A new day, a new life

di Marllexs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** introduzione ***


Si nasce, si cresce, siamo amati, si muore. Ma mica lo capisci? Mica lo intendi subito che non è semplice? No, solo mentre vivi i tuoi giorni, capisci che la vita non è fottutamente semplice. Veniamo al mondo ma nessuno ci dice come viverla e superare ogni difficolta. Figuriamoci scegliere la strada giusta, quella che rende felice ogni essere vivente che puoi volere bene senza sentirti dire o avere la sensazione di essere una delusione. Perché sappiamo che esso ci mette davanti a delle scelte, che noi lo desideriamo oppure no. Essa sarà sempre una scelta allo sbaraglio e Andrea ne sa qualcosa. Andrea sopravvive, sopravvive ogni giorno e lo sa fare divinamente, lo fa da una vita intera. Ha sempre vissuto in una finta sicurezza, in una bolla di sapone in cui si era rinchiusa da sola ma cosa succede se un giorno sparisce? Che cosa succede se la bolla esplode? Per Andrea, tutto cambia, come non avrebbe mai potuto immaginare nemmeno nei suoi fervidi sogni. Per una ragazza che si è sempre nascosta dal mondo, dalla società che imponeva leggi che gli andavano strette, dalle persone che la circondavano soffocandola, dalla finzione di una vita non sua, Andrea diventa o meglio rinasce Andrea nel momento preciso in cui parte. Andrea è decisa più che mai di ricominciare una vita senza "se" e senza "ma", decisa più che mai a vivere una vita senza restrizione e finzione. Ma si sa, è difficile smettere di sopravvivere e iniziare a vivere davvero respirando a pieni polmoni e per lei le cose iniziano ad andare meglio quando va a vivere da sola, quando s'innamora. Combattere contro un paio di occhi chiari non è così semplice quando fa svanire ogni sicurezza, quando fa svanire tutto quello che credeva aver superato. E' in quel preciso momento che vecchie paure e vecchi fantasmi ritornano a farsi avanti, a chiedere un prezzo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Dai tempi antichi, dalle piramidi ai greci, dai mussulmani ai romani la società si divide in due. Una insegna agli esseri umani che la vita è stata già scritta da un destino a noi ignoto, da un gruppo di dei o dalle stelle di un firmamento in cielo; l'altra invece ci insegna e trasmette alle generazioni successive che sia solo l'essere umano a prendere le proprie decisioni. Le verità sono entrambi. Sono ipotesi che possono essere fottutamente vere, nessuno può negare che la vita è fatta di scelte da prendere che ci piaccia oppure no, che lo vogliamo oppure no. Bisogna calcolare i pro e i contro di ogni azione, tenere conto di cosa si perde e di cosa si ottiene, la mia non è stata una delle migliori scelte. Anzia posso affermare che essa sia stata la più difficile ma allo stesso tempo liberatoria per la mia esistenza. Mi sono ritrovata ad impacchettare tutti i miei beni, i miei ricordi e metterle in scatole apatiche e vuote, tutto ciò che mi era più caro, che avevo costruito per andare in un'altra nazione. Ero diretta lontano da dove sono cresciuta, lontano da quello che sono diventata e dalla mia cerchia affettiva; ero diretta finalmente a fare ciò per cui avevo studiato tanto. Ho passato la maggior parte delle mie giornate a studiare su mattoni di libri dove non capivo la metà delle cose mentre il mondo intorno a me continuava a girare senza di me. Avevo perso la metà dei migliori anni della vita per arrivare dove stavo arrivando adesso, per raggiungere quest'obiettivo che desideravo con tutta me stessa. Mi sono persa discoteche, concerti, uscite a tarda notte. Ma tutto porta alla fine, tutto porta alla conclusione: sono diventata una dottoressa in psicologia clinica che si sta per trasferire a Los Angeles. E' sempre stato il mio più grande desiderio e adesso, adesso si stava avverando. Ma come ogni decisione, al momento più difficile iniziavo a pormi delle domande. Ne valeva davvero la pena? Non sapevo cosa pensare, cosa decidere ma l'orologio faceva tic toc e il tempo scorreva velocemente. Sapevo in cuor mio che era una decisione difficile, ma parliamoci chiaro, ho sempre vissuto una vita che non mi apparteneva. Ho provato a tenere nascosta una parte di me per troppo tempo adeguandosi ad una società che mi stava stretta ponendomi come obbiettivo, rendere fiera la mia famiglia. I miei genitori mi amano follemente ma hanno una piccola pecca, una grande pecca; sono ignoranti sull'omosessualità. Più di tutti un padre che non crede sia giusto che una coppia lgbt adotti un figlio o si sposi, quando non si preoccupano perché non tocca a loro.  "Signori e signori, notizia del giorno, mi piacciono anche le donne ma ehi non diciamolo alla famiglia." Lo ammetto, sono stata una codarda. Codarda in un mondo d'ipocriti e di falsi; in un mondo del genere io non ne avevo. Probabilmente il punto focale era semplicemente che non ne avevo motivazione, non mi ero mai innamorata.

-flash back (3 mesi prima) –

Dopo anni interminabili a studiare, a impazzire per le lunghe sessioni, i lunghi anni non mi aspettavo che finita l'università ed essermi laureata sarei finita così. Non denigro nulla e non rinego nulla ma avevo altri sogni e invece, invece la mattina mi svegliavo presto e non facevo nulla. La notte non riuscivo a dormire ma questa era una conseguenza che capitava da una vita intera solo che in questo momento della mia vita mi uccide. Da quando tutto è finito, mi sembra di non riuscire a fare nulla nel mondo giusto, di non impiegare il tempo nel modo corretto o che non basta mai. Eppure sono una ragazza pigra, troppo, ma questo mi urta i nervi perché non è una scelta ma costrizione e mi annoia troppo rimanere con le mani in mano. Ennesimo giorno, ennesima mattinata. Sistemo la mia stanza mentre per tutto il piano notte riecheggia una musica assordante come rileva mia mamma. Ha un volume altissimo, confesso forse troppo tanto da poter rompere i muri ma proprio per questo volume alto, tutti i miei pensieri spariscono. Il ritmo è così coinvolgente che come per magia il mio corpo inizia a muoversi, senza pensarci troppo. Occhi socchiusi, capelli che si muovono insieme al mio corpo leggiadro per la stanza senza senso, solo io e la musica senza il mondo che mi circondava. Talmente estranea che non sento arrivare nemmeno mia mamma.

*URLO*

"Cazzo mamma" le dico guardandola male e prendendo aria. Ho preso uno spavento che sono saltata completamente in aria come un cartone animato, uno di quelli per bimbi. "Stavi per perdere la tua figlia adorata" le dico ridendo leggermente. Con il suo solito modo di fare, alza prima gli occhi al cielo per poi poggiarli in modo serio su di me. "Che succede?" chiedo nascondendo la mia preoccupazione ma un brivido percorre la mia schiena. Mille immagini passano la mia mente. Incidenti, esplosioni, immagini molto tragiche. La calma esterna non è quella che ho all'interno in più mia mamma non fa capire nulla. È sempre la stessa, immobile senza espressione fino a quando non mi mostra un oggetto. Confusione totale. Mille domande a cui non riesco a rispondere. "E' arrivata adesso. Il postino bussava ma non lo sentivi. Qualcuno aveva la musica troppo alta". Come sempre una nota di rimprovero nelle sue parole, come quando ripeti qualcosa fino allo sfinimento, per troppe volte senza ottenere risultati. Un disco rotto che si ripete all'infinito. "Non farlo, non come ogni giorno. Non criticare il mio modo di calmarmi e rilassarmi". Le dico girandole le spalle e aprendo la finestra. Stamattina la voglia di discutere è pari a zero, mi sembra sempre di sbagliare, di sentirmi in una gabbia che mi sono creata da sola. Una punizione. Mia madre richiama l'attenzione sulla busta che ha tra le mani ed è solo allora che mi soffermo sul suo viso e di come negli anni sia cambiata. Le continue lotte che lei stessa ha dovuto affrontare e la forza nel farlo. Conosco ormai ogni suo cambio di sguardo, ogni suo movimento ed è in quel momento che il suo sguardo cambia quasi a voler piangere. È sempre stata una donna che non ha mai mostrato mai le sue debolezze, mai e questo mi ricorda quando siamo simili, quando io e lei ci somigliamo più di quanto, ho sempre pensato. "Non aspettavo nulla. Sei sicura sia per me?" chiedo in modo stupido. Come a non volere quella lettere già consapevole in cuor mio di cosa poteva essere. Cambiamento, follia, pazzia, rinascita. "Sei sicura, sicura?" continuo a domandare, ancora e ancora. Voglio una finta illusione, voglio almeno crearmela questa illusione. Mia mamma non è d'accordo, per nulla e lo dimostra benissimo con uno sguardo omicida. Se gli sguardi uccidono, il suo mi ha sepolto. "Lilith Andrea Black" pronuncia in modo duro sottolineando il mio cognome con orrore. Mia madre ha sempre odiato il mio cognome, per lo più oserei dire schifato che ho osato tenere il cognome di mio padre. Tra i due non è mai sorto buon sangue e io non ho mai appoggiato nessuno di loro nella lotta di supremazia. Sono sempre stati cosi concentrati a lottare che non si preoccupavano dei danni che causavano, ma in compenso sono stata testarda e cocciuta su questo. Da brava Black non mi arrendo mai. Infondo se caratterialmente somiglio a mia madre, fisicamente sono un mix strano.

 Ventisei anni da compiere e sono alta un metro e sessantacinque e i capelli neri come la notte

 Ventisei anni da compiere e sono alta un metro e sessantacinque e i capelli neri come la notte. I capelli fanno a pugni con la mia pelle bianca e i miei occhi azzurri, un'altra caratteristica particolare, che mi appartiene sono le labbra rosse scarlatte. In più sono piena di tatuaggi, nascosti in punti non molto visibili. La mia insicurezza, l'essere, complicata e senza speranze si aggiungeva ai mille problemi e mostri da combattere forse era questa la motivazione della mia decisione, forse era per questo motivo che avevo deciso di aiutare gli altri. Ormai io non potevo più essere salvata. "Sei tu o sbaglio? È arrivata in ritardo e il postino si scusa" mi passa definitivamente la lettera sorridendo dolcemente mentre io sbianco solo a leggere quel nome. Prendo un respiro e mi appoggio al letto mentre fisso mia mamma. Le mani mi tremano mentre provo ad aprirla, lei m'incita dolcemente. Ma per quale motivo dovrei aprirla? Aprire qualcosa che potrebbe distruggermi? Una risposta, che sia negativa o positiva mi cambierebbe completamente. In negativo, tempo sprecato sui libri, in positivo dovrei lasciare tutto. Bivi sempre da dover prendere, scelte difficili ogni giorno. Ammetto che quello che ho adesso non è molto ma posso dire che almeno è una sicurezza a confronto di uno stupido sogno nel cassetto. Dove mi porterà tutto ciò? A casa o ad una nuova me? Probabilmente una versione di me che nascondo da un tempo così infinito da non ricordare nemmeno più. La paura mi assale mentre gioco con questa lettera. Potrebbe essere una magia, la fatidica lettera che speravo arrivasse a undici anni da Hogwarts. Essere una strega. "Forse è arrivata" sussurro a bassa voce. Mia madre, che fino a quel momento era rimasta alzata, si appoggia vicino a me. Sorride dolcemente mentre mi guarda "Sono orgogliosa di te in qualunque caso"

Egregio Dott.ssa. Lilith Andrea Black

Abbiamo ricevuto la sua domanda e nel leggerla sono rimasto molto stupito, molto di più di quanto potrebbe immaginare. Tra le tante domande non ci aspettavamo di poter ricevere e leggere una domanda con un percorso curriculare del genere. Com'è dovuto dalla mia posizione, ho impiegato molto tempo per studiare in ogni dettaglio il suo percorso. Ogni tirocinio che lei ha fatto, anche quelli facoltativi che con mio stupore sono molti. Allegato al suo curriculum ho letto anche tutte le lettere che ci ha mandato. Provengono da molti studi medici e centri clinici, dove lei ha lavorato. Sono molti per la sua giovane età e questo mi ha incuriosito, quindi s'immagini il mio stupore e i miei dubbi con tutte le possibilità nel suo paese. Con mio estremo piacere e le innumerevoli chiamate che ho fatto, tutti i miei dubbi sono stati eliminati. Di conseguenza la nostra struttura ha deciso che non può lasciarsi sfuggire una psicologa come lei e di conseguenza è stata presa per il posto di lavoro. Inizierà tra quattro mesi. Le consigliamo di venire prima, almeno per ambientarsi circa verso metà settembre. Inizierà un corso di lingua inglese, in una scuola pagata da noi più il salario.

Ancora congratulazioni e Cordiali Saluti.

Dott. Daniel Stuntman

La lettera mi scivola dalle mentre tremo. Non ci credo ancora, non penso sia possibile avercela fatta eppure è così. Guardo mia madre mentre non smetto di tremare. Posso cambiare vita, posso essere felice. Devo partire.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


POCHE ORE DOPO

La giornata si era trasformata in una di quelle giornate nuvolose e nere, con il sole che tentava di apparire dalle nuvole. La notizia era ancora fresca, il cuore batteva ad una velocità elevata mentre camminavo in direzione della casa della mia migliore amica. Più che migliore amica era una sorella, una gemella, non di sangue ma per scelta eppure eravamo completamente diverse, ma siamo inseparabili da sempre. In tanti anni di amicizia nulla ci ha diviso ogni avvenimento, ogni dolore, ogni separazione ci ha reso più forte di prima. Qualsiasi cosa succedeva ad una delle due, l'altra era la prima a saperlo, perfino una cazzata. Tutto si stoppava per ascoltare anche una chiamata, un audio su what's app e forse proprio per t67questo, sto andando da lei per questa notizia bomba. Io e Helena ci conosciamo da una vita intera. Non avendo una sorella con cui confidarmi, con cui crescere o stare male per mio padre, lei era tutto ciò che potevo desiderare. Confesso che un fratellastro lo avevo ma nulla da competere con lei e forse proprio per questo nostro legame, mi rendo conto dalla chiamata, che la sua voce non era la solita voce da Helena, la mia Helena.  Le notizie camminano sempre a due a due. Non so quale sia la motivazione, il perché, ma quando abbiamo una notizia subito, si chiama l'altra senza se e senza ma. Quando finalmente arrivo a casa sua, il mio corpo in automatico torna a respirare, a rilassarsi. Casa sua possiede un odore di casa più delle mie quattro mura. Non è cattiveria verso mia madre o i suoi sacrifici per mantenerci ma alcune volte casa semplicemente non è davvero casa. E' in questo posto che ho avuto molto spesso, quasi sempre un senso di calore familiare che non avevo sentito nemmeno quando c'era mio padre; un senso che faceva sparire come per magia tutte le cose brutte e difficili della mia vita. Devo ammettere che in parte è sempre stato così essendo cresciuta in questa casa. Mia mamma spesso e volentieri era in viaggio per lavoro ed io rimanevo a casa da sola e quindi mi "trasferivo" in questa casa. Pomeriggi a chiacchierare, notti sul divano con fame notturna mentre studiavo o ascoltavo lei e le sue litigate con i ragazzi. I gelati poi finivano in quantità a qualsiasi periodo dell'anno. Noi non potevamo essere altro che Lilith e Helena. Arriva da me come un uragano che mi stravolge mentre mi stringe forte, un abbraccio che trasmette paura infinita. Ci sediamo sul balcone, il nostro posto, mentre si accende una sigaretta con uno sguardo spento, morto. Non è da lei, ha sempre uno sguardo così allegro che trascina chiunque con sé anche nelle giornate più nere. Le cose non sono buone. La guardo attentamente mentre si guarda intorno "Dimmi su anzi, sputa il rospo" affermo per incitarla. Le sorrido pronta ad ascoltarla, come lei ha fatto ogni volta con me ma mentre mi guarda, la vedo tremare e mordersi il labbro con forza. Cattivo segno. E' titubante come quando prendi una delle decisioni peggiori della tua vita, come quando testarda come sei, la prendi ma in cuor tuo sai di aver fatto la cazzata peggiore della tua vita. Helena ha fatto questo. Entrambe viviamo in una gabbia costruita con le nostre stesse mani. "Mi sposo" afferma sottovoce. Una voce talmente bassa che penso di averlo semplicemente immaginato ma lei non mi guarda negli occhi, anzi evita il mio sguardo a tutti i costi. Adesso collego il suo atteggiamento, la sua titubanza, la sua insicurezza dalla nostra chiamata. E' arrivata ad un bivio che temeva già da mesi di dover affrontare, ammettere a se stessa di non essere più innamorata. Ma parliamoci chiaro stiamo parlando di lei, e lei non riesce ad ammetterlo per la paura e chi sono io per incutergli più timore? Sono sua sorella e sarò il suo appoggio sempre. Attiro la sua attenzione con uno schiocco di dita e finalmente mi guarda, ha uno sguardo stanco e distrutto di una ragazza persa in futuro che non gli appartiene ma che si ostina a portare avanti. E' più coraggioso continuare una vita che si è costruita con le proprie mani o avere il coraggio di cambiarlo? ? Potrei dichiarargli tutta la verità, tutto quello che entrambe stiamo pensando, che è un errore, che sarà la sua rovina, ma il suo sguardo chiede pietà. "Possiamo dire che essere giovani per sposarsi ti permette di fare tanto ma tanto sesso, così da provare mille posizioni nuove" sorrido " ma oltre a questo, mi troverai sempre al tuo fianco, ovunque io sia, ovunque tu sarai, anche se io sarò a Los Angeles". Il suo sguardo si gela mentre riceve la notizia.

VENTISETTE AGOSTO

Un secondo prima avevo ricevuto la lettera e la notizia e un secondo dopo mancava poco al fatidico giorno. Il tempo era passato talmente in fretta quasi in un batter ciglia che non mi ero accorta che mancava poco a tutto, al matrimonio e al mio andar via. Come potevo essere stata così concentrata da non pensarci prima? Era come se il mio cervello aveva deciso di cancellare tutto fino ad oggi. Si era concentrato sul matrimonio e sui pacchi che ero stata occupata al massimo, un bene per entrambe noi. Si, perché Helena alla fine aveva deciso di sposarsi non per se stessa ma per gli altri come un dovere, un obbligo e questo lo avevo capito. Era stato inutile il mio chiedere in modo sottile se era sicura, non cambiava idea e solo il fatto che metteva la felicità altrui davanti agli altri, mi preoccupava. Ironia come cazziata da parte mia, ma il bene che le voglio è enorme. In questo momento ero in chiesa, io in chiesa. La odio. Se non fosse stato per il suo matrimonio, io non ci sarei entrata nemmeno per sogno. Avevo uno strano ripudio per la chiesa. Era come se ogni volta che ci entro, prendo fuoco come un demone ma ciliegina sulla torta sono damigella d'onore con un vestito che non metterò più. Impazzisco, lo sento. La scena che si presenta è emozionata, per gli estranei. Gli invitati tutti con i lacrimoni all'oscuro che la persona più importante per me, sta andando al patibolo. Cocciuta. Erano tutti seduti su quelle panche con ansia di vedere la sposa senza rendersi conto di cosa stava succedendo. Aveva uno sguardo spento, privo di felicità che stona con la situazione.  Le spose non dovrebbero essere felici, sprizzare gioia? Ma tutto intorno a lei stona con la sua faccia. Il suo vestito era un vestito ampio che fasciava nei punti giusti, i capelli sciolti che scendevano sulle spalle. Ho maledetto ogni giornale che ho visto negli ultimi mesi per ore, tutti. Inizia la musica, lei inizia a camminare. Passo dopo passo la seguo con lo sguardo pronta ad un'imminente crisi. Ed eccola, si blocca, si guarda intorno e poi guarda me. Il suo viso truccato per l'occasione si ricopre di lacrime mentre volge lo sguardo velocemente sulla persona all'altare che doveva essere suo marito sussurrando "mi dispiace". Come in un film strappalacrime si alza un po' il vestito e inizia a correre sparendo dalla navata. Rimango improvvisamente immobile a quel coraggio prima di togliere i tacchi velocemente e iniziare a correre svelta per seguirla. Non riesco ad evitare di urlarle dietro con tutta la voce "Aspettami", sembra un'atleta professionista, proprio lei che odia correre. La raggiungo, mi manca l'aria e i miei respiri sono pesanti mentre lei ha lo sguardo incredulo per aver fatto una cosa del genere. Prova anche ad aprire bocca, ma non esce nulla scena muta. Mentalmente mi ero preparata a questa eventualità, anche se ero più sicura che non sarebbe successo, ma nulla nella vita è sicura. "Prendo le chiavi della macchina e andiamo" affermo seria prendendo in mano la situazione. Non si poteva rimanere immobile davanti alla chiesa, qualcuno sarebbe arrivato e il coraggio che aveva trovato sarebbe sparito. Lei non ci pensa due volte e corre verso la macchina scappando da un qualcosa che non aveva mai voluto, scappa dall'enorme sbaglio che stava facendo. Assolutamente non penso che non lo abbia mai amato ma a un certo punto ha messo lui davanti a se dimenticando chi era davvero, cancellando parti di sè. Lui gli ha portato via piccole parti di lei e lei glielo ha permesso fino a questo giorno. Helena inizia a piangere disperatamente mentre si prova a distruggere il vestito anche graffiandosi, accosto mentre la blocco. "Calma i bollenti spiriti" le dico bloccando le sue mani con calma e aiutandola. Quanto sono simpatica delle volte. Mi volto verso i sedili posteriori prendendogli una cambiata, lei mi sorride come sempre. "Sai sarebbe ora che prendessi in considerazione l'idea di venire con me" la guardo "vieni con me. E' sempre stato il nostro sogno, il nostro desiderio. Lontano da tutti quelli che ci conoscevano e adesso abbiamo quest'opportunità. Tu ed io all'avventura come sempre. Siamo sorelle, entrambe o nessuno." Termino seria. Lei, la vera Helena sorridendo alza gli al cielo scoppiando a ridere riempiendo con quel suono l'intera macchina come una musica non suonata per troppo tempo. "Mi avevi già convinto a Los Angeles."

TRENTUNO AGOSTO

Questo era il giorno peggiore, peggiore del matrimonio. Il mio fatidico giorno era arrivo. Oggi sarei partita. L'aeroporto mi sembrava più caotico del solito, per una persona abituata a viaggiare, a causa di un padre inglese e di un'eterna lotta padre-madre. Ma io, Lilith Andrea Black ero davvero pronta, pronta a salire su quell'aereo che ci avrebbe portato ad una nuova vita senza sapere cosa sarebbe successo ad entrambe? E se fosse successa, una catastrofe mi sarei sentita in colpa per sempre per aver trascinato la mia migliore amica nella follia con me. Nel baratro con me. Salutiamo i nostri genitori con le ultime raccomandazioni che si fanno ai bambini di dieci anni quali siamo per la mia, poi abbraccio forte la donna che mi ha visto crescere come una seconda madre, la sua. Mi era stata affianco in ogni momento della mia vita prendendosi cura di una ragazza che non era sua responsabilità eppure l'ha fatto. In quell'abbraccio c'era un semplice grazie da parte di entrambe. Helena aveva provato a discutere sugli acquisti di mia madre per entrambe, sull'acquisto di un appartamento molto carino che avevamo trovato vicino al lavoro, ma Helena obbiettava sulle spese che si era accollata, ma il colonello che è mia madre l'ha subito rimesta in riga. Mai dire un no o obbiettare a mia madre, non vincerai molto facilmente. Tutto era pronto, anche quello che voleva fare Helena. Studiare con me e provare ad entrare nella mia stessa clinica, visto la sua passione d'infermiera mai inseguito per paura, ma questa volta insieme, come sempre c'è l'avremo fatta. Eravamo sull'aereo mentre Helena dormiva beatamente.                                                                                                                

                                                                                                                

Helena è l'opposto di me, una ragazza di ventisei anni che sembra una modella. Alta un metro e settantacinque con i capelli biondi e gli occhi azzurri, l'unica cosa in comune, per il resto fa invidia al mondo per il suo corpo. Coraggiosa, simpatica, altruista e sicura di se anche se delle volte non sembra. Sicuramente più dolce di me ed una santa per sopportare una pazza come me e proprio mentre dorme penso se siamo pronte a questa pazzia che entrambe stiamo compiendo. Italia-America, direi che non è dietro l'angolo. Scuoto la testa, troppi pensieri, ho bisogno di spegnere questa testa, questo cervello che gira e gira senza fermarsi mai tranne quando ascolto musica. Mia madre mi domandava spesso come riuscissi a dormire con la musica. Ma chi glielo spiega che mi salva dal mio lato nero? Chi glielo spiega che mi aiuta dal baratro che si trova sempre ad un passo da me? Dai miei incubi che bussano ogni notte a trovarmi? Ogni ragazza/donna nasconde i suoi segreti ma i miei sono più difficili che mai. Fai l'abitudine a tutto nella vita ma a certi mostri, ci convivi solo creando mura alte. Certe cose ti trasformano semplicemente.          

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La mia testa non smette di girare, i pensieri non smettono di riempirmi la testa e soprattutto uno era fisso, uno solo più forte degli altri. Mi terrorizzava l'idea, l'idea che tutto poteva essere così bello. La felicità, la semplicità non faceva parte della mia vita eppure in quel momento tutto proseguiva per il meglio. Una totale calma e forse proprio della calma bisognava avere paura. La calma prima della tempesta.

Che ragazza pessimista che ero. Spuntava da ogni poro della mia pelle il pessimismo come se fosse, in realtà, una seconda pelle per me stessa. Ero troppo abituata a una vita piena di ostacoli, come un percorso ad ostacoli, per raggiungere un qualcosa che tutti raggiungevano anche semplicemente dicendo A. Ormai, a quasi ventisei anni non mi cambiava minimamente il percorso ad ostacoli, ma sognare era bello. Ero nata come fiore di cemento e non poteva far altro che mancarmi la tempesta come acqua in pieno deserto. Allegria portami via. Era un comune venerdì sera, uno dei tanti che stavo passando da quando ero arrivata a Los Angeles ergo un'altra settimana finita. Come quasi succedeva spesso il corso era finito tardi e mentre faccio quattro passi a piedi per raggiungere casa, mi rendo conto che è passato un mese. Sono a Los Angeles. Ancora non ci potevo credere, ancora mi sembrava surreale mentre cammino per queste strade. Ho impiegato sei anni della mia vita per essere qui e adesso cammino per queste strade, adesso sto vivendo il mio sogno. Per nessuno delle due era stato difficile iniziare questa nuova vita, questa nuova routine anzi probabilmente la parte più difficile di questa storia è stata sistemare l'appartamento. Tenente presente quando siete un turista ingenuo e ignaro che gira per i quartieri bellissimi di Napoli e vedete un Iphone 11 a duecento euro, poi i poveri turisti lo aprono e trovano il pacco di sale? Bene l'appartamento era stato un pacco, un enorme e deludente pacco. L'unica cosa realistica era la grandezza, per il resto non commento. Quel giorno, al nostro arrivo, io e Helena abbiamo urlato letteralmente facendoci subito conoscere dal vicino. Helena aveva urlato sconcertata,  "E' una catapecchia" e ringrazio il suo italiano in modo che nessuno l'abbia sentita, ma non aveva torto, per nulla. Dopo la rabbia, ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo fatto i nostri cambiamenti diventando così la nostra casa. E' diventata una casa che ci caratterizzava in pieno cosa abbastanza difficile visto i nostri caratteri opposti. Essendo un appartamento grande e luminoso ci siamo potute dare alla pazza gioia. In comune accordo abbiamo deciso di lasciare la cucina e il bagno uguali anche perché erano le uniche cose belle in quella casa, per il resto via. La cucina era completamente di un colore grigio cemento ad angolo con una penisola che si affacciava sul balcone, il ripiano tutto di finto marmo e una finestra enorme. Come potevamo eliminare una cucina così bella e piena di potenziale? Il soggiorno invece, ci abbiamo lavorato. Avevamo deciso un colore bianco ghiaccio tranne per una parete a un lato dell'open spase color effetto lavagna con scritte che ci appartenevano o foto stupide su di noi o fatte a inganno. Era il nostro angolo stupido. Su quella parete avevamo trovato un angolo vintage a U stupendo che faceva da re alla stanza, un'occasione per quanto lo abbiamo pagato poco. Di fronte al nostro gioiello avevamo messo non distante una televisione con la ps4 che c'eravamo portate da casa. Per due come noi, era una cosa essenziale soprattutto quando ci annoiavamo e non sapevamo come passare le giornate. Per finire la gita scolastica della regia di Versailles, c'erano le nostre stanze completamente opposte che rilevavano i nostri caratteri. Due mondi differenti. Helena aveva fatto la sua stanza completamente chiara, di colori pastello. Io ero tipo un unicorno che vomita arcobaleni a quella vista. Lenzuola bianche, pareti rosa pastello armadio celeste. Zucchero e fronzoli ovunque. Aiuto. L'altra stanza, quella della sottoscritta, invece era completamente diversa. Molto più scuro, meno fronzoli e più colori cupi, direi. Le pareti, infatti, erano rivestite dell'effetto lavagna che avevamo usato per il soggiorno con scritte colorate da pezzi o frasi mie. Ogni tanto mi dilettavo nella scrittura. Al centro della stanza si trovava un letto di legno scuro con fronte, un armadio abbastanza particolare direi unico. Avevo deciso di rompere delle ante per riempirle di libri, i miei preferiti, lasciando solo un lato adibita ad armadio. Esso era tutto nero con spruzzi di rosso. Rosso come l'amore, rosso come la rabbia, rosso come la passione, rosso che trasmetteva tanti sentimenti contrastanti. Questi due colori insieme formavano i miei colori preferiti, i colori più rappresentativi che si possa immaginare a questo mondo. Ma tornando a questo venerdì sera, entrambe siamo stanche, distrutte e senza nemmeno cenare ci siamo dirette in stanza. Io ero più un serpente che strisciava, ma palesemente questi sono dettagli. Le gambe ormai erano inesistenti nel mio corpo, non le sentivo più dalla stanchezza. Raggiunto il letto, finalmente, non mi uscì altro che un urlo per farmi sentire da Helena. "Gentilmente non svegliarmi fino a domani. Che siano lampi, tuoni, uragani o addirittura ladri io non esisto" finisco infilandomi con la testa sotto il cuscino e coprendomi con la maglia che uso come pigiama. Ero una ragazza abbastanza strana sotto questo punto di vista, non riesco a dormire se non con una maglietta a mezze maniche comoda e lunga, preferibilmente di tre taglie più grande di me per essere sicura della comodità. Infondo a chi devo dar conto? A nessuno. La condivisione di un letto è molto diversa da una notte e via, sia chiaro.  Dormire con una persona è una sensazione che ho provato poche volte, una sensazione pura che ti protegge la notte. Una sensazione di brividi, di posto tranquillo, quasi di casa. Una cosa che è destinata a poco persone, io non sono una di questa. Ammetto che probabilmente è un pensiero negativo, che novità, non essere destinata a certe cose, ma con gli anni ti abitui. Di sicuro pensare sempre in negativo insegna una cosa, non rimanere delusa dalla vita, apprezzare le piccole cose, i dettagli. Sarà proprio per questo che non ho mai avuto storie sere che potessero farmi battere il cuore, proprio perché ho sempre guardato i piccoli dettagli. In parte me lo sono autoimp0osta, me lo sono sempre vietata o di solito, di permettere a questo cuore la possibilità ti tornare ad amare. In uno dei tanti libri che ho letto, mi ricordo una frase che mi ha colpito "Fuggi finché vuoi, ma l'amore ti troverà quando meno te lo aspetti". Proprio perché probabilmente sono più brava dell'amore stesso a scappare e scappo, scappo come una stupida da tutto quello che gli altri cercano e desiderano. Non sento bisogno di essere amata, come una stronza senza cuore. Scappo dall'amore o sono coraggiosa? Non so, la risposta dipende dal punto di vista so solo che su questo tutti mi hanno sempre chiamato la regina degli inferi probabilmente dovuto anche dal mio nome: Lilith. Mio padre era molto biblico su questo, riteneva che fosse un nome che desse forza, controllo, eleganza e infine potere. Chissà vedendomi adesso cosa direbbe.                                    

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