Naruto's Universe Drabbles

di Epic JP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Forever Girl ***
Capitolo 2: *** KushiNaruSaku-Appuntamento Alternativo- ***
Capitolo 3: *** Schianti dietro a Lampo (parte 1) ***
Capitolo 4: *** Schianti dietro a Lampo (parte 2) ***
Capitolo 5: *** Motivazioni ***
Capitolo 6: *** Disco-Radice ***
Capitolo 7: *** Sviluppi (parte 1) ***
Capitolo 8: *** Sviluppi (parte 2) ***



Capitolo 1
*** The Forever Girl ***


The Forever Girl

 

La sensazione di vedere tutti intorno a te invecchiare e morire, mentre tu rimani giovane, è qualcosa impossibile da dimenticare... almeno finché non si viene trovati dall'amore.

 

Quattrocento anni.

 

Aveva vissuto per quattro secoli, quaranta decenni, quattrocento anni. Ed ogni singolo giorno le aveva trasmesso la sensazione di non voler finire mai. Forse era davvero destinata a rimanere sola e giovane per sempre.

 

Diciotto era il numero magico, la quantità di anni in cui si cessava di crescere finché quella certa persona non fosse apparsa per far ripartire il processo. Sarebbe stato possibile vivere una vita normale una volta che gli ingranaggi del tempo avessero ripreso a girare. Sarebbe stato possibile vedere la propria faccia rimodellarsi in qualcosa di irriconoscibile, i capelli cambiare colore mentre ingrigivano dalle radici e piccole zampe di corvo danzare intorno ai bordi degli occhi mentre le articolazioni soffrivano per l'artrite.

 

Invecchiare era la parte migliore, ma farlo con la persona incondizionatamente amata era la ciliegina sulla torta. Non importava se i tuoi capelli perdevano colore o se la tua faccia si incurvava a causa della forza di gravità perché avresti avuto la persona che ti apparteneva e a cui appartenevi al tuo fianco a tenerti la mano lungo la via.

 

E per quattrocento anni aveva visto tutte le persone che conosceva trovare la propria anima gemella, invecchiare e morire. Tutto questo mentre le continuava a cercare...

 

E cercare...

 

E cercare...

 

Sakura aveva colto Hinata a sospirare con i suoi occhi color lavanda persi nel vuoto: “Cos'è che ti affligge così tanto?”

 

Sbatté le palpebre guardando alla propria amica dai capelli rosa seduta di fronte a lei con una tazza di caffè pressata sulle labbra: “Cosa? Non sono afflitta.”

 

Sakura socchiuse gli occhi, accigliandosi per il fastidio: “Stavi guardando fuori dalla finestra proprio ora, quella è la tua tipica faccia afflitta. Stavi pensando a qualcosa?”

 

Poi i suoi occhi si spalancarono mentre la tazza veniva sbattuta sul tavolo causando l'ondeggiamento dello scuro liquido al suo interno: “Lo hai trovato?”

 

Hinata sussultò alle sue parole, ovviamente non lo aveva trovato. Semplicemente le piaceva pensare a quale aspetto potesse avere. Avrebbe avuto i capelli scuri o chiari? Quanto sarebbe stato alto? Cosa avrebbe provato quando lo avrebbe trovato? Ogni tanto aveva fatto queste domande alle sue amiche e loro... non erano veramente in grado di descriverlo. Un minuto prima non c'era niente, poi vedevano il prescelto ed era come se il mondo diventasse più luminoso, rendendo tutto differente e più unico mentre l'unica cosa che si vedeva era la suddetta persona. Tuttavia lei non era veramente in grado di comprendere quella sensazione.

 

Sakura aggrottò la fronte e si risedette, buttando giù dal tavolo una briciola: “Immagino di no.”

 

Poi la guardò in modo curioso con i suoi occhi verdi: “Com'è avere quattrocento anni di età?”

 

La domanda era diretta e un tantino fuori luogo. Sapeva che Hinata odiava quella domanda perché lei era forse la persona più vecchia del pianeta e confermare quel fatto non era di grande aiuto. La ragazza si agitò leggermente sulla sedia focalizzando gli occhi pallidi sulla schiuma del suo latte: “Io... non lo so. Sembra che sia tutto un sogno. Io... io... desidero solo che finisca.”

 

Il tono della voce si fece più triste e le sue labbra si strinsero percependo un'ondata di ansia in arrivo. Sakura si protese verso la sua amica poggiando una mano sulle sue per offrire un po' di conforto: “Lo troverai, non preoccuparti. Sarà inaspettato. E stupefacente. Ed esattamente come lo hai sempre sognato!”

 

Sorrise e tale sorriso scaldò il cuore di Hinata: “Okay?”

 

Non poteva far altro che ricambiare il sorriso mentre il cuore le batteva nel petto. Tuttavia aveva bisogno di cambiare argomento: “Okay. Com'è stato per te?”

 

Le sopracciglia dell'altra si sollevarono per lo shock: “Vuoi davvero saperlo?”

 

Hinata annuì: “Beh... non lo so. È stato strano. Non me lo aspettavo, sai? Erano passati cinquant'anni da quando ero diventata diciottenne ed eccolo lì. Alto e con capelli scuri. Un po' strano, ma tranquillo. E genuino.”

 

Lo sguardo di Sakura si perse nel vuoto mentre i suoi lineamenti si rilassavano assumendo un'espressione di malinconica soddisfazione: “Lo amo veramente, è come se fosse sempre stato lì, come se non avessi mai provato della solitudine.”

 

Era questo che voleva Hinata, questa sensazione di non essere mai stata sola per quattro secoli, desiderava crescere e non dover più stare prigioniera in questo corpo giovanile. Quello che Sakura aveva era quello che desiderava ogni persona che non avesse ancora trovato la propria metà. E Hinata non poteva evitare di sentirsi gelosa nei confronti della sua amica.

 

Sakura ridacchiò facendo uscire Hinata dal vortice dei propri pensieri: “Ma guarda il lato positivo, mi vedrai invecchiare e diventare brutta.”

 

Hinata rilasciò una debole risatina: “Già...”

 

Percependo che l'atmosfera stava diventando imbarazzante, chiamò il cameriere della caffetteria in cui erano chiedendo i loro conti. Quando poi arrivò, Sakura tirò fuori abbastanza denaro per pagare tutto mentre Hinata stava ancora rovistando nella propria borsa: “H-hey, non devi pagare anche per me.”

 

La ragazza si sentì in colpa ma Sakura scacciò la sua preoccupazione ondeggiando la mano: “È un regalo, non preoccuparti. È il minimo per averti rattristata, okay?”

 

Si alzò agganciandosi la borsa alla spalla e rivolgendosi all'altra con sguardo speranzoso: “Ora, devo andare a vedere Sasuke. Ci vediamo domani per un altro caffè?”

 

Hinata sorrise annuendo: “Certo, credo che resterò qui ancora un po' perciò... a domani!”

 

La rosa annuì di nuovo ed iniziò ad incamminarsi quando un certo pensiero la fermò facendola voltare verso l'amica: “E... Hinata, non essere così abbattuta. Lui arriverà.”

 

Salutò con un gesto della mano, si voltò ed uscì dal caffè mentre l'altra si mordeva un labbro parlando con nessuno in particolare: “Giusto.”

 

C'erano state volte in cui aveva pensato di averlo trovato. Qualche ragazzo che le era sembrato attraente, diverso da tutte le altre persone della folla. Era anche uscita con un paio di ragazzi nel tentativo di forzare l'arrivo della scintilla, ma non aveva mai funzionato. Ognuno di loro l'aveva lasciata dopo aver trovato la propria prescelta.

 

Quattrocento anni di visioni di formazioni di coppie erano estenuanti, fastidiosi e... beh, romantici. C'era qualcosa a proposito di questa vita che tutti vivevano di allettante e di romantico. La ragazza in cerca del suo vero amore. Il ragazzo destinato a trovare la ragazza che sarebbe stata il suo nuovo mondo. Gli innamorati disposti a morire l'uno per l'altra. Quelle erano le storie che lei immaginava rappresentassero questo mondo. Quelle erano anche le storie su cui aveva fantasticato ogni giorno mentre attendeva. Ma attendere stava diventando una cosa obsoleta. L'attesa le aveva consumato la vita.

 

Il cameriere tornò da lei, picchiettandole educatamente la spalla: “Signorina, posso portarle qualcos'altro? Acqua magari?”

 

Hinata lo guardò per un lungo momento, guadagnando uno sguardo stranito da parte sua, prima di annuire: “Sì, acqua. Va bene, grazie.”

 

Quando guardò da un'altra parte, la sua vista cambiò, il mondo esterno sembrò stranamente più luminoso, più definito di quanto non fosse mai stato prima. Il cielo era più blu, gli edifici più nitidi, più riflettenti. Non aveva mai visto gli alberi più eleganti di così. Anche i suoni erano migliori. Ed era tutto a causa della più definita figura che aveva visto per la strada.

 

Riuscì solo a sospirare mentre si alzava e le sue ginocchia colpivano il tavolo: “Lui. È lui.”

 

Non prese nemmeno la borsa prima di iniziare a correre e rischiando di urtare il cameriere che stava tornando da lei con la sua ordinazione. In un secondo, Hinata era per la strada. I suoi lunghi capelli scuri ondeggiavano dietro di lei mentre correva, gli occhi le si riempivano di lacrime ed iniziava ad urlare: “È lui!”

 

Era alto, biondo, indossava abiti generici probabilmente disponibili in un milione di variabili diverse e stava parlando al cellulare con uno stupido sorriso storto stampato sulla sua faccia dotata di tre segni orizzontali per guancia.

 

Ma lei continuò comunque a correre verso di lui, correva perché quella era la sua persona, la persona l'avrebbe amata quando lei non poteva amare sé stessa. Che l'avrebbe tenuta se lo avesse chiesto, o anche se non lo avesse chiesto. Che l'avrebbe baciata sotto la pioggia e nel ben mezzo della notte. Questa persona possedeva l'incondizionato amore che lei attendeva da sempre. Non sarebbe stata più un'eterna ragazza.

 

Quando lo raggiunse era a corto di fiato, ma lui non l'aveva ancora vista. Non ancora. Perché stava ancora camminando, ancora parlando. Così lei lo raggiunse, afferrando l'orlo della sua maglia e tirando. Le lacrime stavano cadendo ora: “Sei tu.”

 

Naruto si voltò, la sua conversazione morì mentre il cellulare gli cadeva dalla mano. La sua voce era come l'aveva immaginata: profonda, in grado di far vibrare il suo intero corpo mentre pronunciava due semplici parole: “Sei tu...”

 

Improvvisamente quattrocento anni non sembrarono più così tanti.

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Capitolo 2
*** KushiNaruSaku-Appuntamento Alternativo- ***


KushiNaruSaku-Appuntamento Alternativo-

Era una bellissima, e accaldata, mattina di Agosto. Konoha era illuminata completamente dalla luce del sole perché le rade nuvole bianche presenti nella volta celeste non ostacolavano il suo percorso. Perfino la roccia su cui erano scolpiti i volti degli Hokage sembravano quasi luccicare sotto la luce della giornata.

Dopo l'emergenza lunare c'era stata qualche settimana di stallo sia per riparare i danni causati dalla caduta dei pezzi del satellite, non così tanti in realtà, e sia per lo stato d'animo ancora non del tutto tranquillizzato della popolazione civile. Ora però tutto era stato sistemato e il popolo aveva ripreso a godersi le belle giornate come quella in corso. E fra tutta questa gente c'era anche l'Eroe del Villaggio e della Quarta Guerra: Naruto Uzumaki.

Dopo la disavventura con Toneri, lui e Hinata si erano ufficialmente fidanzati. A dispetto dei sentimenti della ragazza e di quelli che aveva scoperto di provare per lei, la loro relazione non era proceduta senza intoppi: la figura che sapeva di aver fatto durante il loro primo appuntamento perseguitava ancora la sua memoria: voleva portarla in un ristorante di gran classe ma erano finiti con lui che si deprimeva vedendo i prezzi e lei che “rattoppava” la situazione proponendo di andare a mangiare del ramen da Ichiraku. Non che gli fosse dispiaciuto, anche passare del tempo in un nascondiglio di Orochimaru sarebbe stato piacevole se lo avesse fatto con la fidanzata. Ma non era quello il punto!

Era passato qualche mese, la primavera aveva ceduto il posto all'estate e quest'oggi si sarebbe rifatto. Di recente era stato aperto un cantiere, in principio non gli era interessato più di tanto ma poi era saltato fuori che si sarebbe realizzato un parco acquatico all'aperto con piscine, scivoli, chioschi e altre attrazioni varie. I lavori erano andati avanti per un po' ma oggi ci sarebbe stata l'apertura inaugurale. E lui aveva programmato di passare la giornata con Hinata lì!

Certo, non sarebbe stata la cosa più romantica del mondo ma si sarebbero divertiti tantissimo... e magari si sarebbe anche goduto lo spettacolo della corvina con addosso solo un costume. Da questo punto di vista il sentimentalismo non aveva nessun peso reale, che la ragazza fosse bellissima ed attraente era un dato di fatto come lo era l'amore smisurato di Shino per gli insetti.

Tutto sarebbe andato in modo perfetto se il biondo non si fosse perso nel suo personale mondo dei sogni, quasi per caso vide la sveglia e si accorse che mancavano solo 10 minuti al loro appuntamento. Doveva ancora mettere il costume in borsa e di minuti per raggiungere il posto gliene sarebbero serviti 15.

Si mise le mani nei capelli:-Nooooooooooo!!! Non un'altra figuraccia!!! Come diavolo ho fatto a perdere la cognizione del tempo?!? Sono stato pure io a dare l'orario di ritrovo a lei!!!- Fu l'entità dentro si lui ad offrire una soluzione al problema appena sorto:-Perché non usi quella nuova tecnica di teletrasporto invece di gridare così? Stavo dormendo così bene e mi hai rotto il sonno per una cosa così stupida?!? Se non ti conoscessi bene potrei pensare che tu sia un idiota!- Il biondo si bloccò di scatto. L'idea di Kurama non era poi così male. Gli sarebbe bastato mettersi il costume e teletrasportarsi sul posto, niente di più semplice e risolutivo.

Sarebbe anche arrivato in anticipo se si fosse dato una mossa e, dopo un altro istante di contemplazione, riprese a muoversi ancora più velocemente. In un attimo arrivò in stanza e si spogliò completamente per poi afferrare il costume. Non aveva avuto occasione di comprare un simile capo di abbigliamento in passato per ovvie ragioni: intanto non era stato neanche inventato e poi fra gli allenamenti e le battaglie e le missioni e la guerra e il trapianto delle cellule di Hashirama e la riabilitazione e il problema della Luna e l'inizio della sua relazione... stava perdendo altro tempo.

Si mise addosso lo slip e si diede un'ultima occhiata allo specchio per contemplare la sua figura. Non copriva molta superficie cutanea, era un semplice tanga blu che copriva il sedere e... il corrispettivo organo frontale lasciando libertà di movimento per le gambe quasi totale e una completa visuale del suo addome. Siccome tutto era stato sistemato, Naruto diede inizio alla seconda fase del piano... appena elaborato di Kurama.

In verità non era del tutto sicuro di quello che stava per fare. Questa nuova tecnica era stata appena sviluppata ma mai testata. Teoricamente gli avrebbe permesso di diventare momentaneamente una massa di chakra e di spostarsi ad alta velocità da un posto all'altro per poi rimaterializzarsi una volta giunto a destinazione.

Si trattava, a suo modo, di una modifica della tecnica di teletrasporto del padre. Invece di sfruttare dei sigilli applicati su dei kunai o su altre superfici per dare la possibilità di spostarsi istantaneamente da un posto all'altro, Naruto avrebbe sfruttato la grande quantità di chakra a sua disposizione per modificare momentaneamente la natura del suo corpo e dei suoi indumenti. Ma questo valeva solo in teoria perché non ne aveva mai testato la funzionalità.

Avendo però solo 8 minuti a disposizione e desiderando arrivare almeno in orario, Naruto tornò in soggiorno ed eseguì i sigilli necessari. Nel momento in cui faceva l'ultimo, attinse potere dal chakra della Volpe venendo avvolto da un'aura dorata: «Tecnica di Teletrasporto, Trasformazione Chakrica!»

L'aura divenne una colonna e, quasi come fosse un getto d'acqua che sale verso il cielo, Naruto si disgregò sollevandosi in aria per poi sparire del tutto con un lampo finale.

- - -

Lo stesso lampo che aveva causato la sua smaterializzazione lo precedette quando si rimaterializzò all'aria aperta. Atterrò in piedi ma barcollò per qualche secondo:-OK, credo di... aver fatto tutto bene... sono integro e...- Abbassò lo sguardo su se stesso:-...non sono nudo. Probabilmente la... testa sta girando ancora... per la... tecnica. Sì, essendo la... prima volta che mi... trasformo in chakra e... e poi torno... normale... è ovvio che... sia un po'... confuso.- Si prese la testa fra le mani finché le immagini intorno a lui smisero di girare. Fu però a questo punto che gli sorse qualche dubbio.

Intanto vedere un tipo apparire dal nulla avrebbe dovuto suscitare un qualche tipo di sorpresa e questo avrebbe generato del rumore di qualche tipo che sarebbe stato udito. Ma lui non aveva sentito niente e poi... il posto era quello giusto ma, stranamente, non si vedeva una grande folla in giro. Aveva sbagliato giorno o avevano posticipato l'apertura e lui era atterrato dentro prima ancora che aprissero i cancelli?

Stava ancora chiedendosi cosa diavolo ci fosse di sbagliato quando una voce improvvisa e assolutamente familiare dietro di lui gli procurò un brivido che, partendo dalle punte delle dita dei piedi, gli arrivò fino all'ultimo filamento proteico dei capelli.

«Buongiorno, bel biondone! Dove sei stato nascosto finora?» Naruto si voltò di scatto iniziando a spalancare gli occhi.

E quando la persona che lo aveva salutato entrò nel suo campo visivo, la mascella imitò le palpebre. Lì a mezzo metro da lui si trovava sua madre. O almeno una diversa versione di sua madre: sembrava più bassa di come la ricordasse, i capelli erano un po' più corti e aveva addosso un bikini azzurro col simbolo del vortice. Anche il Sigillo della Volpe era ben visibile sul suo ventre. Tuttavia non era tanto l'aspetto fisico ad essere particolarmente diverso, lo era lo sguardo: aveva un ghigno beffardo in faccia e lo stava squadrando quasi come un predatore squadrerebbe la propria preda indifesa.

Tuttavia lo shock di vedere sua madre lì ebbe un impatto sulla sua mente maggiore della constatazione che fosse diversa da quella che aveva conosciuto: «Mamma?!? Sei davvero tu?!?»

Kushina perse il ghigno sollevando un sopracciglio e mettendo le mani sui fianchi: «A me piacciono i giochi di ruolo, tesoro, ma non credo di avere l'età e il corpo per farti da mamma.»

«Ma... ma che stai dicendo?!? Cosa... che vuol dire giochi di ruolo?!?» La ragazza sospirò prima di fare un passo nella sua direzione: «Allora, esattamente... sei un ragazzo di campagna o sei appena sceso dal treno che hai usato per trasferirti qui da un centro minore?»

Il biondo stava per aprire di nuovo la bocca più confuso che mai ma Kurama attirò l'attenzione della sua mente:-Questa qui non è la Kushina che conosci. Devi aver combinato qualche pasticcio quando hai usato quella tecnica.-

-Come... come sarebbe a dire?!? Mi stai dicendo che siamo finiti di nuovo in una sorta di universo alternativo come quella volta con Obito?-

-Hai forse una teoria migliore, ragazzo? Avrai modulato male il chakra e così non ti sei spostato solo nello spazio.-

-E quindi adesso che dovrei fare secondo te?- La Volpe sogghignò mostrando le zanne aguzze:-Non saprei, perché non provi a capire che realtà alternativa è questa? Hai una persona davanti, parlale!-

-Quella persona è mia madre!!!-

-No, è solo un'altra sua versione. In ogni caso, fa' come ti pare, io me ne torno a dormire e non voglio altri schiamazzi.- Con l'interruzione del collegamento mentale, Naruto tornò a vedere il mondo intorno a sé e ancora una volta con sua madre davanti:«Ehm... io... veramente sì. Sono... sono appena arrivato qui e... e non so esattamente dove mi trovo. Potresti... potresti aiutarmi, per favore?»

Il sopracciglio rosso rimase sollevato:«Un po' strano essere in costume e in un parco acquatico durante un giorno della settimana senza averne cognizione, non trovi?»

«Err... ecco, io...» La rossa ridacchiò:«Tranquillo, un sacco di campagnoli restano sbigottiti quando vedono una città per la prima volta. E siccome hai un bel faccino, ti farò gratis da guida. Non sei contento?» Il maschio percepì una sorta di minaccia sottesa nel tono della ragazza ma, non avendo altra scelta, si sforzò di sorridere:«Molto, grazie.»

«Allora facciamo un bel punto e ripartiamo daccapo. Ciao, io sono Kushina.» Sorridendo allungò la mano per una stretta e il biondo reagì di conseguenza:«Piacere, mi chiamo Naruto.»

«È davvero un bel nome. Comunque, tornando all'argomento principale, questa è Konoha, capoluogo della regione del Fuoco dello stato di Kanto.» Le uniche parole che gli suonarono familiari furono “Konoha” e “Fuoco”, ma il ragazzo si limitò ad annuire per far continuare la pseudo-madre:«La popolazione cittadina si aggira sulle 400000 anime e l'attuale sindaco si chiama Kakashi Hatake.»

«Ka-Kakashi Hatake? Il maestro Kakashi è il... ...cos'hai detto che è?» Di nuovo la ragazza lo guardò circospetta:«Cos'è, prima di gettarsi in politica era un insegnante e tu sei stato suo studente? E ho detto che è il sindaco. S-I-N-D-A-C-O.» Il ricordo di non essere a casa gli rammentò che le cose qui erano diverse:«N-no. No, non... non sono stato suo... studente. Credo. Solo... il suo nome non... non mi è nuovo.»

«Forse a causa della sua campagna pubblicitaria.»

«Campagna... pubblicitaria?» Kushina spalancò le braccia. E sporse anche in avanti il seno:«Il simpaticone ha vinto le elezioni perché ha promesso una vasta ristrutturazione pubblica. Sai, buttare giù i vecchi ed inutili edifici e creare nuove aree di svago per le famiglie. La cosa più intrigante è che ha mantenuto la parola. Questo parco, per esempio, lo ha fatto costruire lui!»

Naruto avrebbe mentito a sé stesso se avesse pensato che quello che stava vedendo in quel luogo fosse diverso da quello che avrebbe visto nel suo mondo. Avrebbe chiesto altre informazioni se la rossa non avesse di colpo incrociato le braccia intorno al suo arto superiore destro:«K-Kushina?!? Che... che stai facendo?!?» La faccia gli si stava iniziando ad arrossare perché le braccia della donna non erano l'unica parte del suo corpo ora a contatto con lui.

Al suo imbarazzo, la femmina rispose con un altro ghigno:«Sai, pensavo di piantarla di parlare di politica e di iniziare il nostro giro. Sbaglio o mi sono già offerta come guida gratuita?»

«B-beh... si, ma...» Le lo strinse un po' più forte:«Allora perché non iniziamo il nostro tour

Naruto stava iniziando a perdere davvero il controllo, quella che lui identificava come madre ci stava chiaramente provando con lui e non era neanche ancora chiaro in che razza di strana dimensione alternativa fosse finito, come ci era arrivato e soprattutto quale fosse il modo per tornarsene a casa. Ammesso che ci fosse. Ora però c'era un problema peggiore, come fare ad allontanare la ragazza da sé?

Prima ancora che il suo cervello potesse tentare di elaborare una strategia, un'altra voce conosciuta risuonò con forza pochi metri dietro di lui:«VEDO CHE SEI DI NUOVO IN GIRO A DARE FASTIDIO! QUAND'È CHE TI DECIDERAI A SMETTERLA?!?» Lui ebbe come un flash:-Questa voce... non... non è quella che penso ma... è simile. C-chi c'è dietro di me adesso?!?- Voltò la testa verso sinistra e un'altra persona di sua conoscenza entrò nel suo campo visivo:«Sakura?!?»

Si trattava senza dubbio della sua amica ma, anche in questo caso, non era come lui la concepiva: il colore dei capelli e degli occhi era lo stesso ma sbiadito, come se fosse stato in parte cancellato. Il Byakugou era ancora al suo posto ma il resto era tutto diverso: invece del suo solito corpo atletico e slanciato, la donna mostrava senza ombra di dubbio di aver messo su qualche chilo di troppo e il costume color lavanda che aveva addosso non nascondeva minimamente il fatto. Completava il ritratto anomalo una borsettina agganciata alla spalla.

Mentre il maschio manifestava la sua sorpresa spalancando occhi e bocca, la ragazza avvinghiata a lui reagì in modo diverso:«Sakura?!? Tu conosci questa vecchia megera?» L'epiteto fece apparire una vena sulla fronte della rosa appena arrivata:«GUARDA CHE TI HO SENTITA!»

Kushina spostò lo sguardo su di lei rispondendo con tono canzonatorio:«Questo vuol dire che almeno il tuo udito funziona ancora.» Prima che l'animata discussione potesse continuare, Naruto sfruttò l'occasione per divincolarsi dalla rossa e distanziarla di qualche passo. Solo che ora la nuova arrivata si era focalizzata su di lui:«Sai, non credo di conoscerti. Come sai il mio nome?»

Di nuovo, il maschio rimase mentalmente bloccato ma almeno l'intervento dell'altra ragazza gli fece guadagnare tempo:«Magari lo ha intuito solo guardandoti, non è che ci siano tante donne nelle tue pessime condizioni, Saky.» Ancora una volta, il sangue pulsò con maggior forza nei vasi sanguigni della donna:«QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI PIANTARLA DI CHIAMARMI COSÌ???»

«Non saprei, credo che il numero sia vicino alle volte che mi hai detto di non avvicinare i bei tipi come il biondino qui presente.»

«Quand'è che capirai che non vivi in una sorta di gioco di simulazione?!? Questo che vedi non è THE SIMS! Non si tratta di caricare la partita quando fai qualcosa di sbagliato! Quale sarà il giorno in cui ti deciderai a crescere per davvero?» Kushina si avvicinò alla rosa per poi dare qualche pacca alla pancia di quest'ultima:«Credo che coinciderà col giorno in cui ti deciderai ad andare in palestra.»

Mentre le due iniziavano a punzecchiarsi a vicenda verbalmente ma anche fisicamente, Naruto si affacciò di nuovo dentro di sé:-Kurama, mi serve una mano!-

-Zzzzzzz...-

-Non scherzare! Mi serve aiuto qui!-

-...Zzzzzzz...-

-Guarda che se non mi aiuti non giocherò più a morra cinese con te per un mese!-

-...Ronf... Zzzzzzz...-

Maledicendo la Volpe, il maschio si riaffacciò sul mondo reale. Solo per ritrovarsi in mezzo a due fuochi.

«...a te dà solo fastidio che io abbia successo con gli uomini mentre tu vai sempre in bianco.»

«Flirtare con dei ragazzi per poi lasciarli dopo pochi giorni o dopo poche ore non è avere successo!»

«Forse, ma io mi diverto in questo modo e ho occasione di vedere un sacco di gente diversa.»

«E tutta questa gente diversa è come acqua che ti scivola addosso, non ti resta mai niente!» A questa frase, Kushina sogghignò:«Non mi resta niente, dici? Lascia che ti mostri quanto ti sbagli!» Subito dopo la fine della frase, la ragazza cinse il collo di Naruto con un braccio e poi iniziò ad accarezzargli molto lentamente petto e addominali.

La reazione del maschio fu l'irrigidimento del corpo e l'arrossamento della faccia (come se non lo fosse già abbastanza) mentre la femmina in bikini ridacchiava soddisfatta tenendo gli occhi fissi sulla donna davanti a sé:«Vedi? Questa sensazione non ha prezzo. E quando riesco a mettere le mani su un pezzo da novanta come il biondino qui presente, il godimento è anche maggiore del solito.»

Gli occhi di Naruto strizzarono:«K-Kushina... per favore... po-potresti sm-smetterla... ora?» Una cosa del genere Hinata non l'aveva mai fatta, forse poteva anche essere piacevole ma non quando a farlo era tua madre. O una sua versione più giovane. E contorta.

In ogni caso, la sua preghiera venne ascoltata perché la mano della ragazza si spostò dal suo addome per prendere posizione sul proprio fianco. Vedendolo però ancora teso, Sakura sospirò:«Fammi indovinare, è la prima volta che vieni qui, vero?»

Le palpebre di lui rimasero chiuse:«S-sì.»

«E hai avuto la sfortuna di incontrare per prima la persona peggiore che potessi incontrare.»

Non sapendo bene come rispondere alla frase, lui annuì soltanto. Invece Kushina rispose verbalmente:«HEY! Non sono poi così male, dovresti vederti tu!» Sakura focalizzò lo sguardo sulla donna più giovane:«Hai notato com'è teso? Secondo te, come mai ora sta tremando sul posto tenendo gli occhi serrati?»

L'altra incrociò le braccia sul petto:«Cosa vuoi che ne sappia io, sarà ancora vergine e l'emozione di avere uno schianto vicino lo avrà bloccato.» La rosa sospirò scuotendo la testa prima di sfiorare il braccio del ragazzo con un dito:«Ti va di bere qualcosa per rilassarti e magari anche per avere una boccata d'ossigeno?»

Solo un occhio venne timidamente mostrato mentre lui annuiva di nuovo abbozzando anche un mezzo sorriso:«Sì, grazie. Sei molto gentile, Sakura.»

- - -

Il pittoresco trio aveva preso posto ad un chiosco lì vicino. Naruto in mezzo e le due signorine ai lati. Anche se una delle due sfruttava ogni occasione per avere un contatto diretto mentre l'altra la rimproverava di conseguenza. Nonostante tutto, fra il cocktail e l'ombra, fu possibile intavolare un qualche tipo di conversazione civile.

«...e quindi vi siete conosciute a... scuola.» Alcuni vocaboli gli suonavano ancora strani ma, una volta compreso a cosa si riferivano, il biondo fu in grado di usarli con una certa disinvoltura:«Esatto, la signora era la mia insegnante di lingue. Se sapessi quante ne ho passate per causa sua ti metteresti a piangere.»

«Piantala! Arrivavi sempre in ritardo, falsificavi la firma dei tuoi genitori, trovavi sempre delle scuse per saltare le interrogazioni e causavi problemi anche agli studenti di altre classi!»

«Ma per favore! Nemmeno se avessi fatto uno scherzo al preside! Tu e le tue colleghe avete sempre avuto una mentalità limitata! Non ho mai capito se avete fatto un viaggio nel futuro provenendo dagli anni precedenti al '68 o se lo facevate semplicemente apposta.»

«Credevi forse che i tuoi atteggiamenti avrebbero attirato le simpatie di qualcuno?» Poggiando sul bancone l'aranciata che stava bevendo, Kushina ghignò ancora:«Beh, ad un paio di miei compagni sono sembrata simpatica di sicuro, quando credi che abbia salutato la verginità?»

Se Sakura era infastidita e Kushina divertita, Naruto era di nuovo a disagio. E la battuta della rossa diede il colpo finale: alla parla “verginità” il succo di... qualunque-cosa-fosse gli andò di storto ed iniziò a tossire.

«Ecco, hai visto? Persino Naruto non riesce a sopportare i tuoi discorsi!» Per la prima volta, la madre alternativa mostrò uno sguardo sinceramente preoccupato:«Oh, poverino. Lascia che ti aiuti...» Finendo la frase, gli diede qualche pacca sulla schiena finché il ragazzo non si calmò agitando una mano per far capire che stava bene. Tuttavia la ragazza non ne era del tutto convinta:«Vieni, poco più avanti c'è una fontanella, lì potrai rinfrescarti un po'.»

Gli prese la mano per portarlo con sé e lui non oppose una vera resistenza, ma si erano allontanati solo di qualche passo che il barista fece notare di nuovo la sua presenza:«Chiedo scusa, ragazzi!» I due si voltarono, lei sorridente e lui mezzo confuso:«Sì? Cosa c'è?»

Lui indicò le due lattine sul bancone ignorando Sakura che stava ancora bevendo il suo succo all'ananas:«Ci sarebbero i due drink da pagare.»

Il biondo spostò lo sguardo sulla ragazza che gli stava ancora tenendo la mano ma tutto quello che vide fu un educato sorriso:«Non si preoccupi, mai zia sta ancora finendo la sua bibita, dopo pagherà lei per tutti e tre.» Sentendosi chiamata nella causa sbagliata, la donna dai capelli rosa spalancò le labbra liberando la cannuccia e voltandosi verso di lei:«COSA?!?»

Il sorriso non sparì dalla faccia di Kushina:«Sì, zia. Il conto è tutto tuo!»

«MA STAI SCHERZANDO?!?» Alla domanda, la più giovane delle due mise una mano sul fianco facendo il muso:«Secondo te scherzerei su una cosa così seria? Sei tu quella che ha la borsetta. Dove credete che li tenga i soldi, tu e Naruto, nel mio bikini?» Poi si voltò verso il biondo che la stava ancora guardando stranito sorridendo nuovamente in maniera del tutto innocente:«Vorresti forse controllare se ho qualche monetina fra le tette?»

«C-che cosa?!? No! Assolutamente no!» Ormai il sangue in eccesso aveva preso fissa dimora sotto le sue guance, ma in che diavolo di strana dimensione parallela era finito?

«Allora è tutto a posto!» Si rivolse di nuovo verso Sakura sempre mostrando 32 denti:«Vedi, zia? Non ho monetine e Naruto si fida di me, quindi il conto è tutto tuo! E non dimenticare la mancia al barista, intanto io e Naruto ti precediamo alla piscina per gli anziani!»

E così, mentre Sakura lanciava qualche inutile invettiva contro la pessima condotta di Kushina, la rossa corse via ridendo e tirandosi dietro il biondo stordito sotto gli occhi divertiti o incuriositi degli altri fruitori del parco.

- - -

O la fontanella era più lontana di quanto Naruto pensasse o la ragazza lo stava portando in un'altra direzione. Passarono un paio di piscine per bambini e anche un lungo scivolo d'acqua prima di fermarsi. E la prima cosa che fece quando si fermarono e lei gli lasciò la mano fu quella di poggiarsi sulle ginocchia e riprendere fiato.

Non è che fosse stata una corsa così lunga, ma tutto quello che aveva passato e che stava ancora passando da quando era arrivato in questo posto stavano facendo sentire il loro peso sul suo corpo e la sua mente. Kushina, d'altro canto, non aveva perso il sorriso e adesso che si erano fermati si stava stiracchiando:«Ah! È sempre bello divertirsi all'aria aperta con la vecchia Saky!»

«Non... non credo che... che sia giusto quello... quello che fai...»

«Naaaaaaa... tranquillo. Sotto sotto ci vogliamo bene, io e la vecchiarda. Anche se non sembra, io e te non siamo gli unici che si sono divertiti»

«Se... se devo essere sincero... cre-credo di preferire... altri tipi di... divertimento.» Incrociando le braccia dietro la schiena, la ragazza si sporse un po' verso di lui:«Per esempio?»

Lui alzò lo sguardo per risponderle, ancora mezzo piegato:«Magari... qualcosa di meno... movimentato. Sai, correre sotto... il sole così può... può essere sfiancante.» Lei si mise un dito sulla guancia mentre rifletteva sulle sue parole:«Sai, hai ragione. Correre in quel modo è stancante.» Naruto annuì:«E si attira un po' troppo l'attenzione della gente.» Naruto annuì di nuovo mentre lei metteva le mani sulle ginocchia e si abbassava al suo livello mostrando di nuovo un luminoso sorriso:«Perciò sai ora cosa facciamo?»

Questa volta il gesto fu di diniego:«N-no...»

«Prima ci diamo la rinfrescata che ti ho promesso e dopo troviamo un posticino tutto per noi dove potremo divertirci senza che nessuno ci noti. Cosa ne pensi?» Se fosse stato un po' più sospettoso, forse Naruto avrebbe considerato che quelle parole potevano avere un doppio senso, ma lui era quello che era e decise di affidarsi alla controparte di sua madre con un leggero sorriso:«Credo che sia un'ottima idea.»

«Grande! Andiamo!» Lo prese di nuovo per mano e lo portò poco lontano, a due docce vicino la piscina. Ovviamente l'eroe di guerra non aveva mai visto una “doccia” ed ebbe la geniale idea di manifestare questa sua lacuna:«E queste... sono... fontanelle?» Lei scoppiò a ridere ma si coprì la bocca subito dopo per soffocarle e rispondere a dovere:«Wow, posso capire che tu venga da un villaggio ma non credo che non ti sia mai lavato!»

Del tutto ignaro del vero argomento della conversazione, il maschio rispose per le rime:«Certo che l'ho fatto e anche un'infinità di volte! Sono stato anche molte volte alle terme e faccio il bagno almeno tre volte a settimana.»

La rossa mise di nuovo le mani sui fianchi mostrando un sorrisetto:«E una doccia? Hai idea di cosa sia? Ne hai mai usata una?»

«Ehm... n-no. Non l'ho fatto, cioè non so cos'è... Ah! Voglio dire... no! Non so cos'è e non ne ho mai usata una in vita mia.» Kushina esplose di nuovo in una risata e questa volta, oltre a coprirsi la bocca, si afferrò anche la pancia per fermarsi:«Ah, Naruto, sei davvero un tipo strano e questo mi piace! Se non fossi tu, potrei pensare che stai cercando di prendermi in giro e invece la tua ignoranza ti rendo ancora più divertente!» Dandosi una calmata, si mise dietro di lui poggiandogli le mani sulla schiena ed abbassando il volume della voce fino a sussurrare:«Ma non preoccuparti, una doccia è facile da usare. Ti insegnerà tutto Mamma Kushina.»

Il nuovo contatto e il nomignolo trasmisero un nuovo brivido al biondo ma, nella situazione attuale e avendo compreso di aver fatto un'altra figura, si rassegnò a seguire la corrente:«Va bene, insegnami come si usa.»

Sorridendo nuovamente lei lo spinse in avanti fino a portarlo sotto il doccione per poi prendere posizione nella doccia affianco:«Ora, mio bel bambinone, vedi quella manopola davanti a te? Più o meno all'altezza del tuo invitante addome?» Il biondo fece del suo meglio per ignorare le sue allusioni fisiche e cercò l'oggetto indicato con lo sguardo per poi girarsi di nuovo verso di lei:«È Questo qui? Questa specie di leva.»

Lei annuì chiudendo gli occhi:«Ma che bravo, il mio ragazzo! Si tratta proprio di quello! Adesso tutto quello che devi fare e ruotarlo verso l'alto senza usare troppa forza.»

Per qualche ragione, il dubbio si impadronì del maschio:«E... cosa dovrebbe succedere poi?»

Kushina mise una mano sulla manopola davanti a sé e una sull'altra per poi guardarlo con sguardo amorevole:«Te lo mostra la tua dolce mammina!» Nell'istante in cui l'ultima parola veniva pronunciata, le manopole vennero alzate e l'acqua iniziò a scorrere investendo i due. Ma mentre la femmina non ebbe particolari reazioni di sorta, Naruto chiuse gli occhi e aprì la bocca per paura di non poter respirare ma anche lui si abituò alla nuova situazione in pochi attimi per poi voltarsi verso la ragazza addirittura sorridendo:«È quasi come stare sotto la pioggia.»

«Sì, ma questa pioggia è piacevole e puoi modularla. E adesso che ci penso puoi anche usarla per sciacquarti, credo che l'abbiamo inventata proprio per questo, sai?» Per la prima volta da quando era apparso lì, il biondo rise di gusto:«È davvero una grande invenzione, allora!»

«Vero, goditela ora che ti trovi in città, tesoruccio! Potresti raccontare qualche storia incredibile agli amici quando tornerai al tuo villaggio!» Ancora una volta, lui ignorò parte della risposta ma seguì comunque il consiglio. I successivi minuti li passò rilassandosi sotto quella sorta di pioggia artificiale che gli stava cadendo in testa. Ad un certo punto chiuse anche gli occhi mentre strofinava il proprio corpo. Questo non gli permise di vedere cosa accadeva sotto l'altra doccia.

La ragazza si stava sciacquando ma lo sguardo era tutto focalizzato sul biondo. E sul suo fisico. E sui giochi di luce che l'acqua creava scivolando sui suoi muscoli. Stava talmente godendo di tale spettacolo che la lingua iniziò a leccare i proverbiali baffi:-Cavolo, questo tipo ha un corpo da paura! Non ho ben capito se è un alieno o davvero un campagnolo ma voglio godermi quel corpo! E se non riuscirò a portarmelo a letto di sicuro me lo spupazzerò tutto... ma prima, forse, dovrei metterlo più a suo agio... considerata la natura timida del soggetto. Vediamo come reagisce se lo tento un po'...-

«Hey, Naruto!»

«Sì, cosa?»

«Ho dimenticato di dirti che con la doccia si può fare un'altra cosuccia molto interessante.»

Lui aprì un occhio per guardarla ancora intento a sciacquarsi i capelli:«Di che si tratta?»

«Di qualcosa che ti farà rifare gli occhi! Ora... AMMIRAMI!» Finendo la frase, Kushina diede inizio al suo spettacolo: fece roteare la testa un paio di volte e i lunghi capelli, uniti come a formare una coda a causa dell'acqua, schizzarono getti di liquido tutto intorno. Anche addosso a Naruto che, non avendo ancora compreso che genere di spettacolo fosse, aveva aperto anche l'altro occhio e smesso di strofinare la testa concentrandosi su di lei.

Sicura che ora i suoi occhi erano solo per lei, la rossa sollevò una gamba piegandola poi ad angolo retto e, mentre l'acqua continuava imperterrita a cadere e a rimbalzare sul suo corpo, iniziò a massaggiarla lentamente e ad emettere dei sensuali sospiri. Il maschio stava iniziando ad elaborare una teoria a proposito di quello che stava vedendo ma, non essendo ancora un disegno chiaro, il suo corpo non ebbe reazioni di sorta. Vedendo ciò, la ragazza andò avanti.

Riabbassò la gamba e ruotò il corpo verso di lui posizionandosi proprio sotto il getto dell'acqua. A questo punto chiuse gli occhi ed inclinò la testa all'indietro iniziandosi ad accarezzare la testa mentre i suoi lunghi capelli le cadevano come lingue d'acqua di una cascata dietro la schiena. E l'acqua non cadeva solo sulla sua testa, com'era successo con i muscoli di Naruto, ora anche il suo corpo era coperto di rivoli in movimento che creavano giochi di luce ed ombre sul suo petto, sul suo addome e sui suoi arti.

Passò forse un minuto prima che la rossa raddrizzasse la testa e riaprisse i suoi occhi azzurri per vedere il ragazzo con sguardo incantato. A questo punto, ancora con le mani fra i capelli, offrì un esotico sorriso al suo spettatore:«Ed ora preparati per il terzo atto...»

«Terzo... atto...?»

Senza che il sorriso sparisse, le mani iniziarono lentamente e sensualmente a scivolare dalla testa alla faccia, dalla faccia al collo, dal collo al petto ed infine dal petto al seno. Lo sguardo del maschio stava seguendo ogni movimento delle mani e questo era proprio quello che voleva la ragazza:-Perfetto, vedo che dopo tutto sei un maschio non solo nel corpo... e adesso ti conquisterò!- Con tali pensieri in testa, continuò a mandare avanti lo show. Esercitando una certa pressione, diede al seno la forma di una coppa e l'acqua iniziò ad accumularsi nella concavità. E quando tale spazio venne riempito, la rossa diede voce ai propri pensieri:«Sai una cosa, Naruto? Credo che tu abbia bisogno di un'ulteriore rinfrescata. Magari di una più focalizzata

Mentre lui alzava lo sguardo interrogativo dal seno, lei schiacciò ulteriormente le tette facendo finire il liquido proprio in faccia al biondo. Questi parve risvegliarsi dalla trance in cui era caduto perché si strofinò la faccia ridacchiando:«Hehe, davvero uno scherzo simpatico, Kushina, mi è piaciuto!»

«Allora se lo scherzo era buono, la cosa seria l'apprezzerai ancora di più.»

La mano liberò la visuale del biondo:«Come?»

La risposta giunse da una voce in tono sensuale:«Enjoy...» E quello che Naruto vide dopo fu ancora più sconvolgente: Kushina stava facendo dondolare i fianchi ma con le mani stava facendo ben altro. Gli occhi del ragazzo videro due globi di pelle solo parzialmente coperti mossi e strizzati in maniera quasi maniacale mentre l'essere umano a cui appartenevano lo stava fissando con occhi da predatore.

L'acqua che aveva ricevuto in faccia prima lo aveva però fatto rinsavire abbastanza da comprendere a cosa mirasse la ragazza. E per la prima volta nei suoi confronti verbali con lei, il maschio riuscì a dire una frase sensata:«Ku-Kushina... credo che la... doccia sia finita! Voglio dire... ci siamo sciacquati e... e mi hai fatto anche vedere questa... cosa. Non... non dovremmo passare alla... prossima fase del piano?»

Per un attimo la rossa rimase bloccata, il tipetto voleva davvero che la smettesse? Eppure stava dando l'impressione di apprezzare quello che gli stava mostrando... ma in fin dei conti, la prossima fase sarebbe stata ancora migliore e perciò il sorrisetto che era scomparso dalla faccia femminile, riapparve dopo pochi istanti:«Ma certo, Naruto! Dobbiamo trovare il nostro posticino per divertirci. Però dobbiamo prima chiudere l'acqua delle docce.» Dicendo questo si sporse in avanti e ripeté l'azione iniziale dell'intero processo al contrario.

«Non... non dovremmo asciugarci adesso?» La risposta alla domanda fu la presa di una mano e un altro gioviale sorriso:«Non serve, ci asciugheremo continuando a stare all'aria aperta!»

Di nuovo, il ragazzo venne tirato via dalla rossa e di nuovo la coppia corse da una parte all'altra della zona sotto gli occhi di tutti. Che fosse per gioco, per perdere tempo o perché Kushina stesse davvero cercando un posto appartato, Naruto non lo seppe mai. La sua unica vera preoccupazione a questo punto era che non tentasse altre avance con lui. Anche l'alter-ego di Sakura era ormai fuori dai suoi pensieri. Tutto quello a cui riusciva a pensare era di trovare un modo per “limitare” le azioni della controparte di sua madre nei suoi riguardi.

Alla fine i due giunsero all'ombra di una grande palma dietro un negozietto di souvenir. Sebbene i loro corpi fossero ancora chiaramente bagnati, lui percepiva una quasi asfissiante sensazione di calore mitigata solo in parte dall'ombra sotto cui si trovava ora.

«Allora, che te ne pare? Bel posticino, vero?»

«Sì, carino e ombroso... direi che è l'ideale per una giornata soleggiata come questa.» Lei gli si avvicinò con le mani poggiate sui fianchi:«Ed è anche appartato, nessuno ci troverà qui dietro.»

Una goccia di sudore si formò sulla tempia del ragazzo:«C-come fai ad esserne sicura?»

«Beh, siamo dietro il negozio di souvenir. Già è difficile che qualcuno venga da questa parte per comprare un canotto gonfiabile in miniatura, figurati poi se qualcuno potrebbe pensare di fare un giro dietro ad un negozio. Non è praticamente possibile.»

Il biondo non aveva la benché minima idea di cosa fosse un souvenir ma comprese che, se quanto lei aveva detto era vero, allora al momento erano completamente soli. Cosa non avrebbe dato per essere nella medesima situazione ma in compagnia di Hinata.

Poteva essere passata qualche ora o anche solo pochi minuti eppure ne sentiva la mancanza come se non la vedesse da 6 mesi. Doveva trovare un modo per tornare indietro, ma come fare quando non sapeva nemmeno come era arrivato lì? Già sarebbe stato complicato di per sé capire cosa fosse andato storto. Se poi si aggiungeva anche il comportamento della popolazione autoctona, le cose erano anche più complicate.

La ragazza doveva aver notato il suo sguardo preoccupato rivolto verso il nulla, perché gli si avvicinò di qualche passo:«Naruto, stai bene?»

Lui rinvenne e si voltò verso di lei:«Ah... sì, tutto a posto.»

La rossa si avvicinò ulteriormente al biondo con sguardo serio:«Non credo, qualcosa ti turba. Stai pensando a qualcosa, non è vero?» Il ragazzo sgranò leggermente gli occhi mantenendo però uno sguardo composto:-È davvero preoccupata per me? Possibile che tutto quello che ha fatto sotto la doccia fosse solo un gioco per lei e che ora sia seria?- Alla fine del breve dibattito mentale, decise di darle un po' di corda:«A... a dire il vero... c'è qualcosa che mi preoccupa. Ho un grosso problema e... e non so davvero come risolverlo.»

L'espressione dell'altra divenne dispiaciuta:«Ahhhhhh... poverino! Mi dispiace tanto per te...» Lui poggiò la schiena contro l'albero chiudendo gli occhi:«Beh, apprezzo il pensiero ma dubito che tu possa fare qualcosa per aiutarmi.»

«...ne sei davvero sicuro?» Non furono tanto le parole ma il tono con cui vennero pronunciate a far spalancare di nuovo le palpebre del maschio. E la successiva mossa della rossa fu anche peggio sotto un certo punto di vista.

Lei quasi si gettò contro di lui facendo aderire il proprio corpo a quello di lui mentre le sue braccia cingevano il suo tronco. L'acqua ancora presente su di loro facilitò la cosa. Si ritrovarono così petto contro petto, addome contro addome e, cosa ancora più allarmante per Naruto, poteva percepire il contatto con Kushina anche all'altezza dell'inguine. Lui era più alto ma la ragazza compensò in parte la differenza alzandosi sulle punte. In questo modo lo svantaggio venne circoscritto alla zona pettorale, semplicemente le dimensioni del seno non le permettevano di coprire totalmente i pettorali del biondo. Nonostante ciò, il suo intrigante sorriso era riapparso:«Sai, a volte... quando hai un problema all'apparenza irrisolvibile, una buona idea sarebbe di non pensarci per un po', di distrarsi. E cos'è meglio di una bella ragazza arrapata per distrarre la mente di un bel maschione super dotato come te dai suoi problemi?»

«A-arrapata?»

Kushina si leccò le labbra mentre faceva roteare le proprie tette sul suo petto e la sua voce si era fatta lasciva:«Voglio essere sincera con te, devo ancora capire se sei davvero ingenuo come sembri o se la tua è tutta una tattica, ma mi fai impazzire! È da quando ho lasciato Minato che non mi sento così eccitata e tu me lo ricordi moltissimo!»

Il nome pronunciato fece attivare un allarme mentale nella mente maschile:-Mi-Minato?!? Mio padre?!? Che... che cos'è successo fra loro qui?!?-

La testa gli si alzò mentre gli occhi si richiudevano e la faccia assumeva un'espressione supplichevole. Se solo si fosse reso conto che invece, sotto una certa altezza, il suo corpo stava godendo dell'attuale situazione:«Chi... chi è Minato?»

«Oh, è un mio ex. Era carino, biondo e con gli occhi azzurri come te. Anche la capigliatura era simile ma lui aveva i capelli più lunghi. Anche il fisico non era male ma aveva una mentalità così all'antica che ho finito per lasciarlo.»

«C-che vuoi dire? Co-cosa significa?» All'insaputa di lui, ma non di lei, sempre più sangue stava confluendo all'organo in mezzo alle sue gambe. Purtroppo non era in grado di controllare le sue cellule al momento, le braccia erano aperte e mezze cascanti come le mani, quasi come se volessero abbracciare la figura contro di lui ma fossero allo stesso tempo trattenute e le gambe non erano cedute solo per il supporto dell'albero alle sue spalle.

Kushina, d'altro canto, cominciò a rincarare la dose unendo al moto pettorale del suo seno anche il massaggiamento del corpo maschile con le mani. Tutto questo senza perdere di vista il volto contratto di lui:«Diciamo che prendeva le cose con troppa calma e cautela. Se fosse stato per me, avremmo potuto darci dentro già dalla prima sera ma lui non era sicuro. Poi non se la sentiva. Un'altra volta voleva prima conoscermi meglio. Dopo non aveva il preservativo... in sostanza siamo stati insieme qualcosa come 4 mesi e il massimo sforzo che ha fatto era stato quello di baciarmi sulle labbra. Confesso che mi è dispiaciuto un po', ma l'ho lasciato.» Facendo scivolare le mani sulla sua pelle, la rossa raggiunse le guance del biondo e le afferrò per fargli piegare la faccia in avanti:«Ma tu sei diverso da lui... tu sei pronto per farmi volare nel più alto dei cieli.» Schiacciato fra la palma, il corpo femminile e le sue mani, Naruto ebbe la forza di mostrare di nuovo le sue iridi azzurre ma non di cambiare espressione:«Ku-Kushina... io... non è come credi... Io... io non... non sono pronto.»

«Le labbra potrebbero dire questo, ma il resto del corpo dice altro...» Parlando così, strisciò con delicatezza una coscia contro il suo membro inturgidito e il gesto le fece guadagnare un gemito da parte di lui:«Vedi? Tu sei prontissimo, ti serve solo una spintarella. E sono pronta a dartela!»

Spingendosi di più verso l'alto, chiudendo gli occhi e tirandolo contemporaneamente a sé, la ragazza unì le due paia di labbra in un bacio.

Gli occhi di Naruto si spalancarono del tutto ma, per uno strano caso, la sua mente non ebbe reazioni di sorta e così il corpo si mosse automaticamente. Le braccia, che fino a quel momento erano rimaste in una sorta di posizione di stallo, si avvolsero attorno al corpo della femmina e tutto il suo tronco si piegò in avanti per approfondire ancora di lui il bacio e per aumentare la superficie di contatto fra i due. Anche le palpebre si richiusero, tale reazione non differiva dall'iter standard che veniva seguito quando a baciarlo era Hinata.

Anche Kushina cambiò impostazione, constatando che lui era ormai diventato ufficialmente consenziente, offrì di più al godimento di entrambi. Cinse il suo bacino con una gamba e le mani si spostarono dalle guance ai capelli e al collo. Non ebbe problemi di equilibrio, c'era sempre lui che aiutava a sostenere il suo corpo ora avvinghiato.

E dopo pochi altri secondi, sempre senza aprire gli occhi, si decise a dare un senso al loro bacio. Spinse la lingua nell'altra bocca e nessuna linea difensiva venne posta sulla sua strada. Invece anche lui imitò l'azione. Le loro labbra iniziarono a muoversi e ad aprirsi saltuariamente a causa dei movimenti all'interno delle loro bocche. Fra il contatto dei loro corpi, le forti braccia del biondo a tenerla stretta, la danza che le loro lingue avevano iniziato, l'organo sessuale nascosto che strisciava contro il suo bikini e l'accettazione del bel fusto alle sue avance trasmisero alla rossa un piacere così intenso che iniziò a gemere fra una boccata d'aria e l'altra.

E poi la mente del suddetto fusto capì cosa stava accadendo.

Gli occhi si spalancarono in un istante e la lingua si bloccò. Tentò di ritrarsi ma proprio dietro di lui c'era un tronco e la ragazza aveva una presa così forte su di lui che se la tirò dietro senza ottenere nulla. Almeno le braccia avevano risposto ai suoi nuovi impulsi, avevano mollato la presa ma non era possibile fare molto altro perché erano talmente vicini che non c'era spazio per spingerla via dalle spalle.

Era bloccato. Anche se aveva tutta l'intenzione di porre fine a quell'azione ai suoi occhi abominevole ed innaturale, non c'era modo di fare nulla. Dentro di sé, Naruto urlò. Non poteva farlo fisicamente perché, anche se aveva ritirato la propria lingua, quella della femmina era ancora in movimento dentro di lui.

Venne preso dal panico più totale e fu solo allora che avvenne... qualcosa.

Fu avvolto da un'aura dorata come quando si era teletrasportato e tale manifestazione di energia fu avvertito anche nel mondo reale e dall'altro essere umano presente perché, insieme ad essa, si generò anche una corrente d'aria. Kushina aprì leggermente gli occhi e vide che il bel biondino aveva assunto le sembianze di una statua d'oro. Ruppe il bacio ed ebbe appena il tempo di chiedersi cosa diavolo stesse accadendo prima che l'entità che aveva davanti fosse risucchiata in cielo insieme alla luce. Questo causò quasi come una piccola esplosione che spedì lei a terra ed inclinò anche la palma.

Si stava ancora chiedendo cos'era successo che Sakura riapparve quasi dal nulla ancora ansante:«Ah! Ecco dove ti eri nascosta! Che ne hai fatto di Naruto?» L'altra la guardò confusa:«Forse non ci crederai... ma è scomparso nel nulla.» La rosa ridacchiò un po':«Hohohohoho... certo che ti credo, i fatti parlano da soli. Sarà la decima volta, solo questo mese, che il malcapitato che ti incontra scompare nel nulla

La rossa si alzò in piedi facendo qualche passo in avanti:«Guarda che dico sul serio! Un secondo prima era qui e il secondo dopo non c'era più. Letteralmente.»

Sakura mise una mano sul fianco:«Certo, e io sono la figlia del pronipote di Napoleone.»

Per la prima volta durante quel giorno, fu la mente di Kushina ad essere solcata da una vena:«Ti ho già detto che sono seria!» Fece qualche altro passo in avanti per arrivare all'albero:«Eravamo proprio qui ed ero finalmente riuscita a farlo sciogliere. Ci stavamo sbaciucchiando e lui ci stava anche dando dentro da paura. Se fossimo andati avanti solo un altro po', adesso ci saremmo trovati come Dio ci ha fatti!» La donna sollevò un sopracciglio:«E poi? Cos'è accaduto che ha impedito che il tuo sogno diventasse realtà per la... trentesima volta?»

Kushina fece il muso:«Non lo so! Come ho detto, ci stavamo dando dentro, poi lui ha iniziato ad agitarsi per qualche motivo. Io ho aperto gli occhi per vedere se avesse qualche problema e tutto quello che ho visto è stato un ragazzo dorato avvolto circondato dalla luce che spariva in cielo. Fine della storia. Giusto prima che la tua brutta faccia riapparisse nella mia vita, mi sono trovata col sedere per terra!»

Sakura ridacchiò ancora, non toccata dalla frecciatina della ragazza:«Certo, ci credo con tutta me stessa. L'unico dubbio è se lui ha trovato un modo di sfuggire dalle tue grinfie e ora stai rosicando dentro o se hai iniziato anche ad assimilare qualche sostanza allucinogena e hai visto la sua fuga come un'ascensione al cielo.» L'altra strinse i pugni strizzando gli occhi, e anche il seno:«Pensa quello che ti pare, la verità è che io ho fatto colpo su di lui e tu sei andata di nuovo in bianco!» Poi l'ennesimo sorrisetto apparve sulla sua faccia:«Qualcosa mi dice che nelle interazioni con l'altro sesso qualcuno ha assolutamente bisogno di una mano.»

In sostanza, una battuta ne chiamava una nuova. Ma, mentre continuava a bisticciare scherzosamente con la sua vecchia insegnante, Kushina si domandò di nuovo se Naruto non fosse un angelo sceso dal cielo per verificare se lei fosse pronta a salire in Paradiso. Ma certamente non le sarebbe dispiaciuto essere sottoposta ad un secondo controllo in futuro.

- - -

Si era fatto tutto nero, c'era stata un'esplosione di luce causata da qualcosa di indefinito e poi era stato avvolto dall'oscurità. Naruto non era certo di sapere dove si trovasse e neanche di volerlo sapere dopo l'esperienza appena passata. Eppure una voce che conosceva bene lo stava chiamando:«...ruto-Kun! Na... ...un! Pu... ...entirmi? Rispon... ti... ...go! NARUTO-KUN!»

-Hinata? È lei? Dove... dove sono finito adesso? Che è successo?-

-Pare che tu sia riuscito a tornare a casa, ragazzo.-

-Kurama?!? Dove accidenti sei stata finora?!?-

-Da nessuna parte, idiota! Dove sarei potuta andare senza uscire dal tuo corpo?!?-

-Almeno sai dirmi cos'è successo?-

-Tutto quello che so è che sei andato nel panico per qualche ragione e hai inconsciamente usato entrambi i nostri chakra per fare non so cosa e a riportarci qui.-

-Ho fatto qualcosa di più che andare nel panico! Mia madre mi stava baciando!!!- A questo la Volpe rispose sghignazzando:-Peccato che stessi dormendo, mi sarebbe piaciuto vedere una scena del genere! Scommetto che la tua faccia sarà stata memorabile!-

-Smettila di prendermi in giro! Sarebbe la stessa cosa se tu finissi baciata dal Decacoda!-

Seguì qualche secondo di silenzio:-...in ogni caso, pensi di far aspettare la tua amichetta ancora per molto?- Il biondo sogghignò:-Certo che no, meglio stare con lei che in tua compagnia.-

-...sempre ammesso che sia quella che conosci tu e non un'altra versione ancora.-

L'ultima frase ricaricò il ragazzo di tutto il dubbio e l'ansia che la conversazione col Cercoterio sembrava aver dissolto. Ma prima di farneticare di nuovo, doveva aprire gli occhi. E Hinata, qualunque essa fosse, lo stava ancora chiamando:«Naruto-Kun! Riesci a sentirmi? Ti prego, apri gli occhi! Svegliati!»

Le palpebre si sollevarono lentamente:«Hi... nata?»

«Naruto-Kun! Sei sveglio, finalmente!»

Era disteso sulla schiena con braccia e gambe spalancate e il costume al suo posto. La ragazza era inginocchiata al suo fianco e addosso aveva un costume intero dai colori scuri. Strizzò gli occhi per abituarsi alla luce, non erano al chiuso ma in qualche spazio aperto e intorno a loro era possibile sentire voci di altre persone. Poi, la consapevolezza di poter non essere dove doveva essere lo investì con la forza di un Doppio Lariat.

Gli addominali scattarono e si mise seduto per poi prendere la ragazza dalle spalle:«Hinata! In che anno siamo? Chi è l'Hokage? Sakura è ancora in forma? Conosci una cosa chiamata doccia? Le abilità oculari esistono? Siamo a Konoha e nella terra del Fuoco? Siamo nel mondo ninja?!?»

in un primo momento, la ragazza venne quasi travolta dalla marea di domande che l'aveva investita ma poi poggiò le mani su quelle del fidanzato e rispose in ordine:«Sono passati circa 4 anni dalla fine dell'ultima guerra, l'Hokage è il Maestro Kakashi, Sakura...» Fece una piccola pausa domandandosi perché Naruto fosse interessato al corpo dell'amica:«...è in forma come sempre. Non credo di sapere cosa sia quella cosa che hai detto, puoi vedere benissimo i miei Byakugan, siamo in effetti a Konoha e, come potresti aver già intuito, siamo effettivamente nel mondo ninja.» Lui sospirò sollevato per poi abbracciarla con affetto:«Grazie Hinata, sono le parole più belle che abbia sentito in tutta la mattinata...»

Lei arrossì un po' davanti a questo strano comportamento, ma anche lei aveva delle domande:«Naruto-Kun, posso sapere cosa ti è successo stamattina? All'inizio non ti avevo visto e poi ti ho trovato qui a terra e privo di sensi.»

«Adesso che ci penso...» Lui si ritrasse dando un'occhiata intorno a sé:«Dove... dove siamo?»

«Ehm... al nuovo parco acquatico che hanno aperto. Oggi era il primo giorno, ricordi? Ci... ci eravamo dati appuntamento alle 10 davanti l'entrata.»

«S-sì... certo che... ricordo.» Il posto era uguale: stessi scivoli, stessa posizione delle piscine, stessi chioschi. La copia spudorata del luogo in cui era stato fino a poco prima. L'unica elemento distintivo era l'assenza delle docce. Si voltò di nuovo verso la corvina e si accorse che lo stava guardando in modo strano. Decise quindi di fare l'unica cosa sensata:«Hinata, devo spiegarti un paio di cose, andiamo a cercare un posto tranquillo...»

Le raccontò tutto, dall'uso della nuova tecnica per arrivare in tempo, alla sorpresa nel trovarsi in un posto diverso, dello shock nel trovarsi davanti due versioni diverse di sua madre e della sua amica e poi del drink che non aveva mai assaggiato e della corsa con la rossa e delle docce e poi anche di quello che era accaduto sotto la palma. Come si aspettava, a determinate parti del discorso, la faccia di Hinata era virata sul rosso e poi sul carminio ma almeno non perse i sensi quando lui le parlò delle avance di Kushina.

«Qu-quindi... se ho ben capito... t-ti sei ritrovato in un mondo parallelo?»

«Esatto, e questa non è stata nemmeno la prima volta.» Si erano seduti su una panchina all'ombra e lei si sporse un po' di più verso di lui:«Che vuoi dire?»

«Sai, prima che scoppiasse la guerra, Obito aveva spedito me e Sakura in un mondo alternativo. I miei genitori erano vivi, il quarto Hokage era stato il padre di Sakura e Sasuke non aveva mai lasciato il villaggio. Oh, e l'Organizzazione Alba era un gruppo di mercenari non interessati a creare una qualche arma di distruzione di massa.» Hinata sorrise sentendo la descrizione:«Oh... immagino che sia stato bello per te poter vivere con la tua famiglia.»

Lui si grattò la nuca facendo un sorriso ironico:«Beh... ci sarebbero degli altri dettagli.» L'espressione confusa della ragazza lo incoraggiò ad andare avanti:«C'erano altre cose diverse. Innanzitutto, Sasuke era un donnaiolo, sfruttava la sua bella faccia per incantare le ragazze senza mai fare qualcosa di serio, il maestro Kakashi sembrava sempre pieno di energie mentre il maestro Guy era sempre scarico. E le differenze riguardavano anche gli altri nostri amici: Shikamaru era un autentico idiota, Shino sembrava detestare gli insetti con tutte le sue forze, Tenten non aveva nessun entusiasmo per nulla, Ino sembrava la più timida persona del mondo, Kiba non andava per niente d'accordo con Akamaru e Choji non aveva mai appetito. Potresti pensare che sia impossibile, ma persino Neji era diverso.»

La ragazza ridacchiò immaginando le persone che conosceva con le personalità descritte dal maschio ma poi le sorse un dubbio:«E io? Io com'ero?» Alla domanda, Naruto venne attraversato da un brivido:«Eeeeeeehm... anche tu eri diversa. Voglio dire...» Forse la migliore descrizione da dare era “terribilmente inquietante”, ma il biondo tentò di attenuare la cosa:«...avevi il Byakugan sempre attivo e... portavi i vestiti in modo diverso.» La ragazza annuì non sapendo bene come interpretare tale descrizione:«Va... bene. Credo. Non so come siate riusciti a tornare da quel mondo alternativo ma... cos'è successo oggi? Come sei tornato?»

Lui tornò serio:«Non lo so, non sapevo cosa fare a dire la verità. Ma penso che il meccanismo di ritorno si sia innescato quando ho cercato con tutte le mie forze di oppormi alla situazione in cui ero. Il mio unico desiderio era di lasciare quel posto e di tornare a casa. E da te.» Lei sorrise abbassando lo sguardo e mostrando una leggera tintura di rosa sulla faccia:«B-bhe... sono.. sono contenta allora che tu sia tornato.» Lui l'abbracciò con un braccio dandole così la possibilità di poggiare la testa sul suo petto:«Anch'io, Hinata. Anch'io. Però questa esperienza mi ha fatto prendere una decisione.»

«Quale, Naruto-Kun?»

«Non userò più tecniche come quella. A pensarci bene, è Sasuke quello che può viaggiare da una dimensione all'altra senza troppi problemi grazie al Rinnegan. E poi...» Rivolse un gentile sorriso alla ragazza appoggiata a lui:«Qui ho tutto quello che desidero, non ho motivo di viaggiare in altri universi alternativi.»

Dicendo questo prese la ragazza fra le braccia e corse verso la piscina più vicina per poi saltarci dentro. Era pur sempre giorno dell'inaugurazione e lui voleva passarlo divertendosi con la fidanzata.

FINE

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Note d'Autore: Buonasera a tutte le lettrici e i lettori che sono arrivate/i fino a questo punto. Questa storia autoconclusiva è la prima di un ciclo di racconti che avranno luogo in un universo alternativo a quello di Naruto. In questo caso, il suddetto ci è finito dentro accidentalmente ma, almeno teoricamente, non dovrebbe ricapitargli e i personaggi presenti avranno i loro comportamenti (più o meno strani) restando comunque integrati nel loro contesto "alternativo". Sperando di ricevere da parte vostra qualche riflessione su quanto appena letto, auguro nuovamente una buona serata. CIAO!

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Capitolo 3
*** Schianti dietro a Lampo (parte 1) ***


Capitolo 1

 

Una leggera e momentanea brezza fresca le fece svolazzare i capelli per un momento. Erano passati pochi giorni, ma davvero pochi, da quando aveva incontrato quel bel biondino di provincia al parco acquatico. Se non fosse letteralmente svanito in una colonna di luce adesso probabilmente sarebbe stata in sua compagnia a spupacchiarselo per bene. Sfortunatamente si era beccata in una volta sola la sparizione inspiegabile dell'attraente campagnolo e le prediche di una certa persona con qualche anno in più di lei.

 

Eppure alla fine si era fatta convincere, la signorotta chiacchierona aveva sparlato tanto sul suo stile di vita, sulla sua elasticità relazionale e sul fatto che non avesse un vero e proprio impegno fisso che nel giro della settimana l'aveva accontentata. Si era iscritta in palestra e avrebbe iniziato ad andarci il prima possibile anche se, come voleva il caso specifico, fosse stata domenica. Senza spiegarsi bene il perché, aveva il sentore che l'amica fuori forma avesse un qualche piano segreto: in primo luogo aveva spinto tanto sul fare esercizio fisico ma non aveva suggerito altre attività e dopo averla convinta aveva stranamente suggerito anche a quale palestra iscriversi.

 

C'era abbastanza puzza di bruciato da pensare che il barbecue non fosse solo fumo ma la rossa aveva preferito tenere i suoi sospetti per sé. Al momento buono il avrebbe tirati fuori dal cappello. Anche perché, in base a quello che sapeva, la donna che l'aveva tanto tormentata sarebbe stata presente alla sua prima seduta. Quasi come se fosse un genitore che assisteva all'esibizione di musica della figlia. Era certa che ci fosse qualcosa sotto e tuttavia era stata al gioco: si erano date appuntamento ad un certo orario e si era presa il disturbo di comprarsi un completo adatto all'ambiente. Che era anche ciò che aveva addosso al momento: un top e un paio di pantaloncini aderenti rossi con i bordi neri, guanti di pelle che lasciavano libere le dita e un paio di scarpe sportive bianche. Era abbastanza coperta da non poter essere criticata per il suo buon gusto nel vestire ma, allo stesso tempo, la sua pelle aveva modo di respirare e di essere accarezzata da eventuali folate di vento fresco.

 

La silhouette dell'edificio sportivo apparve all'orizzonte e, poco prima delle porte scorrevoli, anche una figura un po' meno piacevole da vedere, almeno secondo il modesto parere di un'innocente teenager attraente e dotata di un fascino ammaliante. Questa visione non la fece comunque rallentare e, quando giunse davanti alla fantomatica figura, pose fine alla sua corsetta con un saltello e l'apertura totale delle braccia accompagnando l'intera coreografia con uno splendido sorriso a 32 denti: “Eccomi qua, pronta per cominciare!”

 

L'altra si limitò a fare qualche passo avanti incrociando le braccia sul petto: “Sei in ritardo.”

 

“No, sei tu ad essere in anticipo. Solo che, non volendo ammetterlo, hai puntato il dito sulla sottoscritta. Qual'è stato il problema, ci hai messo meno tempo del previsto a metterti addosso il bel completino che porti che, tra l'altro, è una pallida imitazione del mio?”

 

Quello che la donna indossava era effettivamente simile al completo della ragazza: una canottiera rossa con un cerchio bianco al centro e dei pantaloncini dello stesso colore che però non aderivano al suo corpo, le altre due differenze riguardavano le mani non guantate e le scarpe nere. Le parole scelte non erano di certo le più gentili ma fu il tono usato che fece apparire una vena pulsante sulla tempia della donna: “Basta, Kushina! Sei appena arrivata e già inizi a comportarti da bambina!”

 

L'altra mise le mani sui fianchi sporgendosi un po' in avanti con aria di sfida: “Beh... non essendo mia madre, non puoi dire di avere il diritto di dirmi cosa fare o non fare e come farlo o non farlo, mia cara Sakura!”

 

“Questo non cambia il fatto che il tuo comportamento non sia adeguato alla tua età! Posso capire perché Minato si sia sentito così giù dopo che hai rotto la tua storia con lui!”

 

Il nome ebbe l'effetto di far rabbuiare l'espressione di Kushina: “Minato?!? Che c'entra adesso Minato col mio comportamento e sul fatto che siamo entrambe qui?”

 

La donna rimase per un momento interdetta, aveva intenzione di toccare l'argomento ma non così presto. Vedendo però della momentanea serietà negli occhi della rossa, si decise a parlare rilasciando un sospiro: “Avrei voluto dirtelo più tardi ma c'è una ragione precisa se ti ho consigliato vivamente di iscriverti a questa palestra.”

 

La più giovane iniziò a picchiettare il piede contro l'asfalto: “E questa ragione sarebbe?”

 

“Anche Minato si allena qui.”

 

“Va bene. E cos'ha che fare questo fatto con me?”

 

Sakura sbuffò quasi infastidita dalla mancanza di quoziente intellettivo dell'altra: “Da quando lo hai lasciato, non ti sei più fidanzata con nessuno. Hai avuto passaggi rapidi da un ragazzo all'altro senza ottenere nulla di concreto e duraturo.”

 

Il piede continuò a battere il tempo mentre la pazienza della proprietaria iniziava a diminuire in modo esponenziale: “E quindi? Qual'è il punto?”

 

La più matura alzò le braccia all'aria come se volesse buttare qualcosa al vento: “Non ci arrivi proprio?!? Potresti rimetterti con lui e risolvere i problemi di entrambi!”

 

“Perché mai dovrei fare una cosa del genere? Quando l'ho mollato, non ha cercato di riprendermi e io non ho sentito troppo la sua mancanza. Se non ha trovato un'altra fidanzata, non è di certo colpa mia e io sto bene così come sto.”

 

Sakura sollevò un sopracciglio scettica: “Cioè passare le giornate a cercare ragazzi da molestare e inventare scuse assurde per spiegare le loro fughe dalle tue grinfie? Effettivamente non potresti stare meglio, i miei più sinceri complimenti, ragazza.”

 

Adesso fu la tempia nascosta di Kushina ad essere attraversata da un solco pulsante mentre la rossa puntava un indice contro la donna di fronte a sé: “QUELLO CHE HO DETTO È VERO! NARUTO È SPARITO IN UNA COLONNA DI LUCE!!!”

 

“E TI ASPETTI DAVVERO CHE UN QUALSIASI ESSERE UMANO DOTATO DI UN CERTO QI TI CREDA?!?”

 

“PUOI CREDERE A QUELLO CHE VUOI PER QUANTO MI RIGUARDA! SOLO PERCHÈ NON POSSO DIMOSTRARE UNA COSA, NON VUOL DIRE CHE NON SIA VERA!!!”

 

“E SE NON PUOI DIMOSTRARLA, COME TI ASPETTI CHE LA GENTE TI CREDA QUANDO NE PARLI?!?”

 

A questo punto si erano entrambe sporte in avanti tirando indietro le braccia con le mani chiuse a pugno: “ESISTE UNA COSA CHIAMATA FEDE! SE SAI DI COSA PARLO ALLORA POTRESTI ANCHE CREDERE ALLE MIE PAROLE!!!”

 

“AVERE FEDE È UNA COSA, DAR RETTA AD UNA POCO DI BUONO È UN'ALTRA! NON PUOI NEMMENO METTERLE SU DUE PIATTI DI UNA BILANCIA PERCHÈ IL PESO SAREBBE TUTTO DA UN LATO!!!”

 

“STRANO CHE TU ABBIA TIRATO FUORI IL DISCORSO DEL PESO, VISTO COME SEI MESSA! CREDI CHE SE CI METTESSIMO NOI SU UNA BILANCIA, TU SCHIZZERESTI IN CIELO A CAUSA DELLA TUA PRESUNTA LEGGEREZZA?!?”

 

“E ADESSO QUESTO COSA C'ENTRA?!? NON STAVAMO PARLANDO DI MINATO E DELLA SUA SITUAZIONE SENTIMENTALE?!?”

 

“...”

 

“...”

 

Caddero entrambe nel silenzio sbigottite dalla velocità con cui il tema del discorso fosse sviato e per qualche secondo nessuna delle due fu in grado di riaprire la bocca. Con lentezza meccanica si raddrizzarono e diedero qualche occhiata in giro per accertarsi che nessuno avesse assistito alla scena appena avvenuta. Il caso volle che, in quel momento, ci fossero solo loro lì sulla strada. Sollevata dalla constatazione, Kushina rimise la mano sul fianco e sorrise come se il battibecco non avesse mai avuto luogo: “Allora, vogliamo entrare?”

 

- - -

 

Kushina notò una cosa durante il tour e decise di condividerla con la sua... collega: “È un caso che abbia visto ben poca gente o adesso salta fuori che hai organizzato tutto in modo da avermi qui sola per farmi qualche predica lontano da occhi indiscreti?”

 

Sakura rispose in modo educato ma senza voltarsi: “È domenica pomeriggio, molte persone preferiscono stare a casa a riposare che andare ad allenarsi.”

 

“Ed... esattamente cosa ci facciamo noi qui proprio oggi?”

 

“Avevi forse altro da fare?”

 

“Non è questo il punto! Perché mi hai messo tanta fretta per farmi fare un abbonamento quando non c'era una vera urgenza?”

 

“Ripeto la domanda, avevi forse altro da fare?”

 

La rossa roteò gli occhi, se il biondino non fosse svanito avrebbe avuto qualcosa da fare per buona parte del tempo passato dal momento della sparizione fino ad ora, ma Naruto non era più lì e lei non poteva farci niente. Tanto valeva continuare ad andare avanti, come faceva sempre e come avrebbe sempre continuato a fare: “No, in effetti no.”

 

“Allora non ci sono problemi!”

 

“Sai se anche... Minato frequenta questo posto... in questa fascia oraria?”

 

Solo ora, Sakura si voltò ridacchiando in modo burbero: “Hohoho... cosa sentono le mie orecchie, quello che percepisco è forse interesse?”

 

“No, pura e semplice curiosità! Niente di più e niente di meno!”

 

“Che è sempre una forma di interesse!”

 

“Piantala! Dimmi solo se sai se è qui!”

 

La rosa tornò seria e si rivoltò avanti: “No, non ti so dire se lui è qui ora.”

 

L'altra accelerò il passo per raggiungerla di fianco: “Allora il piano qual'è?”

 

“Quale piano?”

 

“Il tuo piano!”

 

“Non so di cosa parli.”

 

“Hahahahahahaha... ci sono troppe coincidenze per credere che la situazione sia del tutto casuale. Prima mi fai una predica infinita per farmi iscrivere, poi mi dai appuntamento durante un giorno in cui non c'è quasi nessuno, dopo salta fuori che la palestra dove mi hai attirata è la stessa che frequenta il mio ex, successivamente inizi a fare cenni sui suoi sentimenti e per concludere in bellezza fai la gnorri! Non negare che ci sia qualcosa sotto, Sakura. Io sono in grado di indovinare i tuoi pensieri prima ancora che la tua mente rallentata li formuli!”

 

Mentre una delle due si improvvisava Sherlock Holmes, entrambe le coppie di gambe si erano fermate e, alla fine della ricostruzione, la presunta colpevole stava facendo fatica a mantenere una qualche forma di espressione seria: “...E cosa starei pensando in questo momento?”

 

La detective improvvisata strizzò l'occhio: “Che il mio intuito è molto più raffinato del tuo, che la mia mente è troppo acuta per essere ingannata dai tuoi scadenti trucchetti e che... non importa quanti sforzi tu faccia, non hai comunque modo di influenzare il mio pensiero!”

 

Passò un minuto di silenzio in cui nessuna delle due cambiò posa o espressione. Alla fine fu Sakura a rompere il momento di stasi: “D'accordo, Miss Holmes... desidera continuare a giocare o è intenzionata a fare quello che, in teoria, è venuta a fare?”

 

Ci fu un altro minuto di silenzio in cui Kushina perse il suo ghigno e i suoi occhi si ridussero a due sottili fessure orizzontali: “...La seconda cosa, Watson.”

 

- - -

 

Dopo aver vagato per un altro po' senza una vera meta fra un salone e un altro, le due atlete scelsero una sala con dentro solo altre tre persone. Rimasero a portata d'orecchio ma Sakura si mise su una panca per fare sollevamento mentre Kushina decise di dare qualche colpo ad un sacco agganciato al soffitto tramite un catenone d'acciaio. Dall'altra parte dell'ambiente c'erano anche un paio di tapis roulant attualmente occupati da due degli altri presenti, l'ultimo stava facendo esercizi ad un'altra panca lì vicino. Questa situazione dava la possibilità alle due di chiacchierare o bisticciare senza essere sentite, ammesso e non concesso che nessuna delle due alzasse troppo il volume. Passò un lasso di tempo in cui una gemeva per lo sforzo e l'altra grugniva per i colpi, dando l'impressione di non avere nulla a che fare l'una con l'altra.

 

Fu solo quando, ormai stanca di fare sollevamenti e quindi distesa e ansante, che Sakura sentì di nuovo la voce squillante dell'altra ragazza: “E allora? Già stanca?”

 

“Non... non ricominciare a... dare troppo... troppo fiato alla... bocca.”

 

“Parlando di fiato, chi ne è a corto al momento?”

 

“Perché non... perché non torni a... colpire il... sacco?”

 

“Perché ho finito. E sembra che anche tu abbia finito. Voglio tornare al discorso di prima.”

 

“Quale... discorso?”

 

“Quello che abbiamo iniziato quasi subito. Perché dovrei tornare con Minato?”

 

La più matura delle due chiuse gli occhi sospirando stancamente mentre le braccia continuavano a ciondolare dal cuscinetto su cui era distesa: “Non lo hai ancora capito? È così difficile da concepire per te?”

 

“Se te lo sto chiedendo ancora una volta, la risposta dovrebbe essere scontata. Non trovi?”

 

“L'unica cosa che... non riesco a trovare... è il motivo per cui lo hai... lasciato.”

 

La rossa scosse la testa facendo danzare nell'aria le sue lunghe ciocche scarlatte: “Non che renderlo pubblico cambi qualcosa ma... ho deciso di mollarlo a causa del suo... eccesso di prudenza nei miei confronti. Negare che fosse carino sarebbe stupido e ipocrita, quel fustacchione di Naruto mi ha attirata principalmente perché il suo aspetto mi ricorda quello della nostra comune conoscenza, ma cosa te ne fai di un fisico da paura e uno sguardo incantevole se non li usi adeguatamente?”

 

L'altra riaprì un solo occhio: “Che... vorresti dire con questo?”

 

“Per quanto lo trovassi attraente e cercassi di mostrare il mio apprezzamento nei suoi confronti, lui non si è mai impegnato veramente. Ogni volta che io tentavo di creare le condizioni per una certa situazione naturalmente piacevole per entrambi, lui smontava il castello ancora prima che venisse posata la prima pietra. Non so se fosse vergine quando ci siamo messi insieme e quindi l'emozione per la fantomatica prima volta fosse troppo per lui da gestire o se avesse dubbi sulle sue capacità fisiche al di sotto della cintola, fatto sta che non si è mai impegnato nella nostra relazione. Io ho avuto pazienza ma alla fine l'ho persa. Ecco perché ho deciso di non uscirci più insieme.”

 

“E non hai mai pensato che lo facesse, non so... per via del rispetto che provava, e che certamente prova ancora, per te?”

 

“Cosa c'entra adesso il rispetto?!? E stai sviando di nuovo la conversazione! Volevi sapere perché ho lasciato Minato Namikaze e te l'ho detto! Adesso tocca a te cantare, per quanto spiacevole possa essere. Perché questa fissa di rivedermi insieme a lui?”

 

“Come ho detto, dopo la vostra separazione, ha sofferto molto.”

 

“Va bene. Può anche dispiacermi, anche se non è stato il solo a soffrire... e quindi?”

 

“E quindi anche le sue prestazioni sono calate.”

 

Sentendo questa frase, Kushina sollevò un sopracciglio confusa: “Di quali prestazioni parli? Non dirmi che ti ci sei messa tu con lui?!?”

 

A questo, Sakura si tirò su in un solo istante rossa in faccia sia per l'arrabbiatura che per l'imbarazzo: “MA CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTE?!?”

 

“HO SOLO ESPOSTO UNA TEORIA! COME FAI A SAPERE TUTTO QUESTI DETTAGLI SUL MIO EX SENZA STARCI INSIEME?”

 

“CREDI CHE L'UNICO MODO PER AVERE INFORMAZIONI SU UNA PERSONA SIA DI STARCI INSIEME?!?”


“DI CERTO È UN SISTEMA CHE FUNZIONA! PERCHÈ TU NON DOVRESTI USARLO? IL SOLO MISTERO A QUESTO PUNTO RIGUARDA L'INTRUGLIO CHE GLI HAI FATTO TRANGUGIARE PER FARLO CADERE AI TUOI PIEDI!!!”

 

“IO E LUI NON STIAMO INSIEME!!!”

 

La rossa rimase senza parole: “...”

 

Questo però diede solo un vantaggio all'altra, che sogghignò: “Beh? La verità ti sconvolge così tanto da lasciarti ammutolita o stai solo avendo una ricaduta per lo sforzo fatto prima?”

 

Il sangue ancora presente sotto le gote offrì all'altra una via di fuga dallo stile sufficientemente piccante: “Nessuna delle due cose. Piuttosto... se è vero che tu non stai con Minato, perché la tua faccia si è tinta di rosso quando ho avanzato tale teoria?”

 

Sembrava quasi che stessero giocando ad ammutolirsi a vicenda tramite i loro bisticci perché adesso fu Sakura che necessitò di qualche secondo per rispondere alla provocante domanda senza farsi di nuovo trascinare in uno scontro verbale: “Perché sentir fare certi discorsi da una della tua età farebbe cambiare colore alla faccia di chiunque. E adesso lasciami passare!”

 

Dicendo questo si alzò dalla panca con un piccolo balzo e usò un braccio per spostare l'altra ragazza dalla sua strada. Tuttavia quest'ultima non si fece intimorire dal tono usato: “Devo lasciarti passare... per farti andare dove?”

 

La donna più grande si voltò sorridente: “Al tapis roulant. Parlare con te mi carica sempre di energia negativa e devo scaricarla in qualche modo. Temo che gli effetti dovuti dal suo accumulo possano farmi regredire al tuo stadio cerebrale.”

 

Ci volle solo un secondo per elaborare la risposta: “Credo che verrò anch'io a camminare sul posto, non vorrei trovarmi con qualche maniglia dell'amore indesiderata a causa del tempo che perderei ferma a riflettere sui deliri di una certa persona.”

 

- - -

 

Non ci misero molto ad instaurare una specie di gara su chi riusciva a mettere più in difficoltà l'altra. Per motivi magari puramente ornamentali, le macchine erano state tutte sistemate in riga e questo voleva dire che ogni persona che usufruisse di tali strumenti si trovasse fianco a fianco con chiunque altro li stesse usando. Le altre persone erano andate via, se fosse perché avevano finito di allenarsi o perché intendevano andare in altre zone o perché si erano accorte delle fiamme che ogni tanto divampavano, nessuna delle due si prese il disturbo di capirlo.

 

Passarono così quasi dieci minuti di corsa sul posto, manomissione dei comandi con conseguenti accelerate e rallentate improvvise, scambi di colpi più o meno forti fra le due parti e scontri verbali su argomenti vari. Tuttavia, in un modo o nell'altro, il nome di Minato veniva sempre citato da una o dall'altra.

 

Nessuna di loro lo sapeva ma presto sarebbero state raggiunte da un terzo elemento e questo fatto avrebbe cambiato il proseguimento della loro seduta pomeridiana. Comunque per il momento, le loro elucubrazioni verbali non sembravano destinate a cessare presto perché Kushina stava ancora cercando, nel suo apparente totale disinteresse, di farsi spiegare la ragione per cui dovesse rimettersi insieme ad un ragazzo che aveva lasciato: “E quindi il ritorno della sottoscritta nel suo microcosmo lo riporterebbe sulla cresta dell'onda?”

 

“Non ho detto questo.”

 

“Ma hai detto che ha avuto delle perdite dopo la nostra separazione. In teoria, aggiungendo l'elemento rimosso ad un sistema, le cose dovrebbero tornare all'equilibrio precedente.”

 

“Da quand'è che sei diventata un'esperta di fisica?!? Pensi che le persone siano come dei sistemi teorici in cui aggiungi e togli cose?”

 

“E allora come spieghi tutto quello che cerchi di farmi fare?!? Prima mi racconti la storia del poveretto solo soletto che senza la sua principessa non è nemmeno capace di sfoderare una spada, io domando se tornerebbe in grado di farlo se la sua bella tornasse in scena e tu mi scocci perché sono realista?”

 

“Pensi forse che tornare a frequentare Minato rimetterà le cose com'erano prima della tua uscita di scena?!? Per questo genere di cose ci vuole tempo! E non solo!”

 

“Beh, siccome hai un master in filosofia sociale di cui ero all'oscuro e devi aver ingaggiato un ispettore privato per avere tutte le informazioni che hai sul biondo in questione, saresti almeno in grado di dirmi se c'è una possibilità che il ragazzo abbia imparato dai suoi sbagli?”

 

“Guarda che non sono un'indovina! Come ti aspetti che sappia come possa reagire una persona in una certa situazione?!? Ti sembro forse un mutante in gradi di leggere le menti?!?”

 

La rossa si prese il mento fra le mani osservando l'altra con sguardo indagatore: “Beh, a giudicare dal colore sbiadito dei capelli, dalla consistenza flaccida del corpo e dalle proporzioni fra le diverse parti che lo compongono... potresti davvero essere una mutante. Non saprei dire però se... qualsiasi-mutazione-tu-abbia sia vantaggiosa per la sopravvivenza o no.”

 

Invece di ribattere, Sakura mosse in fretta la mano in avanti facendo aumentare a dismisura la velocità del tappeto sotto Kushina che, con suo grande divertimento, iniziò a perdere terreno mentre la faccia mostrava totale sorpresa e sconcerto. Tale scena meritò un commento adeguato: “Hahahahahahaha... io potrò anche essere un mutante, ma almeno tengo il passo! Tu invece, normale essere umano ma dalle scarse capacità mentali, sembri in difficoltà!”

 

Il momento non durò molto perché Kushina afferrò entrambi i passamano e riuscendo, con grande sforzo di gambe, a tornare al fianco della collega: “Non ti... ha mai detto nessuno... che... non bisogna... mai abbassare la... guardia? I-io sono... ancora qu-qui, non c-ce... l'hai fatta a... liberarti di me per s-sfuggire all'interrogatorio.”

 

“Certo che sei ancora qui ma hai le mani, proverbialmente parlando, legate. Come pensi di giocarmi un altro scherzo sapendo che volerai indietro nel momento in cui mollerai la presa?”

 

“Po-potrei sempre saltellare... sul posto co-con una... gamba e... sfruttare una ma-mano per... restituire il fa-favore che mi... hai fa-fatto. C-che... ne dici de-della... mia i-idea?”

 

“Dico che Minato non approverebbe, come pensi di poterti rimettere con lui se non sei nemmeno alla sua altezza?”

 

La domanda toccò un nervo scoperto: “IO... NON SO-SONO IO A NON... ESSERE ALLA SU-SUA ALTEZZA! È... LUI QUELLO CHE... HA DE-DELUSO... IL... PRO-PROPRIO PARTNER! È STATO... MI-MINATO NAMIKAZE... A... DE-DELUDERE KUSHINA... UZUMAKI, N-NON I-IL... CONTRARIO!!!”

 

Sakura sogghignò, era chiaro che, per quanto lo negasse e facesse la disinteressata, Kushina provava ancora qualcosa per il ragazzo: “E allora perché questo scatto d'ira? Che ti importa di quello che ho detto se dici di non avere interesse per lui?”

 

“È... È U-UNA... QUE-QUESTIONE D-DI... PRINCIPIO! NON T-TI... È DA-DATO... SAPERE C-COSA... MI INFASTIDISCE... E, ANCHE S-SE... PROVASSI A-ANCORA... QUALCOSA P-PER... MI-MINATO, È... PUR SE-SEMPRE... U-UNA COSA... MI-MIA E N-NON... TUA! NON... PRO-PROVARE A... NE-NEGARE PERCHÈ... SONO S-STATA... SUFFICIENTEMENTE... CHI-CHIARA!!!”

 

“Quindi, giusto per ipotesi, ti ci vedresti di nuovo insieme a Minato? Vedresti voi due di nuovo come una coppia?”

 

Kushina non mostrò il benché minimo dubbio nel tono della sua voce: “NATURALMENTE PO-POTREI... VEDERMI IN QUEL... MO-MO-MODO CON... L-LUI! MA DI CERTO... N-NON PER ME-MERITO... SUO, SAREBBE S-SOLO PERCHÈ... IO POSSO VEDERMI CON... QUA-QUALSIASI RA-RAGAZZO... DI... BELL'ASPETTO. MINATO... SAREBBE I-INCLUSO NEL... GRUPPO SO-SOLO... GRAZIE A-A-AL... SUO FI-FISICO E... ALLA S-SUA... BELLA FA-FACCIA.”

 

Forse perché mossa da pietà vedendo la ragazza sfiancarsi sempre di più pur non mollando o forse perché aveva sentito quello che voleva sentire, Sakura riallungò la mano e riportò la velocità del tappeto a livelli più bassi. Non fece in tempo a riportare la mano alla posizione di partenza che la raggiunse una frecciatina dalla sua destra: “Vedo... c-che ci si-siamo arrese, cos'è... ri-riconosci la m-mia supremazia... fisica e... e... hai deciso d-di... arrenderti all'evidenza?”

 

“Posso sapere di quale evidenza parli?”

 

“Del... fatto c-che, anche s-se... mi... mi metti i-in difficoltà, l-le mie... performance so-sono... comunque t-troppo elevate per le tue... scarse capacità fi-fisiche.”

 

La meno dotata sollevò un sopracciglio: “Dimmi, per quanto tempo pensavi di poter ancora continuare a correre a quella velocità mentre sbraitavi?”

 

“Io... potevo...”

 

“E se ti avessi fatto mollare la presa in qualche modo, a quanti metri di distanza pensi che saresti atterrata?”

 

“C-come ho de-detto... avrei potuto sa-saltare su una gamba e... e... e rispondere... a-al fuoco... co-col... fuoco. Ci... ci sarei riuscita.”

 

“Per poi finire con la faccia contro un tappetino di gomma roteante e chiudere la scenetta con uno schianto sul pavimento, vero?”

 

“...sarebbe stato comunque... un risultato degno d-di me. Ti sarei stata... superiore anche in... in questo se fossimo ca-cadute insieme.”

 

Senza offrire appigli per continuare il discorso, la rosa fece rallentare ulteriormente entrambi i tappeti. Ora stavano solo camminando ma presto si sarebbero dovute fermare per darsi un'asciugata con le loro asciugamani, specialmente la più atletica delle due. Questo però non impedì alle due di tornare a parlare del loro conoscente comune: “E quindi ti vedresti di nuovo insieme a Minato...”

 

“Eh? Cosa?”

 

“Dico, hai affermato che ti vedresti di nuovo insieme al tuo ex.”

 

“Sì, hai avanzato un'ipotesi e io ho dato la mia risposta. Per quanto poco probabile sia, è sempre più plausibile che vedere te insieme a lui.”

 

“E se ti dicessi che lo trovo... attraente anch'io?”

 

L'affermazione fece esplodere la rossa: “HAHAHAHAHAHAHA!!! Tu?!? Posso capire il tuo punto di vista, non per niente ci stavo insieme, ma come penseresti di conquistarlo? Dubito fortemente che la tua... cultura improvvisata possa darti quel sex-appeal che serve per interessare uno come lui.”

 

Dentro di sé, Sakura sorrise. Provocare la competitività di Kushina permetteva sempre di avere una certa presa su di lei. Era difficile manovrarla ma, se si premevano i tasti giusti, la ragazza era come un topo in un labirinto con un pezzo di formaggio davanti all'uscita: “Tu cosa ne sai? E se avessi messo su tutta una scena per depistarti e le informazioni che ti ho dato le abbia avute nel solo modo che tu contempli per avere informazioni su una persona? Cosa faresti?”

 

L'altra aveva iniziato a guardarla male dalla prima metà della sua seconda frase: “Ci tieni davvero così tanto a saperlo?”

 

Sakura la guardò con un sorriso e un cenno di sfida: “Certo!”

 

BONK

 

“AHU!!! MA DICO, SEI IMPAZZITA?!?”

 

Kushina aveva risposto alla sfida di Sakura con un pugno diretto sulla testa ed era pronta anche a continuare: “SBAGLIO O HAI CHIESTO TU DI SAPERE COSA AVREI FATTO?!?”

 

“E DOVEVO ASPETTARMI UN COLPO IN TESTA SECONDO TE?!?”

 

“QUANDO SI PARLA DI COSE SERIE, CI SI DEVE ASPETTARE DI TUTTO!!!”

 

“AH! E QUINDI MINATO È UNA COSA SERIA ADESSO?!?”

 

“LUI... O-OGNI COSA CHE MI RIGUARDA È SERIA! E SE MINATO HA A CHE FARE CON ME, ALLORA MINATO È UNA COSA SERIA!”

 

Non lo aveva notato, ma le guance si erano imbrunite leggermente quando era stata sollevata, ancora una volta, la questione del ragazzo. Nessuna delle due però ci aveva fatto caso e avrebbero anche potuto continuare per un'altra ora se una terza voce, dietro di loro, non si fosse fatta sentire: “Chiedo scusa, voi due conoscete Minato Namikaze?”

 

Le litiganti si voltarono all'unisono per scoprire chi avesse parlato: a poca distanza dai due tapis roulant era apparsa una donna dall'aspetto poco ordinario. L'unico occhio visibile era di un verde penetrante, alcuni ciuffi dei suoi lunghi capelli ramati celavano l'altro occhio, parte della faccia e un paio nascondevano parte del petto. Il resto cadeva come una spinosa cascata dietro le sue spalle e una parte era tenuta in verticale sulla sommità della testa da un nastrino blu. Lo sguardo accomodantemente penetrante e l'eccentrica pettinatura erano però accompagnati da indumenti, tutto sommato, formali: una camicia bianca con allegata una giacca blu aperta, dei pantaloni lunghi dello stesso colore e delle eleganti scarpe nere con un piccolo tacco. Sotto un braccio aveva quello che sembrava un pannellino rettangolare con attaccati dei fogli.

 

Non ricevendo una risposta immediata dopo essere stata notata, la nuova arrivata riprese la parola socchiudendo il solo occhio visibile ed allargando di poco il suo elegante sorriso: “Mi dispiace interrompere quello che stavate facendo ma mi è risultato impossibile non sentire le vostre parole.”

 

Fu Kushina a rispondere, in maniera abbastanza educata: “Non si preoccupi, non ha interrotto niente d'importante. Ma, prima di rispondere, potremmo sapere chi è lei?”

 

L'altra usò la mano libera per darsi un colpetto sulla fronte: “Oh, che sbadata che sono...”

 

Infilò due dita in una tasca sulla parte destra della giacca mentre le altre spegnevano le macchine e scendevano per fronteggiare la terza presenza, tirò fuori un bigliettino e lo offrì alle due: “Mei Terumi, assessore allo sport, nominata dal sindaco Kakashi Hatake.”

 

Dopo aver visto e restituito il biglietto, sentito la presentazione e capito di avere davanti una persona importante, Sakura prese la parola: “Come possiamo aiutarla?”

 

La donna si rivolse alla più grande fra le due: “Sto cercando Minato Namikaze. So che si allena in questa palestra e vi ho sentito parlare di lui, sapete dirmi dove posso trovarlo?”

 

Forse fu il tono usato o la scelta delle parole o magari tutte le discussioni che aveva avuto con Sakura da quando era arrivata davanti alla palestra fino ad un minuto prima, ma Kushina sentì suonare un campanello di allarme nella testa: “Se posso chiedere, perché vuole vederlo?”

 

Mei sorrise di nuovo con naturalezza: “Sono interessata a lui.”
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Note d'Autore: Salve a chiunque abbia letto fino a qui. Come accennatto nella descrizione, questa raccolta include storie varie che possono anche essere connesse fra di loro e/o essere formate da più capitoli. Questo è uno di quei casi. Questa storia, divisa in due capitoli, è un sequel diretto di "KushiNaruSaku-Appuntamento Alternativo-" che, cosa abbastanza logica, precede questo nuovo capitolo. Come sarà chiaro a questo punto, sono avvenimenti che avvengono in un universo "alternativo" e i personaggi figuranti possono anche avere caratteristiche caratteriali diverse da quelle a cui siamo abituati. Scritto questo, auguro... una buona continuazione dell'anno nuovo e ci vedremo metaforicamente al prossimo upload. CIAO!

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Capitolo 4
*** Schianti dietro a Lampo (parte 2) ***


Capitolo 2

 

Per un momento lo sbigottimento investì entrambe le atlete momentanee, tuttavia questo non venne notato dall'estranea, che continuò a parlare dando anche un'occhiata alle carte in suo possesso: “Stando ai dati raccolti durante le manifestazioni sportive a cui ha partecipato, Minato Namikaze è un atleta di alto livello. Gli sport in cui eccelle maggiormente sono la corsa e il nuoto, è talmente veloce che è stato soprannominato Lampo Giallo. Ora, sono certa che siate a conoscenza della politica del nostro sindaco e il mio dovere, in quanto suo assessore, è di trovare nuove stelle nascenti per dare loro un'occasione di splendere ancora di più e, in questo modo, incrementare la fiducia che i cittadini hanno nei suoi confronti.”

 

Sia Sakura che Kushina erano ancora troppo sorprese per replicare qualcosa e quindi, dando un'occhiata ad un altro foglio, Mei continuò ad argomentare: “Normalmente dovrei trovare queste giovani promesse e offrire loro un contratto o una borsa di studio, se si tratta di studenti, ma in questo caso sono qui solo come osservatrice.”

 

Finalmente arrivò una replica dall'altra parte: “E... come mai questo caso è... diverso dagli altri?”

 

L'assessore rimise il pannellino sotto il braccio: “Beh, sempre secondo i dati raccolti, negli ultimi tempi sembra che il ragazzo abbia perso qualche colpo. Nelle gare riesce sempre a distinguersi ma... non occupa più le posizioni che occupava fino a qualche tempo fa.”

 

Sakura ebbe un'intuizione legata alla ragazza in sua compagnia, ma cercò di capire se fosse giusta con una domanda opportuna: “Saprebbe dirci... da quanto tempo Minato mostra segni di decadenza, se così si può definire?”

 

La donna diede un'altra occhiata alle carte in suo possesso: “Sembra che abbia iniziato a perdere qualche colpo da circa sei mesi. Tutte le gare precedenti lo hanno visto sempre al primo o al secondo posto, invece nell'ultima metà dell'anno non si è posizionato oltre il terzo posto. In un paio di casi è arrivato anche sesto e una volta non era neppure fra i top 10.”

 

La rosa diede una lieve gomitata al braccio di Kushina guardandola con uno sguardo così eloquente da dire tutto quello che avrebbe potuto dire in quell'occasione, ma la ragazza non si fece convincere così facilmente: “Beh, può capitare un periodo in cui non si è al massimo della forma... ha qualche teoria sul perché Minato abbia avuto questo calo di prestazioni?”

 

L'occhio visibile si chiuse mentre la proprietaria si picchiettava il mento mentre rifletteva: “Ce ne sono molte, a dire il vero. Potrebbe aver cambiato la sua alimentazione e il suo fisico potrebbe averne sofferto oppure potrebbe aver, in qualche modo, trascurato i suoi allenamenti. Potrebbe anche trattarsi di un problema psicologico, se avesse perso la motivazione è normale che il rendimento nelle gare sarebbe minore. Non mi risulta che abbia avuto degli incidenti o cose del genere, quindi escluderei a priori che abbia avuto problemi di forza maggiore. In fin dei conti, potrebbe essere tutto giusto o tutto errato.”

 

Riprese a guardare il mondo intorno a sé: “Sono qui apposta per scoprire che cos'è successo e il modo migliore per farlo è osservare il soggetto durante i suoi allenamenti.”

 

Entrambe annuirono davanti ad una spiegazione così lineare e sensata, tutte e due avrebbero offerto il loro aiuto per aiutare l'inviata di Kakashi ma con motivazioni diverse: Sakura, certa che la causa dei problemi citati fosse la rottura del rapporto fra la rossa e il biondo, sperava che davanti ad evidenze così ovvie, la ragazza avrebbe fatto la cosa giusta per una volta. Kushina invece aveva concepito un'idea diversa, magari il suo ex si era messo insieme ad un'altra e la tipa gli stava facendo perdere colpi. Se fosse riuscita a beccarla, avrebbe risolto la situazione. Magari anche tornando insieme al suo ex, si trattava sempre di mostrare chi fosse la migliore e non c'era nessuno migliore di lei in giro. Anche nella risoluzione di problemi sentimentali che avevano conseguenze sul mondo fisico!

 

“Bene, ora che mi sono presentata e ho risposto alle vostre domande in maniera, spero, abbastanza esaustiva... sapreste dirmi dove posso trovare Minato?”

 

Ci fu uno scambio di sguardi interdetti fra le due imputate e poi una potenziale risposta arrivò dalla maggiore: “Beh... ha detto che è forte nella corsa e nel nuoto. Noi siamo qui da un pezzo e abbiamo visitato diverse sale dove si poteva anche fare jogging e non lo abbiamo visto. Magari, ammesso e non concesso che oggi sia presente... potrebbe essere in piscina.”

 

Il suggerimento venne concepito come un'informazione dalla ragazza al suo fianco: “Aspetta, c'è anche una piscina in questo posto?!?”

 

Sakura volse lo sguardo verso due occhi azzurri spalancati e tempestati di stelline: “Sì?”

 

“E perché non me lo hai detto quando mi hai fatta venire qui?!? Mi sarei potuta portare dietro un costume se lo avessi saputo!”

 

La vena sulla tempia tornò visibile mentre, forse per calmare una situazione potenzialmente esplosiva, gli occhi verdi venivano strofinati: “E questo adesso cosa c'entra?”

 

“Tutto c'entra! Dopo tutto quello che mi ha detto e le prediche che mi hai fatto e le ramanzine che mi è toccato ingoiare e tutta la storia sull'andare in palestra... salta fuori che c'è anche la piscina e tu non me l'avevi detto?!?”

 

“E TI SEMBRA UNA TRAGEDIA COSÌ GRAVE?!? PER QUANTO NE SAPPIAMO, MINATO POTREBBE ANCHE NON ESSERE PRESENTE OGGI!!!”

 

“E ALLORA PERCHÈ DIAVOLO MI HAI FATTO VENIRE QUI A QUEST'ORA IN PRIMO LUOGO?!? O HAI FINITO DI RIMBAMBIRTI CON QUEI QUATTRO PESI CHE HAI SOLLEVATO O MI HAI BRONTOLATO DIETRO COSÌ TANTO NEGLI ULTIMI TEMPI CHE IL TUO CERVELLO SI È ANNACQUATO!!!”

 

“Chiedo scusa...”

 

Com'era successo in un'altra occasione, le due si voltarono verso il terzo elemento quando ormai si trovavano fronte contro fronte. Mei, d'altro canto, non sapeva bene come interpretare le scene a cui stava assistendo. Quindi mantenne semplicemente il suo sorriso senza pensare a giudicare o criticare: “...non so esattamente quale sfida o faida ci sia fra di voi ma... che ne direste se andassimo tutte e tre a controllare se Minato è in piscina?”

 

Kushina fu la prima a reagire tirandosi indietro e puntando, con gesti magniloquenti, la donna con i capelli rosa: “Questo è il primo giorno che vengo qui. Se vuole fare il tour dell'edificio, si rivolga alla guida qui presente.”

 

Sakura, pur ribollendo di rabbia e arrossendo per l'enorme imbarazzo che stava provando a causa della ragazzina che aveva vicino, si mosse con calma prendendo due tovaglie e lanciandone una alla rossa. Poi, dandosi una mezza asciugata, invitò con un gesto le due a seguirla: “Venite, la piscina è dall'altra parte del complesso.”

 

- - -

 

C'era un po' di strada da fare per arrivare a destinazione. Lungo il cammino Sakura ebbe modo di far sfumare gradualmente tutta la rabbia che si stava accumulando dentro di lei, Mei poté vedere in prima persona i risultati della politica edilizia di Kakashi e Kushina scoprì se Minato fosse davvero presente o meno. Ad un certo punto avevano incrociato un gruppetto di persone che veniva giusto dalla piscina e, chiedendo qualche informazione in modo adeguato, ebbero conferma della presenza del Lampo.

 

Entrambe le donne più giovani ebbero una carica di euforia non troppo eccessiva: Mei aveva finalmente una traccia evidente da seguire per portare a termine la sua indagine e Kushina... magari sperava solo di godersi la vista di un bel biondino in costume da bagno intento a muovere le sue muscolose membra nello spazio filosoficamente vuoto intorno a sé.

 

Quello che nessuna delle due poteva però sapere era che, oltre al soggetto dei loro interessi promulgativi e visivi, era presente anche un'altra entità dall'identità e dallo scopo della sua presenza ignote. Forse se avessero fatto qualche altra domanda ne sarebbero state al corrente ma l'ipotesi che la vasca fosse attualmente usata da più di un nuotatore non passò nemmeno per una delle tre menti.

 

- - -

 

~dieci minuti prima~

 

La mano di Minato toccò di nuovo il bordo. Visti i risultati dell'ultimo periodo, aveva deciso di cambiare tattica. Durante la settimana c'era molta più gente ad allenarsi e di conseguenza c'erano anche molte più distrazioni. Era da quando era stato lasciato che le fangirl avevano iniziato a tormentarlo. Era sicuro che non lo facessero con cattiveria ma affrontare una sfilza apparentemente infinita di ragazze attratte dalla sua fama gli era costato caro: una volta doveva fare una foto, un'altra gli avevano chiesto un autografo, un'altra volta si era trovato a dare lezioni improvvisate a tre ragazze che apparentemente erano incapaci anche solo di stare a galla ma combattevano come amazzoni per attirare la sua attenzione in tutti i modi.

 

Essendo di natura gentile e disponibile, non gli era nemmeno passato per la testa di rifiutare un desiderio a qualcuno ma le sue prestazioni avevano iniziato a risentire della mancanza di un allenamento costante. Si era anche trovato una nuova fidanzata, aveva trovato il modo di andare avanti e le cose sembravano andare bene ma nessuno aveva informato le sue spasimanti che non era più disponibile. Una volta si era presentata in piscina, vestita con un costume intero rosso e una specie di galleggiante in plastica, anch'esso rosso, collegato al suo polso tramite un cordino e un polsino a strappo nero, una ragazza che aveva ricevuto una delle sue lezioni e che, per ricambiare la sua gentilezza, si era messa in testa di inscenare un salvataggio in piscina in cui lui chiedeva aiuto disperato e lei, impavida, si tuffava in acqua per salvarlo.

 

Era finita con lei che affondava perché il cordoncino si era aggrovigliato intorno alle sue gambe e lui che accorreva in suo aiuto. La cosa di per sé era durata poco ma si era trattato solo un episodio di una lunga serie. Nelle gare non riusciva più a mantenere un'andatura costante e questa mancanza gli aveva fatto perdere le prime posizioni in più di una competizione.

 

Un altro fattore a suo sfavore era che la nuova fidanzata frequentava l'università e quindi, a causa dei suoi studi, non riusciva ad essere molto presente durante i suoi allenamenti. Quindi, se quando stava con Kushina la presenza della fidanzata aveva un effetto deleterio nei confronti delle sue ammiratrici, ora questa sorta di... garanzia non era più garantita. A differenza della ragazza dai capelli fiammeggianti, la sua nuova compagna era riuscita a farsi vedere solo in un paio di occasioni e questo non era bastato a far allontanare di nuovo le fan.

 

Lei era sempre stata comprensiva, sapeva bene che essere un atleta maschio ti rende automaticamente oggetto del desiderio di un potenziale harem e anche lui non aveva mai rimproverato alla partner la sua quasi totale assenza. Da qui il suo nuovo piano.

 

Invece di venire in palestra per tre volte a settimana e allenarsi una sola ora, aveva deciso di fare una sola sessione settimanale di tre ore. Il suo corpo ci aveva messo un po' ad abituarsi al nuovo regime e lo squilibrio peggiorò ulteriormente i suoi risultati sportivi. Dopo l'iniziale caduta però aveva iniziato a risalire, lentamente ma a ritmo costante. La mancanza di pubblico favoriva la concentrazione e la distensione dei nervi. La notizia relativamente cattiva era che l'evento inatteso era sempre dietro l'angolo.

 

Stava riprendendo fiato quando l'apparizione di un'ombra che lo oscurò e il suono di una voce squillante gli fecero capire di non essere più solo: “Bene-bene-bene... sogno o son desta? Sono capitata nello stesso posto in cui si allena il leggendario Lampo Giallo! Dev'essere il mio giorno fortunato... o forse solo il momento.”

 

Lui alzò lo sguardo e si trovò davanti una ragazza a colpo d'occhio più o meno della sua stessa età a gambe divaricate e dorsi delle mani sui fianchi. Tuttavia la sua faccia e ciò che indossava segnalavano automaticamente di prestare molta attenzione. Il costume che aveva addosso sarebbe stato un comunissimo costume scolastico intero se non fosse stato per il colore: invece di essere di un'unica tinta blu, era colorato con tinte militari. E poi la faccia poteva essere considerata tutto fuorché comune: un paio di occhi castani, per qualche motivo senza pupilla, lo stavano fissando con la stessa intensità con cui un serpente guarda la propria preda bloccata in un angolo e la curvatura delle labbra accentuava questa sensazione. Accompagnavano questa visione dei capelli violacei a caschetto con una specie di coda a ventaglio puntigliosa ben visibile, anche se nella parte posteriore della testa.

 

Un tantino confuso dal saluto, il biondo rispose con educazione e con sincerità: “Err... mi stavi forse... cercando per qualche ragione?”

 

L'altra si piegò in avanti abbassando la faccia quasi alla stessa altezza di quella di lui senza che il ghigno sparisse: “Non dirmi che non ti ricordi di me!”

 

Il maschio sbatté le palpebre ancora più confuso: “Non saprei... ci conosciamo?”

 

“Vediamo se, con un paio di indizi ci arrivi. Il mio nome inizia con la A, quattro lettere e la finale è una O. Siamo sempre stati nella stessa classe alle superiori.”

 

Lui sollevò un braccio mentre rifletteva: “Aspetta... superiori... quattro lettere... A e O...”

 

“Dai, dai che ci arrivi.”

 

Gli occhi azzurri dell'uomo si illuminarono: “Tu sei Anko! Anko... Mi... Mita... Ah! Mitarashi!”

 

La ragazza applaudì delicatamente mentre allargava le gambe per accoccolarsi meglio: “Bravo Minato! Sono proprio Anko!”

 

“M-ma che ci fai qui?!? È da quando abbiamo finito le superiori che non siamo più in contatto.”

 

“Oh, cosa vuoi che ti dica, tante cose sono cambiate e siamo entrambi andati avanti per la nostra strada. Anche se vedo che certe cose non cambiano mai.”

 

“Che vuoi dire?”

 

Lei sogghignò puntandogli contro un dito: “Eri un atleta ai tempi della scuola e sei rimasto tale, ho sentito una valanga di cose su di te. Incluso il suo nome di battaglia.”

 

Lui si grattò la nuca arrossendo lievemente: “Ah... sì. Non me lo sono dato da solo quel soprannome, è stato un giudice a chiamarmi così quando vinsi una gara un paio di anni fa e da allora mi è rimasto addosso. Ma scusa... cioè... il costume che indossi... cosa ci fai qui?”

 

Lei si tirò su allargando le braccia per farsi ammirare in tutta la sua interezza: “Magari non te lo ricordi ma anch'io me la cavavo nello sport e ho continuato su quella strada. Ho anche partecipato ad un paio di competizioni regionali guadagnando qualche medaglia in metallo nobile. E adesso sono qui.”

 

La fine della frase non diceva molto: “Sei... qui? Lo vedo ma... perché?”

 

“Hehehe... cosa si fa in una palestra?”

 

“Ci si allena, suppongo.”

 

“Esatto. E cosa si fa in una palestra che ha anche una vasca piena d'acqua?”

 

“Si pratica nuoto.”

 

“Giusto di nuovo! E ora preparati per la domanda finale...”

 

“Do-domanda finale?”

 

“Ti dispiace se mi unisco a te?”

 

“A me? Aspetta, intendi per allenarti? Ce-certo che no. La piscina è grande abbastanza per tutti e due. Puoi occupare un'altra corsia o posso spostarmi io.”

 

“Era tutto quello che volevo sentire.”

 

Senza replicare altro, Anko fece una corsa di due passi e saltò stendendo in avanti le braccia e raddrizzando dita, gambe e piedi mentre tutto il suo corpo scorreva come il nastro di una cinepresa sopra gli occhi dell'altro nuotatore ancora un po' attonito.

 

Penetrò nell'acqua con la stessa verticalità e perpendicolarità di un trapano che buca una parete e, trovandosi con la faccia rivolta verso il Lampo, ebbe anche modo di vedere sia il corpo che l'indumento che lo copriva.

 

Le corsie non erano separate da galleggianti o apparati simili, l'acqua era limpida e le linee di separazione era state dipinte sul fondo, quindi Anko curvò il suo corpo e riemerse a due corsie di distanza dall'ex compagno di classe. C'erano forse cinque o sei metri che li separavano ma questo non impediva certo di sentirsi senza alzare troppo il volume della voce. E la ragazza commentò subito quello che aveva visto: “Hey, non ti facevo il tipo da tanga! Quelle mutandine blu ti stanno bene, si sposano col colore dei tuoi capelli proprio come gli occhi!”

 

Ancora fermo dov'era da quando si erano visti, Minato arrossì leggermente. Non aveva scelto quel costume per risultare più appariscente, in piscina bisognava avere un certo abbigliamento e un certo tipo di capigliatura e la stessa Anko, non contando il colore, aveva adottato degli accorgimenti simili ai suoi. Quindi trovò il complimento del tutto inaspettato: “B-beh... ti ringrazio. È abbastanza comodo e... non avendo una grande superficie, non crea problemi di natura idrodinamica.”

 

L'altra annuì, anche se il suo sguardo cercava di cogliere il maggior numero possibile di dettagli della figura maschile sotto il pelo dell'acqua: “Certo, certo. L'idrodinamica. Immagino che quello sia l'unico motivo per cui lo hai scelto ma... che mi dici del mio? Come lo trovi?”

 

“I-i-i-il... t-tuo?”

 

“Certo, anche il mio costume è fatto apposta per favorire la mia idrodinamica naturale. Ma pensi che la tinta militare mi stia bene?”

 

“Ehm... io... non saprei.”

 

“Oh, aspetta! Magari quando ci siamo salutati e mi sono tuffata non sei riuscito a vederlo bene. Ti faccio dare subito un'occhiata migliore. Osserva e ammira anche le mie capacità natatorie, visto che ci sei.”

 

La nuotatrice sparì alla vista del collega immergendosi verticalmente per poi riemergere pochi secondi dopo con una spinta delle gambe tale che più di metà del suo corpo ruppe la superficie acquosa. L'altro rimase di certo abbagliato dalla dimostrazione, ma la sua meraviglia era concentrata di più sulla prodezza fisica che sull'aspetto dell'atleta. Questo però Anko non poteva saperlo, dopo essere ricaduta in acqua ed essere tornata alla condizione di partenza, si rivolse di nuovo a Minato: “E allora? Che te ne pare?”

 

“Wow... sei stata... straordinaria! Come... come fai ad imprimere una tale spinta?”

 

Lei non perse il sorriso, anche se si aspettava una risposta diversa. Tuttavia lo fece contento, per avere bisognava pur dare qualcosa in cambio: “Si tratta di un gioco di gambe, mio caro. Bisogna coordinare bene i movimenti e muovere le gambe come se fossero parte di un'elica. Puoi aiutarti come le mani per stabilizzare l'ascensione ma, in linea di massima, non è altro che un movimento coordinato delle gambe.”

 

“Beh, resta pur sempre fantastico. Io non conosco nessuno, tranne te, che sappia farlo e io stesso non riesco ad emergere così tanto quando mi spingo in alto.”

 

“Sono felice di averti stupito, Minato, ma cosa mi dici dell'altra cosa?”

 

“Altra cosa? Di che parli?”

 

“Del costume. Sicuramente ora lo hai visto bene, no? Come mi sta?”

 

“Ah... beh, n-non è male. Voglio dire... lo hai scelto. Quindi ti sta certamente bene.”

 

Per un momento, la ragazza lo guardò torva. Era così complicato fare un complimento ad una vecchia compagna di classe? Forse era colpa sua, non si vedevano da anni dopotutto. Sì, erano rimasti amici ma non si erano più frequentati e, come aveva detto lei stessa, erano successe tante cose nel frattempo. Magari avrebbe dovuto farsi vedere più da vicino per farsi apprezzare meglio. Avrebbe dovuto pensare a qualcosa ma, nell'attesa che un'idea saltasse fuori perché non fare quello che entrambi erano venuti a fare?

 

La nuova arrivata regalò un caldo sorriso all'altro occupante della vasca: “Ti ringrazio del complimento, Minato. Adesso perché non ci alleniamo? Dopotutto siamo venuti qui e siamo in costume esattamente per quello, no?”

 

Lui annuì: “Certo, diamoci da fare!”

 

- - -

 

C'erano due ingressi per il salone delle vasche vero e proprio: una era l'entrata principale e l'altra, usata principalmente da chi doveva allenarsi in quella zona, era l'ingresso degli spogliatoi e delle docce. La zona adibita al nuoto era stata concepita anche per ospitare delle competizioni perché disponeva di due blocchi di sedie ai due lati lunghi della piscina organizzati in tre linee spaiate da dieci posti ciascuna, la vasca era divisa in dieci corsie col relativo blocco di partenza e il tetto era formato da pannelli di vetro incastonati in un'intelaiatura metallica sostenuta da diverse colonne disposte in modo ordinato tutte intorno alla piscina che garantivano la migliore illuminazione possibile all'area. E anche l'acustica era garantita dal posizionamento nello spazio degli elementi architettonici presenti. Di conseguenza, il trio in arrivo si accorse della presenza di un secondo elemento in acqua ancora prima di vederlo e l'elemento più... focoso lo rese noto al resto del gruppo: “Hey, non credo che Minato sia da solo. Chi ci sarà con lui?”

 

Mei aveva una risposta pronta: “Possiamo vederlo subito, però cerchiamo di non disturbare, vorrei osservare Minato senza che il suo comportamento sia influenzato da presenze estranee.”

 

Così le tre entrarono nel salone, chi era in piscina non poteva vederle ma loro potevano vedere chi era in piscina e, quando Kushina vide Anko impegnata a nuotare a dorso, la sua fronte si riempì di dossi curvosi e pulsanti. Probabilmente avrebbe scatenato un pandemonio se Sakura, notando il cambiamento improvviso, non avesse agito subito coprendole la bocca con una mano mentre usava un braccio per avvolgerle il tronco e tirarla indietro verso la colonna dietro cui si era sistemata l'assessora.

 

Pur se tenuta stretta dalla donna più grande e capendo di non dover sbraitare troppo, la focosa teenager espresse la sua irritazione l'istante successivo alla liberazione delle sue labbra: “Chi cavolo è quella?!? Che ci fa lì?!? Perché sta nuotando con Minato?!?”

 

Fu la sua carceriera momentanea a dare qualche risposta, con tono adeguatamente scocciato: “Cosa vuoi che ne sappia io? E, secondo te, perché mai una persona non dovrebbe avere un costume addosso mentre nuota in una piscina?”

 

“Non hai visto che roba si è messa?!? Quella ci sta provando con lui!”

 

“Solo perché non ha un costume a tinta unica?!? Cosa sei, rimbecillita per la troppa fatica?!? E poi non siamo in un posto privato, genio! Adesso allenarsi nello stesso posto in cui si sta allenando un altro corrisponde a provarci con lui? E da quando esattamente?!?”

 

“Per quanto ne sapevamo, lui era da solo!”

 

“Sì! Per quanto ne sapevamo! Come fai a sapere se quella ragazza non è arrivata dieci secondi prima di noi? Tutto a un tratto sei diventata chiaroveggente?”

 

“Se lei è qui da poco, allora perché non l'abbiamo incrociata?!? E perché lui nuota a stile libero e quella invece a dorso?!? Credi che si stiano preparando per una coreografia?!?”

 

“Torno a chiederti... cosa ne sai tu?!? E dove sta scritto che tutti debbano nuotare usando lo stesso stile?!? Chi ti dice che quell'altra abbia anche solo qualcosa a che fare con lui?!?”

 

“Stanno nuotando insieme! Credi che lei abbia iniziato a nuotare senza dire neanche una parola?!? È un tantino strano secondo me!”

 

“L'unica cosa veramente strana è la tua convinzione che condividere un ambiente in cui ci si allena implica un'interazione fisica fra le persone interessate! Dov'è che ti fai queste idee, su qualche sito social per svalvolati?!?”

 

“Non frequento i siti che frequenti tu, se ti può interessare ma forse la tua vista da talpa non riesce a vedere lo spettacolo maschile che c'è nella vasca al momento!”

 

“O forse qualcuno si sta facendo troppi film mentali! Sbaglio o a te Minato non interessava così tanto? Pur ammettendo che tu abbia ragione, cosa cambia se un'altra ci prova con lui?”

 

Com'era successo in un'altra occasione quello stesso pomeriggio, Kushina non fu in grado di replicare in maniera rapida: “...”

 

Il silenzio creato offrì un'apertura all'unica donna del trio indifferente al caos: “Se avete finito di discutere e vi siete calmate, magari potremmo dare un'occhiata alla situazione.”

 

Le due si voltarono verso di lei, nuovamente ammutolite: “...”

 

Tuttavia, l'occhio visibile dell'impiegato comunale era fisso sulla zazzera gialla in moto: “Mi pare che stia andando abbastanza bene. Forse mi sono sbagliata quando ho ipotizzato che il suo calo fosse dovuto a motivi psicologici.”

 

Sakura prese la parola con tono quasi imbarazzato mentre rilasciava la ragazza ancora ammutolita: “Come... come si suppone che dovremmo osservare l'allenamento?”

 

Mei si voltò guardandola con naturale ovvietà: “Senza disturbare e tenendo gli occhi aperti così da cogliere ogni possibile indizio.”

 

E così da un lato della colonna, una sopra l'altra, apparvero tre teste femminili. In cima quella tranquilla di Mei Terumi, in mezzo quella mezza irritata e mezza rossa di Kushina Uzumaki e in basso quella con i capelli un po' sbiancati di Sakura Haruno.

 

- - -

 

Era da un bel pezzo che nuotavano insieme. Malgrado non fosse il suo stile ideale, Anko si era messa a nuotare a dorso con la speranza che il seno prosperoso o gli arti sinuosi in movimento attirassero l'interesse del collega ma, apparentemente, lui era troppo focalizzato sull'allenamento per accorgersi di lei. Non stavano nuotando in modo sincronizzato, usavano stili diversi e procedevano a diversa velocità. Capitava a volte di finire una vasca insieme e di scambiare qualche parola o di incrociare gli sguardi durante il tragitto ma non sembrava che la tattica della ragazza stesse dando i frutti che sperava.

 

Doveva pensare a qualcosa di diverso. Non poteva mica invadere la sua corsia e buttarglisi addosso, era prassi che fosse il maschio ad andare dalla donna e non il contrario. Ma come farlo avvicinare? L'approccio verbale aveva rotto il ghiaccio e oliato la memoria del bel fusto e questo era stato un primo step. Il problema era che non si erano fatti altri passi in avanti.

 

Si era fatta ammirare per bene ancora prima di entrare in acqua e poi aveva dato prova delle sue capacità al fine di farsi ammirare ancora di più. Era andato tutto bene, solo che il biondino si era focalizzato più sulla sua tecnica che sulla sua persona. E poi avevano preso ad allenarsi.

 

Il tempo scorreva inesorabile e le possibilità di godersi quel fisico marmoreo calavano proporzionalmente. E se Minato avesse finito di allenarsi dopo un altro paio di vasche? Sarebbe rimasta con l'equivalente di un pugno di mosche in mano. Se li era già mangiati con gli occhi, lui e il suo bel costumino striminzito, era tempo che gustasse altre cose con altre parti. Il problema però rimaneva, come dare inizio al contatto? Il problema riguardava solo l'innesco della cosa perché Anko sapeva che, nonostante la sua... graziosa inconsapevolezza, Minato era comunque un maschio e tutti i maschi posti in una certa situazione reagiscono in un certo modo. Di conseguenza, era necessario solo dare il via in modo adeguato e tutto il resto sarebbe venuto da sé. Anko ripartì dopo aver rifiatato per mezzo minuto: -Come potrei fare? L'ideale sarebbe che fosse lui ad avvicinarsi, ma come attirarlo? Pensa, Anko, pensa! Cos'è che potrebbe attirarlo oltre al mio fisico e al mio costume? Non posso mica... aspetta... CI SONO!!! Il ragazzo ha un cuore d'oro e una cosa che tutti i ragazzi dal cuore d'oro fanno è aiutare chi è in difficoltà e quindi...-

 

L'idea appena concepita fece apparire un ghigno malefico sulla faccia della nuotatrice che però continuò a muovere braccia e gambe, per garantire maggiori probabilità al piano di funzionare doveva raggiungere il centro della corsia.

 

Intanto Minato aveva raggiunto il bordo per la... Xesima volta in quella sessione. Mentre riprendeva fiato stava pensando di fare un'altra decina di vasche e poi chiudere la cosa. La sua fidanzata sarebbe arrivata fra poco e se Anko avesse finito in tempo utile sarebbero anche potuti uscire tutti insieme e passare un po' di tempo a raccontarsi gli eventi avvenuti. Magari le avrebbe anche presentate l'una con l'altra. I suoi pensieri vennero interrotti da delle grida disperate: “AH... AIU... AIUTO!!!”

 

Voltandosi verso la fonte dell'urlo, Minato vide Anko a metà della propria corsia intenta a fare dei movimenti inconsueti. Sembrava in difficoltà: “HEY, ANKO! STAI BENE?”

 

Bene, aveva attirato la sua attenzione, ora doveva solo attirare il resto. La sua figura iniziò a sparire e riapparire sopra il pelo dell'acqua mentre un braccio si agitava disperatamente: “UN... UN CRAMPO... AH! UN CRAMPO... ALLA... ALLA GAMBA.... A-A-AIU... AIUTO!!!”

 

Al maschio non servì vedere o sentire altro: come se fosse un bagnino, si lanciò in avanti fendendo l'acqua come la pinna di un pesce e, nel giro di una ventina di secondi, raggiunse l'amica in difficoltà. Posizionandosi parallelamente sotto di lei per farla poggiare sul suo busto, le mise una mano sul petto poco sotto il collo per aiutarla a mantenere la posizione: “Ti ho presa, sta' calma. Va tutto bene.”

 

Lei continuò la sua commedia annaspando un altro po' e agitando in modo confuso gli arti mentre lui iniziava a riportarla indietro. Tuttavia riuscì a voltarsi verso di lui quel tanto che bastava per mostrare un sorriso riconoscente: “Gra-grazie, Minato. Ho temuto di... annegare.”

 

“Non preoccuparti, adesso va tutto bene.”

 

“Sarebbe meglio che tu facessi una cosa però.”

 

“Di che si tratta?”

 

Il sorriso virò da riconoscente a predatorio: “Fa' un bel respiro!”

 

Prima ancora che lui potesse finire di elaborare le sue parole, Anko ruotò su sé stessa e afferrò il suo salvatore portando entrambi sott'acqua.

 

- - -

 

La scena era stata osservata da tre paia di occhi e le proprietarie provarono ad interpretare ciò che avevano visto. La prima ad aprire bocca, mentre prendeva degli appunti, fu Mei: “La situazione è particolare. Forse gli scarsi risultati ottenuti nell'ultimo periodo sono davvero legati agli allenamenti ma forse non è lui che li trascura. Potrebbe subire delle distrazioni come quella a cui abbiamo appena assistito.”

 

Sakura annuì pur avendo qualche dubbio sulla natura accidentale di ciò che era appena accaduto ma, non avendo niente da contrapporre al pensiero della donna, fece per voltarsi verso la ragazza più giovane: “Hey, Kushina, secondo te... ma che?!?”

 

La terza femmina stava dando le spalle alle altre due con lo sguardo fisso sul punto in cui i due atleti erano scomparsi. Solo che, per leggi fisiche sconosciute, i suoi capelli stavano iniziando a fluttuare separandosi in ciocche mentre i suoi bulbi oculari erano diventati completamente nivei. Sakura tentò di nuovo di attirare la sua attenzione con molta più cautela: “Ehm... Kushina? V-va tutto... be-bene?”

 

L'altra parlò, forse senza nemmeno rispondere veramente, digrignando i denti: “Quella. Lì. Non. Ha. Avuto. Un. Crampo!

 

- - -

 

Circa due metri sotto la superficie, Minato stava tentando con tutte le forze di liberarsi dalla morsa multipla che lo stava trattenendo ma i suoi sforzi gli stavano solo facendo perdere più velocemente l'aria che aveva fatto in tempo ad incamerare prima di finire sott'acqua. Anche con del peso extra, non gli sarebbe stato troppo difficile risalire fino in superficie ma i suoi arti inferiori, che avrebbero dovuto dare la maggior parte della spinta ascensionale, erano bloccati dalle gambe di Anko e gli unici movimenti che era ancora in grado di fare non erano sufficienti a sollevare del peso. Anche le braccia, seppur relativamente libere di muoversi, non erano in grado di portarli su perché non abbastanza forti per portare a galla due persone senza aiuti supplementari. L'ultima parte del suo corpo bloccata era la bocca.

 

Come rovescio della medaglia, Anko era in piena estasi: aveva usato le proprie gambe come se fossero degli uncini giganti e aveva agganciato le cosce di Minato tenendole allargate e privandole di buona parte della loro mobilità. Aveva poi pressato il proprio corpo contro la muscolatura maschile e le sue curve si erano adattate aderendo quasi perfettamente sulla nuova superficie. Peccato solo che ci fossero i costumi a tenerli fisicamente separati. Gli aveva poi cinto il petto con le braccia per mantenerlo vicino e aveva chiuso in bellezza unendo le labbra a quelle di lui per creare un canale sia per l'aria, che li avrebbe aiutati a restare in apnea più a lungo, che per le lingue. Come si aspettava lui non si spinse in avanti e quindi fu lei ad effettuare la penetrazione. Il secondo successivo alla loro immersione congiunta aveva chiuso gli occhi ed iniziato a godere dei loro numerosi contatti più o meno intimi pur percependo il suo disagio. La sua idea però era che, una volta capito cosa stesse succedendo, anche il biondino si sarebbe rilassato e goduto lo schianto che lo aveva agganciato.

 

Non passò molto prima che sentisse un rigonfiamento in corrispondenza del tanga blu e non c'era la benché minima possibilità che si trattasse di un malinteso, finalmente il ragazzo iniziava a reagire nel modo giusto. La predatrice acquatica sollevò una palpebra per vedere in che stato fosse la sua succulenta preda ma vedendolo con occhi chiusi, accigliato, con due colonnine quasi ininterrotte di bollicine che partivano dalle narici e con braccia e gambe ancora in moto, ad Anko venne un dubbio: -Perché non si lascia andare? Cioè, siamo collegati tramite il nostro bacio, quindi se gli servisse aria dovrebbe solo succhiare. E non sento movimenti attivi da parte della sua lingua... non credo di aver fatto qualcosa di sbagliato, le reazioni nella sua zona lombare parlano da sole, quindi perché non si gode il nostro abbraccio? Magari dovrei lasciarlo andare, non voglio che perda conoscenza. Se mi beccasse qualcuno a sbaciucchiarmelo mentre è inconscio la situazione potrebbe diventare imbarazzante.-

 

Diede un'ultima strofinata ai suoi pettorali col seno prima di allargare braccia e gambe per dargli la possibilità di tornare su. Non appena si sentì libero, il maschio ruppe il bacio senza troppe cerimonie e, senza nemmeno aprire gli occhi, nuotò verso l'alto. Anko fece comunque in tempo a vedere la sua erezione nascosta dall'indumento sintetico.

 

“AHHHHHH!!!”

 

La prima cosa che il Lampo Giallo fece dopo aver rotto al superficie fu di riempire i polmoni quasi completamente scaricati. La seconda fu di raggiungere il bordo della piscina e di appoggiarvisi per riprendere fiato più lentamente. Era ancora intento a riprendersi quando vide parte della testa della ragazza che lo aveva tirato giù emergere dall'acqua come un filo d'erba emerge dalla terra. Gli parve ovvio chiedere delle informazioni su quanto accaduto: “Ma... ma che cos'era... que-quello?”

 

La testa completò l'emersione rendendo visibile il sorriso che aveva stampato sopra: “A te cos'è sembrato? Era un tentativo di far apprezzare ad entrambi ciò che abbiamo da offrire.”

 

“M-ma... ma che stai dicendo? Mi hai tirato sott'acqua senza... preavviso!”

 

“E poi ti ho baciato per mettere in comune la mia riserva personale.”

 

“M-ma se mi stavi trattenendo!”

 

“No, il mio era un abbraccio! Un abbraccio stretto abbastanza da permetterci di... tastare la nostra muscolatura e devo dire che... wow! Hai un fisico da paura, Minato!”

 

“I-io... non... non volevo farlo.”

 

Lei si avvicinò un po' al biondo sempre ghignando: “Cosa? Goderti il mio seno deformato contro i tuoi pettorali? La mia lingua che gioca con la tua? Le mie mani che ti massaggiano la schiena? Esattamente quale di queste cose non volevi?”

 

Lui strizzò gli occhi arrossendo: “T-tutte quante!”

 

“Oh, andiamo! Non serve che fai il modesto, forse a parole non ti è piaciuto troppo ma quello che ho avvertito prima e visto dopo suggerisce il contrario.”

 

“Io... n-non so di che parli!”

 

Il ghigno si allargò: “Oh, non è un problema. Posso farti capire subito di cosa parlo.”

 

Così dicendo si avvicinò ancora di più a lui e gli sfiorò con una mano il costume proprio nel punto più sporgente. Questo contatto trasmise un brivido al ragazzo, che si spostò un po' più indietro ancora più rosso: “M-ma che fai?!?”

 

“Vedi? Come ho detto, magari a parole dici di non aver apprezzato ciò che abbiamo fatto, ma il tuo corpo sembra dissentire.”

 

“Qu-quella è stata... una reazione i-involontaria!”

 

“Forse, ma non avrebbe avuto luogo se prima non ci fosse stata un'azione adeguata.”

 

“Ascolta, Anko... mi... mi fa piacere averti rivista ma... n-non può funzionare. Qu-qualsiasi cosa tu abbia in m-mente, fra d-di noi non può fu-funzionare.”

 

“Perché dici così? Non sai nemmeno cos'ho in mente.”

 

“Non m-mi serve saperlo, sono in grado d-di dirlo su-subito.”

 

“Scusa, dovresti sapere quanto me che fare sesso richiede uno sforzo a tutto il corpo e questa, considerando che siamo entrambi atleti, dovrebbe essere una buona notizia. Aggiungici anche il fatto di dover trattenere il respiro o comunque di non poter respirare normalmente e abbiamo anche un bonus. Se temi qualche coinvolgimento sentimentale, puoi stare tranquillo... non dobbiamo mica diventare una coppia di fatto solo perché ci alleniamo intensamente insieme.”

 

Minato fece un respiro profondo facendo defluire via il sangue e calmando il muscolo cardiaco prima di guardare di nuovo in faccia la ragazza: “Anko, io sono felicemente fidanzato.”

 

“E?”

 

“E... cosa?!? Sono fidanzato con un'altra persona. F-I-D-A-N-Z-A-T-O, capisci?”

 

“Capisco benissimo, ti ho già detto che non intendo mettermi con te. Fisicamente parlando, sei irresistibile ma sei anche un po' troppo timido e puro per i miei gusti, non riuscirei a vedermi con te. Senza offesa, naturalmente.”

 

“Non... non sono offeso. Spero solo che tu capisca perché non voglia accettare la tua... offerta.”

 

“Beh, peccato. Era un modo divertente di allenarsi insieme...”

 

Perduto ogni istinto predatore, la nuotatrice si spostò indietro con un paio di bracciate ma senza mai perdere il contatto visivo col collega o il suo sorriso: “Però adesso sono curiosa, come si chiama la fortunata?”

 

“Pe-perché vuoi saperlo?”

 

“Te l'ho appena detto, semplice curiosità.”

 

“Si... si chiama Tsunade. È una studentessa universitaria.”

 

“Capisco. E dimmi... è dotata fisicamente?”

 

“I-in che... se-senso?”

 

“È alta, magra o cose del genere? Il suo seno è più o meno invitante del mio?”

 

“ANKO!”

 

Gli spruzzò giocosamente un po' d'acqua in faccia: “Oh, andiamo! Siamo o non siamo vecchi amici? Dammi qualche informazione, io ho già fatto la mia parte!”

 

“M-ma posso sapere perché, di colpo, ti interessa tanto conoscere l'aspetto della mia ragazza?”


“Oh, beh... è appena apparsa una tipa dietro di te e volevo sapere se fosse lei.”

 

“C-cosa?!?”

 

Minato si voltò indietro e ciò che vide gli fece quasi gelare il sangue nelle vene: era apparsa un'altra ragazza. Era bionda, i lunghi capelli color paglia le ricadevano dalla fronte in due ciocche parallele che facevano da contorno alla faccia mentre dietro erano divise in due piccole code. Gli occhi fissi su di lui erano color nocciola e le labbra erano state coperte da uno strato di rossetto rosa. Era vestita con un'uniforme scolastica: camicia bianca, cravatta nera, giacca eburnea, gonna dello stesso colore e scarpe con tacco picee.

 

Se si fosse trattato solo del suo aspetto, Tsunade non avrebbe fatto paura a nessuno, quello che aveva fatto venire i brividi a Minato era la sua posa: le mani chiuse a pugno sui fianchi, le gambe divaricate, il prosperoso petto in fuori, una vena ben visibile sulla sua fronte altrimenti liscia e un cipiglio talmente evidente da non lasciare dubbi su cosa avesse visto e sentito.

 

L'unica cosa che il Lampo percepì fu il panico: “TSU-TSUNADE?!?”

 

“...Minato.”

 

“D-d-d-d-d-da qu-qu-qu-qu-qu-quanto tempo s-s-s-s-s-s-s-sei lì?!?”

 

“Da abbastanza per aver sentito buona parte di quello che è stato detto da quando siete riemersi. Ora dimmi... quella è una tua amica o cosa?”

 

Aveva fatto un cenno con la testa verso Anko, ancora spensierata, ma era chiaro che la domanda fosse rivolta al maschio: “S-sì... è... è una mia ve-vecchia compagna di scuola.”

 

La partner annuì prima di spostare lo sguardo sulla nuotatrice: “Quindi è vero?”

 

Il tono era minacciosamente tranquillo ma la nuotatrice non si fece intimorire: “Cosa?”

 

“Vorresti allenarti facendo sesso col mio fidanzato?”

 

“Se è vedo che hai sentito tutto, dovresti già conoscere la mia risposta!”

 

La nuova arrivata chiuse gli occhi e fece un piccolo cenno di assenso mentre la vena spariva alla vista. Solo dopo tale sparizione riaprì la bocca: “Allora perché non ti vai ad allenare sul bordo di qualche strada?”

 

Gli occhi privi di pupilla si spalancarono: “C-cosa?!?”

 

“Hai sentito bene, se praticare attività sessuale è un ottimo allenamento, perché non lo vai a fare con qualcun altro e lasci in pace il mio fidanzato?”

 

“Co-come hai detto?!? Mi stai dando della prostituta?!?”

 

“Certo che no, mi sto solo limitando a consigliarti di diventarlo!”

 

Un occhio venne colto da un tic mentre le parole sentite iniziavano a far emergere una rabbia mai provata prima: “Senti un po'... MA CHI TI CREDI DI ESSERE, EH?!?”

 

“SE PROPRIO CI TIENI A SAPERLO, IO SONO LA FIDANZATA DI MINATO E NON TOLLERO CHE UNA SGUALDRINA QUALUNQUE IMPORTUNI IL MIO RAGAZZO! SONO STATA ABBASTANZA CHIARA?!?”

 

Mentre lo scontro verbale andava avanti, Minato rimase sorpreso dalla fedeltà e dalla fiducia che Tsunade riponeva in lui: invece di essere arrabbiata per il potenziale tradimento a cui aveva assistito, aveva preso di mira l'elemento che aveva avuto il ruolo attivo nell'intera faccenda.

 

- - -

 

Kushina stava ribollendo: non solo i suoi sospetti si erano rivelati fondati, non solo quella racchiona sbucata dal nulla stava dando problemi a Minato provandoci con lui ma era saltato fuori che il suo ex avesse anche una fidanzata. E che non sembrava nemmeno tanto più carina di lei, si vedeva lontano un miglio che quel seno così grande era stato imbottito di silicone! Non poteva sopportarlo, se non avesse fatto subito qualcosa, sarebbe esplosa.

 

A causa della presa sempre più stretta che aveva esercitato, parte dell'intonaco della colonna si era crepato e suoi capelli non avevano cessato il loro moto ondoso mentre Sakura non le aveva più staccato gli occhi di dosso dal terrore di quello che sarebbe potuto accadere. Solo che, dopo tutto quello che era successo, la rossa non ne poteva più di aspettare: “Ora. Basta! Adesso. Vado. Lì. E. Gliene. Dico. Quattro!

 

La donna più anziana non riuscì ad afferrarla di nuovo e, sbilanciandosi in avanti, fece solo in tempo a fare un ultimo richiamo: “No! Aspetta, Kushina! Ma che vuoi fare?!?”

 

Intanto Mei, finito di prendere appunti, aveva iniziato ad osservare la scena con distaccato interesse. Non che facesse parte del suo lavoro guardare le tresche amorose in cui era coinvolto il Lampo Giallo ma, essendo una donna mentalmente sana, non poteva fare a meno di interessarsi a questo genere di cose.

 

Mentre Anko e Tsunade erano ancora impegnate ad urlarsi ed insultarsi a vicenda, con Minato in mezzo alle due indeciso se fermarle o no, Kushina entrò in campo facendo risuonare la sua voce poderosa: “HEY, BIONDINA!”

 

Le tre persone nelle vicinanze si voltarono verso di lei, ma fu il maschio ad aprire bocca, nuovamente sbigottito: “Ku-Kushina?!?”

 

Le due litiganti reagirono all'unisono: “Kushina?”

 

E poi toccò di nuovo alla prima, che sorrise macabramente: “SÌ, KUSHINA! Sbaglio o qui ci sono un paio di donnicciole che non sanno bene come comportarsi?”

 

La fidanzata sollevò un sopracciglio: “Scusa, ma tu chi saresti?”

 

L'interrogata puntò un dito verso l'unico maschio presente: “Io sono l'ex fidanzata di Minato e posso dire con assoluta certezza che tu non lo meriti!”

 

Il sopracciglio rimase sollevato ma la vena di prima riapparve: “Scusami?”

 

“È chiaro come il sole che lui è troppo per te! Se ci tenessi veramente a questa relazione, ti faresti vedere più spesso invece di lasciare il tuo partner nelle grinfie della prima gorgone in amore che passa!”

 

Per qualche motivo, Anko si sentì chiamata in causa: “Go-gorgone i-in... amore?!? M-ma... come ti p-permetti?!?”

 

Kushina si voltò verso l'acqua: “La descrizione è fin troppo elogiativa: sei sbucata dal nulla, con un indumento da spogliarellista, lo hai importunato con la speranza che ti desse qualche moneta e quando hai visto che i tuoi trucchetti di terza classe non funzionavano, hai usato una scusa ridicola per farlo avvicinare e tirartelo sotto. Non voglio nemmeno pensare a cosa potresti avergli fatto sott'acqua.”

 

“MA TI SEI BEVUTA IL CERVELLO O HAI SNIFFATO QUALCHE ERBA STRANA?!? MI STAI DANDO DELLA POCO-DI-BUONO?!?”

 

“Hohohohoho... già il solo fatto che tu abbia citato l'erba fa capire la tua concezione mentale del mondo. Nonché quale sia il tuo passatempo preferito.”


“TU, PICCOLA...”

 

Sarebbe andata avanti, se Tsunade non si fosse infilata di nuovo nella discussione: “Posso anche essere d'accordo con te per quanto riguarda quella lì, ma cosa ti dà il diritto di venire qui a farmi la predica, esattamente?”

 

Kushina mostrò un crudele sorriso a 32 zanne: “Il semplice fatto che prima di ripiegare su una rifatta come te, Minato era fidanzato con me! Solo questo, mi dà tutti i diritti del mondo di preservare la sua incolumità fisica e mentale.”

 

“Ri-rifatta?!?”

 

“Oh, ti prego... vorresti dirmi che queste sono vere?”

 

Completando la frase, usò la punta di un indice per picchiettare sul petto della rivale. Minato spalancò gli occhi e la bocca aspettandosi che l'attuale fidanzata esplodesse. Ma, con sua sorpresa, questo non avvenne. Invece Tsunade bloccò la mano della ragazza per poi guardarla negli occhi con uno sguardo altrettanto letale: “Primo, non osare mai più toccare il mio petto senza il mio esplicito permesso. Secondo, solo perché sono più formosa di te non vuol dire che non sia 100% naturale. Terzo, fra me e il mio ragazzo esiste un legame di fiducia. Questo vuol dire che io so che lui non mi tradirebbe con la prima donnetta avvenente che gli si para davanti e quarto... fai tanto la predica a me per il mio seno prosperoso ma che mi dici dei tuoi capelli?”

 

L'altra si sentì presa in contropiede. Forse per lo sguardo che stava sostenendo o per via della presa alla mano: “C-che c'entrano adesso i miei capelli?”

 

“Hohohohoho... scommetto che tu e quell'altra in acqua frequentate lo stesso parrucchiere creativo. Il viola non va nemmeno di moda quest'anno e dubito fortemente che il tuo carattere focoso abbia qualcosa a che fare col colorito naturale della tua zazzera.”

 

“COME HAI DETTO?!?”

 

Mentre le tre continuavano a bisticciare, l'altro trio presente constatò la situazione in modi diversi: Sakura dovette ammettere a sé stessa che, nonostante tutto, Minato Namikaze aveva davvero successo con le donne... magari se avesse avuto qualche annetto in meno, avrebbe potuto fare anche lei un tentativo con lui. Mei Terumi poté confermare la causa del calo di prestazioni del Lampo Giallo: le sue pretendenti. Magari il sindaco gli avrebbe potuto offrire un ingaggio in un istituto atletico privato così da porre fine a... queste interessanti scene.

 

E Minato si chiese come facesse a trovarsi in una situazione in cui avrebbe voluto trovarsi ogni altro maschio del pianeta ad eccezione di lui.

 

FINE

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Note d'Autore: Secondo (e conclusivo) capitolo di questa mini-storia facente parte di un ciclo più grande. Scommetto che certa gente pagherebbe per trovarsi al posto di Minato. E scommetto che lui pagherebbe per trovarsi da qualche altra parte XD. Scherzi a parte, spero che questo secondo pezzo sia piaciuto e... attenderò (con speranza quasi disperata) eventuali commenti. Ciao a tutte/i!

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Capitolo 5
*** Motivazioni ***


Motivazioni

(Sequel di Schianti dietro al Lampo)

 

Per quella che era la cinquantesima volta quel giorno, Minato si spinse in avanti colpendo l'acqua con braccia e piedi. Era passata quasi una settimana da quando aveva ricevuto un vantaggioso ingaggio da parte dell'assessore Terumi e i risultati si erano visti quasi subito. Aveva iniziato ad allenarsi in un ambiente molto più consono alle sue esigenze e le sue prestazioni stavano crescendo in maniera quasi esponenziale. Al momento si trovava in una vasca a tre corsie e lui stava utilizzando una delle due laterali. Ciò permetteva anche a chi lo stava cronometrando di seguirlo passo passo per segnare con precisione quasi svizzera il tempo impiegato a coprire una vasca. Un altro grande vantaggio per lui era che, trovandosi in una struttura specializzata, non era consentito l'ingresso a tutti. Se non si era un atleta, era necessario esporre uno specifico pass per entrare. Che naturalmente era rilasciato dal personale della stessa struttura solo quando erano soddisfatti determinati prerequisiti. Com'era successo alla ragazza che lo stava aiutando con i suoi allenamenti.

 

Nel momento in cui il suo braccio toccava la superficie oltre il bordo, sentì il tipico suono della fine di un timer. Anche per oggi aveva finito di lavorare e presto ne avrebbe visto i risultati. E, quasi come una ciliegina sulla torta, per bocca della fidanzata: “Forse non ci crederai, ma sei migliorato ancora!”

 

Lui ridacchiò giovialmente mentre si tirava su e l'acqua scivolava sui suoi muscoli: “Perché non dovrei crederci? Finora non mi hai mai mentito.”

 

Davanti al biondo si trovava Tsunade, la ragazza che aveva iniziato a frequentare assiduamente poco tempo dopo essere stato lasciato. Aveva un abbigliamento abbastanza informale: una maglietta bianca a maniche corte e un paio di pantaloncini di jeans. Invece delle scarpe, aveva delle apposite ciabatte da usare in piscina. I suoi lunghi capelli paglierini erano legati dietro la sua testa in una lunga coda poggiata alla schiena: “Beh, potrebbe risultare difficile credere di andare sempre meglio per più giorni filati, non trovi?”

 

Lui le fece un sorriso solare: “Potrebbe anche essere così ma mi fido ciecamente della mia fidanzata e so che tale fiducia è pienamente ricambiata.”

 

L'altra gli rivolse uno sguardo falsamente torvo mentre incrociava le braccia sul petto enormemente sviluppato pur rimanendo naturale al 100%: “E dovresti ringraziare non-so-chi per non-so-quante-volte-al-giorno per questo fatto! Se non fosse così, un bel giorno potresti ritrovarti nelle stesse condizioni di quella sgualdrina che era venuta ad importunarti l'altro giorno!”

 

A lui sfuggì una nervosa risata mentre una goccia di sudore freddo gli scivolava sulla tempia. Il ricordo della lite che era scoppiata fra lei, la sua vecchia compagna e la sua ex era ancora vivo nella sua mente. Specialmente la parte dove due delle tre erano passate ai fatti: “Seriamente... non pensi di aver esagerato un po' quella volta? Quando avete finito, Anko è rimasta con un occhio nero... fra le altre cose.”

 

L'altra stava ancora indossando la maschera collerica: “E la rossa... com'è che si chiamava?”

 

“Kushina.”

 

“Kushina. Quella piccoletta deve ritenersi fortunata, se si fosse spinta solo un po' più avanti le avrei insegnato quanto può essere pericoloso toccare i seni altrui!”

 

“Err... in... in ogni caso adesso è tutto diverso, qui non ci sono ragazze che mi ronzano intorno e... e tu sei anche più presente.”

 

Finalmente Tsunade gli fece nuovamente dono del suo sorriso: “Certo che sono più presente. I miei studi sono meno pressanti ora che ho dato l'esame che stavo preparando e comunque mi piace guardare il mio fidanzato che si allena. Aiutarti, poi, mi fa sentire ancora più contenta ed unica! Non ci sono altre donnicciole a contendermi il cronometro e tu hai qualcuno di fidato che tiene d'occhio i tuoi progressi.”

 

Il biondo si tolse la cuffia mostrando i suoi luminosi capelli dorati mentre altre piccole gocce d'acqua si posavano sul suo petto regalando agli occhi color nocciola della femmina uno spettacolo ancora più invitante. E che magari avrebbe potuto evolversi in qualcosa di più. Per il momento, la coppia si mise a confrontare numeri e cifre per vedere a quanto corrispondesse effettivamente il miglioramento tanto favoleggiato del Lampo Giallo. Lei si era procurata un quadernino su cui veniva segnato tutto quello che accadeva lì dentro giorno per giorno e quindi fu facile trovare quello che si stava cercando: “Wow! In questi ultimi giorni sono riuscito a migliorare il mio tempo di due o tre minuti, sto davvero tornando su!”

 

L'espressione suscitò la curiosità dell'universitaria: “In che senso tornando su?”

 

Il maschio si grattò il retro della testa: “Beh... c'è stato un periodo in cui andavo forte. Poi... a causa di una lunga e variegata serie di fattori, ho iniziato a peggiorare.”

 

“Lasciami indovinare, ti perseguitavano ragazze come quella che ho sistemato?”

 

“Sì, ma non solo. Quando Kushina mi ha lasciato io... ho avuto qualche difficoltà ad accettare la cosa e ad andare avanti.”

 

Lei annuì comprendendo pienamente le sue parole: “E poi sono arrivata io. E hai visto di nuovo la luce, non è così?”

 

Minato non poté fare a meno di sorridere: “Non è stata solo la luce, lo sai. Mi hai aiutato ad uscire dalla fossa in cui ero caduto e mi hai metaforicamente tenuto per mano mentre imparavo di nuovo a camminare. Ti sono grato per tutto ciò che hai fatto, Tsunade.”

 

La dichiarazione le fece tingere le guance di rosso. Non che non si sentisse lusingata dalle parole appena udite, ma esporre il proprio pensiero in maniera così... dichiarata non era una cosa che avrebbe fatto chiunque. Doveva ricompensarlo adeguatamente sia per la sua sincerità che per il gesto in sé ma fortunatamente non ci mise molto ad elaborare una strategia. E nel momento in cui la sua mente la formulava correttamente, il sangue in eccesso sparì mentre un nuovo sorriso da predatrice le appariva in faccia.

 

Adesso che sapeva cosa fare, non doveva fare altro che... farlo. Iniziò muovendosi in avanti per eliminare la distanza che c'era fra loro prima di parlare con voce misticamente mielosa: “Sai, Minato... a volte penso che tu sia eccessivamente gentile...”

 

L'altro si rese conto che le sue mosse fossero un tantino strane ma, forse per la sua genuina ingenuità, non si fece troppe domande e rispose in maniera educata: “Beh, che vuoi che ti dica? Sono fatto così.”

 

“...E tuttavia...”

 

Lui sollevò un sopracciglio: “E... tuttavia...?”

 

La bionda gli mise le mani sulle spalle ancora bagnate per avere un punto di presa e, pressando il proprio petto contro i suoi pettorali umidi, abbassò il volume della voce al livello di sussurro mentre gli avvicinava le labbra all'orecchio: “...ritengo che questa tua innata bontà d'animo debba essere ricompensata... che ne dici se, dopo esserti lavato e cambiato, uscissimo insieme? Sono venuta in macchina, perciò non avremo nessun problema per gli spostamenti.”

 

Solo ora che percepiva un innaturale calore sulla faccia e una certa pressione di certe parti del corpo di lei su certe parti del suo corpo, Minato comprese che forse Tsunade aveva in mente qualcosa di... piccante. Tuttavia la sua mente ingenua ma ancora razionale non si focalizzò subito sulla questione sollevata dalla fidanzata. Invece, anche se non notato, un suo indice iniziò ad indicare tremolante il loro punto di contatto mentre le sue iridi color cobalto iniziavano ad ondeggiare seguendo i movimenti delle pupille: “Ehm... Tsu-Tsunade...?”

 

“Cosa, Minato?”

 

“C-c-credo che... che dovresti a-allontanarti u-un pochino. T-ti si sta... ba-bagnando tu-tutta la... ma-ma-maglietta...”

 

Lei sorrise di più senza alterare la propria voce: “Non è certo un problema, per qualche ignoto motivo ti stai riscaldando e questo aiuterà ad eliminare l'acqua e poi... possiamo sempre passare da casa mia. Mi servirebbe solo un minuto per cambiarmi prima di uscire di nuovo. Sempre ammesso e non concesso che tu voglia uscire. Potremmo sempre decidere di starcene belli tranquilli e soli soletti.”

 

Il tono usato, la superficie sempre maggiore di maglia a contatto con la sua pelle e le parole scelte dalla bionda fecero comprendere al ragazzo di dover agire al più presto o la situazione sarebbe potuta degenerare. Erano comunque in un posto frequentato da altre persone e non era il caso di farsi trovare in posizioni compromettenti. Facendo un bel respiro, Minato poggiò a sua volta le mani sulle spalle della ragazza e fece un passo indietro per poterla guardare in faccia. E anche per non avere più il suo seno premuto contro, sebbene la sensazione fosse tutt'altro che spiacevole. Per fortuna non si trovavano più sul bordo della piscina o sarebbero entrambi caduti in acqua. Focalizzandosi sugli occhi beige che aveva davanti, il biondo prese la parola cercando di parlare nel modo più rilassato possibile: “Ad essere sincero, finché stiamo insieme, mi importa poco del posto o se c'è altra gente intorno. Tuttavia... ritengo che... la decisione sul dove passare il nostro tempo possa... attendere. Non posso mica andare in giro in costume, bagnato e ancora tutto clorato, no?”

 

Il tentativo di concludere l'intervento con una battuta per smorzare la tensione che lo stava attanagliando ebbe successo. All'inizio Tsunade sembrava ancora desiderosa di contatto fisico immediato, poi si era fatta seria e infine, dopo aver sentito quali fossero le sue condizioni, si era fatta una sonora risata portando anche le mani alla bocca per sopprimere il rumore: “Hahaha... Hai ragione su tutta la linea. Non puoi di certo uscire conciato così!”

 

Anche lui si ritrovò a sorridere in modo quasi meccanico: “Eh... appunto.”

 

“Quindi cosa aspetti?”

 

“Eh?”

 

Sulla faccia femminile riapparve lo sguardo predatorio mentre lei si faceva di nuovo avanti per sussurrare nuovamente nel padiglione auricolare del fidanzato: “Dovresti sbrigarti ad andarti a lavare e cambiare, non vorrai mica far aspettare la tua ragazza?”

 

“Eh... Ah... S-sì, sì signora!”

 

Per quanto gli fosse possibile nelle sue attuali condizioni psico-fisiche quasi paralizzate, Minato si mise sull'attenti mentre la donna lo lasciava di nuovo andare facendogli l'occhiolino: “Ti aspetto fuori in macchina, d'accordo?”

 

“S-sì, perfetto. Da-dammi qualcosa co-come... dieci mi-minuti e... e sono da te.”

 

Mandandogli un bacino come saluto, la ragazza si incamminò verso il corridoio che conduceva all'uscita della struttura mente lui, ancora impietrito sul posto, rispondeva con un parziale ondeggiamento della mano. Quello che nessuno dei due sapeva era che due persone, due donne molto diverse, avevano avuto modo di vedere la loro intera serie di interazioni affettive.

 

- - -

 

Mei non ne aveva mai abbastanza di questo tipo di spettacoli: sebbene la sua mansione non prevedesse la supervisione degli atleti reclutati, trovava un certo piacere e divertimento nell'osservare l'evoluzione sportiva delle nuove stelle nascenti. Minato Namikaze era stato la sua ultima scoperta ma, a differenza di altri fenomeni emergenti, il Lampo Giallo aveva qualcosa che lo rendeva ancora più interessante. La lunga serie di eventi a cui aveva assistito il giorno in cui lo aveva avvicinato l'aveva divertita parecchio. Prima le due ragazze pronte ad esplodere alla minima scintilla, poi la scena in piscina e poi il lungo battibecco fra la fidanzata del ragazzo, una specie di spasimante e la ragazza dai capelli rossi. La parte più comica era arrivata quando la bionda aveva deciso di tappare fisicamente la bocca alla nuotatrice con i capelli viola. Se le ragazze attorno a lui potevano mostrare tutta quest'adrenalina, forse l'assessore avrebbe dovuto comprarsi un cartone per il popcorn ed essere pronta a godersi eventuali nuovi capitoli della saga in corso.

 

Il caso aveva voluto che si fosse diretta nel posto giusto al momento giusto, avendo il pomeriggio privo d'impegni e conoscendo gli orari di allenamento, aveva pensato di andare a vedere come se la stesse cavando il biondo. E sempre il caso aveva voluto che fosse arrivata in zona proprio quando il ragazzo emergeva dall'acqua e veniva accolto dalla fidanzata. Data la sua posizione, non c'era possibilità che fosse vista, ma non ebbe il minimo problema a sentire e vedere tutto quello che veniva detto e fatto. Le era sfuggita una risatina quando la femmina aveva fatto un'avance in piena regola ma il maschio non l'aveva recepita e sentirli discutere a proposito di un possibile appuntamento romantico a casa di lei le aveva dipinto un sorriso sulle labbra: -A quanto pare, il nostro Minato ha delle difficoltà a capire come funziona la mente femminile... Probabilmente il fatto di avere avuto finora un codazzo di spasimanti alle spalle lo ha lasciato così sbigottito da farlo apparire quasi ingenuo. È interessante però notare come i suoi risultati stiano crescendo... un fatto curioso: mentre per alcuni le cheerleaders incentivano la crescita, per lui sono state una vera zavorra. Beh, sono contenta per lui. Adesso vediamo se riesco a trovare un'altra scenetta... ~magari nella zona dell'atletica leggera~-

 

Così pensando, Mei Terumi ritornò sui suoi passi per dirigersi verso un'altra area del centro.

 

- - -

 

Minato non era da solo in piscina. Nella corsia opposta alla sua c'era un'altra persona intenta ad allenarsi, una ragazza di nome Shizune. Anche lei era stata reclutata da Mei qualche tempo prima del biondo e anche lei praticava nuoto ma, a differenza di lui, non aveva un soprannome derivato dalle sue prestazioni fisiche. Non era una campionessa ma era stata notata perché riusciva comunque a posizionarsi fra le prime posizioni, evidentemente se avesse ricevuto un incentivo sarebbe riuscita a fare quel salto in più necessario a conquistare delle medaglie.

 

Le sue misure erano nella norma: una ragazza abbastanza alta e ben proporzionata, con gambe e braccia slanciate, fianchi non troppo larghi e seno non particolarmente prominente. I suoi occhi picei erano corrisposti da capelli altrettanto neri sistemati in un ordinato caschetto che le circoscriveva la faccia e copriva parte della sua fronte con una piccola frangia curvata a sinistra.

 

Quando il Lampo era arrivato al centro, si erano salutati e presentati e capitava spesso, com'era accaduto anche oggi, di condividere la stessa vasca per gli allenamenti. Come la maggior parte degli esseri umani di sesso femminile che lo avevano visto a dorso nudo, Shizune si era sentita subito attratta da quel ragazzo aitante, carino ed educato ma non aveva mai avuto modo di fare nessuna mossa perché era quasi sempre sul posto anche un'altra ragazza. Lei pensava che fosse un'amica di lui, presente per aiutarlo a segnare i tempi o per motivarlo nel caso si sentisse giù di morale. Non se la sentiva di fare una mezza confessione con un'altra persona presente, e se quella si fosse intromessa? O avesse protestato perché invaghita anche lei di lui? Tuttavia, oggi il mistero si era svelato da solo: quella tettona dai lunghi capelli era la sua fidanzata. Fidanzata. E come se non bastasse non aveva mostrato alcuna timidezza o scrupolo nell'usare i due airbag che aveva sul petto per provocarlo. Dalla sua posizione aveva sentito quasi tutto quello che era stato detto e i due si erano praticamente dati appuntamento fuori dalla struttura. All'inizio si era aggrappata al bordo facendo emergere quasi tutta la parte superiore del corpo ma poi, vedendo quello che stava vedendo, era progressivamente sprofondata fino a restare con la bocca sotto il livello dell'acqua a rilasciare bollicine mentre gli occhi non riuscivano a distogliersi da ciò che stavano guardando.

 

Fu solo dopo che la coppia era sparita che trovò la forza per sedersi sul bordo guardandosi il petto mentre massaggiava e strizzava le due parti che lo componevano coperte dal tessuto sintetico del costume. Andò avanti per alcuni minuti prima di fermarsi e lasciar ricadere la testa in avanti mentre sospirava sconsolata: “Ma perché non ho un seno più grande?”

 

Si decise ad alzarsi e a mettersi le pantofole per poi dirigersi verso le docce. Si sarebbe lavata, cambiata e poi si sarebbe diretta a casa. Per quel giorno si era stancata abbastanza e la depressione che la stava attanagliando era abbastanza forte da soffocare e sopprimere ogni oncia di entusiasmo che avrebbe potuto pensare di racimolare per qualsiasi motivo. La sua mente era fissa sulle immagini di quelle tette gigantesche distese sul quel petto da sogno e del suo seno assolutamente non paragonabile. Stava avanzando a testa così bassa che, svoltando un angolo, non si accorse che un'altra persona stava avanzando nella direzione opposta alla sua.

 

Prima ci fu un sonoro scontro: “UAH!”

 

“UGH!”

 

E poi un doppio atterraggio sul pavimento. Solo dopo questa sequenza di eventi, il nuovo elemento aprì bocca mentre si massaggiava le due aree colpite imitato dalla ragazza: “Hey! Ma perché non guardi dove vai quando cammini?!?”

 

Era chiaro dal tono della voce che fosse piuttosto irritato, tuttavia Shizune non lo aveva ancora neanche visto perché, a causa del dolore momentaneo, aveva chiuso gli occhi. Comunque, fece del suo meglio per scusarsi: “M-mi dispiace... ero... stavo pensando ad... ad una cosa...”

 

“E credi che questo giustifichi camminare alla cieca?!? Finisce che stasera mi uscirà un bernoccolo al centro della fronte e tu pensi ad una cosa?!?”

 

L'irritazione del tipo contagiò anche la ragazza, ci si poteva irritare per uno scontro accidentale ma non era mica successa una tragedia: “Hey, guarda che...”

 

Aprendo gli occhi, Shizune riconobbe il volto che aveva davanti restando anche un po' sorpresa: “...aspetta. Ma io ti conosco!”

 

L'altro sollevò un sopracciglio preso in contropiede: “Cosa?”

 

La mora lo puntò con un dito: “Sì, tu sei Sasuke Uchiha!”

 

Il suddetto era il secondogenito di Fugaku Uchiha, pezzo grosso nel campo dell'edilizia e dell'informatica, nonché importante finanziatore per la creazione di aree verdi. Il primo figlio, Itachi, in accordo col padre ma lasciando perplessa l'opinione pubblica, aveva deciso di non seguire lo stesso cammino e di sfondare invece nel campo dell'ottica. Alcuni anni prima aveva avuto dei seri problemi agli occhi ed era riuscito a non diventare cieco grazie ad un colpo di fortuna. Di conseguenza, aveva deciso di aiutare tutte le persone con problemi alla vista. Il risultato era arrivato in poco tempo: attualmente Itachi Uchiha era ritenuto uno dei migliori ottici in circolazione, tanto da avere un giro d'affari che andava ben oltre i limiti della città. Ogni persona con un minimo di conoscenza poteva affermare che il ragazzo avesse ereditato tutta la capacità manageriale del padre ancora prima che quest'ultimo trapassasse.

 

Peccato che non si potesse dire la stessa cosa del fratello minore: Sasuke Uchiha, uscito dalla scuola dell'obbligo col voto più basso dell'intero anno scolastico. Non interessato a tirare su palazzi o a creare nuovi programmi, non sapeva nemmeno quale fosse il primo passo per creare una lente. Il suo, apparentemente unico, interesse era la sua capigliatura. Nel giro degli anni aveva cambiato acconciatura un'infinità di volte con l'illusione di accalappiare qualche bella ragazza sfruttando l'aspetto e il cognome che portava. Inutile dire che, anche dal punto di vista visivo, non era granché. Il suo ultimo taglio prevedeva una specie di cascata nera che, dalla cima della testa, cadeva in basso coprendo tutto ad eccezione di una fetta di faccia e dell'occhio destro. A sentire lui, gli dava quel tocco di affascinante mistero che avrebbe dovuto far cadere ai suoi piedi ogni femmina che lo avesse incrociato con lo sguardo.

 

Non essendo un idiota completo, aveva però capito che anche il resto del corpo meritasse qualche attenzione e si era informato su quale potesse essere lo sport migliore per ottenere buoni risultati nel minor tempo possibile. Aveva scelto il nuoto. Ed era entrato in un esclusivo centro sportivo... grazie ad una lettera di raccomandazione del padre.

 

Probabilmente Fugaku aveva pensato che il figlio avesse sbattuto la testa contro qualcosa di molto duro per presentarsi davanti a lui chiedendo di andare in piscina ma magari quella botta gli aveva messo un po' di sale in zucca. E così, grazie anche a qualche manovra burocratica sotterranea, un incapace come Sasuke era finito nello stesso posto in cui si trovava un lampo come Minato. Nella sua personale visione del mondo, ogni ragazza presente sarebbe stata sua nel giro di due incontri. O perché avrebbe iniziato a sbavare non appena fosse entrato in acqua o semplicemente perché non in grado di resistere ai suoi corteggiamenti.

 

Ne aveva anche adocchiata una in particolare: una ragazza con lunghi capelli paglierini, due occhi color nocciola e un fisico da urlo. Era certo che, se si fosse trovata al mare o al lago o comunque immersa in un liquido, il suo seno gigantesco le avrebbe permesso di restare a galla senza la minima fatica. Peccato che avesse occhi solo per un tipetto biondo che si allenava lì, così sfigato da doversi far aiutare da qualcuno col cronometro per vedere se, magari nel giro di un mese o due, il suo tempo fosse migliorato di mezzo secondo. Certamente la ragazza lo aiutava perché, avendo un grande cuore, non poteva sopportare di vedere un essere tanto inetto abbandonato a sé stesso. Tutto però sarebbe cambiato nel momento in cui lui avesse buttato giù quel poco di rivestimento invernale che aveva addosso.

 

Ora però aveva altro a cui pensare, questa tizia con la testa fra le nuvole aveva fatto 1+1 e lo aveva riconosciuto. Le avrebbe concesso qualche minuto del suo prezioso tempo prima di togliersela dalle scatole. Il solo sopracciglio visibile era ancora sollevato: “Sì, sono Sasuke Uchiha, c'è forse qualche problema?”

 

Fu il turno di lei di sollevare un sopracciglio confusa: “Cosa ci fai tu qui?”

 

“C-cosa?!? Cosa vuoi che ci faccia?!? Sono qui per allenarmi!”

 

“È strano, non mi risulta che tu ne abbia le qualifiche.”

 

I nervi del moro stavano iniziando ad essere toccati: “Che... che vorresti dire?!?”

 

“Beh... chi si trova qui è stato selezionato in base ai suoi risultati sportivi, per quanto ne sappia tu non sei neanche un atleta.”

 

L'altro fece per alzarsi in modo quasi brusco: “Hey, stammi a sentire un po'... dove sta scritto che uno come me non possa stare in una struttura come questa?!?”

 

Anche Shizune si tirò su, anche se in maniera meno goffa: “Sto solo dicendo la verità. Se ti trovi qui probabilmente è solo perché sei un figlio di papà che è stato raccomandato.”

 

L'occhio visibile si spalancò mentre il maschio stringeva i pugni per l'irritazione: “COME OSI CHIAMARMI COSÌ?!? TU NON HAI IDEA DI CHI SONO IO!!!”

 

Invece di intimorirla, l'urlo improvviso fece solo imitare alla ragazza i movimenti del maschio rispondendo per le rime: “PER QUANTO RIESCA A VEDERE, SEI SOLO UN TIPETTO POCO ATLETICO CHE SI TROVA QUI PERCHÈ FIGLIO DI UN PEZZO GROSSO! COME HA FATTO TUO PADRE A FARTI AMMETTERE, HA DATO UNA BUSTARELLA ALL'ASSESSORE O HA OFFERTO DI PAGARE UN ANNO DI BOLLETTE E MANUTENZIONE?!?”

 

“NON ACCETTO DI RICEVERE CRITICHE DA UNA CHE NON GUARDA NEANCHE DOVE VA! SE IO SONO UN FIGLIO DI PAPÀ COME AFFERMI, ALLORA TU SEI UNA CIECATONA!”

 

Allargò le braccia iniziando anche ad agitarle: “DOVE AVEVI LA TESTA PRIMA? E A CHE STAVI PENSANDO? DOVE ANDARE A FARE SHOPPING LA PROSSIMA SETTIMANA O COSA MANGIARE STASERA? O MAGARI TI STAVI CHIEDENDO CHE PAIO DI SCARPE INDOSSARE DOMANI?”

 

La sfilza di domande retoriche le fecero perdere l'adrenalina del momento. La mora abbassò sia il capo che il volume della voce: “Io... non pensavo a... niente del genere. Si tratta di una cosa... più... più... profonda e complessa.”

 

Anche Sasuke venne sorpreso da questo improvviso cambio di marcia: “Scusa?”

 

Perché si stava confidando con questo tizio arrogante e spocchioso? In tutta sincerità non lo sapeva nemmeno lei. Forse stava succedendo perché era stato il primo a parlarle dopo la brutta esperienza che aveva vissuto: “Io... io ho... ho una cotta per qu-qualcuno. M-ma... non ho... non ho possibilità c-che quello... che provo ve-venga... ri-ricambiato.”

 

“Una cotta? E per chi? È forse uno che si allena qui?”

 

Lei annuì senza alzare lo sguardo: “S-si chiama... Minato Namikaze.”

 

Attese una replica che non arrivò e quindi alzò lo sguardo solo per vedere una faccia interdetta, quasi come se il nome appena pronunciato fosse qualcosa di alieno. Decise di essere un po' più specifica, del resto non si conoscevano tutti lì: “Sai, il nuovo arrivato... è da meno di una settimana che si allena in questo centro.”

 

L'espressione facciale non si alterò: “...”

 

Lei dette un'altra spintarella: “Il tipo biondo che si allena nella vasca a tre corsie.”

 

“...”

 

Ma cosa aveva questo in testa, concime? Sbuffò quasi scocciata: “Il Lampo Giallo?”

 

L'altro parve aver ricevuto una mezza illuminazione: “Aspetta... Lampo Giallo? Non è quello con una specie di zazzera gialla e spinosa in testa?”

 

“...Non la definirei proprio zazzera, ma sì.”

 

Giunse anche la seconda metà dell'illuminazione: “Non è quello sempre accompagnato da una ragazza alta più o meno come lui?”

 

Ripensare a lei le provocò un piccolo crampo nel petto, ma Shizune tenne duro: “S-sì.”

 

A quel punto, l'occhio del ragazzo divenne quasi sognante mentre le braccia gli iniziavano a dondolare sui fianchi e gli appariva un sorriso da pervertito in faccia: “E lei ha lunghi capelli paglierini, occhi color mandorla, curve invidiabili e un petto che sembra realizzato da uno scultore rinascimentale... dico bene?”

 

L'altra dovette ingoiare la saliva che le si era accumulata in bocca: “...S-sì.”

 

Sasuke sospirò sognante dondolando sulle gambe: “Davvero un gran bel pezzo di ragazza, quella... non mi dispiacerebbe affatto... Hey, aspetta un minuto!”

 

Scosse bruscamente la testa prima di rifocalizzare lo sguardo su chi aveva davanti: “A te piace il biondino che usufruisce dell'aiuto di quella divinità in forma umana?!?”

 

La ragazza, con le mani chiuse a pugno sul petto, riuscì solo ad annuire: “...”

 

Dopo aver dato un paio di occhiate sospettose in giro, il ragazzo si mise al suo fianco per poi iniziare a bisbigliarle in un orecchio: “Senti... non è che per caso... come dire? Se ti piace quel tipo, avrai anche qualche informazione sul suo conto... c'è una possibilità che tu conosca il nome della donna che perde il suo tempo con lui?”

 

Senza realmente ascoltare, Shizune rispose per riflesso: “T-Tsunade. Mi pare si chiami così. O almeno è c-così che Mi-Minato l'ha... chi-chiamata.”

 

Ottenuta la risposta che voleva, il moro unì le mani intrecciando le dita ed iniziando a camminare e saltellare in cerchio come se stesse facendo una sorta di danza esotica: “Ah, Tsunade. Che nome perfetto per una donna come lei. Poetico ed ammaliante, proprio come il resto del suo essere... dalla scelta degli indumenti alla conformazione delle sue forme.”

 

Vedendo un tale spettacolo, che ai suoi occhi sembrava ridicolo (per non dire umiliante), la nuotatrice decise di tirare fuori dalla sua trance quella specie di dongiovanni mancato nel modo più veloce ed indolore possibile: “Sono fidanzati.”

 

La quasi totalità del corpo maschile si bloccò come colpito da un dardo paralizzante ad effetto rapido mentre la testa ruotava come un sistema ad ingranaggi arrugginito verso la figura femminile: “Eh?”

 

“Quei due, Minato e Tsunade... sono fidanzati. Stanno insieme.”

 

“...Fidanzati?”

 

“...Sì...?”

 

“...D-davvero...?”

 

La ragazza annuì: “Davvero. Li ho anche sentiti discutere a proposito di un appuntamento subito dopo che Minato aveva finito di allenarsi.”

 

“...”

 

Per circa due minuti, Sasuke rimase immobile mentre Shizune si limitava ad osservarlo circospetta senza sapere cosa avrebbe potuto fare. E poi, incrociando le braccia non muscolose sul petto non muscoloso, iniziò a ridacchiare come un vecchio omaccione burbero: “Hohohohoho... Solo perché si sta insieme ad una persona, non significa certo che ci si resterà per sempre!”

 

Il sopracciglio sinistro della mora si sollevò: “C-cosa?”

 

“Quei due stanno insieme. E allora? Dammi un po' di tempo e quella musa dei boschi cadrà ai miei piedi! Quando avrò un fisico irresistibile, non ci saranno lampi o saette che potranno confrontarsi con me e allora, quando sarà rimasto solo soletto ed abbandonato, potrai cuccarti il tuo caro biondino sfigato.”

 

“M-ma... ma che stai dicendo?!?”

 

Lui si mise le mani sui fianchi e le si avvicinò di nuovo iniziando a camminarle intorno: “Tu eri caduta in depressione perché ti piace un tipo fidanzato con una ragazza su cui io ho messo gli occhi. Ora, dal momento che è attualmente fidanzata, non godo particolarmente della sua attenzione... ma quando avrò messo su un po' di massa, i suoi occhi saranno incapaci di staccarsi dal mio fisico scolpito.”

 

Nonostante tutto, Shizune si trovò a ridacchiare sentendo i progetti del collega: “Beh, ti auguro ogni fortuna. Credo che ne avrai bisogno.”

 

“E tu smetti di deprimerti!”

 

“C-cosa?”

 

“È vero, non hai il fisico di quella creatura divina e il tuo petto lascia parecchio a desiderare se confrontato col suo...”

 

Al momento si trovava dietro di lei: “...ma questo non vuol dire che tu non possa migliorare altre parti di te!”

 

Per enfatizzare le sue parole, le dette una sonora pacca al sedere. Questo fece saltare in avanti l'altra mentre il gesto veniva accompagnato da un piccolo urlo. Ovviamente lei si era voltata subito dopo tenendo le mani sulla zona colpita e con la faccia cremisi: “C-che... diavolo t-ti è saltato... i-i-i-in me-mente?!? Non fa-fare mai... p-p-più u-una... co-co-cosa d-del... genere!!!”

 

Lui rispose scuotendo la testa senza perdere il ghigno: “L'ho fatto solo per farti capire che per voi donne non esiste solo la carrozzeria, anche il numero di cavalli è importante.”

 

“C-cosa?”

 

Lui alzò le mani con aria di finalità: “Sai che ti dico? Ho perso abbastanza del mio tempo per consolarti! Devo andare ad allenarmi o non conquisterò il mio trofeo in tempi brevi. In quanto a te, smetti di camminare con la testa fra le nuvole, non deprimerti per niente e...”

 

Sollevando il dito, si era trovato momentaneamente senza parole e gli servì qualche secondo per elaborare la fine del suo discorso: “...se non puoi far nulla per fra crescere il tuo seno, lavora su braccia, cosce e glutei! Ci vediamo!”

 

Facendo un rapido gesto di saluto con la mano, Sasuke si diresse verso l'ambiente da cui era uscita pochi minuti prima Shizune. Quest'ultima, guardando quello strano tipo camminare in modo quasi allampanato con la faccia ancora leggermente arrossata, dovette dargli ragione su certe cose: era vero che non poteva aumentare le dimensioni delle sue tette senza ricorrere alla chirurgia plastica, ma per i muscoli citati dal moro era tutto un altro discorso. Trovandosi a sorridere inconsciamente grazie all'incoraggiamento ricevuto, Shizune si diresse verso le docce iniziando a credere che ci fosse più di quanto si vedesse nella persona appena incrociata.

 

Dopo essersi allontanato un po', Sasuke si era leggermente voltato per dare un'ultima occhiata a quella strana ragazza. Era palese che non potesse reggere un confronto pettorale con la bionda che aveva catturato il suo sguardo... ma il resto del corpo non era poi così male, specialmente i suoi glutei belli sodi. Chissà, magari si sarebbe potuto intrattenere con lei fino al giorno della sua conquista finale.

 

FINE

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Note d'Autore: Come suggerisce il sottotitolo, questa storia a sè stante è il sequel dei due capitoli precedenti. E qui vediamo che nel sistema solare dove Minato fa da sole e un sacco di ragazze i pianeti, ci sono anche lune e asteroidi con orbite alternative XD. Ci saranno altre storie in cui Minato Namikaze sarà coinvolto? Chi lo sa XD! Intanto spero che quanto letto sopra sia piaciuto e... sarebbe carino da parte del/la lettore/trice farlo sapere allo/a scrittore/trice. CIAO!

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Capitolo 6
*** Disco-Radice ***


Disco-Radice

 

Erano in macchina da un buon quarto d'ora ma la destinazione per Minato era ancora ignota. I due fidanzati avevano lasciato il centro sportivo con la macchina di lei da un bel pezzo, l'idea di fare un'uscita serale era stata di Tsunade e lui aveva finito con l'accettare. Avevano fatto una tappa a casa della studentessa perché quest'ultima intendeva mettersi qualcosa di più consono al luogo verso cui si sarebbero diretti. Gli indumenti più consoni si erano rivelati essere una gonna blu scuro che non arrivava nemmeno a metà delle cosce, un paio di bracciali ai polsi, un ciondolo decorato con uno zaffiro dalla forma poliedrica e una maglietta, anch'essa blu scuro, il cui spacco offriva una parziale visuale del petto e del reggiseno nero che indossava. Chiudevano il tutto un paio di scarpe nere col tacco.

 

Per quanto riguardava il maschio, l'abbigliamento era quello che aveva usato prima di spogliarsi per andare in piscina: una comunissima felpa blu accompagnata da dei pantaloni lunghi dello stesso colore e delle semplici scarpette da ginnastica. Nella borsa, dove ora si trovava il suo costume, aveva anche un giubbotto di jeans che aveva deciso di indossare perché l'aria intorno a loro iniziava a rinfrescarsi.

 

In base a quanto sapeva lo sportivo, era stata la ragazza a scegliere dove andare ma ogni suo tentativo di saperne di più si era infranto come un nugolo di frecce contro un muro di scudi di bronzo. Dandole un'altra occhiata si era anche accorto di ulteriori adeguamenti che la fidanzata aveva apportato alla propria immagine: i capelli, che prima erano stati legati in una lunga coda che le arrivava fino a metà schiena, erano stati sciolti ed ora le ricadevano liberamente dietro la testa e, in parte, anche sulle spalle. E poi si era messa il rossetto. In diretto contrasto con le tinte scure dei capi che indossava, le sue labbra erano state rivestite di un luminoso strato roseo. Tutti questi elementi diedero il pretesto al biondo per fare un altro tentativo, possibilmente più persuasivo di tutti quelli che lo avevano preceduto: “Tsunade?”

 

Lei distolse lo sguardo dalla strada percependo la sua voce solo un attimo: “Cosa c'è, Minato?”

 

“Hai voluto fare la misteriosa, e questo mi può anche andare bene, ma adesso vorrei sapere per davvero dove stiamo andando.”

 

Lei sorrise senza deconcentrarsi: “Te l'ho già detto, è un posto chic.”

 

“Ho capito, ma che tipo di posto è? Un ristorante, un nuovo cinema, una mostra... dove stiamo andando? Non credo che, col tuo abbigliamento, tu abbia scelto un club di bowling.”

 

L'altra ridacchiò divertita: “Certo che no! Io non sono nemmeno capace di giocare a bowling e non mi verrebbe di certo in mente di passare il mio tempo insieme a te in un posto del genere.”

 

“Allora che posto hai scelto? Dimmi almeno la tipologia!”

 

La femmina si prese il mento con una mano, come se dovesse riflettere su un argomento filosofico: “Vediamo... è una discoteca ma non quel genere di discoteca. Diciamo che è una discoteca un po' particolare.”

 

Una discoteca. Almeno aveva ottenuto qualcosa, però il mistero non era ancora risolto: “Un po' particolare... in che senso? Ci sono infiniti modi di essere particolare.”

 

L'altra fece un broncio puramente finto: “Cosa c'è, non ti fidi della mia scelta?”

 

“No, non è questo il punto. È che... non saprei come comportarmi, io non sono un tipo da discoteca. Non ci riesco ad immaginarmi a ballare in mezzo alla gente con la luce intermittente, perderei subito il senso dell'orientamento.”

 

“Hahahahaha... non ti preoccupare, Minato. Come ho detto, il posto è particolare. Si balla di sicuro, ma sono offerti anche altri servizi.”

 

Il muro che lei aveva eretto stava iniziando ad incrinarsi, almeno così percepiva Minato, adesso doveva solo continuare a spingere:“Per esempio?”

 

“Beh, fanno dei cocktail niente male. Pensa che uno di loro dà il nome allo stesso locale.”

 

“Sul serio? È il cocktail a dare il nome al posto e non il contrario?”

 

“Ad essere sincera, non lo so. Non conosco tutti i dettagli. D'altro canto, hanno aperto solo da un paio di settimane.”

 

Un'altra informazione era stata ottenuta: “Ah, quindi è un posto nuovo.”

 

“Sì, nuovissimo. Praticamente immacolato, me lo hanno suggerito un paio di amici all'università ma ho aspettato di avere l'occasione di andarci con te.”

 

La dichiarazione lo colse in contropiede: “Oh... err... io... gra-grazie per la premura.”

 

Tsunade si voltò offrendogli un luminoso sorriso: “Mi piace sempre farti contento, Minato.”

 

“Beh... ne sono felice. Lo stesso vale per me.”

 

La donna tornò a guardare la strada: “Visto che sei così carino, ti dirò anche un'altra cosa su questo posto. A volte vengono organizzati degli eventi di danza singola. In pratica tutti i presenti stanno fermi, le luci si concentrano su un podio e una singola persona si esibisce per tutti. Ho sentito che, quando succede, c'è sempre il pienone.”

 

Lui non era certo di sapere come reagire ad una simile notizia: “Ah... bene. Credo.”

 

“E indovina un po'?”

 

“C-cosa?”

 

“Stasera ci sarà una di queste esibizioni.”

 

- - -

 

Il viaggio durò ancora poco e, mentre il Lampo si chiedeva se quanto detto dalla ragazza gli sarebbe veramente piaciuto, l'auto si fermò. Mentre la persona ai comandi attendeva... qualche evento, l'altro occupante del mezzo diede uno sguardo intorno. E gli occhi gli caddero sull'unica facciata che poteva essere collegata con tutto quello che aveva sentito. Tale visione gli fece sorgere dei nuovi dubbi per cui si rivolse nuovamente alla fidanzata: “Disco-Radice?!?”

 

L'altra rispose con naturalezza: “Sì.”

 

“Ma che razza di nome è per una discoteca?”

 

“Beh, DISCO indica li tipo di edificio e RADICE invece rappresenta il cocktail.”

 

“R-radice? E perché?”

 

Lei scosse le spalle con noncuranza: “Evidentemente useranno qualche radice dotata di qualche qualità particolare per fare il loro cocktail tipico.”

 

“E te l'hanno suggerita degli amici di studio?”

 

“Sì, perché sei così nervoso? Per quanto tu ne sappia, è mai capitato che uno dei due finisse in posti poco raccomandabili?”

 

“No.”

 

“È mai successo che frequentassimo cattive compagnie?”

 

“No.”

 

“Ci siamo mai fatti, sotto ogni aspetto, del male fra noi?”

 

“No.”

 

La ragazza batté le mani: “E allora perché sei cosi preoccupato? Dai, guarda quanta gente c'è che entra! E c'è pure il buttafuori che controlla gli ingressi! Solo perché all'esterno non è particolarmente decorato, non vuol di certo dire che l'interno sia scadente. Prendi me per esempio: se fossi una zitella farfugliante, diresti mai che il mio seno è naturale al 100%?”

 

Sia l'esempio che l'allusione a ciò che era successo una settimana prima, fecero arrossire il maschio presente: “Non... non è necessario ci-citare Kushina chiamandola in quel modo.”

 

L'altra scosse la mano per annullare l'obiezione: “Lascia perdere il nome della tua ex, se fossi un essere umano di sesso femminile estremamente geloso e con i capelli tinti, diresti che non sono rifatta?”

 

Il biondo chiuse gli occhi mentre li strofinava nel tentativo di distogliere la mente da ricordi che preferiva non ricordare: “No, o almeno credo. Non... non essendo una donna, penso sia comprensibile che non ragioni come tale.”

 

“Il punto è che non lo diresti, eppure non c'è nemmeno un grammo di silicone nel mio corpo. Sono pura come mamma mi ha fatto. La lezione è che l'abito non fa il monaco!”

 

Lui sospirò quasi rassegnato, la ragazza con cui era uscito era entrata ufficialmente nell'agenda nera della sua attuale compagna: “D'accordo, anche se l'esterno non promette bene... all'interno potrebbe essere migliore.”

 

Lei gli prese gentilmente la faccia dalle guance e gli diede un tenero bacio sul naso prima di chiudere la conversazione: “Sono contenta che tu abbia scelto di concedere il beneficio del dubbio alla mia scelta, adesso scendiamo!”

 

Le sue parole furono una pietra tombale per il dibattito: in due minuti si erano già accodati dopo aver chiuso la macchina. In verità, Tsunade sapeva bene che tipologia di danze singole venivano fatte e aveva orchestrato un piano per assicurarsi che, almeno per quella sera, il Lampo Giallo eliminasse tutte le sue inibizioni per poterselo godere più tardi in intimità. Il suddetto Lampo, da parte sua, non sapeva ancora bene come comportarsi. Dopo un paio di passi avanti la ragazza aveva tirato fuori due biglietti per la serata assicurando che non ci sarebbe stato nessun problema per entrare ma la sua mente sembrava incapace di abbandonare lo stato di nervosismo in cui era entrata da quando aveva ricevuto la proposta dell'uscita.

 

Non conosceva nessuno delle persone che li circondavano e chiedere informazioni gli sarebbe sembrato fuori luogo sia nei confronti della persona insieme a lui e sia perché sarebbe sembrato strano che qualcuno chiedesse dettagli a proposito del posto in cui stava per entrare. Non era mica un turista e non desiderava fare brutte figure. Il suo sguardo venne attirato dai poster pubblicitari attaccati sulle pareti nere, in particolare su uno raffigurante lo spettacolo speciale che si sarebbe tenuto proprio quella sera: le scritte parlavano di fiori danzanti, petali volanti e movenze allettanti ma, non riuscendo ad interpretarle, si focalizzò sull'immagine al centro di esso: su uno sfondo giallo si trovavano delle lunghe piume variopinte assemblate a forma di fiore e, in mezzo ad esse, era possibile solo intravedere un pezzo di volto e la sola cosa di esso che riuscì ad identificare fu l'occhio azzurro semichiuso. Avrebbe voluto chiedere qualche delucidazione a Tsunade, certamente lei ne avrebbe saputo di più, ma prima di poter aprire bocca si trovarono entrambi davanti ad un uomo alto almeno il doppio di lui vestito di nero e con una strana maschera bianca dalle fattezze feline decorata con piccoli segni colorati.

 

Quest'ultimo chiese i biglietti senza un vero e proprio tono e, dopo averli timbrati e sempre con voce monotona, aprì di più la porta invitandoli ad entrare. Subito dopo l'entrata li aspettava una sorta di spogliatoio dove si potevano lasciare giacche ed altri affetti personali ad un altro tipo mascherato che in cambio forniva un tesserino per poter poi recuperare tutto. Sbrigata quest'altra faccenda amministrativa, un'altra porta venne aperta e i due si trovarono nel cuore della discoteca. Era chiaro che le pareti fossero insonorizzate perché, prima dell'apertura della seconda soglia, la coppia non aveva sentito nessun suono.

 

Ora invece la musica ad alto volume, le urla dei presenti, la voce del DJ e tutto il resto della cacofonia riempivano i timpani di entrambi. Minato fu quello più affetto dal cambio di ambiente, tentò varie volte di parlare con la fidanzata ma, malgrado gli sforzi congiunti, gli fu impossibile comunicare. Fu solo quando il pezzo rock finì che poté esprimersi mentre intorno a lui le luci variopinte si muovevano come lucciole impazzite: “Non sono sicuro che mi piaccia la musica qui.”

 

“Tranquillo, mi hanno detto che tendono a cambiare genere spesso! Mentre ci abituiamo, vogliamo andare al bar per bere qualcosa?”

 

“Buona idea, magari potremmo assaggiare il loro famoso drink!”

 

Tsunade se lo tirò vicino, talmente tanto che il suo braccio si trovò quasi in mezzo al suo spacco: “Mi piace quando prendi questo tipo di iniziative!”

 

Lo spazio non era uniformemente affollato, la zona di danza dove erano capitati subito dopo essere entrati permetteva di procedere lentamente, ma una volta usciti da lì spostarsi era più semplice ed agevole: c'erano come dei corridoi che permettevano di passare da una zona all'altra e, come aveva sperato il biondo, più ci si allontanava dall'area di ballo e più il suono si attenuava. Per quanto fosse possibile. Lui aveva finito col sedersi su un divanetto rivestito di velluto mentre la compagna prendeva un paio di drink e decise di approfittarne per dare un'occhiata all'intero ambiente: loro erano in una zona “periferica” rispetto al cuore dell'edificio, lo spazio dedicato al ballo era al centro dell'intero complesso mentre il bar, i servizi, e i tavolini dove consumare erano stati concepiti per fare da perimetro. Notò anche un altro dettaglio fra un bagliore di luce e l'altro: c'erano tutta una serie di podi e piedistalli a base circolare come aveva detto la fidanzata, ma non erano alti come se li era immaginati. Più che servire per elevarsi sopra tutti gli altri, avrebbero fatto comodo a gente bassa che ballava sul posto con un partner più alto. Non ebbe molto tempo di riflettere su questa cosa che la sua ragazza lo raggiunse offrendogli un bicchierino di forma conoidale capovolta contenente un liquido che lui ipotizzò essere verde, ma solo perché in quel momento era proiettata una luce di quel colore. Lo attirò anche l'oggetto all'interno del liquido: “Non mi dirai che questo...”

 

Capendo cosa volesse dire, l'altra sorrise: “Sì, ho preso due RadiDrink!”

 

“Radi... cosa?”

 

“RadiDrink! Te l'ho detto che è il cocktail tipico del locale, no? Visto che siamo qui per la prima volta, tanto vale assaggiarlo.”

 

“Sì, ma... e la radice?”

 

“Ah, il barista ha detto che, dopo aver bevuto, si può sgranocchiare in bocca. Dovrebbe accentuare la sensazione di freschezza.”

 

“Beh, se lo ha detto il barista...”

 

Fecero un brindisi alla loro serata e bevvero il drink. Tsunade tutto d'un sorso, Minato con più calma. Il sapore piacque ed entrambi passarono alla radice e anche in questo caso la femmina fu più intraprendente mentre il maschio masticò con più calma ma l'effetto garantito si fece sentire in entrambi i casi. Forse perché caricato dal nuovo sapore o perché le misteriose proprietà della radice avevano un effetto particolare su di lui, Minato si alzò ed offrì la mano all'altra occupante del divanetto con sguardo fiero: “Andiamo a ballare?”

 

Ci fu solo un mezzo secondo di stallo prima che l'altra sorridesse in risposta e accettasse l'invito ricevuto. Tuttavia, all'oscuro di entrambi, una coppia di occhi stava tenendo d'occhio ogni loro movimento. Una coppia di occhi nascosti da degli occhiali da sole. In una discoteca.

 

- - -

 

“Ricordami di nuovo perché siamo qui e perché siamo conciate così.”

 

“Mi pare di averlo già fatto almeno tre volte negli ultimi dieci minuti.”

 

“E io ho bisogno che tu lo faccia ancora una volta!”

 

“Sì, così poi fra tre minuti me lo chiederai di nuovo, pensi che sia un juke-box?!?”

 

“E io penso che abbia il diritto di sapere perché indosso un giaccone con cappello allegato e degli occhiali scuri mentre mi trovo all'interno di una discoteca! Hai fatto caso agli sguardi che stiamo ricevendo da quando siamo entrate?!?”

 

“A parte che non mi importa niente degli sguardi. E poi, coperta come sei, chi vuoi che ti riconosca, un'altra signora con troppa zavorra addosso che, per ragioni ignote, si trova qui proprio quando ci sei anche tu?”

 

Una vena nascosta iniziò a pulsare su una tempia nascosta: “Smetti di cambiare argomento e rispondi alla mia domanda, Kushina!”

 

Il nome mandò l'altra nel panico che reagì tappando con una mano la bocca dell'altra donna mentre portava l'indice dell'altra davanti alle labbra: “Shhh... abbassa la voce ed evita di dire il mio nome! Non voglio essere riconosciuta!”

 

Le due donne in questione erano Kushina Uzumaki e Sakura Haruno. La prima si trovava in quel luogo e in quel momento per una ragione ben precisa, la seconda... si era fatta trascinare con un misto di libera volontà e costrizione. Non nelle stesse percentuali.

 

In ogni caso, dopo aver soppresso un paio di esclamazioni col punto esclamativo, la più giovane delle due si decise ad aprire il buco che aveva tappato: “Se mi prometti di non nominare di nuovo il nome di una dea invano, farò il sacrificio di rinfrescare di nuovo la tua memoria arrugginita. Ci stai?”

 

L'altra non diede subito l'impressione di voler accettare il compromesso: “Nome di una dea?!? E dovresti essere tu? Chi ti credi di essere, l'incarnazione di Atena?”

 

L'altra scosse la mano noncurante: “Non pensare a cose che non puoi comprendere e rispondi! Accetti la mia proposta o no?”

 

“...D'accordo... non ti chiamerò più per nome qui dentro...”

 

“Bene...”

 

“...se mi dirai da dove nasce questa storia della dea!”

 

“C-COSA?!?”

 

La più matura incrociò le braccia sul petto, per quanto fosse possibile: “Prendere o lasciare!”

 

La seconda emise un sussurro che forse doveva apparire minaccioso ma servì solo a scaricare un po' di calore: “D'accordo. Andata. Amen.”

 

Sakura si mise comoda contro lo schienale della sedia: “Prego, sono tutta orecchie.”

 

La rossa si schiarì la voce mandando un'altra occhiata nascosta alla coppia seduta a pochi metri di distanza: “Siamo qui per tenere d'occhio Minato e... l'altra. Come... come si chiamava?”

 

“E poi sarei io quella con la memoria arrugginita.”

 

“Lascia perdere questi dettagli insignificanti e rispondi se vuoi che vada avanti!”

 

“Tsunade, si chiama Tsunade.”

 

“Tsunade. Siamo qui per tenere d'occhio Minato e Tsunade.”

 

“E... perché lo stiamo facendo? E perché mi hai fatta vestire così?”

 

“Per dare l'ovvia rispondere alla seconda domanda, ti ho fatta indossare quello che hai addosso per mimetizzare la tua stazza. E lo stiamo facendo perché, in caso di... eventi indesiderati, ci vuole qualcuno che intervenga!”

 

La rosa fece del suo meglio per ignorare le parole più fastidiose appena pronunciate per avere un approfondimento sulla seconda parte del discorso: “E quel qualcuno saresti tu.”

 

“Esatto!”

 

“E... come facevi a sapere che saremmo dovute essere proprio qui e proprio adesso?”

 

Kushina fece un sorriso volpino mentre un lampo di luce faceva brillare una delle lenti dei suoi occhiali: “Ho tenuto d'occhio le mosse di quella rifatta per tutta la settimana!”

 

La notizia colse l'altra di sorpresa ma la voce venne mantenuta bassa per evitare un replay indesiderato: “C-cosa?!? Hai pedinato quella ragazza?!?”

 

“Macché! Non l'ho mica seguita passo passo. Mi sono limitata a controllare tutte le sue mosse ogni volta che si trovava nel giro di duecento metri da Minato.”

 

Un sopracciglio ingrigito venne sollevato: “Lo sai che questo è stalking, vero?”

 

“Ma quale stalking! Non le ho mica fatto telefonate minatorie o inviato lettere minacciando di bruciarle la macchina o di diffondere su Internet le foto delle sue numerose operazioni di chirurgia plastica al seno! E poi sono i maschi ad poter essere stalker, non essendo lesbica io sono automaticamente fuori dalle categorie a rischio.”

 

“D'accordo. Hai tenuto d'occhio questa persona. E...?”

 

L'altra si sporse in avanti abbassando il volume della voce e rendendo ancora più difficile farsi sentire dall'altra donna: “Si da il caso che quella lì abbia portato qui Minato con uno scopo ben preciso! Ben preciso e ancora più losco!”

 

“Sono fidanzati, è normale fra fidanzati uscire insieme. Anche in discoteca.”

 

“Ma questa non è una discoteca normale! E mi pare che stasera ci sia un... qualche... strano tipo... di... spettacolo speciale. Le due cose devono coincidere per forza!”

 

“...Quindi... se una ragazza decide di uscire insieme al fidanzato e di andare in discoteca durante una serata... speciale. Credo. Altre due persone devono imbacuccarsi come se dovessero pedinare un boss mafioso durante l'inverno russo? È questo che stai cercando di dirmi?”

 

“No, questo è quello che hai capito tu con le tue rotelle che girano a fatica!”

 

“Allora perché non mi dai una bella... oliata spiegandomi come stanno veramente le cose?”

 

“Io sono qui per evitare che quella tettona falsa porti a termine il suo losco piano. Ma non posso mica farmi riconoscere e quindi mi sono perfettamente mimetizzata con questo travestimento.”

 

“E... perché hai coinvolto anche me?”

 

“Tanto non avevi altri impegni e il biglietto te l'ho pagato io. Inoltre potrebbe servirmi qualcuno che faccia da diversivo e siccome il tuo aspetto non attirerebbe neppure un mulo depresso, la rifatta non ha la più pallida idea che tu esista a questo mondo. Quindi, se le cose dovessero mettersi male, tu dovresti attirare l'attenzione della donnaccia mentre io mi occuperei di portare Minato il più lontano possibile da lei.”

 

“...”

 

“Beh? Non dici niente? Cos'è, ti si è prosciugato il cervello così tanto per seguire il mio filo perfettamente logico da aver perso la capacità di parlare?”

 

La donna più anziana si limitò, con studiata lentezza, a finire la limonata che aveva nel bicchiere prima di replicare: “Tu e la logica siete agli antipodi. Tu stai alla logica come un idiota sta ad Einstein. Mettere nella stessa frase il tuo nome o un tuo epiteto e la parola logica equivarrebbe a distruggere la struttura portante della lingua usata.”

 

“Hey, se ti senti offesa perché ti ho detto la verità...”

 

La frase venne tagliata di netto: “Non sono offesa. Ora dimmi perché ti sei paragonata ad una dea se non vuoi che faccia un salto dalla coppia che stai palesemente spiando decantando il tuo nome ai quattro venti.”

 

L'ultimatum lasciò quasi di sasso la rossa: “N-non dici sul serio.”

 

“Oh, sì che lo dico. Inizia a cantare.”

 

“Non lo faresti, non sei così rimbambita.”

 

“Vuoi scommettere?”

 

“Stai solo bluffando!”

 

“D'accordo allora.”

 

Sakura fece per alzarsi ma Kushina reagì di scatto prendendole i polsi e facendola riabbassare dimenticandosi di tutto il discorso che aveva fatto: “NOOOOOOO!!!”

 

Dentro di sé, Sakura rise di gusto. Si era riseduta e non temeva di essere riconosciuta ma la ragazzina che aveva davanti si era ritrovata con decine di sguardi addosso e, almeno in apparenza, si era pure scordata di cosa indossasse.

 

La suddetta rimase mezza distesa sul tavolo facendo schizzare le pupille da un lato all'altro come se fossero palline da tennis durante una partita e non riuscì ad aprire bocca finché tutti intorno a lei non tornarono ai propri affari. E, stranamente, il volume si era fatto ancora più basso mentre si rivolgeva a chi aveva di fronte: “Tu. Sei. Pazza.”

 

In totale contrasto, Sakura era più tranquilla che mai: “No, non lo sono. Adesso dimmi perché ti sei paragonata ad una dea.”

 

“È... una cosa che appartiene al passato.”

 

“Al passato.”

 

“Al passato... recente. Non troppo recente. Abbastanza recente.”

 

“Dimmi altro, non mi serve a molto sapere a quando risale il fatto se non lo conosco.”

 

“Ho... offerto i miei servigi in... in locali di questo tipo.”

 

“I tuoi servigi? Di che servigi stiamo parlando? Cos'è, servivi ai tavoli o cose del genere?”

 

L'altra scosse la testa: “Eri una barista?”

 

Altro gesto di diniego: “Non dirmi che facevi la buttafuori!”

 

“C-c-c-certo che no! Io offrivo prestazioni di miglior livello.”

 

“Prestazioni... di miglior livello.”

 

“Esatto.”

 

Alla più grande venne un piccolo flash mentale, mentre erano in fila tutte imbacuccate, aveva notato i poster sui muri del locale e aveva visto che proprio stasera si sarebbe esibita una ballerina di pole-dance. La realizzazione di un possibile collegamento le fece spalancare gli occhi: “Non mi dirai che ti spogliavi danzando intorno ad un palo?!?”

 

La dichiarazione diede un'iniezione di energia alla femmina con meno anni: “Hey! Piano a come parli e non denigrare le cose a caso! Ai suoi tempi, il Miraggio Rosso era considerata una stella irraggiungibile! Tutti la invidiavano e nessuno la eguagliava! Ogni discoteca o locale con un minimo di intrattenimento di alto livello se la contendevano con le unghie e con i denti!”

 

L'espressione sul volto dell'altra donna era un misto fra la sorpresa più totale e lo sbigottimento più assoluto: “Mi stai dicendo che facevi striptease?”

 

“Ci sono tanti modi di definire le cose...”

 

“Sì o no?”

 

“Err... anche. In parte. Più o meno.”

 

“E se questo Miraggio era il non plus ultra, come mai poi ha... smesso di esibirsi?”

 

Kushina si tirò su strofinandosi un braccio mentre lo sguardo cadeva di nuovo sul suo ex, che ora stava allegramente chiacchierando con un'altra: “Beh... ci sono state delle complicazioni.”

 

La rosa si rese conto dal tono dell'altra che ora la discussione stava iniziando a farsi seria: “Che vuoi dire Kushina? Quali complicazioni?”

 

L'altra tornò a guardare davanti a sé: “Forse tu non puoi capire ma, quando sei una bella ragazza che attira tanti sguardi sul palco, potresti fare brutti incontri quando lo spettacolo finisce e tutte le luci si spengono.”

 

“Vuoi dire che uno che ti aveva assunta ha cercato di... farti del male?”

 

“No, certo che no. Anzi, ero stata appena pagata profumatamente e anche le mance che avevo raccolto mi erano rimaste in tasca. Volevo festeggiare, ma non potevo mica sapere che fuori c'erano quattro... o cinque tipi sbronzi che volevano un altro tipo di spettacolo dalla sottoscritta.”

 

La più anziana sgranò gli occhi: “T-ti hanno violentata?”

 

L'ex ballerina scosse la testa: “No, forse volevano ma non ci sono riusciti. Per un po' li ho tenuti a bada con qualche calcio e un paio di schiaffi ma... poi hanno preso il sopravvento.”

 

“Co-cos'è successo... esattamente?”

 

“Non ho rischiato di essere violentata perché, ubriachi com'erano non sarebbero stati in grado di fare niente, ma hanno iniziato a picchiarmi perché prima non mi ero esibita e poi avevo fatto male ad alcuni di loro. Stavo iniziando a temere il peggio e poi...”

 

“E poi?”

 

Di nuovo, gli occhi azzurri della ragazza si posarono su un ragazzo biondo mentre la proprietaria sospirava felicemente rassegnata: “...e poi è apparso un angelo salvatore.”

 

Vedendo le sue azioni, Sakura comprese subito che Kushina si stava riferendo a Minato Namikaze e che, molto probabilmente, quel salvataggio aveva fatto scoccare la scintilla fra i due. La storia però non era ancora completa, dopo un minuto di contemplazione, la rossa riprese il racconto con sguardo sognante e mento appoggiato sulle mani: “Senza nemmeno fargli troppo male, Minato ha scacciato quegli imbecilli e mi ha portata via da quel posto. Si è offerto di ospitarmi a casa sua per quella notte e mi ha anche medicato un paio di tagli che mi ero fatta. È stato dolcissimo e premuroso. Neanche mi conosceva e si è preso cura di me cose se fossi la sua cagnolina preferita.”

 

Quello era il momento ideale per una stoccata: “E quello fu l'istante in cui comprendesti di essere innamorata di lui.”

 

Kushina emise un altro sospiro sognante: “Già, è stato un vero e proprio colpo di fulmine.”

 

“E... sotto sotto sei rimasta invaghita di lui, vero?”

 

Venne emesso un altro sospiro: “Certo che sì, è esserlo dopo quello che ho sperimentato.”

 

Sakura non disse altro, lasciò solo che il tempo passasse per vedere quanto ci avrebbe messo la ragazza a rendersi conto di quello che aveva appena confessato. Le servì meno tempo di quanto l'altra si aspettasse, ma ci mise comunque un bel po'. Capendo di aver appena detto cose che potevano essere usate contro di lei, Kushina prima arrossì pesantemente e, dopo aver scosso con forza la testa, si rivolse di nuovo alla donna più anziana: “Co-comunque non siamo qui a parlare del passato del mitico Miraggio Rosso! Siamo... siamo qui per un motivo ben diverso e... e... e non mi farò distrarre ulteriormente dai tuoi discorsi strizzacervelli, è... è chiaro?!?”

 

Si era sforzata di apparire convincente, ma la rosa le ridacchiò con una certa soddisfazione in faccia prima di replicare: “Certo, dopotutto nessuno ti ha costretta a scendere così profondamente nei dettagli. E nessuno ha detto qualcosa contro o a favore della tua dichiarazione.”

 

“Lo vedi? Ecco che lo rifai! Stai cercando di nuovo di confondermi le idee!”

 

“Naturalmente, come dici... hey, che succede adesso?”

 

Durante i loro battibecchi non ci avevano fatto caso ma, dopo un'altra manciata di canzoni, il DJ aveva invitato tutti ad avvicinarsi ai podi perché lo spettacolo speciale promesso stava per iniziare e la coppia sorvegliata si era alzata per trovare un buon punto di visuale. Capendo di rischiare di perdere il contatto visivo se fosse stato sprecato altro tempo in discussioni, le due camuffate si alzarono dal tavolo per assistere anche loro allo show clou della serata.

 

- - -

 

“Ma è davvero necessario essere fra le prime file?”

 

“Certamente! A che serve assistere a qualcosa se non la si vede bene?”

 

Quando era stato dato l'annuncio, era stata la ragazza a quasi scattare in piedi per poi tirarsi dietro il maschio. Se avesse dovuto essere del tutto sincera, non le importava un fico secco dello show che presto avrebbe avuto inizio. Il suo unico scopo era che il fidanzato si rifacesse gli occhi con la danza che presto sarebbe iniziata. Tsunade non era insoddisfatta della sua relazione ma un po' di interazioni più fisiche non le sarebbero di certo dispiaciute. Aspettarsi che Minato prendesse l'iniziativa era quasi come aspettarsi che nevicasse in mezzo al deserto del Sahara e quindi, se la pressione sul petto del suo seno lo aveva mezzo paralizzato, magari le movenze sensuali di una ragazza in intimo lo avrebbero eccitato abbastanza da suscitare in lui qualche desiderio sessuale. Da qui la ragione per cui ora erano a pochi metri di distanza da uno dei podi. Le sole cose che le davano qualche noia erano le lievi proteste verbali del maschio: non ce la faceva proprio a lasciarsi andare nemmeno dopo tutte le delucidazioni ricevute dalla fidanzata: “Ma tanto la persona che ballerà sarà in posizione sopraelevata, avremmo benissimo potuto rimanere dov'eravamo.”

 

Lei lo tirò dal braccio un po' più vicino: “Forse, ma ormai siamo qui, tanto vale godersi la posizione che abbiamo conquistato.”

 

“Hai uno strano modo di...”

 

I suoni alti e fastidiosi di un microfono che veniva ricalibrato tagliarono di netto qualsiasi cosa il Lampo volesse dire e, dopo pochi secondi, la voce del DJ si sentì di nuovo: “BENE GENTE, VI STATE DIVERTENDO?”

 

Un urlo collettivo accompagnato da applausi fece da risposta: “OTTIMO, PERCHÈ LA SERATA NON PUÒ TERMINARE SENZA UNA CONCLUSIONE ADEGUATA! ORA DITEMI, QUANTI DI VOI VOGLIONO RIFARSI GLI OCCHI?”

 

Un altro alto grido rispose in modo consenziente alla domanda retorica anche se Minato si insospettì di nuovo. Chiunque avesse ballato avrebbe forse indossato un costume succinto?

 

La sua silenziosa domanda non ebbe risposta e la voce riprese a farsi sentire: “DALLE VOSTRE VOCI CAPISCO CHE SIETE CARICHI! ALLORA PREPARATEVI AD ACCOGLIERE LA STELLA DELLA SERATA!!!”

 

Tutte le luci si spensero mentre i raggi luminosi di alcuni riflettori iniziarono ad ondeggiare su un podio che, per qualche ragione, era sprofondato nel pavimento fino a sparire e lasciando un buco circolare al suo posto. Tutto il pubblico cadde in religioso silenzio mentre la narrazione proseguiva: “FINORA VI SIETE GODUTI LA MUSICA E LA DANZA E VI SIETE SBIZZARRITI CON I BALLI PIÙ DIVERSI MA SONO SICURO CHE NON AVETE PROVATO QUELLO CHE STIAMO PER MOSTRARVI...”

 

Dalla voragine iniziò ad emergere del fumo che, con le luci dei riflettori in movimento su di esso, iniziò ad assumere una tinta cangiante mentre i clienti mostravano ancora una volta la loro soddisfazione con un nuovo applauso.

 

“ACCOGLIETE CON UNA BELLA OVAZIONE LA NOSTRA DELIZIOSA DANZATRICE... IL FIORE PIUMATO, LA LEGGIADRIA IN PERSONA, COLEI CHE REGALA SEMPRE LA MAGGIOR PARTE DI QUELLO CHE HA! LA SOLA ED INIMITABILE... INOOOOOO!!!”

 

Mentre intorno a lui ripartiva lo scroscio di un applauso, Minato vide dei nuovi movimenti in mezzo al fumo: il piedistallo che prima si era abbassato stava risalendo e su di esso notò una figura che non riuscì subito ad identificare sia per la strana silhouette che per il fumo ancora presente tutto intorno ad essa. E poi, un rapido gesto del nuovo elemento dissipò la copertura come se fosse una ragnatela e tutte le persone presenti poterono ammirare la persona al centro della loro attenzione: una ragazza con lunghi e fluenti capelli biondi che ricadevano lungo la sua schiena raggiungendo i polpacci mentre un lungo ciuffo nascondeva la parte destra del suo volto. Dei bracciali ai polsi e alle caviglie erano agghindati da piccoli sonagli. Questi dettagli non erano però ciò che catturò gli occhi di tutti, questo primato andò ai suoi indumenti: la parte centrale del suo seno era nascosta da una fascia cerulea con sprazzi di altri colori e la stessa cosa valeva per il succinto tanga, anche se a quest'ultimo erano stati attaccati in maniera alternata dei sonagli più grandi e delle lunghe piume color ottanio. Escludendo questi capi ed accessori, la ragazza era completamente nuda.

 

Mentre il suo pubblico esplodeva in una nuova acclamazione ancora più forte, lei faceva un elegante inchino mostrando il colore turchese dell'unico occhio visibile mentre alle sue spalle, proprio al centro del podio, emergeva un lungo palo.

 

La ballerina si tirò su muovendosi in modo sensuale sollevando le braccia e accompagnando tali movimenti da un tintinnio. Non aveva ancora iniziato e già buona parte del suo pubblico era in visibilio. La voce del DJ tornò a farsi sentire mentre tutti i fari convergevano sulla nuova arrivata proiettando una tenue luce gialla: “ALLORA, SIETE PRONTI PER GODERVI LE INCANTEVOLI MOVENZE DELLA NOSTRA INO?”

 

La risposta fu un corale: “E ALLORA FACCIAMOLA PARTIREEEEEE!!!”

 

Una nuova colonna sonora si levò dalle casse presenti e Ino diede inizio al suo spettacolo.

 

- - -

 

Sakura e Kushina avevano preso posizione poco dietro i due fidanzati e anche loro avevano assistito all'entrata in scena della danzatrice. Solo che, ora che la stavano inevitabilmente guardando all'opera, iniziavano ad emergere le differenze sostanziali fra le due: la più grande non aveva potuto fare a meno di... ammirare l'ottima forma fisica della ragazza bionda e di constatare che anche le sue proporzioni non fossero affatto male. A quella con i capelli più lunghi invece venne un'altra tipologia di pensieri in testa ma, vedendo che l'altra si stava mordendo rabbiosamente l'unghia di un pollice, offrì un po' di supporto morale. Se tale poteva essere definito: “Ti sei accorta di colpo di avere un'unghia troppo lunga o cosa?”

 

La risposta venne data a denti stretti: “L'hai vista bene quella lì?”

 

Gli occhi celesti diedero un'occhiata distratta alla figura danzante: “Sì, come la maggior parte della gente presente. Perché?”

 

Lo smalto continuò a consumare la cheratina: “Hai visto con che grazia si muove? E guarda quelle gambe, hanno una tonicità perfetta.”

 

Leggermente insospettita, Kushina sollevò dalla faccia dell'altra gli occhiali e vide che gli occhi della sua accompagnatrice erano ridotti a due fessure. Questo scatenò la sua ilarità: “Non pensi di essere un po' vecchia per paragonarti ad una ballerina nel fiore dei suoi anni?”

 

Lo sguardo infuocato si spostò da una ragazza all'altra: “Cos'è, dici questo perché sei fuori dal giro oppure perché vuoi nascondere l'invidia che magari provi anche tu?”

 

La risposta fu preceduta da una pernacchia: “Oh, per favore! Quella lì è una dilettante, finora non ha guadagnato nemmeno un centesimo. Ai miei tempi, dopo aver ballato per la stessa quantità di tempo di quella lì, dovevo fare attenzione per non calpestare banconote e monetine mentre mi muovevo. Posso ammettere che abbia un certo talento grezzo, ma in confronto al Miraggio non è che una dilettante!”

 

Sakura si rimise giù gli occhiali tornando a guardare avanti: “Certo, mi immagino già la scena: ad un certo punto i tecnici devono porre fine allo spettacolo perché la ballerina di turno è coperta da una montagna d'oro! Wow! Davvero strabiliante!”

 

“Rosica quanto vuoi, sono io quella che ha esperienza in materia, non tu!”

 

“Forse dovresti cianciare di meno e focalizzarti di più. Sbaglio o hai un... malefico piano da sventare? Che succede se la cattiva donnona fa la sua mossa mentre perdi tempo a vantarti?”

 

Non replicando niente, Kushina tornò a fissare le uniche due persone davanti a lei che le interessavano. Anche se era davvero impossibile escludere dal proprio campo visivo anche la tipa sculettante poggiata contro il palo.

 

- - -

 

Muovendosi sensualmente a ritmo della musica, Ino si era gradualmente liberata delle piume che aveva lanciandole a caso con la certezza che non sarebbero comunque finite a terra. Ora l'unica cosa che le nascondeva molto limitatamente il corpo era il suo completo intimo. Ma il suo lavoro era quello e, continuando a danzare tintinnando, usò il palo come supporto per far ondeggiare il sedere quasi totalmente visibile in una qualsiasi direzione. Caso volle che in linea d'aria, fra tutte le altre persone presenti, ci fossero Minato e Tsunade. Quest'ultima era poco interessata alle movenze della danzatrice perché focalizzata quasi del tutto sul maschio al suo fianco. Era quello il suo piano: farlo assistere allo spogliarello di una ragazza sexy per farlo eccitare quel tanto che bastava per fargli esprimere il desiderio di uscire e andare a casa. Per liberare i propri istinti sessuali. Sembrava che le cose stessero andando per il meglio, almeno a giudicare dallo sguardo incantato del nuotatore e dal sangue accumulato sotto le sue guance. Peccato non poter controllare se anche un'altra zona del suo corpo fosse ben irrorata al momento. La donna sorrise fra sé e sé continuando a godersi due spettacoli al prezzo di uno.

 

Poco tempo dopo, dalla marea di teste emersero, come steli di piante, alcune braccia e il metaforico fiore venne presentato sotto forma di mani che stringevano una o più banconote. La ragazza stava avendo successo e i suoi spettatori avevano deciso di mostrare il proprio apprezzamento premiandola. Partì anche un coretto ma, a causa dell'alto volume della musica, fu impossibile capire quali fossero le parole pronunciate. Tuttavia Ino vide quello che c'era da vedere e, sempre danzando, si abbassò vicino al bordo allargando i lati del suo tanga così da offrire uno spazio dove inserire le offerte. Che, nel giro di qualche secondo, presero il posto che era stato delle piume. E, quando il flusso monetario cessò, la bionda ringraziò tutti mandando, con movimenti magniloquenti, un immenso bacio a tutti per poi riprendere a ballare fra le esclamazioni giubilanti intorno a lei.

 

- - -

 

La scena delle offerte aveva fatto nascere un nuovo dibattito fra Sakura e Kushina: “Non ci credo, adesso le hanno pure dato le mance.”

 

“Stai ancora rimuginando su quella storia? Te l'ho già detto, quella ragazzetta è una dilettante!”

 

“Adesso vuoi venire a dirmi che è normale ricevere soldi durante un'esibizione?”

 

La seconda si strinse nelle spalle con noncuranza: “Sei una è brava è praticamente scontato.”

 

“Perché è successo anche a te?”

 

“Perché è successo molte volte a me. Quella magari sta avendo solo una serata fortunata.”

 

“Sarà anche solo fortunata, ma ha guadagnato un bel gruzzolo.”

 

“Pfff... quelli sono solo spiccioli paragonati al tempo della sua performance!”

 

La rosa si voltò confusa: “Che vorresti dire?”

 

“Solo questo: quando il Miraggio dominava la scena, quello che quella tipetta ha guadagnato dopo... quanto, cinque o sei minuti di esibizione? Vabbè, quello che lei ha guadagnato solo ora, il Miraggio Rosso lo avrebbe guadagnato dopo appena due mosse. La differenza di classe esistente è tanto palese quanto la differenza fra giorno e notte.”

 

“...”

 

“Cos'è, ti ho di nuovo lasciata senza parole?”

 

L'altra si limitò a raddrizzare il collo in maniera meccanica non desiderando andare avanti: “Sì, ci sei riuscita di nuovo.”

 

Non ci fu un altro scambio di battute perché, nella zona immediatamente circondante il podio e il podio stesso, c'era del movimento confuso.

 

- - -

 

Forse la causa erano le tre o quattro birre che aveva bevuto mentre aspettava il ballo finale ma, quando la ballerina super sexy aveva fatto ondeggiare testa e capelli mostrando l'occhio nascosto ammiccante mentre era mezza avvinghiata al palo dietro le proprie spalle, uno degli avventori più vicini al piedistallo interpretò tale mossa come un invito per divertirsi. Da parte sua, Ino non aveva pensato di mandare niente a nessuno. Aveva solo fatto un occhiolino mentre ballava, niente di più. Questo spiega perché, quando una mano le afferrò la caviglia sinistra e la tirò giù, per lei la sorpresa fu totale. E tale sensazione aumentò quando capì dov'era finita mentre intorno a lei la musica non era ancora stata interrotta ma il volume di rumori confusi la stava iniziando a soverchiare. Lei era finita fra le braccia di un uomo, lo aveva intuito dalle dimensioni delle membra che sentiva intorno, il cui alito lasciava pochi dubbi su cosa si fosse scolato quella sera. Se poi si aggiungevano i frammenti di frasi lascive che sentiva provenire da tale uomo e i movimenti delle sue mani contro il suo sedere, era ovvio che si trovava davanti un poco di buono.

 

Iniziò a lottare con quanta forza aveva per liberarsi dalla morsa in cui si trovava ma aveva ballato per un bel pezzo e la stanchezza stava iniziando a farsi sentire, in più la folla si stava ammassando ulteriormente intorno a lei e questo non semplificava eventuali azioni evasive. Il massimo che poté fare al momento fu di spostare la testa di lato quando delle labbra distese e puzzolenti si avvicinavano. Meglio evitare baci ed allegati da un ubriacone. Tirandosi indietro ed approfittando di una momentanea perdita dell'equilibrio del suo carceriere, Ino riuscì a liberare un braccio e a dare un sonoro schiaffo all'individuo che, non gradendo il gesto, lo ricambiò facendola cadere con la schiena contro il podio su cui si trovava meno di due minuti prima. Fra le grida mischiate, la massa in agitazione e gli sprazzi di luce fuori controllo, vide la figura oscura del suo attaccante farsi avanti sollevando un braccio. D'istinto portò le gambe contro il petto e nascose la faccia con le braccia in attesa di un colpo... che però non arrivò mai.

 

E quando ebbe il coraggio di riaprire gli occhi vide una nuova figura maschile che stava trattenendo l'arto dell'ubriaco. Una figura maschile con una zazzera dorata.

 

- - -

 

Era accaduto tutto in fretta: la danzatrice era caduta dal podio senza preavviso, tutti avevano iniziato ad agitarsi e le urla erano emerse come germogli da un terreno seminato. Tsunade stava cercando di capire cosa stesse succedendo e di non allontanarsi troppo da Minato ma, quando si era voltata verso di lui per chiedere cosa stesse succedendo, lo vide solo farsi avanti in mezzo alla folla come un salmone quando risale un fiume. A differenza di lei, il fidanzato aveva visto cos'era successo e anche cosa stava per succedere e, istintivamente, si era lanciato in avanti per salvare la ragazza in pericolo.

 

- - -

 

Anche Kushina aveva visto del movimento ma, essendo più lontana, le era impossibile vedere l'area dove i fatti stavano avvenendo. Tutto quello che riuscì a vedere fu il biondo farsi avanti il più in fretta possibile. Sapendo che la biondina non era così imbranata da scivolare giù da sola, intuì che era stata tirata, magari con la forza. Un flashback del suo primo incontro col Lampo le attraversò la mente con la velocità di un fulmine e, con la stessa velocità, prese la decisione che comunicò alla donna con lei senza nemmeno voltarsi: “Saky, devo correre avanti, sta succedendo qualcosa ed è richiesta la mia presenza!”

 

L'altra rispose anche se vide solo il suo largo cappotto: “Aspetta! E io che faccio?!?”

 

La rossa si era già spinta in avanti e Sakura si rassegnò a tentare di seguirla. Anche se non riusciva a farsi largo come stava facendo la sua vecchia studentessa.

 

- - -

 

Intanto Minato stava tentando di parlamentare con l'uomo che aveva fermato ma, siccome la sua mente era annebbiata più di un passo di montagna, non c'era possibilità che le cose si sistemassero diplomaticamente. Intorno a loro c'era ancora del movimento confuso ma sembrava che tutti gli altri presenti avessero deciso di lasciar risolvere la situazione a lui. Cose che poteva anche essere accettata fino all'arrivo della sorveglianza, era difficile credere che in tutto il locale ci fossero solo due tizi in maschera, cinque o sei baristi e un DJ. Questi pensieri però fluirono in fretta via dalla mente dell'atleta perché il suo avversario non aveva gradito la sua intromissione e stava, con movimenti abbastanza goffi a causa delle sue attuali condizioni, tentando di colpirlo in tutti i modi. Il biondo aveva deciso, per limitare eventuali danni e ferite, di non muoversi troppo e di limitarsi a schivare... prima o poi il personale sarebbe arrivato e avrebbe risolto la situazione. Tuttavia questa strategia gli garantiva scarsa mobilità e, dopo un gancio sinistro andato a vuoto, l'altro stava caricando un altro colpo che sarebbe andato a segno. Se il braccio non fosse stato fermato da un nuovo elemento giusto senza che nessuno se ne accorgesse.

 

Il proprietario di tale braccio fece solo in tempo a vedere una figura incappottata, con cappello allegato e occhiali scuri. Poi un colpo di natura non ben identificata in piena faccia spedì la sua massa sul pavimento e la sua mente nel mondo dei sogni.

 

Minato e Ino, entrambi a bocca aperta, videro tale figura spolverarsi le mani prima di parlare subito dopo: “Che seccatura questi ubriaconi! Non capiscono mai a quante bottiglie fermarsi!”

 

Il suono della voce attirò l'interesse del biondo: “Kushina?”

 

Sentir pronunciare quel nome mandò l'altra, perché era chiaro che fosse una lei, in confusa agitazione: “Eh...?”

 

“Kushina, sei tu?”

 

La figura diede delle occhiate intorno con movimenti veloci e nervosi prima di tornare a guardare frontalmente: “Err... io, t-tu... no. Cioè... lei. Ehm... s-sì. Sì! Sì, esatto. Sono... sono proprio c-chi dici che io... sia. S-sono Kushina!”

 

Lui la indicò sollevando un sopracciglio: “Ma come ti sei vestita?”

 

Lei incrociò le braccia: “Che c'è, non sono padrona di decidere di vestirmi in un modo rispetto ad un altro? Ho forse fatto commenti sul tuo abbigliamento o su quello della tipetta a terra?”

 

Ino non fece in tempo a rispondere perché il maschio riprese la parola sempre con tono confuso e dito disteso: “Hai un giaccone. E degli occhiali da sole. In discoteca.”

 

“Eeeeeeeee... è che non sopporto la luce lampeggiante. Mi causa crisi di epilessia!”

 

“Non sapevo soffrissi di questa cosa...”

 

“Hohohohoho... ci sono un sacco di cose che ancora non sai di me, mio caro!”

 

La strana conversazione sarebbe potuta andare avanti ma l'arrivo di un corpetto di addetti alla sicurezza, tutti vestiti di nero e con una maschera in faccia, interruppe il momento. Due di loro si occuparono di sollevare l'uomo tramortito e di portarlo via, uno aiutò Ino a tirarsi su mettendole anche una coperta sulle spalle e un paio chiese chiarimenti ai due eroi della situazione. Intanto altri uomini in nero avevano iniziato a far calmare le acque e a far uscire in ordine la folla. Di conseguenza fu più facile per due persone in particolare raggiungere la zona.

 

La prima ad entrare in scena fu Tsunade, che quasi si gettò contro il braccio del fidanzato per poi stringerlo a sé prima di aprire bocca: “Minato! Mi dici che cos'è successo? Ti sei lanciato in avanti e poi si è scatenato il caos, non sono riuscita più nemmeno a vederti!”

 

Lui si grattò la nuca facendo un sorriso imbarazzato. E non solo per la situazione, l'arto era di nuovo a contatto con la pelle di lei: “Err... c'è stato un alterco. Un uomo ubriaco ha tirato giù la ragazza dal podio e... sono intervenuto per evitare che succedesse qualcosa di brutto. Sono... sono stato anche aiutato da Kushina.”

 

Si rese conto troppo tardi di aver pronunciato un nome tabù perché la rossa aveva iniziato a guardare Tsunade in cagnesco da quando era entrata in scena e, ora che sapeva chi aveva davanti, anche Tsunade aveva ridotto gli occhi a due fessure pur mantenendo un tono di voce neutro: “Kushina, mh? E ce ci fai qui vestita in quel modo?”

 

“Cos'è, il posto è tuo e hai fissato delle regole sull'abbigliamento?”

 

“Certo che no, ma è difficile trovare in un locale di questo tipo gente vestita come te.”

 

L'altra sogghignò per niente intimorita: “Disse quella che sembra vestita per un uno scopo ben preciso e ben losco.”

 

Il tono passò da neutro a vagamente minaccioso“Che vorresti dire con questo?”

 

“Non fare la gnorri con me! Si vede lontano un miglio che tenti di ostentare il tuo seno finto!”

 

Una vena apparve sulla tempia della studentessa, che lasciò il braccio del fidanzato e si fece avanti: “Ancora con quella storia?!?”

 

Mentre le due battibeccavano, quella che si era trovata ad un passo da un'esperienza molto spiacevole si rivolse alla signora in cappotto che era apparsa vicino a lei senza distogliere gli occhi dalla scena: “Chiedo scusa, potrebbe darmi un'informazione?”

 

Sakura, quasi contenta di non poter intervenire per placare l'animo di Kushina, rispose con educazione. Pur divorandosi internamente le unghie dall'invidia: “Cosa vuoi sapere?”

 

La bionda indicò le due litiganti: “Non sono sicura di aver capito bene che problemi abbiano quelle due ma...”

 

Spostò lo sguardo sul maschio che le stava guardando mezzo disperato: “...chi è quel tipo?”

 

Sakura seguì lo spostamento dell'unico occhio visibile prima di replicare atona: “Lui si chiama Minato Namikaze. È un atleta conosciuto col nome di Lampo Giallo e attualmente è fidanzato della ragazza con i capelli paglierini ma, in passato, è stato insieme a quella col cappotto.”

 

L'altra annuì facendo un piccolo sorriso: “Capisco. E posso anche comprendere perché stiano litigando in quel modo. Non l'ho visto a dorso nudo ma scommetto che è un bel bocconcino.”

 

Intanto il match era andato avanti. Letteralmente. Così avanti che le due si trovavano ora faccia a faccia: “...se non puoi accettare che una ragazza sia più dotata di te, trova un modo e mettiti l'anima in pace!”

 

“Lo farei se quello che hai lì fosse tutta roba naturale! Quanto tessuto adiposo è rimasto in percentuale, qualcosa come l'1% e solo perché non sono riusciti a rimuoverlo a fine operazione?!? Si vede benissimo come ondeggia tutto il silicone impiantato!”

 

“Credi che negare l'ovvio ti farà arrivare lontano?!?”

 

“Non sto negando niente, sei tu quella che non vuole ammettere la verità, che sei rifatta!”

 

La rabbia di Tsunade raggiunse l'apice ma la donna rispose all'antagonista in modo adeguato alla situazione: “Così sei convinta che il mio seno più sviluppato del tuo non sia farina del mio sacco, vero?”

 

“Non so perché tiri in ballo la farina ma sì, è ovvio che sono convinta di questo! Anche un cieco che ti desse una palpatina per sbaglio se ne accorgerebbe!”

 

Pur con un intreccio di vene e arterie a decorarle sulla fronte, Tsunade ghignò: “Bene, allora vediamo chi delle due è veramente rifatta!”

 

Senza dare tempo all'altra di replicare qualcosa, distese le mani in avanti e le aprì la giacca per poi spingere il petto in fuori e pressare il proprio seno contro quello che aveva di fronte. Dall'altra parte della barricata Kushina fu inizialmente colta di sorpresa ma, accettando la sfida pettorale, iniziò anche lei a spingere mentre i rispettivi seni, nascosti da uno o più strati di indumenti, iniziarono ad assumere forme proporzionalmente cangianti in base alla differenza fra la spinta ricevuta e la resistenza incontrata. Tutto questo davanti ad altre due donne e all'unico maschio rimasto nelle immediate vicinanze.

 

E il suddetto maschio stava iniziando a sentirsi un tantino strano. In verità tutta la serata era stata strana a partire dalla scelta del locale in cui andare, passando per il vestito che aveva Tsunade, constatando la scelta dei drink bevuti, ripensando allo spettacolo che aveva avuto luogo prima della mini-rissa-controllata contro il tizio sbronzo e chiudendo con quello che stava accadendo ora. Non era stata certamente una comune sequenza di avvenimenti, a quante persone capitava di uscire una sera con la fidanzata e ritrovarsi a vederle fare una specie di... sfida seno a seno con un'altra donna che, guarda caso, era la propria ex?

 

La domanda era indubbiamente difficile ma Minato non stava cercando una soluzione all'enigma. Mentre i suoi occhi azzurri guardavano fissi le oscillazioni della sottile linea che separava due esseri umani di sesso femminile in lotta forse per stabilire una sorta di predominio e gerarchia il suo muscolo cardiaco lavorava più concitatamente per mandare un surplus di sangue in specifiche aree del suo corpo. La sensazione era familiare, anche quando era in gara sentiva il cuore battere quasi all'impazzata e l'adrenalina scorrergli nelle vene. Eppure ciò che stava sentendo ora era diverso, non aveva fatto e non stava facendo nessuno sforzo fisico particolare eppure tutto quello a cui aveva assistito, e a cui stava ancora assistendo, gli trasmetteva una particolare energia. Che necessitava di essere usata il prima possibile e che richiedeva anche la presenza di un'altra persona: la sua attuale compagna.

 

Il biondo non perse altro tempo. Muovendosi a grandi passi, raggiunse il fianco delle due combattenti e, spingendo le loro spalle in direzioni opposte, pose fine al titanico scontro. Le sfidanti gli diedero un'occhiata confusa all'unisono ma lui, mostrando una calma glaciale, si rivolse prima a quella con i capelli rossi: “Kushina, mi ha fatto piacere rivederti. Forse le circostanze sarebbero potute essere migliori, ma va bene così. Ora però devi scusare me e la mia ragazza perché dobbiamo andare.”

 

La ragazza non riuscì a replicare mentre il biondo si rivolgeva all'altra donna: “Tsunade, l'uscita mi è piaciuta e il posto non è male, potremmo anche tornarci qualche volta. Ma adesso è ora di tornare a casa.”

 

In un primo momento anche l'universitaria fu sorpresa dal suo atteggiamento ma, vedendo la fiamma che si era accesa nei suoi occhi ed intuendo cosa avesse provocato il fenomeno, annuì e si lasciò prendere gentilmente dal braccio senza opporre resistenza. Minato salutò rispettosamente anche le altre presenti e, poco dopo, i due erano fuori dal locale. Durante il tragitto per raggiungere la macchina, non venne pronunciata nemmeno una parola da parte di entrambi ma, dopo che i posti nella vettura furono di nuovo occupati e gli sportelli nuovamente chiusi, il Lampo diede libero sfogo ai suoi turbinanti pensieri: “Tsunade?”

 

Gli occhi color beige lo inquadrarono: “Mh?”

 

“Posso fermarmi da te stasera?”

 

La domanda non venne recepita al 100%: “Co-come?”

 

“Stanotte posso dormire da te?”

 

Lo vide fare lunghi sospiri, come quando si preparava per una gara importante, e il suo volto era lievemente arrossato. Questi dettagli fecero sorridere la persona seduta al volante: “Certo che puoi fermarti, Minato. La cosa mi renderebbe felicissima.”

 

- - -

 

Intanto all'interno della discoteca, Kushina stava rimuginando su quello che aveva visto e i fatti non lasciavano dubbi: Minato era eccitato. Sapeva riconoscere l'emozione quando la vedeva, in fondo l'aveva provata anche lei tante volte e non solo nei confronti del suo ex. Tuttavia aveva la certezza che i due sarebbero tornati in quel posto. Magari per assistere ad un altro spettacolo dello stesso genere. Ma come sarebbero andate le cose se la performer dello show in questione fosse stata lei?

 

Il pensiero dell'ipotetico ritorno trionfale del Miraggio Rosso in pista le disegnò un diabolico sorriso a trentadue denti che venne notato sia dalla ballerina che dalla sua accompagnatrice iniziale. Fu però quest'ultima ad aprire bocca: “Kushina? Cosa ti sta passando per la testa?”

 

La rossa non la degnò di uno sguardo e non guardò nemmeno la ragazza a cui si rivolse verbalmente: “Dimmi una cosa... Ino.”

 

“Cosa?”

 

“Puoi organizzarmi un incontro col capo di questo posto o comunque col tipo che ti ha fatta esibire stasera?”

 

L'altra rispose ma inserì anche una domanda nella sentenza: “Certo... ma perché lo chiedi?”

 

“Perché la prossima volta che Minato Namikaze verrà qui... assisterà alle inimitabili prodezze atletiche del Miraggio Rosso!”

 

- - -

 

Più di una persona si era rivelata abbastanza sobria e con la testa sulle spalle da registrare l'intervento eroico del tipetto per bene che interviene per salvare la fanciulla mezza nuda dal cattivo di turno che vuole farle del male. Più di una persona aveva poi caricato il video su Internet tramite piattaforme varie e molta più gente lo aveva visto e ripostato. Grazie a questo processo anche persone del tutto estranee agli eventi o comunque non frequentante certi ambienti ebbe modo di vedere tale video.

 

Una di queste persone si chiamava Kurenai Yuhi. Il suo lavoro come stilista era di preparare completi, abiti, calzamaglie, costumi e uniformi a tema per gli atleti da usare durante le esibizioni e le gare ufficiali. Le era capitato per caso, quella mattina stava dando un'occhiata al blog a cui era iscritta e il link del video era in evidenza. Spinta dalla curiosità lo aveva fatto partire vedendo l'intera sequenza animata. Certo, la qualità era quello che era vista tutta la confusione che c'era nel momento della registrazione, eppure gli occhi rossi della stilista riconobbero il protagonista.

 

La donna sapeva chi era per due motivi principali: il primo naturalmente era dovuto alla fama del ragazzo, il Lampo Giallo non era di certo un atleta così anonimo. Il secondo motivo era di natura lavorativa, la sua azienda era stata incaricata di realizzare un costume adatto all'atleta sia dal punto di vista materiale che simbolico e Kurenai aveva curato quest'ultima parte.

 

Vedendo il video non aveva potuto fare a meno di notare che, a differenza di altri suoi colleghi, Minato Namikaze sembrava mantenere il cuore puro e coraggioso di un bambino. La stilista si domandò se le sarebbe mai capitato di incontrarlo personalmente.

 

FINE

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Note d'Autore: Penso sia abbastanza chiaro che anche questo capitolo fa parte dello stesso filone narrativo che (questo vale perchi lo avesse fatto) è stato letto finora. Le diatribe fra Tsunade e Kushina sembrano non essere ancora finite e sembra che anche una nuova ragazza presto si unirà alla mischia XD. Non so quante volte sono che lo chiedo e non so quante volte sono che vengo deliberatamente ignorato... però lo faccio ancora! Leggete e commentate, fratelli e sorelle. Questo aiuterebbe molto l'autore di questi scritti a migliorare. Ciao!
 

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Capitolo 7
*** Sviluppi (parte 1) ***


Capitolo 1

 

Il tragitto era proseguito nel silenzio quasi totale, solo i rumori della strada e dei comandi lo rompevano con un ritmo incostante. Tsunade non era più sicura al 100% di star ancora pregustando il momento in cui lei e il fidanzato sarebbero arrivati alla sua residenza: quando erano entrati in macchina aveva avuto l'impressione che Minato non vedesse l'ora di eliminare tutto quello che c'era fra di loro per unirsi carnalmente con lei ma, dopo la sua richiesta di rimanere a casa sua, non aveva più proferito parola.

 

In verità, nella mente del biondo, stava avendo luogo un conflitto relativamente sanguinoso fra quello che aveva iniziato a desiderare ardentemente da meno di mezz'ora e quello che la sua coscienza fin troppo disciplinata continuava a ripetergli. Nel mondo esterno non traspariva nulla di tutto ciò ma, all'unico osservatore esterno attualmente presente, pareva che l'atleta fosse entrato in uno stato meditativo. Come gli era capitato di fare prima di alcune gare in passato, aveva incrociato le braccia sul petto, sigillato gli occhi e il resto della faccia aveva assunto un'espressione indecifrabile. Ogni persona, che lo conoscesse o meno, che lo avesse guardato in quel momento non avrebbe capito se fosse arrabbiato o solo pensieroso. Il fatto era che, come fidanzato, sapeva quanto fosse importante rispondere adeguatamente alle effusioni della partner. E durante la giornata Tsunade aveva avuto atteggiamenti e comportamenti chiaramente espliciti. Ma, come persona responsabile, sapeva che certi limiti andavano prima raggiunti dopo un percorso più o meno lungo e solo dopo un altro step potevano essere superati. Era questo turbinio di pensieri che lo aveva fatto estraniare dal mondo intorno a lui.

 

La dimensione mentale alternativa in cui si era ritirato era talmente in profondità nel suo essere che, quando la vettura si fermò, lui non se ne rese conto. Non ebbe la benché minima reazione finché il suo corpo non ricevette degli impulsi esterni sotto forma di pacche e di richiami.

 

«Minato...? Minato? Minato, ci sei?»

 

Fu la ripetizione del suo nome a fargli riaprire le palpebre: «Eh? Ah... cosa?»

 

La voce femminile risuonò ancora alla sua sinistra: «Minato, stai bene?»

 

Si voltò verso la sorgente del suono prima di replicare e, facendo ciò, vide della preoccupazione negli occhi beige della donna vicino a lui. Accennò un sorriso per rassicurarla: «Sì, è tutto a posto. Non... non è niente.»

 

La risposta non convinse del tutto l'altra: «Sicuro? Non è che sei stanco o qualcosa del genere?»

 

Il biondo scosse la testa: «No, stavo solo riflettendo su... una cosa.»

 

Lei sollevò un sopracciglio perplessa: «Riflettendo?»

 

«Sì, io...»

 

Le parole gli morirono in bocca. Non era la prima volta che le vedeva il viso da così vicino, ma adesso c'era qualcosa di diverso. Forse era a causa della radice che aveva mangiato in discoteca, magari su di lui stava avendo effetti collaterali imprevisti, ma trovò lo sguardo della fidanzata più penetrante e seducente del solito. E non stava neanche sfoderando una delle sue facce da predatrice, come aveva fatto quel pomeriggio dopo i suoi allenamenti, quando aveva pressato contro i suoi pettorali il suo seno grande e sodo... un momento!?! Da quando lui si focalizzava su dettagli del genere?!? Non aveva memoria di aver fatto caso alla sodezza dei pettorali della propria fidanzata, nemmeno quando usciva con Kushina. Cos'è che era cambiato? Questo non lo sapeva ma aveva capito un'altra cosa. Era arrivato il momento di portare la loro relazione ad un nuovo livello. E lo avrebbero fatto insieme, proprio questa sera.

 

Il suo intero monologo mentale avvenne in un lasso di tempo così piccolo che la donna davanti a lui non si accorse di nulla e questo permise alla sua mente di riconnettersi completamente col mondo intorno a lui. La sua prima azione fu di sorridere con naturalezza. E con l'aggiunta di un pizzico di mistero: «Ho capito una cosa importante. Una cosa che riguarda entrambi.»

 

Il sopracciglio era ancora alzato: «E... questa cosa... sarebbe...?»

 

«Che sono veramente fortunato ad avere te al mio fianco!»

 

La risposta relativamente inattesa fece, in quest'ordine, abbassare il sopracciglio, far concentrare una minima percentuale di sangue sotto le guance della femmina e far apparire un piccolo sorriso sulla faccia di quest'ultima: «Ah... bene. La stessa cosa vale per me! E comunque siamo arrivati a destinazione.»

 

Lui distolse lo sguardo notando che avevano effettivamente raggiunto l'abitazione della studentessa: «Ah, giusto. Scendiamo.»

 

Tsunade si era trovata un posto niente male: non poteva permettersi una casa vera e propria, ma l'appartamento che aveva preso in affitto era dotato di soggiorno, cucina abitabile, stanza da letto e bagno con doccia. Lo stabile si trovava in una zona strategicamente centrale rispetto ai luoghi che la ragazza frequentava, poteva fare una rapida corsa in macchina o una rilassante passeggiata di qualche decina di minuti per recarsi in centro, all'università, in biblioteca o anche al centro che il fidanzato aveva iniziato a frequentare. Non aveva un lavoro part-time ma era in grado di pagare l'affitto e anche di concedersi piccole spese extra grazie ai versamenti che ogni mese i suoi genitori facevano sul suo conto bancario.

 

I due raggiunsero la porta con la padrona in testa. L'entrata oltre la soglia era in stile giapponese e quindi si sarebbero dovuti togliere le calzature dopo pochi passi. Tale interruzione di marcia avrebbe dato alla donna l'occasione per far mettere entrambi a proprio agio: l'idea era di offrire qualcosa da bere per poi mettere in mostra altre aree di pelle usando qualche scusa ben pensata, quello che lei non poteva sapere era che l'uomo in sua compagnia non aveva bisogno di altre spinte... bastava solo un piccolo input per causare la liberazione dei suoi istinti maschili.

 

E lei stava per offrirglielo su un piatto d'argento mentre si voltava verso di lui per fare una delle domande più naturali che esistessero in quel contesto: «Ti va di prendere qualcosa prima di andare a dormire?»

 

La risposta venne data con tono solenne e profondo mentre due occhi azzurri come un cielo limpido si fissavano sulla figura umana davanti a loro: «Sì, grazie.»

 

«E cosa posso offrirti? Dell'acqua? O magari una tazzina di caffè? Oppure una bibita?»

 

Anche la risposta arrivò nello stesso modo: «Niente di tutto questo.»

 

Tsunade, notando il tono usato, ruotò anche il resto del corpo trovandosi del tutto di fronte a lui: «Ma allora cosa vuoi?»

 

Lui replicò afferrandole un polso con forza, ma non troppa forza. Tuttavia la sua azione sorprese l'altra: «Mi-Minato?»

 

Il biondo replicò senza che il suo sguardo vacillasse o la sua voce si alterasse: «Tu, Tsunade. Sei tu tutto quello che desidero in questo momento.»

 

Mentre gli occhi della studentessa erano ancora spalancati, il Lampo Giallo si sporse in avanti chiudendo le palpebre ed unendo le proprie labbra con quelle femminili. Contemporaneamente tirò il polso verso di sé per aumentare la vicinanza e questo causò una compressione dei due petti ora a contatto non diretto.

 

La sorpresa abbandonò la mente di Tsunade nel giro di mezzo secondo, la consapevolezza di essere a diretto contatto col fidanzato tramite le labbra e che solo i loro vestiti impedivano che tale tipo di contatto si estendesse al resto dei loro corpi le diede nuova energia che venne usata subito: si sporse ancora più in avanti esercitando pressione anche sul resto del corpo maschile mentre la sua mano libera si fece strada fino ai capelli dorati del fidanzato. Passando ovviamente per le spalle, il collo e parte di una guancia.

 

Non fu comunque la sola ad usare il linguaggio del corpo per mostrare il proprio affiatamento: se una mano di Minato stava ancora stringendo il polso della donna, l'altra era ancora libera di muoversi sull'abito di lei fino a raggiungere la parte posteriore della gonna e, tramite il tessuto, a dare una palpatina a ciò che c'era sotto di esso. L'altra soffocò un spasmo di piacere ma lui non aveva ancora finito, le mani erano occupate ma non bastava di certo un po' di pressione ad impedirgli di spingersi in avanti. Un attimo dopo, i due fidanzati non avevano ancora rotto il loro bacio ma si erano spostati contro un muro.

 

Passarono ancora alcuni secondi a tastarsi e a giocare con le loro labbra prima che, forse per mancanza d'aria, il loro bacio venisse rotto. Restarono ad ansimare senza perdersi di vista e senza togliersi le mani di dosso per un minuto o due, le loro guance arrossate e i loro cuori già pulsanti. Fu infine la ragazza a rompere il silenzio mostrando anche un piccolo ghigno: «Sei... sei già... soddisfatto di... me?»

 

Anche l'altro sorrise, ma senza malizia: «No, non lo sono... ancora.»

 

«Bene, perché... nemmeno io... lo... lo s-sono. E, c-come te... voglio ancora di... più.»

 

Senza troppa fatica, si liberò dalla sua presa per poi afferrare il bordo inferiore di due dei tre indumenti che le nascondevano il torso del fidanzato e tirarli verso l'alto. Il giubbotto di jeans che non si era ancora tolto sarebbe scivolato via per inerzia. Il biondo comprese cosa l'altra volesse fare e alzò le braccia per facilitarle il compito. Poco dopo Minato si ritrovò a dorso nudo mentre sul pavimento cadevano i primi abiti della serata. Nessuno dei due ci fece caso perché entrambi avevano altro a cui pensare: la bionda stava già facendo scivolare i palmi sui muscoli che ora aveva davanti mentre lui, già mezzo ansimante, chiudeva gli occhi piegando indietro al testa e godendosi la nuova effusione.

 

Anche questo nuovo equilibrio però non durò a lungo perché fu la volta di Minato di prendere l'iniziativa. Mentre la compagna si stava ancora godendo il contatto con la sua pelle, lui si prese la briga di ricambiare il favore ricevuto e, con pochi movimenti coordinati, anche la maglietta scura di Tsunade raggiunse il suolo. Questo però non mise fine alle azioni dell'atleta perché, per aiutarlo a svestirla, la femmina aveva smesso di toccarlo e aveva alzato le braccia. La visione della parte superiore del suo corpo nascosta solo in parte dal reggiseno unita al vistoso movimento di ciò che era dietro di esso fece fare al maschio un altro passo avanti.

 

Le cinse i fianchi con le braccia tirandola di nuovo a sé ma invece di puntare di nuovo alla bocca, come l'altra si aspettava, si concentrò sul collo. Il nuovo contatto fece emettere al bersaglio un gemito che questa volta non venne soppresso.

 

Tsunade stava iniziando a lasciarsi andare per davvero. Tutta la strategia a cui aveva pensato per arrivare a quella situazione aveva perso importanza nel momento in cui il fidanzato l'aveva tirata a sé per baciarla e a questo punto, con entrambi consenzienti e già mezzi svestiti, stava anche iniziando a svanire dalla sua mente sostituita da ben altri pensieri. Più romantici e più fisici.

 

C'era però una parte di lei che difficilmente sarebbe stata obliata: la sua romantica malizia. Il maschio aveva deciso di dare un determinato senso alla serata e lei lo avrebbe aiutato a far godere entrambi di tal senso. Non ci aveva fatto caso ma anche lei aveva mosso le braccia, che avevano cinto a loro volta il busto di lui mentre le dita tastavano con forza le curve muscolari della superficie sotto di loro. Fu però la voce che risuonò: «Mi-Minato?»

 

Il Lampo Giallo aveva di nuovo chiuso le palpebre ma, anche se le labbra e la lingua stavano assaporando la pelle sotto di loro trasmettendogli nuovi sapori e piaceri, le sue orecchie erano sempre in funzione: «Cosa, Tsunade?»

 

Bene, aveva attirato la sua attenzione in un'altra direzione, adesso doveva solo incitarlo ad andare avanti: «Il... il mi-mio reggiseno... è i-in pi-pizzo... nero.»

 

Fra una risposta e l'altra, l'apparato boccale non cessava i suoi movimenti, lui comunque non aveva perso la sua razionalità: «È molto carino, ti sta bene. Ma perché me lo stai dicendo?»

 

Il contatto fra il suo caldo respiro e la sua pelle ora arrossata le davano, quasi ironicamente, dei brividi di freddo ma trovò lo stesso la forza di replicare: «Fa... f-fa... fa parte di un s-s-set di... biancheria i-in-intima. Pe-pe-perché n-n-non... non d-dai un'occhiata... anche allo... s-s-slip?»

 

Una piccola folata calda accompagnò la risposta: «Come desideri, Tsunade.»

 

Ancora una volta, le aspettative dell'universitaria vennero superate. Lei credeva che il ragazzo avrebbe semplicemente tirato giù lo zip della gonna per lasciarla in intimo e invece si spinse ben oltre: lasciandosi guidare solo dal tatto, Minato fece scivolare le labbra sulla superficie carnosa come una motoslitta scivola su un tappeto nevoso con la differenza che, quando la motoslitta cozza contro la neve ne causa lo spostamento, invece i bacini lasciati a mo' di scia causavano ogni volta un piccolo brivido.

 

Anche il maschio stava, seppur quasi inconsciamente, usando una sua strategia per sedurre la compagna. Aveva iniziato a spostarsi in basso lentamente ma aveva accuratamente evitato di passare o baciare zone che considerava più erogene. E così, mentre le mani femminili passavano dalla sua schiena alla sua zazzera, lui si era abbassato spostandosi dal collo di lei al suo ombelico. Le mani erano scivolate lentamente mantenendosi alla stessa altezza della testa durante la... transumanza verticale. Solo ora che avevano sfiorato di nuovo una superficie non naturale si erano messe davvero in moto. Mentre una accarezzava e palpava le curve nascoste, l'altra aveva cercato, sempre guidata dal tatto, il cursore che avrebbe aperto la cerniera e permesso la rimozione del capo.

 

La suddetta fu annunciata dal movimento metallico dei denti della cerniera e dal fruscio della stoffa che cadeva a terra. Ora, escludendo i bracciali ai polsi e il ciondolo al collo, tutto quello che restava addosso a Tsunade era il suo completo intimo in pizzo. Lei si sentì quasi inebriata dalla libertà di movimento appena ottenuta ma, in quella circostanza, il fidanzato non la sorprese. Se lei era perfettamente consapevole dell'aspetto del proprio corpo in intimo, per il biondo la sorpresa era totale.

 

Certo, gli era capitato di vedere ragazze in costume o in bikini. Bastava pensare ad esperienze passate con Kushina, Anko o la più recente Ino. Ma adesso la situazione era del tutto diversa, i due non si trovavano in piscina o in spiaggia o in una discoteca a fare pole-dance e la sua compagna aveva addosso anche altro fino a pochi minuti prima. Ed era stato lui a toglierle di dosso buona parte di quello che si trovava sul pavimento. E lo aveva fatto per un motivo ben preciso, si stavano amando. Presto si sarebbero trovati del tutto nudi e si sarebbero anche uniti carnalmente. Si trattava di fare l'amore con la persona che amava.

 

Era qualcosa di speciale, specialmente considerando che sarebbe stata la sua prima volta. Con Kushina non era mai arrivato a quel punto, si erano scambiati baci ed effusioni ma con lei non si era mai spinto così lontano. Non che la rossa non lo avesse tentato più volte, ma lui si era sempre tirato indietro in un modo o nell'altro. Forse era stato a causa di questo che il loro rapporto aveva finito col rompersi. Una cosa gli divenne lampante: se con Tsunade aveva deciso di fare un passo in più significava che, per quanto tenesse a Kushina (dopotutto erano ancora in buoni rapporti almeno da parte sua) e i due non si fossero del tutto persi di vista (stavolta in buona parte per merito della ragazza), la sua attuale fidanzata era diventata più importante per lui di quanto lo fosse la ex.

 

Agli occhi della compagna, lui si era incantato ad ammirare ciò che aveva davanti. Tanto che lei decise di farlo uscire di nuovo dalla sua trance. Le mani si mossero con studiata lentezza dai capelli alle guance di lui per poi iniziare a massaggiarle delicatamente. Gli rivolse la parola sorridente solo dopo avergli fatto alzare lo sguardo oltre il suo protrudente seno: «Minato, che ne dici di andare a letto?»

 

La domanda e il tono gentile con cui venne posta fecero apparire un sincero sorriso anche sul volto maschile, che rispose con altrettanta dolcezza: «Come desideri, mia cara.»

 

Se quella doveva essere per davvero la loro serata, il membro maschile della coppia decise di contribuire ancora di più al raggiungimento di tale obbiettivo con un gesto cavalleresco. Si alzò in piedi e, invece di offrire la mano alla compagna, la sollevò fra le braccia come se fosse una sposa. Tale mossa sorprese e fece arrossire di nuovo la donna fra le sue braccia: «Ma... ma che stai facendo? P-perché mi hai... presa così?»

 

Gli occhi cerulei fissarono le loro controparti marroncine: «Perché così io posso continuare a baciarti mentre ci avviamo e tu non ti affatichi mentre te ne stai comoda fra le mie braccia.»

 

La replica non fece dissipare il sangue in eccesso ma un nuovo sorriso apparve comunque sul volto femminile: «Oh, sei veramente... Mh!»

 

Non le diede il tempo di completare la frase perché riunì le due coppie di labbra mentre iniziava ad avanzare. Da parte sua, la femmina non fu troppo infastidita dal gesto. Al contrario, lo avvicinò ancora di più a sé cingendogli il collo con le braccia e sporgendosi verso l'alto. In questo modo anche i loro petti erano di nuovo a contatto mentre i suoi lunghi capelli color paglia fluttuavano mossi da deboli correnti dietro la sua testa.

 

Il tragitto non era tanto lungo, la camera da letto era di fronte all'entrata mentre soggiorno e cucina erano stati costruiti ai due lati del muro mentre il bagno, magari per esigenze di spazio o architettura, era collegato con la stanza. Comunque, anche se la strada era priva di curve o ostacoli, il Lampo dovette dare uno sguardo avanti in un paio di occasioni per evitare di sbattere mentre la sua passeggera continuava spensierata a baciarlo.

 

La porta aperta, magari lasciata apposta quando la padrona era rientrata per cambiarsi prima di raggiungere la discoteca, permise al bacio di durare finché, dopo aver raggiunto il letto, entrambi dovettero riprendere aria. La stanza era relativamente ammobiliata: il letto, perpendicolare alla porta, occupava buona parte della stanza, di fronte ad esso si trovava un comò con sopra un largo specchio mentre di lato, vicino alla finestra chiusa, c'era un piccolo comodino. Completava l'architettura interna la porta del bagno alla sinistra del comò.

 

La studente si trovava supina, in parte sovrastata dalla parte superiore del corpo maschile che si manteneva sollevata grazie agli avambracci appoggiati sul materasso. Per pochi minuti rimasero semplicemente fermi a guardarsi ed ad ansimare mentre le mani femminili continuavano ad accarezzare la faccia e i capelli del maschio fino al momento in cui, ancora in possesso della sua malizia, la studentessa non offrì un nuovo stimolo al compagno: «Perché non vai oltre?»

 

Lui non comprese subito la natura dell'invito: «Eh?»

 

«Mi hai tolto la maglietta e la gonna, hai ammirato il mio completo intimo, mi hai presa fra le braccia e ora ci troviamo a letto. Perché non mi liberi da ogni altra restrizione e non ti lasci andare del tutto?»

 

Lui spalancò gli occhi comprendendo perfettamente ora cosa lei intendesse: «Ts-Tsunade... io non... vu-vuoi dire c-che... tu... h-hai da-davvero...»

 

Lei lo zittì posandogli con delicatezza un dito sulle labbra e prendendo la parola usando un tono comprensivo: «Shhh. Ora rilassati e limitati a rispondere con cenni di assenso o diniego.»

 

Lui annuì e lei fece la prima domanda: «Tu mi ami?»

 

Ebbe un segno di assenso che la fece sorridere: «Bene, perché anch'io ti amo. E desidero fare l'amore con te stasera. Tu desideri la stessa cosa?»

 

Ci fu una breve pausa dovuta alle implicazioni che lui sapeva essere legate a tale gesto ma annuì di nuovo e venne posta un'altra domanda: «Quindi se entrambi ci amiamo a desideriamo fare l'amore insieme, perché esiti?»

 

Siccome non poteva certo rispondere o no, lei fece scivolare via il dito così da dargli il tacito permesso di parlare di nuovo: «È che... si tratta di... un passo importante nella nostra relazione e... e... e non... essendo la mia p-prima volta no-non... non so come... come potrebbe finire.»

 

Aveva qualche sospetto, ma Tsunade non aveva mai saputo veramente se il fidanzato fosse ancora vergine e ora lo aveva apertamente confessato, proprio la sera in cui si sarebbero uniti in un solo corpo. Per un momento lasciò perdere la malizia e le tattiche amorose e si sollevò anche lei sugli avambracci per raggiungere la sua altezza e dargli un profondo e lungo bacio che venne accolto con piacere.

 

Alla fine di esso, le due fronti tornarono a sostenersi a vicenda mentre la femmina si accingeva ad offrire conforto e supporto al maschio: «Sei stato straordinariamente coraggio, Minato. Non tutti confesserebbero quello che hai appena confessato tu. Posso capire che tu ti senta un po' a disagio, in un caso come questo è del tutto normale. Ma non devi lasciare che il dubbio ti paralizzi, hai detto di non sapere come potrebbe finire. Bene, possiamo scoprirlo insieme.»

 

Gli prese un polso e lo sollevò, mentre lui non opponeva resistenza, fino a far appoggiare la mano su una delle due componenti del seno. Il nuovo contatto causo un tremore che interessò tutto il corpo del maschio ma, tranne questo, non ebbe altre reazioni di disagio e non distolse lo sguardo da quello della persona che aveva davanti. E che gli fece un nuovo invito: «Coraggio, fai quello che desideri e non temere, io ti starò affianco passo dopo passo.»

 

Ci fu un altro breve ed interminabile momento di silenzio prima che, con volto sorridente e nuovamente raggiante, il biondo desse la sua risposta: «Ti ringrazio, Tsunade! E ti amo con tutto il cuore!»

 

«Il sentimento è reciproco, Minato.»

 

I quattro occhi si chiusero di nuovo e le due coppie di labbra si unirono ancora una volta mentre le membra a cui appartenevano venivano nuovamente a contatto ora quasi diretto.

 

Anche se, a parole, l'uomo si era dichiarato pronto, l'altra occupante della camera dovette dargli un'ultima decisiva spintarella. Senza ricorrere alla vista e senza smettere di baciarlo, la bionda portò anche l'altra mano di lui sul proprio petto e poi, con un movimento coordinato, gli fece inserire i pollici fra il tessuto e la pelle. Il nuovo contatto li fece disunire perché il maschio si stava rendendo conto di cosa sarebbe potuto succedere di lì a poco: avrebbe visto senza filtri di sorta il petto della fidanzata. Non che fosse una cosa sbagliata, avevano dichiarato entrambi con linguaggio più o meno verbale di volerlo, ma la sua radicata ed innocente disciplina lo stava paralizzando di nuovo facendogli anche riaprire gli occhi: «Tsu-Tsunade?»

 

Lei aveva deciso, per il momento, di non ricorrere alla vista: «Cosa c'è, Minato?»

 

«Tu... tu hai...»

 

«Lo so cos'ho fatto. Forse non sei sicuro di sapere cosa devi fare tu?»

 

«N-no-non è... quello. I-il fatto è... che i-io...»

 

Le loro facce erano ancora così vicine che uno poteva sentire il respiro dell'altra quando parlavano: «Ho capito, sei ancora nervoso e devi rilassanti un po'. Ora... ascolta la mia voce e lasciati guidare...»

 

«Va... va bene.»

 

Spostando le proprie mani in modo da poter fare altri tipi di movimento, la donna le usò per farsi palpare il seno dal compagno che, dopo una iniziale resistenza istintiva, iniziò ad ansimare sommessamente insieme a lei per il piacere. L'altra però non si fermò lì, rendendosi conto che l'istinto sessuale stava iniziando ad avere la meglio sul suo, in questa circostanza, dannato autocontrollo, fece anche un'altra cosa. Fece scivolare verso il basso una mano sui muscoli maschili partendo dai pettorali, passando per gli addominali ed arrivando ai suoi pantaloni. Se avesse voluto, avrebbe potuto iniziare ad aprire uno o due bottoni ma non era quello il suo obiettivo. Desiderava ardentemente che il fidanzato si lasciasse andare e, se stimolare la vista con una danzatrice del ventre li aveva portati a quel punto, per andare oltre doveva stimolare altre aree del corpo. Quando la mano trovò quello che cercava, il biondo venne attraversato da un nuovo brivido: «T-Ts-Tsunade?!?»

 

«Shhh... rilassati e lascia che siano i nostri corpi a parlare... stai provando piacere ora?»

 

«S-sì.»

 

«E desideri... provarne... ancora di più?»

 

«S-sì che lo... de-desidero.»

 

«Beh... l'oggetto de-del tuo desiderio... è proprio da-davanti a te... c-cosa aspetti a... prenderlo?»

 

La domanda non ebbe una risposta verbale perché l'atleta si sporse nuovamente in avanti ed unì un'altra volta le due coppie di labbra facendo ricadere entrambi sul lenzuolo. Ma non si era limitato a quello, le sue mani iniziarono a muoversi con più energia, a fare movimenti più larghi e a stringere di più la massa di materia fra di loro.

 

Da parte sua, la femmina fu investita da un'onda di piacere, se avesse potuto avrebbe mugolato e invece cercò di trasformare tale onda in uno tsunami. Avvinghiò i capelli dorati di lui e la mano in basso ricevette più energia per svolgere il compito che le era stato assegnato.

 

Andarono avanti per un tempo breve ma intenso, a volte dovevano rompere il loro bacio per ansimare e riprendere un po' d'aria ma, in linea di massima, i movimenti di labbra e mani procedette quasi ininterrottamente finché Minato non si tirò un po' su per rifornire i propri polmoni di ossigeno e lasciare che la fidanzata facesse la stessa cosa con i propri.

 

Entrambi si scambiarono uno sguardo tenero, intenso e soddisfatto prima che il maschio proseguisse nel loro rito amoroso: «Tsunade... voglio liberarti da... da ogni restrizione. Desidero ve-vederti... nuda e... e... e pura.»

 

Lei rispose aprendo il gancio del reggiseno dietro le sue spalle, certa che lui non fosse in grado di farlo, e sorridendo di più: «Fa-fallo, Minato. I... nostri corpi c-ci... appartengono sta-stasera, io s-sono tua... e tu s-sei... mio!»

 

Era il miglior invito che potesse ricevere e non se lo fece sfuggire. Si riadagiò su di lei e riprese a baciarla, ma stavolta con meno ardore e non facendo solo quello: l'entità femminile non stava dando segni di attività e questo voleva dire che toccava a lui ora prendere l'iniziativa. Le sue mani scivolarono sulla pelle liscia e setosa della donna fino a trovare i lembi di tessuto che mantenevano l'indumento superiore ancora su di lei e, con movimenti lenti e sostenuti dalle movenze congiunte dell'essere umano sotto di lui, lo gettò lontano da loro. Una sorte simile toccò anche al tanga e ai bracciali. Dopo tale operazione, il solo oggetto estraneo sulla bionda era il ciondolo che portava al collo. Tuttavia, esso non attirò l'interesse dell'uomo ora sollevatosi sulle ginocchia per contemplare ciò che aveva appena fatto: sotto di lui si trovava ora la donna che amava con niente che potesse nascondere la sua naturale bellezza.

 

Rilasciò un sospiro: «Tsunade... t-tu sei...»

 

La femmina ricambiò il sorriso senza prendersi il disturbo di nascondere le sue nudità, al contrario, per farsi ammirare ancora di più allargò le braccia sul letto: «Cosa... sono, Minato?»

 

«Sei... sei ve-veramente splendida!»

 

Le sfuggì una gentile risata: «E s-sono felice che tu possa... ammirare ta-tale splendore. C'è però una c-cosa che mi... mi sembra s-sbagliata.»

 

Un'ombra di preoccupazione passò sul volto maschile: «D-di che si... di che si tratta?»

 

La studentessa mostrò di nuovo un sguardo predatorio: «Io sono stata... liberata da o-ogni restrizione ma... t-tu non sei al mio... stesso li-livello.»

 

Per enfatizzare la sua affermazione, indicò una certa area con un dito, sapendo che lui avrebbe capito cosa intendesse. Infatti, dopo essersi accorto di essere solo a dorso nudo, il maschio si fece una debole risatina: «Hehehehehe... sì, hai ragione. De-devo ancora finire d-di spogliarmi.»

 

La femmina lo avrebbe aiutato volentieri ma lui insistette nel fare da solo e, mentre gli ultimi capi d'abbigliamento finivano sulla moquette, i due amanti si osservarono curiosi, interessati e anche un po' desiderosi. L'ultimo aspetto riguardò più la donna che l'uomo. Tale desiderio però non era puramente carnale, Tsunade Senju era veramente innamorata di Minato Namikaze e tutto quello che aveva fatto durante quella lunga giornata non era che una dimostrazione di tale sentimento. Gli sorrise teneramente un'altra volta sollevando le braccia a mo' di abbraccio: «Ora torna da me e fammi tua, mio bel Lampo Giallo!»

 

Lui non se lo fece ripetere una seconda volta e rispose al richiamo: risalì sul letto e percorse a gattoni la distanza che lo separava dalla sua fidanzata, arrivò fino a sovrastarla e si abbassò di nuovo con l'intento di darle un altro bacio mentre le palpebre iniziavano a dare nuovo riposo ai suoi occhi color cielo: «Ti amo, Tsunade.»

 

Lei ricambiò le movenze facciali iniziando a nascondere dietro tendine di carne i suoi occhi beige: «Ti amo anch'io, Minato.»

 

Fu quando stavano per unirsi di nuovo che un pensiero balenò nella mente dell'atleta con la stessa potenza di un fulmine che colpisce un oggetto metallico. Solo che tale pensiero ebbe una potenza relativa tale da annullare tutto quello che avevano costruito fino a quel momento. La prima reazione nel mondo fisico fu lo spalancamento totale delle palpebre, poi ci fu una paralisi del movimento delle braccia (che avrebbe dovuto portarlo fino alla compagna) e poi fu la volta di un'esclamazione: «Aspetta! Non... non possiamo farlo! Non... io non posso!»

 

Il tono allarmato fece riaprire gli occhi alla femmina ma fu il vedere il suo uomo ora lontano da lei che la fece alzare per poggiare una mano sulla spalla di lui: «Minato? Cosa c'è che non va?»

 

Lui le stava dando ancora le spalle: «Io... vorrei ma... non possiamo fare l'amore, Tsunade. Non posso farti correre dei rischi.»

 

Le dichiarazioni non avevano molto senso per chi le aveva appena udite: «Qu-quali rischi? Di cosa stai parlando?»

 

«Io... tu... e se rimanessi incinta?»

 

La parola la colse di sorpresa: «Incinta? Che vuoi dire?»

 

«Io... questa è la prima volta per me e... e quindi non ci ho mai pensato ma... s-se facciamo l'amore... e... e andiamo fino in f-f-fondo... t-tu potresti ritrovarti... incinta.»

 

Le tessere del puzzle stavano iniziando ad assumere una posizione sensata: «Aspetta, ti s-stai... facendo tutti questi problemi perché non hai un preservativo?»

 

L'altro si voltò quel tanto che bastava per mostrare i suoi bulbi oculari in quel momento parzialmente più idratati: «È... è così.»

 

La replica della fidanzata a tale affermazione fu tenera e affettuosa, la mano che prima era sulla spalla scivolò sul corpo definito a cui apparteneva fino a giungere all'altra spalla. L'altra mano copiò il gesto mentre la faccia e il busto della proprietaria completavano l'abbraccio. Non ci furono reazioni immediate ma, alternando piccoli baci e parole, l'essere umano di sesso femminile andò di nuovo in soccorso del suo amato: «Sai, Minato... era da un po' che... speravo di condividere questo... momento speciale... con te. Nel mio subconscio ero quasi sicura che... ci sarebbero stati degli ostacoli da... superare insieme e così ho... preso delle... precauzioni.»

 

Per la prima volta nella loro relazione, e comunque per la prima volta durante quella sera, la diretta pressione di quella parte di lei contro il suo corpo non lo mise a disagio. Tuttavia il suo sguardo era ancora rivolto verso il basso, come la sua testa: «Precauzioni? Di che genere?»

 

La ragazza cambiò presa facendo passare le braccia sotto quelle di lui per dargli un abbraccio vero e proprio: «C'è una... cosa per te... nel comò. Alzati e... apri il primo cassetto... sulla destra.»

 

L'informazione non lo convinse del tutto, ma non per questioni di sfiducia: «Cosa c'è lì?»

 

Ricevette un altro bacio sulla nuca prima che gli arti superiori che lo cingevano sciogliessero l'abbraccio: «Non indugiare più e vai a scoprirlo.»

 

Decise di obbedire. Si alzò e si diresse verso il cassetto indicato ma, giusto prima di aprirlo, si rivolse nuovamente verso la donna che, incurante di essere vista, era rimasta inginocchiata dove si trovava: «Dici che quello che si trova qui dentro risolverà tutto?»

 

«Te lo garantisco. Quando lo vedrai, tutte le tue ansie svaniranno.»

 

Tornò a guardare il mobile e tirò il pomello verso di sé. Trovando dentro lo scomparto legnoso un pacchetto di preservativi. Tale scoperta lo lasciò sbigottito. Era questa la precauzione di cui aveva parlato Tsunade?!?

 

Li prese mostrandoli ed indicandoli all'altra con faccia incredula e priva di segni di rimorso, preoccupazione o sofferenza: «Questi sarebbero la precauzione

 

Lei rispose al suo tono quasi sconcertato con uno gioviale: «Beh, li hanno creati apposta per questo tipo di problemi. Se lo indossi durante il rapporto... non dovrei correre il rischio di ingrassare nel giro di nove mesi.»

 

«M-m-m-m-ma... ma... ma è... aspetta, e per la misura? Come fai a sapere che mi starà bene?»

 

L'altra ridacchiò nervosa mentre si grattava una tempia: «Ecco, quello è l'unico dettaglio di cui non sono sicura. Non avendoti mai visto nudo e non avendo mai toccato il tuo... attributo maschile... sono dovuta andare per stima.»

 

«P-per stima?!? E... co-come sarebbe a dire per stima? E s-su cosa avresti stimato l-la tua stima?»

 

«Sai, un po' ad occhio dandoti un'occhiata in quella zona quando avevi addosso pantaloni o tute e... ricordi che in un paio di occasioni mi sono offerta di lavarti i costumi che usi in piscina?»

 

«Sì...?»

 

«Beh... una volta che li avevo in mano... ho provato ad ipotizzare quale parte del tuo corpo occupasse una certa area e quanta di quell'area era occupata.»

 

Non se ne stavano accorgendo, ma la loro conversazione imprevista stava facendo sparire tutta la tensione e lo sconforto presenti solo fino a pochi minuti prima: «No... no, aspetta solo un attimo. Hai cercato di ipotizzare quale fossero le mie... misure perché volevi fare l'amore con me in sicurezza? Cioè... d-da quanto avevi programmato l'uscita in discoteca di stasera?»

 

La domanda fece quasi scattare in piedi la ragazza, che si diresse sicura verso il fidanzato per poggiare le mani sul suo petto nel tentativo di farlo rilassare: «No, nonononono... come ti ho detto, quel posto ha aperto da poco e lo conosco solo perché me lo hanno suggerito degli amici in università, non avevo programmato niente di tutto quello che è successo.»

 

Non era del tutto vero, sebbene non fosse del tutto falso. Comunque il biondo non lo sapeva e anche se lo avesse saputo, ora non gli sarebbe interessato: «E che mi dici dei preservativi, allora? Quelli da quanto li avevi pronti?»

 

L'altra abbassò lo sguardo ma non per guardare meglio il fisico che aveva davanti: «Non erano pronti. O almeno, non lo erano in quel senso. E... sono in quel cassetto da molto prima che sapessi della Disco-Radice.»

 

La scarica di... qualsiasi cosa fosse generata dallo sbigottimento lo stava abbandonando mentre il respiro rallentava. Aiutato anche dalla presenza e dalle parole della donna che aveva davanti a sé: «Quindi da quanto?»

 

«Da... dall'incontro c-con... le tue... d-due spasimanti.»

 

«Aspetta, da quando hai litigato con Kushina e Anko? È da allora che li hai comprati?»

 

La femmina annuì senza però limitarsi a quello: «Io... lo so che posso fidarmi di te e... so di aver dato l'impressione di essere una donna forte m-ma... ho anch'io il mio lato fragile come tutti. Mi sono sempre detta che... ero fortunata ad avere un fidanzato come te ed... ed era giusto che ripagassi la tua presenza. Non è scontato trovare un ragazzo premuroso, gentile ed altruista come te e così mi sono chiesta come... come sdebitarmi. Come fare a... dimostrare che anche tu sei fortunato a stare con me. Ma le belle parole non bastano di certo, chiunque può scaricare qualcosa da Internet e decantare splendide frasi scritte da qualcun altro. No, dovevo inventarmi qualcosa di veramente speciale e... poi mi sono accorta c-che, spesso, le cose... più s-speciali... o... importanti sono quelle che diamo per scontate e che invece potrebbero mancare senza che nessuno lo noti veramente. È... è per questo che... volevo fare l'amore con te. Non... non sapevo neppure se tu lo avessi già fatto o no. Certo, me lo hai confessato poco fa ma... non lo sapevo prima. In... in definitiva... h-ho comprato quei pre-preservativi pe-perché v-volevo essere... pronta per qu-quando sarebbe arrivato i-il... il nostro mo-momento... speciale. Per... pe-per quando avremmo... portato il no-nostro rapporto ad... un nuovo livello. Insieme.»

 

Seguì a questa lunga confessione un altrettanto lungo momento privo di suoni. Una era in attesa di sapere come le sue parole sarebbero state prese e l'altro... aveva bisogno di un tempo per decidere come comportarsi davanti ad una tale sincera valanga di parole. E poi... il dorso di una mano di lui accarezzò delicatamente la guancia di lei: «Tsunade... alza la testa.»

 

Le braccia le si erano afflosciate lungo i fianchi ma, il tono rassicurante della voce del fidanzato, le diede il coraggio di fare come le era stato chiesto e il suo premio per tale azione fu un altro bacio seguito da un nuovo e lungo abbraccio comune. Che mise a contatto diretto buona parte della superficie dei corpi degli abbraccianti senza che questo creasse del disagio che li facesse indietreggiare o sussultare.

 

Quando le labbra si separarono un'altra volta, il biondo tenne con delicatezza fra le mani le guance della ragazza: «Tsunade, ti ringrazio per le tue parole e per la tua presenza e per tutto quello che significhi per me.»

 

Lei ora stava iniziando a sentirsi felice, ma la sua confessione aveva anche una parte malinconica: «Io... io non so come finirà.»

 

Lui ridacchiò educato: «E io non so quali saranno le conseguenze. Possiamo aiutarci a vicenda e procedere insieme un passo alla volta.»

 

La rivisitazione di quello che aveva detto lei stessa le fece sorgere un sorriso: «Va bene, facciamolo. Insieme!»

 

Tutto quello che li aveva frenati fino a quel momento, cessò di avere importanza. Tutte le restrizioni mentali di natura logica, disciplinare o coscienziosa smisero di assillarli e la coppia poté vivere la sua prima notte d'amore in totale pace e libertà. Fecero l'amore tre volte e l'ultima vide la donna a cavallo dell'uomo mentre quest'ultimo dedicava parte della sua attenzione ai sobbalzanti pettorali sopra di lui.

 

- - -

 

La luce penetrante fra le ante della tapparella illuminò due giovani anime addormentate, la cui posizione derivava dalla loro ultima sessione amorosa, e coperte in parte da un lenzuolo. Su entrambi i volti si era formato un inconscio sorriso mentre i loro capelli, più e meno lunghi, ricadevano in parte sulla stoffa e in parte sui loro stessi corpi.

 

I movimenti del petto maschile, dovuti alla sua respirazione, avevano cullato per buona parte della notte la testa della ragazza ancora mezza distesa su di lui favorendole il sonno ma ora la luce solare stava colpendo proprio le sue palpebre e fu solo questione di un minuto o due prima che lei riaprisse gli occhi. In condizioni normali, avrebbe rilasciato una mezza imprecazione per poi girarsi dall'altro lato ma, essendo la faccia addormentata del fidanzato la prima cosa su cui si era posato il suo sguardo, decise di far svegliare anche lui. Come solo una fidanzata dopo una notte d'amore poteva fare.

 

Senza fare troppo rumore e movimenti troppo bruschi, Tsunade si portò più avanti, quel tanto che bastava per raggiungere la faccia di Minato e poi, con tutta la calma del mondo, iniziò a giocherellare con le sue labbra usando le proprie.

 

Forse nel suo sogno era in una situazione complementare perché, seppur ancora addormentato, il biondo reagì come la femmina desiderava: non solo prese a baciarla un'altra volta ma la mano che era rimasta appoggiata sulla sua schiena iniziò ad accarezzare la superficie sotto di sé. Il gioco andò avanti finché le palpebre maschili non si sollevarono pigramente mostrando di nuovo al mondo i due dischi colorati dietro di loro. L'interruzione fu comunque breve perché, dopo aver capito dove e con chi si trovasse, il Lampo Giallo assecondò di nuovo la ragazza sopra di sé. Fu la mancanza d'aria che li fece separare ma senza impedire alla bionda di iniziare una conversazione mattutina mostrando i suoi trentadue denti: «Buongiorno.»

 

«Buongiorno.»

 

«Allora, hai dormito bene stanotte?»

 

Lui sorrise di più: «Meglio di quanto non abbia mai dormito finora.»

 

Lei immaginò una irregolare linea sul suo petto, che poi iniziò a tracciare con la punta di un dito: «E... alla fine ti è piaciuto... quello che abbiamo condiviso?»

 

«Sai, è una domanda sbagliata.»

 

«Che vuoi dire?»

 

«Non si tratta di piacere o non piacere, questa notte ho constatato una cosa: tu sei il miglior evento che sia mai avvenuto nella mia vita. Per me sei come un trofeo, più speciale di ogni coppa che abbia mai vinto.»

 

Lei ridacchiò compiaciuta e senza fermare il dito, che ora si stava avvicinando ad uno dei due capezzoli: «Sono lusingata di questo ma... se la metti su questo piano, anch'io ho avuto una constatazione. Una piacevole constatazione.»

 

Il tono usato per certe parole lo incuriosì: «Una piacevole constatazione? E quale sarebbe?»

 

Il sorriso da predatrice riapparve sulla faccia di Tsunade mentre la pressione esercitata dal suo dito su un certo punto del petto sotto di lei faceva gemere leggermente il maschio che la stava sostenendo: «Che sei un lampo solo quando nuoti.»

 

«...»

 

«...»

 

Gli servirono alcuni secondi per capire la l'allusione ma, una volta compresi tutti i riferimenti, Minato scoppiò a ridere: «HAHAHAHAHA... È stata una bella battuta, Tsunade.»

 

«Non era una battuta, dicevo la verità. E comunque... non c'è anche qualcos'altro che ora ti è più chiaro?»

 

Il ragazzo sollevò un sopracciglio momentaneamente confuso: «Che vuoi dire?»

 

Lei gli diede qualche altro indizio: «È una cosa che ha a che fare con me. Dovresti sapere di cosa sto parlando, considerando anche quanto ci sei stato a contatto nelle ultime ore.»

 

«Tsunade, sul serio... di che parli?»

 

La studentessa usò gli stinchi e i palmi come base d'appoggio per poter strofinare il proprio petto contro quello di lui. Naturalmente tale... frizione li fece respirare in modo un po' affannato finché lei non tornò alla posizione iniziale: «Dovresti essere in grado di confermare la purezza del mio seno.»

 

«Del tuo... cosa?»

 

«Avanti, Minato! Me lo hai palpato più e più volte e l'ho strofinato contro la tua pelle in più occasioni. Puoi dichiarare che non ho neanche una particella di silicone in corpo, no?»

 

La parola silicone fece interagire due neuroni mnemonici nell'encefalo maschile: «Aspetta! Stai ancora pensando a quello che ti ha detto Kushina?!?»

 

«Certo! Non sopporto che una tipetta dal colorito innaturale mi importuni perché sono anche più dotata di lei! Almeno adesso, se dovessimo incrociarla di nuovo, tu potrai zittire i suoi piagnistei facendo da testimone.»

 

Il biondo avvertì la formazione di una goccia di sudore sulla tempia, sebbene non sentisse caldo mentre accennava un sorriso plastificato: «Ah... si, certo. Potrei... potrei fare questa cosa, sì.»

 

La fidanzata gli diede un bacino sulla punta del naso: «Ne sono felice, grazie. Oh, adesso che ci penso... che ora si è fatta?»

 

Mentre si interrogava da sola, sporse la mano verso il comodino per afferrare il cellulare e dare un'occhiata allo schermo: «Guarda un po' che ore sono, per fortuna stamattina non devo andare in università. E... naturalmente tu non hai impegni sportivi, vero?»

 

«No, credo che la mattinata di entrambi sia libera.»

 

Tsunade avrebbe tentato un'avance ma si accorse di qualcosa: «Oh, ho ricevuto un messaggio giusto poco fa, chissà chi mi ha scritto...»

 

Rotolando di lato, si rannicchiò a fianco del fidanzato cogliendo anche l'occasione di sfruttare il suo braccio a mo' di cuscino mentre sbloccava il proprio apparecchio. Lui non oppose resistenza e non si lamentò in alcun modo, al contrario, si sistemò in modo da garantire una posizione confortevole ad entrambi: «Allora, chi ti scrive?»

 

«È un mio collega ma... non è un messaggio, è un video.»

 

Il suddetto video era una ripresa, fatta in modo approssimato e con un'angolazione cangiante, di quello che era accaduto la sera prima in discoteca, quando il biondo era intervenuto per difendere la ballerina dal tizio sbronzo. Sotto c'era allegato anche un messaggio, la persona in questione affermava di aver riconosciuto il fidanzato dell'amica e si congratulava per l'iniziativa presa da quest'ultimo. La lettura del messaggio fece uscire un ghigno sulla faccia femminile: «Mi chiedo come reagirebbe se gli rispondessi dicendogli di essere stata presente e di aver assistito a tutta la scena.»

 

«Ma... non hai assistito alla scena, hai detto tu stessa di avermi perso di vista quando mi hai raggiunto e, a quel punto, l'alterco era già finito.»

 

Lei si strinse di più contro di lui emettendo un miagolio umano: «Andiamo, ero comunque più vicina di lui e ho visto più di quanto non abbia fatto lui, senza contare che ho colto la testimonianza del diretto interessato. Dubito che abbellire la verità farà male a qualcuno.»

 

L'altro sospirò guardando il soffitto di fronte a sé: «Fa' un po' come vuoi, quel video mi ha fatto pensare ad altro.»

 

La bionda distolse lo guardo dallo schermo per spostarlo verso l'alto: «Mh? A che cosa?»

 

«La ballerina, Ino... mi chiedo se stia bene. Ieri sera siamo andati via così in fretta che non ho notato se fosse ancora scossa o no.»

 

«Awww... questo è il mio fidanzato: un uomo che si preoccupa sempre di tutto e tutti.»

 

Lasciò cadere il cellulare di lato per usare la mano e far voltare di nuovo il maschio verso di lei, così da poterlo baciare un'altra volta. Fu solo un attimo però, perché lei voleva continuare a godersi la mattina libera in sua compagnia e c'era una cosa che dovevano fare entrambi, magari non per forza insieme, ma neppure per forza separati: «Beh, abbiamo passato una bellissima notte insieme, finora la migliore da quando ci siamo fidanzati eccetera eccetera ma è ora di sbrigarsi ed entrambi dobbiamo lavarci a dovere.»

 

Si alzò con noncuranza, senza dare al compagno il tempo di replicare e senza preoccuparsi dello scivolamento dalla sua figura del telo che l'aveva in parte coperta. La visione che apparve davanti a Minato lo fece arrossire e balbettare. Però gli occhi rimasero aperti e fissi e nessun'altra parte di lui scattò per ostacolare la loro mansione: «Tsu-Tsu-Tsu-Tsu-Tsunade... c-c-c-c-che... che... ch-che... che s-stai f-fa-facendo?!?»

 

I lunghi capelli paglierini danzarono nell'aria tiepida del mattino quando vennero spostati da un movimento innocente ed aggraziato: «Mi sembra evidente, sto andando in bagno per fare una doccia. Vuoi unirti a me?»

 

«M-m-m-m-m-m-ma... n-n-non... non hai... cioè... s-sei nuda!»

 

La femmina si diede un'occhiata come se non si fosse mai accorta della cosa ma non diede prova di provare fastidio o vergogna. Al contrario, gli rivolse uno dei suoi sguardi lussuriosi: «Sì. Anche tu lo sei. E stanotte ci siamo visti e toccati senza vergogna o imbarazzo, senza contare che non si può lavare il corpo con addosso degli indumenti. Adesso che ci penso, non è che la luce del sole ti rende più timido?»

 

«N-n-non è... qu-qu-questo.»

 

«Allora forse è l'ambiente in cui esegui le tue performance.»

 

«C-cosa?»

 

Lei mise una mano sul fianco flessuoso iniziando ad accarezzarselo molto lentamente: «Ho detto di aver piacevolmente constatato che non sei un lampo quando fai l'amore ma non posso sapere se questo derivi dal tipo di attività fisica che svolgi o dall'assenza del nostro elemento naturale nel luogo in cui ti applichi. Forse dovremmo escogitare un modo per amoreggiare in apnea per scoprirlo.»

 

L'idea era strana a dir poco ma, per cause ignote, il nuotatore non trovò argomenti per obbiettare tale proposta: «Ah... err...»

 

La ragazza scosse la testa sorridendo in modo naturale e parlando con voce ammaliante: «Io inizio ad entrare in doccia, cerca di non farmi aspettare troppo...»

 

Fu con queste parole accompagnate da sensuali movenze dei glutei che Tsunade Senju uscì dal campo visivo del fidanzato ancora sul letto e totalmente esposto mentre Minato Namikaze riceveva dalla sua compagna un altro invito non troppo rischioso e che difficilmente avrebbe potuto rifiutare. La giornata stava partendo alla grande.
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Note d'Autore: Salve a tutte/i lettrici/ori che sono capitati qui. Questo primo capitolo (di due) è il diretto sequel di "Disco-Radice". Faccio questa dichiarazione nel caso lo abbiate letto da tempo immemorabile dimenticandovi di questa raccolta o che siate capitati qui per caso e non abbiate capito una lettera di quello che avete appena letto XD.

Il prossimo capitolo arriverà presto! Nel frattempo... gradirei molto ricevere qualche recensione. Ciao!

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Capitolo 8
*** Sviluppi (parte 2) ***


Capitolo 2

 

Non poteva accettarlo. Era evidente che qualche entità superiore sconosciuta avesse tramato contro di lei causando gli eventi che l'avevano portata a quel momento. Kushina non riusciva a credere di essere caduta così in basso. Eppure solo pochi giorni prima aveva intercettato il suo ex e l'arpia chirurgicamente modificata che gli ronzava intorno come un colibrì proprio nel locale in cui si trovava ora. Aveva scongiurato la dissacrazione di qualche parte del suo vecchio compagno ed aveva anche elaborato una strategia geniale per riportarlo all'ovile se mai fosse rientrato alla Disco-Radice. Le cose si erano mosse nella direzione giusta: aveva avuto modo di chiacchierare con la principiante sculettante per incontrare il tipo che, forse in preda alla disperazione, l'aveva ingaggiata per attirare qualche cliente in più così da non mandare in bancarotta il suo sogno imprenditoriale, era stato fissato un incontro ed era anche riuscita a parlarci a quattrocchi. Aveva la certezza assoluta che con la sua dialettica e, se necessario, anche col suo linguaggio del corpo avrebbe garantito il ritorno trionfale in pista del tanto compianto Miraggio Rosso. Invece le cose avevano preso una piega del tutto inaspettata. E tutto per colpa di uno stupido video che era diventato virale solo perché un sacco di gente era online quando era stato diffuso. Strizzando gli occhi, la sua mente ritornò agli eventi vissuti...

 

- - -

 

Lei e la biondina in erba erano in attesa di essere ricevute, separatamente, dal fantomatico capo del posto. Non sapeva perché l'altra volesse farci quattro chiacchiere, forse voleva protestare per la mancanza di misure di sicurezza per ballerine di basso talento o magari voleva un aumento di stipendio, ammesso e non concesso che non lavorasse in nero, oppure qualcos'altro di scarsa importanza. A lei non interessavano tali inezie, si era recata lì per offrire l'opportunità di far decollare quell'attività e di farle superare l'altezza della cometa di Halley. E, ovviamente, di garantirsi così che, nel caso Minato fosse tornato, prima lo avrebbe incantato con le sue movenze esotiche e sensuali, dopo si sarebbe fatta mangiare con gli occhi esclusivamente da lui e, per chiudere in bellezza, lo avrebbe liberato dalla morsa della zitella rifatta riprendendosi quello che era suo.

 

L'elaborazione mentale del suo diabolico piano perfetto venne interrotto dalla voce quasi squillante della tipa vicino a lei: «Allora, se ho capito bene... tu e quel bel tipo dell'altra sera vi conoscete. Giusto?»

 

Smettendo di immaginare scene che presto si sarebbero avverate, la rossa concesse un minimo della sua attenzione alla biondina: «Permettimi di correggerti. Noi non ci conosciamo, noi stavamo insieme. È una cosa ben diversa. E il bel tipo si chiama Minato.»

 

L'altra si sistemò l'esageratamente sviluppato ciuffo di capelli che le nascondeva un occhio senza battere ciglio: «Oh, giusto. Scusa, purtroppo non abbiamo avuto modo di presentarci l'una con l'altro. Ma... se posso chiedere... come mai non state più insieme?»

 

«Ci siamo presi una pausa. Per mia volontà.»

 

«Una... pausa?»

 

Ricambiando il gesto, Kushina fece ondeggiare in modo osteggiato la sua lunga chioma: «Vedi, un una relazione degna di questo nome, è la femmina l'elemento Alfa, il maschio fa da Beta. Ad un certo punto mi sono resa conto che Minato non fosse ancora pronto per essere a tutti gli effetti il mio Beta e così gli ho concesso un periodo di pausa per far sì che acquisisse tutte le caratteristiche che gli mancavano.»

 

«Mh. Strano, quando ho chiesto informazioni alla tua amica incappucciata mentre tu eri impegnata a mettere in mostra il seno, mi ha detto che lui era il tuo ex e che quella contro cui ti stavi strusciando era la sua fidanzata.»

 

Un colpo di tosse soffocato fuoriuscì dalla bocca della rossa: «Non. Devi. Credere. A. Tutto. Quello. Che. Senti. Dire. Da. Chiunque.»

 

L'occhio visibile si focalizzò sulla figura alla sua sinistra: «Hey, come mai ti sei messa a parlare a scatti? Hai forse un tic?»

 

Tre delle quattro pupille si incrociarono, anche se due erano state improvvisamente circondate da un certo numero di capillari: «IO NON HO NESSUN TIC! È il fatto di sentire delle sciocchezze che mi altera lo spelling!»

 

«Wow, dovresti fare qualcosa di rilassante ogni tanto. Che ne so... un bel bagno alle terme, un viaggetto in una località balneare, un massaggio thailandese...»

 

L'altra mise le mani sui fianchi evidentemente infastidita: «Stammi a sentire, non sei la prima che si mette a dirmi come dovrei impiegare il mio tempo. Se vorrò sentire un parere da qualcuno, sarò io stessa a chiederlo, chiaro?»

 

Ino annuì con un apparentemente innocente sorriso: «D'accordo, non ti scaldare. Tornando al discorso di prima...»

 

«Cosa?»

 

«Beh... hai detto che ora tu non stai insieme a Minato, giusto?»

 

«È così. E quindi?»

 

Il sorriso innocente si allargò mentre un subdolo bagliore apparve sull'iride visibile: «Quindi, se deve ancora diventare un adeguato Beta per te... cosa mi impedirebbe di arraffarlo a quella che attualmente frequenta? Dopotutto potrei dare il mio contributo alla sua... esperienza

 

Una o due vene alterarono la superficie quasi lineare della fronte dell'altra donna ma, dopo aver fatto un rapido respiro insieme ad un ancora più rapido calcolo mentale, quest'ultima rispose con garbo: «In effetti potresti. Forse saresti anche in grado di scrostarlo via dalle unghie finte di quella megera ma dubito fortemente che, una volta liberato, lui rimarrà fra le tue soffici braccia da coreografa solo per rinunciare alla perfetta creazione di Madre Natura che hai davanti.»

 

Comprendendo le regole del gioco che avevano appena iniziato, Ino avrebbe potuto replicare ma il richiamo della segretaria le rammentò perché si trovava lì quel pomeriggio: «Beh, devi scusarmi, Kushina. Ho delle cose da dire al capo sul mio lavoro prima di fare la tua introduzione. È stato comunque piacevole conversare con te.»

 

Mentre la danzatrice si alzava per avviarsi verso un'altra stanza, l'altra ragazza mostrava il suo sorriso migliore: «La cosa è reciproca, attieniti a quello che ti ho detto e cerca di non farmi sfigurare. Se solo ci provi, sarei in grado di trovarti.»

 

- - -

 

La visione si interruppe a causa della voce che aveva iniziato a farsi sentire oltre il sipario scuro che divideva lei da tutta la gente che si stava divertendo. Mancava poco prima del suo ingresso in scena e sapeva che il ruolo datole l'avrebbe sminuita terribilmente agli occhi di quelli che sarebbero potuti essere benissimo suoi fan. Richiuse le palpebre come saracinesche tornando a ricordare il momento in cui tutto era andato a rotoli...

 

- - -

 

Aveva dovuto attendere una decina di minuti dopo la partenza della biondina ma, dopo tale lasso di tempo, la vide riattraversare la porta che aveva varcato dirigendosi con un sorriso trionfante verso di lei: «Se vuoi, puoi darmi il cinque!»

 

Come a dare maggior peso all'invito, spalancò la mano protendendola verso la persona seduta sulla sedia. Che però si limitò a sollevare un sopracciglio scettica sulla proposta: «Se volessi, potrei ma... perché dovrei farlo?»

 

«Perché ho ottenuto quello che volevo! Ho parlato col capo e mi sono assicurata che quello che è successo l'altra sera non accada più! Grazie ai miei suggerimenti, manterrò alto il rendimento e le mance senza rischiare che qualcuno mi rimetta le mani addosso!»

 

Kushina mostrò una sorpresa non-veramente-interessata mentre sbatteva debolmente il proprio palmo contro quello dell'altra: «Ah... wow! Beh, congratulazioni... immagino. E per quanto riguarda l'altro argomento? Gli hai parlato di me?»

 

La bionda annuì: «Certo che l'ho fatto! Ti sta aspettando nel suo ufficio. Io adesso devo uscire a fare un paio di commissioni, magari ci rivediamo dietro le quinte prima di qualche spettacolo in discoteca una di queste sere.»

 

Iniziò ad incamminarsi senza veramente attendere una replica ma poi le venne in mente un dettaglio e si voltò per comunicarlo: «A proposito...»

 

«Mh? Cosa?»

 

«Non farti suggestionare troppo, quasi tutto il cast si veste in quel modo. Ci vediamo!»

 

Ancora una volta procedette in avanti senza attendere di sentire un'eventuale risposta. Che comunque non sarebbe arrivata, Kushina si stava domandando che senso avesse l'ultima perla di saggezza di quell'ostrica non perlifera ma le sue elucubrazioni vennero interrotte dall'invito della segretaria di prima ad entrare per parlare col responsabile.

 

Si alzò di scatto sciogliendo il collo e facendo scrocchiare le dita, avrebbe potuto convincere chiunque col suo look trascendente e il suo fascino primordiale. Per quell'occasione aveva deciso di indossare qualcosa a tema, degno del ritorno del mitico Miraggio Rosso: in primis era abbigliata con cinquanta sfumature di amaranto, i suoi pantaloni erano attillati abbastanza da mettere in risalto le sue curve perfette ma anche abbastanza poco da non mostrare dettagli personali e puramente femminili. Invece di un paio di scarpe col tacco, troppo appariscenti e non adatte a ballare su un podio, aveva optato per dei sandali vermigli che lasciavano in bella vista le sue dita dalle unghie ben curate e smaltate così bene da sembrare fatte di fuoco. Sopra la cintola aveva lasciato visibile una striscia di pelle, una piccola porzione del suo tronco, giusto per mostrare l'ombelico da principessa persiana mentre a coprire il resto fino alla base del collo c'era una maglietta cremisi dalle maniche mezzo lunghe e con uno spacco tale che, se si fosse adeguatamente inclinata, dava la possibilità ad un occhio allenato di notare il suo reggiseno scarlatto. Chiudevano in bellezza questa esplosione di colori focosi due braccialetti dorati ai polsi con sopra due piccoli turchesi, giusto per aggiungere un tocco di chiaro che andasse a pennello con la sua carnagione lattea e i suoi capelli dal colorito naturale.

 

Arrivata davanti al pannello legnoso, diede un lieve colpo per annunciare la sua presenza ma, prima che potesse spiccicare parola, le arrivò una replica dall'interno: «Prego, entra pure.»

 

Non se lo fece ripetere ed eseguì l'ordine. Subito dopo essere entrata nel nuovo ambiente, vide qualcosa che la lasciò momentaneamente di stucco: l'arredamento era normalissimo ma la persona seduta dietro la scrivania poco distante da lei era vestito di nero e portava una maschera, come quella che aveva visto ai buttafuori quando aveva steso bell'ubriacone. La sola cosa che la differenziava dalle altre erano le decorazioni fatte di più colori. Il tizio parve accorgersi del suo momentaneo arresto perché fece un cenno verso la sedia libera invitandola di nuovo con tono gentile: «Coraggio, accomodati.»

 

Lei si sedette ma non riuscì a non esprimere il suo pensiero: «Chiedo scusa, forse è una cosa scontata ma non si sa mai... è lei il capo qui?»

 

«Sì, lo chiedi per la maschera?»

 

La rossa annuì e l'altro riprese: «È la nostra politica aziendale: tutto il cast, inclusi i dirigenti indossano gli stessi abiti e gli stessi accessori quando sono in servizio. Riconosciamo il nostro grado grazie alle nostre maschere, secondo il marketing è una cosa 'accattivante e innovativa'.»

 

Gli occhi azzurri della ragazza restarono fissi sul pannello facciale mentre la testa annuiva: «Sì, immagino di sì. Non si vedono tanti posti gestiti da un mucchio di tipi anonimi mascherati, vi distinguete dalla massa.»

 

L'altro diede un'occhiata ad un pezzo di carta con varie scritte sopra: «Mi piace la tua predisposizione mentale. Allora... Kushina, Ino mi ha detto che vorresti venire a lavorare qui.»

 

«È così!»

 

«Posso chiederti cos'hai da offrire?»

 

Un ghigno apparve sul volto visibile: «Certamente.»

 

Si alzò in piedi e poggiò i palmi sulla scrivania per avere un punto d'appoggio e piegarsi un po' in avanti mentre qualche ciuffo di capelli le ricadeva dalle spalle. Il gesto non parve suscitare nessuna reazione nell'individuo che aveva davanti: «Se offrissi la possibilità di mandare questo posto più in alto di qualunque altro posto del genere nel giro di cinquanta chilometri e in meno tempo di quanto sia stato necessario per costruirlo, lei cosa direbbe?»

 

La risposta venne data usando un tono senza lode e senza infamia: «Ti direi di continuare.»

 

«Bene, ha mai sentito parlare di un certo pezzo da novanta chiamato Miraggio Rosso

 

«No.»

 

La negazione fece tornare Kushina con i piedi per terra: «Eh?»

 

«Non ho sentito parlare di questa persona di recente.»

 

«Err... Ah... m-ma... ma ce l'ha qui davanti agli occhi. Proprio ora!»

 

«Tu sei Miraggio Rosso?»

 

Lei si raddrizzò indicandosi quasi con forza: «Sì, certo che sono io!»

 

«E di cosa ti occupi esattamente?»

 

La situazione stava diventando sempre più paranormale: «È... è forse un scherzo? Come... non sa di cosa mi occupo?!?»

 

L'uomo sollevò le spalle: «Se lo sapessi, non te lo chiederei.»

 

«M-ma... seriamente! Cioè, è una specie di test o roba del genere?!? Sono una ballerina! Danzo e ballo per il piacere di tutti quelli che hanno l'onore di ammirare le mie movenze e mi sono anche costruita una certa fama grazie alle mie coreografie mozzafiato!»

 

«Sul serio? Non credo di averti mai vista all'opera.»

 

«Beh... per questioni di forza maggiore, ho smesso di operare da un po'. Ma questo non vuol dire che abbia perso la grinta o che mi sia rammollita!»

 

Il suo interlocutore incrociò le dita sotto il mento: «Dimmi, da quanto non ti esibisci?»

 

La domanda la colse di sorpresa. Quanto tempo era passato da quella fatidica notte, quando il suo destino si era legato a quello di Minato Namikaze? Si ritrovò a conteggiare senza emettere suoni contando con le dita finché non giunse ad un risultato approssimativo: «Sarà un annetto o qualcosa del genere.»

 

«Ecco, questo spiega tutto.»

 

Un sopracciglio rosso si sollevò: «Tutto? Tutto... cosa?!? Cosa spiega tutto?»

 

«Il fatto che di recente non abbia sentito parlare di te.»

 

«Ehm... cosa... esattamente cosa collega la notorietà che ho con la... pausa che mi sono presa?»

 

Le dita si sciolsero tornando sulla scrivania: «Beh, forse non lo sai ma... il nome di una ballerina da discoteca tende a morire in fretta quando quest'ultima non si esibisce più.»

 

A Kushina venne un momentaneo tic all'occhio: «Non... non sono si-sicura di aver capito b-bene. Sta forse dicendo c-che... sarei... morta?»

 

«Naturalmente no, almeno non fisicamente. Ad essere sincero, dopo averti sentito parlare tanto mi è tornato in mente il nome che hai detto, tempo fa c'era effettivamente un Miraggio Rosso che attirava intere folle in spazi ristretti. Era quella che riusciva sempre a giocare con le luci o il pulviscolo per creare come delle illusioni che tingevano lo spazio intorno a lei di rosso.»

 

Il tic scomparve della femmina mentre le appariva un sorriso in viso: «Esatto! Ero proprio io quella! Mi sta descrivendo quasi alla perfezione. Non deve dimenticare che quello spazio carminio acquisiva in poco tempo decine e decine di sfumature argentee e dorate! Quello era il segno più evidente dell'apprezzamento della folla per il Miraggio

 

Ora il tipo davanti a lei sembrava entusiasta, almeno in base alla sua voce: «Quindi vorresti venire a ballare alla Disco-Radice.»

 

L'assenso arrivò in forma verbale e visiva: «Esatto, potrei spedirvi in orbita prima ancora che abbiate il tempo di finire di attaccare i manifesti delle mie esibizioni!»

 

«...Non credo che succederà.»

 

«Asp... cosa?!?»

 

«Ammetto che avevi talento ma... sei vecchia.»

 

Alla parola vecchia, alcune ciocche dei capelli di Kushina iniziarono a fluttuare mentre lei si rialzava in piedi ripiazzando le mani sulla scrivania: «VECCHIA?!? IO VECCHIA?!? NON DICIAMO IDIOZIE!!! AVETE DATO UN CONTRATTO A QUELLA BIONDINA DILETTANTE E, AMMESSO E NON CONCESSO CHE IO SIA PIÙ GRANDE DI LEI, AVRÒ FORSE UNO O DUE ANNI IN PIÙ! SENZA CONTARE CHE POTREI BENISSIMO ESSERE ANCHE PIÙ GIOVANE DELLA BALLERINA INDIFESA! SUL SERIO, COME DIAVOLO LE VIENE IN MENTE DI DARMI DELLA 'VECCHIA'?!?»

 

L'esplosione di rabbiosa indignazione o indignata rabbia parve non alterare troppo il dirigente perché lui si limitò a far ondeggiare le mani dall'alto verso il basso: «Se ti calmi e ti risiedi, ti spiegherò tutto. Non serve gridare.»

 

Lei ubbidì a denti stretti mentre i suoi lunghi capelli stavano iniziando ad invadere lo spazio aereo intorno a lei, comunque questo fenomeno non parve interessare all'altro essere umano, che riprese a parlare perfettamente tranquillo: «Hai detto tu stessa che sei uscita dal giro da un anno, se non di più, giusto?»

 

«Giusto...»

 

«E ti sarai accorta che, prima che ti decantassi da sola, io stesso non ricordassi il tuo nome.»

 

«L'ho fatto...»

 

«Quindi capisci bene che, in mancanza di un pubblico veterano, non posso rischiare di mandare fuori una vecchia gloria senza rischiare di perdere gli introiti della serata. È una semplice questione di domanda ed offerta e attualmente il pubblico è pazzo di Ino, il fiore fra i fiori.»

 

Kushina sbuffò incrociando le braccia: «Cosa ci troveranno di carino in quella tipetta? Le mance che le ho visto guadagnare, io le ottenevo prima ancora di iniziare la danza, non alla fine.»

 

«Se eri presente avrai fatto caso a come la gente è andata in visibilio quando si è liberata delle piume che aveva ai fianchi, vero?»

 

«Pfff! Sai che spettacolo, lanciare ad un branco di maschiacci alticci delle piume sintetiche.»

 

«Veramente lei usa solo oggetti naturali per le sue esibizioni.»

 

Ancora una volta, la coppia di occhi visibili si spalancò: «Oh... touche.»

 

«E poi non è stata solo l'esibizione in sé a contribuire al suo successo stratosferico. C'era più di una persona a riprenderla durante la sua esibizione e, anche se poi è successo quello che è successo, molti hanno caricato il proprio video in rete.»

 

«Oh... inizio a capire dove vuole arrivare...»

 

«Ti dico solo che, in meno di dodici ore, uno solo dei suoi video ha ricevuto un paio di migliaia di visualizzazioni. Sommandole tutte, si raggiungono numeri a otto cifre.»

 

La ragazza sospirò ruotando gli occhi e facendo ricadere le braccia lungo i fianchi senza preoccuparsi di farlo in bella vista: «Quindi, grazie alla magia di Internet, la principiante dal campo visivo ridotto rimane sul podio mentre un mito della pole-dance resta nell'ombra?»

 

L'uomo annuì con movimento neutrale: «Finché Ino può cavalcare un'onda, è giusto che continui a cavalcarla. Se fossi al suo posto, io farei lo stesso. Perciò, in conclusione, il ruolo di ballerina serale non è disponibile...»

 

Sentendosi abbattuta come un pino appena tagliato, Kushina annuì alzandosi e tenendo la testa bassa: «Va bene... ha chiarito la situazione. Se non c'è altro credo che andrò via.»

 

L'altro attese giusto che l'altra finisse di parlare: «Tuttavia...»

 

L'energia tornò a sprizzare da ogni poro della pelle femminile mentre le sue mani riprendevano posizione sulla scrivania: «...Tuttavia...?»

 

«Tuttavia ci sarebbe una cosa che potresti fare tu. Non danzeresti sul podio, ma faresti comunque la tua bella figura e se, e sottolineo se, l'interesse verso il Miraggio Rosso dovesse riaccendersi... magari potresti tornare sotto i riflettori.»

 

L'idea stuzzicò parecchio la mente di Kushina: va bene, non poteva ballare e la femminuccia con i capelli troppo cresciuti avrebbe continuato ad ammorbare i clienti con le sue movenze di danza classica ma... se lei si fosse messa in mostra abbastanza svolgendo al meglio il suo lavoro... magari il se pronunciato dal tizio mascherato sarebbe diventato una realtà prima di quanto tutti e tre si sarebbero aspettati. Concluso il suo ragionamento mentale, la rossa si rivolse di nuovo alla figura che aveva davanti: «Che devo fare?»

 

- - -

 

Le sfuggì un grugnito frustrato. Le avevano affibbiato la mansione di cameriera ai tavoli. Ino aveva suggerito di creare un cerchio vuoto intorno al podio di un paio di metri di diametro sorvegliato da delle guardie per evitare i rischi dell'eccessiva folla e si era fatta preparare un microfonino da agganciare all'orecchio così da poter essere lei ad annunciare il suo passaggio per la raccolta delle mance. Che non venivano più inserite nei suoi vestiti da chi offriva, ma era lei stessa a prenderle dando in cambio un ringraziamento personale al... fortunato che si trovava al posto giusto nel momento giusto.

 

Questa risistemazione aveva creato una sorta di corridoio naturale che dalle quinte portava alla zona bar ed era stato creato un servizio in cui i clienti ordinavano, sul foglio dell'ordine c'era il numero del tavolo tavolo a cui era indirizzato e, durante apposite pause dichiarate, l'ordinazione arrivava a destinazione. I tavoli erano stati dotati di un'apposita targa luminosa e l'addetta a questo ultimo passaggio era proprio Kushina. Non era così che si era immaginata di riscalare la piramide del successo e, come se non bastasse, le avevano anche affibbiato un completo ridicolo: un body da coniglietta che lasciava scoperti gli arti superiori e buona parte del petto mentre gli arti inferiori erano avvolti nel nylon. Completavano il tutto un polsino al polso sinistro, un elastico da cameriera sull'avambraccio destro, un colletto bianco con farfallino allegato e un paio di orecchie che facevano coppia col body. I soli due lati positivi del suo outfit erano di non nascondere troppo le sue curve naturali e di essere rosso.

 

Questo almeno le era stato concesso e, forse per ironia della sorte, quella serata era proprio dedicata al Miraggio Rosso, perfino Ino si era adeguata all'evento indossando un completo a tinte vermiglie. Si sarebbe dovuta sentire estasiata... e invece la rabbia stava aumentando sempre di più, ci sarebbe dovuta essere lei sul podio ad incantare tutti e invece sarebbe stata solo come il flash della macchina fotografica alla fine delle montagne russe: un attimo di distrazione che aggiunge poco o niente.

 

La biondina stava ringraziando un paio di filantropi e, se in altre occasioni la invitava ad entrare in scena chiedendo di far dissetare gli assetati, adesso stava recitando un discorso magniloquente, scritto sicuramente da qualcun altro, in suo onore: «...E PER QUANTO POSSA ESSERE FELICE DI AVERVI TUTTI QUI, NON POSSO FARE A MENO DI PENSARE AD UNA PERSONA VERAMENTE SPECIALE PRESENTE QUI STASERA!»

 

La sua voce potenziata dal microfono sovrastava la cacofonia di urla, applausi e fischi: «COME TUTTI SAPETE, NULLA NASCE DA NULLA. OGNI GENERE HA DEI CLASSICI CHE SI TRATTI DI MUSICA, DI VIDEOGIOCHI, DI BATTUTE O DI SCENE DI FILM E QUESTO VALE ANCHE PER LA DANZA!»

 

Tale dichiarazione non-veramente-rivoluzionaria le fece ottenere un'altra ovazione ingiustificata alle orecchie della rossa: « PER CHI È VENUTO A TROVARCI LE SERE PRECEDENTI QUESTA POTREBBE ESSERE UNA SORPRESA PERCHÈ SI TRATTA DI UNA PERSONA INSOSPETTABILE CHE SI È MOSSA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI E SENZA DESTARE IL MINIMO SOSPETTO! AVREMMO TUTTI POTUTO PENSARE CHE FACESSE PARTE DELL'ARREDAMENTO DI QUESTO POSTO.»

 

La teoria provocò delle risate sparse che fecero infuocare ancora di più la cameriera: «MAGARI QUALCUNO DI VOI LA VEDRÀ COME UN RICORDO D'INFANZIA. FORSE POTRESTE GIUDICARLA ANCESTRALE O ANTIQUATA...»

 

Una vena apparve sulla fronte di Kushina che parlò sebbene non ci fosse nessuno vicino ad ascoltarla: «Ancestrale ed antiquata?!? Io?!? Disse la matricola che si trova lì perché raccomandata da un mucchio di riprese amatoriali!»

 

Ovviamente il commento non ebbe ripercussioni sul mondo intorno: «...CI SARÀ ANCHE CHI LA VEDRÀ COME UN'ORCHIDEA O COME L'ULTIMA RELIQUIA DI QUALCOSA CHE NON SI VEDE PIÙ. EPPURE SONO CERTA CHE, ANCHE UN CIMELIO UN PÒ DATATO, POTRÀ SORPRENDERVI! PERCIÒ UNITEVI A ME E FACCIAMO UN GRANDE APPLAUSO DI BENVENUTO A KUSHINA, IL MISTICO ED AFFASCINANTE MIRAGGIO ROSSO!!!»

 

La cameriera ebbe giusto il tempo di indossare una maschera sorridente prima che i lembi del sipario si aprissero insieme svelandola al pubblico. Mentre le luci viravano sul rosso e uno scroscio di applausi l'accoglieva, Kushina tenne il vassoio ben sollevato con una mano mentre salutava casualmente con l'altra sforzandosi di mostrare tutti e trentadue i denti che aveva in bocca. A differenza delle altre volte, ora le era stato detto di passare nello spazio fra il podio dove si trovava Ino e la barriera per il pubblico. Avanzando, incrociò lo sguardo con quello luminoso della sua presentatrice improvvisata, che la stava anche invitando ad avvicinarsi.

 

Le toccò deglutire senza smettere di sorridere ma giunse a destinazione mentre il pubblico continuava ad omaggiare l'immagine sbagliata che vedeva. Fu solo quando fu vicina al podio che l'altra le rivolse una parola dall'alto del palo a cui era abbrancata. Naturalmente era anche l'unica fra le due che il mare di gente davanti a loro avrebbe potuto sentire: «ALLORA, MIRAGGIO ROSSO... CHI SI SAREBBE ASPETTATO CHE LA NOSTRA SILENZIOSA E MODESTA CAMERIERA FOSSE UNA VECCHIA GLORIA DELLA DANZA?»

 

Gli spettatori paganti videro solo due belle ragazze sorridenti ed agghindate per l'occasione scambiarsi convenevoli in modo amichevole, peccato che la risposta della rossa, tutt'altro che amichevole, fu data a denti stretti: «Aspetta che la serata finisca e ti insegnerò ad umiliarmi di fronte ad un pubblico.»

 

La minaccia non venne sentita o percepita perché quella in posizione più elevata portò avanti lo show rivolgendosi di nuovo ai suoi spettatori: «SICCOME QUESTA È UNA SERATA SPECIALE, MI SEMBRA GIUSTO OFFRIRE AL NOSTRO PUBBLICO QUALCOSA DI SPECIALE! VOI LO SAPETE CHE, PUR COL VASSOIO IN MANO, LA MIA COLLEGA È CAPACE DI STUPIRVI?»

 

L'urlo conseguente coprì la replica dell'altra: «Come ti permetti di darmi della collega?!? Tu nemmeno lo riesci a vedere il mio livello e non sei il mio agente! Non hai il diritto di presentarmi a nessuno!»

 

Com'era accaduto prima, la voce rimase inascoltata. Al contrario, le corde vocali di Ino ripresero a vibrare in mezzo agli sprazzi rossi: «CHI VUOLE VEDERE UNA PIROETTA ESEGUITA A REGOLA D'ARTE DAL MIRAGGIO ROSSO, RISPONDA PER LE RIME!»

 

Come indottrinato dalle parole di una predicatrice, un coro nacque quasi subito: «PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA...»

 

Kushina si sentì chiusa in un angolo, le stava bene esibirsi per mostrare quanto fosse più brava della schiappa pavoneggiante dietro di lei ma non poteva accettare di essere presentata proprio da tale schiappa. Come se non bastasse, la suddetta le diede anche una spintarella continuando ad incitare la folla: «CORAGGIO, KUSHINA! FACCI VEDERE COME SEI BRAVA A GIRARE SENZA FAR CADERE NIENTE! IL PUBBLICO LO AMERÀ!»

 

Costretta a fare un passo avanti, la cameriera in rosso posò lo sguardo sulle decine di facce eccitate davanti a lei mentre le luci si concentravano sulla sua figura e i proprietari di tali facce chiedevano a gran voce il suo numero: «...PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA...»

 

Senza distendere i muscoli facciali, sospirò: «E va bene, volete una piroetta? E il Miraggio Rosso vi darà una piroetta!»

 

Fece un altro paio di passi in avanti, giusto per non sentire lo sgradevole profumo che la bionda si era messa. Però la sua fastidiosa voce risuonò di nuovo: «ORA PRESTATE ATTENZIONE, GENTE! IL NUMERO STA PER COMINCIARE!»

 

Era scandalosamente incredibile come quel branco di immammolati con troppo testosterone nel sangue eseguisse gli ordini come un cagnolino ammaestrato. Questo però non scoraggiò la rossa che, dopo aver assunto una posa elegante e sempre tenendo il vassoio sopra di sé perfettamente orizzontale, si sollevò su una punta e compì tre rotazioni su sé stessa per poi chiudere la sua breve coreografia con un mezzo inchino a braccia spalancate. E nulla di quello che portava aveva anche solo oscillato.

 

Seguì un secondo di silenzio contemplativo prima che le urla e gli applausi esplodessero di nuovo. Dentro di sé, Kushina sapeva di aver segnato almeno un punto: la stavano acclamando per una bazzecola, chissà cosa avrebbero fatto dopo un'esibizione vera e propria. La sua soddisfazione personale ebbe vita breve perché Ino la raggiunse piazzandole una mano sulla spalla. Se non fosse stato per il luogo, il momento e il contesto, gliel'avrebbe staccata via a morsi: «ALLORA, GENTE... VI È PIACIUTA O NON VI È PIACIUTA? FATEGLIELO SENTIRE BENE!»

 

L'urlo si fece più forte mentre le luci iniziavano ad essere cangianti e a vagare senza una meta ma il fiore fra i fiori giocò un'ultima carta rivolgendosi proprio alla 'collega': «ALLORA, CARO IL NOSTRO MIRAGGIO... DESIDERI DIRE QUALCOSA AL PUBBLICO CHE HAI MANDATO IN VISIBILIO STASERA?»

 

Arrivò addirittura a togliersi il microfono per dare l'occasione a Kushina di essere sentita che, vedendo l'apparecchietto così vicino pensò ad una miriade di cose da dire, anche verità spiacevoli nei confronti della biondina che non aveva fatto altro che importunarla per tutto il tempo o sulla dirigenza corrotta di quel posto... e invece scelse di sorridere con maggiore naturalezza e di rispondere per le rime: «BEH, INNANZITUTTO IL NOME È MIRAGGIO ROSSO. NON BISOGNA DIMENTICARE IL COLORE, CHE È, APPUNTO, PARTE INTEGRANTE DEL NOME.»

 

Come aveva previsto, la battuta veritiera le fece guadagnare qualche sincera risata: «E POI, VORREI TANTO FERMARMI E FARE QUATTRO CHIACCHIERE, INSIEME A QUATTRO SALTI, CON VOI MA...»

 

Indicò col capo il vassoio: «...QUALCUNO DOVRÀ PUR ASSICURARE UN ADEGUATO APPROVIGIONAMENTO IDRICO AI CLIENTI ASSETATI, NO? PERCIÒ RINGRAZIO TUTTI PER ESSERE VENUTI QUI E VI SALUTO!»

 

Mentre un nuovo scroscio di applausi si univa ad altre risate generate dalla sua seconda battuta, la rossa fece un elegante inchino portando le punte della mano libera sul petto per poi avviarsi verso la sua destinazione iniziale. Il ghigno che le apparve appena uscì da sotto la luce dei riflettori derivava dalla consapevolezza di aver lasciato la ballerina in erba spiazzata e di aver iniziato la sua seconda scalata verso il successo: bastava che un numero sufficiente di stecconi l'avesse ripresa o chiamasse a gran voce il suo nome d'arte e avrebbe riavuto il suo trono circolare. Il passo successivo era quello di esibirsi davanti a Minato, doveva solo essere certa di potersi di nuovo acciambellare intorno al cilindro metallico entro il ritorno del Lampo Giallo. Riprendere quello che le era stato temporaneamente rubato sarebbe stato un gioco da ragazzi ma, per ora, doveva portare un mucchio di bibite ad un mucchio di tavoli.

 

Nella maggior parte dei casi, tutto si svolse in modo normale: lei piazzava le bibite augurando una buona bevuta e i clienti, maschi o femmine che fossero, ringraziavano educati. Un paio, forse quelli dalla vista più acuta, si complimentarono per la sua performance chiedendo anche, se era davvero una ballerina, come mai facesse la cameriera. Lei aveva risposto indicando la sculettante ragazza illuminata: «Perché, prima di offrire il piatto forte, bisogna passare per l'antipasto. Quando quella femmina di pavone sarà pronta per il brodo, io risorgerò dalle ceneri come una fenice!»

 

Per completare il giro le restava solo un ultimo tavolo, da cui era stata ordinata un'aranciata. Si diresse al tavolo in questione, servì la cliente senza disturbarsi di guardarla bene, augurò la buona bevuta e si voltò per tornare da dov'era venuta. Tuttavia il suo corpo venne paralizzato da una voce dietro le sue spalle che conosceva fin troppo bene: «Cameriera... ho un problema.»

 

Con occhi spalancati ed orecchie di coniglio drizzate come due antenne, Kushina ruotò il collo producendo gli stessi rumori che avrebbero prodotto due ingranaggi arrugginiti e rovinati da mezzo secolo di incuria. Lì, seduta al tavolo che aveva appena servito, c'era quella mummia ambulante della sua ex insegnante: «T-t-t-t-tu?!?»

 

La donna rispose ghignando: «Sì, io

 

Un'agghiacciante sensazione di nudità investì l'altra, che però non riuscì a muovere nessun muscolo ad eccezione di quelli addetti alla conversazione: «C-c-c-che... che ci f-fai... t-tu qui...?»

 

«Oh... niente di particolare, volevo bere un drink e siccome sapevo che qui li servivano, sono entrata. A dire il vero speravo quasi di assistere a qualche spettacolo.»

 

«S-s-spettacolo...? C-che genere di... spettacolo?»

 

Sakura fece scivolare un dito sul bordo del bicchiere apparentemente interessata alle proprietà del vetro: «Beh, sui manifesti fuori si parlava di rosso questo e rosso quello. Siccome avevi espresso la volontà di lavorare qui mi sono chiesta che impegni avessi questa sera e, dal momento che non avevo niente di particolare da fare, ho pensato di dare uno sguardo al Miraggio Rosso. Sei brava a portare un vassoio in giro, complimenti davvero.»

 

L'altra era ancora così scioccata che non riuscì a replicare a tono: «Ah... io... cioè... n-non sapevo dei... m-ma-manifesti.»

 

«E io non sapevo che facessi la cameriera. Cos'è successo alla grande ballerina che avevi dichiarato di essere?»

 

A Kushina apparvero tre o quattro vene distribuite fra le tempie e la fronte, farsi umiliare da una vecchia megera dopo il suo piccolo trionfo su una ragazzina era davvero il colmo. E lei non se lo sarebbe preso: «Senti, lasciami in pace! C'è in giro parecchia gente che non capisce niente di grazia e tecnica, questo è il solo motivo per cui non ci sono io sul quel podio ad incantare tutti! E adesso vedi di berti quella bibita prima che si inacidisca!»

 

Si voltò di nuovo ancora più desiderosa di sparire ma la stessa voce che l'aveva bloccata la bloccò di nuovo: «Ho detto che c'è un problema.»

 

La più giovane sbuffò scocciata prima di voltarsi e raggiungere il tavolo: «Di che si tratta? Ti è passata la sete e vorresti essere rimborsata? Scusa tanto ma devi rivolgerti al cassiere!»

 

«Non è quello che ho ordinato.»

 

«Come sarebbe, certo che è quello che hai ordinato!»

 

«Ti dico di no!»

 

«Ti dico di sì! Per tua informazione, io mi limito a consegnare la roba, le ordinazioni le gestisce una persona diversa. Lo riesci a capire questo concetto?»

 

«Per fortuna è un'altra persona a gestire gli ordini. Se ci pensassi tu, questo posto fallirebbe in due giorni. Ma è la cameriera a risolvere i problemi ai tavoli e la cameriera sei tu.»

 

Scocciata dalle contorte frasi burocratiche della rosa, Kushina prese il foglio e lo rilesse dando poi uno sguardo alla consegna: «Hai ordinato un'aranciata e hai ricevuto un'aranciata.»

 

L'altra si diede un'occhiata alle unghie: «Leggi bene, non ho ordinato solo un'aranciata.»

 

«...Un'aranciata con cannuccia.»

 

«Che tipo di cannuccia?»

 

«...Una cannuccia caraibica.»

 

«Appunto. Ora dimmi, quella che vedi è forse una cannuccia caraibica?»

 

La cameriera diede un'occhiata disinteressata all'oggetto nel bicchiere: «No, mi sembra una comunissima cannuccia senza decorazioni aggiunte.»

 

Sakura tornò a guardare la persona che aveva davanti con aria da snob: «Ed ecco qual'è il problema. Questa non è la cannuccia che ho richiesto.»

 

La replica arrivò dopo un lungo sospiro: «Hai ragione ma sono certa che anche con quella che ti è capitata sai perfettamente in grado di goderti il tuo drink.»

 

«Forse, ma non è la cannuccia che ho richiesto. E pretendo di essere servita a dovere.»

 

Le braccia della più giovane caddero lungo i fianchi rivestiti di materiale sintetico: «Beh... puoi mostrare il foglietto al barista e vedere come vanno le cose, io ti saluto. Se non strettamente necessario, magari evita di tornare a trovarci.»

 

Si voltò di nuovo e riprese ad allontanarsi ma un terzo richiamo la paralizzò di nuovo: «Non credevo che volessi farti licenziare.»

 

L'intera figura travestita ruoto di centottanta gradi mostrando due occhi privi di pupille: «Come hai detto? Temo di non aver capito bene.»

 

L'altra donna tornò ad ispezionare le proprie unghie: «C'è un proverbio che dice 'Il cliente ha sempre ragione'. Cosa accadrebbe se mi rivolgessi a qualcuno più in alto di te protestando per la tua scarsa cortesia? Quanto sarebbe alto il rischio di essere licenziata?»

 

I due bulbi oculari si erano ridotti a due fessure orizzontali mentre la voce si era fatta più bassa di una o due tacche: «Non. Oseresti. Non per una cosa così ridicola come una cannuccia priva di una riproduzione in miniatura di una noce di cocco e di un paio di orchidee.»

 

I denti dell'insegnante divennero visibili: «Ti va di scommettere?»

 

Uscirono un paio di sbuffi vaporosi dalle narici della cameriera prima che gli arti inferiori si muovessero di nuovo insieme a quelli superiori per riprendere ciò che si trovava sul tavolo e la bocca emettesse di nuovo dei suoni: «Mi dica, desidera forse qualcos'altro, gentile cliente

 

La risposta fu secca: «Magari la prossima volta servimi prima e senza fare troppe storie. Potrei darti anche una mancia.»

 

Con movimenti meccanici, venne eseguito un archetipo di inchino: «Lei è davvero gentile, farò in modo di risolvere il disguido capitato il prima possibile.»

 

Sapendo di aver raggiunto il fondo del barile, Kushina si voltò per raggiungere il bar e cambiare lo stupido tubetto di plastica che non era andato a genio alla matusa mentre quest'ultima attendeva compiaciuta la soddisfazione del suo desiderio. Doveva stringere i denti e ingoiare ogni boccone amaro, non poteva permettere che una vecchia befana e una tipetta maldestra di mandare a monte il suo piano. Minato era destinato a lei e niente avrebbe cambiato tale futuro.

 

FINE

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Note d'Autore: Questo secondo capitolo chiude anche quest'altra "piccola avventura" in questo universo alternativo. Non è stata la prima e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima. Restate sintonizzati per future storie più o meno articolate e... offritemi una minima quantità del vostro tempo per farmi sapere se la mia creatività è apprezzata o no. Ciao!

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