Il passeggero oscuro

di MeinfridBlackforest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Selva Oscura ***
Capitolo 2: *** Obmil ***
Capitolo 3: *** La Locanda ***
Capitolo 4: *** Arriva Phoxy ***



Capitolo 1
*** La Selva Oscura ***


In principio c’era il nulla.
Tutto quello che poteva esistere prima di un piccolo e fievole lampo di luce, non esisteva.
Niente vita, pianeti, soli o stelle.
Solo l’oscurità, un manto nero che avvolgeva l’esistenza senza un perché.
Questa era la stessa sensazione che provava un ragazzo disteso sull’erba in una foresta sconosciuta.
E quando la luce del sole colpì i suoi occhi, quello fu il suo modo di uscire dall’oscurità e di creare e scoprire un mondo con la sua vista.
Il ragazzo dopo aver spalancato gli occhi si guardò intorno per capire dove si trovasse e una volta in piedi, si fece le classi domande.
Cosa è successo?
Come sono arrivato qui?
Dove mi trovo?
Quando ci sono arrivato?
Ma tra tutte, la domanda che più attanagliava la sua testa era:
-Io…chi sono?
Non ricordava assolutamente niente, nemmeno il suo nome.
La paura cominciò a farsi strada nel suo cuore, l’unica maniera per uscire da quella situazione era muoversi, trovare una casa, un villaggio o perché no, una città.
-Il sole sorge a est, a giudicare dal sole, dovrebbero essere le 10, quindi…il nord è di là.
Il ragazzo si incamminò verso la foresta, sperando di poter trovare un aiuto il più presto possibile, ma come dicevano i saggi “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” solo che in questo caso il mare erano ettari di bosco.
Dopo quelle che dovevano essere tre ore di cammino, Il ragazzo si accasciò su un albero, stanco e affamato per la lunga camminata e divorato internamente da mille domande, avrebbe voluto non essersi mai svegliato.
-Forse…questa è una specie di punizione?
-Devo aver commesso una serie infinita di peccati per ritrovarmi in questa situazione.
-Ma come posso dirlo? Non mi ricordo niente, il mio nome, se ho o meno una famiglia, degli amici e soprattutto…dove cazzo mi trovo?!
Mentre si ritrovava a terra rannicchiato su sé stesso, avvertì un grido di aiuto, dal tono sembrava una ragazza.
Non potevano essere delle allucinazioni, le richieste continuavano, erano reali.
Felice di aver udito una voce umana, il ragazzo cominciò a correre verso quei richiami, passando in mezzo agli alberi il più veloce possibile.
Quando pensava di essere arrivato, il suo cammino venne ostacolato da una piccola rupe, poco più alta di 9 m, solo scalandola sarebbe riuscito a raggiungere la voce.
Il ragazzo cominciò a salire, cercando di fare il più in fretta possibile, ma si accorse tardi che presto e bene non erano una buona accoppiata per il suo obbiettivo, così, mentre pensava di cadere giù e fare un bel botto, le sue dita scavarono la nuda roccia e lo tennero aggrappato alla parete come un gatto a una corda.
Il ragazzo si sorprese di ciò che aveva fatto e ciò che era ancora più strano, sentì che il suo corpo non ne risentiva, non c’era dolore o fatica, ma leggerezza e forza.
Così in quel miscuglio di leggerezza e sorpresa, il ragazzo cominciò a dondolare avanti e indietro, poi dopo aver preso un profondo respiro, con una sola mano si lanciò in cima alla rupe.
Lo stesso ragazzo non riusciva a credere alla sua prodezza fisica, aveva superato gli ultimi 6 m con un braccio.
-Wow è stato…facile.
Disse guardando giù.
-Aiuto!!
Il ragazzo lasciò perdere lo stupore e si rimise a correre e quando arrivò a destinazione si trovò davanti a uno spettacolo bizzarro, strano e spaventoso al tempo stesso.
Una ragazza con degli abiti strani e lunghi simili alle vesti di una suora, armata di un’asta e una spada corta, si era fatta circondare da quelle che parevano essere quattro creature umanoidi rettiliane coperte di pelo.
Cosa poteva dire o fare in una situazione del genere?
La ragazza era ferita e le creature non sembravano avere buone intenzioni, l’unica che gli venne in mente fu quella di tirare un sasso verso una delle creature.
Un rantolo primitivo seguì quella lieve offesa fisica.
Il ragazzo tremava, era cosciente di aver fatto una delle cose più stupide della sua vita.
-Ehi maiali, toglietele le mani di dosso!
I quattro si consultarono tra di loro in una lingua che sembra un miscuglio di rutti e ruggiti, ora non puntavano più verso la ragazza ma verso di lui.
Il primo si scagliò a tutta velocità verso il ragazzo.
“Sono morto” Pensò lui.
Ma poco prima che quella creatura potesse colpirlo, si era messo in una posizione strana, con i piedi all’interno e aveva sferrato un pugno, tutto pronunciando la parola: Seiken.
Bastò un colpo e la testa della creatura esplose in mille pezzi.
Nessuno riusciva a capire nulla, né il ragazzo né le creature né tanto meno la ragazza.
Presi dalla paura e dalla rabbia le restanti creature decisero di attaccare il ragazzo, ma tutti e tre fecero una brutta fine.
Il primo venne atterrato da una presa e con un solo piedi, il ragazzo gli schiacciò la testa, il secondo si fece staccare la testa da una gomitata al mento e l’ultimo si fece spezzare il collo da un singolo calcio.
Il ragazzo rimase impressionato da ciò che aveva fatto, mentre la ragazza con gli occhi spalancati l’osservò incredula.
-Stai bene? Chiese il ragazzo.
Ma la suora non rispose, si limitò ad avvicinarsi al ragazzo
-Ehm, do you speak english?
Ma non reagì neanche a quello e quando si trovò davanti al ragazzo, gli prese le mani e gridò dalla gioia.
-Sei stato pazzesco!
-Grazie, grazie, grazie, mille volte grazie da me e dai divini!
-Ehm non c’è di che.
- Quindi parli la mia lingua?
-Certo che sì, solo che pensavo di morire a momenti, i koboldi hanno attaccato la carrozza che mi stava portando in città e…
La ragazza si ammutolì e superò il ragazzo correndo verso una destinazione sconosciuta.
Lui la seguì, anzi, la superò completamente in velocità, così il ragazzo le propose di salire e di guidarlo per raggiungere la carrozza.
Arrivarono in un lampo, ma trovarono solo i cadaveri dei conducenti della guardia e i rimasugli della carrozza, la ragazza scese dalle spalle del ragazzo e si avvicinò ai resti, non verso una lacrima, semplicemente si avvicinò ai resti e cominciò a pregare, dopo pochi versi quei corpi si illuminarono di luce propria e sparirono diventando cenere bianca nel vento.
-Che i divini vi accolgano.
Il ragazzo si avvicinò meravigliato da quel gesto.
-Ma come hai fatto?
-Sono un chierico del Sacro Battito, ho solo recitato le parole sacre e dato pace alla loro anima.
Chierico? Parole sacre? Anima?
Quelle parole non avevano il minimo senso per il ragazzo, non sapeva chi era o dove fosse, ma anche nella totale amnesia sentiva dentro di sé di non aver mai sentito parlare di cose del genere nella realtà, sembravano uscite direttamente da un fantasy.
-Bene, ora che stanno tutti bene e i Koboldi sono stati eliminati, parliamo di te.
-Me?
-Sì, che ci fa un monaco da queste parti?
-Un cosa?
-Un monaco, combatti a mani nude e hai delle capacità fisiche portate all’estremo dal duro lavoro e la meditazione, tu sei un monaco.
- Ecco è imbarazzante dirlo, ma…io non so cosa sia un monaco e non so perché mi trovo qui.
- Sul serio?
-Non so chi sono e né come ci sono arrivato, in realtà non so nemmeno come ho fatto ad affrontare quei cosi, il mio corpo si è mosso per istinto e sono venuto in tuo aiuto pensando che una volta aiutata, mi avresti aiutato a tua volta.
-Hai almeno un nome?
-Io…non me lo ricordo.
La ragazza si mise una mano davanti alla bocca in segno di dispiacere.
-Non ti ricordi proprio nulla?
-No, tutto quello che so te l’ho già detto, so solo che mi sono svegliato in questa foresta, ho scoperto di avere un corpo super allenato e poi ho incontrato te.
-Non ti torna in mente niente se dico Snowdonia?
-No.
La ragazza si ricompose, raddrizzò la schiena e guardò negli occhi il ragazzo.
-Va bene, allora tanto vale che faccia io le presentazioni, mi chiamo June Halfsun del clan elfico di Gemini, Chierico di livello 1 della chiesa del Sacro Battito e in quanto tale, ti aiuterò a ricordare chi sei.
Il ragazzo sorrise, avvertiva un’energia positiva provenire da quella ragazza, ma c’era una parola che non gli tornava.
-Clan elfico?
June sorrise e scostò i suoi lunghi capelli biondi, mostrando delle piccole orecchie a punta.
-Carine.
Un leggero rossore si manifestò sulle guance di June e le ricoprì, fece cenno al ragazzo di piegarsi, così risalì sulle sue spalle e con l’asta gli indicò la direzione da prendere.
-Mi hai preso per un cavallo?
-Beh mi ha riportato alla carrozza in tempo record, non dovrebbe essere difficile per te raggiungere in un ora la città dove ero diretta per lavoro, riscalda i polpacci, andiamo a Obmil!
-Potrò avere una carota alla fine della corsa?
-Se fai il bravo.
June calciò il ragazzo
-Davvero è necessario?!
-Quale cavaliere sarei se non calcassi il didietro del mio valente destriero?
“Chi me lo ha fatto fare di salvarla” pensò il ragazzo mentre sfrecciava a tutta velocità verso la capitale del regno di Snowdonia, l’antica città di Obmil.

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Capitolo 2
*** Obmil ***


Era un momento di quiete per le guardie della porta occidentale, dopo una mattinata passata a controllare permessi per stranieri, mercanti e nuovi abitanti, si stavano godendo le tarde ore del pomeriggio con una partita a carte, sicuri del fatto che se fossero arrivate delle persone, sarebbe stato verso sera.
Mentre tre guardie vedevano un bluff, il quarto vedeva una nube di polvere, qualcosa di più rapido di un cavallo si stava avvicinando alle mura.
Incerti su qualunque cosa fosse, sostituirono le carte con le lance e si misero in posizione mentre la tempesta si avvicinava sempre di più.
-ALT! Gridò uno di loro.
La tempesta si placò a meno di un metro da loro e dopo che la polvere si sollevò, videro che a generarla era un ragazzo che portava sulle spalle una ragazza.
-Basta così, fammi scendere pure.
-Potevi almeno farmi riposare al ruscello. Rispose il ragazzo ansimando.
-Ma così non saremmo arrivati in tempo.
Il ragazzo fece scendere June mentre le guardie si avvicinarono per interrogarli, ma la fatica si faceva sentire e per quanto provasse a rispondere correttamente, al ragazzo mancava il fiato e barcollò in direzione delle stalle, dopo essersi inginocchiato, affondò la testa nell’abbeveratoio dei cavalli.
Le guardie si ammutolirono, increduli dell’assurdità a cui stavano assistendo, fino a quando non fu June a rivolgersi a loro.
-Buongiorno, mi chiamo June Halfsun e sono qua per unirmi alla gilda degli avventurieri.
-Ehm, molto bene, ha una carta di identificazione?
La ragazza sollevò l’indice destro e pronunciò “Carta” e la tessera di identificazione si manifestò attraverso un flusso di piccoli quadrati color zaffiro, sopra di essa vi erano scritte tutte le informazioni principali: Nome, cognome, classe ed età.
Leggendola e osservandola, le guardie ne confermarono l’autenticità, ma rimaneva un dubbio.
-Mi scusi signorina, ma il “Ragazzo cavallo” ha un permesso?
-In realtà no, ci siamo incontrati nella foresta dopo che dei Koboldi ci hanno attaccato, mi ha salvato, ma sembra soffrire di amnesia.
-Amnesia dice?
-Va bene, lo porteremo in caserma, lo interrogheremo e una volta scoperto qualcosa in più faremo delle ricerche.
-Grazie mille.
June rivolse lo sguardo all’abbeveratoio, si rese conto che il ragazzo era in apnea da troppo tempo e corse in soccorso del ragazzo tirandolo fuori dall’acqua.
-Stai bene?
Ma il ragazzo le rispose russando.
-Svegliati!
Il ragazzo aprì gli occhi.
-Cavolo, avevo fatto un sogno meraviglioso.
-Davvero? Hai visto qualche ricordo?
-Probabilmente lo stato di apnea ti ha riportato qualcosa in mente.
-No, ancora meglio, ero morto.
-Morirai quando ti avranno interrogato. Disse June imbronciata.
-Io muoio quando mi pare! Rispose il ragazzo infastidito.
Non aveva più un briciolo di forza in corpo e le guardie furono costrette a prenderlo di peso e metterlo su un carro diretto verso la caserma.
Sul pavimento del carro in movimento, riusciva solo a vedere il cielo azzurro e a sentire le risate dei bambini e le parole dei mercanti e degli abitanti.
-Senti June.
-Sì?
-Una volta che avranno finito di interrogarmi, possiamo andare a mangiare qualcosa da qualche parte?
-Mangiare? Qualche parte?
-Voglio vedere la città.
-Un appuntamento così di getto?! Non ti facevo un tipo romantico.
-E solo per scrupolo, se rimarrò per tanto tempo in questa città e dico solo “se”, tanto vale scoprire qualche angolo.
-Perché quella enfasi?
-Non sappiamo cosa verrà fuori dal mio interrogatorio, potrei anche essere un criminale o un ricercato.
-Sarà, ma puoi credermi, tu non mi mandi vibrazioni negative, non mi sembri una cattiva persona
-Lo dici perché ti ho salvato o perché hai una sorta di strana magia?
-Intuito.
Il ragazzo sorrise a quell’affermazione mentre il carro delle guardie era arrivato a destinazione.
Presto avrebbero scoperto se June avesse ragione.
Riprese le forze per camminare, le guardie accompagnarono il ragazzo nell’ufficio del loro capo e lo fecero sedere.
Si chiamava Hammster e una prima occhiata sembrava il classico tipo pacioccoso, una persona da ufficio che passa più tempo a risolvere i casi con le parole che con la forza.
-Molto bene campione, vediamo di capire come stanno le cose: Non ti ricordi chi sei, non sai come sei finito nella selva nera o il tuo luogo d’origine, da quello che mi ha raccontato la tua amica, hai delle grandi capacità marziali; ma non sei un monaco o almeno non sai cosa sia un monaco, fino a qui ci sono?
-Sì.
-Bene, allora direi che c’è solo una cosa che ci è rimasta da fare, la prova dello “Specchio della verità”.
Dal cassetto della scrivania, Hammster tirò fuori uno specchio dal manico d’argento, secondo quello che si diceva, i primi modelli furono dati dagli elfi all’umanità per sigillare una delle prime alleanza tra le due razze, la particolarità dello specchio era nel suo nome, chiunque avesse messo le mani sullo specchio avrebbe rivelato tutto, non solo il nome e le capacità, ma anche i possibili crimini e le intenzioni.
-Ragazzo, poggia pure la mano e scopriremo tutto quello che c’è da scoprire.
Così il giovane mise la mano e in un istante vennero fuori le sue caratteristiche di base:
 
Nome: ?????
Cognome: ????
Classe: ????
Età: 20
Altezza: 173 cm
Peso: 70 kg
Occhi: Nocciola
Capelli: Neri
Luogo di nascita: ????
Crimini: 0
 
Il capitano Hammster sgranò gli occhi.
-Ragazzo, in 40 anni di carriera non avevo mai visto una scheda così spoglia in vita mia.
-Questo vuol dire che la mia amnesia si estende anche a quasi tutto il resto?
-Purtroppo sì, ma abbiamo comunque l’età, l’altezza, il peso e le caratteristiche fisiche di base, non ci rimane che chiedere aiuto a Occhio.
Il capitano Hammster si alzò in piedi e accompagno il ragazzo verso la zona archivi, una grande stanza piena zeppa di documenti, a presidiarla c’era una grande scrivania sopra cui stava dormendo un uomo anziano dalle vesti colorate e consumate.
-Occhio, Ho bisogno di te.
Ma non si svegliò, fu solo grazie al grido di Hammster che “Occhio” il mago, chiamato così per la benda che gli copriva l’occhio, si alzò in piedi di scatto.
-Che cosa vuoi deficiente?
-Abbiamo un caso, questo ragazzo ha perso la memoria, ho bisogno che controlli gli archivi per vedere se è tra le persone scomparse.
-Va bene, va bene, controllo. Disse il mago infastidito.
-Sullo specchio ci sono di già le sue informazioni, sfruttale pure.
Il mago guardò lo specchio e tirò fuori dalle sue vesti un grimorio
Una pose la mano sullo specchio mentre con l’altra toccò il libro e pronunciò “Cetriovam”
Intorno al mago si manifestò un’aura azzurra e dagli archivi volarono verso di lui diversi fogli di carta e iniziarono tutti a girare intorno a lui a gran velocità.
Tutti quei fogli erano i profili delle persone scomparse negli ultimi sei mesi.
-Ma cosa sta facendo?
-James è un mago di livello 14, ha studiato alla facoltà di divinazione di Blackmoon ed è in grado di vedere in maniera più o meno precisa il passato, il presente e il futuro di più persone e tramite i suoi incantesimi è in grado di analizzare più pagine contemporaneamente, per questo lo abbiamo assunto come identificatore.
-Ma il fatto di avere un solo occhio non lo limita?
-James non è orbo.
Il ragazzo rimase un po’ sconvolto.
-Si auto imposto una limitazione per rendere la sua magia più potente, per questo è il nostro miglior uomo in questi casi, vedrai che non fallirà.
Dopo dieci minuti passati a visualizzare contenuti, il mago si rivolse al suo capo:
-Ho fallito.
-Cosa?!
-Non so come o perché Hammster, ma questo ragazzo non è presente da nessuna parte, è un fantasma, nel senso legale della parola.
-Sicuro di non esserti sbagliato?
-Dubito di me? Rispose il mago infastidito
-No, è solo che…ho capito, grazie dell’aiuto. Rispose il capo lasciando che “Occhio” tornasse a dormire sulla scrivania.
Il ragazzo e il capitano uscirono dalla zona archivi con ancora più domande di prima.
-Io non so proprio cosa dire ragazzo
-E ora che cosa diavolo faccio?
-Non lo so, l’unico consiglio che ti posso dare è di non lasciare la città.
-Pensa che abbia qualcosa da nascondere?
-Te lo dico solo per sicurezza, se qualcuno dovesse venire a cercarti saprò che sei qui, inoltre ho un consiglio per te, rimani accanto alla tua amica.
Hammster lo accompagnò fuori dove June lo accolse e dopo essere salutati, ciò che vide lo rincuorò un po’.
Bambini che giocano, persone che camminano, gente che comprava e vendeva.
Una città viva.
-Non perdiamo tempo, andiamo a mangiare qualcosa, così mi racconti tutto. Disse June.
I due camminarono per un po’ e si fermarono davanti a un ristorante all’aperto.
Al loro tavolo la differenza di fame si vedeva, l’unica cosa che aveva fermato il ragazzo da ordinare tutto il menù, erano le risorse finanziare limitate di June.
-Nemmeno lo specchio della verità ha saputo dare una risposta?
-Già. Rispose il ragazzo mentre si abbuffava.
-Fai attenzione, mangiando come un maiale finirai col soffocare.
-Oh scusa, sono davvero un maleducato, ma sai sono stato cavalcato da una donzella bionda che mi ha fatto correre in tutta fretta per un’ora senza bere o mangiare.
-Va bene, ho capito, scusami.
-Senza contare che io non mangio come un maiale, per il semplice fatto che i maiali masticano, io ho talmente fame che butto giù tutto, al massimo puoi accusarmi di mangiare come un’oca.
-Sei simpatico Neoh. Rispose June ridendo
-Neoh?
-Visto che ho deciso di aiutarti dovrò pur chiamarti in qualche maniera, Neoh nella lingua degli elfi significa “Re luminoso”, ti piace?
-Sì, “Neoh” mi piace, suona figo.
 June fu contenta della sua reazione, ma l’amnesia del ragazzo e il fatto che nessuno lo stesse cercando continuava a pesargli sul cuore.
Mentre guardava Neoh mangiare, rifletteva su un modo per aiutarlo, fino a quando il buio della sua mente venne sgomberato da un raggio di luce, un’idea.
-Senti Neoh, che ne diresti di diventare un Avventuriero?

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Capitolo 3
*** La Locanda ***


-Un Avventuriero? –
-Sì, come me. –
-Ma non eri un chierico? –
-Sì, cioè no, cioè sì…è la mia classe. –
-Infatti volevo chiedertelo da un po’, che cavolo intendi con classe? -
June si accasciò sul tavolo per la disperazione, sarebbe stata una lunga spiegazione.
- Neoh, lo so che il tuo cervello in questo momento è “Tabula rasa” quindi sarò rapida e concisa, questo mondo è pieno di mostri, misteri e segreti, ci sono persone che sono felici di costruire regni, nazioni e vivere una vita il più pacifica possibile, fino a qui mi segui? –
Neoh scosse il capo, sia per acconsentire che per mandare giù un boccone.
-Bene, ora se ci sono persone che vivono pacificamente, ci sono anche altre persone che nonostante il loro lavoro e la loro conoscenza vogliono partire alla scoperta di questo mondo, per aiutare la gente, risolvere misteri e ritrovare questi tesori, coloro che compiono queste imprese sono gli Avventurieri. -
-Millenni fa, quando il mondo era ancora avvolto dal caos, delle persone dal talento magico e fisico ineguagliabile conosciuti come “Eroi” si unirono per compiere grandi imprese e tramite i successi e le ricompense che ottennero, venne creata la O.A.U, l’Organizzazione degli Avventurieri Uniti, che si impegna tutt’oggi a scoprire e a promuovere queste persone e il loro lavoro. –
-Suona veramente epico, ma ancora non capisco cosa c’entri il termine “Classe”.
-Ci stavo arrivando. – Rispose June infastidita.
-Gli eroi che per primi portarono la stabilità vengo ricordati come “Gli altissimi 13” e non portarono solo ed esclusivamente benefici materiali al mondo, ma aumentarono anche il sapere delle razze intelligenti e le loro conoscenze magiche e scientifiche, creando incantesimi come “Carta” ad uso esclusivo degli eroi. –
-Ma come forse sai la vita finisce per tutti, anche per gli eroi, per non lasciare il mondo senza protezioni, crearono varie scuole e associazioni, in modo da tramandare i loro sapere e le loro tecniche alle future generazioni e ognuna riprende il nome della classe a cui appartenevano. -
In tutto le classi erano 13:
L’Artefice.
Il Barbaro.
Il Bardo.
Il Chierico, a cui June apparteneva.
Il Druido.
Il Guerriero.
Il Ladro.
Il Mago.
Il Monaco.
Il Paladino.
Il Ranger.
Lo Stregone.
Il Warlock.
 
-Ti è chiaro il concetto? –
-Direi di sì, ma c’è un’ultima domanda che vorrei farti, c’è un modo per capire a che classe si appartiene? –
-Sai, quella che hai fatto è una domanda piuttosto insolita. –
-Perché? –
-Vedi, di solito chi aspira a diventare un avventuriero fa una sorta di preesame dello spirito per scoprire a quale classe è più affine, esistono persone che possono diventare avventurieri più tardi, ma sono davvero poche, ma come i giovani, i cosiddetti “Fuoriclasse” fanno lo stesso identico test e percorso per capire la loro classe. –
-E quale è? –
-Mi dispiace, non posso dirtelo è un segreto riservato solo a chi decide di voler entrare a far parte dell’organizzazione. – Rispose June sorridendo.
Mentre Neoh la guardava imbronciato, June gli fece la domanda fatidica:
-Allora…ti unirai a noi Neoh? –
Il ragazzo era titubante, non tanto perché non si fidasse di June, ma perché non ne vedeva l’utilità.
-Anche se ti dicessi di sì, che cosa ci guadagnerei? –
-A parte tutti i vantaggi che non sto a elencarti, pensavo che se scoprissimo la tua classe potremmo far luce sul perché hai quelle capacità marziali, forse vieni da un tempio attualmente sconosciuto oppure hai imparato le arti marziali da un viandante, qualunque cosa verrà fuori possiamo restringere ancora di più il campo. –
Neoh ci pensò, non sembrava un’idea malvagia.
-Sai che ti dico? Ci sto! –
-Grandioso! – rispose June sorridendo, ma il suo sorriso si trasformò presto in una linea seria e decisa.
- Ma sta attento. –
-Io te ne ho parlato come una cosa fantastica, ma è meglio che ti prepari, perché non sarà affatto facile. –
- L’esame è a cadenza mensile ed è possibile iscriversi e svolgerlo in ognuna delle città dove è presente una sede della gilda degli avventurieri, inoltre è composto da tre parti, un esame teorico, pratico e infine un esame finale misterioso che varia a seconda di vari fattori. –
-In effetti sembra difficile. -
-Hanno calcolato che nel corso di un anno partecipano quasi 7000 aspiranti avventurieri e sempre calcolando tutto l’anno, per via dei fallimenti, delle rinunce o dei danni, solo il 10% riesce a ottenere la licenza. –
Neoh sentendola rimase in bilico tra lo stupore e la paura.
-June, sono un po’ combattuto, non so se vuoi aiutarmi o se vuoi solo uccidermi. –
-Ho visto di cosa sei capace Neoh, te ce la puoi fare, studierai un pochino per l’esame, ma per il resto sono sicura che lo passerai senza troppi problemi.
-Con un tasso di successo del 10%?! –
-Sì, ma hai un busto forte e delle belle gambe d’acciaio, entrambe le parti hanno il 5% di possibilità di superarlo. –
Neoh non rimase convinto da quell’affermazione, ma voleva scoprire a tutti i costi la sua vera identità e June gli stava offrendo l’unica strada per ottenere un indizio.
-Beh, come si dice “Morte certa sia”, credo? –
-Parteciperò. –
-Perfetto, le iscrizioni si aprono tra due giorni, quando ti sarai iscritto ci sarà un seminario di una settimana dove saranno legalmente obbligati a spiegarti pregi e difetti del titolo di avventuriero e le basi sul funzionamento della tua classe, quando tornerai, ti aiuterò a studiare per passare successivamente l’esame teorico.
-Ora che ci penso, te sei un livello 1, quando è che sei diventata un’avventuriera di preciso? –
-Circa 2 anni fa. –
Neoh non rimase impressionato dalla cosa, dal suo punto di vista era come avere un bambino di prima media che istruisce un bambino di quinta elementare.
-Pensi di davvero di riuscire a istruirmi? -
-Hai obbiezioni? –
-Solo qualche dubbio, anche perché ti sei appena diplomata, non pensi di pretendere un po’ troppo da te stessa. –
-Io ho studiato molto per diventare un chierico del Sacro Battito e cammino su questa terra da molto tempo, ancora prima che tu nascessi. – Rispose June.
Neoh era confuso, June sembrava completamente sincera nella sua affermazione.
-Va bene…quanti anni hai? –
Neoh sentendo la risposta della ragazza, sobbalzo davanti a lei pieno di stupore.
-Che cosa? Hai 104 anni?! –
-Già. – Rispose June con orgoglio.
-Ma allora sei vecchia. –
Dopo quell’affermazione, sulla testa di Neoh piombò una bastonata fumante.
-Tra gli elfi la maturità e la possibilità di esplorare liberamente il mondo si ottiene a 100 anni e il permesso di svolgere il pre-esame per scoprire la categoria da avventuriero si ottiene a 90, forse sarò ancora al primo livello, ma è evidente che sono molto più avanti di te, almeno a livello civile. –
-Ammetto che hai delle credenziali. – rispose Neoh mentre si massaggiava la testa per lenire il dolore.
-Bene, visto che hai accettato, tanto vale andare, si sta facendo buio e devo ancora registrarmi alla locanda che mi ospiterà per tutto il tempo che rimarrò a Obmil. –
-La locanda? –
-Aspetta, ora che ci penso, io dove dormirò? Dove alloggerò? – chiese Neoh
-Rimarrai con me fino a quando non avrai fatto l’esame da avventuriero, convincerò la proprietaria a fare uno strappo alla regola visto che mi deve un favore. –
Neoh fu contento di sentirlo, ma lo sguardo accigliato di June era dritto ed evidente come una linea di confine.
-A proposito, nella stanza c’è un solo letto e per tutto il tempo che staremo insieme, dormirai sul divano, capito? –
-Ricevuto. – rispose Neoh.
I due camminarono e alla fine arrivarono davanti alla locanda “Del Geco Azzurro”, era un edificio grande, alto tre piani e altrettanto largo, adatto per ospitare viaggiatori e visitatori, secondo June era la locanda migliore della zona.
La sua fama era ben meritata, il posto era pieno di persone delle più svariate razze, alcuni avevano orecchie più lunghe, più scaglie, più peli, anche ai piedi e alcuni avevano addirittura la pelle verde.
Dopo aver attraversato quel mare di persone, June arrivò davanti alla reception e a riceverla trovò Mrs. Oppel, la padrona della locanda.
-Tesoro! – gridò la donna.
-Mrs. Oppel!  –
Alla reception, arrivò anche Neoh e quello che si trovò davanti fece scattare qualcosa dentro al ragazzo, senza sapere come o quando, si ritrovò in uno spazio bianco senza oggetti e persone.
In mezzo al bianco assoluto, avvertì una presenza sconosciuta, qualcosa di oscuro e fumante, la presenza aveva un’aura terribile, era così pressante e fredda che poteva essere facilmente etichettata come quella di un demone.
Neoh non riusciva a muoversi e mentre la nebbia oscura lo stringeva a sé, gli suggeriva un'unica cosa: “Uccidi”.
Strattonato da June, Neoh si ritrovò di nuovo catapultato nella locanda.
-Neoh, vieni avanti, ti voglio presentare una persona. –
Neoh avanzò verso il tavolo e si ritrovò davanti a qualcosa di pericolosamente familiare, un Koboldo, solo che a differenza di quelli che aveva incontrato era più squamosa e azzurra.
Alla vista di quello che sembrava un nemico, il ragazzo si lasciò scappare un piccolo urlo e si apprestò a colpirla con colpo a mano aperta.
Intuendo cosa stesse per accadere, June spostò la signora Oppel e cercò di deviare il colpo di Neoh, ma la sua mano a coltello riuscì a tagliare anche una parte della sua asta.
Dopo aver sferrato il colpo, il ragazzo di risvegliò e vide cosa aveva fatto, vedendo le fiamme dell’inferno uscire dal corpo di June si spaventò e la ragazza per punizione gli diede nuovamente una bacchettata sulla testa, mandandolo al tappetto.
-Ma che gli è preso? –
-Mrs. Oppel, lo perdoni, lui è nuovo nel…continente, è un monaco che è venuto qua per partecipare all’esame per diventare avventuriere e mi ha salvato da un branco di banditi Koboldi, diciamo che oggi è un pochino suscettibile. –
Neoh si rialzò tra mille dolori e June lo prese da parte.
-Ma che cavolo ti è preso? Ce li hai gli occhi? è un Koboldo! – disse Neoh sottovoce.
-Primo: Non fare il razzista. –
-Secondo: è una donna, usa il genere giusto. -
-Terzo: Neoh, so che ti sorprenderà, ma non tutti i mostri sono selvaggi o criminali che vogliono ucciderti e depredare il tuo cadavere. -
- Ma io… -
June si girò e tornò alla Reception.
-Mrs. Oppel voglia di nuovo scusarci, Neoh le farà subito le sue scuse, dico bene?
-Io…sì, mi dispiace Mrs. Oppel, ho avuto davvero una brutta giornata. –
La locandiera gli osservò e sul suo volto si presentarono una fila di denti aguzzi.
-Chi dovrebbe essere? Il tuo ragazzo? –
-No! - Risposero i due all’unisono.
-Va bene, scusate, comunque, cosa posso fare per voi? –
-Mrs. Oppel, come le ho scritto nella mia lettera, ho deciso di trasferirmi in città e di entrare a far parte della gilda degli avventurieri locale, la mia stanza è prenotata, giusto? –
- Per tutto il mese, sì. –
-Ecco, il problema è che Neoh vorrebbe non ha avuto la possibilità o meglio, non aveva idea che si potesse prenotare e venendo da lontano non ha un posto dove andare, non è che potrebbe farlo alloggiare da me, fino al compimento dell’esame? –
-Mi dispiace tesoro, ma non posso, ho un certo standard da mantenere, infondo la locanda si trova nel quartiere blu.
-La prego Mrs Oppel, so che è un tipo strano, ma non posso lasciarlo per strada, le ricordo che mi deve un favore. –
-Ho capito. – rispose la Koboldo ringhiando.
La Koboldo si accarezzò il mento per pensare e se ne uscì con una proposta.
-Un Remus d’oro a settimana. –
- Affare fatto! – rispose June.
Mrs. Oppel consegnò la chiave alla ragazza e la scambiò con una moneta d’oro.
-La stanza e al primo piano, mi raccomando, se fate le cosacce, fate piano, ci sono degli ospiti- disse Mrs. Oppel mostrando i il suo sorriso aguzzo.
I due salirono al primo piano per evitare ulteriore imbarazzo.
-Dimmi, ma fa sempre così? –
- Sì, ma stai tranquillo, non è cattiva è solo curiosa e semplice. –
I due entrarono nella loro stanza e rimasero a bocca aperta, un salotto grande e ben fornito con caminetto, due poltrone e un divano, infondo ad esso c’era la porta che portava alla stanza da letto e a lato di essa c’era anche un bagno privato.
-Ma quanto hai speso per affittare tutto questo? –
-Meglio che non te lo dica. –
June si mise a sedere sul letto e osservò ciò che Neoh aveva fatto alla sua asta magica.
-Meno male che hai solo tagliato la parte inferiore, si può sapere che ti è preso? –
-Beh ecco…non lo so June, davvero, non lo so. –
-Comunque questa è un’altra prova della tua forza, quest’ asta è fatta di Ebano Bianco, un materiale elfico leggero ma duro come l’acciaio, francamente mi chiedo che tipo di allenamento tu abbia fatto. –
Neoh sentendo quella notizia si guardò le mani e per mezzo secondo si ricordo di quella oscura presenza che lo aveva contattato.
-Ad ogni modo, sono stanca morta, se non ti dispiace, io mi metterei a letto senza tanti complimenti. – disse June.
La ragazza alzò l’asta è pronunciò “Protezione dal male” e una cupola di luce la circondò insieme al letto e a poco a poco, la luce si fece sempre meno forte.
-Piccolo avvertimento, se hai intenzione maliziose e cercherai di avvicinarti a me, la cupola invisibile che ho alzato ti incenerirà la mano prima che tu possa dire “A”. –
-Buona notte mio salvatore. – Disse June mandando un bacio al volo e mettendosi sotto le coperte.
-Buona notte. –
Le luci si spensero e il silenzio calò in camera.
Per mezzo secondo.
-Ehi June. –
-Sì? –
- Secondo te gli uccelli provano sentimenti? –
La giovane elfa rimase in silenzio, sperando che il ragazzo si avvicinasse abbastanza per venire bruciato.
-Credo di sì, ora per l’amor dei divini, dormi! –

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Capitolo 4
*** Arriva Phoxy ***


Era un nuovo giorno per la città di Obmil e grazie alla perseveranza di June, Neoh era sceso al piano di sotto per conoscere la seconda cosa che elevava la locanda del “Geco Azzurro” al disopra di tutte le altre locande, la colazione.
Paste, formaggi, latte, cereali, ogni possibile gusto conosciuto dalle razze intelligenti erano presenti sul tavolo ma mentre June si godeva quel buffet, Neoh sembrava titubante, l’unica cosa che sembrava felice di buttare giù era il caffè nella sua tazza grande.
-Non hai fame? – chiese June.
-Non lo so, ho una strana sensazione, non riesco a buttare giù tutta questa roba, è come se non fossi abituato alla colazione. –
-Pensi che sia una caratteristica che avevi prima di perdere la memoria? –
-Forse, conosci molti monaci che fanno digiuno? –
-L’unica cosa che so è che ce ne sono alcuni che lo fanno per un periodo sacro o ne fanno un voto per acquisire un determinato potere, ma dall’altra parte una volta ho conosciuto un monaco paffutello che era arrivato al villaggio del mio clan, ha spazzolato l’intero tavolo che gli avevamo offerto in dieci minuti. –
-A giudicare dai miei gusti dubito di appartenere all’ordine di quel monaco. –
-Beh, domani scopriremo qualcosa in più di te, intanto prova a mangiare almeno un biscotto. –
June si alzò dal tavolo, prese il suo copricapo, la sua asta e dopo aver dato il buongiorno alla signora Oppel, si incamminò verso l’uscita.
-Ma dove vai? –
-Oggi devo presentarmi alla gilda degli avventurieri per avvertirli della mia presenza, inoltre c’è una intera bacheca piena di missioni che aspettano solo me. –
-Pensavo che oggi avremmo visto la città insieme. –
-Rimarremmo qua per molto tempo, non c’è fretta, ma ti ricordo che nonostante il vitto e l’alloggio siano inclusi ogni settimana per farti rimanere avremmo bisogno di un Remus d’oro e non so se non l’hai notato, ma io non nuoto nel denaro. –
-E io secondo te che cosa dovrei fare oggi? –
-Usa la tua immaginazione. – disse June lasciandogli un piccolo sacchetto di monete d’argento.
Dopo che June uscì dalla locanda, Neoh sorseggiò lentamente il suo caffè cercando di prendere più tempo possibile, infondo l’iscrizione all’esame sarebbe stata disponibile per il giorno seguente, così per passare il tempo chiese consiglio alla signora Oppel.
-Cosa vuoi monaco? –
-June mi ha mollato qui da solo e non ho idea di cosa fare per tutto il giorno, Mrs. Oppel lei ha la locanda migliore della città, e vive qui da molto, giusto? –
-Dieci anni circa. -
-Ecco, non è che potreste consigliarmi, non so, i posti più belli, i monumenti o qualsiasi cosa che possa impegnarmi per tutta la giornata? –
-In un mondo perfetto ti avrei detto di non fare il vagabondo e di darmi una mano con la locanda. –
-Ma visto che tra neanche un giorno comincerai di tasca tua, ti suggerirei di andare al piazzale verde, non è particolarmente importante ma la vista ha un che di speciale, da quella altezza potrai essere certo di vedere tutta la città e da lì potrai scegliere dove andare. –
Neoh felice di sentire quelle parole, ringraziò la locandiera e si incamminò verso la porta.
-Ricordati che mi devi un Remus d’oro a settimana, non spendere troppo e soprattutto non spenderli nel quartiere rosso. –
Il ragazzo non capiva cosa volesse dire, ma sapeva benissimo che con un sorriso e “Sì” poteva risolvere tutto.
Dalla locanda, si incamminò verso la strada per raggiungere il piazzale.
Per quelle poche informazioni che aveva estrapolato da June, Obmil era la città capitale del regno di Snowdonia, conosciuta come “Il Gioiello” per via del suo status di città d’arte ma anche per le sue dimensioni ridotte, non troppo grande né troppo piccolo, un diamante perfettamente lavorato per stare su un anello senza peccare di sfarzosità.
La strada era molto lunga e i suoi lati erano coperti dagli alberi e dalle foglie che cadute.
Accanto ad essi si trovavano tanti piccoli negozi di vario genere, la salita poteva anche essere faticoso e scocciante, ma una volta in cima Neoh capì cosa intendesse la signora Oppel.
La vista era meravigliosa, sembrava un quadro, un enorme fiore diviso in quattro petali di colore diversi, uno rosso, verde, azzurro e bianco.
Una volta capito come era strutturata la città, Neoh prese la strada secondaria per scendere e cominciò la sua esplorazione.
Certo per una persona normale ci sarebbe voluto molto tempo, ma una persona come Neoh, che era riuscito a raggiungere una città in tre ore, non fu difficile fare un rapido giro e capire la città.
Il ragazzo si fece una idea come fosse Obmil, il multietnismo era forte, oltre agli umanoidi c’erano razze che Neoh non avrebbe saputo nominare senza la guida di June.
Neoh chiese in giro delle delucidazioni sulla città e comprese il perché dei tetti a quattro colori, nonostante le attività commerciali fossero sparse un po’ dappertutto, ogni quartiere a seconda del colore dei tetti era specializzato in un determinato campo per facilitare la vita ai comuni e agli avventurieri.
Il quartiere rosso si occupava della salute del corpo, il blu era un quartiere specializzato negli studi e nei materiali per effettuare magie, il quartiere verde era specializzato in attrezzature, armi e materiali per allenarsi e mantenersi in forma e il bianco era una specie di chiesa universale per coloro che credevano e usavano la magia dei divini.
-Infondo questo posto è la capitale di un regno, sarebbe strano per i cittadini e soprattutto per i nobili non avere tutto a portata di mano. – pensò Neoh
Alla fine la sua lunga camminata si interruppe quando a mezzogiorno il suo stomaco cominciò a brontolare e decise di incamminarsi nel chiosco dove il pomeriggio precedente aveva mangiato, ma qualcosa di piccolo e peloso lo urtò, non cadde ma si accorse solo dopo che forma avesse quella creatura, assomigliava a un cane, ma era molto più piccolo, doveva essere una di quelle strane bestie umanoidi.
Neoh non diede molta importanza all’accaduto, fino a quando non si accorse che il sacchetto di monete che June gli aveva dato era sparito, il ragazzo si mise a cercare per terra, poi svelò il mistero.
-Ladro! –
La piccola creatura pelosa stava ancora correndo per la strada, osservando orgoglioso il sacchetto che aveva rubato, ma la sua attenzione si spostò rapidamente sulla strada dietro di sé, qualcosa di rapido quanto o più di un cavallo si stava avvicinando, era Neoh.
-Fermati ladro! –
Neoh da vicino poté vedere il volto del criminale e a quasi non si sorprese quando scopri che era una volpe.
-Fermati subito! –
-Mi dispiace, ma non è possibile signore. –
La volpe cambiò rapidamente strada e si infilò in un vicolo buio, sviando Neoh e rifugiandosi infondo alla strada, dove addirittura la luce del sole di mezzogiorno non arrivava.
Neoh imbucò la strada a sua volta, mentre molti cittadini si sorpresero di vederlo andare a tutta velocità in quel vicolo, il ragazzo percorse tutta la strada e alla fine si trovò davanti a un muro.
Il ragazzo si guardò intorno, era impossibile che fosse scappato, non c’erano vie di fuga, barili per nascondersi o finestre aperte, era sparito.
-Dove è andato?! –
A rispondere alla sua domanda ci pensò qualcuno o meglio qualcosa che Neoh pensava di aver solo sognato.
-Sotto. -
Dietro Neoh si manifesto un’entità, lo stesso mostro di fumo che aveva visto nello spazio bianco, lo stesso che gli aveva suggerito di attaccare e uccidere la signora Oppel.
-Malvagità, tristezza, rabbia, lussuria. – disse la creatura aspirando l’aria come un segugio e indicando il terreno.
Neoh per quanto spaventato, si accorse che la creatura aveva ragione, c’era una pietra leggermente rialzata in mezzo alle altre e sollevandola, Neoh trovò una piccola maniglia.
Dopo averla alzata, Neoh vide che conduceva nel sottosuolo e mentre la creatura scomparve ridendo, Neoh si apprestò a scendere le scale e a chiudere la botola, incerto su dove lo avrebbero portato.
Quello che Neoh trovò infondo poteva essere etichettato come l’inizio del l’inferno, il vapore, il tanfo, l’oscurità e una via illuminata solo dalle fievoli fiamme di qualche lanterna.
In mezzo a quelle pseudo strane piene di acqua e topi, Neoh si incamminò verso quello che sembrava l’ingresso di un quartiere, sopra l’arco di pietra che ne segnava il confine c’era scritto
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
-Un po’ teatrale. – pensò Neoh.
Nessuna minaccia era troppo grande, lui voleva solo recuperare il suo denaro, ma Neoh si accorse che ci sarebbe voluto molto più del previsto, mentre passava per il corridoio, venne lentamente avvicinato da quattro loschi individui.
-Ehi ragazzino, che ci fai qui? Questo non è un bel quartiere. – disse uno dei loschi mostrando la scacchiera che aveva in bocca.
-Mi dispiace aver interrotto il vostro…qualunque cosa stesse facendo, ma ho bisogno di informazioni, avete per caso visto una volpe che correva da queste parti? –
I quattro si guardarono sorridendo.
-Forse sì o forse no amico. – rispose uno di loro.
-Sei entrato nel quartiere nero, qua si paga per tutto e se vuoi informazioni devi pagare e, a proposito di pagare, noi siamo le guardie dell’ingresso e c’è un pedaggio da rispettare. –
-Mi dispiace, ma non ho soldi con me, quella volpe mi ha rubato tutto e sono sceso fin qui per recuperare il mio denaro. –
-Allora in questo caso, dacci i tuoi vestiti, muoviti. –
Neoh non prese sul serio quelle minacce e si voltò indietro pronto a continuare la sua ricerca, uno dei delinquenti cercò di afferragli il polso e in risposta, Neoh lo colpì così forte da fargli fare un giro per terra.
E con una gomitata e un calcio, Neoh mandò al tappetto gli altri due.
-Allora, avete visto la volpe? – chiese Neoh arrabbiato.
-Abbiamo mandato due dei nostri a prenderlo, noi siamo degli intermediari per un cartello criminale in crescita e quella volpe voleva entrare, ma non lo abbiamo mai preso in considerazione, non so dove siano adesso, ma se scendi forse li troverai. –
-Capisco. – rispose Neoh accarezzandosi il mento.
Neoh era pronto a ripartire, ma si girò di nuovo verso il criminale.
-Il problema è che se vedranno che gli altri sono stati stesi mentre te no, ti bolleranno come un traditore ed essendo criminali c’è un’alta probabilità che ti uccidano per non aver fatto il tuo lavoro e per aver spifferato tutto così facilmente. –
-Ho un’idea! – disse Neoh poco prima di sferrare un pugno al braccio del criminale, rompendoglielo.
Mentre lo sgherro gridava per il dolore, Neoh si incamminò verso le scale per scendere al piano inferiore.
-Appena avrò recuperato il mio denaro vi darò un Remus d’argento ma per oggi perdonatemi, non sono dell’umore giusto. –
Neoh scese le scale e percorrendo una serie di tubi e strade labirintiche, il suo cammino venne interrotto dalle grida e i sospiri di fatica di quelli che sembravano due bambini.
-Afferralo Pit! – gridò la bambina
I due stavano inseguendo un ratto di grandi dimensioni e tutti e tre stavano andando verso Neoh.
Il Ratto sentendosi in pericolo e pensando che Neoh fosse in combutta con i due inseguitori, tirò fuori i denti, gli artigli e saltò verso il ragazzo, ma con una schivata e un rapido colpo di mano, il ratto incontrò la sua fine.
Neoh successivamente rivolse lo sguardo verso i due ragazzini, sembravano titubanti nell’avvicinarsi, come se avessero paura, a momenti stavano per andarsene, ma Neoh si allontanò dal corpo del ratto gigante e li lasciò avvicinare.
Erano un maschio e una femmina, gemelli all’apparenza, erano coperti di sporcizia e i vestiti erano poco più che stracci, i loro capelli si avvicinavano a un verde innaturale mentre i loro occhi erano gialli come l’ambra.
-Perché non lo vuoi? – chiese il ragazzo
-Perché non sono qua per la cena. – rispose Neoh
-Ma…con questo puoi sfamarti per due giorni nel quartiere nero. – disse la ragazza.
-Come ho già detto non sono qui per la cena, sto cercando una persona o almeno, qualcosa che cammina su due zampe. –
-Avete visto passare di qua una volpe, vestita di abiti neri e con il volto privo di espressione? –
-Intendi Phoxy? – disse la ragazza
-Woola, non dirglielo così alla leggera e se fosse un male intenzionato? –
-Viene dalla superfice e ci ha aiutato con la cena Pit, questo è il minimo che possiamo fare. –
-Come fai a dirlo? –
-Ho una sensazione. –
Il ragazzo non era del tutto convinto delle parole della sorella, ma sentiva che aveva ragione.
-Ammettiamo che lo abbiamo visto, hai intenzione di fargli del male? – chiese Pit
-Dipenderà da lui. – rispose Neoh.
I due si guardarono e si misero d’accordo con un piccolo cenno del capo.
-Si trova più avanti, adesso è intrappolato in uno dei tubi alti, ed è chiuso dalle grate, ci sono due o forse tre tizzi che lo stanno torchiando. – disse Woola.
-Grazie mille, vi auguro buona cena. –
Mentre Neoh si avviava sulla strada, i gemelli lo fermarono nuovamente.
-Ehi, come pensi di risolvere il problema di quei brutti ceffi, ti ci vorrà più di un colpo per fermarli. –
-Quello è un problema mio. -
Intrapresa la via che gli avevano indicato e dopo aver girato l’angolo, Neoh vide l’esatta scena che i gemelli gli avevano descritto.
C’erano tre tizzi malintenzionati che battevano lance e coltelli su un tubo alto e dentro di esso c’era il ladro.
-Su scendi! – gridava uno degli assaltatori.
- Se fai il bravo promettiamo di spezzarti solo una gamba. –
-No, neanche morto! –
La volpe saltò verso uno dei tubi li vicino ma scivolò nel tentativo di reggersi ad esso, a terra divenne facile bersaglio dei predoni e scappò cercando un ulteriore via di fuga, fino a quando la sua corsa disperata non venne interrotta dalle gambe d’acciaio di Neoh.
In mezzo ai due fuochi, la volpe non sapeva chi temere di più, ma il viso di Neoh sembrava il meno arrabbiato, così scelse il suo lato e i predoni se ne accorsero.
-Ehi, straniero. –
-Sì? –
-In che rapporti sei con quello sgorbio? –
-Direi che è un mio amico. –
La volpe si impressionò sentendo quelle parole.
-Beh, il tuo amico è una maledetta spia. –
-Andiamo signori, non facciamo i razzisti, so che è una volpe, ma non penso che sia così male. –
- Quello sgorbio è un avventuriero e un paladino, ha cercato di infiltrarsi nel nostro gruppo per fermarci. -
Neoh spostò lentamente il suo sguardo e dopo essersi rivolto al predone che lo stava minacciando.
-Mi sta per esplodere una enorme risata. – rispose Neoh sorridendo.
-Togliti quella smorfia dalla faccia straniero e consegnaci quella volpe. -
- E se io per puro caso dicessi di no? –
-Ti convinceremo. – disse il predone tirando fuori un coltello.
In quel momento, Neoh sentì su di sé il mostro di fumo.
“Lascia fare a me” disse la creatura a Neoh.
Il mostro prese il controllo del suo braccio sinistro e usò la sua forza per staccare la punta del coltello e rivolgerla verso il predone.
-Ma davvero? Tu e quale esercito? – rispose Neoh con una voce demoniaca.
Il predone si sentì paralizzato, come un coniglio davanti a un lupo famelico, rivolse lo sguardo indietro pensando di poter contare sui suoi compagni, ma erano già scappati e lo stesse fece il predone.
Vedendoli scappare, la volpe si mise a sogghignare, mentre Neoh tornò alla realtà.
-Ma…che cosa è successo? – chiese confuso Neoh.
-Posso solo dirti che sei stato fenomenale, incredibile! – rispose la volpe.
-Stai dicendo a me? – disse il ragazzo girandosi per vedere la volpe, ma la creatura era scomparsa.
-Sì dico a te! – rispose la Volpe ricomparendo davanti al ragazzo.
-Non sapevo di aver derubato un altro avventuriero, questo semplificherà il mio lavoro e mi farà ottenere il tanto agognato terzo livello da Paladino, sei il mio salvatore! –
-Senti, primo: Io non sono un avventuriero, o almeno, mi iscriverò tra un giorno all’esame. –
-Secondo: perché hai rubato i miei soldi?!-
-Terzo: Ridammeli! -
-Quarto: Tu chi diavolo sei? –
-Quinto: Tu sei un paladino?! –
La volpe si ritrovò confusa da quella marea di domande e cercò di far mente locale per rispondere alle domande del ragazzo, avendo compreso che non era un tipo da far arrabbiare.
-Va bene allora, il fatto che diventerai un avventuriero è interessante perché se supererai l’esame voglio assolutamente lavorare con te ragazzo. –
- Per i soldi, mi dispiace, ma pensavo che dimostrandomi capace di rubare in pieno giorno sarei entrato a far parte della banda dei serpenti neri, che per la cronaca sono quei tipi che hai scacciato. –
La volpe lanciò il sacchetto a Neoh e aprendolo il ragazzo fu felice di verde che c’erano ancora i suoi soldi.
Poi come un nobile cavaliere si inchinò davanti al suo salvatore e il suo tono di voce si fece più serio e ufficiale.
-Il mio nome è Alphonse Merriam del popolo ferale, ma se preferisci puoi chiamarmi Phoxy, ladro di livello 5 e paladino di secondo livello del giuramento della vendetta, soldato consacrato dell’ordine di San Zenzin, protettore degli innocenti e punitore di coloro che sprecano il cibo, mi sono infiltrato qua nel quartiere nero per sgominare dall’interno la banda dei serpenti, ma il mio piano è fallito e dato che mi hai salvato, sono tuo debitore. –
Neoh guardò la posa fiera della volpe.
-In che guaio sono andato cacciarmi? – pensò rivolgendo gli occhi al cielo.

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