Sunnydale Serenade

di JeanGenie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pop & Rock ***
Capitolo 2: *** Sono forte ***
Capitolo 3: *** Attacchi di panico ***
Capitolo 4: *** Fa male, Giles ***
Capitolo 5: *** Inaccessibile ***
Capitolo 6: *** Previsioni nefaste ***



Capitolo 1
*** Pop & Rock ***


Titolo: Pop & Rock

Personaggi: Spike, Buffy, Giles

Rating: Verde

Prompt: Una spiaggia e una chitarra

 

POP & ROCK

 

 

“Per Giles il rock è morto dopo il 1979.”

Buffy fa una smorfia che la fa sembrare ancora più giovane e mortale. “È una lagna.”

Spike vorrebbe azzannarla alla gola anche solo per aver definito i King Crimson lagna. Ma lui, a differenza di Buffy, sa leggere tra le righe. Giles sta cantando di uno stato di confusione come definitivo epitaffio. Tutti termini troppo astrusi per la testolina di Buffy, anche ora che è tornata dalla morte.

Spike li ha raggiunti dopo il tramonto, anche se odia la sabbia, i falò e tutte quelle altre idiozie estive. Perché il bisogno di starle vicino continua a divorarlo. Lei non ha fatto storie. Non gli ha detto “nessuno ti ha invitato” come avrebbe fatto una volta. E a Spike basta guardarla e poterle parlare. Anche se non apprezza la chitarra di Giles e il rock classico. 

“Con che coraggio la definisci lagna, testa vuota?”

“Attento a te, Spike. Non sono di buon umore.”

Sì, quello è piuttosto chiaro. “Troppa Britney Spears in cuffia?” Vorrebbe essere una specie di insulto ma lei lo guarda scandalizzata. 

“Cos’hai contro Britney?”

“È raccapricciante.”

“Detto da te…”

Eppure, in quel momento, andrebbe benissimo anche quella bionda  svampita per far capire un paio di cose a quell’altra bionda svampita. 

I'm addicted to you. Don't you know that you're toxic?” canticchia con finta indifferenza.

“Finiscila” lo ferma Buffy. “Con quell'accento sembra che tu stia ordinando una porzione di porridge.” 

Va bene. Resterà zitto. Tanto lei è lì. E a lui Giles in versione acustica e ispirata piace. Per il momento, non può chiedere di meglio. 

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Capitolo 2
*** Sono forte ***


Titolo: Sono forte

Personaggi: Buffy e Giles

Rating: verde

Prompt: Avrebbe voluto chiamarlo così tante volte, ma voleva dimostrargli che era capace di badare a se stessa, perché  così, forse, sarebbe tornato.

 

SONO FORTE

Guardami. Sono forte.

Non ha bisogno di dirlo ad alta voce. Perché tanto lui non ascolta. Non può. Perché se n’è andato.

“Per il tuo bene” ha detto.

Sì, come no.

E lei va avanti. Tira pugni. Affonda paletti. Fa quello per cui è nata. E non dice a nessuno che è stato come essere abbandonata da suo padre una seconda volta.

Va avanti. E non si dispera. E sfoga prendendo a calci un sacco, ogni volta che le viene voglia di fare quella chiamata intercontinentale e pregarlo di tornare. Perché non è pronta. Ed ha paura che lui sia stato solo il primo ad andarsene. Che, prima o poi, li perderà tutti. 

Non capiscono. Non ce la fanno proprio. Se non ci è riuscito lui come può sperare che lo facciano gli altri?

Guardami. Non ho bisogno di diventare più forte, si ripete mentre un altro vampiro diventa cenere. Non ho bisogno di te. Ma voglio ancora appoggiarmi alla tua spalla quando non devo essere forte. Quando posso tirare il fiato, ridere e prenderti in giro perché sei un inglese vecchio e noioso. Ma sono forte. Ed è l’unica cosa che ti interessa. E posso aspettare ancora.

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Capitolo 3
*** Attacchi di panico ***


Titolo: Attacchi di Panico 

Personaggi: Buffy e Spike

 

 

“Respira.”

Non ha nulla di più utile da dirle. Non ne è in grado. Eppure Buffy è corsa da lui e ha farfugliato “Sto male…”

Spike ha passato i minuti successivi terrorizzato all’idea che l’avessero ferita, che fosse  stata morsa da uno dei suoi simili o avvelenata da qualche sostanza tossica di origine demoniaca.

Lei si è gettata sul coperchio del suo sarcofago, con le labbra bianche, le pupille dilatate e il petto che si alzava ed abbassava in modo sincopato.

“Respira.” Le è andato vicino senza azzardarsi a toccarla, ma è stata lei a prendergli la mano come se avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa. A qualunque cosa.

“Vuoi dell’acqua? Una birra? Un goccetto di whisky?”

Vuoi che ti abbracci? vorrebbe aggiungere, ma non lo fa. E aspetta che sia tutto finito senza insistere perché lei gli parli.

Solo quando il suo respiro torna regolare, Buffy si volta a guardarlo senza lasciargli andare la mano. “Se mi succedesse mentre sto combattendo…”

“Cos’è? Sei malata?” le chiede Spike sentendo tornare l’agitazione. Improvvisamente gli è tornata in mente la povera, adorabile Joyce. Buffy è sua figlia. E se… 

“Sono viva. Di nuovo” risponde lei. “È orribile  e il mio corpo lo sa.”

Lo lascia andare e si rimette in piedi come se tutto fosse tornato improvvisamente a posto.

“Non dirlo agli altri, Spike.”

“Tranquilla. Chiacchierare con me non è tra le cose che preferiscono.”

Lei si dirige verso l’uscita della cripta, poi si volta e gli sussurra “Grazie.”

“Quando vuoi” le risponde Spike pur sapendo di sembrare un idiota. Un idiota che, da quella sera, le guarderà sempre le spalle. 

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Capitolo 4
*** Fa male, Giles ***


Titolo: "Fa male, Giles"

Personaggi: Willow, Giles, Tara (Mentioned)

Rating: Giallo

Prompt: Pride Month Challenge

 

A quell’ora del pomeriggio, il signor Giles le porta sempre una tazza di tè con dei pasticcini.  Willow gli sorride, chiude il libro che sta leggendo e lo invita ogni volta a sedere con lei al tavolo di ferro battuto laccato di bianco sotto il pergolato. 

Solitamente lui le chiede come si sente e quali progressi crede di aver compiuto quel giorno, anche se conosce già le risposte. Poi la ascolta mentre lei racconta dei piccoli passi verso il controllo che sta compiendo. Sanno entrambi che sarà un processo lungo. Ma almeno il  ricordo della furia, del massacro che ha compiuto con le sue stesse mani ha smesso di tenerla sveglia la notte. 

Giles dice sempre “Eccellente, eccellente” con quell’accento britannico che lei non sente quasi più. È lei quella che parla in modo strano, ora. La straniera. La strega californiana che ha varcato l’oceano per espiare le proprie colpe.

Willow non è certa di provare un vero pentimento. Ciò di cui è certa è che la vendetta non le ha ridato Tara. Niente potrà mai ridarle Tara. Ed è l’unica cosa che le fa davvero male. Perché è stata cosi pazza da non assaporare i momenti perfetti che avevano. L’ha persa, ritrovata e persa di nuovo, questa volta per sempre. Un foro rosso sul suo petto ed è finita in un istante. Un proiettile che non era nemmeno destinato a lei. 

“Sono felice che tu ti senta meglio, Willow” le dice Giles strappandola a quei ricordi atroci. “Presto potrai tornare a casa”. Poi si alza prendendo il vassoio con i pasticcini rimasti e le tazze vuote. 

A casa. Willow chiude gli occhi, cercando di ricordare com’era una volta. Il sorriso di Tara. La sua dolcezza.  Quell’amore assoluto e perfetto. Svanito con lei.

“Giles…” Lo chiama prima che possa allontanarsi troppo. Forse quel giorno riuscirà a non fingere che tutto sia a posto. Forse riuscirà a confessargli che non va bene. Che non andrà bene domani. Né il giorno dopo. Lui si volta e la guarda, preoccupato e paterno.

Lei accenna un sorriso stentato. “Fa male, Giles…” poi la voce le si spezza impedendole di continuare.

Lui annuisce. “Lo so, Willow” le dice, e lei sa che è sincero. Che lui è passato attraverso lo stesso calvario.

“Passerà?” gli chiede.

“Vorresti che passasse?” domanda lui.

Willow si morde le labbra. Tara. Il suo viso, il suo profumo. Forse, se scomparisse il dolore, svanirebbe anche la sua capacita di ricordarla. “No. Non ancora” gli risponde. Prima o poi sarà in grado di lasciarla andare. Ma quel giorno è ancora lontano.

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Capitolo 5
*** Inaccessibile ***


Titolo: Inaccessibile

Personaggi: Buffy Summers, Spike

Prompt: Fuga dalla città

I vampiri non percepiscono il caldo neppure quando bruciano sotto i raggi del sole. Spike non può averne la certezza, ovviamente, ma è sicuro che sia esattamente così. Ha un’idea piuttosto chiara di come sarebbe consumarsi nella luce dell’alba.

Un dolore vivo e netto. Una sensazione di ineluttabilità, come quando si cade e non c’è nulla a cui aggrapparsi. Ma non il calore dei raggi solari sulla pelle che si consuma.

Perché i vampiri non conoscono il sudore che cola dai pori. Né il gelo che fa venire i brividi e battere i denti.

I vampiri conoscono un altro tipo di freddo. Quello che squassa il loro corpo nei periodi di consunzione,  quando il sangue è solo un miraggio e ogni movimento si fa pesante. Ma non è qualcosa che li accomuna ai mortali. I mortali non sapranno mai quanto possa essere atroce.

Spike, però, in quell’ultima notte a Sunnydale, sta sperimentando una nuova forma di calore, che non ha nulla di fisico. Quello di una rabbia interiorizzata e rivolta unicamente contro se stesso. Assomiglia all’odio e fa male. E sta provando anche una nuova forma di freddo. Quella che, dagli occhi vuoti e gelidi di Buffy, è arrivata dritta a colpire il suo cuore morto.

E ora si sente un mostro mentre la guarda da lontano. Si sente il mostro che lei lo ha accusato di essere. Perché lei è ferita quanto lui. Delusa. Lontana. Inarrivabile e sconosciuta. E sa che lei, ferma sotto il patio, con le braccia strette intorno al corpo, come se non fosse estate e lei avesse freddo, lo ha visto, fra i cespugli,  mentre lui scruta la sua casa ormai inaccessibile.

Inaccessibile come lei. Lei che non potrà mai perdonarlo. Lei che muove   le labbra in un sussurro distante e mormora sillabe che lui riesce a cogliere. “Sarebbe tutto più semplice se solo avessi il coraggio di ucciderti".

Lei sa che può sentirla. Sa che gli sta facendo male quanto lui ne ha fatto a lei. Ma non ne trae nessuna soddisfazione.

‘Non è il coraggio a mancarti, Buffy’ riflette Spike tra sé e sé. ‘Ma so cosa manca a me…’

Sarà calda e improvvisa. Rovente come un ferro che marchia per sempre a fuoco la carne. Sarà gelida, come un ago di ghiaccio che attraversa il cuore. Sarà l’unica cosa che potrà ricondurlo da lei a supplicare il suo perdono.

Spike non si volta indietro mentre si lascia alle spalle gli ultimi sobborghi cittadini. Tornerà. Quello non è un addio. Forse è una pazzia. Forse se ne pentirà amaramente,  notte dopo notte. Ma guarda davanti a sé senza esitare. Alla fine del viaggio lo attende la sua anima.

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Capitolo 6
*** Previsioni nefaste ***


 

Titolo: Previsioni nefaste

Personaggi: Rupert Giles, OC

Rating: Giallo

Prompt: Bottiglie di vetro rotte

 

 

PREVISIONI NEFASTE

 

 

“Sempre meglio di un morso alla giugulare…” rifletté Rupert Giles mentre la gamba sinistra gli bruciava come l’inferno.

Gli avevano sparato. Gli avevano semplicemente sparato. Non sapeva che genere di demoni fossero ma, di sicuro, usavano metodi molto umani.

E hanno anche una pessima mira, pensò infilandosi in un vicolo buio che conosceva fin troppo bene. 

Lo avevano mancato. Se il proiettile non avesse colpito una catasta di bottiglie vuote sul retro del pub “The Nuts and the Wales” lui ne sarebbe uscito indenne. Invece la sua gamba era ferita e non poteva correre il rischio di rimuovere la scheggia più grande e provocarsi un’emorragia più grave. 

Fortunatamente conosceva Londra come le sue tasche. E sapeva come ritrovare la bottega di Sendhil anche ad occhi chiusi. Aveva spinto la porta dal vetro impolverato ma quella era rimasta ostinatamente chiusa. Allora aveva picchiato con tutta la forza che gli restava. Dall’interno gli era arrivata la voce di Girija. 

“Ma chi… Rupert!”

Rupert Giles aveva sorriso. Forse sarebbe sopravvissuto anche a quella notte.

 

***


“Va meglio?”

Rupert Giles aveva aperto gli occhi e aveva scorto il viso scuro e gentile di Sendhil chino su di lui. Era steso su un  divano nel retro della bottega e la sua gamba era stata curata e fasciata. Fuori doveva essere sorto il sole ma Giles non poteva esserne certo. 

La luce che gli feriva gli occhi proveniva dalla sfera di cristallo in cui Girija, seduta a un piccolo tavolo rotondo,  scrutava. 

“Sì” aveva risposto Giles. “Mi dispiace di essere piovuto qui in questo modo.”

“Non dovresti stare sul campo” lo aveva rimproverato Sendhil. “Non è questo il compito di un Osservatore.”

“Sembri uno del Consiglio se parli così…” gli aveva risposto Giles con un sorriso.

In realtà, come tutti i consulenti esterni, Sendhil e Girija sapevano più cose e vedevano più lontano di molti degli anziani che distribuivano ordini e mandati dalla sede centrale. 

“Mi ci vedi dietro una scrivania? Davvero? E non sono nemmeno adatto ad addestrare ragazzine che…”

“Invece credo proprio che ti toccherà in sorte” lo aveva interrotto Girija. “Scusa se mi sono permessa di scrutare nel tuo futuro, mentre dormivi. Ma è meglio che tu sia pronto.”

“E?” l’aveva spronata Giles.

“E ho visto un incendio. Una palestra in fiamme. E una ragazza bionda, oltre oceano. Una Cacciatrice. In viaggio verso la Bocca dell’Inferno. E te. Che la aspetti. La addestri. La proteggi. Lei è…”

“Un’americana” l’aveva interrotta Giles. “Per favore. Tutto, ma non un’americana. Non voglio andarci. Hanno tutti quell’accento assurdo…” Ma Girija non sbagliava mai le sue previsioni. 

Non ha detto quando sarà, però…

Giles sperava di avere ancora un po’ di tempo prima di doversi trasferire in quella landa di barbari. Ma intanto doveva pensare ad esigenze più immediate.

“Credo di avere leggermente fame. Potrei avere un bicchiere del vostro tè aromatizzato?”

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