Hermes, i libri della trasmutazione dell'Anima

di SC_Swami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Libro dell'Anima I ; L'inizio ***
Capitolo 2: *** Libro dell'Anima I ; L'inizio II ***
Capitolo 3: *** Libro dell'Anima I ; Mirabilis Jalapa ***
Capitolo 4: *** Libro dell'Anima I ; L'inizio III ***
Capitolo 5: *** Libro dell'Anima I ; Caduta ***
Capitolo 6: *** Libro dell'Anima I ; Morte/Rinascita ***



Capitolo 1
*** Libro dell'Anima I ; L'inizio ***


Primo libro dell’Anima 

 

01/07/2011

 
Sprecare pagine.
Questo è il mio intento.
Sprecare pagine a far fluire pensieri, sgorgare emozioni, anche le più profonde ed intime, da un cuore marchiato da un Sole ed una Luna.
Banale, direte.
Beh, avete ragione. Non cerco nulla di più di un semplice, costante sfogo. Nato dall’esigenza fisica di imprimere su carta i sentimenti.
Non i miei, o meglio, non solo i miei.
Ma i sentimenti del mondo, quelli di cui mi sarà fatto dono.
Ne parlerò distaccandomi dalla saccenza dei veri scrittori, dai quali ritengo di essere molto lontana, e mi limiterò, dunque, esclusivamente a cercarli e scoprirli, sperando solo di riuscire ad esprimerli nel miglior modo possibile.
Non so ancora se chiamare questo libricino ‘diario’, lo deciderò solo quando capirò davvero cosa ho intenzione di scriverci.
Le parole sono così tante e … vaghe, che è difficile dedurlo dalla prima pagina.
Scriverò quello che mi capita, tentando, di tanto in tanto, di fare un discorso sensato.
Probabilmente mi porrò domande, e sicuramente non saprò rispondermi.
Riuscirò quindi a perdermi tra queste righe già stanche, traboccanti di Me.
 
 
 

03/07/2011

Cogito, ergo sum. – Cartesio.

Si potrebbe forse definire la ‘citazione delle citazioni’:
‘Penso, dunque sono.’ La definizione più semplice per esprimere l’essenza dell’essere uomini.
Esistere. A volte lo diamo per scontato, ma noi esistiamo.
Proviamo sentimenti, cambiamo, cresciamo.
Pensandoci sembrerebbe quasi … assurdo.
L’idea che una persona possa vivere, possa essere felice o triste, possa cambiare, sembra bizzarra.
Non vorrei ora star qui a filosofeggiare con le mie teorie da quattro soldi, ma questa notte, il mio sterile cervellino va in quella direzione.
Pensare è uno dei doni più impercettibili e sfruttati che possediamo.
 Dono strettamente legato al nostro modo di agire.
Pensare ci distingue.
Pensare ci rende uomini.
Quindi pensiamo … ma perché?
Quale strano marchingegno sofisticato ce lo permette?
I pensieri sono le parole dell’animo, i sogni del cuore.
Ma se l’animo ed il cuore fossero due concetti astratti … ed i pensieri, i pensieri no, in quanto reali,
allora è possibile creare il concreto dall’astratto?
O addirittura l’astratto dall’astratto?!?!
Basta. Sto delirando. Meglio dormire.
Il legame tra ciò che è concreto e ciò che è astratto è così dannatamente sottile?
Magari adesso mi giro nel letto, sbatto la testa contro il muro, mi sveglio e mi rendo contro di aver sognato tutto questo.
Perché no … potrebbe succedermi.
Nell’attesa di scoprirlo un giorno … Buonanotte!
 Si va a caccia di zanzare!
 
 

08/07/2011

DIO NON E’ UN BURATTINAIO.
 
Esiste il destino? Quello che ci circonda, quello che siamo, e quello che diventeremo un giorno, è tutto già scritto?
Non credo sia Dio a comandare il gioco, e non credo neanche di essere un semplice pupo nelle sue mani.
Sono io stessa a fare le mie scelte e a vivere la mia vita seguendo il mio istinto, le mie emozioni e la mia ragione.
Ma se tutte queste cose … comprese di dubbi e certezze fossero comunque sempre frutto di una ‘forza esterna’?
L’io è un concetto inesistente ed astratto.
Ogni essere umano è individuo della sua storia, cambia giorno dopo giorno, senza a volte neanche rendersene veramente conto. Ed è soggetto a qualcosa di incomprensibile … di sovrumano.
Se quel determinato giorno, in quel determinato luogo, mio padre non avesse perso la coincidenza col tram che lo avrebbe dovuto portare al suo appuntamento di lavoro, probabilmente, non avrebbe incontrato mia madre e io non sarei qui a scrivere sciocchezze!
Coincidenze direte … ovviamente!
Ma se ci fosse davvero qualcosa sotto?
 

 

20/07/2011

Amare
 
Amare è essere vivi.
Amare è pensare di poter spaccare il mondo.
Amare è sentire il proprio cuore battere all’impazzata, quasi a sfondare il petto, per un semplice gesto, un sorriso, una parola.
Amare è la più bella cosa che possa mai capitare.
Amare è gioia.
Amare è passione.
Amare è sprecare righe a tentar di spiegare cos’è l’amare.
Amare è libertà.
Amare è forza, fiducia, rispetto.
Amare è star bene anche nei silenzi, silenzi in cui sono i battiti a parlare.
Amare è superare le avversità, insieme.
Amare è guardare il proprio compagno sorridere, e sentire brividi ovunque.
Amare è appartenersi, totalmente.
Amare è completarsi l’un l’altro, senza il timore di ammetterlo.
Amare è tenersi la mano stretta ‘a raggio di sole’.
Amare è conoscere i difetti altrui, e sopportarli con amore.
Amare è vedere nell’altro tutto quello per cui vale davvero la pena lottare, per cui vale la pena vivere.
Amare è saper vivere il proprio amore, coltivandolo con tutte le cure del mondo.
Amare è volerlo gridare a tutti: io amo!
Amare è essere disposti anche a morire per l’altro.
Amare è la cosa più fragile che appartiene ad un uomo.
Amare è tutto.
Non sono una filosofa, né una poetessa.
Ma di una cosa sono certa e fiera: so cosa significa amare!
Lascerò la pagina seguente vuota per chiunque legga, sappia cosa significa, e abbia bisogno di esprimerlo a parole. Notte.


 

02/08/2011

Immenso
 
Immenso è l’animo di coloro che sanno vivere.
Figli di una terra arida e stanca, abbandonati all’avvenire.
Immenso è il sorriso di un bambino.
E di tutti quelli che come me rimangono tali, fabbricanti di sogni ma immortalati in parole deliranti.
Immenso è il segreto che mi insegue e perseguita il mio essere.
Ma la Luce dell’infinito è più forte del buio dell’anima.
Immenso è un cuore che ama e che trova l’immenso, solo negli occhi del proprio amante.
 

 
 

 

03/08/2011

Contratto d’Amore
 
La dea dell’amore mi tiene in un pugno.
Tra le dita, forte, stringe il mio viso, in un tocco sublime.
Al mio corpo, con veemenza, si avvinghia.
Un contratto d’amore ed una condanna, mi porge su papiro.
Ed io accetto.
Forse perché il sentimento è reale.
Forse solo per riavere quel senso di vuoto e di eterno che lei mi dona, rendendomi completa. ancora una volta al suo sfiorarmi piano.
Mi ucciderà col suo tocco, e con i brividi che mi fanno increspare la pelle.
Ma non importa, morirò con la gioia di aver vissuto
   finalmente
un amore vero.

 
 

15/10/2011

Inconscio
 
Vorrei poter vivere nel mio inconscio.
Tutto sarebbe lecito, no? Il mio inconscio. Ciò che io voglio e desidero, ciò di cui io ho paura.
Intrappolata nel mio personale castello di sabbia, castello pronto a crollare ad un mio schiocco di dita.
Megalomane come pensiero? Egoistico?
O semplicemente è pura prudenza la mia?
Poter creare un mondo a proprio piacimento, essere capace di fare qualunque cosa si desideri, semplicemente pensandolo.
Un incubo o un sogno?
Dettaglio. Sarebbe a prescindere irreale, giusto?
Riuscirei a crederci nel mio mondo perfetto?
E a viverci? Magari poi, senza perdere il senno.
Sarebbe forse rassicurante sapere di stare solo immaginando.
Se si perdesse qualcosa, in realtà sarebbe ancora lì, quella cosa.
Sperando solo che questa ‘realtà’ non diventi poi, anch’essa, frutto dell’inconscio.

 

 

04/11/11

Poesia vecchia e senza nome
 
E mi nascondo
dietro il bugiardo sorriso della Luna
sperando in un po’ di fortuna.
Cerco il mondo
rinchiuso in un pregiudizio
trasportato dal vizio.
Trista è l’attesa
che una voce si alzi
che un fanciullo si desti
urlando Libertà.
Isola è il mio cuore
nel freddo bianco dell’universo
cercando lì l’amore
e ritrovando un verso
.
 
 
 

 

E’ sempre difficile mettere un punto
 

E’ sempre difficile mettere un punto (virgola) che sia ad una frase (virgola) ad un discorso (virgola) o ad un pensiero (punto)
Di gran lunga più belle sono di sicuro le virgole (virgola) così simpatiche ad unire ed a specificare le cose più incongruenti (punto)
Anche le congiunzioni (virgola) coordinanti o subordinate che siano ( virgola) fanno la loro parte (virgola) ovviamente (punto)
E’ esaltante quanto grande sia la loro voglia di mettere insieme (virgola) di accorpare (punto)
Dovremmo prendere tutti esempio da loro (virgola) probabilmente porterebbero alla pace dei sensi e del mondo (punto)
Il punto invece è così dannatamente definitivo (punto)
Come la morte (virgola) è meschino ed inevitabile (virgola) è qualcosa a cui non si può sfuggire e da cui non si può tornare indietro (punto)
Troppe volte ci comportiamo da punti (virgola) è una cosa da vigliacchi (punto)
Come se mettendo quel punto alla nostra vita potessimo far scomparire tutto ciò che è stato detto e fatto precedentemente (virgola) come se agognassimo quel ricominciare con la lettera maiuscola che solo una f(r)ase compiuta può fingere di darci.

 


 

Vano

 
Affogo tra prigioni di pensieri. Vorrei tutto, vorrei troppo, ma nulla mi è dovuto. Dopo tanto tempo, tanti sforzi, tante parole.
E’ stato tutto vano? Le promesse, i giochi, la passione …
Su ogni lembo della mia pelle è rimasto un frammento del tuo amore, e scotta, scotta a contatto coi pensieri.
E’ stato tutto vano?
Ti credevo l’Amore. Sei stata amore. Fin da subito, fin da sempre. E cosa sei ora?
Un flebile ricordo di notti insonni, un soffio di passione nel tempestoso cielo della mia vita.
E’ stato tutto vano?
Ti ho scritto fiumi di parole. Milioni di pensieri, di emozioni, di speranze su di te, su di noi.
E’ stato tutto vano?
Sei stata mia. Ti ho curata come fossi il mio tesoro più prezioso. Non ho mai perso un solo chicco di te.
E’ stato tutto vano?
Ho amato ogni tuo pregio e ogni tuo difetto, indistintamente.
Ho amato ogni istante passato insieme. Ho amato ogni bacio, ogni carezza, ogni espressione.
E’ stato tutto vano?
Per te sono mai stata amore vero?  No, non lo sono stata mai. Per quanto tu ti impegnassi a mentirmi, e lo facevi bene, non ti ho creduta, non un solo istante.
Il nostro, per te, non era amore, era un’amicizia portata all’esasperazione. Non ci hai mai creduto, in noi.
E’ stato tutto vano?
Per te eravamo un gioco. Sono stata il tuo gioco per troppo tempo.
E l’ho capito solo ora. L’ho capito quando mi hai lasciato ‘per non soffrire’ e invece già eri di un altro.
Un altro che non ti amerà mai quanto ti ho amata io.
Non è stato tutto vano. L’amore non lo è mai.
E’ stato solo bello … finché è durato.
 

 
 
 

13/02/2012

 

Non vedo l’ora che i miei pensieri diventino ricordi.
Perché non realtà, mi chiedi. La realtà non è forse più intensa?
Lo è. Lo è, ma è anche momentanea. Può durare un solo istante, la gioia vera, la pura emozione. La bambina vuole quel giocattolo, lo chiede all’anziano nonno, e sa già che lo otterrà. E’ reale, ma è anche finito.
Non esiste un momento infinito, né una gioia tale, né un sentimento.
Ci sono tanti assurdi personaggi, testimoni della follia del mondo, che ruotano in continuazione e, di tanto in tanto, riescono a sfiorarsi. Ci sono questi individui, incapaci di provare una reale emozione, che cercano i sentimenti e ne trovano solo l’ombra, illudendosi sempre che sia la realtà.
Presi in giro dalle loro stesse sensazioni, cercano l’infinito, ma nulla lo è.
La realtà è effimera, finita.
I ricordi, ti perseguiteranno per sempre.
Sono cicatrici di parole incise su pelle.
Non c’è spazio libero sui corpi.
Persino la persona più umile ha i propri ricordi preziosi.
I ricordi ti fanno vivere quando tutto fuori è morto. Quando le membra diventano stanche ed il corpo cede alla pressione del tempo.
Alla pressione della realtà.
Voglio tu sia il mio miglior ricordo, ti dico.
Non il più lungo o il più bello, ma il più intenso.
Voglio viverti come fosse l’ultima cosa che potessi fare.
Solo in questo modo riuscirò a farti mia per sempre.
Incisa su pelle.
 
 

 
 
 
 
 

15/02/2012

 

Mi nutro di un amore che non mi è concesso vivere.
Il frutto proibito dell’ingenuo che crede nella propria inesistente forza.
Le cose più belle sono sempre le più irraggiungibili.
Siamo tutti scalatori ai piedi di una montagna, non tutti hanno l’attrezzatura giusta.
Non tutti hanno il coraggio di cominciare, partendo dalla prima e più bassa pietra.
Ci sono i più esperti, i più impavidi, quelli che nonostante tutto ci provano, e c’è chi non parte affatto.
Incollato coi piedi al terreno, sarà mai capace di sognare? E qualcuno raggiungerà mai la cima?
Sono sulla parete rocciosa, io ingenua. Cerco la forza di proseguire, ma non vedo più appigli e la paura si impadronisce di me.
Se la corda che mi regge si spezzasse?
Cosa ci sarebbe a tirarmi su? Ce la farei io, con le mie mani, con le mie forze?
 


 

 

23/07/2012

 

Dicono che se durante un bacio una delle due persone ha gli occhi aperti, non è realmente innamorata.
Non è il mio caso.
Lo faccio per paura, paura che lei possa scomparire da un momento all’altro nel nulla.
Paura di stare immaginando tutto, come in uno di quei sogni ormai così ricorrenti.
Sogni aspri, perché con la loro potenza, ti illudono di essere reali. Ti fanno sentire il sapore, l’odore, il tocco, e poi scompaiono nel vuoto.
E’ un amore troppo forte il nostro.
Con piacere ho rinunciato a tutto quello che avevo per viverlo.
Un amore così immenso …
Se solo sento il suo nome, pronunciato a caso da qualche passante, il cuore mi si riempie fino a traboccare, il corpo è invaso da un colorito calore ed i pensieri su di lei diventano così intensi, che quasi scompare la distanza che ci separa.
Non ho bisogno di nessun altro al mondo, se non lei, perché è la sola che sa riempire
   totalmente quel vuoto estremo
   che da un po’ mi porto dietro.
 
 
 

31/07/2012
 

 

Ho fatto del male a molte persone, ma nessuna di queste è mai riuscita ad odiarmi.
Questo perché nel periodo del bene, quello senza sbagli, senza litigi e paure, ne hanno ricevuto talmente tanto che una vita intera non basterebbe a restituirglielo.
Mi dispiace … ma le scelte, sono scelte.

 
 
 
15/08/2012 

La felicità non si analizza, si vive.

 
 

 
16/02/2013

 

Tu sei amore.
Fisso i tuoi occhi con la pacatezza di una miniatura d’uomo
 in piedi a fronteggiare l’infinità del mare.
Rassegnati a perdere ogni sfida con l’immenso.
I suoi occhi sono immenso.
I suoi occhi sono immenso colore, immensa passione.
I suoi occhi sono una sfida persa.
 Non osare, no.
Passi felpati e respiri mozzati con lei.
La tigre fiera cammina leggera, perché cammina suoi tuoi sogni.
Ti bagni le labbra con la lingua.
Come non desiderare te e quelle labbra?
Vivo un’afosa giornata d’agosto, ma è inverno intorno.
Ti sfido e cerco i tuoi occhi.
Ho già perso con la tua fierezza, ma vivo di quell’attimo
 in cui riesco a reggere il tuo sguardo.
 
Stringimi.
 
Voglio urlarlo. Non lasciarmi qui.
Non lasciarmi qui senza te.
Cerco il tuo amore.
Sfido e perdo per trovarti.
Non lasciarmi qui.
Fammi bruciare, ardere di questo fuoco.
Un fuoco ustionante, ma nostro.
Così nostro che brucia in fondo, troppo in fondo.
Devo urlare più forte.
Voglio il tuo amore.
Sfido e perdo per trovarlo.
Tigre fiera, ti supplico, cammina sui miei sogni.
 
Devo … devo.

 
 
 
 
07/03/2013

 
E’ l’Amore che da della Terra un Cielo, dei sogni, speranze.
La verità sull’Amore è che questo ama l’imperfezione.
Ama le ferite, la puzza di piedi, l’alito mattutino, le occhiaie dopo notti insonni; la perfezione è troppo facile da amare, il vero divertimento sta nell’amare il brutto, il difficile, il complicato, l’impossibile.
La verità sull’amore è negli occhi di due amanti, ignari che il loro sguardo sia la risposta.


 
 
 
12/05/2013

Due di picche
 

Sentirsi vuoti è la più strana tra le sensazioni.
Sai che dentro di te sei pieno; al tuo interno ci sono organi, liquidi, cibo. C’è un cuore che nonostante tutto non smette mai di pulsare, non smette mai di provare.
Eppure ognuna di queste cose diventa insignificante se non ha legami. Se quel qualcosa che cerchi, pur non riconoscendolo, è tra le tue mani ma tu non riesci a toccarlo, se è lì, sotto i tuoi occhi , ma non riesci a vederlo, se ti sfugge e lo rincorri, sarà sempre tutto dannatamente e insostenibilmente
vuoto.
« Fate il vostro gioco. » -  Ci sprona il croupier.
Ci sono regole e c’è il fato, ma lui dice il ‘vostro’ gioco.
Io ho il mio e tu il tuo.
Abbiamo le stesse regole, ma facciamo giochi diversi.
Le carte mescolate seguono l’ordine che il caos ha scelto ad occhi bendati.
Tu fai il tuo gioco, io il mio.
Ma ora chi vince prende tutto, e chi perde può solo cadere.
Vorrei saper barare. Vorrei pagare il caos per togliersi la benda e donarmi fortuna per compenso.
Ora chi vince prende tutto, ma il gioco sporco non è il mio gioco.
Come può una mente carpire i segreti di un’altra?
Come può aggirare le leggi del fato?
Tu lo sai. Oh, tu lo sai.
Giochi guardando le mie carte scoperte e lo fai senza barare.
I tuoi occhi le scrutano con attenzione e pianificano ogni mossa di conseguenza.
Giochi contro le regole, ma giochi pulito.
Sono io che scopro le carte sotto i tuoi occhi approfittatori.
Aiutami. Gioco io contro me stessa.
Ma chi vince prende tutto, e tu lasciami cadere.
   Si, voglio cadere.
Tu lasciami cadere.
Giù.
Il mio gioco è farti vincere, il mio gioco è farmi cadere.
Giù.

 
 
 
 
 
09/06/2013
 

« Voglio vederti nuda. »
Mi guardi, occhi fermi.
Alzi la maglia e sotto il torace vedo il cuore pulsare.
Vene e arterie ramificate come piante rampicanti stringono le costole.
Ti guardo dentro, analizzando ogni tumore che ti provoco.
Sono il tuo male e la tua cura.
Punto la pistola un’altra volta, ma spara a salve.
Solo un altro timore, solo un’altra paura.
Lividi.
La mia pelle è ricoperta di lividi, cicatrici.
Dolori di una vita perfetta, strappati alle persone che ho saputo amare.
Guardo in giro. Vedo umani ma non umanità.
Ma il tuo cuore batte.
C’è ancora speranza.
 
 
 
 

 
16/09/2013
 

Due parole azzerano il passato e sconvolgono il presente.
E quella paura che torna ora da me è incontrollabile.
Vivere non è lasciarsi morire.
Criptici pensieri e voci inascoltate.
La paura. Quella paura. Ancora.
Tutto è niente. Ma niente cos’è?
Voglio saper vivere. Sopravvivere non basta più.
 Tu, mio danno. Tu, mia cura.
Sii mia ora.
Lascia vivere il tuo cuore dentro di me.
Il mio, sta vivendo dei tuoi respiri caldi.
Non alzo gli occhi da queste righe.
Una tua risposta mi spegne. Una mi accende.
Di cosa vivo? Di tutto ciò che sei. Che siamo.
Siamo forza pura. Siamo energia pulita.
Vento. Sole. Aria.
Tu sei aria. Sei sole. Sei vento.
Dolce soffi via il mio ricordo di ciò che ero.
Forte attiri a te ciò che sono ora.
Pura mi accogli sul petto.
La delicatezza e l’impeto di questi sentimenti mi
sconvolgono tutt’ora.
Brividi al contatto e bruciore al distacco.
Sarò forte per Noi.
Ma poche righe restano ancora …
 E’ tempo di voltare pagina …

 

Angolo Autrice

Benvenuti nella mia vita, nei miei primi pensieri e nelle mie prime righe. Se vi siete incuriositi e volete sapere qualcosa di più riguardo Hermes: i Libri della Trasmustazione dell'anima, potete visitare la mia pagina web. www.stefiuli.com

Tornate a leggere presto!
 

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Capitolo 2
*** Libro dell'Anima I ; L'inizio II ***


07/11/2013
 
La paura è scaltra. Si ramifica come germe maligno tra i tessuti nervosi e ti invade il corpo, gestendoti da lì.
Prodotto della parte più nera dell’inconscio, si ciba di emozioni negative.
Ti divora. Lentamente. Come un virus che ti logora piano.
Ti controlla, ogni parte di te cede ad essa, anche solo ad un suo cenno.
La scrittura cambia, la mano viaggia da sola e scrive lettere in sagome che non ti appartengono.
E’ questa la faccia della paura? Qualcosa di tremolante e viscido, di scuro e pericoloso.
Ti cambia. Ti rende il prodotto del suo male.
Ti insidia.
Sei preda incosciente di un cambiamento che non puoi vedere né controllare.
Può la ragione sopraffare un sentimento tanto forte?
Si trasforma. Si cela dietro a maschere di rabbia e di tristezza.
Forza il tuo essere in qualcosa di nuovo e di orribile.
E’ maligna. Anche solo un lontano pensiero, dettato dai suoi impulsi, può distruggere ogni gioia.
Ho paura della paura.
Aiutami a difendermi dai suoi attacchi.
Non alimentare il suo fuoco nero.
Fammi aprire gli occhi alla realtà effettiva.
Una realtà orribile, ma non distruttiva quanto lei.
Ti prego aiutami.
Sei il solo rimedio a questo scabroso sentimento.
Perché soffi sul mio fuoco acceso?
Ti prego, non farlo. Aiutami a spegnerlo.
Ti prego, no, no …
 

 
18/12/2013
 
Ti sposerò il giorno in cui orgogliosamente porterai sui tuoi occhi quello sguardo di immensità con cui mi guardi nella nostra intimità.
Lo portavi la sera del nostro primo bacio. L’hai fieramente indossato, quando ti ho stretta. Quando ti ho preso il braccio e poi la mano. L’ho incrociato, quella meraviglia fatta di scura immensità, quando ho posato le labbra sulle tue.
Mi ha bruciata e mi brucia tutt’ora, quando siamo sole.
I tuoi occhi mi raccontano di noi in ogni sguardo, quando al mondo riusciamo ad esistere solo io e te.
Ma tutto tace quando, all’esterno, altri occhi ti fanno preda.
Nascondi ciò che realmente siamo al mondo.
Ed io ti sposerò … ti sposerò quando confesserai ad ogni paio d’occhi incrocerà i tuoi, tutto ciò che siamo.
Tutto ciò che saremo sempre.
 
 
 
 
 
2014
 
Avevo il cappotto di sempre il giorno che ti rincontrata. Quello con cui sono solita uscire nei giorni qualunque, con i jeans larghi e gli stivaletti. Una catenella pendeva dalle fibbie della cinta e, penzolando, accompagnava rumorosamente i miei passi. Le occhiaie erano nascoste dietro Ray-Ban comprate quando già non c’eri più. Loro non mi hanno mai lasciata.
Vedo da lontano il tuo viso di profilo e la tua mano che porta una sigaretta alla bocca. Dicevi che avresti smesso. Dicevi molte cose.
I tuoi occhi freddamente guardano sul molo ed io so che vederli di profilo mi basterà. Da quando li ho incontrati la prima volta mai sono bastati e invano ho cercato da loro una via di fuga.
Ti smuovi i capelli e la tua pelle richiama meschinamente la mia attenzione. Sarà cambiato il tuo profumo, così come il tuo sapore, ma la curiosità è meno forte del timore.
Di chi sarai adesso? Chi ti assapora e gode di te ogni notte?
A chi doni la tua bocca di seta? Un via vai di donne ci sarà alla tua porta, perché io sono stata Lei e tu l’hai voluto ignorare.
Sono immobile a fissarti e tu finalmente ti volti.
Vedo il Sole battere a fatica tra i tuoi ricci dal colore indefinito.
Il tuo sguardo si incastra nel mio. Boccheggi.
La sigaretta ti cade e rotola fino a cadere dalla banchina.
Ti leggo negli occhi l’infelicità di una vita.
Mi avvicino.
Una tua mano mi solleva gli occhiali e mi sfiora il viso; hai ancora lo stesso profumo, ma non ti sento meno lontana. Le tue labbra, appena dischiuse, cominciano a muoversi.
« Sei fredda. Pensavo facesse sempre caldo dalle tue parti. »
Alludi al mio calore corporeo. « Da un po’ il freddo mi insegue. » Ti dico, pensando che il caldo me l’hai portato via tu. Solo sfiorandomi mi hai intrappolata di nuovo.
Quando ti ho persa, così tanti anni fa che ho perso il conto, ho perso con te la mia essenza.
Ho perso la mia esistenza.
Tutto ciò che credevo di essere ha seguito te e con te mi ha detto addio. Ho visto con i miei occhi spezzarsi la catena che ci attanagliava. Tu hai trovato la tua via di fuga ed hai lasciato me imprigionata lì.
Vesto ancora i lividi del tuo abbandono. I miei occhi mai più hanno riso da allora.
Sono sopravvissuta troppi anni col peso di queste catene ed ancora una volta provo il dolore della loro stretta.
Le sento avvolte alla mia pelle nuda, lì dove un tempo ti avvinghiavi tu.
Ho il fuoco su ogni lembo di pelle da te toccato. Impronte dolorose di un passato che non sa passare.
Impronte di una te che ora ho qui davanti agli occhi e che non so riconoscere con la mente, ma che richiamo con il corpo.
 
Facciamo l’amore.
Rivedo la tua bocca curarmi ogni ferita; salire avida sul mio corpo. Sento il bruciore provocato dalla tua lingua e da ogni tuo sospiro. Torno a respirare nel sentire il tuo profumo invadermi i polmoni. Divoro la tua pelle come fossi affamata di te da anni. Ti assaporo, ti stringo e continuo a desiderarti incessantemente. Il tuo ansimare spinge il mio desiderio di te ad espandersi, ad avvolgerti, graffiando la tua pelle. IL tuo cuore ha sempre battuto col mio, mai ha smesso di suonare all’unisono. Ti cerco e ti tocco come fosse l’ultima cosa che mi è concesso di vivere. E forse è così, perché dopo una tale emozione, posso solo morire.
Sei ancora mia quando mordi le mie labbra e sussurri il mio nome. Sei ancora mia quando le mie dita si muovono veloci e prepotenti dentro di te a cercare il tuo affanno.
Sei ancora mia quando inclini la schiena e, guardandomi negli occhi, fermi la nostra esistenza nel tuo piacere più puro. Sei ancora mia e lo sarai sempre, fin quando ti poggerai a me piano e, col corpo che sa di noi, ti addormenterai tra le mie braccia.
 
Ora sono seduta ad una scrivania. Fumo una sigaretta e fisso il tuo corpo sul letto. Sei con la schiena in alto e dormi. Una mano vicino al viso, l’altra stesa lungo il corpo. Hai buttato via i cuscini ed il lenzuolo ti avvolge per metà il corpo nudo. La bocca è dischiusa e hai le labbra gonfie.
Sei l’essere più bello che abbia mai visto.
Riesco solo ad odiarti. Ti odio con tutto l’amore che la terra possiede.
Ma ti amo, e stanotte, per la prima volta dopo anni, mi hai fatto fare l’amore.
Nuda; perché spogliandomi, tra maglietta e pantaloni, hai fatto cadere a terra al letto, anche le mie catene.
 
 
 
 
03/2014
 
Le mani che sanno di fumo e non più di te.
Ancora mi preme il profumo di labbra poggiate su te.
Cerco il calore di quella carezza, appena accennata, appena sentita.
Vivo di fumo, così, senza te.
Mi piace il sapore del vento, quando nell’aria mi porta di te.
Ogni specchio riflette un’immagine strana e diversa di me.
Chi lo sapeva il potere che avevi.
Occhi diversi e sorrisi mozzati, ed una sigaretta stretta lì, dove passavi la lingua.
Trovare e non smettere di cercare. Qualcun altro lo può provocare?
Una tentazione  a cui cedo e che in me non cede mai.
Più forte mi batte, violentemente mi sbatte, tra questi profumi amari.
Eri qui fino a ieri, ma ieri non sei.
Non sei ieri e non sei nemmeno domani, né dopodomani, né mai.
Sei solo un profumo costante, impregnato nell’anima, nel corpo, sul viso e su queste mani.
Queste mani che sanno di fumo, ma di te non si scordano mai.
 
 
 

 
03/2014
 
Sei una musica al di là delle note. Un sogno che vive al di fuori della realtà.
Mi porta fuori da me, fuori da tutto, fuori dal mondo.
Mi rituffo ora in me stessa, ma non c’è riva e finisco a naufragare.
Un modo per chiamare questo amore senza sponde, lo cerco da troppo e non lo troverò.
Non ha speranza, ma ha troppo valore.
Voglio essere lo scoglio, la roccia, la forza.
Tu onda, tu esplosione, tu debolezza.
Chi ti guarda è mio nemico ed i tuoi occhi sono guerra.
E perdo, perdo, perdo, perdo , perdo …
 
 

 

22/05/2014
 
Maggio 2014. La resa dei conti. Cinque anni fa ero un’altra persona. Una bambina che cominciava un percorso difficile. Sono cambiata. Sono ciò che di me è più simile ad una donna. Mi sono fatta spazio in me stessa e tra la gente, con tutte le mie forze. Contando le persone vere sulle dita di una mano e riuscendo a stento a contarmi tra queste. Ho tirato avanti tra periodi di pura felicità ed altri in cui persino respirare sembrava difficile, giungendo alla consapevolezza che l’Amore è tutto ciò che mi tiene in vita.
Ho scoperto stanotte che significa arrampicarsi su una finestra, per fumare una sigaretta agognata da giorni.
Cinque anni fa, odiavo i compagni che fumavano. Stanotte sono qui, a trascinami una gamba bloccata dalla noncuranza, per una boccata di nicotina.
Cinque anni stupendi, seppur duri. Cinque anni di lotte che non accennano a una fine. Cinque anni per scoprirmi, perdermi, cercami e dimenticarmi, per crearmi da capo.
Fuori vedo il golfo, e penso quanto l’anno prossimo, seduta alla finestra, lo rimpiangerò se circondata da palazzi.
Questo rumoroso silenzio, che, graffiato dalle parole scritte, si sente offeso e si nutre di me.
Cerco il rumore di un sorriso, e non il mio.
Le sue labbra saranno increspate da sciocchezze altrui o dal male del fumo. Un male di cui, fieramente, mi nutro anche io.
Sono ciò che mi aspettavo? Nemmeno lontanamente.
So di poter essere di più, ma questo non è il mio momento, né il mio posto.
Tu lo sei. Tu così lontana, tu così dentro di me.
Mi reggi in piedi ora che di gambe ne ho una sola e ricevi delusioni in cambio.
Non so come essere per te. Me stessa non sembra andar più bene.
Io non ti perderò. A costo di cambiare ancora. A costo di affacciami ad un’altra finestra, tra cinque anni, e dirmi che sono un’altra ancora.
Quante persone riusciamo ad essere in una vita sola?
A me interessa una sola nella mia, la persona che sia il tuo orgoglio.
Sei ferita ora, ti ho ferita io. Tu hai fatto altrettanto.
Ma insieme siamo oggi e insieme saremo domani.
Dove sono i miei sogni? Impacchettati nel cassetto e ad un passo da me.
Dove sono io? Non nel posto giusto.
Tu sei il mio posto giusto.
Guardo il male che mi hanno fatto e taglio i fili. E’ giusto così.
Cambiare aria è ancora più bello se a profumare la nuova c’è l’odore della tua pelle.
Nera. Come questa notte. Come il cielo in cui non vedo stelle, pur percependone l’incombenza. Come il mare notturno, in cui mi bagnerò tra qualche giorno.
Dal buio e nel buio si apprezza la Luce.
Sei un faro.
Mi illumini e mi spegni a costante intermittenza.
Saprò vivere il tuo buio?
Saprò vivere la tua luce? 
 
 

 
12
/06/2014

 
Ti sento.
 
Sentire. Che significa sentire?
Ho perso i miei sensi dentro di te. Non ho più orecchie, né bocca, né occhi, né mani. Avverto il tuo profumo. Forte, prepotentemente dolce. Un odore buono ed amaro, mi tiene stretta qui.
 
Ti sento.
Ma non sento me. Non mi sento più da sola. Mi sento in rapporto con te. Sento le mie mani muovesi sul tuo interno coscia. Sento le dita stringere la gamba nell’attesa di trovare il caldo ricercato. Sento le mie orecchie prese dal tuo ansimare ed i miei occhi fissare le tue labbra che si schiudono nelle mie.
 
Ti sento.
Sento il tuo calore ribollire sulla mia pelle. Sento la fame di te crescere nell’assaggiare le tue labbra. Sento le mani ora intente a spogliarti, poi a tirarti a me.
 
Ti sento nuda.
Ti sento su di me e fuori controllo. Sento i miei occhi fissare le tue espressioni. Sento la voglia di te che cresce e la mia bocca scendere sul tuo seno. Sento le orecchie ascoltare le tue grida mentre la mia lingua danza sul tuo capezzolo destro, e poi quello sinistro.
 
Ti sento peccatrice.
Sento le mani aprirti le gambe a cercare il tuo piacere. Sento di stringere e premere la parte di te più intima. Sento che sei bagnata e lì smetto di sentirmi.
 
Sono persa.
I tuoi occhi sono passione. Le tue mani ed il tuo corpo, abili coreografi, si aggrappano a me. Nella mia testa rimbomba il tuo piacere, ansimando e chiedendomi di più. Ancora. Ancora. Ancora di più.
 
« Voglio sentirti dentro di me. »
Mi spiazzi. Ti voglio. Mi fermo. Sei mia.
 
Ti sento di nuovo.
Sento il tuo sapore. E’ la mia lingua a provocarti questo piacere. Sento che fremi. Sento che tremi. Sento i miei occhi ficcarsi nei tuoi, immobili, e dal basso.
 
Ti sento venire.
Ti sento venire sulla mia bocca e nella mia bocca.
Ti sento venire sulle mie dita e sul mio corpo.
Ora, sì ora ti sento ovunque.
Ti sento nel profondo di me, eppure bruci sulla pelle, bruci sulle labbra.
Ti sento dentro.
Sì, ti sento dentro.
 
Vedo l’Alba.
 
Non mi senti più.

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Capitolo 3
*** Libro dell'Anima I ; Mirabilis Jalapa ***


MIRABILIS JALAPA 



Sono una ragazza che vive d’amore. L’amore è l’unico pane che riesco a mangiare, l’unica acqua che mi disseta, l’unica parola capace da sola di riempire le mie pagine bianche. Ho iniziato ad amare fin da subito, e ho scovato la purezza di questo sentimento in ogni singola cosa fatta nella mia vita.

Di notte i pensieri si purificano. Cominciano un viaggio che trafigge le pupille, corre lungo le linee nervose e arriva nei meandri del cervello. Chiudi le palpebre e vedi ugualmente, ingenuo uomo. Non si scappa dai pensieri. Le premi forte, le tue palpebre sui tuoi occhi, in cerca del buio. Ma la mente non è nera mai. Colora quello scuro che tu vuoi importi di mille immagini, alcune belle, altre da dimenticare. E tu? Tu non puoi farci nulla, tu sei prigioniero. Prigioniero di te stesso e della tua mente. Prigioniero del tuo io, che prepotente ti incatena all’inconscio. Capita così che provi quell’irresistibile impulso di liberarti. Liberarti di te, di quel male che tu stesso ti provochi. Ma come puoi tu, ingenuo uomo, liberarti di te stesso?

Attraverso gli altri.

Raccontarsi è un’impresa ardua. C’è chi parla dei più disparati argomenti, divagando tra sciocchezze futili e banali scambi di opinioni. Potrebbe parlare per ore di ciò che ha visto in televisione o ciò che ha sentito alla radio. Ma se provi a fargli una domanda personale si chiude come un fiore notturno alla luce dell’alba. Dolcemente si ripiega in se stesso e non ti lascia possibilità di penetrare la sua corazza.

Cosa voglio fare io questa notte?

Voglio il coraggio di raccontarmi. Non come su una stupida pagina di diario però, raccontarmi davvero. Raccontare di noi. Della tua forza che è la mia debolezza. Della tua fermezza che è il mio stimolo alla sfida. E lo farò partendo da un punto a caso.
Chi decide quando inizia una storia? Potrei cominciare dal 29 maggio 1996. Anno in cui ho piantato le tende nel mondo e ho deciso che era il posto per me. O forse dal 5 settembre di quindici anni dopo, quando ho incrociato per la prima volta il tuo sguardo. Magari dal 14 febbraio 2014, giorno in cui per la prima volta ho assaggiato le tue labbra, o dal 26 febbraio dello stesso anno, quando i due corpi sono diventati uno solo.
Non c’è un principio alla nostra storia, né una fine.
Siamo un infinito tangibile che perpetuamente si espande dentro e fuori di noi. Sei il Sole che riscalda la mia Terra, talvolta bruciando i miei confini; Tramonti di quando in quando, ma con la promessa di rialbeggiare clamorosamente dentro e fuori di me, ancora una volta, e per sempre.
Ho da sempre l’impressione di sfiorarti senza afferrarti davvero.

Sei una stretta lontananza, forte del mio amore; guardi altrove anche se tra le mie braccia. Bacia le mie labbra e sii mia in quell’istante, perché l’attimo dopo apparterrai di nuovo al cielo. Indomabile come l’eros, sei l’essenza della passione. Divinità tra le lenzuola e al di fuori di esse, i tuoi occhi sono le tue frecce. Li scocchi verso le tue prede e le fai tue per sempre.

Ti guardo scoccare gli occhi verso il mondo, immobile e inerme. Nulla posso contro una dea, se non essere schiava del suo amore. Hai mirato bene, guardando me. Dritto al cuore è arrivato il tuo dardo, e da lì mai più è stato rimosso.
Dolorosamente cammino ferita nel corpo e nei sensi, per strade dove si espande il tuo profumo. I polmoni bruciano e rinascono avvolti da esso al mio passaggio. Non smettere mai di riempirmi così.

Una storia deve per forza avere un principio? Voglio raccontare di quel giorno in riva al mare. La musica accompagnava i nostri pensieri. La paura era il futuro, il futuro che ora siamo. Chi poteva immaginare che eri l’origine di tutto e la fine insieme. Ogni mio pensiero percorre strade mai spianate e torna a te, come un’onda si allontana ad infrangersi su uno scoglio e si ricongiunge poi col mare.
Quanto è profonda l’acqua sotto di noi? E quanta aria devo prendere per toccare il fondo e avere la forza di spingermi di nuovo su?
Respirare non è mai stato tanto bello quanto questa volta. La tua pelle sa di sale e i tuoi pensieri vibrano al suono di quel noi che io sto aspettando. Le persone camminano distratte alle nostre spalle, senza accorgersi che noi, su quello scoglio, siamo un meraviglioso tramonto.
Siamo Sole e Terra che si incontrano per caso, e per caso si allontanano dopo non molto tempo.
Perché il tramonto è così maledettamente breve? Il rosso dei tuoi raggi mi trafigge anche oggi, ma domani non so se lo farà di nuovo.

Aver voglia di sapere. È così lecita come richiesta, aver voglia di sapere. Chi sono io? Chi sei tu? Un noi esiste già o dobbiamo crearlo? Tu vuoi crearlo con me? Batte nella testa un pensiero che mi percuote le ossa da capo a piede. Se non è questo ciò che desideri avere? Se il mio io e il tuo tu non sono destinati a sposarsi mai in un noi, potrà il mio io sopravvivere da solo? Ti guardo e passo dal tuo silenzio al mio rumore. Rimbomba nel petto un forte basso. Un cuore batte anche se non ha più nulla per cui valga la pena farlo?

Umani. Siamo occhi che vedono e non guardano. Siamo respiri riempiti di nulla. Siamo carne da accarezzare. Siamo cuori che battono per uno scopo. E il mio scopo sei tu. La ricerca della mia felicità l’ho interrotta incrociando il tuo sguardo rigonfio della potenza di un oceano. E se vedi il mare in due occhi marroni capisci che veramente è arrivata la fine.

Resta. Mai richiesta è stata più profonda, necessaria. Resta e guarda con me. Riempi il mio nulla con il tuo immenso tutto. Accarezza la mia pelle che può solo bruciare sotto il tuo tatto. Lascia che il tuo cuore batta per me. Fallo battere e rimbombare. Ora, ora che restare è ancora semplice e dopo, quando non lo sarà più. Guarda nelle mie pupille e innamorati dei miei occhi. Cerca il riflesso dell’immenso che sei e che ti pervade. Fallo attraverso me, attraverso queste parole che sono involucro di emozioni. Petali di un fiore nascosto nel giardino più bello. Non scordare la nostra anima. Quella che in mille orgasmi ci siamo strappate da dentro per unirla per sempre. Non scordare il modo in cui quel noi che cerco e amo è scoppiato in un urlo di piacere, che lo volessimo o meno. Respiraci. Percepisci questo odore, vivilo. Vivici. Perché oggi su questo letto siamo noi, ma domani saremo solo, disperatamente, io e te.

 
CAP. 1

In quale luogo del mio corpo è nato questo amore?
Ricordo la prima volta che ho stretto la tua mano. Era timida e piccola nella mia. Ruvida di esperienze passate ma non sazia di ferite. Linee che la pervadono e ne corrompono la morbidezza non smetteranno di imporsi con prepotenza su di essa. Lascia che io sia una di queste. Voglio corrodere e incidere sul tuo palmo la mia storia, come indelebile presenza.
Dicono che la linea che parte dall’indice e scende lungo il palmo della mano, centralmente ad esso, sia la linea del destino. I tuoi occhi, le tue labbra, le tue mani hanno disegnato la mia. Un segno di doloroso piacere inciso da una penna tagliente. Sto diventando adulta. Cerco ancora di capire quanto tempo tu mi abbia dato. Per quanto ancora dovrò percorrere il mio destino. La strada appare in discesa, ma va percorsa al contrario. Questo è il mio caso. Parto dal centro, da un punto imprecisato del palmo, e salgo verso il mio indice. So che c’è una fine. Dipende da me quanto sarà difficile la scalata. Non ci sono pioli su cui aggrapparmi. Ci sei tu, che nel bel mezzo della mia mano mi hai assegnato un destino, e ci sono io che salgo senza sosta e senza appigli. Il punto sarà la fine di noi e la fine di tutto. Ho cominciato a vivere quando sei arrivata, smetterò di farlo quando andrai via.
La sensazione è il freddo. Subito sostituita dal calore dei due palmi a contatto. Di nuovo un brivido quando le dita si intrecciano, poi il caldo di una stretta tanto forte. La prima volta che abbiamo fatto l’amore è stata con le mani. Le mie dita che accarezzavano le tue, brividi freschi e caldo che si alternavano a seconda dei movimenti. Una danza leggera, in cui il tuo pollice era prima ballerina. Dolcemente avanzava sul dorso, piroettando fino al mio indice. Da ballerina diveniva pattinatrice, spostandosi a disegnare piccoli cerchi di ghiaccio sul mio palmo. Risaliva scalatore, lungo il dito medio, fino a far strecciare tutte le nostre dita, esitando per farmi desiderare di nuovo la loro presenza, e infine donarmela di nuovo.
E’ questo il luogo dove è nato il mio amore? Tra la mia mano e la tua?
La rabbia è il più mostruoso dei sentimenti. È la belva che ci portiamo dentro, come una tigre in cantina. Graffia la porta per fuoriuscire ma è bloccata lì. Così tante volte gliel’ho aperta io. Ho tolto il lucchetto e l’ho lasciata ruggire e graffiare e distruggere ogni cosa intorno a me. La mia tigre vuole come preda il mondo intero, ma molto spesso divora solo me. Cado vittima della mia stessa rabbia, non senza terrore e sgomento. Ruggire allo specchio senza farlo appannare. Aria vuota e mani rotte. Troppi pugni la parete di questa stanza ha subito come carezze. Con le stesse mani che ti hanno stretta ho fatto a pezzi la mia vita. Con le stesse dita che ti hanno toccata ho fatto del male a te. Le vedo ancora, le impronte rosse sul tuo viso. Vedo ancora i tuoi occhi delusi ma non spaventati. I tuoi occhi inermi alla mia reazione. Alla mia rabbia. Alla mia tigre. Le lacrime che ho versato quel giorno mi bruciano ancora sul viso. Sopraffatta e mangiata dalla mia tigre, ho lasciato che facesse del male anche a te. Mi odio.
Sono sul tuo letto ora e accarezzo la tua pelle. Le mie mani sono di nuovo dolci sul tuo corpo incantevole ma sentono ancora il peso di quel male. Decido che ti voglio e le mie dita bramano di sentirti. Forza e intensità ci siano nel tocco, le stesse di quello schiaffo, le stesse di tanta rabbia, ma piegate alla passione. Quante cose possono distruggere le mani, quante guarire.
Disegni un cuore sul mio palmo.
Per quanto ti amo potrebbe cominciare a battere anche questo per te da un momento all’altro. Quante parole si sciolgono al sole.
Mille sono le promesse mancate, specchi d’acqua immobili che svaniscono se provi a sfiorarle. Ci creiamo l’illusione di poter competere col tempo, ma questo ci sfugge con delicatezza dalle mani, come un’impercettibile carezza, silenziosamente, ma una carezza bugiarda dalla potenza di uno schiaffo. Dicesti: < Ti amo, e mi rendi felice come quando un bambino vede per la prima volta una bolla di sapone, o il mare.. > Ci penso e sospiro. Sorrido. E in quel momento ti trasformi in una bolla di sapone, la prima, la più bella. Ti trasformi nell’odore del mare. Così mi perdo nel nostro dolce naufragare tra gli aromi di questo amore. Sei l’essenza delle cose.

Lo specchio non mi ha mai dato certezze. Volti sempre nuovi si avvicendano, spodestandosi a vicenda, per accaparrarsi la mia immagine. Sono ogni mia rappresentazione, e nessuna di queste. Vesto panni nuovi ogni giorno che cambia. L’unica cosa che non mi è mai stata tolta è la potenza del sorriso. Riempie il mio viso costantemente. Con estrema meraviglia riconosco te negli angoli della mia bocca.
 
Questo mondo fa troppo chiasso. Non sento più nemmeno i miei pensieri. Cammino per strade su cui troppi piedi sono inciampati, e continueranno a farlo. Cerco la melodia dei nostri desideri che diventano sospiri, appagati da un fortuito o agognato successo. I piedi toccano la terra e vorrebbero viaggiare scalzi per sentire le temperature di questa città troppo nuova da conoscerne le buche. Ed ecco un desiderio già sentito, precipitarsi su di me e irrompere come un’onda anomala nella mia mente. Quello di ripercorrere le strade luminose della mia Napoli. Forse una delle cose che nella mia vita ho difeso di più. Mia patria, io ti appartengo. Sono un frutto del tuo meraviglioso albero fatto anche di bacche velenose. Viverti e crescere tra le tue mura, tra le tue persone col sorriso stampato in faccia, tra il tuo mare e le tue vie nascoste, tra i tuoi castelli e le tue Chiese mi ha resa cittadina del mondo. Sei padre e madre del mio essere. E io fieramente mi sento figlia dei tuoi respiri e dei tuoi tumulti. Sento l’aria spezzarsi in gola. Rivedo mia madre. I suoi occhi pieni di orgoglio. Mio padre, il suo amore immenso per me e i miei fratelli. Non potrei desiderare di essere cresciuta in posto migliore. Una città come culla e una famiglia come coperta.
Ora sono altrove. I miei piedi cercano altre strade. Sono andata via inseguendo te e quello che siamo. Quello che grazie a strade nuove potremmo diventare. La pelle assaggia aria fredda e non è abituata a questa neve. Devi essere tu il calore che mi porto dentro. L’albero da cui discendo mi ha lasciato dentro il sole. Ma tu devi essere la sua luce e il suo calore. Devi essere culla e devi essere coperta, con me e per me. Io ho fatto passi verso di te, in cambio di luce immensa. Desidera con me, e lascia che la melodia dei nostri sospiri ti accenda nella notte più scura. Perché tutto ciò che voglio e cerco è una casa. Tu, non importa dove e non importa in che modo, sei la mia.
 
Il tempo è relativo. Un giorno con te vale un secondo, un secondo senza te vale una vita. E quel maledetto ritornello suona ancora nelle nostre vite. Ogni litigio si porta dietro un pezzo della nostra dignità. Forse sei ogni mio errore, affogo in te e non riesco a tornare a galla se non sei accanto a me. Tirami dall’acqua con le tue mani dolci se il tempo è dalla nostra parte. Spingimi ancor più giù se non lo è. Mi renderò conto di questo dolore e di questa paura incontrando la tua voce nella profondità degli abissi. Sei davvero ogni mio pensiero o ci sono anche Io nella mia testa?
Mi sono maltrattata tante volte. Scoraggiando il mio coraggio di lasciarti andare con ogni ricordo, con ogni pensiero, con queste parole. Graffi i miei giorni come il mio petto ora, e il tempo non ci aiuta più. Ti amo quando stringi le mie mani. Ti odio quando sorridi guardando altrove. Cosa significa questa piacevole sofferenza? Non so interpretare i miei pensieri sott’acqua. E se sono a galla rivedo i tuoi occhi e mi è troppo semplice pensare che ogni raggio di luce che mi raggiunge ti appartiene. Nell’oceano più grande, a metri di distanza dalla superficie dell’acqua, io non so nemmeno cos’è la luce. Tu me la sai portare. Tu me l’hai mostrata e io l’ho scoperta risalendo dal mare scuro solo grazie a te. Ma quanto vero è adesso tutto questo?  Quanto è pura la tua luce? Come posso io scoprirlo se sei l’unica a portarmela? Non ho termini di paragone e solo in due stati riesco a percepire il mondo. Sotto la superficie e al di sopra di essa. Forse l’hai creata tu stessa la superficie dell’acqua per mentirmi con la tua finta luce.
Il tempo è relativo. Se ci sei è luce, se non ci sei è buio.
Ti amo se ci sei, se non ci sei ti odio. L’amore è relativo.
 
NUOVO INIZIO

Musica nuova trasporta le mie emozioni. Tu balli. Prima lo facevi da lontano, prima erano scuse quelle che usavo per tirarti più vicina a me, ora non più. Ora mi balli addosso. Sei cosi vicina che il mio sudore è il tuo sudore. Qual è la mia pelle, qual è la tua? Il ritmo incalza il tuo bacino e ti incastri in me, io febbrilmente ti stringo. Le mie mani graffiano sul basso ventre e le mie labbra si poggiano sul tuo collo per morderlo. Sento le tue mani sulle gambe, mi stringono, mi cercano e non si stancano di trovarmi. Sei mia e non lo sarai mai.
Mi invadi i pensieri. La stanza è affollata. C’è altra gente che balla. Sconosciuti che occupano un posto che è solo nostro. Poi la musica sale,  il tuo bacino si muove col mio e in un attimo diventiamo una macchia di colore in un mondo nero. Il vuoto ci avvolge e noi lo riempiamo.
Scompaio in te e tu scompari in me. Nasce il noi. La nostra fusione. I nostri corpi. Noi. I nostri respiri, il nostro profumo. Noi. Noi che balliamo e non sappiamo fermarci. Noi. Noi che colmiamo il vuoto del mondo. Noi. Che non fuggiamo dalla paura perché insieme troppo forti anche solo da provarne. Sei il mio nuovo inizio.
Ho voglia di te. Voglio guardare le mie mani scoprire la tua pelle. Le dita entrare in te a strapparti il piacere da dentro. Voglio sentirti ansimare forte, sentirti aggrappare a me. Voglio che le tue unghie graffino la mia schiena e le mie braccia. Voglio un tuo orgasmo arrivare sulla mia bocca, sulla mia pelle, sulle mie dita. Voglio le tue mani nel mio interno coscia e poi tra le gambe. La tua lingua e le tue dita dentro di me. Voglio tapparmi la bocca per non urlare.
Sei il piacere che ho sempre cercato. L’appagamento che comporta altre voglie.

 

Angolo Autrice
 

Ciao a tutti e bentornati nella mia storia! Siamo con pochi capitoli, passati già per molti anni.
La gran parte delle cose che scrivo sono pensieri che si susseguono, a volte connessi tra loro, altre meno.
Questo è uno stralcio da un file che ho sul computer, dal nome Mirabilis Jalapa (nome scientifico del Papavero), che considero parte integrante dei libri, nonostante sia l'unico di natura digitale di partenza.

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Capitolo 4
*** Libro dell'Anima I ; L'inizio III ***


17/04/2015
 
Sei luce all’improvviso.
Sei pelle increspata da un battito di ciglia.
Sei il mio sapore preferito.
Dolce onda mi accarezzi la pelle e ne increspi i sospiri.
Che importa se giusto o sbagliato.
 
 
 
22/04/2015
 
I tuoi occhi mi distraggono.
Per seguire i loro discorsi perdo il filo dei miei.
Così si distendono nell’aria silenzi di pensieri inconsistenti, svelati da domande.
Riempi un vuoto che non pensavo di vestire.
Portavo dietro un peso che mi immobilizzava. Ero stazionata.
Un passo avanti significava perdere ogni cosa.
Ora ci sei tu. Ed ogni passo è un passo verso di me.
Scovare poesie nelle innocenze, romanzi nei colori della semplicità.
Questa è la vita vera. Semplicità, Libertà e Amore.
Ti voglio anche se mi fai paura.
Non smettere di cercarmi.



28/04/2015
 
L’Amore non basta.
Sei solo l’ennesima conferma.
Che senso ha quello che provo? Nessuno. Non ha mai avuto un senso.
Mio Amore, sei un fottuto bastardo.
Ho sempre amato amarti. Ho sempre necessitato di amare.
Solo ora mi rendo conto che non ha senso.
Mi sento una codarda a guardarti procedere con distacco.
Vedo da lontano un’immagine di me, inerme, legata, immobilizzata, di fronte a te, che ti insinui nelle mie viscere.
Voglio liberarmi. Sono tua schiava fin da bambina.
Ogni mia mossa è sempre stata solo un passo di una pedina nella tua scacchiera.
Vuoi giocare con me stupido Amore?
Mi stai uccidendo.
Perché mi costringi ad Amare? Perché mi obblighi a desiderare?
Mi proponi gabbie incantate, le cui sbarre sono petali di fiori dal profumo inebriante.
Vuoi stordirmi col tuo profumo?
Fai soffiare un vento impetuoso nel mio petto, sono stanca di lasciarmi trascinare.
Mi tenti ancora straziante Amore.
Questa volta voglio guardarti da lontano. Questa volta pretendo il distacco. Ti lascerò correre nelle mie vene, con la consapevolezza del male che mi farai, sperando che il mio silenzioso permesso mi dia la forza di sentirmi meno ferita.
Ad ogni viaggio finito, mi proponi un nuovo itinerario, ancora più straordinario del precedente, e mi induci a credere sia infinito. Ma non lo è mai.
Mi imponi un inizio e mi imponi una fine, bastardo Amore.
Ma ora lo so.
Non ti respingerò, fai il tuo gioco, furbo Amore.
Il vincitore prende Tutto. Questa volta finirai con me.


 
 
16/06/2015 Chieti Alta
 
Il bacio più prezioso è nascosto sulle tue labbra.
Solo io posso vederlo, e solo io ne conosco il significato.
Sei il sorriso che mi ha cambiato la Vita.
La luce che cattura i miei pensieri, il sapore che imprigiona le mie labbra.
Può scoppiare il mondo intorno a noi, rimarrei a fissarti col solito sorriso stupito ed ebete.
Ti amo.
Amo il tuo neo.
Voglio baciarlo e passarci la lingua sempre.
Un gattino miaow. Sei verde.
Speranza che tu resti sempre mia.
  Miaow. Miaow.
Finalmente potrò dire ‘è mia!’
Quando? Mai … ma presto.
Uffa, uffi puffi uffi.
Miaow. Mordimi il labbro e lasciami i solchi.
Stringimi come mai nessuno ha fatto prima.
Respiraci.
Sta con me per sempre.
Voglio tu sia il mio dolce far nulla, e il mio dolce far tutto.
E anche il mio dolce far  cito.



29/07/2015
 
Un anno è passato.
Il mio primo anno da universitaria, lontana da casa per costruire la mia vita.
Come sto adesso? Piena. Appagata. Felice.
Sto realizzando me stessa, il mio meglio, attraverso questo posto, questa città, questa facoltà.
Lo sto facendo grazie all’unica spinta vitale che ho sempre avuto … l’Amore.
Un nuovo Amore, cominciato da così poco, eppure immenso.
 
All’inizio mi spaventavi.
Il tuo corpo, le tue labbra, il tuo sorriso, mi ipnotizzavano fino a farmi perdere. Non credevo mi fornissero la strategia giusta da percorrere.
Ti chiedo scusa se a volte ci ho creduto meno che in altre, nella nostra storia.
Ora sei il mio punto fermo. Sei la base su cui voglio costruire.
Ora stiamo insieme. Sei la mia ragazza.
Tutto quello che ho fatto, ho provato; tutto quello che abbiamo affrontato e vissuto insieme, ora sono sicura che ne sia valso la pena.
 
Scrivo assonnata dal letto dove ieri a quest’ora stavamo facendo l’amore. Scrivo con la consapevolezza che passerà molto tempo prima che riaccada. Scrivo sapendo che questo ‘ciao’ è solo un ‘a presto amore mio.’
 
Dio solo sa quanto ti amo piccola gnoma.
Queste righe insensate sono per te.
I miei sogni sono per te.
Io sono per te.
Ti amo.
 
 
 
 
27/10/15
 
Due mesi che sei la mia fidanzata.
Tre mesi che sei la mia ragazza.
Sette mesi che siamo Noi.
Un anno e 26 giorni che ti conosco.
Una vita che ti amo.
 
Soffici pensieri mi accarezzano le tempie.
Il tempo di cui tanto parli è solo uno dei nostri luoghi.
Amo la vita che sei diventata.
Il sogno più bello che abbia mai fatto, quello che mi ha tradita, quello che ho sbattuto più volte in un cazzo di cassetto, quello stesso sogno che ho così tante volte accarezzato con le illusioni, il sogno di amare, sei tu stessa. Sei tu.
Sei il sogno e la realizzazione.
Sei il respiro delle mie onde.
Il profumo della mia pioggia.
Il caldo del mio sole.
Le parole della mia poesia.
Sei ogni cosa, bella o brutta.
 
Sei realtà.
 


 
01/11/2015
 
Accarezzo la profondità dei tuoi respiri.
Mi sorprende l’immenso che nascondi nei miei giorni.
Nuvole di roseo piacere mascherate in dolci sorrisi.
Hai il profumo che sa di speranza. Ascolto le sue promesse senza stancarmi, abbindolata dalla sua fragranza, riscaldata dall’aroma.
Ti cerco come l’acqua quando la gola è secca, come la boccata d’aria quando i problemi ti soffocano.
Sei il mio cielo stellato. I tuoi nei sono le costellazioni che le mie dita scoprono, seguono, denominano, amano. Ti guardo e sei ogni cosa della Terra, sei ogni cosa dell’Universo, del Paradiso.
Spogliati.
Lasciati amare.
Le mie dita fremono di lasciare la penna per sfiorare le tue costellazioni, per esplorare la tua galassia.
Fa l’amore con me.




20/01/2016
 
E’ così bella che se la sfiori con le dita, senti di avere il mondo stretto tra le mani.
L’universo è paradossalmente infimo rispetto a ciò che il tuo cuore può provare in sua presenza.
Sbatte le ciglia e senti la brezza del mare, il sorriso muto delle onde guardate dal vetro chiuso di una finestra.
Il ghigno beffardo della tua oscurità scompare nella luce che emana.
Il freddo dei tuoi inverni sboccia in ciliegi fioriti.
Con lei è sempre primavera.
Forse perché è la prima cosa vera della tua esistenza.
Ti è possibile racchiudere tutto ciò che hai nella pienezza del suo abbraccio.
E se il mondo finisse, avresti la forza di ricrearlo per lei.
Ti dono le mie mani, tremanti e fiere di poterti toccare ancora.
Ti dono la mia testa, brulicante di pensieri ed occasioni da creare.
Ti dono il mio cuore, forte e calda della tua primavera.
Ma più di tutto, ti dono la mia vita …
                              rendila qualcosa di meraviglioso.
 



Cap.2 ( da Mirabilis Jalapa) 28/06/2016

Che peso ha un passo su una nuvola?
 Passeggio a metri dal suolo, i piedi son piume che il vento soffia via. Ho sconfitto il dolore col tuo sorriso puro. Mi riempi e io subisco la tua immensità.  Sono dispersa nei tuoi occhi. Il tuo riso è energia sonora ed inesauribile. Mi hai insegnato a leggere l’eterno. Sono stata buttata a terra, presa a calci. Ho perso la mia faccia nel buio dei giorni peggiori, ma tu mi hai ridipinto la passione sul cuore. Mi hai rimesso in piedi. Sei Amore. Sei tutto quello di cui ho bisogno. Ogni volta che il mio cuore rallenterà per il dolore, ogni volta che le stelle sembreranno bruciare nella notte, ci sarai a ricordarmi che sei Amore. Che sei tutto quello di cui ho bisogno. Il bacio che cercavo è nascosto all’angolo della tua bocca. Allora dimmi dove sbaglio nell’amarti con tutta me stessa? Sei la pagina bianca che voglio riempire di colori. La linea perfetta che voglio disegnare. La sfumatura di cielo che non mi stancherò di guardare, che non smetterà di illuminarmi il viso. Vivimi con la sincerità del nostro amore, con la spensieratezza dei bambini. Vivimi con la spontaneità del sole che sorge, con la nostalgia del tramonto se dovrai allontanarti anche per poco. Sii la mia esistenza, l’ancora che mi tiene salda a me stessa e alla vita. Non lasciarmi volare via.
Le mani tremano di stanchezza, gli occhi vogliono chiudersi. Un torpore caldo mi sale dalle gambe e mi riempie le ossa, le avvolge e le fa pian piano scomparire ai sensi. Ho sonno. Morfeo mi chiama a gran voce, allunga le sue braccia verso di me. Ed io provo con ogni mia forza a raggiungerlo, ad affidarmi a lui, al suo calore avvolgente. Prego affinché mi liberi dalla mia coscienza almeno per poche ore, affinché mi lasci abbandonare in lui, perdendo qualsiasi filo mi sia stato affidato dal destino. Dall’inconscio sgorgano i desideri come acqua liscia di ruscello. Non temono pareri avversi, non temono che la ragione li avvolga. Morfeo li protegge i desideri, li custodisce. È la fonte attraverso la quale vengono fuori, la montagna da cui nascono. Ti vedo. All’inizio eri ruscello. Flebile e fresca spuntavi fuori e scivolavi giù. Lentamente tracciavi un lieve sentiero alle tue spalle. Chi l’avrebbe detto che quel solco fosse così profondo? Chi l’avrebbe detto che un ruscello potesse diventare cascata e poi fiume che straripa? Non c’è più luogo che la tua acqua non abbia allagato. Colma. Sono colma di te. Non c’è più luogo, né dentro né fuori di me, dove tu non sia. Alimenti la tua fonte ogni mattina con parole, sguardi, gesti solo nostri e la notte straripi dentro me, forte della mia debolezza ai tuoi sorrisi. Hai impregnato il mio cuore. L’acqua non è mai stata così densa come nelle sue cavità. Vene e arterie si gonfiano fino a sciogliersi piano. Il cuore pieno cresce a ritmo incalzante. Sarà capace di reggere la potenza del tuo getto?
Sgorga dentro di me anche stanotte. Impregnami, gonfiami, straripa. Sei l’anima che mi scorre nelle vene. Ti amo. Ora, in queste righe strette da una morsa allo stomaco, e sempre. Voglio tu sia il mio futuro, il mio finale senza fine. Lasciati amare come meriti, io ne sarò capace. Non posso permettermi di lasciarti andare.

 

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Capitolo 5
*** Libro dell'Anima I ; Caduta ***


05/10/2016
 
Cambi di prospettive.
L’inquadratura è sulle mie parole mutilate.
E se …
Cospargersi di scetticismo è la più fertile delle mie attività.
Ancora un cambio.
Quanti sogni possiamo avere in una vita sola?
Quanti ne possiamo buttare?
Ho perso i colori che decorano il mio buio.
Qual è la strada che voglio percorrere?
Perché Morfeo mi odia?
Strappatemi dalla bocca le parole.
Fatele uscire, fatele respirare.
Non sai più scriverle queste parole.
Dove sei finita?
Dov’è la tua luce? Dov’è la loro?
Esplodo.
Tutto ciò che posso avere sono parole mutilate.
 

CAP.3 (Mirabilis Jalapa)
 
Vomito malessere da ogni poro.
Ho perso il filo delle mie parole. Sono intrappolata in un labirinto fatto di lettere tridimensionali troppo alte da vederne la cima e sparse a caso. Lettere che tremano dalla voglia di acquistare un senso che non riesco più a dar loro. Lettere nere come la pece, come il buio che trasudano i miei pensieri. Prima volavo alto. Non conoscevo l’esistenza di questo labirinto, non conoscevo il peso di quelle lettere. Aiutami a trovarlo.
Affogo in un mare di piombo. Dove sono le mie ali?
Mi hai donato un filo, dolce Arianna. Ma l’ho perso nell’oscurità. Il Minotauro mi guarda assetato di vendetta. È qui, eretto davanti a me, con la mostruosa bocca aperta. Le zanne bramano la mia pelle, gli artigli vorrebbero cercare le ossa stracciando la mia carne. Dove ho lasciato il mio filo?
Quante parole devo comporre per ritrovarlo?
Cerco di dare un senso all’insensato e sono vestita da insensibile. L’apparenza è sempre l’abito più ingannevole. Le lettere incombono su di me, premono per fuoriuscire. Sono nel labirinto e al di sotto di esso. Mantengo me e le mie parole, le mie lettere. Ci mantengo su un giro del mio cervello, o forse più di uno. Forse il mio stesso cervello è il labirinto che pesa nella mia testa.
Dov’è l’uscita? Dove sono i miei colori? E tu? Tu dove sei, dolce Arianna? Srotola il tuo gomitolo, portalo a me, di nuovo. Gli errori possono essere perdonati se c’è la voglia di non commetterne più.
Riavvolgendo quel filo troverò le mie parole? Come un musicista ho perso il callo alle dita e fatico a ritrovare le vecchie melodie. Nella testa ho arpeggi di vocali che non risuonano più come un tempo. Cupo è il rumore delle consonanti e l’unione con il dolce arpeggio stona sulla tastiera pizzicata, sulla carta del mio spartito.
Il fumo esce dalla mia bocca e sale libero verso il cielo. L’aria ha sempre una via di fuga.
Crediamo non sia fatta di nulla l’aria. Crediamo che sia vuota. E invece è l’unica cosa davvero onnipotente. L’aria è ovunque voglia essere. Riempie senza farsi vedere. È cieca e sorda all’insensibilità. È leggera.  È fottutamente libera. Corrisponde ad un concetto di libertà così puro da essere immateriale. Dio quanto posso invidiarla. È questo il prezzo della libertà? Il passare agli occhi del mondo come entità inesistente?
Beh allora voglio essere nulla. Voglio essere invisibile. Voglio essere aria.
 


CAP.4
 
Sono io il piombo dei miei pensieri?
Vorrei poter tornare indietro. Riavvolgere il nastro della mia vita, sciogliendolo nei punti in cui si è annodato su se stesso. I miei punti focali. I momenti che mi hanno cambiata, mi hanno allontanata o avvicinata a me?
Li vedo. Sono tutti così chiari davanti ai miei occhi. Il mio personale circo degli orrori.
Sono un giullare triste. Rido in segno di autocommiserazione. Faccio satira su me stessa e non mi do’ tregua. Non mi sfugge nulla su di me, mai. E voi intorno a me ridete, ridete forte, con le lacrime agli occhi. Ridete, ve ne prego. Ridete sempre. Il vostro riso giustificherà sempre il mio dolore. Giustificherà sempre il mio umorismo.
Vedo una cascata di sabbia e sono assetata.
Ogni cosa si sta sgretolando intorno a me, si sveste di senso.
Tutto intorno a me, c’è l’oasi che cercavo. Il fresco sospiro della felicità raggiunta dopo esser stata agognata. Mi butto nella pozza d’acqua che ho davanti per sciacquare il sudore degli anni in cui ho camminato nel deserto. Assaggio l’acqua con cui mi bagno ed una cascata di sabbia a fatica mi scivola dentro, graffiando la gola. Un secondo prima mi bagnavo in quel piacere immenso, uno dopo, ero intrappolata di nuovo nelle sabbie mobili.
Porto il peso di ciò che sono. Il peso dei miei cliché, delle mie storie che si ripetono, dei miei occhi che investono nel suono sbagliato. Sono una zavorra per me stessa.
Affondo. Affogo.
Afferro. Affronto.
Ancora una volta, con tutte le mie cazzo di forze mi tiro su dalla merda in cui mi sono volontariamente buttata.
Quando la smetterò di maltrattarmi?
Mi punisco per qualcosa che non riesco a perdonarmi, ma di cui non conosco la natura. Ci si può sentire colpevoli per qualcosa che non si sa di aver fatto?
E poi ci sono i tuoi occhi che mi scagionano da ogni peccato.
Ancora una volta, disperatamente, affondo e affogo. Ma questa volta in te, te che sei acqua limpida e fresca. Te che hai il mio mare negli occhi. Te che rendi ogni mio cielo azzurro e ogni mio sbaglio, un errore che mi ha portato a noi.
Ti cerco ogni singolo istante e mi esplodi dentro. Sei devastante.
Mi sento risalire, vedo l’apice della gioia, tocco e percepisco la potenza della rigenerazione che mi fornisci. Ma basta un minuto da sola con me stessa per ricadere nel mio oblio.
Ho buttato troppo tempo forse. Ho sprecato fiato e parole in momenti e luoghi sbagliati.
Le parole…
Le migliori amiche che si possa avere, e le peggiori nemiche.
Mie parole. Tiratemi fuori da tutto questo. Salvatemi. Portatemi via e lasciatemi volare.
Voi. Voi che siete la mia forza e la mia debolezza. Voi che siete la mia liberazione e la mia gabbia. Voi che mi abbracciate stretta e poi mi lasciate sola. Voi che mi date l’ossigeno e poi mi bloccate la testa sott’acqua. Voi che siete sollievo e poi mi togliete il sonno. Voi che affilate le lame dei miei coltelli per poi puntarmele alla gola. Voi che asciugate le mie ferite e poi ci pisciate sopra. Voi che mi supportate e poi elogiate il mio nemico. Voi che mi inondate di virgole e poi tagliate con punti. Voi. Proprio voi. Fottutissime parole. È con voi che devo urlare, e per voi che devo combattere.
Siete voi che dovete salvarmi.
Svelatemi i miei misteri. Tirate fuori, strappatemi via ogni parte nascosta. Siate surrogati delle mie azioni incompiute. Siate i gradini per questa scala. Io ho bisogno di voi e sono affamata, saziatemi.
Come potrebbe mai essere abbastanza? Come potrei mai sentirmi piena?
E ora in un momento siete accanto a me, e in quello dopo state già di nuovo andando via.



CAP. 5
 
Broken. Rota. Rotta.
In che lingua si sviluppa il mio dolore?
Non sono mai stata così accartocciata. Scrivo e butto pezzi di me nel cestino ogni notte nella mia mente. Cosa salverà e cosa scarterà, questa notte, la spietata censura che mi auto impongo?
Guido da giorni. È il viaggio più profondo che abbia mai compiuto. Devo smetterla di vivere per te e imparare a farlo per me. Le immagini scorrono veloci e percuotono i finestrini dell’auto. Ho una canzone in testa e non riesco a liberarmene. Mi sento ovunque. Sono l’aria spaccata dal muoversi dell’auto. Sono l’aria viziata e intrappolata dentro l’abitacolo. C’è puzza del mio respiro qui, apro un po’ il finestrino. Le immagini filtrano e percuotono me.
Il verde mi rilassa. Ho bisogno di spazi verdi. Di alberi. Di foglie estive. Ho bisogno di caldo, il freddo mi fa ritirare i capezzoli. Chiudo il finestrino e accendo l’aria calda. Penso di volere ancora una volta che sia il tuo calore a riscaldare la mia pelle, le tue mani. Dove sono le tue mani? Chi stanno toccando? Stai riscaldando qualcuno proprio adesso?
Ira. Spengo il condizionatore. Ho caldo.
Devo liberarmi dalla necessità che ho di te.
Tutto quello che mi ha sempre guidato mi brucia addosso e sono stanca. Fatico a respirare e premo l’acceleratore. Corro incontro alla vita, scappo da me. Quanto manca all’arrivo?
Come faccio a riconoscerlo?
Ogni volta che mi sembra di essere arrivata a tagliare il traguardo, basta che io chiuda per un solo istante gli occhi e il nastro da tagliare scompare di nuovo all’orizzonte.
C’è vita dopo l’Amore? Posso credere ad un mondo in cui esista una vita dopo l’Amore? Vorrei poter essere certa che se l’amore scomparisse come i miei traguardi, riaprendo gli occhi, potrei ancora sentirmi. Ora non so se è possibile. Tutto quello che so è che tu mi hai salvata. Tu. Non io. Non mi sono salvata da sola. Mai. Basta che mi guardi negli occhi e mi sento a casa. Perché se guardo me allo specchio non mi sento così?
Sono un’esteta.
Curo la bellezza in ogni suo singolo aspetto. Pretendo la bellezza. Voglio possederla, devo possederla, con ogni mezzo. L’arte è tra le più sublimi forme di bellezza, ma pecca di presunzione. Intrappola la bellezza in un contenitore immobile. Dove è ferma. Dove perde la sua libertà. La bellezza è meraviglia quando pervade ed è in movimento. Quando cambia e vola libera. Quando corre e si percuote con immagini sui finestrini sporchi della mia auto.
Le consapevolezze arrivano come schiaffi in pieno viso quando le abbiamo davanti agli occhi ma è qualcun altro a farceli aprire. Sono un’esteta. L’amore è la forma di bellezza più autentica che conosco. È l’unica forma che so modellare e che prende esattamente le sembianze che desidero darle. Se immagino qualcosa che voglio disegnare, lì, nella mia mente, è perfetto in ogni sfumatura e in ogni colore, in ogni linea e in ogni tratto, ma quando poggio la matita il foglio si sporca di una pessima riproduzione del mio pensiero. Con l’amore non è così. Io riproduco esattamente ciò che voglio. In ogni minimo dettaglio, spasmodicamente alla ricerca della perfezione, costruisco, spesso a suon di scalpellate sulle mani, esattamente ciò che voglio. Ogni volta è un lavoro lungo. Passo anni a levigare e a porre le sfumature al posto giusto a seconda della provenienza della luce. In questo gioco sono io quella che vince, lascio agli altri solo il piacere di partecipare. Certo ci sono amori che ho curato di più e ci sono opere incomplete. Chi non le ha? Il problema non è quello.
Il problema è che l’arte intrappola la bellezza e ad opera compiuta l’unica cosa che mi resta da fare è guardare il modo tutto nuovo che ho trovato per rinchiudere quella stessa bellezza che voglio vedere volare. Tutto quello che mi rimane è tutto quello che non voglio e ogni singola volta distruggo tutto con le stesse mani con cui ho creato per poi guardare altrove con il solo scopo di ricominciare da capo.
Vedo il traguardo.
Il nastro blu da passare per poter dire ‘sono arrivata dove volevo arrivare’ è qui davanti a me. Assaporo il piacere della liberazione. Sento la bocca premermi un sorriso nelle guance. Sento i denti accaparrarsi spazio nella fessura delle labbra.
Chiudo gli occhi un solo istante.
Non ci sono più.
Sono stanca di me.



19/02/2017 Barcelona
 
Esser soli tra la gente.
Ora so cosa significa.
Sono seduta in un bar del quartiere gay di Barcellona. Ho camminato venti minuti alla ricerca di bar LGBT, senza successo. L’unico avvistato era chiuso, e perse le speranze, mi ritrovo qui. Seduta sola con le mie parole in un caffè. Cosa ci faccio qui?
Avrei voluto fare esattamente questo. Avrei voluto sedermi e sperimentare la solitudine. Ma avrei voluto farlo in un bar con persone che possano condividere la mia stessa tipologia di storia; e invece, mai na gioia.
Dove sarai ora?
C’è una parte di me che ti tiene lontana, ed è la parte di me che vuole proteggerti. Sono marcia. Non sono affidabile. Perché continui ad amarmi? Dovresti correre e scappare a gambe levate.
Perché non lo capisci?
Dovresti andare via da tutto questo.
Non posso appartenere a nessuno. Nemmeno a me stessa.
Sono il vuoto intorno a me.
Sono il velo che mi separa dalle cose reali.
La solitudine mette soggezione. Preme addosso e pesa sulla pelle.
Credo di non averla mai sentita così profondamente.
Forse è a lei che appartengo. Forse appartengo al vuoto che mi circonda e mi perdo in esso.
Quando ho smesso di credere ai miei sogni?
Dopo averli curati, assecondati, seguiti, tutelati. Dopo averli raggiunti, conquistati e fatti miei, li ho bruciati al rogo. Una scopata e via. Li ho lasciati su un letto sfatto e sono andata via, senza lasciare nemmeno un biglietto.
Che parte di me sono realmente?
Colei che crea, colei che distrugge?
Se provi ad abbracciarmi l’anima ti ritrovi a mani vuote.
Sono il vuoto.
Ho paura di me.


05/2017 Pescara
CAP.X                 
C’è alta marea nei tuoi occhi.
 Li guardo attentamente, mentre la margherita bianca, che sfumata appare su quello sfondo blu marino, viene inondata di acqua salata.
Sta per straripare una piccola onda dal lato esterno del tuo occhio sinistro.
Il tuo sguardo non è più quello di ieri. Posso solcare nuovi mari, scivolando piano tra la pupilla fino a sprofondare nel baratro della tua iride.
Mi guardi.
« Dopo tutto quello che ho vissuto, dopo tutto il dolore. Dopo aver pianto in questi quattro giorni ogni singola lacrima di odio, rabbia, rancore, sofferenza. Dopo tutto questo, posso finalmente permettermi di piangere per la felicità. »  Chiudi la frase con la voce strozzata e un sorriso che ti trema sulle labbra. Una goccia del mio mare preferito ti scivola lungo il viso, io aspetto che arrivi sul mento per leccartela via e vedere quanto è salato oggi.
Il cuore prende spunto dal tuo sorriso e vibra forte.
 


09/2017
Amor perduto.
Benvenute alle prime parole di amor perduto. Benvenuti bocconi di amarezza e fitte di dispiacere. Mangio merda da tre settimane, le prime tre settimane senza te. I nostri ricordi mi imprigionano nella mia mente, i miei sensi di colpa incatenano l’anima. Sei stata la prima ad uscire senza chiedere il permesso.
Ogni notte, nei miei sogni, sei ancora mia. Ti guardo sorridere con gli occhi nei miei, accarezzo la dolcezza del tuo viso. È davvero cosi dolce, ora che sei mia. L’amore è dolce sulle tue labbra. È la caramella che voglio succhiare, il frutto maturo che disseta. Ora che mi ami, è così dolce. Ora che ti amo e passo le dita tra i tuoi capelli, è cosi dolce.
La mattina si porta via i verbi al presente. Trasforma l’ora in ieri.
Svegliarsi è la parte peggiore della giornata.
Nei miei giorni trascino ondeggiando un’immagine del nostro passato e ne cado in un’altra. Mi stupisco di quanto il mio dolore riesca ad essere calibrato. Ogni singola volta che riesco a sentirmi meglio sa esattamente, so esattamente, come colpirmi. Conservo i ricordi migliori, quelli che ora tolgono il fiato dal dolore, proprio per questi momenti. Amo ferirmi col giusto peso.
Mi manchi amore mio. Mi manca il tuo profumo sparso sulle coperte e compatto tra i tuoi capelli. Mi manca tuffarci il naso e inspirare profondamente. Mi manca sentirlo scorrere nei polmoni fino a riempirli di te. Mi manca essere penetrata dalla tua presenza, dai tuoi occhi.
Persino il mare sta piano diventando mio nemico. Come ho sempre visto lui nei tuoi occhi, ora vedo te in lui. Vedo le tue curve avvolte da un costume, uscire piano dall’acqua, bagnate. Vedo il tuo sorriso consapevole dei miei occhi, ti vedo. Ti vedo ovunque. Sei molto più presente di qualsiasi altra persona mi stia intorno. Sei il mio pensiero, sei la mia mente. Sono così tua da sentire di appartenermi a stento.
Prego di sentirmi ancora al sicuro tra le tue braccia, prego di baciare quel sorriso.
Posso vivere senza di te, ma non voglio.
Sto ascoltando la musica che ti piace. Quella con cui una notte ci siamo addormentate nella tua stanza. Era un letto piccolo e scomodo ma maledettamente su misura per noi. Abbiamo smesso di dormirci insieme solo quando siamo diventate ingombranti l’una per l’altra. All’inizio era perfetto. All’inizio eravamo perfette. Che poi chiamarlo inizio è così fuorviante.
Il nostro amore non è cominciato lì. Lì eravamo già pienamente consapevoli di chi fossimo. Per questo quel lettino minuscolo era perfetto. Era un singolo malandato, ma noi eravamo una persona sola e tu eri il mio cuscino. La musica ci cullava ogni notte, proprio quella che sto ascoltando ora, è la stessa musica che ha cullato i tuoi respiri e i miei sospiri.
Ti amo ancora come quella notte. Ti amo di più. Forse sei ingombrante nella mia vita come io lo sono nella tua, ma entrambe ci trasciniamo la disperazione di non riuscire più a colmare il vuoto.
Con te ero completa ogni fottuto istante. Ora sono la metà di qualcosa che non esiste più.
Si può essere metà di qualcosa che non esiste più?
Posso ancora essere la metà di noi se tu non ci sei?


11/2017
Giochi Proibiti.
 
Ho un desiderio che preme dall’interno della pelle. Lo sento pulsare nelle dita, premere nei polpastrelli, implorando di essere compiuto. Siamo in un letto, il mio letto, a casa mia e nel mio quotidiano che sceglie ancora una volta di essere anche tuo. Siamo qui, ed è qui anche il mio desiderio, che intanto sta abbracciando il tuo ancora nascosto. Mi viene in testa di osare, tirarti a me e prenderti fino in fondo. Sospiro e l’aria si spezza in gola.
 Mi limito ad assaporare la tua pelle con pochi millimetri della mia, ciò che quattro polpastrelli della mia mano destra riescono a ricoprire in estensione. Tutto ciò che posso permettermi di toccarti, sfiorando la pelle senza spaventarti, funge da richiamo per quello che toccherò una frazione di secondo dopo.
Come un naso sulla striscia di cocaina, l’indice nutre il mio desiderio, disegnando una linea orizzontale sul tuo ventre. Sei droga. Droga pura, raffinata ed io sono in craving.



 

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Capitolo 6
*** Libro dell'Anima I ; Morte/Rinascita ***


04/03/2018 Valencia
 
E’ passato un anno e poco meno di un mese dall’ultima volta che ho scritto qui.
Ho lottato duramente con me stessa per cominciare a farlo; e il caso vuole che io sia di nuovo seduta sola in un bar, questa volta a Valencia, questa volta guardando lei.
Questo posto è dove lei lavora, nella nostra città, abitando la nostra vita di coppia che finalmente è diventata realtà. Vorrei piangere di gioia.
La vedo piroettare tra i tavoli, parlando in tre lingue diverse con la facilità di una madrelingua in ogni idioma. Oggi, per lo più, è particolarmente belle. Emana luce e gentilezza da ogni poro.
Un anno di lotte dopo, siamo qui insieme. Lo scrivo più volte per fermarlo, renderlo ancora più reale, per dargli una forma e una spazio definito tra queste righe.
Dopo aver combattuto tanto a lungo, noi siamo qui insieme!
E’ un miracolo.
Scontare le nostre pene per ottenere questa felicità dalla vita ci è costato dolori e sofferenze senza paragoni.
Se mi avessero chiesto, un anno fa, a cosa sarei stata disposta a rinunciare per ottenere quello che ho adesso, avrei risposto: ‘Rinuncerei a tutto.’
‘Tutto’, è esattamente ciò a cui ho rinunciato per questo.
Ho scommesso su di te e mi sono distrutta e ricostruita da capo per  averti davvero.
Oggi posso dire fieramente di aver vinto; ho recuperato tutto quello che avevo puntato e ci ho guadagnato sopra altri miliardi.
Sento piccoli frammenti attaccarsi alle braccia, alle gambe.
Sono pezzi di me che attiro senza sosta. Si attaccano forte addosso, diventano Me. Sto tornando a respirare, sto ricominciando a vivere, sono Io, sono Me.
Sono Noi.
Ti guardo e mi irradi con un sorriso altri frammenti. Li vedo svolacchiare nell’aria fino a me, fino a premersi sulla mia pelle, penetrandola affondo. Mi basta guardarti negli occhi per sentirmi penetrata da te, praticamente.
 



11/07/2018 Valencia
 
Guardo il mare e sono mezza nuda.
E’ un giorno da ricordare.
Sono a un passo dalle mie mete, che hanno cambiato sfondo ma non consistenza.
‘Cosa vuoi essere da grande?’
‘Felice da far schifo.’
Risposta semplice a domanda banale.
Il mare può baciarmi i capezzoli oggi, e oggi questo è la mia felicità. Ho sfidato e sfido l’incomodità ogni giorno per avvicinarmi ai miei sorrisi più puri.
Quelli che mi procura da sola.
E mi ringrazio per questo.
 
Finalmente porre il riflettore su di me, scegliere le mie scelte, volere le mie voglie e le mie volontà.
Impegnarmi per Me.
 
Sii felice ogni giorno Stef, sempre.
Avrai sempre almeno una motivazione al giorno.
Lo ripeto cacofonamente così te lo metti in testa.
 
Sei Coraggiosa.
Sei Forte.
Sei Libera.
Non smettere mai di volerti il bene che ti stai volendo oggi.
 
Oggi che hai permesso al mare di leccarti i capezzoli.




09/08/2018 Valencia
 
Voglio ricordare.
Voglio ricordare ciò che sto vedendo. C’è Poseidone in piedi davanti a me. Mi dà le spalle. Come me, guarda Città dell’Arte e della Scienza. Lui è nell’acqua. Ci sono altre persone con noi. Guardiamo tutti la stessa cosa.
Sarà per l’incanto.
Di tanto in tanto mi sento costretta ad alzare gli occhi.
E riesco a non pensare a nulla.
A godermi l’incanto.
C’è anche Paul Kalkbrenner a battere sui miei timpani tutto Berlin Calling, scaricato appositamente per questo momento.
Io e Me.
Noi.
Finalmente.
Perché sforzarsi di insistere con la propria dualità; perché interessarsene, perché analizzare, scoprire, studiare … se non per conciliare?
Per conciliarmi.
Stasera mi fermo un attimo ad amarmi.
Ad amarmi per ogni errore commesso.
Per ogni lacrima versata.
Per l’impegno.
Per le paure e le mancanze.
Per le scelte.
Per tutte le volte che ho deciso di continuare a cercarmi.
Per essermi concessa il privilegio di desiderare e fare mio tutto ciò che ho voluto. Portandomi esattamente qui. Col culo sull’erba e finalmente dritta con la schiena.
Posso tutto quello che voglio perché ho il coraggio di capire che la mia vita è una mia responsabilità.
Mi amo perché tutto ciò che voglio è volere ciò che voglio.
Sto tirando un sospirone.
Mi accenderò una sigaretta.
Prego Poseidone di ricordare sempre questo momento!
Scelgo di ricordare.
 


09/08/2018
FLUSSO DI PENSIERI.
Minchia. Sono le due e ventisette del mattino di giovedì nove agosto duemiladiciotto. Quante volte mi sono chiesta chi sono. Quante volte mi sono detta di sedermi a scrivere e ora lo sto facendo guardandomi le mani, che digitano sulla tastiera, come se fossi incredula di quello che sta accadendo. Io che finalmente scrivo. Ce l’hai fatta scema di merda. Scusate, sfogo.
Sto fumando una canna mezza rubata, ma solo in prestito perché domani ripagherò tutto. Non spendere ciò che non hai è una delle frasi preferite di mio padre. Lo ricorda a me o a se stesso? È un bravo uomo. È un bravo uomo. Mi fermo a pensare perché ho scritto la frase due volte. Cosa voglio dimostrare. Sono un work in progress e il mio cervello parla in tre lingue per ora. Potrei perderle in fretta se continuo testardamente a impormi la mia. Qual è il problema di pensare in una ‘forma’ diversa da quella normale. In un significante che non perde il significato. Mi si è spenta la canna. Mi assenterò qualche istante.
È stato intenso. C’eri tu sam. C’era bondage. Stasera scrivo tutto quello che mi viene in mente. Mi sento aperta con l’universo. Mi sta rispondendo. Non smetto di credere. Si può. Quello che tutti evitano di sapere è che si può. Si può ciò che si vuole. Fa paura no? Ci sono tante paure e c’è un solo coraggio. Ho scritto questa frase anni fa in un tema di italiano a scuola, la cui valutazione dovrà esser stata tra la media perché mi sentivo tra la media a scuola. La scuola mi ha insegnato ciò che sto facendo ora. Scrittura creativa.
Sono sempre stata definitiva. Io chiudo. Chiudo i barattoli se amici fatti li lasciano aperti e sarebbero capaci di lasciarli aperti per giorni. Chiudo le finestre, sempre. Per paura che scappi il gatto. Chiudo le porte, le sbatto, quando ho paura. Talmente forte che il rumore mi intontisce. E poi rimango fuori sola ad aspettare che qualcuno apra per me. Io chiudo. Chiudo le frasi con punti. Spesso. Anche se le virgole mi hanno sempre affascinato. Ho scritto di loro anni fa. Quando ancora ero una bimba e mi sentivo grande. Un po’ come adesso. Siamo sempre bimbi nei confronti della vita. Ci sarà sempre un prima e un dopo nella nostra storia personale. Sto pensando ora quanto sia sbagliato chiudere… l’ho dimenticato mentre scrivevo. Sarà stato davvero qualcosa di importante venuto a galla e automaticamente censurato. ……. O forse sono solo fatta. Si riempiono veloci le pagine così. Cosa volevo fare da piccola? Mica me lo ricordo. Mi ricordo quello che racconta mia madre, cioè che volevo fare la ‘portiera della squadra di calcio femminile nazionale’. Volevo davvero. Infatti ho comprato guanti e quando giocavo nel parco mi buttavo come una caprona nel fango e nella terra per parare. Mi piace chiudere. Ho sempre chiuso. Sono sempre stata io a chiudere. Le cose, le relazioni. Scritto per la Stefania che leggerà e non ricorderà cosa. Sarò difficile seguirmi, la Stefania di oggi esce dalla tempesta. Coraggiosa. A pezzi di nuovo. Con un’opportunità.
Quella di aprire.
Amore mio, provo ascrivere tutto ciò che penso perché le parole quando ti parlo guardandoti negli occhi diventano le mie padrone. Ma oggi voglio essere concreta. Voglio perdonarti. Voglio perdonarci. Voglio te ancora. Voglio sentirmi desiderata e voglio che sia ardente il fuoco che ci lega. Voglio essere la poesia dei tuoi versi e… ninno mi ha distratto. Mi accendo una paglia.
Ci riproverò domani.
Una pagina al giorno per un anno.




11/08/2018 Valencia
 
Segui la parte sinistra, il battito lento, l’istinto che sia.
Segui le stelle dorate, i cieli d’argento, non perderti via.
 
Ho visto il Turia per la prima volta.
Fino ad oggi ne avevo visto solo il suo antico letto, oggi parco centrale di Valencia, il Rio.
Amo questa città profondamente.
Ho letto più di una volta, nelle mie carte astrali, che una delle cose che dovrei sperimentare nella mia vita è il rinato, la rinascita simbolica.
Dovrebbe essere un’esperienza indotta, creata e vissuta circoscrittamente. Su richiesta e a pagamento, sicuramente.
Così, senza induzioni e senza nemmeno rendermene conto pienamente, qui a Valencia, sto rinascendo.
Questa città mi abbraccia, mi culla, mi parla, mi riempie; sospiro guardandomi intorno.
Sto rinascendo a Valencia.
In questo momento, sono seduta sui gradoni più alti del campo di atletica.
Ha la pista blu … quella che ho sempre sognato di più. Sono nata in un posto che mi ha costretto ad essere di vedute strette e possibilità limitate.
Ora sto rinascendo a Valencia, con un’opportunità sotto le mani ed una pista blu.
Vorrei provarla.
Vorrei provarmi.
Vorrei le mie scarpe chiodate qui.
Giuro che se le avessi, scavalcherei e mi sfiderei in un 400 m.
Ora che posso tutto, voglio ancora questo?
Quanto sono disposta a crederci per davvero?
La voglia di vincere non mi è mai mancata e non mi mancherà mai. Voglio vincere tutto.
Voglio vincere anche la mia paura di ricominciare.
Potrei voler ricominciare solo per questo.
Lo scoprirò molto presto …




20/09/2018 Napoli
 
La mia sfera di felicità ha ancora i confini deboli.




08/12/2018 Valencia
Playa Malvarrosa
 
Non accetto l’idea che mia madre possa mai avermi fatto del male. La ferita di mio padre ed il suo modo di esprimersi, li ho riconosciuti in Me e ci ho lavorato ( risolvendo gran parte dell’assunto in tre mesi di analisi). Le ferite di mia madre non le vedevo e mi fa fatica ammetterle. Ammettere che mi ha passato in eredità la sua ferita. Avevo in testa l’idea di una donna perfetta, che in realtà non esiste. Cercavo nelle donne che ho amato, l’immagine perfetta di mia madre, credendo ciecamente in questa perfezione, senza dubitarne, senza pormi domande al riguardo. Creencias en piloto automatico.
Ho dato alle mie fidanzate la responsabilità di essermi madre e cuidarmi con l’amore immutabile e senza fine di una madre. Non tutte hanno retto il peso del ruolo.
Chi meglio ci si è saputo avvicinare ed adattare, mi ha dato la relazione più serena, ma comunque non quella giusta. Voglio qualcosa di diverso da mia madre. Voglio qualcosa che rispecchi me, che sto superando le ferite ereditarie.
 
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I ‘modi di dire’ sono tra i peggiori mali. Quante volte in una vita abbiamo sentito dire ‘Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.’ Che tradotto è ‘le persone sono destinate ad essere sempre uguali, a non cambiare mai, a cadere all’infinito nei propri errori’. Siamo universi di possibilità.
Si può cambiare. Si può.
Ma c’è bisogno di volontà, responsabilità, coerenza, coraggio.
C’è bisogno di conoscenza, di sapere e mente libera da aspettative.
 
Facciamo ripartire questa cazzo di fottutissima Evoluzione!
L’essere umano si sta chiudendo in se stesso, come un automa che funziona a comando.
Il comando lo dà il condizionamento che ci plasma.
Cultura, luogo di nascita, studi e creencias ad essi legate, e dettate (comandate e imposte) dall’esterno, plasmano i nuovi automi.
Generazioni bruciate da conflitti ereditari irrisolti, cattiva coscienza e minchiate.
 
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Verità conveniente: aggrapparmi al fatto di necessariamente dare agli altri quello che vogliono, per      evitare il mio lavoro interno. → Prenditi i tuoi spazi e goditeli, che ti piacciono. APROVECHANE : alimenta la tua cultura e la tua Anima. Fa quello che ami!
Scuse: dico di non poter mangiare meglio per gli impegni, in realtà è noia di cucinare e poca organizzazione. → Cuidate mejor.
     Sfuggo alle domande difficili con finti deficit d’attenzione.
      Ho un’attenzione molto leale e giusta verso le cose, ma completa solo per quelle che mi interessano davvero.
 
Questo diario mi sta vedendo crescere. ♥
 
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Mayor Bloqueo: Le mie insicurezze erano i miei inibitori, penso di averle ereditate da mia madre. ( Sobreprotegida)
L’obiettivo è trasformarle in propellenti.
Smettere di crederci! Distruggerle, disintegrarle.
Un passo alla volta! Un mattoncino alla volta, mettendomi le mie basi solide nelle mie mani.
Mi amo.
Per il coraggio e la pazienza che mi dimostro. Mi amo.
Per ogni cosa che faccio per me. Mi amo.
Per la cura con cui mi cuido. Mi amo.
Per l’Energia e la convinzione con cui vivo il processo. Mi amo.
Per tutte le cose positive che mi permetto di vedere e di vivere con coscienza. Mi amo.
Per le volte che cado faccia a terra, pronta ad imparare dal dolore. Mi amo.
Estoy agradecida conmigo misma por el cariño y el amor
 que me reservo todos los dias.
 
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→           Poliglotta, Polistrumental, Polivalente ( Muy polar)
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→ Non mi succedeva da molti anni di farmi degli amici per conto mio. Di coltivare l’amicizia con il cuore aperto e stracolmo. Mi lasciavo circondare di persone che non mi appartenevano e non riuscivano mai a riempirmi del tutto. Mi lamentavo di non avere amici miei, senza assumermi la responsabilità di aver tralasciato le amicizie per l’amore quasi sempre. Ho coltivato amore in eccesso, focalizzandomi sempre in un punto solo. Pensando di dare l’amore che dava mia madre, l’amore perfetto.
Sono una cultrice e ammiratrice della perfezione. Non esiste permanente, ma esiste negli istanti. Sono in grado di creare istanti di perfezione se voglio e con il giusto impegno. Non perché ho superpoteri, se non perché ho qualità che mi permettono di imitare bene.
 Poi creare dall’imitazione.
Il paradosso dell’Arte.
→ Sto coltivando le mie amicizie. Sto scegliendo le mie persone e creando processi. Sto crescendo ed evolvendo con loro, o , a volte, con parte di alcuni.
Ci sono parti che possiamo coltivare insieme, altre troppo profonde ancora da compartir.
Mi ringrazio di essermi permessa di dare tempo ai miei amici. Mi ringrazio di essermi data modo di sceglierli!
→ Sto cominciando a manifestare effetti positivi della mia positività nelle mie relazioni. Mi rendo conto che il mio spirito festoso è quello che crea convivialità. Mi circondo di persone profonde. Che accettano di sfidarsi e puntare su se stessi. Amo le persone che si approfondiscono. Le persone che riescono a creare grazie alle nostre conversazioni.
Amo le persone che non si accontentano!
Che hanno fame di crescere, espandersi, evolversi, donare.
La fame egoista di chi evolve e si espande per donare, sia fatta santa!
Il santo egoismo!
 
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Voglio manifestare una relazione sana. Una relazione in movimento, in crescita. Impegnativa ed Ispirante.
Una relazione dove possiamo reciprocamente donare e ricevere. Donare e crescere. Donare e sanare. Costruire creando creencias y habitos nuevos in cui abitare. Una relazione piccante. Di sesso e piaceri intensi. Di riscatto sessuale. Con la confidenza che mi è sempre appartenuta. Una relazione dove possa manifestare la mia brama sessuale di forma genuina, spontanea, frizzante, profonda e compresa. Voglio una relazione dove poter compartir una sana e preziosa gioia di vivere. Di conoscere. Di espandersi e crescere. Questo è l’amore che mi impegno a manifestare.
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→ Cosa ho da offrire?
Ho gioia di vivere e felicità vera. Ho talento e passioni, e sto imparando la pazienza di coltivarle.
Il mio talento è donare, e anche se questa volta manifesterò una relazione di sani principi, avrò una gran fetta d’amore per la mia coppia.
Ho già amato veramente, e grazie a ciò mi sento temprata nello spirito. Non già matura, ma totalmente impegnata nel flusso del processo , migliorando il mio progetto e coltivando il mio talento ogni giorno.
Ho tanto affetto da dare, e cariño e amore. Ho rispetto e lealtà. Ho fierezza. Ho pienezza d’animo e coscienza aperta. Pura, pulita, moldeable. Ho tanto da creare, costruzioni, progetti, processi, arte. Ho tanto da donare. Ho molto da vivere. Ho sogni e prospettive. Ho felicità, straripante, ricca, nettare di tutti i sogni e di tutte le vite, di tutte le vere storie. L’energia ed il flusso dei miracoli. Ho solidità e amor proprio. Ho voglia di costruire il mio hogar.
 
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Voglio dedicarmi anima e corpo al mio talento, divenuto mio progetto. Voglio chiarezza e dubbi nel cammino, per crescere in equilibrio. Voglio apprendere da ogni passo ed essere un pozzo profondo in cui cadere per atterrare su nuvole. Darmi agli altri, donarmi, prendendo energie dai processi avviati per aprirmi sempre di più alla conoscenza. Sfidando l’egoismo mancato e pulirlo col sano.
 
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Mi sento meritevole di attrarre una coppia e degli amici che vibrano i miei stessi bagliori. Sono un lumino, ma la mia luce irradia. Cuoce l’atmosfera. Scioglie le maschere grazie alla compassione!
 
@ Ogni volta che ci lasciamo evito il mare fino a quando non mi sento pronta.
       L’ultima volta ho aspettato di ritornarci con te.
    Oggi Mi riprendo il Mare.
       Mi riprendo casa mia.
      Mi riprendo Me.
     La cura di me.
        Mi riprendo.
         Mi stimo.
   Mi cuido.
  Mi Amo.
 
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Sono pronta ad affrontare l’incomodidad di una relazione. L’incomodidad della crescita. Voglio apprendere e stupirmi. Creare e condividere. Voglio occhi che brillano di luce propria.
Il mare mi ha accompagnata a lungo.
  E’ il mio elemento terreno.
 Il mio rifugio silenzioso.
Ma ora punto alle stelle.
Occhi come stelle, brillanti e ardenti di fuoco avrà il mio prossimo amore. Arderemo insieme, apprendendo e vivendo appieno.
 
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Voglio sapermi gestire la cura delle mie amicizie, e imparare la scomodità iniziale del voler donare tutto il mio amore sconfinato a uno solo, a saperlo invece gestire. Voglio amicizia e amore, voglio equilibrio e completezza. Anche se inizialmente sarà strano o scomodo, imparerò a farlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
11/12/18 Valencia
♫ Led Zeppelin – In The Light ♪
 
Le trombe squillano forte.
La rivoluzione sta arrivando.
Scorre bollente e sadica nelle vene.
Non importa quanto taglia, cola oro dalle ferite.
E’ la felicità dell’anima.
Passando, avida di cose infime, in onde viscide di
 palude. Troverai la strada.
Costruirà la strada.
Apri la porta. Sali.
Ci credi che credo in te? Ci credi che credo in me?
Specchio, ci credi?
Siamo una. Sei buona per me. Sono ottima per te.
La danza della seduzione, la ballo allo specchio.
Note di gioia.
Vita.
Riempimi di vita, specchio. Me.
Riempimi di vita.
Mi riempio di vita.
Squillano le trombe.
Spegnevo il mio fuoco nei bui degli altri. Ho illuminato
   i miei. Sto illuminando i miei.
Vi mostrerò l’amore.
Sarò una nota dolce nelle vostre orecchie.
Gente, ascoltatemi suonare.
Sarò le mie note di gioia.
Sarò note di gioia.
Nella luce.
Nella luce. Luce. Luce.
Dal profondo di onde melmose.
  Nella Luce.
Forte. Abbagliante. Irradiante.
Luce.
Amore.
Luce d’amore.
♫ Bron – Yr – Aur – Led Zeppelin ♪
 
→ Vola via.
 Farfalla leggera. Libra. Vibra.
  C’è un prato di verdi speranze.
    Vola.
  Spargi magia …
 
→ Una sana rieducazione musicale è rigenerativa.


 

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