Un caso di famiglia

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scomparsa ***
Capitolo 2: *** Battuta di caccia ***
Capitolo 3: *** L'assassino venuto dall'aldilà ***
Capitolo 4: *** La rabbia che esplode ***
Capitolo 5: *** Una pista ***
Capitolo 6: *** Verso la fine dell'incubo.... o è l'inizio? ***
Capitolo 7: *** La speranza oscilla ***
Capitolo 8: *** Disperazione ***



Capitolo 1
*** La scomparsa ***


Al 12th un altro giorno volgeva al termine. E con esso erano riusciti a chiudere un altro caso intricato. Un'altra vita spezzata bruscamente che aveva ottenuto giustizia , un altro assassino assicurato alla giustizia ed una famiglia aveva ottenuto giustizia. 
Per festeggiare, la squadra aveva deciso di andare all Old Haunt per celebrare la loro vittoria. Il distretto si era a poco a poco svuotato, ad eccezione del detective Kate Beckett e di una ragazza sui 25 anni, di emdia statura, occhi chiari e capelli scuri acconciati in una treccia, abbigliata con una camicetta d'organza bianca ed un paio di jeans decorati con delle perle e dei brillantini.
Deborah Elise Ryan, detta Debby o Debs per gli amici, criminologa del distretto.
- Tu che fai?- fece Beckett - Non vai a casa?- fece Beckett recuperando la giacca per andare via notando che la ragazza ancora non pareva prendere in considerazione nemmeno l'idea di andarsene.
Deborah fece cenno di no con il capo alzando per un attimo lo sguardo dalle sue scartoffie  e dallo scherzo del suo pc - Voglio rimettere a posto i miei appunti prima di andare via...- fece sorseggiando il tè al limone che teneva sulla scrivania per poi rimettersi al lavoro. 
Beckett la guardò sorridente, pensando a quanto fosse passato da quel giorno in cui il suo detective più giovane le aveva chiesto di poter portare lì la sorella minore, studentessa di psicologia criminale, per farle fare un po' di esperienza. 
 Deborah, Debby per gli amici, era stata presa a benvolere da tutta la squadra fino a diventare una sorellina per tutti loro, ed aveva deciso di continuare a lavorare per il 12th anche dopo la fine del suo tirocinio e dopo essersi laureata.
 In quegli anni, si era trasformata in una splendida ventiseienne, intelligente, capace, preparata e sempre disposta  ad aiutare i parenti delle vittime a gestire il dolore per la perdita dei loro cari, oltre che i suoi colleghi con i loro piccoli problemi. 
- Vuoi davvero passare la serata con delle scartoffie che parlano di profili psicologici di criminali?- fece la poliziotta - sei proprio certa che non ci sia qualcuno che ti aspetta a casa?- 
Debby la guardò con il tipico sguardo di un sospettato che aveva appena realizzato che Beckett e Castle lo avevano attirato in una trappola.
- Non... non so di cosa parli...- fece Debby.
- Tranquilla, non ho detto niente a tuo fratello e ai ragazzi.- la tranquillizzò Beckett - ma dovresti portarlo qui. E ti assicuro che tuo fratello ed Esposito non giocheranno a fare lo sbirro cattivo e lo sbirro ancora più cattivo con lui.- 
- Perchè ci sarai tu ad impedirglielo?- 
- No. Perchè ci penserò io ad impersonare entrambi.- fece Beckett sorridendo per poi infilarsi nell'ascensore - Buonanotte.- 
Debby scosse la testa sorridendo.
Sì, decisamente avrebbe dovuto portare il suo ragazzo a conoscere Kevin ed il resto della squadra prima che decidessero di procurarsi un mandato per i suoi appunti, il suo cellulare e le sue mail per conoscere il nome del suo innamorato e fare indagini su tutto quello che aveva detto e fatto dall'asilo. 
Poco più di mezz'ora da che lei e Kate si erano salutate, iniziò a piovere. E fu quello l'impulso che le fece decidere che per quel giorno aveva dato abbastanza e che si era meritata un bel bagno caldo ed il suo letto.
Uscì di corsa dalla centrale e ringraziò il cielo di aver trovato subito un taxi disponibile.
Entrò di volata nella vettura, asciugandosi alla meglio capelli e spalle.
- Dove andiamo signorina?- fece il tassista. 
- West Broadway, per favore.- fece Deborah adagiandosi sul sedile. 
Il tassista borbottò qualcosa come un '' Come vuole lei'' e partì. Deborah si mise comoda e lasciò  correre lo sguardo dal finestrino. Le era sempre piaciuto guardare fuori dal finestrino, fin da quando era bambina, anche se nove volte su dieci finiva per soffrire il mal d'auto 
Fu per quest'abitudine che notò quasi subito che qualcosa non andava. La macchina, che all'inizio procedeva verso il quartiere dove abitava, all'improvviso aveva girato e preso un'altra strada... che pur non conoscendo molto bene sapeva che non avrebbe affatto condotto verso casa sua.
- Mi scusi.... sta sbagliando strada...- tentò Debby.
L'autista si voltò... e mostrò il volto che nessun essere umano avrebbe mai più voluto vedere. Quell'uomo era Nigel Malloy. Il suo nome era saltato fuori durante un'indagine per duplice omicidio . L'implacabile serial killer che nel 2008 aveva rapito, torturato e barbaramente ucciso dodici donne e che poi era stato arrestato e condannato all'ergastolo senza la possibilità della condizionale.  Un bel sollievo per la collettività... fino a quando, circa sei mesi prima, non avevano scoperto che Nigel Malloy, ufficialmente morto in carcere era scomparso dall'obitorio e la polizia aveva comunque dato disposizioni per seppellire una bara vuota.
Ma Nigel Malloy, '' Il tristo Mietitore'', non era morto. Probabilmente aveva solo simulato la propria morte, magari con l'aiuto di un complice... in questo modo era riuscito a realizzare il piano di Jerry Tyson, che aveva pensato di convincere il mondo di essere morto, per essere libero di uccidere ancora.
- Che cosa vuoi....?- 
Nigel le sorrise con uno sguardo da psicopatico prima di rispondere - Cominciamo con il fare un giretto... poi si vedrà.- 
'' Ok... calma e sangue freddo, calma e sangue freddo....rifletti.''- cercò di mettere in ordine i pensieri e di riassumere nella sua mente tutto quello che era successo da quando era salito in macchina... quel fingere di riaccompagnarla a casa e poi svoltare per portarla via... era stato quello a metterla in allarme. 
Ma se avesse sentito il suono delle portiere che si bloccavano si sarebbe allarmata molto prima. Non l'aveva sentito, quindi poteva uscire tranquillamente.
Oddio, stava parlando di saltar giù da una vettura in movimento... minimo si sarebbe rotto una ventina di ossa... ma al corso di pronto soccorso che aveva seguito in quarta liceo gli aveva detto chiaramente che era meglio rischiare di rompere qualche costola ad un tizio mentre gli si praticava un massaggio cardiaco piuttosto che farlo morire. 
'' Ok. Tranquilla.  Ce la puoi fare.'' - mise la mano sulla maniglia della portiera e con un gesto rapido la aprì e saltò giù. 
- CHE DIAVOLO PENSI DI FARE?!?!?- urlò Nigel mentre tentava di accostare.
Deborah correva quasi avesse il demonio alle calcagna sotto la pioggia battente, trovando rifugio al parco. Ce l'aveva quasi fatta. Doveva solo nascondersi e chiamare i soccorsi con il suo cellulare... in quel momento maledì di non essere andata via con il resto della squadra per mettere in ordine i suoi schedari.
Tirò fuori il cellulare e compose il numero del fratello....
'' Il suo credito non è sufficiente per effettuare la chiamata''
-Nonononononono...- fece la ragazza sempre più terrorizzata. Di notte, sotto la pioggia battente, con il cellulare scarico ed un serial killer che l'aveva presa di mira.... trovava molto strano che non fosse ancora svenuta o impazzita per la paura.
Si guardò attorno e quando vide una cabina telefonica, pensò che Dio si fosse ricordato di lei.
Istintivamente mise una mano in tasca alla ricerca di spiccioli per telefonare... ne teneva sempre un po' per il caffè...mise dentro gli spiccioli e afferrò la cornetta.
'' 911, qual'è la sua emergenza?''
Prima ancora che potesse dire o fare qualcosa, sentì due braccia forti afferrarlo da dietro. Quando riuscì a girarsi vide gli occhi del suo aggressore: erano gli stessi di una bestia.
E come un animale la sbattè con forza contro la cabina per poi immobilizzarla a terra.
Gli occhi erano gli stessi di una bestia e le puntava una pistola sotto il mento.
- Non avresti dovuto farlo.- 
- Non farlo... ti prego...- supplicò la ragazza pensando che ormai per lei fosse finita.
'' E' finita. Qui è dove muoio.''- quando, per disperazione, afferrò un pezzo di vetro  e glielo conficcò in un braccio.
Malloy, di rimando, le fece perdere i sensi premendo un un pezzo di vetro su di un nervo alla base della nuca.
Subito dopo, tutto divenne buio, come in una notte senza musica e senza stelle.

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Capitolo 2
*** Battuta di caccia ***


La mattina dopo era come se non fosse successo niente.
Bambini che andavano a scuola.
Adulti che andavano al lavoro.
Anziani in chiesa.
Anche alla omicidi era tutto normale, per quanto normale e tranquillo potesse essere lavorare alla omicidi. Quel giorno però era tutto tranquillo.
Nessun omicidio, o sospetto che vi fosse una vita spezzata a cui rendere giustizia o una famiglia in attesa di risposte. 
C'erano solo un mucchio di scartoffie da controllare, compilare e firmare. 
- Dovresti chiedere a Deborah di darti una mano.- fece Castle sapendo che la giovane criminologa del distretto, a differenza sua, adorava sbrigare il lavoro d'ufficio. Fece per chiamarla dal suo ufficio ma vide che era vuoto - a proposito, dov'è?- 
- Ieri ha detto che sarebbe arrivata più tardi.- fece Kevin iniziando a scrivere un rapporto alla sua scrivania - un impegno di lavoro dice... secondo me, mi nasconde un fidanzato.- 
Kate sorrise birichinamente.
Ma l'atmosfera scherzosa finì lì. 
Con una telefonata ricevuta dal capitano Gates.
- Hanno appena chiamato dal tribunale.- fece la Gates - La dottoressa Ryan era attesa per un processo e non si è presentata.-
- Ieri sera ha lavorato qui fino a tardi, forse sta ancora dormendo...- fece Kate - provo a chiamarla.- 
E nel dir così compose il numero dell'amica.
- Squilla...- e quando finalmente qualcuno rispose, prima ancora di udire qualunque cosa, Beckett  fece - Debby, è tutto a posto? Non ti sei presentata in tribunale stamatti....- e qui si congelò subito - Ok, mi dica dove si trova e non si muova da lì, ok? Arriviamo subito... perfetto.- 
I tre poliziotti e lo scrittore la guardarono prima con aria sorpresa, poi allarmata.
...
...
...
- Ok...-fece  Esposito  rivolgendosi al senzatetto dopo avergli fatto prendere qualcosa sui quattro caffè ed avergli comprato un panino - ricapitoliamo. Dove hai trovato questo telefono?-
L'uomo fece - Nella cabina. Volevo vedere se qualcuno si era scordato qualche spicciolo o...-
- Senti, non ci occupiamo di barboni che scassinano le cabine per fregarsi gli spiccioli. Voglio solo sapere del telefono.- fece Kevin trattendosi a stento dall'iniziare a scuotere quel poveretto farsi dare le informazioni di cui aveva bisogno. 
- Era lì...- fece l'uomo indicando la cabina telefonica con i vetri rotti, tracce di sangue e circondata da addetti della scientifica e dal nastro giallo con scritto '' crime scene'' - era in buone condizioni, tutto sommato, e ho pensato che magari se lo rivendevo ci guadagnavo i soldi per il pranzo... poi ha iniziato a squillare, ho pensato che fosse il proprietario...- 
Ryan però non ne poteva già più di ascoltare le dichiarazioni che non gli avrebbero detto dove fosse sparita sua sorella e se era ancora in vita. Si diresse a passo svelto verso la cabina che sembrava essere finita nel mezzo di un tornado... poi vide il sangue. 
- E' di Debby....?-  fece Kevin più pallido di un cadavere, notando il sangue nella cabina - Lanie... quel sangue è di Deborah...?- 
- Te lo dico tra un attimo...- fece Lanie prendendo dalla sua borsa una striscia di carta impregnata di anticorpi e un tampone del sangue - qual'è il gruppo sanguigno di tua sorella, me lo sai dire?- 
- 0 Negativo... abbiamo lo stesso gruppo....- fece Ryan sull'orlo di una crisi di nervi. 
- Ok...- poco dopo, la dottoressa Parish comunicò i risultati del test con aria truce - Corrisponde perfettamente.- 
- Oddio no...- fece Ryan iniziando a sentire le gambe che tremavano, iniziando a guardarsi attorno come per cercare punti di riferimento o segni che indicassero che tutto quello che stava vivendo in quel momento fosse solo un brutto incubo. 
Esposito lo tirò subito da parte per allontanarlo da quella che era la scena del crimine. 
- E' suo... il sangue è di Debby... che le hanno fatto...?- 
- Ascolta, calmati.- fece Esposito cercando di rimanere lucido - E' vero, c'è del sangue, ma non c'è n'è tantissimo o abbastanza da far pensare che fosse ferita in maniera grave... e poi pensaci... qualcuno la aggredisce per rubarle  portafoglio e cellulare, la fa fuori e si porta dietro il corpo? Non ha senso...- 
Castle non aveva ancora detto niente. Non voleva dirlo ma non era per niente persuaso che Deborah fosse stata vittima di una rapina finita male. Per un semplice motivo. La sera prima sembrava che su New York si fosse abbattuto il diluvio universale parte seconda, la classica serata da plaid, divano, cioccolata calda ed addormentarsi ascoltando il rumore della pioggia che batteva sulle finestre. Nessuna persona sana di mente avrebbe pensato di fare una passeggiata, così lontano dal proprio quartiere e di attraversare il parco con un tempo del genere. 
Anche Beckett sembrava della sua stessa opinione. 
- Deve averla rapita, forse costretta a seguirlo in qualche modo, poi Debby in qualche modo è riuscita a sfuggirgli, ha cercato di chiedere aiuto...- fece Beckett. 
-... e lui l'ha ripresa mentre cercava di chiamare aiuto con il telefono pubblico... ma aveva il cellulare, perchè...- fece Castle. 
- Forse non aveva credito sufficiente, o era così agitata che non riusciva nemmeno a tenerlo in mano... Dio, Castle mi sento così in colpa... sono stata io l'ultima a parlarle, dovevo dirle di andare a casa, di lasciar perdere...- 
- No ascolta.- fece Castle guardandola negli occhi - Non è colpa tua. Capito? Era premeditato. Mettiamo insieme gli elementi che abbiamo.... Deborah è una ragazza sveglia, una criminologa, la sorella di un poliziotto... non avrebbe mai seguito un estraneo. Quindi...-
- Si conoscevano.- fece Beckett - Debby conosceva chi l'ha rapita, probabilmente pensava di avere un buon rapporto con l'aggressore...-
- Dobbiamo controllare tutti i suoi conoscenti.- conclusero quasi in coro.
E sapevano già da chi cominciare per avere informazioni.
...
...
...
In tutto il distretto e tra le persone che conoscevano Deborah solo due persone potevano dire di conoscerla in ogni dettaglio: e quelle persone erano suo fratello Kevin, ed il suo partner Javier Esposito. Era stato proprio Kevin, alcuni anni prima, a mettere una buona parola con il capitano Montgomery per far si che la sorella potesse effettuare il proprio tirocinio al 12th. In molti, avrebbero potuto vedere ciò come quello che era un atto di nepotismo ma i detective del 12th conoscevano bene la verità. Ryan, seppur fosse oroglioso di sua sorella, non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei visto che era la piccola di casa. Averla vicina sul posto di lavoro era il suo modo di proteggerla oltre che un modo di riallacciare i rapporti con lei, visto che era la sorella a cui era più legato e che non vedeva da qualche anno se non per il giorno del ringraziamento, le feste di Natale ed i compleanni.
Ed era bastato quel sorriso cristallino, che aveva chiaramente ereditato dal fratello, per conquistare il cuore di tutte le persone che lavoravano al 12th. Debby o Debs poteva dire di essere l'unica donna con cui Javier Esposito e Castle non ci avessero mai provato.
Esposito era solito ripetere a tutti che Deborah per lui non era una donna, ma la sorella del suo migliore amico e quindi intoccabile. Ideologia che poi anche Castle aveva fatto sua.
- Deborah vi ha parlato di qualcosa che la preoccupava, o avete notato qualcuno che le stava troppo addosso negli ultimi giorni?- chiese Beckett. 
Kevin scosse il capo, con un'espressione sconsolata in volto - No niente... saltiamo i '' preamboli''.... non ha problemi di droga, alcool, gioco d'azzardo e sai meglio di me che nessuno può volerle male.- 
Castle s'intromise - Sì, ma sappiamo anche che è una psicologa che collabora con la polizia... magari ha pestato i piedi a qualcuno e quel qualcuno gliel'ha giurata...- 
- E' una consulente esterna...- fece Esposito - non ha partecipato attivamente a qualche missione pericolosa o a degli arresti.... non so cosa pensare.... non sapevamo nemmeno che stava seguendo un caso per conto suo....- si voltò verso Kevin per avere la conferma o la smentita di ciò che aveva appena detto. Debby non aveva detto a lui di star seguendo un caso per conto suo, ma forse si era confidata con il fratello. Che però pareva essere all'oscuro quanto lui della cosa. 
- Non mi ha detto niente....- fece Kevin - e non capisco perchè non l'abbia fatto.- 
- Forse però qualcuno che lo sa c'è.- fece Castle - se ha effettuato una perizia, significa che in tribunale qualcuno l'ha richiesta....- 
- Chiamo subito tutti i procuratori del Palazzo di Giustizia finchè non ho il nome di chi le ha chiesto di collaborare.... forse lui o lei saprà dirci cosa le è successo....- fece Kevin andando di corsa alla sua scrivania. Era talmente agitato che non riusciva a tenere il mano il telefono.
Esposito gli fu subito vicino.
- Fratello.... la ritroveremo. Non so come, ma la riporteremo a casa.- giurò Esposito. Ed avrebbe mantenuto quella promessa, anche a costo di vendere l'anima al diavolo.
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Il procuratore che aveva richiesto la consulenza di Deborah si chiamava Dominick O'Halloran, un giovane sostituto procuratore appena assunto e che stava lavorando ad un caso di violenza sessuale, ai danni di una madre single, stuprata durante quella che era stata la prima pausa dalla sua vita di madre e lavoratrice in quasi due anni e mezzo. La donna si era recata all'inaugurazione di un locale a Soho, invitata da alcuni amici. Il proprietario le aveva proposto un drink  nel privè. Era l'ultima cosa che la vittima ricordava, prima di svegliarsi in un'auto piena di lividi ed abrasioni ed una consistente dose di GHB nel sangue. 
L'avvocato che doveva portare in tribunale il caso aveva poco più di trent'anni, sul metro e settanta, capelli castano-dorati, occhi verdi, vestito elegantemente. 
- Avevo tutto quello che serviva per inchiodare quel bastardo alle sue responsabilità.- fece Dominick - il referto del pronto soccorso, il tossicologico, una versione attendibile...- 
- Però dal fascicolo risulta che lo stupro è avvenuto quasi un anno fa.- fece Ryan - come mai ci avete messo tanto prima di arrivare in tribunale?- 
- La vittima era terrorizzata all'idea di parlare.- fece Dominick - i reati sessuali non sono omicidi, dove salta subito all'occhio da che parte sta il torto. La vita di vittima e carnefice vengono scandagliate, rese di dominio pubblico come quelle dei vip, per creare un ragionevole dubbio... e all'udienza preliminare, l'avvocato della difesa ha tentato di far apparire la vittima come una poco di buono per il fatto che era una donna single con una figlia, facendola passare come un'arrampicatrice intenzionata a sistemarsi e che aveva gridato allo stupro solo per ripicca.- 
- Non se l'è mica bevuta vero?- fece Kevin. 
- Santo cielo, no.- fece Dominick - ma la vittima era sconvolta dopo l'udienza preliminare e parlava già di ritirare le accuse e di rettificare. Aveva bisogno di un supporto.- 
- E visto che Deborah era spesso in tribunale a testimoniare sui casi a cui collabora alla omicidi, ha pensato di chiederle....- 
- Di essere la psicologa della vittima.- fece Dominick - Debby... cioè la dottoressa Ryan, ha passato diverso tempo con la vittima, aiutandola ad accettare ciò che le era successo e a non colpevolizzarsi, e che il primo passo per iniziare il processo di guarigione era guardare chi l'aveva aggredita in faccia e raccontare alla giuria che razza di animale fosse.-
I due poliziotti si guardarono. Solo in quel momento capirono il perchè negli ultimi mesi fosse sempre così esausta e tendente al rifiuto quando organizzavano di uscire tutti assieme: appena staccava dalla omicidi correva a dare il proprio appoggio ad un'anima sfregiata, poi se le avanzavano un paio d'ore cercava di dormire. 
- La aspettavo in tribunale stamattina.- fece Dominick - La vittima non si sentiva a suo agio senza Deborah in aula e le avevo chiesto di venire...solo che non si è presentata. L'ho chiamata al cellulare, a casa, ma non sono riuscito a parlarle. E a quel punto ho chiamato al 12th...- fece Dominick - ma come mai mi chiedete di lei?- 
Kevin fece per parlare, ma riuscì solo ad aprire la bocca come un pesce rosso senza spiccicare un fiato. Sperava che potessero dirgli cosa fosse accaduto a sua sorella, ma non erano certo quelle le risposte che si aspettava di ricevere.
Fu Esposito a rispondere - Deborah è scomparsa ieri notte. Subito dopo essere uscita dal lavoro.- 
Ora toccò al PM sbiancare. 
- Co...co.... cosa....?-  fece Dominick pallido come un lenzuolo - Oddio....- 
- Sa se aveva avuto qualche contrasto con qualcuno che lavorava al caso?- fece Esposito - non so.... forse con l'avvocato della difesa, o qualche perito...- 
Dominck mandò giù un sorso d'acqua prima di rispondere. 
- No... però... ha avuto da ridire con l'imputato.- fece Dominick - non è entrata nei dettagli, ma pare che le avesse offerto una mazzetta per imbeccare la vittima in modo che ritirasse le accuse.- 
- Che figlio di puttana....- rinchiò Esposito. 
- Dov'è questo '' gentiluomo''?- fece Kevin con lo sguardo di chi era pronto a commettere un gesto insano - Come lo trovo?-
- David Ronsom.- fece Dominick - gestisce una catena di locali rinomati. Il giudice gli ha concesso gli arresti domiciliari. E' tornato a casa dopo che ho chiesto un rinvio....- I due poliziotti però erano già spariti.
....
....
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Quando Debby  si riprese gli sembrava che degli elefanti le avessero ballato in testa. Quando riuscì a mettere a fuoco la vista scoprì di essere in una specie dibaita.
Istintivamente tentò di toccarsi la nuca ma non vi riusci. Era legata per le mani, appesa ad una trave del soffitto.
- Accidenti, la mia povera testa...- cercò di ricostruire gli avvenimenti che l' avevano condotta lì. 
Ricordava di essere salita su un taxi, che alla guida c'era Nigel Malloy e che lo aveva costretta a seguirlo... ricordava di aver tentato di scappare ma di essere stats ripresa quasi subito. 
Si guardò attorno. 
Le sembrava di essere sola. 
Forse sarebbe riuscita a...no.
La fredda lama di un coltello contro la sua gola le fece abbandonare il progetto. 
- Tu provaci.- fece Nigel - e dopo dovrò ripulire tutto dal tuo sangue. E non sarebbe affatto divertente finire tutto così in fretta, non trovi? - 
- Okok...- fece Deborah - Ascolta, non ti conviene farlo... dammi retta, qualunque cosa tu voglia fare non farla.- 
- Ah si?- fece Nigel - e chi o cosa dovrebbe impedirmelo, sentiamo.- 
- Lavoro per la omicidi. Sono la sorella di un poliziotto.- fece Debby - sono amica di un ex militare, di una donna che da un senso tutto nuovo alla parola determinazione e di uno che ha agganci con la CIA... mi staranno già cercando... e fidati che mi troveranno. TI troveranno. E a quel punto maledirai di non essere rimasto morto.-
Nigel le rivolse il sorriso serafico di una iena prima di dire - Una sfida alla polizia quindi. Interessante. Sai cosa ti dico? Tu mi piaci.
Sai... Ester, e tutte le altre si mettevano a frignare e pigolare, a supplicare finchè non ponevo la parola fine alla loro breve ed inutile vita... tu no. Tu combatti. Ti ribelli, non ti rassegni al tuo destino... è per questo che ti propongo un accordo.- 
- Ah davvero?- fece Debby ridendo sarcastica - pure io ho un bell'accordo per te.... un paio di manette, un processo e due ergastoli.-
Nigel sorrise.
- Credo che passerò.- fece Nigel tranciando la corda che la legava la soffitto per poi puntarle una pistola - Ti darò una chance di uscire da qui viva. Corri, scappa e nasconditi. Se riesci a trovare la via da sola, sei libera. Non tornerò più a cercarti, e vivrai una vita lunga e felice.
Dai qualche segno di stanchezza e ti ucciderò. Se appari nel mio campo visivo, ti ucciderò.- 
- In poche parole.... vuoi darmi la caccia, come se fossi un animale.... tu hai qualcosa che non va in quella testa!- 
Nigel non le rispose. Si limitò ad aprire la porta della baita. 
La ragazza iniziò a correre come se avesse il diavolo alle calcagna in direzione degli alberi.
Forse non era una grande idea, visto che Nigel l'aveva portata in un posto che conosceva come il giardino di casa. Altrimenti non le avrebbe mai offerto su un piatto d'argento la possibilità di riuscire a scappare.
Stare al suo gioco non le piaceva, non le garantiva nessuna garanzia di tornare a casa sua, dai suoi amici, dalla sua famiglia... ma non aveva un'altra possibilità. 
In fondo doveva trovare solo una strada e fermare una macchina per fare l'autostop. In fondo, Malloy mica era proprietario di un ranch.
O almeno sperava. 

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Capitolo 3
*** L'assassino venuto dall'aldilà ***


Ai detective del 12th era bastato sapere il nome del loro sospettato e dove potevano trovarlo per andare a prelevarlo sul posto di lavoro. 
Ronsom stava organizzando una piccola festa in uno dei suoi locali, forse per festeggiare il rinvio del processo per stupro che lo vedeva implicato, proprio mentre stava per ringraziare chi aveva creduto in lui e nella sua innocenza. 
Appena i due detective ebbero fatto il nome Deborah Ryan aveva cercato di darsela a gambe, ma con l'aiuto di alcuni clienti e camerieri erano riusciti a bloccarlo per poi portarlo al distretto per sottoporlo ad un interrogatorio serrato.
- Certo, mi pare giusto...- brontolò Ronsom con aria e tono da vittima - una stronza che prova a rovinarmi la vita sparisce, ma la colpa è mia.- 
- Quindi... Deborah è una stronza rovina vite, mentre Zoria Porter è... cito la frase alla lettera '' una troietta isterica che vuole vendicarsi''.- fece Esposito con il dossier del caso Porter aperto-  Sono questo le donne per te? Stronze e troiette che godi a violentare e rapire?- 
- E' stato un rapporto consensuale.- fece Ronsom. 
- Ah si?- fece Kevin ben assai poco disposto ad ascoltare i soliti discorsi che iniziavano con '' Mi ha provocato lei'' e '' le ho dato quel che voleva'', quando sua sorella era scomparsa - e tu hai usato il GHB per un rapporto consensuale? E perchè hai offerto settemila dollari alla dottoressa Ryan perchè convincesse Zoira di aver frainteso l'accaduto?-
- Oh andiamo, quella streghetta mi stava rovinando la vita.- fece Ronsom - e l'altra le stava dando una mano, perchè pagata... le ho offerto un bonus perchè mi lasciasse in pace....-
- Ma Debby era incorruttibile.- fece Kevin guardandolo con rabbia. Per un attimo persino Javier ne ebbe paura - così l'hai fatta prelevare a forza da qualcuno, sapevi dove lavorava, hai mandato qualcuno con un finto taxi per portarla via....- 
- Io non l'ho neanche toccata!- fece Ronsom sull'orlo di una crisi.
- Mi viene un po' difficile credere che uno che gode nell'umiliare le donne non abbia fatto niente per fermare la donna che aveva spinto una vittima a dire al mondo che razza di bestia sei!- urlò quasi Ryan per poi afferrarlo con forza per il colletto della camicia per poi sbatterlo contro il muro - Tu adesso mi ridai mia sorella. Tu adesso mi ridai mia sorella, o quanto è vero Iddio...- 
Javier dovette intervenire per levarglielo dalle mani. 
-Non so dove si trovi la ragazza, vi prego di credermi...- insistè l'uomo terrorizzato. Poi vedendo arrivare Castle, Beckett ed il capitano Gates piagnucolò - aiutatemi per favore, questo mi vuole uccidere!- 
- E se scopriamo che hai mentito stai sicuro che dovrà mettersi in fila!- fece Kate guardandolo con tutto l'odio che le riusciva. Non sapeva ancora se era coinvolto o meno nella sparizione dell'amica. Le bastava sapere che aveva privato una donna della propria dignità nel modo più vile. 
...
...
...
- Il tuo comportamento lì dentro è stato inaccettabile!- tuonò la Gates contro l'irlandese. Non avevano mai visto Iron Gates così arrabbiata. All'inizio tutti pensavano che la donna urlasse contro di loro perchè era '' una stronza insensibile che pensava solo allla sua carriera''. A poco a poco si era trasformata. Di certo non in una dolce nonnina che cucinava teglie di biscotti e lasagne per i suoi nipoti, ma era diventata più aperta con tutti loro e più interessata ai loro problemi. Come quando aveva mobilitato tutto il distretto per il rapimento di Alexis, non più tardi di due mesi prima... pareva impossibile di star rivivendo la stessa situazione. Sapevano quindi che dietro la collera che mostrava in quel momento, vi era preoccupazione e sconforto per la scomparsa della '' piccola'' di casa.
- Signore, quell'uomo rischia venticinque anni di galera per stupro.- fece Kevin - ed il motivo per cui li rischia è perchè Deborah ha convinto la vittima a portare avanti la  causa.- 
- Posso confermarlo, capitano.- fece il vice procuratore - Zoria non si sentiva a suo agio a raccontare quello che le era stato fatto senza la presenza della dottoressa Ryan. Per questo le avevo chiesto di presenziare al processo stamattina.... Debby non si è presentata, la vittima non è riuscita a testimoniare e l'avvocato di Ronsom è riuscito ad ottenere un rinvio per altri sei mesi.- 
- Quindi se Ronsom sapeva che Deborah era la chiave della sua sconfitta, avrebbe avuto un signor movente per tentare di farla sparire almeno per qualche ora. - fece Esposito - Signore, io sono sicuro che se lo mettiamo sotto torchio confesserà.- 
Castle però non pareva convinto della colpevolezza di quell'uomo. Anche se avrebbe voluto spaccargli la faccia per aver drogato una donna indifesa per approfittarsi di lei, sentiva che quell'uomo non c'entrava con la scomparsa di Deborah. Se il piano di Ronsom era impedire a Deborah di arrivare in tribunale aveva mille altri modi per impedirglielo, come inscenare un tamponamento per farla arrivare tardi, o pagare un presunto tassista per portarla dall'altra parte della città e scaricarla in modo che impiegasse ore per trovare un altro mezzo di trasporto...
- Non ha senso.- fece Castle - si, quel tipo è indubbiamente colpevole di violenza carnale, rischia venticinque anni, perchè dovrebbe rischiarne altrettanti per rapimento?- 
- Forse era esasperato e non sapeva come fare.- fece Beckett. 
- Ma se il suo piano era tenerla rinchiusa per impedirle di andare in tribunale, questo avrebbe comportato di doverle impedire di andarlo a raccontare in giro.- fece Castle - Quanto ci abbiamo messo a scoprire per quale procuratore lavorava e di cosa si occupava? Venti minuti. E a trovare lui anche meno. Non mi sembra così stupido da mettere su un sequestro sapendo che la polizia e la procura l'avrebbero preso in meno di un'ora.- 
- Potrebbe aver ragione, signor Castle...- fece Gates - e poi avete visto come è crollato durante l'interrogatorio?-
Le loro ipotesi vennero interrotte dall'arrivo della dottoressa Parish.
A Kevin bastò guardarla per capire che non gli stava portando buone notizie.
- C'era un altro gruppo sanguigno sulla scena del crimine. E non può essere di Debby, lo so perchè ho isolato i cromosomi xy...- fece Lanie. 
- Quindi appartiene ad un uomo.- fece il vice procuratore - Può essere del barbone? Forse si è tagliato quando ha preso il cellulare.- 
- Ci ho pensato.- fece Lanie - così ho inserito il DNA nel database, era quasi un tentativo alla ceca... abbiamo un nome.- 
- Chi è stato?- fece Kevin andandole quasi contro.
- Lo so che sembra assurdo ma...- fece Lanie - Il DNA maschile sula scena del crimine appartiene ad un uomo che dovrebbe essere morto da almeno tre anni.... Nigel Malloy.- 
Queste parole ebbero lo stesso effetto di una fucilata unita ad un esplosione nucleare sui presenti.
Nigel Malloy. Meglio conosciuto come '' Il Tristo Mietitore''. L'implacabile serial killer che aveva torturato ed ucciso dodici donne. Ed il suo modus operandi era proprio quello di girare in lungo ed in largo con un taxi che non apparteneva ad alcuna compagnia offrendo passaggi alla prima donna che vedeva camminare da sola per strada, per poi portarla a casa sua, chiuderla nel seminterrato e torturarla finchè la vittima non supplicava di essere uccisa. Ma solo quando lui aveva deciso di essersi divertito abbastanza, poneva fine alla vita della sventurata recidendole la giugulare.
- No, non è possibile....- fece la Gates con gli occhi fuori dalle orbite - Nigel Malloy.... è morto. Ha avuto un attacco di cuore in cella, tre anni fa.- 
- Beh, di certo il suo DNA non si è depositato magicamente sulla scena di un sequestro, capitano.- fece Dominick.
- Qualche tempo fa il nome di Nigel Malloy saltò fuori in un'indagine per duplice omicidio.- spiegò Castle - abbiamo indagato in quella direzione... e alla fine abbiamo scoperto che quando è '' morto'', gli addetti del carcere hanno seppellito solo la bara perchè il cadavere era misteriosamente scomparso dall'obitorio....- 
- Quindi....- concluse Beckett con gli occhi fissi per la paura - nulla, e dico nulla, esclude... che Malloy avesse ideato l'infarto come stratagemma per evadere dal carcere... - riflettè ripensando all'intervista che aveva rilasciato poco prima di morire nella quale sosteneva di aver trovato il modo di vivere per sempre. Stava già pensando a come fingersi morto per ingannare il mondo e continuare a terrorizzare ed uccidere chiunque gli capitasse a tiro.
- Andate alla prigione dove Malloy stava scontando la pena, e chiedete le registrazioni di tutte le sue telefonate, la sua posta...- fece la Gates - non importa quanto furbo e carismatico sia Malloy, non può aver fatto niente senza l'aiuto di qualcuno da fuori.- 
- Temo che sia impossibile, capitano.- fece il vice procuratore - I documenti relativi alle sue comunicazioni personali vengono distrutti quando un carcerato muore.- 
- E' stato furbo.- fece Castle - sapeva come funzionano i carceri e se n'è servito per il suo piano di fuga.- 
Kevin però aveva smesso di ascoltare nel momento in cui aveva scoperto che Nigel Malloy, un serial killer che persino l'inferno aveva vomitato, aveva rapito sua sorella. Riusciva quasi a vederla mentre urlava e si dimenava nel disperato tentativo di fuggire, mplorando pietà, invocando disperatamente il suo nome... implorandolo di aiutarla... ma lui non era arrivato, non era venuto a salvarla come le aveva promesso.... quando si spaventava da piccola quando guardavano insieme un film che faceva paura e lui le assicurava che sarebbe intervenuto a salvarla... aveva fallito. Come poliziotto e come fratello. 
Uscì dall'ufficio del capitano a passo funebre, per rifugiarsi in break room. 
Javier gli fu subito intorno. 
- Sai.... quante volte ho sentito dire e detto ai familiari di una vittima di rapimento di stare calmi, che il panico non serve a nulla?- fece Kevin quasi spiaccicato contro la parete - solo quando capita a te ti rendi conto di quanto sia stupido dire una cosa simile.-
Javier si avvicinò alla macchina del caffè. 
- Ti preparo un cappuccino. Sei pallido come un cadavere.-
- Sto bene.- fece Kevin con la voce che tremava - Javi... è morta, non è vero?- 
Javier lo guardò allarmato e preoccupato - No Kev, no... questo non pensarlo nemmeno... se avesse voluto ucciderla l'avrebbe già fatto, l'avremmo già trovata ti pare...?- 
Quando indagavano sugli omicidi dei testimoni del processo Malloy, negli incartamenti avevano trovato anche il '' Diario degli omicidi'' di Nigel. Aveva annotato i dati di ogni singola vittima, che cosa aveva fatto ad ognuna di loro e quanto ogni ragazza ci aveva messo prima di supplicare di essere uccisa. Il suo modo di divertirsi era di aspettare che fosse la vittima a chiedere la morte per poi prolungare le sue sofferenze per altri quattro o cinque giorni. 
- E' sparita da appena un un giorno... una delle sue vittime ci ha messo una settimana prima di arrendersi.... e sai meglio di me che Deborah non è una che molla....- fece Esposito ripensando con un sorriso quando era appena rientrato dalla sospensione per aver aiutato Beckett in un'indagine non autorizzata sulla morte di sua madre. La rabbia e l'orgoglio gli avevano impedito di capire che se non fosse stato per Honeymilk alias '' Nessuno è al di sopra della legge'' in quel momento tutti starebbero ancora cercando di scoprire chi aveva fatto uccidere Kate Beckett, e lo aveva trattato come un Giuda traditore rifiutandosi di rivolgergli la parola persino per avere dei banali aggiornamenti sui casi su cui stavano lavorando. Debby, pur di costringerli a far pace, li aveva ammanettati l'uno all'altro costringendoli a stare per un giorno intero in quelle condizioni, nonostante le minacce poco convincenti sul chiuderla in archivio o farle mettere in ordine l'archivio delle prove, pur di far fare loro pace. 
- Lo sai anche tu, quando si mette in testa qualcosa è impossibile farle cambiare idea.- fece Esposito - e sappiamo che ha già tentato di scappare. Ci proverà ancora.- 
Kevin annuì provando a calmarsi. 
- Signori....?- fece il vice procuratore - Il signor Castle ha consigliato di andare a parlare con il fratello di Nigel.... so che tra dieci giorni avrà un ricorso in appello...- 
- Ci andiamo subito a parlare.- fece Kevin. 
- Vengo con voi.- fece Dominick - se vede un procuratore disposto ad offrirgli un accordo, sarà più loquace.- 
- Ok, faccia come vuole.- fece Kevin senza nemmeno guardarlo in faccia. Non aveva tempo di chiedersi come mai un collaboratore occasionale della loro squadra si desse tanto da fare per cercare una dei loro, rapita da un serial killer.
...
...
...
A diverse miglia dalla città in cemento conosciuta come The Big Apple, il sogno di qualunque americano, nel bel mezzo del nulla, Debby correva disperatamente nel tentativo di salvare la propria vita. 
Aveva solo venticinque anni. Li aveva appena compiuti, ma in quel momento chiunque l'avesse vista gliene avrebbe dati almeno dieci di più. Poco o niente rimaneva della bellezza della sua giovinezza: i suoi capelli castani, lisci e fluenti come la seta, erano disidratati, sporchi, scompigliati. 
Gli occhi color dell'ambra erano stanchi e provati dalla stanchezza e dal pianto. 
L'unica cosa che riusciva a pensare era....'' Riuscirò mai a rivedere la mia famiglia?'' . Il suo aguzzino le lasciava ben poco spazio per stare davvero da sola, e nei pochi momenti che vi riusciva il suo pensiero correva alla sua vita precedente. L'aveva lasciata da appena un giorno, ma era come fossero passati già vent'anni.
Non avrebbe mai immaginato di vedere gli anni del college, le nottate passate in bianco a studiare e a piangere in preda all'ansia di non aver studiato a sufficenza per un esame, i battibecchi con le sue sorelle, e con un fratello poliziotto che complicava non poco la sua vita sociale e le ore passate ad offrire un sostegno psicologico ai familiari delle vittime e ai superstiti, come gli anni migliori della sua vita e per i quali avrebbe dato un braccio ed una gamba, per poterli rivivere. 
Non avrebbe mai pensato di finire a morire in una riserva, braccata come un animale selvatico, al freddo e al gelo, scappando da un tizio che avrebbe dovuto essere almeno tre metri sotto terra.
Non poteva nemmeno urlare per chiedere aiuto, ne poteva piangere per sfogarsi un po'... lui l'avrebbe trovata e l'avrebbe uccisa. Anche se non immediatamente.
'' Andiamo Debby pensa, pensa, pensa....''- doveva trovare il modo di sfuggirgli. Era in giro per quella foresta già da qualche ora, ma non era ancora riuscita a trovare uno sbocco per una strada urbana.
Forse avrebbe dovuto fermarsi, arrendersi al suo destino e lasciare che le cose andassero come dovevano... poi ricordò che a casa la aspettava quella tutina da neonato viola che stava ricamando per il primogenito di Jenny e Kevin, quella donna privata della sua dignità che contava su di lei, quel libro che aveva iniziato a leggere tre giorni prima di scomparire, che quella sera sarebbe dovuta andare a cena con il suo ragazzo in quel ristorante italiano a Long Island, e che voleva essere presente quando Beckett avrebbe ammanettato Bracken per farlo scendere dal piedistallo insaguinato che si era costruito per buttarlo nella fogna dove meritava di stare.
No, doveva prendere tempo. E forse sapeva come.
Doveva far in modo che Malloy andasse a cercarla nella direzione opposta a quella che avrebbe preso lei. 
Si strappò dal collo il ciondolo d'argento con l'ametista che portava al collo e lo lanciò via, fin dove i suoi occhi potevano vedere prima di ricominciare a scappare. 
Con un po' di fortuna, Nigel Malloy avrebbe creduto che fosse tornata verso la baita e che si fosse nascosta nell'intercapedine, mentre lei continuava a scappare. 
Aveva guadagnato tempo.
Pregava solo che suo fratello e i suoi amici avessero già trovato il bandolo della matassa.

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Capitolo 4
*** La rabbia che esplode ***


Piccola premessa: in questo capitolo c'è un accenno ad un episodio di violenza sugli animali, quindi attenzione. In secondo luogo, finita questa storia, se il peesonaggio di Deborah Ryan vi piace, stavo pensando di scrivere un paio di case-fic, per farla conoscere meglio, ovviamente ambientate prima di questa. Fatemi sapere se vi piace l'idea. Un'altra persona che non riusciva in alcun modo a darsi pace per l'accaduto, era la detective Kate Beckett. Non riusciva a smettere di pensare di essere stata l'ultima persona ad aver parlato con Debby, e di rimproverare a sè stessa per non aver insistito di più perchè andassero via assieme dal distretto per passare una '' serata fra donne'' magari a parlare per ore del ragazzo che era riuscito nell'impresa di conquistare il suo cuore... invece era andata a casa ed aveva fatto l'amore con Castle, mentre lei urlava e si dimenava in un parco pubblico per salvarsi da Nigel Malloy.
Il suo fidanzato aveva intuito subito che qualcosa non andava e si avviciò alla bella detective con una tazza di cappuccino. Aveva disegnato un cuore con la schiuma. 
- Tutto bene...?- fece Castle pur sapendo che era una domanda stupida. Come si poteva stare bene quando una persona importante era sparita, nelle mani di un delinquente pronto a tutto e che non aveva paura di niente? Qualcosa come 90 ore senza sapere dove fosse Alexis, chi l'aveva rapita, perchè, cosa voleva e soprattutto senza sapere se stavano ancora cercando sua figlia o il suo corpo ed era quasi impazzito. 
Non voleva nemmeno immaginare come si sentisse Ryan. Deborah gli aveva raccontato un sacco di volte di come, quando era piccola, le sue sorelle avevano già iniziato a pensare a come truccarsi, ad uscire in gruppo con le amiche e con i fidanzati, dei genitori che lavoravano praticamente tutto il giorno per mantenere quattro figli, fosse Kevin a badare a lei. Avevano passato bellissimi momenti insieme, sempre a rincorrersi e giocare oppure a parlare in codice tra di loro per non far capire ad amici di famiglia e parenti che stavano organizzando uno scherzo ai loro danni.
Kevin l'aveva praticamente cresciuta.
Era facile immaginare come si sentisse il poliziotto irlandese in quel momento. 
Kate rispose con la voce che tremava - No... è colpa mia.... non...- 
- Ehy.- fece Castle prendendole la mano - Non pensarlo neanche. Non è per niente colpa tua. Nigel Malloy ha preso una persona a caso che corrispondeva al profilo. E' stato solo un caso... non c'era modo di prevederlo.- 
- L'ho delusa.- fece Kate - non l'ho protetta.- 
- Da cosa avresti potuto proteggerla?- 
Kate rispose, mentre una lacrima scendeva - Dal dolore.- 
Ricordava bene il giorno che quella ragazzina quasi ventenne era arrivata al distretto. La camicetta d'organza bianca,il giubbotto rosso vermiglio, i jeans, le scarpe da ginnastica... ed un sorriso che le ricordava tanto Kevin Ryan. E quell'espressione di fresca innocenza, di bambina che aveva vissuto ancora poco che sembrava felice e allo stesso tempo devastata di poter costruire una strada solo sua. Per un attimo aveva avuto la sensazione di rivedere la Kate Beckett del primo semestre a Stamford, affamata di vita e di voglia di divertirsi, di prendere le cose con la leggerezza tipica dei vent'anni e con l'ansia di dimostrare di essere già adulta.
Deborah Elise Ryan aveva tutto quello che Bracken, Coonan e tutti coloro che erano coinvolti nell'omicidio di sua madre le avevano tolto: innocenza, fiducia nel futuro, serenità. Nel momento in cui quella ragazzina era entrata nel distretto e nella loro famiglia acquisita aveva promesso che non avrebbe mai lasciato che lei provasse il suo stesso dolore e che passasse gli anni migliori della sua vita a cercare una risposta che magari non avrebbe mai avuto. 
Ma quello era quasi peggio. 
Se Deborah fosse tornata a casa viva, e con tutti gli arti, avrebbe dovuto convivere con il ricordo delle torture di Malloy finchè fosse stata in vita.
- Kate... non è colpa tua.- fece Castle - L'unico da incolpare per tutto questo è Nigel Malloy. E quando lo prenderemo gli faremo pagare ogni secondo che ha inferto ad ognuna delle sue vittime.- 
- Certo, Castle, certo.... come l'abbiamo fatta pagare a Bracken, vero?- commentò Kate con la voce piena di rassegnazione. 
Non voleva arrendersi all'idea che Debby poteva non esserci già più. Ma la verità era che la vita reale non era un libro di Castle dove i cattivi avevano ciò che meritava ed i buoni potevano godersi la meritata pace e tranquillità. 
Era il posto dove quasi mai si poteva dire '' E vissero tutti felici e contenti''.
...
...
...
Ryan, Esposito ed O'Halloran arrivarono in Connecticut in un'ora e mezza e si diressero subito all'ospedale pschiatrico di Greenwich e chiesero di parlare con Leopold Malloy. 
Vennero date loro le solite regole: non avvicinarsi troppo al vetro, non consegnargli niente ne accettare nulla da lui.
Poi chiesero di vederlo. 
- Chiariamo subito le cose.- fece Leopold - dopo che i tre si furono presentati come un procuratore e due poliziotti- Non ho ucciso nessuno ne spedito qualcuno a fare il lavoro sporco per me.- 
- Come mai dice questo?- fece Dominick. 
- L'ultima volta che ho ricevuto visite dalla polizia, mi hanno accusato di aver fatto ammazzare due persone per '' perpetrare il mito dell'immortalità di mio fratello''- fece Leopold - capisce, se lei fosse me e ricevesse una visita da parte di polizia e procuratori, non penserebbe ad un invito ad una festa.- 
- Senta...- fece Kevin facendo uno sforzo enorme per contenere la crisi di nervi che stava per avere - Ci spiace averla sospettata per quelle morti, ma non siamo qui per parlare di questo.- 
- E quindi a cosa debbo l'onore?- fece Leopold. 
- So che per lei probabilmente sarà uno shock...- fece Esposito - Ma suo fratello Nigel è vivo.- 
Leopold, se poteva essere possibile, sbiancò. 
- Cosa....? Come sarebbe a dire....- poi ci pensò - oh. Certo, capisco.- 
- Non mi pare così sconvolto.- fece Dominick. 
- Infatti. E se lei conoscesse mio fratello come lo conosco io, nemmeno lei si stupirebbe.- fece Leopold - quando i nostri genitori provavano a contenere i suoi atteggiamenti da psicopatico con punizioni e roba simile, lui trovava sempre il modo per aggirare l'ostacolo.-
- Quindi già quando eravate piccoli suo fratello ha dato segni di squilibrio mentale...?- fece Kevin. 
- Quando avevo nove anni e Nigel undici, avevo riportato a casa un cagnolino che avevo trovato abbandonato per strada.- fece Leopold - erano mesi che supplicavo i nostri genitori di farmi tenere un animaletto. Promisi loro che me ne sarei occupato di persona e quindi acconsentirono.... due settimane dopo il cane sparì.- 
I tre si guardarono quasi intimoriti, mentre sentivano chiaramente gli uni lo stomaco dell'altro ribollire come se fosse una pentola di fagioli, immaginando quale macabro destino fosse capitato a quel povero cane. 
- Lo cercammo per tre giorni... poi lo trovammo. Era appeso a testa in giù ad un ramo di un albero del bosco vicino a casa nostra... pieno di tagli, bruciature e la gola tagliata.-
- Oh Madre de Diòs...- commentò Esposito bianco come un lenzuolo, pregando in tutte le lingue che conosceva che Debby non finisse in quel modo barbaro. 
- Domanda scema...- fece Kevin sul punto di vomitare - era... era stato Nigel?- 
Leopold annuì.
- Quando la mamma gli chiese '' Nigel, ma perchè l'hai fatto?'' lui rispose una cosa che mi fece gelare il sangue nelle vene.... '' Volevo vedere se poteva vivere senza sangue''.- 
I tre tremarono leggermente.
Tutto corrispondeva a quello che sapevano di Nigel Malloy: torturava le vittime fino allo stremo delle forze per '' testare i loro limiti'' prima di ucciderle, ed era ossessionato dall'idea che la morte fosse solo il principio. Questo voleva dire che avrebeb tenuto Deborah in vita quanto più a lungo fosse possibile. 
- E nonostante tutti questi problemi i vostri genitori non hanno mai fatto nulla?- 
- Terapia di confronto, correzione del comportamento, farmaci... hanno provato di tutto...- fece Leopold - ma Nigel è un sociopatico. Non c'era e non c'è niente che si possa fare per fargli capire che ciò che fa è sbagliato. Quando è diventato maggiorenne, mamma e papà hanno ipotecato la nostra casa di famiglia per comprargliene una a diversi km di distanza, pur di non averlo più attorno.-
'' E chi può biasimarli?''- fu il loro comune pensiero.
- Leopold...- fece Dominick - Lei... ha realmente collaborato con suo fratello?- 
Leopold scosse la testa. 
- No, questa è stata una bugia di Nigel.- fece Leopold - vedete, quando i nostri genitori si sono accorti che Nigel non sarebbe mai migliorato, hanno continuato a permettergli di vivere con noi, ma a poco a poco hanno smesso di considerarlo un loro figlio ed hanno concentrato affetto e speranze su di me.- 
- E in pieno delirio di onnipotenza suo fratello ha deciso di coinvolgerla nella sua '' opera'' per farle pagare i privilegi che lui stesso inconsciamente le aveva conferito.- fece Esposito - tutto torna. Ma sono curioso... perchè lei è stato chiuso qui dentro?-
- Perchè non lo chiede ai poliziotti che hanno fatto pressione su tre testimoni per indentificare un'altra persona?- fece Leopold - o al procuratore che ha lasciato correre il fatto che il cadavere di un assassino sparisse nel nulla? Quel tizio, su me e mio fratello, ha costruito la sua carriera.-
Sacrificando però molte vite umane. 
Kevin tirò fuori una foto di Deborah - Suo fratello ha fatto sparire mia sorella.- 
Leopold lo fissò triste - Mi dispiace. Ma temo che dovrà rassegnarsi a non rivederla mai più. Non in vita per lo meno.- 
Kevin fece per andare contro il vetro, ma Esposito lo trattenne.
- Vuole uscire di qui, giusto?- fece Dominick - Le faccio un'offerta: lei mi dice tutto quello che sa di suo fratello e dei posti in cui sente di poter essere al sicuro... ed io al suo appello testimonierò di come lei abbia aiutato la polizia a catturare un serial killer in fuga e abbia salvato la sua ultima vittima.- 
- Ma che si è fumato prima di venire qui?- fece Leopold  con gli occhi grandi il doppio- E'. Escluso.- 
- Leopold....- fece Esposito - è scomparsa una ragazza. Ed è in pericolo. Lei sa di cosa è capace suo fratello, forse lo odia anche più di noi, l'ha fatta rinchiudere qui dentro per cinque anni non ci credo che non provi il desiderio di fargliela pagare, almeno un po'.- 
- Si, ma tengo anche alla mia vita.- fece Leopold - Vi ho detto cosa ha fatto al mio cane si? E sapete che ha torturato ed ucciso dodici donne solo per il gusto di farlo. Provate a pensare a cosa potrebbe fare a qualcuno che ha aiutato ad incastrarlo.- 
- La farò proteggere.- fece Dominick.
- Come ha fatto proteggere quelle ragazze?- fece Leopold - ascolti, mi dispiace per la vostra amica. Ma non c'è niente che potete fare per lei.- 
E purtroppo temevano che avesse ragione.
...
...
...
Era bastato osservare le facce dei due detective e del vice procuratore di ritorno al 12th per capire che la visita a Leopold Malloy non aveva sortito i risultati sperati. 
- Come sarebbe a dire non vuole collaborare?- fece il capitano Gates stringendo forte i bordi della scrivania. 
- E' spaventato a morte da suo fratello.- fece Esposito - e con quello che ci ha raccontato non lo biasimo. E' talmente terrorizzato da quello che il fratello potrebbe fargli che preferisce rimanere in istituto.-
Castle intervenne - Avvocato, gli faccia un'offerta.- 
- Già fatto.- fece Dominick - gli ho detto che avrei messo una buona parola con i giudici al suo appello, che avrebbero valutato bene il suo esci gratis di prigione se avesse collaborato alle indagini per salvare una vita, ma non ha voluto saperne.- 
- Capisco...- fece la Gates iniziando a temere seriamente per la vita della consulente del suo distretto nonchè membro più giovane della squadra. 
- Ritenterò però.- fece Dominick risoluto - ho delle conoscenze in Connecticut, in tribunale... nessuno potrà dire che non abbiamo tentato...- 
A quel punto Kevin non resistette più. 
Non aveva idea del perchè quel tizio si fosse parcheggiato nel loro distretto, perchè partecipasse attivamente all'indagine sulla scomparsa di una donna che aveva fatto delle consulenze per un caso che seguiva, e nemmeno perchè parlasse di lei come se la conoscesse da chissà quanto, ma quel che sapeva era che non aveva intenzione di ingoiare rassicurazioni o le psicoballe che propinavano ai parenti di una vittima di rapimento per prepararli al peggio. 
- E questo secondo te mi dovrebbe confortare???- fece Kevin - pensi che sapere che hai fatto qualche telefonata mi aiuterà a stare meglio? Tanto a te cosa cambia? Una che ti manda in malora i casi in meno, no?- 
Il capitano Gates, Beckett, Esposito e Castle sgranarono gli occhi davanti a quell'accusa.
- Scusami....?- fece Dominick O'Halloran non troppo certo di aver capito bene. 
- So cosa pensano i procuratori di psichiatri e psicologi. Che è gente che non dovrebbe entrare in un  tribunale nemmeno per chiedere come si arriva a Le Cirque...- e a seconda dei casi pure lui lo pensava. Sette processi su dieci finivano con un'assoluzione o un '' non colpevole per infermità mentale'' proprio perchè qualche psicologo ci metteva lo zampino - però Debby non è come la gente che immagini tu. Non si sognerebbe mai di... firmare la giustificazione per un assassino o un molestatore di bambini.
Forse per te è solo una con cui hai scambiato due parole ogni tanto, ma fidati che per me e gli altri è molto di più!- 
- NON OSARE DIRMI CHE NON M'IMPORTA DI LEI!- fece Dominick punto sul vivo - Stai facendo tutto da solo, se hai così tanta energia da buttare per scaricarti su di me, prova a trovare qualche pista per salvare tua sorella, che fidati, apprezzerebbe di più!- 
A quel punto Kevin gli tirò un pugno sull'occhio destro.
Dovettero intervenire Castle ed Esposito per bloccare il collega prima che la situazione degenerasse.
- ADESSO BASTA!!!- tuonò la Gates facendo tremare anche le pareti guardando in cagnesco sia Ryan che O'Halloran - Ryan. So che sei arrabbiato e che ti senti frustrato per la situazione, ma arrabbiarti con i colleghi e prendere a pugni la gente non aiuterà tua sorella. Ti do mezz'ora per calmarti. Poi ti voglio lucido e scattante. Altrimenti sei fuori dal caso.-
Ryan annuì piano ed uscì sbattendo la porta.
Esposito quasi guardò male il procuratore prima di seguire il partner. 
Castle e Beckett invece iniziarono a farsi due domande in merito al vice procuratore che li stava affiancando. Che Ryan avesse dato di matto non era certo un mistero, in fondo si trattava di sua sorella, ma quello che tornava strano era che anche O'Halloran si fosse preso a cuore il caso, visto che da quello che aveva detto loro lui e Deborah si erano conosciuti in tribunale e perchè lui le aveva chiesto di incontrare la vittima di uno stupro per farle da supporto emotivo e compilare una perizia. Un rapporto di lavoro puramente professionale quindi.
Dunque perchè se la prendeva così a cuore?
- Castle...- sussurrò Beckett - Debby ha un fidanzato....- 
- E pensi che sia...?- 
- Non lo so. Chiediamoglielo.-

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Capitolo 5
*** Una pista ***


Era riuscita a trovare un rifugio, almeno per riposare un paio d'ore. In mezzo al bosco, nascosta fra gli alberi aveva trovato una piccola costruzione. Era il posto giusto per riposarsi un po'. Malloy ci avrebbe messo un po' a capire che si era nascosta lì. Mentre correva e scappava si era ritrovata nei pressi di un fiumiciattolo che l'avrebbe condotta dall'altra parte... e allora le era venuta un'idea per confondergli le idee. Aveva messo un tronco caduto sul fiume, come se fosse un ponte, lo aveva attraversato per piazzare la sua giacca in mezzo agli alberi, per dargli l'impressione che si fosse impigliata mentre correva ed era tornata indietro.
Piccoli stratagemmi che stava usando per costringerlo a girare a vuoto, come aveva fatto lui con la polizia, incastrando un uomo innocente. 
Solo che non sapeva fino a quanto sarebbe riuscita a resistere. Iniziava ad avere freddo. Ed iniziava ad avere fame. 
- No.... devo resistere.... staranno arrivando ormai....- 
Il suo pensiero corse all'uomo che le aveva preso il cuore. Dominick O'Halloran, vice procuratore distrettuale. Decisamente, lui non aveva mai fatto parte dei suoi piani. Negli ultimi cinque anni della sua vita aveva assistito ai cambiamenti del 12th.
Kevin aveva incontrato la sua anima gemella, e si erano sposati.
Esposito si era preso, mollato, e ripreso con Lanie.
Castle e Beckett si erano girati attorno per quasi quattro anni prima di capire che erano nati per stare assieme. 
E poi c'era lei.
 La '' felicemente single'' del gruppo. Jenny e Lanie avevano spesso provato a convincerla a dare una possibilità a qualcuno, di presentarle qualcuno... aiuto che lei puntualmente rifiutava. Non aveva mai sentito il bisogno, nemmeno da adolescente, di frequentare un ragazzo. Non aveva mai sofferto nel vedere le coetanee fare progetti per San Valentino o per passare un fine settimana con il loro fidanzato o una di quelle che augurava alle coppiette felici di lasciarsi quanto prima e nel peggiore dei modi. 
Da psicologa era solita dire alle donne che si lamentavano di essere infelici perchè single, che il modo migliore per sentirsi infelici era pensare che la loro felicità dipendesse da qualcun'altro. 
Non si era mai pensata come una donna che per essere felice dovesse essere sposata e con figli. 
Una volta aveva detto alle sue sorelle che le auguravano di trovare il principe azzurro -'' Mi dispiace deludervi, ma il principe azzurro è solo un'invenzione della società per far credere alla donna che l'unica cosa che mai le darà gioia di vivere ed appagamento è la condizione di moglie e madre'', con grande sollievo di Kevin che già si vedeva a rimettere in riga qualche fidanzato troppo intraprendente. 
Poi era arrivato lui. Carino, simpatico, intelligente, innamorato del suo lavoro... tra loro due era scoccata subito un'intesa particolare, anche se lo scenario in cui si erano conosciuti era tutt'altro che romantico. 
Avevano deciso di provarci.
Insomma cosa mai sarebbe potuto andare storto? 
'' Il cielo ci darà un segnale se questa cosa non è destinata a funzionare''
- Destino, potevi mandare una modella di bikini o farci litigare su dove saremmo andati a vivere, come tutte le persone normali?- 
Si rilassò appena, ignara che presto sarebbe finita nelle mani spietate del suo aguzzino. 
...
...
...
- Pezzo di schifoso...- fece Dominick in sala relax dopo essersi messo una borsa per il ghiaccio sull'occhio che il detective Ryan gli aveva quasi ucciso. 
- Procuratore!- fece Beckett raggiungendolo, seguita a ruota da Castle - capisco il suo stato d'animo ma cerchi di capire il detective Ryan... è pur sempre sua sorella...- 
- Ma io non ce l'ho con lui.- fece Dominick - Il mio capo mi ha appena avvisato che Leopold Malloy si è fatto vivo tramite il suo avvocato e la sua compagna, dicono che mi vogliono in tribunale per la deposizione che avevo promesso.
Non è da folli? Lascia morire una donna innocente che non gli ha fatto nulla di male, e pretende pure un premio.- 
- Dirò a Ryan che abbiamo trovato una valvola di sfogo comune...- fece Beckett  - Mi scuso profondamente per...- 
- Si figuri.- fece Dominick. 
- Però su una cosa Kevin ha ragione.- fece Castle - E' strano. Che un procuratore distrettuale si interessi, e si parcheggi alla polizia, solo perchè è scomparsa una consulente con cui collaborava ad un caso.- 
Dominick sorrise - Cavolo. Dal tono che ha, e da quello che mi ha raccontato Deborah, sembra che mi stiate per accusare di qualcosa.-
- Si, quando vorremo accusarla di qualcosa se ne accorgerà.- fece Beckett - Guardi, non ce l'abbiamo con lei... è solo che Debby è una sorella minore per tutti noi, e sappiamo che da un po' di tempo frequentava qualcuno, anche se si sforzava di tenere la cosa segreta.- 
- E converrà con noi che non è normale che un fidanzato o qualcuno con cui la vittima di un rapimento da parte di uno psicopatico non si degni di fare nemmeno una telefonata ogni cinque minuti per sapere cosa la polizia sta effettivamente facendo per la sua fidanzata.- fece Castle - a meno che non si tratti di un uomo sposato. Ma si fidi, Deborah non è il tipo.- 
- L'unico che si è parcheggiato qui chiedendo delle indagini e partecipandovi attivamente è lei.- fece Beckett. 
L'avvocato alzò le mani in segno di resa - Okokokok, mi arrendo.- 
- Come vi siete conosciuti?- fece Beckett - Realmente.- 
Dominick rispose.
- Che ci crediate o no è andata esattamente come vi ho detto. Le ho chiesto di aiutarmi con un caso, perchè sapevo che lavorava per la squadra con il più alto tasso di casi risolti.- fece Dominick bevendo un sorso di caffè - Abbiamo passato intere serate a rivedere gli incartamenti del caso, le dichiarazioni dei testimoni, i rapporti del medico forense, per essere certi che non ci fosse sfuggito niente. Deborah ci teneva a vedere Ronsom in galera quasi quanto me, se non di più.
Poi una sera abbiamo finito presto, e le ho chiesto se le andava di cenare assieme...- 
- E da allora il vostro rapporto è diventato sempre più personale.- fece Castle pensando all'ipotesi di scrivere un romanzo a sè stante sulla collaborazione di una bella criminologa con la squadra crimini sessuali di una città immaginaria, ed amante segreta del procuratore distrettuale.
- Scusa, ma perchè non ce l'hai detto subito?- fece Beckett. Anche se doveva ammettere che le circostanze non erano delle migliori per dire '' Indovina chi viene a cena?''.
- Per via del mio capo.- fece O'Halloran - sa che non può tenermi in archivio per sempre senza affidarmi mai un caso, e mi ha affidato il caso Porter intimandomi di non farle fare figuracce. L'avvocato di Ronsom, negli ultimi sei mesi, ad ogni data fissata per il processo ha usato qualunque espediente procedurale ed intimidatorio per creare una situazione di stallo...-
- .... e se si fosse scoperto che il procuratore appena assunto aveva una storia con la psicologa che aveva sostenuto la vittima di uno stupro che lui stava perseguendo, la difesa sarebbe riuscita ad invalidare il processo per sospetta subordinazione di testimone.-  concluse Castle guardando Beckett. 
Debby e Dominick non dovevano fare i conti con una situazione poi così diversa dalla loro. Come loro, anche la piccola di casa ed il suo ragazzo erano costretti a fingere di essere solo amici, o conoscenti, per poter lavorare assieme.
- Io e Deobrah ci siamo messi assieme solo due mesi fa, quando il grosso del lavoro era già fatto...- fece O'Halloran - ma se la difesa di quel bastardo avesse saputo della nostra storia avrebbe potuto insinuare che stessimo insieme già da molto tempo. 
Avrebbero invalidato il processo per un vizio di forma, uno stupratore libero, una vittima depredata di nuovo della sua dignità... le avremmo rovinato la vita inutilmente.-
Beckett annuì. Adesso comprendeva il motivo per cui Deborah, nonostante fosse chiaro che uscisse con qualcuno, non aveva confidato a nessuno il nome del suo misterioso ragazzo. Non per la paura che un fratello troppo protettivo gli facesse il terzo grado ed indagasse su tutto quello che aveva fatto dall'asilo in poi.
Stava tentando di proteggere una povera anima infelice. 
- Non mi do pace per quel che è successo...- fece Dominick - se solo non avessi dovuto lavorare fino a tardi...-
- No questo non lo dire nemmeno per scherzo...- fece Beckett - L'unico responsabile è Nigel Malloy. E lo prenderemo prima che possa fare di nuovo male a qualcuno. Uomo o donna che sia.- 
- Gli animali si sentono offesi per non essere inclusi nella lista delle creature da difendere da quel mostro, detective.- scherzò l'avvocato.
- Gli animali?- fece Castle.
- Si, Leopold ci ha raccontato di come Nigel torturò ed uccise il loro cane.- fece Dominick - e per ragioni di buon gusto, vorrei evitare di dirvi come quel cane fu ritrovato.- 
Beckett sbiancò al pensiero che la loro giovane amica potesse finire in un modo simile, ma Castle ebbe un'idea.
- Scusi... questo cane dove fu ritrovato?- fece lo scrittore. 
- In un bosco nei pressi della loro casa di famiglia.- fece Dominick - I genitori dei Malloy l'hanno venduta per comprarne una al figlio pur di non averlo più attorno...- 
- Quindi... due poliziotti ed un procuratore vanno da lui... gli offrono un accordo vantaggioso e lui parla di come il fratello era solito torturare ed uccidere le prede fin da piccolo?- fece Castle - Avvocato... Leopold le ha chiesto quanto pattuito... perchè in realtà lui ci ha aiutato!- 
- Non capisco...- fece Dominick. 
- Se veramente avesse voluto negare il suo aiuto puntando su quanto fuori di testa sia il fratello, avrebbe solo descritto quello che aveva fatto... non avrebbe mai dato indicazioni precise dei luoghi, le pare?- 
- Cioè...- intervenne Beckett - tu pensi che abbia dato indicazioni su dove potrebbe essere Debby senza aiutarci esplicitamente?- 
- Nigel Malloy in qualche modo ha finto la sua morte.- fece Castle - E non si può simulare un infarto e la fuga dall'obitorio senza che qualcuno ti aiuti. Forse Leopold aveva già capito tutto, e temeva che il fratello lo tenesse sotto controllo, così ha usato un trucco...- 
-.... non sapeva cosa Nigel avesse fatto, ma sapeva benissimo che qualunque cosa avrebbe fatto, non poteva andarsene in giro tranquillamente con la polizia che conosceva benissimo la sua faccia. Gli serviva un posto tranquillo, isolato, dove nessuno avrebbe cercato ne lui ne la sua vittima...-
- ... e quale posto migliore della casa di famiglia di colui che è passato alle cronache come '' Il Tristo Mietitore''?-
- Dobbiamo controllare i registri immobiliari della contea!- fecero i due in coro.
- Ehm... fate sempre così quando nessuno vi nota?- fece Dominick con un mezzo sorriso.
...
...
...
Dopo la lite al distretto, Ryan era andato a casa di Debby.
A rifugiarsi nella sua camera.
Una camera semplice, pulita e ordinata.
Un letto al centro della stanza con il copriletto arancione, una scrivania con sopra due o tre libriccini rilegati e un telefono fisso e una foto che ritraeva Deborah un po' più giovane e un ragazzo in uniforme da poliziotto.
Ryan sorrise.
L'avevano scattata il giorno che sera diventato poliziotto.
Sopra la scrivania una bacheca di sughero con qualche post-it e di fianco una libreria. Gialli, thriller, manuali di criminologia, appunti personali sui casi che avevano seguito... inspirò a fondo. In quella casa sentiva ancora la presenza di Deborah. 
- Lo so che sei arrabbiato.- fece Esposito portandogli qualcosa da bere- e ti capisco. Debby per me è come una sorella, l'ho vista crescere... ma prendertela con quel tizio non la farà tornare a casa.- 
Ryan annuì, aprendo l'armadio di Debby per prendere la sua pashmina leopardata, stringendola forte a sè come se stesse abbracciando Debby stessa - Lo so... non so cosa mi sia preso.- 
- Si che lo sai.- fece Esposito - Kevin... lavoriamo assieme da anni ormai. Negli ultimi sette anni ho passato più di quattordici ore al giorno con te, più qualche Natale e qualche giorno festivo, e ti conosco meglio di chiunque altro. Persino meglio di tua moglie. Io e Deborah ti conosciamo meglio di molti altri.
E io so che in questo momento ti senti lacerare dal senso di colpa. Pensi che sia colpa tua se è successo questo, che se non avessi mai proposto a Debby di fare la tirocinante da noi, adesso avrebbe uno studio da qualche parte, ad aiutare le persone a mettere ordine nella loro vita, e che non le sarebbe successo niente di tutto questo... e se lei fosse qui, prima ti direbbe che picchi il primo arrivato perchè in realtà ce l'hai a morte con te stesso, e pensi che forse dando un pugno a qualcuno quello si sentirà autorizzato a massacrarti di botte.
- Senti, risparmiami le frasi fatte da psicologo...- 
- Sai che ho ragione... ma non è così che tornerà.- nel dir così rispose a quel telefono che non smetteva di squillare - Esposito.
Dimmi Beckett. Cosa? Davvero? Si arriviamo subito...- fece con un sorriso di gioiosa incredulità per poi dire al collega - Forse l'abbiamo trovata. 

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Capitolo 6
*** Verso la fine dell'incubo.... o è l'inizio? ***


- Fatemi capire.- fece la Gates una volta che tutti furono riuniti nel suo ufficio e la '' Squadra One'' del 12 ebbe finito di spiegare la loro teoria - Voi pensate che la dottoressa Ryan sia tenuta prigioniera nei pressi della casa d'infanzia di Nigel Malloy? E su quali basi?- 
Fu Castle a rispondere. 
- Capitano, Nigel Malloy è conosciuto da tutti per le sevizie e le torture a cui ha sottoposto tredici donne innocenti. Per non parlare dell'intervista che ha rilasciato dopo la condanna... io non mi farei vedere troppo in giro se fossi in lui.- 
- Ok. Andate avanti.- 
- In quell'intervista ha detto implicitamente di essere convinto di non poter morire... stava già organizzando la sua fuga fin da allora.- fece Beckett - se tutti lo credono morto, lui ha l'occasione perfetta per continuare ad uccidere senza che nessuno sospetti di lui... ma è troppo orgoglioso per cercare di nascondere la sua identà. Da bravo psicopatico qual'è vuole che le sue vittime sappiano che è lui che prenderà le loro vite. - 
- L'unico modo che ha per continuare il suo lavoro è cambiare terreno di caccia. Un posto solo suo. Isolato. Che conosce meglio di chiunque altro... in modo da poter essere sempre dieci passi davanti alla sua vittima.- fece Castle.
- E c'è un solo posto in tutto l'universo in cui Malloy può fare il bello ed il cattivo tempo.- fece Esposito - La sua casa di famiglia.- 
- Scusate ma...- fece la Gates - Se Leopold aveva un'informazione simile e voleva aiutarci, perchè ha detto chiaramente di non voler far nulla per aiutare Debby?- 
- Perchè il fratello è uno psicopatico.- fece Ryan - A casa di Deborah ho trovato degli appunti personali su un vecchio caso di stupro seriale con omicidio... secondo la sua ricostruzione, gli psicopatici, terrorizzano le loro vittime al punto che esse, nel caso sopravvivano continuino a considerare il loro carnefice come una presenza fissa nella loro vita. Anche se è deceduto o in un carcere di massima sicurezza sperduto nella regione del Kazakistan.- 
- Leopold ha imparato fin da piccolo a difendersi dal fratello.- fece Esposito - Probabilmente aveva paura che Nigel scoprisse che aveva fatto la spia con la polizia...- 
-... e mettendoci in guardia su quanto il fratello sia pericoloso, ci ha dato un indizio.- fece il procuratore. 
- Ok, sappiamo dove abitava  Malloy da bambino?- 
Fu Esposito a rispondere. 
- L'archivista mi doveva un favore.  Nigel Malloy e suo fratello sono nati nella contea di Hamilton, e la loro casa di famiglia guarda caso è poco distante da un bosco.-
 I detective ed il procuratore si sentirono mancare. Quella teoria era terribilmente convincente.
Per un attimo parve loro di vederla Debby.
Gli abiti strappati e sporchi, i capelli in disordine di solito pettinatissimi, le gambe e le braccia piene di graffi e tagli, stremata, infreddolita, affamata, mentre correva in mezzo alla vegetazione sperando di aver salva la vita... senza sapere che era una speranza vana. 
Una visione terrificante per loro, che erano innamorati di lei in modo diverso... ma era nulla paragonata al dolore di non poter far nulla per lei al momento. 
- Deve essere il bosco in cui ha torturato ed ucciso il cane di Leopold.- fece Castle facendo una rapida ricerca sul cellulare - Se partiamo subito, senza traffico, arriveremo in un'ora ed un quarto.- 
- Ce l'abbiamo.- fece Beckett. 
- Avviso la polizia locale e l'FBI.- fece la Gates. 
- No aspetti!- fece Ryan - Meglio non metterlo in allarme.- 
- Ha ragione.- fece Esposito - Malloy tiene in vita le vittime il più a lungo possibile prima di ammazzarle, ma se si sente braccato potrebbe commettere una sciocchezza.- 
- Non posso mandare tre detective ed un privato cittadino in un luogo senza alcuna giurisdizione  con un uno psicopatico che tiene sotto tiro una donna.- 
- Avvisi solo la polizia locale.- fece Dominick  prendendo il cellulare- Ho un'amico che lavora nell'ufficio del procuratore ad Hamilton, posso chiedere loro massima collaborazione.-  ma non fece nemmeno in tempo a prendere il telefono che questi squillò. 
Pregò in tutte le lingue che conosceva che non fosse il suo capo, per chiedergli/rompere le scatole sul come ed il perchè non fosse reperibile al telefono o non fosse in quella scatola da scarpe riverniciata male che veniva definita '' ufficio'' - O'Halloran... ah dimmi.- gli occhi gli si illuminarono quando sentì la voce del collega - Grazie, sei stato utile... quando è tutto finito ti offro da bere... mandami l'indirizzo.- 
- Che succede?- fece Ryan speranzoso. 
- Un collega a cui avevo chiesto di sostituirmi in ufficio e di coprirmi.- fece O'Halloran - ha fatto delle ricerche per conto suo... Malloy ha rapito, torturato ed ucciso tredici donne giusto?- 
I presenti annuirono. 
- Il mio collega dice che a poche miglia da Hamilton, all'inizio di quest'anno, la polizia della contea ha trovato una ragazza che vagava in stato confusionale sulla statale...- fece il procuratore - aveva evidenti segni di tortura ed era disidratata...- 
- Una vittima di Malloy?- fece Beckett incredula- E che è ancora in vita per potercelo raccontare?- 
In effetti aveva senso. Malloy era latitante da almeno tre anni. Se aveva finto di essere morto agli occhi del mondo per poter cacciare in santa pace, doveva dire che trovava molto strano che avesse aspettato tutto quel tempo solo per incontrare una donna che camminava da sola. 
Sicuramente in quei tre anni doveva aver torturato fino al limite della sopportazione umana Dio solo sapeva quante donne. 
- Ryan, Esposito, voi recatevi alla casa di famiglia dei Malloy e cercate anche sotto i sassi se necessario.- fece Beckett - Io e Castle andremo in ospedale a parlare con la ragazza.- 
...
...
...
Lo sentiva. Era fuori dalla capanna. Si stava divertendo a farle credere che i rumori che sentiva erano solo i rami sbattuti dal vento, ed intanto rideva, pregustando il momento in cui l'avrebbe uccisa. 
Debby, pensando di non aver più nulla da perdere, decise che quanto meno, voleva andarsene come un soldato caduto sul campo. Staccò un asse di legno in cui era ancora conficcato un chiodo e si nascose dietro la porta, trattenendo il fiato. 
Quando sentì la porta aprirsi....
Lo colpì. Con tutta la forza che aveva, ma in mezzo alla paura e all'adrenalina era riuscita a sentire il cigolio di qualcosa... come di un cancello che sbatteva a causa del vento. Questo voleva dire che non doveva essere troppo lontana da una casa o comunque dalla civiltà...
'' Ok, stai per uscire da questo incubo''
Uscì. Fuori era buio.  Iniziò a correre come se avesse il diavolo alle calcagna, nonostante si sentisse debole e stanca. Doveva solo correre fino a quando non trovava un telefono pubblico... ricordava di avere ancora in tasca degli spiccioli che si portava sempre dietro per il caffè, e mettersi in contatto con le autorità locali e chiedere aiuto...
'' Ancora uno sforzo... ancora uno...''- AH!-
Sentì una stretta afferrarle una caviglia.
Il minuto dopo Malloy era sopra di lei, con un rivolo di sangue che scendeva dalla testa fino alla guancia sinistra. Gli occhi erano gli stessi di una bestia e le puntava una pistola sotto il mento.
- Non avresti dovuto farlo.- 
'' Implora. Sii amichevole. Non minacciare.''- erano queste le dritte che avevano dato ad una serie di incontri per insegnare alle vittime di un sequestro di persona a sopravvivere quanto più a lungo possibile... solo che non ci pensava nemmeno a dargli la minima soddisfazione. 
- ANDIAMO! UCCIDIMI! COSA ASPETTI? HAI DETTO CHE COME MI AVRESTI VISTA, TROVATA, PERCEPITA IN QUALUNQUE MODO MI AVRESTI AMMAZZATA!!!- fece Deborah urlando così forte da sentir dolore ai polmoni - FALLO! AVANTI, FORZA!-
Malloy la guardò sorridendo. 
- Si... tu sei speciale.- fece Malloy - tutte le altre erano solo donnette frignone che strillavano al primo graffietto, che mi si offrivano, che offrivano più soldi di quanti ne avessero mai visti in vita loro pur di tornare alle loro solite vite ordinarie.. tu non se così. 
Combatti, anche quando sai che per te è finita, che non rivedrai più casa tua, la tua famiglia e i tuoi amici.- 
- E allora ammazzami.- fece Debby con uno sguardo che non lasciava trasparire sgomento o paura - O ti manca il coraggio?-  nel dir così afferrò una manciata di terra e gliela tirò dritta in faccia.
Si rialzò e riprese a correre nel buio. 
BANG!
- AH!!!!- cadde a terra strillando.
Un proiettile l'aveva presa alla spalla. 
Cercò di mantenere la lucidità, di sfuggirgli come poteva... se sveniva in quel momento era finita.
Ma quei quattro giorni di '' corri e nasconditi'', senza cibo ne acqua, stavano reclamando il loro tributo. 
Tenne il punto ancora per pochi secondi... poi tutto il suo mondo divenne una massa oscura. 

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Capitolo 7
*** La speranza oscilla ***


Statale per Hamilton.
Castle e Beckett si stavano dirigendo verso l'ospedale della contea di Hamilton. La poliziotta era alla guida, mentre Castle attendeva sul suo blacberry il download del fascicolo inerente al caso di colei che al momento era la speranza migliore che avevano per trovare la loro amica.
- Ecco qua.- fece Castle osservando sul cellulare la foto di una ragazza dell'età di Deborah, con i capelli scuri, lunghi, acconciati in lunghe treccine, un trucco pesante ed i denti compromessi dall'uso troppo frequente di droga ed alcolici - Susan West. Il collega di Dominick ci ha inviato il fascicolo.- 
- Ma allora qualcuno ha denunciato la sua scomparsa.- fece Beckett. 
- Non esattamente.- fece Castle - E' il fascicolo inerente al suo processo. E' una prostituta che ha scontato due anni per adescamento. Non risulta tra le persone scomparse.- 
- Logico.- fece Beckett trattenendo un fremito di rabbia  - Problemi con la giustizia, stile di vita sregolato, dipendenza da alcool e droga... la scomparsa di una ragazza così non desta scalpore, e così l'ha fatta franca. Ma perchè è passato da una ragazza che nessuno avrebbe cercato o di cui non si sarebbe notata la scomparsa ad una consulente della polizia?- 
- Forse perchè non seleziona le vittime.- fece Castle - Ho letto gli incartamenti delle vittime accertate di Nigel Malloy: Ester Alonso, la prima vittima era una contabile, poi ha variato...una cardiologa, un architetto, un'avvocatessa, una casalinga, una laureanda in medicina, la proprietaria di una libreria di quartiere, una tossica in riabilitazione... insomma...- 
-... le sceglie a caso.- fece Beckett - Con la scusa di offrir loro un passaggio le preleva dalla folla senza che nessuno realizzi di star assistendo ad un rapimento.- 
Quindi era ragionevole pensare che Malloy avesse avuto un colpo di fortuna nel beccare una prostituta senza famiglia, amici o chiunque altro che potesse denunciare la sua scomparsa.
Così come avesse fatto il più grave errore della sua vita nel prendere di mira una psicologa legata a doppio filo con la polizia.
Nella speranza che fosse ancora viva. 
Se lo auguravano per lei, ma soprattutto per Malloy. Avrebbe capito molto presto cosa succedeva nel mettere le mani addosso a qualunque persona importante per loro.
...
...
...
- Susan West?- fece l'infermiera quando i due furono arrivati al pronto soccorso - qualcuno ha denunciato la sua scomparsa?- 
Beckett fece cenno di no con il capo. 
- No ma...- fece Castle - è coinvolta in un caso di rapimento su cui stiamo indagando... lei ed una nostra amica potrebbero essere vittime della stessa persona. Susan potrebbe aiutare una ragazza di venticinque anni che forse sta venendo torturata...- 
- Buona fortuna.- fece l'infermiera - E' stata portata qui dai poliziotti agli inizi di Settembre. Un principio di assideramento, ed è stata trattata per abrasioni e dal tossicologico risulta che aveva calmanti e stimolanti nel sangue.
Ha seri disturbi mentali. Non credo che possa aiutarvi.- 
...
...
...
- Susan...- fece Beckett alla ragazza che al solo sentir nominare Malloy aveva dato evidenti segni di panico, supplicando di non essere riconsegnata a lui - ascolta... noi vogliamo aiutarti. Sinceramente.- 
- E come?- fece la ragazza accendendosi nervosamente una sigaretta - i poliziotti che mi hanno portata qui, i medici, quelli non mi credono, pensano che io sia pazza!!!- 
- Noi non lo pensiamo.- fece Castle - Dicci di Malloy.- 
La ragazza fece un tiro e poi iniziò a raccontare la sua storia.
- Ero appena uscita dalla casa di un cliente, e stavo tornando a casa. Mi si avvicina questo taxi, e dentro c'era quel demonio... ha detto '' Sembri stanca, ti do un passaggio, offro io.''... ed io sono salita.- fece Susan - Gli ho dato l'indirizzo, ma lui è andato dalla parte opposta... mi ha portato in un posto circondato dagli alberi... mi ha detto '' corri e nasconditi, se ti trovo ti ammazzo''.- 
La detective e lo scrittore rabbrividirono, temendo il peggio. Debby era forte... ma erano già passati quattro giorni da quando era sparita. E di sicuro non aveva avuto ne cibo ne acqua. 
Forse era già morta. O forse Malloy la stava torturando in modo indicibile, nonostante le sue suppliche di ucciderla per porre fine a quello strazio. 
- Ho passato non so quanto tempo a nascondermi in quel bosco, a cercare una strada che mi portasse lontano da quel mattatoio...- fece Susan - Una volta mi sono nascosta in un albero cavo, ma lui l'ha scoperto.... poi mi sono arresa. L'ho implorato di lasciarmi andare, di non farmi del male...- 
-... ma le cose sono andate diversamente.- fece Castle. 
- E' diventato più aggressivo. Mi ha trascinata nella capanna, e ha iniziato a torturarmi  con un coltello ed un bisturi... speravo con tutto il cuore di svenire, per non sentire dolore... ma mi ha iniettato qualcosa per non farmi perdere i sensi...- 
- Adrenalina.- fece Castle bianco come un lenzuolo - e forse soluzione salina. Previene le infezioni, quindi il ferito resiste più a lungo.- 
- Non so quante volte ho supplicato che mi ammazzasse... ma lui continuava a dire che il gioco era appena all'inizio, e che mi avrebbe tenuta in vita finchè non si fosse stancato del suo giocattolo...- fece Susan iniziando a tremare al ricordo. 
- Susy... come hai fatto a scappare?- fece Beckett speranzosa.
Se Susan era riuscita a fuggire, voleva dire che aveva trovato una scappatoia, e che quindi se ce l'aveva fatta lei, allora anche Deborah poteva avercela fatta ed essere ancora viva. Forse in quel momento Debby stava camminando lungo la statale, chiedendo un passaggio in macchina per farsi portare alla stazione di polizia più vicina. 
- Una notte, mentre il bastardo dormiva, al calduccio nella sua bella casa, al sicuro da un temporale, l'effetto dell'anestetico che mi dava per la notte, per tenermi sedata è finito prima...- fece Susan - Mi sono svegliata avvolta dal buio, e ho iniziato a lottare per sciogliere le corde con cui mi teneva legata... sono uscita dalla capanna in cui mi teneva prigioniera e ho corso.
Sono riuscita ad arrivare nei pressi della sua casa... ho visto che si era accesa una luce... ho creduto che si fosse accorto della mia fuga e ho corso ancora più veloce.... i poliziotti mi hanno trovata la mattina dopo, ma nessuno mi voleva credere.- 
- Noi ti crediamo Susan.- fece Beckett - E ti aiuteremo a tornare a casa...- 
- NO PER CARITA'!!!- urlò Susan in preda al panico - Io sono al sicuro qui, lui non ha modo di trovarmi... e poi... se qualcuno avesse davvero voluto che io tornassi a casa, il modo di trovarmi lo avrebbe fatto no?- 
Castle e Beckett si guardarono.
Non potevano chiederle di andare con loro, ripercorrere a ritroso la strada che aveva fatto da quella specie di mattatoio, per ritornarvi. Era troppo agitata e spaventata. 
Ma avevano avuto l'informazione che volevano.
Nigel Malloy operava nella sua casa d'infanzia.
Diede a Ryan ed Esposito la conferma che stavano aspettando.
...
...
...
Il capo della polizia di stato diede ordine di concentrare le ricerche entro cinque, massimo dieci miglia dal punto in cui a Settembre era stata ritrovata Susan West. Non poteva aver fatto più di un certo numero di miglia nelle condizioni in cui era stata trovata. 
Con loro era andato anche il vice procuratore O'Halloran. Kevin continuava a non capire cosa diavolo c'entrasse lui, ma doveva ammettere che non gli dispiaceva che dalla loro parte ci fosse qualcuno che oltre a volerli aiutare e ad avere i mezzi per farlo, sapesse anche parlare il burocratese.
Avevano trovato la casa di famiglia di Malloy.  Era una casa con il legno bianco, quasi una villetta in stile coloniale, con un ampio giardino anche se poco curato, segno che non ci abitava nessuno da molto tempo. 
Tuttavia non si fecero ingannare.
Entrarono e perquisirono ogni stanza alla ricerca di Malloy, Debby o un indizio che potesse portare a loro.
- In casa non c'è nessuno.- fece Esposito - ma di sicuro la sera torna qui per dormire e mangiare, ci sono degli avanzi di cibo in cucina e dei piatti sporchi nel lavello...- 
Kevin si era avvicinato ad un tavolo dove vi erano stesi libri, fogli di appunti ed altri quaderni.
- Linee guida pratiche per il dosaggio anestesia, fisiologia dell'interazione tra farmaci...- lesse Kevin prendendo in mano i libri abbandonati sul tavolo. Accanto vi erano alcuni fogli con degli appunti, che però avrebbero necessitato dell'aiuto di un microbiologo per essere capiti - sembrano quasi nuovi.- 
- Forse perchè lo sono.- fece Esposito - evidentemente quando si è accorto della fuga di Susan ha realizzato di averle somministrato troppi stimolanti, e ha pensato di calibrare meglio le dosi...-
- Ommioddio...- fece Kevin notando un diario tra quei libri. Il nuovo diario degli omicidi di Malloy, ed era pieno quasi a metà. 
Doveva aver dato la caccia ed ucciso Dio solo sapeva quante donne da quando era evaso di prigione. 
- Svelto, andiamo via da qui ed indirizziamo la polizia di stato verso il bosco...- fece Esposito prendendo il cellulare - Qui è il detective Esposito. Mettete la casa in sicurezza, ed imbustate tutto. Vado a chiedere al nostro amico avvocato di farci avere un mandato di perquisizione...- 
Ma presto avrebbero scoperto che i manuali per il dosaggio in anestesia, il diario per gli omicidi, e qualunque altra cosa avrebbero potuto trovare perquisendo la casa era nulla in confronto a quello che stava arrivando...
- RAGAZZI VENITE PRESTO!!!!- urlò la voce di Dominick in preda al terrore più vivo.
Kevin scese le scale a rotta di collo, con il cuore in gola per l'agitazione. Temeva quello che avrebbe potuto vedere di lì a pochi secondi. Il cadavere matoriato, provato e spezzato della sua adorata sorellina. 
Ma quel che vide dietro la casa era di gran lunga peggio. 
Dominick era dietro la casa di famiglia dei Malloy, appoggiato alla parete, con gli occhi vitrei per il terrore. 
C'erano piantati almeno cinque paletti, ed in verticale dei nomi di donna: Karen Adams, Kelly Rice, Sarah Lowell, Danielle Taylor, Wendy Franklin, e nei pressi di ogni paletto l'erba era particolarmente lussureggiante, segno che sotto quei paletti erano sepolti dei cadaveri... ma la cosa che li atterrì più di tutto era una fossa vuota.... la fossa che probabilmente aveva scavato per seppellire il corpo di Susan West, e che presto avrebbe ospitato quello di Deborah....
- Oddio mi sento male...- fece Kevin sentendo ribollire lo stomaco - Sto per vomitare...- 
Esposito lo allontanò da quella specie di cimitero personale, pregando in tutte le lingue che conosceva e quelle non ancora scoperte che Debby, la loro Debby non fosse già pronta per diventare concime per margherite, tulipani o Dio solo sapeva cosa. 
- Javi...- fece Kevin con un fil di voce -.... è morta non è vero?- 
- No! Che dici...- fece Esposito - Kevin, rifletti. Se fosse già morta avremmo trovato il suo corpo pronto per essere seppellito, ti pare...?- ma la verità era che stava mentendo persino a sè stesso. 
Erano quasi cinque giorni che Deborah era sparita. I casi erano due: o in quel momento le stava assestando gli ultimi colpi di grazia o stava tornando a casa per seppellire il cadavere.
Ormai la speranza stava svanendo. 
A quel punto però Dominick non ne poteva più.
- Io allerto perchè allestiscano un presidio medico.- fece dirigendosi verso il bosco. Era buio, spaventoso, spettrale... ma non poteva rischiare che lo chiamassero per dirgli che avevano trovato il cadavere della sua fidanzata. 

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Capitolo 8
*** Disperazione ***


- Che cavolo stai facendo...- borbottò Deborah con un fil di voce, provata da quei giorni di paura, freddo, fame e dolore. 
Malloy le aveva sparato ad una spalla per bloccare il suo tentativo di fuga. Quando finalmente aveva avuto di nuovo coscienza di sè, realizzò di essere di nuovo nella capanna in cui l'aveva portata dopo la sua fug improvvisata al parco... era appesa per le braccia. Le aveva tolto il maglione che indossava e che in quei giorni era stata la sua unica protezione dalle intemperie e le scarpe. 
I piedi erano legati e la corda che li teneva era a sua volta legata ad un blocco di cemento. 
La cosa che la disorientava era che Malloy, l'uomo che stava per ucciderla, le stava medicando la ferita che lui stesso le aveva inferto. 
- Non dirmi che non hai mai visto un medico usare la soluzione salina per disinfettare una ferita.- fece Nigel - mica vorrai morire di setticemia così presto.- 
Debby sorrise sarcastica. 
Tutto chiaro. La stava tenendo in vita, ma non certo per bontà d'animo, ma per strategia. Ormai Malloy si era convinto che i suo amici e suo fratello fossero consci che era ancora vivo e che l'aveva rapita, che presto l'avrebbe uccisa... i federali, la polizia di stato, presto sarebbero stati allertati, gli avrebbero dato la caccia come un animale... non avrebbe potuto mettere il naso fuori dal suo piccolo regno del terrore in cui c'era posto per una ragazza alla volta per procurarsi un'altra preda da cacciare. 
Doveva tenerla in vita il più a lungo possibile per poter continuare a divertirsi. Almeno per un po'. 
- Non ce la farai.- fece Debby - Io morirò. Oggi, domani, dopodomani... il mio corpo non mi sosterrà ancora per molto. E' questione di poco. Dovrai tornare a caccia... andrai a rovinare gli ultimi giorni di vita a qualche povera disgraziata che sceglierai a caso, senza un cavolo di criterio o schema.... e come metterai il naso fuori ti prenderanno. E ho idea che a questo giro, ti arrostiranno il culo sulla sedia elettrica.- 
- Tu ti sottovaluti.- fece Nigel - e sottovaluti le mie abilità mediche. Sai che si può sanguinare per ore senza morire, se colpisci il punto giusto? E' andata così con la piccola e dolce Ester.... ha tenuto duro per undici giorni prima di lasciare questo mondo.- 
Ed a quel punto Deborah capì. 
Nigel Malloy le aveva appena descritto come aveva fatto, seppur a grandi linee, a torturare fino allo sfinimento la prima delle sue vittime, ma non per spaventarla... per vantarsi. Ci teneva a farle sapere quanto era stato bravo, preparato ed esperto a torturare una ragazza per giorni senza farla morire subito. 
- Non riesci a farne a meno vero?- fece Deborah - Vediamo se indovino... fin da quando eri ragazzino tutti erano soliti dirti che quando i tuoi sarebbero deceduti, tu saresti morto di fame e di stenti perchè incapace d fare qualunque cosa?
Magari perchè non andavi troppo bene a scuola, o forse perchè l'unica materia che ti riusciva bene era scienze ed anatomia... e allora hai pensato di terrorizzarli per bene... per vincere quel complesso di insicurezza che ti avevano fatto venire.- 
- Taci, tu non sai niente di me.- fece Nigel - sei solo una stupida donnetta che pensa di poter squadrare la gente dall'alto in basso perchè qualcuno ti ha dato un pezzo di carta con sopra scritto psicologa... tu e quelli con l'autorità pensate di poter dire quello che volete di chiunque solo perchè siete in una posizione più alta.- fece il killer estraendo un rasoio - Sai... ci hai preso.
I miei genitori la pensavano come te... che non valessi nulla. Che non fossi in grado di combinare niente, che non fossi in grado di portare a termine niente... - 
- E così hai iniziato a terrorizzarli per bene...- fece Debby, per poi farsi cogliere da un terribile dubbio, quando Malloy rise con un sorriso che non lasciava spazio ad equivoci - oddio...- 
- Avresti dovuto sentire le loro urla...- fece Malloy - Mentre urlavano in preda al panico... mentre inchiodavo i chiodi sulle casse....- 
- Li hai sepolti vivi...- fece Deborah impallidendo come un cadavere - erano i tuoi genitori...- 
- Erano due che hanno commesso il grave errore di associarmi ad una nullità.- fece Malloy - e poi... se davvero fossi stato così poco pratico... i chiodi sarebbero dovuti venir via subito ti pare?- 
- Quindi... i tuoi genitori hanno ferito i tuoi sentimenti.- fece Debby - Tutte le altre che ti hanno fatto? 
Ah capisco... quelle ti servivano per dimostrare a te stesso che non eri una nullità...- fece Debby - Poi è diventata una droga.-
- Ma che bella analisi...- fece Malloy schernendola e battendo lentamente le mani - Brava. Tu si che mi hai capito bene... quindi sai cosa facciamo adesso?- 
- Mi uccidi, metti il naso fuori da questa specie di inferno per trovare un'altra a cui rendere la vita un inferno e ti fai stanare dalla polizia e dall'FBI?- fece Deborah sforzandosi di non fargli che capire che stava morendo di paura per la prospettiva di essere uccisa di lì a poco, senza nemmeno aver potuto dire addio a suo fratello, alle sue sorelle, a Jenny... a quel bambino che non avrebbe mai conosciuto come suo nipote, ai suoi amici... - ottima idea.- 
- Oh stai pur certa che lo farò... anzi, ho già pronta la tua tomba...- fece Malloy avvicinandosi a lei con uno sguardo sempre più inquietante - però prima potremmo divertirci un po', che ne dici?- nel dir così le tolse la maglietta termica che le aveva messo per evitare che morisse assiderata - Mi hai tenuto testa e sei sopravvissuta più di tutte le altre... per questo sarò buono e farò in modo che lasci questo mondo con il ricordo di me mentre mi prendo cura di te.- fece dandole un bacio.
Debby capì subito cosa la aspettava... ma non riuscì a fare nulla. Era completamente immobilizzata e debilitata, ed il terrore per quello che stava per succederle le aveva serrato la gola... 
Non le rimaneva che arrendersi al suo destino. 
'' DIO IO TI ODIO!!!!''- urlò dentro di sè.
...
...
...
- FERMO!- 
- LASCIA IN PACE MIA SORELLA!!!-
Malloy preso di sorpresa mise da parte i suoi propositi nei confronti della psicologa e si diede alla fuga dalla seconda porta nella capanna.
A quel punto Kevin non ne potè più. Aspettò che Dominick la stringesse per non farla cadere e poi tranciò le corde che la legavano. 
- E' finita Debby...- fece Kevin con il cuore che sentiva scoppiargli dalla gioia di averla ritrovata viva - E' finita... siamo qui. Tuo fratello è qui, sei al sicuro... e presto arriveranno anche Castle e Beckett... siamo tutti qui per te.- 
- Che stai facendo ancora qui...- fece Debby con un fil d voce - Prendi quel bastardo...- 
Kevin la guardò: era pallida, dimagrita, piena di ferite su braccia e gambe, una ferita da arma da fuoco alla spalla, semisvenuta... la gioia di averla ritrovata viva venne presto sostituita dalla voglia di far sputare fino all'ultimo alito di viva colui che l'aveva ridotta in quello stato pietoso.
Guardò prima il suo collega e poi l'avvocato.
- Vai. A lei pensiamo noi.- fece Esposito rassicurandolo. Una volta che Ryan fu uscito fece cenno a Dominick di farla stendere sulla brandina nella capanna, per dare un'occhiata alla ferita.
Prima di farla adagiare, l'avvocato stese sulla materassa la sua giacca, in modo da rendere impossibile che la ferita s'infettasse più di quanto non fosse già.
- La pallottola è ancora dentro...- fece Esposito girandola leggermente per poi riadagiarla sul materasso - Per ora non scotta molto... l'infezione non ha ancora preso il sopravvento...- 
- Ma?- fece Dominick. 
- Non possiamo lasciare la pallottola dentro... tra quanto arriva l'ambulanza?- fece Esposito parlando al cellulare - Cosa??? Come c'è stato un incidente e la strada è bloccata???- 
Dominick strinse più forte la mano di Debby. 
- Si, capisco...- fece Esposito per poi guardare l'amica con aria addolorata - Debby.... temo... temo che ce la dovremmo sbrigare da noi...-  con uno sguardo inequivocabile. 
Debby non ebbe il tempo di farsi spaventare da quella prospettiva. Era troppo stanca e provata, persino per quello. 
- L'hai fatto altre volte prima vero...?- chiese la ragazza. 
Esposito annuì. In fondo non era una bugia: aveva estratto un paio di proiettili dai suoi compagni di pattuglia quando era militare e per fortuna erano sopravvissuti... solo che loro erano uomini, fisicamente più forti di Debby e soprattutto non erano provati dal freddo e dalla fame che li aveva consumati per quasi una settimana. 
Purtroppo però era l'unico modo per salvarle la vita. 
- Va bene, fai quel che devi prima che cambi idea...- 
- Ok...- fece Esposito - Avvocato, forse è il caso che lei non rimanga qui...-
- Guarda che non ho lo stomaco delicato.- fece Dominick stringendo la mano della ragazza per poi rivolgersi a lei - Sono qua, stai tranquilla... tra poco torniamo in città. Al sicuro.- 
Esposito non potè non notare quel lampo di complicità... che non era assolutamente quella che si veniva a creare in una collaborazione di lavoro occasionale. 
'' Beh... questo spiega un bel po' di cose...''- pensò mentre sterlizzava con un accendino un piccolo pugnale. La strumentazione di Malloy tornava utile. Dominick fece per coprire gli occhi della ragazza con la mano libera. Un gesto di pietà... la ragazza però scosse la testa. 
'' Che testa di bronzo che ha...''-pensarono i due uomini con un sorriso
- Avvocato mi dia la cravatta.- fece Esposito prendendo un pezzo di legno. Dominick obbedì, e l'ispanico avvolse la cravatta attorno al ramo per poi farlo mordere a Debby - Stringi più forte che puoi ok? Lo renderà più sopportabile.- 
Debby obbedì, stringendo i denti e la mano del fidanzato, lasciando cadere la testa all'indietro, inspirando a fondo, preparandosi al dolore. 
- Ok...- fece Esposito - Conta fino a dieci, finirà prima che tu arrivi al cinque...- in quel momento iniziò ad incidere la ferita. 
Bastò il semplice contatto con la ferita viva per farla agitare. Il corpo della ragazza s'irrigidì completamente, completamente scosso da dolore. Tentò di fermarlo come poteva, sapendo che irrigidirsi non le avrebbe portato niente di buono, che l'amico poliziotto non sarebbe riuscito ad aiutarla facilmente in quelle condizioni, ma ormai non controllava più niente. Era come se il suo cervello ed il suo corpo fossero due cose a sè stanti. 
- Ho quasi finito... ho quasi finito, rilassati...- fece Esposito facendo leva per estrarre la pallottola - andiamo, vieni fuori... ecco fatto!- nel dir così buttò via la pallottola, per poi sorriderle - Debby è finita... è tutto finito stai tranquilla... ti mettiamo una toppa e ti portiamo a New York... a casa.- 
Ma Debby non potè udire quelle parole, già svenuta. La pressione sopportata in quei giorni era stata troppa per sopportarla ancora. 
- Oddio.. Debby?!?- fece Dominick dandole dei buffetti per svegliarla. 
- E' svenuta... ma si riprenderà presto...- fece Esposito - Ora... troviamo qualcosa di pulito per medicare la ferita... lei aspetti qui i soccorsi, io vado a dare supporto a...- 
Due spari che provenivano dal bosco falciarono l'aria. 

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