Il figlio della Luna

di Vianne1013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 – Una mattina non proprio tranquilla. ***
Capitolo 3: *** 2 – Incubi ***
Capitolo 4: *** 3 – Una tranquilla giornata al mare? ***
Capitolo 5: *** 4-Incontri ***
Capitolo 6: *** 5- Paura… ***
Capitolo 7: *** 6- Chiedi scusa ***
Capitolo 8: *** 7- Dormi e sogna ***
Capitolo 9: *** 8- Riconciliazione ***
Capitolo 10: *** 9- Pericolo in agguato ***
Capitolo 11: *** 10- Aiutiamolo! ***
Capitolo 12: *** 11- In viaggio verso Sevan ***
Capitolo 13: *** 12-Yadranka ***
Capitolo 14: *** 13- Notte di luna piena ***
Capitolo 15: *** 14-Amanti al chiar di Luna ***
Capitolo 16: *** 15- Risvegli e turbamenti ***
Capitolo 17: *** 16- il Figlio della Luna. ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Per chi non fraintenda
narra la leggenda
di quella gitana
che pregò la luna
bianca ed alta nel ciel
mentre sorrideva
lei la supplicava
«fa che torni da me»
«tu riavrai quell'uomo
pelle scura
con il suo perdono
donna impura
però in cambio voglio
che il tuo primo figlio
venga a stare con me»
chi suo figlio immola
per non stare sola
non è degna di un re

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

Nacque a primavera
un bambino
da quel padre scuro
come il fumo
con la pelle chiara
gli occhi di laguna
come un figlio di luna
«questo è un tradimento
lui non è mio figlio
ed io no, non lo voglio»

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

II gitano folle
di dolore
colto proprio al centro
dell'onore
l'afferrò gridando
la baciò piangendo
poi la lama affondò
corse sopra al monte
col bambino in braccio
e lì lo abbandonò

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

Se la luna piena
poi diviene
è perché il bambino
dorme bene
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla.



Il suo volto guardò in alto, quel manto scuro che le abbracciava dolcemente, quei piccoli punti luminosi che illuminavano le loro notti di viaggi e avventure fantastiche, raccontate in ballate antiche e in racconti orali spesso tramandati tra la loro gente e alla fine la donna sospirò. Ormai era troppo anziana per avere paura, eppure quella notte, per la prima volta dopo tanti anni risentiva dentro di sé, quell’ansia e quella preoccupazione tipiche di chi prova il sentimento inaspettato della paura.
“Mamma Yadranka? Mamma Yadranka che hai?” le chiese un bambino dalla carnagione scura e gli occhi neri come la pece.
La donna lo guardò dolcemente, le sue dita rugose consumate dal tempo gli fecero cenno di avvicinarsi, mentre i suoi occhi grigi, nascosti da quella pelle rugosa, provata da anni vissuti, lo guardarono con dolcezza. Il bambino si avvicinò alla donna e si sedette accanto a lei.
“Non ho niente bambino mio, niente che tu debba sapere ora.” Disse la donna con voce dolce mentre stringeva a sé il piccolo fanciullo troppo maturo e troppo curioso per la sua età.
“Perché hai sospirato?” le domandò di nuovo cercando di ricevere più informazioni possibili. Ah i bambini, non si arrendono davanti a niente, pensò la donna sorridendo tra sé e sé e non potendo fare a meno di sospirare ancora.
“Perché ho un peso sul cuore, mio piccolo Stevan, un peso che mi accompagnerà per molte lune.”
“Che peso?”
“Un peso che presto si realizzerà e che provocherà tanti problemi.” Rispose la donna abbracciando con dolcezza il piccolo ometto che le stava vicino.
“Vedrai mamma Yadranka andrà tutto bene!” disse all’improvviso il ragazzo con aria decisa e un sorriso smagliante che fece svanire per un attimo tutte le preoccupazioni della donna. Yadranka prese Stevan, gli diede un bacio sulla fronte e poi lo strinse a sé, mentre i suoi occhi si rivolsero verso il cielo.
“Speriamo piccolo.. speriamo..” mormorò tra sé, continuando a guardare il cielo, mentre la sua mano sinistra raggiunse il piccolo amuleto che aveva al collo e lo strinse forte a sé.


Continua….
 

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Capitolo 2
*** 1 – Una mattina non proprio tranquilla. ***


Era una bella giornata di sole. Il cielo era limpido e l’aria calda ma non eccessivamente.
Una bambina dai lunghi capelli marrone chiaro, con riflessi rossi che risplendevano alla luce del sole, stava giocando sul terrazzo, godendosi quell’aria così calda e quel tepore così delicato.
La bambina danzava e sorrideva stringendo a sé il suo leone di peluche che aveva chiamato “Pika” e lo faceva volteggiare con sé sotto il riflettore immaginario che era il sole.
“Pika, guarda che bel sole che c’è oggi…..non ti viene voglia di ballare?????” disse ridendo la piccola, volteggiando su se stessa, mentre i dolci raggi del sole le donavano un meraviglioso calore. La piccola creatura continuò a volteggiare su se stessa ridendo e sghignazzando piena di gioia. La sua danza era semplice, le sue mosse studiate e la sua grazia era indescrivibile. I piccoli piedini si mossero seguendo le note di un maestro immaginario, mentre i suoi piccoli occhi castani si chiusero e continuarono a creare una fantasia incantata tutt’intorno.
Un castello come quello delle favole oppure una grande foresta piena di piccole luci e d’incanto, o ancora una grande radura dove tante persone sconosciute le danzavano attorno piene di allegria. La bambina adorava giocare a quel gioco, amava la potenza che avevano la sua fantasia e la sua immaginazione, era fiera della sua memoria e ad ogni occasione era sempre in grado di riportare alla sua mente, piccoli dettagli di qualche favola che le aveva raccontato la mamma. Ogni piccola cosa, poteva contribuire a creare e a migliore il suo mondo incantato.
“A Shan!” disse all’improvviso una voce femminile, riportandola alla realtà.
“Uff…” sbuffò la bambina, nel momento in cui vide le sue fantasie svanire come tanti piccoli pezzetti di ghiaccio, sotto la luce cocente del sole.
“A Shan! Sei lì? Sei sul terrazzo?” continuò imperterrita la voce.
“Si mamma sono qui.” Disse la bambina voltandosi verso la porta della cucina, dove pochi minuti dopo, apparve la figura della mamma.
“A Shan, vieni qui ho bisogno di una mano.”
“Arrivo.”
In un attimo la piccola figura corse raggiungendo il tavolo della cucina, dove c’era la sua mamma che stava preparando la cena e stava infornando qualcosa di dolce e zuccheroso che aveva l’aria di essere un biscotto.
“Uhm che buon profumo mamma, cosa stai cucinando?”
“Biscotti per tua zia e tua cugina…” le disse sorridendo, mentre la bambina le rivolse uno sguardo incuriosito.
“Vengono qui? Oggi? E come mai?”
“Per un saluto, perché fai quella faccia? Non sei contenta di vedere Harumi?”
La bambina guardò la mamma con un’espressione triste, poi il suo sguardo si spostò sulle formine per i biscotti per poi terminare sul mucchio di farina bianca di fronte a lei.
“A Shan?”
“E’ che Harumi non mi piace…”
“Come non ti piace? Ma se giocate sempre assieme.”
“Si ma.. lei dice che…” e non riuscendo a concludere la frase, il volto della bimba si rabbuiò e i suoi occhi vennero celati dall’enorme frangia marrone chiaro.
“Che?” la incalzò la mamma.
“Che sono strana…”
“E perché mai?”
“Perché mi piace danzare e immaginare mille mondi incantati… dice che questa cosa non mi aiuterà ad avere amici, anzi che rimarrò per sempre da sola.”
La donna abbozzò un sorriso complice e non riuscendo ad incrociare lo sguardo della figlia, s’inginocchiò davanti a lei, per poi alzarle delicatamente il mento, incontrando così quei grandi occhi castani pieni di lacrime.
“Tu non sei strana, tu sei speciale… e sei piena di vita, dolce, allegra e solare.. e vedrai che presto troverai degli amici con cui ridere, scherzare e condividere la tua vita, ok piccola?”
Quando la bimba incontrò il sorriso dolce e pieno di fiducia della mamma, le sue preoccupazioni svanirono e sul suo volto comparve un fiero sorriso pieno di gioia.
“Ok mamma.”
“Bene allora coraggio aiutami.” Disse la donna, dopo averle scombinato affettuosamente i capelli.
“Si.” Disse raggiante la piccina, mentre si metteva sulle spalle il suo leone di pezza e si apprestava a seguire la mamma durante i preparativi per il the. In un attimo tutto fu pronto.
Il grande tavolo del salone venne preparato per accogliere le prossime ospiti in arrivo. La teiera venne appoggiata ancora fumante sul vassoio, mentre un odore dolce e zuccheroso di biscotti appena fatti, aleggiava nell’aria e lo stomaco di Shan In, ne reclamava un assaggio. In quei pochi attimi che la separavano dall’incontro con la zia e la cuginetta Harumi, Shan In si perse nei suoi pensieri. Il papà era sempre fuori in quei giorni e lei rimaneva sempre a casa con la mamma, forse era solo un’impressione, ma a lei sembrava che la mamma e il papà avessero qualche cosa di strano. La mamma era sempre sola a casa e quando il papà rincasava, non c’erano esclamazioni di gioia o cose simili, solo un freddo ciao e un abbraccio leggermente accennato. Papà era sempre di cattivo umore e ogni sera si rinchiudeva nel poligono di casa e passava la notte a sparare. Di certo non poteva esserne sicura, ma qualche volta le era sembrato di sentirli gridare e a volte aveva visto la mamma in preda a delle crisi di pianto. Chissà se era solo una sua impressione?
I suoi pensieri vennero interrotti da un improvviso suono, stridulo e assordante, il campanello di casa. Le loro ospiti erano arrivate e la mamma si era precipitata ad accoglierle con una grande espressione di gioia.
“Hitomi, Harumi! Che bello vedervi!” disse la padrona di casa abbracciando prima la donna di fronte a lei e poi concentrandosi sulla bambina al suo fianco.
“Kaori è un piacere rivederti!” disse Hitomi sorridendo mentre osservava la figlia abbracciare la sua amica.
“Anche per me, ma venite, entrate e accomodatevi. A Shan, vieni, zia Hitomi e Harumi sono arrivate.” Disse la rossa, mentre faceva cenno alla figlia di raggiungerle.
“Shan In! Ma che bello rivederti, lo sai che sei diventata proprio una bella signorina?” disse la bruna mentre stringeva a sé, la piccola bambina che ricambiava di buon grado quella dimostrazione d’affetto.
“Ciao zia, indovina un po’? Mamma e papà mi hanno regalato un leone di peluche, eccolo, si chiama Pika.” Disse la piccina, mostrando con fierezza alla donna, il suo nuovo compagno di giochi.
“Oh ma che bel leoncino, piacere Pika.” Disse Hitomi sorridendo visibilmente e stringendo amichevolmente la zampa di Pika. “Ma dimmi un po’ come se la passa la mia fantastica nipotona?”
“Tutto bene zia, tutto bene.”
“Benissimo, allora vieni andiamoci a prendere il the che ha fatto la tua mamma e rilassiamoci un po’.” Disse la donna che seguita dalla sua bambina, si sedette sul divano e iniziò a conversare con Kaori.
“Beh? Allora che mi dici?”
“Eh qui è tutto come al solito. Il lavoro come City Hunter è sempre più impegnativo, quando non sono a casa, sono con Ryo e lo aiuto come sua assistente, ma da quando è nata Shan In, lui ha preferito che io rimanessi fuori da quella vita. Ogni volta che c’è un caso, magari chiede aiuto o a Mick o a Umi, mentre io bado alla casa e a lei. Però per il resto non ci possiamo lamentare. Tu invece cosa mi racconti?”
“Mah alla fine neanche io ho tante novità. Toshio è riuscito a trovare un lavoro come poliziotto, mentre io e Harumi passiamo molto tempo a casa oppure quando capita, andiamo al bar dalle mie sorelle.”
“Un bar? Dai, avete messo un bar anche lì?” disse Kaori sorridendo.
“Oh si certo, lo sai com’è fatta Rui. La vita da donna di casa non è per lei perciò abbiamo deciso di riaprire un bar, sempre con lo stesso nome… “
“Andrà a finire che tutti i clienti che da qui partono per venire in America, vi chiederanno se c’è una sorta di legame.” Disse la sweeper ridendo fragorosamente.
“Tu ci scherzi… non passa giorno che qualcuno di loro, non chiami o passi per sapere se il Cat’s Eye americano è come quello giapponese.” Rispose Hitomi ridendo a sua volta.
“Ma dimmi e le tue sorelle come stanno?”
“Rui ha iniziato una specie di storia con un uomo leggermente più grande di lei e sembra che le cose vadano a gonfie vele. Ai e il suo ragazzo si sentono e si scrivono regolarmente, in effetti l’ultima volta si è beccata una sgridata che non finiva più. Non so quanto abbiamo speso di telefono a causa di queste continue chiamate intercontinentali tra l’America e il Giappone.” Disse la donna sorridendo leggermente. “Per quanto mi riguarda, sono finalmente guarita dalla meningite che mi colpì quasi due anni fa e ora ricordo perfettamente ogni cosa.”
“Ah si? E Toshio lo sa?”
“Si certo, gliel’ho detto appena me ne sono accorta. Lo sanno anche Rui e Ai, ma abbiamo deciso di metterci tutti una pietra sopra e di ricominciare da capo. Cat’s Eye esisterà solo in forma di nome di un bar, nessuno saprà mai che fine fecero i fantomatici ladri che portavano questo nome. E tu invece cosa mi racconti? Ti vedo leggermente stanca e triste, è successo qualcosa?” le chiese la donna, osservandola con uno sguardo pieno di decisione misto a preoccupazione.
La sweeper non disse una parola, si limitò ad osservare la sua amica per qualche minuto, rivolgendole uno sguardo pieno di tristezza e di disperazione, poi cercando di far finta di nulla, si rivolse alla figlia con tono dolce.
“A Shan perché non mostri ad Harumi la tua bella stanza?”
“Ma mamma, Harumi l’ha già vista.”
“Non lo capisci che vogliono stare sole? Su forza pulce andiamocene.” Disse con tono deciso Harumi, lasciando a bocca aperta sia Kaori che Hitomi che prima si rivolsero uno sguardo sconcertato, poi iniziarono a ridere fragorosamente. Quando finalmente le bambine si furono allontanate, la donna continuò il suo interrogatorio e disse “Kaori cosa sta succedendo? Guarda che io non me la bevo la frottola di Ryo super impegnato che non c’è mai e che non può badare a sua figlia… ho visto con che aria mi hai detto questa cosa ed è per questo che non ci credo.. qual è la verità?”
La sweeper rimase in silenzio per un attimo, il suo respiro si fece affranto, disperato,affannato, mentre le sue mani prese dal nervoso, iniziarono a martoriare il piccolo fazzoletto nelle sue mani, che in pochi attimi venne fatto in tanti piccoli pezzetti. Istintivamente la donna abbassò lo sguardo e con aria triste iniziò a parlare.
“ Io e Ryo abbiamo qualche problema… stiamo attraversando un momento di crisi e francamente non so a cosa sia dovuto. Mi parla a stento, mi fa sentire strana, non si confida più con me e vorrei tanto sapere il perché.”
“Hai paura che ci sia un’altra donna?” chiese la donna senza riserve.
Il volto di Kaori sbiancò all’improvviso, il suo corpo s’irrigidì con la velocità di un fulmine e il suo respiro iniziò ad accelerare diventando affannato e affaticato. Con grande difficoltà alzò lo sguardo verso la sua amica, i suoi occhi castani erano diventati ancora più tristi e in pochi secondi si riempirono di lacrime.
“Francamente spero di no.” Si limitò a rispondere mentre due piccole calde lacrime le rigarono il volto.
“Ahhh no Kaori non fare così, ti chiedo scusa, è solo che mi sembrava l’unico modo per chiedertelo. Oddio ti prego smettila di piangere!” disse all’improvviso Hitomi, visibilmente imbarazzata, agitando affannosamente le braccia come a voler cancellare le parole appena pronunciate.
Passarono alcuni minuti imbarazzanti, in cui Hitomi cercò in tutti i modi di non far trasparire il suo nervosismo e di riuscire a calmare Kaori, ma rendendosi conto che la situazione non accennava a migliorare, si alzò e si andò a sedere di fianco all’amica, abbracciandola forte.
“Su su, non fare così, vedrai che le cose si sistemeranno.”
“Ne sei sicura?” le domandò la sweeper con gli occhi rossi per le lacrime.
“Certo, secondo me vi serve molto riposo.. anzi… ho un’idea!” disse la bruna iniziando a battere le mani, con un’espressione raggiante sul volto. Senza attendere la domanda di Kaori, si alzò di scatto e iniziò a parlare forsennatamente, senza lasciare tempo all’amica di pensare o realizzare alcunché.
“Io e Toshio avevamo pensato di prenderci qualche giorno di vacanza, è tanto che non passiamo un po’ di tempo in Giappone e volevamo andare ad Hokkaido a prendere un po’ di sole. E’ stata una decisione presa così, ma se voi volete, potete venire con noi, ad Harumi non dispiacerà di avere una compagna di giochi. Che ne pensi?”
La sweeper rimase momentaneamente di sasso. Una vacanza? Un attimo di respiro dal tram tram quotidiano? Perché no? E poi forse Hitomi aveva ragione, forse quello che la separava da Ryo era proprio tutto lo stress accumulato a causa di tutti quegli eventi improvvisi, la nascita di Shan In, il dover aumentare l’attenzione e la concentrazione durante il lavoro e poi i pianti notturni, gli incubi, alla fine anche lei non era più una ragazzina e certi ritmi le facevano accusare la stanchezza più del previsto. Forse era la cosa giusta da fare? O forse no? E poi.. cosa ne avrebbe pensato Ryo a riguardo? Mille domande che le si affollarono nella mente e che le fecero per un attimo girare la testa. Lei stessa non sapeva cosa dire né cosa pensare.. era Ryo che doveva decidere, non lei.
Il rumore della serratura della porta la fece trasalire e in un attimo la figura del suo compagno apparve sulla soglia della porta. Lupus in fabula proprio, parli del diavolo e spuntano le corna.
Lo sweeper rimase all’inizio sorpreso di vedere Hitomi in casa loro, ma poi quando lei lo accolse raggiante abbracciandolo forte, la sua corazza di ferro e la sua espressione fredda si tramutarono in calore che gli fece ricambiare la gentilezza.
“Ryo! Che piacere vederti come stai?” trillò Hitomi molto felice di vederlo.
“Ciao Hitomi, io sto bene e tu? Toshio? Le tue sorelle? Come mai sei tornata qui?”
“Stanno tutti bene, ogni tanto mi chiedono di voi e vi salutano sempre con tanto affetto. Capiti proprio a proposito, stavo appunto dicendo a Kaori, che io e Toshio abbiamo intenzione di andarcene qualche giorno al mare, ad Hokkaido. Sicuramente per Harumi sarebbe molto più divertente avere una compagna di giochi con cui stare, pertanto ti volevo chiedere, che ne dici se vi uniste anche voi?” disse la donna mostrando allo sweeper un sorriso a cinquantaquattro denti, nella speranza che la cosa riuscisse a convincerlo. Lo sguardo di Ryo divenne prima pensieroso ed infine freddo come il ghiaccio. I suoi occhi neri divennero profondi, scuri come la notte, impenetrabili e infine irraggiungibili. Passò qualche minuto, in cui il cuore di Kaori iniziò a fare grandi salti nel suo petto, mentre il nervosismo le percorreva indisturbato tutto il corpo e la sua paura più grande iniziava a fare capolino all’improvviso. Quando l’uomo alzò la testa, le rivolse uno sguardo incomprensibile che però le provocò piccoli e taglienti brividi in tutto il corpo, il respiro le si fermò in gola e la paura che lui potesse nasconderle qualcosa la fece spaventare a morte.
“Non lo so Hitomi, A Shan è troppo piccola per venire da sola con voi, sarebbe meglio che venisse accompagnata da Kaori.” Disse con un tono pacato e distaccato.
“Ma no Ryo vieni anche tu.”
“E perché mai? Io ho tante cose da fare qui e…”
“Ah no! Stavolta non m’incanti, non ti sei fatto mai vivo, non hai mai chiamato e quando è nata Shan In l’ho dovuto scoprire da Kaori, se avessi aspettato te sarei morta! Perciò mi devi questa vacanza!” disse la bruna guardandolo con aria decisa, con le mani posate sui fianchi e assumendo la tipica espressione di chi non aveva alcuna intenzione di cedere. In quattro e quattr’otto, Hitomi aveva messo k.o. il famoso sweeper numero 1 in Giappone, lo aveva vinto sulla velocità di esprimere i fatti e sulla loro attendibilità, che come un macigno si abbatté con violenza sul capo del pover’uomo. Lo sweeper rivolse uno sguardo pieno di sconforto a quella donna che si ergeva fiera e cocciuta come non mai di fronte a lui e lanciò un sospiro di sconfitta.
Stava quasi per arrendersi completamente quando le due piccole bambine fecero capolino nel salone e la più piccola tra le due corse a perdifiato, buttandosi tra le braccia del papà.
“Papinoooo!” urlò Shan In, mentre Ryo la prendeva amorevolmente in braccio e la stringeva forte a sé, sorridendo lievemente. Quei piccoli momenti di rara felicità aiutavano Kaori a sopportare l’ansia e lo stress di quel periodo. Era raro vedere l’uomo così felice, soprattutto quando era con lei, perciò quando riusciva a scorgere quel barlume di felicità nei suoi occhi, non poteva non sentire quel calore che le avvolgeva il cuore e le faceva sperare in un futuro sempre radioso.
“Allora hai fatto la brava?” le chiese Ryo posandola a terra vicino a lui.
“Si certo come sempre.”
“Bene… sei una brava bambina.” Le disse l’uomo accarezzandole dolcemente la testa, mentre i suoi occhi si spostavano dal volto di sua figlia a quello della sua compagna. Kaori aveva un’espressione felice e deliziata che per un attimo gli fece dimenticare ogni suo pensiero. La sweeper incrociò per un attimo il suo sguardo, i suoi occhi grandi e castani s’immersero per un attimo in quelle pozze nere e profonde che da sempre l’avevano guardata con una dolcezza indescrivibile e per poco non le mancò il respiro. Da quanto tempo non la guardava con la stessa dolcezza e lo stesso desiderio nascosto di prima? Da quanto tempo le sue mani ruvide e callose non la sfioravano con dolcezza, facendole urlare il suo nome? Troppo…e il suo cuore voleva solo tornare indietro a quel tempo tanto felice quanto remoto.
“Papà…” disse Shan In richiamando all’improvviso la sua attenzione e cercando d’incrociare il suo sguardo.
“Si?” rispose Ryo mentre il suo sguardo si spostava dal volto della sua compagna a quello eccitato e pieno di aspettative della figlia.
“Harumi mi ha detto che lei e la sua famiglia vanno al mare, ad Hokkaido… “
“Si è vero me lo stava dicendo prima sua mamma.”
“Andiamo anche noi?” gli domandò all’improvviso la bambina, guardandolo con quegli occhi grandi e profondi, identici a quelli di sua madre e pieni di speranza e di sogni.
“Certo tesoro!”
“Davvero???” esclamò Shan In lanciando in aria il povero pupazzo di peluche che teneva tra le mani e andandosi a buttare tra le braccia del padre.
“Si, tu e la mamma andrete con loro.” Disse Ryo con decisione, sorridendo con dolcezza e terminando la frase di prima.
Ci fu qualcosa di quelle parole che non fece piacere ad A Shan, perché in pochi attimi quell’espressione piena di felicità e quella gioia incontenibile lasciarono spazio ad un musino arrabbiato che era sul punto di piangere. Ryo la guardò stupito non riuscendo a capire cosa le stesse succedendo, lo stesso fece Kaori, che nel frattempo si era alzata dal suo posto e aveva raggiunto il compagno e la figlia, colpita da quel cambiamento di espressione. La sweeper si inginocchiò vicino al suo compagno e guardò dritto negli occhi della figlia, che rimaneva immobile con le gambe divaricate, il volto corrugato e le braccia incrociate sul petto.
“A Shan che succede? Qualcosa non va?” le chiese la donna, accarezzandole dolcemente la spalla. Al sentire quel contatto la bambina si divincolò con disprezzo e continuò imperterrita a guardarli con l’aria imbronciata. Kaori rimase stupita da quel comportamento così strano della figlia, Shan In non si era mai comportata così, eppure qualcosa le diceva che c’era una spiegazione a tutto quello.
“A Shan smettila di fare così e rispondi a tua madre!” disse all’improvviso Ryo, irrigidendosi per quella situazione alquanto spiacevole e poco felice. La sua mano afferrò il braccio della piccola ed era sul punto di strattonarlo, quando Kaori glielo impedì, afferrandolo delicatamente per il volto e forzandolo a guardarla in viso.
“No Ryo, non farlo.” Lo implorò con dolcezza, scavandogli un buco nel cuore. L’uomo guardò la donna con paura e sgomento, la sua gola era arida, le parole gli morirono in gola e il suo cuore perse un battito, stava per strattonare violentemente la sua bambina, ma che diavolo gli era preso? Da quando era diventato un padre violento e burbero? Quella situazione lo stava facendo morire, pensieri che si affollavano nella sua mente, sogni e incubi a cadenza regolare e ora questo, ma che diavolo stava succedendo?
“A Shan ti prego rispondi…” la implorò la mamma cercando di scardinare quella barriera silenziosa che la piccola aveva appena eretto davanti ai suoi genitori e che non aveva alcuna intenzione di far cadere tanto facilmente. “A Shan per favore…”
Finalmente sembrava esserci qualche spiraglio di luce in quegli occhi tanto grandi quanto arrabbiati, che avevano rivolto ai due sweeper uno sguardo pieno di rabbia incontrollabile, ma che ora sembravano essere più calmi e sereni. Shan In guardò i suoi genitori, osservò per qualche secondo i loro volti, le loro espressioni che tradivano le loro paure e alla fine abbozzò ad un leggero sorriso di pace.
“A Shan che succede?” riprovò a chiederle Ryo mentre il suo cuore riprendeva a battere normalmente e il suo respiro ritornava quello di prima. La bambina gli rivolse uno sguardo sereno e sul suo volto si accennò un piccolo sorriso pieno di dolcezza che gli scaldò il cuore riempiendolo d’amore.
“Papà dobbiamo andare tutti assieme ad Hokkaido, promettilo!” disse infine la piccola, mostrandosi decisa e sicura e non avendo alcuna intenzione di cedere. Quando Kaori vide sua figlia così decisa e testarda non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sotto lo sguardo stupefatto e sconvolto dei presenti. Passarono alcuni minuti in cui la sweeper continuava a ridere a crepapelle mentre sua figlia, il suo compagno e le sue amiche continuavano a guardarla con un’aria stupita, piena di curiosità. Quando finalmente riuscì a calmarsi e ad asciugarsi le lacrime che erano comparse sul suo volto, la donna si schiarì la voce e disse “Scusate, ma non ho potuto fare a meno di notare che Shan In è la copia esatta di suo padre. Anche Ryo è così deciso e testardo quando si mette in testa una cosa.. e io non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere.”
Al sentire quelle parole anche la piccola Shan In scoppiò a ridere fragorosamente, seguita di nuovo dalla sua mamma, mentre il papà rivolse loro uno sguardo strano e pieno di interrogativi.
“Mi volete spiegare che succede?”
“Tu e tua figlia siete identici.” Gli disse Kaori mentre provava, anche se fallendo miseramente, a calmare le sue risa e ad asciugarsi di nuovo gli occhi pieni di lacrime.
“Ovvio sono suo padre,qualcosa da me dovrà pur aver preso no?” le disse rimanendo freddo e impassibile e facendole pertanto svanire quel bel sorriso che si era formato sul suo volto. Al vedere quello sguardo pieno di freddezza, la donna si ammutolì e senza dire una parola si alzò recandosi in cucina.
“Kaori dove vai?” le domandò Hitomi, non capendo il comportamento dell’amica. La sweeper, al sentire quelle parole si immobilizzò all’istante, il suo cuore iniziò a battere forte e il suo voltò sbianco per il nervoso. Nonostante avesse tanto voluto scoppiare a piangere, accasciarsi su se stessa e urlare a Ryo che era stanca del suo atteggiamento freddo e doloroso, la donna soffocò con fatica il dolore nel suo cuore e facendo finta di nulla rispose serenamente alla domanda della donna.
“Devo andare a preparare la cena, ormai è tardi. Scusatemi…”
Lo disse con un tono pacato, monotono, troppo basso e impercettibile per una persona come Kaori e lei lo sapeva bene. Dopo tutti quegli anni aveva imparato a conoscerla, a leggere oltre le righe e le parole che spesso lei diceva per convenienza e in quell’istante era certa che qualcosa non andava, ma che allo stesso tempo, la sua amica non volesse parlarne. Senza proferire parola, Kaori svanì tra le mura della cucina lasciando Hitomi e Ryo alle prese con Harumi e Shan In.
“Zia Hitomi…”
“Si piccola?” rispose la donna, inginocchiandosi di fronte ad A Shan e sorridendole dolcemente.
“Fai qualcosa.. papà non vuole venire con noi.” Disse la piccola con un’espressione triste e la testa bassa, come a voler nascondere le piccole e ribelli lacrime che si stavano affacciando sul suo piccolo viso.
“Oh ma il tuo papino verrà con noi, non sarebbe da lui darti una delusione così grande, non è così Ryo?”
Eccola, la sfida era lanciata, Hitomi aveva capito che qualcosa non andava, che c’era qualche problema tra lui e Kaori e gli stava chiaramente dicendo che non avrebbe lasciato cadere la cosa. Lo sweeper, facendo attenzione a non farsi vedere dalla figlia, la guardò in cagnesco e accennò ad un ghigno malefico in risposta a quella domanda.
“Non è così Ryo?” ripetè ancora una volta la donna, lanciandogli un’occhiata piena di risentimento e di rabbia. Hitomi adorava Shan In e voleva bene a Kaori e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarle, i suoi occhi non mentivano, il messaggio era chiaro, fai qualcosa di storto e te la vedrai con me.
L’uomo guardò attentamente la donna negli occhi e cercando di non farsi sopraffare dalla rabbia rispose “Si certo che verrò anche io.”
“Bene, hai visto tesoro? Partirete con noi.” Le disse sorridendo Hitomi, per poi venir travolta da un gioioso abbraccio da parte della piccola. Shan In non stava più nella pelle, voleva partire, vedere il mare ed era felice di avere finalmente l’occasione di stare con il suo papà e la sua mamma. La donna era felice di poter aiutare la sua piccola nipotina acquisita e la sua amica Kaori a tornare ad essere felici ed era molto fiera di essere quasi riuscita nel suo intento.
Anche se a malincuore, la donna si separò dalle caldi braccia della piccina e alla fine dopo aver salutato tutta la famiglia, si apprestò a lasciare la casa.
“Mi raccomando, si parte domani mattina presto e non voglio sentire storie, capito Ryo?” disse la donna salutandolo con un sorriso pieno di orgoglio, per via della sua vittoria su di lui. L’uomo accennò ad un sorriso amaro e si limitò solo ad annuire senza proferire parola. La piccola Harumi salutò Kaori e Shan In e poi abbracciò dolcemente lo sweeper che ricambiò il suo gesto senza alcuna riserva, ma donandole uno degli abbracci più dolci che potesse mai darle e alla fine sia lei che Hitomi se ne andarono lasciandoli soli con la loro bambina.
“Papà vieni a guardare con me il tramonto?” gli domandò Shan In con gli occhi pieni di trepidazione.
“Dammi un minuto e ti raggiungo ok? Tu intanto avviati che io devo parlare con la mamma.” Rispose l’uomo accarezzando dolcemente la testa della figlia e perdendosi nel guardarla correre verso la finestra. Quando Kaori sentì la sua presenza dietro di sé, si voltò di scatto incontrando due pozze nere pronte a scrutarla e a carpire ogni singola bugia dai suoi occhi.
“Cos’hai raccontato a Hitomi?” le domandò senza tante cerimonie. Il suo tono era duro, freddo, tagliente come una lama posizionata a pochi centimetri dal suo collo, l’aria era nevrotica da dare quasi alla pazzia, l’uomo era di fronte a lei, le bloccava ogni via d’uscita dalla cucina e dai suoi occhi, Kaori riuscì a capire che lui non aveva alcuna intenzione di far cadere la questione.
“N-niente, Hitomi mi ha visto triste e così…” cercò di dire lei, ma le parole le morirono in gola, quando vide Ryo avvicinarsi sempre di più e afferrarla per un polso con tanta di quella forza da farle paura.
“Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, per stavolta passa, ma la prossima incontrerai la mia ira…” le sibilò a pochi centimetri dalle labbra. Non era questo quello che Kaori desiderava, lei voleva un bacio, una carezza, un abbraccio, che puntualmente erano mesi che non arrivavano mai, che puntualmente lui le negava quasi costantemente e tutta quella situazione la stava facendo impazzire dalla disperazione.
La forza con cui Ryo le stringeva il polso la stava riportando alla realtà, la carne le stava facendo male, quello sguardo così freddo e glaciale le stava scavando una voragine nel cuore, quell’uomo che in quel momento le stava di fronte non le sembrava più quello che aveva imparato ad amare negli anni, ma solo una persona che aveva iniziato ad odiarla senza un motivo valido. Kaori gemette nel sentire le dita callose dell’uomo stringerle con foga il polso, mentre i suoi occhi lo supplicarono disperatamente di lasciarla andare, lei non sapeva quale fosse la sua colpa, ma doveva essere grande per indurlo a trattarla così. Quando Ryo si accorse del livido che si stava formando sulla pelle della compagna, la lasciò immediatamente, domandandosi per quale motivo si stesse comportando così. Si guardarono per qualche istante, i loro occhi s’incrociarono più e più volte in quei piccoli momenti che in realtà sembravano interminabili istanti, si scrutarono a fondo, cercando di capire se quella fosse la realtà o la finzione e poi Ryo, senza aggiungere altro, si allontanò per raggiungere la sua bambina che lo stava aspettando sul balcone.
Il sole era ancora alto nel cielo, i suoi raggi erano caldi e pieni di tepore, in grado di riscaldare tutti i cuori… tutti eccetto uno, quello rotto e distrutto di Kaori.

Continua…..

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Capitolo 3
*** 2 – Incubi ***


Stava correndo, non sapeva dove né quando, né perché. Correva, correva a perdifiato, nel buio di una notte surreale, di un posto sconosciuto e con dentro una brutta sensazione di paura. I suoi occhi erano sbarrati, i suoi sensi di sweeper sempre all’erta, in quel momento, erano confusi e stranamente inutili. Ma dove si trovava? Cos’era quel posto? Cos’era quella sensazione di paura e di terrore? Perché il suo cuore batteva così forte? E cosa più importante, perché aveva così tanta paura?
Il buio lo circondò senza alcun preavviso, il suo cuore batteva forsennatamente, i suoi occhi cercavano di scorgere qualunque cosa lo potesse aiutare a capire dove fosse, ma ovunque c’era solo quella coltre scura piena di misteri. Noncurante di tutto ciò, Ryo continuò a correre, come un pazzo in balia di un sogno, come un eroe nel tentativo di salvare qualcuno, forse l’Universo stess,o eppure sembrava che il suo tempo e il suo spazio fossero fermi in quel singolo momento. I suoi sensi erano addormentati, i suoi occhi persi in quel posto senza un perché e la sua mente era confusa e spaventata come mai prima d’ora.
Istintivamente si fermò in un punto non ben definito, si portò una mano sulla fronte e cercò di ragionare anche se niente in quel momento riuscisse a rassicurarlo sulla sua possibilità di capirci qualcosa. Si guardò di nuovo attorno e poi all’improvviso ecco che il paesaggio cambiò e lui si ritrovò in un posto che conosceva benissimo: lui era in un cimitero.
La pallida luce del sole lo colpì in piena fronte, mentre un leggero e fresco venticello gli sfiorò i capelli ribelli che gli ricadevano sull’ampia fronte corrugata. I suoi occhi si concentrarono sulle lapidi tutte intorno a lui, di un tenue e malinconico colore grigio chiaro e dalle scritte chiaramente leggibili e incise sulle pietre tombali.
C’era tanto silenzio e tanta tristezza, il mondo attorno a lui sembrava essere strano e decisamente irreale. Immobile e perfetto, come se fosse finito dentro ad una fotografia stampata in bianco e nero e l’unico essere vivente in quel posto fosse lui. L’ansia ritornò più forte e potente di prima, i suoi occhi si spalancarono ancora e il cuore ricominciò a battergli forsennatamente nel petto. Cosa diavolo stava succedendo? Perché quella sensazione ancora? Perché di nuovo quel presentimento di qualcosa di brutto che stava per accadere?
I suoi occhi osservarono con decisione il panorama che lo stava circondando, era così tetro e così triste da lasciarlo per un attimo sbigottito. Cosa diavolo ci stava a fare lì? Perché era in quel posto? Lui non si ricordava affatto come ci fosse arrivato. Si ricordava di essere andato al letto, di aver spento la luce e di essersi addormentato dopo pochi minuti.. ed ora.. perché ora lui si trovava lì? Come ci era arrivato? Chi ce l’aveva portato?
E se fosse stato un sogno? Chi glielo poteva assicurare? Era solo in quel mondo strano, immerso in chissà quale strana dimensione, disperso nel tempo.. ma cosa stava dicendo? Lui non aveva mai creduto alle dimensioni parallele, alle reincarnazioni, a quelle idiozie new age in cui dicono che il karma è la legge che regola ogni cosa… eppure non c’era niente che potesse spiegare quella situazione, niente di niente, solo un dubbio o forse un incubo.
Il suo sguardo si alzò in alto verso il cielo, quel sole così strano e così assurdamente chiaro da sembrare finto, lo attirava, lo faceva pensare, riflettere e strano a dirsi, riusciva nell’intento di rilassarlo. Il respiro si calmò all’improvviso, il cuore smise di correre la maratona dentro il petto e la sua mente iniziò a svuotarsi dei mille pensieri che gli si stavano affollando in testa e l’unica cosa che provava in quel momento era solo: PAURA.
Sotto i suoi occhi scrutatori, il sole venne oscurato da un’ombra nera, mentre l’ombra di un’eclissi si faceva strada davanti a lui. L’uomo rimase per qualche minuto con lo sguardo rivolto verso l’alto, non capendo cosa stesse succedendo e non riuscendo nemmeno a muoversi. Il suo cuore gli diceva che stava per accadere qualcosa… qualcosa di brutto e che lui ne avrebbe fatto le spese.
“Ed è proprio così…” disse una voce familiare dietro di lui.
Quando Ryo si voltò rimase sbigottito, il suo socio, il suo unico amico, che considerava come un fratello, l’unica persona della quale si era fidato ciecamente nella sua vita, esclusa Kaori, il suo compagno che aveva perso anni fa a causa della vendetta dell’Union Teope era di fronte a lui, in carne e ossa e lo guardava con un triste sorriso sulle labbra.
“Hide????” esclamò lui con un’aria stupita quasi terrorizzata.
“Proprio io, chi ti aspettavi una bella ragazza in un costume da bagno succinto?” domandò il socio osservandolo a fondo per capire quale sarebbe stata la sua risposta.
“Ovviamente .. ma cosa ci fai qui?… Tu sei morto o sono io che sono impazzito?”
“Mi piacerebbe tanto risponderti con la seconda opzione, ma purtroppo devo accendere la prima. Si sono morto e no non sei impazzito e noi siamo in un tuo sogno.” Disse l’uomo con decisione, mentre ripeteva di fronte al suo amico, uno dei suoi tanti gesti abituali, quello di togliersi gli occhiali e di pulirli con un panno che teneva sempre in tasca. Ryo guardò quel gesto così nostalgicamente familiare e per un attimo respirò quell’aria di passato e di ricordi che gli veniva concessa all’improvviso.
“Perché siamo qui?”
“Perché devi sapere cosa sta accadendo.” Gli rispose l’amico guardandolo direttamente negli occhi.
“Cosa..”
“Sono in pericolo.. e devi essere pronto ad agire, devi proteggerle, devi impedire che l’eclissi di sole si completi.”
“Ma che vuol dire? Chi è in pericolo? Che sta per accadere?”
“Loro sono in pericolo…”
“Loro chi?” gli domandò con foga Ryo, mentre sentiva la testa scoppiargli per le troppe domande che sentiva dentro la mente e per la paura che gli stava attraversando il cuore in quel momento. Chi era in pericolo? Loro? Ma chi? Shan In? Kaori? Chi?
Le domande erano tante, troppe per riuscire a capire quali fossero e cosa dicessero, la sua logica era andata a farsi benedire, tutte le sue difese razionali erano svanite e ora rimanevano soltanto lui e il suo istinto. Senza pensare, Ryo si scagliò contro il suo eterno amico, lo afferrò per il bavero dell’impermeabile e lo affrontò a brutto muso.
“Parla! Dimmi che diavolo sta succedendo!” gli urlò contro non riuscendo più a controllarsi e lo guardò in cagnesco considerandolo l’unico responsabile ma innocente di quella situazione.
Hideyuki si limitò a guardarlo con aria calma e tranquilla e la sua espressione rimase impassibile di fronte a quell’attacco tanto animale quanto inopportuno.
“Prima di tutto calmati e ricomponiti, non intendo parlare con un buzzurro che si mette ad urlare come un pazzo e che mi tratta in questo modo barbaro! Secondo, hai assunto quest’atteggiamento anche con mia sorella vero? Guarda che ti tengo d’occhio!” gli rispose l’uomo sempre rimanendo impassibile.
Al sentire quelle parole Ryo si gelò all’improvviso, le immagini di lui che afferra il polso della donna, che lo stritola e che rischia anche di strattonare violentemente la figlia gli ritornarono in mente con la forza e la potenza distruttiva di un maremoto e lo costrinsero a ritornare in sé e allontanarsi dal suo amico.
“Perché la tratti così? Ti rendi conto che così la perderai?”
“Non sono affari tuoi Hide! Quello che c’è tra me e Kaori non sono affari né tuoi né di nessun’altro!” rispose lo sweeper con aria decisa e guardandolo in maniera sprezzante.
“Fai come vuoi, ma ricorda che se continui così rischierai di perderla.”
“Hide! Smettiamola con questa storia! Voglio sapere chi è in pericolo!” urlò Ryo fuori di sé, mentre sentiva la rabbia e il nervosismo salire alle stelle e mangiarlo vivo.
Hideyuki se lo guardò con un’aria impassibile, quasi compassionevole, poi scosse la testa come a far capire che era una causa persa e alla fine aprendo di nuovo gli occhi disse “Basta che ti guardi intorno e capirai!” E detto questo svanì senza lasciare traccia.
“Hide! Dove vai??? Torna qui!”
“Neanche per sogno!”
“Torna qui! Devi dirmi che sta per succedere!”
“Scoprilo da solo! Non sei più un ragazzino, devi imparare a cavartela da solo!”
“Smettila di prendermi in giro!”
“Non ti sto prendendo in giro, se ti guardi attorno scoprirai di cosa sto parlando!”
“Hide?!? Hide! Hideyuki!!!!”urlò alla fine Ryo in preda allo sconforto, mentre la sua mente continuava a domandarsi il perché e il per come di tutta quella situazione.
Le sue urla furono vane, nonostante cercasse in tutti i modi di chiamarlo, il suo amico di sempre non si fece più vedere e lo sweeper rimase da solo, in un grande cimitero buio a cercare di capire cosa volessero dire le parole dell’uomo. Il rumore dei suoi pensieri riecheggiava per tutto il posto, riusciva chiaramente a sentire le domande ridondare dentro al suo cervello e le risposte svanire in un attimo. Istintivamente iniziò a camminare nella speranza di trovare un qualcosa, una traccia, un indizio, una qualunque cosa che lo potesse aiutare a risolvere quell’enigma.
Stava ancora percorrendo la strada che costeggiava le tombe più in alto, quando una risata cristallina e familiare raggiunse le sue orecchie e lo destò dai suoi pensieri, attirando la sua attenzione. Immediatamente Ryo cominciò a correre attraverso quel labirinto di pietra e cercò di raggiungere disperatamente il suono di quella voce. I suoi sensi non riuscirono ad aiutarlo, quel suono era come un eco che ridondava trasportato dal vento. Una volta a destra, un secondo dopo a sinistra, per la prima volta nella sua vita Ryo non riusciva a capire da dove provenisse quella voce e quelle risa così delicate.
Il tempo sembrava scorrere all’infinito, ovunque si girasse il paesaggio non cambiava mai, ma rimaneva sempre lo stesso. Sempre tombe, sempre le stesse, sempre gli stessi alberi, sempre lo stesso panorama e gli stessi paesaggi, nonostante tutti i suoi sforzi, lo sweeper non si era spostato minimamente dal posto in cui si trovava prima e qualunque direzione prendesse o spostamento facesse, si ritrovava sempre nello stesso punto. Era prigioniero in una bolla invisibile che non gli permetteva di muoversi!
Nonostante tutto continuò ad guardarsi attorno, cercando di capire come uscire da quella situazione ma all’improvviso quella risata cristallina si fece più chiara e più vicina e quando finalmente si voltò nella direzione giusta vi trovò l’unica persona che non si sarebbe mai immaginato d’incontrare.
“Shan In!” urlò incontrando gli occhi curiosi della figlia.
La bambina era ferma davanti a lui, con le mani incrociate dietro alla schiena, il volto calmo e sereno che non accennava ad alcun tipo di movimento, ma con un’espressione triste dipinta sul viso. In un attimo Ryo raggiunse la figlia, si inginocchiò davanti a lei e la guardò dritta negli occhi.
“A Shan, A Shan che hai?” domandò con decisione mentre la bambina continuava a non rispondere. “A Shan! A Shan rispondimi! Che hai? Perché sei qui?”
Nonostante i vari tentativi di farsi dire qualcosa dalla bambina, Ryo non riuscì a comunicare con sua figlia, che rimaneva ferma e immobile di fronte a lui e continuava imperterrita a fissarlo con quell’espressione triste e seria che gli aveva provocato un tuffo al cuore.
Passarono alcuni minuti in cui né lui né la ragazzina dissero una parola ma continuarono a guardarsi negli occhi fermi e immobili, come pupazzi di sale senza vita. Lo sweeper stava quasi per perdere le speranze di capire qualcosa in tutta quella situazione assurda, quando la bambina gli tese la mano e lo guardò dolcemente, senza accennare ad alcun sorriso.
Ryo afferrò la mano e iniziò a seguirla e come per magia il paesaggio cambiò e loro vennero catapultati in un’antica foresta che circondava un gruppo di case isolate, dallo stile antico giapponese. I due avanzarono per qualche passo e poi si fermarono vicino ad un altissimo albero rigoglioso e Shan In gli fece cenno di nascondersi dietro la sua corteccia. Ryo la guardò incuriosito, ma quando un rumore sospetto catturò la sua attenzione, il suo primo istinto fu quello di nascondersi vicino alla figlia e di osservare quello che stava per accadere.

Sunshower

In un attimo videro arrivare un gruppo di persone, vestite di nero, con strane forme dipinte sulla faccia, tra cui una mezzaluna nera. I loro volti erano per lo più incappucciati, alcuni di loro portavano una maschera strana decorata con simboli strani e incomprensibili, mentre altri avevano il volto completamente dipinto ed era per loro impossibile distinguerne i tratti somatici. La figlia che era accanto a lui, l’afferrò per il braccio e iniziò a tirarlo, facendogli cenno di seguirlo.
Ryo la guardò incuriosito e rendendosi conto della sua insistenza, si decise a seguirla. Shan In lo guidò attraverso una fitta foresta piena di altri ed enormi alberi verdi, un posto che l’uomo non aveva mai visto prima, un posto che sembrava magico e irreale, ma forse era tutto un sogno? Sempre tenendolo per mano, la figlia lo condusse per quella foresta strana e piena di piante verdi e poi gli fece cenno di nascondersi dietro ad un tronco di albero e lui lo fece.
In un attimo quelle figure strane e nere riapparvero davanti a lui, in perfetta fila indiana, vestiti tutti rigorosamente con degli abiti da cerimonia neri. La fila era composta da uomini e donne in egual numero, mentre una gruppo di suonatori chiudeva infine la processione, suonando una musica tipica del teatro giapponese. Gli uomini erano vestiti con il classico kimono da cerimonia maschile in tinte nera e grigia, mentre le donne indossavano dei kimoni in nero, lievemente decorati con fantasie floreali o simili, in grigio.
“Shan In mi spieghi perché siamo qui?” domandò improvvisamente Ryo alla figlia, che a sua volta non disse una parola, ma rimase immobile ad osservare la scena.
“Shan In vuoi rispondere????” continuò l’uomo, mentre la figlia non accennava ad alcun tipo di risposta. “Smettila di ignorarmi A Shan!”
La bambina guardò il padre con aria impassibile e senza battere ciglio, si porto il dito alla bocca e gli fece cenno di tacere, per poi tirarlo giù, afferrandolo per il braccio. Il gruppo di persone continuò ad avanzare, ogni loro movimento era lento ed effettuato in perfetta sincronia, i loro volti erano quasi tutti nascosti o impossibili da focalizzare e le loro figure avevano un qualcosa di regale, quasi ultraterreno.
Ryo osservò quella strana cerimonia con un’espressione interrogativa e stupita, il cuore gli saltò in gola più e più volte mentre i suoi sensi di sweeper, allenati in anni e anni di combattimenti, scontri e situazioni decisamente poco tranquille, gli dicevano che presto sarebbe accaduto qualcosa di brutto, qualcosa di terribile e purtroppo per lui il tutto era inevitabile.
Un brivido di nervosismo gli corse lungo tutta la schiena, il respiro divenne affannato e il cuore iniziò letteralmente a galoppargli nel petto. I suoi occhi si mossero dalle figure incappucciate e misteriose che avanzavano davanti a loro al volto della sua bambina che lo guardava con un’espressione terrorizzata e che aveva due piccole lacrime chiare che le solcavano il visto.
Istintivamente lo sweeper si avvicinò alla figlia, l’afferrò per le braccia e cercò di scoprire cosa stesse accadendo.
“Shan In, Shan In perché piangi?” le domandò con tono apprensivo e disperato.
La bambina sbiancò di fronte allo sguardo indagatore del padre, i suoi occhi si spalancarono per la paura, il corpo iniziò a tremarle e istintivamente iniziò a digrignare i denti per il nervoso. L’uomo la guardò cercando di capire cosa stesse accadendo, ma la figlia non accennò a calmarsi, anzi la situazione sembrava peggiorare ogni secondo di più.
“Shan In, Shan In calmati! Shan In rispondi!” un urlo di dolore e paura, un padre spaventato e terrorizzato che cercava di scuotere la bambina, che cercava di richiamare la sua attenzione e che in qualche modo cercava di calmare il senso di ansia che lo stava divorando.

Prelude to a Nightmare

Paura, terrore, incertezza, il grande City Hunter stava infine perdendo la sua lucidità, senza riuscire a controllare le sue emozioni. Il corpo della piccola serrato tra le sue braccia continuava a tremare senza accennare a fermarsi, la sua espressione di paura e terrore era ancora dipinta sul suo volto, mentre le piccole lacrime dolorose continuava a solcarle il viso. Preso da un impeto di tenerezza e con la folle e ingiustificata paura di perderla, Ryo avvicinò a se la piccola e la strinse con disperazione tra le braccia.
“Non preoccuparti, non accadrà niente… non accadrà niente… niente…” urlò l’uomo chiudendo gli occhi e stringendoli più che mai nel tentativo di far svanire ogni problema e ogni preoccupazione. La bambina, avvinghiata al torace del padre e con il volto pieno di lacrime, non accennava a smettere di piangere, qualcosa in quella scena l’aveva turbata profondamente e il terrore era ancora dentro di lei e le avvolgeva il cuore. Ryo continuò a stringerla, sperando che il battito del suo cuore riuscisse a calmarla e a calmare se stesso, ma purtroppo quella sensazione brutta e spaventosa non li abbandonò tanto facilmente.
“Shan In per favore calmati.” Le sussurrò dolcemente, posando il suo viso sui capelli morbidi della figlia, che emanavano un dolce odore di fragola mista ad amarena, l’odore dello shampoo preferito dalla bambina e che lui stesso le aveva comprato mesi fa. La bambina continuò a tremare per qualche minuto, per poi calmarsi e rimanere improvvisamente in silenzio tra le braccia del padre.
Lo sweeper liberò la piccola dalla sua stretta e alla fine incrociò il suo sguardo cercando di capire se quella crisi fosse finalmente finita. Con delicatezza, le alzò il mento per essere sicuro che avesse smesso di piangere e che fosse finalmente tutto finito. Shan In si limitò a guardarlo con un’espressione incerta e leggermente spaventata e tirò un sospiro affranto.
“E’ passato piccola?” domandò lui accarezzandole dolcemente il viso, cercando di infonderle più calma possibile.
La bambina non rispose ma si limitò ad osservare il volto del padre che attendeva ansioso una qualsiasi risposta da parte della figlia. Shan In lo guardò spaesata, con un’espressione confusa, come se a stento riuscisse a riconoscere in lui, il volto di suo padre e come se lui fosse semplicemente un’illusione. Senza alcun preavviso, la bambina si liberò dalla stretta del padre ed iniziò a correre per il bosco.
“Shan In! Aspetta! Dove vai?” urlò Ryo, che cercando di alzarsi il prima possibile, si lanciò immediatamente all’inseguimento della figlia, che correva disperatamente lontano da lui.
“Shan In! Shan In!” la sua voce forte e profonda di uomo maturo riecheggiava nella foresta, assieme al rumore dei rami e delle foglie mossi dal vento irrequieto. Ryo percorse un buon tratto di strada cercando di raggiungere la figlia che continuava imperterrita a correre velocemente, cercando di raggiungere chissà cosa. La loro corsa non durò molto perché Shan In si arrestò improvvisamente rimanendo immobile sul posto, senza accennare alcun tipo di movimento.
Quando finalmente Ryo riuscì a raggiungerla, la bimba si voltò verso di lui e stringendo tra le dita il suo amato Pika, lo guardò con un’espressione ancora più terrorizzata di prima. Passò un attimo, forse due e tutt’intorno il paesaggio svanì lasciandolo immersi in uno spazio nero decisamente indefinito. Il bosco, con le sue piante verdi, alte e rigogliose venne inghiottito da un qualcosa di nero e indefinito che non prometteva niente di buono, il cimitero, la salita, il sole e le nuvole, ogni cosa venne inghiottita svanendo senza lasciare traccia e Ryo e Shan In rimasero soli immersi nel buio assoluto.
“Shan In!” urlò lo sweeper mentre la figlia scoppiava di nuovo a piangere ed entrambi veniva avvolti da una scia di luce che l’illuminò per qualche istante.
La bambina cerco di individuare il padre, spostando lo sguardo prima a sinistra e poi a destra. Quando finalmente lo trovò, cercò di raggiungerlo, nuotando disperatamente verso di lui e allungando le braccia per afferrarlo. D’altro canto, anche Ryo si allungò il più possibile verso la figlia per abbracciarla e stringerla a sé.
Le loro mani erano a pochi centimetri l’una dall’altra, le loro dita riuscivano a sfiorarsi, ancora qualche secondo e lo sweeper sarebbe riuscito ad afferrare la piccola per portarla via da lì, quando all’improvviso, un’ombra apparve dietro la piccola e l’afferrò stringendola forte.
“Papà!!!!” urlò la bambina piangendo e cercando disperatamente di sottrarsi a quel tocco, allungando le mani verso il padre.
“Shan In!!!!” urlò lo stesso Ryo, cercando di raggiungere la bambina e l’ombra sghignazzante dietro di lei. L figura nera continuò a combattere contro i tentativi di fuga della piccola, mentre Shan In continuò a tenere duro e a resistere come una piccola tigre contro quell’essere cattivo che stava tentando disperatamente di portarla via. In un attimo, l’ombra l’afferrò ed entrambe svanirono senza lasciare traccia, eccetto l’eco della voce disperata della piccola e del suo pianto senza sosta.
“Shan In!!!” urlò lo sweeper abbracciando l’aria e sentendosi avvolgere da un’accecante fascio di luce che lo costrinse a coprirsi il volto con le braccia e che lo trasportò di nuovo sulla terraferma.

You walk this earth alone

Quando finalmente Ryo riuscì ad aprire gli occhi si ritrovò di nuovo al cimitero di prima, dove aveva precedentemente incontrato Hideyuki e senza perdere tempo, iniziò a cercare la figura della figlia con gli occhi e a correre disperatamente per il luogo, nella speranza di trovarla nascosta da qualche parte.
Quando finalmente si calmò i suoi occhi vennero catturati da un oggetto a lui troppo familiare per essere vero, che giaceva sulle scale che conducevano all’entrata di una cappella. Con poche falcate riuscì a raggiungere il posto e ad afferrare il piccolo oggetto dal colore vivace che risplendeva sotto il sole ritrovato.
“Pika…” mormorò Ryo stringendo tra le dita il piccolo leone di peluche, unico compagno di giochi di sua figlia. L’uomo girò e rigirò il piccolo pupazzo tra le dita, guardandolo come se non fosse reale e come se ci fosse qualcosa di segreto in quel semplice gioco con il muso simpatico e tenero e la criniera tutta arruffata.
“Non è qui..” disse una voce familiare, rivelando una presenza alle sue spalle.
“E allora dov’è?” domandò l’uomo ringhiando con ferocia e voltandosi verso il suo migliore amico che lo guardava con un’aria troppo tranquilla per i suoi gusti.
“Dove… dovrai scoprirlo da solo…” rispose Hideyuki con serenità.
“Smettila con questo gioco, dove diavolo è mia figlia?” disse lo sweeper puntando l’amico con tanta di quella rabbia da provare lui stesso un senso d’inquietudine.
“Io non c’entro in questa storia, vecchio mio.”
“Allora perché sei qui?”
“Per aiutarti ad evitare che il fato si compia.”
“Fato? Ma di che diavolo stai parlando? Quale fato?” domandò lo sweeper con gli occhi spalancati e un insieme vorticoso di domande che gli frullavano nella testa.
“il fato di Shan In.”
“Che cosa????”
“Hai sentito bene, sto parlando del destino di tua figlia! Se tu non farai nulla per impedirlo la perderai per sempre… e forse non solo lei..”
“Ora basta Hide!” urlò l’uomo scagliandosi come una belva contro l’amico, il suo unico amico e fratello, l’unica persona della quale si fidava ciecamente, esclusa Kaori e finendo inavvertitamente contro una delle lapidi che si ergevano davanti a lui.
“Riserva la tua rabbia per qualcun altro, non me… te lo ripeto, io non c’entro niente in questa storia, sono qui solo per aiutarti.” Disse l’uomo guardandolo con un’espressione serena ma piena di rimproveri.
“Bene, visto che vuoi aiutarmi dimmi di che diavolo stai parlando…” rispose lo sweeper, mentre cercava di alzarsi in piedi, usando la lapide come fonte di sostegno in quell’operazione.
“Il fato di Shan In si compirà entro la prossima luna piena… ricorda Ryo, non sempre la luna bianca e la luna nera riescono a convivere pacificamente nell’Universo.”
Detto questo svanì all’improvviso lasciandolo lì, solo, abbandonato a se stesso, in quel posto sconosciuto dal quale non sapeva come fuggire per poter ritrovare la sua amata figlia Shan In. L’uomo si guardò attorno per qualche istante e alla fine, sentendo il dolore risalire la superficie e provocargli una stretta al collo, alzò il suo sguardo verso il cielo, ormai scuro e pieno di nubi e urlò la sua disperazione con tutta la forza che aveva in corpo.
“Shan In!!!!”
Quell’urlo di dolore e di disperazione che proveniva dal cuore distrutto di un padre sofferente riecheggiò per tutto il cimitero sconosciuto e precedette le prime gocce di una pioggia purificatrice che iniziò a cadere pochi istanti dopo.
“Shan In!!!” urlò di nuovo Ryo e poi tutto divenne buio.

****************************
“Shan In!!!” urlò Ryo svegliandosi di soprassalto e sentendo una stretta attorno al cuore che gli rendeva difficile respirare. I suoi occhi ci misero un po’ per focalizzare dove si trovasse e se quello fosse stato realmente un sogno. Istintivamente si mise una mano sul petto e cercò disperatamente di calmare la sua ansia e il suo affanno.

Morningstar

L’uomo si guardò attorno, focalizzò la sua stanza con tutte le sue cose, l’armadio, la finestra, la scrivania, le decorazioni del letto, la delicatezza soffice delle lenzuola sulle sue gambe e infine il corpo di Kaori, che dormiva tranquillamente accanto a lui.
Ryo focalizzò il suo sguardo sul volto delicato e addormentato della donna, sulle sue labbra delicate, sui suoi occhi chiusi e sui capelli rossi e scompigliati che le ricadevano sul volto. Osservò il movimento leggero del petto che si alzava e si abbassava seguendo il ciclo della respirazione e infine osservò le sue mani, piccole e delicate e leggermente protese verso di lui.
In un attimo gli tornò alla mente ogni cosa, Shan In, l’ombra, il cimitero, Hideyuki e infine quella disperazione che aveva provato in quel sogno e sentendo la testa esplodergli per la preoccupazione, si abbassò prendendosi il capo tra le mani e chiudendo gli occhi, nel tentativo di far fuggire via quelle immagini così forti e spaventose.
“Ryo?” si sentì chiamare, udendo il sussurro delicato della voce di Kaori. I suoi occhi si voltarono verso di lei con un’espressione incredula e quasi sbigottita. La donna lo guardò con un’espressione stupita per poi avvicinarsi a lui e cercare di riportarlo alla realtà.
“Ryo stai bene?” disse la donna sfiorandogli delicatamente il volto con le dita e guardandolo intensamente negli occhi. L’uomo continuò a guardarla, beandosi per un attimo di quel tocco così caldo e familiare e così profondo da essere in grado di far svanire ogni sua piccola preoccupazione. Il suo cuore batteva forte, la sensazione che lo avvolgeva era serenità pura e per un attimo decise di abbandonarsi completamente a quella sensazione di appagamento che per stava coccolando il suo animo. La dolcezza con cui quelle dita lo sfioravano, la tenerezza con la quale lei gli rivolgeva la parola, il suo profumo e quelle labbra così invitanti e così rosse che lo stavano tentando furono come musica per le sue orecchie e nettare per i suoi sensi.
Il suo cuore iniziò a battere con maggiore velocità nel suo petto, i suoi occhi si focalizzarono sul volto della donna e tutto il resto svanì come in un sogno. Dopo tanto tempo, Ryo riusciva per un attimo a rilassarsi e a non pensare a niente di brutto, a niente di triste. Era quasi sul punto di baciarla, erano ad un istante dal posare le sue labbra su quelle della donna, a tastarne di nuovo la morbidezza delicata che non si gustava da tanto tempo, quando le immagini di quell’incubo spaventoso gli passarono davanti come un film che gira velocemente e il suo cuore perse un battito.
Con improvvisa irruenza si staccò da quel contatto e la guardò con aria fredda e impassibile.
“Si, sto bene… grazie.” Disse con aria fredda e glaciale e Kaori si sentì morire dentro, senza comprendere pienamente il suo comportamento. Senza dire una parola e senza degnarla di uno sguardo, Ryo si alzò dal letto e uscì dalla stanza, abbandonando la sua compagna, lì da sola, in un’enorme stanza fredda, priva del suo calore originale.
I suoi occhi riempirono di lacrime, che Kaori prontamente fece sparire, cercando di non cedere al dolore. Troppo tardi, altre lacrime più temerarie e veloci delle prime, caddero sul suo volto costringendola a cedere alla disperazione che regnava nel suo cuore e portandola a soffocare i suoi gemiti contro la consistenza del suo cuscino, il suo unico amico e alleato per la notte. La donna lasciò che il suo dolore parlasse per lei, che i suoi occhi piangessero tutte le sue lacrime e che la sua testa si svuotasse completamente, con la speranza che l’indomani un nuovo sole illuminasse la sua giornata.

Continua…..

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Capitolo 4
*** 3 – Una tranquilla giornata al mare? ***


La mattina successiva, Hitomi, Toshio e la piccola Harumi s’incontrarono di buon mattino con la famiglia Saeba e partirono in direzione del mare.
Il sole era bello e splendente nel cielo, l’aria era fresca e la giornata si prospettava molto tranquilla. Il viaggio non durò molto, Kaori e Hitomi si limitarono a chiacchierare del più e del meno, Toshio e Ryo si alternarono alla guida del fantastico pulmino Utsumi, mentre Shan In e Harumi passarono tutto il loro tempo a ridere e a scherzare e inventarsi i giochi più strani e fantasiosi pur di ingannare l’attesa.
Ci volle qualche ora, prima che il gruppetto raggiungesse la famosissima casa sul mare della famiglia Kisugi e quando finalmente apparve ai loro occhi, Ryo e Kaori per poco non ebbero un infarto.
“Quella è casa vostra?” balbettò Kaori incredula e stupita.
“Si esatto.. ti piace?” domandò Hitomi tutta sorridente.
“Eccome.. a chi non piacerebbe una casa così?” continuò la donna sempre più sconvolta. Quando finalmente entrarono, Ryo, Kaori e Shan In rimasero a bocca aperta.
La casa era meravigliosa, stupenda, un sogno. Divisa su due piani in altezza, era una casa bianca, divisa in tre ambienti principali. Al centro al piano inferiore, c’era un enorme salone, con due divani bianchi in pelle e un enorme libreria in legno che circondava l’enorme televisore al plasma agganciato al muro. La sala aveva un’ampia serie di finestre che si affacciavano sulla piscina e successivamente sul mare, donando una vista decisamente mozzafiato. Sul lato sinistro, c’era un altro ambiente in cui vi era un enorme cucina con un lungo tavolo centrale dove potevano sedere anche una decina di persone e un enorme cucina con tutto l’occorrente per cucinare per un esercito. Vicino alla cucina, vi era un bagno abbastanza grande con un enorme specchio situato sul lavandino e una grande vasca con idromassaggio. Sul lato destro invece, vi era sempre al piano inferiore, un enorme sala da pranzo con tanti mobili in legno antico, come la credenza e il tavolo per i liquori, al centro un enorme tavolo rettangolare con la parte superiore in vetro, quella inferiore in legno antico pregiato e otto sedie sempre antiche e decorate allo stesso modo del tavolo. Due enormi specchi erano disposti su due pareti della sala e sovrastavano due mobili in legno antico dove sopra vi era tutto l’occorrente per ricevere eventuali ospiti.
Al piano di sopra vi erano tre camere per lato, tre a destra e tre a sinistra, solo quattro di queste avevano il letto matrimoniale, le altre due invece erano state arredate ciascuna, con due letti a castello. Su entrambi i lati vi erano due bagni enormi dotati di doccia e vasca da bagno, due ambienti decisamente molto spaziosi e dalla bellezza mozzafiato. Infine vi era l’ambiente esterno, uscendo dalla sala centrale si accedeva all’ambiente adibito al relax. Al centro del patio vi era un’enorme piscina rettangolare circondata da due divanetti disposti ad entrambi i lati e da alcune sedie sdraio che permettevano a tutti di prendere il sole e rilassarsi osservando il mare. Tutta la casa era leggermente rialzata rispetto al livello del mare, infatti per accedere alla spiaggia si doveva percorrere alcune scale che permettevano di raggiungere facilmente il mare.
“Che meraviglia ragazzi!” urlò Ryo sbigottito.
“E’ bella vero?” domandò Toshio con un’espressione fiera dipinta sul volto, gonfiando il petto e assumendo la tipica espressione da gallo cedrone.
“Certo che sì… se io avessi un gioiello del genere saprei perfettamente come sfruttarlo.. al contrario di te.” Borbottò Ryo con un’espressione da maniaco.
“Cosa vorresti dire?” rispose l’uomo guardando l’amico con un’espressione stupita, tipica di chi sta cadendo dal nido del cuculo.
Lo sweeper squadrò a fondo l’ispettore, osservò la sua espressione stralunata e stupita e quando si rese conto che Toshio non aveva assolutamente colto la balla al balzo, avvertì un folle desiderio salire lungo il corpo e pervaderlo completamente. Senza alcun tipo di preavviso l’uomo scoppiò senza riuscire a controllarsi e si avventò sull’amico accanto a lui che lo guardò con aria ancora più stralunata di prima.
“POSSIBILE CHE TU NON ABBIA MAI AVUTO L’IDEA DI FUGGIRE QUI CON HITOMI???? E DI STARE VOI DUE SOLI SOLETTI IN TUTTA TRANQUILLITA’?????? POSSIBILE CHE STANDO CON UNO SCHIANTO COME TUA MOGLIE TU NON ABBIA L’ISTINTO DI PASSARE UN INTERA GIORNATA AVVINGHIATO A LEI???? UN PIANO DI MOKKORI-WEEKEND NON TI E’ MAI PASSATO PER LA TESTA??” urlò Ryo con tutto il fiato che aveva in gola, generando un’espressione di stupore sul volto di Toshio, che si limitò a guardarlo senza riuscire a dire una parola. Per un attimo, i due uomini rimasero così immobili, Ryo con un’espressione omicida sul volto e Toshio che ancora non riusciva a capire il motivo per cui l’uomo si stesse scaldando così tanto.
All’improvviso l’aria si fece strana, lo sweeper iniziò ad avvertire una sensazione di pericolo dietro di sé, una scomoda sensazione che dopo la sua lunga esperienza di quei lunghi nove anni aveva imparato a riconoscere al volo e gli bastò voltarsi indietro per capire che purtroppo per lui, la sua idea corrispondeva alla realtà.
Kaori e Hitomi erano ferme e immobili dietro di lui, con un’espressione tra lo stupito e lo sconvolto e andando di male in peggio, Shan In e Harumi erano immobili davanti alle loro mamme con un’espressione ancora più stupita del solito. Ormai era sicuro, anche le bambine avevano sentito la parola “proibita.”
“Mamma cosa vuol dire mokkori?” domandò Shan In guardando la mamma, che al sentire quelle parole diventò completamente viola.
“Si mamma che vuol dire?” le fece eco Harumi, rivolgendo la sua curiosità alla mamma Hitomi, la quale diventò anche lei color rosso pomodoro al sole, sentendo l’imbarazzo farsi strada sul suo volto. “Ehm.. tesoro no, non è niente è una parola che il papà usa per giocare.” Rispose la sweeper cercando di evitare altre situazioni ancor più imbarazzanti.
“Si esatto, zia Kaori ha ragione tesoro. Quella è una parola senza senso che papà e lo zio Ryo amano dirsi mentre giocano, come in questo momento. Non è così?” quelle ultime parole le uscirono dalla bocca come un ruggito. Hitomi rivolse uno sguardo omicida in direzione dello sweeper che deglutendo a fatica, si sforzò di sorridere e disse “Si, certo! Quella parola non ha alcun tipo di significato per noi, è solo un gioco.”
“Wowww! Che bello mi piace! Allora diciamolo anche noi Harumi!” urlò Shan In raggiante e felice.
“Si daiii….. Mokkori mokkori mokkori!!” disse Harumi iniziando a correre dentro la casa, seguita dalla piccola amichetta che le faceva eco, ripetendo a gran voce la parola proibita. Non appena le bimbe svanirono dalla visuale dei genitori, le due mamme rivolsero uno sguardo di rimprovero nei confronti del povero sweeper che non riuscì a trovare una scusa convincente e che si limitò a chinare il capo, pronto ad essere fustigato e condannato.
“Grazie tante Ryo.. ora Harumi mi riempirà le orecchie di quella famosa parola che ho cercato in tutti i modi di evitare di farle sentire.” Disse Hitomi incrociando le braccia sul petto, mentre Toshio comprendendo la situazione fuggì a gambe levate dalla sala.
“Ora come faremo a far smettere anche Shan In?” domandò Kaori con l’aria imbronciata.
“Su, non è un dramma vedrete che presto si stancheranno e non la diranno più. Fidatemi di me!” disse l’uomo cercando di mettere apposto la situazione.
“Si certo come no… speriamo che tu abbia ragione Ryo… altrimenti per punizione ti toccherà fare da babysitter ad entrambe, mentre io e tua moglie andiamo a fare shopping.” Gli rispose Hitomi con un’espressione pericolosa sul volto, cosa che terrorizzò a morte lo sweeper. Quando quella donna sorrideva con espressione divertita c’era poco da stare tranquilli. L’uomo deglutì a vuoto e poi cercando di rimettere apposto la situazione, sorrise forzatamente e disse “Ma vedrai che andrà tutto bene. Le bambine presto troveranno un altro gioco da fare.”
“Papàààà Mokkori mokkori mokkoriiiii!” urlò Shan In comparendo all’improvviso vicino al padre e facendo volare il suo piccolo peluche davanti alla sua faccia disperata. Una sensazione sgradevole di ira lo avvertì del pericolo imminente, Kaori e Hitomi lo guardavano con un’aria ancor più minacciosa di prima e l’uomo senza dire una parola, sorrise alla bambina e alla fine disse “Vieni con me Shan In, andiamo a metterci il costume.”
“No papà mi cambio assieme ad Harumi e gli uomini non possono entrare.” Rispose la piccola con l’aria decisa e determinata tipica della mamma. Grazie a quell’affermazione le due donne si rilassarono e scoppiarono a ridere fragorosamente sotto lo sguardo attonito di Ryo che continuava a guardarle con un’espressione stupita, non comprendendo da quando la figlia stesse iniziando a diventare così grande.
“Vieni Shan In ti porto da Harumi così puoi cambiarti.” Disse la donna guardando la bimba.
“Evviva.. andiamo zia Hitomi! Mamma, papà ci vediamo dopo.” Rispose raggiante la piccola.
“A dopo Shan In, se hai bisogno di una mano con il costume fammelo sapere ok?” disse Kaori rivolgendo un dolce sorriso alla figlia, che la guardò ridendo.
“Ok mamma.”
“Su coraggio piccola andiamo. Ah Kaori, se volete cambiarvi, potete usare la mia camera. Io mi cambierò assieme alle bambine, mentre Toshio userà la stanza sul retro. Bene, a dopo e fate come se foste a casa vostra.”
E detto questo, la donna svanì dalla loro visuale lasciandoli completamente soli nell’enorme salone. Ryo e Kaori rimasero qualche minuto a guardarsi e a osservarsi increduli e impacciati sul da farsi. La situazione stava decisamente diventando imbarazzante, i due sweeper non sapevano esattamente come comportarsi e pertanto passarono qualche minuto a decidere sul da farsi.
“Credo che sia il caso di sbrigarci altrimenti rischieremo di farli aspettare troppo.” Disse l’uomo afferrando la borsa contenente tutte le loro cose e dirigendosi verso il piano superiore.
Kaori si limitò ad annuire e a seguire il compagno lungo le scale, in direzione della stanza che Hitomi aveva gentilmente concesso loro, in modo da farli cambiare con tranquillità. Il viaggio non durò molto, la camera era una delle prime che si affacciavano sul corridoio dal parquet di legno ed era abbastanza grande per poterli ospitare entrambi.
Quando la porta si aprì, Kaori trattenne un sospiro di meraviglia, la stanza era decorata con i toni caldi tra il giallo e il pesca, al centro vi era un enorme letto a baldacchino, a circa due piazze e mezzo, poco distante vi era una specchiera semplice, in legno antico e spostando lo sguardo s’incontrava un’enorme cassettiera sempre dai colori caldi del legno.
“Che meraviglia…” sospirò la donna sentendosi avvolgere da quell’atmosfera piacevole di tenerezza.
“Non credo sia il caso di rimanere qui a perdersi in fantasie inutili Kaori, vedi di darti una mossa.” La voce di Ryo e l’aura del suo che la sovrastava, la fece sobbalzare distruggendole quell’attimo di tranquillità. Possibile che non riuscisse ad essere più gentile con lei? Ma perché era diventato così freddo? Eppure lei sapeva di non aver fatto nulla di male.
Senza dire una parola, la donna entrò nella camera e aspettò che l’uomo posasse l’enorme borsone nero sul letto.
Troppo presi dalla fretta, i due si avventarono sulla sacca quasi contemporaneamente e le loro mani, inavvertitamente si sfiorarono. Nessuno dei due riuscì a resistere dall’alzare lo sguardo e i loro occhi s’incrociarono per qualche minuto.
Con sua grandissima sorpresa, Kaori riuscì a leggergli dentro come fosse un libro aperto, le sembrava essere tornato in sé, come se fosse tornato ad essere il suo Ryo. Dentro quelle pupille scure più della notte, la sweeper riuscì a leggere un barlume d’amore e di tenerezza e la cosa la sorprese talmente tanto, da farla arrossire violentemente e accennare un timido sorriso.
D’altro canto, Ryo cercò di combattere contro se stesso e di non reagire a quella situazione, ma la vicinanza di Kaori, il profumo della sua pelle e i lunghi mesi di distanza, lo stavano facendo impazzire. Infatti, avvenne tutto in un secondo, l’uomo le afferrò con forza la mano e la trascinò verso di sé, facendola quasi sbattere contro il suo torace muscoloso.
Kaori sentì il cuore fare una doppia capriola nel petto e per poco non svenne. Quella dolcezza ormai dimenticata, quella forza e virilità che le sembravano così lontane erano a pochi millimetri da lei, eppure sembrava tutto un bel sogno.
L’uomo s’immerse in quei grandi occhi nocciola, dei quali aveva sentito disperatamente la mancanza e che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.
Nessuno dei due disse una parola, nessun suono uscì dalle loro labbra, ma rimasero immobili a guardarsi. Le dita ruvide dell’uomo le accarezzarono con passione il volto, scostando piccole ciocche di capelli ribelli e un braccio le circondò la vita.
Quel respiro era così caldo, così familiare, un fuoco che si abbatteva su di lei e sul suo corpo inerme. Kaori sentì un’arsura invaderle la gola e le labbra seccarsi improvvisamente, come in cerca di acqua fresca. Con la lingua se le bagnò, come a voler combattere quella sgradevole sensazione, ma quel gesto così apparentemente innocente, attirò lo sguardo vorace dell’uomo, che si gustò quel movimento, dalla durata troppo breve per i suoi gusti.
Fu questione di un attimo, senza ascoltare i suoi pensieri, Ryo si piegò verso di lei e la baciò, con dolcezza e bisogno. Fu un bacio forte e pieno di passione, un incontro frenetico di lingue e ricordi, un concerto di gemiti e grida soffocate, che li travolse come un fiume in piena, lasciandoli boccheggianti, avvenuto il passaggio.
Kaori ebbe pochissimo tempo per gustarsi quel Paradiso, perché l’uomo, non appena si rese conto della situazione, si staccò violentemente dalle sue labbra e si allontanò con grande velocità.
“Scusa… non so cosa mi sia preso…” disse lui, portandosi una mano alla bocca e rivolgendo lo sguardo altrove.
“Ma come scusa? Ryo, cosa dici?Tu mi puoi baciare tutte le volte che vuoi, non devi scusarti per questo.” Disse lei stringendosi le mani al petto, nella speranza di calmare il vuoto e il dolore che stava provando.
“Non dire assurdità, sai benissimo che le cose non sono più come prima!” ruggì lui lanciandole uno sguardo pieno di fuoco.
Kaori non riuscì a credere alle sue orecchie, quelle parole le scavarono un altro buco nero, dentro al cuore e le fecero cadere il mondo addosso. Piccole e calde lacrime caddero sulle guance, unica espressione incontrollata del suo dolore.
Non appena le vide sgorgare, Ryo si placò leggermente, ma non fece alcun passo verso di lei. Ormai tra loro si era alzato un muro di ghiaccio.
“Credo sia meglio che mi vada a cambiare nella stanza accanto.” Disse l’uomo senza alzare lo sguardo e pronunciate queste parole, afferrò le sue cose,aprì la porta e la richiuse dietro di sé, senza attendere una qualsiasi risposta dalla donna.
Fu così che Kaori rimase immobile nella stanza, piangendo disperata.
“Possibile che non ci sia una soluzione? Non so quale sia la colpa che ho commesso… ma possibile che sia tutto finito?” si domandò, per poi scoppiare in un pianto disperato e chiudersi in se stessa e il suo terribile dolore.


Continua…..

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Capitolo 5
*** 4-Incontri ***


Nonostante il dolore che le stava distruggendo il cuore, Kaori decise di non lasciar trasparire alcuna emozione. Con grande decisione si diresse verso la specchiera e controllò accuratamente il suo aspetto. La linea semplice ed elegante del costume nero, le donava moltissimo. Nonostante la gravidanza, il suo ventre era ritornato piatto come una volta, il seno si era fatto più generoso, conseguenza del periodo di allattamento e il suo corpo sembrava riportarla indietro di qualche anno.
Con grande pazienza osservò accuratamente il rossore sul viso, sperando che non si notasse eccessivamente e infine si sistemò velocemente i capelli rosso fuoco, scompigliandoli un pochino. Una volta indossato il pareo semitrasparente e afferrata la borsa contenente tutto il necessario per il mare, uscì dalla stanza, raggiungendo il piano di sotto.
Con sua grande sorpresa trovò tutti gli altri ad aspettarla. Sul volto di Ryo c’erano segni di grande impazienza, mentre la piccola Shan In le si buttò tra le braccia, non appena la vide.
“Mammaaaaa, come sei bella.” Disse la bambina sorridendo raggiante. “Il costumino che abbiamo comprato mi sta a pennello… Guarda!”
E detto questo, si voltò compiendo un’allegra giravolta e mostrando con orgoglio, il nuovo costume variopinto.
Kaori, istintivamente sorrise di fronte a quello spettacolo pieno d’amore e avvicinandosi alla figlia le disse “Sei bellissima tesoro mio. Ora vieni, dammi la mano che andiamo a prendere un po’ di sole.” La bambina annuì sorridendo e stringendo forte la mano della mamma, la trascinò con sé in direzione del padre.
“Papà dammi la mano, voglio camminare mano nella mano con tutti e due.” Disse Shan In, tendendo la mano al padre.
Al sentire quelle parole, Ryo s’irrigidì improvvisamente, scambiando un veloce sguardo truce con la sua compagna, che si limitò ad osservarlo timidamente, inghiottendo a vuoto. Senza aggiungere nulla, l’uomo afferrò la mano della figlia e iniziò a camminare a fianco a lei.
“Bene gente… andiamo!” disse Hitomi, facendo l’occhiolino a Kaori, che si limitò a rivolgerle un sorriso un po’ triste.
La spiaggia privata non era tanto distante dalla casa. La famiglia Kisugi aveva costruito quella casa molti anni prima, ottenendo così la proprietà di un pezzo di spiaggia, sottostante la villa. Il gruppetto infatti, ci mise pochissimo a raggiungere la meta e a iniziare a prepararsi per rilassarsi in riva al mare.
“Mamma mamma…” urlò Shan In verso la madre. “Posso andare a giocare con Harumi? Ci facciamo una corsa fino a dietro quegli scogli e poi torniamo indietro. Allora posso????”
“Uhm.. non lo tesoro, non è che poi vi perdete?” domandò Kaori poco convinta.
“Ma no zia, io conosco molto bene questo posto. Non preoccuparti.” Disse improvvisamente Harumi raggiungendole.
“Hai chiesto anche a tua mamma il permesso? Non vorrei prendermi un colpo, non vedendovi tornare.” Disse la donna, pensierosa.
“Mamma ti prego, ti prometto che faremo le brave.” Disse Shan In cercando di convincerla.
“Ma….”
“Permesso accordato tesoro, mi raccomando stai attenta!” disse improvvisamente Ryo, comparendo alle spalle della sweeper.
Sul volto delle due bambine apparve un enorme sorriso pieno di riconoscenza.
“Evvivaaaa…. Grazie papà!!!! Ciao mamma!” e detto questo le due ragazze iniziarono a correre verso gli scogli a pochi passi da loro.
Kaori si voltò con espressione arrabbiata verso Ryo, che ricambiò il suo sguardo glaciale.
“Cosa c’è?” domandò con tono quasi indifferente.
“Se io dico di no a Shan In, tu non devi comparire improvvisamente dietro alle mie spalle e dirle di sì. E’ pericoloso andare fin laggiù e loro sono ancora troppo piccole per andarci da sole!” disse la donna con le braccia incrociate sul petto e un’espressione iraconda.
“Sono solo due bambine che amano giocare… non accadrà niente! E poi sei troppo protettiva! Shan In è grande e grossa e devi lasciarla un po’ più libera!”
“Un po’ più libera????? Tu le permetti di fare tutto, quando ti ricordo che ci sono dei limiti da rispettare, ma tu preferisci dirle sempre di sì e far passare me per la madre cattiva!”
“Ahhh, sono venuto con l’idea di rilassarmi e non intendo stare qui ad ascoltarti è chiaro? Va’ a sfogarti da un’altra parte!” disse l’uomo con espressione urtata, per poi voltarsi e raggiungere Toshio a qualche metro di distanza.
Hitomi che aveva assistito a tutta la scena, senza perdere tempo si diresse verso Kaori, cercando di calmarla.
“Proprio non riuscite ad andare d’accordo eh?” domandò la bruna, cercando di sdrammatizzare la situazione, ma non riuscì ad ottenere l’effetto sperato. L’amica le rivolse un’occhiata talmente triste da farla sentire in colpa per l’infelice battuta.
Kaori la guardò con un’espressione triste e trafelata, mentre cercava di calmare la sua agitazione, com’era triste essere respinta per la seconda volta, dalla persona che ami.
“Coraggio, vedrai che presto le cose cambieranno e tornerete ad essere felici.” Disse Hitomi mettendole una mano sulla spalla.
“Lo spero tanto Hitomi… lo spero tanto.” Rispose Kaori guardando all’orizzonte il sole che maestoso, risplendeva come non mai in tutta la sua bellezza.

***************************************

“Harumiiii… non correre così tanto, che non ce la faccio.” Urlò Shan In con espressione distrutta.
L’amica che era a pochi passi da lei, interrompendo la sua folle corse, si voltò rispondendo “E’ colpa tua, ti porti sempre dietro quel coso di pezza, che ti rallenta.”
“Pika non è uno stupido coso, è amico mio e tu non sei gentile con lui!” urlò la bimba con espressione arrabbiata.
“Sta di fatto che sei lenta come una lumaca! Perché non ti sbrighi anziché rimanere lì impalata?” domandò Harumi canzonandola.
“Smettila o mi arrabbio! Pika è prezioso per me hai capito Harumi?????’” Nell’urlare contro l’amica, Shan In si agitò talmente tanto, da lanciare per sbaglio, il suo amico di pezza dentro al mare e quando se ne accorse un urlo le uscì improvvisamente dalla gola.
“AHHHHHH PIKAAAAAAAA!” strillò la bambina, vedendo il suo povero amico, immerso nelle grandi onde del mare. “HARUMIIII! AIUTOOOOOO! HO PERSO PIKAAAAAA!”
La ragazzina sentendo le urla dell’amica, scattò verso di lei e la raggiunse in poco tempo.
“Che succede Shan In?”
“Il mio Pika… il mio Pikaa….” Disse singhiozzando e indicando col dita, il pupazzetto ormai trascinato alla deriva dalla corrente.
“Non puoi più farci niente… ormai è andato via…. È impossibile recuperarlo credimi!”
“Nooo Pikaaaaaaaaaaa!” disse singhiozzando e piangendo a dirotto.
“Smettila, non puoi mica andarlo a prendere…”
Al sentire quelle parole, la bimba si alzò di scatto e corse verso l’acqua azzurra del mare, iniziando così a nuotare verso il suo animaletto di peluche.
Harumi, assistendo a quella scena, le urlò “SHAN IN TORNA QUI! L’ACQUA E’ TROPPO FORTE! SHAN IN!!!”
Ma la ragazzina non la stava ascoltando, quell’animaletto era troppo prezioso per lei, era l’ultimo regalo ricevuto dai suoi genitori, quando ancora erano felici e sereni e lei non poteva perderlo. La bimba forte e caparbia, iniziò a nuotare disperatamente verso il suo amico, mentre l’amica terrorizzata la guardava con aria preoccupata, dalla riva.
“SHAN IN! TORNA QUI!!!! TORNA QUIIIII O VADO A CHIAMARE I TUOI!” urlò di nuovo la ragazza, sperando di far desistere l’amica testona, ma non ottenendo alcun tipo di risposta.
Shan In continuò a nuotare senza sosta, la riva ormai non si vedeva quasi più, ma a lei non importava nulla, doveva riprendere Pika e sarebbe riuscita a farlo. Nonostante fosse una provetta nuotatrice, le braccia ben presto iniziarono a farle male e la fatica iniziò a farsi sentire.
I suoi occhi focalizzarono di nuovo la sagoma di Pika, che stava pian pianino, annegando e quando anche l’ultimo pezzo della sua criniera venne sommerso dall’acqua, la ragazzina prese un bel respiro e si tuffò sott’acqua.
Nuotando con decisione, raggiunse facilmente il peluche e allungando a fatica la mano, l’afferrò saldamente e lo riportò a galla con sé.
“Ahhh Pika, che bello riaverti con me!” disse la bambina stringendolo forte a sé e cercando di rimanere a galla. Il suo sguardo si voltò nel punto in cui una volta si riusciva ad intravedere la riva, ma ahimè le si presentò davanti una distesa d’acqua. Ora sì che era nei guai. Si era persa e per giunta, era immersa nell’acqua del mare… ora sì che aveva un problema.
La bambina si guardò più volte attorno, nella speranza di trovare una qualsiasi cosa che fosse simile ad una roccia, uno scoglio o alla spiaggia, ma per qualche minuto, attorno a lei, ci fu solo acqua. La paura presto, si fece strada dentro al suo cuore, gli occhi iniziarono a pizzicargli per le lacrime e tutta la sua sicurezza svanì in pochi attimi.
“Mamma.. Papà…” iniziò a mormorare la bambina, impaurita e spaventata.
Per qualche minuto, la disperazione e la paura di non poter più rivedere i suoi genitori, si fece strada nel suo cuore, provocandole un’ansia mai provata prima. Shan In continuò ad osservarsi attorno, senza però riuscire a intravedere uno spiraglio di luce, fin quando alla sua destra non apparve un pezzo di spiaggia, con un’enorme struttura di rocce e scogli, che le risultava decisamente nuova.
Senza perdere tempo, la bambina nuotò a fatica verso la meta tanto agognata e una volta toccata terra, cadde improvvisamente sulle sue gambe, stringendo ancora tra le dita, il suo fedele amico Pika. I sensi l’abbandonarono e lei si addormentò sotto il caldo sole giallo.
Il sonno durò per qualche ora, la piccola rimase immobile sulla sabbia, con il sole caldo che le faceva da coperta e il suo fedele amico stretto al cuore.
Shan In…” disse improvvisamente una voce sconosciuta, destandola dal sonno.
Shan In svegliati.” Continuò la voce senza ottenere risposta. “Shan In, svegliati avanti!”
“Mamma???” disse la piccola, risvegliandosi improvvisamente e guardandosi attorno nella speranza di incrociare lo sguardo della madre. Ma nulla.
Shan In.” Continuò la voce.
“Chi sei?” domandò la bambina guardandosi attorno e non trovando nessuno.
Vieni qui! Sono qui nella grotta, vieni…
La bimba ascoltando quella voce, dal tono così caldo e ipnotico, si alzò velocemente e iniziò a percorrere i pochi passi che la separavano dalla grotta e una volta arrivata sulla soglia, entrò nella speranza di trovare l’origine di quella voce.
Vieni… vieni…
“Ma dove sei?. E’ tutto buio, non vedo nulla…”
Continua a camminare e mi troverai…
“Ma dove?”
Shan In continuò a camminare dentro la grotta, il posto era buio e umido, un odore salmastro e stantio riempiva l’aria e la paura di cosa avrebbe trovato, la stava man mano spaventando. Una volta dentro, la bambina arrivò nel cuore della grotta, dove vi era un’enorme distesa di acqua di mare, racchiusa tra le pareti rocciose, alla cui sommità vi era un piccolo buco circolare, dal quale entrava la luce calda del sole.
“Dove sei?” domandò Shan In, non trovando nessuno.
Sono qui…
“Qui dove?”
Qui davanti a te…
“Ma io non vedo nessuno…”
Improvvisamente ci fu un lampo azzurro, una grande luce uscì dall’acqua e davanti agli occhi sconvolti della bimba, apparve lo spirito di un ragazzino, più o meno della stessa età. I capelli erano biondi e mossi, gli occhi azzurri e la pelle bianco latte, talmente chiara da risplendere sotto la luce del sole.
Shan In non riuscì a credere ai propri occhi, uno spirito di un bambino si era manifestato di fronte a lei e qualcosa le diceva che lui la conosceva bene.
Non aver paura…” disse il bimbo “Non voglio farti del male.”
“Chi sei?” domandò lei. “Come mai sei qui? Dove sono i tuoi genitori?”
Il bambino le sorrise con dolcezza e le rispose “Mia madre è con me, mio padre no. Mio padre era cattivo, ha fatto male a mia madre e ha fatto soffrire tutti noi. Mio padre è un uomo cattivo…
“Mi dispiace… sai anche mio padre ha fatto male a mia madre. Quando sono insieme la mamma è sempre triste.. piange sempre, si nasconde in camera, sperando che io non senta e scoppia a piangere. Io invece la sento benissimo e mi dispiace per lei.” Rispose la ragazza sedendosi e portandosi le gambe al petto.
Perché tua mamma piange?
“Non lo so…so solo che quando siamo da sole, la mamma è felice, poi torna papà e lei diventa triste. Alle volte li sento urlare, lui strilla e la tratta male, lei cerca di calmarlo, ma lui le risponde male e poi si allontana… e la mamma piange disperata.”
Tuo papà è cattivo! Cattivo come il mio!
“No, non lo è… però fa piangere la mamma. Però sono sicura che le voglia ancora bene.”
Come fai a dirlo?
“Perché quando si chiude in camera, lui accarezza sempre la nostra foto insieme. La prima foto fatta all’inizio dell’anno, eravamo insieme, sorridenti e felici…. E lui la stringe sempre tra le mani e la guarda con un’espressione triste.” Disse la bimba con aria pensierosa. “Ma torniamo a te.. chi sei? Come ti chiami?”
Il mio nome è Arghir …piacere di conoscerti Shan In.” Rispose il ragazzo sorridendo.
“Come fai a conoscere il mio nome?”
Ho sentito la tua amica chiamarti più volte.
“Harumi? Hai visto Harumi?” domandò la bimba con aria sorpresa. “E dov’è? Dimmelo…ti prego, ho nuotato fin qui per recuperare il mio amico Pika e ora non so più come tornare a casa.”
Ti indicherò io la strada di casa se vuoi… però mi devi promettere una cosa.” Disse il bambino con un’espressione triste.
“Cosa?”
Che mi aiuterai a proteggere il figlio della Luna.” Disse il ragazzo con espressione sempre più seria.
“Il figlio della luna? E cos’è?”
E’ un amuleto, un segreto così speciale e importante.. da dover essere celato alle persone sbagliate. Promettimelo Shan In, promettimi che proteggerai il figlio della Luna.” Disse il ragazzo con un’espressione disperata.
“T-te lo prometto…. Ma come farò a trovarlo?”
Ti darò questo…
La bimba guardò nella mano del ragazzo e vi trovò un bellissimo bracciale a forma di quarto di luna.
“Un bracciale? Che cos’è?”
Questa è la chiave per trovare il Figlio della Luna… ti prego Shan In aiutami…liberami…
La bambina afferrò il bracciale e l’indossò con grande facilità, poi alzando lo sguardo verso il ragazzo annuì dicendo “Ti aiuterò, te lo prometto… ora riportami a casa.”
Arghir le rivolse un sorriso gentile e senza aggiungere una parola, svanì davanti ai suoi occhi, lasciandola sola.
“Arghir? Arghir? Dove sei Arghir? Ho paura, dove sei????” urlò la bambina, sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi.
Fidati di me, non avere paura Shan In. Non ti accadrà nulla di male. Fidati di me.. Shan In…”.
La voce le giungeva come un eco continuo da ogni parte della grotta e gli occhi non riuscivano ad aiutarla a capire dove fosse il ragazzino. La piccola si guardò attorno spaventata e il cuore le balzò nel petto, quando sentì un rumore conosciuto ma non del tutto chiaro rimbombare per le pareti rocciose.
Quando i suoi occhi riuscirono a capire cosa stesse accadendo, l’acqua apparve all’ingresso della grotta, la marea si era alzata e presto avrebbe sommerso tutto quanto. La bimba provò di nuovo una sensazione di paura, istintivamente si rintanò in un angolo appoggiandosi alla roccia dura e stringendo al cuore il piccolo amico di peluche.
“Ho tanta paura Pika.” Disse la bimba tra le lacrime. “Spero tanto di rivedere mamma e papà.”
La forza con cui l’acqua iniziò a salire nella grotta fu indescrivibile, la piccola Shan In, spaventata e terrorizzata, afferrò saldamente il suo Pika e iniziò ad arrampicarsi sulla roccia accanto a lei. Il percorso fu duro, difficile, le piccole dita delicate, non abituate a certi tipi di arrampicata, si ferirono quasi subito, rendendole ancor più difficile la scalata.
Nonostante la paura, il dolore e la stanchezza, Shan In era una bimba dal carattere forte e continuò ad arrampicarsi, senza lasciarsi sconfiggere da nulla. L’arrampicata durò qualche minuto ancora, fin quando la bimba, a pochi passi dalla cima, mise male un piede e scivolando all’improvviso, cadde dentro l’acqua.
La stanchezza era tanta, la paura ancor di più, gli occhi si chiusero e l’ultimo pensiero fu “Mamma… Papà…”
Ed infine il buio.


Continua.


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Chiedo scusa per le mie non risposte alle vostre recensioni, è un periodo frenetico, appena posso risponderò a tutte, intanto grazie a tutti coloro che stanno seguendo questa storia.
Grazie!

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Capitolo 6
*** 5- Paura… ***


Il sole stava tramontando, la piccola Harumi continuò a correre disperata, la sua amica era dispersa chissà dove e lei, da sola, non aveva la possibilità di fare molto. La ragazzina combatté contro la stanchezza e la preoccupazione e proprio quando le forze le vennero meno per l’ennesima volta, riuscì a intravedere le sagome a lei familiari.
Delle voci maschili e femminili raggiunsero le sue orecchie e un nome riecheggiò sulla spiaggia. “Shan Innnn!”
“Harumiiiii!” urlò Hitomi preoccupata. “Harumii,dove sei???? Toshio, sono preoccupata, si sono allontanate da tanto tempo… dove sono finite?”
L’uomo circondò le spalle della moglie e la fece avvicinare a sé, donandole un dolce bacio sulla tempia.
“Le troveremo,vedrai.” Le sussurrò con dolcezza, stringendola forte.
Quella scena non passò inosservata, almeno non a Kaori. La situazione era preoccupante, le bambine erano scomparse, la loro piccola era sparita, ma Ryo non aveva fatto nulla. Si era limitato a starle il più lontano possibile, impegnandosi con tutte le forze a trovare Shan In, ma senza fornirle il sostegno di cui lei aveva bisogno.
Il suo cuore si ruppe di nuovo, solcato e distrutto dall’ennesima ferita dolorosa.
“Mammaaaaaa!” urlò all’improvviso Harumi, destandola dai suoi pensieri e attirando l‘ attenzione. La bimba si buttò tra le braccia della mamma, piangendo disperata.
“Harumi, Harumi, calmati… che succede? Dov’eri finita? Dov’è Shan In?” domandò Hitomi, scuotendo la figlia, nel tentativo di farla calmare.
Tra un singhiozzo e l’altro, la bimba cercò di spiegare la situazione e alla fine indicò l’entrata della grotta, non poco distante da loro. Quando Toshio e Hitomi compresero quale fosse il punto in cui era sparita Shan In, sgranarono gli occhi.
“Non è possibile!” urlò la donna spaventata. “Dobbiamo sbrigarci!”
“Che succede?” chiese Kaori con il cuore in subbuglio. L’occhiata che le rivolse l’amica, la fece sprofondare in un incubo senza fine.
“Quella è una vecchia grotta, che dopo il tramonto… viene sommersa dall’alta marea… è pericoloso andare lì…” disse Toshio, cercando di spiegare la situazione.
Kaori sgranò gli occhi disperata. “Non posso lasciare Shan In!”
“Nessuno ti chiede di farlo Kaori, ma …”
“NIENTE MA... MIA FIGLIA E’ LA’ E IO DEVO RAGGIUNGERLA!” urlò la donna,divincolandosi dalla stretta dell’amica. “Non c’è una barca? Qualcosa… che mi possa aiutare ad arrivarci?”
La sweeper iniziò a tremare. Con sua grande sorpresa, due mani grandi e forti le circondarono le spalle, stringendola. Ryo, dietro di lei.. e per la prima volta dopo tanto tempo, la stava sostenendo con la sua presenza. Erano di nuovo uniti.
Per un attimo, Kaori si sentì al sicuro, protetta, confortata e al riparo da qualunque cosa. L’odore della pelle di Ryo, la forza con la quale le mani la stringevano e la tenevano serrata contro il petto, la facevano sentire a casa, dopo lunghe insonni notti solitarie, passate a comprendere il motivo di tanto dolore.
Un rombo improvviso destò la sua attenzione, le onde del mare iniziarono a infrangersi con violenza contro gli scogli a pochi passi da loro,il terrore che Shan In potesse essere in balia di quel tempo spaventoso prese il sopravvento.
“MAMMAAAAAAAA!” urlò Harumi inorridita. “MAMMA, SHAN IN E’ Lì!”
Tutti i presenti gelarono sul momento, i loro occhi seguirono spaventati e terrorizzati il braccio della bimba che, tremando disperata, continuava indicarne il corpo. La sua piccola amica galleggiava in stato incosciente, circondata dalle onde scure.
Senza perdere altro tempo, Kaori si divincolò dalla stretta del compagno e, correndo a perdifiato, si tuffò in mare. Iniziò a nuotare, combattendo la furia delle onde. Gli occhi si focalizzarono sul volto della piccola, sul corpo immobile che veniva trascinato con violenza dal mare arrabbiato e la sua unica speranza era quella di raggiungerla.
“KAORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!” urlò disperata Hitomi, stringendo a sé la figlia piangente, mentre un vento urlante iniziò a soffiare senza preavviso.
“Toshiooo, dobbiamo aiutarle!” continuò ad urlare, mentre Ryo senza perdere altro tempo, scattò verso la riva e si buttò in acqua, seguendo la sweeper.
“Shan In! Tesoroooooooo! Se mi senti svegliati!” cercò di urlare Kaori, nel tentativo di svegliare la piccola, che continuava a rimanere immobile, in balia delle onde sempre più forti. Tra le piccole dita stringeva il suo amico di pezza Pika, che inzuppandosi sempre di più la stava trascinando a fondo con sé.
“SHAN INNNNNNNNNNNNN! SHAN INNNNN,SVEGLIATIIIIIIII!”
La sweeper, incurante di essere seguita da Ryo e Toshio, continuò disperatamente a nuotare verso la figlia, sperando di raggiungerla il prima possibile. Pika, nel frattempo, continuava ad assorbire acqua e a proseguire la corsa verso il fondo del mare.
Kaori era disperata, non solo aveva perso Ryo, ma ora stava rischiando pure la vita di sua figlia. Lacrime calde di disperazione le si affacciarono improvvisamente agli occhi, offuscandole per un attimo la vista. No, non poteva mollare, non poteva arrendersi così, la corrente era forte, ma lei lo era di più, Shan In era la sua bambina e lei era disposta anche a dare la vita in cambio della sua. Strinse i denti e iniziò a nuotare con più forza, impiegando al massimo tutta l’energia che aveva in corpo e continuando a puntare dritto verso il corpo della figlia.
“SHAN INNNNNNN! SVEGLIATIIIII!” urlò disperata nel tentativo di svegliare la bambina che sembrava dormire beata, cullata dal movimento del mare.
“Shan In…”risuonò una voce nella sua mente.
“Chi è?”
“Sono io… Arghir”.
“Arghir???? Dove sei??? Perché ti sento ma non ti vedo??? Dove siamo????”
“Sei svenuta…. Ora stai dormendo e le onde ti stanno trascinando via. Ti devi svegliare! Tua madre sta cercando di raggiungerti, ma non può farlo senza il tuo aiuto! Svegliati! Svegliati, Shan In!”
“Arghir?????Arghirrrrr, dove sei????? Ho pauraaaa!”
“Svegliati Shan In. Svegliati… SVEGLIATIIIIIII!”
Al sentire quell’urlo improvviso nella sua mente, la piccola aprì gli occhi di scatto e si mise in posizione verticale, ritrovandosi inghiottita verso il fondo del mare. Quando Kaori vide la sua piccola agitare le braccia aumentò la velocità delle sue bracciate e con tutto il fiato che aveva in gola urlò “SHAN IINNNNNNN!”
“MAMMAAAAAAAAAAAAAA!” urlò la bambina, nuotando a fatica per rimanere a galla e sentendo il peso del piccolo Pika diventare sempre più insostenibile. “MAMMAAAAAAAAAA!”
“Sono qui, tesoroooo! RESISTIIIIIII! LA MAMMA STA ARRIVANDO! RESISTI!”
“MAMMAAAA, AIUTAMIIIIIII!”
Dura fu la lotta tra la piccola e le onde arrabbiate, violente, signore, padrone di quel movimento che la stava trascinando giù. Shan In, con le sue piccole e deboli braccia, cercò di rimanere a galla il più possibile, sentendo il rumore delle onde che sbattevano contro gli scogli e cercando di seguire la tenue luce del sole al tramonto.
Lei era forte, tenace, ma Pika lo era di più… in poco tempo, il piccolo pupazzetto la trascinò sott’acqua, portandola con sé verso il fondo. Shan In sentì le forze venirle meno, gli occhi chiudersi come presi da un improvviso sonno e le braccia deboli come se avessero sollevato quintali di peso.
“Shan In!” urlò Kaori, quando finalmente la raggiunse. Disperata e spaventata iniziò a cercare la figlia dovunque, sperando di riuscire ad intravederla attraverso l’acqua. Quando gli occhi la individuarono, prese un bel respiro e andò sott’acqua, allungando il braccio nel tentativo di afferrare la bambina.
Le ci volle qualche minuto e una buona quantità d’aria prima di riuscire a raggiungere il braccino della sua amata figlioletta e ancor più forza per riuscire a riportarla a galla.
“SHAN INNNN! SHAN INNNNN!” urlò la madre, una volta uscite dall’acqua.
La piccola sembrava aver bevuto tanto e Kaori non perse tempo, avvicinò la figlia al petto e cercò di nuotare per riportarla a riva. Il mare diventò sempre più violento,cattivo, come se fosse arrabbiato a morte con lei, che gli stava sottraendo la piccola Shan In.
Strinse i denti, le forze la stavano abbandonando, ma non poteva mollare così, ora che l’aveva trovata, che l’aveva tra le braccia… non poteva permettere al mare di averla vinta. Con grande fatica continuò a nuotare verso la riva, ma il mare era troppo forte,potente, troppo irato per lei e le poche forze che le rimanevano.
Kaori sentì l’energia volare via, la testa girarle e la vista annebbiarsi improvvisamente. Non doveva cedere, non poteva, non voleva... ma le forze non la stavano assistendo e in poco tempo sentì che il mare le avrebbe trascinate via con sé. La speranza di uscire da quella situazione stava quasi per abbandonarla, quando due grandi e forti braccia l’avvolsero con sua grande sorpresa e la strinsero forte contro un petto muscoloso.
Nonostante la vista annebbiata e i sensi meno vispi, era in grado di riconoscere quel corpo ovunque… Ryo, infatti, era venuto per salvarle. In cuor suo l’aveva sempre saputo, ma toccare con mano quella verità le diede la giusta verve per continuare a sperare che presto potessero tornare a essere una famiglia.
Per un attimo, Kaori si lasciò andare all’abbraccio dell’uomo, spense la mente e lasciò fare al cuore. D’altro canto, Ryo sentendo la sua presenza così vicina, aveva percepito il cuore saltare nel petto, pieno di felicità e amore, ma la preoccupazione per la loro piccola figlia, lo mantenne lucido e concentrato, doveva portarle in salvo.
Ci vollero poche bracciate prima che riuscissero a raggiungere la riva e che Toshio, fornendo il suo aiuto, li guidasse verso la spiaggia. Lo sweeper prese in braccio la donna, che ancora un po’ stordita, stringeva tra le braccia la bambina e l’adagiò sull’asciugamano disteso per terra. In fretta e furia, comprendendo velocemente la situazione, afferrò la piccola e iniziò un massaggio cardiaco, sperando che Shan In riprendesse conoscenza. Hitomi si occupò di Kaori.
“Kaori... Kaori mi senti?” domandò l’amica con un’espressione preoccupata e spaventata.
“Hitomi?... Che succede? Dove sono???” farfugliò la donna, che ricordando l’accaduto, si alzò di scatto e urlò “SHAN INNNN!”
“Calma, calma, Ryo è qui con lei… stanno cercando di farla respirare.”
“Come respirare??? SHAN INNN!” urlò di nuovo Kaori, sottraendosi alle attenzioni dell’amica e raggiungendo la figlia, che giaceva immobile a pochi passi. Quando vide il suo corpicino immobile, sotto le attenzioni del compagno, le lacrime le uscirono dagli occhi, scorrendo copiose sul volto. Con tutto il peso, cadde rovinosamente sulle ginocchia, sentendosi morire.
“Shan In…” singhiozzò, piangendo disperata. “Shan In…. Tesoro….”
Il dolore era lancinante, la disperazione le stava rompendo il cuore, sua figlia, la piccola bambina che aveva portato in grembo per nove mesi, era distesa a terra, senza vita. Non aveva nemmeno la forza di urlare, di scagliarsi contro quell’infausta sorte che le aveva portato via ciò che aveva di più prezioso al mondo e l’unica sensazione provata era quella di aver perso ogni cosa. Si accasciò di nuovo sulle gambe e sentì le forze venirle meno, mentre il cuore si frantumava in mille pezzi.
Lo sweeper,incurante di ogni cosa, continuò imperterrito il massaggio, pregando che la figlia riprendesse conoscenza, eppure ogni speranza, seppur la più piccola di vederla aprire gli occhi stava abbandonando anche il suo di cuore.
Nell’istante in cui Ryo si diede l’ultima possibilità di riuscita, il petto della bimba sussultò con violenza e dalla bocca uscirono i primi fiati accompagnati da acqua di mare ingerita. Quando la piccola aprì gli occhi, la prima immagine che vide fu quella del padre.
“P-Papà…”
“Sì, tesoro... sono qui...” disse lui, sospirando e sorridendole. Fortunatamente la bimba aveva ripreso a respirare e Ryo sentì un grosso peso svanirgli dal cuore. Nel sentirne la voce, Kaori spalancò gli occhi e si gettò verso la figlia, prendendola tra le braccia.
“Mamma…” disse la bimba con fatica.
“Piccola mia…” singhiozzò, stringendo la piccola e sentendo il cuore esploderle nel petto. “Bambina mia… ci hai fatto prendere una paura….che…”
Le parole le morirono in gola, mentre si perdeva in quel calore ritrovato e in quel battito che temeva di aver perso per sempre. La strinse a sé, come a non voler lasciarla andare più, mentre la disperazione e il dolore fuggivano via a gambe levate, concedendole un po’ di serenità nel cuore.
Era quasi sul punto di trarre un sospiro di sollievo, quando due mani ruvide e callose le tolsero la bimba dalle braccia e la portarono via da lei. Kaori alzò lo sguardo stupita e sconvolta, cercando di capire cosa stesse succedendo. L’unica cosa che vide fu lo sguardo freddo e glaciale del suo compagno che, senza batter ciglio, si voltò e le portò via la bambina.
Kaori rimase di pietra, cosa mai aveva fatto per meritarsi un trattamento del genere?
D’altro canto, sia Hitomi che Toshio erano ossessionati dalla stessa identica domanda: Perché Ryo si stava comportando in quel modo? Quale colpa imperdonabile gravava sulla testa di Kaori che l'aveva spinto ad odiarla tanto?

Continua…

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Capitolo 7
*** 6- Chiedi scusa ***


Il rientro in casa fu più traumatico del previsto.
Ryo, che stringeva tra le braccia la figlia, con un’espressione nera e cupa dipinta sul volto, non aveva più detto una parola, né aveva più rivolto lo sguardo verso Kaori. La sweeper, disperata e distrutta nel cuore, non aveva avuto l’ardire di alzare gli occhi verso di lui, né chiedere alcun tipo di spiegazione.
La testa le esplodeva, sia per l’ansia e la paura provata qualche ora prima, che per le domande ridondanti nella mente. Perché l’aveva guardata così? Le aveva rivolto quello sguardo così forte, glaciale da ucciderla e tutto senza un motivo valido.
Possibile che credesse fosse tutta colpa sua? Che quello che era accaduto a Shan In fosse una sua responsabilità? Eppure era stato lui stesso a non riconoscerle alcun tipo di autorità e di aver permesso alla figlia di allontanarsi assieme ad Harumi. Perché ora l’unica colpevole era lei?
Tante erano le supposizioni, le ipotesi che le frullavano nel cervello, ma una sola era la risposta, ma quale?
Per la durata di qualche secondo, si fece forza e alzò gli occhi castani verso di lui e la sua immagine di spalle, le apparve come un pugno nello stomaco. Sembrava così lontano. Mille miglia distante da lei, dai suoi ricordi felici, come se tutto fosse destinato a svanire per sempre.
In quell’istante il cuore le si ruppe di nuovo.
Una silenziosa lacrima di sconforto le cadde sul volto. Ormai ne era sicura, Ryo non le avrebbe mai più dato la possibilità di capire, né di comprendere i suoi pensieri e non le rimaneva altro che accettare la realtà. Possibile che fosse questo il loro destino?
“Kaori?” domandò improvvisamente Hitomi, destandola da quei terrificanti pensieri. “Tutto bene?”
La donna le rivolse uno sguardo disperato. No, non andava tutto bene, ma a cosa serviva dirlo? Ammetterlo davanti a tutti le dava una qualche speranza che le cose si risolvessero? No, anzi nessuno poteva sapere quali sarebbero state le conseguenze. Per questo, decise di tacere e fingere.
“No….” Per un attimo trattenne il fiato, indecisa sul da farsi, poi schiarendosi la voce disse “ Sono preoccupata per Shan In, non vedo l’ora di farla visitare da un medico.”
“Vedrai che ti darà solo ottime notizie… Shan In è ha una fibra forte, vedrai che presto si riprenderà.” Disse la donna, dandole una leggera pacca sulla spalla e osservando la tristezza dipinta sul volto dell’amica.
“Speriamo…” rispose la sweeper, tentando di accennare un timido sorriso, ma il dolore era troppo grande e la bocca non collaborò, rimanendo chiusa e immobile. Facendo cadere così il discorso, la rossa abbassò di nuovo la testa e chiuse gli occhi.
Un gesto che non passò inosservato agli occhi di Ryo, che continuò a guardarla attraverso lo specchietto retrovisore, per tutto il tragitto. Gli occhi neri la scrutarono a fondo, disegnando il contorno di quel viso distrutto e martoriato da un dolore a lui familiare e osservando ogni cambio di espressione. Quando un altro paio di occhi attirò i suoi, Ryo si trovò faccia a faccia, con il rimprovero dipinto sul volto di Hitomi e non poté fare a meno che accettare quella ramanzina in silenzio.
Sì, forse aveva sbagliato… aveva esagerato, ma anche lui aveva un cuore, che stava sanguinando. Vedere prima Shan In e poi Kaori immerse in quelle onde lo aveva quasi ucciso. L’idea di perderle era inconcepibile, eppure era stata tutta colpa sua e di quel brutto carattere che aveva.
Se lui non avesse accettato che Shan In si fosse allontanata, se non avesse trattato male Kaori, tutto questo non sarebbe successo e non avrebbe provato la disperazione di un uomo che perde tutta la famiglia.
Era stata una sua svista e ora si sentiva uno stupido orgoglioso, ma non poteva farci nulla, era sempre stato così. Freddo e distaccato quando i sentimenti si facevano strada nel cuore ed esplodevano nel petto, squarciandolo senza pietà. Questo era il vero Ryo, il temibile City Hunter, che aveva mantenuto pulito l’intero quartiere di Shinjuku e tutta la città di Tokyo.
Lui era il demone, che si nascondeva nella notte oscura e che era stato graziato dal cielo, ricevendo in dono due angeli: Kaori e Shan In.
Ma nonostante tutto, un demone rimane tale, che lo si voglia o no e lui ne era la prova vivente. Si stava comportando come un bastardo, ma non c’era spiegazione, né scusante a tutto questo. Non aveva nemmeno avuto il coraggio di dirle la verità, di parlarle dei suoi incubi, durante i quali le perde entrambe e rimane da solo, inerme senza possibilità di scegliere.
Lui era troppo orgoglioso per confessarle la verità. Una verità dolorosa, che nascondeva con un comportamento assurdo. Kaori non aveva colpe, ma la sola idea che quei sogni ricorrenti fossero premonitori, e che presto o tardi si sarebbero avverati, gli aveva lacerato il cuore, creando un baratro profondo. L’unica salvezza era allontanarla per sempre da sé.
Nella sua mente bacata, aveva scelto di trattarla male, non toccarla, né sfiorarla più, facendole intendere che il suo amore per lei, fosse svanito come sabbia nel vento e che ben presto l’avrebbe lasciata per sempre. Ma ogni scelta ha un prezzo da pagare e il suo era altissimo: le stava squarciando il cuore senza pietà, commettendo l’ennesimo peccato. E ora, gli occhi inquisitori di Hitomi, gli stavano dando l’ennesima conferma dello sbaglio.
Dopo quello che era successo, gli era concessa la possibilità di rimediare? O no?
“Papà…” mormorò la piccola tra le sue braccia. “Papà… perché la mamma è triste?”
Quando quegli occhi grandi e castani incrociarono i suoi, il cuore fece un tuffo nel petto e si sentì come un libro aperto sotto lo sguardo della figlia.
“E’ spaventata quanto me… abbiamo rischiato tanto oggi, sai? Ci hai fatto prendere un bello spavento, signorina.”
“Mi dispiace..” rispose la piccola, guardando in basso e mordendosi nervosamente il labbro.
Proprio come sua madre! Pensò Ryo, sorridendo lievemente.
“Papà, non credevo che sarebbe accaduto tutto questo, però ho incontrato un bambino… un ragazzo lì.. che poi è svanito.. ti devo raccontare tutto…”
Ryo le accarezzò amorevolmente la testa e disse “Lo farai dopo... ora andiamo dal dottore che ti deve visitare.”
“Ma io non voglio… ho paura dei dottori.” Disse la piccola spaventata.
“Ti prometto che non ti farà niente... ok? Ti fidi di me?”
“Certo…”
“Allora, ti prometto che non ti farà nulla di male, ok?”
“Ok.” Rispose la ragazzina sorridendo. “Hai sentito Pika? Andiamo dal dottore.” E detto questo si aggrappò con forza alle spalle del padre, rivolgendo uno sguardo amorevole verso la madre, che si limitò ad accennare un timido sorriso.
Kaori si specchiò in quegli occhi grandi e castani come i suoi e una fitta le colpì il cuore, possibile che non potesse fare nulla per riuscire a mantenere unita la famiglia?
Era ancora persa nei pensieri, quando la brusca frenata dall’auto la destò dalla sua ipnosi, annunciandole la fine del viaggio. Erano finalmente giunti davanti alla casa dei Kisugi.
La velocità con cui tutti i presenti scesero dalla macchina, contrastò con la sua lentezza, visto che ancora incredula e scombussolata, non era in grado di mettere un piede davanti all’altro. Un fruscio alla sua sinistra le annunciò la presenza di Hitomi che, senza dire una parola, le si infilò sottobraccio e l’aiutò a camminare.
In pochi istanti raggiunsero gli altri all’interno della villa e mentre Ryo si assicurava di mettere al letto la figlia, lei si abbandonò triste sul divano, nell’attesa che arrivasse il dottore.
Ci volle più di mezzora prima che il simpatico faccino di Doc comparisse sulla soglia.
“Doc???? Che ci fai qui?” disse Hitomi, aprendo la porta sbalordita.
“Sono stato chiamato da Ryo per visitare Shan In.” Disse all’inizio con espressione professionale, poi come se qualcuno lo avesse infilato in un frullatore, mutò completamente fino a ritornare ad essere il maniaco di sempre. “Ohhh, Hitomiiiii luce della mia vita, non sei cambiata per niente, anzi sembra che la tua recente gravidanza non ti abbia fatto nulla! Forse è cambiato qualcosa in te….. ah sì, ti si è ingrossato il seno, ma quello per me è più un bene che un male! Vieni qui, angelo della notte, che ti schiocco un bel bacio sulla tua boccuccia di roseeee!”
L’anziano si tuffò con grande agilità verso il petto di Hitomi, la quale lo evitò con uno scatto fulmineo, facendolo finire dritto ai piedi di Toshio.
Quando il vecchio alzò lo sguardo, incontrò un’espressione per niente amichevole.
“Oh, ciao Toshio, come stai?”
“Come sto???? Vuoi davvero sapere come sto???? Sto che se non la finisci di provarci con mia moglie, presto ti ritroverai a giocare con dei moncherini al posto della mani! Smettila di metterle le mani addosso!! Sono stato chiaro????”
Il Doc lo guardò per qualche istante e senza dire una parola si alzò.
“Guarda, caro Toshio, che l’ho fatto per puro scopo scientifico! Volevo essere sicuro che i miei occhi fossero quelli di un tempo. Mi sono accorto di recente, che ho perso qualche grado… e non vorrei essere sul punto di diventare cieco... sai come Umibozu... l’omone amico di Ryo. Per carità, lui ha avuto una brutta esperienza, non come la mia... però vedi, diventare ciechi, alla sua età… ehh la dice lunga sul suo stile di vita. Chissà quante se ne faceva al giorno…”
Toshio lo guardò strabuzzando gli occhi e non capendo dove il dottore volesse andare a parare.
“Quante se ne faceva… di cosa????”
“Oh, benedetto ragazzo, non dirmi che non te ne sei mai fatta una in vita tua? Ma sul serio? E come facevi con i pantaloni? E poi non ti sono mai esplosi????” disse il vecchio, guardando il ragazzo con aria stupefatta.
“E-Esplosi??? C-come? E perché avrebbero dovuto?”
“Ragazzo mio, non farmi fare gesti strani, ci sono delle signore…”rispose il dottore, rivolgendo lo sguardo ad Harumi, Hitomi e infine a Kaori, che lo guardarono confuse.
Toshio rimase immobile a fissarlo per qualche istante, fin quando la sua mente collegando tutta la sequenza di parole, gli fece scoprire la misteriosa allusione del Doc.
“Brutto maniaco che non sei altro!!!!! Non fai che pensare a quello!”
“Ovvio che sì! A cos’altro dovrei pensare alla mia veneranda età?” rispose l’anziano con aria innocente. Toshio lo guardò con aria confusa e mettendosi una mano alla testa, chiuse gli occhi e disse “Vi prego, ditemi che non è vero! “
“Certo che sono vero, sono qui davanti a te!” disse Doc per poi rivolgere lo sguardo ad una pensierosa Kaori, che apostrofò dicendo “Kaoriiiii, mia divinaaaa, sei sempre più bella! Anche tu hai ricevuto un notevole beneficio dalla gravidanza, guarda che fianchi e che tette!!! Vieni qui da zio Doc così le pene svanirannooooo!”
Contro ogni aspettativa, nel suo secondo lancio maniaco, Doc non ricevette alcun tipo di martellata o cazzotto volante e si frenò appena in tempo, per evitare di cadere addosso alla sweeper. Come mai nessuno lo stava fermando? Perché Kaori non stava tirando fuori l’artiglieria? E dov’era quel gelosone di Ryo?
Tutte domande alle quali il Doc non ebbe risposta, ma si limitò a farle scorrere via dalla mente.
“Kaori, stai bene?” domandò infine l’anziano, incrociando due occhi marroni tristi e solitari. “Non preoccuparti, ci penso io a Shan In. Fidati di me è in buone mani. Ma, dimmi, Ryo dov’è?”
“Oh, Ryo è…”
“Sono qui, Doc!” disse una voce alle loro spalle, rivelando la prestante figura di Ryo, in cima alle scale.
Gli occhi dello sweeper prima si posarono sul volto dell’amico e poi puntarono freddi e glaciali verso la compagna, seduta sul divano. Kaori sentì le lame fredde trafiggerle il petto e pertanto preferì chinare la testa e chiudere gli occhi. La scena non passò inosservata a Doc.
C’era qualcosa di strano in quel comportamento, ma una cosa era certa: niente di tutto quello gli ricordava quella che lui conosceva come famiglia Saeba.
“Ryo, benedetto ragazzo, mi hai fatto prendere un colpo. Come mai sei sceso di soppiatto? Avresti anche potuto avvertirmi della tua presenza.”
“Ti chiedo scusa, è stato istintivo. Se vuoi seguirmi, Shan In è di qua.” E non aggiunse altro, ma si limitò a risalire le scale.
Strano, pensò Doc. Da quando quei due si muovevano separati? E poi con la paura appena presa, dovrebbero essere entrambi vicino alla figlia, allora perché Ryo non sembra più lo stesso e Kaori il fantasma di se stessa?
Doc rivolse uno sguardo comprensivo alla sweeper e poi seguì l’uomo nella stanza della bimba.
Una volta entrato, incontrò lo sguardo incuriosito di Shan In e un sorriso gli apparve sul volto.
“Nonno Doc!” urlò lei sorridendo.
“Ciao piccola, come stai? Ti senti meglio?” disse il vecchio, sedendosi davanti a lei per iniziare la visita.
“Hm-hm!” rispose decisa la piccola, mentre il dottore le misurava la pressione, le controllava gli occhi, la bocca e le sentiva il battito del cuore.
“Ok piccola, un’ultima cosa ancora, fai tre bei respiri per nonno Doc e abbiamo finito!” Shan In annuì e iniziò a respirare come le era stato chiesto, per poi rivolgergli lo sguardo.
“Bene tesoro, abbiamo finito. Sei a posto, piccola roccia! Puoi stare tranquilla, hai una corteccia di ferro.” Disse Doc, accarezzandole con dolcezza la guancia e rivolgendole un sorriso sornione. “Piccola, devo parlare con il tuo papà perciò prendi questo dolcetto e poi mettiti sotto le coperte, così anche questa leggera linea di febbre che hai, passerà in fretta.”
“Sì, nonno Doc!”
Shan In mise in bocca il dolcetto ricevuto e, sorridendo felice, abbracciò il suo Pika, tuffandosi sotto le coperte.
Una volta usciti i due uomini, la porta si richiuse velocemente e il dottore affrontò Ryo.
“Cosa diavolo sta succedendo?”
“Di cosa stai parlando? Te l’ho detto... Shan In ha quasi rischiato di annegare oggi e…”
“Non mi riferivo a quello... ma... perché non eri accanto a Kaori quando sono arrivato? Quella donna sembra il fantasma di se stessa, che diavolo hai combinato, ragazzo?” disse il vecchio con sguardo truce.
Lo sweeper vide quegli occhi neri puntati contro di sé, li sentì scavargli l’anima e scoprire tutte le ferite nascoste. A lui non poteva mentire. Il Doc era sempre stato l’unico specchio che Ryo non era mai stato in grado di evitare.
“Avanti sputa il rospo!”
“E’ complicato, Doc!”
“Da quando ti conosco, non ricordo di aver sentito cose semplici che ti riguardassero... perciò... sputa!”
Con sguardo incerto lo sweeper guardò l’amico di sempre e, infine, confessò:
“Sto facendo dei sogni strani…”
“Sogni?”
“Sì, nei quali Shan In e Kaori corrono dei pericoli e io…” al solo pensiero, si morse il labbro con violenza e chiuse gli occhi, come a voler cacciare via i ricordi e le immagini. “Io non riesco a salvarle…”
“E tu, per tanto poco, ti stai comportando in questo modo assurdo, rischiando di perdere l’unica famiglia che hai mai avuto???”
“Ragiona Doc, in tutti i sogni, io sono l’unico che rimane e loro svaniscono, lasciandomi solo e impotente. E’ evidente che sia un avvertimento per me. Io sono stato un demone per tutta la mia vita, non ho il diritto di essere felice.” Disse infine sospirando.
Il Doc lo guardò per un istante, quell’espressione tradiva la sua confusione, non lo aveva mai visto in quello stato: frustrato, immobile, confuso, ma soprattutto, quello che aveva di fronte non sembrava il Ryo che conosceva.
“Ragazzo mio, io non so niente di tutti questi sogni strani che stai facendo, ma sono sicuro di una cosa. Se non farai niente per farti perdonare, presto perderai tutto quello a cui tieni. Non so cosa tu abbia detto a Kaori, ma da retta ad un povero vecchio rimbambito: va da lei e chiedile scusa!”
“E se lei non mi volesse più?”
Il Doc lo guardò con un’espressione dolce e sorridendo concluse il discorso, dicendo: “ Io credo che ti sia rimasto ancora un po’ di tempo per rimediare. Fa’ la cosa giusta Ryo, vai da tua moglie e dille quanto l’ami.”
E detto questo il vecchio sparì dalla visuale dello sweeper, lasciandolo solo con i suoi pensieri.

Continua….

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Capitolo 8
*** 7- Dormi e sogna ***


Un odore salmastro le arrivò alle narici, trascinandola indietro nel tempo.
Era di nuovo nella grotta, in quel posto buio e spaventoso dove stava per morire annegata.
Shan In sentì brividi di paura correrle lungo tutto il corpo. Oddio, l’incubo era ricominciato.
Aperti gli occhi, i suoi timori divennero realtà. Era nell’acqua, fredda e selvaggia, immersa fino al collo e il corpo immobile, bloccato.
Si spaventò a morte.
Doveva uscire da lì, ma come? Era sola, sperduta in un posto sconosciuto e non aveva modo di salvarsi. Chi sarebbe arrivato in suo soccorso?
“Mamma… Papà….” Mugugnò Shan in tra le lacrime, rivolgendo il pensiero ai genitori. “Mamma… papà… aiutatemi…”
“Shan In…”
“Chi è?” disse la bimba piena di paura.
“Sono io, Aghir…”
“Aghir… Aghir… meno male che ci sei tu… devo uscire da qui o morirò. Aiutami, ti prego.” Urlò Shan In disperata.
“Non preoccuparti, stai sognando…”
“Sognando? Ma sono nella grotta, sono sola e sto per annegare… non riesco a muovermi… Aiutami!”
La paura viva si stava facendo strada nel cuore, era sola, doveva tornare dai genitori e il suo unico amico non la stava aiutando. Cosa poteva fare per salvarsi?
“Sì, stai sognando… e ora te lo dimostrerò.”
Un improvviso vento gelido colpì l’acqua e iniziò a soffiare con violenza contro di essa. Shan In, tremante e piena di paura, non poté fare altro che chiudere gli occhi e sopportare la forza con cui l’aria le scorreva addosso, nella speranza che finisse presto.
In un attimo tutto svanì e la bambina era di nuovo sola, nella grotta di prima, ma senza l’alta marea. Quando riaprì gli occhi, si sullo scoglio interno, il livello del mare era tornato normale.
Per un attimo provò un brivido di paura, poi in un attimo e si sentì salva e al sicuro. Una sensazione che durò decisamente poco, perché un rumore dietro di lei, la fece sobbalzare e temere per la sua incolumità.
“Vieni qui, Aisha!” ruggì un uomo alto, dalla pelle scura e dagli occhi neri come la notte. Il volto mostrava un’espressione accigliata e una rabbia pari a quella di un toro.
“No... Hego, stavolta non ti perdono!” urlò una donna dalla pelle più chiara e la lunga chioma dorata. Tra le braccia stringeva un piccolo fagottino, che si agitava piangendo disperato. “Questo è tuo figlio e tu non puoi dirmi che non sia così!”
“Ma guardalo! Ha la pelle chiara... non può essere mio!”
“Invece, è tuo e dovrai riconoscerlo! Maledetto il giorno in cui il mio sangue si è mescolato al tuo!” urlò la donna, correndo verso la punta più alta della grotta. Il vento soffiava forte e il mare si stava agitando con violenza. Shan In, che era leggermente più in basso, poteva scorgere i loro volti con precisione e osservarli meglio.
La donna che si chiamava Aisha era bellissima. Lunghi capelli dorati, bloccati sulla fronte da una bandana, le ricadevano sul petto, indossava un vestito chiaro, decorato con piccoli fiori e bloccato da una cintura giallo chiaro che le avvolgeva la vita. Al collo portava una collana con tante monete rumorose; due grandi orecchini a cerchio le decoravano i lobi. I piedi erano nudi, mentre le caviglie risuonavano con degli strani campanelli gialli, decorati con lacci colorati.
“Brutta strega, come ti permetti????? Sei solo una sgualdrina! Mi hai tradito con chissà chi e ora vorresti che io riconoscessi il tuo bastardo come mio! Sogni mia bella, sogni a occhi aperti. Quel coso non sarà mai figlio mio! Sarai anche della stirpe della Luna, ma niente di te è più puro, ormai!” urlò l’uomo con sdegno.
Hego era muscoloso, scuro come la pece, capelli mossi e ribelli, occhi neri come la notte, pelle scura tale da sembrare uno straniero. Indossava una camicia chiara aperta sul petto, dove vi era una croce d’oro, al centro un rubino color sangue. I calzoni verdi erano tenuti su da una cintura marrone, dove spiccava un pugnale che risplendeva alla luce della luna, la quale filtrava da una fessura poco distante. Anche lui aveva i piedi nudi e sembrava più un selvaggio che un essere umano, ma una cosa in modo particolare attirò l’attenzione della bimba.
Hego aveva al polso un bracciale d’oro, che risplendeva con luce accecante sotto i raggi argentei e lei lo osservava con uno sguardo ipnotizzato.
“Ora basta, Hego! Smettila di bestemmiare! Aghir è tuo figlio! Smettila di dire assurdità! Mi avevi promesso che ci avresti liberati, che il mio popolo avrebbe smesso di essere prigioniero del tuo!”
“Oh, ma si dicono tante cose solo per avere il gusto di possedere una della tua stirpe! Non era vero niente, Aisha! Ti ho detto tante bugie! Volevo solo farti mia, marchiare la tua pelle con il mio sangue e avere il bracciale d’oro che mi hai gentilmente donato come pegno d’amore.” le disse, guardandola divertito e leggendole il dolore negli occhi. “Siete tutte uguali voi Lunari. Vi basta una notte per avanzare delle pretese e presentare un bastardo come figlio nostro! Voi Lunari siete gli esseri della peggior specie!”
“Meglio di voi Ombrosi che schiavizzate la gente senza pietà!” disse lei per poi sputare ai suoi piedi.
“Non provarci un’altra volta, maledetta!” ringhiò lui, ma Aisha ripeté il suo gesto senza paura e fece il primo passo verso l’oblio.
Hego, accecato dalla furia, l’afferrò per il collo e dopo aver estratto il pugnale, glielo piantò nel petto. Aisha sentì il sangue uscirle dal corpo e con occhi disperati guardò il volto dell’uomo di fronte a lei. Hego era una maschera di rabbia, la mascella contratta, i denti digrignati e una piccola lacrima gli scorreva lungo la guancia.
Aisha sputò con violenza il sangue dalla bocca, strinse a sé il piccolo Aghir e con un gesto fulmineo afferrò il bracciale d’oro, togliendolo dal polso dell’uomo. Con un ultimo sforzo la gitana si sporse dalla scogliera e si lasciò cadere nelle acque rabbiose del mare.
“NO!” urlò Hego, ma nessuno poteva sentirlo o aiutarlo. “Aisha, maledettaaaaaa!”
Le onde scure e violente inghiottirono la vita della donna e del bambino, sottrassero il bracciale d’oro alle grinfie del folle gitano, facendo sparire ogni prova di quello che accadde. Hego lanciò un ultimo sguardo al mare e cacciò un secondo urlo di rabbia.
“Maledetta Aisha! Mi vendicherò! Stai certa che mi vendicherò e ritroverò quel bracciale!!!!”
Al vedere quella scena, Shan In scoppiò a piangere disperata, cercò di fuggire via, ma una mano fredda l’afferrò per la spalla e la trattenne.
“No, non andare via!” disse la voce familiare di Aghir, che alla fine le apparve davanti immerso in una luce bianca.
“Aghir…” singhiozzò la bambina. “Aghir... perché?”
“Perché devi sapere come tutto è iniziato… e devi riportare il figlio della Luna al mio popolo…”
“Ma io non so nemmeno dove sia…”
“Guarda il tuo braccio…”
Quando Shan In abbassò gli occhi, il bracciale, Il figlio della Luna era lì, attorno al suo polso e risplendeva fiero sotto la luce argentea.
“Perché a me? Che devo fare?”
“Riportalo alla mia gente! Chi possiede il figlio della Luna è padrone della propria vita. Mia madre è stata ingannata da mio padre e ora è giusto che le cose tornino come prima! Va’ Shan In, va’ e ascolta la mia preghiera.”
Detto questo, Aghir la colpì, facendola cadere in acqua, poi svanì come sempre. Shan In venne risucchiata da un vortice acquoso, potente e veloce. La bimba cercò più volte di tornare a galla, ma la forza con cui veniva trascinata giù era talmente tanta, da non permetterle di scappare.
La bimba venne trascinata giù e tutt’intorno diventò tutto scuro.


***************************************

“Ahhhhhhhhhhhhhhhhh”urlò Shan In, svegliandosi spaventata e facendo sobbalzare la madre, che le stava dormendo accanto a lei.
Quando Kaori la sentì urlare, aprì gli occhi e la raggiunse.
“Shan In... Shan In... tesoro, stai bene?”
“Mamma…” disse la piccola, singhiozzando e le si buttò tra le braccia, nascondendo il volto tra i seni. Kaori strinse la figlia, cercando di calmarla e farla smettere di tremare, ma le ci vollero parecchi minuti prima di ottenere il risultato sperato.
“Shhh calmati, tesoro, è tutto finito.”
“Mamma… ho avuto tanta paura…” disse la piccola, guardandola negli occhi.
“E’ passato piccola… è passato… torna a dormire.”
“Ma…”
“Era solo un brutto sogno, torna a dormire…” disse Kaori ,accarezzandole con dolcezza i capelli. La piccola annuì e, dopo essersi coricata, chiuse gli occhi.
La sweeper le sistemò le coperte e ritornò sulla sedia, non smettendo di osservarla.
Era quasi sul punto di calmarsi, quando la porta si aprì di scatto e Ryo, con un’espressione spaventata entrò nella stanza.
“Cos’è successo? Perché ha urlato?”
“Ha fatto un brutto sogno…”
“Quello sembrava tutto fuorché un brutto sogno… dimmi cos’è successo!” disse lui con aria decisa.
“E’ la pura verità! Ha fatto un brutto sogno e si è svegliata. Stavo cercando di farla addormentare!” rispose lei stizzita.
“Tu non me la conti giusta.”
“Papà?” disse la piccola, destando l’attenzione di Ryo.
Lo sweeper rivolse uno sguardo trionfante a Kaori, come a voler confermare le sue parole. “Non mi sembra che tu sia riuscita a farla addormentare…”
“Ci ero quasi riuscita, se QUALCUNO non avesse aperto la porta con così tanta violenza…”
“Ah, ora è colpa mia!”
“Dico solo che sia il caso di smettere di darmi la colpa per ogni minima cosa!”
“Sbaglio o prima hai avuto bisogno del mio aiuto? E’ così che mi ringrazi?”
“Sbaglio o sei stato tu a darle il permesso di andarsene? O ricordo male?” rispose lei stizzita e irritata.
“Non è questo il problema!”
“Invece è proprio questo il problema... tu sei perfetto e io invece no… ma sai che ti dico, Ryo? Sono stanca, e esausta. Sono veramente stufa di essere trattata così! Pensaci tu a metterla a letto visto che sei così bravo!” disse Kaori con aria imbufalita, per poi rivolgere lo sguardo verso la figlia, che stava per mettersi a piangere.
La sweeper si avvicinò a lei, le diede un dolce bacio sulla fronte e uscì dalla stanza, senza aggiungere altro.
Ryo la osservò andare via, poi spostò lo sguardo sul volto della bimba, dove stavano cadendo silenziose lacrime di dolore.
“Oh no, piccola mi, non piangere…” sussurrò lui, cullandola dolcemente.
“Papà… non fare così, non fare il cattivo con la mamma…” singhiozzò Shan In sul petto del padre.
Ryo l’avvicinò a sé, accarezzandola sulla nuca. “Ti chiedo scusa, tesoro, hai ragione… ora vado a parlare con la mamma, ok?”
La piccola lo guardò con quei grandi occhi castani, ormai arrossati per le lacrime e annuì timida, tirando poi su col naso. “Chiedile scusa…”
“Lo farò! Promesso!”
La baciò sulla fronte e la mise sotto le coperte, sperando che il sonno arrivasse il prima possibile. Una volta coricata Shan In, Ryo si diresse verso la porta e l’aprì, finendo quasi per scontrarsi contro il corpo di Hitomi.
“Oh scusa... avevo sentito delle urla e mi ero preoccupata.” Disse la donna giustificandosi.
“Sì, ehm... io e Kaori abbiamo discusso...”
“Ancora? Quando la smetterai di farla soffrire, Ryo?” domandò la donna, guardandolo torvo e mettendosi le mani sui fianchi.
“Proprio da questo istante… e se fossi così gentile da occuparti di Shan In… io sarei più tranquillo e libero di cercare Kaori…”
Hitomi gli rivolse un sorriso dolce e spostandosi per farlo passare disse “L’ho vista pochi minuti fa, stava andando in fondo al corridoio.”
E dopo avergli fatto l’occhiolino, chiuse la porta dietro di sé, lasciandolo libero di riconciliarsi con la sua compagna.

***************************************

“Zia Hitomi….”
La voce di Shan In destò la donna, attirando la sua attenzione. “Sì, tesoro?”
“Siediti qui… devo raccontarti una cosa importante…”

Continua…

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Capitolo 9
*** 8- Riconciliazione ***


La Luna era bellissima e risplendeva alta nel cielo. L’aria fresca e delicata soffiava in ogni direzione, colpendo, di tanto in tanto, il volto triste e disperato di Kaori.
Dopo aver dato il bacio della buonanotte alla piccola Shan In ed essersi allontanata dalla sua stanza, era fuggita via e si era rintanata in un angolo della casa poco trafficato, non voleva rischiare di incontrare il compagno, soprattutto dopo la lite violenta di prima. Aveva cercato con tutte le forze di evitare di piangere, ma, una volta sola, era esplosa, dando sfogo al tutto il dolore. La sweeper, infatti, era immersa in un mare di lacrime, gli occhi castani chiusi e disperati, il cuore gonfio di tristezza e il corpo chino in avanti nella speranza di annullarsi nello spazio e nel tempo. Nella sua testa solo una domanda: Dopo anni di dubbi, dolori, incertezze e rimpianti doveva ancora soffrire così? Ma la domanda più importante era… Ryo l’amava ancora o l’aveva mai amata?
Domande senza una risposta, pensieri che le volavano dentro il cervello senza una spiegazione e tutte spine che andavano a poco a poco a conficcarsi nel petto, trafiggendole il cuore, ormai completamente arreso alla sua sorte. Kaori cercò di trattenere di nuovo le lacrime, ma loro, traditrici e ribelli, decisero di non ascoltare le sue preghiere e ricominciarono a cadere libere sul volto, costringendola a rannicchiarsi su se stessa per riuscire a sopportare il dolore.
“Perché… perché?” singhiozzò, chiudendo di nuovo gli occhi e lasciando che quel dolore fluisse assieme alle lacrime calde. Nelle orecchie le riecheggiava il rumore dei singhiozzi e dei gemiti sommessi, ma la mente era altrove, fuggita in un mondo straordinario dove la figlia Shan In sorrideva e abbracciava entrambi e Ryo la stringeva forte a sé, ricordandole quanto l’amasse. Al solo pensiero che quell’immagine non fosse reale, sentì un dolore amaro salire in gola e provocarle un gemito disperato che riecheggiò nella notte.
Il cuore iniziò a batterle con violenza nel petto, il mondo cominciò a girarle attorno, Kaori sentì una fastidiosa sensazione di impotenza avvolgerla e imprigionarla con dure catene scure. I singhiozzi si fecero sempre più forti e profondi, il mare di lacrime che le scivolava via dagli occhi spaventati non accennava a diminuire, mentre il corpo s’irrigidiva nella speranza che qualcosa la bloccasse dal provare tanta disperazione. Istintivamente alzò lo sguardo al cielo, osservò quella Luna così bella e ribelle, bianca argentea, che libera risplendeva in tutta la sua bellezza e che aveva il potere di illuminare il cielo e la terra.
Le sembrava di sentire meno il peso di quel dolore, di essere più libera dai brutti ricordi della giornata appena trascorsa. In fin dei conti, doveva ringraziare il cielo se era lì, anche se in quel momento stava soffrendo. Aveva rischiato di perdere sua figlia e se stessa, di morire inghiottita dalle onde di quel meraviglioso e pericoloso mare che li aveva accolti calmo e sereno la mattina e che era quasi riuscito a catturarle nello stesso pomeriggio.
Per fortuna Ryo era lì e senza perdere tempo si era tuffato in mare e le aveva salvate da un annegamento certo... eppure, per qualche strana maledizione, l’incubo non sembrava finito. Contrariamente a quanto si aspettavano, Shan In era rimasta svenuta per troppo tempo e l’uomo aveva sfogato la rabbia su di lei, senza pensare che la stessa Kaori non aveva alcun tipo di responsabilità in questo. Ne era nata una lite brutta, assurda, insensata; un litigio che li aveva visti uno contro l’altra e dal quale ne era uscita sconfitta e con l’ennesimo pugnale conficcato nel cuore.
“Aiutami,ti prego...” singhiozzò la donna, guardando la pallida sfera illuminata. “Aiutami, sono disperata, mia figlia è quasi morta oggi, io sono quasi morta... e mio marito non fa altro che condannarmi per qualcosa che io stessa non so di aver commesso. Aiutami, il mio cuore è pieno di dolore, sono vuota… e disperata. La persona che amo forse non mi vuole più e sento che presto la perderò per sempre.”
Kaori sentì le forze abbandonarla, era triste,sola e impotente, sentiva i pezzi del suo cuore caderle dentro all’anima e la cosa peggiore era che non aveva alcuna idea su come evitare che il mondo le crollasse addosso. Nonostante le terribili sensazioni di fallimento e di tristezza che le stavano facendo compagnia quella sera, si asciugò con delicatezza le ultime lacrime rimaste e si aggrappò con tutte le forze al legno della finestra per non essere risucchiata di nuovo dal quel limbo doloroso. In fin dei conti, lì, sola in quell’angolo di casa solitario e buio, stava riuscendo nell’intento di rilassarsi e calmarsi. Si sentiva lontana anni luce da quegli eventi e da quel mondo che le provocava sofferenze. Pochi istanti dopo, per qualche arcano motivo, il suo cuore ricominciava a battere e a farla sentire di nuovo viva.
Stava iniziando a sentirsi più tranquilla e fiduciosa, quando un rumore alle spalle la fece sussultare. Non ne era sicura, ma era certa di aver avvertito un rumore di passi, anzi per la precisione proprio di quei passi, gli unici che in quel momento non voleva affatto udire. Il cuore riprese a batterle all’impazzata nel petto, gli attimi che la separavano da quella rivelazione le sembravano troppo lunghi per essere vissuti tutti in una volta e in cuor suo, la preghiera era una: se è lui, ti prego, fa che non litighiamo ancora. Il rumore si fece più nitido e vicino, più chiaro e deciso. Non c’era più alcun dubbio, la sorte non stava girando dalla sua parte e in particolar modo quella sera.
Quando l’ombra si rivelò ebbe un sussulto e le parole le morirono in gola. Kaori rimase immobile, il respiro affannato e una mano stretta attorno al maglione azzurro chiaro, non tanto per evitare che cadesse a terra lasciandola scoperta, quanto per avere un sostegno solido al quale aggrapparsi per affrontare l’ennesima situazione imprevista.
In un attimo i loro occhi s’incontrarono, Kaori sentì sensazioni contrastanti salire dal profondo e fare un leggero capolino nel suo cuore. Per un attimo, che sembrò un’eternità, la sweeper si perse in quelle pozze nere, misteriose e profonde; e tutto il mondo iniziò a girarle attorno, come una giostra impazzita. L’uomo rimase immobile ad osservarla e per poco rimase senza parole. Quella notte, la sua compagna era bella. Ryo la guardò con attenzione, l’osservò, la scrutò, percorse con incredibile lentezza ogni centimetro di quel corpo, celato da una camicia da notte azzurro chiaro e da un leggero maglione dello stesso colore. Le forme di Kaori erano ancora sode, ma si erano ammorbidite con la gravidanza, le gambe lunghe, affusolate e irresistibili come sempre, mentre il seno era più morbido e abbondante; infine, il suo viso era così bello,dolce e delicato. Ryo rimase estasiato da quella visione paradisiaca offertagli a tarda notte e nella sua mente iniziarono a formarsi le domande più assurde e disparate. Da quanto tempo non perdeva qualche minuto del suo tempo a guardarla, perdendosi in lei? Troppo.
Mentre i pensieri vagavano nella sua mente, Ryo si leccò il labbro inferiore come a pregustare qualcosa di sublime.
A quel gesto Kaori sussultò, quello sguardo pieno di passione che l’uomo le rivolse la fece ardere come non mai, quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’aveva guardata così? Tanto, troppo, troppo tempo per riuscire a contarlo tutto.
Per qualche strano motivo, il nervosismo che era appena svanito, iniziò di nuovo a tormentarle il corpo, causandole piccoli brividi lungo tutta la spina dorsale. Perché mai tutta quella preoccupazione improvvisa? Lui era Ryo, il suo Ryo, il suo compagno, amico, amante, marito, la persona con la quale aveva giurato a se stessa di dividere la vita. Perché avrebbe dovuto aver paura di lui? Proprio in quel momento, poi.
Rimasero così, fermi a fissarsi per altri interminabili minuti, fin quando, lo sweeper prese un bel respiro e le disse:
“Scusami, non pensavo ci fosse qualcuno.”
“No, non fa niente, tanto stavo andando a dormire.” Rispose Kaori, cercando di evitare il suo sguardo, ma soprattutto che lui riuscisse a vedere il rossore che le circondava gli occhi.
Ryo la guardò, cercando di trovare le parole giuste per risolvere quella situazione così difficile, ma alla fine non riuscì a trovarne nessuna che potesse aiutarlo ad evitare un ulteriore momento di silenzio imbarazzante.
Quando riuscì a focalizzare bene la situazione, Kaori si era voltata di nuovo verso la finestra e, non aveva nessuna intenzione di rivolgergli lo sguardo né di passare un po’ di tempo con lui.
Non avendo scelta, Ryo decise di giocarsi tutte le carte, sarebbe riuscito a parlarle a qualunque costo. Senza pensarci troppo, strinse i pugni cercando di rallentare la velocità del suo cuore e alla fine prendendo un bel respiro disse “Shan In si è svegliata di nuovo.”
Al sentire quelle parole Kaori si voltò, guardandolo con aria incuriosita, come a chiedergli di continuare il discorso. L’uomo le rivolse uno sguardo sereno, pieno di scuse e richieste di perdono, ma allo stesso tempo si sentì come un peccatore di fronte ad un angelo. L’aveva ferita, come poteva chiederle di comprenderlo?
“Quando sei uscita dalla camera, pochi minuti dopo, Shan In si è svegliata…” disse interrompendosi nel momento in cui l’immagine del litigio gli si materializzò all’improvviso nella mente.
“E…?” l’incalzò lei sempre più curiosa.
“Ha sognato di nuovo la grotta….”
“E?”
“E mi ha ordinato di farmi perdonare, di chiederti scusa e anche di smettere di essere così cattivo con te.”
Quelle parole furono le più difficili da pronunciare, Ryo cercò di non innervosirsi e rimanere calmo, ma non ci riuscì. Il suo cuore doveva sapere, aveva perso Kaori o lei era ancora lì, con lui, dalla sua parte, pronta a ricominciare? I suoi occhi? incontrarono quelli tristi e sconsolati della donna, era così afflitta e disperata da non sembrare neanche più lei. Povera Kaori, doveva averle fatto tanto male in quell’ultimo periodo, da non essersene nemmeno reso conto.
La donna lo guardò con calma, poi stringendo ancora con più foga il maglione azzurro chiaro, disse “Scuse accettate, Ryo.” Il discorso cadde così, senza ulteriori parole, senza ulteriori indugi ruotò su se stessa e ritornò nella posizione iniziale, senza più degnarlo di uno sguardo. Il messaggio era chiaro, lei non ne voleva parlare più, ma per lui era diverso, lui era certo che avrebbero dovuto riconciliarsi in quel momento, altrimenti dopo, sarebbe stato troppo tardi.
Senza pensarci due volte, Ryo si avvicinò, si posizionò dietro di lei, facendo aderire la schiena al suo torace e allungò le braccia verso la finestra, circondandola in un finto abbraccio. A quel gesto, così intimo ma così improvviso, Kaori s’irrigidì, sentendo il cuore battere all’impazzata nel petto.
“Mi dispiace...” mormorò con tono dispiaciuto e il respiro affannato, come se stesse cercando di togliersi un peso dal cuore. “Sono stato davvero un bastardo con te, in quest’ultimo periodo.”
Alla donna sembrò quasi un sussurro uscito dal cuore, un delicato messaggio di riconciliazione, reale, deciso, sincero, che le stava mandando nella speranza che lei decidesse di ricambiarlo.
Il respiro caldo sul suo collo, il calore che il corpo a pochi passi dalla sua schiena irradiava e che riusciva a raggiungere ogni angolo sperduto del suo cuore, la fecero tremare sotto lo sguardo impaziente dell’uomo dietro di lei. Kaori sentì il cuore danzare un ballo scatenato dentro al petto, la testa iniziò a girarle e tutto il suo essere rispondeva a quell’energia così bella e magnetica da lasciarla senza fiato.
La poca distanza che separava i loro corpi, i millimetri che dividevano ogni loro possibile contatto le provocarono un’emozione unica, una sensazione così potente da portarla ad alzare lo sguardo verso di lui e incrociare di nuovo quegli occhi neri, belli e meravigliosi che le stavano dicendo una cosa sola: ti prego, perdonami.
“Non avrei mai dovuto prendermela con te, ma... “ gli ci volle un po’ per trovare le parole, quelle parole, forse le uniche in grado di spiegare con chiarezza quale fosse la sua situazione interiore. ”Avevo paura, ho fatto tanti di quei sogni strani, su di te, Shan In e temevo di perdervi entrambe. Ho sognato che presto vi avrei perso e i miei sensi mi hanno più volte confermato l’arrivo di un pericolo per voi due... poi quando ti ho visto lì in mezzo alle onde, con nostra figlia in braccio, ho provato un dolore lancinante nel petto. Ho cercato di salvarvi e, a una volta scampato il pericolo, non sono riuscito a trattenermi e me la sono presa con te. Pensavo di essere in grado di proteggervi, ma come hai potuto vedere, ho fallito anche in quello.” Quando Kaori sentì quella confessione così triste e dolorosa, così pesante e soffocante, il respiro le mancò e il cuore perse un battito.
Ecco cos’era quella tensione, quel dolore, quella freddezza, quell’atteggiamento distaccato e duro nei suoi confronti... ecco cos’era, Ryo aveva paura.
Quando Kaori focalizzò tutta la situazione, quando si rese conto degli incubi che lo stavano divorando, di quello che lui aveva vissuto in quei lunghi e interminabili mesi, in cui aveva deciso di portare tutto quel peso da solo, senza dire una parola, ebbe un sussulto al cuore che le provocò un gemito di tristezza e di disperazione,permettendo a due piccole lacrime di scendere, solcandole il viso. Le dita di Ryo con grande delicatezza le scacciarono via, solleticandole la pelle delle gote e attirando la attenzione verso il suo volto, a pochi centimetri da lei.
“Non piangere più, ti prego.” Le sussurrò sulle labbra, alitandole con dolcezza sul viso e provocandole un brivido di impazienza lungo la spina dorsale.
“M-mi dispiace Ryo, non avevo capito che...” cercò di rispondere la donna, ma l’uomo sorridendole le chiuse le labbra con un l’indice e disse “Shh… è stata solo colpa mia, ma tu lo sai, io sono così, : impulsivo e testardo. Avrei dovuto parlartene, ma mi sentivo uno stupido, credere a tutti quegli incubi, a quei sogni... io che sono scettico di natura. Mi sono sentito un pazzo. Ho cercato di ignorare ogni cosa, ma i miei sensi non riuscivano a farmi rimanere tranquillo e ho finito per prendermela con te. Mi dispiace.”
“Dispiace anche a me …” rispose Kaori in un sussurro, avvertendo il cuore battere all’impazzata nel petto e il respiro farsi affannato. Non poteva farci niente, la sua presenza le faceva sempre questo effetto, nonostante gli anni passati, l’attrazione sessuale che Ryo riusciva a scatenare in lei era sempre la stessa, : forte, dirompente e magnetica, e lei non era mai in grado di resistergli.
Gli occhi di Kaori , ormai senza controllo, scesero sulla sua bocca carnosa anche se accennata, meravigliosa e peccaminosa come non mai. L’amava, era un frutto proibito che sapeva creare dipendenza, dolce e delicata quando le loro labbra si toccavano e sfioravano, calda e ustionante quando i loro baci diventavano più profondi e passionali. Senza riuscire più a controllare le sue emozioni, Ryo insinuò le dita tra i suoi capelli ramati, afferrandole la nuca e avvicinandola il più possibile a sé. In un attimo, le loro labbra s’incontrarono e il contatto fu talmente elettrico da lasciare entrambi senza fiato.
Ryo si abbandonò a quel bacio prima dolce e delicato, poi profondo e passionale. Con delicatezza e velocità, l’afferrò e la strinse con forza. Le sue labbra la divorarono, mentre la sua lingua s’insinuò dentro alla bocca, dal sapore di fragole e iniziò a stuzzicarla senza riuscire più a resistere.
Kaori, ormai senza forze e in balia dell’emozioni, gli si aggrappò con disperazione, non era più abituata a quel tipo di sensazioni, mesi e mesi di astinenza si stavano facendo sentire.
Ormai sapeva, che era questione di attimi, sarebbe impazzita di nuovo sotto il suo tocco. Il desiderio di Ryo era forte, prepotente, lei riusciva a percepirlo, la sua coscia era imprigionata tra le sue gambe e la sua pelle sentiva la forza della sua eccitazione premerle contro. Quella bocca, che amava alla follia, non le dava un attimo di pace, era affamata, vogliosa, assetata e la stava divorando, come se fosse la sua unica fonte di salvezza.
Quando Ryo si staccò dalle sue labbra, lei gemette in segno di disapprovazione, mentre gli occhi le si chiudevano estasiati, per la gioia di essere di nuovo tra le sue braccia.
“Sono stato un idiota.” Mormorò tra un respiro e l’altro, soffermandosi a guardarle il volto e sfiorandolo con le dita. Sentendo quelle parole, Kaori aprì di nuovo gli occhi, incontrando il suo sguardo dolce e pieno d’amore e lo guardò con espressione incuriosita.
“Sono stato un idiota, ho chiesto al mio cuore di allontanarti, di lasciarti e condannarti per paura di perderti... solo adesso mi rendo conto di quanto sia stato stupido tutto questo. Non posso vivere senza di te.” Le disse poggiando la fronte contro la sua e chiudendo gli occhi, mentre il suo profumo gli raggiungeva il cuore.
Per un attimo Kaori non disse una parola, gli afferrò la mano se la portò alla bocca e vi posò un delicato bacio sul palmo. I suoi occhi castani incontrarono di nuovo quelli neri e profondi di lui, comunicandogli tutto l’amore che aveva nel cuore.
“Ai Shiteru.” Gli disse stringendoglisi con dolcezza e facendo scivolare la mano a contatto col suo cuore.
“Ai Shiteru.” Rispose Ryo, accennando un sorriso. Era un attimo così magico, erano di nuovo insieme, l’uno davanti all’altra con il cuore in mano e la voglia di ricominciare. Lo sweeper le donò un tenero sguardo, per poi tuffarsi sulla sua bocca. Il bacio fu delicato ma pieno di passione, l’uomo iniziò a torturarla, mordendole il labbro e succhiandolo con un’avidità senza precedenti. Kaori gemette, travolta dall’emozioni che lui era in grado di farle provare,si strinse con foga al suo corpo scultoreo, non riuscendo più a resistergli.
“Mia... tu sei mia.” Le sussurrò all’orecchio con voce roca, alterata dal desiderio. Ormai era suo, prigioniero di un incantesimo chiamato amore, la cui forza era più grande di qualsiasi cosa. Le loro labbra si sfiorarono, si divorarono, si amarono con passionalità, dando libero sfogo al loro desiderio. Ryo la fece voltare in modo da averla di fronte a sé, la strinse forte in un abbraccio caldo e vigoroso, per poter assaporare quelle curve, che da mesi non sfiorava.
Il vento delicato li sorprese, cogliendoli in quell’attimo di intimità inaspettata. L’aria fresca e birichina scompose i capelli di Kaori; il maglione leggero, che aveva sulle spalle, scivolò via, lasciandole scoperte le spalle e la schiena.. La sweeper si voltò verso la Luna, allungandosi nel tentativo di afferrare il piccolo pezzo di stoffa che stava scappando via sotto i suoi occhi. Con sua grande sorpresa, la mano di Ryo la bloccò, costringendola a rivolgergli lo sguardo.
“Lo riprenderemo domani, vedrai che il vento non lo porterà lontano.” Le disse avvicinandosi la mano di lei al petto, infine la posò all’altezza del cuore.
“Sì, ma…”
“Niente ma, stasera non voglio interruzioni.”
Il respiro era caldo quasi bollente, gli occhi neri come la notte esprimevano tutto il desiderio represso, che lo aveva tormentato in questi ultimi mesi e il suo messaggio era chiaro : la voleva lì, subito, in quel momento, in quel posto buio e nascosto, dove nessuno avrebbe potuto vederli né sentirli. Kaori avvertì il sangue pulsarle nelle vene, il desiderio scorrerle lento e fluido nel corpo, mentre i suoi occhi riuscivano a focalizzare il viso di Ryo avvicinarsi al suo. In un attimo, la baciò di nuovo, con dolcezza, con desiderio e la necessità, di fondere il suo respiro con quello di lei e l’urgenza di sentirne il calore bruciargli il corpo. Kaori gli si aggrappò, artigliandogli gli braccia e cercando di mantenere un minimo di equilibrio sulle sue gambe. Ryo insinuò le dita tra i suoi morbidi capelli e, afferrandola per la nuca, la bloccò approfondendo il bacio. Il sapore era dolce, delicato, un gusto nuovo che non ricordava di aver mai assaggiato prima d’ora, un gusto paradisiaco, che gli stava dando alla testa. La lingua le sfiorò le labbra provocandole un gemito, vagò per la sua bocca e, infine, iniziò a danzare con quella della compagna, rischiando di farli rimanere senza fiato.
Kaori gli circondò il collo con le braccia e si lasciò baciare, coccolare e incantare, nell’unico modo in cui solo Ryo era in grado di fare. Mentre i loro respiri si fondevano, Ryo accarezzò il suo corpo, soffermandosi su ogni centimetro di pelle vibrante. Le dita percorsero quelle curve che aveva desiderato per anni, che finalmente aveva avuto, e che negli ultimi tempi aveva rifiutato. Forme morbide e sinuose, che solo lui poteva toccare e sfiorare; un corpo tenero e perfetto, che desiderava solo per sé.
Il tessuto delicato della camicia scorreva con facilità sotto il suo tocco, mentre le forme che ne venivano celate, si facevano trovare pronte e recettive nell’accoglierlo. Kaori mugolò contro la sua bocca, lo afferrò per la nuca e lo baciò con più passione. Era affamata, vogliosa, erano mesi che non sentiva più le sue mani accarezzarle la pelle, toccarla con desiderio; quell’attesa la stava facendo impazzire. Con furia, non riuscendo a resistere oltre, gli afferrò la mano e la posò con forza e insistenza sul suo seno. Quel gesto così imprevisto e inaspettato sorprese Ryo, che, sorridendo con gusto, iniziò ad accarezzarla come lei bramava. Piccole nuvole di piacere iniziarono a danzare dentro al corpo di Kaori, che si arcuò verso il suo amante. Piegò indietro la testa, offrendosi senza imbarazzo, né vergogna. Ryo fece scivolare un braccio sotto la sua schiena in modo da sorreggerla con più forza e lei gli allacciò una gamba ai fianchi.
Lui premette la propria eccitazione, ormai evidente e prepotente, contro il suo centro in fiamme. Da quante Lune lui non le aveva chiesto di fare l’amore, di coccolarsi, di fondere le loro anime in una?
Kaori gli si strofinò contro, ancora e ancora, guidata dal desiderio di sentirlo spingere dentro di sé e dalla voglia di unirsi a lui, come erano soliti fare tutte le notti, tanti mesi fa. Ryo osservò con bramosia quello spettacolo che la compagna gli stava offrendo e pervaso dal sacro fuoco della passione, si leccò le labbra pregustando i gemiti, le sensazioni e le emozioni che la loro unione era in grado di donare. Come ipnotizzato, iniziò ad accarezzarle la pelle del collo, facendo scorrere le dita lungo il torace, sfiorandola tra i seni e fermandosi sul ventre. Kaori mugolò, dimenandosi e rispondendo recettiva a quel tocco così delicato e familiare, che il suo corpo riconobbe subito.
Lui lo sapeva, l’amava, più della sua stessa vita, lei assieme alla loro figlia era la cosa più bella che gli fosse mai capitata e non avrebbe permesso più a niente, né a e nessuno di dividerli ancora.
La sollevò, avvicinandola al suo volto e, sorreggendola con fermezza, iniziò a riempirle il collo di teneri baci, scendendo lungo tutta la linea dello petto e baciandole con dolcezza il seno. Kaori affondò le dita nella morbidezza dei suoi capelli, afferrandoli con forza, facendo in modo che le sue labbra si avvicinassero di più alla sua pelle.
Ryo continuò il suo gioco perverso, sfiorando con piccoli movimenti della lingua, il capezzolo turgido ed eccitato che spuntava sotto al tessuto, provocandole innumerevoli scariche di piacere in tutto il corpo e costringendola ad arcuarsi ancora e ancora sotto quella sadica e piacevole tortura. Kaori gemette, prima con timidezza, poi sempre con più forza e necessità. Eccolo il suo amante, il suo uomo, lo stallone di Shinjuku che era in grado di farla tremare anche solo con uno sguardo e che in tutte le loro notti d’amore le aveva fatto toccare il cielo con un dito.
Pervasa da quelle sensazioni, non si accorse che Ryo le aveva scoperto il seno e che si apprestava a gustarlo con tutta la calma e la comodità del mondo. Fu solo quando la sua lingua umida le raggiunse la pelle, che lei sussultò,rendendosi conto di quello che stava accadendo. La bocca del suo amante circondava completamente il piccolo bocciolo rosa, imprigionandolo tra le labbra, mentre la lingua si stava divertendo a colpirlo con piccole leccate fugaci. Le sue dita avevano una presa ferrea e la tenevano prigioniera, impedendole di scappare.
Kaori non riuscì più a controllarsi, seguì i movimenti e lasciò che il corpo parlasse per lei, anche se decise comunque, di non cedere del tutto. “Non resistermi… lo sai che poi divento esigente e ti chiedo di seguirmi per tutta la notte ” gli sussurrò Ryo, accorgendosi dei suoi piccoli tentativi di ribellione.
“Ti ricordo che mi devi un bel po’ di coccole arretrate.” Rispose lei con sguardo fiero e il sorriso sulle labbra.
“Senti senti, allora vorrà dire che stanotte ti chiederò più del solito, sei pronta, amore mio?” le soffiò con desiderio sul volto, ricominciando poi a riempirle di baci il collo.
“Sì… certo...” la sua risposta fu più un sospiro, unito ad un gemito, che le scappò dalla bocca quando Ryo raggiunse la pelle sensibile sotto l’orecchio e iniziò a morderla senza pietà. Lui sapeva che quello era il suo punto debole ed era deciso a farle passare una notte indimenticabile.Le era sopra e la teneva prigioniera sotto di sé, osservandola con desiderio. Nella sua mente stavano già scorrendo le immagini di loro due avvinghiati l’uno all’altra che si davano piacere a vicenda e la cosa gli stava aumentando l’eccitazione, quando un rumore non poco distante da loro, lo fece irrigidire all’improvviso, costringendolo ad allontanarsi.
“Cosa c’è?” gli chiese con aria sorpresa.
“ Shh… aspetta.” Gli rispose lui, tenendola tra le braccia e facendole segno col dito di fare silenzio. Kaori ubbidì e rimase immobile. Il suono non accennò a smettere, anzi sembrava diventare sempre più vicino, fin quando l’orecchio di Ryo riuscì a sentirlo con più chiarezza e in esso riconobbe il rumore dei passi di qualcuno che si stava dirigendo proprio nella loro direzione.
“Sta arrivando qualcuno, tirati su e rivestiti, meglio non farci trovare in queste condizioni.” Le disse. aiutandola a sollevarsi e cercando di ricomporsi. Kaori seguì il suo esempio, si sistemo i capelli, si ricoprì il seno, lisciò la camicia da notte sulle gambe e riprese la sua posizione originaria, facendo attenzione a non far trasparire alcun tipo di turbamento.
Quando i passi li raggiunsero, Ryo e Kaori riuscirono a scorgere il volto di Hitomi rivelato dalla luce della luna.
“Hitomi!” dissero in coro gli sweepers.
“Ryo, Kaori, meno male che vi ho trovato. Vi ho cercato dappertutto. Shan In si è svegliata all’improvviso e vi sta cercando.” Disse la donna con decisione.
“Bene, credo sia il caso di andare da lei.” Disse Kaori, rivolgendo un’occhiata d’intesa al compagno, poco distante. Per un attimo, Ryo si perse in quello sguardo, in quei grandi occhi nocciola che finalmente riusciva a guardare senza timore e sentì un dolce sorriso apparire sul suo volto.
“Vai avanti tu, io vi raggiungo.” Rispose lui.
“Va bene, andiamo Hitomi.” Disse Kaori guardando l’amica, che si avviò facendole strada.
“Aspetta…” le disse all’improvviso lo sweeper, afferrandola per un braccio e trattenendola per un momento. Kaori non fece in tempo a voltarsi che quelle labbra erano di nuovo sulle sue, bollenti ustionanti ed esigenti. La sua bocca la divorò di nuovo, mordendola e succhiandola con avidità e provocandole lunghi e interminabili brividi lungo la schiena. Ryo la strinse forte a sé, la sollevò, in modo tale che i loro bacini potessero incontrarsi e che le gambe si allacciassero ai suoi fianchi. Con dolcezza la sbatté contro la parete di legno e iniziò a strusciarsi contro il suo centro ancora caldo e impaziente, facendole sentire quanto la desiderasse. Si abbandonò per un attimo a quelle sensazioni, lo desiderava da così tanto tempo da essere disposta a chiedergli di farla sua in quell’istante, ma il pensiero di Shan In che li aspettava trepidante, le attraversò la mente e la fece ritornare in sé.
“Ryo-o… dobbiamo andare-e…” disse la donna, cercando di riportarlo sulla terra, anche se non ci sarebbe voluta tornare neanche lei.
A malincuore la lasciò, ma prima che lei se ne andasse per seguire Hitomi, le disse “Questo era per assicurarmi che il tuo desiderio rimanesse vivo dentro di te. Stanotte recupereremo tutte le notti perdute.” Lei gli sorrise e corse via, sotto lo sguardo innamorato e compiaciuto del compagno, che prese un bel respiro e si apprestò a seguirle per scoprire cosa stesse passando per la testa di Shan In.

Continua……

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Capitolo 10
*** 9- Pericolo in agguato ***


La notte era molto scura, la luna illuminava la vallata, mentre piccole stelle luminose le facevano compagnia durante il tragitto. Il rumore di zoccoli sulla strada sterrata risuonava come una nenia in mezzo ai boschi, mentre un carro si muoveva facendo più rumore del solito.
“Ma quanto manca?” disse una voce profonda.
“Siamo quasi arrivati.” Rispose un’altra voce maschile leggermente più squillante.
“Sono stanco, quando ci fermiamo?”
“Dobbiamo raggiungere gli altri, l’hai dimenticato?” sbuffò e gli diede un ceffone sulla nuca.
“Ahi… Kavin, ti ha mai detto nessuno che sei manesco?”
“Sono manesco solo con te! E ora taci, Jean! Vuoi che qualcuno ci scopra????”
“Ma io sono stanco, ho fame e sonno. Voglio dormireeee!”
“Smettila o la farai arrabbiare!” ruggì Kavin, guardando il fratello in cagnesco, per poi continuare a guidare. Kavin e Jean, due fratelli gitani abbandonati dalla madre e rifiutati dal padre, si erano dati al vagabondaggio e ai piccoli furti per poter sopravvivere in questo mondo di truffatori, fin quando non avevano incontrato Alarabìa, un’anziana signora della stirpe degli Ombrosi, che li aveva accolti e allevati come figli. Era il capo anziano della stirpe e ogni giorno ripeteva loro che erano destinati a lei da quando erano nati. Alarabìa era temuta e rispettata e molti sostenevano che fosse anche una potente strega nera.
Si raccontava infatti, che anni prima, il suo sposo Ibrahim, si fosse invaghito di una ragazza del paese vicino e che lei, per gelosia, l’avesse tramutata in vetro e data alle fiamme. Nessuno seppe più nulla di quella ragazza, ma in tanti giuravano che Alarabìa passasse molto tempo nella sua tenda, intenta a sperimentare nuovi incantesimi e malefici.
“Smettila di frignare, Jean! O ti trasformo in un topo e ti faccio mangiare da Drago!” urlò una voce femminile.
“Sì… scusami,madre…”
“Ecco, lo sapevo! L’hai fatta arrabbiare!”
“Ma non è colpa mia… io ho fame….” Piagnucolò, per poi rivolgere uno sguardo terrorizzato al fratello e chiedergli “Pensi davvero che mi trasformerebbe in un topo e mi farebbe mangiare dal suo gatto?”
“Oh, io non avrei alcun dubbio a riguardo!” disse Kavin sghignazzando mentre continuava a guidare imperterrito.
Alarabìa, seduta sulla sua poltrona di sempre, scostò velocemente il velo della tenda e guardando la Luna bianca e argentea come non mai disse “È giunto il momento! Presto, il Figlio della Luna sarà di nuovo mio!”
E una terribile risata malefica risuonò in tutta la valle oscura.
*******************************
Un rumore di bicchiere rotto riecheggiò nella tenda chiara, Yadranka rimase immobile per un attimo, mentre il piccolo Stevan seguito dalla mamma correva verso di lei.
“Mamma Yadranka... Mamma Yadranka, che succede?” urlò Stevan, scuotendola per un braccio. L’anziana era rimasta immobile, la bocca spalancata e gli occhi chiusi per il dolore provato.
“Yadranka , che succede?” chiese Rubinia, rivolgendole uno sguardo spaventato. “Yadranka, rispondi!”
“Niente di buono, bambina mia… Le Tenebre avanzano di nuovo… le abbiamo sconfitte una volta, ma torneranno a minacciare la nostra gente.” Disse l’anziana con aria seria.
“Oh, no…”
“Cosa possiamo fare? Mamma Yadranka, che possiamo fare?” domandò il piccolo Stevan, strattonandole la gonna tricolore.
“Sperare mio giovane, piccolo uomo... sperare che colei che è stata scelta, segua la Luce e non l’Oscurità.” Disse Yadranka, guardando la Luna bianca e maestosa nel cielo.

Continua……

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Capitolo 11
*** 10- Aiutiamolo! ***


Quando arrivarono a destinazione, Ryo e Kaori trovarono Shan In sveglia e pimpante più del solito.
“Ero quasi certa di averti lasciato sul punto di dormire. Come mai sei ancora sveglia?” domandò la sweeper, sedendosi accanto alla figlia.
“Devo parlarvi di una cosa importante!”
La voce era ferma, decisa, l’espressione sul volto tradiva la sua ansia e la trepidazione. Era la prima volta che Shan In si comportava così, la questione doveva essere molto importante.
“Ok piccola, dicci tutto.” Disse Ryo, sedendosi sul letto accanto a Kaori e puntando lo sguardo verso la figlia.
“Ecco… si tratta di Aghir.”
“Aghir? E chi sarebbe?” domandò Kaori stupita. Non ricordava affatto di aver mai sentito parlare di questo ragazzo, né di averla mai vista a contatto con qualche maschio.
“È lui che mi ha salvata oggi. Mi ha portato fuori dalla grotta e mi ha anche fatto conoscere i suoi genitori.”
“Tesoro, guarda che ti sbagli, eri tra le mie braccia.” disse Kaori correggendola.
L’espressione sul suo volto cambiò e Shan In dovette stringere i denti per evitare di piangere.
“Tesoro, cosa c’è?” domandò Ryo, rendendosi conto di quanto fosse dolorosa per lei quella confessione. Con tanta dolcezza, si avvicinò alla figlia e la circondò con le braccia, nella speranza di infonderle un po’ di sicurezza.
“Dobbiamo salvare Aghir e tutto il mondo. Le tenebre stanno avanzando! Presto saremo tutti in grave pericolo!” disse con foga. “Ho promesso che avrei riportato il bracciale alla sua famiglia!”
Kaori la guardò sempre più preoccupata. Che fosse caduta e avesse battuto la testa? Il suo sguardo cercò quello di Ryo, che, per un attimo, rimase senza parole e con un’espressione confusa. “Bracciale? Famiglia? Shan In, di cosa stai parlando?”
“Aghir! Lui e la sua mamma sono… morti. Il suo papà era cattivo, oscuro... mentre loro erano luce e lui li ha fatti sparire.”
Piccole e calde lacrime iniziarono a caderle sulle guance e Shan In si buttò tra le braccia del papà, cercando un po’ di conforto. Ryo la strinse forte, accarezzandole i lunghi capelli castani e sperando che fosse tutto l’ennesimo brutto sogno.
“Tesoro, come possiamo aiutarti? Con queste poche informazioni, non siamo in grado di fare molto. Perché non ci racconti cos’hai visto? ” chiese Kaori, massaggiandole la schiena con dolcezza.
Al sentire quelle parole, la bambina si allontanò dal padre e puntò lo sguardo sul volto della mamma. Per qualche istante, rimasero così: immobili, sotto lo sguardo attento di Ryo, troppo impegnate a fissarsi, per emettere un fiato.
Kaori rivolse un dolce sorriso alla figlia, che in cambio sospirò e decise di raccontare tutta la verità.
“Quando mi sono addormentata, ero di nuovo nella grotta. Mi sono sentita sola e spaventata, non sapevo cosa fare. Ho iniziato a piangere e chiamarvi ma non mi avete risposto. Avevo tanta paura, ma Aghir mi ha raggiunto subito e mi ha aiutato. Poco dopo, ho udito delle strane voci, un uomo e una donna che litigavano e urlavano. La signora che ho visto stava bisticciando con un uomo grande, un gigante, scuro e arrabbiato. Stringeva qualcosa tra le mani, ma non avevo ancora capito cosa. Poi, hanno iniziato ad urlare sempre più forte, lei camminava all’indietro sulla scogliera e piangeva, gridava e lui si stava arrabbiando. E…”
“Riesci a ricordare cosa stessero dicendo?” domandò all’improvviso Hitomi, interrompendo il racconto.
“Non ricordo bene… ho sentito parole come Lunari e Ombrosi... poi lui ha detto che lei l’aveva tradito, che quello non era suo figlio…” disse Shan In, respirando a fatica. “Era davvero cattivo.”
“Hai avuto paura, Shan In?” domandò di nuovo Hitomi.
“Sì, tantissima. Anche se era il papà di Aghir... era così scuro.”
“E poi cos’è successo?” domandò Ryo.
“Sono arrivati alla fine della scogliera e la mamma di Aghir si è buttata di sotto, mentre il papà le inveiva contro. Erano parole strane, non le ricordo bene, ma lui era irato e li ha fatti cadere nel vuoto. Aveva uno sguardo spaventoso e ho avuto paura. Ho provato a scappare,ma lui mi ha afferrata per un braccio e mi ha chiesto di guardare. Ha detto che dovevo sapere, perché dovevo aiutarlo.”
“Chi l’ha detto, tesoro? Chi dovevi aiutare?” domandò Kaori,avvertendo l’ansia nella voce della figlia.
“Aghir! Ha detto che devo riportare il figlio della Luna al suo popolo. Papà, mamma, dobbiamo aiutarlo! Lui è mio amico!” rispose Shan In, per poi abbandonarsi ad un secondo pianto.
Kaori si avvicinò alla figlia e la prese tra le braccia, cullandola con tenerezza. Bastarono pochi minuti perché lei si addormentasse nel suo abbraccio e ritornasse così nel mondo dei sogni.
La sweeper l’adagiò sul letto e la lasciò sonnecchiare, per poi fare cenno a Ryo e Hitomi di seguirla.
Una volta usciti, Kaori li guardò e disse “Cosa possiamo fare? Sembrava sconvolta da quel sogno.”
“Ti dirò, non è la prima volta che sento di questo Figlio della Luna. Sembra sia una leggenda molto famosa tra i gitani e che abbia qualcosa di vero.” Rispose Hitomi con aria pensierosa.
“Hai visto anche tu com’è scoppiata a piangere! Sono preoccupata, da quando è tornata dalla grotta, è così strana e ansiosa.” Disse Kaori che, spostando lo sguardo verso il compagno, gli domandò “Ryo, cosa possiamo fare?”
Lui rimase in silenzio per qualche istante e prendendo un bel respiro, disse “Dobbiamo ascoltarla. Non abbiamo altra scelta. Hitomi, prima hai accennato alla leggenda e ai gitani. Cosa sai di tutto questo?”
“In realtà conosco poco e niente di questa storia, ma posso portarvi dall’unica persona in grado di aiutarci. Se siete d’accordo, partiremo domani in mattinata.”
“Dove siamo diretti?” domandò Kaori.
“In Armenia. La persona che ci può aiutare si trova lì, in un villaggio di gitani.”
“Sei sicura che possa darci una mano?” domandò Ryo.
“No, ma a questo punto, vale la pena tentare, no?” rispose Hitomi, determinata più che mai a risolvere quel mistero.


Continua….
 

 

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Capitolo 12
*** 11- In viaggio verso Sevan ***


Il mattino successivo tutto il gruppo partì molto presto per raggiungere la città di Sevan, in Armenia. Durante il viaggio, Toshio passò tutto il tempo a giocare con le piccole, Ryo venne narcotizzato, con una dose tale da tenerlo addormentato per molte ore e Kaori decise di informarsi sul posto in cui si stessero dirigendo.
“Dove stiamo andando effettivamente?”
“Stiamo andando a Sevan. Nata a pochi passi dal lago che prende il suo nome, Sevan è una delle città che si trova nella provincia di Gegharkunik. Nata come Yelenovka nel 1842 è diventata un paesino abitato da popolazioni russe ed è rimasta tale fino al 1935, anno in cui diventò Sevan.Oltre all’omonimo lago, questa cittadina è circondata dal grande Parco Naturale di Sevan e da altre foreste minori, luoghi in cui sembra che i gitani abbiano trovato la loro casa perfetta.” Rispose Hitomi con tranquillità.
“Come mai conosci le persone del luogo?”
Al sentire quella domanda, Hitomi chiuse gli occhi e prese un bel respiro. Dall’espressione che assunse, sembrò che quella fosse una domanda a bruciapelo, che racchiudeva un ricordo doloroso.
“Mia mamma aveva una cara amica, di nome Yadranka. Stiamo andando da lei, perché sono certa che sia in grado di aiutarci. Comunque per ritornare al discorso di prima, Yadranka e mia madre erano amiche inseparabili, hanno trascorso infanzia e adolescenza sempre insieme. Non si sono mai separate, fino a quando si sono dovute dire addio. Yadranka doveva tornare tra la sua gente e prendere il posto che le aveva lasciato sua madre: quello di matriarca della stirpe della Luna Bianca o dei Lunari. Mia madre poi si fece una vita, sposò mio padre ed ebbe noi tre. Quando poi morì, Yadranka comparve nelle nostre vite, quasi all’improvviso. Una sera, io Rui e Ai eravamo sole in casa, nessuno dei nostri parenti era con noi e questa signora apparve sulla soglia e ci raccontò di quanto fosse amica di nostra madre e che ci avrebbe aiutato fino alla fine. Ci aiutò moltissimo infatti, ci accudì come una vera mamma e ci condusse fino a quando non diventammo adulte. Ancora oggi la sento, di tanto, in tanto e lei è sempre gentile e cordiale con me. Sono certa che lei e la sua gente riusciranno ad aiutarci.” Disse con un’espressione decisa.
Kaori la guardò e alla fine sorrise.
“Spero che tu abbia ragione.”
In un attimo le uscì un sospiro dal cuore, quella situazione stava diventando molto triste e pericolosa. Non aveva mai avuto così tanta paura in vita sua, prima le cose erano diverse, c’era sempre Ryo a proteggerla, ma ora, la persona in pericolo era la loro bambina, colei che aveva giurato di proteggere dal suo primo vagito e che niente al mondo, le avrebbe mai portato via.
Lo sguardo di Kaori si posò sul volto di Shan In, che stava allegramente giocando con Toshio e Harumi, poi si spostò verso Ryo che dormiva beato, dopo l’anestesia fatta dal Doc. Chissà le ire, una volta svegliato.
“Non preoccuparti Kaori, riusciremo a cavarcela anche stavolta, te l’assicuro.” Disse Hitomi, posandole al mano sulla spalla.
“Sì.” Rispose la sweeper sorridendo.
Mancavano ancora poche ore per arrivare a Sevan e lei ne approfittò per recuperare le forze, dormendo.

*******************************

Caldo, faceva un caldo terribile.
Da quando veniva acceso il termoventilatore d’estate?
Kaori aprì gli occhi e si svegliò. Era tutto buio, strano e una sensazione di pericolo la fece scattare in piedi. Si guardò intorno, dov’era Hitomi? E Ryo? E Shan In?
Che posto era quello?
Una risata grottesca la fece sussultare, chi diavolo c’era lì con lei?
Il buio la circondava, i suoi occhi erano troppo stanchi per riuscire a focalizzare qualcosa, la voce sembrava quella di una donna e rideva, rideva. Senza sosta.
Kaori si voltò verso più direzioni, un girotondo di sensazioni le fece quasi perdere l’equilibrio, quando alle sue spalle avvertì una presenza che la fece voltare indietro e la spaventò.
“Non aver paura di me…” disse la vecchia “Sono tua amica, l’unica migliore amica che avrai mai.”
“Chi sei?”
“Io? Ho tanti nomi, alcuni veri, altri falsi, quale ti piacerebbe?” le chiese con un ghigno sul volto.
“Voglio sapere chi sei!” le ruggì in faccia, sentendo la rabbia salire. Quella donna non le piaceva affatto, anzi qualcosa le diceva che sarebbe stato meglio non voltarsi.
“Il mio nome è Alarabìa e sono la matriarca degli Ombrosi, piacere di conoscerti Kaori.”
“Come diavolo fai a sapere il mio nome?” rispose lei terrorizzata.
“Io so molte cose, conosco te, conosco Ryo, tuo marito e conosco anche la tua bambina, Shan In. Sono venuta proprio per parlarti di lei.”
“Cosa intendi dire?”
Lo sguardo che la vecchia le rivolse, le fece gelare il sangue, quella non era una donna qualsiasi, ma una strega nera e anche della peggior specie. Era spaventosa e la cosa che la preoccupava di più era questa: che diavolo voleva da Shan In?
“Tua figlia è entrata in contatto con un Lunare! Un bambino, figlio di una ladra, una maledetta Lunare che ci ha rubato il Figlio della Luna! Io lo rivoglio, è mio, è nostro capisci?”
“Certo.. capisco.” Disse Kaori fingendosi remissiva.
“Davvero? Allora ci aiuterai a riaverlo? Quella sporca Lunare ci ha derubati, ha irrettito il mio bambino e l’ha costretto a fare cose indicibili, lui non è cattivo, ma lei lo ha stregato. Ha persino sostenuto che quel piccolo bastardo bianco fosse suo figlio! Che assurdità, gli Ombrosi non hanno mai avuto figli Bianchi! Mai! Aiutaci a riprenderci il nostro bacciale, è nostro, ne abbiamo il diritto!” le ruggì contro la vecchia.
“Ma certo capisco…ora mi è tutto molto chiaro!”
“Bene, allora aiutami, convinci tua figlia a ridarci il Figlio della Luna, quel potere appartiene a noi e non ai Lunari!”
“Non ti aiuterò mai!” urlò Kaori guardandola truce.
“Che cosa? Come osi piccola umana insolente? Non ti azzardare a metterti con me, altrimenti ne subirai le conseguenze! Io posso distruggere la mente di tuo marito e di tua figlia! Sono in grado di spazzare via ogni barlume di gioia sui loro volti! I sogni sono il mio mondo e io posso sbarazzarmi di tutti voi come e quando voglio!”
“Allora sei tu che hai fatto soffrire Ryo. Tu l’hai costretto a pensare di non essere in grado di proteggerci, tu gli hai provocato degli incubi che l’hanno reso freddo e glaciale con me. Tu sei la causa di tutto!”
“Certo che sono io. Sono sempre riuscita a vincere, ma nel caso di tuo marito, c’era sempre qualcuno che l’aiutava, tuo fratello! Mentre quell’odioso bambino bianco protegge sempre la tua bambina, ma non temere carina, vincerò io e saranno guai per tutti. Guai a te ad aiutare la stirpe di Yadranka o sarà la tua fine!” ruggì la vecchia, trasformandosi in una strega spaventosa.
“Non ho paura di te, non ti permetterò di far loro del male, piuttosto dovrai passare sul mio cadavere!” urlò Kaori furente e agguerrita, sotto lo sguardo sgomento della vecchia.
“Lo farò piccola testona, non temere.. lo farò!”
E dette queste ultime parole, svanì in una nuvola di fumo nero, sotto lo sguardo preoccupato della sweeper. Passarono alcuni minuti di silenzio, durante i quali Kaori cercò di riprendere fiato e ripercorrere quello spiacevole incontro, quando alle sue spalle apparve una giovane ragazza bionda.
“Non avresti dovuto risponderle così.” Disse la giovane.
“Non sono in grado di rispondere con gentilezza, quando qualcuno mi minaccia.” Rispose Kaori con una voce stizzita.
“Mi dispiace, non era mia intenzione offenderti, ma volevo metterti in guardia, quella donna è una strega molto potente, è in grado di causare danni a chiunque. Tuo marito e tua figlia ne sono la prova.”
Kaori le rivolse uno sguardo comprensivo, anche lei sapeva degli incubi di Ryo e dei sogni di Shan In, proprio per questo aveva agito in quel modo, se quella strega aveva intenzione di far loro del male, aveva sbagliato indirizzo.
“Sì tu non hai colpe, non c’entri niente in tutto questo.”
“In verità, sono io la sporca Lunare di cui ti parlava, ma tutto ciò che è uscito dalla sua bocca è pura menzogna. Non sono stata io ad ingannare il figlio, quanto il contrario. Hego non ha mai voluto riconoscere Aghir come suo legittimo erede, lui avrebbe potuto porre fine a questa guerra inutile, salvando due popoli antichi: Lunari e Ombrosi. Ma Hego voleva il Figlio della Luna, non il mio amore e quando glielo consegnai, accecata dai miei sentimenti, mi ha deriso e ucciso, costringendomi a portare Aghir con me.”
Dopo aver detto queste parole, un bambino biondo, dagli occhi azzurri come il cielo, apparve al suo fianco e sorrise a Kaori.
“Lui è mio figlio, Aghir, è stato lui a donare il bracciale a tua figlia.”
“Bracciale? Di quale bracciale stai parlando?” domandò Kaori incuriosita.
Aisha le sorrise con dolcezza. “Non temere, presto lo saprai. Ricorda le mie parole, non sfidare Alarabìa o correrai un enorme pericolo.”
“Non posso permettere che qualcuno faccia male alla mia famiglia, in quanto madre puoi capirmi.”
“Sì certo.”
E per un attimo rimase in silenzio, guardandola e sorridendo serena.
“Che c’è?”
“Niente… è solo che…”
“Solo che?”
“Tuo fratello me l’aveva detto che eri una donna forte e coraggiosa. Ti vuole molto bene e veglia sempre su di te.”
“Cosa? Mio fratello? Ma cosa?”
E mentre Kaori aspettava una risposta, Aisha svanì, in una scia di luce, lasciandola sola, in quel luogo sconosciuto e piena di domande nella testa.



*******************************

Una voce in lontananza pronunciò il suo nome. Chi era che la stava chiamando? Una voce di donna. Sarà la donna bionda? No, lei era svanita in tanti frammenti di luce, non poteva essere lì. Allora chi la stava chiamando?
Mentre tante domande le affolavano la mente, si sentì scuotere le spalle e i suoi occhi si aprirono con lentezza.
Una volta sveglia, si accorse dello sguardo di Hitomi su di lei e del fatto che fossero fermi da un po’.
“Kaori, ti sei addormentata.”
“Sì, scusami, devo essere molto stanca.”
“Non preoccuparti, però mi dispiace Bella Addormentata, ma siamo arrivati a destinazione.” Disse Hitomi sorridendo.
Quando Kaori voltò lo sguardo, si ritrovò ferma all’aeroporto, erano finalmente arrivati in Armenia. Una strana sensazione s’impadronì di lei, il ricordo di quell’incubo appena fatto la fece trasalire. Cosa stava per accadere?
Notando l’espressione preoccupata sul volto, Hitomi le pose una mano sulla spalla e le chiese “Tutto bene?”
La risposta sarebbe dovuta essere: no, non va tutto bene, ma ormai era tardi per tornare indietro.
“Sì Hitomi, non preoccuparti, va tutto bene.” Rispose Kaori accennando un timido sorriso.
“Bene, allora si parte! Dobbiamo andare a risolvere un mistero.”
E detto questo si diresse verso l’uscita, lasciando una Kaori triste e spaventata, in balia del ricordo di un incubo.


Continua….

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Capitolo 13
*** 12-Yadranka ***


L’aria fresca del posto risvegliò Kaori dal suo stato di perenne preoccupazione. La piccola Shan In era entusiasta, era riuscita a convincerli tutti, compreso il padre che per lei aveva affrontato la sua paura di volare, in realtà ci era riuscito grazie all’anestetico di Doc, che l’aveva aiutato ad addormentarsi con facilità.
Finalmente era riusciti a raggiungere l’Armenia, arrivando appunto a Sevan, ora la cosa più importante era addentrarsi nella foresta e trovarel’unica persona in grado di aiutarli.
Una gitana di nome Yadranka.
“Credi che lei ci possa aiutare davvero?” domandò a Hitomi che camminava accanto a lei.
“ Non conosco un altro modo per aiutare Shan I, per questo credo che Yadranka sia la nostra unica speranza.” Le rispose sorridendo.
“Sarà, ma l’idea di intrufolarmi nelle foreste non m’ispira. Stiamo cercando delle persone che si mimetizzano con il luogo per non essere trovate, cosa ti fa pensare che ci riusciremo?”
“Era molto amica di mia madre e mi ha insegnato a trovarli in ogni luogo.”
Kaori le rivolse uno sguardo poco convinto e stringendo con decisione la mano della figlia continuò a camminare per il bosco silenzioso.
Nonostante l’influenza dell’essere umano, quella foresta era rimasta quasi intatta. Nessuno aveva l’autorizzazione a costruire, né a distruggere quel patrimonio ancora incontaminato.
I gitani che vivevano lì, erano riusciti a preservarlo da una possibile distruzione, impedendo a chiunque di avvicinarsi e arrecare danno alla vegetazione e ai suoi abitanti. Kaori rivolse lo sguardo in alto, il cielo era limpido, privo di nuvole e il calore del sole filtrava attraverso i rami verdi.
Una ventata di serenità per chiunque camminasse su quelle terre.
“Mamma sei preoccupata?” domandò Shan In guardandola con apprensione.
“No tesoro, sono solo impaziente di arrivare. Tu no? Non sei curiosa di vedere come vivono i gitani?”
“Certo che sì, però spero tanto che ci siano dei bambini e che siano amichevoli.”
“Vedrai che ci troveremo bene, hai sentito zia Hitomi no? Erano molto amici con sua mamma, non c’è motivo di essere preoccupati.” Disse la sweeper sorridendo alla figlia.
“Credo che tu abbia ragione.” Disse Shan In sorridendo a sua volta.
Pochi passi più dietro, Ryo procedeva spedito nel passo, seguito a stento dal povero Toshio, che inutilmente aveva cercato di iniziare una conversazione tra uomini.
“Sei sempre così taciturno?” gli domandò con aria incuriosita.
“Cosa?”
“Ho detto.. sei sempre così taciturno? Da quello che raccontava Hitomi non sembrava affatto così.”
“Ah sì? E cosa mai ti avrebbe raccontato?” domandò Ryo quasi divertito dalla possibile risposta.
“Beh ecco, ti ha definito un pazzo, depravato, essere senza controllo. Ha detto che sei capace di saltare addosso a qualunque donna ti passi accanto e che è impossibile decifrare il tuo pensiero. Un dormiglione, scansafatiche, maniaco e mangione, ecco come ti ha definito.” Disse Toshio con ingenuità.
“Ah ti ha detto così eh!” gli chiese Ryo mostrando uno strano tic all’occhio.
“Sì proprio così!”
L’espressione apparsa sul volto dello sweeper, tradiva il suo fastidio in merito a quelle parole e in un batter d’occhio, a rapide falcate, colmò la distanza che lo separava dalle due donne.
“E così sarei un dormiglione scansafatiche, maniaco, mangione, pazzo depravato e senza controllo???????” le ruggì in volto, senza darle il tempo di rendersi conto di qualunque cosa. “Tuo marito lo sa quante volte vi ho salvato la vita? Tu e le tue sorelle dovete a me, la vostra vita e la vostra tranquillità giornaliera. Se non fosse stato per me e per le mie doti magiche, ora stareste in gattabuia sotto le grinfie di Saeko!”
Hitomi gli rivolse uno sguardo annoiato e poi non riuscendo a trattenersi gli sbadigliò in faccia, senza ritegno.
“Ti stai annoiando?” domandò lo sweeper sempre più urtato “La verità fa male vero?”
“Ma quanto sei noioso! Ho solo detto la verità! Sei sempre stato un maniaco, mandrillo, depravato, almeno lo eri fino a qualche anno fa, poi da quando hai incontrato Kaori, ti sei finalmente tranquillizzato.” Disse Hitomi con tranquillità.
“Tranquillizzato? Che vuoi dire?”
Quelle parole lo colpirono profondamente, che cosa intendeva dire?
“Sì, sei più prudente, più umano. Una volta fingevi di essere uno stallone, portavi con orgoglio quella maschera di uomo senza fede, senza amore, privo di ogni cosa, volevi dimostrare a tutti quanto fossi superiore e soprattutto intoccabile. Ti ho visto accettare incarichi e missioni talmente pericolosi, da temere di non incontrarti più al bar. Ho avuto paura per te, temevo che stessi cercando la morte. Poi, dopo anni, che non ci vedevamo, una volta recuperata la memoria, quando ci siamo incontrati di nuovo e tu mi hai presentato Kaori, ho visto qualcosa di nuovo in te: il tuo cuore. Lei ha avuto la capacità di sfondare quel muro di ghiaccio che avevi creato e riportarti in vita. La nascita di Shan In ha completato la tua vera rinascita. Grazie a loro, ora sei un uomo.” Disse con sguardo serio.
Ryo le rivolse uno sguardo stupito, quelle parole gli entrarono dentro e lo colpirono nel profondo: davvero era cambiato così tanto? A pensarci bene, non era poi tanto strano, lui aveva sempre pensato che Kaori fosse la luce della sua vita e dopo la nascita di Shan In, la loro esistenza era diventata completa. Le amava entrambe, come mai gli era capitato prima e avrebbe fatto di tutto pur di proteggerle.
“So che sei preoccupato per entrambe, che avete avuto dei problemi per questo motivo, ma rimanere chiuso in te stesso, non aiuterà nessuno. Siamo qui nella speranza di riuscire a dare una spiegazione a tutto quanto, ma non puoi lasciare sola Kaori, devi aiutarla, cerca di starle vicino.” Gli disse con aria decisa.
“Io e Kaori abbiamo fatto pace l’altro giorno, prima che arrivassi tu.” Rispose lui distogliendo lo sguardo.
Sul volto di Hitomi apparve un’espressione stupita che cambiò subito in malizioso.
“Ahhhhhhhh beccatiiiiii!” urlò indicandolo divertita. “Vi ho beccato sul più bello???? Ahahahahahahahahahahahha povero stallone ti ho rovinato la festa ahahahahahahaha!”
Hitomi scoppiò in una risata fragorosa, sotto lo sguardo sbalordito di tutti e a fatica riuscì a riprendere fiato. “Aahahahhahah oddio, da quanto non ridevo così. Ahahahahah povero Ryo, non sei più il vecchio marpione focoso di una volta, ti ho beccato sul più bello ahahahahaahahaha!”
“MA CHE STAI DICENDO????? IO SONO ANCORA UN GRANDE AMANTE AL LETTO! GUARDA CHE SE VUOI UNA DIMOSTRAZIONE, POSSO FARTELA VEDERE QUI, CON KAORI, DAVANTI A TUTTI!TU NON SAI QUANTE VOLTE LO FACCIAMO, OGNI NOTTE! HAI CAPITO RAGAZZINA???? PIUTTOSTO VOI DUE, QUANTE VOLTE LO FATE? AVETE PERSO LA PASSIONE?????POVERO TOSHIO! FORSE SEI DIVENTATA FRIGIDA E ANCORA NON LO SAI!” disse Ryo con aria di sfida, mentre il colorito sul volto di Hitomi passava da normale a nero pece.
“PER TUA INFORMAZIONE, IO E TOSHIO CE LA CAVIAMO EGREGIAMENTE, A LUI NON BASTA MAI, NON NE HA MAI ABBASTANZA DI ME! E IO SONO BRAVISSIMA IN QUEL CAMPO! MICA COME TE CHE SEI SOLO UN CHIACCHERONE CHE NON ARRIVA MAI AL SODO!”
Tutta la scena si svolse sotto lo sguardo sconvolto di Toshio e Kaori, che non visti, cercarono di proteggere le orecchie delle figlie da tutta la conversazione: era troppo presto per far sapere loro certe cose. Quando finalmente, Ryo e Hitomi si accorsero degli sguardi sconvolti, puntati su di loro, si fermarono sul posto e cercarono di ricomporsi.
“Direi che possiamo andare avanti.” Disse la bruna, senza rivolgere lo sguardo verso il marito e precedendo gli altri nel percorso.
Shan In e Harumi sgattaiolarono via,ridendo e correndo a grande velocità attraverso la vegetazione, Toshio le seguì camminando vicino alla moglie e tenendola amorevolmente per mano, mentre Kaori li seguiva, dando le spalle a Ryo, che teneva sempre un occhio puntato su di lei. E faceva bene visto quello che accadde pochi istanti dopo.
Senza rendersene conto, durante il tragitto, Kaori inciampò inavvertitamente e si ritrovò a cedere all’indietro. Di certo, avrebbe fatto una brutta caduta, se Ryo non fosse prontamente intervenuto. Seguendo i suoi rapidi riflessi, l’afferrò per il braccio, prima che lei potesse raggiungere terra.
Quando riaprì gli occhi, Kaori si ritrovò tra le braccia di Ryo, che con delicatezza l’aiutò a ritornare in piedi. “Cerca di stare più attenta.” Le sussurrò all’orecchio prima di lasciarla andare.
Un profumo di muschio selvatico le invase le narici, provocandole brividi lungo tutta la schiena. Che imbarazzo! Si era eccitata solo respirando quell’odore a lei tanto familiare, come una teenager in calore. Ma come poteva resistergli? Ryo Saeba era l’espressione chiara e tangibile di quanto potesse essere forte l’energia sessuale emanata da un vero uomo.
Non le ci volle molto per tornare indietro con il pensiero all’altra sera, a quell’istante magico in cui le aveva dimostrato quanto tenesse a lei, a loro due e si era finalmente aperto, rispondendo a tutte le domande rimaste irrisolte. Quando Kaori ricordò quegli istanti trascorsi insieme, sentì il fiato mancarle e il cuore esploderle in petto. Senza accorgersene arrossì visibilmente, attirando l’attenzione di Ryo.
“Perché arrossisci?” le domandò osservandola con attenzione.
“N-Niente, niente….”
“Uhm…” disse lui, guardandola dritto negli occhi e mimando la posa di pensatore. “Non mi convinci… sai? Stai pensando a qualcosa di imbarazzante?”
Quella domanda, la fece sobbalzare, come faceva a conoscerla così bene? Ma non voleva dargli soddisfazione, perciò lo guardo dritto negli occhi e con un sorriso malizioso rispose “Non te lo dirò mai.”
Sul volto di Ryo apparve un’espressione beffarda e senza darle tempo di reagire, le prese il mento e la baciò. Il bacio fu dolce, infuocato, pieno di speranze e promesse.
Kaori venne investita da una sensazione di bisogno e desiderio, voleva unirsi a lui, riscoprire quelle sensazioni dopo tanto tempo passato da sola e piena di incertezze. Quando Ryo interruppe l’idillio, staccandosi da lei, le sussurrò “Scommettiamo?”
Una semplice domanda, che la fece fremere ancora di più. Come poteva essere così sexy anche solo con lo sguardo? Il cuore continuò a batterle forte, mentre quel disperato desiderio di lui continuò a tormentarla per alcuni minuti.
Kaori prese un bel respiro e si preparò a rispondergli a tono, quando un fruscio alle loro spalle, la fece trasalire. Qualcosa si stava muovendo attorno a loro e a giudicare dall’aria non era niente di buono.
In pochi secondi, Ryo tirò fuori la sua 357 Magnum, afferrò Kaori per le spalle e la strinse contro il petto per proteggerla. Seguendo l’istinto, tutto il corpo gli si irrigidì, la mascella si serrò, i sensi si svegliarono ancor di più e il respiro rallentò come nel tentativo di ritardare il tempo.
Ryo serrò la presa e le disse “Resta vicino a me.”
Kaori si limitò ad annuire e osservare la vegetazione attorno a loro, con un’espressione impaurita. Le foglie iniziarono a muoversi, il rumore era così forte e veloce da essere difficile da individuare. Chi li stava osservando e perché?
Finalmente il fruscio si concentrò in un unico punto di fronte a loro, il rumore delle foglie spostate, dei rami calpestati, unito a rumore di passi diventò sempre più forte e vicino. In un attimo delle figure umane apparvero tra il verde della vegetazione e si mostrarono loro.
Ryo puntò la pistola, pronto a fare fuoco in qualunque momento, quando la figura di Hitomi apparve davanti a lui, seguita da Toshio, dalle bambine e da una donna anziana che gli sorrise con fare cordiale.
“Abbassa la pistola Ryo, qui siamo tra amici.” Gli rispose Hitomi sorridendo.
Ryo le rivolse uno sguardo serio e alla fine depose la pistola. La donna anziana si avvicinò loro e sorrise calorosamente. Comportandosi come se li conoscesse da anni, prese le mani di Kaori, la guardò negli occhi e disse “Benvenuta tra noi Kaori, il tuo destino di mamma ti ha condotto fin qui, facendoti attraversare paura e dolore. So che devi riposarti, ma devi stare all’erta, il tuo compito non è ancora terminato e tua figlia ha bisogno di te.”
Kaori si limitò ad annuire e senza preavviso, si ritrovò stretta in un caldo abbraccio della donna. Quando Yadranka passò a Ryo, lui le rivolse uno sguardo incuriosito.
“Giovane guerriero, ti do il benvenuto, hai un passato triste e pieno di disperazione, ora che hai conosciuto la felicità, sei stato trascinato nel tuo incubo peggiore, il tuo destino è ormai scritto, ma non per questo dovrai arrenderti, molte cose ancora dovranno accadere, ma tu sarai in grado di affrontarle. Affidati e riuscirai a sconfiggere i tuoi demoni.”
E detto questo, l’abbracciò, come se fosse un figliol prodigo, tornato a casa, dopo lungo peregrinare.
“Venite cari, il villaggio ci aspetta, ho tante cose da dirvi e voi ne avete da dire a me.” Disse la donna sorridendo, prima di precederli nel percorso.
“Aspetta…” la fermò Kaori “Tu chi sei?”
“Io, bambina mia, sono Yadranka, colei che ti aiuterà a risolvere questo mistero. Venite, vi aspettavamo da tanto tempo.” Disse l’anziana, sorridendole.
Kaori rivolse uno sguardo incuriosito allo sweeper, che la guardò con aria sopraffatta e si limitò a raggiungerla dicendo
“Beh… andiamo…..”


Continua…..

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Capitolo 14
*** 13- Notte di luna piena ***


Yadranka li condusse attraverso la foresta, in un luogo segreto, nascosto a qualunque straniero che non avesse un minimo di dimestichezza con quei posti. Nel cuore di quella selva, la flora diventava sempre più fitta e difficile da attraversare, ma grazie l’aiuto dell’anziana, Ryo, Kaori e gli altri riuscirono a raggiungere il villaggio senza troppi graffi.
Quando arrivarono, si ritrovarono in un posto dall’aspetto magico. I grandi alberi della foresta lasciavano passare alcuni raggi del sole, in modo da fornire una leggera illuminazione a tutto il posto, l’aria rimaneva fresca e non umida, mentre tutt’intorno sembrava di essere in un posto sacro. Shan In e Harumi si staccarono dalle loro famiglie per iniziare a correre verso le tende colorate.
“Shan In, torna subito qui!” disse Kaori cercando di raggiungere la figlia, ma una mano familiare la fermò. Ryo a pochi passi da lei, la guardò con serenità.
“Lasciala andare, siamo tra amici.” Le disse facendo un cenno verso Yadranka, che annuiva con serenità.
“Non preoccuparti, la tua bambina qui è al sicuro.” Rispose la vecchietta con un sorriso cordiale.
“D’accordo.” Rispose Kaori tirando un sospiro di sollievo.
“Venite, vi accompagno nella mia tenda.” Disse Yadranka facendo loro cenno di seguirla. Hitomi, Kaori e gli altri la seguirono, attraversando tanti tessuti colorati, che svolazzavano sotto il vento leggero. Tanti sguardi si posarono su loro, ma nessuno accennò a pronunciare alcuna parola, era chiaro dalle loro espressioni che non avevano visto dei gaggi ovvero forestieri, da molte lune.
Quando Yadranka giunse all’entrata della sua dimora, coperta da un semplice telo con decorazioni etniche, una ragazza giovane l’accolse con calore.
“Finalmente sei tornata, il vento è salito all’improvviso e mi sono preoccupata.” Disse abbracciandola forte. Rubinia era una donna molto bella, lunghi capelli castani le incorniciavano il volto, occhi scuri come la notte osservavano ogni cosa attorno a lei e infine una pelle leggermente scura, che sotto i riflessi del sole, risplendeva come se fosse fatta d’oro.
“Chi sono loro?” le domandò con aria incuriosita e stupita. Nessuno era mai entrato nel villaggio, senza l’approvazione di Yadranka e la presenza di quegli stranieri, mai visti prima, la lasciava alquanto interdetta.
“Amici, mia cara, amici… che attendevamo da tempo.”
Rubinia annuì e fece cenno di proseguire. Quando finalmente entrarono, Kaori rimase a bocca aperta. All’interno, la dimora di Yadranka era molto più grande di quanto ci si aspettasse. La tenda si divideva in tre ambienti diversi: una era la zona notte, con un grande letto, un numero indefinito di cuscini di ogni genere e dimensione e infine rivestito con una coperta dalla fantasia esotica; un’altra era la zona cucina, con un mobile di legno scuro piccolo e adibito a conservare piatti e stoviglie, un tavolo da sei e un piccolo angolo cottura molto spartano; l’ultima infine, adiacente ad una piccola zona bagno, nascosta da un’altra tenda ricamata, era la zona adibita al soggiorno, decorata con tappeti di ogni fantasia e dimensione, alcuni divani sempre in stile etnico e infine un grande buco al centro, dove ardeva il fuoco.
Yadranka li precedette all’interno e si fermò su una poltrona nascosta da un enorme quantitativo di cuscini, di vario genere. Una volta che seduta, li invitò ad accomodarsi sui divani di fronte a lei.
Hitomi subito si accomodò, seguita da Toshio, Kaori scelse il divano confinante e Ryo si accomodò al suo fianco. Erano tutti molto stanchi, ma la cosa più importante in quel momento era riuscire a capire qualcosa di tutta la situazione. Yadranka chiamò Rubinia.
“Rubinia cara, potresti cortesemente mettere su del thè alle erbe? Servirà a rifocillarci e a farci vedere le cose con più chiarezza.”
“Come desideri mamma Yadranka.” E facendo un cenno molto simile ad un inchino, si allontanò in disparte, raggiungendo la cucina.
“Ora che siamo soli, fatemi spiegare bene tutta la situazione.” Disse Yadranka schiarendosi la voce. “ So che Shan In ha avuto strani sogni e so anche che si è messa in contatto con il piccolo Aghir. So che ha rischiato la vita e che ancora è in pericolo, insieme a tutti voi.”
“Mamma Yadranka, siamo venuti per chiederti di spiegarci tutta la situazione. Shan In ha rischiato di morire annegata qualche giorno fa e continua a dire che dobbiamo aiutare questo ragazzo gitano di nome Aghir. Sapevo che tu avresti potuto aiutarci, puoi spiegarci qualcosa in più?” disse Hitomi dando voce all’ansia di tutti.
“Mia cara Hitomi, Aghir era il custode del figlio della luna, un potente bracciale, che dava la possibilità a chi lo indossava, di decidere il destino dei popoli, compreso quello avverso. E’ un bracciale che da poteri enormi e io non credo di sbagliare, nel pensare che Aghir abbia scelto Shan In, per via del suo cuore puro. Soltanto un essere puro può riportare in vita la forza della Luna.” Affermò con decisione e tirato un sospiro continuò dicendo “Vi racconterò la storia di Aisha, Hego e il piccolo Aghir.”
“Tanto tempo fa, all’inizio dei tempi, ci fu una grande battaglia tra il popolo della Luna e quello degli Ombrosi. In quel periodo, il capo della nostra comunità si chiama Ibrahim, sua moglie era Nevrije e avevano una sola figlia: Aisha. La piccola Aisha era una ragazza molto bella, pelle bianca come l’alabastro, occhi chiari come l’oceano, capelli biondi dello stesso colore del miele e una dolcezza che non aveva eguali. Era la bambina più amata tra tutte, ma nessuna delle altre piccole era gelosa di lei, tranne una Mirsada, la sorella più piccola di Alarabìa.”
Al sentire quel nome, Kaori sussultò sul posto, attirando l’attenzione di tutti, compresa Yadranka.
“L’hai incontrata nei tuoi sogni, lo so… l’ho visto nel fiume sacro.” Rispose la donna, lanciandole un’occhiata complice.
“Alarabìa è l’attuale capo della comunità degli Ombrosi, odia tutti, ma soprattutto odia me, che non sono riuscita a salvare sua sorella minore.” Ammise con aria affranta e continuò dicendo “Mirsada era innamorata di Hego, il figlio dell’antico capo degli Ombrosi, l’oscuro Helver. Dopo la lotta senza fine, tra i due reami: Luna e Oscura, Ibrahim e Helver, stanchi di combattere e disperati, per tutto il sangue versato, decisero di stabilire una tregua, Il sigillo del Figlio della Luna venne consegnato alla stirpe dei Lunari, che l’avrebbero conservato nel Sacro Fiume Argento, che si trova in una grotta poco distante da qui. I due capi decisero pertanto di stringere un patto di alleanza, fino a quando Il figlio della Luna fosse rimasto custodito all’interno del Fiume Sacro, non ci sarebbero stati più scontri. La pace però conquistata a caro prezzo, durò poco, perché l’amore che stava nascendo tra Aisha e Hego, stava creando molti problemi ad entrambe le famiglie.” Disse Yadranka con un sospiro. “Hego,il più forte tra tutti i guerrieri degli Ombrosi, iniziò a provare un forte interesse per Aisha, erano così giovani, ma anche così inesperti. Due ragazzi vittime di una guerra antica, della quale non erano neanche responsabili. Iniziarono ad incontrarsi in segreto, senza sapere di essere comunque controllati: Mirsada e Alarabìa conoscevano tutti i loro spostamenti, ma la situazione precipitò quando nacque Aghir. Per i due capi dei reami opposti, quella nascita rappresentò la fine di tutte le guerre, ma per Mirsada fu la goccia che fece traboccare il suo vaso interiore. Qualche giorno dopo la nascita del piccolo, Mirsada con la complicità della sorella, rubò il Figlio della Luna e corse da Hego. Lo irretì con le sue capacità ammaliatrici e gli instillò il dubbio del tradimento da parte di Aisha, visto che il bambino aveva la pelle bianca e gli occhi chiari, sembrava tutto fuorché il figlio di un Ombroso. Quella notte, Mirsada consegnò il sigillo a Hego, che inebriato da tanto potere, decise di costringere il padre ad abdicare in suo favore e dichiarò guerra alla stirpe dei Lunari. Quando Aisha si accorse del furto del figlio della Luna, non vista, lo prese a sua volta, con l’intento di riportarlo al Fiume Sacro e fermare lo scontro, ma non le fu concesso. Hego la seguì e cercò di riprendere il talismano, ma lei non glielo permise e decise di sacrificarsi per tutti noi. “
L’espressione sul volto di Yadranka cambiò, si fece ancora più triste e disperata. Era evidente che Aisha e Aghir significassero molto per lei e che quanto la loro morte l’avesse turbata.
“Perdonami Yadranka, ma cos’ha a che fare questo con noi? Con Shan In?” domandò Kaori, stringendosi la mano al cuore.
“Aghir ha scelto Shan In come custode del talismano. Credo che voglia finire quello che sua madre cominciò tanto tempo fa.”
“Perché proprio lei?”
“Perché è una bambina pura.”
Quella rivelazione colpì Kaori in pieno petto, che si alzò bruscamente e vagò per la stanza, con aria pensierosa.
“Non è possibile…” disse tremando. “No.. non è possibile…la mia bambina…”
“Non le accadrà niente, puoi stare tranquilla.” Disse Yadranka cercando di calmarla.
“Non posso… lei è la mia bambina, potrei perderla per sempre.” Rispose iniziando a piangere disperata e stringendosi al petto, il piccolo leone di pezza. Ryo, non disse una parola, ma si limitò ad alzarsi e raggiungerla. La strinse forte contro il petto, lasciandola libera di sfogare tutto il suo dolore, mentre con dolcezza le massaggiava la nuca.
“Mamma Yadranka, possibile che non ci sia altro modo per salvare tutti?” domandò Hitomi.
“Dobbiamo riportare il figlio della Luna all’interno della grotta Argentea, in modo da bloccare l’avanzata degli Ombrosi.” Rispose la donna con decisione.
Il volto di Kaori divenne bianco, la sua espressione cambiò radicalmente e rimase di pietra. Aveva paura per la sua piccolina, voleva evitarle ogni pericolo, ma in quel momento il destino aveva deciso per tutti, compresa lei. Ryo rivolse lo sguardo verso la moglie, che continuò a tremare spaventata e decise così di prendere in mano la situazione.
“Credo sia il caso di fermarci un attimo, siamo tutti molto stanchi dopo questo viaggio. Yadranka puoi indicarci un posto dove stare, non molto distante?” le domandò.
“Nessun posto, siete miei ospiti e rimarrete qui, ho già disposto le tende per ognuno di voi. Come vi ho accennato eravate attesi.” Rispose con un sorriso cordiale. “Seguitemi.”
Senza aggiungere altro, la seguirono all’interno del campo, sotto lo sguardo attento di tutti e lei li condusse alle loro sistemazioni. Dopo pochi minuti, si fermò davanti ad una tenda, grande, rivestita con teli, dalle tonalità blu e varie decorazioni etniche. Con grande delicatezza scostò il tessuto, che si aprì mostrando all’interno, meraviglie mai viste. Una zona letto, un soggiorno, un bagno e una cucina, tutti ambienti rivestiti di drappeggi delicati ed eleganti.
“Per voi ho scelto questa, è la tenda dell’Amore Puro, spero vi troviate bene.” Disse Yadranka rivolgendosi a Ryo e Kaori, che si limitarono ad annuire come ringraziamento.
“Hitomi, voi invece sarete qui, nella tenda del Viaggio. Seguitemi, prego.” Disse la donna prima di muoversi verso l’altra destinazione. “Ah volevo dirvi che stasera, noi celebriamo la prima notte di luna piena. Allestiamo un fuoco, della musica, buon cibo e celebriamo la luna che sta splendendo nel cielo. Spero che sarete dei nostri.”
“Saremo felici di festeggiare con voi.” Rispose Ryo, con aria serena.
“Prima che mi dimentichi, mi sono presa la libertà di fornirvi dei vestiti per confondervi tra di noi, in modo da farvi accettare più facilmente dalla comunità, spero che non vi dispiaccia.”
“Grazie.”
“Non ringraziarmi, hai ancora tanta strada da fare prima della fine.” Gli disse la donna prima di allontanarsi. Ryo la guardò attentamente, all’apparenza Yadranka sembrava una donna anziana, che a stento riusciva a muoversi. I lunghi capelli bianchi erano raccolti in una coda, che teneva nascosta sotto il cappuccio bianco, decorato con dei cerchi d’oro, le vesti erano semplici, sovrapposte in più strati e coperte da un mantello tenuto fermo da una spilla a forma di luna. Tutti i vestiti dei gitani erano fatti allo stesso modo, le donne indossavano grandi gonne a tinta unita o a fantasia, una maglia e un foulard in testa. Alcune portavano anche vari gioielli, come collane rumorose e braccialetti a completare il quadro. Gli uomini prediligevano, pantaloni, stivali, una fascia alla vita e una camicia aperta sul petto, alcuni avevano pugnali ai loro fianchi, mentre altri no.
Quando finalmente entrò, osservò con attenzione i vestiti che gli avevano fornito. Una camicia da uomo rossa, un paio di pantaloni da uomo neri, stivali neri e una fascia decorata da mettere in vita. Per Kaori invece avevano scelto, una maglia con spalline a balze, nera, una gonna bianca, decorata con merletto nero, collana con cerchi d’oro, bracciali e degli stivaletti. A completare il tutto, uno scialle bianco e nero con le frange.
Kaori osservò con attenzione gli abiti e li sfiorò. Il tessuto era delicato e per niente grezzo, i gioielli appariscenti ma non volgari.
“Vado a cambiarmi.” Disse a Ryo, che si limitò ad annuire e ad osservarla mentre si allontanava nell’altra stanza. Anche lui decise di seguire il suo esempio, il sole stava tramontando e presto avrebbero dovuto raggiungere gli altri alla festa.
In un batter d’occhio indossò gli abiti gitani, che con sua grande sorpresa, gli stavano meglio di quelli normali. Quando si specchiò rimase molto colpito dalla sua figura, quella camicia rosso fuoco, sembrava esprimere tutta la forza e passione, mentre i pantaloni scuri e il pugnale al suo fianco, gli conferivano l’aria di un guerriero. Rimase qualche minuto ad osservarsi prima di rendersi conto di avere compagnia.
Quando si voltò per poco rimase senza fiato.
Kaori era bellissima, in quel look da gitana. La maglia nera era aderente e le sottolineava il seno, reso rotondo dalla passata gravidanza, la gonna scendeva composta lungo i fianchi più burrosi del solito e metteva in risalto le lunghe gambe toniche e affusolate. Il rossetto di un rosso acceso, le illuminava il volto e lo scialle le donava quel candido aspetto, di una donna pura.
“Stai bene…” sussurrò lei, con aria imbarazzata, sentendosi osservata con attenzione. Agli occhi di Ryo sembrava calma, serena, ma in realtà aveva dovuto fare appello a tutte le sue forze per riuscire a pronunciare quelle poche parole. L’averlo visto in quegli abiti, così maschili e virili per poco non l’aveva fatta svenire sul posto. Era così bello e possente, da far girare la testa a qualunque donna.
“Tu sei bellissima.” Disse lui, avvicinandosi con dolcezza e facendole percepire quell’aura di virilità che emanava. Kaori sentì la testa girare e il cuore battere con forza nel petto. Le accarezzò dolcemente la guancia e con il pollice le abbassò con foga il mento, costringendola ad aprire leggermente la bocca.
Le labbra rosse svettavano impertinenti sotto i suoi occhi e lui non desiderava altro che baciarle.
“Ti dona questo colore…fa venire voglia di baciarti e non smettere più.” Le sussurrò con malizia, facendola arrossire violentemente. Kaori sentì brividi improvvisi scorrerle lungo la schiena, mentre un calore liquido si concentrava dentro al ventre. La donna osservò a lungo l’espressione concentrata dell’uomo davanti a lei e si sentì morire per l’attesa. Aveva voglia di baciarlo di nuovo, assaggiare quel sapore che le mancava terribilmente.
Come se le avesse letto nel pensiero, Ryo le circondò la vita e la fece aderire alla sua figura. Kaori continuò ad osservarlo come imbambolata, mentre lui si abbassava su di lei e le donava piccoli baci al lato della bocca. Kaori gemette, aggrappandosi a lui e chiudendo gli occhi. Voleva sentirlo così, premuto contro di sé, affamato di lei e della sua bocca.
Senza perdere altro tempo, Ryo le sfiorò la guancia e la baciò con trasporto. La lingua si conquistò l’accesso alla sua bocca e continuò ad esplorarla con tutta la calma del mondo. Le mani di Ryo, l’afferrarono per le natiche e la premettero contro di lui, facendole sentire la sua eccitazione.
Kaori tremò, dopo la notte dell’incubo di Shan In, non avevano avuto modo di passare del tempo da soli e quelle sensazioni che stava provando, le sembravano così lontane da farle male. Ryo la strinse di nuovo a sé, un gemito roco gli uscì dalla gola e vibrò per tutta la stanza. Le sue mani vagarono lungo tutto il corpo della compagna, mentre lei iniziava ad accarezzargli le spalle con dolcezza. Lo sweeper si perse nella meraviglia di quel momento, finalmente dopo tanti mesi, poteva sfiorarla e abbracciarla senza remore.
Kaori lo baciò a sua volta, accarezzandogli la guancia teneramente e sperando che quell’attimo non finisse mai. Fu Ryo a ritrovare la lucidità e a interrompere l’idillio.
Per rispondere alla domanda sottintesa nella sua espressione stupita, le afferrò la mano, la baciò sulla fronte e poi vi poggiò contro la sua.
“Dobbiamo andare alla festa.” Sospirò, come a cercare di domarsi, mentre abbassava lo sguardo e intrecciava le loro dita. “Non vorrai farli aspettare.”
E detto questo alzò la testa incatenando i loro sguardi. Kaori gli sorrise e lo baciò di nuovo, con dolcezza e desiderio. “No, sarebbe molto scortese.”
“Stasera non mi scappi.” Le disse sorridendo sornione, prima di precederla fuori la tenda.
“Aspetta.” Disse lei, attirando l’attenzione.
Ryo le rivolse uno sguardo interrogativo che lei contraccambiò senza problemi. Dalla tasca tirò fuori un rosario nero e lo rigirò tra le mani.
“Credo che questo fosse per te, ho notato che quasi tutti l’indossano.”
Ryo guardò l’oggetto che si trovava tra le sue dita e disse “Vuoi metterlo tu?”
Kaori non aggiunse altro, allargò il rosario e con dolcezza glielo mise. Le mani sfiorarono con delicatezza il petto muscoloso, la croce minuscola appoggiata sopra e la sweeper sentì l’adrenalina risalire. Si scambiarono uno sguardo pieno di significati, un messaggio silenzioso pieno d’amore e passione. Ryo le sfiorò le braccia e la baciò di nuovo, mentre un leggero vento si alzò, avvolgendoli come a custodirli in quel magico momento insieme. Si separarono di nuovo e Ryo la prese per mano, conducendola verso la parte più nascosta della radura.
Il sole stava ormai finendo di tramontare e i gitani avevano già allestito un grande fuoco al centro della radura. Durante il tragitto, Kaori e Ryo incontrarono Hitomi e Toshio, il look gipsy donava ad entrambi. Hitomi indossava un vestito blu, con una grande gonna decorata e un foulard bianco attorno alla fronte, mentre a Toshio avevano dato una camicia bianca, pantaloni marroni, stivali alti e un pugnale da indossare al lato dei fianchi.
“Wow, siete veramente belli. Non sembrate affatto dei gaggi.” Affermò Hitomi all’improvviso.
“Grazie.” Rispose Kaori arrossendo. “Questo look dona anche a voi.”
“Mah, nonostante tutto, noi abbiamo ancora l’aria di stranieri, ma voi due no, sembrate essere parte integrante della popolazione. Sembrate davvero due del posto. E’ incredibile.”
Quell’affermazione li colse di sorpresa, Hitomi non era una persona che si dilungava in complimenti e non li faceva tanto per tenersi impegnata, ma solo in caso di verità. Passarono alcuni minuti di silenzio imbarazzante, prima che Toshio prese la parola dicendo “Credo sia il caso di avviarsi, altrimenti rischiamo di fare tardi.”
Condividendo la proposta, Ryo e gli altri attraversarono la radura, passando vicino ad un numero indefinito di tende colorate e raggiungendo in poco tempo Yadranka.
La vecchietta li accolse raggiante e perse qualche minuto per osservarli tutti da capo a piedi, in particolare Ryo e Kaori.
“Hitomi, sei identica a tua madre, ma a lei donava il rosso, mentre a te sta benissimo il blu. Questo look ti dona davvero sai?” Disse abbracciando la donna con calore.
“Grazie mamma Yadranka. La stessa cosa non si può dire di mio marito.” Rispose lei prendendolo in giro e ricevendo un’occhiataccia in cambio.
“Ma no, sta bene anche lui.” Disse cercando di salvare il salvabile, ma si bloccò quando vide Ryo e Kaori. La sua espressione cambiò da sorridente a stupita e Yadranka non credendo ai suoi occhi, si avvicinò ad entrambi.
“E’ incredibile.” Disse a fior di voce, mentre accarezzava prima il volto di Kaori, poi quello di Ryo. “Sembra che questi abiti vi appartengano da sempre. E’ come se fossero destinati a voi da ere antiche. Il vostro destino si sta compiendo e la luna vi proteggerà, non temete.”
E detto questo si allontanò, per poi far loro cenno di seguirli.
Mentre camminavano dietro a Yadranka, Kaori e gli altri incontrarono finalmente le bambine, vestite entrambe con abiti gitani, irriconoscibili ad occhi indiscreti.
Come Shan In vide i genitori, corse loro incontro e si tuffò tra le braccia della mamma.
“Mamma, papà!” urlò al settimo cielo. “Dov’eravate finiti? Vi ho cercato dappertutto.”
“Eravamo con zio Toshio e zia Hitomi, ci hanno dato degli abiti, per partecipare alla festa. Tu che hai fatto di bello?” le domandò Kaori sorridendo e accarezzandole i capelli.
“Rubinia ci ha cambiato e ci ha portato a vedere i cavalli. Mamma, ce ne sono di bellissimi, li ho anche accarezzati.” Trillò la bambina, al colmo della felicità.
“Bene sono contenta!” disse Kaori, stringendola forte, per poi lasciarla andare. Shan In si avvicinò al padre, l’abbracciò e costringendolo ad abbassarsi verso di lei, lo baciò per poi correre insieme ad Harumi, verso il fuoco acceso.
Gli altri le raggiunsero e si sedettero intorno alla fiamma rossa, che iniziò a bruciare ininterrottamente e costituì l’unica fonte di illuminazione per tutta la notte. Yadranka seguita da Rubinia e altri, porsero loro da mangiare e dopo essersi tutti seduti insieme e aver ringraziato gli spiriti protettori, iniziarono a mangiare, a cantare e a ballare attorno al fuoco.
Rubinia, seguita dal piccolo Stevan, si avvicinò a Kaori.
“Spero che non vi siate preoccupati, Stevan ha incontrato Shan In e Harumi che vi avevano perso di vista e ho fatto in modo di occuparmi di loro, fino a quando non vi foste rivisti.”
“No, no sapevamo che erano in buone mani.” Disse Kaori, sorridendo. “Ciao io sono Kaori, la mamma di Shan In.” Continuò porgendo la mano al piccolo ometto, accanto alla donna.
“Stevan.” Rispose stringendole la mano.
“Grazie per esserti occupato di loro.” Rispose con un sorriso, causando un leggero imbarazzo al bambino, che abbassò lo sguardo.
“Vi chiedo scusa, è un po’ timido.” Rispose Rubinia come per scusarlo. “Su corri a giocare Stevan.”
Il ragazzo salutò la mamma e scappò via, raggiungendo Harumi e Shan In che ridevano felici.
“Abbiamo perso suo padre, due anni fa, da allora sta cercando di diventare un uomo, ma è ancora troppo immaturo.” Disse la donna guardandolo con aria triste. “La vostra bambina invece è adorabile, sempre allegra e sorridente.”
“Sì è vero..”
“Ha preso tutto dalla mamma.” Rispose Ryo, avvicinandosi di più a Kaori e stringendola forte a sé.
“Allora sei un uomo fortunato.” Rispose Rubinia con decisione.
“Direi di sì.”
Lo sguardo che Ryo lanciò a Kaori, carico di fuoco e desiderio, sorprese entrambe, ma lasciò Kaori stupita e Rubinia stupefatta, facendole capire di essere il terzo incomodo, in uno scambio di effusioni tra innamorati. Rendendosi conto della situazione, Rubinia si congedò, allontanandosi da loro.
La cena durò pochissimo, i gitani iniziarono a suonare, cantare e ballare davanti al fuoco. Ryo e Kaori non proferirono verbo e si accontentarono di osservare i bambini mentre danzavano sorridenti. All’improvviso partì una musica leggera, mai udita prima, ma che ebbe su Kaori e Ryo, un effetto ipnotico e li convinse a ballare.
Kaori fu la prima ad alzarsi e a seguire la musica, sotto lo sguardo stupito di tutti, compresa Yadranka.
La donna iniziò a muoversi seguendo la melodia, girò su se stessa, agitando lo scialle attorno a lei e infine, invitò Ryo a raggiungerla. L’uomo si avvicinò, emanando fascino e passione allo stesso tempo e afferrandola per il braccio.
Iniziarono a ballare insieme, avvolti dalla luce della luna, con un’espressione enigmatica sul volto e un’aria più innamorata che mai. Yadranka li osservò, compiaciuta, finalmente avevano la possibilità di riconciliarsi e ricominciare insieme.
Quando la musica finì, Ryo prese per mano Kaori e insieme raggiunsero la vecchietta a pochi passi di distanza.
“Se per voi non è un problema, noi ci congediamo.” Disse Ryo deciso.
Yadranka si scambiò uno sguardo d’intesa con l’uomo e sorridendo disse “Assolutamente no, potete ritirarvi quando lo ritenete opportuno, alla vostra bambina penserò io.”
“Grazie.” E senza aggiungere altro, svanirono nella notte.
Quando la musica si calmò e rimase solo un sottofondo di chitarra, Shan In corse verso Hitomi, Toshio e Yadranka.
“Dove sono mamma e papà? Non riesco a trovarli.” Affermò con aria curiosa.
“Il tuo papà e la tua mamma volevano stare un po’ da soli. Ho detto loro che mi sarei occupata io di te. Ti va di dormire nella mia tenda stanotte? Ti racconterò qualcosa di più su Aghir.”
“Sì, grazie.” Rispose lei scoppiando di felicità. “Perché i miei genitori volevano stare soli? E’ una notte particolare?”
“Stanotte bambina mia, è un’occasione particolare. Ogni notte di luna piena, due persone che si amano, si incontrano e suggellano un altro patto d’amore. E’ una notte magica, dove ogni cosa è possibile, ogni desiderio nascosto viene esaudito. Stanotte bimba mia, i tuoi genitori vivranno un miracolo d’amore.” Disse sorridendo e aiutandola a sedersi accanto a lei.
Quando Shan In alzò gli occhi al cielo, rimase stupita, il cielo era scuro, ma pieno di stelle che sembravano tanti piccoli brillantini e luccicavano in tutta la loro bellezza.
“Che meraviglia!” esclamò la bambina raggiante.
“Il cielo ci benedice e celebra la nostra felicità. Stanotte gli spiriti della Natura e del Mondo Intero, sono con noi. La stessa Dea della Luna, ci dona la sua protezione che durerà fino a domani. Stanotte, mia cara Shan In, noi celebriamo la Vita e l’Amore.” Concluse, osservando il manto stellato e sperando in cuor suo, che le cose si risolvessero il prima possibile, per il bene di tutti.



Continua….

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Capitolo 15
*** 14-Amanti al chiar di Luna ***


Ryo e Kaori si allontanarono dalla festa, attraversarono una parte della radura e giunsero finalmente alla loro tenda. Durante il tragitto, seppur breve, Kaori perse qualche minuto per osservare il comportamento di Ryo. Era sereno, tranquillo, quasi impassibile, la teneva saldamente per la mano e stringeva più forte del solito. Sembrava che non volesse permetterle di fuggire, come se a lei fosse mai saltata in testa, una cosa del genere.
Kaori sentì la testa che le girava, mentre lui sembrava non provare alcun tipo di turbamento, era deciso, forte e virile. Il desiderio le guizzò nel ventre, facendole emettere un gemito roco di bisogno, l’attesa la stava uccidendo e le offuscava la mente.
Ryo si sentì come ipnotizzato dalla passione, aveva attraversato la radura, senza neanche rendersene conto e quando finalmente vide il telo decorato, si bloccò. I suoi occhi incontrarono quelli di Kaori e per un attimo ogni cosa svanì dalla sua testa. Aveva un solo desiderio, unirsi a lei, sentirla gemere contro la bocca e infine divenire una cosa sola, dopo tante sofferenze.
In un batter d’occhio, lui scostò il tessuto e li condusse dentro. L’aria all’interno era magica, quasi irreale, ogni cosa che apparteneva alla tenda, era illuminata dal colore blu argento della luna, come se fossero protetti da tutto il male del mondo.
Passarono alcuni minuti, in cui un silenzio imbarazzante, li avvolse, facendoli sentire a disagio. Era una situazione irreale, si sentivano come due ragazzini che stavano facendo una cosa proibita. Si osservarono per qualche minuto, il respiro di Ryo era affannato, il torace si alzava e abbassava senza sosta, mentre Kaori sentiva il cuore fare le capriole nel petto.
All’improvviso, Ryo l’afferrò e si avventò sulle sue labbra, baciandola con ardore. La strinse forte a sé, premendola contro il petto e riprendendo il discorso precedentemente interrotto. Kaori l’abbracciò, circondandogli il collo e strusciandosi contro il suo corpo muscoloso. Dalla sera della riconciliazione non riuscivano a pensare ad altro, quel desiderio rimasto insoddisfatto non li lasciava dormire, né vivere. Ryo l’imprigionò contro l’unico punto saldo di quella dimora e afferrandola per i fianchi, la sollevò sopra di sé, in modo da averla quasi alla sua stessa altezza.
Kaori continuò a baciarlo, facendo danzare la lingua insieme alla sua, mentre lui iniziava a liberarla da tutta quella stoffa, bellissima ma indesiderata. Le mani agirono veloci e indisturbate, la gonna, gli stivali e la maglia svanirono in poco tempo, volando sul terreno. Ryo gemette contro la sua bocca, quando scoprì che Kaori non indossava alcun tipo di reggiseno. Si separò dalle sue labbra, giusto il tempo per osservare i suoi seni, gonfi, perfettamente rotondi e per iniziare poi a baciarli.
Al sentire le sue labbra sul capezzolo, Kaori ricacciò la testa all’indietro e gli strinse ancor di più le gambe ai fianchi, in modo da premere la sua erezione contro il sesso. Ryo le strizzò i seni, li morse, li lecco, succhiò e stuzzicò senza pietà, mentre Kaori gemeva senza vergogna.
Ryo la spinse ancor di più, verso l’alto mentre si occupava di lei, Kaori si aggrappò al lui, strizzando del tutto, il tessuto della camicia tra le dita, nella speranza di riuscire a contenere il fuoco che le bruciava dentro.
“Ryo… piano…è tanto tempo che….” Gli disse cercando di riprendere il controllo.
“Shh… ti prometto che sarò paziente e delicato.” E detto questo le accarezzò il volto e la baciò di nuovo, mangiandola, respirandola, sentendola come non mai. Si strusciò contro di lei, provocandole un gemito roco e forte. Senza riuscire ad aspettare oltre, si tolse la camicia e rimase a torso nudo.
Il contatto con la sua pelle nuda, lo fece tremare, era tanto tempo che non l’aveva così vicina, che non la sfiorava così intimamente. Erano passate troppe lune dall’ultima volta che l’aveva avuta e ora non riusciva più ad avere il controllo.
Kaori lo baciò, accarezzò i muscoli ancor più tonici di come se li ricordasse, gli sfiorò il collo, abbandonandosi alla sua dolcezza. Lo amò, lo strinse, come a voler essere sicura, che stesse accadendo davvero.
Ryo la sollevò di nuovo, la bloccò saldamente contro il suo corpo e si spostò dirigendosi verso la zona notte. In un attimo la depose sul letto e si posizionò tra le sue gambe. La scena che si mostrò agli occhi di entrambi fu così erotica da costringerli a riprendere fiato.
Kaori osservò con attenzione Ryo, ammirò i muscoli scolpiti, ricoperti dalla pelle color ebano, forti e possenti, in grado di fornire protezione a chiunque, compresa lei. Le mani grandi e ruvide, forgiate da mille scontri affrontati con la sua inseparabile Magnum, in grado di combattere ma anche di amare, le gambe muscolose, con le quali era in grado di correre e combattere. Il viaggio dei suoi occhi terminò sul suo ventre, dove svettava imponente la sua erezione, mal celata dai pantaloni di pelle scura.
Kaori non riuscì a trattenersi e si leccò istintivamente le labbra. Aveva una voglia tremenda di assaggiarlo, quel sapore era sempre stato come una droga per lei, adorava il suo gusto, speziato e dolce allo stesso tempo. Amava la sua essenza, il suo carattere anche se a volte affermava il contrario, la forza, la determinazione, ma anche quel suo lato dolce e sconosciuto a chiunque eccetto lei. Amava tutto di lui e in quei mesi in cui si erano ignorati e allontanati, lei aveva vissuto le pene dell’Inferno.
Ryo si avvicinò ancora di più, le mise le mani sulle gambe e scese giù verso il ventre. Kaori ansimò, si arcuò verso di lui e l’accolse, pronta ad abbraccialo. Lui scese verso di lei, baciandola di nuovo e abbracciandola. Kaori lo strinse forte, prima di ricambiare il suo lungo e languido bacio.
Ryo ricominciò il viaggio tra le sue curve, gustandoselo con ritrovata goliardia. Le afferrò il seno con foga e ricominciò a baciarlo con avidità. Le succhiò la pelle, i capezzoli, glieli morse, titillò e stuzzicò fino alla follia. Kaori gemette e ansimò con violenza, Ryo la stava torturando senza pietà, si spostava da un capezzolo all’altro, lasciando una scia umida lungo tutta la pelle.
La testa di Kaori si svuotò, tutto il resto attorno a loro non contava nulla, l’unica cosa importante era quel momento che stavano condividendo insieme.
Ryo continuò a baciarla, leccarla, facendole perdere la testa, era focoso, possessivo e insaziabile. Senza darle scampo, iniziò una lenta discesa verso il ventre, accompagnata da una lunga scia di baci umidi, che la marchiarono nel profondo.
Kaori si arcuò verso l’alto, sapeva già cosa sarebbe accaduto nell’immediato, ma la trepidazione di quel momento la fece sussultare. Ryo le baciò il torace, la valle tra i seni, poi scese giù verso l’ombelico dove depose tanti piccoli baci e infine arrivò alla meta tanto agognata.
Kaori tremò per l’attesa, il respiro caldo di Ryo, contro la sua pelle la fece gemere di piacere. Lui si sollevò per un attimo, le sfilò l’ultimo indumento che le celava il sesso e si piegò di nuovo verso di lei. Con delicatezza le fece allargare maggiormente le gambe e si preparò a giocare ancora con lei.
Respirò a pieni polmoni l’odore delicato e familiare del suo sesso, un profumo che gli era mancato in quegli ultimi mesi. Alzò lo sguardo verso di lei, cercando una conferma e Kaori gli sorrise con dolcezza.
In un attimo, si posizionò tra le sue gambe, le separò le labbra che celavano il sesso e lo sfiorò con la lingua. Kaori sussultò, abbandonando la testa all’indietro e arcuandosi per la sorpresa.
Ryo ricominciò la tortura, le sfiorò il sesso una seconda volta e poi si concentrò sul clitoride. Subito miliardi di scariche elettriche partirono dal suo ventre e le percorsero il corpo. I capezzoli le si indurirono ancor di più, mentre i seni si gonfiarono e il piacere cominciò a crescere dentro di lei.
Ryo le bloccò i fianchi con una mano, mentre con l’altra le divideva le grandi labbra, in modo da avere maggiore accesso alla sua femminilità. Un mare chiaro di piacere iniziò a scorrerle tra le gambe, un liquido che Ryo non perse tempo a gustare.
La sua lingua iniziò a muoversi senza sosta, le stuzzicò il clitoride senza pietà e ogni tanto guizzava dentro al sesso, in modo da tastare il punto più profondo e sensibile. Kaori cominciò ad urlare il suo godimento, senza vergogna né remore. La bocca di Ryo che ormai le avvolgeva totalmente il sesso, la stava facendo impazzire. La lingua la penetrò del tutto, raggiungendo di nuovo il punto più sensibile dentro di lei e portandola sempre più vicina ad un orgasmo senza precedenti.
Kaori, in preda all’estasi, si morse il labbro con tanta violenza, da sentire il sapore del sangue scorrerle dentro la gola. Cercò invano di resistere dall’urlare, ma lui intuendo quale fosse la sua idea, fece una cosa che la colse di sorpresa. Senza perdere tempo, la penetrò di nuovo con la lingua e poi le succhiò con violenza il clitoride. Kaori tremò e sopraffatta da tutte quelle sensazioni, alla fine raggiunse l’orgasmo tanto atteso.
Ryo, si sollevò, un sorriso sornione e orgoglioso era stampato sul suo viso, mentre osservava la sua amata ancora tremante e affannata dal troppo piacere. Kaori si allungò verso il cuscino e ricominciò a respirare.
Le sorrise, le accarezzò la guancia e poi si piegò a baciarla di nuovo. Kaori ricambiò il contatto, ma ne approfitto per sorprenderlo e posizionarsi sopra di lui.
Una risata gutturale uscì dalla bocca di Ryo, che intuendo quale fossero le sue intenzione, la lasciò fare. Kaori si mosse sopra di lui, torturando l’erezione dura e forte come una roccia. Al sentire quel leggero movimento di fianchi, Ryo sentì un gemito salirgli lungo la gola e uscire dalla bocca. La sweeper gli mise le mani sul petto e si strusciò sensualmente contro di lui.
Ryo sentì il corpo irrigidirsi, l’adrenalina salire su vette inesplorate e sopraffatto da tanto ardore, le lanciò sguardi ardenti.
Lei, senza lasciargli il respiro, iniziò un pericoloso viaggio verso il basso.Lo baciò sulla bocca, gli tempestò il volto di piccoli baci delicati, poi scese giù, concentrandosi sulla pelle del collo. Lo leccò, lo succhiò e morse sempre con gentilezza, beandosi di quei mugolii che gli uscivano dalla gola.Le sue mani tracciarono i contorni dei muscoli e li accarezzarono con dolcezza. Usò la bocca e la lingua per gustare, leccare e stuzzicare ogni lembo della sua pelle.
“Kaori….” Mormorò con tono affannato, ma lei non l’ascoltò e continuò il gioco. Lo baciò su tutto il petto, riservando una particolare attenzione ai capezzoli, che succhiò, leccò e morse, accedendogli ancor di più il fuoco dentro. Lui le accarezzò i capelli, morbidi, rossi e ribelli come se li era sempre ricordati.
Kaori scese ancor più giù, gli leccò tutto l’addome e infine si prese cura del suo sesso eretto e sfinito per l’attesa. Con grande maestria, lo liberò dai pantaloni, dai boxer e l’osservò. Doveva ammetterlo, Ryo nudo era la più bella visione maschile che potesse mai avere.
Senza aspettare altro tempo, si piegò su di lui e lo leccò leggermente sulla punta. Bastò quel piccolo contatto per farlo sussultare e ruggire. Kaori ritornò all’attacco, stavolta lo percorse in tutta la sua lunghezza e poi l’avvolse con labbra e lingua.
Ryo gemette senza controllo, la lingua di Kaori era come seta, umida e delicata, le labbra morbide lo circondavano, inviandogli scariche elettriche lungo tutto il corpo. Con grande maestria, l’afferrò con la mano, lo strinse forte sulla base e iniziò un lento movimento energico, su e giù.
Ryo sussultò di nuovo, ma questa volta, sentì che se non l’avesse fermata, sarebbe venuto prima del tempo. Facendo leva su tutte le sue forze mentali e fisiche, le sollevò delicatamente il mento e incrociò i suoi occhi.
“Aspetta Sugar…. Non così…. Non è così che voglio concludere la serata.” Le disse con dolcezza e Kaori comprendendo il significato, si avvicinò al lui. Quando Ryo la baciò e gustò il suo stesso sapore tra le labbra, sentì l’eccitazione salire a livelli incredibili. Senza darle alcuna possibilità di riposo, ribaltò le loro posizioni e si ritrovò di nuovo al comando.
In un attimo, l’afferrò per le gambe e la penetrò con un colpo solo, cogliendola di sorpresa. Kaori ricacciò la testa all’indietro e si preparò per una galoppata senza fine. Ryo, si posizionò e iniziò a spingere con decisione.
I gemiti di Kaori riecheggiarono nella tenda, mentre lui iniziò a torturarla senza pietà. Lei si allungò verso l’alto, sentendo il corpo tremare ad ogni colpo e cercò di resistere all’onda di piacere che la stava travolgendo. Era tanto tempo che non lo sentiva così, vicino, forte, passionale. Le sue gambe non erano più allenate come prima e il suo corpo non più abituato a quelle carezze e quei baci forsennati.
Kaori recepiva ogni spinta, che Ryo le dava in tutto il corpo e l’uomo non poteva fare a meno, di gemere per l’orgoglio provato. La scena che vedeva sotto i suoi occhi non aveva pari; Kaori era nuda, sotto di lui, con la bocca aperta, la testa abbandonata sul cuscino e i seni gonfi che si alzavano e abbassavano ad ogni spinta. Non riuscì a fermarsi e si leccò le labbra con avidità.
Era fiero di sé e della sua potenza fisica, Kaori era in balia del piacere e questo solo grazie a lui.
Distogliendo l’attenzione da quei pensieri, Ryo si mosse con attenzione e scrupolosità, cercò di sentire tutto oltre che il suo piacere e effettuò ogni movimento con estrema attenzione. Quando iniziò a sentire le pareti interne di Kaori che iniziarono a stringerlo forte, decise di seguire l’istinto e fare una cosa mai fatta prima.
S’interruppe proprio sul più bello, separandosi da lei e indietreggiando leggermente.
“Cosa succede?” gli domandò con aria trafelata, ma non ricevette risposta verbale.
Ryo le lanciò un’occhiata diabolica che la fece tremare e l’afferrò, facendola girare su se stessa, in modo da averla prona davanti a lui. L’eccitazione gli salì di nuovo, l’idea di essere l’unico ad avere il controllo, lo fece impazzire.
Afferrò Kaori per i fianchi e con una seconda potente spinta, la penetrò di nuovo, facendola gemere a gran voce. La sweeper urlò con tutto il fiato che aveva in gola, un rumore che superò persino il tintinnio della collana che indossava.
Ma non contento, Ryo la sollevò verso di lui, tenendola saldamente per i fianchi e circondandole il busto con un braccio. Senza attendere oltre, ricominciò a penetrarla; un movimento armonico che la portò a muoversi avanti e indietro contro di lui.
I movimenti di Ryo erano incontrollabili, una volta l’afferrava per le braccia e la penetrava con forza, un’altra la stringeva contro il torace e le fornivo il supporto necessario per rispondere alle sue spinte. Fu così che la loro danza durò parecchi minuti, in cui entrambi toccarono il cielo con un dito e provarono la sensazione di volare.
In pochi istanti, Kaori sentì l’onda dell’orgasmo raggiungerla e travolgerla in un turbinio senza fine. Ryo la tenne stretta forte a sé e non ci mise molto a seguirla, raggiungendo l’orgasmo anche lui. Ci misero un po’ per riprendere fiato, ma rimasero abbracciati tutto il tempo.
Una volta riacquistato il respiro, Ryo si sdraiò, stringendo Kaori contro il petto e accarezzandole dolcemente la schiena. Lei si stiracchiò leggermente nell’abbraccio e si accucciò accanto a lui. Lo sguardo dello sweeper rimase fisso sul soffitto e la cosa incuriosì molto la compagna che iniziò a fargli delle domande.
“A che pensi?”
“A quanto sia stato stupido. Ti ho trattato malissimo in tutti questi mesi.” Disse con decisione.
“Eri preoccupato per Shan In e per me. Hai solo cercato di proteggerci, ma purtroppo non sono riuscita a capirlo.” Disse lei tristemente.
“La colpa è mia che non sono riuscito a dirti nulla.” Ammise con sguardo nero e poi guardandola negli occhi disse “Perdonami, ti prego!”
Il cuore di Kaori saltò nel petto, lo sguardo triste ma pieno d’amore di Ryo era l’unica cosa importante per lei e ora che erano riusciti a riconciliarsi, non esisteva nient’altro al mondo.
“Scuse accettate Ryo…” gli disse prima di baciarlo con dolcezza e abbracciarlo stretto a sé.
Si amarono di nuovo, sotto la luce della luna, che complice della loro conciliazione li guardò e cullò, felice della ritrovata serenità.

Continua…..

 

 

 

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Capitolo 16
*** 15- Risvegli e turbamenti ***


Il mattino successivo trovò Ryo e Kaori abbracciati e rilassati nel letto. Il vento aveva cessato di soffiare con violenza oltre la foresta e il sole risplendeva fiero nel cielo, preannunciando una bellissima giornata. O forse no?
Caldi raggi del sole riscaldarono la pelle chiara di Kaori, scuotendola dal tepore di Morfeo e accogliendola nella freschezza del mattino. Quando si svegliò del tutto, passò qualche minuto ad osservare l’uomo nudo disteso accanto a lei. Si sentì felice di poterlo sfiorare e abbracciare come prima.
In quel momento, gli ultimi mesi terrificanti erano solo un lontano ricordo, che volava, spazzato via dal vento. Kaori osservò attentamente il corpo scolpito, le mani grandi dalla pelle ruvida, il petto ampio e infine, l’espressione beata dipinta sul volto di Ryo.
Aveva un’aria rilassata, diversa dall’ultima volta, in cui avevano dormito insieme. Kaori sorrise, raggiante per quella tregua raggiunta e si abbandonò al tepore nel quale erano avvolti.
Chiuse gli occhi per un attimo e sotto i dolci raggi del sole, le ritornò in mente, il giorno in cui nacque Shan In. Ripensò alle doglie, al dolore, al fatto che dovessero sbrigarsi altrimenti avrebbe partorito nel Cat’s Eye e a quanto velocemente raggiunsero l’edificio di Doc, per far sì che la bimba nascesse con tranquillità.
Ricordò ogni istante di quel momento, specialmente quando Kazue mise la loro piccolina, in braccio a Ryo, che la strinse con dolcezza e la guardò come se fosse la cosa più bella del mondo. L’amore di quel momento, le salì dal cuore e le causò un’emozione talmente forte, da farle scendere le lacrime sulle guance.
Senza alcun preavviso, lo sweeper le asciugò con delicatezza e le accarezzò la guancia. Kaori chiuse gli occhi e sorrise felice, stringendosi a lui.
“Dormito bene?” le domandò con dolcezza, donandole un bacio sulla fronte.
“Sì.” Rispose Kaori, felice.
“Rimarrei stretto a te, per sempre, ma il dovere e la nostra bambina ci chiamano.” Disse lui, alzandosi e iniziando a vestirsi, sotto gli occhi limpidi della moglie. “Rimarrei anche io qui, in pace e serenità, ma oltre a voler scoprire cosa sta succedendo e in quale guaio siamo finiti, voglio trovare Shan In. Non la vedo da ieri sera e sono un po’ in pensiero.”
“Vedrai che starà con il figlio di Rubinia e con Harumi. Non mi preoccuperei più di tanto.” Mormorò lei, alzandosi a sua volta e raccogliendo i vestiti. Quando Ryo ascoltò quelle parole scoppiò a ridere, lasciando di stucco la moglie, che lo guardò con aria curiosa.
“Che c’è?” domandò.
“Niente, niente, stavo pensando che per un attimo, le nostre posizioni si sono invertite. Io sono il papà apprensivo e tu la mamma più tranquilla.”
“Desidero anche io vedere Shan In, ma non credo che queste persone siano pericolose. Yadranka mi ha dato una buona impressione, non credo che voglia farci del male. Sono tranquilla, se Shan In è con lei.” Confessò con tranquillità.
“Non ho mai voluto mettere in dubbio le tue buone intenzioni, so che sono stato un pessimo marito per te e che ti ho reso gli ultimi mesi un Inferno. So che sei una buona madre, che ami molto nostra figlia e che la sua felicità è merito tuo. Voglio solo vederla.” Le disse abbracciandola di nuovo.
“Sì anche io.” Rispose, stringendosi nell’abbraccio e sorridendogli.
“Signora Saeba sai che dobbiamo darci una ripulita? E che qui non abbiamo acqua corrente? Come faremo a darci una sistemata?” le domandò con aria pensierosa.
“Mi è sembrato di sentire il rumore dell’acqua, non poco lontano da qui. Direi di andare a dare un’occhiata.” Gli rispose decisa.
Si vestirono nel modo migliore possibile e uscirono dalla tenda. Il sole batteva più forte del solito, il vento si era fermato e il silenzio regnava nella radura. Nessuno che suonasse, parlasse o ballasse nel giro di pochi metri, tutti sembravano essersi volatilizzati.
Kaori e Ryo camminarono a lungo, seguendo l’umidità e il rumore sordo dell’acqua che scendeva, prima di riuscire a trovare una piccola distesa, nascosta dalle rocce.
“Oh che meraviglia.” Disse Kaori con sollievo. “Possiamo farci il bagno qui. Con questo sole, non ci vorrà molto per asciugarci.”
Ryo si limitò a sorridere e dopo essersi tolto gli indumenti, si tuffò, riempiendo di schizzi la povera Kaori, impreparata alla sua reazione. Anche lei decise di spogliarsi e di seguire il marito. Si tuffò senza preavviso, raggiungendo Ryo, che era quasi arrivato, sotto la piccola cascata d’acqua.
In un attimo, nuotarono insieme, sotto la pioggia d’acqua, tenendosi per mano, scherzando e giocando. E alla fine si ritrovarono abbracciati sotto l’acqua.
Ryo strinse forte Kaori, la guardò intensamente negli occhi e le disse
“Ti amo fino alla fine del mondo e mi dispiace per tutto il dolore che ti ho causato fino ad oggi.”
Il tono era delicato, gentile e gli occhi pieni d’amore. Kaori si sentì felice e appagata come non mai e gli gettò le braccia al collo. Si baciarono con tutto l’amore e la passione che avevano in corpo e rimasero uniti per un lasso di tempo, che sembrò un’eternità.
Erano lì, abbracciati, nudi che si baciavano beatamente, quando una voce familiare li chiamò da lontano.
“Ryooo, Kaoriiiiiii” urlò Hitomi, seguita da Toshio e Yadranka. “Venite, che facciamo colazione.”
Entrambi furono colti da un enorme imbarazzo e gli ci volle un po’ prima che riuscissero a tornare indietro. Kaori paonazza in volto, cercò di non dare a vedere il suo disagio e cercò di non uscire troppo dall’acqua, coprendosi il più possibile. Ryo si parò davanti a lei e cercò di celarla a sguardi indiscreti.
“Finiamo di lavarci e vi raggiungiamo, per il momento siamo poco presentabili.” Disse con aria serena, mettendo in soggezione Toshio, che decise di allontanarsi e precedere le donne al campo.
“Capisco..” cinguettò Hitomi, rivolgendogli un sorriso sornione “Qualcuno, si è finalmente deciso a fare pace eh!?! Va bene, vorrà dire che quando avrete “finito”, ci raggiungerete per la colazione.”
E detto questo, si voltò sghignazzando come una pazza, sotto lo sguardo confuso di Yadranka. Ryo sapeva che Hitomi l’avrebbe preso in giro, fino alla morte e si limitò a sospirare.
“Mi sono persa qualcosa?” domandò Yadranka.
“Niente di importante, ad Hitomi piace farmi i dispetti.” Le rispose sorridendo.
“Ahhh sì, ne so qualcosa.” Rispose sorridendo e poi rendendosi conto della situazione imbarazzante continuò dicendo “Bene, vi lascio soli. Godetevi questo lago, è stato teatro di molti amori e molte nascite, nel mio popolo, lo chiamiamo Givdo, che significa “Vivo”, perché dona vita e speranza.”
La vecchietta diede loro un sorriso dolce e si allontanò, lasciandoli soli e imbarazzati. Ryo e Kaori si guardarono con aria stupita e poi scoppiarono a ridere fragorosamente. Non ci misero molto ad asciugarsi, per poi raggiungere gli amici per la colazione e finalmente Shan In riabbracciò i genitori.
Appena li vide arrivare, corse loro incontro e li abbracciò con foga.
“Mamma, papà finalmente! Buongiorno!” disse la bimba sorridendo.
“Buongiorno tesoro.” Rispose Kaori.
“Buongiorno amore di papà.”disse Ryo baciandola con tenerezza.
La prese in braccio la figlia e si sedettero tutti insieme attorno al fuoco, dove stava cuocendo il latte fresco, per la colazione.
Rubinia rivolse loro uno sguardo sorridente. “Spero che latte e cereali vi piaccia come colazione.”
“Oh sì, grazie.” Rispose con gentilezza Kaori, prendendo tre tazze di varie dimensioni. La più grande la diede a Ryo, quella media a Shan In e lei si prese la più piccola.
“Sono felice che sia tornato tutto in ordine. “ le disse Hitomi, mentre stavano facendo colazione. Kaori si limitò a sorridere come risposta.
“Per fortuna qualcuno è rinsavito” continuò la donna, nel tentativo di punzecchiare l’amico, che la guardò in cagnesco. “Ammettilo Ryo, avevo ragione e tu torto! Riconoscilo per una volta.”
L’espressione che apparve sul volto di Toshio fu illuminante, Hitomi era una moglie dal carattere molto forte e lui era abituato a scene di questo tipo. Ryo le rivolse uno sguardo di sfida.
“Tu non avevi ragione, io ho agito secondo il mio istinto e ho risolto la questione!”
“Sei sempre il solito testardo. Avevo ragione e basta!”
“No e poi no!”
“Invece sì!”
“E invece no!”
“Sì!”
“No!”
“Brutto! Stupido! Maniaco!”
“Donna odiosa e Acida!”
“Come faccia Kaori a sopportarti, io proprio non lo so!” sbuffò Hitomi con foga.
“Povero Toshio, con una moglie così! Ha tutta la mia solidarietà!” ringhiò Ryo in risposta.
I due iniziarono a battibeccare sotto lo sguardo attonito dei presenti, che continuarono ad osservarli con aria stupita. Kaori alla fine, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere fragorosamente, destando l’attenzione dei litiganti.
“Papà e zia Hitomi stanno litigando come due bambini.” Affermò Shan In con aria divertita e scoppiò a ridere anche lei, causando ilarità in tutti i presenti, che si unirono al divertimento,facendo sì che i due contendenti smettessero di discutere.
“Sei proprio un bambino.” Disse Kaori, quando Ryo si sedette di nuovo, vicino a lei.
“Avresti anche potuto difendermi.” Sbuffò lui con aria imbronciata.
“Ma tu sei City Hunter, te la cavi in ogni occasione. Non avrei saputo gestirla meglio.” Disse lei accarezzandogli dolcemente la guancia, cancellandogli così ogni nube.
Quando la figlia ebbe finito di mangiare, guardò i genitori e chiese “Posso andare in giro con Stevan e Harumi? Mi fanno vedere il famoso lago che piace tanto ad Aghir.”
Al sentire quelle parole, Ryo sentì un brivido freddo lungo la schiena. C’era qualcosa di poco sicuro in quell’idea e alla fine rispose “Possiamo venire anche noi?Vorrei vederlo anche io.”
“Certo.”
“Veniamo anche noi.” Disse Hitomi con decisione, alzando di nuovo la tensione. Lo sweeper le rivolse uno sguardo torvo, come ad indicare la sua posizione contraria.
“Non siete tenuti a farlo.” Rispose Ryo con aria scura. “ Se qualcuno ci sta inseguendo e vuole questo figlio della luna, il primo posto dove andranno a cercarlo, sarà quello! Rischiamo di correre rischi inutili.”
“So badare a me stessa e alla mia famiglia. Non permetteremo a nessuno di far del male alle bambine.” Disse Hitomi ancora più decisa.
“Ryo, siamo venuti fin qui per aiutarvi,non vi abbandoneremo proprio all’ultimo.”disse Toshio con aria decisa.
Lo sweeper rimase in silenzio per qualche minuto, prima che Kaori si avvicinasse a lui e lo prese per mano, attirando la sua attenzione.
“Andiamo a risolvere il mistero.” Rispose lei sorridendo con amore.
Ryo si limitò ad annuire e a scambiarsi uno sguardo d’intesa con Hitomi e Toshio, che presero Harumi e iniziarono ad incamminarsi verso il cuore profondo della foresta.
“Mamma, papà dove andiamo?” domandò la bambina.
“Andiamo con gli zii e Shan In a fare una bella gita.” Le disse la mamma, prendendola per mano. In poco tempo i tre svanirono tra gli alberi e la folta boscaglia, lasciando soli Ryo e Kaori, assieme a Shan In e Yadranka.
“Vi farò io da guida. È giunta l’ora che tutto ritorni al suo ordine.” Disse la donna, incrociando lo sguardo duro di Ryo. La preoccupazione traspariva chiaramente dal suo volto, amava sua figlia e non voleva assolutamente che le accadesse nulla. D’altro canto, però Aghir l’aveva scelta per essere la custode del figlio della luna, quindi evidentemente lei era l’unica in grado di farlo.
“Vi aiuterò a risolvere questo mistero.” Affermò con decisione e poi prendendo il suo fidato bastone di legno scuro, iniziò l’attraversata dentro la vegetazione.
Rubinia e Stevan, li raggiunsero velocemente e s’incamminarono anche loro nella stessa direzione. Ryo mise una mano sulla spalla di Kaori, prese Shan In per mano e s’incamminò con loro seguendo gli altri.
La foresta scura, con flora folta e fitta, li accolse senza problemi, aprendogli la strada verso la grotta Argentea. L’atmosfera cambiò non appena oltrepassarono i confini della foresta della Luna, una piccola distesa verde, che celava e proteggeva la grotta agli sguardi indiscreti.
Camminarono per un bel po’ di ore, superando la fitta vegetazione , scalando rocce , massi di ogni forma e dimensione. Quando la stanchezza iniziò a farsi sentire, Yadranka annunciò con aria raggiante:
“Siamo finalmente arrivati!” e come se avesse riacquistato le forze perse nel tempo, scappò verso l’entrata della grotta, con la stessa agilità di un gatto.
La grotta si trovava all’interno di una grande montagna, la più alta e particolare di tutta la zona, il suo nome era Montagna Ombrosa, perché a causa della sua posizione un po’ insolita, non veniva mai colpita, direttamente dai raggi del sole.
Grotta Argentea, che si trovava esattamente al confine tra i due antichi regni, sembrava buia e oscura, ma una volta entrati, tutti rimasero stupiti dalla bellissima luce che trovarono.
“Ma che?” domandò Hitomi, non comprendendo come fosse possibile tutto ciò. “Credevo che Ombrosa dovesse il suo nome, al fatto che il sole non riuscisse ad illuminarla. Da dove viene tutta questa luce?”
“Ora vedrai bambina, ora vedrai…” rispose Yadranka, facendo strada.
In un attimo, arrivarono nel cuore della grotta, dove trovarono un altare scavato dentro alla roccia, con al centro una statua con le sembianze di un bambino, rappresentato in preghiera e con il simbolo della luna sulla fronte.
“Benvenuti alla Grotta Argentea.”
“Ma è bellissima…” mormorò Kaori, rimanendo completamente affascinata da quel posto.
“Ma da dove viene tutta la luce?” domandò Hitomi, osservando Yadranka con aria stupita.
“Questa grotta è piena di fluorite, un minerale particolare, che si trova in grandi quantità e che ha la capacità di illuminarsi anche al buio. La fluorite di per sé, ha una colorazione che va dal verde, al rosa, fino al viola scuro ed è grazie a questa sua peculiarità, che questa grotta è sempre illuminata.
Shan In si staccò dalla mano del papà e si guardò attorno estasiata.
“Ma è la grotta del mio sogno, quella in cui Aghir e sua mamma……” disse con aria stupita che poi diventò triste, ricordando quella brutta esperienza.
Yadranka si avvicinò a lei e con aria dolce le disse “Non preoccuparti Shan In, presto le cose andranno al loro posto.”
“O quasi…..” disse una voce fredda e glaciale alle loro spalle, che bloccò Yadranka sul posto. Quando ebbe il coraggio di voltarsi, la vecchia spalancò gli occhi e poi li richiuse in senso di disprezzo.
“Alarabià…..” lo pronunciò come una maledizione e non come un nome. Dal cuore le uscirono l’odio, il rancore che da anni portava dentro di sé e le rivolse uno sguardo pieno di risentimento. “Maledetta….”
“Bando ai convenevoli Yadranka!” ruggì la donna guardandola in cagnesco “Dov’è il figlio della luna????”
“Non lo so.”
“Non mentire, perché altrimenti avresti condotto tutti fin qui! Avanti! Dammelo!” le urlò contro, con violenza.
“Non sto mentendo! Questa è una grotta neutrale, chiunque di noi può entrare e portare chi vuole o ritiene degno! Non hai alcun potere qui!”
“Lo vedremo! Jean, Kavin! Perquisiteli!” urlò la donna, rivolgendo uno sguardo di fuoco, alla figura davanti a lei e osservando con attenzione, tutti i presenti. I due ragazzi, apparentemente molto giovani e inesperti, si avvicinarono al gruppo, con un’aria decisamente poco amichevole. Jean estrasse i coltelli dalla tasca, mentre Kavin prese in mano la pistola e la puntò contro di loro.
Ryo si scambiò uno sguardo d’intesa con Hitomi, la quale fece cenno a Toshio di afferrare Harumi e stringerla forte. Kaori sentì il cuore battere forte e intercettò il messaggio silenzioso che le mandò il marito.
*Quando ti do il via, scappa con la bambina.*
Kaori annuì in modo impercettibile, si avvicinò lentamente a Shan In, l’afferrò per un braccio e la strinse a sé.
“Non è carino da parte tua, interrompere la nostra gita sai?” disse all’improvviso Ryo, attirando la loro attenzione.
“E tu chi sei? Cosa diavolo vuoi?” domandò Alarabià con arroganza. “Ahhh sì, mi ricordo di te! Sei il padre di quella bambina. Ti sono piaciuti i miei sogni?”
Quelle parole gli gelarono il sangue nelle vene. Era stata lei a tormentarlo così? A fargli passare lunghe e interminabili notti insonni? A fargli quasi perdere la sua famiglia? Una furia cieca s’impadronì di lui, che strinse i pugni con rabbia e cercò di domare disperatamente il fuoco di vendetta che ardeva in lui.
“Per niente! Mi devi tante notti insonni.”
“Io non ti devo proprio niente! Consegnami il Figlio della Luna se non vuoi morire!”
“Dovrai passare sul mio cadavere!” disse lanciandole uno sguardo di sfida.
“Sarà un piacere! Jean! Kavin!”
“Ora Hitomi!” urlò Ryo, prima di correre verso Jean e iniziare una lotta furibonda contro di lui. Jean era abile, veloce, scattante, ma non molto furbo e nonostante il vantaggio dato dal coltello, non ebbe la meglio. Ryo riuscì a sconfiggerlo in poco tempo.
Toshio cercò di fuggire con Harumi, ma ricevette una pietra in testa, lanciata da Alarabià e rimase steso per terra, continuando a proteggere la figlia. Rubinia, cercò di lottare contro Alarabià, che nonostante la sua età avanzata, la colpì ad una gamba, bloccandola a terra.
“Stevan, corri via!” urlò la donna, cercando di salvare il figlio.
Stevan ascoltò le parole della mamma e fuggì via, nascondendosi tra le pietre, cercando un punto migliore dove attaccare.
Hitomi fronteggiò Kavin, che sparò vari colpi di pistola a vuoto, ma non riuscì mai a colpirla. Con grande maestria, dovuta anche al suo passato da ladra, la donna riuscì a tenergli testa. Fu allora che Kavin, disperato l’afferrò e le diede un forte colpo dietro la nuca, che la costrinse a cadere rovinosamente sul terreno.
“Ora ti rovino, brutta maledetta!” urlò l’uomo avvicinandosi a lei.
Hitomi rimase immobile, attese con calma che lui venisse più vicino e in un attimo, gli fece lo sgambetto e gli assestò un bel calcio in faccia, che lo lasciò steso a terra.
Kaori cercò di scappare con Shan In, ma Alarabià le si parò di fronte e cercò di bloccarle. La sweeper le rivolse uno sguardo d’odio e si preparò alla lotta.
“Mamma…” pianse Shan In, terrorizzata a morte.
“Rimani qui tesoro, se ne occupa la mamma.”
“Sì, non preoccuparti tesoro, sto per venire a prenderti.” Ruggì Alarabià alla bambina.
“Tu non prenderai proprio nessuno! Maledetta strega!” urlò Kaori. “Non ti permetterò di toccare la mia bambina!”
“Sei una debole come l’uomo che ami! Siete tutti dei deboli! E questa sarà la vostra rovina!” ruggì la donna prima di iniziare un combattimento contro la sweeper. Kaori riuscì a tenerle testa, anche se con fatica, ma alla fine la donna ebbe la meglio, perché riuscì con un inganno a farla cedere a terra. Approfittando di questo momento di caos, Alarabià si parò davanti a Shan In, che urlò terrorizzata.
“Dammi il figlio della Luna!” urlò la donna con ferocia, preparandosi ad afferrare la bambina, ma Yadranka la protesse con il suo corpo, affrontando l’acerrima nemica. La lotta diventò frenetica, Yadranka cercò di combattere con le unghie e con i denti, ma finì anche per avere la peggio, cadendo rovinosamente sulla roccia.
Alarabià, puntò di nuovo Shan In, che terrorizzata, cacciò un nuovo urlo disperato.
“Ora sei mia!” sibilò la donna avvicinandosi a lei, cercando di spaventarla ancora di più. Shan In tremava disperata, ma prima che la strega riuscisse a raggiungerla, Kaori riuscì a bloccarla, rivolgendo uno sguardo deciso a Shan In.
“Corriiiii, Shan In, corriiiiii viaaaaaaa!”
Shan In seguì le istruzioni della madre e stringendo forte contro il petto, il leone di pezza, approfittò di tutta quella confusione per fuggire via. Durante il tragitto, il suo Pika cadde per terra, rivelando qualcosa di inaspettato: Il figlio della Luna, il bracciale d’oro con una pietra di fluorite incastonata all’interno, brillava con forza dentro al corpo del leone. La luce emessa dal leone di pezza colpì tutti i presenti, interrompendoli dal caos della lotta e li lasciò senza fiato.
Il figlio della Luna era stato custodito da Pika per tutto questo tempo!
Quando Shan In lo vide, l’afferrò con decisione e con aria stupita lo strinse tra le dita.
“Molto bene bambina, portami immediatamente quel bracciale!” disse Alarabià attirando la sua attenzione.
“No!” urlò Yadranka “Non farlo piccola!”
“Oh dovrà farlo, altrimenti sua madre morirà!” disse Alarabià afferrando Kaori per i capelli e facendola inginocchiare per terra, davanti a lei, con il pugnale d’oro, puntato contro la sua gola.
Kaori lanciò uno sguardo triste e pieno di disperazione verso la piccola.
“Bambina mia, mi dispiace.”
Sul volto aveva ancora i segni della lotta appena affrontata, il labbro era tagliato e il mento tumefatto. Gli occhi erano tristi, velati dalle lacrime e la disperazione che si leggeva sul suo volto era toccante.
“Devi scegliere piccolo mostriciattolo. Dammi il bracciale o la tua mamma morirà.” Sibilò Alarabià, mentre i suoi due scagnozzi la raggiungevano, sistemandosi alle sue spalle.
Il cuore di Shan In fece un tuffo nel vuoto, mentre la disperazione saliva a grande velocità. Cosa doveva fare? Qual era la scelta più giusta? Sacrificare il mondo o sacrificare la sua mamma?
Shan In era terrorizzata e in balia dei suoi sentimenti, la paura le tormentava il cuore e l’unica cosa che desiderava era andare a casa, insieme ai suoi genitori. Alarabià la guardò con rabbia e le tormentò la testa.
“Allora?…. Sto aspettando!”
E detto questo, spinse la lama contro il collo di Kaori, ferendola e facendole scendere un rivolo di sangue.
“Non mettere alla prova la mia pazienza, altrimenti… la prossima volta non mi limiterò ad un piccolo taglio!” ruggì la donna, mentre Shan In, disperata, si sentiva con le spalle al muro!

Continua…..

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Capitolo 17
*** 16- il Figlio della Luna. ***


La tensione era altissima, Ryo e Hitomi non potevano muoversi. Qualunque mossa strana avrebbe provocato l’ira di Alarabià, che teneva sotto scacco Kaori. Shan In era sola e disperata al centro della grotta, tra le dita stringeva il bracciale della luna, il famoso figlio della Luna. Gli occhi erano tristi e pieni di lacrime, il suo cuoricino stava battendo forte nel petto, senza darle respiro.
“Andiamo ragazzina! Dammi quel maledetto bracciale!” urlò Alarabià spaventandola ancora di più.
“No! Shan In non ascoltarla! E consegnalo immediatamente a Yadranka!” urlò Kaori con tutto il fiato che aveva in gola. Lanciò uno sguardo d’intesa alla bambina, nel tentativo di calmarla e farle decidere la cosa migliore.
“Smetti di parlarle!” ruggì la donna stringendo i capelli della sweeper e spingendo di nuovo la lama contro il collo.
Shan In piangeva, tremava, terrorizzata da quella strega cattiva e dal fatto che la sua mamma fosse in pericolo. Aveva timore di sbagliare, di scegliere la cosa peggiore per tutti e di deludere i suoi genitori. E Aghir! Il suo amico gitano, che le aveva chiesto di salvare il figlio della Luna e di riportarlo alla sua famiglia. Come poteva tradirlo? Era stata proprio lei a volerlo aiutare, a chiedere ai genitori di accompagnarla e ora la sua mamma era lì, sotto le grinfie di quella megera.
Shan In si sentì morire, il senso di colpa per tutto quello che stava accadendo la stava divorando, non avrebbe mai voluto causare tutto questo. Disperata e senza forze, la bimba strinse a sé il leone di pezza e gli domandò. “Cosa devo fare Pika?”
“Alloraaaa? Piccolo mostro vuoi deciderti?” urlò di nuovo Alarabià.
“Sei un essere senza cuore! Torturare così una povera bambina! Che tu possa bruciare all’Inferno Alarabià!” urlò Yadranka con odio.
“Detto da te, non mi fa alcun effetto! Io non sono pura, ma neanche tu cara Yadranka! Mia sorella è morta per colpa tua!” le urlò contro con violenza.
Sul volto di Yadranka apparve un’espressione triste, come se un grande macigno contenente il suo senso di colpa la colpisse in pieno, portando alla luce una disperazione nascosta. Non si era ancora perdonata per la morte di Mirsada, avrebbe voluto salvarla, ma il destino aveva scelto in un modo diverso. La morte di quella ragazza l’aveva segnata talmente tanto, da non permetterle più di continuare il suo percorso di guaritrice. Aveva abbandonato ogni cosa, ogni studio sulle piante officinali e si era rintanata nel suo rifugio, non volendo vedere nessuno. Solo la pazienza di Rubinia e l’affetto di Stevan l’avevano aiutata a sopravvivere in tutti quegli anni.
“Tua sorella non poteva essere salvata, ho fatto tutto quello che era in mio potere per riuscirci, ma ho fallito. Ma non per questo devi condannare il mondo. Se vuoi vendicarti su qualcuno, fallo su di me, gli altri non c’entrano!” disse Yadranka esponendosi del tutto.
“Offerta allettante, ma non abbastanza! Voglio distruggere tutti voi e la luce stessa! Voglio che soffriate come è successo a me! Amavo mia sorella e tu me l’hai portata via! E ora voglio solo vendicarmi!” urlò Alarabià con disprezzo. Detto questo, guardò di nuovo Shan In e le urlò contro.
“Maledetta ragazzina, sto aspettando! Sbrigati! Dammi quel maledetto affare!”
Shan In la guardò spaventata e arretrò di qualche passo. I suoi occhi si spalancarono, pieni di paura, mentre il cuore iniziava ad esploderle nel petto. Tremò senza controllo, le lacrime le rigavano il volto e l’unica cosa che voleva fare era salvare la sua mamma e fuggire via da quell’incubo.
“Shan In, tesoro, scegli con tranquillità. Non preoccuparti per noi.” Le disse Ryo cercando di rincuorarla. Era una bambina così piccola, come poteva sopportare un tale fardello sulle spalle?
“Papà…” singhiozzò, disperata e spaurita rivolgendo uno sguardo di preghiera al padre, che si limitò a sorriderle con calore.
“Coraggio.”
Shan In annuì, si asciugò le lacrime dal volto e iniziò ad avanzare verso Yadranka, temeraria e coraggiosa.
“Allora vuoi proprio farmi arrabbiare?????” ruggì di nuovo la strega, fuori di sé. “Brutto mostriciattolo! Te ne pentirai amaramente!”
Alarabià guardò prima la bambina e poi rivolse il suo odio verso Kaori.
“Sei una maledetta, come tua figlia! Lei è frutto del tuo ventre ed è una disgraziata come te!” le urlò contro con violenza. L’afferrò per il collo, lo strinse forte e la guardò mentre Kaori cercava di respirare a fatica.
“Ti vedrò morire con molta gioia!” sibiliò la strega con disprezzo, sotto lo sguardo attonito di Yadranka, Ryo e gli altri. Lo sweeper cercò di concentrarsi, non poteva agire in modo sconsiderato, Alarabià li stava solo provocando, ma il fatto che stesse torturando Kaori sotto i suoi occhi, lo mandava fuori di testa.
Con lo sguardo osservò la grotta, nella speranza di trovare un aiuto o un qualcosa da usare per liberare la moglie, ma il cuore si fermò quando vide la sagoma di Stevan apparire dietro alla roccia, che si trovava alle spalle di Alarabià.
I due si scambiarono uno sguardo d’intesa e Ryo attese il momento opportuno. Quando finalmente, Stevan si spostò nel punto più opportuno e afferrò delle pietre, Ryo si preparò a scattare in avanti e ad afferrare la moglie.
“Ora Stevan!” urlò lo sweeper e scattò via.
Il ragazzo prese le pietre e iniziò a lanciarle contro Alarabià e gli scagnozzi, facendo sì che la donna mollasse la presa e lasciasse il collo di Kaori. La donna, intontita ma non del tutto, si alzò immediatamente e corse incontro al marito e verso la sua bambina.
“Maledettaaaaa! Maledetto!!! Maledetti tutti!” urlò Alarabià e rubando la pistola al suo aiutante, la puntò contro la schiena di Kaori e prese la mira. “Ora vi farò vedere, cosa accade a chi si mette contro di me!”
E detto questo, fece fuoco. Il proiettile dritto e veloce, colpì Kaori alla schiena facendola cadere per terra e impedendole così di riabbracciare i suoi cari.
Il terrore e la disperazione si dipinsero sul volto di Ryo, quando vide il corpo di Kaori cadere davanti a lui. La sweeper tese la mano verso di lui, come nel tentativo di raggiungerlo, ma non ci riuscì e si accasciò per terra, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
Ryo non perse tempo e afferrò Kaori, stringendola a sé.
“Sugar… Sugar… rispondimi.” La chiamò e la scosse cercando di farle aprire gli occhi. Shan In si bloccò sul posto e rimase pietrificata. Aveva ancora più paura del solito, sentiva che qualcosa di brutto era nell’aria e non aveva il coraggio di muovere un passo.
Quando Kaori riuscì ad aprire gli occhi, con grande fatica, lo guardò con amore e sorrise.
“Perché quell’aria triste? Siete riusciti a salvarmi, non sei contento?” disse con un tono lieve.
Ryo d’istinto sorrise e la strinse ancora di più.
“Si hai ragione.”
“Sorridi, presto torneremo a casa e vivremo felici e contenti come ai vecchi tempi.” Continuò la sweeper, mentre il respiro diventava sempre più impercettibile. Il colorito sulle guance era sparito, la pelle era diventata marmorea e le mani sempre più fredde.
“Mi dispiace per il dolore che ti ho causato. Sono stato un pessimo marito e padre.”
“Non dire sciocchezze, sei sempre tu, meraviglioso in tutti i tuoi aspetti, anche quando fai il maniaco e il bambino viziato.” Disse lei ridendo debolmente.
Ryo le rivolse uno sguardo pieno d’amore e la bacio sulla fronte.
“Non lasciarmi Sugar, non ce la faccio senza di te.”
“Andrà tutto bene, non preoccuparti. Sei un bravo padre e uomo. Non sei più il demone del tuo passato. Ti occuperai alla grande di nostra figlia e la renderai felice.” Gli disse accarezzandogli la guancia. La ferita era messa malissimo, il sangue continuava a scendere senza fermarsi, scorrendo attraverso le dita dello sweeper e dai brividi che scorrevano lungo il suo corpo, Ryo capì che mancava poco alla sua dipartita.
“No, sono stupido, pigro e pasticcione, come posso andare avanti senza di te?” le disse con aria disperata.
“Andrai alla grande.” E poi rivolgendosi alla figlia, le tese la mano e la chiamò. “Shan In, tesoro vieni qui.”
La bambina con gli occhi velati dalle lacrime, si avvicinò alla mamma e si sedette accanto a lei.
“Mamma..” singhiozzò.
“Piccola mia, tu sei la mia preziosa figlioletta e non finirò mai di ringraziare il cielo per averti donata a me. Sono felice di averti dato alla luce e che tu sia parte di noi. Sappi che ti amiamo più della nostra vita.” Le disse sorridendo e accarezzandole la guancia.
“Mammaa..” pianse la bimba disperata. “Ti prego, non lasciarmi.”
“Io non ti abbandonerò mai, sarò sempre vicino a te, nel tuo cuore e ti proteggerò dall’alto, assieme a zio Maki. Ti devo chiedere una cosa importante, devi occuparti di tuo padre. Coccolalo, pensa a lui e controllalo anche quando fa il dongiovanni con le signore ok? Posso contare su di te tesoro mio?” le domandò infine Kaori con un sorriso.
“Mamma…. Ti prego…” le rispose con disperazione.
“Mi dai la tua parola tesoro?” le domandò di nuovo.
“Sì…. Mamma ti voglio bene…” disse, buttando le braccia al collo di Kaori, che la strinse forte a sé, dicendo “Anche io tesoro mio, te ne voglio tantissimo.”
Kaori rivolse un ultimo sguardo a Ryo, gli sorrise e con dolcezza disse “Ai-shiteru.”
“Ai-shiteru.” Rispose lui, per poi baciarla delicatamente sulle labbra, dicendole addio. Kaori chiuse gli occhi, il corpo si rilassò e lei smise di respirare. Ryo la guardò e sentendo disperazione e rabbia colpirlo in pieno, la strinse tra le braccia e affondò il volto nel petto.
La cullò come se fosse un figlio e alzando il viso, chiuse gli occhi e cacciò un urlo animale, pieno di rabbia. Il demone che aveva sconfitto con tanta fatica era riapparso e aveva preso possesso di lui, accecandolo di nuovo.
Stavolta, non aveva necessità della PCP, era in grado di distruggere tutto, con le sue stesse mani.
Shan In guardò la mamma e poi il padre e infine urlò a sua volta, scoppiando in un pianto a dirotto. In quell’esatto istante, una luce bianca e potente uscì dal Figlio della Luna e illuminò tutti i presenti. Un rombo potentissimo riecheggiò per tutta la vallata e un enorme vortice si generò nel cuore della grotta.
Da quella luce fortissima, uscì una sagoma esile e delicata, come quella di un bambino, che si mosse con calma, rivelandosi piano piano. Quando la luce si fermò, Shan In aprì gli occhi e osservò la persona davanti a lei.
Il ragazzo aveva i capelli castani, ma la pelle bianca come il marmo e gli occhi blu come il mare. Dall’aspetto sembrava un ragazzo di un altro mondo. Indossava una tunica leggera e bianca, fermata in vita da una cinta semplice, un paio di semplici pantaloni ed era scalzo. Al collo aveva una collana maschile, fatta un laccio di caucciù e un monile rudimentale a forma di luna.
Quando il ragazzo rivolse il suo sguardo verso la bambina, le sorrise e le tese la mano.
“Shan In…” le disse con dolcezza.
“Chi sei?” domandò lei con aria stupita.
“Sono io, Aghir..” le rispose.
“Aghir…” rispose lei, afferrando la sua mano e guardandolo come estasiata.
“Non è possibile..” mormorò Yadranka. “Aghir…”
“Ciao mamma Yadranka.”
“Oh cielo… Aghir….” Mormorò di nuovo la donna, portandosi la mano alla bocca, ancora incredula ai suoi occhi. Hitomi, con sguardo rapito, osservò meglio il ragazzo, era etereo e puro, sembrava che fosse sceso direttamente dalla Luna.
“Aghir! Piccolo mostro!” urlò Alarabià. “Ti ucciderò con le mie stesse mani, per vendicare il povero Hego e mia sorella Mirsada! Sei tu la causa di tutto questo dolore!”
“Hego era un uomo cattivo e ha fatto del male a mia madre! Tu non sei da meno!” le disse il ragazzo.
“Come osi? Brutto sporco di un Lunare! Jean, Kavin! Occupatevi di lui! Io prendo la bambina e recupero ciò che è nostro di diritto!”
I due ragazzi che erano alle spalle della strega, iniziarono a tremare, Aghir rivolse loro uno sguardo pieno di risentimento e puntò il dito contro di loro. In un attimo, il vortice d’aria si scagliò contro i due uomini, che volarono via fuori dalla grotta, lasciando la donna sola contro tutti.
Alarabià tremò, quel bambino era forte e anche potente, ma lei non avrebbe ceduto. Voleva il Figlio della Luna, era loro di diritto e nessuno sarebbe riuscito a fermarla. La strega lanciò uno sguardo di fuoco prima verso Shan In, poi verso Aghir e infine incrociò l’odio profondo di Ryo.
Alarabià si accorse dell’energia emanata dal corpo dello sweeper e per la prima volta, provò un brivido di paura. Dell’uomo che si era divertita a torturare nel sonno, non era rimasto più nulla, ma attraverso i suoi occhi, la strega poteva vedere tutto l’odio che provava per lei. Ryo la guardava in cagnesco, con occhi iniettati di sangue e pieni di rancore. La voleva morta, ma la cosa peggiore era il desiderio di ucciderla con le sue stesse mani.
“A noi due…” disse Ryo, stringendo i pugni e ringhiando come una fiera. Non riusciva più a pensare razionalmente, era solo pronto ad attaccarla e ad ucciderla, distruggendola in mille pezzettini, ma una mano lo fermò.
Aghir si era avvicinato a lui e guardandolo con aria serena gli disse “Ci penserò io a lei….”
“Ha ucciso mia moglie..” ringhiò ritornando con lo sguardo su di lei.
“Lo so, ma ha ucciso anche mia madre. Ha irretito sua sorella e mio padre, e ha fatto sì che lui uccidesse me e mia madre. Io posso sconfiggerla, tu no. E poi devi pensare a Shan In ora.” Gli disse con calma.
Si scambiarono uno sguardo d’intesa, Ryo voleva vendicare la morte di Kaori, ma Aghir aveva un conto in sospeso che durava da anni e inoltre, sembrava l’unico in grado di fermare Alarabià. Quando Shan In attirò la sua attenzione, stringendogli la mano, lui la guardò con dolcezza e confusione.
“Papà…vieni…lascia fare ad Aghir.”
Lo sweeper non riuscì a trattenere un sorriso e dopo averle accarezzato la testa, annuì. Shan In lo guidò verso Yadranka e gli altri,lasciando che il destino di Alarabià si compisse, per mano di Aghir.
“Sei rimasto solo piccolo mostro! Se penso a tutto il dolore che hai arrecato a me e alla mia gente….non vedo l’ora di ucciderti.”
“Non vorrai farlo con quella vero? Non c’è onore nell’uccidere un avversario disarmato.” Disse Aghir con un sorriso beffardo, provocando l’ira della donna. Alarabià,infatti punta sul vivo, gli rivolse uno sguardo sprezzante e afferrò il pugnale degli oscuri; un pugnale antico, con una pietra scura, incastonata sopra, con una lama lucente e affilata.
“No, piccolo sgorbio, ti ucciderò con questo! Preparati!”
Dopo aver pronunciato tali parole, Alarabià si preparò e alla fine iniziò il suo attacco furente. Cercò più volte di colpire il ragazzo, che si muoveva in circolo con la velocità di un gatto e spostandosi generava una leggera nebbiolina bianca che presto avvolse tutta la grotta. La strega continuò il suo attacco disperato, ogni volta che credeva di averlo preso, Aghir svaniva e riappariva da un’altra parte. Alarabià stava diventando matta, era piena di stanchezza e di odio. Voleva uccidere quel bastardo e riprendersi il bracciale, ma quel piccolo delinquente era sempre in grado di sfuggirle.
Fu quando aveva abbandonato del tutto le speranze, che Aghir gli tenne un tranello, ingannandola facilmente. In uno degli ultimi attacchi, la strega riuscì ad afferrare il bambino per un braccio e a impedirgli la fuga.
Alarabià scoppiò a ridere diabolicamente, lanciò uno sguardo carico di vittoria ad Aghir.
“Ti ho preso, piccolo delinquente e ora ti ucciderò! Vendicherò la stirpe degli Ombrosi!” urlò Alarabià, alzando il coltello, pronta a colpirlo al cuore. Era quasi sul punto di affondare, quando un grande vortice d’aria li circondò, gli occhi di Aghir diventarono vitrei e la forza del tuono si scatenò dentro alla grotta.
“È arrivata la tua ora, Alarabià, morirai per colpa della tua oscurità e della tua cattiveria. La stirpe degli Ombrosi è finita!” disse Aghir, prima di puntare il dito contro di lei e lasciar agire la magia del Figlio della Luna.
Il vortice s’intensificò, s’ingrandì e avvolse del tutto Alarabià, che iniziò ad urlare, disperata. La spirale l’imprigionò, impedendole di scappare. La strega cercò in tutti i modi di afferrare Aghir, ma senza successo e alla fine, la tempesta magica l’ incarcerò, facendola svanire in un punto indefinito dello spazio e del tempo.
Una volta che Alarabià svanì e il ciclone si calmò, Aghir si voltò verso Shan In sorridendole raggiante.
“Ce l’abbiamo fatta.” Le disse porgendole la mano, che la bambina prese senza esitazione. “Grazie a te, siamo salvi e il Male è stato sconfitto.”
Shan In lo guardò, ma non riusciva ad essere felice, la sua mamma era morta e il senso di colpa non le permetteva di respirare.
“Puoi fare qualcosa per mia mamma, Aghir?” gli domandò, dando voce alla disperazione e preghiera di tutti. Aghir si guardò intorno e vide solo tristezza e disperazione. Hitomi stringeva la mano di Harumi, mentre Toshio le teneva una mano sulla spalla, Ryo aveva un’aria assente e triste, mentre Shan In lo guardava disperata, nella speranza che lui riuscisse ad aiutarli.
“Mi servirà l’aiuto di Yadranka e di Rubinia.” Disse Aghir, rivolgendo lo sguardo ad entrambe le donne, che si limitarono ad annuire e a raggiungerlo.
“Io posso aiutare?” domandò Stevan.
“Tu hai già fatto tanto, ma preparati a condurli fuori, nel caso accadesse qualcosa.” Disse Aghir con decisione, poi guardando Ryo gli domandò.
“Puoi portarla nell’acqua?”
“Certo.” Disse lui, prima di rivolgere un sorriso dolce alla figlia, che lo guardò con aria preoccupata. “Non preoccuparti…piccola, andrà tutto bene.”
Ryo si avvicinò al corpo senza vita di Kaori e con grande delicatezza, lo prese tra le braccia, dirigendosi verso il lago. Senza dire una parola, entrò in acqua e la strinse a sé, cercando di non farla cadere sul fondo. Si posizionò al centro, sotto la grande roccia centrale e attese altre istruzioni.
“Yadranka, Rubinia, io mi metterò dall’altro lato rispetto alla roccia centrale, voi due disponetevi ai lati vuoti, dobbiamo creare un cerchio perfetto.”
Le donne annuirono e si disposero come indicato, e chiusero gli occhi. Aghir, alzò in altro, il braccio dove indossava il figlio della Luna e pronunciò queste parole.
“Per il potere conferito alla mia stirpe, in nome degli spiriti puri, dell’Amore e della Luce, chiedo a te, Luna, madre mia, di venire in nostro aiuto e darci la tua benedizione. Ti chiedo il potere della Guarigione e della Vita, ti chiedo di concedermi l’onore di essere il veicolo del tuo potere e del tuo Amore e di riportare in vita questa donna. Aiutami a riportarla alla sua famiglia. Ti prego, madre, ascolta la mia preghiera.” Disse il ragazzo, per poi chiudere gli occhi e attendere.
All’improvviso, sotto i piedi di Ryo si generò un grande fascio di luce azzurro chiara, che li avvolse e li custodì per interminabili minuti. Lo sweeper chiuse istintivamente gli occhi e si sentì invadere da un profondo calore e un senso di pace.
La luce li cullò per qualche minuto, per poi svanire e lasciarli di nuovo, immersi nell’acqua.
Quando Ryo riaprì gli occhi, Kaori era ancora svenuta tra le sue braccia, ma le macchie di sangue erano svanite e il colorito era tornato sulle sue guance. Il corpo era più caldo, non sembrava più una statua di marmo e a prima vista, gli sembrava di aver sentito un leggero respiro.
Ryo osservò il volto sereno della donna, gli scostò dal volto i capelli ribelli e le accarezzò la guancia. Con dolcezza, avvicinò il volto al suo e le donò un bacio pieno d’Amore. In quel momento, Kaori si svegliò, rispondendo al bacio del compagno e accarezzandogli la guancia con dolcezza.
“Sugar…” mormorò lo sweeper, non riuscendo a credere ai suoi occhi.
“Te l’avevo detto che sarebbe andato tutto bene.” Gli rispose, sorridendo serena.
Ryo ricambiò il sorriso e l’abbracciò forte. Kaori sorrise, ricambiando le effusioni e si preparò ad uscire dall’acqua, seguita dal compagno.
Quando Shan In vide di nuovo, il volto sorridente della mamma, le corse incontro e l’abbracciò con trasporto. Kaori la strinse forte e s’inginocchiò davanti a lei.
Shan In piangeva per la felicità, finalmente poteva essere serena. Sua mamma era tornata da lei e non l’aveva abbandonata.
“Grazie Aghir.” Disse Kaori rivolgendo uno sguardo di riconoscenza al ragazzo.
Lui sorrise, s’inchinò in senso di rispetto e disse “Grazie a te Kaori, per aver permesso a Shan In di aiutarmi.”
Kaori sorrise e Ryo gli rivolse uno sguardo pieno di riconoscenza.
“Shan In.” La chiamò Aghir, facendole cenno di avvicinarsi.
“Dimmi.” Disse la bambina con ingenuità.
“Dobbiamo salutarci.”
“No! Perché?????” urlò la bambina disperata.
“Sono sceso qui, solo per mettere al sicuro il Figlio della Luna e per aiutare te, ma ora il mio compito è finito e io non posso stare qui.”
“Non voglio! Ti prego non lasciarmi! Noi siamo amici.”
“Non ti lascerò mai, sarò sempre accanto a te e quando sarà il momento tornerò.” Le disse con decisione, per poi togliersi l’amuleto dal collo e donarlo a lei, in segno d’amicizia.
“Quando ti sentirai sola, guarda questa luna, io sarò lì con te.”
Shan In osservò con attenzione il ciondolo e dopo averlo aiutato, l’indossò, felice e riconoscente.
“Addio mia piccola amica.” Disse Aghir, dopo averle dato un bacio sulla fronte.
“Addio Aghir.” Mormorò Shan In con aria triste.
Aghir si voltò verso Yadranka, Rubina e Stevan.
“Vi ringrazio per tutto. Siete degni di portare il nome del Popolo della Luna. Vi ringrazio ancora.” Disse il ragazzo con aria serena e poi togliendosi il bracciale dal polso, lo porse a Yadranka.
“Lo consegno a te, che l’hai protetto fino ad oggi. Custodiscilo gelosamente, in nome del popolo della Luna.” Disse consegnandole il bracciale, per poi allontanarsi e ritornare verso l’acqua. Un altro fascio di luce bianca uscì dal centro della grotta, avvolse Aghir, che lì salutò con affetto, prima di svanire del tutto.
Shan In si avvicinò all’acqua, guardò verso l’alto e alla fine disse “Grazie Aghir.”
Quando finalmente tutto tornò alla calma, Hitomi si lanciò verso Kaori, stringendola forte a sé.
“Ho avuto tantissima paura.” Singhiozzò senza vergogna. “Ho temuto che fosse davvero finita.”
“Ero certa che sarebbe andato tutto bene.” Disse Kaori rispondendo all’abbraccio sia di Hitomi che di Harumi, che con aria felice abbracciò la zia.
“Bentornata zia.” Disse la bambina.
“Grazie tesoro.”
Anche Rubinia, Yadranka e Stevan si avvicinarono loro, con espressione felice.
“È bello vederti di nuovo. Ti devo tutto. Se non ci fossi stata tu e la tua famiglia, noi avremmo perso contro gli Ombrosi. Grazie di cuore Kaori. ” Disse Yadranka, prendendole le mani tra le sue e sorridendo raggiante.
“Grazie a voi, che mi avete salvato la vita. Soprattutto tu Stevan, non ce l’avrei mai fatta, senza di te.”
Al sentire quelle parole, il ragazzo arrossì con violenza e abbassò lo sguardo.
“Non c’è di che.” Mormorò imbarazzato, provocando ilarità nei presenti. Finalmente, dopo tanta paura e timore, s’incamminarono verso la strada del ritorno, pronti a festeggiare l’avvenuta risoluzione del mistero.
Yadranka nascose il Figlio della Luna in un posto sicuro, celato ad occhi indiscreti e si sentì più sollevata. Finalmente era tutto finito e potevano tornare alla loro normalità.
Quella sera, la luna era piena e risplendeva di piena luce nel cielo.
Ryo era felice, la sua famiglia era di nuovo unita, al completo e tutto era tornato come prima.
La tribù della Luna celebrò la vittoria sugli Ombrosi, fino a tarda sera, rendendo omaggio al piccolo Aghir e alla sua meravigliosa mamma, Aisha, per il loro sacrificio, in nome della Luce. I festeggiamenti risuonarono nel cuore della foresta per tutta la notte, mentre l’amorevole Luna l’illuminava e proteggeva dall’alto.



Continua……

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


La mattina successiva, il giorno della partenza, il sole brillava alto nel cielo e la foresta risplendeva di colori vivaci e allegri.
Hitomi, Toshio e gli altri si alzarono di buon ora e consumarono un’abbondante colazione gitana e si prepararono a salutare tutta la popolazione.
“Grazie per l’ospitalità mamma Yadranka, è stato bello rivederti.” Disse Hitomi abbracciandola con dolcezza. “Sentirò molto la tua mancanza.”
“Torna a trovarmi quando vuoi, porta anche tuo marito e tua figlia, sarete sempre i benvenuti qui, nella Valle della Luna.” Disse la donna sorridendo felice, nel tentativo di bloccare le lacrime.
Yadranka salutò anche Toshio, la piccola Harumi e poi passò a Ryo.
“Sei un grande guerriero, come avevo immaginato. Hai affrontato le tue paure, i tuoi demoni e sei riuscito a dominarti. Hai scelto l’Amore e la Luce, contro l’Oscurità e l’hai fatto per la tua famiglia. Sei un guerriero di luce, a tutti gli effetti, hai un cuore buono e sei protetto dalla Luna. Lo stesso vale per la tua famiglia. Ti auguro tutto il bene del mondo.” Gli disse Yadranka con aria serena.
“Grazie.” Disse Ryo, cercando di ringraziare la donna.
“Non ringraziarmi, mi hai aiutato a salvare la mia gente, ti sarò grata a vita.”
“È tutto merito di Shan In.” Disse l’uomo lanciando un’occhiata verso la figlia che a pochi passi da lui, stava parlando e scherzando con Stevan. “Lei ha insistito per aiutare Aghir e per venire qui, a risolvere il mistero. È lei l’unica da ringraziare.”
“Sì, hai ragione.” Disse Yadranka, per poi avvicinarsi alla piccola Shan In ed abbracciarla forte.
“Piccola mia, io davvero non so come ringraziarti. Hai salvato tutti noi e hai sconfitto l’Oscurità. Ti devo tutto. Ti ringrazio tanto.”
“È stato bello conoscerti, mamma Yadranka.” Disse la bambina sorridendo raggiante.
“Anche per me tesoro, ti auguro di realizzare tutti i tuoi sogni, le tue speranze e di vivere la tua vita, in un mondo d’Amore.”
“Lo farò, grazie!” disse e poi si sporse in alto, le diede un dolce bacio sulla guancia e raggiunse gli zii a pochi passi di distanza.
L’ultimo saluto, fu quello di Kaori, che abbracciò prima Rubinia, poi salutò il timido Stevan e infine abbracciò Yadranka.
“Ti devo tanto Kaori, se non ci fossi stata tu, non saremmo riusciti a vincere e forse non saremmo qui, a raccontarlo.” Confessò con aria triste.
La sweeper le mise una mano sulla spalla e sorridendo disse “È stato bello, venire qui e conoscervi tutti. Grazie ad Aghir sono riuscita a riprendermi mio marito e a far ritornare la tranquillità nella mia famiglia. Sono io che devo ringraziare voi.”
“Vi auguro tutto il bene del mondo.”
“Grazie ricambio di cuore. Forse un giorno ci rivedremo.” Disse Kaori, sorridendo e raggiungendo gli altri.
Rivolsero un ultimo saluto alla stirpe della Luna e s’incamminarono verso casa, felici, sereni e liberi da incubi, paure e disperazione. Il mistero era stato risolto, il Figlio della Luna era tornato ai legittimi proprietari, senza cadere nelle mani sbagliate e tutto erano tornato alla normalità.

*******************************

Quando tornarono a Tokyo, era sera inoltrata, la città era illuminata con mille luci vivaci e una meravigliosa luna piena risplendeva nel cielo. Il tragitto verso casa fu tranquillo e senza problemi. Si separarono con Hitomi e Toshio all’incirca a metà strada e Ryo continuò tranquillamente sulla strada di casa.
Una volta rientrati, Kaori mise Shan In al letto e si preparò per andare a dormire. Ryo si recò in sala, spalancò la finestra, in modo da far entrare il vento leggero e preso un bicchiere di whisky, si recò sul terrazzo.
Appoggiò il bicchiere sul davanzale, si accese una sigaretta e l’aspirò a pieni polmoni. Shinjuku li aveva accolti a braccia aperte, ma lui si sentiva ancora scosso per quello che era accaduto prima. La città continuava ignara il suo flusso normale, mentre lui ancora non riusciva a darsi pace.
Un fruscio alle sue spalle, lo destò dalla confusione dei pensieri.
“Shan In dorme profondamente.” Mormorò Kaori, raggiungendolo con tranquillità. “E anche io, non vedo l’ora di coricarmi.”
Gli si stiracchiò davanti come a dimostrare la sua affermazione, ma Ryo non parlò e rimase impassibile.
“Ryo?” lo chiamò lei, cercando di incrociare il suo sguardo e quando lo fece, per poco non svenne. Lo sweeper la guardò con un’espressione scura sul volto e una tensione ancor del tutto smaltita.
“Che hai?” gli domandò con dolcezza, ma lui non rispose, la prese tra le braccia e la strinse forte. La baciò sui capelli, assaporando a pieni polmoni la fragranza di vaniglia e chiuse gli occhi.
“Ryo, dimmi che ti succede.”
“Ti ho persa… ti avevo persa….non posso immaginare la mia vita senza di te.” Mormorò senza difese, stringendola contro il petto, mentre il cuore gli correva con velocità.
“Sono qui…” rispose, afferrandolo per il volto, in modo da incrociare gli sguardi. “Sono qui, davanti a te e puoi abbracciarmi. Sono tua, nessuno al mondo ci può separare. Il nostro amore è eterno e vivrà per sempre, soprattutto grazie a Shan In. Ai-shiteru Ryo.”
“Sei proprio una romanticona Sugar. Ai-shiteru.” Disse lui, prima di baciarla con passione, dimostrandole tutto l’amore che provava per lei.
Passarono tutta la notte a fare l’amore, riscoprendo quell’intesa e quel legame che sembravano perduti e irrecuperabili. Rinnovarono il patto di amarsi fino alla fine del mondo, sotto lo sguardo attento e amorevole di Mamma Luna, protetti e avvolti dal suo manto argenteo.

*******************************

Nove mesi dopo.
Clinica di Doc.
Kaori era nel letto, con un piccolo frugoletto che si agitava tra le sue braccia. Un piccolo Ryo di 4 Kg, che si guardava attorno con aria intontita.
“Hai proprio fatto un capolavoro Kaori!” cinguettò Kazue, mentre controllava che la pressione della mamma fosse nella norma e che il battito del piccolo non fosse troppo accelerato. “Per fortuna assomiglia a te e non a Ryo.”
“Ehi, cosa vorresti dire? Io sono un bellissimo ragazzo di vent’anni!” disse l’uomo con aria fiera e orgogliosa.
“Non cambi proprio mai eh…” sbuffò Umibozu, con aria impassibile.
“Tu cosa vuoi brutto scimmione?????” ruggì Ryo, guardandolo in cagnesco, mentre Mick cercava di separarli senza successo.
“Papà smettila, non comportarti da bambino.” Lo rimproverò Shan In, prima di sporgersi sul letto per vedere il fratellino appena nato.
“Yuhuuuuu, è qui che ci si congratula con la mamma?” urlò una voce familiare, che annunciò l’arrivo di Hitomi, Toshio e Harumi. Hitomi si precipitò subito da Kaori, per congratularsi con lei e per vedere il piccolo.
“È bellissimo! Complimenti Kaori, è meraviglioso!” disse una volta, visto il piccolo.
“Ehii e con il papà non si congratula nessuno?”
“Non hai fatto niente di che.. hai solo assolto al tuo compito di uomo.” Disse Hitomi, guardandolo con aria impassibile e il cipiglio alzato. “Qui il merito è tutto di Kaori. Tu hai solo dato un piccolo contributo e basta.”
“Non è vero! Metà dei suoi fantastici geni sono miei!”
“I geni avariati dirai!” sbuffò lei.
“Non ricominciare con questa storia! Sei impossibile!” ringhiò Ryo, con aria urtata. “Spero che Harumi, non cresca uguale a te.”
“Io sono una bellissima donna, con un fantastico carattere. Mio marito è felicissimo, vero caro?” domandò lei lanciando un’occhiata tagliente al marito, che deglutì a fatica e si sentì accerchiato.
“Ecco, vedi?????? Anche lui non può dire nulla! Vuol dire che sei un’antipatica, insopportabile, donna acida!”
“Povera Kaori, che ti sopporta tutti i santi giorni!” continuò Hitomi con aria inferocita.
“Potrei dire la stessa cosa di te!”
“Maniaco!”
“Zitella acida!”
Continuarono per altri minuti a battibeccare, davanti allo sguardo attonito dei presenti, che non si sognarono neanche lontanamente di interromperli, un po’ per evitare problemi, un po’ per non venire brutalmente uccisi. Finalmente arrivò Doc in loro soccorso, che decise di porre fine a quella guerriglia senza senso.
“Bene, bene, smettetela di litigare. Kaori e il piccolo devono riposare, perciò, tutti fuori di qui, lasciateli in pace.” Disse il vecchietto con tono austero, ricevendo uno sguardo pieno di riconoscenza da parte di Kaori, che era ormai esausta.
Mick, Kazue, Miki e gli altri, lasciarono tutti i fiori e i regali nella stanza e uscirono, lasciando Kaori e Ryo, soli con i loro bambini.
Ryo si avvicinò alla moglie, si sistemò dietro di lei e rimase ad osservare il loro piccolino, che si stava addormentando. Si sentiva felice e appagato. Dopo l’esperienza di Sevan, erano tornati cambiati e la notizia della gravidanza di Kaori era stato come un segnale di nuova vita per tutti. Un segno che il Male era stato sconfitto per sempre.
“È meraviglioso.” Disse Ryo, stringendola forte a sé. “Spero somigli a te.”
“Invece io spero prenda qualcosa di te.”
“Di me? E cosa mai dovrebbe ricevere da me?”
“La lealtà, la forza, l’intelligenza e il tuo cuore. Spero che cresca con la tua stessa sete di giustizia e determinazione.” Disse Kaori con dolcezza.
“E anche con il mio meraviglioso mokkori.” Disse Ryo scherzando e facendo scoppiare a ridere, sia la moglie che la figlia.
“Non cambierai mai.”
“No e spero che non accada mai. Spero di vivere per sempre con te e con i nostri figli, nella felicità, serenità, nell’Amore e nella Luce.”
“Anche io voglio la stessa cosa.” Rispose guarandolo intensamente negli occhi.
Si baciarono con tutto l’Amore che provavano l’uno per l’altra, stringendo tra le braccia un altro frutto della loro meravigliosa unione, in grado di sfidare la morte e rinascere dalle ceneri, come una fenice.
Shan In rimase a guardarli estasiata. Finalmente i suoi genitori erano di nuovo uniti e niente e nessuno li avrebbe più separati. Poi era nato il suo fratellino, ora era una sorella maggiore e la cosa non poteva farle che piacere. Non poteva essere più felice.
Piena di gioia,afferrò la piccola mano del fratello con dolcezza e lasciò che lui le stringesse con delicatezza,aggrappandosi a lei. La sua attenzione però venne catturata da una strana voglia presente sul polso del fratello.
Shan In cercò di focalizzarla meglio e si ritrovò ad osservare una strano segno, a forma di falce di luna sulla pelle del piccolo. Questa cosa l’incuriosì e la lasciò perplessa, mentre cercava di comprenderne il significato.
Era infatti, persa nei suoi pensieri, quando udì all’improvviso una voce familiare, echeggiare nella sua testa.
Quando i suoi occhi s’incrociarono con quelli del fratellino piccolo, lei udì queste parole.
“Ciao Shan In.”
“Aghir?”
“Hai visto? Te l’avevo detto che sarei tornato da te.” Disse la voce nella sua testa, riempiendole il cuore di gioia.
Al sentire quelle parole, Shan In sorrise felice e rispose mentalmente“Bentornato Aghir. Bentornato.”
Ora sì che era davvero felice.


Fine.

*******************************
Commenti finali e ringraziamenti:
Eccomi qui! Come mia classica usanza, sono qui a salutare e ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito fino alla fine. Ho voluto concluderla in una giornata, perché era doveroso chiuderla definitivamente.
Sono felice, non posso dire che sia la mia fic più bella, ma sono comunque contenta di essere riuscita a concluderla. Sono felice di aver fatto questo triplo crossover dove ho inserito anche Hitomi e Toshio di Cat’s Eye e Shan In di Angel Heart.
Mi sono divertita moltissimo a scriverla, anche se non è stata una passeggiata. Lo ammetto!
Beh, detto questo, spero che vi sia piaciuta e vi ringrazio ancora per averla letta,seguita e commentata.
Un bacione grande e alla prossima! ^_^

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