Clair de Lune

di ElfaNike
(/viewuser.php?uid=95090)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CdL 1 ***
Capitolo 2: *** CdL 2 ***
Capitolo 3: *** CdL 3 ***
Capitolo 4: *** CdL 4 ***



Capitolo 1
*** CdL 1 ***


Nel bel mezzo di altre storie molto più impegnative da scrivere, molto più lunghe e con una trama decisamente articolata, ogni tanto portare avanti qualcosa di leggero aiuta a rilassare le sinapsi. Mi sono divertita a smontare i personaggi di questo cartone, e a punzecchiare un po' le coppie canon...
Attenzione: ammetto di aver visto il cartone in francese, per cui i soprannomi e qualche esclamazione arrivano da lì. Mi dispiace per chi, invece, l'ha visto in inglese o italiano.

Questa storia non mi appartiene, ma è proprietà di Thomas Asdruc, Jérémy Zag, Zagtoon, Method Animation, De Agostini, Toei Animation et SAMG Animation.

 
Tutto iniziò a causa di Chloé. In realtà quasi tutto iniziava a causa di Chloé, per cui non c’era nulla di anormale. Però questa volta l’intervento di Chloé fu causa di molte più cose che di una semplice akumatizzazione. Settimane più tardi, Marinette prese anche in considerazione il fatto di ringraziarla.
 
Era uscita una nuova pubblicità della Maison Agreste che aveva fatto furore fra i fan di Agreste figlio. Fu per questo che, finita la scuola, Adrien si trovò circondato di ragazzine, che furono prontamente allontanate dalla sua guardia del corpo gorilla. Ce ne fu una, tuttavia, che si rivelò più tenace del previsto e assalì il ragazzo di parole affinché le firmasse la rivista che lei gli porgeva, e poi anche il cellulare, la guancia, la pancia. Era poco più di una bambina, e Adrien ne fu imbarazzato ma anche un po’ lusingato, mentre Marinette e Chloé la trovarono incredibilmente fastidiosa. Marinette decise di rispettare la pazienza del suo amato, ma Chloé fu decisamente meno comprensiva e apostrofò la ragazzina in maniera acida. I capricci della fanciulla cedettero il posto alle lacrime e quella scappò via, stringendo la rivista fra le mani.
-Insomma, Chloé.- la sgridò Adrien con un sospiro: -Non potevi essere un po’ più gentile? Era solo una bambina!-
-Mi dispiace, Adrienchou mio, ma non potevo sopportare la sua invadenza così volgare nei tuoi confronti. Doveva imparare che un certo tipo di persone non può essere abbordato per strada in maniera così poco dignitosa.- rispose lei agitando la coda con un rapido movimento di mano, il naso all’insù e un sorriso fiero.
-Sarà, ma neanche la tua reazione è stata molto dignitosa...- replicò lui amaro -Ora scusa, Chloé, ma devo andare. Ci vediamo domani!- salutò con la mano la ragazza e anche Marinette e Alya, che si erano fermate a osservare la scena.
Marinette ricambiò con un sorriso ebete e Alya dovette tirarle una gomitata perché si riprendesse: -Tutto bene, Marinette?-
La ragazza ridacchiò in preda all’imbarazzo: -Certo! Certo che sì, come non potrebbe?!-
Alya sorrise a sua volta: -Prima o poi dovrai parlargli chiaramente, Marinette. Non puoi bloccarti tutte le volte che lui ti rivolge la parola.-
Intanto la macchina di Adrien era partita, ma non aveva fatto in tempo a raggiungere il primo incrocio che un’altra auto, lanciata di traverso, gli bloccò la strada.
Alya a Marinette guardarono senza parole da dove arrivasse, e lo stesso fece Adrien, che scese dall’auto per capire cosa fosse successo.
Su un lampione stava una figura malefica, vestita in stile anni ottanta con una rivista aperta in mano.
-Ricordati, Angroupie.- le sussurrò Papillon dal suo osservatorio -Potrai ricevere tutte le attenzioni che desideri, portami solo i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.-
-Non temere, Papillon. Ma adesso voglio il mio autografo!- l’akuma lanciò l’attacco su Adrien. Il gorilla si mise in mezzo e fu trasformato in un lucido ritaglio di rivista, patinato e colorato.
Il ragazzo guardò il pezzo di carta che poco prima era stata la sua guardia del corpo cadere volteggiando, e sentì qualcuno prenderlo per il polso. Alzò gli occhi per incontrare quelli di Marinette.
-Scappa.- gli sussurrò lei, e lo tirò via.
-No, io...- Adrien fu costretto a seguirla. Finché non si fosse allontanata non poteva trasformarsi in Chat Noir.
Mentre la ragazza lo trascinava di nuovo dentro scuola, Alya fu trasformata a sua volta in ritaglio di giornale e il suo cellulare, con cui sperava di riprendere qualche cosa di interessante per il suo blog, rimase acceso accanto al pezzo di carta atterrato con leggerezza sul selciato.
I due ragazzi raggiunsero lo spogliatoio.
-Presto, Adrien, dobbiamo nasconderci!- Marinette lanciò lo zaino in un angolo e aprì il suo armadietto: -Vai dentro!-
-E tu dove ti nasconderai?- chiese preoccupato il ragazzo.
-Andrò nei bagni. Se ci dividiamo potremo guadagnare tempo in attesa di Ladybug!-
-Buona idea!- Adrien fece un cenno di assenso, e Marinette chiuse l’anta in metallo. Con un gesto secco riprese la borsa e corse fuori. Non si accorse che il suo diario era scivolato sul pavimento.
Quando fu tornato il silenzio, Adrien uscì dal nascondiglio e si guardò intorno, mentre Plagg usciva turbinando dalla sua tasca: -Certo che quella ragazza potrebbe farsi i fatti suoi!- commentò il Kwami -Ci saremmo potuti trasformare secoli fa.-
-Marinette è una ragazza molto altruista e coraggiosa.- commentò invece Adrien -Sicuramente l’ha fatto con tutte le buone intenzioni del mondo.-
Il suo sguardo cadde sul diario abbandonato per terra: -Altruista e distratta.- sorrise raccogliendolo -Questo glielo restituirò domani.-
-Quindi possiamo intervenire?- chiese spazientito Plagg.
-Non aspetterei un secondo di più.- Adrien sollevò il pugno: -Plagg... trasformami!-

Chat Noir raggiunse Ladybug sul tetto della scuola: -Cosa abbiamo, Milady?-
-Una fan di Adrien Agreste offesa dalla solita Chloé.-
-Qualcosa di facile facile, allora!- esclamò il gattone estraendo il suo bastone.
E invece non fu per niente facile. Angroupie si dimostrò un osso duro, e soprattutto scoprirono che poteva usare gli articoli sparsi per terra per trasportarsi da un angolo all’altro del campo di battaglia. Catturarla risultò quasi impossibile.
-Finché siamo in zona non sarà possibile fermarla.- commentò esausto Chat Noir, lasciandosi andare per terra accanto a Ladybug.
-L’unico modo è allontanarla da questa zona e sperare di riuscire a intrappolarla lontano dai sui ritagli.- commentò la ragazza.
-E come facciamo? Occorrerebbe un’esca, altrimenti al primo segno di pericolo trasforma qualcuno in ritaglio e lo usa per tornare al punto di partenza.-
-Fuori dalla nostra portata.- concluse pensierosa Ladybug.
In quel momento la stessa idea colpì entrambi. Si guardarono.
-Si potrebbe...- azzardò il gatto.
-Non pensarci neanche.- ribatté lei.
-Ma è l’unico che potrebbe fare da esca! È lui che lei vuole!-
-Non metterò mai in pericolo Adrien Agreste. Neanche per sconfiggere un akuma.-
-Ma sono sicuro che lui sarebbe d’accordo!-
-È fuori discussione! Proviamo con qualcos’altro.- e lanciò il suo Lucky Charm. Lo yo-yo evocò un aspirapolvere.
-Bene. Potrai raccogliere i coriandoli quando Angroupie avrà finito con noi, con quello.-
Ladybug lo ignorò e si guardò introno alla ricerca di qualche indizio. Mentre era concentrata, Chat Noir fece due passi indietro e si allontanò di soppiatto. Rientrò a scuola e si detrasformò.
-Mi spieghi cosa vuoi fare?-
-Angroupie è troppo forte finché giocherà in casa. Non posso permettere che la mia adorata Ladybug corra troppi rischi per colpa mia.-
-E quindi cosa conti di fare?-
-Da esca, ovviamente!-
Adrien corse fuori e agitò le mani: -Ehi! Angroupie! Sono qui, vieni a prendermi!-
L’akuma lo vide: -Adrien! Vieni qui, voglio il mio autografo!- con un balzo gli fu dietro.
-Adrien! No!- Ladybug lo vide sparire per le strade di Parigi -Chat Noir, dobbiamo salvarlo! Chat Noir!- ma nessuno le rispose.
-Spero non si sia fatto trasformare in ritaglio di rivista...- sospirò preoccupata la ragazza, e con un lancio di yo-yo balzò all’inseguimento dei due.
Adrien riuscì ad allontanarsi dalla scuola schivando colpi su colpi, quando Ladybug con un arco perfetto del suo yo-yo lo prese al volo e lo portò sul tetto vicino. Si nascosero dietro un comignolo.
-Adrien, stai bene? Sei ferito?-
-Sto bene, Ladybug, ti ringrazio.-
-Cosa ti è saltato in mente di esporti così!- lo rimproverò dolcemente lei -È troppo pericoloso!-
-Fidati di me, lo facevo solo per aiutarti.-
Ladybug sorrise e gli fece cenno di stare al riparo, poi si lanciò di nuovo alla battaglia.
Adrien la vide combattere sui tetti e scostò il lembo della camicia: -Plagg, è il momento di tornare al lavoro.-
Ma non finì la frase che vide Angroupie cadere sulle lamine del tetto, colta alla sprovvista dall’impossibilità di teletrasportarsi per mancanza di ritagli. Per un momento, lo sguardo dell’akuma tornò quello della bambina e Adrien la vide per come era veramente: arrabbiata e spaventata.
Ladybug si avvicinava a lei con l’aspirapolvere in mano.
Adrien ebbe un momento di paura, e si mise in mezzo: -Aspetta!- esclamò.
Ladybug si fermò dov’era, attonita: -Adrien! Che cosa fai? È pericoloso! -
-Come può essere pericolosa una bambina?- chiese lui in tono dimesso.
-È akumatizzata, Adrien. Non è la prima bambina con cui combatto: quando l’avrò liberata il Miraculous riporterà tutto alla normalità.-
-Sì... sì. Hai ragione, Ladybug, ma...-
Contemporaneamente, Papillon aveva esclamato nelle orecchie di Angroupie: -No! Non farlo cadere!-
E la ragazzina, in tutta risposta, l’aveva afferrato.
Questo fece reagire Ladybug che si mise in mezzo e separò i due: Adrien fu tenuto stretto per la vita e fu riportato dietro il comignolo, mentre l’akuma saltò di riflesso sulla cima del lampione più vicino.
-Resta, qui, per favore. Prometto che nessuno si farà male!-
Adrien annuì perplesso e la guardò allontanarsi. Plagg uscì dal suo taschino: -Allora, interveniamo?-
-Sì. Direi di sì.- il ragazzo alzò il pugno -Plagg, trasformami!-
La battaglia fra Ladybug e Angroupie si spostava rapidamente da un tetto all’altro e l’eroina riusciva ora a gestire l’avversaria: ogni volta che l’akuma trasformava qualcuno, lei lo aspirava impedendole di creare vie di fuga.
-Eccovi qua, Milady!-
-Chat Noir! Si può sapere che fine avevi fatto?-
-Ero andato ad assicurarmi che Adrien Agreste stesse bene. L’ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato.-
-Ma che gentile, il mio chaton!-
-Tutto per te, My Lady...-
I due attaccarono allora l’akuma, e il Cataclisma di Chat Noir ridusse rapidamente in polvere la rivista di Angroupie. Quando lei cadde, colta alla sprovvista dall’attacco, lui la prese in braccio e atterrò sull’asfalto della strada.
-Stai bene, bambina?- chiese con dolcezza.
L’akuma lo guardò spaesata, mentre il Miraculous Ladybug la faceva tornare alla normalità e riportava tutti i ritagli di riviste alla forma di persone.
-Cos’è successo?- chiese invece la piccola.
Ladybug si avvicinò con un sorriso e gli tese il pugno. Lui rispose al gesto: -Bien joué!-
La ragazzina fu rimessa in piedi, e un po’ frastornata si diresse verso casa.
I due Miraculous cominciarono a lampeggiare: -Direi che abbiamo fatto un buon lavoro anche oggi...- commentò lei.
Chat Noir fece spallucce: -Come sempre, Milady.-
-Oh, no! Adrien! Devo andare a tirarlo giù dal tetto!-
-Vai pure. Io vado a detrasformarmi.-
I due si salutarono e Ladybug corse tra i comignoli dei tetti di Parigi.
-Adrien! Adrien, dove sei?-
-Sono qui, Ladybug!- il ragazzo comparve alla vista agitando una mano: -Eccomi!-
-Oh, meno male!- sospirò lei -Vieni, ti riporto giù.-
I due atterrarono accanto all’auto degli Agreste, in cui li aspettava il gorilla. Ladybug salutò e fece per andarsene, ma Adrien la trattenne: -Ladybug, aspetta. Volevo dirti... che mi dispiace essermi messo in mezzo, poco fa. Non volevo causare problemi.-
L’eroina si girò a guardarlo con gli occhioni spalancati: -No, Adrien, non devi scusarti. Hai ragione, ogni tanto sono un po’ drastica. È l’abitudine a tante akumatizzazioni, ma non voglio sembrarti un mostro per questo.-
-Non lo sembri affatto, credimi.- sorrise lui.
I due si sorrisero ancora, poi si salutarono e Ladybug balzò via con un colpo di yo-yo.
La macchina partì mentre Adrien sospirava pesantemente.
-Secondo te, Plagg- sussurrò al suo kwami nascosto nel taschino -Anche io sembro così spaventoso quando attacco un akuma?-
-Quando combatti devi per forza sembrare spaventoso ai tuoi nemici, Adrien. Fa parte del gioco.-
-Ma noi siamo i buoni...- il ragazzo guardò fuori dal finestrino, pensieroso.

Sul tetto della scuola, Ladybug guardava l’auto allontanarsi. Sospirò e si guardò le mani.
-Possibile che anche facendo del mio meglio io appaia troppo drastica?- si chiese -Eppure non mi sembra di essere mai stata cattiva nei confronti degli akumatizzati... Era proprio necessario che intervenisse? Dove sto sbagliando?-


 


Angolino dell'autrice:
In tutta onestà, non mi piacciono molto i personaggi perfetti. L'idea nasce da lì: guardando la terza serie, quando Adrien fa da esca per proteggere suo cugino 'molto antipatico' perché lui è 'il buono' (cito il nostro Adrien), mi sono detta che in confronto all'efficienza massima di Ladybug lui appare proprio 'buonista'. E in quel momento mi sono convinta che se i nostri due idoli, Ladybug e Adrien, dovessero conoscersi meglio, arriverebbero a non sopportarsi più.
La perfezione non necessita di aggiunte. Non sto parlando dell'aspetto avventuroso, siamo tutti d'accordo che Ladybug e Chat Noir sono una squadra fortissima; sto parlando del carattere, della forza d'animo di una Ladybug che non sbaglia mai. Sto parlando di un Adrien che non mente mai, che è puntale con i compiti e forte nello sport, che è il ragazzo perfetto.
Cosa succederebbe se queste due perfezioni venissero messe a confronto?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CdL 2 ***


Il mattino dopo Marinette entrò in classe senza perdere la sua aria perplessa, e si sedette dietro Adrien guardandolo di sottecchi. Notò che anche lui aveva l’aria abbacchiata.
-Accidenti... sta ancora pensando a Ladybug!- sussurrò a Tikki, che sbirciava dalla borsetta.
-Non ti preoccupare, Marinette! Salvi quasi quotidianamente Parigi, nessuno può pensare che tu non svolga bene il tuo compito!- la rassicurò il kwami.
Marinette inspirò profondamente e tornò a guardare Adrien. Si sentiva sottosopra: da un lato sapeva bene che le azioni del ragazzo erano guidate dalle migliori intenzioni e non prendeva neanche in considerazione che nascondessero un qualsiasi tipo di critica nei suoi confronti, però non riusciva più a levarsi di dosso quella sensazione di messa in discussione del suo modo di fare. Sapeva benissimo che combattere come aveva fatto il giorno prima era per lei l’unico modo di sconfiggere le persone akumatizzate da Papillon, e comunque aveva sempre avuto l’impressione di andarci abbastanza piano. Possibile che si potesse andare ancora più piano? Però in quel modo si sarebbe stati troppo... possibile che si potesse essere troppo buoni?
Senza smettere di pensare allungò la mano nello zaino, ed ebbe un tuffo al cuore.
-Mh? Che c’è, Marinette?- le chiese Alya quando la sentì sussultare.
-Il mio diario... Non trovo più il mio diario!-
-Magari l’hai lasciato a casa...-
-Non è possibile.- Ieri non ho neppure disfatto lo zaino...
In preda al panico, ripercorse tutto il pomeriggio del giorno precedente, piegata sul banco e le mani tra i capelli.
-Non deve averlo trovato Adrien... Non deve averlo trovato Adrien... Speriamo non l’abbia trovato lui!- mormorava a ripetizione.
Alya sospirò con un sorriso rassegnato: -Vedrai che lo ritroverai. Ti aiuterò a cercarlo io in classe e negli spogliatoi, durante l’intervallo.-
Marinette le fece un sorriso tirato, per niente rassicurata.
Quando suonò la campanella, Adrien non fece in tempo a chiudere il quaderno che Marinette era già sparita negli spogliatoi con Alya.
Il ragazzo la guardò uscire scuotendo la testa e sorridendo.
-Vai pure, Nino. Ti raggiungo tra un minuto.-
-Va bene, fratello. Ci vediamo in cortile.-
Adrien lo salutò con la mano e si chinò a prendere il diario di Marinette dalla tracolla. Per rispetto della sua amica non l’aveva aperto. Conoscendola, sapendo che si sarebbe sentita mille volte in imbarazzo, aveva deciso di darglielo in disparte, rassicurandola del fatto che non aveva infranto la sua privacy.
Tuttavia, alzandosi inciampò nello zaino di Marinette, che era caduto accanto al suo banco quando la ragazza, nella foga della corsa, l’aveva urtato uscendo. Per un secondo perse l’equilibrio, e il diario cadde per terra, aprendosi.
Per quanto non volesse farsi i fatti della sua amica, Adrien non poté non vedere cosa c’era scritto. Nelle pagine vuote di un week end, che probabilmente erano state aperte abbastanza da piegare il dorso del diario, Marinette aveva scritto e riscritto mille volte una parola. ‘Adrien’.
Il ragazzo raccolse il diario con gli occhi sgranati.
Passino le foto in camera ‘per amore della moda’. Passi l’agitazione anormale ogni volta che lo vedeva. Ma lui riconosceva quel modo di fare. Quella mania di scrivere in continuazione il nome dell’oggetto fisso dei propri pensieri su qualunque superficie disponibile.
Allungò la mano e con un movimento aprì il suo diario personale. Nelle due pagine vuote di un week end c’era scritto e riscritto il nome di Ladybug. Il nome della persona di cui lui era profondamente innamorato.
A quanto pareva, anche Marinette era profondamente innamorata. Di lui.
Che sciocco. Che sciocco! Come riusciva a mettere tutti i pezzi a posto, adesso!
-Ehi, amico! Tutto bene?- la testa di Nino era comparsa alla porta -Dai, vieni sotto: se i sorveglianti ti trovano qui ti fanno la paternale.-
Adrien annuì e scese in cortile. Già sulle scale cercava Marinette con lo sguardo, senza però trovarla. Probabilmente lei e Alya erano negli spogliatoi, forse proprio a cercare il diario.
Lui e Nino andarono a una panchina a sedersi, e lui decise che avrebbe parlato a Marinette all’uscita di scuola.
...ma di cosa? Che cosa voleva dirle, esattamente? Che sapeva della sua cotta? Che lui le voleva bene, ma solo come amica? Che in realtà le piaceva un’altra?
In effetti doveva già avergliene accennato, ma per quel che ricordava lei non aveva reagito molto bene. Oh, come capiva, adesso!
E poi... A lui piaceva un’altra, ma doveva dire a Marinette che era Ladybug l’oggetto dei suoi sogni? Ché poi... come si sentiva lui verso Ladybug, in quel momento? Perché sentiva come una spina, quando pensava a lei?
D’accordo, lui per primo sapeva che combattere come aveva fatto il giorno precedente era necessario per sconfiggere gli akuma. Non era quello che lo turbava. Allora cosa?
In quel momento passarono davanti a loro Marinette e Alya, e Adrien notò che la ragazza aveva l’aria decisamente disperata. Forse non era il caso di restituirle il diario in quel momento. Non si sentiva abbastanza lucido per poterla affrontare senza ferirla. Non aveva la forza di fare finta di niente né il controllo per parlarle a cuore aperto. Decise allora di restituirle il diario senza nasconderle niente appena si fosse rimesso in quadro. Marinette era una ragazza fantastica e non si meritava un brutto rifiuto. (Per quanto, nelle vesti di Chat Noir, Adrien sapeva che qualunque tipo di rifiuto non poteva essere bello.)
 
Quella sera, Marinette uscì sul suo balcone a osservare il cielo. Aveva pensato ad Adrien tutto il giorno, non solo sperando con tutte le forze che non avesse lui il suo diario, ma anche per fare pace con l’immagine che aveva adesso di lui.
Lei amava Adrien. Ne era sicura. Era perfetto. Era bello, intelligente, altruista. Era cortese. Un vero cavaliere. In quanto Marinette era convinta che nulla sarebbe stato meglio di lui. In quanto Ladybug, invece, si sentiva ferita nell’orgoglio, e questa ferita stava pian piano arrivando anche a Marinette.
Chat Noir, dal canto suo, girava per i tetti. Odiava stare chiuso in camera: non riusciva a riflettere là dentro, nel silenzio della sua casa in lutto perenne.
Camminava, le mani appese al bastone che stava di traverso sulle spalle, e ogni tanto calciava l’aria.
Lui amava Ladybug. Lo sapeva bene. Era coraggiosa, altruista, elegante, affascinante. Carismatica. Era una vera leader. Chat Noir aveva ben chiaro che tutte le vittorie che avevano riportato in passato erano state merito soprattutto del suo intuito e delle sue decisioni. Adrien, invece, era rimasto ferito da questa perfezione, perché a causa dell’inarrivabilità della sua lady le sue azioni in quanto Adrien Agreste gli erano apparse per la prima volta fuori luogo e aveva avvertito un profondo senso di colpa. Ma sapeva che la pena che aveva portato per quella bambina non doveva essere motivo di sensi di colpa! E questo trambusto interiore stava pian piano rodendo anche Chat Noir.
Passeggiando nei paraggi di Notre-Dame, lo sguardo del gattone cadde proprio sul balcone di Marinette. E, nelle file di lanterne che correvano lungo la ringhiera, vide la ragazza immersa nei suoi pensieri.
Perso da un moto di affetto, con un balzo saltò sul comignolo dietro di lei.
-Ciao.- le disse.
Lei alzò gli occhi: -Chat Noir! Cosa ci fai qui? C’è qualche pericolo?-
-No, tranquilla.- lui saltò sulla balaustra e in due passi sul corrimano fu accanto a lei -Ogni tanto mi piace uscire a prendere un po’ d’aria.-
-Capisco. Anche a me.- sorrise lei.
Lui la osservò di sottecchi per un breve momento, sedendosi lì dov’era. Poi chiese: -C’è qualcosa che non va?- ma credeva di sapere già la risposta.
-Niente.- rispose lei di riflesso. Ma non cambiò espressione e si rese conto che questo dava a pensare al ragazzo, così glissò sulla prima delle sue preoccupazioni per confidargli la seconda: -Ho perso un oggetto che per me era molto importante.-
-E la cosa ti preoccupa al punto di non dormire di notte?-
-Sono terrorizzata che l’abbia trovato una persona che non deve assolutamente vederlo.-
-E non puoi andare a chiederglielo? Non è una persona degna di fiducia?-
-Certo! Certo che lo è! È solo...- si interruppe.
Chat Noir non disse nulla, così lei continuò: -È solo che quando lo vedo mi impappino sempre, e non vorrei si insospettisse, e non vorrei metterlo in imbarazzo, è solo che per me lui è importante e non voglio ferirlo in alcun modo.- buttò fuori tutto d’un fiato.
-Ah, ma quindi è un lui.- commentò allora Chat Noir con un sorriso sghembo. In realtà sapeva già tutto,ma questo discorso lo divertiva parecchio.
-Oh cielo! Ho detto lui? No, no, era... era...-
-Sì, Marinette. Hai detto lui. Ma sta’ tranquilla.- le prese la mano -Non dirò nulla a nessuno. Di me puoi fidarti.-
Marinette rilassò le spalle e sorrise: -Grazie, Chat Noir.- poi inclinò leggermente la testa:- E tu? Come mai non approfitti della serata tranquilla per riposare?-
-Sono un po’ in crisi anch’io.-
-Davvero?- Marinette si grattò dietro l’orecchio -Per Ladybug?-
-Eh, sì.-
-Ah! E.. come mai?-
Chat Noir alzò le spalle: -Sai che mi piace molto. Però è così inarrivabile. È sempre concentrata sul lavoro di supereroi, e ogni tanto mi chiedo se ci sarà mai nel suo cuore lo spazio per...- il ragazzo cercò la parola adatta, ma non la trovò -È praticamente perfetta sotto ogni aspetto. E questa perfezione ogni tanto la rende lontana. Lontana da me.-
Marinette lo guardò con gli occhi sbarrati. Poi abbassò la testa: -Magari cerca di essere perfetta per non deludere nessuno. Non che io lo sappia per esperienza, eh! Però immagino che la perfezione sia un risultato faticoso da ottenere.-
-Sì, senza dubbio. Ma a me non importa che sia perfetta. Una persona perfetta non ha bisogno degli altri. E io vorrei che lei avesse bisogno di me come io ho sempre avuto bisogno di lei...-
-Sicuramente è più facile per te parlare con lei che per me parlare con... lui.- mormorò scoraggiata Marinette -Io divento un disastro ogni volta che lui è nei paraggi.-
-Se può consolarti, Marinette... a me piace quando sei così. Sei molto spontanea, fa bene allo spirito, ogni tanto.-
Marinette arrossì in volto, poi sorrise a sua volta: -Allora ti confesso una cosa: anche a me piace la tua spontaneità. Sei buffo, ma si vede che sei sincero.- strinse le spalle in un gesto rapido -Credimi, secondo me l’ha notato anche Ladybug.-
In quel momento ci fu un rombo lontano e un’esplosione di sirene. Chat Noir e Marinette puntarono entrambi lo sguardo sulla strada: un enorme essere ricoperto di metallo lucido puntava la sua pompa in giro per Parigi e colpiva la gente con micidiali getti d’acqua.
-Sono Pompienemy! Fatevi avanti, Ladybug e Chat Noir!-
-Oh no...- mormorarono insieme i due ragazzi.
Pompienemy aveva subito individuato Chat Noir e gli puntava la pompa addosso: -Oh, sei dall’amichetta, eh? E allora me la prenderò anche con lei. Dammi il tuo Miraculous se non vuoi che si faccia male!-
Chat Noir prese in braccio Marinette e saltò via dal balcone un secondo prima che questo venisse completamente congelato.
-Ma il getto di prima non ha sciolto l’asfalto?!- chiese Chat Noir atterrando sul tetto vicino.
-Guarda, Chat Noir!- Marinette indicò la pompa -Cambia tipo di getto a seconda della posizione della leva!-
-Che occhio! Grazie Marinette!- la nascose dietro un comignolo, ma non fece in tempo a dirle di stare al riparo che un getto acido li portò allo scoperto.
Il ragazzo la prese di nuovo in braccio e scappò via, cercando dove nasconderla.
-Puoi lasciarmi per strada, Chat Noir. Sono sicura che Ladybug arriverà in un lampo e io non correrò alcun rischio!- gli disse lei.
-Non esiste che io ti lasci in pericolo, Marinette. Prima di tutto voglio saperti al sicuro, poi mi occuperò del resto.-
Arrivarono in un vicoletto fuori dalla portata di Pompienemy e Chat Noir nascose Marinette dietro due cassonetti: -Tu sei speciale, Marinette. Non permetterò che ti sia fatto del male.- le fece l’occhiolino con un sorriso, e si lanciò nella battaglia.
Quella frase bloccò per qualche istante Marinette, e Tikki dovette svegliarla con un colpetto alla testa.
Poco dopo Ladybug raggiunse Chat Noir alla battaglia.
-Eccomi, Chat Noir! Che cosa è successo?-
-Non lo so ma credo che qualcuno dei pompieri si sia fatto akumatizzare!-
-Lancia i suoi colpi dalla pompa: l’akuma deve essere lì.-
-Probabile, ma fai attenzione: può cambiare il tipo di getto!-
-Ricevuto!- Ladybug lanciò il suo yo-yo e si diede lo slancio per un lungo balzo.
Chat Noir la seguì bilanciandosi sul suo bastone, che usava come trampolo.
Pompienemy cercava di colpirli, ma loro schivavano ogni getto con agilità. Ad un certo punto Ladybug fu presa al volo da Chat Noir che deviò la sua traiettoria: -Non di là!-
-Chat Noir! Che cosa c’è?-
-Lì è dov’è nascosta Marinette. Sai... è stata lei a notare la leva della pompa...-
Ladybug sorrise e annuì. Si premurò allora di portare la battaglia lontano dall’isolato della casa dei Dupain-Cheng.
I due eroi spinsero Pompienemy verso la Senna: il Lucky Charm di Ladybug fu un’enorme coperta in pile, che l’eroina stese per terra dove stava marciando Pompienemy. Lui ci posò sopra il piede, il pile rese scivoloso il passo e il gigante crollò nell’acqua. In quel momento Chat Noir invocò il suo Cataclisma, e la pompa si sbriciolò in una polvere nera, liberando l’akuma che fu subito purificato da Ladybug.
Le coccinelle del Miraculous Ladybug riportarono la strada e le case al loro stato normale e il pompiere si mise a sedere sul marciapiede davanti ai due eroi che si davano il pugno esclamando: -Bien joué!-
-Cosa... cos’è successo?- chiese l’uomo frastornato -Ero stato chiamato perché i vicini credevano che il Palace Hotel andasse a fuoco, e invece era una festa del sindaco. Ricordo solo che M Bougeois era furioso, ed è stato molto aggressivo... poi più niente...-
Ladybug rise: -Tale padre, tale figlia.- e i suoi orecchini lampeggiarono.
-Vai a detrasformarti, Milady.-
-Tu sei sicuro di stare bene?-
-Sì. Riporto Marinette a casa sua, devo sbrigarmi prima di detrasformarmi anch’io.-
-Hai ragione. Allora... alla prossima!-
Chat Noir agitò la mano e lei sparì per le strade.
 
Il gattone atterrò in equilibrio sulla ringhiera del balcone e fece scendere Marinette dal suo abbraccio.
-Scusa per i rischi che hai corso, Marinette.-
-Non è niente. Suppongo sia normale per un eroe come te.-
-Purtroppo hai ragione.- l’anello lampeggiò un paio di volte -Ora devo andare. È stato bello parlare con te, stasera.-
-Anche per me.-
Chat Noir salutò con due dita e saltò via, mentre Marinette si appoggiava alla ringhiera e lo osservava sparire nella notte. Entrambi, quella sera, rientrarono in camera loro con un sorriso sereno.


 



Angolino dell'autrice:
E in questo capitolo evochiamo con forza (e tanti cuoricini che battono) l'episodio più umano della seconda serie: Glaciator. La mia ship definitiva è nata proprio in quel momento. L'empatia nata dalla chiacchierata sul balcone di Marinette e su quello di Chat Noir in quell'episodio pongono lontano anni luce i nostri idolotti, Ladybug e Chat Noir, sempre sotto le luci dei riflettori.
In quell'episodio c'è intimità, ed empatia. E i nostri eterni friendzonati preferiti ne hanno davvero bisogno. Voilà. Fine.
Precisazione: i nomi degli akuma derivano da 'Angry' e 'Groupie' per il capitolo 1, e 'Pompier' e 'enemy' per questo capitolo. Nel caso non fossero chiare le contorsioni del mio cervello...
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CdL 3 ***


Da quando Pompienemy aveva attaccato, Chat Noir era andato spesso a trovare Marinette sul suo balcone.
Si trovavano per un paio d’ore, prima che la stanchezza li prendesse, e parlavano del più e del meno. All’inizio parlavano soprattutto delle rispettive cotte, senza che Marinette rivelasse mai il nome del suo dolce eletto, poi pian piano i discorsi su Adrien e Ladybug cominciarono a esaurirsi e l’attenzione dei due ragazzi si spostò sulle rispettive vite.
Marinette parlò della sua vita felice con la sua famiglia, raccontò della sua amicizia con Alya, della scuola, anche di Chloé.
Chat Noir ascoltava e un po’ la invidiava, soprattutto per la sua libertà e il rapporto spontaneo con i suoi genitori.
Lui, dal canto suo, raccontava delle sue avventure da eroe, dei suoi timori e delle sue speranze. Marinette colse dalle sue parole una certa solitudine che ogni tanto abbatteva il suo buon umore, e per qualche sera cercò di capire se fosse il carattere pimpante a nascondere un profonda tristezza, o se fosse la profonda tristezza a stroncare sul nascere il carattere pimpante.
Dopo qualche sera di osservazione, stabilì in via definitiva che fosse la seconda, e ipotizzò che la maschera che gli nascondeva il volto in realtà lo liberasse dalla tristezza. Se dovessi scoprire chi è, si chiese, chissà se sarei capace di aiutarlo con la sua tristezza.
Chat Noir non si era lanciato in osservazioni altrettanto approfondite, ma parlando poté comprendere quanto Marinette provasse una continua ansia da prestazione, e quanto questo fosse legato agli obiettivi estremamente ambiziosi che la ragazza stabiliva per sé stessa. Si domandò se se caricarsi in quel modo fosse la causa dell’ansia, o se in realtà quegli obiettivi fossero la diretta conseguenza del suo timore di non mostrarsi mai abbastanza all’altezza agli occhi degli altri.
Quando si pose la domanda si rispose con un movimento noncurante delle spalle. Non sapeva come facesse, ma oltre a essere incredibilmente esigente verso se stessa quella ragazza riusciva a non diventare incredibilmente egocentrica, e la sua innata capacità di ascolto e la sua empatia erano per lui un balsamo di cui, alla lunga, di accorse di non poter più fare a meno.
Marinette scoprì che davanti a Chat Noir non doveva assolutamente mostrarsi all’altezza degli altri, che nessuno la provocava perché il Giorno degli Eroi aveva preparato i soliti macarons, che anzi poteva finalmente prendersi sul ridere come desiderava fare ormai da tanto tempo.
Passata qualche settimana, le serate sul balcone erano diventate ormai momento di attesa per entrambi, e di giorno a scuola faticavano a tenere gli occhi aperti. Li salvava una nuova serenità, che aiutò Marinette a rilassarsi nei confronti delle scadenze, e portò Adrien a sopportare il silenzio di lutto di casa sua col cuore più leggero.
Questa situazione portò Chat Noir nelle vesti di Adrien a riconsiderare Marinette, e Marinette nelle vesti di Ladybug a riconsiderare Chat Noir. Sia Adrien sia Ladybug erano consci delle cotte di Marinette e di Chat Noir, ed entrambi si resero conto che si trattava di sentimenti che potevano essere ricambiati.
Fu per questo che, un giorno di sole, sia Ladybug sia Adrien presero la loro decisione.
 
L’akuma fu purificato senza problemi e Parigi fu di nuovo messa in salvo. Ladybug e Chat Noir conclusero il loro exploit con il solito ‘Bien joué’, ma quando dovettero separarsi Ladybug sentì il cuore accelerare i battiti.
-Senti, Chat Noir...- chiese portandosi una mano al gomito dell’altro braccio -Ti andrebbe di incontrarci... magari stanotte, al Champ de Mars?-
-Wow, davvero, Milady? Cos’è, vuoi offrirmi un giro in cima alla Tour Eiffel?-
-In un certo senso...- gli orecchini lampeggiarono -Allora, ci sarai?-
-Ma certo, Milady! A stanotte!-
I due si salutarono e ognuno andò a detrasformarsi per conto suo.
Una volta che fu notte, i due eroi si ritrovarono ai piedi della Tour Eiffel, e Ladybug condusse Chat Noir sul balcone con vista su Notre-Dame su cui lui aveva preparato la serata a sorpresa la volta che si erano battuti contro Glaciator.
Chat Noir temeva di sperare troppo, quando provò a immaginare per quale motivo l’avesse condotto lì. Gli batteva forte il cuore, si sentiva completamente sottosopra, come si sentiva sottosopra anche Ladybug, che cercava le parole giuste per parlare al suo partner di battaglie.
-Tutto bene, Milady?- chiese lui dopo un lungo momento.
-Ti ricordi quando ti dissi, su questo stesso balcone, che mi piaceva qualcun altro?-
-Come dimenticarlo?-
Ladybug si voltò a guardarlo: -Sai perché non ho mai preso in considerazione il fatto che potessimo stare assieme?-
-Forse perché sei innamorata di un altro?- chiese piccato lui.
-Anche. Ma anche perché non abbiamo il diritto di rivelarci le nostre rispettive identità. È una misura di sicurezza molto importante, per le nostre famiglie come per noi.-
Chat Noir incrociò le braccia: -Cosa mi vuoi dire, Milady?-
Lei si avvicinò, guardando altrove: -Però pensi che se ci frequentassimo senza rivelarci le nostre identità potrebbe andare bene lo stesso?-
Chat Noir la guardava ora senza sorridere, la testa leggermente indietro, completamente basito: -Milady... mi stai forse chiedendo di metterci assieme?-
-Sì, cioè... ho avuto modo di pensare, negli ultimi tempi. E mi sono accorta che senza di te non potrei andare da nessuna parte. Credo di... avere bisogno di te, nella mia vita.-
Chat Noir la osservò con gli occhi sgranati qualche secondo, poi riprese il controllo e le sorrise: -Probabilmente, me l’avessi chiesto un mese fa ti avrei detto di sì senza battere ciglio, Milady.- mise le mani sui fianchi -Tu sei perfetta, Ladybug. Sei molto più in alto di chiunque altro, e ti sarò sempre devoto. Però...-
-Però?-
-Ho incontrato una ragazza anch’io. E credo che accettare di stare con te adesso sia un tradimento nei confronti di qualcosa che sta nascendo qui dentro.- le prese il polso e appoggiò la mano della ragazza sul suo cuore -Spero tu possa capire.-
Ladybug rimase senza parole. Le ci volle un momento prima di realizzare: ‘È innamorato di Marinette... per davvero?’.
Con un enorme sforzo di volontà e lo stomaco completamente sottosopra ingoiò l’amaro boccone e sorrise: -Capisco. Allora sono convinta che renderai questa ragazza estremamente felice.-
Chat Noir la abbracciò e lei ricambiò: -Grazie, Milady. Se mi accetterà, farò tutto il possibile per riuscirci.-
Ladybug non rispose più niente.
 
Il rifiuto di Chat Noir portò nuova confusione nel cuore di Marinette. Da un lato, si sentiva euforica per la confessione involontaria del ragazzo. Dall’altro, si rese conto che in quanto Ladybug stava facendo davvero un lavoro perfetto, e questo la isolava completamente dal resto del mondo. Persino dallo stesso Chat Noir.
Il mattino dopo si recò in classe con lo sguardo basso. Era talmente assorta dai suoi rimestamenti intimi che non si accorse degli sguardi intensi che Adrien le lanciava ogni tanto.
Il ragazzo si decise alla fine della giornata. Prese il coraggio a due mani e, seduto in macchina sulla via di casa, mandò un messaggio a Marinette: ‘Ti andrebbe un succo di frutta, oggi pomeriggio?’
Marinette ricevette il messaggio mentre era per strada e Alya dovette tenerla perché non prendesse il volo dall’agitazione.
-Allora! Cosa aspetti a rispondere?- le chiese quando lei si fu ripresa dallo shock.
-Sì... sì.- Marinette prese il cellulare e digitò: ‘Mi farebbe molto piacere. Ti va di trovarci in Place de la Concorde verso le 17?’.
Premette invia e Alya si lasciò sfuggire un fischio: -Accidenti, Marinette. Non hai dovuto rileggere mille volte per assicurarti che andasse bene!-
-Be’, è solo per stabilire l’ora, no? Niente di compromettente.-
-In passato ti sei fatta problemi per inviargli un ok.-
Marinette ridacchiò, a disagio, e riprese la strada di casa.
Quando si fecero le cinque, Marinette arrivò alla piazza che Adrien era già lì.
-È tanto che aspetti?- gli chiese.
-Non tantissimo. Sono appena arrivato.- e invece aspettava da mezz’ora.
I due ragazzi si incamminarono verso un bar, e Adrien la invitò a sedersi e le offrì l’aranciata.
Marinette, da parte sua, osservava perplessa tutte quelle attenzioni, e non sapeva se sentirsi lusingata o presa in giro: era davvero quello che pensava? Proprio dopo che aveva ricevuto il suo primo rifiuto (come Ladybug, ma comunque!) il ragazzo che aveva sognato per mesi aveva deciso di invitarla fuori?!
-Stai bene?- le chiese Adrien dopo un lungo momento di silenzio.
-Io, euh... certo. Certo che sto bene. Sto benissimo!-
Adrien rise con leggerezza, poi estrasse qualcosa della sua tracolla: -C’è una cosa che vorrei restituirti.-
A Marinette mancò un battito: -Il mio diario!-
-Già.- Adrien aspettò una reazione, che non arrivò. Allora continuò: -L’hai perso quando mi hai nascosto da Angroupie. Volevo restituirtelo subito, ma purtroppo non ho potuto non leggere qualcosa che hai scritto.- alzò le mani, allo sguardo sconvolto della ragazza: -È stato un incidente, credimi. Mi è caduto e si è aperto da solo.-
Marinette afferrò il bordo della sedia fra le sue ginocchia: -Quindi sai da parecchio della mia... che mi piaci.-
-Da allora. Ma credimi, Marinette, non voglio assolutamente prenderti in giro. La realtà è che...- il ragazzo prese un profondo respiro -...è da un po’ che non riesco a non pensare a te. Credo... che tu mi piaccia.-
Marinette lo guardò con le guance in fiamme e gli occhi stralunati. Su due piedi si chiese se stesse sognando, poi si accorse che la sua mano stava davvero stritolando il bordo della sedia, e capì che no: era tutto reale. Allora sorrise.
-Oh, Adrien.- rispose -Se mi avessi parlato così un mese fa probabilmente sarei svenuta.-
Adrien la guardò sconcertato, capendo dalla premessa -la stessa che lui aveva fatto a Ladybug- dove sarebbe andata a parare.
-In realtà... sai... è da un po’ che ho incontrato un altro ragazzo. E negli ultimi tempi penso sempre più spesso a lui.-
-Capisco. Posso sapere chi è?-
-Purtroppo non posso dirtelo. Mi dispiace, Adrien... giuro che non voglio farti star male.-
Sarà davvero Chat Noir? Oppure è il fratello di Juleka con cui di recente esce spesso? Il ragazzo si alzò: -Tranquilla. In effetti sono stato stupido, a crede che dopo tutto questo tempo... Spero davvero che lo renderai felice.-
-Se lui vorrà mai me, lo spero anch’io.- Marinette sorrise, vagando con lo sguardo.
Adrien spinse verso di lei il diario: -Passa un buon pomeriggio, Marinette.-
La ragazza lo guardò andare via mestamente, e si coprì gli occhi per non piangere: l’aveva amato tanto, per tanto tempo, ed era convinta che con l’arrivo di un altro amore nella sua vita si sarebbe portata il ricordo di quel sentimento nel cuore con una certa dolcezza. Invece si era ritrovata a spezzare i sogni di quello stesso ragazzo per cui aveva perso notti e notti di sonno. Si sentì malissimo, e sperò di poter almeno tornare a parlare con lui, se lui in futuro l’avesse mai voluto.
D’altra parte, ormai aveva capito che, giocandosi il cuore di Ladybug e il cuore di Adrien, adesso toccava a lei mettersi in gioco.
Col cuore in gola, aspettò l’arrivo della sera e la sua abituale chiacchierata con Chat Noir. Aveva molto da raccontargli.
 
Invece Chat Noir non venne. Marinette lo attese per ore resistendo alla tentazione di trasformarsi e andare a cercarlo.
Il rito così rassicurante delle chiacchierate serali si interruppe improvvisamente senza un perché, e questo ferì Marinette molto più del rifiuto di Chat Noir a Ladybug o del suo rifiuto ad Adrien.
Chat Noir, dal canto suo, veniva regolarmente nei paraggi di casa sua, e la osservava da lontano. Era stufo di rifiuti: aveva provato una gran pena a spezzare il cuore della sua amata Ladybug e aveva patito molto a non potersi rivelare a Marinette per quello che era. Supponeva che la ragazza desiderasse un compagno normale, con cui bere aranciate e prendere il gelato da André, non uno scavezzacollo come lui. Se si era innamorata di qualcuno, non era certo di un buffone come lui, no? ...no?
Era stanco, e stufo di vedere gente soffrire intorno a lui senza poter fare niente. Aveva voluto presentarsi a Marinette nelle sue vesti di Adrien proprio per tenerla lontana da tutti i pericoli che costellavano la sua vita di eroe. Non voleva rischiare di essere rifiutato anche così, come Chat Noir, dopo tutto quello che le aveva confidato, dopo essersi reso così vulnerabile davanti a lei.
Per l’ultima sera, la contemplò mentre lo attendeva, illuminata dall’argenteo chiaro di luna. Poi con un balzo si voltò, e andò via.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CdL 4 ***


Le giornate si susseguirono nel grigiore per Adrien e Marinette. Il ragazzo osservava la ragazza da lontano e lei cercava in tutti i modi di non mostrare il suo disagio.
Nino aveva capito che c’era di mezzo qualcosa di sentimentale, ma da bravo ‘bro’ aveva deciso di non fare domande e di cercare di distrarre il più possibile Adrien, invitandolo a destra e a sinistra, proponendogli eventi in giro per Parigi, comparendo davanti a casa sua molto spesso.
Alya aveva chiesto già il giorno dopo l’appuntamento con il ragazzo come fosse andata, e Marinette non poté non nasconderle che non era andato molto bene. La sua amica ne fu sconvolta.
-Non è possibile, Marinette! È tutto l’anno che ci riempi la testa con Adrien di qua e Adrien di là, e adesso mi vieni a dire che era tutta una finta?!-
-Ma no, Alya!- la ragazza le corse dietro lungo il marciapiede -Non è quello! Ero davvero innamorata di lui!-
-E allora cosa??- Alya si fermò di colpo.
-Ho solo... nel frattempo... ho incontrato qualcun altro...- Marinette si grattò la guancia con un dito, ma a quella notizia Alya era già partita.
-Ma davvero? In effetti ti vedevo strana in questo periodo... cioè, più strana. Per niente agitata. Quasi felice.-
-Lo ero.-
Alya si aprì allora in uno dei suoi migliori sorrisi: -Ma daaaaai! E chi è? Posso saperlo?-
Marinette ridacchiò, ma si rifiutò categoricamente di rispondere. In quel momento, Luka apparve in sella alla sua fidata bici di un giallo improponibile, e offrì un passaggio a Marinette.
La ragazza accettò, e Alya li osservò allontanarsi per le strade di Parigi con l’aria di chi aveva capito tutto.
Dal canto suo, Adrien si era buttato nella scherma per cambiarsi un po’ le idee. Si batteva con precisione e micidialità. Kagami faticava a stargli dietro ma apprezzava la sfida: man mano che si susseguivano i duelli i due ragazzi miglioravano al punto di lasciare indietro qualunque altro avversario.
All’uscita della palestra rimanevano a lungo a chiacchierare sui passi e le stoccate. Marinette passava di lì in bicicletta: lui la guardava con tristezza abbracciata a un altro ragazzo, lei lo sbirciava con malinconia trovare finalmente un pochino di serenità con un’altra ragazza.
La fine del profondo sentimento che l’aveva una volta abitata le lasciava una profonda amarezza e il rimpianto di aver perso uno dei legami a cui lei teneva di più non le permetteva più di dormire serenamente.
 
La ruota dei loro sentimenti, che si era arenata con la progressiva disillusione dei due, riprese a girare grazie a Papillon. E Chat Noir pensò, qualche tempo più tardi, che avrebbe voluto offrirgli un mazzo di rose nere per ringraziarlo. Sarebbe stato un epilogo divertente a tutte le battaglie che li aveva visti opporsi.
L’akuma comparve in piena notte. Adrien fu svegliato da Plagg, a cui suonava la pancia: Ladybug cercava di contattarlo.
Il ragazzo si trasformò in quattro e quattr’otto e rispose prontamente alla chiamata.
‘C’è un akuma nella zona del centro. gli comunicò rapidamente l’eroina.
Lui si strofinò la faccia: -Sono le quattro di notte... cosa ci fai sveglia a quest’ora, Milady?-
‘Sono uscita a prendere un po’ d’aria. Ci vediamo alla Tour Eiffel’. Ladybug riattaccò. Era in piedi sul suo balcone, ancora nel punto in cui aveva aspettato Chat Noir fino a quel momento.
Con malinconia guardò l’enorme sagoma scura in lontananza seminare la confusione per strada, e si disse che, se non altro, per la prima volta dopo parecchio tempo aveva la possibilità di parlare al suo partner di battaglie.
 
I due si lanciarono nella lotta con una muta serietà, e si rivolsero appena la parola. L’akuma fu sconfitto nel giro di pochissimo, ma il vero confronto non era ancora iniziato.
-Allora, Milady... bien joué.- sorrise mestamente il gattone allungandole il pugno.
Ladybug lo guardò ma non rispose al gesto. Invece chiese: -Stai bene, Chat Noir?-
Lui la guardò inarcando un sopracciglio: -Certo. Sono in piena forma. Perché me lo chiedi?-
-Ti vedo... spento. È forse successo qualcosa che ti ha ferito?-
Il ragazzo mise le mani sui fianchi e guardò tristemente altrove: -Non sono sicuro che tu possa capire...-
Ladybug gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla: -Resto la tua partner di avventure, Chaton. Sai che a me puoi dire tutto.-
Lui girò, se possibile, ancora più la testa altrove, poi però si arrese: -Credo che la ragazza di cui ti parlavo sia innamorata di un altro.-
Ladybug trattenne una risatina nervosa: -Cosa te lo fa pensare?-
-L’ho vista girare in bici con lui un sacco di volte.-
-E sei sicuro che non sia solo un amico?-
Chat Noir fece spallucce: -Fra me e un ragazzo come lui... che cosa potrebbe scegliere una ragazza fra gli akuma e una chitarra?-
-Ma tu le hai mai parlato per chiarire?-
Lui volle rispondere ‘Sì, e mi ha rifiutato’, ma si trattenne, mordendosi il labbro. In effetti lei l’aveva solo visto nei panni di Chat Noir, e la sua vera identità era sempre stata meticolosamente tenuta segreta. Parlarle nei panni di Adrien, da quel punto di vista, non era davvero ‘chiarire’.
-Forse non abbastanza.-
-E allora, se io fossi nei suoi panni... non che io lo sia davvero, eh! Magari mi sarei avvicinata a qualcun altro proprio perché con te non sono riuscita a chiarire...-
Chat Noir non mosse la testa, ma girò gli occhi nella sua direzione: -Credi che debba parlarle di nuovo? E se mi rifiutasse, ora che ha trovato un altro?-
A quelle parole Ladybug si mise a ridere: -Non puoi chiederlo alla ragazza che hai rifiutato per lei. A questo punto spero che fra voi vada tutto bene... e basta.-
Chat Noir le posò le mani sulle spalle: -E tu, Ladybug? Come stai? Ti ho ferito molto, quando abbiamo parlato l’ultima volta?-
L’eroina sorrise con un’alzata di spalle: -Solo nell’orgoglio. Ma siamo io e te contro il mondo, no? Non posso sopportare di vedere il mio chaton depresso, per cui sbrigati a parlare a questa ragazza. Mi racconterai la prossima volta.- e gli fece tintinnare il campanello al collo con un dito.
-Mi hai convinto, Milady! Domani sera le parlerò! Grazie mille!- e con slanciò la abbracciò stretta.
Ladybug ricambiò ridendo dalla confusione. Oggetto di dichiarazione e friendzone nella stessa sera, questa era una prima.
 
La sera dopo Marinette si mise in attesa sul suo balcone con il cuore rinfrancato. Sperava che al gattone non venisse fifa proprio quel giorno, e si appoggiò coi gomiti sul corrimano guardando la luna sopra la cattedrale.
Chat Noir la guardava da sopra i comignoli alle sue spalle, coperto dal buio e dal silenzio. Aveva una fifa blu, molto più di quando aveva parlato a Marinette come Adrien. In quel caso era quasi sicuro di come stavano le cose, ma adesso si rendeva conto che stava per affrontare lo stesso passo in una condizione di vulnerabilità: mai aveva parlato con qualcuno così a lungo, mai si era scoperto così tanto.
Prese un profondo respiro e si portò alla luce fioca delle lanterne: -Ciao.-
Marinette si girò: -Ciao. Quanto tempo.-
Chat Noir saltò a pié pari sul corrimano, e con lo stesso movimento atterrò a pié pari nel balcone accanto a lei: -Hai ragione. Non mi sono più fatto vivo. Scusami...-
Lei sollevò le spalle: -Fa niente. Adesso sei qui, va bene lo stesso.- trattenne l’euforia, e l’impazienza di abbracciarlo, di dirgli tutto subito in un fiume di parole.
I due si appoggiarono coi gomiti alla ringhiera e lei chiese: -Roba da eroi che ti ha impedito di venire?-
-Non proprio...- lui chinò la testa.
-E allora cosa?-
Chat Noir fece spallucce: -Ero spaventato a parlarti.-
-E perché?-
-Perché... tu sei diventata molto importante per me, Marinette. Non mi sono mai sentito così bene con me stesso come quando ero con te in queste settimane.-
-E poi cos’è successo?-
-Ti ho vista con un ragazzo.- spiegò lui in tutta semplicità.
Marinette rimase interdetta. Sapeva che quello era il problema, ma non immaginava che lui ne parlasse così. Questo rendeva tutto più semplice. Per una volta.
La ragazza si mise a ridere e si girò, appoggiando schiena e gomiti alla ringhiera: -Hai ragione, c’è stata un po’ di confusione ultimamente da quel punto di vista.-
-Cosa intendi?- lui girò la testa verso di lei.
-Ero innamorata di un ragazzo. Posso dirti chi è adesso, perché è finita. È Adrien Agreste, sicuramente lo conosci. Lo vedi su tutti i manifesti pubblicitari di Parigi.-
Lui annuì, e interiormente rise con amarezza a quella situazione così ironica.
Lei continuò: -Lui si è dichiarato, ma io l’ho rifiutato. Ci è voluta una forza che non credevo di avere, ma l’ho fatto.-
-Dopo tutto quello che mi hai detto di provare per lui?-
-È molto più di questo. Non credo di amare meno Adrien, in questo momento. Però ho trovato qualcuno di cui mi sono innamorata più profondamente.-
-Il ragazzo con la bicicletta?-
-No. Lui è un carissimo amico. Ma sa che amo un altro.-
-E allora chi?!- Chat Noir, esasperato, aveva capito dove voleva andare a parare lei, ma non aveva più fiducia nei lieto fine e non osava prendere l’iniziativa. Dillo tu, per favore... pregò con tutte le sue forze.
Marinette fece un passo di lato e si avvicinò a lui: -Proprio non ti viene in mente?-
Allungò piano il collo, per lasciargli il tempo di capire, il tempo per decidere. Lui ormai non aveva più dubbi, l’euforia gli faceva sentire il cuore nelle orecchie e il profumo di Marinette, così vicino, così familiare, gli bloccò le sinapsi. Non colse il pudico rispetto di quella lentezza e in mezzo secondo le diede un bacio disperato e felice, che interruppe giusto il tempo di alzarsi dalla ringhiera per abbracciarla intorno alla vita e stringerla e sé mentre la baciava ancora, mentre lei gli passava le braccia attorno alle spalle.
La rivelazione, se di rivelazione poteva davvero parlare, prese almeno un paio di minuti, in cui i due si godettero il contatto reciproco, l’abbraccio, i baci, che Chat Noir non risparmiò alle guance, alla fronte, al collo di Marinette.
Lei rideva e lo lasciava sfogare, e respirava molto meglio dopo quella liberazione.
Chat Noir si allontanò finalmente di qualche centimetro e la guardò negli occhi con un groppo di felicità in gola: -Vieni con me.- le sussurrò.
Lei annuì, lui la prese in braccio e lei si strinse forte alle sue spalle. Con una sequenza di agili salti, con uno sbilanciamento in cima al bastone, Chat Noir atterrò in cima alla Tour Eiffel e fece scendere Marinette. Poi le sfilò il cellulare dalla borsetta e aprì internet. In pochi movimenti, il Clair de Lune di Debussy riempì l’aria.
Il ragazzo strinse la vita di Marinette con la sinistra, e con la destra sollevò la mano di lei. Il resto della sera passò così, con la melodia che riempiva l’aria e loro due a volteggiare sotto la luna.
 
Gli incontri notturni fra i due innamorati segreti divennero quotidiani, e la felicità riempì la vita di entrambi. La stanchezza dovuta alla mancanza di sonno era un leggero effetto collaterale: l’euforia dava energie in maniera più che sufficiente per affrontare il resto della giornata, fra scuola e akuma.
In tutto questo idillio, Marinette non poté non continuare a provare un affetto segreto per il suo Chat Noir anche nelle vesti di Ladybug. Mai gli avrebbe rivelato la sua identità, fedele al suo ruolo di eroina, ma ciò non le impedì di gioire della sua compagnia anche quando lui non sapeva di avere la sua amata accanto.
Per Adrien fu lo stesso. Rivolse per la prima volta la parola a Marinette dopo settimane, dicendole che la trovava più serena e che era felice per questo. Lei sorrise e rispose che anche lei lo trovava più sereno, e questo la riempiva di felicità, poiché l’idea di averlo fatto soffrire l’aveva perseguitata fino a quel momento.
Agli occhi di tutti, i due giovani avevano trovato la serenità grazie a Kagami e Luka, ma nessuno osò dire loro nulla ed entrambi erano troppo presi dalla loro storia per preoccuparsi: tutto agli occhi di tutti era andato al suo posto e andava bene così.
 
Sotto la luna, Chat Noir e Marinette vivevano una felicità incredibile.
Una sera, in una pausa per prendere fiato, il ragazzo si allontanò di qualche centimetro dal volto di Marinette: -Non ti sei mai chiesta chi sono veramente?-
Lei sorrise: -No. So bene che la vera identità degli eroi deve rimanere segreta. Non potrei mai chiederti una cosa del genere.-
-Ma sei sicura di amarmi per chi sono veramente?-
-Sì. Ho visto chi sei veramente, anche senza sapere il tuo vero nome. Ti amo come Chat Noir.-
-Quindi neanch’io potrò mai sapere il tuo, di segreto?-
-Il mio... come?-
-Ti osservo, mia dolce Marinette. Abbiamo tutti i nostri segreti, e mi sono accorto che anche tu hai il tuo.-
Lei gli passò le braccia dietro il collo: -Siamo pari allora.- e si allungò sulle punte per dargli un altro bacio.


 



Angolino dell'autrice:
BUM. Rapido e indolore. Quattro capitoletti semplici semplici per realizzare la mia ship preferita. Che Asdruc faccia del suo peggio, ora, con Adrien e Ladybug: io sono soddisfatta.
Spero che questa storiella abbia dato a chi ha avuto voglia di leggerla per intero un momento piacevole. Io torno ad ascoltarmi Debussy...
A presto
Nike

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3975162