Flowers

di _MoonFlower02_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zinnia ***
Capitolo 2: *** Peonia ***
Capitolo 3: *** Veronica ***
Capitolo 4: *** Bonus ***



Capitolo 1
*** Zinnia ***


– Prendete posto ragazzi, non fatemelo ripetere – come ogni mattina al richiamo del professor Aizawa tutti gli studenti della 1A tornarono ai loro rispettivi banchi, ansiosi di conoscere il tema della lezione. Si vociferava sarebbe arrivato un eroe professionista, ma nessuno ne conosceva l’identità: alcuni avevano ipotizzato potesse essere Hawks, altri Endeavor oppure Best Jeanist; Mineta ovviamente avrebbe scommesso sarebbe stata Mount Lady a varcare la soglia.
– Come ormai sapete, questa mattina accoglieremo un ospite – la voce del professore era stanca come al solito, ma gli studenti poterono giurare si stesse quasi divertendo a tenerli sulle spine – Vi chiedo quindi di dargli il benvenuto.
La tensione era palpabile, alcuni ragazzi si alzarono persino in piedi per scorgere chi stesse per entrare nella classe e Midoriya, ovviamente, preparò i suoi quaderni per eventuali nuove informazioni.
Certo nessuno si aspettava di veder spuntare un uomo sulla quarantina dall’aria estremamente normale, se non fosse stato per un appariscente fiore rosso con numerosi petali infilato nel taschino. Indossava un completo marrone di tweed e un paio di occhiali davanti agli occhi verdi scuro, mentre i capelli bruni erano tirati indietro e striati d’argento. In gioventù doveva essere di bell’aspetto e conservava ancora un certo fascino, ma sembrava decisamente troppo un bibliotecario per essere un eroe. Bakugo emise un verso stizzito: sarebbe stata un’altra lezione noiosa.
– Mi presento – iniziò l’ospite misterioso con un sorriso – Io sono Poeta. Non fatevi ingannare dal nome, non vi annoierò con odi e sonetti. Il mio quirk si basa sulla lettura delle persone: osservando un individuo sono in grado di comprendere molti suoi aspetti caratteriali, psicologici, morali, ma anche i suoi desideri, le sue paure e molto altro ancora. So che potrà sembrarvi semplice intuizione, ma in realtà è qualcosa di molto più profondo, legato all’anima. Per questo non è semplice interpretare ciò che vedo; per permettermi di farlo la mia unicità traduce queste caratteristiche in forme naturali. Il suo nome infatti è Linguaggio dei fiori, che, me ne rendo conto, non sembra affatto intimidatorio. Occorre però una conoscenza pressoché illimitata delle varietà di piante e dei loro significati ed è un ottimo quirk per neutralizzare preventivamente azioni criminali o per gli interrogatori in centrale, diciamo che non sono esattamente un eroe da prima linea d’attacco. Non voglio annoiarvi però, se avete delle domande fatele pure.
Alcune mani si alzarono, e Aizawa diede la parola a Mina per prima:
– Se il suo quirk non riguarda la poesia come mai il suo nome da eroe?
– Domanda sensata – rispose Poeta con un sorriso soddisfatto – Diciamo che lo devo alla mia passione letteraria. Nella letteratura francese, durante il periodo simbolista, grazie alla sua sensibilità il poeta era visto come l’unico in grado di interpretare, attraverso simboli appunto, il linguaggio della natura e ciò che essa tentava di comunicare.
Midoriya riprese a scrivere furiosamente sul suo quaderno, alzando la mano subito dopo:
– Quindi cosa significa il fiore che indossa?
– Ottima domanda, mostrate più interesse di quanto mi aspettassi. Ne sono felice – l’eroe prese delicatamente il fiore e lo rigirò tra i polpastrelli, permettendo a tutti di osservarlo – Questa è Zinnia e significa Torna presto; un augurio che porto sempre con me da quando una persona a me cara è scomparsa. Aspetto il suo ritorno da molto tempo ormai.
Nella classe regnava il silenzio; sul volto dell’eroe si era dipinto uno sguardo triste che sembrava pieno di ricordi.
All’improvviso però batté le mani uscendo dal suo stato di malinconia e sorrise di nuovo, rivolgendosi all’intera classe.
– Bene! Se per ora non ci sono altre domande ho preparato un’attività che spero troverete utile per conoscere meglio voi stessi e il vostro eroico futuro; a volte un aiutino dall’esterno può fare comodo. Se foste così gentili da controllare sotto al vostro banco, dovreste trovare una pianta con un biglietto. Su di esso c’è scritto il vostro nome, quello scientifico della pianta e quello comune; infine il suo significato. Può essere più diretto o più enigmatico, sta a voi interpretarlo come meglio credete si adatti alla vostra persona. Naturalmente ognuno ha pregi e difetti, ma sentendo parlare di voi e osservandovi quella che troverete sarà la pianta che in generale più vi rispecchia. Almeno al momento.
Un brusio elettrizzato seguì le parole dell’ospite: la curiosità di scoprire cosa si nascondesse sotto al proprio banco dilagava nella classe.
 
In pochi secondi la classe si era riempita di colori e profumi che si mescolavano alle risate e ai commenti degli studenti.
Non tutti avevano trovato dei fiori sotto al proprio banco, alcuni stringevano foglie e steli di arbusti o persino frutta.
Con il viso sorretto da una mano Bakugo tastò svogliatamente il sottobanco con l’altra, fino a stringerla intorno ad un gambo piuttosto robusto. Quando tirò fuori la pianta restò piuttosto sorpreso nel vedere che terminava con un grande fiore rosa formato da innumerevoli petali sottili, quasi fosse fatto di cartapesta. Doveva ammettere che non era male, poteva sempre trovare delle insulse foglioline verdi come sei-braccia, ma in ogni caso i fiori erano stupidi così come chi li regalava. Afferrò il cartoncino che penzolava da una cordicella attorcigliata al gambo spesso e lesse:
 
Katsuki Bakugo
Paeonia
Peonia
Rabbia.
 
L’espressione indifferente lasciò istantaneamente il suo volto, lasciando posto ad una smorfia stizzita. Sentì la collera iniziare a divorargli i polmoni come accadeva da sempre, ormai era una sensazione alla quale era abituato, ma quella consapevolezza lo colpì come uno schiaffo in pieno viso: stava bruciando di rabbia proprio perché uno stupido bibliotecario aveva letto quell’emozione stampata a caratteri cubitali sulla sua anima e gliel’aveva sbattuta in faccia; era un circolo vizioso. Queste riflessioni e il chiasso dei compagni schiamazzanti per le loro belle qualità messe in mostra non aiutarono per niente la sua irritazione, presto tramutata in un’esplosione che ridusse la povera peonia ad un ardente mucchio di petali. Calò il silenzio e tutti si voltarono verso di lui, che spostò lo sguardo su quello che restava del fiore. Avrebbe voluto dire che non l’aveva fatto apposta, che era stato un incidente, ma tanto non sarebbe interessato a nessuno.
– Bakugo – lo richiamò Aizawa brusco, ma prima che potesse continuare il ragazzo si era già alzato in piedi. Sentiva lo sguardo di tutti su di lui ma il suo era basso, era stanco di tutte quelle idiozie.
– Sì, sì, lo so. Non c’è bisogno di dire niente, me ne vado da solo – sbottò mentre, con i pugni stretti nelle tasche, si incamminava tra i banchi verso la porta.
 
Fu solo all’ora di pranzo che qualcuno varcò la soglia del campo di allenamento, annunciato dalle porte automatiche. Bakugo non smise di colpire la montagna rocciosa, che stava usando come bersaglio per migliorare la precisione delle esplosioni, nemmeno quando lo raggiunse la voce di Denki, seguito da Kirishima.
– Bakugo! Eccoti finalmente, è dalla fine delle lezioni che ti cerchiamo!
– Beh mi avete trovato – ribatté lui brusco senza nemmeno guardarlo – Adesso potete anche tornare a raccogliere fiorellini con quel bibliotecario.
– Andiamo, Poeta è forte! Il linguaggio dei fiori è super-virile! – fu la risposta allegra di
Eijiro, che come al solito non si faceva scoraggiare dal caratteraccio del biondo.
– Direi super-merdoso – non gli sarebbero bastati migliaia di colpi per sfogarsi, ma se avesse potuto almeno provarci in pace ne sarebbe stato grato – Si può sapere cosa volete? – chiese rudemente, smettendo però finalmente di lanciare esplosioni e voltandosi verso di loro.
– Bakugo, a quest’ora dovresti esserti reso conto che ormai ti conosco bene. Io non voglio niente, solo aiutarti; se solo mi dicessi qual è il problema...
– Non c’è nessun problema! – sbraitò l’altro interrompendolo – Possibile che nessuno riesca a farsi gli affaracci suoi? Non c’è; nessun; problema – ripeté soffermandosi su ogni parola.
Kirishima sapeva che stava ovviamente mentendo, ma prima che potesse insistere Bakugo indicò ciò che lui si era persino dimenticato di star stringendo in mano:
– E quelli? Che merda sono?
Eijiro abbassò lo sguardo sui fiori viola scuro e sorrise, ritrovando l’entusiasmo:
– È Veronica! Bella vero? Secondo Poeta significa lealtà; non è super-virile?
Tsk. Se sei un cane, senza dubbio. Vuoi che ti lanci anche un osso?
Il sorriso del rosso vacillò, ma lui cercò di non darlo a vedere. Fu Kaminari ad intervenire, abituato alla sua irascibilità ma comunque deciso a difendere l’amico:
– Dai Bakugo, non c’è bisogno di essere cattivi. È una grande qualità! Io avevo il coraggio! Mi sembra che il fiore si chiamasse... Protea.
– Non mi sembra di avertelo chiesto – sibilò Katsuki a denti stretti: era al limite della sopportazione, in quel momento la sola vista di quei due gli dava sui nervi – Se non sbaglio non ho chiesto niente di tutto questo! Lasciatemi in pace, inutili comparse!
Puntò loro contro uno dei suoi guantoni, sul punto di sparare, ma all’ultimo deviò il colpo tornando a prendersela con il povero ammasso di rocce. Non gli era sfuggito, però, che Kirishima si era prontamente spostato davanti a Denki pronto ad attivare il suo quirk.
– Andiamo Kirishima, non siamo i benvenuti qui – si arrese alla fine Kaminari, incamminandosi rassegnato verso l’uscita – Forse quando sbollirà la rabbia ci cucinerà una cena di scuse – scherzò guadagnandosi un’occhiata infuocata da parte del biondo, ma dandogli ormai le spalle poté solo immaginarsela.
Rabbia. Rabbia. Rabbia. Sempre e solo rabbia.
Eijiro si trattenne ancora qualche secondo, visibilmente indeciso sul da farsi. Un paio di volte fu lì lì per dire qualcosa, ma alla fine sospirò e seguì il compagno di classe.
– A dopo, Bakugo – lo salutò, ma non c’era più traccia di entusiasmo nella sua voce.
Inutili comparse. Il suo cervello lo ripeté innumerevoli volte come un mantra mentre le sue esplosioni frantumavano la montagna, incolpandoli per l’intollerabile irritazione che lo stava consumando.
Fu solo quando le sue braccia smisero di rispondere ai comandi che si fermò, ricoperto di sudore e con il fiato corto. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma il cielo fuori dalle finestre era ancora di un azzurro terso quindi immaginò non potesse essere troppo tardi. Sentiva l’adrenalina abbandonare piano piano il suo corpo, lasciando spazio a stanchezza e a sgradevoli dolori muscolari, ma quella sensazione era ancora lì: quel grumo fervente alla base della cassa toracica, quel peso che forse non se ne sarebbe mai andato.
Si avviò a grandi passi verso l’uscita, non vedendo l’ora di chiudersi in camera e fare una doccia calda.
Appena superate le porte automatiche si fermò, la sua attenzione catturata da un punto poco più avanti accanto al muro del corridoio, dove dei fiori viola giacevano abbandonati sul pavimento.

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Capitolo 2
*** Peonia ***


– Bakugo? – Kirishima aprì piano la porta della stanza buia, sicuro che il ragazzo fosse lì nonostante non avesse risposto al suo bussare.
Gli ci volle un secondo per abituarsi all’oscurità ma individuò all’istante la figura del compagno, steso sulle coperte del letto sistemato nel lato destro della stanza. Era rivolto verso il muro, quindi Eijiro poté intravederne solo la zazzera di capelli biondi e gli indumenti scuri.
– Ti serve qualcosa? – la voce di Bakugo gli arrivò lontana mentre si chiudeva la porta alle spalle.
– Come?
– Ho detto: ti serve qualcosa? – ripeté lui lentamente e a voce più alta.
– No, volevo solo...
– Allora vattene – lo interruppe Katsuki secco.
– No – rispose semplicemente il rosso, facendo qualche passo verso il centro vuoto della stanza.
Non ricevette risposta, quindi continuò ad avvicinarsi fino ad arrivare al bordo del letto. Fece per toccare la spalla del biondo, sperando di farlo voltare, ma quest’ultimo si spostò di scatto, riuscendo con una mossa ad afferrare il suo polso e a mettersi seduto sul bordo del materasso. Finalmente si guardavano negli occhi, e Bakugo notò che c’era qualcosa di diverso nell’altro, i suoi capelli non erano acconciati come al solito ma gli ricadevano sulle spalle e sembravano umidi. Ci fu un attimo di immobilità, poi lasciò andare la mano di Kirishima spingendola via con un verso irritato.
– Si può sapere cosa vuoi, capelli-di-merda? Qual è il tuo problema!
– Qual è il tuo! – stranamente anche Eijiro aveva alzato la voce, stanco di non essere ascoltato – Cosa doveva esserci scritto su quel dannato cartoncino per averti fatto infuriare in questo modo?!
Bakugo lo osservò con tanto d’occhi, non avendo per una volta una risposta pronta.
– Si può sapere di cosa stai parlando?
– Non fingere con me, ti ho già detto che ti conosco. Hai letto quello stupido cartellino e all’improvviso sei diventato intrattabile. Quel povero fiore non ti aveva fatto nulla!
– Pensi che non lo sappia?! – esplose alla fine il biondo prima di riuscire ad inventare un’altra scusa – Pensi che mi sia divertito a far esplodere uno stupido fiore? È stato uno stupido incidente!
Alla fine abbassò la testa, stanco di essere guardato dall’alto. L’altro non si perse d’animo, inginocchiandosi per arrivare poco più in basso del compagno.
– Era una peonia, vero? La rabbia – nonostante nella sua voce non ci fosse che comprensione vide Katsuki irrigidirsi a quelle parole – Ho fatto qualche ricerca – aggiunse il ragazzo con un sorriso imbarazzato.
– Oh no, hai scoperto il mio segreto – ribatté Bakugo sarcastico, rifiutandosi ancora di guardare Kirishima negli occhi nonostante egli fosse ormai a pochi centimetri – Sono una bomba a orologeria ambulante.
– Basta fingere – Eijiro non voleva essere brusco, ma non c’era altro modo per farlo ragionare – Non sono stupido, né tantomeno qualcuno a cui dovresti nascondere i tuoi sentimenti.
Fu allora che accadde.
Fu allora che la maschera finalmente cadde, infrangendosi sul pavimento buio della stanza.
Il viso di Katsuki si contorse in una smorfia ferita, ma non da quelle ultime parole.
Kirishima attese pazientemente mentre l’altro prendeva un respiro profondo, temporeggiando per riprendere il controllo prima di iniziare a parlare.
– La rabbia è... – iniziò, facendo poi subito una pausa per reprimere un singhiozzo: non avrebbe pianto davanti a Kirishima – è una parte di me, lo so. Non credo riuscirò mai a liberarmene del tutto. Però immagino che... insomma sapere che... ciò che un Pro-Hero crede ti caratterizzi sia... questo...
Ci fu una pausa durante la quale Bakugo cercò invano di fermare gli spasmi che lo scuotevano, sempre più frequenti dato che si rifiutava di lasciarsi andare. Si portò una mano al petto, stringendo la stoffa della maglietta sentendosi quasi soffocare.
Il rosso stava per intervenire, ma prima che potesse dire qualcosa l’altro riprese la parola, alzando la voce e alzando finalmente anche la testa:
– Dov’è l’ambizione? Dove sono il coraggio e la determinazione? – ormai i suoi occhi erano bagnati di lacrime e si sentiva un completo idiota, ma se avesse tenuto ancora tutto dentro era certo sarebbe esploso – Cazzo Kirishima oggi credevi che avrei davvero potuto colpirvi con un’esplosione!
– E ne sono mortificato! – si intromise il diretto interessato prima che il biondo potesse continuare – Non avrei dovuto agire così. So che non avresti mai...
– È questo il punto! No che non lo sai! Perché io sono glicerina ambulante, non sai mai cosa potrebbe farmi esplodere! Questo è tutto ciò che sono e tutto ciò che il mondo vede in me.
Calò il silenzio.
Le lacrime scendevano calde sulle guance dell’aspirante eroe, che non faceva più nulla per fermarle: ormai si era messo in ridicolo, non aveva senso continuare a combatterle.
– Ti dico cosa vedo io invece – riprese la parola Kirishima, prendendo il viso dell’altro tra le mani e obbligandolo a guardarlo in faccia – Vedo un ragazzo che ha sempre avuto le idee chiare sul suo futuro e che non ha permesso a nessuno di mettergli i bastoni tra le ruote; che ha sempre dato il massimo nonostante gli ostacoli; che mette la missione al primo posto, anche davanti alla sua stessa vita. Vedo un eroe che non ha ceduto al lato oscuro neanche in cambio della libertà, con ambizioni talmente grandi da non riuscire mai a dare meno del 100% . Vedo un figlio e un amico pronto a difendere i propri cari, che sotto alla scorza dura nasconde valori invidiabili. Poeta avrà anche visto la rabbia, ma se hai notato portava gli occhiali; io invece ci vedo benissimo.
Katsuki non disse nulla, rimasto senza parole dopo quel discorso. Gli occhi gli si riempirono di nuovo di lacrime, ma quella volta era una sensazione di calore ad occupargli il petto. La morsa che lo attanagliava sembrava essersi allentata, almeno per il momento, e il ragazzo si rese conto di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si era sentito così leggero. Troppo.
Si gettò istintivamente contro l’altro, circondandogli il busto con le braccia e tenendo una mano tra i suoi capelli umidi. Kirishima ricambiò subito la stretta, sollevato di essere riuscito a fare breccia nella sua corazza. La schiena di Bakugo era ancora scossa da lievi singhiozzi, che però andavano via via scemando sotto le sue mani pazienti.
Rimasero in quella posizione per chissà quanto, abbastanza da far addormentare le gambe del povero ragazzo ancora inginocchiato. Lentamente la stretta si sciolse, ma loro rimasero vicini; nessuno dei due sembrava aver intenzione di fare il primo passo per spostarsi. Persino Katsuki credeva non ne valesse la pena: dopotutto ormai aveva perso la faccia, non gli rimaneva niente da perdere.
Erano talmente vicini in quella stanza semi buia che avrebbero giurato di poter sentire i rispettivi battiti cardiaci impazzire. Alla fine, in realtà, nessuno dei due si avvicinò veramente all’altro: si incontrarono semplicemente a metà strada. I loro visi si sfiorarono, prima la punta del naso e poi, leggere come un soffio, le loro labbra. Ci fu a malapena un contatto, ma ai due aspiranti eroi sembrò tanto naturale quanto sorprendente. Uno dei due alla fine osò farsi avanti, prendendo il viso dell’altro tra le mani e rafforzando un minimo la pressione. Fu un bacio tenero, delicato, ma quando si allontanarono una volta per tutte ai due ragazzi parve di essere precipitati dal paradiso.
Fu nuovamente Bakugo a prendere l’iniziativa stringendo il rosso come aveva fatto poco prima. Non ricordava di aver mai abbracciato tanto qualcuno in un lasso di tempo ridotto, ma non gli importava. Andava bene così.
– Rimani qui stanotte – sussurrò solo al suo orecchio, non certo del fatto che fosse una richiesta o un’affermazione.
Kirishima si limitò ad annuire contro il suo collo, noncurante del fatto che fosse una richiesta o un’affermazione. Andava bene così.


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Angolo autrice:
Eilà! 
Ringrazio di cuore tutti coloro che sono arrivati fino a qui e annuncio che l'ultimo capitolo arriverà a breve (insieme a lui ci sarà anche un piccolo capitolo bonus).
Spero continuerete con me questa avventura!
Baci,
MoonFlower

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Capitolo 3
*** Veronica ***


Quando aprì gli occhi Kirishima si ritrovò in un letto vuoto e non avendo portato con sé la sua sveglia per poco non arrivò tardi a lezione. Mentre cercava di rendersi presentabile il più velocemente possibile la sua mente correva attraverso i ricordi della sera prima, che avrebbe potuto benissimo essere un sogno se non si fosse trovato ancora nella stanza di Bakugo.
Ricordò il lieve imbarazzo in seguito a quelle tre parole pronunciate dal compagno, che gli aveva fatto goffamente posto sul materasso. Ricordò i numerosi tentativi di trovare una posizione comoda per entrambi, le risate sommesse e gli insulti del biondo che lo reputava incontentabile. Ricordò il profumo e la morbidezza dei suoi capelli, che riusciva ad accarezzare dopo che lui aveva appoggiato la testa al suo petto, addormentandosi cullato dal battere ritmico del suo cuore.
Sorrise istintivamente, sentendo un formicolio nuovo e insolito allo stomaco mentre finiva di lavarsi i denti e si precipitava in classe.
Bakugo era già lì e per una frazione di secondo una smorfia simile ad un sorriso gli si dipinse in faccia vedendolo varcare la soglia, ma non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura. Era sorpreso ma sinceramente felice di come fossero andate le cose la sera prima, non avrebbe mai immaginato un simile corso degli eventi. Non avrebbe mai immaginato nemmeno che Kirishima potesse riuscire a sollevargli il morale così facilmente, quando pochi minuti prima gli sembrava di bruciare dall’interno.
Preso dai suoi pensieri si accorse che il rosso lo stava osservando e si affrettò a distogliere lo sguardo: non aveva idea di come avrebbe dovuto comportarsi ora.
 
Eijiro non poteva negare di essere rimasto un po’ deluso quella mattina, Katsuki l’aveva a malapena salutato e alla prima occasione era schizzato subito fuori dalla classe senza dire una parola. Non gli era sembrato avesse rimorsi, ma per quanto bene lo conoscesse poteva sempre sbagliare.
Non lo vide nemmeno per tutto il pomeriggio, ma decise che forse aveva bisogno di un po’ di tempo per riflettere e si concentrò sull’allenamento: prima o poi si sarebbero comunque dovuti incontrare.
Il cielo tendeva già all’arancione quando tornò in camera sua pronto per una doccia calda prima di cena. Avvicinandosi alla porta però notò qualcosa appoggiato a terra davanti ad essa ed aumentò il passo, curioso. Si rese presto conto che era un vaso pieno d’acqua, con al suo interno dei fiori viola. Alcuni li riconobbe come Veronica, mentre altri avevano forme e sfumature diverse. Controllò i cartellini appesi ai gambi.
 
Veronica
Lealtà;
 
Campanula
Gratitudine;
 
Giacinto viola
Perdonami, ti prego.
 
La mattina dopo Bakugo non riusciva a stare fermo sulla sedia, non sapendo come Kirishima avesse preso la faccenda dei fiori. Si strinse una mano tra i capelli, sentendosi un completo idiota: probabilmente si era reso ridicolo. Aveva avuto persino la brillante idea di contattare Poeta per quella bravata, cercando in lungo e in largo i fiori che gli erano stati indicati. Gli era parso ovvio trovare anche della Veronica dopo che Kirishima l’aveva gettata via per colpa sua. Sperava di aver rimediato, ma non aveva più visto il rosso dalla mattina precedente.
Quando lo vide entrare in classe cercò di leggere il suo volto, che si illuminò non appena i loro sguardi si incrociarono. Appena Eijiro si sedette gli fece segno di controllare il sottobanco, cosa che fece senza neanche pensarci. La sua mano incontrò subito due steli e davanti ai suoi occhi comparirono due grappoli di fiori rosa e violetti. Era stupito, ma più che altro curioso di conoscere il messaggio che portavano.
Vedendo spuntare dei fiori l’intera classe si era voltata nella sua direzione ed era calato il silenzio mentre lui leggeva i cartellini. Le sue orecchie si tinsero di rosso, sentendo un formicolio nuovo e insolito allo stomaco:
 
Agapanto
Lettera d’amore;
 
Dafne
Non ti vorrei in nessun altro modo.


____________
Angolo autrice:
Eccoci alla fine di questa piccola avventura floreale, spero vi abbia strappato un sorriso perché di sicuro io ho amato scriverla.
Come avrete notato questo capitolo è piuttosto breve, ma trovo che sia uno di quei casi in cui tante parole non sono necessarie.
Ringrazio tutti i lettori che mi hanno accompagnato fino a qui nella speranza di rivederci presto, magari con nuove pubblicazioni su questi fantastici personaggi.
Grazie infinite,
MoonFlower.

P.s. Non andate ancora via! La storia è finita, è vero, ma non possiamo dimenticarci di tutti gli altri, no? Anche loro meritano un po' di visibilità dopotutto! 
A breve il prossimo piccolo aggiornamento!

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Capitolo 4
*** Bonus ***


Quando ho iniziato ad ideare questa storia non ho potuto resistere all'impulso di associare a fiori l'intera classe 1A, quindi ho pensato di poter condividere con voi i miei pareri (ovviamente queste sono solo alcune delle loro caratteristiche, ne ho scelta una per studente). 
Se vi interessasse ho acquisito le "conoscenze" che ho utilizzato per la storia da un libro di Vanessa Diffenbaugh.
Stavolta è davvero la fine, quindi vi saluto e vi lascio al capitolo.
A presto!
MoonFlower

Izuku Midoriya
Nymphaea
Ninfea
Purezza di cuore


Katsuki Bakugo
Paeonia
Peonia
Rabbia


Shoto Todoroki
Forsythia
Forsizia
Aspettativa


Eijiro Kirishima
Veronica
Veronica 
Lealtà


Ochaco Uraraka
Potentilla
Cinquefoglia
Figlia diletta


Tenya Iida
Ilex aquifolium
Agrifoglio
Lungimiranza


Mina Ashido
Bouvardia
Buvardia
Entusiasmo


Momo Yaoyorozu
Coriandrum sativum
Coriandolo
Valore nascosto


Fumikage Tokoyami
Centaurea cyanus
Fiordaliso
Beatitudine solitaria


Minoru Mineta
Malus domestica
Melo
Tentazione


Yuga Aoyama
Gardenia
Gardenia 
Raffinatezza


Mezo Shoji
Adiantum capillus-veneris
Capelvenere
Segretezza


Tsuyu Asui
Sedum
Borracina
Tranquillità


Kyouka Jirou
Avena sativa
Avena comune
L'anima ammaliante della musica


Mashirao Ojiro
Foeniculum vulgare
Finocchio
Forza


Denki Kaminari
Protea
Protea
Coraggio


Hanta Sero
Rosa rubiginosa
Rosa balsamina
Semplicità


Toru Hagakure
Lobularia marittima
Alisso
Valore al di là della bellezza


Rikido Sato
Linum usitatissimum
Lino comune
Sento la tua dolcezza


Koji Koda
Begonia
Begonia
Cautela


Bonus:

Toshinori Yagi (All Might)
Colchicum autumnale
Colchico d'autunno (falso zafferano)
I miei giorni migliori sono finiti


Poeta
Zinnia
Zinnia
Torna presto


Kiribaku:

Campanula

Campanula
Gratitudine


Hyacintus orientalis
Giacinto viola
Perdonami, ti prego


Agapanthus

Agapanto
Lettera d'amore


Daphne

Dafne
Non ti vorrei in nessun altro modo

 

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