Itami kara no dasshutsu

di Roe Jaeger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kyohi ***
Capitolo 2: *** Watashitoisshoni ite ***
Capitolo 3: *** Machigatta tāgetto ***



Capitolo 1
*** Kyohi ***


Salve a tutti!
Oggi, spulciando l'archivio di mie ff, ho trovato questa raccolta scritta per un'iniziativa del gruppo
Hurt/Comfort, che marciva da tempo immemore in attesa della pubblicazione!
Il prompt di questo cap è "Cosa ti hanno fatto?" ed è stato lasciato da Dhiskey!
Ah, il titolo del capitolo significa "rifiuto", interpretabile in vari modi, come avrete intuito!
Spero vi possa piacere :3

 
Itami kara no dasshutsu 
 
Kyohi 

 
Eren quel giorno tornò a casa tutto pieno di lividi. Non appena Levi, il suo coinquilino nonché fidanzato, lo vide, si preoccupò e non poco, soprattutto quando il più giovane, accennando solo un saluto con la mano – tra l’altro piena di graffi e lividi – tirò dritto verso la camera da letto, senza dire una parola. 
Levi Ackerman, in poche e ampie falcate, fu subito sulla porta della loro camera e, preoccupato, cercò Eren con lo sguardo. Il più giovane si era buttato sul letto, senza preoccuparsi di togliere vestiti e scarpe ma, viste le sue condizioni fisiche, per una volta, non gli disse nulla in merito. Anzi, si sedette accanto a lui, e iniziò a giocare con i suoi capelli, aspettando di sentirgli dire qualcosa. Ma tutto ciò che poté constatare fu il suo mutismo. 
“Sono stati loro, vero?” chiese Levi, togliendogli la maglietta. Voleva constatare di persona quanto il suo ragazzo avesse sofferto. 
Eren, tuttavia, non parlò. 
“Cosa ti hanno fatto, stavolta?” chiese Levi sconcertato, anche se poteva verificare da solo la crudeltà dei ragazzi di quell’età. “Cosa ti hanno detto?” aggiunse, preoccupato. 
Ma Eren continuava a non parlare, facendolo preoccupare maggiormente. 
Levi lo strinse in un abbraccio, cominciando a donargli carezze sulla schiena, e sentendo che il più giovane iniziava a rilassarsi sotto i suoi tocchi. 
“Ti va di parlarmene?” gli chiese ancora, anche se sapeva bene di essere lui il problema, in quanto gli amici di Eren non lo accettavano. Gli aveva proposto di lasciarsi, ma tutto quello che tempo prima gli era arrivato in risposta era stato che la sua omosessualità non sarebbe cambiata, anzi, sarebbe stato solo più triste senza di lui. 
Eren scosse la testa. 
“Dobbiamo curare tutte queste ferite, vado a prendere l’occorrente per medicarti, aspettami qui.” 
Levi provò ad alzarsi, ma Eren lo trattenne per un polso: “Resta qui.” Fu un sussurro, ma alle orecchie di Levi arrivò con la stessa potenza di un uragano. 
E rimase lì, tutto il pomeriggio, tutta la sera e tutta la notte, a curare le ferite di Eren. Non quelle fisiche, che non facevano male come gli insulti subiti, ma quelle dell’anima, per le quali Levi si sentiva colpevole. 
 

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Capitolo 2
*** Watashitoisshoni ite ***


Itami kara no dasshutsu 
 
 
Watashitoisshoni ite
 
 
Eren Jaeger viveva per giocare a calcio, anche se aveva imparato a sue spese che quel mondo non era affatto tutto rose e fiori come credeva quando vi era entrato. La sua passione non si spegneva neanche quando si infortunava, neanche quando inciampava in infortuni di breve o, come quella volta, di lunga durata. 
Quella volta, era addirittura finito in ospedale e la sua degenza non sembrava essere breve. La gamba infortunata, la destra, gli faceva male e non poco. Sembrava fosse grave e che ci avrebbe messo “qualche tempo”, almeno a detta dei medici, per recuperare totalmente e per poter tornare a giocare. 
Quel “qualche tempo” lui l’aveva tradotto come un’eternità, e la cosa lo aveva messo di pessimo umore fin dal primo momento in cui aveva ricevuto la diagnosi. 
Levi Ackerman, il suo ragazzo, lo andava a trovare ogni volta che poteva, arrivava non appena poteva entrare e si tratteneva per tutto il tempo che gli era concesso, riempiendo così le giornate di Eren e tutto l’orario delle visite che consentiva l’ospedale. 
Separarsi, ogni volta, era difficilissimo e Levi soffriva quando doveva andarsene solo guardando in viso Eren, fin troppo sofferente all’idea di dover affrontare un’altra – l’ennesima – notte in ospedale da solo, così che gli venne l’idea di chiedere se quella notte avrebbe potuto trattenersi. Con suo stupore, gli fu concesso, ma non lo disse subito ad Eren. 
Parlarono invece di come Levi fosse contrario al fatto che Eren riprendesse a giocare a calcio, ma che non gli andava di imporgli quel suo pensiero. 
“Questo è quello che vorrei io.” Levi sospirò. “Ma ovviamente la scelta è tua. Io ti verrò sempre a far compagnia in ospedale.” Era seduto accanto a lui sul bordo del letto, e gli scostò una ciocca di capelli dagli occhi. 
“Levi...” sussurrò Eren. Il più grande si specchiò nei suoi occhi verdi e lo esortò a parlare. “Resta con me, stanotte, se puoi.” Tossì. “Per favore...” 
“Resterò con te, Eren.” Levi poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo, mentre i raggi del sole che tramontava filtravano dalla finestra “Resterò con te per sempre...” sussurrò, accarezzandogli il viso. 
 
NDA:
Due paroline di note, solo per dirvi che il prompt usato stavolta è "resta con me" e che il titolo del capitolo è proprio la traduzione in giapponese del prompt! Spero vi sia piaciuta!
Sasageyo 

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Capitolo 3
*** Machigatta tāgetto ***


Ed eccoci all'ultima flash, che nasce dal prompt di Valhy così strutturato: "Personaggio A sta per essere ucciso, ma personaggio B si frappone tra lui e la persona che lo minaccia, restando ferito al suo posto. Il cattivo viene ucciso, ma i soccorsi ci metteranno molto ad arrivare e le condizioni di B sembrano sempre più gravi." 
La traduzione del titolo del capitolo è "l'obiettivo sbagliato" traducibile anche come "il bersaglio sbagliato".
Buona lettura e a presto ;) 

 

Itami kara no dasshutsu 
 
Machigatta tāgetto 

 

Eren non si era fatto troppe domande, aveva agito e basta. Quando aveva visto quel tizio che lui non conosceva minacciare con una pistola Levi Ackerman, il suo ragazzo nonché suo unico grande amore, si era frapposto tra lui e l’uomo, beccandosi una pallottola. Levi aveva approfittato dell’attimo di sgomento di Kenny dovuto alla presenza di Eren, disarmando l’uomo e uccidendolo con la sua stessa arma. 
Erano da soli, in quel vicolo buio, anche quando Levi aveva chiamato i soccorsi una decina di minuti prima e questi ancora dovevano arrivare. 
Meno male che l’ospedale non distava molto, a quanto ricordava! 
Le condizioni di Eren continuavano a peggiorare di minuto in minuto e il sangue usciva a frotte, lui continuava a sentirsi in colpa per quanto successo al fidanzato, e sentiva la bocca, la gola, così secca da non avere parole per confortarlo. 
Lo zio Kenny era sulle sue tracce, che colpa ne aveva Eren? Forse quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento più sbagliato possibile? E dov’erano i soccorsi? Dov’era l’ambulanza? 
“Ci diremo addio in questo vicolo, vero?” 
La voce di Eren gli arrivò flebile e ovattata alle orecchie, il ragazzo stava perdendo le forze. 
“No, amore. Tu sopravvivrai e io ti dirò tutto, promesso. Ti racconterò tutta la verità, basta che mi prometti che non mi lascerai.” 
“Ho tanto sonno, adesso, ho tanto freddo...” 
Eren iniziò a chiudere le palpebre, steso sul marciapiede di quel vicolo in cui il sole che stava tramontando arrivava a fatica, e Levi cercò di parlargli, di scuoterlo e di tenerlo sveglio, finché il suono della sirena dell’ambulanza squarciò il silenzio che stava calando tra loro. 
Quando il mezzo di soccorso imboccò il vicolo e rallentò in modo che i medici potessero aiutare Eren, Levi gli disse: “Vedi di sopravvivere, ho una lunga storia da raccontarti.” 
 

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