Ora tocca a me viziarti

di MuItifanacc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sesso non è come l'amore ***
Capitolo 2: *** Osserva, memorizza, nascondi ***
Capitolo 3: *** Io non ricevo visite ***
Capitolo 4: *** Quella non era la sua Alex ***
Capitolo 5: *** Finalmente stavano intraveddendo un po' di normalità ***
Capitolo 6: *** Si chiama Strip Shot ***
Capitolo 7: *** E pensare tutto quello che avevano passato. ***
Capitolo 8: *** Dobbiamo festeggiare ***



Capitolo 1
*** Il sesso non è come l'amore ***


- Io ti amo Alex. Concluse Piper uscendo dalla piccola discussione che stava avendo con Alex.
- E io ti amerò per sempre, ma sono io quella che si sta trasferendo in Ohio, così tu puoi continuare a vivere la tua vita da cittadina libera con Zelda o con chi vuoi tu. Alex finì completamente la conversazione lasciando la stanza delle visite, non senza il cuore spezzato e gli occhi pieni di lacrime, non ebbe neanche il coraggio di girarsi a guardarla per l’ultima volta, perché sapeva che quella vista l’avrebbe distrutta ancora di più.
Ritornò nella sua piccola cella e vide che l’avevano ispezionata, tutto era stato disfatto e buttato per terra, crollò sulle ginocchia e si lasciò andare in un forte pianto mentre iniziava a raccogliere l’ultimo regalo che Piper le aveva fatto, una lista di 158 motivi sul perché l’amava, ne doveva leggere uno a settimana fino alla fine della sua condanna, ma non aveva resistito e li aveva già visti tutti, così mentre iniziava a raccoglierli ne lesse alcuni.
Perché ridacchi quanto scorreggi.
Perché passi il filo interdentale 2 volte al giorno, e seriamente chi è che lo fa.
Perché il tuo profumo mi manda in ecstasy.
Perché ti sei presa sempre cura di me.
Perché mi hai permesso di rompere la tua corazza mostrandomi la vera te.
Non ebbe tempo di raccoglierli tutti che una guardia la mandò a chiamare, dicendo che tra poco doveva partire, si affrettò a preparare tutte le sue cose e si assicurò che tutte le sue cose andassero a Nicky, lasciandole una lettera, aveva intenzione di salutarla ma non è stato possibile così si preparò a lasciare quell’orrendo posto che ormai chiamava casa.
Mentre una guardia urlava il suo nome, e la sua voce rimbombò per tutto il dormitorio, le sue viscere iniziarono a contorcersi, era vero, stava per lasciare definitivamente quel posto, per andare in un altro non molto diverso, anche se in piccolo sperava di essere mandata in una minima sicurezza, ma vedendo i fatti della rivolta era del tutto impossibile.
Si alzò lasciando un’ultima occhiata a quel posto, nessuno sembrava far caso a lei, ormai era rimasta da sola in quel posto, Piper scagionata, Lorna e Red erano uscite pazze e mandate nel braccio B, insieme a Frieda, Suzanne e Pensatucky, l’intero gruppo spagnolo era nel braccio D con Nicky, quindi alla fine cosa aveva da perdere lei lì, ora che aveva anche lasciato Piper, niente.
Si avvicinò alla guardia, era stato anche lui una vittima della rivolta e se non si sbagliava era un mormone, con uno sguardo che le incitava coraggio la invitò a seguirla verso i vari uffici che l’avrebbero rivoltata da cima a fondo prima di farla uscire.
La guardia la lasciò da sola in un ufficio e pochi secondi dopo entrò McCullough, il suo incubo, era tutta colpa sua se ora doveva trasferirsi, aveva così tanta rabbia in corpo verso quella persona che solo il pensiero dell’aggiunta di altri 5 anni la fermò dal non saltagli addosso e picchiarla.
Lei non curandosi di tutto quello che era successo fra loro 2 le disse di spogliarsi, Alex ricordò la prima volta che glielo disse, erano nella doccia, solo loro 2, nessuno le avrebbe disturbate, e lì hanno avuto una delle loro migliori serate insieme, è vero lei non amava fare sesso nella doccia, perché l’acqua non è un lubrificante e non aiutava molto, però lei amava fare l’amore nella doccia, può sembrare un controsenso, ma tra sesso e amore c’è una gran bella differenza, il sesso è quello che faceva con Nicky nei momenti di noia mentre l’amore è quello che faceva con Piper, era sentirla tutta sua, sentire cosa provava, era quella sensazione di consapevolezza dei sentimenti altrui e poi c’era lei, Artesian McCullough, con lei si sentiva in pace, era una piccola fetta di paradiso in quell’inferno, era la forza che le faceva dire a Piper che potevano avere un rapporto aperto perché sapeva benissimo che avevano bisogno di contatto fisico, era un piccolo momento in cui non pensava a dove si trovava ma soltanto a stare bene.
Lentamente si spogliò e lasciò tutti i suoi vestiti ripiegati su una sedia, abbassati e tossisci, le disse la guardia che era rimasta fissa sul suo corpo, lei fece la solita procedura, ormai sapeva come gestirla questa situazione, appena le disse che poteva alzarsi si avvicinò ai suoi nuovi vestiti e fece per metterseli, ma McCullough, forse per scaricare la tensione che stava accumulando o forse per vendicarsi che l’aveva lasciata dopo che lei le aveva dichiarato i suoi sentimenti, prese il manganello e la colpì, la colpì molto forte, 2 volte, una volta sul braccio e una sullo stomaco, Alex, urlò di dolore, mentre si piegava per tenersi con il braccio funzionante lo stomaco mentre le lacrime iniziavano a scorrere dai suoi occhi, fortunatamente Hopper entrò pochi secondi dopo e vedendo la scena si mise fra le 2 donne chiedendo spiegazioni.
- La spiegazione può essere una sola Hopper, lei, mi ha illuso, mi ha dato l’illusione di una storia che potesse funzionare e poi mi ha lasciato, dicendo che non è giusto. Spiegò urlando contro Alex che stava cercando di riacquistare una posizione eretta mentre lei veniva trattenuta da Hopper che cercava di portarla via.
Sembrava essersi calmata quando Hopper la lasciò, ma doveva sapere che non era così, infatti corse verso Alex e le tirò un altro colpo con il manganello, di nuovo sullo stomaco, facendola cadere per terra piangente e dolorante, Hopper la allontanò dalla detenuta a terra e sulla radio chiamò aiuto.
Prontamente arrivarono 2 agenti, Stevanovic e Hellman che dovettero portare una McCullough via di lì di peso, dato che continuava a gridare accuse verso Alex e cercava di liberarsi per poterla affrontare.
Hopper aiutò Alex ad alzarsi, e la lasciò da sola mentre si vestiva, quando ritornò la accompagnò all’uscita e l’aiutò a sedersi sul furgone, dandole un impacco di ghiaccio istantaneo, in modo da poter evitare il gonfiore delle ferite e la salutò con un gesto del capo.
Il tragitto nel furgone non durò molto, e fu parecchio tranquillo, anche perché non conosceva la guardia che la stava accompagnando e lui non le fece nemmeno una domanda, le mancavano i tempi in cui era Lorna a portare quel furgone, con lei non c’era un attimo di silenzio, era sempre lì con le sue innocenti chiacchiere a rallegrarti la giornata.
Arrivarono in una stazione deserta, Alex scese dal furgone non senza un po’ di dolore, e la guardia fece per prenderla dal braccio per accompagnarla al suo autobus ma lei urlò di dolore, aveva poggiato la mano proprio dove l’aveva colpita prima, lui si scusò e tenendole una mano dietro la schiena la guidò, così si ritrovò in un pullman strapieno di detenute che urlavano, piangevano e davano di matto, guardò la guardia dietro di lei con uno sguardo impaurito e lui le indicò il primo posto, subito dietro il suo.
Con quel piccolo gesto, si sentì un pochino rassicurata e se non fosse che erano le 2 di notte, stava congelando, lo stomaco non le smetteva di pulsare, era in un pullman con delle pazze e aveva appena lasciato andare l’amore della sua vita, si sarebbe quasi goduta il viaggio.
Viaggio che durò circa 9 ore, aveva visto appena erano partiti dall’orologio della guardia che erano da poco passate le 2 di notte, e ora a giudicare dal sole alto nel cielo, poteva benissimo dire che era intorno a mezzogiorno.
Tutto quel sole non l’aiutava con il suo crescente mal di testa alimentato dalle lacrime, dalle urla, e dal fatto che se aveva dormito 3 ore era tanto, cercò di godersi quei pochi raggi di sole che le arrivavano sulla faccia, così chiuse gli occhi, poggio la testa al finestrino e aspettò con molta pazienza di arrivare a destinazione.
Si era appena appisolata quando la guardia la scosse svegliandola dicendole che era quasi arrivata e di prepararsi a scendere, e infatti pochi minuti dopo si ritrovò nell’ampio cortile di una nuova prigione federale.

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Capitolo 2
*** Osserva, memorizza, nascondi ***


Ohio, come era possibile che si fosse ritrovata lì, soltanto perché voleva tenere fede a Piper anche se le aveva chiaramente espresso che potevano avere un rapporto libero, ed ora era lì, a pensare a come sarebbe cambiata la sua vita non appena avrebbe oltrepassato quelle porte. Nella sua testa ronzavano diverse idee di come si sarebbe dovuta comportare, di cosa far trapelare dal suo carattere e cosa no e soprattutto di come approcciare con le sue nuove compagne di vita, si appuntò un piccolo schema da seguire. Osserva – Memorizza – Nascondi. Così mentre decideva la personalità più fredda e apatica che avesse mai avuto entrò dentro la struttura e la sentì particolarmente familiare, era identica a Litchfield, forse era uno standard delle prigioni tutte uguali, tetre e distruttive. Ci mise poco più di un’ora per finire tutti i documenti e tutta l’accettazione, venne accompagnata in infermeria dove il medico la visitò. Fu davvero grata a tutti gli Dei per quel medico, era una donna, sulla trentina che sapeva fare veramente il suo lavoro, dopo essere stata dimessa con una pomata per i suoi ematomi fu mandata direttamente nella grande sala comune dove tutte le detenute stavano pranzando. Stette ferma sulla porta d’ingresso ad osservare i diversi tavoli, era come essere ritornata al primo giorno di Litchfield, solo che al suo fianco non aveva una Nicky disperata che continuava a cercarle droga o sesso, ma era sola. Il suo ricordo di Nicky venne interrotta quando uno strano volto, molto familiare le si avvicinò. - Hey super fregna cosa ci fai da queste parti? Le chiese Boo, mentre si avvicinava per abbracciarla, Alex non aveva mai provato così tanto sollievo in tutta la sua vita, infatti strinse Boo con molta forza tra le sue braccia e si lasciò sfuggire qualche lacrima che stava trattenendo da ore. Boo le disse di aspettare lì mentre andava a prendere 2 vassoi di cibo, Alex lanciò un’occhiata al vassoio mentre la seguiva e vide del cibo vero, nella sua testa c’era la solita sbobba e invece lì avevano pasta, insalata e anche un budino, era strano. Arrivarono ad un tavolo dove si sedette senza alzare lo sguardo dal suo vassoio, era come se tutta la sua forza e il suo coraggio fossero stati risucchiati via da lei. - Beh, non ci saluti? La rauca voce di Anita le risuonò nelle orecchie e le fece scattare la testa verso l’alto, non riusciva a credere ai suoi occhi, Yoga Jones, Gina, Norma e anche Soso, le erano sedute intorno, se pensava che vedere soltanto Boo le era di conforto, questo doveva essere il paradiso, le lacrime che le premevano sugli occhi non ci misero molto a scendere e a bagnarle la faccia, sentì il braccio di Anita che le circondava la schiena mentre Gina le parlò. - Alex, non preoccuparti, qui è tutto diverso, da quando siamo venute noi hanno paura di una nuova rivolta e ci hanno dato tutto quello che vogliamo, cibo, assistenza sanitaria, corsi scolastici e lavori ben pagati. Alex la guardò tristemente, si avevano raggiunto un bel obiettivo se anche le altre carceri avevano paura di una rivolta, però a lei mancava una sola cosa per farla stare bene, o meglio una sola persona, Piper. Così, scoppiò a piangere, spinse gli occhiali sopra la testa e nascose la faccia nelle mani, iniziando a singhiozzare, mentre cercavano di consolarla, ancora incerte a come trattare con Alex dato che non l’avevano mai vista così vulnerabile, arrivarono 3 detenute e a giudicare dagli sguardi che fece la porzione della famiglia di Red, si capì che erano loro che comandavano lì dentro. Tutte pensavano che erano andate a minacciare Alex, forse sapendo i suoi trascorsi, invece le lasciarono soltanto un enorme pacco con sopra una lettera. Alex guardò stranite le sue compagne e aprì con molta cautela la lettera. Vause, conosciamo la tua storia e di come hai combattuto quella guardia, questo è un pensiero per te. Senza rancore. Alex passò la lettera alle sue compagne che la incitarono ad aprire il pacco, dentro c’erano, i migliori saponi dello spaccio, un kit per i denti, caramelle, bibite e biscotti. Mentre si congratulavano con lei Norma scrisse sul suo taccuino e lo riporse verso Alex. - Quale cella sei? Alex ancora con le lacrime agli occhi le rispose con un sorriso sforzato, dopotutto il suo dispiacere non era dovuto a loro, quindi perché trattarle male? - A 107. Soso che fino ad ora non aveva detto una parola, si accese come una lampadina ed esultò. - Alex sei in cella con me. Ad Alex le cose stavano andando sempre meglio, aveva paura che potesse trovare una coinquilina davvero malata di mente, a Litchfield era stata fortunata con la colombiana, il suo unico difetto era la salsa piccante che nascondeva ovunque ma le stava anche bene, lei nascondeva cocaina quindi? Forse non rendendosi conto della situazione Yoga Jones le pose la domanda che temeva di più? - Chapman che fine ha fatto? Quelle 5 parole fecero scattare un interruttore nel cervello di Alex, sbloccando una parte di ricordi che le era impossibile trattenere o comprimere, così insieme alla consapevolezza di aver detto esplicitamente a Piper di lasciarla e di andarsi a fare una vita nuova, libera e con chiunque altro che non fosse lei, arrivarono le lacrime che presto si trasformarono in singhiozzi. Nessuna di loro sapeva cosa fare, perché nessuno sapeva come trattare con Alex, le poche volte che era crollata si prendevano cura di lei Piper, Red o Nicky. Soso si alzò e le andò vicino, prendendo le sue cose e portandole nella loro cella, poi ritornò e passandole un braccio intorno alla vita accompagnandola dentro dove la fece sedere sul letto e le passò una bottiglietta d’acqua. Alex tremante ne bevve qualche sorso e non vedendo la sua roba andò in panico, poteva aver perso tutto tranne i suoi bigliettini, erano fondamentali per superare la lontananza e la rottura con Piper. Brook la tranquillizzò prendendo le cose da dentro l’armadietto e passandogliele, Alex quasi strappò la sacca che le conteneva, doveva assolutamente leggere qualche bigliettino. Iniziò ad estrarne uno dopo l’altro con le mani tremanti e avendo paura di strapparli. Perché amo il profumo dei tuoi capelli. Perché riesci sempre a capire come mi sento. Perché immaginavi la nostra casa anche prima di “sposarci” Perché mi hai fatto dormire nella pala di una ruspa. Non riuscì a leggerne altri perché le lacrime le offuscarono la vista, il dolore che stava provando nel suo cuore era implacabile, mentre cercava di rimetterli a posto sentì delle mani che l’aiutavano, e che poi finivano per circondarla stringendola forte, in quel momento non le importò dove si trovava, con chi fosse o chi la stava guardando, l’unica cosa che sapeva era che doveva sfogare tutto il suo dolore con le lacrime. Sentì Brook parlare con qualcuno, forse una guardia o una detenuta allarmata dei suoi forti singhiozzi, quando iniziò a capire che non avrebbe retto ancora a lungo, tra la stanchezza di non aver dormito la notte precedente, il viaggio estenuante e tutte quelle emozioni, lentamente si lasciò cadere tra le braccia di Morfeo capendo come ultima cosa che il suo corpo veniva steso sul letto e una coperta le si posava sopra. Piper Chapman non riusciva a credere a tutto quello che le era successo in quei giorni, in primis non riusciva a credere che Alex, l’amore della sua vita, l’avesse “liberata” per poter vivere la sua vita da cittadina libera, era incredibile, secondo non riusciva a credere alle parole e alla maturità di Larry, e terzo non riusciva a credere alla sua scelta, davvero aveva dubitato su quale fosse la scelta giusta? Così mentre guidava e sorseggiava dell’ottimo caffè, rivisse gli ultimi avvenimenti della settimana. La fine della sua libertà vigilata, Alex che la lascia, la chiacchierata con Larry e quella con Zelda. Così con tutti questi pensieri in testa si ritrovò nell’ufficio di suo padre. - Papà devo dirti una cosa, iniziò lei spaventata. - Si lo so che l’altro giorno hai festeggiato con le tue colleghe in ufficio, disse lui consapevole ma anche divertito. Piper scosse la testa e si scusò di quello ma continuò a parlare. - Mi devo trasferire. La tensione che scese tra loro poteva tagliarsi con un coltello, fin quando il Signor Chapman spezzò il silenzio. - Senti Piper, ormai sei abbastanza grande e riesci a comprendere bene le tue scelte, quindi non devo darti io il permesso. Piper annuì e fece per uscire di lì quando il padre la fermò. - So che c’è stato qualcosa tra te e Zelda, ma ti prego pensaci prima di cambiare vita così drasticamente. A Piper scappò una risatina nervosa e corresse suo padre. - Papà io non vado da Zelda, Alex è stata trasferita in Ohio, non posso starle così lontano, concluse lasciando il suo ufficio. Quella sera, mentre faceva l’ultima cena a casa di suo fratello, le arrivò un messaggio da parte di suo padre. - Sai Piper, quando hai finito il college non ti ho mai fatto un regalo come si deve, quindi spero che questo ti aiuti con la tua nuova vita, e in allegato c’era una foto di un versamento sul suo conto. 25 mila dollari, Piper sbiancò alla vista di tutti quei soldi, avendo conosciuto sulla propria pelle il vero prezzo che hanno i soldi, in poco meno di un anno e lavorando costantemente era riuscita a pagare l’affitto a suo fratello, a comprarsi un’auto e a mettere qualcosa da parte, ma 25 mila dollari in più era un grande aiuto. Chiamò suo padre ringraziandolo con le lacrime agli occhi e continuò a impacchettare le sue cose. La mattina arrivò in un batter d’occhio, Piper era decisa a partire e mentre affrontava le 8 ore di viaggio, iniziò a pianificare il suo futuro. La prima cosa da fare era cercare una casa, le bastava anche un monolocale con il letto in cucina, tanto era da sola, così mentre faceva uno spuntino ad una stazione di servizio iniziò a cercare delle mini case ad un prezzo accessibile a lei. Vide che i prezzi non erano molto alti e si impose un budget di 5000 dollari annui per l’affitto, ripreso il viaggio le venne in mente che poteva iscriversi a qualche corso di formazione in modo che quando Alex sarebbe uscita lei avrebbe potuto avere un lavoro dignitoso che le avrebbe permesso di ricambiare la vita agiata che Alex le aveva offerto anni e anni prima. E poi c’era la questione di trovarsi un lavoretto, che l’avrebbe tenuta impegnata e che le avrebbe permesso di riempirsi il portafoglio, non voleva campare di rendita e poi non poteva campare di rendita. Era quasi calata la sera quando arrivò in Ohio, si fermò alla periferia di Cincinnati e passò la notte in un Motel, lì chiese informazioni per un lavoretto part-time, e le diedero il numero di uno Starbucks. Quella notte, non riusciva a chiudere occhio, era così vicina all’amore della sua vita che quasi pensò di farsi arrestare per poterla di nuovo vedere, toccare e assaporare, così con il dolce pensiero di loro 2 crollò finalmente nel mondo dei sogni. Il giorno successivo passò molto velocemente per Piper, non essendosi fermata un minuto, la prima cosa che fece fu cercare una casa, che fortunatamente trovò, non era né in centro né in periferia, era una zona abbastanza tranquilla della città e le chiedeva esattamente 400 dollari al mese, si non era così grande e lussuosa ma le andava più che bene, poi si recò allo Starbucks che le avevano detto e dopo un breve colloquio il lavoro fu suo, d’altronde non era molto difficile preparare dei caffe già pronti e spazzare. A fine giornata arrivò al carcere, lì vi rimase diverse ore e fece diverse polemiche, dato che tutte le documentazioni di Alex ancora non erano pronte e non potevano metterla nell’orario delle visite, così con il cuore amaro dovette lasciare quel posto così familiare e spaventoso. Così quella sera mentre si disperava mangiando un barilotto di gelato, cercò sul suo computer qualche corso professionale e ne trovò uno di processo civile che le piacque particolarmente così si iscrisse e pagò al retta di 2000 dollari, sperando che un giorno le avrebbe fatto fruttare un sacco di soldi e si promise di seguirlo con molta attenzione e di non perdere tempo rimandando esami e test. Ora l’unica cosa che mancava era la sua dolce meta al suo fianco e sapeva benissimo che era un sogno impossibile per i prossimi 3 anni, ma sapeva anche che avrebbe scoperto il modo per resistere a quell’agonia, sperando che avrebbe potuto rivederla presto.

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Capitolo 3
*** Io non ricevo visite ***


Passarono esattamente 6 giorni, e Piper non vedeva l’ora che le arrivasse quella famosa telefonata che le avrebbe detto che poteva effettuare la visita ad Alex, voleva vederla così tanto, farle capire che solo e soltanto lei era l’amore della sua vita, il resto non le importava, potevano viaggiare per il mondo o fare una misera vita l’importante e che fossero insieme. La sua routine era molto monotona, quasi ciclica, lavoro, casa, corso, ma lei non si era trasferita per fare nuove amicizie e magari prendersi una cotta per qualcun altro, aveva deliberatamente abbandonato quella vita, lei ora era lì per assicurarsi il futuro suo e quello di sua moglie, perché potevano anche lasciarsi ma lei nel suo cuore sarà sempre sua moglie, ed anche se è vero e si sono tradite entrambe, sanno chi è l’amore della loro vita. Piper era tranquillamente accomodata sul divanetto che le offriva la sua casa, assaporando un gustoso bicchiere di vino bianco, non era un’alcolista ma le piaceva viziarsi e stava ricominciando a godersi le piccole gioie della vita lavorativa, quando le squillò il telefono, vide uno strano numero che la chiamava e appena sentì quella familiare voce robotica della segreteria della prigione si sentì sollevata come su una nuvola. Circa 5 minuti dopo, la telefonata si concluse e Piper non poteva più trattenere le lacrime, poteva di nuovo vedere sua moglie, la sua Alex, la persona che l’ha fatta soffrire così tanto ma che anche le ha reso la vita meravigliosa, aveva il necessario bisogno di scusarsi con lei di tutto, di quando l’aveva denunciata per aver violato la condizionale, di aver scelto Larry, della questione con Stella e di aver messo in dubbio il suo amore, si sentiva come se stesse portando dei pesanti macigni sulle spalle e sapeva che l’unico modo per alleggerirli era parlarne con Alex. Era arrivato il fine settimana, Alex stava lavorando nella falegnameria, cercando di costruire una stupida casetta per gli uccelli, rise delle cose inutili che gli facevano fare, ma almeno era una grande distrazione, se tralasciamo le schegge e i tagli sulle mani. Mentre lavorava sentì il suo nome chiamato dall’altoparlante che le diceva di recarsi in sala visite, convinta che si fossero sbagliati si alzò e andò verso la prima guardia disponibile. - Mi scusi agente, deve esserci stato un errore, io non ricevo visite, non ho nessuno nella mia lista. L’agente alzò le spalle e la invitò a farlo presente alla reception. Mentre camminava iniziò a pensare, forse troppo, chi poteva andarla a trovare? I suoi parenti erano morti, da parte di madre, mentre da quella di padre non gli interessava molto, andiamo si sono visti una sola volta, poco dopo che lei avesse fatto 18 anni, certo lì aveva conosciuto Yasar che l’aveva fatta entrare nel mondo della droga, però la delusione che ebbe quando vide che a lui neanche gli importava che lei esistesse è stata tosta, tosta a tal punto che è andata in coma etilico per aver bevuto troppo, menomale che la madre era ancora viva e l’ha letteralmente salvata. Un brivido le scese lungo la schiena non appena il pensiero di Kubra le arrivò, e se fosse stato lui a visitarla oggi? Non poteva essere, ormai tutto il mondo lo conosceva e c’era soltanto poche isole dove poteva nascondersi, non poteva arrivare negli stati uniti senza essere arrestato, però uno dei suoi ragazzi si, oppure uno di quei tanti sicari che ho visto in azione troppe volte. - Detenuta ti senti bene? Le interruppe il flusso dei pensieri una guardia, lei annuì velocemente mentre aumentava il passo, poteva sentire fredde gocce di sudore scenderle lungo la schiena, le mani iniziavano a tramarle e il cuore le stava martellando nel petto, arrivò all’ingresso della sala dove un’agente le prese il cartellino identificativo e le disse di andarsi a sedere all’unico posto libero che c’era. Appena il suo corpo toccò la sedia il suo respiro iniziò ad accelerare e a diventare sempre più corto, sapeva che non avrebbe potuto rimanere lì molto a lungo prima di avere un altro attacco di panico, si asciugò frettolosamente le mani sulla divisa lasciando dei leggeri segni più scuri, una mano la poggiò sul petto, dove il cuore sembrava volesse frantumarle le costole e uscire fuori dal petto, la testa le si faceva sempre più pesante e proprio mentre stava per perdere il controllo di sé, la porta che aveva davanti si aprì e ne rivelò una donna, alta, magra e bionda, con quegli occhi così profondi che sembrava di guardare dentro le profondità del mare. Appena i loro occhi si incrociarono sul viso di Piper spuntò un sorriso a 32 denti mentre alcune lacrime le scendevano dagli occhi, si avvicinò lentamente e si sedette di fronte a lei. - Ciao Alex, disse in un sussurro mentre metteva la mano nella piccola finestrella che avevano per poter finalmente stringerla. Ma Alex rimase immobile, non riusciva a credere ai suoi occhi, tutte le emozioni che stava provando, ansia, paura, terrore, lasciarono il suo corpo non appena vide quell’angelo seduto di fronte a lei, non nascose le sue emozioni, anche se voleva farlo, ma con Piper non ci riusciva per questo avevano litigato così tante volte, perché lei riusciva a romperle la corazza che aveva messo intorno al suo cuore, così lasciandosi trasportare dalle emozioni, scoppiò a piangere. Piper voleva soltanto correre da lei e abbracciarla, baciarla e dirle che ormai lei era la sua vita, e che non l’avrebbe mai più lasciata, ma tutto quello che poteva fare era tenerle la mano, voleva dirle qualcosa ma le parole le morirono in gola, era così felice ma anche così malinconica. - Pips, sussurrò Alex tra i singhiozzi stringendola forte la mano, - Ciao, continuò prendendo un forte respiro e calmandosi, asciugò con la maglia le ultime lacrime rimaste sul viso e si rivolse a Piper. - Cosa ci fai qui? - Alex, tu sei l’amore della mia vita, io non posso stare lontana da te, e non posso vivere se tu non sei con me, ci ho provato ma non ci sono riuscita, so che questa decisioni riguarda entrambe e ti capisco se dopo tutto quello che ti ho fatto, dopo tutte le volte che ti ho ferito, ora non vorrai neanche più parlarmi, non ti biasimo, al tuo posto me ne sarei già andata, ma devi sapere almeno questo, io ti amo, e ti amerò per sempre, non importa quante persone ci siano in mezzo a noi o quanti chilometri, io senza te non posso vivere. Alex era senza parole, voleva solo saltarle addosso e dimostrarle quanto l’amasse anche lei, ma non potevano fare niente, così mentre si perdevano l’una negli occhi dell’altra per non si sa quanto tempo, suonò la campana che il tempo era scaduto. Molto tristemente si dovettero lasciare e mentre Piper si allontanava e le rivolgeva un ultimo sguardo rammaricata, avendo capito che Alex non voleva più vederla, sentì qualcuno che la chiamava. - Piper, la settimana prossima vieni un po’ prima. Disse scherzando mentre usciva dalla sala. Piper non glielo avrebbe mai detto ma lei era arrivata lì un’ora prima dell’incontro era stata lei a fare tardi, ma con il cuore pieno di speranza e amore lasciò quella struttura federale sapendo di aver ritrovato la ragione di vita. Quando Alex entrò nella sala ricreativa tutti poterono vedere su di lei la felicità, si avvicino alle sue compagne che giocavano a carte, e vedendola così felice le chiesero cosa avesse preso. - Non ho preso niente Boo, è solo Piper che si è trasferita qui ed è venuta a farmi visita. Tutte si congratularono con lei e dato che erano in 3 le chiesero se voleva giocare. - Gin, scrisse Norma sul suo taccuino mentre batteva il cinque ad Alex. - Uffa, di nuovo? Non è possibile però, si lamentò Boo mentre Soso scuoteva la testa rassegnata gettando le sue carte sul tavolo. - Oggi non sei tanto un perdente irritato, scherzò Soso riferendosi ad Alex e alle sue scenate di quando perdeva. Alex si limitò a scrollare le spalle, sistemandosi meglio gli occhiali e ammiccando con il sopracciglio mentre sulle labbra le spuntava quel ghigno che ormai credeva di aver perso. - Anche se "giocare a carte" o meglio "farsi prendere a calci in culo" sarebbe un modo molto adeguato per passare il tempo, io devo andare a cacare, affermò Boo con la sua solita delicatezza. - Volete giocare ancora? Chiede Alex raccogliendo le carte sul tavolo. Le altre annuisco e finiscono per fare un’altra partita. - Comincio a pensare che mi state lasciando vincere, accusò Alex con comprensibile sospetto mentre guarda con un sopracciglio alzato le due donne davanti a se. Norma nasconde le carte, colta in flagrante, mentre Soso si difende. - Questa volta ce l'avevo quasi. Vedi? disse girando le carte per mostrare la mano davvero quasi vincente. Alex offre invece le sue carte, come per scusarsi. - Questa volta mescoli e fai tu, forse è questo che mi ha portato fortuna finora. Norma dalla sua silenziosa postazione mentre aspettava che Brook desse le carte, osservò Alex e finalmente le vide un sorriso sul volto, un vero sorriso, stava cercando di lasciarsi le cose brutte dietro cercando di guarire il più velocemente possibile correndo sempre più avanti. - Forse dovremmo trovare un’altra persona e giocare a squadre, disse alla fine, prendendo le sue carte, così il suo sguardo cade non lontano su una figura molto magra e familiare con corti capelli grigi e che stava per iniziare la sua lezione di yoga. - Forse fare squadra con Jones mi assicurerà una vittoria, disse Brook. – Oppure potrei fare io squadra con Norma. Continuò - Due contro uno? Davvero? È ingiusto." Alex protestò facendo la finta offesa. - Oh, per favore. Sono abbastanza sicuro che tu sia seduto sulle carte." L’accusa con scherno. Ed è allora, proprio mentre stanno giocando e scherzando che qualcosa cambiò improvvisamente. Tutta la felicità e il calore che irradiava Alex si distolse in un secondo e il suo viso da felice e spensierato si trasformò in un cipiglio senza emozioni mentre i suoi occhi si concentrarono su qualcosa di inesistente davanti a lei. Alex aveva una forte sensazione nauseante che si stava strada nel suo stomaco, mentre sentiva un forte freddo che la fece diventare bianca come un lenzuolo, e gli occhi verdi di solito luminosi e vividi, erano velati da un grigio pallido che li rendeva appena riconoscibili da dietro gli occhiali. - Alex? Chiamare il suo nome per attirare la sua attenzione non funzionò. Brook si voltò a guardare nella stessa direzione, ma non vide nulla che possa causare angoscia, solo detenuti che camminano in giro, alcuni che giocano a carte e una guardia che fa la guardia, armeggiando con i passanti dei suoi pantaloni per aggiustarsi la cintura. La realizzazione le dà subito uno schiaffo in faccia e il panico le sale nel petto non di nuovo pensò Brook che in 2 secondi è in piedi e al fianco di Alex, che ora tiene gli occhi ben chiusi e scuote la testa come se volesse che le immagini che vedeva semplicemente sparissero. - Alex, guardami. Ancora una volta, la richiesta verbale non funziona. E quando sente quanto il suo respiro stia diventando irregolare e tremolante e nota le gocce di sudore che si formano sulla sua fronte, sa che deve fare qualcosa prima di perderla completamente. Soso sa come affrontarli, come aiutarla, ma, qui in prigione, circondate da guardie, notando che, una guarda dalla loro direzione sospettosamente, non è sicuramente il migliore degli scenari. Tutto quello che sa, è che ha bisogno di allontanare Alex da qui, portarla in un posto un po' più isolato, lontano da quell'uniforme e da quel rumore e dalla vista che ha innescato i ricordi e l'ha riportata indietro per rivivere quei momenti terrificanti. Ed è allora che, quando si guarda intorno come se cercasse una via d'uscita, una soluzione, qualsiasi cosa che possa davvero aiutare, vede Norma che si avvicina alla guardia mentre tira fuori il taccuino e pochi secondi dopo si allontanano insieme. - Vieni con me, dice semplicemente, e con calma, l'esatto opposto di come si sentiva, ma ha bisogno di trasmettere quelle sensazioni se vuole riavere Alex. È ancora più grata quando al suo invito, non solo quando Alex obbedisce, ma soprattutto quando non le dà un pugno in faccia appena l’ha toccata, non volendo rivivere lo stesso momento di qualche giorno fa, ancora aveva il livido sulla spalla, così guidandola arrivarono dietro il muro del laboratorio elettrico, in modo da essere lontane da occhi indiscreti. Fare qualche passo aiutò Alex a respirare un po' più facilmente, ma è ancora lontano da qualsiasi ritmo normale e i suoi occhi sono ancora annebbiati, braccati da qualsiasi immagine abbia iniziato a ripetersi nella sua mente. Brook si ritrovò a fare una delle uniche cose che ricordava di dover fare in queste situazioni per aiutarla a respirare. Prese semplicemente la sua mano, così tremante, fredda e sudata nella sua, e se la posò sul proprio petto, dicendole. - Alex, ho bisogno che tu respiri con me, okay? Iniziò a respirare e inspirare molto profondamente e lentamente, cercando di dare l’esempio per Alex, inspirava attraverso il naso ed espirava attraverso la bocca, combattendo contro la sua stessa crescente paura che questo non funzionerà, che potrebbe non essere sufficiente. Il primo respiro profondo di Alex è tremante e soffocato, le graffia la gola in una tosse strozzata e le fa sollevare la mano intorno al collo come se cercasse di liberarla da qualcosa che non c'è, qualcosa che si stringe, impedendole di respirare, come una cintura, allacciata intorno ad esso. Brook si concentra sulla respirazione di Alex per continuare a respirare con lei, con voce calma e controllata, continua a dirle dolci frasi mentre le prende anche l'altra mano per prevenirla dal soffocarsi inconsciamente. Con le sue semplici istruzioni e le sue dolci rassicurazioni, il prossimo respiro profondo esce molto più lineare anche se più breve, ma quello dopo è lungo quasi quanto il suo, come è il prossimo e quello dopo. - Stai andando bene, Alex. La incoraggia. La stretta schiacciante che tiene sulla sua mano inizia a perdere forza, proprio come la tensione in quelle spalle fa con ogni espirazione. Stettero li diversi minuti, dove Alex con gli occhi chiusi si concentrava interamente sul proprio respiro. La pelle di alabastro inizia a riacquistare il suo solito tono, la mano nella sua diventa quasi floscia, e il polso che può sentire pulsare sotto le sue dita ritorna a un ritmo molto più accettabile. Vorrebbe avere con sé una bottiglia d'acqua per farle prendere qualche sorso, ma Alex sta andando molto bene, e lei glielo ripete. Dopo un ultimo, molto profondo respiro, gli occhi verdi si aprono di nuovo, schiarendosi come il cielo dopo un rapido temporale estivo, con la foschia che si solleva dopo aver sbattuto via le tracce rimanenti delle nuvole. - Brook? Grida Alex aggrappandosi a lei, è sorpresa mentre si guarda intorno come se il suo cervello fosse andato in stand-by, anche se con le lacrime agli occhi, e lottando per inghiottire il nodo che ha in gola la ringraziò. - Non preoccuparti ci sono io. Disse, abbastanza sicura che il peggio sia passato, mentre la stringe tra le braccia e le accarezza i capelli. Alex cerca di scusarsi ma viene interrotta quasi subito. - Alex devi parlarne con qualcuno, magari potrebbero aiutarti, o almeno ora che Piper è qui vicino potresti dirglielo, forse starai meglio. Brook aveva ragione, forse doveva dirlo a qualcuno ma non a Piper, lei si sarebbe soltanto incolpata e non voleva che questo accadesse, ma era una cosa più grande di lei, non riusciva a non pensare ad altro, soprattutto ora che è tornata, come poteva togliersi dalla mente l’immagine di Kubra che uccide l’amore della sua vita?

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Capitolo 4
*** Quella non era la sua Alex ***


15 mesi, ci sono voluti 15 fottutissimi mesi ma alla fine la richiesta di Alex è andata a buon fine e le hanno accettato di fissarle un incontro per il rilascio anticipato, non sapeva quando e non lo avrebbe saputo presto ma almeno era un passo avanti. Sapeva anche che se fosse riuscita ad avere un incontro lo avrebbe sicuramente passato, non aveva avuto richiami personali, non si era mai trovata coinvolta in qualcosa di losco e non aveva mai infranto le regole, seguiva una noiosa routine giornaliera spezzata soltanto dalle chiamate con Piper e dai loro incontri. Non voleva dire niente a Piper per non illuderla e poi deluderla, così si tenne quel piccolo segreto fino a quel giorno, l'orario delle visite era quasi finito quando Alex scattò nella sala visite dove vide una più che annoiata Piper. -Se eri impegnata potevi pure dirmelo, così sarei venuta un altro giorno, iniziò Piper arrabbiata incrociando le braccia e sbuffando. -Pips devo dirti una cosa… la interruppe Alex, -scusami, non volevo fare tardi e solo che mi hanno fatto aspettare per una misera risposta. Piper la guardava ancora con un po’ di rabbia nello sguardo ma la persona che aveva davanti così sorridente e contenta le fece rallegrare l'umore. -Hanno accettato la mia richiesta di rilascio anticipato, lunedì ho il colloquio. Le parole le morirono in gola, era così felice che quasi non riusciva a crederci, vide il viso di Piper quasi illuminarsi tanto che scattò in avanti e fece per abbracciarla, i loro corpi si erano quasi sfiorati, quando una guardia le ammonì e disse che il tempo era concluso. -Andiamo, ci siamo appena viste, non può farci almeno abbracciare, iniziò Piper con la sua aria da saputello mentre la guardia si avvicinava a loro, ma fortunatamente Alex calmò le acque. -Pips, non vorrai farmi negare il rilascio? Dai vai a casa e ti chiamo appena ho finito con quelli. Rassegnatasi Piper la lasciò con un dolce sorriso mentre lei si beccava l’occhiolino da parte di Alex. Non poteva crederci, sperò che la richiesta di Alex venne accettata così da poterla presto avere tra le braccia, le mancava, terribilmente, non riusciva neanche a ricordare quando fosse stata l'ultima volta che si fossero toccate o che avessero fatto qualcosa, certo, l'ultima volta non era stata effettivamente un’ultima volta dato che Piscatella le aveva prese e rinchiuse in quello sgabuzzino durante la rivolta, Piper rabbrividì al ricordo delle urla di Alex quando le aveva spezzato il braccio. Durante il tragitto che la riportava a casa pensò che aveva davvero bisogno di Alex tra le sue braccia, di sentire il suo profumo e di giacere insieme a lei ogni notte, nel piacere e nella stanchezza, non era soltanto un bisogno fisico ma psicologico, in prigione aveva capito che non poteva farcela senza qualcuno da amare, ma era in parte sbagliato, lei non poteva farcela nella vita senza qualcuno da amare, era come se il suo corpo avesse il bisogno di far uscire quel sentimento da lei e l'unico modo per farlo era stare con Alex, certo ci aveva provato con altre persone ma non era la stessa cosa, lo aveva sempre saputo, da quella sera di 13 anni prima, in quel piccolo bar, aveva sempre saputo che la sua anima gemella era Alex e continuava a saperlo anche quando stava con Larry e ora ne era più che certa. I giorni passarono troppo lentamente a detta sua e così si ritrovò lunedì sera a fissare il telefono mentre aspettava che squillasse e che Alex le desse la bella notizia. All’improvviso il telefono tremò e sullo sfondo comparve l'immagine di Alex, ci aveva messo la foto che si era fatta mentre faceva snorkeling proprio dietro il pesce che lei aveva tatuato sul collo, il pesce della bellezza. Subito rispose ma dall’altro capo della linea non sentì nulla, chiamò più forte e quello che ottenne fu solo un singhiozzo strozzato. -Al, non piangere, dai che ce la faremo, insieme, la incoraggiò Piper pensando che l'appello le fosse andato male ma non sentì niente dall'altra parte della linea parte altri singhiozzi. -Lo so, sarà dura ma c’è la faremo, come abbiamo sempre fatto, mancano meno di 2 anni e ti rinnovo la mia promessa di aspettarti. -Pips, no. Queste 2 parole furono in grado di tenere Piper con il fiato sospeso, come se fosse su un filo e stesse facendo piroette, cosa voleva dire quel no, voleva forse chiudere la loro relazione, o la voleva soltanto zittire in modo da poter piangere insieme o le voleva dire che tutto quello che avevano fatto e passato era stato un errore. Chiese spiegazioni e questa volta la voce di Alex risultava più forte e chiara. -Hanno accettato l'appello, lunedì prossimo sarò fuori. Piper urlò di gioia e si mise a saltare per tutto l'appartamento, era così contenta, finalmente potevano riprendere la loro vita insieme, e questa volta non ci sarebbe stato nessuno che non glielo avrebbe permesso. Fece per dire qualsiasi cosa ma sentì soltanto Alex dirle quanto l’amasse e poi la linea cadde, non sapeva se fosse caduta o se fosse stata fatta cadere ma non poteva essere meno felice, finalmente sarebbero ritornate insieme. Il telefono di Piper poco dopo squillò di nuovo era un ufficio della prigione con cui si dovette accordare per dare i suoi dati all'agente della libertà vigilata così da iniziare ad inserire i dati di Alex. Quella sera Piper andò a dormire con il cuore pieno di speranza non sapendo però cosa aspettava in quella settimana alla sua fidanzata, che nel corso dei mesi era rimasta sempre più sola data l’uscita di quasi tutte le vecchie prigioniere di Litchfield, erano rimaste soltanto lei e Boo. Finalmente era arrivato quel lunedì, durante tutta la settimana non ebbero né contatti visivi né telefonici, si erano lasciate bruscamente 7 giorni fa con quel ti amo detto da Alex quasi in maniera forzata e durante la visita Alex non si era fatta viva, le guardie la andarono a chiamare ma ritornarono poco dopo dicendo che non poteva andare, Piper sperava che non le fosse successo niente, ma di questo non si preoccupava dato che la prigione personalmente la chiamava ogni volta che stava male o aveva fatto qualcosa per cui le avevano temporaneamente negato i diritti. Così ora si accingeva ad aspettare, seduta sul cofano della sua auto mentre giocava ad uno stupido gioco sul telefono, restò lì ad aspettare circa 3 ore, quando sentì la porta principale aprirsi, il suo sguardo puntò verso quel rumore e quello che ne vide la lasciò a bocca aperta, non riusciva ancora a crederci, scese dal suo appoggio e corse più veloce che poteva verso quella figura, stava lì, in piedi e immobile, con la sua busta di cose in mano e con le lacrime che le scendevano lungo il viso. Appena Piper le fu di fronte le saltò addosso facendole cadere entrambe sul terreno mentre un miscuglio tra risa e pianti si faceva strada tra di loro, e poi arrivò il momento in cui le loro labbra si toccarono, lo aspettavano entrambe da mesi, e quando arrivò provarono le stesse cose del loro primo bacio, il dolce miscuglio delle loro salive veniva aspramente accentuato dalle lacrime che scendevano copiose dai loro occhi. Rimasero lì, sull’umido terreno per non so quanto tempo, ma non importava a nessuna delle 2, l'unica cosa che importava era che fossero insieme, però il protettivo istinto di Piper le fece alzare quando sentì Alex tremare visibilmente sotto di lei, la osservò meglio in viso e notò chiaramente le scure occhiaie sotto i suoi occhi e il viso scavato, come se non avesse mangiato o dormito bene, sapeva come potevano essere le detenute con chi se ne andava, soprattutto perché avevano vinto l'appello ma non pensava che Alex potesse non tenergli testa. Così senza dire niente, la prese per mano e la guidò fino alla sua auto, dove salirono e partirono alla volta della città. Il viaggio fu davvero tranquillo, anche perché Alex si era addormentata, e lì Piper ebbe la conferma che qualcosa non andava dato che era più che certa che Alex non si sarebbe mai addormentata in auto, così senza fiatare proseguì il viaggio aumentando l'aria condizionata in modo da tenerla al caldo. Erano quasi nel mezzo della primavera e non faceva né troppo caldo né troppo freddo quindi Piper si chiese se Alex non fosse malata dato che aveva addosso dei vestiti più che adatti alla stagione in cui erano. Poco dopo arrivarono nel parcheggio del distretto dove abitava Piper così molto dolcemente iniziò a svegliare Alex che appena aprì gli occhi, forse non riconoscendo il luogo dove si trovava, urlò di terrore chiudendo forte gli occhi, ma quando le labbra di Piper si posarono sulle sue la realizzazione di dove si trovasse e di cosa fosse successo le arrivò nella mente in un attimo e così si ritrovò a piangere proprio come una bambina, Piper la prese tra le sue braccia, per quanto lo spazio dell'auto potesse permettere e iniziò a cullarla fin quando non si calmò. Neanche scesero dall’auto che le loro labbra era attaccate l'una all’altra, e così fecero lungo tutto il tragitto fino al loro appartamento, Alex non fece minimamente caso a dove stesse andando facendosi guidare da Piper, l'unica cosa che sapeva era che la voleva, non le importava dove, basta che era adesso. Appena varcarono la soglia di casa e la porta fu chiusa a chiave i loro vestiti iniziavano a volare per la stanza mentre le loro mani viaggiavano attraverso i loro corpi, e dio quanto le era mancata quella sensazione. Alex si ritrovò buttata sul letto mentre Piper le saliva addosso, era quasi sempre lei a dominare ma questa nuova Piper le piaceva un sacco, i loro caldi corpi si strusciavano l'uno contro l’altro mentre le bocche si staccano solo per la mancanza di ossigeno, le mani di Piper lasciarono il viso di Alex per scendere verso la sua intimità iniziando a giocarci proprio mentre dalla bocca di Alex uscivano dei gloriosi e gutturale versi di piacere. Quella notte, stavano soltanto 5 a 3 per Alex quando lei accoccolandosi contro il suo petto e tremante dal freddo si addormentò esausta. Piper sapeva di essere brava con il sesso ma mai in quel modo, e poi non erano minimamente vicine ai loro standard, ma qualcosa non andava in Alex, come se le avessero prosciugato l'energia. Si staccò da lei leggermente in modo da poter prendere la coperta ormai caduta dal letto e coprirle, ma non appena il suo corpo lasciò quello di Alex lei sussurrò un doloroso no, che la fece preoccupare e non poco, quella non era la sua Alex, cosa le era successo.

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Capitolo 5
*** Finalmente stavano intraveddendo un po' di normalità ***


Sono in cucina cercando di preparare qualcosa di buono da mangiare quando dall’altra stanza sento un tonfo e Alex che grida il mio nome, subito corro da lei e quando entro la vedo per terra, o meglio è inginocchio e cerca di farsi forza sulle braccia per risalire sul letto ma non ci riesce, mi avvicino velocemente cercando di aiutarla ma lei mi allontana esclamando che c’è la deve fare da sola, solo ora mi accorgo che dai suoi occhi sgorgano litri di lacrime, non potendo vederla in quello stato respingo le sue proteste e la aiuto a sedersi sul letto, era esausta e non aveva fatto molto oltre a dormire tutto il giorno. Le asciugo le lacrime sul viso e le poggio la mano sulla fronte per vedere se la febbre era scesa, ma sembrava uguale a stamattina, si stringe ancora di più a me e tra i forti singhiozzi che le scuotevano il corpo e il leggero tremolio dal freddo con flebile voce mi chiese scusa. - Pips, mi dispiace, io non voglio lasciarti di nuovo. - Alex, non mi lascerai, cosa te lo fa pensare, staremo insieme per sempre, non preoccuparti, ceraci di rassicurarla ma le mie parole ebbero soltanto l’effetto opposto, i suoi respiri si fecero sempre più corti e veloci, il suo corpo tremava più di prima e iniziò anche a sudare in maniera eccessiva. - Alex, sono qui con te, non ti lascerò andare e neanche tu lo farai con me, siamo destinate a stare insieme, ti ricordi tu lo hai detto, e io ti amo Alex, ti prego cerca di calmarti, non posso perderti. Sento le lacrime che mi pizzicano agli angoli degli occhi e il groppo in gola che inizia a formarsi ma lo mando giù insieme a tutte le lacrime, non posso piangere di fronte a lei, devo essere forte devo salvarla. - Alex, mi senti? Ascolta la mia voce, c’è la puoi fare, qualsiasi pensiero ti sta tenendo bloccata tu puoi tirarlo fuori, puoi batterlo e fargli vedere quanto tu sia forte, sei sempre stata forte e io senza di te non sono altro che una nullità, la mia intera vita è basata sulle tue scelte e io lo adoro, adoro dipendere da te, ma ti prego ora devi calmarti. Non sono più riuscita a tenere dentro le lacrime, così lente hanno iniziato a scendere copiose sul mio viso, ma almeno molto lentamente anche i respiri di Alex sembravano calmarsi, i suoi occhi chiusi ermeticamente si stavano lasciando andare e il suo tremolio si stava placando. Poco dopo la sento rigirarsi tra le mie braccia e punta lo sguardo verso la piccola sveglia che aveva sul comodino, così mentre la indica e cerca di dire qualcosa le parole le muoiono in gola e arrendendosi si fa scappare un forte singhiozzo. - Ally, cosa c’è? Ti prego dimmelo così posso aiutarti, la imploro. - Sono…le…5 passate, esprime in un sussurro ma ancora non riesco a capire. - Il consulente, continuò. In un attimo realizzai tutto quello che voleva dire e tutto quello che aveva già detto, era terrorizzata di aver saltato la visita dal consulente della libertà vigilata credendo che avesse violato la condizionale. - Alex, non hai saltato la visita è venuto lui qui, la rassicuro mentre le racconto cosa fosse successo. Quella mattina mi alzai tenendo stretto tra le mie braccia qualcosa, ma non era il solito freddo cuscino, era, era Alex, avevo quasi dimenticato che era lì con me, rimasi nel letto godendomi quella sensazione di pace e calore, forse troppo calore, preoccupata poggiai la mano sul viso di Alex e la sentì terribilmente calda, corsi in bagno a prendere il termometro e delicatamente glielo misi in bocca mentre le iniziavo a prendere dei vestiti molto caldi che successivamente le avrei messo. Quando il termometro suonò, lo presi e ne lessi l’alta temperatura, 38.9, di certo Alex non poteva andare dal consulente in quelle condizioni così lo chiamai e gli spiegai la situazione, sembrò molto ragionevole e si offrì di venire lui personalmente a controllare. - Ally, non preoccuparti va tutto bene, non hai violato la condizionale, la rassicuro ancora mentre le prendo di nuovo la temperatura, 39.4. - Stai letteralmente bruciando, perché non ti riposi mentre io ti preparo un’ottima zuppa ricostituente? Non era una proposta era più un obbligo ma Alex non sembrò neanche avere la forza di controbattere così mentre Piper le rimboccava le coperte e la lasciava lei cadeva in un dormiveglia più tosto snervante. Poco dopo Piper tornò con un enorme scodella piena di zuppa, lo stomaco di Alex si contorse soltanto sentendone l’odore, era una settimana che non mangiava e sentiva veramente i morsi della fame adesso. La cosa per cui Alex provava più imbarazzo era il doversi fare imboccare da Piper, non aveva neanche la forza di tenere il cucchiaio in mano, a Piper non le pesava minimamente, anzi era felice di poter coccolare la sua fidanzata ma Alex non la pensava proprio così, arrivate verso metà piatto, Alex iniziò a sentire il suo stomaco gorgogliare e un leggero senso di nausea la circondò, ma non lo diede a vedere a Piper che tranquillamente mescolava la zuppa per farla raffreddare, fu solo dopo poco che Alex iniziò ad ansimare che Piper capì che qualcosa non andava, Alex cercava di fare respiri profondi mentre pregava ogni dio esistente di non farle rimettere tutto, Piper corse in cucina a prendere un secchio quando sentì la voce di Alex chiamarla, cercò il più velocemente possibile ma era come se ogni contenitore di forma sferica/cilindrica che potesse aiutarla in quel momento era sparita, quando finalmente lo trovò sentì Alex che urlava a stento il suo nome, così corse il più velocemente possibile e arrivò giusto in tempo che la testa di Alex si conficcò in quel secchio e lì vi rovesciò anche l’anima. Alex emetteva dei forti rumori mentre una mano teneva saldamente il secchio e l’altra e aggrappata a Piper, lei con una mano le sorreggeva i capelli mentre l’altra le strofinava lenti cerchi sulla schiena quasi come a rassicurarla. Non ci volle molto prima che il contenuto del suo stomaco fosse nullo, così Piper allontanò quel secchio ormai pieno e sempre stringendola tra le sue braccia la fece stendere nel letto e iniziò a darle dei baci su tutto il viso in modo rassicurante fin quando non si addormentò, quando Piper fu sicura che dormisse si lasciò andare in un profondo pianto liberatorio cercando di capire cosa le fosse successo da farla stare così male. - Pips sei sveglia? Chiese Alex mentre si rigirava tra le sue braccia e si metteva a sedere, Piper scattò subito in piedi e ancora con gli occhi chiuse e credendo che stesse per rimettere di nuovo fece un balzo fuori dal letto avvicinandole il secchio, ad Alex scappò una leggera risatina mentre si sporgeva ad accendere la luce dell'applique sul comodino. La faccia di Piper esprimeva sonno e preoccupazione però si rilassò quando vide lo sguardo di Alex che la prendeva in giro, così si mise sul letto e passando un braccio dietro la sua schiena le chiese cosa c’era che non andasse. -Ho fatto un brutto sogno, cioè non era un sogno era più che altro un flashback di quello che è successo, e non so, volevo raccontartelo. Spiegò Alex mentre si asciugava una lacrima sfuggita al suo controllo. Piper la fece stendere e la circondò con la pesante coperta, creando tra di loro un dolce calore, lei appoggiò la testa sulla sua mano che la teneva sollevata e Alex incastrò la testa tra il suo braccio e il suo petto. Piper in una veloce mossa prese il termometro dietro di lei e glielo mise in bocca, e vedendo che stava riprendendo a piangere cercò di tranquillizzarla. -Alex, devi stare tranquilla, qualsiasi cosa sia successa, o che sia bella o che sia brutta non ti lascerò andare così facilmente, ti ho appena ritrovata non ti perderò di nuovo, per quanto brutta possa essere è certo che mi arrabbierò e che ne discuteremo per giorni ma alla fine saremo sempre io e te, perché non possiamo vivere senza l'altra. Quando Piper finì di parlare il termometro suonò e ne lesse la temperatura, 38.3 la febbre stava scendendo, ora l'unico problema era farle mangiare qualcosa senza che la rimettesse. Alex prese un grosso respiro e iniziò a parlare. -Possiamo dire che la situazione è degenerata quando anche Soso ha scontato la pena, quasi tutte erano uscite, Gina, Norma, Yoga Jones e Anita, eravamo rimaste io e Boo, soltanto che qualcosa è cambiato, non so bene cosa, all’inizio eravamo molto rispettate per via della rivolta ma poi piano piano hanno iniziato a tormentarci, anzi a tormentarmi perché Boo non si è più fatta vedere con me, così ho iniziato a scontare la pena in solitudine, avevo i tuoi bigliettini che mi tenevano compagnia, i miei libri e i miei cruciverba, lavorare la maggior parte del tempo e quando prendevano pure il mio vassoio con i soldi dello spaccio riuscivo a comprarci qualcosa da mangiare, sai a volte trovavo la pizza, la pagavo un botto, ma era fantastica. Appena hanno saputo del mio appello e che lo avevo vinto si sono avvicinate a me e ho avuto il tempo di dirti soltanto ti amo che mi hanno chiuso la telefonata, e da lì è iniziato il mio incubo, mi tormentavano, non mi facevano dormire, hanno tolto i miei soldi allo spaccio e prendevano sempre il mio vassoio, un paio di giorni ho resistito ma poi ho chiesto aiuto a Boo e lei mi ha voltato le spalle, quella sera mi hanno portata nel bagno e mi hanno tenuto sotto la doccia gelata per ore, sono uscita di lì grazie ad una guardia ma è stata l'unica volta che le ho viste intervenire, mentre io ero al lavoro hanno cercato di soffocarmi e poi hanno dato fuoco alla mia cella, hanno bruciato tutti i miei libri, le mie cose e i tuoi bigliettini. Alex non riuscì a dire altro perché scoppiò in un forte pianto mentre avvolgeva le braccia intorno alla vita di una Piper più che infuriata ma si ricompose subito sentendo i forti singhiozzi della ragazza tra le sue braccia, rimasero in quella posizione per molto tempo fin quando lo stomaco di Alex brontolò davvero forte facendole ridere insieme, era la prima volta che ridevano di gusto e insieme, così Piper alzandosi, la invitò ad andare con lei in cucina dove iniziò a preparare la colazione anche se erano solo le 4 del mattino. Mentre stava mescolando l'impasto dei pancake Alex le fece una domanda. -Pips, ma tu non dovresti andare a lavorare? Piper molto concentrata a far cadere sulla padella l'impasto perfettamente a forma di cerchio le rispose. -Dovrei, ma ho preso qualche giorno di ferie apposta per stare con te tutto il tempo. La frase che aveva detto le sembrava così banale che non si accorse di quanto significasse per Alex che le si avvicinò da dietro e la circondò con le sue braccia, Piper si girò e le diede un casto bacio sulle labbra, quando si staccarono vide sulla faccia di Alex una strana smorfia, non fece in tempo a chieder cosa avesse che si girò dall'altro lato emettendo un forte starnuto facendo scoppiare a ridere Piper, finalmente stavano intervenendo un po’ di normalità.

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Capitolo 6
*** Si chiama Strip Shot ***


Sono passati più di 2 mesi da quel giorno e Alex, seduta nel loro solito bar vicino casa, stava aspettando con ansia l’arrivo di Piper, aveva una bellissima notizia da darle, aveva finalmente finito la libertà vigilata, tutto sembrava andare per il meglio, ora erano 2 cittadine libere, con un tetto sulla testa e una modesta cifra che entrava ogni mese nel loro conto in banca, Alex si sentiva in dovere verso Piper, le sembrava strano che adesso fosse lei quella che pagava tutti i conti e che la viziava, ne avevano anche discusso civilmente e Piper la zittiva sempre con la stessa frase, è il mio turno di viziarti, tu lo hai già fatto abbastanza. Così mentre aspettava continuava la lettura dell’ultimo libro che aveva adocchiato nella biblioteca dove lavorava, non era molto grande e innovativa, i proprietari erano degli anziani signori con l’hobby della lettura e la trattavano bene, non avevano minimamente dato peso al suo passato e anche se la paga non fosse molto alta a lei piaceva un sacco lavorare lì perché così aveva tutti quei libri da leggere sempre a sua disposizione. Aveva sempre amato leggere, sin da bambina, non aveva un genere preferito le bastava che i suoi occhi leggessero le prime frasi di qualsiasi libro per innamorarsene, ricordava che in prigione quando c’era l’infestazione di cimici aveva persino letto il corano e lo aveva trovato molto interessante per quanto lei non credesse. I suoi pensieri vennero interrotti dalla cameriera del locale che passandole una mano davanti agli occhi le chiedeva cosa ci fosse di così interessante in quella pagina dato che era ferma lì da più di 10 minuti. -Mi scusi ero distratta, si scusò Alex imbarazzata. -Tranquilla, basta che non mi spoileri il finale, ho letto solo il primo di questa serie, disse lei indicando il libro. - Sapevo che c’era qualcosa prima di questo, mancavano troppi dettagli alla storia, continuò Alex come se stesse pensando ad alta voce. - Se vuoi ti posso prestare il primo, le chiese quasi come se fosse obbligata mentre si avvicinava e le lasciava un biglietto con il suo numero. Alex accettò volentieri e proprio quanto la ragazza stava per andare a servire un altro tavolo Alex la prese per mano e la fece rigirare verso di lei, chiedendole chi fosse e perché fosse così interessata a lei. -Mi chiamo Farah e sai ti trovo veramente carina, quindi ti andrebbe di uscire qualche volta? Le guance di Alex si colorarono leggermente di rosso ma subito rispose. -Scusami ti fermo subito, sono sposata, iniziò ma immediatamente si corresse. -Non è stato proprio un matrimonio legale, ci siamo sposate in prigione ma per noi vale lo stesso. La faccia di Farah passò dallo speranzoso, al triste, all’entusiasta in pochi secondi. -Aspetta tu e tua moglie siete state in prigione? Non appena Alex annuì Farah fece qualche applauso e prendendo le sue mani e avvicinandosi a lei disse. -Io sono un’aspirante scrittrice e avevo appena iniziato a scrivere un romanzo su 2 detenute in prigione ma mi sono persa dopo poche pagine non sapendo la vita lì dentro, vi andrebbe se foste le persone da cui trarrò la storia? Naturalmente avrete tutti i crediti e una percentuale degli incassi, basta che mi raccontiate la vostra storia. Alex era entusiasta della cosa però naturalmente voleva sentire prima il parere di Piper, così si accordarono con Farah che quando Piper sarebbe arrivata avrebbero aspettato che finisse il turno e dopo avrebbero parlato del libro. Farah lasciò Alex da sola ormai troppo eccitata a fantasticare sul libro per continuare la lettura quando arrivò Piper. -Ciao tesoro, com’è andata oggi? La salutò Alex amorevolmente con un bacio mentre un cameriere le chiedeva se volevano ordinare, Piper stava per dire qualcosa quando Alex la interruppe e ordinò 2 margarita ricevendo uno sguardo di sorpresa e preoccupazione da lei. Così senza dire niente, mise le mani nella sua borsa e ne tirò fuori un foglio, un po’ stropicciato, che passò a Piper, che in pochi secondi lo lesse e in altrettanto pochi secondi le saltò addosso abbracciandola e baciandola, finalmente potevano passare una serata come ai vecchi tempi, bevendo alcol, vedendo l’alba e facendo l’amore. Proprio in quel momento arrivò a sedersi al loro tavolo Farah. -Allora le hai già detto la bella notizia? Iniziò molto impulsiva lei, beccandosi un’occhiataccia da parte di Piper che acida chiese chi fosse mentre passava un braccio sulle spalle di Alex per rivendicare la sua proprietà, era un piccolo gesto che faceva spesso con persone nuove, soprattutto se erano giovani donne molto carine, ad Alex non dispiaceva affatto, anzi la faceva sentire amata e protetta. -E tu saresti? Fatte le presentazioni ufficiali e spiegata l’idea, che per la cronaca piacque molto anche a Piper, le ragazze ebbero preso appuntamento per vedersi il giorno successivo per iniziare a parlare del libro, così mentre le nostre 2 protagoniste tornavano a casa dopo essere passate dal negozio e aver preso litri di vodka, birra e champagne, Piper iniziò una conversazione non molto piacevole da fare. -Ascolta Alex, a me quella ragazza non piace molto, so’ che è solo una sensazione ma mi fa venire in mente qualcosa di brutto, iniziò Piper. -Pips, lo so, anche io all’inizio ho avuto quella sensazione ma poi mi sono ricreduta, abbiamo parlato del libro che stavo leggendo e deve essere una vera scrittrice se ha letto quel libro, non so’ io le credo. -Si anche io, però non ispira molta fiducia. -Facciamo così, la conosceremo meglio e se vediamo che qualcosa non va abbandoniamo subito l’idea, ci stai? Cercò di convincerla Alex facendo la sua voce più provocante e avvicinandosi pericolosamente. Piper la prese per un braccio e iniziò a correre verso casa, non poteva resistere alle sue smancerie, soprattutto in pubblico. Arrivarono a casa in pochi minuti e non appena entrarono le bottiglie furono messe al fresco nei secchielli con il ghiaccio mentre le loro bocche presero a baciarsi con forza. Le loro mani esploravano i loro corpi ormai conosciuti mentre la passione cresceva sempre di più, così mentre Alex iniziava a togliere la giacca dei tailleur che indossava Piper, lei si scansò lasciandola a bocca asciutta e prendendo la bottiglia di champagne che aprì in un colpo secco facendo uscire la schiuma che leccò molto sensualmente, quasi come se volesse provocare Alex, che le si avvicinò pronta a mangiarla ma lei le piegò la testa all’indietro e fece scivolare in gola quel liquido ambrato tanto bramato. L’intera bottiglia fu presto scolata ma non andarono più dei baci perché Piper continuava a tenere sulle spine ad Alex, così per rendere le così ancora più piccanti inventò un gioco sul momento, corse in cucina e prese la vodka e dei bicchierini. -Allora Alex, ogni volta che l’una toglie all’altra un indumento deve bere uno shot, si chiama strip shot. Così partirono, e in particolare partì Alex, togliendole quella dannata giacca facendole rivelare le sue sottili ma abbastanza muscolose braccia che prese a baciare ma che purtroppo la fermarono porgendole il bicchierino pieno di vodka alla fragola, la sua preferita, in un attimo fu scolato e rimase qualche secondo ferma a metabolizzare la sensazione di bruciore che aveva in gola, diavolo non beveva da anni era più che normale, ma cancellò quel bruciore posando le sue labbra sul collo della bionda che iniziò a sbottonarle la camicia che indossava ma che nel frattempo si era tolta le decolté, quindi costrinse Alex a bere 2 shot.

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Capitolo 7
*** E pensare tutto quello che avevano passato. ***


La prima cosa che colpì Alex appena il suo cervello si svegliò quella mattina fu il dolore, quel fortissimo mal di testa del dopo sbronza che ti fa persino rinnegare di essere nato, poteva chiaramente sentire le vertigini anche stando stesa sul letto e un forte senso di nausea la prevalse, cercò di svegliare Piper ma era come immobilizzata, non riusciva a muoversi così iniziò ad andare in panico, cercò di rimanere calma facendo dei lunghi e profondi respiri ma erano sempre spezzati dai singhiozzi che portarono un mare di lacrime a scorrere dai suoi occhi, con uno scatto riuscì a spostare il braccio sulla spalla di Piper che iniziò a scuotere velocemente svegliandola in pochi istanti. Subito Piper si mise nelle vesti dell’infermiera Chapman e cercò per prima cosa di tranquillizzare Alex, non voleva che stesse male ancora di più, così avvicinandosi molto a lei la prese tra le sue braccia e iniziò a cullarla, sapeva quanto la potesse calmare quella cosa, perché alla fine, se si toglieva quella corazza che aveva intorno Alex non era altro che una bambina che ha bisogno di essere protetta e amata. Ancora non si capacitava di dove si fossero spinte la sera precedente, o meglio di dove lei le avesse spinte, come gli era venuta quell’idea degli shot, alla fine cosa ne aveva tratto? Alex che stava male e non avevano neanche fatto l’amore, si sentì davvero una stupida, e appena vide che la ragazza tra le sue braccia si stava calmando le chiese scusa. -Alex, mi dispiace davvero tanto, io non volevo farti bere in quel modo, sono stata incosciente e mi dispiace che tu stia male. -Pips, non preoccupa… le parole di Alex furono brutalmente interrotte da un forte e improvviso conato di vomito, prontamente prese tra le sue mani la bacinella e vi riversò dentro il contenuto. Piper le teneva i capelli con una mano mentre l’altra era poggiata sulla schiena della mora, così dopo molti conati lo stomaco di Alex finì di fare i salti mortali e lei ricadde sul letto provata da tutto quello che le stava accadendo. Soltanto che c’era qualcosa che avevano lasciato in sospeso ieri sera, entrambe volevano continuare ma nessuna aveva il coraggio di prendere l’iniziativa, Piper pensava che Alex fosse troppo stanca per farlo mentre quest’ultima non sapeva se Piper avrebbe voluto farlo con lei in quello stato, ma qualcosa le venne in mente. Si mise a sedere sul letto e alzandosi trascinò dietro di lei Piper portandola in bagno, si reco nella doccia dove aprì il getto d’acqua e nel frattempo che arrivasse passò a lavarsi i denti, non voleva di certo rovinare tutto con il suo alito mattutino e con le note del vomito, così non appena tutto il dentifricio fu rimosso dalla sua bocca quelle morbide e fresche labbra si posarono su quelle della bionda che in un primo momento fu colta alla sprovvista ma poi si ritrovò coinvolta in quel intenso bacio. Non ci misero molto a spogliarsi e a finire sotto la doccia, e così fecero quello che gli riusciva meglio, amarsi. Quella giornata passò abbastanza velocemente, entrambe andarono al lavoro e fecero del loro meglio per rendere migliore la società, Alex prestando e ricevendo indietro libri mentre Piper firmando divorzi, adozioni e compilando tutte quelle scartoffie che un avvocato d’ufficio fa’. Il tardo pomeriggio arrivò in un baleno e il loro appuntamento era ritrovarsi nel solito bar, perdere un po’ di tempo e aspettare che Farah finisse il turno così potevano conoscersi e parlare del libro. Entrambe erano molto eccitate per questo, era come se gli fosse stata data un’opportunità per chiarirsi e scusarsi di tutti gli sbagli che avevano fatto in quegli anni e di riparare, perché anche se si erano perdonate a vicenda, dentro di loro avevano dei forti sensi di colpa che, da un lato volevano che scomparissero per sempre ma dall’altro non volevano riparlare di quegli argomenti perché entrambe sapevano che avrebbero litigato per giorni, così scriverli sarebbe stata la soluzione migliore perché così puoi ragionare e correggerti mentre parlando in preda alle emozioni non sei del tutto consapevole di quello che dirai. Fortunatamente quel giorno il bar era semi vuoto così Farah è potuta uscire prima insieme alle 2 ragazze, essendo quasi ora di cena optarono per un ristorante italiano lì vicino. -Allora ragazze, com’è andata la vostra giornata? Chiese Farah addentando un boccone del suo piatto. -Niente di interessante in biblioteca, soltanto i soliti abbonati, raccontò Alex mentre prendeva un sorso di acqua. -Si anche da me niente di interessante, solo scartoffie da compilare, continuò Piper. Tra di loro era caduto un silenzio imbarazzante, gli unici rumori che si sentivano esclusi gli altri commensali erano le posate che sfregavano sui piatti e il tintinnio dei bicchieri, ma fortunatamente Farah lo spezzò. -Alex, me ne ero quasi dimenticata, disse prendendo qualcosa dalla sua borsa. -Ecco il libro, continuò mentre lo porgeva ad Alex che osservava la copertina come un bambino osserva un nuovo gioco. -Grazie mille Farah, se domani pomeriggio passi dalla biblioteca te lo puoi riprendere e così ti do anche il sequel, la ringraziò Alex con un sorriso a 32 denti. -Wow, sei un vero topo da biblioteca allora? Esclamò facendo ridere tutte e 2 le ragazze. Così passarono la serata a prendersi in giro tra di loro e a chiacchierare, fin quando era il momento di andare ma mentre stavano per alzarsi, Farah le fermò dicendo che dovevano ancora rimanere perché non avevano letto il primo capitolo del loro libro. Entrambe accettarono anche se molto stanche, però erano fomentate dalla voglia di leggere cosa avesse scritto su di loro, ancora di loro non si sarebbe sentito parlare, però non vedevano l’ora. / Salve il suo nome, le chiese una guardia mentre faceva il suo ingresso nella prigione seguita dal suo futuro sposo. Quale detenuta è venuta a ricevere, le chiese ancora e lì si rese conto che la guardia aveva frainteso, così con il cuore in mano disse il suo nome e che era lì per costituirsi, sentendo la sua stessa voce sentir pronunciare quelle parole una lacrima le scese dall’occhio destro, così mentre aspettava che compilassero tutti i suoi documenti si chiesero se avesse fatto bene anni prima a prendere quella decisione, come aveva potuto cedere alla tentazione, alla tentazione della sua ex fidanzata / Gli occhi delle 2 donne si muovevano in contemporanea su quelle poche parole scritte su quella pagina e non appena finirono si scambiarono un intenso sguardo di comprensione e accettazione, non avevano mai parlato del prima Lietchfield o del periodo in cui Piper la deliberatamente ignorava, però così stavano per mettere tutta la loro anima in quelle pagine, tutto quello che avrebbero potuto dire le avrebbe portate ad un bivio, dove da un lato c’era la strada del e vissero per sempre felici e contente mentre dall’altro c’era la separazione definitiva, così prima di poter dire qualcosa a Farah Piper prendendo le mani di Alex tra le sue parlò. -Alex, promettimi che qualunque cosa racconteremo, diremo e verrà scritta in quel libro, non sarà la causa della nostra separazione. Alex annuì con le lacrime agli occhi, era come se le avesse letteralmente aperto la testa e letto nel cervello tutta la paura che stava provando, così diede un casto ma pieno di emozioni bacio a Piper come per convalidare la promessa. Così ripresero a leggere, solo che dall’accettazione di Piper al suo ingresso nei dormitori a quello che successe nella prima settimana era un continuo mixarsi di situazioni improbabili, questo dovuto alla mancanza di informazioni che le 2 ragazze furono felici di dare. Così iniziarono a raccontare del loro primo incontro mentre Farah scriveva sul telefono tutto quello che le stavano raccontando. / Piper entrò in quel piccolo bar nel bel mezzo di Manhattan per cercare lavoro, non era certo persona che poteva lavorare in un bar ma l’indipendenza che tanto cercava dai genitori arrivò e insieme a questa la vagonata di responsabilità, era sempre stata una bambina se possiamo dire viziata, aveva una fantastica casa, la domestica, faceva almeno 3 viaggi l’anno visitando le mete più alla moda e infine poteva permettersi tutto quello che voleva, non c’erano dubbi che fosse una ragazzina agiata a partire dalla scuola privata che frequentava, ma d’altronde quando tuo padre dirige una delle più importanti compagnie finanziarie d’America non può essere altrimenti. Dopo la sua fallita richiesta di lavoro finita con l’ordinazione di una margarita una ragazza, più o meno della sua età le si avvicinò, era stupenda, non aveva mai visto una ragazza così bella, era alta e snella, lunghi capelli neri spezzati da qualche ciocca blu le contornavano il viso facendo risaltare la sua pelle, sembrava fatta di marmo, un marmo pregiato della migliore qualità e senza imperfezioni, che solo pochi nel mondo potevano permettersi e poi quegli occhi verdi, chiari al centro e scuri sul contorno, la stavano facendo perdere solo al primo sguardo. Le prese il suo curriculum dalle mani e iniziò a leggere, delle prime frasi che disse non ne capì nemmeno una parola troppo presa ad ascoltare la sua voce, così bassa e rauca, quasi graffiante. Si sentì subito in imbarazzo quando iniziò a smentire tutte le cose che aveva scritto, diavolo come faceva a sapere la verità, pensò tra sé e sé, così stanca di sentirsi essere presa in giro le tolse il foglio dalle mani e le chiese chi fosse, appena udì cosa faceva per vivere, ovvero la dirigente di un cartello internazionale di droga, si sentì minuscola di fronte a lei e non era solo per l’imponenza che Alex le faceva ma soprattutto per lo stupore, come era possibile che potesse fare una cosa del genere, le sembrò impossibile così appena la ragazza di fronte a lei scoppiò a ridere lei al seguì a ruota capendo che era uno scherzo, ma avrebbe voluto che lo fosse perché quella conoscenza la portò su una strada completamente diversa da quella attuale. Alex era seduta al bar con i suoi amici, chiamali amici quelli, erano solo persone da adescare per far entrare nel mondo della droga, proprio mentre l’affare sembrava concluso i suoi occhi caddero su una ragazza bionda, mai vista prima, e qualcosa dentro di lei cambiò all’improvviso, si sentiva come attratta dalla sua bellezza, lunghi capelli biondi le coprivano la schiena, fisico da urlo e quegli occhi celesti dove Alex annegò, letteralmente, avevano lo stesso colore dell’oceano. Decise di avvicinarsi e soprattutto di nascondere quell’agitazione che stava provando, non poteva farsi vedere debole, così indossò la maschera più fredda che avesse e fece il primo approccio con lei, naturalmente non poteva andare lì dirle chi era e che si era innamorata di quegli occhi così vedendo che era un po’ impacciata avendo sentito la sua piccola conversazione con il barista, si avvicinò e le offrì il cocktail che aveva ordinato e vedendo il suo curriculum in bella mostra lo prese e iniziò a prenderla in giro. Era davvero facile smascherare tutto quello su cui aveva mentito, d’altronde era il suo lavoro, trovare persone come lei, ricche e che cercavano indipendenza dai loro genitori, ma qualcosa dentro di lei era diverso, non sapeva se fosse per il suo aspetto o per come si presentava ma sapeva che era la persona adatta a lei. Si rese conto che stava esagerando quando la vide innervosirsi e prenderle dalle mani il suo curriculum, così con molta spavalderia le chiese chi fosse lei e cosa facesse, così senza pensarci 2 volte rispose, e rispose con la verità, mentalmente si stava prendendo a pugni, come aveva potuto essere così idiota da rivelare la sua identità, vide che la ragazza di fronte a lei stava avendo un confitto interiore così abbozzò una risata cercando di farle credere che fosse una battuta, almeno per il momento, ma fortunatamente Piper ci cascò in pieno perché seguì a ruota la sua risata, in quel momento il cuore di Alex fece 1000 capriole al solo suono della sua risata, così dolce e leggera. Subito liberò quei ragazzi che aveva adescato dicendogli che li avrebbe contattati lei e con il cuore in mano ritornò dalla bionda e le chiese se volesse andare a farsi un giro insieme. Fu così il loro primo incontro, tra emozioni da gestire e timidezza, proprio come un vero primo appuntamento, entrambe sentivano che c’era qualcosa di speciale tra di loro, qualcosa che le attraeva, qualcosa che le rendeva un’unica anima ed entrambe si resero conto che tra di loro era scattato un vero e proprio colpo di fulmini. Lo stesso che ebbe Piper quando fece per andare a ritirare la sua divisa e la vide, bella e fredda come il solito, non era cambiata affatto, neanche il modo in cui parlava e la prima battutina che le fece, sul suo numero di scarpe, le fece sciogliere il cuore, proprio come la prima volta ma non lo avrebbe mai ammesso ad Alex non voleva darle di nuovo il potere per manipolarla, ma sapeva benissimo che le era piaciuto un sacco e non poteva resistere ancora a lungo senza di lei, dall’altra parte nessuno sapeva quello che aveva provato Alex appena l’aveva rivista, non le era sembrata né strana né fuori forma, soltanto cresciuta e questa cosa le piaceva un sacco, ricordava come era ingenua i primi mesi della loro relazione, non che non le piacesse ma le sarebbe piaciuta ancora di più se avesse avuto più carattere, ma forse si stavano cambiando di ruolo lei ormai troppo stanca anche per discutere mentre l’altra pronta a scattare su qualsiasi cosa le desse fastidio / In quel momento, dentro la loro casa, c’erano 2 donne, la bionda in bagno che piangeva mentre la mora non era da meno soltanto che era già nel letto, ma entrambe lacrimavano sullo schermo del loro cellulare perché prima di lasciarsi con Farah lei le diede il compito di scriverle cosa fosse veramente successo quella sera, ed entrambe mentre tornavano a casa avevano i pollici che facevano avanti e indietro sui tasti della tastiera, da fuori potevano sembrare due ragazzine che pensano solo a cosa postare sui social, ma se le osservavano bene potevano vedere che mentre scrivevano facevano delle pause, dove si lanciavano occhiate furtive piene di amore che finivano per far rivenire in mente loro solo le belle sensazioni che avevano provato e pensare tutto quello che avevano passato.

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Capitolo 8
*** Dobbiamo festeggiare ***


-Alex, come sto? Le chiese Piper mentre usciva dal bagno e faceva una piroetta su sé stessa mostrando il suo outfit. -Sei stupenda, mi aiuti con la zip? Chiese lei finendo di truccarsi. Tra poco avrebbero avuto appuntamento con Farah, dovevano festeggiare la stesura del primo capitolo del libro e avevano deciso di andare in un ottimo bar, anche se Alex era restia sul bere non voleva dire che le altre non potevano farlo. Piper parcheggiò l’auto proprio dietro il locale in cui dovevano andare e prima di scendere si rivolse ad Alex. -Davvero hai pensato quelle cose su di me quanto ci siamo conosciute? Alex annuì e naturalmente cercò di alzare un muro sopra i suoi sentimenti, con una risposta sarcastica. -Perché cosa credevi avrei pensato. Ma Piper subito la interruppe. -Nah, nah, Alex smettila, con me non funziona più questo trucchetto. Il viso di Alex in quel momento si addolcì fino all’inverosimile e si avvicinò a Piper, posandole le labbra sulla guancia. -Ecco, questa è la Alex che adoro, la mia Alex. Continuò Piper facendole una carezza sul viso e dandole un leggero bacio sulla punta del naso, che Alex si strofinò con il palmo della mano solleticata dal gesto. -Salve ragazze, disse Farah accogliendole al loro tavolo un po’ troppo su di giri. -Sapete, hanno accettato di pubblicare il libro, quindi dobbiamo soltanto scriverlo e poi soldi a palate, continuò chiamando un cameriere con un gesto della mano in modo che potessero ordinare. Piper prese un sex on the beach, Farah un mojito e Alex semplicemente una soda. -Andiamo Alex, dobbiamo festeggiare, prendi qualcosa di alcolico. Ma Alex rimase della sua idea, almeno per un po’ non voleva toccare alcol, Piper spiegò brevemente cosa fosse successo e fortunatamente Farah capì, qualche drink dopo gli animi si erano leggermente accessi e le ragazze un po’ alticce stavano trascinando Alex sulla pista da ballo. Ballarono a lungo e finché non furono totalmente stanche rimasero a ballare, Piper e Alex si esibirono nel loro ballo mentre Farah semplicemente si faceva trasportare dal ritmo. Esauste ritornarono al loro tavolo quando Piper ricevette una chiamata dal suo ufficio, era notte fonda, cosa poteva mai essere successo in un ufficio legale? Si allontanò cercando un posto più tranquillo dove parlare e poco dopo ritornò trovando Alex e Farah scherzare sui buffi vestiti di un gruppo di ippie. -Al, tesoro, scusami ma io devo andare, c’è stata un’emergenza e non hanno le chiavi di tutti gli uffici e devo scappare, ci vediamo dopo a casa direttamente va bene? -Vai tranquilla Piper, la accompagno io a casa, disse Farah con la cadenza delle parole un po’ rallentata, segno che era quasi al limite della sobrietà. -Stai tranquilla Pips, prendiamo un taxi, la rassicurò Alex dandole un veloce bacio e incitandola ad andare. Piper lasciò quel locale con il cuore in mano, le dispiaceva dover lasciare la festa, però il lavoro era anche importante, soprattutto dopo che si era fatta in 4 per arrivare ai risultati odierni, e di certo non voleva mandare tutto all’aria proprio adesso. -Andiamo Alex, uno solo, per augurarmi buona fortuna, uno piccolo e leggero, dai ti prego, le ripeteva come una nenia Farah, perché voleva che Alex bevesse così tanto qualcosa? Alla fine Alex cedette e Farah andò a prenderle qualcosa, quando ritornò aveva in mano due bicchierini di rum. -Te l’ho detto Alex che era uno piccolo, si giustificò. In pochi secondi entrambi gli shot furono bevuti dalle donne soltanto che mentre Farah si muoveva a ritmo di musica, la testa di Alex iniziava a girare vorticosamente, lei credendo di cadere si tenne a Farah, che la tranquillizzò dicendo che quell’effetto svaniva presto e che non si doveva più preoccupare. Alex sapeva che non era normale e credette che nel suo bicchiere ci fosse qualcosa di più che del semplice Rum, ne ebbe la conferma quando vide la bocca di Farah muoversi ma le parole non arrivarono mai al suo orecchio. L’ultima cosa che ricordava era Farah che faceva una telefonata e poi un forte dolore sulla tempia. Quando Alex riornò in sé, si sentiva stonata, non aveva la minima idea di dove si trovasse, l’ultima cosa che ricordava Farah che le faceva bere qualcosa, e in quel momento tutto le ritornò in mente. Piper, festa, lavoro, droga, dolore. Cercò di aprire gli occhi ma c’era qualcosa che glielo impediva, riusciva a vedere tramite dei piccoli fori ma non riusciva a distinguere niente, provò ad aprire la bocca ma aveva qualcosa di legato in bocca, facendo appello alle sue sensazioni capi che era del tessuto legato intorno alla sua nuca. Fece per muoversi ma era immobilizzata, le sue mani erano legate, a giudicare dalla sua posizione era legata alla testata del letto e sulle sue gambe sentiva un pesante peso che le permetteva solo piccoli movimenti. Iniziò a farsi prendere dal panico quando sentì degli strani rumori provenienti da un’altra stanza, riconobbe di essere a casa sua, o meglio di Piper, dall’odore delle candele che avevano acceso prima di uscire, vaniglia e ciliegia, la sua fragranza preferita. Senti la porta aprirsi e cercò di fare finta di essere ancora incosciente ma qualcuno la fermò. -So che sei sveglia Alex, non fingere o finirà peggio. Era la voce di Farah, Alex cercò di parlare ma era tutto inutile, dalla sua bocca uscivano soltanto dei deboli versi. Farah le saltò addosso e inizio a passare le sue mani su tutto il suo corpo, come se lo stesse scoprendo. -Sai Alex, mio fratello mi aveva detto che eri una gran figa, ma non gli avevo mai creduto, ho sempre pensato che tu gli facessi troppe seghe tanto da offuscargli la mente, però devo dire che non sei male. Nella testa di Alex stavano sorgendo delle domande che furono subito placate da Farah. -Hayden mi aveva sempre raccomandato sul tuo conto, dicendo che eri una manipolatrice, una donna potente che con uno sguardo poteva farti cadere ai suoi piedi, ed ora eccoti qui, sola, impotente e alla completa mercè delle mie mani, continuò togliendole il vestito e l’intimo. Alex era terrorizzata, non aveva la più pallida idea di che ora fosse, e soprattutto di dove fosse Piper, sperò che stava bene e che di questo non avrebbe saputo mai niente, ma la sua mente era un dubbio gigante. Le sue preoccupazioni furono scacciate via quando sentì la bocca di Farah tartassarle un capezzolo, mentre con l’altra mano le stringeva il fianco molto ferocemente. Dalla sua gola uscì un urletto quando i denti le addentarono la parte sensibile, e alcune lacrime di dolore le scesero dagli occhi. Farah si alzò da lei, mettendosi al suo fianco e prendendo il telefono mentre continuava a parlare. -Bhe, credo che questa sia un’ottima vendetta, per rimpiangere mio fratello no? -Ops, guarda un messaggio da parte di Piper, dice che sta tornando, perché non le facciamo trovare una bella sorpresa ora che viene a casa? Continuò Farah facendo rimpiangere qualsiasi cosa ad Alex e sperando che quando Piper le veda capisca tutto e la salvi. Così mentre Alex pregava ogni dio esistente, Farah fece partire la musica e si fiondò su Alex. Iniziò a baciarla sull’orecchio, poi continuò sulla mascella e sul collo, lasciando grandi segni rossi, scese fino sul seno dove vi passò interi minuti torturandole i capezzoli. Farah stava marchiando tutto il corpo di Alex, facendo succhiotti e mordendole molto forte la pelle, a tratti c’erano piccole perdite di sangue. Con molta forza le spalancò le gambe premendole le mani sulle cosce, lasciando brutte contusioni che si sarebbero rivelate soltanto i giorni seguenti, con questo la sua bocca si posò sull’inguine di Alex sempre mordendo e pizzicandole la pelle. Alex sotto di lei si dimenava e cercava di scappare, ma era tutto inutile, cercava di contrastare i suoi movimenti ma era soltanto peggio. Farah sentì la porta di casa aprirsi, così si posizionò di nuovo sul viso di Alex e mentre una mano le passava tra i capelli l’altra violava la sua intimità entrando prepotentemente, i lamenti di Alex erano attutiti dalla stoffa in bocca e dalla bocca di Farah così quando Piper entrò dentro la stanza e vide la scena che le spezzava il cuore non sembravano lamenti ma gemiti. Così con le lacrime che le rigavano il viso, riprese la sua borsa e decise di uscire. Come aveva potuto farle una cosa del genere? Alex, come? Credeva che tra di loro stesse andando tutto bene, lo credeva veramente, le stava offrendo tutto il amore, tutta la sua passione e tutto quello che poteva darle materialmente, avevano una casa, il loro nido d’amore, erano entrambe libere, si erano lasciate alle spalle il loro passato e avevano deciso di ricominciare una nuova vita, in un nuovo stato, trovando nuovi amici e facendo nuove esperienza, cosa c’era di sbagliato che l’ha portata a tradirla, da quanto tempo andava avanti quella cosa con Farah? Aveva dei dubbi anche sul libro, era tutto vero o era uno stratagemma per fargli passare il tempo insieme senza destare sospetti. Piper non si rese neanche conto di quanto tempo avesse passato fuori a camminare, erano quasi le 3 del mattino, quando si avvicinò al lago del parco e ormai senza più lacrime si limitò ad osservare quella piatta superficie, non le è mai passato in mente cosa si provasse a morire soffocata, ma ora quel pensiero era più allettante che mai. Il suo tetro pensiero suicida, venne interrotto dal suo telefono che le vibrava in tasca, era sicura che se avesse visto il nome di Alex o quello di Farah lo avrebbe lanciato via nell’acqua. Ma quando lesse quel numero a 3 cifre, subito si ricompose e rispose, possibile che c’erano altri problemi al suo studio? Pensò mentre rispondeva. -Salve sono l’agente Mallins, abbiamo trovato lei come contatto di emergenza della signorina Alex Vause, è rimasta vittima in un incendio domestico ed ora la stanno trasportando in ospedale, è in condizioni critiche. Dopo queste parole il cervello di Piper andò in stallo, tutta la rabbia che voleva urlarle contro, tutti gli insulti che voleva schiaffeggiarli in faccia, tutto è andato in fumo, e mentre l’agente finiva di parlare e chiudeva la telefonata Piper poteva pensare soltanto ad una cosa, che aveva sbagliato, non aveva mantenuto la sua promessa di ascoltarla sempre e di qualunque cosa fosse successa avessero chiarito civilmente, ed ora lei era lì a piangersi addosso mentre l’amore della sua vita stava morendo in un letto d’ospedale.

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