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di tsukuyomi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - ***
Capitolo 2: *** - ***
Capitolo 3: *** - ***
Capitolo 4: *** - ***
Capitolo 5: *** - ***
Capitolo 6: *** - ***
Capitolo 7: *** - ***
Capitolo 8: *** - ***
Capitolo 9: *** - ***
Capitolo 10: *** - ***
Capitolo 11: *** - ***
Capitolo 12: *** - ***
Capitolo 13: *** - ***
Capitolo 14: *** - ***
Capitolo 15: *** 15. - ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** . ***



Capitolo 1
*** - ***


NOTE AUTRICE : Mi sto ritenendo assolutamente una pazza a voler iniziare una simile raccolta ( constatando che ne ho molte altre da terminare, e lo farò, uno di questi giorni ), ma non riesco proprio a resistere a questa folle idea. 
E sì, avete letto bene! Cento capitoli! 
Prima della mia possibile morte ritengo di terminarla, insomma... si spera. 
In questa raccolta vi saranno vari prompt, immagini, Au in certe occasioni e tanto, tanto, tanto fluff. 
Prima di lasciarvi alla storia, un ultimissimo punto: cara Nede, questa raccolta è principalmente un pensierino nei tuoi confronti, spero ( come già detto ) che ti possa piacere! ^^ 
Ed anche per voi vari fan di questa coppia! ~

Spero di restare il più IC possibile! 


 


[ Personaggi: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga 
Genere: Slice of life, Generale, Sentimentale 
Rating: Verde 
Avvertimenti: AU! ]



 



 
Capitolo 1

 

« Buongiorno, Hinata », sussurrò il biondo a un passo dall'orecchio destro della giovane donna, poggiando le proprie labbra più e più volte sulla base del suo collo, sino a salire lentamente verso le gote delicate, profumate e morbide della fidanzata ancora beatamente addormentata al suo fianco, con l'intento di procurarle un buon risveglio all'insegna di piccoli e più che graditi gesti. 
Ma la ragazza, in risposta, arricciò la punta del naso in un'adorabile smorfia. 
Hinata schiuse pian piano le palpebre, puntando quelle sue ammagliatrici pozze grigie sul viso del fidanzato che le rivolse un sorriso estasiato. « Naruto... » rispose lei, in ritardo, mentre uno sbadiglio si impossessò celere delle sue rosee labbra. 
« Qualcosa non va? » chiese il ragazzo, notando il silenzio successivo a quel momento e la smorfia di lei, ancora ben presente sul suo bel viso, sbattendo così le palpebre a una velocità a dir poco estrema senza capire cosa, nel suo piano, fosse andato decisamente storto. « Dormito male? Fatto qualche brutto incubo? Dannazione, Hina, potevi svegliarmi! ». 
Hinata scosse lentamente il capo, rivolgendo un dolce sorriso al fidanzato. « No, Naruto. Non è successo nulla di tutto ciò, davvero. »
« E allora cosa? » continuò il biondo, con le palpebre sgranate e gli occhi quasi fuori dalle orbite, mentre cercava una risposta ai suoi plausibili dubbi. 
« Beh, ecco... » iniziò la corvina, incerta. 
Il biondo mosse il capo in continuazione, su e giù, come a voler spingere la ragazza a continuare nella sua spiegazione, a illuminare in tal modo la sua oscura incertezza. « ... pungi » terminò, con un angolo delle labbra alzato verso l'alto in un'espressione titubante. 
Il biondo, così, si ritrovò ben presto con le mani a toccare insistemente le proprie gote, maledicendosi a gran voce mentalmente. « Dattebayo! Non ci ho pensato! » esclamò, prima di saltare con un balzo perfetto, dirigendosi alla velocità della luce verso il bagno che distava relativamente poco dalla loro camera da letto. 


« N–Naruto? » lo richiamò esitante Hinata, battendo appena le nocche della mano destra contro il legno compatto della porta del bagno, sperando in una qualche rapida risposta del suo ragazzo. 
Lei sapeva quanto il suo adorabile, sciocco, avventato fidanzato adorava la sua barba, quanto la volesse far crescere e curarla come un figlio, e le sarebbe dispiaciuto molto se lui, per farla contenta, in quello stesso momento se la stesse togliendo per un suo capriccio. 
Non lo riteneva assolutamente giusto. 
« Naruto? » ritentò, bussando ancora una volta con un poco più di grinta, restanto ugualmente titubante come pochi attimi prima.
A quel nuovo richiamo Naruto aprì la porta, mostrando le sue guance ricoperte da uno strato consistente di schiuma da barba, il cui piacevole odore aveva rapidamente riempito l'abitacolo ristretto del bagno.  
« Oh, Naruto... » sussurrò la ragazza, sospirando. « Perché? Ci tenevi tanto a farla crescere! » continuò, con una piccola smorfia stampata sul candido viso. 
Il ragazzo scrollò le spalle, sorridendo ugualmente alla sua dolce e premurosa ragazza che, anche in quel momento, si preoccupava dei suoi gusti e non del proprio fastidio. « Ammetto che l'idea iniziale non era male, ma... è troppo complicato. Mi ci vuole troppa forza, troppo ordine, troppo, troppo, troppo. Faccio prima ad adottare un cane che tenere la barba! » rispose ridacchiando, posando il palmo della mano sulla folta chioma corvina della ragazza, arruffandole con dolcezza i vellutati capelli. 
« Mi vuoi aiutare? » continuò poi il biondo notando l'incredulità della corvina, porgendo la lametta alla fidanzata visibilmente sorpresa dalla richiesta che, tutto sommato, la prese con destrezza dalla sua mano senza commentare, accettando la richiesta con un lieve sorriso. 



 


 
 

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Capitolo 2
*** - ***


NOTE AUTRICE: Ed eccomi qui con il secondo capitolo fresco fresco di stampa. (?) 
Spero che anche questo capitolo possa essere di gradimento e, soprattutto, che i personaggi restino il più IC possibile. 
Buona lettura! ^^ 



 
 
[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga. 
PROMPT: Profumo
RATING: Verde ]




CAPITOLO 2




 
Konoha da più di due settimane era diventata un vero e proprio tripudio di colori e profumi — rendendo alquanto felice una certa Yamanaka, pronta a rifornire il suo negozietto di nuovi coloratissimi e incantevoli fiori —
Profumi e colori che variavano dal rosa acceso delle primule al loro gradevole profumo dolciastro; passando ai tanto agogniati e amati fiori di ciliegio, che donavano un piacevole spettacolo visivo che variava dal bianco al lilla; ai tulipani con il loro colorito cremisi sgargiante, per terminare nell'accostamento cromatico dei vanitosi narcisi. 
Naruto allargò le narici nell'atto di prendere un'importante assaggio di quei profumi, reggendo bene tra le mani le borse della spesa che contenevano fin troppo cibo, a suo detto, che avevano lasciato Hinata particolarmente divertita, tanto da ribattere tra una risata e l'altra: 
« Naruto–kun, hai uno stomaco che farebbe a gara con cento uomini adulti! », lasciando il biondo con le gote di un persistente colorito bordeaux, imbarazzato come poche volte. 
E poi, anche a me piace il Ramen... Quindi voglio provare a crearne e modificarne alcuni... ” aveva continuato la kunoichi in un borbottio discreto, come a voler farsi perdonare per la precedente uscita che aveva imbarazzato così tanto il suo neo-marito che a udire quella frase aveva sorriso come un ebete senza potersi trattenere, ricordando con crescente godimento il loro primo, indimenticabile e particolarmente piacevole appuntamento che, senza ombra di dubbio, non avrebbe mai abbandonato la sua memoria. 
« Naruto–kun, » sussurrò Hinata, girando lievemente il capo in sua direzione, notando il suo sorriso — così bello, genuino, vivido — che la lasciò inevitabilmente senza fiato. « N-n... n-non vuoi una mano?... ». 
Il ragazzo scosse convinto il capo, porgendo il suo sguardo — e quei suoi occhi tremendamente celesti e limpidi, come il cielo estivo — su di lei, avvicinandosi poco dopo, lasciando un fugace bacio sui suoi soffici capelli corvini. « Non ti preoccupare, Hina–chan! »
Il profumo dei fiori era buono, sì, ma mai quanto quello della sua Hinata. 

 

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Capitolo 3
*** - ***


NOTE AUTRICE : Ogni possibile accenno a HP è del tutto casuale; 
I personaggi non mi appartengono, sono solo e unicamente (?) del maestro maschilista che tutti adoriamo; 
L'immagine non mi appartiene, e ringrazio chi l'ha creata perché, andiamo, è adorabile!;
Nulla è svolto a scopo di lucro, — tutto è svolto, invece, per assecondare i miei voleri (????). 
Nessun Naruto, in questo capitolo, viene reso idiota ( almeno più di quanto non lo sià già di per sé xD ) 
Hinata non è in modalità Hermione, giuro.
E Naruto non è in modalità Ron, credetemi. 
Buona lettura! 




 
 
[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga, Hiashi Hyuga, Hanabi Hyuga
RATING: Verde
GENERE: Comico, Generale, Slice of Life ]




 







Il caldo soffocante e opprimente di metà luglio aveva costretto il ninja — eroe degli eroi, s'intende — a nascondersi nella rinfrescante tenuta Hyuga, permettendosi dopo tanto tempo di restare vicino alla sua dolce metà — dopo aver trascorso un'intera settimana in una noiosissima, stressante e priva del più singolare e intigante colpo di scena, missione —. 

« Spiegami ancora una volta, Hanabi, il motivo per cui non lo devo sbattere fuori dalla mia casa. » Chiese l'uomo con in viso posta un'espressione rigorosamente inflessibile, mentre congiungeva le mani sotto al mento a mo' di appoggio. 
La ragazza sorrise entusiasta, a tratti divertita prima di rispondere — con un pizzico di energia in più —: « Ma è ovvio, padre! » iniziò, alzando un angolo delle labbra in un'espressione genuina e furba. « Hinata lo ama e, tutto sommato, tu — Hiashi la osservò sorpreso, senza però interromperla, non sapendo cosa aspettarsi — lo trovi anche simpatico. » Terminò la ragazza, scostando un ciuffo dei lunghi capelli scuri scappato dalla sua elaborata acconciatura. 
L'uomo in risposta sospirò, ben consapevole che le parole della sua secondogenita erano del tutto fondate, prima di sorseggiare del freddo thè verde posto sul tavolino dinanzi a lui. 


A qualche metro di distanza...


« Ahh! Hina–chan! Ci serviva, ci serviva! » esclamò raggiante l'Uzumaki, mordendo con gusto la seconda fetta d'anguria che aveva preso nel giro di pochi minuti, sotto lo sguardo divertito della fidanzata. 
Una folata di vento decisamente più fresca delle precedenti li raggiunse, smuovendo i capelli della ragazza raggruppati in una bassa coda fatta senza molte pretese. Il ragazzo, sentendo quella piacevole aria inondargli il viso, sospirò in un significativo motto di goduria, sorridendo con entusiasmo alla corvina. 
« Con questo caldo un frutto dissetante calza a pennello » dichiarò timidamente la Hyuga, posando accanto a lei la buccia che restava del cocomero. 
Passarono numerosi minuti da quello scambio di battute in cui entrambi gli shinobi, presi a contemplare il cielo limpido che si estendeva nell'orizzonte e al gustoso frutto che stavano assaporando con crescente intensità e divertimento, persero quasi la capacità di saper riconoscere il passare del tempo. 
Quando poi Naruto si voltò verso di lei intento a farle vedere uno strano animale attraversare il vialetto poco lontano da loro, la kunoichi scoppiò in una delicata — e assai meravigliosa — risata agli occhi del biondo, che non seppe come ben reagire a quel momentaneo e assai fuggente quanto da ammirare in silenzio attimo, evitando così di perdene un momento tanto atteso.
« Cosa... ? » tentò lui, ma le parole gli morirono in bocca quando vide la ragazza portare l'indice alla guancia, poco più lontana dalle labbra, vicino al naso. 
« Naruto-kun... » iniziò lei, cercando di trattenere quella ilarità così lontana da lei. « Hai... hai un semino, proprio qui » continuò, indicando meglio il luogo sul proprio viso, sorridendo nel notare le gote dell'Uzumaki tingersi di un meraviglioso colorito cremisi per l'imbarazzo.  


 

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Capitolo 4
*** - ***


Note Autrice: Quarto capitolo! 
Non male! 
Be', uscita di getto senza tante pretese, ma... come al solito, spero sia di vostro gradimento, e di non essere caduta nell'OOC. 
Ad ogni modo, buona lettura! ^^ 

Misaki.


[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga
RATING: Verde
GENERE: Sentimentale, Romantico, Generale
PROMPT“ La pioggia tra i capelli ” ]

 








E i due risero, risero come mai avevano fatto prima d'allora nella loro giovane vita. 
Naruto e Hinata si scambiarono vari sguardi complici, colmi di un tacito amore e un pizzico di divertimento, mentre si toglievano con delicatezza l'un l'altro le goccioline leggiadre d'acqua dal viso, avvicinandosi sempre maggiormente come due calamite fedelmente attratte da forze difficili da contrastare senza un notevole sforzo. 
« Non è stata una buona idea uscire, Naruto–kun... », sussurrò la ragazza a pochi millimetri dalle labbra del ninja, le quali non attendevano altro che unirsi a quelle di lei. L'Uzumaki sorrise — anche se non aveva mai smesso, a dirla tutta — facendo scorrere il polpastrello del pollice lungo lo zigomo della kunoichi. « Non direi » ribattè in risposta, lasciando che le loro labbra si sfiorassero per quelle interminabili otto lettere uscite dalla sua bocca in un suono prolungato, leggero e poco più che distinto per via del battere incessante della pioggia sul terreno. 
« Anche i temporali diventano gradevoli e belli con te, Hina–chan », terminò, appoggiando il palmo della mano destra sulla folta, vellutata e umidiccia — per via di quelle gocce che precipitavano incessantemente dal cupo cielo — chioma scura di lei. 

 

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Capitolo 5
*** - ***


NOTE AUTRICE: Perché vedere questa immagine è stato... be', che dire... amore a prima vista? 
L'unica cosa che manca qua è una Kushina che reagisca come il figlio o, in un secondo caso, che stritoli la povera Hinata a sua volta! Sinceramente non so quale sia l'idea migliore perché, andiamo, vederla reagire come Naruto sarebbe estremamente spassoso. xD 
Detto ciò, alto tasso di What if? e stupidità e un pizzico di: "Ma perché non mi date un Minato nella vita?"
Sorpassati questi primi punti spero che sia di vostro gradimento e, soprattutto, spero davvero che il lampo non sia così tragicamente OOC.. di Sasuke non mi preoccupo neanche, è talmente OOC da farmi piangere.

P.S. : Grazie a tutti quelli che leggono in silenzio; a quelli che hanno messo la raccoltra fra le Preferite/Seguire/ricordate e a tutti quelli che hanno speso un secondino per una recensione! 


* Giacché siamo in una What if?, mi pare logico chiamarlo con il cognome paterno — quello che doveva avere —, essendo che ci vogliono più Namikaze a questo mondo. (?) 

Misaki

 

[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga, Minato Namikaze, Kushina Uzumaki, Sasuke Uchiha.
RATING: Verde, verdissimo
GENERE: Sentimentale, Comico, No-sense
AVVERTIMENTI: What if?
NOTE: Alto tasso di stupidità; se siete deboli di cuore, scappate ]



 





Naruto sospirò, puntando i suoi occhi cerulei al di là della foresta che circondava il villaggio, preso da mille e più pensieri. 
Come doveva chiederglielo? 
Cosa doveva dirle? 
Che parole avrebbe dovuto scegliere? Come avrebbe dovuto formulare la frase, per evitare ogni possibilità di rifiuto dalla sua Hina–chan?
E se lei, sentendo la sua proposta, se ne sarebbe andata a gambe all'aria, spaventata da una simile idea? 
E se l'avrebbe considerata fin troppo avventata? 
In fin dei conti stavano insieme solo da un anno, nulla presagiva una relazione seria — come, come? Nulla? E quei minimi accenni di matrimonio che spuntavano ogni tanto nei loro discorsi cos'erano? Pizzette da asporto? —, quindi, non vi era un gran pericolo per loro. 
Eppure... 
Una presenza alle sue spalle — perché lui era sicurissimo di avere qualcuno alle sue spalle — fece schioccare la lingua nel palato, preparandosi a insinuarsi nella vita privata dell'altro spaparanzato sul prato, senza alcun ritegno. « Cosa ti affligge, testa quadra? » chiese quella presenza, quella persona, quell'essere, sedendosi scomposto accanto a lui. 
« Voglio presentare Hinata ai miei » buttò lì il Namikaze (*) — Uzumaki —, pentendosi subito dopo di non essersi fermato a riflettere. Ma oramai il danno era fatto, quella serpe del suo migliore amico sapeva cosa aveva intenzione di fare, sicuramente e senza il più minimo scrupolo, lo avrebbe preso in giro per un'anno intero — se non per il resto della sua vita. 
« E allora? » ribatte lui, duro. « Non capisco davvero cosa ti turba ». 
Naruto lo osservò apertamente, dubbioso. 
« State insieme da un anno suonato, mi pare anche che sia giunta l'ora di spingervi più in là di una semplice relazione. Ma... » continuò lui, lanciando un sorrisetto cospiratore all'amico, con gli occhi che dardeggiavano di furbizia e malizia. « ... la vostra non è mai stata una “ semplice relazione ”, o sbaglio? »


* * * 

E fu così che, tramite Konohomaru — un perfetto piccione messaggero, senza ombra di dubbio —, mandò il messaggio alla sua fidanzata, invitandola quella stessa sera a casa sua per una cenetta in famiglia. 
Giusto perché lui era un codardo, un codardo che non voleva essere negato apertamente dalla sua lei; rimase sdraiato scompostamente su una panchina ad attendere il piccolo ninja, in silenzio. Contemplando con tutti i sensi il tranquillo villaggio in cui aveva avuto la fortuna di nascere e crescere, riuscendo a formarsi una buona famiglia — e amici —, anche se molti tendevano a comportarsi al meglio con lui solo perché figlio del Quarto, la cosa però non lo aveva mai disturbato più di tanto. Anzi, tutto ciò era parso ai suoi occhi estremamente irrilevante. 
Che cosa strana per lui, però, restare in completo silenzio. 
Chissà quanto tempo ci avrebbe messo il marmocchio...
E se fosse giunta alle sue orecchie una risposta negativa... ah, sarebbe stata tutta colpa di quell'Uchiha che l'aveva convinto a buttarsi fra le braccia accoglienti del rifiuto, che prendeva gentilmente il posto della morte per questo caso assolutamente... no, non bello. 
Pessimo.

* * *

La risposta era stata positiva. 
Non riusciva a crederci. 
La sua Hinata, la sua fidanzata, la luce dei suoi occhi aveva accettato l'invito. Aveva accettato di conoscere i suoi genitori. 
« Ma allora... » borbottò, quasi sull'orlo delle lacrime. 
Allora è una cosa seria... 
E sorrise. 
Sorrise come un ebete per tutta la strada di ritorno verso casa, canticchiando per tenere in moto i suoi neuroni ancora eccitati dalla notizia. 

* * *

[ Dopo cena; Casa Uzumaki-Namikaze ] 

Hinata sorrise cordialmente, ringraziando ancora e ancora i genitori del fidanzato per il caloroso benvenuto, facendo a pugni con la sua solita timidezza, che per dire tutte quelle parole in fila facendole funzionare l'una con l'altra aveva dovuto sudare parecchie camicette.
« Oh, cara » iniziò Kushina, addolcita, con gli occhi che brillavano. « Vieni più spesso! Va bene? Me lo prometti?», quando ricevette una risposta positiva un sospiro di sollievo le uscì naturalmente dalle labbra, gioviale. Se ne andò trotellerellando in cucina, affermando che i piatti non si lavavano da soli e che, come al solito, vi era il bisogno della sua mano per sistemare tutto. 

Tutto sembrava perfetto; la serata era andata a meraviglia, Hinata si era divertita, Naruto stava per far passare con affetto il proprio braccio intorno alle spalle della fidanzata quando... 
Tac!
Gliel'aveva presa da sotto al naso, quel padre da strapazzo! 
Ah, c'era pur sempre un motivo se veniva chiamato il lampo giallo della Fogliama figurarsi se lui testardo com'era ci aveva mai pensato su!

Minato afferrò Hinata dal polso, attirandola a lui e stringendola fra le braccia mormorando vari ringraziamenti — il motivo di essi? La risposta la conosceva solo lui —, gli occhi socchiusi e un sorriso estasiato. 
« Hinata–chan! Sono così contento, così contento! ».
Inutile aggiungere che, in tutto questo, il Namikaze era rimasto a bocca aperta, le palpebre sgranate, gli occhi quasi fuori dalle orbite e qualche ciuffo ribelle a sfidare la gravità sparato verso l'alto, — probabilmente spinto dalla sorpresa o dalla furia di essere stato magicamente privato della sua fidanzata sul momento che si prospettava il più meraviglioso e interessante della serata. 







 

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Capitolo 6
*** - ***


NOTE AUTRICE: Postare ad un'ora decente non è da me, non è assolutamente da me. 
Vi svelo un segreto, ma che resti fra noi, eh: io sono una vampira, una vampira con i fiocchi direi. 
Ok, ok, torniamo alla storia, sì. 
NaruHina alla ribalta con il sesto capitolo della raccolta! Un "uhuh" in sottofondo lo fate? Che ne dite? xD 
-94
Incredibile!
Vi lascio al capitolo, vah. 

Misaki. 

 

PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga
RATING: Verde
PROMPT: « Amore e tosse non si possono nascondere ». 




Capitolo 6


 





« Dimmelo, Naruto ». 
La voce soave della corvina si era presto tramutata in una molto più tetra ed oscura, direttamente al pari di quella del caro — si fa per dire, capiamoci — Uchiha che tutti ( Sakura, Sakura, Sakura, Sakura... ) amano. 
Naruto udendo quel timbro era rabbrividito sino alla punta del naso, tanto da correre al riparo e nascondersi dietro al divano del salotto per non incontrare in qualche modo in una ristretta vicinanza l'abilità oculare della moglie, o anche solo uno dei suo pugni “ gentili ” — che a dirla tutta, manco fosse un orrido scherzo del destino, di ‘ gentile ’ avevano solo il nome; nome scelto probabilmente dopo aver alzato un pochetto di troppo il gomito nella deliziosa compagnia della Principessina delle Lumache —. 
« Dimmelo ora, Naruto. S u b i t o » continuò la kunoichi, facendo un minimo ( all'incirca mezzo metro, tanto per arrotondare, certamente ) passo verso di lui, accigliata come poche volte. 
« N-non... » iniziò l'Uzumaki con uno strano balbettio. Le sue palpebre erano talmente sgranate che, da un momento all'altro, il rischio che gli occhi uscissero dalle orbite sparati a grande velocità stava diventando un'opzione da prendere notevolmente in considerazione per la sua stessa salvaguardia. « Non c'è nulla da dire... davvero! Assolutamente null-... » continuò, diventando improvvisamente rosso in viso come un peperone senza un'apparente causa; gli occhi — se possibile —, erano ancor' più spalancati di qualche attimo prima; le labbra fini serrate in una linea a dir poco sottilissima e, per terminare in bellezza, ogni arto teso come una corda di violino. 
Naruto Uzumaki aveva posto una notevole pausa alla sua respirazione, obbligandosi a non emettere neanche un fiato pur di non far capire alla sua dolce metà il motivo di quel suo strano comportamento; e se lui affermava nella sua abile mente da stratega non consolidato di comportarsi in modo strano qualcosa stava accadendo realmente, e sicuramente Hinata l'aveva compreso benissimo. 
Ma non ci riuscì. 
Non ci riuscì, e la tosse ebbe la meglio. 



I giorni seguenti Hinata aveva messo anima e corpo in gioco pur di far passare quella brutta tosse che prosciugava le energie al suo Naruto–kun, che da una settimana abbondante a quella parte non abbandonava casa per visitare il mondo di fuori facendo spuntare il naso all'aria aperta; la kunoichi, inoltre, era certa che il suo adorato marito non vedesse la luce del sole da fin troppo tempo, situazione che poteva sicuramente mettere a rischio il suo stato di salute psichico e corporale. 
Chissà se mancavano entrambe a lui...
Hinata scosse il capo; prese un mestolo dal lavabo, inserendolo con precisione nel brodo bollente, facendo successivamente scendere il liquido rapidamente nella ciotola che teneva stretta nella mano destra. 
Sorrise a lavoro terminato incamminandosi lentamente verso la camera da letto nella quale un Naruto in stato vegetativo la stava attendendo. 
 
 
« Ti ringrazio Hina–chan », aveva sussurrato lo shinobi, soffiando sul brodo bollente per raffreddarlo un poco. 
« Per cosa? » domandò lei senza comprendere, sedendosi sul margine del letto. 
La corvina rivolse un incerto sorriso al marito, invitandolo con lo sguardo a mangiare finché caldo. 
« Perché ti prendi cura di me » rispose lui, ricambiando il sorriso dopo aver mandato giù un'abbondante cucchiaiata di caldo brodo fatto con tanto amore dalla sua adorabile dolce metà. 

 

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Capitolo 7
*** - ***


NOTE AUTRICE : Perdonate nuovamente l'ora, ma... dopo essermi riguardata per la centesima volta la morte di Minato e Kushina sentivo il bisogno di buttarmi in qualcosa di estremamente dolce per superare quel gusto amaro che mi porta vederli finire all'altro mondo.. T_T
Ad ogni modo spero che il capitolo sia di vostro gradimento, buona lettura! 
-93 
( Ci avviciniamo alla meta! x'D ) 

 


 


Appoggiò la fronte sulla sua cercando di comprendere il motivo per cui le guance della ragazza fossero così vermiglie. 
« N–Naruto-kun... » sussurrò Hinata, con la voce tremendamente spezzata e imbarazzata. 
Cosa le stava prendendo? 
Ok, aveva sempre desiderato trovarsi così vicina al suo Naruto, ma... averlo proprio così vicino non se l'aspettava di certo. Non riusciva ancora a scendere a patti con il proprio folle cuore che le martellava con l'intensità di un tamburo grande quanto tutto il villaggio della Foglia all'interno del petto, per poi precipitare da qualche parte. 
E, sicuramente, non ci sarebbe mai riuscita. 
I suoi occhi non potevano non notare il suo bel viso così vicino al suo, non poteva non sentire la fronte di lui attaccata alla sua e percepire quel piacevole calore che ne scaturiva, non poteva non notare le iridi così azzurre dell'Uzumaki che la scrutavano con esemplare attenzione e, soprattutto, non poteva non percepire il suo fiato solleticarle il viso, con le labbra così vicine da poterle quasi sfiorare... 
« Strano... » iniziò Naruto facendo sussultare la Hyuga. Le scostò appena le lunghe ciocche corvine dalla tempia sinistra, per poi appoggiarvi con delicatezza i polpastrelli delle dita seguiti dal palmo. « Non mi sembri calda » continuò, inarcando appena un angolo delle labbra. « Eppure... sei così rossa... ». 

 

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Capitolo 8
*** - ***


NOTE AUTRICE: E si ritorna con qualcosa di deprimente, yay! 
Ormai penso sia palese il mio amore per La coppia (MinaKushi, of course), e mi sono sentita in dovere di inserire questi due in tale contesto. Non so voi, ma io credo davvero che Naruto, nel giorno più 'importante' della sua vita (sì, parlo del matrimonio non di quando diventa Kage), abbia pensato in qualche modo ai suoi genitori - in primis -, al suo maestro e al caro cuginetto della moglie. 
Ma sicuramente ai suoi genitori in prims. 
E se non è stato così (come farò a saperlo? E boh... lettera anonima a Kishi?) mi lamento e lo vado a picchiare, davvero. :' 
Detto ciò, buona lettura (e che il NaruHina e il MinaKushi sia sempre con voi!)!

Misaki.

P.S. : Prendete per buoni loro due, lo sfondo è del tutto divero. ;)

 
 




CAPITOLO 8
 


 


«Avrei voluto...» sussurrò lo shinobi, dando le spalle alla neo-moglie. 
Non voleva che lo vedesse in quello stato; no, non di certo con le lacrime agli occhi a fine giornata, della loro giornata, del loro splendido matrimonio. 
Che figura ci avrebbe fatto? 
Non voleva passare la sua agrodolce malinconia alla moglie — nonostante fosse stata lei a chiedergli informazioni per quella strana luce che aveva nello sguardo —, anche perché lei aveva già i suoi fardelli, aveva già un parente da rimpiangere e lui non voleva di certo dare ed aggiungere ulteriore brace al fuoco. 
Non lo riteneva corretto. 
«Naruto–kun...» lo richiamò con un fil' di voce lei, riportandolo nuovamente con il pensiero a terra. 
Appoggiò il palmo della mano sulla sua spalla destra, stringendo appena, come a volegli far comprendere che lei non era lì al suo fianco solo per meticolosa bellezza, ma che era lì accanto a lui per soccorrerlo nel momento del bisogno, di tirarlo su di morale quando necessario, di sorridergli con gentilezza e aiutarlo a capire che poteva in qualsiasi momento confidarsi con lei; perché lei a differenza di altri non l'avrebbe mai accusato di nulla, mentre invece si sarebbe impegnata anche giorno e notte pur di trovare una soluzione al suo stato d'animo.
L'Uzumaki si voltò verso di lei sbattendo rapidamente le palpebre per far ritornare indietro quelle orride goccioline salate. Diamine, da quanto tempo non provava quella brutta sensazione? 
«Stavo solo pensando, Hina–chan», rispose lui in un'apparente tranquillità, mentre avvicinò la propria mano a quella libera della moglie, obbligandosi a non crollare come un lieve pezzo di stoffa dinanzi a lei. 
Ah, se l'avesse visto il suo sensei cosa avrebbe pensato? 
Hinata sospirò, mentre la soluzione saliva a galla nella propria mente. «Stai pensando ai tuoi genitori, non è così, Naruto?» chiese d'impulso, abbandonando quella solita maschera di imbarazzo che portava davanti a tutto il villaggio. 
Le palpebre del ninja si spalancarono, come se fossero consce di aver lasciato trapelare fin troppe emozioni che, come aveva immaginato, erano state in grado di far comprendere tutto alla kunoichi. 
«Mi sarebbe piaciuto conoscerli, Naruto–kun» rivelò in continuazione, levando la mano dalla spalla del marito, facendola pian piano salire sino alla guancia di lui dove una fugace lacrima aveva fatto la sua (s)piacevole comparsa. «Che ne dici... te la senti di raccontarmi i momenti in cui li hai incontrati?», domandò gentilmente, sorridendo appena. 
«Mio padre qualche volta ci ha raccontato delle imprese del quarto...» continuò la ragazza, come a voler chiedere scusa per la sua invadenza. 
Ahi, ahi, stupida, stupida! 
«Ma se non te la senti, non sentirti costretto... va bene, Naruto–kun?...». 
Eppure sul viso dello shinobi si era allargato un sorriso riconoscente, così, prendendo la mano delle moglie si diresse verso il divano del salotto della loro nuova casa; ed i due, appena lo raggiunsero vi si lasciarono cadere, deliziati da quella consistenza morbida che li aveva accolti con un dolce rimbalzo. 


La storia che Naruto raccontò alla moglie fu lunga, piena di momenti felici, di momenti tristi e di altri che ti spingevano a tornare indietro nel tempo e salvare la vita del quarto e della moglie da quella triste fine in cui erano caduti. 
Senza accorgersene Hinata era finita in lacrime — un connubio perfetto di tristezza e un altro sentimento che nella sua testa non seppe proprio decifrare —, e con dei gesti secchi delle braccia aveva tirato e strattonato a lei il marito, richiamandolo con dolcezza fra le proprie braccia, felice di aver scoperto una parte del suo Naruto–kun e di vedere che nel suo sguardo quella luce che l'aveva tanto fatta preoccupare era quasi scomparsa del tutto. 
«Non ho il potere di vedere i morti, ma... sono convinta che Minato–san, Kushina–san, Jiraiya-sama e...», si fermò, socchiudendo appena le palpebre, liberando dalle labbra rosee un sospiro a pieni polmoni. «... e Neji–san quest'oggi siano stati tutti con noi», terminò, con ancora una libera scia di calde lacrime a percorrerle la guancia appena arrossata.  
E Naruto le sorrise, grato di avere una simile donna al suo fianco. 
«Arigato, Hinata», sussurrò, ad un passo dalle sue labbra.


 

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Capitolo 9
*** - ***


NOTE AUTRICE : Questo capitolo è una cosetta da niente, creato in pochi minuti grazie alla bellezza di questa fanart. 
Ammetto però che il "nuovo" taglio di capelli di Hinata in Boruto mi ha lasciata basita (Come per Naruto e Sas'ke. Capiamoci, i capelli a culetto di gallina e i capelli sparati in ogni punto dell'Uzumaki mi piacevano molto di più), perché io lei continuerò ad immaginarmela con i capelli lunghi e fluenti - una Kushina dai capelli scuri e meno manesca, teh -. 
Ma l'immagine, come già detto, è bella (*_*) e non ho potuto resistere. 
Hinata è marginale, visto che tutto viene descritto dal punto di vista del nostro Naruto, ma... 
Spero vi piaccia! 

Misaki. 

 

[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga
RATING: Verde 
GENERE: Generale, Sentimentale ]



 




Naruto sorrise. 
Non lo diede a vedere alla sua bellissima Hinata, ma, appena lei aveva messo piede nel loro focolare, lui aveva sorriso. Non solo perché la corvina era tornata a casa da lui dopo ore ed ore passate dal parrucchiere e a fare varie compere, ma anche — e soprattutto — perché nonostante i suoi iniziali dubbi, non riusciva a non trovarla più bella di prima. 
Non riusciva a non trovarla perfetta. 
– In tutti quegli anni, al posto di due occhi ben funzionanti, cosa aveva avuto? Limoni? Perché non si era dato una svegliata prima? –
Senza farsi sentire comparve accanto a lei e, con grande dolcezza, delicatezza ed una naturale destrezza appresa con i vari anni passati con lei, prese una — non più lunga come poche ore prima — scura ciocca corvina fra l'indice, medio e pollice, portandola con lentezza al viso; ne aspirò il piacevole profumo floreale, con gli angoli delle labbra ancora inarcati verso l'alto. 
Non serviva alcuna parola, secondo Naruto, per far sapere alla sua adorata Hinata che era bellissima, che quel taglio le donava, ma... «Sei meravigliosa».
Non poteva fare altro che ricordarglielo. 

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Capitolo 10
*** - ***


NOTE AUTRICE : Sono particolarmente inspirata in serata, lo ammetto. 
Ci tenevo particolarmente ad inserire questo argomento in questa raccolta, come ci tenevo ad approfondire un pochetto i sentimenti che Naruto ha provato i giorni in cui i suoi figli vennero al mondo, insomma, io me l'immagino cadere a terra svenuto, ma questi sono dettagli. 
Sappiamo che non si è potuto godere il giorno in cui il suo sogno divenne realtà, quindi penso che si è rifatto nel pensare ai due giorni in cui quelle future pesti avrebbero mandato in fumo i suoi sogni di gloria. xD 


 









 
Boruto, steso a pancia in giù sul pavimento, osservava con tanto d'occhi i due genitori appollaiati sul divano; Naruto, con le gote cremisi, aveva lasciato un fugace bacio sulla fronte della moglie, avvicinandosi poi con cauzione verso il ventre di lei, teso ad ospitare la loro futura bambina. 
La loro secondogenita. 
Ma Boruto non poteva sapere che, quello che stava avendo luogo dinanzi ai suoi occhioni cerulei, era un profondo gesto d'affetto mandato avanti dal padre che, preso da una gioia sempre crescente, aveva portato lentamente l'orecchio verso la pancia della moglie, accompagnando i suoi gesti con le mani, circondando i fianchi della corvina con delicatezza degna di nota. 
«Si è mossa, Hina–chan...» aveva sussurrato l'eroe della Foglia con le lacrime agli occhi. 
La donna, alle sue parole sorrise con enfasi — e quelle infinite pozze grigie socchiuse, ad ammirare in un breve spiraglio quella massa informe di capelli dorati poco sotto il suo seno. «Ho sentito, Naruto–kun» rispose gentilmente, appoggiando il palmo della mano destra sulla testa del marito, massaggiando i suoi vellutati capelli chiari. «Ti ha salutato, come sempre». 
Naruto ridacchiò, «Anche papà ti ama, Hima–chan», continuò lo shinobi portando le mani nel luogo in cui aveva sentito il calciare della loro piccola. Il cuore gli stava battendo all'impazzata, tanto che se da lì a breve un'infarto lo avrebbe preso di colpo non si sarebbe per nulla sorpreso. Come poteva un sentimento tanto forte farsi in largo in lui così rapidamente? 
L'aveva provato tempo prima, quando nella pancia di Hinata non vi era Himawari, ma Boruto: Naruto ricordava come se fosse ieri i vari sentimenti che erano nati in lui, che l'avevano spinto ad occuparsi della moglie come meglio poteva; a stringerla ancora di più fra le braccia in ogni momento della giornata; a fare delle foto quasi ogni giorno, come a voler constatare con occhio scettico ed investigativo il crescere del ventre della moglie; il cercare di udire anche i suoi, di movimenti. 
A desiderare di vederlo. 
Ed era strano come, anche in quella occasione, si sentisse elettrizzato all'idea di diventare nuovamente padre, di vedere al più presto la sua bambina. 
Ma Boruto, stanco di osservare la scena in silenzio, decise bene di ricordare ai genitori che lui esisteva. 
Che era lì. 
Perciò, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, senza tanti complimenti. 
Naruto non potè non liberarsi in una risata, come del resto anche la moglie, comprendendo immediatamente i fastidi che, certamente, stava provando il loro bambino. Hinata fece per alzarsi, ma Naruto la bloccò di colpo, scuotendo il capo. «No, tu resta qui, Hinata. Faccio io», disse rivolgendole un sorriso tutto denti, prima di dirigersi verso il figlio che, contento di aver attirato l'attenzione dell'amato genitore, aveva puntato i suoi occhioni sul padre. 
«Cosa c'è, Boruto–chan? Guarda che non mi sono dimenticato di te, eh», fece lui, alzando con amorevole dolcezza il figlio da terra, prendendolo da sotto le ascelle. «Papà continuerà ad amarti, chiaro?» chiese alzandolo verso il soffitto, sopra la sua testa, scatenando una contagiosa risata da parte del piccolo. 



Naruto, con le labbra strette in una linea sottile cercava di immagazzinare i punti chiave della ricetta nella sua testa, annuendo con tacita fermezza — anche se, come al solito, non aveva compreso niente —. 
«Ho capito, Sakura–chan, ho capito» disse lentamente, non credendo lui stesso in primis nelle proprie parole. «Farò del mio meglio! Bye bye!» esclamò, ponendo fine alla chiamata. 
«Bene, Boruto–chan. Adesso facciamo da mangiare a noi e alla mamma, chiaro? Mi aiuterai, vero? Starai bravo e buono, mentre io cerco di non distruggere la casa?». 
Il bambino sbattè le palpebre curioso, osservando con interesse il padre indossare un grembiule alquanto imbarazzante — Ah, se qualcuno di sua conoscenza l'avesse visto in quello stato! —, ciucciando lentamente le proprie dita, piegando appena il capo da un lato. 
Naruto lo prese immediatamente in braccio, addolcito da quei grandi occhioni cerulei. Al diavolo, anche se non l'avrebbe lasciato cucinare in pace lui ci sarebbe riuscito ugualmente. 
Si legò della stoffa intorno al petto, inserendo poi il figlio in quella costruzione resa più sicura possibile dalle sue (non) abili mani, ponendolo sulla sua schiena, evitando così brutti incidenti con olio o acqua bollente. 
«Riposa se ne senti la necessità, va bene, Bou–chan?», disse in un sussurrò, rivolgendo un sorriso al figlio che non avrebbe mai notato. 


Il piano andava bene. 
La cucina ancora meglio; inoltre, aveva scoperto un hobby molto interessante. 
La cucina, compresa come costruzione in cui ci si fa da mangiare, era ancora tutta intatta. 
Quale migliore notizia per lui, il figlio e la moglie? 
Peccato che...


BOOM! 
Un frastuono tale da spaventare anche i cervi della tenuta Nara; 
Il letto che traballa; 
Il sussulto di Hinata. 
Cosa...? 
Mai in vita sua era stata così rapida a scendere dal letto, le scale, percorrere tutto il corridoio sino a giungere in cucina dove, con grande sorpresa, vi trovò Naruto, il figlio ed una serie di pentole sparse per terra. 
«Gomen, Hina–chan...» disse Naruto, ridacchiando per l'imbarazzo. «non volevo svegliarti, ma, ecco... è caduto tutto...», cercò di giustificarsi come un piccolo bambino dopo aver combinato un guaio. 
«La cena...» borbottò, scuotendo un mestolo dinanzi al viso. «Però... non ho pensato che noi Uzumaki siamo completamente negati in cucina...». 
«Voi Uzumaki?» chiese Hinata, ridacchiando. 
Naruto annuì, solenne. 
«In tutti i mondi paralleli in cui sono stato è sempre stato mio padre a fare i lavori di casa.» riferì, sorridendo al pensiero. «Buon sangue non mente, 'ttbayo!». 
Già... Boruto, come sentendosi vagamente chiamare in causa, iniziò a piangere. 

 

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Capitolo 11
*** - ***


NOTE AUTRICE : Cercare di lavorare insieme su tante raccolte, terminare storie iniziate e soprattutto fare ciò che si deve fare fuori è un'impresa, ma si fa ciò che si può, no? (?) 
Ah, inutile dirvi che mi sono presa a cuore questa raccolta, vero? Scrivere su una delle coppie che ho shippato sin dai primi minuti è una cosa che boh, mi fa diventare un cubetto di ghiaccio sotto al sole, ma veniamo al dunque. 
Quanto può essere caruccia la fanart che vedrete - tra pochissimo - qua sotto? 
Ciò, dai, appena l'ho vista la storia si è creata semplicemente da sola tanto è bella! ** 


 





Lunedì: 
 
«Naruto–kun...» tentò la ragazza, invano. 
Suo marito aveva messo gli occhi su quel costumino verde già da qualche minuto a quella parte e, se Naruto Uzumaki si interessava tanto ad un oggetto senza guardare altrove — o pensare al ramen — per più di cinque minuti, si poteva benissimo comprendere che, tale oggetto, nonostante tutto, sarebbe finito presto nelle sue mani. 
«Naruto...» ritentò la ragazza, con tono un pochetto più fermo di quello precedente. «E se invece è femmina? Ricordi, vero? Non sappiamo di che sesso sia e–», ma Naruto aveva allungato il braccio verso di lei, fermando la mano a qualche centimetro dal suo viso, spalancandola. 
«È maschio, Hinata, io lo so». 
E lo affermò con così tanta convinzione che la ragazza per un minuto quasi ci credette, restando con le palpebre sgranate. Scosse il capo, lentamente, puntando poco dopo i suoi occhi sul marito. «Naruto–kun», iniziò nuovamente, sospirando. «E se non lo è, invece? E se non è un maschietto?». 
«In tal caso aspetterò il prossimo, 'ttbayo!». 
Inutile dirlo ma Hinata, sentendo quella frase, si imbarazzò tanto da diventare di un rosso parecchio accesso da spaventare il marito che la guardava preoccupato. 

*

Martedì: 

«Naruto–kun...» lo richiamò la Uzumaki, tamburellando con l'indice sulla fronte del marito. «Torniamo a casa?». 
Naruto storse le labbra contrariato, puntando saldamente i piedi nella strada, scuotendo il capo. Da che mondo è mondo, non si sarebbe mai fatto comandare, mai e poi mai, neanche con una delle — meravigliose — occhiate imploranti e al tempo stesso malevole che la sua Hinata gli rivolgeva di tanto in tanto. 
«Naruto–kun, non serve spendere soldi su abiti finché non sappiamo il sesso, no?» chiese gentilmente, accarezzando la guancia di lui. 
«Io lo so, Hinata, lo so...»
La donna scosse il capo divertita, «Manca ancora qualche giorno, ricordi? Appena nascerà verremmo qui a prendere la tutina, mh?» cercò di convincerlo, iniziando a tirarlo dolcemente per il braccio verso casa, mente i suoi occhi cerulei erano ancora puntati su quella cosina verde. 



Mercoledì:


«Signore?» lo richiamò Naruto, scuotendo il braccio per attirare l'attenzione del venditore. «Vorrei la tutina verde, se non le spiace». 
Quando l'uomo si voltò quasi non svenne; non capitava tutti i giorni parlare con l'eroe degli eroi, quindi vederlo dopo due intere giornate ancora lì, dalla sua bancarella, non poteva che renderlo estremamente fiero di aver deciso di vendere proprio nel villaggio della Foglia. «Tutina?», chiese l'uomo, ancora spaesato.
Naruto sorrise, indicando la tutina sopra le loro teste. 
«Hmm, hmm! Quanto le devo?» domandò il ninja sorridendo, tirando fuori dalle tasche il proprio portafoglio. 
«Quanto...? Oh, nulla, si figuri. Un dono per lei e per la pace che ha portato!» esclamò l'uomo raggiante, posando tra le mani la tutina di cui Naruto si era perdutamente innamorato. 


“Ero Sennin”, pensò l'Uzumaki mentre si dirigeva verso casa, con un piccolo sorriso vittorioso sul viso. “Sarebbe piaciuta anche a te, neh?”. 
Peccato che, per quanto a lui o al suo defunto maestro potesse piacere, Hinata lo avrebbe certamente ucciso a suon di pugni gentili; al solo pensiero il biondo sbiancò, trovandosi a ridacchiare per l'ansia. 
Doveva trovare una scusa plausibile. 
Una scusa che spiegasse il suo gesto andato contro al volere di lei. 
Doveva inventarla anche presto: dieci effimeri passi lo dividevano dalla porta di casa. 

«Naruto–kun! Non ci credo... l'hai presa...» esordì Hinata, osservando la busta che Naruto stringeva fra le mani. L'aveva capito immediatamente cosa c'era lì dentro — anche senza utilizzare il Byakugan —, e non poteva che ritrovarsi sorpresa ed un pizzico divertita da quella reazione possessiva del marito; non poteva resistere a quel luccichio che riusciva bene ad intravedere negli occhi cerulei del suo Naruto, come se l'idea di vestire il loro futuro bambino con quella tutina lo rendesse estremamente orgoglioso. 
«Un piccolo rospo, Hina–chan!» disse lui, sorridendo. 
«Rospo?»
Naruto annuì, «Il mio maestro era l'Eremita dei Rospi, ricordi? Oh, Hina–chan, starà benissimo con questa tutina!». 
E Hinata non potè che lasciargliela andare, anche questa volta, del resto. 

*

Lunedì, ancora:


Le sue braccia si strinsero intorno al corpicino del suo — loro — primogenito istintivamente, come se qualche forza anomala gli riferisse segretamente cosa fare, come fare e tutto ciò di cui sentiva la necessità di conoscere per comportarsi nel migliore dei modi con quel fragile, minuscolo corpo. 
Aveva atteso così tanto quel giorno, così tanto da lasciargli una scia di lacrime di gioia sul viso quando l'aveva visto per la primissima volta, finalmente fuori dal ventre della madre. 
Naruto sentiva le proprie gote andare a fuoco tanto era deliziosa la scena che gli si parava davanti: Boruto, dentro a quella tutina che giorni prima aveva comprato appositamente per lui — che l'aveva trasformato in una piccola, adorabile ranocchia —, si era finalmente addormentato fra le sue braccia, come sentendosi al sicuro in quel luogo diventato tanto presto famigliare; la bocca spalancata ed un rivolo di bava che gli scivolava lungo il mento. 

Hinata strinse fra le mani il cestino del bucato dirigendosi con passo felpato verso la porta che dava sul loro cortile - con l'intenzione di stendere gli abiti bagnati, però, passando accanto al salotto non era riuscita a non fermarsi ed osservare l'Uzumaki ed il loro primogenito Boruto in quella adorabile scenetta tutta padre – figlio.
Si allontanò poco dopo con un sorriso che le tinse le labbra di una nuova luminosità. 


 

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Capitolo 12
*** - ***


NOTE AUTRICE : Bene, bene. 
Dodicesimo capitolo... mi sento una persona che sta pian piano raggiungendo la propria meta, iai. 
E giuro che, uno di questi giorni, la pianterò con i capitoli madre-figlio/figlia – padre-figlio/figlia e tornerò alla NaruHina, davvero. 
Nel mentre spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! 



 
 




 

I suoi grandi occhioni azzurri; 
Il suo viso paffuto, quei due segni lasciati su ogni guancia appena più rosea del normale, le sue piccole manine che si muovevano a vuoto per raggiungere il suo viso, come se da esso ne dipendesse la sua stessa vita. 
L'avevano appena messo accanto al suo corpo intorpidito, come a voler si che lei ed il suo fragile pargoletto che tanto aveva atteso riuscissero finalmente a conoscersi senza essere divisi dalla pelle del suo ventre; solo i Kami potevano sapere quanto aveva atteso quel momento, quanto aveva desiderato sfiorargli il viso — come, del resto, stava facendo in quel momento —, quanto aveva bramato di averlo accanto, ancora più di quando era proprio dentro di lei. 
Si avvicinò al figlio, tirandolo quel poco che vi serviva con dolcezza verso di lei, stringendolo — con la delicatezza necessaria — fra le proprie braccia.

La sua risata così naturale ed infantile, il suo sorriso sdentato, la sua intera fisionomia era così simile a quella di Naruto che, a lei, venne difficile soffocare il sorriso che le stava nascendo sulle martoriate labbra, e nascondere gli occhi lucidi era diventato presto impossibile. 



 
 
 


 

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Capitolo 13
*** - ***


Note Autrice: Tredicesimo! 
Vorrei prendere la palla al balzo per rinnovare i miei ringraziamenti: quindi... un grande grazie a voi, buone anime, che sopportate e leggete in silenzio ogni capitolo — magari pure maledicendomi, chissà xD —; a voi altre che avete inserito la raccolta fra le preferite/ricordate/seguite ( grazie, davvero *-* ); ed un ultimo ringraziamento — ma non per importanza — a voi che avete speso un minutino ( o più ) per lasciare una recensione! Grazie. <3 
Risponderò a breve, abbiate ancora un po' di pazienza. (?) 

Ok, torniamo alla storia che leggerete fra pochi secondi, che state leggendo — perché avete saltato la nota, lo so, furbacchioni/e (?) — o che avete già letto: prima di tutto, trovando tutte queste belle immagini sulla famiglia Uzumaki, mi sono trovata a dannare i cari ex aiutanti di Kishimoto (–sensei) per aver reso Naruto e Sasuke così... così... dei emeriti idioti, vah. 
( E non perché hanno tante idee, eh ). 
Vi chiedete il perché? 
Oh, è semplice e ve lo spiego subito: prendiamo Naruto, prima: conosciamo tutti la sua storia (neonato rimasto senza genitori, che ha vissuto una buona parte della sua vita odiato da -quasi- tutto il villaggio, che non ha potuto provare l'affetto di una famiglia, ecc...) e, sapendo questo, veniva spontaneo pensare che, una volta diventato padre, trascorresse giorno e notte con la propria famiglia, no? 
Bene, no. 
Me lo hanno reso ancora più babbeo, segregato giorno e notte in uno stramaledetto ufficio — a DORMIRE! — lontano dalla famiglia; ok, volevano creare contrasto fra lui ed il figlio, ma... la storia non regge. 
Prendiamo il terzo ed il quarto Hokage: Hiruzen, nonostante fosse vecchio e avesse la stessa mole di lavoro dell'Uzumaki aveva tutto il tempo di girare per il villaggio e tenere sott'occhio Naruto e Sasuke; lo stesso discorso vale per Minato: bisogna ricordare che lui era Hokage in tempo di guerra, quindi la mole di lavoro era maggiore, ma nonostante tutto aveva sempre tempo da trascorrere con la moglie a casa. 
( Non ha tempo per la famiglia ma, strano a dirlo, se Sas'ke corre lui salta all'attenti in un batter' d'occhio! ;))). Sentite anche voi odore di SasuNaru nell'aria? ) 
E per Sasuke è ancora peggio: lontano da casa, non vede sua figlia da quando era neonata ( se Naruto è babbeo lui l'hanno reso idiota ) e compare nel villaggio tempo due secondi e se ne va. 
Caspita, dato quello che ha passato pure questo povero Uchiha, in un mondo non mandato avanti dai aiutanti di Kishimoto avrebbe dato oro e argento alla propria famiglia. 

Dopo aver scritto una nota più lunga del capitolo in sé (xD), vi lascio a leggere la storia! Grazie ancora per seguire questa raccolta! <3 ). 

Misaki. 

 
 
[ PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga, Boruto Uzumaki 
RATING: Verde 
NOTE: AU!
GENERE: Sentimentale, Comico, Generale, Slice of Life 
P.S. : L'OOC è causato dalla situazione demenziale in cui li ho inseriti — poveretti, non dormono da settimane, Naruto ha pure perso il conto —,
prendetela sul ridere, in fondo c'è il genere comico, 
che capirò solo io ma dettagli! ]







 






 
«Hinata...» brontolò l'Uzumaki, facendo passare il dorso della mano libera lungo le palpebre sigillate e fin troppo pesanti da tenere alzate. «Perché non lo diamo in adozione? Lo riprendiamo quando avrà sedici anni...» continuò, lasciandosi sfuggire uno gemito strozzato: non sentiva neanche più il proprio braccio. 
Da quanto tempo non chiudeva occhio? Un giorno, due, tre? Una settimana? 
Non riusciva più a reggersi in piedi, figurarsi essere abbastanza gagliardo per lavorare con tutta l'attenzione e forza che gli serviva. 
«È nostro figlio, Naruto!» sibilò la giovane donna, scoccando un'occhiataccia in tralice al marito, prima di far ritornare la propria attenzione sul pentolino ricolmo di denso latte. 
«Sì, hai ragione» acconsentì il biondo, puntando le iridi cerulee sul figlio. «A sedici anni inizierà sicuramente a lamentarsi che gli stiamo troppo con il fiato sul collo, ci urlerà di volere un motorino, una macchina, una piscina; ci porterà a casa una schiera di ragazze semi nude...»
«Naruto!». 
Mossa sbagliata, Hina–chan... 
Il bambino si svegliò dal suo breve sonno, osservò i genitori per un altrettanto breve momento, e poi... le urla iniziarono senza ritegno per la piccola cucina, obbligando i muscoli tesi dei visi di Naruto e Hinata a contorcersi in varie smorfie causate dalla voce troppo acuta del piccoletto. 
Hinata non aveva più neanche la forza di parlare, come del resto anche il marito — che aveva iniziato a cullare il figlio per tranquillizzarlo, senza però alcun risultato —, tanto che i due continuarono con le loro solite azioni, sperando di riuscire, almeno quella notte che li stava attendendo con ansia crescente, a finire fra le braccia bollenti di Morfeo; riuscendo così, finalmente, a far sparire poco per volta quelle profonde occhiaie dai loro visi freschi di giovinezza. 
«L'opzione, Hina–chan, è ancora valida...» borbottò Naruto, cercando al contempo di tranquillizzare in qualche modo quella piccola peste. 

 

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Capitolo 14
*** - ***


NOTE AUTRICE : Dal momento che non mi smentisco mai, ecco il quattordicesimo capitolo postato giusto giusto prima delle due di notte. 
Dopo aver pulito in giornata la cucina da cima a fondo - come la povera Hinata qualche capitolo precedente -, e dopo aver fatto scendere tutti i santi con l'ascensore per la prematura dipartita delle mie cuffie, avevo bisogno di buttarmi nel fluff per resistere alla voglia di sbattere la testa contro il muro, insomma. :' 
Spero che il capitolo possa essere di vostro gradimento, of course! E che siano IC, ma ne dubito fortemente. :' 

Misaki. 

P.S. : "Kaa–chan" e "Tou–chan" stanno rispettivamente a significare "Mamma" e "Papà". 
"Naruhodo", invece, in Giapponese, significa: "Capisco".

 
 
PERSONAGGI: Naruto Uzumaki, Hinata Hyuga, Boruto Uzumaki
RATING: Verde 
GENERE: Fluff, Generale, Slice of Life ]




 



 
«Naruto–kun?» lo richiamò dolcemente Hinata, spuntando nella loro camera da letto con la scaltrezza ed il silenzio di un felino. La corvina sorrise appena notando il marito seduto sul letto a leggere nuovamente il libro del suo maestro, Jiraiya–sama; si notava anche ad un miglio di distanza quanto quel libro, per il biondino, fosse fondamentalmente importante. 
L'Uzumaki alzò lentamente lo sguardo dalla pagina, come se non avesse alcuna intenzione di separarsene, per poi puntare quello stesso sguardo — più addolcito quando andò a posarsi sulla moglie — sulla sua adorata, innocente Hinata. «Mh?», rispose, sapendo benissimo che quella non poteva in alcun modo venir considerata una risposta da nessuna persona, e che come minimo chiunque gli avrebbe tirato un pugno in testa senza pensarci due volte. 
«Boruto–chan si è appena svegliato» iniziò, avvicinandosi di qualche passo. «Mi ha chiesto se puoi portarlo a fare un giro per il villaggio», terminò, ancora sorridente. 
«Un giro?» chiese lui in risposta, aggrottando le fini sopracciglia chiare. «... per il villaggio?». 
La donna annuì, sedendosi poco dopo accanto a lui sul letto. «So che sei appena tornato da una missione, ma se non te la senti vado a dirgli che sarà per un'altra volta» continuò la giovane, come a voler mettere in considerazione agli occhi del marito una seconda opzione, magari che gli andasse più a genio. 
«No, tranquilla, Hina–chan» disse, inarcando un angolo delle labbra. «Non lo vedo da due giorni, quando sono arrivato a casa dormiva, quindi... trovo la sua idea perfetta» acconsentì lui, facendo leva sulle gambe per alzarsi. «Vado a farmi una doccia, sto morendo di caldo, 'ttbayo!» esclamò, ridacchiando. Prima di allontanarsi verso al bagno, però, l'Uzumaki lasciò un bacio sulla fronte di Hinata e, raggiunta la porta, continuò: «Che ne dici di vestirlo, nel mentre? Usiamo questa uscita per fare anche delle compere, che ne dici?», per poi sparire nel bagno con la velocità di un fulmine. 



«Tou–chan!» cinguettò la vocina acuta del figlio, comparendo in un ammasso di capelli biondi sotto al suo naso; il piccolo cinse una gamba del padre tra le piccole braccia, ridacchiando gioioso. 
«Boruto!» esclamò Naruto, prendendo la palla al balzo per prendere in braccio il figlio e abbracciarlo, assuefatto dalle sue risate infantili e deliziose per ogni suo senso. 
Hinata, a qualche passo dai due, sorrise. «Ohi,ohi, Boruto–chan... piano, ok? Naruto–kun è appena tornato da una missione». 
«Tou–chan! Kaa–chan!» richiamò i genitori il piccolo di casa, puntando lo sguardo prima sul padre e poi sulla madre. «Andiamo?».
«Hai, hai» pronunciarono i due, mentre Naruto lasciava a terra il piccolo Boruto, che svelto scomparve fuori dalla loro casa. «Boruto! Piano!», continuarono, dovendo muoversi per raggiungere quella peste. 


«Ci veniamo anche domani? Tou–chan! Kaa–chan! Ci veniamo? Eh? Eh?» continuò a domandare Boruto, osservando dal basso della sua grande altezza i genitori con gli occhietti che pregavano letteralmente ogni senso dei due shinobi, i quali ridacchiarono per la continua richiesta del loro primogenito. 
«Domani Naruto–kun deve aiutare Kakashi–sama» disse Hinata, girando lievemente il capo e piegandolo appena verso il basso per potere vedere in viso il suo bambino. «Si vedrà domani, va bene, Boruto?».
«Io voglio andarci con papà!» si lamentò il bambino, assottigliando lo sguardo e stringendo le labbra in un'adorabile smorfia senza precedenti. 
«Vedrò di chiedere a Kakashi–sensei di lasciarmi uscire prima, che ne pensi, Boruto?» chiese gentilmente Naruto, appoggiando la mano destra ( con l'intento di scompigliarli i capelli ) sulla testa bionda del figlio  — tratto che aveva ereditato da lui e da suo padre Minato —, libera dalla borsa piena zeppa di cibo comprato pochi attimi prima. 
Il bambino annuì, per poi mettersi a correre come un pazzo in avanti, allontanandosi dal padre e dalla madre. 
Hinata sospirò, sorridendo. 
«Sei troppo gentile, Naruto...» lo rimproverò gentilmente la giovane donna, guardando il marito con la coda dell'occhio. «Puoi anche dirgli a volte di no, sai? Nessuno ti ucciderà se lo farai. Sei tu il genitore, se hai da fare...». 
Ma Naruto scosse il capo, sorprendendo alquanto la moglie. «Voglio passare più tempo possibile con Boruto, Hinata. La vita degli shinobi è relativamente breve, e anche se siamo in tempo di pace, un nuovo nemico può sempre arrivare e, magari, quello sarà il momento in cui ci lascerò davvero le penne.», spiegò, calmo, alzando lo sguardo sulla monte degli Hokage. «Non ho avuto l'occasione di passare del tempo con i miei, di genitori... perciò, be'... non voglio far passare la stessa cosa a lui. Voglio che abbia dei ricordi di noi, Hina–chan.
E poi sono sicuro che se le cose fossero andate in modo diverso, anni fa, alla mia nascita, avrei stressato allo stesso modo mio padre» spiego, lasciandosi andare in una breve e sentita risata al pensiero del padre accontentare ogni suo volere, per il proprio desiderio di vedere il figlio sorridere. 
Hinata annuì, guardando a sua volta la montagna dei Kage. «...Naruhodo», sussurrò. 


«Tou–chan, Kaa–chan!» cinguettò il piccolo, arrivando nuovamente al loro capezzale. «Potete rifare quello che avete fatto nel parco fino a casa?» chiese estasiato, con un sorriso a trentadue denti stampato dulle labbra rosee. 
Hinata e Naruto si scambiarono un rapido sguardo, prima di annuire contemporaneamente; così, i due, afferrarono l'una una mano e l'altro l'altra del figlio. «Tre... due...» contò Naruto, stringendo la mano del figlio, pronto a far leva sui muscoli del braccio per alzarlo verso l'alto, a toccare il cielo. 
«... uno!» terminò la Uzumaki. 
Ed i due, in sincro, alzarono il figlio palesemente divertito da quel continuo su e giù. 




 

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Capitolo 15
*** 15. - ***


NOTE AUTRICE: Dopo anni, sono ritornata a tentare di scrivere qualcosa in questa raccolta che, nonostante il tempo passato dall'ultima pubblicazione, non ho scordato. Come nei precedenti capitoli ci tengo a ringraziare le persone che hanno inserito la raccolta fra le preferite/seguite/ricordate, grazie davvero! E anche quelle persone che si metteranno a leggere questo capitolo, e chi lascerà un commentino che apprezzerò molto. 
Be', buona lettura! ^^ 

 
 


 
[ PERSONAGGI:  Uzumaki Naruto, Hyuga Hinata (Uzumaki Himawari, Uzumaki Boruto)
PROMPT: Sfogliando l'album dei ricordi
RATING: Verde ] 





 
«Naruto–kun?» lo richiamò Hinata, osservandolo con attenzione. Da un'ora a quella parte il Settimo si era rintanato nella loro stanza dove, sdraiato sul letto, osservava con attenzione una serie di quelli che, all'apparenza, sembravano libri. 
Il biondo alzò il capo, rivolgendo un lieve sorriso alla moglie. «Ti serve il mio aiuto per qualcosa?». 
Hinata scosse appena la testa, facendo qualche passo sino a raggiungere il letto, per poi sedersi accanto a Naruto. «Cosa stai guardando?» domando quindi, curiosa. Il biondo scrollò appena le spalle, indicando ciò che teneva stretto fra le mani con lo sguardo. «Alcuni album,» borbottò, con un nostalgico sorriso stampato sulle labbra sottili. «Boruto e Himawari erano così piccoli, in queste foto. E noi, al tempo stesso, così giovani... in più, ho beccato anche alcune foto dove avevi ancora il pancione, quando Boruto doveva ancora nascere.» Continuò, guardando la moglie. 

«Vuoi guardarle con me e fare un tuffo nei ricordi?»



 

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Capitolo 16
*** 16. ***


NOTE AUTRICE: Dopo una lunga pausa di circa tre anni o poco più da questo profilo e dalla scrittura nel senso più generale del termine, mi sono detta: "Vista la spiacevole situazione in cui tutti ci troviamo, perché non passare il tempo a ritornare a scrivere e a riempire il tempo (mio e di altre persone), oltre a finire i progetti iniziati e, per un motivo o per un altro, mai portati a termine?".
E con tale pensiero in testa, eccomi qua a continuare questa raccolta, sperando inoltre di portarla a termine, chiudendo questo piacevole capitolo (che mi ha lasciata più e più volte col famoso "blocco dello scrittore". 
Detto ciò, vi lascio alle prese col sedicesimo capitolo, sperando con tutto il cuore che possa essere di vostro gradimento - e non spaventatevi troppo, devo riprenderci la mano! 





 
 «Naruto-kun...?» sussurrò la Hyuga, muovendo il capo leggermente verso il basso, con una voce talmente flebile da perdersi in quel gelato vento invernale.  La giovane non poteva negare di essere spaesata da quella inusuale situazione, persa tra le braccia salde del compagno che la conduceva verso la loro meta - a lei del resto sconosciuta, senza poter contare sulla guida dei suoi stessi occhi e sulla sua abilità innata. «Dove stiamo andando?», continuò lei, con la voce lievemente più salda, spinta dalla curiosità che quell'evento le procurava. 
«Fidati di me Hinata, tra poco lo scoprirai.» Ribattè lo shinobi senza alcuna esitazione, lasciandosi spuntare sulle labbra un sorriso che lei non avrebbe mai potuto notare, vista la benda rossa che le copriva quelle due gemme preziose. «Ne sarai contenta», aggiunse poco dopo, rapido, come se credesse di dare già fin troppe informazioni con quelle tre parole in più. 
Dopotutto, lui era ancora più in ansia della sua amata. 

Chissà se le piacerà davvero...


«Hinata?»
«Sì?», rispose lei, incerta.
«Chiudi gli occhi...» le disse il giovane ninja, scostando una ciocca dei suoi capelli corvini dal viso, sfiorando la sua guancia arrossata per via della bassa temperatura, procurandole un fugace fremito, togliendole successivamente con delicatezza la benda rossastra, liberandole parte del delicato viso «... ora guarda dinanzi a te, Hina-chan».
Lei ubbidì, restando meravigliata da quello che le si palesò dinanzi agli occhi: stentava a crederci. 
Il paesaggio che le si manifestò la lasciò senza fiato, tanto da portarle celermente le lacrime agli occhi; il paesaggio innevato, oltre ai deliziosi ornamenti di origami attaccati ai rami dei vasti alberi intorno a loro e ai petali di vari fiori colorati sparsi sulla candida neve, non potevano far altro che farle battere il cuore all'impazzata. 
«Non è molto, però... » il ninja si bloccò, imbarazzato, come se non sapesse quali delle tante parole esistenti fosse meglio utilizzare in quella situazione. 
«La scorsa settimana ho saputo da Shikamaru che questa sera, proprio questa sera, questo cielo stellato si sarebbe illuminato al passaggio di una meravigliosa cometa, la quale passa una volta ogni 200 anni, ed ecco... come dire... » si bloccò, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo celermente per guardare lei, sorridendo, felice di averla al suo fianco, sempre «volevo che tu la vedessi. Sarebbe stata una cosa unica, ecco»  
«Dovremmo aspettare ancora un po' per vederla... perdonami se ti ho portata qua in fretta e furia, ma non volevo che perdessi questa meravigliosa futura visuale, questo evento più unico che raro...» aggiunse esitante, portandosi la mano a scompigliarsi quella folta zazzera bionda, socchiudendo appena le palpebre, lasciandosi trasportare in un sorriso liberatorio e innocente, come quello di un bambino.

 
«Naruto-kun...».
«Con tutto il mio cuore, tanti auguri, Hina-chan»

 

 


 

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Capitolo 17
*** . ***


NOTE AUTRICEAttenzione: invito tutti quelli che non hanno ancora visionato l'anime "Kamisama Kiss" a saltare la storia, per non conoscere determinati avvenimenti prima del tempo o possibili spoiler nascosti all'interno della trama e cambiati in base alla mia necessità.
Detto ciò, eccoci al nuovo capitolo della raccolta, come per la maggioranza di quelli che l'hanno preceduto, esso va a prendere vita grazie a una meravigliosa fanart (che inutile dirvi mi abbia rapito il cuore)... vi lascio di seguito il link per permettervi di ammirarla come ho fatto io stessa: 
https://www.zerochan.net/3133552
Ciononostante vi lascio alcune chiavi di lettura per comprendere meglio ciò che andrete successivamente a leggere: la ff, oltre a nascere dalla fanart che vi ho lasciato poco più in alto, prende vita anche dall'anime/manga "Kamisama Kiss", ovvero dalla storia di Tomoe e dal successivo incontro con Nanami. Bando alle ciance quindi, passiamo direttamente alla storia!
Buona lettura. 
P.S. continuerà in una seconda parte, visto che non sono in grado a non dilungarmi più del dovuto, ahah. 


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1.0

Era strano. Si sentiva strano.
Lui esisteva da così tanto tempo - a tratti troppo se ci rifletteva con attenzione -, eppure, l'aver incontrato e conosciuto quella donna l'aveva reso incredibilmente diverso ai suoi stessi occhi, a tratti più docile, compassionevole e umano. A quell'ultimo termine quasi non scoppiò a ridere, rischiando di perdere l'attento equilibrio che manteneva stando appolaiato sul ramo più alto della maestosa pianta, la quale si ergeva impavida al cielo. Si lasciò sfuggire dalle labbra un ghigno, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal caldo vento estivo, mentre si perdeva nei propri pensieri e ricordi. 

 
Il cuore fremente le rimbombava come un destriero indomabile e impazzito all'interno della sua fragile cassa toracica, mentre correva instabile sul terreno variabile della fitta boscaglia, cercando senza sosta un rifugio, un luogo dove potersi nascondere da quei tre briganti che l'avevano addocchiata mentre girava serena tra le vie del villaggio più vicino, che aveva lasciato a metri e metri di distanza a partire dalla sua folle fuga. «Dove...? Dove?...» sussurrava la giovane, voltando il capo da un lato all'altro del suo campo visivo, schivando più e più volte massicci tronchi all'ultimo, rischiando di ferirsi. «Dove posso nascondermi?», continuò col cuore in gola, ferendosi il labbro inferiore con gli incisivi, tanto lo stringeva tenendolo imprigionato per la frustrazione che le procurava il momento.
E, finamente, eccolo lì. Dinanzi a lei si ergeva un modesto rifugio e, presa dal momento, quasi non si lasciò ricadere a terra per la gioia che le procurava tale vista, quella flebile sicurezza e speranza. Scosse però il capo, riprendendo il controllo della situazione - non poteva permettersi il lusso di lasciarsi andare nemmeno un sospiro di sollievo, doveva soltanto entrare nell'abitazione e sperare con tutto il suo cuore che non l'avessero seguita sino lì o, almeno, che non la vedessero. 
Ma le sue speranze furono nuovamente vane in quanto non fece quasi neanche in tempo a entrare nel rifugio - in quella sua flebile quanto fondamentale speranza, chiudere la porta alle sue spalle e raggiungere il primo angolo tra due pareti a disposizione della dimora, lasciandosi cadere a terra e, cosa più importante, capire che quel luogo era portatore di nefaste conseguenze, che udì con una semplicità disarmante le loro voci poco distanti, quelle voci che aveva tentato di distanziare con tutta sé stessa, avvicinarsi sempre più.
«Però... che peccato
» disse uno di loro, in un tono tale da palesare tutto il suo possibile malcontento. 
«Non hai tutti i torti,» asserì il secondo uomo, lasciandosi scappare una breve risata «devo ammettere che quella giovane era davvero splendida. Avremmo dovuto seguirla meglio».
«Voi due, razza di incapaci, l'avete fatta scappare, perdendo le sue tracce!» latrò il terzo, pensando di essere seguito da due completi idioti, incapaci di attuare gli ordini più semplici. Sospirò, suo malgrado, rendendosi conto di non poter fare poi molto per risolvere la situazione. «Per il momento entriamo nel nostro rifugio, poi in secondo piano penseremo ai nostri affari».
Quando i tre però aprirono la porta del loro rifugio, quasi non credettero ai loro occhi: dinanzi a loro si trovava la fanciulla che era precedentemente riuscita a scappare dalle loro grinfie e lasciar perdere le proprie tracce, svanendo quasi nel nulla nel bel mezzo della boscaglia. 
«Guarda un po', che piacevole sorpresa...» borbottò il capo dei tre, entrando all'interno dell'edificio - seguito a coda dai suoi due sottoposti, non nascondendo l'espressione di pura goduria che nasceva con estrema naturalezza sul suo viso pieno di rughe e cicatrici. 
La giovane, senza neanche capire come fosse realmente riuscita a far ciò e sorpassare i tre ladruncoli, si ritrovò fuori dal rifugio, indietreggiando senza sosta, continuando a puntare l'edificio con sguardo terrorizzato.
«Tu! Maledetta!
» esclamò furibondo il capo, massaggiandosi con cautela la mandibola, la quale iniziava ad arrossarsi. 
«Lasci fare a noi, Capo, gliela faremo pagare.» Esordì uno dei due sottoposti, uscendo dalla porta con passo sicuro, seguendo l'uomo a cui si rivolse con sicurezza. La situazione stava prendendo celermente una situazione che la giovane, in cuor suo, non desiderava minimamente. La ragazza si schiarì la voce, prendendo tutto il coraggio che aveva in corpo: «Io... io vi posso pagare», si portò la mano al petto, massaggiandolo appena col palmo, tentando di tranquillizzarsi il più possibile «se mi lasciaste andare potrei pagarvi. Qualsiasi somma!»
Un rumore diverso, che proveniva dall'alto delle loro teste, dalla cima di un enorme albero, attirò celermente l'attenzione di tutti. 

«Mi chiedo come mai, voi umani, disturbiate sempre il mio riposo.»
Dinanzi alla giovane comparì una creatura, un demone, un Kami* pronto a proteggerla. La sua folta chioma bionda seguì l'arià che creò la sua rapida discesa, vestito da un elegante lungo abito ambrato che si mosse delicatamente sul suo corpo robusto; teneva stretto tra le mani un ventaglio vermiglio, mentre alle sue spalle, da terra e da sotto l'haori tinto da tenui tonalità chiare, spuntavano nove lunghe code dorate, che elegantemente si muovevano da un lato all'altro, sferzando l'aria intorno alla sua regale figura. Puntò la mano sinistra, libera, verso l'alto, distanziando lentamente le dita affusolate, mentre dalla punta delle lunghe unghie comparvero delle fiamelle turchesi. «Scappate,» ordinò maliziosamente osservando i tre uomini, mentre con l'indice comandò alle fiamme di formare delle sfere di puro fuoco, che diresse verso i malintenzionati - con un gesto secco e deciso -, i quali fuggirono spintonandosi l'un l'altro senza alcun rimorso, pur di scappare da quel demonio. 

 
«E di te cosa me ne faccio?» domandò indeciso, rivolgendo la propria
attenzione alla giovane alle sue spalle, girandosi di tre quarti verso di lei.




 
Kami* : spesso i demoni, o almeno alcuni di essi, possono essere considerati delle divinità, in base a quanto bene fanno in determinati momenti alle popolazioni del luogo. 
 
 


 

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