New Avengers: Together

di Rack12345
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Alexis ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Ricordi dal Passato ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Planning ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Missione a tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Party ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI: Bilgesnipe ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: Strange ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII: Lost ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX: Follia Pura ***
Capitolo 10: *** Capitolo X: Risveglio ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI: E quindi uscimmo a riveder le stelle - Parte I ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII: E quindi uscimmo a riveder le stelle - Parte II ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII: Ritorno alla vita di sempre ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV: A.T. sta per Arischer Traum ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV: Progetto Insight: il ritorno... ma peggio ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI: We Need a Plan of Attack ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII: Dove si scopre che Steve ha fatto incazzare un po' troppa gente. ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII: Così ha inizio. ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX: Steroidi al vibranio e piani disperati. ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX: Alexis e le sue scelte discutibili (o forne no) salvano il pianeta + Epilogo ***
Capitolo 21: *** Post-Credit Scene n. 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Alexis ***


New Avengers: Together
Capitolo I: Alexis




Alexis Moore si svegliò di buon umore quella mattina.
Si alzò in fretta, per non far venire in mente al suo cervello di addormentarsi di nuovo, e si diresse in bagno dove si lavò faccia e denti e raccolse i suoi lunghi capelli castani liscissimi in una treccia corposa.
Non perse tempo a coprirsi le profonde occhiaie che ormai da anni le segnavano il volto. I suoi incubi cominciavano a sparire, magari presto sarebbero sparite anche quelle.
Solo la cicatrice nella zona sinistra del suo petto sarebbe rimasta lì per sempre, ma aveva smesso di curarsi anche di quella ormai.
Tornata in camera si vestì: pantaloni neri, scarpe nere, maglietta a maniche corte nera.
Eh già, tutto nero.
Quello era un abbigliamento da agente segreto.

Alexis era entrata nello S.H.I.E.L.D all’età di 20 anni, dopo un tragico incidente avvenuto in casa sua in cui aveva perso i suoi genitori ed aveva visto e subito qualcos’altro di cui però non parlava mai.
Si era allenata a lungo ed aveva anche fatto qualche missione sul campo per ordine di Nick Fury. In realtà ne fece poche, solo due. Poco dopo essere diventata attiva sul campo avvenne il tradimento di alcuni membri dello Shield nel quale si era infiltrata, nel corso degli anni, l’Hydra. Non aveva preso parte a quella follia. Era fuggita al New Avengers Facility entrando a far parte del team di spie di cui gli Avengers non avevano neanche la minima idea dell’esistenza.
Aveva continuato ad allenarsi e lavorava sotto la direzione di Natasha Romanoff.
Ora faceva parte ufficialmente del team degli Avengers grazie a Tony Stark che l’aveva reclutata per la guerra contro Captain America. Lei e Spiderman erano i novellini e per questo spesso venivano presi in giro dai colleghi, ma non se la prendevano.
Di quello scontro ricordava poco: il suo compito era rimanere nell'Hangar ed impedire a Captani America di fuggire, ma Natasha aveva tradito Tony e l'aveva stordita per permettere a Steve di volare via con Bucky.
Dopo lo scontro tra le due fazioni pro e contro gli accordi di Sokovia, la situazione era stata drammatica per mesi, ma successivamente gli Avengers si erano riuniti per sconfiggere nemici nuovi, sventare attentati e fare quello che sapevano fare meglio: salvare le persone.
Il più possibile, almeno.
Anche lei aveva preso parte a queste ultime missioni ed aveva legato con tutti i membri della squadra.
Adorava Steve.
Tony era come se fosse suo padre.
Stessa cosa Barton
Banner era troppo scienziato per capire una sola parola di quello che dicesse, ma gli voleva bene.
Natasha era una buona amica, nonostante le tante bugie. Ma del resto anche Alexis stessa era una spia.
Thor. “Thor è Thor!” Diceva sempre la ragazza. Un pentapalmo!
Loro erano quelli con cui aveva legato più di tutti. Anche perchè alle missioni non sempre partecipa tutta l’allegra brigata.

Per ora erano due mesi che non succedeva nulla.
I suoi incubi legati al suo passato cominciavano a sparire, riusciva a dormire bene.

Come tutte le mattine, dopo essersi vestita era scesa in mensa.
Ah già, viveva li, al quartier generale del New Avengers Facility insieme a Steve, Natasha, Falcon, Wanda, Visione, Banner e occasionalmente anche Thor, anche se ora era tornato ad Asgard.
Dicevamo: era scesa in mensa per fare colazione, una bella sostanziosa, visto che le prossime tre ore della mattina le avrebbe passate ad allenarsi con i colleghi.
Entró nella stanza accecata dal biancore che emanava. Era tutto bianco lì dentro. Tranne i loro vestiti da spie.
Si diresse al bancone del self-service e prese un vassoio fece qualche passo ed inizio sistemandovi sopra un frutto. Stava per prendere lo yogurt quando si trovò vicino una figura altissima, molto più di lei, il che non era difficile esserlo.

-Buongiorno Signorina!-
Era Steve che accanto a lei stava rimpinzando il suo vassoio di muffin.

“Maledetto metabolismo da super soldato” aveva pensato la giovane.
-Ciao Steve!- rispose lei sorridendo.

-I tuoi incubi? Hai dormito bene?- chiese lui con fare apprensivo.

Lo faceva spesso, preoccuparsi per lei. E Alexis aveva proprio bisogno di qualcuno che si preoccupasse per lei, facendola sentire in questo modo viva.

-Tutto bene..- iniziò la ragazza prendendo il vasetto di yogurt -Sembra che gli incubi siano spariti.-
Si avviò verso la zona bevande e Steve la seguì.

-Bene, ne sono contento.-

La giovane spia sollevò il viso verso il collega per sorridergli. Lui era sempre così perfetto, diceva sempre le cose giuste al momento giusto.
Steve riempì la sua tazza e quella della collega, poi andarono a sedersi al loro solito tavolo, dove poco dopo li raggiunsero Visione e Wanda.

-Agente Moore,- l'aveva salutata Visione -sembra che i tuoi occhi questa mattina siano dotati di una luce particolare. Direi di vedere quasi delle pagliuzze dorate in quei bottoncini color cioccolato.-

La giovane arrossì e Steve vedendola soffocò una risata.
Visione era così. Diceva sempre quello che pensava, era inevitabile.

-Ah ma guarda, a me queste cose non le dici mai!- Wanda aveva sdrammatizzato la situazione fingendosi offesa.
Sapeva benissimo che l'Avenger più forte di tutti non intendeva flirtare con Alexis.

-Perdonami Wanda. E' solo perchè i tuoi occhi meravigliosi riescono a togliermi le parole. L'unica cosa che sono in grado di dirti quando mi perdo in essi è che ti amo.-

Alexis scosse la testa, battendo le palpebre più volte, stupita. Le aveva fatto una dichiarazione d'amore perfetta e l'aveva fatto con una naturalezza disarmante.

-Beh che vuoi più di questo?- rise Steve.

-Nulla, volevo proprio questo!- Wanda sorrise soddisfatta ed addentò il suo toast.

La giovane spia nel vedere Wanda e Visione cos intimi sorrise. A lei mancava quell'aspetto della vita, ma non aveva il tempo. Una spia non può permettersi una vita sociale, nè qualcuno da amare. Perchè in questo caso amare qualcuno significava  anche mettere in pericolo la vita di qualcuno o anche semplicemente sparire spesso senza lasciare spiegazioni.
No, non poteva sopportare di dare un tale dolore e una tale angoscia a qualcuno.
Era proprio per questo che aveva iniziato la sua vita da spia. Perchè tanto lei non aveva nessuno da perdere. Nessun amico, nessun parente, nessun amore.
L'unica cosa che amava davvero era sparita. La sua famiglia. Quindi il problema non se lo poneva affatto.
Ed era proprio per loro che era lì: non avrebbe più permesso a nessun essere vivente di fare ciò che era stato fatto alla sua famiglia.

-Lexie?-

Si sentì chiamare da Steve.

Scosse la testa destandosi dai suo pensieri.
-Sì?-

I suoi genitori la chiamavano così. Avrebbe preferito non sentirsi chiamare così, ma ormai lì tutti la chiamavano così.

-Non hai ancora mangiato nulla. Dobbiamo allenarci, ed io non combatto contro un avversario che non abbia lo stomaco pieno allo stesso modo del mio.-

Lei accennò ad un sorriso e Steve capì che era di nuovo immersa nel turbinio dei ricordi.

-Ehi.- mise la mano su quella piccola della ragazza -Siamo qui per te, sempre. Tutti. Sei parte di noi, di me. Pensa a vivere ora, ti prego, fallo per te stessa e per me. Non voglio vedere sparire quelle pagliuzze dorate nei tuoi occhi.-

Anche lui le vedeva? Doveva esserci qualcosa di strano nell'aria quella mattina.

Sorrise -Grazie Capitano.-

Lui sciolse il loro intreccio di mani.
-Coraggio ora, mangia. Io devo andare. Raggiungimi nella palestra il prima possibile.-

Steve si alzò in e si diresse in fretta fuori dalla mensa. Era strana come cosa, di solito la aspettava.
Che si fosse stufato di aspettarla sempre?
 



La ragazza finì in fretta la colazione senza perdere tempo.
Dove diavolo andava Steve con tutta quella fretta?
Riportò il vassoio al bancone e camminò velocemente verso la palestra. Questa si trovava nell'altra ala dell'edificio e per arrivarvi passò davanti al portone d'ingresso, davanti al quale vide una macchina assurda: bassissima, con un alettone, profili taglienti, di un arancione tendente al rame.

'Cosa ci fa Tony qui?' pensò.

Stava succedendo qualcosa e qualcuno glielo stava nascondendo? Era di nuovo esplosa una bomba tra lui e Steve? Oppure era successo qualcosa di catastrofico nel mondo e nessuno glielo aveva detto?
Odiava sentirsi così. Si sentiva di nuovo senza un posto, si sentiva estraniata dalla sua nuova ed unica famiglia, proprio come i primi tempi.
Accelerò il passo, non sopportando di non sapere nulla. Anche se forse si stava facendo troppe paranoie.
Arrivò davanti alla porta d'ingresso della palestra, di vetro ed intravide Steve che combatteva contro qualcuno.

'Ma che cosa..?'

Non indossava però nessuna protezione. E Steve non si allenava mai senza protezioni.
Natasha e Tony osservavano la scena, ma non erano preoccupati e i loro volti sembravano quasi soddisfatti e sereni.
Tony in realtà era più serio.
Le porte della stanza si aprirono e la ragazza avvicinandosi si rese conto che il suo Rogers, mentre combatteva, sorrideva contento come gli altri due.  
Alexis si avvicinò ai due colleghi che osservavano e si mise anche lei ad osservare con la fronte aggrottata e la bocca dischiusa in un'espressione di confusione.
Incrociò le braccia al petto.
Con chi stava combattendo Steve così allegramente?
Era un uomo, molto alto, quasi come Steve, muscoloso, spalle larghe. I capelli castani lunghi poco sopra le spalle si muovevano continuamente per via della lotta e sembravano essere un tutt'uno con la barba non curata, ma folta al punto giusto, dello stesso colore.
Indossava dei pantaloni scuri ed una canottiera bianca che lasciava intravedere le sue spalle. I muscoli contratti attirarono l'attenzione di Lexie.
L'uomo misterioso di muoveva agilmente e riusciva a parare tutti colpì di Steve. Ad un tratto riuscì addirittura a sollevarlo.

'Solo Hulk e Ironman con tanto di propulsori accesi riescono a sollevare il peso di un super soldato!'

Ok. Era strano.

Doveva assolutamente sapere chi era, così scostò leggermente la testa verso Natasha e Tony e chiese sussurrando.
-Ma cosa sta succedendo qui?-

Nat si voltò verso di lei.
-Ah non l'hai capito?-

Tony si intromise -Piccola, forse sei troppo concentrata sui bicipiti del nostro ospite e non hai notato il suo braccio.- disse acido.

La ragazza aggrottò ancora di più la fronte se possibile e si concentrò meglio. Effettivamente non l'aveva notato, nonostante fosse ben visibile. La sua vista da spia faceva cilecca, brutto segno.

-Oh.-

Il braccio sinistro del ragazzo talmente potente da sollevare Captain America era di metallo. Era un metallo scuro quasi nero, con degli inserti dorati molto scuri anche questi.
Poi si rese conto.
Alzò le sopracciglia e la sua bocca fece una O di stupore per essersi resa conto di chi fosse.

Bucky. Il famoso Bucky. Colui che aveva separato Tony e Steve: ecco spiegata l'acidità di Tony.
Steve le aveva parlato molto di Bucky, come aveva fatto a non riconoscerlo subito? Solo  per Bucky il suo amico l'avrebbe congedata così rapidamente a colazione.

Tony passò dietro a Natasha e si posizionò vicino alla ragazza.
-Chiudi quella bocca, stai sbavando sul pavimento e l'ho appena fatto pulire.- le aveva sussurrato, nuovamente acido, all'orecchio.

Lei alzò gli occhi al cielo.
-Non sto sbavando, sono solo sorpresa di non aver capito subito chi fosse!- si giustificò lei.

Era vero. Secondo il suo stesso cervello, era vero. Ma secondo Tony no, e fece schioccare la lingua sui denti non credendole.
Finito lo scontro i due si abbracciarono velocemente e si diressero verso la squadra che li osservava.
Erano sorridenti come due bambini al mare per la prima volta.

-Bello scontro!- aveva asserito Natasha.

-Bel braccio! Questo non suscita in te nessun istinto omicida dunque?- Tony l'acido.

-Per ora no, Stark.- aveva risposto Barnes.

Alexis sorrise al suono della sua voce. Le piaceva, era vellutata e pastosa.

-Oh!- Steve mise una mano dietro la schiena dell'amica e la spinse verso il suo altro amico -Voi due non vi conoscete. Lexie, ti presento il mio amico Bucky, Bucky lei è Alexis Moore una nuova spia della nostra squadra.-

L'uomo tese la mano verso di lei. La mano umana. Lei la strinse.

-James Barnes, piacere di conoscerti.- sorrise lui.

Sembrava timido, impacciato.

-So benissimo chi sei, Steve non fa altro che parlare di te! Piacere mio, Alexis Moore.-
Le venne naturale un enorme sorriso.

Ma perchè diavolo sorridevano tutti così tanto?  

-Ah sì? Beh pensa che non ti aveva nemmeno riconosciuto!- esclamò Tony.

Lei roteò di nuovo gli occhi al cielo.

-Beh in teoria vi siete visti qualche anno fa, sbaglio? Tony, l'hai reclutata tu per combattere contro di me.-

Tony stava per replicare di nuovo qualcosa di acido. La ragazza lo conosceva bene e menzionare quegli eventi era un rischio elevato, vista anche la presenza di Barnes. Così decise di rispondere lei.

-Oh sì, giusto. In realtà, però, non ci siamo visti. James tu eri impegnato con Spiderman ed io sono riuscita a resistere pochi secondi in piedi perchè..- meglio non scendere nel dettaglio sottolineando il fatto che Natsha nell'hangar aveva aiutato Cap, invece di sostenere Tony. - Beh sappiamo perchè insomma!-

Si rese conto che stava ancora stringendo la mano di James e ritirò in fretta la sua, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Nel farlo sorrise all'uomo e notò i suoi occhi. Erano azzurri, ma non di un azzurro profondo come quelli di Steve. Erano color ghiaccio. Quasi spaventosi.

-Allora, soldato- cominciò Nat -Questo nuovo braccio?-

Barnes lo mosse in avanti come per mostrarlo e lo osservò.
-E' fantastico, la tecnologia Wakandiana è fantastica. E' in vibranio, ovviamente, ed molto più potente dell'altro. Inoltre la loro tecnologia è davvero a livelli altissimi e sono riusciti a dare  a questo braccio la sensibilità di un braccio reale.-

-Oh bene!- esclamò Tony -Quindi ora senti dolore anche al mignolo sinistro, mi piacere!-

-Beh non solo quello, posso sentire qualsiasi cosa.-

L'attenzione di Alexis cadde di nuovo sugli occhi del soldato d'inverno. Sembravano velati da qualche pensiero che lei non riuscì però a captare. Sentì qualcosa vibrare all'altezza del petto quando lo sguardo del soldato passò velocemente di sfuggita su di lei.

Steve sciolse la situazione che per Tony iniziava a farsi pesante.
-Lexie io e te abbiamo un allenamento in sospeso e siamo in ritardo di un'ora. Nat ti spiace fare strada a Bucky.-

La rossa acconsentì e lascò la stanza facendosi seguire dal nuovo ospite.
I tre rimasti li osservarono andare via, poi Alexis si girò e mise le mani sui fianchi sorridendo nervosamente.

-Allora, posso sapere perchè non mi avete informata del suo arrivo?-

-Perchè è stato divertente vederti sbavare dietro di lui!- disse Tony.

Steve corrugò la fronte -Sbavavi per Bucky? Alexis, ha 100 anni!-

-Non sbavo per nessuno io, ok?! Potrei avere una risposta?-

Non stava sbavando, semplicemente non capiva chi fosse. Non era una alla quale venivano gli occhi a cuoricino per il primo che passava.

-Non arrabbiarti Lexie, su- disse Steve -Non ti stavamo nascondendo nulla, io l'ho scoperto questa mattina quando mi sono alzato. Come ti ho spiegato quando si tratta di Bucky non ragiono molto.-

Lei incrociò le braccia al petto anche se non era pienamente convinta che fosse la verità.
Ma Steve era troppo puro per dire una bugia.

-Si beh,- cominciò Tony -Sai che non mi piace lo psicotico. Vedi di tenerlo d'occhio Rogers altrimenti non avrà una seconda possibilità.-

Lexie posò la mano sulla schiena di Tony per sostenerlo. Dopo tutto il Soldato d'inverno aveva ucciso i suoi genitori. Certo gli era stato fatto il lavaggio del cervello, ma quando si tratta della tua famiglia è difficile mantenere lucidità. Lei lo sapeva bene.
 
 
 
 



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Alexis, dopo l'allenamento con Steve era passata ad allenarsi con le armi da fuoco.
C'era solo lei quella mattina, per fortuna. Odiava farsi vede quando sbagliava.
Aveva già buttato giù due bersagli con la pistola a furia di sparare, ma non era riuscita a prendere il centro esatto della testa, cosa che di solito faceva sempre.
La mattina era iniziata in modo diverso dal solito e questo le aveva scombussolato gli orari, ed effettivamente era ora di pranzo, forse era per quello che non riusciva a fare centro.

Da quando era entrata nello Shield si allenava ogni giorno e beccare il centro esatto della testa.
Era così che erano morti i suoi genitori. Un colpo alla testa ciascuno. E così avrebbe ucciso i loro assassini.
Le cuffie che indossava e gli spari che continuava a tirare a raffica per il nervosismo non le permisero di sentire i passi di qualcuno che si mise accanto a lei, osservandola compiaciuto.

-Forse dovresti mirare un po' più in basso, Agente Moore.-

Lei si voltò sentendo appena quelle parole e si trovò davanti il soldato d'inverno.
-Oh.- si tolse le cuffie. -scusami James, non ho sentito con queste cuffie.- le riappese al loro gancio sorridendo gentilmente al "nuovo" arrivato.

-Stavo dicendo che per prendere in centro dovresti mirare al petto, non alla testa.-

Diamine, Barnes aveva pensato che fosse così inesperta?
-Ecco io in realtà miravo al centro sì, però al centro della testa.-

L'uomo piegò leggermente la testa.
-Oh, singolare scelta.-

-Sì, è una lunga storia.- rispose lei pulendosi le mani sudate sui pantaloni.
Era leggermente imbarazzata. Ma non capì nemmeno lei stessa da chi. -Di solito riesco a centrarla, ma oggi pare che non sia giornata!-

-Le armi da fuoco sono il mio punto di forza. Posso darti un consiglio?-

Perchè ora le sembrava meno impacciato e intimidito rispetto a poche ore prima?
Certo, doveva essere difficile per lui tornare tra gli altri dopo un anno nel nulla nel Wakanda.

-Certo.- rispose lei.

James le fece impugnare la pistola facendogliela puntare al bersaglio e le mise le mani sulle spalle.
Di nuovo quella vibrazione all'altezza del petto.

-La postura è fondamentale, mi sembra che tu ti sia focalizzata solo sul bersaglio, senza pensare a te.-
Le raddrizzò le spalle, le tirò su il volto. -Non devi avvicinarti alla pistola, devi portare la pistola vicina al volto. Rilassati e spara. Senza rabbia. Solo logica.-

Lo fece. Sparò. E centrò la testa.

Le fecero male le orecchie, ma per un solo sparo lo potè sopportare.
Si girò verso il soldato con gli occhi sgranati.

-Wow James, come hai fatto??!-

Lui sorrise -Non sono stato io, Agente Moore. Hai sparato tu.-

Lei guardò il bersaglio di nuovo e sorrise soddisfatta. Allora il famoso Bucky era molto di più del suo braccio in vibranio.

Guardò l'orologio.

-Grazie James, dovrai assolutamente darmi altre dritte in futuro.- sorrise lei. -Pranziamo insieme? Sicuramente Steve ti starà cercando disperatamente.-

-Va bene.- si avviarono verso la porta. -Ma chiamami Bucky.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 













Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Sono anni che voglio scrivere qualcosa nel mondo degli avengers.
Ora, dopo tutto il bordello che c'è stato negli ultimi film (che su di me hanno avuto effetti devastanti) sto cercando di immaginare una nuova storia, con nuovi personaggi, nuovi cattivi da sconfiggere.
Fatemi sapere cosa pensate di Alexis.
Fatemi sapere cosa pensate in generale!
A presto!
Rack =)

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Capitolo 2
*** Capitolo II: Ricordi dal Passato ***


New Avengers: Together
Capitolo II: Ricordi dal passato



-Due birre grandi, grazie.-
Steve si era rivolto al barista mentre Bucky osservava fuori dalla grande vetrata del locale. Era buio, ma le luci di Brooklyn erano quasi accecanti.
Non gli dispiaceva, ma aveva quasi scordato come fosse la notte in città. In Wakanda la notte era qualcosa di magico. Si potevano vedere perfettamente le stelle, una moltitudine, che suscitava in chiunque le guardasse sentimenti inconcepibili.
Stupore, meraviglia, commozione, paura.
Alzò lo sguardo verso l'alto, oltre l'edificio di fronte, ma  a Brooklyn le stelle erano poco visibili.
-Buc?-
Steve lo aveva chiamato, aveva in mano le loro birre in boccali molto grandi. Anche troppo se fossero stati semplici umani.
Si sedettero ad un tavolo per due, leggermente appartato. Volevano avere tranquillità e con Captain America era sempre quasi impossibile. Spesso veniva fermato per strada per fare foto o autografi. Una vera celebrità. Bucky invece, almeno secondo lui visto che era tornato da appena due giorni, probabilmente era ancora visto come il Soldato D'Inverno che aveva assassinato persone e devastato interi quartieri.
-Alla tua amico.- disse Steve sollevando il bicchiere verso James, il quale fece altrettanto, per poi buttare giù un lungo sorso di birra fresca.
-Alla tua Steve. Se non fosse per te ora non sarei qui.-
-Ho solo fatto quello che avresti fatto tu per me.-
Bucky annuì, ma in realtà non era convinto che ciò fosse vero. Il lavaggio del cervello che gli aveva fatto l'Hydra lo riduceva ad un mostro. L'avrebbe fatto per Steve, sì, se fosse stato in grado di decidere con il proprio cervello.
Si sentiva estremamente fortunato ad essere lì.
Si trovavano in un piccolo locale di Brooklyn, non molto distante dal Brooklyn Bridge Bar, il luogo dove passavano tempo lui e Steve da ragazzi.
I ricordi riaffiorarono subito alla mente: in quel locale aveva conosciuto una ragazza, la prima di una non così tanto corta serie. Non ricordava bene il suo nome: Eloise o Eleonor, una giovane di 17 anni, timida, con dei lunghi boccoli biondi e delle labbra perennemente rosse che lo attraevano ogni volta che la vedeva.
Sorrise involontariamente ripensando ai primi baci impacciati, e poi a quelli più audaci, che si erano scambiati nel vicolo accanto a dove si trovava ora.
-A cosa stai pensando?- chiese Steve.
Bucky scosse la testa. -Ricordi.- bevve un altro sorso di birra. -Delle nostre serate al Brooklyn Bridge Bar, qui vicino.-
-Oh, bei tempi quelli. Eri così diverso.-
-Beh, tu eri molto più basso!- rise Bucky.
Il soldato d'inverno, il più temibile assassino degli ultimi 70 anni, ora sorrideva ripensando alle sue bevute di gioventù. A Steve non sembrava vero di poter avere di nuovo il suo amico lì con lui.
-Buc, raccontami qualcosa del Wakanda!-
Da quando era arrivato non aveva ancor avuto modo di parlarne, se non con Natasha proprio al suo arrivo.
-Oh, Steve, è impressionante.-
-Ti hanno tenuto in una cella e sfamato con pane secco?- scherzò Cap.
-No, sono stato in un posto meraviglioso in realtà. Un piccolo villaggio Wakandiano. Mi hanno curato, mi hanno fatto stare il più possibile in un ambiente rilassante. E, non ci crederai, vivevo come gli uomini antichi: avevo un mio orto, i miei animali.- fece una pausa e sorrise. -Devo dire che curarli con un braccio solo era piuttosto complicato!-
-Sembra fantastico. E quando hanno capito che fossi pronto per riavere il braccio?-
-E' stata Shuri, la sorella di re T'Challa. Mi è stata molto vicino, ha supervisionato il tutto ed ha realizzato lei questo..- mosse il braccio, coperto da un giubbetto in jeans e un guanto nero.  -La loro tecnologia è qualcosa di spettacolare Steve. Adoro quel posto.-
-Beh dovrai portarmi lì un giorno.- Steve fece una pausa e rise -Non osare dire davanti a Lexie che la loro tecnologia è fantastica, si infurierebbe!-
Bucky si incuriosì parecchio quando l'amico nominò la giovane agente che aveva appena conosciuto.
-Perchè dovrebbe infuriarsi?-
Lo chiese quasi seriamente, talmente tanta era la curiosità nel capire e conoscere quella ragazza.
-Beh lei è la figlioccia di Tony. Chiunque prova a  minare la meravigliosa tecnologia Stark deve vedersela con lei!-
A Bucky mancò un colpo, anche se non seppe capire ancora il perchè.
-La figlioccia di Stark?-
-Sì, insomma, non geneticamente. L'ha portata lui nel team. Ricordi?-
-Oh, giusto.- 
Bucky si passò una mano sulla fronte e nei capelli, imbarazzato. Steve lo notò.
-Che ne pensi di lei?- chiese il biondo.
-Dell'agente Moore?- James si grattò il mento pensandoci su -Non ci ho parlato molto, solo ieri a pranzo quando c'eri anche tu..-
-E..?-
-In realtà quando ti ho detto che sarei andato a curiosare in giro per il quartier generale, ho trovato l'agente Moore ad allenarsi con la pistola e le ho dato qualche consiglio.- disse Bucky spostando lo sguardo sulla sua birra che improvvisamente era diventata la cosa più interessante del mondo.
-Sergente Barnes, da quando è così timido, lei?- chiese Steve ridendo. Ricordava che Bucky non fosse uno che si imbarazzava facilmente soprattutto quando si parlava di una bella ragazza. E Alexis lo era, una bella ragazza. -Buc, se vuoi provarci con lei fai pure, nessuno ti fermerà!-
Il soldato aggrottò la fronte -Mh? No, non voglio provarci con lei... Credo... Semplicemente mi incuriosisce molto. Vorrei sapere di più su di lei. I suoi occhi dicono molto di più di quello che vuole far credere secondo me.-   e si perse di nuovo nel liquido ambrato della sua birra.
Steve concordò mentalmente con il suo amico.
Era proprio come diceva Bucky. Alexis aveva un passato complicato, ma non doveva certo essere lui a raccontarlo alle persone e sapeva che se l'avesse fatto Alexis si sarebbe infuriata.
Decise di mettere in guardia Bucky solo sul fatto che avesse un passato complicato, senza raccontare però alcun dettaglio.
I due finirono la loro birra, piuttosto in fretta. Sempre per colpa del maledetto super metabolismo da super soldati che Alexis tanto invidiava.
 
 
 
 


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"-Lexie, tesoro. Nasconditi sotto il nostro letto.-
-Papà no, non devi uscire da quella porta. Lascia stare, non dobbiamo andarci di mezzo noi.-
...
-Tesoro, sta tranquilla, tuo padre sta tornando, vedi?-
...
-MAMMA!!-
Uno sparo.
Un altro.
Ed infine un ultimo. Un dolore lancinante. Un altro ancora all'altezza del petto a sinistra."



-MAMMA!-
Lexie si svegliò di soprassalto.
Di nuovo. I suoi incubi erano tornati.
Sperò che fosse solo un incubo di passaggio e che ora avrebbe ricominciato a dormire, ma il ricordo della morte dei suoi genitori era ancora più vivido che mai.
Si asciugò il volto con le mani. Ormai neanche si accorgeva più di piangere nel sonno.
Cercò di riaddormentarsi, ma non vi riuscì, così decise di uscire all'esterno del quartier generale.
Si cambiò velocemente indossando dei leggins e una maglietta a maniche corte e ai piedi delle scarpe da ginnastica comode.
Non si sistemò i capelli, anche perchè, dopo aver guardato l'orologio, si rese conto che erano le 4.00 del mattino.
Decise di correre intorno al perimetro della zona, che non era poco, per cercare di liberare la mente. Era una cosa che faceva spesso e da sola. Odiava doversi confrontare con la velocità di altri e poi di solito si allenava con Steve e lui era molto più veloce di lei, non c'era gusto ad allenarsi con lui nella corsa.
Corse per circa mezz'ora, poi si fermò non molto distante dall'edificio principale del New Avegners Facility e si sdraiò per terra, sull'erba.
Era fresca e piacevole sulla sua pelle sudata. Era Giugno ed il caldo iniziava a farsi sentire.
Svutò la mente mentre osservava i colori del cielo mutare. Capì che stava per sorgere il sole. In quello scenario così suggestivo fece un po' di stretching, senza pensare assolutamente a nulla.
Dopo un po' guardò l'orologio, erano quasi le 5.00, così decise di rientrare e cercare di riaddormentarsi.
Poteva permetterselo, quel giorno non avrebbe dovuto allenarsi, quindi aveva anche il lusso di dormire fino alle 9.00.
Mentre rientrava nella sua stanza le sembrò di avere lo sguardo di qualcuno addosso, ma voltandosi non vide nessuno. Stava iniziando a diventare paranoica.
 
-Agente Moore! Agente Moore! Agente Moore!-
Alexis si girò su stessa, stesa sul letto e nel farlo la luce del sole colpì i suoi occhi ancora chiusi.
Un rumore fastidioso le martellava nelle orecchie, ma non riuscì inizialmente a capire cosa fosse.
-Agente Moore! Agente Moore! Agente Moore!-
Pian piano le sue orecchie iniziarono a distinguere la voce metallica che la chiamava.
Il suo dannato cellulare con quell'orribile squillo non la smetteva di martellarle il cervello.
-Agente Moore! Agente Moore! Agent..-
-Pronto!?!!-
Rispose al telefono solo perchè non aveva più voglia di ascoltare quella voce fastidiosa.
Sapeva benissimo chi fosse.
-Agente Moore! Buon..-
-Tony, se dici un'altra volta Agente Moore nei prossimi tre giorni.. ti uccido.-
-Ehi, l'ho detto una volta sola!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Non ricordi la meravigliosa suoneria del mio cellulare?-
Tony dall'altra parte del telefono sembrò pensarci qualche secondo, poi rise.
-Oh, sì! Meravigliosa, però funziona, hai visto?-
Lo maledisse mentalmente.
Tony, essenzialmente per farle un dispetto,  aveva modificato la suoneria del telefono di lei, impostando, solo per le sue chiamate, la sua voce in loop che la chiamava.
Ogni volta le faceva prendere un colpo.
-Cosa vuoi alle..- controllò l'orologio. -Sette di mattina?-
Aveva dormito solo altre due ore. Lo odiò ancora di più.
-Alexis ho bisogno che tu venga urgentemente alla Stark Tower, a casa mia. Devo mostrarti una cosa è molto importante. Perciò sbrigati, ti voglio qui in venti minuti, Agente Moore.-
Tony aveva riagganciato prima che lei potesse rispondere.
Qualcosa di urgente. Perchè mai solo lei, e non tutta la squadra?
Magari aveva chiamato anche gli altri. Oppure era qualcosa che riguardava Pepper e quindi qualcosa di famiglia, e lei era l' unica con cui Tony si comportava in modo affettivo.
Decise di fidarsi di Iron man e si rivestì di nuovo in fretta e furia.
Indossò dei jeans ed una canotta larga grigia, degli scarponi neri.
Se doveva essere lì in venti minuti le opzioni erano due: prendere il jet, ma lei ancora non aveva dimestichezza alla guida di un tale mostro, o prendere la moto.
Optò per la moto, così indossò anche il suo giubbotto in pelle dotato di tutte le protezioni ed il casco nero.
Sfrecciò verso la Stark Tower e fu lì in 15 minuti. Quando arrivò il cancello del garage di Tony si aprì automaticamente. Lasciò la moto in mezzo senza preoccuparsi e si tolse il casco abbandonandolo sulla sella, poi corse in fretta verso l'ascensore.
Le sembrò di avere il fiatone anche se era stata la moto a correre, non lei.
Arrivata all'ultimo piano e uscita dall'ascensore trovò Tony beatamente a pancia all'aria sul divano in pelle bianco intento a guardare qualcosa in quelle sue assurde proiezioni bluastre. Stava parlando di qualcosa con Friday, ma all'arrivo della ragazza interruppe la conversazione.
-Ah, ce l'hai fatta. Ti avevo detto il 10 minuti.-
Lexie scosse le testa ad alzò le mani al cielo
-Cosa?? Avevi detto 20 e ce ne ho messi 15! Ah, vabbè. Lasciamo stare.-
La giovane si osservò intorno. Non c'era nessuno schermo su cui era proiettata una qualche catastrofe, dunque non era un problema da Avengers. Il fatto che l'avesse fatta correre come una matta e che l'avesse svegliata alle sette del mattino, dopo una notte di incubi e in un giorno in cui non avrebbe dovuto allenarsi, le fece ribollire il sangue.
Quell'egocentrico se ne fregava sempre. Prima o poi si sarebbe stufata anche lei, che lo adorava, di questa situazione.
-Sai,- iniziò lui -Stavo pensando di cambiare il bancone dei cocktail.- disse indincandolo -Avrei bisogno di un tuo consiglio.-
Lei sgranò gli occhi -Fai sul serio?-
-Certo! Perché ti ci eri affezionata? E' che inizia ad essere un po' datato!-
-Tony. Mi hai chiamato per questo stupidissimo motivo?-
-D'accordo. No. Mi hai beccato.-
-Allora? Cosa c'è di tanto urgente da farmi correre qui?- chiese avviandosi verso la grande finestra che dava sull'esterno. Adorava stare lì perchè poteva osservare dall'alto tutto il quartiere.
-Devo mostrarti una cosa.- fece  lui serio.
Tony le fece cenno di avvicinarsi alla grande scrivania, dove uno dei suoi computer assurdi stava aspettando ordini.
Lei si piazzò davanti a braccia conserte.
-E' qualcosa di grave?-
Tony scosse la testa -Non saprei, in realtà.-
A quel punto si preoccupò. Cosa voleva dire che non lo sapeva?
-Friday, mostrami i video di cui parlavamo  prima. Quelli del New Avengers Facility.-
-Subito, Signor Stark.- rispose la voce di donna metallica.
Alexis non capiva. Cosa doveva farle vedere di tanto grave da chiamarla lì?
Il video partì e mostrò una scena particolare: la data era quella di due giorni prima, e l'orario segnava le 12.30. Vide se stessa che cercava di sparare rabbiosamente contro i bersagli ed iniziò a fumarle il ceverllo.
-Tony, mi hai spiata? Temi che possa spararmi da sola?!?-
-Mh, no, no, piccola Moore.- L'uomo si portò una mano al mento pensieroso mentre il suo sguardo si faceva sempre più severo. -Non era per te, continua a guardare, continua.-
Vide lei che imprecava e batteva i piedi per terra. Poi la telecamera aveva ripreso l'arrivo di Barnes che entrava. Lo vide osservarla per alcuni minuti, anche se il nastro del video era stato velocizzato.
L'aveva osservata appoggiato alla porta e lei non se ne era accorta.
Poi aveva camminato verso di lei per aiutarla.
-Ecco.- disse Tony che fermò l'immagine -Quello. Cos'è?-
Lei lo guardò  aggrottando le sopracciglia e non capendo a cosa si riferisse e lui le fece segno di guardare l'immagine sullo schermo.
E allora Alexis capì, ma sperò tanto di aver capito male.
La scena che si svolgeva sullo schermo, l'istante che Tony aveva bloccato, vedeva Barnes nell'esatto momento in cui le aveva poggiato le mani sulle spalle per drizzarle la schiena.
Lei si voltò verso Iron Man con gli occhi ridotti a due fessure
-Beh, non si vede che cos'è? Mi stava aiutando a sparare, a prendere il centro del bersaglio! Secondo te cos'altro dovrebbe essere?-
Era furiosa. L'aveva spiata. Da quando lo faceva? Questo voleva dire che non si fidava di lei?
Tony si avvicinò alla giovane mantenendo il suo sguardo severo.
-Ti stava aiutando?! Davvero?! Ti stavi facendo aiutare dall'assassino più temuto della storia e che  dagli anni 50 tutto il mondo, compresi noi per un periodo, ha cercato di prendere?- lui si passò una mano tra i capelli -Devi essere impazzita.-
-Tony ma che cosa stai dicendo!? Sai bene che la sua mente era controllata!!- infuriata gesticolava in direzione del video, come se Barnes fosse veramente lì con lei.
Alexis non conosceva il soldato d'inverno, non l'aveva mai visto neanche in azione perché durante la battaglia tra gli avengers  loro due si trovavano in zone diverse e lei era svenuta quasi subito.
Non lo conosceva, ma sentiva che Tony lo stava giudicando in modo sbagliato. La mente di James era stata controllata dall'Hydra, il lavaggio del cervello che gli avevano fatto lo aveva fatto stare male. Erano due anni che era in Wakanda, un paese sperduto a detta di lei, e quando lo aveva conosciuto due giorni prima le era parso addirittura timido.
Lei, più di tutti gli altri, non lo vedeva assolutamente come un mostro. Non lo aveva mai visto in azione.
-Era controllata..- l'uomo scosse la testa -Non era controllata da nessuno quando lui e Rogers mi hanno malmenato piantandomi uno scudo nel petto.- fece una pausa -E non lo era nemmeno quella del tuo amicone Steve.-
-E poi si può sapere per quale assurdo motivo mi spii??!!-
-Non era per te. Sto controllando Psyco, almeno in questi primi tempi.-
Alexis sospirò. L'instabilità mentale di quell'uomo la mandava fuori di testa. Altro che James Barnes. Chiuse gli occhi, fece tre respiri e cercò di calmarsi.
Si avvicinò a Tony  che indietreggiò impaurito, ma lei lo prese per le mani in modo affettivo.
-Tony, so quanto la sua presenza ti dia ai nervi. So cosa ha fatto ai tuoi genitori e so cosa si prova. Ti senti tradito, soprattutto ti senti tradito da Steve. E' un dolore che non si placherà mai, e che ora si è risvegliato. So bene come ci si sente, ma non lasciare che il tuo dolore offuschi il tuo giudizio. Pensa  obiettivamente: non era lui a fare quelle cose. Steve ha dovuto difenderlo, tu avevi dato di matto. Ti prego, non diventare maniacale e paranoico, non lo sei mai stato.-
Tony si calmò leggermente ed accennò un sorriso alla ragazza.
Nel suo profondo sapeva che aveva ragione.
-Piccola Agente, è bello vedere che sei una persona che pensa in modo oggettivo. Sono contento che tu non sia come me.- spostò di nuovo lo sguardo sul video -Ma io non mi fiderò mai di quell'uomo. Voglio che tu stia attenta con lui.-
Si era calmato, ma non sarebbe mai riuscita a spostarlo dalla sua posizione. Lo avrebbe odiato per sempre per quello che aveva fatto.
Attenta poi? A che cosa?
-Tony, forse non ti è chiara una cosa: io non devo stare attenta a nulla.-
Lui sgranò di nuovo gli occhi -Come!? Sì che devi, non hai capito che quel..-
-No, non devo. Io lo conosco da due giorni e ci ho parlato in tutto un'ora in questi due giorni. Non sono interessata a lui, come non lo sono a nessuno.-
L'uomo sospirò di nuovo, non del tutto convinto delle parole della giovani. Preferì però lasciar perdere, perché una battaglia contro di lei era impossibile, soprattutto quando non ammetteva la sue "colpe".
 
 
 
 
 


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New Avengers Facility, ore 19.00


Alexis era nella sua camera.
Aveva avuto tutta la giornata libera, a parte il suo incubo notturno e la sua piccola riunione con Tony.
Ora si stava rilassando, nella speranza che facendolo quella notte gli incubi non sarebbero tornati.
Aveva deciso di leggere un po'. Non lo faceva quasi mai, anche perchè di tempo libero negli ultimi due anni ne aveva avuto poco.
 Aveva scelto di leggere  un'opera di Shakespeare, la bisbetica domata. Le faceva ridere, anche se non le piaceva molto la visione che aveva della donna. Ma riusciva a staccare dai suoi pensieri, nell'attesa dell'ora di cena.
Ad un tratto sentì tremare il letto e poco dopo un boato enorme le perforò le orecchie.
L'allarme scattò e lei di scatto si infilò gli scarponi che erano ai piedi del letto.
-Era troppo tempo che non succedeva nulla di strano!- aveva mormorato.
Uscì di corsa dalla sua stanza e per poco non andò addosso a Wanda che era uscita dalla sua per lo stesso motivo.
-Cosa è  successo?-
-Qualcosa fuori in giardino, sbrighiamoci!- le aveva risposto la Maximoff.
Corsero in fretta. Notò che Wanda finalmente non indossava i suoi soliti vestiti di pelle rossi e neri. Indossava una tuta con pantaloni lunghi e t-shirt.
Corsero all'esterno ma si resero conto che il rumore fosse venuto dalla parte opposta, al di là dell'edificio, così Wanda sollevò se stessa e anche Alexis con i suoi poteri telecinetici per portare entrambe dall'altra parte il più in fretta possibile.
Alexis amava quando qualcuno la sollevava in volo. Guardò in basso e vide le scie rossastre emanate dalla collega sollevarla.
Giunte sul luogo quello che videro le mandò in confusione
Un Jet enorme e nero era parcheggiato sul prato perfetto della base, mentre sul suolo si era creato un cratere, probabilmente causato da quel boato che evidentemente era un'esplosione.
Da un lato del cratere era sdraiato il Soldato d'inverno, in procinto di rialzarsi.
Alexis gli corse incontro e si inginocchiò accanto a lui col fiatone. Gli mise una mano dietro alla schiena per aiutarlo a tirarsi su a sedere anche se sapeva che sarebbe stato inutile e che non sarebbe mai riuscita a tirarlo su. Lui le fece un cenno con la mano per farle capire che stava bene.
-Che cazzo sta succedendo qui!?!- Gli chiese lei con gli occhi fuori dalle orbite.
James la guardò. Aveva qualche graffio sul voltò.
-Io... non ne ho idea.-  concluse alzandosi in piedi senza troppa fatica.
Corse al lato opposto del cratere, seguito da Alexis.



Al lato opposto del cratere Cap stava combattendo contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Wanda osservava la scena non capendo chi fosse.
Si trattava di una donna altissima, molto muscolosa con dei capelli corti fino alla spalla, lisci e voluminosi, color rosso fuoco. Indossava abiti succinti in pelle rossa e nera ed una mascherina  a coprirle gli occhi, nera.
Wanda decise di intervenire ed emanando luci rosse dalle mani scagliò quella donna contro un motore del suo jet, rovinandolo. Nonostante ciò la donna si risollevò, ma era ferita, così decise di fuggire. Emanando dei raggi di luce dalle mani, molto più luminosi di quelli Wanda, simili a quelli Iron Man, riparò in circa tre secondi il motore danneggiato dell'aereo e salì a bordo, ma non richiuse il portellone subito, minacciando Captain America con una pistola che faticava a tenere su con le mani a causa dei danni che Wanda le aveva provocato.
-Chi sei!??- Aveva urlato il capitano.
-Avrò la mia vendetta, Captain America. Gli altri sono già tutti morti, ma tu e il tuo amico, avrete la fine che meritate.-
Detto ciò volò via con il suo jet, lasciando in quel giardino perfetto con un buco al centro, le facce sconvolte di Cap, Bucky, Alexis e Wanda.





























Angolo Autrice
Buonasera!
Eccomi di nuovo qui. In questo capitolo vediamo Bucky e Alexis entrambi immersi nel mondo dei ricordi.
Qualcuno di voi ha capito chi è il nostro nuovo personaggio misterioso alla fine? E' un personaggio presente nei fumetti MCU. 
Fatemi sapere con una piccola recensione cosa pensate di questa storia!
A presto!
Rack =)


Ps: scusate la gif a tradimento :)

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Planning ***


New Avengers: Together
Capitolo III: Planning





Tony faceva avanti e dietro nella cucina personale degli Avengers e si passava le mani sul volto, come a volersi dare un tono.
-Come diavolo è potuto succedere? Come accidenti è entrata questa psicopatica?-
Gli Avengers avevano lo sguardo fisso a terra. Erano quasi tutti lì: Steve se ne stava sulla poltrona con aria seria e si teneva la il mento tra due dita pensieroso. Natasha era sdraiata sul divano con lo sguardo fisso sul soffitto, mentre Wanda e Visione erano in piedi dietro di lei. Visione sorreggeva la sua amata che era ancora scossa per aver utilizzato i suo poteri e per aver visto "quella psicopatica". C'erano Sam, Bucky e Alexis. Bruce non si trovava lì, ma era in dirittura d'arrivo, così come Rhodey.
Erano tutti sconvolti dall'accaduto, presi completamente alla sprovvista, gli Avengers non avevano nemmeno ben capito cosa volesse da loro quella donna.
-Non ne ho idea, Tony.- rispose Steve muovendosi  mollemente sulla poltrona.
-Tu eri lì Cap, che cosa hai visto? Non avresti dovuto darle nemmeno il tempo di arrivare.-
Tony, da come parlava, sembrava deluso dal suo compagno di squadra, ma non lo era. Era solo spiazzato.
Voleva trovare qualcuno a cui dare la colpa, cosa che aveva sempre fatto, del resto.
-Tony indossavo dei jeans e l'unico oggetto che potevo lanciarle contro era un cellulare. E' arrivata su un enorme jet, ho fatto quello che potevo.-
Stark chiuse i pugni irritato e poggiò le mani sul bancone della cucina, scaricandovi il peso del corpo sopra.
-Per fortuna che Wanda era lì.- concluse.
-Già.- fece Tony. -Allora, dicci, come sono andate le cose di preciso?-
Steve poggiò i gomiti sulle ginocchia sporgendosi in avanti.
-Non è successo nulla di preciso. Io e Buc eravamo in terrazza, stavamo parlando del più e del meno ed abbiamo visto questo Jet arrivare che si è posato sul prato di fronte a noi. Quando ha aperto il portellone è uscita questa donna da sola, non ha detto nulla, non ha detto chi fosse. Ha solo iniziato a spararci ed aveva una buonissima mira, siamo riusciti a ripararci grazie al suo braccio.- indicò James -Stava per puntarci contro un missile, così istintivamente ho pensato che se fossimo scesi al suo livello non lo avrebbe puntato contro l'edificio almeno.-
-Ed ha rovinato il mio bel prato. Di nuovo. Sempre rovinato.- fece Tony.
-Esatto. Dopodiché sono arrivate Wanda e Lexie e grazie a Wanda l'abbiamo rimandata indietro. E il resto lo sai, ha minacciato me e Bucky.- concluse il capitano.
In quel momento a Tony cadde l'occhio oltre la figura di Steve, dove si trovava Barnes, seduto sul bordo del tavolo in vetro.
Poi però quello che vide non gli piacque. Alexis, che non si era nemmeno accorto che fosse uscita, talmente preso dalla situazione, era tornata con una valigetta del pronto soccorso e l'aveva piazzata sul tavolo accanto a James che si era voltato verso destra con la fronte aggrottata ad osservarla.
-Piccola, cosa.. staresti facendo?- chiese Stark.
Anche Steve si voltò ad osservarla.
-Questi due sono feriti, hanno bisogno di essere almeno disinfettati e incerottati.- disse.
Steve sorrise di soppiatto. Quella ragazza era proprio incredibile. Si voltò e piantò lo sguardo in quello di Tony, che, nonostante la discussione della mattina stessa, non aveva ancora ben chiare le idee della ragazza, nè di Barnes, ed era infastidito ad ogni suo interesse verso l'uomo.
La spia prese un batuffolo di cotone rovesciandovi sopra quasi tutto il disinfettante che aveva e cominciò a tamponare le ferite di James.
Aveva graffi ovunque e la canotta bianca che aveva indossato da pochi minuti si era macchiata di sangue, quindi probabilmente aveva delle ferite anche sul petto e sulla schiena che però erano coperte.
Lo passò sul braccio destro e poi sul volto.
-Agente Moore...- cominciò James.
Lui deglutì imbarazzato trovandosela così vicina al volto. Pensò che fosse delicatissima e il suo tocco leggero lo fece sentire... bene.
-Agente Moore, sei gentile, ma io e Steve siamo super soldati, lo sai. Non sento alcun dolore.-
Bucky puntò gli occhi in quelli della ragazza, scuri e profondi come dei pozzi.
Gli sembrò preoccupata.
-Ehm, n-non importa, le infezioni vengono a tutti e le ferite vanno medicate e il sangue deve smettere di uscire.- Rispose lei.
Lo disse in fretta e in modo meccanico. Aveva distolto lo sguardo da lui, puntandolo a terra mentre scartava i vari cerotti, che il soldato d'inverno si fece applicare senza replicare.
Essere curato in quel modo lo aveva fatto sentire strano e gli aveva dato, nonostante non sentisse dolore per quei quattro graffi, una sensazione di sollievo che non provava da anni.
-Ecco fatto.- disse lei.
Poi si spostò su Steve, che si fece curare senza dire nulla, anzi quasi le porse il viso dove aveva le ferite.
Bucky pensò che allora fosse normale amministrazione.
Tony, che aveva osservato la scena della medicazione di Barnes in silenzio e con gli occhi ridotti a due fessure, si placò e scosse la testa rassegnato.
-Allora..- riprese Ironman. -Avete idea di chi possa essere questa donna? Avete osservato bene tutto? Qualche simbolo sul jet, sul suo abbigliamento, cosa indossava? Qualche dettaglio delle sue armi?- fece un giro intorno al bancone per avvicinarsi di più ai suoi compagni e si appoggiò con la schiena ad esso.
-A parte i capelli più rossi di quelli di Natasha e la mascherina rossa io non ricordo altro. Sai, mi stava pestando.- rispose Cap.
Alexis mise un cerotto anche sullo zigomo di Steve e concluse il suo giro da crocerossina.
-Grazie, tesoro.- le aveva detto Steve prima che lei se ne andasse a posizionarsi accanto a Tony.
L'uomo l'aveva guardata con le braccia incrociate e serio.
Lei l'aveva notato. -Che c'è? Vuoi essere medicato anche tu?-
-Fai poco la spiritosa.-
-Le sue armi erano diverse..- incominciò Bucky -Credo fossero di matrice russa.-
-E da cosa l'hai intuito?- chiese Tony.
-Esperienza, Stark.-
Alexis, accanto a Tony, si portò una mano al mento con fare pensieroso, cercando di ricordare dei dettagli.
Steve lì osservò entrambi e sorrise, rendendosi conto di quando fossero diventati simili.
-Hai detto anche abbigliamento, Tony?- chiese lei.
Il suo interlocutore annuì.
-Beh..- riprese la giovane. -Indossava una meravigliosa tutina rossa e nera.- si grattò la fronte continuando a pensare. -Ed aveva un accento strano.-
-Russo?- chiese Tony.
-Mmh, no, non proprio, però era un accento duro.-
Ci fu un silenzio durante il quale tutti gli Avengers picchiettavano con il piede, con un dito, si guardavano intorno, pensando ad altri dettagli.
-Capitano Rogers,- iniziò Visione. -Ha detto che vi ha minacciato, giusto? Si ricorda che cosa ha detto con precisione? E' qualcuno che cerca vendetta nei vostri confronti.-
Steve ci pensò socchiudendo gli occhi. -Ha detto.. Che tutti gli altri erano già morti e che avrebbe finito anche noi..-
Detto ciò Steve si alzò di scatto e si girò verso il suo migliore amico che si bloccò nella posizione in cui stava.
Bucky scosse la testa. -Accidenti Steve..-
-Gli altri sono già morti..- ripeté Steve.
Alexis scattò in piedi.
-Steve, l'accento era tedesco!-
-Quindi..- Tony fece qualche passo in avanti gesticolando con le mani. -Ricapitolando. Una psicopatica assassina con una mascherina nera. Colori rossi. E' interessata al vostro passato, visto che 'Tutti gli altri sono già morti'.- Puntò lo sguardo sul soldato d'inverno. -Ehi, non è per caso una vecchia amica soldatessa d'inverno?-
Bucky aggrottò la fronte e scosse la testa con un'espressione come a dire 'Ma sei stupido?'.
-Cosa?! Non so se te lo ricordi,ma i restanti li aveva uccisi Zemo- fece una pausa -Steve, io temo che sia legata a qualcun'altro.-  
Il capitano rimase serio.
Allora Alexis cominciò a preoccuparsi. Steve era davvero troppo serio.
-Steve, dobbiamo preoccuparci?- chiese.
-Non lo so, sinceramente.- rispose lui. -Non credo sia un avversario potente, il problema è che credo sia folle.-
Tony alzò le sopracciglia -Beh, la follia non è necessariamente un male!-
-Steve.- parlò Natasha che era rimasta stranamente silenziosa. -Di chi stiamo parlando, quindi.- non era proprio una domanda.
L'uomo sospirò. -L'unica cosa che mi viene in mente è che possa essere la figlia di Johann Schmidt.-
-Cosa!?!- chiese Lexie -La figlia di Teschio Rosso?-
-Non dovrebbe avere circa...- cominciò Tony -..una settantina di anni?-
Alexis annuì, ma non capendo. La donna che aveva visto aveva circa la sua età, intorno ai 23 anni.
-Come dissi qualche anno, fa..- Bucky si avvicinò agli altri quattro che stavano davanti al bancone della cucina. -Io e Steve non siamo stati gli unici ad essere trasformati dal siero.-
Quando le arrivò vicino, Alexis si accorse che un angolo del cerotto che aveva messo sulla tempia del soldato d'inverno si era leggermente staccato.
Con l'indice glielo toccò rimettendolo al suo posto e Bucky, colto alla sprovvista, le sorrise impacciato di nuovo e lanciandole uno sguardo veloce.
Tony ghiacciò di nuovo con gli occhi  la giovane, la quale lo ignorò completamente.
 -Esatto.- disse Steve che aveva un piccolo sorriso sulle labbra -Schmidt potrebbe aver usato il siero su sua figlia, averla fatta crescere velocemente ed averla congelata prima della sua morte.-
-Non prima, ovviamente, di averla allenata ad usare armi da fuoco.- disse Tony
-E poteri magici.- concluse la ragazza.
-Oh giusto, i fasci di luce.-  rispose Tony.
-Oh mamma mia.- Alexis si passò entrambe le mani sul volto.
Come poteva dire Steve che quella donna non era pericolosa?
Era folle, era forte come lui e James, sapeva usare le armi da fuoco e possedeva la magia.
Non sarebbe stato facile, soprattutto per il fatto che avesse la magia e gli avengers non ne avevano mai vista una così, quindi non sapevano cosa aspettarsi. Non sapevano cosa fosse in grado di fare e non sapevano quali fossero i suoi punti deboli.
-Bene, io direi di metterci all'opera.- sentenziò Natasha.
-Decisamente sì.- cominciò Steve -Cerchiamo di capire dove è diretta. Almeno sapremo dove si trova, qual è la sua base e che cosa sta escogitando per questa sua vendetta.-
Natasha si alzò dal divano -Io posso cercare di tracciare il percorso del suo jet.- disse avviandosi verso la porta scorrevole della cucina -Vi chiamerò non appena avrò qualche indizio.-
-Ottimo.- disse Steve.
-Noi scaviamo nel passato e cerchiamo di capire cosa sta macchinando quella psicopatica.- ordinò Tony.


 
 
 



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Ore 7.00
L'ennesima sveglia che suona.
L'ennesimo ritardo. Alexis doveva già essere sveglia da un'ora. Aveva dormito poco per i pensieri di ciò che era successo la sera prima, ed aveva ancora il sonno arretrato della notte precedente in cui aveva avuto i suoi incubi.
Si alzò in fretta vestendosi in abbigliamento sportivo, più o  meno lo stesso del giorno prima. Raccolse di nuovo i capelli in una treccia e si diresse all'esterno dove aveva intenzione di fare una corsa.
Cominciò a correre con un ritmo leggero ed iniziò a pensare. La sera prima era andata a dormire lasciando Tony, Steve e James nella cucina a cercare di capire cosa potesse fare la loro nuova avversaria per vendicarsi dei due.
Lei era andata a dormire, era troppo stanca, e non aveva nemmeno cenato.
Ed ora non aveva nemmeno fatto colazione. Sperò di non svenire, avendo molta fiducia in se stessa.
Quella donna, che non aveva idea di come si chiamasse, era davvero forte.
Desiderava con tutta se stessa comprendere quale fosse il suo gioco o sapere come era stata potenziata. L'opzione che Teschio Rosso avesse utilizzato lo stesso siero di Steve e Bucky era la più ovvia, ma non necessariamente l'unica.
Quegli assurdi raggi di luce Steve e Bucky non li sparavano da nessuna parte del corpo e questo le faceva pensare che non si trattasse dello stesso siero.
Mentre correva e pensava, non si era accorta che aveva accelerato, e di parecchio, il ritmo della sua corsa, probabilmente perchè troppo presa dai suoi pensieri.
Ma glielo fece notare qualcun'altro che casualmente passava di lì.
Quasi le prese un colpo. Di solito solo lei correva a quell'ora.
-Agente Moore, sembra che tu abbia molta fretta stamattina!-
La ragazza, sentendo la voce di Bucky che le arrivava alle spalle correndo anche lui, ebbe un sussulto e rallentò il ritmo.
Si rese conto subito dopo che non aveva senso rallentare il ritmo con lui, che non aveva problemi a correre al doppio della velocità di lei.
-Oh, ciao James.- rispose lei con il fiatone -non mi aspettavo di trovarti qui.-
-Beh, sai. Con un nemico alle porte non è mai un cattivo momento per tenersi in forma.- rispose lui.

La giovane iniziò ad avere il fiato sempre più corto così decise di ridurre la corsa ad un camminare veloce e James la assecondò.
-Comunque..- iniziò lei. -Puoi smettere di chiamarmi agente Moore? Nessuno mi chiama così, solo Tony per prendermi in giro.-
Bucky Sorrise e delle rughe gli si formarono ai lati degli occhi.
-D'accordo, ma tu, Alexis, devi chiamarmi Bucky.-
-Hai ragione, mea culpa!-
Si creò un imbarazzante silenzio. Bucky osservava la giovane con la coda dell'occhio finchè lei non si fermò del tutto per riprendere fiato e gli si piazzò di fronte.
Lei mise le mani sui fianchi ed osservò il suo interlocutore dallo sguardo malinconico.
Indossava una canotta nera e dei pantaloncini in felpa grigi, aveva raccolto i capelli in un basso chignon e la ragazza pensò che gli donasse molto. Quegli occhi azzurri come il ghiaccio la squadrarono da cima a fondo e le incatenarono i suoi, scuri come la notte.
Si trovò di nuovo a pensare che fossero al tempo stesso bellissimi e spaventosi. Ma erano occhi malinconici, occhi che avevano vissuto esperienze terribili e che si portavano dietro un passato spaventoso.
Occhi come i suoi.
La giovane si accorse poi che Bucky non portava più neanche una delle medicazioni che lei stessa gli aveva messo la sera prima e si rese conto che le ferite si erano completamente rimarginate.
-Allora è vero, i supersoldati hanno anche una superguarigione.- disse lei indicando la tempia dell'uomo.
Lui alzò lo sguardo in alto come se volesse guardare la zona indicata e lei lo trovò di nuovo buffo e impacciato.
-Beh, sì, te lo avevo detto, ma non hai voluto sentire ragioni.- rispose lui sorridendo.
Lei si portò una mano dietro al collo grattandoselo, imbarazzata.
Bucky si fece più serio ed assottigliò lo sguardo incuriosendosi.
-Come mai hai insistito tanto per medicarci?-
Lei, sempre più imbarazzata, si portò la treccia da un lato, iniziando a giocarci come per trovare un pretesto per non guardare negli occhi James.
-Ehm.. Ecco, io ho una fissazione: non sopporto di vedere ferite, sia che esse siano aperte e sanguinanti, sia che siano chiuse con dei punti. Il che è assurdo per persone come noi, lo so, ma quando posso evito di vederle. Il motivo di tutto ciò è una lunga storia in realtà.-
Bucky incrociò le braccia al petto. -Mi piacciono le storie lunghe, sai?-
Era una domanda retorica. Era ovvio che volesse saperne di più ed Alexis lo aveva capito, ma non era ancora pronta per raccontargli una cosa così personale. Non era pronta per raccontargli dei suoi genitori. La giovane si fidava di Barnes, ma lo conosceva da troppo poco tempo.
-Sai è davvero una lunga lunghissima storia..- inizò lei. -Non prendertela, magari la prossima volta te la racconterò.-
Bucky annuì sorridendole dolcemente.
-Tranquilla, comprendo perfettamente.-
Lei allora lo guardò negli occhi di nuovo e adorò la genuinità con cui aveva espresso quella frase.
-Rientriamo?- disse Alexis -Ho una fame, non mangio da ieri a pranzo.-
-Assolutamente sì, allora.-
I due si avviarono verso l'edificio del quartier generale camminando mollemente, quasi ciondolando.
-Siete giunti ad una qualche conclusione ieri sera?-
-Ieri sera?- Bucky inarcò le sopracciglia -Oh, ieri sera, sì giusto.-
Alexis non capì. A che diavolo stava pensando?
-Ieri sera non siamo giunti a nessuna conclusione. Solo che quella pazza si vuole vendicare, ma non siamo riusciti a capire come.-
-Tutto qui?-
-Già.-
Alexis si fermò in mezzo al giardino. Era la prima volta che ci metteva così tanto ad andare a fare colazione.
-Bucky, non è che mi state nascondendo qualcosa?-
L'uomo alzò le mani -Assolutamente n-
-EHI VOI DUE!-
Entrambi si voltarono verso l'alto, sentendosi chiamare. Era Sam che con la sua armatura e con tanto di ali volteggiava su di loro.
-Ci sono novità, raggiungeteci.- disse per poi volare via.
I due ripresero a camminare più velocemente per sbrigarsi.
-Poteva almeno darci un passaggio quell'avvoltoio.- disse Bucky sarcastico.
 


Gli Avengers erano di nuovo riuniti in cucina.
Alexis amava questa decisione di riunirsi in cucina: colse l'occasione per prepararsi un caffè ed un panino con la marmellata e burro di arachidi.
Mentre spalmava la marmellata sul pane, giunse Natasha, che aveva in mano un dispositivo e con un movimento di polso proiettò nell'aria ciò che stava guardando lei.
-Dunque.- cominciò la rossa -Questa è la donna che abbiamo conosciuto ieri.- la proiezione mostrò la foto della donna ed accanto ad essa apparve il suo nome:
Synthia Schmidt.
-Sul serio? Questo è il suo nome? Synthia?- chiese Alexis gesticolando con il coltello in mano.
-Sembra il nome di una marca di lettori dvd.- disse Tony.
-Stavo per dirlo io.- rispose la ragazza guardando fiera il suo "patrigno".
Natasha alzò gli occhi al cielo.
-Fatto sta..- continuò la rossa -che questa è lei. E questo è il suo jet. Sono riuscita a tracciarlo, ora è parcheggiato in Siberia, esattamente...- toccò la proiezione ed apparve una mappa che si ingrandì su una precisa zona -Qui.-
La mappa indicava una zona sperduta in Siberia, con un ingresso ad un bunker.
Era esattamente il luogo dove era confinato James quando era al servizio dell'Hydra, il luogo dove Cap e Tony si erano scontrati.
La giovane posò lo sguardo su Bucky istintivamente e questo invece lo puntò a terra serrando la mascella.
Probabilmente i ricordi in lui erano ancora vividi, nonostante non avessero più alcun effetto sul suo cervello. Ricordava tutto ciò che aveva fatto. O meglio, glielo avevano raccontato e lui ricordava ciò che gli era stato raccontato.
Alexis si trovò a pensare quanto dovesse essere stato terribile per lui partire dall'essere un giovane carismatico ed affascinante, pieno di ideali e risvegliarsi un giorno senza una coscienza. Senza sapere la bella persona che era in precedenza, senza ricordare nulla del suo passato. E nel corso della sua vita questa cosa era avvenuta più volte. Ogni volta che quelle parole dal quel libricino rosso venivano pronunciate, lui ricominciava tutto da capo. Ogni volta una nuova vita, senza ricordare la precedente. E fu così, almeno fino al ritorno di Steve nella sua vita.
La giovane fu distolta dai suoi pensieri quando Tony prese parola.
-Beh! Meglio di così, Friday sa già le coordinate.-
-Tony,- disse Cap -Non possiamo andare là a tentativi, ci serve un piano d'attacco.-
-Io ho un piano.- rispose Tony -Attacco!-
Steve alzò gli occhi al cielo.
-L'ultima volta che hai detto questa cosa hai fatto a schiaffi con Thor inutilmente.-
-Inutilmente? E' stato bellissimo!-
-Steve,- cominciò Natasha -Hai qualcosa in mente?-
L'uomo sembrò pensarci su qualche secondo, poi si alzò dalla sedia ed andò a posizionarsi accanto ad Alexis, cominciando a prepararsi un caffè anche lui.
-Credo che, visto che non abbiamo idea di cosa aspettarci, dovremmo andare in ricognizione. Dovremmo cercare di scoprire per quale motivo le serve una base così grande. Quel posto è immenso, ha sicuramente qualcosa che nasconde lì. Se potessimo sapere cosa, sarebbe un bel vantaggio.-
Natasha annuì. Era sempre d'accordo con il capitano Rogers.
Tony si portò una mano al mento.
-Cerchiamo anche di osservare bene questo diavolo qui.- disse indicando la proiezione del jet nell'aria. -Potremmo scoprire cosa può utilizzare per attaccarci. Oltre quella bomba esplosivissima che ha sparato l'altro giorno a questi due vecchioni.-
-Potrei andare io.- disse la spia più giovane.
Steve si voltò a guardarla mentre beveva dalla sua tazza fumante.
-Dove?- chiese.
Alexis sapeva che non glielo avrebbero permesso, per questo parlò con titubanza.
-I-in Siberia..- disse lei. -C'è bisogno di qualcuno di silenzioso, io ho un allenamento da spia alle spalle, posso andare io.-
Steve guardò gli altri Avengers e in particolare guardò Tony, che aveva incrociato le braccia ed aveva invece lo sguardo su Alexis. Cap stava per risponderle ma fu preceduto da un'altra voce.
-Potrei accompagnarti io.-
Bucky, rimasto in piedi accanto alla porta, sembrava di nuovo imbarazzato. Sapeva di scatenare così la rabbia di Tony.
E infatti quest'ultimo rise nervosamente.
-Certo, potresti, ma tu non sei molto silenzioso, usi i fucili e il tuo braccio fa un casino assurdo.-
Il soldato d'inverno lo squadrò alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia. Era sfuggito al mondo per settanta anni, come poteva Tony pensare che non fosse in grado di passare inosservato? Ed era stato più o meno il pensiero di tutti gli altri che lo avevano guardato come a dire "ma cosa stai dicendo?".
Bucky scosse la testa lentamente.
-In realtà non è una cattiva idea,- disse Natasha. -Barnes conosce alla perfezione quel posto. In alternativa ad Alexis posso andare io.-
-No-no! Voglio andare io!- esclamò la giovane drizzando la schiena e smettendo di concentrarsi sulla sua colazione.
Nat alzò le mani, come a dire che non l'avrebbe intralciata assolutamente.
-Sì, ma non mi fido i lui.- disse Tony, rivolgendosi con un cenno del capo a Bucky.
-Oh, andiamo Stark..- disse il diretto interessato.
Si fece avanti Sam.
-Va bene, allora, visto che Alexis è quella silenziosa e Bucky è quello che conosce il posto, posso andare anche io. Io e Red Wing potremmo essere di aiuto. E di me ti fidi, giusto Stark?-
Tony sospirò. Non voleva dare in escandescenze, ma avrebbe tanto voluto. Tuttavia sapeva che Alexis era la migliore scelta in questo caso e il ragionamento non faceva una piega. Tra l'altro Barnes e Falcon avevano già lavorato insieme, quindi sarebbero stati perfettamente in grado di proteggere la sua piccola Agente Moore.
-D'accordo.- asserì infine. -Ma sappiate che se tornate senza di lei vi lancerò nello spazio con le mie stesse mani.-
-Tony!- esclamò la giovane. -Comunque io ci tengo a precisare che non ho bisogno di alcun tipo di protezione, me la so cavare benissimo da sola sotto quell'aspetto.- la ragazza guardò Bucky che aveva ancora quei capelli legati che gli donavano particolarmente.
-Tuttavia di un aiuto potrei aver bisogno..-


































Angolo Autrice
Ciao a tutti! Ecco il terzo capitolo!
Le attenzioni di Alexis nei confronti di Bucky mettono molto a disagio Tony. Ma lei lo fa per altruismo? Oppure perchè è in qualche modo attratta dall'ombra di mistero che caratterizza, per lei che lo ha appena conosciuto, il soldato d'inverno? 
Lo scopriremo!
La nostra nuova rivale dunque è Synthia Schmidt, ho cercato di rendere la sua storia al meglio possibile. Il fatto che suo padre abbia accelerato la sua crescita e l'abbia potenziata con il siero, ed il fatto che lei cerchi vendetta su Cap e Bucky, sono entrame cose tratte dai fumetti. 
Presto scopriremo cosa sta progettando. 
Il fatto di mandare in missione Alexis l'impulsiva, Bucky l'introverso e Sam il folle mi piace... mi divertitò molto nel prossimo capitolo..
A presto!
Rack =)




P.s: Vi lascio con Bucky che discute di Synthia poco prima che 
Alexis lo curi morbosamente.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: Missione a tre ***


New Avengers: Together
Capitolo IV: Missione a tre



14 Giugno, ore 18.00, New Avengers Facility
 
 Sam e Bucky si trovavano nell'hangar del quartier generale.
Mentre si occupavano dei preparativi per il viaggio, i due si intrattenevano a vicenda chiacchierando.
L'argomento era principalmente il nuovo braccio di Bucky, che Sam non riusciva a non ammirare o anche a prendere in giro con delle assurde battute. Anche il viaggio in Wakanda sempre di Bucky era un principale argomento di conversazione.
Il rapporto che c'era stato tra loro in precedenza era di complicità, molto forte. All'inizio non si sopportavano, ma poi avevano fatto squadra e stavano davvero bene insieme. Tuttavia non ci fu per loro un modo per far nascere un'amicizia, perchè James se ne era andato molto presto con T'challa.
Sam era al posto di comando e stava controllando che il jet fosse perfettamente sistemato e che non si rischiasse nessuna avaria durante il volo.
Bucky invece stava sistemando le sue amate armi da fuoco nelle loro apposite valigette. Prese un coltello e lo sistemò nella cintura di pelle che aveva in vita. Quello lo portava sempre con sè, nonostante gli ricordasse il suo periodo al servizio dell'Hydra. Era sempre una certezza ed era più maneggevole e silenzioso delle sue amate armi da fuoco.
Sam si avvicinò al collega con uno strano sorrisetto sulle labbra.
-Allora, soldato di ghiaccio..- cominciò dandogli una pacca sulla schiena che non smosse di un millimetro l'altro. -Cosa ho visto ieri mattina proprio qui fuori?-
L'altro si voltò aggrottando leggermente le sopracciglia, per poi tornare subito sul fucile che stava pulendo.
-Io non lo so. Se non lo sai tu, Falcon. Che cosa hai visto?-
Bucky non capiva.
-Andiamo.- gli diede una gomitata -Sai bene di che cosa parlo.-
-Uhm.- Bucky era seriamente confuso. -No, continuo a non capire, potresti essere più esplicito?-
-Vi ho visti ieri a passeggiare sul prato!-
Il soldato inclinò la testa e tirò su un lato della bocca sorridendo.
-Non stavamo passeggiando. Stavamo rientrando da un giro di corsa e stavamo parlando di ehm..-
-Sì?-
Bucky rimase a pensare. Effettivamente in realtà non avevano parlato di alcunché di preciso. Solo della morbosità di lei di curare le ferite, ma questo no lo avrebbe detto a Sam, e un po' della donna misteriosa che li aveva attaccati.
-Di quanto sei imbecille, Sam.-
Quello in tutta risposta alzò le sopracciglia e gli puntò entrambi gli indici contro.
-Uooh, Mr. Inverno, ti ho beccato allora!-
James scosse la testa sorridendo distrattamente.
Era la seconda persona che glielo diceva in due giorni. Forse doveva farci un pensierino.
-Beh..- riprese Falcon -Non c'è nulla di male. Lei è così bella e tu sei così solo.-
-Questo è vero. Ma non credo che si tratti di quello. Sono solo incuriosito da lei, è così misteriosa. Deve essere una persona che ha sofferto tanto, ed ha un motivo valido per essere qui con noi. Non è facile trovare una persona così giovane, così ferma ed in grado di impegnarsi per salvare il mondo insieme agli avengers.- Bucky richiuse lo scompartimento dei fucili con fare pensieroso.
-Sarà come dici tu..- Falcon alzò entrambe le mani -Ma tra voi due c'è una certa tensione chimica palpabile anche a distanza.-
-Tu credi? In realtà io penso che sia solo da parte mia.- disse Bucky tradendosi.
-Aah, allora ti interessa.-
L'uomo scosse la testa e poi si passò una mano tra i capelli buttandoli all'indietro imbarazzato.
-Sinceramente, non lo so.-

In quel momento a distoglierli dalla loro interessante conversazione una voce di donna li chiamò.
Entrambi si voltarono per vede Alexis che entrava dal portellone aperto del jet.
A Bucky mancò il respiro, e fu così perchè, finchè lei non gli parlò, lo trattenne davvero e senza accorgersene.
La giovane indossava una tuta in pelle nera, aderentissima. La fasciava alla perfezione, tutte le sue piccole forme erano messe in risalto al massimo delle loro capacità.
Bucky notò che il vestiario era simile a quello della vedova nera, ma in Alexis c'era una differenza enorme. La giovane infatti non era formosa come Natasha, tuttavia il suo corpo era tonico e stretto in quella tuta si intravedeva quasi la sua stessa pelle. I fianchi stretti della ragazza erano circondati da un cinturone con vari esplosivi più una pistola, molto piccola, una rivoltella e sull'altro fianco, un piccolo pugnale.
Alexis stava finendo di sistemare gli ultimi gadget sui polsi, dei piccoli teaser da lanciare contro il nemico scaricando su di esso violente scariche di corrente.
Si sentì osservata ma preferì tenersi quel dubbio.
James era ancora nello stesso punto di pochi minuti prima, ad osservarla mentre fingeva di sistemare gli altri fucili.
Notò che stranamente la ragazza aveva i capelli sciolti, lisci e molto lunghi, color cioccolato ed aveva fermato le ciocche davanti con un elastico dietro la testa andando a formare un piccolo codino sul folto manto di capelli sottostante. Le ondeggiavano lucenti sfiorandole il fondoschiena.
Bucky si morse le labbra senza rendersene conto e Sam, che nel frattempo si era mosso per sistemare altre cose e lo aveva notato, gli aveva dato una gomitata sulla schiena per farlo rinsavire.
La giovane sentì il colpo dato e si avvicinò a loro.
-Ehi.- disse lei. -Che state combinando?- chiese portandosi tutti i capelli da un lato del collo.
Bucky notò che la sua carnagione diafana era ancora più appariscente messa a contrasto con l'abbigliamento scuro.
L'uomo battè le palpebre più volte, come se si stesse svegliando sul serio.
-E-ehi! Ehm, stavamo solo.. sistemando qui queste cose.. ecco.. tu che fai?- rispose Bucky.
Poi si diede dello stupido. Che razza di domanda era "che fai?" stava aspettando che partissero ovviamente!
Lei per fortuna era altrettanto imbarazzata di fronte alla sua vista: il soldato indossava una divisa in pelle nera ed il braccio in metallo scuro luccicava all'incontro della luce del sole che tramontava. La giovane rimase di nuovo incantata dagli occhi del suo interlocutore. Non aveva parole per descriverli.
-Ehm, nulla, sistemavo le ultime armi!- disse infine mostrando i polsi a Bucky.
-Però, non male.- rispose lui.
Già.
Non male.

Intanto Sam si era posizionato ai comandi di volo ed aveva chiuso il portellone.
-Stiamo partendo, signori. Allacciate le cinture.- disse.
Fu quello che fecero, per la partenza. Una volta stabilita la quota da mantenere Alexis si alzò in piedi.
-Quanto ci vorrà ad arrivare in Siberia?- chiese la giovane appoggiandosi con le braccia incrociate sopra il sedile di Sam.
-14 ore.-
-Cosa!?!!- chiese quella scattando.
-Con un normale aereo.. Sì, 14 ore. Con questo solo 5.-
La giovane si portò una mano al cuore.
-Oh meno male, l'idea di stare dentro questo coso per 14 ore mi aveva già fatto venire i brividi.-
Bucky la guardò con la coda dell'occhio voltando leggermente la testa. -Se vuoi puoi dormire un po'.- le disse.
Bucky l'aveva sentita urlare nel sonno la notte prima, poi l'aveva vista uscire dalla sua camera.
Aveva così capito che le occhiaie perenni di lei erano dovute a quello. Così aveva premurosamente pensato che dormire un po' le avrebbe fatto bene.
-Gentile, ma non credo che poi riuscirei ad avere nervi saldi e cervello sveglio. Per cinque ore posso resistere.-
Questo era quello che aveva detto.
Non quello che successe.
Per passare il tempo si sdraiò a terra e pian piano si addormentò senza neanche accorgersene. Lì per terra.
Bucky si voltò, non sentendo più alcun rumore provenire da dietro e la vide li stesa in una posizione, secondo lui, scomodissima. Era stesa su un fianco ma quasi a pancia in giù, le gambe erano in direzioni completamente opposte e sotto alla testa aveva le mani a fungere da cuscino.
-Sam.- chiamò sussurrando.
Fece cenno al collega di osservare la ragazza e quello le buttò un occhio.
-Ah le donne. Che strani esseri.-
Bucky si slacciò la cintura di sicurezza e si alzò per avvicinarsi a lei. La osservò per qualche minuto: i capelli morbidi erano sparsi sul pavimento in maniera scomposta, le labbra rosee erano dischiuse e quindi secche, ma le trovò magnetiche. Sotto gli occhi il tipico colore violaceo delle occhiaie che la caratterizzava. Gli dava l'idea di vissuto. Ma la ragazza era troppo giovane per aver vissuto tanto da aver perso il sonno per anni.
Si trovò a sorridere quando, senza saperlo, la ragazza deglutì più volte.
E sorrise anche perchè la giovane, in quella posizione, non si rendeva che stava mettendo in mostra il suo lato B. Era di una genuinità disarmante, nonostante sembrava fosse una donna con una corazza dura e consapevole di tutto.
L'uomo afferrò uno degli zaini-paracadute agganciati alla parete del velivolo e lo posizionò sotto la testa della ragazza. Questa aprì leggermente gli occhi, ma probabilmente nemmeno se ne accorse, infatti li richiuse subito.
Certo, uno zaino con tasche, cerniere e fibbie non era il massimo, ma sempre meglio del pavimento.
Tornò a sedersi accanto a Falcon che gli lanciò uno sguardo sottile ed un sorrisetto malizioso che cercò di contenere, ma senza riuscirci.
-Amico, sei in guai seri.- disse.
Bucky si passò una mano tra i capelli involontariamente ed assottigliò gli occhi, come se stesse ancora osservando la ragazza.
-Quella non era curiosità. Riesci a starle lontano per più di cinque minuti?-
-Finiscila, Sam.-
 
 




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Cucina del New Avengers Facility, ore 20.30
 
-Tony, ti prego, non cominciare a fare il paranoico.- disse Steve buttandosi sulla sua solita poltrona stremato dalla giornata di ricerche elettroniche con Natasha.
Il suo interlocutore, piuttosto su di giri, sistemava nervosamente degli oggetti sul tavolo della cucina, principalmente giocava con le chiavi della sua auto.
-Paranoico?! Ma dico, stiamo scherzando? Dovevi andare tu con Barnes e Wilson, tu sei già stato in quel posto, Alexis no, mai. Sentirà anche freddo.-
Steve scosse la testa -Ah, andiamo, sappiamo entrambi benissimo che con la tua preoccupazione non centra nulla il fatto che Alexis possa prendere freddo o che possa trovarsi a disagio in un luogo che non conosce.-
Tony guardò prima Steve, poi Natasha, poi Visione, poi di nuovo Steve.
-Sei geloso, Ironman.-
L'uomo aggrottò le sopracciglia e scosse la testa inorridito.
-Non sono geloso! Io sono solo preoccupato. Andiamo, hai visto il tuo amichetto? Non fa che tenerle gli occhi addosso e quando siamo tutti insieme lui alla fine si mette sempre vicino a lei! Non sono coincidenze, poi lei è ingenua e gli cura le ferite, senza rendersi conto di quello che Barnes può vedere dietro una simile, ed inutile, gentilezza.-
-Non è inutile, sai che la fa stare meglio.-
-Sì, sì lo so. Non è questo il punto. Il punto è che non mi fido di lui. Lo hai visto anche tu, giusto? Non me lo sono sognato io, vero?-
Steve sorrise. -Sì, l'ho visto, ma ho visto anche che sono grandi e vaccinati.-
-In effetti, anche troppo.- disse Natasha -James quanti anni ha? 75?-
-Sì più o meno.- rispose Steve.
-Non voglio che la mia Lexie possa rimanere delusa da quello che c'è nella mente di un assassino.- disse secco Tony.
-Ora, calmati.- Steve gli si avvicinò. -Non succederà. Alexis è forte e non è una che si concede facilmente. E poi Bucky non è controllato dall'Hydra, non c'è da preoccuparsi così tanto.-
-Cap.- fece Tony. -Non mi preoccupa solo il soldato d'inverno. Io non mi fido neanche del sergente James Buchanan Barnes. Da quel che ho sentito da te e letto, perchè sì, mi sono documentato, era uno sbruffone, uno spaccone, uno da una botta e via, già prima di essere il soldato d'inverno. E Alexis sembra forte, ma non lo è. E' fragile. E' una tipa tosta, ma è fragile.-
-Non era una così brutta persona, come lo descrivi tu.- rispose Steve. -Ma se è questo il tuo problema, Bucky non è più nemmeno quell'uomo. Avere Alexis potrebbe essere il suo modo per trovare un  posto nel mondo. Sempre che gli interessi davvero come crediamo noi.-
Tony annuì, ma lo fece solo per concludere la conversazione.
Per lui stava diventando un'inutile discussione.
Il suo cellulare squillò a salvarlo da quella situazione.
-Pronto?- -....- -Sì, certo, arrivo subito, tanto ho finito qui.- riattaccò.
Era Pepper.
-Signori devo lasciarvi purtroppo. Pepper mi vuole parlare e dice che è piuttosto urgente.- disse infilandosi la giacca e uscendo dalla sala.
-Come no..- sussurrò Cap.
-Pregate per me!- urlò Tony ormai fuori dalla stanza.
Quel maledetto capitano Rogers avrebbe spinto la sua Agente Moore tra le braccia di uno psicopatico. Senza ombra di dubbio.
 
 




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Siberia, ore 23.15

-Visto?- fece Sam nell'esatto momento in cui il jet atterrò sulla neve. -Cinque ore esatte.-
Alexis si era svegliata circa un'ora prima dell'atterraggio, scusandosi con i due colleghi per essersi addormentata come una bambina e lamentandosi dello scomodo letto in cui aveva dormito.
Non ricordava chi fosse stato a facilitarle il sonno sistemandole sotto la testa quello zaino-cuscino, ma li ringraziò entrambi una volta sveglia.
Ovviamente James non disse nulla.
La giovane si posizionò davanti al parabrezza del jet osservando fuori.
Cosa vide?
Praticamente il nulla. L'immensa distesa di neve bianca che rifletteva la luce della luna era quasi accecante nonostante fosse notte. Poi il nulla. Si vedeva solo una zona rialzata, che corrispondeva all'enorme entrata del bunker.
Si sentì un po'persa ad osservare quel paesaggio solitario, desolato. Lei era stata per molto tempo sola e questo glielo ricordava.
Rischiò di perdersi di nuovo nei suoi pensieri, ma poco dopo i suoi colleghi le furono vicino. Bucky da un lato e Sam dall'altro. Sorrise subito, sentendosi scortata da due guardie del corpo capacissime.
-Allora.- incominciò Sam. -Il suo jet non c'è. Possiamo dedurre che lei non ci sia?-
-Sarebbe bello.- aveva commentato Alexis.
-Non credo che possiamo esserne convinti. C'è un ingresso per un elicottero laggiù, che conduce al piano inferiore.- Disse Bucky. L'uomo si sporse un po', ma non si vedeva nulla, era anche notte. -Non riesco a capire quanto sia grande il portellone d'ingresso da qui, forse potrebbe essere entrata da lì con il suo jet, anche se ricordo che fosse piuttosto ingombrante.-
Sam, che già aveva indossato la sua armatura alata, completò indossando gli occhialini rossi, grazie ai quali comunicava con i suoi piccoli aiutanti.
-Ok, posso controllare io.- disse.
-No, Sam. Non puoi andare da solo, è troppo rischioso!- esclamò la giovane.
-Oh ma io non vado da nessuna parte!-
Falcon digitò alcuni codici sul suo braccio e da dietro la sua schiena comparve Red Wing. L'uomo programmò che questo andasse a controllare nella zona del portellone d'ingresso degli elicotteri, facendolo uscire dal portellone che aveva aperto solo in uno spiraglio.
Così Sam riuscì ad ottenere addirittura le mise esatte in centimetri della zona, comunicandole a Bucky.
-Credo non basti per far passare il suo jet, quello spazio.- aveva detto Bucky.
-Bene.- esordì Lexie. -Abbiamo ben due vantaggi: Red Wing e la quasi sicura possibilità che la psicopatica non sia lì dentro. Cerchiamo di sfruttarle bene.-
La giovane raccolse frettolosamente i capelli in una coda bassa, rendendosi conto che decidere di tenere i capelli sciolti in una missione era troppo assurdo.
-Bucky.- lo chiamò.
Quello ebbe quasi un sussulto. Il suo nome pronunciato da lei aveva un bellissimo suono per le sue orecchie.
-Sì?-
-Vai avanti tu?-
-Certo.- rispose lui sorridendole.
Sam dunque aprì completamente il portellone. Bucky invece prese le sue armi, scegliendo, oltre al pugnale, una Colt 45 sistemata dietro la schiena, in mano, come arma principale scelse un fucile HK416, il suo preferito, da quando era tornato ad essere se stesso.
O meglio ad essere il nuovo se stesso.
I tre uscirono nel silenzio più assoluto dal jet ed immersero i piedi nella neve.
Alexis non potè trattenersi, da buona essere umano.
-Accidenti che freddo!- l'aria gelida le investi il volto e il collo, uniche parti scoperte del suo corpo. -Ma quanti gradi fanno in questo posto?- sussurrò incrociando le braccia e sfregandosi con le mani.
-5.- rispose Sam.
-Ce la fai ad arrivare viva alla porta?- chiese Bucky.
-Sì sì, ce la faccio, la tuta è termica e poi siamo vicinissimi.-
Un sorrisetto di nuovo spuntò sulle labbra di Falcon. -Sai Lexie, Buc non soffre il freddo, giusto amico?-
Bucky aveva iniziato a puntare il fucile dritto avanti a se, per sicurezza. Sorrise alzando solo un lato della bocca. -Che vuoi farci.- disse -Non per niente mi chiamano Soldato d'Inverno.-
La ragazza rise lievemente, causano dei brividi alla schiena di Bucky che scosse la testa subito dopo.
"Rimani concentrato." aveva pensato.   
Una volta riusciti a disabilitare il meccanismo della porta, nel modo più silenzioso possibile, entrarono.
C'era un'unica stanza, infondo ad essa una piccola rampa di scale e poi un ascensore.
Avanti a tutti c'era James, perennemente con il suo fucile puntato contro un possibile avversario, esattamente come qualche anno prima aveva fatto con Steve.
Stavolta non c'era Steve, ma aveva qualcun'altro da proteggere, e, più che di Falcon, si preoccupava per la suo nuova e recente conoscenza, Alexis.
Dietro di lui infatti c'era Alexis, che però non mostrava nessuna arma. Lei era molto più efficace  a mani nude e con il corpo a corpo, grazie agli allenamenti con la Vedova Nera e con Steve.
A chiudere il tutto era Sam, che proteggeva le spalle della giovane, con un piccolo Red Wing sempre pronto.


Alexis si osservava attorno guardinga, fidandosi cecamente di Bucky che invece non distoglieva lo sguardo dalla porta dell'ascensore, dritto davanti a loro.
Dentro quella prima stanza non c'era nulla. Assolutamente vuota.
Un silenzio quasi assordante la inquietò di nuovo, ma cercò di ripensare a quella sensazione di protezione che le avevano dato poco prima i suoi due colleghi.
La stanza era fredda e c'era odore di umidità, che la ragazza sentiva entrarle nelle ossa.
-E' libero.- disse Bucky.
A passo poco più svelto i tre si diressero verso l'ascensore che aprirono e ci si infilarono dentro, a fatica. Lo spazio disponibile era molto poco ed Alexis finì a fissarsi i piedi, essendosi ritrovata praticamente incollata al petto di Bucky.
Per fortuna il tempo di quel tragitto in ascensore le passò in fretta.
Bucky tirò su la grata con il suo braccio in vibranio, senza alcuna fatica.
Alexis aveva notato che c'era un odore diverso ora. Umido misto a marcio. Si faceva sempre più forte e nauseabondo ad ogni passo che facevano verso il corridoio successivo.
-Ma lo sentite anche voi?- chiese lei arricciando il naso.
-Assolutamente sì- aveva risposto Sam.
Bucky aveva notato che ci fosse troppo silenzio e le opzione erano due: qualcosa, qualcuno, o parecchi qualcuno erano morti lì ed ora erano in decomposizione. Potevano fosse essere i soldati uccisi da Zemo. In effetti non si era presi la briga di seppellirli anni prima. Oppure poteva essere qualsiasi altra cosa, quindi erano meglio pensare il peggio ed essere più prudenti possibile.
-Sam.- disse il soldato. -Puoi mandare uno di quei cosi nella stanza a destra? Basta fargli seguire quel corridoio davanti a noi, porta solo lì.-
-Certo.- Sam digitò di nuovo dei codici e Red Wing partì, forse un po' troppo spedito. -Vai, coso. E torna vincitore.- aveva sussurrato poi.
Dopo pochi secondi dei rumori giunsero alle orecchie dei nostri nuovi avengers. Rumori mettallici, tonfi ed uno stridio finale.
-Ragazzi.- Sam era visibilmente preoccupato, mentre dava delle lievi botte ai suoi occhiali rossi. -Ho perso la visuale, Red Wing è fuori uso.- sussurrò.
-C'è qualcuno laggiù.- Alexis tolse la sicura che aveva alle scariche elettriche sui polsi e partì a passo spedito.
La giovane si sentì però tirare, forse con un po' troppa forza, per un braccio.
-No.- Era Bucky che forse non si era reso conto di star usando il braccio potenziato.
Lei aggrottò le sopracciglia.
-Non lo fare, vado avanti io. L'hai detto tu stessa prima. Rimani dietro di me, agente Moore.-
L'uomo la trascinò dietro di se con facilità e lei, stranamente, non aveva detto una parola.
Era rimasta immobile con la bocca serrata. Era la prima volta che qualcuno le diceva con tale facilità cosa doveva fare. Mise una mano sulla piccola rivoltella per essere pronta a qualsiasi cosa.
Continuarono a camminare, incontrando a terra il fedele compagno elettronico di Sam. Questo si disse che lo avrebbe recuperato successivamente, per rimetterlo in sesto una volta rientrati alla base.
Arrivarono sulla porta della stanza, ma ancora non c'era alcuna figura.
Ad un tratto videro due lucine verdi sul pavimento scuro della stanza. Non erano proprio luci, erano delle ombre proiettate da luci che venivano da un'altra parte.
Neanche il tempo di guardarsi intorno e di terminare un "Ma che diavolo.." da parte di James, che qualcosa, o meglio, qualcuno, si lanciò dal soffitto e cadde davanti a loro.
O meglio, qualcosa.
Qualcosa o qualcuno?
Alexis inclinò la testa, non riuscendo a capire cosa o chi gli si fosse parato davanti.
L'essere se ne stava immobile a fissarli: Era un essere scheletrico, fatto di ossa, ma indossava un'armatura dorata con un elmo vistoso ed al posto degli occhi aveva due luci verdi.
-Cosa diavolo sei?- aveva sussurrato Alexis.
L'essere iniziò a fare dei versi assurdi, privi di suono, perchè ovviamente non aveva corde vocali.
Sguainò una spada gigante alzandola verso l'alto e sul fondo della stanza, i ragazzi videro tante altre piccole lucine verdi accendersi. Venivano verso di loro in fretta.
-Questo stronzo ha pure un esercito!- esclamò Falcon.
-Ecco, essere silenziosi non è servito a nulla.- disse James -Alexis, resta dietro di noi.-
La ragazza lo guardò torva. Che idea si era fatto di lei Barnes? Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Gli sarebbe passata di fianco poco dopo, senza che nemmeno se ne accorgesse.
-Quanti sono 50?- chiese Sam.
-Più o meno. Non ci è andata male. Quanti sono.. quattordici a testa?- chiese Lexie.
-Non saprei, dodici e mezzo?- rispose Sam
-Dodici e mezzo.- Bucky sparò all'essere di fronte a loro un colpo all'altezza del bacino. -Mezzo è andato.-
-Bene.-
I tre si lanciarono contro gli assurdi soldati di ossa con occhi/fanali verdi che facevano dei versi assurdi.
Se la cavavano bene.
Bucky ne eliminò buona parte in fretta, sparando ad una distanza molto ravvicinata con il suo fucile li faceva praticamente saltare in aria in mille pezzi. Ma la parte difficile per lui era centrare le ossa che erano anche in movimento. Con un colpo sbagliato rischiava di prendere Alexis o Sam, con il proiettile che poteva passare attraverso i buchi delle costole di quegli assurdi nemici.
Sam, con l'aiuto del suo secondo Red Wing se la cavava con piccoli razzi esplosici e lanciando ovunque calci alimentati dai motori delle sue ali.
Alexis aveva utilizzato la sua rivoltella ed ora andava di pugni e calci.
D'un tratto però, i vari occhi dei nemici cominciarono a spegnersi, visto che gli avengers stavano avendo la meglio. E questo però poteva essere considerato uno svantaggio, perchè era stata proprio quella luce verdastra a permettere loro di vedere qualcosa.
-Ehi qui si sta facendo buio!!- Aveva urlato Alexis ai suoi compagni.
-Sam!-
-Sì, vado io!- Falcon si alzò in volo alla ricerca della leva che potesse permette di accendere le luci, ma non riuscì a trovarla subito nonostante i suoi infrarossi, per via di tutto il trambusto sottostante.
Alexis era circondata da circa sei nemici ed aveva iniziato ad usare i piccoli Taeser sul polso, ma continuavano ad arrivare altri nemici, da ricordare, che erano muniti di enormi spade. La giovane fu spinta a terra da uno e faticò a difendersi, utilizzando come scudo una spada che aveva strappato ad uno dei cadaveri? li a terra accanto a lei.
Fu quasi sommersa.
-Si può avere un aiuto!?!- chiese la giovane, sperando che nonstante il trambusto, uno dei due la sentisse.
Bucky, che aveva appena finito di occuparsi del gruppo di soldati di ossa che erano di Falcon, la sentì  e sgranò gli occhi e velocemente scattò verso di lei.
Bucky estrasse il suo pugnale, perchè sparando con il fucile avrebbe rischiato di sparare anche alla ragazza sotto quel mucchio di... cosi.
-Aspetta!- disse lei.
La giovane prese a maneggiare vicino ai polsi, da essi estrasse un filo in rame e lo porse a Bucky.
-Stringilo intorno a loro, appena te lo dico prendi il mio braccio a trascinami in fretta fuori da questo mucchio.-
Quei cosi non dovevano essere molto intelligenti, perchè non si accorsero che Bucky li stesse  intrecciando con un filo di rame, talmente presi dal dovere uccidere la giovane, solo fino a quando non si sentirono poco liberi di divincolarsi.
Alexis allungò un braccio in direzione di Bucky.
-Adesso!-
Nell'esatto momento in cui aveva urlato, Sam aveva azionato le luci e la ragazza aveva puntato con una precisione estrema, riuscendovi anche grazie, finalmente, alla luce,  il filo di rame intorno ai mostri. Sparò contro il filo uno di quei piccoli Teaser. Bucky la tirò su per il braccio e la scarica di corrente azzurrina corse lungo tutto il filo, andando a toccare tutti i "corpi" scheletrici. Quelli continuarono ad essere bruciati dalla corrente per alcuni secondi finchè non smisero di divincolarsi e la corrente poco dopo smise di scorrere sul filo.
Sam era volato in fretta lì. -State bene?- chiese.
Ma non ricevette risposta. Tuttavia i due erano esattamente lì davanti a lui, era impossibile che non l'avessero sentito.
Alexis si era ritrovata incollata a Bucky che, dopo averla  tirata via dalla montagna di scheletri, l'aveva stretta a sè, come ad appurarsi che  fosse tutta intera. Ma non l'aveva lasciata subito.
Con il braccio sinistro, quello in vibranio, le cingeva la schiena completamente, mentre la mano destra era poggiata sul fianco della ragazza.
Si erano ritrovati così vicini che i loro respiri potevano mischiarsi.
In silenzio si contemplarono per qualche secondo, con il cervello completamente spento.
Fino a che Sam non si fece sentire.
Falcon ritirò le ali e quel rumore meccanico fece ridestare i due che si separarono, ma Bucky non smise di guardare Alexis in modo premuroso.
Ad essere sincero con se stesso, si sentiva un sedicenne impazzito. Quasi non si era riconosciuto per qualche secondo.
La giovane scostò frettolosamente una ciocca di capelli che le era uscita dalla coda, buttandola indietro.
-State bene.- quella di Sam ora era un'affermazione, visto che stavano così bene da riuscire a perdersi a vicenda nei loro sguardi.
Alexis tuttavia optò per rispondere -Sì, sì, stiamo bene.-
La giovane si passò una mano sugli occhi, che chiuse per riposare per tre secondi, ma che fu subito costretta a riaprire.
-Oh mio dio.- disse Sam serio, guardando poco più avanti a sè.
Alexis alzò la testa di scattò e camminò in avanti insieme a suoi compagni e quello che vide la fece restare bocca aperta.
Sdraiato a terra, senza vita, giaceva un lupo.
Un lupo morto fa restare a bocca aperta?
Sì, questo assolutamente sì.
Non si trattava di un lupo normale: era enorme, Alexis nella sua mente non riuscì a definire le dimensioni con esattezza, ma era lungo quanto un palazzo degno di New York. Il pelo scuro tuttavia era sbiadito, tendente al grigio.
Ad Alexis suonò familiare un lupo enorme dal pelo scuro.
Si portò entrambe le mani a coprirsi la bocca.
Bucky la osservò  -Io non ho idea di cosa sia e del perchè sia qui.-
-Ecco però spiegato da dove venisse questo tanfo nauseante.- aggiunse Sam.
Alexis invece corse verso la testa del lupo per osservarlo: dalla sua bocca e dai suoi occhi  fuoriuscivano dei vermi.
Le venne un conato di vomito, così si voltò verso i due che l'avevano seguita.
-Io credo di sapere di  che cosa si tratta.- disse.
 
 
 
 
 
 
 
 










Angolo Autrice
Buonasera!
O meglio buonanotte, vista l'ora in cui pubblico, nonostante io debba svegliarmi alle 7.0 domani mattina, nonostante sia domenica.
Questo capitolo è venuto un po' più lungo del solito.
Vi prego di essere clementi con me, perchè è la prima volta che descrivo una scena di azione (più o meno), senza che mi ispiri a qualcosa di già letto o visto. Quindi perdonatemi se sono scivolata forse nel banale.
Poi: Questi esseri schifosi. Avete capito di chi sono? Sono apparsi in un film Marvel!
Ancora poi: Bucky ed Alexis... forse si stanno rendendo conto della chimica che c'è tra loro. Forse. Molto forse.
Ci tengo a ringraziare alcune persone: DianaSparks49 per aver inserito la mia storia tra le seguite, Vampirosolitario91 per averla inserita tra le seguite e tra le preferite, e infine grazie Lucy24 per aver inserito la storia tra le ricordate, le seguite e le preferite!
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo con una recensione, critiche costruttive sono sempre ben accette!
A presto!
Rack =)

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Capitolo 5
*** Capitolo V: Party ***


New Avengers: Together
Capitolo V: Party
 
 
 





Una volta scesa dal jet, Alexis era corsa verso l'ascensore.
Era stanca, non vedeva l'ora di farsi una doccia e sdraiarsi, non necessariamente per dormire, anche solo per riposare i muscoli e le ossa.
Chiamò l'ascensore che fu subito lì e vi entrò trascinando le gambe e sbuffando. Proprio quando le porte stavano per chiudersi vide un braccio dall'esterno bloccarle e la figura di Bucky entrare.
Questo le sorrise lievemente, stanco anche lui si passò al volo una mano sui capelli per spostarli indietro.
-Vai in camera?- le chiese.
Lei annuì distrattamente con un piccolo sorriso, non aveva le forze di essere simpatica ed era sicura che James lo avrebbe capito.
L'uomo cliccò con il braccio di metallo il numero 5 ed avviò l'ascensore.
I due non si dissero nulla durante il tragitto, ma Alexis, appoggiata al fondo dell'ascensore, osservò Bucky con attenzione.
Era poggiato alla parete anche lui, le mani in tasca e il volto rivolto verso l'alto. Forse stava pensando a qualcosa.
Alexis notò che fosse visibilmente stanco. Sotto gli occhi un paio di borse gli segnavano il volto perfettamente squadrato, spegnendo leggermente i suoi occhi turchesi.
Leggermente.
Per fortuna nessuno di loro era rimasto ferito. Bucky aveva solo un piccolo spacco sul labbro inferiore, ma la ragazza preferì non farglielo notare. Si era sentita in imbarazzo quando lui le aveva chiesto come mai fosse così interessata al fatto di dover medicare ogni volta anche le ferite più piccole.
Lei aveva preferito non raccontargli tutta la storia.
I suoi genitori. Tutto quel sangue.
Scosse la testa per cercare di cacciare via quel pensiero che non faceva altro che tornarle alla mente da ormai 4 anni, e Bucky lo notò.
-Stai bene?- le chiese.
Lei lo guardò. -Ehm, sì, grazie, sono solo stanca.-
Lui annuì e questa volta si mise a fissare il pavimento.
La giovane rimase ad osservare l'uomo accanto a lei, senza preoccuparsi del fatto che questo la avrebbe notata senza ombra di dubbio. Probabilmente la stanchezza non la faceva pensare con lucidità.
In realtà si rese conto che l'azzurro vivo dei suoi occhi era davvero difficile da spegnere. E li apprezzò ancora di più  del solito in quel momento di debolezza.  Qualche ora prima li aveva osservati da vicino. Molto vicino.
Troppo vicino, ora che ci pensava meglio. Lì per lì l'adrenalina non l'aveva fatta rendere conto della loro vicinanza, ma ricordava perfettamente anche ora il modo apprensivo in cui lui l'aveva stretta nel suo braccio in vibranio e come i suoi occhi turchesi la stessero esplorando nei minimi dettagli.
Ed ora era lei ad esplorarlo nei minimi dettagli, senza rendersene conto.
I capelli ammassati gli davano un aspetto ancora più trasandato e lui continuava a portarseli indietro in un movimento che metteva in mostra i bicipiti muscolosi.
La ragazza scosse di nuovo la testa.
Si sentì una ragazzina con gli ormoni in pieno sviluppo.
Fu il rumore dell'ascensore che si fermava a risvegliarla completamente.
-Io faccio una doccia velocissima e scendo di sotto a spiegare agli altri cosa abbiamo visto, ci vediamo tra poco.-
Sorpassò James ed uscì in fretta chiudendosi in camera sua.
Non si riconosceva più. Con James si ritrovava sempre persa ad osservarlo e lei non era certo un tipo da fare gli occhi a cuoricino per qualcuno.
Buttò il suo zaino per terra e vi lanciò sopra tutte le sue munizioni, il pugnale, la piccola pistola, abbandonando il tutto ai piedi del letto, e accanto ad essi lanciò gli scarponi neri che le stringevano i piedi da quasi 15 ore.
Tolse la tuta super attillata con qualche difficoltà: era davvero troppo attillata. E sfilò l'elastico che ormai era impicciato nei suoi capelli, strappandone anche alcuni.
Corse in bagno ed aprì il getto dell'acqua facendola scorrere per qualche secondo e si guardò allo specchio, notando che aveva parecchi lividi, ma in particolare ne aveva uno evidente che correva tutto intorno al polso che non riusciva proprio a ricordare come lo avesse fatto.
Senza pensarci troppo si fiondò sotto il getto, ancora freddo, dell'acqua. Non le importava. Era giugno e faceva caldo, non aveva problemi a fare una doccia fredda, anche se per far riprendere i muscoli sarebbe stata perfetta una doccia calda. Aveva però troppa fretta di dire a tutti ciò che aveva visto.
Insaponò in fretta il corpo ed i capelli per poi risciacquare tutto. Uscì dalla doccia senza neanche asciugarsi completamente, indossò una tuta grigia ed una felpa leggera con chiusura a zip dello stesso colore. 
Spazzolò in fretta i capelli e decise di rimanere scalza: non sopportava più nulla a rinchiuderle i piedi.
Corse in camera verso la mensola dove teneva i pochi libri ed afferrò quello di mitologia norrena per poi fiondarsi nell'ascensore e raggiungere i suoi colleghi nella sala riunioni.
 




La giovane passò attraverso la porta che si aprì automaticamente. Nella stanza trovò Bucky, Steve, Sam,  Tony e Natasha che stavano discutendo di ciò che avevano visto.
Sam gesticolava vistosamente disegnando nell'aria con le mani qualcosa di grosso e anche Bucky gesticolava, ed era strano vedere che prendeva parte ad una conversazione in modo così appassionato.
-... Ti giuro Cap, era enorme.. Alexis ha detto un nome strano, orribile, tra parentesi.- disse Sam.
La giovane entrò a lunghe falcate e lanciò il libro sul centro del tavolo.
-Fenrir.- disse buttandosi su una sedia e portandosi le ginocchia al petto. -Questo è il suo nome.-
I presenti la guardarono storditi.
-Ciao anche a te, agente Moore.- le aveva detto Tony.
-Spiegati meglio, Alexis.- disse Natasha. -Come fai ad essere sicura che sia il suo nome? E come lo conosci?-
La giovane si rimise composta sulla sedia e si tirò più avanti incrociando le braccia sul tavolo.
-L'ho letto in quel libro: l'Edda. La raccolta di racconti della mitologia norrena. Ci sono tutti: Thor, Odino, Loki... e Fenrir.-
Steve lo prese ed incominciò a sfogliarlo.
-Va avanti..-disse Tony portandosi una mano al mento e socchiudendo gli occhi interessato.
-Non so quanto di vero ci sia nell'Edda, ma dice che Fenrir, il lupo gigante, è figlio di Loki.-
Gli avegners fecero una faccia disgustata.
-Non credo sia vero, bisognerebbe chiederglielo! Comunque, è un lupo gigante molto cattivo. Non riesco a capire come Synthia Schimdt possa esserne entrata in possesso.-
Si grattò la testa come se stesse pensando.
-Così come non riesci a capire come sia entrata in possesso di quegli scheletri assurdi?-  chiese Sam.
-Scheletri?- chiese Steve.
-Sì.- rispose Alexis. -Scheletri. Beh in realtà so anche chi sono loro, ma non capisco proprio come lei possa essere entrata in contatto con una dea norrena.-
I suoi colleghi avevano facce sempre più confuse.
-Ok, non sapete nulla di tutto ciò. Thor si offenderebbe.- riprese lei. -Non so se i miei colleghi ve lo hanno già detto, siamo stati attaccati, prima di trovare Fenrir, da un mucchio di scheletri vestiti con armature dorate e grossi spadoni e la cosa che mi ha fatto pensare alla mitologia norrena, prima di rendermi conto di Fenrir, è stato il loro vestiario e i loro occhi: due luci accese verdi. Si tratta di Eijnherjar, guerrieri asgardiani, che in teoria sono persone reali in carne ed ossa ed hanno occhi normali. In questo caso però avevamo davanti un esercito di Eijnherjar  caduti, declassati, sono i soldati di Hela, la dea dell'oltretomba, della morte.-
Fece una pausa ed osservò i suoi compagni che la osservavano con espressioni corrucciate.
-Come sai tutte queste cose, Alexis?- le chiese Bucky.
-Oh ehm.. sono un'appassionata, da sempre. Comunque è tutto chiaro fin qui?-
Steve si alzò in piedi e cominciò a camminare, lentamente, verso la finestra per poi  tornare indietro. Stava pensando.
-Tutto chiaro, ma il problema è: come ha fatto una persona come Synthia Schimdt avere il dominio su un esercito asgardiano, buono o no che sia?-
Tony intervenne. -Potrebbe aver  stretto un accordo con Hela?-
-Beh in quel caso..- disse Sam. -.. ci sarebbe solo da dire: oh cazzo.-
Bucky lo guardò torvo.
-Avanti amico, chi vuole avere a che fare con la dea della morte?!-
Alexis sorrise e scosse la testa divertita dalla finta stupidità di Falcon. -Sì Tony, potrebbe. Ma come è arrivata a lei? E' scesa nell'oltretomba? Come si fa a scendere nell'oltretomba?-   
Alexis si ributtò sulla sedia spostandola leggermente indietro e mettendo i piedi nudi sul tavolo in vetro.
-Signorinella, metti giù i piedi.- le disse Tony.
Lei allargò le braccia. -I miei piedi sono appena usciti dalla doccia, i pavimenti sono puliti ed io sono stanca.. perciò..- fece spallucce. -Tornando alle cose serie: io proporrei di chiamare Thor. E' disponibile? O sta ancora piangendo per un'altra finta morte di suo fratello? Lui ci vive con queste cose, magari saprà spiegarci qualcosa in più.-
-Sai sembra che il cervo stia cercando di redimersi. Così ha detto Thor, l'ultima volta che lo abbiamo sentito.-
-Ah sì? Interessante!- fece la ragazza.
Gli altri intorno a lei la guardarono perplessi. Perchè lo trovava interessante?
-Interessante?- chiese Steve.
-Sì, beh, sai Loki è sempre stato il mio personaggio preferito in tutta l'Edda. Poi non so come sia nella realtà, l'ultima volta che l'ho visto sugli schermi a New York non era proprio affabile.- si sentì osservata e troppo giudicata, così riprese il discorso precedente. -Allora, chi chiama Thor?-
-Ci penso io- disse Natasha, che da mezz'ora stava picchiettando con una matita sul tavolo.
-Perfetto!- esordì Tony.
Quest'ultimo con una mossa teatrale prese la giacca e se la poggiò su una spalla reggendola con l'indice.
Già se ne andava?
-Signori,- cominciò -siete tutti invitati questa sera al mio attico, daremo una piccola festicciola ed ho un annuncio importante da fare, saremo solo noi e altre... duecento persone, quindi non preoccupatevi della confusione.-
Tony si defilò subito senza neanche sentire le conferme dei colleghi o rispondere alle domande di Steve. -Una festa?- e di Sam -e perchè?-
Alexis aggrottò le sopracciglia.
Lui e Pepper non stavano passando il più felice dei loro momenti, perchè dare una festa?
La giovane si alzò di scatto facendo scivolare la sedia e corse dietro a Tony, bloccandolo poco più giù nel corridoio che portava all'uscita dove Tony aveva lasciato al sua macchina.
-Ehi!- esclamò lei. -Che fai ci lasci così?-
-Non sto morendo!- rispose quello continuando a camminare.
-Ma ti vuoi fermare?!- urlò lei arrivandogli vicino pochi secondi dopo.
-Non posso! Devo organizzare una festa!-
Lei lo prese per un braccio. - Tony, sei strano. Per che cosa sarebbe questa festa?-
-Non posso voler festeggiare la vita?- chiese lui serio.
-Sì certo, ma non adesso! Voglio dire. Siamo nel bel mezzo di uno scontro con una psicopatica super soldatessa che ha contatti con la dea della morte! Per di più, scusami se te lo dico, tu e Pepper non avevate qualche problema fino alla settimana scorsa?-  la giovane gesticolava animatamente. Lo faceva spesso al contrario di tutto il resto della squadra, a parte Tony, che rimaneva sempre ferma e pacata.
-In teoria la psicopatica vuole solo uccidere Cap e Barnes, quindi..-
-Sai che non è vero. Noi stiamo insieme, sempre. Non si abbandona la famiglia, anche se non di sangue.-
Tony deglutì. La conversazione stava prendendo una piega troppo seria.
-Esatto. La famiglia.-
La ragazza alzò le sopracciglia non capendo.
-Stai cercando di sminuire la situazione? Vuoi concentrare l'attenzione su di te solo perchè Synthia è un problema di Steve e noi ce ne stiamo preoccupando tutti? Certo sarebb..-
-Pepper è incinta.-
La ragazza mantenne l'espressione arrabbiata finché quello che aveva detto Tony non le era giunto al cervello, poi strabuzzò gli occhi.
-Coosa?!?!- esclamò portandosi subito dopo la mano alla bocca che le era rimasta aperta per lo stupore.
-Shh! Abbassa la voce.-
-Stai scherzando?? E da quanto??-
Lui imbarazzato si tormentò le unghie e poi sollevò gli occhi al cielo. -Due mesi.-
-Due mesi??! Te lo sei tenuto per tutto questo tempo!?!-
-In realtà me lo ha detto solo ieri.-
Pepper e Tony. Un bambino. Sarebbe stato un bambino meraviglioso. La ragazza sorrise amorevolmente a Tony che era sempre più imbarazzato. Le venne istintivo abbracciarlo. Era una cosa che non faceva mai, abbracciare. Ma in quel caso era troppo emozionata per non farlo.
-Andrà tutto bene, Tony.- sussurrò lei.
-Tu dici? Io ho una paura tremenda.-
I due sciolsero l'abbraccio.
-Non averne. E' una cosa bellissima.- disse lei portandosi una ciocca di capelli, che ormai erano quasi asciutti, dietro l'orecchio. -Ovviamente non si sa se sarà una piccola Pepper o un piccolo Tony.-
L'altro fece un espressione divertita. -Certo che si sa! Con la tecnologia Stark si può tutto!-
-Oh mio dio, dimmi che è una femmina!-
Lui sorrise guardando la ragazza -Beh ovviamente non è sicuro al cento per cento, ma all'ottantanove sì. Una mini Stark.-
Gli occhi della giovane si illuminarono.
La avrebbe senza dubbio adorata.
-Tony non sai quanto io sia felice.-
-Grazie, agente Moore.- disse dandole un ultimo veloce abbraccio prima di correre via. -Mi raccomando, non spoilerare nulla!-
 
 
 
 




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Il giorno stesso, più tardi..
 
Alexis si svegliò di colpo, rotolando dal letto fino al pavimento.
Rimase a terra incredula di ciò che era appena successo. Stava dormendo tanto profondamente da non essersi nemmeno accorta di aver rotolato su tutto il letto a due piazze ed essere caduta per terra come una pera matura da un albero.
Emise un piccola risata e si diede della psicopatica, poi si tirò su sui gomiti ed osservò l'orologio sul comodino. Questo segnava le ore 19.00.
La giovane strabuzzò gli occhi tirandosi su in piedi di scatto.
-Cazzo! Ho solo mezz'ora!!-  esclamò correndo in bagno ed aprendo il cassetto teneva i suoi unici e pochi trucchi.
Era in ritardassimo per la festa di Tony. Si era addormentata subito dopo la riunione con gli altri membri del gruppo ed aveva dormito per circa nove ore. La dormita che aveva fatto fu per lei talmente rigenerante che non notò più di tanto le sue occhiaie specchiandosi.
Si sciacquò alla svelta il volto per poi truccarsi: un po' di correttore, un po' di cipria per fissarlo, sugli occhi un ombretto blu scuro e tanto mascara. Sulle labbra optò per un color pesca, non voleva apparire troppo seria.  i capelli. fortunatamente lisci, erano a posto così.
Tornò in camera e tirò fuori dall'armadio il suo unico vestito elegante: un semplicissimo vestito blu scuro in chiffon, lungo fino al ginocchio, con la parte superiore in pizzo, così come lo erano le maniche corte.
Ai piedi indossò dei vertiginosi sandali argentati, che riprendevano il colore degli orecchini e della collana, in oro bianco.
In una piccola pochette che aveva già preparato sulla scrivania, inserì in telefono ed uscì dalla stanza correndo, per quanto poteva su quei tacchi assurdi.
Chiamò in fretta l'ascensore e si diresse al parcheggio dove aveva intenzione di prendere una delle auto più veloci del mondo, ma mentre correva sul pavimento liscio e lucido si sentì chiamare da una voce che non sentiva da parecchio tempo.
-Alex! Vuoi un passaggio?-
La giovane si bloccò di scatto.
C'era solo una persona che la chiamava in quel modo.
Si voltò e vide un uomo con i capelli a spazzola, un leggero pizzetto sul mento ed uno smoking nero.
Il cuore le trillò nel petto e fece quattro passi lunghi e spediti per raggiungerlo.
-Clint!-
Una volta raggiunto lo abbracciò quasi stritolandolo. Erano mesi che non lo vedeva, e lui era stato uno dei pochi con cui aveva parlato del suo passato apertamente. Si era comportato con un padre con lei e, anche se aveva deciso di ritirarsi a vita privata con la sua famiglia, lei continuava ad adorarlo.
Il loro rapporto era diverso da quello con Tony. Tony era un padre, un amico, un migliore amico. Clint era un padre, ma un saggio consigliere, più stabile di Tony.
Adorava entrambi allo stesso modo, ma Clint non lo vedeva da molto tempo.
-Ok, piano, basta, mi stai strangolando!- disse lui.
Lei si staccò. -Che cosa ci fai qui?!-
-Beh, Tony mi ha invitato per un annuncio importante e mi ha consigliato di passare a trovarti.-
Lei scosse la testa sorridendo - Mi sei mancato in questi mesi..-
-Anche tu, Alex.- rispose. -Allora, sei in ritardo per la festa, non è da te. Che ti succede?-
Lei inarcò un sopracciglio. -Nulla! Mi ero addormentata, quell'egoista ha dato una festa proprio oggi che siamo appena tornati da una missione, sai?-
-Oh si, Nat mi ha raccontato tutto.-
Lei annuì e guardò l'orologio che aveva al polso. -Dovremmo andare Clint.-
-Oh certo, saliamo su, andiamo con il mio jet, faremo prima.- disse lui incominciando a camminare. -A proposito, sei uno schianto stasera. Ti sei anche truccata? Chi è il fortunato?-
Alexis scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo. -Oh, Dio.. Tu, Legolas!-
 
 
 
Alexis era mollemente appoggiata alla coda del pianoforte nero che attualmente nessuno stava suonando. Gurdava Tony ricevere gli auguri di tutti gli invitati e sorrise nel vederlo così adulto. Vedeva una nuova luce nei suoi occhi e sopratutto l'aveva vista negli  occhi di Pepper.
Un privilegio che lei non avrebbe mai avuto.
Al momento era un privilegio che non voleva, ma non lo avrebbe più potuto avere, non dopo quello che le avevano fatto anni prima.
Il sorriso cominciò a spegnersi quando i ricordi riaffiorarono e il dolore cominciò a divorarle il petto. Fu una specie di illuminazione che l'aveva colta in quel momento esatto, e mai prima. Non aveva mai pensato alla sua condizione da quel punto di vista. Si era spesso ritrovata a pensare che fosse una comodità, ma ora che vedeva Tony e Pepper così felici sentì un vuoto al centro dello stomaco attanagliarla.
Quando Tony aveva annunciato l'arrivo di una piccola Stark, lei aveva sorriso, contenta, ma non si era commossa.
Ora, invece, una piccola lacrima sfuggì al suo controllo. Gli occhi arrossati e le labbra tremanti.
Sorprese se stessa sull'orlo di un pianto, dopo anni che non succedeva.
-Agente Moore?-
Si sentì chiamare da una voce vellutata che aveva iniziato ad esserle familiare negli ultimi giorni.
Si voltò di scatto, asciugandosi in fretta la lacrima e tirando su con il naso, trovandosi un elegantissimo Bucky Barnes davanti.
-Stai bene?- le chiese.
Probabilmente aveva notato sia la lacrima, sia gli occhi arrossati di lei.
La ragazza annuì con un lieve sorriso, ma non riuscì a farlo guardandolo negli occhi.
-Io.. ti ho preso da bere.- disse lui porgendole un cocktail chiaro, con tanto di oliva e ombrellino.
La ragazza, poco esperta, non aveva idea di che cosa fosse, ma lo accettò subito.
-Grazie,- gli disse. -Ne avevo davvero bisogno.-
Bucky aveva notato che la ragazza stesse avendo un comportamento strano.
-Ti va di..- le indicò la terrazza.
La giovane sorrise vedendolo così imbarazzato.
Un soldato d'inverno imbarazzato.
Assurdo.
-Certo.- le rispose lei, capendo che il ragazzo voleva proporle di uscire in terrazza.
I due si appoggiarono al parapetto e Alexis osservò la città dall'alto. New York era pazzesca e tutte quelle luci la rendevano magica. Almeno era così, vista da lassù.  
Barnes la osservava mentre lei ammirava il panorama della città.
-Sei bellissima, comunque.-
La ragazza si voltò sorpresa, dopo alcuni minuti che erano stati in silenzio.
Per la prima volta in quella sera lo guardò negli occhi, rimanendone di nuovo incantata.
-Grazie,- disse imbarazzata. -Anche tu, s-stai bene ecco.-
Stare bene era un eufemismo. Mai si sarebbe aspettata di trovarsi davanti un così affabile soldato d'inverno.
Bucky indossava un completo blu scuro, simile al colore del suo vestito. Sotto una camicia nera gli fasciava alla perfezione il busto scolpito, lasciando intravedere le pieghe del suo corpo statuario.
I capelli, probabilmente per tenerli più in ordine, li aveva legati in un piccolo bun sul punto più basso della testa, ma alcune ciocche sfuggivano alla coda e lui le risistemava in continuazione dietro l'orecchio.
-Grazie.- disse lui bevendo un sorso del suo drink. -Posso chiederti una cosa?-
La giovane annuì, ma temeva cosa le avrebbe chiesto.
-Cosa è successo poco fa?-
Lei alzò le sopracciglia, fingendo di non capire a cosa si riferisse.
-Stavi.. piangendo?-
-Cosa? No, no, ti sbagli Buc.- fece lei scuotendo la testa velocemente.
Lui sorrise dolcemente.
-Vedi, Alexis.- disse lui posandole una mano sulla guancia. -Sarò anche uno a cui è stato congelato il cervello per 50 anni.-
Alexis stava per morire. Era diventata rossa come un peperone e il suo respiro era accelerato violentemente, sentiva il cuore esploderle nelle orecchie. Quella dannata mano sul suo volto la stava facendo impazzire? Bucky aveva anche cominciato a strofinarle il pollice sullo zigomo.
-Ma tu non sei come Natasha.- riprese lui. -Non sai mentire, nonostante il tuo addestramento da spia. E poi..- staccò la mano e mostrò il pollice alla ragazza che vide una macchia nera. -..questo è mascara colato.-
La giovane strizzò gli occhi. -Accidenti!-
-Tranquilla, non hai rovinato nulla e non ti ha visto nessuno. Sei comunque bellissima, Alexis.-
Lei sempre più imbarazzata si portò una mano alla fronte scuotendo la testa, poi prese un fazzoletto dalla sua piccola borsa per pulirsi meglio la guancia e poi riporlo al suo interno.
-Se non vuoi parlarmene, lo capisco.- disse lui concentrandosi ad osservare il contenuto del suo bicchiere. -Scusami, sono solo molto curioso. E..- prese a picchiettare con il dito in vibranio sul bordo del bicchiere. -..E' che io non ti conosco quasi per niente, e questo mistero che ti avvolge, ti rende davvero la cosa, la persona più affascinante che abbia mai visto.-
La ragazza arrossì di nuovo.
-Grazie.. credo..- la giovane si spostò dal parapetto ponendosi davanti a Bucky che si voltò, appoggiando la schiena dove poco prima teneva i gomiti. Questo movimento mise ancora più in mostra i suoi pettorali e la ragazza boccheggiò per qualche secondo.
-Ah Ehm..- cominciò lei. Bevve due sorsi lunghi dal suo bicchiere. -In realtà, anche tu per me sei un mistero, Bucky Barnes. Dopo il disastro che avete combinato qualche anno fa..- disse gesticolando ed indicando Tony e Steve. -Parlare di te era sempre un rischio, soprattutto all'inizio, quando vivevo con Tony. Poi quando ho iniziato a vivere al quartier generale Steve ogni tanto mi ha parlato di te, ma raramente.-
Lui annuì.
-Mi sembra quindi, che siamo entrambi simili.- disse Bucky avvicinandosi leggermente alla ragazza ed abbassando il tono di voce per far sembrare la sua frase successiva più oscura. -Entrambi con un passato misterioso.-
Lei sorrise leggermente, divertita dallo sguardo fintamente minaccioso che aveva assunto James. Più che minaccioso a lei risultò estremamente seducente, tanto che sentì il suo cuore galoppare per un secondo.
-Rinati poi grazie agli Avengers, a quanto pare.- completò, riprendendo un tono di voce normale.
Lei sospirò. -Già.-
Non era solo il passato di Bucky ad intrigarla, era proprio lui lì, in quel momento ad affascinarla, con quel suo aspetto da uomo duro, ma con un cuore tenero da far sciogliere anche lei.
-Sai..- cominciò Alexis. -E' bellissimo tutto questo. Tony, Pepper, la bambina.-
-Ti sei commossa? Non ti facevo così sensibile agente Moore..-
-Nemmeno io. E' la prima volta che mi esce una lacrima da quando..-
Bucky la osservò dritta negli occhi, come se volesse cercare di leggerle nel pensiero.
Alexis, un po' anche per via del cocktail che aveva quasi finito di bere, decise di lasciarsi andare ed aprirsi almeno un po' con lui, che sembrava volerle essere vicino ed arrivava puntualmente a distrarla dai brutti pensieri, senza farlo apposta, ogni volta che lei ne aveva bisogno.
-Da quando sono morti i miei genitori.-
Un silenzio assordante di nuovo colse la ragazza.
Era da moltissimo tempo che non parlava dei suoi genitori e, sopratutto, che non metteva insieme le parole "morti" e "genitori".
Ora con Bucky aveva deciso di tirare di nuovo  fuori l'argomento. Si sentiva legata a lui, anche se lo conosceva da pochi giorni, probabilmente grazie alla prima missione fatta insieme.
Bucky incredulo, non aspettandosi una rivelazione così tutto d'un tratto, battè le palpebre e trattenne il respiro per un secondo o due, ma non disse nulla. Sarebbe stata Alexis a decidere di continuare a parlare o no.
E lei continuò.
-Sono stati uccisi. Da chi? Uno psicopatico con una pistola. Mai rintracciato. Per ora, almeno. Ha sparato a loro. Io sono rimasta nascosta sotto il letto per parecchio tempo, aspettando che lui se ne andasse per poter chiamare un'ambulanza, ma non se ne andava, stava rovistando in tutti i cassetti, probabilmente in cerca di oro, gioielli, posate d'argento. Se avessi avuto il coraggio di uscire da sotto quel letto e di trovare in fretta un modo per bloccarlo, avrei potuto..- la ragazza si bloccò deglutendo  fatica. -..avrei potuto salvarli, avrei dovuto solo tappare  le loro ferite. La pallottola li aveva passati entrambi. Avrei dovuto essere vicino a loro a chiudere le ferite, a fermare tutto quel sangue.-
Bucky ora capiva il perchè della smania della giovane di medicare qualsiasi tipo di piccola ferita. Si sentiva responsabile della morte dei suoi genitori. Ma era una cosa assurda.
-E comunque poi l'ho fatto.- proseguì Alexis.  -Sono uscita da sotto il letto ed ho tentato di pugnalarlo con il fermacarte di mio padre, ma non ci sono riuscita. Lui ha..- un dolore lancinante la colpì di nuovo all'altezza dello stomaco. -..mi ha sparato allo stomaco e sono caduta a terra all'istante.- Le mani a questo punto avevano iniziato a tremarle. Raccontare tutto le stava facendo rivivere quell'incubo, ma sentiva di doverlo raccontare. -Ha preso il fermacarte dalle mie mani ed ha iniziato ad infilzarmi ovunque. Ho una profonda cicatrice che passa... vicino al cuore... e...-
La giovane si sfiorò il ventre con la mano tremante.
-..un'altra cicatrice ce l'ho..- fece una lunga pausa, mordendosi le labbra. -..Mi ha perforato l'ovaio sinistro..-
Alexis portò una mano a coprirsi il volto, come se se ne vergognasse.
Bucky sgranò gli occhi senza farsi vedere dalla ragazza, e gli mancò il respiro.
Ora gli erano chiare tante cose. Gli era chiara la sua voglia di curare le ferite e gli era chiara quella solitaria lacrima che le era scesa quella sera.
Alexis invece si sentiva morire, di nuovo. Come ogni volta che lo raccontava.
Nuove lacrime presero a scenderle copiose dal volto e  desiderò non aver mai tirato di nuovi fuori tutte quelle emozioni. Non credeva che si sarebbe sentita così quella sera e non credeva che le sarebbe mancato così tanto quello che aveva Tony e che lei non avrebbe mai più potuto avere.
Bucky, serio e con gli occhi pieni di compassione, sfilò il bicchiere dalle mani della giovane posandolo su un tavolo dietro di loro, poi si voltò verso la ragazza e la tirò delicatamente a sè per un braccio, per avvolgerla in un abbraccio caldo e sicuro.
Alexis, in preda ormai ai singhiozzi, poggiò la testa sul suo petto e si lasciò cullare. Bucky aveva poggiato il mento sulla sua testa e non aveva detto una parola da quando lei aveva smesso di raccontare.
Aspettò che la giovane si calmasse, poi sciolse l'abbraccio e prese il volto della ragazza tra le mani.
-Tu non meriti di soffrire così.- disse, per poi riabbracciarla. -Lo troveremo, Alexis. Te lo giuro. Pagherà per quello che ti ha fatto.-
 
 
 
 
 
 











Angolo Autrice
Buonasera!
Ecco a voi il quarto capitolo. Cosa ne pensate?
Tony sta per diventare papà. Non potevo non inserire, in qualche modo, la meravigliosa Morgan in questa storia.
Alexis e Bucky si stanno avvicinando sempre di più.
Spero anche di aver reso bene l'dea del rapporto che c'è tra Alexis e Clint.
Comunque immagino che la cosa più interessante di questo capitolo sia il passato di Alexis. Riuscirà Bucky a portare a compimento la sua promessa finale e ad occuparsi anche di Synthia?
Lo scopriremo. Ho grandi progetti!
Ringraziamenti: grazie Nivei, Jess Chan, Lady Tsuki e AsiaLuna per aver inserito questa storia tra le seguite. Ringrazio anche DianaSparks49 per aver recensito lo scorso capitolo.
Recensioni costruttive sempre ben accette!
A presto!
Rack =)

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Capitolo 6
*** Capitolo VI: Bilgesnipe ***


New Avengers: Together
Capitolo VI: Bilgesnipe
 
 






Steve e Bucky stavano camminando verso la palestra a passo svelto.
Si erano accordati per allenarsi insieme quella mattina e, nonostante la fesa della sera prima, erano già svegli per le 8.00.
-Ci serve un piano.- disse Steve.
-Un piano?- chiese Bucky  che scosse la testa come se si fosse appena ridestato dai suoi pensieri.
Steve aggrottò le sopracciglia.
-Sì, Buc. Sai, Synthia.-
-Ooh giusto.-
-A cosa stavi pensando?-
L'amico scosse la testa e sollevò le spalle.
-A nulla, Steve, sono solo ancora un po' frastornato da ieri sera. Sono un super soldato ma non sono più abituato a certe cose.-
Steve rallentò il passo e si voltò leggermente verso James per guardarlo.
-Uhm..- fece pensieroso. -D'accordo, non vuoi dirmelo. Ma sappi che so che menti.-
Bucky sospirò ed alzò lo sguardo al cielo.
Perchè Steve aveva proprio colto  nel segno. Non era per nulla frastornato dalla sera prima, era solo immerso nei pensieri ed in particolare nei suoi pensieri girava qualcuno.
Da quando si era svegliato sentiva ancora il profumo di Alexis sotto le sue narici.
Aveva desiderato averla di nuovo lì con sè. Ricordava alla perfezione i suoi capelli lunghi e morbidi al tatto, la fragilità che aveva mostrato a lui, solo a lui, la sera prima.
L'aveva abbracciata per reggere insieme i suoi pezzi, convinto che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro.
La sua storia non l'aveva certo traumatizzato, si aspettava che qualcosa di oscuro tormentasse la vita della giovane, ma sentirsela raccontare da lei, con le lacrime agli occhi, era stato doloroso perfino per lui.
Non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto Alexis doveva essere forte spiritualmente e fisicamente per essere riuscita a sopravvivere ad una situazione del genere.
Ora che conosceva il suo passato, aveva ancora più voglia di starle accanto, lavorare con lei, combattere, allenarsi e fare ricerche con lei.
Ma anche Steve poteva essere un buon compagno.
-Dobbiamo prepararci ed essere pronti per un ulteriore attacco.-continuò Cap con il discorso di poco prima.
-Sì.- disse James -Synthia avrà scoperto cosa abbiamo fatto e starà già organizzando una sua vendetta. Credo che bisognerà aspettare però che arrivi Thor e ci spieghi bene la situazione. Sempre che lui sappia dirci qualcosa.-
-Alexis è da Stark? Sai a che punto è con le ricerche?- chiese il soldato.
Steve soffocò una risata. -Non credo che si sia nemmeno svegliata. Ora le mando un messaggio.- disse tirando fuori dalla tasca della tuta il cellulare.
Bucky annuì silenziosamente.
 
 
 







-----------------------------------------
 
 
 







Alexis finì di spalmare la nutella sull'ultimo dei suoi nove pancakes con cui aveva appena creato una torre, degna della Stark Tower, dove ora si trovava.
La sera prima, distrutta dalla stanchezza della missione, dall'alcool e dal momento che aveva passato con Bucky sulla terrazza, era rimasta a dormire da Tony. Raccontare di nuovo quella storia le aveva fatto male, ma piangere di nuovo dopo tanto tempo ora la faceva sentire più rilassata. Probabilmente aveva bisogno di sfogarsi e neanche lei lo aveva capito.
Forse doveva smettere di reprimere sempre le sue emozioni.
Si diresse nel salotto di Tony e si sedette sul divano in pelle cominciando a mangiare i suoi pancakes. Intanto Friday per lei stava effettuando delle ricerche su Synthia o sulla dea Hela o su qualsiasi altra cosa che potesse collegare Synthia Schmidt ad un esercito di soldati mitologici norreni.
Stava per mettere in bocca un secondo boccone quando il suo telefono vibrò.
Posò forchetta e coltello nel piatto provocando un tintinnio che le riportò alla luce un lieve mal di testa e prese il telefono.
1 Messaggio.


From Steve To Alexis :
Buongiorno Signorina. Se sei sveglia. Qualche novità sulle tue ricerche?
P.S. Bucky è molto pensieroso, vi ho visti ieri sera. Lui non vuole parlare, ma tu devi raccontarmi qualcosa?

 
Alexis sorrise. Steve la prendeva sempre in giro nel modo più educato possibile. Era uno dei suoi migliori amici, forse l'unico con cui si sentiva veramente a suo agio.
D'un tratto lo schermo di fronte a lei e la voce di Friday la avvertirono di aver trovato qualcosa.
Dando un'occhiata veloce allo schermo vide che si trattava di alcune immagini dello scontro di New York contro Loki e l'esercito dei chitauri. Così digitò in fretta.
 
From Alexis To Steve:
Io mi sto rimpinzando di Pancakes, ma sembra che Friday abbia delle novità. Se potete saltate insieme su un jet  e raggiungetemi
. Con Thor a che punto siamo? Credo ci sarà più utile di quanto pensiamo.
P.S. Puoi star tranquillo, non c'è nulla da raccontare.
Poco dopo il suo cellulare vibrò di nuovo.
From Steve To Alexis:
Ok tra mezz'ora siamo lì.
Nat lo ha contattato ieri pomeriggio, dovrebbe arrivare entro questa mattina.
P.S. Bucky sta facendo i salti di gioia ed ha gli occhi a cuoricino.

 
From Alexis To Steve:
Piantala Capsicle, muovetevi!

 
Alexis sorrise da sola. Steve continuava ad insistere su questa storia di lei e Bucky. E in un certo senso non aveva tutti i torti, l'attrazione che lei provava nei confronti del soldato d'inverno era reale e si manifestava ogni volta che lo vedeva.
La sera prima si era aperta con lui senza sapere neanche il perchè. Forse stava esplodendo dentro, ed era troppo tempo che non parlava con qualcuno dei suoi genitori e trovarsi vicino James, bello e confortante, l'aveva fatta sentir al sicuro in quel suo piccolo momento di fragilità. Essere stretta dalle sue braccia, di nuovo, l'aveva confortata veramente. Le lievi carezze che le aveva fatto lungo la schiena e sui capelli le avevano fatto venire i brividi.
Si chiese come poteva una persona di una tale delicatezza essere stato un assassino spietato per così tanti anni.
Si sentiva legata a lui profondamente, anche se effettivamente si conoscevano da appena cinque giorni. Probabilmente era per il fatto che entrambi fossero smarriti, prima di entrare a far parte del team avengers.
 





Mezz'ora dopo...

Alexis era sdraiata sul divano in pelle in attesa dell'arrivo dei due colleghi.
Quando Friday le annunciò che un jet era atterrato all'esterno dell'edificio, si ricordò delle condizioni pietose in cui era conciata.
Si toccò i capelli rendendosi conto che fossero ridotti ad un ammasso di piccoli nodi, così li raccolse, per tentare di migliorare la situazione, in una crocchia voluminosa sopra la testa.
Non fece in tempo però a cambiarsi, mentre l'ascensore si apriva osservò quello che aveva addosso per poi mettersi una mano sul volto imbarazzata. Indossava dei pantaloncini in tuta piuttosto corti e svolazzanti, e sopra una canottiera molto corta e svolazzante che le lasciava la pancia scoperta.
Effettivamente era vestita molto poco, ma scosse la testa rendendosi conto che due persone che avevano visto gli orrori della guerra, e non solo, non si sarebbero scandalizzati.
In realtà non seppe il perchè di quei problemi mentali che si stava facendo, Steve l'aveva vista in condizioni anche peggiori.
Quando l'ascensore si aprì Steve e James fecero il loro ingresso.
Entrambi i loro volti erano segnati da delle lievi occhiaie, ma erano comunque simili a degli angeli, come sempre, mentre lei sembrava una scema.
-Buongiorno!- disse Steve avvicinandosi. -Ti trovo bene, Lexie!-
La ragazza rise. -Come sei simpatico.- disse, per poi volgere lo sguardo dietro  Steve. - Hey James.- lo salutò facendo un cenno con il capo.
-Hey.- il soldato socchiuse gli occhi come a voler osservare meglio la ragazza ed infatti era così. -Ehm.. hai un po' di..- fece lui indicandosi il volto, per far capire alla ragazza che avesse qualcosa ai lati delle labbra.
Steve rise. -Oh quindi i pancakes erano con la nutella! Complimenti!-
La giovane imbarazzata prese a strofinarsi con le dita al lato della bocca e sul mento -Oh Dio, qui?- chiese.
-No.. ehm.. aspetta.- disse Bucky.
James prese un fazzoletto sul tavolino  basso, posto davanti al divano dove stava mangiando la ragazza poco prima, e si avvicinò a lei.
Alexis si paralizzò quando capì l'intenzione di lui. Tutti i suoi muscoli si bloccarono ed il fatto che Steve stesse osservando tutto la fece arrossire come un peperone.
Bucky le prese con la mano destra il volto per farla voltare e con l'altra mano passò il fazzoletto sulla fossetta sinistra al lato della sua bocca.
-Qui.- disse accennando un sorriso.
Gli piacque molto vedere l'effetto che stava avendo sulla ragazza, mentre un Captain America dietro di loro sorrideva soddisfatto ed in silenzio.
L'uomo ripose il fazzoletto sul tavolo accanto ai pancakes e tornò accanto a Steve.
-G-grazie.- disse la giovane per poi voltarsi in fretta verso lo schermo gigante alle sue spalle.
Prese un respiro profondo. Bucky doveva smetterla di mandarla in iperventilazione.
In iperventilazione, lei. Per un uomo.
Dopo essere riuscita a resistere a Steve Rogers e Thor, si era fatta mandare in iperventilazione dal soldato d'inverno.
"Devo essere impazzita" pensò.
-Ehm, dunque..- cominciò la giovane attirando l'attenzione degli altri due sullo schermo. -Friday si è fermata qui: Abbiamo uno scenario meraviglioso con i chitauri che distruggono New York, il caro Loki che se ne va in giro con le sue corna qui svolazzando su un macchinario orribile. E' mezz'ora che guardo queste immagini, ma non riesco a capire perchè Loki debba essere legato a Synthia, quindi prima arriva quel pentapalmo, meglio è. -
I due osservavano lo schermo concentrati, ma Bucky aggrottò le sopracciglia e si voltò verso la ragazza.
-Cos'è un.. Pentapalmo?-
-Oh uno schifoso essere enorme squamoso. A Thor piacciono tanto i pentapalmi.- rispose lei.
Bucky scosse la testa sorridendo.
Capì che Alexis aveva un buon rapporto anche con Thor. Era amata ed amava tutti, nonostante quello che le era successo. Ci si aspetterebbe qualcuno che odia la vita, invece no, lei amava tutti i suoi aspetti.
I suoi pensieri furono interrotti quando Friday annunciò l'arrivo di un altro velivolo sul tetto dell'edificio.
I tre si guardarono confusi non capendo, poi una figura grossa e massiccia con tanto di mantello rosso entrò dalla finestra volando a più non posso ed atterrando a pochi centimetri dalla faccia di Alexis, alla quale prese un colpo e sobbalzò.
-Heeey!- esclamò questo abbracciandola.
La ragazza si sentì stritolare a tal punto che sentì un osso scricchiolare.
Lo staccò da sè a forza.
-Thor!! Ma...- scosse la testa incredula -Dove diavolo sono i tuoi capelli?!?!-
-Questo è quello che mi dici dopo mesi che non mi vedi? Dove sono i miei capelli??- fece quello allargando le braccia. -Tagliati di netto, ti assicuro, contro la mia volontà!-
-Dimmi chi è stato così lo uccido, io adoravo i tuoi capelli lunghi!- rispose lei frignando.
A Bucky venne naturale il gesto involontario di spostarsi i capelli, lunghi, all'indietro.
Thor non rispose, troppo impegnato a salutare Cap, prendendolo in giro per avergli copiato la barba. Cap gli aveva risposto che lui aveva copiato i suoi capelli, poi gli aveva presentato Bucky e Thor aveva apprezzato il suo braccio in vibranio.
-Wow, di chi sono quelli?- chiese il dio indicando i pancakes che Alexis aveva intenzione di mangiare.
-Miei, ma sono piena, finiscili tu se vuoi.- rispose la giovane.
Thor non se lo fece ripetere due volte e si sedette iniziando a divorarli come se non mangiasse da giorni.
-Allora,- cominciò mentre masticava -Natasha mi ha detto che avete dei problemi con una vecchia fiamma.- disse indicando i due super soldati.
Bucky rabbrividì -Assolutamente non è una vecchia fiamma.-
-Sì, sì, amico, era per dire. Mi ha detto che aveva un esercito di einherjar di  mia sorella Hela.-
-Sì.- rispose Steve. -Ed anche un lupo gigante di nome.. Fenrir.-
-Aspetta, tua sorella?!- chiese Alexis.
-Oh sì, è una lunga storia. Ha tentato di rubarmi il trono, ma ha fatto una brutta fine.-
Thor smise di mangiare e pensò per qualche secondo, poi alzò gli occhi al cielo.
-So chi può dirci qualcosa. Solo una persona può essere entrata in contatto con un essere umano e Hela. L'unica persona che è stata sulla terra e che conosceva Hela da prima che la conoscessi anche io.-
-Loki?!- chiese la ragazza con un tono di voce leggermente più acuto del solito.
Bucky e Steve la guardarono confusi.
-Ve l'ho detto, è il mio personaggio preferito dell'Edda!-
-Beh, è logico, lui ha ancora i capelli lunghi, sai?-
-Bene!- disse la giovane sorridendo. 
Di nuovo due paia  occhi azzurri la guardarono socchiusi.
-Che c'è, voi due!? Sto scherzando!-  esclamò lei alzando le mani in segno di innocenza.
Bucky era veramente perplesso dalla reazione della ragazza. Aveva messo su un sorriso meraviglioso al sentir nominare Loki. Lui non lo aveva conosciuto, ma da quel che aveva visto e letto era il dio dell'inganno, quindi non qualcuno di cui ci si possa fidare cecamente.
-A parte l'euforia di Lexie, - cominciò Cap. -Abbiamo modo di portarlo qui? O comunque di parlare con lui.-
-Certo, posso portarlo qui in un attimo.- rispose Thor. -E' ad Asgard, ma..-
Il dio si alzò in piedi ad allungò una mano per richiamare il suo martello, ma quello che arrivò non fu il vecchio e caro Mjolnir.
Si trattava di un'ascia enorme con un meraviglioso manico in legno, che Alexis trovò molto particolare.
Steve e Alexis guardarono Thor non capendo e questo spiegò loro la situazione prima che potessero parlare.
-Lo so, lo so. E' una lunga storia, ma cercherò di farvela breve: Mio padre, molto anziano, è trapassato. Questo ha liberato mia sorella Hela dagli inferi. Lei è.. come dire.. una psicopatica. Voleva rubarmi il trono, è stata una lunga e dura lotta. E.. beh lei ha..- il dio alzò gli occhi al cielo e scosse la testa pensieroso. -Ha distrutto il mio martello.-
Alexis emise un sospiro triste, sapendo quanto Thor fosse legato al quel martello.
-Ad ogni modo..- riprese Thor -Dopo varie peripezie, con l'aiuto di mio fratello e di due nuovi amici che ho incontrato nello spazio, ho ottenuto questa: Stormbreaker. Con questa ho ucciso mia sorella e salvato Asgard.- concluse fiero.
Alexis era rimasta con il cervello al fatto che Loki lo avesse aiutato da bravo fratello.
Steve annuiva soddisfatto.
Bucky osservava gli occhi a cuoricino di Alexis.
-Tutto molto bello.- disse Alexis -Questa come può farci avere Loki?-
Thor la face roteare nella mano. -Cara umana, questa ascia può aprire Bifrost!-
Bucky era sempre più confuso.
-Oh mio dio, sul serio??- disse lei sempre più euforica. -Fallo subito, ti prego.-
-Uhm..- Thor sorrise -Non qui, non vorrei rovinare il parquet di Stark.-
Il dio si diresse sulla pista d'atterraggio della Stark Tower e gli altri lo seguirono.
Alzando l'ascia verso il cielo aprì il Bifrost ed una fascio di luce arcobaleno quasi accecò i suoi colleghi.
Alexis cercò di tenere gli occhi aperti il più possibile per non perdersi nulla di quel momento magico.
Quando la luce si affievolì emerse da lì una figura alta, snella fasciata da un completo elegante nero.
Alexis trasalì e sorrise. Bucky notò che sorrideva perfino con gli occhi.
Il dio dell'inganno, rimasto impassibile al suo improvviso spostamento, si pulì la giacca con il dorso della mano.
-Thor.- disse.
-Loki.-  Thor gli si avvicinò mettendogli un braccio intorno alle spalle facendolo avanzare verso gli altri.  -Allora, vedo che sei di nuovo vestito da stregone. Eri sulla terra? Dove stavolta?-
Quello alzò gli occhi al cielo, sapendo che il fratello lo avrebbe preso in giro. -Dublino, biblioteca del Trinity College.-
Thor sorrise -Mio fratello è un vero intellettuale. - disse guardando i suoi colleghi. -Oh giusto. Loki, ti ricordi di Steve?-
-Ma certo.- il dio dell'inganno gli porse la mano destra. -Capitano.-
Steve gliela strinse titubante, ma non timoroso. Sapeva che Loki non era mai stato veramente pericoloso, a meno chela sua mente non fosse stata controllata da qualcuno.
-Loro invece sono James e Alexis.- disse Thor per poi avvicinarsi all'orecchio del fratello e sussurrare: -Lei è una tua grande fan!-
Loki si voltò verso la ragazza che, avendo sentito ciò che Thor aveva sussurrato, aveva puntato lo sguardo per terra imbarazzata. Annuì, interessato.
-E' un piacere fare la tua conoscenza, Alexis.- le disse il dio, sorridendo alzando solo un lato della bocca.
Alexis sorrise, scossa da quella voce calda e sensuale. -A-Anche per me lo è.- rispose.
-Sai, hai degli occhi bellissimi.-
Alexis sorrise ancora trattenendo il respiro, emozionata e sorpresa da quella rivelazione.
Bucky serrò le labbra ed arricciò il naso, mentre Steve, notandolo, inarcò le sopracciglia trattenendo un sorriso.
-Ok. Loki, smetti di importunare la mia avenger preferita.- disse Thor. -Piuttosto, abbiamo bisogno del tuo aiuto.-
Il dio dell'inganno si voltò verso il fratello. -Per cosa?- chiese.
Alexis si stupì, così anche Cap, nel vedere come fosse disponibile quello che pochi anni prima voleva conquistare e dominare la terra.
Steve fece scorrere sullo schermo davanti a loro l'immagine di Synthia. -Sai come può essere Hela collegata a questa donna?-
Loki si avvicinò alo schermo assottigliando lo sguardo, poi spalancò la bocca in una o ed alzò entrambe le sopracciglia.
-Donna? A voi questa sembra una donna?-
Steve aggrottò la fronte -Che vuoi dire?-
Il dio indicò l'immagine sullo schermo. -Questa Synthia, non è più una donna e basta. Lei è stata trasformata in una sorta di dea, da Hela. Parliamo ormai di cinque o sei anni fa. Il loro accordo era che Synthia, o, come la conosco io, Skadi, avrebbe dovuto conquistare la terra per conto di Hela, in cambio Hela l'avrebbe resa una semidea, con alcuni superpoteri, oltre al suo fisico già potenziato dal vostro magico siero.- concluse gesticolando verso Steve.
-Perchè mai Hela voleva invadere le terra? Non le bastava tentare di occupare Asgard?- chiese Alexis.
-Sì, le sarebbe bastato. - rispose Loki. -Se Thor non fosse stato così legato a questo pianeta. Hela era.. come dire.. gelosa nei confronti di Thor. Sai, era convinta che lui le avesse rubato il suo trono, suo per diritto di nascita.-
-Era una vendetta personale.- si intromise Bucky.
-Esatto.- concluse Loki.
Perfetto. Oltre ad essere un super soldato, quella pazza era anche una semidea.
Ad Alexis girò leggermente la testa al pensiero di dover combattere contro una persona del genere. Si sedette sul divano, sotto lo sguardo attento di Steve e James.
-Quindi..- riprese la giovane. -Il vantaggio era per entrambe: Hela, tramite Skadi, avrebbe ottenuto la terra. E Synthia avrebbe ottenuto il potere necessario ad annientare voi due.- disse indicando i due super soldati.
-Esattamente.- disse Loki. -Ora.. i poteri di Skadi non sono granchè. La maggior parte della sua forza, in realtà, viene dal siero. Oltre alla forza sovrumana, ora lei è immortale, a meno che non venga uccisa, e possiede la magia. Ma è una magia molto limitata, l'unica cosa che è in grado di fare è sparare raggi di luce dalle mani.-
Lui lo faceva sembrare un gioco, molto più semplice di quello che era in realtà.
Alexis fu presa dallo sconforto. Emise uno sbuffo sonoro e si prese la testa tra le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia. Nel vederla di nuovo così fragile, Bucky si sedette subito accanto a lei e le posò una mano su una spalla, titubando leggermente.
Lei sollevo la testa e si trovò davanti gli occhi meravigliosi di James, che le fecero dimenticare tutta la situazione.
Tuttavia, la magia fu interrotta presto dal continuo del discorso.
-Vi siete imbattuti anche in Fenrir? So che Hela lo aveva donato a Skadi, dandole il compito di risvegliarlo.- continuò Loki.
A questo punto Steve si incuriosì, portò le braccia incrociate al petto ed aggrottò la fronte. -A proposito.. - disse. -Come hai fatto a partorire quel coso?-
Loki scosse la testa disgustato da ciò che Cap aveva appena detto.  -Cielo, Capitano, ti facevo una persona saggia, vista la tua età. Non dar retta a tutto ciò che leggi. Io non centro nulla con quel lupo.-
Gli avengers risero all'espressione disgustata del dio dell'inganno.
-In ogni caso..- disse Alexis. -Sì, ci siamo imbattuti in lui, ma non era stato ancora risvegliato. Faceva abbastanza schifo. Vero?- chiese infine voltandosi verso Bucky che in realtà era a pochi centimetri da lei.
Quest'ultimo annuì. -Davvero rivoltante.-
-Hai idea di come possiamo evitare il suo risveglio?- chiese Thor.
Loki alzo le mani. -Purtroppo no, come vi ho detto, io non so nulla di quell'essere. Apparteneva ad Hela, a lei soltanto.-
-E un suo punto debole? Come possiamo attaccarla?-
-Beh, qualsiasi parte del suo corpo è vulnerabile. Esattamente come me e te può essere uccisa..- disse il dio dell'inganno indicando Thor. -E' solo molto forte, e quella luce solare che esce dalle sue mani è piuttosto pericolosa. Difficile da evitare e da.. come dire.. disattivare? Non so nemmeno se si possa fare una cosa del genere.-
La ragazza sbuffò di nuovo. La testa le stava ancora esplodendo dalla sera prima. Senza pensarci e con un gesto molto naturale inclinò la testa posandola sulla spalla di James. Lui si voltò appena ad osservarla, ma non rimase troppo a pensarci, intento a ragionare sulla situazione. Il suo naso si scontrò con i capelli della ragazza e ne fu inebriato. Lo stesso profumo della sera precedente pervase di nuovo le sue narici. Socchiuse gli occhi ed inspirò il più possibile, poi si ricompose.
Portò una mano a grattarsi la barba con fare pensieroso. -Se potessimo tornare indietro nel tempo, potremmo strozzarla nella culla!- disse infine.
Una lampadina si accese nel cervello di Lexie, che scattò su con la testa con un po' di dissenso da parte di Bucky.
-Buc, sei un genio!- disse la giovane dando un veloce bacio sulla guancia al collega.
Questo scosse la testa a batté le palpebre più volte non capendo.
La giovane scattò in piedi, euforica. -So cosa possiamo fare! Dobbiamo andare!- disse correndo verso l'ascensore. -Andiamo!- tornò indietro e prese James per un braccio, facendolo alzare e trascinandolo con sè. -Accompagnami, l'idea è stata tua!-
Bucky puntò leggermente i piedi per terra. -Aspetta, aspetta! Di che idea stai parlando?-
-Tornare indietro nel tempo! O qualcosa di simile! Conosco qualcuno che può aiutarci!-
-Oh, cielo..- disse Loki. -E' impazzita?-
-Lexie, calma.- disse Steve avvicinandosi a lei. -Prima di qualsiasi azione folle, spiegami cosa hai in mente.-
La giovane si fermò e lasciò il braccio di Bucky.
-Non so se sia possibile, ma ciò che ha detto Bucky potrebbe essere un'idea da cui partire. E conosco qualcuno che può aiutarci.-
-E dove si trova questo qualcuno?- le chiese Cap incrociando le braccia al petto.
La ragazza sorrise furbamente, contenta di aver suscitato l'interesse di Steve, e anche degli altri.
-Con precisione? Al 177A di Bleecker Street.-


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
























Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Innanzitutto mi scuso con tutte/I voi che state seguendo questa storia, per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo.
Colgo l'occasione per avvertirvi che in questo periodo e fino alla fine di Settembre, la pubblicazione dei capitoli sarà un po' rallentata.. Causa sessione di esami. Evvai. =)
Eccovi quindi il sesto capitolo: un capitolo un po' più rapido degli altri, forse, e si svolge tutto in una scena.
Sono stati introdotti due "nuovi" personaggi: Loki (personaggio che io adoro ed adoro anche Tom *-*) e..?
Per quanto riguarda l'ultimo personaggio cui si riferisce Alexis vi ho lasciato l'indirizzo. Non potete sbagliare!
Per farmi perdonare del ritardo posso anticiparvi che nel prossimo capitolo vedremo altri nuovi stralci del passato di Alexis, mooolto interessanti. Davvero, davvero molto (almeno credo!). Capiremo molte cose di lei.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito/ricordato/preferito/letto semplicemente/recensito la storia.
Fatemi sapere cosa pensate anche di questo capitolo!
A presto!
Rack =)
Ps: il titolo del capitolo, Bilgesnipe, è la traduzione di Pentapalmo. Invece per la storia di Synthia che si trasforma in Skadi, mi sono ispirata ai comicbooks Marvel.  

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Capitolo 7
*** Capitolo VII: Strange ***


New Avengers: Together
Capitolo VII: Strange









Nell'ascensore Alexis aveva premuto il piano 0.
-Non andiamo con il Jet?- le chiese James.
-No, non c'è un posto per atterrare con un Jet a Bleecker Street.-
Bucky annuì gesticolando con una mano. -Certo, hai ragione.-
Arrivati nel seminterrato, che corrispondeva al parcheggio, Alexis si avvicinò alla bacheca dove Tony teneva tutte le chiavi dei suoi vari mezzi di trasporto. Principalmente tutte macchine, ma anche qualche moto, che aveva iniziato ad avere soprattutto da quando era arrivata Alexis.
La giovane prese una chiave semplice, coperta alla base da una gomma marrone scuro, e si diresse verso il veicolo che aveva scelto.
-Tu guidi questa? Ottima scelta!- le disse Bucky.
Si trattava di una Harley Davidson 883, completamente nera.
-Beh, si può dire che Tony l'abbia comprata appositamente per me.- disse la giovane aprendo la cinghia del casco che aveva appena preso. -Anzi, è proprio così: ha finto di comprarla casualmente il giorno del mio compleanno e poi mi ha detto "facci un giro, se vuoi te la presto".-
-Hai un debole per le moto, quindi?- chiese lui interessato, ed incuriosito da lei come sempre.
-Sì, da sempre. Mio..- fece una pausa trattenendo il respiro. Perchè stava di nuovo per abbassare i suoi scudi con lui? -Mio padre me l'ha trasmesso.-
Bucky decise di non riaprire di nuovo quella ferita, cercò di continuare a parlare con lei come se  avesse appena detto qualcosa di futile. Non voleva vedere di nuovo la ragazza andare in mille pezzi sotto i suoi occhi.
-E' davvero bella.-
-Già.- la ragazza sorrise e socchiuse gli occhi. -Guida tu.- disse per poi lanciare le chiavi al soldato che subito le afferrò con il braccio in vibranio.
Questo non se lo fece ripetere due volte, con un sorriso sghembo salì in sella ed accese la moto, che emise un rombo che riecheggiò nel parcheggio della Stark Tower.
La giovane salì dietro di lui e, imbarazzata, posò le mani sui fianchi del soldato.
Se l'avesse vista Tony sarebbe sicuramente impazzito.
-Tu niente casco?- chiese, sporgendosi un po' oltre la spalla dell'uomo.
Lui si voltò appena di profilo ed alzò le sopracciglia. -Sono un super soldato, la mia testa è super dura.- e detto ciò partì.
Alexis scosse la testa per la scarsa capacità del Soldato d'Inverno di essere sarcastico.
Durante il tragitto, ovviamente, non poterono parlare. Era completamente impossibile, sia per l'alta velocità cui Bucky portava la moto, sia per i rumori delle altre auto e del traffico di New York che, grazie alla moto, i due riuscirono ad evitare per la maggior parte del tempo.
Il tragitto in realtà non era lungo, un'ora all'incirca per un veicolo normale, ma Bucky sfrecciava ad una velocità assurda, facendo uno slalom tra la varie macchine, e ci impiegarono appena quaranta minuti.
Quaranta minuti durante i quali Alexis non aveva fatto altro che pensare a quanto fosse rassicurante, per una volta, essere portata in giro da qualcun altro.
Con Bucky si sentiva perfettamente al sicuro.
Anche se sapeva che entro pochi minuti si sarebbe sentita completamente spoglia. Il suo passato sarebbe venuto a galla completamente, un passato che nessuno conosceva, tranne l'uomo a cui stavano andando a fare visita.
Il Dottor Steven Strange.
Uno degli uomini più strani da lei conosciuti, oltre a Tony ovviamente.
Alexis e Strange si conoscevano ormai da quattro anni, ma raramente aveva avuto modo di essere in contatto con lui, perchè farlo le ricordava sempre il periodo più triste della sua vita.
Ossia, il periodo in cui dovette adattarsi al suo nuovo modo di vivere, allo stare da sola contro il mondo. Al dover sopravvivere da sola.
Era grata a Strange, senza di lui lei ora non esisterebbe, ma il sentimento che provava pensando a lui era sempre di forte malinconia.
Ma ora la situazione era diversa. Una psicopatica minacciava di distruggere il suo migliore amico e il migliore amico del suo migliore amico, dal quale lei era sempre più attratta ogni giorno che passava. Il dolore che provava pensando a Strange, poteva essere superato, doveva superarlo. Per Steve e anche per James.
Proprio per questo aveva scelto di portare con sè James e non aveva invitato nessun altro dei suoi colleghi a quell'incontro. Lui l'aveva già vista la sera prima in preda al dolore.
Mentre gli altri..
Gli altri erano abituati alla nuova Alexis, non voleva mostrare loro tutto il dolore che in realtà si portava dentro, anche se controllato.
Probabilmente, però, Bucky avrebbe visto, oltre al suo dolore, anche quella parte di sè che non aveva mostrato a nessuno. Che non poteva mostrare a nessuno.
La ragazza, un po' preoccupata, sospirò.
Forse lo fece un po' troppo rumorosamente, perchè Bucky avvertì quel movimento sulla sua schiena e guardò la ragazza dallo specchietto.
La giovane quasi si sciolse nell'incontrare i suoi occhi luminosi ed apprensivi.
Si strinse ancora di più a Bucky poggiando la testa sulla sua spalla e rimase così fino alla fine del tragitto.
Quando Bucky si fermò, lei si staccò da lui e scese dalla moto ancora prima che lui la spegnesse. Scese anche lui ed osservò la giovane sfilarsi il casco. I capelli, spettinati le ricaddero sulla schiena. Erano mossi e voluminosi, più selvaggi del solito. La giovane tuttavia li raccolse di nuovo nella crocchia che aveva già fatto la mattina stessa.
Si era anche cambiata, ovviamente non poteva presentarsi dal Dr. Strange con un orribile pigiama. Aveva indossato degli indumenti normali, finalmente,non da spia. Dei jeans chiari ed una t-shirt bianca, con sopra un giubbetto in pelle nero e ai piedi delle converse.
Il soldato si avvicinò a lei.
-Siamo nel posto giusto?- chiese.
-Sì.- rispose lei con un altro sospiro.
-Ehm.. Sai, stai bene vestita normale.- disse lui sorridendo.
Lei si sentì soddisfatta. Le piaceva essere definita "normale" soprattutto ora che si trovava da Strange.
-Grazie, soldato, anche tu potresti sembrare una persona normale, se non fosse per il braccio.-
James rise. -Oh, beh, nessuno è perfetto!-
I due si avviarono verso  la porta del Santuario, dove si trovava Strange.
La giovane bussò tre volte, poi si voltò verso Bucky.
-Devo avvertirti, qui si parla di magia, quindi non dare in escandescenze.-
Bucky infilò le mani nelle tasche della tuta. -Agente Moore, ho visto e.. fatto.. cose che nemmeno puoi immaginare. Un po' di luci e fiammelle colorate non mi stupiranno.-
Lei lo guardò sollevando le sopracciglia. -Tsk.-
La porta si aprì.
Da sola.
-Cominciamo bene.- disse la giovane entrando.
Bucky la seguì senza, ovviamente, dire una parola.
La giovane si guardò intorno, assicurandosi che veramente nessuno avesse aperto la porta.
Nessuna traccia nè di Strange, nè del suo dannato mantello rosso.
Avanzarono un po' nell'ingresso trovandosi di fronte ad una scalinata scura. Anche tutta la casa era molto scura, con poche candele ad illuminarla ed una finestra molto particolare, tonda nella parte più alta del muro di fronte a loro.
Bucky si guardò intorno notando che quel posto era strapieno di libri. Davvero, era talmente pieno di libri che si sentiva l'odore della carta e della polvere tra le varie pagine.
Alexis sospirò di nuovo, annoiata dal fatto che il Dottore dovesse sempre comparire in modo misterioso.
-Strange!? Ci sei?- chiese la ragazza alzando la voce.
Nulla.
La giovane non se ne preoccupò, perchè ogni volta che era stata in quel posto, il dottore appariva sempre in modo mistico uscendo da un portale, o all'improvviso alle sue spalle.
Nell'attesa si avvicinò ad un vaso posto accanto alle scale osservandolo.
Poi sentì all'improvviso un fruscio alle sue spalle. Un tonfo. Diversi tonfi. Ed un Bucky estremamente confuso mugugnare un -Ma che diav..?-
Lexie si voltò e ciò che vide le fece scuotere la testa ed aggrottare le sopracciglia.
Bucky era per terra e si stava dimenando, tentando di strappare un tessuto rosso, particolarmente violento, dal suo braccio in vibranio, intorno al quale si era arrotolato.
La forza di James avrebbe potuto strapparlo con un po' di impegno da parte sua, così la giovane strabuzzò gli occhi quando si rese conto che quel tessuto rosso era la seconda o terza cosa a cui Steven Strange teneva di più al mondo.
Il suo mantello.
-No, James, fermo!!-
Il soldato si bloccò e nel sentire la voce di Alexis anche il mantello si srotolò dal braccio, permettendo a Bucky di alzarsi e guardarlo in modo confuso.
-Alexis Moore, il tuo amico potrebbe rappresentare una minaccia per la pace di questo pianeta. Perchè hai portato nel mio santuario il Soldato d'Inverno?-
Alexis riconobbe subito quella voce, seria e composta, e si voltò verso le scale dalle quali stava scendendo il suo interlocutore.
Il Dr. Strange.
-Steven!- disse la giovane. -Ok, ok, calma. Lui..- indicò Barnes. -...non è più il soldato d'inverno, è soltanto Bucky. Afferri il concetto? Ti puoi fidare di me.-
Strange la raggiunse facendo gli ultimi passi più velocemente.
-Fidarmi di te?- con un gesto della mano richiamò il suo mantello, che si sistemò sulle sue spalle. - Non ti fai sentire da due anni, e la volta prima era passata da un anno. Non avevamo detto che saresti passata ogni sei mesi per un monitoraggio della situazione?-
Bucky non capiva a cosa si stesse riferendo lo stregone. Forse era stato lui a curarla, dopo  la sparatoria in cui aveva perso i genitori.
-Scusami.- disse la giovane mortificata e puntando lo sguardo per terra. -Sai che tornare qui, in questa via, per me è...-
-Lo so, Alexis.- disse lo stregone addolcendo il tono. -Ma devi stare attenta, come ti ho già spiegato.-
La giovane annuì, e alzò di nuovo lo sguardo.
-Tuttavia, non siamo qui per quello.- fece un cenno con la testa per far capire a Bucky di avvicinarsi. -A proposito: lui è James, o Bucky,  Barnes, ma già lo conosci. Bucky lui è il Dr. Steven Strange.-
I due si strinsero la mano.
Lo stregone guardò i due assottigliando gli occhi.
-E' il tuo ragazzo?-
La giovane rise e sussurrò: -Non è possibile..-
Anche Bucky sorrise. -Ehm.. No. Siamo colleghi.-
-Uhm.-  Strange sospirò. -Allora, cosa vi porta qui?- chiese lo stregone.
Steven teletrasportò tutti e tre nella stanza adiacente, facendo sedere Alexis e Bucky su una poltrona.
Bucky si guardò intorno frastornato dalla cosa, aveva quasi la nausea, mentre Alexis sembrava perfettamente a suo agio. 
La giovane trattenne una risata nel vedere James portarsi una mano allo stomaco. Certo lei negli anni passati ci aveva fatto l'abitudine, ma ricordava ancora il senso di vuoto dentro di sè le prime volte che Strange la teletrasportava in quel modo.
-Dr. Strange, tu vedi sempre tutto. Come è possibile che non hai notato l'arrivo di una donna che minaccia i miei amici e la terra? - chiese la ragazza.
Strange scosse la testa. -Certo che l'ho notato. Ma sono andato avanti nel futuro ed ho visto che questo sarebbe accaduto, infatti ti stavo aspettando. Anche se nella mia visione lui non c'era.- concluse indicando il soldato con un cenno della testa.
-Beh, invece c'è. Quindi, abituati, dottore.-
Bucky aveva notato un cambio di tono nella voce della ragazza, diventato più severo. L'aveva difeso perchè Strange stava alludendo al fatto che fosse infastidito dalla sua presenza.
La ragazza tuttavia, mostrava comunque molto rispetto ed ammirazione per l'uomo davanti a loro.
Ma Bucky  amò quella sensazione, sentirsi difeso, esattamente come aveva fatto Steve in passato. Questo significava che lui fosse importante per lei e si sentì lusingato dalla cosa.
-Dottor Strange,- iniziò il soldato. -le assicuro che le mie intenzioni sono tra le più nobili. Alexis pensa che lei possa aiutarci ad indebolire Skadi, ma non ho ben capito come. Puoi spiegarcelo?- disse voltandosi verso la ragazza al suo fianco.
La giovane sollevò le mani per poi batterle sui braccioli della poltrona.
-Beh, l'idea è stata tua!- disse lei.
-Alexis, stavo scherzando! Non si può cambiare il passato!-
-E secondo te perchè siamo qui, Buck?-
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. La magia non lo aveva destabilizzato e nemmeno il mantello, vivo a tal punto da riconoscere la voce di Alexis. Ma questo sì.
-Intendi viaggiare nel tempo!?- le chiese.
-Nope. Quello non si può fare. Per ora.-
Strange capì le intenzioni della giovane. -Ok, Alexis. Ti fermo subito.- disse portando una mano in avanti a mo di stop. -Sai che io posso usare la gemma solo in caso di estrema necessità, vero?-
La ragazza si alzò per poi avvicinarsi allo stregone.
-E' un caso di estrema necessità, sono sicura che Wong sarebbe d'accordo.-  disse seria.
L'uomo inclinò la testa di lato. -Così non è giusto, Wong è sempre in accordo con te.-
-Si vede che ho sempre ragione!-
L'uomo alzò gli occhi al cielo.
-D'accordo, ma spiegami meglio cosa hai in mente, visto che sembra che neanche il tuo amico lo sappia in realtà.-
La ragazza si sfregò le mani e si schiarì la voce.
-Dunque, hai già visto Skadi, quindi non c'è bisogno che ti spieghi tutto. La mia idea è di usare la gemma, o meglio chiederti di usare la gemma, per riportare Skadi ad essere Synthia, e Synthia ad essere.. normale. Quindi portarla indietro fino al periodo in cui ancora non era stata contaminata con il siero. Così tornerà ad essere una persona normale, con una buona mira sì, ma avremo la possibilità di fermarla e di strangolarla volendo, come suggeriva James.-
Strange alzò le sopracciglia.
-Ok,- fece lei -Consegnarla alla giustizia?-
-Meglio, sì.- rispose il dottore.
-Agente Moore, io mi sono perso a "usare la gemma".- disse James disegnando le virgolette nell'aria con due dita. - Puoi spiegarmi il meccanismo?-
Alexis sorrise nel vederlo così confuso. Ma era anche soddisfatta nel vederlo così interessato. Si avvicinò alla poltrona su cui era ancora seduto e si appoggiò al bracciolo ed iniziò a spiegare a grandi linee a Bucky i poteri di Strange.
-Certo, Buck. Dunque, come avrai notato, Steven ha delle abilità particolari. I suoi poteri derivano da un addestramento che ha seguito non ricordo dove. In India?- chiese facendo una pausa. -In ogni caso, tutti coloro che scelgono di sfruttare questi poteri, hanno il compito di proteggere dei santuari. In tutto il mondo ce ne sono tre, ed ogni santuario ha i suoi... stregoni protettori diciamo. Non offenderti Steven, è per farla breve.- disse guardando il dottore di sfuggita. -La cosa ancora più bella, oltre al fatto che hanno tutte queste lucine arancioni e che possono aprire dei portali, è che qui, di fronte a noi, abbiamo il custode della meravigliosa gemma del tempo!- concluse la giovane gesticolando animatamente verso il dottore.
-Gemma del tempo?- chiese Bucky ancora confuso.
-Quella verde!-
-Ehm..- fece lui grattandosi la nuca.
-Oh andiamo. Steve è quasi morto per proteggerne una!-
Bucky aggrottò le sopracciglia. -Ti riferisci al Tesseract? Più che una gemma, direi che è un cubo.-
La ragazza si diede un colpo sulla fronte. -Oh ma certo, tu non ne puoi sapere nulla. Il tesseract è alimentato da una gemma. Si chiamano Gemme dell'Infinito e ne esistono... ehm.. vabbè.. un po'. Quella nel Tesseract è la gemma dello spazio. Poi c'è la gemma della mente, quella che mantiene in vita Visione. C'è quella della realtà contenuta nell' Aether. E tra le altre c'è anche  quella del tempo: contenuta dall'occhio di Agamotto, cioè quel coso al collo di Strange.-
-Sai, in teoria sarebbe un segreto.- le disse Strange sarcastico.
-Di Bucky possiamo fidarci. Lui sa tutto del mio passato.-
-Tutto?- le chiese il dottore.
-Quasi tutto.-
Bucky rimase in silenzio. Cosa voleva dire con "quasi tutto"? Che stava per scoprire qualcos'altro di lei? O che avrebbe continuato a tenergli nascosta una parte di lei?
La curiosità sulla vita di quella ragazza lo stava uccidendo lentamente, ma decise comunque di rimanersene in silenzio.
-Dicevo.- riprese la ragazza. -Con la gemma del tempo, Strange è in grado di.. diciamo usare il suo potere su un oggetto, ma anche su qualcuno. Fa una cosa fichissima con la mano muovendola in senso orario e antiorario e portando l'oggetto, o qualcuno, avanti o indietro nel tempo.- spiegò.
-Abilità interessante.- disse Bucky puntando lo sguardo negli occhi sempre più accesi della ragazza.
Il soldato aveva notato che la giovane si sentiva perfettamente a suo agio in quell'ambiente e che conosceva alla perfezione i poteri di Strange ed il loro funzionamento.
Sempre più convinto che la giovane gli stesse nascondendo la parte più bella di lei, assottigliò lo sguardo e involontariamente si leccò le labbra concentrandosi sulla giovane.
Alexis si sentì quasi spogliata da lui per quanto intensamente la stesse osservando. Fu Strange a salvarla, se così si può dire. In realtà finì dalla padella alla brace.
-Strange, puoi aiutarci quindi?-
L'uomo annuì lentamente. Alexis sapeva che avrebbe accettato. Non poteva rischiare che qualcuno minacciasse la terra senza intervenire.
-E pensare che potresti farlo tu stessa.- disse l'uomo con un velo di malinconia negli occhi.
Bucky inclinò la testa. Ci aveva visto giusto, quella ragazza gli nascondeva ancora dell'altro. Sarebbe riuscito a scoprire cosa, senza ogni ombra di dubbio.
-Come sai in realtà non posso.- cominciò Alexis alzandosi dal bracciolo su cui si era poggiata. -Infatti, mi sento piuttosto inutile.- concluse puntando lo sguardo per terra.
Strange le fu vicino in un attimo. -Sai che non è questo quello che volevo dire. Era solo un dato di fatto. Non sei inutile, Alexis, se lo fossi non ci sarebbe bisogno di usarli per tenerti in vita.- le disse premurosamente mettendole entrambe le mani sulle spalle e cercando un contatto visivo con lei.
Gli occhi di Bucky erano fissi sulla scena di fronte a lui e con una mano si sosteneva il mento, accarezzandosi di tanto in tanto con due dita la barba.
..usarli per tenerti in vita.
La sua confusione era sempre più evidente.
Strange si ricompose subito. -Vi aiuterò. Aspettatemi tra tre ore al vostro facility. Il tempo di organizzare alcune faccende burocratiche con Wong.-
Alexis sorrise di nuovo e si lanciò al collo di Steven.
-Grazie, grazie, grazie!!-
Lo stregone, troppo composto per rispondere a quel gesto così passionale, rispose carezzandole la schiena con una mano.
 







Una volta usciti dal santuario di Strange, Lexie si rese conto che il caldo di ormai metà giugno iniziava a farsi sentire parecchio, così si sfilò il giubbetto di pelle e lo arrotolò per ficcarlo in una delle borse laterali della moto.
Mentre lo faceva, James le si avvicinò.
-Ehi, hai fame?- le chiese.
Lei si voltò sorpresa da quella richiesta.
Da quando era arrivata Skadi pochi giorni prima, non si era più posta il problema del mangiare o meno, perfino i pancakes alla nutella che aveva preparato quella mattina non le erano andati a genio.
Tuttavia la bellissima giornata, l'aria leggermente calda, e la genuinità di quella domanda, le fecero tornare il buonumore.
-Un po'. Tu?-
-Parecchia. Ti va di prendere un po' di pizza? Possiamo andare a mangiarla a Central Park, è a meno di mezz'ora da qui.-
-Va bene, conosco un posto lì vicino.- rispose lei sorridendo.
Bucky si passò la lingua sulle labbra involontariamente. Era una cosa che faceva sempre quando si concentrava ed ora era concentrato. Stava ancora ripensando alle parole che Strange aveva detto sulla sua collega e dalle quali era sempre più incuriosito.
Dopo che Alexis ebbe indossato il casco, partirono e dopo venti minuti si erano fermati ad una piccola pizzeria al taglio, rigorosamente italiana, di fronte l'ingresso del parco.
Presero un cartone con diversi gusti come margherita, con le patate, e la preferita di Alexis: la capricciosa. Alexis non si fece scappare l'occasione e chiese anche due supplì, non sapendo quando le sarebbe ricapitato di mangiare di nuovo cose così gustose.
Da lì camminarono per dieci minuti, cercando un posto non troppo affollato. Non tutti vedevano di buon occhio il rinnovato soldato d'inverno.
Si posizionarono tra due alberi su una panchina in legno ed incominciarono a mangiare.
Il primo morso alla sua pizza preferita fu per Alexis un' esplosione. Erano mesi e mesi che non mangiava la pizza.
-Hai avuto davvero un'ottima idea, Bucky Barnes.- bofonchiò lei.
Bucky sorrise e poi addentò un supplì.
-Devo chiederti una cosa.- le chiese lui, d'un tratto.
Alexis chiuse gli occhi sperando che non le chiedesse qualcosa su ciò che aveva detto Strange. Ma sapeva che James non fosse uno da farsi scappare un'informazione del genere.
-Che cosa?- chiese leggermente intimorita.
-Non voglio sembrarti invadente.- disse lui per giustificarsi. Aveva paura che chiedendo alla giovane ancora cosa del suo passato, questa avrebbe finito con il dirgli di farsi i fatti suoi e con l'allontanarsi da lui.
E lui non lo voleva, questo. Voleva stare con lei il più possibile.
-No, tranquillo. Dimmi.-
Bucky sembrò pensare a come chiedere nel modo più gentile possibile.
-A cosa si riferiva prima Strange? Cos'è che stai usando per  tenerti in vita?-
La giovane divenne seria.
Posò il pezzo di pizza che aveva tanto desiderato nel cartone. Lo stomaco le si era chiuso. Si pulì le mani e la bocca con un fazzoletto, preparandosi a parlare. Di nuovo.
Sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe intuito qualcosa. Sapeva che prima o poi a qualcuno avrebbe dovuto dirlo, ma si aspettava che la prima ed unica persona per minino dieci anni a cui lo avrebbe detto, sarebbe stata Steve. Il suo Steve. Ed invece perfino lui non si era accorto di nulla.
-Te lo spiego, perchè mi fido di te. Quindi ti prego, una volta che avrai saputo tutto, continua a trattarmi come stai facendo in questi giorni. Non farmi sentire diversa, perchè io davvero, non vorrei esserlo.- disse la ragazza.
Bucky annuì rimanendo in silenzio e contemplando la profondità dei sentimenti dei pensieri che quella piccola ragazza celava dentro di sè.
-Io.. Allora, da dove comincio..- fece lei grattandosi la nuca imbarazzata. -Io, non credo di avertelo già detto, vivevo lì. A Bleecker Street, a pochi palazzi di distanza da dove abbiamo trovato Steven Strange.-
James sollevò le sopracciglia incredulo. -Cosa?? Perchè non me lo hai detto? Avrei potuto portarti a vedere casa tua, se lo avessi voluto.-
La giovane scosse la testa. -No, preferisco stare lontana da quella via il più a lungo e possibile. E poi ci sono già stata. Una nuova famiglia vive lì.-
-Mi dispiace.-
-No, beh,va bene, voglio dire, loro non centrano nulla. Ad ogni modo: vivevo lì con i miei genitori, e per fortuna, dovrei dire.-
Alexis fece una pausa, ricordando di nuovo quella notte terribile.
-E' stato Strange a salvarmi. Lui ha sentito gli spari e poco dopo l'ultima pugnalata...- ogni volta che ne parlava, sentiva di nuovo le lame trafiggerla. -E' arrivato, tramite uno dei suoi mistici portali arancioni. Si è concentrato subito su di me, aveva notato che ero l'unica ancora in vita. Lasciando però fuggire l'uomo, nonostante io lo avessi implorato di seguirlo per vendicare i miei genitori. "Lo farai tu stessa" mi aveva detto. Beh lui mi ha presa con sè, mi ha curata tramite i suoi poteri. In realtà non è qualcosa di semplice da spiegare: in pratica, la maggior parte di noi ha dentro di sè quei poteri lì, dobbiamo solo sapere come sfruttarli. Alcuni li usano come fa Strange, altri li usano per curarsi in caso di condizioni di vita poco gradevoli. E' proprio per questo fatto che Strange è entrato in contatto con il mondo delle arti mistiche. Lui aveva avuto un incidente, le sue mani, la sua carriera da chiurugo, erano rovinate. Avrebbe potuto canalizzare i suoi poteri ed utilizzarli per sistemare quel problema, ma non l'ha fatto. Ha scelto di usare il suo potenziale per proteggere la terra. Non hai notato un certo tremolio nelle sue  mani?-
Bucky scosse la testa incredulo. Cosa stava cercando di dirgli Alexis? Forse ci era già arrivato.
"Usarli per tenerti in vita"
-Beh insomma, lui mi ha tenuta in vita così. Infatti per un periodo di tempo non ha potuto usare i suoi poteri per proteggere la terra e la sua preziosa gemma. Per questo lo ammiro e gli sono profondamente grata.-
Alexis si passò una mano sul volto, stanca di dover di nuovo tornare nel passato nel giro di così poco tempo.
-Non devi continuare se non vuoi.- le aveva detto il soldato in modo premuroso, cercando un contatto con i suoi occhi.
La giovane finalmente sollevò il viso per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare, incontrando gli occhi lagunosi di James che la sciolsero come gelatina.
Scosse la testa, decisamente.
-No, no. E' tutto ok. Comunque, dopo pochi giorni ci eravamo resi conto che non potevo continuare a vivere così. Non potevamo, anzi. Lui aveva bisogno dei suoi poteri per proteggere la gemma. Ed io dovevo uscire da lì dentro. Così Steven decise di spiegarmi come utilizzarli, per potermi mantenere in vita da sola.-
Bucky sorrise lievemente, avendo la conferma dei suoi sospetti.
-Non ho mai detto nulla a nessuno di tutto ciò. Perchè? Non lo so, ho sempre paura che questo possa mettere a rischio Steven, o la gemma, e temo che qualcuno pensi che chiunque possa imparare ad utilizzare questi poteri, anche qualcuno di malvagio che quindi potrebbe decidere di usarli per azioni davvero spiacevoli. Ed è anche pericoloso per me: se venissi indebolita eccessivamente, non riuscirei a controllarli e le ferite si riaprirebbero ed io... Beh... morirei dissanguata. Quindi, ecco.. Io ho  gli stessi poteri del Dottor Strange, ma li uso per tenermi in vita.-
Alexis si sentì completamente nuda ora, sotto lo sguardo attento del soldato d'inverno che la scrutava come se stesse sfogliando le pagine del suo libro preferito.
Ma ormai si era aperta con lui, fin troppo, per conoscerlo da solo 6 giorni.
-Ed è per questo che..- riprese la giovane titubante. -Mi sento inutile. Vorrei poter usare il massimo delle mie potenzialità. Questi poteri sarebbero di grande aiuto. Ma non posso.- concluse abbassando di nuovo lo sguardo.
James era completamente rapito dalla persona che aveva davanti. Era una ragazza e una donna allo stesso tempo. Era forte e fragile. Era calma e impulsiva.
Lei era tutto.
Il soldato le mise una mano sulla guancia e le carezzò via la lieve lacrima che le era scesa, facendo poi sollevare di nuovo lo sguardo alla giovane.
Questa volta fu lui ad affondare nei pozzi scuri che erano gli occhi di Alexis.
-Sei meravigliosa, Alexis Moore.- le sussurrò nel modo più gentile possibile.
Lo pensava davvero. Era completamente assuefatto da quella ragazza, avrebbe voluto respirare ogni centimetro della sua essenza.
Alexis avvampò e sorrise, imbarazzata.
-Ti ringrazio.- disse, per poi poggiare la mano su quella di James e riportarla all'altezza delle loro gambe.
Ma non la lasciò, anzi la strinse dolcemente, come si stesse appigliando a lui, di nuovo, per non affondare nel buco nero dei ricordi, di nuovo.
Bucky spostò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, ma e sciolse presto mentre aggrottava le sopracciglia e tirava il polso della giovane più vicino a sè, per poterlo osservare meglio.
-Che cos'hai qui?- le chiese.
Alexis guardò il suo polso e capì che James stava indicando il livido che le circondava tutto il polso, che ora era di un viola ancora piuttosto chiaro, con qualche chiazza gialla.
-Oh, ehm, non ne ho idea. Un livido che non ricordo di essermi procurata.- disse lei, scostando la mano non curandosene troppo.
Bucky, interdetto, le riprese il polso, con la scusa di osservare meglio il livido, e se lo portò all'altezza degli occhi.
Il soldato notò, da quella vicinanza, delle piccole righe rossastre correre tutto intorno al polso, insieme al livido.
-Oh.- disse.
-Cosa?- chiese la giovane.
L'uomo mise la sua mano sinistra accanto al polso della ragazza.
-Credo di essere stato io.- disse con il tono di voce più colpevole del mondo.
La ragazza si avvicinò alle loro mani, e capì che confrontando le linee rosse con le giunture della mano metallica del soldato, queste corrispondevano tra loro.
Lei scosse la testa, sapeva che Bucky sarebbe stato mangiato vivo dai sensi di colpa.
-Sì, invece. Ho usato un po' troppa forza per tirarti fuori da quel mucchio di... non ricordo come si chiamano.-
- Eijnherjar .-
-Già.- disse lui abbassando lo sguardo.
-James, smettila di preoccuparti, mi hai salvato la vita! Ora finiamo di mangiare e rientriamo al Facility, altrimenti non faremo in tempo ad avvertire tutta la ciurma e Tony.-
 






Bucky e Alexis stavano radunando gli ultimi incarti della pizza da gettare nella spazzatura.
Bucky poi avvertì uno spostamento dell'aria un po' troppo veloce, provenire da lontano. Era un flebile vibrare dell'aria. Sentiva che stava arrivando qualcosa.
Ed era così.
Successe tutto in un attimo.
Un rapido fruscio ed un respiro veloce di Alexis
Il soldato d'inverno non ebbe neanche il tempo di voltarsi e contemporaneamente tirare fuori dai pantaloni una piccola rivoltella.
Quello che vide gli fece arrivare il cuore in gola.
Skadi, con i suoi capelli fiammanti, stringeva Alexis. Con una mano le tappava la bocca, mentre l'altro braccio era teso in avanti. La mano libera, invece, era diventata un agglomerato di luce.
Lo sguardo di James cadde subito su Alexis, con gli occhi spauriti e spalancati cercava di mugugnare qualcosa, non riuscendovi, mentre tentava invano di strapparsi dalla bocca la mano di Skadi.
James tirò fuori la sua rivoltella in fretta e la puntò contro la dea, ma questa lo ammonì in meno di un secondo.
-Io non lo farei se fossi in te.- disse con voce ferma e sicura, ma quasi divertita nel vedere l'incapacità di Bucky di fare qualcosa. -Vedi questa mano?- disse facendo cenno alla mano illuminata. -Se fai un solo movimento, da qui partirà un raggio che colpirà dritto dritto quella famiglia laggiù in riva al fiume, e quella subito dopo anche.- Synthia rise di gusto. -Sei un avenger ora. Comportati come tale!- disse per poi alzarsi in volo facendo volteggiare nell'aria un martello che le era magicamente arrivato nella mano in una frazione di secondo.
Volò via, portando con se Alexis.
Bucky si infilò le mani tra i capelli.
-Cazzo.- sibilò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


















Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Mi scuso di nuovo per un altro ritardo, come vi ho detto l'altra volta, sono sotto esami purtroppo!
Settimo capitolo.
Vi avevo promesso delle belle novità sul passato di Alexis, ed eccole qui! Cosa ne pensate?
Spero di non aver detto cose false sul funzionamento dei poteri di Strange, ma comunque è una fanfiction, quindi qualche strappo alla regola si può anche fare, no?
Ho voluto di nuovo dare un momento tenero ad Alexis e Bucky. Perchè sono troppo carini secondo me. E poi Bucky è così cotto, e non lo sa, e tutto ciò lo rende ancora più dolce!
Mi dispiace che negli ultimi due capitoli non sia mai comparso Tony, ma nel prossimo, vi preannuncio, che tornerà. Eccome se tornerà. E sarà molto arrabbiato. Indovinate un po' con chi?
Ringraziamenti: grazie Edward4Ever96 per aver inserito la storia tra le seguite. Grazie mikaaa e b2611 per averla inserita tra le preferite!
Grazie anche a DianaSparks49 per aver recensito il Cap. V, che mi ero scordata di ringraziare la scorsa volta!
Fatemi sapere cosa pensate del capitolo con una recensione!
A presto!

Rack =)


 
P.S. Vi lascio qualcosa va...


 
 
Quanto sarebbe fico avere magie del genere? *-*







E cosa posso dire di un Bucky così solare? 
Assolutamente nulla. *-*

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII: Lost ***


New Avengers: Together
Capitolo VIII: Lost







New Avengers Facility

James, Steve, Thor e Natasha erano nella sala riunioni. Nat, seduta sul divano con le mani giunte. Steve seduto al tavolo, si tormentava le unghie, Thor non aveva smesso un attimo di fare avanti e dietro per la stanza, con il respiro affannato.
James se ne stava appoggiato con le spalle al muro accanto alla porta di vetro, le braccia incrociate e il volto riverso verso il basso.
I sensi di colpa lo stavano divorando.
Erano due ore che Alexis era stata rapita da Skadi e quella psicopatica poteva benissimo averla uccisa. Dopo il rapimento aveva chiamato Steve informandolo dell'accaduto, poi era salito in fretta sulla moto ed era tornato alla loro base. Aveva ancora impresso in mente lo sguardo terrorizzato della ragazza, gli occhi strabuzzati ed il coraggio con il quale aveva scosso la testa quando lui si era mosso per salvarla e Skadi aveva minacciato quelle povere famiglie ignare di tutto.
Continuava a ripetersi che non aveva potuto fare altrimenti, non poteva mettere a rischio tutte le persone presenti ad Hyde Park. Lo avrebbe fatto però, se Alexis non lo avesse implorato con lo sguardo di non muoversi.
Gli occhi iniziarono a pizzicargli.
Il suo flusso di pensieri non fu interrotto neanche quando, fuori dall'edificio, si sentì una macchina arrivare a tutta velocità ed una frenata gracchiò sull'asfalto. Tutti gli altri presenti scattarono e si irrigidirono, ma lui non ci riuscì. Sapevano tutti che rischiava di scatenarsi una nuova guerra civile.
Natasha aveva chiamato subito Tony, che era impegnato dalla mattina con Pepper fuori città, ma era comunque arrivano in meno di un'ora.
Steve si alzò in piedi quando sentì la porta dell'ingresso sbattere violentemente,  e si pose a poca distanza dal suo amico, in uno spontaneo gesto protettivo. Sapeva che Tony sarebbe stato incazzato come una belva e fu così che si presentò quando entrò nella stanza.
L'uomo diede un colpo alla porta scorrevole in vetro che non si era aperta abbastanza velocemente e questo fece scattare in piedi anche Natasha.
-Dove è nascosto.- disse calmo Iron Man.
Non era una domanda.
Steve fece per parlare, ma Bucky, dietro di loro, lo precedette, peggiorando la situazione.
-Qui.- disse il soldato d'inverno con un filo di voce.
Un tic nervoso colpì l'occhio destro di Tony che iniziò a non riuscire a fingere di essere calmo. Si voltò di scatto verso James e con una mano sul petto lo sbatté al muro. Cosa non facile, considerando che Tony, dal punto di vista di forza fisica, era un uomo normale. La rabbia gli permise di riuscirci come se stesse spostando una piuma.
-Hai anche il coraggio di parlare?!- disse Stark con un pizzico di isteria nella voce. -Sei inutile.-
Bucky deglutì e rimase in silenzio, fissando negli occhi Stark, ma continuando a vedersi davanti il volto di Lexie.
-Questo silenzio cosa sarebbe!?- riprese Tony. -Incapacità di far uscire una frase logica dal tuo cervello bacato? O presunzione di avere ragione???- L'uomo spinse di nuovo Bucky per le spalle.
Iron Man, con la disperazione negli occhi, stava per assestare un pugno in faccia al soldato.
Steve intervenne, bloccandogli la mano.
-Tony, basta. Non poteva fare altrimenti. Non puoi incolparlo per aver salvato tutte quelle famiglie.-
Tony abbassò il braccio. -Non doveva fare l'eroe, bastava che salvasse Alexis!!!- scattò, andando a tirare fuori con foga una delle sedie da sotto il tavolo, per poi buttarcisi sopra.
Poggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani. Il terrore stava mangiando anche lui, così come tutti gli altri. Tutti erano legati ad Alexis, per un verso o per un altro. Ognuno aveva un rapporto diverso con lei, ma sempre un rapporto stretto.
-No, Steve. Ha ragione.- sussurrò James.
Steve guardò negli occhi il suo migliore amico, con uno sguardo di compassione. Poi scosse la testa, cercando di far capire all'amico di non preoccuparsi.
Intanto Thor si era avvicinato a Stark, notando che delle lacrime gli avevano rigato il volto. Gli mise una mano sulla spalla e Iron Man non la scostò, talmente agitato dalla situazione.
La sua piccola Agente Moore. Rapita. Mai lo avrebbe immaginato.
Anche Natasha e Steve si sedettero al tavolo e a quel punto Tony cercò di ricomporsi, passandosi entrambe le mani sul volto. Decise di calmarsi in fretta, voleva risolvere la situazione il prima possibile.
Vedendo che i suoi colleghi si erano tutti seduti accanto a lui, invitò anche Bucky a farlo.
-Avanti, Gesù, siediti, so che hai fatto del tuo meglio.-
James sollevò un sopracciglio per il fatto che lo avesse paragonato a Gesù e si sedette accanto a Natasha.
-Cap, fai il tuo dovere di Capitano.- 
Steve, i cui occhi azzurri si erano rabbuiati nelle ultime ore, prese un lungo respiro.
-Cerchiamo di mantenere la calma prima di tutto.- disse il biondo osservando Stark e James. -Non incazziamoci e non ci disperiamo.- si passò una mano tra i capelli. -Ragioniamo: Skadi, è  folle, ma ricordiamo il vero motivo per cui è qui: me e te.- disse voltandosi verso Bucky. -Non ha motivo di fare del male, soprattutto di uccidere, Alexis. Vuole colpire me e te. Quindi questa è senza ombra di dubbio una trappola.-
-Vuole attirarci.-  disse Bucky.
-Quindi l'avrà portata in un posto che voi già conoscete: la base in Siberia.- concluse Tony.
-Hai detto che è volata via con un martello?- chiese Natasha rivolta a James, il quale annuì. -Quanto può metterci ad arrivare lì?-
Thor, sentendosi chiamato in causa prese parola.
-I nostri martelli viaggiano a velocità elevatissime. Sono già passate due ore, probabilmente sarà lì da un'ora.-
-Anche meno.- disse una voce dall'intonazione metallica e fredda.
Loki entrò con un libro di mitologia norrena tra le mani.
-Un momento. Quello è di Alexis.- disse Bucky.
-Oh, sì, ehm, volevo leggere quella cosa di cui mi avete parlato sul partorire i lupi. Ero curioso. Ad ogni modo.- il dio piazzò il libro sul tavolo. -In questo libro ho trovato il martello di cui hai parlato, James. Era di nostra sorella Hela, può aprire portali interdimensionali.-
Tony sospirò e chiuse gli occhi passandosi una mano sul volto.
Erano due ore che Skadi, forse, stava torturando la sua Agente.
-Dobbiamo sbrigarci, allora.- il soldato d'inverno si alzò diretto verso la porta.
-Dove vai?- chiese Tony, alzandosi anche lui.
-A prenderla.-
-Sono d'accordo, ma rischiamo di farci ammazzare.-
-Allora non venite.- disse James spostandosi i capelli all'indietro in un gesto nervoso. -Non eri tu che poco fa mi hai detto che avrei dovuto far ammazzare una decina di famiglie pur di salvare Alexis?-
Tony sospirò, colpito nel segno. -Sì, è che sto aspettando una persona.-
I presenti fecero delle espressioni dubbiose, non capendo.
Bucky anche si guardò intorno, poi annuì. -Va bene, io vado.-
Nello stesso istante in cui Bucky uscì dalla porta, un cerchio di luce aranciata si formò al centro della stanza e da esso uscì il Dr. Strange.
-Buonasera, sono il dottor Steven Strange.-
-Oh, ciao Time Machine.- disse Tony.
-Stark.-
Steve si voltò verso Tony con le braccia incrociate. -Tu lo conosci? E' da lui che è andata Alexis questa mattina.-
-Sì, è una lunga storia, un giorno te la racconterò. Oppure lo facciamo subito?- chiese guardando lo stregone. 
Bucky si voltò ad osservarlo, ma decise di continuare per la sua strada.
Reputò Stark un pazzo egoista, in quel momento, pronto a scaricare la colpa su di lui.
 
James arrivò nell'hangar e scelse il jet con cui erano già stati in Siberia lui, Lexie e Falcon.
Ricordò di quanto era rimasto colpito, pochi giorni prima dall'Agente Moore, vestita di tutto punto, pronta per una missione.
Questa volta però era solo.
O almeno così credeva.
-Sul serio credevi che ti avrei lasciato andare da solo?-
Bucky si voltò e si trovò a pochi passi Steve, già in divisa e con lo scudo sistemato dietro la schiena. 
Il soldato d'inverno scosse la testa e sorrise lievemente.
-No, infatti ti stavo aspettando.- disse, per poi armeggiare con il portellone del velivolo aspettando che si aprisse.
Nel mentre, però, i due sentirono dei passi correre verso di loro. Si voltarono e videro i due dei di Asgard, Thor e Loki, correre nella loro direzione.
Quando li raggiunsero Loki si risistemò i capelli.
-Pensavamo che potremmo esservi utili, visto che state andando incontro ad una della nostra specie.- disse Thor con un sorrisone, cercando di essere la parte positiva del gruppo.
-Senza dubbio!- rispose il capitano.
-Io ho qualcosa che può farci arrivare dall'agente Moore in.. un secondo?-  si introdusse Loki.
Il dio dell'inganno fece ruotare leggermente la mano nell'aria ed apparve un cubo azzurro luminoso.
Thor lo guardò storto.
-Lo sapevo.- disse.
Loki alzò gli occhi al cielo. -Oh andiamo, stavamo per distruggere la nostra casa, volevo un ricordo!- guardò il biondo che continuava ad avere un'espressione corrucciata, poi scosse la testa e tornò ad osservare i due supersoldati.
Steve aggrottò le sopracciglia. Quella cosa infernale era di nuovo sulla terra.
Anche James aveva un'espressione confusa, ma il fatto di avere contemporaneamente nello stesso edificio due gemme dell'infinito, oggetti più potenti dell'universo, lo fece sentire al sicuro.
Il dio dell'inganno alzò un angolo della bocca. -Andiamo?-
I suoi compagni annuirono, pronti ad essere teletrasportati in Siberia, di nuovo lì per la seconda volta in una settimana.
Una nuvola di luce blu li avvolse, dopo di che sparirono nel nulla senza lasciare traccia, se non il portellone del jet rimasto aperto.










Base Hydra abbandonata, Siberia

Alexis sentì rumori metallici provenire dalla sua sinistra. Oggetti piccoli, che emettevano un piccolo tintinnio. L'aprirsi di un oggetto con un chiusura a scatto, forse una valigetta. Piccoli passi prodotti da vertiginosi e larghi tacchi della sua torturatrice.
La giovane tentò di muoversi, convinta di essere su un letto, ma non era così. Era su un lettino, stesa, quasi  completamente in verticale, legata ad esso con cinghie in cuoio.
Durante lo svenimento aveva abbandonato la testa verso il basso e ora, mentre la tirava su, sentì un dolore lancinante al collo. Si chiese da quante ore fosse in quella posizione.
Tentò di muovere leggermente le braccia, ma queste erano talmente strette dalle cinghie che ad ogni piccolo movimento le bruciava la pelle ed il sangue faticava a passare, con quelle chiusure a fungere da laccio emostatico.
Gli occhi le si erano incollati, li aprì a fatica ed osservò il suo copro, per voler appurare lei stessa le sue condizioni.
Si sorprese nello scoprire che, almeno per quel che vedeva, il suo corpo non aveva un graffio. Solo un forte intorpidimento.
Probabilmente Skadi l'aveva drogata per ridurla così.
Chiuse di nuovo gli occhi quando ad un tratto una luce, più forte delle altre, la investì.
In quel momento, nel buio della sua memoria, due occhi azzurri come il ghiaccio le tornarono alla mente. Gli ultimi occhi amici e terrorizzati che aveva visto.
'James.'
Sperò con tutta se stessa che il Soldato avesse avvertito gli altri e che stessero cercando un modo per toglierla da lì.
Il rumore dei tacchi che pestavano sul suolo liscio si faceva sempre più pesante e sempre più vicino a lei.
-Ma guarda.- fece la voce davanti a lei. Alexis la riconobbe subito senza neanche guardarla. -Ti sei svegliata, bella addormentata. Hai dormito quasi  due ore, sai?-  disse fingendo di osservarsi le unghie laccate di rosso.
L'agente aprì gli occhi socchiudendoli. Davanti a lei, sovrastata dalla luce, si stagliava la figura longilinea e perfettamente formosa di Synthia Schmidt, avvolta in una tuta in pelle nera e rossa. I capelli rosso fuoco raccolti in una piccola cosa alta le davano un aspetto ancora più folle, mostrando ancora di più i suoi occhi chiarissimi e malati.
Alexis provò a parlare, ma le uscì un rantolo. Tossì e poi tentò di nuovo.   
-Devo ringraziarti, credo tu mi abbia conciliato il sonno.- rispose  a fatica la giovane.
La sua stessa lingua ora le sembrava la cosa più pesante del mondo.
-Ma certo, mi servi in forze mia cara!- aveva squittito la rossa mettendo le mani sui fianchi.
Alexis socchiuse gli occhi non capendo, come a volerle leggere nella mente.
La ragazza si guardò intorno. A pochi metri da lei, su un tavolo in metallo, la pazza aveva sistemato vari oggetti  che la incuriosirono: delle siringe, piuttosto grosse, dei sacchettini in plastica che, anche se vedeva abbastanza sfocato, ad Alexis parvero contenere un liquido blu.
-Ti stai chiedendo cosa ho intenzione di fare con te?-  chiese la donna in piedi.
-Sinceramente, no. Preferisco non saperlo.- aveva risposto l'agente.
Era vero, non le interessava. In quel momento voleva solo avere la certezza che qualcuno la stesse cercando. Tony, Steve, Natasha, Bucky. I loro occhi le tornavano continuamente in testa.
-Beh non importa! Te lo dirò lo stesso!-
La giovane alzò gli occhi al cielo.
Per questo Skadi le passò dietro e tirò con foga la cinghia che le stringeva l'addome.
Un forte dolore la colse, ma non urlò. Le aveva tolto il respiro per qualche secondo.
-Come stavo dicendo..- cominciò Skadi. -Hai notato quelle siringhe là, giusto?- chiese retoricamente. -Dentro c'è il siero del super soldato.-
Un conato di vomito  prese allo stomaco della ragazza imprigionata. Come era entrata in possesso di un tale oggetto?
Skadi riprese a parlare camminando in cerchio intorno alla povera Alexis sempre più confusa.
-Bene il  piano è questo: ti inietto il siero e diventi superpotente. Però!- disse con maggiore enfasi. -Questo siero è diverso. L'ho potenziato, ovviamente non ti dirò mai come, facendo in modo che questo siero oltre a renderti potente, ti renda anche obbediente a me, nient'altri che a me.-
La giovane agente sospirò, perchè forse aveva intuito dove la pazza volesse andare a parare.
-Quindi, ti inietto il siero, diventi super potente e super ubbidiente a me e ti uso per la mia vendetta. Ti ordinerò di uccidere Captain America e il Soldato d'Inverno. E loro non saranno mai in grado di difendersi da te. Non oserebbero mai torcerti un capello. Tu li annienterai, dopo di chè, una volta che forse ti sarai ripresa, probabilmente ti ammazzerai da sola o fai quel che vuoi, non mi interesserà più!-
La rossa esplose in una risata isterica.
Alexis, invece, strabuzzò gli occhi ed un brivido di orrore percorse tutte le sue ossa.
Non sarebbe mai accaduta una cosa del genere. Non avrebbe mai fatto del male a nessuno, lei. Soprattutto alla sua famiglia.
-Tu sei completamente pazza.- sussurrò.
Skadi si fece improvvisamente seria e si avvicinò pericolosamente alla ragazza.
-Pazza. Dovresti sapere che è così che ci si sente dopo la morte dei propri genitori.- sibilò.
Alexis rimase in silenzio.
Stava seriamente paragonando quel folle nazista di Johann Schimdt alle bravissime persone che erano sua madre e suo padre?
La dea continuava a fissarla negli occhi e Alexis potè notare le venature rosse negli occhi della sua interlocutrice, segno di stanchezza, nonostante fosse anche lei una potenziata.
La giovane pensò che fosse un buon vantaggio per gli Avengers che senza dubbio stavano accorrendo ad aiutarla.
-E per quanto riguarda il tuo patto con Hela?- chiese Alexis di punto in bianco, sperando di continuare a prendere tempo.
Synthia si rimise a qualche passo di distanza ed incrociò le braccia al petto.
-Chi te ne ha parlato?-
-Un amico.-
-Beh forse questo amico ha omesso di dirti che Hela è stata uccisa. Quindi nessun patto è più in corso ormai. Quella mi serviva solo ad ottenere maggiore potere di Steve e James.-
Alexis deglutì faticosamente. -E Fenrir?-
-Gli ho dato fuoco!-
La psicopatica rise di nuovo, mentre Alexis scosse la testa incredula.
Fenrir poteva prendere fuoco realmente?
 
 
 
 




New Avengers Facility

Tony osservò Steve Rogers abbandonare la stanza dopo appena dieci minuti dall'arrivo dello stregone.
Lo maledisse per l'ennesima volta, perchè per l'ennesima volta erano su due fronti differenti.
Non se ne preoccupò troppo, perchè sapeva che in un modo o nell'altro alla fine si sarebbero ritrovati insieme a sconfiggere qualsiasi male.
Ma ovviamente questo non lo ammetteva neanche a sè stesso.
-Bene, siamo noi tre a quanto pare.- asserì Tony, riferendosi a se stesso, Strange e Natasha. -Nat, puoi contattare Bruce? Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile.-
La rossa non fiatò, si alzò e se ne andò ad ubbidire all'ordine di Tony.
Erano giorni che era così, ma erano tutti troppo concentrati sulla psicopatica per accorgersi dei problemi di cuore di Natasha.
Tony aspettò che anche questa si allontanasse, dopo di che si avvicinò al Dottore.
-Strange, ho aspettato che tu arrivassi qui per un unico motivo.-
Steven Strange sollevò lo sguardo in aria anche se era visibilmente preoccupato dalla situazione.
-Sì, lo immagino,- rispose. -Tu e la tua figlioccia vi somigliate molto in questo. Vi serve sempre la mia gemma del tempo.- disse per poi aprire l'occhio di Agamotto che aveva appeso al collo.
Steven capiva benissimo cosa avesse in mente Stark. Anche lui era preoccupato per la giovane Alexis, sapendo il rischio che correva.
Senza che neanche glielo chiedesse esplicitamente, Strange, dopo essersi guardato le spalle, usò la gemma per guardare avanti nel tempo e vedere il futuro di Alexis. Avrebbe rischiato facendolo, ma era anche lui legato alla ragazza.
Chiuse gli occhi concentrandosi, le sue mani furono avvolte da un bagliore verde ed iniziò ad osservare tutti i possibili futuri di Alexis.
Ne osservò pochi. Relativamente pochi.
Arrivò solo al centocinquantatreesimo, poi si fermò, perchè quello che aveva appena visto era da evitare assolutamente.
Strange sgranò gli occhi, chiuse in fretta l'occhio di Agamotto.
-Metti l'armatura.- disse il dottore. -Dobbiamo andare.-
Tony, vedendo gli occhi dello stregone farsi particolarmente scuri, non se lo fece ripetere due volte, mentre l'altro cominciava ad aprire uno dei suoi portali mistici.
 
 
 




Base Hydra, Siberia

Dopo il teletrasporto effettuato tramite il tesseract, la situazione era questa: Thor e Loki erano in condizioni del tutto normali, James, dopo un lieve giramento di testa, si era subito ripreso. Steve era piegato verso il basso con lo stomaco in subbuglio.
James di avvicinò all'amico dandogli una pacca sulla spalla.
-Lo so, amico,- iniziò il soldato d'inverno -Ti ci abituerai.-
Steve piegò la testa di lato e so sguardo verso l'alto. -Perchè, tu l'hai già fatto?- chiese.
-Una specie.- rispose Barnes, puntando gli occhi verso la grande porta della base Hydra.
Steve si riprese in pochi secondi, e vedendo l'amico avanzare a passo deciso verso la struttura, lo fermò prendendolo per un braccio.
-Bucky, aspetta. Pensiamo ad un piano.-
Steve aveva notato quanto l'amico fremesse per voler ritrovare la loro collega. Lo capiva, anche lui non vedeva l'ora di ritrovarla.
Bucky di risposta scosse la testa.
-Non c'è tempo, Stevie.Caliamoci dall'ingresso dell'elicottero.-
Una volta entrati, si resero conto che c'era un silenzio assordante, esattamente come la prima volta che Bucky era stato lì.
Attraversarono la prima stanza, poi il lungo corridoio, poi si avviarono verso l'ultima la stanza.
La stanza dove quegli scheletri maledetti li avevano attaccati e dove era conservato il corpo in putrefazione di Fenrir.
James, avanti a tutti, e con il fucile pronto, fece capolino nella stanza e rimase sorpreso da ciò che vide: nulla.
-Dove diavolo è..- sussurrò.
Steve, con lo scudo posizionato davanti a sè, vedendo che nella stanza non c'era nessuno, si avvicinò al fianco dell'amico.
-A che ti riferisci?-
-Il lupo...- sospirò pensieroso. -Era qui.- disse, per poi abbassare il fucile, dopo aver constatato che la zona fosse effettivamente libera.
Steve si girò verso i due asgardiani. -Credete sia possibile che lo abbia risvegliato?-
Thor fece spallucce, non avendone la più pallida idea.
Loki invece inarcò un sopracciglio.
-Risvegliato?- chiese il dio dell'inganno. -Non è possibile, solo Hela avrebbe potuto. E' il suo servitore più fedele e attraverso i suoi occhi può vedere tutto.-
-Questo non c'è scritto sul libro di Alexis.- sentenziò il capitano.
-E per fortuna!- rispose Loki. -Pensa se conosceste davvero tutti i nostri segreti. Non potete mica sapere tutto!-
Thor si intromise nella conversazione. -Loki, credi che quindi lo abbiano portato sulla terra da morto? Sarebbe da capire quando, visto che fino a pochi mesi fa era ancora vivo.-
-Io credo che si trattasse di una messinscena per spaventare e sviare le idee dei vari avventori. O meglio, le vostre. Forse Skadi sapeva che stavate arrivando ed ha pensato di architettare l'attacco degli einherjar per confondervi le idee.-
-Quindi..- incominciò James. -Il suo piano era questo fin dall'inizio. Portarci fuori strada e rapire Alexis.-
-Bingo!- li interruppe una voce metallica alle loro spalle.
-Tony!?- fecero in coro i due super soldati.
Iron Man, con tanto di armatura, atterrò il più silenziosamente possibile.
-In carne e ferro.-rispose, mentre alle sue spalle comparivano il Dr. Strange e la Vedova Nera. -Il lupo e i cosi scheletrici non sono il nostro problema. Dobbiamo sbrigarci. Seguitemi.- concluse incominciando a camminare.
Subito a fianco gli furono Steve, James e Thor.
-Stark cosa hai saputo.- disse James.
-Cap, il tuo amico qui è piuttosto sfacciato!- 
-Tony, dicci cosa hai scoperto.- rispose Steve, ignorando il suo finto atteggiamento offeso.
-Va bene. E' complicato, cercate di starmi dietro: Strange è andato avanti nel tempo ed ha visto i piani della Schmidt. Non finirà bene, per nessuno di voi tre.-
Sul viso di Steve si pitturò un sorriso compiaciuto, constatando che anche questa volta, alla fine , stavano combattendo insieme.
-Devi ancora spiegarmi come conosci il dottore di Bleecker Street.- gli disse.
Tony, dentro l'armatura dove nessuno poteva osservare il suo viso, assunse un'espressione preoccupata al pensiero di farlo. Deglutì rumorosamente.
-Ve lo spiegherò, se supereremo questa faccenda.-
 
 
 
 
 
 
 

















Angolo Autrice
Ciao a tutti!!!
*si nasconde sotto la sua scrivania per la vergogna*
Vi chiedo scusa per l'immenso ritardo con cui sto pubblicando questo capitolo. Credo sia passato quasi un mese dal Capitolo 7.
Comunque si tratta di un capitolo di passaggio che lascia molti dubbi, molte domande, che verranno risolte nel prossimo.
Spero che comunque vi sia piaciuto vedere come lavorano in squadra i nostri Avengers! (Quelli non impegnati in altre missioni, ovviamente)
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ringrazio: DianaSparks49 per aver recensito lo scorso capitolo, SaraStarkEFP per aver inserito la storia tra le preferite, Frathedreamer e Nevermore72 per aver inserito la storia tra le seguite!
Entro la fine della prossima settimana, il nono capitolo sarà a vostra disposizione!
A presto!


Rack =)




 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX: Follia Pura ***


New Avengers: Together
Capitolo IX: Follia Pura
 



-Il piano di Synthia Schmidt non è distruggere la terra. L'ha detto fin da subito.-
Spiegò Tony mentre si dirigeva a passo svelto verso la stanza dove era imprigionata Alexis.
-Il suo piano è distruggere voi due, perchè avete fatto fuori il suo paparino.-
-Cosa vuole fare a Lexie, cosa ha visto il dottore?- chiese Thor agitato, dietro di lui.
Anche Steve e Bucky camminavano al suo fianco.
-Vuole iniettarle un siero come il vostro.- fece indicando i due soldati. -In più questo siero la renderà sua schiava asservita. Le ordinerà di uccidervi, ed ha la certezza che voi non vi opporrete ad Alexis.-
Bucky fu percorso da un brivido di terrore ed anche Steve.
Si voltarono per guardarsi reciprocamente, per darsi sicurezza l'un l'altro.
Non avrebbero mai lasciato che una cosa del genere potesse accadere.
Bucky, agitato, chiuse gli occhi per qualche secondo ed inspirò profondamente. Non poteva crederci, era di nuovo la causa della sofferenza di qualcuno.
Aveva adorato Alexis fin dal primo momento in cui aveva posato i suoi occhi su di lei. Adorava tutto di lei in primis i suoi occhi color cioccolato, così profondi, che lo scrutavano sempre curiosi. Sapeva che c'era un legame con quella ragazza, un legame particolare che non aveva mai avuto con nessuno. In meno di una settimana si era fatta strada nel suo cuore, rivelandogli il suo passato ed il suo segreto più nascosto.
Ogni volta che la vedeva era come la prima volta.
Ricordò le sue mani soffici che quella mattina stessa aveva stretto tra le sue. Non avrebbe mai voluto lasciarla andare. E probabilmente se non l'avesse lasciata, Synthia non gliela avrebbe rubata da sotto il naso.
Non poteva permettersi di perdere una persona che avesse un tale effetto su di lui, una persona che stava risvegliando in lui emozioni che non provava da almeno cinquanta anni.
Doveva sopravvivere, voleva che sopravvivessero entrambi: avrebbe tanto voluto passare ancora molto tempo insieme a quella ragazza che ormai da giorni occupava fissa i suoi pensieri.
E in più non si sarebbe mai perdonato di non essere riuscito a proteggere una cara amica di Steve, l'unica persona, l'unico appiglio che Bucky aveva nel mondo moderno.
Steve aveva notato il volto dell'amico farsi ancora più scuro di quanto già non fosse.
-Buc.- lo chiamò.
James si voltò di nuovo a guardarlo.
-La salveremo.- affermò il capitano convinto.
-Non c'è dubbio.- si intromise Tony. -Ecco, quella dovrebbe essere la porta. E' aperta, ci sta aspettando.-
Gli avengers si irrigidirono, capendo che erano vicini al loro obiettivo.
Avanzavano lentamente verso la porta dalla quale si vedeva l'inizio di una ringhiera. Capirono quindi che per accedere effettivamente alla stanza, bisognava scendere.
Si avvicinarono e si affacciarono dalla balaustra.
Bucky, Steve e Tony strabuzzarono gli occhi nel vedere Alexis dall'alto.
La trovarono in una specie di dormiveglia, legata a quel lettino, con delle strette cinghie in cuoio a tenerla ferma.
Il cuore di Bucky ebbe un tuffo. Steve rimase calmo, mentre Tony iniziò a respirare rumorosamente. E questo non giovava certo alla missione, così Steve, accucciato accanto a lui, gli toccò un braccio metallico per tentare di rassicurarlo.
Poi Steve sorrise. Quella ragazza in poco tempo era riuscita a mandare in tilt buona parte degli Avengers.
I loro pensieri furono interrotti da un rumore di tacchi che si faceva sempre più vicino.
Sotto la balconata c'era un altro ingresso alla stanza, da cui era appena entrata Synthia Schmidt.
-Strano che i tuoi amici non siano ancora arrivati!- cinguettò lei.
Alexis non le rispose, ancora stordita, mosse solo leggermente la testa in direzione della sua voce. Synthia, dopo il suo risveglio, l'aveva stordita di nuovo, per non farsi rompere troppo le scatole con le tante domande che le faceva l'agente.
La pazza si guardò intorno e sbuffò.
-Beh, tanto vale avvantaggiarsi!- esclamò.
La osservarono prendere dal tavolo una siringa contenente un liquido violaceo. James riconobbe il liquido bluastro contenuto nelle sacche sul tavolo, che Synthia aveva usato per creare la sua nuova formula, ed ebbe un altro brivido al ricordo di ciò che aveva passato lì dentro. Il pensiero che anche Alexis rischiava di passare in una situazione del genere rischiò di sgretolargli il cuore.
Quando vide che con quella siringa, Synthia si dirigeva verso la giovane, Bucky non ci vide più.
Balzò giù dalla balaustra atterrando esattamente su Synthia, facendo volare a metri di distanza quella maledetta siringa.
Alexis nello stesso istante riuscì ad aprire le palpebre e a vedere che qualcuno era finalmente lì per lei. Un lieve sorriso le si dipinse in volto.
-James.- riuscì a sussurrare.
Quel sussurro provocò nel soldato d'inverno una scarica elettrica che gli arrivò dritta al cuore.
Si voltò leggermente per osservarla, per appurare che fosse stata davvero lei a chiamarlo con quella voce dolcissima, che gli sembrava di non sentire da mesi.
Nello stesso istante Synthia riuscì a colpirlo, scagliandolo lontano da lei e da Alexis, mentre tutto il resto degli Avengers raggiungeva il piano sottostante.
Tony si piazzò di fronte alla pazza minacciandola con una mano tesa in avanti.
-Liberala!- aveva detto a Steve, indicando Alexis con la testa.
Iron Man iniziò a sferrare colpi contro la Schmidt che però riusciva prontamente ad evitare tutto con una velocità mai vista prima.
Thor e Natasha, al fianco di Tony, sferravano calci e pugni, mentre Bucky, stordito, tentava di rialzarsi, rendendosi conto che Skadi era molto più forte di un normale super soldato.
Strange e Loki si scambiarono un'occhiata d'intesa. Il dio dell'inganno alzò una barriera protettiva intorno allo stregone e quest'ultimo iniziò ad aprire l'occhio di Agamotto, con l'intento di attuare il piano iniziale di Alexis: riportare Skadi ad essere la Synthia non potenziata.


Steve intanto era corso da Alexis.
Lo sguardo preoccupato vagò sul corpo inerme della giovane, alla ricerca di qualche ferita, che non trovò, fortunatamente.
Le prese dolcemente il volto tra le mani tentando di svegliarla, per capire come stesse.
-Ehi, tesoro. Coraggio, svegliati, siamo qui per te.-
Alexis mosse leggermente la testa all'indietro con un gemito. Sbattè le palpebre più volte prima di riuscire a mettere a fuoco il suo interlocutore.
-Steve.- sussurrò.
-Sì,- rispose lui sorridendo. -Sono io, siamo tutti qui per te. Mio Dio, che cosa ti ha fatto per ridurti così?-
Alexis strizzò gli occhi prima di iniziare effettivamente a riprendersi del tutto.
-Credo mi abbia drogata,altrimenti sarei già fuori di qui.- rispose lei con un sorriso.
Alexis finalmente sorrise.
Si sentì sollevata nel vedere il volto del suo più grande amico lì di fronte a lei a rassicurarla. 
Steve era sempre stato una delle colonne portanti della sua nuova vita.
Anche Tony lo era, ma Tony era più come un padre.
Steve era il suo migliore amico, un fratello. Una persona con cui avrebbe condiviso tutto.
Si accorse che gli mancava terribilmente e che negli ultimi giorni erano stati molto impegnati per poter essere vicini come lo erano di solito.
-Ti libero.-  disse lui, per poi cominciare ad armeggiare con le cinghie.
Intanto Strange aveva iniziato il processo. Synthia era stata immobilizzata da Thor e stava ritornando ad essere umana.
Tuttavia nel giro di pochi secondi si sentì un trambusto metallico provenire dal portone dietro di loro.
Loki, il più vicino di tutti all'ingresso, si voltò lentamente in quella direzione.
Vide arrivare l'esercito di einherjar con tanto di occhi luminosi verdi ed armi sguainate.
-Credo che abbiamo un problema.- sentenziò con placidità il dio dell'inganno.
La sua voce attirò l'attenzione di tutti i presenti.
-Ci penso io.- disse Bucky, che intanto era riuscito a rialzarsi dopo il colpo inflittogli dalla psicopatica.
L'esercito era numeroso almeno quanto l'ultimo che Bucky aveva affrontato con Alexis e Sam, quindi sapeva che da solo non ce l'avrebbe fatta, ma per salvare la ragazza e mettere fine alle azioni di Synthia avrebbe fatto di tutto. Anche Thor lo affiancò, lasciando Iron Man e la Vedova Nera soli a trattenere la pazza. Così il dio e il super soldato iniziarono a distruggere in modo meccanico e rapido tutti quegli obbrobri che si paravano loro davanti, e lo fecero con la soddisfazione di avere come sottofondo le grida strazianti di Synthia, il cui corpo stava evidentemente soffrendo nel subire quell'atroce processo di trasformazione.
Tutto quello che avvenne in seguito fu una serie di microscopiche distrazioni che si susseguirono e che quasi mandarono in fumo il piano degli Avengers.
Un improvviso silenzio da parte della super dea fece insospettire tutti, compresi James e Thor che si voltarono per un attimo a guardarla. Questa piccola disattenzione fece sì che un ammasso di scheletri riuscì a sovrastare Thor. Ovviamente Bucky si fiondò su di essi, ma anche Loki si fece distrarre dalla condizione del fratello e lasciò che lo scudo creato intorno a Strange cadesse per alcuni secondi, per poter creare altre due illusioni di sé stesso e fermare gli altri einherjar che continuavano a fluire nella stanza.
Nel frattempo, l'improvviso silenzio di Synthia aveva fatto credere a Tony e Natasha che fosse allo stremo delle forze e fecero l'enorme errore di sottovalutarla e mollare leggermente la presa, così la donna riuscì, in preda ad una sorta di attacco isterico unito ad una forte scarica di adrenalina, a liberarsi e lanciarsi verso Steven Strange. Quest'ultimo fu costretto quindi a chiudere l'occhio di Agamotto, essendo ormai privo degli scudi magici di Loki, per mettere al sicuro la gemma.
In mezzo a tutta questa baraonda, mentre Steve cercava di far reggere in piedi Alexis che non riusciva più a muovere un singolo muscolo, uno degli scheletri-soldato era sfuggito all'attenzione degli altri avengers e si dirigeva proprio verso questi due. Se ne accorse Bucky, che si lanciò subito alla rincorsa di quest'ultimo, mentre veniva seguito da altri scheletri.
Dunque la situazione era questa: mentre Tony e Natasha cercavano allo stesso tempo di trattenere la pazza e di occuparsi degli einherjar che seguivano Bucky, Thor era ancora sotto un mucchio di scheletri, Loki era impegnato a liberarlo, e Strange si stava occupando della breccia di cui poco prima si stava occupando Bucky. E in tutto ciò Synthia non aveva completato il processo di retrogressione che gli avengers avevano immaginato: non era più una divinità, ma era ancora un super soldato.
Nel trambusto Synthia osservò i due reali punti di arrivo del suo folle piano: Steve e James. Riuscì ad estrarre alla velocità della luce una piccola rivoltella dalle tasche della Vedova Nera e la puntò verso di loro.
Tutto avvenne in una frazione di secondo, quasi nessuno se ne rese conto, solo Alexis, che si era voltata verso Bucky che si dirigeva verso di loro per proteggerli dagli stramaledetti scheletri. L'orrore si dipinse sul volto della ragazza quando vide cosa stava per compiere Synthia. Urlò straziata nello stesso istante in cui la pazza premette il grilletto, ma il suo istinto, per fortuna, o forse non proprio per fortuna, fu più rapido della pallottola.
Alexis tese un braccio verso Bucky e, con le lacrime agli occhi, usò l'ultimo briciolo di forza che le era rimasto per creare uno scudo di luce ambrata intorno al soldato d'inverno, il quale, capendo ciò che la ragazza stava facendo, ebbe un sussulto al cuore. La pallottola rimbalzò sullo scudo e cadde a terra.
Alexis aveva appena usato i suoi poteri mistici per proteggere James. Un sorriso amaro si dipinse sul volto della ragazza, mentre James rapidissimo si lanciò verso di lei e Steve sconvolto la fissava.
Synthia ebbe un altro attacco isterico, lanciò via la rivoltella ed urlò.
-Non è possibile!! Basta!!-
La sua follia non riusciva a trovare soddisfazione. Ogni volta qualcuno riusciva a fermare le sue idee da psicopatica. Quelle grida isteriche fecero risvegliare anche gli einherjar, che improvvisamente quasi si ricordarono di non dovere più essere asserviti a quella donna, in quanto non più una divinità. Synthia continuava ad imprecare.
-Sparite, inutili ammassi di ossa!! Andatevene all'inferno con la vostra padrona!!- urlò verso i suoi stessi soldati, i quali ancora rispondevano ai suoi comandi e fecero esattamente quello che aveva ordinato.
-Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno.- sibilò, per poi ricominciare a combattere contro gli avengers.  
Poco più in là negli stessi istanti, Alexis tossiva ed iniziava a sentire caldo in tutta la parte addominale del suo corpo.
Steve non riusciva a fiatare, né a capire cosa stesse succedendo.
James fu subito su di lei.
-Alexis.. che cosa hai fatto!?- il soldato aveva l'orrore dipinto sul volto.
La giovane sorrise senza riuscire a rispondere, mentre i suoi vestiti iniziavano ad inzupparsi di sangue che le fuoriusciva da tutte le ferite che anni prima le erano state inferte. Il suo rimpianto era che avrebbe voluto salutare tutti. E ne aveva anche un altro: non aver baciato James, tutte le volte che l'istinto l'aveva spinta a fidarsi di lui.
-Oh no,no,no!!- Bucky avrebbe preferito essere al posto di Alexis piuttosto che dover vedere quella scena. -Strange!!- chiamò urlando disperatamente.
In un secondo lo stregone fu da lui e resosi conto della situazione impiegò tutti i suoi poteri per tenere in vita Alexis, che aveva già perso però tantissimo sangue e non riusciva più ad essere cosciente.
-Apri un portale e vieni con noi.- disse rivolto al dottore, poi si rivolse a Steve. -Distruggi quella pazza, Steve.-
Gli occhi arrossati di James e di Steve emanavano lo stesso dolore.
Poco prima che scomparissero dentro un cerchio ambrato, Steve riuscì a captare  il nome del luogo verso il quale Bucky stava portando Alexis.
Wakanda.

E dentro Alexis si era fatto tutto buio.
Le ultime sensazioni che ricordava erano solo il calore all'addome, e tanta preoccupazione e tanto amore intorno a lei. 










*   *   *







Angolo Autrice
Ma ciaooo!
Ebbene sì, sono viva. 
Innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto la storia nonostante fosse ferma da quasi due anni. 
Ci sono state varie cose: c'è stato il covid, c'è stato l'acquisto di una casa, c'è stato l'arrivo di una nipotina. Senza dimenticare anche la solita e banale università! 
Mi scuso, ma sono umana,e proprio per questo metto in chiaro che non garantisco la continuità di questa storia. Io ci conto, perchè amo scrivere e amo questa storia ed ho tutto nella mia testa e nei miei appunti. Cercherò di non deludere né me né voi, ma cercate di perdonarmi e capirmi in caso dovesse avvenire!
Che dire? Speriamo che Alexis non ci rimetta le penne e che Bucky abbia avuto un'ottima idea! Vi aggiorno al più presto!
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, ne avrei davvero bisogno, per capire se posso effettivamente tornare in carreggiata!
Un Abbraccio <3
Rack =)

p.s. Ma state vedendo le serie tv Marvel??? *-* 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo X: Risveglio ***


New Avengers: Together
Capitolo X: Risveglio




Pochi istanti dopo lo sparo di Synthia...


Bucky correva a perdi fiato, stringendo tra le braccia la cosa più preziosa che aveva trovato ad accoglierlo non appena tornato in America.
Alexis, con le braccia ciondolanti e la testa rovesciata all'indietro era priva di sensi da qualche minuto. Il sangue aveva smesso di uscire, grazie al fatto che Strange era con loro e stava impiegando il massimo delle sue abilità per mantenere viva la ragazza, cui perfino una persona di ghiaccio come il dottore era ormai affezionato. Fatto sta che, nonostante questo vantaggio, Alexis per alcuni minuti aveva perso molto sangue, vista la gran quantità di ferite che riportava sul suo corpo.
L'idea di Bucky era stata istantanea: Shuri e il suo laboratorio.
Nei mesi in cui era stato in Wakanda aveva passato molto tempo con la principessa ed aveva compreso le sue enormi qualità scientifiche, ben più avanzate di quelle di Stark e Banner.  Tuttavia il fatto che Alexis fosse tra le sue braccia a peso morto, gli faceva dubitare tutto, anche della possibilità che Shuri potesse salvarla.
-Dannazione questo posto è immenso!- imprecò il soldato, sotto la vista sconcertata di alcuni diplomatici che passeggiavano nei giardini subito sotto il palazzo il re T'Challa.
Ovviamente nessuno riusciva a capire da dove fossero spuntati.
Bucky si fermò e si rivolse al dottore.
-Ci sta volendo troppo, devi trasportarci nel laboratorio della principessa.-
Strange ci pensò due secondi. -Potrei non riuscirci, non conosco questo posto.-
-Concentrati!- sbottò l'altro.
La preoccupazione e il terrore di perdere Alexis erano troppo alti per preoccuparsi di tutto ciò che poteva accadergli intorno, di tutto ciò che avrebbero potuto pensare i politici wakandiani. Non gli importava minimante.
Fu quella stessa preoccupazione che non fece attendere un secondo di più il dottore, il quale aprì un cerchio di luce aranciata, attraverso il quale Bucky si lanciò, ritrovandosi proprio dove voleva lui.
Gli occhi profondi di Shuri furono subito su di lui e  si spalancarono quando vide che trasportava una ragazza, apparentemente senza vita. La ragazza gli corse incontro senza neanche porsi il problema di come Bucky e il suo accompagnatore fossero arrivati lì.
-Lupo Bianco!- esclamò salendo i gradini delle scale del laboratorio per andare incontro al suo ormai caro amico. -Cosa le è successo?!- chiese osservando di striscio la ragazza e poi Bucky.
Lui invece non la guardò, gli occhi erano fissi su Alexis e neanche le rispose, corse dritto al lettino bianco posto al centro del laboratorio. Fu Strange a spiegare nel modo più rapido possibile, dopo essersi presentato, la situazione a Shuri.
Bucky adagiò con delicatezza il corpo di Alexis sul lettino, si perse qualche momento ad osservarla ed improvvisamente gli parve che il resto del mondo non esistesse più.
C'era solo lei, lei che aveva compiuto quell'azione così avventata, per il semplice motivo di salvargli la vita.
Un nodo gli si formò alla gola, serrò le labbra e gli occhi gli si fecero umidi. Non sentì nulla, alcun rumore, solo il flebile respiro di Alexis, che era sempre più lento.
Le prese il dorso della mano, carezzandola con il pollice, quasi sfiorandola, per paura di peggiorare la sua già grave situazione.
Fu Shuri a ridestarlo.
-James.- lo chiamò e lui la guardò per la prima volta da quando era entrato.  -L'agente Moore è in ottime mani, ma questo già lo sai.-
Bucky annuì rimanendo serio. -Salvala. Ti prego.-
-Lo faremo.- rispose la principessa. -Il dottor Strange rimarrà sempre qui con la ragazza per evitare che la situazione possa peggiorare. Io però devo prima sintetizzare un tessuto che possa andare a sostituire la pelle lacerata, in modo da poter chiudere le ferite. Non sarà semplice, nè rapida la cosa. Dobbiamo anche continuare poi a tenerla sotto osservazione per assicurarci che il corpo non rigetti il nuovo tessuto.- guardò per un secondo Alexis, inerme e poi si rivolse di nuovo a Bucky. -Dovresti avvertire la sua famiglia del fatto che starà con noi per un po'.-
Bucky inizialmente pensò che Alexis non aveva famiglia, ma poi annuì: Alexis una famiglia ce l'aveva eccome, anche se non di sangue.
Lanciò un ultimo sguardo carico di preoccupazione alla giovane spia, per poi uscire dalla stanza. Doveva trovare un modo per mettersi in contatto con Steve.
 






La mattina successiva, ore 07.00...


Steve si affacciò dal Jet grattandosi la barba pensieroso. Erano appena entrati, attraversando lo scudo protettivo, in Wakanda ed osservava le immense distese di verde sotto di sé.
Per qualche istante pensò a come dovesse essere vivere in un posto così avanzato dal punto di vista scientifico, tecnologico, economico e chi più ne ha più ne metta, ed anche tranquillo e rilassante, grazie a tutta quella natura quasi del tutto incontaminata.
Furono solo pochi secondi, perchè poi il suo pensiero tornò subito alla sua Lexie. Dopo l'arrivo di Bucky erano stati poco tempo insieme: all'inizio lui era impegnato con Bucky ed il suo reintegrarsi nel mondo moderno con la sua ritrovata stabilità, poi Synthia, poi 15 ore in missione in Siberia, ed infine il rapimento. Era stanco, ma si sentì un egoista al solo provare questo sentimento, viste le condizioni in cui si trovava Alexis in queste ultime ore.
Quando Bucky era riuscito a mettersi in contatto con Tony i suoi sospetti erano stati confermati ed erano subito partiti alla volta della corte di re T'Challa.
Durante il tragitto Tony aveva anche spiegato loro in che modo conoscesse lo stregone di Bleecker Street e come anche Alexis lo conoscesse.
Scoprirono che Tony era perfettamente a conoscenza delle condizioni di Alexis. Conosceva tutta la storia dopo la morte dei genitori, tutto quello che aveva imparato insieme e Strange. Come? Era stato proprio Strange a dirlo a Tony. Quando Alexis era entrata nello Shield, Strange aveva continuato a tenerla d'occhio e a seguire tutti i suoi passi. E anche quando Iron Man l'aveva reclutata per la Civil War l'aveva fatto e, vedendo delle circostanze molto pericolose, aveva deciso di dire tutto a Tony, che già aveva preso Alexis sotto la sua ala. Sarebbe stata più al sicuro secondo Strange. Ovviamente Alexis non avrebbe mai dovuto sapere che Tony era al corrente di tutto, non avrebbe mai accettato un supervisore.
Steve si interrogò per tutta la durata del viaggio sul perchè Lexie, sua più cara amica, che condivideva con lui tutti i suoi peggiori incubi, non glielo avesse mai voluto rivelare.
A breve avrebbe potuto parlarne con la diretta interessata.
-Signor Stark.- la voce di Friday interruppe i pensieri di Steve, così come degli altri. -il viaggio è giunto al termine.-
Gli avengers, cui si era unito anche Loki, si allertarono, mentre il jet andava a posizionarsi sulla pista d'atterraggio posta nella parte più alta dei giardini del palazzo di re T'Challa. Proprio lì li attendeva il re, che li accolse e mostrò loro i rispettivi alloggi temporanei. Sarebbero rimasti tutti lì finchè Alexis non si fosse ripresa. Gli avengers, sconvolti dalla stanchezza e dalla situazione, lo seguirono, senza realmente preoccuparsi di quello che T'Challa diceva riguardo gli alloggi e le varie aree del palazzo. Il loro pensiero principale era Alexis, che purtroppo avrebbe dormito ancora per alcuni giorni.
 
 



*              *              *
 
 
 



Steve, Tony, Bucky, Thor e Natasha erano seduti fuori dalla porta del laboratorio di Shuri da qualche ora. Si erano ormai fatte le 17.00, erano quasi 20 ore che Alexis era stata ferita.
L'ansia li attanagliava e Shuri non li faceva entrare per vedere la loro giovane collega e amica. Banner era insieme a lei, per aiutarla. Tony anche avrebbe potuto dare una mano, ma il suo essere particolarmente coinvolto a livello emozionale non lo rendeva capace di dare un aiuto effettivo.
E Loki, invece, era improvvisamente sparito.
-Buc, come sapevi cosa fare?- chiese Steve.
Bucky lo guardò e con la voce impastata dal sonno che non soddisfaceva da almeno tre giorni gli rispose.
-L'agente Moore mi stava raccontando tutto proprio poco prima che Synthia venisse a prenderla. Eravamo andati insieme da Strange e il dottore aveva detto delle frasi... ambigue, diciamo. Quindi le ho chiesto delle spiegazioni.-  si passò una mano sul volto stanco, ripensando allo sguardo che aveva condiviso con Alexis poco prima che la pazza la portasse via.
Steve sospirò ed annuì.
Tony, che se ne stava appoggiato alla sedia e con le gambe stese in avanti, aveva una mano coprirgli il volto e, nonostante non potè vedere Steve sospirare, gli lesse nel pensiero.
-Sei geloso, Cap?- chiese. -Sei il suo amicone e non lo sapevi.-
-No...- rispose Steve, poi sollevò la testa e sorrise lievemente. -...forse solo un po'.- disse infine.
Nessuno capì mai quale delle due risposte di Steve fosse la verità. Steve non dice bugie. Ma Steve non è neanche uno che si sia mai posto il problema di un sentimento come quello della gelosia.
Sicuramente voleva un bene impossibile da misurare ad Alexis. E' vero, lui era un super soldato, ma pur sempre un essere umano, e la gelosia è un sentimento tra i più comuni nel mondo degli uomini, sentimento che può avere accezioni negative e positive, purchè non sfoci mai nella possessività. E Steve, si sa, era la bontà fatta persona. Nella sua lieve gelosia poteva essere vista una preoccupazione per la sua cara amica, ma nulla di più. Cap aveva anche visto fin da subito l'interesse e l'attrazione che c'era la la ragazza e Bucky e non si sarebbe mai messo tra loro. Se fosse stato effettivamente geloso, nel senso negativo del termine, non avrebbe mai permesso loro di avvicinarsi ed avrebbe continuato ad essere solo lui la figura di sostegno di Alexis. Ma se fosse stato così, non sarebbe mai stato certo lui Captain America. 
-Non preoccuparti.- disse Tony. -Sono certo che appena si sveglierà te ne parlerà.-
Bucky si passò di nuovo una mano sul volto, sempre più angosciato dalla riuscita dell'operazione di Alexis. Il suo cuore era tormentato, forse anche più degli altri, perchè Alexis era in quelle condizioni per colpa sua. Non era stato certo il senso di colpa a fargliela portare fin lì, lo avrebbe fatto comunque, a prescindere dalla situazione. Era entrata nella sua vita da poco più di una settimana e gliel'aveva sconvolta con la sua meravigliosa personalità, piena di sfaccettature. Aveva  l'animo più puro, innocente, ma anche ben cosciente delle cose del mondo, che mai avesse visto. Mai si sarebbe perdonato di aver causato la fine della vita di un essere così dolce. Il peggiore dei suoi rimpianti.
Ma ne aveva anche un altro: non averla baciata ogni volta che le sue labbra lo attiravano.
Bucky non sapeva, però, che anche Alexis aveva lo stesso identico rimpianto.
-Beh, pare che l'intervento sia andato bene!- disse una voce facendo trasalire gli avengers
Si voltarono verso il loro interlocutore.
-Loki!?- fece Thor aggrottando la fronte.
-Ciao fratello!- rispose il dio dell'inganno.
-Come fai a dirlo?- gli chiese Steve.
Loki strofinò distrattamente le mani e fece spallucce. -Beh, mi sono trasformato in un insetto e sono entrato nel laboratorio!-
Tutti erano sconvolti dal fatto che Loki si fosse interessato ad una di loro e lo fissavano con occhi sgranati e bocche dischiuse.
-Che c'è? Mi è simpatica!- fece lui.
Tony scosse la testa velocemente. -Frena un attimo, tu puoi trasformarti in un animale?-
Loki stava per rispondere, ma Thor lo interruppe.
-Oh, sì che può.-
Un istante dopo uscì anche il dottor Banner che potè dare ulteriore conferma della situazione di Alexis.
-Ragazzi, il tessuto che abbiamo sintetizzato sembra funzionare, ma dobbiamo tenere l'agente Moore sotto osservazione per i prossimi giorni e, soprattutto, ha bisogno di riposare. La faremo dormire per due giorni, poi starà tutto a lei. Dovrà risvegliarsi da sola.- disse il dottore. -Sono sciuro che ce la farà.- Guardò negli occhi i suoi compagni, uno ad uno. -E sarà ancora più tosta di prima.- concluse.
 
 






Due giorni dopo...
 

Bucky fece scorrere la porta grigia della stanza in cui riposava Alexis, ancora priva di sensi.
Fece capolino e notò che finalmente era riuscito a trovare un momento in cui non c'era nessuno, un momento per stare di nuovo da solo con lei, come era accaduto qualche volta, prima del rapimento.
Alexis era ancora sotto l'effetto dei farmaci, grazie ai quali dormiva, ma da lì a poche ore sarebbe toccato a lei lottare per svegliarsi. Era stesa perfettamente supina, un lenzuolo bianco copriva il suo corpo, fasciato in una tunica altrettanto bianca, che Shuri le aveva messo, le braccia nude uscivano dal lenzuolo ed erano perfettamente stese lungo i fianchi. I capelli color cioccolato ricadevano sparsi sul cuscino. Le labbra dischiuse e rosse attirarono di nuovo l'attenzione del soldato. Il colore della pelle non era più violaceo e smunto come quando erano appena arrivati lì, ora era perfettamente roseo.
Si avvicinò a lei per poi sedersi silenziosamente sulla sedia posta accanto al letto.
La figura di Alexis gli fece venire in mente Aurora, la bella addormentata.  E gli venne in mente anche che purtroppo lui non era un principe azzurro, altrimenti la ragazza non si sarebbe mai trovata in quella situazione.
Aveva tanto aspettato di rimanere solo con lei, ma ora neanche un suono riusciva ad uscirgli dalla gola.
Di nuovo gli occhi gli si inumidirono, cosa che succedeva troppo spesso da quando non era più il soldato d'inverno. Erano tutte le lacrime che non aveva versato negli ultimi 70 anni.
Si avvicinò ulteriormente a lei con la sedia, cercando di non fare rumore. 
Mosse lievemente una mano verso lei, per poi ritrarla indeciso, e poi di nuovo tornare verso di lei.
Sfiorò la spalla, per poi scendere lungo il braccio, toccando appena con la punta delle dita la pelle, ed arrivare alla mano. La strinse con entrambe le sue, facendole delle piccole carezze con i pollici, come aveva fatto qualche giorno prima.
-Io non so perchè l'hai fatto.- iniziò Bucky con la voce tremante. -Non so cosa tu veda in me per la quale tu mi ritenga degno di un tale sacrificio.- sbattendo le palpebre una lacrima sfuggì al soldato d'inverno, cadendo sulla mano di Alexis. La asciugò via con il pollice, come se avesse il terrore di sporcarla. -In realtà non credo che esista qualcuno che meriti il sacrificio di una persona pura e bella come te.-
Bucky si alzò dalla sedia e si avvicinò all'orecchio di Alexis, iniziando a sussurrare.
-Ti prego, Alexis, sopravvivi. Fallo per la tua famiglia, fallo per la tua futura nipotina. Fallo per me. Ti prometto che non te ne pentirai.-
Le carezzò lievemente la fronte, poi lasciò un lieve e impercettibile bacio sulla mano della ragazza, che non aveva mai smesso di tenere.
Sussurrò un ultimo "ti prego" prima di lasciare la stanza.
Ci sarebbe tornato molte altre volte ancora.
 







Quattro giorni dopo...

 
Alexis inspirò profondamente, a pieni polmoni, l'odore di bosco intorno a sè.
Si trovava in una radura, era sdraiata supina sull'erba, circondata da una moltitudine di fiori dai toni lilla e blu. Poco distante da lei sentiva il fruscio di un corso d'acqua che scorreva, il canto degli uccelli, il rumore lieve delle fronde degli alberi mosse dal vento.
Era perfettamente in grado di aprire gli occhi, ma non voleva. Voleva prima godersi tutti i rumori di quel luogo così rilassante, a mente completamente vuota.
Dopo si occupò di un altro dei suoi sensi, il tatto. Si concentrò sul peso del suo corpo che gravava sul prato, ed un senso di rilassamento ancora più profondo la pervase. Poi si concentrò sulle mani, sulla sensazione e gli impulsi nervosi che generavano il contatto con l'erba. La strinse tra le mani, era fresca e la rugiada su di essa le rese umida la pelle.
Sotto di lei sentiva l'umidità penetrarle la pelle, ma sopra il sole che filtrava dagli alberi della radura, la riscaldava.
Decise finalmente di aprire gli occhi. Lì aprì all'estremo della lentezza, non vedeva l'ora di bearsi di tutto ciò che sentiva di avere intorno.
Non fu quello che vide.
Una luce bianca le investì la vista, non vedeva più nulla se non un'immensa distesa di bianco. Non sentiva più l'erba sotto di lei, ma un tessuto morbido. Non sentiva più il fruscio di un ruscello, ma una voce che la chiamava, ovattata.
'James'. pensò la ragazza.
Non sentiva più l'erba stretta tra le dita, ma una mano che stringeva la sua, calda e amorevole.
Quel biancore la stava accecando, così chiuse di nuovo gli occhi.
Li riaprì e vide un soffitto, dei lampadari.
Quello di poco prima doveva essere un sogno, così come la voce di James che la chiamava.
Non era lui infatti che aveva accanto in quel momento.
Steve era lì, seduto, quasi in dormiveglia, ma nel silenzio assoluto di quella stanza riuscì a sentire il lieve fruscio del lenzuolo che copriva Alexis e si destò subito. Lanciò a terra il cruciverba che stava facendo e si mise in pizzo alla sedia con la schiena dritta.
Ebbe in realtà l'istinto di lanciarsi su Alexis, ma pensò che dopo un trauma del genere non era il caso.
-Lexie!- esclamò sporgendosi verso di lei con aria preoccupata.
La ragazza si voltò verso la voce che l'aveva appena chiamata, di scatto. Steve era lì, esattamente come un attimo prima che perdesse conoscenza.
Il sorriso che gli rivolse era il più sincero del mondo.
-Steve.- lo chiamò anche lei, con una voce di qualche tono più bassa del solito.
Si chiese da quante ora dormiva.
-Come ti senti?- chiese premuroso Cap.
Alexis si portò una mano alla testa. -Come se mi fosse passato un treno sopra, carico di pentapalmi.-
Steve sorrise e la guardò dritta negli occhi, anche lei lo fissava con un sorriso, lo stesso di prima.
Poi improvvisamente scoppiarono entrambi a ridere.
Alexis si mise a sedere ed incrociò le gambe.
Steve si alzò e si sedette accanto a lei, per poi lasciarle un bacio sulla fronte ed accarezzarle il volto con il dorso della mano.
-Ci hai fatto prendere un bello spavento.-
Lei annuì. -Oh, a chi lo dici? L'istante stesso che ho usato i miei poteri, ho pensato "ecco, adesso morirò".-
Il sorriso le morì sulle labbra, ripensando a tutto quello che era successo e una serie di domande le corsero alla mente. Parlò a raffica e senza pause.
-Mio dio, dov'è Synthia? E James? Ha funzionato il mio scudo? E la gemma è sana e salva?- poi si fermò e le vennero le lacrime agli occhi. -Steve... io non vi avevo detto niente dei miei  poteri.- Si portò le mani al volto per nasconderlo in esse. -Perdonami.-
Steve le prese dolcemente i polsi, scostando le mani dal suo volto.
-Tranquilla, è tutto ok, Synthia è a posto, Bucky sta bene, anche la gemma, ti racconteremo tutto dopo. Adesso ci sono miliardi di persone che vogliono vederti!-
Il capitano fece per alzarsi dal letto, con l'intento di andare ad avvertire tutti del risveglio di Alexis, ma la ragazza lo fermò quando le tornò alla mente quella voce ovattata che la chiamava nel sogno, che tanto le aveva ricordato la voce del soldato d'inverno.
-Steve, aspetta..- iniziò. -Per caso... B- Bucky è mai... stato qui?- chiese con titubanza ed arrossendo lievemente.
-Ha passato qui tutte le notti, ora infatti sta dormendo... almeno spero che stia dormendo, non lo fa da giorni...-  rispose lui, che intanto si era alzato dal letto.
Alexis ebbe un tuffo al cuore a quella notizia.
-Ma da quanto sono qui?- chiese.
-Da sei giorni.-
La ragazza si passò una mano sul volto. -Oh mamma.-
-Vado a chiamare gli altri.- disse Steve avviandosi verso l'uscita.
Alexis annuì, poi lo chiamò di nuovo.
-Steve, dove siamo?-
-Oh, giusto, non lo sai. Siamo in Wakanda!- e sparì oltre la porta.
Non potè vedere la reazione di Alexis che sgranò occhi e bocca per poi sorridere. Aveva sempre voluto visitare quel paese, era il posto che più la incuriosiva al mondo.


 
Mai come quel giorno Alexis sentì tanto amore nei suoi confronti.
Buona parte degli avengers era lì con lei, quelli che non c'erano si erano fatti sentire con una videochiamata, Bucky, a detta di Steve, era a riposare, e questo la face stare tranquilla, lo avrebbe visto in un secondo momento.
La camicia da notte che indossava era di un tessuto meraviglioso, forse in lino, e si tranquillizzò quando seppe che era stata Shuri a cambiarla, e non uno dei suoi colleghi.
Le portarono del cibo tipico del luogo, che lei apprezzò molto, ma apprezzò molto di più la vagonata di Cheeseburger che Tony aveva trovato il modo di farle avere.
Aveva passato un momento da sola anche con lui, che le aveva spiegato tutto, compreso il fatto che fosse già a conoscenza del suo piccolo segreto.
Tony e Steve le avevano spiegato che Synthia era stata riportata soltanto allo stadio di super soldato, ma che era stata consegnata alla giustizia e rinchiusa al Raft, prigione subacquea ad alta tecnologia, dalla quale era impossibile che sarebbe mai riuscita a scappare.
Degli einherjar si erano invece occupati Thor e Loki, riuscendo a rispedirli nell'oltretomba.
Il cuore di Alexis era finalmente sereno.
Finalmente era in pace dopo giorni di agonia che aveva vissuto lei in prima persona, ma anche tutti coloro che le volevano bene.  
Ora, in Wakanda, una breve vacanza non le avrebbe certo fatto male ed avrebbe anche avuto il tempo necessario per parlare con la sua famiglia di ciò che veramente lei era.























Angolo Autrice
Ciao a tutti!
Come promesso, eccomi tornata con un nuovo capitolo. 
Spero che vi sia piaciuto! Vi chiedo scusa se avete saputo solo alla fine che fine aveva fatto Synthia, ma ho voluto cercare di creare una sorta di corrispodenza tra Alexis e il lettore. 
Finalmente un po' di pace per i nostri avengers, ne avremo ancora per qualche capitolo, per fortuna! Voglio che Alexis si rilassi un po', così come gli altri, soprattutto Steve e Bucky che erano stati presi di mira da quella pazza! 
E quel "non te ne pentirai" di Bucky lascia intendere qualcosa, eh ;)
Vorrei ringraziare molto due ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, Lucy24 e InsurgentMusketeer, grazie ragazze, i vostri messaggi sono stati fondamentali per darmi la carica per non fermarmi più con questa storia! <3
Ci sentiamo il prima possibile!

Rack =)



ps: se c'è qualcuno che ha bisogno di sclerare per l'episodio 4 di Falcon and the Winter Soldier, scrivetemi. sono pienamente disponibile *-*

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Capitolo 11
*** Capitolo XI: E quindi uscimmo a riveder le stelle - Parte I ***


New Avengers: Together
Capitolo XI: E quindi uscimmo a riveder le stelle

Parte I
 
 



Alexis Moore si svegliò molto presto quella mattina.
Erano circa le 05.00, ma non le importava assolutamente di tornare a dormire, dopo averlo fatto per 6 giorni consecutivi.
Decise dunque di alzarsi. Si cambiò indossando gli abiti che aveva trovato nell'armadio della sua stanza: dei leggeri pantaloni in lino, bianchi, ed una camicia di cotone lilla e senza maniche. Ai piedi indossò dei sandali, nonostante il suo piano fosse quello di addentrarsi nella natura wakandiana. Si disse che dopo essere sopravvissuta a Synthia, avrebbe potuto sopportare qualsiasi cosa ormai. Sciolse i capelli che la sera prima aveva lavato e fermato in una treccia e ne uscì fuori un mosso che le piacque molto, diverso dal suo solito capello liscio. Prese una mela verde dalla fruttiera posta sulla scrivania e la addentò uscendo dalla stanza.
Nei corridoi delle stanze per gli ospiti non incontrò nessuno e per un attimo si preoccupò di dover dire a qualcuno dove stesse andando, ma poi si disse che tanto sarebbe tornata prima che si fossero accorti della sua assenza.
Dopo non pochi minuti passati a trovare un modo per uscire dal palazzo, si ritrovò nei giardini. Da lì seguì un sentiero di legno che conduceva in una sorta di parco naturale visitabile e anche lì non incontrò nessuno, probabilmente perchè era molto presto per una gita tra i boschi.
Passò sopra un piccolo ponte in legno, sotto il quale scorreva un ruscello di acqua cristallina. In quello stesso momento la sua attenzione fu catturata dal sorgere del sole tra le montagne. Un lieve color lilla inondava tutta la valle che si creava tra esse, e pian piano si fece rosato ed infine colmo di luce giallastra. Osservò l'alba con estrema attenzione, quasi riuscendo a vedere perfettamente di secondo in secondo il sole che si muoveva e le ombre seguirlo.
Aveva pensato che non l'avrebbe mai rivista. Cercò di ripercorrere con la mente tutto ciò che era successo fino a quel momento, sentendosi fortunata per ciò che aveva ora, evitando di pensare a ciò che aveva perduto, cioè la sua famiglia di sangue.
Ci aveva pensato,in realtà, quando aveva creduto di morire. Avrebbe rivisto i suoi genitori, o almeno sperava fosse così. Alexis non sapeva di preciso in cosa credere, ma sentiva che dopo la morte dovesse esserci per forza qualcosa.
"Non siamo dei computer che si rompono. Abbiamo un'anima dentro, che ci distingue gli uni dagli altri, da qualche parte dovrà pur finire."  pensava.
Non si sarebbe mai pentita della scelta che aveva fatto quel giorno, quando aveva deciso di aprire lo scudo e salvare James. Morire salvando il prossimo è il modo migliore per un Avenger di andarsene dal mondo. Tuttavia era molto felice che ciò non fosse avvenuto, nonostante il suo cuore fosse pronto.
Era davvero grata del fatto che stessero tutti bene e che poteva vederlo lei stessa, poteva viverlo, poteva vivere i suoi amici, e non vedeva l'ora di farlo.
Nel pomeriggio si sarebbe allenata con Steven e Tony, ovviamente parliamo dei suoi poteri mistici. Non sapeva assolutamente nulla di come usarli e non sapeva neanche lei grazie a quale forza soprannaturale era riuscita a creare quello scudo dietro la schiena di Bucky.
O meglio, lo immaginava: l'adrenalina, il terrore di dover vedere Bucky morire sotto i suoi occhi e sotto gli occhi di Steve, che tanto aveva lottato per lui. E, ovviamente, si era molto affezionata a lui.
Affezionata forse non era il termine propriamente corretto: ogni volta che lo vedeva aveva la sensazione di  volergli saltare addosso!
Si ritrovò a sorridere a quel pensiero e si prese in giro da sola, perchè mai avrebbe pensato che nella vita di una spia potesse rientrare anche quello strano sentimento che stava nascendo in lei, neanche nei confronti di un collega. Eppure gli occhi di ghiaccio di Bucky la facevano sciogliere ogni volta che si posavano su di lei, la sua riservatezza e il suo essere particolarmente silenzioso lo rendevano un mistero affascinante da svelare, come un libro da sfogliare pagina per pagina, del quale però non si vuole mai giungere alla fine. Lo ammirava tantissimo per il suo coraggio: dopo tutti gli anni al servizio dell'Hydra non si era lasciato andare, anzi, aveva lottato per poter tornare in sè, era una cosa che doveva da una parte a Steve, ma anche e soprattutto a sé stesso. Non era stato certo Bucky a chiedere che gli fosse iniettato il siero, attaccato un braccio di metallo e resettato il cervello.
A quel pensiero il cuore di Alexis fu stretto da una morsa dolorosissima. Si chiese quanto dolore dovesse aver provato Bucky, un uomo dagli occhi così dolci da farti sciogliere quando ti guarda, a subire tutti quegli esperimenti, gli elettroshock, e tutti i sensi di colpa ogni volta che il suo cervello iniziava a ricordare la sua vita passata.
Bucky questo proprio non lo meritava.
Scosse la testa cercando di scacciare i brutti pensieri che gli avevano attraversato il cervello nell'ultimo minuto e, mentre riprendeva la sua camminata, si disse che se non fosse stato per quegli esperimenti e quelle orribili esperienze, ora sicuramente Bucky non sarebbe lì e lei non potrebbe bearsi della sua presenza. Sarebbe stato soltanto un ricordo nella mente di Steve e non sarebbe mai arrivato nessuno a scuoterle i sentimenti, il cuore, come stava facendo Bucky.
Camminava senza realmente guardarsi intorno, nonostante volesse vedere quel luogo da anni, perchè la sua mente era occupata dal pensiero del soldato d'inverno.
Gli era mancato molto quando al suo risveglio, il giorno prima, era stato l'unico a non vedere. Steve le aveva detto che aveva passato lì tutte le notti e si sentì lusingata da ciò, e capiva perfettamente che fosse crollato nel sonno dopo sei giorni senza dormire, ma gli era mancato il giorno prima e gli mancava ancora di più in quel momento, mentre passeggiava tra i boschi del Wakanda.
"Magari potrei chiedergli di  farmi da guida!" pensò. 
Sorrise di nuovo distrattamente, mettendosi i capelli dietro un orecchio imbarazzata, neanche Bucky fosse lì e lei glielo avesse chiesto davvero.
-Questa è bella! Perchè arrossisci?-
Una voce la fece sobbalzare, essendo convinta di essere completamente sola visto l'orario  in cui era uscita. Si portò una mano al cuore e sgranò gli occhi. Non si era neanche accorta che fosse ad un metro da lei, se non avesse parlato gli sarebbe andata a sbattere addosso.
-Steve!!-
-Non volevo spaventarti.- le disse lui ridendo. -Che fai da queste parti?-
-Passeggio ed esploro le bellezze naturali del Wakanda. Tu piuttosto... mi stavi seguendo?- chiese lei mettendo entrambe le mani sui fianchi con una finta aria imbronciata.
-Assolutamente no!- Cap fece una pausa, poi alzò le mani al cielo. -Ok, sì, ti ho vista uscire e volevo assicurarmi che non ti accadesse nulla.-
-Eh no, non mi sta bene.- disse lei, prendendolo sottobraccio e continuando a camminare. -Sono stata male, ma sono pur sempre un Avenger. Credi che non sappia difendermi?- chiese dandogli un pizzicotto sul braccio.
Ovviamente Steve non sentì nulla, anzi, rise, come se gli avesse fatto il solletico.
-Ahi! No, non sia mai!- rise Steve. -Ero solo preoccupato per te. Puoi concedermelo?-
-Uhm, va bene, stavolta sei salvo.-
I due continuarono a camminare lungo il sentiero che conduceva sempre più in alto, parlando del più e del meno come dei semplici amici di vecchia data. Alexis non aveva mai smesso di sorridere e neanche Steve.
Le piaceva la vita da spia e da Avenger, ma le mancavano ogni tanto dei momenti vuoti, ma strapieni di emozioni, come quello che stava vivendo in quel momento.
Poi Steve interruppe la tranquillità dei pensieri di Alexis.
-Allora sentiamo, perchè sei arrossita prima?- chiese lui.
-Oh, no, niente, forse mi sarò grattata il viso, qui è pieno di zanzare!-
Cap inarcò le sopracciglia.
-No, non è vero. Andiamo, sputa il rospo.-
Alexis alzò gli occhi al cielo. -D'accordo, mi hai beccata: sono rimasta stordita dalla tua bellezza!-
-Sì, come no. Non mi avevi neanche visto e ti stavo ad un palmo dal naso!-
Alexis fece spallucce continuando a camminare, aveva però accelerato il passo.
Cercava in qualche modo puramente astratto di fuggire dalle domande di Steve.
Ad un tratto lui la fermò, l'aveva distanziato di qualche metro, ma la raggiunse con due falcate.
-Sai che puoi dirmi tutto. Qualsiasi cosa.- le disse.
Alexis non lo capì, ma Steve intendeva "guarda che puoi tranquillamente dirmi che fai pensieri sul mio storico amico, non ho nulla in contrario!"
-Lo so.- rispose lei guardandolo nel profondo degli occhi blu che la fissavano a loro volta.
Steve invece capì perfettamente che quel "lo so" stava per "te lo dirò quando sarò pronta".
Lui già sapeva benissimo quale fosse il motivo dell'improvvisa timidezza di Alexis.
Per qualche minuto restarono in silenzio, continuando a camminare. Erano ormai circa le 10.00 ed il sole iniziava a bruciare, ma per fortuna loro si trovavano ancora in un ambiente boscoso, che lasciava filtrare solo qualche raggio.
Ad un tratto Alexis si inchiodò al terreno.
-Io sono già stata in questo posto!- esclamò.
Steve la guardò torvo.
-Come? Quando? Sei sonnambula?-
Alexis, a bocca aperta per lo stupore, riconobbe tutto: il sole che filtrava tra gli alberi, la stessa vegetazione, l'erba costellata di goccioline di brina, il corso d'acqua, i fiori, gli uccelli.
La sensazione era esattamente quella di essere già stata lì.
-Steve, credimi, io conosco questo posto.-
Si accucciò a terra ed accarezzò i fili d'erba. Erano bagnati, ma la sua mano veniva riscaldata dei lievi raggi di luce che filtravano dai rami degli alberi.
Poi improvvisamente ricordò il sogno che aveva fatto, l'unico che ricordava del periodo in cui aveva dormito lì.
-Sei sicura?-
-No, non più.- disse lei alzandosi. -Credo di averlo sognato però.-
-Hai sognato un luogo che non hai mai visto, né sentito nominare?-
Lei annuì e poi fece spallucce -Che ci vuoi fare, sarà una dote portata dai miei nuovi poteri!-
Mosse leggermente la mano facendo apparire delle piccole luci ambrate intorno alle sue dita.
Steve la fissò incantato e al tempo stesso sconvolto.
Non l'aveva mai vista fare magie. Non credeva che l'avrebbe mai vista fare magie, pensava che Alexis fosse un essere umano tra i più i comuni da quel punto di vista, ed invece aveva stupito tutti, o quasi, fatta eccezione per chi già lo sapeva.
-Non ho idea di come funzionino in realtà.- disse la giovane. -Oggi pomeriggio tenterò di imparare qualcosa con il Dr. Strange e Tony.-
Steve continuava a fissarla estasiato. Scosse la testa e le prese una mano sorridendo.
-Alexis, perchè non me lo hai mai detto?-
La giovane sospirò, stringendo a sua volta la mano del suo più caro amico.
-Avrei tanto voluto Steve, credimi. Avrei tanto voluto che tutti voi lo sapeste ed avrei tanto voluto utilizzare i miei poteri in tutte le nostre battaglie. Ho preferito fingere che non esistessero, per non sentirmi inutile. Inoltre volevo proteggere il segreto della gemma di Strange. Invece che dirlo a qualcuno e lasciare da parte qualcun'altro, ho preferito non dire nulla a nessuno. Tanto non sarebbe servito a niente se lo aveste saputo.-
-Beh, invece sarebbe servito. Ti sei salvata solo perchè lo hai detto a Bucky, che ha agito prontamente.-
Lei arrossì di nuovo e Cap lo notò. Si sedette sulla riva del ruscello e lei lo imitò.
-Ehm.. sì, hai ragione, ma il fatto è che io ho giurato a me stessa che non li avrei mai utilizzati in quel modo. E comunque Tony lo sapeva, a quanto pare.- si portò di nuovo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Per fortuna l'hai detto almeno a Bucky.- Steve colse l'occasione per tentare di riaprire l'argomento.
-Ho dovuto, Strange aveva detto cose troppo strane. Se tu fossi stato al suo posto l'avrei detto anche a te.-
Steve annuì.
-Ho temuto il peggio, Alexis.-
Cap fece una pausa e sospirò pesantemente.
Alexis rimase in silenzio ad ascoltarlo.
-Non sapevo nulla di quello che stava succedendo, sono rimasto imbambolato a fissare il vuoto dove pochi secondi prima eri tu. E' stato Tony ad avere i nervi saldi stavolta, probabilmente perché aveva intuito cosa fosse accaduto, al contrario di me, visto che non sapevo nulla. Non capivo cosa ti stesse succedendo e non sapevo cosa fare per aiutarti, mi sono sentito impotente ed inutile nei tuoi confronti.-
Alexis posò una mano su quella di Steve. Non ebbe il tempo di stringerla perché il soldato la tirò verso di sé e la avvolse con un braccio, facendole posare la testa sul suo petto. Steve chiuse gli occhi e Alexis gli cinse la vita con le braccia, in quello che era probabilmente l'abbraccio più intimo che i due avessero mai avuto.
-Ho avuto davvero paura di non poterti stringere mai più. Di non potermi più allenare con te, di non avere più la mia complice perfetta sul campo, di non averti più nella mia vita.-
Gli occhi di Alexis si velarono di lacrime e tirò su con il naso.
-Non so cosa farei se tu dovessi...- Steve non riuscì a terminare la frase. -Ti voglio bene, Alexis, infinitamente.-
Alexis sentì un tepore partirle dal centro del petto.
-Ti voglio bene anch'io, Cap.- disse la giovane, stringendo ancora di più l'abbraccio con Steve.
Rimasero lì abbracciati per svariati minuti, sentendosi estremamente fortunati ad essersi trovati insieme nella famiglia degli Avengers.
 
 
*                 *                    *
 
 

-Ok, Alexis, concentrati.- disse Strange a bassa voce accanto alla ragazza. -Devi solo cercare di colpire Tony, senza necessariamente riuscirci. Dopo tutta la teoria di questa mattina, dovresti farcela.-
Alexis scosse la testa.
Non aveva minimante fiducia in sé stessa in quel momento.
Si concentrò, strinse gli occhi e delle goccioline di sudore le scesero lungo la fronte. Immaginò le "fruste magiche", così le chiamava lei, che aveva intenzione di creare per accalappiare Tony, che poco più giù e in armatura fingeva di essere distratto da qualcosa, lanciando qualche occhiata di striscio alla ragazza per capire come se la stesse cavando.
Strinse i denti muovendo le mani in avanti, ma le fruste magiche non comparvero. Probabilmente era anche un po' a causa della paura di rovinare il cortile del palazzo di T'Challa.
Imprecò sottovoce e sbuffò.
-Niente, è inutile e non sono capace! E' meglio se lascio perdere.-
-Tu sei pazza, vuoi lasciar perdere al primo tentativo? Sai quante volte ho preso fuoco prima di capire come funzionasse la mia armatura?!?- le urlò Iron Man non poco distante.
Lei sbuffò di nuovo ed alzò gli occhi al cielo.
-Agente Moore..- iniziò lo stregone. -Ascolta me. Sei perfettamente in grado di capire come funzioni. Anche io ci ho messo un po' a capire come funzionasse tutto, ma vedrai che ci riusciremo.- le fece un sorriso rassicurante.
-D'accordo. Riproviamo.-  rispose lei con uno sguardo sempre più determinato.
-Con Synthia hai aperto lo scudo sulla schiena di James Barnes, quindi, come puoi vedere, sei perfettamente in grado di utilizzare i tuoi poteri.- si grattò il mento, pensando. -Proviamo così: ricordi cosa hai provato quando l'hai fatto l'altra volta?-
Alexis annuì. -Sì: disperazione.-
Il dottore sollevò le sopracciglia quasi divertito. -Ottimo, cerca di ricreare quella sensazione mentre ti concentri.-
 La ragazza cercò di farlo, ma quando ripensò a quei momenti, ora che era serenamente viva, non fu la disperazione la prima cosa che le venne in mente.
Furono la preoccupazione e l'amore che lesse negli occhi di Steve e Bucky che si accasciavano su di lei.
E fu proprio quella la sensazione alla quale si aggrappò e che le consentì di riuscire nel suo intento.
Con un sorriso soddisfatto Alexis creò due piccoli cerchi di luce ambrata, tutti decorati con motivi geometrici che si formarono intorno al suo avambraccio a mo di bracciale. Pochi secondi dopo ne creò altri due che si staccarono presto dalle sue mani e li diresse verso Tony.
Li lanciò con un po' troppa forza, perché gli arrivarono davanti in due secondi.
-Ops... TONY!!- urlò Alexis portandosi entrambe le mani a coprire la bocca.
Tony però, nella metà del tempo, aveva chiuso l'elmetto dell'armatura ed aveva creato uno scudo con uno dei vari gadget che aveva aggiunto all'armatura.
I due cerchi andarono ad infrangersi contro lo scudo, sgretolandosi e scomparendo nel nulla poco prima che i pezzi infranti toccassero il terreno.
-Che ti avevo detto!?!- urlò Stark da lontano, con voce metallica.
Tony attivò i motori e volò in un attimo accanto ad Alexis e riaprì il casco dell'armatura, porgendo alla giovane un sorriso smagliante, con tanto di lievi rughe a contornargli gli occhi.
-Ti sei spaventata?- le chiese.
Alexis aveva ancora lo sguardo fisso nel punto in cui fino a poco prima c'era Tony e le mani a coprirsi la bocca.
-Ehi?- Tony le schioccò le dita davanti.
Alexis ritornò in sé sbattendo le palpebre più volte.
-Sì ci sono.- disse, passandosi entrambe le mani sul volto.
-Alexis, sei stata bravissima!- esclamò Strange con un po' troppo entusiasmo per il suo solito.
La ragazza lo guardò perplessa.
-Cosa? Ma non hai visto? Potevo ucciderlo!-
-Per questo indosso l'armatura!- disse Tony.
-Non importa, sei riuscita al secondo tentativo, è un buon inizio, anzi ottimo, direi perfetto!- disse Strange.
Tony corrugò la fronte.
-Dottore, guarda che è la mia figlioccia, non la tua!- disse, avvinghiando la giovane a sé.
-Beh, è grazie a me che in grado di fare tutto ciò, quindi..-
I due cominciarono un divertente battibecco che per fortuna Alexis interruppe sul nascere.
-Ragazzi..- disse, gli altri due la guardarono. -State scherzando, vero?-
Stark e Strange si guardarono in silenzio per qualche attimo, poi iniziarono a bofonchiare dei confusi "oh, ma certo", "assolutamente", "ma ti pare", "a me non importa di queste cose".
La ragazza sospirò e scosse la testa.
-Bene!- Strange decise di riprendere in mano la situazione. -Proviamo con lo Sling Ring? Ti presto il mio, quando torneremo a New York te ne darò uno tutto tuo.-
Alexis aggrottò le sopracciglia.
-Con lo..?-
Strange frugò qualche secondo nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni.
-Questo!-
Alexis prese tra le mani quel coso e lo osservò. Era una specie di doppio anello.
-Oh sì, vanno molto di moda gli anelli doppi!- disse rivolta a Strange.
A Tony scappò una risatina che soffocò dopo aver ricevuto uno sguardo truce dal dottore.
-Ehm... non è un gioiello. Lo usiamo per creare portali.-
Alexis aprì la bocca in un gesto di stupore che concluse poi con un imbarazzato -Oh.-
Steven lo riprese tra le mani per farle vedere come funzionasse.
In una mano aveva l'anello, la teneva alzata di fronte a sé, mentre con l'altra mano, sempre alzata di fronte a sé, creava dei cerchi nell'aria.
-Questo è il movimento che devi fare.- sfilò l'anello e lo porse alla ragazza. -Prova tu.-
Lei infilò l'anello decisa ed imitò i movimenti di Strange.
Lui accanto a lei cercava di dargli dei consigli.
-Visualizza, concentrati. Raffigura la destinazione nella tua mente. Immagina ogni dettaglio. L'immagine deve essere limpida.-
Alexis continuava imperterrita con quel movimento circolare della mano, mentre gli altri due la fissavano speranzosi.
"Ma tranquilli, non mi mettete a disagio, neanche un po'!" pensava lei.
Ad un tratto delle scintille iniziarono a prendere la forma circolare tipica dei portali che creava anche Strange. Il cerchio si era ingrandito sempre di più fino ad avere la dimensione di un vinile.
Si iniziava anche ad intravedere il paesaggio che Alexis stava proiettando nella sua mente: quello della radura in cui si era ritrovata la mattina stessa e che aveva precedentemente sognato.
La sua fronte iniziò di nuovo ad imperlarsi di sudore per lo sforzo. Il cerchio continuò ad ingrandirsi finché non esplose in una serie di scintille innocue, che però fecero sobbalzare i presenti.
Alexis sospirò e portò entrambe le mani sui fianchi, scaricando il peso su una gamba. Era stanca.
-Beh, tranquilla. Anche in questo caso è un ottimo inizio.-
Lei guardò Steven annuendo, era troppo stanca per contraddirlo.
-Brava, piccola.- disse Tony dandole delle lievi pacche sulla spalla.
Alexis non era del tutto convinta di quello che i suoi nuovi genitori le stavano dicendo.
Anzi, era convinta di aver portato a casa due fallimenti, dopo due ore di pratica e tre ore di teoria.
Ad un certo punto sentì dei passi dietro di lei e le orecchie le si rizzarono.
-Non ti starai strapazzando un po' troppo, agente Moore?-
Alexis trattenne il respiro per due/tre secondi, finché non si voltò verso la voce vellutata e pacata che tanto le era mancata nelle ultime ore, rivelando improvvisamente un sorriso sconvolgente, quando pochi secondi prima aveva un'espressione distrutta e dolorante.  Sorrideva con ogni centimetro del suo volto.
-Bucky!- esclamò, facendo qualche passo quasi saltellando per andargli incontro.
Quando gli fu davanti rimase imbambolata.
-Ciao.- le disse lui sorridendo.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo sotto gli occhi di Tony e Strange che erano lievemente sconcertati nel vedere Alexis saltellare verso il soldato d'inverno.
Alexis ebbe l'istinto di abbracciarlo, ma la timidezza tornò di nuovo a farsi strada in lei. Quel sentimento sconosciuto che poco si addiceva ad una spia.
-Ehm... Ciao!- le rispose lei continuando a sorridere.
-Piccola, noi rientriamo!- le disse Tony che già si era incamminato con Strange.
Lei lo guardò annuendo, senza rispondere nulla. Ora che aveva visto Bucky non lo avrebbe certo piantato in asso, dopo che aveva tanto desiderato vederlo.
Vide Tony scuotere la testa bonariamente, sorridendo lievemente.
Le fece capire che non si sarebbe più opposto alla cosa che stava nascendo tra lei e il soldato d'inverno.
Tony, infatti, aveva completamente rivalutato James. La paura di perdere la sua amata Agente gli aveva fatto capire quanto fosse stato stupido a discutere con lei quella mattina alla Avengers Tower. Una cosa completamente insensata, visto che lui le aveva trasmesso tutta la sua testardaggine, oltre che una perdita di tempo. Sarebbe stato meglio se, invece di farla infuriare, quella mattina, avesse parlato con lei di Pepper e di Morgan.
E dopo le recenti azioni di Bucky, Tony si era completamente ricreduto nei suoi confronti. Quella prontezza di azione nel momento in cui Alexis stava per rimetterci le penne gli aveva tanto ricordato la sua stessa prontezza nel momento in cui era Pepper ad essere in pericolo.

Alexis si voltò di nuovo verso Bucky che ancora la guardava con quel suo sorriso angelico.
-Beh, pare che te la cavi bene.- le disse.
Alexis si grattò la parte posteriore del collo imbarazzata.
-Dici? A me non sembra, per niente.-
-Non preoccuparti, imparerai.-  disse, dandole una buffetto sul braccio.
Alexis rise e Bucky si sciolse nel sentire quella risata cristallina.
-Ehm, vieni, sediamoci.- disse lei indicando una panchina in pietra lì vicino e Bucky la seguì.
Si guardarono per qualche minuto in silenzio, stregati l'uno dall'altra, senza mai sentirsi a disagio. Erano giorni che volevano entrambi vedersi.
Ad un tratto Bucky sospirò.
-A cosa pensi?- chiese Alexis.
-Pensavo... l'ultima volta che ci siamo visti, e con visti intendo con te non legata ad un lettino in un laboratorio, eravamo proprio su una panchina immersi nel verde.-
Alexis annuì. -Già.-
 -Spero nessuno ti porti via da me stavolta.- Bucky aveva abbassato lo sguardo per qualche secondo, per poi risollevarlo e guardare Alexis, perdendosi nei suoi occhi color cioccolato.
Alexis rise, poi si morse il labbro inferiore imbarazzata.
-Lo spero anche io.-
Anche lei piantò i suoi occhi in quelli di Bucky, creando un contatto magnetico che forse nessuno sarebbe mai stato in grado di interrompere, neanche lo scoppio di una guerra.
Qui Bucky mise in azione una delle più antiche del mondo tra le tattiche di approccio con una donna.
Si stiracchiò allargando le braccia lungo lo schienale della panchina e poggiò distrattamente il braccio lungo il bordo dello schienale.
Alexis, non se ne accorse nemmeno lì per lì. Quando però si girò leggermente sulla panchina, rivolgendosi verso Bucky con tutto il corpo, lo notò e trasalì. Il cuore aveva preso ad batterle all'impazzata e non sapeva più quanti capelli mettere dietro l'orecchio per l'imbarazzo.
Bucky se ne accorse e di nuovo fu molto soddisfatto dell'effetto che aveva un gesto così semplice su Alexis. Si complimentò con sé stesso, visto che non stava in quel modo con una donna dal 1945.
Ad un tratto Alexis ricordò degli ultimi istanti prima che perdesse conoscenza la settimana precedente.
Quali erano i suoi rimpianti?
1. Non aver salutato tutti prima della sua dipartita. E questo lo aveva già colmato.
2. Non aver seguito il suo istinto quando il cuore le diceva di darsi una svegliata davanti a Bucky.
Prese un respiro profondo.
-Mi sei mancato, Bucky.- disse, abbassando di nuovo lo sguardo.
James si accostò meglio a lei.
-Anche tu.- rivelò. Con la mano metallica sfiorò la guancia di Alexis, facendole alzare il volto.
Il freddo del vibranio non diede fastidio ad Alexis, da una parte perchè, con il caldo che faceva e con la fatica che aveva fatto con l'allenamento, era come una specie di balsamo rilassante.
Dall'altra perchè non le avrebbe mai dato fastidio. Era Bucky, era parte di lui ed adorava anche quello.
Quando sollevò il viso sorrise di nuovo. Bucky aveva sciolto l'imbarazzo che poco prima aveva nel cuore.
-Sono stato accanto a te tutte le notti, ma era questo sorriso ad essermi mancato.- Bucky sospirò. -I tuoi occhi e la tua voce, mi mancavano tremendamente.-
Alexis sentiva il cuore esploderle nel petto, ma al tempo stesso lo sentiva vuoto. Come se fosse uscito per andare a congiungersi con quello di Bucky. Era in fiamme in ogni cellula del suo corpo, ma stavolta non era imbarazzata, anzi, non vedeva l'ora di sentirsi dire quelle cose da Bucky. Improvvisamente la mano di lui non era più fredda, ma bollente.
Continuava a sorridere, sperando che tutto quel calore che sentiva addosso non fosse evidente all'esterno con vari rossori.
Alexis fece per dire qualcosa, ma non fece in tempo, anche se non sapeva cosa dire di preciso, perchè di nuovo lui le tolse il fiato.
Bucky sfruttò il braccio che aveva poggiato sullo schienale in pietra, avvolgendo Alexis intorno alla vita e spingendola verso di sé. Fece congiungere entrambe le mani dietro la schiena di Alexis e posò la fronte contro quella della ragazza. I loro respiri potevano mischiarsi.
-E il tuo profumo.-
Alexis deglutì a fatica. Non aveva parole per descrivere quello che provava, né per rispondere. Bucky la stava lentamente uccidendo.
Rimasero così per qualche minuto. Bucky aveva gli occhi chiusi e Alexis capì quanto davvero dovesse essergli mancata, visto come si stava godendo quel momento. Anche lei li chiuse.
-Sai...- cominciò Bucky. -Mentre dormivi ti ho chiesto di svegliarti, ti ho chiesto di farlo per tutti coloro che ti vogliono bene e per...me.- sospirò profondamente. -Ti ringrazio davvero per avermi ascoltato.-
-Ehm... non c'è di che.- disse lei con la voce leggermente più alta di qualche tono rispetto al solito.
Stava implodendo tutto dentro di lei: tutto ciò che credeva di sapere su sé stessa, sugli uomini, sul mondo intero, sulle relazioni tra gli esseri viventi.
Bucky sorrise per quella genuinità che lo aveva attratto fin dal primo momento.
-E ti ringrazio anche per avermi salvato da quella pazza, ma non dovevi mettere a rischio la tua vita per me.- disse allontanandosi leggermente per poterla guardare negli occhi di nuovo.
Alexis poteva cogliere tutte le sfumature di azzurro che componevano le iridi di Bucky, quasi socchiuse gli occhi per poterle osservare meglio, rimanendone, come sempre, stregata.
-Come puoi dire una cosa del genere?- chiese lei. -Se non l'avessi fatto ora non...- non sapeva di preciso come terminare la frase, era devastata dalle cose che stava provando lei stessa. -Non saremmo... non potremmo essere qui. Se non l'avessi fatto ora sarei stata in preda al dolore, a piangere nascosta insieme a Steve. L'avrei rimpianto per tutta la vita.-
Il soldato d'inverno scosse la testa sorridendo. Le prese il mento tra le dita metalliche, un brivido corse lungo tutto il sistema nervoso di Alexis e lui quasi poté vederlo attraversargli la pelle.
-Ti ho già detto che sei meravigliosa?-
Di nuovo Alexis dovette deglutire a fatica e respirare a fondo per rimanere in grado di controllare le sue facoltà cognitive.
-Puoi dirmelo tutte le volte che vuoi, Bucky.-
Tutto il resto del mondo non esisteva più. Alexis si chiese se stesse ancora sognando o se si fosse svegliata realmente.
Gli occhi della ragazza vagarono più volte tra gli occhi e le labbra dischiuse di Bucky.
Se lo era promesso, non se lo sarebbe fatto scappare.
Ma talmente erano immersi nel loro mondo fatto di magia e sussurri, che non si accorsero dei passi che andavano verso di loro, né di una voce che, poco distante, li chiamava.
Natasha si era accorta del momento di intimità che quei due stavano avendo, ma si era fatto tardi e doveva avvisarli. Decise di rimanere a distanza nel chiamarli, ma rimase sorpresa e divertita nel vedere che quei due non davano segni di vita. Decise di avvicinarsi di pochi passi e si schiarì la voce con un volume un po' più alto.
Bucky ed Alexis si voltarono di scatto, separandosi in modo brusco. Lei era ancora avvolta da un suo braccio mentre si girava verso Natasha.
-Nat!-
-Scusate non avrei mai voluto interrompervi.- disse lei con  un profondo senso di colpa.
Il soldato d'inverno guardò verso il basso e si grattò la testa. Alexis si voltò un secondo a guardarlo e sorrise.
-No tranquilla, non preoccuparti! Dimmi.-
-T'Challa ha deciso di fare una festa.-
-Una festa? Per cosa?-
-Domani è il solstizio d'estate. Qui si festeggia con cene, spettacoli e balli. Suppongo che duri almeno fino alla mezzanotte, se non più tardi.-
-Io non ho problemi, ho dormito a sufficienza!- esclamò Alexis facendo ridere James.
-Direi che è perfetto allora. La cerimonia inizierà alle 19.00, considerando che sono le 18.00 direi che dovete andare a sistemarvi, soprattutto tu, Lexie, sembra tu abbia corso otto maratone!-
Natasha girò i tacchi e se ne andò lasciando una Alexis perplessa. La giovane si guardò il corpo e tastò i capelli e si rese conto che, in effetti, era in condizioni pietose. Indossava dei leggings un po' strappati che aveva trovato nel suo armadio ed una enorme maglietta a mezze maniche  che le aveva prestato Tony, mentre i capelli erano raccolti con una crocchia completamente senza senso sulla cima della testa.
Tenuta da allenamento estenuante con Tony  e Strange.
Era ancora voltata verso Nat quando strinse gli occhi in una espressione sofferente.
Bucky le aveva detto tutte quelle cose meravigliose nonostante il suo aspetto orribile.
Si voltò verso di lui e fece spallucce.
-Beh, a quanto pare devo correre a prepararmi!- disse lei.
-Ci vediamo alla cerimonia.-
Lei annuì e corse via.
Il suo cuore faceva delle capriole enormi, mentre era sicura che Bucky la stesse ancora osservando.
Ed era così. La guardò correre via, sorrise e si morse un labbro.
-Cosa mi stai facendo, agente Moore?- sussurrò tra sé e sé il soldato d'inverno.
Alexis si stava chiedendo la stessa identica cosa di lui.
 

 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
Ciao a tutti!
La storia prosegue, undicesimo capitolo!
Ancora tranquillità per i nostri Avengers, per fortuna! (Ah, ragazzi! Godetevela finché potete!)
Ho scritto questo capitolo con il cuore tremante, manco fossi Alexis stessa.
Comunque questo capitolo l'ho diviso in due parti, perchè per i miei gusti era troppo lungo. La seconda parte arriverà a breve e si intitolerà ovviamente "E quindi uscimmo a riveder le stelle - parte II".
Ringrazio di nuovo le mie recensoresse Lucy24 e InsurgentMuscketeer e tutti coloro che mi leggono silenziosamente!
Chiunque voglia mi lasci pure una recensione!
A presto!
Rack =)

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Capitolo 12
*** Capitolo XII: E quindi uscimmo a riveder le stelle - Parte II ***


New Avengers: Together
Capitolo XII: E quindi uscimmo a riveder le stelle
Parte II
 





Alexis chiuse la porta della sua stanza e vi si buttò, appoggiandovi la schiena.
Aveva il fiatone per aver corso, ma le sembrava di non aver respirato veramente nell'ultima mezz'ora. Buttò fuori l'aria dai polmoni in un soffio ed un sorriso le comparve sulla faccia, sfociando poi in una lieve risata. Si coprì la bocca con le mani, quasi spaventata dalle reazioni involontarie che il suo corpo stava avendo.
E si chiese nuovamente:
"Bucky Barnes, cosa mi stai facendo?"
Sollevò lo sguardo verso l'alto e sospirò nuovamente mentre scuoteva la testa.
Non aveva tempo per perdersi nei meandri del suo cuore: doveva prepararsi per una festa, cosa che lei non era solita fare, quindi si agitò lievemente. O meglio, poteva pure pensare a Bucky, ma doveva farlo mentre si preparava.
Si lanciò dentro il bagno della sua stanza, di un'eleganza che la lasciava sempre sconvolta, considerato che era, alla fine, un semplice bagno. Ormai aveva capito che nel Wakanda era così: ogni cosa era un pretesto per mostrare raffinatezza di gusto.
Aprì l'acqua della doccia che lasciò scorrere giusto il tempo di togliersi i vestiti e sciogliersi i capelli.
Si infilò sotto il getto dell'acqua tiepida che cadeva a pioggerellina, rilassando tutti i suoi muscoli.
Era stata tesa almeno per cinque ore di fila, considerando tutta la teoria studiata con Strange, poi l'addestramento e infine quello che stava succedendo con Bucky.
Iniziò ad insaponarsi il corpo e poi passò ai capelli, mentre ripensava proprio ai quei due occhi glaciali che ormai occupavano i suoi pensieri in maniera perpetua.
Ripercorse con la mente tutta la scena, da quando aveva sentito i passi di qualcuno avvicinarsi a lei, Tony e Stephen e ripensò a quanto avesse sperato che fosse Bucky che andava a salutarla. L'ultima volta che l'aveva visto era stato quando sanguinava su un lettino freddo e lui si chinava su di lei con il terrore negli occhi. Le piacque molto di più, invece, rivederlo, poche ore prima.
Oltre al fatto che l'avesse stregata anche senza parlare e senza muovere un dito, l'aveva annientata con quel suo atteggiamento dolce e leggermente malizioso.
Ripensò a come l'aveva stretta tra le braccia, e a come il suo cuore aveva trillato, al momento in cui aveva unito la fronte con la sua ed il suo respiro si era fermato.
Finì di risciacquarsi i capelli e chiuse il rubinetto dell'acqua, di nuovo poggiò la schiena al muro ghiacciato della doccia e portò entrambe le mani al cuore, ritrovandosi a sorridere, semplicemente, ingenuamente, sinceramente, come una bambina.
"Spero nessuno ti porti via da me, stavolta."
Un brivido le percorse tutta la schiena, ripensando alle parole di Bucky.
Sospirò, di nuovo.
Poi, per fortuna, si ridestò dai suoi pensieri.
-Cavolo, svegliati Alexis!-  esclamò.
Aveva perso già mezz'ora sotto la doccia, doveva asciugarsi i capelli, sistemarli e trovare qualcosa da mettere.
Cercò di fare tutto il più rapidamente possibile: si asciugò il corpo ed indossò la biancheria intima, poi spazzolò i capelli e ringraziò il fatto di averli lisci e senza troppi nodi. Cercò un phon, o qualcosa di simile, aprì i cassetti del mobile posto accanto al lavandino e trovò una scatola con dentro un apparecchio che a tutto poteva assomigliare meno che ad un phon per i capelli. Aveva una forma particolare: una semplice asta.
-Ma che diavolo...-
Prese il foglietto delle istruzioni da dentro la scatola, che recitava:

1. Accendere l'apparecchio;
2. Impostare la tipologia di capelli da asciugare (sottili-medi-spessi);
3. Impostare il tempo a disposizione per l'asciugatura (10s-30s-60s);


-Come?! Un minuto per asciugare dei capelli lunghi fino al sedere!?- esclamò la giovane sconcertata. Continuò a leggere:

4. Spazzolare i capelli rimuovendo tutti i nodi;
5. Premere il pulsante "GO!" per iniziare l'asciugatura: passare l'apparecchio sopra la testa, facendolo scorrere lungo tutta la lunghezza dei capelli, l'apparecchio emetterà un "bip" ogni volta che dovrà scendere lungo la chioma (come mostrato nelle immagini sottostanti)
;


Alexis con la stessa espressione sconcertata di poco prima seguì tutte le istruzioni e selezionò le impostazioni che più preferiva.
-Ok, proviamo...- disse titubante.
Passò quell'aggeggio sopra la sua testa, e, nonostante non emettesse alcun tipo di aria, Alexis poté vedere chiaramente i capelli della parte più alta della sua testa asciugarsi.
-COSA!?!- esclamò rimanendo a bocca aperta per tutto il resto dei 30 secondi.
Bip.
Scese più in basso ed aspettò.
Bip.
E continuò così fino alle punte dei suoi capelli. In 30 secondi ebbe i capelli completamente asciutti e quell'aggeggio si spense da solo.
Continuava a ripetere "non ci credo" mentre si guardava allo specchio e si smuoveva i capelli, che era davvero, tutti, completamente asciutti.
-Ahaha! Amo questo posto!- mise le mani suoi fianchi -Ok, ho deciso, mi trasferisco qui.-
Guardò l'orologio posto sul mobile del lavandino, segnava le 18.45.
Le rimaneva solo un quarto d'ora.
Fuggì in camera in preda al panico ed aprì l'armadio e la sua espressione si rabbuiò. Lì dentro non c'era certo alcun tipo di vestito che si poteva indossare ad una cerimonia. Era pieno di pantaloni di lino e camicette, tutti uguali tra loro.
Si sedette sul bordo del letto e sbuffò.
-Mi ci vorrebbe la fata Turchina!-
Poi un lampo le attraversò la mente. Tirò su la testa di scatto.
-Ma certo!- esclamò alzandosi in piedi.
Improvvisamente si era ricordata di un trucchetto che le aveva spiegato Strange durante il periodo in cui aveva vissuto con lui. Lei lo vedeva sempre cambiare d'abito nel modo più rapido possibile, passava da una semplice tuta da ginnastica ai suoi abiti da stregone in meno di un attimo, senza che nessuno se ne accorgesse.
Lui le aveva spiegato che poteva farlo grazie ai suoi poteri, creando una sorta di illusione, immaginando ogni singola componente dei suoi abiti.
Alexis si parò davanti allo specchio lungo addossato alla parete. Strinse gli occhi ed immaginò l'abito che avrebbe desiderato trovare nel suo armadio.
Immaginò ogni singola particella di esso, immaginò il tipo di tessuto e la sensazione tattile nell'accarezzarlo.
E quando riaprì gli occhi lo vide addosso al suo corpo.
-Wohoo!!- esclamò alzando le braccia al cielo.
Quei poteri mistici le piacevano proprio e si rese conto che, come le avevano detto anche gli altri, alla fine ci sapeva fare davvero.
L'abito era in realtà composto da due parti. Sopra, un top celeste molto chiaro che le arrivava a metà pancia, lasciando quindi una striscia di pelle scoperta. Era decorato con motivi floreali in pizzo e rimaneva velata la parte sopra il seno e delle maniche che arrivavano a metà braccio. Sotto, una gonna dello stesso colore partiva dall'ombelico fino a toccare terra, molto meno elaborata del pezzo sopra, era composta da più strati, l'ultimo in chiffon.
Immaginò poi anche le scarpe, dei sandali con il tacco, argentati, e i gioielli: orecchini e collana, molto semplici, dei punti luce. 
Non aveva assolutamente il tempo di pensare ai capelli, anche perchè non era capace a fare nulla di elaborato, né di truccarsi, anche perché non aveva nulla di suo.
Si guardò allo specchio per un'ultima volta e poi corse fuori dalla sua stanza.
 
Quando giunse nella sala del trono Alexis rimase estasiata da tutto ciò che i suo vedevano. Rimase fera sull'ingresso a guardare quell'insieme di colori sgargianti che letteralmente la lasciarono a bocca aperta.
Gli abiti di tutte le altre ragazze Wakandiane non avevano nulla a che vedere con il suo, erano di stoffe molto pregiate, alcuni in seta, altri in raso, altri avevano inserti di pelle, altri erano interamente di pelle ed avevano delle stampe tribali, che riprendevano le decorazioni della sala stessa, che improvvisamente non era più ad alta tecnologia, ma sembrava essere tornata indietro nel tempo. Sulle pareti della stanza erano comparsi degli arazzi con, appunto, decorazioni tribali, mentre dal soffitto scendevano una serie di festoni floreali, con tipologie di fiori che Alexis non aveva mai visto tipici del posto, e penzolavano sopra le loro teste, intervallati da luci bianche decorative.
"Queste le conosco, le mettiamo anche sugli alberi di natale." pensò Alexis.  
Sulla parete di fondo, dove si trovava il trono, dall'immensa finestra, si vedeva il sole tramontare, donando a tutta la sala un'atmosfera aranciata e magica. Proprio lì vide T'Challa, che, circondato da un gruppo di persone, probabilmente stava controllando gli ultimi dettagli della cerimonia.
Mancavano solo due minuti in effetti.
Poco più giù, verso il centro della sala vide Natasha e Bruce, Wanda e Visione che prendevano posto nelle sedie che erano state appositamente sistemate per l'occasione.
Si rincuorò nel vedere che alcuni di loro erano vestiti con il suo stesso stile.
Loki girovagava per la sala guardandosi intorno, con entrambe le mani incrociate dietro la schiena, da solo. Gli fece tenerezza.
Infine, a pochi metri da lei si accorse di Thor e Tony.
Si diresse verso di loro a passo spedito ed ascoltò la parte finale della loro conversazione.
-Le mie feste sono molto più divertenti.- asserì Tony.
-Decisamente, c'è molta più birra.- rispose Thor.
-E poi guarda quei fiori.- disse Tony indicando verso l'alto. -Andiamo, sono palesemente finti.-
Thor annuì. -Già, già, niente da fare.-
Alexis scosse le testa.
-Almeno non fatevi sentire voi due!- disse.
Entrambi si voltarono verso la voce che li aveva appena rimproverati  e rimasero a bocca aperta per qualche secondo.
-Per la barba di mio padre!- esclamò Thor.
-Ehi ehi, dove credi di andare conciata così!?!- chiese Tony, coprendole la pancia, o quel poco che si vedeva della pancia, con entrambe le mani.
Alexis si scostò. -Che c'è!? Non vado bene?-
-Assolutamente no!- esclamò Tony.
Thor aggrottò le sopracciglia e guardò Stark. -Beh, in realtà va bene, Stark, cosa stai blaterando!?-
Tony fece un rapido giro intorno ad Alexis.
-No, non va bene, perchè vai troppo bene!-
Alexis alzò gli occhi al cielo. -Tony, per favore.-
Lui la guardò male, socchiudendo gli occhi.
-Falla finita.- disse lei guardandolo allo stesso modo.
Thor rise -Comunque fate impressione, siete identici.-
A quella affermazione Alexis decise di cambiare subito espressione, fintamente offesa dall'essere paragonata a Tony.
-Sai dov'è Steve? Non lo vedo da stamattina.- disse lei.
-BehgrazieeritroppoimmersanegliocchidiBarnes.- disse Tony tutto d'un fiato e fingendo di non aprire la bocca per non farsi capire.
Ma in realtà si era fatto capire benissimo.
-Come scusa?- fece Alexis portandosi teatralmente una mano all'orecchio.
-Dicevo, è seduto laggiù.-  indicò una delle prime file.
Alexis poté vedere Steve ed altre due figure accanto a lui. Una era Sam, infatti erano giunti lì anche il resto degli Avengers, invitati appositamente sia per la festa che per fare visita a lei stessa.
E poi l'altra figura le fece di nuovo rimbalzare il cuore nel petto.
Mise i capelli dietro un orecchio e puntò lo sguardo a terra, sperando che le sue guance non fossero diventate incandescenti anche alla vista degli altri, specialmente a quella di Tony che la stava fissando.
Nello stesso istante uno squillo di trombe fece sobbalzare il trio, annunciando che la cerimonia stava per iniziare.
Tutti presero posto.
Alexis si sedette accanto a Steve, che la separava di un posto da Bucky, il quale era girato dalla parte opposta a parlare con Sam.
Steve, invece, si voltò verso di lei.
-Sei bellissima, sai?- le disse in un orecchio.
Alexis era abituata ai complimenti di Steve, ma chiunque altro sarebbe morto sul posto.
-Grazie, anche tu.- disse lei facendo un occhiolino.
Steve indossava un completo blu, con la cravatta dello stesso colore e la camicia bianca. Aveva accorciato un po' la barba, che aveva iniziato a portare negli ultimi tempi e che Alexis adorava.
Lui le fece l'occhiolino di risposta e distolse lo sguardo verso T'Challa.
Pochi istanti dopo, Bucky si sporse oltre Steve e guardò Alexis, scrutando prima il suo volto e poi l'abito. La salutò con un gesto della mano.
Alexis deglutì di nuovo a fatica, ma riuscì a sorridergli e rispondergli con un gesto della testa.
Non ebbero modo di guardarsi oltre, T'Challa aveva iniziato la cerimonia.
Non durò molto, circa mezz'ora, durante la quale si erano svolte delle offerte alle divinità wakandiane, in onore di una stagione estiva prospera, non troppo arida magari, con qualche pioggia non devastante. Alexis rimase affascinata dal fatto che, anche in un paese così avanzato, c'era comunque un attaccamento alle tradizioni più primordiali.
Ogni tanto il suo sguardo cadde su Bucky, che osservava i riti, ma come se già li conoscesse. Se ne stava lì con le gambe accavallate ed il suo profilo perfetto a far fare capriole al cuore di Alexis.
Lui era vestito diversamente da tutti i suoi colleghi. Il completo era tipico wakandiano, simile a quello di T'Challa, nero con degli inserti dorati. Aveva fermato le ciocche davanti dei capelli dietro la testa, lasciando il resto dei capelli sciolti. Anche lui aveva sistemato la barba. Aveva un aspetto misto tra l'impeccabile e il sexy. Alexis si morse un labbro distrattamente.
Steve l'aveva notata, ma non voleva interrompere i suoi pensieri sull'amico, ma sorrise divertito dal fatto di essere, in quel momento, il terzo incomodo.
Un gentiluomo è sempre un gentiluomo.
Tony, al contrario, le tirò una gomitata. Lei si voltò di scatto e lui le indicò, con un sorriso più che falso, la scena da guardare davanti a sé.
Alexis mimò un "Ok, va bene!" con le labbra ed alzò leggermente le mani, poi si concentrò sui canti solenni, fino alla fine della cerimonia.
 
La cena si svolse all'aperto, in una zona appositamente adibita per l'occasione, tra i giardini del palazzo. Due tavolate lunghe, apparecchiate con porcellane, argenti e cristalli preziosissimi, erano poste sotto degli alberi, sconosciuti ad Alexis e a chiunque altro non fosse mai stato in Wakanda, dalle chiome interamente rosa. L'illuminazione era composta da alcune luci artificiali e da alcune lanterne fluttuanti nell'aria che rapirono del tutto Alexis. Dovette rivedere le sue considerazioni sull'onnipotenza della tecnologia Stark. Ovviamente questo lo tenne per sé.
Immersi nella notte, mangiarono pietanze tipiche del Wakanda, ed Alexis scoprì sapori nuovi, particolarmente speziati, che mai aveva avuto modo di mangiare in vita sua.
Per tutta la sera si erano susseguiti degli spettacoli di canti, balli e recitazione. Alla fine, poi, era entrato in scena un dj che mandava in filodiffusione canzoni famose in tutto il mondo, ballabili, lenti e non.
Erano circa le 23.00 quando servirono il dolce a base di frutta. Molte persone girovagavano per il giardino, alcuni erano seduti, come Alexis, ed altri ballavano.
La ragazza osservò gli Avengers che, distanti da lei, si divertivano come loro solito: punzecchiandosi l'un l'altro. Thor e Tony stavano avendo di nuovo un acceso dibattito sulla questione dell'essere degni o meno dei suoi martelli. Tony tentava disperatamente, insieme a Banner, di sollevare Stormbreaker da terra, invano.
Spostò lo sguardo e vide Steve, Visione, Clint e Sam sfidarsi utilizzando lo scudo di Cap: anche in questo caso, l'unico che riusciva egregiamente a maneggiare, fare piroettte e rimbalzi con lo scudo era il suo legittimo proprietario.
Seduti al tavolo, qualche posto più in là rispetto ad Alexis, conversavano serenamente Natasha, Wanda e Rhodes. Loki era seduto accanto a loro ed interveniva di tanto in tanto.
Quando Alexis ebbe finito di mangiare la sua porzione di dolce, poggiò la schiena alla sedia e si stiracchiò leggermente e, concentrata in quel gesto, non si accorse della persona che le si era seduta accanto.
Bucky se ne stava lì, con un gomito puntellato sul tavolo ed il mento poggiato alla mano a guardare la giovane spia, la quale continuava a non accorgersi di lui. La osservò per qualche istante, indisturbato, ed ebbe un brivido quando rise lievemente mentre osservava Sam arrabbiarsi quando non riusciva a prendere al volo lo scudo di Cap.
-Agente Moore.- la chiamò.
Alexis per un istante si pietrificò, poi si voltò verso di lui.
-Sì?-
-Sei meravigliosa.-
Alexis andò in fiamme e questa volta fu sicura che il rossore fosse palesemente visibile. Mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio e puntò lo sguardo a terra.
Ormai lo faceva ogni dieci minuti.
Bucky se ne accorse e riprese tra le dita quella ciocca di capelli che Alexis aveva spostato, giocherellandoci delicatamente.
-Mi hai detto tu che posso dirtelo tutte le volte che voglio.- sorrise alzando solo un lato della bocca.
Alexis si morse un labbro trattenendo un sorriso.
-Giusto.- disse lei. -Beh... anche tu lo sei. Dove hai preso questo completo?-
Bucky lasciò i capelli della ragazza ed allargò le braccia.
-Non ci crederai mai, l'ho trovato nell'armadio!-
Alexis rise. -Ah! Non scherzare, io non sono stata così fortunata!-
-Che vuoi dire?- chiese Bucky, inclinando la testa da un lato ed aggrottando le sopracciglia.
-Che ho dovuto crearmi da sola questo!- disse indicando il suo abito.
-Con... la magia?- chiese lui sorridendo.
Lei annuì.
-Ti dona.- le disse, leccandosi distrattamente il labbro inferiore.
-Grazie.-
Alexis sorrise e sospirò, incastonandosi agli occhi di Bucky.
Sarebbe stata lì a fissarlo tutta la notte, se non fosse stata interrotta dagli altri Avengers.
Steve e il suo gruppetto di sfidanti tornarono a sedersi al tavolo, così Bucky ed Alexis si misero seduti rivolti verso di loro.
Non sarebbe stato carino rimanersene in disparte, le loro menti furono completamente d'accordo senza neanche parlare.
-Ci rinuncio, quello scudo è come il martello di Thor!- fece Falcon lasciandosi andare sulla sedia.
Steve scosse la testa sorridendo. -Non è assolutamente vero, c'è solo bisogno di un po' di pratica!-
Il capitano alzò la testa al cielo.
-E' una bellissima serata, peccato che con tutte queste luci non si vedano le stelle.-
Gli altri seguirono lo sguardo di Steve verso il cielo.
-In realtà c'è un posto dove si vedono perfettamente anche da qui, in pieno centro abitato.- disse Bucky. Fu l'unico a distogliere lo sguardo dal cielo e a guardare Alexis. -Il palazzo reale è altissimo, supera in altezza qualsiasi edificio della città. Dall'ultimo piano si vedono benissimo. Basta prendere l'ascensore.- continuava a fissare Alexis e ora anche lei lo aveva guardato.
Fu uno sguardo veloce, perchè fu interrotta da Tony che le mise una mano sulla spalla, mentre l'altra gliela porse davanti.
-Piccola.- le disse. -Concederesti un ballo al tuo vecchio?-
La giovane fece un' espressione di dolore.
-Tony, odio ballare.-
-Sì, ma sei bravissima.- disse lui muovendo la mano. -Fammi contento.-
Alexis sospirò e prese la mano di Tony, lasciandosi trascinare nel bel mezzo del giardino.
Dalle casse usciva una melodia che Alexis aveva già sentito molte e molte volte: Perfect di Ed Sheeran, un arrangiamento solo musica.
-Vedi?- disse Tony. -Ci vuole poco a farmi contento!-
-Tony...- Alexis scosse la testa. -Tu dovresti essere con Pepper.-
-La signorina Potts sta benissimo, mi ha spedito lei quaggiù.-
-E' incinta.-
-Sì, non è mica malata.-
-E' incinta ed è sola!-
Tony si fece serio. -Non è lei che ha rischiato di morire per salvare la vita Mr. ghiacciolo numero due.-
Alexis strinse le labbra, interdetta. Mr. ghiacciolo?
-Sì, vi ho visti prima, sai? Mi riferisco a quando hai cercato di sfettucciarmi con le tue armi alla Xena. E anche poco fa, vi ho visti.-
-Tony, non fare il geloso.-
-Non credo di riuscirci.-
-Ne abbiamo già parlato, mi pare.-
-Sì, ma non il punto non è quello dell'ultima volta infatti.- disse lui. -Non mi interessa chi fosse prima Barnes, se ti fa arrossire e sorridere come ho visto, mi sta bene. Io mi riferisco al fatto che, non so se ti ricordi, ma quella mattina mi hai insultato perché io stavo insinuando una cosa che per te era assurda, cioè rimanere cotta del soldato d'inverno.-
Alexis alzò gli occhi al cielo.
-E quindi cos'è che vorresti dirmi?- chiese lei, già sapendo la risposta.
-Che te l'avevo detto!- disse Tony, facendole fare una giravolta su sé stessa. -Che dici... mostriamo a tutti come si fa?-
Alexis scosse la testa velocemente -Oh, no, ti prego, ho i tacchi.-
Tony fece spallucce e stava per risponderle, ma fu interrotto da qualcuno.
-Posso rubartela?-
Entrambi si voltarono verso il loro interlocutore, rimanendo leggermente sconvolti.
Loki se ne stava lì con un sorriso sghembo, gli occhi innocenti ed una mano aperta verso Alexis.
-Ehm... no.- disse Tony.
-Quindi potete perdonare il soldato d'inverno, ma non potete perdonare me?- disse lui con estrema calma.
Tony annuì velocemente, Alexis lo guardò e sorrise bonariamente.
-No, va bene. Sta tranquillo Tony.-
La ragazza prese la mano di Loki, che la strinse a sé come se fare il ballerino fosse stata da sempre la sua professione.
Tony andò a sedersi al tavolo accanto a Steve, leggermente preoccupato.
-Dunque, il dio dell'inganno sta veramente percorrendo la via del bene?- chiese lei sorridendo, ma rimanendo sempre sospettosa nei suoi confronti, dentro di sé.
Loki alzò lo sguardo e fece spallucce. -Beh, sì, pare di sì.-
-E cosa è cambiato, rispetto a quando hai invaso New York, se posso chiedere?-
-Di preciso non lo so, ci sono stati vari eventi. E poi mi ero stufato di quella faida infinta con Thor. Sto molto meglio così.-
-Peccato che tu lo abbia capito così tardi.-
Lui annuì.
-Sei molto dolce, agente Moore. Come fai ad essere una spia?- le chiese.
Alexis fece spallucce. -Le spie non hanno sentimenti, quindi?- rise.  -Si tratta di lavoro. Cerco di separarlo dalla mia vita quotidiana, altrimenti impazzirei. Se avessi combattuto contro di te a New York, fidati, non mi riterresti poi così dolce.-
-Può darsi.-
Loki le fece fare una giravolta stendendo tutto il braccio, per poi riavvolgerla tra le braccia, e la strinse particolarmente, tanto da poter sentire il cuore della ragazza battere contro il suo petto.
Lui ebbe un sussulto, ma cercò di non darlo a vedere.
Alexis rimase un attimo incantata dai suoi occhi verdi, accesi, per nulla rabbuiati dalla notte.
La canzone finì e Alexis si allontanò da lui.
-Ehm... devo andare.- disse lei.
-D'accordo. E' stato un onore, Alexis.- Loki le prese una mano sfiorandola con le labbra.
Alexis trattenne il respiro e se ne andò, quasi correndo.


Si sedette tra Natasha e Wanda, letteralmente buttandosi sulla sedia, poi incrociò le braccia sul tavolo e vi affondò la testa.
-Alexis, stai bene?- le chiese Natasha.
Non rispose.
Wanda le mise una mano sulla schiena con un'espressione lievemente preoccupata.
Alexis sospirò profondamente.
-Che diavolo succede? Perchè improvvisamente vogliono tutti ballare con me?- disse.
Natasha rise. -Non sai chi scegliere?-
Alexis si tirò su e la guardò.
-Come scusa?-
-Tra Barnes e il dio dell'inganno, chi sceglieresti?-
La ragazza aggrottò la fronte. Non era una domanda che poteva porsi, perchè la risposta era ovvia e non ci pensò più di due secondi.
-Bucky!- disse lei con estrema certezza, in volto aveva un'espressione come a dire "non è ovvio?".
-Allora sceglilo.- disse Wanda, facendo voltare Alexis verso di lei.  -Sceglilo e vivilo, molto semplicemente. Non aspettare e non vergognartene. Funzionerà.-
Di fronte a loro si sedette un'altra figura.
-Come è andato il ballo?- chiese Steve.
-E' stato...- si guardò intorno per paura che Loki potesse sentirla. -...inquietante.-
-Lo credo bene!- rise lui. -Sai, Tony era particolarmente preoccupato.- si guardò intorno anche lui. -...e anche Bucky.- aggiunse sottovoce.
Alexis sprofondò nella sua sedia e sospirò.
-Ripeto: ma che diavolo succede? Perchè tutti vogliono ballare con me e dirmi quanto sono... non lo so, qualsiasi cosa di carino venga loro in mente!?- disse guardando il cielo.
-Perchè ti accorgi di aver avuto tra le mani una diamante solo quando lo rilanci in mezzo a tanti pezzi di vetro.- disse Steve, facendosi serio.
Tutte e tre le ragazze lo fissarono con aria interrogativa.
-Oh, questa si che è una perla, Rogers.- disse Nat.
Steve fece roteare gli occhi e gesticolò un po' imbarazzato.
-Voglio dire...- riprese lui. -Sei stata male. Prima sei scomparsa, poi hai dormito per una settimana, non avevamo la certezza che ti saresti risvegliata.- fece una pausa passandosi una mano tra i capelli. -Abbiamo sentito tutti la tua mancanza, ancora di più quelli che avrebbero voluto conoscerti meglio.-
Alexis rimase a fissarlo.
-E comunque...- riprese Steve. -Anche io vorrei ballare con te e dirti quanto sei carina.-
Alexis rise. -Grazie, ma mi fanno male i piedi!-
Scoppiarono a ridere tutti e quattro. Alexis gettò la testa all'indietro, esausta ed osservò il cielo.
Poi si ricompose e si guardò intorno alla ricerca di qualcuno che non vide.
-Ehm, io... devo andare.- si alzò e a grandi falcate si allontanò dal tavolo.
-Alexis, è quasi mezzanotte!- le urlò Natasha.
Lei era già lontana, non capì che Natasha le aveva detto così perchè era proprio allo scoccare della mezzanotte che sarebbe arrivato il giorno del solstizio d'estate e che quindi i festeggiamenti sarebbero giunti al culmine.
Sbuffò quando iniziò a sentire delle fitte ai piedi. Fece per togliersi le scarpe, ma poi ripensò ai suoi poteri e, come le aveva create, le fece scomparire, continuano a correre a piedi nudi verso il palazzo reale del Wakanda. Iniziava a prenderci gusto.
Prese il primo ascensore che trovò, selezionando l'ultimo piano.
Oltrepassò il piano degli ospiti, sperando che l'intuizione che aveva avuto quando Bucky l'aveva guardata poco prima fosse stata giusta.
Il cuore le batteva così forte che le sembrava potesse uscirle dal petto.
Quando l'ascensore si fermò e le porte si aprirono, si trovò davanti un piccolo salottino, un ambiente estremamente rilassante, ammobiliato con colori chiari, qualche poltrona ed al centro un camino circolare. Guardando dritto avanti a sé, vide un'enorme vetrata, con una finestra.
Corse in quella direzione con il cuore in gola.
Quando uscì sull'immensa balconata ebbe quasi un mancamento. L'aria era leggermente più rarefatta, ma non fu quello che glielo causò.
La persona che cercava, lì non c'era.
Si diede della stupida e per alcuni istanti ebbe paura che potesse essere stato infastidito dall'atteggiamento del dio dell'inganno. Un discorso che per lei non era nemmeno da prendere in considerazione.
Temette anche di aver frainteso tutto, cosa assurda anche questa, altrimenti nulla di tutto ciò che era successo quel giorno avrebbe avuto senso.
Ad un tratto un movimento colse la sua attenzione. Accese una lieve fiammella ambrata con i suoi nuovi poteri, tenendola sulla mano. In effetti quel posto era completamente buio, se non fosse lievemente illuminato dalla luce lunare e, ora, dalla luce che aveva creato Alexis.
Fece qualche passo in avanti e il suo cuore sussultò.
Bucky era lì, con i gomiti appoggiati alla ringhiera, che si godeva il panorama sottostante.
Sospirò sorridendo, rincuorata.
Anche lui la vide, catturato da quella fiammella che si portava dietro.
Si voltò, poggiando, questa volta, la schiena alla ringhiera, mentre Alexis andava verso di lui, trepidante.
-Ciao.- gli disse quando lo raggiunse.
-Ehi.- rispose lui.
Erano molto vicini ed i loro volti avevano assunto un colore aranciato grazie alla luce di Alexis.
Bucky la indicò con un cenno della testa. -Carina quella.- disse.
-Sì, beh, mi ci sto abituando.- sorrise lei. -Tutto ok?- chiese.
-Certo.- disse lui pacatamente. -Tu, stai bene? Ha finito di importunarti quello?-
Alexis prese fiato per rispondere, ma lo trattenne, non sapendo bene cosa dire.
-Io non... non volevo infastidirti.- disse la ragazza.
Lui scosse la testa sorridendo.
-Sto scherzando.- disse. -No, non mi avete infastidito.-
Alexis annuì e mise una ennesima ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata. -Ok, bene.- disse.
Bucky, di nuovo liberò quella ciocca da dietro l'orecchio della ragazza.
-Ti ho vista, con lui questo non l'hai fatto.- disse muovendo la ciocca di Alexis tra le dita.
-No, non l'ho fatto.-
Ed aveva un significato, quel gesto.
Loki la metteva a disagio, e lei sapeva benissimo come sviarlo. Ma era Bucky che le faceva completamente dimenticare ogni parte del suo essere, facendola diventare una ragazza tra le più comuni e le più timide.
Alexis non aveva più saliva e deglutì il nulla quando Bucky lasciò andare i suoi capelli per sfiorarle lo zigomo con un dito metallico. Seguì il contorno del volto di Alexis, scese lungo il collo e vi indugiò per alcuni secondi, causando varie scariche di brividi a tutto il sistema nervoso di Alexis. La ragazza chiuse gli occhi, cercando di non perdere i sensi per tutte quelle emozioni che stava provando, che erano nuove per lei.
Anche Bucky chiuse gli occhi e posò la fronte contro quella di Alexis. Inspirò profondamente. Stavolta nessuno lo avrebbe fermato. Fece scivolare la mano lungo il braccio di Alexis, arrivando a sfiorarle la mano, per poi risalire lungo i fianchi ed afferrarla all'altezza della vita, lasciata scoperta dal tessuto.
Stavolta Alexis sentì il freddo del vibranio in una parte così sensibile del corpo che le causò un brivido e trasalì leggermente.
-Scusa.- disse Bucky.
Alexis scosse leggermente la testa per fargli capire che non aveva di che scusarsi.
Fu quel brivido che la svegliò dal torpore e, finalmente, seguì l'istinto.
Si mise sulle punte dei piedi, e, posando entrambe le mani sul petto di Bucky per non perdere l'equilibrio, premette le labbra su quelle del soldato d'inverno.
Il soldato trattenne il respiro per qualche secondo, piacevolmente sorpreso dall'iniziativa presa da Alexis. La avvolse con l'altro braccio, passandoglielo intorno alla vita, quando sentì che le gambe della ragazza stavano per cedere.
Ed era così veramente: l'adrenalina che aveva spinto Alexis a compiere quel gesto, nell'istante stesso in cui aveva toccato le labbra di Bucky, aveva lasciato il suo corpo. Sentì le gambe tremarle e trasformarsi in gelatina. Il cuore andava così veloce che le sembrava di non sentirlo più nel petto.
Bucky sorrise sulle labbra di Alexis, la avvicinò anche di più a sé e, con le sue, dischiuse le labbra della ragazza, inserendo la lingua, andando a toccare ulteriori punti nervosi di Alexis.
Alexis si aggrappò al suo collo per avere un ulteriore appiglio. Sentiva che sarebbe potuta morire da un momento all'altro. Ma sentiva anche che quella era la cosa giusta, la più giusta del mondo e di tutta la sua vita.
Continuarono a baciarsi per alcuni minuti, finché uno sparo non li fece sobbalzare e separare.
Delle scintille colorate esplosero in alto nel cielo.
Alexis, ancora tra le braccia di James, portò una mano al cuore.
-Ah! Fuochi d'artificio!- esclamò rincuorata.
Temeva potesse succedere qualcosa di brutto da un momento all'altro e che tutta quella felicità potesse essergli strappata via, perchè era davvero troppa.
-Cosa credevi che fosse?-
-Non lo so.-
Bucky tornò con gli occhi su di lei e si avvicinò di nuovo alle sue labbra, ma lei lo interruppe.
-Di' la verità, lo sapevi. Tempismo troppo perfetto.-
Il soldato scosse la testa ridendo. -Certo che no!-
Alexis sorrise, mise le mani sulle braccia di Bucky allontanandolo da lei.
-Se non dici la verità, me ne vado!-
James trasalì. -Ok, no, sì, lo sapevo, lo sapevo!- ridendo la prese di nuovo per la vita con il braccio in vibranio. -Non te ne andare.-
Le prese il mento tra le mani e le lasciò un altro bacio dolcissimo sulle labbra.

 

 
 
 








Angolo Autrice
Buonasera!
O buonanotte... vabbè, è notte fonda in questo momento e io sto fangirlando come una matta per questi due, che è da prima che iniziassi a scrivere la storia che aspetto che si bacino! *-*
Grazie a tutti coloro che mi recensiscono e leggono, a chi ha inserito la storia tra le preferite, seguite, ricordate!
Spero di non avervi annoiato con questi capitoli incentrati tutti sulle emozioni di Alexis e dei suoi colleghi, ma nel prossimo avremo già qualche movimento!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto!
Rack <3

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII: Ritorno alla vita di sempre ***


New Avengers: Together
Capitolo XIII: Ritorno alla vita di sempre
 



Una mano sul cuore, un sorriso smagliante, gli occhi lucidi, le guance incandescenti.
Questo fu quello che vide Steve Rogers quando, mentre camminava lungo il corridoio del piano in cui erano poste le camere per gli ospiti, diretto verso la sua camera, le porte dell'ascensore si aprirono con un dolce ding che lo destò dai suoi pensieri.
Alexis, che se ne stava sognante con la schiena appoggiata alla parete dell'ascensore, scattò dritta cercando di ricomporre la sua espressione.
-Ciao Steve!- disse camminando verso il collega.
Ovviamente non riuscì nel suo intento.
Steve la vide diversa rispetto al solito ed inclinò la testa, sorridendo sornione. Si era tolto la giacca e la portava poggiata sulla schiena, tenendola con un dito.
-Ciao a te, Lexie.- le fece una lieve carezza sulla testa, scompigliandole i capelli. -Dove te ne vai?-
-Ehm... in camera, ovviamente!-
-E' passata un'ora da quando hai detto "devo andare" e sei scomparsa nel nulla, e l'ascensore veniva dall'alto.- disse Steve, indicando il piccolo schermo nero posto accanto alle porte, che riportava una freccia rivolta verso il basso. -Che facevi di sopra?-
Nello stesso istante l'ascensore si richiuse dietro di loro e ripartì, stavolta la freccia era rivolta verso l'alto.
Alexis rise nervosamente.
-Ok, lo ammetto, mi sono persa!- rise di nuovo.
Steve finse di crederci. Le mise un braccio intorno alle spalle e la spinse verso la sua camera, che sapeva benissimo dove fosse, visto che vi era stato tutti i giorni per quasi una settimana.
-Ti accompagno.- le disse. -Hai l'aspetto di una persona che ha bevuto qualche bicchierino di troppo!-
Alexis, di nuovo, rise nervosamente, pensando "Evvai, ci ha creduto!".
Purtroppo dovette ricredersi, perchè quando furono davanti la porta della sua camera, Steve la fece voltare verso di sé.
-In realtà non ne sono sicuro... o sei brilla, o molto emozionata...- si portò una mano al mento fingendo di pensarci, mentre Alexis si era pietrificata. -...Ah, a proposito, per caso hai visto Bucky?-
Alexis scosse velocemente la testa ed avvampò, cercando di aprire la porta, ma improvvisamente aveva perso la chiave elettronica che fino a pochi secondi prima teneva tra le mani.
Steve rise di gusto nel vederla così nel panico e, nel vederlo ridere così, ad Alexis si accese una lampadina nel cervello.
-Avanti, dammi la mia chiave.- fece lei muovendo la mano verso di lui.
-Quale chiave?!-
-Rogers, dammi la chiave!-
-Credi di scappare dalle mie domande?-
-Steve...- lo guardò male.
Lui allargò le braccia per mostrare che non l'aveva, fece per dire qualcosa, ma non fece in tempo.
Alexis lo aveva spinto al muro e aveva preso il suo polso portandoglielo dietro la schiena.
Steve continuava a ridere: ovviamente Alexis aveva usato il minimo della sua forza, quindi lui non stava sentendo alcun tipo di dolore. Tuttavia capì che la ragazza si stesse innervosendo.
-Va bene, va bene! E' nel taschino della giacca!-
Alexis lasciò andare la presa e si fiondò sulla giacca, che era caduta a terra. Tirò fuori la tessera bianca che fungeva da chiave per la sua stanza e si diresse verso la porta.
Steve però la fermò: la prese per le spalle e la fece voltare verso di sé.
-Cap, ti prego, sto morendo di sonno!- esclamò lei.
Lo sguardo le cadeva in continuazione verso l'ascensore, la paura che potesse uscirne Bucky da un momento all'altro l'assaliva sempre di più ogni secondo che passava.
Non che lei avesse qualcosa da nascondere, ma avrebbe preferito pensare in un secondo momento a come dirlo a Steve. Ora voleva solo mettersi a letto e fantasticare come una qualsiasi ventitreenne.
-Parla, agente Moore.- le disse, con voce profonda.
Voleva per caso intimidirla?
Alexis alzò le sopracciglia interdetta, mise le mani sul petto di Steve e lo spinse via.
Lui la riagganciò, abbracciandola e incrociando le braccia dietro la sua schiena. Non era un abbraccio vero e proprio, ma solo un modo per tenerla ferma.
Alexis sbuffò. Era una lotta senza vie d'uscita.
-D'accordo, non vuoi parlare.- disse Steve. -A questo punto posso confermare i miei sospetti, grazie tesoro!- le lasciò un rapido bacio sulla guancia. -Buonanotte.-
Senza neanche guardare, le aprì la porta dietro la schiena e se ne andò vittorioso.
Alexis si voltò accorgendosi che non aveva più la tessera in mano, che era infilata nell'apposito spazio accanto alla porta.
Era già lontano di qualche metro quando Alexis gli disse:
-La smetti di rubarmi la chiave!?-
Lui si voltò appena a farle un sorriso mentre continuava a camminare.
Poco prima che Alexis mettesse un piede nella sua stanza, l'ascensore, davanti il quale stava passando, di nuovo, Steve, si aprì.
Il suo cuore trillò quando Steve disse: -Ehi Buck!-
Si fiondò in camera e si chiuse la porta alle spalle, sbuffando nuovamente.
E poi rise, ripensando alla patetica scenetta che aveva appena avuto con Steve, sperando che nessuno li avesse visti.
Si lanciò sul letto e, così come poco prima aveva fatto con le scarpe, fece scomparire anche l'illusione dell'abito. Rimase in biancheria intima, visto il caldo che faceva e si infilò sotto il lenzuolo.
Era circa l'una di notte, ma non aveva assolutamente intenzione di addormentarsi, troppa adrenalina scorreva ancora per tutti i nervi del suo corpo.
Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, rivedeva davanti a sé la scena che era avvenuta sul tetto del palazzo quella sera.
Bucky l'aveva letteralmente ammaliata, riempiendola di baci e carezze. Continuava a ridere come una bambina, provando a trattenersi, ma invano. Steve l'aveva capito e lei si disse che, viste le reazioni che stava avendo, era praticamente impossibile non capire cosa c'era stato tra lei e Bucky.
Si portò entrambe le mani al volto stravolta e sospirò.
-Bucky Barnes, cosa mi hai fatto!?- borbottò.
Se lo chiese veramente: non si riconosceva più. Tutto il suo allenamento da spia, i nervi saldi che ne derivavano, erano completamente andati a farsi benedire. Con Bucky le era successo fin dal primo momento.
Lei non era mai stata così, neanche prima di diventare una spia. Quando ancora andava a scuola aveva avuto un fidanzatino, ma nulla di serio. Tuttavia, aveva l'estrema certezza che quello che stava provando per Bucky lei non l'avesse mai sentito per nessuno. Era come se fosse tutto nuovo, come se, quella sera, avesse dato il suo primo bacio.
Guardò l'orologio e notò che era molto tardi e che doveva andare a dormire: la mattina dopo sarebbero ripartiti per tornare al Facility. Non avevano più alcun mezzo di trasporto rapido: Strange era tornato al santuario, che non poteva lasciare incustodito troppo a lungo, e Loki aveva, anche se molto contrariato, lasciato il Tesseract a Shuri: essendo una fonte di energia pulita ed auto sostenibile, la ragazza voleva saperne di più, per poterne sfruttare il potenziale.
Avrebbero dovuto viaggiare con il jet, qualche ora ci sarebbe comunque voluta, quindi si sarebbe dovuta svegliare abbastanza presto la mattina dopo.
Si mise a pancia sotto, le braccia sotto il cuscino, un sorriso stampato in volto.
Si rese conto di non essere mai stata così felice in tutta la sua vita, o almeno da quando aveva cominciato questa seconda vita, e con quella consapevolezza si addormentò, sicura che il protagonista dei suo sogni sarebbe stato il soldato d'inverno.
 




*                                 *                                    *
 




-Alexis.-
Una voce si fece strada nella mente della ragazza, andando ad intrecciarsi con il sogno che stava facendo. Stava sognando il bacio che la sera precedente si erano dati lei e James.
-Agente Moore.- la voce la chiamò leggermente più forte.
La ragazza sentì qualcosa sfiorarle la tempia, spostandole i capelli dal viso.
Non riusciva ad aprire gli occhi, incollata com'era alla scena che stava rivivendo.
Bucky sorrise quando la vide in quella posizione e gli venne in mente della volta in cui l'aveva vista dormire sul jet, durante la loro prima ed unica, per ora,  missione insieme. Le labbra dischiuse e leggermente secche, i capelli sparsi ovunque, le braccia sotto il cuscino.
Le accarezzò nuovamente i capelli, poi si chinò su di lei lasciandole un bacio sulla guancia.
Alexis mugugnò qualcosa e si girò dall'altra parte.
Continuava a confondere il sogno con la realtà, visto che il soggetto e la voce erano gli stessi, così come anche le labbra che le avevano appena sfiorato la guancia.
Bucky sollevò le sopracciglia, rimanendo sorpreso.
-Oh, quindi è così, non ti vuoi svegliare?- sussurrò. -Ammettilo, hai passato tutta la notte a pensarmi, non è vero?-
Alexis continuava a non dare segni di vita.
-Come vuoi...-
Bucky si sistemò meglio, inginocchiato, sul letto di Alexis e con entrambe le mani la prese per la vita iniziando a farle il solletico attraverso il lenzuolo.
Alexis sgranò gli occhi: mai si sarebbe aspettata di svegliarsi in quel modo.
-Mio dio!- esclamò, mettendosi a sedere sul letto e buttandosi i capelli indietro. -Bucky!-
Lui rise.
-Buongiorn...- le parole gli morirono sulle labbra quando abbassò di poco lo sguardo su Alexis.
Resosi conto che la giovane era in biancheria intima, rimase a fissarla per un secondo, ma nello stesso secondo anche Alexis aveva abbassato lo sguardo sul suo corpo e si coprì con il lenzuolo, imbarazzata, mentre Bucky si voltava di lato, sollevando lo sguardo verso l'alto e mordendosi le labbra.
Alexis avvampò.
-Oh dio, scusami!- disse lei.
Bucky rise.
-Eheh, no, scusa tu!-
Il soldato si strofinò entrambe le mani sulle cosce, schiarendosi la voce più volte. Si sentiva leggermente in colpa, nonostante gli stesse piacendo ciò che aveva intravisto per due secondi, perché non voleva assolutamente mettere a disagio Alexis.
La giovane, tenendo premuto il lenzuolo sul petto, con una mano sfiorò il polso di James, tirandolo lievemente a sé.
-Puoi voltarti, tranquillo, sono coperta.-
Lui si voltò verso di lei, sconcertato dalla bellezza di quella ragazza, che gli sembrava essere la perfezione anche alle 05.00 del mattino.
-Scusami.- le disse di nuovo.
Lei scosse la testa e si sporse verso di lui, lasciandogli un bacio sulla guancia.
-Che ci fai qui alle...- controllò l'orologio sul comodino. -...05.03 del mattino!?- la sua voce assunse un tono più sconvolto.
-Scusami per l'ora, ma avevo bisogno di vederti.- le disse, prendendole una mano, che osservò leggermente intristito. Prese un respiro profondo e continuò: -Sai, devo fermarmi qui qualche giorno in più. Non potrò partire con voi, non oggi.-
Il cuore di Alexis si incrinò leggermente. Avrebbe voluto passare con lui tutti i secondi della sua vita, ora che avevano, finalmente, fatto un passo avanti.
Cercò di non darlo a vedere, ma comunque la voce le tremò un po'.
-D'accordo, ma come mai?- chiese.
Bucky sollevò lo sguardo su Alexis.
-Qui ci sono molte persone che mi hanno aiutato quando sono stato scongelato. Molti mi hanno chiesto di... come dire... ripagare il favore.-
Alexis aggrottò le sopracciglia. -Che genere di favori dovresti ripagare?-
Bucky scosse la testa. -Oh, no, tranquilla, non devo uccidere o vendicare nessuno, sono favori nel vero senso della parola.-
Alexis continuò a guardarlo con aria interrogativa.
-Del tipo... aiutarli a ricostruire o riparare cose, fare traslochi, cose di questo genere.-
-Davvero?- chiese lei. -Il soldato d'inverno che fa traslochi?-
James spostò i capelli all'indietro, imbarazzato -Sì, lo so, fa ridere, ma meglio così che un assassino dell'Hydra, non credi?-
Alexis scorse una vena di tristezza attraversargli gli occhi. Avrebbe tanto voluto parlare con lui del suo passato. Ne sapeva poco, ma soprattutto, visto che gli era stato raccontato da altri, avrebbe tanto voluto saperne qualcosa direttamente da lui.
Gli posò una mano sulla guancia, facendolo voltare di nuovo verso di lei e lo attirò a sé, per dargli un lungo bacio sulle labbra.
Quando si separarono, lui sospirò malinconicamente.
-Vestiti, agente Moore.- si alzò dal letto. -Andiamo in un posto. Ti aspetto di sotto.- le disse, mentre usciva dalla stanza.
 


Alexis aveva fatto esattamente ciò che gli aveva detto Bucky. Dopo pochi istanti in bagno, si era vestita con un semplice vestito a fiori, con le maniche corte e lungo fino ai piedi, che aveva trovato nel suo armadio.
Si era fiondata nel cortile del palazzo di T'Challa in pochissimi secondi.
Dopo essersi scambiati un dolcissimo "Ciao", Bucky le aveva preso la mano e l'aveva guidata verso il sentiero che lei aveva già percorso la mattina precedente.
Avevano camminato, per la quasi totalità del tempo, in silenzio, mano nella mano, scambiandosi un sorriso di tanto in tanto.
Ad un tratto Bucky si fermò e le si parò davanti.
-Da qui in poi devi chiudere gli occhi e fidarti, ciecamente, di me.-
Alexis inclinò la testa di lato. -Perché?-
Bucky tese una mano verso di lei. -E' una sorpresa.-
Alexis prese la mano di Bucky e chiuse gli occhi. -D'accordo.-
I due si facevano prendere da varie risatine, ogni volta che Alexis inciampava su un filo d'erba.
Alexis aveva sentito che il terreno era completamente cambiato. Non si trovavano più sul sentiero che aveva percorso il giorno prima insieme a Steve, non era pulito ed inciampava spesso e diventava sempre più scosceso ed in discesa.
Ormai erano passati cinque minuti buoni quando scivolò e cadde a terra.
-Ahi!- aprì leggermente gli occhi, mentre si massaggiava il fondoschiena, ancora seduta a terra.
-James, credo di avere delle difficoltà ad occhi chiusi.-
Bucky la guardò male -Chiudi gli occhi!- lei lo fece. -Ci penso io a te.-
Il soldato si accucciò e la prese in braccio, come si fa con le principesse.
Alexis si sentì tremendamente in imbarazzo.
Una spia come lei, una Avenger, che si faceva trasportare in braccio perchè inciampava sui suoi stessi piedi. Le venne da ridere.
Prima di appoggiare la testa sulla spalla di Bucky disse: -Così non è giusto, io voglio vederti.-
Bucky la guardò, anche se lei non poté vederlo.
-Mi vedrai tra pochi secondi, siamo praticamente arrivati.-
Ed infatti furono solo pochi secondi quelli che passarono da quel momento a quando Bucky mise giù Alexis.
-Non aprire gli occhi.- le disse.
James si posizionò dietro di lei, mettendole le mani sulle spalle, ed iniziò a sussurrarle all'orecchio.
-Ascolta, agente Moore.-
Alexis era sempre più curiosa ed impaziente di sapere cosa le stesse nascondendo Bucky.
-Ascolta lo scorrere dell'acqua, il cinguettio degli uccelli, il rumore del vento tra gli alberi.-
Il cuore di Alexis perse un battito. Un luogo, a lei familiare, iniziò a prendere forma nella sua mente.
-Togliti le scarpe.- disse Bucky.
Alexis aggrottò le sopracciglia, ma poi lo fece.
-Senti la sensazione dell'erba sotto i piedi, la rugiada che ti bagna la pelle...- le prese una mano e le fece stendere il braccio davanti a sé, lasciandole, prima, un lieve bacio nell'incavo tra il collo e la spalla. -... la sensazione del sole che ti scalda la pelle.-
Alexis non resisteva più. Sapeva benissimo dove fosse, e ora, forse, aveva capito come aveva fatto a conoscere quel posto ancor prima di averlo mai visto.
Si voltò di scatto verso di lui.
-James.- disse lei, emozionata. Aveva ancora gli occhi chiusi. -Io conosco questo posto.-
Bucky sorrise e le prese il volto tra le mani, dandole un bacio che scaldò Alexis fin nel profondo della sua anima.
Finalmente aprì gli occhi, ritrovandosi, di nuovo, immersa in quella radura.
-Ti ho descritto questo posto tutte le notti. E' qui che venivo quando cercavo di controllare l'altro lato di me, sai, il soldato d'inverno. E' il mio posto preferito.-
Alexis lo abbracciò di getto, allacciandogli le braccia intorno ai fianchi e James ricambiò l'abbraccio, poggiando il mento sulla sua testa. Chiuse gli occhi per godersi a pieno quel momento magico.
-Ero certo che, almeno una volta, fossi riuscita a sentirmi.-
Alexis sollevò la testa e lo guardò nuovamente. -Come potevi?-
-Una volta mi hai stretto la mano.- sospirò. -Non l'ho detto a nessuno, non volevo illudere né me, né gli altri e volevo che quel gesto rimanesse tra me e te.-
Alexis gli carezzò una guancia e lo guardò malinconicamente.
-Per quanto tempo dovrai rimanere qui?- chiese lei.
-Un paio di giorni, tre al massimo.-
La ragazza si mise sulle punte dei piedi e lo baciò, poi rimase con la fronte appoggiata contro quella di Bucky.
-Sbrigati a fare ciò che devi e torna da me il prima possibile.-
Bucky sorrise, prima di baciarla di nuovo.
-Agli ordini, agente Moore.-
 




*                                 *                            *




 
Bucky abbracciò Steve dandogli alcune pacche sulle spalle.
-Ci vediamo presto, Buck.- gli aveva detto l'amico.
Lui aveva annuito di risposta, ma il suo pensiero, in quel momento, era rivolto solo ad Alexis.
-Sta tranquillo, te la tengo d'occhio io.- disse Steve, riferito, ovviamente, ad Alexis.
Bucky rise. -Grazie, molto gentile da parte tua.-
Steve si voltò e camminò verso il portellone aperto del jet. Era l'ultimo a salire, quindi sarebbero partiti da lì a pochi secondi.
Bucky cercò lo sguardo di Alexis, che se ne stava in piedi in un angolo, in jeans e maglietta neri, a sistemare le sue cose in  un baule metallico ancorato al suolo del jet. Dopo pochi secondi anche lei cercò il suo sguardo e si trovarono. Lei gli sorrise e lo salutò con un gesto della mano, lui fece lo stesso.
Dopo pochi secondi il portellone si chiuse e Bucky guardò il jet finché non scomparve oltre le nuvole, certo che il volto di Alexis avrebbe occupato ogni singolo istante la sua mente.
 



Dopo circa 6 ore di volo, ed Alexis ringraziò l'esistenza di quel jet per la rapidità del viaggio, gli Avengers erano tornati negli Stati Uniti e, per fortuna, anche da quelle parti sembrava essere tutto in ordine.
Mentre il resto della ciurma tornò  al Facility, Alexis andò alla Stark Tower insieme a Tony.
-Ho voglia di coccolarti un po' e poi Pepper vorrà vederti!- le aveva detto lui.
Alexis aveva accettato volentieri, anche perché lì aveva passato spesso molte notti ed aveva anche una sua stanza.
Quando il jet atterrò sulla pista, Alexis vide in lontananza Pepper correre verso di loro.
-Signorina Potts, non corra!- le aveva urlato Tony, ma lei non lo aveva ascoltato.
Alexis, che camminava dietro di lui, rimase intenerita dalla scena che aveva davanti, con Pepper che abbracciava Tony ad occhi chiusi, mentre lui, dopo qualche secondo, la scostava lievemente per accarezzarle la pancia amorevolmente.
In quel momento le mancò, nuovamente, Bucky.
Quando i due si separarono, Alexis fece qualche passo avanti, facendo capolino oltre Tony per osservare Pepper.
Le andò incontro e la bionda, con uno sguardo pieno di compassione, abbracciò anche lei.
-Oh, tesoro.- le disse. -Sono così contenta di rivederti.-
Alexis le strofinò le mani sulla schiena.
-Anche io, Pepper.-
Poi si separarono e seguirono Tony, che già aveva attraversato la porta d'ingresso. Camminarono a braccetto fino al salotto, poi si sedettero sul divano nero in pelle che si trovava al centro della stanza.
Tony se ne era andato in qualche altra ala della torre ed erano rimaste da sole, come due comunissime amiche.
-Come sta la piccola Morgan?- chiese Alexis.
Pepper istintivamente si toccò la pancia, si iniziava a vedere un leggero rigonfiamento, come se avesse mangiato un po' troppo a pranzo.
-Molto bene, devo dire che ormai ci siamo abituate l'una alla presenza dell'altra e non ho avuto neanche una nausea questa settimana!-
Alexis sorrise.
-Tu come stai?- chiese Pepper. -Hai un'aria un po'... provata. Non ti sei riposata in Wakanda?- le spostò una ciocca di capelli dal viso, facendole una carezza.
Alexis chiuse gli occhi godendosi quell'atteggiamento materno, che, a volte, le mancava.
Si era riposata? Sì, fisicamente. Tuttavia, non aveva avuto il tempo di metabolizzare tutto quello che era successo.
Il rapimento.
Synthia e la diabolicità del suo piano: trasformare lei in una sua scimmietta volante per ordinarle di uccidere i suoi amici, consapevole che questi non avrebbero mai fatto del male ad Alexis. La ragazza, nonostante nei suoi anni da spia ne avesse viste tante, era sempre sorpresa da quanto la cattiveria umana (e non) potesse spingersi oltre.
Lo sparo.
I suoi poteri, la consapevolezza della vita che la abbandonava.
Il risveglio in Wakanda, la presa di coscienza e lo sviluppo dei suoi nuovi poteri.
I baci di Bucky.

Tutte queste cose corsero alla sua mente, tutte contemporaneamente, e i suoi nervi saldi da spia, che ormai erano, come già detto, andati a farsi benedire, non riuscirono a reggerne il peso.
Alexis scosse la testa e delle lacrime le rigarono il volto. Pepper la attirò a sé dolcemente, facendole posare la testa sulla sua spalla, capendo perfettamente che Alexis non aveva avuto modo di sfogare tutta quella tensione accumulata.
La presenza di tutti i suoi colleghi accanto a lei era stata fondamentale, ma ora che era tornata alla vita di sempre, aveva bisogno di sfogarsi e di sentirsi fragile per almeno qualche minuto.
E fu così, perché pianse per una manciata di minuti abbracciata a Pepper, che le accarezzava i capelli.
Dopo poco si tirò su, asciugandosi le lacrime con i polsi e guardò Pepper per dire qualcosa.
-Non preoccuparti, non c'è bisogno di parlare.- le disse la donna stringendole entrambe le mani. -So già tutto e ti capisco.-
Alexis volle sdrammatizzare un po' la situazione. Quel pianto le aveva fatto bene, e sapeva perfettamente che con Pepper non avesse alcun bisogno di dare spiegazioni, ma per questo ultimo punto voleva davvero metterla al corrente.
-Beh, non sai proprio tutto.- disse la ragazza, sollevando le sopracciglia ed assumendo un sorrisetto malizioso.
Pepper strinse le labbra, cercando di trattenere un sorriso.
-Ne sei proprio convinta? Sono pur sempre una donna, ho l'occhio lungo, sai?-
Alexis gettò la testa al'indietro ridendo.
Le raccontò di Bucky, di come l'avesse completamente stregata, di tutto quello che aveva provato, con tanto di urletti emozionati sia da parte sua che di Pepper.
Non ricordava l'ultima volta che le fosse successo di parlare così con una sua amica, forse quando aveva 12 anni, quando era cotta del suo vicino di casa ventenne, di cui non ricordava più neanche il nome.
Tony, dopo circa un'oretta, era rientrato nella stanza e, dirigendosi al bancone degli alcolici per prepararsi un Martini, sentì le risatine delle due donne.
Perfino lui fu intenerito dalla normalità di quella situazione e scosse la testa sorridendo.
Sorrise di meno, invece, quando, non essendosi accorta della sua presenza, Alexis nominò i magnetici occhi azzurri di James. Tony roteò gli occhi.
E si fece improvvisamente serio quando la ragazza fecce apprezzamenti sui pettorali del supersoldato.
Storse il naso e la bocca e decise che era giunto il momento di farsi sentire.
-Signore, qualcosa da bere?-
Alexis si voltò di scatto.
-Oh, da quanto sei lì!?- chiese la giovane, leggermente agitata.
-Abbastanza.-
Pepper trattenne una risata, mentre Tony andava verso di loro con un vassoio con tre bicchieri sopra e sgranò gli occhi.
-Signor Stark, a cosa dobbiamo tutta questa gentilezza?-
Tony mise il vassoio sul tavolino in vetro posto davanti al divano.
-Succo d'arancia per te che sei incinta...- fece, passando un bicchiere a Pepper. -...e succo al mirtillo per la nostra giovane streghetta. E' ancora il tuo preferito, giusto?-
Alexis annuì a Tony, poi scambiò uno sguardo di complicità con Pepper come a dire "sapevamo che prima o poi l'avrebbe detto" in riferimento al fatto che l'avesse chiamata streghetta.
Poi Tony si sedette accanto a loro e riprese a parlare:
-Sì, beh, non vi ci abituate. Tu sei mia moglie incinta che non vedo da una settimana...- disse indicando Pepper. Poi indicò Alexis -...e tu sei la mia figlioccia che per poco non ci rimetteva le penne, perciò...- bevve un sorso del suo Martini.  -Allora? Ora che sono arrivato io non ridacchiate più?-
Alexis mandò giù un lungo sorso del suo succo al mirtillo, anzi lo finì tutto, non sapendo cosa rispondere a Tony. Era evidente che avesse sentito di cosa stavano parlando pochi secondi prima.
-L'ho capito che è successo qualcosa, sai?- le disse lui. -Tutti quegli sguardi malinconici quando stavamo per partire, insomma, è ovvio.-
Alexis strinse gli occhi, soffrendo un po' ripensando a quel momento.
-Tony, ti prego, non infierire.-
Tony, mentre portava alla bocca il suo bicchiere, guardò Pepper come a dire "ops, ho sbagliato" e lei l'aveva guardato male, con gli occhi ridotti a due fessure e annuendo, come a dire "sì, hai sbagliato e ora poni rimedio".
Lui continuò a bere, lanciando degli sguardi da Alexis a Pepper e da Pepper a Alexis.
-Andiamo...- disse, dando due pacche sulla spalla ad Alexis, che si era leggermente rabbuiata. -Dopodomani rivedrai Mr. Ghiacciolo, sta tranquilla.- le sorrise.
Lui non era mai stato bravo a parole, così decise di riprendere in mano una questione che avevano lasciato in sospeso il giorno prima.
Abbassò lo guardo sulle scarpe di Alexis per appurare che non indossasse i tacchi e le sfilò di mano il bicchiere, che posò accanto al suo sul tavolo.
-Attacca, Friday, qualcosa di tosto per la nostra giovane streghetta!-
Nello stesso istante in cui  Tony aveva tirato per un braccio Alexis, facendola alzare, dalle casse della stanza partì "Back in Black" degli ACDC.
-Tony!!- esclamò Alexis colta di sorpresa.
La ragazza rise di gusto, mentre Tony la teneva agganciata a sé con un braccio e le stringeva una mano, tenendola sollevata. Le stava facendo ballare quella canzone in un modo del tutto insensato, facendole fare dei casquet che le facevano sfiorare il pavimento con i capelli, delle rapidissime giravolte, e delle mosse di danza completamente inventate sul momento che Alexis seguiva, ridendo come una matta.
Il tutto fu immortalato da Pepper che, seduta sul divano, si sbellicava dalle risate, con una mano sulla pancia.
Quando la canzone finì, i due rimasero abbracciati, ciondolando mollemente e continuarono a ridere.
-Grazie.- disse Alexis, accoccolandosi meglio sulla spalla di Tony.
Quel momento magico fu interrotto dalla voce metallica di Friday, che quasi li fece sobbalzare.
-Signore, Steve Rogers è qui.-
Tutti e tre aggrottarono le sopracciglia. Nello stesso istante il cellulare di Tony squillò.
-Fallo salire.- disse Tony, mentre tirava fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans.
-E' già in ascensore, veramente.- disse Friday.
Le orecchie di Alexis si rizzarono quando Tony rispose al telefono.
-Romanoff?-
Le porte dell'ascensore si aprirono e ne uscì un trafelato Steve Rogers, che non aveva neanche avuto il tempo di cambiarsi. Erano rientrati da poco meno di due ore, Alexis si chiese cosa stesse succedendo.
-Steve!?- Alexis gli andò incontro. Lui la prese per le spalle e le passò una mano sulla guancia, stava per dire qualcosa, ma nel frattempo Tony aveva acceso la tv e lo interruppe.
Un notiziario recitava: "Sembra essere opera di un gruppo terroristico l'attacco avvenuto pochi minuti fa alle porte del Wakanda. Non si sa ancora nulla riguardo l'identità del gruppo, né delle motivazioni, ma sembrano esserci 10 feriti, al momento, perlopiù nelle campagne, ma il conteggio è in aumento. Re T'Challa ha assicurato che lo scudo protettivo ha permesso di evitare che l'attacco avvenisse nel centro della città, tuttavia..."
-Cazzo.- disse Tony riagganciando il telefono.
Alexis sentì le gambe cedere, si sarebbe accasciata al suolo se Steve non l'avesse sorretta, sussurrando il suo nome, preoccupato.
La ragazza portò entrambe le mani alla bocca, sconvolta.
-Bucky...- sussurrò con un filo di voce.
La felicità di poco prima era svanita, lasciando spazio all'angoscia e al terrore di scoprire ciò che stesse veramente succedendo in Wakanda. 




















Angolo Autrice
Ciao a tutti!
La tranquillità è durata fin troppo. 
Cari Avengers, pesavate di cavarvela con così poco?
Fin'ora hanno combattutto contro un nemico che voleva soltanto vendetta nei confronti di alcuni di loro, riuscendo a mantenere il resto del mondo fuori da quella faida. 
Ma ora? Sta arrivando qualcosa di più grande. 
Siamo a metà esatta della storia, miei cari lettori e letterici, e colgo l'occasione per ringraziare di nuovo
Lucy24 e InsurgentMusketeer per le loro belle recensioni, e per ringraziare InsurgentMusketeer [sì, di nuovo, sei la mia cuoricina :')], Tharanne e Jesibel per aver inserito la storia tra le preferite, Aboutmarty94 per averla inserita tra le ricordate, ed infine lettrice folle, magiudona e shadowhuntersforeverx per averla inserita tra le seguite! E' molto importante, per me, vedere che la storia interessa ancora, e ringrazio di nuovo tutti coloro che la seguivano già nel 2019, che ho già ringraziato nei capitoli passati: DianaSparks49, Vampirosolitario91, Nivei, Jess Chan, Lady Tsuki, AsiaLuna, Edward4ever96, mikaaa, b2611, SaraStarkEFP, Frathedreamer, Nevermore72
A presto con il prossimo capitolo!
Rack <3 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV: A.T. sta per Arischer Traum ***


New Avengers: Together
Capitolo XIV: "A.T." sta per "Arischer  Traum"
 



-Lexie.- sussurrò di nuovo Steve preoccupato.
La sorreggeva da dietro, con le braccia allacciate intorno alla vita, lo sguardo estremamente corrucciato e preoccupato sul suo volto.
Alexis, con gli occhi sgranati e le mani a coprire la sua bocca aperta per lo stupore, sentì il suo cuore fermarsi.
-Non si sa nient'altro? Come è possibile?- chiese con un filo di voce.
-L'attacco è avvenuto mezz'ora fa, ovvio che non si sappia niente. I giornali, poi, ne sanno ancora meno di noi, o di qualunque altra organizzazione di spionaggio.- disse Tony in modo secco. In realtà era profondamente turbato ed infastidito. -Non si può stare tranquilli un attimo.- aggiunse.
Pepper si era avvicinata allo schermo del televisore, le sopracciglia sollevate in quel suo solito sguardo compassionevole. Si voltò verso Alexis cercando di rassicurarla con lo sguardo, senza riuscirci.  
La ragazza sbuffò pesantemente, lasciando che il peso della sua schiena venisse sorretto da Steve.
Non aveva idea di dove fosse Bucky, erano passate circa otto ore da quando si erano salutati.
Lì a New York, considerando il fuso orario, erano le 10.00 del mattino, mentre in Wakanda erano le 16.00 del pomeriggio, quindi pieno giorno e Bucky poteva tranquillamente trovarsi fuori dalla zona protetta dagli scudi ad alta tecnologia, impegnato in quelle attività di volontariato di cui le aveva parlato.
Oppure no, forse ancora non si era organizzato, magari sarebbe stato impegnato il giorno dopo.
Semplicemente non ne aveva idea: il panico la assalì.
Iniziò a frugarsi nelle tasche senza trovare ciò che cercava, scostò Steve con foga.
-Dov'è...- si guardò le dita, controllò per terra, poi si mise le mani nei capelli, disperata. -Dov'è quel dannato ding ding!?-
-Come scusa?- chiese Tony aggrottando la fronte.
-Alexis, calmati.- disse Steve, cercando di sfiorarla, ma lei lo scostò di nuovo.
-Devo aprire un dannato portale per il Wakanda, subito.-
Alexis prese il cellulare dalla tasca dei jeans, decisa a chiamare Strange. Il suo cervello stava iniziando a mettere insieme i pezzi e si era, fortunatamente, resa conto che per pochi secondi aveva cercato qualcosa che non aveva.
-Dottore, dovevi darmene uno istantaneamente!- sbuffò di nuovo, mentre cercava il numero di Stephen in rubirca.
-Parli di questo?- disse Steve dietro di lei.
Alexis si voltò a guardarlo, i capelli le andavano su tutto il volto a causa dei quei gesti caotici e sconclusionati che stava compiendo senza neanche accorgersene.
-Oh Dio, grazie al cielo.- disse, strappando lo sling ring dalle mani di Steve. -Dove l'hai preso?-
-Al Facility, Strange lo ha lasciato alla reception appena ha fatto ritorno dal Wakanda. Stavo venendo qui per dartelo, quando Nat mi ha inviato la notizia.-
-D'accordo. A noi due ding ding.-
La giovane spia si mise in posizione per aprire un portale. Strinse gli occhi e i suoi muscoli si fecero tutti testi, ma l'adrenalina che le scorreva nelle vene in quel momento, ne era certa, era la stessa che l'aveva spinta a creare quello scudo che aveva salvato James. Quindi, stavolta, era convinta che ci sarebbe riuscita al primo colpo.
Dopo pochi secondi in cui delle piccole scintille le avevano fatto credere, per un momento, che non ce l'avrebbe fatta, iniziò ad intravedersi la forma di un cerchio. Strinse i denti, sforzandosi ancora di più: il cerchio si aprì completamente e attraverso di esso si vedeva la sala del trono di Birnin Zana. Alcune facce guardarono al di qua del portale, non capendo cosa stesse succedendo. Alexis se ne fregò completamente e vi si lanciò dentro.
-Alexis!- urlò Steve.
Prese un respiro e si lanciò anche lui dentro il portale.
Tony allargò le braccia per farle poi ricadere lungo i fianchi, facendo rumore sui pantaloni.
Si voltò verso Pepper rapidamente, con le mani giunte.
-Ti giuro che torno entro l'ora di cena.-
Si lanciò anche lui attraverso il portale. Questo si chiuse facendo cadere alcune scintille sul pavimento lucido della stanza.
Pepper si lasciò cadere, seduta, sul divano. Si sfiorò la pancia.
-Vedrai che tuo padre e tua zi... voglio dire sorel... insomma, Tony e Alexis, torneranno presto.-
 


*                           *                         *


 
Re T'Challa, quando aveva visto quel portale aprirsi nella sala del trono, aveva subito intuito che gli Avengers stessero arrivando in suo soccorso.  Oltrepassò i suoi consiglieri e diplomatici e si diresse verso di loro, sperando che magari potessero avere qualche notizia in più, ma le sue speranze erano del tutto vane.
Alexis lo ignorò completamente, iniziò a voltarsi in tutte le direzioni alla ricerca di Bucky, ma la sua anima perse un soffio quando non lo vide.
Intanto sentiva in sottofondo e leggermente ovattate, le informazioni che T'Challa aveva da dare a Cap e Tony.
Quello che aveva capito era che erano stati inviati dei missili che avrebbero dovuto far saltare in aria la capitale, puntando al cuore di essa: il palazzo reale. I sistemi protettivi, però, avevano intercettato l'arrivo del missile, e lo scudo intorno al centro si era attivato automaticamente. I missili si erano infranti contro di esso ed erano esplosi nel cielo, ma i detriti avevano colpito i villaggi più lontani dal centro, causando vari feriti e morti. A quel secondo appellativo Alexis rabbrividì, chiudendo gli occhi. Steve si voltò a guardarla di sfuggita, mantenendo il suo sguardo serio e tipico da Capitano con i nervi perfettamente saldi.
-Notizie del sergente Barnes?- chiese.
Alexis si voltò di scatto a guardarlo. Sentir chiamare Bucky in quel modo la fece intenerire: non era più legato alla figura negativa del Soldato d'Inverno, ma a quella di un uomo d'onore. Si sentì profondamente orgogliosa del fatto che Steve si fosse riferito a lui in quel modo.
Il re scosse lievemente ed allargò le braccia, stava per dire qualcosa, ma alle sue spalle comparve sua sorella Shuri.
-Venite con me.- disse la ragazza.
Li oltrepassò senza fermarsi. Tony rimase con T'Challa, mentre Steve e Alexis la seguirono nel cortile del palazzo.
Lì arrivò una macchina, senza pilota, che Shuri aveva chiamato tramite il telecomando annesso.
Alexis non si stupì di questo, anche la auto di Tony lo facevano.
Si stupì lievemente di più quando Shuri premette un pulsante sul cruscotto dell'auto e questa si sollevò in aria.
Il suo stupore però era molto contenuto. Era estremamente preoccupata per Bucky.
Steve, seduto accanto a lei sul sedile posteriore, le mise una mano sul ginocchio e lo strinse, ma lei neanche se ne accorse, agitata com'era.
Shuri sfrecciava a tutta velocità tra le vie della città, che si facevano sempre meno rade di edifici e più brulle: si stavano spostando vero la campagna.
-Il sergente Barnes si trova in un villaggio subito prima della Foresta del Tormento.- disse la principessa più intelligente del mondo.
Alexis sollevò le sopracciglia. "Nome rassicurante." pensò.
-Non vorrei buttarvi giù, ma penso sia meglio che arriviate preparati. I detriti dei missili sono arrivati anche lì.-
Alexis chiuse gli occhi e sospirò profondamente, Steve fece la stessa cosa, mentre il cuore gli si stringeva in una morsa di preoccupazione. Lui cercò di non darlo a vedere, mentre la ragazza continuava a fare profondi sospiri, cercando di calmarsi, senza riuscirci.
L'auto si fermò, o meglio, atterrò bruscamente facendo sobbalzare i due Avengers. Si fiondarono entrambi all'esterno col cuore in gola, seguendo Shuri che camminava un metro davanti a loro a passo svelto.
Alexis si guardava intorno e scorgeva solo devastazione. Ogni edificio di quel piccolo villaggio, ogni orto era stato colpito dai detriti, perfettamente visibili, che si stagliavano in mezzo al paesaggio.
Chiuse di nuovo gli occhi e buttò fuori un soffio di aria tutto insieme.
Quel suo disperato tentativo di calmarsi continuava a non funzionare.
Scrollò le spalle, cercando di scrollare via anche l'agitazione, ma niente.
Più si guardava intorno, più un brutto presentimento nasceva in lei.
Shuri si fermava continuamente a chiedere di James Barnes, quasi nessuno le rispondeva, erano tutti impegnati e soccorrere i propri vicini, a ricacciare fuori dalle macerie i propri defunti.
Alexis si accorse che perfino alcuni animali erano rimasti vittime delle lamiere che erano cadute dal cielo, voltò la testa dall'altra parte cercando di non pensarci. Il suo cuore si stava praticamente sgretolando ad ogni passo che faceva senza vedere Bucky spuntare fuori.
Ad un tratto vide Steve accelerare il passo e poi correre dritto davanti a sé.
-Bucky.- aveva sussurrato, sollevato.
Alexis si fermò sul posto ed osservò Steve correre, finché anche i suoi occhi non caddero sul Lupo Bianco.
Si accasciò a terra, quasi in ginocchio, stanca come se avesse appena fatto il giro del mondo in dieci minuti di corsa, si prese la testa tra le mani e rise.
-Dio, grazie!- esclamò sottovoce, tirando su col naso e ricacciando indietro qualche lacrima di gioia.
Si tirò su e gli corse incontro, saltellando lievemente, anche lei, mentre vedeva che Steve gli dava una pacca sulla spalla sorridendo.
Gli si parò davanti ed emise un ennesimo sospiro, ma stavolta era un sospiro di sollievo.
-Alexis.- la chiamò Bucky.
Per pochi istanti aveva temuto che non avrebbe sentito più il suo nome pronunciato da lui.
Il soldato aveva notato gli occhi lucidi della ragazza e l'aveva attirata a sé dandole un dolce bacio sulla fronte.
-Sei ferito.- constatò Alexis, scostandosi un po' da lui.
La ragazza esaminò con attenzione tutte le ferite che vedeva: uno spacco al lato del labbro inferiore, uno molto profondo sullo zigomo sinistro, molti tagli, almeno cinque, sul braccio umano e sul petto, dove la sua maglietta si era lacerata e lasciava perfettamente vedere il sangue che era colato da quelle ferite.
Istintivamente, Alexis si guardò intorno, cercando qualcosa con cui medicarlo, ma si reste presto conto che non era possibile e boccheggiò.
Lui la guardò intenerito.
-Tranquilla, agente Moore.- le prese il mento tra le dita e la fece voltare verso di sé. -Il sangue si è già fermato da un po'.-
Alexis annuì, non del tutto convinta di quell'affermazione.
Doveva decisamente farsi passare quell'ossessione di dover curare le ferite, non era per niente comodo nel bel mezzo di una missione.
-Sapete qualcosa in più su chi possa essere stato?- chiese Bucky.
Steve scosse la testa.
-Abbiamo solo visto il telegiornale che annunciava un attacco terroristico in Wakanda.- disse Alexis.
Nello stesso istante comparvero dei jet wakandiani sopra le loro teste. Erano i soccorsi, venivano dalla città, ma anche da altri villaggi vicini che non avevano subito danni.
Il telefono di Alexis squillò. Era Tony.
-Tony?- Alexis si tappò un orecchio, sentendo solo flebilmente la voce di Tony, visto il gran rumore che facevano i jet che arrivavano continuamente.
-Streghetta, hai trovato Barnes?-
-Sì, sì, è a posto.-
-Bene, dovete venire subito qui, abbiamo delle complicazioni.-
Alexis agganciò.
Aveva ancora lo sling ring infilato tra le dita, fece in un attimo a creare il portale.
-Dobbiamo andare!- urlò ai suoi colleghi.
Si lanciarono dentro il portale e furono di nuovo nella sala del trono e anche Shuri li aveva seguiti.
-Che forza, mi piacciono i tuoi poteri!- aveva esclamato, mentre entrava nella sala del trono.
Il cerchio ambrato si chiuse alle loro spalle e Bucky si avvicinò ad Alexis, leggermente zoppicante.
Sorrise soddisfatto. -Quando hai imparato a farlo con così tanta dimestichezza?-
Alexis guardò teatralmente l'orologio che aveva al polso.
-Ehm, un quarto d'ora fa, quando pensavo che fossi morto.- concluse con un sorriso.
Bucky avrebbe voluto baciarla, ma non gli sembrava né il posto né il momento adatto.
Camminarono velocemente verso Tony e T'Challa, che erano visibilmente preoccupati. T'Challa si voltò a parlare con i suoi consiglieri, quindi fu Tony a spiegare le complicazioni ai suoi colleghi.
-Pare che i missili siano stati solo un diversivo.-
-Un diversivo che ha centrato il bersaglio direi, ci sono centinaia di morti.- disse Steve con lo sguardo serio, quasi arrabbiato.
-Sono sparite alcune tonnellate di vibranio dalle miniere.-
-Cazzo.- sibilò Bucky.
Steve chiuse gli occhi e si portò una mano alla fronte, grattandola nervosamente.
Alexis, ora che aveva ritrovato Bucky sano e salvo, mantenne la calma.
-Non è una gran quantità.- aggiunse Tony. -Probabilmente questi soggetti non sono abbastanza avanzati da sapere come usarlo e vogliono solo fare degli esperimenti.-
-Sì, ma per creare che cosa?- chiese Alexis.
-Hanno una gran quantità di soldi a loro disposizione. Hai visto quei missili?- aggiunse Cap, e Tony annuì. -Possono anche non essere avanzati dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma non ce n'é bisogno se hai un sacco di soldi.- concluse.
Alexis, a braccia incrociate, annuì.
Il telefono di Tony squillò, rispose in un secondo.
-Vedova?-
-...-
-D'accordo, arriviamo, fatti trovare pronta.- riagganciò, poi si rivolse ai presenti. -Romanoff ha rintracciato il nome del compratore del jet, pare sia un tedesco, ma non ho minimamente capito come si pronunci il suo nome. Andiamo a scoprire cosa vuole.- disse con sguardo determinato.
Alexis, con la stessa determinazione di Tony negli occhi si mise in posizione per aprire un portale verso il New Avengers Facility, ma la frase che seguì la scosse completamente.
-Voi andate, io resto qui, in caso serva una mano.-
Alexis fece scomparire le scintille e si voltò verso Bucky, lo sguardo sconcertato.
-Cosa!?- disse -Stai scherzando.- era un'affermazione, non una domanda.
Bucky scosse comunque la testa.
-Potrei essere utile in caso di qualche altro attacco.-
Alexis anche scosse la testa, molto rapidamente e si diresse a grandi falcate verso di lui.
-Non esiste, tu vieni con noi.-
-Alexis...-
-Vieni con me, James.- lo prese un polso tirandolo lievemente verso di sé.
Tony si voltò di lato, grattandosi dietro la testa, e Steve guardò il soffitto, diventato improvvisamente la cosa più interessante del mondo. Imbarazzati, si allontanarono di poco da quei due.  
-Sta tranquilla, non mi succederà niente.- le disse lui, prendendole il volto tra le mani.
Alexis continuava a scuotere la testa con decisione.
-Allora rimango anche io.- disse, poi si voltò verso Tony e Steve. -Vi apro un portale per il Facility.-
-Veramente dovresti venire con noi.- disse Tony. -Pare che il tizio sia in Germania, ci faresti comodo con il tuo ding ding.-
Alexis chiuse gli occhi e si morse un labbro per contenere un'imprecazione.
Nel giro di 24 ore aveva baciato Bucky, l'aveva lasciato lì, salutandolo, nonostante avrebbe tanto preferito che tornasse con lei per poter passare ogni momento insieme a conoscersi meglio, poi aveva temuto la sua morte, poi l'aveva ritrovato e ora doveva salutarlo di nuovo, per giunta in una situazione di pericolo.
Le sembrò che qualcuno stesse giocando con il suo cuore, divertendosi a ferirlo e curarlo continuamente.
Fortunatamente, Alexis non era una bambina capricciosa. Era una Avenger, sapeva benissimo quanti sacrifici comportasse quel lavoro, anche se mai si sarebbe aspetta di trovarsi in una situazione del genere, col cuore incastonato a qualcuno dal quale era costretta a separarsi.
-D'accordo.- disse, con lo sguardo basso.
Fece per allontanarsi da Bucky, ma lui la prese per la vita facendola voltare verso di sé.
-Aspetta.- le disse. -Mi mancherai.-
-Anche tu, sergente.-
-Fai attenzione.-
Le mise una mano dietro la testa e l'attirò a sé, dandole un rapido bacio, che Alexis si fece bastare.
Si voltò e camminò affiancando Tony e Steve.
-Dammi un passaggio alla torre.- le disse Tony, mentre Alexis faceva volteggiare la mano in aria. -Devo avvertire Pepper.-
 
 


*                       *                       *


 
 
Steve e Alexis uscirono dal cerchio di luce arancione che si richiuse dietro le loro spalle, e si ritrovarono nella sala riunioni del Facility.
Lì giravano alcuni agenti che portavano continuamente nuove informazioni a Natasha Romanoff, che era seduta a capo della lunga tavolata in vetro, davanti uno schermo fatto con delle proiezioni, simili a quelli di Tony.
Gli agenti rimasero impalati sul posto, alcuni avevano anche posato la mano sulla pistola, presi alla sprovvista da un'entrata di scena così d'effetto. Rimasero tutti a fissarsi per qualche secondo.
-Ok, ragazzi, fateci l'abitudine per favore.- disse Alexis leggermente annoiata mentre camminava verso Natasha e Steve la seguiva leggermente divertito, ma anche un po' orgoglioso di quello che Alexis era diventata in grado di fare.
-Bentornati.- disse Natasha.
I due si affacciarono sullo schermo del computer.
-Cosa sappiamo?- chiese Steve.
Nello stesso istante erano entrati nella stanza anche Sam, Wanda e Visione.
-I missili sono stati comprati da un certo Dominik Dietwald...-
-Beh non è così impronunciabile...- borbottò Alexis, riferendosi a ciò che Tony aveva detto pochi minuti prima.
Vedova la guardò inarcando un sopracciglio, poi continuò:
-...il quale sembra essere nato ieri. Non esiste nulla riguardo quest'uomo, nessuna famiglia, nessun conto bancario, niente di niente. L'unica cosa che siamo riusciti a trovare è l'acquisto di questi missili. Il pagamento risale a ieri ed è stato fatto ad un certo Felix Berger.-
-Fammi indovinare...- disse Steve. -Anche lui è nato ieri?-
-Esatto, ma sono riuscita a rintracciare la sua vera identità: Kyle Cooper. Trafficante d'armi, vive in Afghanistan, ho rintracciato il suo conto e sono risalita al luogo da cui è stato fatto il bonifico tramite un cellulare.-
Natasha, che fin'ora sullo schermo aveva mostrato i volti delle persone che aveva nominato, cambiò schermata e mostrò un punto sulla mappa.
La mappa mostrava le Alpi Bavaresi in Germania. Alexis fece uno zoom sul punto rosso segnato da Nat, allargando con le dita lo schermo.
Ai piedi del Rotwand, montagna delle Alpi del Mangfall, si ergeva una grossa base militare, sicuramente già presente nel secolo scorso.
-Terroristi con il cervello congelato dal freddo, dunque.- aggiunse Sam, ironico.
-Già.- fece Alexis. -Nat, puoi mostrarmi meglio il luogo?-
Mentre Natasha cambiava la visuale dell'immagine per agevolare Alexis che avrebbe dovuto creare il portale, Steve diede gli ordini.
-Dieci minuti, prendete tutto ciò che vi occorre per la missione. Poi partiamo.-


 
Alexis indossò la sua tuta da spia, sistemando tutte le armi.
La rivoltella, gli esplosivi alla cintura, il pugnale al polpaccio, i teaser ai polsi, fili allungabili extraresistenti.
C'era tutto.
Poi si guardò allo specchio, sollevò una mano verso l'alto e fece comparire i suoi dischi volanti alla Xena, come li definiva Tony.
Ora c'erano anche quelli. Ci sarebbero sempre stati. Sospirò e sorrise soddisfatta. Quanto aveva voluto negli ultimi tre anni sfruttare quel potenziale lo sapevano soltanto lei e Dio, e oggi, finalmente, poteva farlo.
Si chiese se fossero davvero necessarie tutte quelle armi, ora che aveva i poteri da stregone.
-Mi ci vorrebbe un mantello da supereroe.- disse.
Mosse lievemente la mano facendo scomparire il disco di luce e fece comparire, con un'illusione, un mantello viola scuro che le scendeva fino ai piedi.
Si girò diverse volte davanti allo specchio, guardandosi.
Non stava affatto male con la tuta di pelle.
Provò anche alcune mosse da combattimento, ma vi inciampò.
-Ok, no, ridicolo.- disse per poi farlo scomparire, imbarazzata.  
Aprì un portale e vi entrò dentro, comparendo davanti agli occhi dei colleghi che la attendevano nella reception del Facility.
-Oh, stavi facendo un pisolino?- le disse Sam.
Alexis fece roteare gli occhi.
-Hai intenzione di non camminare più?- disse Steve che se ne stava appoggiato al muro con le mani alla cintura.
Alexis alzò le mani per difendersi. -Che volete, mi sto esercitando!-
In quell'istante arrivò anche Natasha, e anche lei stava sistemando alcuni piccoli teaser ai polsi.
Alla fine era stata proprio lei a farle da mentore, quindi era ovvio che lei e Alexis avessero gli stessi gusti.
-Se abbiamo finito di punzecchiarchi, direi di andare.- disse la Vedova.
Alexis fece per aprire il portale. Ci mise un po' più del solito e non riusciva a far comparire l'immagine dentro il cerchio.
Lo richiuse.
-Un secondo.- disse per giustificarsi.
-Tranquilla.- le disse Steve.
La ragazza riprese a muovere la mano in cerchio e stavolta il portale comparve nella maniera corretta, ma qualcosa distolse la sua attenzione e lo richiuse subito.
Un fischio lungo e continuo colpì le orecchie degli Avengers. Erano gli altoparlanti incorporati agli schermi presenti nella reception.
Tutti si voltarono ad osservarli e rimasero pietrificati da ciò che vedevano proiettato su tutti gli schermi del quartier generale degli Avengers.
Uno sfondo nero e al centro una svastica bianca, affiancata da due lettere maiuscole "A. T.".
Non furono tanto le iniziali, ma più che altro la svastica a far ghiacciare il sangue nelle vene dei ragazzi, in quanto simbolo del Nazismo, una delle più grandi, forse la più grande, delle piaghe che si siano mai abbattute sul pianeta terra.
Gli altri agenti correvano a destra e a sinistra.
Sam bofonchiò un: -Porca puttana.-
Una voce robotica iniziò a parlare:
"'Lo 
scopo supremo dello Stato nazionale è quello di conservare quei primordiali elementi di razza che, quali donatori di civiltà, creano la bellezza e la dignità d'un'umanità superiore'. Questo è il nostro mantra. Sapete chi lo disse?"
Steve puntò lo sguardo a terra. Deglutì. Trattenne il vomito. Lo sapeva benissimo, ma anche gli altri lo immaginarono.
La voce riprese:
"Adolf Hitler. Vi state chiedendo cosa significhino quelle due lettere? A.T. sta per Arischer Traum. Ci dispiace per i poveri Wakandiani, ma ci serviva il vostro vibranio per portare avanti la nostra causa: rimetteremo in piedi il sogno di Hitler, uomo incompreso, la cui condanna è stata voler portare la razza umana alla perfezione."
Il cellulare di Alexis squillava. Era Tony. Non rispose.
"Anzi, a dire la verità, non ci dispiace affatto."
Con quest'ultima frase il logo sparì. 
Tutti gli schermi tornarono alla trasmissione sui cui erano sintonizzati prima del fischio.
In pochi secondi i notiziari di tutto il mondo parlavano di ciò che era appena successo: in tutto il mondo, in ogni schermo acceso, era appena andato in onda quella sorta di annuncio, quella minaccia che sconvolse nel profondo il mondo, gli Avengers e, in modo particolare, Steve Rogers.
Stavolta fu il cellulare di Natasha a squillare. Era sempre Tony. La vedova rispose allontanandosi dalla confusione che gli agenti stavano creando nella reception.
Alexis, tremendamente spaventata, collegando la Germania nazista e l'Hydra, pensò a Bucky.
-Voi tre, da Bucky. Subito.-
Aprì un portale per il Wakanda e lo fece muovere fino ad inglobare Sam, Wanda e Visione, per poi richiuderlo subito.
I suoi occhi cercarono Steve.
Il capitano Rogers si era lentamente accasciato a terra fino a sedersi, le ginocchia avvicinate al petto, l'elmetto e lo scudo a terra, le mani tra i capelli, a stringerli in un gesto di disperazione.
-Steve...- Alexis si precipitò al suo fianco, cercando di confortarlo, pur sapendo che, in quel momento, era tutto inutile.
Nessuno riusciva a credere a ciò che era appena successo e Steve era stato colpito fin nel profondo della sua essenza. Aveva combattuto contro quel mostro già una volta, quasi un secolo prima. Come poteva il mondo avere sempre gli stessi problemi? Aveva distrutto la sua divisione scientifica, l'Hydra, già due volte, e non era certo se anche stavolta ci fosse il suo zampino di mezzo oppure no.
Si sentiva spezzato.
Sentiva di essere morto per nulla.
Sentiva di aver sacrificato tutta la sua vita e quella del suo migliore amico per nulla. 


















Angolo Autrice!
Eccoci al capitolo 14. 
Non ho niente da dire, sono un po' traumatizzata, come il povero Steve. 
Ringrazio chiunque abbia letto il capitolo, chi ha recensito il capitolo scorso e starlight1205  per aver inserito la storia tra le preferite e le seguite. 
Fatemi assolutamente sapere cosa pensate di questi recenti sviluppi nella storia!
A presto!


Rack <3 =)

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Capitolo 15
*** Capitolo XV: Progetto Insight: il ritorno... ma peggio ***


New Avengers: Together
Capitolo XV: Progetto Insight: il ritorno... ma peggio


 



Bucky accompagnò il bambino paffutello, che teneva per una mano, in giro per tutto il villaggio. Cercava sua madre disperatamente, dopo l'impatto dei detriti dei missili non l'aveva più trovata.
-Sta tranquillo, la troveremo.- gli diceva il soldato d'inverno.
Bucky lo sperava veramente, ma sapeva bene che nella vita, purtroppo, non tutto era sempre come si volesse che fosse. Anzi, era quasi l'esatto contrario, secondo la sua esperienza.
Il bambino gli stringeva la mano con forza, finchè all'improvviso non si fermò, piantando i piedi a terra. Gridò di gioia e sfilò in un attimo la mano da quella di James, correndo come un missile verso sua madre che, abbracciata ad una bambina molto piccola, si era appena seduta per terra, grazie all'aiuto di una delle Dora Milaje, la quale l' aveva appena accompagnata verso l'ingresso di quello che rimaneva della sua piccola casa.
Bucky tirò un sospiro di sollievo, con un lieve sorriso. In mezzo a tutti quei pianti, quelle grida gioiose potevano dare ancora speranza.
Si guardò intorno e si rese conto che tutta quella devastazione e disperazione gli ricordava fortemente la trincea.
Ad un tratto fu attirato da un verso di dolore, un lamento, seguito da un tonfo. Si voltò e dietro di lui strisciava un uomo.
Bucky si fiondò verso di lui, si accucciò e gli fece passare un braccio intorno al suo collo, ma quel pover'uomo non riusciva a reggersi in piedi.
Gli guardò le gambe: una di esse aveva un taglio estremamente profondo, il sangue non smetteva di uscirne neanche per un secondo. Riuscì a farlo sedere a terra, sotto la chioma di un albero nelle vicinanze. Gli fece stendere le gambe, ma ad ogni movimento il dolore impediva all'uomo di trattenere le urla.
-Credo proprio che sia rotta.- disse Bucky, che si era accucciato sulla ferita. -Aspetta un attimo.-
Il soldato saltellando andò verso uno dei jet carichi di medicinali.
Prese una piccola cassetta metallica e tornò dall'uomo. Gli tamponò la ferita con dell'ovatta e del disinfettante, poi la chiuse con una fasciatura, in maniera estremamente accurata.
Gli era capitato spesso, durante la seconda guerra mondiale, di dover aiutare qualcuno in condizioni simili, per aiutarlo a sopravvivere prima di essere portato in infermeria. Più o meno tutti coloro che avevano combattuto al fronte sapevano come fermare un'emorragia.
Quando ebbe finito porse all'uomo una pasticca ed una boccetta d'acqua.
-Tieni, è per il dolore.- gli disse. -Ti aiuterà a sopportarlo finché non ti sistemeranno.-
L'uomo la mando giù immediatamente, fidandosi ciecamente.
-Ci sai fare con queste.- disse a Bucky, indicando la cassetta con dentro le fasciature.
-Sono un soldato, ci so fare per forza.- disse Bucky grattandosi la testa.
-Anche io lo ero. Ora sono in pensione.- l'uomo cercò di sedersi meglio, ma ciò gli provocò un'altra fitta di dolore. -Dove hai combattuto?-
Bucky si accorse solo in quel momento che i capelli dell'uomo erano ingrigiti, non soltanto a causa della polvere causata dalle macerie.
Alzò leggermente le spalle. -Germania, Austria, Italia. Seconda guerra mondiale, sai.-
L'altro alzò un dito verso di lui. -Bucky Barnes, giusto?-
James annuì, felice che non fosse stato ricordato da quell'uomo come il "soldato d'inverno".
-Proprio ieri il buon Iyusa mi parlava di te. Diceva che oggi avresti dovuto aiutarlo con la recinzione per quelle povere bestie.- disse indicando il gregge di pecore dietro di loro.
Se ne stavano tutte sedute a terra, anche loro con le facce fisse sulla catastrofe che si era abbattuta sulla loro terra. Gli fecero tenerezza.
-Ero venuto qui proprio per quello.- disse James.
-A proposito, sai dove può essere?-
Bucky scosse la testa. -E' stato portato via con il primo jet di soccorso che è arrivato. Non so se ce la farà, non era messo molto bene.-
I due rimasero in silenzio, a contemplare le terra sotto i loro piedi, consapevoli della grande quantità di perdite che quell'attacco aveva causato al paese.
Ad un tratto i pensieri di James furono ridestati da un bagliore poco distante da sé.
Un cerchio di scintille ambrate vorticava nell'aria.
Era scattato in piedi e vi si era fiondato davanti, pensando che potesse essere di nuovo Alexis, quasi sperandoci. Purtroppo, però, si trovò davanti altri Avengers: Sam, Wanda e Visione.
Ebbe solo il tempo di fare capolino e guardare oltre le tre figure che aveva davanti, cercando di scorgere, attraverso il portale, il viso di Alexis, ma non lo vide.
Riuscì però a sentire la sua voce, che gli causò un lieve tremore. Chiamava "Steve" con un tono preoccupato che fece insospettire anche lui.
-Che cosa succede?- chiese con la fronte aggrottata.
-Non puoi neanche immaginarlo.- disse Falcon, scosse la testa e puntò lo sguardo a terra.
-Non hai saputo?- chiese Wanda.
-E' evidente che no, cosa dovrei sapere?-
Visione era quello che aveva mantenuto i nervi più calmi tra tutti, quindi spiegò lui a Bucky cosa era appena successo.
-Sergente Barnes,- iniziò -Pare che ci sia qualcosa di molto ampio dietro quel furto di Vibranio. I terroristi hanno minacciato il mondo intero di voler creare un'unica razza superiore, riportando in vita il programma ideale di Hitler.-
Bucky inclinò la testa di lato ed aggrottò ancora di più le sopracciglia, schiudendo la bocca sconvolto.
-Non è vero.- disse.
-Verissimo, invece.- si intromise Falcon. -Non è un caso che abbiano attaccato il Wakanda. Non è stato solo per rubare il Vibranio, hanno attaccato il paese più avanzato dal punto di vista tecnologico, e questa tecnologia è stata interamente portata avanti da persone nere.-
Sam incrociò le braccia e puntò lo sguardo a terra, visibilmente ferito ed arrabbiato.
James ebbe quasi la stessa reazione di Steve. Si appoggiò con la schiena alla staccionata in legno dietro di lui, lo sguardo era fisso nel vuoto e la bocca ancora dischiusa.
Il respiro gli si era fermato a metà della gola.
Si passò una mano sul volto, sconvolto.
Come Steve, si sentì un fallimento. Era morto per tentare di salvare il mondo da quella minaccia, aiutando Steve, e quella finta morte gli aveva causato un dolore ancora peggiore che quello che avrebbe mai immaginato se fosse morto veramente.
Gli avevano distrutto il cervello, giocandoci liberamente, per quasi 80 anni. Aveva rischiato di uccidere Steve.
Tutto quello che aveva passato si era rivelato inutile, ora. Non poteva credere che ancora esistessero dei seguaci di quel pazzo.
-L'Hydra?- chiese.
Nel pronunciare quel nome, la sua anima sussultò.
-Non ne siamo certi.- rispose Visione. -Il loro simbolo sembra essere diverso.-
-Sarebbe a dire?-
-Una svastica,- fece Wanda, con l'orrore dipinto sul volto. -Affiancata da due lettere: A e T, ma non so cosa vogliano dire.-
-Arischer Traum, ha detto quella voce alla televisione. Ma che diavolo vuol dire?- disse Sam.
Bucky di lingue ne conosceva davvero molte. Gli anni passati come soldato d'inverno potevano, a volte, rivelarsi utili. Tuttavia, in questo caso, era bastata la sua esperienza al fronte, essendo quella una frase che proprio lì aveva sentito pronunciare molte volte.
-Vuol dire Sogno Ariano.- disse in un sospiro.
-Questi sono pazzi.- sbottò Falcon.
Bucky ripensò alla voce di Alexis per cercare di trarne conforto in qualche modo e pensò a quanto fosse fortunato Steve, che in quel momento poteva contare sulla dolcezza di quella ragazza.
 
 


*             *               *
 
 


-Steve...-
Alexis, seduta accanto a Captain America accasciato a terra, con la schiena contro il muro e le mani nei capelli in un gesto di disperazione, cercava in tutti i modi di confortarlo.
Gli toccò un ginocchio, ma Steve non si mosse.
Gli sfiorò una spalla, nel tentativo di tirarlo verso di sé, ma Steve di nuovo non si mosse minimante.
Alexis iniziava a spaventarsi, non lo aveva mai visto in quel modo.
-Steve...-
L'amico tirò su con il naso.
Il cuore di Lexie fu come stretto da una tagliola.
Alexis gli prese i polsi, cercando di spostarli da davanti il suo volto. Con un po' di fatica, riuscì a spostarli, e con una mano gli sfiorò la guancia dolcemente.
-Steve, ti prego, guardami.-
Stavolta Cap la ascoltò, si tirò su, poggiando la testa al muro. Alexis era seduta di fianco a lui, e non poté vedere la lacrima che gli era sfuggita sull'altro lato del profilo. Tuttavia potè sentirla come se l'avesse prodotta lei stessa. La asciugò con il pollice.
Lo sguardo di Steve rimase fisso davanti a sé, rivolto verso il basso. Tutti i muscoli del suo volto erano impassibili e contratti.
Alexis lo fece voltare verso di sé e notò che aveva gli occhi tremendamente arrossati.
Stava trattenendo altre lacrime. Di nuovo sentì il suo cuore sgretolarsi dentro al petto.
-Lo sconfiggeremo.- gli disse lei.
Steve annuì.
-Di nuovo?- sbottò. -Inizio a stancarmi, Lexie.-  poggiò di nuovo e pesantemente la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
-Lo so.- disse lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Alexis sapeva che nulla avrebbe potuto calmarlo in quel momento, solo il passare delle ore avrebbe potuto farlo.
Si tirò leggermente su, verso di lui, gli mise di nuovo una mano sulla guancia e fece combaciare le loro tempie.
-Ti prego, fidati di me. Questa volta sarà l'ultima.-
Sentì Steve sospirare profondamente e rilassarsi lievemente.
Lui si voltò di poco e diede un bacio sulla fronte della ragazza.
-Grazie.- mormorò, con ancora le labbra sulla pelle di lei.
Alexis sorrise, lievemente rincuorata.
Il rumore dei tacchi degli stivali di Natasha interruppe quel piccolo momento tutto per loro.
-Mi dispiace interrompervi ragazzi, ma direi che il nostro viaggio in Germania è ancora più urgente di prima.- disse la Vedova. -Tony sta arrivando, andrete voi tre. Io rimarrò qui, cercherò di fare da tramite anche con i nostri amici nel paese del vibranio e di trovare altre informazioni su questi A.T.-
Steve si alzò e Alexis lo seguì. Prese lo scudo e glielo porse, lui lo sistemò dietro la schiena con decisione, mentre Alexis gli lasciava un sorriso confortante.
Pochi istanti dopo Tony si intromise nei loro auricolari.
-Ehi Avengers, vi aspetto qui fuori.- disse Ironman atterrando all'esterno.
-Arrivamo.- rispose Steve con una mano sull'orecchio.
Alexis fece roteare il palmo della mano in aria, ma Steve la bloccò.
-Scherzi vero? Sono dieci metri!-
Alexis sollevò gli occhi verso l'alto pensandoci un attimo, poi annuì.
-Sì, hai ragione.-


 
Germania, M. Rotwand, base militare A.T.
Alexis chiuse il portale dietro le sue spalle, poco dopo che anche Steve e Tony erano saltati attraverso di esso.
Battè le mani come a ripulirle dalla polvere.
-Ecco fatto.- disse.
-Ci stai prendendo gusto, streghetta.- le disse Tony.
Lei fece spallucce.
-Che ci vuoi fare, sono piena di risorse e sono felice di sfruttarle!-
-Concentrazione, ragazzi.- disse Steve, che era l'unico sulla difensiva.
Era pur sempre lui il capitano della squadra.
Anche gli altri due si fecero tesi, concentrandosi su ciò che avevano davanti.
Un enorme portellone metallico era incastonato nella pietra della montagna e tutti e tre immaginarono quanto potesse essere grande quella base, visto che, quasi sicuramente, si estendeva per tutta la superficie del fondo della montagna.
Quando arrivarono davanti alla porta, si resero conto che non aveva alcun simbolo che ricordasse l'Hydra o il nuovo movimento dell'A.T.
Scrutarono la porta d'ingresso per diversi minuti, in silenzio, poi Iron Man, con i raggi x, cercò di osservare attraverso di essa.
-Sembra essere vuota, almeno fin dove vedo.- disse. -O meglio, non rilevo alcuna fonte di calore, quindi non c'è nessun essere vivente.-
-Quindi possiamo permetterci di fare chiasso?- disse Lexie.
Steve si voltò a guardarla. -Sai, gli somigli sempre di più.- disse, indicando con un cenno della testa Tony, che sollevò le mani verso l'alto.
Cap diede un colpo con lo scudo alla serratura cercando di romperla, ma non vi riuscì.
-Capitano, permetti?- disse Ironman, con la mano chiusa a pugno puntata verso la porta.
Steve si fece da parte.
Tony sparò un laser dal polso, creando un'apertura nel metallo che permettesse loro di entrare.
-Un altro colpo e ce l'avrei fatta.- disse l'altro.
-Tsk, continua ripetertelo.- rispose Tony.
Alexis si guardò intorno, anche se era tutto buio. L'unica fonte di luce era fornita da Ironman, che faceva da torcia con una mano puntata davanti a sé.
La ragazza anche decise di rendersi utile e creò una piccola fiammella ambrata, facendo così un po' di luce, in modo che potessero anche separarsi.
Quella prima stanza era enorme, sia in altezza che in larghezza. Lì erano riposte una serie di automobili e camionette, che non facevano di certo parte dei tempi attuali. Erano tutti mezzi utilizzati durante la seconda guerra mondiale, Steve ne riconobbe la fattura.
Alcuni posti auto erano vuoti, probabilmente alcune erano state utilizzate per fuggire da lì, visto che, a detta di Tony, non c'era nessuno.
I tre Avengers, nel silenzio più totale, proseguirono attraversando un lungo corridoio, ai lati del quale si aprivano una serie di stanze, più o meno grandi, di dimensioni differenti.
Mantenendo quel silenzio, si capirono tramite alcuni gesti delle mani e si divisero.
Steve ed Alexis esplorarono le stanze sulla sinistra e Tony quelle sulla destra.
I primi due, si ritrovarono in una specie di laboratorio medico. C'era un lettino, un macchinario per rilevare la frequenza cardiaca, un tavolo con vari strumenti per eseguire delle operazioni. I due si scambiarono uno sguardo, non capendo cosa avrebbero dovuto farsene dei terroristi di una sala operatoria.
In un angolo della stanza era posta una piccola cella, quasi una gabbia, aperta e vuota, dentro era rimasto solo un piatto vuoto ed un bicchiere in vetro, rotto.
Poco distante uno strano macchinario attirò la loro attenzione. Vi si avvicinarono e Steve lo toccò, muovendo lo sportello di vetro.
Quando riconobbe quel macchinario ebbe un sussulto, che non sfuggì ad Alexis.
La ragazza lo guardò con la fronte aggrottata e gli sussurrò un flebile e lievemente agitato -Che c'è?-
Steve richiuse lo sportello. -E' una macchina per la criogenesi.- disse sussurrando con voce più profonda del suo solito.
-Hanno congelato qualcuno?-
-Beh, più che altro direi che hanno scongelato qualcuno.-
-Diavolo.- fece Alexis preoccupata.
Nella stanza di fronte, Tony aveva trovato anche lui una sorta di laboratorio, ma di tipo diverso rispetto all'altro: avrebbe detto che si trattava di un'officina per le automobili, se non fosse stato per i progetti che aveva trovato su uno dei tavoli lì presenti.
Erano progetti sbiaditi, scritti rapidamente, ma riconobbe subito tutte le formule e i vari disegni.
-Figli di puttana.- borbottò.
Tony aprì l'elmetto dell'armatura e premette un dito sull'auricolare, per chiamare i suoi compagni.
-Sherlock, Watson, ho trovato qualcosa.-
-Anche noi.- rispose Lexie dall'altra parte dell'auricolare.
Dopo pochi secondi anche Steve ed Alexis erano davanti quel tavolo con le bocche semiaperte in segno di stupore.
-Guardate qua.- disse Tony, mostrando loro quegli schizzi.
-Si stanno creando un esercito.- constatò Steve.
Quando Alexis osservò meglio i fogli, rabbrividì. Erano tutti progetti per realizzare degli androidi, simili a quelli che  gli Avenger avevano sconfitto in Sokovia qualche anno prima, quelli comandati da Ultron.
-Devono averli presi in quale base Sokoviana in cui non sapevamo che fosse passato Ultron.- disse Tony annuendo.
Si sentì tremendamente in colpa, perché, per l'ennesima volta, la tecnologia Stark si stava rivelando essere punto di ispirazione per i piani malvagi di un gruppo terroristico.
Alexis gli sfiorò un braccio metallico, immaginando i suoi pensieri.
-Di là abbiamo trovato un macchinario per la criogenesi.- disse Steve.
-Mi fa piacere. Cosa dovremmo aspettarci, un altro soldato d'inverno?-
-Spero di no.- rispose l'altro.
Tony si spostò verso un 'altra stanza, mentre gli altri due rimasero ad esaminare quella dove già si trovavano. Questa somigliava più che altro ad una sala riunioni. Al centro c'era un enorme tavolo a ferro di cavallo, con vari schermi, piuttosto antiquati, e microfoni.
C'erano varie cartelline sparse lungo le postazioni, Tony ne aprì una e lesse: Progetto Insight.
Aprì di nuovo la comunicazione con gli altri.
-Ehi Cap, Progetto Insight ti dice qualcosa?-
Non appena sentì quelle parole, Steve si fiondò nella stanza accanto, da Tony.
Gli strappò di mano quei documenti, guardandoli con estrema preoccupazione.
Ogni cosa nuova che trovavano in quel posto era peggio di quella precedente.
-Dove diavolo hanno preso degli appunti su un'operazione segreta dello Shield?- disse.
Tony ammiccò. -Beh, così segreta non era. Al suo interno c'era l'Hydra, e l'Hydra aveva tutto, ed aveva anche cambiato i piani del progetto, se non ricordo male.-
Steve lanciò la cartellina sul tavolo, passandosi una mano sugli occhi.
-Non ricordi male. Ma l'Hydra è stata distrutta, l'ultimo era Rumlow, morto grazie a Wanda.-
Tony si guardò di nuovo intorno.
-E se non fosse così?- chiese.
-Dici che qualcuno è sopravvissuto?- disse Steve con un moto di rabbia nella voce.
-E' l'unica spiegazione.-
Steve strinse i pugni, e respirò rumorosamente.
Alexis, che intanto era andata in esplorazione delle altre stanze, si fermò davanti a qualcosa che le gelò il sangue nelle vene, svegliando in lei ricordi che erano ancora freschi, come se appartenessero al giorno precedente.
Deglutì ed indietreggiò di qualche passo, uscendo lentamente dalla stanza.
-Ragazzi.- disse. -Dovete venire a vedere.-
Gli altri due fecero come aveva detto e la trovarono al centro del corridoio con lo sguardo rivolto verso l'ultima stanza. Si stringeva nelle proprie braccia, spaventata.
-Lexie? Stai bene?- le disse Steve.
La ragazza scosse la testa ed indicò davanti a sé.
La stanza era composta in realtà da altre due più piccole, separate a metà da un vetro. Nella prima metà al centro c'era un tavolo con una sedia, un computer e dei fogli scritti in una lingua che non conoscevano. Al di là del vetro, una stanza tipica da manicomio, con le pareti morbide e delle cinghie che fuoriuscivano dalla parete di fondo, cui probabilmente veniva legato qualcuno. Varie macchie di sangue erano presenti sulle pareti in stoffa e sul vetro c'era un buco grande abbastanza da farci passare una persona.
Steve e Tony si addentrarono nella stanza ed osservarono le scartoffie sul tavolo. Sulla cartellina in cui erano contenute le informazioni c'era un nome.
Schmidt, S.
-Non ci credo.- fece Tony. -Quella pazza veniva da qui?-
Alexis era rimasta lì imbambolata. Non che avesse paura, ma improvvisamente le erano tornati alla mente i ricordi del giorno in cui era stata rapita, e di quando durante il suo salvataggio, Synthia aveva quasi ucciso Bucky e ricordò anche la follia nei suoi occhi iniettati di sangue.
Cercò di rimettersi in sesto, scuotendo la testa.
Entrò nella stanza a passo svelto e raccolse tutti i fogli all'interno della cartellina.
-Portiamo tutto al Facility e facciamo tradurre tutta questa roba. Tony, anche le scartoffie di là.-
Sistemò la cartellina sottobraccio.
-Qui non c'è nessuno, sbrighiamoci ad andarcene, per favore.-
Alexis aspettò che Tony tornasse con gli altri fogli, che prese lei, poi aprì il portale.
-Andiamo a casa. Cerchiamo di capire cosa significa ciò che abbiamo trovato. Discutiamone con Nat.- disse.
-Sì, poi dovremmo fare un salto al Raft.- disse Tony, mentre attraversavano il portale tutti e tre.
 
 


*                         *                           *
 
 


Wakanda, Birnin Zana, negli stessi istanti...
T'Challa aveva ordinato ai quattro Avengers a sua disposizione di perlustrare i confini della capitale.
Bucky e Sam, da un lato, e Visione e Wanda da quello opposto.
Falcon e il Lupo Bianco camminavano lungo il perimetro dello scudo ad alta tecnologia che proteggeva la capitale del Wakanda e per la maggior parte del tempo erano rimasti in silenzio, prima concentrati, poi assorti nei propri pensieri.
Entrambi erano stati molto toccati dalla comparsa di questo gruppo terroristico animato da principi razzisti: Bucky aveva dato la sua vita per abbatterne l'origine, e Sam ne era un bersaglio diretto.
Ad un tratto Sam volle tentare di rompere quel silenzio che, in realtà, nelle loro menti era tutto un subbuglio di pensieri.
-Sai, quella ragazza è proprio un tesoro.- disse.
Bucky lo guardò con la coda dell'occhio. -Quale ragazza?- chiese, leggermente annoiato.
Sam alzò un sopracciglio.
-Scherzi, vero? Alexis, ovviamente!-
Bucky sorrise e fece roteare gli occhi. Non gli piaceva parlare di queste cose in maniera del tutto esplicita.
-Oh, già. Sì, è proprio un tesoro.-
Lo pensava davvero, ovviamente, ma tentò di dare a Sam l'impressione di essere distaccato.
Senza riuscirci.
Falcon gli diede una gomitata.
-Io l'avevo detto.-
-Finiscila, Falcon.-
Sam ignorò completamente il suo avvertimento.
-E' così premurosa nei tuoi confronti.-
Bucky si incuriosì e si voltò a guardarlo. -Che vuoi dire?-
-Ci ha spediti lei qui, no?- disse. -Ma dovevi vederla. Ha messo su un'espressione seria, e con voce profonda ci ha detto "voi da Bucky, subito", senza neanche darci il tempo di riflettere.-
Il soldato sorrise e fece spallucce, lusingato. Stava per rispondere qualcosa, ma un boato proveniente dall'alto lo interruppe.
Entrambi si inchiodarono dov'erano ed osservarono un jet abbassarsi al livello dello scudo. Dietro ne arrivarono altri due più piccoli.
Dalla parte inferiore del jet più grande uscì una sorta di braccio meccanico con annessa una mitragliatrice. Iniziò a sparare contro lo scudo, mentre gli altri due jet sparavano contro lo stesso punto con delle onde elettromagnetiche.
-Merda, stanno cercando di rompere lo scudo!- sbottò Sam.
Cercò di pensare in fretta a come intervenire, mentre iniziava già a prendere il volo verso quei jet, ma quelli riuscirono proprio nel loro intento.
Uno dei jet più piccoli entrò, abbassandosi fino a toccare terra, non molto distante da Bucky e Sam.
Anche gli altri due jet entrarono, quello più grande si andò a posizionare molto più a distanza, ma era ancora alla portata dei loro occhi, tuttavia, in questi primi istanti, non ne uscì nessuno. L'altro jet piccolo schizzò nella direzione opposta. I due immaginarono che a quello ci avrebbero pensato Wanda e Visione.
Dal jet poco distante da loro uscì una schiera di soldati, vestiti completamente di nero.
Bucky osservò loro e il loro velivolo, poco prima di lanciarsi contro di loro, e notò che l'abbigliamento e il jet erano gli stessi dell'Hydra, gli stessi degli agenti che l'avevano fatto lottare contro Steve pochi anni prima. Tuttavia sul jet, e sulle loro divise, non era presente il tipico simbolo di quell'organizzazione criminale, ma un altro: quello descritto da Wanda, la svastica e le due lettere.
Sam spiccò il volo e si diresse verso quei soldati, come fece Bucky, correndo più veloce che poteva. Entrambi iniziarono a sparare contro gli agenti.
A colpo d'occhio, erano circa quaranta.
Sam, volando sopra le loro teste, sparò alcuni colpi con le sue pistole, ferendone o eliminandone quasi la metà. Anche Bucky non se la cavava male ma, essendo a terra, non poteva certo avere la stessa rapidità di Falcon. Ad un tratto, Bucky, si rese conto del fatto che il jet grande si era sistemato proprio in prossimità di una zona in cui, sotto il terreno, c'erano vari laboratori scientifici, in cui si lavorava il vibranio liquido, che veniva utilizzato per forgiare le armi.
-Sam!- chiamò. -L'altro Jet! Fermali, c'è il vibranio laggiù!-
Nel dire questa frase, fu costretto a distarsi e tre agenti riuscirono ad avvicinarsi a lui eccessivamente. Sparò dei colpi a vuoto: le munizioni erano finite.
Estrasse un pugnale da dietro la schiena. Con un braccio in vibranio sollevò un uomo tenendolo per la gola, levandogli del tutto l'aria, e lo scagliò contro quello di fronte a lui. Nello stesso tempo con l'altro mano aveva lanciato il coltello nel petto del terzo uomo.
Quei tre erano andati.
Sapeva, però, che lo scontro non sarebbe stato facile, perché almeno in quindici erano rimasti ed erano tutti diretti contro di lui.
Adottò lo stesso metodo anche con gli altri, ma quando gli si parò davanti l'ultimo gruppo di cinque persone, uno lo colpì con una pallottola alla spalla, quella non in vibranio. Lo attraversò da parte a parte. Il dolore lo fece piegare in due, così, gli ultimi due agenti rimasti, riuscirono a stenderlo a terra con calci e pugni.
Sam aveva visto la scena dall'alto e, nel vederlo inerme, non poté non tornare indietro ed aiutarlo. Con due calci alla nuca riuscì a stendere gli ultimi due agenti. Si chinò su Bucky.
-Porca puttana.- borbottò Falcon.
Bucky si mise a sedere dolorosamente.
-Ti avevo detto di andare!- sbottò.
-Scusa se ti ho salvato la vita!-
Il soldato si alzò in piedi, con un'espressione di dolore ed una mano a tamponarsi la ferita.
-Cazzo.- imprecò, mentre osservava il cielo davanti a sé.
Sam seguì il suo sguardo, vedendo due jet ripartire in aria. Il terzo non ripartì: i superstiti erano tutti privi di sensi intorno a loro. Poi guardò di nuovo la spalla di Bucky che continuava a sanguinare. Non poteva lasciarlo lì, doveva portarlo a far ricucire la ferita. E' vero che era un supersoldato, ma stava sanguinando un po' troppo.
-Red Wing, non mi deludere.-
Sam diede ordine a Red Wing di andare in volo verso uno dei jet.
Bucky intanto assottigliò gli occhi.
-Quello chi diavolo è?- disse il soldato. Dal portellone del jet più grande, che si stava ancora chiudendo, riuscì a vedere un uomo enorme, con dei lunghissimi capelli neri ed una benda a coprirgli entrambi gli occhi.  -Sam, segui quello grosso.- disse, riferendosi al jet, ma anche al soggetto che stava vedendo.
Red Wing volò fin lassù e rilasciò su uno dei velivoli una piccola cimice, che avrebbe permesso in futuro di localizzare i loro nemici.
Poi, tramite Red Wing, prima che tornasse da lui, riuscì a vedere attraverso le pareti.
-L'hanno preso.- disse a Bucky.
James sbuffò e si sedette a terra.
Per la seconda volta quel gruppo di terroristi psicopatici aveva utilizzato un diversivo per confonderli e rubare del vibranio.
Sam gli porse una mano.
-Andiamo, ti do un passaggio in infermeria.- Bucky la afferrò rialzandosi con una nuova smorfia di dolore. -Steve e Alexis mi ucciderebbero se sapessero che ti ho lasciato dissanguare sotto i miei occhi.-
-Già.- fece il soldato. -Ti taglierebbero le ali.- sorrise lievemente.












Angolo Autrice!
Bentrovati miei cari lettori!
Iniziamo a vedere i piani dell'A.T., senza capirci ancora nulla: saranno gli Avengers a spiegarci bene tutto, con le loro intuizioni brillanti!
L' A.T., tra le altre cose folli, ha anche fatto centro nel ripesacare i progetti di Ultron e i progetti dell'Hydra... gli Avengers devono di nuovo fare i conti con il passato. Non c'è di più sconfortante che combattere per qualcosa che continua a ritornare. 
Comunque vorrei dire che scrivere capitoli in cui Alexis e Bucky sono separati un po' mi spezza il cuore! 
Ad ogni modo, grazie a chiunque abbia letto e grazie a InsurgentMusketeer e starlight1205 per le belle recensioni del capitolo 14!
A presto!


Rack <3

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI: We Need a Plan of Attack ***


New Avengers: Together
Capitolo XVI: We Need a Plan of Attack
 




Alexis finì di tamponarsi i capelli  con l'asciugamano e li spazzolò per qualche minuto.
Dal bagno, entrò in camera ed indossò dei pantaloncini di jeans, una canottiera nera e delle converse ai piedi, poi corse verso l'ascensore del Facility, selezionando il piano terra.
Si appoggiò con la schiena al muro metallico e si passò entrambe le mani sul volto. Era stravolta da ciò che stava accadendo nelle ultime settimane, ma lo era ancora di più da quando era spuntato fuori questo gruppo di nazisti folli il cui problema era, davvero, soltanto creare una razza di persone bionde con gli occhi azzurri.
Fece spallucce quando le venne in mente che, secondo i piani di quel gruppo di pazzi, almeno Steve sarebbe sopravvissuto.
Poi alzò gli occhi al cielo e scosse le testa.  Le sembrava un problema così assurdo e così inutile, che non riusciva neanche a credere che potesse essere possibile l'esistenza di un gruppo neonazista nel ventunesimo secolo.
In realtà per lei era assurdo, perchè lei, così come il resto degli avengers e tante altre persone nel mondo, anche se non tutte, erano di buon cuore e buon cervello, ma in realtà lo sapeva bene che quello del razzismo era sempre stato un problema che non aveva mai avuto veramente fine. Semplicemente era un problema che lei non si era mai posta, su una scala così grande, a livello di un'organizzazione terroristica.
Si passò di nuovo indice e pollice tra gli occhi. Le bruciavano terribilmente. Era stanca, e avrebbe solo voluto dormire qualche ora, possibilmente tra le braccia di James, per il quale era sempre più in pensiero.
Da quando era ripartita dal Wakanda con il jet, non aveva più avuto un attimo di respiro, erano circa 12 ore che si muovevano senza sosta, tutti.
A grandi falcate si diresse verso la cucina, dove avrebbero dovuto vedersi anche gli altri.
Quando entrò, trovò Steve ai fornelli, stava riempiendo dei piatti, mentre Tony e Natasha erano seduti al tavolo. Tony con le braccia incrociate sul tavolo e il mento poggiato su di esse, Natasha, invece, era concentrata su dei fogli di carta.
Alexis si fermò qualche secondo sulla porta quando vide Steve cucinare.
-Oh, si salvi chi può!- esclamò, guardandolo, poi andò a sedersi accanto a Tony.
Steve l'aveva soltanto guardata, senza proferire parola, leggermente e fintamente ferito.
-Sai, streghetta,- iniziò Tony, voltandosi verso di lei. -te ne vai sempre in giro con i capelli bagnati, se dovessi prenderti un malanno poi dovremmo pensare anche a te, oltre che a tutto questo casino.- disse gesticolando con un dito in aria.
Alexis alzò gli occhi al cielo.
-Tony, fanno 25 gradi  e sono le dieci di sera.-
L'uomo si tirò su e sprofondò con la schiena nella sedia.
-Vero, ma qui dentro c'è l'aria condizionata. - si grattò la testa. -E va bene, Friday spegni l'aria condizionata in cucina, grazie!-
Natasha scosse la testa. -Ma che papino premuroso.- disse, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
-Faccio pratica, vedi?- disse Tony.
Alexis scosse la testa, leggermente stizzita. -Non serviva, comunque.-
Steve, che aveva assistito alla scena intenerito, arrivò e sistemò quattro piatti sul tavolo.
Alexis guardò il suo. Non era male alla vista: uova strapazzate, bacon, pane tostato.
La ragazza si fiondò sul cibo per prima e, dopo il primo morso, annuì.
-Wow, Steve, ti sei superato, anche se non è ora di colazione.-
Cap fece spallucce. -E' l'unica cosa che so cucinare senza avvelenare qualcuno.-
Si misero tutti a mangiare, ma lo sguardo di Alexis cadde su Natasha, che era concentratissima su quei fogli, quelli che avevano trovato in Germania.
-Natasha.- la chiamò.
Vedova, però, non dava segni di vita.
-Nat!- disse Alexis con un po' più di voce, riuscendo stavolta a destarla da quelle scartoffie.
-Cosa?-
-Steve ha cucinato per noi, dovresti mangiare. Mi fa paura quanto lavori ultimamente.-
Natasha rimise i fogli nella cartellina e la lanciò al centro del tavolo, poi si mise a mangiare anche lei.
-Avete un piatto in più? Sto morendo di fame!- disse una voce entrando nella stanza.
Era Bruce Banner.
-Oh, ciao Bruce!- disse Tony. -Serviti pure.-
Alexis passò di sfuggita lo sguardo su Nat, che aveva per qualche secondo smesso di mangiare, puntando gli occhi su Bruce e seguendolo con lo sguardo, senza proferire parola.  La ragazza scambiò uno sguardo veloce con Steve, entrambi strinsero le labbra, capendosi mentalmente.
Quei due dovevano assolutamente chiarire ciò che c'era stato tra loro.
Bruce si sedette accanto a Steve.
-Ci sei mancato, dottor Banner. Stiamo avendo parecchie grane da queste parti.- gli disse Captain America.
-Sì, vi chiedo scusa se non mi sono fatto sentire, avevo molti impegni con l'università.- rispose l'altro.
Erano tutti molto fieri del fatto che Bruce fosse tornato tra gli umani. Dopo gli eventi di Sokovia, si era ritirato per cercare di trovare una soluzione al suo piccolo problema con la rabbia, poi aveva accettato di insegnare in varie università molto prestigiose, era sempre in viaggio, e lo vedevano molto poco. Tuttavia, sapevano tutti che avrebbe di certo fatto comodo in quella situazione un Hulk.
Bruce prese la cartellina che stava al centro del tavolo ed osservò gli schizzi dei progetti per gli androidi.
Aggrottò la fronte. -Ragazzi, questi li abbiamo già visti o sbaglio?-
-Non sbagli,- rispose Tony. -Questi sono i progetti che ha utilizzato Ultron per costruire il suo esercito. Sei al corrente della questione dell' A.T., giusto?-
Banner annuì.
-Bene, ma non credo che questo si sia sentito ai telegiornali: hanno rubato delle relativamente piccole quantità di vibranio allo stato naturale, dal Wakanda.-
-Crediamo che stiano costruendo un esercito.- si intromise Cap.
Bruce si grattò la testa, agitato. -Direi che vogliono costruire un esercito migliore di quello di Ultron. In pratica un esercito di tanti Ultron.-
-Ma come possono riuscirci un gruppo di Neonazisti? A vedere le loro idee e il loro stile di vita, non mi sembra che abbiamo grandi facoltà cognitive.-  disse Alexis.
Bruce scosse la testa.
-Devono aver trovato qualcuno di molto intelligente, in grado di lavorare su un minerale così poco conosciuto e di creare un'intelligenza artificiale che sfiora la tua, Tony, Jarvis e Friday.-
-Dobbiamo scoprire di chi può trattarsi.- disse Tony.
Alexis, che per pochi secondi si era rilassata e si era goduta un pasto cucinato, stranamente bene, dal suo migliore amico, si sentì di nuovo agitata.
-E il Progetto Insight?- fece Natasha. -Come possono esserne entrati in possesso?-
Steve, con un gomito puntellato sul tavolo e il volto tra l'indice  e il pollice della mano, guardò un punto fisso avanti a sé e socchiuse gli occhi, come se stesse cercando di scavare nella sua mente, guardando visivamente i suoi ricordi.
-Solo l'Hydra aveva accesso al progetto Insight. O meglio lo Shield. Ad ogni modo, nulla è mai uscito da lì dentro.- disse.
-Già, anche perché non ce n'era bisogno!- disse Tony.
-Si tratta di qualcuno che, di nuovo, ha un cervello abbastanza grosso, qualcuno che aveva accesso ai progetti degli Helicarrier.- disse Natasha.
-Quindi qualcuno ai piani alti dello Shield.- concluse Bruce.
-Dell'Hydra.- lo corresse Tony. -Qualcuno deve essere sopravvissuto.-
In quello stesso istante il telefono di Natasha squillò, uscì di corsa dalla stanza subito dopo aver risposto.
-Chi? Sai bene che abbiamo distrutto tutte le loro basi e i loro comandanti.- Cap fece scivolare il braccio lungo il tavolo, stizzito dall'idea che l'Hydra continuasse, dopo quasi 80 anni, ad intromettersi nella sua vita, e ora, nella vita del resto del mondo.
-Io non so di cosa state parlando.- disse Alexis, alzando le mani, per giustificarsi. In effetti, lei si era unita agli Avengers in occasione degli accordi di Sokovia e in quel periodo dell'Hydra, in teoria, non era rimasto nulla.
-E' vero.- disse Tony. -Ma è vero anche che Rumlow era sopravvissuto. E' vero anche che eri convinto di aver sconfitto Teschio Rosso nel '45, eppure sua figlia ha quasi rischiato di ammazzarci tutti.-
-Zola?- chiese titubante Banner.
Steve scosse in maniera decisa la testa. -Impossibile. Tutto ciò che rimaneva di lui l'ho visto esplodere con i miei occhi.-
Un silenzio pervase per qualche istante la stanza, un silenzio assordante, perché tutti avevano la mente ingarbugliata dal pensare a chi potesse essere sopravvissuto, tra i piani altri dell'Hydra.
Silenzio che fu rotto da Alexis.
-Ah, che palle!- esclamò, stiracchiandosi e buttandosi contro lo schienale della sedia.
-Signorinella! Linguaggio!- scherzò Tony, lanciando una frecciatina a Cap, che non fece in tempo a rispondere, perché fu interrotto da Natasha che rientrava nella stanza.
-Guai in vista.- disse la Vedova Nera, quasi arrabbiata.
Tutti si girarono di scatto a guardarla e la seguirono con lo sguardo.
-C'è stato un altro attacco in Wakanda.-
Alexis chiuse gli occhi ed abbassò il capo, trattenendo il fiato. Non riusciva proprio a mantenere la calma, quando si trattava di rischiare che Bucky fosse in pericolo. Improvvisamente non si sentiva più un Avengers, ma una persona qualunque.
-Descrivi.- disse Tony.
-Sam ha detto che erano ben organizzati, stavolta. Sapevano bene a cosa puntare. Sono riusciti a rompere lo scudo protettivo della capitale, e mentre le suonavano ai nostri quattro, hanno rubato del vibranio liquido dai sotterranei dei laboratori.-
-Vibranio liquido?!- disse Alexis.
-Probabilmente vogliono forgiare delle armi per gli androidi.- rispose Bruce, avanzando un'ipotesi.
-Armi in vibranio impugnate da androidi in vibranio.- constatò Tony. -Mi pare ottimo.-
-Hanno colpito Barnes.- disse Natasha, puntando lo sguardo fisso su Alexis. Sapeva che questa rivelazione le avrebbe fatto male, quindi si affrettò a dire: -Sta bene.-
Alexis scattò in piedi portandosi una mano sul cuore, lievemente rasserenata dall'ultima parte della frase, ma comunque estremamente preoccupata.
Corse in camera sua, prendendo l'ascensore, che le sembrava non arrivasse mai, nonostante fossero solo tre pieni di distanza. Spalancò la porta ed afferrò lo sling ring sulla scrivania, pensando che doveva assolutamente trovare un modo per ricordare di portarselo sempre dietro.
Aprì un portale e si lanciò attraverso di esso.
 
 

*                *                    *




Wakanda, infermeria reale

Shuri, James, Sam, Wanda, Visione e tutto il resto degli infermieri wakandiani presenti nella stanza si voltarono verso il cerchio di luce che si era aperto nella stanza, rimanendo per qualche secondo imbambolati a fissarlo. Dopo pochi istanti ognuno riprese le sue faccende, mentre Shuri passava accanto ad Alexis, che aveva lo sguardo fisso davanti a sé, con la bocca dischiusa ed osservava James, seduto su un lettino.
-Agente Moore,- iniziò la principessa. -devi imparare ad avvisare del tuo arrivo, o pian piano farai morire d'infarto tutti i wakandiani!-
Alexis non rispose, rimanendo con lo sguardo fisso su James. La sua maglietta intrisa di sangue le fece venire i brividi.
-Va da lui.- le disse Shuri e lei non se lo fece ripetere.
Correndo appena, andò verso James, che la guardava a sua volta. Probabilmente non si aspettava che se la sarebbe ritrovata davanti così all'improvviso, ma il soldato si disse che probabilmente era ora di iniziare a farci l'abitudine, visti i nuovi poteri della ragazza.
-Ehi!- le disse lui, quando la ragazza gli fu davanti.
Un delizioso profumo di frutta invase le sue narici. Il bagnoschiuma di Alexis la rendeva ancora più amabile del solito.
-James!- Alexis si fermò a pochi centimetri da lui, con la paura di fargli male abbracciandolo. -Cosa è successo?- chiese, guardando la fasciatura.
Il soldato scosse la testa.
-Niente di che, un proiettile mi ha passato da parte a parte.-
Alexis trasalì e  si portò una mano alla bocca.
-Tranquilla.- fece Falcon, poco distante da loro. -Ha la pelle dura il tuo ragazzo.-
Wanda, accanto a lui, gli pestò un piede con tutta la forza che aveva, mentre Visione sghignazzava, cercando di non farsi vedere.
L'appellativo ragazzo fece arrossire lievemente Alexis, ed anche James. In realtà ancora non lo sapevano cos'erano.
L'unica cosa certa era che non riuscivano a stare lontano l'uno dall'altra per più di mezza giornata.
-Ehm...- Bucky si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. -Già, proprio così.- disse, per poi avvolgere le spalle di Alexis con il braccio in vibranio ed avvicinarla a sé, lasciandole un bacio sulla testa.
Alexis fu investita, però, dall'odore del sangue di Bucky, di cui era quasi interamente macchiata la maglietta. Si staccò da lui, istintivamente, a causa della sua fobia del sangue.
-Non dovresti cambiarti?- disse lei, indicando con l'indice la maglietta.
Lui si guardò. -Sì, in effetti.- disse. -Mi accompagni in camera?-
-Certo!- rispose la ragazza.
Lexie aprì un portale spingendovi dentro Bucky e si ritrovarono dentro la camera del soldato.
James rimase leggermente frastornato, ma poi rise.
-Mi andava bene anche a piedi, ma ok, grazie.- disse continuando a sorridere, con quel suo sorriso che Alexis tanto adorava e che le stava sciogliendo il cuore.
-Oh, scusami, ci sto prendendo un po' troppo gusto.-
Bucky annuì.
-Mi prendi una maglietta? Nel cassetto.-
Alexis fece qualche passo, diretta verso la cassettiera, prese una maglietta nera a mezze maniche e si voltò di scatto quando sentì il soldato lamentarsi.
Si stava togliendo la maglietta, ma ad ogni movimento, la ferita ancora fresca gli bruciava.
Con due grandi falcate gli fu davanti.
-Aspetta, fermo, ti aiuto.-
Bucky non se lo fece ripetere: essere accudito da Alexis era una cosa gli era sempre piaciuta, fin da quando lo aveva medicato premurosamente dopo il primo attacco di Synthia Schmidt.
Alexis prese i bordi inferiori della maglietta stracciata che indossava Bucky ed inizò a sollevarla. Era anche stata tagliata la manica del braccio che era stato medicato, quindi non fu così difficile.
Fu un'altra la parte difficile.
La ragazza rimase con la maglietta tra le mani, imbambolata a fissare il corpo scultoreo di James davanti a sé.
Deglutì rumorosamente, anche se improvvisamente non aveva più saliva. Era la prima volta che rimaneva così davanti al corpo di qualcuno. Era ben consapevole che fosse circondata ogni giorno da molto testosterone e non era neanche la prima volta che vi si trovava così vicina. Aveva visto più volte Steve e Thor, apprezzandone l'aspetto, ma con Bucky era del tutto diverso.
Il soldato rimase a guardarla, curioso di vedere la sua reazione.
Alexis seguì l'istinto e con la punta dell'indice tracciò i contorni degli addominali di James, causandogli una serie di scariche elettriche e brividi.
Lui chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, poi le prese la mano, portandosela alle labbra, e lasciandovi un lungo bacio.
Il cuore di Alexis galoppò per qualche secondo, troppo velocemente, tanto che si spaventò lei stessa, ma ciò non la fermò. Strinse la mano di James e lo tirò verso di sé, baciandolo sulle labbra con una dolcezza al tempo stesso carica di passione.
Quando lui fece per stringerla anche con l'altro braccio, lei si allontanò, quasi bruscamente.
Sapeva benissimo che avrebbe potuto passare ore così con lui.
Purtroppo, però, non era decisamente il momento adatto.
Prese la maglietta e gliela poggiò addosso.
-Mettiti questa maledetta maglietta, Bucky.- gli disse con un sorriso, poi si voltò.
Bucky rise sotto i baffi, estremamente soddisfatto.
Dopo tre secondi l'aveva indossata ed aveva abbracciato Alexis, avvolgendola da dietro.
La ragazza aggrottò le sopracciglia e si voltò verso di lui.
-Come mai prima sentivi tanto dolore da avere bisogno del mio aiuto ed ora è, improvvisamente, passato tutto?- chiese.
-Non ti si può nascondere nulla, agente Moore.-
Bucky la prese per i fianchi e le diede un altro bacio.
-Dobbiamo andare, o ci daranno per dispersi.- sussurrò Alexis.
Il soldato annuì e la ragazza aprì un portale, che attraversarono mano nella mano.
-Ce l'avete fatta!- esclamò Falcon, che li vide comparire nel punto in cui poco prima erano spariti. -Ci avete messo un po' troppo, per i miei gusti.-
Wanda sgranò gli occhi e, di nuovo, gli pestò un piede.
-Ahi!- esclamò Falcon bisbigliando. -Ma la smetti!?-
Gli altri quattro Avengers risero di gusto.
-Ok,- iniziò Alexis, lasciando la mano di Bucky. -Noi, e con noi intendo gli Avengers quelli bravi ed efficienti, abbiamo fatto alcune scoperte.-
La ragazza iniziò a spiegare ciò che avevano visto lei, Steve e Tony in Germania e le conclusioni cui erano arrivati, mentre gli altri quattro avevano spiegato come fosse andato l'attacco.
Alexis rimase leggermente frastornata da ciò che le avevano detto Wanda e Visione, andando a confermare i loro sospetti sui piani dell'A.T. e decise di tornare al Facility, portando con sé Bucky e Sam per alcune operazioni da svolgere e parlare anche con gli altri dei recenti sviluppi. Wanda e Visione sarebbero rimasti lì, per proteggere, o meglio, cercare di proteggere, il Wakanda da ulteriori attacchi.
 



*                 *                      *



New Avengers Facility, sala riunioni

-Buck, stai bene?- disse Steve abbracciando frettolosamente l'amico.
Bucky gli diede una pacca sulla spalla.
-Oh, ci vuole molto più di un proiettile per abbattermi, dovresti saperlo.-
-Ma guarda chi c'è!- esclamò Tony entrando nella sala riunioni. -Gesù e l'uccellino sono tornati tra noi!- poi guardò James ed indicò la spalla fasciata. -Cos'è, hanno sbagliato a mettere i chiodi?-
Alexis trattenne una risata.
-Tony,- iniziò Cap -Stai iniziando a diventare blasfemo con questa cosa di Gesù.-
-Ma guardalo!- rispose l'altro. -E' uguale!-
Bucky strinse le labbra.
-Solo perché ha i capelli lunghi?- chiese Steve.
Tony stava per rispondere, ma fu interrotto da Alexis.
-A me piacciono, molto!-
Bucky la guardò sorridendo e lei si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, imbarazzata.
Tony si grattò la barba e tirò su col naso nervosamente, voltandosi dalla parte opposta.
-Bene!- disse. -Vogliamo dare inizio alla seduta?-
Alexis fu soddisfatta di essere riuscita a cambiare argomento.
E comunque davvero lei era una fan dei capelli lunghi, bastava guardare i suoi per capirlo.
Gli Avengers lì presenti presero posto: Natasha, Bruce, Steve, Tony, Alexis, Bucky e Falcon.
Alexis pensò che sarebbe stato bello, una volta, riuscire ed incontrarsi tutti insieme, ma era quasi sempre impossibile, visto che il mondo aveva bisogno continuamente dei Vendicatori in qualche parte del mondo o dell'universo, pensando a Thor.
-Dunque,- iniziò Alexis. -Io ho già spiegato ai nostri wakandiani cosa abbiamo trovato in Germania, quindi sanno già tutto. Anche loro hanno spiegato varie cose a me, ma non a voi, perciò a voi la parola Avengers del Wakanda.- disse la ragazza con un gesto teatrale delle braccia.
Sam prese parola.
-Beh, sapete già dell'attacco e sapete che hanno preso il vibranio liquido, ma c'è una notizia in più: Visione e Wanda non hanno combattuto contro degli agenti, come noi due.- indicò sé stesso e Bucky. -Hanno combattuto contro degli androidi.-
-Erano pompati al vibranio?- chiese Tony.
-No, decisamente no, abbiamo visto i cadaveri, se così si possono chiamare, e non erano potenziati in alcun modo.-
-Probabilmente erano dei prototipi di prova o qualche androide lasciato inutilizzato dal Ultron.- disse Steve.
-Volevano vedere come se la sarebbero cavata sul campo di battaglia?- chiese Bruce.
-No, non credo.- si intromise Bucky. -Credo che ci abbiano mandato i prototipi più deboli che avessero. L'unico scopo era creare un diversivo per rubare il vibranio. Tenerci occupati.-
-Bene, ma sapevamo già che avevano in mente di creare un esercito di androidi. Per fortuna non avete avuto a che fare con la versione definitiva in vibranio.- disse Natasha.
-Bucky.- lo chiamò Alexis. -Hai detto che l'equipaggiamento degli agenti era lo stesso dell'Hydra che ricordi tu, giusto?-
-Sì, esatto. Abbastanza datato, aggiungerei.-
-Quindi è probabile che venissero dalla base in Germania.- aggiunse Tony.
 -Come fate a dirlo?- chiese Falcon.
-Era una base dei tempi della seconda guerra mondiale.-
-Ricordo qualcosa di una base estremamente segreta...- iniziò Bucky. -Ma è un ricordo molto vago, solo delle frasi. -
Tutti lo fissarono aspettando che continuasse.
-Beh, non ho molto da dire. Mi sembra di ricordare che a volte parlassero di una base in Germania da utilizzare solo in caso di estrema necessità, solo nel caso in cui l'Hydra avesse ricevuto una sconfitta definitiva. E ricordo di aver sentito nominare a riguardo un Protocollo Medusa, o qualcosa del genere. Però io non facevo parte degli organi dirigenti, quindi non so altro.-
Natasha segnò tutto su un pezzo di carta. -Farò delle ricerche.- disse.
-E invece riguardo il tipo pompatissimo?- chiese Alexis.
-Sì, ecco, l'ho visto molto da lontano, quindi potrei anche dare informazione inesatte. E' stato lui a rubare le casse di vibranio liquido, da quel che ho capito. Era davvero enorme, più grosso di un super soldato, con dei lunghi capelli neri e lisci, delle spade giapponesi sulla schiena ed aveva...-
-Sì?- chiese Tony.
-Non so come fosse possibile, ma aveva una benda che gli copriva entrambi gli occhi, eppure si muoveva come se nulla fosse.- concluse Bucky.
-Farò ricerche anche su di lui.- aggiunse la Vedova Nera. Poi mordicchiò leggermente la penna che aveva tra le mani e strinse gli occhi. -Prtocollo Medusa hai detto?-
Bucky annuì.
-Potrebbe esserci un nesso con quest'uomo. Nella mitologia Medusa poteva trasformare in pietra chiunque incontrasse il suo sguardo e questo tipo aveva una benda sugli occhi.-
-Non è da escludere.- disse Banner.
-Sam, come va con il localizzatore?- chiese Natasha.
Da quando era tornato, Falcon armeggiava con un computer, mentre partecipava alla riunione.
-Non bene.- rispose. -Il jet è come schermato da un antivirus. La cimice è attiva, ma non sta facendo il suo lavoro, devono riuscire a bypassare i protocolli di protezione. Non so quanto ci vorrà.-
Natasha si azlò in piedi. -Aspetta, ti do una mano.-
Steve si sedette in pizzo alla sedia e puntellò entrambi i gomiti sul tavolo e con lo sguardo concentrato cercò di riorganizzare le idee.
-Che ti frulla per la testa, Cap?- chiese Tony.
Steve allargò le mani, per poi ricongiungerle e fece spallucce.
-Il nostro piano d'attacco.- rispose.
Tony alzò gli occhi al cielo.
-Dobbiamo dividerci in squadre. Abbiamo troppe cose di cui occuparci.- iniziò Steve. Si guardò intorno, come per rendersi meglio conto di quanti Avengers fossero a sua disposizione. -Aspettiamo che Natasha e Sam risolvano questa cosa, poi ognuno avrà una sua missione: Natasha, Bruce, voi andrete ad interrogare Synthia. Sam tu tornerai in Wakanda, per tenere d'occhio la situazione insieme e Wanda e Visione. Tony, Alexis, Bucky ed io andremo nel luogo che ci indicherà il jet.-
-Solo noi quattro in una base dell'A.T. o dell'Hydra, quel che sia?- chiese Alexis.
Cap annuì. -E' l'unico modo, dobbiamo coprire troppi fronti.-
-D'accordo.-
-Abbiamo tempo finché Sam non individua il localizzatore, poi andiamo.- concluse Steve.


 

Alexis, dal bagno della sua stanza, sentì qualcuno bussare alla porta.
-Sono in bagno, ma entra, purché tu non sia un agente dell'A.T.!- urlò.
Sentì la porta aprirsi e qualcuno fare qualche passo dentro la sua stanza.
-Si può?-
Una voce vellutata le giunse alle orecchie e sorrise.
-Sì, entra pure.-
Bucky scostò la porta del bagno e trovò Alexis che si stava sistemando i capelli per la missione.
La ragazza stava creando una traccia alla francese, in modo che i capelli non le andassero troppo in giro.
James, con le braccia incrociate al petto, si appoggiò allo stipite della porta e la guardò ammaliato, mentre armeggiava con tutte quelle ciocche di capelli infinitamente lunghe.
Per lui stava compiendo un'azione completamente impossibile, neanche impegnandosi per giorni ci sarebbe mai riuscito.
La scrutò dall'alto al basso più volte, apprezzando quell'abbigliamento estivo che le lasciava parecchia pelle scoperta.
Alexis lo aveva guardato dallo specchio ed aveva notato che la stesse squadrando da capo a piedi mentre sorrideva.
-Che c'è?- chiese lei.
Bucky si grattò la testa, imbarazzato per essere stato colto sul fatto.
-Ehm, niente, notavo la tua maestria con... i capelli.- infilò le mani in tasca.
Lexie scosse la testa. -Oh, è solo questione di pratica, lo faccio da quando andavo al liceo.-
La ragazza legò la parte finale della treccia e si avvicinò al soldato.
-Che ci fai qui?-
-Niente di particolare, volevo vederti.-
James le passò una mano sulla guancia e lei si voltò di pochi centimetri, lasciandogli un bacio sul palmo, per poi tornare a bearsi di quella carezza.
Puntò lo sguardo negli occhi celesti di lui, che notò che Alexis era ciò che di più dolce e grazioso avesse mai visto sulla terra.
-Come mai prima non hai contraddetto Sam?- chiese lei.
Il soldato sollevò lo sguardo verso l'alto, fingendo di pensarci. Sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo la ragazza davanti a lui, ma avrebbe tanto voluto sentirlo dire da lei.
-Prima quando?-
-Beh, ehm, prima quando Sam ti ha etichettato come mio ragazzo. Tu non l'hai contraddetto.-
-No.- rispose James. -Nemmeno tu l'hai fatto.-
Alexis avvampò ed ignorò completamente la seconda parte della risposta di Bucky.
-Perché non l'hai contraddetto?- chiese di nuovo lei.
James sorrise e scosse la testa, poi allacciò le braccia intorno alla vita della ragazza, facendola aderire completamente a sé.
-Perchè io sono sempre stato tuo, Alexis. Fin dal primo momento in cui ho posato gli occhi su di te.-
Aveva detto quest'ultima frase con un sorriso stampato sul volto ed una naturalezza tali da pensare che fosse impossibile che Bucky potesse essere mai stato il soldato d'inverno.
Il cuore di Alexis sussultò di gioia. Si mise sulle punte dei piedi, aggrappandosi alle braccia del soldato ed unì le labbra a quelle di lui, prima con un bacio più casto, poi si schiusero le labbra a vicenda, continuando a baciarsi con movimenti perfettamente complementari, come se lo scopo della loro vita fosse soltanto quello.
Bucky cominciò a camminare, spingendo Alexis, che neanche si accorse del fatto che il soldato la stesse spingendo verso il letto.
Se ne accorse solo quando cadde all'indietro sul materasso e Bucky la seguì a ruota, posizionandosi a cavalcioni sopra di lei, con le mani ai lati della testa, come ad impedirle qualsiasi tipo di fuga.
Il soldato poteva stare tranquillo: Alexis non sarebbe mai fuggita dalle sue braccia.
Rimasero qualche istante a guardarsi, poi lei allacciò le braccia intorno al collo di lui, attirandolo di nuovo verso di sé, unendo di nuovo le loro labbra, poi James si separò dalle sue e si concentrò sul collo, lasciando una scia di baci, arrivando fino alla spalla. Tirò giù la spallina della canottiera di Alexis e continuò con la scia verso il centro del collo.
Alexis affondò le mani nei capelli lunghi del soldato, mentre poteva sentire perfettamente il cuore rimbalzarle nel petto e rimbombarle nelle orecchie. Si sentiva completamente incandescente.
Ogni punto del suo corpo che Bucky sfiorava, si trasformava in lava.
Purtroppo per entrambi, però, la vibrazione di un cellulare li fece tornare nel modo dei vivi.
Alexis trasalì per lo spavento, James si fermò e trattenne il respiro per alcuni secondi, poi allungò un braccio verso il cuscino, dove si trovava il telefono e lo passò ad Alexis.
La ragazza lo afferrò e rispose, mentre si passava una mano sul volto, stravolta.
-Steve?-
Bucky si sdraiò accanto ad Alexis su un fianco e le risistemò la spallina della canottiera, quasi sbuffando.
-D'accordo, arriviamo.- riagganciò.
Alexis lanciò il telefono dietro di sé e si voltò a guardare Bucky, che la guardava con occhi leggermente spenti.
-Pare che Sam abbia localizzato il jet.- disse lei.
Bucky inclinò la testa. -E pare che tu debba risistemarti la treccia.- le disse mentre si alzava dal letto. 












Angolo Autrice
Buonasera gente!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (fatemelo sapere con una recensione!) =)
Ci ho messo qualche giorno in più, ma alla fine ce l'ho fatta. A tal proposito, non garantisco di iuscire a pubblicare più di un capitolo a settimana, sto avendo alcune questioni che mi portano via molto tempo ed energie, ma comunque non abbandonerò mai questa storia. Mi piace troppo scriverla, e nei giorni in cui non riesco a farlo, mi manca tanto!
Capitolo di passaggio in cui vediamo gli Avengers riorganizzarsi e riposarsi un po' in seguito ai vari attacchi e alle varie scoperte traumtiche cui sono stati sottoposti. 
Dal prossimo li rivedremo in azione!
Colgo l'occasione per rignrazia di nuovo la mia recensoressa n. 1 InsurgentMusketeer <3 
Al prima possibile!


Rack =) <3

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII: Dove si scopre che Steve ha fatto incazzare un po' troppa gente. ***


New Avengers: Together
Capitolo XVII: Dove si scopre che Steve ha fatto incazzare un po' troppa gente.
 



Bucky spostò lo sguardo di pochi metri, spiando, con un sorrisetto sulla faccia, Alexis, mentre preparava tutte le sue armi migliori, da utilizzare durante la loro prossima missione.
Bruce e Natasha erano appena partiti per il Raft, con lo scopo di interrogare Synthia Schmidt, Sam era da poco stato spedito da Alexis in Wakanda, e a breve anche la loro squadra sarebbe partita.
La tensione che c'era al Facility si poteva tagliare con un coltello, ma a lui, nonostante la situazione drammatica, non sfuggì di notare quanto fosse ingenuamente bella Alexis nel suo abbigliamento da spia.
Alexis si voltò verso di lui e gli sorrise distrattamente.
James si sentì profondamente fortunato ad essere lì, ad avere ritrovato il suo migliore amico, ad aver trovato una persona come Alexis, che aveva fatto breccia nel suo cuore fin da subito.
Quello che le aveva detto pochi minuti prima era estremamente vero, fino all'ultima sillaba: l'aveva ammaliato dal primo istante, con quei suoi occhi profondi, la sua empatia, la sua personalità così stratificata, il suo essere piena di mistero, con la sua gentilezza, caratteristica che non sempre è facile trovare, soprattutto in una spia, e lui lo sapeva bene.
Quasi non si sentiva degno di essere lì con loro. Tutte le azioni che aveva compiuto: ancora le ricordava, nitidamente. Quelle immagini, atroci, tornavano a fargli visita ogni volta che chiudeva gli occhi e, nonostante tutti gli ripetessero e continuasse a ripeterselo anche lui stesso che non era colpa sua, Bucky si sentiva tremendamente colpevole.
Ne sarebbe sempre stato convinto, ma era convinto anche del fatto che avrebbe solo dovuto imparare a conviverci. Ed era proprio quello che stava cercando di fare in quelle ultime settimane, tuttavia ancora non si sentiva pienamente un Avenger, o meglio, non si sentiva degno di esserlo. Così come non si sentiva degno degli sguardi dolci di Alexis Moore, una persona tanto pura che, secondo lui, non avrebbe neanche potuto immaginare un terzo delle terribili azioni che lui aveva compiuto.
Gli sfuggì un sospiro, che però fu notato da Alexis. La ragazza gli si avvicinò, posandogli una mano sulla schiena e facendolo voltare verso di lei.
-Ehi.- gli disse. -Tutto ok?-
Alla vista degli occhi caldi e amorevoli di Alexis, Bucky poteva dimenticare anche il suo stesso nome.
-Certo.- sorrise lui.
Lei inclinò lievemente la testa, storcendo le labbra.
-No, non è vero. L'ho visto che stavi pensando a qualcosa. Hai anche sospirato.-
Bucky aggrottò le sopracciglia. -Non è vero.-
-Sì che lo è.-
Il soldato strinse le labbra continuando a scuotere la testa.
Stavolta fu Alexis a sospirare, con un sorriso sulle labbra, mentre faceva una lieve carezza con il dorso della mano sulla guancia di James.
-Andiamo, dimmelo!- disse lei, fingendo di battere i piedi per terra. -Altrimenti starò in ansia per tutto il tempo della missione.- si bloccò e tirò indietro la mano. -Nascondi qualcosa?- chiese.
James si voltò completamente verso di lei, posando il fucile che aveva in mano, e la prese per le spalle.
-No, no, no, Alexis, assolutamente.- si grattò la testa, consapevole che sarebbe stato meglio parlare, perché l'agente Moore sarebbe stata in grado di protrarre quella conversazione per tutta la durata della missione. -Pensavo a quanto sono fortunato ad essere qui con Steve, con te. E pensavo che... non sono sicuro di meritare effettivamente questa fortuna.- puntò lo sguardo a terra.
Lexie sospirò di nuovo, poi gli fece sollevare il volto.
-Bucky.- lo chiamò. -Lo sai, tutto quello che hai fatto come soldato d'inverno non era colpa tua.-
-Sì lo so.- Bucky si fece serio. -Le mani che lo hanno fatto, erano comunque le mie.-
-Devi accettarlo, però, altrimenti  non potrai mai andare avanti davvero.-
Lui annuì. -Ci sto provando.-
Alexis gli prese il volto con entrambe le mani, puntando gli occhi in quelli di ghiaccio del sergente.
-Sul serio, Bucky.- disse. -Devi accettarlo, altrimenti i tuoi incubi non svaniranno mai.-
A questa ultima frase, James trasalì. Come poteva sapere che aveva ancora incubi sul suo passato? Quella ragazza poteva leggergli l'anima come fosse un libro aperto.
-Tu la chiami 'fortuna',- riprese Alexis -ma io le darei un altro nome: forza interiore. Quella che hai avuto nel rialzarti, nel rimetterti in gioco. Tu sei estremamente degno di meritarti questa vita, James: te la sei guadagnata e non è stato per nulla facile! Forse per te che l'hai vissuto è scontato, ma ti rendi conto di quanta forza di spirito ci vuole per la scelta che hai fatto? Io probabilmente, al tuo posto, avrei preferito mettere fine alla mia vita...-
-Ma che dici...- Bucky inorridì a quelle parole.
-Non avrei mai avuto la tua forza. Avrei utilizzato la scusa del lavaggio del cervello per lasciarmi abbandonare.- Alexis si fermò qualche secondo e gli sfiorò il braccio in vibranio, poi la spalla ferita, che ormai era guarita quasi del tutto. -Sul serio, come puoi dire, che è tutta fortuna? Guardati. Oggi sei qui, oggi sei un Avenger, grazie soprattutto a te.-
Bucky la fissò con le labbra dischiuse, senza sapere cosa dire.
Nessuno gli aveva mai parlato in modo così diretto. Forse erano cose del tutto scontate da dire, visto che tutti tenevano sempre conto del fatto che era stato manipolato dall'Hydra, ma sentirsele dire era una bella botta ad ogni fibra del suo essere.
-James, il governo ti ha concesso la grazia. I governi di tutto il mondo te l'hanno concessa. Tony te l'ha concessa. Devi farlo anche tu.-
James sorrise, quasi in imbarazzo. Alexis gli allacciò le braccia intorno alla vita e lui fece altrettanto, incollandola al suo petto.
-E poi...- riprese lei -nel tuo passato non c'è soltanto il soldato d'inverno, mio caro Sergente James Buchanan Barnes.-
Lui deglutì rumorosamente. Era dal 1945 che non sentiva il suo nome pronunciato per intero, affiancato dall'appellativo 'sergente'.
-Hai combattuto, senza indugio, per il nostro paese. E vogliamo parlare di tutte le basi dell'Hydra che avete distrutto? C'eri anche tu, no? Hai idea di quante volte Steve mi abbiamo raccontato di tutte le volte in cui gli hai salvato la vita? Senza di te, Captain America sarebbe stato come... come Harry Potter senza Ron ed Hermione, come Frodo senza Sam!-
-Cioè?-
-Morto!-
Bucky soffocò una risata, mentre alle loro spalle dei passi si facevano sempre più vicini.
-Concordo!- esclamò Steve, puntando un dito verso Alexis.
Bucky e Alexis si separarono istintivamente e Steve li guardò, sollevando le sopracciglia.
-Sul serio, ragazzi? Io l'ho capito ancora prima che lo capiste voi stessi.- disse, mentre Bucky e Alexis lo guardarono confusi, fingendo di non capire a cosa si stesse riferendo. -Ad ogni modo, Buck, Lexie ha pienamente ragione.- si avvicinò all'amico, mettendogli una mano sulla spalla. -Sei sopravvissuto per due volte agli esperimenti dell'Hydra. C'è un motivo a tutto ciò, ed è che tu arrivassi fin qui, dagli Avengers. Da noi.- disse, lanciando uno sguardo di sfuggita ad Alexis.  
Gli diede due pacche sulla schiena, poi si voltò, afferrando lo scudo ed una pistola.
-Vi aspettiamo fuori.- disse il capitano, prima di uscire.
Bucky si passò una mano tra i capelli.
Quei due l'avevano spiazzato totalmente.
Alexis sollevò le mani. -Visto? Almeno di lui, ti fidi?-
Bucky si fece serio. -Alexis, io mi fido di te, ciecamente. E' di me che non...-
Lexie non gli lasciò finire la frase, mettendogli un indice sulle labbra.
-Non voglio più sentire queste assurdità.- disse la ragazza. -O meglio, potrei anche stare per ore a sentirle, e potrei passare altrettante ore a contraddirle e a trovare motivi validi per farti cambiare idea, ma ora non abbiamo il tempo, purtroppo.-
Lei si mise in punta di piedi, prese il viso di James con entrambe le mani e lo tirò verso di sé. Gli diede un bacio leggero sulla guancia, poi si spostò sulle labbra, incastonando le sue a quelle di Bucky, come due pezzi di un puzzle.
A quel contatto, le venne in mente la situazione in cui si erano trovati poco tempo prima in camera sua. Gli vibrò il cuore e poté quasi sentire il cuore di James fare altrettanto.
-Dobbiamo andare.- disse lei, quando si separarono -Pare che il mondo abbia bisogno di te, Sergente Barnes.-


 
 

*                       *                           *

 

 
Oceano Atlantico, Raft

Natasha fece atterrare il jet all'interno dell'apertura appositamente adibita sulla parte più alta della struttura del carcere.
Lei e Bruce avevano passato quasi tutto il tempo del viaggio in silenzio, scambiandosi qualche parola giusto in riferimento alla storia di Synthia e riguardo le recenti azioni dei neonazisti.
Era una delle poche volte in cui non aveva indossato la sua divisa da spia, ma aveva comunque optato per una abbigliamento quasi interamente scuro. Il nero era un colore dal quale non si separava mai: jeans neri e stivali fino al ginocchio dello stesso colore, una camicetta bianca ed un giubbino in pelle. Bruce camminava accanto a lei, ancora vestito da professore universitario: un completo grigio ed una camicia azzurra, di cui aveva arrotolato le maniche fino ai gomiti. Aveva tolto la cravatta e la giacca, lasciandole alla base degli Avengers.   Le camminava di fianco con una grande sicurezza, che poche volte gli Avengers avevano visto in lui. Da quando era tornato ad aveva cominciato ad insegnare, era una persona totalmente nuova. Aveva anche pienamente imparato a gestire Hulk, dopo quel lungo periodo in totale solitudine, quindi era, finalmente, una persona del tutto serena.
Purtroppo, a pagare le spese di questa serenità, fu la sua relazione con Natasha.
-Due Avengers!- esclamò il segretario Ross vedendoli arrivare in quello che poteva essere definito il punto di controllo della prigione. -A cosa devo l'onore della vostra visita?-
Lo chiese con un tono di voce fintamente onorato, in realtà. Non aveva più avuto un ottimo rapporto con loro, dopo la questione degli accordi di Sokovia.
-Siamo qui per interrogare un prigioniero.- disse Natasha.
-E chi? Se posso chiedere.-
-Synthia Schmidt.- si intromise Bruce. -Crediamo possa essere legata al gruppo terroristico  A.T.-
Ross controllò alcuni fogli da una sorta di registro.
-D'accordo, seguitemi.-
I due Avengers lo seguirono scendendo sempre più in profondità nella prigione galleggiante, passando attraverso vari corridoi, finché non si trovarono davanti ad una porta scorrevole, specchiata, davanti alla quale Ross digitò un codice, facendoli entrare.
-Avete quindici minuti.-
Bruce e Natasha si guardarono intorno. La cella di Synthia era estremamente diversa dalle altre. Le pareti erano completamente nere. Al centro, un vetro faceva da divisorio con la cella effettiva di Synthia, che tutto intorno era coperta di tessuto morbido.
I due guardarono oltre quel vetro, vedendo la donna sdraiata a terra in posizione supina. Le braccia erano avvolte in una camicia di forza. I capelli rosso fuoco, corti fin sopra le spalle, erano estremamente rovinati e sbiaditi. Uno spacco al centro della fronte la rendeva una delle cose più inquietanti mai viste, ma ancora più inquietante fu quello che videro qualche secondo dopo, scambiandosi un'occhiata veloce. Al centro del vetro c'era una piccola crepa, con delle macchie di sangue a farle da contorno.
Aveva cercato di sfondare il vetro con la testa?
Bruce pensò che forse il Raft non bastava per Synthia Schmidt.
Poi, pensandoci meglio, si rese conto che effettivamente non poteva esistere un posto adatto ad un'assassina malata di schizofrenia, per di più con la forza sovrumana di un super soldato.
Ad un tratto Synthia aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere.
-Guarda chi si vede.- disse. -La Vedova Nera. E tu chi sei?- indicò Bruce con un cenno della testa.
-Uno che non ti conviene far arrabbiare.- rispose Natasha.
-Oh, ho capito! Hulk!-
-Proprio lui.- disse Bruce.
-E cosa vorrebbero una tarantola e una specie di roccia verde gigante dalla schizofrenica Synthia Schmidt?-
Banner inclinò la testa di lato ed aggrottò la fronte, pensando che sì, era assolutamente una pazza.
-Ci servono delle informazioni.- disse Natasha. -Sappiamo che sei stata prigioniera dell'A.T.-
Synthia allargò le narici e sbuffò.
-Già, quegli idioti.-
-Dev'essere stata dura.- disse Bruce, senza smettere di fissare la donna al di là del vetro.
Quegli occhi iniettati di sangue lo stavano quasi terrorizzando.
Synthia annuì. -E' stata dura. Ma non per le torture. Non sopportavo il fatto che non volessero capire le mie ragioni, che non volessero credere a ciò che dicevo.-
-Come ti hanno fatta prigioniera?- chiese Natasha, con le braccia incrociate sotto il seno.
-Mi hanno trovata lì.- cominciò l'altra. -Io ho passato la mia vita congelata lì dentro. Mio padre mi ha potenziata e congelata poco prima che il vostro caro Steve lo facesse scomparire dalla faccia della terra. Probabilmente aveva capito che stava arrivando la fine. -
Bruce e Natasha si scambiarono un'occhiata d'intesa: ecco di chi era la macchina per la criogenesi che avevano trovato i loro colleghi.
-Puoi darci informazioni sull'A.T.?- chiese Nat.
Synthia fece spallucce. -L'A.T., l'Hydra, chiamateli come vi pare. Sono la stessa cosa. L'unica differenza è che l'Hydra operava nel secolo scorso. Dopo che Captain America ha distrutto l'Hydra per la seconda volta, e, detto tra noi, ho goduto tantissimo del fatto che gli avessero inviato contro il suo amato Bucky Barnes... ad ogni modo, dopo quel fatto, alcuni sopravvissuti si sono rifugiati nella base in Germania, dove hanno trovato me. Mi hanno risvegliata perché volevano che li aiutassi con il loro nuovo piano: lo sterminio delle razze, secondo loro, impure. Beh, all'inizio andavamo d'accordo. Poi, però, quando mi hanno raccontato delle imprese di Steve Rogers, ha iniziato a crescere in me una forte voglia di mettere fine alla sua vita. Loro non volevano ascoltarmi, pensavano solo al loro piano, del tutto inutile per i miei gusti. Così ho iniziato a trovare dei modi per arrangiarmi da sola, finché non sono riuscita ad entrare in contatto con Hela. L'ho raccontato ai miei amici, se così vogliamo chiamarli, offrendo loro aiuto anche riguardo il loro piano, ma hanno iniziato a darmi della pazza e mi hanno rinchiusa in quella cella. Poi sono riuscita a sfondare il vetro e...-
-Con un testata?- chiese Bruce.
Natasha lo guardò male.
-Non interrompermi, per favore.- disse Synthia. -No, avevo i poteri che mi aveva donato Hela. Dicevo: ho distrutto il vetro e la maledetta macchina per la criogenesi, nella quale continuavano a minacciarmi di rinchiudermi.-
Bruce e Natasha si guardarono di nuovo. Allora quella macchina che avevano visto Steve, Tony e Alexis, non era di Synthia.
-E poi, il resto lo sapete, mi sono trovata un'altra base, in Siberia e ho messo in atto il mio piano.- concluse la donna. -A proposito, come sta la ragazzina? L'agente... agente Moore, giusto? State ancora piangendo la sua morte?- chiese con un sorriso che le arrivava alle orecchie, convinta che almeno in quello era stata capace di causare sofferenza a Steve e Bucky.
Bruce storse la bocca e scosse la testa, e Natasha le spiegò che non era successo quello che lei credeva.
-Veramente è viva e vegeta.- disse. -Anzi, ne è uscita più forte di prima.-
Synthia puntò lo sguardo a terra, tra le sue gambe incrociate.
-Oh.- borbottò, delusa.
-Sai dirci chi c'è a capo dell'A.T.?- chiese la Vedova.
-Per quale motivo dovrei dirtelo? Vedere Steve Rogers fallire, è la cosa che più vorrei al mondo.-
-Chi è dell'Hydra che è sopravvissuto?-
Synthia scosse la testa.
-Quindi, il macchinario per la criogenesi che abbiamo visto in quella base non era quello destinato a te, giusto?- chiese Bruce.
Synthia si alzò in piedi ed iniziò a ridere. Una risata malefica ed infinita, come quelle dei cattivi nei film dell'orrore. Bruce e Nat si scambiarono di nuovo uno sguardo confuso.
Riprese fiato e rispose:
-No, non avete capito niente. Non era per me. No. Decisamente no. Non era per me.- iniziò a camminare per tutta la stanza.
Ripeteva "non era per me" in maniera spasmodica, come una specie di mantra, mentre faceva su e giù in quei pochi metri quadrati in cui era costretta a vivere.
Gli Avengers capirono che avevano toccato un tasto dolente e che rischiavano di farla esplodere. Quindi Natasha cercò di cambiare argomento.
-Puoi dirci qualcosa del Protocollo Medusa?- chiese.
Synthia si fermò di colpo, voltandosi lentamente verso Natasha.
-Come scusa?- chiese, ridendo lievemente.
-Il Protocollo Medusa.- ripeté Bruce.
Lo sguardo di Synthia cambiò in un attimo. Nei suoi occhi videro prima terrore, poi tristezza ed infine la follia pura che tanto la caratterizzava. Rimase immobile, mordendosi un labbro, tanto da farsi uscire un rivolo di sangue da un lato della bocca. Poi corse verso il vetro iniziando a dare di nuovo una serie di testate contro lo stesso punto in cui già era presente del sangue.
Vedova e Bruce scattarono indietro, iniziò a suonare un allarme e, pochi secondi dopo, videro una siringa uscire dal fondo del muro morbido ed andare a conficcarsi nella schiena di Synthia, che perse subito i sensi, accasciandosi al suolo, con la faccia incollata al vetro, portandosi dietro una striscia di sangue che le usciva dalle ferita sulla testa.
Dopo una manciata di secondi, Ross entrò nella stanza, invitando i due ad uscire.
-L'avete fatta incazzare, ragazzi.- disse.
-Ti assicuro che non era nostra intenzione.- disse Natasha uscendo, seguita dal collega.
Quando risalirono sul jet, i loro dubbi erano ancora di più di quelli che già avevano.
Una certezza, però, ce l'avevano: qualcuno dell'Hydra era sopravvissuto, esattamente come avevano pensato loro.
 



*                     *                       *



 

Confine tra Austria e Italia, Seconda base dell'A.T.

Alexis chiuse il portale dietro di sé ed infilò lo sling ring nella tasca della sua tuta, all'altezza del fianco sinistro. Chiuse con attenzione la zip e la controllò più volte.
-Problemi di memoria?- le chiese Iron Man.
Alexis alzò gli occhi al cielo. -No, Tony, si chiama prudenza.-
La ragazza guardò dritto davanti a sé. Era notte, e nel buio riuscì a vedere vagamente come fosse fatto quel luogo: un'enorme distesa piana davanti a sé, una serie di suddivisioni del terreno fatte con del filo spinato, e infine, in fondo, una costruzione piuttosto mediocre.
Non sembrava per niente la versione evoluta di una base Hydra o A.T.
-Rilevi qualcosa?- chiese la ragazza.
-No. Nessuna fonte di calore, neanche qui.- mosse lievemente la testa intorno a sé. -Non vedo neanche il jet.-
-Forse hanno intercettato la cimice di Sam.- aggiunse Bucky.
-Avanziamo con cautela,- inizò Steve -Il nemico potrebbe ess...-
Non riuscì a terminare la frase, perché Alexis aveva aperto un portale e l'aveva spinto verso i suoi colleghi, trasportandoli esattamente davanti a quella costruzione, che da vicino sembrava essere stata soggetta ad un incendio.
-Alexis.- Steve la chiamò serio.
-Ciao, Steve.- rispose lei ironicamente.
Cap sospirò rumorosamente e scosse la testa: da una parte capì che non ci avrebbe mai fatto l'abitudine e che gli sarebbe preso un colpo ogni volta che lei apriva un portale. Dall'altra pensò che prima o poi avrebbe dovuto ricordarle di essere davvero più prudente.
Gli Avengers iniziarono ad esplorare il posto dall'esterno. C'erano lamiere e rottami ovunque, tutti bruciacchiati da un vecchio incendio.
Alexis vide, con la coda dell'occhio, Steve sfiorare con le dita una targhetta in metallo, con un incisione in tedesco scritta sopra, per togliere i residui di catrame.  Quando lesse ciò che c'era scritto schiuse la bocca e fece qualche passo indietro. Alexis si avvicinò a lui, provò a leggere, ma non sapeva assolutamente come pronunciare ciò che leggeva. Sembrava essere il nome del luogo in cui si trovavano.
-Che succede, Rogers?- chiese Tony, avvicinandosi anche lui.
-Sono già stato in questo posto.- disse Steve, poi si voltò. -Bucky...-
-Anche io.- rispose l'amico, che si era chinato a terra e raccogliere qualcosa.
Quando avanzò verso Steve, mostrando ciò che aveva in mano, entrambi risero.
-Non posso crederci.- disse Steve, continuando ad avere un sorriso malinconico.
-La fiaschetta di Dugan.-
Anche Bucky sorrise, e nel vedere quel sorriso malinconico Alexis ebbe un sussulto al cuore, confermando ciò che poco prima aveva detto a James: il suo passato non era solo costituito dalle azioni del soldato d'inverno, ma anche dalle azioni eroiche del sergente Barnes. Un moto di orgoglio prese a crescere dentro di lei.
-E' una delle basi Hydra che avete distrutto?- chiese Tony.
-Esatto. O almeno così credevamo.- disse Steve. -Sicuro non ci sia nessuno?-
-Controllo di nuovo.-
Mentre Tony controllava di nuovo se ci fosse delle forme di vita all'interno dello stabile, Alexis si godette per qualche istante l'immagine di Steve e Bucky che ripensavano a quei momenti passati.
Quel momento così dolce, però, durò poco.
-Nemici in arrivo!- urlò Tony.
Nessuno fece in tempo a fare nulla, una decina di androidi volava verso di loro. Emanavano luce rossa dagli occhi.  
Alexis evocò la sua arma preferita: le fruste magiche. Si concentrò, ripensando all'allenamento con Strange, cercando di rievocare gli stessi sentimenti di quel giorno e mettendo in pratica tutto ciò che aveva letto nei libri dello stregone di New York. Dopo qualche secondo di timore, un fascio di luce ambrata uscì dalle sue mani, andando ad arrotolarsi intorno al collo di un soldato di latta. Lo afferrò e lo scagliò contro un muro mandandolo in mille pezzi.
Ebbero tutti una conferma estremamente gradita: non erano in vibranio.
Bucky, invece, utilizzando il fucile, visto che le armi da fuoco erano sempre state in suo punto di forza, li colpiva all'altezza del bacino, andando a spezzarli a metà. Alcuni però continuavano a muoversi con la parte superiore del corpo, ma a quel punto Alexis, accanto a lui, li afferrava con le sue fruste scagliandoli contro altri oggetti e mandandoli in frantumi, come aveva fatto col primo.
Anche Tony e Steve avevano fatto squadra: Steve, riparandosi con lo scudo, lo aveva puntato verso Iron Man, che aveva lanciato contro di esso un raggio di luce. Questa rimbalzò sullo scudo andando a bruciare alcuni soldati. Steve muoveva lo scudo continuamente, riuscendo a colpirne molti contemporaneamente.
In pochi istanti, in realtà, i droidi erano già tutti al suolo.
Bucky si voltò verso Alexis, come ad appurare che fosse ancora intera.
Lei poggiò entrambe le mani sui fianchi, scaricando il peso su un gamba, con un' espressione leggermente sofferente ed il fiatone a tagliarle le parole.
-Simpatici, vero?- disse.
Bucky rise lievemente.
-Ne arrivano altri!- esclamò Iron Man. -Sono almeno il triplo.-
-Ottimo.- borbottò Steve.
I droidi erano identici a quelli precedenti, anche questi avevano luci rosse al posto degli occhi.
I quattro Avengers cercarono di utilizzare lo stesso schema di lotta che avevano usato poco prima, essendosi rivelato vincente, ma stavolta dovevano essere più rapidi e la situazione si complicò facilmente.
I droidi li avevano fatti indietreggiare di parecchio, fino alla distesa piana che Alexis aveva guardato poco prima.
Uno dei soldati sfuggì alla loro attenzione, riuscendo a colpire con un proiettile la gamba di Steve. Il proiettile non uscì dall'altra parte,  e, se questo aveva il vantaggio di rallentare l'emorragia, causava, però, un dolore immenso al capitano.
-Rogers!- urlò Tony, voltandosi lievemente a guardarlo dall'alto.
Anche Alexis si voltò in quella direzione e queste distrazione fece sì che un droide riuscisse a colpirla alle ginocchia con un calcio, facendola cadere a terra, per fiondarsi su di lei con un pugnale in mano, a braccio teso.
Bucky trasalì e puntò subito contro quel soldato, facendolo saltare in aria con un colpo all'altezza del bacino.
Non sapeva se preoccuparsi più per Steve o per Alexis.
Nello stesso istante, la loro attenzione fu catturata dal rombo di un elicottero che si abbassava verso di loro. Tutti i droidi smisero di combattere e le luci dei loro elmetti divennero celestine, come quelle di Iron Man.
Tutti i presenti si voltarono verso l'alto. Lo sportello dell'elicottero si aprì e da lì si affacciò qualcuno che gli Avengers, tranne Alexis, avevano già visto.
Steve, che era scivolato all'indietro con una gamba, cercando di tamponare la ferita dell'altra con una mano, si voltò verso l'alto. Lo stupore fu ciò che gli consentì di non pensare al dolore che il proiettile gli stava infliggendo.
Schiuse la bocca diverse volte per parlare, ma non ne usciva nulla.
Il volto dell'uomo era completamente sfigurato, ma alcuni particolari erano ancora ben visibili.
-Sitwell?- chiese Steve, ma sapeva già la risposta alla sua domanda.
-Quel che ne avete lasciato in vita.- urlò l'uomo dall'alto dell'elicottero, per farsi sentire.
-Come diavolo fai ad essere vivo?!- chiese Tony.
-Il soldato d'inverno ha fatto cilecca.- rispose l'altro.
Bucky puntò lo sguardo su Alexis e deglutì rumorosamente.
In quel momento stava, stranamente, desiderando che avesse eseguito perfettamente quella missione come soldato d'inverno.
Ovviamente, lui, ricordava tutto. Pierce, qualche anno prima, gli aveva ordinato di uccidere Captain America e di non riportargli vivo neanche Jasper Sitwell, che aveva spifferato agli Avengers alcuni segreti dell'Hydra, soltanto per paura di perdere la vita.
-Ora sei il capo dell'A.T.?- chiese Steve.
Sitwell fece spallucce. -Sono solo uno a cui serviva sopravvivere. I seguaci dell'Hydra e l'A.T. mi hanno trovato moribondo e mi hanno salvato la vita. Mi sono unito alla loro causa con l'unico scopo di vedere arrivare questo momento!- urlò sorridendo soddisfatto. -Soldati, a riposo. Non c'è bisogno del vostro intervento, stanno facendo tutto da soli.- ordinò.
Jasper Sitwell chiuse lo sportello dell'elicottero e ripartì, volando via, seguito da tutti i droidi.
Steve fece per lanciargli lo scudo, ma fu bloccato da Tony.
-Fermo!!- urlò.
A tutti si ghiacciò il sangue nelle vene: qualcosa non andava, visto il tono preoccupato nella voce di Tony.
-Steve, non ti muovere.-
-Cosa succede?- chiese Alexis rialzandosi in piedi, aggrappandosi al braccio di Bucky.
Tony non parlò, puntò un indice verso Steve e poi scese leggermente verso il basso, e tutti seguirono quel suo gesto, rimanendo a bocca spalancata.
-Mio Dio, - esclamò Alexis. -Steve!!- scattò nella sua direzione.
-Sta ferma!- gridò Tony. -Non deve muoversi.-
Steve fissava sotto di sé, senza dire una parola.
Il piede della gamba non ferita gli era scivolato indietro, e ora si trovava esattamente su una mina esplosiva.
Un solo passo,  un solo piccolo cedimento e sarebbero potuti morire tutti.
-Dobbiamo trovare un modo.- disse Bucky, che stringeva Alexis per la vita, tenendola ferma.
Steve scosse la testa.
-Non c'è un modo. E' una bomba, non c'è un modo per disinnescarla. Dovete andarvene, così poi potrò...-
 -No!!- urlò Alexis.
-Ah, ma piantala!- esclamò Tony. -Perché devi sempre morire? Dacci un attimo per pensare, e sta fermo.-
Alexis scostò Bucky ed iniziò a camminare avanti e indietro, con le mani tra i capelli, pensando in maniera furiosa.
-Occhio a dove metti i piedi.- le disse Tony.
-Zitto, Tony.- disse lei. -Io... potrei avere un modo, ma non so se sono in grado!- sbottò.
-Alexis,- Bucky la prese per le spalle. -Sta calma. Altrimenti non ci riuscirai di sicuro.-
Alexis si fermò, sospirò rumorosamente, si passò due dita sul contorno delle labbra, pensando.
-Potrei non essere ancora capace, potrei salvarci, come potrei ucciderci tutti.- disse la ragazza, con un po' di calma nella voce.
-Per me va bene.- disse Bucky facendo spallucce.
-Per me un po' meno,- iniziò Tony. -Ma sono sicuro che ce la farai.-
-No!- esclamò Steve. -Lexie, non...-
-Steve, ti prego, smettila!- sbottò lei di nuovo, avvicinandosi a lui, quasi pericolosamente. -E' impensabile quello che dici! Non scambiamo vite, qui.- aprì la zip e tirò fuori lo sling ring. -Non parlare, se no mi deconcentro.-
Alexis infilò lo sling ring alle dita, si mise in posizione ed emise uno sbuffo, prima di concentrarsi totalmente. Iniziò a far vorticare la mano nell'aria. Strinse i denti, mentre delle gocce di sudore iniziavano ad imperlarle la fronte.
Gli Avengers guardarono tutti sotto i propri piedi. Iniziarono a vedere delle piccole scintille ambrate, che pian piano si trasformarono in dei cerchi di luce.
I primi a svanire dentro quei cerchi furono Bucky e Tony: Alexis li aveva spediti nel punto in cui avevano attraversato il portale poco prima.
-Che fai?- le chiese Steve.
Il panico lo assaliva sempre di più, perché Alexis diventava folle quando si trattava di qualcuno a cui teneva e il fatto che avesse messo in salvo prima di tutto Bucky e Tony, e non aver incluso anche lei, gli attanagliava l'anima sempre di più.
Avrebbe preferito morire lui stesso all'infinito, piuttosto che causare la morte di Alexis.
Alexis mise giù le mani, poi pensò per qualche secondo a cosa fare: non poteva aprire un portale sotto i piedi di Steve, altrimenti avrebbe teletrasportato anche la bomba.
Si mise di nuovo in posizione ed aprì un portale sopra la testa di Steve.
-Salta, Steve.-
-Come scusa?-
-Devi saltare nel portale.-
Steve sollevò la testa, guardando dentro il cerchio. Vedeva lo stesso terreno dove erano atterrati anche Bucky e Tony.
-E tu?- le chiese.
Alexis fece per rispondere, ma non ci aveva minimamente pensato.
-Oh.- disse. -Giusto.- si grattò la testa. -E io?-
Non sarebbe riuscita a creare due portali e a saltarvi dentro, facendo attenzione a richiuderli entrambi nello stesso momento ed istantaneamente, in modo da non far arrivare l'esplosione anche al di là del portale, perché sarebbe stata distratta dal suo salto.
Che fosse giunta la sua fine?
Steve le fece un gesto con la mano di avvicinarsi.
-Forza, vieni, ti tengo io.-
Alexis era già vicina a Steve. Lui la afferrò con un braccio, cingendole la vita.
-Sicuro di farcela?-
Con la gamba ridotta in quelle condizioni ed il peso di Alexis in più, la cosa poteva farsi complicata.
-No.- rispose lui. -Ma credo sia l'unico modo per essere certi che entrambi abbiamo fatto del nostro meglio.-
Era assolutamente così.
Steve non sarebbe mai saltato nel portale senza Alexis: sarebbe morta nell'esplosione senza ombra di dubbio.
Alexis non avrebbe mai messo prima sé stessa al riparo, teletrasportandosi, e soltanto dopo teletrasportare anche Steve. Non sarebbe mai stata certa di riuscire a rendersi bene conto del momento esatto in cui la bomba sarebbe esplosa.
-Va bene.- disse Alexis.
-Pronta?-
Alexis annuì ed allacciò entrambe le braccia intorno alle spalle di Steve.
Lui sospirò rumorosamente, poi prese lo slancio e saltò nel portale, mettendo nei muscoli tutta la forza che aveva, in modo da fare un salto che fosse il più rapido possibile. Un istante dopo, tutti nelle vicinanze sentirono un boato nell'aria.
Bucky e Tony avevano passato gli ultimi minuti in totale ansia, aspettando di vedere che quella dannata bomba esplodesse.
Quando sentirono il boato, non fecero in tempo neanche  a pensare di fare qualcosa per aiutare i loro colleghi, che se li ritrovarono ai piedi.
Steve era atterrato cadendo a terra, stringendo ancora Alexis tra le braccia, portandosi dietro una lieve fiammata dell'esplosione, che aveva iniziato a bruciare i loro vestiti. Tony la estinse subito grazie ad un gadget annesso all'armatura.
-Oh, grazie al cielo.- disse Tony.
Steve era sdraiato supino e Alexis aveva la testa poggiata sul suo petto. Nell'orecchio poté sentire rimbombare il cuore di Steve. Sospirò felice.
Si tirò su e scosse per un attimo il corpo dell'amico.
-Steve?-
Lui aprì gli occhi, poi si sforzò per tirarsi su, poggiandosi sui gomiti. -Sto bene.-
-Come va la gamba?- chiese Tony.
Steve lo guardò, sollevando un sopracciglio. -Bene!- esclamò, per poi scoppiare a ridere.
Bucky lanciò a terra il fucile e si sedette di fronte ai colleghi.
-Dio, voi siete due pazzi.- disse sorridendo e passandosi entrambe le mani sul volto.
-Ehi Cap, ma come è possibile che hai fatto incazzare tutta questa gente?- disse Tony, abbassandosi anche lui.
Aprì l'elmetto dell'armatura. Sfiorò un ginocchio di Alexis, guardandola negli occhi e puntandole un dito contro.
-E tu.- disse serio.  -Non fare mai più una cosa del genere, intesi?-  











Angolo Autrice
Ciao cari lettori, e buon primo maggio! <3
Siamo al capitolo 17, dove abbiamo visto vari elementi di novità. Jasper Sitwell, che ci aveva abbastanza rotto le scatole in Captain America The Winter Sodlier, torna all'attacco. Questa maledetta Hydra, non si fa mai i fatti propri!
Abbiamo anche rivisto Synthia! Che ve ne pare di lei?
Ho cercato di inserire anche un po' di azione, non mi reputo mai all'altezza di poter scrivere scene d'zione, quindi, vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate! Ero in ansia io stessa, mentre scrivero l'ultima parte. Povero Steve! *-*
Ringrazio chiunque stia leggendo e recensendo questa storia di vero cuore. 
A presto!

Rack =)

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII: Così ha inizio. ***


New Avengers: Together
Capitolo XVIII:  Così ha inizio.
 




Steve sfiorò il lenzuolo sotto di lui con le dita, prima di aprire gli occhi.
Non ricordava nemmeno da quante ore stesse dormendo, né aveva idea di cosa fosse successo dopo che Alexis li aveva riportati al Facility. L'ultima cosa che ricordava era che faticava immensamente a camminare a causa di quel proiettile incastrato tra i suoi muscoli e che si appoggiava a Tony, mentre lo accompagnava nell'infermeria.
Istintivamente portò una mano al centro della coscia, dove però non sentiva nulla, soltanto una garza.
Il dolore era del tutto sparito. Immaginò di essere sotto l'effetto di qualche antidolorifico.
Strinse gli occhi quando si accorse che una fastidiosa luce calda era stata accesa accanto a sé, poi li aprì del tutto, molto lentamente.
Si voltò e vide, accanto al suo comodino, Alexis Moore, in piedi, che era appena entrata ed aveva appena acceso la sua piccola lampadina.
-Ti sei svegliato finalmente!-
Steve le sorrise dolcemente. -Perché, quanto tempo ho dormito?-
-Circa cinque ore. Ti hanno tolto il proiettile e, conoscendoti, già non avrai più un segno.- disse la ragazza, sedendosi accanto lui letto. Gli sfiorò la fronte, le guance e il collo con entrambe le mani.
-E, ovviamente, non hai più neanche la febbre.- aggiunse lei.
Steve aggrottò le sopracciglia. -Ho avuto la febbre!?-
Non ricordava di aver più avuto una febbre da quando aveva ricevuto il siero del super soldato.
-Proprio pochi minuti fa Natasha e Bruce hanno finito di analizzare il proiettile e sembra che fosse fatto in vibranio.-
Steve sgranò leggermente gli occhi, mentre si metteva a sedere con la schiena poggiata alla testiera del letto.
-La ferita aveva iniziato a fare infezione e neanche il tuo metabolismo é riuscito a resistere troppo. Pensiamo che siano stati pensati proprio per gli Avengers, quei proiettili.- disse la ragazza, poi si guardò le unghie, giocando con qualche pellicina. -Non ha senso lo sterminio di massa con dei proiettili in vibranio. Non servono, per le persone comuni.-
Steve incrociò le braccia ed annuì. -Lo penso anche io.-
Alexis per qualche secondo fu presa da un moto di sconforto, per tutto quello che stava accadendo, ma sapeva che lasciarsi trasportare via dai pensieri era il modo più sbagliato per affrontare la situazione, quindi si concentrò su Steve.
Sollevò la testa e lo guardò amorevolmente. -Come ti senti?-
-Alla grande.- rispose Steve. -Io ci sono abituato. Tu come ti senti? Non capita tutti i giorni di compiere un gesto così eroico.-
Alexis scosse la testa e buttò indietro i capelli.
-Non è stato eroico, è stato disperato! Non avevo per nulla fiducia nel fatto che funzionasse, temevo che avrei chiuso troppo tardi il portale e che avrei comunque portato l'esplosione da noi.-
Steve si avvicinò a lei e le prese una mano.
-Sei stata molto brava.- le disse, guardandola intensamente. -Non ti ho neanche ringraziato...-
-Non ce n'è bisogno, Steve.-
-E, davvero, sei stata coraggiosa. Sia nel mettere a rischio la tua vita, sia nel mettere a rischio quella di Bucky e Tony. Sarebbe stata una grossa responsabilità se non avesse funzionato. E poi, con quello che sta accadendo tra te e Bucky... voglio dire: sei stata estremamente eroica, Alexis.-
Alexis avvampò vistosamente e distolse subito lo sguardo da Steve, non tanto per il complimento, ma più che altro per il fatto che Steve avesse accennato a Bucky e  alla loro storia.
Ormai non era più un segreto, ma lei si sentiva sempre terribilmente in imbarazzo.
Steve abbassò la testa, cercando di nuovo lo sguardo di lei, con un sorrisetto sornione sulle labbra.
-Lexie?-
Lei sollevò lo sguardo. -Cap?-
-Non devi vergognarti.-
Steve non l'aveva mai vista comportarsi così. Da quando l'aveva conosciuta, Alexis era sempre stata una ragazza dolce e sentimentale, sì, ma allo stesso tempo spavalda e quando serviva aveva la stessa faccia tosta di Tony Stark. Come spia, era capitato più volte che dovesse fingere di flirtare con degli uomini, sotto copertura. Ora, con Bucky, si comportava in modo del tutto anomalo.
Era sempre tremendamente emozionata, e Steve capì quanto dovesse essere speciale il sentimento che provava per lui.   
-Non mi vergogno.- disse Alexis.
-Allora qual è il problema?-
Lei scosse la testa, nervosamente. -Nessuno, è solo che...- si morse le labbra, tentando di superare l'imbarazzo. -E'... è una cosa del tutto nuova per me. Sai, io non ho mai avuto, in tutta la mia vita, qualcuno che mi facesse sentire come mi sento quando sono con lui. E' strano. Inspiegabile.-
Steve annuì, felice del fatto che Alexis, finalmente, gli stesse raccontando qualcosa.
-Tu, Tony, Nat, Wanda, cercate di farmi parlare di questa cosa.- riprese lei. -Solo che io... io non so cosa dire, non so spiegare come mi sento, non ho le parole per farlo, perché è un sentimento nuovo.-
Steve fece spallucce. -Non so se sia effettivamente così, ma... il fatto che si tratti di un sentimento che non hai mai conosciuto, la dice lunga, Alexis.-
-Che vuoi dire?-
Alexis quasi sperava che Steve le spiegasse per filo e per segno cosa passava nel suo cuore.
-Voglio dire, non avere paura di quello che senti, e, soprattutto, non pensarci troppo. Non tenerlo per te. Con lo stile di vita che seguiamo, ogni giorno potrebbe essere troppo tardi e te lo dico per esperienza personale.-
Un velo di tristezza attraversò gli occhi di Steve e Alexis sentì il cuore stretto da una morsa. La tragica storia d'amore di Steve, le faceva sempre venire le lacrime agli occhi.
-Per caso lui ti ha... ti ha parlato di me?- chiese titubante Alexis.
Steve annuì, poi si godette la reazione di Alexis.
La ragazza prese aria per parlare, ma poi non disse nulla. Trattenne il respiro  ed avvampò, di nuovo.
-Che ti ha detto?- chiese.
Steve scosse la testa. -Beh, non te lo dirò mai. Sarà lui a farlo.-
Il cuore di Alexis rimbalzò fino ad arrivarle quasi in gola.
-Però,- riprese Steve. -Posso dirti che mi ha parlato di ogni singola conversazione che avete avuto e che aveva sempre gli occhi illuminati, mentre lo faceva.-
-Ti ha raccontato anche del... ehm...-
-Del bacio in Wakanda, con tanto di fuochi d'artificio?-
Alexis annuì, sempre più imbarazzata.
-L'ha fatto, ma ce n'era bisogno, era perfettamente intuibile!-
Alexis rise. -Davvero?-
-Beh, l'espediente di prendere l'ascensore separatamente per tornare in camera è stato veramente...-
-Poco funzionale?- sorrise Alexis.
-Già, avevate la stessa identica faccia quando siete usciti dall'ascensore. Era davvero palese.-
-Scusa, mi serviva un po' di tempo per abituarmi.-
-Lo so.-
Alexis puntò gli occhi in quelli di Steve: la attraversò la consapevolezza che lui, così come il resto degli Avengers, fossero la sua salvezza e la sua casa.
-E poi siamo noi donne che ci diamo ai pettegolezzi, eh?- disse lei ridendo.
Steve allargò le braccia.
-Oh, Lexie. Bucky ha passato la maggior parte della sua vita come soldato d'inverno, purtroppo, e per tutto quel tempo, non ha più provato alcuna emozione. Si è ritrovato con una vagonata di emozioni, quando l'ho cercato in Romania. Sta ancora imparando a capire come affrontarle, e, parlare, è l'unico modo che ha per non impazzire.-
Alexis annuì. Ne era perfettamente consapevole. Anche in questo la forza interiore di Bucky la spiazzava.
-E' molto preso da te.- disse Steve. -Siete davvero una bella... coppia.- disse l'ultima parola sottovoce, non sapendo se effettivamente dirla avrebbe potuto turbare Alexis.
Alexis annuì di nuovo. Anche di questo era perfettamente consapevole.
-Allora, mi aggiorni? Immagino abbiate fatto rapporto.-
-Oh, sì, dunque...-
Alexis, gesticolando, spiegò a Steve cosa era avvenuto durante l'ultima riunione, mentre chirurghi e infermieri gli sistemavano la ferita.
Gli raccontò della conversazione che Bruce e Natasha avevano avuto con Synthia: non ci avevano capito molto di più, avevano solo avuto conferma del fatto che qualcuno dell'Hydra fosse sopravvissuto ed aveva riportato in vita il progetto Insight. Ma questa era una cosa che aveva capito anche loro stessi, vista la comparsa di Jasper Sitwell. Gli raccontò dei gesti folli di Synthia, della sua reazione estrema al solo nominare il Protocollo Medusa.
Avevano deciso che Alexis, essendo l'unica in grado di viaggiare in un secondo da una parte del mondo all'altra,  sarebbe andata a parlarle di nuovo, vista l'urgenza della situazione, cercando di non toccare quei nervi scoperti che avevano toccato gli altri due Avengers.
Intanto, Natasha avrebbe continuato a cercare una nuova possibile base dell'A.T. e un possibile luogo dove potessero star costruendo gli Helicarrier per il nuovo progetto Insight.
Un'ora più tardi, circa, gli Avengers si erano riuniti un'ultima volta per aiutare Natasha con la ricerca e per ricapitolare i punti che Alexis avrebbe dovuto fare attenzione a non toccare nella sua visita a Synthia.
Ne stava parlando con Bruce, che era da circa mezz'ora che le stava elencando i dettagli, dettagli che Alexis aveva già scordato.
-E ricorda...- le disse infine. -Non nominare assolutamente il protocollo Medusa, altrimenti andrà fuori di testa e non sarà più possibile parlare con lei per almeno mezza giornata.-
-D'accordo, niente animali planctonici. Tutto chiaro, grazie Bruce.-
Gli diede una pacca sulla spalla e si alzò dalla sedia, stiracchiandosi leggermente.
Si avvicinò a Bucky, che se ne stava con lo sguardo serio e le braccia incrociate al petto, appoggiato al bordo di un tavolo, in disparte.
-Tutto ok?- chiese lei.
Durante la riunione, Bucky aveva lasciato intendere che non fosse per nulla d'accordo con il mandare Alexis dalla Schmidt.
Quella donna aveva davvero degli orribili piani per Alexis e le battutine che aveva fatto a Bruce e Natasha non gli andavano per niente a genio.
Sapeva che era in un carcere di massima sicurezza, ma sapeva anche che quella folle avrebbe potuto dire cose che avrebbero potuto ferire Alexis.
Tuttavia, Bucky annuì lo stesso alla sua domanda.
-Sicura non vuoi che venga con te?-  
Alexis scosse la testa.
-No. Penso sia una mossa troppo azzardata. Lei odia più te, che me, ricordi? Io ero solo un mezzo per raggiungere uno scopo.-
Bucky allargò le braccia. -Non potresti lasciare aperto un piccolo portale così che noi possiamo sentire la conversazione?-
-Come scusa? Buck, non ti fidi di me?- disse lei, fingendo di essere ferita.
-Mi fido di te, è di lei che non mi fido.-
Alexis gli prese il mento tra le dita. -Non devi preoccuparti per me, sono una spia addestrata da Natasha Romanoff.-
-Mi rimane difficile non farlo.- disse lui, sfiorandole il fianco con la mano.
Alexis ebbe un lieve brivido.
Si voltò, ricordandosi improvvisamente che, in quella stanza, non c'erano soltanto lei e Bucky come le era sembrato fino a quel momento.
Prese la mano di James e lo trascinò, letteralmente, fuori dalla sala. Lo spinse contro il primo muro disponibile, accanto alla porta, e, mentre Bucky si guardava intorno leggermente scosso, Alexis, mettendosi sulle punte dei piedi, lo baciò.
James trattenne il respiro qualche secondo, di nuovo sorpreso dalla reazione della ragazza, ma ricambiò subito il bacio, avvolgendo Alexis con un braccio intorno alla schiena ed una mano sulla testa, tra i capelli setosi e perfettamente lisci di lei.
La premette a sé quasi togliendole il respiro, tanto che Alexis non poteva muoversi in alcun modo, e l'unico respiro che poteva avere, era quello che le dava Bucky.
Quell'idea le fece andare le guance in fiamme: capì che per lei, Bucky era ossigeno puro.
Ogni nervo del suo corpo stava venendo messo a dura prova: un secondo prima delle forti scariche elettriche passavano attraverso di essi e un secondo dopo si rilassavano, per poi ricominciare da capo.
Quando si separarono, entrambi sentirono quasi una sensazione di vuoto nel petto, ed ansimarono sorridendo.
-Un po' mi piace che ti preoccupi per me.- disse Alexis.
-Me ne sono accorto.- sorrise lui.
Poggiò la fronte su quella della ragazza, facendo sfiorare lievemente i loro nasi, in un gesto estremamente dolce.
Poi Alexis si allontanò di qualche passo.
-Allora io vad...-
Non riuscì a finire la frase. Bucky la prese per una mano, l'attirò di nuovo a sé, incollando le labbra alle sue, mentre sorrideva.
Di nuovo, Alexis rimase senza fiato e con il cuore che le vibrava nel petto, temendo che perfino Bucky potesse sentirlo.
-Devo andare, James.-
Lui sospirò. -D'accordo.- disse. -Ma ricordati che abbiamo vari discorsi in sospeso io e te.-
Alexis si allontanò ed aprì un portale, attraverso il quale si vedeva la sala di controllo del Raft.
-Li riprenderemo presto.- sussurrò, mentre entrava nel portale, camminando all'indietro e senza distogliere lo sguardo da Bucky.
 


 
*                 *              *
 



Quando si voltò verso i sorveglianti della prigione galleggiante più sicura del mondo, Alexis aveva ancora il sorriso sulle labbra. Tutti smisero di occuparsi delle loro mansioni e la fissarono leggermente sbigottiti.
Alexis si indicò il volto come se fosse ovvio chi fosse.
-Agente Alexis Moore.- disse. -Siete stati avvertiti del mio arrivo, giusto?- 
Uno degli addetti alla sicurezza controllò un registro accanto al suo computer sulla scrivania. Segnò qualcosa con una penna e poi fece un gesto ad Alexis per invitarla a seguirlo.
Quando entrò nell'anticamera con il vetro, da cui poteva vedere Synthia, la trovò seduta a terra, con le gambe incrociate e gli occhi chiusi. Accanto a lui un vassoio di cibo, senza posate, completamente pieno.
Il vetro era stato sostituito e lo spacco sulla testa della ragazza era stato ricucito e bendato.
Alexis si avvicinò al vetro quasi fino a sfiorarlo con il naso, con gli occhi ridotti a due fessure.
I sentimenti che provava per quella donna erano di uguale portata, in senso negativo: la odiava tanto quanto la incuriosiva.
Alexis incrociò le braccia al petto.
-Non mangi?- chiese.
Synthia sorrise lievemente, ma rimase nella stessa identica posizione.
-No, sono a dieta.- aprì un occhio, per guardare Alexis, e poi richiuderlo subito. -Dovresti provarne una anche tu.-
Alexis sollevò le sopracciglia, per nulla toccata da quello stupido commento.
-Dovresti mangiare.- disse Alexis, mettendosi seduta anche lei e ritrovandosi alla stessa altezza di Synthia. -Non mandare sprecato tutto quel ben di Dio. Sai quante volte ho mangiato io negli ultimi tre giorni?-
-Non mi interessa.-
Alexis sospirò, leggermente stizzita.
-Potresti guardarmi mentre ti parlo?-
Synthia aprì gli occhi, gattonò fino ad un palmo dal vetro e si mise seduta come prima.
-Che cosa vuoi Agente Moore? Sei venuta a sbattermi in faccia la mancata riuscita del mio piano?-
Alexis fece spallucce e scosse la testa, del tutto disinteressata.
-No.- rispose. -Non sono venuta qui per recare dolore a te. Solo per far stare meglio me.-
Synthia portò le braccia indietro poggiando a terra i palmi delle mani e scaricandovi il peso del corpo.
-Beh, allora smetti di guardarmi, perché non voglio in alcun modo recarti alcuna gioia.- le disse, lanciandole un falso sorriso. -A proposito di te... Non dovresti essere vestita da stregone?-
-Come scusa?-
-Sì, come il tuo amico, il dottor Strange, no? Ora sei come lui, da quel che ho visto.-
Alexis portò le ginocchia al petto.
-Beh, li ho sempre avuti quei poteri in realtà, solo che ora posso usarli in modo diverso.-
-Tsk, io li avrei certamente usati per scopi migliori dei tuoi.-
-Ad esempio?- chiese Alexis. -Sterminare chiunque non abbia capelli biondi ed occhi azzurri?-
Synthia rise di gusto.
-Non avete capito proprio nulla di me, vero?-
Alexis inclinò la testa, senza parlare, così Synthia continuò:
-Io non sono mai stata dalla parte di mio padre, né dalla parte di Hitler.-
Alexis fu lievemente scossa da ciò che le aveva appena rivelato la pazza, che improvvisamente così tanto pazza non sembrava più.
-Non ho mai creduto nell'idea della razza ariana o nel fatto che chi avesse un colore della pelle diverso, fosse inferiore. E' per questo che mio padre mi odiava. E' per questo che mi ha usata per i suoi esperimenti: mi considerava inutile. Se fossi morta, non sarebbe successo nulla di male.-
Synthia abbassò improvvisamente lo sguardo ed Alexis fu mossa da una lieve tenerezza.
 -Ma perché, allora, tutta questa voglia di vendicare la sua morte?- chiese Alexis.
-Prima della comparsa di Hitler, mio padre era un uomo... normale. E gli volevo bene. Non avrei mai voluto che facesse quella fine.- si strofinò il naso con una mano. -Ma a quanto pare, proprio come lui, sono destinata a fallire.-
-Non riesco a credere tu sia in grado di provare affetto per qualcuno.- disse Alexis.
Il volto di Synthia mutò improvvisamente: dal velo di malinconia, passò ad un'espressione estremamente adirata. Si scagliò contro il vetro, dando un pugno diretto verso il volto di Alexis, che istintivamente scattò indietro, nonostante sapeva che ci fosse un vetro a separarle.
-Tu non hai la minima idea di quanto io abbia sofferto per questo motivo. Tutte le persone alle quali ho donato il mio affetto, mi hanno sempre tradita.-
Si sedette di nuovo come poco prima, calmandosi. Puntò lo sguardo a terra e si mise entrambe le mani sulla fronte, a sostenere il peso della sua testa.
Alexis ebbe l'impressione di sentirla singhiozzare.
-Chi, oltre tuo padre?- chiese titubante.
Temeva potesse esplodere da un momento all'altro.
Synthia sollevò la testa ed i suoi occhi quasi terrorizzarono la spia, che deglutì rumorosamente e mantenne comunque una posizione rilassata ed un'espressione seria.
-Quelli dell' Arischer Traum?- chiese di nuovo.
Gli occhi di Synthia si riempirono di lacrime ed il loro rossore divenne ancora più accentuato. Iniziarono a tremarle la labbra, finché tutto il suo corpo non fu scosso dai tremori.
Poi, praticamente, esplose.
-Non mi è mai importato nulla di quegli idioti là dentro!- gesticolò, quasi indicandoli, nonostante non fossero lì. -Solo di una persona mi importava! E quella persona, come tutti hanno sempre fatto, mi ha voltato le spalle nel momento più difficile!-
Alexis si incuriosì tremendamente. Si avvicinò di nuovo al vetro e poggiò entrambe le mani su di esso.
-Chi è stato, Synthia? Chi ha osato spezzare il cuore alla figlia di Teschio Rosso?-
Synthia andò su tutte le furie, riscoprendo, di nuovo, la stessa follia che avevano visto Bruce e Natasha.
-CHE TU SIA MALEDETTO TOMI SHISHIDO!!!- urlò Synthia, iniziando a tirarsi e strapparsi i capelli dalla rabbia.
Poi iniziò a rotolare sul pavimento, tirando calci nel vuoto.
-BASTARDO, STRONZO, GORGON DEI MIEI STIVALI!!!-
Alexis sgranò gli occhi e scattò in piedi.
Subito si rese conto che il nome Gorgon fosse collegato in qualche modo al Protocollo Medusa. Ed aveva anche un nome vero e proprio.
Le scoppiò il cuore di orgoglio per aver ottenuto quelle informazioni, che, nonostante fossero poche, erano fondamentali.
Neanche il tempo di cercare di calmare Synthia, che il suo auricolare iniziò a squillare.
Portò una mano all'orecchio e rispose.
-Alexis?-
Era la voce di James. In sottofondo sentiva molto trambusto e la sua voce sembrava affannata.
-Bucky?-
-Come stai?-
-Ehm... bene, ma per te mi sembra che non sia così. Che succede?-
-Vieni subito qui, sta succedendo qualcosa.-
Alexis non se lo fece ripetere. Qualche dettaglio in più lo aveva e se lo sarebbero fatto bastare.
Guardò un'ultima volta Synthia, in preda a degli spasmi.
Le fece di nuovo molta tenerezza e pensò che probabilmente era soltanto una ragazza bisognosa di amore e che ne aveva ricevuto una somma pari a zero nella vita.
Aprì un portale e nello stesso istante in cui gli uomini del Raft entrarono nella stanza, lei lo attraversò.
 


*                     *                   *
 


L'agente Moore si teletrasportò nella sala riunioni del Facility.
Natasha era davanti ad uno schermo olografico, continuava a fare ricerche. Non faceva altro da almeno tre giorni, il suo unico svago era stata la gita al Raft insieme a Bruce.
Gli altri agenti correvano da tutte le parti.
Il televisore sospeso al centro della stanza era acceso su un notiziario. Sotto di esso, Steve, Bruce, Bucky e Tony fissavano il notiziario, in silenzio.
Fu Alexis a distrarli.
-Cosa sta succedendo?-
Tony si voltò verso di lei.
-Oh, per fortuna stai bene.- le disse, per poi prenderle il viso tra le mani e darle un bacio sulla fronte.  -Guarda...- indicò il telegiornale. -L'A.T. sta mandando in giro dei droidi.-
-Sbaglio o sono pompati di vibranio?- disse Alexis.
-Non sbagli.- rispose Steve.
Erano molto più grossi e resistenti a vederli, rispetto a quelli che avevano affrontato in Austria.
Alexis ascoltò per qualche secondo il notiziario: la giornalista diceva che non c'era nulla di cui preoccuparsi perché si trattava di una simulazione militare. La stessa cosa veniva ripetuta dai droidi che giravano per le strade di quella che Alexis lesse essere Washington, ripresi dai cameraman.
Apparentemente erano pacifici, e le persone intorno ad essi rimanevano tranquille.
Ad un tratto ricordò della sua recente conversazione con Synthia.
Corse verso Natasha, e, passando dietro Bucky, gli sfiorò la schiena con una mano, come a salutarlo.
-Nat, ho un nome per il protocollo Medusa. Un certo Tomi Shishido, detto Gorgon. Pare che Synthia ne fosse innamorata, o qualcosa che vi si avvicinasse.-
Natasha non staccò per un attimo lo sguardo dallo schermo.
-Sempre se non hai troppo da fare con la ricerca degli Helicarrier.- le disse.
Vedova Nera scosse la testa. -O no, ho smesso di cercarli.-
-Come, perché?!- chiese Alexis, voltandosi verso gli altri.
Poi le venne un lampo di genio, seguito da un brivido di terrore.
-Oh, no.- disse.
-E invece purtroppo sì.- aggiunse Tony.
-Non esistono Helicarrier.- disse Alexis. -Voglio usare i droidi come mezzo di distruzione di massa.-
-Esatto.- confermò Tony. -Pensiamo che abbiano un dispositivo al loro interno che permetta di riconoscere i tratti somatici delle persone ed inserirle nella loro lista nera. Quando quelli dell'A.T. daranno l'ok, saranno pronti ad uccidere.-
Steve si alzò di scatto dalla sedia, quasi mosso da un moto di rabbia.
Guardò tutti gli Avengers presenti nella stanza.
-Cinque minuti per prendere tutte le nostre cose, poi andiamo a Washington. Sitwell crede che noi tre siamo morti nell'esplosione. Giochiamoci l'effetto sorpresa.-
 
Cinque minuti dopo...
Bruce, Natasha, Tony, Steve e Bucky erano tutti in attesa che Alexis aprisse il portale.
Natasha aveva lasciato ad alcuni sottoposti il compito di svolgere delle ricerche su Gorgon.
Tutti avevano indossato la propria armatura, o divisa, Hulk era pronto a diventare verde, e non c'erano più munizioni presenti al Facility, talmente tanta era l'attrezzatura di cui si erano equipaggiati gli Avengers.   
Così, lì, nell'armeria, Alexis fece vorticare in aria una piccola stringa arancione luminosa, aprendo un portale per la città di Washington.
Osservò i primi quattro attraversare il portale, poi quando fu anche il loro turno, Bucky la fermò, tirandola per una mano.
-Aspetta.- le disse.
-Tutto ok?- chiese Alexis voltandosi verso di lui.
Bucky puntò diverse volte lo sguardo a terra.
-Sì, no è che io... io devo dirti una cosa Alexis.-
La ragazza scosse la testa.
-No, James, riuscirai a dirmela dopo.-
Lui fece per parlare, ma quella frase lo lasciò spiazzato, perché entrambi sapevano perfettamente cosa c'era dentro i loro cuori. E parlarne così, solo per paura di non riuscire a sopravvivere e non avere tempo per dirlo, non era giusto.
-Anzi.- disse Alexis. -Facciamo che è una promessa.- gli porse la mano. -Noi non moriremo, perchè... perchè...- non sapeva come dirlo.
Perché abbiamo un mondo tutto nostro da scoprire insieme.
Tuttavia Bucky, che aveva in mente le sue stesse parole, capì esattamente a cosa si stesse riferendo Alexis.
Strinse la mano della ragazza.
-Promesso. Noi non moriremo.-
-Bene.- disse Alexis.
Attirò Bucky a sé, lasciandogli un rapido bacio sulle labbra.
-Andiamo a spaccare i culi a quegli stronzi.-














Angolo Autrice
Ciao cari lettori/lettrici!
Eccoci con un nuovo capitolo! Abbiamo visto Alexis aprirsi un po' con Steve, un Bucky molto protettivo, Synthia sotto una luce un po' diversa e... i piani dell'A.T. hanno pienamente preso forma. 
I nostri Avengers, cui manca ancora qualcuno, ma arriverà presto in loro soccorso, sono pronti allo scontro finale.
E sì... siamo agli ultimi capitoli della storia. Ne restano al massimo un paio ed un breve epilogo. 
Ma non temete: ho già scritto in bozze cartacee tutto il sequel! Alexis non ha ancora finito di confrontarsi con la vita da Avenger! 
Colgo l'occasione per ringraziare la mia cara dolce InsurgentMusketeer, che mi ricopre sempre di complimenti che non merito! 
Grazie anche a chiunque altro abbia letto la storia e vorrà seguirmi nel seguito di New Avengers: Together!
A presto!

Rack =) <3 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX: Steroidi al vibranio e piani disperati. ***


New Avengers: Together
Capitolo XIX: Steroidi al vibranio e piani disperati.
 



-Direi di provare ad accerchiarli il più possibile.- iniziò Steve. -Bruce, Nat voi andate a Lafayette Square. Lexie e Buck partite dal Lincoln Memorial e venite verso il monumento della seconda guerra mondiale. Io e Tony perlustreremo la zona intorno la statua di Washington.-
Alexis dopo essersi scambiata un'occhiata di assenso con James, annuì a Steve ed aprì due portali per le altre due squadre.
Osservò i suoi colleghi attraversarli e li chiuse, poi aprì il portale per il Lincoln Memorial.
Bucky la guardò mentre compiva tutte quelle azioni: aveva lo sguardo più determinato che avesse visto.
Sembrava come se Alexis fosse nata con quei poteri e non avesse aspettato altro che usarli per tutta la vita.
-Andiamo.- disse Alexis seriamente, con lo sguardo sempre puntato davanti a sé. Guardava verso il Lincoln Memorial.
Quando il portale si chiuse alle loro spalle, i due iniziarono a guardarsi intorno: c'era la solita folla di turisti, chi correva intorno al perimetro della grande fontana, chi, poco più in là, sul prato, se ne stava seduto a leggere, studiare, fare merenda.
Poteva sembrare un giorno qualunque, uno come tutti gli altri, eppure non lo era.
I droidi camminavano al fianco delle persone, ripetendo un meccanico "stiamo svolgendo una simulazione dell'esercito militare, vi invitiamo a mantenere la calma". I loro occhi non erano rossi, ma celesti.
Alexis pensò che fosse un bene: voleva dire che non erano lì per attaccare i civili, almeno non subito.
Portò una mano all'auricolare nell'orecchio:
-Qui tutto tranquillo, per il momento.- borbottò, avvertendo i suoi colleghi.
Bucky le si avvicinò con poche falcate. -Non credi che noi Avengers potremmo dare nell'occhio? Ho un fucile e una pistola sulle spalle, Steve se ne va in giro vestito di blu, bianco e rosso e Tony Stark sta volando sopra le loro teste.-
Alexis fece spallucce. -Sì, in effetti quando ci sono troppi Avengers in giro non è mai un buon segno. Ma se quegli idioti- indicò con un cenno della testa le persone sdraiate sul prato. -non hanno paura di droidi al vibranio, figurati di noi.- 
La ragazza si voltò verso Bucky e lo squadrò da capo a piedi. -Al massimo qualche ragazza potrebbe avere paura di svenire alla tua vista.-
-Ma smettila.- disse Bucky scuotendo la testa e sorridendo lievemente.
Ad un tratto una voce si intromise nelle loro orecchie.
-Agente Moore, se hai finito di fare complimenti al tuo ragazzo, avrei qualcosa di importante da dire.-
-Ma tu devi sempre aprire la linea nei momenti meno opportuni?- chiese Alexis, mettendo le mani sui fianchi.
-Magari tu evita di dire cose inopportune!- ripose Iron Man. -Comunque, Friday ha trovato un punto debole di questi cosi. Guardandoli da dietro, tra la testa e le spalle. Ci passa giusto una mano, strappate un cavo giallo, piuttosto spesso.-
-E come facciamo a vedere il colore, mentre si dimenano e cercano di ucciderci?- chiese Natasha intromettendosi anche lei.
-Questa la so.- disse Bruce. -Li strappiamo tutti.-
-Esattamente quello che avrei detto io.- rispose Tony.
-Non attaccate nessuno a meno che non veniate attaccati.- disse Steve. -Ricordiamoci che la sicurezza dei civili viene prima di tutto.-
Steve abbassò la mano lungo il fianco dopo aver chiuso il collegamento auricolare, tirò fuori dalla tasca un piccolo cellulare con uno schermo olografico e, puntandolo verso il cielo, cercò di capire se ci potesse essere qualche altra sorpresa in arrivo. Quella totale calma lo stava quasi uccidendo. La fiducia che la popolazione di Washington aveva nell'esercito americano gli risultava quasi impossibile da comprendere. Davanti a dei droidi e senza alcun tipo di avvertimento, non riusciva a credere che nessuno fosse minimante allarmato.
-Ehi! Quello è Captain America!- 
Steve si bloccò per qualche secondo, senza respirare, poi si voltò verso la voce che lo aveva chiamato.
Un bambino di, forse, nove anni si era appena staccato dal gruppo della sua classe e correva verso di lui, indossando un berretto con la visiera blu, con lo scudo di Cap disegnato al centro.
Steve si guardò intorno più volte, prima di dare attenzioni al bambino che lo fissava dal basso.
-Già, proprio lui.- fece un sorriso e si abbassò sulle ginocchia all'altezza del bambino. -E tu come ti chiami?-
-James.- rispose timidamente il bambino, portando le mani dietro la schiena.
-Un mio amico si chiama come te. Sei in gita con la tua classe, James?-
Il bimbo si voltò a guardare i suoi compagni, che non erano ancora sicuri se muoversi anche loro verso Steve.
Annuì. -Mi faresti un autografo sul cappello?- chiese, porgendogli il berretto.
Steve sorrise, sinceramente intenerito. -Certamente.-
Poco più in là, uno dei droidi, avendo sentito il suo nome gridato dal bambino, si voltò verso di loro ed iniziò a camminare nella loro direzione. Gli occhi erano diventati rossi.
Proprio mentre anche il resto dei bambini aveva iniziato a muoversi verso Steve, Tony, che aveva visto tutto dall'alto, volò in picchiata ed urlò:
-Capitano, ore dieci!-
Tony afferrò il bambino portandolo lontano da Steve, che si voltò nella direzione suggerita da Tony e vide un droide andargli incontro con un fucile spianato. Sollevò lo scudo e un istante dopo il droide iniziò a sparare. Steve camminò nella sua direzione continuando a parare i colpi con lo scudo, poi, aiutandosi con un salto, roteò in aria e calciò via il fucile dalle mani del droide.
Gli diede alcuni colpi con lo scudo, scalfendolo con fatica, poi gli si avvinghiò sulla schiena e cercò di strappare quei fili che aveva nominato Tony.
Dopo qualche secondo di lotta, vi riuscì. Gli occhi del droide si spensero e cadde a terra, mentre lui, con un salto, scendeva dalla sua schiena.
Era alto mezzo metro più di lui. Si chiese per un attimo come avrebbero fatto Alexis e Natasha a saltargli sulla schiena per recidere quei fili.
Tony, che aveva messo in salvo il bambino, gli volò accanto. -Beh, te la sei cavata bene.-
-Sì,- disse Steve. -E tutti gli altri? Si stanno arrabbiando.- li indicò.
Gli occhi dei droidi stavano pian piano diventando tutti rossi.
-Sono almeno cinquanta.- continuò Steve. Portò una mano all'auricolare. -Ragazzi, pare che questi cosi avessero ordine di attaccare gli Avengers, e lo stanno facendo, fate attenzione.-
-Sì, l'abbiamo notato!- ripose Natasha con la voce leggermente crinata, dovuto al fatto che stesse già combattendo contro i droidi.
Anche Bruce Banner aveva fatto la sua parte, lasciando che Hulk prendesse il sopravvento. Ormai era perfettamente in grado di gestire le sue trasformazioni.
Prese una manciata di droidi in vibranio come se fossero mosche, tenendoli in un palmo della mano, e, mentre cacciava un grido, strappò loro via le teste, lanciandole lontano.
-Bastava un filo giallo, ma va bene lo stesso.- commentò Natasha.
Qualche kilometro più in là, Steve e Tony facevano del loro meglio, contro quei cinquanta droidi che cercavano di metterli al tappeto.
Tuttavia erano estremamente abili nel guardarsi le spalle a vicenda, almeno per il momento.
Utilizzarono la stessa tecnica che avevano usato in Austria. Steve si parò con lo scudo e Tony vi sparò contro un raggio di luce con entrambe le mani, poi Steve, spostando lo scudo, colpì una serie di droidi in successione.
-Sai, Cap? Dovremmo dargli un nome!- disse Tony, mentre afferrava un droide per una gamba e lo sbatteva per terra pancia in giù.
-A cosa?- chiese Steve, lanciando lo scudo in direzione di un droide, colpendolo in fronte e facendolo cadere all'indietro. Anche gli altri dietro di lui caddero con un ridicolo effetto domino.
-Al nostro trucchetto dello scudo!- Iron Man tenne ferma la testa del droide con una mano, mentre con l'altra estirpava i cavi poco sopra le spalle.
Steve alzò gli occhi al cielo. -Fammi il favore, Tony, sono un po' impegnato al momento!- lanciò di nuovo lo scudo di fronte a sé.
Qualche altro kilometro distante da loro, Alexis e Bucky facevano la stessa cosa, senza far mancare anche una piccola dose di preoccupazione costante nei confronti l'uno dell'altra.
Bucky sparò un colpo all'altezza del collo di un droide. Questo si afflosciò subito a terra ed i suoi occhi si spensero.
Alexis si bloccò un istante a fissarlo, e mentre creava due fruste magiche, grazie alle quali disarmò due droidi, scagliando via le loro armi, disse:
-Non è possibile, come hai fatto a centrare il punto esatto!?!-
Bucky continuava a sparare, ma i suoi proiettili non bastavano a forare il vibranio con cui erano costruiti quegli esseri, così lanciò a terra il fucile ed optò per un corpo a corpo.
-Lo ammetto, stavolta è stata fortuna.- disse il soldato. -Sottolineo, stavolta.- disse l'ultima frase con una smorfia, mentre si arrampicava sulla schiena di un droide andando a strappare il cavo dell'alimentazione.
Un altro droide cercò di tirarlo giù, ma Alexis lo vide ed aprì un portale in orizzontale, all'altezza della testa del droide, tagliandogliela di netto e facendo atterrare il resto del corpo su un gruppo di droidi poco più in là.
Mentre il droide su cui si era avvinghiato Bucky si accasciava al suolo, James sorrise ad Alexis gridandole:
-Te l'ho già detto che sei meravigliosa?-
Alexis fece spallucce, per poi riprendere la lotta contro i droidi utilizzando quante più armi poteva.
 
Gli Avengers continuarono così per almeno altri dieci minuti, finché non si ritrovarono tutti e sei spalla a spalla. Si erano spostati pian piano durante il combattimento ed ora si trovavano tutti nel parco pubblico della Casa Bianca.
-Oh, ciao!- disse Lexie, voltandosi di poco verso Tony.
-Ciao a te, streghetta. Che fai, batti la fiacca?-
-Come scusa?! E tu che non hai neanche il fiatone? Hai fatto qualcosa o hai fatto fare tutto a Steve?-
-Beh io non faccio la fatica che fai tu, sai?-
Alexis assunse un'espressione estremamente indignata, ma Natasha cambiò argomento.
-C'è un'improvvisa eccessiva calma, non vi pare?- disse la Vedova Nera.
Gli Avengers si guardarono intorno e notarono che, improvvisamente, i droidi si erano immobilizzati ed i loro occhi erano tornati innocui. Avevano serrato i ranghi, mentre le persone si erano ormai quasi tutte rifugiate al chiuso.
Ad un tratto si spostarono, aprendo la strada a due uomini in carne ed ossa, vestiti da militari del'Hydra.
Erano Jasper Sitwell e l'uomo che aveva rintracciato Natasha pochi giorni prima come compratore dei missili che erano stati utilizzati per il primo attacco in Wakanda.
Alexis mise le mani sui fianchi in assetto di guerra. Quel dannato Sitwell aveva quasi ucciso il suo migliore amico.
-Che disdetta.- disse Sitwell arrivando davanti agli Avengers. -Credevo davvero che voi quattro sareste morti in quell'esplosione.-
-Dovevi fare di meglio, stronzo.- disse Tony.
Sitwell si avvicinò ulteriormente con un passo fastidiosamente lento, girò intorno agli Avengers e si parò davanti ad Alexis.
-Sai Stark, non avevo idea che la tua figlioccia fosse così interessante.- disse incrociando le braccia al petto e socchiudendo leggermente gli occhi.
Bucky si irrigidì e Alexis rise, cogliendo il suo interlocutore di sorpresa.
-Interessante?- la ragazza rise di nuovo -Davvero pensi di ferire Tony Stark con questa frase? Ma chi ti ha messo a capo di questa organizzazione?-
Anche Tony rise, poi Alexis si voltò verso Steve.
-Vedi,- disse lei gesticolando. -l'avevo detto che non hanno un grande cervello.-
Steve sollevò le spalle ed annuì.
Sitwell si era fatto pericolosamente serio ed il suo sguardo era passato in pochi secondi da "spaccone" e "serio e ferito nel profondo dell'animo", sempre se mai avesse avuto effettivamente un'anima.
L'uomo alle sue spalle fece qualche passo tenendo le mani unite dietro la schiena.
-Signore,- disse -Devo dare l'ordine subito, non c'è tempo con tutti questi pagliacci in giro ad ostacolare i nostri piani.-
L'altro gli rispose senza neanche guardarlo, continuando a fissare Alexis.
-Fai quello che vuoi, Dominik, non mi interessa dei vostri scopi razzisti, lo sai.-
Dominik Dietwald tirò fuori dalla tasca una sorta di piccolo telecomando, munito di un solo pulsante rosso e lo schiacciò senza pensarci neanche un secondo.
Gli occhi dei droidi cambiarono di nuovo colore, diventando violacei. Tutti si voltarono alla ricerca di qualche bersaglio da colpire, pronti e con i fucili spianati.
-Che cazzo fanno!?- esclamò Alexis.
Li videro dirigersi verso alcuni edifici lì vicino, dove si erano rifugiate le persone che poco prima erano in strada, mentre altri puntarono alle poche persone rimaste lì fuori nel parco.   
-Bastardi.- borbottò Natasha. -Non esistono helicarrier, sono i droidi il nuovo progetto Insight!-
-Cosa!?- chiese Alexis.
-I droidi stermineranno le persone!-
In un attimo il suo cervello riuscì a collegare tutti gli indizi che avevano trovato fino a quel momento. Gli appunti sui droidi di Ultron, gli appunti sul progetto Insight.
Come avevano fatto a non pensarci prima?
Uno scienziato molto intelligente dell'A.T. doveva aver unito le due cose, dotando i droidi di scanner di riconoscimento facciale con dei parametri da rispettare. Chi non fosse rientrato nei parametri sarebbe finito sulla loro lista nera. Si chiese chi potesse aver costruito delle macchine del genere. Non certo quel babbeo di Jasper Sitwell, che era improvvisamente sparito.
Gli Avengers cominciarono una disperata corsa contro il tempo e contro i droidi, cercando di atterrarli o di annientarli prima che potessero puntare le armi contro i civili.
Furono minuti devastanti, durante i quali credettero davvero di non farcela.
Alexis non aveva mai sfruttato così tanto i suoi nuovi poteri: creava continuamente dei portali, cercando di riportare alla linea di partenza i droidi, dando più tempo agli altri Avengers per distruggerli.
Tuttavia, essendo droidi piuttosto potenti ed avendo davvero pochi secondi a disposizione per fermarli, gli Avengers stavano faticando parecchio. Alexis era sempre più esausta ogni portale che apriva.
Ad un tratto uno dei droidi capì che era lei che impediva loro di avanzare, così l'attaccò, spingendola e buttandola a terra. I suoi occhi erano di nuovo tornati rossi, non essendo più concentrato sulla missione principale.
-Alexis!- urlò Bucky, guardandola di sfuggita, mentre continuava a cercare di fermare l'avanzata degli altri droidi.
Alexis cercò di difendersi prendendolo a pugni sulla faccia metallica, ma colpire il vibranio a mani nude, poteva solo che provocare dolore a lei. Il droide riuscì ad immobilizzarla e a stringerle le mani intorno alla gola.
Bucky a quel punto non poté continuare a rimanere indifferente. Si allontanò dalla folla di droidi e corse verso di lei. Alexis guardò nella sua direzione, sperando che la salvasse, ma, dietro di lui, vide un droide allontanarsi da tutti gli altri e puntare il fucile contro una ragazza indiana.
Sgranò gli occhi. -No, Bucky, attento!!- urlò, indicando la scena atroce che stava per compiersi sotto i suoi occhi.
James si voltò di scatto, ma non fece in tempo a fare nulla.
Il droide aveva sparato un colpo dritto al centro del petto della ragazza, che era caduta all'indietro all'istante.
L'orribile progetto dell'A.T. aveva appena fatto la sua prima vittima.
Alexis gridò di disperazione mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
James si lanciò contro il droide che aveva appena sparato, scagliandolo a terra e strappando via i fili dalla parte posteriore del collo.
Nello stesso istante, mentre Alexis stava per perdere i sensi, il droide sopra di lei ebbe un'improvvisa illuminazione. Gli occhi gli tornarono viola.
-Tu non sei bionda.- disse con voce metallica.
Mentre Alexis chiudeva gli occhi, per la mancanza di ossigeno, pensò per l'ennesima volta alla follia delle idee dell'A.T. Del tutto sconclusionate.
E se si fosse semplicemente fatta una tinta castana?
Un sorriso amaro le si dipinse sul volto, mentre un frastuono dietro di lei le fece rizzare le orecchie.
Era un frastuono familiare.
-Nemmeno tu sei biondo, amico.-
Anche quella voce era familiare.
Alexis sentì una folata di vento passarle sopra, ed il peso del droide sopra di lei scomparve.
Teneva gli occhi chiusi ma sapeva benissimo chi fosse arrivato in aiuto a difendere la terra.
Aprì un occhio e guardò la mano possente che era tesa verso di lei, la afferrò con un sorriso e si sentì tirare su come se fosse stata una piuma.
Il dio del tuono la guardava con un sorriso enorme, mentre con l'altra mano afferrava Stormbreaker che tornava da lui.
-Agente Moore, che stai combinando?-
Alexis ricominciò ad aprire portali, teletrasportando continuamente i droidi, a volte facendoli cadere sopra i loro stessi  compagni robotici per rallentarli un po', mentre gli altri Avengers non si erano neanche accorti di quello che era successo fino a quel momento.
-Faccio del mio meglio, figlio di Odino.-
Thor le posò una mano sul braccio facendoglielo abbassare e con un sorriso bonario le disse:
-Non serve più ormai, riposati un po'.- le diede due buffetti sulla testa.
Alexis, con lo sguardo aggrottato e contrariato, vide Thor alzare in aria il suo nuovo martello ed attirare dei fulmini per poi scagliarli al suolo, andando a diramarsi e a colpire il settanta per cento dei droidi presenti.
La ragazza, vedendo la situazione, fece quello che aveva detto Thor. Si lasciò cadere a terra, sedendosi, con le ginocchia sollevate ed un braccio poggiato sopra di esse, mentre l'altro l'aveva portato dietro la schiena, scaricando il peso sul palmo della mano.
Strinse gli occhi ed osservò meglio la scena intorno a sé.
I droidi erano notevolmente diminuiti, ora la situazione era pienamente gestibile anche dal solo Thor.
Gli Avengers continuavano a combattere, ma Alexis si gustò comunque quei brevi istanti durante i quali avevano fatto alcune battute sul ritardo di Thor, e questo aveva risposto facendo battute sul fatto che senza di lui non sarebbero andati a finire da nessuna parte e che quindi avrebbero dovuto solo che ringraziarlo, invece di starlo a criticare e a perdere tempo nel farlo.
Poi si perse ad osservare Bucky e notò solo in quel momento la sua abilità nel combattere, non solo con le armi da fuoco, ma anche con il corpo a corpo. Non aveva mai avuto modo di vederlo se non di sfuggita durante una battaglia.
Sembrava quasi piccolo in confronto a quei robot pompati al vibranio.  Lo guardò arrampicarsi, per l'ennesima volta, sulla schiena di uno, ma un altro droide lo prese per le spalle e lo lanciò a terra. Alexis vide Bucky boccheggiare per qualche istante a causa dell'urto. Il suo cuore vibrò per lo spavento. Quando vide che un terzo droide si dirigeva nella sua direzione, aprì un portale sotto il corpo di James, facendolo cadere, nella stessa posizione accanto a lei, mentre i droidi guardavano sbigottiti la zona dove il soldato non c'era più.
James si voltò verso Alexis leggermente scombussolato. Si portò una mano dietro la testa, mentre si metteva seduto accanto a lei.
-Scusa per l'atterraggio, non avevo un materasso.- gli disse lei.
-No, va bene, grazie.- le rispose il soldato leggermente dolorante. -Tu che staresti facendo qui seduta?- le chiese sollevando entrambe le sopracciglia.
-Thor mi ha detto di riposarmi.- la ragazza indicò i loro colleghi che combattevano. -come vedi se la stanno cavando benissimo.-
-Sì, hai ragione.-
Il soldato fece per alzarsi, ma Alexis lo attirò a sé, afferrandolo per il colletto della sua giacca in pelle blu. Lo baciò, come se non aspettasse altro da tutta la vita, recuperando tutto l'ossigeno che poco prima le era stato tolto. Le labbra di James erano per lei adrenalina pura e sentì tutti i muscoli del suo corpo rinvigorirsi improvvisamente.
Lui le sfiorò la guancia, separandosi da lei e  le sorrise.
-Ho avuto paura, prima.- le disse lei.
-Anche io ne ho avuta, prima.- rispose il soldato. -Ma sta tranquilla, una promessa è una promessa. Giusto?-
Alexis annuì tenendo la fronte incollata a quella di Bucky, poi il soldato si staccò da lei controvoglia e si alzò in piedi, porgendo una mano ad Alexis ed aiutando anche lei ad alzarsi. La ragazza si pulì la divisa in pelle, poi si guardò intorno e di nuovo fu colta dalla preoccupazione di poco prima: i droidi stavano arrivando da tutti i lati del parco e continuavano ad arrivare senza mai fermarsi.
Bucky corse via, verso la battaglia, senza pensarci due volte.
La ragazza, invece, rimase ad osservare la situazione. Poi il suo sguardo cadde su una figura che era ricomparsa sul campo: Jasper Sitwell. Lo vide parlare in un auricolare, stava dando degli ordini, ma non riuscì a capire nulla.
E poi le si gelò il sangue nelle vene, quando lo vide estrarre una pistola dalla cintura e puntarla contro qualcuno.
Contro Steve.
Alexis trasalì e sgranò gli occhi e, in preda alla paura, seguì l'istinto.
Prese la sua rivoltella dalla fibbia sul polpaccio e con entrambe le mani la puntò verso Sitwell.
Sparò.
Il proiettile lo colpì alle tempie, passandolo da parte a parte ed andando a rimbalzare sulla schiena di un droide, per poi cadere a terra.
L'uomo cadde a terra immediatamente, morto.
Alexis abbassò lentamente la pistola, con lo stesso sguardo sconcertato di poco prima.
Era la prima volta che uccideva qualcuno così a sangue freddo e, soprattutto, era la prima volta che ne traeva un immenso piacere.
Tony aveva visto la scena con la coda dell'occhio e si avvicinò a lei in fretta.
-Agente, stai bene?- le chiese, aprendo l'elmetto dell'armatura e prendendola per le spalle.
Alexis annuì, mantenendo lo sguardo nella direzione del corpo morto di Sitwell. Ma non era quello ciò che stava guardando con occhi sgranati.
-Ok, Alexis, ascoltami. Non è il momento di farsi venire i sensi di colpa, quei droidi nazisti stanno aumentando e mi serve una mano.- la scosse leggermente. -Ehi!? Ci sei!?-
Alexis scosse la testa. -Ma chi diavolo è quello...?-
Tony si voltò nella direzione in cui stava guardando Alexis e per poco non gli prese un colpo.
Era un uomo altissimo ed estremamente muscoloso, con una armatura metallica molto attillata a coprirgli quasi tutto il corpo, probabilmente in vibranio. Una coda di capelli lunghissimi, lisci e neri. Una benda su entrambi gli occhi e due spade incrociate sulla schiena. 
-Oh.- disse.
-Fate attenzione.- Vedova Nera si intromise negli auricolari di tutti gli Avengers. -E' Gorgon, mi sono appena arrivate informazioni su di lui. E' molto potente, ha un cervello enorme e, ovviamente, può pietrificare con lo sguardo.-
Alexis sollevò le mani al cielo. -Ma certo, era ovvio.- fece.
-Ecco chi è lo scienziato stronzo che ha creato questi cosi.-
Steve si voltò a guardarlo di sfuggita, poi si occupò del suo ultimo droide, tranciandogli la testa con lo scudo.
-Cambio di programma.- disse il Capitano. -Io, Thor e Tony ci occupiamo di Gorgon, voi altri pensate ai droidi, non ne sono rimasti molti.-
Alexis si guardò intorno: in effetti il volume del flusso di droidi era diminuito.
Steve, Tony e Thor si avvicinarono a Gorgon, che se ne stava perfettamente immobile davanti al corpo di Sitwell, quasi come se lo stesse ancora proteggendo.
Stavolta furono loro i primi ad attaccarlo senza porsi alcun problema. Il motivo, probabilmente, era il fatto che fosse stato proprio lui ad aver creato quel piano folle, su ordini dell'A.T.
Nessuno voleva credere che una persona con così tanto cervello potesse essere stato manipolato da qualcuno. Doveva averlo voluto anche lui stesso.
-Ferma questo delirio.- gli intimò Steve.
Quello non rispose, scuotendo lentamente la testa.
-Sì, ha proprio l'aria da psicopatico.- commentò Tony.
Thor richiamò a sé Stormbreaker -Con questo non servono le parole.-
Alcune flebili scintille cominciarono a comparire sulla sua ascia. Gli occhi gli diventarono pieni di elettricità. Cacciò un grido lanciandosi contro il nemico, mentre Steve lo attaccava da dietro e Tony dall'alto. Gorgon parò i raggi di Iron Man con il braccio, protetto dall'armatura che si confermava essere in vibranio, si voltò, evitando il colpo di Thor e, con un pugno, sbatté a terra Steve.
Gli altri Avengers guardarono la scena preoccupati, rendendosi conto che quell'uomo era, forse, imbattibile.
Gorgon sguainò le spade, che emanavano dei raggi arancioni di elettricità. Thor si lanciò di nuovo all'attacco, mentre Tony faceva ricaricare il reattore ed aiutava Steve a rialzarsi.
L'ascia di Thor si scontrò con le spade di Gorgon, rilasciando elettricità nell'aria. Thor teneva il manico con entrambe le mani, finchè Gorgon non riuscì a spingerlo totalmente a terra, assestandogli un pugno in faccia. Stava per dargliene un altro e metterlo definitivamente k.o., quando Tony, che aveva totalmente ricaricato le pile, sparò un colpo direttamente dal centro del petto, centrando la schiena dello scienziato e facendolo cadere a faccia in giù.
Rimase al tappeto per qualche secondo, durante il quale Tony disse:
-Hai ragione, ti chiedo scusa, non si attacca alle spalle.-
Quando Gorgon si alzò di nuovo in piedi, il ghigno malefico sul suo volto fece preoccupare gli Avengers, ancora più di prima.
Steve fece per andare verso di lui, ma quando vide Gorgon portare le mani dietro la testa e slacciare il fazzoletto che gli copriva gli occhi, si bloccò all'istante.
Tony urlò a tutti di chiudere gli occhi, ma non riuscirono tutti a sentirlo. Molti dei civili che si trovavano anche a qualche metro di distanza dalla battaglia, vennero travolti dal suo sguardo. Gorgon urlava, quasi come se stesse soffrendo, mentre dai suoi occhi usciva una luce biancastra.
Quando si ammutolì ed indossò di nuovo la benda, gli Avengers si guardarono di nuovo intorno. Almeno cinquanta persone erano state pietrificate nelle pose più terrificanti che si potessero immaginare, terrorizzati da ciò che stava accadendo quel giorno. Un giorno che, fino a poco prima, apparentemente poteva sembrava uno come tutti gli altri, ma che non lo era per niente.
Poi gli Avengers cercarono i propri sguardi reciprocamente, appurando che, almeno loro, fossero tutti salvi. Ed era così, per fortuna.
-Figlio di puttana.- borbottò Tony, lanciandosi di nuovo su di lui, seguito da Steve e poco dopo da Thor.
Alexis si guardò intorno, mentre teneva fermi con le sue fruste magiche l'ultimo gruppo di droidi rimasto, per far sì che gli altri potessero procedere a disinnescare i loro cavi di alimentazione.
Osservò le persone pietrificate, pensando che non erano riusciti nel loro intento e si sentì orribile. Dovevano assolutamente trovare una soluzione, ma non sapeva nulla riguardo Gorgon o i suoi poteri.
Ad un tratto le venne un lampo di genio.
Lasciò andare i droidi gridando un:
-Mi dispiace, ragazzi, dovete cavarvela da soli!-
Si mise in posizione per aprire un portale.
-Lexie!- la chiamò Steve. -Dove stai andando!?-
-Non preoccuparti, Cap. Ho un piano, torno subito!-
 
 



Oceano Atlantico, Raft, cella di Synthia Schmidt

Alexis picchiettò le nocche addosso al vetro che la separava dalla pazza.
Synthia si voltò di scatto con lo sguardo arrabbiato.
-Ancora tu?- le chiese. -Cosa vuoi, agente Moore?-
Alexis si appoggiò di lato con una spalla addosso al vetro e finse di pulirsi le unghie sulla sua divisa.
-Aiutarti ad avere vendetta sullo scienziato che ti ha spezzato il cuore.-
Synthia si lanciò contro il vetro con violenza.
-Non scherzare con me, agente dei miei stivali!-
Alexis la guardò sconcertata.
-Non sto scherzando per nulla. Non è anche colpa sua se sei qui dentro? Se ti avesse amata davvero ti avrebbe aiutata nella tua impresa contro Steve e James.-
Synthia puntò lo sguardo a terra, come se l'avesse sempre saputo, ma avesse sempre fatto finta di non vedere ciò che Alexis stava dicendo.
Sembrò pensarci su.
-Se facciamo squadra...- riprese Alexis, voltandosi completamente verso di lei. -potrebbe essere la volta buona che tu riesca a vincere.-
Synthia serrò i pugni, offesa da quella affermazione, ma nel profondo del suo cuore, sapeva che fosse effettivamente così.
Sollevò di nuovo lo sguardo su Alexis.
-Ci sto.-


















Angolo Autrice
Ciao cari lettori!
Mi scuso per l'estremo ritardo con cui pubblico questo capitolo. Purtroppo sono giorni di fuoco e non ho un minimo di tempo per accendere il computer e dedicarmi alla scrittura, e quando succede questa cosa, ne sento terribilmente la mancanza. 
Ad ogni modo, sappiate che i capitoli conclusivi ci sono, ed anche i primi capitoli del sequel! Sono solo da trascrivere al computer, il che richiede comunque del tempo. Però posso assicurarvi: non abbandonerò questa storia, né il sequel. Probaiblmente stabilirò un giorno della settimana in cui pubblicare, per quanto riguarda il sequel. Invece per questa storia, vi dico che entro la fine della settimana avrete il capitolo finale di New Avengers: Together! =)
Vi ringrazio per aver letto il capitolo! Chissà cosa nascerà da questa coalizione tra Alexis e Synthia!? 
Al prima possibile!

Vostra, Rack <3

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Capitolo 20
*** Capitolo XX: Alexis e le sue scelte discutibili (o forne no) salvano il pianeta + Epilogo ***


New Avengers: Together
Capitolo XX: Alexis e le sue scelte discutibili (o forse no) salvano il pianeta
+ Epilogo.




-Cosa!?- disse Tony Stark con aria sconvolta, mentre teneva fermo per un braccio Gorgon insieme a Steve. L'idea era che Thor avrebbe dovuto staccargli la testa. -Devi essere impazzita!-
-Tony, lasciala finire!- disse Steve con un'espressione di estremo sforzo sul volto, mentre Gorgon lo scagliava via, riuscendo a liberare un braccio.
-No che non la lascio finire, potrebbe essere un suicidio per lei e anche per noi!- rispose Tony, poi guardò alla svelta Steve che si rialzava a fatica. -Anche il macho-man qui presente lo pensa, visto dove ti ha lanciato?-
Neanche a dirlo, Gorgon lanciò via anche Tony, che però volò in aria, riuscendo a frenare  e a non schiantarsi al suolo come era successo a Steve.
Alexis, che si trovava ancora nella cella di Synthia ed aveva parlato fino a quel momento con i suoi colleghi tramite l'auricolare, aprì un portale per Washington e vi si lanciò dentro. Si era decisamente stufata di non essere ascoltata. Era riuscita a dire solo mezza frase, Tony l'aveva ammutolita subito.
Comparve proprio sotto di lui, alzando le braccia per poi mettere le mani sui fianchi, mostrando tutta la sua contrarietà.
Tony scese subito alla sua altezza.
-No, no.- le disse. -Togliti subito da qui, va nell'area bambini ad uccidere i robot.-
Tony fece per volare verso Gorgon, ma Alexis lo prese per un polso e lo tirò, riportandolo a terra.
-No! Tu devi ascoltarmi e stare zitto qualche secondo, fammi almeno finire di spiegare l'idea che ho avuto!-
-Va bene, va bene, ti ascolto, ma vattene da questa zona.- le disse serio, poi volò verso Gorgon, ricominciando a combattere.
Alexis alzò gli occhi al cielo. Sapeva combattere e lo faceva ormai da qualche anno, era stato Tony stesso a reclutarla per la sua squadra nel tentativo di catturare Steve ai tempi degli accordi di Sokovia, eppure continuava a trattarla come se fosse di porcellana.
Fece comunque ciò che Tony le aveva detto, andò ad aiutare gli altri Avengers, anche se non ce n'era poi così tanto bisogno.
Dopo aver scambiato un timido "ehi" con James, si era messa da una parte ed apriva portali sopra le teste dei droidi e sotto i piedi degli Avengers, facendo cadere questi ultimi sopra le teste dei primi, permettendo loro di disattivare il cavo di alimentazione.
In tutto questo, lei aveva spiegato il suo piano:
-Come stavo dicendo poco fa, Synthia era innamorata di Gorgon, o forse lo è ancora, ma lui l'ha abbandonata, considerandola, come gli altri dell'A.T., una malata di mente.-
-Come dargli torto?- commentò Bucky.
-Come abbiamo avuto modo di vedere,- riprese la ragazza. -Synthia Schmidt ha un grosso problema con la vendetta, o meglio, il contrario, ci va a braccetto direi. Quindi io dico, sfruttiamo questi suoi due punti a nostro favore! Lei non deve far altro che scoprire come fare a fermare questi maledetti droidi/progetto Insight. Le ho offerto la vendetta su un piatto d'argento e lei ha fatto un sorriso da psicopatica! Sinceramente non vedo quale sia il rischio.-
-Beh, sai, non vorrei che tu rimanessi pietrifica durante tutto questo procedimento.- rispose Tony, mentre continuava a lottare contro Gorgon insieme agli altri due.
-Non succederà, giuro che me ne starò buona nella sala video del Raft. Se dovesse succedere qualcosa lo rispedisco qui da voi.-
Tony non rispose. Non sapeva come contestarla ulteriormente.
-E se dovesse avere dei rimpianti e decidere di liberarla?- chiese Steve. -Insieme sarebbero un problema ancora più grande di quello che stiamo affrontando adesso.-
Alexis alzò di nuovo gli occhi al cielo.
-Non succederà, farò in modo che non abbia il tempo neanche di pensarlo.- quasi sbuffò. -Vi prego, fidatevi di me.- disse, mentre apriva un portale sopra la testa dell'ultimo droide rimasto, facendovi cadere sopra Bucky.
Era quasi abbattuta dal fatto che ci stesse mettendo così tanto a far approvare  la sua idea da persone al fianco delle quali aveva combattuto più e più volte.
-Io ho estrema fiducia in te, Alexis.- le disse Natasha, voltandosi verso di lei, per poi distogliersi subito, andando a cercare con lo sguardo Hulk, che andava a nascondersi dietro un albero, per riprendere le sembianze umane di Bruce Banner.
-Anche io mi fido di te.- disse Bucky avvicinandosi a lei con il fiatone. Le sfiorò un braccio, per poi intrecciare le dita con quelle di lei. -L'importante è che tu sia al sicuro.-
Alexis gli posò una mano sulla guancia, perdendosi negli occhi celesti di James e scordando, solo per qualche secondo, tutto ciò che le stava accadendo intorno.
Però, un rumore metallico attirò la sua attenzione.
Si voltò in direzione di Gorgon e vide che aveva messo fuori uso Steve con le scariche elettriche delle sue spade, e anche Thor, che era riuscito a separare dalla sua ascia e l'aveva atterrato per qualche secondo, mentre ora si stava concentrando su Tony. Alexis rabbrividì nel vedere quella scena: gli Avengers più forti atterrati e in più, quello stronzo stava cercando di estirpare il reattore dal centro dell'armatura di Tony.
La ragazza trasalì, poi si stufò di star ad aspettare il consenso di persone che, ormai, avevano praticamente perso i sensi.
-Eh, no, ora basta!- esclamò.
Aprì un portale e comparve vicino a Gorgon, cogliendolo del tutto di sorpresa. Evocò le fruste magiche ed avvinghiò lo scienziato per il collo, trascinandolo indietro, riuscendo a separarlo da Tony. Dopodiché aprì un portale sotto di lui, spedendolo nella cella di Synthia, e uno per lei, verso la sala di controllo del Raft.
Pochi istanti dopo, mentre gli Avengers rimasti a Washington realizzavano le ultime azioni che Alexis aveva compiuto nel giro di due secondi, un'altra orda di droidi giungeva sopra la città, guidati da un elicottero pilotato da Dominik Dietawald. Alcuni avevano gli occhi rossi ed avevano il compito di distruggere gli Avegners. Gli altri avevano gli occhi violacei ed avevano il compito di portare a termine il progetto Insight.
-Non ci credo.- commentò Bucky, sistemando il fucile dietro la schiena, visto che ormai aveva capito fosse inutile, con lo sguardo sollevato verso il cielo.
 
 
 

*                   *                    *
 
 

Gorgon cadde sul pavimento freddo del Raft, e si alzò di nuovo di scatto, convinto, forse, di essere ancora nel bel mezzo della battaglia. Girò la testa più volte, ma si accorse quasi subito di non essere più nello stesso luogo di prima. Le voci degli Avengers erano sparite, il vociare e le urla della gente, erano spariti, così come il rumore dei colpi di pistola o delle sirene della polizia e delle ambulanze.
Ora, intorno a lui, regnava il silenzio assoluto. Rimase immobile, cercando di capire dove fosse e cercando di captare quel flebile rumore che sentiva.
Un respiro leggermente spaventato.
Gli ricordava quello di qualcuno di sua conoscenza, tuttavia, secondo ciò che sapeva lui, non era assolutamente possibile che si trovasse davanti a lei in quel momento.
Quella agente Moore l'aveva veramente colto alla sprovvista e l'aveva disorientato, impresa non facile da compiere.  Sitwell non gli aveva parlato dei suoi poteri, ed aveva finito col dimenticarsi della presenza di quella ragazza sul campo di battaglia.
Fece qualche passo in avanti, cercando di capire dove fosse e cercando di captare qualche altro segnale dalla persona che aveva davanti. Tuttavia il flebile respiro che sentiva era come ovattato, schermato da qualcosa.   
Continuò a camminare, finché non si scontrò contro una superficie liscia, posta in verticale.
La toccò con la punta delle dita e capì che si trattava di un vetro. Ad un tratto sentì una fonte di calore, sotto le sue dita, al di là di quel vetro.
I suoi sensi fortemente acuiti, gli permisero, a quella breve distanza, di captare, non un rumore, bensì un odore che conosceva bene e che non aveva più sentito negli ultimi 6 mesi.
L'uomo trasalì e deglutì con fatica.
Prese un respiro e parlò.
-Syn!?-
Gli sembrò che la sua stessa voce non fosse la sua, tanto era il tempo che non una sillaba usciva dalla sua bocca. Circa sei mesi, appunto.
Synthia serrò le labbra e trattenne il respiro, quasi commossa dal fatto che ancora riuscisse a riconoscerla dopo tutti quei mesi e con un vetro a separarli. Poi, però, ricordò di nuovo di quanto forte era stato il dolore che aveva provato e la delusione che lui le aveva procurato. Scostò la mano dal vetro, riportandola lungo il fianco.
Gorgon sembrò aggrapparsi al vetro o volerci passare attraverso.
-Ti prego, non ti allontanare.-  le disse.  -Non di nuovo.-
Alexis, che osservava la scena dalla sala di controllo del Raft, aggrottò la fronte. Da dove diavolo veniva tutta quella dolcezza improvvisa?
Synthia ebbe un brivido di rabbia che le percorse tutta la colonna vertebrale e le arrivò dritto al centro del petto.
Tuttavia, cercò di mantenere la calma: il piano non era quello di attaccarlo, ma quello di farlo sentire a casa, con qualcuno di cui potesse fidarsi ciecamente.
-Io non mi sono allontanata, sono fuggita. Ho dovuto farlo. Non ricordi come mi tenevano?-
Gorgon sorrise lievemente, mentre Alexis era sempre più sconvolta dalla varietà di emozioni che poteva esprimere quell'uomo: non se lo sarebbe mai aspettato.
-Beh, non mi pare che ti sia andata meglio.- disse, picchiettando sul vetro.
Synthia poteva sentire una scarica elettrica percorrere ogni singolo nervo. Stava facendo davvero molta fatica a contenersi.
-Sei consapevole del fatto che se sono rinchiusa qui, è anche, in parte, colpa tua?-
-Syn, parlavi di divinità norrene e di una tua trasformazione in una di esse. Non eri in te.-
-Se mi avessi aiutata, se avessi preso le mie difese, non avrei mai fatto la vita di stenti che ho vissuto negli ultimi sei mesi e, probabilmente, avrei portato a termine il mio piano, insieme a te, con esito positivo, anziché con questo disastro.-
Gorgon trattenne il respiro e si aggrappò di nuovo al vetro, con entrambe le mani.
-Aspetta.- disse. -Quindi tu eri libera? Per tutti questi mesi, eri libera?-
Synthia incrociò le braccia al petto. -Certo che ero libera, dove credevi che fossi?!-
Gorgon aprì i palmi delle mani sul vetro  e vi scaricò il peso sopra, rivolgendo il volto verso il basso.
-Mi stai dicendo che non sei stata prigioniera di Jasper Sitwell per sei mesi? Che non ti ha trovata, dopo che eri fuggita, e riportata nella tua cella in Germania? Non ti ha congelata?-
Alexis, che stava seduta davanti ad un monitor, mise in gomiti sul tavolo e le mani giunte all'altezza del mento, accigliando ancora di più il suo sguardo. Di una cosa era certa: né lei, né Synthia, né Gorgon ci stavano capendo niente.
Synthia allargò le braccia ed aggrottò la fronte -No, Gorgon, io sono fuggita ed ho vissuto per sei mesi in una base militare dell'Hydra in Siberia, dove ho architettato il mio piano per distruggere Steve Rogers. Piano che, è evidente, è finito male!-
-Quindi, non siamo in Germania.-
-No! Siamo in una prigione galleggiante nell'oceano atlantico!-
Gorgon sospirò, scosse la testa e poi rise lievemente. Una risata che se per Synthia era la melodia più dolce del mondo, per Alexis era una delle cose più inquietanti che aveva sentito negli ultimi mesi.
-Quel bastardo.- borbottò.
Synthia si insospettì, e si avvicinò di nuovo al vetro, poggiando le mani su quelle di Gorgon.
-Gorgon...- la voce di Synthia si era fatta più dolce e mandò giù un groppo che le si era formato in gola prima di continuare. -Tomi. Parlami, spiegami, ti prego.-
Lui sollevò di nuovo la testa, con le labbra leggermente tremanti.
-Quando tu sei fuggita io... io ho dato di matto, volevo seguirti, venire a cercarti, ma loro me l'hanno impedito. Sai, è sta l'Hydra a resuscitarmi, e, anche se poi mi hanno congelato per tutti quegli anni, io devo loro la mia vita, nonostante non approvi le loro scelte. Il giorno dopo ho tentato di nuovo di andarmene per venire da te, ma Sitwell mi ha detto che ti aveva riportata indietro e che ti aveva nascosta da me congelata, e che ti avrebbe liberata solo quando avrei portato a termine la mia missione. Completare i macchinari per il progetto Insight e distruggere gli Avengers. E questo secondo punto era ciò che a lui importava di più. Ma a me, al contrario, non importava niente di tutto ciò, volevo soltanto riavere te.-
Synthia rimase immobile, con le labbra schiuse in segno di stupore, i brividi sulle braccia e gli occhi velati di lacrime, che cercava in tutti i modi di non far scendere.
-Per questo, quando quella ragazzina ha ucciso Sitwell, ho dato di matto. Era l'unico a sapere dove fossi,  o almeno così credevo. Forse, anzi, era l'unico a non saperlo davvero.-
-Oh, Gorgon...- disse Synthia con un filo di voce -Noi siamo i cattivi. Per noi non esiste mai il lieto fine, non lo sai?-
Lui fece qualche passo nella stanza, sorridendo amaramente.
-Se avessi saputo, Syn... Avrei lasciato tutto per venire da te.-
Il cuore di Synthia fece una piccola capriola, ma subito ricordò del piano che aveva concordato con Alexis. Tuttavia, non si trattava più di ottenere vendetta, ma di salvare miliardi di vite innocenti. Gorgon non meritava di essere ricordato per questo omicidio di massa.
Strinse gli occhi e due calde lacrime le rigarono le guance.
-Allora, ferma questo massacro, ferma i piani dell'A.T. o dell'Hydra, chiunque essi siano.-
Gorgon si fermò ed emise uno sbuffo sonoro, poi sollevò la testa verso l'alto.
-E' buffo, sai Syn? Ci siamo appena ritrovati ed il destino vuole che ci separiamo di nuovo.-
-Cosa?!- fece lei leggermente sconvolta. -No, io non ho chiesto questo, ma solo un modo per disattivare quei soldati di metallo!-
Gorgon rise, di nuovo.
-Sono io.-
Synthia inclinò la testa. -Che vuoi dire?-
-Sono io il modo per disattivarli.-
L'uomo afferrò la parte in vibranio dell'armatura che gli ricopriva il braccio sinistro e la strappo via, mostrando a Synthia una cicatrice che aveva all'altezza della spalla. Un cerchio rosso e, al suo interno, un punto più scuro.
-Cos'è.- chiese lei, senza alcuna inclinazione nella voce.
-Mi hanno impiantato il congegno per disattivare i droidi. Era una precauzione, secondo loro nessuno avrebbe mai potuto sconfiggermi, quindi il progetto sarebbe stato impossibile da disattivare, almeno per chi non fosse a conoscenza di questo.- disse Gorgon indicando il punto in cui gli era stato impiantato il congegno. -E' una bomba implosiva, che ho realizzato io stesso. Synthia, l'unico modo per salvare quelle persone è che io muoia.-
Stavolta il cuore di Synthia perse più battiti. Lo sentì fare fatica a pompare sangue nelle vene.
-No.- disse seria.
Alexis, ai piani alti, sgranò gli occhi, senza cambiare posizione. Quella scena le stava causando diversi shock emotivi.
Lei stessa non sapeva come muoversi. O meglio, sapeva benissimo che la vita di tutte quelle persone era più importante da salvare, rispetto a quella di una persona che, tra l'altro aveva compiuto delle gesta orribili. Lui era perfettamente conscio, nonostante mosso solo dall'amore per Synthia, di tutti gli attacchi terroristici e di quello che aveva fatto alla gente di Washington poche ore prima. Alexis pensò che probabilmente non sarebbe stato in grado di convivere con un senso di colpa del genere. Non era come Bucky, lui. Nessuno gli aveva fatto il lavaggio del cervello. Si disse che la sua dipartita, sarebbe stato per Gorgon motivo di redenzione. Sapeva che lui non avrebbe avuto rimpianti nel farlo ed infatti la cosa che la preoccupava di più era la reazione di Synthia.
-Syn, devi lasciarmelo fare.-
-No, Gorgon non puoi, non è giusto.-
-Non lo è neanche che miliardi di persone muoiano.-
-Troviamo un'altra soluzione! Questi dannati Avengers trovano una soluzione a tutto, parliamone con loro!-
Gorgon scosse la testa. -Non c'è più tempo, ormai.- si guardò intorno cercando di captare con i suoi sensi un punto da dove uscire, ma non lo trovò. Poi si ricordò della ragazzina. -Agente Moore, portami via da qui.-
Alexis mise le mani sulla scrivania e si alzò in piedi con decisione, facendo schizzare via la sedia su cui era seduta un istante prima. L'occasione di salvare il mondo era lì che la chiamava e non poteva farsela sfuggire.
Synthia guardò la telecamera che dava nella sua cella.
-No, Alexis, non osare!!- urlò.
Tuttavia le sue proteste valsero a poco, perché un istante dopo Alexis era accanto a Gorgon e discuteva con lui su come procedere.
Synthia li guardava con aria sconvolta, mentre decidevano il luogo dove Tomi Shishido, il suo unico amore, sarebbe dovuto implodere. Cadde in ginocchio e si portò entrambe la mani a coprire il volto, iniziando un pianto silenzioso.
Gorgon non era come lei, non era malvagio, non era sadico. Tutto il contrario. Si era solo trovato costretto ad obbedire all'Hydra per un senso di gratitudine nei suoi confronti. Ai tempi della seconda guerra mondiale, l'avevano reclutato dal Giappone. La grandezza del suo cervello era famosa in tutto il campo scientifico e Hitler l'aveva voluto a tutti i costi, nonostante non appartenesse alla sua tanto amata razza ariana. Synthia, a quei tempi, ancora non lo conosceva. Shishido non era in accordo con l'ideologia di Hitler, né con quella di Schmidt o Zola, ma fu costretto con la forza a lavorare con loro. Tuttavia, ci fu un incidente nel laboratorio un giorno. Zola riuscì a salvarlo, potenziandolo e congelandolo. Era stato Sitwell a riportarlo nel mondo dei vivi ed era stato in quel periodo che Synthia lo aveva conosciuto ed il loro amore era nato in poco tempo, nell'ex base Hydra in Germania. E, in quel momento, Tomi si sentiva profondamente grato all'Hydra per avergli salvato la vita, quindi non poteva rifiutare di aiutarli nel loro progetto. E poi c'erano state le minacce di Sitwell contro Synthia.
La ragazza si rese conto che quel gesto da eroe, gli avrebbe permesso di riprendere in mano la sua vita e di decidere cosa farne, almeno per una volta.
Alexis aprì un portale, con il cuore stretto in una morsa, attraverso cui si vedeva un luogo innevato. Guardò di sfuggita Synthia, e lo fece anche Gorgon, ma non riuscì a chiamarla per dirle addio. Attraversò il portale.
Alexis fece per seguirlo ma fu bloccata dalla voce, spezzata dal pianto, di Synthia.
-Alexis, aspetta.-
La spia si voltò verso quella che fino a poche ore prima avrebbe definito la pazza.
Gli occhi erano, come sempre, iniettati di sangue, ma in quel momento non risultarono inquietanti, ma semplicemente distrutti.
Alexis rabbrividì ed il suo cuore tremò al solo pensiero di doversi trovare in una situazione come quella in cui si trovava Synthia, ora.
Si avvicinò a lei, senza parlare.
-Fammi andare con lui.- le disse Synthia.
Alexis sgranò gli occhi.
-Sei impazzita!? No, non esiste!-
-Ti prego!- esclamò l'altra, lanciandosi contro il vetro. -Ti prego, non voglio fare nulla, voglio solo...- strinse gli occhi, credendo a fatica alle sue stesse parole. -Voglio solo morire con lui.-
Per Alexis, sentire quell'ultima parte della frase fu come ricevere uno spillo al centro del cuore.
Per qualche secondo provò a mettersi nei panni di Synthia, ma il solo pensiero le fece venire la nausea.
Improvvisamente le mancava James Bucky Barnes come l'aria e le pizzicarono gli occhi.
Si mise in posizione per aprire un altro portale accanto a Synthia, mentre borbottava:
-Ross mi ucciderà.-
 


Quando Alexis chiuse il portale alle loro spalle, si strinse nelle braccia, muovendo velocemente le mani nel tentativo di scaldarsi: faceva sempre quel freddo in Siberia. Li aveva portati all'esterno della base dove Synthia si era rifugiata e dove erano stati confinati i soldati d'inverno fino a pochi anni prima.
Gorgon si voltò verso di loro con un'espressione preoccupata in volto e corse verso Synthia, prendendola per le spalle.
-No! Che cosa fai qui!?- le disse.
-Io vengo con te!- esclamò lei con un sorriso, come se stessero partendo per una vacanza.
Alexis nel vederlo pensò che, alla fine, la follia in lei c'era ancora.
-No, ti prego, Syn, devi vivere.-
La ragazza alzò gli occhi al cielo. -E come dovrei vivere la mia vita, Gorgon!? In una cella? Sapendo che tu non esisti più?-
-In effetti non puoi biasimarla!- aggiunse Alexis, che si trovava poco distante da loro.
Synthia prese il volto di Shishido tra le mani e lo attirò a sé, baciandolo per qualche secondo sulle labbra.
-Nella mia vita non ho fatto mai niente di buono, Tomi. Lascia almeno che stia vicina alla persona che amo in un momento così difficile.-
L'uomo sorrise lievemente, poi giocherellò un po' con le punte dei capelli, ormai di un rosso spento, di lei. La baciò di nuovo.
-Anche io ti amo, Syn.- le disse.
Lei gli carezzò di nuovo una guancia. -Dammi solo un secondo.- disse.
-D'accordo, ma sbrigati, ci sono miliardi di droidi diretti contro gli Avengers.-
Synthia annuì, poi fece qualche passo verso Alexis e quando le fu davanti, fece qualcosa che pietrificò Alexis per i primi istanti: la abbracciò sorridendo.
-Grazie di averci concesso il nostro lieto fine.- disse.
Alexis, con le sopracciglia aggrottate, le diede alcune pacche sulle spalle.
-F-figurati.- balbettò, presa alla sprovvista. -State bene insieme.- disse staccandosi dall'altra.
-Sì, è vero.-  Synthia si voltò velocemente a guardare il suo amato. -Volevo chiederti scusa per come mi sono comportata nei tuoi confronti.-
Alexis inclinò la testa, ma non rispose, sempre più sconvolta dalle azioni di Synthia Schmidt. L'altra continuò:
-Voglio dire, non mi scuso per aver tentato di vendicare mio padre, quei due se lo meritavano. Ma mi dispiacerebbe se tu ora stessi soffrendo per aver perso il tuo amicone e il tuo fidanzato. Non lo meriteresti, sai?-
Alexis sgranò gli occhi e trattenne il fiato per qualche secondo.
-Aspetta, come fai a...-
-Quando eri mia prigioniera, hai chiamato più volte James, mentre eri svenuta.-
-Sul serio?-
Synthia annuì, poi si voltò di nuovo verso Gorgon, che aveva iniziato ad armeggiare con un dispositivo elettronico che aveva appena tirato fuori dalla tasca dei pantaloni.
-Devo andare.- disse. Diede una pacca sul braccio ad Alexis, poi corse via urlando: -Va a prenderti il merito di aver salvato il pianeta, agente Moore!-
Alexis avrebbe voluto dirle che sarebbe stato anche loro il merito, ma non fece in tempo. Synthia si avvinghiò a Gorgon, che diede avvio alla bomba. Lexie poté vedere poco di quello che successe dopo. Una sfera di luce crebbe dal centro del petto di Gorgon, fino ad andare ad inglobare le figure di entrambi e si stabilizzò intorno a loro. La luce bianca era talmente forte che Alexis dovette coprirsi il volto con un braccio.
Quando la luce si spense, di Synthia Schmidt e Tomi Shishido, non c'era più neanche l'ombra.
Alexis sospirò, strofinando entrambe le mani sul volto, stravolta.
 


*                     *                    *
 
 


-Bucky, attento!- esclamò Steve.
Troppi droidi avevano circondato l'amico, così Steve lanciò lo scudo nella sua direzione. Con un effetto boomerang li colpì tutti, poi Bucky afferrò lo scudo, pronto a lanciarlo in direzione del droide che stava per attaccare Steve, ma in quello stesso istante, gli occhi tutti i droidi si spensero ed iniziarono ad accasciarsi al suolo.
-Che diavolo succede?- chiese Tony,  aprendo l'elmetto.
Bucky fece spallucce. -Occasione sfumata, mio caro.- disse guardando lo scudo, poi lo rilanciò verso Steve, che lo afferrò e lo sistemò dietro la schiena.
-Alexis deve aver fatto qualcosa.- disse Steve, guardandosi intorno.
Thor  atterrò accanto a loro con il fiatone: si era occupato lui dell'elicottero e di Dominik Dietwald. Ora entrambi giacevano poco più in là, nel giardino davanti allo Smithsonian: era giorno di chiusura, quindi non c'erano persone in fila, gli era sembrato un buon luogo dove scagliare un elicottero. Natasha e Bruce, il quale si era appena trasformato per la seconda volta ed ora stava tornando di nuovo nelle sembianze umane, erano poco distanti da lì, tra gli alberi del parco.
Un cerchio di luce ambrata, che faceva scintille in aria, attirò l'attenzione degli Avengers.
Dopo pochi secondi, ne uscì fuori Alexis, che, cadendo dall'alto, cadde perfettamente in piedi accanto a Tony, portandosi dietro un po' di neve.
Aveva gli occhi sgranati e l'aria sconvolta.
-State bene?- chiese, guardandosi intorno e vedendo che c'erano ancora tutti. -Sì, state bene.-
Poi iniziò a camminare verso Bucky.
-Alexis, cosa è successo?- chiese Tony.
Lei camminava sempre più in fretta verso il soldato, ma trovò comunque il tempo di urlare una rapida spiegazione, mentre camminava all'indietro, guardando gli altri Avengers e dando le spalle a Bucky:
-Gorgon è imploso per far sì che i droidi si fermassero, Synthia è voluta implodere con lui, hanno scelto entrambi la via della redenzione, fine!- e poi aggiunse. -Ah, probabilmente Ross sarà piuttosto incazzato!-  
Si voltò definitivamente e corse verso Bucky che la guardava con le labbra dischiuse, non capendo pienamente perché stesse correndo in quel modo verso di lui. Nonostante ciò, non c'era nulla al mondo che avrebbe voluto di più.
Quando gli fu davanti, Alexis gli saltò addosso, facendogli perdere l'equilibrio. James cadde seduto sull'erba e Alexis sopra di lui, a cavalcioni.
-Oh mio dio, scusa.- gli disse ridendo.
Anche James rise, poi le prese il volto tra le mani e le diede un tenero bacio sulle labbra.
Alexis trattenne il respiro per qualche secondo, poi schiuse le labbra di Bucky con le sue approfondendo quel bacio ed avvinghiando le dita tra i capelli di lui.
Quando si separarono, Alexis aprì gli occhi e li puntò in quelli di Bucky.
Lui fece lo stesso e si accorse che negli occhi scuri di Alexis, poteva scorgere delle pagliuzze dorate e ambrate. Le scostò i capelli dal viso per poterle osservare meglio.
-Ho appena capito una cosa, sai?- le disse.
-Cosa?- chiese Alexis inclinando la testa di lato.
-Il giorno che ci siamo visti per la prima volta da vicino, quando sono tornato dal Wakanda, ho notato delle sfumature dorate nei tuoi occhi.-
Alexis schiuse la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse, deglutendo rumorosamente. Ricordava anche lei la questione dell'oro nei suoi occhi, che quella mattina le aveva fatto notare Visione e, a quanto pare, non era stato l'unico.
Bucky continuò:
-Beh, le vedo anche ora e mi sono appena reso conto che sono dello stesso colore della tua... magia. E questo ti rende ancora più meravigliosa di quanto tu già fossi.-
Alexis sorrise e di nuovo si lanciò sulle labbra di lui. Quando chiuse gli occhi, le passò davanti tutto l'ultimo mese che aveva vissuto con lui.
Il loro primo incontro, quella mattina di inizio estate, le battutine di Tony sul suo essere rimasta folgorata da James, cosa che in realtà era vera, la loro stretta di mano, e la voglia di non lasciarla andare. Il primo attacco di Synthia al Facility degli Avengers, la prima volta che lei gli aveva curato le ferite, la missione in Siberia e la prima volta in cui lui l'aveva stretta tra le braccia, togliendole il fiato. La festa in onore della futura bimba di Tony e quel momento di debolezza che avevano condiviso, quando lei, per la prima volta, gli aveva rivelato il suo passato. La visita a Strange in  moto, il rapimento di Synthia. Il suo salvataggio. E il Wakanda, oh il Wakanda: dei brividi le corsero lungo tutti i nervi del corpo al pensiero di tutto quello che era successo.
In tutto questo, c'era sempre stato un elemento costante a scandire le sue giornate e a muovere ogni sua azione: Bucky.
Con il suo passato complicato, era arrivato e l'aveva capita fin da subito alla perfezione. Non era mai stato invadente, si era sempre rivelato essere paziente e comprensivo nei suoi confronti e, oltre a quello,  ogni volta che lo guardava sentiva le gambe diventarle di gelatina, tanta era l'attrazione che provava per lui.
E il sentimento era perfettamente reciproco. Quei due si erano attratti come due calamite, fin dal primo istante. Il loro passato così doloroso li rendeva due pezzi estremamente compatibili.
E ora nessuno dei due riusciva più a pensare ad un'esistenza che non includesse anche l'altro.  
Per un secondo Alexis pensò ai suoi genitori e pensò che gli sarebbe piaciuto tanto che lei portasse a casa un tipo all'antica come Bucky.
Quando riaprì gli occhi sentì che quello era il momento giusto.
Bucky notò che erano velati di lacrime e, per un secondo, si preoccupò.
Alexis abbassò subito lo sguardo.
-Che c'è?- chiese lui, cercando di nuovo gli occhi di lei.
Alexis strinse le palpebre, facendo scivolare via una lacrima. Il cuore le batteva all'infinito, lo sentiva rimbombarle nelle orecchie. Mai nella vita le era successo di sentirsi così. Aveva lo stomaco sotto sopra, ma al tempo stesso aveva una voglia matta di sorridere.
Sospirò più volte. -Niente, ehm... io...-
Sospirò di nuovo.
Possibile che fosse così difficile dire due paroline una dietro l'altra?
Un altro sospiro.
-Io ti amo, sergente Barnes.-
Lo disse con la voce tremante.
Non l'aveva mai detto a nessuno in tutta la sua vita.
Bucky sollevò le sopracciglia intenerito e le labbra gli si incresparono. Mise una mano sulla guancia di lei, asciugandole la lacrima con un pollice e facendole sollevare il volto.
Quando Alexis lo guardò, notò che anche lui aveva gli occhi umidi e arrossati e le scappò un sorriso.
-Anche io ti amo, agente Moore. Immensamente.-
Si baciarono di nuovo, con la consapevolezza che, in quel momento, le loro vite non potevano essere più perfette di così.
-Mi dispiace interrompervi sempre.- disse Natasha comparendo accanto a loro a guardandoli dall'alto. I due separarono le loro labbra, ma rimasero seduti a terra abbracciati. Natasha continuò: -Steve non vuole interrompervi, Bruce è ancora un po' scosso, Thor è profondamente offeso dal fatto che tu non sia corsa ad abbracciare lui, e Tony si vergogna troppo per farlo e non vuole vedere da vicino Alexis avvinghiata ad un uomo, quindi tocca sempre a me!- disse allargando le braccia e facendo ridere entrambi.  -Tony ci invita ad andare a casa sua per una pizza. Non c'è bisogno che passiate alla base, dice che lui possiede tante docce e tanti vestiti.-
-Oh, sì che ne ha. D'accordo arriviamo.- rispose Alexis  -Devo solo ritrovare il mio sling ring da qualche parte qui per terra,- disse, iniziando  guardarsi intorno. -Anche perché suppongo di dover andare a recuperare i tre orsacchiotti giù in Wakanda.-


 

*                *                   *
 



Una settimana dopo...

Alexis sbuffò, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, visto che continuava ad uscirle dalla treccia.
Era un giorno importante, quello. A breve ci sarebbe stata la commemorazione per i caduti durante la battaglia contro il movimento neonazista dell' A.T.
Proprio nell' Ellisse, il parco di fronte alla Casa Bianca, dove tutto era finito, il comune di Washington aveva fatto realizzare un monumento: una spessa lastra in grafite, piantata nel terreno in orizzontale, con incisi i nomi di coloro che gli Avengers non erano riusciti a salvare.
Un velo di tristezza le attraversò gli occhi, ma cercò di vedere il lato positivo: avevano fatto il meglio che potevano ed avevano salvato la vita di miliardi di persone.
In fin dei conti anche loro, nonostante fossero molto forti, erano degli esseri umani.
Sentì bussare e fu distolta dai suoi pensieri.
-Agente Moore, sei pronta?- chiese Bucky attraverso la porta.
-Sì, arrivo subito!-
Si guardò allo specchio un'ultima volta. Aveva indossato un tubino nero che le arrivava al ginocchio ed aveva le maniche a canottiera larga, creando uno scollo quadrato. Ai piedi aveva indossato delle decolleté nere, semplicissime, così come semplici erano i gioielli: gli orecchini erano dei piccoli cerchi d'oro, al collo una collana molto leggera con un brillantino come ciondolo e al polso un bracciale dello stesso tipo della collana. Un leggero copri spalle color panna a maniche corte completava il tutto. Aveva intrecciato i capelli in una treccia piuttosto complessa che partiva dal lato destro della testa, per andare poi a finire sul sinistro e le cadeva sul busto lateralmente, arrivandole quasi alla pancia. Si era truccata sugli con toni del nero e del grigio e sulle labbra aveva messo un rossetto color pesca.
Mise di nuovo la ciocca dietro l'orecchio sbuffando.
Quando aprì la porta, trovò Bucky ad aspettarla. Indossava un semplice completo nero, con camicia bianca e farfallino nero.
C'era però qualcosa che stonava in lui. Il vestiario era impeccabile, ma i capelli erano un groviglio di nodi.
Alexis lo prese per un polso e lo tirò dentro la camera, chiudendo la porta.
-Sei bellissimo, però siediti che ti sistemo i capelli.- disse, spingendolo sulle spalle per farlo sedere sulla sedia posta accanto alla sua scrivania.
-Cosa!? No, non toccarmi i capelli!- esclamò lui contrariato e divincolandosi.
-Dai, Bucky, ti prego!- disse la ragazza assumendo l'espressione di un gattino in cerca di affetto.
Lui alzò gli occhi al cielo. -E va bene, ma non conciarmi da femmina.-
Sul volto di Alexis comparve un sorriso diabolico.
-Non preoccuparti.-


Dopo la fine della commemorazione, gli Avengers si erano ritrovati a passeggiare per il parco davanti alla Casa Bianca.
-Ah e comunque, complimenti per l'acconciatura.- disse Natasha a Bucky.
Lui scosse la testa con la fronte aggrottata. -Non è stata una mia idea, Alexis ha insistito.-
In realtà non aveva fatto nulla di complicato: gli aveva solo spazzolato i capelli ed aveva creato due piccole trecce con le ciocche frontali, che aveva poi fermato sul retro della testa con un elastico invisibile.
-Sai non è stata una sua invenzione,- disse Tony -L'ha copiata da Thor!- disse, indicando il collega che si trovava accanto al tavolo dove era stato allestito il rinfresco insieme a Sam e Bruce.
Wanda e Visione, invece, stavano ancora contemplando il monumento ai caduti.
Poco più in là, Alexis camminava accanto a Steve. Appena finita la cerimonia aveva tolto i tacchi, ed ora passeggiava a braccetto con Steve, godendosi la sensazione dell'erba fresca sotto i piedi.
Non stavano parlando di nulla di particolare, se non della cerimonia e del cibo, poi si fermarono accanto ad un albero, sulla corteccia del quale era stata incastonata una targa in ottone, per volere di Alexis, che recitava:
"A Synthia Schmidt e Tomi Shishido, possano riposare in pace ed insieme per l'eternità. Il loro sacrificio nei confronti dell'umanità non sarà mai dimenticato."
Alexis incrociò le braccia sotto il seno e scosse la testa.
-Tu ci credi che mi ha chiesto scusa?- chiese a Steve. -Io no, eppure l'ho sentito con le mie orecchie.-
Steve fece spallucce. -La redenzione è possibile per tutti, Alexis. A volte ci vuole del tempo.-
-Si comportava come se fossimo state grandi amiche, quando fino a poche settimana prima voleva ucciderci tutti.-
-Synthia aveva una mente molto fragile. Probabilmente ha solo avuto conoscenze sbagliate. Se foste state davvero amiche, probabilmente non avrebbe avuto tutto quel rancore dentro di sé per tutti quegli anni.- Steve mise le mani in tasca. -E comunque, sei stata davvero coraggiosa.-
-Non è vero.- disse Alexis. -L'avrebbe fatto chiunque.-
Steve scosse la testa. -No, non credo. Nessuno di noi avrebbe mai dato tanta fiducia a Synthia da coinvolgerla in un nostro piano. Nessuno avrebbe mai voluto prendersi tutte le responsabilità per gli eventuali rischi.-
-Concordo con il capitano.- si intromise Tony, che arrivò da dietro e mise un braccio intorno alle spalle di Alexis. -Secondo me, più che coraggiosa sei stata avventata. Il che non è poi così inaspettato, visto che sei mia figlia.- disse.
Alexis rimase un attimo senza parole, guardando Steve che aveva sollevato le sopracciglia.
-Come mi hai chiamata?-
-Ehm, figlioccia!- disse lasciandole un bacio sulla fronte. -Andiamo a mangiare, per favore? Muoio di fame!- disse, avviandosi verso il tavolo dove si trovavano già quasi tutti gli Avengers.
Steve le passò vicino sorridendo, mentre lei era rimasta imbambolata sul posto.
-L'hai sentito?!- gli chiese.
-Sì, l'ho sentito.- le rispose, sorridendo orgoglioso.
-Non fare quella faccia da nonnetto sornione, eh!- disse lei, puntandogli un dito contro, mentre Steve se ne andava.
Qualcuno la raggiunse da dietro e l'abbracciò.
-Ma lui è un nonnetto sornione.- disse Bucky ridendo.
Alexis si voltò di scatto. -Buck, hai sentito come mi ha chiamata Tony?-
Lui scosse la testa, non capendo.
-Ha detto "mia figlia".-
Bucky rovesciò la testa all'indietro e rise. -Sta iniziando a fare pratica per quella biologica, presumo!-
Alexis continuava ad avere un'espressione sconcertata, facendo saltare lo sguardo da Bucky a Tony, che ormai aveva raggiunto il tavolo.
-Sono preoccupata, credo che stia male!-
Bucky rise di nuovo, allacciandole le braccia intorno alla vita. -Oh, no, io non credo. Penso che sia solo molto orgoglioso di te, così come lo siamo tutti.-
Alexis, imbarazzata, puntò lo sguardo in basso e mise quella dannata ciocca di capelli dietro l'orecchio.
James le prese il mento tra due dita e le fece sollevare di nuovo il volto.
-Ho una cosa da chiederti.- le disse.
Alexis strinse gli occhi incuriosita. -Cosa?-
-Agente Moore, le andrebbe di uscire con me?-
Il cuore di Alexis fece una capriola, poi si sciolse di fronte alla genuina dolcezza di quella richiesta. Le ultime settimane erano state un inferno, non aveva avuto la certezza che avrebbe mai potuto sentirsi chiedere una cosa di questo genere, per ben due volte. La prima quando le sue ferite si erano riaperte durante lo scontro con Synthia. La seconda, quando l'A.T. aveva lanciato il suo primo messaggio di propaganda. A tutto avrebbe pensato, tranne che ad uscire con Bucky.
Ora, invece, sembrava la cosa più importante e perfetta del mondo. E lo era.
-Mi andrebbe e non vedo l'ora, sergente Barnes.-
Si mise sulle punte dei piedi, ed unì le labbra a quelle di lui, sperando che quella felicità non finisse mai.
 
 

*                  *                    *








 
 
Post-Credits Scene n.1

Gli Avengers se ne stavano a braccia incrociate, appoggiati con le schiene allo schienale di una panchina. Erano stanchi, avevano continuato a combattere contro i droidi mentre Alexis era sparita con Gorgon.
Quando era ricomparsa ed aveva dato quella rapida spiegazione, e l'avevano vista correre in direzione di Bucky, alcuni si erano risentiti.
-Ormai non contiamo più niente.- disse Thor scuotendo la testa, offeso. -Noi abbiamo combattuto contro Gorgon a mani nude, lui che ha fatto?- chiese gesticolando. -Niente, solo un mucchietto di droidi, per giunta aiutato da una donna.-
-Ti ho sentito.- disse Natasha, seria.
Quando videro Alexis cadere a cavalcioni sopra James, Tony si portò una mano davanti agli occhi.
-Dio no, ti prego, non farmi vedere questa scena.-
Steve lo guardò di lato, sorridendo sornione.
-Andiamo, ragazzi, non c'è bisogno di essere gelosi.- disse. -Stanno bene insieme, no?-
Bruce annuì velocemente con la testa.
Tony alzò le braccia. -E' opinabile come opinione.-
-Sono d'accordo.- aggiunse Thor.
Steve scosse la testa.
-Ma che diavolo stanno facendo così avvinghiati per tutto questo tempo!?- chiese Tony.
-Credo si stiano dicendo che... si amano?- propose Natasha.
-Decisamente sì, e sarebbe anche ora.- aggiunse Steve.
-Così, in mezzo ad un campo di battaglia!? Non mi sembra il momento. Voi umani non avete gusto per certe cose.- disse Thor.
-Non esiste un momento perfetto per dichiararsi.- disse Steve.
-Beh,- iniziò Tony. -Pare che questo momento non perfetto stia per essere interrotto, perché io ho fame, voglio ordinare una pizza e voi venite a cena a casa mia, però bisogna dirlo a quei due.- li indicò con l'indice, quasi spazientito.
-Beh, allora vai a fermarli. Anch'io ho fame, quindi datti una mossa.- gli rispose Natasha.
-Cosa?- chiese Iron Man. -Ah no, non voglio vedere Alexis avvinghiata ad un uomo, non chiedermelo, non lo farò mai.-
Lo sguardo di tutti si spostò su Thor, che, sentendosi chiamato in causa, scosse la testa con un'espressione offesa.
-Assolutamente no.- rispose. -L'Agente Moore ha fatto la sua scelta.- incrociò le braccia al petto.
Steve rise.
Poi tutti guardarono Bruce, che borbottò un -Oh, no, vi prego, sono mezzo nudo, li spaventerei.-
Ed infine gli sguardi di tutti caddero su Steve.
-No, è fuori discussione, io non li fermerò mai, sono troppo felici per essere fermati.-
Natasha alzò gli occhi al cielo e, ciondolante, iniziò a muovere qualche passo verso i piccioncini.
-Tocca sempre a me il lavoro sporco.-

 
 
 

Fine.
 
 
 
 














Angolo Autrice
E' così, miei cari lettori.
Siamo infine giunti al termine di questa storia.
Io non so cosa dire, né come manifestare tutta la mia gratitudine nei vostri confronti.
Ho scritto tante storie nell'arco degli ultimi dieci anni, alcune le ho pubblicate, altre no, ma New Avengers: Together, è l'unica che io abbia completato. L'unica che avesse un senso fin dall'inizio, l'unica di cui avevo in mente ogni singolo particolare fin dal primo capitolo, come quello delle sfumature dorate degli occhi di Alexis, che inserii nel primo capitolo, e che qui sono ritornate a chiudere il cerchio. Quello scintillio che ormai la contraddistingue e di cui ora si spiega la presenza nel colore dei suoi occhi, grazie ai suoi poteri, che, in realtà, ha sempre avuto.
Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver letto la storia anche dopo essere stata ferma per quasi due anni.
Ringrazio b2611, Gillian7, Jesibel, Lucy24, mikaaa, SaraStarkEFP, starlight1207, Tharanne, vampirosolitario91, Aboutmarty94, DianaSparks49, Edward4ever96, Frathedreamer, LadyTsuky, lettrice folle, magiudona, nevermore72, Nivei, Polie96, shdowhuntersforverx, Natasha Optimus per aver inserito la storia tra le ricordate, seguite e preferite e per le loro recensioni.
Un ringraziamento particolare va a InsurgentMusketeer, che, da quando ho ripreso la storia al capitolo IX, non ha mai saltato una recensione, dandomi sempre la carica, sapendo che c'era lei ad attendere un mio capitolo <3 lasciandomi delle dolci e costruttive recensioni.
Come già vi ho annunciato, ritroveremo Alexis e tutti gli altri nel sequel di New Avengers Together, MA, e qui fate attenzione, vi consiglio di rimanere sintonizzati anche qui ancora per qualche giorno, per non perdere una piccola chicca che penso potrebbe piacervi ;)
Vi ringrazio di nuovo con tutto il cuore e spero di rivedervi in tutti, se ne avrete piacere, in New Avengers Together: Promises.
A presto,
Rack
=)

 

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Capitolo 21
*** Post-Credit Scene n. 2 ***








*                       *                         *




 


Post-Credit Scene n.2

***Un anno dopo***


Alexis si sistemò meglio sul lettino bianco in pelle, che il dottor Lewis aveva foderato con l'apposita carta.
Non era la prima volta che aveva una visita ginecologica, ma tutte le volte era sempre come se fosse la prima: l'imbarazzo non se ne andava mai, finché non si rivestiva e se ne andava.

Nel corso dell'ultimo mese aveva iniziato ad avere dei dolori al livello delle ovaie e dell'utero, ovviamente non riusciva a distinguere con precisione quale fosse la zona, ma, vista la sua delicata situazione in quella zona, in seguito alla pugnalata che aveva ricevuto il giorno della morte dei suoi genitori, si era preoccupata, ed aveva subito chiamato il suo ginecologo di fiducia, quello da cui andava anche prima con sua madre.

Stavolta, però, sua madre non c'era e lei si sentiva del tutto spaurita.
Non aveva detto a nessuno di quei dolori, così come non aveva avvertito nessuno della visita.

L'ultima cosa che voleva era destare preoccupazioni in un periodo che si stava rivelando, di nuovo, tutt'altro che semplice per gli Avengers.

Il dottore si sedette di fronte a lei, su uno sgabello. Infilò i guanti in lattice, mentre il cuore di Alexis batteva all'impazzata.

-Rilassati, Alexis.- le disse.

-Giuro che ci sto provando.-

Di visite di quel genere, in realtà, non ne aveva fatte molte, ma il Dr. Lewis era un uomo talmente dolce ed attento ai suoi pazienti che ricordava benissimo l'agitazione che ogni volta aveva quella ragazza.
Alexis si fidava ciecamente di lui, che cercava sempre di metterla a suo agio parlando di altro e distraendola.

Come di consueto, il dottore inserì prima due dita, e, dopo qualche secondo, mentre Alexis tratteneva il respiro, imbarazzata, lei lo vide aggrottare la fronte.

-Mh.- mugugnò lui.

La ragazza tirò su la testa per guardarlo meglio. -Cosa c'è?-

-Ehm... non ne sono sicuro, facciamo un'ecografia interna, d'accordo?- disse estraendo le dita.

Alexis annuì, buttando di nuovo la testa sul lettino e portando una mano sulla fronte.
Le faceva sempre uno strano effetto vedere le foto dei suoi organi interni, ma, come già detto, si fidava ciecamente di Lewis.

Il dottore sistemò il macchinario accanto a lui, poi preparò la sonda, coprendola con un guanto il lattice e lubrificandola con l'apposito gel.

-Vado.- la avvertì.

-Mh-mh.-

Dopo pochi secondi il dottore aveva confermato i suoi sospetti.
Sollevò entrambe le sopracciglia e trattenne un sorriso.

-Signorina Moore, lei è incinta!- esclamò felice il dottore.

Alexis sgranò gli occhi, trasalì e trattenne il respiro, mentre si tirava su leggermente, puntando i gomiti sul lettino. -No, non è vero.- disse.

-Scherzi, Alexis? Guarda qui!- Il dottor Lewis, con la mano libera, girò lo schermo del macchinario verso di lei.

La ragazza rimase a fissare il dottore ancora qualche secondo, prima di voltarsi.
Poi lo fece e lo vide.
Un piccolo fagiolo nero, che Alexis immaginò essere la placenta, ed un piccolo punto più chiaro in un angolino di quella macchia nera.
Alexis rimase senza parole e senza respirare per almeno venti secondi.

-M-ma come è possibile...-

Il dottore rise lievemente, continuando a muovere la sonda per portare a termine l'ecografia. -Beh, sai Alexis, la questione dei fiori e delle api...-

Alexis scosse la testa e gesticolò con le mani. -No, no, certo che lo so! Intendevo che non è possibile, non ricorda, Dr. Lewis? Io ho un ovaio atrofizzato, insomma non... non... io ho le mestruazioni un mese sì e tre no... come... come è poss...-

Le morirono le parole sulle labbra, iniziò a tremare e le pizzicarono gli occhi.  
Improvvisamente tutte le certezze della sua vita stavano cadendo. Come avrebbe fatto con il lavoro? La gravidanza sarebbe andata liscia, con la sua situazione particolarmente delicata? Si buttò di nuovo sul lettino, continuando ad agitarsi.

-No, no, Alexis, rilassati o non si vedrà bene l'ecografia.- disse il dottore, girando di nuovo lo schermo verso di sé. -E' possibile rimanere incinta anche con un solo ovaio, te lo garantisco. Il fatto è che dalle ultime analisi fatte, risultava che tu non fossi fertile. Potremmo considerarlo un miracolo, volendo.-

Alexis portò entrambe le mani a coprirle il volto, ricacciando indietro le lacrime, anche se un lieve sorriso le sfuggì.

-Non è possibile.-


 

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