Una Festa della Mamma Rivelatrice

di Kagome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grazie, Marinette! ***
Capitolo 2: *** La Verità fa Male... ***
Capitolo 3: *** … e gli Obblighi possono… far piacere? ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***
Capitolo 5: *** Il Gatto è uscito dal Sacco! ***
Capitolo 6: *** Conversazioni mancate e conversazioni mirate ***
Capitolo 7: *** Come Ringrazia un Agreste ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Grazie, Marinette! ***


Una Festa della Mamma Rivelatrice

Scritto da: JuliaFC o Kagome qui su EFP

Beta: Genxha e Sherry

Immagine di Copertina di Rosehealer02 su Deviantart.

Rinunzia Legale: Questa storia è basata su personaggi e situazioni creati da Thomas Astruc. "Miraculous - Tales of Ladybug and Chat Noir" (c) TS1 Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation. Questa storia non è scritta a scopo di lucro e non è intesa alcuna violazione del diritto d'autore.

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Parigi era fredda quella notte. Chat Noir rabbrividì per il gelido vento primaverile che gli schiaffeggiava il viso mentre atterrava tra due statue gargoyle in cima a Notre Dame. Sedette a gambe incrociate, guardando la falce sottile di luna che si intravedeva nel cielo nuvoloso e coperto. Presto sarebbe stato buio, le ultime sfumature di luce cremisi e dorata del sole al tramonto erano gli ultimi barlumi di luce prima che il cielo si avvolgesse nell'oscurità. Rimase seduto lì per un po', osservando le luci della città accendersi lentamente, cercando di rilassarsi un po' e di riprendere a respirare regolarmente. Emise un respiro tremante, cercando di trattenere le lacrime.

Oggi era stata dura. Il fatto che fosse domenica non aveva portato la solita dose di gioia. Di solito era più che felice di non avere lezioni programmate per la giornata o di dover fare i compiti, visto che avrebbe potuto dedicare l'intera giornata a stare con lei. Ma non questa volta.

L'anno scorso era già stato molto brutto. No, chi stava prendendo in giro: era stato orribile. Per la prima volta da quando era scomparsa, il fatto l'aveva davvero colpito nel profondo. Gli mancava già più di ogni altra cosa al mondo, ma l'anno scorso l'agonia e la desolazione lo avevano colto di sorpresa. La ferita della sua scomparsa aleggiava sempre, e quel nuovo dolore semplicemente la riaprì di nuovo, facendogli ancora più male.

L'anno scorso si era chiuso in camera sua, aveva detto a Nathalie che si sentiva male e aveva passato tutto il giorno e tutta la notte a letto, a piangere. Dopotutto, non aveva niente di meglio da fare e nessuno da chiamare, o a cui chiedere aiuto. Gli era passato per la mente di chiamare Chloe, ma aveva rapidamente cancellato quel pensiero. Il suo stato emotivo era troppo fragile per sopportare il costante lamento e l'opprimente ricerca di attenzioni della ragazza bionda. No, non quel giorno, non ce la faceva. Quindi era rimasto da solo, e il giorno era venuto e se n'era andato. La ferita si era lentamente rimarginata, invano, visto che sapeva benissimo che non si sarebbe mai rimarginata completamente.

Quest'anno però era diverso; prima di tutto, ora sapeva che quel giorno lui sarebbe stato un vero e proprio relitto emotivamente instabile, e aveva trascorso tutto febbraio e l'inizio di marzo a temerlo con tutte le sue forze. Secondo, ora aveva amici che gli volevano davvero bene e che non avrebbero abusato della sua pazienza per lamentarsi del loro ultimo taglio di capelli mal eseguito, ma sarebbero stati lì per sostenerlo e tirarlo su di morale.

Se solo suo padre gli avesse permesso che gli facessero visita.

Ricordava bene cosa era successo il giorno dell'anniversario della scomparsa di sua madre. Suo padre non gli aveva permesso di vedere i suoi amici, e il suo dannato cugino era quasi riuscito a farglieli perdere tutti, impersonandolo e insultandoli. E, per rigirare il coltello nella piaga, aveva perfino cancellato il video che gli avevano mandato per tirarlo su di morale. Non si aspettava una visita da suo cugino questa volta (anche se non se l'era aspettata nemmeno quella volta, quindi non si sapeva mai!), ma aveva deciso di non volerne parlare ai suoi amici. Non voleva mettergli anche quel fardello sulle spalle.

Non che fosse stato facile. Perfino Kim, che non brillava di acume, gli aveva chiesto cosa c'era che non andasse. Ladybug gli era sembrata molto preoccupata il giorno prima durante il giro di pattuglia. Non gli aveva detto niente direttamente, ma l'aveva sottinteso... che sembrava parecchio giù, e diverso dal normale. Non era riuscito nemmeno a scherzare o a fare i suoi soliti giochi di parole. Aveva cercato di inserirne un paio, ma anche a lui era venuta la pelle d'oca al pensiero di quanto fossero stati stupidi e del tutto inadeguati. Una cosa era certa: non era davvero in grado di nascondere la fragilità del suo stato emotivo, soprattutto non alla sua Lady.

Alla fine, quando lei si era alzata per andarsene, lui fu quasi sicuro di averla sentita sussurrare: "Spero che non si faccia akumizzare!" E questo l'aveva ferito ancora di più: era solo questo che preoccupava la sua Lady? Che non si facesse akumizzare? Aveva quasi iniziato a urlare nel bel mezzo di Parigi, per chiamare Papillon, per chiedergli, implorarlo di mandargli una farfalla. Ma la sua rabbia non era durata a lungo ed era stata sostituita da un disperato senso di angoscia.

Fortunatamente, quest'anno essere Chat Noir lo aveva aiutato a sopravvivere alla giornata. Aveva detto a Nathalie la mattina presto che non voleva essere disturbato e si era chiuso in camera, cercando di replicare quello che era successo l'anno prima. Aveva visto il profondo dispiacere negli occhi di Nathalie e sapeva che non avrebbe cercato di disturbarlo, non oggi. Suo padre non era nemmeno nel paese: era partito un paio di giorni prima per un meeting di lavoro in Giappone, quindi chiedergli supporto era davvero fuori questione. Come se avesse potuto contare su suo padre in un momento del genere, anche se fosse stato presente. Era qualcosa di privato, qualcosa che era solo tra lui e sua madre.

La festa della mamma inglese.

Era stato il loro piccolo segreto, il loro piccolo rendez-vous. Non era importante in Francia, visto che tutti lo festeggiavano a Maggio. Anche suo padre, quando ancora dimostrava di tenerci, aveva sempre chiesto a Nathalie di aiutarlo a fare un regalino fatto a mano a sua madre per la quarta domenica di Maggio [vedi nota d'autore]. Gli occhi di sua madre si illuminavano quando lui le dava il regalo, e poi uscivano in famiglia per una cena in un ristorante di lusso. Ma non oggi; oggi non significava niente per suo padre, non faceva parte della sua tradizione. Ma lo era per la mamma.

Per lei oggi era la festa della mamma. Era abituata a festeggiarla oggi, e anche lei aveva fatto tanti regali fatti a mano per sua madre proprio oggi. Si era ormai abituata a festeggiarlo ufficialmente a fine Maggio, ma aveva fatto di tutto per rendere la festa inglese un giorno speciale per suo figlio. Abbandonava tutto quello che stava facendo. Davvero tutto: servizi fotografici, film, teatro... qualunque cosa. Una volta era tornata da New York proprio nel bel mezzo delle riprese di uno dei suoi film più famosi solo per passare la giornata con lui.

Trascorrevano il giorno insieme, facendo passeggiate per la città ed esplorando i loro parchi preferiti. Quel giorno non erano Emilie e Adrien Agreste, erano solo una madre e un figlio che passavano tempo insieme e si divertivano. A volte, era rimasta tutto il giorno in camera con lui, incoraggiandolo mentre giocava al suo videogioco preferito del momento, o guardando assieme a lui alcuni film sdolcinati della Disney. Adrien era abituato a contava i giorni, le ore, i minuti e a sapere a memoria quando sarebbe stata la prossima festa della mamma inglese, ogni anno per i prossimi 10 anni. L'anno scorso aveva contato ancora più i giorni, perché una piccola parte del suo cervello continuava a sperare che, come ogni anno, la mamma sarebbe riapparsa magicamente e avrebbe passato la giornata con lui. La delusione cocente nel non vederla tornare era stata una delle note più dolorose di quella giornata. E ora questa consapevolezza era come un coltello che gli macellava le viscere.

Aveva passato l'intera giornata a trasformarsi, cercando di tornare nella sua stanza un paio di volte per evitare che Nathalie o il Gorilla scoprissero che era scappato. Plagg una volta tanto non era stato il re del melodrama, e il suo sostegno lo aveva davvero aiutato a non cadere nel buco nero della depressione.

Buon vecchio Plagg. Adrien sapeva che, in fondo, il piccolo Dio della Distruzione aveva un debole per lui, e data l'espressione preoccupata con cui Plagg l'aveva salutato quel mattino, probabilmente era veramente dispiaciuto. Sapeva che non c'era modo che Plagg non avesse visto i segni neri e le occhiaie sotto i suoi occhi, o le sue lacrime.

"Gattino, hai un aspetto orribile. Trasformati e tirati fuori da questo stato, per favore!" lo aveva incoraggiato il piccolo gatto nero.

Adrien era stato fin troppo felice di seguire il suo consiglio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per sentire l'ondata di potere del Miraculous riempirgli i polmoni, il cuore e la mente. Qualsiasi cosa pur di uscire da quella prigione. Qualsiasi cosa pur di correre e saltare in giro per i tetti cittadini, in apparente libertà. Apparente sì... perché il fardello se lo continuava a portare sulle spalle.

Non sapeva nemmeno più quante volte era atterrato nel suo parco preferito, solo per sentire gli occhi riempirglisi di lacrime, e correre via prima che i bambini nel parco riuscissero a raggiungerlo ("Guarda mamma, quello è Chat Noir!!") e fossero testimoni del suo esaurimento nervoso. Dopotutto aveva una reputazione da mantenere. Aveva corso sui tetti di Parigi e aveva visitato tutti i posti dove andava con sua madre, almeno una trentina di volte. Poi, l'ultima volta che era tornato a casa per cenare, Nathalie gli si era avvicinata mentre si alzava dal tavolo per tornare nella sua stanza.

"So che non volete essere disturbato, Adrien, e rispetto la vostra decisione. So che dev'essere difficile per voi." L'aveva fissata con un cipiglio corrucciato, ma lei aveva continuato, con la sua solita voce monotona, e gli aveva messo un piccolo pacchetto nella mano destra: "Una vostra amica ha chiesto di voi circa un'ora fa. Vi ha lasciato questo."

La risposta rabbiosa che avrebbe voluto urlarle contro gli era morta sulle labbra. Aveva abbassato rapidamente lo sguardo, confuso, mentre con l'altra mano si grattava nervosamente la nuca.

"Uh. Grazie, Nathalie. Buona Notte."

Aveva fissato il piccolo pacchetto che aveva tra le mani e si era incamminato lentamente verso la sua stanza, non mancando di notare lo sguardo leggermente divertito di Nathalie mentre se ne andava. Si era seduto sul letto e aveva guardato il pacchetto che aveva in mano per un po', senza poter fare niente.

"Ma vuoi continuare a fissare questa scatola per il resto della giornata o vediamo cosa c'è dentro?" aveva detto Plagg. Adrien gli aveva lanciato un'occhiata confusa, quasi senza riconoscerlo. "Ehi?!? Terra ad Adrien? C'è qualcuno in casa?" Questo aveva fatto guadagnare al piccolo Dio una bella occhiataccia, ma il fuoco negli occhi verdi del suo portatore non era durato a lungo.

"Sono sconcertato. Non è il mio compleanno e non ho detto a nessuno di oggi. Chi diavolo..."

"C'è solo un modo per scoprirlo, gattino. APRILO!" Adrien aveva ignorato ancora una volta il kwami ​​e aveva continuato a fissare il pacchetto. La carta da regalo blu gli sembrava vagamente familiare, così come il delizioso fiocchetto rosa che lo decorava.

Respirò un paio di volte e poi spostò la mano sul fiocco, allentandolo. Strappò la carta da regalo e aprì la scatoletta all'interno, e quando lo fece, il suo cuore perse un battito. Era impossibile non capire di chi fosse il pensiero, anche senza leggere le poche parole sul bigliettino all'interno. Che non era firmato, ovviamente. Ormai ci aveva fatto il callo a ricevere regali con biglietti non firmati! Ma questa volta era sicuro di sapere di chi fosse. Non era possibile sbagliarsi. Nella scatola c'erano 5 macarons, al sapore di frutto della passione a giudicare dall'aspetto, posti con cura a forma di fiore. La nota diceva “Bonne fête maman. Courage!"

Adrien scoppiò a piangere. Non riusciva a fermare le lacrime e non voleva fermarle. Marinette. Come aveva fatto a saperlo? E perché poi le importava, quando non era importato a nessun altro?

Certo, che le importa. È una mia amica... una delle mie migliori amiche. Però... come le è passato per la mente anche solo cercare la festa della mamma inglese? Sono stato così attento a non menzionare nulla al riguardo! E come faceva a sapere la nazionalità di mia madre?

“Dunque… facciamo un bel bagno a questi macarons con le tue lacrime, o vuoi mangiarli prima che diventino salati? Codini non penso sarebbe felice se il suo regalo andasse sprecato!" Il kwami nero ​​galleggiava a mezz'aria, a testa in giù, e lo guardava accigliato. Sembrava preoccupato.

"Zitto, Plagg!" riuscì a sibilare Adrien. Ma Plagg aveva ragione. Le sue lacrime stavano cadendo direttamente sui macarons, e questo era un peccato mortale. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e poi la mano bagnata sui jeans prima di prenderne uno, e se lo mise in bocca. Un sorrisetto soddisfatto gli incurvò le labbra mentre la bocca gli si riempiva del suo sapore preferito.

“Dimmi di stare zitto quanto vuoi, ma almeno stai sorridendo. Codini è una persona davvero Miracolosa!" Adrien notò vagamente l'enfasi sulla parola "miracolosa", ma scelse di non pensarci. Magari più tardi avrebbe fatto il terzo grado a Plagg, ma non adesso. Adesso era impegnato a godersi il suo dolce preferito.

"Lo è davvero!" Si mise un altro macaron in bocca e i suoi occhi iniettati di sangue si addolcirono un po'. Non aveva nemmeno detto a Katami della festa della mamma. Aveva notato la preoccupazione negli occhi della Giapponese quando lo aveva salutato alla fine della lezione di scherma, venerdì sera. Ma lei non aveva cercato di capirne il motivo e non aveva cercato di tirarlo su di morale. Ecco quanto era speciale Marinette. "Una vera amica."

Adrien non mancò di notare — ma decise di ignorare apertamente — la smorfia di Plagg alla sua frase; si mise in bocca un altro macaron e chiuse gli occhi, assaporando il gusto del frutto della passione. Era un piccolo angolo di Paradiso. Non solo Marinette era una grande amica; era anche una cuoca fantastica. Ma questo lui lo sapeva già.

Quando l'ultimo macaron entrò nella sua bocca, lui si tirò su dal letto, uno sguardo risoluto negli occhi iniettati di sangue. “Devo ringraziarla. Di persona! Un semplice messaggio non sarebbe sufficiente. Plagg, TRASFORMAMI!"

"AAASPEEETTAAAAAAA non puoi..." tentò di obiettare Plagg, ma Adrien non lo stette a sentire, inebriato com'era dall'ondata di potere del Miraculous. Si trasformò in un lampo di luce verde, e si precipitò fuori della finestra, sparendo nell'oscurità del crepuscolo.

oOo

Aveva vagato senza meta per un po' ed è così che era finito per sedersi sulla torre della Cattedrale, cercando disperatamente di ritrovare un po' di dignità prima di procedere verso il suo balcone, che poteva vedere benissimo da dove era seduto.

Voleva ringraziarla, non spaventarla. Aveva dato un'occhiata rapida al suo viso nel riflesso dei vetri della Tour de Montparnasse quando ci era passato vicino e si era spaventato pure lui. Si era quindi fermato in un piccolo parco prima di atterrare sulla Cattedrale e aveva immerso il viso in una fontana d'acqua fredda. Il gesto non aveva ridotto il gonfiore sotto gli occhi, ma era già un inizio. Anche se il suo atto un po' sconsiderato aveva creato un nuovo problema, perché ovviamente gli si erano bagnati tutti i capelli e le gocce di acqua gelata che gli cadevano sulla tuta lo stavano facendo rabbrividire. Guardò il crepuscolo trasformarsi rapidamente in oscurità e si alzò con fare deciso. Era ora o mai più; non poteva più aspettare o magari lei avrebbe pensato che la volesse spiare nel sonno.

Scattò sui tetti e in solo un paio di salti, finalmente atterrò sul balcone di Marinette con un sonoro THUMP. La ragazza non era fuori, ma era ancora Marzo e faceva un po' freddino quindi il fatto non lo meravigliava. La luce nella sua camera era accesa, la vedeva benissimo dal lucernaio, ed era sicuro che lei l'avesse sentito e che presto sarebbe venuta a controllare che cosa avesse causato il rumore.

Restò un attimo piegato su se stesso, a pensare che cosa le avrebbe detto. Non aveva proprio pensato a cosa dirle finora, preso com'era a cercare di riassumere un aspetto dignitoso. Voleva ringraziarla per i macarons e dirle che era davvero un'amica e che l'aveva tirato su di morale e l'aveva davvero toccato profondamente...

Era ancora in posizione accovacciata, lo sguardo perso sulle mattonelle del terrazzo di Marinette, quando si rese conto dello sbaglio che aveva commesso.

Era un idiota.

IDIOTA IDIOTA IDIOTA IDIOTA!!

Si ricordò all'improvviso di quanto Plagg avesse cercato di protestare prima di essere risucchiato dall'anello. Era proprio un imbecille! Come faceva a ringraziare Marinette per il regalo che aveva fatto ad Adrien? Era CHAT NOIR! Impallidì così tanto da sembrare un cadavere mentre sperava che il terreno lo inghiottisse.

"Ehi, Chat Noir?"

Gli prese un colpo. Udì il suono del chiavistello che si apriva e udì la voce perplessa di Marinette: "Vuoi piantarla di stare lì impalato? Guardami e dimmi che ci fai sul mio balcone!"

Il cuore gli stava battendo all'impazzata mentre cercava una scusa, una qualunque scusa per tirarsi fuori da questa situazione incresciosa, ma aveva la mente piena di ovatta e non riusciva a pensare a niente.

"Chat Noir? Che è successo? Ti ha mangiato la lingua il gatto?"

Ma dai! Marinette che faceva un gioco di parole sui gatti? Ma la sua sorpresa durò poco, perché il panico lo riavvolse nuovamente: non riusciva a guardarla in faccia.

"Terra a Chat Noir? C'è nessuno?" Sentì le mani di Marinette toccargli il viso e muoverlo delicatamente in modo che il suo sguardo potesse incontrare quello di lei. Cavolo. Sapeva di non avere un bell'aspetto, ma la sorpresa negli occhi azzurri della ragazza era chiara come il sole.

"Oh. Mio. Dio! Cosa ti è successo, Gattino? Vieni dentro, su!"

Era troppo terrorizzato ed emotivamente distrutto per non obbedire all'istante.

oOo

La seguì, appoggiandosi goffamente sulla coperta del letto di Marinette con gli stivali. Scosse la testa per cercare di riprendere lucidità, e così facendo lasciò cadere una piccola pioggia di acqua gelata sulle coperte della ragazza.

"Uh!" Voleva chiedere scusa, ma non gli uscivano le parole di bocca. Fortunatamente i suoi stivali erano puliti. Stava cercando di dire qualcosa quando un oggetto morbido e profumato gli colpì la testa. Era un asciugamano rosso che profumava di gelsomino e fiori di campo.

"Ecco, asciugati i capelli come un essere umano."

Lui obbedì diligentemente, ancora stordito e in stato di shock, incapace di pronunciar parola. Il che, essendo Chat Noir, era estremamente out of character e lui lo sapeva benissimo, ma non riusciva davvero a dire nulla. Quando si tolse l'asciugamano dalla testa e vide Marinette, la ragazza aveva in mano una mascherina per gli occhi. Il suo cipiglio e il modo in cui si inarcavano le sopracciglia mostravano preoccupazione.

"Scusa il disturbo," riuscì a dire lui, imprecando per quanto fosse roca la sua voce. Tirò su col naso. "Ero nei paraggi e... è successo... ho visto la tua luce." Non era la verità. Ma come poteva dirle la verità? Come poteva dirle che voleva abbracciarla e ringraziarla per il suo pensiero così dolce? Avrebbe dovuto detrasformarsi ed entrare nella boulangerie nei panni di Adrien.

IDIOTA IDIOTA IDIOTA... c'erano almeno un milione di altri modi che avrebbe potuto escogitare per ringraziarla sul serio invece di ritrovarsi in piedi come un cretino sul suo letto, nei panni del supereroe più flirt di Parigi, con gli occhi gonfi e i capelli bagnati e un'espressione a metà tra il depresso e il terrorizzato. Scese dal letto a quel pensiero e le si mise davanti.

Si aspettava che gli chiedesse di andarsene. Si aspettava che gli dicesse di averla delusa. Si aspettava che lei lo sgridasse, come aveva fatto la sua Lady il giorno prima, perché era un supereroe e stava rischiando di farsi akumizzare. Quello che non si aspettava era che Marinette gli si buttasse tra le braccia, lo stringesse forte e gli accarezzasse con dolcezza i capelli umidi. Gli occhi gli si spalancarono per lo shock prima che riuscisse a chiuderli e ad abbracciarla a sua volta.

"Grazie," le sussurrò all'orecchio, notando con una piccola parte del suo cervello che Marinette aveva rabbrividito.

"Perché?" gli sussurrò lei in risposta. Le mani della ragazza gli stavano accarezzando i capelli con tanta delicatezza. L'abbracciò ancora più forte, cercando di ancorarsi a quel calore, a quella tenerezza, a quel conforto di cui aveva disperatamente bisogno.

Per essere andata ben oltre ciò che chiunque altro avesse mai fatto per me, per aver passato un sacco di tempo a cercare di capire che cosa mi facesse star male, per aver passato ancora più tempo a preparare i macarons del mio gusto preferito, metterli in una scatola a forma di fiore, scrivermi un bigliettino, affrontare Nathalie... solo per tirarmi su il morale. Questo le voleva dire, ma non poteva, così le disse semplicemente: "Perché non mi stai giudicando."

"Non c'è niente da giudicare", fu la sua risposta. "Sei un essere umano, micetto... anche i supereroi possono soffrire!"

Continuò ad abbracciarla a lungo, cullandosi nel suo calore, e nemmeno lei mostrò alcun desiderio di lasciarlo andare. Perché lo stava aiutando? Dopotutto, l'aveva incontrata solo un paio di volte come Chat Noir... e una di quelle volte l'aveva fatta soffrire respingendola, e aveva causato l'akumizzazione di suo padre. L'aveva fatta piangere, ma lei lo stava aiutando nel momento del bisogno. A malincuore, Chat Noir sciolse l'abbraccio e sentì immediatamente un disperato bisogno di riempire il vuoto che si era appena creato nel suo cuore, abbracciandola di nuovo. Dovette farsi violenza per non farlo.

"Tieni, mettiti questa." Gli diede la maschera per gli occhi che teneva in mano. "A volte passo la notte sveglia a lavorare per un progetto e la mattina sono un vero disastro. Quando mi succede, uso questa maschera." Arrossì quando toccò la pelle sottile sotto i suoi bellissimi occhi azzurri. "Per ridurre il gonfiore e il rossore," aggiunse rapidamente.

Chat Noir non riusciva a immaginare che il bel viso della ragazza potesse somigliare in alcun modo allo stato disastroso in cui si trovava lui in questo momento. Non era nemmeno sicuro che avrebbe funzionato con la maschera da supereroe di mezzo, ma prese in mano quello che gli offriva la ragazza, la ringraziò e se lo mise sotto gli occhi. Era freddo e aveva un odore che non riusciva a riconoscere.

"Puoi sdraiarti sulla chaise-longue al piano di sotto, se vuoi."

Solo in questo momento sentì la nota d'imbarazzo nella voce della ragazza, e si guardò intorno per rendersi conto che, in qualche modo, si era ritrovato a sedersi sul suo letto, con lei in braccio: i loro volti erano così vicini che le poteva contare le lentiggini sul naso. Gli si spalancarono gli occhi e arrossì violentemente.

"Ehm... sì. Giusto! Scusa!" Si alzò di scatto e scese le scale quasi meccanicamente, ancora rosso in viso. Marinette gli rivolse un lieve sorriso e lo seguì, sedendosi sulla chaise-longue accanto a lui. Si fissarono per un po' in silenzio, imbarazzati.

"Non devi dirmi che cosa ti è successo se non vuoi," disse infine la ragazza. "Ma per favore, ricorda che sono tua amica e che ci sarò sempre se avrai bisogno di me."

I pensieri Chat Noir corsero al giorno in cui Ladybug aveva de-akumizzato Papà Mannaro, quando Marinette gli aveva detto di voler restare sua amica. Non era più passato a trovarla da allora, non credendo minimamente che la ragazza volesse davvero avere un supereroe per amico. E invece… ora scopriva che lo voleva per davvero. Il sentimento di gratitudine che gli riempì il cuore quasi lo sopraffece, e si ritrovò di nuovo a stringere la ragazza tra le braccia. Marinette aveva sprecato una maschera per gli occhi, perché quando la sentì ricambiare il suo abbraccio e mormorargli qualcosa di incomprensibile nelle orecchie mentre gli accarezzava i capelli e la schiena, lui iniziò a piangere di nuovo.

Erano ancora avviluppati in quell'abbraccio disperato, quando Chat Noir sentì un clic e uno scricchiolio provenire da qualche parte di fronte a loro, seguito da un sorpreso, "Uuuuuuh!".

Chat Noir e Marinette spalancarono gli occhi allo stesso momento e voltarono la testa verso il suono, come bambini beccati con le mani nella cioccolata.

Alya. Di tutte le persone, proprio Alya! La giornalista in erba era in piedi sulle scale che portavano alla camera di Marinette, una mano sulla botola. Li stava guardando sbigottita e, realizzò Chat Noir mentre iniziava a farsi prendere dal panico, il suo telefono era puntato dritto verso di loro. Mai abbraccio si sciolse più rapidamente.

“Aaaaaaaa…. Alya! Posso spiegare!" "Non fraintendere!" "Non come è sembra... non sembra - voglio dire non è come sembra!" Entrambi iniziarono a blaterare scuse senza senso. Chat Noir vide lo sguardo sorpreso di Alya trasformarsi lentamente in uno di puro divertimento.

Era nei guai fino al collo.


Nota dell'Autrice:


Salve e auguri a tutte le mamme!

Questa è la prima storia di Miraculous Ladybug che abbia mai scritto; l'ho pubblicata in Inglese su Fanfiction.net l'anno scorso proprio questo stesso week end, la festa della mamma Italiana, e ho finito di pubblicarla sempre l'anno scorso il giorno della festa della mamma Francese (Sì, c'è differenza. La festa della Mamma Italiana è la domenica dell'8 di Maggio, tipicamente la seconda domenica di Maggio. Quella Francese invece cade la quarta domenica di Maggio, a meno che, come l'anno scorso, la Pentecoste non cada lo stesso giorno e quindi venga spostata la settimana successiva). Viene dalla mia esperienza di vita, dato che sono Italiana, ma ho vissuto per molti anni nel Regno Unito e ora vivo in Irlanda.

Per me, la festa della mamma è questo week end. Ma nel Regno Unito e in Irlanda è a Marzo e mi sono abituata a questo doppio festeggiamento. I miei figli mi preparano regalini a scuola il giorno della festa della mamma Inglese, ma a me piace festeggiare oggi perché per me QUESTO è il giorno della festa della mamma. So che Emilie era almeno per metà Inglese (in base al suo cognome, Graham de Vanily, e il fatto che Amélie e Félix vivano a Londra), quindi ho pensato che la sua esperienza sarebbe stata opposta alla mia. Avrebbe dovuto festeggiare a fine Maggio, ma avrebbe sentito che la vera festa della mamma fosse quella Inglese.

Ho deciso di tradurla in Italiano quest'anno e di pubblicarla come ho fatto con quella in Inglese, iniziando il week end della festa della mamma Italiana (8-9 Maggio quest'anno) e finendo con quello della festa della mamma Francese (29-30 Maggio). Sono 8 capitoli incluso l'epilogo, quindi spero vi siate messi seduti e vi prepariate per una bella commedia romantico-sentimentale piena di errori e malintesi. E il classico gioco verità/obbligo… sì, con Chat Noir. Fatevi quattro risate :)

I commenti saranno molto apprezzati. Spero che la storia vi piaccia. In onore di Marichat May questa è una storia molto Marichat ^^

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Capitolo 2
*** La Verità fa Male... ***


Capitolo 2 — la Verità fa male…

"Cosa c'è da fraintendere in quest'immagine?" Alya girò il telefono e gli mostrò la foto che aveva scattato pochi secondi prima, di loro due abbracciati. Chat Noir rimase inorridito nel vedere come il suo viso fosse in piena vista, e che aspetto orribile avesse. Deglutì a vuoto e si portò una mano alla nuca.

"Se mi lasci spiegare!" iniziò Marinette.

"Sono tutta orecchi," ribatté Alya, incrociando le braccia sul petto Batteva ritmicamente il piede destro sul pavimento. "Ed è meglio che sia una buona scusa perché questo può essere uno scoop per il mio Ladyblog. Immagina gli hits che potrei ricevere. 'Chat Noir tradisce Ladybug con la mia migliore amica!'" Alya tirò su le braccia mettendo in evidenza il titolo immaginario con il pollice e l'indice di entrambe le mani.

"Ma non è vero!" "Nessuno sta tradendo Ladybug!" dissero i due, quasi contemporaneamente.

"Ah, devo solo scrivere un paio di parole e premere invio... e il mondo lo saprà. A meno che la vostra scusa non sia assolutamente ragionevole, ovviamente! In tal caso potrei, e sottolineo POTREI, farvela scampare."

Ma l'espressione di Alya passò dallo scherno alla perplessità quando finalmente diede un'occhiata a Chat Noir, il suo sorriso si spense e gli chiese, "A proposito, Chat Noir, cosa ti è successo? Ti ha investito un treno?"

Chat Noir aprì la bocca per rispondere. E poi la richiuse. Apri e chiudi... si sentì come un pesce fuor d'acqua. Non sapeva che dire. Ogni volta che pensava a qualcosa, apriva la bocca per parlare, ma poi cambiava idea pensando che fosse troppo stupido. Non voleva scavarsi una fossa ancora più profonda. Forse era meglio tenere la bocca chiusa!

"Sì, ecco, è proprio per questo", disse Marinette, poiché evidentemente aveva capito che lui non avrebbe parlato. "Ecco perché lo stavo abbracciando. È atterrato sul mio balcone pochi minuti fa, Alya. Era in uno stato terribile. Ho fatto per lui quello che avrei fatto per te, se ti avessi trovata in lacrime da qualche parte."

Gli occhi di Alya si addolcirono quando sentì le parole di Marinette, e le sorrise. Tuttavia, il suo sguardo fu di nuovo duro quando si spostò sul viso di lui. Chat Noir deglutì.

"In questo caso, ho un'altra domanda." Chat Noir sapeva che non gli sarebbe piaciuta, per niente. "Che cosa ci faceva esattamente sul tuo balcone a," guardò l'orologio, "quasi le otto di sera?"

"Ha detto passava da queste parti e ha visto la luce della mia stanza."

"Di tutte le luci, proprio la tua! Sono sicura che ci sono MOLTE luci accese in giro a quest'ora Marinette. Com'è che lui ha deciso di fermarsi proprio qui?"

"Perché..." Marinette esitò un secondo. "Perché in passato lui mi ha aiutata durante due akumizzazioni. Ti ricordi di Evillustrator? Ladybug lo aveva mandato qui per proteggermi. E mi ha anche salvato quando mio padre è stato akumizzato. Quindi conosceva il mio balcone!"

"Okay, ma ancora non si spiega perché lui abbia scelto di fermarsi qui invece di sentirsi triste a casa sua, o andare a farsi consolare da Ladybug!"

"LUI ha un nome!" urlò, unendosi alla conversazione. Maledizione, la sua voce era ancora rauca! Tossì per schiarirsi la gola. "Ero in giro e sono atterrato qui per caso. Marinette mi ha visto in faccia e mi ha detto di entrare. Mi ha dato un asciugamano per asciugarmi i capelli e un abbraccio. Punto. Fine della storia."

Alya iniziò a pasticciare con il telefono, poi lo guardò, alzando un sopracciglio. "Vai avanti, scavati una fossa più profonda. Sto scrivendo."

"Non so perché mi sia fermato qui!" Chat Noir stava diventando sempre più frustrato. Se Alya avesse continuato, sarebbe di sicuro esploso!

Ma Alya non aveva intenzione di smetterla. Fece un sorrisetto e disse in modo beffardo: "Devo andare a prendere i popcorn? Inizio a divertirmi!"

"ARGH, maledizione!!" Non ce la faceva più. "A proposito, cosa ci fai tu qui? Anche tu sei qui alle otto di sera!"

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Chat Noir sarebbe morto all'istante. Il ragazzo sentì la fossa allargarglisi sotto i piedi.

"Per tua informazione, Marinette mi ha chiamato questo pomeriggio dopo aver consegnato qualcosa... a qualcuno... non sono affari tuoi." Alya tossicchiò educatamente, e il cuore di Chat Noir perse un battito perché sapeva esattamente di cosa stesse parlando la bruna. "Mi ha chiesto di venire stasera per un pigiama party tra ragazze per discutere di... certe cose... su quel qualcuno. Quindi, IO avevo il diritto di essere qui, Chat Noir. Tu invece devi ancora giustificare la tua presenza!"

Chat Noir lanciò un'occhiata di sfuggita a Marinette e l'espressione della ragazza gli confermò che Alya non stesse mentendo. All'improvviso però Marinette prese a sorridere nervosamente, rossa in volto e molto rigida.

"Potreste abbassare la voce per favore? Mamma e papà non sono sordi e sono al piano di sotto!" disse con un sibilo. Oh già, era vero. Il panificio chiudeva alle otto. I genitori di Marinette erano sicuramente tornati all'appartamento.

Come c'era da aspettarsi, una voce rimbombò dal piano di sotto. "Va tutto bene, ragazze?"

Era il signor Dupain, pensò Chat Noir. Il cuore iniziò a battergli all'impazzata in petto e la sua espressione doveva essere totalmente terrorizzata perché fu molto mortificato nel notare lo sguardo divertito che gli aveva lanciato Alya.

"Sì, signor Dupain, non si preoccupi!" disse la bruna. "Marinette mi stava facendo vedere un video divertente su YouTube!"

"Ah okay. Mi era sembrato di aver sentito la voce di un ragazzo."

A Chat Noir si fermò il cuore. No per favore, oggi non avrebbe potuto sopportare un altro Papà Mannaro!

"No, signor Dupain. Marinette si è dimenticata di abbassare il volume del video!"

"Va bene allora. Siamo qui sotto se avete bisogno di noi!"

"Sì, papà, grazie!" disse Marinette nervosamente.

Chat Noir udì i passi che si allontanavano sempre più e si rese conto di aver trattenuto il respiro per tutto quel tempo. Tirò un sospiro di sollievo.

"Avrei dovuto farti una foto anche un attimo fa, Micetto. Eri così buffo!" Alya si guadagnò un'occhiataccia sia da parte di Chat Noir che di Marinette.

"Beh, visto che sembra che voi abbiate cose… da ragazze… da discutere, suppongo sia venuto il momento di lasciarvi e andarmene." Si voltò verso la scala che portava al soppalco con il letto di Marinette per uscire dal lucernario, ma riuscì a fare solo due passi perché sentì qualcosa che lo tirava per la cinta e quando si girò per controllare vide che Marinette aveva afferrato la sua coda e lo guardava con un cipiglio determinato.

"Aha. Non vai da nessuna parte, Gattino. Non in questo stato", disse lei. Per enfatizzare quanto detto, lo tirò vicino a sé e gli fece segno di no con il dito davanti agli occhi.

"Sì, fai un altro passo e premo il pulsante 'invia', Micetto. O resti qui con noi stasera, o giuro che il mio articolo ti lascerà a bocca aperta!" disse Alya, agitandogli minacciosamente il telefono in faccia con un sorrisetto malizioso sulle labbra. Sembrò essere ancora più divertita dalla sua espressione inorridita.

Favoloso! Si mise a sedere a gambe incrociate, con rabbia. Era in trappola e le due ragazze lo sapevano benissimo.

"Va bene..." sospirò Marinette. Era contenta che lui non stesse opponendo resistenza? "Dato che resteremo qui per un bel po', vado di sotto a prendere qualcosa da bere e un po' di avanzi della boulangerie."

Le sue orecchie da gatto si rizzarono a quelle parole. All'improvviso essere intrappolato in quella stanza non sembrava più essere un tale calvario. Chat Noir osservò Marinette aprire la botola e scendere le scale con cautela.

"Muovi un piede, Micetto, e il mio articolo va online", lo avvisò Alya. "La tua storia non mi convince affatto e voglio anche capire per quale motivo tu sia in questo stato, non ti ho mai visto così. E credimi…" Si sedette a gambe incrociate accanto a lui e gli diede un amichevole colpetto sul naso. A Chat Noir il gesto non piacque. Solo la sua Lady gli dava i buffetti sul naso. "Sono un'esperta a estrapolare la verità."

Sì, Chat Noir lo sapeva benissimo. Nino era stato molto chiaro su questo punto. Non riusciva a nascondere NULLA alla sua ragazza, lei lo scopriva sempre e riusciva sempre a estrapolare la verità. Chat Noir deglutì di nuovo.

"Non c'è niente da estrapolare", cercò di dire, ma sapeva, al 1000%, che Alya non gli avesse creduto.

"Certo, come no." Gli occhi della ragazza divennero minuscole fessure sul suo viso. "In tal caso non hai nulla di cui preoccuparti, vero?" Gli sorrise trionfante quando lo vide deglutire di nuovo.

Maledetta Alya. Oggi non era il caso, Non era nello stato d'animo giusto per affrontare un interrogatorio! E non poteva nemmeno scappare! Gesù, ma perché era atterrato sul balcone di Marinette nei panni di Chat Noir? La sua espressione doveva aver mostrato il suo terrore, perché Alya lo osservava divertita.

La faccia da poker non era mai stata il suo forte. Era proprio nei guai!

oOo

Quando Marinette tornò, aveva un vassoio con cibo per almeno venti persone. A Chat Noir venne l'acquolina in bocca alla vista delle quiche, dei vol au vent, dei croissant e dei macarons. C'erano anche bigné e alcune fette di torta di ricotta e pinoli (secondo quanto aveva detto Marinette, perché lui non aveva mai visto una torta del genere). La ragazza aveva anche portato un paio di bottiglie, una d'acqua e l'altra di succo d'arancia.

Nathalie non lo avrebbe mai perdonato se avesse mangiato tutta quella roba a quell'ora di notte. Naturalmente, Chat Noir se ne fregò altamente. Prese una fetta di torta e ci diede un morso.

Ma che cosa divina! Gli sfuggì dalle labbra un gemito di contentezza.

"Ma guardalo Marinette!" La voce di Alya sembrava ancora più divertita di prima.

"Sì... cos'è che dicono? Dai da mangiare a un gatto randagio e non te lo toglierai più dalle scatole?"

Le due ragazze si misero a ridere, ma a lui non poteva importare di meno.

Diede un altro morso alla torta e di nuovo gemette di contentezza. Ecco, aveva deciso. Poteva rimanere intrappolato in camera di Marinette per il resto dei suoi giorni; anche affrontare l'interrogatorio di Alya non sembrava più essere un problema insormontabile pur di poter continuare ad assaporare questo pezzo di Paradiso.

"A proposito, Micetto. Penso tu possa toglierti quella maschera dalla faccia."

Alya si guadagnò due occhiatacce.

"Oh... intendo la maschera per gli occhi, non la sua maschera da supereroe!" Lo disse guardando Marinette, che sorrise all'istante. Oh, sì, la maschera per gli occhi. Se n'era completamente dimenticato. La staccò e la mise per terra accanto al piatto vuoto.

"Sembra un po' meglio, Gattino", gli disse dolcemente Marinette.

"Wow... doveva essere davvero in uno stato disastroso!" Quella era Alya.

"Non ne hai idea Alya... avrebbe potuto facilmente essere akumizzato. E in effetti mi domando come sia possibile che Papillon non abbia colto l'occasione al volo. Normalmente non si lascia sfuggire opportunità del genere."

"Forse... aveva da fare? Era malato? All'estero?" tentò di dire lui, ma anche lui lo trovava strano. Aveva letteralmente pianto tutto il giorno e non aveva visto l'ombra di un'akuma. Non gli dispiaceva ovviamente, ma era di sicuro strano. Che Papillon stesse perdendo smalto?

"Sì ... sono passati un paio di giorni dall'ultimo attacco akuma. Suppongo che anche lui sia un essere umano; magari ha un impegno o sta male!" pensò a voce alta Alya. "Forse hai ragione, Micetto. Magari è all'estero… chi lo sa. Dev'essere lontano altrimenti non si sarebbe perso un'emozione forte come la tua. Io sono stata akumizzata per molto meno!"

"Mhhhmhhh" fu l'unica cosa che riuscì a dire lui mentre divorava il terzo croissant, questa volta farcito al cioccolato. Chiuse gli occhi per assaporarne il sapore cioccolatoso.

"Bene, è meglio che mangi qualcosa pure io prima che il signor CAT-astrofe qui svuoti il ​​vassoio!" Alya prese un croissant alla crema pasticcera gli diede un morso. Chat Noir inarcò un sopracciglio, sia per il gioco di parole che per l'offesa di aver visto un croissant di una tale beltà lasciare il vassoio nelle mani di qualcun altro. "Sei proprio buffo, sai Micetto!" Alya rise quando notò il suo disappunto e finì di mangiare il suo croissant in un paio di morsi, leccandosi languidamente le dita.

"Cosa facciamo per passare la serata?" chiese Marinette, ma prima che Alya potesse dire nulla, aggiunse: "Che ne dici di guardare qualcosa in TV, tipo un film Disney?"

Alya le lanciò uno sguardo furibondo. Chat Noir ebbe la vaga sensazione che il piano di Alya non prevedesse guardare la TV.

"Ma che bell'idea!" disse lui.

"E dimmi, Marinette. Come fai a nascondere il nostro ospite ai tuoi genitori se andiamo di sotto a guardare la TV?"

Il sorrisetto nervoso di Marinette fece capire a Chat Noir che la ragazza non ci avesse pensato. "Ops..." disse lei infine.

"Ho un'idea", annunciò Alya. Marinette si irrigidì. Chat Noir ebbe la sensazione che non gli sarebbe piaciuta l'idea della ragazza. "Facciamo un gioco!"

"Un gioco?" dissero insieme lui e Marinette.

"Sì... qualcosa di divertente, che può distogliere la tua mente dai pensieri cupi, Gattino, e la mente di Marinette dalle... preoccupazioni... e che possiamo fare proprio qui, adesso, senza bisogno di farti trovare dai genitori di Marinette." La ragazza gli diede un'occhiata furba e Chat Noir sapeva benissimo che non fosse per niente quello l'obiettivo del gioco.

"Tipo…?" chiese dubbioso.

"Diciamo ... obbligo o verità?" Ecco. Sì, non gli piaceva per niente l'idea.

"ALYA!!" Marinette alzò la voce e poi si guardò intorno preoccupata. Probabilmente aveva paura che i genitori potessero sentirla. Continuò a parlare tra i denti: "Chat Noir è un supereroe. La sua identità deve rimanere segreta. Non puoi fargli domande e aspettarti che sia sincero!" Chat Noir sorrise nervosamente e annuì. Parecchie volte.

"Beh..." Alya non sembrava pronta a rinunciare all'idea. "Possiamo mettere la regola che le domande che possono rivelare la sua identità siano off limit. Che ne dici? Giuro con il mignolino di non fargli domande trabocchetto!"

"Sei sicura, Alya? Io ti conosco..." Marinette la guardò accigliata, ma Alya le sorrise, agitando il mignolo nella sua direzione. Poi, lanciò a Chat Noir uno sguardo furbo che gli fece venire i brividi lungo la schiena.

"Ma ovviamente si possono fare domande succose che non rivelino la sua identità," sussurrò.

Marinette non sembrava affatto convinta, e nemmeno lui, a essere sincero. Sapeva che Alya voleva avere informazioni sul perché lui fosse in quello stato e perché si trovasse da Marinette e non poteva dirle nulla senza rivelare la sua identità. Ma se Alya manteneva la sua parola e non gli faceva domande che potessero rivelarlo, anche lui non riusciva a vedere il problema nel fare questo gioco. Infatti era uno di quei giochi a cui aveva sempre voluto partecipare, gli sembrava davvero divertente. "Ma se c'è una domanda o un obbligo, a cui non vuoi rispondere perché è imbarazzante, come fai?" chiese infine. "Questo gioco mi interessa, non ci ho mai giocato e mi farebbe piacere davvero farlo. Ma non so cosa aspettarmi e non conosco le regole, ecco tutto."

Decise di essere sincero, ma se ne pentì immediatamente perché sia Marinette che Alya lo guardarono con gli occhi spalancati, manco avesse avuto tre teste.

"Eh?" chiese un po' sorpreso.

"Ma come, Chat Noir, non hai mai giocato a Obbligo o Verità? Pensavo fossi un tipo estroverso!" Alya stava ancora alzando un sopracciglio alla scoperta. Persino Marinette sembrava sorpresa.

"Beh, le cose non sono sempre come sembrano." Chat Noir abbassò lo sguardo. Non era pronto ad ammettere con le ragazze che la sua vita fosse molto meno eccitante di quanto loro potessero pensare. Sentì il sangue fluirgli sulle sue guance e si toccò nervosamente la nuca con la mano. Lo sguardo sorpreso di Alya si trasformò in un cipiglio, come se sospettasse qualcosa.

"Se non vuoi rispondere a una domanda o a un obbligo, Micetto, devi fare penitenza", disse infine la ragazza bruna.

"Cioè?"

"Ti togli un capo di abbigliamento!" terminò Alya con nonchalance. "Il che non include scarpe, calzini o cinture!"

"Hey! Non è giusto!" Chat Noir iniziò a sentire parecchio caldo. Questa storia gli piaceva sempre meno. Si immaginava Plagg con l'occhio della mente ridere all'impazzata per il casino in cui si era infilato. "Io posso togliermi solo la cintura!"

"Mmmmmmh..." Alya lo guardò, poi gli si avvicinò. Ispezionò attentamente la sua tuta da supereroe. Molto da vicino. Fin troppo da vicino. "Porti gli stivali..." disse infine.

"Che hai detto non contano! E non so nemmeno se posso toglierli!" sospirò. "Non ho mai provato..."

La ragazza continuò a ispezionare la sua tuta. "Queste coperture si staccano?" Indicò le coperture in cima ai suoi guanti.

"Boh? Non ne ho idea."

"Hanno un bottone!" disse lei, e continuò a cercare. Il suo sguardo raggiunse il petto del ragazzo. "C'è una lampo qui!" osservò trionfante, indicando la sua campanella.

"E poi c'è la campanella..." aggiunse timidamente Marinette.

Chat Noir si ricordò che Plagg non era rimasto molto favorevolmente impressionato dalla sua tuta. Era questo il motivo?

"Non so se posso toglierla. E per quanto riguarda la lampo... non so se si apre!" Ma mentre lo diceva, sentì una strana sensazione sul petto, come se qualcosa fosse stato rilasciato. Si guardò il collo e notò che la tuta era leggermente più allentata del solito. PLAGG !! Ti ammazzo quando ti becco! Ma cosa fai? Vide la mano di Alya raggiungere la sua campanella e usarla per tirare un pochino più in basso la lampo della sua tuta.

Lo zip scese un pochino. La stanza divenne improvvisamente MOLTO calda.

"Voilà. Funziona, che bugiardo che sei! Possiamo iniziare allora?"

"Ma... non credo di portare... niente... sotto..."

Alya si finse sorpresa e... oltraggiata? "Suvvia Chat Noir... Non riesco a credere che il supereroe più flirt di Parigi sia qui, con due belle ragazze che vogliono che si scopra il petto... e si senta imbarazzato a farlo? Non vogliamo che ti tolga la maschera, bello di casa. Solo la tuta."

Oddio, Alya, quella ragazza aveva seriamente intenzione di fargli prendere un infarto. Guardò Marinette per ottenere supporto, ma la ragazza sorrideva e sembrava quasi sul punto di ridere. Questo davvero non lo aiutava, Marinette!

"Che c'è da ridere?" chiese un po' accigliato.

"Sai, normalmente sono io quella in imbarazzo quando facciamo questo gioco," ridacchiò lei. "E' divertente vedere te in imbarazzo, per una volta, Micetto!"

Chat Noir sapeva di essere nei guai nel momento in cui aveva visto la testa di Alya spuntare dalla botola. Ma ora ne aveva la certezza assoluta. Non sarebbe sopravvissuto alla nottata!

"M-ma tu hai il ragazzo no, Alya?" disse Chat Noir, cercando un'altra via di fuga.

"E allora? A Nino non dispiacerà! L'importante è guardare ma non toccare!" Per enfatizzare le sue parole, la ragazza bruna spostò il dito dalla lampo della sua tuta alle sue spalle, e glielo passò delicatamente lungo il braccio. Gli vennero i brividi e la sensazione non gli piacque affatto.

"Allora, iniziamo?" Alya sorrise e si alzò per prendere una bottiglia di plastica dalla scrivania di Marinette; finì di bere l'acqua all'interno e poi la mise sul pavimento, sedendosi in modo da creare in una specie di triangolo. "Per rendere l'inizio più equo, facciamo girare la bottiglia per stabilire chi comincia. Dopodiché, sceglie la persona che fa la domanda, Gattino." Beh, almeno essere stato sincero e aver spiegato di non averci mai giocato aveva il vantaggio che Alya stesse spiegando le regole.

Il ragazzo annuì e la bottiglia iniziò a girare. Si fermò davanti a Chat Noir, che si strofinò le mani deliziato. Per una volta era stato fortunato!

"Ok Gattino... ora chiami il nome di una persona e chiedi 'obbligo o verità', e vedi cosa ti risponde. A seconda di ciò che sceglie l'altro, fai una domanda a cui deve rispondere in modo sincero o lo obblighi a fare qualcosa che pensi che potrebbe non voler fare", spiegò Marinette. Poi arrossì e aggiunse con un sorrisetto sfrontato (wow non aveva mai visto un sorriso del genere sul viso di Marinette!) "Tipo per esempio chiedere a te di abbassarti lo zip sul petto!" La ragazza ridacchiò perché doveva aver notato quanto lui fosse arrossito. Maledizione, Marinette! Da lei non se l'aspettava!

"Va bene... allora... fammi pensare... mmmmmmmh .... Marinette... obbligo o verità?" In fondo se l'era cercata.

"Verità!" disse lei, fin troppo in fretta per i suoi gusti.

"Mhhhhh..." Finse di non sapere cosa chiedere, ma aveva una domanda che gli stava girando nel cervello da diverso tempo e questa era un'occasione d'oro per investigare un pochino su quello che era successo quel pomeriggio. Una volta tanto, fu grato ad Alya per aver menzionato il dettaglio poco prima, o non avrebbe potuto chiedere senza rivelare la sua identità. Invece così aveva la scusa! "Poco fa, Alya ha detto che le hai chiesto di venire qui perché avevi dato qualcosa a qualcuno... ma è stata molto vaga e questo mi rende curioso. Cosa hai dato, e a chi?" Provò una grande soddisfazione nel vedere le guance della ragazza prendere fuoco. Almeno non era più l'unico ad essere imbarazzato. Fece un sorriso sornione.

"Wow… sei sicuro che non hai mai giocato, Chat Noir? Sono sbalordita!" Alya lo fissò, poi spostò lo sguardo su Marinette che stava ancora guardando il pavimento, rossa in viso.

"Magari non ho mai giocato, Alya, ma lo sai che sono purr-fettamente in grado di imparare in fretta!" Le fece l'occhiolino, guadagnandosi un'occhiataccia da parte Marinette, ma un bacetto al volo e un occhiolino in risposta da Alya. Ridacchiò: dopotutto questo gioco non era così male!

"Uh... beh," vide il rossore di Marinette diventare più profondo; la ragazza non sembrava riuscire a parlare. Poi fece un grande respiro e lo guardò con determinazione. "Io... vedi… c'è questo ragazzo che... che mi piace, te ne avevo già parlato." Chat Noir annuì, ma subito dopo si strozzò con la sua saliva e iniziò a tossire.

"Tutto bene, Gattino?" Alya gli si avvicinò e gli diede un paio di schiaffoni sulla schiena.

"Uh. Sì, meglio... "

Cosa aveva detto, Marinette? Che voleva dire? Lui sapeva benissimo a chi lei avesse dato quel qualcosa!

"Nelle ultime settimane l'ho visto diventare sempre più triste e non sapevo cosa stesse succedendo. Non ha detto niente a nessuno, incluso Nino che è il suo migliore amico. Non sapevo cosa pensare. Negli ultimi due giorni a scuola, sembrava quasi depresso." La ragazza sospirò sommessamente.

"Non sono riuscita a chiedergli che cosa lo preoccupasse, perché non riesco mai a spiccicare due parole in croce attorno a lui, ma era evidente che fosse a disagio, se n'è reso conto perfino Kim e lui, lasciamelo dire, non è che brilli di acume."

Chat Noir continuava a fissare Marinette in un silenzio scioccato. L'unica cosa che gli era rimasta nel cervello di quanto la ragazza avesse detto finora era la prima frase che aveva pronunciato. "C'è questo ragazzo che MI PIACE". Cioè le piace nel senso che… le piace piace?

"Quindi, ho deciso di controllare se magari ci fosse qualche evento sportivo questo fine settimana, un torneo di scherma, qualcosa che magari lo preoccupasse, ma nulla, non riuscivo a trovare niente. Poi questa mattina ho acceso il mio computer e ho visto un messaggio di una ragazza che seguo su Twitter. Faceva gli auguri alla sua mamma per la festa della mamma… quindi ho fatto una ricerca e ho scoperto che oggi è il giorno della festa della mamma in Inghilterra."

Chat Noir deglutì mentre lei continuava: "So che sua madre è scomparsa poco più di un anno fa e so che proveniva da una famiglia Inglese". Marinette arrossì come un pomodoro al suo sguardo sbigottito. "Non guardarmi così, Gattino. Non è difficile da capire. Il cognome di sua madre era Graham de Vanily, dopotutto. Graham non è un cognome francese."

Se qualcuno lo avesse pugnalato al cuore, non l'avrebbe sentito. Non riusciva a respirare.

"Quindi," continuò Marinette, "ho capito che magari era triste per questo motivo. Ha senso che se la sua mamma veniva da un paese straniero, preferisse festeggiare la festa della mamma nell'occasione a cui era abituata e non quando lo facciamo noi. Tutto bene, Micetto? Hai la faccia... cremisi."

"Uh," riuscì a dire lui. Il suo viso era talmente caldo che probabilmente aveva raggiunto una nuova tonalità di viola mai descritta finora. "O-kay..." disse infine.

Marinette sospirò di nuovo. "Quindi ho pensato di fare qualcosa per rallegrarlo. E... ho preparato dei macarons al gusto di frutto della passione, il suo preferito, li ho messi a forma di fiore e ho scritto un bigliettino per tirarlo su di morale e gliel'ho portato a casa." La ragazza guardava Alya mentre parlava a raffica, come se stesse cercando di far uscire tutte le parole insieme perché non sarebbe riuscita a dirle a velocità normale.

"OH MIO DIO, Marinette!!! Gliel'hai dato DAVVERO?" Alya sembrava entusiasta, le braccia alzate in un segno di vittoria e gli occhi spalancati. Lo sguardo di Chat Noir si spostò da Marinette al viso eccitato di Alya e poi di nuovo verso Marinette. "Tu non puoi capire, Chat Noir. Sono secoli che questa mi sbava su Splendore. SECOLI. Gliel'hai dato il regalo Marinette?" (Splendore?) Chat Noir inarcò un sopracciglio.

Marinette sospirò. "L'ho dato a Nathalie. Ha detto che glielo avrebbe dato lei."

"Sempre che quella str... mhhhhhhh ok, va bene, quella brava donna non si perda il biglietto come l'ultima volta!" sbottò Alya incrociando di nuovo le braccia sul petto.

EH? Ok, avrebbe dovuto parcheggiare questa nuova informazione e porre la domanda in seguito.

"A proposito. Hai firmato il biglietto, Marinette?" Alya le lanciò un'occhiata corrucciata.

Il viso della ragazza coi codini divenne di nuovo cremisi. "Uh ... non mi ricordo."

Alya si mise una mano sulla fronte e sospirò. "Beh, non credo che nemmeno lui possa essere così ottuso..."

Chat Noir lanciò un'occhiataccia ad Alya. Ehi!! Era questo che pensavano di lui i suoi amici?

"Non guardarmi così, Micetto. Amo davvero Splendore. È un ragazzo tanto bravo, bello, e buono come il cornetto più gustoso." Chat Noir inarcò di nuovo un sopracciglio mentre Alya continuava: "Ma giuro su Dio, Micetto, è proprio ottuso. Tutta la scuola sa che Marinette gli sta sbavando addosso da secoli. TUTTA LA SCUOLA. A volte penso che anche i professori lo sappiano. Ma sai chi è l'unico che non ne ha la più pallida idea? Sì, proprio lui! Davvero, non riesce a vederlo. Marinette è… 'solo un'amica'..." Alya sospirò drammaticamente mentre con le dita delle mani faceva il segno delle virgolette.

"Ma continua, Marinette. Magari riesci a finire prima che al nostro ospite prenda un infarto..." La ragazza lo guardò di nuovo, alzando un sopracciglio e scrutandolo in maniera sospettosa. In maniera MOLTO sospettosa. Oddio, faceva di nuovo caldo, o era solo lui a sudare?

"Non c'è nient'altro da dire, Alya, non mi ha fatto sapere niente. Non so nemmeno se l'ha ancora ricevuto, forse Nathalie glielo darà domattina, non ne ho idea." Marinette lo guardò di nuovo. "Sei sicuro di stare bene, Gattino?" Lo guardò accigliata, ma lui non riusciva a parlare. "Chat Noir?"

Il ragazzo tornò alla realtà e si rese conto che Marinette si era messa a carponi e gli era andata davanti. Istintivamente si spostò indietro. Il cuore sembrava volergli uscire dal petto mentre nuove lacrime traditrici gli spuntavano agli angoli degli occhi. Ovvio che lei stesse aspettando una reazione da parte di Adrien. E invece lui, da bravo idiota, era riuscito a rovinare tutto presentandosi sul suo balcone come Chat Noir!

Congratulazioni, Adrien!

Il ragazzo che mi piace...

Il ragazzo che mi piace...

Il ragazzo che mi piace...

Lo sa TUTTA LA SCUOLA...

COMPRESI I PROFESSORI!!

E LUI. Non ne aveva. La più pallida. Idea.

La vocetta che lo rimproverava nella sua testa suonava sospettosamente simile alla voce di Plagg.

Per piacere, smettila di infierire. Smettila!

Chat Noir si asciugò gli occhi e scosse la testa. Forse era vero che era ottuso… Almeno in quel preciso istante si sentiva davvero ottuso.

"Sì. OK. Tutto bene." Tirò su col naso.

No, non andava bene. Non andava bene per niente.


Nota dell'autrice:


Ciao a tutti! Alya ha proprio preso vita e ha deciso di mettersi in mezzo e di entrare in modalità reporter… e quando Alya si mette una cosa in testa è difficile togliergliela. Quindi continuate a seguirmi perché se pensavate che Chat Noir si fosse già abbastanza imbarazzato in questo capitolo, beh, non avete visto ancora niente.

Vi prego di commentare! Le recensioni sono quello che mi fa andare avanti e mi motiva, quindi se volete che aggiorni presto, sapete cosa fare. Lasciatemi un messaggio e fate contenta sta povera disgraziata che traduce alle 3 di notte (guarda l'orologio. 3.30)! Risponderò sempre non appena avrò letto :)

Ancora una volta, un mare di ringraziamenti ai miei fantastici beta, Genxha e Sherry! Siete meravigliosi!

Ci sentiamo presto!

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Capitolo 3
*** … e gli Obblighi possono… far piacere? ***


Capitolo 3 — … e gli Obblighi possono… far piacere?

"Allora, continuiamo?" Alya sembrò divertita quando notò che sia lui che Marinette erano quasi in un mondo tutto loro.

"Oh sì." Marinette tossicchiò. "Alya. Obbligo o verità?"

Alya lanciò a Marinette uno sguardo sornione. "Obbligo!" Sorrise quando vide che alla sua amica si illuminava il viso.

"Bene! Ti obbligo a cancellare la foto di noi che ci abbracciamo dal tuo telefono."

Ma che bella idea, Marinette! Chat Noir provò un improvviso desiderio di correre da lei e abbracciarla di nuovo, ma si vide bene dal farlo: no, sarebbe stato inappropriato.

Alya finse di essere oltraggiata. "Che cosa? Assolutamente no!" sibilò e iniziò a sbottonarsi la camicia. Chat Noir inarcò un sopracciglio mentre la ragazza si toglieva la maglietta e la lasciava cadere al centro del loro triangolo, sopra la bottiglia di plastica. Era rimasta solo la canotta bianca a coprirle la parte di sopra.

"Ecco. Ora, chiedimi una verità". Incrociò le braccia sul petto e sorrise per la sorpresa di Marinette. "E' la nuova versione del gioco che faccio sempre con Nino."

"È così che gli estrapoli la verità, Alya?" Marinette le lanciò uno sguardo interrogativo.

Alya ridacchiò. "Sì. Era questa la tua domanda?"

Marinette finse di essere scioccata. "Ma no, Alya! Non te la caverai così facilmente!" Alya rise alle sue parole. “Ok... verità. Hai mai baciato un altro ragazzo prima di Nino?"

Questo gioco inizia a piacermi, rifletté Chat Noir tra sé e sé.

"NO! Marinette, ma per chi mi hai presa, scusa?" Entrambe le ragazze si misero a ridere. Anche lui tentò di sorridere, ma poi notò che Alya si era voltata verso di lui e lo guardava con aria determinata. Ecco. il momento in cui il gioco non gli sarebbe piaciuto più.

"Chat Noir... obbligo o verità?"

"Uh ..." iniziò improvvisamente a sudare. "V-verità?" Se ne pentì immediatamente quando vide il sorrisone che apparve sul viso di Alya e il cipiglio che si diffuse su quello di Marinette.

Alya si strofinò le mani. "Bene bene... sei un supereroe, dopotutto, dovevi essere coraggioso!" Gli lanciò uno sguardo furbo che gli fece correre i brividi lungo la schiena. Non si sentiva affatto coraggioso. "Allora... dimmi Chat Noir, qual è stato il tuo momento più imbarazzante con Ladybug?" Lo guardò deglutire nervosamente e gli fece un sorrisetto arguto. "Stai certo che QUESTA conversazione finirà sul Ladyblog, Gattino."

"Ma..." provò a dire lui.

"Ma per favore! Non ha niente a che fare con la tua identità, giusto? Quindi posso fare quello che voglio dell'informazione. Ora fai il bravo gattino e rispondi. Oppure inizia a spogliarti!" Gli lanciò un ALTRO sguardo malizioso.

Chat Noir arrossì e si portò nuovamente una mano alla nuca. Quando Alya notò il dettaglio, lo sguardo obliquo che gli aveva lanciato si trasformò in un cipiglio confuso. Era come se… sospettasse qualcosa?

"Uh, allora, non so quale scegliere," ammise infine lui, "ce ne sono così tanti!" Detto ciò, lanciò un'occhiata a Marinette e rimpianse di averlo fatto perché la ragazza lo stava guardando con uno sguardo così dolce che la sensazione di calore che gli diede avrebbe fatto sciogliere il ghiaccio perenne sulla cima dell'Everest.

"Come ho già detto", spiegò di nuovo Alya, "quello che ritieni sia il più imbarazzante." Si mise a digitare sul telefono e poi lo mise sul pavimento davanti alle sue gambe. "Ho messo in registrazione, così non me lo dimentico!"

Chat Noir si mise una mano sulla fronte. Alya era entrata completamente in modalità reporter. Grandioso. Spostò la mano sul mento e iniziò a pensare seriamente alla domanda che gli aveva fatto Alya. Sì, ce n'erano state tante di occasioni in cui si era sentito imbarazzato davanti a Ladybug. A volte perfino davanti a Marinette (tipo quando lei gli aveva fatto vedere come usare il suo bastone, contro Evillustrator!). Ma quale poteva essere quella più imbarazzante?

All'improvviso un ricordo gli balenò in mente, ma a dire la verità si sentiva un bel po' a disagio a parlarne… Però in fondo Marinette gli aveva appena rivelato di amare Adrien per rispondere a una sua domanda quindi… beh forse avrebbe dovuto essere onesto pure lui no?

"Allora, dunque… vi ricordate il giorno in cui Nadja Chamack fu akumizzata in Prime Queen?" Alya e Marinette fecero cenno di sì col capo. "Beh, eravamo sulla metropolitana e Ladybug mi è caduta addosso perchè Prime Queen ha fatto fermare il treno all'improvviso. E io…" Si grattò nervosamente la nuca e guardò in basso. "Io… ho fatto le fusa."

Non gli piacque affatto il bagliore divertito negli occhi di Alya. Per niente. Quindi spostò lo sguardo verso Marinette e notò quanta tenerezza ci fosse nei suoi occhi mentre lo fissava. Distolse di nuovo lo sguardo e arrossì. Perché gli batteva così forte il cuore?

"Cos'hai fatto? Non l'ho sentito bene!" Alya si portò una mano all'orecchio.

"HO FATTO LE FUSA!" Chat Noir fece il broncio e incrociò le braccia sul petto. "E Ladybug l'ha sentito e me l'ha fatto notare."

Alya spense il registratore sul telefono. “Non avevo idea che le tue tendenze feline fossero più di una semplice facciata, Gattino. È molto interessante questa notizia, vero Marinette?"

"Eh?" Marinette le lanciò uno sguardo interrogativo.

“È così tenero quando i gatti fanno le fusa. Proviamo a fargliele fare di nuovo? Che ne dici?"

Dì no, dì no, dì no, dì no… ti prego! Non gli piaceva affatto il sorrisetto che incurvò le labbra di Marinette.

"Perchè no?"

Chat Noir spalancò gli occhi e saltellò via a quattro zampe per la stanza, ma le due ragazze non ci misero molto ad acciuffarlo. E tra Alya che gli faceva il solletico sotto il mento e Marinette che gli accarezzava i capelli, pensò che sarebbe presto esploso.

"Per favore smettetela!" le pregò lui, ma la sua protesta provocò solo altre risatine. Poi Marinette mise le mani dietro le sue orecchie e iniziò a grattarlo proprio lì, e lui non ce la fece più a trattenersi. Dovette dichiarare la propria sconfitta. Le fusa gli uscirono forti e chiare, e per quanto facesse finta di non esserne contento, si rese conto di star solo mentendo a se stesso. Sì, perché in realtà stava iniziando a godersi davvero la sensazione di Marinette che gli grattava dietro le orecchie. Se la stava godendo fin troppo per i suoi gusti.

Perdonami Ladybug!

"Oh, ma che tenero!" disse Alya. La ragazza mise la mano nello stesso punto dove stava grattando Marinette, ma dietro l'altro orecchio, e iniziò a grattarlo anche lei. Le fusa di Chat Noir in qualche modo raddoppiarono, per la gioia di entrambe le ragazze. Il ragazzo si ritrovò con la testa appoggiata sulle ginocchia di Marinette, un sorrisetto beato sulle labbra mentre la sua coda sembrava aver assunto vita indipendente; la punta della coda quasi si muoveva seguendo il ritmo delle fusa.

Pur sentendosi davvero imbarazzato, Chat Noir ci rimase quasi male quando le ragazze lo lasciarono andare e ripresero la loro posizione a triangolo, facendogli segno di tornare al suo posto. Sospirò e fece come gli era stato detto, ma le sue orecchie erano ormai piatte sulla testa.

"E' il tuo turno, Gattino!" annunciò Alya. La sua espressione triste si trasformò in una di soddisfazione e le sue orecchie si rizzarono in allerta. Si strofinò le mani, pregustando il momento della sua vendetta. Avrebbe chiesto ad Alya. Di sicuro avrebbe saputo trovare qualcosa da chiedere per imbarazzarla!

"Alya ... obbligo o verità?" disse con un sorriso astuto.

"Verità, Micetto." Lei gli sorrise di rimando.

Si strofinò di nuovo le mani. "Fantastico... dunque... quanto ti sei spinta con... Nino?" Finse di non ricordare il nome del suo migliore amico ed lo sguardo inorridito di Alya gli diede tanta soddisfazione.

"Ma guarda te che..." mormorò la ragazza e lui ridacchiò. "Non te lo dico." Prese il bordo della sua canotta bianca e se la tirò con decisione sopra la testa, e poi la lasciò cadere sopra la sua camicia, al centro del triangolo. Chat Noir si sentì nuovamente imbarazzato, perché questo gesto aveva rivelato un grazioso reggiseno di pizzo arancione che sosteneva il seno florido della ragazza bruna. Deglutì a vuoto—Nino l'avrebbe fatto a pezzi se l'avesse saputo!

"Ora Micetto, dimmi, cosa mi obblighi a fare?" Incrociò le braccia sul petto e lo fissò. Chat Noir impiegò un attimo a riprendersi dallo shock, e sbuffò perché Alya era riuscita in qualche modo a cambiare le carte in tavola e a far imbarazzare lui. Ci pensò su seriamente e poi sorrise e la guardò.

"Ti obbligo a farti un selfie con miao, e inviarlo a Nino." Fece un sorriso a 32 denti quando vide la sorpresa e lo shock negli occhi delle due ragazze.

Ma lo stupore di Alya non durò a lungo. Lo guardò in modo strano, sorrise maliziosamente, si mosse a quattro zampe verso di lui e accese la fotocamera anteriore del suo telefono. "Dì 'cheese', Gattino!" disse divertita e scattò la foto con una mano, mentre con l'altra faceva un segno di vittoria vicino alla sua testa.

Gli diede un'altra occhiatina furba non appena inviò la foto al numero di Nino. "Sai che anche questa foto andrà sul Ladyblog, vero?" Gli sorrise quando notò il terrore negli occhi di lui. "Ho sempre voluto pubblicare un'intervista con Chat Noir... i miei lettori scuseranno il mio reggiseno in bella mostra nell'immagine di copertina."

Chat Noir voleva ribattere qualcosa, ma prima che potesse aprire bocca, si sentì lo squillo della suoneria che Alya aveva assegnato a Nino e la ragazza prese il telefono in mano con una risatina, rispose e lo mise in vivavoce.

"Che significa quella foto, Babe?" chiese la voce di Nino.

"Niente, tesoro. Sto solo facendo un pigiama party con Marinette, e ci è capitato un ospite inaspettato." Alya sorrise a Chat Noir, fin troppo divertita per i suoi gusti e facendolo sentire davvero a disagio mentre gli occhi protetti dagli occhiali le scintillavano di malizia.

"Als, non è quello che mi preoccupa e tu lo sai. Perché sei in reggiseno?"

Alya sorrise di nuovo. "Stiamo facendo un paio di giri di obbligo o verità. Io ho perso. Niente di cui preoccuparsi."

"Oh..." la voce di Nino suonò sorpresa. "Chat Noir ha davvero accettato di giocare a obbligo o verità con te?"

"Ci scommetti che l'ha fatto!" ridacchiò Alya.

"Wow. È un tipo coraggioso..." Nino sembrava davvero impressionato. Chat Noir si sentiva più incosciente che coraggioso, ma non obiettò.

"Non hai idea!" Alya sorrise di nuovo. "Stai tranquillo, Nino, mi sto divertendo un mondo. E ti racconterò fin nel minimo dettaglio quando ti vedo domani." Questo sembrò calmare un po' Nino, e i due fidanzatini si salutarono con un bacio a distanza.

"Ecco fatto. Ora... "Alya si strofinò le mani e fece l'occhiolino a Chat Noir, che iniziò a sudare e ricambiò con un sorriso nervoso. "Ora è il mio turno!" Continuò a fissarlo con un sorriso forzato sul viso.

"Uh... mi stai scegliendo?" disse lui timidamente. Quando lei annuì, senza perdere il sorriso forzato, lui deglutì. "O-obbligo..."

Il sorriso di Alya si allargò. "Sei davvero un tipo coraggioso, micetto!" ripeté il commento di Nino. Chat Noir deglutì di nuovo. Onestamente non sapeva cosa fosse peggio quando era coinvolta Alya.

"Forse non vuole rispondere più a domande imbarazzanti che andrebbero diritte sul tuo blog, Alya!" disse Marinette con un velo di sarcasmo.

"Chissà!" disse Alya in tono salace. A Chat Noir non piaceva lo sguardo che gli stava dando la ragazza bruna. Sapeva che Alya non fosse per niente contenta di quello che l'aveva obbligata a fare prima e sapeva che stesse pianificando la sua vendetta. Ma non si sarebbe mai aspettato quello che la ragazza disse subito dopo. "Ti obbligo a dare un bacio appassionato a Marinette. Sulle labbra."

"COSA?" dissero sia lui che Marinette all'unisono.

"Hai sentito bene, micetto. Fai quello che ho chiesto o, come ti ho già detto, inizia a mostrare gli addominali." La ragazza gli lanciò uno sguardo di puro trionfo da dietro la montatura degli occhiali.

Neppure Marinette sembrava molto contenta dell'obbligo richiesto dalla sua amica. "ALYA!! NON PUOI CHIEDERE A CHAT NOIR DI BACIARMI!"

Alya finse di sgranare gli occhi. "Perché no? Non posso certo chiedergli di baciare me, o Nino avrebbe davvero di che preoccuparsi." Scrollò le spalle e continuò con aria di sufficienza. "C'è solo un'altra persona in questa stanza!"

Il viso di Chat Noir aveva probabilmente assunto il colore della tuta di Ladybug. Sentiva le guance in fiamme e il cuore gli batteva all'impazzata. No, non poteva succedere così. Non doveva succedere così. Sapeva che tipo di bacio intendesse Alya e… beh, lui aveva sempre voluto che il suo primo bacio di quel tipo fosse con Ladybug.

Fino a quel momento, di baci di cui lui si ricordasse, aveva solo strofinato labbra con Katami una volta e quello era di sicuro stato un bacio che avrebbe preferito dimenticare. Non aveva sentito nulla di ciò che aveva letto in libri o fumetti. Aveva fatto del suo meglio per nascondere la sua delusione, ma Katami l'aveva notato, ne era certo. Da quel giorno era venuta a trovarlo molto meno spesso. Ma lui non poteva farci niente; non amava Katami, ma Ladybug. Non voleva fare un'esperienza simile oggi con Marinette. Per quanto si fosse sentito molto imbarazzato quella sera, gli era piaciuta molto la compagnia delle ragazze. Non voleva rovinare tutto.

C'era solo una cosa da fare. Ma nel momento in cui lo pensò, sentì una sensazione di tensione al collo della sua tuta. PLAGG? MA DAVVERO? Stai cercando di farmi venire un infarto o che? Chat Noir mise una mano sulla campanella e cercò di abbassare la zip. Ma la lampo non si mosse di un millimetro. Quindi il ragazzo mise una mano sul bordo del colletto e uno sulla campanella e tirò con più forza, ma il suo tentativo fu accolto con una resistenza ancora più strenua.

"Cosa c'è, Gattino? Hai caldo?" lo prese in giro Alya.

"La zip non funziona!" Il ragazzo iniziò a tirare la campanella così forte che pensò stesse per staccarsi. "Plagg, giuro che me la paghi quando ti becco!"

"Chi è Plagg?" chiese Marinette, mentre si avvicinava e iniziava ad aiutarlo a tirar giù la campanella; in base all'espressione corrucciata della ragazza, Chat Noir ebbe la certezza che pure lei si fosse messa in fila per ammazzare Plagg.

Alya osservava la scena che si svolgeva davanti a lei con grande divertimento. Accese la macchinetta fotografica del suo telefono e iniziò a filmare e a scattare foto. "Sì, micetto, dicci. Chi è Plagg?"

"PLAGG! SE MI SENTI, E SO CHE MI SENTI, TI PUOI DIMENTICARE IL TUO CAMEMBERT QUANDO TORNIAMO A CASA. TI BUTTO TUTTO NELL'IMMONDIZIA, CATTIVO DI UN KWAMI!" Chat Noir avrebbe infierito di più, ma Marinette gli mise una mano sulla bocca per zittirlo e lo guardò malissimo. Ah sì, certo. I suoi genitori, che scemo!

"Allora Plagg è il tuo... kwami?" Alya era in piena modalità reporter. "È la creatura che ti dà poteri? Gli piace il formaggio Camembert? È un gatto?"

Chat Noir annuì. "Sì. E oggi sarà un kwami ​​morto!" Provò a togliersi le coperture dai guanti, ma pure quelle non venivano via. Pure i suoi stivali erano bloccati. Provò di nuovo ad abbassare la campanella, ma sentì la zip muoversi da sola in direzione opposta e chiudersi tutta fino al mento facendo risuonare la campanella nel silenzio della stanza. Alya stava letteralmente piangendo dalle risate e Chat Noir sospettò che pure Plagg stesse rotolandosi per terra, dovunque si trovasse quando era trasformato.

"Beh ... dato che il tuo kwami ​​tiene prigionieri i tuoi addominali... penso che ti sia rimasta solo una cosa da fare," gli fece notare Alya. "Non abbiamo mica tutta la notte!"

Le orecchie da gatto di Chat Noir gli si appiattirono in testa. Si voltò verso Marinette e le diede una rapida occhiata, e l'agitazione nello sguardo di lei gli diede il batticuore. Si sentiva malissimo. La ragazza era chiaramente angosciata e Chat Noir ora sapeva il perché. Le piaceva Adrien. L'aveva detto chiaramente poco prima. Ma ovviamente non sapeva che lui fosse Adrien e non voleva baciare, soprattutto in quel modo, un altro ragazzo. Mi dispiace tanto, Marinette!

"Non c'è modo di uscirne?" chiese a Marinette. Lei scosse lentamente la testa. Forse avrebbe potuto giusto sfiorarle le labbra come aveva fatto quella volta con Katami e Alya sarebbe stata soddisfatta? Sospirò mentre il suo batticuore aumentava. "Allora con il tuo permesso, Marinette..."

Le labbra del ragazzo premettero su quelle di Marinette, e niente avrebbe potuto prepararlo per il flusso di emozioni che questo piccolo contatto avrebbe scatenato. Sentì come se un fulmine lo avesse colpito dritto in testa. La sua decisione iniziale di "sfiorarle solo le labbra" fu buttata immediatamente nel dimenticatoio, così come il resto del mondo intorno a lui. Si ritrovò ad avvolgerle le mani intorno al collo e passarle le dita tra i capelli, facendole cadere accidentalmente i lacci che le reggevano i codini. Iniziò a carezzare i suoi morbidi capelli corvini con gli artigli e respirò profondamente, riempiendosi i polmoni del suo profumo. Profumava di gelsomino e fiori di campo come l'asciugamano che gli aveva dato poco prima. E di biscotti. Che buoni i biscotti! Non ce n'erano mai abbastanza, di biscotti.

Con una piccola parte del suo cervello si rese conto che erano caduti entrambi a terra, e quella parte del suo cervello si ritrovò a considerare quanto il corpo della ragazza fosse piacevole e morbido sotto il suo. Gli passarono davanti agli occhi come lampi ricordi di Marinette che gli sorrideva, Marinette che balbettava davanti a lui, Marinette che cercava di baciarlo il giorno in cui aveva finto di essere una statua, Marinette che riappariva sotto l'ombrello che le si era chiuso in testa, Marinette che guardava la sorpresa che lui aveva preparato per Ladybug con occhi sgranati, Marinette che lo abbracciava e gli diceva che lo amava. I macarons e il biglietto di Marinette che gli avevano riscaldato il cuore solo poche ore prima. Quindi... quelle farfalle esistevano davvero? E prendevano davvero dimora nello stomaco? Non sapeva perché, ma il suo stomaco sembrava pieno di farfalle. Piccole farfalline...

Si appoggiò su di lei, senza fiato, e tentò di approfondire il bacio. Voleva assaporarla completamente, non lasciare un solo centimetro inesplorato. Spalancò gli occhi per lo shock quando tentò di spingere con la lingua... e lei glielo permise. Oh Marinette ... mi vuoi davvero far impazzire! Aveva un sapore dolce e... non sapeva nemmeno lui che cos'altro... e i suoi denti erano lisci e... si rese conto che il suo ultimo pensiero coerente era appena morto nella sua testa mentre le farfalle nello stomaco sembravano esplodere e una sensazione di bruciore le sostituì, aumentando fino a infiammare ogni parte del suo essere, a partire dal basso ventre.

Con riluttanza strappò le labbra dalle sue, solo perché aveva un bisogno disperato di respirare, e si puntellò sui gomiti in modo da poterla guardare dritto negli occhi. Quei bellissimi occhi azzurri che sembravano nascondere le profondità dell'oceano. Quegli occhi che erano così dolorosamente simili a quelli di Ladybug. Sentì distintamente il suo cervello prendere la parola Ladybug e scaricarla nella sua parte più remota, chiamata "cose da dimenticare", e si sentì in colpa per un piccolissimo istante.

Ma chi stava prendendo in giro? Non si sentiva affatto in colpa.

Oddio, gli girava la testa.

"Wow..." fu tutto ciò che riuscì a dire. Marinette lo stava guardando sconvolta e non riuscì nemmeno a dire quello.

"Ahem!" Il suono di Alya che si schiariva la gola li riportò alla realtà, come una doccia fredda. Chat Noir si voltò verso Alya e vide che la ragazza stava puntando il telefono verso di loro e li guardava con aria sognante. "Quel bacio era… una cosa dell'altro mondo, ragazzi. Wow!"

Chat Noir si costrinse a spostarsi da sopra di Marinette, anche se tutto il suo essere protestava per essersi semplicemente mosso dal calore della ragazza. Sentiva un senso di appagamento a restarle vicino, come se fosse stato giusto così, e quando si separarono non poté evitare di farsi scappare un piccolo gemito. Non si fidava della sua capacità di deambulazione, visto che le sue gambe sembravano fatte di gelatina, quindi si limitò a muoversi di sedere per tornare al suo posto. Marinette si alzò per rimettersi in posizione, e anche lei sembrava piuttosto traballante. Si sedette con cautela e iniziò a rifarsi i codini con le mani.

Rimasero entrambi in silenzio per un lungo istante, fissando il nulla.

"Dunque..." La voce di Alya riportò Chat Noir alla realtà dal suo piccolo rifugio nel mondo dei sogni. "Tocca a te."

"Uh..." Il ragazzo scosse la testa cercando di ritornare alla realtà. Non riusciva a togliersi Marinette dalla testa. La stava fissando con quello che era sicuro fosse un'espressione da completo beota. "Marinette..." riuscì a malapena a dire. Non sapeva nemmeno se voleva chiederle una verità o un obbligo, semplicemente non poteva dire nient'altro.

"Si?" fu la risposta di lei, con lo stesso identico tono di voce sognante.

"Mi baci di nuovo?" Non poteva togliersi quel bacio dalla mente.

"Te lo scordi, Gattino..." fu la sua risposta. La sua voce era ancora sognante e dolce, ma Chat Noir ebbe una strana sensazione di déjà vu. Ricordava fin troppo bene un'altra volta che aveva provato a baciare qualcuno, questa volta Ladybug... e lei si era rifiutata usando le stesse identiche parole. Guardò Marinette con aria confusa.

"Sul serio ragazzi... qui si rasenta il ridicolo." Alya si mosse verso Chat Noir e agitò una mano davanti ai suoi occhi. "Ehi? Chat Noir? C'è nessuno?" Quando anche questo non funzionò, gli mise una mano sulla guancia e gli diede un bel pizzico.

"Miahio!" Finalmente Chat Noir riprese consapevolezza e notò che anche Marinette era ritornata in sé. "Perchè l'hai fatto?"

Alya sospirò. "È il tuo turno. Hai chiamato Marinette. Devi chiederle, 'Obbligo o Verità'?"

"O sì. Scusa…" Lanciò un'occhiata colpevole al pavimento. "Obbligo o Verità, Marinette?"

Alya tornò al suo posto.

"Obbligo!" Anche Marinette sembrava aver riacquistato consapevolezza. L'unico problema era che la sua mente era vuota e non sapeva cosa chiedere. Aspetta un attimo. Magari poteva ritorcerle contro la domanda di Alya.

"Allora, dunque... ti obbligo... ti obbligo a farmi vedere il tuo segreto più imbarazzante." Non sapeva come fosse riuscito a dire una frase così lunga. La sua lingua sembrava ancora incollata alla gola.

Lei lo fissò con un cipiglio frustrato. "Sei peggio di Alya, Gattino!" lo rimproverò. Lui le fece una linguaccia.

"Okay, ora sono nei guai," mormorò Marinette. "Indosso solo il pigiama e non porto il reggiseno, quindi puoi scordarti che mi spogli!" Solo in quel momento Chat Noir si accorse che Marinette indossava davvero il pigiama. Lo stesso che indossava quando erano stati costretti a scappare per tutta Parigi per colpa dei suoi fan.

"Beh, dai, magari puoi mostrarci il contenuto del tuo cassetto della biancheria intima!" Stava scherzando, ma Marinette diventò cremisi e gli lanciò uno sguardo assassino. "Potrei accettarlo come segreto imbarazzante!" Inarcò un sopracciglio e si guardò le dita delle mani con fare compiaciuto. Poi le fece un sorriso a 32 denti, in risposta alla sua occhiataccia.

"E va bene!" sbottò Marinette sbuffando e dandosi uno schiaffo sulle cosce.

Cosa? Gli voleva davvero far vedere il cassetto della biancheria intima? Ma lui stava scherzando!

"Ti faccio vedere..."

No no no Marinette... la guardò incredulo mentre Marinette si alzava e marciava verso il bordo del soppalco che ospitava il suo letto. Alzò una mano e tirò giù qualcosa che lui non aveva mai notato prima. Sembrava... una specie di diario? Si portò una mano al mento e aggrottò la fronte.

"Ma che roba è?" chiese dubbioso.

Marinette sospirò. "Ricordi che ti ho detto prima del r-ragazzo che mi p-piace."

Chat Noir annuì, mentre iniziava a annotare nel cervello quanto fosse scritto su quel diario prensile. Poteva leggere scherma, pianoforte e cinese. Cosa...

"Sì, e quindi?"

"Beh, io sono un po ' ossess-ehm-affezionata a lui e... v-voglio tenermi informata," ammise. Quando lui annuì, lei continuò, "quindi ho... fatto questo programma: sono le sue attività mensili". Lo sguardo sognante sul suo viso lo colse di sorpresa. "Così so dov'è e cosa fa."

Chat Noir giunse a una conclusione: Marinette era pazza. Completamente pazza. Aveva riscritto tutte le sue attività mensili. Sapeva perfino quando doveva fare i servizi fotografici. Come diavolo faceva a saperlo? Quei dettagli erano memorizzati solo sul... tablet di Nathalie?

"D-dove hai preso tutte queste informazioni?" Impallidì quando vide che la ragazza era a conoscenza anche di un servizio fotografico improvvisato di cui Nathalie gli aveva parlato venerdì sera. L'altroieri! Si alzò e si diresse verso il tabellone.

Marinette guardò il soffitto fingendosi innocente. "Uh, sai, una ragazza ha i suoi metodi..."

"I suoi metodi? È pazzesco, Marinette! Capisco che ti piaccia, ma questa è un'ossessione." Continuava a fissare il servizio fotografico di cui gli era stato detto solo venerdì. Dubitava che qualcuno ne fosse a conoscenza tranne suo padre, Nathalie e lui. Quando però lo sguardo gli passò da quel servizio fotografico alla data odierna, il suo cuore si riscaldò di nuovo. La ragazza aveva fatto un cerchietto rosso sulla giornata odierna e vi aveva scritto "festa della mamma", adornandolo con un paio di cuoricini. Ci mise una mano sopra e fece un sorrisetto.

"Come ho detto prima," iniziò a dire lei.

Lui annuì. "Si, mi ricordo. Scusa Marinette, non avrei dovuto chiedertelo. Sono senza parole. Questo è più di quanto pensassi una persona potrebbe fare per il ragazzo che le piace." La sua mano era ancora appoggiata alla data odierna mentre parlava. "Sono davvero curioso di sapere come hai ottenuto tutte queste informazioni; non pensavo che fosse così facile hackerare..." stava quasi per dire 'Il tablet di Nathalie', ma riuscì a ricordarsi di essere Chat Noir e a tenere la bocca chiusa all'ultimo secondo. Cavolo, si era quasi tradito! Guardò Marinette e notò che era diventata cremisi alla sola menzione della parola "hackerare".

"Uh, uno dei ragazzi della mia classe, Max. Penso che tu l'abbia incontrato." Chat Noir annuì — in fondo era diventato Pegaso quando avevano affrontato Startrain. "È un genio del computer. Mi ha chiesto un favore un paio di mesi fa, voleva che gli disegnassi un nuovo stile per Markov. Io l'ho aiutato, e lui mi ha aiutato, ehm, a hackerare il tablet di Nathalie…" Si coprì il viso con le mani quando Chat Noir strabuzzò gli occhi. Quindi era vero! Aveva hackerato il tablet di Nathalie!! Quella ragazza era fuori del mondo!

Ma non sapeva perché, le farfalle che aveva sentito nel momento in cui l'aveva baciata erano tornate a prendere residenza nel suo stomaco. Gli dava una sensazione di calore il pensiero che lei avesse passato così tanto tempo e avesse fatto così tanti sforzi solo per tener traccia di quello che stesse facendo lui. Era un po' ossessivo magari, ma anche estremamente dolce.

Okay, va bene, era dolce. Dolcissimo. Raccapricciante, ma dolce.

"Ma che buffo, Chat Noir," disse Alya con sorpresa. "Come mai ti dà tanto fastidio che Marinette abbia hackerato il tablet di quella *ehm* brava donna e stia tenendo d'occhio le attività di Splendore?"

Chat Noir impallidì. "Uh. No, non mi dà fastidio..."

Pericolo! Pericolo! Abbandonare la nave! Alya lo stava guardando con uno sguardo così intenso e un cipiglio così dubbioso che Chat Noir ebbe la netta sensazione che gli ingranaggi nel cervello della ragazza stessero andando a mille all'ora. La mano gli raggiunse la nuca, mentre lo sguardo gli correva al soffitto. Alya sembrava essere in grado di leggerlo come un libro aperto.

"È solo... un po' ossessivo, ecco." Vide gli occhi di Marinette spalancarsi e le guance della ragazza spolverarsi di rosa e il suo cuore sprofondò. Oh no! Non voleva metterla a disagio! Ma lo sguardo di Alya era diventato molto serio, e Chat Noir deglutì, cercando di capire dove stesse sbagliando. "Non è normale che ci si sorprenda di vedere tutto questo?" Indicò il diario.

“Sorprendersi, sì. Forse trovarlo un po' strano, sì. Ma entrare totalmente in crisi come stai facendo tu... per favore permettimi di avere i miei dubbi!" disse la bruna. Poi la ragazza aggiunse, in un sussurro che solo le sue orecchie di gatto potevano udire, "A meno che... a meno che non ci sia qualcosa sotto, Splendore..." Le labbra di Alya si incurvarono in un sorriso malizioso, lo sguardo fisso nel suo.

Chat Noir si sentì sprofondare. Ladybug lo avrebbe spellato vivo!


Nota dell'autrice


Salve! Eccoci con il capitolo 3. Cosa ne pensate? :)

Insomma, vi avevo detto che l'imbarazzo di Chat era appena all'inizio, no? :D Grazie mille per le recensioni, fanno bene al cuore! Quando vedo una notifica da questo sito web mi fiondo sempre a leggere, e mi tira su il morale. Quindi per favore continuate a recensire! Voglio davvero sapere cosa ne pensate!

E grazie ancora a Genxha e Sherry per il loro immenso aiuto; soprattutto al mio amico Matteo (genxha), per avermi dato la sua opinione, da un punto di vista maschile, sui sentimenti di Chat in questo capitolo, e un paio di idee per ravvivare le cose. :)

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Capitolo 4
*** Confessioni ***


Capitolo 4 — Confessioni

"Hai soddisfatto la tua curiosità, Gattino?" Marinette sembrava piuttosto agitata e aveva iniziato a lanciargli occhiate un po' strane.

Devo stare attento, pensò Adrien. Ho la brutta sensazione che Alya abbia quasi capito chi sono. Non voglio che lo capisca anche Marinette. Sarebbe davvero imbarazzante, specialmente dopo quello che mi ha detto e fatto vedere. E dopo quel bacio... non riusciva ancora a toglierselo dalla testa. Una cosa era certa, avrebbe ordinato un lotto del miglior Camembert non appena fosse tornato a casa.

Aspetta un attimo, aveva davvero pensato una cosa del genere?

"Uh ... sì, sì," riuscì a dire quando si rese conto di essere rimasto in silenzio per un po'. Entrambe le ragazze lo stavano fissando, in attesa di una sua risposta. Tornò a sedersi di nuovo a gambe incrociate al suo posto, immediatamente imitato da Marinette. "Allora adesso è il tuo turno," terminò lui guardando la ragazza coi codini.

Marinette sorrise e lo fissò. "Chat Noir, Obbligo o Verità?"

Cavolo. "Verità", sussurrò. Non voleva nemmeno pensare a che obbligo gli avrebbe chiesto dopo che le aveva fatto confessare la sua ossessione.

"Interessante..." disse dolcemente la ragazza. "Hai paura, Gattino?"

Chat Noir finse di sentirsi più sicuro di quanto fosse davvero. "Paura? Io? Purr-incipessa, non c'è un singolo osso del mio corpo che abbia paura!"

Marinette fece una risatina, ma ribatté: "Vedremo..." e un brivido corse lungo la schiena dell'eroe in nero. "Allora Chat Noir, mi sono sempre chiesta come e quando ti sei innamorato di Ladybug, e perché?"

"Bella questa!" esclamò Alya e si mise a giocherellare col telefono, senza dubbio mettendolo in registrazione. Chat Noir la guardò accigliato.

Purr-incipessa... questo non è giusto. Hai fatto tre domande! Come, quando e perché. " Le contò sulle sue dita artigliate. "Non sono un po' troppe?"

Marinette lo guardò imbarazzata. "Oh, allora sai contare!" Lui le lanciò un'occhiataccia. “Stavo scherzando, Gattino, non guardarmi così! Beh, suppongo che tu abbia ragione, anche se sono domande correlate quindi penso che possano contare come una sola. Ma va bene, puoi sceglierne una."

“Non preoccuparti, Marinette, rispondo a tutte e tre. Non vorrei lasciarti con la curiosità." Vide il lampo di eccitazione apparire negli occhi di entrambe le ragazze. "Ma è il mio turno dopo e... ti risponderò per intero se mi prometti di rispondere a due domande mie." Le fece un sorriso.

Marinette sospirò e arrossì leggermente, guardando il pavimento. "Mi sembra giusto."

"Va bene. Allora... per rispondere alle tue domande, quand'è che mi sono innamorato di Ladybug? Il primo giorno che l'ho incontrata." Notò che Marinette aveva alzato un sopracciglio e lo stava guardando perplessa. "Ok, hai ragione, ammetto che forse in quel momento si trattava solo di infatuazione o di pura ammirazione. Ma quando l'ho conosciuta mi era apparsa un po' goffa, e insicura di se stessa. Sembrava così fragile e terrorizzata e continuava a dire che non era abbastanza brava, che non doveva essere un supereroe, che era così goffa…" Sembrava un po' come... te? Il pensiero gli passò per la mente per un brevissimo istante, ma decise di parcheggiarlo e pensarci più tardi. Marinette arrossì e lui se ne chiese il motivo.

"Ma poi", continuò, "quando il viso di Papillon apparve nella nuvola di farfalle, la vidi prendere coraggio e determinazione. Affrontò quel mostro e lo mise al suo posto, dimostrando un'incredibile forza interiore, sicurezza e coraggio. In quel momento ho sentito tutti i capelli rizzarmisi in testa per l'ammirazione e ho pensato... Oh wow. Non importa chi sia la ragazza dietro la maschera, è la donna della mia vita." Ripensò a quel momento e non poté fare a meno di avere i brividi al solo ricordo. "Ma hai ragione, probabilmente non mi sono innamorato di lei a quel punto, ho solo ammirato la 'nascita di un eroe'. Però…"

Chiuse gli occhi per un attimo e poi li riaprì, assumendo un'espressione sognante mentre continuava: “Più combattevo al suo fianco, più scoprivo la ragazza dietro la maschera. E non è solo coraggiosa, è anche divertente, impertinente e super creativa. È sempre pronta ad aiutarti e mette a rischio la vita giornalmente per assicurarsi che gli abitanti di Parigi e la città non siano in pericolo. È coraggiosa, ma è anche una ragazza piena di dubbi e di insicurezze. L'ho vista piangere sotto il peso delle sue responsabilità. L'ho vista in preda al panico perché aveva messo a repentaglio la vita del suo mentore, ho visto la sua frustrazione quando non riusciva a capire come usare un Lucky Charm. Un paio di volte ho dovuto darle forza e credimi, non mi è dispiaciuto vedere quel suo lato fragile. Anzi, sono stato orgoglioso che si fidasse di me così tanto da mostrarmelo e chiedermi aiuto". Fissò il vuoto per un po', finché il suo sguardo si concentrò di nuovo su Marinette. Era così carina, tutta turbata in quel modo.

"E sai... anche se continua a respingermi, anche se continua a prendermi in giro, ad esasperarsi ogni volta che scherzo e non riesce a vedere quanto siano miaoravigliosi i miei giochi di parole... più la conosco, più scopro la zampastica ragazza dietro la maschera e non posso fare a meno di innamorarmi di lei ancora di più." Sospirò e guardò di nuovo il nulla di fronte a lui con aria sognante.

"Quindi... la ami anche se non è perfetta?" chiese Marinette.

Lui alzò un sopracciglio. "La amo perché non è perfetta." Sospirò di nuovo. "Amo la ragazza dietro la maschera, Marinette, non i suoi pois!"

"Che buffo," sussurrò Marinette.

"Che cos'è buffo?" chiese lui.

Marinette gli lanciò uno sguardo curioso. "Dici di essere innamorato della ragazza, ma sono sicura che non la riconosceresti nemmeno se fosse in piedi di fronte a te, senza la maschera."

"Non puoi saperlo con certezza," ribatté lui, un po' imbronciato. "Mi piace pensare che almeno riconoscerei quanto sia zampastica. Ma è buffo che tu lo trovi buffo, Marinette." Sorrise nel notare la sorpresa della ragazza alle sue parole. "Posso garantirti che nemmeno tu saresti in grado di riconoscere me, se entrassi in questa stanza senza la maschera."

Marinette inarcò un sopracciglio. "Uhm… mica lo so."

"Quanto ci scommetti?" chiese, grattandosi di nuovo la nuca. "Ma tornando a parlare di Ladybug: è stata molto chiara, non ricambierà mai i miei sentimenti. Continuo a sperare che un giorno possa cambiare idea. Ha menzionato questo ragazzo, ma dopotutto le cose possono cambiare, giusto? Quindi forse un giorno si dimenticherà di lui e inizierà a guardare me invece! La speranza è l'ultima a morire!"

Sospirò di nuovo e guardò in basso, le orecchie piatte sulla testa. Aveva lottato per dire l'ultima frase. Sentì gli occhi riempirglisi di lacrime, e li asciugò rapidamente, facendo un bel respiro per calmarsi. Poi guardò le due ragazze e fu sorpreso di notare che fossero entrambe sbigottite.

"Wow, che pensiero profondo, Chat Noir", disse alla fine Alya. "In base alla tua personalità e al modo in cui flirti, pensavo che amassi Ladybug solo perché era una ragazza forte che ti teneva al tuo posto." Alya rise quando lui la fissò e fece il broncio. “Ma non è così, pare. Grazie per la domanda, Marinette. Quest'informazione è una miniera d'oro per il Ladyblog."

Chat Noir arrossì. "Preferirei che non la usassi per il blog."

"Perchè no?" ribatté Alya. "Non ha niente a che fare con la tua identità e credimi... spezzerai un sacco di cuori con quello che hai appena detto, e non sarei sorpresa se Ladybug ti trattasse diversamente, dopo averlo letto!"

Lo sguardo di Chat Noir si incupì. "Sarebbe bello... ma non credo succederà." Sospirò di nuovo e poi guardò Marinette. "Ho soddisfatto la tua curiosità?"

Marinette lo stava guardando con lo sguardo più dolce che gli avesse mai visto, rossa in viso, e quasi stupita, come se lo vedesse per la prima volta. "Sì," sussurrò.

"Bene," disse lui, e si strofinò le mani. "Allora... per quanto riguarda le mie domande, ti dispiace scegliere la verità, Purr-incipessa?"

"Verità," disse Marinette con un sospiro.

"Grazie. Allora... è il mio turno di chiederti quando ti sei innamorata di quel ragazzo. È Adrien Agreste, giusto? Il modello. Il viso su tutte le foto della tua stanza?" Marinette annuì lentamente. Si guardò intorno. Dovevano esserci almeno quaranta o cinquanta foto di lui lì. Forse di più.

"E... ricordo che Alya ha menzionato un biglietto che questa Nathalie aveva perso. Di cosa stava parlando?" Vide che entrambe le ragazze erano accigliate e lo fissavano. "Ehi, i gatti sono curiosi!" Vide il sorriso astuto sulle labbra di Alya e seppe in quel momento che aveva semplicemente gettato altra paglia sul fuoco dei suoi sospetti. Ma non poteva farci niente, doveva chiederglielo. Non pensava avrebbe mai più avuto un'occasione del genere. Qualunque fosse il costo, voleva — no, doveva — sapere.

Marinette sospirò. "Okay, visto che hai risposto sinceramente a tre mie domande, te lo dico."

Chat Noir si spostò per sedersi più comodo e alzò le orecchie. Il cuore gli batteva all'impazzata. Incrociò le braccia sopra le gambe e aspettò.

"Il primo giorno in cui è venuto a scuola, Chloé lo ha presentato come suo amico, così quando l'ho incontrato avevo già un preconcetto nei suoi riguardi; pensavo fosse come lei, un moccioso ricco e viziato", esordì.

Ahia, pensò lui. La verità fa male...

"Poi quando è finalmente venuto a scuola, il nostro primo incontro è stato un vero disastro. L'ho beccato che trafficava con la mia sedia e l'ho accusato ingiustamente, pensando che stesse mettendo una gomma da masticare dove mi sarei dovuta mettere seduta. Credimi, a quel punto ero arrivata a odiarlo."

Le orecchie di Chat Noir si appiattirono alle sue parole e l'estremità della sua coda iniziò a muoversi a destra e a sinistra.

"Però," continuò lei, "quando uscimmo da scuola pioveva e io avevo dimenticato il mio ombrello. Adrien mi raggiunse, mi spiegò che stava cercando di togliere la gomma dalla mia sedia, non era stato lui a metterla. Mi guardò con quegli splendidi occhi verdi e mi disse che non aveva esperienza in queste cose, era la prima volta che andava a scuola e che voleva solo fare amicizia. Mi diede il suo ombrello, e mi si chiuse in faccia, facendolo ridere. In quel momento vidi un ragazzo gentile, timido e insicuro. Vidi quanto fosse genuino, quanto volesse davvero sistemare le cose con me. E fu un colpo di fulmine. Ci guardammo per un lungo istante... e mi portò via il cuore." Mentre lo diceva, si bloccò i gomiti sulle cosce e si portò le mani alle guance, guardando lo spazio davanti a sé con aria sognante.

Stava scherzando, vero? Ricordava molto bene il giorno in cui le aveva dato l'ombrello. Era il suo primo giorno di scuola! Possibile che le piaceva fin dal primo giorno? E lui che continuava a dire che era 'solo un'amica'. Iniziò a comprendere la frustrazione di Alya.

"Ma... mi hai detto che avevi tutte quelle foto solo perché ti piace la moda!" Doveva chiarire questo dettaglio in testa. Glielo aveva detto anche come Chat Noir, vero? Era abbastanza sicuro che l'avesse fatto, la volta in cui Penny era stata akumizzata in Troublemaker. Lanciò un'occhiata ad Alya e rimpianse di averlo fatto.

La bruna lo stava fissando con un enorme sorriso, le braccia incrociate sul petto, il sopracciglio sollevato. Si stava davvero godendo lo spettacolo. Fu in quel momento che lui seppe che la ragazza l'aveva sgamato, e lei seppe che lui l'aveva capito. Grandioso. Si era rivelato da solo… ma che bravo che era stato.

Guardò di nuovo Marinette quando la sentì sospirare. "Cos'altro potevo dire? A te o a lui? Jagged Stone aveva attentato alla mia privacy e la sua troupe aveva filmato le foto nella mia stanza. Jagged aveva perfino scherzato sul fatto che avessi una cotta per Adrien. E sapevo che Adrien stava guardando il programma. Non ho dormito quella notte, Chat. Dovevo trovare un modo per cambiare le carte in tavola!"

"Ma perché? Se lo ami, perché non glielo dici? Perché fargli credere che lo odi invece?" Sentì Alya sussultare alle sue parole e le lanciò uno sguardo triste.

"Io non sono nessuno, Chat. Sono solo Marinette. È troppo sofisticato per me. Non può funzionare tra di noi. Lo amo più di ogni altra cosa al mondo, ma suo padre non approverebbe mai una relazione tra suo figlio e la figlia di un fornaio. Sarebbe... dannoso per l'immagine del suo marchio." Marinette stava piangendo. Chat Noir avrebbe voluto poter rilasciare la sua trasformazione, darle un enorme abbraccio e baciarla di nuovo. "E poi... quando sono vicino a lui non riesco a esprimermi. Divento ancora più imbranata e goffa, cado nove volte su dieci, dico sciocchezze e ho provato così tante volte a dirgli cosa provo per lui, ma non ci sono mai riuscita! Faccio solo un gran casino e dico cose senza senso cercando di negare anche l'evidenza."

Chat Noir si alzò, andò verso di lei, le si inginocchiò di fronte e le mise le mani sulle spalle. Poi le mise un dito sotto il mento e le sollevò la testa, costringendola a guardarlo.

"Ehi, non dire così. Sei Marinette Dupain-Cheng. Hai vinto un concorso di moda indetto da Gabriel Agreste, hai impressionato Audrey Bourgeois. Sei una ragazza meravigliosa, sempre pronta ad aiutare tutti. Sei coraggiosa, altruista; sei un raggio di sole e un soffio di aria fresca. Non osare mai più dire che non sei nessuno in mia presenza."

"Come... come fai a sapere queste cose, Chat? Tu non c'eri. Avevi perso il tuo Miraculous!"si chiese Marinette ad alta voce.

Come faceva a sapere la scusa che Plagg aveva usato con Ladybug? "Ma io c'ero. Il fatto che avessi perso il mio Miraculous mi ha solo impedito di essere Chat Noir". Vide le labbra di Marinette formare una "o" e pensò per un secondo che avesse capito chi fosse.

"Anche tu sei nel campo della moda?" chiese la ragazza; lui sospirò di sollievo. No, non l'aveva ancora capito.

"Diciamo di sì..." Sorrise un po' forzatamente, notando con la coda dell'occhio che Alya si era messa una mano sulla fronte. "Ma torniamo alle mie domande..."

"Oh sì!" Sembrava quasi che se ne fosse dimenticata. "Scusa Chat... hai chiesto del bigliettino che ha perso Nathalie." La ragazza fece un lungo sospiro. "Era il compleanno di Adrien e gli avevo fatto una sciarpa. L'avevo fatta a mano e avevo passato un sacco di tempo a scegliere il materiale e il colore".

"Sì, ricordo quanti messaggi mi hai mandato alle 2 di notte dicendomi di non sapere cosa fare, di avere questo o quest'altro problema!" Le parole di Alya lo pugnalarono alla schiena. La sciarpa che aveva ricevuto per il suo compleanno? Non era un regalo di suo padre? Amava quella sciarpa, era stato il suo capo preferito per tutto l'inverno!

"Sì. Beh, mi sono domandata fino alla fine se metterci la mia firma o meno..." disse Marinette a voce bassa.

E certo che avresti dovuto farlo! pensò lui, esasperato.

"Alla fine ho deciso che la mia firma avrebbe rovinato la morbidezza del bordo della sciarpa, quindi non ce l'ho messa".

"Quindi? Cos'è successo?"

Marinette sospirò. "Sono andata a casa sua, come oggi, e Nathalie ha preso il regalo e ha detto che glielo avrebbe dato."

"Sì, e ti sei dimenticata di nuovo di firmare il biglietto!" aggiunse Alya.

"Sì," Marinette lanciò uno sguardo pieno di tristezza alla sua amica. "Poi Nino si è akumizzato e ha organizzato una festa per il suo compleanno e sono riuscita a intrufolarmi a casa sua. Ho trovato il regalo nell'ufficio di Nathalie, ho scritto un biglietto su un post-it e l'ho allegato al pacco." La voce di Marinette si era incrinata alle ultime parole e la ragazza sembrò non essere in grado di proseguire.

"Ma poi, la mattina dopo Splendore viene a scuola indossando proprio la sciarpa di Marinette. Gli chiediamo se gli fosse piaciuta e lui ci dice che è un regalo di suo padre!" Alya sembrava oltraggiata. "E la nostra Marinette che cosa fa? Decide di tenere la bocca chiusa. Decide che va bene così. Dopo aver passato due settimane a realizzare la sciarpa, decide che Gabriel Agreste padre può tenersi il merito!" La ragazza sbatté il pugno sul ginocchio per la frustrazione; gli occhi le lanciavano fiamme.

Il sangue di Adrien iniziò a ribollirgli nelle vene. Perché Nathalie aveva fatto una cosa del genere? Non poteva credere che l'unico regalo che avesse ricevuto per il suo compleanno fosse di Marinette! "Ma perché?" riuscì a dire alla fine.

"Avresti dovuto vederlo, Chat." Gli occhi di Marinette assunsero di nuovo un'aria sognante. "Era così felice! Ha detto che era il più bel regalo che suo padre gli avesse mai fatto. Io..." Tirò su col naso. "Non ho avuto il coraggio di dirgli la verità. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti."

Chat Noir sussultò. "Ed era giusto per te, invece?"

"E bravo... è quello che mi sono sempre chiesta pure io!" rifletté Alya.

"Lui era felice e questo mi basta," disse Marinette con aria di sufficienza, ma Chat Noir non aveva alcuna intenzione di demordere.

"E invece no," ribatté. Le prese una mano tra le sue nella foga del momento. "Una volta, qualcuno mi ha detto che quando ricevi un regalo, non importa cosa sia, ma la persona che te lo ha dato. Hai derubato Adrien della consapevolezza di chi fosse la persona che gli aveva fatto quel regalo, e questo è sbagliato. Suo padre non se lo meritava affatto."

Marinette lo guardò per un po' incredula e incapace di rispondere. Sembrava quasi sconfitta. Poi, Chat Noir vide amare lacrime uscire dai suoi bellissimi occhi azzurri e scenderle lungo le guance. La ragazza non cercò di fermarle, e le colarono dal mento sulla mano che lui non reggeva. "Oh Chat..." iniziò, ma non poté continuare, perché lui l'abbracciò istintivamente e le sciolse di nuovo i codini con gli artigli. Le sue dita guantate scivolarono tra i capelli soffici della ragazza. Perché non si scioglieva i capelli più spesso? Amava la sensazione dei suoi capelli tra le sue dita. Doveva usare uno shampoo che odorava di cocco, perché quando le appoggiò il mento sulla testa non sentì più il profumo di gelsomino e fiori di campo, né quello dei biscotti. Solo il cocco — non importava, anche il cocco gli piaceva.

La ragazza tremava e singhiozzava nel suo abbraccio. Che avesse esagerato un po'? Si era così infuriato quando aveva scoperto della sciarpa! Nathalie era fortunata che Marinette avesse un cuore così grande. Non aveva senso tirare fuori il dettaglio adesso, mesi dopo il suo compleanno. Se l'avesse saputo al momento giusto, non gliel'avrebbe fatta passare franca.

"Tutto bene, Marinette?" sussurrò dolcemente mentre le baciava la fronte. Lei annuì e cercò di abbozzare un sorriso. Si asciugò le lacrime con il dorso delle mani e respirò profondamente per calmarsi.

Lui le andò di dietro all'improvviso e si mise a giocherellare con i suoi capelli, creandole due piccole orecchie da gatto ai lati della testa.

"Sei stata trasformata in un gatto, Purr-incipessa! Un gatto proprietà personale di questo Micetto!" scherzò infine. Marinette rise e cercò di allontanarsi dalla sua presa, ma lui era più forte e la tenne ferma mentre afferrava i lacci con cui lei si faceva i codini e li sistemava per dar forma alle orecchie da gatto. Poi tornò di nuovo davanti a lei e ammirò il suo lavoro. "Sei bellissima. Dovrei fare il parrucchiere!" Si fece i complimenti da solo.

"Non male, Gattino," disse Alya. "Marinette potrebbe rubarti il lavoro..." rise, ma Marinette sussultò.

"Alya! Non potrei indossare un Miraculous!" ribatté. "Non sono una supereroina".

Chat Noir la costrinse ad alzare lo sguardo verso di lui. "Non dire sciocchezze, sei stata una perfetta Multimouse!"

"Grazie, Gattino!" Gli sorrise dolcemente. "Ma ero troppo goffa. Ho anche rilasciato la trasformazione di fronte a te, e Ladybug ha detto che non potrà darmi più il Miraculous."

"Ehi!" la interruppe Alya. "Wow wow... mettiamo in pausa la registrazione e riavvolgiamo. Questa è una novità! Hai davvero portato un Miraculous? Quando?" Rimise di nuovo il telefono in modalità registrazione.

Marinette lanciò un'occhiataccia a Chat Noir e le orecchie del ragazzo-gatto si appiattirono sulla sua testa mentre sorrideva nervosamente. "Ops..." mormorò.

"È tutto quello che riesci a dire, Chat Noir?"

Il sorriso gli si allargò quando la mano gli tornò sulla nuca. Ma come? Non era più Gattino?

Quindi, Marinette si voltò di nuovo verso Alya e sospirò. "Sì, Alya. Una volta Ladybug ha chiesto il mio aiuto e mi ha dato il Miraculous del Topo. Ricordi quando la signora Mendeleiev è stata akumizzata in Acchiappakwami?" Alya annuì. "Ladybug mi ha dato quel Miraculous. Ha detto che ho fatto un buon lavoro, ma ho commesso l'errore di rilasciare la mia trasformazione di fronte a Chat Noir, e sembra che nemmeno lui debba sapere chi sono gli eroi. Quindi non potrò più avere il Miraculous. Questo è tutto."

"Capisco. "Alya scrollò le spalle e spense il telefono." Bene... ora tocca a te allora. "

Marinette si voltò verso Chat Noir, che era tornato al suo solito posto. "La risposta ti soddisfa?" gli chiese e lui annuì imbarazzato. Sicuramente aveva soddisfatto la sua curiosità, anche se non era per niente contento della risposta. E ora sarebbe diventato un uomo con una missione. Non sapeva come avrebbe aggiustato le cose, ma avrebbe almeno cercato di dimostrare ai suoi amici di non essere ottuso.

Anche se in questo momento... si sentiva proprio ottuso, il che non lo aiutava. Per niente.

"Alya, Verità o Obbligo? "La voce di Marinette lo riportò alla realtà.

"Obbligo," disse la ragazza, raggiante.

Marinette si prese un po' di tempo per riflettere sulla sua prossima mossa. Poi gli lanciò uno sguardo divertito. Oh cielo... voleva che Alya facesse qualcosa a lui? Quando finiva questo gioco?

"Ti obbligo a suonare la campanella di Chat Noir o ad abbassargli la lampo, se Plagg lo permette."

Chat Noir strabuzzò gli occhi. "Purr-incipessa! Non puoi chiedere ad Alya di suonare la mia campanella!" Si sentiva violato al solo pensiero. "Solo Ladybug può farlo!"

Alya sospirò. "Oh andiamo, Micetto. Non mi sono rimasti molti vestiti addosso, sai? Puoi scordarti che mi tolga il reggiseno e di certo non ti faccio vedere le mutande quindi… devo fare questo Obbligo, suvvia."

La coda di Chat Noir iniziò a sbattere a destra e a sinistra mentre Alya si muoveva verso di lui, e le sue orecchie gli si appiattirono in testa, sollevò gli artigli in maniera difensiva e un forte soffio gli uscì dalla gola. Alya si fermò di colpo, come sbalordita.

"Ma che hai soffiato, Micetto?" chiese dubbiosa. Il ragazzo arrossì ma mantenne la sua posizione difensiva.

"Sì, credo di sì." Arrossì di nuovo. "Scusa, ma nessuno tocca la mia campanella!" Guardò Alya rimettere il telefono in modalità di registrazione e avviare la registrazione spiegando cosa era appena successo e come le aveva soffiato quando lei aveva cercato di suonargli la campanella.

"Ma come mai che adesso ti sei affezionato a quella campanella, Micetto? Prima, quando Marinette cercava di aiutarti ad aprire la zip, non mi eri sembrato tanto preoccupato che lei la facesse suonare. Mi è anche sembrato di averla sentita suonare un paio di volte..."

Chat Noir arrossì al ricordo. "È che... la campana è... un simbolo per me." Guardò Alya che gli lanciò uno sguardo confuso. "Simboleggia il fatto che trovi una famiglia che mi voglia bene." Sentì così tanto calore salirgli al viso che era sicuro che la sua faccia fosse anche più che cremisi a questo punto. "La mia situazione a casa non è... ideale. Non posso dire altro per non mettere a repentaglio la mia identità. Voglio avere una famiglia che mi ami, un giorno."

"Ah," mormorò soavemente Alya. Gli sorrise. "Che cosa tenera, Micetto. Quasi mi dispiace, ma devo fare qualcosa perché come ho già detto, non mi va di spogliarmi ulteriormente in tua presenza!" Si avvicinò cautamente a lui, ma sembrò un po' preoccupata quando gli toccò la campanella con cautela. Il soffio tornò, forte e chiaro, mentre il ragazzo assumeva una posa difensiva e tirava fuori gli artigli.

"Non preoccuparti. Non lo suonerò se non vuoi che lo faccia; cercherò solo di abbassare la lampo. Silenziosamente!" Gli mise la mano sul campanello, tenendolo in modo da impedirgli di emettere alcun suono. Mentre lo faceva, Chat Noir sentì di nuovo la sensazione di qualcosa che si allentava. Respirò meglio: Plagg aveva deciso di collaborare. Alya tirò con decisione il campanello e la cerniera si abbassò, rivelando il suo petto nudo.

"Il tuo kwami ​​è davvero di un umore strano oggi," mormorò Alya. La sua mano si spostò dal campanello sulla sua pelle nuda, facendolo rabbrividire di nuovo. E ancora una volta, non gli piacque affatto. A cosa stava giocando Alya? Le lanciò uno sguardo severo e incrociò le braccia sul petto.

Alya sorrise astutamente. "Adesso tocca a me!" esclamò come se stesse anticipando qualcosa di divertente. Il cuore di Chat Noir accelerò i battiti. Aveva la certezza quasi matematica che avrebbe scelto lui.

"Obbligo!" sbottò.

Alya rise. "Come hai fatto a indovinare che volevo scegliere te?" Rise ancora un po' prima di aggrottare la fronte e iniziare a guardarlo attentamente. "Ok, ne ho trovato uno. Anche se è un po 'imbarazzante..." La ragazza arrossì leggermente e ridacchiò di nuovo.

Chat Noir si preoccupò. Se perfino Alya si imbarazzava al pensiero di questo obbligo, che possibilità di sopravvivenza poteva avere lui? Persino Marinette sembrava preoccupata.

"Chat Noir..." Si fermò drammaticamente mentre si sdraiava sulla schiena, puntellandosi sui gomiti e gli avambracci. Attese ancora, sicuramente per preoccuparlo di più. "Ti obbligo a leccarmi sullo stomaco."

Adrien impallidì. Poi sentì il sangue fluirgli sul viso e il cuore perdere un battito. "Eh?" riuscì a dire, stupefatto

"Mi hai sentito, Micetto. Leccami quì, sullo stomaco, o mostra gli addominali e fai un po' di fan service." Gli fece segno di sbrigarsi. Chat Noir deglutì. Poi deglutì di nuovo.

"Ma... ma non posso farlo." Si stava facendo prendere dal panico. "Cosa penserà Nino?"

Il sorriso di Alya divenne più astuto. "Oh, non preoccuparti. Ho fatto fare ben peggio a Nino..."

Marinette stava guardando Alya in puro shock. "Alya! Stai tramando qualcosa, lo sento. Non chiedi obblighi come questi senza avere qualcosa in mente."

"Mi conosci bene, Marinette. Ma non preoccuparti, scoprirai presto quale sia il mio piano."

Chat Noir considerò l'idea. Ma il solo pensiero di leccare lo stomaco di Alya lo metteva estremamente a disagio. Non avrebbe mai potuto affrontare Nino il giorno dopo a scuola. Ma non voleva arrendersi facilmente, perché aveva il sospetto che Alya avesse lanciato questa sfida perché voleva che lui rifiutasse.

Quindi assunse il suo aspetto più determinato e iniziò a muoversi a quattro zampe in modo sensuale (o almeno sperava!), verso Alya, che ora sembrava un po' preoccupata. Dolce vendetta... Si avvicinò e le posizionò lentamente il viso sopra lo stomaco. La guardò attentamente, notando che il suo sorriso ora sembrava forzato e non più astuto. La fissò per un paio di minuti buoni, sorridendo con il suo sorriso a 32 denti e avvicinando le sue labbra allo stomaco della ragazza finché non furono a pochi centimetri dalla sua pelle. Quindi tornò sui suoi passi, si sedette e disse: "No. Non lo faccio!" Mise con fermezza una mano sul bavero della sua tuta e abbassò la zip fino in fondo usando la campanella. Grazie a Dio Plagg decise di collaborare anche ora e presto il ragazzo tolse tutta la parte superiore del costume, rivelando il fisico tonico e leggermente muscoloso.

"Spero che lo spettacolo ti piaccia." Lo disse con un tono di voce divertito e alzò un sopracciglio in attesa.

Lanciò un'occhiata a Marinette e vide che le guance della ragazza prendevano fuoco. Anche Alya sembrava un po' turbata, il suo sorriso da volpe aleggiava di nuovo sulle sue labbra.

"Uh. Mi hai preoccupata per un attimo, gattaccio dei miei stivali! Sono orgogliosa di te!" Alya gli diede uno schiaffo sulla testa e lo guardò in maniera così trionfante che Marinette iniziò a osservarla con attenzione (e forse preoccupazione).

Chat Noir finse di ignorare il tono canzonatorio della ragazza. "Dunque ne arguisco che lo spettacolo sia di tuo gradimento!" Ridacchiò e iniziò a fare pose da bodybuilder per mettersi in mostra. "E a te, Marinette?" chiese scherzosamente, facendo diventare le guance della ragazza ancora più rosse.

"G ... Gattissimo," disse lei, e gli lanciò uno sguardo divertito. Uh ... era adorabile quando usava i giochi di parole sui gatti! Non riusciva a saziarsi di questa Marinette sfrontata e impertinente che stava scoprendo questa sera nei panni di Chat Noir. Anche se non poteva fare a meno di sentirsi a disagio e vulnerabile senza la sua tuta. Guardò con nostalgia l'indumento nero che gli pendeva dalla vita. Erano rimasti solo i suoi guanti a coprirgli la parte superiore del corpo.

Forse rifiutare l'obbligo non era stata un'idea così geniale. Avrebbe dovuto leccare lo stomaco di Alya. Se lo meritava, dopotutto...


Nota dell'autore


Salve! Come promesso, ecco il nuovo capitolo. Grazie mille per le recensioni! Quando non riesco a continuare a scrivere a causa di un piccolo blocco o qualcosa del genere, torno sempre qui e leggo le recensioni ... e mi danno l'ispirazione per continuare. Quindi, per favore, continuate a darmi un feedback! Posto questo capitolo, metto a letto i bimbi e rispondo alle recensioni che sono ancora in sospeso. Ho avuto una giornataccia oggi, quindi per piacere, tiratemi su il morale!

Ancora una volta, grazie mille a Genxha e Sherry per il loro supporto. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Il Gatto è uscito dal Sacco! ***


Capitolo 5 — Il Gatto è uscito dal Sacco!

Il rumore improvviso proveniente dalla botola di Marinette congelò Chat Noir nella sua posa da bodybuilder. Il ragazzo sentì tutto il sangue defluire dal viso mentre guardava preoccupato in quella direzione, ma la botola non si aprì.

"Presto! Corri di sopra!" sibilò Marinette e lui obbedì all'istante, con il cuore che gli batteva all'impazzata in gola. Solo quando fu fuori vista, Marinette aprì la serratura della botola e apparve il viso di Sabine. La donna più anziana diede un'occhiata al busto nudo di Alya, inarcando un sopracciglio.

"Tutto bene, ragazze?" Lo sguardo della donna si spostò da sua figlia ad Alya, e poi vagò per la stanza. "Quand'è che hai installato una serratura sulla botola, Marinette?"

"Uh..." La voce di Marinette tremava. "D-dopo che J-jagged Stone è entrato nella mia stanza e ha filmato le mie foto."

Sabine annuì. "Oh sì, ricordo quell'incidente. Ma perché hai chiuso a chiave la botola anche adesso? Ci siete solo tu e Alya!" Fece una breve pausa e lanciò uno sguardo obliquo alla bruna. "A proposito, bel reggiseno!"

Alya sorrise nervosamente. "Grazie, Mme.Cheng. Lo stavo facendo vedere a Marinette prima di mettermi il pigiama."

"Oh capisco", disse Sabine. Chat Noir aveva la sensazione che la donna non l'avesse per niente bevuta; si stava ancora guardando intorno con discrezione.

"Ci stavamo cambiando, mamma, e non volevo che papà aprisse la botola e beccasse Alya in queste condizioni", mentì Marinette.

"Sai bene che tuo padre ti avverte sempre se vuole aprire la botola, soprattutto se hai compagnia femminile", disse Sabine. "Ma ti darò il beneficio del dubbio."

Marinette sembrava molto tesa a quanto poteva sbirciare dal suo nascondiglio nel soppalco, sul suo letto. Poteva vedere solo la parte posteriore della testa della ragazza e le sue spalle, ma sembrava rigida. Anche il sorriso di Alya era nervoso.

Vide che Mme. Cheng si stava ancora guardando intorno con fare sospettoso e si chiese se lo avesse sentito nascondersi. Sperava davvero di no. Si spostò più in fondo,verso la parte anteriore del letto di Marinette e il suo sguardo fu accolto da almeno venti foto del volto sorridente di Adrien. Guardò le foto come se le vedesse per la prima volta: alcune avevano perfino i cuoricini disegnati sopra. Si grattò la testa e pensò quanto fosse stato scemo, ad aver creduto che lei avesse davvero quelle foto solo perché le piaceva la moda. Sospirò.

Sentì di nuovo la voce di Mme. Cheng, e il suono lo riportò alla realtà. Tese l'orecchio con il fiato sospeso. Osò spostarsi in avanti per vedere cosa stesse succedendo di sotto. Mme. Cheng non si era mossa, ma mentre parlava sembrava ancora guardarsi attorno. Improvvisamente, il suo sguardo sembrò salire verso il soppalco e poi focalizzò pericolosamente vicino a lui; poi lo sguardo della donna si indurì, come se l'avesse visto. Chat Noir si spostò di nuovo verso il muro, terrorizzato e con il cuore in tumulto.

"Tuo padre ed io stiamo andando a dormire e volevamo sapere se c'era qualcosa di cui avevate bisogno", disse Sabine.

"No, siamo a posto mamma, davvero!" Marinette era ancora più tesa. Chat Noir osò sbirciare di nuovo con cautela.

Mme. Cheng fissò lo sguardo in quello di sua figlia per un lunghissimo istante. "Sai che puoi dirci tutto, vero Marinette? Ti supporteremo sempre."

"Sì, lo so, maman," disse la ragazza. Il suo nervosismo era evidente dal suo tono di voce.

"Sai che non devi mai mentirci, giusto?" continuò Sabine.

"Certo," sussurrò Marinette.

"Non controllerò questa volta, perché voglio fidarmi di mia figlia..." Lo sguardo di sua madre era duro come una roccia. "Ma la prossima volta potrei aver voglia di prendere qualcosa dal soppalco del tuo letto, sai Marinette?"

Chat Noir era così terrorizzato che agì senza pensare e nascose la testa sotto il cuscino a forma di gatto che Marinette aveva al capo del letto. Ma poi sentì la botola chiudersi e il suono di passi che andavano via; infine qualcuno gli diede uno schiaffone sulla schiena nuda.

"Se n'è andata, Micetto. E lo dovresti sapere che nascondere la testa non ti rende invisibile, dai! Perfino le mie sorelline l'hanno già capito!" La testa di Chat Noir emerse da sotto il cuscino a forma di gatto e il ragazzo diede un'occhiataccia ad Alya, la quale non si lasciò scomporre e continuò a ridacchiare.

"Non è che avessi altri nascondigli..." ribatté lui.

"Beh, ormai se n'è andata. Puoi scendere."

Il ragazzo guardò la botola con fare imbarazzato. "Siamo certi che sia sicuro?"

"Ho chiuso a chiave la botola," disse Marinette dal piano di sotto. "I miei ora vanno a dormire, papà si sveglia alle 4 di mattina e la mamma subito dopo di lui. Non torneranno di nuovo." Gli fece segno di scendere, cosa che lui fece anche se la osservò dubbioso.

"Ho sempre pensato che fossi molto sincera, Marinette. Mi ha colto di sorpresa sentirti mentire," non poté fare a meno di dirlo mentre si sedeva di nuovo al suo posto.

Marinette arrossì. "Non mi piace mentire ai miei genitori, Gattino. Ma due erano le cose: o mentivo o mia madre avrebbe scoperto che eri quì. Non c'è niente di male, in fondo, ma prima non siamo stati sinceri e scoprirti adesso avrebbe creato troppo trambusto." La ragazza sospirò, e poi scrollò le spalle.

Sì, Chat Noir sapeva cosa intendesse Marinette. Sapeva benissimo che a volte non c'era altra soluzione che mentire. Ormai era diventato un esperto, specialmente da quando aveva iniziato ad essere Chat Noir. E questa situazione sembrava davvero essere una di quelle in cui non c'era altra soluzione. Tuttavia… tuttavia il solo pensiero che una persona come Marinette, che nella sua mente era davvero sincera, potesse mentire… suonava sbagliato.

"Allora..." la voce di Alya spezzò il filo del suo pensiero. "Penso che ora tu abbia l'obbligo di rispondere a una mia domanda in maniera sincera."

Oh si. Il gioco... se ne era quasi dimenticato. "Vuoi davvero continuare a giocare?" Non poté evitare di mettere il broncio allo sguardo deciso della ragazza bruna.

"Ci puoi scommettere!" disse Alya, raggiante. "Voglio sapere le tue iniziali, Micetto."

Adrien deglutì. "Le mie iniziali?"

"Sì, sai che intendo. Le mie iniziali sono AC, quelle di Marinette sono MDC. Quali sono le tue?" Alya lo stava guardando con un'aria talmente furba che Chat Noir sentì un brivido corrergli dietro la schiena.

"Abbiamo detto che domande che potessero rivelare la sua identità fossero out!" sibilò Marinette sotto i denti.

"Oh, ma per favore, Marinette!" Alya alzò gli occhi al cielo. "Le sue iniziali non rivelerebbero la sua identità più che chiedergli se è allergico alle piume di piccione, cosa che sappiamo già essere vera, Micetto, non provarci nemmeno!" aggiunse rapidamente quando vide Chat Noir annuire più volte.

"Ok, te lo dico", disse lui infine, facendo finta di accettare la sconfitta. Poi lanciò uno sguardo sornione alle due ragazze e aggiunse solennemente: "Le mie iniziali sono... C ed N!" Vide il luccichio divertito negli occhi di Marinette e quello indignato in quelli di Alya. Sorrise a 32 denti.

"Andiamo, Micetto, sii serio. Non ti sto chiedendo se vivi in ​​una villa mastodontica, se vai a scuola in macchina con l'autista o chi ti sieda dietro in classe! Ti chiedo solo le iniziali. Chissà quanti ragazzi biondi ci sono in tutta Parigi con le stesse iniziali che hai tu! Come può rivelare la tua identità?"

Chat Noir ascoltò la lista di cose che avrebbe potuto chiedere Alya e il suo sguardo corse a scrutare Marinette molto attentamente, mentre il cuore gli saltellava in gola. Ora era sicuro al 100% che Alya l'avesse sgamato. Ma se non fosse stata attenta, la ragazza avrebbe rischiato di farlo scoprire anche da Marinette! E Chat Noir sapeva con assoluta certezza che non aveva alcuna intenzione di far scoprire la verità alla ragazza coi codini. Non dopo tutto quello che aveva scoperto quella notte. No.

"Oh, ok, posso darti una delle mie iniziali... se proprio hai bisogno di saperlo a questo punto..." mormorò le ultime parole sottovoce. Poi le lanciò uno sguardo furbo: "Dovrai scegliere quale, visto che ne ho cinque!" Guardò Marinette e notò che il suo cipiglio si era in qualche modo approfondito. "Beh, sei se aggiungi anche il mio cognome..." Sorrise nervosamente.

Alya gli diede uno sguardo di puro e assoluto trionfo. Si sedette orgogliosa, incrociò le braccia sul petto e gli fece un gran sorriso. "Posso accontentarmi del quinto, Micetto."

"Uh ... il quinto?" Chat Noir si chiese il perché, ma non gli sembrò un dettaglio troppo rilevante quindi abbozzò un sorriso e disse: "È una A."

Alya alzò il pugno al cielo e sibilò un vittorioso, "Sì!" Poi gli si avvicinò e gli sussurrò all'orecchio: "Scacco Matto!" Gli fece l'occhiolino nel notare il terrore che doveva sicuramente trasparire dal suo sguardo.

"Ma che succede?" chiese Marinette guardandoli sospettosa.

Alya sorrise entusiasta. "Uh, niente Marinette, va tutto bene, vero Micetto?" Gli diede una gomitata e Chat Noir annuì nervosamente mentre lo sguardo gli correva tra Alya e Marinette.

Doveva parlare con Alya. Doveva assicurarsi che la ragazza non rivelasse il suo segreto. Diavolo, doveva parlare con Ladybug. Il solo pensiero lo terrorizzava. I suoi giorni da Chat Noir erano contati! Iniziò a respirare affannosamente mente le orecchie gli si appiattivano in testa e la coda prendeva vita a se stante e si muoveva da destra a sinistra.

"Non me la raccontate giusta," rifletté Marinette. "Cosa gli hai fatto, Alya? Chat Noir sembra... terrorizzato." Vide Marinette aggrottare la fronte e poi guardare il soffitto sovrappensiero. Si portò una mano al mento e lo guardò fisso.

Dannazione. Poteva quasi vedere gli ingranaggi nel suo cervello iniziare a muoversi. Marinette era una ragazza intelligente. "S-sto benissimo, Purr-incipessa!" La vide lamentarsi al gioco di parole e mettersi una mano sulla fronte, e respirò un po' meglio. Per fortuna era riuscito a sviare il discorso.

"Veramente, Marinette... io ho un po' fame," disse Alya. "Il signor CAT-astrofe qui si è sbafato tre quarti delle leccornie che hai portato sù prima. Ti dispiacerebbe farmi un panino?" Gli aveva dato un'altra pacca sulla spalla quando lo aveva menzionato. Ahia. Doveva dirle che quegli schiaffi facevano male, soprattutto senza costume!

Marinette sospirò. "Anche io ho un po' fame, in fin dei conti!" mormorò infine la ragazza. Quindi, inarcò un sopracciglio e aprì la botola, scomparendo silenziosamente al piano di sotto.

oOo

"Il mio quinto nome? Ma perché?" chiese Chat Noir non appena fu sicuro che Marinette non potesse più sentirli. "Come fai a sapere il mio quinto nome?"

"È una storia moooolto lunga, Splendore. Riguarda l'onomastico del tuo quinto nome e un regalo che Marinette non ti ha mai dato." Alya sospirò. "Quella ragazza è senza speranza."

"Splendore?" Doveva chiederglielo.

"Questa è un'altra lunga storia..." Alya sospirò di nuovo.

Chat Noir gemette e si mise entrambe le mani nei capelli. "Un giorno dovrai deliziarmi con queste storie così lunghe..." rifletté infine.

"Naturalmente, non c'è problema." Gli fece di nuovo l'occhiolino.

La faccia di Chat Noir divenne seria. "Alya... um..." Le diede un'occhiata di sfuggita. "Non so come dirtelo senza sembrare che ti stia minacciando ma... non devi dire niente a nessuno della mia identità." Provò a fare il miglior tentativo di occhi da cucciolo mentre giungeva le mani. "Per favore!"

Alya rise. "Non preoccuparti, non dirò niente sul mio Ladyblog, non lo dirò a nessuno. Nemmeno a Marinette. So che la tua identità è un segreto per motivi molto validi." Finalmente Chat Noir respirò e solo allora si rese conto di aver trattenuto il respiro dal momento in cui aveva detto 'per favore'. "Sul serio, Adrien, pensi davvero che avrei spifferato tutto ai quattro venti? Ma che razza di persona pensi che sia?"

"Scusa," mormorò. "Dovevo assicurarmene..." Sospirò. "Anche così, Ladybug mi spellerà vivo e darà la mia pelle in cibo agli avvoltoi, lo so che lo farà. Ancora non ho capito come tu abbia fatto a sgamarmi!"

"Hai un tic nervoso, Splendore," rivelò Alya. "Ogni volta che sei nervoso o imbarazzato, ti tocchi la nuca con la mano." La mano di Chat Noir era già sulla nuca e il ragazzo si bloccò e arrossì leggermente. "Ecco, vedi?" Alya sorrise trionfante. "Prima di tutto ho notato quel dettaglio. Poi ho visto la reazione che hai avuto alla rivelazione di Marinette alla tua prima domanda… e quando mi è balzato agli occhi non ho potuto ignorarlo, era troppo evidente."

Cavolo. Non pensava sarebbe stato così facile da scoprire.

"La tua preoccupazione per Nino era anche abbastanza strana per qualcuno che non lo conoscesse, specialmente il cosiddetto 'flirt di Parigi'", continuò la bruna.

"Ma perché pensate tutti che io sia un flirt? Io flirto solo con Ladybug!" si lamentò lui.

Alya lo guardò strano e iniziò a contare con le dita. "E con Volpe Rossa," disse abbassando un dito, "E con Ryūko..." Abbassò un altro dito.

Adrien grugnì un pochino e si guardò gli stivali, ammettendo sconfitta. "E come fai a saperlo?" Sbuffò. "Non ti si può nascondere niente, sul serio. Nino ha ragione!"

Alya sorrise trionfante. "Una giornalista ha i suoi metodi!" Ovvio. Chat Noir alzò gli occhi al cielo mentre Alya continuava: "Comunque, quando sei andato fuori di testa davanti al diario che Marinette aveva hackerato, ero già sicura al 90%. Poi hai avuto la grande idea di chiedere tutti quei dettagli su… te stesso... e ovviamente sei andato ancora più fuori di testa... A quel punto ero sicura al 99%. Il tuo quinto nome è stata la ciliegina sulla torta."

Chat Noir sospirò. "Non mi hai nemmeno chiesto come mai fossi qui e fossi in questo stato. Pensavo che sarebbe stata la domanda di cui mi sarei dovuto preoccupare!"

"Non ne ho avuto bisogno, Adrien. Vista la prima domanda che hai fatto a Marinette, appena ho iniziato a fare due più due non ho avuto dubbio alcuno del perché tu fossi venuto." Il ragazzo si sentì avvampare. Si era davvero rovinato da solo! "Ma puoi togliermi un paio di dubbi? Così, domanda fuori concorso…" Quando lui annuì un po' nervosamente, lei sorrise e continuò, "Perché sei venuto nei panni di Chat Noir?Questa serata sarebbe stata completamente diversa se tu fossi entrato nella boulangerie senza la maschera, te ne rendi conto, vero?"

Chat Noir sentì ancora più sangue fluirgli alle guance. Oddio… non aveva senso nascondere la verità. "Io... mi sono confuso," disse infine e guardò il pavimento per l'imbarazzo. "Quando mi sono accorto del mio errore era troppo tardi e Marinette mi aveva già beccato sul suo balcone."

Alya iniziò a ridere. "Oddio questa è buffa! Sei completamente fuori di testa!" Le orecchie di Chat Noir si appiattirono ancora di più sulla sua testa mentre il ragazzo metteva il broncio. Ma dopo una breve risata, gli occhi di Alya si fecero di nuovo duri e la bruna gli lanciò lo sguardo più serio che lui le avesse mai visto. "Ma lasciamo perdere questi dettagli e parliamo di cose serie, Splendore. Quale sarà il tuo prossimo passo?"

"In che senso?" Chat Noir aveva la sensazione di sapere cosa stesse chiedendo Alya, ma voleva esserne sicuro.

"Non credo che tu abbia bisogno di ulteriori conferme che la ragazza al piano di sotto è perdutamente innamorata di te. O hai bisogno di una mappa più dettagliata? Con una X al centro?" Fece il segno della X proprio davanti al suo naso.

Chat Noir le lanciò un'occhiataccia. "Non sono così scemo, Alya!" Sbuffò, e sbuffò di nuovo quando incrociò lo sguardo incredulo della ragazza. Poi arrossì prima di continuare: "La verità è che... non ne ho idea." Tirò un grosso sospiro. "Sono confuso. Questa serata è stata... intensa. Sono sopraffatto. Devo pensarci sù."

"Ma sei davvero innamorato di Ladybug? La tua risposta alla domanda di Marinette sembrava piuttosto chiara," chiese Alya, continuando a sostenere il suo sguardo. Lui annuì. "Però che mi dici di Katami?"

Chat Noir sospirò. "Katami una volta mi disse che avrei dovuto cambiare target. Ladybug mi aveva respinto così tante volte e sapevo di piacere a Katami, quindi ho pensato di darle una chance. Ma... non funziona per niente."

Notò che Alya sospirava di sollievo alle sue parole. "Quindi stai cercando di dimenticare Ladybug con Katami e non sta funzionando?"

Ci pensò un pochino e poi ammise: "E' che io non la amo. Dovrei parlarle però", aggiunse. "Non voglio farla soffrire, magari lei la pensa diversamente."

"Meglio che sistemi questo casino il prima possibile, Splendore," lo avvertì Alya. "Sai, quella ragazza al piano di sotto è l'anima più pura della Terra, nonché la mia migliore amica. Non ti permetterò di ferirla, non ora che sai..."

Le orecchie di Chat Noir diventarono ancora più piatte, se possibile. "Non voglio nemmeno io farle del male, Alya. Marinette è..."

"Non azzardarti a dire che è 'una grande amica', o ti prendo a pugni!" Alya puntò un dito contro il suo petto nudo e lo fissò. La mano di Chat Noir raggiunse di nuovo la nuca.

"Uh... no... non avevo intenzione di chiamarla un'amica, giuro!"

Alya lo guardò sospettosa. "Cosa volevi dire allora?"

"Che è fantastica!" Gli occhi del ragazzo iniziarono a brillare e presero un'aria sognante mentre si puntellava i gomiti alle ginocchia e poggiava il mento sui palmi delle mani. "Non ci credevo quando ha detto che le piaccio. Ho sempre pensato che mi tollerasse a malapena solo per far piacere a te e Nino, o che mi odiasse per qualche ragione!" Si guardò gli stivali, incapace di incrociare lo sguardo incredulo di Alya. "Le ho creduto quando mi ha detto che avesse le mie foto in camera solo perché le piaceva la moda."

"Ok, è tutto molto interessante, Adrien, ma permettimi di dirtelo, c'è solo una cosa che mi interessa in questo momento: tu per Marinette che cosa provi?" Gli mise una mano sul petto proprio vicino al cuore mentre lo diceva e poi gli fece un sorriso obliquo, perché le guance di Chat Noir avevano preso fuoco (o almeno lui ritenne che avessero preso fuoco in base a quanto gli bruciavano). La ragazza incrociò le braccia al petto e gli diede un'occhiata molto seria prima di continuare: "Perché lasciatelo dire, dici di amare Ladybug ma i segnali che stai dando questa sera puntano tutti in un'altra direzione e, se devo essere sincera con te, sono un po' confusa pure io."

La mano di Chat Noir corse diritta sulla nuca. "Uh, ecco, vedi, allora, io…" Alya lo stava guardando con un'intensità che non riusciva a sostenere. Pur essendo a petto nudo iniziò a sentir parecchio caldo. Si mise le mani davanti agli occhi e si chiuse in se stesso, quasi cercando di sparire dalla faccia della Terra. "Io… non lo so, Alya, sono così confuso, devo pensarci." Tirò su la testa e le diede uno sguardo determinato. "Fino a qualche ora fa pensavo lei mi odiasse quasi, invece vengo qui e scopro… un mondo…" Lanciò un'occhiata fulminea al soppalco dove sapeva essere il famigerato diario.

"E non sai nemmeno tutto!" mormorò Alya soavemente, il che lo fece deglutire di nuovo. "Comunque non preoccuparti, non mi aspetto una risposta adesso. Capisco che sia tanto quello che devi digerire questa sera e poi devi anche risolvere il problema con Katami. Ma ti chiedo un favore e uno soltanto." Attese che lui annuisse e continuò: "Pensa molto attentamente alla reazione che avrai domani, almeno per quanto riguarda il ringraziare Marinette per il pensiero. Perché il cuore di quella ragazza si spezzerebbe se tu facessi un casotto, e credimi, non vuoi che le si spezzi il cuore. Ho foto e video molto imbarazzanti di Chat Noir sul mio telefono, e una bellissima intervista da scrivere per il mio blog... non vuoi farmi arrabbiare, Micetto." Il suo sguardo severo divenne quasi malizioso. "Soprattutto il filmato del bacio è venuto molto bene…"

Chat Noir strabuzzò gli occhi. "Alya! Non pubblicheresti veramente il filmato di quel bacio online vero?"

Lei lo guardò male. "Ma con chi credi di avere a che fare? Non metterei mai la vita della mia migliore amica a repentaglio per uno stupido ricatto! No, non pubblicherei mai quel bacio. Ma devi ammettere che non fosse di sicuro un bacio 'da amici'!"

Chat Noir tirò un respiro di sollievo, ma poi riportò di nuovo la mano alla nuca per l'imbarazzo. "No, su quello hai pienamente ragione. Non riesco ancora a togliermelo dalla testa." Riprese a guardare davanti a sé come un beota, mentre la mente gli tornava alle emozioni che aveva provato poco prima. "Oh e... grazie!" Sentì il sangue corrergli alle guance mentre lo diceva; non riusciva a credere di aver detto una cosa simile!

Alya sorrise, raggiante. "Ma prego", ridacchiò. "Quando ti chiesi quell'obbligo ero quasi sicura che tu fossi Adrien. Oppure non te l'avrei chiesto, mica faccio baciare la mia migliore amica dal primo che capita!" Alya gli fece l'occhiolino e gli diede una gomitata. "Ma era un'occasione troppo succosa per lasciarmela scappare!"

Chat Noir sospirò e iniziò a rimettersi la parte superiore della tuta. "Penso che sia ora che torni a casa", rifletté mentre chiudeva la cerniera. "Devo chiamare Ladybug e dirle cos'è successo stasera. Ammetto che ho il terrore che mi tolga l'anello."

"No! Non può farlo!" Alya suonava piuttosto scossa.

"Potrebbe invece. E' la guardiana ora e mi ha sempre detto di stare attento con la mia identità." Sospirò tristemente. "Non sarà per niente contenta di sapere che mi hai scoperto."

"Ma glielo devi dire per forza?" chiese Alya scioccata.

Adrien sospirò. "Non dico le bugie alla mia Lady, Alya. Non l'ho mai fatto, e mai lo farò." Sospirò di nuovo. Poi notò che Alya lo stava guardando imbarazzata, come se si sentisse in colpa. "È colpa mia, non tua. Non preoccuparti. Ma sbrigati a pubblicare quell'intervista, o finisce che diventa l'intervista con l'ex Chat Noir, ecco tutto..."

Alya gli diede un'altra pacca sulla spalla e rise al suo sguardo furioso.

"Ahia, quegli schiaffi fanno male!" La fissò di nuovo in cagnesco.

"Sei un supereroe o un super pusillanime?" rise di nuovo Alya. "Vai a parlare con Ladybug, Splendore. Sono sicura che la realtà non sarà così brutta come la dipingi." Poi lo guardò di nuovo severamente. "Ma dopo averlo fatto, cerca di fare un po' di chiarezza in questo caos che ti sei creato, e sorprendimi domattina. Marinette se lo merita."

Adrien salì la scala della stanza di Marinette e saltò fuori dalla porta del lucernario. "Non preoccuparti, lo farò", disse prima di sparire nella notte.

oOo

Marinette scese le scale che portavano fuori dalla sua stanza, e poi si fece strada in punta di piedi verso la cucina. Non solo il chiavistello della botola era aperto, e non voleva che i suoi genitori si svegliassero e decidessero di dare un'occhiata, ma sapeva che dovevano alzarsi presto la mattina dopo e non voleva davvero svegliarli.

Quando raggiunse la cucina, vide una piccola creatura rossa apparire dietro di lei e sorrise. "Mi chiedevo quando ti saresti fatta viva, Tikki!"

La kwami ​​rossa sorrise. "Ero dietro di te!" ammise, guardando Marinette che fissava il nulla con la mano appoggiata sulla maniglia del frigorifero. "Come ti senti, Marinette? Dopo... tutto quello che è successo di sopra?"

"Sto bene," mentì lei, ma lo sguardo severo di Tikki le rivelò che la kwami ​​non si sarebbe lasciata ingannare. "Okay, hai ragione, no che non sto bene." Sospirò. "Non me l'aspettavo, Tikki."

"Chat Noir ha mostrato i suoi sentimenti in modo davvero palese e sincero," fece notare Tikki. "E non so te, Marinette, ma a me è molto piaciuto quello che ho visto e sentito."

Marinette sospirò. "Sì, anche a me." Sospirò di nuovo. "Quello che ha detto su Ladybug... non me l'aspettavo per niente. È davvero dolce. Voglio dire," rifletté mentre le sue guance si imporporavano, "sapevo che fosse innamorato di Ladybug ma... avevo sempre pensato che..." Le si incrinò la voce e non riuscì a finire quello che voleva dire. Il cuore le batteva ancora all'impazzata.

"Pensavi che amasse la supereroina coraggiosa e perfetta. Pensavi che amasse i tuoi pois," finì di dire Tikki. Marinette chiuse gli occhi; poteva sentire le lacrime iniziare a uscirle dall'angolo degli occhi mentre deglutiva un paio di volte nel tentativo (fallito) di rilasciare la pressione che sentiva in gola.

"Tikki..." La sua voce si incrinò. "Si sentono le farfalle nello stomaco quando si bacia un amico?" Aprì gli occhi e vide che la piccola kwami ​​fluttuava davanti al suo naso, il suo sguardo saggio fisso in quelli di lei.

"Non l'ho mai sperimentato di mio, Marinette, lo sai che non posso." Continuava a guardarla. "Ma ho vissuto milioni di anni e ho avuto conversazioni come questa con MOLTE altre Ladybug prima di te." Respirò solennemente. "La natura umana è molto complicata, ed essendo un kwami, ​​non la capisco del tutto, ma una cosa posso dirti con certezza. A volte il tuo corpo sa cose che la tua mente cerca di nasconderti. L'ho visto accadere tante volte!"

"Cosa intendi?" mentì Marinette, perché il cuore le aveva saltato un battito nel sentire le parole di Tikki. In cuor suo sapeva cosa stesse insinuando la kwami rossa.

Tikki sospirò e le accarezzò dolcemente la guancia. "Ascolta il tuo cuore, Marinette." Vide alcune lacrime colare sulle guance della sua protetta e gliele asciugò, probabilmente cercando di confortarla. "Cos'hai provato quando ti ha baciata?"

"Non riesco a esprimerlo a parole, Tikki. Ero... sopraffatta. "Aprì il frigo e prese automaticamente alcune cose, ma la sua mente non c'era. Non guardava nemmeno cosa stesse prendendo.

"Ci farai davvero un panino con queste cose...? " rifletté Tikki, e solo allora Marinette guardò quello che aveva preso in mano. Ugh, no, Alya non avrebbe gradito un limone e un uovo crudo nel suo panino. Si fece piccola e rimise immediatamente quelle cose al loro posto. Alla fine prestò attenzione e prese il formaggio e il prosciutto.

"No, hai ragione, Tikki." Fissò il contenuto del frigorifero per un un attimo molto lungo, finché un bip regolare la riportò alla realtà. Chiuse la porta del frigorifero, ancora incapace di tradurre in parole le emozioni tumultuose che ancora le contorcevano l'intestino appena pensava di nuovo a quel bacio.

"Non è che fosse una novità in fondo. hai già baciato una volta Chat Noir," provò a dire Tikki.

"Ma questa volta era diverso!" Marinette ripensò all'unico bacio che ricordasse aver scambiato con il ragazzo (il secondo non contava, perché non se lo ricordava né lei né lui!). "Dark Cupid lo teneva sotto controllo e Chat Noir stava cercando di uccidermi, non era in sé." Si mise una mano sulla bocca e rimase in silenzio per un po'.

Sì, quella prima volta era così preoccupata per la battaglia e per "salvare" Chat Noir, che il fatto di averlo baciato non l'aveva quaso registrato: probabilmente ci si era messa anche l'adrenalina che le scorreva nelle vene durante la battaglia. Ma questa volta non c'erano scuse: questa volta l'effetto del bacio l'aveva colpita come un blocco di cemento diritto in testa e non poteva negare l'avesse lasciata in uno stato emotivo molto fragile. Poi si era scavata la fossa da sola, come al solito, e aveva chiesto a Chat Noir come si fosse innamorato di lei; e cavolo, non avrebbe mai pensato che lui facesse un discorso tanto profondo. Le erano venute le lacrime agli occhi e la pelle d'oca! Tutta la situazione, le cose che aveva detto, il modo in cui le aveva dette, la sua espressione sognante, lo sguardo serio sul suo viso quando l'aveva ammonita di non dire mai più di non essere nessuno in sua presenza, la sua osservazione sul regalo ad Adrien...

"La sua osservazione sul mio regalo per Adrien!" Il pensiero la colpì allo stomaco come un pugno ben mirato e spalancò gli occhi. "Quelle parole..." Le si seccò la gola al pensiero. "Io... ho detto proprio quelle parole," disse con voce tremante, "a-a—" Sussultò. "Non può essere!" Guardò Tikki, che la guardò in modo indecifrabile, ma aveva strana luce negli occhi che Marinette scelse di ignorare. "Tikki! Non può essere! Ho detto quelle parole ad... Adrien!"

"Una volta qualcuno mi ha detto—" aveva detto Chat.

Qualcuno gliel'aveva detto; come poteva qualcuno avergli detto le stesse identiche cose che lei aveva detto ad Adrien? Doveva esserci una spiegazione razionale. "Magari Chat Noir conosce Adrien?"

La scintilla negli occhi di Tikki si spense. "Se è quello che pensi," disse la kwami rossa in tono assente.

"Quale altra ragione potrebbe esserci?" Marinette si portò le mani alla testa. "E' un disastro, Tikki!" Sibilò in preda al panico. "Chat Noir ha detto che è appassionato di moda. E certo che conosce Adrien!" Spostò la faccia di pochi millimetri dal viso della piccola kwami, gli occhi spalancati. "Ha visto il mio diario,Tikki! Ed è rimasto sconvolto! E se dicesse ad Adrien che sono una psicopatica che ha hackerato il tablet di Nathalie? La mia vita è finita!!" Marinette iniziò a piangere disperatamente.

La piccola kwami ​​iniziò ad accarezzarle la testa. "Ma dai, Marinette. Per favore, calmati! Pensi davvero che Chat Noir lo farebbe?" le sussurrò nell'orecchio. "Ti ha detto che sei una ragazza meravigliosa, e l'ha detto dopo aver visto il programma di Adrien. Perché dovrebbe andare a dire ad Adrien qualcosa che può metterti in imbarazzo in questo modo?" La kwami ​​continuava ad accarezzarle i capelli. "E poi ti ricordi male, Marinette. Non hai detto quelle parole a Adrien. Le hai dette a me!"

Marinette rimase a bocca aperta. Spalancò gli occhi e ripensò al suo ultimo compleanno, quando Adrien le aveva dato il portafortuna che le aveva confezionato di sua mano. Continuò a girarsi il ricordo in testa e infine guardò Tikki. "E' vero! Hai ragione, Tikki. Non ho detto quelle parole ad Adrien, ma a te! Oh grazie grazie grazie, Tikki!" Si portò la kwami ​​vicino al viso e le stampò un sonoro bacio sulla testolina. "Questo significa che qualcun altro deve aver detto quelle stesse parole a Chat Noir." Sospirò di sollievo e finalmente si avvicinò al tavolo della cucina e posò il prosciutto e il formaggio.

"E poi, Adrien adesso sta con Katami, no? Mi ha detto chiaramente di essere innamorato di una ragazza, e quella ragazza deve essere Katami." Respirò a fatica mentre prendeva una baguette e un coltello, e iniziò a tagliare il pane a metà e poi a tagliare quella metà in due parti. Preparò diversi panini, prosciutto e formaggio; tonno; lattuga, pomodori e formaggio; formaggio e pancetta. Poi esaminò il suo lavoro e decise che sembrasse accettabile.

"Tornando alla tua domanda, Tikki," sussurrò dopo aver messo i panini su un vassoio. Stava disperatamente cercando di non eludere la domanda e di rispondere sinceramente, ma non riusciva davvero a trovare le parole e non aveva il coraggio di dire ad alta voce quelle parole che era riuscita a trovare. "Era come... come se un intero kilowatt di energia elettrica mi avesse attraversato le viscere."

Chiuse gli occhi e iniziò a tremare al solo ricordo. "Poi le farfalle mi hanno riempito lo stomaco e poi..." Sentì il sangue imporporarle le guance; aprì gli occhi e abbassò lo sguardo, incapace di incontrare gli occhi di Tikki. Non era pronta ad ammettere quello che aveva provato. "Poi lui m-mi ha messo la l-lingua in b-bocca..." Sentì Tikki sussultare e i suoi occhi cercarono automaticamente la piccola amica. Ma quando le incrociò lo sguardo avrebbe voluto non averlo fatto, perché quella luce che aveva visto poco prima negli occhi di Tikki era tornata e guardarla direttamente la stava facendo sudare.

"E poi?" chiese Tikki.

Marinette cercò di parlare, ma le parole non le uscirono. Respirò e cercò di parlare di nuovo, ma ancora una volta non riuscì a pronunciar parola. "Non lo so," riuscì a dire alla fine. "Mi sentivo come se mi avesse colpito un fulmine, da dentro. E..." Sapeva di essere diventata cremisi.

"E…?" incalzò Tikki.

"Non volevo che finisse." Marinette si coprì il viso con le mani e non osò muoversi per un lunghissimo istante. Ammetterlo a Tikki lo aveva reso più reale, troppo reale. Non c'era più modo di evitarlo. "Le mie gambe erano come gelatina quando si è staccato da me, Tikki, ero così stordita! Non riuscivo a smettere di pensarci..." Ancora non riesco a smettere di pensarci, finì la frase nella sua mente.

"Sembra che ti sia davvero piaciuto allora, Marinette!" La kwami ​​lo sussurrò appena, ma la serietà e la tenerezza nei suoi occhi dissero a Marinette che Tikki la stesse leggendo come un libro aperto.

Annuì. Non riusciva a dirlo a parole. Non le era solo piaciuto, le era piaciuto INFINITAMENTE. Non riusciva più a pensare ad altro; e la cosa peggiore era... che voleva di più. Ma sapeva che non sarebbe più successo, non sarebbe potuto più succedere, non avrebbe potuto permetterlo. E quella consapevolezza la stava uccidendo.

Respirò profondamente quando si tolse le mani dal viso e coprì il vassoio che aveva preso poco prima con un foglio di carta da forno pulito e iniziò a metterci sopra i panini. Prese alcuni tovaglioli di carta e afferrò il vassoio, tornando pensierosamente in camera sua.

Quando emerse dalla botola, vide che Alya si era messa il pigiama e si stava lavando i denti. Marinette posò il vassoio e si guardò intorno.

"Mhmhmh..." mormorò Alya. Poi andò al lavandino di Marinette, sputò il dentifricio e la guardò di nuovo. "Voglio dire, se n'è andato." Iniziò a sciacquarsi la bocca.

Marinette provò una fitta di delusione. "Oh," disse, cercando di nasconderla.

"Ha detto che doveva parlare con Ladybug di qualcosa di importante", disse Alya.

La ragazza non aveva idea dell'ondata di emozioni che quelle poche parole avevano scatenato nel cuore di Marinette. Perché Chat voleva parlarle? Cos'era successo? L'aveva sgamata? Qualcosa che Chat aveva detto poco prima iniziò a risuonarle in testa: "Mi piace pensare che almeno riconoscerei quanto sia zampastica," se l'avesse incontrata da civile. E le parole che aveva detto quando aveva cercato di incoraggiarla, il modo in cui l'aveva guardata...

Marinette si sentì impallidire. Chat Noir aveva capito che era Ladybug? Oh no! Questo sarebbe stato un altro disastro!

"Tutto bene, Marinette?" chiese Alya dopo aver sputato il collutorio. "Cosa c'è che non va, ragazza? Hai visto un fantasma?"

Le parole di Alya la riportarono alla realtà. "Tutto bene. Davvero," mentì lei. "Sono solo stanca. È stata una serata movimentata."

"Oh sì," convenne Alya. "Davvero movimentata! Dovrò trovare una buona introduzione per la mia intervista con Chat Noir sul Ladyblog!"

Marinette la guardò sbigottita." Vuoi davvero pubblicare quell'intervista?"

"Puoi scommetterci!" Alya le fece l'occhiolino. "Non posso non pubblicarla, e penso di aver appena avuto l'idea giusta su come iniziare l'articolo!" Sorrise raggiante a Marinette, ma poi sbadigliò e si stiracchiò. "Ma lo scriverò domani. Ce l'ho tutto in testa comunque, e già per metà sul mio telefono!" Si indicò la testa e si sedette davanti ai panini di Marinette, ne prese uno ripieno al tonno e iniziò a mangiarlo.

"Ma non ti sei appena lavata i denti?" chiese Marinette.

Alya mangiò l'ultimo boccone del suo panino e ne prese un altro. "Li laverò di nuovo. Ci stavi mettendo così tanto che ho pensato ti fossi addormentata e mi stavo preparando per andare a letto, convinta di dovermi tenere la fame."

Marinette si sentì sprofondare: parlare con Tikki doveva averla rallentata parecchio. Che razza di ospite era? "Scusa, Alya! Ero un po' confusa."

"Scommetto di sapere perché, mia cara!" Alya ridacchiò e si mise ad armeggiare con il telefono. Ma quando girò lo schermo verso Marinette, il cuore della ragazza si fermò. Nel video in riproduzione, Chat Noir la stava baciando. Il sangue le fluì tutto sul viso.

"ALYA!! MI FARAI PRENDERE UN INFARTO!" gridò, ma ciò non impedì ad Alya di mostrarle di nuovo l'intero filmato.

Si mise una mano sulla fronte. Sarebbe stata una notte molto, ma molto lunga...


Nota dell'autrice:


Ciao! E così, il gatto è uscito ufficialmente dal sacco. E ora Adrien è davvero, nei guai fino al collo. E sopraffatto da tutto quello che ha scoperto. Cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo? Spero vi sia piaciuto il punto di vista di Marinette, e l'interazione tra i personaggi. Fatemi sapere ;)

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Capitolo 6
*** Conversazioni mancate e conversazioni mirate ***


Capitolo 6 — Conversazioni mancate e conversazioni mirate

Non ci volle molto a Chat Noir per raggiungere villa Agreste. Atterrò al centro della sua stanza con un forte tonfo, e restò fermo per un lungo momento in posizione accovacciata prima di mormorare "Detrasformazione". Si alzò in piedi proprio quando Plagg uscì fuori dall'anello.

"Alla buon'ora!" esclamò il kwami. "Odio trasformarmi!" volò verso il suo armadietto e ne uscì poco dopo con un fetta di camembert in ogni zampa. Ne ingoiò uno in un paio di morsi, e poi iniziò ad assaporare l'altro.

Adrien si avvicinò come in trance al suo letto, e si mise a sedere, letteralmente sprofondando sul materasso. Si tenne la testa con le mani, fissando il nulla.

"Non mi butti davvero tutta la scorta di Camembert, vero gattino?" chiese Plagg con quello che Adrien riconobbe essere un tono di voce preoccupato.

Sorrise dolcemente e si tolse le mani dalla testa, abbassandole sulle ginocchia. Guardò il piccolo kwami gatto. "In realtà, ci stavo pensando, Plagg."

"NON ME LO FARESTI PER DAVVERO!" Plagg fu preso dal panico. Volò davanti al suo armadietto e si voltò, proteggendolo col suo piccolo corpo. "Non sarò in grado di sopravvivere senza la mia Cremosità!"

"Plagg..." iniziò Adrien.

"Davvero, gattino. Ti ho fatto un favore, non te ne rendi conto? Non puoi essere così crudele!"

"Plagg..." disse di nuovo Adrien.

"Non cercare di cambiare argomento. Non mi starò zitto finché non avrò il 1000% di conferma che il mio formaggio non verrà danneggiato."

"PLAGG!" gridò Adrien. "Stai zitto e ascolta!" Finalmente la minuscola creatura smise di agitarsi e lo guardò con i suoi scintillanti occhi verde smeraldo. "C'è qualche tipo di Camembert speciale che avresti sempre voluto assaggiare? Se c'è dimmelo, che te ne compro un lotto intero." Rise dolcemente allo sguardo sorpreso del kwami.

"Oh..." mormorò Plagg.

Adrien lo fissò. "Non dirmi che per una volta sono riuscito a lasciarti senza parole," lo prese in giro. Il kwami ​​lo guardò solennemente e volò verso il suo viso.

"Cosa farai adesso?" chiese allora. "Voglio dire... stasera ti hanno davvero aperto gli occhi."

Adrien sospirò. "Ah, che eufemismo." Tacque, perché non sapeva che dire, o che fare. Gli ci volle molto tempo prima di poter parlare di nuovo. Il tumulto di emozioni che lo attraversavano era troppo forte per poterne parlare. "Una parte di me vuole infilarsi sotto le coperte e nascondersi; Marinette fa paura. Ma è anche così dolce. Come può la stessa persona far paura ed essere dolce? Sono sbalordito per quanto ho scoperto stasera. Ancora non riesco a crederci."

"E c'è anche quell'altra ragazza, la giornalista," disse Plagg con un sospiro. "Congratulazioni per aver svelato la tua identità all'unica persona che non avrebbe mai dovuto scoprirla!"

"Oh ma piantala!" sbuffò Adrien. "Non so perché, ma mi fido di Alya, sento che non mi tradirà. Il mio problema ora è come riferire l'accaduto a Ladybug, e cosa fare con Marinette e Katami!"

Plagg scomparve nel suo armadietto e ne uscì con altre due fette di formaggio. "Ecco perché preferisco il formaggio, gattino, è molto meno complicato!"

Adrien sbuffò e avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma Plagg continuò: "Codini e Lady-Spadaccina sono come queste due fette di formaggio; una è stagionata per novanta giorni e profuma di paradiso, l'altra è molto più blanda. Ad occhio sembrano uguali, ma è quando le assaggi che senti la differenza." Ne ingoiò una e andò a riporre l'altro prima di emergere di nuovo dalla sua scorta di formaggio e lo guardò con un luccichio serio negli occhi color smeraldo. "Hai potuto assaggiare entrambe, Adrien. Cosa ti dicono le tue papille gustative?"

Adrien sospirò: per quanto strana fosse la similitudine, dovette ammettere che era abbastanza calzante. "Non c'è paragone, Plagg, e so che sai cosa intendo."

"Sì, ho percepito quella disgustosa esplosione di emozioni che hai avuto." Plagg sospirò. "Sono un kwami, Adrien. Non capisco le emozioni umane, non mi riguardano. Ma c'è qualcosa che vivere milioni di anni mi ha certamente insegnato." Lo guardò solennemente. "Scegli sempre la fetta di formaggio più saporita."

Adrien sospirò. Quand'è che Plagg avrebbe smesso di parlare del formaggio?

"Sul serio, gattino. Ho avuto conversazioni simili con molti dei miei gatti neri in passato, maschi o femmine che siano, sono tutti uguali. La tua testa non lo sa, i tuoi occhi possono ingannarti. Ma le tue papille gustative gattino, il tuo basso ventre, il tuo cuore, o come diavolo lo vuoi chiamare... quello non sbaglia. Mai!" Il kwami ​​sorrise orgoglioso. "Ecco cosa devi ascoltare."

"Quando ho baciato Katami," iniziò Adrien.

"Non ti è piaciuto per niente," lo interruppe il kwami.

Adrien sospirò. "Non ho provato niente. Voglio dire, ho provato qualcosa..."

"Sì. Una fitta di delusione..." affermò Plagg, e gli lanciò uno sguardo divertito. "Ne hai parlato per ore, non dirmi che te ne sei dimenticato!"

Adrien scosse la testa. "Mi è dispiaciuto per Katami e ho fatto del mio meglio per nasconderlo, ma so che ha capito che qualcosa non andasse." Sospirò. "Quel bacio non era niente di quello che mi aspettavo e so che lei voleva davvero che fosse diverso."

"Ti ama..." affermò semplicemente Plagg e scrollò le spalle. "Ma tu invece ami Codini."

Adrien sospirò. Il viso di Marinette riempì la sua vista e travolse il suo cuore, e il ricordo dei bellissimi occhi azzurri della ragazza lo fece attraversare da un'altra scossa di elettricità. Sapeva che avrebbe potuto annegare all'infinito nell'oceano di quegli occhi, soprattutto dopo quel bacio. Sospirò di nuovo, più forte, mentre la corrente di emozioni minacciava di consumarlo.

Non poteva negarlo, "Sì, forse hai ragione". Si passò le mani tra i capelli. "Ma io credevo di amare Ladybug, Plagg. Se devo davvero ascoltare il mio cuore, perché mi spinge verso... Marinette?" Guardò di nuovo il kwami, nel disperato tentativo di ottenere una risposta, di qualsiasi tipo. "Quel bacio era tutto ciò che ho sempre sognato, e anche di più!"

Lasciò che i suoi sensi tornassero a rivivere il momento in cui aveva baciato Marinette e chiuse gli occhi per assaporare l'esplosione di emozioni che il solo ricordo gli stesse dando. Era come se tutto il suo corpo risuonasse come una cassa acustica, a partire dal suo basso ventre. "Se amo Ladybug, perché il mio cuore è così confuso quando si tratta di Marinette?"

Plagg sospirò. "Lo devi capire tu." Le orecchie del kwami ​​si appiattirono sulla sua testa. "Sono un kwami, non un esperto del cuore umano!" Alzò gli occhi color smeraldo mentre continuava, "Ma forse dovresti ascoltare il tuo istinto e iniziare a chiederti a quale set di codini appartenga il tuo cuore." Poi borbottò qualcos'altro che Adrien non riuscì a capire.

"Eh?" gli chiese lui.

"Non posso dirtelo," ribatté Plagg. "Ma ricorda quello che hai promesso alla giornalista."

Adrien sussultò. "Sì, è vero, e non stavo mentendo quando le ho detto che avrei sistemato le cose."

Tacque mentre considerava attentamente le sue opzioni. Aveva una mezza idea di quello che voleva fare e dire quando avrebbe visto Marinette a scuola il giorno dopo, ma per farlo, avrebbe dovuto risolvere prima tutte le questioni in sospeso. Quella sarebbe stata la parte difficile, ma non aveva scelta: non sarebbe riuscito a fare quello che pensava di fare altrimenti.

"Ho bisogno di parlare con Katami e con Ladybug. E poi, domani potrò ringraziare Marinette come merita." Guardò con una fitta di desiderio il suo cuscino, non volendo nient'altro che sdraiarsi e chiudere gli occhi fino al mattino successivo, ma poi indurì lo sguardo e prese il cellulare dalla tasca dei jeans. Erano solo le 23.00, wow, pensava fosse più tardi!

"Cosa fai?" chiese Plagg.

"Chiamo il target sbagliato", disse Adrien. Plagg volò vicino alla sua spalla e sbirciò quello che stava scrivendo mentre premeva "invia".

[Ehi, Kat, sei sveglia?]

"Non è un po' tardi?" chiese Plagg, ma il telefono emise un bip quasi istantaneo. Katami era sveglia.

Katami: [Stavo andando a dormire. Come stai? Ero un po' in pensiero per te, Venerdì sembravi un po' giù.]

Adrien: [Tutto bene, grazie, mi sento molto meglio. Ho bisogno di parlarti, Kat. È importante.]

Katami: [Domani a scherma?]

Adrien: [No, devo parlarti prima.]

Katami: [Vuoi avviare una videochat? Posso farti vedere il mio nuovo pigiama, è arrivato ​​Venerdì dal Giappone!]

Adrien sorrise.

Adrien: [Quelli di Bleach di cui mi hai fatto vedere la foto due settimane fa?]

Katami: [Sì, proprio quello. Vuoi vedere?]

Adrien sospirò. Per quanto lo tentasse l'idea di vedere quel pigiama in particolare, non voleva parlarle in videochat.

Adrien: [No, Kat, è una cosa seria, devo parlarti di persona. Possiamo vederci domani prima di scuola?]

Katami: [Oh, OK. Ci vediamo alle 7 allora. Aspettami fuori.]

Adrien: [Grazie, Kat. A domani.]

Katami: [甘い夢の蜂蜜 (Amai yume no hachimitsu)!]

Adrien: [Sì, sogni d'oro!]

Adrien sorrise al messaggio in Giapponese. Katami scriveva in Giapponese solo quando era nervosa. Era fatta… aveva scoperto le sue carte, ormai, non poteva più tornare indietro. Sospirò e guardò il kwami nero, cercando di trovare il coraggio di fare il passo successivo.

"Una è fatta. Ora tocca alla parte più difficile. Plagg, trasformami." Questa volta, non accolse con entusiasmo il potere del gatto nero che rafforzava i suoi sensi. Avrebbe preferito di gran lunga mantenere le sue sensazioni più ovattate, ma non aveva scelta. Si alzò dal letto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza; prese il bastone da dietro la schiena e aprì il comunicatore mentre la punta della sua coda frustava l'aria a destra e a sinistra.

Non sapeva perché fosse così nervoso. Ladybug probabilmente non era nemmeno trasformata. Ma c'era una possibilità che potesse esserlo... e il solo pensiero di ciò che doveva dirle gli stava contorcendo le budella.

Chiamò Ladybug prima che uscisse fuori di testa. Sentì suonare il primo squillo e il cuore iniziò a battergli fortissimo in petto. Suonò il secondo squillo e trattenne il respiro mentre stringeva fortissimo il comunicatore con la mano artigliata. Poi sentì la segreteria telefonica… e riuscì a respirare di nuovo.

"Detrasformazione," sussurrò. "Riproverò più tardi."

Si schiantò pesantemente sul letto, a faccia in giù. Era esausto.

oOo

Marinette osservò attentamente il respiro regolare di Alya. Finalmente la sua amica si era addormentata… erano già le 23.30 e Marinette non riusciva a chiudere occhio.

Non solo Alya l'aveva deliziata con almeno quaranta ripetizioni del filmato con il suo bacio con Chat Noir, che ogni volta le davano una scossa elettrica nella parte bassa del ventre, ma aveva continuato senza pietà a rivisitare ciò di cui voleva parlare nella sua intervista per il blog e aveva ripetuto fin troppe volte il filmato con la dichiarazione di Chat Noir. Insomma… in breve Alya era riuscita a scolpire nella mente di Marinette ogni singola parola pronunciata dal suo Gattino, e in maniera permanente. Non che Marinette avesse bisogno di tutto questo promemoria: ancora non riusciva a calmare il tumulto di emozioni che aveva provato la prima volta che aveva sentito quelle parole, ma Alya non poteva e non doveva saperlo!

Ora che la sua amica stava finalmente dormendo, si godette un paio di minuti di pace e silenzio. Poi diede un'altra occhiata al respiro regolare dell'amica, per assicurarsi che Alya fosse ancora addormentata, prima di scendere in silenzio dal soppalco. In punta di piedi attraversò la stanza, scese le scale della botola e si diresse verso il bagno. Si guardò intorno a destra e a sinistra ed entrò, chiudendo a chiave la porta.

Tikki uscì immediatamente da dietro i suoi codini. "Tikki, trasformami," disse Marinette a bassa voce, e la piccola kwami ​​scomparve nei suoi orecchini, mentre in un lampo di luce, Ladybug appariva al posto di Marinette. Prese in mano il suo Bugphone e notò immediatamente una chiamata persa.

Cavolo. Chat aveva già provato a chiamarla, e solo pochi minuti prima.

Provò a richiamarlo, ma il telefono le andò direttamente in segreteria. Sospirò, pensando di lasciare un messaggio, ma un leggero bussare alla porta la fermò di colpo. Riattaccò il Bugphone e sussurrò: "Detrasformazione". Quando aprì la porta, sua madre la stava guardando con occhi assonnati.

"Tutto bene, Marinette?" le chiese.

Lei annuì. "Sì maman, scusa!" Tornò in punta di piedi in camera e voleva sdraiarsi di nuovo, ma Alya aveva cambiato posizione e ora era spiattellata su tre quarti del letto. Ma bene, alla faccia del comfort. Si strinse nel poco spazio disponibile e attese in silenzio.

"Ci riprovi più tardi?" le sussurrò Tikki nell'orecchio.

"Certo. Devo sapere perché Chat vuole parlarmi." Sospirò e poi continuò, con la gola che si serrava per la preoccupazione. "Pensi che abbia capito chi sono?" chiese infine con un sussurro tremante.

"Non lo so, ma in qualche modo non credo," sussurrò di rimando la piccola kwami. "Se lo avesse fatto, avrebbe trovato la scusa per venire in cucina e parlarti direttamente, non credi?"

Marinette spalancò gli occhi. "Hai ragione, Tikki. Non cercherebbe di contattarmi tramite il Bugphone, sapendo che non funziona se non sono trasformata." Fissò per un lungo momento l'oscurità davanti a sé. "Allora cosa pensi che sia successo?"

"Non lo so, ma ti sta chiamando di nuovo!" sussurrò Tikki. Marinette scese in punta di piedi dal soppalco e si sedette sulla sedia della scrivania.

"Trasformami," sussurrò a Tikki, ma quando prese il suo Bugphone, Chat aveva già riattaccato. Sbirciò cautamente al piano di sotto e vide che la porta del bagno era aperta, ma sembrava che non ci fosse nessuno in giro. Decise di rischiare e si diresse verso il bagno in punta di piedi senza rilasciare la sua trasformazione, così che nel caso in cui Chat avesse richiamato, lei avrebbe potuto rispondere.

Si chiuse in bagno e provò a chiamare di nuovo. Il telefono tornò in segreteria. Riattaccò e sospirò ancora una volta: "Detrasformazione," e guardò la sua amica kwami con aria delusa. "E' ridicolo," si disse tra sé e sé.

"Sì, lo è un po', davvero", ammise Tikki. "Non aiuta che ci sia Alya, o saresti potuta rimanere trasformata in camera tua ad aspettare la telefonata."

Marinette si sedette sul water, appoggiando il mento sulle mani, i gomiti sulle ginocchia. "Ho il presentimento che la nottata sarà molto lunga", disse con un altro sospiro. "Dimmi subito se chiama di nuovo!"

"Certo," disse Tikki facendole un piccolo sorriso.

oOo

Adrien sospirò, frustrato. Era l'una e mezzo del mattino e si era trasformato almeno venti volte cercando di mettersi in contatto con Ladybug. Ogni volta che Plagg gli diceva che stava chiamando e lui si ritrasformava, il Bugphone di Ladybug andava in segreteria.

Aveva provato ogni singola strategia a cui potesse pensare. Aveva aspettato un po' per rilasciare la sua trasformazione dopo averla chiamata, cercando di mantenersi sveglio camminando nervosamente in giro per sua stanza con il comunicatore tra le mani; le aveva lasciato un breve messaggio dicendole che l'avrebbe chiamata a una certa ora; una volta se l'era lasciata sfuggire solo per una manciata di secondi. Era la sessione di inseguimento telefonico più fastidiosa che avesse mai sperimentato. Sembrava destino che non potesse parlarle quella sera.

"Detrasformazione," sussurrò infine.

Plagg apparve di nuovo e si schiantò sul letto accanto a lui, in modo molto drammatico. "Odio trasformarmi!" mormorò."Perché continui a entrare e uscire dalla tua tuta?"

"Nel caso mi addormentassi, Plagg. Se Nathalie arrivasse domani mattina e trovasse Chat Noir al mio posto, non credo ne sarebbe felice", disse Adrien.

"Perché non metti l'allarme come fai tutte le sere?" gemette il kwami ​​nero.

Adrien lo zittì. "Troppo rischioso. Se non lo sento, sono nei guai."

Plagg sospirò. "Codini ha provato di nuovo a chiamarti, pochi secondi fa."

"Trasformami!" sussurrò Adrien, ma quando provò a chiamarla, il telefono andò di nuovo in segreteria. Sbuffò deluso e aspettò un po', fissando con fare quasi ipnotico i puntini sull'orologio del suo telefono comparire e sparire, mostrando lo scorrere dei secondi. Quando vide che Ladybug non lo richiamava per più di 15 minuti, ammise finalmente la sconfitta. "Detrasformazione."

Plagg cadde di nuovo sul letto. "Un Tartufo della Cornovaglia, gattino."

Adrien gli lanciò uno sguardo interrogativo, così il kwami precisò:"Mi hai chiesto che formaggio potessi prendermi: Tartufo della Cornovaglia. Non mi accontento di meno, Adrien."

Adrien annuì. "Lo ordinerò domani quando torno da scuola."

Il kwami ​​nero gli apparve davanti agli occhi. "Senti… va bene che vuoi parlare con Ladybug e mi stai facendo vedere i sorci verdi. Ma hai deciso cosa le vuoi dire quando finalmente risponderà a quel telefono?"

"Ad essere sincero, Plagg, no." Lanciò ​​uno sguardo imbarazzato al kwami. "Ecco vedi… è vero che sto cercando di chiamarla disperatamente, ma allo stesso tempo spero che non risponda, così posso tenere l'anello un giorno in più."

Plagg roteò gli occhi. "La giornalista ha ragione, Adrien. Ti preoccupi troppo."

"Non so perché, ma non credo," sussurrò lui. "Ladybug è troppo ansiosa di mantenere segrete le nostre identità, Plagg. E so che ha ragione, ma… non credevo davvero di essere così facile da smascherare." Sospirò profondamente.

"E domani? Cosa dirai a Codini e a Lady-Spadaccina?"

"Non ne ho la più pallida idea," ammise Adrien. "Sono senza speranza, eh?" Il ragazzo si alzò e andò verso il suo armadio. Prese la sciarpa che aveva appena saputo essere un regalo di Marinette, e tornò a sedersi sul letto, fissandola con occhi pieni di dolcezza.

"Non era un regalo di tuo padre, eh?" disse Plagg.

Adrien posò la sciarpa sul letto e iniziò a spogliarsi; poi afferrò la maglietta e i pantaloni del pigiama a tema Ladybug che normalmente indossava per dormire. Li fissò a lungo, e infine decise di non volerli mettere quella sera. Si diresse di nuovo verso il suo armadio e passò in rivista i pigiami e gli altri capi di abbigliamento che stavano mettendo su le ragnatele nel suo guardaroba.

Dopo aver rovistato un po', prese in mano una maglietta rosa confetto, ma non riuscì a trovare nessun pantalone da abbinarci, quindi sospirò e prese in mano i pantaloni rossi a pois neri del pigiama di Ladybug e si mise quelli.

"Sai, gattino," affermò Plagg con aria assente. "Per essere il figlio di un famoso stilista, non hai alcun senso estetico né di abbinamento cromatico!"

Adrien gli fece il broncio. "È solo un pigiama", disse poi. “Non volevo mettermi la maglietta di Ladybug, non mi sembrava… appropriata stasera." Abbracciò con un piccolo sorriso la maglietta che aveva appena indossato, stringendosela al petto. "Questa è meglio."

Poi tornò vicino al letto e ci si afflosciò sopra. Si mise la sciarpa sotto la testa con una piccola carezza, depositando un tenero bacio sulla morbida stoffa. Anche solo il semplice contatto con qualcosa che Marinette aveva passato così tanto tempo a realizzare con le sue proprie mani gli riscaldava il cuore.

"La mamma aveva ragione," mormorò mentre accarezzava dolcemente la sciarpa e sbadigliava. "La persona che ti fa un regalo fa la tutta differenza."

Vide Plagg lanciargli uno sguardo triste con le orecchie piatte sulla testa e la coda che sbatteva da sinistra a destra. Ebbe la sensazione che perfino Plagg fosse dispiaciuto per lui.

"Mi dirai se Insettina mi chiama di nuovo?" mormorò assonnato. Prese il telefono svogliatamente e passò qualche istante a mettere la sveglia per le sei di mattina, e poi non riuscì più a tenere gli occhi aperti e si addormentò.

Plagg gli diede una carezza sulla testa. "Lo farò, gattino, lo farò."

oOo

Il suono della sveglia lo scosse dal sonno come uno schiaffo in faccia. Spalancò gli occhi e sentì la resistenza delle sue palpebre pesanti: era fortunato a non avere un servizio fotografico oggi, o la make up artist non sarebbe stata affatto contenta.

Mosse freneticamente la mano sul materasso vicino al cuscino con gli occhi appena appena aperti, e mise in pausa l'allarme del telefono. Altri cinque minuti... pensò stancamente. Poi, la sua mano toccò il morbido tessuto della sciarpa che copriva il suo cuscino, e si ricordò gli eventi della notte precedente.

Cavolo! Katami sarebbe stata davanti alla villa in meno di un'ora! Non aveva il tempo di posticipare la sveglia.

Saltò giù dal letto e piegò amorevolmente la sciarpa che gli aveva fatto da cuscino la notte scorsa, piegandola ben bene e posandola vicino ai vestiti che avrebbe indossato quel giorno. Poi si avviò verso il bagno, si diede un'occhiata in faccia e fece una smorfia.

Il gonfiore sotto gli occhi causato dalle lacrime era scomparso, ma i segni neri che l'aveva sostituito non aveva di certo un aspetto migliore. Non avrebbe mai dovuto andare a dormire alle 2 di notte. Fece una doccia veloce e si lavò i denti, e poi cercò nell'armadietto del bagno finché non trovò una maschera per gli occhi simile a quella che gli aveva dato Marinette la sera prima, e se la mise sul viso, proprio sotto gli occhi. Non pensava che avrebbe fatto miracoli, ma magari aiutava un po'.

Indossava ancora la maschera per gli occhi quando iniziò a sistemarsi i capelli — era la parte più lunga della sua routine mattutina, ma non poteva andare in giro con i capelli alla Chat Noir, altrimenti Alya non sarebbe stata l'unica a sgamarlo, e in questo momento, i suoi capelli erano fin troppo simili a quelli dell'eroe in nero.

Quando finì di domare la chioma ribelle e guardò l'orologio, erano le sette meno dieci. Si mise di corsa vestiti, calzini e scarpe. Non ho tempo per fare colazione, devo parlare con Katami, pensò mentre usciva dalla sua stanza e scendeva l'elegante scalinata, raggiungendo il corridoio ornato di marmo.

"Buongiorno, Adrien. State cercando di creare una nuova moda?" disse la voce divertita di Nathalie quando lo vide in faccia. Lui le lanciò uno sguardo perplesso e lei indicò sotto le palpebre, proprio sugli zigomi.

Oh sì, la maschera per gli occhi. Si era quasi dimenticato. La staccò e la porse a Nathalie. "È pronta la colazione", gli disse lei in tono glaciale.

"Arrivo tra un attimo", rispose Adrien. "Katami mi sta aspettando di fuori. Non ci vorrà molto."

Nathalie gli lanciò uno sguardo severo. "Basta che non facciate tardi a scuola."

Adrien annuì e uscì in giardino. C'era da aspettarselo, l'auto rossa di Katami era già ferma davanti alla villa, in attesa. Premette il pulsante per aprire il cancello e proprio in quel momento, si aprì la portiera posteriore della macchina e apparve il viso sorridente di Katami, che gli fece segno di entrare. Lui non se lo fece ripetere due volte, e chiuse la portiera dietro di sé.

Tuttavia, quando la portiera si richiuse e incontrò gli occhi sinceramente preoccupati di Katami, il ragazzo iniziò a sentire un'imbarazzante secchezza in gola e deglutì.

"Che è successo alla tua faccia?" chiese Kagami con il suo solito modo di fare brusco.

"Ho avuto un weekend difficile, ma oggi mi sento meglio," ammise, ma lo sguardo severo della ragazza non si addolcì; Adrien sospirò e le diede un'occhiata sfuggente mentre ammetteva la verità: "Non proprio, ma sopravvivrò, Kat."

Il silenzio sembrava assordante. Si sentiva solo il rumore del motore dell'automobile e anche quello era molto blando; sembrava quasi innaturale.

"Mi hai detto di avere qualcosa di importante da dirmi di persona", disse lei dopo una lunga pausa, e quando lui annuì, continuò spazientita: "Dimmelo allora!"

Lo guardò con i suoi bellissimi occhi ambrati, così diversi da quelli di Marinette, o da quelli della sua Lady, ma non per questo meno belli e profondi, o meno sinceri. Adrien sospirò dolorosamente.

"Hai ragione, te l'ho detto," iniziò lui. La guardò per un lungo istante, lo sguardo fisso su quello di lei. Nell'osservarla, non poté non notare i leggeri segni scuri sotto gli occhi della ragazza, e il dettaglio gli diede parecchio a cui pensare. Anche Katami non aveva dormito molto quella notte: sapeva probabilmente quale sarebbe stato l'argomento della conversazione che stavano avendo, era troppo intelligente per non essersene resa conto.

"Dunque?" incalzò lei. "Adrien, la tua esitazione mi fa male. E mi fa anche perdere tempo. Qualunque cosa tu voglia dirmi, per favore dilla, e adesso!" Vide l'ombra di una lacrima apparire all'angolo degli occhi della ragazza, e questo lo fece sentire davvero orribile.

"Io ..." Non riusciva a dirlo. Era come se qualcosa gli avesse afferrato saldamente la gola e non volesse lasciarla andare. "Mi dispiace, io..." riuscì infine a dire, "non posso stare con te." La sentì sussultare e le lacrime della ragazza si moltiplicarono, scorrendole sulle guance senza che lei pensasse di fermarle.

"Ma perché?" gli domandò con voce rauca.

Lui mosse la mano per afferrare la sua, ma lei gliela schiaffeggiò e lo spinse via. "Katami, mi dispiace. È colpa mia," ammise infine. "Tu non te lo meriti."

"Non capisco. Siamo fatti l'una per l'altro. Siamo così simili, così ben bilanciati." Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Ogni singhiozzo che percepiva era una dolorosa pugnalata alla schiena di Adrien.

"Mi piaci molto, Kat, e mi piace la tua compagnia. Vorrei davvero restare tuo amico. Solo che..." Abbassò lo sguardo. "N-non posso essere il tuo ragazzo."

"Non hai ancora detto perché." Non era una domanda, era un'affermazione.

"Cos'hai provato quando mi hai baciato, quel giorno?" chiese lui alla fine, dopo averci pensato a lungo. Gli occhi di Katami si spalancarono nel sentire una domanda così audace porsa dal biondino che normalmente cercava di evitare i confronti troppo diretti. "Ti sei sentita come se un fulmine ti avesse colpito nel profondo? Hai sentito le farfalle nello stomaco? Un fuoco che ti bruciava dentro?"

Ora era il turno di Katami di abbassare lo sguardo. "Leggi troppi fumetti, Adrien."

"Ma succede davvero, Katami! Non è fiction!"

Lei gemette e impallidì tutto d'un tratto. "L'hai provato tu, quando mi hai baciata?" gli chiese, ma lui scosse lentamente la testa. "Ma allora come fai a sapere che succede davvero?" Sentì il sangue corrergli al viso quando vide il lampo di comprensione negli occhi della ragazza.

"Sono rimasto molto deluso quando non l'ho provato con te, Kat," disse, evitando apposta la domanda. "Ho provato a nascondertelo."

"Non ci sei per niente riuscito, Adrien. La reazione che hai avuto al nostro bacio mi ha ferita profondamente." Katami non lo guardava più. Adrien rabbrividì: avrebbe voluto non dover ferire così tanto i suoi sentimenti, ma non aveva scelta.

"Mi dispiace," mormorò.

"Non ho provato niente di quello che dicevi," ammise infine Katami, dopo un lungo periodo di silenzio. "Ma l'ho trovato piacevole. Sapevo che eri deluso, era molto evidente. Mia madre si era accorta della tua delusione, Adrien, e lei è cieca." La ragazza fece un sorriso duro quando lui la guardò sorpreso. "Lo so perché mi ha chiesto cosa ti fosse successo così all'improvviso. Per questo motivo non sono più venuta a trovarti, non sapevo cosa pensare."

"Mi dispiace," disse di nuovo lui.

"Non ripeterti, Agreste." Katami era brusca, ma schietta.

"No, mi dispiace davvero, Kat. Ti ho dato ascolto quel giorno, quando mi hai detto di cambiare target. Sapevo che ti piacevo e ti trovo davvero attraente."

"Allora qual è il problema?" Il suo tono era di nuovo severo, ma Adrien sapeva che la ragazza fosse molto più fragile di quanto volesse apparire.

E' che non sei... lei... Il pensiero gli balenò in mente, ma non poteva dirglielo, non sarebbe stato giusto.

"Non te lo meriti, Kat." Le prese la mano e la tenne forte, non permettendole di lasciare andare la sua presa. "Ti meriti qualcuno che possa baciarti e sentire tutto quello che ho detto. Meriti di sentirlo tu stessa, quando baci il tuo ragazzo. Sei una ragazza forte, appassionata e meravigliosa. Non sei una seconda scelta, e non dovresti accontentarti del primo ragazzo che trovi. Dovresti puntare in alto, come fai sempre. "

"Pensavo di averlo fatto, quando ho scelto te." Sembrava confusa e Adrien le lasciò la mano. "Ma evidentemente mi sbagliavo."

Rimasero in silenzio per un lungo momento. "Allora... hai trovato il target giusto," dichiarò alla fine Katami. "Ti ha fatto provare tutte quelle cose che hai detto."

Adrien dovette annuire. "Sì, l'ho trovata," ammise con una profonda pesantezza nel petto. "In realtà l'avevo già trovata molto tempo fa, ma non me n'ero accorto."

Lei gli mise una mano sulla guancia e lo fissò con il viso leggermente arrossato per un lungo istante; poi gli si avvicinò e posò le labbra sulle sue. Gli occhi di Adrien si spalancarono per la sorpresa. La ragazza premette solo le labbra sulle sue per un brevissimo istante prima di tornare a guardarlo, con uno sguardo dolce che si rabbuiò un po' nell'incontrare i suoi occhi pieni di malinconia. "Ti lascio andare." Gli occhi di Kagami si riempirono di lacrime. "Non ha senso cercare di tenere legato a me qualcuno che non mi è mai appartenuto."

"Mi dis..."

"Oh smettila," lo interruppe lei. Gli puntò un dito dritto contro il petto. "Ma ascoltami, Agreste. Se la persona che hai trovato è quella che penso io, non esitare. Vai da lei e falla felice. No, che dico ... falla rimanere senza fiato." Adrien spalancò la bocca alle sue parole. Il suo sguardo rifletteva il dolore che anche lui provava ancora dentro, ma ora scintillava anche di una luce diversa, che non riusciva a identificare del tutto.

"Eh?" non poté evitare di chiedere.

"È l'unica amica che ho senza contare te. Se osi renderla infelice, dovrai vedertela con me." Gli lanciò uno sguardo furbo. Katami sapeva. E ora sapeva anche che lui sapeva. "Non permetterò a nessuno di ferire i miei amici, nemmeno a te."

"Sono senza parole." Lo era davvero. "Ero proprio l'unico a non aver capito che Marinette mi amava?" Arrossì furiosamente quando Katami rise.

"E non è la sola ad essere innamorata", finì lei.

Adrien le lanciò uno sguardo perplesso. "Che vuoi dire?"

Katami si spostò da lui e si mise seduta più comoda, incrociando le gambe e le braccia al petto. "Ho osservato a lungo il modo in cui reagisci alle persone attorno a te, Adrien. Mi sei piaciuto dal giorno che ci siamo conosciuti: ti sei mai chiesto perché ci ho messo così tanto a fare la mia prima mossa?"

Il pensiero gli era passato per la mente. Katami aveva detto spesso che lei non esitava mai, ma ci aveva messo molto tempo prima di tentare di stare con lui. "In effetti sì, me lo sono sempre chiesto", ammise. "Ma non capisco il motivo."

"Il giorno in cui ci siamo conosciuti e mi hai battuto a scherma, ti ho chiesto se ti piaceva Marinette. Tu hai detto che era una buona amica, ma me lo sentivo scendere che qualcosa non andasse", iniziò a dire la ragazza e il cuore di Adrien perse un battito. Ma dai? "Poi, quando siamo andati al palazzetto del ghiaccio, ho visto quanto fossi geloso di lei."

"Non ero..." scattò a dire lui.

Katami rise e gli diede una leggera spinta sulla spalla. "Sei più cieco di mia madre! Certo che lo eri!" Lui la fissò e le fece il broncio, incrociando le braccia sul petto. "E non guardarmi così. Era chiaro come il sole, nessuno avrebbe potuto non vederlo." Poi aggiunse rapidamente: "Tranne te, naturalmente. E lei. È cieca quanto te."

La ragazza sospirò, e continuò: "Provavo dei sentimenti molto forti nei tuoi riguardi, ma mi piaceva molto anche Marinette e non volevo perseguire un ragazzo che fosse già impegnato. Ecco perché, molto insolitamente da parte mia, ho esitato, e ho aspettato". La ragazza sospirò di nuovo. "Ma presto mi resi conto che non ve ne foste accorti entrambi, e alla fine mi stufai di continuare a guardarvi ballare l'una intorno all'altro, mi davate davvero i nervi." Lo guardò severamente, ma mentre parlava il suo sguardo si addolcì. "Così ho fatto la mia mossa, e non me ne pento perché abbiamo passato dei bei momenti, Adrien. Ma sapevo che non sarebbe durata e la tua delusione quando mi hai baciata me l'ha dimostrato. Ecco perché lo so che devo lasciarti andare. "

"Oh cavolo, devo essere davvero ottuso," mormorò imbarazzato mentre la mano gli raggiungeva la nuca, ma immediatamente abbassò la mano, perché ora era molto più consapevole di questo tic nervoso, dopo la conversazione che aveva avuto con Alya la sera prima.

Il consiglio di Plagg della notte scorsa gli risuonava ancora in testa. "Devi decidere a quale set di codini appartenga il tuo cuore". Adrien appoggiò le mani sulle gambe e si guardò le scarpe, sconfitto, mentre la realtà di ciò che Katami aveva appena detto lo colpiva allo stomaco come un pugno ben mirato.

Plagg aveva ragione. Katami aveva ragione. Alya aveva ragione.

Era un idiota.

"Solo un po'," disse Katami tra le risate. "Ora vattene, Signor Ottuso. Ci vediamo a scherma stasera." Lo guardò furtivamente. "E voglio un rapporto dettagliato."

Adrien si portò due dita alla tempia e le fece il suo sorriso da modello, ma quando incrociò lo sguardo divertito di lei, il suo sorriso si fece più profondo e gli raggiunse gli occhi. "Agli ordini signora", scherzò, poi aprì la portiera della macchina e uscì, chiudendosela dietro di sé.

Tornò nella villa, quasi stordito. Si sentiva più leggero ora che aveva affrontato Katami senza averla ferita troppo (o almeno sperava di non averlo fatto). Non riusciva ancora a credere di essere riuscito a parlarne con lei. E non riusciva a credere che persino Katami avesse capito che Marinette lo amava. E che lui... che anche lui amava lei. Quanto era stupido!

Ma ora... aveva un'ultima possibilità di chiamare Ladybug prima di andare a scuola. Corse al buffet della colazione e si ingozzò il più in fretta possibile con lo yogurt magro farcito con semi di lino e macedonia di frutta.

"Vado a prendere la cartella," disse poi e salì in fretta le scale.

"Com'è andata con Lady-Spadaccina?" chiese Plagg quando finalmente entrò in camera; sembrava molto seccato. "Non mi hai nemmeno svegliato!"

"L'ha presa bene, Plagg, l'ho lasciata," disse Adrien. "Almeno l'ha presa meglio di quanto temessi, anche se mi sono sentito davvero un verme per averla ferita a quel modo."

"Oh, chissà perché, la cosa non mi sorprende affatto," rifletté il kwami. "Ma sono orgoglioso di te, gattino." Plagg scambiò il cinque con Adrien, che sospirò. "Quindi ora hai licenza di fare la tua mossa con Codini?"

Adrien sospirò. "Si chiama Marinette, Plagg. E non andare così di corsa. Devo ancora fare una telefonata e… ho il terrore."

Plagg fluttuò vicino alla sua guancia e l'accarezzò delicatamente. "Ma dai, gattino. Vedrai, andrà tutto bene. Non preoccuparti."

"Plagg, trasformami," mormorò mentre tornava a controllare se avesse chiuso a chiave la porta della sua camera. Quindi prese il comunicatore del suo bastone, lo accese e compose il numero. Di nuovo la segreteria. Fece un bel respiro e iniziò a registrare il messaggio.

"Ehi Insettina. Volevo parlarti direttamente, ma abbiamo passato tutta la notte a inseguirci al telefono e mi sono proprio stufato." Sospirò profondamente prima di continuare: "Ho diverse cose da dirti e ci vorrà un po'; faresti meglio a metterti seduta."


Nota dell'autrice


Eccoci qui. Katami è uscita di scena... e Chat ha finalmente deciso di lasciare un messaggio a Ladybug. Siamo vicini alla fine. Pubblicherò il capitolo 7, che è il finale, a metà settimana, e poi l'epilogo (che è bello lungo e contiene l'articolo di Alya per il Ladyblog) domenica prossima, per la festa della mamma Francese.

Grazie mille per tutte le recensioni! Mi fa piacere sapere che ne pensate di questa storia. Un commento non costa niente e fa bene al cuore!

E grazie ancora ai miei meravigliosi beta, Genxha e Sherry!

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Capitolo 7
*** Come Ringrazia un Agreste ***


Capitolo 7 — Come ringrazia un Agreste

"Marinette! Marinette ti prego, svegliati!" La voce di Alya era come una pugnalata per la sua testa imbottita di cotone. "Sono le otto e dieci! Faremo tardi a scuola!"

A quelle parole, Marinette spalancò gli occhi. "LE OTTO E DIECI!!" Saltò giù dal letto, le mani a coppa su entrambi i lati del viso. "Oh mio Dio, è un disastro! Non faremo mai a tempo!" Corse in giro in preda al panico, afferrando la borsa della scuola e indossando metà dei suoi vestiti mentre si lavava i denti e l'altra metà mentre li sciacquava con il collutorio.

La notte scorsa era stata probabilmente una delle notti più movimentate e faticose di sempre. Non solo il gioco di Obbligo e Verità con Chat Noir l'aveva lasciata scossa nel profondo e incapace di chiudere occhio, ma lo snervante inseguimento telefonico che poi aveva iniziato con Chat Noir nei panni di Ladybug aveva esaurito completamente le sue ultime energie. Aveva finito per addormentarsi seduta sul water, e suo padre l'aveva svegliata un po' prima delle 4 di mattina, cercando di aprire la porta del bagno chiusa a chiave. E per fortuna che aveva chiuso a chiave la porta, o avrebbe avuto qualche problemino a spiegare perché Ladybug stesse dormendo seduta sul LORO water. Quindi, se non fosse stato per l'adrenalina che le scorreva attraverso il corpo al momento, dubitava che sarebbe stata in grado di tenere gli occhi aperti.

Si lavò velocemente il viso e mise un po' di mascara e eyeliner. Poi afferrò frettolosamente la sua cartella, notando che Alya invece era già vestita e pronta per andare, e aveva perfino lo zaino sulle spalle.

"Eh?" chiese Alya con un cipiglio sorpreso, sicuramente notando la sua aria sbigottita. "Ho passato un sacco di tempo a cercare di svegliarti. Sono anche andata di sotto e ho fatto colazione. Come dovresti fare anche tu adesso per inciso..."

Marinette guardò l'allarme del telefono. "Non c'è tempo per la colazione, sono le otto e venti!" Questa notizia fece impallidire perfino Alya.

"Ci vogliono solo 5 minuti per arrivare a scuola no?" disse Alya in preda al panico. "Vediamo chi fa prima! Prendimi se ci riesci!" Alya ridacchiò e corse giù per le scale che portavano alla stanza di Marinette, immediatamente seguita dall’altra, che ridacchiava quanto lei. Si precipitarono fuori dall'appartamento e poi scesero le due rampe di scale. Marinette si fiondò nella cucina del panificio e afferrò un paio di croissant appena sfornati, li mise in un sacchetto e poi nello zainetto, pensando che li avrebbe mangiati più tardi.

"Andiamo a scuola, ciao mamma, papà! Ci vediamo dopo!" Non aspettò nemmeno che i genitori rispondessero, ed uscì dalla porta sul retro, correndo dietro ad Alya finché non raggiunsero entrambe il semaforo. Che era rosso, ovviamente.

"8.27. La scuola è laggiù. Ce la faremo?" chiese Alya. "Sei l'esperta in queste cose..." ridacchiò poi.

Marinette sospirò e le afferrò il braccio, riprendendo a correre non appena la luce diventò verde. "Magari solo di striscio!" dichiarò, e con uno sforzo che avrebbe fatto vergognare un atleta, si precipitò verso la scuola, riuscendo a oltrepassare la soglia del cancello nel momento preciso in cui la campanella suonava l'inizio delle lezioni.

"Ragazza mia... sul serio. Niente più pigiama party quando il giorno seguente c'è scuola. Mi farai prendere un infarto!" disse Alya, con voce tremante tra un ansimo e l'altro.

"D'accordo", fu la risposta di Marinette, mentre si sforzava di domare il folle battito del suo cuore. Si asciugò il sudore e si tirò sù, finalmente in grado di guardarsi intorno.

"Buongiorno, Marinette!" disse una voce da dietro di lei. Si voltò e vide Mylene e Ivan che la guardavano sorridenti.

"Uh ... buongiorno! Non dovreste essere in classe?" pensò a voce alta.

"Buongiorno, ragazze!" Quella era la voce di Nino, che le osservava con un sorriso smagliante sulle labbra. Che cavolo era successo a tutti, stamattina?

"Ehi, Marinette!" Alzò lo sguardo e vide Marc e Nathaniel che la salutavano sulle scale, tra un gruppo di studenti che non conosceva bene, e rispose al saluto con un gesto nervoso della mano.

"Ciao, Marinette!" Questo era uno studente che non conosceva affatto. Dovette riflettere prima di rispondere.

"Oh. Ciao ... P-paul ...?" provò a chiedere, ricordando che una volta si era ritrovata con lui davanti all'ufficio del preside, per un ritardo, e si era presentato come Paul. Il ragazzo fece un sorriso a 32 denti, come se fosse al settimo cielo solo perché lei conosceva il suo nome.

Marinette guardò Alya e la sua amica fece spallucce e alzò le mani in un gesto che significava che anche lei non avesse la più pallida idea di cosa stesse succedendo. Le due ragazze iniziarono a camminare verso la stanza degli armadietti, mentre la scena che si sviluppava attorno a loro assumeva un'aria sempre più inverosimile, più le due si addentravano all'interno della scuola.

"E' solo una mia impressione, Alya, o tutta la scuola si è riversata nell'atrio e nei corridoi? Perché ci stanno seguendo tutti?" Marinette iniziava ad avere una brutta sensazione, come un nodo che le contorceva lo stomaco. Era arrivata tardi, o giusto al suono della campana, molte altre volte nel corso degli anni ma non le era mai accaduta una cosa del genere. Mai.

"Compresi gli insegnanti, vuoi dire?" Lo sguardo di Alya si spostò verso sinistra e Marinette notò che anche Mlle. Bustier era fuori della classe e le stava guardando, e non sembrava affatto infastidita dal fatto che la sua lezione iniziasse in ritardo, anzi, sembrava piuttosto divertita. Rose era vicino all'insegnante, col viso tutto rosso e gli occhi scintillanti di eccitazione.

"È così..." iniziò a dire, prontamente smorzata da Juleka, che le mise entrambe le mani sulla bocca e sorrise nervosamente.

"Sì," riuscì a dire Marinette, prima di essere bruscamente afferrata e girata, ritrovandosi in faccia il viso irato di una Chloé molto agitata. Quando le due incrociarono lo sguardo, il volto della figlia del sindaco si contorse in una smorfia che mostrava teatralmente la sua angoscia.

"Dupain-Cheng... è ridicolo. Assolutamente ridicolo." Si portò drammaticamente una mano agli occhi e si allontanò, seguita da una preoccupatissima Sabrina che le lanciò uno sguardo furibondo.

Che diavolo...

Mentre le due proseguivano verso la stanza degli armadietti, ormai Marinette si aspettava che succedesse qualcosa di terribile. Magari un'Akuma aveva colpito la scuola prima del loro arrivo? Ma la sua meraviglia raggiunse livelli mai visti prima quando entrò nella stanza degli armadietti e fu accolta dai furiosi occhi verdi di Lila. Magari tutta questa storia era dovuta a una bugia della ragazza italiana? No, sembrava troppo furiosa perché questa fosse la ragione. Marinette era ancora più perplessa.

"Non finisce quì, Marinette. Non hai ancora vinto!" sibilò Lila, e uscì dalla stanza. Marinette rimase sbigottita a fissare il nulla, poi sospirò e si diresse verso il suo armadietto.

"Ciao, Marinette, posso parlarti un attimo?" disse una voce da dietro di lei. Marinette era così confusa che non lo riconobbe nemmeno, né notò come Alya si irrigidì accanto a lei quando si voltò a vedere chi fosse.

"No, non ora, mi dispiace. Sono in ritardo per la lezione di Mlle. Bustier e non ho intenzione di ritrovarmi di nuovo nell'ufficio del Preside," disse, più a se stessa che a chiunque altro. Poi, senza nemmeno voltarsi, aprì la porta del suo armadietto.

All'improvviso, l'ufficio del Preside divenne l'ultima delle sue preoccupazioni, mentre il suono del sussulto sorpreso di lei e di Alya risuonava nella stanza attorno a loro.

"Oh. Mio. Dio. Dev'ssere costato una fortuna!" Marinette sentì dire Alya.

Nel suo armadietto, posizionato in un modo che sembrava sfidare la fisica, c'era un gigantesco mazzo di rose. Rose blu scuro sul retro, seguite da rose rosa e rosse, tutte squisitamente messe insieme in un mix meravigliosamente equilibrato. Davanti al bouquet c'era un biglietto posizionato con cura in modo da non poter non essere notato... e quando vide le parole che vi erano scritte sopra, Marinette iniziò a tirare su col naso mentre calde lacrime le scorrevano dagli occhi giù per le guance.

"Rose blu come l'oceano che risplende nei tuoi occhi,

Rose rosa come grazie per un regalo coi fiocchi,

Rose rosse come la passione. Ti devo avvertire,

Marinette Dupain-Cheng, ti amo da impazzire!

Non sono molto bravo a scrivere poesie, ma... ti amo davvero, Marinette.

Ps: Non lo firmo, così sai come ci si sente.

Ps2: Sto scherzando. Non ti farei mai una cosa simile.

Tuo ora e per sempre,

A.A.A.A.A.A."

All'improvviso, le lacrime non furono più l'unica cosa ad offuscarle la vista, perché due mani le coprirono gli occhi, facendola sussultare.

"Sono sicuro che sai cosa significhino tutte quelle A!" disse la voce divertita di Adrien da dietro di lei. "Ma posso elencarteli io, se vuoi."

La fece voltare gentilmente e la guardò con quegli splendidi occhi verdi che le avevano rubato il cuore solo pochi mesi prima. Marinette poteva vedere chiaramente i segni neri delle occhiaie, anche se il ragazzo aveva cercato di nasconderli con un po' di fondotinta e correttore. Lo guardò attonita, incapace di respirare, o di muoversi, per paura che tutto finisse per essere un sogno e che si svegliasse nel suo letto con Alya a russarle accanto.

"A-Adrien..." Le ci volle tutta la forza di volontà solo per pronunciare quel nome.

Lui le spostò delicatamente una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte e si stava avvicinando pericolosamente ai suoi occhi. "Sì?" Le fece il suo sorriso più smagliante, che gli illuminò tutto il viso inclusi gli occhi, e le fece diventare le gambe di gelatina e le fermò il cuore. "Arthur, Augustin, Antoine, Athanese, Agreste," finì lui, visto che ovviamente lei non riusciva a parlare. "Che vorrebbe chiedere il tuo permesso, Marinette."

"Con il tuo permesso, Marinette!" Le parole di Chat Noir, che Alya aveva riprodotto fino alla nausea la notte prima, echeggiarono all'improvviso nella sua memoria, ma la ragazza le parcheggiò e le ignorò, sopraffatta com'era da questo nuovo flusso di emozioni. Perché diavolo stava pensando a Chat Noir proprio adesso?

Annuì leggermente, ma il luccichio negli occhi di Adrien le disse che il ragazzo aveva aspettato il suo consenso fin troppo a lungo per i suoi gusti. Con una mossa rapida, Adrien fece sparire ogni distanza tra di loro finché le sue labbra incontrarono quelle di lei, e il fulmine colpì di nuovo Marinette e la bruciò nelle più intime profondità del suo essere.

Una piccola parte del suo cervello percepì che il suo corpo veniva sbattuto contro l'armadietto, che il bouquet gli cadeva in testa, e un paio di mani lo sollevavano e glielo toglievano di dosso; percepì quanto era freddo il metallo degli armadietti dietro la schiena e quanto sembrava forte e caldo il corpo di Adrien contro il suo. Le mani le corsero sulla sua nuca e iniziarono a passargli tra i capelli, e sentì che stava facendo lo stesso anche lui, così tanto che alla fine riuscì a scioglierle i codini e iniziò a passarle le dita liberamente tra i capelli sciolti.

Le farfalle avevano di nuovo preso residenza nel suo stomaco e un brivido febbrile le fece pulsare tutto il corpo mentre le mani di Adrien le lasciavano i capelli e cominciavano a scorrerle sulla schiena, fino alla vita, fino a cercare di intrufolarsi sotto la sua maglietta.

Adrien! Non così in fretta... Non sapeva come fosse riuscita a formulare un pensiero così razionale, ma gli afferrò le mani e lo spinse all'indietro, con un piccolo sorrisetto all'angolo delle labbra mentre capovolgeva la situazione, facendolo girare così che ora fosse la schiena di lui a premere contro gli armadietti.

Non sapeva cosa le stesse dando la forza per un comportamento tanto ardito. Forse la mancanza di sonno aveva rimosso i suoi dubbi ed esitazioni? Forse perché stava provando una fortissima sensazione di déjà vu, non solo nella dinamica del bacio ma anche nelle sensazioni che il bacio stesso stava scolpendo nella sua anima? Forse perché il suo istinto le stava semplicemente dicendo che questa volta fosse il suo turno di prendere il controllo? Ma mentre teneva saldamente le mani di Adrien nelle sue, trovò il coraggio di spingere timidamente la sua lingua sulle sue labbra, e fu ricompensata con un gemito appassionato, quando le labbra di lui si aprirono per accoglierla.

Quella reazione uccise completamente l'ultimo barlume di ragionevolezza che fosse rimasto in Marinette; la ragazza si tirò su e si aggrappò alla vita di Adrien con le gambe, mentre gli lasciava le mani e gliele passava per tutto il torso e la schiena fino ai capelli. Le loro lingue iniziarono a lottare per dominanza, finché lei non lo sentì rabbrividire al suo tocco e aprì gli occhi per guardarlo e accoglierlo completamente. Lo sguardo di adorazione totale che vide nei suoi occhi la lasciò senza fiato e ancora più assetata.

"Ahem!" tossicchiò Alya, che sembrava piuttosto divertita, facendo voltare entrambi. La bruna stava sorridendo e li guardava sorniona, il telefono saldamente tra le mani e puntato nella loro direzione—e questa volta non era l'unica con il telefono in mano... Marinette notò che quasi tutti i ragazzi attorno a loro avevano una specie di telefono, o macchina fotografica, puntato diritto nella loro direzione. Deglutì a vuoto.

"Suppongo sia meglio rimettere questi fiori nel tuo armadietto e che io vada a lezione, a inventarmi una storia per coprire voi due, piccioncini!" Alya procedette a rimettere con cura i fiori dove erano prima, e poi gli lanciò uno sguardo malizioso che fece arrossire Marinette fino alla radice dei capelli, e ridacchiò. "Se c'è bisogno di trovare scuse, vista la reazione di tutta la scuola. Ma... vi lascio un po' di privacy." Ormai Marinette era sicura che il suo viso fosse diventato cremisi. Anche Adrien sembrava piuttosto rosso in volto.

La bruna scambiò un'ultima occhiata con entrambi e poi si girò, afferrando Nino che sorrideva come un idiota accanto a lei. Cacciò via altri studenti che gli si erano radunati attorno, la maggior parte dei quali Marinette non aveva mai visto prima.

"Dai! Lo spettacolo è finito! Lasciateli in pace!" insistette Alya, finché la stanza non rimase vuota; poi si girò nuovamente verso di loro e fece l'occhiolino prima di uscire anche lei e chiudere la porta.

oOo

Sia Marinette che Adrien seguirono Alya con lo sguardo, aspettando che la ragazza uscisse e che la porta si chiudesse. Poi si girarono e si guardarono negli occhi, ancora un pochino imbarazzati.

"Non che tu sia pesante, anzi," disse Adrien dopo un attimo di silenzio. "Ma magari è meglio se scendi. Ho bisogno delle mie mani."

Solo quando lui glielo fece notare, Marinette si rese conto che si era comodamente aggrappata alla vita di lui con le gambe e lui la stava bilanciando sorreggendola con le braccia. Con cautela, mise giù i piedi e lo lasciò andare, ma poi gli lanciò uno sguardo furbo.

"Basta che quelle mani si comportino bene, Monsieur Agreste!"

Adrien abbassò lo sguardo e arrossì, portandosi istintivamente una mano alla nuca.

"Uh, scusa," mormorò, colto alla sprovvista. Poi le fece un sorriso un po' sfacciato e scherzò, "almeno non balbetti più..."

Lei sorrise di rimando, ma poi lo guardò maliziosa. "Non cambiare argomento!"

Finse di essere oltraggiata e fece il broncio, incrociando le braccia sul petto. Questo fece sorridere Adrien, che poi esplose in una risata genuina, come quella che l'aveva fatta innamorare di lui. Pochi secondi, ed erano entrambi a spanciarsi per le risate.

"Sul serio, Marinette," disse Adrien, mentre si asciugava le lacrime e riprendeva fiato. "Volevo davvero ringraziarti. Hai reso la mia giornata molto più sopportabile ieri."

Marinette guardò il mazzo gigante nel suo armadietto e prese il suo biglietto, accarezzando teneramente le parole. "Se avessi saputo che è così che dici grazie, avrei firmato tutti i regali che ti ho fatto in passato, Adrien!" gli sorrise dolcemente, ma il suo sorriso si spense quando vide Adrien che ricambiava con una replica perfetta del ghigno a 32 denti di Chat Noir.

Oh cielo... aveva già visto quegli occhi guardarla con la stessa e identica adorazione. No. Non poteva essere. Cercò di cancellare il pensiero dalla sua mente, ma lui aveva notato il suo cambiamento di umore.

"Cosa c'è che non va?" chiese, con un cipiglio improvviso.

Lei sorrise dolcemente. "Va tutto bene, sto bene. Ho solo... bisogno del bagno." Abbassò lo sguardo, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, mentre l'ombra del dubbio iniziava ad attanagliarla. Quel bacio, le stesse sensazioni, le stesse emozioni...

"Aspetta!" cercò di fermarla Adrien, afferrandole le mani e attirandola a sé, mentre le sollevava il mento con le dita e le posava un delicato bacio sulle nocche. "Vuoi essere la mia ragazza, Marinette?"

Il cuore di Marinette trovò una nuova residenza nella sua gola e iniziò a battere all'impazzata. Il sangue le fluì al viso mentre i suoi occhi si spalancavano.

"Il bagno! Ho detto che ho bisogno del bagno," strillò Marinette, gli diede uno schiaffo sulla mano e corse fuori dalla stanza, diretta al bagno delle ragazze.

oOo

Non appena entrò nel bagno e si chiuse in un cubicolo, Tikki uscì, aggrottando la fronte preoccupata.

"Perché sei scappata così, Marinette?" la rimproverò. "Il povero Adrien deve pensare che improvvisamente lo odi o qualcosa del genere." Ma poi notò le lacrime che le riempivano gli occhi e le diede una carezza sulla guancia. "Suvvia... che c'è che non va?"

"Non lo so!" Marinette si portò le mani al viso e iniziò a singhiozzare in modo incontrollabile. "Ero lì, Tikki, era il momento più bello della mia vita. Il ragazzo che amo mi aveva appena chiesto di essere la sua ragazza! E..."

"E...?" chiese Tikki.

"E..." non riusciva a dirlo, perché dirlo significava ammetterlo, a se stessa e a Tikki, e renderlo reale.

"E…?" Tikki riprovò a chiedere.

Marinette gemette e si mise le mani nei capelli sciolti. "E... tutto quello a cui riuscivo a pensare era che Adrien mi ricordasse Chat Noir!"

Ecco, l'aveva detto, sì. Si mise le mani davanti alla bocca e sussultò, con gli occhi spalancati.

"Oh..." disse Tikki in modo assente.

"No, non hai capito, Tikki. Ieri sera mi hai detto di seguire il mio cuore e di ascoltare quello che mi dice il mio corpo. Adrien mi stava baciando... e ho provato le stesse identiche emozioni che ho provato ieri quando mi baciava Chat Noir." Sospirò tra i singhiozzi. "Sono così confusa!"

La piccola kwami rossa ​​la stava guardando con un'aria triste e quasi... rassegnata?

"Forse... forse dovresti ascoltare il suo messaggio. Intendo di Chat Noir. Ti ha lasciato un messaggio, piuttosto lungo." Tikki la stava guardando con crescente preoccupazione. "Almeno puoi scoprire cosa volesse dirti ieri sera."

Marinette sospirò. "Immagino che tu abbia ragione. Trasformami." Si sedette di nuovo sul water — per qualche motivo sembrava passare molto tempo seduta sul water di questi tempi — e accese il Bugphone. Senza dubbio alcuno, fu accolta dall'icona sorridente del suo Gattino, con accanto la notifica "1 messaggio ricevuto". Sospirò e iniziò ad ascoltare.

"Ehi, Insettina. Volevo parlarti direttamente, ma abbiamo passato tutta la notte a inseguirci al telefono e mi sono proprio stufato." Ci fu un momento di silenzio. "Ho diverse cose da dirti e ci vorrà un po'; faresti meglio a metterti seduta."

Marinette sospirò. Mlle. Bustier non sarebbe stata molto felice del suo ritardo, ma la ragazza non aveva scelta: voleva sapere. Doveva sapere.

"Ho avuto un weekend molto complicato. Non posso essere più preciso con te, ma è qualcosa legato alla mia famiglia, e a mia madre." Sospirò profondamente contro il microfono. "Mi dispiace di essermi lasciato buttare giù così tanto oggi, avrei potuto facilmente essere akumizzato ed è stato molto irresponsabile da parte mia, ne sono consapevole. Però una delle mie amiche ha fatto di tutto per tirarmi su di morale e... mi ha fatto sentire molto meglio. Ma poi ho sbagliato tutto. Mi vergogno un po' per quello che ho fatto, e capirò se mi chiederai indietro il Miraculous perché… ho fatto una cosa davvero stupida e qualcuno ha scoperto che sono Chat Noir."

Marinette sussultò. Che cosa?

"E non una persona a caso. Mi dispiace molto, Milady, ma è la ragazza che gestisce il Ladyblog, Alya, è lei che mi ha scoperto. Ha detto di aver riconosciuto un mio tic nervoso, e non avrei mai pensato che sarebbe stato così facile smascherarmi. Ma… " Di nuovo un lungo silenzio. "Ora il gatto è uscito dal sacco."

ALYA! Ti uccido con le mie stesse mani! Marinette sapeva che la sua amica avesse obiettivi ben precisi quando aveva iniziato quel dannato gioco. Quindi era quello il motivo... ecco perché Chat Noir era così terrorizzato quando avevano finito di giocare.

"Ma sai, chiamami irresponsabile, chiamami un idiota, ma non mi dispiace più di tanto, perché ieri sera ho fatto una scoperta incredibile, e mi domando davvero se valesse la pena rischiare, anche solo per quello che ho scoperto."

"Ieri sera ho passato alcune ore in compagnia di Alya e di una nostra amica comune, la ragazza che aveva cercato di tirarmi sù."

Eh? Il cuore di Marinette iniziò a battere più forte. Ma sì, aveva davvero cercato di tirarlo su di morale no? In fondo lo aveva abbracciato e gli aveva dato un asciugamano...

"È la ragazza più straordinaria che abbia mai incontrato, a parte te Milady. E' creativa, premurosa, dolce, sempre pronta ad aiutare gli altri. Mi ricorda te in tanti aspetti. Ha anche la tua stessa pettinatura. È la mia Ladybug di tutti i giorni."

Il sangue defluì completamente dal viso di Marinette, gli occhi sbarrati a fissare il vuoto davanti a sé.

"Fino ad ora avevo pensato che non le piacessi. Era sempre così strana intorno a me che avevo sempre creduto che mi odiasse. Ma ieri sera... ieri sera ho scoperto che invece avesse quest'enorme cotta per me e ce l'avesse avuta fin dal primo giorno che l'ho conosciuta, quando le ho dato il mio ombrello il mio primo giorno di scuola."

Il 'Bugphone scivolò dalle mani di Marinette e cadde a terra. Le mani le andarono alla bocca, gli occhi spalancati. Ma la ragazza non permise al suo shock di durare troppo a lungo. Sentì il suono della voce di Adrien che continuava a parlare e dovette costringersi a muoversi e a riprendere il Bugphone.

"... è un po' inquietante, l'ammetto, ma molto dolce. Voglio dire, l'ho trovato dolce. Che si fosse interessata così tanto a me. Pensavo fosse una mia fan perché le piaceva la moda, e anch'io sono nel campo della moda, Milady, penso di poterlo dire senza che tu mi scopra. Pensavo davvero poi che pure lei, come te, amasse un altro ragazzo. Ma... invece ho scoperto che mi sbagliavo su tutta la linea e che è perdutamente innamorata di me."

Il sangue tornò istantaneamente a imporporare le guance di Marinette, mentre il cuore sembrava volerle esplodere in petto.

"Comunque... ci ho pensato molto questa sera e mi sono reso conto che sebbene cercassi di convincermi che fosse solo un'amica, in realtà provavo sentimenti molto più forti per questa ragazza. Sono davvero confuso, Insettina. Io… amo te, ma per qualche ragione amo anche questa ragazza. E' possibile amare due ragazze con la stessa intensità? Non capisco... "

Marinette stava singhiozzando. Si era alzata e aveva appoggiato la fronte contro la porta del cubicolo, e stava sbattendo i pugni contro il legno della porta, mentre le lacrime scorrevano libere sulle sue guance. Tikki aveva ragione, doveva ascoltare il suo cuore, doveva ascoltare quello che il suo cuore cercava di dirle, e da parecchio tempo. Che non c'erano due bellissimi ragazzi biondi che baciavano allo stesso modo e che, quando non prestavano attenzione, sorridevano lo stesso sorriso. No, ce n'era solo uno… e ora era davvero nei guai.

"Quindi," continuò la voce di Adrien dal Bugphone, "Volevo solo che tu sapessi che oggi a scuola chiederò a questa mia amica di essere la mia ragazza. Se dice di sì, dovrò cambiare il mio atteggiamento nei tuoi confronti, Insettina. Magari sarai sollevata di saperlo, giuro solennemente di non flirtare più. Mano sul cuore." Lo sentì ridacchiare leggermente. "Però non chiedermi di smetterla con le battute e con i giochi di parole perché questo mi ucciderebbe. Per favore, consenti al tuo zamp-astico purr-tner di divertirsi, di tanto in tanto."

Marinette rise. Oddio… due giochi di parole uno accanto all'altro. E uno peggio dell'altro. Ugh… si sentì rabbrividire.

"Uh... non so nemmeno come ho avuto il coraggio di dirtelo, ma ci sono riuscito e non posso riprendermelo indietro quindi... Mi sento meglio. E Milady, se questo significa che dovrò ridarti il mio Miraculous... così sia. Non ho rimpianti. Se non avessi partecipato a quel gioco di Obbligo e Verità ieri sera non avrei scoperto che M—uh, la verità su quella mia amica. Però non tenermi sulle spine, ok? Aspetto un tuo messaggio, o ci vediamo a pattuglia."

"Ti amo ancora, Insettina. Perdonami, ti prego."

Il messaggio finì e Marinette guardò brevemente l'icona che mostrava il viso del suo partner apparire sullo schermo, sfacciato e sorridente come al solito.

"Sei un idiota, Adrien Agreste, Chat Noir, checché nome preferisci. Ma io amo gli idioti come te, li amo con tutto il cuore!" Abbracciò il Bugphone. "Detrasformazione."

Tikki riapparve in un lampo di luce e guardò la sua portatrice con curiosità. Si fissarono a vicenda per un momento molto lungo.

"Così ora lo sai", disse infine la kwami rossa. Marinette annuì e tirò su col naso mentre cercava di rifarsi i codini.

"Meglio andare in classe, Tikki, o Mlle. Bustier mi ucciderà. E poi... il povero idiota è lì, e pensa che lo odio." Fece un sorriso alla sua piccola amica a pois. "Non possiamo lasciarlo sulle spine no? Non dopo quel meraviglioso mazzo di rose!"

Tikki sorrise e volò nella borsa di Marinette, mordicchiando un pezzo di macaron. "E i baci, non dimenticare i baci!" scherzò la kwami. Marinette sorrise. Sì... i baci. E chi se li scordava, quei baci?

oOo

Adrien aspettò qualche minuto davanti agli armadietti, sperando che Marinette tornasse. Ma i minuti passavano e lei non sembrava avesse intenzione di ritornare. Il ragazzo sospirò: ormai ci avrebbe dovuto aver fatto il callo a questo tipo di reazione da parte di Marinette, ma aveva sperato che le cose sarebbero cambiate quando lei avesse saputo che anche lui l'amava.

Sospirò di nuovo; evidentemente no.

A malincuore iniziò a dirigersi verso la classe di Mlle. Bustier e passò davanti al bagno delle ragazze. Era molto allettante la tentazione di origliare, ma per quanto la situazione lo tentasse, si costrinse a non farlo. Il gioco non valeva la candela. Entrò in classe sentendo tutti gli occhi su di sé, compresi quelli dell'insegnante.

"Uh ... scusi il ritardo, Mlle. Bustier. Marinette è in bagno." La mano gli andò dritta alla nuca per l'imbarazzo, ma Mlle. Bustier sorrise soltanto. Quando il ragazzo andò a sedersi accanto a Nino, era sicuro che il suo viso avesse raggiunto un colore simile alla tuta di Ladybug.

"Ehi, che succede amico? "chiese Nino sottovoce.

Adrien sospirò. "Non lo so. Marinette è scappata."

"Oh... "La sorpresa di Nino fece eco a quella di Alya dietro di lui. La ragazza aveva sussultato così forte che Mlle. Bustier la sentì e le chiese di rispondere a una domanda alla lavagna. Adrien sospirò di nuovo e prese il tablet dalla borsa, facendo del suo meglio per concentrarsi sulla lezione. Ma col passare dei minuti, diventava sempre più nervoso, perché Marinette non tornava.

Aveva iniziato a preoccuparsi per lei, quando finalmente la porta si aprì ed entrò Marinette, piuttosto pallida. Borbottò le sue scuse nei confronti di Mlle. Bustier e si avvicinò nervosamente al suo posto, facendo del suo meglio per evitare di guardarlo negli occhi. Adrien si voltò, cercando di ottenere la sua attenzione, ma lei, ostinata, prese il tablet e iniziò a digitarci sopra, ignorandolo completamente.

O... okay... pensò lui e si voltò per cercare di seguire quello che stava dicendo Mlle. Bustier. Non sapeva cosa le fosse preso, ma le avrebbe parlato a fine lezione .

oOo

[Tutto bene, Marinette?] Alya aveva scritto queste parole su un pezzo di carta che aveva passato a Marinette, la quale si limitò ad annuire e a passarle in bibletto indietro senza aggiungere nulla.

[Cosa c'è che non va? Qualcosa che ha fatto Splendore?] scrisse di nuovo Alya.

[No, va tutto bene. Più che bene. Ti dico a fine lezione] le rispose Marinette. Questo sembrò calmare un po' Alya, ma dal modo in cui si comportava Adrien dopo che Nino gli aveva passato il messaggio di Marinette ad Alya, avresti potuto pensare che il suo sedile scottasse. Povero Gattino, pensò Marinette. Forse avrei dovuto guardarlo. Sorrise dolcemente.

[Povero Splendore, ce l'ha davvero messa tutta. Ecco, guarda!] disse un nuovo messaggio di Alya. La bruna le passò il telefono e le fece vedere la pagina Instagram di Adrien, precisamente un post delle 7.45 di quella mattina.

Adrien: Dove posso trovare delle rose blu? Ne ho bisogno urgentemente!

C'erano circa 235 risposte. Wow! Quella sì che era una ricerca.

Wayhem: A cosa ti servono?

Adrien: Per ringraziare una persona.

Wayhem: Wow... Un ringraziamento coi fiocchi! Fammi fare un paio di telefonate.

Nelle risposte seguenti, almeno venti o trenta dei suoi fan dicevano che si sarebbero informati.

Josephine: Scusa, lo devo chiedere. Rose vere o false?

Adrien: Vere ovviamente!

Altri messaggi di persone che dicevano avrebbero fatto alcune telefonate.

La Boutique des Saint-Pères: Signor Agreste, abbiamo diverse rose blu in negozio, una ventina. Le bastano?

Adrien: Può farne un bouquet misto, con rose rosa e rosse?

La Boutique del Saint-Pères: Bien sûr. E' una donna fortunata, questa persona che deve ringraziare. Il bouquet sarà pronto tra cinque minuti.

Erano le 8:00. Wow ... il potere del fan club di Adrien. Ma i commenti continuavano e seguirono Adrien mentre usciva dalla macchina con quel bouquet gigantesco, si incamminava nei corridoi della scuola… c'erano scommesse su chi sarebbe stata la fortunata a ricevere il bouquet, Mlle. Rossi? Mlle. Bourgeois? Marinette sentì il sangue al viso quando si resero conto che il ragazzo aveva aperto il suo armadietto (Marinette Dupain-Cheng? E chi è? Ah, la rappresentante della classe di Adrien? Ma chi, quella coi codini? Oh…), e ancor di più quando in uno dei commenti apparve una foto del suo bacio con Adrien, inviata da un certo Paul.

Paul: La ragazza fortunata sembra aver apprezzato il regalo! E conosce il mio nome! Posso morire felice!

Oh, QUEL Paul.

Josephine: OMG!!! Fortunata davvero!

Janine: Che putt….

Nino: Ehi, ragazza! Linguaggio...

Seguirono alcuni commenti non molto simpatici nei confronti di Marinette e Adrien aveva immediatamente disattivato i commenti. Buon Dio... ecco cosa voleva dire ottenere l'interesse di una persona famosa... Marinette fece una smorfia e restituì il telefono ad Alya, sforzandosi di concentrarsi sulla lezione. Ma il suo viso era davvero caldo e dovette sventolarsi il collo con le mani diverse volte nel corso della giornata, al solo pensiero di quanto avesse letto in quei commenti.

Dopo quelle che sembravano le ore più lunghe della sua vita, finalmente suonò la campanella e finì la lezione di Mlle. Bustier. In base alla rapidità con cui Adrien si voltò al suono, avresti potuto pensare che ci fosse un'akuma proprio dietro il viso di Marinette.

"Tutto bene, Marinette?" chiese il biondo, mentre i suoi bellissimi occhi verdi erano attraversati da un lampo di… dolore? Il suo cipiglio mostrava tutta la sua preoccupazione. "Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?"

Non poteva lasciarlo in queste condizioni, non era giusto nei suoi confronti, no. Doveva prendere il coraggio a quattro mani. Marinette sospirò, il cuore in gola. "No, non preoccuparti. Sono la ragazza più felice e fortunata della Terra, e sarò onorata di essere la tua ragazza... Gattino." Gli fece l'occhiolino e sorrise quando vide il suo sguardo felice rabbuiarsi per il panico.

Adrien lanciò un'occhiataccia ad Alya, che lo guardò perplessa e scrollò le spalle, indicò se stessa e fece il gesto che significava "no!" Adrien impallidì, ma non poté dire nulla, perché tutti i compagni gli si radunarono attorno, alcuni gli davano una pacca sulla spalla, altri gli piazzavano una gomitata nel fianco e facevano battute, le ragazze abbracciavano Marinette e chiedevano se potevano vedere il bouquet. Marinette rispose a tutti con un sorriso smagliante e attese che tutti i compagni uscissero dall'aula, finché non rimasero solo lei, Alya, Adrien e Nino.

Poi guardò Adrien e sorrise dolcemente. "Quante volte devo dirti che sei insostituibile, mon minou?" Mantenne contatto visivo con Adrien, osservandolo molto seriamente per un attimo molto lungo e notando con divertimento come lo sguardo del ragazzo passasse dal dubbio alla sorpresa, allo shock, finché tutto il viso gli si illuminò della gioia più pura che avesse mai visto risplendere nei suoi occhi.

"Insettina! Sei tu!" esclamò e le prese le mani. Marinette gli sorrise e si guardò intorno, contenta di aver aspettato che se ne fossero andati tutti.

Nino li stava guardando con un'espressione sbalordita; Alya aveva la bocca aperta a forma di "o", e gli occhi strabuzzati.

"Stai scherzando… vero?" Marinette sentì dire Alya. Voleva rispondere qualcosa, ma Adrien balzò sulla scrivania di Marinette e la avvolse in un enorme abbraccio. Quindi, le mise una mano sulla guancia e la baciò sulle labbra, e il resto del mondo scomparve per Marinette. Non sapeva né quando né come, ma finì per sedersi sulle ginocchia di Adrien a coprirlo di baci.

"Questo significa che posso tenere il mio Miraculous, Insettina?" Sorrise con il suo sorriso a 32 denti.

"Certo, Gattino. Non vorrei che nessun altro fosse il mio gatto nero," riuscì a malapena a dire prima che lui la baciasse di nuovo.


Nota dell'autrice


Ecco quì, che ve ne è parso del finale? Non preoccupatevi, c'è ancora un epilogo, mica scappo... ma questo è il finale ufficiale! Spero vi sia piaciuta la mia opinione su come ringrazi un Agreste. Magari un po' over the top ma… considerando che è pure Chat Noir, ne siamo meravigliati? No vero? Spero vi sia anche piaciuto il messaggio di Chat Noir alla segreteria di Ladybug. Lo so, sono stata un pochino crudele, vi ho lasciati lì in sospeso per diversi giorni con il messaggio a metà, ma spero che ne sia valsa la pena di aspettare. Se vi è piaciuta la storia, per piacere lasciatemi un commento. I commenti fanno bene al cuore (mio) e mi ridanno l'ispirazione! :)

Ancora una volta, grazie a tutti per i vostri commenti! Vi voglio bene! ^ __ ^

Ultimo ma non meno importante, un grande ringraziamento ai miei meravigliosi beta, Sherry e Genxha! :)

Il prossimo capitolo (epilogo) sarà online domenica e (sigh) chiuderà la storia. ma non perdetelo perché è importante e divertente e contiene il famigerato articolo di Alya per il Ladyblog!

Fino ad allora,

Bug out!

PS: prima che me lo chieda qualcuno, i nomi di Adrien me li sono inventati io. A parte Athanese, ovviamente, quello è canon! Ma ho questo headcanon che abbia tutti nomi che iniziano con la A (e anche per quel motivo il suo dire ad Alya che poteva scegliere che iniziale volesse sapere l'ho trovata una cosa divertente. Beh, divertente per me che lo sapevo XD), quindi ho cercato i nome con la A più popolari in Francia e questo è il risultato. Un bacio e ci leggiamo domenica!

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


Capitolo 8 — Epilogo

Esclusiva del Ladyblog

Scoop: LadyNoir è finalmente ufficiale!

Di Alya Cesaire

Contiene un'intervista inedita con Chat Noir

*Selfie di Alya e Chat Noir. Alya è a busto nudo con solo il reggiseno a coprirla, in piena vista. Con la mano sinistra fa il segno di vittoria.*

Miei cari amici, è con grande gioia che vi annuncio la notizia più attesa che questo Ladyblog abbia mai potuto offrirvi.

Ladybug e Chat Noir sono finalmente una coppia. Sì, ho avuto conferma del fatto dagli stessi supereroi in un'intervista esclusiva, quindi se volete dettagli succosi, continuate a leggere. *hahahahahaha*

Tutto è iniziato qualche giorno fa, quando ho colto il nostro eroe preferito in posizione compromettente (non posso dire di che genere e con chi, scusate, ho promesso di mantenere il segreto!). Ma visto che moi è moi e moi è molto furba, sono riuscita a utilizzare questa mia scoperta a mio (e vostro) vantaggio. Ho ottenuto (Ok, più estorto che ottenuto, ma si fa quel che si può in nome del giornalismo!) una succosa sessione di Verità o Obbligo con nientepopodimeno che il nostro gattino preferito!

Ora... se voi foste il mio ragazzo, sapreste quanto sia pericoloso giocare con me a questo particolare gioco, ma dato che il nostro gattino è un supereroe... ride di fronte al pericolo. Quindi mi sono divertita un sacco, ragazzi. E sì, quello è il mio reggiseno nella foto di copertina. Non perdete una sfida con Chat Noir, vi avverto, cari lettori. Ora sapete cosa ho dovuto sopportare per scoprire la verità.

Ok, avete ragione, sopportare non è la parola giusta.

Ma veniamo alla parte succosa. Non descriverò la sessione in dettaglio, sempre per il "giuramento di segretezza" a cui ho dovuto acconsentire, ma vi evidenzierò un piccolo elenco delle mie scoperte più succose, vi delizierò con la migliore domanda mai posta e... concluderò l'articolo con il la miglior immagine di sempre. Pronti?

  • Il nostro micetto ha vere tendenze feline. Soprattutto quando si tratta di Ladybug, ma funziona un po' con tutti. Se vi avvicinate abbastanza per fargli i grattini dietro le orecchie, vi delizierà con le più spettacolari fusa che abbia mai sentito. Ora certo, capisco, il vero problema è proprio avvicinarsi abbastanza da fargli i grattini dietro le orecchie, ma sono sicura che voi fangirls apprezzerete la sfida *fa l'occhiolino*
  • Continuando a parlare delle sue tendenze feline: è molto protettivo nei confronti della sua campanella. Apparentemente è un simbolo per questo povero gattino randagio, di trovare una famiglia che lo ami. Sì, vi sento. Awwwww Micetto. Chi non vorrebbe farti tante coccole? (OK, il mio ragazzo mi ricorda che ho il ragazzo... vabbè, fa niente, lascio l'onore a voi!) Comunque. Se non volete che vi soffi e vi graffi con i suoi artigli, lasciate che sia Ladybug a suonare la sua campanella, vi ho avvisate. Non lascia avvicinare nessun altro. Fangirl avvisata...
  • La sua tuta si apre. E sì, posso testimoniare che abbia dei begli addominali scolpiti. Oh, un'altra cosa, pare sia anche piuttosto bravo a baciare. Non chiedetemi come conosca il dettaglio, signore e signori, ho già specificato che non posso dir nulla. Ma ho come l'impressione che voi fangirls vogliate adesso averne una prova. Cercate di non inseguirlo in troppe! I tetti sono pericolosi! (Meglio che inizi a correre, Micetto, le vedo già abbastanza agguerrite!)
  • Il nostro gattino è un giovane facoltoso con diversi nomi. Uno di loro inizia con A. Cosa? Non vi sto dando informazioni sufficienti? Bene, mica vogliamo scoprire la sua identità, no? La sua identità è un segreto per ragioni molto valide e no, non so nemmeno io chi sia e no, non ho alcuna intenzione di scoprirlo, vedi sopra.
  • Il flirt di Parigi pensa che sia ingiusto chiamarlo così, dal momento che flirta solo con Ladybug. Lo so, si è dimenticato di Rena Rouge, Ryūko ... e circa mezza Parigi, basta che abbiano le tette e respirino. Gatto smemorato.

Ora ... per quanto riguarda la migliore domanda mai fatta (e la miglior risposta mai data)... posso finalmente rivelarvela. "Quando, perché e come ti sei innamorato di Ladybug, gattino?" Siete pronti per la risposta? *Rullo di tamburi*... devo dirvi che qui mi sono limitata a copiare e incollare dalla trascrizione della mia registrazione perché non c'è niente da modificare. E' troppo, troppo bello quello che ha detto. Pronti? Via!

"Quand'è che mi sono innamorato di Ladybug? Il primo giorno che l'ho incontrata.

"Quando il viso di Papillon apparve nella nuvola di farfalle, la vidi prendere coraggio e determinazione. Affrontò quel mostro e lo mise al suo posto, dimostrando un'incredibile forza interiore, sicurezza e coraggio. In quel momento ho sentito tutti i capelli rizzarmisi in testa per l'ammirazione e ho pensato... Oh wow. Non importa chi sia la ragazza dietro la maschera, è la donna della mia vita.

“Più combattevo al suo fianco, più scoprivo la ragazza dietro la maschera. E non è solo coraggiosa, è anche divertente, impertinente e super creativa. È sempre pronta ad aiutarti e mette a rischio la vita giornalmente per assicurarsi che gli abitanti di Parigi e la città non siano in pericolo.

"È coraggiosa, ma è anche una ragazza piena di dubbi e di insicurezze. L'ho vista piangere sotto il peso delle sue responsabilità, e un paio di volte ho dovuto darle forza. Credimi, non mi è dispiaciuto vedere quel suo lato fragile, anzi sono stato orgoglioso che si fidasse di me così tanto da mostrarmelo e chiedermi aiuto.

"E sai... anche se continua a respingermi, anche se non riesce a vedere quanto siano miaoravigliosi i miei giochi di parole... più la conosco, più scopro la zampastica ragazza dietro la maschera e non posso fare a meno di innamorarmi di lei ancora di più. Non la amo perché è perfetta. Amo la ragazza dietro la maschera, non i suoi pois!"

Ora ragazzi, ditemelo. Come si fa a non innamorarsi di questo gattino? Perfino io, che non sono il tipo romantico, sono rimasta folgorata nel sentire queste parole, come avrebbe potuto Ladybug restare indifferente?

Quindi... eccola, l'immagine più attesa di tutti i tempi. E ragazzi vi avverto: ho il COPYRIGHT ESCLUSIVO su questa foto!

*Immagine del bacio LadyNoir*

Questo è tutto dal Ladyblog. Fino al prossimo attacco akuma, ovviamente.

Bacioni a tutti,

Alya Césaire

Adrien lesse le parole sullo schermo del computer di Marinette con crescente preoccupazione. Marinette era seduta sulle sue ginocchia e lo sentì irrigidirsi a ogni parola che leggeva, e poteva capire perfettamente perché.

"Sono davvero nei guai!" sussurrò Adrien quando finalmente finì di leggere. Plagg si spanciava dalle risate dalla scrivania di Marinette.

La ragazza si voltò verso di lui, gli mise le mani sulle spalle e gli sorrise. "Cosa ti aspettavi? Stiamo parlando di Alya, e un certo gattino è riuscito a metterla in imbarazzo. Ovvio che volesse vendicarsi..." Il sorriso di Marinette si fece più obliquo e Adrien non riuscì a trattenersi e depositò un piccolo bacio sulle labbra della ragazza. Il sorriso di Marinette si allargò.

"Lo so, ma spero solo che ora non avrò mezza Parigi a corrermi dietro quando vesto i panni di Chat Noir come già fanno quando sono Adrien. È già abbastanza difficile gestire l'orda dei fan quando cerco di uscire dalla villa nei panni di Adrien. Avere fans agguerriti che ci corrono dietro durante la pattuglia, o peggio durante un attacco akuma, potrebbe avere conseguenze devastanti!" La strinse in un abbraccio, il mento appoggiato sul lato del suo collo, sopra la spalla destra, mentre i suoi occhi saettavano di nuovo sulle parole pubblicate sul blog.

"Forse la giornalista sarebbe stata più gentile, se non avessi insistito per aspettare un mese prima di farle pubblicare questo articolo, gattino!" Plagg si mangiò un'intera fetta di Camembert più grande di lui.

Adrien sospirò. "Sai perché abbiamo deciso di aspettare: non potevamo far sì che Adrien e Marinette E Ladybug e Chat Noir si mettessero assieme allo stesso tempo. Era troppo rischioso!"

"Nah," bofonchiò Plagg. "La gente è cieca! Nessuno l'avrebbe capito!"

Adrien sospirò alle parole di Plagg, poi notò i tre puntini che erano apparsi nel campo dei commenti dell'articolo del Ladyblog. Ecco il momento tanto temuto, qualcuno stava scrivendo un commento.

"Scommetto questa fetta di Camembert è che qualcuno che commenta sui tuoi addominali, Adrien!" Anche Plagg stava guardando lo schermo, e sembrava estremamente divertito.

"Potrebbe essere anche un commento sulla foto, Calzino Puzzolente. Potresti perdere il tuo formaggio!" disse la voce di Tikki da dietro la testa di Marinette.

Plagg sogghignò: "Cosa ci scommetti, Zuccherino? Uno dei tuoi macarons?"

"Affare fatto! Qualunque cosa pur di vedere la tua faccia quando ti butterò il tuo prezioso formaggio davanti agli occhi!" Tikki si mosse e iniziò a fluttuare davanti allo schermo.

"Vedremo chi guarderà chi buttare qualcosa nel secchio!" ribatté il kwami ​​nero.

[23:15:17 - ChatnoirfanclubParis: Ladyblogger! Dove sono le tue prove? Vogliamo vedere gli addominali!]

[23:15:17 - Ladynoir_forever: OMG posso morire felice! Finalmente si stanno baciando!]

[23:15:35 - ACLadyBlogger: oh suvvia, fan club. La sua tuta non lascia molto spazio all'immaginazione!]

[23:15:59 - ChatnoirfanclubParis: Sei tu che dici che la sua zip si abbassa. Voglio una prova! Sei tu la giornalista che fa affermazioni senza prove. Io sono solo una fan!]

I primi due messaggi erano apparsi nello stesso identico momento. "HA!" esclamarono entrambi i kwami allo stesso tempo.

"Sembra che abbiate vinto entrambi..." disse Marinette divertita.

I messaggi continuarono a comparire a raffica e Alya pubblicò anche un commento con la foto di Chat Noir topless, per il grande sbigottimento di Adrien. Plagg non riusciva a respirare, stava ridendo troppo nel guardare l'espressione di Adrien quando i commenti iniziarono a riempire la pagina. Il kwami era letteralmente in lacrime.

"Non mi ero nemmeno accorto che mi avesse scattato quella foto!" riuscì a dire Adrien.

"Forse avresti dovuto tenere gli occhi ben puntati su di lei invece di posare come un bodybuilder..." bofonchiò Plagg tra una risata e l'altra, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Adrien.

Spuntarono altri commenti.

[23:20:29 - Chat_fan_67: mhhhhhh vieni qui, micetto… begli addominali… te la do io una una famiglia che ti ami. Dimenticati di Ladybug!]

[23:21:09 - Chat_is_dabest: Sì, Ladybug… dovresti condividerlo con noi!]

[23:21:23 - ACLadyblogger: Ragazze, per favore. Vi rendete conto che probabilmente Chat Noir sta leggendo questi commenti e sta andando in panico, vero?]

[23:21:55 - Chat_is_dabest: Ma davvero? Allora dovrei mettere il mio indirizzo...]

[23:22:13 - ACLadyblogger: *facepalm*]

I commenti continuavano ad arrivare a una velocità sempre crescente, e Adrien iniziò a sentirsi sempre più a disagio. Una cosa erano i messaggi dei suoi fan sul suo Instagram, dove aveva pieno controllo e poteva disattivare i commenti, se avevano bisogno di moderazione, o cancellarli a sua discrezione, un'altra era guardare l'incontrollabile fiumana dei messaggi dei fan di Chat Noir che dicevano di volerselo letteralmente mangiare a colazione, e non poter fare niente, nemmeno rispondere. Perché rispondere sicuramente non era una buona idea. No, assolutamente no.

Cavolo, alcune di quelle donne erano sulla quarantina, se doveva fidarsi dei loro soprannomi. "Ew... che schifo!" ribatté accigliato nel leggere l'ennesimo commento che avrebbe cancellato immediatamente dal suo Instagram: Alya ne aveva cancellati parecchi pure lei, ma era molto più permissiva di lui.

All'improvviso, Marinette spense lo schermo, guadagnandosi un "No!" da parte di Plagg e Tikki, che stavano ancora scommettendo sull'argomento del commento successivo, e un "Perché l'hai fatto?" di Adrien.

"Ti stanno infastidendo, Micetto," disse lei semplicemente. "Non puoi farci niente, quindi non ha senso prendersela."

Si staccò dalla sua presa e si alzò, aprì la botola e iniziò a scendere le scale. Lui la guardò sconfitto e le chiese: "Dove stai andando?"

Lei sorrise. "Penso che ti meriti un premio speciale dopo quello che hai dovuto leggere poco fa. Oggi ho preparato dei macarons particolari, vuoi provarli?"

Non c'era bisogno che avesse orecchie da gatto in testa per mostrare il cambiamento d'umore di Adrien. "Sei zampastica, Marinette!" Le fece il suo sorriso più luminoso, il che le fece dimenticare l'orribile gioco di parole.

"Oh beh... come posso lasciarti qui se mi sorridi a quel modo?" scherzò Marinette, e per il grande disappunto di Adrien, la ragazza si girò, risalì le scale che aveva iniziato a scendere e gli tornò vicino con un sorrisetto malizioso, attaccandolo immediatamente con un bacio, e poi un altro e un altro ancora. Dopo una lunga serie di baci, Adrien si rese conto di essere caduto per terra e che lei gli fosse montata addosso, ma le sue labbra erano troppo impegnate a baciarla per protestare.

Aspettò che Marinette si fermasse per respirare e si mosse leggermente per guardarla negli occhi. "Ora basta con i baci, prima i macarons!" disse con tono salace, ma non poté fare a meno di sorridere all'espressione imbronciata del viso di lei.

"Oh, capisco… allora ti piacciono più i macarons dei miei baci!" ribatté la ragazza, mettendo il broncio per finta.

Adrien rise: "Nah! Ma per chi mi hai preso? Mica sono Plagg!" Il ragazzo ridacchiò nel sentire lo sbuffo in risposta del suo kwami nero. "E' che hai detto che sono macarons purr-ticolari quindi mi hai incuriosito!"

Le fece l'occhiolino, ma la ragazza rabbrividì per lo stupido gioco di parole. Che fosse trasformato o no, Adrien aveva iniziato a comportarsi in maniera più spontanea con lei da quando si erano rivelati l'uno all'altra, e questo aveva finito per significare che la ragazza si era ritrovata con un Adrien che si comportava nella maniera più Chat Noir-esca possibile. Non che le desse fastidio: in fondo amava entrambe le sue 'personalità'. Ma di tanto in tanto lo trovava un pochino irritante.

Okay, a chi voleva darla a bere, era davvero irritante, punto e basta. Però allo stesso tempo era anche dolce, e divertente. Marinette gli fece la linguaccia e si alzò, diretta verso la botola.

"Torno subito," affermò, e scomparve al piano di sotto. Quando tornò, teneva in mano un vassoio pieno di macarons decorati come piccole coccinelle.

"Oh wow… sono davvero diversi! Non ho mai visto niente di simile prima d'ora," rifletté lui, portandosi una mano al mento.

"Sono al sapore di frutto della passione, ma ho usato un po' di colore alimentare e il marzapane per decorarli." La ragazza lo guardò dolcemente, notando quanto lui fosse entusiasta dell'aspetto dei macaron.

"Ti ho ripetuto di recente quanto ti ami, Insettina?" disse con tono eccitato, battendo le mani in anticipazione. Poi prese in mano uno dei macarons e se lo mise in bocca, antenne e tutto il resto. Il gemito felice che seguì questo suo gesto fece comparire un sorrisetto divertito sulle labbra di Marinette. "Sono divini!" sussurrò Adrien con un sospiro e tenendo gli occhi chiusi per godersi lo spuntino.

"Sapevo ti sarebbero piaciuti," scherzò la ragazza, arrossendo. Adrien prese altri due macarons dal vassoio e se li mise in bocca.

Anche Tikki ne prese uno e iniziò a modicchiarlo con aria compiaciuta. "Erano già belli quando li ho visti appena sfornati; ora sono davvero meravigliosi!" disse, e diede un morso al dolcetto che teneva tra le zampe. "Mhhhhh hanno anche un sapore incredibile!" La kwami rossa sorrise felice mentre continuava a mangiare il suo macaron.

"Bleargh..." Plagg la guardò accigliato, fingendo disgusto. "Non so come tu e il mio gattino possiate tollerare di mangiare quella roba. Lo zucchero è decisamente sopravvalutato! Il delicato sapore del formaggio è molto più adatto alla finezza del mio palato." Volò verso un piccolo barattolo che si trovava vicino allo schermo del computer e prese una fetta di camembert al suo interno, facendolo sparire nelle sue fauci nel giro di pochi secondi. "Che vuoi ora, Zuccherino?" chiese poi, notando l'espressione di rimprovero sul viso della kwami rossa:

"Sei incorreggibile, Calzino Puzzolente. Non sai fare altro che parlare di formaggio!"

Furono interrotti dal buzz buzz del telefono di Marinette. La ragazza prese il telefono dalla sua scrivania e aggrottò la fronte quando lesse il messaggio ricevuto, proveniente da Alya. Poi si lamentò un po' e si mise le mani nei capelli (che ora lasciava sciolti, visto che un certo gattino le aveva detto di preferirli così), mentre si metteva seduta a gambe incrociate per terra.

"Che succede?" chiese Adrien e le si mise seduto vicino, cercando di sbirciare il messaggio incriminato e aggrottando la fronte dopo averlo letto.

[Alya: Scusa Marinette, ho dovuto disattivare i commenti dell'articolo, perché il presidente del fan club di Chat Noir stava organizzando una vera 'caccia al gatto' per la vostra prossima pattuglia. Ho cancellato i messaggi, ma ora mi sto preoccupando.]

Marinette sospirò, poi iniziò a digitare, [Marinette: Hai ottenuto quello che volevi, subdola di una volpe. Che facciamo ora? Non possiamo mica proteggere Parigi con un'orda di donne urlanti che ci corrono dietro!]

[Alya: Mi dispiace, non pensavo il mio articolo avesse un tale effetto. Forse sarebbe meglio se il gattino evitasse di uscire in pattuglia nei prossimi giorni. È con te?]

[Marinette: Sì, certo che è con me. Vuoi parlargli? Perché a giudicare dalla sua espressione, non sembra volerti parlare a sua volta.]

Il cipiglio di Adrien si trasformò in un sorriso quando lesse il messaggio di Marinette, e la mano gli corse verso la nuca. Fece una risata imbarazzata: la sua Lady lo conosceva fin troppo bene!

[Alya: No, non devo per forza parlargli, ma sono contenta che stia leggendo, perché sarebbe meglio se Rena e Carapace prendessero il suo posto in pattuglia qualche giorno. E forse dovrebbe fare attenzione quando torna a casa stasera.]

Sia Marinette che Adrien gemettero nel leggere il messaggio.

oOo

Il giorno in cui Adrien aveva finalmente scoperto chi fosse la sua Lady, era rimasto sorpreso dal fatto che si fosse rivelata di fronte a Nino e Alya, ma la sua sorpresa era durata pochissimo, in quanto Alya gli aveva confessato di essere Rena (ecco come sapeva dei suoi comportamenti da flirt nei confronti di Rena Rouge, avrebbe dovuto pensarci!), e che Nino era Carapace.

Quando Alya aveva notato l'occhiata di disapprovazione che le aveva lanciato Marinette, le aveva detto: "Che c'è? Pensavo che avendo tu rivelato la tua identità a tutti noi, fosse anche il caso di rivelare la nostra ad Adrien, che non ci dovessero essere più segreti tra di noi!" e aveva fatto spallucce.

"Forse è meglio così," aveva riflettuto Marinette. "Il giorno in cui Queen Wasp ha preso il controllo dei portatori di Miraculous, credo che Papillon abbia scoperto chi siete, perché voi eravate tutti trasformati quando Chat ed io siamo arrivati sul posto." Rimase in silenzio per un po', ma poi continuò dicendo: "Penso che il Miraculous Ladybug abbia cancellato la memoria delle persone di Parigi, ma non credo abbia cancellato la memoria di Papillon o di Mayura. Magari Chloé, ma non sono sicura neanche di lei: certo, non ha mai più menzionato il fatto, ma non so se se lo ricordi, onestamente. Però non credo che Papillon e Mayura abbiano avuto la memoria cancellata."

"Nino non si è trasformato," cercò di dire Adrien, per proteggere il suo amico e Nino lo guardò con gratitudine. Adrien gli fece l'occhiolino e bisbigliò:" Ti copro io, fratello!" e fece un sorriso luminoso.

"Sì," rifletté Marinette. "Questo perché il Maestro Fu era Jade Turtle in quel momento quindi Nino non aveva potuto trovare il suo Miraculous nel miracle box. Io poi avevo il Miraculous del drago, quindi anche Katami non aveva trovato il suo gioiello, ma già sappiamo che Papillon conosce la sua identità.

Il viso di Marinette divenne più pallido di un lenzuolo. "Oddio, questo significa che in un solo giorno ho perso tutta la mia squadra. Come posso darvi un Miraculous ora che Papillon sa chi siete? Sarebbe troppo pericoloso!"

"Aspetta un attimo, una cosa non mi quadra," chiese Adrien inarcando un sopracciglio e guardandola dubbioso. "Papillon sapeva benissimo che Katami fosse Ryūko anche prima che Chloé fosse akumizzata, ma quel giorno, contro Love Hunter, l'hai sequestrata e le hai dato di nuovo il Miraculous del drago." Adrien passò dal dubbio a un'aria maliziosa nel giro di un secondo. "Non mi dire che eri gelosa…"

Marinette lo guardò furibonda e lui le fece la linguaccia: aveva sicuramente colpito un punto dolente, e il sorriso di Adrien si allargò. La sua Lady lo amava ed era gelosa! La vita era meravigliosa!

"Non avevo a-altra s-scelta", iniziò a balbettare lei, riesumando il fantasma della vecchia Marinette. "Ti stavo baciando. Uuuuuh, voglio dire LEI ti stava baciando, io stavo andando dal maestro Fu..."

Adrien arrossì. "Non mi stava baciando..." ammise infine.

"Cosa stavate facendo allora, perché da lontano sembrava che vi steste per baciare." Marinette aveva già ritrovato la calma, probabilmente perché ora era lui ad essere imbarazzato.

"Aspettate un attimo, riportiamo il film indietro a un attimo fa, va bene?" li interruppe Alya, permettendo ad Adrien di respirare di nuovo. "Questo mi ricorda che tu hai la ragazza, Splendore. Ed è da questa mattina che ti stai sbaciucchiando con la nostra Marinette, che di sicuro NON è Katami... le hai dichiarato il tuo amore e le hai regalato un bel mazzo di rose... "

Adrien arrossì di nuovo. "È che..."

"È vero, amico!" Nino lo interruppe e lo guardò male, incrociando le braccia sul petto. "Ma che fai, tieni il piede in due scarpe? Non si fanno 'ste cose!"

Adrien divenne paonazzo. "Uh... no, non è..."

"Non mi aspettavo che fossi tanto un Casanova, Splendore..." Anche Alya lo stava guardando male.

Adrien fece il broncio. "Se mi lasciaste spiegare invece di interrompermi ogni due secondi!" gridò infine, sempre più imbarazzato.

"Continua, dai, vediamo come riesci a toglierti dagli impicci questa volta." Alya gli fece cenno di continuare, un po' con aria di sufficienza.

"Ehm... prima di tutto, ti ho detto ieri che non era esattamente la mia ragazza."

" Ding dong! Risposta errata. Hai solo detto che non l'amavi, ma che lei la pensava diversamente," lo corresse Alya.

" Ok, ok, è vero," sospirò Adrien. "Ma ieri sera ho chiesto a Katami di incontrarmi prima di scuola questa mattina e le ho parlato, togliendo chiaramente ogni dubbio che tra noi due ci fosse qualcosa." Lo disse così velocemente da restare quasi senza fiato, nel timore che qualcun altro lo interrompesse.

"Ancora non va bene, amico. Lasci una ragazza e ti butti tra le braccia di un'altra nel giro di poche ore?" Lo sguardo di Nino aveva ancora un tono accusatorio. "Povera Katami…"

"Hai fatto davvero una cosa del genere, Adrien?" La voce di Marinette suonava quasi... ferita? "Katami è mia amica... non posso credere che tu possa averle fatto questo..." Poi ebbe un'improvvisa realizzazione e sussultò. "Oh cielo, io sono la sua unica amica a parte te… e nemmeno io ho pensato per niente a lei fino ad adesso. Che razza di amica sono?"

Adrien iniziò a sentire un groppo alla gola. Ma come? Pensava di aver fatto la cosa giusta e di essersi comportato bene e invece tutti se la stavano prendendo con lui! "Ma... questo è quello che lei stessa mi ha chiesto di fare.." disse con voce spezzata.

"Che vuoi dire?" Marinette lo stava guardando incredula.

Adrien sentì crescere la sua frustrazione. Doveva spiegare cosa fosse successo o sarebbe impazzito. "Quando le ho parlato, mi ha detto che dal primo giorno che mi ha conosciuto ha sempre saputo che mi piacevi, e il giorno in cui siamo andati al palazzetto del ghiaccio ha visto quanto fossi geloso di te…" Marinette lo guardava a bocca aperta e Adrien divenne viola. "H-ha detto che era m-molto evidente e che s-siamo entrambi c-ciechi..."

Alya iniziò a ridere. "Mi rimangio qualunque cosa abbia mai detto su quella ragazza. E' un fenomeno!" Adrien le lanciò un'occhiataccia, ma il fatto la fece solo ridere di più.

"Mi ha detto che sei l'unica amica che ha e che se ti ferisco me la farà pagare." Era possibile che il viso di una persona diventasse più scuro del viola? Perché dato il calore che gli irradiava la faccia Adrien temette di aver raggiunto un colore mai visto dal genere umano. "E poi mi ha detto di stupirti stamattina e…" Si mise la mano dietro la nuca e guardò per terra. "E… di farle un rapporto dettagliato quando ci vediamo stasera a scherma."

"Ok, ora ha una nuova amica. Moi." Alya era raggiante. "Passami il suo numero di telefono, Splendore, voglio ringraziarla personalmente. Con un solo discorso ha ottenuto più di quanto io sia riuscita a ottenere in quasi un anno. La amo!"

"Wow, è proprio una con le palle..." Nino aveva la bocca aperta.

Il viso di Marinette aveva raggiunto il colore della tuta di Ladybug. "Aveva accennato a qualcosa quel giorno, di non voler ferire i miei sentimenti... ma... non me l'aspettavo."

"Tutto questo chiacchiericcio mi fa tanto piacere, ragazzi!" Adrien saltò per aria quando sentì la voce di Plagg vicino al suo orecchio. "Ma vi rendete conto che state sprecando la preziosa ora di pranzo per parlare di queste cose, oltretutto in una classe, in pubblico, dove chiunque potrebbe sentirvi e spiarvi? Inoltre, gattino, cosa ancora più importante… hai dimenticato a casa il mio formaggio e io ho fame."

"Calzino Puzzolente! È possibile che tutto ciò a cui riesci a pensare sia il formaggio?" Tikki apparve dalla dentro la borsa di Marinette e volò davanti a Plagg.

"C'è qualcos'altro di cui valga la pena di parlare, Zuccherino?" Il kwami ​​nero incrociò le braccia sul petto e fissò la sua compagna rossa a pois.

"Uh... cosa... sono questi, i vostri kwami?" chiese Alya, con gli occhi spalancati ed evidentemente sorpresa.

Marinette si risvegliò immediatamente dal suo stordimento. "Oh sì, scusa Alya. Questa è Tikki," disse indicando la piccola kwami rossa e poi il piccolo kwami gatto, "e questo è Plagg." Vide il sorriso divertito di Alya e fece un sorrisetto. "Sì, quel Plagg..." Entrambe iniziarono a ridere istericamente mentre Adrien sembrava di nuovo un po' imbarazzato.

"Che succede?" chiese Plagg.

"Tu sei quello che ieri teneva prigionieri i suoi addominali," disse Alya tra una risata e l'altra, indicando Adrien.

Plagg sogghigno con una punta d'orgoglio. "Ah! Sì, sono proprio io," disse sornione, indicando se stesso. "E prego!"

Le due ragazze scoppiarono a ridere, mettendo Adrien ancora più a disagio, e Nino guardò tutte e tre enormemente confuso.

"Ok, penso che Plagg abbia ragione per una volta," dichiarò Adrien mentre si alzava velocemente dal suo posto, come se gli stesse bruciando il fondoschiena. "Magari è meglio se troviamo un posto dove mangiare qualcosa mentre continuiamo a parlare. Sto morendo di fame!"

"Oh, non mi sorprende affatto sapendo che sei il signor Cat-astrofe..." Alya si guadagnò un'altra occhiataccia. "Quanto tempo abbiamo?"

Marinette guardò l'orologio. "Tre quarti d'ora." Sospirò. "Suppongo che possiamo andare alla boulangerie, mangiare qualcosa, mettere il mazzo di rose in un vaso e andare in camera mia a parlare."

E questo è proprio quello che fecero, e alla fine della conversazione, erano tutti d'accordo sul fatto che forse, se Marinette avesse tolto i Miraculous alla sua squadra di supporto, avrebbe fatto loro più male che bene: in fondo se Papillon sapeva chi erano, avrebbe potuto cercare di fargli del male, e senza un Miraculous con cui osteggiarlo, sarebbero stati ancora più in pericolo.

"Potrebbe attaccarci e noi non avremmo modo di difenderci!" aveva sottolineato Alya.

Alla fine, tutto questo discorso convinse Marinette e, prima che il gruppo tornasse a scuola, la ragazza gli ridiede i Miraculous in modo permanente, promettendo a se stessa di fare lo stesso con gli altri portatori in un vicino futuro. Tutti tranne Chloé, ovviamente. L'unica cosa che gli aveva chiesto era di non mettersi troppo in mostra.

oOo

Bene, ora anche quel piano era andato fuori dalla finestra. Alla prossima pattuglia, Ladybug sarebbe stata accompagnata da Rena e Carapace, e forse anche da altri membri della squadra. Chat Noir sarebbe intervenuto solo se ci fosse stato un attacco akuma. Che casino! Marinette si mise una mano sulla fronte.

"Domani potrei fare la strada più lunga e fermarmi alla barca di Juleka prima di iniziare la pattuglia, per ridare a Luka il suo Miraculous. La sua Second Chance potrebbe tornare utile."

Adrien si voltò di scatto alla semplice menzione del nome di Luka.

"Oh andiamo, Micetto... quante volte devo dirtelo? Luka è solo un amico." Scandì le parole e fece un piccolo sorrisetto mentre lo guardava in modo obliquo.

"Sei crudele, purr-incipessa ..." Adrien la guardò accigliato, e lei gli fece la linguaccia.

"Preferisci che dica che è un ottimo amico?" ridacchiò lei, mentre lui si accigliava ancora di più e metteva il broncio.

Adorava rinfacciarglielo e scherzare con Adrien per renderlo un pochino geloso, ma era questo il motivo per cui Marinette ancora non aveva dato indietro il Miraculous a Luka: ogni volta che Marinette menzionava il suo nome, o addirittura guardava in direzione della barca dei Couffaine, Adrien si ingelosiva. Per non parlare poi dei concerti di Kitty Section. Il povero Luka cercava di metterli a loro agio, ma se si avvicinava appena a Marinette, Adrien sparava scintille.

Marinette sapeva che era colpa di Alya. Un giorno, mentre stavano parlando del più e del meno, la bruna aveva detto ad Adrien che tra Marinette e Luka c'era stata ben più che semplice amicizia dopo la disavventura con Queen Wasp.

La verità era che Marinette aveva bisogno di qualcuno che la sostenesse e Luka si era trovato al posto giusto al momento giusto. Ma tra loro due non aveva funzionato, perché Luka era un'anima sensibile; poteva sentire che lei non gli stesse dando il 100% e gli stesse mentendo, anche se Marinette ci aveva provato sinceramente ad avere una relazione con lui e a dimenticare Adrien.

"Alya mi ha detto che non era esattamente un tuo amico, e non è passato molto tempo!" Adrien stava cercando di non far sentire quanto fosse geloso, ma stava fallendo su tutta la linea.

All'improvviso, Plagg gli volò davanti al naso. Tikki lo seguì all'istante, cercando di fermarlo. "No, Zuccherino. Devo dirlo, mi sono proprio stufato", ribatté il kwami nero.

"Lascialo in pace, Plagg, è solo un essere umano, ed è innamorato..." ribatté Tikki, ma Plagg le lanciò uno sguardo severo.

"Sì, sì... ma non sei tu quella che deve sorbirselo mentre divaga tutto il tempo..." sentenziò lui di rimando. Poi si voltò a guardare Adrien. "Stammi a sentire, Adrien, non scavarti la fossa da solo, perché so benissimo che poi te ne pentirai e dovrò ascoltarti mentre ripeti non una, non due, ma centinaia di volte quanto non avresti voluto fare o dire questo e quest'altro." Fece la linguaccia a Tikki e continuò: "Ricorda che quando Codini era con il chitarrista, anche tu non eri 'solo un amico' per Lady-Spadaccina."

"Lo so, Plagg..." iniziò Adrien, ma Plagg lo interruppe.

"E allora? Potevi divertirti solo tu? Lei non ne aveva il diritto?" Plagg lanciò ad Adrien uno sguardo furbo e fu ricompensato con un'occhiataccia.

"Ma io ho rotto con Katami!" ruggì in risposta Adrien.

“Oh, e invece lei non ha rotto con il chitarrista neh? Sta ancora con lui, non sta con te!" lo interruppe Plagg e gli lanciò un'occhiata trionfante quando Adrien distolse lo sguardo e divenne rosso come un peperone.

"No, non è questo..." mormorò, e sbirciò velocemente in direzione di Marinette, che sembrava più sorpresa che turbata. "Alya mi ha detto che Luka ha detto a Marinette che l'avrebbe aspettata se non avesse funzionato con me..." riuscì a dire alla fine.

Plagg tirò un respiro profondo e sospirò drammaticamente. "Vedi? Questo è il motivo per cui preferisco aver a che fare con il formaggio piuttosto che con gli umani. Perché ti dà così tanto fastidio quello che farebbe Codini se non funzionasse con te?" Lanciò uno sguardo vacuo ad Adrien, che era diventato ancora più rosso in viso. "Non capirò mai la gelosia umana!"

"Non sono geloso!" sbottò Adrien in risposta.

Plagg gli volò davanti al naso e incrociò le braccia sul petto. "No? Come lo chiami allora?" Si guardarono negli occhi per diversi secondi e Adrien dovette abbassare lo sguardo per primo. "Se ti dà così tanto fastidio, gattino, cerca di fare in modo che tra di voi funzioni!"

Adrien ringhiò e si mise le mani tra i capelli, in un gesto di assoluta frustrazione. "E questo mi rende ancora meno felice dell'idea che Chat Noir esca di scena per un po'..." Mise il broncio. "Preferirei affrontare una vera caccia al gatto piuttosto che essere confinato nella mia prigione e lasciarti nelle mani di quel serpente..."

Marinette sospirò. "Beh dai, non devi restare per forza a casa, Adrien, ma sul serio, non puoi uscire in pattuglia." Gli sorrise dolcemente, scegliendo di ignorare il commento risentito sul povero Luka. Plagg lo aveva già esasperato abbastanza.

"Sono sicura che mamma e papà saranno felici di intrattenerti mentre io... faccio una lunga doccia calda..." Notò il suo sorrisetto e sorrise maliziosamente, ben consapevole che il suo diversivo avesse funzionato. "E questa è la mia scusa, Micetto, non è che mi faccio la doccia ora, e nemmeno allora... togliti quel sorrisetto dalla faccia o mi rimangio l'offerta e ti faccio restare alla villa da solo."

Adrien fece il broncio di nuovo." Uh... sei decisamente crudele, purr-incipessa... "

Risero entrambi.

"Comunque, forse è meglio se stasera torni casa come Adrien e saluti ai miei genitori, visto che prima sei entrato dalla boulangerie."

Adrien rimise di nuovo il broncio. "Mi butti fuori, ora? Ce l'hai così tanto con me?"

"Non ce l'ho con te, che dici," disse lei dandogli un bacetto sul naso, ma iniziò a rimettergli la sciarpa al collo. "Ma è quasi mezzanotte, Adrien. Domani abbiamo scuola e i miei genitori non vanno a letto sapendo che il mio ragazzo è ancora in stanza con me. E papà si sveglia alle quattro..."

Adrien sospirò, anche se il sentirla chiamarlo 'il suo ragazzo' gli dava ancora la sensazione delle farfalle nello stomaco. "Ok, ok, ho capito l'antifona..." Poi sorrise e le fece l'occhiolino. "E se uscissi e poi rientrassi dal balcone?"

"Adrien!!" Marinette arrossì. "Quale parte di 'abbiamo scuola domani' non riesci a capire?"

"Scusa.. " le disse lui, un po' contrito, portandosi una mano alla nuca. "Quindi suppongo... ci vediamo domani..." Si mise la giacca, guardandola con nostalgia.

"Un'ultima cosa, ora che ci penso," disse Marinette mentre gli aggiustava meglio la sciarpa.

"Sì?" chiese lui, guardandola di nuovo con la speranza negli occhi.

"Chi ti ha detto le cose che mi hai detto quel giorno? Non te l'ho mai chiesto." La ragazza toccò dolcemente la sciarpa che gli aveva regalato per il suo compleanno.

"Q-quali parole?" chiese Adrien cascando dalle nuvole.

"Mi hai detto che una volta qualcuno ti disse che non è il regalo che conta..."

"...ma la persona che te lo dà," terminò a dire lui. Lei annuì e lui continuò, sorridendo dolcemente. "Me lo disse mia madre."

Lo sguardo che gli lanciò Marinette a quelle parole gli diede una tale sensazione di calore che avrebbe sciolto il ghiaccio sul Monte Everest.

"Avevo cinque anni e avevo fatto a mano una collana per lei, usando pezzi di pasta." Le sue guance presero fiamme al ricordo. "Era per la festa della mamma inglese e non avevo Nathalie ad aiutarmi, quindi ho sbagliato tutto e la collana era troppo piccola per andarle sul collo. Ci rimasi malissimo." Marinette stava ancora sorridendo dolcemente e le guance di Adrien diventarono ancora più calde. "Ma poi lei mi disse quelle parole. E disse che era il regalo più bello che avesse mai ricevuto, perché l'avevo fatto io." Caddero in un silenzio imbarazzato, e Adrien si strofinò di nuovo la nuca con una mano, mentre Marinette gli teneva l'altra, arrossendo.

"Che cosa bella..." sussurrò alla fine la ragazza.

Adrien sorrise. "Ho capito quelle parole per la prima volta solo quando le ho ridette a te." Spostò leggermente la sciarpa dal collo, per guardarla. "Già amavo questa sciarpa, ma ora è il mio capo d'abbigliamento preferito. Pensa che..." disse distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo, "dormo con la sciarpa sul cuscino, sotto la testa." Le diede un'occhiata sfuggente e arrossì ancora di più nel vedere la sua aria divertita. "Mi fa sentire più vicino a te."

"Aw Micetto, vieni qui, ti meriti un abbraccio!" Lui obbedì con piacere, e poi si abbassò per baciarla teneramente sulle labbra.

"Significa che posso fare il detour di cui parlavo prima e rientrare dalla finestra?" Le fece il suo sorriso a 32 denti, ma lei gli diede una spinta sulla spalla e lo allontanò.

"Adrien, sei tremendo! Non ti dai mai per vinto tu?"

"Moi? Giammai! Lo sai che sono un gatto molto bisognoso d'affetto!" Detto questo, si accorse che la ragazza volesse ribattere qualcos'altro e si abbassò di nuovo, per zittirla con un altro bacio.


Nota dell'autrice


CIAO! Lo so, lo so… è finita T_T Sono felice ovviamente per aver completato la storia, e proprio il giorno della festa della mamma francese (auguri a tutte le mamme che festeggiano oggi!). Ma certo, mi dispiace un pochino, mi è piaciuto tanto tradurre questa mia storia e condividerla anche con voi. Spero vi sia piaciuto l'epilogo!

Sì, la collana di pasta è un regalo che ha fatto a me mio figlio un paio di anni fa, che non andò nel verso giusto. Ho pensato che calzasse perfettamente quì, perché purtroppo non calzava per niente sul mio collo, era più una coroncina che una collana ^^

20210508-173555
La collana

Grazie infinite per tutti i commenti e recensioni, mi hanno fatto molto piacere e vi prego, non smettete, e se volete date un'occhiata anche alle mie altre storie!

Ma non preoccupatevi non intendo abbandonarvi senza aggiornamenti. Ho altre storie da tradurre, quindi continuerò, ma magari meno di frequente per consentirmi anche di avere il tempo di scrivere. Magari una volta a settimana, che ne dite?

Di nuovo mille grazie ai miei fantastici beta, Genxha e Sherry.

Arrivederci a presto,

Bug out!

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