Once Upon A Spring

di theirseyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunset/Sunrise ***
Capitolo 2: *** Bloom/Gloom ***
Capitolo 3: *** Partying/Picnic ***
Capitolo 4: *** Working/Relaxation ***



Capitolo 1
*** Sunset/Sunrise ***


"Emma! Dove diamine stiamo andando?", Regina, sindaco di Storybrooke, era stata bendata e caricata sul maggiolino giallo dalla sua ragazza.
La donna non sopportava non vedere cosa stava accadendo intorno a lei.
"Tranquilla, Gina. Ti fidi di me?"
"Sì.", rispose immediatamente.
Emma sorrise. Parcheggiò la macchina poco dopo.
"Siamo arrivate?", chiese Regina, sentendo la porta del lato del guidatore aprirsi.
Emma non rispose, semplicemente aprì la portiera della sua ragazza e la aiutò a scendere.
"Aspetta un attimo.", disse mollando la mano della mora.
Lo sceriffo aprì il baule e con un movimento della mano, trasferì il contenuto sul luogo che aveva preparato per quella serata.
Sperò di essere riuscita a creare tutto come voleva lei, e prese la mano di Regina.
"Manca poco, okay?", disse, guidandola lungo il percorso.
Dopo qualche metro, Emma si fermò e si mise dietro di lei, slacciando la benda.
Regina sbatté un paio di volte le palpebre per abituarsi alla luce, anche se calante.
Quando realizzò dove la bionda l'aveva portata, cosa aveva fatto per lei, spalancò la bocca.
"Emma? Cos'è questa tenda?"
La bionda sorrise. "Ho pensato che una serata in spiaggia ci avrebbe fatto bene. Solo noi due, nessuno a disturbarci."
Emma aveva preparato una tenda da campeggio in riva al mare, intorno aveva messo delle candele e dei petali rosa. Davanti all'entrata aveva creato pure un piccolo falò.
Era il primo giorno di primavera, nonostante le giornate stavano iniziando a scaldarsi, l'aria era ancora fresca, e decisamente non voleva prendersi una strigliata dal sindaco per averla fatta ammalare.
"Ti piace?"
"Molto.", Regina guardò Emma e la baciò dolcemente. "Grazie.", sussurrò sulle sue labbra.
"Non devi ringraziarmi. Per te questo ed altro.", rispose Emma, portando una ciocca di capelli di Regina dietro al suo orecchio. "Vieni, è quasi ora del tramonto. Vuoi fare un bagno?"
"Vuoi farmi ammalare?"
"Abbiamo il falò che ci scalda, e pure la tenda è riscaldata. Non ti ammalerai, Regina."
"Se mi ammalo ti sogni le lasagne per un anno!"
La bionda fece per replicare, ma chiuse la bocca e mise un piccolo broncio.
Regina sorrise ed iniziò a spogliarsi.
"Che fai?", chiese Emma deglutendo alla vista di quel corpo meraviglioso illuminato dal sole calante.
"Non volevi fare il bagno?"
"Sì... Sì.", rispose iniziando a spogliarsi anche lei.
Rimasero entrambe in intimo. Regina fece qualche passo verso l'acqua, poi si fermò. Si tolse gli ultimi indumenti rimasti e poi corse in acqua.
Emma rimase a guardarla sbalordita. Doveva aspettarsi una vendetta da parte della mora per averla tenuta bendata un'ora e mezzo.
Imitò poi Regina e la raggiunse nell'acqua, rabbrividendo. "È ghiacciata!", esclamò.
"Conosco vari metodi per scaldarla.", ammiccò il sindaco avvicinandosi a lei.
Nel frattempo, il sole aveva iniziato a calare verso l'acqua, dipingendola di arancione scuro, mentre le due amanti iniziarono a baciarsi con dolcezza e passione, le onde leggere contro i loro corpi uniti.

La notte stava ormai arrivando, le due si stavano asciugando grazie all'aiuto del piccolo falò, Regina fra le gambe di Emma che la stringeva.
Il sole aveva quasi finito di tramontare, ed il cielo era di una sfumatura giallognola mista a blu scuro.
"Non avevo mai passato il primo giorno di primavera al mare.", mormorò Regina. "E ovviamente è stata pure la prima volta che ho fatto l'amore in acqua."
"Sei seria? Hai davvero tante prime volte da recuperare, suppongo."
Regina annuì. "Diciamo che non mi sono mai concessa certe libertà da quando sono sindaco, e nella Foresta.... Beh, lo sai.", la mora si strinse nelle spalle, ed Emma le baciò la spalla nuda.
"Adesso hai il tempo di recuperare.", mormorò la bionda, e dopo ciò fece apparire una pizza famiglia, sotto lo sguardo contrariato del sindaco.

Le due si addormentarono abbracciate, dopo aver fatto nuovamente l'amore nella tenda.
Regina venne svegliata da una luce rossa, aprì gli occhi e mise il viso fuori dall'entrata: il sole stava sorgendo.
Il sindaco sorrise e decise di svegliare Emma. Le riempì il volto di baci.
"Emma, alzati!"
"Ancoa inqe minui, mormorò lo sceriffo.
"Emma! Apri gli occhi subito!"
A quel tono Emma scattò in piedi. "Che succede?"
"C'è l'alba!", esclamò Regina, felice come una bambina. Emma sorrise dolcemente, erano rare le volte in cui la donna si lasciava trasportare dalle emozioni.
Le due guardarono l'alba abbracciate, poi la bionda fece apparire la colazione: cornetti e cappuccino.
Regina inarcò un sopracciglio. "Lo sai quanti grassi ci sono? E sai che non è per nulla sano?"
"Oh, andiamo, Gina! Ogni tanto puoi fare uno strappo alla dieta!"
La mora sbuffò. "Solo oggi."

E mentre le due facevano colazione, il primo giorno di primavera le salutava dal mare, e come per magia, i petali messi intorno alla tenda la sera prima, sbocciarono in rose di svariati colori, lasciando a bocca aperta le due amanti.

 

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Capitolo 2
*** Bloom/Gloom ***


Regina ed il suo maledetto albero di mele.
Era giunta la primavera, e quel dannato albero ancora non aveva deciso di fiorire.
Nemmeno la magia funzionava, ed il sindaco aveva iniziato a dare la colpa ad Emma.
Finivano spesso a litigare, quando Emma passava a prendere Henry.
Il ragazzino non ne poteva più, e stava elaborando un piano per farle smettere.

Quel pomeriggio, Henry aveva convinto Regina a farlo andare dai suoi amici a giocare, ma aveva detto ad Emma di andare a prenderlo.
Sperò che senza di lui le due potessero chiarirsi.

Quando Emma si presentò davanti alla casa di Mifflin Street, trovò Regina con una faccia corrucciata.
"Cosa ci fai qui, Swan?"
"Sono venuta a prendere Henry."
"Henry è a giocare dai suoi amici."
"Quel piccolo geniaccio.", borbottò Emma. "Scusami. Mi aveva detto di venire a prenderlo. Ma credo avesse altre intenzioni."
"Altre intenzioni? Tipo?"
"Beh, farci parlare senza scannarci per quel maledetto albero?"
"Non è maledetto, Swan! È una delle poche cose belle che mi restano della Foresta!"
"Va bene, va bene.", la bionda sbuffò. "Comunque forse so come farlo fiorire."
"Ah, sì? Sentiamo, sono tutta orecchi."
"Gold, credo abbia un insetticida magico."
"Dici che è stato attaccato dagli insetti?"
Emma si strinse nelle spalle. "Tutto è possibile."
Regina annuì. "Beh, dato che sei qui... Ti va di bere qualcosa?"
"Volentieri. Sidro?"
"Sì. Anche se sto iniziando ad essere a corto.", il sindaco sbuffò.
Emma non rispose, semplicemente entrò in casa.

Qualche bicchiere di alcol dopo, le due si erano spostate nel giardino.
L'aria ormai si stava scaldando, le giornate si stavano allungando.
Emma era seduta a gambe incrociate sulla poltrona a dondolo sospesa, mentre Regina era seduta elegantemente affianco a lei, facendole dondolare lentamente.
"Sai, non sarebbe male se potessimo stare sempre così.", mormorò Emma interrompendo il silenzio, ormai troppo brilla per tenere a freno la lingua.
"Anche io ti preferisco quando non sei sulla difensiva.", replicò Regina, anche lei decisamente brilla.
Le due si guardarono negli occhi, e lentamente si avvicinarono.
Il lento gioco occhi-bocca-occhi ebbe inizio, fino a quando la distanza fra le loro labbra non fu annullata definitivamente.
Un lieve scontrarsi di labbra, fece partire una folata di vento.
Emma picchiettò con la lingua il labbro inferiore di Regina, che aprì la bocca, permettendo alle loro lingue di scontrarsi.
Un'altra folata più forte le fece rabbrividire, ma le due si staccarono a corto di fiato.
Posarono le fronti l'una sull'altra, con dei lievi sorrisi sulle loro labbra.
Poi, Regina si allontanò dalla bionda e scattò in piedi, sbalordita: il suo giardino era completamente in fiore, l'albero di mele in primis.
"Oh, andiamo, seriamente dovevo baciare Emma per farti fiorire?!", esclamò Regina alzando le braccia al cielo, ancora brilla per rendersi conto delle sue azioni.
Emma ridacchiò. "Vuol dire che bacio bene, no?"
Regina per tutta risposta la tirò a sé, facendola scendere dalla poltrona e la baciò nuovamente, con dolcezza e passione.
"Domani ne parliamo.", disse prima di portarla in casa, direzione camera da letto.

 

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Capitolo 3
*** Partying/Picnic ***


Henry quel giorno aveva organizzato un picnic.
Voleva a tutti i costi portare le sue mamme in un posto che aveva trovato passeggiando per il bosco con Violet.
Ovviamente, Regina non era molto entusiasta all'idea di mangiare a terra cibi poco sani, ma per il figlio avrebbe fatto di tutto.
Emma, al contrario, era entusiasta: amava i picnic e le scampagnate.

La primavera era ormai inoltrata, tutti i prati erano in fiore, tutta la città era colorata.
Henry quella domenica si era svegliato presto, era entusiasta di passare quella giornata con Emma e Regina, e non avrebbe permesso a nulla di rovinargli quella giornata.
Quando furono pronti, si avviarono verso il bosco con la macchina di Regina, per poi parcheggiarla e proseguire nella radura a piedi.
Dopo una mezz'oretta di camminata, arrivarono in un prato enorme, completamente fiorito.
Emma e Regina spalancarono la bocca.
"Seriamente non sapevi dell'esistenza di questo posto?", chiese la bionda stupita che la sua ragazza non ne sapesse nulla.
"No, Emma. Molte parti della città si sono come ampliate dopo che la maledizione è stata spezzata, e purtroppo la cartina della città non si aggiorna magicamente. Ci sono un'infinità di posti che ancora non conosco."
"Beh, se vuoi io e Violet siamo felici di esplorare Storybrooke!", esclamò Henry, ricevendo un'occhiataccia da Regina.
Faticava ad accettare che il suo bambino avesse una ragazza, figuriamoci mandarlo da solo con lei alla scoperta di posti isolati.
"Dai, Gina, devono fare delle scoperte!", Emma diede manforte al figlio, guadagnando anche lei uno sguardo omicida.
Il sindaco sbuffò e non rispose per un po', avanzando un po' al centro del prato.
"Allora, tesoro, cosa hai organizzato per questa giornata?", chiese Regina con un sorriso al figlio, dopo aver appurato la sicurezza del posto.
"Pensavo che potevamo giocare un po' a palla, oppure puoi insegnare qualche gioco di carte a mamma, visto che è una schiappa."
"Ehi! Io sono bravissima a giocare a carte.", Emma mise un broncio ed incrocio le braccia al petto.
"Certo, ed io sono il Re d'Inghilterra.", replicò Henry con una linguaccia.
Regina si nascose la bocca con una mano, per non farsi vedere che rideva.
Guardò la sua famiglia divertita.
"Beh, possiamo iniziare dal giocare a carte. Due o tre partite dovrebbero portarci tranquillamente all'orario di pranzo."

E così fu. Regina insegnò tre diversi giochi di carte, portati direttamente dalla Foresta Incantata, e l'ora di pranzo arrivò subito.
Ovviamente Emma aveva perso continuamente, ed ora aveva un broncio. Henry invece si stava divertendo a prenderla in giro.
Regina, nel frattempo, aveva preparato tutto per il picnic. Aveva però leggermente barato: non sopportava l'idea che il cibo toccasse terra, quindi aveva creato magicamente un piccolo tavolo, basso, per il pranzo.

Dopo pranzo, la famiglia decise di fare una passeggiata.
Ad un tratto, però, un tuono interruppe il confortevole silenzio che si era creato, seguito qualche secondo dopo da una forte pioggia.
"Seriamente? Benvenuta primavera!", sbuffò Emma, facendo apparire due ombrelli già aperti.
Henry ridacchiò. "Mi avvio in macchina.", disse poi, allontanandosi.
"Sai, c'è una cosa che ho sempre sognato fare...", iniziò Regina non appena il figlio fu fuori dalla loro visuale.
Emma guardò la sua ragazza confusa. "Cosa?"
Il sindaco non rispose. Abbassò l'ombrello, facendo così bagnare ancora di più entrambe, e baciò lo sceriffo con dolcezza e passione.
La bionda ricambiò il bacio, con la stessa dolcezza e passione.
Si staccarono poco dopo, sorridenti.
Emma rialzò subito l'ombrello.
"Guarda che non voglio sentire storie se ci ammaliamo.", disse divertita.
"Ne è valsa la pena.", replicò Regina avviandosi verso la macchina.
Fortunatamente Henry sapeva accenderla e aveva fatto partire il riscaldamento.

 

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Capitolo 4
*** Working/Relaxation ***


Regina era davvero sfinita in quei giorni.
Snow White e David non perdevano occasione di chiederle aiuto per la Festa di Primavera, e lei aveva altre cose a cui pensare, cose decisamente più importanti di una stupida festa stagionale.

Quel pomeriggio era in programma una riunione proprio per parlare della festa, ed il sindaco non aveva per nulla voglia di stare ad ascoltare i suoi cittadini parlare di ciò.
Si passò una mano fra i capelli neri, portandoseli all'indietro, e guardò fuori dalla finestra: la gente stava arrivando, ma già sapeva che l'unica persona che sarebbe dovuta arrivare puntuale, non lo avrebbe fatto.
Emma Swan, lo sceriffo di Storybrooke, nonostante anni di servizio, non aveva proprio la puntualità nel suo DNA.
La stanza delle riunioni si stava riempendo, Regina entrò col suo fare regale, in mano due fascicoli per la festa. Diede un'occhiata alla sala, ovviamente Emma ancora non era lì.
Il sindaco stava per avviare la riunione, ma venne interrotta dall'arrivo della donna bionda.
"Scusate.", mormorò.
"Miss Swan, si deciderà ad essere puntuale prima o poi?"
"Beh, non mi pare voi abbiate già iniziato.", replicò Emma, le braccia incrociate al petto.
Regina roteò gli occhi. "Prenda posto, per favore."

La riunione era giunta al termine: due ore di pianificazione. Regina era esausta, aveva accettato di contribuire solo con dei fondi, non avrebbe mosso un dito per questa cosa - a suo parere inutile.
Se ne erano andati tutti, tranne l'irritante sceriffo, che si avvicinò al sindaco.
"Ho i documenti del dipartimento."
Regina inarcò un sopracciglio. "Di tutto il mese? Questa settimana compresa?"
"Uhm... Quelli di questa settimana no."
"Okay, allora facciamo così: ora, Miss Swan, va a compilarli, e me li porta entro le 17 qui nel mio ufficio. Intesi?"
"Sì, Regina."

E così Emma si diede da fare e cercò di essere puntuale.
Per una volta voleva abbassare l'ascia di guerra e renderla fiera.
Emma provava qualcosa per il sindaco, ma sapeva che i suoi genitori non avrebbero approvato.
Non che le sarebbe importato, visto che i loro rapporti non erano strettissimi.
Quando lo sceriffo finì i documenti, con un movimento di polso si trasportò davanti all'ufficio del municipio.
Bussò, e la porta si aprì automaticamente.
La bionda fece dei passi in avanti, raggiungendo così la scrivania.
Regina era impegnata nella lettura di alcuni documenti.
A guardarla, sembrava davvero stanca. Emma fece un sorrisetto ed appoggiò i documenti a lato della pila che la mora stava leggendo.
Il sindaco sollevò lo sguardo. "Wow. Per una volta sei puntuale.", disse.
"Per una volta ho voluto stupirti.", replicò Emma stringendosi nelle spalle. "I documenti sono tutti. Divertiti a leggerli."
"Grazie. Stasera ti va di venire a cena?"
"Uh, sì.", la bionda sorrise ampiamente: solitamente veniva invitata quando Henry chiedeva le lasagne, e ciò accadeva una o due volte al mese.
"Bene. Alle 19 a casa mia. Stupiscimi."
Emma inarcò un sopracciglio, ma non rispose. Semplicemente se ne andò in una nuvola di fumo bianca.

A casa, lo sceriffo si stava scervellando su come stupire il sindaco che sembrava impossibile da accontentare.
Aprì il frigo per prendersi una birra, ed ebbe l'illuminazione: un vino rosso ed un rosé.
Fortunatamente aveva entrambi già in casa, così si fece una doccia e scelse i vestiti: optò per dei jeans neri ed una camicetta a quadri verde, leggera.
Quando fu pronta, guardò l'orologio: puntuale come non mai.
Emma prese le bottiglie di vino e salì sul suo maggiolino giallo, direzione: Mifflin Street.

Quando arrivò, suonò al campanello. Sentì dei passi correre ed una voce borbottare, sorrise.
Ad aprire fu proprio il figlio dodicenne. "Emma!", esclamò. "Mamma non mi aveva detto nulla!"
"Beh, lo sai che le piace farti una sorpresa, no?", sorrise.
Il ragazzo annuì e fece entrare la madre.
"Venite in giardino!", sentirono dire i due, e si diressero.
Emma rimase sbalordita: il giardino era completamente colorato, grazie all'arrivo della primavera, ed un tavolo vicino al muro era apparecchiato.
"Ho pensato che visto che è una serata calda, potevamo cenare qui fuori."
"Sì, certo. Ho portato del vino."
"Oh, fantastico!", Regina osservò le bottiglie ed annuì soddisfatta poggiandole sul tavolo. "Potete accomodarvi. Vado a prendere le lasagne e torno."
Emma ed Henry si sedettero subito, iniziando a parlare di un nuovo videogioco, che entrambi volevano provare.
Regina tornò ed iniziò a servire loro le porzioni.

La cena passò piuttosto in fretta.
Henry aveva di raccontare alle madri tutti i progetti che con la scuola stavano creando, poi disse che avrebbe aiutato i nonni ad allestire il parco per la festa di Primavera.
Regina era un po' scettica, ma non poteva negare al figlio una cosa che lo rendeva così entusiasta.

Quando l'ora di andare a letto per il ragazzo si avvicinò, Emma lo accompagnò in camera: ogni volta che la bionda era lì, poteva passare una mezz'oretta alla PlayStation prima di andare definitivamente a letto.

Henry si era addormentato, così Emma tornò in giardino, dove la mora era rimasta, si era semplicemente spostata sul divanetto, un bicchiere di rosé in mano ad aspettarla, uno sul tavolino per la bionda.
Lo sceriffo si sedette al suo fianco, dopo afferrato il proprio bicchiere. "Sembri sfinita, Gina."
Il sindaco la guardò male. "Non chiamarmi così."
"Ma è bellissimo."
"È orrendo.", Regina sbuffò. "E comunque no. Sto bene."
Emma inarcò un sopracciglio. "Sai, sono molto brava con i massaggi."
La mora la guardò, bevendo lentamente. Era troppo sobria per affrontare tutte quelle emozioni.
"Ah sì?", si girò mettendosi con la schiena rivolta alla bionda. Regina si spostò i capelli sul lato destro del collo. "Fammi vedere, allora.", mormorò, la voce leggermente più roca.
Emma finì in un sorso il suo vino, e poggiò il bicchiere sul tavolino. Deglutì e posò le mani sulle spalle di Regina. Iniziò a massaggiarle, lentamente.
La mora emise subito un gemito quando lo sceriffo iniziò a scioglierle i nodi fra i muscoli.
Emma, a quel suono, si morse il labbro. Iniziò a massaggiarla più decisa, e ad un tratto Regina inarcò la testa all'indietro, gli occhi chiusi. Li riaprì e si spostò, fiondandosi sulle labbra di Emma, che ricambiò immediatamente il bacio.
Il sindaco si girò, sistemandosi meglio e continuò a baciare Emma, con foga.
Si staccarono a corto di fiato, le fronti l'una sull'altra.
"Sì, sei un'ottima massaggiatrice.", mormorò Regina sulle labbra della bionda. Entrambe sorrisero divertite.

Quella domenica, la Festa di Primavera fu un successo, Regina era più rilassata, meno scontrosa ed Emma era felice.

 

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