La tortura di Thranduil

di Afaneia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Dunque

 

Dunque, questa ficci è dedicata a Smolly_sev e ad Amaerize, che mi hanno spinta a conoscere il Signore degli Anelli. Io le ho convertite allo yaoismo, perciò penso che sia uno scambio equo XD.

I personaggi che compaiono in questa ficci non sono miei, sono proprietà di Tolkien, fatta eccezione per Iridan, che ho inventato io; la storia non vuole in alcun modo essere offensiva.

La storia era originariamente una one-shot, ma ho deciso di spezzarla per rendere più agevole la lettura.

Detto questo, vi auguro una buona lettura.

 

 

Thranduil del Bosco Atro aveva avuto la certezza che suo figlio era speciale da quando Legolas aveva iniziato, all’età di quattro anni, a venire ai ricevimenti ufficiali con una tunica rosa, e soprattutto quando a nove anni era andato a farsi la prima manicure, per non parlare di quando, ormai quattordicenne, gli aveva detto che non poteva uscire dai propri appartamenti perché i suoi capelli appena lavati non stavano in una posizione precisa.

Per tale motivo Thranduil aveva mandato Legolas a Imladris non appena aveva saputo del consiglio di Elrond, sperando che una volta tornato il figlio sarebbe stato, come dire, vagamente più virile.

Quel giorno per l’appunto Legolas avrebbe fatto ritorno dopo la lunga assenza comportata dalla missione della Compagnia dell’Anello.

Thranduil attendeva il figlio nella sala del trono, impaziente di vedere se il lungo viaggio avesse portato cambiamenti nel giovane.

Finalmente gli fu annunciato l’arrivo di Legolas e quest’ultimo entrò nella sala.

- Figlio mio!- esclamò Thranduil commosso nel vedere il giovane.

- Papà!- esclamò Legolas felice, e inconsciamente si sistemò i magnifici capelli dietro le spalle.

- Ho saputo delle tue grandi gesta, Legolas, e sono molto orgoglioso di te…

A quelle parole Legolas sorrise.

- Prima che tu prosegua, papà, abbi la bontà di concedermi il permesso di presentarti il mio fidanzato!- disse raggiante.

Thranduil lo fu in misura molto minore.

- Fidanzato?- ripeté sperando d’aver capito male. – Con la o in fondo, caro?

- Sì, papà, con la o in fondo.

- Quindi è proprio un uomo?

- Sì, papà, e con tutto ciò che l’essere uomo comporta, se te lo stai chiedendo. - Legolas esitò e aggiunse: - Non te l’aspettavi?

Il re emise un sospiro appena impercettibile e tornò a sedersi sul suo trono.

- Me l’aspettavo, purtroppo- ammise a malincuore; ma per non far star male Legolas mise un po’ più di enfasi nell’aggiungere: - Beh, portalo qui.

Così un nano dalla folta barba rossa fece il suo ingresso nella sala e Legolas lo annunciò così:

- Papà, ti presento il mio fidanzato, Gimli figlio di Glòin della Compagnia dell’Anello!

Inspiegabilmente, Re Thranduil ebbe un lieve mancamento, cadde a terra svenuto, e Legolas e Gimli furono costretti a rianimarlo.

Quando si fu un po’ ripreso egli guardò il figlio ed esclamò: - Legolas, non mi avevi detto che il tuo fidanzato era un nano!

Legolas sbatté graziosamente le palpebre dalle lunghe ciglia scure e chiese: - Ma come non te l’avevo detto?!

- No che non me l’avevi detto!

- Ah…allora scusami…

- Ma come scusam…- Thranduil era veramente sconvolto, aveva dimenticato persino il dignitoso contegno elfico, alzatosi a stento riuscì a controllarsi tanto da rimettersi seduto.

A quel punto si riprese quel tanto da chiedere: - Perdonaci, Gimli, vorresti uscire un momento?

Inchinandosi cortesemente Gimli uscì dalla sala e ancor più cortesemente si appoggiò alla porta e origliò quanto accadeva all’interno.

- IL FATTO CHE TI PIACCIANO GLI UOMINI POSSO CAPIRLO MA I NANI?!

- Non capisco cosa non ti piaccia in Gimli, non lo hai neanche lasciato parlare!- protestò Legolas risentito.

- NON MI PIACE CHE E’ UN NANO!

- E SE TI AVESSI PORTATO A CASA UNO HOBBIT TU SARESTI STATO PIU’ CONTENTO?!- strillò Legolas dimentico anch’egli dell’elfica dignità.

- CERTO CHE LO SAREI STATO!

- NON CAPISCO LA TUA PREFERENZA VISTO CHE GLI HOBBIT SONO ANCHE PIU’ BASSI!

- NON C’ENTRA L’ALTEZZA!

- E ALLORA COSA C’ENTRA?

- CHE E’ UN NANO!- urlò Thranduil disperato; questo zittì Legolas per qualche istante visto che entrambi dovevano riprendere fiato e che Legolas non sapeva più come ribattere.

Infine Thranduil sospirò e avvicinandosi al figlio gli disse tristemente: - Tu sei così bello, Legolas, potevi avere chiunque, perché hai scelto lui?

- Beh, semplicemente perché è lui!

“Legolas ha certamente il dono della retorica” pensò Gimli sconsolato. Del resto aveva previsto che sarebbe finita così…

- Ma perché proprio un nano?

- Ma lui è così forte, papà, virile, intelligente, mascolino, furbo, simpatico e pieno di spirito!

A quell’elenco di motivazioni Thranduil non poté fare altro che sospirare e dire: - Immagino che non ci si possa fare niente – e fece rientrare Gimli, il quale s’inchinò con eleganza e gli disse:

- Sono onorato di poter incontrare di persona il padre di Legolas del quale egli mi ha tanto e bene parlato; mio padre Glòin vi manda i suoi saluti e spera che voi sarete felice quanto lui dell’unione delle nostre due famiglie, con la quale spera di accantonare le divergenze che separano le nostre razze.

Thranduil non seppe come rispondere e rimase in silenzio per qualche secondo, tanto da rischiare di sembrare scortese; e con un sorriso stanco disse infine: - Sarò lieto di incontrare vostro padre non appena ne avrò l’occasione, e vi ringrazio d’avermi portato i suoi saluti.

Povero Re Thranduil, Legolas lo stava proprio facendo dannare…

Comunque Legolas per evitare silenzi si accostò a suo padre e disse: - Ma papà, dov’è mio fratello Iridan? È molto tempo che non ci vediamo e ho sentito la sua mancanza. ( Non mi risulta che Legolas abbia un fratello, e se ce l’ha di sicuro non si chiama Iridan. Ma mi piaceva l’idea.)

- Tuo fratello è di ritorno da una battuta di caccia e sarà qui in tempo per il pranzo- rispose Thranduil desiderando ardentemente che il figlio minore fosse lì quanto meno per dargli un po’ di sostegno morale.

Quasi in risposta alle sue preghiere fu annunciato il ritorno di Iridan e il giovane elfo fece il suo ingresso nella sala, provato dalla lunga caccia, gli abiti impolverati- egli non aveva del resto la ripugnanza del fratello a farsi vedere in condizioni non del tutto presentabili.

La sua statura era simile a quella di Legolas e certamente il suo volto era simile, nei tratti e negli occhi, a quello del fratello. Tuttavia era ben diverso il suo portamento come la sua gioviale espressione.

I suoi occhi belli s’illuminarono alla vista di Legolas; e prima che potesse parlare si posarono su Gimli ed egli ammutolì.

- Papà- chiese dopo aver realizzato – Cosa ci fa un nano qui nel Bosco Atro?

Thranduil non avrebbe voluto dargli questa notizia. – Iridan, figlio mio, Gimli figlio di Glòin è il fidanzato di tuo fratello Legolas.

Iridan si fermò incredulo alla notizia e guardò il fratello.

- Non sai quanto ho aspettato di darti questa notizia!- esclamò Legolas tutto contento a differenza dell’altro. – E ora dimmi, Iridan, fratello mio, cosa ne pensi?

- Io?- domandò Iridan incerto; si voltò e guardò Gimli e rivolse uno sguardo disperato al padre nel frattempo; ed esitante rispose: - Sono contento, fratello.

Legolas sorrideva gioioso e Iridan non ebbe il coraggio di svenire come aveva fatto il padre per non mortificarlo; intanto fu annunciato il pranzo.

Avete presente il pranzo silenzioso di Shrek 2? Il pasto si svolse in maniera molto simile, Iridan e Thranduil stavano zitti e silenziosi, Legolas e Gimli idem perché avevano capito che la notizia non li aveva resi esattamente al settimo cielo.

- Allora, mastro Gimli, da dove venite?- domandò Iridan per non restare in silenzio.

- Dalla Montagna Solitaria- rispose Gimli.

- Ho saputo che avete partecipato alla distruzione dell’Unico.

- Sì, ho fatto parte insieme a Legolas della Compagnia dell’Anello.

- E’ lì che ci siamo conosciuti- aggiunse Legolas sperando che questa notizia rendesse Gimli in più buona luce rispetto a prima.

Thranduil si ripromise di non mandare mai Iridan in visita da solo a Imladris, visti coloro che sire Elrond usava ricevere.

- Ed, ehm, da quanto state insieme?- chiese ancora Iridan, il cui amichevole carattere lo spingeva a legare facilmente.

Gimli sbatté le palpebre e riflettè un poco. – Beh, dal nostro soggiorno a Lothlorien.

Thranduil si annotò anche di cercare di evitare Galadriel e Celeborn.

In quel momento si udì un gran baccano e dopo pochi secondi un uomo molto malridotto entrò nella sala.

- Legolas, io ti amo!

Era Aragorn.

- Ancora tu!- sbottò Legolas indignato. – E’ finita, Aragorn, mettitelo in testa, io sono innamorato di Gimli! E comunque, come hai fatto a evitare le frecce delle sentinelle e ad arrivare qui?

- Non le ha evitate- commentò Iridan accennando alle ferite dell’Uomo.

- E’ stata la forza dell’amore! Dovevo vederti!- esclamò Aragorn gettandosi in ginocchio ai piedi di Legolas, il quale scansò la sedia avvicinandola a quella del padre.

- Legolas, cosa sta succedendo?- domandò Thranduil stravolto.

- Lui è Aragorn figlio di Arathorn, erede d’Isildur, Re di Gondor, detto anche Elessar la Gemma Elfica, papà- rispose Legolas. E aggiunse più piano: - Siamo stati insieme per un breve periodo.

- Cos’ha lui che io non ho?- gridò Aragorn disperato, indicando Gimli.

- Aragorn, ti ho già detto che non ti conviene saperlo! Mandalo via, papà!- aggiunse Legolas guardando implorante il padre, il quale alzandosi disse con un sospiro:

- Non posso mandar via il Re di Gondor, posso tutt’al più chiedergli di non importunare oltre mio figlio. Naturalmente, sire Aragorn sarà mio ospite- e lo fece condurre via.

Legolas sospirò di sollievo rimettendo la sedia come prima quando lo vide scomparire.

- Tranquillo, amore, prima o poi lo capirà che non lo vuoi più- gli disse Gimli.

Thranduil però era pensieroso.

- Dimmi, Legolas, non vuoi dire neppure a tuo padre cosa ha questo nano che non abbia quel magnifico Re di Gondor che abbiamo appena visto?

A quelle parole Legolas arrossì e disse: - Non credo che sia utile dirlo.

- Su, Legolas, cosa mai può esserci di male?

- Credo che sia solo una sciocchezza, sire Thranduil- gli disse Gimli sperando di riuscire a cambiare argomento.

- Non vuoi confidarti col tuo vecchio padre, Legolas, figlio mio?- chiese Thranduil con un sospiro.

Legolas era alle strette.

- Tu non vuoi saperlo, papà- gli disse in tono di ammonimento. – Davvero, tu non vuoi saperlo.

- Oh, andiamo, Legolas, forse non hai fiducia in me?

Allora Legolas si alzò, si avvicinò al padre e si chinò sul suo orecchio per mormorargli qualche parola. Poi se ne tornò seduto col suo bellissimo sorriso innocente.

Thranduil rimase in silenzio molto a lungo, mentre Gimli si appoggiava il viso sulle nocche chiuse, aspettandosi chissà che svenimenti o crisi isteriche o cacce al nano. Finalmente il Re si schiarì la voce e disse:

- Immagino che se questo per te è così importante, Legolas, non ci sia molto da dire.

- E inoltre, beh, Gimli non se la tira tanto come quel petulante di Aragorn che non fa altro che vantarsi di quella kitchissima spada rotta, Anduril. - aggiunse Legolas. – O della sua discendenza diretta da Isildur, o della sua carica di Re di Gondor, o delle sue ricchezze, della sua bellezza, della sua forza, della sua intelligenza, della sua nobiltà e così via. Il mio Gimli è assolutamente meglio.

Thranduil aveva fatto fatica a sopportare tutto quel magnifico elenco di cose perse a favore di un nano. Iridan se ne accorse e cercò di cambiare argomento.

- Ehm, e voi…avrete intenzione di sposarvi, sì?

Iridan non era mai stato molto bravo a cambiare argomento e in molti lo notarono.

- Intanto pensavamo di comprare casa insieme- rispose Gimli evasivamente. – Poi si vedrà.

- E dove la volete comprare?- chiese Thranduil con tono indifferente.

- Sulla Montagna Solitaria- rispose immediatamente Legolas prima che Gimli potesse fermarlo; infatti l’elfo aveva non solo il dono della retorica, ma anche quello della diplomazia.

- Dev’essere un posto magnifico- disse in fretta Iridan, che non era molto bravo a cambiare argomento.

Thranduil ci rimase un po’ male.

- Il tuo desiderio è di andare a vivere tra i nani, Legolas?

- Veramente Legolas avrebbe adorato l’idea di vivere nel Bosco Atro, purtroppo non credo che gli elfi sarebbero a loro agio per causa mia- replicò Gimli prima che l’elfo potesse rispondere. – Anche se sarebbe il mio più grande desiderio.

Il re sospirò e tornò a concentrarsi sul suo piatto- aveva mangiato due forchettate sino ad allora perché non aveva molto appetito, differenziandosi da Iridan che per distrarsi era arrivato alla seconda porzione-, mentre Legolas rifletteva su cosa avrebbe potuto dire per risollevare il morale del padre.

- Forse- suggerì – Quando io e Gimli prenderemo la casa,tu potresti parlare un po’ con Glòin, per conoscervi…

Né Legolas né Iridan erano molto bravi nel cambiare argomento.

Thranduil rischiò infatti di strozzarsi con l’insalata e fu necessaria una breve rianimazione.

Dopodiché:- Naturalmente prenderò in considerazione l’idea.

- Legolas, amore, cerca di parlare di qualcos’altro- mormorò Gimli, che non voleva vedersi morire il suocero davanti.

Iridan, che aveva capito tutto, disse:

- Papà, io credo che Legolas e il suo fidanzato sarebbero contenti di restare qui per qualche giorno, e intanto far venire Glòin qui…

- Dovremo mandare prima almeno un messaggio, figliolo.

- Ehm, no no- dissero insieme Legolas e Gimli.

- Perché no?

Entrambi si pentirono d’aver reagito così.

- Il fatto è che mio padre ancora non sa della nostra relazione.- balbettò Gimli.

Thranduil sgranò gli occhi in direzione del nano.

- Come, non lo sa?

- Ancora non siamo andati dalla mia gente, preferivamo prima passare da voi a dare la bella notizia.

- Perché?- chiese Iridan.

- Perché credevamo che papà l’avrebbe presa meglio di Glòin- rispose Legolas a bassa voce.

Thranduil non capiva come un padre avrebbe potuto prenderla peggio di lui.

- Per quale motivo?

- Perché voi dovevate pur aspettarvelo- rispose il nano. – Mio padre non sospetterebbe di Legolas in nessun caso.

- Io me l’aspettavo?- ripeté Thranduil stravolto.

- Beh, in proporzione…- spiegò Legolas.

- E il messaggio da parte di tuo padre che mi hai portato?

- Una piccola invenzione…ma sono sicuro che l’avrebbe detto ugualmente. – si affrettò a chiarire Gimli.

- L’avrebbe detto ugualmente- disse ancora Thranduil. Si schiarì la voce e proseguì, sconvolto: - Perciò mio figlio è fidanzato con Gimli figlio di Glòin, un nano della Montagna Solitaria, il cui padre ancora non sa della relazione dei nostri figli e la prenderà peggio di me?

- Non la prenderà peggio di te, papà- protestò debolmente Legolas.

- Cioè, forse un pochino- precisò Gimli. – Ma di sicuro poi si abituerà all’idea.

- Tu devi solo essere gentile con lui, papà- spiegò l’elfo.

Una venuzza pulsava sulla fronte di Thranduil. Iridan si accorse della situazione e gli batté la mano sulla spalla.

- Non ti costa niente essere gentile- gli ricordò col suo fare cordiale. – E ricordati che lo fai per Legolas.

Thranduil guardò il figlio come se lo vedesse per la prima volta.

- Lo faccio per Legolas.- ripeté. Si alzò e si diresse verso la porta continuando a ripetere: - Lo faccio per Legolas, lo faccio per Legolas, lo faccio per Legolas.

E uscì dalla stanza.

Gli altri tre rimasero soli in silenzio.

- L’ha presa male, Iridan?- domandò infine Legolas rivolto al fratello.

Il più giovane tentennò. – Forse un pochino.

- Credo che non voglia rischiare di scontrarsi con mio padre per causa nostra- mormorò Gimli.

- Ma tuo padre non potrà essere arrabbiato per sempre!- osservò Legolas disperato.

Gimli lo guardò dubbioso e non ebbe il coraggio di rispondere.

Quella sera, tardi, Legolas uscì su una delle ampie terrazze del palazzo e rimase un po’ lì a pensare.

- Cosa fai, Legolas?

- Penso.

- A cosa?

- A papà.

- Alla fine si adatterà all’idea, lo sai.

- Non voglio che si adatti all’idea!- gridò Legolas voltandosi verso il fratello. – Voglio che capisca che io amo Gimli, non che l’accetti come male inevitabile.

Iridan lo guardò sconsolato.

- E il padre di Gimli? Come pensi che la prenderà?

Legolas esitò.

- Non lo so. Gimli dice che…

Una musica interruppe le sue parole. Legolas si sporse dal balcone per sapere cosa fosse.

- Cos’è?- chiese Iridan sporgendosi insieme a lui.

Dal parco giunse una voce che cantava:

- Le stelle brillano, i tuoi capelli sono d’oro colato, i tuoi occhi luci splendenti…

- Aragorn!- sbottò Legolas. – Zitto, basta, io sto con Gimli adesso, non voglio più rivederti, lasciami in pace!

- Tu rara bellezza, tu bella creatura…

- Aragorn, zitto!- strillò Legolas cercando automaticamente qualche freccia dimenticandosi di non avere la faretra.

- Denuncialo per stalking, Legolas!- sussurrò Iridan.

In quel mentre un’ascia uscì dalla finestra aperta della camera dove dormivano Legolas e Gimli e si conficcò per terra a pochi centimetri da Aragorn.

- Aragorn, smettila di infastidire il MIO fidanzato!

- Hai sbagliato mira, tappo! Ah-ah!- gridò Aragorn.

- Adesso aggiusto il tiro, tu resta fermo!- urlò in risposta Gimli comparendo alla finestra con in mano un’altra ascia. A quel punto Aragorn ritenne doveroso filare.

- Grazie amore! Aragorn stava diventando proprio noioso!- esclamò Legolas soddisfatto. Gimli uscì in mutande dalla camera per andare a riprendersi l’ascia, borbottando:

- Io non permetto a quel Nùmenoreano di molestare il mio fidanzato! Legolas, ti aspetto in camera!

E rientrò. Legolas rimase qualche minuto ancora con Iridan.

- Che carino il tuo fidanzato- mormorò Iridan cercando di riaversi da un conato di vomito (aveva visto Gimli in mutande).

- E’ l’uomo giusto per me!

- Proprio- rispose il minore appoggiandosi alla balaustra per riprendere fiato. – Ma ricordati che lui è un nano, fratello, Aragorn è un uomo…a proposito- disse riprendendosi- Tu hai detto di essere stato con Aragorn!

- Ah, sì- rispose Legolas storcendo la bocca. – Già.

- Per quanto tempo?

- Veramente- disse l’elfo – Ho un po’ esagerato le cose…per papà. In effetti non è stato molto più di una notte. Ma non volevo che lui pensasse…sai…

- Che andavi a letto con tutti i Nove Viandanti?

- Iridan!- protestò Legolas risentito. – Questo non è vero, non è proprio vero. Per esempio, gli Hobbit non mi sono mai interessati. Troppo bassi. E neanche Gandalf, quel vecchietto. Boromir poi, neppure per idea!

- Beh, ma cosa aveva lui che non andasse?

- Gimli ha molte doti di cui Aragorn deve fare a meno- rispose Legolas evasivamente. – Ma perché fate tutti la stessa domanda? Eppoi, non si vede benissimo che Gimli è molto meglio di Aragorn?

- Basta che sia contento tu- rispose Iridan e se ne andò nella sua stanza.

Quella notte Thranduil non riusciva a dormire e scese giù a bersi una tazza di latte caldo (mi piacciono queste abitudini casalinghe, anche se non so quanto elfiche possano essere…).

Era seduto al tavolo con il latte lì che lo fissava e lui che fissava il latte e nessuno dei due era particolarmente allegro quando dai piani alti scese Aragorn.

Il re di Gondor era cupo quanto quello del Bosco Atro più o meno per lo stesso motivo, perciò anche lui si sedette, accettò una tazza di latte e si mise lì a fissarlo.

Così i quattro rimasero lì a fissarsi cupamente (Thranduil, Aragorn e le due tazze di latte) per dieci minuti abbondanti.

Dopo un po’ Thranduil disse rivolto ad Aragorn, ma guardando la propria tazza:

- Quanto avrei voluto che mio figlio scegliesse voi…

- Quanto avrei voluto che vostro figlio scegliesse me…- piagnucolò Aragorn in risposta.

- Cosa potrà mai avere quel nano che voi non abbiate?- proseguì Thranduil disperato.

- Cosa potrà mai avere quel nano che io non abbia?- gemette ancora il Re di Gondor.

Finalmente i due si decisero a guardarsi anziché parlare al latte e a guardarsi l’un l’altro.

- Io sono bello, forte, ricco, famoso, alto, nobile, di alta discendenza, intelligente, furbo, so parlare, cos’ha lui che possa competere con queste mie qualità?- domandò il modestissimo Aragorn.

- Gimli figlio di Glòin!- gemette Thranduil stravolto.

- Cos’ha lui che io non ho?- proseguì Aragorn straziato. Era molto tempo che si faceva la medesima domanda.

Thranduil si ricordò la spiegazione che gli aveva dato Legolas al riguardo e si rimproverò per aver insistito affinché lui glielo spiegasse.

- Io lo so- disse. – Ma credo che almeno in questo mio figlio abbia ragione. Non è il caso che voi lo sappiate.

- No?- chiese Aragorn perplesso. – Perché?

Thranduil era a disagio.

- No- ripeté. – Non è proprio il caso. No, direi di no. No.

Aragorn scosse il capo e tornò ad autocommiserarsi.

- Ha rifiutato la mia serenata!- gemette. – Legolas ha rifiutato la serenata che avevo composto per lui e quel barbaro di Gimli ha anche avuto il coraggio di inseguirmi con la sua rozzissima ascia! Andùril è molto meglio!

- Non ne dubito- cercò di consolarlo Thranduil, che aveva preso in simpatia il pretendente di suo figlio. – Anzi,sono sicuro che è così.

- Davvero?- chiese Aragorn speranzoso.

- Davvero- rispose Thranduil che stava ricominciando a deprimersi. – Ah, e adesso devo persino invitare Glòin qui per assistere alla scenata che farà quando scoprirà che i nostri figli stanno insieme! Ah, ma perché non ha scelto voi? Vostro padre è morto, avrei un problema in meno…

- Io sono sicuramente un pretendente migliore!- Aragorn tornò alla sua idea. - Io sono bello, forte, ricco, famoso, alto, nobile, di alta discendenza, intelligente, furbo, so parlare, e inoltre sono un abile condottiero, come ha potuto Legolas preferire Gimli figlio di Glòin a me, Aragorn figlio di Arathorn, erede d’Isildur, Re di Gondor, conosciuto come Elessar la Gemma Elfica?

Thranduil iniziava a trovare quella lunga lista di titoli sempre più dura da sopportare, visto e considerato che il suo futuro cognato non aveva quella gloriosa discendenza da vantare.

- Su, su, finché c’è vita c’è speranza!- gli ricordò. Non ebbe il coraggio di dirgli che Legolas poteva sempre cambiare idea, visto il progetto della casa insieme.

Aragorn lo guardò illuminandosi un po’. – Voi sareste favorevole a una mia unione col vostro bellissimo figlio?

- Sicuramente lo sarei più che a quella con Gimli- ribatté Thranduil, che per quanto apprezzasse il Re di Gondor non voleva sbilanciarsi più di tanto.

Elessar stava già iniziando a pensare a Legolas. – Mi figuro già il mio adorato vestito di bianco…

Thranduil sapeva che Legolas aveva un certo rapporto di amore-odio col bianco, perché se gli stava benissimo era anche vero che il bianco si sporca subito (Legolas non aveva il problema del bianco che ingrassa perché era bellissimo eccetera), ma suppose che fosse inutile rovinare quei progetti matrimoniali con dettagli così poco romantici.

- Se solo non ci fosse Gimli di mezzo, adesso io e Legolas vivremmo già insieme…forse avremmo persino un bambino…

Thranduil rischiò di strozzarsi col latte che non stava bevendo (cioè con la saliva). – Non ti permetterò MAI di ingravidare mio figlio! Anche perché non è possibile!

- Beh, qualche modo si trova sempre…

- ANCHE SE CI FOSSE UN MODO IO NON TI PERMETTEREI MAI DI METTERE INCINTO MIO FIGLIO!

- Insomma, io parlavo dell’adozione!- protestò Aragorn perplesso.

Thranduil si rilassò quando l’immagine di Legolas che correva su è giù per tutta la casa con il pancione e un gran numero di scarpette infantili in mano scomparve dai suoi occhi. – Ah, ecco. Sarà meglio.

- Allora, sire Thranduil, voi mi appoggereste se cercassi di riconquistare Legolas?- chiese Aragorn sporgendosi verso l’elfo.

Thranduil stava per rispondere, quando d’improvviso si ricordò della necessità di parlare con Glòin e si mise a piangere sulla sua tazza di latte.

 

Volete sapere cosa accadrà di nuovo nel Bosco Atro? Volete sostenere sire Thranduil in questo burrascoso periodo? Commentate numerosi in attesa del prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Dunque

Dunque, per iniziare, grazie delle recensioni.

Smolly_sev: da chi hanno preso? Mah...chissà com'è la Leghi-mamma! Se fosse come i suoi figli...Thranduil sarebbe veramente un poveretto!

Felicity89: grazie della recensione, io non tifo per Aragorn, ma a parte questo sono contenta che la storia ti piaccia!

Amaerize: HO CAPITO! E finalmente hai anche il tuo finale ancora non letto! Sei contenta?

Venendo a questo capitolo, tratterà tematiche molto delicate quali la gravidanza maschile. Nel regolamento non ho trovato nulla a questo riguardo, ma se ci fosse da obiettare fatemelo notare ( posso sempre sbagliare no?). Non è un argomento che tutti apprezzano, perciò ho ritenuto più onesto parlarne fin d'ora.

A quanti vorranno ugualmente proseguire la lettura: buon capitolo! E ovviamente, le recensioni sono sempre gradite!

 

Il mattino dopo Iridan andò a bussare alla porta della camera del fratello e sperò vivamente di non aver interrotto niente.

Dopo poco Legolas venne ad aprirgli con un asciugamano avvolto attorno alla vita.

- Cosa vuoi, fratellino?

- Papà vuole parlarti…ehm, della storia di Glòin, e tutto, sai.

- Ah.- Legolas ci pensò un po’ su. – Mi faccio una doccia e arrivo. Ho dei capelli orribili. Scendiamo tra mezz’ora.

- Come vuoi.

- Iridan, Aragorn è ripartito?- chiese Legolas speranzoso.

- Ehm…no. È di sotto che fa colazione con papà.

- Ho capito- sospirò Legolas deluso. – Non voglio che ci infastidisca oggi, Iridan, questa doveva essere la giornata speciale mia e di Gimli. Non potresti portarlo a caccia con te, e tenerlo via tutto il giorno?

Iridan sospirò. – Tenterò.

- Grazie- esclamò soddisfatto il fratello maggiore. – Ti renderò lo stesso servizio quando avrai la fidanzata. Ciao ciao- e assai graziosamente gli sbatté la porta in faccia e andò a preoccuparsi dei suoi capelli.

Iridan scese giù e trovò il padre e il pretendente del fratello che confabulavano tra loro.

- Oh, figliolo, buon giorno. Hai chiamato tuo fratello e il suo fidanzato?

- Sì, papà, Legolas dice che scenderanno tra mezz’ora perché deve sistemarsi i capelli.

- Perfetto- disse sire Thranduil strofinandosi le mani.

- Sire Aragorn, mio fratello mi ha suggerito di invitarvi a caccia con me perché non abbiate modo di infastidire lui e Gimli oggi- proseguì Iridan, che non era molto bravo a inventare scuse.

- Grazie, Iridan, accetto con vero piacere- rispose Aragorn dopo aver ricevuto un’occhiata favorevole da parte di Thranduil.

- Bene, allora ci vediamo davanti alla porta alle otto e partiremo immediatamente. – disse Iridan e andò a prepararsi.

Pochi minuti dopo Gimli scese le scale solo.

- Mastro Gimli, posso sapere per quale motivo mio figlio non è ancora sceso?- chiese Thranduil al nano.

- Il fatto è, sire, che Legolas sta decidendo cosa mettersi.- spiegò Gimli. – Gli ho suggerito di mettersi l’abito verde, ma ancora non è convinto.

- Capisco- disse Thranduil che ricordava le preoccupazioni di Legolas circa l’abbigliamento.

- Inoltre, dice di aver perso la lima per le unghie, e non vuole ascoltarmi quando gli dico che le sue mani sono perfette.

- Capisco anche questo.

In quel momento Legolas scese le scale avvolto in una bellissima tunica celeste.

- Alla fine mi sono messo questa, amore, ti piace?- chiese a Gimli dandogli un bacio, cosa che fece impallidire Thranduil.

- Certo, amore, lo sai che l’azzurro ti sta benissimo.- rispose Gimli. – Hai trovato la lima?

- Sì, era finita sotto il letto- spiegò Legolas . Si avvicinò al padre e gli gettò le braccia al collo. – Allora, papà, hai dormito bene?

- Non ho dormito molto figliolo.

- Perché mai?

- Non avevo sonno- rispose Thranduil evasivamente. – Tu, piuttosto?

- Molto bene- Legolas rise della sua bellissima risata. – Iridan mi ha detto che volevi parlarmi, di cosa?

- Ecco, volevo sapere se tu e Gimli avete deciso se parlare con Glòin oppure no.

- Speravamo che tu potessi invitarlo qui, papà, così potrai dimostrargli che tu sei favorevole e che sarai un buon suocero e tutte quelle cose. Non potresti farlo venire qui, papà?

- Va bene, se questo per te è così importante. – si arrese Thranduil.

Legolas e Gimli andarono a fare colazione e Thranduil andò a sedersi su un gradino fissando il vuoto con occhi cupi.

 

Intanto, Iridan e Aragorn si ritrovarono e andarono a caccia come avevano detto. Quando furono nel folto del bosco Iridan disse, per parlare:

- Allora, voi avete avuto una relazione con mio fratello, vero?

- Oh, sì!- rispose Aragorn sognante.

- Ma è finita molto tempo fa, no?

- Sì, ma sono sicuro che prima o poi Legolas si renderà conto che io sono l’unica persona adatta a lui…e allora tornerà da me!

- Certo, certo- disse Iridan distrattamente. – Ma dite un po’, voi non dovevate sposare dama Arwen Undòmiel, la figlia di Elrond di Gran Burrone?

- Io? Ah, già.- Aragorn sembrava essersene quasi scordato. – Giusto. Beh, non mi piace più. Non da quando ho visto Legolas.

- Voi sembrate avere una particolare predilezione per la mia famiglia.- commentò Iridan che non sapeva quello che diceva.

Aragorn si mise a ridere.

- Voi dite?

- Beh, dama Arwen, e mio fratello…

- Anche voi siete molto carino, Iridan.

Iridan iniziò a preoccuparsi di essere nel bosco da solo con Aragorn e si allontanò prudentemente di qualche passo.

- Oh, grazie.

- Nessuno ve l’ha mai detto?

- Non so…

Iridan si diede da fare per mettere qualche metro di distanza tra lui e Aragorn. Non gli piaceva l’idea di essere da solo con lui.

- Somigliate a vostro fratello.

- Visto che siamo fratelli…

Il giovane elfo non ricordava che Legolas gli avesse parlato di Aragorn come di un potenziale stupratore, ma insomma, non è che l’aveva lasciato perché era troppo possessivo?

- Oh, Iridan, non mi aiutereste a riconquistare vostro fratello Legolas? Io so di essere l’uomo giusto per lui!

Iridan si rilassò immediatamente.

- Ah, no.

- Perché no?

- Beh, perché Legolas è mio fratello e io devo supportare le sue decisioni. Credo.

- Come, credete?

- Mah, insomma, credo che tra fratelli ci si debba sostenere. Se lui è convinto che Gimli sia la cosa migliore che gli sia mai capitata, io devo sostenerlo, no?

- Ma sono io la cosa migliore che gli sia mai capitata! – protestò Aragorn afferrandogli le ginocchia. – Legolas deve tornare da me!

- Ma perché?- chiese Iridan sbilanciato (perché aveva Aragorn appeso alle gambe). – Insomma, mio fratello è felice con un’altra persona, ora adattati e lasciali in pace!

- No, no, tu non capisci, io sono l’anima gemella di Legolas!

- Ma chi se ne frega, devi lasciarlo in pace!

- Oh, Iridan, perché non vuoi capire?

- Aragorn, finiscila con questa storia, sei noioso e ripetitivo! E poi scusa, anche se volessi aiutarti, cosa credi che potrei fare, andare da Legolas e dirgli: fratello, lascia Gimli e sposa Aragorn, lui sì che è un vero uomo…oh, ecco, sto parlando come lui!

Aragorn sbatté le palpebre perplesso.

- Mi sembra un discorso bellissimo! Non potresti dirgli una cosa del genere?

Iridan non si preoccupò di rispondere, era ancora troppo sconvolto dall’aver fatto considerazioni personali su Aragorn. Il giovane elfo si disse che aveva subito troppo a lungo l’influenza di Legolas e che doveva assolutamente prendersi una bella vacanza lontana da quei tre.

- Me ne andrò a Gran Burrone- rifletté ad alta voce, ignorando il fatto che suo padre glielo avrebbe certamente impedito. – No, forse è meglio più lontano, vado da zia Galadriel, che è meglio.

- Oh!- esclamò Aragorn commosso. – Gran Burrone! Il luogo dove ho conosciuto il mio unico amore!

A quelle parole Iridan si riscosse.

- Ma a quale amore vi riferite, Arwen o Legolas?

- Legolas, che domande!- rispose Elessar disgustato. – Arwen, già! Me l’ero dimenticata!

Iridan sospirò, ricordando le visite di Elrond a Thranduil nella sua infanzia.

- Se penso a cosa ha passato lo zio Elrond per colpa vostra…

- Cosa?

- Eh? No no, nulla.- Iridan sbuffò. – Sire Aragorn, vogliate avere la compiacenza di lasciare le mie ginocchia, ve ne prego!

Prima ancora di dargliene il modo, l’elfo arretrò e Aragorn cadde in avanti sulla terra. Disperato il re di Gondor si tirò su.

- Non potete abbandonarmi in questo modo Iridan, vi scongiuro!

- Non vi sto abbandonando, non me ne sto mica andando!- gli fece notare Iridan, che non aveva capito il senso delle parole di Aragorn.

- Perché non volete aiutarmi, persino vostro padre è favorevole alla mia unione con il mio bellissimo Legolas!

- Papi è favorevole?- ripeté Iridan preoccupato. Ripensò alla discussione della sera precedente e ai numerosi sospiri di Thranduil. – Mah, lo so che non vuol bene a Gimli, ma insomma, da lì a preferirgli Aragorn… a proposito Aragorn, la tua serenata faceva schifo, lo sapevi?

Va detto che Iridan, oltre al cambiare argomento e all’inventare scuse, aveva anche un talento particolare nel rafforzare l’ego delle persone.

- Mi stai dicendo che a Legolas la mia serenata non è piaciuta?- chiese Aragorn con le lacrime agli occhi.

Iridan scosse il capo. – Non molto.

- Cosa c’era che non andava?

Egli avrebbe voluto rispondergli onestamente che era il cantante a non andare, poi pensò che sarebbe stato inutile dirgli una cosa cui non avrebbe potuto porre rimedio e decise di usare qualche eufemismo.

- Era un po’ tutto a fare schifo- rispose evasivamente, rifacendosi al grande talento che abbiamo citato prima.

- Ma perché?

- Se non hai gusto, è colpa mia?

- Aiutami a comporne un’altra, ti imploro in ginocchio!

In ginocchio lo era veramente, visto che ancora non si era rialzato.

- Per quale motivo dovrei aiutarvi a comporre una serenata che mio fratello non vuole e che rifiuterà senza dubbio?

- Per l’elfico amore per la musica!

Iridan stava per ribattere, quando si ricordò che gli elfi amavano veramente la musica.

- Avete ragione- rifletté – Mi avete proprio tratto in trappola, eh? A questo punto non posso rifiutare, ma del resto non posso neanche aiutarvi, anche perché non voglio che voi sposiate mio fratello,mi state antipatico, Gimli ha una faccia molto più simpatica della vostra!

Insomma, Iridan aveva moltissimi talenti nascosti ed era una persona molto delicata.

- Allora facciamo che io compongo la serenata e voi mi date un parere puramente tecnico, Legolas non potrà arrabbiarsi con voi perché non mi state effettivamente aiutando e intanto avrete rispettato il vostro elfico amore per la musica!

Iridan ci rifletté un po’ su.

- Avete ragione, è un ottimo compromesso!- commentò poi e i due si sedettero sotto un albero a comporre la serenata, dimentichi della caccia.

 

Intanto lontano da loro Gimli e Legolas erano stesi all’ombra di un albero a farsi le coccole. Legolas infatti era steso con la testa sulle ginocchia di Gimli e, a vederli da lontano, parevano due colombi.

Thranduil era appostato dietro una colonna con la freccia incoccata ed era pronto a risolvere la situazione in maniera molto drastica se fosse stato necessario. Nel caso fosse stata necessaria una soluzione più drastica ancora si era preparato anche un pugnale con cui suicidarsi (visto che le pistole per spararsi alle tempie ancora non esistevano). L’unico inconveniente della sua posizione era che non poteva sentire i discorsi dei due fidanzati.

- Amore, non pensi che sarebbe il caso di dirglielo?- chiese Gimli a bassa voce.

- Ma certo tesoro, glielo dirò appena possibile, anche perché lo scoprirebbe da solo prima o poi.- rispose Legolas sollevandosi per dargli un bacio.

A quella vista Thranduil iniziò a sentire una vena pulsare sulle tempie. Sospirò e pregò qualcuno di portargli una tazza di camomilla.

- Legolas, sai che cose di questo genere andrebbero dette il prima possibile.

- Stai tranquillo amore, non tarderò molto. Solo che volevo aspettare che arrivasse anche tuo padre.

A quelle parole Gimli s’incupì.

- Lo sai che mio padre non la prenderà bene quanto il tuo, vero?

- Insomma, Gimli, non può certamente ripudiarti solo perché mi vuoi bene, no?

- Ci sono altre motivazioni, Legolas.

- Per esempio?

- Per esempio la storia che stai cercando di nascondere a tuo padre!

- Io non sto nascondendo niente a mio padre!- protestò Legolas. – Sto evitando di dirglielo. Sto aspettando il momento giusto. Ma se me lo chiedesse, gli risponderei onestamente!

- Amore, questo equivale a dire che non glielo dirai finché non sarà indispensabile, visto che non ti chiederà mai una cosa del genere!

Thranduil mandò giù un lungo sorso di camomilla.

- Può anche darsi che me lo chieda, no?

- Thranduil non mi sembra il tipo da chiederti cose che non vorrebbe mai dover scoprire!

- In fin dei conti mi ha chiesto cos’avevi tu che non avesse Aragorn!- protestò Legolas mettendosi seduto.

A quella vista Thranduil finì la camomilla e rafforzò la presa sulla freccia.

Gimli impallidì a quel ricordo. – Non è stata una buona idea dirglielo, lo sai questo, vero, Legolas?

- Ma lui insisteva orsacchiotto, e io non voglio escluderlo dalla mia vita e voglio che lui lo capisca! (l’”orsacchiotto” è un prestito da Donna Logan in Beautiful, è così che lei chiamava Eric durante la loro relazione…ho pensato che sia Legolas che Donna sono due Barbie, quindi dovranno necessariamente esprimersi allo stesso modo, no?)

- Va bene Legolas, capisco che ami molto tuo padre, ma perché devi parlargli anche della nostra vita intima? Oltretutto vedi amore, io non credo che Thranduil desideri esattamente avere tutti questi dettagli!

Thranduil sbadigliò.

- Ho capito amore…ma sono sicuro che papà ti accetterà alla fine, vedrai!

- D’accordo Legolas, può darsi che alla fine tuo padre ci dia la sua benedizione. Ma il mio non lo farà mai!

- Oh, orsetto, sono sicuro che alla fine Glòin comprenderà che io ti amo e che mi ami… (per l’orsetto vale lo stesso discorso di prima).

- Forse comprenderò questo, ma la seconda cosa?

- Alla fine capirà anche questo, anzi di sicuro ne sarà molto felice!

Gimli emise un sospiro.

- Legolas, tu non conosci mio padre.

- Ma mi è parsa una persona così cortese a Imladris…

- A Imladris, in un contesto estraneo!

Legolas gli diede un altro bacio e Thranduil iniziò a sentire il forte bisogno di un’altra camomilla, o magari di una iniezione di morfina.

Qualcosa che lo rendesse inconsapevole e stupidamente felice molto, molto a lungo.

 

Quella sera Aragorn e Iridan tornarono dalla loro caccia tranquilli e ben poco stanchi o impolverati.

Quando tornarono Legolas, che stava salendo in camera a cambiarsi per la cena, tirò da parte il fratello e gli disse:

- Iridan, fratellino adorato, Aragorn ci ha provato con te?

- Ah…no.

- Peccato- sospirò il maggiore. – Speravo che passando un po’ di tempo con te avrebbe potuto innamorarsi di te e finire per lasciarmi in pace…

- Grazie di scaricarmi la patata bollente, Legolas!- sbottò Iridan scocciato.

- Sono sicuro che potrebbe piacerti, sai, se non fosse così dannatamente intelligente e vanitoso e arrogante e tutte quelle altre cose poco belle, è davvero un uomo molto affascinante!- cercò di convincerlo Legolas.

- Va bene, ma chi se ne frega visto che a me piacciono le signore?

- Ah già…me n’ero dimenticato…

- Vai a cambiarti, fratellino, vai- gli disse Iridan spingendolo verso le scale.

Legolas tornò un’ora e mezzo dopo con addosso una magnifica veste color perla.

- Ti piace questo vestito papà, è un regalo di Gimli!- esclamò non appena vide Thranduil.

Il Re sorrise stancamente, massaggiandosi il braccio che aveva tenuto teso tutto il pomeriggio per tendere la freccia (che poi non aveva usato).

- E’ bellissimo figliolo, e ti sta davvero molto bene.

- Hai contattato Glòin?

- Sì, verrà tra due giorni.

- Hai sentito orsetto mio, non sei contento?- chiese Legolas voltandosi verso Gimli, che alla notizia era impallidito.

- Certo tesoro, non vedo l’ora.

- Legolas, prima di cena posso parlarti un attimo?

- Va bene- rispose il giovane. Si voltò verso il fidanzato. – Amore, io devo parlare per qualche minuto con mio padre. Tu vai in sala da pranzo intanto, credo che ci sia già mio fratello, perché non gli tieni un po’ di compagnia?

- D’accordo- rispose Gimli e si allontanò, lasciando Legolas solo col padre.

I due elfi uscirono in giardino e passeggiarono tra le fontane.

- Di cosa volevi parlarmi, papà?

Thranduil sospirò.

- Legolas, io non voglio influenzarti nelle tue scelte, ma sarei un pessimo padre se non ti chiedessi se sei sicuro di ciò che fai scegliendo Gimli come compagno della tua vita.

Legolas sorrise dolcemente.

- Certo che ne sono sicuro.

- Oh Legolas, noi elfi siamo immortali, scegliere un compagno non è cosa da poco!

- Lo so papà, ma tu devi credermi, tu non sai quanto io ami Gimli!

- Figlio mio, io ti voglio bene, non voglio vederti rovinare la tua vita! Perché non hai voluto accettare la corte del sire di Gondor, che è bello, forte, ricco, famoso, alto, nobile, di alta discendenza, intelligente, furbo, sa parlare, e inoltre è un abile condottiero?

Thranduil stava cominciando a conoscere molto bene questa lista.

- Ti prego papà, questo è un periodo molto importante per me, perché non vuoi sostenermi?

- No, Legolas, qualunque cosa accada, non credere mai ch’io non voglia sostenerti!- gemette Thranduil.

Il giovane elfo scosse però il capo:

- Papà, io ho bisogno del tuo appoggio!

Thranduil sospirò.

- Voglio solo la tua felicità, Legolas, e non sono sicuro che la tua unione con quel nano sia l’ideale per te.

- Forse lo sarebbe quella con quell’idiota di Aragorn?

- Legolas! Non insultare il sire di Gondor, potrebbe sentirti!

- In confronto a quello che gli ho detto in faccia, papà, questi sono complimenti!

- Tu non credi che Aragorn potrebbe essere l’uomo giusto per te?

Il giovane scosse il capo.

- Siamo già…stati…insieme…per un breve periodo, papà. E ti assicuro che non ha funzionato, e che non poteva funzionare, e che non funzionerebbe. Non siamo fatti l’uno per l’altro, papà, non sarei capace di sopportarlo un giorno solamente della mia vita. Voglio solo Gimli, papà, e sono sicuro che prima o poi, quando lo conoscerai meglio, saprai perché io amo lui e lui soltanto.

Calò il silenzio. Thranduil guardò a lungo il figlio e sorrise. Si chinò e lo baciò sulla fronte e insieme tornarono verso la sala da pranzo.

 

Gimli intanto aveva trovato nella sala Iridan che era seduto su una poltrona e Aragorn che rileggeva il testo della sua ultima serenata.

- Ah, buonasera, tappo- gli disse quando lo sentì arrivare.

- Ciao, Aragorn- rispose Gimli distrattamente. – Buonasera, Iridan.

- Salve, mastro Gimli- salutò Iridan. – Siete stato bene oggi con mio fratello?

- Benissimo, Iridan, grazie. Tu, piuttosto, come te la sei cavata con Aragorn oggi?

- Beh, poteva andare meglio, non ha fatto che piagnucolare di mio fratello per tutto il tempo, e ha persino preteso che lo aiutassi con la sua stupida serenata- rispose l’elfo con la sua infinita grazia e delicatezza. – Ho fatto quello che ho potuto in realtà, ma era davvero una canzone schifosa comunque, perciò è come cercare di ripulire un letamaio con uno straccio.

Abbiamo già parlato della straordinaria finezza di Iridan, ma Gimli non ci fece caso, o meglio lodò quelle deliziose parole.

- Sono felice che tu abbia capito subito di che pasta è fatto il nostro Aragorn!- esclamò felice. – Aragorn, smettila di provarci con Legolas, è inutile, lui è mio. Iridan, se Aragorn dovesse lasciare in pace tuo fratello e provarci con te, stai attento.

- Starò attentissimo, mastro Gimli- rispose Iridan sorridendo.

- Tappo, smettila di cercare di mettere Iridan contro di me! E se davvero ami Legolas, devi permettergli di tornare da me!

- Aragorn, smettila, io e Legolas ci amiamo e presto andremo a vivere insieme!- sbottò Gimli infastidito e annoiato.

- Ma io…

- Ma tu cosa, ti pare che la mia storia con Legolas sia agli sgoccioli, proprio adesso che anche i nostri padri stanno per conoscersi?

- Oh, uffa, tappo, tanto lo sai che prima o poi sarò io a sposare Legolas!

- Certo, certo, l’importante è crederci, Aragorn- disse annoiato Gimli andando a sedersi. In quel mentre tornarono Thranduil e Legolas e fu servita la cena.

- Allora, Iridan, come è andata la giornata trascorsa con Aragorn?- chiese Thranduil che rispetto alla sera precedente aveva molta più voglia di fare conversazione.

- Una noia mortale- rispose Iridan.

- Suvvia, figliolo, non dire così!

- Hai ragione, papà, non è stata una noia mortale- si corresse il principino che non voleva discutere.

- Meglio. E voi, mastro Gimli, come avete trascorso la giornata?

- Molto bene- rispose Gimli cortesemente. – Io e Legolas siamo stati davvero benissimo oggi, era molto tempo che non trascorrevamo una giornata così tranquilla e romantica solo noi due.

Thranduil sorrise a stento, il braccio gli faceva un male cane.

- Sono contento- borbottò. – Come avete intenzione di risolvere la faccenda con vostro padre?

- Oh, beh, speravo che parlandogli dell’amore che provo per Legolas e mostrandogli quanto perfetto lui sia, lui capirà- spiegò Gimli in modo generico.

- E poi papà, tu dovrai essere cortese- gli ricordò Legolas. – E soprattutto tu, Iridan, stai attento a quello che dici, e Aragorn, se tu sparissi mi renderesti felice, non voglio che Glòin pensi che il mio cuore non è tutto per il mio Gimli adorato!

- Torna con me, Legolas!

- Ti ho già detto di no, non ti voglio, e smettila con questa storia, non ne posso più di averti tra i piedi!

- Mio adorato, tu sei la mia vita, potrei darti tutto quello che desideri, perché ti ostini a preferirmi questo rozzo nano?

- Non offendere il mio Gimli!

- Stando con me potresti avere oro, gioielli, bei vestiti e qualcuno che apprezza veramente la tua straordinaria bellezza!

- Gimli sa che io sono bellissimo!- protestò l’elfo. – Non è vero, gioia mia?

Il nano sorrise al suo fidanzato. – Certo, amore, sai di essere la creatura più bella che io abbia mai visto, ma sai anche che non ti amo solo per via della tua incredibile bellezza!

Legolas ricambiò con uno sguardo dolcissimo. – Lo so, orsacchiotto!

Thranduil iniziava a sentire il forte bisogno di una nuova iniezione di morfina.

- Ragazzi, che ne direste di una bella camomilla?- chiese sorridendo forzatamente.

Iridan intravide nel padre un forte disagio e si rivolse a lui con il suo straordinario tatto.

- Papino, bisognerà pur che impari a vederli tubare come piccioni in amore!

Thranduil sospirò per l’arte del discorso di Iridan.

- Iridan, figlio mio adorato, gioia di tuo padre, non potresti tener chiuse quelle tue labbra perfette?

- Oh, scusa, papà.

- Ti voglio bene, Iridan.

Ogni tanto Thranduil aveva bisogno di ricordarsene. Qualche volta se lo scriveva sulla mano.

Dopo la cena gli ospiti si ritirarono nelle loro camere. Solo Aragorn uscì in giardino, si appostò sotto la precedentemente nominata finestra di Legolas e iniziò a recitare la sua serenata.

- Tu che bello più del sole splendi nella Terra di Mezzo, concedimi il tuo cuore…

La finestra si aprì e Gimli apparve in mutande come la sera precedente, visione che non appagò esattamente Aragorn.

- Grazie del tentativo, Aragorn, ma purtroppo sono impegnato!- lo canzonò Gimli.

- Levati, stupido tappo! Questa serenata non è per te, è per Legolas!

Dall’interno della finestra giunse la voce dell’interpellato:

- Mandalo via amore, non ne posso più di lui!

- Gimli! Levati, barattolo insignificante, fammi parlare col mio adorato!

- Aragorn, quando capirai che Legolas è il mio uomo e che tu devi lasciarci vivere la nostra vita?

- Non lo capirò mai!- gridò Aragorn.

Alla finestra apparve allora Legolas stesso, drappeggiandosi davanti l’orlo della veste color perla (perché era nudo e si doveva coprire in qualche modo):

- Ti prego Aragorn, vattene via e lasciaci soli!

- Ascolta la mia serenata, gioia del mio cuore!- gemette Elessar gettandosi in ginocchio. – Ti prego, mio unico amore, non devi concedere il tuo corpo a questo essere rozzo e incivile!

- Aragorn! Come osi chiamarmi essere rozzo e incivile?!- tuonò Gimli infuriato. – E soprattutto, come osi intrometterti nella vita intima mia e del mio compagno?!
- Smettila, Aragorn, devi lasciarci in pace!- protestò Legolas ormai sull’orlo delle lacrime. – Non ne posso più di dovermi guardare da te, tornatene da Arwen Stella del Vespro e lasciami vivere in pace!

In quel preciso momento, una freccia fu scoccata dall’alto del palazzo e cadde a un passo appena da Aragorn. Sollevando lo sguardo, i tre videro Iridan seduto sul balcone della propria finestra con una seconda freccia incoccata.

- Aragorn, lascia in pace mio fratello, non capisci che non ti vuole? E fatemi la compiacenza di stare zitti, io volevo andarmene a letto!

- Oh, fratello adorato!- mormorò Legolas commosso.

- No, Iridan, non tradirmi proprio tu!- gemette Aragorn.

Il giovane elfo scoppiò a ridere.

- Non ti sto tradendo visto che non ho mai parteggiato per te, Aragorn! E in ogni caso dai, se vedi Legolas che ti implora piangendo di andartene via, non credi che sia il caso di arrenderti?

- Grazie, Iridan, ti renderò il favore!- gridò Gimli guardando il cognato.

- Che tragedia! Il mio amore è destinato a rimanere non corrisposto!- mormorò Aragorn prima che Iridan urlasse al suo indirizzo:

- Smettila di piagnucolare se sei un vero uomo! E se non ti levi di lì la prossima freccia non sarà deviata dalla mia misericordiosa mano!

Ogni tanto Iridan una scusa buona riusciva a inventarsela evidentemente, perché non era vero che la freccia aveva mancato il bersaglio per pietà, era semplicemente che aveva sbagliato.

Così Aragorn si alzò e, gettando un ultimo sguardo a Legolas, si allontanò.

- Non sai quanto bene che ti voglio, fratellino!- esclamò Legolas felice.

- Di niente- sbottò Iridan. – A me basta dormire, e ora vi lascio perché io ho sonno!

E si ritirò nella sua stanza, disarmando l’arco. Così Legolas e Gimli poterono tranquillamente tornare in camera.

 

Due giorni dopo era previsto l’arrivo di Glòin.

Thranduil era seduto sul suo trono con lo sguardo cupo e fisso nel vuoto che abbiamo imparato a conoscere. Legolas era in piedi al suo fianco con addosso la sua veste color cielo, quella di Lothlorien (nel film). Gimli era accanto a Legolas con addosso più o meno le stesse preoccupazioni di Thranduil, con la sola differenza che lui quella notte era riuscito a dormire un po’.

Iridan se ne stava tranquillo e rilassato seduto su una sedia accanto al padre e si domandava perché tutti apparissero così nervosi.

Aragorn non era comparso e nessuno si era dato la preoccupazione di cercarlo. Va detto che Legolas era felicissimo di questa misteriosa scomparsa.

Infine, dopo un po’ che aspettavano, Glòin fu annunciato.

Gimli s’irrigidì. Thranduil s’irrigidì. Legolas s’irrigidì. Iridan sbadigliò.

Un nano dalla candida barba entrò nella sala. L’espressione del suo viso era tutto fuorché cordiale.

- Sire Thranduil!- esclamò. – Posso forse sapere per quale motivo sono stato chiamato d’urgenza qui, e per quale motivo mio figlio si trova in questo luogo?

Thranduil sospirò.

- Sono desolato che voi non siate a vostro agio qui, mastro Glòin, e tuttavia, io credo che voi potreste forse dimenticare l’increscioso incidente avvenuto anni or sono.

- Nulla potrebbe farmi dimenticare una cosa del genere, sire Thranduil!- sbottò il nano indignato.

Il re elfico sorrise appena.

- Forse qualcosa potrebbe farvelo dimenticare- sogghignò. Era curioso di vedere se davvero avrebbe potuto reagire peggio di lui. Si volse verso il fidanzato del figlio. – Mastro Gimli, vorreste spiegare a vostro padre il motivo del vostro soggiorno qui?

Con un sospiro profondo, Gimli avanzò di qualche passo, fino a ritrovarsi davanti al padre.

- Papà- iniziò lentamente. – Devo darti una…bellissima…notizia.

- Sì?- chiese Glòin impaziente.

Gimli chiuse gli occhi.

- Papà, tu conosci già Legolas Verdefoglia, che ha fatto parte assieme a me della Compagnia dell’Anello?

Glòin sollevò gli occhi sul bellissimo elfo.

- Più o meno- disse con sufficienza.

- Papà, io e Legolas siamo fidanzati, e contiamo di andare a vivere insieme e fors’anche sposarci, in futuro- disse Gimli tutto d’un fiato.

Nella sala calò il silenzio.

Glòin stava zitto.

Thranduil diede ordine di preparare molta camomilla. Molta, molta camomilla.

Iridan si alzò e si preparò a fuggire nel caso fosse stato necessario.

Poi Glòin si mise a ridere, ma così forte e a lungo che Gimli si voltò e guardò disperato Legolas.

- Come, scusa, figliolo?- riuscì infine a chieder Glòin. – Non ho capito. Mi sembrava d’aver capito che tu sei fidanzato con questo elfo, il figlio di Thranduil del Bosco Atro…cos’avevi detto, scusa?

Gimli sospirò.

- Esattamente quello che credevi d’aver capito, papà.

E tornò il silenzio. Iridan si riscaldava i muscoli.

- Gimli, figliolo, questo elfo è un maschio- gli ricordò Glòin.

Il più giovane annuì.

- Esattamente, papà.

Glòin guardò a bocca aperta prima Gimli, poi Legolas, infine Thranduil.

- E…e tu sei favorevole, Thranduil?

L’elfo sospirò stancamente e gli porse una tazza.

- Camomilla?

- Grazie- rispose Glòin buttando giù la tazza, che non ebbe effetto alcuno. Proseguì. – Gimli, figliolo adorato, ti ricordo che questo maschio è un elfo…cioè questo elfo è un maschio…no, insomma è entrambe le cose!

- Ed è anche il mio fidanzato, papà- aggiunse Gimli a bassa voce. Esitò. – Non sei contento, vero?

- No- rispose Glòin scuotendo il capo lentamente. – No, direi di no.

- E così siamo parenti, Glòin- commentò Thranduil.

- No!- urlò il nano. – Non siamo parenti finché non si sposano, e finché sono vivo io, loro non si sposano!

- Papà, prima che tu esprima completamente il tuo parere, c’è un’altra cosa che dovresti sapere- continuò Gimli. Si volse verso Legolas e disse: - Amore, adesso non puoi più rimandare.

- Hai ragione- ammise Legolas. Trasse un respiro profondo, poi ne trasse un altro per prendere più tempo. – Papà, Glòin, c’è una cosa che dovete sapere.

- Cioè?- chiese Thranduil che cominciava a preoccuparsi.

Iridan si mise le scarpe da ginnastica.

Legolas prese di nuovo fiato e chiuse gli occhi.

- Aspetto un bambino.

Iridan sbagliò a fare il nodo e si voltò a guardare il fratello con occhi sgranati.

- Fratello, tu COSA?

- Aspetto un bambino- ripeté Legolas. Si mise le mani sulla pancia e sorrise.

Gimli era pronto a scappare.

Contro ogni aspettativa, fu Thranduil a riprendere la parola.

- Legolas, gioia mia- iniziò, sondando il terreno. – Come fai ad aspettare un bambino?

- Aspetto che nasca, papi.

Persino Iridan capì che quella non era la risposta giusta.

- Va bene.- Thranduil si riscosse e si rivolse al genero. – Mastro Gimli, il senso di questa frase è che voi avete messo incinto mio figlio?

Gimli non era felice quando rispose: - E’ proprio questo il senso, sire Thranduil.

Thranduil rimase zitto molto, molto a lungo. Dopo molti secondi Glòin riuscì a trovare la freddezza d’animo per chiedere:

- E chiedo scusa, ma come avrebbe fatto un elfo…maschio…a rimanere incinto?

Nessuno dei due pareva in grado di fornire una risposta.

- Gandalf ci ha dato una mano- disse infine Gimli, a fatica.

- Cioè?

- Cioè…ci ha dato una mano. Lui sapeva che noi volevamo un figlio. E ci ha aiutati.

Iridan si spostò alle spalle del padre e chinatosi su di lui sussurrò:

- Papi, per favore, non dare in escandescenze, se Legolas si spaventasse potrebbe perdere il bambino!

- Perdere il…- sbottò Thranduil incredulo. – E’ già tanto che ce l’abbia, un bambino! Da quanto tempo, Legolas?

Il giovane sollevò due dita.

- Due…mesi?

- Sì, papà. Credimi, io volevo dirtelo, ma tu ti saresti tanto arrabbiato, e poi io volevo che tu e Glòin lo sapeste insieme!

Per la prima volta i due padri si ricordarono della presenza l’uno dell’altro.

- Tu!- urlò Thranduil. – Il tuo maledetto figlio ha ingravidato il mio!

- E il tuo ha ammaliato il mio con le sue arti elfiche! Gimli è vittima di un incantesimo! Legolas è solamente un ammaliatore!

- Non osare insultare mio figlio! Ti ricordo che è tuo figlio che lo ha messo in questo stato!

- E io ti ricordo che è il tuo bellissimo Legolas che ha ridotto Gimli a questo livello! Credimi poi quando ti dico che sono ben note le avventure di tuo figlio con i componenti della Compagnia!

- Papà!- intervenne Gimli infuriato. – Non osare parlare di Legolas a questo modo!

- Gimli, stai zitto!

- Papà, ora basta!- gridò Legolas rivolto al padre.

- Legolas, non…- Thranduil non finì la frase. – NON PARLARE MAI PIU’ DI MIO FIGLIO IN QUESTI TERMINI!

- Ah, non sono io a parlare di tuo figlio in questi termini, Thranduil, è l’intera Terra di Mezzo!

- Papà, smettila!- gridò Gimli.

- Non ti permetterò di infangare l’onore di mio figlio, Glòin!

- Credi che nessuno sappia di tuo figlio e di Re Elessar? E credi che nessuno sappia di tutti gli altri tentativi di Legolas? Non permetterò a mio figlio di unire il suo nome a quello di un personaggio così poco rispettabile!

- Papà, stai zitto!- urlò Gimli, che vedeva lucidi gli occhi di Legolas. - Non ti permetterò oltre di parlare del mio fidanzato in termini così offensivi, e quand’anche tu avessi da obiettare circa la nostra unione, devo chiederti di farlo in sede appropriata o almeno a un tono di voce che rispetti lo stato di Legolas!

Finalmente Glòin tacque e lentamente si volse a guardare il figlio.

- Termini così offensivi.- ripetè. – Hai ragione, figliolo. Forse sono stato offensivo, ciò non toglie che davvero il tuo fidanzato abbia seguito condotte lascive prima di incontrarti!

- Amore, questo non è vero!- gridò Legolas sull’orlo delle lacrime.

Gimli agitò la mano in direzione del fidanzato.

- Non preoccuparti tesoro, questo lo so benissimo.

A passi lenti si avvicinò al padre.

- Papà, sire Thranduil è disposto ad accettare il mio matrimonio con Legolas. Perché tu non lo sei? Perché tu non vuoi la mia felicità?

Lentamente, Glòin scosse il capo.

- E’ un elfo, Gimli, figliolo, e la sua razza è nemica della nostra e la sua famiglia lo è. E per quanto io possa accettare come possibile il fatto che i suoi sentimenti per te siano sinceri, non posso non prendere in considerazione le voci che sono circolate sulle sue relazioni precedenti.

- E’ vero che Legolas è stato con Aragorn - disse Gimli – Ma ora sta con me, e vogliamo sposarci, e avere un futuro insieme, e stiamo per avere un bambino! Perché non vuoi accettarlo, papà? Se solo tu passassi un po’ di tempo con lui capiresti perché gli voglio tutto questo bene!

- Che amore sei!- disse Legolas commosso. In quel momento Iridan lo raggiunse alle spalle:

- Fratello, non credi che faresti meglio a sederti un po’? Non vorrei che ti stancassi troppo!

Glòin ancora non era convinto.

- Gimli, figliolo, perché lui?

- Perché lo amo tanto, papà!

A quelle parole, Glòin prese un lungo respiro e si appoggiò una mano sul viso. Dopo qualche istante di silenzio:

- E voi, sire Thranduil, come avete intenzione di comportarvi dopo una simile notizia?

Thranduil non rispose. Guardò Iridan, desiderando per una volta che il figlio parlasse, possibilmente a sproposito, e poi guardò Legolas, che ricambiò al suo sguardo con occhi belli e speranzosi. Per qualche inspiegabile ragione gli occhi di Thranduil caddero sulla pancia del figlio e di nuovo si affacciò alla sua mente l’immagine di Legolas che correva per la casa col pancione.

- Se volete il mio parere, mastro Glòin, credo che dovremo organizzare una cerimonia matrimoniale, anche se semplice, prima che Legolas inizi a mostrare i segni della gravidanza- disse a fatica.

- Che bello che parli ancora papi, credevo ti stesse per venire un infarto- disse Iridan sollevato.

Legolas rise soddisfatto e si avvicinò al padre baciandolo sulle guance: - Grazie papi, ti voglio bene!

- E tu papà, cosa ne dici?- chiese Gimli cauto.

Glòin sospirò profondamente.

- Non voglio che si pensi che mio figlio non accetti le sue responsabilità- disse infine con nobile decisione. – Accetto il matrimonio, ma sia chiaro che ancora non ho accettato la piega che hanno preso gli eventi!

Il promesso sposo si scoprì sollevato. – Grazie, papà.

- Che bello, avete già deciso come lo chiamate?- chiese Iridan tranquillamente.

I due padri volsero gli occhi sui figli.

- Ehm…ancora no- rispose Legolas lentamente.

- Non avete neppure un’idea? Ne avete almeno parlato?- chiese Glòin.

- Beh…noi non sappiamo se sarà un maschio o una femmina- spiegò Gimli.

Ormai deciso a farsi del male, fu Thranduil a fare la domanda più importante.

- Non sapete neppure se sarà un nome nanico o elfico?

- Pensavamo a un nome elfico- accennò infine Legolas.

- Ma davvero- fece Glòin evidentemente scontento.

- Ovviamente è ancora tutto da decidere- si affrettò a specificare Gimli. – Chi lo sa? In fondo, abbiamo ancora sette mesi per decidere!

- Giusto! Hanno ancora sette mesi!- intervenne Iridan allegro. E per cambiare argomento: - Intanto, pensiamo piuttosto a organizzare il matrimonio!

La piacevole incombenza riportò la serenità sui volti dei padri, cioè si incupirono e iniziarono a guardare il pavimento.

- Credo di voler riposarmi un pochino- annunciò Legolas, che aveva capito subito i vantaggi del suo nuovo stato, desideroso di sottrarsi a quella situazione.

- Certo amore, stenderti non ti farà certo male- saltò su Gimli. – Ti accompagno in camera, vogliamo andare?

Così i due si allontanarono dalla sala, sperando che così i loro genitori avessero il tempo di chiarirsi.

Thranduil e Glòin rimasero lì a guardarsi storto.

Per distrarre un poco il padre Iridan si accostò a lui:

- Papino, quando sarà finito lo stress dei preparativi del matrimonio di mio fratello, acconsentiresti a mandarmi in visita a Imladris da zio Elrond, perché…

A quella richiesta Thranduil si risvegliò.

- Cosa?- esclamò, memore della cattiva reputazione di cui, ormai, Elrond godeva nella sua mente. – Perché vorresti andare a Imladris, figlio mio?

- Ecco, credo che mi farebbe bene prendermi una vacanza e allontanarmi un po’ da mio fratello- spiegò Iridan dolcemente. – Sto iniziando a parlare come lui, inizio a fare considerazioni personali sugli uomini!

- Tutti uguali i tuoi figli, Thranduil!- commentò Glòin divertito.

Disperato, Thranduil guardò il viso bello del figlio.

- Non lasciarmi almeno tu, Iridan, gioia di tuo padre!

- Io parlavo di qualche giorno solamente, papà!- si difese Iridan. – Non ti lascio mica. È che proprio ieri iniziavo a fare considerazioni su Aragorn, e non vorrei che questa cosa si ripetesse. Non credi che una bella vacanza mi farebbe bene? Ma se temi che insidi la cugina Arwen, allora potrei andare a Lorien da zia Galadriel…

- Resta qui, figliolo adorato, vedremo di parlare insieme di questa cosa!- gemette Thranduil aggrappato al braccio del figlio. – Non abbandonare la tua bella casa per i covi dei serpenti, non hai più riguardi del tuo vecchio padre?

- Ma che cosa dici papino?- esclamò Iridan ridendo gioiosamente. – Io ti voglio bene, lo sai, e di quali serpenti parli mai?

Affranto, il vecchio Re sospirò e Iridan riprese tranquillamente:

- Certo, se deve essere un problema, posso restare qui, non cambierà niente. Adesso però è meglio che vada a cercare Aragorn, chissà dove si sarà cacciato, e poi bisognerà che guardi di tenerlo lontano da mio fratello, specie adesso che è in dolce attesa!

E con un bacio sulla guancia del padre e un grazioso inchino alla volta di Glòin, il bel principino Iridan si allontanò.

- Certo, Legolas eccelle nell’ammaliare le persone, ma devo ammettere che Iridan ha un talento naturale per la conversazione! – commentò Glòin vedendo allontanarsi il giovane elfo. – E come si somigliano i due fratelli!

Thranduil sospirò. Tutte le emozioni di quel giorno erano state un po’ troppe per il suo vecchio cuore.

- Ho l’impressione- fece notare, sperando di riuscire a distrarsi con quel pensiero – Che un vecchio mago di nome Gandalf avrà qualcosa da farsi perdonare, la prossima volta che passerà dal Bosco Atro!

Glòin s’incupì a quel pensiero.

- Se avrò presto occasione di incontrarlo una seconda volta, credo che mi farò spiegare come è stato capace di “aiutare” vostro figlio a rimanere incinto.

La tensione stava salendo nella sala. Thranduil se ne accorse e si disse che, per rispetto a Legolas, era bene non far scoppiare altre liti.

- La camomilla è finita, mastro Glòin- disse. – Che ne direste di una bella tazza di latte caldo?

 

Fine

Nota dell’autrice: nessuna tazza di latte caldo è stata maltrattata durante la stesura di questo racconto.

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