand delle bevande. La maggior parte degli spettatori era andata via, erano rimasti solo i parenti e gli amici dei vincitori, se fossi rimasta sugli spalti mi avrebbero vista senza ombra di dubbio e allora si che sarebbero stati guai. Continuai ad osservarlo da lontano mentre abbracciava i suoi amici ancora in lacrime per la vittoria. Rideva e piangeva... non riusciva a fare altro e io piansi dall’emozione insieme a lui.

 Mi allontanai solo quando lo vidi entrare negli spogliatoi ma non andai via...andai a nascondermi accanto alla sua auto e a quella del suo amico Sam convinta che sarebbero venuti a prendere la macchina insieme. Mi fecero aspettare più di quaranta minuti, poi dicono che sono le donne a fare sempre tardi, ma come sospettavo eccoli arrivare insieme, ancora con il sorriso sulle labbra per la vittoria ottenuta. 

  • Sei dei nostri stasera si?!?! Non hai risposto al coach prima... - disse Sam buttando senza grazia alcuna il suo borsone nel porta bagagli. 
  • Stasera non posso mi dispiace. Sono a cena con i miei ed Emma. 
  • L’appuntamento è dopocena quindi hai tutto il tempo per festeggiare con la tua famiglia, sbaciucchiarti la tua fidanzata e correre da noi per brindare alla vittoria. - di tutta la loro squadra solo lui e Sam erano entrati, gli altri ragazzi erano nuovi, ma nonostante ciò i loro compagni di sempre volevano festeggiarli ugualmente anche se a loro non era andata poi tanto bene.
  • Sam davvero non...
  • Non mettere scuse, non fare l’idiota! Stiamo andando alle olimpiadi lo hai capito si? E’ obbligatorio festeggiare.
  • Lo so ma Emma... - io? Cosa centravo io... 
  • Emma cosa Killian!!!! Avanti non essere scemo! puoi vederla a tutte le ore del giorno e della notte la tua bella, non ti lascerà di certo se per una sera ti dedicherai ai tuoi amici e non a lei. 
  • Non... non è questo... 
  • e allora che c’è!?!
  • vedi.... - sospirò - beh lo sai! Sai la nostra situazione e sai che le ho proibito di venire a vedere l’incontro di oggi. Non posso, dopo averle negato di venirmi a vedere, lasciarla a casa, con i miei per giunta, per venire a divertirmi con voi. non è giusto... non me la sento. 
  • Parli seriamente?
  • Certo che parlo seriamente! E poi... stasera a cena dovrò dirle cosa è successo oggi, non sarà facile, voglio quindi restare con lei per assicurarmi che stia bene e che il mio racconto non la faccia soffrire; cosa che non posso di cero fare se sarò con voi a festeggiare.
  • Tu sottovaluti quella povera ragazza. Emma sarà felicissima di sapere che sei dentro, che hai coronato il tuo sogno... smettila di farti paranoie inutili e vieni a fare baldoria.
  • Lo so che sarà felicissima, lei è la prima che crede in me...
  • E allora? Certo che quando fai così proprio non ti capisco.
  • Non voglio che la mia vittoria le causi scompensi dovuti alla sua situazione personale. Voglio assicurarmi personalmente, con i miei occhi, che il suo volto non venga macchiato da altre lacrime. Non me lo perdonerei mai se dovesse star male a causa mia.
  • Quella ragazza ti ha fritto cervello e cuore amico mio! - lo prese in giro Sam ridendo - Parli come un uomo di altri tempi: onore, rispetto... mette i brividi. Se continuerai di questo passo non mi stupirò di certo di vederla con un anello al dito nel giro di qualche anno! - rise - forza va dalla tua bella, ti starà aspettando impaziente al balcone come una perfetta Giulietta.
  • Fai meno lo spiritoso, quando troverai la donna giusta, credimi non l’hai ancora trovata, anche il tuo cuore e il tuoi cervello verranno fritti in maniera irreparabile. - rimasero a parlare ancora qualche minuto dopodichè ognuno salì sulla propria macchina per raggiungere le loro rispettive abitazioni. Aspettai cinque minuti prima di ripartire anche io, non volevo che mi beccasse proprio ora che l’avevo fatta franca e proprio nel mentre che aspettavo ecco arrivare un suo sms. Ve lo giuro, il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, temevo in un messaggio del tipo: “guarda che ti ho sgamata”, fortunatamente però la mia era solo paranoia, il messaggio citava tutt’altro.

 

“ Sono passato... sono ufficialmente dentro! Non vedo l’ora di stringerti a me e raccontarti tutto. Ps. Mi sei mancata oggi.” 

 

Se fino al secondo prima, vista anche la conversazione con Sam, ero convinta che non mi avrebbe coinvolta nella sua felicità, con quel messaggio cambiai idea al volo e dopo aver risposto con un “ sto arrivando! non vedo l’orda di festeggiarti, sei il mio orgoglio più grande” misi a moto e mi recai dritta dritta a casa sua. 

Non riuscivo a capacitarmi di essere stata così superficiale, come avevo anche solo potuto pensare che volesse nascondermi la sua felicità? Per un momento mi sentii anche in colpa per essere andata a vederlo contro la sua volontà. Dalla parte della “ragione” mi ritrovai ad essere senza dubbio nella parte del torto e come prevedibile i sensi di colpa iniziarono fin da subito a non lasciarmi tregua. Per tutto il tragitto mi sentii sporca, un’imbrogliona... con che faccia lo avrei guardato negli occhi dopo ciò che avevo fatto? Non sapevo darmi una risposta ma orami ero giunta a destinazione per cui non mi restava altro che salire in casa e vedere cosa sarebbe successo.

Mi accolse Regina, una cosa stranissima visto che quella non era casa sua, o meglio... non era più casa sua. Era stata invitata a cena anche lei e anche se non dava a vederlo era parecchio agitata dalla presenza del suo ex marito. 

  • menomale sei arrivata... altri due minuti da sola con quello li e sarei impazzita. - mi disse alzando gli occhi al cielo senza farsi sentire. Da sola aveva detto? E killian? A quanto pare non era ancora arrivato ma non si fece attendere molto, dopo una decina di minuti ci degnò della sua presenza. Aveva ritardato per andare a prendere delle paste.
  • Amore mio!!!! - Esclamò venendomi in contro e baciandomi con passione nonostante in sala ci fossero i suoi. - sei già arrivata? Scusa se ti ho fatto aspettare ma mi sono girato tutte le pasticcerie di New York per trovare i bignè giganti con la panna. - mi mostrò la busta.
  • Ok che dobbiamo festeggiare ma addirittura i bignè giganti killian? - gli disse regina contraria - con la panna poi. Una disgustosa bomba calorica... 
  • forse a te non piacerà ma la mia Emma ne va...
  • La tua Emma???? - domandò Regina con fare minaccioso. I bignè con la panna erano il nostro piccolo segreto, almeno due volte a settimana killian me ne portava uno, ma a quanto pare ora quel piccolo segreto era appena stato rivelato... e alla persona meno indicata. - la tua Emma cosa killian?????
  • Ehm... niente mamma... niente! - rispose grattandosi l’orecchio. - vado a metterli in frigo... torno  subito. 

Dopo quel piccolo siparietto tragicomico, che fortunatamente non ebbe conseguenze, Regina si limitò solo ad un’occhiataccia, ci sedemmo a tavola e iniziammo la cena in onore di Killian. 

  • Allora Killian... perchè non racconti ad Emma come è andata oggi? Immagino sia curiosissima di sapere.
  • Adesso papà? Stiamo cenando, non mi sembra il caso! Magari più tardi...
  • Credo che Emma sia venuta a cena appositamente tesoro... - continuò il signor Jones. - Perchè aspettare? Deduco sia impaziente di sapere come sia andata la giornata speciale del suo moroso non credi?
  • Sa già come sono andate le cose! - risposi leggermente spazientito. - Ho detto che ne parliamo dopo. -non mi aspettavo di certo che perdesse le staffe così, per cosa poi... in fondo per messaggio mi aveva detto che non vedeva l’ora di raccontarmi tutto.
  • Derek forse nostro figlio vuole parlare con la sua fidanzata in privato, dopocena... senza genitori tra le scatole. - gli fece notare, Regina aveva capito benissimo cosa passasse nella testa di suo figlio. 
  • Ah si? E perchè mai? Comunque Emma non sai cosa ti sei persa, avresti dovuto esserci, è stato a dir poco fantastico. I suoi avversari non facevano in tempo a salire in pedana che già erano costretti a scendere. Era carichissimo, non l’ho mai visto così intenzionato a portarsi a casa la vitt...
  • PAPÀ’ SMETTILA! - alzò la voce sbattendo i pugni con forza sul tavolo 
  • Killian mah... - Brennan era sconvolto dalla reazione di suo figlio. Anche io a dire il vero...
  • Ti ho detto che non ne voglio parare adesso quindi smettila.
  • D’accordo... non ti scaldare!  Ma di qualcosa dovremmo pur parlare non trovi? 
  • Parla di quello che vuoi ma non di me. 

Dopo quel piccolo scontro padre/figlio ci fu qualche minuto di silenzio ma subito il caro darei riprese a parlare cercando di alleggerire la tensione che si era venuta a creare. Parlammo delle scuola, di come stava procedendo la mia maturità e di cosa avevo intenzione di fare una volta terminati gli studi. Tutto procedeva nel migliore dei modi ma poco dopo, anche se involontariamente eccolo tornare a toccare dei tasti pericolosi.

  • Visto? Anche tu hai trovato la tua strada dopotutto. Ricordi quando credevi di non aver più un futuro senza la ginnastica?
  • Brennan... - Regina provò a richiamarlo all’ordine vedendo lo sguardo di Killian.
  • Eri disperata ma io lo sapevo già da allora che prima o poi avresti trovato la tua vera strada. 
  • Brennan... è terminata l’acqua, perchè non vai gentilmente a prenderla? - continuò Regina lanciandogli cenni che lui non captò.
  • Si certamente... e con la scusa prenderò anche una cosuccia che avevo preparato. Torno subito - si allontanò per mezzo minuto facendoci respirare, avevo temuto che killian sarebbe scoppiato da un momento all’altro, ma quando tornò purtroppo capii che il pericolo non era ancora scampato, anzi... - Ecco l’acqua e.... tadààààà - tirò fuori dal secchiello del ghiaccio, che aveva portato con se, una bottiglia di champagne.  - credo sia arrivato il momento di un brindisi. - regina lo guardò come a supplicarlo di smetterla ma Derek era troppo euforico per poter leggere tra le righe. Riempì velocemente i nostri bicchieri e dopo aver preso il suo tra le mani esclamò: - a voi due... - indicò me e Killian - alla nostra futura psicologa e al nostro ormai quasi conclamato campione olimpico: che il futuro vi riservi solo cose belle. Cin cin. - si portò il bicchiere alla bocca ma fu l’unico a farlo, Killian subito dopo il suo Brindisi si alzò in piedi e dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile uscì dalla stanza andando sulla terrazza. - e ora che gli prende? - esclamò Derek.
  • Che gli prende... che gli prende è? - esclamò Regina tra l’arrabbiato e l’incredulo - Ma dico io: sei imbecille o cosa? Roba da pazzi... - fece per alzarsi anche lei in modo da raggiungere suo figlio ma prima che potesse varcare la soglia la fermai chiedendole se potessi andare io a parlare con Killian... credevo di aver capito cosa fosse passato nella la mente del mio fidanzato e in quel caso ero l’unica a poterlo calmare. Regina capendo le mie intenzioni mi lasciò andare e con la scusa ne approfittò per fare quattro chiacchiere con il suo ex. 

Aspettai qualche secondo prima di raggiungerlo in terrazza ma quando mi avvicinai lo trovai intento a fare una cosa che mai mi sarei aspettata. 

  • Da quanto in quai fumi? - chiesi meravigliata, aveva una sigaretta tra le mani e la stava portando alla bocca in maniera frenetica quasi a volerla consumare nell’immediato. 
  • Non fumo mai... lo faccio solo quando perdo la testa. Era una vita che non lo facevo... l’ultima volta risale a..... - ci pensò su - cinque o sei anni fa ormai. Sono di mio padre comunque se te lo stai chiedendo. - mi indicò il pacchetto che aveva in mano. 
  • Mi dici che succede Killian? Perchè hai perso la testa? E’ tutta la cena che ti vedo nervoso. 
  • Non doveva dire quello che ha detto! 
  • Parli di me? Della storia della ginnastica? Killian non è nulla davvero, sto bene... non l’ha detto in cattiva fede. Era felice che avessi trovato la mia strada. 
  • Buona o cattiva fede doveva farsi i fatti propri, non uscirsene con queste battute infelici.
  • Dai smettila... non roviniamo una giornata così bella per una piccola incomprensione è? Dobbiamo festeggiare no? Il tuo passaggio in squadra olimpica va festeggiato come si deve non credi? E se non ricordo male ci sono dei bignè super calorici pieni zeppi di panna per me. - non commentò, in altre occasioni lo avrebbe fatto. - avanti valli a prendere, io ti aspetto qui. 

Si avviò in casa come un automa e quando tornò portò sia un vassoio pieno zeppo di bignè, ce ne saranno stati minimo una dozzina, che una coperta matrimoniale di pile dove ci avvolgemmo subito dopo esserci andati a sedere sul divanetto situato proprio vicino la staccionata. 

  • Avevi paura di morire di fame quando sei passato in pasticceria? - chiesi scherzando, per quattro persone tutti quei dolci erano decisamente esagerati. 
  • Sono tutti per te! - si limitò a dire guardando le stelle. 
  • E cosa vogliono dire con esattezza questi bignè? Che hai scoperto un amore folle per le ragazze in carne o perchè...
  • Zitta e mangia! - rispose prendendo un bignè e portandomelo alla bocca in maniera scherzosa. Almeno se non altro con quella battuta ero riuscita a tranquillizzarlo un po’. Aspettai un pochino prima di tornare all’attacco con le mie domande ma vedendo che da lui iniziativa a parlare non sembrava arrivare ripresi la parola.
  • Ti va di raccontarmi di oggi? Per messaggio sembrava non vedessi l’ora. - gli ricordai il messaggio che mi aveva inviato subito dopo la competizione.
  • E’ andata bene, qualche errore qua e la ma alla fine sono passato. 
  • E?
  • È tutto!
  • È’ tutto... “È andata bene” e “sono passato” è tutto ciò che volevi dirmi? Scherzi vero?
  • Che altro devo dirti amore? Sono passato, mi allenerò per i giochi olimpici...
  • Non é cosa da poco! - aggiunsi. 
  • Già... - mmmh un nuovo dubbio mi sfiorò alla mente, forse dopotutto avevo visto giusto la prima volta. A quanto pare era in difficolta a parlare di quell’argomento con me e forse la scenata di poco prima a tavola quando Derek spingeva per parlare della sua esibizione era dovuto proprio a questo. Mi ero sentita in colpa per avergli mentito e per essere andata a vederlo contro il suo volere ma a quanto pare avevo fatto bene. Se non fossi andata non sarei riuscita a vivere le sue emozioni tramite i suoi racconti. 
  • Dovresti fare i salti di gioia lo sai si? - certo che lo sapeva, li aveva fatti fino a poco prima, aveva addirittura pianto. - non capita a molti. - aggiunsi. 
  • Lo so... sono felice infatti. 
  • Mmh... si! Si vede! - addentai un secondo bignè iniziando a capire anche il motivo di quell’enorme vassoio: si sentiva in colpa per essere passato ed essere felice. - Killian amore ascoltami: non c’è nulla che tu non possa raccontarmi quindi perchè non parti dall’inizio e mi dici per filo e per segno, senza tralasciare nulla cosa è successo? Ti prego...
  • Ti ho già detto tutto amore, è stata una competizione intensa, ce l’ho messa tutta e alla fine ho ottenuto la posizione desiderata. - proprio in quel momento mi arrivò un sms da Sam dicendomi se per quella sera potevo concedergli killian perchè avevano da festeggiare. Aggiunse anche che killian sapeva della serata che aveva deciso di disertare per non far soffrire me. Come se non lo sapessi poi... avevo assistito a tutta la scena. 
  • Sei felice? - gli chiesi cercando di non fargli notare i miei occhi lucidi. L’idea che non riuscisse a sfogarsi con me mi distruggeva dentro. 
  • Certo che lo sono ma sarebbe stato lo stesso se non fossi passato.
  • Si certo.... se ci credi tu....
  • Emma è la verità! 
  • Quattro anni fa, quando ti ho conosciuto non la pensavi così! Comunque ok... se non vuoi parlarmene non importa! - mi alzai - Vado a casa adesso... è tardi.
  • Emma amore non...non fare così, dai su... resta! 
  • Sono stanca e poi... beh Sam sta venendo a prenderti per portarti a festeggiare. Chissà magari senza questo peso tra i piedi riuscirai a goderti la serata. - senza aggiungere altro, Con le lacrime che ormai uscivano incontrollate dai miei occhi corsi in casa e senza dare spiegazioni ai suoi genitori scappai precipitandomi in macchina e allontanandomi velocemente da li. Mi fermai in un parcheggio poco distante incapace di guidare oltre, le lacrime mi impedivano una corretta visuale e senza pensare che fosse ormai tardi chiamai la mia migliore amica chiedendole aiuto. Nonostante fosse tardi mi rispose subito e senza esitazione mi invitò ad andare a casa sua per la notte, in questo modo avremmo potuto parlare tranquillamente. Avvisai i miei che non sarei rientrata e di non aspettarmi, mia madre non sembrava voler credere alla mia versione, secondo lei stavo andando da Killian, dopodiché rimisi a moto e raggiunsi Abby.
  • Raccontami tutto!! - esclamò consegnandomi un pigiama in modo da potermi sistemare e mettermi comoda - suppongo che centri Killian - ipotizzò. annuii... - tze... lo sospettavo. Che accidenti ha fatto quel cretino questa volta? 
  • Mi sta mentendo... mi sta mentendo in continuazione...
  • Ti sta mentendo? su cosa esattamente? Non dirmi che lo hai pizzicato in compagnia di qualche sciacquetta!!! 
  • Co... cosa?No! - esclamai scandalizzata - No certo che no. Scherzi? Lo avrei già ammazzato in caso.
  • E allora cos’ha fatto?? Su cosa ti sta mentendo? Se non è a causa di una donna cos’è che ti fa stare così?
  • Lo sport! O meglio... la sua vita sportiva. Da quando ha ripreso a lavorare nella sua vecchia società non fa altro che tenermi alla larga da tutto ciò che riguarda la scherma. Prima mi raccontava ogni cosa: sogni, timori... tutto. Adesso invece.... bah... già è tanto se mi dice di essersi andato ad allenare. - feci una pausa - Io non pretendo che stia ogni sera a parlarmi della sua vita sportiva e delle sue aspirazioni ma cavolo...almeno un minimo.  Non mi vuole più neanche alle sue competizioni. 
  • Lo sai perché non ti vuole li e probabilmente è lo stesso motivo per cui non ti rende partecipe di quel lato della sua vita. 
  • Si lo so, lo fa per me... per non farmi ripensare alle crudeltà che la vita mi ha riservato ecc ecc ecc. - risposi alzando gli occhi al cielo esasperata. - sono stufa di sentire questa storia sai? Non fraintendermi... ho apprezzato molto il suo volermi proteggere ma adesso basta! È acqua passata, sto bene e posso gestire benissimo le gioie di un fidanzato sportivo. 
  • Sará... - esclamò poco convinta. - gliene hai parlato? 

Annuii - già... l’ho pizzicato mentre si confidava con Sam così ho preso la palla al balzo per parlargli chiaro. Pensi sia servito a qualcosa?? Certo che no. Mi ha dato il contentino dicendomi si sì e poi rieccolo cadere nei suoi errori. É entrato in nazionale proprio poche ora fa è l’unica cosa che ha saputo dirmi è stata “sono passato” - gli feci il verso - esattamente con questo entusiasmo me l’ha detto. Ti pare normale? 

  • Perchè no? - cosa? “Perché no?” Diceva sul serio?la guardai del tutto contrariata - Emma non guardarmi così, che ne sai??? Magari è il suo carattere... ci hai pensato a questo?  forse non vuole nasconderti le cose, forse non sa esprimere il suo entusiasmo. 
  • Si certo... - sbuffai, ma mi faceva davvero così scema? - uno che non sa esprimere il suo entusiasmo non si commuove tenendo stretta al petto una medaglia, non corre per tutto il palazzetto in spalla ai suoi amici ridendo e scherzando.... vuoi che continuo? 
  • Scusa ma....Come sai tutte queste cose?
  • Semplice! L’ho seguito! - le confidai
  • Hai... hai fatto cosa? - mi guardò sgranando gli occhi.
  • Hai capito! L’ho seguito! - ripetei. 
  • Emma mah...
  • Lo so! É pessimo ma cosa dovevo fare è? Non potevo di certo restarmene a casa a contemplare il soffitto. 
  • No mah...
  • E poi se non lo avessi fatto non avrei avuto la certezza che mi stesse mentendo. - sospirò per poi scuotere la testa. - cosa c’è! Perchè tutto questo sgomento! 
  • Ascolta... posso farti una domanda che non c’entra nulla con lui in questo momento? - non ne capivo il motivo ma si... Perchè no? Annuii - cosa hai provato nell’assistere alla sua vittoria? - eccone un’altra pensai... 
  • Che c’è.. stai cercando di psicanalizzarmi anche tu per caso? No perché se è così... 
  • No, lungi da me credimi... voglio solo capire una cosa. - sembrava sincera. 
  • E va bene.... non ci crederai ma ero felicissima. Sono tutt’ora felice per lui e credimi se ti dico che neanche una sola volta ho pensato alla mia situazione. Non in maniera negativa almeno.... - mi corressi 
  • Sul serio? 
  • Già... te l’ho detto, sono guarita! Vorrei solamente che lo capisse anche lui. - mi intristii ancora una volta. - pensi lo capirà mai? - non fece in tempo a rispondermi che un sms da parte di Killian ci interruppe. - lupus in fabula - esclamai senza aprire il messaggio - stavamo dicendo? 
  • Leggi,.. vedi cosa vuole! 
  • Sarebbe come dargliela vinta! No, non voglio sentire nulla di quello che ha da dirmi. 
  • Dai... non fare la ragazzina, magari è in pensiero per te! 
  • Poteva pensarci prima di fare l’idiota. 
  • Emma!!!! - mi riprese. - o gli rispondi o non ti aiuto! 
  • Che c’è! Sei dalla sua parte adesso?
  • Non sto dalla parte di nessuno! Siete due capoccioni... forza dai! Leggi quel benedetto sms. - sospirai, non avevo nessuna voglia di ascoltare cosa avesse da dirmi, ma pur di non battibeccare con Abby decisi di accontentarla. Presi il cellulare da sopra il comodino, dove lo avevo precedentemente appoggiato e aprii la chat di Killian. Non era un semplice sms... era un messaggio audio.

“Mi dispiace amore... sono stato un cretino lo so ma ti prego, cerca di capirmi... è difficile anche per me questa situazione. Vedere i tuoi occhi brillare ancora dopo anni è una gioia per me unica al mondo ed è per questo che ho difficoltà nel raccontarti o renderti parte di questo piccolo angolo della mia vita. Vivo con la costante paura che per causa mia i tuoi occhioni verdi possano tornare a rivestirsi di tristezza e malinconia e non posso permetterlo. Non voglio più vederti star male e non voglio per nessuna ragione al mondo, se questo dovesse accadere ancora, esserne proprio io la causa. È solo per questo che cerco di trattenermi, nulla di più.” - fece una piccola pausa di cinque/dieci secondi, poi riprese a parlare “ so anche che questo atteggiamento però potrebbe portare il nostro rapporto ad inclinarsi...non ci avevo mai pensato fino ad oggi, ho sempre creduto che agire in buona fede non potesse portare con se conseguenze spiacevoli ma forse non è proprio del tutto vero. Forse anche agendo in buona fede si può ferire qualcuno...togliamo il forse... Ho sbagliato Emma, ho sbagliato di nuovo e capisco benissimo se adesso c’è l’hai a morte con me. Fai bene... me lo merito dopotutto. Ti chiedo solamente una cosa.... parliamone... a voce. non oggi, è ancora presto per te credo, domani magari. Giuro di aprirti il mio cuore a prescindere se dopo averlo fatto vorrai parlarmi ancora. Ti prego.... dammi un’ultima possibilità, prometto che non te ne pentirai. Ti amo... 

P.S. Ho detto domani perché immagino tu sia accecata dalla rabbia in questo momento ma nel caso vorresti parlare oggi stesso io ci sono. Mi trovi a casa. Non sono uscito con Sam e gli altri... ogni voglia di festeggiare la mia vittoria è svanita vedendoti uscire dalla porta di casa. “ 

 

  • Lasciatelo dire tesoro... non apprezzi ciò che hai... - esclamò Abby vedendomi alzare gli occhi al cielo durante l’ultima parte del messaggio. - io non so cosa darei per avere un uomo come il tuo al mio fianco e tu che c’è non riesci a capire quanto tu sia fortunata. 
  • Io so benissimo di essere fortunata ad averlo nella mia vita credimi! - dissi con convinzione.
  • Non si direbbe sai?
  • E’ proprio perchè a lui ci tengo che non accetto che mi menta! Lui vuole vedermi sorridere ha detto no? Dice di volermi sempre vedere felice.... beh... anche io vorrei tanto vederlo sorridere senza paure superflue. Perchè se lui mi mente a fin di bene è giustificabile e io che mi arrabbio perchè non accetto che non si confidi sono da criticare? Non stiamo entrambi lottando per vedere uscir fuori la felicità dell’altro?
  • Ti sei risposta da sola... state entrambi facendo di tutto per vedere il vostro rispettivo partner essere felice quindi converrai con me che è totalmente impensabile tenergli il muso. 
  • Non dovrei essere arrabbiata con lui secondo te?
  • Non dico questo! Dico solo che piuttosto che essere qui a parlare con me dovresti andare da lui e chiarire una volta per tutte. Lui vorrebbe che andassi subito, senza aspettare domani e in fondo anche tu non vedi l’ora di poter far pace con lui... non siete mai stati bravi a stare troppo a lungo separati - disse maliziosa facendomi alzare gli occhi al cielo per l’ennesima volta. - Per una volta abbandona l’orgoglio e segui il tuo cuore, fidati di me che sono anziana... - anziana... aveva solo tre anni più di me - è la scelta migliore che tu possa fare. 
  • Quindi in altre parole pensi che io stia esagerando?
  • No, alla fine stai dando voce ai tuoi sentimenti, non c’è nulla di sbagliato in questo.
  • Mi stai mettendo ancora più in confusione lo sai si? Faccio bene ad esprimere ciò che provo ma allo stesso tempo dovrei lasciare stare e correre da lui.... mmmh. Non ha tanto senso...
  • In effetti... 
  • Senti, lo sai che non mi offendo quindi perchè non mi dici esattamente cosa pensi di tutta questa storia? Tralasciamo il fatto che ci amiamo ecc ecc ecc. cosa pensi del modo di comportarsi di Killian? Ho bisogno di vedere un punto di vista differente dal mio. Voglio capire se sono la sola a pensare certe cose o meno. Voglio cercare di vedere, nel caso ci sia, una visione della storia differente... 
  • cosa penso... penso che mentire non è stata proprio la scelta più giusta, come ti ha proibito di andarlo a vedere agli incontri poteva benissimo dirti che non se la sentiva di parlare con te delle sue vicende sportive, ma capisco il motivo per cui lo ha fatto e questo non lo rende affatto una cattiva persona anzi... ai miei occhi sarebbe esattamente un tipo da sposare. Te lo ripeto Emma.... Hai tra le mani l’oro... non lasciartelo scappare. 
  • Pensi che possa allontanarsi da me per questo mio voler a tutti i costi sapere la verità? - iniziò a battermi il cuore al solo pensiero che fosse possibile una cosa del genere. 
  • Affatto... penso che possa essere proprio tu quella che per orgoglio potrebbe mettere le distanze... - ci pensai su dopodichè mi portai entrambe le mani sul viso completamente incapace di prendere una decisione su cosa fare.
  • Cosa devo fare Abby? Vado da lui e cedo al suo fascino o...  - sapevo per certo che sarebbe successo. Avremmo finito per andare a letto ancor prima di chiarire. Non era di certo la nostra prima discussione quella - o aspetto, riacquisisco un minimo di lucidità e poi provo ad affrontare la cosa?
  • Mmmh... ti ho detto fino a due secondi fa di correre immediatamente da lui ma in realtà, visto quello che mi hai appena detto, forse è il caso che tu ci dorma un pochino su... non vorrei che domani mattina mi chiamassi inveendomi contro per non aver concluso nulla. - sorrise - in fondo stare un po’ lontani non vi farà di certo male, anzi... vi farà capire che siete due idioti che non possono vivere l’uno senza l’altra. Ora scrivigli prima che si preoccupi e poi mettiti a dormire, ne hai bisogno. 
  • Grazie abby... - sorrisi a mia volta. - sei un’amica. 

Come consigliato presi nuovamente il telefono, scrissi a Killian che ci saremmo visti l’indomani, che per quella sera proprio non me la sentivo di riprendere l’argomento e poi, dopo aver spento la luce, mi misi sotto le coperte e provai a dormicchiare almeno un po’. La mia testa era piena di pensieri quella sera, per la maggior parte brutti, tristi... ma uno spiraglio positivo, seppur piccolo ed incerto, c’era e dopo averlo analizzato a fondo, cosa che per tutta la giornata non avevo fatto, decisi di dar voce a questo piccolo pensiero sperando che la mia amica avrebbe potuto aiutarmi anche in questo. 

-Abby... - la chiamai sperando non fosse già caduta nel mondo dei sogni.

  • mmh.... - mugolò qualcosa. Forse avrei dovuto aspettare l’indomani e lasciarla dormire, non era il caso di disturbarla ancora dopo tutto ciò che aveva già fatto per me,  ma come potevo mettermi a dormire con quel pensiero che ormai mi stava invadendo testa e cuore impedendomi di fare altro?
  • Sei.. sei sveglia? - che domanda idiota...
  • Mmh... s...si.... dimmi.
  • No è che... stavo pensando ad una cosa... una cosa strana in realtà...
  • Non... non farla tanto lunga... che c’è! Giuro che se mi dici che ti manca Killian e vuoi andare da lui ti prendo a calci nel sedere. - però! Per essere mezza addormentata sapeva minacciare bene. Risi.
  • No... non centra Killian. - la tranquillizzai. - in realtà mi stavo domandando una cosa... 
  • - mmh.... sentiamo...
  • Che ne pensi se ci riprovassi? - chiesi credendo fosse scontato a cosa mi riferissi.
  • A fare che?!? - a quanto pare non era poi così scontato.
  • A tornare a gareggiare come un tempo... - dissi con sincerità. Era questo il pensiero che mi stava attanagliando la mente: tornare o non tornare ad inseguire il mio sogno perduto? - E’solo un’ipotesi mah.... si beh ecco... secondo te, se prendessi in considerazione la proposta di mr Harris pensi che... - improvvisamente sentii un rumore. La mia amica si era alzata in piedi saltando letteralmente giù dal letto per correre ad accedere la luce
  • C... come scusa? - chiese incredula sorridendo come un ebete... aveva capito benissimo - ti dispiacerebbe ripetere? 
  • Se partecipassi alle selezioni di qualificazione, se tentassi di entrare nuovamente in squadra... pensi che...
  • Penso che sarebbe formidabile Emmaaaaaaaa!!!!!!! Dici sul serio? Vuoi farlo seriamente???? Mamma mia non posso crederci! Erano anni che aspettavo questo momento! - iniziò a dire senza prendere fiato tra una fra e l’altra, era completamente su di giri. - devo dirlo alle altre! Devo scrivere loro immediatamente... dove ho messo il telefono? Dobbiamo cercare di passare le selezioni tutte insieme come quattro anni fa, dobbiamo.... aspetta un secondo! - disse mentre cercava il cellulare in giro per la stanza - Posso dirlo anche a zelina oltre che a Sarah? Forse sei ancora arrabbiata ma fidati lei sarebbe felic...
  • Abby... Abby... ABBY! - La richiamai all’ordine - Respira! Stai iperventilando!
  • Lo so ma non posso farci nulla! E’ una notizia grandiosa? - continuò imperterrita a gongolare - lo hai già detto ha Regina? Che ti ha detto? E’ felice? Immagino di si, da quando te ne sei andata non è più lei in sala... credo sia senta ancora in colpa per via dell’incidente. 
  • Abby... frena l’entusiasmo! Non l’ho ancora detto a nessuno, la mia era solo un ipotesi... - le spiegai. - Non ho preso ancora nessuna decisione, non era calcolata una cosa del genere, credevo che... si insomma... che non ne sentissi più il bisogno, invece oggi...- non riuscivo a trovare le parole -  va beh... dimmi solo se sto dicendo una stronzata. 
  • Una stronzata? Emma.... è la cosa più sensata che tu abbia detto in questi quattro anni! Era ora tesoro.... - non mi vide convinta. - perchè non andiamo in cucina, ci facciamo una bella cioccolata calda con tanto di cannella e mashmellow e mi racconti tutto dall’inizio? No so perchè ma ho come la sensazione che l’incontro di scherma di oggi sia stato decisivo. - come darle torto, in effetti fu proprio l’incontro di quella sera a smuovere qualcosa dentro di me. Fino a quel momento non avevo mai preso in esame l’idea di tornare, mai... avevo deciso semplicemente di non tentare più la sorte. Con la lettera di Harris poi le cose non erano affatto cambiate, mi aveva detto di pensarci su, anche regina me lo aveva chiesto ma io, vuoi per paura o altro, non l’ho mai fatto.  Avevo stabilito dentro di me che quella era la decisione giusta, punto... nessuno avrebbe potuto farmi cambiare idea... già... nessuno a parte il mio cuore. Quando andai ad assistere alla competizione di Killian tutto mi sarei aspettata tranne quello che in realtà successe. Dentro di me ero pronta a tutto: lacrime di nostalgia, rabbia interiore, invidia verso il mio uomo e tutti quel ragazzi che erano in pista. Avevo preso in considerazione ogni possibile mia reazione tranne quella che effettivamente ebbi. Senza volerlo quella sera mi immedesimai in tutti quei ragazzi: pensai all’ansia che si prova prima di un incontro così decisivo, agli allenamenti frenetici dove tutto ciò che hai sempre fatto ad occhi chiusi in quei mesi il giorno prima della gara non riesce mai, all’adrenalina che ti sale in corpo non appena senti il telecronista annunciare il tuo turno. tutte sensazioni provate un’infinità di volte, sensazioni che al solo pensarci mi mancavano terribilmente. “Come è possibile?” Vi starete chiedendo... “Come è possibile che ti manchino sensazioni che in teoria vivi quotidianamente?” Sembra strano lo so ma non è così... è difficile da spiegare, diciamo solo che se non si ha una passione verso lo sport non si può capire. Le cose che ho citato io continuo a viverle ogni giorno, lo so questo, ma non hanno nulla a che vedere con le sensazioni che si provano quando si è in ambito professionale. Perdere una gara di routine di serie A non compromette nulla in fondo, ci si può arrabbiare, si può star male... ma poi?? Poi niente, si passa alla gara successiva e quella precedente cade nel dimenticatoio. Quando si fa parte di una squadra nazionale invece le cose sono diverse... molto diverse. Ogni gara è connessa a quella successiva quindi non si può sbagliare, si deve fare sempre e comunque del proprio meglio per non vedere sfumare la possibilità di arrivare fino alla fine. Sono sempre stata consapevole di questo ma credevo che non mi toccasse più ormai... beh, mi sbagliavo. Il mio cervello aveva  svolto un ottimo  lavoro di auto convincimento in tutto quel periodo  ma il cuore a quanto pare non si è fatto abbindolare... affatto: è bastato assistere ad una  competizione ad alti livelli per riaccendere il fuoco che credevo ormai essersi spento per sempre. Raccontai tutto questo alla mia amica davanti ad una tazza fumante di cioccolata e mi sentii immediatamente più sollevata. Quella sensazione di voler tornare alla mia vecchia vita mi aveva mandata in confusione pertanto parlarne con qualcuno che non fosse Killian, regina, Harris o i miei era la cosa di cui più avevo bisogno. Dopotutto la discussione con Killian era capitata a fagiolo come si suol dire. Non credo che lo avrei ammorbato con i miei problemi nel caso fossi rimasta a casa sua. Era il suo giorno dopotutto, mi sarei dedicata completamente a lui tralasciando come sempre me stessa. 

 

  • E se fosse solo un’illusione? - chiedi guardano i piccoli mashmallow galleggiare e gonfiarsi nella cioccolata - Se fosse stato il contesto a farmi venire alla mente questa stramba idea? Pensaci... è possibile no? Come si spiega altrimenti che fino ad oggi non ho mai voluto saperne nulla. - la risposta la conoscevo in realtà, volevo semplicemente assicurarmi che non mi stessi illudendo da sola. 
  • Non è che non ne hai mai voluto sapere nulla, hai semplicemente smesso di prendere argomenti che portassero dritti a questa conclusione. La proposta di Harris... dillo sinceramente, l’hai mai presa in esame in questi giorni? 
  • No! Mai... ma questo non vuol dire che io non voglia prendere in mano la situazione. Non ho pensato perchè semplicemente ero più che convinta della mia decisone. 
  • E la lettera? La lettera di convocazione che ti ha dato... dove sta?
  • Nel portafoglio, perchè... vuoi costringermi a compilarla?
  • No certo che no, questo dipende da te ma ti farei notare una cosa: la lettera è qui con te, te la porti dietro da quasi una settimana ormai mi sembra... non è a casa nel cestino o buttata chissà dove.
  • Che centra...
  • O centra eccome. Se fossi stata sicura della tua decisone l’avresti già butta all’istante fidati... ti conosco. Il portartela dietro come una reliquia, e si è una reliquia se la tieni custodita nel portafoglio, fa capire che anche se non ci pensi sei comunque combattuta. La competizione del tuo moroso è stata la tua salvezza altro che illusione: ti ha finalmente aperto gli occhi.
  • Tu dici?
  • Dico...
  • Non lo so... e se una volta entrata in squadra mi accorgessi di aver fatto una cavolata? Se non fossi all’altezza delle aspettative di tutti voi e sbagliassi tutto? Non voglio fallire ancora. Non voglio ritrovarmi a vedere nuovamente  il mio sogno andare in frantumi.
  • Se non te ne importasse nulla di questa possibilità non ti faresti tutti questi problemi. O rinunceresti sul nascere, buttando di conseguenza la lettera, o ci proveresti e poi come va va... nessuna di queste due possibilità rispecchia ciò che vuoi davvero fidati o non staresti così. Che ti piaccia o no tu desideri tornare a “casa” quindi... beh... non devo di certo dirtelo io cosa devi fare. - come darle torto... a chi non sarebbe piaciuto tornare nel luogo dove si è stati bene? - secondo me devi solo ammetterlo a te stessa, il resto verrà da se. 
  • Mmh... non lo so...la paura è tanta...
  • Non devi mica rispondere subito... Pensaci! quanto ti ha dato Harris per poter rispondere?
  • Una settimana... il che scade domani.
  • Ah... beh in questo caso allora ti conviene andare a dormire... - la guardai perplessa. - come si dice? La notte porta consiglio no? Vedrai che adesso che ti sei finalmente sfogata sarà più semplice riflettere e  prendere una decisione. - mi sorrise - solo una cosa però... lascia che sia il tuo cuore a prendere la scelta finale per te Emma, lascia stare tutto ciò che ti dice il cervello. Un domani guardandoti alle spalle potresti pentirti di essere stata troppo razionale. Lascia che le tue emozioni prendano il sopravvento, solo in questo caso non avrai rimpianti. 

Andai a mettermi a letto con queste ultime parole che rimbombavamo nella mia mente: “lascia che le emozioni prendano il sopravvento”... “non essere razionale”... era semplice da dire, farlo però era tutt’altra cosa, sopratutto per una come me che aveva passato gli ultimi quattro anni della sua vita ad ignorare ciò che le urlava il suo cuore. Difficile però non vuol dire impossibile quindi forse dopotutto avrei dovuto fare almeno un tentativo... lo dovevo a tutti coloro che avevano sempre credito in me ma sopratutto lo dovevo a me stessa. 

Il mattino seguente mi svegliai che erano le 7:30, non avevo scuola quel giorno ma il mio orologio biologico non la pensava allo stesso modo. Al calduccio delle mie lenzuola tornai a pensare ai discordi della sera precedente e senza esitare un secondo decisi che era giunto il momento di prendere nuovamente in mano la mia vita. Mi alzai di scatto dal letto e corsi a prendere il mio portafoglio. Estrassi la lettera ormai alquanto malconcia e dopo averla letta ancora e ancora per capire se fosse tutto vero mi misi alla scrivania per provare a compilarla. Ve lo giuro, mi sentii come quando a scuola si è alle prese con un compito estremamente difficile, un compito dove credi di non sapere nulla e invece sai tutto.

- Dai non è difficile... devi solo scrivere “io sottoscritta Emma Swan, nata a story....story.... oddio com’è che si chiama la cittadina da dove vieni? Story e qualcosa....

  • Storybrooke! - la corressi 
  • Va beh... quello la.... insomma:”io sottoscritta ecc ecc nata a ecc ecc dichiaro con la presente la mia partecipazione alle selezioni nazionali” che ci vuole?Avanti scrivi prima di cambiare idea. 
  • un attimo, non è semplice...
  • Ma quale attimo e attimo... fatto subito! Avanti forza, guarda che non mi muovo da qui finchè non avrai firmato.  Ormai sei anche maggiorenne quindi non hai neanche bisogno della firma di mamma e papà.  su su signorina! Forza e coraggio, Harris tra poco sarà nel suo ufficio e quale modo migliore di iniziare la mattinata se non ricevere la notizia che più aspetta da sempre?
  • Non dire cretinate... “la notizia che più aspetta da sempre”.... tze...
  • Credimi è così! Harris punta su di te per l’oro olimpico mia cara. Sei l’unica che può riportarlo a casa.
  • Abby per piacere smett...
  • Ok ok ok.... la smetto ma muoviti non ho tutto il giorno! - sospirai rassegnata per la sua eccessiva insistenza ma compilai comunque la lettera di convocazione. La chiusi nella busta in cui mi era stata recapitata dopodichè la consegnai a Abby.
  • Portala tu per piacere ad Harris, lo farei mah... non... non ho ancora il coraggio di entrare in federazione. - dissi con sincerità.
  • Sarebbe meglio se lo facessi tu ma se proprio non te la senti ok... andrò io, sono diretta li tanto, ma sappi che dovrai superarla questa paura prima o poi... presto tornerai a casa dopotutto. 

Evitai di commentare, ero troppo in ansia e la lasciai andare ai suoi allenamenti mattutini mentre io, in tenuta ginnica, gentilmente concessa da lei , andai al parco a farmi una corsetta per distendere i nervi. Tra la discussione del giorno prima con Killian e la lettera che stava per essere recapitata avevo davvero bisogno di staccare la spina e la corsa era l’unica cosa che mi aveva sempre aiutato a non pensare. Per più di un’ora riuscii a liberare la mente da tutto ciò che mi circondava poi però, quando mi fermai per fare stretching e gli occhi si posarono sul telefono, lo presi dalla tasca dei pantaloni per mettere una playlist più adatta al tipo di allenamento in corso, notai un nuovo sms in arrivo da parte di Killian.

 

“Non credo di resistere fino a questa sera senza vederti o sentirti quindi ti chiedo, se possibile di poterci vedere prima, anche adesso se ne hai voglia. Mi trovi a casa, non sono andato a lavoro.... non ci sto proprio con la testa. Ti prego, raggiungimi quanto prima ok? non voglio più passare una notte come quella appena trascorsa.... non voglio più addormentarmi sentendoti distante anche nel cuore.”

 

Il mio primo istinto nel leggere quel messaggio fu quello di voler correre da lui per stringerlo tra le mie braccia sussurrandogli che andava tutto bene, ma non lo feci... presi un respiro profondo, ragionai su cosa fosse meglio per entrambi e poi agii di conseguenza rispondendo al suo sms:

 

“Venire ora da te non risolverebbe il problema purtroppo. Abbiamo entrambi passato una nottataccia credimi, non sei il solo, ma proprio per questo vederci ora non farebbe bene a nessuno dei due. Sappiamo già cosa succederebbe in quel caso: ci scuseremmo per i nostri reciproci comportamenti e senza approfondire i motivi che ci hanno spinto a tanto finiremmo per chiudere la questione li, lasciandola totalmente irrisolta e fare l’amore. Non voglio questo... non oggi... non per una cosa così importante come il nostro futuro, perchè è proprio del nostro futuro che stiamo parlando. Vorrei che fossimo entrambi lucidi, per quanto si possa naturalmente, quando ci incontreremo, vorrei evitare che l’istinto fisico prenda il sopravvento su di noi insabbiando tutto. Sai benissimo che potrebbe succedere, sai benissimo che è già successo. Non fraintendermi, adoro il nostro bizzarro modo di fare pace ma il punto è che spesso, quando questo succede, non  riprendiamo mai in mano l’argomento e voglio evitare che questo accada anche oggi. Lo so... le altre volte erano tutte incomprensioni di poco conto, gelosie e quant’altro, ma meglio non rischiare. Preferisco attendere qualche ora e chiarire una volta per tutte piuttosto che venire adesso da te, non risolvere nulla e portarci questo problema dietro come un macigno ingombrante per anni. Sará difficile stare separati, come lo è per te lo è per me credimi... anche io ci sto molto male, ma se proviamo ad impegnare la giornata in qualche modo forse la cosa ci risulterà meno pesante non credi? Proviamoci almeno... di sicuro stare distanti per un po’ ci fará capire le nostre priorità.” 

 

Inviai quell’sms con le lacrime agli occhi, avrei voluto correre da lui a gambe levate ma sapevo bene quanto fosse sbagliato. 

 

“E chi lo dice che la lontananza non peggiori le cose facendo uscire in noi, in me più che altro, l’istinto primordiale? Facciamo pace saltandoci addosso di solito, è vero questo ma è vero anche che la maggior parte delle volte la cosa parte da me. Questo accade perchè anche starti lontano solamente otto ore per me è infernale, figuriamoci 24. vorrei poter sapere gestire la cosa per non sembrare così patetico ma non ci riesco purtroppo, mi manchi ogni secondo di più e ho paura che rivederti questa sera dopo 24h di lontananza mi porti a fare qualche stronzata. Ci tengo seriamente a chiarire questa situazione e sono d’accordo con te che parlarne a cuore aperto è la cosa migliore ma non vedo la necessità di aspettare. Naturalmente questo è semplicemente il mio punto di vista, sicuramente per te le cose saranno diverse quindi, se sei davvero convinta che sia la soluzione migliore ok... faremo a modo tuo anche se so già che sarà dura... molto dura, non averti intorno per tutto il giorno. Ti amo piccola mia e spero vivamente che la questione possa risolversi una volta per tutte. Per te sarei disposto seriamente a rinunciare a tutto... non dimenticarlo mai”

 

Quel messaggio mi fece sorridere un po’ in realtà, aveva chiaramente ammesso di aver paura di saltarmi addosso, ma al tempo stesso mi fece anche una tenerezza immane perchè quello che era il suo chiodo fisso, la sua valvola di sfogo, l’argomento che più gli piaceva affrontare adesso, per quello che gli avevo precedentemente scritto, sembrava essere diventato la sua paura più grande. Avrei voluto scrivergli un: “cretino ma falla finita” accompagnato da una serie di emoji che se la ridevano alla grande ma non lo feci... in fondo per quanto lui scherzasse sul sesso quel messaggio era tutto fuorché ironico... e poi aveva concluso dicendo che per me avrebbe rinunciato a tutto... già! Proprio quello che volevo a tutti i costi evitare. 

In dieci minuti scrissi e cancellai non so quanti messaggi cercando in qualche modo di tranquillizzarlo ma nulla sembrava soddisfarmi a pieno. Era tutto o troppo complesso o troppo banale, una cosa snervante... fortunatamente in mio soccorso arrivò una chiamata da un numero a me sconosciuto che per qualche minuto mi fece staccare la spina. 

  • Pronto?!? - risposi al terzo o al quarto squillo inizialmente titubante: “e se fosse killian?” Pensai
  • Quando questa mattina Abigail è entrata nel mio ufficio con la tua lettera di convocazione firmata e compilata non potevo credere ai miei occhi... - ma quale killian e killian... era Harris. - credo di averla letta una ventina di volte prima di chiamarti ma continuo a credere di stare sognando. E’ così vero? - avevo mandato abby a parlare con lui proprio perché non me la sentivo ancora di avere un nuovo colloquio con il diretto interessato. Non ero stata molto cortese l’ultima volta e avevo paura che se ne ricordasse stracciandomi di conseguenza la lettera davanti agli occhi. Era stato lui stesso a consegnarmela è vero ma chi mi diceva che non me l’aveva consegnata solo perchè gli avevo detto di no? Lo so ero paranoica ma da Harris ci si potrebbe davvero aspettare di tutto.
  • Ehm... no signore! E’... è tutto vero. Ho ragionato come lei mi ha chiesto di fare e...
  • Hai ripreso a darmi del lei? Ma come... mi sembrava che fossimo entrati parecchio in confidenza la scorsa volta. - toushè. Lo sapevo che avrebbe trovato il modo di rinfacciarmelo. 
  • Ehm... le chiedo scusa signor Harris per quanto avvenuto la scorsa volta, non era nelle mie intenzioni risponderle in modo poco consono mi creda è solo che...
  • Non giustificarti, sono stato un adolescente anche io e fidati... ne ho combinati di casini con i miei insegnanti... - rise e io sorrisi in silenzio per non farmi sgamare nell’immaginario un ragazzino ribelle che va contro tutto ciò che adesso sono i suoi punti cardine. - Hai passato momenti bui, difficili, anche io nel riviverli sarei arrabbiato con il mondo quindi non scusarti. Pensiamo solo al futuro ok?
  • Va bene... - mi limitai a dire.
  • Hai ragionato mi stavi dicendo... e? Continua dai... - presi un respiro profondo
  • Ho ragionato... più che altro mi hanno fatto ragionare e alla fine sono arrivata alla conclusione che la mia vecchia vita mi manca davvero tanto e che tra il rimanere ferma a guardare gli altri tentare e il tentare io stessa è meglio la seconda opzione. Sono a conoscenza dei miei limiti fisici, so che probabilmente le altre potrebbero essere più avanti di me e che di conseguenza potrei anche non entrare in squadra ma non mi importa... prenderò quello che verrà. Quattro anni fa sono caduta nel baratro e nella disperazione perchè ero spaventata da ciò che sarebbe stato il mio futuro senza ginnastica, come sarebbe potuto essere altrimenti visto che la mia vita girava solo intorno ad essa? Ad oggi però posso dire che che ho superato la cosa e sapendo che la ginnastica sarà sempre parte di me a prescindere dal modo in cui la praticherò mi sento finalmente pronta a rischiare ancora. Questa volta, vincitrice o sconfitta ne uscirò comunque a testa alta. Mi piace la mia vita com’è adesso, non nego che mi piacerebbe realizzare anche il mio vecchio sogno ma se così non fosse andrebbe bene ugualmente. Sarei comunque soddisfatta di averci provato ancora e di non essermi arresa. 
  • Devi dirmi il nome di questa persona che ti ha aperto gli occhi: devo assolutamente ringraziarla. 
  • In realtà un po’ tutti sono stati complici di questo ma la persona che più in assoluto mi ha aiutato in realtà neanche lo sa di averlo fatto anzi... a dire il vero in queste ore pensa di starmi causando dispiacere. 
  • Non riesco a...
  • Lasci stare la prego... lunga storia! - chiesi gentilmente. Non avevo nessuna intenzione di parlargli di Killian. 
  • D’accordo, non sono affari miei dopotutto solo.... beh... ringrazia costui o costei non appena avrà capito  di essere il tuo salvatore... ti sta dando una seconda possibilità e la sta dando a tua l’America. 
  • Harris non...
  • Emma, io ne ho viste di ginnaste nella mia lunghissima carriera da allenatore e presidente, poche hanno il tuo temperamento, la tua pulizia nei movimenti e la tua tecnica. Quando ti ho vista esibirti la prima volta avevi solo 10 anni eppure ricordo di aver pensato: “voglio quella bambina in federazione, ha i cerchi olimpici marchiati a fuoco nel suo cuore”. A 10 anni ce ne sono di ginnaste brave, ma poche sono perfette. Tu lo eri e...
  • Lo ero... poi l’incidente mi ha tarpato le ali purtroppo- dissi con nostalgia. Sentire i suoi elogi alla vecchia me mi fece tornare per un momento al mio post infortunio... a quella sensazione di vuoto nell’aver perso ciò che di più bello c’è al mondo. 
  • L’incidente ti ha solo rallentato la corsa e resa più insicura ma dentro di te continua a vivere la piccola Emma credimi... devi solo sentirla e aiutarla ad uscire fuori. 
  • Non ne sarei così sicura... 
  • ce lo sapremo ridire tra sei mesi... - disse riferendosi alle olimpiadi
  • O tra uno... - risposi parlando della gara di qualificazione. Non avevo la più pallida idea su come sarebbe andata quella competizione, come poteva anche solo iniziare a pensare già alle olimpiadi? Avrei voluto dirgli qualcosa, che tutto questo ottimismo non mi faceva affatto bene, ma a quanto pare sembrò capirlo da solo.
  • Non parliamone adesso ok? Il tempo saprà rivelarci chi di noi ha sempre avuto ragione. 
  • Mi sembra un’ottima idea! Mi dovrà una cena signor Harris. - la buttai sul ridere.
  • O la dovrai tu a me... - rispose di rimando. - a parte gli scherzi, torniamo a noi. Sono stato davvero felice di aver ricevuto la tua lettera. Invierò tutto il programma della competizione a Regina in giorna....
  • No! - esclami interrompendolo - Non... non mandi nulla a Regina la prego. Non...non le ho detto ancora nulla sulla mia decisione e...
  • E vorresti essere tu a procurarle l’infarto... va bene! - rise.
  • Stavo per dire: “vorrei essere io a dirglielo” ma mi rendo conto che tutto sommato forse ha ragione lei. - ridemmo insieme. 
  • Invierò tutto a te allora, luogo, ora e quant’altro. Ci vediamo presto signorina Swan. In bocca al lupo per tutto.

Quella fu una chiamata che mi fece bene al cuore, non pensavo inizialmente, quanto sentii la sua voce iniziai immediatamente a tremare pensando volesse insultarmi per la sfacciataggine di aver anche solo pensato di provare a ripresentarmi dopo il modo poco consono di rispondergli l’ultima volta, ma fortunatamente mi sbagliavo, era felice di sapere che avessi cambiato idea e questo mi rese ancora più determinata: non volevo deluderlo. Se da una parte però quella chiamata mi diede un po’ d’aria fresca da respirare dall’altra c’era ancora una piccola cosuccia da fare: dovevo rispondere a Killian il quale poverino attendeva impaziente la mia risposta da circa venti minuti. Non avevo ancora trovato le parole giuste da digitare così rilessi il suo messaggio ancora una volta e alla fine, considerando anche il fatto che probabilmente la notizia che avrei dovuto dargli, quella del mio tentativo di riprovarci, avrebbe messo fine ad ogni battibecco esistente, decisi di scrivergli semplicemente un: “si risolverà! Io so già che si risolverà ❤️” nella speranza che quel cuoricino aggiunto alla fine potesse quantomeno calmarlo e rendergli la giornata meno angosciosa di quello che di sicuro si prospettava. Io per tenermi occupata ed evitare di pensare tornai a casa e mi misi a studiare, una vera noia mortale ma cosa dovevo fare? Qualsiasi cosa mi sarei messa a fare vuoi o non vuoi mi avrebbe ricondotta con la mente a lui. Mi fermai solo per un piccolo spuntino pomeridiano dopodichè tornai a mettermi sui libri fino a quando non fu ora di prepararmi per gli allenamenti. Fui velocissima a prepararmi tanto che mia madre vedendomi pronta con quaranta minuti di anticipo rispetto all’orario in cui ero solita uscire di casa si insospettì credendo chissà che cosa.

  • Non credi che Regina possa arrabbiarsi se venisse a scoprire che ti vedi con suo figlio proprio a ridosso di un allenamento? - mia madre conosceva benissimo Regina, la sua era infatti una domanda retorica. 
  • Chi ha detto che devo vedermi con Killian?!? - chiesi non capendo.
  • Intuito di mamma amore mio! Mancano ancora quaranta minuti all’orario in cui di solito scendi per recarti in palestra quindi...
  • Quindi nulla! Non devo vedere Killian, non ora almeno... 
  • Allora ti si è rotto l’orologio in camera tesoro mio! - rise. - esci sempre per il rotto della cuffia correndo come un’ossessa e oggi invece eccoti qui già bella che pronta! Qualcosa deve essere successo e se non è Killian o è l’orologio o qualcosa di cui devo preoccuparmi. E’ l’orologio vero?
  • No mamma non è l’orologio...
  • Oh signore... che hai combinato? - chiese già nel panico immaginando chissà quale scenario.
  • Oh beh... grazie della fiducia mamma! - esclamai ironicamente vedendola agitarsi - Non ho combinato nulla comunque, stai tranquilla... è solo che....
  • Che???? - era impaziente.
  • Sono impaziente di incontrare Regina! Ho dovuto prendere una decisone in questa settimana e ora che ho finalmente la mia risposta non vedo l’ora di comunicarla anche a lei.
  • Che decisone dovevi prendere figlia mia???? - sbarrò gli occhi - Perchè io non ne sapevo nulla?
  • Vi avrei detto tutto non appena fossi stata sicura e siccome papà oggi non è in casa pensavo che magari sarebbe stato più opportuno parlarvene domani a pranzo. 
  • O signore....
  • Comunque tranquilla mamma non fare così, non agitarti. Non devo dirti nulla di scandaloso. Non sto ne per sposarmi ne tantomeno sono incinta se è questo che pensi.
  • Ci mancherebbe altro tesoro mio.
  • E’ una cosa bella quella che ho da dirvi... davvero. - avrei dovuto aspettare che ci fosse anche papà lo so ma era troppo agitata, non potevo non dirglielo, si sarebbe fatta venire qualche coccolone entro sera come minimo. - in pratica ho firmato proprio questa mattina una domanda di partecipazione ad una competizione davvero importante. - rimase a guardarmi non capendo. Come darle torto, ormai era diventata una routine presenziare alle competizioni. - mamma... prenderò parte alle qualificazioni per l’assegnazione dei posti in nazionale per le prossime olimp.... per le prossime gare importanti che verranno - mi corressi. Rimase a fissarmi a bocca aperta per circa una decina di secondi incapace di fare altro poi eccola iniziare a ridere e a piangere allo stesso tempo. 
  • Oh tesoro mioooo.... è la notizia più bella che tu potessi darmi - mi abbracciò con forza. - Sono davvero felice di saperti finalmente fuori dal quel brutto incubo. Non ci speravo più credimi, mi stavo quasi arrendendo nello sperare di rivedere prima o poi la mia vera Emma. 
  • La tua vera Emma? - domandai.
  • Già... In questi anni ho avuto davanti a me una ragazza eccezionale non fraintendermi mah... non eri tu, non eri la bambina che con timore e paura ho lasciato andare via di casa otto anni e mezzo fa per inseguire il suo sogno. Io ti conosco meglio di chiunque alto Emma, ti ho portata in grembo per nove mesi non dimenticarlo, conosco ogni tuo sorriso e ogni tuo sguardo. Riesco a capire con il semplice osservarti quando sei felice, triste, arrabbiata.... ma sopratutto riesco a capire quando fingi e per questi quattro anni tu hai finto.... già... hai finto di stare bene. Puoi aver ingannato Killian, Regina, i tuoi amici e forse qualche volta anche tuo padre... hai di sicuro ingannato te stessa ma credimi.... non hai mai ingannato me. Io so leggere dentro i tuoi occhi ricordatelo bene... deve ancora nascere chi frega mamma Mary! - mi guardò con sguardo furbo. - Ho capito prima di te quando ti sei innamorata, non ho capito con chi e al solo ripensare allo shock che mi hai fatto prendere portandomi a casa il tuo fisioterapista ancora tremo, ho capito quando hai intrapreso con lui un rapporto piu intimo e ho capito che quell’incidente ti ha segnata nel profondo trasformandoti completamente. Sai qual’è la cosa più brutta per un genitore? Vedere il proprio figlio soffrire in silenzio e non poter fare nulla per aiutarlo. Ho pianto giorno e notte credimi... mamma mia quanto ho pianto per questa situazione... sono davvero felice che l’incubo si sia finalmente concluso. 
  • Oh... mamma.... - fui io questa volta a correre tra le sue braccia in preda alle lacrime. Mi ero commossa nel sentire quanto anche lei avesse sofferto per me. Mi ero sempre sentita sola nel dover affrontare i miei scheletri ma a quanto pare non lo ero mai stata. La mia famiglia era sempre stata al mio fianco, ero io, troppo accecata dal dolore, a non vederlo. 
  • Basta piangere! - esclamò improvvisamente asciugandosi le lacrime e asciugando le mie  - abbiamo pianto fin troppo in questi anni! E’ una notizia bellissima quella che mi hai appena dato amore quindi bisogna sorridere! - annuii. - Adesso vai o da che eri in anticipo finirai per fare tardi. Ci vediamo a cena, ti preparerò qualcosa di speciale per festeggiare.
  • Se rimandassimo a domani a pranzo sarebbe un problema? Non torno a cena, ho un impegno... forse, non è sicuro, non torno neanche a dormire. 
  • Mmh... non credi di esagerare tesoro? Dormi da lui anche questa sera? Non...
  • Ieri ho dormito da Abby mamma! Te lo giuro! Ho discusso con Killian e sono andata da lei. 
  • Ecco cos’era l’occhietto spento. Immagino che quindi stasera andrai a far pace con lui... - mi guardò in attesa di una confessione.
  • Abbiamo appuntamento per parlare, non so cosa succederà in realtà. Può succedere che io torni come può succedere che io rimanga fuori. 
  • D’accordo vorrá dire che se non ti vedrò tornare dovrò inventare una scusa con tuo padre.  
  • Grazie mamma! Sei unica!
  • Lo so... ma non ti ci abituare! Tuo padre non mangerà la foglia per sempre e comunque non ho voglia di continuare mentirgli. 
  • Non ti ho mai chiesto di farlo! - Le dissi. Mi ero sempre trovata ottime scuse per passare la notte fuori. 
  • Lo so... ma a chi vuoi che chieda se è vero quello che gli racconti? Pensi che stasera non mi chieda come mai sono due sere che dormi fuori? - abbassai lo sguardo, in fondo un po’ mi sentivo in colpa. - dai su non ci pensare. Per stasera mi inventerò qualcosa ma vedi di ridurre le tue seratine con il moroso al limite mia cara se non vuoi essere scoperta oppure.... beh parla chiaro. 

Ci mancava solo mio padre da affrontare... no grazie, preferivo continuare a far finta di nulla ancora per un po’. Ringraziai mia mamma ancora una volta per le belle parole dette nel pomeriggio dopdichè mi misi in macchina e raggiunsi Regina in palestra. Avevo pensato di darle la grande notizia subito, prima della lezione, ecco perchè avrei voluto anticiparmi ma purtroppo arrivai giusto in tempo per la lezione e di conseguenza preferii rinviare la questione ad un secondo momento. Mi allenai con uno spirito totalmente differente quella sera tanto che per Regina non fu difficile capire che mi fosse successo qualcosa. 

  • Qualsiasi cosa sia successa fattela accadere più  spesso - mi disse  - se questi sono i risultati ben venga.         

Fu difficile non farsi sfuggire nulla in quelle ore, più volte Regina mi chiese cosa mi fosse realmente  successo, ero troppo energica secondo lei, ma cercai in tutti i modi di trattenermi per potermi gustare in tutta tranquillità la sua reazione una volta terminati gli allenamenti. “Ho discusso con Killian” fu l’unica cosa che le dissi, in fondo lo sapeva già, mi aveva vista uscire di corsa da casa del suo ex la sera precedente, ma era anche l’unico modo per evirare di farmi fare ulteriori domande. Raramente entrava nella nostra vita privata, almeno quando non vi erano gare in vista, di conseguenza ero sicura che una volta aver messo in mezzo suo figlio non avrebbe insistito oltre nel chiedermi come mai fossi così stranamente energica. 

A fine allenamento mi avvicinai a lei per poter finalmente vuotare il sacco, ero agitata, emozionata... non so spiegare esattamente cosa stessi realmente provando ma una cosa era certa: non sapevo da dove iniziare. Raramente mi capitava di rimanere senza parole e quella fu una delle volte in cui successe. fortunatamente però Regina, anche se per puro caso, mi spianò la strada prendendo la parola  e iniziando a parlare proprio dell’argomento in questione.

  • Emma ascolta, prima che tu vada via vorrei chiederti una cosa.  - iniziò così il discorso. Non ci feci caso quel giorno troppo presa delle mie emozioni, ma anche lei era parecchio agitata.
  • Dimmi... 
  • Beh ecco... so che non ti fa piacere riprendere in mano l’argomento, non ho intenzione di stressarti o altro credimi, ma ho bisogno di sapere una cosa. 
  • Non capisco di cosa tu stia parlando... - in teoria iniziavo ad immaginare ma volevo esserne sicura prima di dire chissà quale stupidaggine o rovinarle la sorpresa. 
  • Della proposta di Harris. 
  • Regina...
  • Lasciami parlare ti prego! Lo so... so cosa pensi e non ho nessuna intenzione di convincerti a fare il contrario, quello che voglio sapere, onestamente Emma, è se hai pensato almeno una volta alla possibilità che ti è stata posta. - wow... aveva trovato lei le parole per me. 
  • Inizialmente no sono onesta ma alla fine si... ho pensato a ciò che mi è stato proposto e..
  • Ok! Ok va bene, mi basta sapere che hai riflettuto e che sei cosciente di quello a cui stai rinunciando. - mi interruppe non dandomi modo di dirle come stavano le cose. Era convinta che avessi rifiutato la proposta... bene, molto bene, forse potevo rendere ancora più emozionante la rivelazione della mia decisone. Corsi a prendere i fogli dell’itinerario inviati da Harris nella mia borsa dopodichè andai da lei che stava sistemando le sue cose per tornare a casa. 
  • Regina scusami, volevo mostrarti una cosa. - le dissi attirando la sua attenzione. - Stavo navigando in internet l’altro giorno e mi sono imbattuta per puro caso in un manifesto di una competizione ginnica. L’ho aperto, ho sfogliato il programma e mi è sembrato molto interessante. Non è neanche molto distante da qui.
  • Cosa stai cercando di dirmi con questo? Che ti piacerebbe partecipare? Non so se possiamo Emma, il calendario è già pieno e sinceramente, a meno che non sia anche questa una gara di serie A, cosa che non credo visto che conosco il calendario a memoria e che sei segnata praticamente a tutto, dubito che potremmo andare.  - in effetti aveva ragione, ero registrata a tutte le competizioni di serie A presenti sul calendario annuale, tutte tranne una: quella che credeva avessi rifiutato che in teoria era anche quella a cui le stavo proponendo di accompagnarmi. 
  • Ho capito... - feci finta di rimanerci male. - puoi almeno darci giusto un’occhiata? Non so, se piace anche a te magari potremmo trovare un compromesso. 
  • Non cancellerò la tua presenza in una competizione di serie A per una meno importante sappilo ma visto che ci tieni dammi qua - mi indicò i fogli - vediamo almeno di cosa si tratta. 

Le consegnai i fogli con mano tremante e aspettai una sua reazione. La vidi leggere una, due, tre volte l’intero programma senza proferire parola. Le cose erano due: o non aveva capito o aveva perso la parola.  

  • Hai... hai una vaga idea di cosa sia questo? - mi chiese calma, tranquilla. Che ridere... credeva che fossi io quella a non aver capito. 
  • E’ una bella gara! Non trovi? Dai... non dirmi che un programma così non ti alletta neanche un pochino. 
  • Emma tesoro... hai letto bene tutto? Proprio tutto? - quando mi chiamava tesoro mi faceva morire. In più inizia a a sventolarsi con le mani per farsi aria... non so neanche io come riuscii a trattenermi.
  • Si...
  • Non... non credo proprio...
  • Vuoi dire che non so leggere? 
  • No mah... credo tu ti sia soffermato solo sul programma e non sul restante.
  • Cosa avrei dovuto leggere di più: non è il programma quello che conta di più? - decisi di giocare ancora un pochino con lei.
  • Lo sapevo... doveva esserci una spiegazione a tutto questo strano entusiasmo. Leggila bene - mi riconsegnò i fogli - Sono sicura che cambierai idea da sola. - feci finta di leggere ma dal mio sguardò non feci trapelare nessuna emozione , cosa che lei invece aspettava da un momento all’altro. Rimasi impassibile, con lo sguardo fisso e attento su ciò che stavo leggendo fin quando, impaziente, non richiamò la mia attenzione. - Hai letto meglio? Avevo ragione no?
  • Mah... a dire il vero io non vedo cosa ci sia di male nel prendere parte a questa competizione. E’ di serie A come piace a te, il programma e ottimo e.... ahhhhh aspetta un attimo! Ho capito: forse questo... oddio com’è che si chiama? - feci finta di ricontrollare il nome -  ah si Harris, forse questo soggetto, quello che sta cercando delle atlete per la sua squadra per capirci,  tu lo conosci... non è un tipo affidabile eh? - se non capiva adesso che la stavo prendendo in giro era proprio un caso irrecuperabile. 
  • Emma... mi.. mi stai prendendo in giro? - disse seriamente.
  • Beh.. in parte si... la parte che non conosce Harris naturalmente, il resto... il resto è tutto vero in realtà solo che  non sapevo come dirtelo e quindi ho inventato questa piccola scenetta.
  • Tutto il resto è vero in che senso.... - disse per poi sbarrare gli occhi tra l’incredulo e lo scettico. - Emma tu... - annuii sorridendo.
  • Ho detto di si! Ho consegnato la lettera di convocazione ad Harris questa mattina stessa e sono ufficialmente una delle aspiranti candidate per un posto nella nazionale. 
  • Mah... mah tu... io... io credevo che... io... Emma.... - era nella confusione più totale, non poteva credere alle sue orecchie. - Datemi una sedia, potrei svenire da un momento all’altro... sei... sei sicura? Vuoi...
  • Si, voglio tentare di riprendermi ciò che mi è stato tolto, sono sicurissima di volerlo e non mi importa se non andrà: l’importante è averci provato! - e come successe con mia madre ecco anche Regina iniziare a piangere per l’emozione.
  • E’ la cosa più bella che potessi dirmi Emma, sul serio! Non ci speravo più ormai... - mi abbracciò.
  • Lo so, sono stata un osso duro ma adesso ho tutta l’intenzione di rimediare. 
  • Ce la farai, lo so, ne sono sicura! - aggiunse cercando di darsi un contegno.
  • Lo spero, come spero che continuerai a guidarmi: che sia in squadra o meno.
  • Certo che continuerò a seguirti, scherzi? Ti ho rimessa in carreggiata piano piano, pensi che adesso mi perda il momento in cui sbiecherai il volo? Forza avanti dammi il programma, voglio vedere chi parteciperà e capire cosa cambiare nei tuoi esercizi. - ed eccola concentrarsi subito sul lato pratico della questione. Mi sembrava  strano che ancora non lo avesse fatto.
  • Regina mah... li abbiamo cambiati da poco non credo che...
  • Devi entrare in nazionale, devi tornare a casa tua, ci vuole qualcosa che spacchi! - disse togliendosi le scarpe e andando in pedana - vai a casa, domani ti dirò a cosa ho pensato! 
  • Ma no, resto se rimani anche tu!
  • Affatto, tu hai da risolvere con chi so io e io.... beh io elaboro meglio le cose quando sono da sola quindi... dai tranquilla, ci vediamo tra due giorni tanto... il tuo nuovo programma sarà qui ad aspettarti. 

La lasciai al suo lavoro sentendomi anche leggermente un po’ in colpa e raggiunsi Killian che poverino era da quella mattina che aspettava di vedermi con impazienza. Parcheggiai al mio solito posto, ormai c’era la mia firma sopra, dopodichè citofonai. Mi aprì immediatamente il portone principale, secondo me stava aspettando che arrivassi piantonato davanti al citofono e non appena arrivai sul pianerottolo mi accolse con un caloroso abbraccio. 

  • Non puoi capire quanto mi sei mancata... - disse mentre mi fece accomodare in casa. Notai subito l’assenza di suo padre, di solito a quell’ora era sempre in salotto a guardare la tv e quando chiesi che fine avesse fatto il caro Brennan killian mi rispose con sincerità dicendomi che era uscito per lasciarci chiarire in pace senza interruzioni. 
  • Mi ha anche detto di non farmi trovare a casa, quando tornerà, se non avrò chiarito con te. Dice che sono stato un idiota a lasciarti andare via in quel modo l’altra sera e in effetti ha ragione: sono stato proprio un cretino... ho sbagliato su tutta la linea. 
  • Killian...
  • No aspetta, lasciami parlare ti prego o non troverò mai più il coraggio di farlo. - mi supplicò quasi.
  • Ok va bene...
  • Sediamoci prima però - aggiunse facendomi notare che effettivamente eravamo ancora in piedi davanti la porta d’ingresso e accompagnandomi fino al salotto dove notai un piccolo cambio di arredo. I divani erano sistemati in maniera decisamente diversa dall’ultima volta, erano posizionati uno davanti l’altro e divisi in malo modo da un tavolinetto messo li, a mio parere, tanto per. Avrei voluto commentare dicendo che era evidente l’assenza di una donna in quella casa ma fortunatamente non lo feci risparmiandomi anche una figuraccia. - Non far caso alla disposizione... - disse dandomi una spiegazione come se mi avesse letto nella mente - C’è un motivo se ho disposto il tutto in questo modo... 
  • Ti annoiavi? - dissi ironica cercando di risultare simpatica. Era teso come una corda di violino, non era da lui e di conseguenza volevo tentare di metterlo a proprio agio. 
  • Magari... non ho avuto tempo di annoiarmi oggi... ho pensato alla nostra situazione tutto il giorno. - rispose facendomi sentire una vera idiota per quanto detto.  - Il motivo di questa sistemazione comunque è semplicemente perchè vorrei evitare di commettere passi falsi.
  • In che sen... - mi guardò come a dire “capisci a me” e li capii seriamente. - ah... - in poche parole il tavolo doveva essere una sorta di divisorio tra me e lui in modo da evitare che finissimo per fare altro piuttosto che chiarire. - Lasciatelo dire: sei un idiota! 
  • E’ meglio essere previdenti, forza dai, siediti. - disse indicandomi uno dei due divani e andando, di conseguenza ad accomodarsi sul divano opposto. - come ti dicevo... ho pensato molto a quanto successo l’altro giorno e voglio dirti che mi dispiace seriamente di non essere stato del tutto sincero con te. Vedi Emma, dopo quello che ci siamo detti davanti l’ospedale il giorno in cui mi sentisti parlare con Sam ho cercato davvero renderti partecipe di tutto ciò che riguardava la mia sfera emotiva riguardante la scherma... ci ho provato con tutto me stesso credimi e in qualche modo ci stavo anche riuscendo ma poi l’entrata in nazionale ha cambiato ogni cosa. Non credo ci sia bisogno di spiegare nei dettagli ciò che mi ha portato a chiudermi nuovamente a riccio con te, la storia della tua vita credo tu la conosca a memoria ormai, ma è proprio questo che mi ha spinto a non esternarti le mie emozioni come avrei invece fatto con chiunque altro. So quanto hai lottato per accettare la tua nuova vita e lasciarti il sogno delle olimpiadi alle spalle... con che faccia sarei potuto venire da te dopo tutto ciò che ti ho visto affrontare e sputarti la mia felicità addosso? Non potevo Emma, mi sarei sentito troppo in difetto nei tuoi confronti. Questo naturalmente però non mi giustifica lo so, avrei potuto affrontare la cosa in maniera diversa provando magari a confidarti le mie paure... in questo caso almeno sarei stato onesto e il mio non parlare avrebbe assunto un significato del tutto differente. Non vado fiero di come mi sono comportato e spero tu possa passarci sopra ancora una volta anche se so che è difficile. 
  • Io neanche vado molto fiera di parecchie cose che ho fatto e come tu ritieni di avere le tue colpe anche io ho le mie. 
  • No Emma, tu non hai colpa di niente tesoro, sono io che...
  • Ho assistito di nascosto alla tua gara due giorni fa! - sputai il rospo lasciandolo per una manciata di secondi a bocca aperta. - Già... e probabilmente è per questo motivo che ho reagito male.. togliamo pure il probabilmente. - mi corressi cercando di aprirgli il mio cuore. - In fondo cosa hai fatto tu di male per meritarti la mia reazione? Nulla se ci pensi, anzi... sei stato onesto con me, me lo hai detto che eri entrato in squadra. Forse se non avessi disobbedito al tuo desiderio di non avermi li probabilmente non mi sarei infuriata così tanto come invece è successo; vederti in pedana felice come non mai di aver realizzato il tuo sogno, vederti abbracciare i tuoi amici e piangere dalla felicità incredulo di stringere tra le mani la medaglia che segnava la vittoria mi ha resa gelosa. Non della vittoria, sono felicissima per quella, ma per non aver ricevuto lo stesso trattamento degli altri. Avrei voluto anche io stringerti, baciarti, perdermi nei tuoi occhi profondamente commossi e quando questo non è accaduto e davanti a me ho visto l’ennesimo muro non ho retto più le mie emozioni e sono esplosa. Ho sbagliato a non essere onesta con te rivelandoti fin da subito di aver assistito alla tua competizione ma se devo essere onesta non mi pento di averlo fatto perchè so che in caso contrario non avrei visto ciò per cui sono qui in questo momento. Io ti amo Killian, ho solo 19 anni e tu sei di sicuro la mia unica esperienza in campo sentimentale ma credo seriamente di amarti. Non so come la vedi tu ma io non sto affatto giocando con te, non ho lo scopo di “divertirmi perchè sono giovane”come molte mie coetanee ed è per questo che ci tengo a mettere i puntini sulle i prima che sia troppo tardi. Mi piacerebbe costruire un futuro con te un giorno sai? - lo vidi sorridere
  • Davvero?
  • Certo, ma per costruire un futuro solido però ci vogliano fondamenta stabili e... beh... se continuiamo di questo passo non credo che queste fondamenta siano abbastanza forti da reggere un impegno che duri per tutta la vita. - o mio Dio... stavo seriamente facendo un discorso del genere? - Se vogliamo continuare a stare insieme dobbiamo smetterla di tenerci i segreti e dobbiamo smetterla di farci paranoie inutili e non consultare l’altro. Se siamo una coppia siamo una coppia sempre, nel bene e nel male. Si gioisce insieme e si piange e ci si rialza insieme... non esiste niente di meglio per creare un qualcosa di unico. 
  • Dovrei essere io che sono il più grande a dover fare questo genere di discorsi ma ancora una volta ecco che viene fuori che tra i due la più matura sei tu! Neanche io ho mai giocato con te, lo fatto con tante altre ragazze conosciute in passato è vero ma con te mai. Sei unica, speciale e non ho intenzione di lasciarti uscire fuori dalla mia vita così facilmente. Sono perfettamente d’accordo su quanto detto, basta segreti... lo so, l’ho già detto la volta scorsa ma questa volta lo dico sul serio. Sei troppo importante per me e ho capito che comportandomi in quel modo forse ti ho ferita più di quanto avrei fatto raccontandoti la verità. Non si ripeterà più te lo prometto amore, non voglio perderti per una stupidaggine simile e so che questo succederà se non affronto le mie paure. 
  • La mia non deve risultare una minaccia sia chiaro, non pretendo che da domani tu sia perfettamente in grado di raccontarmi tutto senza timori o paure... vorrei solo che ci provassi o che quantomeno mi informassi di essere a disagio nel parlare di qualsiasi cosa: scherma, olimpiadi ecc ecc. Non c’è nulla che tu non possa dirmi Killian e anche nello sport è così: sono la tua fan numero 1 e non potrei mai non gioire o star male per una tua vittoria. 
  • Ci proveremo... insieme! 
  • Questa cosa già mi piace - sorrisi - Ah!!! Quasi dimenticavo... da oggi in poi io tornerò a presenziare ad ogni tua competizione sia chiaro! Non voglio più essere messa in panchina...
  • Va bene amore!!!! In fondo mi manca vederti li a tifare per me! - ammiccò

 

Ricordate il tavolino messo da Killian tra i due divani onde evitare contatti fisici troppo diretti prima di ogni genere di chiarimento? Beh... lo stesso tavolino fu testimone della nostra passionale riconciliazione. Già... una volta sistemate le nostre divergenze non riuscimmo a resistere neanche il tempo di arrivare in camera sua che già eravamo uno sopra l’altro a donarci piacere incuranti del fatto che Brennan sarebbe potuto rientrare in casa da un momento all’altro. Fortunatamente non ci beccò, rientrò molto tardi per paura di disturbare e quando arrivò noi eravamo già in camera di killian a replicare quanto successo al piano di sotto. Questo però non significava certo che non ci avesse scoperti, tutt’altro... noi credevamo di essere stati furbi a calcolare con precisione i tempi per non farci sgamare ma non eravamo stati altrettanto attenti ai particolari: come due idioti infatti lasciammo i nostri vestiti in bella vista al piano al sotto sparsi un po’ ovunque per tutta la stanza. 

Quando il mattino seguente mi svegliai non pensai minimamente ai vestiti, tutt’altro: me ne restai sdraiata a letto a guardare il mio uomo dormire sereno e beato. Era domenica, non avevo scuola, compiti da fare o impegni con la ginnastica quindi non lo disturbai e lo lasciai dormire ancora un po’ sperando che al risveglio ci sarebbe stato modo di riprendere il discorsetto interrotto la notte prima a causa della stanchezza. Iniziavo a ragionare come Killian a quanto pare.

-Non ho sognato allora... - mi disse non appena aprì gli occhi - sei qui...

  • sono qui si e non ho nessuna intenzione di andare via! - lo baciai sulla fronte per poi ricevere un bacio da parte sua sulle labbra, bacio per nulla delicato come il mio di poco prima. 
  • Mi dispererei se lo facessi! - mi strizzò l’occhio. - A parte gli scherzi... questo è decisamente il risveglio che più amo al mondo. Averti al mio fianco già di prima mattina non mi fa desiderare di volere altro. 
  • Sei un adulatore... - lo presi in giro.
  • Dico sul serio. Hai presente quando ti svegli al mattino e sai già che odierai la giornata che ti  attende? Beh... quando ci sei tu questo non accade mai anzi... rendi tutto perfetto, niente potrebbe farmi sentire meglio di come mi sento ora!
  • Davvero? Io non ne sarei così sicura... potresti essere anche più felice di così!
  • Ne dubito amore mio. Sottovaluti l’amore che ho nei tuoi confronti. Batte anche la colazione sai?- mi guardò maliziosamente.
  • Posso fare un tentativo? 
  • Certo, ma ne rimarrai delusa. Qualsiasi cosa dirai non potrà mai essere paragonata alla sensazione di averti qui nel mio letto. 
  • Ok... dunque vediamo... - feci finta di ragionare un po’ - ieri mattina ho inviato ad Harris la lettera di convocazione firmata per prendere parte alle selezioni per la squadra nazionale.  - dissi tutto d’un fiato per paura di perdere il coraggio. Ne susseguì qualche secondo di silenzio prima di vederlo sorridere. 
  • Ottimo tentativo signorina mah... - credeva che scherzassi ma guardando il mio sguardo serio iniziò a dubitare che quello fosse uno scherzo e la sua espressione cambiò di colpo diventando improvvisamente seria. Che avessi fatto male a dirglielo in quel modo? - Stai... stai scherzando?
  • Affatto... l’ho fatto sul serio, te lo giuro. 
  • Hai... hai accettato la proposta? Tu hai.... Emma che... che accidenti aspettavi a dirmelo amore!!!!!! O mio Dio sono felicissimo per te tesoro! Era ora che iniziassi a fare sul serio. - disse baciandomi su tutto il viso, ovunque gli andasse a tiro, per la gioia. - Come... come è successo, ti credevo ferma sulle tue decisioni, cosa... cosa ti ha fatto cambiare idea. - nel mentre parlava non smetteva un secondo di baciarmi. Sembrava letteralmente impazzito.
  • Tu! - risposi con tutta onestà facendolo bloccare per una manciata di secondi - è tutto merito tuo amore. 
  • Mio? Ma come... non ho fatto nulla oltre che rispettare la tua decisione... cosa...
  • Vederti gioire per il traguardo raggiunto mi ha fatto capire quanto mi manca tutto questo. Sono stati i tuoi occhi lucidi e fieri a... - il suo volto da felice quale era divenne triste, sconsolato... sembrava aver perso completamente  la sua gioia di vivere. - che hai? Perchè mi guardi così? - chiesi non capendo. Fino a due secondi prima a momenti si metteva a saltare sul letto e poi?
  • Che ho... Emma mi hai appena fatto capire che avevo ragione a non volerti tra il pubblico durante la competizione... ti ho fatto provare invidia, non è una cosa per cui dovrei andare fiero... sopratutto se è questa invidia che ti ha portato a dire di si a Harris. - ci mancava solo Killian che si sentiva in colpa... 
  • Killian ma cosa dici è? Ma quale invidia... non ho provato affatto invidia credimi, perchè avrei dovuto, in fondo non mi è stato negato di tentare di riscattarmi, sono io che non ho voluto farlo inizialmente... è diverso. - gli feci notare. - Sono sincera quando ti dico che è tutto merito tuo se sono rinsavita e l’invidia credimi non centra affatto. Tu mi hai fatto vedere attraverso i tuoi occhi cosa mi stavo perdendo, mi hai fatto capire che mi manca avere un sogno in cui credere. - non sembrava convinto. - Guardami negli occhi... pensi seriamente che dopo tutti i discorsi di ieri sulla sincerità reciproca io voglia cominciare a mentirti? 
  • No però... - prese un respiro - Me lo diresti se fosse stata l’invidia nei miei confronti a farti cambiare idea?
  • Certo che te lo direi amore... ma non è così! Te lo giuro! Sono felicissima di aver trovato la voglia di non mollare, sono felicissima che sia stato tu a trasmettermela.. non spegnere questo entusiasmo con paranoie inutili. - lo guardai con lo sguardo da “bimba triste” come lo chiamava lui, sguardo a cui non ha mai saputo resistere. 
  • Se la metti su questo piano allora.... - come sospettavo non riuscì a resistere al mio sguardo ed eccolo tornare a guardarmi con aria serena. - bisogna festeggiare amore mio. 
  • A si?!?
  • Si si! - rispose malizioso per poi portarsi sopra di me e iniziare a baciarmi dal collo fino a risalire al lobo del mio orecchio. - lascia fare a me, penso a tutto io. - mi aveva letteralmente invitata a nozze con quella proposta, non aspettavo altro, mi ero come si suol dire alzata già con il chiodo fisso, ma il mio stomaco aveva altri piani per la mattinata che non prevedevano di certo l’attività fisica a digiuno. Mentre Killian era preso, come me del resto, a regalarmi baci passionali ecco il mio stomaco lamentarsi rumorosamente in cerca di cibo una volta, due... tre. 
  • Ho capito, mi arrendo! - disse divertito per poi alzarsi, ancora nudo, dal letto
  • Dove vai, resta qui! - mi lamentai 
  • Vado a prendere la colazione ma tranquilla ritorno subito, non ho di certo finito con te. - mi guardò con sguardo provocatorio. - devo solo trovare i vestiti - disse cercando per tutta la stanza gli indumenti della sera precedente. Non erano da nessuna parte e solo allora ci rendemmo conto di averli lasciati al piano di sotto. 
  • O cavolo!!! - esclamai per nulla felice della cosa. - e se li ha visti tuo padre?
  • Papà? Ma no che dici... sarà andato direttamente in camera fidati, lo conosco. Torno subito, prendo la colazione e i vestiti - disse mettendosi i primi pantaloncini che trovò nell’armadio - aspettami qui. - era sicuro quello, dove credeva sarei potuta andare nuda? Lo lasciai andare e quando tornò aveva una faccia che non piacque per niente. Tratteneva a stento una risata e la cosa non prometteva nulla di buono. 
  • Che c’è? - lo esortai a parlare - che ti ridi?
  • Guarda!!! - mi fece notare i nostri vestiti. I suoi erano piegati in maniera ordinata uno sopra l’altro mentre i miei erano tutti raggruppati in modo sparpagliato.
  • Quindi? Cosa vorresti dirmi che sei più ordinato di me? - non capivo proprio dove voleva arrivare.
  • No... voglio dire che mio padre è uno spasso. Quando sono sceso giù l’ho trovato in cucina a fare colazione. Strano... di solito lui la fa in salotto mentre guarda il tg. Gli ho chiesto come mai fosse li e mi ha risposto con queste testuali parole - si concentrò per provare ad imitarlo anche nella voce - “dove avrei dovuto fare colazione secondo te? Sul tavolino che avete usato voi due sporcaccioni ieri per fare chissá che cosa? No grazie. Aspetterò che venga Lucinda a rassettare.” - lucinda era la donna delle pulizie che ogni tanto dava loro una mano. Divenni paonazza dalla vergogna. 
  • Ho provato a dirgli che era fuori strada ma mi ha messo al tappeto quando mi ha mostrato parte dei nostri vestiti... i tuoi in vestiti in particolar modo buttati a caso tra il divano, il camino e il tavolo. 
  • O signore!!!! - esclami sempre più in imbarazzo, avrei voluto seppellirmi. Con che faccia sarei scesa al piano di sotto?
  • E non ti ho detto la parte comica.
  • Ah no? - che altro c’era ancora?
  • No! In pratica ha sistemato i miei vestiti ripiegandoli alla meglio ma non ha avuto coraggio di sistemare i tuoi. - rise non riuscendosi più a trattenere - era imbarazzo Emma dovevi vederlo: “Sono un gentiluomo, non mi sono permesso di toccare la roba della tua ragazza, non mi sembrava corretto! pensaci tu” mi ha detto provando a fare il sostenuto ma era evidente che era in imbarazzo. 
  • Non c’è nulla da ridere Killian!!!! E’ imbarazzante la cosa, ha ragione lui! Come potrò ancora guardarlo in faccia? 
  • E dai... non esagerare adesso! Che sarà mai! non è mica una novità! Sa quello che facciamo in camera. E’ solo in imbarazzo per aver trovato roba femminile sparsa per casa dopo.... bah... dopo mamma credo! 
  • Smettila ti prego mi è quasi passata la fame! - esclamai mettendomi le mani davanti agli occhi - Non ci tengo minimamente ad immaginare tua madre, che sarebbe poi la mia allenatrice, spassarsela come abbiamo fatto noi ieri. No no no! Dimmi solo che tuo padre sta per andare a lavoro, che non dovrò vederlo questa mattina e passami un cornetto! Voglio affondare la vergogna nel cibo. - dissi mettendo fine alla discussione. 
  • Sei uno spasso amore mio! - mi baciò portandomi un cornetto al cioccolato bianco, uno dei miei preferiti. - comunque papà esce tra dieci minuti massimo, abbiamo casa libera... - mi provocò guardandomi maliziosamente e togliendosi i pantaloncini improvvisati, l’unica cosa che aveva in dosso, per tornare a mettersi sotto le coperte insieme a me. - di nuovo... 

Naturalmente passato l’imbarazzo iniziale cercai di riprendermi e una volta terminata la colazione, sapendo che suo padre era uscito per andare a lavoro, festeggiammo alla grande il mio ritorno verso la strada del successo. Mi rifiutai di uscire dalla stanza per provare nuove “avventure”, avevo già dato abbastanza la sera precedente ma questo non ci impedì di rimanere tra le calde lenzuola a spassarcela fino ad ora di pranzo. Nessuno dei due aveva fame, non di cibo almeno e avremmo continuato fino ad esaurimento forze se solo il mio cellulare non iniziò a squillare freneticamente. All’inizio, anche su richiesta di killian, provai ad ignorarlo, ma quando sentii che non era intenzionato a smettere di suonare decisi di interrompere per vedere chi fosse.Ironia della sorte trovare il cellulare si rivelò una vera caccia al tesoro ma quando riuscii a intercettarlo non solo trovai ben 7 chiamate perse da mia madre ma anche un bel sms minatorio:

 

“Tuo padre inizia ad insospettirsi, quindi... se ci tieni alla tua liberà ti conviene presentarti a casa in condizioni decenti e con una spiegazione logica sul motivo per cui non sei ancora rincasata. Ha chiamato Abby poco fa che ti cercava e naturalmente a risposto tuo padre. 

Ps. Naturalmente Abby ti ha coperta per questa notte ma non so se sia stata convincente visto che ha chiamato me disperata di aver fatto qualche casino. Potevi quantomeno avvertirla”

 

  • Oh cazzo!!!!! - esclamai lanciando il telefono a killian in modo da renderlo partecipe e iniziando a vestirmi in tutta velocità cercando di ritrovare ogni singolo indumento nel cumulo di vestiti che killian aveva portato in camera. - Questa è la volta buona che mi chiudono in camera e buttano la chiave me lo sento!
  • Ma no tesoro, stai calma!
  • Non conosci mio padre, a lui non sfugge nulla e se abby è preoccupata di non essere stata convincente allora significa che sono nei guai fino al collo! - mi feci una coda di cavallo ai capelli per cercare di essere presentabile, non potevo di certo presentarmi con i capelli tutti scombinati ma per il trucco non ci fu nulla da fare, ero costretta a tornare a casa struccata, cosa assurda da un po’ di tempo a questa parte per me, o avrei perso troppo tempo. - Ti chiamo dopo ok??? - gli diedi un bacio al volo per poi precipitarmi di corsa per le scale - augurami in bocca al lupo
  • Spero tu non ti uccida prima di arrivare a casa altro che in bocca al lupo! Va piano con la macchina!!! - si raccomandò ma non riuscii a rispondergli che ero già uscita di casa e salita in macchina pronta a raggiungere la mia famiglia prima che succedesse l’apocalisse e il mio sogno olimpico venisse distrutto  per sempre a causa della mia prematura dipartita. 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***




Amore olimpico 
capitolo 17

 

POV EMMA

 

Una volta arrivata a casa, con mano tremante e il cuore a mille, inserii la chiave nella serratura ed aprii la porta. Mi diressi subito in sala da pranzo e come immaginavo trovai mio padre e mia madre seduti in religioso silenzio ad attendere il mio arrivo. “L’ho fatta grossa” pensai “come accidenti mi era venuto in mente di prolungarmi così tanto a casa di Killian, senza avvisare nessuno per giunta, sapendo bene che mio padre mi aveva vista passare la notte fuori per ben due giorni consecutivi? Solo un’idiota poteva non pensarci e a quanto pare io ero appena diventata la regina indiscussa dell’idiozia. 

  • Ciao, sono tornata... scusate il ritardo! - dissi cercando di non dare nell’occhio il fatto che me la stavo letteralmente facendo addosso dalla paura. Durante il tragitto avevo elaborato un piccolo piano di salvataggio ma non avevo la più pallida idea se avesse funzionato. 
  • Uuuh... il figliol prodigo torna a casa... - disse in maniera sarcastica papà. - Alla buon’ora Emma!!!!
  • Si papà lo so, scusami ma sono...
  • Lascia stare adesso, non voglio sentire nessun genere di scuse: vieni a sederti a tavola e iniziamo a mangiare. - Non aggiunse altro e questo mi fece capire di aver fatto davvero una grande cavolata. Il caro buon David non perde mai le staffe, mai... raramente l’ho visto arrabbiato, ma quando questo succede forse è meglio evitare di alimentare il fuoco che arde al suo interno. Per tutto il pranzo quindi, nonostante morissi dalla voglia di indagare, di capire cosa lo avesse spinto ad irritarsi così, non so magari mia madre era stata costretta a vuotare il sacco, decisi di rimanere in silenzio per non istigarlo, ero consapevole che in caso contrario avrei rischiato seriamente, ma quando finimmo di mangiare e provai a raggiungere mamma con la scusa di volerla aiutare in cucina ecco che papà, con voce seria, mi trattenne in sala con lui.
  • Tu sai bene che non mi piacciono le bugie vero? - annuii non proferendo parola. - Preferisco che sia tu, di tua spontanea volontà, a dirmi le cose piuttosto che venirle a sapere da qualcun altro... - “o cavolo” pensai... mamma aveva cantato.
  • Papà io...
  • Ho parlato con la tua amica stamattina... Abby! Ha telefonato qui a casa perchè sul cellulare non rispondevi... ti stava cercando! - prese un respiro - Sarò io che non capisco nulla, che sono vecchio e tutto quello che vuoi ma come è possibile che una amica ti chiami per parlare dopo che avete passato l’intera notte insieme? Che c’è, non  avete avuto tempo per confidarvi ieri? Avete studiato fino a notte fonda magari? Dai.... non sono mica nato ieri. Dove accidenti sei stata e bada bene a quello che dici... voglio la verità! Lo capisco tanto se menti... - in effetti... papà mi conosceva come le sue tasche, sapeva bene quando mentivo, da piccola non ho mai potuto rifilargli una bugia e a quanto pare anche adesso la cosa non si metteva poi tanto bene per me. Cosa avrei dovuto fare per non istigarlo, ed uscirne pulita, senza rivelargli necessariamente la verità? Come potevo risultare sincera senza confidandogli di Killian? Anche perchè siamo onesti, se avesse saputo che la sua bambina aveva appena fatto ritorno a casa dopo aver passato tutta la notte dal suo fidanzato le cose si sarebbero messe comunque male per me. Dovevo dirgli la verità, senza dirgli la verità.... mmmh... più facile a dirsi che a farsi. 
  • Sono stata da Abby papà, anche l’altra sera sono stata da lei...perchè dovrei mentirti? Ho avuto dei battibecchi con Killian in questi giorni e avevo urgente bisogno della mia migliore amica per confidarmi un po’... non mi sembra di aver fatto nulla di male. - a parte la prima affermazione, puramente falsa, per il resto dissi la verità, in fondo ero veramente stata da Abby a parlargli di Killian...
  • Poi parleremo anche di questo, di cosa ha fatto il dottorino per farti correre dalla tua amica, se questo è vero... quello che voglio sapere adesso è come mai Abby ti sapeva a casa; fidati, è caduta letteralmente dalle nuvole quando le ho comunicato che non eri qui. 
  • E perchè papà?!? - eh Emma... perchè?!? - Perchè una volta che sono andata via da casa sua ho fatto un giro per la città. E’ domenica ed è una bellissima giornata, sarebbe stato uno spreco non approfittarne... - scusa troppo scontata per fargliela bere... dovevo trovare un pretesto più realistico, qualcosa a cui non avrebbe potuto non credere.
  • Sei andata in giro per la città da sola, così... senza motivo, solo perchè era una bella giornata. - come immaginavo non la bevve...
  • Ma che sola... ho chiamato Killian!!! 
  • Killian... ma come? Non mi avevi appena detto di averci disc...
  • Con la scusa almeno abbiamo anche chiarito! - lo vidi scrutarmi attentamente negli occhi cercando di captare la bugia dietro l’angolo ma non la trovò.. in fondo ero stata brava, mischiare parte della verità nella bugia era stato un buon piano. 
  • E in tutto questo, il cellulare? Perchè non ci hai avvisato che eri in giro? Perchè non hai avvisato di essere in ritardo? Non so come vedi tu questa casa ma di sicuro sul campanello non c’è scritto Hotel resort... non puoi fare come ti pare. - non potevo di certo dirgli che per stare con Killian avevo perso la condizione del tempo. Uscita o non uscita quella era comunque la verità, era colpa di killian se avevo fatto tardi, ma non era di certo una verità che mi avrebbe giustificata... no, dovevo trovare qualche altra cosa da dire per giustificarmi e fu in quell’esatto momento che il piano attuato in macchina avrebbe potuto salvarmi da una punizione certa. 
  • Come avevo accennato alla mamma la mia intenzione era quella di tornare per ora di pranzo, ecco perchè non vi ho chiamati. Ero in perfetto orario credimi, anche in anticipo di qualche minuto a dire il vero così ho pensato di fermarmi in pasticceria a prendere un po’ di paste per festeggiare... non so se mamma ti ha accennato che dovevo parlarti di una cosa importante...
  • Si... mi ha detto che avevi una bella notizia da comunicarmi ma questo adesso non centra con il tuo ritardo...
  • Beh si, centra in effetti... - mi alzai per andare a prendere le paste che entrando avevo lasciato al volo in cucina. Nonostante fossi in ritardo durante il tragitto verso casa mi fermai ad una pasticceria. Il mio intendo era addolcirli con i loro dessert preferiti per evitarmi la paternale ma la scusa di festeggiare la notizia del mio voler rientrare in squadra al momento mi risultò più efficace come scusa. - è a causa di questi se ho fatto tardi. - aprii la scatola mostrando loro tutto quel ben di Dio.. paste fresche fresche pronte da gustare. -  C’era una fila incredibile in pasticceria oggi e... ho perso la cognizione del tempo, non credevo fosse così tardi... tutto qua. Avevo anche il silenzioso al cellulare, ecco perchè non ho sentito nel la chiamata di abby ne quelle della mamma. - presi un respiro - Lo so sembra banale, sembra una scusa campata per aria ma è così! vi chiedo scusa, non si ripeterà mai più; ora però... non è che posso dirti quella cosa papà? - cercai di mettere fine a quell’assurda situazione, prima che mi mettesse in punizione, sganciando una notizia decisamente migliore che probabilmente gli avrebbe disteso i nervi e rallegrato la giornata. Si avvicinò anche mia madre in quel momento e mettendogli una mano sulla spalla, per poi prendere un dolcetto., gli fece segno di lasciarmi parlare. 
  • D’accordo! - disse senza alcun entusiasmo - ma non credere sia finita qui! - annui. Non era finita secondo lui ma secondo me era finita eccome. Non sarebbe tornato sull’argomento dopo aver saputo la bella notizia che avevo da dargli. 
  • In pratica in questi giorni mi è stato chiesto di pensare attentamente ad una cosa che avrebbe potuto cambiare per sempre il mio futuro e dopo una lunga lista di pro ed in contro sono finalmente giunta ad una conclusione.
  • Hai finalmente capito che Yale non è l’università per te e che hai fatto domanda per Harvard. E’ così vero? - domandò prendendo un dolce anche lui. - Sapevo già che prima o poi ti saresti decisa... hai ottimi voti per sprecarli così.
  • Guarda che Yale non ha nulla da inviare ad Harvard papà! 
  • Si lo so però... beh... vuoi mettere dire “mi sono laureata ad Harvard” piuttosto che “mi sono laureata a Yale”? Harvard è più nota, fa più effetto...
  • Andrò a Yale papà, se mi prenderanno naturalmente, quindi mettiti l’anima in pace. Comunque non è questo che dovevo dirti... 
  • se non riguarda l’università allora di cosa si tratta. Centra il tuo futuro hai detto...
  • Già... tieniti forte ok? ho accettato di prendere parte alla qualificazione, di ginnastica, per la squadra nazionale! - dissi tutto d’un fiato anche questa volta ma non ero sicura che avesse capito bene perhè papà rimase a guardarmi imbambolato come se non avesse compreso a pieno quanto detto. - hai... hai capito papà? Proverò ancora una volta ad entrare in nazionale! - dissi con entusiasmo mentre lui se ne rimaneva con la bacca aperta e la pasta della campata a mezz’aria. - ehi... papà!!!! E’... è una bella notizia non trovi anche tu? - iniziai a sospettare che forse per lui le cose erano diverse. Fortunatamente sbagliavo...
  • Emma... tu.... tu hai... - annui capendo che la sua era semplicemente una reazione di shock - amore mio vieni qui! Fatti abbracciare!!! - disse una volta ricollegato il cervello alzandosi e allargando le braccia verso di me invitandomi a raggiungerlo. - bambina mia sono davvero felice che tu abbia deciso di provare ancora, non eri più la stessa da troppo tempo ormai... - a quanto pare tutti avevano notato la differenza... tutti tranne me. Avevo creduto di aver superato tutto, di essere tornata la Emma di sempre ma a quanto pare non è mai stato così. 
  • Sei felice papà? - chiesi per conferma nonostante il suo entusiasmo.
  • Felicissimo amore mio mah... - come sospettavo c’era un mah... - sei sicura tesoro? Hai valutato bene il tutto? Non sarà facile e...
  • Ne sono consapevole papà e sono pronta a rischiare. Ho intenzione di iscrivermi comunque all’università tanto... se non dovesse andarmi bene almeno avrò comunque un piano di riserva questa volta. - mi scrutò attentamente negli occhi. - Stai tranquillo, sono pronta sul serio, va tutto bene!
  • D’accordo allora, se sei felice io sono più felice di te! 
  • Grazie! Ti voglio bene, vi voglio bene - mi corressi guardando entrambi. - Ora però se non vi dispiace vado in camera ad organizzare il mio piano settimanale: tra studio e allenamenti ne avrò di cose da fare. - feci per andare via ma poco dopo aver superato la soglia della sala ecco mio padre richiamarmi all’odine. Tornai indietro credendo di aver dimenticato qualcosa in salotto ma la verità era un’altra. Mi porse il palmo della sua mano e con voce nuovamente seria mi disse:
  • Il cellulare Emma.
  • C..cos... il cellulare?
  • Già... il cellulare! Non crederai che io mi sia dimenticato del tuo ritardo signorina! 
  • Ma papà... ti ho detto come sono andate le cose! - accidenti... non solo gli avevo dato una bella notizia, mi ero beccata anche una punizione. - Ho fatto tardi per prendere queste per festeggiare la notizia - indicai il vassoio ribadendo il mio punto di vista.
  • Potevi pensare meglio! - rispose con semplicità - E poi a che ti serve il telefono se tanto per chiamare non lo usi? Avanti forza... niente storie. - mi fece con la mano il segno di darglielo.
  • Come faccio a comunicare con Regina? - non potevo certamente nominargli killian o le mie amiche - Dobbiamo organizzarci per gli allenamenti e...
  • Potrai scriverle dal cellulare mio o di tua madre dicendole di contattarti per le prossime due settimane su uno di questi due numeri. - abbassai lo sguardo, era deciso ad andare fino in fondo e sapevo che se avessi continuato a fare di testa mia la punizione sarebbe addirittura peggiorata. - Avanti, consegnami il telefono... o preferisci che non ti faccia neanche uscire? - ecco appunto. 
  • Ok va bene... 
  • E ora vai in camera! Magari senza tecnologia tra i piedi a inebriarti il cervello riuscirai a riflettere meglio su quanto fatto! Ah... e quando dico niente tecnologia intendo anche niente pc. Purtroppo non posso togliertelo quello, so che ti serve per la scuola ma non farti beccare a chattare o a giocherellare che poi sai già come potrebbe finire. 

Andai in camera con la coda tra le gambe e dopo aver mandato un messaggio a killian tramite Facebook, lo so ero appena stata messa in punizione ma in qualche modo dovevo pur avvertirlo, mi misi ad anticiparmi i compiti in modo da non avere impedimenti per gli allenamenti. 

Nonostante avessi modo di vedere Killian sia all’uscita della scuola che in palestra e nonostante riuscii a sentire sia lui che le mie amiche tramite Skype almeno una volta ogni tre o quattro giorni, vivere quelle due settimane senza telefono fu davvero snervante.  Non mi ero mai resa conto di essere così  dipendente da quello strumento di comunicazione eppure a quanto pare le cose stavano proprio in questo modo. Attendevo la fine di quei maledetti quindici giorni con impazienza, mi sentivo letteralmente fuori dal mondo, sapere che gli altri erano in grado di potersi parlare, scherzare e confidasi  senza limitazione era snervante e in piu c’era da aggiungere a tutto quello schifo che a causa della gara che avrei dovuto affrontare non mi era permesso di uscire e fare tardi, non avrei comunque potuto farlo vista la punizione, strafogarmi  di cibo o incontrare Killian nel bel mezzo  del pomeriggio per.... avete capito no???? In sostanza ogni giorno, proprio a causa di questo isolamento forzato, diventavo sempre più nervosa. Fortunatamente c’era la  ginnastica a dar sfogo ai miei problemi e alle mie tensioni e frustrazioni altrimenti non credo che al termine dello scadere della punizione sarebbe cambiato qualcosa. Affatto.... ero una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro, se non avessi avuto la ginnastica a cui pensare molto probabilmente sarei esplosa facendo saltare in aria l’intera casa... mi correggo: l’intero pianeta.
Conoscevo bene me stessa, sapevo che sarebbe potuto succedere per cui decisi di tenermi fuori dai guai, onde evitare di peggiorare la situazione, allenandomi nel garage di casa anche in quei giorni che purtroppo non avevo allenamento in palestra. Con il fatto del chiodo alla gamba  non potevo allenarmi più di tre volte a settimana ma per quel breve periodo feci un piccola eccezione cercando comunque di non strafare e limitandomi solo a cose semplici.
Mi stipulai un programma ben strutturato in modo da non compromettere la mia salute fisica, se con Regina, in palestra, facevo potenziamento a casa provavo a fare qualche piccolo elemento agli attrezzi e viceversa. Certo... come attrezzi non avevo di certo il meglio del meglio a disposizione ma ci si poteva arrangiare. Qualsiasi cosa avente l’aspetto di una parallela o una trave per me sarebbe andata più che bene.
Grazie a questo metodo riuscii a non impazzire del tutto e quando finalmente quei giorni di tortura terminarono e ottenni indietro il mio tanto amato telefono, non prima di aver subito l’ennesima lavata di testa da parte di mio padre naturalmente, mi sentii improvvisamente rinascere. Non ero più sola e anche se non potevo vedere i miei amici così spesso come ormai ero abituata, a causa del ritiro pre gara, ero comunque nuovamente integrata con il resto del mondo.
Ripresa la mia normale routine di tutti i giorni, finalmente un po’ più spensierata, mi resi conto che man mano andavo in contro al tanto atteso giorno e  più la ginnastica mi occupava tutto il tempo a disposizione, gli allenamenti con Regina erano diventati improvvisamente stancanti e se in quei quindici giorni addietro ero stata una macchina combattatrice che non risentiva dello stress fisico, ecco che iniziai a cedere alla stanchezza tanto che decisi di interrompere di mia spontanea volontà gli allenamenti extra a cui stavo lavorando.
Non avevo dolori fisici legati alla gamba fortunatamente, Regina sapeva bene come tutelarmi in questo, il problema era che non essendo più abituata a quel carico di lavoro così intenso, credetemi... nonostante la serie A Regina fino ad allora c’era andata cauta con me, non riuscivo a gestire tutto come invece avrei voluto. La scuola, Killian, le amiche....
La mia routine del lunedì, mercoledì e venerdì era scandita al secondo: sveglia alle sei del mattino, scuola delle otto alle due, gruppo di potenziamento scolastico in vista degli esami dalle due alle quattro, compiti a casa fino alle sei e mezza e poi allenamento dalle sette alle dieci. Credetemi quando tornavo a casa tante volte neanche cenavo per la stanchezza, andavo direttamente a dormire consapevole che nonostante il girono seguente non avessi avuto allenamento comunque avrei dovuto sgobbare per non restare indietro con il programma scolastico.
All’inizio non fu così difficile organizzarmi, sopratutto nei giorni di non allenamento riuscivo addirittura a fare una passeggiata dopo scuola e chiamare alla sera il mio ragazzo e le mie  amiche ma poi con la stanchezza in corpo anche solo mandare un messaggio delle volte mi risultava pensante. Sempre più spesso mi ritrovavo ad addormentarmi sui libri nel bel mezzo dello studio e quando mi svegliavo, era mia madre a farlo chiamandomi per la cena, non avevo tempo per perdermi in chiacchiere con i miei amici... dovevo recuperare quanto non fatto nel pomeriggio arrivando addirittura, delle volte, a fare le ore piccole.
Naturalmente i miei si accorsero subito che qualcosa non andava secondo i canoni ma piuttosto che parlarmi a quattrocchi, avevano timore che prendessi i loro discorsi come rimproveri o quant’altro, decisero di farmi parlare dall’unica  persona a cui sicuramente avrei dato ascolto: Killian. 

Un pomeriggio, prorpio all’uscita della scuola, ora in cui di solito andavo a comprare il pranzo per poi tornare in classe per il corso di potenziamento, trovai Killian ad aspettarmi prorpio davanti al cancello principale. 

  • Amore ciao!!!! - dissi andandogli incontro e abbracciandolo con forza. Era stata una mattinata a dir poco stressante a scuola, da dimenticare, vedere lui fu come prendere una ventata d’aria positiva. - che bella sorpresa! Pensavo fossi a lavoro. - sapevo dovesse fare io pomeriggio. 
  • Ho preso tre orette di permesso, volevo portarti a pranzo fuori. - rispose accarezzandomi il viso. - non riusciamo a vederci più la sera per colpa di  mia madre e delle sue stupire regole pre gara quindi pensavo di rimediare portandoti a pranzo fuori. 
  • Killian amore che tenero che sei mah.... mi piacerebbe davvero poter stare del tempo con te ma vedi... tra mezz’ora devo essere nuovamente in classe. Siamo uscite solo per comprare il pranzo - indicai una mia compagna di classe che era con me in quel momento - credo che oggi ci toccherà anche mangiarlo in classe a dire il vero. Il bar della scuola è chiuso e nella rosticceria qui di fronte ci sarà sicuramente troppa fila per riuscire ad ordinare e consumare in tempi da record. - gli spiegai... - che poi già il pensiero di dover entrare lì ed ordinare una misera insalata mi blocca la fame... figuriamoci doverla mangiare di fretta in furia. - alzai gli occhi. 
  • Vieni a pranzo con me tu oggi! - ribadì  - mi dispiace per la tua amica che dovrà fare una fila interminabile - in effetti il locale era strapieno di studenti - ma almeno tu non avrai di questi problemi oggi. 
  • Killian non posso davvero! Non posso marinare la scuola, se lo scoprissero i miei mi farebbero pagare questa cosa a vita. Credimi... vorrei evitare di finire in punizione di nuovo. 
  • Ma quale punizione, in teoria sono stati proprio loro a chiedermi di venirti a prendere prima. - lo guardai imbambolata 
  • Cosa??? 
  • Già! Controlla sul registro elettronico, a quest’ora dovrebbe essere già arrivata la comunicazione da parte di tua madre, mi sembra, che sarai assente ai corsi pomeridiani. - controllai immediatamente le comunicazioni scolastiche sul telefonino non riuscendo a capire cosa stesse succedendo, sembrava tutto così assurdo e come detto da Killian ecco nero su bianco il mio permesso di uscita anticipata firmato. 
  • Figo!!!! Tua madre ti ha seriamente firmato un permesso per mandarti a pranzo con il tuo ragazzo???? La mia non lo farebbe mai! Sei fortunata.
  • Fortunata.... tze... c’è sotto qualcosa credimi, non può essere altrimenti. Vero tesoro? - tornai a concentrarmi si Killian.
  • Sempre così sul chi va là tu è? Non è possibile che io abbia chiesto ai tuoi il permesso di poterti portare a pranzo fuori visto che non ti vedo mai? 
  • Mmmmh..... dubito che ti abbiano detto di sì per questo.... loro non.... 
  • ma che ti importa Emma del motivo per cui l’hanno fatto - si intromise la mia amica -  goditi il pranzo e la giornata libera! Dopo oggi credo che ti ne abbia davvero bisogno credimi. - si riferì a quanto successo in classe poche ore prima. 
  • Perché che è successo oggi? - fu Killian questa volta ad intromettersi con aria preoccupata, la mia amica aveva fatto intendere che fosse successo qualcosa.
  • Ma no niente... solita giornata noiosa! - mi limitai a dire cercando di non destare sospetti. - comunque ok! Se mamma e papà sono d’accordo sono prontissima per venire a pranzo con te ma sappi che non ci credo che sia stata una tua idea! - fu lui ad alzare gli occhi per aria questa volta. 

Salutali la mia amica che poverina a causa mia e dei miei interrogatori fece ancora più tardi  dopodiche salii in macchina con Killian e ci dirigemmo in un ristorantino poco distante dalla mia scuola. 

  • ho paura a dire ciò che sto per dirti, so che mi si ritorcerebbe contro,  ma Sono un gentiluomo e non posso sottrarmi da questa cosa. Scegli cosa vuoi mangiare e io prenderò lo stesso!  - mi disse con aria ironicamente preoccupata 
  • Cosa? No, perché? 
  • perché i miei gusti con la tua dieta non vanno molto d’accordo e non vorrei mai farti mangiare in quel modo triste mentre davanti agli occhi avrai me che mando giù questo mondo e quell’alto! - riassunse il tutto con queste semplici parole 
  • Ma scemo! Non mi interessa davvero, prendi quello che vuoi! 
  • No, non se ne parla! Dai... fammi stare tranquillo, non vorrei mai che a causa mia sognassi lasagne viventi che ti inseguono di notte grondando “mangiami mangiami” 
  • Cretino. - scoppiai a ridere - va bene.... sceglierò io per entrambi allora.... vediamo: - ci pensai un attimo su - petto di pollo ai ferri,  condito a crudo, con una bella insalata come la vedi? - proposi. Mi veniva già da ridere 
  • Wowwwww!!! Il mio piatto preferito prorpio - scherzò ma non mi diete il tempo di scegliere altro, magari qualcosa che sarebbe potuta andare bene per entrambi, una via di mezzo per così dire, che aveva già chiamato il cameriere ed ordinato aggiungendo anche dell’acqua naturale per “trasgredire” disse prendendomi in giro. 

Mangiammo parlando un po’ di tutto: degli ultimi pettegolezzi nel gruppo, di due nostri amici che stavano per iniziare una relazione dopo anni che si sbavavano dietro a vicenda senza sospettare l’uno dell’altro e dei suoi allenamenti. Per gran parte del pranzo non toccammo mai l’argomento ginnastica o scuola, cosa che di solito era la prima cosa che mi domandava e questo mi fece sospettare un pochino. feci finta di nulla, magari erano solo mie paranoie, possibile visto il periodo e provai seriamente a godermi quei piacevoli minuti in sua compagnia. 

  • dopo pranzo pensavo di fare una passeggiata al parco, sono secoli che non andiamo lì e poi, se ti piace l’idea, pensavo di portarti al cinema, se non sbaglio c’è in programmazione un film che ti interessava. - propose 
  • Si è uscito due giorni fa mah... Killian domani ho allenamento e di conseguenza devo studiare oggi se voglio star tranquilla. - risposi dispiaciuta. Avrei preferito di gran lunga passare il pomeriggio con lui ma come potevo farlo senza sentirmi in colpa per aver disertato lo studio? In altre occasioni non ci avrei pensato un solo secondo ma tra la ginnastica che mi metteva sotto pressione, la stanchezza è quello che successe a scuola quella mattina dovevo cercare di rimanere con i piedi per terra.
  • Stai diventando secchiona o cosa? - mi prese in giro - dai non farti pregare, per una volta che sono riuscito ad ottenere questo permesso dai tuoi che fai? Vuoi sprecarlo così? 
  • I miei sono a conoscenza che potrei passare l’intero pomeriggio fuori con te? - domandai e lui annuì. - andiamo bene... poi dici che non devo preoccuparmi? Che loro non c’entrano nulla? Converrai con me che è strano! - ma quando mai i miei mi avrebbero permesso di passare l’intero pomeriggio fuori sapendo che l’indomani avrei avuto scuola e di conseguenza compiti da fare?   
  • Se vuoi ti riporto a casa, ma sarebbe uno spreco lasciare andare un’occasione come questa. - disse sottolineando l’ovvio - a te la scelta amore, non posso di certo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi. 
  • Non è che non voglio, anzi... è solo che.... - i suoi occhi nonostante non davano a vederlo trasmettevano tristezza e io come una debole non riuscii a rispettare il mio piano originale e cedetti. - ok va bene! Ma dopo il cinema dritti a casa ok? 
  • Va bene, come la fanciulla desidera! Andiamo però adesso  - disse pagando io conto da perfetto cavaliere come il suo solito - così ci facciamo anche una bella passeggiata. 

Camminammo per un’oretta abbondante stretti l’uno l’altro senza parlare se non per dirci quando ci amavamo, mi stavo finalmente rilassando, forse anche troppo.... Decisamente troppo e il cinema fu il colpo di grazia.  Non appena prendemmo posizione e le luci si spensero poggiai la testa sulla spalla di Killian come ero solita fare d’insolito, ma quel dolce contatto si rivelò essere un buon alleato per il sonno. Iniziai a stropicciarmi gli occhi cercando di rimanere sveglia il più possibile ma quando questo sembró non funzionare del tutto, ogni tanto le palpebre cedevano e si chiudevano per una manciata di secondi, provai qualcosa di più diretto per restare sveglia, iniziai a baciare sul collo Killian fino a farlo voltare verso di me dandomi modo di  occuparmi delle sue labbra. Non sembrò dispiacergli la mia iniziativa ma si trattenne quanto più potè tanto da arrivare ad allontanarmi dolcemente da lui. 

  • non che mi dispiaccia il trattamento tesoro mah... hai aspettato un anno intero per vedere questo film no? Cosa....
  • Distrarsi ogni tanto non fa male e poi questa parte è superflua.... scontata. - risposi tentando di baciarlo ancora. Si fece negare però.
  • Guarda il film... avremo tempo per dedicarci a noi - mi sussurrò nell’orecchio quando dal mio sguardo capì che ci ero rimasta male. Non era da lui rifiutarmi. 

Tornai dunque a concentrarmi sul grande schermo ma come poco prima ecco la stanchezza prendere il sopravvento e nel giro di un paio di minuti mi appisolai. Aprii gli occhi che il film stava quasi per finire, “per fortuna” pensai... se mi fossi svegliata a film già concluso come minimo Killian si sarebbe insospettito invece sembrava  non essersi accorto di nulla. 

  • Avevi pienamente ragione! - mi disse a pellicola terminata mentre camminavamo per raggiungere la macchina. Avevamo parcheggiato un po’ distanti. - il film valeva davvero la pena! 
  • Già.... cosa pensi? Che ti porto a vedere film che fanno schifo? Non sono quel genere di ragazza. - risposi ironica ricordando quanto lui odiava vedere i film strappalacrime che a noi donne piacciono terribilmente. 
  • Buon per me! - esclamò - cosa ne pensi tu del film invece? Rispecchiava le tue aspettative? 
  • Certo! È stato davvero davvero carino. - risposi. 
  • Non sembrava visto che già prima della metà hai tentato di saltarmi addosso - mi fece notare...
  • Che centra... erano solo sue coccole, stavo seguendo comunque... 
  • sì certo... come hai seguito tutto il restante del film... a occhi chiusi. - o no! Mi aveva beccata?!?! - per addormentarti le cose due: o faceva davvero schifo ma lo escludo o c’è qualcosa che non quadra. Non è da te comportarti in questo modo amore... 
  • Su cosa ti basi? Sul fatto che io mi sia addormentata? Ero stanca e il buio ha contribuito... tutto qua. Vorrei tornare a casa adesso, come ti dicevo ho del lavoro da ultimare.
  • Questo invece secondo te è un comportamento normale invece? 
  • Cosa? Il voler tornare a casa per sbrigare delle commissioni? Certo che sì! 
  • Ohi Emma andiamo! Puoi fregare gli altri ma non me! Non sta in piedi tutt’a questa storia... in realtà neanche tu ti reggi in piedi. c’è qualcosa che non quadra, sei diventata improvvisamente strana.... 
  • non è vero! - mi limitai a dire.
  • O si che lo è... ascolta, veniamoci incontro ok? Ti ricordi il nostro patto? Niente segreti! Io ti dico una cosa che vorrei dirti da questa mattina e tu mi dici ciò che ti succede. - non gli risposi, lasciai che fosse lui a continuare. - avevi ragione, non è vero che sono venuto di mia spontanea volontà a prenderti a scuola, mi sarebbe piaciuto ma non  me lo sarei mai sognato sapendo che avevi lezione... sono stati i tuoi a chiamarmi.... - lo guardai incredula, avevo ragione allora!!! - già.... ecco vedi... sono un po’ preoccupati per te, per i tuoi modo di comportarti ultimamente e mi hanno chiesto di conseguenza di venirti a parlare per cercare di farti sfogare un po’. 
  • Cosa? I miei.... mah...
  • Avrebbero voluto essere loro a parlarti credimi ma hanno avuto paura di essere fraintesi, che avresti preso le loro preoccupazioni come un rimprovero e di conseguenza hanno chiesto aiuto a me. 
  • Tze... è incredibile... sei in complotto con i miei genitori???? Killian...
  • Non esagerare adesso, non c’è nessun complotto amore. Mi hanno chiesto di indagare, di capire cosa stesse succedendo ma non l’ho fatto mi sembra. Mi sono limitato a regalarti una bella giornata no? Vedi Emma io Non voglio farti il terzo grado, non mi piace, vorrei solo che fossi sincera con me e che ti aprissi. Anche io come i tuoi ho notato un leggero cambiamento... ti sei allontanata: da me, dalle tue amicizie e questo è strano. Molto strano. 
  • non mi sono allontanata! - provai a giustificarmi 
  • Non dire bugie, sappiamo tutti che è così!
  • È solo per via del ritiro pre-gara. Lo sai com’è fatta Regina no?!? 
  • Mia madre adesso ti vieta anche di fare chiamate? - scosse la testa rispondendo al posto mio - sai quante volte mi hanno chiamato le tue amiche con aria minacciosa accusandomi di averti fatto qualcosa? Credo di aver perso il conto ormai! - mi venne da sorridere, le mie amiche purtroppo avevano questo brutto vizio di intimare le persone. - se ci tieni alla mia pelle, ed io credo di sì in fondo, ti predo di delucidarmi di cosa sta realmente succedendo. Non vorrei ritrovarmi le tue compagne sotto casa armate e non potermi difendere. - la buttó sullo scherzo e solo in quel modo, non so nenache io come, riuscii a liberarmi del peso che mi tormentava ormai da troppo, troppo tempo. 
  • È che non ho tempo per potervi chiamare purtroppo.... la mia giornata è scandita da troppi impegni ormai: scuola, corsi extrascolastici , compiti a casa, allenamenti, altri compiti... non ho più un minuto per me.... già è tanto se riesco una volta ogni tanto a pranzare insieme ai miei. La maggior parte delle volte mi preparo un’insalata veloce e scappo a mangiarla in camera mentre nel frattempo continuo a studiare. È sbagliato lo so, bisogna staccare ogni tanto ma se lo faccio perdo tempo e non so quando recuperarlo. Ho troppi compiti da fare e non mi basta il poco tempo che ho a disposizione. Gli altri hanno tutta la giornata per distribuite quella mole di lavoro ma io no! Ho gli allenamenti e quando non li ho devo comunque anticiparmi i compiti per quando non potrò farli e di conseguenza ecco che il tempo svanisce. Gli allenamenti poi sono diventati massacranti, non so neanche spiegarmi dove trovo le energie per tornare a casa una volta uscita dalla palestra. Non che mi dispiaccia, non fraintendermi... amo allenarmi e ci sto mettendo tutta me stessa mah.... gestire tutto sta diventando difficile. Ho preso a studiare anche di notte ma questo sta portando giorno dopo giorno a delle conseguenze sempre più gravi. Due giorni fa ad esempio, non avevo allenamento e quindi mi sarei potuta concentrare sullo studio no? Beh... sono caduta addormentata non appena mi sono seduta sul divano e oggi.... beh oggi è successo di peggio! 
  • Se ti riferisci che ti sei addormentata al cinema mentre eri con me tranquilla tesoro! Ci mancherebbe altro! Sei....
  • No, non c’entra! Cioè... mi dispiace un casino credimi ma c’è di peggio.... - ero imbarazzata, mi vergognavo a dirlo. -oggi il mio professore mi ha rimproverata perché mi ha beccata a dormire in classe! 
  • Ah.... - non se l’aspettava. 
  • Ti rendi conto di quanto è grave si? Io, Emma Swan, mi sono addormentata in classe nel bel mezzo della lezione???? È da matti! Per non parlare poi che anche il mio rendimento scolastico sta cambiando... la mia media si è abbassata. Ho perso il primato della A  perenne per sostituirlo con B+, B-, B=... oggi proprio a causa di queste cose il professore ha minacciato di chiamare i miei per parlare con loro del mio andamento scolastico.... - abbassai la testa. - sono fottuta se lo farà! Mi rinchiuderebbero in casa e butterebbero la chiave fino al giorno del diploma. Non mi lascerebbero più continuare ad allenarmi.... 
  • non esagerare, i tuoi sono stati i primi a preoccuparsi per te, sanno che stai passando un brutto periodo, non ti punirebbero mai! 
  • Non li conosci allora! 
  • Forse no ma non  credo che i tuoi non possano punirti e sai perché? - scossi la testa - perché vedono quanto tu ti stia impegnando e di conseguenza non hanno argomentazioni valide per poterti punire. Possono dirti di riorganizzare il lavoro in modo da renderlo più produttivo ma mai e poi mai ti metterebbero in punizione, da retta a me! Si puniscono i figli non volenterosi, quelli che non studiano, non le brave ragazze che danno corpo e anima per avere successo in tutto ciò che fanno proprio come te. 
  • Ho paura che mi tolgano la ginnastica... - confessai iniziando anche a piangere. Quella in fondo era la mia paura più grande purtroppo. 
  • E perché mai dovrebbero farlo amore? Non dire sciocchezze! 
  • Perché fino a quando non ho ripreso i ritmi quelli veri avevo tutte A, uscivo con gli amici e avevo una vita normale, ora invece non faccio altro che correre, correre e ancora correre senza ottenere i risultati sperati. - presi un respiro cercando anche di darmi un contegno - Non dico che mi toglierebbero la ginnastica con cattiveria, dico solo che non capendo me la toglierebbero pensando sia la cosa migliore per me!  
  • Non dire fesserie, sanno quanto tu ci tenga. 
  • Se dovessero mettere sull’ago della bilancia la scuola con la ginnastica loro opterebbero per la prima opzione... direbbero che devo pensare al mio futuro e di conseguenza mi allontanerebbero da quello che per loro adesso è solamente un gioco... uno stupido tentativo di rimettersi in pista. La ginnastica non è più una garanzia quindi è inevitabile che loro mi spingano verso quella che ritengano la scelta più sicura...  anche io da genitore forse farei la stessa cosa  dopotutto.
  • Ehi... non voglio che ti butti giù così! Se non riesci a parlare con i tuoi perché hai paura ok, lo rispetto anche son condivido ma ti prometto che ti darò una mano io. In fondo si tratta solo di un mese no? 
  • Ah.. grazie della fiducia! - borbottai leggermente offesa. - ma si... aiutiamo la piccola Emma in questo mese di sogni e speranze tanto allo scadere dei trenta giorni capirà da sola che la sua strada non è quella in cui spera...
  • Ma che hai capito?!?! - gli venne da sorridere - intendevo dire che una volta entrata in squadra la strada sarà più semplice perché non avrai più tutti questi impegni. Ti ricordi  come funziona si? Insegnante privato, classe composta da massimo due o tre persone, scuola post allenamenti ecc ecc ecc. avrai comunque la maturità da sostenere ma sarai più libera di organizzarti.  - In effetti non aveva tutti i torti, a questo non avevo pensato, se fossi entrata in squadra forse le cose si sarebbero alleggerite un pochettino regalandomi attimi di pace. - non farti buttare giù così, passerà te lo prometto e nel mentre come ti ho già accennato ti darò una mano io. 
  • Quando sei libero il pomeriggio io di solito ho  gli allenamenti mentre quando sei libero la mattina io ho scuola... per quanto mi piacerebbe studiare con te non credo che si possa fare...
  • Non potremo studiare insieme forse ma questo non vuol dire che io non possa aiutarti. Hai lo zaino i macchina giusto? 
  • Si.... perché? 
  • Ci sono tutti i tuoi libri?
  • Solo quelli dove ho una mole enorme di roba da studiare! Dovrei tornare a casa infatti....
  • Lasciameli i libri. Non sono per domani tanto giusto?
  • No mah....
  • Te li riprendi domani! Non potrò studiare al tuo posto ma almeno posso alleggerirti il carico facendo qualche esercizio non trovi? - lo guardai per nulla convinta - dai... proviamo almeno, ti prometto di non farti fare brutta figura! 
  • D’accordo ma solo per oggi e solo perché sono disperata ma domani vengo a riprendermi tutto perché devo seriamente studiare ok? 
  • Promesso! Dammi un bacio adesso! Questo Troppo chiacchierare non è da noi. 

Fosse stato per lui saremmo andati anche oltre il semplice bacio ma ero troppo agitata ancora così decidemmo di optare per un’ultima veloce passeggiata, in macchina, per poi tornare a casa. Non avendo nulla da studiare visto che aveva “rapito” tutti i miei libri, né approfittai per farmi una lunga e sana dormita e il mattino seguente carica come non lo ero da una vita mi recai a scuola finalmente con il sorriso sulle labbra. 

  • ma guarda guarda.... qualcuno ha dormito questa notte - disse una voce dietro di me, Killian per la precisione. Ma cosa ci faceva lì? Non doveva essere a lavoro? - visto che ho fatto bene a venirti a prendere ieri?
  • Ciao amore mah... cosa... tu non...
  • Sono venuto a portarti questi! Nel pomeriggio ho un meeting importante e non posso muovermi quindi... ecco a te! Spero di averti aiutato abbastanza. Ho fatto del mio meglio ma come ti dicevo ieri a parte lo scritto per l’orale non posso fare molto! - si giustificò.
  • Hai fatto fin troppo credimi! Non avresti dovuto! - corsi ad abbracciarlo per poi dargli anche un bacio di ringraziamento. - non potrò mai sdebitarmi abbastanza!
  • Non è detto sai? Ho in mente alcune cosette in realtà! - rise
  • Questo perché sei un maiale! - risposi colpendolo sul braccio!
  • Sarà.... ma non ti dispiacerebbero queste cose credimi! - mi guardò maliziosamente - ho imparato a conoscerti ormai signorina! 
  • Idiota! - Risi!
  • Vai in classe adesso! Ci sentiamo in serata. Chiamami mi raccomando!!! Non richiuderti sui libri ancora ok?
  • Ci proverò ma ho comunque da studiare purtroppo. 
  • Chiamami... - ripete e dopo un secondo bacio, purtroppo visto anche da uno dei miei professori che subito mi richiamò all’ordine con un “Swan non è questa la lingua che ti ho detto di approfondire” riferendosi allo spagnolo, mi salutò lasciandomi alle mie cose.

Corsi subito al mio armadietto a posare i libri che per la lezione non mi sarebbero serviti e notai, sfogliando alcune pagine, che Killian aveva fatto più del dovuto. Non solo mi aveva fatto tutti gli esercizi che mi erano stati assegnati, si era portato avanti con gli altri esercizi sul libro, anche quelli di argomenti ancora non spiegati e mi aveva, non contento, fatto i riassunti e gli schemi di tutte le materie che in quel periodo avrei dovuto studiare. Aveva fatto un lavorone, come minimo era stato impedì tutta la notte era il minimo Dovermi sdebitare in qualche modo. 

 

“Forse quelle cosette di cui mi accennavi potrebbero essere prese in considerazione sai???  😏” scrissi in un primo sms “ ho dato una sbirciatina al tuo enorme lavoro e non saprei in che altro modo ringraziarti 😂😂😂” scrissi poi...

 

“Come prima cosa potresti entrare in classe senza prendere una nota! È tardi signorina! Secondo.... beh... purtroppo ora come ora a causa della tua allenatrice non si può fare nulla ma presto... molto presto ho intenzione di metterti al corrente di tutto ciò che mi è venuto in mente e lavorarci su 😏! Ps. Scherzi a parte, non è stato un gran lavoro, ho passato di peggio preparando un esame in una sola notte! Quando andrai all’università capirai! 😘 fila in classe ora.” 

 

Grazie al suo aiuto riuscii seriamente a non aver più problemi con lo studio, mi aveva dimezzato il lavoro riassumendo il tutto in maniera impeccabile tralasciando solo le cose importanti e significative. In qualche materia si era preso la briga anche di aggiungere dei piccoli approfondimenti, cosa di cui non ero a conoscenza fin quando il professore, quello che mi beccò a dormire in classe mi disse di averlo stupito e tornò a mettermi A. 

Finalmente avevo di nuovo il tempo per i miei amici, per Killian, anche se in sua compagnia era meglio non restare da soli o sarebbe potuto succedere di tutto vista l’astinenza e sopratutto tempo per dedicarmi a me, cosa che non riuscivo più a fare da un po’. L’unica cosa di impegnativo che mi rimase furono gli allenamenti ma la cosa non mi dispiaceva affatto, non più, adesso avevo la carica giusta per affrontare la cosa e nessuno mi avrebbe fermata.

Misi corpo e anima per perfezionare i miei esercizi, volevo fossero assolutamente impeccabili per quel giorno e anche se molte cose mi risultavano ancora parecchio difficoltose arrivai alla vigilia della gara abbastanza pronta da poter sostenere la sfida del secolo. 

Ricordo di non aver dormito nulla quella sera e la mattina dopo come facilmente intuibile mi alzai che ero uno straccio. 

Mi iniziai subito a preparare, avevo appuntamento con regina alle 9 e solo dopo feci colazione. Caffè e fette biscottate con un velo di marmellata, questo prevedeva il piano alimentare di quella mattina ma rispetto alle altre volte, che finivo di mangiare che ero ancora affamata, quella mattina faticai a finire la colazione. Ero agitata... troppo e questo mi impediva di godermi uno dei pasti più importanti. Senza colazione non riuscivo a muovere un dito, sono la classica ragazza a cui è meglio non parlare se non ha preso il suo caffè e proprio per questo mi sforzai a finire tutto. Come minimo se non l’avessi fatto avrei rischiato di cadere a faccia a terra durante la prima esecuzione. 

Terminata la colazione andai di corda a lavarmi i denti dopodiche mi misi il cappotto e prima di uscire andai a salutare  i miei genitori promettendo loro di raccontargli tutto per filo e per segno una volta tornata a casa. 

  • aspetta aspetta! - disse mia madre prima che potessi uscire di casa! 
  • Mamma che c’è! È tardissimo! - reclamai immaginando che regina fosse già lì ad aspettarmi.
  • Andiamo insieme, aspettaci! 
  • Cosa? Perché? Non è di strada per voi, farete tardi a lavoro! - quando comunicai loro la data della competizione provarono in tutti i modi a liberarsi dai loro impegni lavorativi ma purtroppo non ci riuscirono... o meglio, così mi fecero credere. 
  • Beh..... sorpresa tesoro! Il lavoro per oggi può attendere! Verremo con te alla competizione! Saremo in prima fila ad ammirarti orgogliosi come sempre! - per poco non mi prese un colpo. Nelle tappe più importanti della mia carriera, esclusa la tappa mondiale dove ebbi l’incidente, i miei genitori c’erano sempre stati e anche questa volta non sarebbe stato da meno. Li ho sempre considerati i miei portafortuna e in teoria credo lo siano davvero. Nel l’unica competizione a cui non presero parte per poco non ci rimasi secca. Semplice coincidenza? Non c’era tempo per pensarci, dovevamo raggiungere la mia allenatrice. 

Salimmo in macchina di papà e arrivammo nel luogo dell’incontro dove come immaginavo vi era già regina! 

  • che sono quelle occhiaie?!?! - fu la prima cosa che mi disse! - non hai dormito?
  • Poco... - ammisi. 
  • Iniziamo bene... 
  • non mettermi più ansia di quella che già ho per favore! - guardai l’orologio - scusa per il ritardo comunque... - ero in ritardo di quattro minuti ma sapevo già che per lei era un eternità! 
  • Non preoccuparti! Per una volta non sei l’ultima ad arrivare. - a no? 
  • Chi stiamo aspettando? - chiesi non capendo. Le mie ex compagne di federazione vivevano tutte insieme nella sede principale, non era di strada il mio quartiere per arrivare al palazzetto in cui si sarebbe tenuta la gara.... 
  • me! - si intromise il diretto interessato che altri non era se non il mio fidanzato!
  • Mah... cosa.... - anche lui mi aveva detto di dover lavorare ma dalla faccia gongolante capii che anche lui mi aveva tenuto uno scherzo! - siete degli idioti! Mi avete presa in giro! 
  • Pensavi seriamente che ci saremo persi questa cosa amore! - scosse la testa rassegnato - mai! Mi sarei fatto licenziare piuttosto! - corsi ad abbracciarlo più felice che mai e inevitabilmente ci scappo un bacio! Un bacio un po’ troppo lungo...
  • Vedo che ti sei ripresa, cos’è ti è improvvisamente passato il sonno e la strizza? - mi prese in giro Regina mentre mio padre borbottava contrariato qualcosa, di sicuro inerente al bacio, verso mia madre 
  • più che ripresa! Ora sono pronta a scalare anche la vetta più alta! 
  • Si sì ok!!!! Frena e rimani concentrata di ciò che devi fare. Sali in macchina avanti, il palazzetto ci aspetta. 

Ero  felice   di avere le persone più importanti della mia vita lì a sostenermi, ma non era ancora finita: quando arrivai al palazzetto non solo trovai le mie ex compagne di federazione, tutte tranne Zelina, fuori ad aspettarmi per entrare insieme e riprenderci il nostro posto ma trovai anche tutti i miei compagni di classe sulle gradinate del pubblico con non so quanti striscioni tra le mani, tutti rigorosamente per me!  Non avevamo scuola quella mattina ma questo non implicava certo che non avessero altro da fare piuttosto che stare lì. Fu davvero una bellissima sorpresa e non riuscii a trattenere le lacrime  nel vedere quanta gente era lì pronta a credere in me ancora una volta. “ Ma se li avessi delusi? “ fu la prima cosa che pensi una volta passata l’emozione iniziare, ma non ebbi il tempo di approfondire a pieno la cosa, la competizione stava per iniziare e io dovevo assolutamente andare a prepararmi. Salutai tutti ringraziandoli ancora una volta per la loro presenza,  in particolar modo  andai ad abbracciare i miei e Killian, dopodiche raggiunsi gli spogliatoi assieme alle altre ragazze e a Regina.  Trovai anche Zelina nello spogliatoio che avevano occupato, era scontato in fondo che ci fosse anche lei visto che erano amiche; mi rivolse un mezzo sorriso di cortesia come saluto ma io la ignorai, forse anche sbagliando,   andando a sistemare le mie cose in un angolino e iniziando a prepararmi. Non mi sentivo ancora pronta a parlare con lei, non sapevo se mai sarei riuscita a farlo, ma di sicuro quel giorno era il meno indicato visto quanto c’era in ballo. In quel momento dovevo pensare solamente alla competizione, il resto doveva rimanere fuori quelle quattro mura. 

Ancora una volta decisi di non indossare i miei  vecchi body come invece fecero le mie compagne, optai per un body tutto nuovo, blu con svarosky argento e con la mia ormai fedelissima fenice, sperando che  mi portasse fortuna e dopo averlo indossato ed essermi pettinata con le mie solite trecce raccolte raggiunsi la saletta adibita al riscaldamento. Dopo una corretta di cinque minuti per scaldare i muscoli iniziai a provare sotto lo sguardo vigile di Regina i passaggi più complicati dei miei esercizi ma improvvisamente nel bel mezzo del lavoro decisi di fermarmi. 

  • e ora che ti prende? - chiese Regina non capendo mentre mi ero allontanata dalla postazione del volteggio andandomi a sedere su una panchina.
  • Basta così! Sono a posto! - risposi cercando di essere il più tranquilla possibile.
  • Dovrei deciderlo io se sei a posto o no, fino a prova contraria sono ancora io la tua allenatrice mi sembra! - rispose seria. La mia risposta non le era piaciuta - fila al volteggio avanti.... 
  • No! 
  • Emma! Non farmi perdere la pazienza per favore. - cercò di restare calma. 
  • Guarda... - le indicai un punto preciso della sala mostrandole il Vero motivo per cui avevo interrotto le mie prove tecniche. 
  • E allora???? Non avrai interrotto per lei.... - annuì. Era Zelina il motivo per cui avevo smesso di esercitarmi, non volevo che mi vedesse, non volevo che potesse già pensare di battermi. - mah... Emma tesoro è paranoia questa! - scrollai le spalle! - dai non fare la ragazzina, fregatene e pensa al tuo lavoro! 
  • Mah....
  • Guarda che ti ritiro dalla gara! - la guardai come a dire “non avresti mai il coraggio.” - non sfidarmi, sai che sono capace.
  • D’accordo hai vinto! Ma se mi rompo qualcosa poi non venire a dirmi che ti senti responsabile. - forse avrei dovuto evitare di dirle quelle parole, in  fondo è prorpio ciò che successe in passato, ma ormai era tardi per rimediare così tornai al volteggio e non potendo fare altrimenti ripresi i miei allenamenti. Il primo salto ando da schifo, non lo avevo mai sbagliato in prova in quel lungo mese e i successivi andarono anche peggio. Ad uno degli ultimi, forse prorpio l’ultimo mi cedette addirittura la gamba, per un mio errore nel calcolare lo spazio  devo essere onesta, ma a regina bastò per farmi interrompere gli allenamenti. 
  • Ho capito... lasciamo stare prima che tu ti rompa sul serio qualcosa ma sappi che non ci siamo signorina! - disse per poi avvicinasi e prendermi da parte! - se entrerete entrambe in nazionale che facciamo è? dobbiamo dividervi come i ragazzini? - sbuffai - è inutile che sbuffi! Devi imparare a convivere con questa possibilità quindi per l’allenamento ok, lasciamo stare, ma in gara.... emma guardami negli occhi: non accetto errori! - lo faceva per il mio bene, lo sapevo questo, ma quelle parole risuonarono un po’ come una minaccia. - non farmi pentire di averti dato fiducia. - bene... fantastico.... ora oltre all’ansia della competizione avevo anche la paura di deluderla. 

    Misi gli auricolari e iniziai ad ascoltare musica per rilassarmi… fu tutto inutile, la mia mente non riusciva a pensare ad altro che alle parole di Regina e alla paura di sbagliare tutto. C’era troppo in gioco per buttare tutto all’aria ma se non mi fossi calmata quanto prima molto probabilmente è proprio quello che sarebbe accaduto. Camminai avanti e indietro per la sala non riuscendo a restare ferma fino a quando Abby, vedendo che la situazione stava letteralmente sfuggendo al mio controllo, venne in mio soccorso.

    -          Prendi la felpa e usciamo fuori! – disse categorica – Hai bisogno di una boccata d’aria fresca.

    -          Non sarà una boccata d’aria a farmi rilassare credimi…

    -          Lo so, ma usciamo lo stesso! Forza sbrigati. – Decisi di accontentarla ma solo per evitare altro stress, conoscendola sarebbe stata capace di assillarmi fino allo sfinimento. Presi la felpa e una volta averla indossata la raggiunsi fuori, non era sola… Killian era con lei. I miei occhi si illuminarono al solo vederlo e Abby se ne accorse immediatamente iniziando a gongolare.

    -          E tu che non volevi neanche uscire! – scosse la testa prendendomi in giro. – Sono o non sono un’amica? – in pratica vedendomi sull’orlo di una crisi di nervi aveva mandato un messaggio a Killian dicendogli di raggiungermi perché avevo un disperato bisogno di un bacio consolatore. – Vi lascio soli, rimanete nei paraggi però, non appartatevi da nessuna parte che se ci chiamano per iniziare poi non so dove trovarvi per avvisarvi ok? – fece l’occhiolino e a velocità della luce sparì lasciandoci soli.

    -          Si può sapere che ti succede? Abby mi ha detto che eri nel panico…

    -          Ho avuto un piccolo scontro con Regina… - ammisi.

    -          Ah si? E che ti ha detto? Dimmelo perché oggi mi ci trova. – disse prendendo le mie parti senza conoscere in realtà la vera dinamica dei fatti. – Oggi è una giornata importante per te e lei che fa? Ti mette pressione? Tze…

    -          No Killian lei non centra… cioè centra ma non è colpa sua… sono stata io a farla alterare. 

    -          Tu? E perché?

    -          Mi sono rifiutata di provare gli elementi. Lo so… non dire nulla, ho fatto male ma c’era Zelina che continuava a fissarmi con insistenza e io…. – ero sull’orlo per mettermi a piangere. 

    -          Shhhh…. Va tutto bene, ho capito. – mi abbracciò. 

    -          No, non va tutto bene… Regina adesso è arrabbiata e pretende il doppio. “nessun errore in pedana” mi ha ordinato… 

    -          Lo fa per spronarti, solo per questo credimi.

    -          Ma non mi sprona così… mi mette ansia. Io non voglio deluderla, non voglio deludere nessuno mah….

    -          Non riusciresti a deludere nessuno neanche impegnandoti seriamente credimi. Devi solo concentrarti e dare il meglio di te. Non per Regina, non per me, non per la tua famiglia… per te stessa Emma, solo per te. Focalizza il traguardo e fai delle tue paure il tuo punto di forza. Non so… cosa ti preoccupa adesso? Che Zelina ti fissi? Fregatene anzi… spera che ti guardi attentamente mentre esercizio dopo esercizio le strappi il posto da sotto il naso.

    -          Wow… un tantino cattivello persino per te! – disse abbozzando un sorriso.

    -          Tu meriti di entrare in squadra Emma e devi fare tutto ciò che è in tuo potere per entrarci. Non succederà? Pazienza ma almeno sarai consapevole di aver dato tutto e non avrai rimpianti. – lo strinsi a me con quanta più forza avessi in corpo. Era un angelo, riusciva sempre a trovare le parole giuste per farmi tornare il sorriso.

    -          Se non ci fossi tu amore mio…

    -          Lo so, bisognerebbe inventarmi. Ora dammi un bacio però! Ogni consulenza va pagata non credi? – disse giocando ma il bacio glielo diedi sul serio, più di uno in realtà. – Non te l’ho ancora detto ma sei meravigliosa vestita e pettinata così. Il body sarebbe meglio più coprente ma per oggi chiuderò un occhio.

    -          E tu cosa ne sai del mio body? – nessuno lo aveva ancora visto a parte le ragazze che erano dentro con me, come poteva lui sapere cosa avessi indosso sotto la felpa?

    -          Abby… mi ha mandato una foto. – me la mostrò, il testo sotto di essa citava più o meno questo “non sbavare…” – Sono geloso che tutti ti guarderanno vestita in quel modo sai? Solo io ho il diritto di ammirarti mezza nuda!

    -          Mezza nuda, non esagerare…. E poi…. Tu puoi vedermi più che mezza nuda – gli feci l’occhiolino e tornai a baciarlo con passione. Ero tornata in me grazie alle sue parole ma neanche a farlo a posta, proprio nel momento in cui mi ero lasciata un po’ più andare ecco apparire dietro le nostre spalle Regina, che vedendoci avvinghiati non perse tempo a dire la sua.

    -          Il contegno non sapete proprio dove sia di casa voi due… - esclamò – e poi è così che ti prepari per la gara signorina? Te l’ho già cantata prima, se non…

    -          Mamma non è il caso davvero, lei…

    -          Zitto tu! Non dovresti neanche essere qui! – gli fece notare. – Niente distrazioni per le mie allieve lo sapete entrambi quindi…

    -          D’accordo lascio il campo ma per favore: lasciala in pace mamma. Ho fatto tanto per calmarla, non mandarla nel panico di nuovo. – le si poteva leggere negli occhi: aveva una gran voglia di rispondergli a tono ma non lo fece, in qualche modo riuscì a trattenersi e dopo aver supervisionato con i suoi stessi occhi che stesse seriamente andando via mi prese sottobraccio e mi riportò dentro neanche fossi una fuggitiva.

    Andai a rifugiarmi in un angolo sperduto lontano da occhi indiscreti ma quando dall’altoparlante ci chiamarono per prendere postazione in campo di gara per la parata iniziale fui costretta a raggiungere le mie ex compagne di squadra e sfoggiare il mio miglior sorriso. Mettere piede in pedana con la consapevolezza di giocarmi il futuro non fu affatto eccitante come le gare precedentemente svolte nell’ultimo periodo, anzi… la parata iniziale mi sembrò più una sottospecie di iniziazione che altro. Provavi a fare finta di nulla, nessuno oltre a me doveva percepire il panico che stavo provando in quel momento sentendo gli occhi di tutti puntati addosso. Già… mi sentivo osservata e non era una mia semplice impressione, mi stavano osservando seriamente tutti, nessuno escluso. Non avevo minimamente preso atto, quando accettai di prendere parte all’evento, che probabilmente sarei stata la ginnasta più osservata in tutta la competizione, in quei quattro anni ero stata sulla bocca di tutti a causa del mio incidente dopotutto… “poverina di qua” poverina di là” …, prenderne atto a soli pochi minuti  della mia prima esibizione quindi non fu per nulla confortante… anzi, le mie paure si triplicarono.

    Terminata la parata andai a prendere posto nella tribuna che mi era stata assegnata ma non mi misi a seguire la gara… decisi di scaldarmi ancora un pochino e fino a quando non venni chiamata alla trave, per la mia prima prova, non alzai mai lo sguardo verso la pedana onde evitare di influenzarmi. 

    Feci una prima volta a dir poco impeccabile, gli stessi giudici a fine esibizione mi applaudirono, cosa assai rara nel nostro sport, ma nelle tre restanti esibizioni tentennai un pochino facendo qualche errore qua e la, errori stupidissimi alcuni, mai fatti in sala prove. Avrei potuti evitarli tranquillamente quelli, ma l’emozione aveva giocato qualche tiro mancino. Tra i vari errori però ve ne fu uno davvero importante, al volteggio… sbagliai completamente l’arrivo del salto che mi ero rifiutata di provare poco prima in sala prove. Quel salto aveva un punteggio assai elevato vista la difficoltà e sbagliarlo voleva dire non stare tranquilli per tutto il resto della competizione. In contesto olimpico un errore simile mi avrebbe precluso il podio, in una gara di qualificazione però forse ancora una piccola chance c’era… 

    Attesi la fine di tutta la competizione con un magone nel petto non indifferente e vedere Regina osservarmi dall’altro della sua autorità e non dirmi nulla mi fece tremare ancora di più. Non era da lei comportarsi in quel modo, anche in passato, quando sbagliavo in maniera eccessiva un esercizio lei era sempre la prima a motivarmi a non gettare la spugna, ad attendere i risultati finali perché tutto è possibile… vederla restare al suo posto, fredda come un cubetto di ghiaccio mi destabilizzò e non poco. Fortunatamente le cose, almeno in quella circostanza, andarono per il migliore dei modi e nonostante mi piazzai solamente terza, erano quattro le ragazze che avrebbero avuto accesso al posto in nazionale, riuscii a classificarmi per il rotto della cuffia. 

    Io, Abby, Sarah e Zelina, eravamo ancora noi  le quattro ginnaste a rappresentare l’America nelle competizioni ufficiali che si sarebbero tenute da li a breve, ancora noi 4… esattamente come quattro anni prima. 

    -          Non posso ancora crederci ragazze! Tutte e quattro ancora unite… bisogna festeggiare!!!! – fu Abby la prima a sciogliere il ghiaccio dopo le foto ufficiali e le interviste che ci vennero fatte a termine della competizione. Era seriamente felice che la squadra non fosse cambiata di una virgola, che ci fossimo ancora tutte e quattro, sembrava quasi che il tempo non fosse mai passato. Sarah si unì al suo entusiasmo iniziando a fantasticare anche lei su come sarebbero stati questi mesi mentre io e Zelina rimanemmo in silenzio stampa: ormai qualcosa tra di noi si era rotto per sempre e nessuna delle due a quanto pare era felice della presenza dell’altra. Sarah e Abby si accorsero immediatamente del gelo che c’era tra di noi e si sentirono in dovere di provare a fare qualcosa. 

    -          Ma ci pensate ragazze? Possiamo ricominciare da zero! – fu sarah a prendere la parola per prima. – Possiamo far finta che questi quattro anni non siano mai esistiti, possiamo ancora sognare un’olimpiade tutte e quattro insieme. – Era sempre stato il nostro sogno fin da quando eravamo piccole e ci allenavamo insieme ma purtroppo i campionati mondiali non andarono affatto bene per tre di noi l’ultima volta: io per via dell’incidente e Sarah e Abby per alcune penalità che non le fecero classificare ai giochi olimpici. Neanche Zelina in teoria si sarebbe dovuta classificare quel giorno, non aveva ottenuto un punteggio sufficientemente alto per far si che questo avvenisse ma entrò ugualmente solo perché io mi infortunai e lei era di posizione subito dopo di me.  Quello fu il primo anno in assoluto nella storia di tutta la ginnastica artistica che l’America partecipò solo negli individuali e non nella gara a squadre e fu anche il primo anno in cui non portò a casa neanche una medaglia. 

    -          Sarah a ragione! – Proseguì Abby - Buttiamoci tutto alle spalle e ricominciamo da zero: siamo sempre state tutte molto unite noi no? E’ un peccato rovinare tutto quello che siamo sempre state l’una per l’altra solo per delle sciocche incomprensioni non vi sembra? Quello che è successo in passato rimane nel passato, viviamoci il presente e riprendiamoci tutte insieme ciò che ci è stato negato. Possiamo farcela, ma dobbiamo crederci tutte. 

    -          Io non ho nessun problema a lavorare con miss perfettina… è lei forse che ha seri problemi con me. L’invidia purtroppo è una brutta bestia ragazze mie…  - ve lo giuro, non so chi mi trattenne dal non spaccare la faccia a quella rossa da quattro soldi seduta stante… dopo tutto ciò che mi aveva fatto voleva addirittura far passare la colpa su di me?

    -          Ma finiscila di fare la vittima… quale invidia è? Quale, che se non era per me tu neanche ci mettevi piede alle olimpiadi… - le feci notare - è stata solo fortuna la tua anzi… sfortuna… io al tuo posto non mi sarei più fatta vedere dopo lo schifo che hai combinato. 

    -          Intanto io ho realizzato il mio sogno, da sola e senza aiuti, tu che hai fatto è? Se sei qui oggi devi solo ringraziare Harris che ti lecca il culo dal primo giorno che hai messo piede in questa federazione. Emma di qua, Emma di la… una raccomandata da quattro soldi ecco cosa sei. Voglio proprio vedere fino a dove arriverai con quella gamba conciata in quel modo… 

    -          Emh.. ragazze…. – sarah e Abby si guardarono come a voler dire “meglio dividerle” e avevano ragione, un altro minuto in compagnia di quella pazza psicopatica e non avrei più risposto delle mie azioni. 

    -          Abby, Sara…. Ci pensiamo noi a loro, andate fuori per favore, vi raggiungiamo subito. – Fu regina, accompagnata da Harris, ad interrompere i nostri discorsi raggiungendoci negli spogliatoi ormai vuoti; erano venuti per complimentarsi con la nuova/vecchia squadra ma a quanto pare prima di farlo occorreva mettere in chiaro alcune cose. 

    -          Prima che voi possiate dire qualsiasi cosa vi ricordo una semplice regola fondamentale: - fu Harris il primo a parlare dei due - Io sono il capo, io decido del vostro futuro all’interno della squadra quindi non fatemi incavolare, nessuna delle due, - specificò guardando Zelina, in riferimento al fatto che mi aveva dato della raccomandata - o vi mando a casa a calci nel sedere prima ancora di farvi firmare il contratto.  – entrambe abbassammo la testa sentendoci rimproverare in quel modo. Fantastico, ero appena tornata e già mi toccava la prima tirata di orecchie. - Non ho sentito molto della vostra conversazione ma quel poco mi è bastato.  Vorrei ricordarvi che siete una squadra e come tale pretendo che vi comportiate. Esigo che vi portiate rispetto anche se non potete vedervi e che vi aiutate l’una con l’altra in caso di difficoltà. Al prossimo litigio siete fuori ve lo dico subito, non esiste un comportamento simile nella mia squadra, mi sono spiegato?

    -          Si… Signor Harris – rispondemmo entrambe. 

    -          Bene, veniamo ora nel dettaglio a quello che ho sentito… Emma! Che Zelina sia una brava ginnasta è un dato di fatto o non sarebbe qui in questo momento, screditarla dicendole di essere una seconda scelta non è affatto carino e ridicolizzarla per non essersi classificata alle scorse olimpiadi lo è ancora meno, soprattutto se detto da una compagna di squadra. Tutti possono sbagliare, al suo posto sarebbe potuto succedere anche a te.  – vidi Zelina fare un ghigno malefico. – Veniamo adesso a te Zelina, il fatto che Emma oggi sia qui e si sia ripresa il suo posto in squadra non significa che sia una mia protetta come hai ampiamente dichiarato poco fa. Lei non ha nulla di diverso rispetto a voi, non riceve trattamenti di favore da parte mia e viene trattata come chiunque all’interno della mia federazione. È semplicemente una brava ginnasta, una delle migliori che l’America abbia mai visto non si può negarlo e di conseguenza sarei stato uno stupido a non chiederle di provare a partecipare. Se al suo posto ci fosse stata una “Samantha” – fece un nome a caso – o una Jessica, o una Rebecca, sarebbe stata la stessa identica cosa. Non corro dietro Emma perché è Emma, io non corro dietro nessuno sia chiaro, punto semplicemente al successo della mia squadra, sono continuamente a caccia di talenti per cui, se ne trovo uno non me lo faccio di certo scappare. - prese una pausa e ci scrutò entrambe. - Spero che sia tutto chiaro e che non debbia più ripetermi ragazze. – annuimmo entrambe. – Bene, pretendo rispetto ricordatevelo, non solo verso di me o Regina – mi fissò pronunciando il suo nome – ma anche verso voi stesse. L’unione è la prima cosa che rende salda e speciale una squadra, se manca quella il resto non conta. Ora prendete le vostre cose e andate, ci vediamo domani pomeriggio in palestra per i contatti. 

    Ci dileguammo alla velocità della luce onde evitare ulteriori rimproveri e una volta giunte nuovamente in pedana, era li l’appuntamento con le altre, trovammo oltre a loro anche tutti i nostri parenti e amici con delle bottiglie di spumante in mano proti a stapparle per dar via ai festeggiamenti. Quella di quella sera fu  una festa in piena regola, con tanto di musica e buffet, nessuna di noi quattro se la sarebbe mai aspettata e come ogni festa che si rispetti ecco arrivare anche dei regali a ciascuna di noi. Il primo tra tutti ci venne consegnato proprio da loro, da Regina e Harris i quali ci donarono la nuova divisa della nazionale e il nuovo body di gara con i loro migliori auguri per un anno a dir poco spumeggiante. Erano di sicuro il body e la divisa più bella mai indossata in tutti quegli anni ma non solo, per me avevano un valore speciale, quello della mia rivincita. 

    Di comune accordo ci venne chiesto di indossare la divisa e noi accettammo senza esitazione; indossarla fu una sensazione ancora più grande che riceverla tanto che non riuscii a trattenermi dal piangere. Fortunatamente non diedi molto nell’occhio e mentre le mie compagne, una alla volta, iniziarono a scartare avanti a tutti i loro regali, io corsi ad abbracciare i miei genitori, i miei primissimi sostenitori, coloro senza i quali questo non sarebbe mai stato possibile e loro mi fecero piangere ancora di più dicendomi quanto fossero orgogliosi di me. Rimasi accanto a loro fin quando fu il mio turno di aprire i regali poi fui costretta a raggiungere il centro della pedana. Le mie amiche ricevettero fiori, braccialetti portafortuna, peluche… niente di imbarazzante o particolarmente importante quindi diciamo che avanzai con passo tranquillo, a quanto avevo capito Regina e Harris avevano chiesto a tutti i parenti e amici dei partecipanti di preparare qualche pensierino in caso di vittoria, niente di particolarmente importante anche perché nel caso un ginnasta non fosse stato scelto almeno il regalo non sarebbe andato sprecato. 

    Anche per me si iniziò con una grande quantità di fiori: i miei compagni di classe, le mie amiche più strette sempre in fascia scolastica, i miei genitori, i miei parenti di Storybrooke sempre tramite i miei genitori in quanto non potevano essere li e non per ultimo Killian. Il suo bouquet si riconobbe all’istante in quanto era l’unico composto solo ed esclusivamente da rose rosse. 

    A seguire, subito dopo gli omaggi floreali, iniziai a scartare i primi regali. Il primo me lo consegnarono Abby e Sarah, le mie migliori amiche in assoluto.  Come me neanche loro non sapevano nulla della festa in nostro onore ma avevano pensato comunque di farmi un piccolo pensierino nel caso in cui fossi passata. 

    “Ben tornata in famiglia! Sapevo che non ci avresti abbandonata.” Citava così il loro bigliettino. 

    Aprii la scatolina che conteneva il mio regalo e al suo interno vi trovai un piccolo cornetto rosso. 

    -          Un pizzico di fortuna non basta mai! – disse Aby venendomi ad abbracciare.

    -          Già!!! Sono davvero felice che siamo di nuovo insieme. – continuò Sarah

    A seguire scartai il regalo fatto dai miei compagni di classe, loro non ci andarono leggeri nel regalo e davanti a tutti fui costretta a mostrare un body da allenamento o da stage a dir poco illegale per i miei gusti, ma allo stesso tempo davvero davvero particolare. Abby e Sarah impazzirono alla sola vista, conoscendole lo avrebbero indossato anche per cose non inerenti alla ginnastica, Regina, mio padre, ma soprattutto Killian invece lo guardarono a dir poco contrariati. 

    -          Vogliamo vedere come ti sta il prima possibile! – scherzarono due dei miei compagni, uno di loro a dire il vero voleva essere un po’ più di un compagno di classe. Secondo alcune mie amiche mi veniva dietro già da un po’. 

    -          Non penso proprio! Ma guarda tu questi… - chi poteva rispondere se non Killian? 

    -          Vai avanti con i regali che è meglio… - gli andò in soccorso Regina prima che potesse partire con qualche scenata di gelosia. 

    Scartai il terzo e il penultimo regalo, era da parte dei miei genitori. Una catenina con un ciondolo a cuore e un diamantino alla punta del cuore con su incisa una frase. “Seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino”. Una frase sentita un milione di volte ma con un significato davvero importante. “Non arrenderti mai” questo volevano dirmi e questa volta avrei fatto di tutto per non deluderti. 

    Per l’ultimo regalo venne il diretto interessato a consegnarmelo di persona: Killian e al solo vederlo avvicinarsi il mio cuore iniziò a tremare dalla felicità. Avrei mai smesso di provare quelle sensazioni così forti alla sua sola vista? Probabilmente no. 

    Afferrai il piccolo pacchettino tra le mani e con disinvoltura, come per gli altri pensierini, aprii senza aspettarmi chissà che cosa. Rimasi a bocca aperta e quasi senza fiato nel ritrovarmi davanti agli occhi un anello. Non un anello qualsiasi, un solitario. 

    -          K… Kill… - mi morirono le parole di bocca. 

    -          Lo so, non te lo aspettavi ma faceva parte del piano… spero che ti piaccia! – continuai a guardarlo completamente imbalsamata nonostante gli applausi e i fischi di acclamazione da parte dei nostri amici. Un anello… mi aveva regalato un anello? Alla faccia del pensierino. – Amore, guarda, - lo tolse dalla scatola per mostrarmelo nel tutto il suo splendore – Al suo interno ho fatto incidere una frase. 

    “Me&te… un amore da medaglia olimpica”

    -          Spero davvero che ti piaccia. 

    -          S.. se mi piace… Killian certo che mi piace mah… è… è troppo non… non dovevi.

    -          Sono mesi che penso di regalartelo ma volevo farlo in un’occasione speciale. Sapevo per certo che oggi saresti passata quindi… quale occasione migliore di questa? – mi prese la mano. – Posso? – Annuii ripetutamente mentre le lacrime ripresero a scorrere incontrollabili sul viso. – Tranquillo David, non la sto chiedendo in sposa – si rivolse a mio padre per poi mettermi l’anello al dito e baciarmi – Non oggi almeno. – Mi guardò dritto negli occhi come fosse una promessa che prima o poi sarebbe accaduto. 

    Tornai a baciarlo con sottofondo ancora applausi ma poi fummo costretti ad interromperci per due motivi: Il primo, il più importante era che se continuavamo di quel passo avremmo finito per dare spettacolo, il secondo quello che fu palese a tutti fu che Abby si mise letteralmente davanti a noi con il suo cellulare a riprendere il momento tra cui il nostro bacio. 

    -          Spero non diventi un film vietato ai minori! – disse e solo allora ci rendemmo conto che forse era il caso di darsi una regolata. Avevo perso tutta la mia timidezza ma cosa potevo farci… mi aveva sorpreso. 

    Il resto della serata passò in maniera tranquilla e spensierata nonostante le discussioni di qualche ora prima, ci divertimmo tutti come non mai e con la promessa di rivederci l’indomani per firmare quel tanto atteso contratto lasciammo il palazzetto, dopo averlo rimesso a nuovo, e tornammo a casa. 

    Purtroppo Fui costretta a salutare Killian con un semplice bacio a stampo, i miei genitori erano presenti, non potevo replicare lo spettacolo già fatto per via dell’anello, ma attraverso gli occhi cercai di fargli capire quanto fossi felice di averlo giorno dopo giorno al mio fianco. “Ti amo…” gli sussurrai a for di labbra prima di lasciarlo andare definitivamente dopodiché aspettai che si rimettesse in macchina e solo allora mi richiusi la porta alle spalle…

    Note dell’autore: vi chiedo scusa se verso la metá/fine del capitolo troverete i trattini al posto dei puntini ad inizio dialogo, ho scritto il capitolo su due programmi differenti e purtroppo questo è il risultato.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***




Amore olimpico
Capitolo 18

 
Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte: la qualificazione, l’anello… troppe emozioni in un solo giorno e l’indomani come facilmente prevedibile, feci fatica ad alzarmi dal letto.
Per i miei genitori avrei potuto tranquillamente anche saltare la scuola quella mattina visto il mio stato catatonico ma io decisi di cambiarmi e andare ugualmente perché immaginavo già che da quel pomeriggio, dopo la firma del contratto, qualcosa sarebbe cambiato. Cercai di vivermi quella mattinata nella maniera più spensierata possibile cercando di imprimere nella mia mente più ricordi possibili, mi tolsi un paio di interrogazioni a cui andai volontaria dopodiché mi riunii con le mie compagne e i miei compagni più fedeli per quello che sarebbe stato senza ombra di dubbio il mio ultimo pasto in quella scuola.
Cercai di non lasciare nulla al caso e di fare tutto ciò che fino a quel momento non avevo mai fatto e feci bene a farlo perché quello stesso pomeriggio, quando raggiunsi la federazione nazionale, presi seriamente atto che da li a poco molte cose sarebbero nuovamente cambiate.
Ci fecero accomodare nella grande sala d’aspetto situata difronte l’ufficio del signor Harris dopodichè una alla volta fummo chiamate a rapporto dal diretto interessato per comunicarci tutto ciò che dovevamo sapere di ogni singolo contratto. Iniziarono con Abby, poi fu il turno di Sarah e a seguire fecero entrare Zelina. Mi lasciarono per ultima, evidentemente la mia situazione era più complicata rispetto alle altre, ma prima che potessi entrare Zelina mi lanciò una battutina che mi fece per un attimo perdere di vista il mio obiettivo.
  • Avrei dovuto aspettarmelo che adesso che è tornata la principessina mi avrebbero cambiato allenatore! Tze… il meglio del meglio solo per Emma Swan… bah… a saperlo prima mi ci sarei fidanzata io con il figlio della Mills, è chiaro che l’alleni solo per questo motivo. – Ero ad un passo dall’entrare nell’ufficio di Harris quando ascoltai quelle parole cariche di veleno. Avrei dovuto ignorarla, sbattermene dei suoi pensieri ed entrare a firmare il mio contratto, ma aveva messo in mezzo il mio uomo e nessuno poteva permettersi di farlo.
  • L’invidia è proprio una brutta bestia non è vero? – le dissi raggiungendola, si voltò a guardarmi con aria di sfida – Guarda Guarda… stai diventando verde! – la presi in giro
  • Taci raccomandata!
  • Raccomandata? Raccomandata a chi è? – mi avvicinai ulteriormente.
  • Emh… ragazze non è il momento, Harris è proprio dietro quella porta e se vi sente nuovamente litigare non…
  • A te razza di idiota! – rispose Zelina ignorando Abby che cercò modo e maniera di calmare le acque. – Perché pensi che mi abbiano tolto la Mills come allenatrice principale è? Per te signorinella da quattro soldi, perché qui si va avanti solo in base alle raccomandazioni e alle preferenze. Stava allenando me fino a quando non ti sei strusciata addosso al suo figlioletto adorato.
  • Killian non centra nulla in questa storia quindi ti chiederei di non metterlo in mezzo e poi se proprio dobbiamo dirla tutta, Regina ti ha allenata solo per le olimpiadi e solo perché è stata costretta. Non ti avrebbe allenata altrimenti, puoi starne certa. Regina non perde tempo con i perdenti!
  • E invece con le zoppe senza speranza perde abbastanza tempo suppongo… boccaccia mia stai zitta prima che combini un casino!
  • Zelina ci sono forse problemi? – si affacciò Harris dal suo studio sentendo battibeccare.  – Qualcosa non le è forse chiaro nel suo contratto?
  • Emh… no signore! Tutto perfettamente chiaro. – rispose degludendo visibilmente.
  • Meglio così, Emma avanti… - rivolse il suo sguardo su di me, - tocca a te adesso, vieni accomodati. – Non me lo feci ripetere due volte e lasciando Zelina blaterare da sola seguii Harris nel suo ufficio. di sicuro ci aveva sentito discutere ancora una volta ma non disse nulla, non a parole almeno e si concentrò su di me e sul foglio che mi porse davanti. – Allora signorina Swan, il suo contratto bene o male rispecchia le stesse caratteristiche di quello firmato quattro anni fa, l’unica differenza sta negli orari di allenamento, per via del suo infortunio non possiamo andare oltre le quattro ore giornaliere, nell’alloggio, dovrà dirmi lei se vuole vivere qui come gli scorsi anni o rimanere nella sua attuale residenza e non per ultimo il fattore studio. So che ha la maturità quest’anno a differenza delle sue compagne e che sta seguendo una scuola davvero prestigiosa, sarebbe un peccato dover rinunciare agli studi proprio a pochi mesi dalla fine di un percorso ma è anche vero che seguire una scuola così complicata e allenarsi a livello agonistico nello stesso momento, per quanto le ore possano essere ridotte è davvero difficile. Le propongo quindi due soluzioni: la prima è quella di provare a vedere se riesce a conciliare entrambe le cose, metteremo i suoi allenamenti solamente nel pomeriggio in modo che possa frequentare la scuola, la seconda opzione invece è quella di chiedere ai suoi professori di farla studiare da privatista: riceverà dalla sua scuola tutta la modulistica per non restare indietro con il programma e studierà da casa, o qui in federazione, nei momenti in cui non avrà allenamento. Tutto qua, per il resto non ci sono variazioni, conosce già ogni cosa.
  • Wow… non mi aspettavo tutto questo stravolgimento… - ammisi
  • Vorrebbe modificare qualcosa? – chiese
  • Emh… beh… lei è davvero sicuro che non si possa fare nulla per i miei allenamenti? un allenamento un po’ più lungo magari… quattro ore sono, beh si insomma… non sono molte.  – di tutti i punti elencati il primo era quello che mi premeva di più, soprattutto dopo le parole di Zelina che mi dava della raccomandata, oltre che una “zoppa”.
  • Quello purtroppo è l’unico punto in cui non posso darle carta bianca. Il suo medico ha parlato chiaro e anche il nostro fisioterapista, visionata la sua cartella clinica, ha espresso lo stesso parere. Per ora quattro ore sono il massimo che possiamo concederle ma chissà, con il tempo le cose potrebbero cambiare.
  • Mmh… ok… - cercai di sorridere ma si leggeva in faccia che ero seriamente dispiaciuta.
  • Lo so, è dura… posso capirla ma non significa nulla questo credimi, un talento è un talento Emma… sempre. – annuii poco convinta. – Detto questo posso anche congedarla, non ho altro da dirle per il momento, a parte che gradirei che questa faida con Zelina finisse il prima possibile. – alluse a poco prima. - Pensa attentamente ai restanti punti che ti ho elencato e fammi sapere entro domenica le tue decisioni in merito in modo da potermi organizzare.
  • Le farò sapere tutto in serata non si preoccupi.
  • Molto bene… ah Emma! – mi fermò prima che potessi uscire – So che te l’hanno già detto, ma vorrei essere più preciso su questo punto: Lavorerai con la Mills, di nuovo, ma non perché sei raccomandata o cosa, semplicemente ritengo che la miglior ginnasta della scuola abbia bisogno del miglior allenatore.  Vai a casa adesso, hai delle importanti decisioni da prendere.
 
In teoria sapevo già cosa avrei voluto scegliere, il mio cuore aveva già deciso prima ancora di entrare in quello studio, non a caso andai a scuola quella mattina. Sapevo dentro di me che avrei dovuto prendere delle decisioni assai importanti, in passato mi era capitata la stessa cosa, ma nonostante sapessi già cosa volessi fare decisi comunque di parlare sia con Killian che con i miei genitori di questa situazione per sentire il loro punto di vista.
Nessuno di loro mi costrinse a sceglier una cosa piuttosto che l’altra, non mi consigliarono e non mi influenzarono in nessun modo: la vita era la mia, quello era il mio futuro e io ero abbastanza grande e responsabile per sapere da sola cosa fosse meglio fare. Decisi di prendermi del tempo per me, solo una sera, rimandai la risposta ad Harris di un giorno ma quando finalmente gli confermai le decisioni prese ero assolutamente convinta di aver fatto la scelta giusta. Per quanto riguarda la scuola decisi di continuare l’anno da privatista nonostante mi dispiacesse un mondo dover salutare i miei compagni. Ragionai molto su questo punto sono onesta e in un primo momento pensai addirittura di continuare a frequentare ma ragionandoci bene capii che sarebbe stato pressoché impossibile conciliare entrambe le cose. Frequentare la scuola al mattino e allenarmi il pomeriggio… ok fattibile, ma poi? I compiti a casa? Il prepararsi per le verifiche? Per non parlare che riprendendo l’agonismo avrei dovuto sostenere anche sedute di fisioterapia per non stressare i muscoli… sarebbe stato impossibile portare avanti nel migliore dei modi entrambe le cose e siccome sono una persona che se prende un impegno lo porta al termine decisi di optare per la soluzione più consona al mio problema. Per quanto riguarda il dove alloggiare invece non fu difficile prendere una decisione. Amavo la mia casa, amavo stare con i miei genitori e avere la libertà di uscire la sera e passeggiare con il mio fidanzato e con i miei amici ma amavo anche quella che era stata la mia vita prima dell’incidente e vivere in federazione con le mie compagne e i miei compagni era di sicuro una delle cose più mi erano mancate. Certo, vivere li forse mi avrebbe impedito di vivere la mia situazione amorosa con Killian come invece avrei voluto ma riflettendoci attentamente mi resi conto che non era poi del tutto vero questo. Anche lui a breve si sarebbe trasferito con la squadra di scherma nella sua federazione e neanche a farlo apposta le sue strutture erano vicine… molto vicine… chissà, con un po’ di fortuna forse ci saremmo potuti vedere anche più spesso in realtà.   
 Ci vollero all’incirca un paio di giorni per sistemare il tutto ma già ad inizio settimana eccomi nuovamente catapultata in quella che per anni è sempre stata la mia vita. Allenamenti stancanti  nonostante l’orario ridotto, stress psicologico per via delle gare che iniziarono a susseguirsi come un fiume in piena e stress per tutti quegli esercizi che in gara non andavano come sarebbero dovuti andare e che quindi richiedevano un maggior impegno negli allenamenti successivi.  Una vita a dir poco stancante quella dell’atleta ma allo stesso tempo ricca di emozioni. Mi era mancato tutto questo in quei quattro anni di fermo ma forse non fu proprio un male staccarsi per un po’ da quella realtà.  Avevo interrotto il mio percorso che ormai mi sentivo arrivata, la migliore in assoluto, forse anche al fatto che mi avevano sempre montato, ci credevo un po’ troppo insomma quindi il dover ricominciare da capo in fondo è stato un bene perché mi ha permesso di tornare ad essere più umile, con gli altri ma soprattutto con me stessa ma soprattutto mi ha fatto capire che nulla è dato per scontato, se si vuole una cosa la so deve sudare fino in fondo.
Certo, a momenti belli si alternarono anche momenti meno piacevoli, come qualche sconfitta di squadra, qualche sconfitta a livello individuale e molti ma molti rimproveri da parte di Harris perché nonostante l’annata non stava andando poi così male secondo lui non eravamo ancora la squadra perfetta che eravamo sempre state. Non aveva tutti i torti in fondo, la tensione tra di noi, tra me e in particolar modo, era assai palpabile ma anche volendo cercare di impegnarsi di più per cercare di consolidare il gruppo le cose non sembravano migliorare. Ormai qualcosa si era rotto per sempre tra di noi e fingere davanti agli altri che non fosse vero era assai ridicolo. 
In due occasioni addirittura per poco non arrivammo a prenderci per i capelli, una in sala prova e una purtroppo direttamente in campo gara. Quell’ultima in particolare modo ci costo quasi l’espulsione ma ad onor del vero ci tengo a sottolineare che nonostante anche io ci misi del mio, le inveii contro dicendole parole davvero poco piacevoli, non fui io ad iniziare. La sentii sparlare di me e delle mie doti ormai andare vicino a Mark, il nostro fisioterapista, in maniera davvero pesante e nonostante sapessi che la sua era solo invidia e gelosia quelle parole mi influenzarono a tal punto da sostenere una gara per i miei livelli davvero scarsa. 
Anche la sua non fu meglio ma sapere di essermi piazzata con solo mezzo punto sopra di lei mi fece sentire un vero schifo. 
La cosa migliore sarebbe stata andare da Harris e parlare con lui a cuore aperto cercando una volta per tutte di fargli capire che io non centravo nulla con quello schifo di situazione ma non lo feci.... non volevo passare per la ragazzina viziata che va a lamentarsi dal “professore” per ingraziarselo. Già quella pazza mi faceva passare per la raccomandata di turno, andando a lamentarmi con harris non avrei fatto altro che alimentare il suo gioco. 
Decisi quindi di restarmene in silenzio sperando di riuscire a non farmi più sopraffare dalle emozioni ma fortunatamente non dovetti sforzarmi più di tanto perché grazie ad Abby e Sarah che misero in guardia Harris a nostra insaputa  quella faida terminò, o meglio.... rimase ma cercammo entrambe di tenerci le nostre cose per noi senza spiattellarle ai quattro venti. Cosa successe? Semplice, Harris beccò Zelina sparlare di me, a voce sostenuta proprio per farsi ascoltare, con mark e la chiamò a rapporto nel suo ufficio subito dopo la competizione che stavamo tenendo facendola uscire in lacrime.  In altre occasioni mi sarei dispiaciuta credetemi, non sono una persona vendicativa, se vedo qualcuno stare male sto male anche io ma quel giorno godetti seriamente e non me ne pentii... 
nonostante Harris però, come accennavo poco prima, non tornammo amiche, non mi chiese scusa... affatto, smettemmo semplicemente di dare spettacolo ma le nostre questioni irrisolte rimasero e se devo dirla tutta so amplificarono ancor di più tanto che ognuna di noi sperava che l’altra facesse un passo falso, che ne so... infrangendo qualche regola magari, in modo da fare la soffiata ad Harris o a chi per lui. 
Di questo passo alle olimpiadi non ci saremmo mai arrivate, ne come squadra ne come ginnaste individuali ma se lei si comportava così con me perché dovevo restarmene buona e farmi passare sopra? No, non ci stavo però sapevo anche che la ginnastica veniva prima delle mie incomprensioni con la rossa. Non mi sarei mai perdonata un fallimento a causa di una cosa così superflua. I miei stessi genitori, Killian, Regina ed Harris non me lo avrebbero perdonato per cui dopo svariate nottate a pensare arrivai ad una conclusione. Mi sarei fatta gli affari miei fin quando anche lei se ne fosse stata al suo posto. Alla prima soffiata, vera o fasulla che fosse stata, allora le avrei restituito Pan per focaccia. 
Iniziò così un periodo decisamente più tranquillo ma sopratutto produttivo: incanalammo tutte le energie sprecate nel litigare su ciò che stavamo facendo e le usammo ognuna a modo suo per renderci a livello artistico migliori. In altre parole iniziammo una sorta di sfida interna tra di noi su chi fosse la migliore e su chi eseguisse al meglio ogni singolo esercizio. In pratica iniziammo a considerarci come due avversarie appartenenti a due squadre differenti ma questo stranamente non causò nessun intoppo alla nostra squadra, anzi... riuscimmo addirittura a recuperare parecchi punti, diventando la seconda nazione favorita, in quanto entrambe dando del nostro meglio per asfaltare l’altra migliorammo il nostro livello tecnico e artistico. 
Andammo avanti così per mesi e mesi, ignorandoci in sala prove e sfidandoci in gara, come sarah e Abby ci sopportassero era davvero un mistero ma forse il dover dividere la stanza chi con una e chi con l’altra portava inevitabilmente entrambe, anche se cercarono di rimanere neutrali, a schierarsi anche se in minima parte verso quella che in quel momento era la propria compagna di stanza. 
Difficilmente riuscivano a stare tutte e quattro insieme, le uniche volte che questo succedeva era quando i ragazzi della squadra maschile si univano a noi per delle serate cinema o giochi da tavola. Anche nei weekend capitava di stare tutti e otto insieme in realtà, in fondo sabato e domenica erano gli unici giorni in cui ci era concesso uscire, ma io dopo un aperitivo consumato in fretta e furia per non far vedere di essere la solita guastafeste sgattaiolavo via, insieme ad Abby, raggiungendo Killian e il suo fidanzato che nell’ultimo periodo erano diventati migliori amici.  
Per me il tempo con Killian era a dir poco sacro, a causa dei nostri impegni nelle rispettive federazione era davvero poco quello in cui potevamo stare insieme  quindi quel poco che avevamo a disposizione cercavamo di sfruttarlo al meglio. Per Abby era lo stesso, anche se il suo fidanzato non era uno sportivo aveva comunque un lavoro da rispettare e di conseguenza era davvero poco il tempo a disposizione per vedersi... se non volevano impazzire dovevamo dunque fare tesoro di quel poco che ci veniva concesso e approfittarne il più possibile. 
Sembra una cosa banale se non la si vive ma non è così, si soffre a star lontano dalla persona che si ama, sopratutto se si vive a pochi metri di distanza e non ci si può vedere come si vorrebbe. i cinque giorni prima del weekend sembrano non passare mai, ti ritrovi a contare le ore che ti separano da poter rivedere il tuo amore quando ti senti giù di corda o anche quando un allenamento non è andato bene.... ti manca l’abbraccio di quella persona, la sua voce, tutto... poi il week arriva, sei felice come non mai, cerchi di goderti il più possibile ma il tempo  vola via in un battere di ciglia facendoti tornare nuovamente nella tua solitudine. È snervante, odioso, ma c’è di peggio.... già, i ritiri pre gara sono a dir poco peggiori perche nessun contatto che vada oltre il “ciao come stai?” È possibile. Quindici giorni come minimo, altre volte venti... se è una gara importante Harris ci tiene segregati anche di più. Segregati forse è una parola un po’ troppo pesante, abbiamo comunque il nostro weekend a disposizione ma gli orari sono talmente ridotti, bisogna rincarare alle 19:30, che gira che ti rigira non c’è mai tempo per fare nulla. 
Non avrei mai creduto di dire questa frase: “odio i ritiri”,  nella mia precedente vita da atleta non ne avevo mai sofferto, ma ora che ho un fidanzato e so cosa significa stare senza di lui: senza baciarlo, abbracciarlo... senza poterci fare l’amore, capisco tutto ciò che le mie compagne mi avevano sempre detto. Ho sempre pensato che fossero strane, ma quali strane... ero io che non conoscevo certe bellezze della vita. 
Come detto e stradetto cercai di vivermi ogni momento al meglio senza pensare al momento in cui io e il mio amore ci saremmo dovuti dividere ma purtroppo aimè anche quel giorno arrivò e rispetto ai precedenti ritiri fu ancora più difficile lasciarlo andare. Si prospettava una gara importantissima davanti a noi, una delle più importanti in assoluto: i campionati mondiali, il lasciapassare per i giochi olimpici. Era la gara che in assoluto spaventava ogni atleta, ogni singolo punto guadagnato era oro, guai a fare errori o ricevere penalità, ad ogni punto in meno aumentava il cammino da fare per poter realizzare il grande sogno e sinceramente parlando recuperare in gare di questo genere è quasi impossibile, devi essere impeccabile se vuoi vincere e classificarti.  Io stessa sono sempre stata molto  spaventata a da questa gara, anche in passato quando credevo di poter fare ogni cosa e i risultati si sono visti tutti: per strafare per poco non mi giocavo la mia stessa vita.
Di solito in federazione vi è un calendario aggiornato periodicamente per quanto riguarda le gare che si dovranno sostenere da lì a breve ma per quell’occasione Harris decise di parlare con noi a voce e ci convocò quindi in palestra, con tutti i nostri allenatori presenti, per illuminarci su quanto sarebbe accaduto da lì ai giorni a venire.
 
  • Eccoci di nuovo a quella che senza dubbio è la gara più importante: da qui si deciderà il vostro futuro... il nostro futuro, sia come squadra che a livello individuale. Non credo ci sia bisogno di ricordavi come è andata l’ultima volta... - ci scrutò tutte e quattro - diciamo solo che per una serie di circostanze non proprio favorevoli solo una di voi è riuscita a proseguire oltre. - serie di circostanze loco favorevoli? Diciamo le cose come stanno ovvero che abbiamo, o meglio, io ho quasi toccato la morte co mano .... sarei passata ad occhi chiusi altrimenti. - per questo nuovo anno mi aspetto grandi cose da voi signorine, da tutte e quattro! Pretendo una qualificazione olimpica  di squadra e almeno due individuali, questo è l’obiettivo minimo, se non riuscirete a raggiungerlo scordatevi che sarete scelte ancora per le future olimpiadi. Abbiamo toppato quattro anni fa, non possiamo replicare quello schifo. Proprio per questo pretendo sia da voi che dai vostri allenatori un impegno a 360 gradi , testa concentrata sull’obiettivo e niente colpi di testa.  Siamo qui per vincere, non per pettinare le bambole. Dimenticatevi di chi vi dice che è importante partecipare, non è vero, bisogna portare a casa la gloria. - annuimmo tutte e quattro - bene detto questo vi comunico che il periodo di ritiro parte da oggi: sapete le regole: allenamenti più costanti e impegnativi, dieta equilibrata, niente alcol, niente uscite notturne, niente sesso.  Scordatevi di vedere amici e fidanzati che non fanno parte di questa federazione e per chiunque abbia Il suo moroso proprio qui beh.... se vi becco in atteggiamenti ambigui sappiate che vi mando a casa seduta stante. L’ho già fatto lo sapete e non ho problemi a farlo ancora. - non mentiva, ad una settimana da una competizione in passato mandò via due ragazzi prorpio per essere stati beccati in fragranza di reato. Harris non perdona, tutti lo sanno in federazione ma fortunatamente questa volta nessuno di noi ha questo tipo di problema. I fidanzati e le fidanzate che ci sono vengono tutti da fuori per cui non si pone il problema. - detto questo concludo dicendo che in via del tutto straordinaria i mondiali quest’anno, non chiedetemi il perché, si terranno nello stesso luogo dove si sono tenuti 4 anni fa quindi, visto il considerato che l’ultima volta non è andata affatto bene, vi consiglierei di impegnarvi di più. Detto questo vi lascio al vostro allenamento e ai vostri allenatori: buon lavoro. 
  • Neanche il tempo di vederlo andar via ed elaborare la nozione appena ricevute che tutte e quattro fummo chiamate a rapporto dai nostri rispettivi allenatori per l’illustrazione del nuovo piano di allenamento. 
  • Non mi piaceva affatto l’idea che la competizione si sarebbe tenuta nello stesso identico posso in cui ci fu quel dannato incidente, volevo dimenticare, andare finalmente avanti... non soffermarmi sempre sulle stesse cose e affrontare nuovamente tutte le mie paure. Cos’era quello? Uno strano scherzo del destino forse? Una congiura contro di me? Probabile visto che a seguire anche Regina mi diede il colpo di grazia. 
  • lo so a cosa stai pensando Emma e credimi, sono rimasta spiazzata anche io dalla cosa quando ho saputo. - esordì vedendomi con la testa tra le nuvole totalmente assorta dai miei pensieri. - Ma non tutti i mali vengono per nuocere... forse il destino ti sta dando una nuova occasione per riscattarti! - sorrise cercando di incoraggiarmi - Pensaci: la stessa squadra di quattro anni fa, la stessa gara, lo stesso posto....
  • Più che un incoraggiamento, scusa se mi permetto, ma sembra quasi un invito a rinunciare.... 
  • ma come...
  • Beh.... tutto sembra essere uguale all’ultima volta, forse il destino mi sta dicendo: “allontanati finché sei in tempo”. 
  • Non dire cretinate.... 
  • E’ solo una constatazione di fatto la mia. - sospirai - sai poi cos’è la cosa che più mi crea disagio? - non disse nulla, mi lasciò continuare, sapeva che avevo bisogno di tirare quello che avevo fuori. - le parallele. Saper di dover impugnare ancora una volta le stesse parallele che.... - mi bloccai non riuscendo a continuare il mio discorso... solo parlandone mi sembrò di rivivere quel momento.
  • Lo affronteremo insieme Emma te lo prometto, devi solo fidarti di me. Ti darò tutto l’aiuto possibile per arrivare su quella pedana  più preparata che mai. - avevo piena fiducia in regina, non era quello il problema, il punto è che non avevo più fiducia in me. Non ero brava nel gestire le emozioni, in generale prorpio... come avrei fatto ad affrontare una cosa così importante? 
  • Dai, non ci pensiamo più per adesso! Illustrami il programma piuttosto... ho bisogno di pensare ad altro. - cercai di sviare l’argomento - quanti elementi di quelli che mi escono ancora da schifo hai deciso di inserire nel programma  solo per vedermi soffrire? - era una battuta la mia, mi misi anche a ridere, volevo cercare di allontanare il mio stato di disagio. 
  • Questo è quello che ho pensato ma se non te la senti possiamo rivisitare qualcosa. - mi diede tre fogli, ognuno dei quali conteneva il programma scelto per ciascuna specialità: trave, volteggio, corpo libero. 
  • Scherzi vero? - scosse la testa - mah... mah Regina è... sono decisamente più complicati di quelli di quattro anni fa questi programmi! Queste cose non...  non mi escono ancora così bene da presentarle ad un mondiale. Il volteggio ad esempio... il primo salto... 
  • Sono tutte cose che hai sempre fatto Emma è anche bene se proprio dobbiamo dirla tutta! Devi solo metterti in testa che puoi farle ancora! Quel primo salto, come lo chiami tu, era uno dei tuoi punti di forza quattro anni fa, lo inserivi in ogni competizione possibile immaginabile...
  • Hai detto bene, quattro anni fa, ora...
  • Ora cosa? Se non provi come fai a sapere se una cosa ti viene ancora bene o meno? Hai paura di farti male per caso? Qui hai tutta l’assistenza possibile lo sai, non c’è pericolo! 
  • Lo so mah... 
  • sorpassa i tuoi limiti Emma, non chiuderti dentro te stessa, fai uscire fuori la vera te. Tu muori dalla voglia di fare tutto questo, lo so, lo vedo, ti conosco... devi solo spronati a farlo! - sospirai. Non aveva tutti i torti in fondo, quei programmi erano a dir poco fantastici, ogni ginnasta sarebbe impazzita dalla gioia per aver programmi simili, erano di una difficoltà assai elevata ma erano belli, belli da togliere il fiato. Potevano portarti molto in altro quei programmi ma allo stesso tempo potevano anche farti sprofondare. - non pensare! So che lo stai facendo!  - continuò a dirmi vedendomi pensierosa - diamoci sette giorni di tempo, poi se non verranno alla perfezione, perché puntiamo alla perfezione concordi con me vero? Beh in quel caso sarò la prima a cambiare i tuoi programmi. 
  • D’accordo, ci sto! - sorrisi - mah prima di iniziare non... non manca qualcosa? Mi hai dato tutti i programmi tranne le....
  • Le parallele! Si lo so.... 
  • mmmh... quello sguardo non mi piace affatto... - esclamai vedendola in procinto di spiegarmi la sua motivazione alla cosa..
  • Non so come tu possa prenderla in realtà ecco perché ho aspettato a dirti questa cosa. 
  • Dirmi cosa?
  • Tu lo sai che ho fiducia in te vero? Che sono dell’idea che tu possa fare qualsiasi cosa? 
  • Regina... poche chiacchiere! Sputa il rospo. 
  • Ho deciso che il programma alle parallele sarà lo stesso di quattro anni fa! - esclamò tutto d’un fiato lasciandomi totalmente interdetta.
  • C... cos...
  • Senza jaeker naturalmente - il famoso salto che mi causò un chiodo nel femore. - so che quell’elemento  non te la senti di farlo. 
  • Solo quell’elemento? Regina io non mi sento di fare tutto il programma per intero non solo quell’elemento - dissi a voce sostenuta. Era forse impazzita a propormi una cosa del genere?  Ok tutto, ok gli esercizi complicati per gli altri elementi ma quello no, non poteva chiedermelo. 
  • Emma devi fidarti! 
  • No Regina, mi dispiace ma no! Non posso farlo.
  • Ma perché? 
  • E me lo chiedi? Mi ci sono quasi spaccata la testa oltre che la gamba. 
  • Ma quale testa, te la spacco io se continui così! Avanti alle parallele! Subito, ora! - ordinò.
  • Mah....
  • Ho detto ora! - non mi mossi di un solo millimetro. - Non costringermi ad usare maniere forti, lo sai che non ti conviene, sopratutto in queste circostanze... non siamo più solo io e te, non stiamo “giocando”... qui io comando, tu esegui. Cominciamo a ristabilire l’ordine delle cose. Siamo diventate amiche ok, forse anche mezze parenti se deciderai di proseguire con mio figlio ma questo è fuori da queste quattro mura. Qui io sono la tua allenatrice ed esigo rispetto.  Conosco la tua situazione, non ti metterei mai in pericolo, se dico che devi fare una cosa è perché puoi! Iniziamo a sciogliere queste paranoie mentali ok? - non ero ancora convinta, non volevo presentare quell’esercizio. - te lo ripeto l’ultima volta: o mi dai retta e fili fritta alle parallele, non preoccuparti non ti chiederò di farmi vedere lesercizio, lo riprenderemo passo dopo passo insieme nel corso dei giorni, o fili dritta da harris e sai già cosa potrebbe succedere. - la guardai sconvolta, mi stava mettendo alle strette. - Sono cattiva? Probabile ma lo faccio per il tuo bene.
  • Mi presi del tempo per raggruppare tutte le nozioni ricevute dopodichè anche se non proprio entusiasta raggiunsi le parallele per iniziare gli allenamenti. Non ero affatto convinta che ripresentare quell’esercizio sarebbe stata per me la cosa più giusta ma cosa potevo fare? Regina aveva il coltello dalla parte del manico, lei decideva... io dovevo solamente eseguire. Avrei potuto farle vedere che le cose, anche quelle più semplici dell’esercizio in questione, non mi venivano bene in modo da farle cambiare idea e cambiare programma ma a chi avrei fatto del male in quel modo? A me o a lei? Per quanto dura fosse stata con le sue parole su una cosa era d’accordo con lei: lo stava facendo per il mio bene. 
  • Tentai quindi di impegnarmi il più possibile cercando di non soffermarmi sui miei pensieri e le mie paure ma non fu affatto semplice: nonostante mi concentrai  per far sì che le cose uscissero al meglio quel meglio sembrava non voler arrivare, c’era sempre qualcosa di sbagliato: l’arrivo, la partenza, l’esecuzione in se... non c’era una sola cosa in ben quattro programmi che avevo da imparare che mi uscisse decentemente e questo, oltre all’isolamento forzato, mi portò a risentirne in maniera assai importante. 
 
  • Pov Killian.
 
  • La cosa che odiavo di più della mia vita agonistica era senza ombra di dubbio il periodo di ritiro, è sempre stato così, per me che sono uno spirito libero poi è anche peggio, ma da quando nella mia vita c’è anche emma questa sensazione di gabbia, che sento durante questo periodo di stop, si è di gran lunga amplificata. Se prima mi capitava di trasgredire a questa prigionia: una bevuta con gli amici, cene decisamente più caloriche del consentito e perché no: anche qualche nottata di sana passione con la fiamma di turno, ora con emma al mio fianco non è più possibile ma non per colpa sua, anzi...ci mancherebbe altro... il problema è che di tante persone sulla faccia della terra mi sono andato ad innamorare proprio di un’altra agonista che come me purtroppo ha gli stessi impedimenti., anzi... vi dirò di più: lei ha anche più  impedimenti di me perché la sua coach, alias mia madre, al contrario del mio che ci si può anche scherzare, è un vero tiranno.  
  • Da quando ci eravamo dovuto salutare provavo a sentirla ogni giorno, anche più volte al giorno, con costanza, nonostante il lavoro, che insieme all’attività sportiva, mi teneva parecchio occupato. Cercavo di farle sentire il più possibile la mia presenza ma più i giorni passavano più la sentivo distante. Inizialmente pensavo fosse solo una mia sensazione, anche per me la distanza da lei era una sofferenza, ma quando poi iniziai a notare che non le andava di parlare della sua giornata, che era sempre un: “ si si tutto bene”, “no, non ho fatto nulla di che oggi” ecc ecc iniziai a prendere coscienza che forse qualcosina non andava seriamente. A darmi la conferma fu anche il fatto che mentre della sua giornata non si poteva parlare, in qualche modo riusciva sempre a sviare il discorso, della mia lei sapeva vita morte e miracoli.
  • Dovevo fare qualcosa, il pensiero di saperla li , da sola, in preda sicuramente alle sue paranoie mentali mi stava uccidendo: ma cosa fare? Pensai a lungo, mi scervellai... ma senza successo. Cos’altro fare oltre quello che stavo facendo? fortunatamente qualcuno mi offri la soluzione perfetta su un piatto d’argento. Chi? Ma naturalmente Abby l’amica più pazza che emma potesse trovare nella sua vita. Una KIllian in versione femminile, l’unica in grado oltre a me di capre Emma fino in fondo. Ero sul letto, stremato da una lunghissima giornata di lavoro, quando mi arrivo un suo messaggio. 
 
  • “Faresti mai una pazzia per amore 😏? Dirmi di sì ti prego, non te ne pentirai 😏😏😏” Scrisse. Cos’erano tutte quelle faccine maliziosette? 
 
  • “Abby credo tu abbia sbagliato numero! 😂” - risposi immaginandomela a prendere atto della cosa. Non era la prima volta che faceva qualche gaffe, era la numero uno in fatto di figuracce...
 
  • “ ho sbagliato dici??? Beh grazie per avermelo detto allora 🙃 chiamerò qualcun’altro per alleviare le sofferenze della mia amica 😏😏” -  senza aggiungere alto alzai il telefono e la chiamai direttamente.
 
  • che succede Abby!!!! Parla: che ha emma? Sta male vero? Lo sapevo che qualcosa non andava! Cos’ha? Lei....
  • Ohi ohi ohi.... ma mi fai parlare? - rise interrompendo il mio fiume di parole. - ti dirò tutto ciò che devi sapere ma prima devi rispondermi alla domanda che ti ho posto prima: sei disposto a fare una pazzia per amore si o no? 
  • E me lo chiedi? Credo tu abbia imparato a conoscermi almeno un po’ .... Certo che sì! Per lei andrei in capo al mondo lo sai bene! 
  • Bene allora raggiungimi in federazione tra.... facciamo dieci minuti: ti farò entrare illegalmente in federazione in modo che tu, caro Romeo,  potrai  trarre in salvo la tua amata Giulietta. Credimi sono giorni che sta sotto un treno: solo il suo focoso e passionale uomo può fare qualcosa per tirarle su il morale. 
  • Ma è successo qualcosa? Ha litigato con qualcuno per caso? - mi preoccupai all’istante per la mia donna e il mio pensiero andrò subito dritto a Zelina. Se solo aveva osato dire A ancora una volta questa volta sarei intervenuto io personalmente senza esitazione. 
  • Tra incontri e scontri con Zelina, - ecco appunto - allenamenti che non vanno come vorrebbe lei e una crisi d’astinenza da far paura a chiunque credimi, non so neanche da dove iniziare. - sospiró  - Ho provato di tutto te lo giuro ma a quanto pare a bisogno di te quindi muovi quel bel culetto che ti ritrovi e portalo immediatamente qui. 
  • Bel culetto è?!?! - la presi in giro mentre nel contempo ero già alla ricerca delle chiavi della mia auto. - se ti sente Emma potrebbe decapitarti sai? 
  • Ho solo citato le sue parole, non montarti la testa. Vieni e sbrigati... ah mi dovrai un favore enorme per questa cosa lo sai vero? Sto rischiando grosso. 
  • Tutti i favori che vorrai hai la mia parola  ma tu prima devi farne un’altro a me. 
  • Mmh ok! Sentiamo.... che cosa vuoi?
  • camera libera per qualche ora.....
  • Tze... Non ne avevo dubbi! - rispose ridendo - accordato ma non vi azzardate ad usare il mio letto! - precisò. 
  • Raggiungi l’edificio in meno di tre minuti, parcheggiai in malo modo  tanta era la fretta di vederla e andai direttamente verso le scale secondarie dell’edificio dove Abby per messaggio mi aveva detto di raggiungerla.
  • Ho fatto il prima che ho potuto! - dissi salutandola. 
  • Dai entra, ma fai attenzione... se ci scoprono finiremo tutti nei guai. - si raccomandò ancora una volta - La stanza è al primo piano, terza porta a sinistra, non puoi sbagliare. 
  • Grazie Abby, sei davvero un’amica! 
  • Per emma questo ed altro ma per favore non metteteci troppo, fate una cosa veloce.... se vengono a fare i controlli in camera e non mi trovano, o peggio trovano te, io e Emma siamo fuori. 
  • Non preoccuparti, non vi beccherà nessuno. - dissi con convinzione, anche a noi minacciavano di fare ispezioni a sorpresa nelle stanze ma da che ne ho memoria non le hanno mai fatte.  
  • Tieni comunque il cellulare acceso per qualsiasi evenienza ok? 
  • Ok ok... - la ringraziai ancora ma prima di avviarmi verso Emma, Notando che fosse rimasta imbambolata lì nell’atrio, mi venne spontaneo farle un’ulteriore domanda. - dove te ne vai adesso? Non rimarrai mica in corridoio vero?  
  • Un posto lo troverò, non preoccuparti... vai a fare i tuoi doveri da fidanzato.
  • Non me lo feci ripetere oltre e senza po alcuna esitazione raggiunsi la camera indicata da Abby. Bussai per annunciare la mia presenza e quando Emma venne ad aprirmi capii che Abby non aveva poi tutti i torti: già dal viso si percepiva che la mia Emma non stava bene. 
  • k... Killian... Killian cosa?!?! - chiese stupita rimanendomi a guardare scioccata. Di certo ero l’ultima persona che sia spettava di trovare lì in quel momento.
  • Sorpresa amore! - le dissi regalandole un meraviglioso sorriso. Sperai che ricambiasse come al solito, che fosse felice di vedermi,  ma non lo fece: si affacciò fuori dalla porta, guardò a destra e a sinistra che non ci fosse nessuno dopodiché Senza grazia alcuna mi prese per la Camicia e mi trascinò nella stanza per poi richiudersi la porta alle spalle. - che ci fai qui? Come sei entrato? Non puoi stare qui, se ti beccano....
  • Ehi ehi... so già tutto tranquilla, Abby mi ha già messo in guardia, non ci scopriranno non temere. - cercai di calmarla, la mia presenza l’agitava a quanto pare - Mi ha chiamato lei comunque, Abby... la tua amica è molto preoccupata per te e anche io lo sono in realtà. Sono giorni che ti sento strana per telefono e credo di aver imparato un po’ a conoscerti in questi anni.... quando fai così è perché sotto c’è qualcosa.- dissi con sincerità.
  • Non... non è vero Io sto bene... sono solo molto stanca, gli allenamenti sono duri... tutto qua. 
  • Bugiarda! 
  • Non è vero
  • Dai emma puoi farlo credere a chiunque ma non a me, non a Abby... non alle persone che ti vogliono bene. È per qualcosa che ti ho detto io? Magari per quella cosa dei mondiali che stai così? - avevo da poco affrontato il campionato mondiale di scherma qualificandomi per i giochi olimpici. A causa del ritiro lei non potè presenziare ma si fece raccontare tutto nei minimi dettagli e si fece indicare da mia madre e mio padre tutti i video che mi riguardavano. Avevamo festeggiato insieme tramite videochiamata quella sera, sembrava felice della mia vittoria, gliel’avevo anche dedicata ma poi il giorno dopo eccola iniziare ad allontanarsi. Fino a quel momento non avevo pensato a questa cosa, avevo dato per scontato che fosse Zelina il problema principale, ma se così non fosse? Se fosse stata tutta colpa mia il suo cambio umore? - se ho centrato il bersaglio amore devi dirmelo. Devo saperlo, ho bisogno di saperlo. 
  • Pensi che io possa esserci essere rimasta male per cosa esattamente? Perché hai ottenuto l’accesso alle olimpiadi? Killian mah... seriamente dici? - chiese sconvolta. - ci sei venuto fino a qua per dire questa cosa? 
  • Non so cos’altro pensare amore! Da quella sera non ti sento più pimpante con sempre, non vuoi più raccontarmi nulla di te, dici sempre di essere stanca... per carità, lo credo bene che sei stanca, deduco che mamma ti stia facendo sudare ben bene ma la stanchezza non ti ha mai fermato tesoro, anche agli inizi, quando un solo passo ti distruggeva, ti trovavi sempre del tempo per stare con me. 
  • Killian....
  • La verità! Non chiedo altro. Siamo costretti a stare distanti ed è già un inferno per me, saperti anche giù di morale mi uccide. Parlami ti prego, cosa c’è che ti turba?!?! 
  • Non sei tu tesoro e non centra assolutamente il tuo mondiale! Te lo giuro questo anzi... sono emozionantissima all’idea che tu realizzerai finalmente il tuo sogno. Te lo meriti, hai fatto enormi sacrifici  per far sì che questo sogno di avverasse e io non potrei essere più orgogliosa...
  • Questo mi rende felice amore ma se non sono io, se non è il mio mondiale allora....
  • È il mio mondiale il problema! Ecco l’ho detto! - e senza che io potessi aggiungere qualcosa in merito per spronarla ancora di più a confidarsi ecco iniziarla a spiegarmi, in lacrime, quale fosse il suo insormontabile problema. Mi confessò tutto: dagli esercizi che le sembravano non essere all’altezza del suo corpo, a detta sua non le veniva un solo esercizio decentemente,  fino ad arrivare a quello che secondo il mio punto di vista era il suo blocco più grande ovvero che il nuovo mondiale si sarebbe tenuto nello stesso posto in cui ci fu quel dannato incidente. La lasciai parlare senza interromperla, volevo si sdogasse il più possibile, che si liberasse e solamente alla fine, dopo avermi anche raccontato di Zelina, che nonostante non manifestasse palesemente il suo odio sfrenato nei suoi confronti le lanciava comunque sguardi e battutine che lasciavano capire, allora intervenii.
  • Zelina lascia il tempo che trova quindi come ti ho già detto la volta scorsa ignorala, è solamente l’invidia e la paura che ha nei tuoi confronti a farla sparlare.  - ero convinto di questo, quella povera scema era terrorizzata da emma perché sapeva bene che con lei in squadra i riflettori non sarebbero stati sulla sua persona come invece sognava. Ambiva a primeggiare ma con emma sapeva bene di non poterlo fare: era la mia donna la punta di diamante di quella squadra, anche infortunata era così, loro, le altre intendo, erano solo la sua ombra, il contorno.....  - per quanto riguarda gli esercizi invece non credo che tu sia obiettiva amore: pensi seriamente che mia madre ti manderebbe in pedana con esercizi che non valorizzino la brava ginnasta che sei in realtà? 
  • Lei pensa che io possa fare tutto e prima che lo dica anche tu ti blocco subito: potrei anche farlo, il mio corpo intendo, con il dovuto allenamento e non nell’immediato sottolineo ma la mia testa no, non so perché ma non ci riesco nonostante lo vorrei con tutte le mie forze.  Sono bloccata ma lei non lo capisce, sembra non vedere lo schifo che combino in prova. a cosa serve presentare un programma complicato se poi nell’esecuzione fa davvero schifo? Non lo capisco. 
  • Tu hai questa sensazione ma non credo sia corretta sai? Tu sarai anche bloccata di testa, non ci piove su questo tesoro mio, ma mia madre non è una sprovveduta qualsiasi.  È vero che vuole strafare, far vedere a tutti che lei ha al suo arco le frecce migliori, ma ricorda una cosa: non si sputtanerebbe mai quella donna! Vuole farti splendere, lo so per certo questo,  ma allo stesso tempo vuole splendere anche lei ecco perché ti dico che non è vero che le cose ti vengono male. Non gioverebbe neanche a lei questa cosa se così fosse. 
  • Ma io mi vedo allo specchio Killian.... 
  • tu vedi quello che il tuo cervello vuole vedere, ti sei auto convinta  da sola di non poterci riuscire e ora tu vedi solo questo. Ignora il tuo pensiero e prova a fidarti degli altri... vedrai che le cose miglioreranno. Ricordi quando eri convinta di non saper fare più quel salto? - mi riferivo a quello per cui si fece male. - alla fine chi aveva ragione? Noi o tu? Hai provato e riprovato e alla fine lo  hai fatto di nuovo mi sembra...
  • Una volta sola e non lo farò mai più lo sapete già! - mise le mani avanti. 
  • Si ok ma l’hai fatto però! È questo il punto! Ci sei riuscita, avevano ragione noi, non la tua testa.... qui è la stessa cosa. - sbuffò - per quanto riguarda poi il mondiale, il fatto che si terrà nel palazzetto che tanto vorresti dimenticare, vorrei dirti solo una cosa: prendila come una rivincita personale, non pensare a cosa accadde quel di, alle conseguenze che ci sono state... prendi il toro per le corna e fai capire a tutti chi comanda. Il destino ti ha messo a dura prova in passato... non deve vincere lui! Hai dimostrato di sapersi rialzare senza problemi no? Adesso fagli vedere che nonostante tutto puoi ancora spiccare il volo. - la vidi commuoversi... - tutti noi crediamo in te emma, dai tuoi genitori, a me, regina, le tue amiche....Harris crede in te e lui non fa di certo favoritismi.... rilassati, vivila serenamente, circondati di bei ricordi perché credimi: la sconfitta può bruciare agli inizi ma con il tempo svanisce mentre il ricordo del tempo passato qui, a lottare per un sogno, a prescindere se esso si realizzi o meno, rimarrà impresso nella mente per sempre. - annuì - promettimi di provarci amore, promettimi di provare a vedere la vita da un punto di vista leggermente diverso. 
  • Non so se ci riuscirò... ma ci proverò,  lo prometto questo...  
  • molto bene! Anche perché io voglio affrontare la mia olimpiade con te! Voglio partire insieme a te quest’anno! voglio varcare i cancelli dei giochi olimpici con già la mia medaglia più importante: te! Siamo un amore da medaglia olimpica no? - Le ricordai la frase incisa nel suo anello - beh... andiamocela a prendere insieme siesta medaglia. 
  • Mi saltò letteralmente in braccio e mi abbracciò con quanta più forza avesse in corpo. Ricambiai senza esitazione dopodiché le presi il viso con entrambe le mani e dopo averle asciugato le lacrime che imperterrite continuavano a scendere dai suoi meravigliosi occhi verdi la baciai senza esitazione.
  • grazie.... - mi disse staccandosi quel poco che le permetteva di poter parlare - grazie perché, non so come, ma riesci sempre a farmi sentire meglio! Ti amo...
  • Ti amo anche io piccola mia. - e senza aggiungere altro tornai a baciarla ma questa volta in maniera decisamente più passionale. Non ci vedevamo da troppo tempo io e lei e i nostri corpi, finalmente così vicini, stavano decisamente bramando qualcosa di più di un semplice bacio. In un primo momento mi trattenni, non volevo approfittare di quel momento di debolezza, ma poi, vedendola seriamente più serena, mi lasciai trasportare dalle emozioni e tentai un approccio più diretto. Non si fece assolutamente negare, anzi.... lei sembrava  desiderarmi decisamente tanto quanto io desideravo lei per cui non perdendo altro tempo prezioso e travolti ormai da un irrefrenabile desidero, iniziammo a strapparci letteralmente i vestiti di dosso neanche fosse una gara a chi riuscisse a denudare prima l’altro. Cademmo sul letto uno sopra l’altro, cademmo... in realtà la spinsi di proposito ma a lei non sembro dispiacere affatto, anzi... guardandomi maliziosamente mi invitò a continuare e io lo feci ma con assoluta lentezza facendola sbuffare frustrata da quella tortura piacevole ma snervante allo stesso tempo. 
  • Non dovremmo farlo sai?!?! - le dissi scherzando mentre continuavo a stuzzicarla baciandola ovunque mi andasse a tiro. - se mia madre ci dovesse sgamare....
  • Seriamente?!?!? Killian ma Chi se ne frega di tua madre adesso! - rispose attirandomi di più a se come a voler qualcosa di più. Non era da lei rispondere in quel modo, pudica come era poi... evidentemente l’astinenza si stava facendo sentire fin troppo anche per lei. 
  • Seriamente??? Chi se ne frega? - ripetei ridendo! Amavo questo lato ancora inesplorato di lei.
  • Si! Me lo deve! Mi ha spremuta fino all’osso, ora devo ricaricarmi. 
  • E vuoi ricaricarti con me? - le dissi malizioso.
  • Se vuoi me ne trovo un altro! Mark ad esem.... - non le feci neanche finire la frase che le entrai dentro di sorpresa lasciandola piacevolmente senza parole.
  • Dicevi? - sorrisi maliziosamente guardandola negli occhi per gustarmi a pieno la sua reazione dopodiche inizai, seguito a ruota da lei, la nostra danza dell’amore.  Feci del mio meglio per regalarle una notte da sogno nonostante gli impedimenti che un letto singolo poteva creare e ci stavo anche riuscendo visto i suoi gemiti ma proprio sul più bello, ad un passo da raggiungere entrambi l’apice  del piacere, qualcuno bussò alla porta annunciando l’ispezione delle stanze. 
  • Cazzo!!!! - esclamò lei balzando dal letto e facendomi involontariamente cadere da esso. 
  • Seriamente? - le chiesi non sapendo se ridere o restare serio - Ispezione???  Vi vengono a controllare sul serio? - non potevo credere alle mie orecchie... da noi una cosa del genere non era mai accaduta.
  • Pensavi che scherzassi questi giorni? - rispose rivestendosi alla meglio e lanciandomi i miei vestiti - che cacchio stai aspettando li imbambolato: vestiti!!! - ero ancora nudo.
  • Emma, Abby.... - le chiamarono da fuori bussando ancora.
  • Eccomi arrivo! - rispose lei finendosi di rivestire  ma prima di andare ad aprire come promesso si rese conto di una cosa fino a quel momento le era sfuggita. Abby non era in stanza. 
  • Cazzo e ora????? - non poteva di certo chiamarla e farla accorrere, le avrebbero sgamate così  cercò su due piedi  di farsi venire un’idea in mente - mettiti nel suo letto e fingi di dormire, copriti il più possibile non devono spolettare che tu non sia lei. 
  • Mah... 
  • Fallo!!!! - gettai i vestiti che avevo in mano sotto il letto in modo da non essere visti e ancora nudo andai a rifugiarmi nel letto di Abby che di sicuro mi avrebbe ucciso non appena lo avesse scoperto. 
 
  • L’ispezione andò bene, emma si inventò che stessero entrambe dormendo e che inizialmente nessuna delle due li aveva sentiti bussare e poi giustificò il fatto che Abby non si fosse degnata neanche di salutarli dicendo loro che aveva una forte emicrania e che aveva bisogno di riposare. Non fu una recitazione da premio Oscar la sua, nonostante non potessi vederla in viso dalla voce si percepiva uguale la tensione ma le due non sembrano farci caso e dopo averle augurato la buonanotte si dileguarono. 
  • per un pelo! - sospiró dandomi il via libera per uscire. 
  • Non posso crederci, neanxhe in gita scolastica al liceo mi è mai capitata una cosa del genere!  -le dissi ridendo! 
  • Non ridere idiota, se ci avessero scoperti saremmo finiti nei guai! In seri guai. 
  • Ma non ci hanno scoperto però...  - le feci locchiolino per poi riavvicinarmi a lei, baciarla e provando a sfilarle nuovamente la maglia. 
  • Killian che... che fai... fermo! - cercò di resistere, di fare la sostenuta, ma la sua voce la tradiva... il suo desiderio la tradiva.
  • Non abbiamo concluso una cosa io e te... - la provocai accarezzandola 
  • S... si mah... non.... e se....
  • Non credo verranno di nuovo, dai... non puoi lasciarmi così.... insoddisfatto! - le rubai un bacio, un altro, un altro ancora... sembrava essere sull’orlo di cedere mah... beh qualcuno bussò alla porta di nuovo ma questa volta in maniera più insistente.
  • Cavolo ragazzi sbrigatevi ad aprire, sono io.. Abby!!!!! - ci mancava solo Abby a disturbarci adesso. 
  • Sbuffando andai a mettermi sotto le coperte di emma, ero ancora in versione “come mamma mi ha fatto” mentre emma andò ad aprire alla sua amica! 
  • Dove accidenti eri finita? - le chiese emma ingenuamente.
  • Me lo stai chiedendo sul serio? - le rispose - mi aggiravo come una latitante per permettere a te cara la mia emma di sfogarti ben bene con il tuo lui! - mi indicó - spero non vi siate fatti beccare! 
  • No, tranquilla, tutto sotto controllo, non sospettano neanche di te.
  • Molto bene! Vi lascerei ancora da soli credetemi, non vorrei essere la guastafeste, ma non credo sia il caso, ci è mancato prorpio poco. - e che ti pareva? 
  • Tranquilla, ci mancherebbe... - mi limitai a rispondere - adesso vado solo che... beh... Abby ti dispiacerebbe andare in bagno per due minuti? - mi guardò non capendo.  - sono nudo! - non glielo avessi mai detto, la sentii urlare e scappare in bagno con le mani davanti agli occhi. - la tua amica è strana lasciatelo dire! - sorrisi e nel mentre mi rivestii per poi dare alla ragazza il via libera di poter tornare. Salutai entrambe, baciando una e ringraziando l’altra per la disponibilità,  dopodiché tentai di uscire dell’edificio. Mi accompagnarono, ma dopo neanche due metri fummo costretti tutti e tre a tornare in stanza. A quando pare le donne del l’ispezione avevano beccato due ragazzi a fumare in camera e ora gliene stavano cantando quattro.  Erano piazzisti proprio davanti al corridoio che dava sulle scale secondarie per cui era impossibile uscire. 
  • E ora che si fa? - chiesi - credete che cii sia qualcuno giù in portineria a quest’ora? Magari posso uscire da lì. 
  • Non ci sperare, li c’è perennemente qualcuno! - rispose Abby.
  • Beh ma un modo lo bisogna trovare, non posso mica dormire qui! - era scontato questo! Non avrei mai potuto  dormire con la mia ragazza e la sua amica presente... perché? Beh perché quando sto con emma mi passa totalmente la voglia di dormire. 
  • Perché no! Io e te ci stringiamo e Abby ha il suo letto! 
  • Che è disfatto.... ragazzi: perché il mio letto è disfatto???? - ad emma venne da ridere per la sua reazione ma Abby capì altro - no daiiii!!!! Che schifo!!!! Emma, non eri quella santa tu una volta? Ho capito che non lo vedi da tanto ma nel mio letto....
  • Cretina ma che hai capito, si è nascosto lì per fingere di essere te! Non abbiamo fatto nulla al tuo caro letto tranquilla. - sospiró di sollievo
  • Ah meno male.... 
  • ero nudo però! - adoravo sfotterla, aveva delle reazioni iconiche - sai ci hanno beccato proprio nel mentre noi...
  • Ma che schifo! Doppiamente schifo! Ora devo cambiare le lenzuola!!!! - io ed emma scoppiammo a ridere. - due idioti e io dovrei anche lasciarti dormire qui? - lo stava dicendo scherzando ma lo percepii ugualmente che la cosa la imbarazzasse, a chi non avrebbe imbarazzato dormire accanto ad una coppia di fidanzatini? 
  • Capendo la situazione e non volendola mettere a disagio provai altre due volte ad uscire da lì ma niente da fare, quel posto sembrava la prigione di Alcatraz. 
  • d’accordo può restare ma vi prego... niente rumori molesti ok? - esclamò infine seppur con ironia ma dicendo la verità.
  • Ma ti pare Abby?!?!?! Dormi tranquilla prorpio. - rispose Emma. Per lei era scontato che non avremmo fatto più nulla in sua presenza e anche per me era così ma poi nel letto, in quel letto singolo, appollaiati uno addosso all’altro a me scattò qualcosa... eh lo so ma cosa ci posso fare? Sono un uomo in fondo. 
  • Non farti venire strane idee... - mi disse emma all’orecchio, sentendo il mio corpo reagire alla vicinanza... 
  • è una tortura questa: sono rimasto insoddisfatto e in più ti ho letteralmente spalmata su di me e non posso fare nulla. 
  • Pensi che a me faccia piacere? Non sono di marmo! 
  • E allora....
  • No! Killian davanti ad Abby proprio no! Scordatelo. Starà anche dormendo, non ci vede e quello che vuoi ma no, è una questione di rispetto! 
  • Non ho detto di farlo davanti ad Abby! - specificai, amavo il sesso d’accordo ma c’era un limite a tutto. - dico solo che possiamo trovarci un posticino... nel bagno ad esempio. 
  • Ci chiudiamo a chiave e...
  • Hai intenzione di fare una doccia notturna insieme? L’acqua fa rumore e lei si sveglierebbe e capirebbe....
  • Senza doccia! - proposi per poi alzarmi. 
  • Dove vai... vieni qui! 
  • io vado in bagno tesoro... che fai.... - mi abbassai per baciarla - mi mandi solo o mi fai compagnia? 
  • Inizialmente mi lasciò andare da solo ma dopo pochissimi minuti eccola finalmente raggiungermi. Non perdemmo tempo, neanche il tempo di chiudere la porta a chiave che eccoci ancora una volta continuare il “discorso” da dove era stato precedentemente interrotto. Per gran parte della notte rimanemmo li, chiusi in quelle quattro mura a donaci piacere reciproco poi, calcolando che si erano fatte le cinque del mattino e che lei aveva allenamento tra solo tre ore decidemmo di tornarcene a letto buoni buoni per riposare un po’. Mi correggo: lei riposò... Crollò sfinita non appena mise la testa sul cuscino mentre io, totalmente privo di sonno, decisi di continuare a coccolarla, con carezze, abbracci e piccoli baci, fino al mattino. 
  • Erano all’incirca le sette e un quarto quando fui costretto a svegliarla, io dovevo tornare in federazione e lei doveva iniziare a prepararsi, ma lei non sembrava intenzionata a voler aprire gli occhi così, non potendola lasciarla dormire, mia madre l’avrebbe uccisa, decisi di intervenire in modo drastico per cui le coccole innocenti fatte durante le ultime ore diventarono decisamente meno innocenti, molto meno innocenti e continuarono fin quando non si decise ad aprire finalmente gli occhi.  Quello era senza dubbio un ottimo modo per iniziare la giornata ma se si va di fretta può essere un po’ frustrante la cosa in quanto si potrebbe non avere il tempo di appagare il desiderio stimolato. 
  • andiamo in doccia dai... - le proposi malizioso 
  • Che... che ore sono... - mi disse per poi guardare l’orologio. - cavolo è tardissimo... Killian....
  • Shhhh vieni con me dai!!!
  • Mah... no è tardi devo prepararmi amore.... - era ancora alquanto assonnata e frastornata.
  • Ci prepariamo insieme dai, vieni con me. Una bella doccia e poi dritti a conquistare una nuova giornata! 
  • Una bella doccia che mi porterà all’espulsione altrochè! - commentò ridacchiando ma allo stesso tempo si convinse e fu lei a trascinarmi in doccia. Un quarto d’ora, un flash più che una doccia ma i tempi purtroppo erano quelli che erano per cui fui costretto ad accontentarmi. 
  • Accidenti a te Jones - mi disse tutto d’un tratto emma mentre guardandosi allo specchio si spiaccicava crema su tutto il corpo - Guarda qua! - mi indicó il suo interno coscia interamente cosparso di piccoli romantici lividi e un piccolo morso che volutamente le avevo fatto la sera precedente. - come ci vado ad allenarmi così è?!?! - domandò infilandosi il body - cioè guarda, si vedono anche a distanza! Propio come la scorsa volta! È un vizio il tuo! 
  • Non è vizio, sono segni d’amore amore mio! Perché ti lamenti tanto - la presi in giro - Non mi sembrava che ti dispiacesse mentre te li facevo, anzi... 
  • Cretino.... comunque ribadisco: altro che segno d’amore... questi sono Segni da espulsione! - alzò gli occhi al cielo non commentando altro e cercando in mente sua un modo per coprirli. 
  • Usa i tuoi trucchi no? voi donne siete delle maghe con quei così...
  • Il trucco si scioglie con il sudore genio e io sto andando ad una seduta di allenamento non a pettinare le bambole. 
  • Mettiti un pantalone lungo allora! Almeno con la scusa i tuoi amichetti non ti guarderanno il culo! - già me li vedevo con la bava alla bocca ad ammirarla in tutto il suo splendore. Avevo avuto modo di conoscerli e anche se non davano a vederlo sotto sotto tutti e quattro gli sbavavano dietro, anche quelli fidanzati. 
  • Eh.... per forza! - sbuffò in riferimento ai pantaloni - ma spera che Harris non venga proprio oggi a vedere i nostri allenamenti o sarai responsabile del mio secondo fallimento olimpico.
  • Io? E perché? 
  • Perché quando viene a vedere i nostri lavori pretende che siamo in divisa e se mi vede conciata così non ci metterà molto a fare due più due. 
  • Oooops! - misi una mano sulla bocca mimando di essere un po’, solo un po’, responsabile della cosa. 
  • Per non parlare di mark! Io oggi ho fisioterapia con lui Killian! - il mio sguardo cambiò di colpo. L’idea che durante i post allenamenti fosse lui a seguirla non mi piaceva affatto. - con che faccia mi presento sapendo che vedrà i tuoi capolavori è? 
  • Beh.... mi avvicinai malizioso per poi baciarle il collo e lasciandole anche lì un bel marchio d’amore.
  • Cacchio Killian mah....
  • Consideralo un regalino per Mark! Un piccolo invito a stare lontano dalla mia donna. 
  • Mi hai marchiata per questo motivo? - scosse la testa ridendo della cosa. 
  • Anche... ma in primis l’ho fatto perché ti amo. 
  • Non attacca con me! - mi diede un bacio a stampo mentre stava ancora ridendo e poi prendendomi per mano uscimmo dal bagno in modo da dare a Abby, la quale si era da poco svegliata la possibilità di cambiarsi anche lei. 
  • Amore mi raccomando... non voglio più vederti giù come ieri sera ok? - le dissi tornando serio. - per qualsiasi problema alza il telefono e chiamami, lo sai che si di me può sempre contare. 
  • Sarà fatto amore! Grazie ancora per tutto... tranne che per i segni! - mi fece l’occhiolino. 
  • È tutta scena, so che ami anche quelli! - e dopo averle dato un ultimo bacio la lasciai finire di prepararsi e con la promessa di sentirci a fine serata mi dileguai come un ladro stando attento a non farmi beccare.
 
POV EMMA
 
  • Non appena Killian andò via ecco comparire Abby nuovamente in stanza, era entrata in bagno da neanche cinque minuti... non poteva essersi già preparata. 
  • che ti sei dimenticata questa volta? - le dissi prendendola in giro mentre cercavo un paio di pantaloni da poter indossare per l’allenamento. Abby dimenticherebbe tutto, anche la testa se solo non l’avesse attaccata.
  • Pensavo: secondo te io dovrei seriamente farmi la doccia dove tu hai appena fatto roba con il tuo fidanzato? - mi disse alquanto schifata. 
  • Ho fatto cosa???? Tu sei fuori! Ma ti pare che mi metto a fare “roba” con te in stanza? - io non avrei mai voluto che qualcuno con me presente facesse certe cose, per di più nel bagno in comune, per cui capii il suo disagio, ammettere dunque di aver fatto esattamente ciò che pensava non mi sembrava un gran piano. 
  • Guarda che vi ho sentiti... e non solo questa mattina.... tesoro! - cosa? Ci aveva sentiti? Non poteva essere, stava di sicuro scherzando per ottenere informazioni. 
  • Ma finiscila... - mi misi a ridere - il fatto che ci hai visti uscire in contemporanea dal bagno non significa necessariamente che...
  • Guarda che vi ho sentiti sul serio - arrossì notevolmente imbarazzata - Mi sono svegliata questa notte perché avevo sete e.... beh... sappi solo che anche se ti sei contenuta i muri del bagno sono sottili.... moooolto sottili! - cavolo!!!! Ci aveva seriamente sentiti? Che imbarazzo... per entrambe. - ho dovuto mettere i tappi per paura di sentire di peggio. 
  • Cos... Emh... io.... - presi un respiro, ormai non potevo di certo continuare a negare. - Scusami Abby... scusa davvero! Giuro che non ricapiterà più! - ero mortificata, mi sentii subito una pessima amica ma come al solito lei, dopo mezzo secondo dall’ aver lanciato la bomba, iniziò a riderci su! 
  • Ma finiscila, non sono mica nata ieri! Lo avevo già messo in conto credimi.
  • Si mah...
  • Fammi finire, sei stata una ragazza cattiva e quindi ti farai perdonare... come? Beh  facendomi invitate il mio fidanzato qui in camera una di queste sere! 
  • Va benissimo, nessun problema! Quando vuoi basta che mi avvisi prima così mi trovo una sistemazione momentanea per la notte.
  • Scherzi???? È proprio qui che arriva il bello: Voglio vendicarmi io... tu resterai qui in questa stanza a sentirti in imbarazzo quando sarà! - nel mentre diceva ciò cercò nel suo armadio un borsone dove iniziò a mettere al suo interno roba a caso. -scherzi vero? 
  • No, affatto! - rispose - comunque adesso vado a farmi la doccia in camera di Sarah ... in quel bagno non ci metterò piede fin quando non verrá qualcuno a pulirlo, tu finisci di prepararti nel mentre, ci vediamo tra dieci minuti in corridoio.
  • Cosa... non... non puoi andare nell’altra stanza! Va bene Sarah ma... beh ci sarà anche l’altra.... non credi che Zelina possa fare domande vedendoti li? 
  • Hai terminato l’acqua calda! Questo le dirò se mi dirà qualcosa tranquilla! Non preoccuparti Emma, ci tengo a rivivere ciò che mi hai fatto passare stanotte. - mi fece l’occhiolino e poi si avvicinò alla porta. - ah! Prima che mi dimentichi: cerca un pantalone nero decente da mettere: il tuo uomo non si è regolato direi.... - fece allusione ai segni che mi aveva lasciato e si richiuse la porta alle spalle. Accidenti: erano davvero così evidenti? Già! 
  • Trovato il pantalone finii di vestirmi alla velocità della luce visto l’orario e dopo aver aspettato per ben venti minuti Abby ecco che insieme raggiungemmo la palestra per dar inizio agli allenamenti.  
  • No appena regina mi vide iniziare il riscaldamento, che di solito facciamo tutte e quattro insieme, con i leggings neri prontamente mi guardò come a cercare una spiegazione logica. Il pantalone non è ben visto neanche da regina oltre che ad Harris perché a detta sua è più difficile correggere alcuni errori non potendo vedere bene le gambe. 
  • scusa lo so ma non sto molto bene, sono... ho le mie cose! Solo per oggi promesso. - mi giustificai anche se non mi aveva in realtà chiusero nulla a voce. Era la prima volta che usavo quella scusa in tanti anni di allenamento, non avevo mai avuto problemi ad allenarmi in body durante quei giorni del mese in fondo ma in quel momento mi sembro la scusa migliore da raccontare. Abby si mise a ridere sotto i baffi e mi guardò come a dire “proprio indisposta sei...” e Sarah fece lo stesso facendomi capire che anche lei sapeva... Zelina fortunatamente non mi calcolò di striscio, sapevo che Abby con lei era stata di sicuro una romana, e concludendo li l’argomento continuammo a lavorare. 
  • Nonostante le ore piccole e il movimento sfrenato della notte, e non solo, riuscii a portare a casa un allenamento a detta mia decente. Killian mi aveva aiutata molto con i suoi discorsi e per la prima volta da quando avevo iniziato sentivo di aver fatto un buon allenamento.
  • La stessa regina mi fermò per complimentarsi per i miglioramenti avuti su tutti e quattro i programmi e prima che andassi via per la mia consueta seduta di fisioterapia post allenamento ricordo che mi disse testuali parole: “non so cosa ti sia successo tra ieri e oggi ma fattelo accadere più spesso se questi sono i risultati”. “Eh mia cara regina.... sapessi.... “ricordo di aver pensato... forse un giorno glielo avrei anche confessato ridendoci su ma in quel momento ritenni giusto mantenere il segreto. 
  • Se con lei ero stata fortunata, non si accorse di nulla, con Mark le cose non andarono tanto meglio. Quando mi stesi sul lettino, con ancora addosso i pantaloni anche lui mi guardò come a dire: “è quindi?” Tra i vari massaggi ed esercizi avevo anche dei macchinari come il laser da fare, non potevo farli con i pantaloni addosso.... 
  • non possiamo fare solamente una cosa semplice semplice oggi? Fa freddo qui... - decisi di non mettere la stessa scusa che raccontai a regina, non avrebbe retto visto il motivo per cui ero lì ma la balla che inventai al momento non fu comunque efficace. 
  • Ci saranno trenta gradi in questa stanza e tu vieni da un allenamento di quattro ore! Anche se avessi la febbre sentiresti caldo credimi quindi niente storie, qualsiasi cosa tu debba fare può tranquillamente aspettare. - era convinto che non volessi fare tutta la seduta perché avevo in mente altri programmi. 
  • Ma davvero ho freddo.... - dopo avermi guardata in malo modo come a non volermi credere mi accese una stufetta proprio accanto a me.
  • Ecco ora non più! 
  • Non avendo altra scelta fui costretta a spogliarmi e rimanere solamente in body ma questo come facilmente intuibile la ebbe delle conseguenze. Non appena l’occhio di Mark notò quel piccolo dettaglio sul mio corpo, quello alla gamba seriamente, quello sul collo lo avevo camuffato seriamente con del trucco, eccolo iniziare una ramanzina senza fine. 
  • devo forse chiamare Harris, Emma? - chiese diventando improvvisamente serio. - ecco perché non volevi fare terapia... ora si spiega tutto! e io che ingenuamente credevo che volessi andare a spettacolare con le tue amiche! 
  • Vuoi chiamare Harris per cosa esattamente? Stai scherzando vero? - chiesi vedendolo con quella faccia infuriata, per poco non gli usciva il fumo dalle orecchie - mi stai seriamente facendo una ramanzina? - a me veniva da ridere nel vederlo così.  
  • Mai stato così serio guarda! - la cosa mi lascio stupita perché avevano sempre avuto un bellissimo rapporto di complicità io e lui, dagli inizi proprio... per me è sempre stato come un fratello maggiore.... il mio confidente più grande. Non aveva senso quel suo atteggiamento. - non sei in periodo di ritiro tu? 
  • Certamente.... - capii subito dove voleva andare a parare - ahhh ho capito, parli di questi lividi vedo? Guarda lo so a cosa stai pensando ma non è affatto come pensi... è solo che... 
  • Non sono lividi tesoro mio, non credere di farmi fesso e contento raccontandomi delle storielle signorina, non mi freghi.... tutto hai sul corpo tranne che dei comunissimi lividi! - specificò - sono un uomo se ti sei dimenticata, certe cose le so... le ho fatte! - cosa dirgli adesso? potevo permettermi di continuare ad inventarmi altre scuse? Per cosa poi... tanto aveva capito benissimo e poi oltre ai succhiotti c’era anche il morso ad avvalere la sua opinione e per quanto volessi nasconderlo era palesemente visibile. Con i lividi avrei potuto inventare qualcosa ma come altro poteva essere giustificato quel morso? Decisi quindi di smettere di fingere, almeno con lui, ed essere sincera ma lo feci per un solo motivo, per ingraziarmelo... volevo assolutamente tenerlo dalla mia parte per paura che andasse a parlare con Harris o con regina. Non ci crederete mai ma avevo paura più di lei che di Harris e il motivo era semplice: già una volta mi aveva beccata in quelle condizioni e non aveva gradito... questa volta mi avrebbe letteralmente disintegrata. 
  • Ok va bene mi sono concessa una serata di pausa... e allora? A te non è mai capitato? Andiamo.... tutte nella federazione ti vengono dietro - misi in mezzo tutte le ragazze che si allenavano li, anche quelle non scelte per la nazionale. - vuoi forse dirmi che con nessuna di loro tu....
  • Non stiamo parlando di me, non sono io quello in torto in questo momento! Sei in ritiro Emma vorrei ricordarti, queste cose non dovresti farle a prescindere... figuriamoci adesso! 
  • Sono cresciuta Mark... - alzai gli occhi al cielo. Ancora con questa storia che ero piccola? - non sono più una...
  • Chi è stato! - chiese categorico non lasciandomi neanche terminare la frase
  • Mark seriamente? Sembri mio padre - mi venne da ridere ma questo lo fece alterare ancora di più. 
  • Chi è stato! - disse con voce ancora più ferma - Emma non scherzo: se non parli vado dritto da Harris e Regina e lo sai anche tu che succede sì?
  • Non lo faresti mai! 
  • Non provocarmi. - ma per quale motivo una persona buona come Mark si stava completando in questo modo così scontroso? Con me poi....
  • E va bene te lo dico ma non credo sia una novità per te! Lo sai che sono fidanzata.... 
  • Killian? - strabuzzò gli occhi. Annuì - Killian? Il Killian che conosco io? E come ha fatto ad entrare qui????
  • Dettagli... 
  • io lo ammazzo quel porco! 
  • Ehi! Piano con le parole, non esagerare adesso! Stai pur sempre parlando del mio ragazzo! 
  • Sto solamente dicendo la verità dei fatti! - sbuffò - come altro lo chiami uno che si mette a fare queste cose? tze... non ha senso del pudore quel babbeo! Grande e grosso com’è va a dare fastidio alle ragazzine.
  • Mark attento a quello che dici o adesso mi fai incazzare sul serio! - mi alzai dal lettino per poterlo guardare dritto negli occhi. - è solo un ragazzo che ha quattro anni più di me e comunque io sono maggiorenne, posso fare ciò che voglio della mia vita amorosa, non devo di certo chiedere il permesso a te! - fui io a sbottare questa volta. - e poi fai tanto il buon samaritano ma quando ti sei portato qui dentro Zelina con la scusa della “finta terapia” lo sappiamo tutti perché lo hai fatto quindi non venirmi a fare la morale. Altro che vista....
  • Tu... tu come fai a sapere che.... - lo lasciai spiazzato a quella rivelazione, era sorpreso che sapessi.
  • Ero sua amica ricordi? Ci confidavamo tutto io e lei e so anche che non lo hai fatto per amore ma solo per fare ingelosire qualcuno. - voleva ingelosire me ma io questo ancora lo ignoravo. - senti... Siamo amici io e te no? Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto mi sembra quindi... come io non ho mai giudicato te tu puoi per favore non farlo con me? Amo Killian, sono seriamente innamorata di lui Mark e niente e nessuno può mettersi in mezzo a questo amore, mi dispiace. 
  • È troppo grande per te!
  • L’età è solo un numero, lo sai anche tu questo è solo che ora ti sei incaponito.  
  • Ok forse hai ragione sull’età ma non mi piace ugualmente lui al tuo fianco.
  • Perché no? Cos’è che non ti piace? Quale è il problema? Ancora per quella storia del tirocinio per caso? - provai ad indovinare - Mark davvero non...
  • No, non centra nulla quella storia figurati... è che tu... beh si tu.... ecco la verità è che io sono inn.... - si fermò un secondo ad elaborare le sue parole. - io tendo molto a te. Sei un po’ come una sorellina no? Ci conosciamo da anni, eri una scricchiola la prima volta che sei entrata in questa federazione.  Ti ho vista crescere, diventare una giovane donna e mi fa strano ora vedere qualcuno al tuo fianco... mi fa strano vederti fidanzata, mi fa strano sapere quello che fai con questa persona, mi fa strano tutto... - non era per nulla convinto di ciò che stava dicendo ma a quel tempo io non ci feci caso. Killian ancora oggi mi prende in giro su questa cosa, secondo lui io avrei dovuto capire al volo il motivo di quella sfuriata: Mark era innamorato di me e quella era solo una classica scenata di gelosia. Forse avrei dovuto capirlo, col senno di poi è tutto più chiaro ma a quei tempi seriamente non riuscii a vedere oltre le sue parole. Ingenuità la mia? Assolutamente no, il punto era semplicemente che ero troppo innamorata del mio uomo per vedere altri attorno a me.
 
Quello fu l’unico giorno in cui discutemmo in maniera così accesa, già dal giorno seguente il nostro rapporto tornò ad essere quello che era sempre stato. Non parlò mai con Regina o Harris della mia scappatella, chiamiamola così, ma mi fece promettere, in cambio del suo silenzio, di comportarmi bene e di non fare più di testa mia. Parliamoci chiaro, io non credo di essermi comportata male, semplicemente per una notte, visto che stavo davvero male, grazie all’aiuto della mia migliore amica decisi di concedermi un giorno di stop. Da quel giorno non vi furono più incontri di questo tipo tra me e Killian, clandestini se così si possono chiamare, per tutto il periodo del ritiro rispettai alla lettera tutte le regole imposte dalla mia federazione impegnandomi solo ed esclusivamente sul mio obiettivo: Salire sul podio del mondiale e accaparrarmi l’accesso ai miei tanto agognati giochi olimpici.
Dedicai anima e corpo all’allenamento e nonostante le paure iniziali di non farcela riuscii a portare a termine tutti e quattro i programmi in maniera a detta mia, ed è tutto dire visto quanto sono puntigliosa, abbastanza discreta.
Ero pronta ad affrontare la competizione, ero convintissima di questo ma quando quel giorno arrivò e misi piede per la prima volta dopo quattro anni in quel palazzetto… beh… le emozioni che provai mi mandarono in subbuglio il cervello e tutto quello che mi ero imposta di fare, stare calma, viverla con serenità ecce cc, andò a farsi benedire.
Arrivammo il giorno prima, come tutte le altre squadre del resto, per poter quantomeno provare gli attrezzi e prendere confidenza con il posto. Per me fu difficilissimo anche solo entrare negli spogliatoi per cambiarmi, figuratevi il resto.
Attesi il turno di prova della nostra squadra con ansia, neanche stessi per andare a gareggiare proprio in quel momento e quando fu il nostro turno mi sentii tremare talmente tanto le gambe che temei di svenire da un momento all’altro.
Cercai di farmi forza e convincermi che tutto andava bene, che era solo una prova e che dovevo approfittare della cosa per prendere fiducia e caricarmi per il giorno seguente ma non fu affatto semplice, anzi… la tenzione, la paura, il terrore che provavo dentro di me mi portò ad eseguire un allenamento pessimo. Il volteggio, la trave, il corpo libero… non ci fu un solo esercizio tra questi tre che portai a casa in maniera discreta. Improvvisamente tutto ciò su cui avevo lavorato in quei mesi sembrò svanire di colpo facendomi tornare agli inizi di quel calvario quando non ero altro che una ex ginnasta ormai fuori dai giochi per sempre.
Regina non mi disse nulla agli inizi, si limitò semplicemente a darmi qualche dritta qua e la come se nulla stesse succedendo, come se lei non vedesse lo schifo che stavo combinando. Mi sembrò assai strana come cosa, lei che pretende il meglio in ogni occasione, anche in una semplice prova ancora non mi aveva sgridata ben bene. Ci stava tutta una tirata di orecchie, io al suo posto non sarei di certo rimasta in silenzio.
Il motivo di quel silenzio in realtà era facilmente intuibile ma anche in questa occasione non riuscii a mettere a fuoco subito. Iniziai a capire le cose solamente dopo aver provato ad eseguire il programma alle parallele. Già… provato ad eseguire, non eseguito… 
Quando mi disse di andare alle parallele io non esitai, non volevo farmi vedere agitata, mi incamminai quindi con finto fare sicuro, misi i paracalli, la magnesia sulle mani in modo da non scivolare e dopo un respiro profondo accennai ad iniziare il mio esercizio. Accennai… non appena impugnai quelle parallele una brutta sensazione mi invase, mi sentii mancare l’aria e fui costretta a mollare la presa dello staggio.
  • Emma tutto ok? Vuoi… - non so cosa mi stesse proponendo regina, non ero lucida per capire, mi limitai semplicemente a scuotere la testa e dopo un attimo di pausa tentai nuovamente di eseguire il programma.  Ci riuscii in parte, eseguii i primi quattro elementi poi il ricordo di quel salto, che oltretutto nel programma non c’era piu, mi invase la mente e come poco prima, senza controllare l’atterraggio questa volta, non ricordo neanche che elemento stavo eseguendo, staccai nuovamente la presa e terminai in anticipo l’esercizio. Atterrai di sedere ma non mi feci male, non fisicamente almeno… il vero dolore veniva dritto dal cuore, talmente forte da farmi fermare il respiro.
Mi ritrovai tutte le compagne attorno compresi Regina e gli altri allenatori, tutti tranne Zelina ci tengo a precisare, ognuno dei quali a modo loro cercarono di dirmi qualcosa per aiutarmi. Non capii nulla di quello che stavano dicendo in realtà, a stento riuscivo a percepire le loro voci. Ero in un mondo parallelo, niente era ben definito… o meglio, solo una cosa lo era ovvero il mio cuore che nel petto stava battendo ad una velocità tre volte più forte rispetto al normale.
Senza rendermene conto mi ritrovai nello spogliatoio, stesa su una panca con Sarah che mi teneva le gambe in alto, Abby che mi sventolava e un uomo tutto vestito di arancione, un membro della guardia medica addetta, che mi stava misurando la pressione. “Battiti elevati”… “attacco di panico”… questa fu la diagnosi e gli sguardi delle persone accanto a me cambiarono di colpo capendo la gravità della cosa. Non era stato un semplice mancamento il mio, dovuto che so… dal mangiare poco per via dei tempi ristretti o un calo di zuccheri per il troppo sudare, dietro il mio svenimento c’era dietro altro: il terrore della gara che stavo per affrontare.
Nello spogliatoio calò il silenzio più assordante e solo allora regina si permise di parlare.
  • Cortesemente ragazze, lasciateci sole un momento per favore. – chiese con fare gentile regina aspettando poi che uscissero. – Emma, tesoro… - tesoro? Avevo sentito bene? Regina Mills mi aveva appena chiamata tesoro?  Stavo per morire probabilmente, non vi era altra spiegazione altrimenti. – Cosa dobbiamo fare è? Come posso aiutarti? Dimmelo ti prego. – non le risposi. Non perché non volessi, non sapevo proprio cosa dirle. – Non voglio che tu salga su quella pedana domani se devi farti venire tutto questo. – continuò a parlare vedendomi più predisposta ad ascoltare che a fare altro. – Non ti fa bene. E’ una gara importante lo so, lo capisco… io stessa ci tengo molto che tu la faccia, tu ci tieni, tutti ci tengono mah… ma se è questo il risultato forse è meglio fare un passo indietro e fermarsi prima che sia tardi non credi? – abbassai lo sguardo. – Non è colpa tua Emma, in questi mesi hai fatto un lavorone enorme credimi ma evidentemente il blocco che ti porti dietro da quel giorno ancora non l’hai superato del tutto. L’ultima cosa che vorrei è vederti domani stare male per questa cosa, per un esercizio eseguito male o non eseguito, quindi prenditi un momento per pensare e cerca di capire bene cosa pensi sia meglio per te.
  • Non… non ho bisogno di pensare, so quello che voglio! – riuscii finalmente a riacquisire l’uso della parola – Voglio riprendermi ciò che è mio Regina, lo desidero con tutto il cuore credimi solo che… beh…. io non ho calcolato che potesse essere così dura salire in pedana, in questa pedana… impugnare quelle stesse parallele che mi hanno messa al tappeto già una volta poi… - presi un respiro - vorrei tanto riuscire a superare il mio limite, ciò provato sul serio oggi ma a quanto pare non ci sono riuscita.
  • Quindi cosa vorresti fare? – eh… cosa fare? ci pensai ancora un po’ – Davvero, sii sincera. Non pensare ad altri se non a te stessa. Le tue compagne capiranno, poi ci sono le riserve comunque quindi non ci metteresti comunque a disagio.
  • Io voglio tentare, so che è questo che il mio cuore vuole ma ho paura di fare una figuraccia ancora una volta. – ero decisa ma contraddittoria allo stesso tempo.
  • Se vuoi tentare allora tenta! – disse lei per me cercando di farmi uscire da quel bivio - Al diavolo le figuracce. Non negarti una cosa che vorresti fare solo per paura di sbagliare. Meglio tentare e aver perso che non aver mai tentato… è così che dice il detto se non sbaglio.  E poi chissà, di solito da un brutto allenamento generale viene fuori una gara da dieci e lode. – cercò di spronarmi.
  • Non credo sia questo il caso.
  • Non abbatterti. Se intendi provarci provaci fino in fondo, altrimenti lascia stare subito. O metti tutta te stessa e poi come va va oppure evita. Dai a te stessa il modo di non rimpiangere nulla.
  • Ok… proviamoci…speriamo che i giornali non mi citeranno ancora una volta come la protagonista dei loro macabri articoli – mi riferii a tutte le pagine dello sport che subito dopo il vecchio mondiale non fecero altro che parlare di me e del mio incidente.
  • Per gli articoli macabri anche no ma per il resto… chissà potresti essere protagonista in positivo.
  • Magari… sarebbe un sogno.
  • E facciamo si che questo sogno si avveri allora. – mi sorrise per poi abbracciarmi forte. Anche questo non era assolutamente da lei. – Andiamo in Hotel adesso, un bel bagno caldo, una cenetta leggera e poi subito a letto. Vedrai che con una bella dormita tutto si aggiusterà e domani sarai super carica.
  • Prima di andare possiamo… - guardai l’orologio, mancano ancora venti minuti alla fine del nostro turno di allenamento. – Possiamo ripassare i programmi ancora una volta? Per favore…
  • Emma…
  • Voglio vedere se riesco a fare almeno qualcosa, voglio essere tranquilla di non impappinarmi…
  • Hai superato le ore consentite dal tuo fisioterapista – killian… - lo sai che mi uccide se…
  • Per favore… - la guardai con occhi supplichevoli. Sospirò.
  • E va bene, ma uno solo però!
  • Le parallele! – dissi senza esitazione.
  • No… le parallele no, tutto tranne quelle. – ma perché dovevamo essere sempre in disaccordo?
  • Mah…
  • Ti conosco, ti verranno gl’incubi stanotte se anche solo mezzo elemento non ti viene quindi…. Evitiamo.  E poi hai già provato prima, mezzo esercizio è andato, lo hai fatto, quindi va bene così. Se vuoi provare altro ok ma le parallele evitiamo per oggi.
  • Allora niente… possiamo andare. – anche gli altri esercizi mi causavano ansia e problemi ma mai come le parallele che ironia della sorte sono sempre state il mio attrezzo forte. Se non potevo provare quelle il resto era inutile provarlo.  – Andiamo in Hotel.
  • Perfetto anche perché… beh c’è una sorpresa che ti aspetta proprio li – disse guardandomi con sguardo furbo.
  • Ah si? E cosa? Un venditore di miracoli? – dissi sarcastica.
  • No, il tuo fidanzato! – sgranai gli occhi incredula, killian era li? – L’ho chiamato prima quando hai avuto quel mancamento, ho pensato che lui in fondo sia un motivatore decisamente più qualificato di me conoscendo i tuoi gusti quindi…
  • Davvero lo hai fatto venire per me? Regina io… io…
  • Aspetta… non succederà niente di quello che pensi. Lui alloggia in un altro Hotel sia chiaro, viene solamente a cena nel nostro e per un breve, brevissimo dopocena… fattelo bastare ok?
  • Regina grazie… grazie di cuore.
Uscii da quel palazzetto con il solo e unico intento di correre ad abbracciare il mio amore, dimenticai tutto per un momento: gara, olimpiadi, problemi, mancamenti…  il solo pensiero che fosse riuscito a raggiungermi con netto anticipo rispetto a quanto era programmato il suo arrivo fu per me un motivo di gioia, peccato però che dopo i saluti iniziali e qualche effusione scambiata qua e la il mio mood negativo tornò ad impossessarmi di me costringendomi a parlare anche con lui delle mie angosce più grandi.
Come sua madre fu molto diplomatico, mi ascoltò attentamente e solamente dopo aver finito di esporre tutti i fatti mi diede la sua opinione. Non cercò ne di convincermi a tentare il tutto per tutto ne cercò di spronarmi a mollare… “non spetta a me decidere” mi disse con semplicità “qualunque cosa sceglierai sarà di sicuro la scelta giusta… io sarò con te… sempre”.
Per una persona in confusione il non ricevere nessun parere, sia in positivo o negativo, non è mai un buon segno; pensateci: quante volte ci capita di aggrapparci fermamente a ciò che ci dice il nostro confidente proprio perché non sappiamo come uscire da una determinata situazione? Quasi sempre è così e la maggior parte delle volte la cosa non porta mai a niente di buono.  Nel mio caso sono stata felice che Killian non si sia sbilanciato, che mi abbia dato carta bianca senza influenzarmi in nessun modo… mi ha dato forza, non so spiegarlo… ha avuto fiducia in me a prescindere da tutto e questo mi ha portato ad autoconvincermi, dopo una notte di ragionamenti, che la cosa più giusta da fare era tentare il tutto per tutto. Forse sarebbe andata male, forse no… ma una cosa era sicura: non avrei avuto rimpianti.
Mi alzai con un’energia diversa dal solito quella mattina, nonostante i pensieri notturni ero riuscita a dormire comunque un quattro o cinque ore e dopo una colazione abbonante con le mie compagne, per acquisire ancora più energie eccomi salire sul pulmino della squadra con il mio borsone alla mano pronta a raggiungere finalmente quello che sarebbe stato da li a poco il mio destino.
Giunta al palazzetto non entrai subito, aspettai che Killian e i miei genitori mi raggiunsero, si era offerto di andare a prenderli in aeroporto, e solamente dopo essermi fatta abbracciare e coccolare per benino anche da loro mi decisi a raggiungere gli altri.
  • Non dimenticare quello che ti ho detto ieri – disse Killian afferrandomi per un braccio prima che potessi varcare la soglia dell’ingresso principale – quando credi di non farcela cerca il mio sguardo tra la gente… non sei sola: su quella pedana ci sono anche io.
  • Dovresti istallare il Gps allora… - dissi ridendo nonostante le bellissime parole appena ricevute – Hai la vaga idea di quante persone ci saranno oggi tra le tribune? Anche volendolo fare non…
  • Sono il secondo fisioterapista della squadra! – mi anticipò non lasciandomi finire la frase. – Non ufficile… è solo una copertura per farmi stare li con voi mah… shhhh acqua in bocca.
  • C… cosa?!?!?! – non potevo credere alle mie orecchie.
  • Consideralo un regalo da parte della tua allenatrice dal cuore di pietra. – rise – Sarò vicino a lei, non puoi non vedermi. – non riuscii a fare altro se non baciarlo appassionatamente tanta era la felicità in quel momento ma neanche mezzo minuto dopo fui costretta a riprendere il controllo di me stessa o sarei morta prima ancora di mettere piede nella struttura. Baciai Killian proprio sotto l’occhio dei miei genitori… di mio padre in particolar modo e credetemi, non gli piacque affatto la cosa.
Raggiunto lo spogliatoio mi preparai per la competizione e una volta pronta raggiunsi la palestra adiacente, quella messa a disposizione per le ultime prove e mi misi a ripassare a mente i miei programmi. Provai per bene solo due o tre passaggi che proprio faticavo ad eseguire correttamente ma per il resto, su consiglio di Regina, non provai nulla. Lei è la prima che ci spinge a provare fino all’ultimo ma quel giorno, per me, conoscendo la situazione, chiuse un occhio. Sapeva bene che se anche un solo passo fosse uscito male mi sarei bloccata per chi preferì non farmi agitare. Il più ormai era stato fatto dopotutto, una prova in meno o in più non avrebbe cambiato di certo le cose.
Ad inizio manifestazione fummo invitate tutte a raggiungere le nostre postazioni e dopo la presentazione iniziale di ciascuna squadra e la presentazione della giuria la gara ebbe finalmente inizio.
Il primo programma che fui chiamata ad eseguire fu il corpo libero. Fui la sedicesima ginnasta a scendere in pista, altre quindici, tra cui Sarah e Abby, si esibirono prima di me e la cosa non fu affatto positiva per la mia mente. Studiai ciascuna di loro e devo ammettere che erano una più brava dell’altra e quando dico la parola brava intendo dire “Brava”… con la b maiuscola.  Salii in pista autoconvinta di fare una pessima figura, i telecronisti con le loro scommesse poi non aiutavano di certo a farmi restare calma e concentrata, ma contro ogni aspettativa riuscii a portarmi a casa l’esercizio in maniera impeccabile, senza il ben che più minimo errore.
Raggiunsi Regina, Killian e le compagne piangendo tanta era la felicità ma mi ripresi subito per potermi concentrare sui restanti attrezzi.
Mi toccò il volteggio subito dopo, l’attrezzo con cui vado meno d’accordo di solito. Tre salti distinti, tre livelli di difficoltà molto alti… non presi il massimo del punteggio come accadde al corpo libero, uno ei due salti fu un po scarsino ma nel complesso anche li raggiunsi un ottimo punteggio.
Iniziai a tranquillizzarmi, a viverla più serenamente e fu proprio li che inciampai… feci un errore clamoroso alla trave che mi costò ben due punti di penalità. Due punti di penalità sono a dir poco troppi in una gara come questa dove ci si aspetta la perfezione da ciascuna ginnasta. Una sbavatura in un esercizio, 0.25 o 0.50 punti di penalità, possono farti giocare la qualificazione in questi casi… figuriamoci due punti interi. Caddi nel baratro più totale, terminai l’esercizio non so neanche io come e quando tornai dagli altri la mia espressione, fino a poco prima felice e spensierata, cambiò di colpo.
  • E’ andata bene ugualmente, hai fatto solo quell’errore… tranquilla non ti preclu… - Regina provò a consolarmi come meglio potè ma non ci fu nulla da fare, ormai la mia mente viaggiava su un binario totalmente contrario al suo e se lei pensava che fossi ancora in gara per aggiudicarmi un posto io ormai ero estremamente convinta di essere fuori…
Mi allontanai da tutti, anche da Killian che in un primo momento si era avvicinato per potermi consolare e dare coraggio e rimasi li, in dispare a vedere gli altri competere con le unghie e con i denti fin quando non venni chiamata ad eseguire l’ultimo dei miei programmi: le parallele!
 
POV REGINA
Stava andando alla grande, aveva eseguito tre programmi su quattro alla perfezione ma non sembrava minimamente essere contenta della cosa. L’errore alla trave l’aveva mandata in crisi e per quanto provassi a farle capire che un semplicissimo errore non le avrebbe precluso nulla non riuscii a tirarla su di morale. il suo cervello ormai viaggiava in un binario tutto suo e le parole erano inutili. E’ vero quello che diceva, un errore può causarti un’amara sconfitta in questi contesti, anche un errore come quello appena compiuto, ma nel suo caso c’è una particolarità: i programmi che ho scelto per lei hanno un quoziente di difficoltà assai elevato, nessuna ginnasta in gara ha un programma simile, forse solo una, la ginnasta della squadra cinese, per cui un errore su quattro programmi per quanto possa abbassarle il punteggio complessivo non la porterebbe mai ad una sconfitta totale. Da questo però non bisogna dedurre che sia già dentro il campionato olimpico, no, affatto… ha ancora un ultimo programma da presentare, il più complicato, le parallele… da questo probabilmente dipenderà il suo destino. Vedendo i vari punteggi presi e tenendo a mente, in maniera generica, quelli delle altre ginnaste, credo che qualche piccolo errorino, uno, al massimo due, possa ancora concederselo, ma non di più. Per quanto i programmi delle altre ragazze siano leggermente inferiori non bisogna crogiolarsi perché non è mai detta l’ultima parola.
Nell’esatto momento in cui venne chiamata ad eseguire l’ultimo programma della giornata sentii un colpo al cuore io stessa. Tornai indietro nel tempo di ben quattro anni e per un secondo rividi davanti ai miei occhi l’incubo. Cercai di destarmi subito da quei pensieri, non era il momento e con la coda dell’occhio andai a sbirciare Emma la quale dopo aver bevuto un sorso d’acqua e preso un profondo respiro si incamminò verso l’attrezzo incriminato.
Ormai la conoscevo da ben otto anni, conoscevo ogni minima sfaccettatura del suo essere, movenze comprese e per quanto cercasse di non darlo a vedere mostrando una camminata sicura dentro di se stava morendo dentro.  Avrei voluto raggiungerla ed abbracciarla ma non era possibile, dovevo lasciarle affrontare quell’esperienza da sola come una rondine lascia spiccare il volo al proprio piccolo per la prima volta.
Ferma davanti alle parallele prese un secondo respiro per calmarsi, ne approfittò per mettere la magnesia alle mani e poi tornò in posizione pronta per iniziare. La vidi tentennare, era titubante sul da farsi e temetti addirittura che a un momento all’altro si sarebbe rifiutata di impugnare l’attrezzo… ma così non fu: rivolse nella mia direzione il suo sguardo poi lo spostò di poco andando a catturare quello di Killian. Lui contraccambiò all’istante lo sguardo e nonostante fossero decisamente lontani l’uno dall’altra, per una manciata di secondi, chiamatemi visionaria, potrei giurare di averli visti comunicare.
Rimasi imbambolata ad osservarli in quel brevissimo momento in cui le loro anime si comunicarono qualcosa e questo mi bastò per capire che il sentimento che provavano l’uno per l’altra andava oltre una semplice cotta o infatuazione… quei due si amavano sul serio.
Vidi Emma cambiare espressione subito dopo aver osservato mio figlio e con una nuova carica in corpo alzò entrambe le braccia in aria, nel consueto saluto ai giurati prima dell’inizio di ogni esercizio e con decisione impugnò le parallele iniziando il suo programma.
Nei primi dieci secondi la vidi leggermente titubante e poco incisiva nonostante stesse eseguendo correttamente ogni singolo elemento ma poi eccola diventare sempre più consapevole ed energica tanto che mi sembrò quasi un miracolo. Nelle prove, non quelle al palazzetto… quelle in palestra intendo, era andata bene, più che bene, piano piano aveva ripreso ad eseguire ogni movimento in maniera pulita e corretta ma mai come quel giorno. C’era una marcia in più in quello che stava facendo, sembrava sicura come quattro anni prima e la certezza di ciò la ottenni quando a metà esercizio, contro ogni mia aspettativa la vidi cambiare il programma preparato per accingersi a fare qualcosa di decisamente più complesso. Si stava preparando per fare un’acrobazia aerea avrei potuto metterci entrambe le mani sul fuoco visto il modo in cui volteggiava per prendere velocità e la cosa non mi piaceva per niente. Non avevamo provato nulla in palestra che prevedesse una spinta simile, cosa stava cercando di fare? Rimasi ad osservarla con il cuore in gola ve lo giuro ma quando la vidi staccare entrambe le mani dallo staggio e tentare di eseguire il tanto temuto Jager, l’acrobazia che le costò la carriera nell’ultimo mondiale, non potei far altro che girarmi dall’altra parte e tapparmi gli occhi con la mano. “ooooooooooooooohhhhhhhhh” fu ciò che disse il pubblico in coro e questo mi fece morire dentro perché non riuscii a capire se quel coretto fosse di stupore, lo sperai con tutto il cuore, o se fosse un campanello dall’allarme che mi preparava al fatto che la storia si fosse appena ripetuta.
  • Dimmi che… - provai a rivolgermi a mio figlio ma lui mi anticipò senza neanche darmi modo di terminare la frase.
  • Apri gli occhi mamma, la tua ginnasta è tornata!
Fu lui a girarmi nuovamente verso Emma e oltre a vederla eseguire un programma totalmente diverso da quello che le avevo preparato, senza dire nulla a nessuno stava eseguendo il suo vecchio programma, decisamente più complicato e pericoloso, mi resi conto che le parole di mio figlio erano azzeccate. Davanti a me non c’era più laEmma conosciuta in questi ultimi quattro anni, insicura e piena di paure… no! Davanti ai miei occhi vi era nuovamente la mia vecchia Emma: sicura di se e determinata a portare a termine ogni sfida più dura.
Anche nell’arrivo non si risparmiò, eseguì un’uscita complicatissima, poche volte ai suoi tempi d’oro l’aveva eseguita correttamente e strano ma vero riuscì ad eseguirla in maniera impeccabile stoppando l’arrivo in maniera precisa senza neanche muovere i piedi di un solo passo.
Dal pubblico si alzò un applauso assordante, tutti, connazionali e non si alzarono in piedi per applaudirla mentre lei a sguardo basso, sapeva già che tirata d’orecchie le aspettava, si avvicinò nella mia direzione.
  • Quante volte devo dirtelo che non voglio che fai di testa tua?!?! – le dissi con i miei soliti toni da allenatrice severa.
  • Regina… - senza neanche lasciarla finire di parlare l’attirai a me e l’abbracciai. Aveva fatto di testa sua ancora una volta è vero, avrei dovuto essere arrabbiata, soprattutto visto che la maggior parte di quegli elementi non li provava da anni ormai, ma non riuscii ad avercela con lei perché in fondo quel suo trasgredire mi aveva dato una nuova certezza: la mia Emma, l’unica e sola, era finalmente tornata a casa.
  • Sei stata fenomenale mah… - la guardai negli occhi ancora leggermente commossa – Non farmi prendere mai più uno spavento simile.
  • Scusa non so cosa mi sia preso mah… wow… ho riprovato emozioni che credevo morte da sempre.
  • Hai ottenuto la tua rivincita! – le dissi
  • Non ancora…
  • Beh… è un primo passo.
La lasciai sola con il suo adorato fidanzato i quali non persero tempo a scambiarsi un bacio appassionato e andai a concentrarmi sulle altre ragazze della squadra, andarono tutte abbastanza bene, chi più chi meno, ma parlare già di una qualifica di squadra era difficile, anche le avversarie si stavano dando un gran da fare.
A termine competizione i giurati si ritirarono tutti per fare la somma complessiva dei punteggi di ogni singola ginnasta e nel palazzetto calò un silenzio assordante. Ogni ragazza era nella sua “scuderia” insieme alle proprie compagne e nessuna di loro sembrava essere tranquilla. Come avrebbero potuto esserlo dopotutto… tutte, nessuna esclusa, desideravano la stessa cosa … entrare alle olimpiadi; ma purtroppo non per tutte questo sogno sarebbe stato possibile. In gruppo, come squadra, le possibilità erano molteplici ma per gli individuali…. Beh… solo dieci di loro avrebbero ottenuto il lasciapassare.  
A differenza delle volte precedenti, mondiali o non, non avevo alcun presentimento su come sarebbe potuta andare ed era strano perché di solito indovinavo sempre. Le ragazze, quelle della mia squadra, erano state tutte all’altezza della situazione, Emma in primis rispetto alle prove mi aveva lasciata a bocca aperta, ma le loro avversarie anche si erano fatte valere per cui la gara era ancora aperta, fare pronostici sarebbe stato totalmente inutile.
Il tempo sembrò non scorrere mai, le ragazze erano tutte un fascio di nervi ma alla fine i giurati tornarono in pedana e passando i fogli ufficiali, quelli che poi sarebbero stati recapitati ad ogni singolo allenatore per confrontarli con i punteggi presi da noi durante l’arco di tutta la gara onde evitare imbrogli, ecco che venne acceso il maxi schermo dove venne immediatamente riportata una tabella, rigorosamente vuota, dove a breve sarebbero apparsi, dalla postazione più bassa a quella più alta, le squadre che avrebbero avuto accesso ai giochi olimpici.
Fu stressante veder comparire uno per uno i nomi delle squadre idonee ma quando alla quarta posizione apparve la scritta U.S.A ci alzammo tutti quanti in piedi per esultare e stringerci in un abbraccio collettivo. Dopo ben otto anni di riposo per la squadra americana era finalmente giunto il momento di tornare a far sognare i suoi concittadini.
  • Amore hai visto???? Ce l’hai fatta!!!!!! – sentii Killian congratularsi con Emma ma lei si, era felice, ma non tanto quanto mi sarei aspettata.  – Ohi amore…. – anche Killian si accorse della sua non euforia e prontamente le chiese il motivo – Sei cupa… cosa…
  • Sono felice non fraintendermi mah… mi interessano gli individuali! Punto a quello da una vita per cui…
  • Ho capito… gioiremo tra un po.
Avrei dovuto immaginare cosa ci fosse dietro quel suo sorriso felice ma a tratti tirato. Era un ottimo traguardo quello appena raggiunto, era felice si vedeva, ma per lei non era tutto… Emma aspirava ad altro. Tra la classifica di squadra e quella individuale lei puntava alla seconda.
Ha sempre voluto partecipare alle olimpiadi come solista, aveva un body giallo canarino ed era alta un metro e venti quanto me lo disse la prima volta e da quel giorno fino ad oggi, tra alti e bassi, si è sempre impegnata per portare avanti questo sogno.  Se lo meritava sul serio, meritava più di chiunque altro di qualificarsi ma non era detta ancora l’ultima parola.
Il presidente di giuria, dopo aver fatto festeggiare tutte le squadre qualificate, richiamò il silenzio in sala per poter mostrare la seconda classifica, quella individuale.
Emma si mise subito a sedere ma rispetto a prima che era seduta accanto a Killian venne a sedersi accanto a me e senza dire nulla mi prese la mano. Ricambiai la stretta e con il cuore tremante quasi quanto il suo puntai lo sguardo verso il nuovo tabellone. Dieci postazioni vuote e stesso criterio: I nomi sarebbero stati elencati a partire dal decimo per poi arrivare al podio.
Decima posizione niente, nona posizione niente, ottava, settima…. Arrivammo alla sesta posizione che ancora nulla.
Alla quinta posizione lessi il primo nome famigliare: Abigail Collins. Abby, la nostra Abby si era aggiudicata il quinto posto in un contesto mondiale.
La vidi piangere dalla gioia ma guardando con la coda dell’occhio la sua amica cercò di darsi un contegno per non darle un dispiacere: conoscendola l’ultima cosa che avrebbe voluto era sputarle addosso la sua felicità.
Emma contro ogni mia aspettativa si alzò per andare a complimentarsi con lei, l’abbracciò forte e le disse “sono fiera di te… te lo meriti”. Abby di tutta risposta la prese sotto braccio e la portò a sedersi vicino a lei per poi dirle sorridendo come al suo solito:
  • Adesso vediamo di quanto mi hai battuta ok?
  • Cos… Abby non…
  • Shhh! Il tuo nome è tra quei quattro posti, fidati di me.
  • Mah…
  • Niente mah! Non può essere altrimenti.
La classifica tornò a scorrere e al quarto posto ecco posizionarsi una ginnasta francese.
  • Visto?!?!? Abby non… - Emma cercò di alzarsi, voleva andare via da quel palazzetto prima ancora di vedere la classifica completa. Credeva di non aver più speranze ormai ma la cosa che più credo la turbasse fu vedere Zelina guardare quei tre posti vaganti con una fame mai vista. Quella ragazza si aspettava un piazzamento dopo l’olimpiade dell’anno prima e questo creava ad Emma ancora più disagio. Non avrebbe mai accettato una seconda sconfitta ma più di tutto non avrebbe mai accettato una nuova sconfitta che avrebbe visto nuovamente una Zelina vincitrice.
  • Calmati Emma per favore, resta qui! – provò a dirle la sua amica.
  • Ho bisogno d’aria Abby!
  • Dai resta con noi! – si intromise anche Sarah raggiungendola e abbracciandola a sua volta. L’intera squadra tranne Zelina si era stretta intorno ad Emma per dimostrarle supporto. – Qualsiasi cosa, nel bene o nel male la si affronta insieme ricordi?
  • Si mah…
  • Vale anche per questo!
Nel mentre continuavano le opere di convincimento il tabellone per ancora qualche secondo mostrò i primi tre posti della classifica vuoti. Eravamo giunti al podio… bronzo argento e oro… c’erano ancora tre possibilità per lei, tre possibilità per riscattarsi da un destino crudele.
Contro ogni aspettativa i tre nomi delle ragazze non vennero comunicati uno per volta come fatto fino a quel momento ma bensì contemporaneamente. L’attimo prima la schermata vedeva tre caselle vuote, l’attimo dopo ecco l’intera tabella completa.

Posizione numero 1 – medaglia d’oro – Cina – Lane Yang
Posizione numero 2 – medaglia d’argento – U.S.A – Emma Swan
Posizione numero 3 – medaglia di bronzo – Russia -  Alena Smirnov
 

Ci misi un po’ a carburare e a capire bene cosa fosse appena successo ma poi grazie all’urlo di gioia di Abby e Sarah, il salto che fece Killian per correre dalla sua donna e il “No” detto con rabbia e rancore da Zelina capii. Emma si era classificata in seconda postazione, ad un punto di distacco dal gradino più alto del podio, aveva ottenuto una medaglia d’argento, più che meritata, ad un campionato mondiale ma soprattutto aveva finalmente realizzato il suo sogno: l’olimpiade… cosa dire di più… la mia Emma aveva finalmente ottenuto la sua vendetta. 
 
 
 
 
 
 


 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***




Amore olimpico
Capitolo 19

 
Pov Emma.

 Passai dall’essere seduta accanto alla mia amica ad essere travolta in un abbraccio collettivo in un battito di ciglia. Non riuscivo a capire cosa stesse realmente succedendo, tutti esultavano, tutti gridavano il mio nome ma io niente... ero come in stato di trance.
Avevo visto la classifica, avevo letto il mio nome comparire nella seconda posizione dell’intero tabellone ma non riuscivo a capacitarmi che tutto ciò potesse essere vero. Quante possibilità c’erano dopotutto che una ginnasta come me, con un grave infortunio alle spalle come il mio, potesse raggiungere una postazione così elevata in un campionato così importante come un mondiale? A mio avviso nessuna ma a quanto pare non era così e fu Killian a farmi prendere con mano la cosa il quale vedendomi totalmente spaesata mi prese per mano e mi allontanò da tutta quella folla impazzita per avere un confronto faccia a faccia con me. Solamente io e lui.

 
  • Innanzitutto respira prima che ti venga un coccolone! - disse sorridendo vedendomi ancora parecchio confusa e soprattutto agitata. - è tutto vero amore! Il tuo nome è lì, proprio lì - mi indicò il tabellone che ancora campeggiava davanti ai nostri occhi. - seconda posizione amore mio, non so se ci stiamo rendendo conto della cosa... seconda... argento! - specificò scuotendomi
  • Io... io non...
  • Sei dentro amore! Andrai alle olimpiadi! Andremo alle olimpiadi.... insieme, come ci eravamo promessi!
  • Mi... mi sembra un sogno, non... non - mi pizzicò - aiiiiii! - mi lamentai andando subito a massaggiarmi il punto dolorante.
  • Come hai appena notato non è un sogno! - continuava a guardarmi e a sorridermi. - è tutto vero amore... ce l’hai fatta!
Tornai a guardarmi attorno e piano piano presi sempre più consapevolezza di quella che era la realtà: io, Emma Swan avevo appena realizzato il mio sogno d’infanzia.... entrare nel circuito olimpico. Ancora un po’ incredula, sembrava seriamente di sognare, Iniziai a sorridere come un ebete, un sorriso che nel giro di poco si trasformò in una risata isterica per trasformarsi ancora successivamente in un pianto... Un pianto di felicità assoluta.
Mi buttai a terra a braccia aperte sotto lo sguardo di Killian e tutta la squadra, Harris e Regina compresi, che rimasero a fissarmi come fossi appena diventata matta.
  • sembri uscita di senno! - fu Killian a confermare quanto pensato.
  • Togli il sembra - aggiunse Regina che ormai si era avvicinata sorridendo fiera - allora: sei contenta???? - ma che domande.... ero contenta? Ero super contenta. Annuii, non avevo ancora molte forze per parlare e compiere frasi di senso compiuto e questo mio mutismo li fece ridere ancora di più considerata la mia solita parlantina.
  • mia cara Emma! - non appena sentii la voce di Harris giungermi alle orecchie scattai come una molla sull’attenti neanche fossi un membro dell’esercito. - sono fiero di te, non avevo dubbi sulla tua buona riuscita ma aspetta a perdere il lume della ragione, la giornata non è ancora finita. - non era ancora finita? Ma come???? Lo guardai non capendo. - Tieni... - mi consegnò una busta con al suo interno una bandiera americana... la nostra adorata bandiera. - questa è per la premiazione! - vero la premiazione.... ecco cosa stavo dimenticando. Era palese ormai.... non ci stavo più con la testa.
Lo abbracciai senza neanche rendermene conto, ormai abbracciavo chiunque mi andasse a tiro e lui senza opporre resistenza, era un uomo tutto d’un pezzo lui, ricambiò senza esitazione. Fu un lungo abbraccio, interrotto poi dalla voce del telecronista che invitava me e le altre due ragazze del podio a raggiungere l’area addetta alle premiazioni per poter organizzare le ultime cose per la cerimonia finale.
Quante premiazioni da podio avevo già fatto in tutta la mia carriera? Nonostante la mia giovane età tante, troppe forze... avevo perso il conto ormai ma mai premiazione fu più apprezzata di quella che stavo per ricevere; quella per me era senza ombra di dubbio la medaglia con il valore più alto e non solo per l’importanza della gara, era pur sempre un campionando del mondo, ma anche per tutto ciò che era accaduto in quegli ultimi quattro anni. senza ombra di dubbio quella era la medaglia della vita e lo sarebbe rimasta per sempre, anche se in un futuro ormai prossimo avessi ricevuto medaglie dal valore simbolico ancora più importanti.
Immersa in tutti questi pensieri consegnai la bandiera a chi di dovere e successivamente aspettai che il mio nome venisse annunciato.
Si parti dalla terza classificata, la ginnasta proveniente dalla Russia, poi fu il mio turno e dietro di me venne presentata la ginnasta che era stata il top in assoluto. Ci salutammo tutte e tre come fossimo grandi amiche da sempre, facemmo le tradizionali foto di rito, singole e di gruppo, dopodiché, a ritmo dell’inno nazionale della ginnasta vincitrice vedemmo innalzarsi le tre bandiere di nostra appartenenza nel bel mezzo del campo di gara. Per molti magari non fu nulla di che ma l’emozione che provai io credetemi fu indescrivibile. La bandiera della mia nazione campeggiava tra le tre migliori di tutto il mondo è anche se facevo fatica a crederlo il merito era mio! Anche dei miei coach certo, ci mancherebbe altro, ma in particolar modo mio! Quella bandiera portava il mio nome e proprio mentre la vedevo alzarsi maestosa nel cielo le feci una promessa: promisi di impegnarmi con tutte le mie forze per vederla brillare ancora una volta ma questa volta in un luogo speciale: sotto il cielo olimpico.
Ci sarei mai riuscita? Probabilmente no ma una cosa è certa: ci avrei provato fino alla fine. La vera Emma Swan era tornata, nulla più orami mi faceva paura.
Ricordo che quella sera andammo tutti a festeggiare, fidanzati e genitori compresi, in un ristorantino lì vicino poi, a termine serata, mentre tutti tornarono nelle loro rispettive stanze d’albergo io mi trattenni un pochino con Killian. Fu una serata meravigliosa, romantica al punto giusto nonostante non ci spingemmo oltre dei semplici baci, ma aimè finì subito... dopo un paio d’ore passate insieme sotto il chiaro di luna entrambi decidemmo di andare a dormire, il mattino seguente il volo di ritorno era fissato all’alba per cui era meglio riposare un po’.
 
Una volta tornati a casa riprendemmo immediatamente la nostra routine, Neanche il tempo di riprendersi psicologicamente dal jet-lag che eravamo già nuovamente tutti in palestra a studiare i nuovi programmi in vista della prossima sfida.
I programmi di squadra vennero studiati in ogni minimo dettaglio calcolando i punti di forza di ciascuna di noi, programmi duri e di precisione rispetto a quelli svolti in passato devo essere onesta ma mai difficili come quelli che presentarono a me per il mio individuale.
Se fino a quel momento avevo anche solo vagamente pensato che i programmi eseguiti durante il mondiale fossero di gran lunga i più difficili mai provati beh... direi che mi sbagliavo di grosso. I nuovi programmi che Harris e Regina mi porsero in osservazione erano di gran lunga più complicati dei precedenti, quasi impossibili da svolgere a mio parere.
Fu un lavoro a quattro mani mi confessarono, entrambi ci lavorarono su, e il risultato che ne uscì fuori fu una vera bomba ad orologeria. Un programma del genere avrebbe potuto o segnarti nella storia in maniera indelebile o cancellarti per sempre da essa.
Confrontai il tutto con Abby, con i suoi programmi, prima di dire qualsiasi cosa e come immaginavo già solo a me riservarono quel tipo di trattamento... con lei ci andarono decisamente più leggeri.
Vedere poi lei, la mia migliore amica, sbiancare alla sola lettura del mio programma e non proferire parola a riguardo non mi diede molta fiducia e lì per lì ero quasi propensa a parlare con Harris e Regina della cosa ma poi, pensandoci attentamente, non lo feci.
In fondo avevo ancora quattro mesi davanti a me per poter perfezionare il tutto, quattro mesi di duro lavoro per portare a casa il programma pensato appositamente per me. Decisi quindi di provarci, avrei impiegato tutta me stessa per riuscire a portare a casa tutto se poi non ci fossi riuscita... beh, di sicuro chi di dovere mi sarebbe venuto in contro e avrebbe modificato qualcosa per aiutarmi.
Parliamoci chiaramente, Regina in fondo è una perfezionista, non mi avrebbe mai portata ad una gara, un’olimpiade poi, con qualche laguna o qualche passo incerto, quindi dopo un tentennamento iniziale mi rilassai completamente ed iniziai il mio percorso. Come andò? Benissimo direi...
già dopo il primo mese presi atto che probabilmente di cambiare qualcosa neanche ce ne sarebbe stato bisogno. Tutto mi veniva abbastanza bene, volteggio a parte, li ci volle un serio e duro lavoro, per cui non potevo che essere soddisfatta e continuare a migliorare sempre di più.
Lavorammo talmente tanto, non facemmo altro credetemi, che quattro mesi volarono senza che ce ne rendessimo conto e in men che non si dica ci ritrovammo a quella che a tutti gli effetti era la vigilia della partenza. L’indomani saremmo partiti per Rio de Janeiro, si sarebbero svolte lì le olimpiadi, e l’emozione ormai iniziava a trasformarsi in ansia e paura. Ero terrorizzata ed euforica allo stesso tempo, alternavo momento di felicità estrema a momenti di nervosismo e pianto... sembravo posseduta dovete credermi ma mi consolai vedendo le mie compagne e i miei compagni della squadra maschile fare lo stesso.
Per quella sera, in via del tutto straordinaria ci fu concessa una serata libera per scaricare la tensione ma a patto di rispettare le regole principali: no alcol e no sesso. Regina mi guardò dritta negli occhi mentre ripeteva le regole, aveva paura che dopo l’ultimo mese di reclusione, il famoso ritiro, io e Killian avremmo potuto fare di testa nostra ma si sbagliava: certo, avremmo passato la serata insieme, era il minimo visto che erano trenta giorni che non lo vedevo di persona, ma saremmo stati in gruppo, con tutte e due le nostre rispettive squadre e non avremmo fatto nulla di stupido. Tenevamo entrambi alla gara che stavano per affrontare, nessuno dei due voleva farsi trovare impreparato o con meno forze.
Fu dura non saltarci addosso, soprattutto quando all’unisono decidemmo tutti di rilassarci andando al cinema a vedere un film. le luci soffuse non aiutavano di certo a spegnere la passione che ci divorava e neanche i nostri amici che ci lasciarono una fila di posti vuoti solo per noi, per farci stare soli soletti ci aiutarono a placare il desiderio ardente, ma alla fine, nonostante tutto, riuscimmo ugualmente a fare i bravi: ci limitammo solamente a qualche bacio un po’ più approfondito e qualche mano vagante scappata “furbamente” al nostro controllo di tanto in tanto.
Morale della favola uscii da quel cinema più frustrata di come ero entrata ma dovevo farmene una ragione... per una volta dovevo mettere davanti a me le mie priorità.
Anche Killian uscì dal cinema un po’ scosso ma a differenza mia la sua espressione lo urlava a gran voce e i suoi amici non persero tempo a prenderci in giro.
  • Ad un certo punto ho avuto paura di sentire dei rumori poco piacevoli - disse uno di loro - ma lo avete visto il film? O lo avete fatto voi un film? - rise
  • Certo che lo abbiamo visto idiota! Non sono mica così depravato da farlo in pubblico.
  • Depravato forse no ma disperato si amico mio! Ti si legge in faccia credimi. A dire il vero ti si legge anche nei pantaloni - rise
  • Non temere... - fu Sam ad intervenire - Avranno tutto il tempo del mondo ora che partiamo!
  • Aiuto! Si salvi chi può! - commentò il primo che aveva iniziato il discorso.
  • Certo che siete imbecilli... non possiamo lo sapete! - fu il turno di Killian.
  • Si sì.... tra il non potere e il volere c’è un abisso però. Conoscendoti vi do tempo tre giorni al massimo - Sam era sempre il solito
  • Tre giorni???? - rispose il primo che aveva preso parola - quei due domani sera si chiudono in una stanza e altro che terremoto... suonerà l’allarme per farci evacuare all’istante l’edificio ve lo dico io
  • Ma come siete cretini! - disse Killian mentre io ero ormai diventata un tutt’uno con la mia maglia bordeaux, non mi piaceva essere al centro dell’attenzione per queste cose - dobbiamo pensare ad una gara vi ricordo. Chissà però, dopo le gare.... - mi fece l’occhiolino.
  • Iniziamo a cercarci una stanza alternativa ragazzi che questo ci caccia l’ultima sera. - tornarono i suoi amici a prenderci in giro ma fortunatamente fini li perché chiacchierando chiacchierando arrivano davanti i nostri rispettivi alloggi.
L’indomani arrivò preso, dormimmo si e no quattro ore, e subito dopo una lunga e abbondante colazione eccoci in marcia verso l’aeroporto. Con gran stupore di tutti noi ad attenderci prima di imbarcarci trovammo tutti i nostri parenti, erano giunti fin lì per salutaci e per caricarci ancora di più. Non tutti ci avrebbero raggiunto a Rio purtroppo, sarebbe stato bello avere tutta quella tifoseria, ma vederli lì, tutti insieme fu comunque una grande emozione.
Corsi immediatamente incontro ai miei genitori e li strinsi a me come se stessi partendo per un viaggio lungo anni, li avrei visti probabilmente per la finale, se ci fossi arrivata, ma era comunque triste dovermi separare da loro e saperli così lontani... soprattutto dopo averli visti pochissime volte in quei quattro mesi.
  • metticela tutta amore, noi sappiamo che puoi fare grandi cose... è il tuo sogno, fallo diventare realtà! - disse mia madre a nome di entrambi.
  • Non... non potete proprio raggiungermi prima? - chiesi ancora una volta nonostante conoscessi già la risposta. Avrei avuto piacere ad averlo lo fin da subito solo per un motivo, avevo paura di non arrivare a sostenere anche la finale. Avevo paura di essere eliminata prima e non volevo che si perdessero la mia esibizione in campo olimpico.
  • Sai che non si può ma non preoccuparti, riusciremo comunque a vederti, abbiamo segnato tutti gli orari, non ci perderemo una sola esibizione.
  • Dalla tv è diverso però....
  • Lo so ma tranquilla, la più importante verremo a vederla dal vivo, è una promessa questa.
  • Si ma non è detto che...
  • Shhhh... Non dirlo neanche - si intromise papà - tu arriverai fino alla fine, ne sono più che convinto e noi saremo lì! Pronti a sostenerti. - a quelle parole non potei far altro che avvicinarmi ancora di più e stringerli a me con quanta più forza avessi in corpo e loro fecero ugualmente. Ci abbracciammo a lungo, poi mentre il nostro volo venne chiamato papà si staccò da me per le ultime raccomandazioni da babbo iperprotettivo. - ti abbiamo già detto tutto, non mi ripeterò ma una cosa voglio aggiungerla - disse mentre con lo sguardo vagava verso un punto fisso dietro le mie spalle. Mi girai per vedere cosa ci fosse di così importante da vedere e vidi che stava scrutando con aria minacciosa Killian. Anche la sua squadra sarebbe partita con noi, stesso orario, stesso aereo.... anche a stesso hotel. Improvvisamente capii subito su cosa volesse raccomandarsi papà. - testa sulle spalle Emma, segui quello che dice Regina e non fare mai di testa tua. Lontano da casa, senza mamma e papà e con un fidanzato troppo vicino potresti perdere di vista determinate regole.... non farlo. Comportati bene e non farmi pentire di averti lasciata partire da sola.
  • Papà... ho 19 anni, sono grande no?
  • Per certe cose non si è ancora grandi, sei troppo piccola per capire ecco perché ti dico di dar retta a Regina.
  • Papà stai un po’ esagerando mi sembra... piccola??? Addirittura? Sarò giovane è vero ma lo so come va il mondo.
  • Killian non è un ragazzino come te tesoro, è uomo, ha esigenze diverse e avendoti accanto in circostante come queste dove noi non siamo lì con te a proteggerti potrebbe approfittarne per... sì beh... per fare qualcosa di poco raccomandato.
  • Approfittarne... addirittura???? Andiamo, lo consoci Killian, mi ama e poi se proprio dobbiamo dirla tutta.... - non mi fece continuare.
  • Emma per favore, lasciami finire: è importante. Non sto scherzando. Non farmi venire a sapere che sei stata in camera da sola con lui, che vi siete allontanati per appartavi, che avete... sì insomma che voi due insieme avete.... - mi stava seriamente facendo quel discorso? Proprio in quel momento?
  • Papà ma fai sul serio?!?!
  • Mai stato più serio! Sei una bambina ancora mentre lui è già un uomo e io non voglio che...
  • Papà è troppo tardi per questo discorso! - ammisi con quale coraggio ancora non lo so
  • Troppo tardi? In che senso? Te lo ha fatto già tua madre? Bene, sto più tranquillo ma rimarcare non fa mai male. - mi venne da ridere.
  • No papà... troppo tardi perché la nave, quella nave, è salpata da un bel pezzo ormai....
  • la nave è... Emma cosa.... - sembrava confuso ma poi... poi improvvisamente capì. Sgranò gli occhi in maniera spaventosa e vi giuro che le sue orecchie diventarono di un color rosso fuoco. - Emma ma cosa dici è? Non... non dirlo neanche per scherzo. Sei una ragazzina....
  • Due anni fa su per giù papà quindi.... - scrollai lei spalle - farò comunque la brava tranquillo! - gli diedi un veloce bacio sulla guancia prima ancora che potesse reagire, poi lo diedi a mamma e subito dopo li salutai per raggiungere gli altri, era arrivato il tempo di andare. Lo sentii inveire qualcosa contro di Killian sul fatto che forse ai tempi ero ancora minorenne ma non capii bene. possibile che dopo quattro anni di fidanzamento non si aspettava ancora una cosa del genere? Ero stata così brava a nasconderlo???? Mmmh... insomma, mamma mi aveva beccata subito....
  • Dimmi un po’... Vuoi forse farmi incenerire?? - Killian destò i miei pensieri avvicinandosi per saperne di più. - glielo hai detto? Ora????
  • Detto Cosa? - feci finta di non capire
  • Andiamo lo sai.... - ammiccò
  • Mi è scappato... mi stava facendo tremila raccomandazioni su di te e non ciò pensato due volte a rispondere. - scrollai le spalle - Che dici - Risi - l’ha presa un po’ male???
  • Un po’??? Minaccia di denunciarmi!
  • Non dire sciocchezze, non lo farebbe mai!
  • Lo so questo ma me lo ha gridato ugualmente poco fa non hai sentito?
  • Seriamente??? - chiesi non riuscendomi più a trattenere. Adoravo gli scleri iconici di mio padre.
  • Già! Ti denuncio e poi ti disintegro con le mie stesse mani per aver toccato la mia bambina... questo ha detto!
  • Oddio non ci credo... davanti a tutti???? - niente non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere come poche volte nella vita. Risi talmente di cuore che per poco non me la feci addosso. Killian mi segui a ruota e così i miei compagni che a differenza mia, che non avevo sentito bene le parole del mio caro papino, si erano gustati tutta la scena.
Una volta in aereo prendemmo subito posizione nei nostri rispettivi posti che guarda caso erano divisi per categoria, ginnasti con ginnasti e scherma con scherma. Sembravano proprio una bella scolaretta in viaggio d’istruzione e come tali dopo neanche mezz’ora che eravamo seduti, il tempo di decollare e che i nostri rispettivi allenatori si distraessero chiacchierando tra di loro, iniziammo a scambiarci di posto in base alle persone a noi più simpatiche. Io andai a sedermi accanto a Killian prendendo il posto del suo carissimo amico Sam il quale non perse tempo a raggiungere Sarah per scambiare qualche chiacchiera con lei.
  • tra quei due nascerà qualcosa te lo dico io... - dissi rivolta a Killian.
  • tu dici.... mah... non lo so... Sam mi parla spesso di Sarah ma.... è fidanzato...
  • Si ma con chi? Con miss so tutto io... - commentai conoscendo vagamente la fidanzata di Sam. Sarà stata anche una brava ragazza per carità, non lo mettevo certo in dubbio, ma non era proprio il suo tipo. - Non fa per lei quella lì mentre Sarah.... - alzai un sopracciglio lasciando la frase in sospeso. - Dobbiamo aiutarli.
  • Che c’è, ti vuoi mettere a fare cupido adesso? - scosse la testa.
  • Perché no!!! Quei due vanno spinti l’uno verso l’altro.
  • Guarda che Sam se le sa rivedere le sue cose...
  • Sam è un uomo e come tale non capisce nulla!!!! - sentenziai.
  • Ah sì???? E vale anche per me questo signorina? Anche io non capisco nulla??? - disse malizioso avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra. Indietreggiai un pochino facendo finta di non volerlo baciare ma poi quando stava per ritirarsi lo presi alla sprovvista e afferrandolo per la giacca lo spinsi addosso a me catturando le sue labbra in una morsa. Ci baciammo a lungo e in maniere decisamente poco casta tanto da richiamare l’attenzione di due signori dietro di noi che si lamentarono dello spettacolo. Non mi accorsi del loro chiacchiericcio, cioè li sentii parlare ma non diedi peso a cosa dissero, ero impegnata a fare altro per dedicare attenzione a loro, ma le loro lamentele non sfuggirono di certo alle orecchie da falco di Regina e del coach di Killian i quali, sentendo anche i nostri compagni sghignazzare non persero tempo a raggiungerci.
  • No mah fate con comodo... - esordi il coach di Killian vedendo che nonostante si fossero avvicinati a noi non li stavano considerando di striscio. Non era nostra intenzione ignorarli credetemi... semplicemente eravamo troppo presi su di noi per poterli sentire arrivare.
  • Emh... coach ciao!!!! Tutto bene???? - esordi così Killian vedendolo, il solito sbruffone.
  • Vedi di fare poco lo spiritoso Jones... ti sembrano comportamenti questi??? - ci indicò. in effetti non aveva poi tutti i torti: baciandoci eravamo finiti per assumere una posizione decisamente poco consona. In pratica io ero quasi sdraiata e lui mi era praticamente sopra anche se ancora seduto. Lo scansai all’istante diventando immediatamente paonazza in viso. Accidenti!!! Ma perché dovevo sempre mettermi in queste situazioni???
  • Ci... ci scusi signore! - risposi io ricomponendomi alla meglio e guardando con la coda dell’occhio Regina la quale non sembrava per nulla felice di ciò che i suoi occhi avevano appena visto.
  • Iniziamo molto male Swan... - aiaaaa... quando mi chiamava per cognome non era mai buon segno. - non pensare di poter avere un comportamento simile durante la nostra permanenza a Rio perché lo sai meglio di me cosa succede.... - mi guardò minacciosa - ti rispedisco a casa con il primo aereo a disposizione: non scherzo! Sei qui per una cosa importante non ti puoi prendere il lusso di amoreggiare a tuo piacimento.
  • Regina mah... - stavo semplicemente per dire che eravamo ancora in aereo, non era ancora tempo di concentrarsi ma il coach di Killian mi precedette dando manforte a Regina.
  • Vale anche per te Jones! Abbassa i livelli di testosterone di tua spontanea volontà o ti metto ai lavori forzati facendoti allenare tre volte tanto il dovuto... ci siamo capiti? La tua ragazza non scappa tanto... una settimanella puoi resistere penso, o no? - fu una strigliata imbarazzante ma la cosa più imbarazzante di tutte fu che venne fatta sotto gli occhi di tutti, compagni di squadra e non, i primi si limitarono a sogghignare e ridere prendendoci in giro per tutto il viaggio , gli altri, o meglio il signore che si era lamentato fino a poco prima, continuò imperterrito a commentare i nostri atteggiamenti sostenendo che noi giovani d’oggi non conosciamo neanche lontanamente il senso del pudore. Vidi Killian pronto a rispondergli, si stava alterando lo percepivo, ma riuscii prontamente a fermarlo in quanto notai un qualcosa poche file più avanti che sapevo avrebbe catturato la sua attenzione. Cosa vidi? Sam flirtare con Sarah.
  • Smettila di ascoltare quel troglodita e guarda lì.... il tuo amico sta facendo il provolone... - anche se distanti riuscii a capire di cosa stavano parlando: il caro Sam si stava pavoneggiando sul suo fisico raccontando quante ore si allena al giorno. Aveva il classico sguardo da colui che vuole rimorchiare, era palese... solo la mia amica sembrava non farci caso anzi... la cosa non gli dispiaceva affatto.
  • Tu dici??? - si mise ad osservare anche lui.
  • Dico dico… - dissi maliziosa - dobbiamo aiutarli però.
  • Dovremmo farci i fatti nostri!
  • E chi lo dice???
  • Il mio buon senso!
  • Il tuo buon cosa? Tu non hai minimamente il buon senso amore mio.
  • Cosa??? Mi offendi così - disse facendo finta di essere ferito nell’orgoglio.
  • Non lo dico io amore, lo dice il signore dietro di te. - dissi ricordandogli l’esistenza del tizio che sotto sotto borbottava ancora.
Scoppiò a ridere per la mia battuta ma poi tornò serio vedendo il tizio sempre più stranito per il nostro vociferare nonostante non stessimo facendo nulla di male.
  • mi sta dando sui nervi! - mi disse a voce bassa per non farsi sentire - ma chi si crede di essere è?!?!
  • Ignoralo amore, non ne vale la pena! - gli consigliai
  • Mmmh... no! Ho un’idea migliore. - mi guardò furbo.
  • Ah si??? E quale????
  • Vuole parlare di noi? Beh... diamogli modo - e senza neanche darmi il tempo materiale per chiedere spiegazioni ecco che tornò a baciarmi con più foga di prima.
Il risultato? Regina e il coach di Killian chiamati in causa proprio dal tizio in questione decisero di separarci e come se non bastasse, per paura che in un modo o nell’altro ci saremmo ricongiunti ci obbligarono a sederci accanto a loro neanche avessimo avuto sette anni.
Per tutto il restante del viaggio rimanemmo li, fermi immobili senza neanche respirare quasi, poi quando atterrammo la tensione di entrambi si sciolse e sempre l’uno accanto all’altro ma non da soli questa volta onde evitare altri casini andammo a ritirare i bagagli per poi raggiungere l’albergo dove tutti noi avremmo alloggiato.
Quattro camere per quattro squadre: due per la ginnastica, maschile e femminile e due per la scherma questa era la disposizione che ci venne data dagli organizzatori dell’evento e fui davvero felice di ciò perché ad un certo punto, quando venni a conoscenza che avrebbero scelto loro le nostre sistemazioni e non i nostri rispettivi allenatori, temetti addirittura di finire in camera da sola con Zelina. In gruppo forse, con l’aiuto delle altre, avrei anche potuto accettarla e sopportarla ma da sola, io e lei, proprio no. Escluso.
Raggiungendo le camere poi ci rendemmo conto di un’altra piccola particolarità: in realtà non avremmo alloggiato in una semplice stanza fatta solo esclusivamente di due letti a castello e un bagno stretto è invivibile a cui di solito eravamo abituate quando andavano in trasferta. Questa volta, causa forse anche il Grande evento a cui avremmo partecipato, ci ritrovammo ad alloggiare in una specie di mini appartamento composto da due stanze separate, molto capienti, un bagno degno di chiamarsi tale è un salottino con tanto di divanetti spaziosi dove avremmo potuto cenare e guardare anche le competizioni di altri sport.
Sembrava di essere approdare in un luogo di villeggiatura, sembrava di essere in vacanza... sì, per circa un quarto d’ora, poi Regina ci chiamò a rapporto per illustrarci il programma che ci avrebbe accompagnato da lì a 15 gg.
Nella prima settimana erano in programma allenamenti di potenziamento e prove di gruppo e individuali, o in albergo, vi era una palestra con tanto di attrezzature per ciascuna disciplina a cui avremmo avuto accesso a turno o su prenotazione, o direttamente in campo gara. Nella seconda settimana avremmo affrontato tutte le gare del caso.
Sarebbero stati 15 giorni davvero impegnativi e intensi ma non ero affatto spaventata dalla cosa, anzi... ero eccitata da morire.
Una volta sciolte le righe tornammo tutte e quattro in stanza e con i programmi alla mano che Regina ci aveva gentilmente lasciato per paura che dimenticassimo qualcosa, ogni programma era nominativo specifico, provammo a trovare degli spazi extra per poter aggiungere al lavoro anche un po’ di sano divertimento. Nulla di eccessivo ma eravamo a Rio de Janeiro, saremmo state delle stupide a non trovare il tempo per visitare almeno in parte la zona.
  • beh dai, magari durante le gare no, lo escluderei, ma per i giorni di pausa e durante tutta la prima settimana potremmo già iniziare ad organizzare qualcosa. - esordi Sarah con il suo entusiasmo studiando il programma con attenzione. - mercoledì questo ad esempio, abbiamo dalle 14:00 alle 17:00 ben tre ore di buco.... potremmo fare qualcosa no? Magari anche un pranzetto fuori.
  • Tu hai tre ore di buco... io ho le prove degli individuali alle 15:30 - corresse Abby.
  • Io direttamente alle 14:00 - aggiunsi io. - nessuno di noi aveva calcolato che i programmi erano nominativi perché differenti tra loro, pensavamo semplicemente che Regina era talmente maniacale che voleva essere precisa che nessuna di noi dimenticasse nulla.
  • Regina ci ha incastrate bene bene... - intervenne Zelina con il suo cinismo che la contraddistingue.
  • Non essere pessimista, un modo lo troveremo! Non me ne starò di certo qui dentro per due settimane senza fare nulla!!!! - protesto sempre Sarah. - non sono una nonnina, sono giovane e oltre a lavorare voglio divertirmi.
  • Beh... tu e Zelina potete divertirvi ugualmente, siamo io e Emma quelle più complicate con gli orari. Programma di squadra più individuale... per non parlare della signorina - Abby mi indicò maliziosa - che come minimo deve calcolare anche del tempo da mettere a disposizione per poter vedere Killian.
  • Beh... non sono la sola a dovermi prendere del tempo per qualcuno al di fuori della nostra cerchia.... - sentenziali io malizioso a mia volta - anche Sarah avrà questo piccolo impegno quotidiano, vero Sarah???? - divenne rossa in viso per l’imbarazzo.
  • Emma cosa... no io non....
  • Samuel Hernandez, detto Sam.... ti dice qualcosa?????
  • Quanto sei stupida! È un amico....
  • Si sì ora si dice così! Vi ho visto in aereo sai???? Eravate tutti occhioni e cuoricini.
  • Smettila.... è fidanzato! - mi fece notare anche se il rossore sulle guance non era minimamente sparito anzi, a solo pronunciare il suo nome si era accesa ancor di più.
  • Non ti ho detto mica che devi portarlo a tradire o farci chissà che cosa... lavoralo ai fianchi... fallo cadere ai tuoi piedi! La sua fidanzata tanto è destinata ad essere mollata presto fidati, non fa per lui.
  • mah...
  • E poi a lui piaci tu quindi....
  • Sogna Emma... sogna... - scosse la testa non credendomi.
  • Ce lo sapremmo ridire tesoro!
Terminammo così la discussione uomini e visto l’orario che avevamo fatto decidemmo all’unisono di andare a dormire per poter essere belle attive l’indomani mattina per i primi allenamenti di squadra.
Come in federazione decisi di dividere la camera con Abby, un po’ perché ci conoscevamo intimamente ormai e un po’ per via della nostra olimpiade speciale, eravamo le uniche della squadra femminile ad essere entrare negli individuali, i nostri amici della squadra maschile avevano dato il meglio di loro e attraverso dei pari merito a differenza nostra entrarono tutti e quattro.
Avere Abby vicina poi mi aiutava, non so dire il perché in realtà ma era così. Già... ma c’è da dire anche che se da un lato era un bene dividere la stanza con lei dall’altra fu un vero disastro perché essendo una chiacchierona di prima categoria per la prima notte non facemmo altro che conversare ininterrottamente dimenticandoci ciò che ci eravamo promesse poco prima, ovvero riposare il più possibile. Come se non bastasse poi Killian in tarda serata mi inviò anche i suoi orari di quelle settimane così, ormai con il sonno andato a farsi benedire insieme ad Abby progettai una specie di tabella alternativa dove segnai i possibili appuntamenti con il mio amore.
Durante la prima settimana avremmo avuto modo di vederci abbastanza spesso, bene o male una o due pause che coincidevano tra di noi c’erano sempre durante la giornata, grazie anche ai miei orari ridotti, ma per la settimana delle gare le possibilità di incontro diventavano decisamente più scarse, probabilmente avremmo dovuto accontentarci delle serate di gruppo che avevano già programmato di fare in aereo con la scusa di tifare la nostra nazione nelle altre discipline. Anche Regina e il coach di Killian ci concessero quella possibilità stranamente ma a patto di rispettare le regole. Di sicuro ci avrebbero controllato ogni mezz’ora per essere tranquilli, conoscendolo probabilmente sarebbe stato così, ma poco imporrava: non avevo alcuna intenzione di spingermi oltre e compromettere una gara quindi a mio parere avrebbero potuto anche assistere insieme a noi tanto non sarebbe successo nulla.
Con quei pensieri mi addormentai e al mattino, svegliarsi all’alba con poche ore di sonno non fu per nulla facile. Io e Abby trascinammo i piedi con fatica fino all’area ristoro è solamente dopo una buona colazione, buona si fa per dire, composta da yogurt bianco magro e una spolverata di cereali integrali, riacquistammo un po’ di energia per poter iniziare ufficialmente la settimana di prove.
Avevo detto orario ridotto a causa dei miei limiti fisici vero? Dimenticatelo.... Regina una volta aver terminato il primo allenamento individuale prima di cedere il posto ad Abby mi consigliò di utilizzare quell’ora e mezza per fare potenziamento. Niente lavoro di gambe: solo braccia e addome. Esercizi come arrampicate alla fune, addominali di tutte le salse possibili immaginabili, verticali in tenuta... tutti esercizi odiosi in pratica.
Sono onesta, Non mi obbligò a farli, il suo era semplicemente un consiglio ma potevo rifiutarmi sapendo cosa c’era in gioco solo per vedere Killian più smesso????
A malincuore fui costretta a rivedere i miei piani e gli incontri con il mio lui diminuirono drasticamente.
Nonostante questo piccolo inconveniente però riuscimmo sempre a vederci, anche se a volte solo per una mezz’oretta ma non mancò mai in quelle settimane il consueto bacio della buonanotte. Ogni sera lui, accompagnato dal suo amico inseparabile Sam venivano in camera nostra per la buonanotte e due chiacchiere alla fine ci scappavano sempre. Sam era lì per dar manforte a Killian diceva ma la verità era un’altra... come il mio uomo veniva ad augurarmi la buonanotte anche Sam voleva augurare la sua ad una di noi e la cosa era palese dal fatto che guarda caso quest’ultima era sempre l’ultima da cui andava in modo da poter avere più tempo.
Andammo avanti così per una settimana intera poi come promesso agli inizi della settimana di gara prendemmo l’abitudine di sistemarci comodamente sul divano o della nostra camera o di quella dei ragazzi di scherma e iniziammo a commentare tutte le gare delle altre discipline che ci interessavano.
Da calendario scherma e ginnastica artistica avrebbero esordito il secondo giorno per cui durante il primo, liberi anche da ogni allenamento, ne approfittammo per stare tutto il giorno insieme. Durante la mattinata e parte del pomeriggio facemmo un giro per la città esplorando cose che la settimana precedente non avevano potuto fare, facemmo un milione di foto e comprammo souvenir come se non ci fosse un domani. la sera ci concentrammo sulle gare di ginnastica ritmica e pugilato in modo da capire bene o male i metodi di valutazione per poterne trarre beneficio.
La verità è che fu una tragedia assistere alle prime gare, la giuria sembrava essere di pietra, mai vista una commissione così spietata. Punteggi bassissimi anche per dei fenomeni, piazzarsi per una qualifica in semifinale o finale dunque sarebbe stato pressoché impossibile.
Fortunatamente non fui la sola a pensarla in questo modo, non era un semplice pessimismo il mio, tutti noi esprimemmo lo stesso parere e alla fine, pur di non condizionarci proprio la sera prima del nostro esordio, di comune accordo, decidemmo di cambiare canale e ci concedemmo un bel film.
Abbandonai la serata insieme ad Abby subito dopo la visione, ero stanchissima, gli occhi mi si chiudevano da soli. Baciai Killian dispiaciuta più che mai di non poter assistere alla sua prima gara l’indomani e fare il tifo per lui, la sorte ci aveva penalizzato facendoci gareggiare nello stesso orario in due padiglioni differenti per quella prima gara e successivamente andai a dormire. Altri cinque minuti avrei anche potuto concedermeli in realtà ma volevo essere super riposata per il mattino seguente.
Obbligai Abby a dormire senza le nostre consuete chiacchiere pre-nanna o avremmo fatto l’alba ancora una volta ma questo non mi garantì affatto l’esclusiva con Morfeo.... no! Dopo neanche un’oretta che stavo dormendo sentii qualcuno scuotermi con insistenza con l’intento di svegliarmi.
  • Emma... Emma!!!! Svegliati andiamo!!!!! - ero talmente rintronata che non capii neanche di chi fosse la voce, cercai di ignorarla il più possibile ma vedendo la sua insistenza alla fina cederti e aprii gli occhi.
  • Mmh... s… Sarah!!!! Che vuoi!!!! - dissi solamente dopo essere riuscita a mettere a fuoco chi fosse il mio interlocutore.
  • Devo parlarti....
  • Ora??? - chiesi assonnata - no... domani! Torna a dormire.
  • Mi ha baciata! - disse ignorandomi completamente.
  • Chi... - chiesi non collegando, il mio cervello era in stand-by eheheheh
  • ma come chi!!!! Sam!!!!
  • Sam... Sam ti.... - collegai improvvisamente e in un secondo scattai all’impedì neanche avessi preso una scossa elettrica - SAM TI HA BACIATAAAAAAAA!!!!!! - urlai talmente tanto che ad Abby per poco non prese un infarto, stava dormendo beatamente poverina. La feci quasi cadere dal letto per lo spavento.
  • Shhhh che ti strilli! - mi rimproverò Sarah facendomi segno di tacere.
  • Si sì ok hai ragione mah.... andiamo di la, devi raccontarmi tutto - e senza aspettare oltre la trascinai per un braccio fino verso al salottino.
Scoprii che era appena tornata in stanza, che Zelina aveva abbandonato i ragazzi subito dopo me e Abby e che lei invece era rimasta ancora un po’ con loro. Scoprii che Sam era in crisi con la sua fidanzata, più del solito intendo, da tre giorni e che quella mattina, spazientito da quel suo modo di non voler capire che per lui la scherma è anche un lavoro, aveva finalmente trovato il coraggio di lasciarla.
  • hai capito Sam! Zitto zitto non ha perso tempo... - ammiccai. - sei contenta sì? Lo vedo che ti piace.
  • Mi piace è palese penso mah... beh ecco... se da una parte sono felice, euforica per questa cosa dall’altra penso che forse.... - sbuffò - si insomma.... mi ha baciata dopo neanche dieci ore che ha mollato la tizia.
  • E allora???? - non capivo dove fosse il problema anzi, apprezzavo molto il fatto che Sam avesse chiuso la sua relazione prima di spingersi oltre con lei. Non tutti l’avrebbero fatto.
  • Sono stati fidanzati per quanto? Tanto no??? Una storia importante immagino... baciarmi così, su due piedi come se fosse sempre stato single non... - ammettendo quelle paure l’euforia di poco prima spari di colpo.
  • Pensi di essere stata una valvola di sfogo? Un ripiego?
  • Tu non lo penseresti?
  • Credo di conoscere Sam un po’ meglio di te e fidati, è un bravissimo ragazzo!
  • Non lo metto in dubbio questo mah...
  • La loro storia non andava da tempo, si lamentava spesso con Killian di questa sua relazione quindi non preoccuparti, non sei stata un ripiego in un momento per lui di confusione. Avrebbe dovuto lasciarla da mesi credimi solo che è un bonaccione e non ha mai trovato il modo per farlo. - presi una pausa - capisci cosa intendo dire con questo no? Tu sarai anche più grande di me Sarah e di sicuro con più esperienze in fatto d’amore ma credimi sulla parola se ti dico che è da un po’ che Sam ti ha messo gli occhi addosso. Già da prima di partire, prima ancora del periodo di ritiro in federazione.... pur senza saperlo sei stata fondamentale per lui! Lo hai aiutato ad uscire dalla sua situazione di blocco con la sua ex.
  • Si, forse è come dici mah...
  • Credimi, non ti ha baciata cosi... tanto per. È da un po’ che desidera farlo credimi, ormai un pochino ho imparato a conoscerlo, ha finalmente trovato il coraggio di dar retta ai suoi sentimenti. - spiegai - ed è stato un signore perché lasciandola non ti ha messo in nessuna posizione scomoda. Se non è interesse questo....
  • Tu dici? E se se ne fosse già pentito? Emma credimi non era un bacio come dire.... semplice! Se non fosse arrivato Killian in salotto a prendere una cosa beccandoci in flagrante non credo ci saremmo fermati.... il primo bacio dovrebbe essere un po’ romantico no? Più casto non so come dire.... se il suo modo di fare fosse semplicemente un modo per sfogarsi dallo stress della sua situazione?
  • Non si sfogherebbe con te credimi! A mio modesto parere il caro Sam con te si sta trattenendo da un bel po ma evidentemente oggi non ce l’ha fatta.... non dirgli nulla, lascia fare tutto a lui, sono sicura che già da domani ti prenderà in disparte per parlare e spiegarti qualsiasi situazione. Io posso farlo in parte ma solo lui può realmente farti capire cosa si cela nel suo cuore.
  • Grazie Emma!
  • E ti pare? Per così poco...
  • Sei un’amica! Una vera amica.
Dopo quella breve chiacchiera tra amiche decidemmo di comune accordo di andare a dormire e ad oggi posso confermarvi che quella scelta fu senza dubbio la più azzeccata in tanti anni di carriera in quanto capii che per affrontare un campo di gara come quello olimpico, giurati e pubblico compresi, non occorreva solamente avere un ottimo riposo mentale per non dar di matto. Il riposo fisico era fondamentale per affrontare una competizione del genere, anche solo un minimo di stanchezza sul proprio corpo avrebbe potuto compromettere ad una ginnasta l’intera permanenza in gara.
Un paio di squadre vennero eliminate già al primo girone a causa di molteplici errori e questo ci confermò quanto detto: o si puntava alla perfezione o la permanenza sarebbe stata breve.
Per le prime gare, sia di squadra che individuali io e le mie compagne portammo in pedana programmi già proposti in precedenti gare, i nostri cavalli di battaglia per così dire e lasciammo i nuovi all’ultimo, per le finali insomma, sperando di riuscire ad arrivarci naturalmente. Sarebbe stato un vero peccato non sfoggiare il lavoro svolto in quegli ultimi mesi, un vero e proprio peccato ma Regina ed Harris avevano i loro modi di pensare e a differenza di molte squadre che gira che ti rigira portavano sempre i soliti esercizi, facendo così preparare psicologicamente noi avversari, loro puntavano sull’effetto a sorpresa in modo da annientare sul nascere possibili strategie che avrebbero potuto costarci addirittura il podio.
Nonostante però i programmi già eseguiti in passato, durante i primi due giorni di gara ci furono parecchi errori da parte di tutte noi, nessuna esclusa, per cui Regina ed Harris, dopo una bella tirata di orecchie, erano davvero arrabbiati credetemi, optarono per un paio di ore in più di allenamento individuale per ciascuna di noi, me compresa ma naturalmente con le dovute accortezze. Non solo, oltre al lavoro fisico ci impedirono di andare ad assistere personalmente ad altre gare nel nostro tempo libero e diminuirono addirittura anche i momenti di svago andando ad eliminare completamente le reunion serali con i ragazzi. Le porte della nostra stanza si sarebbe chiuse alle ore otto e trenta in punto, non un minuto in più e chiunque di noi fosse stata beccata fuori oltre orario stabilito avrebbe rischiato grosso.
Protestammo a questa punizione, non ci sembrò affatto giusta, ma i nostri superiori non vollero sentire ragioni per cui fummo costrette ad ingoiare il boccone amaro.
La più colpita tra tutte naturalmente fui proprio io poiché grazie a quella decisione vedere Killian per me, a parte al mattino per il buongiorno o quando lo vedevo gareggiare in tv, divenne pressoché impossibile ma nonostante cercai di parlare con Regina più volte, facendole capire che per me era davvero importante dare il mio sostegno dal vivo a Killian, anche per lui lo sarebbe stato, a lei non sembrò importarle nulla per cui dovetti tristemente farmene una ragione e reprimere la mia sofferenza e la mia rabbia negli allenamenti.
Mi persi all’incirca quattro delle sue gare e la cosa mi rese parecchio nervosa, non sopportavo l’idea di non poter sostenere il mio ragazzo senza nessun motivo apparente. Non avevo fatto errori in gara per via di troppe distrazioni come Regina ci teneva ogni giorno a sottolineare a ciascuna di noi, non eravamo dei robot, capitava di perdere l’equilibrio alla trave o sbagliare un passo al corpo Libero. Ok la perfezione e tutti i suoi discorsi ma c’è un limite a tutto e secondo me lo stava superando alla grande. Sono la prima che vuole disciplina e serietà ma qui si stava andando oltre.
  • Regina per cortesia prima di iniziare l’allenamento possiamo scambiare due paroline? È davvero importante.... - provai a chiederle un pomeriggio prima del nostro appuntamento quotidiano. Non era un giorno qualsiasi quello, tutt’altro... quel pomeriggio si sarebbero tenute le semifinali di scherma e io naturalmente, visto che Killian era tra i ragazzi selezionati, sperai di ottenere in qualche modo la grazia da Regina per poter quantomeno assistere a quella competizione.
Mi liquidò con un “magari stasera, ora non abbiamo tempo da perdere” e come se niente fosse, senza neanche mostrare un briciolo di curiosità su ciò che volevo dirle, qualcosa mi diceva che lo immaginava, mi spedì alle parallele per degli esercizi di perfezionamento.
Mai come quel pomeriggio credo di aver dato tanto, misi in quell’allenamento tutto ciò che stavo provando al momento e neanche una sola volta mi feci richiamare per un elemento sbagliato. Fui impeccabile e questa fu la mia unica soddisfazione.
A termine della mia sessione di allenamento vidi entrare Abby per darmi il cambio ma non era sola, Harris era con lei e a giudicare dalla faccia della mia amica non era lì per una visita di cortesia.
  • oggi mi allenerà lui! - mi disse avvicinandosi e alzando gli occhi al cielo.
  • Cosa? Seriamente? - Harris non ci allena mai così, senza un motivo. Di solito c’è o una qualificazione importante per cui ci fa una sottospecie di provino per capire chi di noi scegliere occupare è perché c’è qualcosa che non va e vuole indagare a fondo. Non sono mai allenamenti facili i suoi, la maggior parte delle volte che lui allena qualcuno, quel qualcuno esce con le lacrime. Io ne so qualcosa, avevo dodici anni quando una mattina me lo ritrovai in pedana, era lì per esaminare il mio lavoro, per capire se fossi pronta nonostante la mia giovane età a passare di livello con le ragazze più grandi e nonostante fosse una cosa bella il motivo per cui era lì per me fu un trauma... uscii dalla sala che in un primo momento chiesi addirittura ai miei di venirmi a prendere spaventandoli a morte. Ero solo una bambina, Abby non avrebbe di certo rischiato di abbandonare la ginnastica per un allenamento con lui ma il motivo della sua presenza mi rimaneva comunque un mistero. Aveva forse fatto qualcosa di male? Lo escludevo questo ma vederla in ansia portava anche me a fare domande.
  • Prima che ti prenda un infarto Abby ti tranquillizzo subito! - fu Regina che vedendoci parlicchiare sotto sotto decise di illuminarci. - non hai fatto nulla di cui tu debba preoccuparti. Harris è qui solamente perché ho un impegno per cui non posso garantirti un allenamento. - spiegò per poi rivolgersi a me. - per quanto ti riguarda ti dico solo che hai venti minuti di orologio per farti una doccia e renderti presentabile, se allo scadere del tempo non sarai pronta andrò a vedere le semifinali di Killian da sola! - rimasi per un momento interdetta, cosa aveva detto???? Voleva portarmi con sé a vedere Killian?
  • Regina mi stai dicendo che.... - sul mio viso si disegnò un sorriso a trentadue denti che le fece scuotere ripetutamente la testa. Sembravo forse una ragazzina innamorata? Beh... lo ero.
  • Ti restano diciannove minuti e cinquantanove secondi... 58...57...56...
  • Ho capito ho capito ho capito! Corro!!!!! - dissi prendendo le mie cose e avviandomi di corsa verso la porta. - ah regina posso.... posso portare Sarah con noi? - le domandai a bruciapelo.
  • Sarah???? Perché vuoi....
  • Fidati di me ok??? Ti prego.... - la vidi sospirare
  • Fa come ti pare, conoscendovi è meglio che non faccio domande ma sbrigatevi.... siamo a 18 minuti….
Corsi a più non posso per tutto il grande Hotel, avvisai Sarah e corsi sotto la doccia, neanche dieci minuti dopo eravamo già in reception ad aspettare Regina la quale arrivò solamente cinque minuti più tardi di noi.
  • come mai quando vi interessa una cosa siete sempre super puntuali e anche in anticipo mentre quando si tratta di faticare vi si deve buttare anche giù dal letto alcune volte??? - ironizzò - cioè... siete anche riuscire a truccarvi.... io non ho parole. - commento sempre con fare ironico.
  • Non ho lavato i capelli se è questo che vuoi sapere. Ecco perché ci siamo sbrigate - risposi ridendo e mostrando la mia lunghissima treccia bionda.
  • Taci tu che è meglio - continuò a scherzare - andiamo dai...
Raggiungemmo il padiglione allestito per la competizione del giorno e prima che potessi anche solo iniziare a salire i gradini per poter andare alla ricerca della postazione migliore per poter assistere alla gara ecco Regina trattenermi per un braccio e trascinarmi con lei verso una direzione totalmente opposta. Non mi rispose alla domanda che gli feci su dove stessimo andando, gli spalti erano da tutt’altra parte, ma lo capii qualche secondo dopo quando dopo aver mostrato il suo badge agli addetti della sicurezza ci ritrovammo catapultate direttamente nell’area adiacente alla pedana di gara, quella allestita per gli atleti che di solito viene utilizzate per le ultime prove o semplicemente per rilassarsi prima di entrare in pista.
  • ogni promessa è debito! - disse Regina rivolta direttamente a Killian il quale sembrava stesse aspettandoci da un bel po’. - Ti ho portato il tuo portafortuna ma solo perché si è comportata egregiamente oggi. Ora vedi di non rincitrullirti dietro questi occhioni verdi e porta a casa una buona posizione o la prossima volta col cavolo che la porto a salutarti.
Killian le sorrise ma non rispose alle sue provocazioni, affatto... si dedicò totalmente a me non perdendo ulteriore tempo e baciandomi con passione. In fondo dovevamo recuperare il tempo perso non credete? Mi era mancato terribilmente devo ammetterlo e non me lo aspettavo. In fondo erano solo tre giorni che non ci vedevamo, in passato eravamo stati separati addirittura un mese ma mai come in quei giorni sentii la sua mancanza. Era come se dentro di me mancasse un pezzo, un pezzo che solamente lui poteva colmare. Iniziai a credere che dovevo seriamente iniziare a preoccuparmi... stavo prendendo sempre di più la consapevolezza che il nostro rapporto stesse crescendo ancora di più.
Fui la prima a mettere fine al bacio, Killian non gradì particolarmente, ma solo perché improvvisamente, vedendo Sam con la coda dell’occhio, mi ricordai di Sarah. Ne approfittai dunque che quel cretino ci stesse prendendo in giro mimando i nostri baci proprio poco distante da noi per indicargli in modo silenzioso Sarah e lui vedendola cambiò di colpo espressione. “Grazie... sei un’amica” mi sussurrò passandomi accanto e dopo aver ascoltato il commento di Regina che fu un qualcosa del tipo “ahhhhh ora capisco tante cose” tornai a concentrarmi solo ed esclusivamente sul mio lui.
Ci tenemmo stretti stressi cercando di approfittare del poco tempo che avevamo a disposizione fino a quando non chiamarono gli atleti a sistemarsi nelle rispettive postazioni.
  • metticela tutta amoreeee! - gli dissi per poi dargli un ultimo bacio - fai vedere a tutti chi sei!
  • Ti amo! - mi rispose di rimando guardandomi dritto negli occhi con uno sguardo che mi perforò il cuore.
Lo lasciai andare a malincuore ma poco prima di vederlo scomparire dietro le tende che separavano la stanza in cui ci trovavamo dalla pedana di gara lo vidi girarsi nuovamente verso di noi e fare cenno a qualcuno che non ero io di avvicinarsi. Aveva chiamato a rapporto Sarah e dopo averle detto qualcosa all’orecchio che la fece totalmente andare fuori di testa mi salutò da lontano con un gesto della mano e segui la sua squadra.
  • che ti ha detto??? - chiesi curiosa una volta raggiunti gli spalti. La vedevo non smettere di sorridere e la cosa mi incuriosiva e non poco.
  • Niente di importante tranquilla! - mi rispose per nulla convinta.
  • Non le sai dire le bugie Sarah! Che ti ha detto?!??
  • Nulla Emma, davvero!
  • Guarda che vado da Sam e gli dico che la notte fai sogni erotici su di lui! - la minacciai!
  • Ma non è vero questo!!! - protestò - Emmaaaa!!!! Non ho mai sognato Sam in quel senso...
  • Ma lui non lo sa... - la minacciai - allora???? Me lo dici????
  • Ricattatrice... ecco che cosa sei!!! - sbuffò - e va bene te lo dico - prese una pausa - mi ha semplicemente parlato di Sam che lui ha una buona impressione sul nostro conto.
  • Ma chi? Killian? Il mio Killian ti ha detto questo? - ma se fino al giorno prima tutto questo amore non lo vedeva e mi dava della visionaria ora cosa era cambiato?
  • Già proprio lui! Ora vogliamo smetterla di parlare? Non vorrei dire nulla ma Sam sta per iniziare il suo incontro.
Doveva solo ringraziare il suo futuro ragazzo se io non continuai con il mio interrogatorio ma una cosa era certa: non avevo creduto ad una sola parola di quello che mi aveva raccontato e avevo fatto bene a non crederle perché con il senno di poi capii di avere ragione: Sarah aveva stava tenendo un segreto... un grosso segreto.
Non pensando fosse nulla di grave, potevo fidarmi ciecamente della mia amica infondo, decisi di ignorare la cosa e di godermi la competizione del mio uomo; dire che fu fenomenale era a dir poco riduttivo, fece degli incontri perfetti, questo me lo confermò anche il suo allenatore in una conferenza stampa, impeccabili... non lo avevo mai visto così carico di voler arrivare fino in fondo, era uno spettacolo per i miei occhi. Vedere poi Regina commuoversi nel vederlo esibirsi fu un’ulteriore conferma di quanto stessi dicendo quindi....
La classifica non deluse le nostre aspettative: primo posto nella gara individuale, secondo in quello a squadre. Anche Sam si posizionò bene per gli individuali, terza posizione per lui...a quanto pare la scherma aveva messo su una bella squadra non c’era altro da dire. Che poi, e questo in una squadra è fondamentale, tra di loro sono sempre stati molto uniti, amici con la A maiuscola oserei dire e questo loro legame giocò molto a loro favore... cosa che non potevano certo dire anche noi della nostra squadra. Per quanto eravamo solamente in due a non andare d’accordo e che entrambe con il restante delle ragazze della nostra squadra avevano un ottimo legame la tensione era comunque palpabile e anche se indirettamente si ripercuoteva sul nostro operato.
  • c’è da prendere esempio qui! - ci disse Regina proprio a proposito di questo argomento. - Essere uniti in situazioni del genere è già metà dell’opera.
  • So già dove vuoi andare a parare tanto... - commentai.
  • Non voglio andare a parare proprio nulla, è un dato di fatto questo. - compita e affondata.
Sospirai rassegnata e tornai a guardare Killian gioire con i suoi amici. Erano proprio belli da vedere ma lo furono di più quando si girarono verso la tifoseria americana e salutarono tutti noi in segno di ringraziamento per il supporto dimostrato. Mi commossi facendo compagnia a Regina ma non fui discreta quanto lei e Killian vedendomi così commossa scavalcò letteralmente le gradinate senza pensare ai fan che cercarono di placcarlo per ottenere una foto e mi venne incontro.
Vidi dei cameramen correre dietro di lui per immortalare il momento ma poi non capii più nulla. Mi stava baciando con passione estrema e per me contava solo questo.
Se fino a quel momento della nostra storia non si era mai parlato, dubito che i telecronisti o i giornalisti sportivi conoscessero questo piccolo gossip, con quel bacio si scatenò di tutto. Articoli di giornali, interviste, trasmissioni televisive... tutti parlavano di noi e ora le aspettative erano ancora più alte... sarebbero riuscire entrambe le punte di diamante di ciascuna squadra a realizzare il proprio sogno comune? Ormai il nostro oro olimpico di coppia non ora più solo il nostro sogno, senza volerlo era diventato il sogno di tutti i nostri sostenitori.
  • Ci mancava solo questo! - disse Regina quella stessa sera guardando un servizio al Tg in nostra presenza e anche a quella di Harris. Ci avevano convocato per una riunione pre-gara viste le semifinali alle porte e non volendo ci eravamo imbattuti in quel servizio di “coppia” - guarda te cosa mi tocca vedere... - sospirò spegnendo la tv per potersi concentrare su di noi.
  • Già... concordo - commentò anche Harris facendomi arrossire per la vergogna e guardandomi successivamente con aria seria. - Vedi di mettere lo stesso entusiasmo che ho appena visto in quel bacio nella competizione di domani Swan, non farmi pentire di averti voluta con me. - annuii semplicemente, avevo paura anche a dire “si”. - Voglio da tutte voi massima serietà e zero distrazioni: lo pretendo! Ci restano solo due gare: le semifinali di domani e le finali. Per me non esiste essere sbattuti fuori ad un passo dalla fine per cui esigo vedervi tra le sei nazioni che si disputeranno il premio finale. Esigo impegno e determinazione, vi voglio cariche e pronte ad affrontare anche l’impossibile. Sarà dura, molto dura domani, le squadre che si scontreranno con voi sono tra le più toste lo sapete meglio di me quindi fuori dalla vostra mente tutte le questioni amorose che vi riguardano e i vostri problemi personali. Domani voglio vedere una squadra unita e complice, una squadra con la S maiuscola, cosa che anche se avete vinto parecchie competizioni non avete ancora dimostrato. Vi volete bene? Dimostratelo, non ve ne volete? Non me ne importa nulla, domani voglio vedervi amarvi. Tutto chiaro? - annuimmo più impaurite che convinte ma a lui bastò anzi credo che impaurirci fosse il suo intento principale. - molto bene e ora andate a riposare, domani vi aspetta una lunghissima giornata.
Dormire con in mente le parole di Harris non fu affatto facile per nessuna di noi quattro ma ci provammo ugualmente per non ritrovarci il mattino successivo come degli zombie. Ci riuscimmo? In parte! non dormimmo molto quella sera causa anche l’adrenalina che scorreva nelle nostre vene, ma quel poco che riuscimmo ci bastò per darci la carica necessaria per affrontare la giornata.
Colazione al volo, trucco e parrucco e poi tutte in pedana pronte per iniziare. Da calendario avremmo esordito con la gara a squadre, gli individuali ci sarebbero stati solamente nel pomeriggio.
  • ricordate le parole di Harris! - ci disse Regina riunendoci per un ultimo consiglio - squadra unita! Fate il tifo l’una per l’altra, incoraggiatevi e sostenetevi a vicenda. Da questo momento fino alla fine della competizione siete una persona sola, comportatevi come tale. - annuimmo senza esitazione anche se per quando mi riguarda non credo che avrei mai fatto il tifo per Zelina dopodiché mettemmo in scena il nostro rito scaramantico e prendemmo posizione nelle nostre scuderie pronte per iniziare.
La prima cosa che feci una volta essermi seduta nella mia postazione fu guardarmi intorno alla ricerca del mio amore. Aveva promesso di essere presente ma non riuscivo a intravederlo da nessuna parte.
  • il suo coach l’ha trattenuto per una sessione di allenamento straordinaria. - Regina vedendomi agitata capi immediatamente cosa stesse frullando nella mia testa e corse subito in mio aiuto. - Mi ha detto di dirti che farà il possibile per liberarsi quanto prima ma purtroppo non può disertare. - non era colpa sua ma ci rimasi male ugualmente. Avrei tanto voluto che fosse lì, con me... sapeva darmi la carica giusta in ogni occasione, era il mio porta fortuna umano... gareggiare senza di lui accanto non sarebbe stato lo stesso. - ooh! Niente scherzi! - mi riporto alla realtà Regina. - ti voglio carica Emma! Super carica! Togli quel faccino dispiaciuto dal viso e stampati il miglior sorriso che hai! Non ha detto che non verrà, solo che farà un po’ più tardi ok? - annuii tristemente. - vai a scaldarti un po’ dai, eviti di pensare almeno.
Seguii il suo consiglio ma il non pensare fu difficile... per quanto capivo e comprendevo la sua assenza non riuscivo a farmene una ragione e ad essere felice e far finta di nulla. Desideravo averlo lì accanto a me a sostenermi più di qualsiasi altra cosa al mondo... sembravo forse una bimba viziata per questo? Sicuramente e forse lo ero anche ma il suo supporto era importante per me, a tratti fondamentale... senza di lui era come se tornassi indietro a quando ero semplicemente ragazzina di 16 anni impaurita e senza futuro.
Sarah e Abby, vedendomi giù e capendo il motivo corsero subito da me nella speranza di riuscire a strapparmi un sorriso ma non poterono fare più di tanto in quanto la gara ebbe inizio e non vi era più tempo per le chiacchiere.
Rispetto alle competizioni precedentemente eseguite da quando eravamo a Rio quella semifinale per me fu la peggiore. Sbagliai solo un paio di cose a livello tecnico, niente di che in realtà, ma l’eleganza e la sicurezza che mi aveva sempre contraddistinta non trapelò come al solito. C’era come un alone di tristezza dentro di me e non volendo lo esternai attraverso le mie prime tre esibizioni. Fortunatamente ottenni sempre punteggi molto alti nonostante tutto per cui Harris non poté rimproverarmi sul mio operato ma nulla gli impedì di lanciarmi frecciatine. - Baci meglio di come ti esibisci lo sai sì? - Disse in riferimento al bacio con Killian del giorno prima - vedi di riprenderti per l’esibizione alla trave ok? Non mi stai piacendo particolarmente oggi. Sembri un’altra persona.
  • Farò del mio meglio signore! - replicai a testa bassa.
  • Del tuo meglio non è sufficiente! Io voglio “il” meglio! Tratta quella sbarra come fosse il tuo inseparabile baciatore... dimentica le dinamiche esterne e concentrati su quello che stai facendo. Fai salire in pedana la mia Emma, non la sua brutta copia.
Sapevo che il suo era solo un modo per caricarmi quindi non me la presi per le parole usate ma nonostante ciò la carica non arrivò e anche per la trave il risultato fu più che buono ma non quello sperato.
Nella somma complessiva dei voti riuscimmo comunque a piazzarci tra le prime sei, arrivammo terze in classifica, avevamo ottenuto la nostra tanto agonista finale olimpica ma la cosa non sembrò importare nulla ad Harris il quale nonostante fosse chiaro come il sole che parlasse di me fece un rimprovero generale a tutte per il nostro comportamento odierno.
  • ma ti pare che debba prendermi una ramanzina per colpa di quella lì?!?! - sentii commentare Zelina una volta che Harris e Regina si furono allontanati - roba da pazzi! Lei non fa il suo dovere e la colpa è nostra??? - continuò parlando ad Abby e Sarah, io mi ero allontanata per starmene un po’ per fatti miei e metabolizzare tutta quella stramba mattinata ma nonostante ciò la sentii lamentarsi ugualmente.
  • Certo che sei davvero pesante quando ti ci metti... - commentò Abby a mio favore - Emma ha avuto una mattinata no è vero ma non mi sembra che noi siamo state tutto questo gran vedere da poterci permettere di parlare!
  • Ti pareva che l’avvocato non avrebbe preso le sue difese? Tze...
  • Zelina guarda Abby ha ragione... - continuò Sarah. - voti alla mano, nonostante la giornata no, Emma è comunque quella che nella squadra ha riportato i punteggi più alti quindi... - lasciò la frase incompleta - Harris avrà anche fatto una ramanzina rivolta per lo più a lei ma noi non è che per questo non abbiamo colpe.
  • Ora anche tu dalla sua parte...
  • io non sono dalla parte di nessuno Zelina e neanche Abby lo è. siamo amiche di entrambe e come tali se una di voi sbaglia è giusto che ve lo si faccia notare.
  • Io non ho sbagliato nulla, dico solo che non meritavo un cazziatone solo perché lei ha i suoi problemi del cavolo.
  • Vuoi un mio parere Zelina? - intervenne Regina - io non mi preoccuperei per aver ricevuto una ramanzina che non meritavi... mi preoccuperei più che altro di non aver ricevuto nessuna ramanzina personale. - Zelina la guardò non capendo - è vero che era rivolto ad Emma il discorso di Harris di poco fa ma perché rimproverare colei che tra tutte ha avuto il punteggio più alto e non te che hai riportato un punteggio non solo più scarso delle tue compagne ma anche al di sotto della tua stessa media? I rimproveri ci fanno crescere, sono utili ... è un bene quando li riceviamo, bisogna preoccuparsi del contrario.
La lasciò riflettere su quelle dure parole, era stata davvero crudele devo ammetterlo ma conoscendola probabilmente in serata sarebbe tornata da lei per farle capire il vero significato di quanto detto.
  • per quanto riguarda te invece… - disse avvicinandosi
  • No Regina ti prego non dire nulla! Sono stanca, vorrei andare a dormire se non ti dispiace... magari parliamo dopo ok?
  • A dormire? Tu? Ora?? - da che ne aveva memoria non avevo mai fatto un riposino pomeridiano... mai, soprattutto in vista di una gara. - devo forse preoccuparmi? Non ti senti bene? - iniziò ad agitarsi. Anche io avrei pensato lo stesso fossi stata al suo posto.
  • Tranquilla sto bene, ho solo mal di testa... passerà. - e senza darle modo di replicare mi incamminai verso la mia stanza dove non appena poggiai la testa sopra il cuscino caddi in un sonno profondo. Che stessi seriamente male? Escluso. Il mio mal di testa non era dovuto ad altro che ai troppi pensieri avuti in quella mattinata... pensieri profondi, troppo profondi che riguardavano me e il mio uomo.

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***





Amore olimpico
Capitolo 20

 
Riposai per ben due lunghe ore, due ore e mezza per la precisione, poi venni svegliata da una serie di dolci baci e delicate carezze. Era il mio Killian.
  • Mmh... amore... - esclamai ancora assonnata, mi sembrava di aver dormito un secolo.
  • Ehi... tutto bene? Ci hai fatto preoccupare.
  • P... perché?!?!
  • Ti sei addormentata due ore e mezza fa, le tue amiche hanno provato a svegliati per il pranzo ma niente, ti ho chiamato un paio di volte ma non hai risposto, mia madre era in super agitazione perché ha detto che eri strana... vedi un po’ tu se non è abbastanza per essere preoccupati. - mi sorrise.
  • Sto bene, tranquilli...
  • l’occhietto spento che hai non la pensa così. - si avvicinò dandomi un bacino sul naso. - che hai? Sei arrabbiata con me vero? Per questa mattina?
  • No...
  • Mmh... amore, non sai mentire. - mi riprese da maestrino.
  • E va bene.... un po’ si, ci sono rimasta male ma non è solo questo... è stata la mia reazione alla tua assenza che mi ha spiazzata. - confessai.
  • Spiegati meglio.
  • Mi sono sentita sola, persa... in un attimo tutto ciò che ho affrontato in questi ultimi anni è svanito lasciando spazio alle paure e ai pensieri della Emma di quattro anni fa. Ho avuto paura di non farcela, di deludere tutti... di deludere te.
  • Siete arrivate terze mi sembra... sono orgoglioso di te, non deluso.
  • Potevo fare di meglio però... non è stata una gara da ritenersi soddisfatti.
  • Me lo hanno accennato questo, ho anche chiesto ad Abby di farmi i video delle tue esibizioni, poi ci darò un’occhiata... tornando a te però ti dico si, hai ragione, forse non hai fatto una bella gara ma puoi pur sempre rimediare. oggi ad esempio: sei pronta per dare il meglio di te?
  • Tu ci sarai? - chiesi con il cuore che mi martellava nel petto.
  • che risposta è?!!! Sei pronta o no?
  • Non lo so... dipende...
  • Da cosa? Da me? - non risposi ma la risposta era nei miei atteggiamenti - andiamo Emma non essere ingenua, cosa sono tutte queste paure adesso è? Non c’ero alle prime gare di inizio settimana eppure sei andata alla grande anche senza la mia presenza: perché improvvisamente è un problema se non dovessi esserci?
  • Le altre volte lo sapevo, ero a conoscenza della tua assenza... questa mattina invece no e.... e poi ho sentito i giornalisti domandarsi perché non fossi lì con me, se avessimo già litigato... involontariamente mi sono ritrovata anche a pensare a come sarebbe la mia vita senta di te e... mi sono sentita persa.
  • Ooooh amore mio... non ci sarà mai una vita in cui saremo separati credimi.
  • E tu come lo sai? se un giorno ti dovessi stufare di me? - mi mise una mano sulla fronte come a volermi sentire la temperatura
  • Ha ragione mia madre... tu vaneggi Emma! Ma scherzi? Come potrei mai stufarmi di te è? È assurdo amore mio credimi. Proprio assurdo. - prese una piccola pausa - questa mattina ero sull’orlo di rinunciare alla finale olimpica per te!
  • Cosa??? - sbarrai gli occhi
  • Già... Non volevo parlartene per non allarmarti inutilmente ma se può servire a qualcosa allora è meglio che tu lo sappia. In pratica il mio coach questa mattina mi ha comunicato di un paio di allenamenti extra in vista della finale che si sarebbero dovuti tenere durante tutto l’arco di questa giornata.
  • Cosa??? Quindi non ci sarai neanche questo pomeriggio????? - per me fu come ricevere una coltellata in pieno petto. Quello che mi aveva detto Regina era una farsa allora? Non è vero che anche se in ritardo prima o poi sarebbe venuto.
  • Fammi parlare! Come ti dicevo gli allenamenti fissati oggi prevedevano tutta la giornata così sono andato a parlare con il mio coach e gli ho spiegato che per me era impossibile, avevo un impegno già preso e non potevo saltarlo. Il mio appuntamento eri tu! - specificò anche se lo avevo capito - Abbiamo litigato, non voleva sentire ragioni e mi ha detto che se non ero d’accordo potevo anche fare le valige e andarmene.
  • Non lo hai fatto vero? - chiesi preoccupata. Killian ne sarebbe stato capace e poi era lì con me... il dubbio mi sfiorava - non hai mandato a puttane tutto il lavoro fatto in questi quattro anni vero? - ci mise un po’ a rispondere e questo mi fece tremare.
  • Stavo per farlo - ammise - ma poi il mio stesso coach me l’ha impedito. Abbiamo parlato a lungo e alla fine mi ha concesso un allenamento di sola mezza giornata. - ripresi a respirare. - ho dovuto scegliere se saltare le semifinali a squadra o quelle individuali e la risposta era scontata no? - scesi dal letto e gli saltai letteralmente addosso mettendo fine al suo monologo con un lunghissimo bacio.
  • Per un attimo ho temuto che avessi fatto una cazzata.
  • L’avrei fatta Emma credimi! Fortuna che mia madre mi ha chiamato a semifinale terminata perché se mi avesse detto prima che eri nel pallone per via della mia assenza avrei abbandonato tutto senza esitazione.
  • Fortuna che non l’abbia fatto allora, non te lo avrebbe perdonato tanto facilmente.
  • Non me ne sarebbe importato nulla, la tua felicità viene al primo posto sempre.
  • Forse non ti avrei perdonato neanche io...
  • fortuna allora che tutto sia andato per il verso giusto. - mi bació. - adesso basta chiacchiere e cattivi pensieri, sono qui con te e non ho nessuna intenzione di perdermi la tua semifinale. - mi guardò meglio occhi - sei pronta? Ti senti carica dopo questa bella dormita?
  • Carica?!?! Mai stata così carica in vita mia! Ed è tutto merito tuo! Ti amo amore!
  • Ti amo anche io, non immagini nenache quanto.
Lo lasciai raggiungere Regina nella reception, in via del tutto straordinaria riuscii a convincerla a farlo assistere alla nostra competizione dalla nostra scuderia, mi preparai per l’evento e solamente quando anche Abby fu pronta, le altre ragazze ci stavano già aspettando giù in divisa, raggiungemmo il gruppo pronti per una nuova avventura.
Per tenerci in allenamento fin da subito optammo per scendere le scale piuttosto che prendere l’astensione, pazzia lo so sopratutto visto che eravamo tipo all’ottavo piano e quando arrivammo a destinazione oltre ai nostri amici e preparatori trovammo ad aspettarci anche una piacevolissima sorpresa: i nostri genitori, sia i miei che quelli di Abby, erano proprio lì davanti a noi con uno striscione tra le mani che diceva “siete le nostre stelle”. Abby e io ci guardammo in faccia per una manciata di secondi come a dire “vedi anche tu quello che vedo io?”, non ci aspettavamo minimamente una cosa del genere dopodichè, appurato che non stavamo avendo delle visioni, scoppiamo a piangere emozionare e corremmo ad abbracciarli senza esitazione. In base a quanto mi avevano detto i miei sarebbero dovuti arrivare solamente il giorno seguente, per le finali vere e proprie, mentre i genitori di Abby le avevano comunicato telefonicamente proprio ad inizio settimana che a causa di alcuni imprevisti non sarebbero potuti più partire. Che monelli... ci avevano fregato bene bene ma eravamo felici di ciò perché quella sorpresa ci aveva caricate ancora di più... averli lì era davvero un’emozione unica.
  • Voi iniziare ad incamminarvi - esordi Sarah dal nulla, guardando l’orologio, rivolgendosi a tutta la tifoseria, coach compresi - io mi occupo un attimo di Emma e Zelina di Abby, diamo una veloce sistemata al trucco che scusate l’onestà - si rivolse a noi - sembrate appena uscite da un film horror e poi vi raggiungiamo.
  • Una cosa veloce però! - si raccomando Regina. Effettivamente iniziava a farsi tardi ma non potevano di certo presentarci con il mascara colato sul viso. Non sarebbe stato per nulla professionale.
Non appena finito il restauro ci precipitammo a gran velocità verso il padiglione selezionato per la nostra semifinale e dopo la presentazione iniziale di tutte le ginnaste, a cui riuscimmo a prendere parte per il rotto della cuffia, ecco che iniziò la competizione vera e propria.
Iniziai con una carica del tutto differente rispetto al mattino e se ne accorsero tutti, anche i telecronisti, quella mattina in pedana era scesa la gemella di Emma Swan ma quel pomeriggio no, la vera Emma era lì, carica come non mai ad aggiudicarsi un posto in finale.
Corpo libero, parallele e trave, tre esibizioni quasi perfette, giusto qualche sbavatura qua e là ma nulla di così compromettente. A detta di Harris ero già dentro anche se non avevo ancora terminato la mia competizione, ma nonostante sapessi che se non fosse stato più che convinto della cosa non si sarebbe minimamente sbilanciato, decisi comunque di non dare ascolto alle sue parole e di concentrarmi per l’ultimo attrezzo, quello da me più odiato... il volteggio. Tre erano i salti chiamata ad eseguire, ognuno di essi conteneva al suo interno notevoli difficoltà. In prova erano andati più o meno sempre abbastanza bene ma se nei primi due non avevo evidenti difficoltà, nel terzo qualche problemino ogni tanto si presentava.
Cercai di non pensarci e sfoggiando il mio miglior sorriso mi apprestai ad eseguire il primo salto che per mia grande gioia andò anche meglio del previsto. Riuscii addirittura a stoppare l’arrivo in maniera perfetta, cosa assai difficile la maggior parte delle volte. Il secondo andò ugualmente bene ma a differenza del primo qualche leggera sbavatura ci fu e il terzo.... beh... per il terzo ci sarebbe da aprire un discorso a parte. Non so se fu l’agitazione, l’adrenalina o semplicemente la voglia di strafare... so solo che presi troppa rincorsa, troppa spinta e di conseguenza il salto non solo fu più alto di quello provato in prova ma acquisì una velocità in fase di atterraggio maggiore. Atterrai prima su una gamba e poi sull’altra, una cosa ad occhio umano impercettibile da capire ma il mio corpo lo capì benissimo in quanto tutto il peso fu attutito su una sola gamba, quella con il chiodo. Sentii un dolore lancinante come una serie di lame che si conficcano all’interno del tuo corpo ma pur di non cedere e spostare il peso, causando così una possibile perdita di punteggio, strinsi i denti e rimasi in quella posizione anche qualche secondo in più del dovuto dopodiché ripartii il peso su entrambe le gambe e con il sorriso più finto di sempre, stavo letteralmente morendo dal dolore credetemi, salutai il pubblico e i giurati e tentai di raggiungere la mia scuderia.
Vidi Killian scambiarsi un’occhiata con Regina e successivamente quest’ultima portarsi entrambe le mani sulla testa a mo’ di esasperazione ma prima ancora che potessi raggiungerli ecco Killian venirmi incontro di corsa insieme a Mark.
  • tutto ok? - disse Mark cercando di incrociare il mio sguardo ma i miei occhi, ormai incapaci di trattenere le lacrime incrociarono gli unici occhi che in quel momento avrei voluto vedere, quelli del mio uomo.
  • Va tutto bene ma dimmi: su una scala da uno a dieci quanto forte è il dolore? - avrei voluto rispondere 11 ma non riuscii in quanto un conato di vomito mi prese alla sprovvista e mi costrinse a rimettere il contenuto del mio stomaco, vuoto aggiungere, dentro il cassonetto fortunatamente situato accanto a noi. - merda!!!! - lo sentii imprecare e subito dopo mi ritrovai in braccio a lui che senza dirmi nessuna parola mi condusse verso lo stanzino destinato all’infermeria. Regina ci raggiunse di corsa e dopo aver parlato con i responsabili della sala, due paramedici, riuscì a farci lasciare, non prima però di aver mostrato il tesserino medico di Killian, la sala per una mezzoretta.
  • Mi dispiace ma non posso fare altrimenti Emma, ti farò male adesso- mi anticipò Killian prima di iniziare a manovrarmi la gamba in ogni modo possibile immaginabile procurandomi come annunciato un dolore atroce. - lo so, lo so, lo so ma devo farlo amore. - annuii e provai a resistere il più possibile ma fu difficile... impossibile direi e mi ritrovai di conseguenza senza neanche rendermene conto a piangere e a gridare. Era la fine, me lo sentivo, ancora una volta il mio sogno era andato a farsi benedire.
  • Non... non... non può finire così!!!! - dissi tra le lacrime
  • Non dirlo neanche per scherzo questo! Non finisce oggi... te lo prometto questo! - provò a rassicurarmi lui ma in quel momento era difficile credergli.
  • Mah...
  • No! Ho ragione io! Non si discute su questo - mi guardò dritto negli occhi per pronunciare quelle parole dopodiché tornò ad occuparsi della gamba e magicamente a poco a poco il dolore svanì quasi del tutto.
  • Allora???? - chiese Regina nel panico non appena Killian terminò il suo magico trattamento.
  • Mi sembra ok, nulla di rotto quello poco ma sicuro e il chiodo sembra essere in posizione. Sembrerebbe solo una forte contusione, vado a prendere in albergo dei cerotti appositi e vengo ad applicarteli, tu resta qui e non muoverti per nessun motivo al modo.
Lasciò Regina a farmi da guardia nel mentre raggiunse la sua stanza per prendere il tutto. Mi tappezzò l’intera gamba con cerotti colorati, ognuno con una sua funzione, dopodiché con il suo aiuto provai a mettermi in piedi. Zoppicai per una manciata di minuti poi la gamba si scaldo e ripresi a camminare come se nulla fosse. Ripresi colorito e dopo aver pianto tutte le lacrime possibili ecco spuntare nuovamente un sorriso.
  • cammina il più possibile in modo da tenere ben calda la gamba, ora prendi un paio di antidolorifici e stasera valutiamo nuovamente la situazione.
  • Non posso prendere antidolorifici in gara! - pensai subito al fattore doping.
  • Sotto prescrizione medica puoi prenderli eccome ma stai comunque tranquilla che non sono dopanti, non sono così fuori di senno. - mi fece l’occhiolino.
  • Se passo le semifinali potrò gareggiare domani?
  • Se ti affidi a me e alle mie cure sì.
 
Pov Killian
 
Il mio cuore si lacerò in due quando la vidi atterrare da quel salto e per un momento pensai “cazzo!!! Non di nuovo”. credevo seriamente che si fosse giocata anche questa seconda opportunità ma fortunatamente dopo un controllo accurato fatto personalmente da me tirai un sospiro di sollievo appurando che fosse solamente una forte contusione. Con le dovute accortezze avrebbe potuto tranquillamente proseguire, ne ero certo, ma doveva riposare il più possibile onde evitare ulteriori sforzi.
Aspettai con lei le valutazioni finali di quella semifinale individuale che la vide posizionarsi in seconda posizione dopodiché le consigliai di andare a mangiare qualcosa per poi andare dritta in camera a riposare. Era agitata, ansiosa... qualcosa la stava turbando.... la paura di non riuscire a sostenere la sua sfida più importante probabilmente... non volevo vederla così, mi piangeva il cuore a saperla così in ansia ma prima che potessi anche solo dirle due parole di conforto ecco mia madre anticiparmi e avvicinarsi a noi per poterle dire qualcosa.
  • stanotte dormi con me! - esclamó. Non era una domanda la sua ma una semplice e decisa affermazione. Emma la guardò non capendo, era con la testa tra le nuvole immersa nei suoi pensieri, non l’aveva minimamente ascoltata. - ti vedo troppo provata quindi prima che tu faccia qualche sciocchezza oggi preferisco tenerti sotto controllo.
  • Hai paura che faccia qualche pazzia?!?! - chiese non capendo i motivi di quella sua richiesta.
  • Non pazzie estreme mah.... capiscimi.... sei giù, lui viene a consolarti - mi indicò - da cosa nasce cosa e.... meglio evitare no? Soprattutto dopo la giornatina intensa che avrete domani.
  • Mamma seriamente???? Mi fai così scontato? Pensi che io non sappia trattenetemi se decidessi di passare la notte in stanza con lei per controllare la situazione?
  • Non è mancanza di fiducia mah.... Preferisco non rischiare. - replicare sarebbe forse servito a qualcosa? Assolutamente no! Ormai aveva preso la sua decisione per cui lasciai Emma libera di andare a sistemare le sue cose per la notte e le diedi appuntamento in stanza di mia madre, con la sua supervisione naturalmente, per un a seduta di fisioterapia pre-nanna.
Massaggio sportivo, antidolorifico e riposo... questa è la cura che scelsi per lei e a giudicare dal massaggio che le feci quella sera intuii che forse la notte sarebbe stata abbastanza tranquilla, senza troppi dolori: già con la seduta di quel pomeriggio la gamba sembrava essere già meno contratta e infiammata.
Mi trattenni qualche minutino di più per poterla tranquillizzare ancora un po’, tra la gara imminente e il piccolo incidente di quel pomeriggio tutto era tranne che tranquilla, poi fui costretto a raggiungere la mia camera in quanto mia madre letteralmente mi cacciò. “Hai la finale anche tu domani! Fila a dormire” fu quella la scusa che utilizzò ma la verità è che non mi voleva troppo vicino ad Emma per paura che non riposasse le ore necessarie.
L’assecondai solo perché effettivamente un po’ di sano riposo prima di un evento così importante sarebbe stato un vero toccasana e poi ero tranquillo per quanto riguardava Emma, preoccupazione a parte sembrava stare abbastanza bene.
Feci una lunga doccia rilassante non appena arrivai in camera “niente chiacchiere stasera, subito a letto Killian” mi motivai da solo ma non appena raggiunsi il letto e provai a dormire il sonno si fece attendere. Non riuscivo a prendere sonno e improvvisamente mi senti come in ansia. Possibile che la strizza della finale l’indomani si stesse facendo sentire? Probabile anche perché cos’altro poteva esserci dietro quello stato di malessere generale?
Provai a non pensarci cercando di concentrarmi su cose piacevoli ma fu tutto inutile, continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto senza riuscire a prendere sonno. “Maledizione” esclamai Infastidito alzandomi dal letto con l’intendo di andare a farmi una camomilla ma la verità è che in cucina non ci arrivai. Proprio nel momento in cui misi i piedi a terra ecco il mio telefono iniziare a squillare. Erano le tre e ventisei del mattino, lo ricordo ancora con precisione: chi poteva essere a quell’ora? Emma.... sul display comparve il nome della mia amata ma non pensai che potesse essere successo qualcosa di brutto quando lessi il suo nome anzi... pensai che semplicemente come me anche lei stesse faticando a prendere sonno.
  • amore mio... che c’è? Stiamo diventando telepatici per caso? Anche te non riesci a...
  • sono io... - dall’arco capo del telefono sentii la voce super seria di mia madre - scusa l’ora ma non è che potresti raggiungerci in camera un secondo?
  • Che... che succede??? Mamma tu... tutto ok? - prima che potesse rispondere sentii di sottofondo un pianto a me familiare, l’avrei riconosciuta ovunque... era Emma, la mia Emma ed era chiaramente in lacrime.... perché piangeva? Riagganciai il telefono senza ascoltare la risposta alla mia domanda e con il pigiama addosso, senza neanche cambiarmi, raggiungi in fretta e furia la loro camera.
Non dovetti neanche bussare, la porta era aperta per cui non mi annunciai... entrai e basta e la situazione mi apparve subito chiara.
Non erano sole in stanza: insieme a loro c’era Mark, quel fisioterapista da strapazzo che come se nulla fosse tentava di mettere le mani sulla gamba della mia donna.
  • killiannnnn!!!!! - esclamò ancora in lacrime Emma vedendomi arrivare.
  • Che diamine è successo?!?!? - domandai preoccupato con il cuore a mille guardandoli tutti e tre in attesa di risposta. - Mark?!?!?! - lo scrutai sperando mi rispondesse visto che Emma nello stato in cui si trovava difficilmente avrebbe parlato. Mia madre poi si mordeva le unghie camminando avanti e indietro....
  • Mi hanno chiamato perché era in preda ai dolori.... - cosa? Ma come era possibile, l’avevo lasciata che stava benissimo.... - pensavo avesse qualche contrazione muscolare, qualche nervo accavallato mah....
  • mah?????
  • Beh... io credo che si sia sposato… - disse tutto d’un fiato facendo piangere ancora più forte Emma! Parlava del chiodo naturalmente....
  • Non dire cretinate! L’ho controllata poche ore fa e stava benissimo!
  • Killian non sono uno sprovveduto qualsiasi, ho una laurea! - si risentì per averlo contraddetto
  • E quindi? Anche io ne ho una se è per questo! - replicai con i suoi stessi modi saccenti.
  • La piantate di litigare? - ci rimproverò mia madre del tutto contraria a quel siparietto - non mi sembra il caso non trovare?
  • Perché lo hai chiamato!!!! - le chiesi in malo modo. Ero io il fisioterapista di Emma, era me che doveva chiamare, non quel cialtrone da quattro soldi.
  • Dovevi riposare, domani...
  • È una mia paziente! Sono io il suo fisioterapista mamma....
  • Io sono il fisioterapista ufficiale di questa squadra....
  • E chi se ne importa! Tu le tue luride mani sulla mia donna non ce le metti.
  • La stavo solo aiutando
  • si... a farle venire un attacco di panico.
  • La gamba è gonfia, non riesce a muoverla che ha dei dolori assurdi... cosa pensi che sia è?!?! - mi si gelò il sangue a sentire che la sua gamba si fosse gonfiata, quello era senza dubbio il primo segno di uno spostamento del chiodo e fino a poco prima non vi era quel problema. Strattonai Mark per poter passare e controllare con i miei stessi occhi ma t mi riservò lo stesso trattamento che riservò a lui poco prima: mi bloccò la mano e si tirò su le coperte impedendomi di controllarla.
  • Emma mah.... - scosse la testa ripetutamente come a volermi chiedere di lasciarla in pace. Era spaventata a morte e capivo benissimo perché: era entrata nel mood che l’indomani non avrebbe gareggiato e le sue paure stavano prendendo il sopravvento portandola a chiudersi in sé stessa. - Emma amore, fammi dare un’occhiata ok? - continuò a scuotere la testa.
  • È inutile.... sono venti minuti che provo a convincerla a collaborare ma nulla, non ne vuole sapere. - spiegò Mark come a dire “visto che con te è lo stesso?” Per un attimo mi sembrò di vederlo addirittura gongolare per questa cosa.
  • Lo credo bene razza di idiota! Se le dai una notizia del genere così, con una delicatezza pari a zero, mi sembra il minimo essere restii a collaborare no?!?! Tze... - scossi la testa rassegnato - quantomeno dovevi venire a chiedermi un parere prima di sganciare questa bomba.
  • Un parere?!?! Pensi non sappia fare il mio lavoro? Ancora questa storia???
  • Fino a prova contraria avevo ragione io dottorino!
  • Smettetela immediatamente se non volete che vi prenda a calci nel sedere a tutti e due! - ci disse mia madre con aria minacciosa. Non scherzava, era seria, fin troppo seria. - non me ne frega un cazzo se non vi sopportate, abbiamo un problema più grande da risolvere adesso. - aveva perfettamente ragione, mi ero lasciato prendere la mano ma era impossibile non farlo, aveva una faccia da schiaffi assurda quell’uomo.
  • Ho capito: esco! - sentenziò Marco. - visitala, io intanto vado a compilare il certificato da presentare domani. - non so cosa mi trattenne dal non spaccargli la faccia, forse la faccia di Emma che era a dir poco terrorizzata...
  • vai a compilare i moduli, vai a prenderti una birra, vai a fare quello che cazzo ti pare basta che sparisci dalla mia vista ok? Fuori di qui... ora!
Fortunatamente non dovetti prenderlo a pugni sul serio per farlo andare via, lo fece di sua spontanea volontà e fortunatamente una volta da solo con lei, e con mia madre naturalmente, piano piano riuscii a convincere Emma, non con poche peripezie, a farsi visitare anche da me.
La gamba appariva gonfia rispetto a l’altra è vero, Mark su quello aveva ragione, ma non così tanto da risultare preoccupante. È vero, dipende da soggetto a soggetto la cosa ma, forse per autodifesa, cercai di auto convincermi che quell’idiota avesse sbagliato sul serio. Come quel pomeriggio le feci una visita approfondita, scrutai ogni suo possibile movimento anche se questo la portò a soffrire particolarmente solamente quando nei fui pienamente consapevole, qualche dubbio venne anche a me sarò onesto, la tranquillizzai dicendo che il chiodo era ancora in perfetta posizione, aveva semplicemente il muscolo contratto e una forte infiammazione ai legamenti.
  • Quindi è tutto apposto??? Sicuro?!? - chiese mia madre mentre imperterrita continuava a correre avanti e indietro nella stanza presa da un attacco d’ansia acuto - posso stare tranquilla???? - annuii guardando entrambe, tra le due non sapevo chi fosse più fuori di sé. - stava bene fino a prima di dormire... cosa è potuto succedere?
  • Non lo so, non ero qui mamma... ma mi piacerebbe tanto saperlo - mi rivolsi poi ad Emma - hai fatto qualche movimento brusco che ti ricordi? - doveva esserci necessariamente una spiegazione a quel suo malessere, non potevo credere che la sua gamba si fosse ridotta peggio di come l’avevo lasciata senza nessun motivo apparente.
Non mi rispose inizialmente ma a forza di parlarle riuscii ad ottenere una confessione. Prima di andare a dormire, con la scusa di dover prendere delle cose in camera e con la scusa parlare con Abby di una cosa inerente alla finale, era sgattaiolata dalle grinfie di mia madre per poter andare in palestra a provare gli arrivi e alcuni esercizi dei vari elementi che avrebbe dovuto sostenere il pomeriggio seguente.
  • ti giuro che ho fatto pochissimo, un quarto d’ora al massimo... - si giustificò guardandomi con sguardo supplichevole. Aveva paura che mi arrabbiassi per questa sua insubordinazione e forse avrei dovuto anche farlo m non ci riuscii.... mi faceva troppa tenerezza vederla spaventata.
  • Hai fatto cosaaaa????? EMMAAAAAA!!!! - mia madre naturalmente a differenza mia non si risparmiò di tenere le cose per sé ed eccola iniziare a rimproverare Emma per i suoi modi scorretti.
  • Mamma non è il momento! - la fermai prima che potesse annientarla definitivamente. Era fragile il mio amore in quel momento, bisognava aiutarla a reagire non buttarla giù ancora di più. - Emma.... - tornai a guardare lei - non avevamo detto di tenerla a riposo questa gamba????
  • Dovevo togliermi questa paura Killian... la paura di non saper se potevo o meno fare determinate cose. - si giustificò
  • Te la sei proprio tolta la paura vedo!!!! - continuò imperterrita mia madre. Era nera, il suo lato da allenatrice stava decisamente prendendo il sopravvento su quello umano. - ora stai peggio di prima sei contenta???? - quelle parole le misero ancora più agitazione.
  • Non starla ad ascoltare amore - intervenni io - certo ieri sera stavi meglio, ero più tranquillo anche io, ma Non preoccuparti... riusciremo a metterti in pista ugualmente domani.
  • Ah sì?!?? E come Killian??? Non riesce neanche a camminare!!!!
  • Mamma calmati non sei affatto d’aiuto! Se non vuoi che ti sbatta fuori come ho fatto con quel poco di buono del vostro tecnico fisioterapista ti conviene tacere. Ci vorranno metodi più drastici, sarò costretto a portarti in pedana con addosso una serie di cerotti medici che ti tengano la gamba ben protetta, un antidolorifico, non doping sta tranquilla, più potente di quello che hai preso nel pomeriggio e non per ultimo una serie di massaggi sportivi che aimè... so che odi particolarmente....
  • E funzionerà? - chiese mia madre finalmente con un minimo di barlume di speranza.
  • Certo che funzionerà, la rimetterò in piedi già per domani mattina. - sorrisi guardando Emma - ora mi allontanerò giusto il tempo per prendere i cerotti e gli antidolorifici quindi aspettatemi ok?
  • Killian tu.... tu dovresti riposare.... - mi disse Emma con un filo di voce ancora super mortificata. - domani mattina hai la.... - avevo la finale l’indomani e anche in orario mattutino se dobbiamo essere fiscali, ma non mi importava, il bene di Emma era in cima ad ogni cosa.
  • Chiameremo Mark per aiutarla, tranquillo Killian vai pure a riposare...
  • Cosa??? Mamma mah....
  • Emma ha ragione, domani fai la finale! Devo riposare se...
  • Ci sono cose più importanti di una finale mamma e questa è una di quelle. Non lascerò la mia donna nelle mani di un incompetente quindi non dire stronzate. Sono stato io a rimettere in piedi la tua protetta mamma, solo io so quanto ho faticato per portarla a poter gareggiare ancora.... non permetterò ad un dottorino da strapazzo di rovinare tutto il mio lavoro e ora se vuoi scusarmi vado a prendere ciò che mi serve.
Uscii dalla stanza arrabbiato nero con mia madre ma la cosa non si placò una volta essermi allontanato, anzi.... peggiorò in quanto proprio sulla mia strada incontrai Mark che tutto diplomatico stava andando proprio da mia madre a consegnarle il certificato che diceva che Emma a causa di un infortunio era costretta a ritirarsi dalla gara.
Ve lo giuro, ci provai a trattenermi, ma quando con quel suo faccione da schiaffi mi mostrò quel documento dicendomi addirittura “ora che l’hai visitata ti sei convinto?” non ci vidi più e incurante che qualcuno potesse passare e vederci gli sferrai un pugno che lo buttò a terrà parecchio dolorante.
Ne sussegui una vera e propria rissa: calci, pugni, parole e insulti a gogo da entrambe le parti. Da come eravamo partiti ne sarebbe rimasto uno solo, entrambi volevamo far fuori il nostro avversario, ma fortunatamente i miei amici ci sentirono urlare e vennero di corsa a dividerci prima che qualcuno di grado superiore potesse sorprenderci e probabilmente prendere per entrambi dei provvedimenti. Che Mark avrebbe perso il suo posto di lavoro poco imporrava a mio avviso ma io avrei di sicuro perso la possibilità di poter tornare a gareggiare a livello olimpico, mi avrebbero radiato dall’albo degli atleti e questo non potevo assolutamente permetterlo.
  • che diamine state combinando si può sapere? - anche mia madre arrivo sentendoci - vi è forse dato di volta il cervello????
  • È tuo figlio che....
  • Taci idiota! - lo zittii - non pensare a me, pensa invece al fatto che non sai distinguere in campo medico un’infiammazione muscolare da un possibile spostamento di un chiodo chirurgico. - mi guardò non capendo - già.... Emma non ha nulla di quello che hai sostenuto tu brutto babbeo! L’hai spaventata inutilmente e questo difficilmente te lo perdonerò!
  • E mi hai picchiato per questo? Perché ho sbagliato una diagnosi? Tze... - mise una faccia da strafottente che l’idea di tornare a prenderlo a pugni mi sembrò molto allettante. - di la verità! Ti sei alterato perché vedermi con le mani sulle meravigliose gambe della tua donna ti ha...
  • Ooooh.... ti garantisco che è l’ultima volta che metti le tue luride mani su di lei!
  • Tu dici???? A parte oggi di solito non sembrano dispiacerle i miei trattamenti.... - ammiccò come a voler alludere a chissà che cosa. Era un tranello il suo, voleva farmi ingelosire portandomi a compiere qualche gesto che mi facesse passare dalla parte del torto ma nonostante sapessi che tra Emma e lui non ci fosse nulla a parte una bella amicizia, da parte di Emma naturalmente, lui era chiaro che provasse dei sentimenti per lei, per poco non rischiai di essere radiato dalla categoria degli atleti in quanto mi buttai nuovamente su di lui con l’intento di massacrarlo.
  • non ne vale la pena! - mi disse Sam tenendomi saldamente per paura che potessi compiere qualche gesto sconsiderato - ti accompagno a prendere le cose che ti servono e andiamo da Emma ok? Lascialo parlare da solo, lo sta facendo apposta non lo vedi?
  • Io lo disintegro!!?! - continuai a dire in preda alla rabbia più totale!
  • Dai retta a Sam Killian! - intervenne mia madre - non ne vale la pena... piuttosto: C’è qualcuno che ha bisogno di te in questo momento... occupati di lei, a Mark ci penso io.
Ci misi un po’ a convincermi ma poi arrivai alla conclusione che Emma veniva prima di quel babbeo per cui lo lasciai alle cure non proprio amorevoli di mia madre, che gliene cantò quattro e dopo aver preso tutta la mia attrezzatura medica raggiunsi insieme a Sam la mia dolce Emma che ancora era in lacrime per via dell’agitazione. Aveva sentito tutta la mia discussione con Mark naturalmente, non eravamo particolarmente distanti dalla sua stanza, ma a differenza delle volte precedenti non disse nulla, non cerco di mettere pace con i suoi modi gentili: fece finta di nulla ignorandoci completamente e mi lasciò lavorare sulla sua gamba senza interruzioni. Solo una volta terminato il mio trattamento tornammo a parlare un pochettino ma più che altro tornai a tranquillizzarla sulla sua situazione fisica.... poverina, in quel momento non riusciva a pensare ad altro. Rimasi insieme a lei fin quando non si addormentò sfinita dopodiché una volta che anche mia madre rientrò, ero più tranquillo a sapere Emma in compagnia, lasciai la loro stanza per poter riposare almeno quel poco che bastava per affrontare almeno in parte l’avventura dell’indomani. Avevo sempre tenuto in maniera smisurata a quella finale olimpica, avevo lottato con le unghie e con i denti anche quando ormai nessuno più credeva in me per ottenere quel traguardo e adesso ad un passo dalla realizzazione del tanto agognato sogno ecco che non mi sembrava più un traguardo di fondamentale importanza. Dentro la mia testa il podio era totalmente cambiato: non c’era più la scherma al primo posto ma bensì qualcosa di decisamente più importante. Vincere l’oro olimpico non era più la mia priorità, qualcos’altro o meglio qualcun’altro lo era per cui anche se a causa della stanchezza il giorno seguente non sarei tornato a casa con il tanto ambito titolo olimpico tra le mani poco sarebbe importato. La cosa che più per me aveva importanza era che la mia donna stesse bene e che a differenza mia
sarebbe riuscita contro ogni pronostico a realizzare il suo tanto amato sogno.
Lei, come ogni giorno, fu l’ultimo pensiero con cui andai a dormire e il primo con cui mi risvegliai il mattino successivo ma a differenza degli altri giorni dove rimanevo comodamente nel mio letto a pensarla in tutte le sue meravigliose sfaccettature quella mattina mi alzai ancor prima del suono consuetò della sveglia per poter correre da lei e farle una seduta extra di fisioterapia.
  • non dovresti essere qui! - sentenziò mia madre totalmente contraria nel vedermi li piuttosto che insieme alla mia squadra a concentrarmi per l’incontro. - Mark....
  • Mark deve stare come minimo tre km lontano da lei dopo quello che le ha detto ieri sera! - la interruppi prima ancora che potesse terminare la frase.
  • Si ok ma in via del tutto eccezionale forse potrebbe
  • No!!!!! - risposi secco.
  • Ma Killian.... tra poco hai...
  • La competizione più importante della mia carriera si sì sì lo so mamma tranquilla non me ne sono dimenticato - la scavalcai con le parole ancora una volta - ho tutto sotto controllo credimi! Le do un’occhiata per essere sicuro che tutto proceda bene e poi raggiungerò gli altri tranquilla. Allora amore mio - mi concentrai su di lei - come ti senti questa mattina? - nel mentre che le facevo domande ero già con le mani sulla sua gamba a controllare personalmente che la situazione fosse migliorata.
  • Mi sono alzata per fare pipì questa notte e non ho avuto problemi a camminare. Questi cerotti sono miracolosi! - rispose con un leggero sorriso che per quanto piccolo fosse mi scaldo comunque il cuore. Era decisamente più tranquilla della sera precedente e questo automaticamente rendeva tranquillo anche me.
  • Molto bene! Anche a livello di infiammazione i cerotti sembrano funzionare.... rispetto a ieri il muscolo sta decisamente meglio per cui direi di continuare così per tutta oggi. - annui - Stamattina, appena avrò finito il massaggio andrai giù con mamma a fare un po’ di riscaldamento e stretching... le ho preparato una scheda con degli esercizi da eseguire. Dopo lo stretching se te la senti puoi provare gli elementi con cui pensi di avere più difficoltà... un paio di volte al massimo, senza esagerare e con i materassi di sicurezza mamma - mi rivolsi direttamente a lei per poi tornare a parlare con Emma - finita la sessione di allenamento riposo assoluto fino a mezz’ora prima dell’inizio della tua gara dove faremo una nuova medicazione e ti riscalderai ancora una volta con gli esercizi che ti ho dato! Tutto chiaro??? - la vidi un attimo perplessa.
  • Emh... amore ti... Ti sei dimenticato un piccolo dettaglio.... - la guardai non capendo - io e tua madre verremo a vederti questa mattina non possiamo andare in....
  • Non c’è bisogno che veniate, meglio se restate qui!
  • Cosa??? Killian...
  • È giusto così amore mio! Ci sono delle priorità nella vita e la tua è questa in questo momento! Devi fare tutto il possibile per stare al meglio questo pomeriggio e per farlo devi lavorare correttamente e seguire le mie istruzioni.
  • Si però...
  • niente però! Devi farlo!
  • ... mah... mah non è.. digli qualcosa tu per favore! - cercò un appoggio in mia madre.
  • Mi dispiace non poter essere presente ma credo che lui abbia ragione Emma! Devi rimetterti completamente per poter...
  • Ohhh regina non mettertici anche tu! Non possiamo non andare!
  • Amore fidati di me ok? Non fa nulla, sarai comunque nel mio cuore credimi... sarà come averti lì!
  • Non dire stronzate Killian! Non mi perderò la tua finale! Toglietelo proprio dalla testa! Io verrò a vederti che ti piaccia o no!
  • Emma tesoro...
  • Noooo!!!! Ho detto no! Non mi interessa! Io verrò a vederti punto e basta! - si stava decisamente alterando.
  • Mamma... - questa volta fui io a chiedere il suo aiuto. convincere Emma a fare qualcosa contro la sua volontà era pressoché impossibile ma credevo che almeno mia madre e la sua autorità da allenatrice riuscissero a smuoverla un pochettino dalle sue convinzioni. Purtroppo non fu così, sembrava intenzionata a mettersi contro tutto e tutti pur di averla vinta per cui sia io che mia madre fummo costretti a cedere e trovare una soluzione alternativa.
  • La conosci anche meglio di me, sai che quando si mette in testa una cosa è impossibile farle cambiare idea! - mi disse mamma scurendo la testa rassegnata.
  • Facciamo così allora: - provai ad inventarmi qualcosa sul momento - venite e vi sistemate accanto a noi, parlerò con il mio allenatore. In questo modo potrete usufruire della palestra che ci metteranno a disposizione e potrete lavorare tranquille fin quando non sarà il mio turno di gareggiare ok? - guardai Emma- può andare bene così tesoro? - la vidi ragionarci su. - di di sì ti prego! So che vuoi vedermi ma è anche importante che tu segua il mio programma. Fallo per me ok?
  • Ok.. va bene! - tirai un sospiro di sollievo.
  • Perfetto! Ora prendi gli antidolorifici e iniziate a prepararvi, l’appuntamento con la squadra è tra... - guardai l’orologio - un’ora e mezza.
Le diedi un bacio al volo dopodiché mi precipitai nella mia stanza e iniziai a prepararmi. Ci misi poco devo ammettere e per quanto morissi dalla voglia di tornare dalla mia Emma, non volevo lasciarla sola, mi sforzai di non farlo. Mi misi a dare fastidio a Sam e agli altri per ammazzare il tempo e quando tutti fummo pronti raggiungemmo io coach, Regina e Emma
accompagnate da sarah per la felicità di Sam e tutti insieme partimmo in direzione del palazzetto.
Restai con Emma nella Palestrina a vederla iniziare ad allenarsi un pochino secondo le mie istruzioni fin quando iniziò la gara poi dovetti raggiungere la mia squadra per fare il tifo per loro. Il mio pensiero rimase con la mia lei per tutto il tempo della gara e al mio turno di salire in pedana la cosa non fu da meno. Nel momento esatto in cui presi posto per iniziare l’incontro sperai che lei non si fosse accorta che fossi stato chiamato, avrei preferito continuasse la sua seduta di allenamento ma guardando verso la mia squadra mi accorsi che lei era in prima fila a sostenermi. Le rivolsi un sorriso e lei di risposta mi sorrise a sua volta. Era un sorriso sincero, vero, non più spaventato e di circostanza. Aggiunse poi con il labiale la frase “credo di stare abbastanza bene” e questo fu come un ulteriore incoraggiamento. Sapere che era su per giù tranquilla e che non aveva particolari dolori mi disse una carica talmente forte che misi il mio avversario al tappeto il meno di dodici secondi. Un record.... che aggiunto agli incontri che feci poco dopo più o meno con gli stesi risultati mi portò a raggiungere il mio primo oro olimpico. Già... incredibile vero? nonostante una notte passata quasi totalmente in bianco ero riuscito a conquistarmi un posto nella storia.
La prima persona da cui sarei voluto andare era naturalmente t, la quale vedevo piangere e gioire felice allo stesso tempo, ma non mi fu permesso in quanto fui trascinato a fare delle interviste e successivamente venni chiamato per la premiazione ufficiale.
Avevo già visto medaglie olimpiche dal vivo: mia madre ne aveva vinte a bizzeffe nella sua brillante carriera ma mai nessuna mi sembró pesare così tanto. Oro... oro puro... un oro guadagnato con sacrifici e sudore, un oro lottato con le unghie e con i denti... un oro che dentro di se portava più di una vittoria.
Il tempo di fare le ultime foto di rito che corsi immediatamente dalla mia Emma! La presi in braccio e la feci volteggiare ripetutamente fin quando non mi fermai per baciarla. Avevano tutte le telecamere addosso, nessun ente televisivo decise di non immortalare quel momento ma nonostante ciò io non me ne accorsi, per me esisteva solamente lei, lei è solo lei... il resto era nulla.
  • sei stato formidabile!!!! - mi disse tra un bacio e l’alto. - te lo sei meritato tutto questo traguardo. Sono orgogliosa di te amore mio!!!!
  • Se non fosse stato per te oggi non sarei qui... sei tu che mi hai spinto a riprendere il mio cammino, che mi hai convinto a non mollare.... grazie a te ho coronato uno dei miei sogni, ho nuovamente l’affetto e la fiducia di mia madre... ho scoperto l’amore, quello vero. Grazie Emma, grazie perché senza di te questo non sarebbe stato possibile.
  • Avevi solo bisogno di una piccola spinta... io non ho fatto nulla di più che dartela, il resto è stato tutto merito tuo.
  • Tu hai fatto la cosa più importante però! Una macchina, anche la più costosa, senza carburante non può funzionare... tu mi hai dato quel carburante e ora spetta a me ricambiare il favore. - mi sfilai la medaglia dal collo per posarla tra le sue mani. - voglio che la tenga tu questa!
  • C.. co... cosa? No, Killian è tua non...
  • Shhhh! Voglio che la tenga tu! Consideralo un portafortuna per oggi pomeriggio e per i prossimi giorni a venire... impugnala ogni volta che sentirai di non farcela e ricordati la sua storia: tutto è possibile se ci credi veramente e questa medaglia ne è la prova vivente. - provai a continuare il mio discorso ma lei mi interruppe tornando a baciarmi con passione, con troppa passione forse visto che per il resto della giornata tutti i nostri amici ci presero in giro per via del mezzo metro di lingua che venne immortalato sul maxischermo, ma io non ci feci minimamente caso lì per lì e incurante che eravamo in mondovisione ricambiai a mia volta rispondendo al bacio con la sua stessa intensità. Avevo in mente di farle una sorpresa in quei giorni, una sorpresa a dire poco unica e particolare e nell’entusiasmo del momento per poco non me la feci scappare svelandogliela prima del tempo. Mi ero messo d’accordo con sarah, Abby e i miei amici affinché tutto funzionasse, ognuno aveva avuto un compito in quei giorni e fu solo grazie a loro che ci vennero ad interrompere con la scusa di congratularsi che la sorpresa non venne svelata... se fossi rimasto da solo con lei altri due secondi come minimo avrei finito per rovinare tutto.
  • Trattieniti... - mi disse Sam prendendomi da parte! - se glielo dici adesso le mandi in tilt il Cervello e addio finale di ginnastica. - mi sorrise scuotendo la testa come a voler sottolineare che fossi un caso disperato - Lo so che non vedi l’ora, sono giorni che non parli d’altro ma fidati che se riuscirai a rimandare tutto questo entusiasmo fino a dopo la sua competizione sarà tutto ancora più bello.
  • Hai ragione, non so proprio cosa mi sia successo! Sono stato attento a pesare ogni parola fino ad oggi è poi?!?! A momenti stavo per rovinare tutto!
  • Sei emozionato, è normale, anche io lo sarei....
  • già... a proposito: è tutto pronto?? Avete....
  • Ci siamo quasi.... approfitteremo della pausa pranzo per ultimare le ultime cose. Purtroppo tua madre non è stata d’aiuto. Stamattina ha incastrato Abby con degli allenamenti extra con Harris per cui alcune cose sono rimante incompiute
  • Avere bisogno di una mano per caso?
  • No, abbiano tutto sotto controllo tranquillo, Abby ha già messo in atto la fuga per potersi allontanare per il pranzo e io e Sarah la seguiremo. Tu pensa ad Emma, mettila in sesto per oggi e tieni tua madre più stretta che puoi al tuo culo, non deve accorgersi dell’assenza di Abby.
Feci come mi venne chiesto e con la scusa di dovermi prendere cura della mia donna costrinsi mia madre a stare con noi per tutto il pomeriggio. In altre circostanze l’avrei spedita lontano da me e Emma per lasciare a noi due la nostra privacy ma non potendo fare altro che della noiosissima fisioterapia decisi per il bene della sorpresa che avevo in serbo di tenerla in stanza con noi.
Lavorai su di Emma per tutta la pausa pranzo e anche parte del pomeriggio, poi come promesso le risistemai i cerotti mettendogliene dei nuovi e l’aiutai a fare un po’ di riscaldamento. Rispetto a come l’avevo lasciata la sera prima era decisamente più carica, era pronta a sostenere la sua ultima sfida ma allo stesso tempo potevo leggere nel suo sguardo un po’ di paura.
È normale avere paura in questi casi, io stesso nonostante ormai avessi deciso di prendere la competizione con filosofia prima di salire in pista stavo per farmela addosso, ma nei suoi occhi non vi era solo la classica paura per una possibile brutta competizione, in lei lèggevo altro: aveva una tremenda paura che la gamba potesse giocarle qualche brutto scherzo.
  • andrà tutto bene amore mio vedrai! Non c’è nulla che tu oggi non possa fare! - provai ad incoraggiarla.
  • Tu dici???? Guardami... ho una ragnatela al posto della gamba! - indicò tutta la struttura di cerotti che le avevo sistemato accuratamente per darle una maggiore protezione. - come puoi dire che andrà tutto bene se sei stato costretto a conciarmi così!
  • Da come stai reagendo potresti anche non averne bisogno ma per precauzione io credo sia meglio che tu li tenga. È una protezione in più non credi? Così puoi stare serena di non avere brutte sorprese.
  • Sono dei cerotti Killian, non fanno miracoli! - iniziava ad innervosirsi. La tensione prima della gara ormai era alle stelle. - se la gamba cederà...
  • Non cederà!
  • E Se atterrerò male????
  • Perché devi pensare sempre al negativo è? Andrà tutto bene amore, devi solo concentrarti e metterci tutta te stessa.
Nonostante non fosse convinta delle mie ultime parole, quando era agitata era sempre così lei, sempre molto diffidente, decise di non replicare e si concentrò solo ed esclusivamente al suo riscaldamento. Ripassò a mente le coreografie e i vari passaggi, fece un po’ di meditazione per distendere corpo e mente dopodiche la competizione ebbe inizio.
Per le troppe attenzioni rivolte su di Emma nessuno si accorge dell’assenza di Abby, io stesso non ci feci caso ma quando la vedemmo arrivare, due ginnaste prima della sua prima esibizione, nessuno riuscì a fermare mia madre dal farle una ramanzina con i fiocchi.
Raccontò di essersi sentita poco bene per passarla liscia, mia madre era sull’orlo di volerla ritirare dalla competizione per punizione, di aver avuto dei problemi allo stomaco per cui è dovuta correre in bagno ma io sapevo bene che le cose non stavano così. Lei e sarah stavano ultimando le ultime cose per la mia sorpresa ad Emma e per poco questo favore che chiesi alla migliore amica della mia donna non si rivelò letale per la sua carriera.
Abby nonostante il rimprovero di regina non sembró minimamente dispiaciuta anzi... mi guardò e non appena vide Emma distrarsi un secondo mi fece con le mani il simbolo della vittoria. Scossi la testa totalmente colpito dal carattere di quella ragazza e dopo averle mimato un “grazie” seguito da “sono in debito con te” tornai a concentrarmi, con Emma stretta tra le braccia, sulla competizione.
Come volevasi dimostrare ogni atleta stava dando il meglio di se, erano state tutte dei fenomeni già dalla prima competizione ma in quel momento in pista c’era solo il meglio del meglio. Nessuna di loro sembrava volesse regalare la vittoria al proprio avversario... ognuna di loro puntava alla vetta più alta della classifica. Per Emma non era differente la cosa, nonostante il nervosismo iniziale ci mise l’anima in ogni singola competizione e iniziò a far parlare di se, della sua eleganza innata e della sua tecnica e tenacia già dalla prima esibizione. Fece un programma alla trave da manuale: bella, elegante, pulita... io che non ne capivo nulla rimasi incantato nel vederla esibirsi e per i giurati non fu da meno. Era un bel vedere agli occhi di tutti e io non ero altro che orgoglioso di lei.
Con quella prima esibizione riprese anche un po’ di fiducia in se stessa e anche nelle parallele fece un figurone portando in scena un programma a detta dei telecronisti complicatissimo, il più tecnico mai visto in quell’olimpiade. Non fece altro che passare da uno staggio all’altro tra virtuosismi e passaggi coreografici, non sbagliò nulla, per dirlo mia madre non poteva che essere vero e anche l’atterraggio, uno di quelli che più la preoccupava, andò alla grande. Riuscì a stopparlo senza problemi e il sorriso sul suo volto mi diede la conferma che anche lei, per una volta nella vita forse, era soddisfatta del suo operato.
Dopo i primi due programmi venne mostrata la classifica provvisoria: lei e la ginnasta cinese erano in prima postazione a parimerito con ben quattro punti di distacco dalla ginnasta che stava occupando la seconda postazione. Recuperare di quattro punti era quasi impossibile, figuriamoci per chi aveva un punteggio ancora inferiore ma non era di certo detta l’ultima parola: forse recuperare quattro punti era impossibile ma sbagliare un esercizio e cadere in fondo alla classifica, facendo vincere altre ginnaste con punteggi inferiori, era più che possibile per cui abbassare la guardia era vietato, anzi... i giochi iniziavano a farsi seri proprio adesso. Bisognava mantenere il ritmo e non scendere al di sotto della media ottenuta da ciascun esercizio.
  • utilizza il corpo libero per acquistare più punti possibili! - le disse mia madre con i suoi toni da allenatrice - non voglio un oro a pari merito, non me ne faccio nulla! Voglio vederti su quel gradino del podio da sola intesi?!?! - Emma fece un sospirone per poi annuire - concentrati e esegui il prossimo programma come mai hai fatto in palestra, staccati di punteggio da quella ginnasta il più possibile perché poi al volteggio, che a quanto so a differenza tua è il suo punto forte, potrebbe recuperare o addirittura superarti ok? - c’era forse bisogno di agitarla in quel modo mettendole ansie su ansie? A mio modesto parere no ma non feci nulla per prendere le sue difese, non era un campo che mi competeva quello, era mia madre la sua allenatrice, spettava a lei indirizzarla nel modo per lei migliore.
Salì in pedana mettendosi in posizione per iniziare il suo esercizio che era un vulcano pronto ad esplodere. Sembra pronta a scalare anche la montagna più ripida ma purtroppo un piccolissimo errore, un cedimento della gamba più che altro, le fece perdere l’equilibrio durante l’atterraggio di un salto e questo la portò a perdere completamente la sua concentrazione e la fiducia in se stessa. Vidi il suo volto cambiare improvvisamente, il suo sorriso svanì di colpo lasciando al suo volto un’aria più seria... cupa. Se fino all’attimo prima avevo visto in lei una giovane guerriera dopo quel piccolissimo errore l’unica cosa che riuscii a vedere in lei fu la paura di sbagliare.
  • accidenti Emma riprenditi cavolo!!!!! - commentava mia madre mordendosi le mani dallo stress e questo mi diede la consapevolezza che anche se non ero un esperto in materia non mi ero sbagliato.... Emma si era spenta.
Terminato l’esercizio salutò i giurati e andò a sedersi in panchina senza alzare di un millimetro lo sguardo da terra. Voleva restare da sola immersa nei suoi pensieri, credeva di aver perso ormai ogni chance di vittoria ma mia madre da buona allenatrice non perse tempo ad andare da lei. Le fece un duro rimprovero, non tanto per l’errore iniziale quanto per il non aver tentato di ricuperare ed essersi crogiolata ormai convinta di non aver più speranze non rendendo il 100% di quello che invece nonostante il piccolo inconveniente avrebbe potuto dare. La strigliò davanti a tutti e senza moderarsi, è così mia madre, ma Emma non sembrò rimanerci male, anzi... apprezzò che la sua allenatrice la stesse cazziando... sarebbe stata peggio una reazione di indifferenza.
Neanche a farlo apposta poi, dopo la strigliata, venne aggiornata la classifica, qualcosa era decisamente cambiato: la ginnasta cinese primeggiava al primo posto seguita a sua volta da una Emma con un mezzo punto di differenza. Vidi la sua espressione glaciale nel leggere quel tabellone e anche stavolta mia madre non si risparmiò di dire la sua.
  • ora ragiona bene su quello che vuoi fare! Dipende tutto da te signorina. Vuoi prenderti ciò che il destino ti ha già negato una volta? Bene... concentrati e fai vedere a tutti di che pasta è fatta Emma swan! Se vuoi invece restare sempre dietro di qualcuno allora prego... accomodati pure, quella seconda postazione ti aspetta a braccia aperte.
  • Non... non mettermi più ansia di quella che già ho! Ti prego.... - la supplicò! Il rimprovero era stato più che accettato ma quella seconda frecciatina no.. la colpì nell’orgoglio e non riuscì a trattenere le lacrime.
  • Se non ti metto ansia continuerai a crogiolarti fino a fine competizione figlia mia quindi....
  • Ormai...
  • Ormai cosa è?!? ormai cosa Emma!!!!
  • È il suo attrezzo forte il volteggio - parlava della sua rivale - mentre io... io... beh... io a confronto faccio a dir poco schifo.
  • E quindi? Ricordi quattro anni fa vero? le parallele, il tuo attrezzo di punta... ricordi come è finita si?
  • Che centra ... devo forse sperare che si frantumi qualche articolazione per poter vincere??? Mi sembra un po macabro non trovi?
  • Per quanto io possa essere una stronza non pregherai mai che qualcuno si facesse male Emma, dico solo che se un attrezzo di punta può rivelarsi il tuo peggiore incubo un attrezzo non proprio favorito potrebbe comunque regalarti gioie se ci si mette testa e cuore.
  • È più facile la prima opzione che la seconda, far diventare un tuo tallone d’achille un punto di forza è quasi impossibile Regina.
  • Quasi impossibile hai detto bene... non impossibile. Ascolta... non dovrei dirtelo, non è da me essere smielata e sdolcinata, tu lo sai bene, ma se serve a qualcosa forse è meglio tentare. Un misero errore non può compromettere una gara quasi perfetta come quella che stai svolgendo. Emma credimi sei stata fenomenale fino a quel piccolo cedimento, a momenti stentavo quasi a riconoscerti e poi?!?!? Ti sei fermata di colpo. Sei ancora in tempo per poter riscattare il tuo oro olimpico, non lasciare che un misero errore ti butti giù portandosi dietro la fatica di questi ultimi quattro anni. Lo devi a Killian che si è fatto in quattro per rimetterti in piedi portandoti dove sei adesso, lo devi ad Harris che ti ha concesso una seconda possibilità dopo come lo avevi trattato mollandolo nel bel mezzo di una gara....
  • Lo devo a te, che mi supporti ogni giorno da troppi anni ormai - aggiunse sorridendo.
  • Forse... ma lo devi sopratutto a te stessa Emma! Lotta per te, per la bambina che c’è dentro di te! Quella bambina che a soli 11 anni aveva già le idee ben chiare di come sarebbe stato il suo futuro. Non esistevano altre strade per quella bambina, la via era una sola e anche se piena di insidie era pronta ad andare avanti fino alla fine. Fallo per lei, non buttare all’aria tutti i suoi sogni.
Proprio mentre mia madre le faceva quel discorso la ginnasta cinese iniziò il primo dei suoi tre salti al volteggio. Come immaginerete fu perfetta, tecnica al punto giusto e anche aggraziata nell’atterrare. Due ginnaste dopo di lei, tra cui Abby e poi ecco il turno di Emma. Le tremavano le mani, potevo vederlo anche a distanza e per un momento pensai che quella sua insicurezza le sarebbe stata fatale per la vittoria. Sbagliai, il primo salto andò divinamente, nonostante l’agitazione fece un salto perfetto e si aggiudicò per quel primo salto lo stesso punteggio attribuito al salto della ginnasta cinese. Un ottimo risultato non c’è che dire ma non era ancora sufficiente, doveva ottenere mezzo punto in più per arrivare al suo totale complessivo quindi aggiudicarsi un possibile parimerito o un punto in più se voleva superarla.
Ci provò nel secondo salto a recuperare ma anche questa volta le cose non andarono come sperato e per la seconda volta di fila ottennero entrambe lo stesso punteggio.
Sembrava una barzelletta, dal di fuori la situazione sembrava assai comica eppure non lo era affatto. Ad Emma restava un solo salto per scavalcare l’argento olimpico che ormai sembrava essersi affezionato a lei e non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Si avvicinò a noi giusto il tempo per asciugarsi il sudore e per bere un goccio d’acqua, poi tornò insieme alle altre ginnaste per l’ultima performance della giornata.
Prima di raggiungere le altre però, tra cui Abby la quale era più in ansia per le sorti di Emma che le sue, qualcuno fermò Emma posandole una mano sulla spalla. Vidi Emma voltarsi convinta che fosse Regina o Harris a trattenerla per darle qualche ultimo consiglio ma non fu così. La mano che la costrinse a girarsi era dell’unica persona a cui Emma non avrebbe mai pensato: Zelina. Già... senza dire nulla a nessuno e stupendo tutti i presenti, quella che ormai da tempo era diventata l’acerrima nemica della mia donna si era avvicinata a lei con l’intendo di darle coraggio. Vidi Emma passare da una espressione sorpresa, arrabbiata ad una decisamente più sciolta e solare. Nessuno di noi si aspettava quel gesto, tantomeno Emma eppure nonostante non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura in fondo un piccolo incoraggiamento da parte di colei che per anni l’aveva sostenuta in tutto lo desiderava ampiamente. Il suo sorridere di rimando ne fu la prova vivete e chissà, magari quel piccolo gesto sarebbe stato l’inizio di un nuovo rapporto tra di loro.
Un ultimo sguardo carico di parole ed ecco Emma tornare dalle altre ginnaste e attendere il proprio turno. Era un fascio di nervi poverina e pur di non influenzarsi fece l’unica cosa che le venne sul momento per non impazzire: si girò di spalle in modo da non vedere ne il punteggio ne l’esibizione della sua rivale principale. Mi fece tenerezza quel piccolo gesto ma al contrario mia madre criticò quel suo modo di fare. Secondo lei Emma avrebbe dovuto studiare ogni particolare della sua avversaria per fare di meglio e sfruttare i suoi punti deboli, non tapparsi gli occhi e sperare in un miracolo. La sentii borbottare qualcosa in merito proprio a questo comportamento ma neanche due minuti dopo ecco che la cara e dolce mammina si era già dimenticata di tutto. Il salto di Emma si rivelò impeccabile e grazie anche ad una leggera difficoltà in più, che aggiunse sul momento a gran sorpresa di tutti, superò la ginnasta cinese di ben un punto e mezzo guadagnandosi così il tanto agognato oro. E già... proprio così, incredibile vero? contro ogni pronostico dettato dal destino finalmente il nome della mia amata Emma era ufficialmente scritto a chiare lettere nel firmamento olimpico. Una nuova stella della ginnastica era nata e portava il nome della mia donna.
A differenza di quanto successe durante la mia vittoria le ragazze non vennero rapite subito dai giornalisti per cui ognuna di loro poté abbracciare senza noiose interruzioni sia i propri cari che la propria squadra d’appartenenza. Lasciai che Emma incontrasse come prima cosa i suoi genitori dopodiché la raggiunsi e espressi a suon di baci io mio entusiasmo per la sua meritatatissima vittoria.
  • sei stata fenomenale amore! Al di sopra di ogni aspettativa! Non avevo dubbi che ti saresti classificata prima ma mai e poi mai avrei pensato di assistere uno spettacolo così strabiliante. Hai fatto un figurone... anche mia madre svanirebbe accanto ad una ginnasta come te e lei é una tenace lo sai bene....
  • Attento a come parli figliolo! Guarda che ti sento.... - commentò la diretta interessata sbucando dal nulla.
  • Opsss.... - esclamò invece Emma ridendo a quella comica scenetta.
  • E tu non ridere signorina, hai rischiato grosso a causa delle tue fisse mentali inesistenti lo sai si? - non potevo crederci.... la stava seriamente rimproverando nonostante i risultati ottenuti? - fortunatamente però ti sei ripresa per tempo e hai dimostrato a tutti chi sei! Sono orgogliosa di te Emma! Lo sono davvero. - wow!!! Mia madre era seriamente orgogliosa di qualcuno? Era da segnare sul calendario questa data.
  • Grazie regina ma tutto questo non è solo opera mia! Se non fosse stato per te e Killian io.... grazie! Grazie davvero! - guardò entrambi con occhi amorevoli per poi tornare a baciarmi come se niente fosse.
  • Non me la consumare Killian! - poteva mai mancare la battutina di mia madre nel vedermi rispondere al bacio con estremo entusiasmo? - o almeno aspetta le premiazioni....
Scossi la testa divertito da quelle sue battute, non era da lei lasciarsi andare così, ma le diedi ragione e lasciai tranquilla Emma per un po’, in fondo a breve avrei messo in atto la mia sorpresa dunque ci sarebbe stato tempo per spupazzarmela come davvero avrei voluto fare.
La lasciai andare con le sue amiche le quali la rapirono letteralmente per farle i loro più sinceri complimenti ma oltre a loro anche Zelina si avvicinò a lei e come poco prima fece un gesto che mai e poi mai mi sarei aspettato. Le porse la mano per congratularsi e la mia Emma anche se inizialmente la vidi un po’ titubante su cosa fare ricambiò il gesto. Era forse un primo passo verso una loro rappacificazione? Non riuscii a darmi una risposta precisa in quanto anche il loro momento venne bruscamente interrotto dell’annuncio ai megafoni delle premiazioni. La vidi allontanarsi con la sua bandiera, fiera di se come non l’avevo mai vista prima e avvicinarsi insieme alle ginnaste vincitrici verso la zona podio. Sarei stato ore a guardarla incantato ma ahimè non potevo... avevo un piano da portare a termine. Mi allontanai quindi dal gruppo e avvicinandomi al presidente della manifestazione, durante proprio la premiazione stessa che in parte persi e chiesi lui di aiutarmi. Spiegai in poche parole ciò che avevo in mente di fare e lui più entusiasta che mai, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, si prestò ad aiutarmi senza problemi.
Tornai immediatamente da Sarah, Abby, Sam e gli altri miei amici che in quelle due settimane mi avevano aiutato e supportato in tutto e insieme a loro, in gran segreto e senza farci beccare da Regina o Harris, ci avvicinammo verso la zona podio.
Finimmo di guardare la premiazione di Emma da lì, a pochi passi da lei e al termine di essa, proprio mentre le ginnaste si prestavano a scendere dal podio ecco che il mio piano ebbe ufficialmente inizio. Le luci di tutto il palazzetto si spensero all’unisono e una voce fuoricampo rassicurò tutti i presenti invitando a rimanere ognuno al proprio posto spiegando che si trattava di un semplice sbalzo di corrente che presto sarebbe stato risolto.
La verità è che non vi era nessuno sbalzo di corrente, ero stato io a chiedere espressamente di creare un blackout totale. Perché vi chiederete....Beh perché avevo in mente un qualcosa di particolarmente unico e speciale.
Come da accordi presi poco prima, il blackout durò all’incirca un minutino o giù di lì, poi un occhio di bue puntò con la sua luce immensa il primo grandino del podio con la mia Emma ancora sopra di esso rendendola l’unica cosa visibile in un palazzetto totalmente al buio.
  • c.. cosa... - esclamò guardarsi attorno spaesata non capendo cosa stesse succedendo poverina, perché di tante persone proprio lei era stata illuminata? La vidi tormentarsi le mani un po’ in imbarazzo, non le piaceva essere al centro dell’attenzione, sopratutto non sapendone il motivo effettivo ma poi la cosa iniziò ad insospettirla quando un secondo occhio di bue puntò un secondo fascio di luce, senza mai staccare il fascio luminoso su di lei, difronte la sua figura, proprio al centro del palazzetto e a pochissimi menti da lei.
Dal palazzetto si innalzò un “ooooooooooh” di stupore e fu proprio in quell’estratto momento che io, vestito di tutto punto con tanto di camicia, giacca e cravatta, avevo approfittato del buio per vestirmi, mi incamminai verso di lei fino a fermarmi sul secondo fascio di luce. Sgranò gli occhi appena mi vide e osservando attentamente la mia figura e vedendo che in mano avevo addirittura un microfono eccola iniziare a coprirsi gli occhi per la vergogna. Stava per succedere qualcosa di importante, lo aveva finalmente capito anche lei.
 
  • Lo so... so perfettamente che mi stai odiando in questo momento ma spero vivamente che dopo quello che avrò da dirti tutto il “disprezzo” che stai provando nei miei confronti per questo piccolo scherzetto svanirà lasciando in te solo un meraviglioso, dolce e indimenticabile ricordo. Ci siamo conosciuti quattro anni fa, in circostanze poco piacevoli. Un ospedale... io tirocinante aspirante medico, tu una paziente lasciamelo dire totalmente ingestibile. Un incontro non poi così piacevole per te, se non ricordo male mi etichettasti come un belloccio pronto a trattarti come un esperimento pur di ottenere una A a fine tirocinio, ma a mio avviso il miglior incontro di sempre: una bella sfida affrontare. Ci siamo odiati in quei giorni, tu sopratutto mi hai odiato... letteralmente oserei dire, poi dal nulla abbiamo scoperto di avere qualcosa in comune... l’amore per uno sport e il dramma di aver perso la nostra opportunità di dimostrare al mondo di essere i numeri uno. Due storie di vita differenti, tu messa a dura prova da un destino crudele, io che al contrario mi sono rovinato con le mie stesse mani. Improvvisamente ho capito che la ragazzina viziata che avevo conosciuto fino a quel giorno non era poi così viziata, dietro quelle vesti si nascondeva una ragazza del tutto differente: insicura, gentile ma sopratutto interessante. Come per una macchina Diesel anche noi ci abbiano messo un pochettino a carburare e a prendere confidenza L’uno con l’altro ma alla fine ci siamo riusciti: io ho iniziato ad ascoltarti di più, tu hai iniziato ad avere fiducia in quel belloccio tutto muscoli di un tirocinante fisioterapista. Abbiano lavorato sodo entrambi per ottenere quel benedetto foglio di dimissioni... un povero iPad ha addirittura perso la sua vita frantumandosi in mille pezzi per far sì che questo accadesse ma ci siamo riusciti, insieme, dando così inizio ad un nuovo capitolo di vita. Devo ammettere che quel foglio di dimissioni oltre che ad una grande gioia in un primo momento mi ha portato anche un po’ di tristezza... quelle poche righe scritte nero su bianco rappresentavano un addio, la ragazza viziatella e interessante @stava per lasciare la stanza 708 situata al quarto piano lasciandola probabilmente a qualche vecchietta con una protesi all’anca. Mi sono sentito improvvisamente perso, una sensazione che non provavo da un po’ ed è lì che ho capito che non potevo lasciarti andare. Con la scusa di un caffè sono riuscito a strapparti un primo appuntamento, poi un secondo, un terzo.... ho dovuto lavorare molto anche solo per ottenere un semplice bacio. Caspita se non ho sudato per ottenerlo, rimetterti in piedi dopo un’operazione come quella che avevi subito di sicuro è stato più semplice ma alla fine ho vinto e non ho ottenuto solo il bacio che tanto desideravo, no... piano piano sono riuscito a vincere anche il tuo cuore... il tuo amore. Ho questi ultimi quattro anni incisi nel cuore in maniera indelebile: momenti brutti e belli, nessuno escluso. Tutti questi momenti ci portano dove siamo ora, ci rendono quello che siamo oggi e sopratutto ci fanno capire che insieme siamo una potenza unica. Guarda dove siamo arrivati, siamo esattamente nel posto che entrambi abbiamo sognato per una vita intera... credi che sarebbero andate ugualmente in questo modo le nostre vite se non ci fossimo mai incontrati? Io non penso o almeno so per certo che per me non sarebbe stato così. Se ho ripreso la mia carriera sportiva e sono qui oggi è solo per merito tuo, perché hai creduto in me, sempre, ogni giorno, ogni istante. Hai ridato alla mia vita un senso... un colore, mi hai restituito la felicità perduta da anni e mi hai ricongiunto, senza saperlo, con colei che più mi era mancata in questi anni: mia madre. Sei stata fondamentale nella mia vita Emma e spero davvero che a mia volta anche se solo in minima parte io sia riuscito a portare una ventata di positività nella tua vita. - la vidi annuire in preda alle lacrime - bene... ne sono felice. Ora, prima che tutti i presenti si addormentino esausti, mi sono dilungato un po’ troppo ne sono pienamente consapevole, vorrei dirti un’ultima cosa. Sono stato il tuo unico uomo, la prima cotta, il tuo primo batticuore, il tuo primo bacio, la tua prima volta... non hai metodi di paragone per poter valutare questa storia ad una possibile altra ma io si, io ho avuto parecchie esperienze prima di te, alcune anche piacevoli lo ammetto ma mai e poi mai ho provato un amore così grande per qualcuno come quello che provo per te. Mi sei esplosa dentro Emma Swan e prego con tutto il cuore che nonostante io sia sempre stato il tuo unico e solo ragazzo che anche per te sia così. Ora, giuro che concludo, vorrei chiederti di avvicinarti a me - la luce dell’occhio di bue, quella proiettata verso di lei, si spostò leggermente come ad invitarla a seguirla. - segui la luce... - la incitai anche io, era troppo emozionata e imbarazzata per recepire al volo... aveva bisogno di istruzioni. La vidi guardarsi attorno spaesata più però si asciugò le lacrime con mano tremante e contemporaneamente fece qualche passo avvicinandosi finalmente a me. I due fari di luci si unirono al centro formando un cuore. - Amore mio... probabilmente quello che sto per fare ora ti lascerà parecchio sorpresa e impreparata allo stesso tempo ma ti chiedo di non saltare a conclusioni affrettate. C’è un motivo per cui ho deciso di fare questa cosa proprio adesso, in questo momento, in questa precisa circostanza... ero in cerca del momento perfetto e sono sicuro che se anche aspettassi altri dieci anni nessun momento sarebbe perfetto quanto questo. Tranquilla però, questo non significa che debba accadere subito, lo dico sopratutto per babbo David che di sicuro rispetto a te ha già capito tutto e vorrebbe fucilarmi seduta stante. - mi girai per un attimo verso gli spalti i quali erano totalmente bui e poi tornai a guardare i meravigliosi occhioni verdi della mia donna - abbiamo tutto il tempo del mondo per farlo, abbiamo una vita intera davanti a noi amore per cui non ti sentire obbligata a fare nulla ok? - annui ma come ho detto precedentemente non credo che avesse capito il vero significato di quelle parole. Occorreva dare un segnale preciso, un gesto che l’avrebbe finalmente messa davanti al fatto compiuto. Misi la mano nella tasca destra della giacca ed estrapolai una scatolina di velluto blu mentre contemporaneamente mi misi in ginocchio proprio davanti a lei la quale si portò una mano davanti alla bocca totalmente stupita di ciò che stavo per fare. Aprii la scatolina mostrando in mondovisione un anello del tutto particolare. - Il solitario te l’ho già regalo qualche mese fa ma credo che questo sia decisamente più utile in base a quello che sto per chiederti... - è solito regalare un solitario in questi casi ma avendolo già fatto decisi di optare per un gioiellino decisamente più utile: un ferma fede di oro bianco ma non un ferma fede qualsiasi, semplice, lineare... non avevo badato a spese e avevo deciso di far incastonare su tutto l’anello tanti piccoli diamanti fino a ricoprirlo del tutto. - Emma Swan.... che sia domani, tra un mese, un anno o tra dieci... - presi un respiro - vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo accettando di diventare, spero presto, mia moglie?
Tra la folla si alzò un applauso da capogiro accompagnato da fischi di acclamazione e urla di incoraggiamento. Molti dei presenti in quella stanza non capiva neanche la nostra lingua ma non si fecero certo da parte anzi... anche da parte loro ci fu un caloroso sostegno per un povero ragazzo inginocchiato a terra di uno scomodissimo pavimento in attesa di risposta.
Nonostante il pubblico in delirio non persi la concentrazione e rimasi con gli occhi puntati su di Emma e su ogni singola gradazione di rosso che il suo viso prese fin quando non la sentii balbettare qualcosa.
  • k... kill... Killian io.... - fece un sospirone buttando fuori tutta l’aria che stava trattenendo - io non... non... - per un attimo mi prese un colpo nel sentirla pronunciare quel “non”... credevo stesse per dire “non posso” , “non me la sento”... fortunatamente ero totalmente fuori strada - non posso credere che tu lo abbia fatto sul serio, sono... sono totalmente senza parole credimi. - continuai a non comprendere le sue parole e dallo sguardo che assunsi probabilmente se ne accorse anche lei - in senso positivo intento. - si precipitò a spiegarmi. - non potevo chiedere proposta migliore amore mio, oggi, in questo momento così... così perfetto!!!!
  • È... è un si???? Mi stai dicendo di sì? Vuoi sposarmi? - glielo chiesi di nuovo come un imbecille.
  • Certo che sì! Certo che voglio sposati! Non vedo l’ora. - e senza aggiungere altro, qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua suggellammo quella promessa con un bacio degno di chiamarsi tale.
Le luci tornarono ad accendersi sul palazzetto di Rio, tutta la combriccola che mi aveva aiutato a rendere tutto questo possibile si radunò intorno a noi formando un cerchio e una volta ottenuta la nostra attenzione lasciarono andare in aria tanti palloncini rossi a forma di cuore gonfiati a elio e mandarono in diffusione la nostra canzone: perfect... ed sheeran. Non era stata una mia idea quella, fu tutta opera del loro sacco, una sorpresa per entrambi, una sorpresa che rese quel momento ancora più dolce e romantico.
  • voi... voi sapevate tutto? - chiese Emma rivolta verso Sarah e Abby dopo aver acquisito un minimo della sua lucidità. Le due annuirono orgogliose.
  • ricordi quando Killian mi prese in disparte per dirmi una cosa? - prese la parola Sarah - me lo disse in quell’occasione... capisci ora perché non potevo parlartene?
  • Siete due stronze.... tutte e due - le indicó sorridendo - ma mi vendicherò statene certe!
  • Più in là magari... - esclamò regina aggiungendosi alla conversazione - ora credo che qualcuno mi debba delle spiegazioni... - improvvisamente tutti se la diedero a gambe lasciando me ed Emma da soli ad affrontare mia madre. - ditemi che ho appena assistito ad uno scherzo, ditemi che non ho capito bene....
  • mamma hai capito benissimo! Voglio sposarla! La amo!
  • Mah ti rendi conto di quello che dici si??? Ha 19 anni Killian... 19!!!!! Deve pensare allo studio, alla sua carriera. Ha appena vinto un titolo importante, in questo momento tutti i riflettori sono puntati su di lei, non può pensare anche a...
  • Frena! Ti stoppo subito mamma. - le dissi cercando di placare quel fiume in piena. - voglio sposarla, è vero, ne sono più che convinto ma non deve essere necessariamente ora!!!! - nel mentre cercavo di dar vita ai miei pensieri ecco raggiungerci anche i genitori di Emma che come mia madre non erano pienamente felici di quella notizia. - signor swan... signora.... - li salutai cordialmente per poi continuare a parlare e rendere partecipi anche loro. - come stavo dicendo anche a mia madre è vero che voglio sposare vostra figlia ma non ho nessuna fretta credetemi, state tranquilli. Ho preso la palla al balzo perché mi sembrava il momento perfetto conoscendo le nostre storie ma questo non significa che dobbiamo necessariamente convolare a nozze entro un anno. Ci sposeremo con calma, quando lei si sentirà pronta e sopratutto dopo che avrà trovato la sua strada. Non ho alcuna intenzione di tarparle le ali o bruciarle la sua gioventù, lungi da me una cosa del genere. Volevo solo che sapesse che la amo e ho intenzioni serie con lei, molto serie.
  • Giovanotto voglio essere molto onesto con te. Stiamo correndo come un treno ad alta velocità mi sembra... solo 15 giorni fa sono venuto a conoscenza che ti sei portato via la purezza della mia bambina e non l’ho minimamente digerito credimi, questo potevi risparmiartelo.
  • Ma papà...
  • Non ci provare amore, non attacca. Puoi dire tutto quello che vuoi ma non stiamo parlando dell’eventualità di comprare un cane o gatto, non è un argomento così leggero come si vorrebbe far sembrare un matrimonio. È un passo importante, che ti cambia la vita... decisamente prematuro per te che sei ancora una ragazzina.
  • Se ti prometto di non sposarmi prima dei prossimi cinque anni, di dedicarmi allo studio, all’università e alla ginnastica tu prometti di rilassarti e stare tranquillo? - domandó Emma avvicinandosi a lui e guardandolo negli occhi creando un momento tutto loro.
  • Rilassarmi.... eh... non è facile lo sai si? Non dopo aver scoperto le intenzioni di questo giovanotto. Emma tu sei la mia bambina e anche se credi di essere grande fidati che non lo sei... io ho solo paura che tu possa correre troppo. Non lo meriti.
  • Mi ama papà, mi ama sul serio e non c’è stato un solo momento in questi quattro anni in cui io abbia mai avuto il dubbio su questo. Mi è sempre stato accanto, mi ha sopportato e supportato in un momento dove nessuno riusciva a capirmi. Mi ha dato forza, coraggio... mi ha fatto credere ancora una volta in me stessa. Ha sempre messo me al primo posto e a parte voi due che siete la mia vita e Regina che è un po’ come una seconda mamma per il resto nessuno ha mai fatto tanto per me. Sono sicura del suo sentimento nei miei confronti e sono più che sicura del mio sentimento per lui. Non correremo papà, te lo prometto questo. Sono ancora molto giovane per vestire il ruolo di una moglie, come dici tu sono ancora un po’ bambina... delle volte mi ci sento ancora per certi versi....
  • appunto per questo io...
  • voglio godermi la mia età papà e lo farò te lo giuro ma tu devi fidarti di me, devi credere alle mie parole e accettare lui nella mia vita perché tanto che sia tra cinque o tra dieci anni sarà lui che porterò a casa come mio marito.
  • Io...
  • Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto io e te, ci siamo sempre confidati tutto e ci siamo sempre capiti con un solo sguardo. È vero... ultimamente non mi sono comportata proprio da figlia modello, ti ho deluso non affrontando con te un argomento importante come quello del mio rapporto un po’ più... come dire... “intimo” con Killian, ma capiscimi, non è stato fatto con cattiveria: ero imbarazzata, non mi sentivo pronta... neanche adesso mi sento propriamente a mio agio nel farlo se devo essere onesta. Credo sia normale in fondo no? Tu sei un papà geloso e io sono la tua bambina.... ci sta, ma la mamma lo sapeva però! Te lo giuro, con lei avevo già affrontato l’argomento....
  • lo so, me lo ha spiegato... - prese un profondo respiro - Ascoltami bene... io voglio vederti felice Emma, non desidero altro credimi ma accettare che stai diventato grande per me è davvero dura. Per alcuni versi non ho mai avuto una bambina in casa, già da piccolissima sei sempre stata una giovane donnina con obbiettivi ben precisi in testa. Raramente ti ho vista giocare con le bambole, prendere il thè per i tuoi amici di pezza o andare in bicicletta. Avevi altri interessi nonostante la tua giovane età e a me andava bene, solo che poi quell’interesse che io credevo essere solo il gioco di una bambina fantasiosa si è trasformato in qualcosa di ben più grande che ti ha addirittura portato via da me. Non puoi neanche immaginare cosa si provi a vivere lontano da un figlio, non poterlo crescere, non poterlo vedere a proprio piacimento... avere sempre la paura costante che chi ti ha preso sotto la sua ala non sia in grado di renderti felice. Abbiamo passato sei anni con questi mostri nell’armadio io e tua madre, sei anni in cui anche uscire di casa per distrarsi e andare a cena con gli amici di sempre risultava essere difficile. Tutti non facevano altro che parlare dei loro figli, dei loro cambiamenti, della loro vita quotidiana come famiglia e questo ci distruggeva ogni volta perchè a differenza loro noi non avevamo più la possibilità di poter vivere con te quel genere di esperienza. Nel momento esatto in cui, a seguito del tuo incidente, poi abbiamo deciso di trasferirci qui a New York per poterti vivere a pieno non nego di aver pensato di poter recuperare tutto il tempo perduto ma aimè è stata semplicemente un’illusione. La bambina che avevo personalmente accompagnato mano nella mano in quell’enorme palestra della grande mela aveva lasciato il posto ad una giovane donna che della mia piccola Emma non aveva più nulla se non i suoi stessi occhioni verdi. In quell’esatto momento ho preso atto che non era più possibile recuperare il tempo perso e che quei cinque anni, nonostante le chiamate quotidiane e i brevi incontri durante le festività, nessuno me li avrebbe più ridati indietro.
  • Papà io...
  • Lasciami finire o non credo che troverò nuovamente la forza per farlo. A differenza di tutti i papà “normali” io ho avuto pochissimo tempo a disposizione da passare con te, anche in questi ultimi anni che abbiamo vissuto insieme, sono sempre state poche le occasioni che abbiamo avuto per poter vivere la nostra quotidinità. Prima era la ginnastica a tenerci lontani, poi si è aggiunto Killian... poi nuovamente la ginnastica... - prese un respiro - per me è difficile da accettare Emma ed è per questo che sono molto titubante, anche se non sarà ora e lo spero vivamente, a questo eventuale matrimonio ma so anche che non posso tenerti chiusa e barricata in casa con noi solo per delle mie paranoie... forse con il tempo lo accetterò ma non chiedermi di farlo ora. Mi dispiace, probabilmente ti starò dando un’enorme delusione, ma non riesco a mentirti e dirti che sono felice... non lo sono per niente di questo eventuale matrimonio.
  • Oooh papà... io non... io non immaginavo che... mi dispiace... mi dispiace se tu ti sia sentito così.
    • Non dispiacerti per questo, per quanto abbia fatto male lo rifarei un milione di volte se il risultato è vedere quel sorriso che ti ho visto sfoggiare su quel podio poco fa.
  • Io ti amo lo sai si? E lo farò per sempre papà credimi anche se arriverà il giorno in cui nuovamente non vivremo più insieme. Tu e la mamma siete il mio tutto, il mio porto sicuro e vi prometto che questo non cambierà mai. Sarò per sempre la vostra bambina e come tale avrò sempre bisogno di voi, anche quel giorno, mooooolto lontanato -specificò onde evitare altre diatribe - in cui avrò dei figli tutti miei. Siete un esempio da seguire, pochi avrebbero fatto tutto quello che avete fatto voi per me e mi riterrò fortunata anche solo se riuscirò a trasmettere alla mia famiglia un quarto dei valori che voi avete insegnato a me; quindi vi prego, non sentitevi amareggiati o in colpa... siamo una famiglia unitissima e lo saremo per sempre. Per quanto riguarda il matrimonio invece.... prenderò atto del vostro pensiero, di quello di papà almeno e pregherò affinchè cambi idea e ci dia fiducia. - abbassò lo sguardo leggermente ferita dal fatto che David non accettasse, per quanto nobili fossero le sue parole, una nostra possibile unione.
  • Amore mio sta tranquilla - concluse Mary per mettere fine definitivamente a quel momento decisamente strappalacrime - è solo un po’ scosso per via di questa proposta inaspettata e il sentimentalismo ha avuto la meglio.
  • Lo so mah...
  • Ma cosa? In fondo cosa ti aspettavi da lui? Un abbraccio e un “auguri e figli maschi” ? Da tuo padre Emma? - rimarcò il soggetto - Ma anche no credo.... - scoppiammo tutti a ridere, tutti.... quasi tutti: io, Emma e la stessa Mary. Mia madre e David rimasero seri, loro rispetto alla cara e dolce signora Swan, per quanto sapessero che ci amavamo sul serio e che avremmo aspettato un po’ per rendere tutti felici avrebbero impiegato un po’ di piu di tempo a mandare giu il boccone amaro. - Dagli del tempo, vuole solo il tuo bene e lo sai.... lo accetterà. - non convinta tornò a scrutare gli occhi di suo padre Cercando in lui una possibile conferma.
  • Più poi che prima sia chiaro... ma si! Mi abituerò.
Ne susseguì un abbraccio di famiglia a cui non mi unii, non mi sembrava il caso in quel momento, dopodichè essendo ormai tardino optammo tutti per rientrare nei nostri rispettivi alloggi.
  • Ho intenzione di farmi una bella doccia bollente e sprofondare nel letto senza neanche disfare il mio borsone. Partiremo domani pomeriggio per tornare a casa tanto... ho tutto il tempo per poter sistemare le varie cose. - esordì Emma dopo avermi baciato proprio davanti l’entrata dell’ascensore.
  • Sono d’accordo sulla doccia signorina, ti ci vuole per rilassare un po’ i muscoli ma non convengo affatto sull’idea di andare a dormire.... ho altri piani per la serata e tu rientri tra questi. Sei o non sei la mia futura mogliettina? Dobbiamo festeggiare... - ammiccai.
  • Ah si? E come sentiamo? Vorrei ricordarti, futuro marito, che le nostre stanze sono occupate anche da altre persone.
  • Di questo non devi preoccuparti... ho pensato a tutto io. - guardai l’orologio - ci vediamo tra quaranta minuti proprio qui, davanti l’ascensore, non fare i attendere più del previsto ok?
La vidi sorridere sotto sotto divertita dai miei “ordini” ma fece ciò che le chiesi e puntuale come un orologio svizzero dopo soli 35 minuti eccola tornare da me, bella come il sole. Aveva indosso un abito semplicissimo a tema floreale e una treccia laterale che le scendeva fin sopra il seno messo in risalto dalla scollatura. Iniziai a fantasticare in maniera un po’ troppo pesante e dovetti ricompormi alla meglio prima di combinare qualche casino. Non eravamo soli in quel corridoio, non potevo permettermi il lusso di fare come se stessi a casa mia.
  • Dal modo in cui Abby e Sarah hanno insistito affichè indossassi un certo tipo di “abbigliamento” deduco che abbiamo intenzioni pericolose per stasera.... - mi stuzzicò.
  • Parli del vestito? - feci fintai di non capire quando invece avevo capito benissimo.
  • Mmh... no, parlavo di qualcosa sotto il vestito... - ammiccò con lo sguardo mandandomi letteralmente su di giri. Eravamo in astinenza non so da quando.... avevo perso il cono ma di sicuro era troppo tempo, avevo necessità di ristabilire l’ordine naturale delle cose. Interrompendo il suo giochino di seduzione la presi per mano e con poca grazia la spinsi nell’ascensore schiacciando il pulsante che dava sull’ultimo piano del palazzo. Nonostante fossimo soli durante la salita decisi di non fare nulla, sapevo bene che difficilmente mi sarei fermato poi e con impazienza attesi che L’ascensore ci portasse a destinazione.
  • Dopo di lei signorina... - le sussurrai solleticandole nell’orecchio non appena ci trovammo in prossimità della porta di quella che sdarebbe stata la nostra stanza per quella notte e lei, con mano tremante, dopo aver passato la chiave magnetica nel rispettivo lettore si fece largo nella stanza scoprendo un angolo di paradiso davvero speciale.
Non avevo basato a spese per quella sera, volevo che tutto fosse perfetto, anche il più piccolo dettaglio per cui prenotai la migliore suite che avessero in possesso. La perlustrai personalmente prima di prenotarla ma posso garantirvi che quello che avevo visto in quel pomeriggio assolato era nulla in confronto a come si presentava in quel momento la stanza: addobbata in base ai miei precisi ordini e, essendo sera, illuminata da una serie di lucine colorate che rendevano l’atmosfera ancora più magica.
 
  • allora?!?! Cosa ne dici? Ti piace???? - le chiesi rimanendo ancora nel salottino principale il quale era sommerso da petali di fiori e palloncini a forma di cuore come quelli fatti volare qualche ora prima.
  • Lo adoro!!!! - mi baciò - grazie amore, non dovevi...
  • E non hai ancora visto nulla... prova a seguire i palloncini, osservali attentamente.
Ero stato chiaro: i palloncini del salone dovevano contenere ognuno una frase diversa, una frase che ci rappresentasse, che facesse parte della nostra storia, mentre quelli che feci situare in camera da letto dovevano essere decorati con delle foto mie e sue... una sorta di promemoria di questi quattro anni vissuti insieme.
Lesse ogni singola frase soffermandosi accuratamente su ogni palloncino ma la vera reazione la ebbe quando entrò in camera da letto e non solo per via delle foto sui palloncini che avevo fatto mettere ma anche per via di un’enorme vasca idromassaggio, illuminata e già in funzione, situata proprio ai piedi del letto e un maxischermo sulla parete accanto alla vasca che in quel momento stava riproducendo un video con i nostri momenti più belli.
  • tutto ok amore? - le dissi vedendola totalmente assorta
  • È indescrivibile Killian.... mai visto nulla di più bello. Davvero.... grazie...
  • Ho perso il conto di quanti grazie mi hai detto da quando siamo entrati.... - la presi in giro - che ne dici se invece di usare le parole ci ringraziassimo a vicenda immergendoci in questa accogliente vasca per poi fare un brindisi di benvenuto? - le indicai lo champagne con due flûte in un secchiello accanto all’idromassaggio.
  • Dico che è un’idea meravigliosa... solo che non ho il costume con me... corro a prenderlo in camera e...
  • Non andrai da nessuna parte lo sai vero? Non puoi abbandonarmi così...
  • Ma vado solo a...
  • Non ci serve il costume...
  • Ah no?!?! - mi guardò iniziando a capire le mie intenzioni bramose.
  • No, non ci servirà, come non ci serviranno tutti questi graziosi vestiti che hai addosso. - dissi avvicinandomi per baciarle prima le labbra, poi il collo e poi ancora proseguire dalla spalla fino ad arrivare sulla sua mano dove le avevo poco prima infilato l’anello.
  • Mmmh... interessante... e cosa altro prevede il programma signor jones?
  • Mi piace quando mi chiami signor Jones... - tenendola stretta a me iniziai a giocare con la gonna del suo vestito tirandogliela piano piano sempre più su - vediamo... cosa prevede il mio diabolico piano? Beh... mia cara signorina lo saprai a tempo debito... l’unica cosa che posso assicurarti è che non usciremo da questa stanza senza prima di esserci rotolati in ogni centimetro quadro di essa ancora e ancora.
  • Pensi di riuscire a mantenere tutte queste promesse? - mi sfidò maliziosa - sai.. io sono una che pretende molto dal suo uomo.
  • non rimarrai delusa credimi, ho intenzione di farti uscire da questa stanza totalmente dolorante - e senza darle modo di replicare le tappai la bocca con un bacio per poi iniziare a mettere in atto la nostra indimenticabile notte d’amore.
 
 
 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***




Amore olimpico
Capitolo 21
EPILOGO

Due anni dopo.

POV Emma

Sono passati esattamente due anni da quel memorabile giorno e ancora oggi nel ripensarci stento a credere che tutto ciò sia accaduto realmente.  La vittoria olimpica a mio avviso totalmente inaspettata, la proposta di matrimonio... tutto ancora oggi mi sembra un sogno ma poi mi guardo attorno e vedendo esattamente dove quella meravigliosa giornata mi ha portata capisco che in realtà non sto affatto sognando. 

Tante... tantissime cose sono cambiate in questi ultimi due anni, tutte in positivo fortunatamente e talmente in positivo che nel vedermi nei panni in cui mi trovo oggi faccio quasi fatica a riconoscermi nelle vesti di quella piccola ragazzina che rincorreva disperatamente un sogno che sembrava ormai essere diventato irraggiungibile. 

Passerei ore a raccontare ininterrottamente tutto ciò che di bello mi è accaduto in questo periodo ma aimhè... non finirei neanche per il prossimo anno. Elencherò quindi semplicemente le tappe più importanti, quelle che più mi hanno segnata, quelle che mi hanno reso la persona che sono oggi. 

Partiamo dal diploma, subito dopo la vittoria a Rio è questo il primo tassello positivo in ordine cronologico. 

Nonostante decisi di non frequentare più in presenza le lezioni, per via degli allenamenti da sostenere e di richiedere quindi il nulla osta per poter continuare a poter seguire comunque privatamente i corsi, riuscii a sostenere degli esami a detta dei miei insegnanti impeccabili tanto da ottenere non solo il massimo dei voti ma anche la lode e una borsa di studio al 100%, alloggio compreso, per tutto il primo anno del mio percorso universitario. 

Una possibilità senza ombra di dubbio più unica che rara, considerato anche la vita sportiva che conducevo, per cui nei fui entusiasta anche se ahimè, proprio a causa della vita frenetica che conducevo, tra sport e altre conseguenze che a breve vi elencherò, non mi fu possibile sfruttare tutto al meglio. Vi spiego in grandi linee:  mi sono iscritta all’università, la sto frequentando tutt’ora, sono al secondo anno di psicologia presso la famosissima e rispettabilissima Yale, ma ho preso la decisione di non trasferirmi e vivere li come la maggior parte degli studenti. No... come per l’ultima parte del liceo ho deciso di frequentare in maniera privata i corsi, eccetto alcuni che sono in presenza, per cui non ho mai avuto bisogno di un alloggio. Come avrei potuto viverci dopotutto... La ginnastica, visto anche il successo delle olimpiadi, mi richiede sempre più tempo del dovuto per cui o prendevo la decisione di rinunciare alla mia passione più grande, cosa che non esiste neanche lontanamente, oppure quella era l’unica soluzione. 

Sono sempre stata abituata fin da piccina a studiare e allenarmi in maniera seria e costante, non è mai stato un problema, ma a tutto questo si sono aggiunti anche dei  lavoretti, tutti legati alla ginnastica, alcuni molto leggeri e divertenti, altri un pochino più complessi e impegnativi. Subito dopo la vittoria e per i primi tre mesi successivi ad essa non ho fatto altro che andare avanti e indietro da uno studio fotografico all’altro per posare per alcune pubblicità. Senza neanche accorgermene ero diventata famosa, non che prima non conoscessero il mio nome, solo che rispetto al passato adesso iniziavano anche a fermarmi per strada, sopratutto giovani ginnaste, per richiedere foto e autografi. Mi sono divertita molto nel posare devo essere onesta, sopratutto perchè si trattava di shooting con pose che mi ritraevano per la maggior parte in quello che più sapevo fare meglio, ma c’è un servizio fotografico in particolare che più di tutti, anche se non parlava solo di ginnastica,  mi diede un’emozione speciale: il servizio chiamato “un amore olimpico” in cui accanto a me vi era in posa un Guest star di tutta eccezione: la mia dolce metà. Ci fecero un servizio da capogiro, pose studiate alla perfezione che fondevano in una sola cosa due discipline totalmente contraddistinte e un’intervista molto carina dove ci venne chiesto di parlare del nostro amore e di come questo fosse stata la nostra ancora per poter affrontare i nostri ostacoli sportivi. Sono gelosissima di quelle foto, conservo gli scatti originali, anche quelli non andati in stampa, come fossero reliquie ma nonostante la mia morbosità verso di esse, hanno un valore speciale credetemi sulla parola, non esiste al mondo una sola persona a cui io non le abbia fatte vedere. 

Ma tornando a parlare dei miei lavori... questa che ho appena descritto è la parte più frivola se così vogliamo chiamarla, la parte più leggera e divertente, ma non ci sono solo servizi fotografici nella mia nuova vita, no... accanto ad essi vi è un lavoro decisamente più importante che spero vivamente con tutto il cuore di poter conservare anche dopo il termine della mia vita da atleta professionista. E’ un lavoro complicato, che richiede impegno, precisone e determinazione... quando me lo hanno proposto inizialmente credevo che scherzassero ma sbagliavo.... erano seri... serissimi ed eccomi qui, a distanza di due anni dalla mia prima gara olimpica che non sono più una semplice ginnasta ma anche una giovane preparatrice atletica. 

Alleno giovani piccole promesse, già....sono l’allenatrice di due corsi principalmente: il primo, quello base, che va dai sei agli otto anni e quello pre agonistico che va dai nove agli undici ma nonostante ciò spesse volte vengo chiamata anche per aiutare altri allenatori con la preparazione atletica delle nuove piccole promesse... coloro che un giorno prenderanno il mio posto, quello di abby, Sarah e Zelina. 

Zelina... anche qui ci sono delle piccole novità. Il nostro rapporto non è mai tornato quello di un tempo, non credo che mai succederà, ma rispetto alla totale indifferenza provata in quattro anni diciamo che adesso quantomeno iniziamo a considerarci... non siamo più invisibili l’una agli occhi dell’altra e qualche volta, in compagnia di sarah e Abby, ci capita anche di fare qualche chiacchiera insieme. Quel suo avvicinarsi durante la finale per infondermi un minimo di coraggio in un momento per me assolutamente nero è stato un primo passo ma non ha risolto nulla fondamentalmente. I nostri rapporti non sono tornati civili grazie a quel gesto, l’ho apprezzato è vero, ma no, non era sufficiente per me... o almeno non era sufficiente per là me di quel tempo. Cosa mi ha fatto cambiare idea? Diciamo solo che sono maturata  improvvisamente, da un giorno all’altro  e ho capito quali sono effettivamente le vere cose importanti della vita per cui ho iniziato a comportarmi di conseguenza.

Cos’altro dire... studio, lavoro... mi sembra di aver detto tutto per quanto riguarda queste due sfaccettature della mia vita mentre per quanto riguarda l’amore.... beh... qui si apre uno scenario del tutto inaspettato. 

Sono innamorata? Certo che si. Amo il mio uomo, il mio Killian, giorno dopo giorno sempre di più e per quanto questo sentimento sia ricambiato in pieno da parte sua ancora non ci siamo sposati. E’ stata una scelta presa di comune accordo, i miei genitori o i suoi non c’entrano nulla in questa decisone, abbiamo semplicemente pensato di rimandare di qualche anno la cosa in modo da non rendere tale unione, per noi fortemente sentita e carica di sentimento,  solo un semplice “dovere”. Mi spiego meglio...

Una volta tornati a New York, entrambi tornammo subito alle nostre frenetiche vite, Killian si divideva tra il lavoro come fisioterapista in ospedale e gli allenamenti di scherma , io mi preparavo  per la maturità e iniziavo il nuovo anno accademico come ginnasta in federazione... a questo si unirono i lavori precedentemente elencati e quindi come potrete immaginare il tempo per poter stare insieme e provare ad iniziare ad organizzare qualcosa era davvero poco. A questo poi si aggiunse un periodo, per me, particolarmente stressante. Avevo appena dato la maturità, mi dividevo tra allenamenti con la squadra e il lavoro da allenatrice, amavo le mie giornate, ero entusiasta di questo nuovo inizio ma il mio corpo dopo neanche tre settimane iniziò a protestare. La stanchezza iniziò a farsi sentire fin da subito, arrivavo alla sera che neanche riuscivo a chiacchierare con Abby che ero già nel mondo dei sogni. Provai a non darlo a vedere, non volevo che mi venisse tolto l’incarico da allenatrice, adoravo le mie piccole ginnaste e sapevo bene che regina ne sarebbe stata capace visto che puntava ancora sulla mia carriera atletica piuttosto che quella da coach, ma purtroppo, se con le mie piccole pesti riuscivo nonostante la stanchezza ad essere me stessa e a camuffare, agli allenamenti con la squadra iniziai poco a poco a vacillare. Stretching, potenziamento... fin qui tutto bene, era stancante ma sopportabile, con gli attrezzi invece... beh una strage totale.  Diagonali di salti a corpo libero e volteggio per nulla puliti, trave e parallele neanche a parlarne, dopo solo due ore di allenamento la mia testa girava come una trottola impedendomi di finire gli esercizi.

Due giorni Regina mi osservò senza proferire parola, il terzo giorno subito dopo l’allenamento decise di prendermi in diparte per affrontare la questione. 

  • E’ inutile che io ti spieghi il motivo di questa convocazione straordinaria, credo tu ti sia resa conto perfettamente che qualcosa non va. - esordì senza girarci attorno... tipico di lei. 
  • Regina io... 
  • Abbiamo “giocato” fino allo scorso anno, non sapendo se delle eventuali olimpiadi per te fossero ancora possibili ci siamo andati cauti ma ora, visto che sei perfettamente in grado di poter affrontare la cosa, si fa sul serio Emma e un allenamento così, come quello di questi giorni non è minimamente accettabile. Mancano ancora quattro anni alle prossime olimpiadi è vero ma io vi voglio cariche come se quest’ultime fossero dietro l’angolo. - prese un respiro - ora io non voglio essere costretta a farti da balia, ti ritengo grande abbastanza anche se sei la più piccola del gruppo, ma se continui di questo passo io in qualche modo devo intervenire per risolvere il problema. - annuii sinceramente. - Ho notato anche che sei dimagrita Emma... devo forse preoccuparmi? - mi guardò seria, fin troppo seria, quasi minacciosa. - Stai mangiando correttamente?
  • Certo che si, non  crederai che...
  • Non sei più la stessa in sala, permetti che io mi preoccupi?
  • Non ho nessun disturbo alimentare puoi credermi. Mi sto attenendo fedelmente al regime alimentare  che mi avete dato. - risposi con convinzione.
  • Troppo sesso allora? - divenni rossa solo per quella parola - mio figlio ti tiene sveglia più ore del previsto? Ti ricordo che risiedi in un dormitorio, non puoi...
  • Regina... l’ultima volta che... beh... è passato un bel po. 
  • Non mentirmi...
  • È la verità!
  • Vorresti dirmi che killian a comprato quella bella villetta per stare solo soletto e tu non sei mai andata a trovarlo? -  domandò maliziosa. Quella non era regina la mia allenatrice, era chiaramente mia suocera. 
  • Ci vado solo il weekend se proprio lo vuoi sapere ma il weekend scorso non sono andata per via del compleanno di sarah. Abbiamo festeggiato in un locale tutti insieme e poi ognuno dritto a casa sua. - eccetto sarah che passò la notte sa sam ma questo non era certo tenuta a saperlo, non stavamo parlando di Sarah... ma besì di me... purtroppo. 
  • Allora cosa c’è? E’ forse il lavoro e la preparazione per i primi test di yale che ti rendono così fuori forma?
  • Possibile, ma non voglio rinunciarvi. 
  • Beh questo lascialo decidere a me. se...
  • No! Ti prego non dire nulla. Posso farcela Regina, credimi, devo solo abituarmi a questi nuovi ritmi. 

Un mese, questo è l’ultimatum con cui chiudemmo il discorso quel giorno, avevo un mese di tempo per abituarmi ai nuovi ritmi, nel caso in cui non ci fossi riuscita avrebbe preso provvedimenti togliendomi l’incarico da allenatrice. 

Decisi di impegnarmi con tutta me stessa per farla ricredere già da quello stesso pomeriggio ma aimhè, l’allenamento dopo pranzo fu senza dubbio peggiore di quello mattutino tanto che a causa di un forte giramento di testa fui costretta a scendere dalle parallele per correre in bagno a vomitare. 

  • Forse non è stress da lavoro - dissi rivolgendomi a regina una volta tornata in sala - probabilmente è una semplice influenza o virus. La squadra maschile è stata rasa al suolo fino a due giorni fa se non ricordo male propio a causa di questo, forse...
  • Ci stavo giusto pensando. Torna in stanza dai, riguardati e non tornare a lezione fin quando non ti sarai ripresa completamente. ci manca solo che anche la squadra femminile venga messa ko.

Me ne tornai seriamente in stanza e per tre giorni non feci altro che starmene nel mio letto a bere the e guardare film sdolcinati. Guarii??? Certo che no, non avevo nessuna influenza io, ero semplicemente incinta ma ancora non lo sapevo. 

Già.. propio così: incinta... è questo il capitolo più importante della mia vita di questi due anni, sono una mamma, una giovanissima mamma e ne vado fiera. Io e Killian siamo genitori di una meravigliosa bambina di appena due anni che con le sue risate e la sua vocina gioiosa e spensierata rende speciale ogni nostra giornata, anche quella più devastante. Non importa quanto sia stata faticosa la nostra giornata, alla sera quando torniamo a casa tutto scivola via, rancori, stanchezza... tutto, lei riesce a far passare in secondo piano qualsiasi cosa e credetemi non c’è niente di meglio al mondo. 

Nel sentirmi parlare così può sembrare che il suo arrivo sia stato tutto tutto rose e fiori ma la realtà è ben diversa. Tutti amano la nostra principessina oggi ma accettarle il suo arrivo nel mondo non è stato semplice per nessuno della nostra famiglia, eccetto una persona... me. Certo, non appena mi resi conto della probabilità di una possibile gravidanza andai nel panico, in fondo non avevo ancora compiuto venti anni, ma nell’esatto momento in cui vidi sul quel bastoncino comparire fiere due linee color rosa ecco che dentro di me successe qualcosa per cui la paura andò via di colpo lasciando improvvisamente solo gioia e felicità. Non so spiegare cosa sia accaduto esattamente, chiunque alla mia età sarebbe scoppiata in lacrime preoccupata delle possibili conseguenze ma io no, io ero già felice di quella giovane vita che cresceva dentro di me ed ero già pronta a difenderla contro tutto e tutti. Solo una cosa mi spaventava... dirlo a Killian, in quel periodo era molto concentrato sulla sua carriera da medico, stava progettando di aprire uno studio fisioterapico tutto suo, per non parlare degli allenamenti... temevo che non fosse affatto pronto a ricevere anche quella nuova notizia. 

Attesi due giorni per dirglielo, due lunghissimi e interminabili giorni... non solo perchè inizialmente non avevo coraggio, mi spaventava una sua possibile reazione negativa, ma anche perchè prima di dover affrontare qualsiasi cosa con lui volevo  essere certa che il test non sbagliasse, per cui mi feci prescrivere delle analisi che naturalmente non fecero altro che confermare quanto rivelato dal test. Non che ci fossero dubbi poi... i sintomi c’erano tutti. 

Mi presentai da lui senza la ben che minima idea su cosa dire o come farlo, non era per nulla semplice doverlo mettere a corrente di una notizia del genere ma nonostante ciò, non appena aprì la porta e incrociò il mio sguardo, senza che dicessi nulla lui capì che c’era qualcosa di importante di cui avrei dovuto parlargli.  

Temporeggiai... mi misi a parlare a ruota libera di qualsiasi argomento mi passava per la mente fin quando, dopo cinquanta minuti di chiacchiere inutili, lui mi incoraggiò a parlare di ciò per cui realmente ero li.  

  • Se fosse una semplice visita di cortesia mi saresti già saltata addosso per cui sputa il rospo e dimmi: perchè sei qui?
  • Una fidanzata, futura moglie, non può venire a trovare il suo uomo, futuro marito, senza dover necessariamente dover dire qualcosa?
  • Ti conosco amore, ti conosco meglio di come tu conosca te stessa. Sei qui per un motivo preciso o a quest’ora avremmo fatto sesso come minimo già due volte. - disse ancora una volta 
  • E chi ti dice che io non sia qui per questo?
  • Di solito hai atteggiamenti diversi,non parli un’ora intera del niente come se nulla fosse. 
  • ok ok, hai vinto. devo dirti una cosa. - ammisi. 
  • Sono tutto orecchie!
  • E’ che... beh... non è facile.
  • Quando non è facile c’è sempre mia madre dietro. E’ ancora per quella storia? Devo forse iniziare a preoccuparmi anche io? - anche lui aveva notato che fossi dimagrita più del dovuto  in quelle ultime settimane e come mia madre da qualche giorno anche lui iniziava a sospettare di un mio possibile problema a livello alimentare. 
  • Non dire cretinate Killian, non centra nulla tutto questo. 
  • E allora di cosa si tratta è? Se non è per la tua salute allora... - gli porsi con mano tremante la busta con i risultati delle analisi che avevo in borsa. - co... cos’è questo?!?! - chiese non capendo.
  • Ho fatto degli accertamenti. 
  • Allora si tratta sul serio della tua salute - mi guardò serio per poi fissare la busta per una decina di secondi. - perché  sei andata in una clinica privata e non in ospedale da me? - non potevo di certo dirgli che non volevo che le notizie circolassero alla velocità della luce arrivando alle sue orecchie senza mio preavviso.  
  • Leggi per favore - mi limitai a dire. Mi guardò attentamente negli occhi alla ricerca di qualche indizio poi apri la busta. Lèsse attentamente tutti i valori, non saltò neanche una riga, ma quando arrivò al punto pur cui ero lì me ne accorsi chiaramente perché sbiancò... letteralmente. 
  • Ti prego di qualcosa... - gli dissi vedendolo sull’orlo di svenire.
  • Emma tu... tu sai cosa c’è scritto qui? Ti.. ti hanno spiegato in clinica o... - annuii senza aggiungere oltre - Devo sedermi... fammi sedere che mi sto sentendo male... sei... sei
  • Sono incinta... 
  • a 20 anni... - proseguì mettendosi le mani sul viso a mo di esasperazione. Non credevo che la prendesse così male, non mi aspettavo neanche i salti di gioia ma così proprio...
  • E quindi?
  • E quindi?!?!? Mi stai dicendo “e quindi?” Seriamente Emma? Sei incinta, aspetti un bambino
  • Il tuo bambino! - esclamai - Killian è una cosa meravigliosa non... non sei felice?
  • No! No che non sono felice... - mi crollò il mondo addosso per un momento ma poi fortunatamente, forse vedendo la mia espressione affranta, si spiegò - per te non sono felice, perchè sei troppo giovane, perchè hai ancora una vita davanti... devi ancora fare un milione di esperienze Emma, devi studiare, laurearti, devi... uff! - sospirò - Sei ancora piccola per dover affrontare questo, io... io non posso credere di essere stato così superficiale!
  • Killian rilassati per favore... - era un fascio di nervi poverino.
  • Rilassarmi... ho messo incinta la mia ragazza ventenne, non vedo un mezzo motivo valido per rilassarmi. 
  • Per un attimo, uno solo,  non pensare a me...
  • La fai facile tu...
  • Provaci almeno... per un secondo prova a non pensare a me e alla mia età. Pensa a te stesso. Cosa senti nei confronti di questa gravidanza, come ti senti al riguardo di diventare... - mi faceva strano pronunciare quella parola - Papà. 

Ci mise un po’ a rispondere...

  • Come mi sento... ho sempre desiderato una famiglia tutta mia e da quando ti conosco è con te che sogno di averla. Sentirmi prima o poi chiamare papà da qualcuno credo sia la cosa che più al mondo mi farebbe sentire realizzato e non ho nessun problema a diventare papà a 24 anni mah...
  • Togli quel mah.... io sono felice Killian, felice come non lo sono mai stata. Non sarà semplice è vero ma insieme possiamo farcela. Lo voglio questo bambino, il nostro bambino e ti assicuro che non c’è stato un solo istante da quando ho scoperto della sua esistenza che ho avuto dubbi. Sono giovane? Si lo sono ma sono matura abbastanza per potermi prendere carico di questa nuova vita.
  • Emma amore hai la vaga idea di cosa...
  • Non mi spaventa nulla in questo momento Killian, mi sento forte, forte come non lo sono mai stata ma tu devi essere sincero con me: tralasciando la mia età ,tu, lo vuoi questo bambino si o no? Onesto... rispondi sinceramente è l’unica cosa che mi interessa in questo momento. Il resto lo si può affrontare ma devo essere a conoscenza del tuo vero sentimento riguardo questa gravidanza. 
  • Mamma mia, sembri cresciuta improvvisamente... mi mette i brividi sentirti così sicura.
  • Sono sicura... più che sicura, ma tu non hai risposto alla mia domanda ancora. 
  • Certo che lo voglio amore mio, scherzi? 
  • Sicuro? No perchè non mi sembri così... 
  • Si, sono sicuro, sono solo preoccupato per te. 
  • Non devi esserlo, non sono mai stata così convinta di una cosa in vita mia. Te lo giuro amore. Voglio questo bambino! il nostro bambino...
  • Ripetilo!
  • Cosa? Bambino? - chiesi.
  • No.... “nostro”. - rispose
  • Nostro... il nostro bambino... nostro figlio. - sorrisi - suona bene no?
  • Suona bene? Suona benissimo! Vieni qui! Devo riempirti di baci.

Passato il primo momento di incertezza, più che normale, anche Killian si lasciò andare alle prime emozioni da futuro papà. Pianse, si commosse mentre con mano tremante sfiorava il mio ventre ancora piatto e dopo aver riletto svariate volte le mie analisi e fissato con attenzione, ancora incredulo, il test di gravidanza che mi portai dietro come ulteriore prova, decise di dedicarsi non solo al suo futuro bimbo ma anche alla sua giovane mamma regalandole un pomeriggio decisamente passionale.  Persi il conto di quante volte facemmo l’amore quel giorno, mi lasciai completamente andare alle mie emozioni e per la prima volta, dopo svariati giorni di malessere generale, mi sentii finalmente bene.

  • Si dice che il sesso aiuti molto sai? - disse con i suoi soliti toni giocosi dopo avergli confidato questa cosa. 
  • Uuu... ma davvero? Beh... se è così allora vedrò di approfittarne anche nei prossimi giorni. mi piace molto questa medicina alternativa. - scherzai a mia volta.
  • Si però dobbiamo prenotare una visita di controllo. - tornò subito serio. - Non mi piace questa cosa che dimagrisci a vista d’occhio e considerando che porti in grembo un bambino la cosa è da tenere ulteriormente sotto controllo. 

Era prevedibile che un medico, anche se non specializzato in queste cose, si preoccupasse e volesse essere scrupoloso ma aveva ragione, non era normale perdere peso in quel modo vista la gravidanza per cui già il mattino seguente, grazie alle sue conoscenze, riuscimmo ad ottenere appuntamento con una sua fidatissima collega la quale dopo un’accurata visita e avermi fatto numerose domande sulla mia routine quotidiana, alimentazione compresa, stabilì che la mia eccessiva perdita di peso e continui mancamenti era dovuta alla dieta che stavo seguendo e naturalmente al troppo allenamento. 

  • devi riguardati un po’ di più, non dico che tu non debba fare allenamento fisico,  ci mancherebbe, ma devi ridurlo parecchio e sopratutto niente cose eccessivamente pericolose. Limitati a fare esercizi di potenziamento, così li chiamate no? Ma assolutamente niente acrobazie. Anche per quanto riguarda la tua alimentazione dovresti fare delle modifiche: è troppo poco quello che mangi viste le tue condizioni, non ci sono carboidrati ad esempio e in questo periodo ti servono, pochi ma ti servono. Sta tranquilla però, sei giovanissima, riprenderai esattamente la tua perfetta forma fisica senza problemi. 

Non era assolutamente la mia forma fisica che più mi preoccupava, sapevo che avrei messo qualche kg vista la situazione ed ero comunque sicura che con impegno e costanza avrei tolto i kg in eccesso  una volta terminata la gravidanza, era altro che mi preoccupava in realtà: la reazione di regina alla notizia di quella gravidanza, la sua reazione sia come allenatrice ma anche come “nonna”. 

Non ero affatto fiduciosa sul fatto che ci accogliesse a braccia aperte e si congratulasse con noi, tutt’altro e per un momento sono stata tentata di tenerglielo nascosto il più possibile ma non potevo... la scusa del virus intestinale avrebbe retto per un altro paio di giorni ma poi? Volente o nolente avrei dovuto dirglielo quindi tanto valeva togliersi subito via il dente dolorante. 

Sapendo che di mercoledì in mattinata era sempre chiusa nel suo ufficio tra carte e scartoffie varie, subito dopo aver terminato il colloquio con la dottoresse andammo dritti nel suo ufficio, entrambi... 

Quando ci vide strabuzzò gli occhi sorpresa, non era da Killian passare a trovarla in federazione e non era di certo da me andarla a trovare in ufficio. No... le poche volte che era capitato era perchè avevo dei problemi da risolvere. 

Cercando di rimanere impassibile, cosa che le riuscì parecchio male, ci fece accomodare entrambi e dopo un piccolo chiacchiericcio generico, con tatto affrontammo con lei la situazione. 

Inutile dirvi che non la prese affatto bene, stava puntando il tutto per tutto su di me, come ginnasta, aveva obbiettivi che prevedevano un impegno costante e improvvisamente tutto il lavoro che aveva pensato andava modificato o meglio ancora annullato del tutto. Non ci risparmiò parole poco piacevoli, sopratutto rivolte a suo figlio e la cosa prese una piega peggiore quando venne a conoscenza che l’arrivo di nostra figlia non era semplicemente un errore dovuto a degli anticoncezionali fallati ma solo ed esclusivamente ad un errore al 100% umano. Ne io ne killian avevamo programmato una notta di intimità vista la disposizione delle camerate a rio, la prenotazione della suite fu una cosa elaborata negli ultimi giorni per cui, nessuno di noi aveva portato con se degli anticoncezionali e le farmacie a rio erano decisamente lontane da dove eravamo situati noi. Non era certo la prima volta poi che io e Killian dettati dalla foga del momento non usavamo precauzioni ma era sempre andata bene fino a quel giorno. Ci beccammo i peggio insulti per la nostra irresponsabilità, ce ne disse di ogni li per li ma poi il silenzio... non commentò più e questa fu la cosa peggiore perchè, sopratutto per me, non era mai capitato che regina mi trattasse con freddezza. 

Piansi molto per lei, per il fatto di non sentirla vicina come invece avrei desiderato ma quello che più mi faceva piangere quando mi trovavo a pensare a lei è il sentirmi improvvisamente responsabile del nuovo periodo di contrasti tra lei e Killian. Improvvisamente mi sembrò di essere tornata agli inizi, quando non si rivolgevano la parola se non per insultarsi ed essere la causa scatenante di questo nuovo allontanamento non mi fece dormire sogni tranquilli per mesi. Killian percependo i miei pensieri provò spesse volte ad organizzare cene con i suoi genitori per provare a sciogliere un po’ il ghiaccio ma puntualmente le cose finivano sempre allo stesso modo. Bastava una parola fuori programma da parte di Killian o una frase di Brennan, il quale era entusiasmo all’idea di diventare presto nonno, per farla scattare e mandare di conseguenza a monte l’intera serata. 

  • Non è con Emma se sono incazzata nera Killian... - disse una sera durante l’ennesima cena quando Killian espresse il suo dissenso al fatto che lei mi stesse trattando in maniera differente dal solito - certo, sono sconcertata dalla sua ingenuità visto che quando vuole sa essere molto intelligente, ma è con te che ce l’ho principalmente! Tu l‘hai messa incinta! Non si è messa incinta da sola. Pensavo che a una certa età determinate cose non ti andassero più spiegate.  - Come al solito anche in quell’occasione ne susseguì uno scontro verbale non indifferente ma fu l’ultimo in quanto Killian decise per il mio bene, per la mia salute più che altro mentale, di non accettare più nessun invito a cena da parte di Brennan in cui si preannunciava anche un suo invito. A lui non ferivano tanto le sue  parole taglienti, sua madre poteva pensarla come voleva, quanto il loro rapporto nuovamente in bilico ma non fu per questo che smise di comunicare con lei, lo fece solo per paura che tutto quello stress potesse accumularsi eccessivamente su di me portando problemi al nostro tesoro. 

Se con Killian quindi i rapporti per un periodo si chiusero con me le cose furono un tantino differenti. Non smisi mai di relazionarmi con lei, in fondo nonostante la pancia iniziasse a crescere continuai comunque ad allenarmi in federazione per tenermi in forma e non prendere più kg del dovuto, solo che il nostro rapporto diventò un po’.... come dire.... ambiguo. Nonostante fossi incinta e la pancia iniziava davvero ad essere visibile lei si rivolgeva a me come se niente fosse, naturalmente rispettando il giusto programma da seguire, ma era come se io fossi la solita Emma di sempre e dentro di me non ci fosse nessun nipote in arrivo. 

Fui tentata molte volte in quel periodo di renderla partecipe, ogni volta che facevo un’ecografia il mio pensiero oltre ai miei genitori andava naturalmente anche a lei ma poi prontamente mi frenavo convincendomi che tanto di quel piccolo esserino non le interessava nulla. 

Andammo avanti cosi per quattro lunghissimi mesi poi le cose cambiarono di colpo e improvvisamente regina diventò la mia fedele compagna di viaggio: premurosa, scrupolosa, a tratti addirittura soffocante. Cosa le fece cambiare idea? Ma naturalmente la mia piccola. Il giorno in cui scoprii che dentro di me stava crescendo una femminuccia e non un maschietto come invece avevamo ipotizzato andai come al mio solito agli allenamenti ma prima di iniziare presi regina da parte e la misi davanti al fatto compiuto. Non disse nulla all’inizio alla notizia che fosse una baby girl, anche se potrei giurare di aver intravisto un mezzo sorriso, ma poi mi venne una brillante idea e complice la mia piccolina che proprio in quel momento iniziò a muoversi afferrai la mano di regina e tenendola saldamente, la posizionai sulla mia pancia facendole sentire per la prima volta sua nipote. Per paura che potesse ritirare subito la mano per una decina di secondi continuai a tenergliela impedendole di muoversi poi decisi di vedere come si sarebbe comportata e sorpresa delle sorprese non solo lasciò la sua mano li ma mise anche l’altra andando a ricercare sua nipote che scalciava qua e la. 

  • Sarà bravissima nel volteggio me lo sento! Tutto il contrario di sua mamma. - cercò di essere ironica, di scherzare come al suo solito e non mostrare il suo lato sensibile ma non ci riuscì ed eccola poco dopo iniziare a piangere. Si commosse per la sua nipotina ma quel pianto non racchiudeva solo gioia bensì anche del dolore e non perdendo ulteriore tempo, ne aveva già perso fin troppo,  si scusò, con me in primis e con killian non appena ebbe modo di vederlo, per i suoi modi decisamente inaccettabili. Ci spiegò le sue motivazioni, le sue paure più grandi e una volta risollevati gli animi, fortunatamente riuscimmo a farlo senza problemi, eccola mettersi in paro con le attenzioni mancate in quei quattro mesi viziando me e sua nipote come se non ci fosse un domani.

Naturalmente come potete immaginare Regina non fu la sola a non prendere di buon grado la notizia della mia gravidanza. La mia famiglia, mio padre precisamente, come lei non fu affatto entusiasta della cosa in un primo momento ma rispetto a regina si comportò decisamente in maniera migliore. Decidemmo di dirglielo una sera dopo essere stati a cena ospiti a casa loro, li facemmo cenare in tutta tranquillità e poi, una volta esserci spostati in salotto per il caffè sganciammo la bomba. Ci fu un silenzio surreale, sia mia madre che mio padre stavano evidentemente  cercando di mettere insieme i pezzi ma prima che potessero dire qualsiasi cosa intervenni io provando a far capir loro il mio stato d’animo.

  • Non ho intenzione di mentirvi e raccontarvi balle della serie “ci amiamo e abbiamo deciso così”, “lo abbiamo voluto” o cose di questo genere. Non ne abbiamo mai parlato in realtà se non scherzando e non era assolutamente nei nostri piani imminenti avere un figlio a questa età, ma è successo. E’ stata una svista, chiamiamola così, me ne rendo perfettamente conto ma questo non toglie nulla al fatto che dentro di me sta crescendo mio figlio, vostro nipote, e io lo amo già alla follia nonostante il suo pessimo tempismo. Sembrerà banale, una frase di circostanza forse, ma io sono seriamente pronta a diventare mamma... non desidero altro in questo momento e la prova del nove l’ho avuta nell’esatto momento in cui mi sono accertata di questa possibile gravidanza. Io credo che chiunque alla mia età, con tutti i progetti ben stabiliti in testa e le ambizioni come quelle che ho io, avrebbe dato di matto disperandosi a questa notizia, ma per me non è stato affatto così. Non mentirò di aver  avuto una paura tremenda durante il tempo di attesa del test e anche prima quando ho iniziato a realizzare di poter essere effettivamente incinta a soli 20 anni, ma poi quando ho letto il risultato la paura si è formata in consapevolezza e non so come ma mi sono sentita improvvisamente felice. Se qualcuno in questo momento mi ponesse la domanda: cosa vuoi fare nella vita? Io risponderei la mamma. Già... Voglio fare la mamma, voglio essere la mamma di questo bambino ma questo non significa di certo che voglio rinunciare alle mie aspirazioni... affatto. Continuerò a studiare, prenderò la laurea in psicologia, proseguirò il mio lavoro da allenatrice, ma sopratutto tornerò ad allenarmi appena possibile per presentarmi alle prossime olimpiadi tra quattro anni. Un po’ to much tutto questo? Un vero suicidio provare a  tenere fede a tutto? Possibile ma io posso farcela, con un po’ di aiuto posso farcela e se voi non sarete quell’aiuto di cui forse in alcuni casi potrei avere bisogno non ve ne farò una colpa: ho un lavoro, abbiamo entrambi un lavoro.... troveremo qualcuno in grado di aiutarci in caso di necessità. Non sarò ne la prima né l’ultima giovane mamma in carriera, tutto si può fare se lo si vuole davvero e io vi dimostrerò di essere in grado. - il mio sembrò quasi un comizio elettorale lo riconosco. Nel ripensarci mi viene quasi da ridere... immaginate: io in piedi a parlare come se nulla fosse e loro sul divano con delle faccine che neanche vi sto a spiegare. Una scena da film comico se visto dall’esterno ma posso assicurarvi che quel discorso fu la mia salvezza. Non sarei stata in grado di affrontare un altro muro come quello che già mi stava innalzando regina, per quanto fossi forte e determinata nei confronti di questa gravidanza non ero certo fatta di marmo, avevo delle emozioni anche io e dubitavo seriamente che sarei rimasta impassibile ad un possibile rifiuto da parte dei miei genitori. 
  • Emma amore io... io... non so cosa dire davvero... - fu mia mamma la prima a prendere parola tra i due. - Sei giovanissima per avere un figlio, sopratutto con i tempi di adesso e non nego che questa notizia mi spiazzi parecchio mah.... beh sono dell’idea che un figlio sia un dono del cielo, un dono da apprezzare sempre e comunque e visto le difficoltà avute per riuscire ad averti non posso  non accogliere a braccia aperte questa nuova vita che presto si unirà alla nostra famiglia ma sia ben chiaro che non sono minimamente d’accordo sulle tempistiche. 
  • Tempistiche... - continuò mio padre interrompendola e se prima ero un tantino agitata nell’ascoltare le parole di mamma adesso stavo letteralmente tremando. - non parlare in mia presenza di tempistiche ti prego. Fino a due mesi fa mi illudevo nella falsa speranza  che la mia giovane figlia ancora non avesse colto l’aspetto malizioso di ciò che implica una relazione e ora non solo me la ritrovo  più che consapevole di determinate situazioni e in procinto di volersi addirittura sposare ma anche in attesa del suo primo figlio? A soli 20 anni? Direi che sia un po’ troppo Emma non trovi? - potevo di certo aspettarmi parole differenti da colui che fin da piccola mi aveva sempre istruita alla classica famiglia tradizionale dove prima avviene il matrimonio e poi i figli? Certo che no ma già il fatto che ancora non avesse iniziato a sbraitare era già qualcosa. - Come siamo passati dal “tranquillo papà, non mi sposerò subito, ho ancora molte cose da fare prima e comunque ho ancora bisogno di te” a “papà sono incinta”? Spiegamelo perchè credo di essermi perso un piccolo passaggio. - abbassai la testa non sapendo cosa dirgli. Avevo già detto tutto ciò che pensavo, ripeterlo non avrebbe cambiato le carte in tavola. - E tu... - si rivolse a Killian. - “mi prenderò cura di lei...” ho visto in che modo... complimenti! - ci fu un ulteriore momento di silenzio prima che riprese parola. - Comunque... quel che fatto  è fatto ormai e non si può tornare indietro per cui recriminare il passato non servirà proprio a nulla. Sono deluso? Mmh... deluso forse no, non è la parola adatta, ma dispiaciuto si, molto anche, sopratutto da te Emma, ti credevo più responsabile di così. Detto questo però devo spendere anche due paroline nei confronti di quella piccole giovane creatura che voi irresponsabili avete deciso di far venire al mondo un po’ troppo prima del dovuto e devo dire, proprio riguardo a ciò, che nonostante il tempismo e la precocità con cui sta arrivando non ci sarà giorno in cui il nostro sostegno mancherà. Quel bambino non ha colpe, non ha deciso da solo di venire al mondo e noi siamo i suoi nonni dopotutto e abbiamo il compito di farlo sentire amato o amata già da adesso per cui Emma conta pure su di noi. 

Mi fecero sudare sette camice prima di dirmi che alla fine, anche se non proprio entusiasti delle tempistiche, per me e per mio figlio ci sarebbero sempre stati ma alla fine lo fecero rendendomi la figlia più fortunata di questo mondo. Naturalmente il dispiacere nei miei confronti durò un pochino, ogni tanto mio padre non si risparmiava di certo  delle battute sarcastiche ricordandomi la mia poca prudenza, ma come per regina anche per loro bastò sentire il loro nipotino scalciare, o meglio “nipotina” per perdere totalmente la testa e dimenticare tutto il resto. Passai dall’essere un’irresponsabile ad essere la fautrice del regalo più bello che potessero mai ricevere nella vita e quando scoprirono che regina ci stava  trattando in quel modo, non la presero affatto bene e portarono rancore verso di lei fin quando le cose non si sistemarono. 

Ad onor del vero devo dire che però non proprio tutti faticarono nell’accettare la mia gravidanza, a parte nonno Brennan che nell’entusiasmo, nonostante regina e i miei genitori ci stessero viziando comprando di tutto e di più, iniziò a tirare fuori dalla soffitta le vecchie cose di killian, anche altre quattro persone furono davvero entusiaste della cosa, talmente entusiaste che quasi persero il lume della ragione. Di chi sto parlando? Ma naturalmente di Sarah, Abby e i loro rispettivi fidanzati: Sam, ormai inseparabile dalla Sarah e Chris, compagno di squadra di Killian e nuovo fidanzato di abby. Con loro ho cercato di mantenere il segreto un po’ più del dovuto, sopratutto con le mie compagne di squadra, raccontando loro che ero esonerata dagli allenamenti per via di una piccola infiammazione alla gamba, ma poi arrivò il momento di dire loro la verità e per farlo decisi di organizzare una cena a casa mia e di killian, si... con la gravidanza la sua casa diventò a tutti gli effetti nostra prima del previsto.

Durante tutta la cena non accennammo minimamente al fattore gravidanza, un po’ come nella cena con i miei, poi però con la scusa di servire il dessert mi allontanai dalla sala e al mio ritorno non solo avevo il dolce tra le mani ma anche quattro piccole bustine appese ognuna di esse ad un palloncino gonfiato ad elio. Consegnai ad ognuno di loro un palloncino e dopo aver visto un attimo di incertezza nei loro occhi diedi il via libera per scoprire il contenuto della busta. Una semplice frase “ciao zio\a.... presto sarò con voi per giocare insieme.... ASPETTATEMI!” scritto con pennarello indelebile sulle stampe dell’ultima ecografia che avevo fatto, questo era il contenuto della busta, un messaggio piccolo, semplice ma al tempo stesso ricco di significato. Inutile dire che Sarah e Abby persero letteralmente la testa tanto da arrivare a monopolizzarmi per tutto il restante della serata ma anche i due zietti furono entusiasti della notizia e per festeggiare questo nuovo arrivo ma sopratutto il futuro papà decisero di portarlo fuori a brindare come giusto che fosse lasciando noi donnine ai nostri chiacchiericci. 

Una volta aver avvisato tutti tutto diventò più semplice da gestire e tra decorare la camera della nostra piccola e comprarle le sue prime cosine ecco che arrivò senza che neanche me ne accorgessi l’arrivo del tanto atteso nono mese. 

Ad occhio nudo non sembravo affatto una donna incinta di nove mesi in procinto di partorire, la mia pancia rimase sempre molto piccolina, la mia cucciola era una nanerottola, ma la realtà era questa e io iniziavo ad avere un po’ di paura. A parte i primi mesi di nausee per il resto della gravidanza mai un solo disturbo... fortunata? Forse... ma nella mia mente ero convinta che probabilmente avrei pagato tutta quella fortuna soffrendo doppiamente il giorno x.

Iniziai ad informarmi su cosa stesse per accadere nel dettaglio al mio corpo domandando a mia madre e a regina di raccontarmi le loro esperienze ma entrambe, vedendomi letteralmente nel panico, rimasero sempre molto vaghe onde non spaventarmi ma la cosa mi mise in realtà ancora più ansia tanto da iniziare a fantasticare sull’idea di un possibile parto cesareo. Parlai con Killian di questa eventualità ma lui mi guardò come se avessi detto una stronzata. Non era assolutamente d’accordo con il mio pensiero, ero giovane e in salute per cui non vi era nessun motivo per cui intervenire chirurgicamente. 

  • È più rischioso un Cesario che un parto naturale... lo dice la parola stessa amore: “naturale” ci sarà un motivo se è chiamato così no? 
  • Parli facile te... non sarai tu quello che starà male. - sbuffai una sera in cui ero particolarmente nervosa.
  • Amore mio...- si avvicinò prendendomi per mano e invitandomi a sedermi insieme a lui sul divano del soggiorno. - Sei la donna più forte che io conosca, non ti sei mai arresa davanti a nessun ostacolo e sono sicurissimo che non sarà diverso neanche questa volta. Sei spaventata, è normale esserlo, ma andrà tutto bene vedrai.
  • Non mi tiri su di morale così... - obbiettai. - non centra nulla essere forti o meno... il dolore è dolore, che tu sia forte o meno la sostanza non cambia: se fa male fa male.... a prescindere e io ho paura di questo. Ho una soglia del dolore bassissima e tu lo sai, svengo anche per un taglietto a momenti... come pretendi che io riesca a....
  • Non siamo nel medioevo Emma, ci sono aiuti molto efficaci che puoi usare su richiesta in caso di necessità: gas anestetico, epidurale...
  • Wow... non sapevo che fossi un esperto - commentai - non riparavi ossa rotte tu?
  • Spiritosa... davvero molto spiritosa!! mi sono informato e pensa, quasi dimenticavo, un mio collega mi ha anche detto che il parto in acqua può essere molto d’aiuto. Il dolore è ridotto ed è anche il livello di stress per il bambino è minore. Dovremmo prenderlo in considerazione sai?

Ci ragionai attentamente per due interminabili giorni ma alla fine decisi di accantonare momentaneamente l’idea di un cesareo e dare una possibilità al parto in acqua. In fondo non avevo molte altre soluzioni a disposizione visto che Killian continuava a boicottare l’idea di un cesareo.

Stabilità questa opzione e comunicata a chi di dovere per tenere una stanza a nostra disposizione non dovetti far altro che attendere il fatidico giorno. Arrivai alla fine del nono mese che ancora nulla, la bambina non si decideva di voler nascere e se da un lato era stressante la cosa, anche se piccolina la pancia iniziava a pesare un pochino, dall’altro ero sollevata che ciò ancora non accadesse. Vivevo praticamente nel panico e avere mia madre e Regina a mezzo centimetro di distanza da me a chiedermi  ogni due minuti se mi sentissi bene non aiutava. Erano eccitate, totalmente impazzite e il loro entusiasmano cresceva a dismisura ogni giorno di più. “Oggi è il giorno buono” diceva una, “oggi rompi le acque me lo sento” diceva l’altra... non potevo avere mezzo doloretto che scattavano in piedi come soldatini e anche andare in bagno diventò impossibile che capitava di ritrovarmele anche li per assicurarsi che tutto fosse ok. 

Di solito si alternavano, un giorno era la mamma a farmi compagnia, l’altro Regina, avevano stipulato un calendario pensate, ma capitava anche di ritrovarmele tutte e due sotto lo stesso tetto, la domenica ad esempio e li la cosa era ingestibile credetemi. 

Pregai con tutto il cuore che il travaglio non iniziasse di domenica sono onesta, non avrei avuto la forza per gestire anche due nonne fuori di senno oltre ai dolori e grazie al cielo  questa preghiera venne ascoltata.

Erano le 19:30 di un lunedì sera quando iniziai ad avere i primi doloretti ma non diedi molto peso alla cosa, non erano forti, affatto... sembravano i soliti crampi di sempre. Credendo che il parto fosse diverso in fatto di dolori non dissi niente a nessuno per non creare allarmismo e inizialmente credetti di aver fatto la cosa giusta visto che dopo una doccia calda i dolori sparirono letteralmente ma considerato ciò che successe qualche ora dopo forse non fu proprio un bene tacere la cosa. 

Per tutta la notte diciamo che nonostante il sonno un po’ disturbato dal mal di schiena riuscii più o meno a riposare ma al mattino ecco tornare i doloretti, sempre molto distanti l’uno dall’altro quindi non preoccupanti, delle volte passava anche un’oretta abbondante e come se non bastasse ecco tornare le nausee.  

Vedendomi fuori forma, nonostante ci fosse Regina quel giorno a tenermi compagnia, Killian decise di prendersi ugualmente un giorno libero dal lavoro per starmi accanto, “hai una brutta cera” mi disse quando gli fece presente che non c’era bisogno di un ulteriore babysitter “non sto tranquillo se vado a lavoro”. 

Fargli cambiare idea sarebbe stato inutile, un dispendio di energie che non avrebbe portato a nulla per cui lo lasciai fare sperando di non svenire o allora avrei dovuto ammettere che avesse ragione. 

Nonostante un malessere in senso generale passai la mattinata abbastanza bene: vomitai tre o quattro volte e mi massaggiai la schiena di tanto in tanto ma per il resto stavo più che bene tanto da mettermi, contro il loro volere, anche a cucinare.

  • ci siamo... si sta preparando secondo me... entro domani partorisce - sentii dire Regina a Killian a bassa voce per non farsi sentire da me - Meglio se rimango qui stasera almeno le do una mano - si auto invitò  senza dar modo a suo figlio di dire la sua. 
  • Regina guarda che anche se parli piano ti sento. Sono incinta, non sorda.... Sto benissimo comunque, non c’è bisogno che tu rimanga davvero.
  • E se rompi le acque? - domandò seria. come se fosse lei il mio medico poi... 
  • Sono sicura che non succederà ma se dovesse succedere credo che killian sia in grado di guidare fino al pronto soccorso Regina. - dissi con ovvietà
  • Preferisco restare in ogni caso. Posso dare una mano almeno. 
  • A far c... - stavo per perdere la pazienza ma fortunatamente Killian, vedendomi pronta a rispondere intervenne prima che iniziassimo a discutere come eravamo abituate a fare. Peccato solo che pur di farla stare zitta, non si sarebbe mai arresa conoscendola, andò a suo favore. 
  • Ehm... mamma fai come ti pare. Vuoi restare? Resta, ma non stressarla ti prego che la vedo che non sta bene.
  • Appunto rimango. - alzai gli occhi al cielo esasperata dopodichè feci cenno a killian di raggiungermi in salotto. 
  • Scusa, lo so, non c’è bisogno che tu duca nulla ma.... la conosci!
  • Ringrazia che ti amo perché già la sopporto come allenatrice, pure come suocera non me la sarei mai presa se non fossi totalmente presa da te. È un  po troppo non trovi? 
  • Messaggio ricevuto - rise. - la terrò alla larga il più possibile. 
  • Grazie...
  • Riposati però perchè forse sarà anche invadente ma ha ragione a dire che stai li li.
  • Tu dici? - iniziai a tremare al solo pensiero: un conto era sapere di dover prima o poi partorire e un conto era avere l’ufficialità  che a breve sarebbe accaduto sul serio. 
  • Io credo proprio di si. Se non domani dopo domani... Sicuro.

Ma quale domani o dopodomani... magari sarebbe stato così, avrei avuto il tempo per prepararmi psicologicamente, invece no... senza neanche capire come due ore dopo ecco che  il mio calvario ebbe inizio. 

Ero sul divano, comodamente appollaiata tra le braccia di Killian quando un dolore improvviso, forte... molto forte, alla schiena e al basso ventre mi compì lasciandomi dolorante e senza respiro per buoni venti secondi. Una contrazione, una vera contrazione, la prima in assoluto così intensa. Killian non si scompose di un millimetro, mi affiancò consigliandomi di respirare profondamente e mi tenne la mano fin quando quel dolore inferrante cessò. Se quella era solo la prima di una serie di contrazioni a cui stavo per andare in contro ero spacciata, su una scala da uno a dieci il dolore era all’incirca otto e mezzo, nove... ed era solo l’inizio, la parte più semplice, come sarei arrivata all’ultima fase? Il panico prese il sopravvento e nonostante le parole rincuoranti di Killian non riuscii a calmarmi. Dopo neanche cinque minuti ecco arrivare la seconda contrazione, intensa tanto quanto la prima, poi una terza, una quarta e così via.  “Troppo ravvicinate” sentii dire Killian a mia madre e quello fu il chiaro segnale che il travaglio era ufficialmente iniziato. Avrei dovuto essere contenta, erano giorni che mi immaginavo alle prese con la mia piccolina, che fantasticavo su come sarebbe stato bello tenerla finalmente tra le braccia eppure non ero affatto felice in quel momento perchè per arrivare al traguardo desiderato avrei dovuto passare attraverso un qualcosa di mostruoso.

Improvvisamente non mi sentivo più pronta a fare la mamma e l’unica cosa che mi venne di fare fu piangere.

  • E’ tutto sotto controllo amore mio, non agitarti, adesso cronometriamo bene le contrazioni e tra poco chiamo la mia collega per avvisarla che ci siamo quasi.
  • Voglio andare adesso... fa troppo male Killian!!! E’ insopportabile.
  • E’ un po’ presto per andare ora, sono solo le prime contrazioni.... - cercò di spiegarmi
  • Già... e poi il primo parto è decisamente lungo - aggiunse regina mettendomi ancora più ansia. - Il dolore che senti è accentuato perchè ti stai agitando, se provi a rilassarti vedrai che queste prime contrazioni risulteranno più leggere e sopportabili. - prime contrazioni? C’era proprio bisogno di ricordarmelo che erano solamente le prime? 

Cercai di non pensarci, dedicai le mie attenzioni sul film che stavo vedendo poco prima ma niente, il dolore era insostenibile e in più avevo lo stimolo di voler spingere.

  • Sento lo stimolo di spingere... - dissi dopo l’ennesima contrazione, erano passati venti minuiti dalla prima ed ero già in un bagno di sudore. 
  • Devi respirare, non spingere... - mi ricordò Regina neanche fosse lei il medico dopodichè la sentii chiacchierare cosa Killian su qualcosa che riguardava me e la mia poca sopportazione del dolore. Cosa credeva? Che stavo accentuando un dolore che in realtà non era così tanto forte? Probabile visto che la sentii dire “come ci arriva alla fine se già sta così?” Ma non potetti accettarmi della cosa in quanto un nuovo dolore mi colpì, questa volta talmente forte da far succedere qualcosa di inaspettato. Sentii una strana sensazione e senza capire come ecco che mi ritrovai seduta su un divano totalmente bagnato.
  • Emma che succede? - mi chiese killian vedendomi letteralmente bianca in volto.
  • Oddio io... io... io credo di essermela appena fatta addosso - dissi con gli occhi che per poco non uscivano dalle orbite per lo stupore e la vergogna. Avevo appena fatto pipì su un divano? Senza rendermene conto? Volevo sprofondare. Vidi Killian e Regina avvicinarsi a passo svelto in mia direzione per aiutarmi ad alzarmi da li e io in quel momenti mi sentii ancora di più sprofondare. Che vergogna. 
  • Emma non preoccuparti può succedere, non è nulla... - provò a rassicurarmi inutilmente regina, Killian non disse nulla invece, rimase a guardare il divano per qualche secondo per poi spostare lo sguardo sui miei pantaloni...
  • Non è niente di quello che pensi Emma, hai solo rotto le acque. - sentenziò convinto dopo un’accurata osservazione.
  • Cosa? Ma non è presto per rompere le acque Killian? Ha appena iniziato il travaglio, non dovrebbe accadere verso la fine del travaglio? - chiese Regina 
  • Eh.... che posso farci io? - rispose come a voler dire “neanche fosse colpa mia”
  • Ma Sei sicuro? Forse ha ragione lei, ha....
  • Sicurissimo mamma. 
  • E ora? - continuò lei sempre più impacciata 
  • E ora niente! Chiamo la mia collega e le spiego la situazione...

Lo vidi allontanarsi per parlare al telefono e la cosa non mi piacque affatto, se tutto era nella norma perchè non aveva telefonato in mia presenza? Che bisogno c’era di allontanarsi? Le parole di Regina poi tornavano ad aleggiare nella mia mente: “è troppo presto per rompere le acque”.aveva detto... che qualcosa stesse andando storto? Stava succedendo qualcosa alla mia bambina? L’idea iniziò a frullarmi per la testa e prese una piena consapevolezza quando Killian tornò in stanza comunicando di aver, sotto consiglio della sua collega, chiamato già un’ambulanza. Perchè chiamare un’ambulanza se non c’era nulla di cui preoccuparsi? Non poteva accompagnarci regina in ospedale? Troppe domande per la testa, troppi dolori, troppo di tutto. 

  • Ti aiutiamo a darti una sistemata nel mentre aspettiamo ok? Così controlliamo anche come procede. - da killian avrei anche accettato quelle parole, in fondo anche se fisioterapista era comunque medico, e poi mi aveva già vista  nuda, ma da regina? Da lei proprio no, lo so che voleva solamente rendersi utile ma restava comunque la mia allenatrice e farmi vedere in quelle condizioni non era decisamente contemplato.
  • Vuoi fare cosa? - riuscii a dire tra un dolore e l’altro - Non sapevo fossi medico! - dissi con acidità - tze... Resta nel tuo per piacere.  - nonostante il dolore, l’arrabbiatura e il panico riuscii a dire “per piacere”... a Killian venne da sorridere ma lo fulminai con lo sguardo facendolo tornare immediatamente Serio.

Quando arrivarono i paramedici credevo che mi avrebbero trasportata subito in ospedale, invece no... prima di farlo dovevano assicurarsi delle mie condizioni in modo tale da comunicarle al pronto soccorso e disporre quindi  il tutto per il mio arrivo. 

Andai nel panico, non volevo che degli estrani che non avevo mai visto prima mi controllassero ma se con regina poco prima potetti esprimere la mia opinione e rifiutarmi in quel caso non potei farlo. Killian naturalmente salì in stanza con me, non mi avrebbe per nulla al mondo lasciata da sola ma anche regina poco dopo si unì. Credevo sarebbe stata una cosa breve ma dopo cinque minuti eravamo ancora li, nel bel mezzo di una visita imbarazzante dove tutti avevano gli occhi puntati su di me che ero la copia sputata di Emily nel film l’esorcista. 

  • Sicuri che il travaglio sia iniziato solo quaranta minuti fa? - chiese il ragazzo mentre mi visitava.
  • Assolutamente si! È per questo che ho chiamato l’ambulanza... le sono partiti subito questi dolori così forti, non mi risultano esserci state tappe intermedie.
  • Mmmh... capisco! Ascoltami Emma, un’ultima cosa e poi andiamo: prova a spingere, piano, senza sforzarti... al mio tre: uno, due, tre! - lo feci, provai a farlo ma un dolore assurdo, un bruciore,  proprio li, alle parti basse, mi fece fermare. 
  • O MIO DIOOOOOO!!!! - Esclamò regina guardando subito Killian per  poi spostare lo sguardo verso il ragazzo.  - E’... è quello che penso io? E’...
  • Già... è la testa del bambino, siamo arrivati giusto in tempo, altri due minuti e avrebbe partorito sola. - Cosa???? Stavo già partorendo? Non... non era possibile. - Ora bisogna solo decidere come procedere - si rivolse più che altro a killian - il tempo è poco, pochissimo, quindi o restiamo qui e la facciamo partorire noi o la carichiamo in abulanza e proviamo ad arrivare in ospedale. 
  • P... proviamo???? - ripetei nel panico più totale mettendomi in mezzo alla loro conversazione. Non volevo “provare ad arrivare in ospedale” volevo arrivarci... punto. - che significa proviamo? La... la bambina...
  • La tua bambina è quì Emma, posso vederla, pronta ad uscire quindi...
  • Voglio andare in ospedale. - dissi decisa e impanicata allo stesso tempo.
  • Emma tesoro non è il caso - mi disse regina - Diglielo anche tu Killian, glielo dica anche lei!!!! E’ meglio se... non so se...
  • Voglio andare in ospedale!!!!!! - ripetei a voce sostenuta azzittendola.
  • Ok, d’accordo! - disse Killian facendo cenno al paramedico di procedere con il trasferirmi sulla barella che nel mentre avevano portato. - Pensi che ce la facciamo però si? 
  • se fa quello che le dico ce la facciamo ad arrivare in ospedale... emma respira e basta ok? non spingere, neanche se ne senti il bisogno e vedrai che arriviamo senza problemi. 
  • E se per strada trovaste traffico? - regina era totalmente contraria a farmi mettere in viaggio in quelle condizioni e ancora una volta non si trattenne dal dire la sua.
  • Signora siamo in ambulanza, sappiamo come aggirare il traffico. Stia tranquilla, se ci lascia partire entro sette minuti saremo li. 
  • Mamma dai... lascia decidere Emma. Se si sente più tranquilla a voler andare in ospedale facciamolo. Tu intanto comincia ad avviarti e avverti gli altri che ci siamo. 

Pur contraria smise di protestare e di corsa prese le chiavi della macchina per iniziare ad avviarsi. Tirai un sospiro di sollievo nel vederla andar via, mi stava mettendo un’ansia addosso che neanche immaginate ma una volta trasportata in ambulanza l’ansia tornò ad impadronirsi di me in quando i dolori si intensificarono a tal punto che non spingere diventò impossibile. Ci provai, mi sforzai a trattenermi ma non ci riuscii, spingere mi veniva in automatico.

  • Non ce la facciamo! - esclamò il paramedico guardando Killian neanche trenta secondi dopo esserci messi in marcia e aveva ragione: due minuti dopo, quarantacinque minuti dopo la primissima contrazione, in ambulanza, grazie al paramedico e a Killian che collaborò con lui, la mia piccola cucciola venne al mondo rendendomi finalmente una mamma. 

La scrutarono parecchio prima di farmela vedere, volevano assicurarsi che stesse bene, ma poi Killian si avvicinò con lei tra le braccia e delicatamente me la passò facendomela finalmente vedere in tutto il suo splendore. Dire che fosse meravigliosa era dire poco... non c’è un aggettivo che potesse rendere a parole quello che i miei occhi stavano vedendo in quel momento; era bella... bella da togliere il fiato. 

  • abbiamo fatto un capolavoro emma! - disse Killian avvicinandosi ulteriormente a noi e baciando entrambe sulla fronte  poi prendere il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni per fare il nostro primo selfie ufficiale come famiglia. 
  • Già... la cosa più bella mai fatta in vita mia. Grazie Killian! Grazie per avermi regalato questo gioiellino.- dissi nel mentre l’ambulanza si fermò. Eravamo finalmente giunti in ospedale. 
  • Grazie a te per avermi reso papà mettendo al mondo questa splendida creatura. Sei stata bravissima amore mio, davvero bravissima ma ora arriva la parte più complicata lo sai si? - sorrise nel vedermi guardarlo totalmente è confusa: avevo appena partorito, cosa c’era peggio del dover partorire? - evitare che i nostri parenti ce la scippino tra le braccia. - rise spiegandomi le sue parole e io risi insieme a lui. Conoscendo le nostre famiglie era scontato che ciò accadesse.

Il tempo di arrivare in ospedale che eccoli già li infatti, come riuscirono a batterci sul tempo è ancora un mistero, i quattro nonni...

Ci corsero in contro non appena il paramedico aprì i portelloni dell’ambulanza per farci scendere e naturalmente la prima cosa che saltò ai loro occhi fu un fagottino microscopico urlante avvolto in una pellicola tutta argentata. Non si aspettavano minimamente di incontrarla li, nell’immediato, per cui ci fu un primo momento di smarrimento generale ma poi eccoli iniziare a farsi riconoscere stillando di felicità sotto gli occhi di tutti i passanti. Sembravano letteralmente impazziti, mai visti così esaltati, ma la più esaltata di tutti fu regina che dopo aver fatto le “vocine” alla sua nipotina facendola smettere di piangere di colpo letteralmente incantata dalla sua nonnina eccola iniziare a prendere a male parole i paramedici considerandoli degli idioti per non averle dato retta. 

  • Avete messo a rischio mia nuora e mia nipote! - nuora??? Seriamente???? - dovevate darmi ascolto e lasciarla a casa, non farla partorire in mezzo ad una strada. 
    • Signora...
  • Siete degli idioti! Ma vi farò causa sappiatelo! 
  • Come vuole lei però adesso dovremmo  portare la ragazza e la bambina in un luogo più caldo, rischiano di prendere freddo entrambe così! Ci scusi.... - senza considerarla ci trascinarono via  verso il pronto soccorso ma nonostante ciò continuai ad ascoltare  gli insulti di regina anche a distanza. 

Rimanse Killian con lei nel mentre io e la cucciola di casa venimmo visitate  e quando finalmente, dopo innumerevoli prelievi, ci portarono in quella che sarebbe stata la nostra stanza non solo rividi il mio bel maritino ma costatai anche che gli animi si erano finalmente placati. 

Partì subito la gara a chi dovesse per primo coccolare la bambina ma nessuno dei quattro nonni ebbe la meglio. Già... prorpio mentre si stavano “azzuffando” per decidere il fortunato Abby e sarah fecero il loro ingresso trionfale e senza perdere tempo le prime coccole se le accaparrarono loro passandosela lun l’altra. 

  • come avete deciso di chiamarla questa delizia? - disse Abby dopo averla passata a sarah. - mamma miaaaa.... la mangerei di baci.
  • Siamo stati a lungo indecisi devo essere onesta, non è stato facile trovare un nome a questa Piccola birbante ma alla fine ragionando bene su tutta la nostra storia, su tutto quello che abbiamo passato in questi anni abbiamo trovato il nome perfetto  quindi è con enorme piacere carissimi zii e nonni che vi presentiamo la piccola di casa Jones: la nostra piccola joy. 
  • Joy? Joy jones? - esclamò sarah 
  • Figoooooo!!!!! - si aggiunse Abby - il nome perfetto direi! Congratulazioni ragazzi! Per tutto quello che avete passato, tu sopratutto emma, vi meritate il meglio e lei lo è.

Già... lei era il mio meglio.... il nostro meglio. 

Da quel giorno sono passati due anni, due anni intensi, difficili da gestire... ma due anni che non cambierei mai per nulla al mondo. 

Joy è una bimba dolcissima ma allo stesso tempo un terremoto vivente, è capace di fare casini anche stando semplicemente seduta. Ama la gente, è socievole e non ha problemi a rimanere con i suoi nonni e gli zii se mamma e papà hanno da fare.  Come potrebbe avere problemi... quella piccola smorfiosa ha capito benissimo che stare con i nonni significa coccole a go go e giocattoli nuovi per cui non ha motivi per  cui lamentarsi. 

La sua cameretta ne è la prova vivente, ci sono talmente tanti giocattoli che a stento riesce ad entrare lei ma ai nonni poco importa e imperterriti continuano a viziarla. 

Ama i giocattoli, più fanno rumore e sono colorati e più  le piacciono ma la sua vera passione è un’altra. Alla mia piccola joy piace giocare con nonna regina o con zia Abby e zia sarah in palestra, precisamente nella buca  di gomma piuma. 

Avendo ripreso due mesi dopo il parto ad allenarmi e avendo Killian costantemente impegnato tra ospedale e allenamenti ho preso l’abitudine di portare joy con me. All’inizio tutto ok, dormiva e basta, ma poi crescendo ha iniziato a sgambettare tutta felice gurardando noi grandi allenarci e ad urlare disperata quando vedeva le bambine allenarsi. Aveva solo sei mesi era ancora piccina quindi non capivo cosa la spaventasse di quelle bambine, non riusciva a comunicarmelo, ma poi capii... non era spaventata, voleva semplicemente unirsi a loro. 

un giorno regina la mise a terra per osservare i suoi comportamenti e lei come se niente fosse iniziò a strisciare e poi gattonare per raggiungerle.  

  • Che peste!!!! te lo dicevo che è una piccola ginnasta questa qui! - mi disse regina andando a recuperarla ma vedendola piangere perché presa in braccio pensò bene di portarla sui materassi per farle fare le capriole. Si diverti talmente tanto che nonostante l’ultima lezione terminasse alle 20 noi uscimmo dalla palestra alle 21:30 e da quel giorno non vi è più stato verso di tenerla nel suo passeggino mentre si stava in palestra. 

Naturalmente era sempre super controllata, a vista proprio, era al sicuro, ma mi faceva strano a soli otto mesi vederla rotolarsi e tentare di fare capriole piuttosto che gattonare. Ad un anno e mezzo poi iniziò a buttarsi da sola nella buca di gomma piuma... prendeva la rincorsa e si lanciava...incurante del pericolo proprio e questo diede ulteriore conferma a regina che la mia piccola sarebbe stata seriamente una ginnasta forte nel volteggio come la sua nonna. 

A me personalmente non interessava e interessa se deciderà di prendere la mia stessa strada o se deciderà di intraprendere un percorso totalmente differente, a me e al suo papà interessa solo che sia felice e se ad oggi è giocare a fare la ginnastica che le stampa un sorriso sul volto, nonostante indossi ancora il pannolino,  io non sono nessuno per impedirglielo. Certo, vivo con il costante pensiero che potrebbe vivere disgrazie come quella accaduta a me in passato ma devo andare oltre e in caso aiutarla a vedere il meglio che questo sport ha da offrirle. 

Quando sarà il momento lo farò certo, per ora la lascio alle cure di regina che di sicuro saprà formarla alla perfezione. Molto meglio di come farei io. 

Ancora oggi mi chiedo come sia possibile che abbia affidato proprio a me un compito così importante come quello di formare e dare le basi alle più piccoline, lei è il meglio del meglio non di certo io ma ogni volta che prendo questo discorso lei devia lasciandomi priva di risposta. Crede in me questo è certo ma per iniziare sarebbe stato molto meglio allenare ginnaste con già un minimo di esperienza. 

Harris mi ha messo la pulce nell’orecchio che la mia cara suocera vorrebbe cedermi il suo posto una volta terminata la mia carriera olimpica, tra altre due o tre olimpiadi quindi ma se così fosse dovrebbe prepararmi psicologicamente e per tempo prima di farlo perché è vero che una volta finito il mio percorso  avrò più tempo da dedicare all’insegnamento ma è vero anche nella mia mente non c’è solo questo progetto. Sto frequentando l’università per un motivo ben preciso, ho un sogno nel cassetto, un ulteriore sogno a quello che ho sempre avuto fin da piccola e vorrei riuscire a realizzarlo. 

Sto studiando psicologia non così, tanto per.... c’è un motivo per cui lo sto facendo e propio l’altro esponendo questo mio pensiero ad harris ho ricevuto il benestare per poter realizzarlo. 

Di cosa sto parlando? Curiosi? Beh... diciamo solo che ne ho passate tante in questi anni da atleta e non sono l’unica ad aver passato momenti no. Chiunque faccia questa vita prima o poi si ritrova a dover fronteggiare con dei grattacapi e la cosa più brutta è che nella struttura non esiste un consulente incaricato ad affiancarti in questo momento “buio”. Io stessa per superare le mie difficoltà ho dovuto guardare altrove ed è li che mi è venuta l’idea. Voglio laurearmi in psicologia per aiutare i miei colleghi, attuali e futuri, a risolvere le problematiche che la vita agonistica gli preserverà. Voglio utilizzare la mia storia per aiutare il prossimo e se posso farlo nella struttura dove sono cresciuta perché non provarci? Abbiamo un fisioterapista, un sarto che ci produce body e divise, una tata che si prende cura dei minorenni lontani da casa... perché non si può avere anche uno psicologo? 

È un progetto grande, sopratutto visto che ho altri due lavori da portare avanti come insegnare e fare la mamma, che già  di per se sono parecchi impegnativi, e che ho in mente di vincere come minimo altri due o tre ori olimpici ma non ho alcuna intenzione di arrendermi. Non l’ho mai fatto e mai lo farò. Dimostrerò quanto valgo ancora una volta e vi renderò tutti orgogliosi di me.

Note dell'autore: ed eccoci alla conclusione di questa storia... come promesso sono riuscita ad arrivare alla fine senza lasciarvi in sospeso più del dovuto. Spero sia stata una piacevole lettura e se sono stata brava a tenervi incollati allo schermo vi comunico che sono in lavorazione per una one shot come seguito di questo racconto. ☺️ Piccolo spoiler: sono già a buon punto quindi tenete gli occhi 👀 aperti 😉
 

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