Il Settimo Conte Di Rayne

di eddiefrancesco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 Capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 Capitolo ***
Capitolo 23: *** 23 Capitolo ***
Capitolo 24: *** 24 Capitolo ***
Capitolo 25: *** 25 Capitolo ***
Capitolo 26: *** 26 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo ***


Rebecca Standish fece voltare la bella cavalla fulva entro il cancello ovest di Rayne Court. Le piante maestose che fiancheggiavano il viale schermavano gran parte del sole estivo, ma qua e là qualche raggio filtrava tra il fogliame proiettando sulla ghiaia magici giochi di luce e ombre. Luglio era stato insolitamente freddo quell'anno, con giornata umide e piovose che si erano susseguite l'una all'altra con monotona regolarità. Quel giorno era il primo da settimane in cui il bel tempo aveva permesso a Rebecca di passare a far visita alla madrina, la contessa di Rayne. Il primogenito della contessa madre era morto per una caduta da cavallo, l'anno prima, ragion per cui Rebecca andava a trovarla quanto più spesso poteva. Quel giorno non vedeva l'ora di incontrarla. Era ansiosa di vedere che faccia avrebbe fatto lady Constance quando l'avesse vista così elegante e alla moda . Un sorriso mesto sulle labbra, Rebecca abbassò lo sguardo sull'abito nero da amazzone che quella mattina indossava per la prima volta. Dal momento che preferiva di gran lunga vestiti comodi e informi, così come preferiva la compagnia di cavalli a quella delle dame che frequentavano i salotti, sentiva che sarebbe stata una delusione per lady Constance. Era un caso disperato, ne era perfettamente consapevole! Benché si sforzasse, non avrebbe mai raggiunto gli standard di comportamento che ci si aspettava da una signorina di buona famiglia. Ma almeno era migliorata nel corso degli anni e non scioccava più la nobiltà locale cavalcando in calzoni per la campagna. I servitori di Rayne Court le erano tutti molto affezionati. Perfino l'austero maggiordomo, il signor Hodges, si abbandonava a qualche eccezionale sorriso quando la vedeva. E appunto questo fece quando le aprì e la informò che avrebbe trovato sua signoria nel suo salottino privato. Salito il largo scalone di marmo, Rebecca imbocco' il passaggio che conduceva all'ala est del palazzo. Come suo solito, entrò nel salottino senza bussare e quasi andò a sbattere contro la compassata cameriera di lady Harriet, Muker. Sorridendo divertita, Rebecca diede un bacio alla madrina e si sedette accanto a lei. - Non capirò mai perché lady Harriet si sia scelta una cameriera tanto cupa e musona - asseri' con franchezza. Lady Constance non poté fare a meno di sorridere. - Anche se non ha un carattere solare, mi è stata di grande aiuto quando la mia adorata Digby era malata - ribatte'. - Comunque, non desidero discutere dei suoi meriti. Ho qualcosa di molto più importante da dirti. Oh, cara, Drum torna a casa finalmente. Ho ricevuto una sua lettera da Londra questa mattina.- Rebecca si irrigidi' e fu solo grazie a un ferreo autocontrollo che evito' di dar voce ai suoi pensieri. I begli occhi scuri della madrina, tanto simili a quelli del figlio, la stavano osservando intenti, in attesa di un cenno di giubilo. Ma lei come avrebbe potuto darne, visto che la notizia non le era per nulla gradita? Lady Constance strinse la mano della figlioccia tra le sue. - Non sei contenta, piccola? - Hodges entrò in quel momento per rammentare a sua signoria che le sarte ingaggiate per apportare innovazioni nella camera del padrone attendevano istruzioni. Salvata in extremis, pensò Rebecca mentre la madrina usciva. Con un sospiro si alzò e andò alla finestra. Istintivamente i suoi occhi corsero al viale che portava ai cancelli sud. Un paio di chilometri oltre il confine della proprietà c'era la casa in cui viveva da undici anni. La sua educazione non era stata convenzionale, si ritrovò a riflettere. Aveva solo otto anni quando entrambi i genitori erano morti di vaiolo ed era stata affidata alle cure dell'unico parente rimastole, il nonno paterno. Il colonnello Standish non era certo la persona più indicata a trattare con una bambina, visto che, salvo poche eccezioni, nutriva un profondo disprezzo nei confronti delle esponenti del sesso femminile. Intollerante e metodico, non permetteva che nulla alterasse la sua esistenza ordinata. Ciononostante aveva scoperto presto che persino lui, ex ufficiale vedovo da molti anni e perfettamente felice di vivere da solo, era inerme di fronte allo scintillio birichino di due vividi occhi verdi. La sua indulgenza nei confronti della nipote aveva sbalordito tutti quelli che lo conoscevano. La sua adorazione per la piccola era cresciuta di pari passo coi modi sempre meno convenzionali di cui lei aveva dato prova nel corso degli anni. Le era stata concessa dunque la libertà assoluta di fare quel che più le piaceva. Al suo arrivo dal nonno erano seguiti quattro anni meravigliosi ma quel magico idillio era stato interrotto brutalmente dall'interferenza di un uomo. L'onorevole Drummond Charles Henry Thorniville! mormorò Rebecca con amarezza. Ah! Non c'era nulla di onorevole in lui. Persino ora, dopo sette anni, si sentiva assalire dalla collera alla sola menzione di quel nome. A causa sua, era stata costretta a sopportare anni di studio in un severo collegio di Bath dove vigevano regole e restrizioni inaccettabili per uno spirito libero come lei. Ma quel che era peggio, si era sentita tradita da quella sorta di divinità che aveva ritenuto incapace di errori. C'era da stupirsi se ancora oggi nutriva un sordo risentimento nei confronti del figlio di lady Constance? L'amarezza si dissolse lentamente e Rebecca si perse nella contemplazione del magnifico parco che si stendeva davanti ai suoi occhi. Come amava quel luogo! Aveva passato tante ore felici a pescare nel ruscello che attraversava la proprietà... No, si disse con una punta di tristezza, non era sempre stata così rancorosa nei confronti di Drum. C'era stato un tempo in cui lo aveva seguito adorante in quei prati rigogliosi di verde. Come un fratello maggiore, solido e indulgente, le aveva insegnato con pazienza a pescare, a sparare e a nuotare. Da bambina aveva pensato che fosse un essere meraviglioso... Ma non era più una bambina. Rebecca si passò una mano sul volto. Se solo Giles non fosse morto! Se solo la sua unione con lady Harriet avesse dato frutti; ma in sei anni di matrimonio non c'era stato un erede e come risultato, il fratello minore di Giles era ora il signore di Rayne... Oh, era inutile rimuginare sul passato, si disse Rebecca voltandosi e tornando al divano. A essere sincera, le era stato offerto un lungo periodo di respiro. Che Drum avesse combattuto per anni con Wellington e viaggiato in lungo e in largo per l'Europa, prima di apprendere della morte del fratello, le aveva dato tutto il tempo di lasciarsi alle spalle il suo odio per lui. E la notizia del suo ritorno le era stata comunicata con grande anticipo. Era al futuro dunque che doveva guardare ora. A meno che non volesse estraniarsi completamente dall'amata madrina, avrebbe dovuto comportarsi almeno civilmente quando si fossero incontrati. Era possibile, decise Rebecca dopo qualche istante di riflessione. Però non gli avrebbe mai più permesso di interferire nella sua vita. Adesso era una giovane donna determinata e matura... pane per i denti del settimo conte di Rayne! Per quando ritornò lady Constance, Rebecca, seppur ben poco contenta dello sviluppo degli eventi, era rassegnata all'inevitabile. Riuscì persino a sorridere nel rivolgersi alla contessa madre. - Avrete il vostro daffare a preparare tutto per l'arrivo di sua signoria - rimarco' in tono ciarliero. - Suona così strano che lo chiami in quel modo.- Un sorriso incurvo' le labbra della contessa mentre sedeva accanto alla figlioccia. - Quando Drum era a casa, non ti interessava più nessun altro. Mi sembra ancora di vederti correre su per le scale in camera sua, non appena saputo che era tornato.- - Non preoccupatevi, madrina, non c'è alcuna probabilità che lo faccia adesso.- ribatte' Rebecca con un sorrisetto. - Ci mancherebbe! - commentò la contessa gettandole un'occhiata di comica indignazione.

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo ***


Fu allora che lady Constance notò il suo vestito. - Oh, cara, sei incantevole! Benché abbia delle riserve circa il colore, sono lieta di averti lasciato fare di testa tua.- - Via, lady Constance - replicò Rebecca, uno scintillio birichino negli occhi verdi. - Agghindarsi come un corvo e all'ultimo grido da queste parti.- La contessa, sapendo bene a cosa si riferiva la sua incorreggibile figlioccia, non poté fare a meno di sorridere. Dopo la morte del primogenito lei stessa aveva osservato un periodo di lutto, ma era durato solo qualche mese. Sua nuora invece continuava a portare funerei abiti neri. - Non sta a me dire a Harriet come vestirsi - osservò a difesa della giovane vedova. - È stata la gentilezza fatta persona nei mesi passati, così compunta, così attenta ai suoi doveri...- Rebecca dovette convenire che lady Constance aveva ragione. Lady Harriet in effetti aveva seguitato ad adempiere ai suoi doveri con encomiabile impegno. Proprio come fosse ancora contessa! Quel pensiero la spinse ad aggiungere con un pizzico di cattiveria: - Ma non è più contessa, madrina. Non le è venuto in mente che un'altra potrebbe già aver preso il suo posto? - Ci fu un istante di silenzio, poi la contessa madre ridacchio' - Che strega sei, piccola! Non crederai davvero che Drum si sarebbe sposato senza informarmi prima delle sue intenzioni? - la rimbrotto' bonariamente. Per la frazione di un secondo era brillato negli occhi di lady Constance qualcosa di molto simile allo sbalordimento. Ma c'era stato dell'altro. Paura?, si chiese Rebecca. O dispiacere? Avrebbe voluto approfondire, ma la porta si aprì ed entrò lady Harriet. Snella e piccolina, la giovane vedova venne loro incontro con passo aggraziato, l'incarnato chiaro e i capelli biondo cenere messi con risalto dal nero dell'abito. - Muker mi ha dato la bella notizia - disse sedendo davanti a loro. - Sono così felice per voi, lady Constance.- Rivolse poi la sua attenzione a Rebecca. - Siete molto elegante stamattina. Si, molto elegante. Forse è tempo che anch'io apporti qualche cambiamento.- percorrendola tutta con sguardo penetrante. - Sta molto bene, è vero - interloqui' lady Constance. - È starà anche meglio con gli abiti che le ho fatto fare. Dovrebbero esser finiti entro qualche settimana.- - Oh, madrina, no! - proruppe Rebecca. Poi, rendendosi conto di esser stata scortese, si affretto' ad aggiungere: - Siete stata davvero molto gentile, ma non ce n'era bisogno. - - Può darsi che tu non ne veda la necessità, ma io sì, mia cara. E ti avverto che farai meglio ad abituarti all'idea, perché quando comincerà la stagione, tu e io andremo da tutte le modiste alla moda che stanno a Londra.- - Madame Bertrand in Bond Street è molto brava - osservò lady Harriet, vagamente divertita dall'espressione di disgusto ostentata da Rebecca. - Mi è stata raccomandata anche Etienne - ribatte' lady Constance accalorandosi sull'argomento. La conversazione tra le due donne più anziane seguito' lungo quella linea. Rebecca resistette per cinque minuti, poi non ne poté più. Senza curarsi di nascondere uno sbadiglio, si alzò. - Vi lascio alle vostre chiacchiere su pizzi e merletti - disse dando un bacio di saluto alla contessa madre. - Incorreggibile - mormorò questa seguendola con sguardo affettuoso mentre usciva dalla stanza. Lady Harriet rimase silenziosa, mentre la suocera prendeva in mano il suo lavoro e cominciava a ricamare. L'aspetto elegante di Rebecca aveva disturbato la sua pace mentale. Perché non si era mai accorta della bellezza che era celata sotto i vestiti vecchi e informi e i capelli scarmigliati?, si chiese dandosi della stupida. Dannazione, con gli abiti giusti quella maledetta ragazzina sarebbe stata incantevole! Era molto improbabile che le venisse assegnata una cameriera sino a che non fosse andata a Londra, ma quel pensiero non le fu di alcun conforto. Rebecca le appariva ora come una minaccia reale. Ci sarebbero voluti mesi prima dell'inizio della stagione, un tempo sufficiente perché "lui" venisse catturato dal fascino di quei suoi fantastici occhi smeraldo. E quel che era peggio, rammento' Harriet a se stessa, c'era stato un tempo in cui era stato molto legato a quella ragazzetta! Harriet si alzò e andò alla finestra. A differenza di Rebecca, non vide il paesaggio come qualcosa di bello da ammirare, ma come un mero possedimento che le era stato sottratto brutalmente dalla crudele mano del destino. Quanto aveva pianto dalla morte di Giles! Ma non per la perdita del marito, bensì per la perdita della sua posizione sociale. Nessuno era maggiormente consapevole di lei che ormai non era più la contessa di Rayne. L'essere stata privata del titolo era una ferita aperta, dolorosamente pulsante. E l'ironia della cosa era che sarebbe potuta essere ancora signora di quelle terre, se avesse incoraggiato le attenzioni rivoltele anni prima dal fratello minore di Giles. Con sorprendente autocontrollo soppresse la risata isterica che le era salita alla gola mentre rammentava la stagione in cui aveva debuttato. Drummond Thornville era stato il suo corteggiatore più assiduo, ma quando all'orizzonte si era profilato suo fratello, il conte, lei non aveva esitato a fare la sua scelta. Benché ricco, Drummond non avrebbe mai potuto disporre della fortuna ereditata legittimamente da Giles. E non sarebbe mai stati conte. Aveva preso la sua decisione dunque e, sino alla morte di Giles, non aveva avuto motivo di pentirsene. Il marito era anche stato generoso con lei, dato che le aveva lasciato una rendita cospicua che le avrebbe permesso di acquistare una casa a Londra e viverci agiatamente. Ma il confort non era lusso, e una casa non era un palazzo. Le sopracciglia ben disegnate si arcuarono leggermente. Non aveva idea di quando le fosse venuto in mente di sposare Drum.... Era un fatto però che, da quando aveva preso in considerazione quella possibilità, non pensava ad altro. L'aveva sfiorata il pensiero che lui potesse essersi sposato, ma ma l'aveva subito accantonato, certa che non avrebbe osato fare un simile passo senza informare la contessa madre. Si era detta dunque che non avrebbe dovuto fare altro che attendere pazientemente a Rayne il suo ritorno. Dopotutto Drum l'aveva amata un tempo, quindi non c'era ragione per cui non si innamorasse nuovamente di lei. Era già intorno ai venticinque anni, ma era una donna molto desiderabile. Nessuno della loro cerchia le stava alla pari in quanto a bellezza, grazia e fascino. Fiduciosa di questa consapevolezza, si era cullata nella convinzione che il titolo di contessa sarebbe comunque rimasto a lei. Fiduciosa, cioè, sino a pochi momenti prima, quando aveva scorto per la prima volta la potenziale pericolosità di Rebecca... Lady Harriet non poteva saperlo, ma la sua apprensione sarebbe svanita, se fosse stata nelle scuderie in quel preciso istante. Rebecca infatti, uscita da palazzo, stava slegando la sua cavalla e imprecava in modo molto poco signorile al pensiero della futile conversazione che aveva appena disertato. Visto che pensava di essere sola, trasali' quando sentì ridere alle sue spalle. Voltandosi si trovò di fronte Peter Shaw, il capo stalliere, suo vecchio compagno di giochi. Erano cresciuti insieme, ma le differenze sociali avevano finito per allontanarli. Erano rimasti amici comunque e Rebecca non mancava mai di fermarsi a far due chiacchiere con lui quando ne capitava l'occasione. Si trattenne dunque qualche minuto con Peter, quindi monto' in sella e ripartì. Era ancora presto per cui pensò di fare un salto all'amica, Elizabeth Bingham. Aveva bisogno di parlare con qualcuno degli ultimi sviluppi ed Elizabeth era la persona cui da sempre confidava le sue pene e le sue angosce. Trovò l'amica in giardino, con la madre. Entrambe la accolsero calorosamente e la invitarono a sedere con loro. Il primo argomento di discussione fu la morte di sir Lionel Whitney, un gentiluomo che viveva nella proprietà confinante.

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***


Rebecca rimase scioccata dalla notizia. Era pazzesco che l'uomo che era stato per anni magistrato di quella zona non ci fosse più. A quanto apprese, era perito in un incendio divampato nella sua casa quella notte. Si presumeva che avesse lasciato accesa una candela sul comodino e che questa fosse stata la causa dell'incidente. Quando era stato dato l'allarme, era ormai tardi: la camera era in fiamme e i servitori non avevano potuto fare nulla per salvarlo. Per fortuna la pioggia torrenziale aveva scongiurato un disastro di proporzioni maggiori. Quella morte inattesa non era la prima che si verificava nella zona, riflette' Rebecca con aria assorta. Di recente un medico in pensione era stato trovato in un sentiero con la gola tagliata e un vecchio fattore era bruciato vivo nel suo cottage. Ora sir Lionel aveva incontrato un destino simile... Si trattava di semplici coincidenze, o di qualcosa di più sinistro? - Era vedovo e senza figli, deve esser stato molto solo - osservò la signora Bingham in tono compassionevole. - Chi erediterà il titolo, Rebecca, lo sai? - - Suo nipote Rupert, immagino - rispose lei. Poi diede una risatina improvvisa. - Povero nonno! Gli verrà un colpo quando gli darò la notizia. - Santo cielo, è così sgradevole questo Rupert? - - No! Tutt'altro, signora. L'ho incontrato in un paio di occasioni e l'ho trovato amabile, anche se un po' troppo manierato. Ma sapete com'è il nonno. Non vede di buon occhio chi ha a che fare con il bel mondo. E Rupert Whitney ne è un perfetto rappresentante.- Seguitarono a conversare dell'argomento ancora per un po', quindi Rebecca riferì la sua brutta notizia. Elizabeth non rimase sorpresa dall'evidente scontento dell'amica, visto che ne conosceva le ragioni. Per sua madre invece tanta animosita' suonò singolare e al tempo stesso divertente. La signora Bingham comunque si astenne dal fare commenti. Certa che le due ragazze volessero restare sole per parlare liberamente, si alzò e con una scusa si allontanò. Nel quarto d'ora che seguì, Rebecca sfogò la sua collera cin l'amica. Elizabeth l'ascolto' pazientemente per tutto il tempo. A un certo punto, però, vedendo che lei si accalorava decisamente un po' troppo, ritenne fosse meglio cambiare discorso. - Sono contenta che tu abbia deciso di venire a Londra per la stagione, Becky, Potremo passare parecchio tempo insieme. - - Sai molto bene che verrò solo per far piacere alla mia madrina. Il fatto che ci sarai anche tu comunque mi aiuterà a sopportare la noia.- Elizabeth aprì la bocca per ribattere, ma poi cambiò idea e riportò l'attenzione al ricamo che aveva in grembo. - È un disegno insolito - rimarco' Rebecca per spezzare il silenzio calato tra loro. - Si, l'ho copiato da un libro. È francese.- - Mmm. - Rebecca si acciglio' mentre osservava il complesso ricamo. - Non riuscivo a decidere se mi piacesse o meno. Ora so che non mi piace.- - Perché? - chiese l'amica, vagamente ferita. - A me pare delizioso.- - Be', non ho un gran rispetto per i francesi. E non mi sorprende che Napoleone sia stato sconfitto: nel suo esercito non c'è stato un solo soldato in grado di sparare abbastanza dritto da piantare un proiettile nel cuore del "grande" maggiore Drummond Thornville.- La risata di Elizabeth coincise col rintocco del mezzogiorno. Era tempo di andarsene, pensò Rebecca alzandosi. Mentre si infilava i guanti gettò l'ultima occhiata al lavoro dell'amica. - Non sono sicura. Forse non mi piace. Perlomeno i francesi non mi hanno privato dell'immenso piacere di uccidere Drum personalmente - disse con una smorfietta biricchina. - Ci vediamo, Elizabeth. Porgi i miei saluti a tua madre - seguito' avviandosi alla porta. Arrivando in vista della proprietà, Drummond, settimo conte di Rayne, decise di entrare dai cancelli ovest e percorrere l'ultimo tratto al riparo degli alberi maestosi del bosco secolare. Era una torrida giornata d'agosto e si sentiva sporco e accaldato dopo un lungo viaggio a cavallo. Settimane prima aveva deciso che sarebbe comparso a Rayne Court senza preavviso, ed era riuscito nell'intento. La carrozza noleggiata per il trasporto dei suoi effetti personali doveva essere arrivata ormai e il calessino con la pariglia, guidato dal suo ex attendente, divenuto ora il suo stalliere, sarebbe arrivato entro sera. Tutto era stato pianificato con precisione militare. Sei anni nell'esercito lo avevano abituato a programmare con cura ogni cosa. Sperava solo che si sarebbe adattato con altrettanta facilità alla vita che lo attendeva. Drum si tolse il cappello e passò la mano tra i folti capelli scuri. Era stanco, sudato e impolverato e non vedeva l'ora di farsi un bel bagno. Tutto quello di cui aveva bisogno lo attendeva poco lontano, ma non aveva voglia ancora di concludere il suo viaggio. Voleva contemplare il paesaggio, saziarsi della sua bellezza, dei suoi suoni, dei suoi profumi. Senza rendersene conto, si ritrovò a cercare dei cambiamenti, ma tutto appariva come lo ricordava. Persino il sentierino che portava allo stagno dove andava a nuotare da ragazzo c'era ancora; soffocato dalla vegetazione, forse, ma perfettamente visibile. Fissando lo sguardo sul sentiero, Drum sorrise. Ma certo, lo stagno! Proprio quel che ci voleva, si disse, smontando da cavallo. Qualche bracciata in quell'acqua fresca e cristallina sarebbe stata molto più corroborante che il bagno in una vasca stretta e corta, troppo piccola per un uomo alto come lui. Lasciò dunque Warrior a brucare beato l'erba lussureggiante che cresceva tutt'intorno e si incammino' lungo la stradina che conduceva allo stagno. Avanzando con cautela tra arbusti e cespugli arrivò a pochi passi dalla pozza, e lì, gli occhi sgranati per la sorpresa, si fermò. Qualcuno lo aveva preceduto! Tenendosi nascosto tra il fogliame fitto, scosto' lievemente un ramo per avere una visuale migliore. Una figuretta snella stava solcando la superficie dello stagno con incredibile agilità. A un certo punto vide che si stendeva sul dorso e fu allora che si accorse si trattava di una donna. Ed era nuda! Che fantastico benvenuto a casa, pensò con un sorrisetto malizioso. L'intrusa si girò e raggiunse lentamente la riva. Emerse dall'acqua come la dea greca di un racconto mitologico, i lunghi capelli neri che le ricadevano a riccioli sulla schiena, sin quasi alla soda rotondità dei glutei. Un gemito strozzato gli salì alla gola quando lei si voltò e alzò le braccia per sollevare la massa bagnata e lucente dei capelli sulla pelle lattea. Drum non era estraneo al fascino femminile. Ventinovenne, aveva goduto dei piaceri di diverse donne splendide e sensuali. Mai però ne aveva conosciuto una come quella che gli stava davanti ora. La vista del seno tondo e alto gli trasmise un brivido caldo lungo il corpo. Con quella vita sottile, quei fianchi torniti e quelle gambe affusolate, la giovane sconosciuta era l'incarnazione della donna perfetta. Ma chi diavolo poteva essere?, si chiese, pieno di delusione nel vederla scomparire nuovamente nell'acqua. Be', chiunque fosse, le avrebbe insegnato che non poteva entrare nella sua proprietà senza pagarne il pedaggio. Con gesti impazienti, Drum si slaccio' la cravatta e cominciò a sbottonarsi la giacca. Stava per levarsela quando un innato senso del dovere ebbe la meglio sulla spinta prepotente dei sensi. Non era più un giovanotto spensierato e irruente, né un soldato che cercava di dimenticare l'orrore della guerra tra le braccia di una donna desiderabile. Era il conte di Rayne, rammento' a se stesso, ed era responsabile del benessere di tutti coloro che da lui dipendevano. Non avrebbe potuto coprirli di vergogna, né attirarsi il loro odio amoreggiando con una delle loro donne. Con un sospiro di rimpianto, Drum si volse riluttante e tornò sui suoi passi. A metà percorso qualcosa attrasse la sua attenzione. Un cappello a tesa larga, con un lucente nastro verde che ondeggiava nella brezza, era appeso al ramo di un albero vicino.

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Gettati tutt'intorno alla rinfusa, c'erano gli abiti dell'intrusa. Incuriosito, si avvicinò e scoprì che, per quanto vecchio e consumato l'abito, gli indumenti intimi erano molto raffinati ed eleganti. Non certo quelli di una serva, concluse. Intrigante, pensò, facendo scorrere le dita lungo una delle cocche del fiocco. Non aveva visto distintamente i lineamenti della giovane e non sarebbe stato in grado di riconoscerla se l'avesse rivista. Così avrebbe preso quel nastro, in memoria di una dea meravigliosa che gli aveva fatto ricordare la fierezza del nome che portava. Drum giunse a palazzo poco più tardi. Il vecchio Hodges si illumino' in viso quando lo vide. Dopo avergli annunciato che sua signoria era fuori per una visita a un'amica ammalata, lo accompagnò di persona alle stanze assegnategli, quelle che da secoli erano destinate al capo famiglia. La carrozza era arrivata in mattinata e, visto che non c'era alcun valletto, Hodges si era preso la libertà di far sistemare il bagaglio da un domestico di casa. A Drum sovvenne in quel momento di aver dimenticato di assumere un valletto. Non ci aveva pensato perché a Londra si era occupato di tutto John Joseph, il suo attendente. Lasciò dunque carta libera a Hodges riguardo la questione ed entrò nei suoi appartamenti. Si aspettava l'arredamento cupo e austero dei tempi di suo padre, e rimase quindi piacevolmente stupito quando si ritrovò in una camera allegra e luminosa. Giles aveva fatto aprire un'altra finestra e il sole inondava la stanza. I tendaggi, i rivestimenti delle poltrone e il copriletto erano di un ricco velluto verde impreziosito da ornamenti d'oro, di certo un pensiero gentile di lady Constance per il suo ritorno. Un sorriso caldo incurvo' le labbra di Drum mentre si sfilava la giacca. Erano passati tre anni dacché aveva visto sua madre l'ultima volta ed era ansioso di riabbracciarla. Stava per togliersi gli stivali quando sentì bussare discretamente alla porta. Era il domestico che Hodges aveva suggerito come valletto. Il giovane, a nome Timm, rimase fermo sulla porta, stringendo nervosamente la maniglia. Un sorriso di incoraggiamento sulle labbra, Drum lo invitò a entrare e spiegò concisamente quel che voleva da lui. Timm, ancora sottosopra per il passaggio da insignificante domestico a valletto personale di un membro della nobiltà, lo ascoltò con attonita reverenza. Si mosse solo quando Drum, nel tono che usava con le sue reclute, gli ordinò di aiutarlo a togliersi gli stivali e di preparargli il bagno. Un'ora più tardi, dopo essersi lavato e cambiato, Drum scese dabbasso. Hodges lo informò che sua signoria era rientrata e lo attendeva in biblioteca. Lady Constance sonnecchiava sul divano col suo ricamo in grembo. - E io che pensavo foste ansiosa fi vedermi! - esclamò Drum chiudendo la porta. Al suono di quella voce amata, la contessa madre spalanco' gli occhi e, gettato di lato il ricamo, si alzò per correre incontro al figlio. - Sei a casa finalmente! - Sorridendo tra le lacrime lo strinse forte a sé, quindi indietreggio' di un passo. - Hai messo su qualche chilo dall'ultima volta. Sei in splendida forma - rimarco' dopo averlo soppesato con occhi amorevoli. - Un anno nel continente ha lasciato il segno - ribatte' lui con un sorriso colpevole. - Sarei dovuto tornare prima, lo so, ma...- - Non mi devi alcuna spiegazione. Avevi bisogno di tempo per adattarti alla nuova realtà.- Drum le indirizzo' un sorriso di gratitudine prima di avvicinarsi al vassoio con i liquori e i bicchieri. Era stato un duro colpo per lui la notizia della morte del fratello. A lui non era mai importato nulla del titolo. Era cresciuto in modo così differente da Giles. La sua infanzia e la sua adolescenza erano state spensierate e piene di divertimento. Non aveva dovuto piegarsi alla rigida educazione che era toccata al fratello, destinato a prendere il posto del padre. La dipartita prematura del fratello aveva dato una svolta definitiva alla sua esistenza. Si sentiva inadeguato ai compiti che lo attendevano, ma era pronto a fare del suo meglio per non venir meno alle aspettative di coloro che riponevano fiducia in lui. Porgendo un bicchiere di madera alla madre, sedette accanto a lei sul divano. - Raccontatemi quel che è successo in questi anni. Mi sembra non sia cambiato nulla.- - In effetti non ci sono stati grandi cambiamenti. Baxter è un bravo sovrintendente, Drum. Si è preso cura lui di tutto in questo anno passato.- convenne lei. Lady Constance seguito' raccontandogli dei nuovi vicini e della morte improvvisa di sir Lionel, il mese prima. Drum ascoltò con interesse, ma non appena lei si interruppe per bere un sorso di vino, le chiese: - E come sta la mia monellaccia? - La contessa non finse di non aver capito. Le sue labbra si incurvarono in un fugace sorrise. - La ricordi così bene? - - Oh, si - rispose lui piano, riandando col pensiero a quell'estate in cui il colonnello aveva portato Rebecca a Rayne Court per la prima volta. - Quel diavoletto scatenato! Non riuscivo a levarmela di torno! - lady Constance ridacchio'. - Quando venivi a casa, non ti lasciava un istante. Immagino la trovassi fastidiosa a volte.- - No - disse lui sorridendo. - E poi allontanarla sarebbe stato crudele. Come dare un calcio a un cucciolo adorante.- - Credo che ora non avrai più quel problema - osservò la contessa madre dopo qualche attimo di riflessione. - Non la vedo da due settimane. Mi hanno detto che il colonnello ha avuto un attacco di gotta, per cui penso sia impegnata ad accudirlo.- - Povera Becky! Badare a un vecchio gentiluomo brontolone non è il modo migliore per passare le vacanze.- - Le vacanze? - gli fece eco lady Constance. - Ma, mio caro, Rebecca è uscita dal collegio tre anni fa.- - Buon Dio! - esclamò Drum stupito dopo aver fatto un rapido contro. - Deve avere diciannove anni ora.- Scosse poi il capo, divertito. - In tutto questo tempo ho continuato a figurarmela come una monella scarmigliata sempre in cerca di guai e di avventure.- Allora ti aspetta una bella sorpresa, figlio mio. Pensò tra sé la contessa. - Sotto certi aspetti non è cambiata molto - disse invece. - Sono felice di sentirlo. Mi piaceva molto come era.- Durante il pranzo Drum intrattenne la madre con racconti dei suoi viaggi in Europa, descrivendo le meraviglie della Grecia e dell'Italia e la spensieratezza delle notti di Vienna. Finito di mangiare, si spostarono nel salottino della contessa. - Harriet sarà delusa di non essere stata qui a darti il benvenuto - rimarco' lady Constance porgendo al figlio una tazza di tè. Drum la guardò stupefatto. - Intendete dire che vive ancora qui? Credevo se ne fosse andata da un pezzo.- - Ha preso molto male la morte di Giles - spiegò la contessa, una nota di mestizia nella voce. - Non mi ha dato ragione di pensare che desiderasse lasciare Rayne Court. E non posso negare che è stata una gran compagnia per me in questi mesi. - - Allora avrò parecchio di cui ringraziarla.- Non dovette attendere molto per farlo, perché avevano appena finito il tè che lady Harriet entrò nella stanza. Non era cambiata, notò Drum, incantato. Anni prima era rimasto stregato dalla sua bellezza ed era rimasto molto amareggiato quando lei aveva scelto di sposare Giles. Ma tutto questo apparteneva al passato. Mentre si alzava per salutarla, fu sincero affetto quello che provò per lei. - Harriet, siete splendida come sempre - si complimento' baciandole la mano. - Lo specchio mi dice che sono invecchiata - rispose lei con una punta di civetteria. - Mente. Non vedo cambiamenti in voi, a parte nell'abito.- replicò lui accigliandosi leggermente. Harriet prese mentalmente nota di abbandonare il nero. L'avrebbe fatto gradualmente però, per non destare sospetti. Quando tutti e tre furono seduti, la giovane vedova raccontò della bella giornata trascorsa dai Morrison. - A proposito, ho sentito che è arrivato sir Rupert. Sono ansiosa di rivederlo.- Drum corrugo' la fronte.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***


- Non credo di averlo conosciuto, ma sono certo che non passerà molto prima che ci faccia visita.- - Ci sono molte persone che non vedono l'ora di incontrarti - lo informò la contessa madre. Poi, sorridendo del suo sguardo spazientito, proseguì. - Potremmo dare un piccolo ricevimento tra una settimana o due, così avresti modo di salutare tutti in una sola volta. Che ne pensi, Harriet? Possiamo farcela a organizzare tutto in così poco tempo? - - Penso sia un'idea splendida. Sono secoli che non diamo una festa. E non ho dubbi che riusciremo a organizzarla senza problemi.- - Non ho nulla da obiettare, a patto che mi lasciate fuori dai preparativi - interloqui' Drum brusco. - A Londra mi sono imbattuto in un vecchio amico, Richard Pemberton, e l'ho invitato a Rayne Court. Arriverà la settimana prossima, potreste organizzare la festa per allora. Nel frattempo, ho troppo da fare per perdere tempo a socializzare.- Nei giorni che seguirono Drum si dedicò ai suoi nuovi impegni. Trascorse mattinate intere chiuso nello studio col sovrintendente a esaminare montagne di carte. E interminabili pomeriggi in giro per la proprietà, per far visita ai vari fittavoli, ascoltare i loro problemi e offrire suggerimenti per risolverli. Per la fine della settimana, Drum aveva appreso tutto quanto c'era da sapere e decise di prendersi qualche ora di libertà. Fece dunque preparare il calessino e informò sua madre che sarebbe stato fuori tutto il pomeriggio. La contessa approfittò dell'occasione per chiedergli di portare un pacco a Rebecca. Dopo aver spronato i magnifici bai grigi, Drum si volse verso John Joseph, seduto al suo fianco. - Non ti ho visto molto dacché siamo arrivati - osservò mentre varcavano i cancelli. - Ti sei sistemato? Qualche problema? - - Non mi piace troppo aver preso il posto di quel ragazzo - borbotto' l'uomo di rimando. Drum si acciglio'. Sua madre gli aveva parlato di quel Peter che aveva assunto temporaneamente l'incarico di capo stalliere. Aveva inteso dirgli due parole, ma poi gli era passato di mente. Peter era troppo giovane per una posizione del genere. John Joseph invece aveva una smisurata conoscenza dei cavalli e parecchia esperienza. - Non sarete ai ferri corti, spero.- - No, signore, tutt'altro. È un bravo ragazzo e andiamo d'accordo. La scuderia era in buono stato quando sono subentrato io. Il fatto è che non ho preso solo il suo posto, ma anche la sua stanza e tutto il resto.- - Si è trasferito dal mio sovrintendente, se non sbaglio.- - Si, ma la cosa non mi fa sentire per nulla meglio.- - Non preoccuparti, John Joseph, non è davvero il caso. Gli parlerò non appena torneremo.- La sola risposta che ricevette fu un borbottio indistinto, ma Drum non se ne ebbe a male. Aveva un gran rispetto per quell'uomo che lo aveva accudito così bene in tutti quegli anni. John Joseph non era certo di compagnia, tuttavia lui era abituato ai suoi modi burberi e riservati. Non gli dispiacque perciò guidare in silenzio, godendosi il pomeriggio assolato e il paesaggio familiare. Erano fuori da un paio d'ore, quando voltò il calessino per tornare indietro. Qualche chilometro prima dei confini della proprietà, però, imbocco' un viale laterale. - Prima non siamo passati da qui - osservò John Joseph, spezzando infine il silenzio. - No, vado a far visita alla mia piccola - spiegò Drum. - Ah! - Un sorriso illumino' il volto duro dello stalliere. - La ragazzetta cui eravate così affezionato e di cui mi avete tanto parlato. Mi piacerebbe conoscerla.- - Se è a casa, ne avrai di certo l'opportunità - replicò lui varcando i cancelli della proprietà. Poco più tardi raggiunsero la bella villa del colonnello Standish. Mentre John Joseph portava il calessino alle stalle, Drum salì i gradini del patio e busso' alla porta. Quando venne aperta, stava ammirando le aiuole fiorite che correvano lungo la facciata. La signora Benson, la prosperosa e materna governante del colonnello, gli diede un caloroso benvenuto e dopo averlo liberato del suo carico, lo fece accomodare in salotto. Una volta solo, Drum andò alla finestra e si perse nella contemplazione del magnifico giardino lussureggiante di piante e fiori. Di lì a poco udì dei passi sulla ghiaia; qualche istante più tardi la porta che dava sul giardino si aprì e una giovane con indosso uno sbiadito abito rosa e un cesto di fiori in mano entrò nella stanza. - Nonno, quelle dannate afidi hanno di nuovo invaso i cespugli di rose. Per quanto mi dia da fare, non riesco a liberarmene. Dovrò parlare con... - Rebecca ammutoli' quando si voltò e si accorse che l'uomo alla finestra non era il colonnello. - Becky! - esclamò Drum andandole incontro a braccia aperte. Allo sguardo freddo e sprezzante di lei tuttavia, si fermò e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. - Non mi riconosci, Becky? È passato molto tempo, è vero, ma non credo di essere cambiato tanto. Tu invece... Sei diventata un'incantevole giovane donna.- - Vi ho riconosciuto, signore - ribatte' infine lei, ignorando il complimento. Quindi si profuse in un inchino da manuale. - Sembrate più vecchio, certo, ma c'era da aspettarselo.- Drum inarco' le sopracciglia a quel tono scostante. - È bello rivederti. Ho pensato spesso a te, ricordando tutte quelle...- - E io ho pensato spesso a voi, signore - tagliò corto Rebecca, prima di girarsi a posare il cesto sul tavolino. Benché apparisse calma, era ben lungi dall'esserlo. Quella ricomparsa improvvisa aveva prepotentemente riacceso la sua collera e il suo risentimento, ma la voce perlomeno non aveva tradito il profondo tumulto di emozioni che la pervadevano. - Posso offrirvi qualcosa da bere? - chiese con formale cortesia. - Abbiamo del madera eccellente. Dovreste provarlo.- Senza attendere risposta, si diresse al mobile su cui era posato il vassoio coi liquori e gli riempì un bicchiere. - Di certo il nonno sarà qui a momenti. Sarà felice di vedervi.- Non si poteva dire lo stesso di lei, pensò Drum prendendo il bicchiere. - Ho notato che i giardini sono stupendi - rimarco', provando una tattica diversa. - Che fiori sono quelli? - domandò indicando un'aiuola. - Li ho visti anche sul davanti. Non li conosco.- - Sono dalie.- - Oh, si, ne ho sentito parlare. Sono di importazione. Il colonnello ha un nuovo giardiniere? Mi piace molto l'aspetto d'insieme del parco.- - In un certo senso sì. Mi occupo io dei giardini, signore.- - Tu, Becky? Sei una donna piena di risorse.- - È gratificante che siate voi a dirlo - replicò lei con un sorriso freddo. Drum stava perdendo la pazienza. Per anni si era portato dietro l'immagine di una ragazzina adorabile con corti riccioli neri e grandi occhi verdi vividi di intelligenza, il cui carattere allegro e intrepido aveva conquistato il suo cuore. Non era preparato a quella giovane donna altezzosa che ora gli stava davanti. Che diavolo era successo? Si chiese sopprimendo l'impulso di afferrarla per le spalle e scrollarla. - Ho portato un pacco da parte di mia madre. Vestiti, credo.- annunciò secco. Di colpo l'atteggiamento di lei cambiò e per la prima volta Drum vide una luce calda brillare nel suo sguardo. - Ringraziatela da parte mia, per favore. È stata molto gentile, anche se non volevo si desse pensiero per me.- In quella la signora Benson entrò nella stanza per chiedere a Rebecca se aveva bisogno di qualcosa a Raynhampton, visto che la cameriera era pronta a partire. - No, Benny, non direi - rispose Rebecca. Poi ci ripenso'. - Anzi, si. Di' a Betsy di prendermi del nastro verde, quanto basta per ornare il mio vecchio cappello di paglia. Non so spiegarmi come, ma ho perso l'altro nastro. Ho lasciato il cappello appeso a un ramo quando sono andata a... Oh, non importa - tronco' sbrigativa. - Solo del nastro di raso verde.- Drum si era fermato col bicchiere a mezz'aria. Santo cielo! Becky? Non era possibile. Solo grazie al suo ferreo autocontrollo, riuscì a trattenere la risata che gli era salita alla gola.

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***


Drum non avrebbe saputo dire chi dei due sarebbe rimasto più scioccato, se avesse seguito i suoi bassi istinti e l'avesse raggiunta nello stagno. In effetti, ora che la osservava meglio, si rese conto che l'abito informe non celava del tutto le curve morbide del suo corpo magnifico... - Soddisfatto, lord Rayne? - chiese Rebecca in tono secco, quando si volse e si accorse che lui la stava fissando. - O forse volete che mi giri, cosicché possiate ispezionare con attenzione anche la parte dietro? - - Scusa, Becky - ribatte' lui, per nulla pentito. - Stavo solo ricordando...er... un momento significativo della mia esistenza.- Sorseggiando il vino, la guardò da oltre il bordo del bicchiere. - Spero che tu e tuo nonno verrete alla festa che daremo la settimana prossima.- Non le andava per nulla di unirsi al comitato di festeggiamenti per il suo ritorno, ma non avrebbe potuto mancare alla festa, visto che sia il nonno che la sua madrina sarebbero rimasti molto male se non fosse andata. - Ci saremo di certo. Trovo piuttosto noiosi questi ricevimenti, ma sono sicura che scoverò qualcuno che riuscirà a farmi divertire, almeno per una sera.- Avrebbe certamente continuato su quella linea, non fosse stato per l'arrivo del colonnello. Il nonno salutò Drum con tanto calore che Rebecca ne fu nauseata. Con una scusa quindi, li lasciò. Drum si intrattenne per una buona mezz'ora a conversare con l'anziano gentiluomo dei suoi anni nell'esercito, cosa che il colonnello gradi' molto. Non appena uscito dalla casa, tuttavia, il suo umore cambiò drasticamente e non proferi' parola durante il breve tragitto di ritorno a Rayne Court. John Joseph non aveva alcun dubbio che fosse accaduto qualcosa che aveva irritato il suo padrone. Ma non era curioso. Se sua signoria avesse desiderato confidarsi con lui, l'avrebbe fatto. In caso contrario, meglio lasciare che ritrovasse da solo il buonumore. Lady Constance, però, non condivise l'atteggiamento di John Joseph. Dopo cena, quando Harriet li ebbe lasciati per ritirarsi nella sua stanza, affrontò la questione col figlio, insolitamente cupo e taciturno quella sera. Drum le riferì dello strano comportamento di Rebecca, asserendo che non riusciva a capire come mai fosse tanto fredda nei suoi confronti. La contessa madre si era accorta che i sentimenti di Rebecca riguardo Drum erano cambiati. In un primo tempo aveva pensato che la figlioccia avesse superato la sua cotta adolescenziale per il figlio. Ora tuttavia non era più sicura che fosse quella la ragione. - Se non ricordo male, tanti anni fa tu non ti sei accomiatato da lei nel migliore dei modi - osservò come tra sé. E notando lo sguardo parecchio confuso del figlio, si affretto' ad aggiungere sorridendo: - No, non credo proprio che lo rammenti, ma Rebecca non l'ha di certo dimenticato. Contravvenendo ai tuoi ordini, aveva montato Brutus, o Nero, o qualche altro nome del genere. Quell'animale era pericoloso, le avevi proibito di prenderlo.- - Si chiamava Caesar - replicò lui accigliandosi, mentre il ricordo di quell'episodio gli tornava vivido alla memoria. Rebecca era sparita e lui era uscito a cercarla. Non ci aveva messo molto a trovarla. Caesar era un animale difficile da controllare, troppo forte per le esili braccia di Rebecca. Ciononostante, quando lei lo aveva visto galoppare nella sua direzione, aveva spronato Caesar, col risultato che era stata sbalzata malamente di sella. Drum si era sentito morire mentre la vedeva cadere. Scoprire che era illesa e per nulla pentita, aveva tramutato la sua ansia in collera e, senza alcun avvertimento, se l'era messa sulle ginocchia e l'aveva sculacciata. - Volete dire che ce l'ha ancora con me per quell'episodio? - - Non ne sono sicura - rispose la contessa madre stringendosi nelle spalle. - Ma è un fatto che il colonnello non ha mai alzato una mano su di lei, per cui non credo che nutra grandi simpatie per l'unico uomo che ha osato colpirla.- - Si meritava una bella lezione! - proruppe Drum in tono duro. - Che diamine, avrebbe potuto rompersi l'osso del collo! E vi dico una cosa, madre, se quella signorinella altezzosa mi dispenserà ancora qualcuno dei suoi sguardi sdegnosi, vi assicuro che si ritroverà sulle mie ginocchia per la seconda volta! - Oh, cielo, l'atteggiamento di Rebecca lo aveva davvero irritato, realizzò lady Constance non senza un certo divertimento. Coi modi autoritari del figlio e lo spirito indipendente e libero della figlioccia, ne avrebbero viste delle belle in futuro. La soddisfazione che Rebecca aveva provato dopo il suo primo incontro con Drum ebbe vita breve. Ben prima che fosse tempo di andare a letto, si ritrovò in preda a rimorsi di coscienza. E la mattina seguente, quando si alzò, dovette giungere alla conclusione che in effetti si era comportata molto male. Non era stata sua intenzione trattare Drum con disprezzo, ma era questo che aveva fatto. Per fortuna la festa di benvenuto per lui le avrebbe dato modo di gettarsi alle spalle quell'orribile primo incontro. In mezzo ad amici e con il sostegno morale della sua madrina, era certa che se la sarebbe cavata benone. Lui però come si sarebbe comportato dopo il trattamento che aveva ricevuto? In effetti c'erano poche possibilità che si vedessero, riflette' mentre si vestiva. Il nonno era stato invitato in Scozia da un amico; sarebbe rimasto da lui qualche settimana, quindi sarebbero partiti per un viaggio in Italia. Sulle prime si era mostrato riluttante ad accettare, ma lei gli aveva assicurato che sarebbe stata benissimo dalla zia Agnes, a Bath, sino a che non fosse giunto il momento di recarsi a Londra per la stagione... Dei colpetti alla porta interruppero il corso delle sue riflessioni e la signora Benson entrò per avvertirla che una ragazza desiderava vederla. Chiedendosi chi mai potesse essere a quell'ora del mattino, Rebecca terminò di vestirsi e scese nel salottino, dove trovò ad attenderla una giovane donna in abiti modesti. Era Mary Shaw, la sorella di Peter. La ragazza le spiegò che aveva perso il posto di cameriera trovatole da lady Constance. Il marito della sua padrona l'aveva insidiata e durante uno dei suoi approcci sua moglie li aveva scoperti. Dopo averla accusata di essere stata lei a provocarlo, la donna l'aveva licenziata su due piedi. Mary era venuta da Rebecca per chiederle di aiutarla a trovare un nuovo impiego. Rebecca era sul punto di dirle che avrebbe parlato con la madrina, ma dopo aver soppesato la giovane donna per qualche minuto, decise di assumerla come cameriera personale. A marzo sarebbe partita per Londra e il nonno avrebbe certamente insistito perché ne avesse una. Inoltre, dovendo andare a Bath, le sarebbe servita un'accompagnatrice. Quindi perché non Mary? Aveva un aspetto pulito e ordinato, ed era rispettosa, gentile. Di sicuro ne sarebbe stata soddisfatta. Nel comunicare alla giovane la sua decisione, Rebecca l'avverti' che non sarebbe stata motivo di vanto per lei, perché non avrebbe sopportato che le si agitasse intorno con spazzole, abiti e roba del genere. Mary, stupefatta per l'inatteso evolversi degli eventi, poté solo annuire felice. Nei giorni che seguirono Mary si attenne scrupolosamente alle istruzioni datele. La sera della festa a Rayne Court, tuttavia, riuscì a convincere la giovane padrona ad abbandonarsi totalmente alle sue cure. Dopo essersi fatta il bagno dunque, Rebecca si avvolse in un accappatoio e sedette davanti alla toletta con un libro in mano. Era una lettura così interessante che prestò ben poca attenzione a quel che Mary faceva alle sue spalle. Non si curò nemmeno di darsi un'occhiata allo specchio quando fu il momento di alzarsi per infilare l'abito. Una volta vestita tuttavia dovette accontentare Mary e specchiarsi. L'immagine che vide riflessa la lasciò di stucco. Mary le aveva accorciato leggermente i capelli prima di raccoglierli in un'acconciatura raffinata e d'effetto.

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo ***


I riccioli che a Rebecca le sfioravano ora la fronte e la nuca la facevano apparire più giovane, ma le conferivano anche un aspetto più elegante, più sofisticato. L'abito poi le parve quasi indecente. Di satin verde, aveva un'ampia scollatura che metteva in risalto la morbida rotondità del seno alto e sodo. Dovette riconoscere comunque che il vestito le stava d'incanto e, visto che Mary le assicurò che quelle erano le scollature di moda a Londra, smise di preoccuparsi. Quando il nonno la vide, dimentico' i rimproveri che aveva inteso muoverle per il suo ritardo. Complimentandosi con lei, cosa del tutto inusuale per uno come lui così restio ai complimenti, la scorto' alla carrozza che li attendeva fuori. Benché nervosa alla prospettiva di rivedere Drum, Rebecca sperimentò un brivido di eccitazione quando si fermarono davanti al patio illimitato. Quella era la prima festa ufficiale cui avesse mai preso parte a Rayne. Erano gli ultimi, li informò Hodges mentre faceva strada verso il salone. Il brusio delle conversazioni si attenuo' quando il maggiordomo spalanco' le porte per far entrare lei e il colonnello. Parecchie teste si volsero nella loro direzione e furono molti gli sguardi di ammirazione che ricevette Rebecca, lei tuttavia non se ne accorse quasi, intenta com'era a perlustrare la sala per individuare Drum. - Buon Dio! Che splendore! - mormorò Richard Pemberton con voce strozzata, fissando incantato la giovane donna che avanzava tra la folla. - Non ti ricordi di lei? - ribatte' Drum. - Mi meraviglia. Quello è un viso che non ho mai dimenticato... e che non dimenticherò mai.- La nota derisoria della sua voce era mitigata da un'inequivocabile tenerezza e Richard aggrotto' la fronte. - Non vorrai dire che quella ragazza bellissima è...- - Sì, Ricky, quella è la mia peste.- - Diavolo, Drum, è stupefacente come ti crescono sotto gli occhi senza che nemmeno te ne accorga.- - Sfortunatamente non è cresciuta sotto i miei occhi - replicò lui, in tono leggermente teso ora. - Sono stato lontano troppo tempo. Ma non è mai tardi per rimediare.- Richard non lo stava più ascoltando. - Dannazione! Rupert Whitney le si sta avvicinando. Andiamo, Drum, o mi batterà sul tempo.- - Sta' calmo, Ricky. Ti sarò amico più di quanto meriti e ti levero' di torno il baronetto.- Mentre Drum si dirigeva verso Rupert, Richard si affretto' alla poltrona su cui lady Constance aveva fatto sedere Rebecca. La contessa era stata informata dell'assunzione di Mary e sapeva quindi a chi fosse dovuta la sorprendente trasformazione della figlioccia. Avrebbe voluto potersi trattenere qualche minuto con lei, ma vedendo sopraggiungere l'amico di suo figlio, si alzò e dopo aver fatto le presentazioni tornò a mescolarsi agli altri ospiti. Rebecca non ricordava Richard Pemberton. Non si rammento' di lui nemmeno quando le disse che aveva studiato a Oxford con Drum e per diversi anni aveva trascorso le vacanze estive a Rayne Court. La compagnia di quel giovane simpatico era gradevole però, per cui quando venne annunciata la cena, non esitò a prendere il braccio che lui le offriva. A tavola, seduta tra il signor Pemberton e il signor Henderson, un suo vecchio amico, Rebecca si sentì del tutto a suo agio per la prima volta dacché era arrivata. Si godette dunque il cibo squisito che venne servito e la piacevole conversazione. Richard poi riuscì finalmente a farle rammentare i loro precedenti incontri, raccontandole della volta in cui, dopo aver sorpreso lui e Drum nello stagno, si era impossessata dei loro vestiti e aveva minacciato di andarsene, se Drum non le avesse insegnato a nuotare. Il ricordo di quell'episodio strappò a Rebecca una risata argentina che lady Harriet non mancò di notare. - Rebecca sembra aver conquistato il vostro amico, Drum - -Già - ribatte' lui secco gettando un'occhiata nella loro direzione. - E non è l'unico - aggiunse, alludendo a Rupert Whitney, che pareva incapace di staccarle gli occhi di dosso. - È così bella stasera, che la cosa non mi stupisce - seguito' Harriet senza lasciar trapelare la sua irritazione. - Se avessi dieci anni di meno, sarei gelosa.- - Siete sempre incantevole - replicò Drum galante, rivolgendole uno sguardo di apprezzamento. - Il blu vi dona, signora. Sono lieto che abbiate deciso di abbandonare il nero.- Si volse poi verso la signora Bingham e non si accorse della luce di soddisfazione che brillo' negli occhi di lady Harriet. Terminata la cena, lady Constance si alzò e invitò le signore a seguirla in salone, lasciando i gentiluomini al loro Porto. Mentre veniva servito il tè, chiese che qualcuna le intrattenesse suonando il pianoforte. - La signora Morrison suona molto bene - bisbiglio' Elizabeth all'orecchio dell'amica, mentre seguivano l'esecuzione. - Non meglio di te - garantì Rebecca. Gli occhi di Elizabeth scintillarono biricchini. - Mi domando come mai la tua madrina non abbia chiesto a te di suonare.- - Immagino si stia divertendo e non voglia veder correre via i suoi ospiti.- Elizabeth ridacchio'. - Non sarai brava al pianoforte, Becky, ma hai una voce meravigliosa.- - Passabile. Solo passabile.- Le due ragazze avevano trascorso parecchie serate deliziando la signora Bingham coi loro duetti. - Lady Constance però non sa che sono intonata. E mi va bene lasciarla nella sua ignoranza.- La signora Morrison terminò il suo pezzo e la contessa si mise in cerca di una nuova pianista. - Credo che presto avrai l'opportunità di dar prova del tuo talento - sussurro' Rebecca vedendo la madrina avvicinarsi a loro. E sentendo l'amica declinare l'invito, rossa di imbarazzo, disse a voce alta: - Via, Lizzie. Non essere timida.- Elizabeth pur non essendo un tipo irascibile, provò l'impulso improvviso di renderle la pariglia. - Suonero' con piacere, signora, a patto che Rebecca mi accompagni.- Lady Constance parve presa in contropiede. - Be', se per te va bene, cara...- - Andiamo, Becky. Non essere timida - la incito' Elizabeth, facendole il verso e scoppiando poi a ridere dinanzi all'occhiata bieca che lei gli rivolse. Quando Elizabeth cominciò a suonare, le signore smisero di chiacchierare per ascoltare educatamente. Non appena la voce di Rebecca si levo' dolce e melodiosa nella sala tuttavia, ne furono tutte incantate. Seguirono il pezzo rapite e applaudirono con entusiasmo alla fine dell'esecuzione. Rifiutando di esibirsi ancora, Rebecca si allontanò, seguita dappresso dall'amica. Mentre tornavano ai loro posti, lady Constance le intercetto'. - Elizabeth, mia cara, suoni divinamente. Quanto a te, Rebecca, sei una piccola streghetta traditrice. Tenermi nascosta quella voce meravigliosa! Sei una ragazza davvero cattiva, sai? - - Ve ne accorgete solo ora? - disse una voce maschile alle loro spalle. - Io lo so da molto tempo.- Scorgendo un lampo nei begli occhi verdi di Rebecca, la contessa intervenne con prontezza. - Non badargli, cara - la esorto' prendendola sottobraccio. - È intrattabile in questi giorni - aggiunse, rivolgendo un'occhiata significativa al figlio, prima di guidare le due giovani al divano dove le attendeva la signora Bingham. - Povero innocente agnellino - continuò Drum in tono derisorio seguendole con lo sguardo. - La mamma la porta al sicuro dalle fauci del lupo...- - Di che diavolo stai parlando? - gli chiese Richard, che l'aveva appena raggiunto. - Niente, non farci caso. - Drum rilevò l'occhiata di apprezzamento dell'amico per Rebecca. - Ne sei rimasto ammaliato, vero? - - È incantevole. - - Peccato - ribatte' Drum sorseggiando il suo vino. - Non è per te.- - Cos'è, un avvertimento? - - Diciamo piuttosto un consiglio da amico. Non potresti mai tenerle testa, è troppo ostinata.- - Immagino che tu invece ti senta in grado di farlo.- - Ho più esperienza, certo.- Rammentando i discorsi fatti a tavola, Richard ridacchio'. - Mi vengono in mente diverse occasioni in cui l'ha avuta vinta lei.-

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo ***


Drum ribatte' al commento dell'amico. - Sbagli, mio caro. Te lo assicuro. Non devi vedere l'indulgenza come capitolazione. Rebecca sa sin dove può spingersi.- Drum guardò in direzione della madre e vide che stava cercando di catturare l'attenzione della figlioccia. Le ci volle un momento, ma alla fine ci riuscì. Rebecca si alzò obbediente dal divano e le andò incontro. - Credo che l'agnellino stia per ricevere la bella notizia.- disse. Poi si voltò verso Richard. - Scusami, devo lasciarti un momento. Quando torno facciamo qualche mano di picchetto.- Rebecca intanto si era seduta accanto alla madrina, pronta a un inevitabile rimbrotto per aver tenute nascoste le sue doti canore. Rimase dunque sbalordita quando lady Constance la informò che sarebbe stata sua ospite durante l'assenza del nonno. A quanto sembrava, la contessa e il colonnello avevano già preso accordi al riguardo, perciò le proteste di Rebecca restarono inascoltate. La contessa poi sembrava così eccitata alla prospettiva di trascorrere con lei i lunghi mesi d'inverno, che lei non ebbe cuore di opporre ulteriore resistenza. Tuttavia aveva la sensazione che un laccio le si fosse stretto intorno al collo e, per una volta, salutò con sollievo l'arrivo di lady Harriet. Dopo aver scambiato qualche complimento con la giovane vedova, Rebecca si alzò e raggiunse di soppiatto la grande portafinestra. Una volta fuori attraversò l'ampia terrazza e si appoggiò alla balaustra di marmo. Respirando a pieni polmoni la frizzante aria settembrina, fissò lo sguardo sui giardini che le si stendevano dinanzi. Non si vedeva molto perché la luce che usciva dai saloni illuminati non arrivava lontano. Davanti a lei, in distanza, c'era solo un'oscurità inquietante. Qualcosa di molto simile al suo futuro. Come avrebbe fatto a superare indenne i lunghi mesi a venire? La presenza di Drum le avrebbe reso la vita difficile. Rebecca rabbrividi' a quel pensiero, ma che poteva fare? Niente! Non c'erano vie d'uscita purtroppo... - Oh, signorina Standish, mi era parso di vederla uscire.- Sorpresa, Rebecca si voltò e si trovò di fronte Rupert Whitney. Presa dai suoi pensieri non lo aveva sentito avvicinarsi. Quella era la prima volta che lo vedeva da vicino e non poté impedirsi di gettare un'occhiata critica al suo abbigliamento. Era all'ultima moda, naturalmente, ma così estraneo alla sobrietà cui era avvezza che non si stupì che suo nonno trovasse detestabile quell'uomo. - Come vanno le cose alla tenuta? - chiese più che altro per educazione. - Molto bene, mia cara. Era in condizioni disastrose dopo l'incendio, ma ho fatto venire una squadra di operai e i lavori procedono velocemente.- Il baronetto tirò fuori la sua tabacchiera d'argento e prese un pizzico di tabacco che inalo' con voluttà. - Ho in mente di riarredare la casa - proseguì, - e mi chiedevo se potrei persuadervi a venire di tanto in tanto per darmi qualche consiglio sulle stoffe e sui colori. Benché abbia le mie idee, non mi dispiacerebbe il punto di vista di una signora.- Rebecca non poté impedirsi di ridere. - Non avreste potuto chiederlo a persona più incompetente- confessò, ricavandone un'occhiata di disapprovazione. Una tale mancanza era imperdonabile agli occhi di uno come il baronetto, doveva averlo scioccato. Colta da un'improvvisa ispirazione, seguito' : - Non è il mio consiglio che dovete chiedere, ma quello di lady Harriet. Ha gusti eccellenti.- - Lady Harriet, eh? Sì, potrebbe essermi di grande aiuto. Ci conoscevamo piuttosto bene e ci siamo frequentati prima che si sposasse. Pensate che si offenderebbe, se mi rivolgessi a lei? - - Affatto. Niente potrebbe esserle più graditi.- - Allora lo farò senz'altro. Permettete che vi riaccompagni dentro, signorina Standish? Fa piuttosto fresco qui fuori. Magari potremmo fare qualche mano di whist. Che ne dite? - Vi ringrazio, signore, ma vorrei restare qui ancora qualche minuto. Dentro c'è un caldo soffocante.- Gli occhi di Rebecca si restrinsero. - Whist, avete detto? - Lui annuì e le labbra di lei si incurvarono in un sorriso birichino. - Allora, posso suggerirvi di unirvi a mio nonno? È un giocatore di prim'ordine.- - Oh, credete che gli farebbe piacere? Non sono certo ai suoi livelli.- - Vi garantisco, sir Rupert, che lo lascerete senza parole.- Rebecca non poté fare a meno di sorridere mentre lui rientrava. Il colonnello non avrebbe gradito di averlo come compagno al tavolo da gioco. Ma gli sarebbe servito da lezione... per non aver scritto alla zia Agnes ed essersi invece accordato con lady Constance! - Che demonietto sei, Rebecca.- Lei si girò sbigottita verso il filare di cespugli da cui proveniva quella voce ben nota. Pochi istanti e vide emergere da dietro il fogliame la sagoma familiare di Drum. - Origliare è una brutta abitudine, lord Rayne - lo investì Rebecca piccata. Lui ignoro' il suo rimprovero. - Che diavolo ti ha fatto tuo nonno per imporgli una simile punizione? - Rebecca non finse di non aver capito e rise divertita. - Sapete com'è il colonnello... così asociale e intollerante. Sir Rupert si è stabilito qui e il nonno deve abituarcisi. Non potrà evitarlo, dunque è bene che impari subito a comportarsi civilmente quando si incontrano.- - Suona come un consiglio. Ma quanti di noi trovano difficile comportarsi civilmente con qualcuno che detestano o con cui ce l'hanno? - Anche questa volta Rebecca comprese al volo, tuttavia rimane silenziosa. Che avrebbe potuto dire? Delle scuse sarebbero potute esser interpretate come il desiderio di riallacciare l'antica amicizia e di certo non era quella l'impressione che voleva dare. D'altro canto però, era obbligata a scendere a un qualche compromesso, o il suo soggiorno a Rayne Court sarebbe stato un inferno... Il conte, che stava osservando intento il suo delizioso profilo, scorse con chiarezza le emozioni che si susseguirono sul suo volto. - Becky, niente mi darebbe più gioia che fossimo nuovamente amici. Ma se questo non è possibile, qualunque ne sia la ragione, almeno non deve esserci ostilità tra noi.- - No, avete ragione - convenne lei in tono dolce. Le aveva offerto il proverbiale ramo d'ulivo, per cui ora non provò alcuna esitazione nell'aggiungere: - E mi dispiace per il modo in cui...- - Non è necessario che ti scusi, piccola. Il mio arrivo ti ha colto alla sprovvista, immagino.- Rebecca gli indirizzo' un sorriso di gratitudine. Come la capiva Drum! Ma era sempre stato così, rammento'. - Vostra madre sembra si stia godendo la serata - osservò dopo qualche attimo di silenzio. - E tu ti diverti? - - Sì, molto. È stato tutto fantastico, signore.- Drum si acciglio' leggermente. Lo irritava che continuasse a rivolgersi a lui in modo tanto formale. - Allora spero che ci saranno tante altre serate come questa durante il tuo soggiorno da noi. - Rebecca alzò gli occhi a guardarlo. Dunque ne era già stato informato. Dalla sua espressione tuttavia non riuscì a capire se gli facesse piacere o meno di averla ospite in casa sua. - Spero non avrete nulla da obiettare. Non è stata una mia scelta, ve lo assicuro. Io sarei andata volentieri da mia zia, a Bath.- - Obiettare? E perché mai? Farai compagnia a mia madre.- - Sì, sembra entusiasta all'idea - commentò lei. - Lo è di sicuro. Ti vuole molto bene, Rebecca. Da quel che mi ha detto, siete divenute molto intime in questi anni.- - Be', non ricordo molto mia madre, ma mi piace pensare che fosse come lady Constance - disse Rebecca voltando la testa di lato. - Vedete, col mio comportamento scandalizzo molte signore. Non posso fare a meno di dire le cose più offensive a volte, ma vostra madre sembra non farci caso.- Gli lanciò un'occhiata da sotto le ciglia e proseguì. - Comprende perfettamente... dice che ho avuto un insolito esempio cui uniformarmi.- Una risata reboante echeggio' nel silenzio. - Dà la colpa a me, vero? Be', forse non ha tutti i torti. Ti ho sempre trattata come un ragazzo.- - Sì, e mi piaceva. Avrei voluto esserlo.- Ammise lei.

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo ***


- Sarebbe un vero peccato, credimi. Come maschio saresti stata senza dubbio notevole... ma come donna sei unica.- Era il più bel complimento che le avessero mai fatto e Rebecca arrossi' come un peperone. Per la prima volta imbarazzata in presenza di Drum, fissò lo sguardo sull'ultimo bottone della sua giacca. Dopo qualche istante tuttavia, visto che lui rimaneva in silenzio, alzò gli occhi sul suo viso. - Be', se vuole scusarmi, signore... Credo che tornerò dentro, ora. Inizia a far fresco.- Con ciò si diede alla ritirata. La prima persona in cui si imbatte' nel salone fu Elizabeth. - Dov'eri finita? Ti ho cercato dappertutto.- - Ero uscita a prendere un po' d'aria. Domani andiamo a fare una passeggiata a cavallo. Devo parlarti e qui non posso farlo.- - Ha a che fare con sir Rupert? - ridacchio' Elizabeth. - L'ho visto rientrare qualche minuto fa. Deve essere cotto di te, a tavola non riusciva a toglierti gli occhi di dosso. Mi chiedo se non abbia in mente di farti una proposta...- - Spero proprio di no! - esclamò Rebecca. Poi sorrise. - Anche se aveva quell'intenzione, avrà di certo cambiato idea. Dopo la nostra breve conversazione, credo di aver perso parecchi punti ai suoi occhi. E comunque il nonno non darebbe mai il suo consenso.- - A proposito di tuo nonno... Non so cosa gli sia successo, ma è seduto a un tavolo da gioco con un'espressione così cupa da far spavento.- - Oh? - Rebecca sgrano' gli occhi con fare innocente. - Per caso c'è sir Rupert con lui? - - Ora che mi ci fai pensare, credo di sì.- Rebecca scoppiò a ridere e l'amica le indirizzo' un'occhiata carica di sospetto. - Ne hai combinata una delle tue, ci scommetto.- - Lizzie! Come ti viene un'idea del genere? - La mattina seguente, come convenuto, Rebecca ed Elizabeth uscirono a cavallo. Naturalmente il principale argomento di conversazione fu la festa della sera prima ed Elizabeth non mancò di rimarcare quanto le fosse parso amabile lord Rayne. - Non riesco proprio a trovarlo antipatico - concluse. - Perché dovresti? Il fatto che non piaccia a me, non deve condizionarti. Comunque era in una delle sue giornate buone. Perfino io ho dovuto riconoscerlo.- - Oh? Hai parlato con lui, allora? - -Sì, in terrazza. Abbiamo stabilito una tregua.- - Ne sono veramente lieta. Mi chiedevo come avresti fatto a cavartela sotto il suo stesso tetto per tutto l'inverno.- - Come diavolo fai a saperlo? - Rebecca alzò gli occhi al cielo. - La mia madrina, suppongo. È per questo che ti ho chiesto di uscire con me. Volevo parlartene.- - Veramente è stato il signor Pemberton a dirmelo. Sembra che lord Rayne non abbia sentito ragioni, quando ha saputo che era in programma che andassi da tua zia.- Rebecca rivolse all'amica uno sguardo a dir poco allibito. - Fammi capire, Lizzie... È stato lord Rayne a insistere per ospitarmi a Rayne Court? - - Da quel che mi ha riferito il signor Pemberton, lord Rayne ha fatto fuoco e fiamme quando tuo nonno lo ha informato che ti saresti trasferita a Bath durante la sua assenza. È successo mentre prendevano i liquori.- Rebecca fermò il cavallo di scatto ed Elizabeth dovette fare altrettanto. - Tutto bene, Becky? - - Quel serpente! L'ha fatto apposta. Vuole vendicarsi per come l'ho trattato! - Proruppe lei. - Ma di che stai parlando? Non mi hai detto un attimo fa che avete raggiunto una sorta di tregua? - - L'ho visto la settimana scorsa. È venuto da noi e io sono stata piuttosto scortese con lui.- I suoi occhi si restrinsero a due sottili fessure. - Ora capisco tutti. È il suo modo di rendermi la pariglia.- - Può darsi che tu abbia ragione, naturalmente, ma, a essere sincera, lord Rayne non mi sembra un tipo vendicativo - osservò l'amica smontando da cavallo. - Quindi, prima di dichiarargli guerra di nuovo, cerca di scoprire esattamente cosa si sono detti lui e tuo nonno.- Rebecca annuì piano, e scesa da cavallo, andò a sedersi accanto a lei su un tronco caduto. - Hai ragione. Richard potrebbe non aver riportato correttamente i fatti. - Guardò poi davanti a sé, verso una macchia in cui si trovavano sempre una gran quantità di conigli. - Che ne pensi di Richard? - domandò inaspettatamente. Elizabeth arrossi' . -Oh, lo chiami col suo nome di battesimo. Non avevo idea che foste così intimi.- - Ci siamo conosciuti parecchi anni fa, anche se devo confessare che non mi ricordavo di lui - spiegò lei. - È molto attraente, vero? - - S-si, lo pensavo anch'io. Ed è anche un vero gentiluomo. Ha tutte le qualità che si possono desiderare in un marito.- - Non vorrai sposarti? - chiese Rebecca scioccata. - Certo che voglio sposarmi. Non è forse il sogno di ogni donna? - Rebecca era così turbata al pensiero che un giorno Lizzie si sarebbe potuta sposare, che non riuscì a replicare alcunché. Non era possibile che dicesse sul serio, pensò guardandola di sottecchi. No, Lizzie stava scherzando. Nessuna donna con un minimo di buon senso avrebbe scelto di sposarsi! Rebecca corrugo' la fronte assorta, mentre Lizzie si allontanava per raccogliere dei fiori. L'amica era del tutto ignara di quel che l'attendeva nel letto nuziale, ma lei no. Lei sapeva... Dio, e in che modo l'aveva scoperto! Un brivido la percorse mentre riandava con la memoria a quella notte in cui la sua innocenza era svanita nel volgere di pochi attimi. Durante il primo anno in collegio, aveva sentito parlare di un francese che dava lezioni di scherma ai giovani gentiluomini della capitale. Visto che da mesi covava un sordo rancore nei confronti di Drum, per vendicarsi, si era presentata un giorno da questo monsieur Duval e gli aveva detto di volersi iscrivere al suo corso. Dopo qualche istante di comprensibile sbigottimento, il senso dell'humour del francese aveva prevalso e lui aveva accettato di prenderla come allieva. Così, ogni mercoledì sera, Rebecca aveva lasciato di soppiatto la camera che divideva con Elizabeth, per raggiungere il luogo delle lezioni. L'amica chiudeva a chiave la porta e la riapriva due ore più tardi per farla rientrare. Era andata avanti in quel modo per qualche mese, ma una sera, quella particolare sera, arrivando a casa di monsieur Duvall, si era sentita dire che il maestro era a letto malato e che non ci sarebbero state lezioni. Così, non potendo impiegare in altro modo il tempo che mancava all'appuntamento con Elizabeth, aveva vagato per le strade della città, senza meta. Vista la necessità di avere libertà di movimento, vestiva abiti maschili quando andava alle lezioni, per cui non l'aveva preoccupata la prospettiva di camminare sola di notte. Nessuno avrebbe fatto caso a lei, si era detta. Non era passato molto tuttavia che si era accorta di essere seguita da un ragazzino di bell'aspetto, anche se di abiti modesti. Questi l'aveva affiancata e le aveva proposto di accompagnarlo in un luogo dove due giovanotti della loro età si sarebbero certamente divertiti. Le era parso inoffensivo e, visto che aveva cominciato a piovere, aveva accettato di andare con lui. Si erano spinti in una zona della città in cui lei non era mai stata ed erano entrati in una grande casa dagli interni colorati e pieni di luce. Nell'aria aleggiava un misto di profumo, sudore e liquori. Una donna grassa si era fatta loro incontro e aveva preteso di essere pagata in anticipo per lo spettacolo cui avrebbero assistito. Sempre più incuriosita, Rebecca le aveva consegnato i soldi. Dopo aver fatto sparire le monete tra i seni enormi, la donna li aveva guidati lungo una rampa di scalee da lì in una piccola stanza spoglia, illuminata fiocamente da un solo lume. Mentre la porta veniva richiusa, il suo compagno aveva scostato di lato il logoro tappeto che stava nel centro della stanza. Nascosti sotto, c'erano quattro buchi a distanza ravvicinata uno dall'altro. Senza dire una parole, si era inginocchiato e l'aveva invitata a fare altrettanto. Poi si era messo a spiare da uno dei buchi.

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo ***


A Rebecca le ci volle qualche istante per realizzare quel che stava avvenendo nella camera sottostante, e a quel punto era rimasta scioccata. Un uomo e una donna, entrambi nudi, erano avvinghiati uno all'altro su un grande letto. L'uomo stava tra le gambe della donna e il suo fondoschiena si muoveva ritmicamente su e giù, la donna gemeva e si inarcava verso di lui con totale disinibizione. Per quanto innocente, Rebecca aveva vissuto abbastanza a lungo tra gli animali per capire che quei due stavano facendo l'amore. Sconvolta, si era girata verso il compagno e lo aveva visto armeggiare con la mano nei calzoni. Era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Disgustata, era balzata in piedi ed era corsa via piangendo... - Becky...! Becky! - Sentendosi chiamare, Rebecca si riscosse. Elizabeth stava venendo verso di lei saltellando e agitando il mazzo di fiori che aveva in mano. - Attenta alle trappole per i conigli! - le urlò. Ma l'avvertimento giunse troppo tardi. Un grido echeggio' nell'aria ed Elizabeth cadde a terra malamente. Incurante dell'avvertimento da lei stessa offerto poco prima, Rebecca la raggiunse di corsa e le si accovaccio' di fianco. L'amica si era seduta e si stava massaggiando la caviglia destra, una smorfia di dolore in viso. Tirato fuori il coltellino che portava sempre con sé quando usciva a cavallo, Rebecca tagliò le stringhe dello stivaletto e vide che l'area contusa si stava gonfiando a vista d'occhio. Sorreggendo l'amica, l'aiuto ad alzarsi e a tornare al tronco caduto su cui si erano sedute poc'anzi a chiacchierare. Stava per andare a cercare soccorso, quando sentì il rumore di un calesse che si avvicinavano. Senza indugiare, si precipitò sulla strada e vide un elegante veicolo venire nella sua direzione. Non riconobbe la pariglia di magnifici bai, ma non ebbe dubbi sull'identità del conducente, né su quella dell'uomo alto che gli stava di fianco. - Rebecca! Che piacevole incontro! - esclamò Richard Pemberton con un gran sorriso, fermando i cavalli. - Abbiamo bisogno di aiuto - gridò lei senza preamboli. - Lizzie è caduta e si è slogata una caviglia. È già molto gonfia, non può cavalcare.- Lesto, Richard passò le redini al compagno, balzo' a terra e corse verso Elizabeth. - Che fortuna che siate passati da qui proprio al momento giusto, milord - disse Rebecca alla volta di Drum. - Stavo per...- - Già, una vera fortuna! - tagliò corto lui in tono di rimprovero. Il sorriso le morì sulle labbra. Che diavolo gli era preso? Si chiese, voltandosi in tempo per vedere Richard che sollevava Elizabeth tra le braccia. Non poteva essere che la ritenesse responsabile per l'incidente di Lizzie... - La accompagniamo a casa, Rebecca - annunciò Richard adagiando Elizabeth sul sedile. - Lo riportate voi il suo cavallo? - - Ci penso io - si offrì Drum passandogli le redini e saltando a terra. - Non era necessario, signore - disse Rebecca mentre Richard spronava i due bai. - Potevo cavarmela da sola.- - I calessi non sono progettati per tre persone. La signorina Bingham starà più comoda così. E non è un fastidio scortarvi a casa e riportare il cavallo.- Rebecca lo guardò di sottecchi mentre si dirigevano insieme verso i cavalli. Benché il suo tono non fosse più taglienti, percepiva in lui una certa tensione. Drum non era un tipo lunatico per cui doveva esser accaduto qualcosa che lo aveva messo di malumore. Cavalcarono per un po' in silenzio, ma la vista di Drum, superbo cavallerizzo, a disagio sulla piccola sella di Elizabeth, le lunghe gambe che penzolavano quasi fino a terra, fu troppo per Rebecca che improvvisamente scoppiò a ridere. - Ragazzaccia - la rimprovero' lui avendo compreso perfettamente il motivo della sua ilarità. Un sorriso divertito però gli danzava sulle labbra. - Mi dispiace, ma siete così buffo. Meno male che Fulmine è un animale docile e sopporta il vostro peso senza tante storie.- - Fulmine? - le fece eco Drum. - In Spagna ho cavalcato asini più veloci! - Rebecca rise nuovamente. - Be', Lizzie non è molto esperta quindi è un bene che Fulmine sia un cavallo tranquillo.- Si fece poi seria. - Spero che la caviglia sia solo slogata o dovrà stare a letto per settimane.- - Le vuoi molto bene, vero? - ribatte' Drum dolcemente. - Sì, l'ho conosciuta in collegio e siamo subito divenute inseparabili... L'altra sera vi ho detto che non vado d'accordo con molte donne, ma Lizzie è come lady Constance. Gentile e comprensiva, paziente e spiritosa. Vorrei tanto poter essere come loro. - Lui la guardò per un lungo istante, un tenero sorriso sulle labbra. - La mamma aveva ragione, dopotutto - disse infine lasciandola di sasso. - Non sei cambiata molto. - Oh, si, invece, pensò Rebecca imponendo un freno alle sue emozioni. Sarebbe stato facile riaccendere l'amicizia con Drum, ma non poteva permettere che accadesse. Non gli avrebbe mai dato l'opportunità di ferirla di nuovo. D'ora in avanti sarebbe stata educata, ma distaccata. Era contrario alla sua natura, tuttavia non avrebbe potuto comportarsi in altro modo, decise. Quando arrivarono a destinazione, Drum declino' l'invito a entrare a bere qualcosa di fresco, Rebecca lo seguì con lo sguardo sino a che non sparì oltre i cancelli, quindi entrò in casa. In camera, trovò Mary quasi in preda a una crisi isterica per aver scovato tra i suoi abiti dei calzoni da uomo. Le spiegò che da ragazzina l'abbigliamento maschile era stato il suo preferito e che continuava ora a servirsene per tirare di scherma. Lo sguardo allibito della giovane cameriera le strappò un sorrisetto divertito. Senza nemmeno accorgersene, si ritrovò a raccontarle di monsieur Duvall e delle lezioni di scherma. Le disse anche che, tornata a Rayne dopo il collegio, aveva scoperto per caso che il signor Henderson, un carissimo amico del colonnello, era un eccellente spadaccino e aveva deciso di approfittarne. I loro incontri settimanali erano un segreto per tutti tranne che per la signora Henderson, che sedeva a guardarli con divertita indulgenza, mentre tiravano di scherma per il salotto. Mary si sentì orgogliosa della padrona. L'avverti' comunque che quando fosse stata a Rayne Court non avrebbe potuto fidarsi della servitù e che quindi sarebbe stato bene che evitasse di tenere i calzini insieme ai suoi abiti. Benché trovasse inutile preoccuparsi anzitempo, mancava parecchio alla partenza del nonno, Rebecca decise che avrebbe lasciato i calzoni dagli Henderson. I giorni tuttavia volarono e venne la mattina in cui Rebecca dovette congedarsi dalla servitù e trasferirsi a Rayne Court. In quel periodo aveva visto di rado Drum, ma in quelle occasioni lui si era mostrato abbastanza amichevole, il che faceva ben sperare per i mesi a venire. In effetti le settimane che seguirono passarono abbastanza tranquillamente. Benché fosse vagamente a disagio in presenza di Drum e di lady Harriet, Rebecca si sentiva perfettamente a posto con la madrina. Era con lei dunque che trascorreva la gran parte del suo tempo. Quella mattina si erano recate in solaio per rovistare tra i vecchi abiti. Lady Constance era alla ricerca di un pizzo che, era sicura, sarebbe stato d'incanto su uno degli abiti nuovi della figlioccia. Trovato il pizzo, Rebecca venne mandata di sotto a prendere le forbici, dimenticate nel salottino. Dopo aver fatto di corsa le scale che scendevano dal solaio, stanze che venivano usate solo dalla servitù e da chi volesse salire sul tetto, Rebecca imbocco' il passaggio che immetteva nell'ala giorno e quasi andò a sbattere contro Drum. - Ehi, che succede? - proruppe lui sorreggendola. - La casa va a fuoco? - - M-mi dispiace - ribatte' lei, turbata dalla sua vicinanza. - Devo fare una commissione per lady Constance e...- - Non può essere così urgente da rischiare l'osso del collo - l'ammoni' Drum in tono gentile.

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo ***


Drum proseguì dicendole - Ricorda che sono responsabile del tuo benessere. Farei una ben misera figura, se dovessi scrivere a tuo nonno per informarlo che hai avuto un incidente. E, parlando del colonnello, ho ricevuto una sua lettura stamattina. Sembra che lui e il suo amico abbiano deciso di andare in Grecia, oltre che in Italia.- Oh, no! Gemette Rebecca tra sé. Questo significa che, una volta finita la stagione, sarebbe dovuta tornare a Rayne Court... - Non sembri contenta, bambina - osservò Drum notando la sua espressione. - Forse qualcosa ti preoccupa? - - Come...? Oh, no. Affatto - si affretto' a rispondere lei con un sorriso forzato. - Posso vedere la lettera? - - Certo. Vieni in biblioteca più tardi.- Conscia che lui la stava guardando, proseguì per la sua strada a passo più calmo ed entrò nel salottino della madrina. Mentre prendeva le forbici, un sospiro le sfuggì di bocca. Dunque sarebbe dovuta restare a Rayne Court più del previsto? Be', c'era ben poco che potesse fare al riguardo, quindi era inutile lasciarsi prendere dallo sconforto. In fondo si trovava bene lì. Quel che le pesava era il dover seguitare a comportarsi in modo estraneo alla sua natura. Aveva deciso per questa linea onde evitare scontri con Drum, ma ora pensò che fosse ridicolo continuare in quel modo. Da quel momento in poi sarebbe stata solo se stessa, concluse tornando alla porta. La mattina seguente sarebbe andata dagli Henderson e avrebbe sfogato la sua frustrazione con qualche vigoroso colpo di scherma. Era quel che aveva sempre fatto in passato, si disse risoluta, quindi perché non tornare alla consuetudine? Il giorno dopo, quando si alzò, fu lieta di vedere che la giornata si preannunciava splendida. Dopo essersi vestita e aver fatto colazioni, andò quindi nella scuderia. Mentre Peter andava a prendere il suo cavallo, Rebecca notò nel cortile un uomo di bassa statura e d'aspetto piuttosto rozzo. John Joseph che, masticando tabacco puliva dei finimenti seduto su un tronco, le disse che era uno zio di Peter, un tipo sospetto che aveva appena acquistato una locanda a Collingwood. Rebecca monto' in sella senza fare commenti, ma quando vide il capo stalliere sputare per l'ennesima volta, si sentì in dovere di avvertirlo che se mai fosse scivolata su qualcosa di poco visibile, l'avrebbe ritenuto responsabile della caduta e lo avrebbe gettato nel ruscello. John Joseph si acciglio', ma un guizzo di ammirazione brillo' nel suo sguardo mentre la guardava allontanarsi. A metà strada per i cancelli ovest, Rebecca scorse in lontananza sir Rupert e devio' bruscamente per nascondersi dietro una fila di rododendri. Le visite del vicino si erano intensificate ultimamente. Anche se lo considerava un idiota, Rebecca non aveva niente contro di lui. In quel momento però non le andava la sua compagnia. Il baronetto passò oltre senza notarla e Rebecca, atteso qualche minuto, riprese la sua strada. Di lì a poco sentì un cavallo nitrire e voltandosi di lato vide lo stallone di Drum che pascolava tranquillo poco lontano. Il suo padrone era nei paraggi. Appoggiato a un tronco la stava guardando con un sorriso indecifrabile sulle labbra. Sopprimendo l'impulso di rivolgergli un rapido saluto e passare oltre, Rebecca si fermò e smonto' di sella. Nel toccar terra col piede fece una smorfia di dolore. Si chino', tirò fuori dallo stivale il piccolo coltello e sistemo' meglio il fodero. - Vedo che sei tanto intelligente da continuare a portarlo - rimarco' Drum, girandosi giusto in tempo per vederla rimettere il coltello al suo posto. Era stato lui stesso anni prima a suggerirle di farlo ogniqualvolta usciva a cavallo. - Sì. È davvero utile a volte. - ribatte' lei. Avanzò poi verso di lui, continuando a guardare i cavalli. - Quello stallone è magnifico.- - Anche la tua giumenta è splendida. È da tanto che ce l'hai? - - Qualche mese. Il nonno me l'ha regalata per il mio compleanno. Si chiama Belle. Drum la osservava intento mentre lei seguitava a fissare incantata lo stallone. - Non sognarti neppure di provarci.- - Provare cosa? - chiese lei voltandosi, l'espressione più innocente di questa terra. - Lo sai benissimo, ragazzina. Spero tu abbia imparato la lezione anni fa. Non devi montare Warrior, siamo intesi? - - Cosa potrebbe mai succedermi se mi capitasse di confonderlo con Belle in una mattina d'inverno? Ormai sono troppo grande per quel genere di punizioni.- - Se fossi in te, non tenterei la sorte - l'ammoni' lui prima di scoppiare a ridere. Posò poi una mano sul tronco e percorse con gli occhi i suoi domini. Sin dove arrivava lo sguardo era tutto suo. A parte quei pochi acri che il padre aveva venduto a sir Lionel Whitney, Drum era il proprietario delle terre che si stendevano per chilometri e chilometri all'intorno. - State ammirando il vostro regno? - lo provocò Rebecca. - Non posso negare che non mi stanco mai di guardarlo, Becky. Sapere che tutta quella terra è mia mi riempie di orgoglio.- - Si, vi capisco - replicò lei. - È davvero un posto stupendo.- Riportando lo sguardo su di lui, si accorse che la stava fissando con strana intensità, come già aveva fatto la sera della festa. - Credo sia meglio che prosegua, o non arriverò in tempo per il pranzo - disse quindi, vagamente imbarazzata. - Dove stai andando? - - Dagli Henderson - rispose lei da oltre le spalle, accingendosi a rimontare in sella. Drum l'afferrò per le spalle e la bloccò. - Non vedo stallieri nei dintorni.- - Stallieri? Sapete molto bene che non ne ho mai portato uno con me. Il nonno diceva... - - Non mi importa un accidente di quel che diceva, Rebecca. Gli incidenti capitano, anche ai cavallerizzi più esperti. Sino a che sarai mia ospite, non dovrai mai uscire dai confini della proprietà senza accompagnatore. Sono stato chiaro?- Rebecca avvampo' di collera. Quel prepotente pensava di poterla dominare come quando era bambina, ma si sbagliava di grosso. - Non contrastarmi, piccola - la mise in guardia Drum, vedendola ergere il mento in atteggiamento di sfida. - Potrei renderti le cose molto difficili, sai? Se sarà necessario, farò portare Belle in un'altra scuderia per tutta la durata del tuo soggiorno, e darò ordine che non ti venga più sellato alcun cavallo.- Dannazione, quelle non erano certamente minacce a vuoto, pensò Rebecca furibonda. - Maledetto! - sibilo', mentre lui la issava in sella senza tanti complimenti. - Per questa volta ti accompagnero' io dagli Henderson - - Non disturbatevi! - ribatte' lei tra i denti prima di far voltare Belle e ripartire. Drum dovette sorridere suo malgrado mentre la guardava galoppare nel parco in direzione della casa. Che amazzone di prim'ordine era diventata la sua piccola peste! Ma c'era da meravigliarsene? La sua innata determinazione le aveva consentito di arrivare a eccellere in qualunque cosa lui le avesse insegnato. E l'equitazione non faceva eccezione. Pochi minuti più tardi, rimonto' anche lui in sella. Warrior aveva una pietra conficcata in uno zoccolo e zoppicava leggermente, perciò rientrò in scuderia. Togliendo la sella, John Joseph si accorse che le cinghie erano state tagliate. Sia Peter che Drum si avvicinarono per ispezionare il danno. - Il sottopancia era a posto quando siete uscito. Non si sono consumate; sono state tagliate di proposito.- - Non importa. Non è successo niente, no? Falle riparare.- Replicò Drum, dopo aver visto i due servitori scambiarsi un'occhiata significativa. Una volta in casa, Drum andò dritto in biblioteca e si versò un whisky. Aveva liquidato la questione con noncuranza, ma in realtà era preoccupato. Nell'attimo in cui aveva visto le cinghie tagliate, gli era balenata davanti agli occhi l'immagine di Rebecca che, ferma vicino a Warrior, rimetteva il coltello nel fodero. E non era tutto. Il giorno prima mentre era in terrazza, un grosso pezzo di muro era caduto a pochi centimetri dal punto in cui si trovava lui. Non aveva dato peso alla cosa, ma ora si chiese se fosse stato davvero un incidente.

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Capitolo 12
*** 12 Capitolo ***


Quando Drum si era imbattuto in Rebecca, lei veniva dalla scala di servizio, quella che portava sul tetto. Era possibile che lo odiasse al punto da volergli far del male? Non un danno permanente magari, ma quel tanto che bastava per vendicarsi dei torti che pensava di aver subito anni prima? Non poteva essere, si disse, Rebecca non sarebbe mai stata tanto subdola. Ma, nonostante facesse di tutto per accantonarlo, il dubbio continuò a tormentarlo per tutto il giorno. Prendendo come scusa una brutta emicrania, Rebecca ceno' in camera quella sera. Il mattino dopo tuttavia fu costretta a scendere in sala da pranzo per la colazione. Quando entrò, trovò Drum seduto a tavola. - Ti è venuta una laringite, oltre che il mal di testa? - le chiese al suo muto cenno di saluto. Lo sguardo di fuoco che lei gli lanciò, suscitò una sua risata. - Non guardarmi come se volessi incenerirmi, piccola. Non mi smuovi di un millimetro. Se vuoi tenere il broncio, fai pure.- la rimbrotto' bonariamente. Il giorno prima lo avrebbe ucciso, tanto era arrabbiata con lui. Ma, come si dice, la notte porta consiglio, e in quel momento era rassegnata a piegarsi ai suoi voleri, visto che in caso contrario le avrebbe portato via Belle. - Se siete d'accordo, mi farò accompagnare da Peter quando vorrò uscire dalla proprietà.- disse in tono docile. - Stavo per suggerirlo io stesso. So che andate molto d'accordo. Sia ben chiaro però, che se verrò a sapere che mi hai disubbidito, non cavalcherai più.- - Ho detto che lo porterò con me, e così farò. A differenza vostra, signore, non faccio le cose dietro le spalle.- - A cosa ti riferisci, di grazia? - - So che siete stato voi a insistere perché fossi ospite qui durante l'assenza del nonno. Non vi siete nemmeno preso la briga di interpellarmi prima. Questo come lo definireste, se non agire alle spalle di qualcuno? - - Ne discuteremo quando sarai più ragionevole. Ti stai comportando come una bambina, lo sai vero? - - E voi come un dispotico arrogante! - - Un giorno di questi mi spingerai a fare qualcosa di drastico, ragazzina! - - L'ideale sarebbe un volo nel più vicino mucchio di letame! - fu la pronta replica. Benché irritato, Drum non poté impedirsi di sorridere. Le lasciò fare colazione in pace, ma quando lei allungò la mano per prendere dell'altro caffè, le disse: - Puoi versarne anche a me. E lo preferirei nella tazza, non sulla testa. - Non tentatemi - borbotto' Rebecca, strappandogli un altro sorriso. - Sei una brontolona, Becky. Il poveretto che ti sposerà non avrà vita facile! - - Io non mi sposerò mai. Sto benissimo così come sono.- Drum percepi' la nota derisoria del suo tono, ma lasciò correre e le chiese invece se di recente fosse stata sul tetto. - Perché me lo domandate? - -Nessuna ragione in particolare. È solo che l'altro giorno venivi da lì, quando ci siamo scontrati. - - Ero stata in solaio con vostra madre a cercare dei pizzi - spiegò lei. Poi gli indirizzo' un occhiata carica di sospetto. - Che diavolo sarei andata a fare sul tetto in questo periodo dell'anno? Dev'essere maledettamente freddo lassù.- - Modera il linguaggio, ragazzina! - la rimprovero' lui severo proprio mentre la porta si apriva ed entrava lady Constance - Oh, cielo! State litigando? Devo tornare più tardi? - - No, affatto. Terminero' di leggere la corrispondenza in biblioteca. Vi avverto, mamma, che Rebecca è di pessimo umore stamattina.- rispose lui alzandosi. - Non dategli retta, lady Constance. Sembra ci trovi gusto a stuzzicarmi. - ribatte' Rebecca. Un sorrisetto sulle labbra, Drum lasciò la stanza. - Come va la testa cara? - si informò la contessa. - Non avevo l'emicrania. Semplicemente non volevo averlo intorno. confessò Rebecca senza la minima vergogna. Poi raccontò alla madrina della regole impostele da Drum. - Be', piccola, devo dargli ragione. Non avevo mai affrontato l'argomento perché so che non ti piace che ti si dica cosa fare, ma sei una ragazza molto graziosa e circolano tipi poco raccomandabili ultimamente. - - Lo so che non dovrei uscire sola. È solo che non mi piace prendere ordini da lui. È vostro figlio e siete incline a pensare il meglio di lui, ma non potete negare che a volte è davvero impossibile. - - Sono perfettamente d'accordo con te, Becky - rispose la contessa dandole un colpetto affettuoso sulla mano. - Se lo volessi però, potresti rigirartelo sul dito senza problemi. Ne sono sicura. - Non aggiunse altro. Le sorrise, quindi a pri' la lettura che stava accanto al suo piatto. Quando l'ebbe letta, alzò lo sguardo accigliata e comunicò a Rebecca che la sorella era ammalata e richiedeva la sua presenza. Emily ricorreva spesso a quell'espediente per indurla a farle visita, per cui probabilmente non c'era di che preoccuparsi. - Starò via due settimane al massimo. Spero te la caverai benone anche senza di me, cara - disse rivolgendole un'occhiata intenta. - State tranquilla. Prometto che non cercherò di non uccidere vostro figlio mentre siete via - proseguì ridendo, senza sapere che quelle parole scherzose si sarebbero tramutate molto presto in un incubo terribilmente reale. Due giorni più tardi, mentre guardava partire la carrozza di lady Constance, Rebecca ebbe la sensazione di essersi appena separata dall'unica persona amica che aveva al mondo. Drum, sempre attento ai suoi stati d'animo, la rincuoro'. - Non fare quella faccia, bambina. Non ho intenzione di mangiarti mentre mia madre è via.- Lady Harriet, a pochi passi da loro, non poté udire quel che diceva ma non le sfuggì la tenerezza del suo sguardo. Mascherando la sua irritazione, si avvicinò e prese il volto di Rebecca tra le mani. - Che c'è, cara? Non sentirete già la mancanza di lady Constance? Ci prenderemo cura di voi, vero, Drum? - - Sicuramente - rispose lui con dolcezza. - Perché non mi accompagnate da sir Rupert? Sono arrivati dei nuovi mobili e muoio dalla voglia di vederli.- - Vi ringrazio, lady H., ma devo lavorare nel giardino cintato. Ho promesso a lady Constance che lo avrei ripulito dalle erbacce prima del suo ritorno.- - Davvero non puoi andare? - le domandò Drum, ritenendola una scusa per declinare un invito così gentile. - Se sapeste qualcosa di giardinaggio, signore, non me lo avreste chiesto.- Con immensa soddisfazione di lady Harriet, la tenerezza che brillava nello sguardo di lui venne soppiantata dall'irritazione. - Se Rebecca non vuole venire, non è il caso di insistere.- - Non è che non voglio venire, ve lo assicuro. Un'altra volta magari.- A questo punto una luce birichina le illumino' gli occhi. - Ma non c'è ragione che andiate sola. Sono sicura che sua signoria sarà felice di accompagnarvi - aggiunse, ben sapendo quanto Drum trovasse odioso sir Rupert. Lui disse che gli avrebbe fatto piacere, ma le lanciò un'occhiata minacciosa prima di porgere il braccio a lady Harriet. Sopprimendo una risatina di soddisfazione, Rebecca salutò cortesemente e si defilo'. Nei tre giorni che seguirono passò quasi tutto il suo tempo in giardino. Quella mattina, terminato finalmente il lavoro, stava bruciando le erbacce, quando vide Drum e lady Harriet venire nella sua direzione. Li accolse col sorriso, ma ogni traccia di cordialità svani' quando lui la rimprovero' per il suo aspetto disordinato e le ordinò di andare a cambiarsi prima di raggiungerli per il pranzo. Fumante di collera, salì in camera meditando vendetta. Mentre ridiscendeva dabbasso, tuttavia, le tornarono alla mente le parole della madrina: Se lo volessi, potresti rigirartelo sul dito... Be', non aveva idea se fosse vero o meno, ma di certo non avrebbe dato a Drum la soddisfazione di vedere quanto l'aveva fatta infuriare. Lady Harriet arrivò in sala da pranzo con molto più ritardo di quanto non avesse fatto lei nei giorni passati, eppure Drum ebbe il coraggio di sorriderle affabilmente, senza sognarsi nemmeno di rimarcare la scorrettezza! I due si intrattennero in piacevole conversazione per tutta la durata del pranzo.

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Capitolo 13
*** 13 Capitolo ***


Quando venne servito il dolce, finalmente lady Harriet si degno' di voltarsi verso di lei per chiederle che programmi avesse per il pomeriggio. - Belle deve fare esercizio. Penso che andrò a far visita agli Henderson.- rispose Rebecca alzandosi. - Torna prima che faccia buio. Non vorrei doverti venire a cercare.- ribatte' Drum rivolgendole la parola per la prima volta. Lei gli sorrise dolcemente. - Milord, quasi mi tentate... Quasi.- - Oh, Rebecca, siete impossibile.- - Si, vero, lady H.? - - Mia cara, spero che quando saremo a Londra eviterete di rivolgervi a me in questo modo, o col semplice Harriet.- replicò questa seccata. Rebecca si fermò con la mano sul pomolo della porta. - Siete ingiusta, signora. Non vi ho mai chiamata 'semplice Harriet'.- sorrise maliziosa. La giovane vedova la guardò con astio sino a che non fu sparita oltre la porta. Poi si voltò verso Drum e vedendolo ridere divertito, provò l'impulso di gridare per la stizza. - Siete troppo indulgente con Rebecca. Proprio come vostra madre.- osservò seccamente. - Oh, per amor del cielo! Non fate di un bruscolino una montagna.- Quel blando rimprovero la offese. - Spero non dovrete pentirvi della vostra opinione. Se pensate che lady Constance sarà in grado di tenerla a bada, vi sbagliate di grosso.- - Ne sono perfettamente consapevole. Per questo le accompagnero' a Londra per la stagione.- ribatte' lui. A questa notizia lady Harriet sgrano' gli occhi stupefatta. Aveva sperato di restare sola con lui, quando lady Constance e Rebecca fossero partite... Benché terribilmente delusa, non lo diede a vedere. - Credo sia una saggia decisione. Mi auguro solo che la sua reputazione non sia compromessa prima ancora che arrivi a Londra. Sapete come corrono i pettegolezzi...- - Di che state parlando, Harriet? - Decisa a mettere in cattiva luce Rebecca, lady Harriet diede il suo affondo. - Avete sentito che intende andare dagli Henderson oggi. Be', a quel che ne so, la signora Henderson non è ancora tornata. Sono due settimane che è dalla sorella.- - Ne siete sicura? - le chiese Drum asciutto. - Sì. Non ne avrei parlato, ma è stato sir Rupert ad accennarmene l'altro giorno. Se lui sa che Rebecca fa visita a un gentiluomo di mezz'eta' senza chaperon, anche altri ne saranno al corrente.- - Avete fatto bene a informarmi. Ve ne sono grato. Se volete scusarmi, vorrei parlare con Rebecca prima che esca.- Una volta in biblioteca, chiamò Hodges e gli chiese di pregare la signorina Standish di raggiungerlo. Rebecca, già pronta per uscire, ne rimase un po' sorpresa. - Volevate vedermi, signore? - domandò entrando. - Sì. Non posso permetterti di andare dagli Henderson sino a che la signora Henderson non sarà tornata.- Rebecca lo fissò allibita. Aveva sentito bene? Drum le impediva di far visita al suo compagno di scherma, un gentiluomo abbastanza vecchio per essere suo padre, oltre che un amico fidato del nonno? Dal giorno del suo arrivo a Rayne Court aveva sopportato parecchio per il bene della madrina, ma questo era davvero troppo! - Andate al diavolo! Non avete alcun diritto di...- - Sì, invece. Sono il tuo tutore.- la interruppe lui con altrettanta foga. - Il mio...tutore? - ansimo' lei scioccata. Non era vero. Il nonno era il suo tutore. - È così. In assenza di tuo nonno, sei sotto la mia responsabilità. Lo stesso varrebbe in caso di una sua morte improvvisa.- ribatte' Drum, quasi le avesse letto nel pensiero. Rebecca ebbe la sensazione che il mondo le crollasse addosso. Come aveva potuto il nonno farle una cosa del genere? Come aveva potuto dare completa autorità su di lui e proprio a Drum, fra tanti? Ricacciando le lacrime, lo investì battagliera. - Be', spero vi siate goduto il vostro ruolo sinora, perché vi do la mia parola che d'ora in avanti non vi sarà più gradito.- - Non minacciarmi, ragazzina. Posso punirti per la tua disobbedienza, e sta' certa che non esitero' a farlo.- - Dio, quanto vi odio! - sibilo' lei prima di marciare verso la porta. - Uccidervi sarebbe un piacere! State attento, milord, perché potrei farlo senza batter ciglio! - gridò furibonda. Poi uscì sbattendo la porta alle spalle. Una volta al sicuro in camera sua, diede libero sfogo al pianto. Pochi minuti tuttavia e asciugo' con un gesto spazientito le lacrime che le rigavano le gote. A che serviva piangere? Si chiese. Si sdraio' invece sulla schiena e cominciò a riflettere. Di certo lady Constance sapeva che il figlio aveva la sua tutela. Se non glielo aveva detto, era solo perché temeva la sua reazione. Probabilmente aveva anche pregato Drum di non rivelarle l'amara verità. Se l'aveva fatto, dovette riconoscere in tutta onestà, era solo perché lei lo aveva provocato. Quel che non capiva era come mai sinora non avesse mosso obiezioni alle sue visite al signor Henderson. La risposta venne da sé nel giro di qualche secondo: sino a quel momento Drum non aveva idea che la signora Henderson era via. Non dovette scervellarsi troppo per rendersi conto di chi lo aveva messo al corrente. Ma sicuro, Harriet! Era stato un modo per vendicarsi della sua impudenza. Stranamente, la cosa la diverti' piuttosto che irritarla. Bene, bene, si disse. Chi avrebbe mai pensato che Harriet potesse tirar fuori gli artigli? Questo provava che era umana anche lei, dopotutto. Drum, però, non era motivato dal rancore quando le aveva negato il permesso di andare dal signor Henderson. Oh, perché non se n'era resa conto prima? Maledicendosi per la propria stupidaggine, Rebecca si alzò e si cambiò. Non sarebbe uscita a cavallo. Se l'avesse fatto, Drum avrebbe potuto pensare che voleva sfidarlo, e lei non desiderava peggiorare le cose fra loro. Si sentiva l'unica responsabile del litigio di poco prima e decise di dovergli delle scuse. Non ora però. Prima avrebbe dovuto venire a patti con quanto aveva appena appreso. Il solo pensare di essere sotto la tutela di Drum la faceva imbestialire. Aveva bisogno di aria fresca e di un po' di moto. Infilò dunque dei vecchi abiti e scese nella sala delle armi a prendere una pistola e un caricatore. Era diretta a un bosco dove si trovava sempre una gran quantità di selvaggina quando rammento' che Peter la stava aspettando. Lo raggiunse dunque alle stalle e lo mise a parte del cambiamento di programma. Peter si offrì di accompagnarla a caccia e lei accettò di buon grado, certa che la sua compagnia sarebbe stata piacevole. Un paio d'ore più tardi decisero di rientrare. Rebecca scarico' la pistola contro un tronco caduto e consegnò a Peter il caricatore. Gli diede anche i conigli che aveva preso, perché li portasse alla madre che li avrebbe cucinati per le sue sorelle. Dopo che si furono separati, Rebecca si mise in cammino per tornare a casa. Il cielo plumbeo e la temperatura rigida non preannunciavano nulla di buono, pensò mentre procedeva per i cespugli. Probabilmente prima di sera sarebbe nevicato. Doveva affrettarsi, se voleva evitare nuovi rimproveri da Drum. Era quasi arrivata al viale che un uccello si levo' improvvisamente in volo da un albero, alla sua destra. Qualcosa doveva averlo spaventato, pensò fra sé mentre lo guardava allontanarsi. In quella le giunse all'orecchio il rumore di un calesse che si avvicinava. Drum stava imboccando i cancelli sud del parco. Dopo il violento alterco con Rebecca aveva sentito il bisogno di scaricare la sua frustrazione uscendo in calesse. Non ci aveva messo molto a riconoscere di essersi comportato come uno stupido in biblioteca. Preso dalla collera aveva rivelato a Rebecca l'unica cosa che l'avrebbe fatta montare su tutte le furie. Aveva gestito male l'intero colloquio e ora doveva rimediare. Ma come? Ci aveva rimuginato sopra per un'ora senza giungere ad alcuna conclusione, ma di una cosa era certo: quando era bambina, nessuno aveva saputo prenderla meglio di lui. Rebecca lo aveva letteralmente adorato. Non importava quanto ci sarebbe voluto, era deciso a riconquistare il suo affetto e il suo rispetto.

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Capitolo 14
*** 14 Capitolo ***


Una figuretta solitaria che camminava nel prato attrasse la sua attenzione. Eccola là, pensò sorridendo teneramente. Proprio oltre il filare d'alberi che correvano lungo il viale. Rallento' l'andatura e si fermò sulla sua traiettoria. Non sembrava arrabbiata. Aveva piuttosto quell'espressione birichina che da bambina assumeva quando era in procinto di fare qualche marachella. Drum non si sbagliava perché pochi istanti dopo Rebecca si aprì in un largo sorriso e alzò la pistola contro di lui. La riconobbe subito. Era una delle sue Manton nuove! - Non puntarmela addosso! - le ordinò sorridendo suo malgrado mentre lei si esercitava a mirare su varie parti del corpo. - Mettila giù, ti dico. Potrebbe...- Uno sparo echeggio' nel silenzio e un dolore lacerante lo trafisse a una spalla. Drum alzò lo sguardo e l'ultima cosa che vide prima di perdere conoscenza fu Rebecca ferma davanti a lui, con la pistola alzata. Rebecca rimase paralizzata dalla sorpresa quando vide Drum accasciarsi sul sedile. Le era parso di sentire uno sparo, ma doveva esserselo solo immaginato. Lei non aveva sparato. Aveva puntato la pistola su di lui, certo, ma non aveva sparato. Abbassata la pistola, mosse un passo in direzione del calesse. Drum le stava sicuramente facendo uno scherzo, si disse. Quando vide che le redini gli erano scivolate via dalle mani, avanzò di un altro passo. - Drum! - quasi gridò. Non ricevendo risposta, lasciò cadere a terra la pistola e corse al calesse. Drum era immobile, la testa reclinata in avanti. In preda al panico, si tolse un guanto e gli tastò il polso. I battiti erano forti e regolari, grazie al cielo! Si stava chiedendo cosa ci fosse che non andava, quando sotto il pesante giaccone, vide la giacca intrisa di sangue all'altezza della spalla. Negli anni a venire, ogniqualvolta avesse ripensato a quell'orribile pomeriggio di dicembre, Rebecca si sarebbe meravigliata di come era riuscita a riportare Drum a casa senza ulteriori incidenti. Guidare la pariglia di focosi bai, sorreggendo al contempo Drum, non era stata impresa da poco. Richiamato dalle sue grida, Hodges si precipitò fuori e le corse incontro per aiutarla. Insieme trasportarono Drum in camera e lo adagiarono sul letto. Rebecca mandò un servitore a chiamare il medico, quindi riportò la sua attenzione su Drum. Con l'aiuto di Timm, gli tolse il giaccone, la giacca e la camicia. E mentre il valletto correva a prendere delle bende, tenne premute le mani sulla ferita, nel disperato tentativo di fermare l'emorragia. Di lì a poco John Joseph piombo' nella stanza senza preavviso. Quando il calesse era stato riportato in scuderia e gli era stato riferito dell'incidente, aveva piantato tutto quel che stava facendo per correre dal suo padrone. Fu lui ad aiutare Rebecca a fasciare strettamente la ferita. Avevano appena terminato e Rebecca si accingeva a lavar via il sangue raggrumatosi sul torace, che lady Harriet, destata dal suo pisolino pomeridiano dal frenetico andirivieni dei servitori, comparve sulla soglia. Ebbe appena il tempo di chiedere cosa fosse successo, che la vista delle mani e dell'abito di Rebecca intrisi di sangue le fece perdere conoscenza. - Oh, Dio, dammi la forza! - gemette Rebecca, alzando gli occhi al cielo. - Qualcuno la porti fuori di qui! - ordinò, prima di tornare a occuparsi di Drum. Il medico arrivò mezz'ora più tardi. Dopo aver esaminato la ferita, tirò fuori dalla borsa i suoi strumenti e procedette all'estrazione della pallottola. Rebecca intanto era andata a cambiarsi ed era scesa in biblioteca, dove l'attendeva Peter. L'aveva mandato a chiamare perché si recasse subito da lady Constance e la riconducesse a casa al più presto. Peter era appena partito, che l'avvertirono che il medico aveva terminato il suo lavoro. Rebecca lo raggiunse nell'atrio e ascoltò attentamente le sue istruzione. Per ora la situazione pareva sotto controllo, ma sarebbe potuta peggiorare, per cui era imperativo che Drum venisse tenuto sotto stretta osservazione. In caso fosse sopravvenuta la febbre, avrebbe dovuto somministrargli un farmaco a intervalli regolari. - Conto di tornare domani, ma in caso il maltempo rendesse le strade impraticabili, dovete esser pronta a cavarvela da sola. - - Farò del mio meglio - garantì lei accompagnando il medico alla porta. Un'oretta prima avevano cominciato a cadere i primi fiocchi di neve e ora stava nevicando fitto. Il tempo purtroppo non lasciava sperare nulla di buono, pensò Rebecca tornando in casa. Entrando in camera di Drum, trovò John Joseph seduto accanto al letto. Il capo stalliere la osservò con attenzione mentre posava la mano sulla fronte di Drum e non vide rimorso, ma solo preoccupazione nella profondità dei suoi occhi amorevoli. L'aveva vista camminare nel parco con Peter quel pomeriggio, tuttavia qualunque sospetto circa un suo possibile coinvolgimento nell'incidente occorso al padrone svani' in quell'istante per non affacciarsi mai più. Nei due orribili giorni che seguirono furono loro due a darsi il cambio al capezzale del malato. Il medico non poté raggiungerli e dovettero cavarsela da soli quando la febbre cominciò a salire. In quelle ore drammatiche Rebecca non lasciò mai trapelare la sua preoccupazione. Incurante della stanchezza, rimase ore e ore vicino a Drum. Anche John Joseph mantenne un controllo encomiabile. E quando non erano impegnati a calmare Drum, ancora molto forte nonostante la perdita di sangue e la febbre alta, parlavano tranquilli, a bassa voce. Lei gli raccontò degli anni passati con Drum da piccola; lui delle battaglie combattute insieme al padrone nella campagna peninsulare. All'alba del terzo giorno, la crisi era stata superata. Drum non aveva più febbre e aveva smesso di agitarsi. Riposava sereno quando arrivò finalmente il dottore. La notte prima aveva cessato di nevicare e le strade erano state pulite. Cosi, poco dopo il dottore, arrivò a Rayne Court anche la contessa madre. Non appena vide la figlioccia, lady Constance si rese conto di quanto doveva essersi prodigata per suo figlio in quei giorni. E presto comprese appieno la portata delle sue amorevoli attenzioni per Drum. La prima indicazione le giunse da Hodges, che entrando nel salotto per chiedere a che ora desiderava fosse servito il pranzo, si rivolse poi a Rebecca con grande riverenza e gentilezza per domandarle se c'era qualcosa che voleva le fosse portato. La seconda le venne da John Joseph. Mentre attendeva di poter salire dal figlio, lo mandò a chiamare per ringraziarlo dell'aiuto offerto e lui, gli occhi umidi di commozione, non fece che tessere le lodi di Rebecca. Pareva impossibile che una ragazza tanto giovane fosse riuscita a gestire una situazione così difficile. Ma Rebecca non era una ragazza qualunque, rammento' a se stessa lady Constance. Era quel che aveva sempre pensato, e ora ne aveva avuto la conferma. Dopo l'arrivo della madrina, Rebecca non si recò più nella camera del malato. La sua presenza non era più necessaria, ora che c'era lady Constance e Drum era in via di guarigione. Non erano quelle tuttavia le sole ragioni che la tenevano lontana da lui. Da qualche tempo infatti, Rebecca era tormentata dal senso di colpa. Ogni mattina, quando apriva gli occhi, si chiedeva se era stata effettivamente lei a sparare il colpo che per poco non aveva ucciso Drum. Quel giorno decise dunque di tornare sul luogo dell'incidente per vedere di trovare qualche indizio che l'aiutasse a capire. Mentre attendeva che Peter sellasse Belle, Rebecca sedette vicino a John Joseph. Lui si accorse subito che qualcosa la tormentava e le chiese garbatamente cosa non andava. Dopo qualche istante di silenzio, Rebecca affondò il volto nelle mani. - Sono stata io, John Joseph. Gli ho sparato io.- - No, signorina, no! Voi non avreste mai potuto farlo. - Fu la replica decisa del capo stalliere. - Ma dev'essere andata così. Gli ho puntato contro la pistola. Devo avergli sparato io... Ma giuro su Dio che non era mia intenzione! -

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


Proruppe Rebecca, levando su John Joseph gli occhi colmi di pianto. - Non siete stava voi, signorina Becky, questo è certo. Avete scaricato la pistola su un tronco caduto. E avete dato a me i proiettili, quindi non avreste potuto ricaricarla. Non ricordate? - intervenne Peter che, uscendo dalla scuderia con Belle, l'aveva sentita. - No, lo avevo dimenticato - mormorò lei mentre un'ondata di sollievo la travolgeva. Poi si alzò. - Ora più che mai devo tornare sul luogo dell'incidente. Devo cercare di rammentare esattamente quel che è successo.- - Veniamo con voi - decise John Joseph. E senza darle il tempo di protestare, andò a sellare altri due cavalli. La pistola era ancora dove Rebecca l'aveva lasciata cadere. - Dio Onnipotente, signorina Becky, non avreste mai dovuto lasciar qui la Manton! - esclamò Peter prendendola. Poi, di fronte alla sua espressione depressa, aggiunse: - Non preoccupatevi. La farò tornare come nuova.- A quel punto Rebecca gli indirizzo' uno sguardo colmo di gratitudine e subito dopo si guardò intorno, sforzandosi di riportare alla memoria ogni minimo dettaglio di quegli orribili momenti. Improvvisamente rammento': l'uccello che volava via spaventato, l'arrivo di Drum, la sensazione di aver sentito qualcosa che le sfiorava la guancia... - Non capisco. Chi può voler uccidere sua signoria? È ben voluto qui...- disse Peter scuotendo la testa perplesso, quando lei li ebbe messi a parte dei suoi sospetti. - Evidentemente non da tutti - replicò Rebecca. - Chi ha sparato doveva sapere che il conte sarebbe passato da qui. Ci sono quattro entrate alla tenuta. Questa è quella meno usata. Eravate stati informati che sarebbe uscito a cavallo quel pomeriggio? - - No. Il padrone si era presentato alla scuderia senza preavviso e ha voluto che portassi fuori il calesse. Ha detto che sarebbe uscito per Lyncham. - rispose John Joseph. - E quindi sarebbe rientrato dai cancelli sud. C'era qualcun altro quando te l'ha detto? Qualcuno che avrebbe potuto sentire? - John Joseph guardò Peter. - Quello scapestrato di tuo zio era nel cortile qualche attimo prima. Ha preso un carro per andare a far rifornimento a Raynhampton. - - Dubito che abbia mai visto sua signoria. E poi perché dovrebbe avercela col conte? Non c'era nessun altro nei paraggi? - osservò Rebecca - Ci sono sempre i servitori, signorina Becky. E non era la prima volta che qualcuno cercava di ucciderlo.- Lei gli rivolse un'occhiata penetrante - Di che stai parlando? - - Non molto tempo fa, qualcuno ha tagliato le cinghie della sua sella.- - Allora deve trattarsi di qualcuno che ha accesso alla scuderia. Ma non posso credere che sia uno dei servitori. Gli sono tutti affezionati.- Rebecca rimase silenziosa per qualche istante. - Una cosa è certa comunque, sino a che rimane in casa è al sicuro. Una volta che sarà di nuovo in piedi però...- - Dovremmo far sì che non esca mai solo - concluse Peter. Lei e John Joseph annuirono cospiratori. Una settimana più tardi Richard Pemberton arrivò a Rayne Court. Era partito poco dopo la festa di benvenuto a Drum per far visita a uno zio malato nel Wiltshire e, come convenuto con l'amico, era tornato alla tenuta per trascorrervi il Natale. Richard rimase scioccato nell'apprendere dell'incidente di Drum. E ancor più lo preoccupò sentire da lady Constance che l'amico non si riprendeva come avrebbe dovuto. Drum era un combattente nato, lo era sempre stato. Quando era stato ferito in Spagna, si era rimesso in men che non si dica e senza alcun problema. Dunque cosa gli stava succedendo ora? Subito dopo essersi cambiato, Richard andò nella sua stanza. - Vorrei salutarti con una bella stretta di mano, ma temo di essere troppo debole persino per quella.- gli disse Drum con voce flebili. Tanto flebile che Richard stento' a credere che fosse il suo amico che aveva parlato. - Cosa c'è vecchio mio. Cosa ti è successo? - - Mi hanno sparato, Ricky. Di certo te l'hanno detto.- - Sì. E mi hanno detto anche che è stato un bracconiere.- rispose Richard scettico. Drum chiuse gli occhi. - Mi va bene che lo pensino, comunque.- - Drum, guardami! Tu sai chi è stato, vero? - - Sì - mormorò lui in un sussurro appena percettibile. - Chi è stato? Avanti, Drum, devi dirmelo! - Un lungo silenzio fece seguito alla sua domanda. - Lei - rispose infine Drum. - Lei chi? Di chi stai parlando? - - Becky... la mia Becky.- Richard lo fissò allibito. - Rebecca...? No, non può essere. Ti ha salvato la vita. Tua madre mi ha raccontato tutto. Drum, non posso crederci. Non Rebecca... Non a te.- - Pensi che io voglia crederlo? L'ho vista, dannazione! E la cosa mi sta divorando.- - D'accordo, vecchio mio, calmati ora. Senza dubbio sei davvero convinto di averla vista sparare, ma potrebbe essere stato un incidente. Se non chiarisci le cose con lei, lo farò io.- - No, devi promettermi che ne starai fuori.- - Allora parlale tu. - - Facile a dirsi. Sono giorni che non mette piede qui dentro.- Detto questo richiuse gli occhi e si abbandonò contro il cuscino, chiaramente stremato. Richard lasciò la stanza. Mentre scendeva le scale rimuginando incredulo su quanto l'amico gli aveva detto, si imbatte' in Rebecca. - Richard, che piacere riavervi con noi! Il vostro arrivo è provvidenziale.- lui le prese le mani. - Perché provvidenziale? - - Non sapete quel che è accaduto? - - Drum, intendete? Certo, so tutto. Dannato affare.- - Potete ben dirlo, ma... sentite, Richard, ci sono tante cose di cui devo parlarvi. E parecchie che voglio chiedervi. Non qui però. Vi piacerebbe venire dopo pranzo con me? Vorrei mostrarvi il luogo dell'incidente.- - Naturalmente. Sono a vostra completa disposizione.- Rebecca era di certo agitata, ma non c'era traccia di colpa o di rimorso nei suoi incantevoli occhi verdi. - Rebecca... mi è parso di capire che non siete più passata a fargli visita. Andate da lui. Dovete farlo! - Lei si scosto' di un passo e scruto' il suo viso intenta. - È peggiorato, vero? Non ho visto lady Constance oggi, quindi...- - Di sicuro non è migliorato. Ha bisogno di vedervi, Rebecca. Al più presto.- - Allora ci vado subito...- mormorò lei senza un solo attimo di esitazione. Pochi istanti più tardi entrava in camera di Drum. Era solo e pareva addormentato. Si avvicinò piano al letto e si curvo' su di lui. Mentre guardava il suo viso pallido, le guance scavate, le ombre scure sotto gli occhi. Non c'era da meravigliarsi che Richard fosse in ansia. Drum sembrava in condizioni peggiori di quando delirava in preda alla febbre alta. - Sei venuta per completare l'opera? - chiese lui, aprendo gli occhi e fissandola con un misto di accusa e mestizia. - Credevo steste dormendo - rispose lei stupidamente. - Và pure avanti. Il tuo segreto è al sicuro, te lo giuro. E poi sono troppo debole per lottare.- - Questo, signore, è fin troppo evidente. E cosa intendete esattamente con "sei venuta per completare l'opera"? - La compassione era sprecata, decise Rebecca. Drum sorrise amaro. - Il terzo tentativo non ti è bastato, vero? Ne hai progettato un altro.- - Di che diavolo state parlando, Drum? - lui sospirò. - Non fingere, Rebecca. Ti ho visto sparare.- Dunque era questo che Richard aveva tentato di dirle! Rebecca si appoggiò col fianco contro la testiera del letto e lo guardò divertita. - Posso capire che lo pensiate. Io stessa l'ho pensato per un certo tempo. Ma avevo dimenticato un fatto importante... è impossibile sparare a qualcuno con una pistola scarica. Ovviamente non mi aspetto che mi prendiate in parola. Dovrete parlare con Peter per convincervene. In verità trovo estremamente offensiva la vostra accusa. Credete davvero che se avessi mirato alla testa o al cuore, avrei sbagliato di tanto il bersaglio? Chi mi ha insegnato a sparare, posso chiederlo? - Drum, che l'aveva ascoltata con attenzione, si diede dello stupido per averla creduta capace di una simile nefandezza. Ricordava tutto ora.

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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


Rebecca gli aveva puntato la pistola contro, ma per una sola ragione: provocarlo. Aprì la bocca, deciso a domandarle cosa fosse successo esattamente, ma lei lo precedette. - Avete asserito che avevo già cercato altre volte di uccidervi. Posso sapere in che modo e quando? - Drum le disse del pezzo di muro caduto sulla terrazza e delle cinghie della sella tagliate. Ormai era sicuro che lei non avesse nulla a che fare con i due episodi. - Perdonami, Becky - concluse dolcemente. - Certo che vi perdono. Ve l'ho detto, io stessa ho pensato per un certo tempo di avervi sparato. Ma non voglio parlarne ora. Vi spiegherò tutto quando avrete recuperato le forze.- replicò lei con un tenero sorriso. - C'è qualcosa, comunque, che vorrei discutere con te. Perché sei cambiata nei miei confronti? Perché mi tieni a distanza dacché sono tornato? - Le chiese Drum stringendole una mano. - Devi dirmelo, Becky. È importante che lo sappia. Come potrei altrimenti rimettere le cose a posto tra noi? Spero tu non c'è l'abbia ancora con me per averti sculacciato dopo che avevi contravvenuto ai miei ordini montando Caesar.- - Certo che no. Meritavo una punizione. - - Allora perché, Becky? Cosa ti ho fatto? - Rebecca rimase silenziosa a lungo, poi lo guardò negli occhi e disse piano: - Non siete mai stato fatto prigioniero dai francesi, vero, Drum? Non vi hanno mai rinchiuso... seppellito entro quattro mura. Voi però lo avete fatto a me. Mi avete relegata per quattro anni in quel tetro collegio di Bath.- Ora che aveva cominciato, voleva che capisse quel che aveva provato, per cui seguito': - Dopo avermi sculacciato, quel famoso pomeriggio, mi riconduceste a casa e mi ordinaste di restare in camera mia. Ci rimasi per un po', ma poi mi feci coraggio e uscii per scendere a scusarmi con voi. Non volevo che ve ne andaste senza che avessimo fatto pace.- - Rebecca, io...- - No, lasciatemi finire. Vi sentii gridare col nonno e mi fermai ad ascoltare, sulle scale. Lo accusaste di avermi viziata, di avermi lasciato troppa libertà e gli diceste che non poteva andare avanti in quel modo, che dovevo esser mandata in collegio. Alla fine lui si trovò d'accordo con voi. E io... non riuscii a fargli cambiare idea.- - Era davvero un posto così orribile? - - Sì. L'ho odiato dal momento in cui vi sono entrata.- - Dio, Becky! Perché non me l'hai fatto sapere? - - Perché volevo odiarvi. Più odiavo quel posto, più odiavo voi. - ammise lei in un sussurro. Drum la guardò. - E mi odi ancora? - - Ma no, è chiaro! Sono domande da farsi? A dirla tutta, credo di non esser mai riuscita a odiarvi veramente. E poi quel dannato posto ha avuto i suoi meriti: se non ci fossi andata, non avrei fatto amicizia con Elizabeth.- Un sorriso impudente le incurvo' le labbra. - E non avrei mai appreso i segreti dell'arte che mi avrebbe consentito di metter fine alla vostra vita.- - Ragazzetta assetata di sangue! Posso sapere sin dove intendevi spingerti? - - Un duello.- Drum la guardò, poi inarco' un sopracciglio. - Pistole all'alba, eh? - - Non siate ridicolo! Siete un tiratore d'eccezione, non avrei speranze con voi. No... dovevo trovare qualche altro sistema.- - E quale, di grazia? - Rebecca stava per soddisfare la sua curiosità quando entrò il valletto con un vassoio. Drum gli fece cenno di andarsene, ma lei gli prese il vassoio di mano e lo congedo'. - Se volete che risponda alla vostra domanda, Drum, prima dovete mangiare.- Aveva un'espressione così decisa che lui non poté far altro che cedere. Non appena ebbe finito però, tornò alla carica. - Ora vuoi dirmi come avevi progettato di pareggiare i conti? Un sorriso danzo' sulle labbra di lei. - Spade, mio signore.- Gli raccontò poi delle lezioni di scherma e del suo insegnante, monsieur Duvall. - Dio Onnipotente! E io che ti credevo al sicuro in quel collegio. Girare per le strade di Bath vestita da uomo! Spero non indosserai ancora i calzoni. - - Solo quando tiro di scherma col signor Henderson - fu pronta a rispondere lei, gli occhi scintillanti di ilarità. - Col signor... Che io sia dannato! Allora è per questo che ci andavi così spesso.- - Sì. Non si direbbe guardandolo, ma quel vecchio gentiluomo è uno spadaccino di prim'ordine. Credo che potrebbe persino battere monsieur Duvall! - - Davvero? - commentò lui asciutto, senza però poter trattenere un sorriso. - Molto bene. Quando mi sarò ripreso, avrai il tuo duello.- - Veramente? - D'impulso Rebecca lo bacio' su una guancia; poi arrossi' violentemente. - Scusatemi, non avrei dovuto.- - Perché no? Lo facevi sempre da bambina.- mormorò Drum con infinita tenerezza. Imbarazzata, Rebecca si alzò e dopo avergli accomodato i cuscini lo fece distendere. - Siete stanco. Vi lascio riposare.- - Tornerai più tardi? - lei gli promise di sì prima di andarsene. Sarebbe stato esagerato dire che le condizioni di Drum migliorarono dopo la visita di Rebecca, ma lady Constance, recandosi dal figlio quel pomeriggio, si accorse subito che il suo stato d'animo era cambiato. Lo sguardo spento era sparito e c'era una nuova luce ora sul suo volto. Ancora una volta, la contessa madre si ritrovò a pensare con gratitudine alla figlioccia adorata. E non si era sbagliata. Rebecca poteva rigirarsi Drum al dito come e quando voleva, se ci si metteva d'impegno. Nella settimana che seguì Drum si riprese perfettamente e, come paventato da Rebecca, venne il giorno che espresse il desiderio di rimontare in sella. Stavano facendo colazione e lui era già pronto per uscire, per cui Rebecca si offrì di andare con lui. Era stato deciso che qualcuno lo avrebbe sempre accompagnato e non c'era il tempo di avvertire Peter o John Joseph. - Sono lusingato, bambina. Ma non è necessario, se hai altri programmi per la mattinata. Non ho intenzione di spingermi oltre i confini della proprietà.- le disse Drum gettandole un'occhiata derisoria. - Vorrei lo stesso venire con voi. Potremmo andare verso i cancelli sud. Chissà mai che non vi torni in mente qualche particolare dell'incidente.- - Non succederà, Becky. E se pensi che voglia mettermi a dar la caccia a qualche povero bracconiere che ha sbagliato la mira, ti sbagli di grosso.- - Bracconiere? - ripeté Rebecca allibita. - Vi aspettate davvero che creda una simile assurdità? A cosa stava mirando, secondo voi? A un coniglio alto un metro e novanta? - Drum non aveva nemici. C'era qualcos'altro però che avrebbe potuto far luce sul mistero e Rebecca non esitò a darvi luce. - Pensate di aver offeso o urtato qualcuno qui dei dintorni per... qualche ragione? - - Non che io sappia. E comunque, non al punto da indurlo a volermi veder morto, se è questo che intendi.- Inutile esser discreti, decise Rebecca a quel punto. Meglio un approccio diretto. - Vi siete preso per amante una donna della zona per caso?- Drum stava bevendo e il sorso del caffè gli andò di traverso. Mentre tossiva, si rovescio' addosso l'intero contenuto della tazza. - Ragazzina impudente! Guarda che disastro! - Lei scoppiò a ridere divertita. - Sono domande da farsi? - la rimbrotto' Drum mentre tentava di pulirsi col fazzoletto. - Be', gli uomini qui intorno sono molto protettivi nei confronti delle loro donne. Quindi se voi stavate... amoreggiando con... - - No! Mi auguro non ne avrai discusso con Richard.- - Per amor del cielo, Drum. È un uomo. Non sarebbe stato certo appropriato.- replicò pronta Rebecca. - E questa come dovrei interpretarla, di grazia? Dannazione, Becky, non finisci mai di stupirmi. Da ragazzina eri una peste, ma ora sei infinitamente peggio! - A Rebecca non sfuggì la luce divertita che gli brillava nello sguardo. - Non fate finta di essere arrabbiato, perché so che non è vero. - Sorrise dolcemente è aggiunse. - Eravate come un fratello maggiore per me. E vi adoravo. Ma ora siete il mio tutore. Trovo difficile accettarvi in quel ruolo.- Corrugo' leggermente la fronte. - Se può consolarti, è un ruolo che non piace nemmeno a me - le rivelò lui in tono gentile.

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Capitolo 17
*** 17 Capitolo ***


- Perché allora, avete accettato il ruolo di tutore? Quando ve l'ha proposto il nonno? - gli domandò Rebecca. - Il giorno che partii per raggiungere il mio reggimento.- Tutti quegli anni senza che lei ne sapesse niente! - È strano. Mi chiedo perché non l'abbia chiesto a Giles o a lady Constance. Voi stavate partendo quindi non sareste stato presente nel caso gli fosse successo qualcosa... E poi all'epoca avevate solo ventidue anni. Piuttosto giovane per una responsabilità del genere, no? - - Forse. Ma il colonnello godeva di ottima salute, ne gode tuttora, se è per questo. Abbiamo ritenuto entrambi che fosse molto lontana l'eventualità che dovessi assumere il ruolo di tutore. E suppongo abbia pensato che mi sarei curato di te meglio di chiunque altro.- - In questo caso, prometto che non vi darò più fastidi.- - Non fare promesse affrettate, ragazzina. E poi, per quanto pazzesco possa sembrare, non ti vorrei diversa da come sei - rise lui di rimando. Nessuno dei due si accorse della porta che si apriva, del sorriso che aleggio' sulle labbra della contessa madre alla vista del quadretto che offrivano, e del richiudersi sommesso della porta. Per la metà di marzo, sia Rebecca che lady Harriet lasciarono Rayne Court. La partenza di lady Harriet, intrattabile sin dal giorno in cui avevano sparato a Drum, lasciò Rebecca del tutto indifferente. Quella di Richard, invece, evoco' ben altre emozioni, visto che in quei lunghi mesi erano divenuti molto amici. Rebecca si acciglio' mentre fissava il posto a tavola occupato da Richard sino a qualche giorno prima. Perché se n'era andato così precipitosamente? Si chiese. Poteva aver a che fare con Elizabeth? Li aveva visti insieme e si era accorta che formavano una coppia perfetta; erano tutti e due così gentili, così buoni di cuore. Era successo qualcosa tra loro di cui lei non era a conoscenza? - Cosa stai architettando in quella tua bella testolina? - Domandò Drum notando la sua espressione assorta. - Mi meraviglia che continuiate a farmi domande del genere. Non faccio mai piani, dovreste saperlo.- ribatte' lei rivolgendogli un'occhiata bieca. - Oh, si, lo so. Ed è proprio questo che mi preoccupa.- Borbotto' lui. Rebecca rise di cuore. - Non preoccupatevi. Tra poco partirò per Londra e vi lascerò in pace. - - Era mia intenzione accompagnarti per tenerti d'occhio. Tuttavia, a causa del mio incidente, ho trascurato i miei impegni e devo mettermi in pari col lavoro. Dovrò quindi rimandare la partenza di una settimana o due. E la cosa non mi fa per nulla piacere, vista la luce che brillava nei tuoi occhi un attimo fa.- confessò Drum. - Potete tranquillizzarvi. Pensavo solo a Richard.- - Oh...- - Non vi sembra strano che se ne sia andato così di fretta? - - Non direi di fretta. Si è trattenuto ben più di quanto intendeva fare.- - È vero. Ma non mi sorprenderebbe se la sua partenza avesse a che fare con Elizabeth. Quei due erano divenuti inseparabili.- - E la cosa non incontra la tua approvazione, mi pare.- - Se Lizzie deve proprio sposarsi, non potrebbe trovare un marito migliore. Tuttavia...- Drum si portò il bicchiere alle labbra e la guardò da oltre il bordo. - Dai l'impressione di essere contraria al matrimonio, Becky- - Certo che lo sono! So quel che succede nel talamo nuziale! - esclamò lei con una smorfia. - E come puoi saperlo, di grazia? - - Se ve lo dicessi, ne sareste scioccato. - - Becky, un tempo mi confidavi tutto. Puoi farlo ancora. Non mi scandalizzo facilmente.- disse lui posando il calice. - Rebecca non avrebbe mai raccontato la sua esperienza a nessuno, ma Drum... lui era diverso. - Be', se proprio ci tenete... Quando ero in collegio a Bath, mi è capitato per caso di entrare in un... bordello.- Ci fu un momento di stupefatto silenzio. Poi Drum ribatte' - Non lo considero affatto divertente, Rebecca! - - Nemmeno io l'ho trovato divertente, ve lo assicuro. È stato disgustoso! Quel che ho visto avrebbe indotto qualunque ragazza sana di mente ad accantonare per sempre l'idea del matrimonio.- Non era possibile che parlasse sul serio, si disse Drum sgomento. Oh, cielo, sì, doveva esserci entrata davvero. E che cosa aveva visto? Lui teneva alla sua salute e non era dunque un frequentatore di quel genere di case, ma era ben consapevole dei gusti perversi di quelli che vi si recavano. - Siete scioccato, vero? - gli domandò lei piano. - Più che scioccato, rattristato.- Rebecca si strinse nelle spalle. - È un bene che sappia. Quando penso a tutte quelle poverette che si sposano senza avere la minima idea di quello che le attende.- - Tu non sai nulla, Becky. Quel che hai visto succede nei bordelli, ma non necessariamente nel letto matrimoniale.- A quel punto trasse un gran sospiro. Per la prima volta, si sentiva del tutto inadeguato a tranquillizzarla. Doveva tentare, comunque. - L'uomo che sposerai, ti amerà e sarà pieno di attenzioni per te. E vorrà che tu lo ami nello stesso modo. Ma non pretendera' mai che tu faccia qualcosa che trovi ripugnante. Che piacere ne ricaverebbe? - Le prese la mano e gliela strinse con tenerezza. - Tuo marito ti amerà troppo per farti soffrire... e se tu lo ricambierai, non avrai nulla da temere. - Drum sapeva che Rebecca non era per nulla convinta, tuttavia decise di non aggiungere altro per ora. Lasciata la sala da pranzo, andò in biblioteca e cercò di mettere insieme una lettera per il suo agente di Londra, ma dopo alcuni tentativi falliti, mise giù la penna. Come spesso succedeva ultimamente, Rebecca riempiva i suoi pensieri. Era pazzesco che una ragazza innocente avesse messo piede in uno di quei luoghi per depravati. A che serviva però arrabbiarsi? Il danno era fatto ormai... Con un sospiro, Drum si alzò e andò a versarsi del vino. Rebecca e sua madre sarebbero partite per Londra alla fine della settimana. Benché desiderasse partire con loro, avrebbe dovuto invece restare a Rayne Court qualche giorno ancora. L'incidente ai cancelli sud era stato liquidato come lo sbaglio di un bracconiere inesperto. Lui però non credeva affatto si fosse trattato di un incidente. Qualcuno aveva tentato di ucciderlo, era ovvio. Quel che gli sfuggiva era chi e per quale motivo. Una volta che Rebecca e sua madre fossero state lontano da lì, avrebbe messo a parte delle sue paure il sovrintendente e insieme avrebbero discusso gli interventi per rendere la tenuta più sicura. Ci sarebbe voluto tempo, ma si auguro' di sistemare le cose il più rapidamente possibile. Era impensabile che Rebecca restasse affidata alle cure di sua madre troppo a lungo. Se a Bath era riuscita a frequentare delle lezioni di scherma e a entrare in un bordello, cosa diavolo avrebbe potuto combinare a Londra? Nonostante la comprensibile preoccupazione di Drum, Rebecca si comportò in modo irreprensibile mentre era affidata alla madrina. Non appena arrivata dovette assoggettarsi docilmente alle innumerevoli visite dalle modiste cui lady Constance la costrinse. Tempo qualche giorno il suo guardaroba si era arricchito di una quantità di abiti stupendi. La madrina la introdusse subito nel bel mondo. Il primo ricevimento cui Rebecca prese parte ebbe luogo da lady Barnsdale, una cara amica di lady Constance. Lady Barnsdale viveva abitualmente in campagna, ma aveva avuto dal nipote, lord Linford, il permesso di usare la sua casa di città per tutta la durata della stagione. Con grande sorpresa di Rebecca, il lord Linford in questione risultò essere un giovane avvenente che aveva incontrato lungo il viaggio, nel cortile della locanda in cui si erano fermati per la notte. Lord Linford aveva colto lei e John Joseph intenti a bersi una birra su una panca mentre discutevano sulla possibilità che Drum le insegnasse a guidare il suo calesse. Il bel gentiluomo si era inserito nella conversazione, facendo commenti poco lusinghieri sul conto delle poche donne di sua conoscenza che guidavano un calesse e Rebecca si era sentita in dovere di ergersi a difesa del genere femminile.

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Capitolo 18
*** 18 Capitolo ***


Nonostante la prima impressione, piuttosto negativa, Rebecca scoprì che lord Linford era una persona squisita. Ne fu così colpita, che ne parlò con la madrina quando rientrarono dalla festa. Lady Constance si sentì in dovere di riferirle che aveva una brutta reputazione, ma lei non se ne preoccupò più di tanto. Specie dal momento che lord Linford le aveva detto sarebbe stato fuori città per parecchio tempo e quindi non avrebbe più avuto molte occasioni di vederlo. Tutto sommato la stagione era meno noiosa di quanto si fosse aspettata, dovette concludere Rebecca dopo una settimana di balli e ricevimenti. Si stava divertendo, non poteva negarlo. Non le ci volle molto tuttavia a rilevare un particolare stonato in quel quadro peraltro perfetto. Elizabeth non era stata presente a nessuna delle feste esclusive cui lei aveva preso parte. Lady Constance le spiegò, non senza un certo disagio, che la sua amica, non appartenendo alla nobiltà, era considerata inadeguata a quel genere di riunioni. Benché molto ricca, non aveva le qualifiche necessarie per essere accolta entro la cerchia ristretta delle persone che "contavano". Sarebbe stato necessario l'intervento di qualcuno molto influente perché le venissero aperte le porte del bel mondo. Era così ingiusto che Lizzie fosse tenuta alla larga da quella banda di stupidi e vuoti manichini! Per giunta quella sera Rebecca sarebbe dovuta andare alla festa di Diana Norton, una ragazza che aveva frequentato il collegio con loro e che lei detestava. Sapere che quella vipera di Diana aveva invitato lei e non Lizzie, la faceva impazzire di rabbia. Ma probabilmente non era stata lei a invitarla, ragiono'. L'invito doveva essere arrivato da sua zia, lady Lynchfield. Scoprire che lady Lynchfield era la gentildonna che mesi prima aveva licenziato Mary non fece che aumentare il suo risentimento. Rebecca era così di cattivo umore che quando Hodges venne a riferirle che lady Jersey voleva vederla, pensò di accampare un pretesto per non scendere. Poi però cambiò idea. Lady Jersey occupava una posizione di rilievo nell'alta società. Ed era molto influente. Dove lei andava, gli altri la seguivano. Si sarebbe lasciata persuadere ad aiutare Elizabeth? Rebecca scese in salotto, dove la nobildonna attendeva. La salutò con un rispettoso inchino e si scuso' per l'assenza della madrina, in visita a delle amiche. Dopo essersi seduta, si informò se la giovane si stesse divertendo. Con l'usuale franchezza, Rebecca rispose che era stato così sino al giorno prima, ma che ora il suo entusiasmo si era affievolito parecchio. Su richiesta di lady Jersey spiegò della festa di quella sera. Non tralascio' di sottolineare la sua antipatia per Diana Norton e il suo risentimento per il fatto che la sua più cara amica, non era stata invitata per la semplice ragione che non poteva vantare un nobile retaggio. Di nuovo la nobildonna sottopose Rebecca a uno sguardo penetrante. Un attimo solo di esitazione dunque e lady Jersey prese la sua decisione. - Andate a cavallo nel parco, signorina Standish? - - Sì, signora. In genere ci vado con la mia amica Elizabeth Bingham.- - Allora trovatevi là domani, all'ora consueta per le passeggiate - disse l'anziana signora alzandosi. - Sono certa che ci incontreremo.- Non aggiunse altro. Non si sarebbe impegnata sino a che non avesse visto di persone l'amica in questione. Rebecca la accompagnò alla porta con un sorriso trionfante sulle labbra. Lady Constance rimase all'oscuro di quel che aveva combinato la figlioccia sino al mercoledì seguente. Quando sedette tra le altre signore nel grande salone di Almack e si vide venire incontro la signora Bingham rimase perciò esterrefatta. Maschero' la sua sorpresa con un sorriso, e accolse i ringraziamenti che le vennero rivolti, intanto però si ripromise di far due chiacchiere con la figlioccia, non appena fosse stato possibile. L'occasione si presentò solo un ora più tardi. - Non so come ci sei riuscita, e non credo di volerlo scoprire. - disse lady Constance rivolgendo un'occhiata di rimprovero alla figlioccia. - Voi forse no. Ma io non sono del vostro avviso.- Interloqui' una voce maschile alle loro spalle. - Drum! Sono così felice di vedervi! - trillo' Rebecca deliziata. - Anche per me è un piacere - mormorò Drum prima di voltarsi verso la madre. - Spero non vi abbia fatto tribolare.- - No, caro, affatto. Sinora ci siamo divertite molto. - - Si, ho sentito. Che hai combinato, peste? - - Nulla davvero... Oh, Drum, stanno per suonare un valzer. Dovete farmi ballare! - - Sì, caro, portala via, così potrò stare tranquilla per un po'.- Nascondendo un sorrisetto, Drum condusse Rebecca al centro del salone, tra le altre coppie. Quando le posò la mano sulla vita, Rebecca si sentì percorrere da un brivido caldo. Che diavolo le stava succedendo? Si chiese, mentre cominciava a volteggiare per la sala. Aveva le guance in fiamme e il cuore le batteva all'impazzata. Ma continuò a danzare accanto a lui. Drum fu il primo a scendere in sala da pranzo, la mattina dopo. Mentre faceva colazione da solo, gli corse lo sguardo al posto vuoto di fianco a lui. Quanto gli era mancata Rebecca in quelle due settimane. Di ritorno da Almack, lady Constance si era ritirata nelle sue stanze, ma Rebecca si era fermata a bere qualcosa con lui in salotto. Gli aveva raccontato delle feste cui aveva partecipato, della gente che aveva conosciuto, e del modo in cui era riuscita a far entrare Elizabeth nei favori di lady Jersey. A un certo punto però, gli occhi le si erano fatti pesanti e si era assopita. Senza svegliarla, l'aveva presa in braccio e portata in camera. Rebecca si fidava di lui ciecamente. Era gratificante saperlo, ma lui si stava avvicinando allo stadio in cui non poteva più fidarsi di sé stesso quando le era accanto. Rebecca era diventata una donna splendida e desiderabile. Come avrebbe potuto però spingere oltre il suo interesse, visto il ruolo che rivestiva? Era il suo tutore, dannazione! Un discreto bussare alla porta lo strappò ai suoi pensieri. Udì una voce femminile e qualche istante dopo lady Harriet entrò nella stanza. - Drum, che piacere rivedervi! - lo salutò la giovane vedova andandogli incontro. Lady Harriet aveva saputo del suo arrivo la sera prima, mentre era a un ballo. Con una scusa, aveva lasciato la sala ed era tornata subito a casa, per andare dritta a letto. Voleva essere al meglio della forma per quell'incontro tanto atteso. Non trovò strano che si fosse presentata da loro tanto presto, Drum rimase invece colpito dal fatto che era in tenuta da amazzone. Non essendo un'abile cavallerizza, Harriet aveva sempre preferito calessi e carrozze. - So cosa state pensando, per cui non prendetemi in giro - disse lei, notando il suo sguardo perplesso. - Non sarò mai all'altezza di Rebecca, ma... oh, Drum, ho comprato una cavallina dolcissima. È un vero amore. Mi ha aiutato sir Rupert nella scelta. Voglio che veniate al parco con me, così potrete constatare di persona i progressi che ho fatto.- - Perché no, Harriet? Dovevo uscire a cavallo con Rebecca, ma è ancora presto. Abbiamo tutto il tempo di fare la nostra passeggiata e tornare.- ribatte' Drum. Purtroppo Drum aveva sottovalutato la vitalità della sua pupilla. Rebecca infatti era già alzata e si trovava alla finestra quando loro due uscirono in cortile. Nel vederli montare a cavallo e partire, si sentì ferita come una bimba che fosse appena stata privata della sua bambola preferita. Drum le aveva promesso che sarebbe uscito con lei a cavallo e invece se ne andava via con Harriet... La delusione cedette ben presto il passo alla collera e a qualcos'altro che Rebecca non avrebbe saputo definire e che mai prima d'allora aveva sperimentato. - Vi preparo subito l'abito da amazzone, signorina Becky.- - Lascia perdere, Mary. Ho cambiato idea. Andiamo da Hookham. Devo comperare dei libri per lady Constance. - replicò Rebecca scostandosi dalla finestra.

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Capitolo 19
*** 19 Capitolo ***


Per quando uscirono dalla biblioteca, Rebecca aveva ritrovato il buonumore. Stava ammirando le vetrine di Bond Street quando un elegante calesse si affianco' loro. Rebecca si volse per prima e riconobbe all'istante l'uomo che ne era alla guida. - Lord Linford, che sorpresa! Credevo aveste intenzione di star lontano da Londra per qualche tempo.- esclamò con un sorriso deliziato. Il sorriso che lui le indirizzo' tradiva lo stesso piacere. - Ho sistemato in fretta i miei affari. Avete programmi per la mattinata? - lei si strinse nelle spalle. - No, nessuno.- - In questo caso, posso invitarvi a fare una passeggiata nel parco? - Rebecca non ebbe nemmeno un attimo di esitazione. Dopo aver passato i libri a Mary, la congedo' e monto' sul calesse. - Spero vi rendiate conto dell'onore che vi concedo. Non è mia abitudine far salire una signora al mio fianco.- Rimarco' il visconte, una luce canzonatoria negli occhi. Rebecca, che stava ammirando tra sé l'abilità con cui lui guidava il calesse, ridacchio'. - Pensavo disapprovaste solo le signore che guidavano un calesse, non quelle che ci salgono come passeggeri. Non ditemi che sono in compagnia di un misogino.- L'allegra risata del visconte le suonò piacevole. - No, non ho ancora raggiunto quello stadio, signorina Standish. Non con voi, almeno. Mi sarebbe molto difficile detestarvi. - Le rivolse un sorriso affascinante e Rebecca sentì il cuore accelerare i battiti. Lord Linford era davvero molto avvenente, specie quando sorrideva in quel modo. Non era il caso di indulgere in simili emozioni tuttavia, per cui Rebecca corrugo' leggermente la fronte. - Spero non stiate flirtando con me, signore. Perché, se è così, devo informarvi che non conosco le regole di questo gioco, né intendo conoscerle.- - Non sto flirtando, signorina Standish. Non flirto mai, perciò via quel cipiglio. Non vi si addice.- - Sembrate Drum quando mi rimproverate - replicò lei. - Lo fa spesso? - - Oh, sì. Ma io non ci bado. Lo conosco da troppo tempo per lasciarmi intimidire. - - Allora dovrebbe ricorrere a qualche forma di controllo più ferrea. - - È molto poco galante da parte vostra. Vorreste forse che mi battesse senza pietà? - lo rimprovero' Rebecca fingendosi scioccata. - Non senza pietà. Ho il sospetto che gli causiate non pochi problemi.- - Solo quando fa il prepotente. - ammise lei con una risatina - Lo compatisco, poveretto. Dev'essere un bel peso per lui farvi da tutore. Non lo conosco molto bene, ma scommetto che quel ruolo non gli piace per niente.- - Temo invece che gli piaccia anche troppo.- Lord Linford guardò il suo incantevole profilo per un istante - Pensatela come volete, ma credo di aver ragione.- Erano arrivati al parco e il visconte fu lieto di notare che vi era poca gente in giro. Fermò il calesse e con immenso stupore di Rebecca, le passò le redini. - Giusto per provarvi che non sono un misogino, sono disposto a darvi qualche lezione, se vi va di essere mia allieva.- - Oh, milord, davvero mi insegnereste a guidare il calesse? - mormorò Rebecca piena di meravigliata reverenza. - Certo. Vogliamo cominciare? - Una volta accertato che Rebecca aveva la mano leggera e non avrebbe rovinato la tenera bocca dei suoi bai, lord Linford si rilasso' contro lo schienale. Come naturale, attirarono non poca attenzione, ma Rebecca non se ne curò, presa com'era a seguire le istruzione che il visconte le impartiva. In effetti era così concentrata che non si accorse nemmeno di esser passata accanto al cavallo che aveva montato dacché era a Londra, fermo vicino a una giumenta grigia all'ombra degli alberi. - Guardate! Non è Rebecca quella? - - Non credo proprio. Dev'essere ancora a letto...- Nel volgere di un istante, l'espressione di lord Rayne si fece da stupefatta a rabbiosa. E lady Harriet, non poté reprimere un sorriso di soddisfazione a quell'insperato colpo di fortuna. - Lungi da me il criticare, Drum, ma sapete chi è l'avvenente gentiluomo che le siede accanto? Lord Linford. Be', non si può dire che non vi avevo avvertito. Quella ragazza si è messa nei guai, legando il suo nome a quello del più noto donnaiolo di Londra.- Quelle parole ebbero l'effetto di una doccia fredda su Drum, che riuscì così a ritrovare il controllo. - Mi auguro non siate entrata nelle file dei volgari pettegolezzi, Harriet. Non c'è ragione per cui Rebecca non dovrebbe guidare un calesse aperto, in pieno giorno e sotto gli occhi di tutti.- Benché l'avesse difesa, Drum non era per niente contento di quest'ultima trovata della sua protetta. Dopo aver lasciato Harriet ai cancelli del parco, dove l'attendeva lo scudiero che l'avrebbe ricondotta a casa dei genitori, rientrò immediatamente e andò in cerca della madre. Lady Constance non si lasciò intimorire dalla collera del figlio. Appreso quel che era successo, tenne testa a Drum asserendo con fermezza che Rebecca non aveva fatto nulla di male. Stavano discutendo, quando l'oggetto della loro conversazione entrò in salotto, un sorriso raggiante sulle labbra. - Che diavolo ti è saltato in testa di andartene in giro per il parco con lord Linford? - la invei Drum. Rebecca si rabbuio' - Non c'è nulla di sconveniente nel guidare un calesse nel parco, vero, madrina? Avete detto che potevo farlo, no? - domandò volgendo uno sguardo incerto a lady Constance. La contessa fece per rassicurarla, ma Drum la precedette - No! Non con un uomo dello stampo di Linford! - tuonò. - Non so quanto ci sia di vero in quelle chiacchiere su di lui e, francamente, non me ne importa. Con me si comporta da perfetto gentiluomo. Ha promesso di darmi lezioni su come guidare il calesse e domani andremo ancora al parco.- Senza dargli il tempo di ribattere, attraverso' la stanza e usci' sbattendo la porta alle spalle. Lady Constance si ripromise di dire due paroline alla sua figlioccia riguardo quel comportamento non certo da signora. Al momento però era più irritata col figlio. - Ti sta bene. Non ha fatto nulla di male e lo sapevi...- - Ma quell'uomo...- - Vi state comportando come due bimbetti viziati. E non ho dubbi su quale dei due dovrebbe vergognarsi di più! - Drum aprì la bocca per protestare, ma la richiuse subito dopo, decidendo fosse meglio battere in ritirata. Per quando ebbe raggiunto il club, la collera era sbollita completamente. Aveva sbagliato lui, dovette riconoscere. Il che non toglieva, comunque, che fosse preoccupato per il legame instauratosi tra Rebecca e Linford. Accidenti a lui, che diritto aveva di dare lezioni di stile alla sua piccola peste? E perché Rebecca non si era rivolta a lui per imparare a guidare il calesse? - Londra evidentemente non si addice alla tua costituzione.- Drum alzò lo sguardo dal bicchiere e si aprì in un largo sorriso. - Richard! Come sono contento di vederti, vecchio mio! Quando sei arrivato? - - Ieri sera. Come vanno le cose? Sembravi accigliato poco fa. Problemi? - Richard era sempre stato un ottimo ascoltatore e in più di un'occasione i suoi consigli si erano rivelati preziosi. Pranzarono piacevolmente insieme, quindi si separarono, Drum per tornare in Berkeley Square, Richard per andare a fare una cavalcata nel parco. Quella sera, mentre si recavano al ballo di lady Summerville, Rebecca si auguro' che Richard Pemberton non avesse l'ardire di avvicinarla perché in quel caso gli avrebbe detto il fatto suo. Come di consueto quel pomeriggio aveva dato appuntamento a Elizabeth per una cavalcata nel parco. Mentre aspettava l'amica, Richard era sbucato da dietro una curva del viale e, vedendola, era venuto a salutarla. Lo aveva accolto con gioia ed era rimasta molto stupita dalla freddezza che gli aveva invece riservato Elizabeth, sopraggiunta qualche minuto più tardi. Non appena sole, aveva scoperto il motivo di tale distacco. A quanto sembrava Richard era partito da Rayne Court senza nemmeno passare a salutare Lizzie. Il che aveva portato l'amica a pensare che si fosse solo voluto divertire con lei mentre era ospite del conte.

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Capitolo 20
*** 20 Capitolo ***


Rebecca, che si era già interrogata sulla frettolosa partenza di Richard da Rayne Court, aveva così avuto la conferma che i suoi sospetti erano fondati: probabilmente Richard non riteneva Lizzie alla sua altezza e quando si era reso conto delle speranze che lei riponeva nel loro rapporto, se l'era data a gambe. Che dannato mascalzone! Per fortuna Rebecca non vide traccia di lui mentre avanzava nel salone della festa e ben presto, contagiata dall'allegria che la circondava, tornò di buon umore. Lord Linford fece il suo ingresso nel salone proprio mentre Harriet stava rimproverando Rebecca per il suo comportamento sconsiderato di cui aveva dato prova quel pomeriggio. E questo solo per il suo tornaconto personale. La giovane vedova era sicura, infatti, che più avessero tentato di allontanarla dal visconte, più Rebecca si sarebbe sentita attratta da lui. - Oh, Harriet, smettetela. Ne ho già sentite di cotte e di crude sul suo conto, perciò risparmiate il fiato. Mi piace Linford e nulla di quel che diranno cambierà l'opinione che mi sono fatta di lui.- Segretamente compiaciuta, Harriet abbassò lo sguardo sul ventaglio ricamato. - Forse dovreste sapere che tempo fa dicevano che avesse ucciso la moglie. Pare l'avesse sposata unicamente per i suoi soldi.- - Sono solo cattiverie! - fu la secca replica di Rebecca. - Signorina Standish, posso avere l'onore di questo ballo o sono arrivato tardi? - chiese lord Linford dopo averle salutate con un inchino. - Ne avevo riservato uno per voi, milord. Ve l'avevo promesso - Rispose Rebecca con un sorriso luminoso. - Di che cosa stavate parlando? - le domandò il visconte mentre avanzavano tra le altre coppie di ballerini. Rebecca alzò gli occhi sul suo splendido viso, poi scosse il capo. - Via, signorina Standish. Che vi stava raccontando di me la bella lady Harriet? Non ho forse il diritto di sapere... se non altro per confutare eventuali inesattezze? - Dopo un attimo di indecisione, lei gli riferì quel che le aveva detto Harriet. Con sua grande sorpresa, lord Linford rise divertito. - Santo cielo, circolano ancora quelle voci? Pensavo fossero morte da tempo. - - Come vostra moglie.- Lui la guardò, improvvisamente serio. - Mia moglie è sparita senza lasciar traccia. O meglio, sono riuscito a seguire le sue tracce sino a Londra, ma qui ho dovuto rinunciare alla speranza di sapere che fine avesse fatto.- - È terribile! Quindi non sapete se...? - - Se è viva o morta? No, non lo so... magari lo sapessi! Siamo stati sposati sei settimane... Sposati? Ah! - Diede una risatina amara e continuò: - Non so cos'altro vi abbiano detto, ma voglio dirvi io qualcosa ora. Mia moglie aveva sedici anni quando l'ho portata all'altare... non era che una bambina. Il giorno delle nozze sono diventato ricco e non le ho dato nulla in cambio. Ora avete un'idea di che genere d'uomo io sia.- Rebecca fissò per un lungo istante i begli occhi colmi di amarezza e rimpianto, quindi si decise a ribattere: - Non c'era bisogno che me lo diceste. Non sono d'indole curiosa, e non volto le spalle agli amici tanto facilmente. Perché non mi dite invece se come allieva sono brava? - - Per essere una donna, ve la cavate piuttosto bene. - Replicò lui, il sorriso nuovamente sulle labbra. Quando il valzer terminò, il visconte la riaccompagno' a sedere e si diresse alla sala da gioco. - Come avete potuto ballare con lui? E quel che è peggio, Drum vi ha visto. - la investì subito Harriet. Rebecca perlustro' la sala con lo sguardo e lo individuò accanto a lady Constance e a Richard. Qualche istante e i due uomini vennero nella loro direzione. Drum invitò Harriet a ballare e Rebecca si ritrovò sola con Richard. - Posso avere l'onore? - le chiese lui porgendole la mano. - No. - - Allora posso sedermi accanto a voi e farvi compagnia? - - Non posso impedirvelo, ma è bene sappiate che non sono in vena di piacevolezze.- Richard non si lasciò scoraggiare dai suoi modi. Rebecca poteva essere molto scostante a volte, ma il suo malumore non era mai immotivato. Credendo di aver individuato la ragione della sua attuale freddezza, volse lo sguardo sulle coppie che danzavano al centro del salone. - È comprensibile che Drum sia preoccupato.- - Si? E per cosa, di grazia? - - Linford. - - State sopravvalutando il vostro ruolo, signor Pemberton! Lasciate perdere! - scattò lei. Signor Pemberton? Santo cielo, era davvero infuriata! - Mi dispiace, signorina Standish.- Lei gli scocco' un'occhiata di fuoco. - Dovreste dispiacervi ancor di più per come avere trattato Elizabeth Bingham.- Di colpo Richard si fece cupo. - Non mi aspetto che comprendiate. È vostra amica.- - Esatto. E non sopporto di vederla infelice. Cos'è stata per voi? Un piacevole passatempo? In campagna poteva andar bene, ma in città bisogno essere un po' più selettivi, suppongo. Dio mio! Siete uguale a tutti gli altri! - - Di che state parlando? - Pareva davvero disorientato e Rebecca sentì riaccendersi la speranza. Forse si era trattato di un malinteso, forse Richard teneva veramente a Elizabeth... - Lizzie è rimasta sconvolta dalla vostra partenza affrettata. Avete lasciato il Gloucestershire senza nemmeno salutarla- - Be', a giudicare dal suo aspetto raggiante, non ci ha messo molto a riprendersi.- Era così amareggiato che tutti i dubbi di Rebecca si dissolsero. - Pareva raggiante anche per me, ma oggi mi sono resa conto che è solo una facciata - ribatte' con un sorriso. - Cosa intendete dire? - - Che non le importava nulla della stagione.- - Ma sua madre vuole che faccia un buon matrimonio. E chi può biasimarla? Elizabeth è una ragazza incantevole... Vi avrà senz'altro detto che sono stato tanto stupido da chiedere la mano di sua figlia.- Rebecca lo fissò allibita. - Non me ne ha mai fatto parola! Non ne so nulla. - - In ogni caso, me l'ha rifiutata. Evidentemente ha pensato che la figlia potesse avere di meglio. Non sono un uomo ricco, ma la mia rendita non è certo modesta.- - Richard, sono certo che vi sbagliate. In effetti, ora che ci penso, la settimana scorsa la signora Bingham mi ha chiesto se vi avevo visto. Vuole che le facciate visita. So che era ansiosa che Elizabeth venisse a Londra, ma non per le ragioni che credete voi. Andate da lei e si chiarirà tutto, ne sono certa. E un'altra cosa: Lizzie non sa della vostra proposta perché, se così fosse, si sarebbe confidata.- - Ne siete sicura? - chiese Richard illuminandosi in viso. - Sicurissima. Comunque sta a voi scoprire la verità.- Richard le fece da cavaliere tutta la sera, la sua compagnia, per quanto gradita, non la compenso' dell'indifferenza di Drum che in tutta la serata le rivolse la parola solo per augurarle la buonanotte, nell'atrio di casa. Rebecca gli rispose con un breve cenno del capo e lady Constance levo' gli occhi al cielo esasperata. Durante il mese che seguì tra Drum e Rebecca si instaurò una sorta di tregua. I rapporti tuttavia continuarono a essere piuttosto difficili, visto che Drum era distaccato e formale, e Rebecca fredda e cortese. Quello che lady Harriet si era augurata, si era verificato, dopotutto. Benché Rebecca non si potesse dire invaghita di lord Linford infatti, la si vedeva spesso in sua compagnia. E il visconte, a differenza di Drum, era tutto gentilezze e attenzioni con lei. A parte le ore che trascorreva con Linford, Rebecca in quelle tristi settimane trasse consolazione solo dal rinnovarsi dell'intimità tra Richard ed Elizabeth. Almeno loro erano felici, si ripeteva quando l'assaliva lo sconforto per il modo freddo in cui Drum la trattava. A peggiorare ulteriormente il suo stato d'animo contribuì la scoperta che Drum da ragazzo era stato un corteggiatore di Harriet. Lei non riusciva a smettere di chiedersi se tra loro si fosse riaccesa la scintilla dell'amore, visto che si vedevano spesso e parevano godere della reciproca compagnia. Drum, dal canto suo, si interrogava sui motivi che avevano nuovamente allontanato Rebecca.

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Capitolo 21
*** 21 Capitolo ***


Per quanto cercasse delle giustificazioni, Drum, non poteva che concludere di aver sbagliato ancora una volta con lei. L'aveva trattata con durezza nella speranza di metter fine alla sua amicizia con Linford, e tutto quel che aveva ottenuto era di spingerla ancor di più a ricercare la compagnia del visconte. Non poteva continuare in quel modo però, non sopportava i suoi sorrisi forzati e i suoi modi formali. Ragion per cui, a due giorni dal ballo che lady Constance aveva organizzato per la figlioccia, Drum affrontò Rebecca a viso aperto. - Questa storia deve finire! Non ti permettero' di comportarti come hai fatto a Rayne subito dopo il mio ritorno. Sono stato chiaro? - le disse severo mentre sedeva al tavolo della colazione. Rebecca si volse a guardarlo stupefatta. Era arrabbiato con lei! Qualunque ne fosse il motivo, non aveva importanza. Dopo tutte quelle settimane di fredda formalità, quella voce irata era come musica per le sue orecchie. - Non c'è nulla di divertente - la rimprovero' Drum, vedendola sorridere. Senza fare una piega, Rebecca gli versò il caffè e gli porse la tazza. A quel punto il tono di Drum si addolci'. - Hai programmi per la mattinata? - - Devo finire di sistemare un paio di vasi di fiori, niente altro- - Lascia che ci pensino le cameriere. Ieri sei stata in casa tutto il giorno per quei dannatissimi fiori. Hai bisogno di aria fresca. Usciamo a fare una passeggiata.- Un'ora più tardi varcavano i cancelli del parco. Come tempo prima aveva fatto Linford, Drum fermò il calesse e le passò le redini. Sbalordita, Rebecca sprono' gentilmente i cavalli e imbocco' il viale ad andatura da passeggio. - Devo convenire che Linford è un buon maestro. Non capisco però perché non ti sei rivolta a me, invece che a lui- - Volevo chiederlo a voi, ma quando il visconte si è offerto di darmi delle lezioni, non ho visto motivo per non accettare. - gli rispose Rebecca. - Immagino che ora vorrai un calessino tutto tuo.- seguito' lui con espressione indecifrabile. - Non ci avevo pensato, ma... no, direi di no. Preferisco andare a cavallo. Inoltre la stagione sta per finire e una volta a casa non saprei che farmene di un calesse.- - Puoi usare questo quando vuoi.- - Siete molto gentile, ma credo di non avere sufficiente esperienza. Ho guidato solo nel parco e...- - Non è un problema. Guiderai tu fino a casa. Devi imparare a destreggiarti nel traffico, tanto vale che cominci subito. Coraggio, volta il calesse.- Rebecca ebbe solo un attimo di incertezza. Poi, eccitata e trepitante, fece quanto lui le aveva detto. Il ballo di quella sera fu un vero successo. Lady Constance si muoveva tra gli invitati trionfa di orgoglio. Il salone era un tripudio di luci e fiori, la cena offerta a una trentina di ospiti selezionati aveva suscitato complimenti entusiastici, quasi tutte le cinquecento persone invitate erano presenti e, cosa ancor più soddisfacente per lei, suo figlio riempiva Rebecca di gentili attenzioni. Drum fece il primo valzer con la sua pupilla e Rebecca, come era già accaduto in passato, provò uno strano turbamento nelle sue braccia. Accantono' quel pensiero comunque, mentre sorrideva radiosa. - Allora, piccola, sei contenta? - le chiese Drum. - Si, è tutto meraviglioso. La madrina dice che sarà il ballo evento della stagione.- - È molto probabile. Prevedo che nei prossimi giorni saranno in molti a chiedermi la tua mano.- Drum sorrise alla sua espressione sorpresa. - Oh, si, bambina, ho già ricevuto e rifiutato diverse proposte.- - Ma è tutto così assurdo. Come si può essere tanto folli da chiedere la mano di una donna che si conosce a malapena? Spero che nessun altro vi importuni, Drum.- Lo sguardo gli corse istintivamente al visconte, poco lontano da loro, e Drum inarco' un sopracciglio. - Proprio nessuno, Rebecca? - - Nessuno. Confido che mi terrete al sicuro dalle indesiderate attenzioni di eventuali pretendenti.- - Potete farlo voi stessa. Tuttavia, mi auguro che un giorno ci sarà un uomo le cui attenzioni non vi saranno sgradite.- Quando il valzer terminò, lo guardò negli occhi e gli sorrise teneramente, proprio come lui stava sorridendo a lei. Più di una persona notò lo sguardo che intercorse tra loro. Lady Harriet era livida di gelosia e la signorina Bingham raggiante di gioia. Elizabeth non aveva mai visto l'amica guardare qualcuno in quel modo prima d'ora. Rebecca doveva essere profondamente innamorata, anche se ancora non ne era consapevole... La sera dopo, mentre erano a un ballo in maschera, Elizabeth ebbe la conferma che i suoi sospetti erano fondati. Lei e Rebecca erano uscite in giardino a prendere un po' d'aria e mentre passeggiavano avevano scambiato due chiacchiere. In effetti Rebecca non aveva idea della profondità dei suoi sentimenti per Drum. Parlava di lui con entusiasmo, ma senza che mai le sfuggisse di bocca la parola amore. Elizabeth rientrò nel salone col sorriso sulle labbra. Rebecca invece, vedendo Drum incamminarsi lungo un vialetto, gli andò dietro. Quando lo raggiunse oltre i cespugli, lo trovò appoggiato a un albero. Gli sorrise ma lui non ricambio' il suo sorriso. - Non dovresti esser fuori da sola - le disse con severità. - Non sono sola. Sono con voi.- Lui si rabbuio'. - E credi che questo renda tutto perfettamente accettabile, vero? - Sembrava arrabbiato e... sì, amareggiato, anche se Rebecca non riusciva a comprenderne la ragione. Istintivamente, gli posò una mano sul braccio e cercò i suoi occhi dietro la maschera. - Cosa c'è Drum? Ho fatto qualcosa che vi ha irritato? Se è così mi dispiace.- - Sono un uomo, Rebecca, e come qualunque altro uomo, ho sentimenti, desideri, passioni.- Drum levo' lo sguardo sul cielo stellato, quindi lo riportò sul suo incantevole viso. - È una notte romantica, lo scenario è romantico. Non dovresti essere qui fuori da sola con me.- - Che sciocchezze! È ovvio che non mi sognerei mai di avventurarmi qui da sola con qualcun altro. Con voi, però, posso andare ovunque.- Drum, fattosi vicino, la strinse rudemente tra le braccia. - Lo pensi anche ora? - le chiese rauco prima di chinare il capo e impossessarsi delle sua labbra in un bacio duro, privo di tenerezza. Rebecca si dibatte' ma i suoi sforzi furono vani. Non poteva essere, pensò addolorata. Non Drum. Non il suo Drum. Era sul punto di cedere alla disperazione, quando qualcosa cambiò. Le labbra di lui si fecero gentili, suadenti. Drum non la teneva più prigioniera, le sue braccia la cingevano ora dolcemente possessive. Era il momento di metter fine a quella pazzia, si disse Rebecca. Avrebbe potuto sottrarsi al suo abbraccio senza problemi, ma stranamente non voleva piu farlo. Un desiderio struggente, mai sperimentato prima, la spinse a ricambiare il bacio. D'istinto alzò le braccia a cingergli il collo e gli affondò le dita nei capelli. Sentì il gemito basso di lui. Poi improvvisamente, Drum la scosto' da sé con tanta rudezza da farle quasi perdere l'equilibrio. - Torna dentro - le ordinò, il respiro affrettato. Rebecca lo guardò confusa, incerta, consapevole solo del suo desiderio per lui. Ma al suo "Vai!" perentorio emerse dallo stato di languido torpore in cui era caduta e corse via lungo il vialetto, la mente e il cuore in subbuglio. Rebecca non avrebbe saputo dire com'era riuscita ad affrontare il resto della serata. Di certo però aveva tirato un sospiro di sollievo quando lady Constance era venuta a dirle che era tempo di andare. La sera prima era troppo sconvolta per ragionare lucidamente ma ora, dopo una notte pressoché insonne, era giunta alla conclusione che Drum inizialmente l'aveva baciata per punirla. Aveva ferito il suo orgoglio di maschio non comportandosi in sua presenza come si comportava con gli altri uomini. Rebecca ridacchio'. Davvero aveva pensato che non lo considerasse un uomo? Be', se non l'aveva mai visto prima sotto quell'aspetto, adesso non c'erano dubbi in proposito.

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Capitolo 22
*** 22 Capitolo ***


Drum non aveva inteso spingersi tanto in là, per questo l'aveva allontanata bruscamente, quando ancora conservava un minimo di controllo. Ed era un bene che l'avesse conservato, perché lei l'aveva perso del tutto! Ma a che serviva rammaricarsi? Si ammoni'. Era successo e nulla avrebbe potuto cambiare la realtà. Quel che contava era il futuro. Come si sarebbe comportato ora Drum? Forse come se nulla fosse accaduto, come si fosse trattato di un momento di pazzia in una notte romantica. Probabilmente era meglio dimenticare. Ma lei ci sarebbe mai riuscita? Rebecca non poté non sentirsi sollevata quando, entrando in sala da pranzo, non trovò Drum al tavolo. Dopo una veloce colazione, declino' l'invito della contessa madre, a fare una passeggiata e si recò nel salottino per scrivere alcune lettere. Aveva appena terminato di scrivere alla zia di Bath, quando Hodges le annunciò la visita di lord Linford. Il visconte era venuto ad accomiatarsi da lei . Sarebbe partito quel giorno stesso per la Francia, per parecchi mesi. - Mi mancherete - gli disse Rebecca, una nota di tristezza nella voce. Lui la guardò; gli occhi colmi di mestizia. - Vi auguro ogni felicità, bambina.- Rebecca avrebbe voluto ricambiare l'augurio, ma sapeva che l'amico non sarebbe mai stato realmente felice. Il passato gli gravava addosso, precludendogli ogni possibilità di gioia nel presente. Avrebbe potuto liberarsene solo rimediando agli sbagli commessi. - Dovete trovare vostra moglie, Linford.- Un sorriso amaro incurvo' le labbra di lui. - Facile a dirsi, piccola. E ci sono volte in cui mi chiedo se lo voglio veramente.- - Solamente voi potete deciderlo. Ma sappiamo entrambi che dovete farlo.- - Si, mia cara... lo so.- Senza aggiungere altro il visconte uscì, chiudendosi piano la porta alle spalle. Recuperati cappello e guanti avanzò nell'atrio e quasi si scontrò col padrone di casa, che entrava in quel momento. - Perdonatemi, Rayne. Ho piuttosto fretta. Sono in partenza per la Francia. Mi sono appena congedato dalla vostra incantevole pupilla.- - Vi auguro buon viaggio - replicò Drum cortesemente. - Per una volta mi comporto onorevolmente. O è da vigliacchi disertare... il campo di battaglia? Be', non ha importanza, me ne vado comunque. Ma tornerò, Rayne, e vi avverto, non vi darò una seconda opportunità.- Quando entrò in salotto, Drum trovò Rebecca alla finestra. Le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, in un gesto di conforto. Lei però trasali' al suo tocco e istintivamente, si ritrasse. - Non devi aver paura di me, Becky. Non potrei mai farti del male, dovresti saperlo.- lui le sfiorò le spalle nuovamente. - Ho parlato con Linford nell'atrio.- - Se ne va, Drum. Lo rivedrò mai? - mormorò Rebecca. Lui non rispose. Le prese la mano e gliela strinse rassicurante. A mano a mano che i giorni passavano divenne chiaro a Rebecca che Drum si era gettato alle spalle l'episodio nel giardino. La trattava nel modo in cui l'aveva sempre trattata: a volte la stuzzicava bonariamente, a volte la rimproverava con severità. E non aveva mai più provato a toccarla. Rebecca sospirò mentre si preparava per uno degli ultimi balli della stagione. Il mercoledì successo ci sarebbe stata la festa di chiusura ad Almack, poi lei e la contessa madre sarebbero partite per Rayne. Non poteva negare di essersi divertita a Londra, ma ora era ansiosa di tornare a casa. La campagna le mancava. Una folla di invitati riempiva i saloni del palazzo dei duchi di Pelham e Rebecca ci mise una buona mezz'ora per individuare Elizabeth. - Richard ha ricevuto una lettera dal Wiltshire. Suo zio è gravissimo, temono non ce la farà a superare quest'ennesima crisi. Richard parte dopodomani e io e la mamma abbiamo deciso di fare parte del viaggio con lui. - La informò l'amica. - Non riesci a stargli lontana, eh? - la prese in giro bonariamente Rebecca. Le guance di Elizabeth si tinsero di un delicato rossore. - Mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato.- - Oh, Lizzie, sono così contenta per te! Dunque si è sistemato tutto per il meglio dopo quel malinteso.- - Si. Povera mamma. Non intendeva separarci. Sapeva che mi ero innamorata di lui, ma voleva che partecipassi almeno a una stagione prima di sposarmi. Richard invece ha pensato che volessi trovarmi un partito migliore. La mamma ha dato il suo consenso ieri. Le nozze sono fissate per settembre. - - Fantastico! Devo andare a dare la notizia alla madrina e a Drum, sempre che non li abbia già avvertiti qualcun altro...- - Richard non è qui. E io e la mamma non ci tratterremo a lungo, stiamo approfittando dell'occasione per salutare gli amici - disse Elizabeth, prima che lei corresse via in cerca di lady Constance. Messa a parte la madrina della bella notizia, Rebecca uscì nel parco in cerca di Drum, dopo averlo visto scendere in giardino. In effetti lo trovò lì, ma non c'era andato solo. Era appoggiato a un tronco e una giovane donna gli cingeva il collo mentre si baciavano dimentichi di tutto e di tutti. La figuretta esile e la chioma biondo cenere non lasciava spazio al dubbio. Harriet! Rebecca rimase paralizzata per alcuni istanti, incapace di distogliere lo sguardo da quella scena. Poi, come un automa, tornò nella sala da ballo. La voce di Elizabeth penetro' a fatica nella sua mente ottenebrata, riportandola a una parvenza di normalità. Rebecca focalizzo' lo sguardo sul volto preoccupato dell'amica. - State andando via? Credi che potreste lasciarmi a casa lungo il tragitto? - chiese all'amica. - Ma certo. Ecco la mamma.- La signora Bingham insistette per avvertire lady Constance ma Rebecca la tranquillizzo', assicurandole che aveva un po' di mal di testa. Dopo che si furono congedate frettolosamente dalla padrona di casa, con l'accordo che avrebbe informato lei lady Constance della loro partenza, raggiunsero la carrozza. Mezz'ora più tardi Rebecca poté finalmente chiudersi in camera sua. Non chiamò neppure Mary. Si svesti' da sola, e si infilò tremante tra le lenzuola. Stava sperimentando le stesse violente emozioni provate nei primi giorni di collegio, tanti anni addietro: collera, risentimento, frustrazione. La consapevolezza che solo una decina di giorni prima Drum l'aveva tenuta tra le braccia e l'aveva baciata come aveva baciato Harriet, la riempì di disgusto. Rebecca si raggomitolo' su se stessa e affondò il volto nel cuscino, ma le lacrime che avrebbero potuto alleviare quel dolore non vennero. Passò una notte insonne e il mattino seguente si sedette al tavolo della colazione, ma non toccò cibo. Non diede spiegazioni alla madrina, ma la pregò di accordarle il permesso di partire con Elizabeth il giorno dopo. Essendo preoccupata per la figlioccia, lady Constance decise su due piedi di anticipare la partenza. Ne parlò con Drum naturalmente. Per quanto gli facesse male riconoscerlo, era evidente che la sua pupilla era cambiata dal giorno in cui Linford aveva lasciato Londra. Forse tornare ai luoghi che più le erano cari le sarebbe stato di conforto. Ci volle qualche giorno perché Rebecca comprendesse che non poteva continuare a rimuginare su quanto era stato. Non aveva altra scelta che fare buon viso a cattivo gioco e cercare di dimenticare. Quando Drum arrivò a Rayne accompagnato da Harriet, alla fine della settimana seguente, lo accolse dunque cordialmente. Nemmeno un battito di ciglia tradì la sofferenza che l'aveva trafitta nel vederlo entrare in salotto con Harriet al braccio. Drum comunque, passò quasi tutto il pomeriggio con la sua pupilla, alle scuderie. Era strano, si ritrovò a pensare Rebecca, quella sera nel suo letto; Drum e Harriet non si comportavano come due innamorati. Li aveva osservati di sottecchi a tavola, aspettandosi sorrisetti adoranti e tenere paroline d'amore, ma non c'erano stati né gli uni, né le altre. Drum aveva rivolto a malapena la parola a Harriet. Un simile atteggiamento non poteva che lasciarla perplessa. Il giorno dopo, sentendo nostalgia di casa, Rebecca decise di andare a trovare la signora Benson. Era una bella giornata di giugno e fuori si stava d'incanto, per cui pensò di camminare anziché prendere Belle. Dopo essersi fermata a scambiare due chiacchiere con l'anziana governante, Rebecca salì in camera. Mentre faceva scorrere la mano sul vecchio copriletto, le venne fatto di pensare che non si sentiva più a casa sua in quel luogo. Forse sarebbe stato diviso quando vi fosse tornata in pianta stabile... Si spostò al guardaroba e, spalancate le ante, osservò critica i suoi vestiti. Si era messa davvero quegli abiti modesti e fuori moda? Ma era realmente cambiata così tanto? Perplessa, si volse e lo sguardo le cadde sul baule che stava in un angolo della stanza. Quando lo aprì, un'ondata di ricordi la sommerse. Quante cose vi aveva accumulato nel corso degli anni. Vecchie bambole, lettere, scatole piene di chincaglierie... Sul fondo, dimenticati, c'erano diversi pacchetti che non erano stati mai aperti. I regali che le aveva mandato Drum e che aveva nascosto, ma mai gettato via. Il primo conteneva una bambola in costume spagnolo, c'erano poi un ventaglio, delle babbucce ricamate, una deliziosa scatolina d'oro, una spilla con delle perle... Nell'ultimo trovò uno scialle di seta verde chiaro. Se lo mise sulle spalle e guardò gli oggetti posati sul pavimento. Improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime e da lì a poco, si ritrovò a piangere sommessamente. Era innamorata di Drum. La scioccante realtà la colpì come un fulmine a ciel sereno. Purtroppo lui era innamorato di un'alta, lo era da tempo.

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Capitolo 23
*** 23 Capitolo ***


Quando infine il pianto si placo', Rebecca si sentiva meglio, quasi si fosse ripulita del risentimento che aveva covato in seno dalla sera che aveva visto Drum e Harriet baciarsi. L'attendevano momenti bui, certo, ma li avrebbe affrontati lucidamente e non da pupazzo inerte quale era stata nei giorni passati. Tenendosi addosso lo scialle, rimise a posto il resto dei regali e, dopo un saluto frettoloso alla signora Benson, lasciò la casa. Aveva perso la cognizione del tempo ma, a giudicare dalla posizione del sole, doveva già essere tardi. Quando vide il calesse di Drum venire di gran carriera nella sua direzione, comprese che era più tardi di quanto credeva - Dove diavolo sei stata? Avanti sali. Ti sto cercando da più di un'ora, dannazione! - tuonò lui, fulminandola con lo sguardo. Rebecca non poté fare a meno di sorridere al pensiero di come Harriet avrebbe reagito a un simile linguaggio. Ma senza dubbio Drum si controllava in sua presenza. - Sono stata a far visita alla signora Benson - spiegò sedendo accanto a lui. - Perché ci sei andata a piedi? - - Ho pensato che un po' di moto mi avrebbe fatto bene. Mi sono trattenuta più a lungo del previsto. Mi dispiace. È davvero così tardi? - - Si. La cena era già pronta quando sono uscito a cercarti. E come mai sei sola? - scattò Drum. - Peter era fuori con Harriet - si giustifico' lei. - Lo so, e le ho già detto due paroline al riguardo. Se vuole andare da sir Rupert, deve farsi venire a prendere da lui. Rebecca lo fissò stupefatta. Possibile che gli importasse così poco che Harriet trascorresse i pomeriggi in compagnia di un altro uomo? - E visto che siamo in argomento, Peter non potrà accompagnare nemmeno te, d'ora in avanti. I suoi pomeriggi li passerà col mio sovrintendente. Mentre eravate a Londra, Baxter mi ha rivelato che Peter vorrebbe imparare il suo mestiere. È ancora giovane e non ho fatto promesse, ma è un ragazzo serio e in gamba... potrebbe prendere lui il posto di Baxter quando verrà il momento. Quindi, per tornare a noi, quando vorrai uscire di pomeriggio dovrai farmelo sapere per tempo. Ti scortero' io sino a che non avrò assunto un rimpiazzo.- Rebecca fece l'errore di voltarsi a guardarlo e Drum si accorse subito che aveva pianto. Fermò il calesse. - Becky, cosa succede? Perché sei così infelice ultimamente? E per via di Linford? - le chiese teneramente. - Linford? Cosa c'entra Linford ora? - A quel punto Drum si decise a lasciarla andare e lei non esitò a voltarsi nuovamente, perciò non scorse il guizzo di contentezza mista a sollievo che gli era brillato negli occhi alla sua risposta. - Cosa c'è, allora? - insistette Drum. Rebecca non rispose. Lo teneva di nuovo a distanza. Non aveva idea del perché, ma sapeva che sarebbe stato inutile costringerla a parlare. Doveva impedirle di erigere una barriera tra loro, ma come? Colto da improvvisa ispirazione, le disse serioso: - Molto bene, ti domando soddisfazione! - Come previsto, Rebecca si girò a guardarlo. - Che intendete dire? - - Non hai avuto la cortesia di informare qualcuno dei tuoi spostamenti e ho dovuto sfiancare i cavalli per trovarti. La tua madrina si sta struggente per la preoccupazione e lady Harriet è seccata perché non ha potuto cenare all'ora consueta. Ti aspetto nella galleria domani a mezzogiorno... vestita in modo adeguato per un duello. Lady Constance deve presenziare a una festa di battesimo e lady Harriet è stata invitata a pranzo da sir Rupert, quindi saremo soli... E non arrivare in ritardo! Gli occhi di Rebecca scintillavano di eccitata anticipazione e Drum sorrise tra sé soddisfatto mentre spronava nuovamente i cavalli. - Siete morto! - esclamò Rebecca esultante tenendo la punta della lama sul petto di Drum, all'altezza del cuore. In quella la porta si aprì e Richard comparve sulla soglia. - Non è stato facile trovarvi. Quel dannato Hodges faceva il misterioso. Mi ha detto che eravate in casa, ma non ha voluto precisare dove.- disse andando verso di loro. Sgrano' gli occhi quando realizzò come erano vestiti. - Ma cosa state facendo? - - Hai perso un bell'incontro, vecchio mio. Sono stato battuto, Richard... sì, battuto da una ragazza! È un colpo terribile per il mio orgoglio di maschio. - Lo informò Drum, ancora ansante per la fatica. Richard scoppiò a ridere. - Spade, eh? Be', non posso negare di preferirle alle pistole. Ma battersi a duello con un membro del gentil sesso? Via, Drum, da te non me lo sarei mai aspetto.- - Conto sulla tua discrezione, ovviamente - ribatte' lui con una comica smorfia. Subito dopo si fece assorto e aggiunse: - Mi fa molto piacere vederti, come ben sai, ma che cosa ti porta qui? - - Lo zio è morto. Sono venuto a dar la notizia a Elizabeth. Mi tratterro' un paio di giorni, quindi ripartiro' per Londra.- Richard fece una breve pausa e seguito': - Avete davanti sir Richard Pemberton, baronetto.- Alla loro espressione stupefatta, lui sorrise. - Qualche giorno dopo la dipartita di zio Charles, ci è giunta notizia che suo figlio Philip, l'erede legittimo del titolo, era perito in un incidente mentre era in viaggio per l'Italia. Mio cugino non era sposato e non aveva figli. Sono l'unico maschio della famiglia rimasto in vita, per questo il titolo è passato a me.- - Be', benvenuto tra i pari, vecchio mio. L'hai già detto a Elizabeth? - - Non ancora. Vado da lei più tardi.- Rebecca intanto recuperò le spade. - Vi lascio, sir Richard. Senza dubbio ci onorerete della vostra presenza a pranzo. Devo andare a cambiarmi.- - Oh, non ce n'è bisogno. Sapete, Becky, dovreste indossare più spesso quegli abiti maschili. Vi stanno d'incanto.- - Non incoraggiarla, Richard, per amor del cielo. È già incorreggibile a sufficienza così.- Gemette Drum mentre lei, ridendo, si allontanava. - È deliziosa. Non fosse stato per lei, ora non sarei l'uomo felice che sono. Il titolo non avrebbe alcun significato, senza Elizabeth.- ribatte' l'amico. - Si, si, posso capirti...- mormorò Drum di rimando, dopo un lungo istante di silenzio. Richard si acciglio' nell'udire quel tono sconsolato. - Drum, vecchio mio, non puoi andare avanti in questo modo. Devi dirle quel che provi per lei. - - È così evidente? - - Per me, si. Lo so dal momento in cui mi hai avvertito di starle alla larga.- ridacchio' Richard. - Non sono stato molto sportivo, vero? Avresti dovuto chiedermene soddisfazione.- - Avrei anche potuto farlo, se non mi fosse apparso subito manifesto che quella ragazza ti adora.- - Già... Sono come un padre per lei, si fida ciecamente di me. Dio mi aiuti! Sono stato a un passo dal tradire quella fiducia qualche tempo fa. Non posso rischiare che accada di nuovo. Potrei anche perderla.- borbotto' Drum con una smorfia d'amarezza. - Perdere Rebecca? Non starai ancora pensando a Linford, spero. - - No... sì. Oh, non lo so! Si è affezionata molto a lui.- - Non mi meraviglia affatto, visto come l'hai ignorata per intere settimane. Secondo me, ne è rimasta affascinata perché le ricordava te, sotto molti aspetti.- - Può darsi tu abbia ragione. In ogni caso qualcosa l'ha sconvolta. Se avessi visto che faccia aveva quando è partita da Londra...- - Si, in effetti Elizabeth mi ha accennato qualcosa. Purtroppo nemmeno lei aveva idea di cosa avesse Rebecca. Ma può darsi che si sia confidata in questi ultimi giorni. Vedrò di scoprirlo.- Dopo pranzo Richard se ne andò, dicendo che non sarebbe tornato per cena. Drum aveva in programma un giro dei fittavoli e chiese a Rebecca di accompagnarlo, ma lei declino' l'invito per dedicarsi al giardinaggio. Era una giornata splendida e Rebecca si stava occupando di un'aiuola, godendosi i raggi caldi del sole e la quiete della campagna, quando sentì qualcuno gridare il suo nome con insistenza. Riconoscendo la voce di Drum, uscì da dietro i cespugli che la nascondevano alla vista. - Sono qui - rispose. Drum le corse incontro e la strinse forte tra le braccia. - Che succede? Siete pallido come un cencio - gli chiese Rebecca preoccupata.

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Capitolo 24
*** 24 Capitolo ***


Drum l'attirò nuovamente a sé e le affondò il volto nei capelli. Lo sentì mormorare qualcosa, ma la sua voce era soffocata e non poté distinguere una sola parola. Poi, Drum parve ricomporsi. - Non c'è nulla che non va. Vieni, tra poco verrà servita la cena. Non posso farti compagnia, devo uscire, ma più tardi vorrei parlarti in privato, Becky.- disse lasciandola andare. - Certo. Magari sarete più sincero di quanto non siete ora e mi darete una spiegazione.- replicò lei seguendolo nel viale. Quando furono sui gradini del patio, Drum le lasciò la mano e, afferrandola per le spalle, la fece voltare verso di lui. - Promettimi che non uscirai di casa sino a che non sarò tornato, Becky.- Benché perplessa per quell'insolita richiesta, Rebecca comprese che doveva essere importante e non esitò a dare la sua parola. Rimasta sola, salì in camera per cambiarsi. Stava per chiamare Mary, quando rammento' che le aveva dato la serata libera. Era il compleanno della signora Shaw e Mary, armata di torta e pasticcini, era partita alla volta del cottage della madre per festeggiare la ricorrenza in famiglia. Dopo essersi ripulita e pettinata, Rebecca scese in sala da pranzo, dove le venne detto che lady Harriet non era ancora rientrata. Probabilmente sir Rupert l'aveva invitata a cena, ma c'era la possibilità che fosse semplicemente in ritardo, per cui Rebecca fece posticipare la cena di mezz'ora. Un'ora più tardi però, visto che Harriet non era ancora tornata, decise di mangiare. Non era divertente starsene seduti a quella lunga tavola da soli, pensò guardando i posti vuoti intorno a lei. C'era una spiegazione per l'assenza di tutti, tranne che di uno... Lady Constance era alla festa di battesimo, Richard cenava da Elizabeth e Harriet era con sir Rupert. Ma Drum dov'era? Terminato di cenare, Rebecca si spostò in biblioteca, certa che un buon libro le avrebbe risollevato lo spirito. In effetti la lettura l'assorbi' completamente, facendole perdere la cognizione del tempo. A un tratto però, alzando lo sguardo, si rese conto che era buio ormai. E Drum non era ancora tornato a casa. In preda a un'improvvisa apprensione, mandò a chiamare Hodges e gli chiese se sapesse dove era il padrone. Il maggiordomo non ne aveva idea, ma le disse che un servitore aveva trovato un messaggio nel suo studio quel pomeriggio. Il foglietto non era stato consegnato a mano. Qualcuno lo aveva fatto passare sotto la porta furtivamente. Rebecca si sentì percorrere da un brivido freddo. Senza indugiare, raggiunse lo studio e si mise in cerca del biglietto in questione. Quando scorse accanto alla scrivania un foglio appallottolato, comprese che l'aveva trovato. Lo aprì e mentre leggeva quel che vi era scritto un nodo di paura le attanaglio' lo stomaco. Erano poche frasi sgrammaticate, ma il contenuto minaccioso era chiarissimo: - Se vuoi rivedere la piccola signora che sei tanto affezionato... vieni a Rook's Peak... vieni solo e disarmato - Drum doveva aver capito che avevano preso lei, si disse Rebecca fissando vacua lo scritto. Per questo era corso a cercarla in giardino. Sentendo che gli occhi le si riempivano di lacrime, le ricaccio', dandosi della stupida. Non avrebbe risolto assolutamente nulla piangendo, si disse severa. Lo sapeva che Drum le voleva bene, no? Lei era al sicuro... Harriet! L'avevano rapita, per questo non era tornata a casa! Non c'era un solo minuto da perdere, pensò Rebecca uscendo di corsa dallo studio. Doveva andare dagli Shaw e avvertire Peter di quel che stava accadendo. Gli Shaw erano raccolti intorno alla tavola, nel cortile davanti al cottage. Quando la vide arrivare al galoppo, Peter si alzò e le andò incontro al cancello. Il sorriso gli svani' dalla bocca quando si accorse della sua espressione angosciata. - Cosa succede, signorina Becky? - Lei gli mise in mano il foglietto. Mentre lo leggeva, Peter si acciglio'. - Che significa? - - Lady Harriet è stata rapida e Drum è andato a incontrare i suoi rapitori.- - Pensate che vogliano chiedere un riscatto? - - Non ne sono sicura. Se così fosse, il conte sarebbe già tornato... Dove si trova Rook's Peak? Non l'ho mai sentito questo nome? - - In realtà si chiama Collingwood Peak, ma la gente del posto lo chiama Rook's Peak. È a poco meno di un chilometro da dove mio zio ha comprato quella vecchia locanda.- Un gridolino strozzato salì alla gola della signora Shaw che, sopraggiunta in quel momento per porgere omaggio a Rebecca, aveva sentito l'ultima parte della conversazione. Peter si voltò di scatto verso di lei. - Mamma, cosa c'è? Sapete qualcosa che noi non sappiamo? - la donna scoppiò a piangere. - Aveva... aveva promesso che non avrebbe torto un capello al padrone. Quel dannato demonio! Avrei dovuto saperlo che non c'era da fidarsi...- balbetto' tra i singhiozzi. - Di che state parlando? - le domandò Peter confuso. Ci fu un attimo di silenzio, quindi la signora Shaw alzò gli occhi colmi di pianto su di lui. - Di tuo padre.- Rebecca fu la prima a riprendersi dalla sorpresa. - Ma Benjamin Shaw è morto. È perito nell'incendio della nave su cui era stato condotto in catene dopo esser stato condannato alla deportazione.- - È quello che pensavamo tutti. Ma è sopravvissuto all'incendio ed è riuscito a raggiungere la riva a nuoto. Era tronfio di orgoglio quando me lo ha raccontato.- - Dunque lo avete visto? - - Sì, e... Dio, che cosa orribile! È zoppo e ha la parte sinistra del corpo orrendamente sfigurata. In tutti questi anni si è mantenuto col contrabbando. Col denaro guadagnato ha comprato la taverna. Appartiene a lui, non a suo fratello.- - Perché non mi avete detto niente? - le chiese Peter. - Non potevo, figliolo. Ha minacciato di uccidere le gemelle, se avessi parlato con qualcuno. È pazzo, Peter. Ha ucciso tutti quelli che hanno testimoniato contro di lui al processo. Il dottore, sir Lionel... Ma Giles Thornville era già morto. Mi ha giurato che non avrebbe fatto nulla al giovane conte, lui in fondo era estraneo alla vicenda, e io, stupida, gli ho creduto. Persino quando hanno sparato al padrone, mi sono detta che non era stato lui, ma sapevo... in fondo al cuore sapevo! - - Credete sia stato lui a sparare a sua signoria? - - Se non lui, il fratello o uno dei delinquenti che si è portato dietro alla taverna, signorina Rebecca.- - Andiamo, Peter, non c'è un minuto da perdere. Mary, resta qui con tua madre stanotte.- Peter l'aiuto' a issarsi in sella, quindi monto' a sua volta. In men che non si dica arrivarono alla scuderia. - Il signor Pemberton è dalle Bingham. Vai ad avvertirlo di quel che sta succedendo. Lady Constance dovrebbe essere di ritorno dalla festa ormai, probabilmente incontrerai la carrozza lungo la strada. Con John Joseph e Richard non dovremmo aver problemi.- disse Rebecca balzando a terra. - Non abbiate paura, signorina Becky. Mettetevi tranquilla ad aspettarci. Riporteremo sua signoria a casa sano e salvo. - Lei annuì, ma non appena Peter ebbe lasciato il cortile, chiamò uno degli stallieri e gli ordinò di sellare Warrior. - Che diavolo ci fai qui! - sibilo' Drum tra i denti. Era chiaro che non era contento di vederla lì, ma Rebecca non se ne curò. Non gli avevano fatto del male, questo solo contava. - Taglia le corde. E sbrigati.- - Bella gratitudine. Mi sono quasi rotta l'osso del collo per venire in vostro soccorso e questo è il ringraziamento.- Mormorò lei tirando fuori il coltello. - Come hai fatto a entrare? - - Mi sono arrampicata sull'albero che sta davanti alla finestra. C'è una scala nel cortile, l'ho notata mentre cercavo il calesse, ma ho pensato che qualcuno avrebbe potuto insospettirsi vedendola appoggiata al muro.- Rebecca individuò nell'oscurità una figura distesa su un lettino. - Harriet sta bene? - - Devono averla drogata, perché se fosse cosciente sarebbe in preda all'isterismo. Forza, dobbiamo uscire di qui. Sei venuta sola? - - Gli altri stanno arrivando. Ho mandato Peter ad avvisare John Joseph e Richard.-

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Capitolo 25
*** 25 Capitolo ***


-È già qualcosa. Ma avremo tempo più tardi per le spiegazioni. Coraggio, prima tu. - Drum afferrò Rebecca per un braccio e la issò sul davanzale della finestra da cui era entrata. Quando si sporse e vide l'albero però gli sfuggì di bocca un'imprecazione. - Dio Onnipotente, Becky! È un miracolo che sia rimasto in piedi. Non sopporterebbe mai il mio peso. Vai a prendere la scala, io intanto slego Harriet.- Non aveva finito di dirlo che sentirono dei passi avvicinarsi. Rapido, Drum nascose Rebecca dietro una pila di scatole, quindi tornò a sedersi a ridosso della parete, con le mani dietro la schiena, come fosse ancora legato. Un secondo più tardi Benjamin Shaw entrò nella stanza, seguito dal fratello e da un paio di scagnozzi dall'aria truce. - Recita le tue preghiere, conte, la tua ora è venuta.- Disse avanzando minaccioso nella stanza. - Credevate di potervi sbarazzare di me, ma avete fatto male i conti. Il dottor Pine e sir Lionel hanno già pagato. Tuo fratello mi ha fatto la scortesia di andarsene prima che potessi metter fine ai suoi giorni di mio pugno. Ma non ha importanza. Tu sei della famiglia, mi va bene lo stesso. Naturalmente anche la giovane e bella signora su quel letto, ti seguirà all'inferno. Sarebbe un peccato, però, non approfittarne prima, vero, ragazzi? - Ridacchiando, una luce lasciva negli occhi, i quattro si avvicinarono al letto. Benjamin schiaffeggio' Harriet un paio di volte per farla tornare in sé. Quando la vide aprire gli occhi le strappò il corpetto mettendo a nudo il piccolo seno roseo. Rendendosi conto di quanto stava per accadere, Harriet prese a dibattersi terrorizzata, ma era troppo debole e ben presto venne immobilizzata. A quel punto Rebecca uscì dal suo nascondiglio. - No! - gridò. Quattro volti stupefatti si girarono nella sua direzione. Lei alzò la pistola che teneva stretta in pugno e fece fuoco. Mentre il fratello di Benjamin cadeva a terra ferito, Drum scattò in piedi e si lanciò all'attacco. Era in minoranza, ma Rebecca gli venne in aiuto rompendo una sedia sulla schiena di Benjamin. Non fu impresa facile, ma infine Drum riuscì a stendere anche i due scagnozzi. Purtroppo, mentre lottavano, un lume si era rovesciato e un cumulo di stracci e cartacce addossato a una parete aveva preso fuoco. Le fiamme si stavano propagando rapidamente, se non fossero usciti al più presto, sarebbero morti bruciati. - Vai a prendere la scala, Rebecca! - gridò Drum, sollevando Harriet tra le braccia. Rebecca stava correndo nel cortile quando sentì una voce familiare gridare il suo nome. - Peter! Peter! La scala, presto! È davanti alla stalla.- urlò. Poi, ansante per la fatica e la preoccupazione, si trascino' sino alla staccionata dove aveva legato Warrior e sedette pesantemente su un tronco. Nel giro di pochi minuti anche Drum e Harriet si misero in salvo. Harriet venne adagiata sul calesse e Drum le sedute accanto. Prima di spronare i cavalli, Drum indirizzo' a Rebecca un'occhiata di fuoco. - Lascia Warrior a John Joseph. Tu torni con Richard.- A quel tono rude i tre uomini si scambiarono sguardi accigliati, ma Rebecca non batte' ciglio mentre passava le redini al capo stalliere. - Venite, Becky. Avete l'aria esausta, piccola.- la esorto' Richard gentilmente, aiutandola a salire sul calesse. Benché sicura che avrebbe ricevuto una bella strigliata per aver montato Warrior senza permesso, Rebecca non pensava certo che le sarebbe stata fatta la ramanzina quella sera stessa. Invece Drum la intercetto' mentre si accingeva a ritirarsi in camera sua e le chiese di seguirlo in biblioteca. - Esigo una spiegazione, Rebecca. Perché hai contravvenuto ai miei ordini? Sai bene quanto sia difficile governare Warrior. Avresti potuto romperti l'osso del collo.- - Dovevo arrivare alla taverna il più rapidamente possibile e Warrior è il cavallo più veloce della scuderia.- Mormorò lei debolmente. - Così hai rischiato la tua vita per salvare la mia... Perché, piccola? Conto così tanto per te? - osservò lui in tono dolce. Per un breve istante, Rebecca lottò per mantenere il controllo, poi si arrese alle lacrime. Perché non dirgli la verità? Probabilmente Drum l'aveva già indovinata da sé. - Se vi accadesse qualcosa... non potrei più vivere. La mia vita non avrebbe più senso senza di voi.- rispose in un sussurro soffocato. Fece quindi per correre via, ma Drum l'afferrò per le spalle e la attirò a sé. Come già successo in passato, Rebecca rispose istintivamente alla calda pressione della bocca di lui, ma solo per qualche meraviglioso secondo. Poi la ragione prevalse e nella mente le baleno' il volto di Harriet. - Come osate baciarmi? Non avete dunque alcun rispetto per la vostra futura moglie. Non vi importa dei sentimenti di Harriet? - Disse furibonda strappandosi al suo abbraccio. - Futura moglie? Harriet? - ripeté Drum stupefatto. Quindi scoppiò a ridere. - Non stare lì a guardarmi come una gattina infuriata. Rebecca. Farai bene a spiegarti, mia cara. Cosa ho mai fatto o detto per indurti a pensare che volessi sposare Harriet? - - Ultimamente l'avete riempita di attenzioni. E mi è stato riferito che eravate innamorato di lei un tempo.- Rispose lei ergendo il mento fiera. - Oh, davvero? Mi chiedo chi ti abbia detto una simile sciocchezza. Non certo mia madre. - Replicò lui soave. Poi un sorriso gli incurvo' le labbra allo sguardo circospetto che lei gli rivolse mentre si avvicinava al tavolo coi liquori. - Non sono mai stato innamorato di Harriet, Becky. Infatuato, sì, lo ammetto. Ma ero molto giovane e sprovveduto. Ora ho molto più buon senso. - A quelle parole, Rebecca sentì riaccendersi la scintilla della speranza. Restava ancora un grosso dubbio, però. - Ma io vi ho visto insieme... al ballo dei Pelham. E voi la stavate baciando... - Drum la sorprese con un'altra risata divertita. - Dunque era per questo che ti comportavi in modo così strano! - esclamò versando del vino per entrambi. - Vieni qui, Rebecca. Viene. Non ti tocchero' lo prometto.- Quando l'ebbe vicina, le porse il bicchiere e bevve un sorso di vino. - Sono rimasto sorpreso nel trovare Harriet qui al mio ritorno dall'Europa. È stato solo a Londra però che ho capito per quale ragione si fosse fermata a Rayne. Per lei, amor mio, conta solo la posizione sociale. Non so se abbia mai amato Giles, ma di certo adorava essere la contessa di Rayne. Ed era fermamente decisa a riguadagnarsi quel titolo. - - L'avete ricolmata di attenzioni però - ribadi' Rebecca in tono d'accusa. - Soffrivo nel vederti con Linford e, stupidamente, mi sono servito di Harriet nella speranza di farti ingelosire. Non ho provato il minimo scrupolo, visto che è una donna senza cuore. Non mi ero reso conto tuttavia, che avevi assistito a quel penoso interludio in giardino. Vedi, Becky, Harriet era convinta di esser riuscita nel suo intento e ho dovuto disilluderla. Per dimostrarle che ero indifferente al suo fascino, sono rimasto passivo dinanzi alle sue avance.- Drum le tolse il bicchiere di mano e lo posò sul tavolino. - Se avessi guardato bene, ti saresti accorta che tenevo le braccia lungo i fianchi, non qui...- Le cinse la vita e la attirò a sé dolcemente. - E che non ho fatto questo...- Il bacio che le diede fu così tenero che tutti i dubbi e le paure si dissolsero. Drum l'amava. Ne ebbe la certezza ancor prima che rialzasse il capo e glielo dicesse. - Ti amo anch'io. Ti ho sempre amato.- Gli confessò Rebecca, ebbra di felicità. - Si, lo so. - mormorò lui, una nota di mestizia nella voce. - E qui sorge un problema. Non sei più una bambina, ma una donna molto bella e desiderabile... e ho bisogno che mi ami come una donna ama un uomo.- Rebecca non finse di non aver capito. - Oh, Drum, non ricordi il bacio che ci siamo dati quella sera in giardino? Non ero certo disgustata dalle tue carezze. Mi hai insegnato tante cose, mi insegnerai anche questo.-

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Capitolo 26
*** 26 Capitolo ***


Drum sospirò, come sollevato da un grave fardello. - Allora mi sposerai? - - Certo, amore mio - rispose lei raggiante di gioia. - Tuo nonno sarà di ritorno per la fine del mese, ci sposeremo subito dopo il suo arrivo.- - Oh, Drum, sono così felice... che vorrei gridarlo ai quattro venti.- - Per cominciare, andiamo a dare la bella notizia a mia madre. Sarà la prima a congratularsi con la futura contessa di Rayne.- La esorto' lui prendendo la mano della sua dolce Becky. ___________________________FINE_____________________________

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