The Good Place

di _Bri_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione OC ***
Capitolo 3: *** Chapter 1 ***
Capitolo 4: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Good  Place
Prologo

 
Per Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia da ormai otto anni, la questione Azkaban era un tarlo fisso da diverso tempo. Da quando Voldemort era stato sconfitto, molte erano le rivoluzioni che il mago aveva adottato per migliorare l’intero sistema magico, eppure quello era un problema a cui non aveva ancora trovato una soluzione.
Nonostante difatti Azkaban non fosse più infestata dai Dissennatori, rimaneva pur sempre una prigione di massima sicurezza ed era molto difficile sradicarne le basi su cui essa era fondata. Aveva tentato con tutto se stesso di porre delle migliorie, ma quella era ormai gonfia di ex seguaci del signore Oscuro e in generale di criminali della peggior specie, che tormentavano fino alla pazzia i piccoli delinquenti in erba, costretti a scontare le pene nel loro stesso ambiente.
Perciò Kingsley aveva passato molte notti in bianco, non riuscendosi a dare pace in alcun modo; una cosa era certa comunque: non poteva più permettere che il degrado di Azkaban si spandesse sempre più. Fortunatamente Kingsley era un uomo molto intelligente e dopo mesi passati ad analizzare una lunga serie di strade più o meno percorribili, un’illuminazione arrivò d’improvviso mentre inzuppava la sua brioche mattutina in una ciotola di latte e caffè. Si gettò dunque sotto la doccia e si preparò di tutta fretta; doveva arrivare al Ministero il prima possibile, doveva parlare con lui.
 
Ministero della Magia – Ufficio del Ministro
 
Percy Weasley si era letteralmente precipitato al Ministero, dopo aver ricevuto una chiamata alle sei e venti dal Ministro in persona, chiamata che lo aveva buttato giù dal letto e quasi gli aveva fatto venire una sincope. Solitamente Percy era uno dei primi a mettere piede nel sontuoso groviglio architettonico, ma quella mattina il Ministro Shacklebolt lo aveva scongiurato di affrettarsi; era di fondamentale importanza che arrivasse prima di Hermione Granger, impresa assai ardua visto e considerato che la strega non aveva mai fatto un solo minuto di ritardo in tutti quegli anni.
Quando Percy arrivò trafelato all’ufficio di Kingsley, trovò l’uomo al suo interno intento a calpestare il perimetro della stanza con le mani allacciate dietro la schiena e una strana espressione sul viso; Percy non seppe dire se quella fosse eccitazione, felicità, o rabbia.
 
- Presto! Vieni dentro e chiudi la porta! La Granger non è ancora arrivata spero! -
 
Percy balbettò un buongiorno, poi si affrettò a specificare che si era accertato che Hermione non fosse ancora arrivata.
 
- Bene, molto bene! So che non apprezzerebbe affatto l’idea che ho avuto e non mi lascerebbe nemmeno il tempo di spiegare!– Kingsley allungò il passo verso il più giovane e gli arpionò le spalle con le mani, così cominciò a fissarlo con febbrile agitazione, cosa che agitò moltissimo il povero Percy, facendolo deglutire un paio di volte. – Ho bisogno di mettermi immediatamente in contatto con Michael Fuksas(1), deve trovare il tempo di venire qui da me oggi stesso! -
 
Percy, rigido come un manico di scopa, tentava di ricambiare lo sguardo del Ministro, ma quello gli era così vicino che il suo alito aveva finito per appannargli gli occhiali.
 
- Michael Fuksas? Ma io non so se sarà possibile, so che è molto impegnato nel nuovo progetto del campo da Quidditch, in vista dei Mondiali, sai… -
 
- Il Quidditch aspetterà, ci sono cose molto più importanti a cui pensare! Percy, rintraccia Michael e fallo venire qui, poi fai in modo di tenere lontana la Granger per tutta la giornata, sono stato chiaro? -
 
- N-non puoi chiedermi questo… Hermione, sai come è fatta e… -
 
- Al lavoro, su! -
 
Il Ministro volò dietro la sua scrivania e chinò la testa su una serie di appunti disordinati mentre Percy, ancora frastornato per l’insolito comportamento del mago, ci mise qualche istante prima di riprendersi e adoperarsi per far sì che il più famoso e importante architetto del secolo, accorresse lì per richiesta dell’eccentrico Ministro.
 
Qualche ora dopo
 
Un discreto bussare alla porta fece trasalire Kingsley; se non fosse stato rasato, probabilmente quella giornata lo avrebbe fatto diventare calvo, tanta era l’ansia che lo stava divorando.
 
- Avanti! – Gridò, anticipando Percy che infilò la testa fra la porta: - Ministro… - sussurrò – Lui è qui, posso farlo entrare? -
 
- E me lo chiedi? Per la barbuta Cassandra, fallo entrare! -
 
La faccia paonazza di Percy si ritrasse e a seguire fece il proprio ingresso nella stanza un uomo ben vestito, con una bella barba folta, ma curata, di un delizioso sale e pepe che rendeva il suo volto decisamente accattivante.
 
- King! O sarebbe meglio dire… signor Ministro! Che piacere! -
 
I due si scambiarono un abbraccio e svariati convenevoli dopo, il Ministro chiese all’altro di accomodarsi.
 
- Vuoi spiegarmi per quale motivo hai mandato quel poveretto dalla brutta cera a cercarmi in lungo e in largo? -
 
Kingsley si accomodò dall’altro lato della scrivania, visibilmente più rilassato di qualche minuto prima. In quattro e quattr’otto spiegò al famoso magiarchitetto quali fossero i dilemmi che lo affliggevano, fin quando non arrivò a puntare la piuma della penna con cui stava giocando, nella sua direzione: - Per questo motivo sono arrivato a te. –
 
- Temo di non seguirti, quale utilità avrei io in questa faccenda? -
 
- Vedi Michael… ho pensato a lungo quale potrebbe essere la soluzione per ovviare a questo spinoso problema, per questo motivo sono giunto a ponderare l’idea di dare il via a un esperimento. -
 
Michael Fuksas congiunse le mani sulle ginocchia accavallate e lasciò che il mago continuasse a parlare, in fondo incuriosito dalla motivazione che lo aveva fatto arrivare lì.
 
- Di malfattori e delinquenti irrecuperabili è piena la Gran Bretagna, ma cosa fare per tutti coloro che potrebbero essere riabilitati e reinseriti nella società? Parlo di quella frangia di malviventi in erba, mezze patacche che si sono da poco affacciati alla vita malavitosa e che potrebbero affrontare un percorso diverso da Azkaban… -
 
- Ora incomincio a seguirti. – Michael annuì e seguì con lo sguardo Kingsley alzarsi dalla sedia e riprendere a camminare per la stanza.
 
 
Veniamo al dunque: voglio individuare una serie di soggetti da inserire in questo… chiamiamolo pure “percorso riabilitativo”…
 
Andy Foer chiuse la porta del suo appartamento con meticolosità, poi piroettò su se stesso, deciso a compiere le sue tre rampe di scale con ritualità, saltando un gradino ogni tre; non fosse che, come accadeva ogni giorno della sua vita, tornò indietro quando si trovava già a metà percorso per controllare di aver chiuso correttamente la porta.
 
Devono essere delle persone che hanno commesso dei piccoli crimini, ma che con il giusto metodo possano arrivare a capire che non vale la pena di rischiare di finire ad Azkaban…
 
Andy Foer non si dette dello stupido quando constatò di aver chiuso correttamente la porta; soddisfatto per aver sedato quella sua particolare mania, riprese a percorrere il proprio percorso, diretto al piccolo ufficio che aveva affittato al fianco della Gringott.
 
Ma far cambiare strada a qualcuno non è affatto semplice, specialmente per coloro che hanno deciso di vivere compiendo malefatte. Quindi ho pensato: cos’è che li farebbe cambiare davvero? Cosa li porterebbe ad abbandonare la cattiva strada, per quella buona?
 
Andy Foer controllò l’orologio che aveva al polso accennando un sorriso morbido e ricco di orgoglio; era arrivato al solito angolo cieco della viuzza che circondava la piccola palazzina in cui abitava, dove era solito smaterializzarsi per raggiungere in perfetto orario il suo ufficio.
 
E questo qualcosa, caro Michael, io l’ho trovato. E se il soggetto in questione credesse di essere morto? Se si ritrovasse d’improvviso in una strana terra di mezzo e per accedere al livello superiore, alla miglior vita che si può sperare dopo la morte, necessitasse di dimostrare di essere diventato una persona migliore?
 
Andy Foer, superata con successo la materializzazione, sistemò il collo del suo maglione e piegò di un centimetro le maniche, così strinse saldamente la sinistra al manico della sua borsa da lavoro e si avviò mollemente verso l’ingresso dell’edificio che ospitava il suo confortevole ufficio.
 
Noi creeremo questo luogo, Michael. Faremo sì di dare vita a quello che i babbani di fede cattolica chiamano purgatorio e ci schiafferemo i nostri soggetti. Lo so a cosa stai pensando: come facciamo a convincerli di essere morti?
 
Andy Foer lanciò solo una fugace occhiata all’enorme banca magica che si trovava al di là della strada, mentre afferrava la bacchetta per aprire il portone d’ingresso. Una volta dentro l’atrio guardò nuovamente l’orologio. Le sette e cinquantanove del mattino, che saliti i quattordici scalini necessari per arrivare al suo pianerottolo, sarebbero diventate le otto.
 
Semplice! Li stordiremo e modificheremo loro i ricordi, o per meglio dire ne inseriremo dei nuovi; saranno dei falsi ricordi sulla loro presunta morte. Oh, non fare quella faccia, è solo per il loro bene! Meglio questo che essere marchiati dallo stigma di Azkaban, non ti pare?
 
Andy Foer poggiò l’anfibio destro sull’ultimo gradino, fiero di sé per aver raggiunto il primo obbiettivo della giornata; o almeno così credeva. Non fece in tempo, il giovane, ad entrare nel proprio ufficio.
Erano scoccate le otto, quando una scossa lo colpì dietro la nuca, facendogli perdere i sensi.
 
 
 
- E il mio ruolo quale sarebbe? – Era innegabile, Michael era rimasto affascinato e incuriosito dall’idea del Ministro, il quale arrestò il suo camminare e sorrise entusiasta: - Tu sarai il magiarchitetto! Ti occuperai di tirare su questo spazio di contenimento. -
 
- Posso farlo, non dovrebbe essere troppo complicato. Cos’altro, amico mio?-
 
- Beh, qualcos’altro ci sarebbe… - Kingsley poggiò le mani sulla scrivania e si piegò in avanti, in modo da poter guardare il suo amico negli occhi: - Occupandoti te della costituzione, sarai anche incaricato di controllare che tutto proceda bene e che non ci sia nessun crollo magico che porterebbe i soggetti a sospettare di qualcosa. Per questo motivo sarai anche per loro “il grande architetto”; Tu, Michael Fuksas, vestirai gli abiti di Michael l’architetto arcangelo. Dovrai accogliere i soggetti, spiegare loro che sono morti e che se vogliono sperare di raggiungere il piano superiore, dovranno fare di tutto; non basterà comportarsi bene, ma dei dettagli ne parleremo più avanti! -
 
Michael aveva la bocca schiusa dallo stupore. Quando si era allontanato dal cantiere di certo non si sarebbe aspettato che il Ministro gli avrebbe proposto un lavoro del genere. Ma le sfide gli erano sempre piaciute e l’idea di collaborare a un progetto di riabilitazione sociale lo stuzzicava non poco. Si prese qualche minuto per ragionare, poi ricercò nuovamente lo sguardo di Kingsley Shacklebolt: - Non so se riuscirò in questa impresa; capirai bene che non è semplice avviare un cantiere del genere; ci sarà bisogno di molta forza lavoro. –
 
- Sciocchezze! Per il magiarchitetto che ha ricostruito la Gringott dopo la distruzione di quel drago(2) questo sarà un gioco da ragazzi! Comunque possiamo porre rimedio alle tue preoccupazioni, basterà selezionare insieme un gruppo di fidati collaboratori. -
 
- E poi perdonami King, ma come ben sai la mia faccia è molto conosciuta; non meno di una settimana fa c’erano cartelloni pubblicitari per tutta Diagon Alley, il che vuol dire che almeno uno dei tuoi “soggetti”- Michael virgolettò la parola con le dita – mi riconoscerà sicuramente e da lì a dirlo a tutti quanti sarebbe un attimo. -
 
Il Ministro sorrise trionfante: - Ho pensato anche a questo, non devi preoccuparti. Basterà usare, diciamo, un prestavolto. –
 
…Qualche sera dopo…
 
Hanz Krause era sempre andato fiero del suo lavoro di camposantaro; si era trasferito in Inghilterra quando non era che un ragazzino e dopo pochi anni si era ritrovato a svolgere quel mestiere che lo aveva sempre affascinato. Non gli dispiaceva, all’uomo, passare le sue ore a sistemare tombe e fiori, al contrario gli dava un certo sollievo, perché sentiva di fare qualcosa di utile per il prossimo.
Quella sera si era soffermato leggermente oltre l’orario lavorativo, per occuparsi al meglio di un paio di tumuli incolti. Con la pala sulla spalla e il fischiettio sulle labbra, Hanz si avvicinava allegro al primo tumulo, quando non ebbe neanche il tempo di avvertire il forte capogiro che lo fece svenire di colpo.
Quando aprì gli occhi era ormai totalmente buio; doveva avere avuto un calo di pressione, ne era certo, altrimenti non si spiegava come mai fosse sdraiato a terra in mezzo a un rigoglioso cespuglio di ortensie. Che per lo svenimento avesse sbattuto la testa? La prima cosa che fece mentre tentava di tirarsi su, fu tastare la nuca per accertarsi di non sentire ferite importanti.
Ora, c’erano due cose di cui andava fiero, Hanz Krause, la prima era per l’appunto il suo lavoro, mentre la seconda erano i suoi bei capelli folti che con gli anni si erano fatti bianchi come la neve, ma che non si erano mai diradati. Per questo motivo il babbano Hanz Krause, di anni sessantasei, cominciò ad urlare a squarciagola quando si rese conto di essere improvvisamente calvo, come se qualcuno lo avesse rasato di fresco.
 
*
 
Quando Andy Foer aprì gli occhi, ci mise un po’ per mettere a fuoco il piccolo ambiente in cui si trovava; già, perché cazzo era in una minuscola stanzetta bianca, appisolato su una sediola rigida? Come ci era finito lì?
Ci mise poco, l’ansia, a chiudere la gola di Andy; il ragazzo si alzò di botto e allargò il colletto della camicia che indossava, pronto a farsi trascinare a fondo dall’ennesimo attacco di panico della sua vita. Poi gli occhi sgranati andarono a impattare su una porta che si schiuse piano e dalla quale sbucò l’altissima figura di un uomo di mezza età, con folti e lucidi capelli bianchi e un sorriso da divo del cinema.
 
- Ciao Andy, accomodati pure. -
 
Troppo impaurito per controbattere, Andy Foer si guardò rapidamente intorno e poi seguì quello strambo figuro oltre la porta; la stanza che lo accolse aveva tutta l’aria di essere lo studio di un magiterapista, con bei quadri sobri appesi alle pareti, piante verdeggianti al fianco di finestre luminose e una grande scrivania sulla quale erano impilati dei faldoni di documenti. L’uomo aveva preso posto dietro di essa e indicò la sedia libera a Andy, che sedette nel tentativo di regolarizzare il respiro.
 
- Andy, sai per caso dove ti trovi e perché sei qui? -
 
Il giovane scrollò il capo in segno di diniego, così l’uomo dai capelli bianchi allacciò le mani sulla scrivania e incastonò gli occhi di brillante azzurro il quelli più placidi dell’altro: - Ebbene Andy… tu sei morto e questo è il Posto Medio. –
 
-Oh. Merda. -
 
 


(1)Il cognome è un omaggio a un grandioso architetto del nostro secolo. Fuksas, I love You.
(2)Ribadisco l’ovvio: Kingsley si sta riferendo a quando Harry, Ron ed Hermione decidono di sfondare la Gringott con il drago e volare via liberi e felici.
 
Necessaria premessa: questa storia prende ispirazione dalla serie “The Good Place”, anche se come avrete capito, i miei e i vostri personaggi non saranno davvero morti, lo giuro!

Zan zan zan zaaaan! Sono di nuovo qui, ma sappiate che attribuirò la colpa a coloro che hanno risposto al mio sondaggio su instagram, nel quale chiedevo se avrei dovuto o meno seguire le mie idee folli e buttare giù una nuova storia, nonostante io non abbia proprio molto tempo. E niente, alla fine l’ho fatto.
Salve a tutti lettori belli! Prima di tutto vi ringrazio di aver letto questo delirio. Come avrete intuito questa storia non ha alcuna pretesa di serietà; sarà una storia leggera, spero divertente, per staccare un po’ da “Bastardi senza Gloria” che è di tutt’altra pasta. Insomma, avevo voglia di ridere un po’ e spero di farlo insieme a voi.
Ciò detto spero che il contesto sia chiaro: Kingsley è Ministro e ha deciso che Azkaban non può in alcun modo essere l’unica prigione del Ministero della magia inglese, perciò dà via a questo esperimento, avvalendosi dell’aiuto di Michael Fuksas, famosissimo architetto che si è occupato della ristrutturazione del Ministero e della Gringott. E Andy? Andy è il mio oc ampiamente disagiato che prenderà parte a questo programma di rieducazione insieme ai vostri. Non credo ci sia molto altro da spiegare, ma come sempre sono disponibile per qualsiasi chiarimento: contattatemi pure qui o su instagram se doveste averne l’esigenza ( su IG mi trovate come Bri_efp).
Prima di passare al regolamento, volevo aggiungere che il vostro personaggio non deve assolutamente essere un grande criminale, tutt’altro; ciò che vi chiedo, infatti, è di creare dei personaggi che abbiano le carte in regola per cambiare, riabilitarsi e specialmente che non l’abbiano combinata davvero davvero grossa, altrimenti il posto per loro sarebbe Azkaban. E ultima cosa: DIVERTITEVI! La storia è principalmente comica, quindi limitiamo per quanto possibile personaggi tragici o dal passato oscuro. Chi mi conosce sa che solitamente sono sempre bene accetti oc di questo tipo nelle mie storie, ma in questo caso, visto il tenore e la scarsa credibilità della trama, vi chiedo di evitare di attingere da Eschilo, Sofocle, Euripide e compagnia bella.
 Bene, ora passiamo al regolamento:
 
  • Le schede vanno inviate entro e non oltre il 13 Maggio alle ore 19:00 (Grazie Signorina Granger per infondermi saggezza), attraverso messaggio privato con oggetto “Nome Oc – The good place”.
 
  • Potete inviare fino a due personaggi a testa purché:
    • di sesso opposto. Gli oc devono avere fra i 20 e i 35 anni.
 
  • Nella prenotazione indicate il sesso, l’età e l’orientamento sessuale.
 
  • Essendo un’interattiva vi chiedo il piacere di essere partecipi, non solo perché nel corso dei capitoli vi farò delle domande, ma anche perché altrimenti si perderebbe il senso di fare una storia del genere. Lo faccio ogni volta, lo so, ma vi chiedo perciò di essere partecipi. Sappiate comunque che dopo due capitoli di latitanza, nel terzo il vostro personaggio non apparirà, mentre se dopo 3 capitoli non dovessi più avere vostre notizie, nel 4° comunicherò l’eliminazione del vostro Oc.
Ovviamente se aveste dei problemi, di qualsivoglia natura, che non vi permettessero di essere presenti basta farmelo sapere e concorderemo insieme una soluzione senza che il vostro oc sia costretto a rimetterci.
Premetto subito che non accetterò il salto della cavallina (grazie Chemy per aver coniato la dicitura): divertiamoci insieme, suvvia! Che gusto c’è a partecipare alle interattive se poi non si ha voglia di essere attivi?
 
  • Accetto: Streghe e maghi di origine inglese o naturalizzati in Gran Bretagna.
 
  • Non accetto: Mary o Gary Stu, in questa storia men che mai. Anzi più disastrato è il vostro Oc, meglio è.  non mandatemi Oc licantropi, vampiri o veela. Preferirei non avere oc imparentati con i personaggi della saga, ma sono pronta a un confronto se riuscirete a creare un personaggio credibile, specialmente in linea con la storia.
 
E ora vi lascio con la scheda da compilare e con i trafiletti dei miei Oc. A presto!

 
SCHEDA DELLA CAVIA DA LABORATORIO (Hermione sto scherzando, non metterti a urlare!)
 
 
Nome e Cognome:

Data di nascita (i personaggi possono avere dai 20 ai 35 anni):

Orientamento sessuale:
 
Prestavolto (deve essere necessariamente un personaggio reale):

Aspetto fisico:
 
Segni particolari:

Carattere:

Pregi e difetti:

Background del personaggio:
 
Famiglia e rapporto con essa:
 
Descrivere brevemente il loro percorso scolastico (se ad Hogwarts, indicate anche la casa):
 
Cosa ha combinato per finire nel programma di riabilitazione? (per piacere siate molto specifici, questo è uno dei fattori fondamentali su cui mi baserò per la selezione):

Molliccio(molto importante!):

Amicizie/ inimicizie:
 
Passioni e abilità:
 
Debolezze e paure (molto importante!):
 
Cosa ama/odia (molto importante!):


Amore ( Nel caso sia già fidanzato o sposato, specificare il carattere del fidanzato/a/coniuge):
 
Altro:
 
 
Michael Fuksas
62 anni (67 per l’aspetto babbano)
MagiArchitetto Arcangelo
 
Michael è un uomo buono, dai saldi principi morali, estremamente curioso e intrigato dalle sfaccettature umane. Un’eccellenza nel suo campo, è conosciuto in tutto il mondo magico per aver capitanato la ricostruzione della Gringott e del Ministero a seguito della caduta di Lord Voldemort.
 
 
Andy Foer
28 anni di puro disagio
Esperto Aritmanzista
Ex Corvonero
 
Andy è un giovane problematico, pieno di stereotipie, ossessivo compulsivo. Ma è davvero molto acuto e intelligente, anche se impiega il suo alto QI in affari un tantino loschi. Detesta i cambiamenti. A modo suo è divertente anche se non particolarmente spigliato.
 

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Capitolo 2
*** Selezione OC ***


SELEZIONE
 
Premetto che questa non è una cosa che amo fare (né, tantomeno, che uso fare), ma visto il tempo che scarseggia e il risultato del sondaggio di Instagram, eccomi qui con la sola selezione! Non c’è molto da dire, se non che mi spiace per i personaggi che non sono stati selezionati; come sempre sono disposta, qualora ci fossero domande da parte di coloro di cui non ho selezionato il personaggio, a fornire spiegazioni in privato.
Lavoro permettendo, domani dovrei riuscire a iniziare a buttare giù il primo capitolo. Grazie a tutti coloro che hanno deciso di gettarsi con me in questa nuova –e totalmente folle- avventura.
A presto, spero, col capitolo vero e proprio.
Bri
 
Justin Erwin Grant
“Il Sexy angelo”
40 anni
Ex Grifondoro
Eterosessuale
 


Blue Jean Fleetwood
“La Testimone oculare Seriale”
35 anni
Ex Corvonero
Eterosessuale


 
Brunilde Pedretti (Nil)
“La Sfigata”
24 anni
//
Bisessuale
 
 

Keira Peacock
“La Drama-queen”
22 anni
Ex Corvonero
Eterosessuale

 

Leonard Welch-Moriarty
“Lo Stravagante”
32 anni
Ex Tassorosso
Demisessuale/biromantico
 


Lucas Lloyd (Ash)
“Il sentimento-repellente”
24 anni
Ex Tassorosso
Bisessuale

 

Miranda Phoebe Temple (Mira)
“L’Animalista oltranzista”
21 anni
Ex Grifondoro
Bisessuale

 

Patrick Goldwasser (Ben)
“Il Generoso”
29 anni
Ex Tassorosso
Bisessuale

 

Robin Sycamore (Robbie)
“La sboccata”
27 anni
Ex Serpeverde
Eterosessuale


 
Rosemary Sagan (Ross)
“La piallatrice”
20 anni
Ex Grifondoro
Eterosessuale


 
Sebastian Alexander Hughes (Bastian)
“Il Procrastinatore”
25 anni
Ex Corvonero
Eterosessuale

 

Seeley Harmon
“Lo Spaccone”
21 anni
Ex Grifondoro
Pansessuale

 

Tyson Crawford
“Il Giovane figlio dell’estate”
20 anni
Ex Grifondoro
Bisessuale

 
Piccola nota personale: come è possibile mi sia arrivato un UNICO OC EX SERPEVERDE?
Misteri. Misteri gloriosissimi!

Seconda nota personale: Una bella fiera dello gnocco fritto anche qui. Brav* tutt*!
 

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Capitolo 3
*** Chapter 1 ***


CHAPTER 1

 
La prima cosa, o meglio la prima persona che Keira vide quando aprì i suoi scintillanti occhi blu, fu un uomo dai lucidi capelli bianchi, di statura considerevole e dal sorriso candido. Neanche ebbe il tempo di rendersi conto di dove fosse che quella persona le indicò la porta da cui lui stesso era sbucato.
 
- Ciao Keira, entra pure. -
 
Sebbene fosse ancora stordita (in caso contrario Keira avrebbe cominciato a fare all’ignoto domande a raffica), la strega si alzò dal sedile su cui era assopita e seguì l’uomo dall’apparenza così gentile. Si soffermò a osservare quel luminosissimo studio giusto per qualche istante; quando quell’uomo che si era accomodato dietro un’ampia scrivania di mogano le indicò di sedersi davanti a lui, nella poltroncina libera e pronta per accoglierla, Keira acconsentì.
 
 
 
- Ebbene Tyson… io sono Michael. Sei consapevole del posto in cui ti trovi? -
 
Tyson Crawford era fermo da troppo tempo su quel posto; non aveva idea di dove fosse e specialmente del motivo per il quale si trovasse lì e attendere quell’uomo dalla faccia simpatica, mentre sfogliava con assoluta serenità pile di faldoni, lo aveva abbastanza snervato. Aveva così cominciato a muovere un piede, poi non pago le dita avevano preso a tamburellare sulle ginocchia, ma non avrebbe sopportato di rimanere seduto a lungo.
 
- Emh… in realtà… no. A dirla tutta non so nemmeno chi sia lei. –
 
Michael sembrò volersi prendere del tempo per rispondere. Chiuse il faldone che riportava una targhetta con il nome di Tyson, allacciò le lunghe mani davanti al viso e infine inchiodò gli occhi chiari in quelli del giovanotto.
 
- Non preoccuparti, presto avrai tutte le risposte di cui necessiti. -
 
 
 
Rosemary, Ross per i più, assottigliò lo sguardo e incrociò le braccia. Qualsiasi fosse quel posto assurdo in cui si era ritrovata, non aveva voglia di perdere un secondo di più; voleva capire per quale diavolo di motivo si fosse risvegliata, di punto in bianco, in una stanzina asettica che profumava di mughetto e chi era quel tipo che sembrava uscito da una sit-comedy babbana, con quel suo sorriso bianco, il farfallino al collo e l’abito turchese che le stava facendo venire il voltastomaco.
 
- Ma certo. Dato che un perfetto sconosciuto mi ha appena rassicurata dicendomi che presto avrò le risposte che cerco, allora si che posso stare tranquilla. -
 
- Signorina Sagan, capisco il suo malcontento; vorrei dirle che le cose sono più semplici di quanto sembrino, purtroppo non mi sentirei di dirle una bugia. Mi dica, ricorda qualcosa? -
 
 
 
Seeley passo con distrazione una mano sulla testa; aveva tagliato i capelli da poco e la rasatura era ancora fresca. Cercò di fare mente locale, per capire se ricordasse effettivamente qualcosa, ma ogni volta che provava a mettere in ordine le idee una forte emicrania arrivava a colpirlo con violenza, cosa che detestava.
 
- Gliel’ho detto, non ricordo un cazzo di niente. Forse qualcosa a che fare con la mia scopa… credo che l’ultimo ricordo che possiedo sia proprio… - Si soffermò un secondo e socchiuse gli occhi, nella speranza di trovare un minimo di concentrazione. – Ecco, credo stessi volando, poi il vuoto. - Di colpo Seeley aprì gli occhi e con le braccia conserte si sporse nella direzione di Michael: - Dimmi un po’, non è che sei il capoccia di qualche losco giro? State cercando di prelevarmi un rene per rivenderlo a buon mercato? – Qualcosa in quell’assurdità dovette illuminare Seeley, perché il ragazzo sgranò gli occhi e si alzò la maglia, alla ricerca di qualche cucitura ancora fresca. Davanti quella scena Michael alzò le mani; l’architetto si sentiva indignato! Mai e poi mai, neanche per scherzo, avrebbe assunto un simile ruolo.
 
- Si calmi signor Harmon! Nessuno ha tentato di rubargli illegalmente gli organi; purtroppo a questo punto la cosa non sarebbe nemmeno di suo interesse. –
 
Seeley si tranquillizzò di botto e sospirò di sollievo, eppure tornò immediatamente a puntare l’attenzione su Michael: - In che senso non sarebbe più di mio interesse? –
 
 

- Signorina Sycamore, credo sia inutile continuare a girarci intorno. Vuole riprovare a fare mente locale sugli ultimi ricordi che possiede? -
 
Robin, gambe lunghe accavallate fasciate da un elegante tailleur di Armani e un paio di altissime Jimmy Choo ai piedi, inchiodò lo sguardo in quello dell’interlocutore: - Come le ho già spiegato, signor Michael nonsocosa- la ragazza borbottò fra sé che fosse davvero da ignoranti non presentarsi con il nome completo, poi riprese – Ricordo solo di essere uscita da un negozio, poi il buio. –
 
- Un negozio… di scarpe, non è vero? – Michael giocherellava con un fascicolo in tinta crema che riportava proprio il suo nome; spazientita, Robin tornò a far finta di concentrarsi. – Cosa dovrebbe fregargli se stavo uscendo dalla boutique di Louboutin… - Robin si bloccò di botto, bocca schiusa e sguardo assente: - Louboutin… io ero uscita da quel negozio… stavo per attraversare la strada… - Infine la strega sgrano gli occhi e aggrappò le mani sui braccioli della comoda poltrona che la ospitava: - Sono stata presa sotto da un fottuto camion?! -
 
Michael tentò di trattenersi dal sorridere e mantenne un’espressione grave: - Esatto. Signorina Sycamore, mi spiace doverle dire che lei è morta e in questo momento si trova in un luogo mediano, fra inferno e paradiso. –
 
 
Michael rimase in silenzio per qualche istante. Quando si rese conto che era passato qualche minuto da quando aveva dato la “triste notizia” al suo interlocutore, senza ricevere alcun tipo di reazione, il magi-architetto cominciò ad agitare le mani davanti allo sguardo apparentemente assente di Ben.
 
- Signori Goldwasser… ha capito che cosa le ho detto? -
 
Dal canto suo, Ben continuò a guardare in un punto non meglio precisato della stanza. Solo dopo essere stato richiamato altre tre o quattro volte da Michael, il mago fece scattare lo sguardo nella direzione dell’uomo: - Si, ho capito. –
 
- Signor Goldwasser… è sicuro sicuro di aver capito?  -
 
- Beh- Ben diede una bella grattata al suo braccio destro, prima di tornare a rispondere: - Ha detto che sono morto, giusto? –
 
- Emh, esatto. Sta bene, signor Goldwasser? –
 
Il ragazzo sorprese Michael con una fragorosa risata, al punto che il magi-architetto non rischiò di gettare all’aria tutti i faldoni che occupavano il posto sulla sua scrivania. Perché Michael si sarebbe aspettato grida, colpi di testa di qualche tipo, ma non di certo una risata, per giunta tanto importante.
 
- Come dovrei stare? Sono morto. Beh, ora cosa si fa? -
 
 

- Non credo di aver capito, signor Foer. -
 
Non appena Michael aveva comunicato ad Andy la triste notizia, il ragazzo aveva incrociato le braccia e con una placidità invidiabile, aveva chiesto se lo stessero prendendo per il culo. Michael mantenne la sua parte e spiegò che, no, nessuno aveva alcun interesse a prenderlo per i fondelli e che purtroppo lui era realmente venuto a mancare. Michael aveva proseguito spiegando al più giovane che a quanto leggeva sul suo rapporto, Andy era stato assalito da un energumeno che aveva perso molti soldi a causa sua e quell’assalto lo aveva spedito lì, nel posto di mezzo.
Passò un po’ di tempo durante il quale i due si squadrarono a lungo, fino a quando Andy sfoderò i denti in un ampio, e decisamente inquietante, sorriso sornione: - Non ci credo. –
 
- Le assicuro, signor Foer, che non è di nostro interesse prenderla in giro. -
 
- Non mi fraintenda, non è che non credo a lei nello specifico. Ma sono consapevole che l’Arcangelo Michael… - Andy picchiettò la tempia con eloquenza: - Sia tutto frutto della mia mente. Mi faccia correggere quindi: non credo a me stesso, nello specifico alle congetture della mia mente. – A quel punto Andy si alzò e si stiracchiò con nonchalance – Probabilmente sono in stato di choc per qualche motivo, magari sono ricoverato in coma al San Mungo… chi può dirlo. – Così Andy fece crollare le braccia lungo il corpo e tornò a rivolgersi a Michael, che lo osservava con fare pensoso.
 
- Che facciamo quindi? -
 
 
In una piazzetta piccina picciò…
 
Lo sguardo di Michael passò ad ispezione i tredici soggetti che erano stati reclutati dal Ministro; il sole splendeva alto in cielo e l’aria profumava dell’essenza dei fiori che il suo team si era premurato di sganciare all’arrivo dei poveretti. Ogni singola particolarità di quel luogo, difatti, era studiata fino ai minimi dettagli, per far si che quel manipolo di mezzi manigoldi potesse convincersi di trovarsi realmente in una sorta di via di mezzo fra inferno e paradiso. L’aria, per l’appunto, profumava di buono, ma profumava troppo, mentre le aiuole non scoppiavano solo di meravigliose piante d’oltreoceano, bensì di tranelli del diavolo e altre follie non troppo simpatiche tipiche della flora magica. Le strade per arrivare a case e negozi erano dissestate e camminare con i tacchi diventava un’impresa olimpionica, quantomeno se non si voleva spezzare un paio di scarpe al giorno. C’erano parchi per praticare gli sport, ma non mancavano orde di gnomi pronti a mozzicarti le dita se, sfortunatamente, la pallina da golf finiva in mezzo a un cespuglio e quello che era l’unico cinema del minuscolo paesino costruito ad hoc per le cavie, trasmetteva solo noiosi film di epoche andate, come ad esempio la Corazzata Potëmkin.
In poche parole tutto nel Middle Place era mediocre, ma i particolari i maghi e le streghe che in quel momento fissavano Michael con esitazione, li avrebbero scoperti col passare dei giorni.
 
- Buongiorno di nuovo, cari tutti. Signorina Sycamore, ha per caso mai smesso di piangere da quando è uscita dal mio studio? -
 
Robin, seduta fra una ragazza dai vispi capelli ricci e rossi e un ragazzo dall’aria agitata, non sembrava darsi tregua. Soffiava il naso in continuazione, blaterando qualcosa a proposito del fatto che nessuno avrebbe pensato a coccolare a sufficienza il suo Biscuit e che quella fosse una vera ingiustizia. Poco distante Keira, vedendo quella sceneggiata, cominciò anche lei a esibirsi in una vera e propria scena madre, ma questa venne presto redarguita da Lucas il quale, con l’incipit del naso chiuso fra pollice ed indice, le disse semplicemente e poco garbatamente di chiudere quella bocca per buona pace dei suoi timpani.
 
- Capisco che c’è confusione e sbigottimento, ma a questo punto è bene che io vi esponga i motivi per il quale vi trovate qui e tutta un’altra serie di regole molto importanti che è fondamentale, per voi e la vostra… crescita, che seguiate al meglio. Fortunatamente a supportarvi e incitarvi a fare sempre meglio non sarò solo. -
 
Michael strinse la spalla dell’uomo che si trovava al suo fianco. Dalla bellezza calamitante, non c’era stato uomo o donna che non avesse desiderato di approfondire la sua conoscenza, una volta notata la sua presenza.
 
- Lui è Justin, un angelo minore che è qui, come vi accennavo, per aiutare me ma specialmente per essere di giovamento a tutti voi. -
 
Justin svelò un sorriso a seguito del quale partirono una lunga serie di svenevoli sospiri e, chissà come mai, Robin e Keira smisero nell’immediato di frignare. L’unica persona che sembrava più incuriosita che colpita dalla presenza di Justin, era Blue Jean; infatti mentre gli altri farfugliavano e commentavano l’aitante figura dell’angelo senza risparmiarsi nulla, la strega aveva poggiato le mani sulle ginocchia libere dalla gonna e si era sporta in avanti, con lo sguardo sottile.
Io quello lo conosco… sussurrò quasi fra sé.
 
- Ora dovete sapere che per noi angeli e arcangeli, insomma per noi esseri celesti, è impossibile mostrarvi la nostra vera forma- Michael imitò un ghigno e abbassò il tono della voce, accompagnando il racconto con un’eccessiva mimica di mani e viso: - I vostri occhi potrebbero esplodere di luce e il vostro cuore scoppierebbe nel petto! -
 
- Mi scusi. – Miranda, con la mano alzata e un sopracciglio inarcato, pretese di parlare stizzendo Michael che era molto felice della sua performance: - Ma non siamo morti? Come farebbero i nostri occhi a esplodere e il nostro cuore scoppiare? -
 
Nel sentire quella lugubre descrizione che comprendeva un grande quantitativo di sangue in esubero dal corpo Sebastian Hughes, al fianco di Miranda, sbiancò notevolmente per poi cominciare a tremare appena.
 
- Emh… ecco. -
 
- Il fatto che siate tutti morti non significa affatto che non possiate provare dolore. – Fu Justin, dopo aver mosso un passo nella loro direzione, a salvare la situazione; dentro di sé il mago pensò che con ogni probabilità sarebbe successo molto più spesso di quanto avrebbe sperato. – Perché dovete ricordarvi che voi non siete nel Good Place, dove altri mortali vivono la vita eterna in pace e felicità. Vi trovate nel Middle Place e qui niente è semplice. – Justin continuò a parlare, sotto lo sguardo ammirato e fiero di Michael: - E si, signorina Temple… non potreste mai vedere la nostra vera forma, o quantomeno non sarebbe affatto auspicabile per voi, ragion per cui abbiamo assunto una forma mortale affinché possiate interagire con noi in totale sicurezza. Inoltre- Justin mostrò a tutti la propria bacchetta: - Sempre per lo stesso discorso secondo il quale non vi è possibile visualizzare i nostri miracoli, la vostra persona registrerà questi ultimi come frutto della magia, a voi un’arte congeniale. -
 
A fare un’altra domanda spettò quindi a una ragazza dai lunghi capelli castani e un musetto dolcissimo; alzò la mano, in attesa di essere ascoltata.
 
- Prego signorina Pedretti. – Michael accompagnò il suo assenso con un gesto della mano.
 
- Quindi stando a quanto ci avete raccontato saremmo tutti morti e per qualche strana ragione, tutti in questa strana via di mezzo. Come è possibile che siamo così pochi? Fra tutta la gente che si trova sulla Terra possibile mai che siamo gli unici ad esserci guadagnati questa minestra riscaldata? -
 
- Oh, ma voi non siete di certo gli unici, mia cara. Voi siete semplicemente le persone affidate al mio distretto. Deve sapere infatti che proprio in questo momento, milioni di miei colleghi stanno operando con gruppi simili a questo per numero e caratteristiche; mi spiego subito meglio. -
 
Tronfio, Michael allacciò le mani dietro la schiena e con passo cadenzato e regolare cominciò a sfilare dinanzi la fila dei presunti deceduti. – Siete stati raggruppati in quanto provenite dallo stesso luogo del mondo, possedete quindi bene o male il medesimo impatto culturale e non vi distanziate poi molto di età. La divisione in distretti è fondamentale affinché per voi ci sia possibilità di miglioramento e redenzione. –
 
- Spiegati meglio, bambolotto! – Gridò Seeley manco fosse sugli spalti a seguire una partita di Quidditch. Per altro, proprio nel momento in cui il ragazzo prese la parola, Ross puntò lo sguardo su di lui ed esclamò di conoscerlo.
 
- Vedete? È anche piuttosto probabile che voi vi conosciate già! Comunque il nostro obiettivo è quello di avere la possibilità di concentrarci quanto più possibile su di voi, affinché siano maggiori le possibilità di salire nel Good Place. Non vogliamo lasciarvi allo sbaraglio. -
 
- Ma per salire in questo Good Place, si può sapere cosa dovremmo fare? – Leonard Welch-Moriarty si mosse con nervosismo sul proprio posto e continuò a parlare con difficoltà, mentre sfregava le sue alla star multi colore: - Io… ecco signor Arcangelo, se l’ha spiegato, temo mi sia sfuggito. -
 
- Non ha spiegato una fava. – Braccia conserte e labbra strette, Ross lanciava occhiate di fuoco a Michael.
 
- Ci stiamo arrivando. Ordunque miei spiritelli agitati- Nel sentire quell’epiteto, Justin dovette reprimere la voglia di schiaffarsi la mano sulla faccia – Come stava accennando egregiamente il mio fedele braccio destro, la vita nel Middle Place non sarà semplice. Voi sapete bene di aver passato i vostri anni migliori a combinarne di tutti i colori. -
 
- Questo non è vero! – Gridò Miranda più che risentita; a quel punto Justin fece presente alla ragazza che possedevano i loro fascicoli, sottolineando che conoscevano tutto su di loro, ragion per cui era meglio rimanere in silenzio per il momento.
 
- Ma come si dice, il passato è passato, no? Qui avrete la possibilità di lasciarvelo alle spalle, imparare dai vostri errori e migliorarvi costantemente. Certo, sarete tenuti sotto osservazione continua e capiterà di essere messi alla prova; ci saranno dei punti che vi verranno assegnati, o nella peggiore delle ipotesi detratti, per ogni azione che compirete. Avrete delle regole da seguire, ovviamente– Michael fermò il suo incedere e alzò il pollice: - Regola numero uno: è assolutamente vietato compiere azioni violente verso voi stessi o i vostri compagni di distretto; questo comprende anche la violenza verbale, ovviamente. -
 
- Ma cosa cambia visto che siamo m… - La voce di Bastian venne sopita da Justin, pronto a ricordare il discorso fatto poco prima. A quel puntò Michael proseguì: - Ricordatevi che percepirete il dolore, così come la fame, il sonno e qualsiasi altro tipo di bisogno primario. Ogni tipo di violenza verrà punita con una cospicua detrazione di punteggio. Regola numero due- Michael unì l’indice al pollice – Non dovete mai e poi mai tentare di oltrepassare la mistica porta dorata, ovvero l’ingresso al paradiso. Solo Justin ed io siamo autorizzati a varcarla; qualsiasi tentativo di effrazione, verrà punito. -
 
- E dove sarebbe questa porta? – Chiese Lucas con curiosità, ma Michael rispose che più tardi avrebbe mostrato loro l’intero Middle Place. -
 
- Regola numero tre: il linguaggio scurrile verrà punito. – Un checazzodici volò via dalle labbra di Robin e Michael fece finta di non ascoltare: - Certo, le brutte parole possono sfuggire, di tanto in tanto, ma queste devono essere ridotte il più possibile. Ricordatevi che ogni secondo che passate qui dovrete impiegarlo per migliorare voi stessi; lavorate sull’egoismo e sul rapporto con il prossimo, altrimenti se cercherete di fare i furbi state pur certi che ce ne accorgeremo. -
 
Un borbottio generale aleggiò fra i presunti defunti ma questo si assopì non appena il magi-architetto continuò a parlare: - Regola numero quattro: Non vi è permesso eccedere in effusioni fra di voi. In poche parole è categoricamente vietato copulare. –
 
- Perché?! – Blue Jean, silente fino a quel momento, quasi scattò in piedi, il viso deformato dal raccapriccio. Ben annuì con convinzione, appoggiando tacitamente Blue Jean.
 
Justin sostituì ancora una volta Michael: - Perché ogni piacere al puro scopo di provare piacere deve essere subordinato al miglioramento dell’anima… - L’uomo provò a continuare, ma quando incontrò lo sguardo di Blue Jean l’unica cosa che fu in grado di fare fu deglutire sonoramente. A quel punto Michael tornò a parlare: - Dovete ricordarvi che anche se alcune regole vi risulteranno di difficile comprendonio, ogni cosa qui è pensata per favorirvi. Regola numero cinque: dovete-comportarvi-da-brave-persone. Questo è tutto ciò che vi chiediamo. Per il resto noi saremo sempre a vostra disposizione, per rispondere ai vostri dubbi, risolvere le vostre necessità… e no signor Goldwasser, come le ho già spiegato non avrete la possibilità di mettere a coltivazione piante per il vostro piacere ludico. – Ben sembrò intristirsi molto, mentre Michael batté le mani una contro l’altra esponendosi in uno slancio di puro entusiasmo: - Sappiamo che sarà un percorso lungo e faticoso, ma prima accetterete di cambiare in meglio, prima potrete torn… emh, accedere al Good Place. Ora… prima di mostrarvi quelle che saranno le vostre abitazioni… –  Michael allungò una mano e Justin gli passò un taccuino foderato di morbida pelle color tortora e il magi-architetto, dopo essersi sistemato gli occhiali (non era affatto abituato a indossarli), lo aprì e cominciò a scorrere lo sguardo sulla pagina aperta: - Vediamo un po’… Patrick Goldwasser- -Ben. – Lo corresse, per l’appunto, Ben; Michael rimase interdetto per qualche secondo poi annuì: - Oh certo come preferisce. Ben Goldwasser e… Seeley Harmon. Voi due condividerete la stessa casa. –
 
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata e sebbene Seeley aveva l’aria di star soppesando con cura Ben, al contrario Ben mantenne la sua aria vagamente stralunata.
 
- Keira Peacock-
 
- Eccomi!- Esultò con entusiasmo la strega mentre roteava una mano in aria.
 
- Lei condividerà la casa con Rosemary Sagan, Sebastian Hughes e Lucas Lloyd. -
 
Sebastian e Lucas sembravano particolarmente soddisfatti di ritrovarsi in una casa numerosa. Al contrario Ross prese a sbuffare esprimendo tutto il suo risentimento: - È davvero necessario? Voglio dire, non potrei, chessò, starmene da sola? –
 
- Mi spiace signorina Sagan. Le ricordo che tutto quello che facciamo è… -
 
- Per il nostro bene. Siamo morti da quanto, due ore forse e l’avrò sentito ripetere questa cosa già cento volte. -
 
- Sono sicuro che presto arriverà per voi il momento della comprensione. Ma andiamo avanti! Non siete eccitati?! – Michael guardò i più giovani con un ampio sorriso, ma di ritorno non ebbe che fronti aggrottate e bocche tirate. Deciso comunque a non demoralizzarsi, tornò a parlare: - Chi abbiamo poi… oh si! Tyson Crawford, Miranda Temple e Brunilde Pedretti… ah! Giovani e belli, sarete una famigliola deliziosa! -
 
 Michael non comprese subito perché tutti, dopo averlo sentito pronunciare quelle parole, avevano sussultato sgomenti. Tutti tranne Andy che sembrava particolarmente serafico e distaccato. Michael si voltò verso Justin e bisbigliò: - che c’è, ho detto qualcosa di sbagliato? –
 
- Emh, Michael… forse dire  giovani e belli a delle persone appena decedute non è molto… delicato, ecco. -
 
Resosi conto della gaffe appena fatta, il mago tentò di nascondere il rossore e passò nell’immediato a elencare gli inquilini dell’ultima casa.
 
- Siete rimasti voi: Robin Sycamore, Leonard Lloyd, Blue Jean e Andy Foer; voi occuperete l’ultima casa. -
 
- Mpf. -
 
Mentre Andy si divideva fra una risatina e uno sbuffo Robin balzò in piedi e individuò i suoi futuri coinquilini pronta a dare il cinque a ognuno di loro. Blue Jean ricambiò senza mostrare particolare slancio, Leonard accettò di ricambiare il gesto sebbene lo spettro del timore aleggiasse sul suo volto, ma quando arrivò a Andy, Robin rimase in sospeso.
 
- Beh? Che hai da ridere tu? -
 
- Io? Oh nulla… pensavo solo a quanto sia strana e imprevedibile la mente umana. Insomma, perché mai ho riprodotto loro e… te? Quelli sono sconosciuti e tu… l’ultima vostra ti avrò vista nei corridoi di Hogwarts. -
 
- Riprodotto? Che intendi? – Ma la più che giustificata domanda di Robin venne interrotta dall’Arcangelo Michael, che chiese ai giovani defunti di seguirlo per fare con loro un giro del Middle Place.
Mentre Ben andava in giro a chiedere a chiunque come fossero morti loro, Lucas canticchiava sovrappensiero una vecchia canzone degli AC/DC e Brunilde si guardava intorno circospetta (di tanto in tanto si copriva la testa con le mani e alla domanda di Bastian sul perché stesse facendo così, rispose che era fermamente convinta che qualche uccello extracorporeo le avrebbe defecato in testa), Blue Jean si avvicinava sempre più a Justin. Lo fece piano piano, facendo in modo che non se ne accorgesse e proprio quando il gruppo si fermò davanti a un bizzarro negozio di frozen yogurt, allora la strega lo affiancò.
 
- Io ti conosco. -
 
A Justin quasi prese un infarto. Sobbalzò e con spontaneità portò una mano al cuore, poi si voltò alla sua destra: - Mi ha spaventato. Non dovrebbe arrivare di soppiatto, lo sa? –
 
Ma Blue Jean non mollò la presa; non si curò affatto di non farsi sentire: si posizionò davanti il presunto angelo, mise le mani sui fianchi e si chinò leggermente in avanti, incastrandosi poi nel suo sguardo sfuggente.
 
- Non ci provare. Io ti conosco! Tu sei Justin Grant, lavori al Ministero, avrò fatto finta di pulire il tuo ufficio un migliaio di volte! -
 
A quel punto Justin sbiancò. Fino a quel momento era sicuro di essersela cavata egregiamente; era andato in soccorso di Michael con discreto successo e non si era mai fatto prendere in contropiede; eppure quella strega lo aveva lasciato senza parole. Era stata troppo diretta e Justin non fu in grado di rispondere con prontezza. Ma poi che sfiga era mai quella? Fra tutte le persone che avrebbe potuto selezionare il Ministro, proprio un’inserviente del Ministero doveva finire lì?!
 
- Io… veramente, ecco… oh al diavolo! -
 
Il magò piroettò su se stesso e dopo aver portato la mano accanto alla bocca, gridò: - Dottore… Michael, abbiamo un problema! –
 
- Di già? – Capita  la situazione, Michael roteò vistosamente gli occhi al cielo. Justin e Micahel cominciarono a discutere davanti alle facce sbigottite di Blue Jean e di tutti gli altri presenti i quali, a quel punto, avevano capito che quella fosse tutta una messa in scena. Prima che iniziasse il linciaggio Justin e Michael sfoderarono le bacchette e quest’ultimo puntò verso lo sguardo terrorizzato di Blue Jean: - Era andato tutto così bene, invece ora toccherà ricominciare da capo… beh non possiamo farci nulla: oblivion! -
 
 
 
Sono sicuro che la seconda, sarà quella buona.
 
 


 
E finalmente, dopo secoli e secoli, ce l’ho fatta! Buonasera cari tutti, come state? Come avrete notato sono riuscita, fra una febbre e il duro lavoro, a produrre il primo capitolo. È solo un capitolo di presentazione, me ne rendo conto, ma da qualche parte dovevo pur iniziare. Chi mi conosce, sa che finisco sempre per scrivere dei poemi, anche se ovviamente questa storia, per forza di cose, non credo raggiungerà mai la corposità dei capitoli di Bastardi senza Gloria.
 Non mi resta che darvi il benvenuto nel Middle Place!
Ora, vi rifilo subito due domandine:
 
  • Come reagirà il vostro OC al regolamento di Michael?
  • Vi chiederei di mandarmi (per chi non ha molto approfondito in scheda la sezione ama/odia) una lista di cose che i coinquilini potrebbero fare e che lo manderebbero ai matti.
 
Detto questo, direi che ci sentiamo presto (prima, ovviamente, con chi partecipa a BSG).
Bri

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Capitolo 4
*** Chapter 2 ***


CHAPTER 2
Fatti non foste a viver come bruti
 

“Sono sicuro che la seconda, sarà quella buona. “
 
 
Quattordici tentativi più tardi…
 
Michael, braccia spalancate sulla sua scrivania e guancia abbandonata sul piano, in una posa che non lanciava di certo messaggi equivocabili: quella era rassegnazione, pura e semplice rassegnazione.
Seduto davanti a lui, lievemente più composto ma egualmente distrutto, c’era Justin. L’uomo teneva un blocco in mano e faticosamente segnava l’ultimo di una lunghissima serie di appunti, mentre Michael borbottava lamentoso.
 
- Questa volta cos’è andato storto? Non lo capisco più. -
 
- Purtroppo Sebastian è entrato nella porta d’oro. – Rispose Justin con voce arrochita, stanco e provato da una settimana devastante. Dopo il primo caso di obliviazione di massa, il secondo era accaduto ben prima della presentazione del Middle Place. Infatti pare che Keira si fosse impuntata in preda a una crisi isterica, gridando che non fosse possibile quello che le era capitato ed era uscita dallo studio immersa in una valle di lacrime. A quel punto tutti gli altri si erano svegliati dal loro torpore indotto e avevano dato via al club dell’isteria collettiva. Tutti, tranne Ben che si guardava intorno con l’aria trasognante di un bambino al luna park e Andy il quale, ancora una volta, sembrava non credere minimamente a cosa stesse accadendo.
 
- Ok. Forza e coraggio. – Michael si tirò su con estrema fatica, spianò le mani sul giaciglio che fino a quel momento aveva ospitato metà del suo corpo e puntò gli occhi chiari in quelli di Justin. –Cerchiamo di capire se ci sono delle dinamiche che si ripetono. -
 
Justin raddrizzò la schiena e preso un ampio respiro, scorse le pagine a ritroso, fin quando non puntò l’indice su qualcosa che egli stesso aveva precedentemente appuntato.
 
- Sai, è davvero molto interessante vedere cosa sta accadendo… tendenzialmente ad ogni riavvio le cose cambiano di volta in volta, tranne per tre o quattro elementi. Ad esempio Andy Foer… - Disse, dopo aver cerchiato una parola: - Non ha mai avuto una reazione diversa, mai. Ad ogni risveglio, ha detto sempre la stessa cosa, ovvero che crede che tutto sia frutto della sua immaginazione. -
 
- Affascinante, una mente estremamente razionale oserei dire, ma non mi sembra comunque un ostacolo al momento; insomma che si crogioli pure nella sua idea. Cos’altro? – Chiese poi Michael, lievemente ringalluzzito da quel resoconto.
 
- Ben… Patrick Goldwasser. Lui sembra sempre non essere molto presente a se stesso, ma anche in questo caso direi che non è un problema. Robin Sycamore si dispera tutte le volte, credo sia davvero molto affezionata a quel suo animale, forse dovremmo trovare il modo di premiarla con una visita, nel caso si ritrovi a guadagnare abbastanza punti più avanti. -
 
- Potrebbe essere un’idea, certo. E poi? -
 
- Per il resto direi che i nostri riavvii sono stati causati da eventi randomici, ad esempio come nel caso di Tyson e il suo falò. -
 
- Benedetto ragazzo! – Esclamò Michael – Per poco non dava fuoco a tutto il distretto! Ci siamo assicurati di avergli tolto l’accendino? -
 
- Affermativo. – Justin annuì, ma subito dopo si bloccò con le sopracciglia aggrottate e lo sguardo fisso sul suo blocco d’appunti.
 
- Tutto bene? – Chiese apprensivo Michael.
 
- Si ma, ecco… il problema più grande è Blue Jean Fleetwood. – Esasperato, Justin chiuse il blocco di appunti. – Ben cinque volte non solo mi ha riconosciuto, ma non ha creduto alle nostre versioni. Non so più cosa fare con lei! -
 
- Cos’è che le abbiamo detto? -
 
- Una volta ho fatto finta di nulla, un paio di altre, beh… che avesse replicato un’immagine conosciuta, insomma che avesse dato casualmente la mia faccia all’angelo Justin. -
 
- Debole. Una scusa debole. – Michael si alzò e prese a camminare per lo studio, mentre si sfregava il mento in maniera assorta. Dopo tanto rimuginare, il magi-architetto sgranò gli occhi e alzò l’indice, piroettando infine su se stesso in modo da poter guardare Justin: - Mi è venuta un’idea! E credo che questa volta la soluzione potrebbe reggere. -
 
 
Al Quindicesimo riavvio, tutto parve filare liscio.
Le cavie si erano studiate vicendevolmente, riconoscendosi fra simili. Ad esempio i giovincelli del gruppo, capirono di essere stati tutti nella casa di Godric, Seeley e Nil si erano battuti il cinque e Ross aveva preso subito a confabulare con Seeley riguardo a roba sulle scope e tutto sommato la situazione sembrava sotto controllo, per Angelo e Arcangelo.
Certo, lo sguardo attento di Blue Jean continuava a indugiare sul buon Justin, ma questa volta l’uomo non poteva essere preso alla sprovvista.
Così, arrivò il momento di smistare i virgulti nelle loro case…
 
- Cosa straca… - l’imprecazione di Robin fu presto censurata da un urlo e nel sentirlo i suoi compagni d’alloggio si scambiarono uno sguardo interdetto.
All’apparenza, vista da fuori, la casa che avrebbe ospitato Robin, Blue Jean, Leonard e Andy sembrava graziosa. Da fuori, per l’appunto. La strega uscì dalla propria stanza con un’espressione inorridita sul volto coperto di panna e crema pasticciera.
 
- Perché?! – Chiese con le braccia spalancate in direzione dell’angelo Justin, purtroppo per lui presente per accompagnare quegli ospiti nel giro di casa. Nel vedere quella che aveva l’aria di essere un residuo di torta colare dalla faccia di Robin, Justin dovette trattenersi dal correre a cercare quel folle del magiarchitetto che era stato costretto ad affiancare. Pensò, difatti, che lanciare delle torte in faccia a Robin fosse davvero troppo e che in alcun modo sarebbe stato utile alla riabilitazione di quella strega dalla bacchetta lesta e i piedi avidi di scarpe di lusso. Purtroppo Justin arrivò anche alla conclusione che con ogni probabilità, ogni scelta di Michael era stata approvata dal Ministro in persona e vista la sua condizione personale, era meglio starsene zitti e farsi gli affari propri.
 
- Regole del Middle Place, signorina Sycamore. -
 
- Quindi vuoi dirmi che ogni volta che devo mettere piede dentro la mia camera sono costretta a beccarmi una torta in faccia?! Ma questa è una barbarie! -
 
Ma poi Robin entrò in maniera definitiva in camera e comprese presto che la torta fosse l’aspetto meno drammatico di tutta quella faccenda: la sua stanza era tappezzata da immagini di pagliacci. Orribili e malefici pagliacci.
 
- Per fortuna c’è una scarpiera!- Le parole fluttuarono dalla sua bocca con tono sollevato e di speranza, ma un secondo urlo permeò la casa di quel gruppo di cavie, nel momento esatto in cui Robin, sbirciandone l’interno, si rese conto che quella conteneva, per buona parte, scarpe da ginnastica demodé over ottanta. Vi erano anche delle favolose scarpe con tacchi vertiginosi, ma appena Robin tentò di infilarne un paio, si rese conto che tutte erano di un numero più piccolo rispetto al suo.
Mentre Robin si disperava all’interno della propria stanza, Justin seguì con lo sguardo Leonard il quale, a sua volta, lanciava occhiate intorno a sé, probabilmente alla ricerca della sua camera. Infine gli occhi del più giovane si soffermarono su una scala a chiocciola dall’aria particolarmente scomoda.
 
- Non dovrò mica salire lì sopra, s-spero… -
 
- Temo di sì. – Si limitò a rispondere Justin, così che Leonard sbuffando a più riprese e borbottando fra sé, cominciò a salire la scala, al termine della quale si trovava una botola.
 
- Morirò di fatica ogni volta! – Si lamentò nella solitudine della sua stanza. Lo sguardo schermato dagli occhiali da vista saltò ad analizzare ogni centimetro della propria stanza e persino una mente decisamente meno arguta di Leonard si sarebbe resa conto che alla conta dei mobili fondamentali per affrontare quella stramba vita ultraterrena, mancasse una cosa.
 
- Mi scusi signor Angelo, - Leonard si affacciò dalla botola per rivolgersi a Justin; quest’ultimo stava tentando di ignorare Blue Jean, che gli ronzava intorno neanche fosse fatto di miele.
 
- Qualche problema per caso? – L’assistente di Michael ne approfittò per salire le scale con rapidità e superare Blue Jean, così Leonard, dopo essersi grattato il mento, indicò quella soffitta un po’ sguarnita.
 
- Non trovo il letto; capisco che questo non sia il paradiso, ma non potrei evitare di dormire sul pavimento?-
 
Leonard finì per allarmarsi appena comprese che in realtà un letto c’era e come; infatti Justin aveva sfilato la propria bacchetta dalla tasca della sua giacca e l’aveva puntata verso un piccolo divano a due posti, che si aprì come una caramella scartata.
 
- Il letto è fatto in modo tale da richiudersi automaticamente se non viene utilizzato per cinque minuti. -
 
- Quindi sarò costretto a doverlo tirare giù ogni volta?! -
 
Justin si limitò ad alzare le spalle e scese le scale per raggiungere gli altri due componenti di quella casa, lasciando Leonard a un lamento frustrato; forse alla fin fine la sua pigrizia avrebbe avuto la meglio sulla scomodità e sarebbe finito a dormire sul pavimento.
 
Ora veniva il turno di Blue Jean. Alla donna non importava affatto che la sua stanza fosse asettica, con finestre dai vetri spessi quanto carta velina, quadri storti attaccati troppo in alto per poter essere raddrizzati e, anche nel suo caso, divano-letto da dover aprire ogni santo giorno; Blue Jean sapeva che avrebbe trovato un modo per migliorare la sua permanenza in quel purgatorio bislacco. Tutta l’attenzione della strega, era catalizzata dall’angelo Justin, al quale si avvicinò di soppiatto non appena quello scese dalla camera di Leonard.
 
- Devo chiederti una c… -
 
Ma Justin la interruppe alzando una mano ed evitando di guardarla negli occhi.
 
- Dovrà aspettare signorina Fleetwood. Ho l’ordine di controllare che ognuno di voi abbia preso visione della propria stanza; se vuole lamentarsi per qualcosa dovrà rivolgersi direttamente all’Arcangelo. -
 
- Ehi… aspetta! – Decisa a non farsi mettere da parte, Blue Jean corse sgraziatamente dietro Justin, il quale a sua volta seguiva Andy Foer. Quel ragazzo guardava la targhetta affissa alla porta dell’ultima stanza rimasta inesplorata, sulla quale era inciso il suo nome; poi prese un gran respiro, allungò la mano sulla maniglia e infine vi entrò.
Così Andy, seguito da Justin, seguito da Blue Jean, seguita non si sa bene per quale motivo da Robin che si era ripulita il viso, cominciò l’accurata ispezione della camera a lui assegnata. Ogni mobile sembrava al proprio posto: un letto dall’aspetto comodo era esposto nella corretta posizione, proprio accanto alla finestra che dava sul retro della casa (e per questo isolata), persino munita di tapparelle. Una cassettiera, un armadio e oltretutto una libreria con moltissimi libri componevano l’ambiente e Andy, pian piano, sentì il proprio corpo rilassarsi. Si avvicinò comunque alla libreria (seguito ovviamente da Justin, seguito da Blue Jean, seguita da Robin che si lamentava di quanto quella fosse la stanza migliore di casa), ma un primo campanello di allarme risuonò nella testa del mago: buona parte dei libri ospitati nella sua libreria possedevano dei titoli che Andy non aveva mai sentito. Molto strano, pensò il giovanotto da accanito lettore dei più svariati generi qual era. Allungò una mano per afferrare un libro dalla rilegatura morbida di scarsa qualità e rimase, per qualche istante, ad osservare pensieroso l’orrido disegno in copertina, che andava illustrando un folletto dal ghigno malandrino che rincorreva una strega dalla tunica succinta.
 
-Questo Duncan Rice (1) deve essere proprio uno strano soggetto. – Borbottò Andy, prima di sobbalzare quando sentì la voce di Robin spuntare dalla sua spalla destra :- Guarda guarda Andy Foer, nascondi proprio un animo sporcaccione! –
 
Andy ripose con rapidità il libro e tentò di controbattere, ma Justin spense sul nascere il focherello della discussione.
 
- Devo occuparmi degli altri. Possiamo andare signor Foer? -
 
Quando tutti uscirono dalla sua stanza, Andy tirò un sospiro di sollievo. Alla fin fine dei libri un po’ bricconcelli erano il male minore, ragionò soddisfatto il ragazzo che si apprestava a dare vita ad una nuova ritualità prima di uscire e chiudere a chiave la propria stanza. Toccò quindi il legno della porta ancora aperta con la punta della scarpa sinistra per tre volte, fece due passi indietro e poi superò la soglia, piroettò su se stesso e allungò la mano per tirare a sé la maniglia, quand’ecco che si rese infine conto di quale tiro diabolico gli era stato inferto.
Perché se una cosa infima poteva essere fatta ad Andy Foer, era privarlo della sua privacy.
La mano tremò, ordunque, mentre tentava invano di afferrare una chiave inesistente che avrebbe impedito a quel branco di strani inquilini di entrare a loro piacimento in camera sua.
Da fuori Justin e gli altri sentirono un grido disperato e lo pseudo angelo socchiuse gli occhi: era stato sciocco a pensare che, in fondo, fosse andato tutto fin troppo bene fino a quel momento.
 
Contemporaneamente in un’altra folle dimora…
 
Dopo un’attenta analisi della sua stanza, Sebastian arrivò alla conclusione che, tutto sommato, gli sembrava che quell’ambiente facesse al caso suo. Non gli rimaneva, a quel punto, che seguire il giro turistico condotto dall’Arcangelo Michael, il quale aveva appena accompagnato Keira a visitare la sua stanza. Anche quest’ultima era rimasta particolarmente entusiasta e aveva cominciato a parlare a profusione, illustrando a Michael, Ross e Lucas come avrebbero potuto migliorare quella casetta, in modo da viverla nel miglior modo possibile. Ambedue non sembravamo dare mostra di particolare entusiasmo nel sentir chiacchierare la bionda strega che sprizzava entusiasmo da ogni poro.
Sebastian osservò a lungo quella sua ex compagnia di casa, che mai avrebbe potuto dimenticare, nemmeno avesse vissuto sette vite; sebbene di qualche anno più piccola, già ai primi anni di Hogwarts Keira Peacock aveva svelato la sua personalità frizzante e abbacinante, ragion per cui non c’era membro della casa di Corvonero che non avesse un’idea ben chiara di lei. Al contrario, quando si erano ritrovati poche ore prima a condividere l’amara sorpresa di essere deceduti e finiti in quel posto, con la speranza di avere la possibilità di trasferirsi presto nel Good Place, Keira non aveva dato mostra di riconoscerlo. Pazienza, aveva pensato Sebastian, d’altronde non erano mai stati amici e lui per primo sapeva di essere abbastanza schivo e di entrare in confidenza solo con un numero ristretto di persone. Ma in un certo qual modo lo confortava sapere che, nonostante fosse morto precocemente, a seguire quel percorso verso l’eterno migliore c’erano persone che conosceva, seppur di sfuggita. Keira non era infatti l’unica che Sebastian aveva in mente – sarebbe stato impossibile rimuovere dalla mente quel soggetto di Andy Foer- ma se nel caso dell’ex corvonero più grande di lui Sebastian non faticava a capire per quale motivo non fosse finito in paradiso, diverso era per Keira.
Già, per quale motivo Keira Peacock, anche lei tanto giovane, si trovava nel Middle Place? E così Sebastian rivolse semplicemente la domanda a Keira, mentre la ragazza dava una sbirciata dalla soglia alla camera di Ross.
 
- Come mai sei finita qui invece di andare direttamente nel Good Place? -
 
Il quesito fece sussultare la giovane strega; la prima reazione fu voltarsi verso Sebastian e fissarlo con gli occhi sgranati e una sfumatura di colpevolezza ben visibile sul viso, che al ragazzo fece venir da sorridere. Le avrebbe volentieri detto che non c’era nulla di cui vergognarsi, visto che tutti loro se si trovavano lì non dovevano essere proprio dei santi fatti e finiti. Beh, Sebastian non ebbe il tempo di tentare una rassicurazione, in quanto Keira lo afferrò per il braccio e lo allontanò dalla portata d’orecchie dell’Arcangelo.
 
- Cosa ti salta in mente?! Non sono domande da fare!- Sussurrò concitata lei, portando il mago ad inarcare il sopracciglio con eloquenza, prima di risponderle: - Calmati, non credevo fosse una domanda tanto sconveniente, volevo d… -
Le mani di Keira andarono a tappare la bocca di Sebastian, il quale rimase così basito da quel gesto che non riuscì a fare nulla, se non rimanere immobile e ascoltare quel sibilo sommesso che uscì fuori dalla ex compagna di casa: - C’è stato un errore, ne sono sicura! Stai pur certo che riuscirò a dimostrarlo!-
 
- Tutto bene voi due? – Chiese Michael; il magi-architetto avrebbe fatto di tutto pur di ignorare le rimostranze di Ross e gli appellativi coloriti che stava utilizzando per descrivere la sua stanza super organizzata e la schifosa lavagna gigante su cui sarebbe stata costretta ad appuntare, ogni singolo giorno, i buoni propositi della sua giornata. Per questo aveva spostato l’attenzione su quei due e attratto dal comportamento bizzarro di Keira, era finito per ignorare totalmente la ex grifondoro. A quel punto Keira aveva spiegato un gran sorriso nella sua direzione: - Certo che si! -
 
- Vorrei essere certo che anche il signor  Hughes la pensi allo stesso modo. -
 
Sebastian colse l’occasione per allontanare le mani di Keira dalla sua bocca; proprio quest’ultima aveva ricercato il suo sguardo, così Sebastian accennò un sorriso in direzione dell’Arcangelo: - Si si, tutto bene, ecco… - Sebastian decise che avrebbe assecondato Keira, nonostante non era arrivato nemmeno lontanamente a comprendere come mai avesse reagito in quel modo: - Keira mi ha… aiutato. Stavo per dire una parolaccia, quindi mi ha tappato la bocca per evitare di farmi detrarre punti. –
 
Apparentemente convinto, Michael spiegò il suo candido sorriso: - Sono così contento che abbiate già iniziato ad aiutarvi a vicenda. Andate avanti così e state pur certi che uscire… emh passerete rapidamente al Good Place! Signorina Sagan, forse qualcosa non le è chiaro? –
 
Spostando nuovamente l’attenzione su Ross, braccia incrociate e piede tamburellino, Michael dette modo a Keira e Sebastian di allontanarsi dalla sua vista.
 
- Quella cosa lì è proprio necessaria? -
 
- Quella lavagna, signorina Sagan, è uno dei tanti mezzi che la aiuteranno ad apportare i giusti miglioramenti nella sua vita. Vedrà… - Il magi-architetto sotto copertura picchiettò la spalla della minuta streghetta: - … è tutta questione di pratica e pazienza; sono certo che una volta superati i primi giorni, diventerà sempre più semplice e naturale! Un po’ come smettere di fumare… la prima settimana è la più difficile, ma poi il percorso diventa una lenta discesa! -
 
Ma Ross non slacciò le braccia e se possibile assottigliò ancor più gli occhi, assumendo un’espressione molto dubbiosa: - E tu che diamine ne sai dell’astinenza da nicotina? Non vorrai mica dirmi che pure voi arcangeli avete le vostre dipendenze. –
 
- Non credo mi sarebbe possibile spiegare in pochi minuti gli alti e inumani meccanismi che muovono la dinastia di noi angeli, signorina Sagan; le basti sapere che noi tutto conosciamo. Ora… - Michael poggiò le mani sulle spalle di Ross e la condusse davanti all’enorme lavagna che occupava buona parte di una parete, dopodiché le passò un pennarello: - Perché non inizia oggi a segnare i suoi buoni propositi per la giornata? -
 
- Mi stai prendendo per il culo?-
 
Michael sgranò gli occhi, visibilmente sconvolto dalla scurrilità volata via dalla bocca di quella strega apparentemente tanto graziosa: - Linguaggio! Non le detrarrò punti solo perché siamo al primo giorno (seee… magari fosse il primo), ma vorrei specificare che non c’è alcun motivo per rivolgersi al sottoscritto in questo modo; io sono qui per aiutarvi! –
 
- Ah si? E allora perché questa lavagna di merda è posizionata come se fossi più alta di trenta centimetri, eh? Fammi il piacere, signor Arcangelo, vedi di compiere un miracolo e abbassare questa cosa. -
 
Dopo aver attraversato cinquanta sfumature di rosso e aver sistemato la lavagna di Ross, Michael si avviò verso la stanza di Lucas, l’ultimo rimasto ad essere accolto in quella casa. Con grande stupore, però, si accorse che il ragazzo non fosse nella sua bellissima stanza ad attenderlo con compostezza.
 
Già. Lucas. Lo stesso Lucas che, senza alcuna  voglia di aspettare, era filato via alla prima occasione per andare ad ispezionare qualcosa che aveva catalizzato totalmente la sua attenzione solo un paio di ore prima proprio mentre l’arcangelo Michael, accompagnato dal suo assistent’angelo, aveva illustrato loro per somme righe il “Middle Place”.
Michael era stato chiaro e questo Lucas non poteva di certo negarlo: era assolutamente vietato tentare di varcare la grande porta dorata, di cui l’accesso era permesso solo e soltanto a lui, Justin e qualche collaboratore occasionale che avrebbe fatto visita al Middle Place di tanto in tanto. Lucas aveva provato a mordersi forte il labbro e tentare di resistere alla tentazione, ci aveva provato davvero, anche se non gli era propriamente chiaro quale pena gli sarebbe costata, se lo avessero per caso beccato a tentare l’effrazione della porta. Ma visto che in quel momento si trovava a pochi metri dal magnifico portone, era chiaro che non era riuscito a trattenere la curiosità. E a quanto poté constatare Lucas, una volta assottigliati gli occhi per mettere bene a fuoco ciò che lo circondava, non era stato il solo pronto ad infrangere subito una regola dell’Arcangelo.
 
- Cerchi qualcosa?-
 
Nel sentire la voce alle sue spalle, Miranda accompagnò un salto ampio a un gridolino acuto e Lucas dovette esibirsi in una mossa d’agilità improbabile, visto che la strega si era voltata in un battibaleno e aveva cercato di mollargli un gancio.
 
- Wowowo, calmati! – Gridò lui, alzando le mani. Appena Miranda si rese conto che ad attentare alla sua vita trapassata non era nessuno dei due angeli, bensì un altro sfortunato defunto, subito cominciò a fargli segno di abbassare la voce.
 
- Che diamine urli?! Vuoi un lasciapassare diretto per l’inferno? Perché è quello che accadrà di certo, se ci scoprono qui! -
 
- Se scoprono te, vorrai dire. Sei te che vagavi qui davanti con aria sospetta. -
 
Miranda aggrottò le sopracciglia e inchiodò gli occhi in quelli di Lucas; per dare un tocco minaccioso al suo aspetto squisitamente fanciullesco, allacciò le mani ai fianchi che Molly Weasley in confronto non sei nessuno: - Ah si? E tu perché mai saresti proprio qui? –
 
- Beh, avevo voglia di fare una passeggiata. –Concluse con serenità Lucas facendo spallucce; ovviamente Miranda non solo non aveva creduto a una singola parola di quel mago, ma aveva avuto anche la conferma della sua cattiva fede quando, dopo vari secondi di silenzio, Lucas le chiese a bassa voce: - Sei riuscita a sbirciare, almeno? -
 
Come se quello fosse il suo più grande amico, con la spigliatezza che la distingueva Miranda gli afferrò il braccio e gli fece segno di chinarsi; per quanto la ragazza fosse abbastanza alta, non arrivava comunque al metro e ottantatré del giovane ex tassorosso.
 
- Sono abbastanza certa che non ci sia modo di aprirla senza l’uso della magia; inoltre dallo spiraglio in basso, mi sembra non esca nemmeno un filo di luce. Non so te, ma io mi sono sempre immaginata il paradiso come un posto molto luminoso. Mi toccherà riparametrare il mio immaginario a questo punto. -
 
Miranda andò avanti a parlare per un bel po’ e Lucas fu in grado di fare finta di ascoltarla, nonostante il suo pensiero era concentrato su altro. A pensarci bene, infatti, Lucas era certo di aver incrociato più volte Miranda fra i corridoi di Hogwarts e sapeva anche perché riusciva ad associare il suo nome al suo aspetto fisico con così tanta semplicità.
 
- Senti, mi piacerebbe continuare a parlare di orde di rane addestrate per buttare giù portoni paradisiaci, ma credo non sia il caso di continuare a stare qui davanti. -
 
- Oh. – Miranda batté un paio di volte le palpebre come si fosse appena svegliata, poi sussultò e trascinò lontano Lucas. La più giovane arrivò a presentarsi allungando la mano solo una volta arrivati davanti a uno dei tanti negozi di frozen yogurt che tappezzavano il Middle Place.
 
- Io comunque sono, cioè ero  Miranda Temple, ma puoi sempre chiamarmi Mira. -
 
- Lucas, piacere. Comunque io so chi sei, tuo padre, sai… -
 
Nel sentir nominare il padre, la prima reazione di Miranda fu roteare gli occhi al cielo: - Non mi dire, un altro fan dei Flag Smashers, immagino! –
 
- Non posso negarlo. – Lucas accennò un sorriso e alzò di nuovo le spalle: - Sono un appassionato di musica rock e tuo padre e i suoi sono davvero bravi. -
 
- So bene che sono bravi, non è questo. – Miranda sbuffò prima ancora che la consapevolezza di non essere più sullo stesso piano dimensionale della sua famiglia, potesse colpirla con prepotenza.
 
- Cavolo, io sono… sono morta. -
 
Con lo sguardo assente, velatamente incredulo e la bocca rimasta semiaperta, Miranda rimase immobile mentre Lucas non sapeva bene che cosa fare. Certo, era chiaro fossero morti e il suo primo istinto, derivato da un egoismo emotivo insito nella sua persona, lo avrebbe portato a dire che certo che era così, erano stecchiti, chiaro. Fortunatamente Lucas possedeva abbastanza acume per stabilire che un atteggiamento tanto schietto non gli avrebbe di certo fatto guadagnare i punti necessari per uscire quanto prima dal Middle Place, ragion per cui scelse intelligentemente la via del silenzio.
Proprio mentre Lucas, ormai rassegnato al fatto che quella persona appena conosciuta aveva bisogno di essere consolata, stava per allungare una mano per concedere pacche sulla spalla, il suo sguardo fu catturato dalla figura di un ragazzo che, dopo essersi guardato intorno, aveva cominciato a correre in direzione della porta dorata. A quel punto Miranda parve riprendersi, tutta la tristezza spazzata via in un batter baleno, così afferrò di nuovo il braccio di Lucas e lo trascinò all’inseguimento del ragazzo. Alla richiesta di qualche tipo di spiegazione, Miranda rispose che magari quel ragazzo che aveva fatto parte della sua casa ai tempi di Hogwarts, stava andando a tentare di scassinare la porta e loro avrebbero dovuto dargli supporto. Lucas non obiettò, preferendo seguire quella strega piuttosto che tornare in quell’orribile stanza dalle pareti di bosco vivo.
 
E di nuovo il sommo Arcangelo…
 
Le tristi sfumature di beige sfilavano davanti ai suoi occhi caldi, senza che Brunilde battesse in alcun modo ciglio. Chiarissimo, era scontato che la sua camera avrebbe avuto tutte le tinte del colore più noioso e detestabile sulla terra. La ragazza era infatti consapevole che anche non si trovasse in quello che veniva appellato “Middle Place”, sarebbe stato lo stesso, tanta era la sfiga che da sempre si portava dietro.
Mentre Michael illustrava alla giovane la propria stanza, ignorando per altro che il resto dei componenti di quella casa si erano dati alla macchia, Brunilde non riuscì a fare a meno di sorridere; se qualcuno le avesse chiesto per quale diavolo di motivo stava sorridendo, lei avrebbe risposto che stava pensando alla sua morte.
Beh, ma cosa ci sarà mai da sorridere? Solo i folli sorriderebbero nel pensare alla propria morte.
Di norma, ma quello era un caso eccezionale, in quanto Nil non stava sorridendo per la sventura in sé (al contrario, lei avrebbe preferito vivere fino alla vecchiaia, è chiaro), ma per il modo in cui essa era avvenuta: perché ovviamente, una sfigata come lei non poteva che essere morta a causa di un vaso di fiori che le era piombato in testa! Già, una di quelle sventure che di norma succedono solo nei film, era stata la causa della sua morte. Che cosa avrebbero dovuto scrivere i suoi familiari sulla sua lapide, eh? “Qui giace Brunilde, figlia adorata, sorella compianta, privata della vita dalla sua stessa sfiga nera”, di sicuro il suo epitaffio sarà suonato più o meno così.
 
- E questo è quanto. – Finalmente Michael aveva smesso di parlare; che cosa avesse detto fino a quel momento, Brunilde non lo sapeva; ogni tanto aveva captato qualche strana parola come fulgide stelline, obiettivo vitale, successo assicurato, ma estrapolate dal contesto non avevano alcun senso. Dato che la ragazza aveva avuto la fortuna di non aver ricevuto domande da parte dell’Arcangelo, che l’avrebbero portata a fare una grandissima figura di merda visto che non aveva idea di quale fosse l’argomento trattato, sapeva che per la legge del contrappasso le sarebbe successo qualcosa di terribile (ribadire non costa nulla: Brunilde Pedretti che aveva avuto un colpo di fortuna?), così cominciò a prepararsi mentalmente al peggio mentre chiedeva a Michael di essere congedata: voleva andare a vedere come se la stesse cavando Seeley, suo caro amico e casualmente deceduto precocemente proprio come lei.
E ora che ci pensava, come era possibile che anche Seeley fosse morto? Lentamente un pensiero nefasto si fece spazio nella testa di Nil, pervasa da un brivido gelido che l’aveva portata a sussultare.
 
- Signorina Pedretti, non so se sia l’effetto del beige che le fa da sfondo, ma la trovo particolarmente pallida. Sicuro tutto bene? -
 
E Brunilde mentì, perché non poteva di certo dire all’Arcangelo che aveva appena avuto il terrore che la sua sfiga avesse valicato ogni confine, per finire ad essersi agganciata al suo amico Seeley tanto da…
Insomma, Seeley non era mica morto per colpa sua e della sua jella, vero?
In ogni caso avrebbe dovuto scoprirlo quanto prima, così trovò la prima scusa che le venne in mente per congedare Michael e correre da Seeley.
 
- Veramente… no. Insomma, lei ci ha detto che siamo morti ma che a causa della permanenza nel Middle Place, abbiamo mantenuto delle funzioni umane, giusto? Beh… -
 
Brunilde si massaggiò la pancia con eloquenza, così Michael capì che era giusto lasciare la giovane a fare la conoscenza del gabinetto di casa.
 
*
 
Justin aveva ingenuamente creduto che il giro nella casa di quei quattro folgorati, sarebbe stato l’ostacolo maggiore. Questo, perché non aveva assolutamente fatto i conti con Ben, quel bel giovanotto che osservava con sguardo vacuo l’interno della propria stanza, rimanendo sulla soglia.
 
- Signor Goldwasser, se ci pensa non è così difficile, deve solo indossare le ciabatte. -
 
La maggior parte delle stanze nascondevano tranelli fastidiosi o custodivano elementi quasi intollerabili per i poveri finti-trapassati; a seguito della seconda obliviazione di massa, Justin aveva chiesto spiegazioni a Michael sul motivo per il quale quei poveretti dovevano entrare a contatto con delle cose che li portavano a provare molto fastidio, ma il magi-architetto aveva risposto che ogni cosa era stata pensata per rafforzare lo spirito dei soggetti selezionati per far parte dell’esperimento e che avrebbe dovuto fidarsi di lui. Comunque la stanza di Ben era perfetta in ogni suo angolo e a differenza delle altre non celava insidie. C’era solo una minuscola questioncina che Ben avrebbe dovuto affrontare ogni volta  prima di mettere piede nella stanza, ovvero togliersi le scarpe e indossare delle pantofole.
 
- Signor Goldwasser, mi ha capito?- Justin tentò di tirare fuori tutta la pazienza di cui era munito, ma quella si stava andando ad esaurire con velocità disarmante.
 
- Ho fame. Preparerò un panino per me e per Seeley; ne vuoi uno? -
 
Ben aveva totalmente glissato su quanto detto da Justin, comportandosi come se non lo avesse proprio ascoltato; quest’ultimo era stato preso totalmente in contropiede e aveva balbettato qualcosa mentre, incredulo, aveva seguito Ben fino alla cucina.
 
- Signor Goldwasser, io non ho tempo da perdere… -
 
- Questa è una cosa strana da dire se si è morti. – Commentò con leggerezza Ben, mentre tirava fuori dal frigorifero pane in cassetta, affettati, barattoli di salsa e si apprestava a preparare degli ipercaloricissimi sandwich; Justin dovette mordersi il labbro. Era davvero difficile agire facendo credere di essere uno stracavolo di angelo, che pensava e agiva come un angelo.
 
- Quello che intendevo dire in realtà è che… -
 
- Maionese? -
 
- Grazie ma non ho fame. Insomma signor Goldwasser, non vuole proprio tentare di entrare in camera? -
 
Fu in quel momento che Seeley sbucò dalla propria camera da letto e puntò dritto verso Justin, l’indice a puntellare il petto dell’uomo: - Sentimi un po’, che vuol dire quella roba che ho visto in camera, eh? –
 
- Giuro che non ha la minima idea di cosa stia parlando, signor Harmon. – La tentazione di obliviare di nuovo tutti e scappare, si stava facendo sempre più forte in Justin.
 
- Altro che angeli, voi siete qui per torturarci! Quello è letteralmente l’inferno! – Gridò Seeley indicando la propria camera, prendendo poi a lamentarsi della quantità smisurata di inutili chincaglierie, impossibili da rimuovere, che occupavano quasi tutta la superficie calpestabile e dell’armadio, pieno solo e soltanto di completi eleganti: - Io quella roba non la metto, quanto è vero che Godric Grifondoro ballava il merenghe! -
 
- Godric Grifondoro ballava il merenghe? – Chiese stupito Ben, che nel frattempo aveva finito di preparare due panini e ne stava porgendo uno a Seeley. Quest’ultimo guardò il sandwich come fosse ripieno di muco di erumpent: - Grazie amico, ma quella roba non la mangio e non dovresti farlo nemmeno tu, se vuoi rimanere in vita ancora a lungo. -
 
- Continuo ad essere confuso, non eravamo morti? – Chiese quindi Ben, mentre Justin si era reso conto che la situazione, in quella casa, gli stesse sfuggendo totalmente di mano. Il peggio arrivò quando Brunilde Pedretti spalancò la porta d’ingresso e corse in direzione di Seeley ignorando gli altri due: - Devi assolutamente dirmi come sei morto!-
 
- Ah cazzo è vero, sono morto! – Si consapevolizzò Seeley.
 
- Ah ecco, allora puoi mangiare tutto quello che vuoi! – Disse Ben, allungando il panino al coinquilino.
 
- Dai qua, lo mangio io! – Nil afferrò il sandwich con sguardo spiritato, lo addentò e poi si presentò a Ben, non evitando di sputacchiare pezzi di panino ovunque.
E Justin lo sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma tutto quel caos lo stava mandando in confusione, ragion per cui filò via di nascosto, lasciando quel bislacco trio ad autogestirsi.
La situazione era dunque la seguente: Brunilde continuava a chiedere compulsivamente a Seeley come fosse morto, Ben sembrava genuinamente attratto da quella bellissima ragazza che dimostrava di apprezzare il suo panino e che intermezzava lo sguardo spiritato a occhiatine compiaciute a Ben, mentre Seeley teneva le braccia incrociate e tentava di ricordare come fosse morto.
 
- Chiaro! Adesso ricordo! – Ringalluzzito dall’essersi ricordato la sua triste dipartita, subito Seeley si rabbuiò: - Io… oh Nil, non la credevo possibile una cosa così. Tutta la mia vita passata a cavallo di una scopa e poi mi sono schiantato. -
 
Il sospiro amaro di Seeley contrastò con il grido di giubilo di Brunilde, così il ragazzo guardò l’amica con occhi sgranati: - Sei solo contenta che sia crepato, o che lo sia perché sono caduto da una scopa? Pensavo mi volessi bene! –
 
Resasi conto della gaffe, Nil ritrovò in fretta un certo aplomb che le permise di spiegare a Seeley che il suo entusiasmo derivava dall’aver scoperto che la sua morte non c’entrasse nulla con la sfiga che la perseguitava. Seeley non ci mise molto a rasserenarsi: conosceva ormai bene Nil e non aveva alcuna difficoltà ad afferrare al volo i suoi collegamenti mentali.
Così i due amici si avviarono verso l’ingresso del piccolo appartamento pronti a raggiungere l’arcangelo Michael e il resto dei defunti che condividevano con loro quel distretto del Middle Place. Pare che Michael fosse intenzionato a festeggiare con loro l’inizio di quella che aveva definito una nuova ed entusiasmante avventura!, senza che fosse chiaro a nessuno che cosa intendesse dire. I due trovarono così Ben scalzo e felicemente sdraiato sul divano del modesto salottino.
 
- Tutto ok amico? – Chiese Seeley con ingenuità, al che Ben alzò un pollice verso di lui, prima di dichiarare che il divano sarebbe stato il suo giaciglio riposante per tutta la sua permanenza nel Middle Place. Del resto, affermò poi per tranquillizzare Seeley, lui c’era abituato.
 
Nei pressi della  mistica Porta dorata…
 
Sarebbe filato tutto quanto liscio e lui si sarebbe comportato bene, davvero. Peccato che l’Arcangelo Michael, nel parlare delle regole che avrebbero dovuto rispettare, aveva sottolineato che era assolutamente vietato anche solo tentare di varcare la grande porta dorata. Per Tyson se quell’essere divino non avesse aggiunto la parolina vietato, non sarebbe successo niente e con ogni probabilità avrebbe ignorato totalmente quella porta. Ma la sua curiosità aveva raggiunto il picco massimo e durante tutto il tempo della visita di quella che sarebbe stata la sua nuova casa, il suo pensiero si era concentrato solo ed esclusivamente lì.
Motivo per il quale, ovviamente, appena ne aveva avuto l’occasione Tyson era corso a cercare quella porta, non potendo davvero resistere alla tentazione; già era stato costretto a reprimere il desiderio di distruggere qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano a seguito della privazione dal proprio accendino, ragion per cui Tyson sentiva che almeno quella sbirciatina doveva concedersela.
Forse lo avrebbero scoperto, forse la pena sarebbe stata filare dritto all’Evil Place, ma la mente era ormai obnubilata dalla visione di se stesso alle prese con quella porta che, sicuramente, nascondeva incredibili meraviglie.
Così si era ritrovato davanti ad essa, mastodontica e sgargiante (e decisamente kitsch, chi diavolo ne aveva progettato il design?) e le mani avevano cominciato a sudare, tanta era l’agitazione.
 
- Toh, un altro birbantello come me! -
 
Nel voltarsi alla sua sinistra, Tyson tentò di rallentare il battito nel momento in cui si rese conto che a rivolgersi a lui era stata una dei defunti; Robin lo guardava con stampato in viso un sorriso a trentadue denti e uno strano fare agitato che la faceva ballare da una gamba all’altra. L’attenzione di Tyson venne attirata nell’immediato dal basso e deglutì quando si rese conto che la parte scoperta dei piedi della ragazza, ovvero quella che non era chiuso in un paio di vertiginose decolleté verde smeraldo, erano gonfi e paonazzi come cotechini appena cotti.
 
- Io non… ero qui per caso! E comunque tu hai un problema con quelle, lo sai? -
 
- Seeee, per caso! Ma chi vuoi prendere in giro, gioia? – Tentando di mostrare nonchalance, Robin si fece ancora più vicina a Tyson: - Ho interpretato il tuo sguardo e i segnali del tuo corpo e ho capito… io e te siamo della stessa pasta, affoghiamo nella nostra sete di conoscenza! -
 
- In realtà… ecco… - Tyson non sapeva bene se fidarsi; e se quello fosse stato un tranello e quella Robin non fosse che una complice dei piani alti per indurre in tentazione tutti loro? Così Tyson tornò a guardare la strega, il suo sorriso furbetto, ma soprattutto i suoi piedi visibilmente chiusi in scarpe troppo strette per lei.
 
- Sai, forse hai sbagliato scarpe, credo che i tuoi piedi… -
 
-Ssssh! Non dirlo!- La strega lo mise subito a tacere e dall’espressione mutata tanto repentinamente e la palese drammatica condizione dei suoi piedi, Tyson capì che probabilmente quella non era che una poverina come tutti loro.
 
- Non vi sarete dati mica appuntamento?! Anche voi pronti a sbirciare? Ottimo, ci uniamo a voi! -
 
Insomma, dopo Tyson e Robin, anche Miranda e Lucas erano tornati a presidiare la mistica porta e dopo di loro, anche Keira e Sebastian, Ross che aveva appena incrociato Brunilde, ben e Seeley e che si era accodata a quest’ultimo (continuava a dire fosse uno dei pochi esseri viventi sopportabili), poi ancora tutti gli altri. In buona sostanza tutti i detenuti avevano avuto la stessa identica idea, tranne Leonard che non aveva ben capito come fosse finito lì insieme al coinquilino Andy, che mostrava palesi segni di nevrosi.
 
- Hai visto fanciulletto? – Robin dette di gomito a Tyson: - Ora che siamo praticamente tutti puoi smetterla di tremare. Ehi tu! Che numero porti? – Chiese poi rivolta a Keira, che indossava con nonchalance un paio di Manolo Blahnik dal disegno perfetto.
 
Tutto quel gran vociferare venne interrotto dalla voce imperiosa di Justin, giunto come per magia al fianco di Michael.
 
- L’Arcangelo sovrintendente a questo distretto aveva specificato che vi sareste dovuti incontrare davanti al negozio Frozen Yogurt dell’ala sudest e specialmente che è severamente vietato girovagare davanti a quella! – Spazientito, ed era praticamente impossibile fargli perdere la pazienza, Justin indicò la gigantesca porta con un movimento rigido: - Cos’è che non vi è ben chiaro? -
 
- Suvvia mio giovane assistente. – Michael strinse la spalla di Justin: - Un po’ di curiosità non ha mai ucciso nessuno, non ti pare? -
 
- Ma quindi siamo o non siamo morti?! – La domanda di Ben, dalla voce alterata data dall’incapacità di comprensione, emerse dalla piccola folla.
 
- Si, signor Goldwasser, è solo un modo di dire. – Specificò con pazienza Michael: - Capisco perché fate così, avete passato la vostra intensa, seppur breve esistenza a infrangere le regole e per voi è un’abitudine dura a morire. Ma se volete guadagnarvi il Good Place è bene che capiate che le cose devono cambiare. -
 
- Cambiare, cambiare, io mi sono già rotta i coglioni!- Robin si accorse troppo tardi di aver infranto di nuovo la regola riguardante il linguaggio scurrile, così Michael cominciò a predicare che non avrebbe potuto tollerare ulteriori sgarri al regolamento, quando un “Ora basta!” fece voltare tutti: Blue Jean teneva una mano agganciata al fianco e un braccio teso, ad indicare Justin; un sorriso sinistro si fece largo sul volto della donna e gli altri poterono giurare di percepire un lieve rivolo gelido oltrepassare i loro corpi.
 
- Questo sarà il tuo Getsemani (2), Justin Grant! So chi sei e dimostrerò che questa non è che una pagliacciata! -
 
Ebbene il momento era giunto. Ancora una volta Blue Jean Fleetwood aveva ricordato chi fosse. I due si guardavano con attenzione, lei con il fuoco della vittoria a farle brillare lo sguardo, lui con occhi sottili e meditabondi, in attesa di schivare quel colpo che sarebbe potuto risultare fatale per il progetto al quale era stato assegnato. Ma quella volta no, non ci sarebbe riuscita; Justin aveva pensato a lungo ad una soluzione assieme a Michael ed era fermamente convinto che, se fosse rimasto quieto e impassibile, l’avrebbero sfangata.
 
- Questo è un grande fraintendimento. – Le parole uscirono dalla bocca di Justin con tono pacato, senza ansia velata a cucirne la frase.
 
- Non ci provare! Non so per quale diavolo di motivo il capo dell’ufficio del Trasporto Magico inglese si trovi con… con questo individuo qui- disse indicando Michael – a prendersi gioco di noi, ma noi pretendiamo di sapere qualcosa, subito! -
 
Fu a quel punto che l’attenzione di tutti toccò i massimi livelli; un borbottio si diffuse fra essi, ma una lieve e posata risata di Justin mise tutti a tacere.
 
- Deve essere davvero difficile accettare la propria morte, lo capisco. Così difficile che si è pronti ad attaccarsi a qualsiasi cosa, pur di dimostrare il contrario. – Justin allacciò le mani dietro la schiena, lanciò un’occhiata al cerchio di persone che si era formato intorno a lui e Blue Jean, infine tornò a fissare quest’ultima: - Inoltre nel tuo caso il destino si è preso beffa di te e ciò mi spezza il cuore, davvero. Sappi che è così, io sono Justin Grant! -
 
Un coro di stupore saltò di bocca in bocca, ma Justin alzò una mano per chiedere di nuovo la parola: - Ma non lo stesso Justin Grant che intendi tu. Io… io sono il suo trisavolo Justin Grant! Grazie al mio buon cuore, ma specialmente alla mia condotta integerrima sulla Terra… - Nel sentire quest’ultima affermazione Michael dovette sforzarsi di non roteare gli occhi al cielo - … Mi è stato concesso, una volta passato a miglior vita, di salire di livello. Per questo motivo la mia anima si è asservita al divino e mi sono fatto angelo, per lavorare al fianco di Michael. Per il resto, il caso ha voluto che il mio trisnipote mi somigli in maniera impressionante. –
 
I giovani reclusi si scambiarono occhiate; alcuni rimasero in silenzio, mentre altri annuirono e commentarono, asserendo che effettivamente come discorso non faceva una piega. Justin e Michael li avevano in pugno, ora non rimaneva che attendere la reazione di Blue Jean, la quale aveva stretto le braccia sotto il seno ed era rimasta in un silenzio contrito.
Infine, dopo un minuto buono, la donna annuì: - Ha senso. – Concluse e dentro di sé Justin gioì come un bambino alle prese col suo primo volo su una scopa.
Non avrebbero dovuto obliviare il gruppo, non quel giorno.
 
Quella stessa sera...
 
Kingsley passò ad Hermione, seduta davanti a lui nel suo ufficio, un documento che la ragazza avrebbe dovuto analizzare. Ancora una volta si era fatto molto tardi e quei due erano finiti per rimanere al Ministero fino all’ora di cena. Quando il Ministro pensava alla sua assistente, per la maggior parte del tempo era convinto che non ci potesse essere candidato migliore per ricoprire quella posizione e per ambire al suo ruolo; d’altro canto erano entrambi così stacanovisti, che ogni tanto Kingsley arrivava a pensare che forse avrebbe avuto bisogno di qualcuno un tantino più accidioso, giusto per controbilanciarlo.
Il mago passò una mano dietro al collo per rilassare la tensione della lunga giornata di lavoro, quando il suo sguardo cadde sulla finestra alla sua destra.
 
- Un gufo per te, suppongo. – Commentò Hermione ancora nel pieno delle energie; così la ragazza scattò in piedi e aprì la finestra per far entrare il rapace, quando i suoi occhi si strabuzzarono.
 
- Cosa diavolo hanno combinato a questo poverino?! -
 
Il candido barbagianni che porgeva la zampina col messaggio al Ministro, aveva a fluttuargli sulla testa una finta piccola aureola; inoltre Hermione poteva giurare di intravedere uno strano bagliore luminescente  emanarsi dalle ali.
Kingsley parve non battere ciglio, così prese il messaggio e congedò il gufo, per poi rispondere distrattamente ad Hermione mentre srotolava la pergamena: - Affari segreti del Ministero. –
 
- E quali saranno mai questi affari segreti, per conciare il barbagianni in quella maniera? -
 
il Ministro inforcò gli occhiali da lettura e poi ricordò ad Hermione che non era ancora lei il Ministro, ragion per cui non era d’obbligo che venisse a conoscenza di tutto quello che accadeva al Ministero.
Fortemente risentita ma senza possibilità di ribattere, Hermione tornò sbuffando alle sue carte, nonostante morisse dalla voglia di sapere cosa contenesse di tanto importante quel messaggio, da catturare a quel modo l’attenzione del Ministro.
 
Aggiornamento numero sei.
Tutto procede per il meglio! Oramai i nostri piccoli malviventi si sono abituati all’ambiente e mostrano già i primi segni di cambiamento. Sono fiducioso nel dirti che nel giro di poco saremo in grado di ottenere davvero ottimi risultati!
Per quanto riguarda Justin Grant, anche in questo caso mi sento di rassicurarti: si sta comportando nel migliore dei modi e sta risultando di grande aiuto per il sottoscritto. Sono sicuro che anche nel suo caso hai preso la decisione giusta.
Ora devo andare, una delle cavie ha richiesto un incontro con l’Arcangelo Michael… è tutto così divertente!
 
P.S.
Piaciuto l’outfit di Marcello il barbagianni pazzerello? Non sembra sia venuto dritto dritto dal Paradiso?
 
Michael
 
-Hermione- la richiamò Kingsley, mentre piegava la pergamena –Non fare quella faccia imbronciata. Sono certo che sapendo di cosa si tratta questa roba, saresti ben felice di non esserne messa a parte!-
 
Il mattino seguente, ore 7:00 AM
 
Un gran baccano si levò dalle stanze di Keira e Bastian, che nel giro di un paio di minuti si erano ritrovati sul corridoio, con lo sguardo spiritato e i capelli dritti. Il giorno prima non era stato loro ben chiaro perché i compagni si lamentassero delle proprie stanze, ma questo divenne ovvio a entrambi quando, alle sette del mattino, i loro sonni vennero interrotti dallo squillare feroce di una sveglia nascosta chissà dove. Sia l’uno che l’altra erano saltati in piedi, alla ricerca di quello strumento del demonio, per poi capire, purtroppo, che l’unico modo per mettere fine al suono assordante era quello di uscire dalla propria stanza e iniziare la giornata accantonando ogni forma di pigrizia.
Ebbero idea, i due poveri sfortunati, che quella sarebbe stata la loro traumatizzante condanna, che non li avrebbe risparmiati un solo singolo mattino. L’unico modo per salvarsi, era tentare di fare di tutto per passare il più velocemente possibile al Good Place.
 
 


(1) Duncan Rice è il padre di Tallulah, mitico oc di Demoiselle_Anne inserita nell'interattiva Phoenix Feather Camp di Signorina Granger. E si, è uno scrittore di romanzi erotici.
(2) Il Getsemani è il luogo in cui Gesù si ritirò a pregare dopo l'ultima cena prima di essere crocifisso.
 
Sono in un ritardo imbarazzante rispetto al mio solito? Si, è chiaro e non posso che scusarmi di questo. Mi spiace davvero, purtroppo ad unirsi alle vacanze estive, agli impegni improrogabili e al lavoro matto e disperato, ci si è messa l’ispirazione che è venuta a mancare per parecchio tempo. Detto questo eccomi qui con questo capitolo e i suoi folli protagonisti.
Questa volta ho solo una domandina per voi e vi chiedo di rispondermi quanto prima, in modo che io possa iniziare ad improntare il capitolo appena ne avrò l’occasione.
 
In quale modo il vostro oc scarica la tensione? Che ne so, ama tirare pugni ai cuscini, oppure dipinge, o pratica qualche sport?
 
Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso ancora per il ritardo! Per i superstiti che partecipano a Bastardi Senza Gloria, ci vediamo su quei lidi quanto prima.
 
Bri

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