Il pallone autografato da Gattuso

di AlbAM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa storia si ispira a due esperienze di quando ero bambina. Quella che mi ha dato l'idea per la storia fa riferimento al fatto che, avendo un fratello maggiore, giocavo a pallone con lui e con gli amici del “cortile”. Ovviamente ogni tanto il pallone finiva nei giardini delle villette o dei palazzi intorno (allora abitavo in una via periferica di Cagliari) e con la scusa che “tu sei una bambina, vedrai che non ti sgridano!” spesso mandavano me a chiedere il pallone o peggio a intrufolarmi nei giardini privati o condominiali per recuperarlo.

La seconda esperienza risale anch'essa a quando ero bambina. I miei portarono me e mio fratello a vedere la Cappella Sistina. Avevo solo dieci anni, ma l'emozione provata di fronte a quegli affreschi meravigliosi la ricordo ancora.

Il prompt che ho scelto si riferisce a questa seconda esperienza ed è il numero 17) L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui.(Fedor Dostoevskij)



Spero che questa mini long ambientata prima di “Un diavolo a Roma” e quattro anni dopo “Una hoha hola hon la hannuccia, horta horta” vi possa divertire come ha divertito me scriverla!





Il pallone autografato da Gattuso


Capitolo 1


Era una afosa domenica mattina di agosto, a Roma. I piccioni cercavano riparo sotto le grondaie, i gatti dormivano beati all'ombra del Colosseo e tre demoni seduti a cavalcioni del parapetto del colonnato di San Pietro osservavano annoiati e accaldati il panorama.

Uno di loro, il più alto, dai capelli rosso scuro, vestito come Will Smith in Man in black, occhiali scuri compresi, sospirò. "Che palle, le domeniche di Agosto sono ancora più noiose dei festivi!"

"Già!" rispose il demone alla sua destra, era un po' più basso e tarchiato e vestiva in modo leggermente più sportivo. Indossava una giacca blu scuro, camicia di cotone azzurrina senza cravatta, jeans blu e scarpe da tennis nere Reebok. "Quando la ditta è chiusa per ferie e tutti i nostri umani sono in vacanza è davvero dura arrivare alla fine della giornata!"

Il terzo demone, il più basso dei tre, era bruno e riccio con una leggera barba nera. Indossava un giaccone nero da marinaio, un berretto anch'esso da marinaio, jeans neri e scarpe Nike Air Jordan bianche e nere. "Beati voi che almeno vi divertite dove lavorate! Io francamente a portare anime giù tutti i santi giorni, mi faccio due palle così da secoli!” commentò malinconico.

"Hai poco da lamentarti Azaele! È colpa tua se sei perennemente assegnato ai ritiri, tra la tua amicizia con Michele e i casini che combini ogni tre per due, sei fortunato se gli Arcidiavoli non ti hanno ancora assegnato al girone degli adulatori!" ridacchiò il demone tarchiato.

"Dai non esagerare Sakmeel, a fare i guardiani delle anime ricoperte di sterco ci finiscono i più tonti di noi! Azaele è casinista, ma almeno è intelligente!" commentò divertito il demone più alto.

"Ahahah, che spiritosi! Non mi pare di essere così casinista!"

"Nooo, figurati. Però se non sbaglio proprio l'altro giorno per andare a prenderti un caffè con Michele hai dimenticato la tua anima in piazza Navona, quella si è infilata in mezzo a un gruppo di turisti Norvegesi e se non fosse stato per Sael che se n'è accorto e ti ha avvertito, a quest'ora sarebbe bella che andata ad abbronzarsi in crociera tra i fiordi di Nærøyfjord!"

"Che colpa ne ho se quegli stupidi Norvegesi sono alti come degli Arcangeli! Se avessero un'altezza normale, quell'idiota di influencer non sarebbe riuscito a nascondersi così facilmente!" rispose irritato Azaele.

"Dai Aza, non prendertela, Sakmeel sta scherzando! Perché non andiamo a berci una birretta fredda?" propose Sael per rilassare gli animi.


#


Yetunde era al settimo cielo! I suoi genitori avevano deciso che una settimana di vacanza a Roma, con le dovute attenzioni, era economicamente affrontabile. Visto che sua sorella Alissa era in giro per l'Europa con i colleghi universitari, il ragazzo aveva chiesto ai genitori se poteva invitare Cathrine, la sua migliore amica dai tempi delle medie.

Fortunatamente sia i suoi genitori che quelli dell'amica avevano approvato la richiesta. Meglio di così non sarebbe potuta andare! Sia lui che l'amica facevano il liceo Classico e la Storia dell'arte era la loro materia preferita.

Yetunde, vista la sua abilità con colori e pennelli, stava anche pensando di studiare per diventare restauratore, per cui non vedeva l'ora di mettersi in fila per visitare i musei Vaticani e poter ammirare la Cappella Sistina!

Mentre frugava nell'armadio per recuperare uno zaino più capiente di quello che usava per andare a scuola, notò una busta di plastica. Incuriosito la aprì, dentro c'erano delle candele rosse mezzo consumate.

"Santo cielo! Credevo di averle buttate via!" rise divertito al ricordo del motivo per cui le aveva comprate. Quattro anni prima, quando era in seconda media, assillato da una banda di bulletti aveva provato a evocare un demone in suo aiuto. Alquanto imprevedibilmente l'evocazione aveva avuto successo e un simpatico demone di nome Azaele aveva dato ai bulletti una lezione tale che avevano smesso per sempre di tormentare i loro compagni di scuola.

In fondo era stato un bene anche per i bulletti, perché da quel giorno si erano messi a studiare seriamente e Marco, il loro capetto, dopo le medie si era iscritto al liceo scientifico. A quanto pare una volta finite le superiori meditava addirittura di iscriversi in Ingegneria!

Yetunde si chiese che fine avesse fatto Azaele e ridacchiò ripensando che quello svampito se n'era volato via dimenticandolo sulla torre di Palazzo Vecchio. Che poi il problema non era stato tanto scendere, aveva trovato facilmente su Google il numero della biglietteria e si era fatto venire a prendere dagli addetti alla sicurezza, quanto spiegare come cavolo aveva fatto ad arrivare fin lassù in orario di chiusura!

Richiuse la busta senza avere il coraggio di buttare via il contenuto e cominciò a riempire lo zaino.


#


"Stai scherzando, vero?" domandò Sael fissando accigliato il pallone da calcio che Azaele stava facendo roteare sull'indice della mano sinistra. Erano entrambi seduti sull'Arco di Costantino, Sael si era tolto la giacca e l'aveva poggiata sulla spalla tenendola con l'indice della mano sinistra.

"No, per niente! O avete voglia di passare una giornata mortalmente noiosa come ieri?" rispose Azaele.

"Tu sei completamente matto! Io non ho nessuno voglia di farmi ammazzare da Razel!" replicò il demone dai capelli rossi.

"Che c'entra Razel?" domandò incuriosito Sakmeel, atterrando dietro di loro insieme ad una demone dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

"Indovinate di chi è il pallone che si è procurato Azaele?"

"Di un po'..." esclamò la demone spalancando gli occhi "non l'avrai mica rubato dalla sua collezione di palloni dei Mondiali!"

Le labbra di Azaele si allargarono in un sorriso beffardo "Ovvio, altrimenti parte del divertimento se ne va a farsi benedire!"

"Aspetta un attimo, non sarà mica… quel pallone, di Razel!" intervenne Sakmeel.

"Si, è esattamente quello!" ripeté Azaele facendo fermare la sfera. Davanti ai demoni fece bella mostra di sé una firma impossibile da non riconoscere.

"Oh Santo cielo! É davvero il pallone dei mondiali del 2006, quello firmato da Gattuso!" esclamarono in coro Eowynziel e Sakmeel.

"Appunto! Aza, non so come hai fatto a fregarlo, ma è meglio che lo rimetta immediatamente dove l'hai trovato prima che Razel si accorga di qualcosa!” commentò Sael.

"Oh, avanti ragazzi, sappiamo tutti che Razel è impegnato nella Riunione periodica di avanzamento lavori e non tornerà prima di stasera! Abbiamo tutto il tempo di fare una partitella a quattro con il portiere libero!" insistette Azaele con voce suadente ed un sorriso tentatore.

I tre demoni si guardarono un po' titubanti.

"Bè, in effetti io non ce la posso fare ad affrontare un'altra giornata noiosa come ieri!" sospirò Sakmeel.

"E poi, in fondo basta riportare il pallone al suo posto prima che Razel si accorga di qualcosa!" aggiunse Eowynziel.

"Voi, siete matti! Quello è l'unico pallone sul quale Razel sia mai riuscito a farsi fare un autografo, ci tiene quasi più che ai suoi stivali El Charro!" esclamò Sael.

"Si, però senza di te non possiamo giocare!" sbuffò Azaele.

Tra i demoni si fece il silenzio.

"Allora, giochi o no?" domandò Azaele.

Sael osservò i tre demoni che lo guardavano speranzosi. Alzò gli occhi al cielo, sbuffò e infine emise un profondo sospiro. "E va bene, ma vi avverto… se succede qualcosa a quello stupido pallone, io non vi conosco!"


#


L'angelo dai capelli biondi raccolti in una treccia e dai grandi occhi azzurri, incrociò lo sguardo dei quattro demoni che uno dopo l'altro abbassarono gli occhi imbarazzati come dei bambini beccati a combinare una grossa marachella.

"Quindi mi stai dicendo che stavate solo giocando a pallone?" domandò severo ad Azaele.

Il demone annuì senza alzare lo sguardo.

"E che il pallone con cui stavate giocando era quello dei mondiali del 2006 autografato da Gattuso? Esattamente quello a cui Razel tiene più che al suo gilet di pelle stile I Guerrieri della notte1 e che tu sei stato così imbecille da rubargli?"

Azaele annuì di nuovo.

"E poi senza rendervene conto siete finiti a giocare proprio sopra i Musei Vaticani..." continuò Michele “... e Sakmeel ha tirato un sinistro così potente da rompere, del tutto involontariamente, una vetrata della Cappella Sistina?"

"E… esatto!" balbettò Azaele.

"E quindi avete miracolato la vetrata per rimetterla a posto prima che gli umani si rendessero conto di ciò che era successo. Il pallone è rimasto lì dentro e ora non sapete come recuperarlo, visto che voi ovviamente non ci potete entrare?"

"Ehm...si è andata proprio così" farfugliò Azaele.

"E mi state chiedendo di andare a prenderlo?"

"Ecco… si!"

"Lo sapete vero che noi angeli comuni dobbiamo ottenere un permesso per entrare in Vaticano e che sicuramente non lo otterrei entro stasera, soprattutto adducendo come motivo che devo recuperare il pallone che quel deficiente del mio migliore amico demone ha rubato a Razel per giocare a pallone con i suoi amichetti idioti?"

"Bé, ma non c'è bisogno che dica proprio tutto" azzardò Azaele.

"Quindi mi stai suggerendo di mentire ai miei superiori?"

"No, direi piuttosto che ti stiamo suggerendo di evitare di essere eccessivamente sincero!" intervenne Sael fingendo una baldanza che non aveva.

Michele lo fulminò con una tale occhiata che Sael divenne rosso come una Ferrari Superfast e abbassò di nuovo lo sguardo senza osare aggiungere altro.

"Aza, lo sai vero che in pratica mi stai chiedendo di approfittare della mia natura angelica per intrufolarmi in Vaticano e recuperare quello stupido pallone?"

Azaele strisciò i piedi a terra imbarazzato "Ti prego Miky, non sappiamo come altro fare e Razel ci ammazza se scopre che siamo stati noi a perdere quella stupida palla firmata!"

Michele non disse nulla per qualche istante. Poi si limitò a sospirare spazientito e fissare dritto negli occhi Azaele.

Il demone si rese conto che la sua espressione corrucciata si stava rasserenando e che gli angoli delle sue labbra stavano per distendersi. "Forse, ce l'ho fatta" pensò speranzoso.

Ma proprio in quel momento Eowynziel ebbe la pessima idea di intervenire. "Bé, potresti anche farlo per Yliel, in fondo siamo stati cognati per migliaia di anni e lei non sarebbe certo felice se Razel mi facesse del male!"

Azaele la guardò come se fosse impazzita.

Michele sbiancò e per un attimo i suoi occhi diventarono lucidi al ricordo di Yliel, la sua antica compagna, nonché sorella di Eowynziel.

L'angelo riprese subito il controllo e commentò freddamente "Sono passati molti secoli da allora e non credo che tua sorella approverebbe se io mentissi ai miei superiori o violassi le regole celesti!"

Detto ciò apri le ali e rivolgendosi ad Azaele concluse, secco "Sono certo che troverai il modo per tirarti fuori da questa situazione. E per favore non chiamarmi più per chiedermi di collaborare con voialtri imbecilli!"

Dopodiché spiccò il volo senza voltarsi indietro.

Azaele rivolse a Eowynziel uno sguardo costernato. "Complimenti, è stata proprio una bella mossa ricordare a Michele la storia con tua sorella!"

"Bé, ma che ho detto di sbagliato, scusa?" rispose la demone senza capire.

"Oh niente, figurati, hai solo ricordato a Michele l'unica compagna angelica che abbia mai amato davvero, con la quale è stato insieme per millenni e che da un giorno all'altro ha deciso di mollarlo per accettare di diventare un arcangelo nonostante si amassero ancora! Proprio una mossa vincente, complimenti!" rispose furioso Azaele.

"Bé, ma io che ne sapevo che lui ci soffrisse ancora?"

"Si chiama sensibilità Eowynziel, un sentimento di cui evidentemente non sei particolarmente provvista!" rispose acidamente il demone.

"Oh, insomma Azaele, siamo demoni, essere poco sensibili è una dote mica un difetto!" intervenne Sakmeel difendendo Eowynziel.

"Peccato però che la dote della tua ragazza ci abbia appena messo nei casini, Sakmeel! Adesso come caspita lo recuperiamo il pallone di Razel?" commentò cupo Sael.

I demoni si guardarono in faccia e poi si sedettero sconsolati sul marciapiede con le spalle poggiate al portone dei musei Vaticani, ancora chiuso, osservando la fila di umani che stava cominciando a formarsi davanti a loro.

Improvvisamente Azaele sentì una strana sensazione di familiarità provenire dalla piccola folla in fila. Inizialmente non riuscì a capire a cosa potesse essere dovuta, poi notò un ragazzo sui sedici anni piuttosto alto, tenuto per mano con una ragazzina della stessa età e dai lunghi capelli rossi.

"Non ci posso credere!" esclamò alzandosi in piedi di scatto!

"Che diavolo ti prende Aza?" domandò Sael stupito.

Azaele si voltò con un sorriso trionfante "Ragazzi, credo di aver appena trovato la soluzione al nostro problema!"


#



Yetunde accaldato e annoiato aspettava educatamente in fila tenendo per mano Cathrine, quando un voce vagamente familiare attirò la sua attenzione.

"Hey ragazzino, ma quanto cavolo sei cresciuto?"

Yetunde pensò che il ragazzino in questione non poteva certamente essere lui, visto che a Roma non conosceva nessuno. Invece un attimo dopo si sentì battere su una spalla e la stessa voce domandò allegramente "Di un po', è così che si tratta un vecchio amico?"

Il ragazzo si voltò e per un attimo non riuscì a credere ai propri occhi, Azaele il demone che lo aveva aiutato quattro anni prima, era lì davanti a lui e gli sorrideva allegramente. Stavolta non erano visibili né l'aureola spezzata, né le ali.

"Azaele?" domando stupito.

"Eh, già. Sono proprio io!"

Yetunde si guardò intorno e notò che Cathrine stava osservando il demone incuriosita.

"Lo vedi?" domandò un po' preoccupato.

"Certo che mi vede! Perché non dovrebbe? È la tua ragazza, me la presenti?"

Cathrine e Yetunde si guardarono imbarazzati.

"Siamo solo molto amici!" esclamò lei.

Azaele osservò le mani intrecciate dei due.

"Oh, ok. Uno dei due ha friendzonato l'altro!" commentò divertito.

I due ragazzi imbarazzati lasciarono la presa.

"Senti, ma come mai sei qui?" domandò Yetunde cambiando argomento.

Azaele fece un sorrisetto "Semplicemente perché qui a Roma ci vivo!"

"Oh! Ma allora che ci facevi a Firenze quattro anni fa?" chiese il ragazzo incuriosito.

Azaele fece spallucce "Un favore ad un amico. Senti, a proposito di favori, ti secca lasciare un attimo la fila e parlare a quattr'occhi. Stavolta sono io che ho bisogno del tuo aiuto"

Il ragazzo lo guardò preoccupato.

"Stai tranquillo, non è niente di male, non ho intenzione di mandarti all'inferno!" scherzò Il demone.


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"Allora, il problema è che io e alcuni miei amici stavamo facendo una partitina a calcio. Uno di noi ha tirato troppo forte e il pallone è finito dentro la Cappella Sistina e tu capisci Yetunde... né io, né i miei amici possiamo entrare per andare a recuperarlo! Per cui… ecco... ti seccherebbe andare a prenderlo e riportarmelo prima delle sette di stasera? Ti prego è piuttosto importante!"

"Ma perché non potete andare voi?" domandò Cathrine perplessa.

"Perché sono un demone infernale e come tale non sono ben accetto in Vaticano!" rispose Azaele candidamente. A Yetunde per poco uscirono gli occhi fuori dalle orbite e la ragazza fece un sorrisetto imbarazzato "Stai, scherzando vero?"

"Non le hai raccontato nulla?" commentò Azaele un po' offeso.

"Raccontato cosa?" domandò la ragazzina più incuriosita che spaventata.

Yetunde lanciò ad Azaele uno sguardo implorante.

"Niente, semplicemente qualche anno fa ho preso a calci nel sedere dei bulletti che infastidivano il tuo amico!" spiegò Azaele per evitare di continuare a mettere a disagio il ragazzo.

"Oh, ma allora sei tu che hai dato una lezione a Marco e gli altri! Sai che Marco è diventato bravissimo e dopo il liceo vuole iscriversi in ingegneria aerospaziale?”

Azaele si guardò intorno per controllare che gli altri demoni non avessero sentito. Fortunatamente gli sembrarono intenti a cercare di far litigare i turisti in fila.

Si, bè, che bello! Però ora possiamo tornare al mio problema?” domandò a disagio.

Scusa ma perché non ti compri i biglietti, entri e recuperi il pallone?"

Yetunde ed Azaele si guardarono imbarazzati, in effetti sarebbe stata la cosa più semplice da fare.

Il fatto è che... Non ci siamo portati abbastanza soldi!” buttò li, Azaele.

Oh, ma se è per questo io e Yetunde possiamo prendere un biglietto in più!”

Azaele sospirò. “Grazie, ma abbiamo anche un problema di tempo! Non possiamo aspettare tutta quella fila!”

Ma hai detto che il pallone lo devi rendere entro le sette di stasera! Ora sono solo le dieci e anche ammettendo di aspettare tre ore per entrare, avresti sei ore per trovarlo!” considerò Cathrine.

Azaele stava cominciando a spazientirsi, la ragazzina aveva una mente un po' troppo logica per i suoi gusti. “Senti, è un problema di religione, ok? Non posso entrare perché la dentro non sono ben accetto! Punto e basta!” concluse irritato.

La ragazza lo osservò perplessa. “Scusa ma non capisco, qui possono entrare tutti i turisti, qualunque sia il credo religioso a cui appartengono!”

Azaele stava veramente per perdere la pazienza, Yetunde se ne accorse e decise di intervenire

"Cathy, non può entrare perché è davvero un demone infernale!” spiegò senza tanti giri di parole.

Alla buon'ora!” commentò Azaele.

La ragazza osservò Yetunde incredula “È la verità, non te ne ho mai parlato perché non volevo che mi prendessi per matto!" sospirò il ragazzo imbarazzato.

Cathrine spostò lo sguardo su Azaele e commentò, ridendo "Dai piantatela con questa storia. Oltretutto con quella faccia lì proprio non sei credibile come demone!"

"Scusa. Cos'ha che non va la mia faccia?" domandò piccato Azaele.

"È una faccia simpatica e per nulla cattiva e poi dove sono corna, coda e ali?"

"Oh, bé se è solo per questo…" commentò Azaele facendo spuntare tutta l'attrezzatura demoniaca, coda compresa, e diventando nero come la pece tranne per gli occhi completamente rossi.

"Holy Jesus!" urlò Cathrine terrorizzata gettandosi tra le braccia di Yetunde.

"Aza, piantala di fare il cretino!" lo sgridò arrabbiato Yetunde

"Ok, ok. Era solo un po' di scena, Cathy, non volevo spaventarti” si scusò il demone riprendendo l'aspetto umano.

"Bé, non sei stato gentile e francamente non vedo perché dovrei rischiare di mettermi nei guai per aiutare un demone che si diverte a terrorizzare una ragazzina solo per vendicarsi di essere stato messo in difficoltà!" rispose offeso Yetunde voltando le spalle ad Azaele e trascinando via l'amica ancora tremante.

Azaele rendendosi conto che stava per perdere la sua unica possibilità di uscire dal guaio in cui si era cacciato, li inseguì disperato "Aspettate, vi prego. Mi dispiace, sul serio, perdonami Cathrine, sono stato un idiota!"

La ragazza si voltò e gli rivolse uno sguardo spaurito continuando a rimanere abbracciata all'amico.

Azaele, ne approfittò per giocare la sua ultima carta. "Sentite, ho davvero bisogno del vostro aiuto, quel pallone è molto prezioso e se non lo rendo entro stasera, il proprietario mi ammazzerà!" supplicò con tono lamentoso e gli occhioni del Gatto con gli stivali di Shrek.

Lo sguardo di Cathrine si addolcì.

Poverino, magari passa davvero un brutto guaio! E poi quattro anni fa, ci ha aiutato entrambi!” commentò tirando la maglia di Yetunde e costringendolo a fermarsi.

Ci sta solo tentando, Cathy!” rispose Yetunde, rendendosi conto che la sua arrabbiatura stava già cominciando a sfumare.

Azaele sospirò mantenendo lo sguardo implorante.

Oh, accidenti e va bene!” si arrese il ragazzo.

Un largo sorriso vincente illuminò il viso di Azaele.




Nota 1: “I guerrieri della notte” di Walter Hill (1979)




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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2



Yetunde e Cathrine arrivarono di fronte all'enorme portone che si apriva sulla Cappella Sistina. Su ciascun lato sostava una Guardia Svizzera. Una delle due lanciò uno sguardo ai due ragazzi per controllare lo zaino. Cathy lo aprì per mostrare il contenuto e la Guardia, una volta accertato che non conteneva nulla di pericoloso, fece un cenno per farli passare.

I due ragazzi entrarono scambiandosi uno sguardo.

Yetunde sospirò di sollievo. "Per un attimo ho creduto che ci facessero lasciare lo zaino fuori!".

"Il problema è che quando usciamo potrebbero accorgersi delle dimensioni differenti dello zaino!" sussurrò Cathrine preoccupata.

Yetunde si grattò il mento, con il compimento dei 16 anni erano spuntati i primi peli e il ragazzo aveva sviluppato un piccolo tic nervoso legato al prurito causato dalla barbetta in erba.

"Vabbé, intanto cerchiamo di recuperarlo, poi vedremo come fare!"

I ragazzi fecero qualche passo guardandosi intorno alla ricerca della palla.

La Cappella era gremita di turisti, tutti con il naso puntato verso l'alto ad ammirare i meravigliosi affreschi di Michelangelo e Raffaello.

Yetunde fu rapito, come tutti gli altri, dalla bellezza di quelle volte affrescate e quando i suoi occhi si soffermarono sul Giudizio Universale gli tornarono alla mente le parole del grande Fedor Dostoevskij: L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui.

È proprio vero, la bellezza è ciò che ci permette di superare anche i momenti più bui. Qualunque tipo di bellezza, anche quella di una parola gentile o dell'aiuto insperato di un buffo demone dal cuore gentile” considerò ricordando il suo primo incontro con Azaele.

Sollevò leggermente lo sguardo per ammirare la zona del Paradiso e per un istante ebbe l'impressione che le ali di un angelo si muovessero leggermente. Aguzzò la vista, ma non riuscì più a percepire alcun movimento, sicuramente era stato uno scherzo della sua mente, i corpi dell'affresco di Michelangelo erano talmente precisi nella loro rappresentazione anatomica da sembrare reali!

Improvvisamente si sentì tirare la manica da Cathy che gli sussurrò in un orecchio "È lì sotto!"

Il ragazzo si voltò nella direzione indicata dall'amica e notò il pallone che faceva capolino da dietro un angolo dell'altare.

"Andiamo!" lo esortò Cathy stringendogli una mano.

"Aspetta, voglio prima godermi gli affreschi!" rispose il ragazzo.

"E se qualcuno se lo prende? Poi come facciamo?" domandò Cathy preoccupata.

"Ma figurati, chi vuoi che lo noti, sono tutti con il naso all'insù!" sorrise Yetunde.

La ragazzina si guardò intorno, effettivamente nessuno guardava verso l'altare. "Va bene, ma non perdiamolo di vista!" sussurrò.

I due ragazzi si concentrano sugli affreschi, lanciando ogni tanto un'occhiata al pallone per controllare che fosse sempre lì.

Quando finalmente riuscirono a riportare i loro sguardi a terra, era vicina l'ora di chiusura e la Cappella stava iniziando a svuotarsi.

"Andiamo ora! Con tutta la gente che si sta affollando all'uscita non noteranno che il nostro zaino è diventato il doppio di prima!" propose Yetunde.

I due ragazzi andarono a recuperare il pallone e con sgomento si resero conto che era sparito.

Girarono intorno all'altare per assicurarsi che qualcuno non lo avesse inavvertitamente spinto sotto, ma niente da fare, la preziosa palla non era più lì.

"Merda, qualcuno deve averlo preso!" commentò costernato Yetunde.

"Te lo avevo detto che prima dovevamo recuperare il pallone, adesso abbiamo messo nei guai il povero Azaele" commentò imbronciata Cathrine.

Yetunde evitò di replicare che Azaele si era messo nei guai da solo nel momento in cui aveva deciso di fregare il pallone.

In realtà però, era preoccupato anche lui e si sentiva piuttosto in colpa.

"Senti, l'ultima volta che ho controllato è stato un paio di minuti fa e il pallone era ancora al suo posto. Per me possiamo ancora recuperarlo, controlliamo gli zaini dei turisti, se ne notiamo uno stranamente gonfio, di sicuro dentro c'è il pallone!"

L'amica annuì un po' sollevata e cominciò a controllare tra la piccola folla che si accalcava all'ingresso della Cappella.

Purtroppo la ricerca non diede alcun frutto, i ragazzi amareggiati uscirono e... rimasero di sasso.

Il pallone era dietro una delle due Guardie svizzere che attendevano sull'attenti che l'ultimo turista uscisse dal Cappella. Evidentemente dovevano averlo notato sotto l'altare e recuperato.

I ragazzi si scambiarono uno sguardo complice.

Si fecero da parte fingendo di consultare la guida del museo e attesero che le guardie si voltassero per chiudere i portoni lasciando incustodito il pallone il tanto necessario da afferrarlo, infilarlo nello zaino e fuggire nascondendosi tra la folla.

Appena arrivò il momento giusto i ragazzi si avvicinarono cautamente, Cathrine aprì lo zaino e Yetunde si abbassò lestamente, afferrò il pallone e lo infilò dentro.

La ragazza chiuse i lacci dello zaino, poi entrambi fecero dietro front e si avviarono trattenendo il respiro.

"Hey, guardate che quei due ragazzini vi hanno fregato un pallone" esclamò una voce alle loro spalle.

Yetunde e Cathy si scambiarono uno sguardo terrorizzato.

"Ohmmerda! Corri!" esclamò Yetunde prendendo la ragazza per mano.

"Voi due fermatevi!" ordinò una delle due guardie, ma i ragazzi si guardarono bene dall'obbedire.

Le due guardie cominciarono a correre al loro inseguimento.


#


Azaele e Sael, in attesa dei due ragazzi, si erano accomodati sulle statue che sovrastavano il portone dei Musei Vaticani sgranocchiando due ghiaccioli al limone. Sakmeel e Eowynziel si erano allontanati per controllare che Razel non tornasse a casa prima del tempo.

Azaele aveva avuto il dubbio che la coppietta fosse andata via per dedicarsi a ben altre attività, ma non aveva fatto commenti. Tutto sommato era inutile che stessero tutti e quattro ad aspettare Yetunde e Cathy.

Avrebbero finito per dare nell'occhio a qualche collega zelante che sarebbe andato immediatamente a spifferare al suo supervisore, Safet, che anziché impegnare proficuamente il pomeriggio domenicale tentando qualche malcapitato umano, erano impegnati a non fare una beata mazza, godendosi il venticello che si era appena alzato rinfrescando l'aria rovente del pomeriggio.

"Di un po' Aza, qui inizia a farsi tardi e quei due non si vedono ancora! Non è che si saranno fatti beccare dalle guardie svizzere?" domandò Sael un po' preoccupato, dando un ultimo morso al suo ghiacciolo.

Azaele, smise di sgranocchiare, ci pensò su un attimo e poi concluse "Naaa, Yetunde è sveglio e anche la sua ragazzina mi è sembrata in gamba. Avranno solo aspettato il momento migliore per recuperare il pallone senza farsi notare, sono sicuro che non tarderanno ancora molto!"

Sael gli lanciò uno sguardo dubbioso poi si concentrò e lanciò il bastoncino del gelato dentro il finestrino aperto di una macchina ferma al semaforo. L'autista ritrovandosi il bastoncino salivoso sulle gambe, si girò intorno a guardare chi fosse stato con uno sguardo disgustato e ovviamente non vide nessuno. Perplesso si concentrò di nuovo sul semaforo.

Azaele ridacchiò e lanciò il suo bastoncino colpendo la guancia dell'automobilista.

L'uomo si toccò il viso bagnaticcio, scorse un altro bastoncino succhiato sotto i pedali e si imbestialì.

Vide due ragazzini che si erano appena fermati ad aspettare il verde per i pedoni e decise che i colpevoli non potevano essere che loro. Aprì lo sportello e scese dalla macchina come una furia, senza rendersi conto che il semaforo era diventato verde.

Una moto lo evitò per un pelo finendo dritta contro un'apecar che arrivava dal lato opposto, carica di pomodori. Lo schianto fece volare il motociclista che atterrò sull'asfalto, fortunatamente senza gravi conseguenze. L'apecar si ribaltò su un lato, rovesciando sull'asfalto i pomodori sui quali scivolò un ciclista la cui bicicletta, fuori controllo, continuò ancora a scivolare per qualche metro falciando le gambe di tre turisti che si ritrovarono per terra doloranti, senza capire perché.

"Certo che a Roma guidano proprio di merda!" commentò Azaele serafico.

Sael gli rivolse uno sguardo incredulo.


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Yetunde e Cathrine stavano correndo inseguiti dalle due guardie svizzere, fortunatamente rallentate dalla divisa non propriamente realizzata allo scopo di catturare due adolescenti in fuga.

Avevano quasi raggiunto una delle uscite che davano sul Cortile della Pigna, quando una guardia Svizzera allertata via radio dai colleghi, pensò bene di appostarsi davanti al portone per fermarli.

I ragazzi furono costretti a deviare verso una delle sale ormai vuote. Si nascosero dietro una teca sperando di non essere stati notati ma sentirono i passi concitati di una guardia avvicinarsi.

"Merda!" esclamò Yetunde nel vedere l'uomo dalla divisa a righe, affacciarsi sulla porta.

La guardia entrò e cominciò a guardarsi in giro, i ragazzi trattennero il respiro e quando videro entrare la seconda guardia, Yetunde pensò che oramai fosse finita. Li avrebbero costretti a rendere il pallone e Azaele sarebbe finito nei guai. Sentendosi profondamente in colpa si girò verso l'amica e notò che aveva gli occhi lucidi, probabilmente stava pensando la stessa cosa. La prima guardia si avvicinò alla grande teca dietro la quale si erano accovacciati e ormai non mancava molto dall'essere scoperti quando Yetunde sentì un fruscio di ali. Una barriera misteriosa calò tra lui e le guardie e improvvisamente non vide più nulla.

Cercò di muoversi, ma una mano gli chiuse la bocca e una voce tesa sussurrò. "State zitti e fermi!"

Yetunde continuava a non vedere nulla, ma sentì i passi della guardia allontanarsi e una voce dire "Qui non ci sono, forse Adam si è sbagliato, andiamo nell'altra sala!"

Le guardie uscirono e la mano che copriva la bocca di Yetunde si allontanò insieme al suo proprietario e al buio che gli era calato intorno.

Yetunde e Cathrine ammutolirono stupiti, davanti a loro un ragazzo dai lunghi capelli biondi raccolti in una treccia li osservava severo. Due ali candide gli spuntavano dalla schiena, sicuramente erano state quelle a formare la barriera che aveva impedito alle guardie di accorgersi di loro.

"Si può sapere che state combinando voi due? Perché avete rubato il pallone alle guardie?"

"Perché… è nostro!" balbettò un po' incerta Cathy.

Il ragazzo alzò un sopracciglio "Non mentirmi, ragazzina!"

"È di un nostro amico, ci ha chiesto di recuperarlo per lui!" intervenne Yetunde.

Sul viso dell'angelo si dipinse un'espressione a metà tra lo stupito e l'irritato. “Come si chiama questo amico?"

I ragazzi tentennarono.

"Per caso è alto circa così" domandò Michele avvicinando una mano al petto "Apparentemente sulla trentina, con la barba e i capelli neri e ricci?"

I due ragazzi spalancarono gli occhi meravigliati.

Si chiama Azaele, non è vero?” domandò ancora Michele.

Bè, si!” ammise Yetunde.

"Non è un vostro amico e non avreste dovuto accettare!" li redarguì l'angelo.

Su questo ti sbagli, Azaele è davvero un amico, mi ha aiutato anni fa!” replicò Yetunde.

Hai fatto un patto con lui?” domandò preoccupato l'angelo, non poteva credere che l'amico si fosse preso l'anima di un ragazzino tanto giovane.

Non esattamente, però come ti ho detto, tempo fa mi ha aiutato e io ora gli sto solo rendendo il favore. E mi fa piacere farlo!” rispose il ragazzo.

Michele sospirò di sollievo.

"Perché ci hai aiutato?" intervenne Cathy curiosa.

L'angelo preso di sorpresa dalla domanda arrossì leggermente "Bé… perché… cercavo anche io quel pallone!"

"È tuo?" domandò ancora la ragazzina.

"Uh… no, cioè, in effetti me lo ha chiesto Azaele…" rispose imbarazzato Michele che non era capace di mentire.

"Vuoi dire che sei amico di Azaele? Cioè dici a noi che non avremo dovuto accettare di aiutare un demone e poi tu che sei un angelo non solo sei suo amico, ma sei qui per il nostro stesso motivo?" lo incalzò la ragazzina. Yetunde le diede una gomitata.

Michele ormai paonazzo per l'imbarazzo, sbuffò "Senti ragazzina, è una cosa totalmente diversa, ok? Io e Aza siamo amici da prima che lui diventasse un demone… e poi non ti devo nessuna spiegazione!"

Allungò una mano verso Cathy e aggiunse perentorio "Adesso datemi quello stupido pallone e chiudiamola qua, ok?"

"Niente affatto!" rispose Cathy decisa.

"Stai scherzando?" domandò Michele stupito.

"E se poi non glielo rendi? Se non è vero che sei suo amico? Azaele ha detto che finisce nei guai se non gli riportiamo il pallone!"

Yetunde annuì "È vero, in fondo sei un angelo, perché dovresti essere suo amico?"

Michele era allibito "Forse vi sfugge un concetto fondamentale. Io sono un angelo! Sono quello dalla parte dei buoni, chiaro? Io non mento e soprattutto non metterei mai nei guai quell'idiota riccioluto!"

Tra i tre si fece il silenzio.

Sentite, mi fa piacere che siate così preoccupati per lui e anche se vi può sembrare strano, lo sono anche io. Azaele è davvero mio amico e voglio davvero aiutarlo, ma se continuiamo a litigare finiremo per fare tardi e lo metteremo nei guai. Facciamo così, il pallone lo tenete voi, io vi seguirò per darvi una mano in caso le Guardie Svizzere si ripresentino. Vi va bene così?"

I ragazzi osservarono lo sguardo franco di Michele e capirono che potevano fidarsi.


#

Michele e i ragazzi stavano percorrendo uno degli ultimi corridoi prima dell'uscita quando l'angelo sentì una voce irritante e conosciuta lamentarsi con qualcuno "Te lo giuro, ho visto davvero quei quattro imbecilli girare intorno alla Cappella Sistina, secondo me avevano in mente qualcosa, perché non vuoi credermi?"

Non è che non ti creda, ragazzo. È solo che non penso che Azaele sia tanto stupido da combinare qualcosa ai danni della Cappella Sistina! Safet lo butterebbe nell'olio bollente e ce lo terrebbe dentro per almeno un miliardo di anni!”

"Merda questi sono Ysrafael e quel bulletto di Ariel!" pensò Michele impallidendo subito dopo nel vedere il suo supervisore e un angelo somigliante al dio Thor, voltare l'angolo.

"Entriamo qui!" suggerì spingendo i due ragazzi in una saletta laterale. "Che succede?" domandò Yetunde.

"Niente, è che il mio supervisore e un collega che non sopporta né me, né Azaele stanno passando proprio qui davanti" sussurrò Michele.

"È allora?"

"Ariel ha visto Azaele e gli altri aggirarsi intorno alla Cappella Sistina e sospetta che abbiano combinato qualcosa. Non è il caso che lui e il mio supervisore mi vedano, capirebbero subito che sono qui per aiutare Azaele e poi non ho nemmeno fatto in tempo a procurarmi il permesso per entrare in Vaticano"

"Il Permesso?" domandò Chaty.

"Sshh!" esclamò Michele inginocchiandosi dietro i due ragazzi nella speranza di non essere notato da Ysrafael che si era appena affacciato sulla porta della sala con aria sospettosa.

"Non vi muovete ragazzi, per favore!" sussurrò Michele teso.

Yetunde e Cathrine si strinsero una al fianco dell'altra, facendo finta di osservare con interesse una teca e cercando di nascondere il più possibile Michele che sentì Ariel domandare "Hai visto qualcuno?"

"No nessuno, mi era parso di sentire una voce conosciuta, ma lì dentro ci sono solo due ragazzini umani" rispose Ysrafael allontanandosi.

Michele sospirò di sollievo. "Usciamo di qua velocemente e rendiamo questo stupido pallone a quel cretino!"

Uscirono tutti insieme dalla sala e avevano quasi raggiunto l'uscita, quando in contemporanea si levarono le grida di una delle Guardie Svizzere e di Ariel.

"Eccoli, li ho visti!"

"Ma quello non è Michele, che ci fa qui?"

"Oh, cazzo!" imprecò Michele "E va bene ora basta, datemi quel pallone e facciamola finita!" aggiunse aprendo le ali.

I ragazzi cedettero e nascosti dalle ali dell'angelo gli consegnarono la palla, osservandolo poi alzarsi in volo e sorvolare i cortili dei Musei Vaticani, veloce come un fulmine.

Le due guardie raggiunsero i ragazzi e li costrinsero ad aprire lo zaino, constando che era vuoto.

"Perdonateci ragazzi, dobbiamo avervi scambiato per altri due!" si scusarono imbarazzati.

"Non preoccupatevi, sono cose che capitano, con tanti turisti può succedere!" rispose educatamente Yetunde.


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Azaele e Sael erano ancora appollaiati all'entrata dei musei quando sentirono un battito d'ali sulle loro teste. Un attimo dopo il pallone rimbalzò davanti a loro e la voce furente di Michele li apostrofò "Vedete di non perdervelo di nuovo, imbecilli!"

L'angelo sparì tra le nuvole inseguito da Ariel, che fortunatamente non li notò, al contrario di Ysrafael che si fermò davanti ad Azaele e squadrandolo severo commentò "Non so cosa ci sia sotto, ma sono sicuro di sapere chi!"

Azaele alzò le mani e assunse un'aria innocente. Stava per replicare, ma prima che potesse proferire verbo il supervisore lo bloccò "Non provarci nemmeno! Non costringermi ad indagare oltre, fallo per Michele!" Poi si voltò a cercare Sael che nel frattempo aveva raggiunto il pallone e con un leggero colpo di tacco lo aveva spinto sotto un macchina. Ysrafael lo osservò fingere di pulirsi gli occhiali scuri con aria distratta e commentò "Siete peggio dei ragazzini umani! Per questa volta lascerò perdere, ma lo faccio solo per Safet, che non merita di essere richiamato dagli Arcidiavoli per colpa vostra!"

Detto ciò, si innalzò in volo verso Michele e Ariel, ormai lontani.

Yetunde e Cathy uscirono dai Musei un attimo dopo che Ysrafael se n'era andato e vedendo Sael con il pallone in mano sospirarono di sollievo.

"Meno male, allora Michele è davvero tuo amico!" esclamò felice Cathy.

"Sael, sei in modalità, visibile agli umani!" lo rimproverò Azaele saltando giù dalle statue del portone.

"Anche tu, genio! E poi scusa, pensi sia meglio avere un pallone volante in giro per Roma?" rispose ironicamente il demone dai capelli rossi.

"Oh, davvero sei un demone anche tu? Sei così bello!" domandò Cathy con aria un po' sognante. Sael arrossì leggermente.

"Bé, è ora di andare, dobbiamo raggiungere i miei per andare a cena! Ciao Aza, non ti mettere in altri casini, ok?" intervenne Yetunde un po' irritato prendendo l'amica per mano.

"Ok! Però... aspetta un attimo, come mai il pallone lo aveva Michele?" domandò il demone.

"Perché lo stava cercando anche lui, ci siamo dati una mano a vicenda, là dentro!" rispose il ragazzo indicando i musei. "Sei fortunato ad averlo per amico, si vede che ci tiene a te, è proprio un tipo a posto!"

"Lo so!" rispose Azaele sorridendo. "Anche voi siete due tipi a posto, vi ringrazio ragazzi, mi avete salvato la vita!"

I ragazzi sorrisero e si avviarono verso la fermata della metropolitana, un attimo prima di scendere i gradini si voltarono e salutarono con la mano Azaele e Sael. Due passanti li guardarono perplessi.

"Hanno ragione, sei davvero fortunato. Michele invece si prenderà una sgridata per colpa nostra!" sospirò Sael.

Azaele lo guardò un po' sornione. "Dopo che avrò rimesso a posto il tesssoro di Razel, lo andrò a cercare e troverò il modo per scusarmi con lui e farmi perdonare. Se vuoi venire con me e scusarti anche tu, sono certo che Michele lo apprezzerebbe"

Sael arrossì dietro gli occhiali scuri "Meglio di no, non gli sto per niente simpatico!"

Azaele fece spallucce "È solo che non ti conosce abbastanza!"


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"Pensi che lo incontreremo ancora? Cioè in fondo Azaele è simpatico, non sembra affatto cattivo e nemmeno il suo amico con i capelli rossi!" domandò Cathy seduta accanto a Yetunde, sulla poltrona del treno che li stava riportando a Firenze .

"Oh, a quanto pare qualcuna si è innamorata di un diavolo dai capelli rossi!" la canzonò il ragazzo, smettendo di giocare con il telefonino e guardandola negli occhi.

"Bé, non si può dire che l'amico di Azaele non sia un gran bel ragazzo, ma questo non significa che io mi sia innamorata di lui tutto d'un colpo!"

"Oh certo, certo! Però visto che lo trovi così bello, potevi chiedergli il numero, no?" insistette Yetunde sarcastico.

Cathy sbuffò "C'è l'ho già il numero di uno che mi piace!"

"Davvero, e chi è?" domandò il ragazzo incuriosito.

"Un perfetto idiota!" rispose la ragazza sconsolata, rivolgendo lo sguardo al panorama che scorreva veloce dietro il finestrino.


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Azaele, seduto a un tavolino della Casa del Caffé, osservò l'occhio nero di Michele da sopra le due granite “panna e caffè” appena lasciate sul tavolo dal cameriere e domandò. "E così Ariel ti ha aggredito? E con quale diritto, scusa?"

"Nessuno, era semplicemente convinto che ti stessi proteggendo, abbiamo discusso, poi litigato e questa è la conclusione!" rispose annoiato Michele.

"Ma almeno, Ysrafael lo ha punito?"

Michele sbuffò "Ha commentato che preferiva evitare di indagare troppo e ci ha costretti a stringerci la mano!"

"E tu hai stretto la mano a quello stronzo?"

"Non scendo al suo livello. E poi visto che Ysrafael voleva chiudere la questione, ho pensato di far buon viso a cattivo gioco!"

"Comunque questa, prima o poi ad Ariel gliela faccio pagare!" ringhiò Azaele.

Michele sorrise. "Non vale la pena di prendersela, il livido passerà presto. L'importante è aver recuperato il pallone prima che Razel si accorgesse del furto, no?”

Azaele si rilassò “Già, tu e i ragazzi, mi avete davvero salvato la vita. Grazie!”

A proposito, ma quei due ragazzini come li hai conosciuti? Sono molto carini, proprio una bella coppietta!" domandò Michele.

Ti ricordi di quella volta che ti sei accorto di aver dimenticato la tua spada a Firenze, a casa di Aleniel, e visto che poi vi siete lasciati definitivamente e non proprio serenamente, non ti sentivi di tornare a recuperarla e mi hai chiesto di darti una mano?” rispose allegramente Azaele.

Tu e Yetunde vi siete conosciuti in quell'occasione?”

Esattamente!”

A proposito, non ti ho mai chiesto se Aleniel ti ha creato problemi. Con il caratteraccio che si ritrova!” domandò Michele alzando gli occhi al cielo.

Uh, ehmm... no, no!” rispose Azaele improvvisamente a disagio.

Che c'è?” domandò Michele.

Assolutamente nulla!” rispose il demone imbarazzato.

Michele lo osservò un po' sospettoso. “Di un po' Aza... non è che tu e Aleniel...”

Azaele impallidì leggermente distogliendo lo sguardo da quello di Michele.

AZAELE!” esclamò Michele costernato.

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Razel, aprì la porta di casa con un sospiro. Era stanco morto, le riunioni periodiche di avanzamento lavori lo distruggevano. Lui era un operativo, odiava stare ore e ore a sentire fregnacce inutili.

Andò dritto in cucina, tirò fuori dal frigo una birra ghiacciata e si stravaccò soddisfatto sul divano del salone.

Mentre dava una lunga sorsata gli sembrò di notare qualcosa di strano. Si alzò e si avvicinò alla teca di vetro in cui conservava la sua preziosa collezione di palloni dei Mondiali.

Scrutò dentro corrucciato, cercando di capire cosa ci fosse di diverso. Ci mise qualche minuto, ma alla fine capì. Il pallone firmato da Gattuso, l'unico calciatore italiano a cui fosse mai riuscito a chiedere un autografo, era leggermente fuori posto.

Razel grugnì. Si guardò intorno irritato, si avvicinò alla finestra e la ispezionò finché non trovò la prova che era stata forzata. Un segno minuscolo, quasi impercettibile ma che non era sfuggito alla sua acutissima vista di demone.

Chiuse gli occhi e si concentrò per cercare di cogliere ciò che restava dell'aura dell'intruso.

Gli bastò poco, considerando che aveva già qualche sospetto. D'altra parte solo un pazzo, irritante, piccolo demone dai capelli neri e ricci, poteva aver avuto il coraggio di fare una cosa del genere.

Regazzì” pensò Razel divertito “Nonostante tutto, tu mi sorprendi sempre!”


FINE


Nota: che io ricordi, nessuno degli angeli dipinti da Michelangelo nel Giudizio Universale è provvisto di ali. Mi sono concessa una piccola licenza poetica affinché i lettori più attenti potessero intuire che anche Michele si trovava nella Cappella Sistina, alla ricerca del mitico pallone firmato.

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