Sweetness

di Ellygattina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storia 1: Primule ***
Capitolo 2: *** Storia 2: Paura di perderti ***
Capitolo 3: *** Storia 3: Saette ***
Capitolo 4: *** Storia 4: Complicità ***



Capitolo 1
*** Storia 1: Primule ***


Storia 1: Primule

Era da poco finita un'altra dura giornata di addestramento e Jean e Marco, come sempre, si allontanarono dai compagni appena possibile per avere un momento solo loro prima di cena.

La primavera era ormai arrivata e i due optarono per un angolo nascosto del cortile che allo sciogliersi della neve si era subito riempito di fiori.

Si sdraiarono quindi tra le primule guardando il cielo mentre le loro mani si cercavano timidamente. Stavano insieme da poco e non erano ancora abituati a questi gesti normali per qualsiasi coppia nemmeno quando erano soli.

Il contatto improvviso li fece voltare con un leggero sussulto l'uno verso l'altro, le guance arrossate, ma non si ritrassero e un attimo dopo sorridevano entrambi. Era bello tenersi per mano in quel modo e sarebbero rimasti per ore a osservare ogni particolare del volto dell'amico, che negli ultimi tempi era diventato qualcosa di più.

«Tutto bene?» chiese Marco preoccupato dopo qualche secondo di silenzio, accorgendosi solo in quel momento di una strana tensione nei muscoli del compagno.

«Mai stato meglio» rispose subito Jean in tono baldanzoso, mordendosi la lingua appena si accorse dell'errore.

«Non è vero» lo contraddisse infatti l'altro, sollevandosi un po' per poterlo vedere meglio. «Sei ferito?» aggiunse poi, continuando a scrutarlo con attenzione mentre ripensava agli esercizi di quel giorno. Nulla di particolarmente difficile o pericoloso, gli sembrava, ma...

«Ho solo i muscoli un po' indolenziti. Tutto qui» lo tranquillizzò Jean con un sorriso imbarazzato e felice al tempo stesso. Non l'avrebbe mai ammesso ma gli piacevano quelle piccole attenzioni nei suoi confronti e Marco, chissà come, riusciva anche a non farle pesare troppo sul suo orgoglio.

«Sicuro?» insistette il ragazzo, chiaramente poco convinto. Non che non si fidasse di lui, ma ricordava ancora fin troppo bene cosa era successo l'ultima volta che aveva detto una frase molto simile...

«Non ti fidi di me?» domandò Jean con quel sorriso che lo faceva sempre capitolare.

«Non tanto ma voglio crederti» rispose divertito Marco, arrossendo in maniera preoccupante prima di sdraiarsi di nuovo su un fianco.

L'altro, divertito, si girò a sua volta per poterlo vedere meglio, ma nel movimento gli sfuggì una piccola smorfia di dolore.

«Vuoi un massaggio?» gli arrivò subito alle orecchie la voce del compagno e Jean esitò solo un attimo prima di mormorare un «Sì, grazie» a malapena udibile e girarsi prono sull'erba con un po' di aiuto da parte di Marco.

«Dimmi dove» sussurrò poi questi, ancora chino su di lui, passandogli intanto una mano sulla schiena. Era stata una fortuna che fossero andati con gli altri nel dormitorio per togliersi l'imbragatura prima di uscire di nuovo e si chiese come avesse fatto a non accorgersi subito della sua sofferenza. Non era quello però il momento migliore per domandarselo e facendosi guidare dalla sua voce, trovò infine i punti dolenti, mettendosi quindi d'impegno per sciogliergli i muscoli mentre Jean, un po' rosso in viso, si rilassava sempre di più. Marco era davvero bravo a fare i massaggi e i benefici, come sempre, non tardarono ad arrivare.

«Va meglio?» domandò il ragazzo dopo qualche minuto, senza smettere di eseguire quel movimento così piacevole.

«Sì» soffiò a fatica Jean, ormai quasi addormentato.

Marco sorrise e si chinò su di lui per dargli un bacio tra i capelli, prima di ricordargli a malincuore che a breve avrebbero dovuto rientrare.

Il compagno, per tutta risposta, brontolò infastidito e lo tirò di nuovo al suo fianco sull'erba facendolo ridere. Di sicuro non era così tardi da non potersi concedere qualche altro minuto di coccole prima di tornare al castello...



Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! È la mia prima fic su di loro ma spero di aver reso bene la scena e i personaggi. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3

Come ho accennato nell'introduzione, la raccolta partecipa alla challenge “Secondary to whom?” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction. Mi raccomando, ringraziate anche l'admin se la storia vi è piaciuta, perché senza di lei non sarebbe probabilmente mai nata. ;)

Se a qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online però, anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)

A tra poco con la prossima storia, spero!

Un bacio,

Ellygattina

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Capitolo 2
*** Storia 2: Paura di perderti ***


Storia 2a: Paura di perderti

Jean non si era mai ripreso del tutto dallo shock di aver trovato Marco in condizioni gravissime dopo la loro prima battaglia a Trost, e anche a distanza di molto tempo gli capitava di svegliarsi la notte urlando con il bisogno di stringerlo forte a sé per lunghi minuti per essere sicuro che fosse ancora vivo. Sebbene sapesse che ormai il compagno era guarito, per quanto possibile, e che non avrebbe mai partecipato alle rischiose missioni fuori dalle mura, la paura di perderlo non l'aveva più lasciato e puntualmente si ripresentava insieme all'orribile immagine del suo corpo straziato dai giganti, con tutto ciò che era seguito.

Le prime volte Marco si era spaventato nel vederlo così, in lacrime e tremante, con il respiro affannoso, perché lui non era stato in grado di difendersi da un attacco che non riusciva a ricordare, ma aveva finito per abituarsi presto a quella scena, e adesso, quando succedeva, si limitava a coccolarlo e rassicurarlo finché non lo sentiva cedere di nuovo al sonno. Solo a quel punto si rilassava a sua volta, mettendo a tacere a poco a poco il senso di colpa per avergli causato un trauma così difficile da gestire.

Se Jean riviveva fin troppo spesso, soprattutto di notte, il terribile periodo in cui nessuno aveva saputo dirgli con certezza se il compagno si sarebbe ripreso, questi era invece terrorizzato all'idea di ricevere un giorno la notizia che il suo ragazzo fosse morto in missione. Nelle sue condizioni non sarebbe mai riuscito a proteggerlo nei momenti in cui rischiava di più, e ogni volta, all'avvicinarsi della partenza, una parte di lui avrebbe voluto supplicarlo di restare al suo fianco all'interno delle mura, dove sarebbero stati entrambi relativamente più al sicuro, ma sapeva che non sarebbe stato giusto. L'umanità aveva bisogno degli eroi del Corpo di Ricerca, sempre pronti a sacrificarsi per il bene di tutti, e da un lato era contento che Jean avesse deciso di fare anche la sua parte nella lotta contro i giganti, ma la paura era sempre in agguato, rifiutandosi di dargli pace finché il compagno non tornava. In fondo, se era rimasto nell'esercito, era solo per stargli vicino ed essergli ancora d'aiuto, nonostante tutto, e il suo cervello non poteva neanche concepire un futuro senza di lui. Cosa avrebbe fatto se un tragico incidente come il suo gliel'avesse portato via?

Una volta capito il problema che lo faceva rabbuiare qualche giorno prima di ogni missione, Jean non faceva che promettergli sempre più spesso che sarebbe tornato a qualunque costo, ma sapevano entrambi che non bastava la determinazione per evitare i piedi e le fauci dei giganti, e Marco ricominciava a respirare solo quando il compagno varcava di nuovo la soglia di casa, correndogli incontro con il sorriso sulle labbra nonostante la stanchezza e qualunque altro danno avesse ricevuto mentre faceva il suo dovere.

A quel punto i due si abbracciavano forte, e senza dire una parola per parecchio tempo, iniziavano a baciarsi e coccolarsi a lungo nel disperato tentativo di convincersi che la persona più cara che avessero al mondo era davvero lì; stanca e sempre più provata dalle terribili esperienze vissute, ma ancora viva.



Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per aver letto anche questa storia! Spero vi sia piaciuta e che mi farete sapere che ne pensate, se vi va. Grazie intanto per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. :)

La prossima storia ha per protagonisti due personaggi della quarta stagione, quindi occhio agli spoiler se non ci siete arrivati. Ci vediamo in fondo, spero!


*-*-*-*-*-*-*-*


Attenzione: spoiler stagione 4.


Storia 2b: Paura di perderti

Falco non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando i soldati dell'isola avevano chiuso lui e Gabi in quella cella, ma si sentiva stringere il cuore ogni volta che guardava in direzione della compagna. Si era girata in modo che non riuscisse a vederla bene dalla sua posizione, ma anche di profilo rivoli di sangue secco e lividi sempre più scuri, ricordo delle botte ricevute sul dirigibile, spiccavano fin troppo sulla sua pelle. Ricordava di aver cercato il più possibile di proteggerla dalla furia dei soldati ma a quanto pare le avevano prese entrambi e la sgradevole sensazione che si fossero accaniti maggiormente su di lei, esecutrice materiale dell'assassinio di una loro compagna, non voleva lasciarlo. Avrebbe voluto avvicinarsi e controllare i danni, medicandole le ferite, ma non aveva con sé il materiale adatto e non osava attirare di nuovo l'attenzione del nemico per chiedere di procurarglielo. In caso di danni gravi l'avrebbe fatto, ovviamente, anche a costo di farsi picchiare di nuovo tra le inutili proteste di Gabi, che di sicuro avrebbe cercato di convincerlo che non ne aveva bisogno, ma c'era il rischio che li separassero se avessero deciso che insieme disturbavano troppo, e a quel punto non sarebbe più riuscito a proteggerla, infrangendo così anche la promessa che aveva fatto a Reiner. Non poteva permettere che un simile scenario si avverasse, soprattutto dopo che l'amica, poco prima di salire sul dirigibile in fuga da Marley, gli aveva fatto capire di tenere a lui e preoccuparsi per la sua sorte. Faticava ancora a credere di aver sentito uscire dalla sua bocca qualcosa del genere ma aveva ancora meno voglia del solito di litigare con lei.

Mentre era immerso in questi pensieri, un rumore improvviso a qualche metro di distanza e una voce sconosciuta che intimava loro di non muoversi dai letti lo fecero voltare di scatto verso la porta della cella. Un paio di soldati portavano un vassoio ciascuno, contenenti forse acqua e cibo, mentre altri due facevano da scorta con i fucili pronti a sparare in caso di bisogno.

Falco giudicò un buon segno per il loro futuro questa piccola premura nei loro confronti e subito cercò con gli occhi Gabi per controllare la sua reazione. L'amica non era certo famosa per il suo buon senso ma per una volta, fortunatamente, rimase ferma al suo posto, limitandosi a ringhiare a bassa voce qualcosa di indefinibile su cui nessuno dei quattro alla porta decise di indagare. Uno di loro, prima di andarsene, ordinò ai prigionieri di mangiare e il bambino attese che si fossero allontanati abbastanza per dare un'occhiata più da vicino a ciò che avevano portato. Non c'era nulla per medicare l'amica, ma vedendo l'acqua gli venne comunque un'idea.

«Non mangiare il cibo dei demoni, Falco!» lo redarguì Gabi con aria severa, fulminandolo con gli occhi.

«Sembra una normalissima zuppa ma non ero qui per mangiare» la informò lui con un lieve sospiro, bagnando il fazzoletto pulito che aveva in tasca prima di avvicinarsi rapido a lei.

«Che stai facendo?» domandò allarmata l'amica quando glielo passò improvvisamente sul viso sporco di polvere e sangue.

«Controllo cosa ti hanno fatto. Mi sembra ovvio» rispose serio il bambino.

«Non è niente, smettila! Guardati tu, piuttosto!» protestò Gabi imbronciata, scansandogli la mano. Non se n'era accorta, fino a quel momento, ma il volto di Falco non era certo messo meglio del suo, anzi, e con sua grande sorpresa, lo vide fermarsi guardandola interdetto.

Non capì il motivo di quella strana espressione ma ne approfittò per scendere dal suo letto sbuffando, decisa a ricambiare il favore. I segni sui loro visi non erano sicuramente nulla di grave, ma visto che nessuno lì sembrava sapere che è meglio lavare e disinfettare qualsiasi ferita, dovevano arrangiarsi con quello che avevano e il fazzoletto che chiunque a Marley portava sempre in tasca faceva proprio al caso loro.

«Dove stai andando? Non ho ancora finito» le fece notare Falco un attimo dopo.

«Qualcuno dovrà pensare anche alla tua faccia» rispose la bambina in tono più duro di quanto fosse sua intenzione. Non si aspettava da parte sua un simile gesto a dir poco imbarazzante e le dava parecchio fastidio non aver pensato subito alla salute dell'unico amico che le era rimasto.

«Prima la tua» la bloccò inaspettatamente lui, spingendola di nuovo sul letto con più forza del solito e ricominciando a tamponare la pelle. Non sarebbe servito a molto, in realtà, trattandosi di semplice acqua, ma voleva evitare che quelle piccole ferite si infettassero per lo sporco, facendole di sicuro ancora più male. Gabi non diceva nulla ma Falco sapeva che dovevano bruciarle parecchio e sperò che i nemici, prima o poi, si accorgessero del problema. A parte le botte sul dirigibile, doveva ammettere che non li avevano trattati male, anche se a Marley li consideravano demoni capaci di compiere le azioni peggiori che mente umana potesse concepire. Era davvero strana questa enorme differenza tra l'apparente realtà e ciò che ogni abitante del mondo esterno conosceva fin dai primissimi anni di vita...

Mentre rifletteva, finì di ripulire il viso di Gabi, raccomandandole poi di tenere il fazzoletto, imbevuto di acqua fredda, sul livido più scuro e gonfio sullo zigomo sinistro.

«Prima devo pensare a te» rispose l'amica, scendendo di nuovo dal letto per versare un po' d'acqua anche sul proprio fazzoletto. Dovevano stare attenti a non sprecarla perché non sapevano se e quando gliene sarebbe stata data altra.

Mentre era china per terra ne approfittò anche per dare un'occhiata al cibo. Sembrava in effetti della semplice zuppa ma non aveva comunque intenzione di mandare giù nulla preparato da quei demoni. Tanto era già sicura che li avrebbero uccisi molto prima che riuscissero a morire di fame e le dispiaceva solo di aver coinvolto Falco nella sua idea di salire sul dirigibile. Purtroppo non poteva cambiare il fatto che ormai fossero lì insieme e mentre attendevano il loro inevitabile destino, avrebbe almeno cercato di migliorarne le condizioni come poteva.

Dopo aver strizzato il fazzoletto, tornò quindi dall'amico, facendo del suo meglio per imitarne i gesti delicati senza cedere alla rabbia. Non aveva ricordi molto precisi dei loro primi istanti a bordo, ma era abbastanza certa che il suo compagno di sventura, dopo essersi gettato su di lei per spostarla dalla traiettoria di un proiettile, avesse anche provato a difenderla dal gruppo di soldati inferociti, che chissà perché non li avevano uccisi all'istante. Forse avevano intenzione di torturarli, prima, per ottenere informazioni su Marley, e per l'ennesima volta, nelle ultime ore, maledisse se stessa e la stupidità di Falco, che doveva sempre seguirla ovunque. Per quanto la riguardava, era anche contenta di sacrificarsi per la patria e per il bene della sua famiglia, ma non voleva vedere anche la fine dell'amico!

E poi c'erano le ferite sul suo volto... Alcune risalivano di sicuro a quando Eren Jaeger si era trasformato in gigante davanti a lui e Reiner, ma altre gliele avevano inflitte i soldati quando li avevano picchiati e si sentiva in colpa per ogni segno che vedeva. Non c'era niente con cui specchiarsi ma aveva la sgradevole impressione che fosse messo peggio di lei e non le andava giù. Aveva perso il conto delle volte che gli aveva detto di smettere di difenderla, visto che era capacissima di farlo da sola, ma mettersi in mezzo davanti ai demoni di Paradis era anche più pericoloso di quando lo faceva a Marley. Possibile che non capisse di lasciarla combattere da sola, come avevano sempre insegnato a tutti loro nel Corso Cadetti?

«Grazie, Gabi» la interruppe Falco dopo un po', bloccandole la mano con le guance arrossate all'ennesima volta che passava il fazzoletto nello stesso punto. Non che gli dispiacessero le sue cure ma iniziava a fargli male e la sua espressione strana lo metteva parecchio a disagio. Che anche lei avesse paura di perderlo, anche se probabilmente non gliel'avrebbe mai detto?

Con suo grande sollievo, la vide alzare gli occhi verso di lui con aria sorpresa prima di realizzare che la stava ancora tenendo.

«Hai fatto lo stesso per me» borbottò imbarazzata, distogliendo subito lo sguardo mentre si liberava con uno strattone.

Calò il silenzio mentre Gabi rimetteva a posto la scodella che si era portata dietro per medicarlo e Falco, dopo un attimo di esitazione, decise di seguirla per bagnare di nuovo il suo fazzoletto e passarlo all'amica, che lo prese con un sospiro. L'acqua fresca, se non altro, avrebbe diminuito un po' bruciore e fastidio ed entrambi si sedettero a terra per poterla raggiungere più comodamente all'occorrenza.

«Che dici, proviamo a mangiarne un po'?» chiese il bambino, accennando alla zuppa.

«Non possiamo fidarci del nemico» rispose Gabi con la fronte aggrottata. Iniziava ad avere fame, in realtà, ma non voleva comunque rischiare. Per quel che ne sapevano, in quelle scodelle poteva esserci di tutto ed era già stato un rischio prendere l'acqua.

«Se avessero voluto farci del male, l'avrebbero già fatto. Che bisogno avevano di avvelenare il cibo?» le fece notare Falco, rendendosi però conto da solo che Marley era solita fare ben di peggio.

«Non possiamo più fidarci nemmeno di Zeke... figuriamoci dei demoni dell'isola!» disse tristemente l'amica, ripensando all'incontro sul dirigibile con quel traditore. Chi avrebbe mai pensato che proprio lui si fosse venduto al nemico per chissà cosa?

«Già...» mormorò l'altro con un sospiro, riprendendo a guardare fuori dalla piccola finestra della loro cella, ovviamente chiusa con delle solide sbarre. Il profumo della zuppa era piuttosto invitante, in realtà, ma forse Gabi aveva ragione a voler essere prudente e di certo non poteva mangiare davanti a lei, rischiando addirittura di metterla in pericolo se si fosse sbagliato.

Dovette passare parecchio prima che decidessero di scambiarsi di nuovo qualche parola ma entrambi erano grati, in fondo, di essersi cacciati insieme in quell'enorme guaio. Al momento non vedevano vie d'uscita, ma qualcosa si sarebbero inventati, e di certo la presenza dell'altro li avrebbe aiutati a non impazzire.


Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per aver letto anche la seconda versione del prompt! Non so voi, ma a me piacciono molto Gabi e Falco e spero di aver reso loro giustizia con questa storia. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. <3

A tra poco con la prossima storia, spero!

Un bacio,

Ellygattina

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Capitolo 3
*** Storia 3: Saette ***


Storia 3: Saette

Al piccolo Armin non erano mai piaciuti i temporali, e quando quella notte un tuono lo svegliò di soprassalto, non riuscì a trattenere un lieve lamento mentre si rannicchiava il più possibile sotto la coperta. Aveva il sonno particolarmente leggero da quando aveva perso anche il nonno e l'idea che non ci fossero più adulti pronti a rassicurarlo non lo aiutava per niente a rilassarsi. Una parte di lui sapeva che non c'era motivo di aver paura, ma non poteva farci niente.

«Armin» si sentì chiamare piano poco dopo, irrigidendosi per lo spavento e l'imbarazzo di essere stato scoperto.

«Eren? Scusa, non volevo svegliarti» mormorò in risposta, vergognandosi come non mai.

«Va tutto bene?» domandò l'amico preoccupato, sollevandosi un po' per cercare di vederlo meglio alla luce accecante dei lampi sempre più frequenti.

«S-sì» esalò Armin spaventato, augurandosi per un attimo che il sussulto nella sua voce all'ennesimo tuono l'avesse percepito solo lui.

«Sicuro? A me puoi dirlo se qualcosa non va» insistette Eren poco convinto, appoggiandogli istintivamente una mano sulla fronte per sentire la temperatura. L'amico si ammalava spesso e non poter più chiedere a suo padre in caso di bisogno lo preoccupava sempre. Dove mai poteva essere sparito in un momento così delicato?

«Non preoccuparti, sto bene» rispose Armin con voce tremante, sforzandosi di restare impassibile ad ogni tuono e bagliore.

«Ora ho capito! Hai paura dei temporali?» disse poco dopo Eren, soddisfatto della sua intuizione, cercando invano il suo sguardo per avere la conferma.

«N-no...» provò ancora a negare il biondo, senza però riuscire a trovare un'altra scusa valida per il suo comportamento.

«Non c'è niente di male ad averne paura. Anche a me non piacciono» disse tranquillo Eren, con la semplicità che solo un bambino potrebbe avere, e Armin si zittì, guardandolo sorpreso. Chi l'avrebbe mai detto che anche il suo migliore amico, così forte e coraggioso, avesse lo stesso problema?

«Secondo la mia mamma si fa così per far passare la paura» continuò poi il piccolo, con un leggero tremito nella voce al pensiero della donna e della sua orribile fine, attirandolo più vicino a sé per poterlo circondare con un braccio mentre il biondo arrossiva come non mai. Per fortuna era buio, ma passati i primi momenti di imbarazzo, Armin dovette ammettere tra sé che l'idea non era poi così male. Dalla finestra alle spalle dell'amico vedeva ancora lampi e saette, ma il battito del suo cuore vicino all'orecchio e quell'abbraccio affettuoso lo distraevano da luci e rumori improvvisi.

«Va meglio adesso?» chiese Eren dopo qualche minuto, capendo che l'altro si stava rilassando.

«Sì, grazie» sussurrò Armin con un lieve sorriso sulle labbra del tutto invisibile ma il bambino dagli occhi verdi immaginò lo stesso che ci fosse e si sentì stranamente bene all'idea.

Pochi secondi dopo il biondo si irrigidì di nuovo per un attimo, ma lo informò subito, con evidente sollievo, che era solo Mikasa, che nel sonno l'aveva abbracciato a sua volta da dietro mormorando qualcosa, e ben presto anche loro due, cullati dalla vicinanza l'uno dell'altro, scivolarono ancora nel mondo dei sogni.



Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per aver letto anche questa storia! Spero vi sia piaciuta e di aver reso bene la scena e questi tre pulcini. Non so voi ma a me ispirano sempre tanto fluff, sopratutto da bambini. u.u

Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. <3

A tra poco con la prossima storia, spero!

Un bacio,

Ellygattina

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Capitolo 4
*** Storia 4: Complicità ***


Storia 4: Complicità

Si era creata da tempo una grande complicità tra Jean, Connie e Sasha ed era ormai una tradizione che gli altri due restassero il più possibile al fianco del compagno malato o ferito per assisterlo e tirargli su il morale finché non si fosse ripreso.

Quel giorno toccava a Jean, bloccato a letto con la febbre e decisamente irritato dopo una missione conclusasi sotto la pioggia, e gli amici, appena terminati i compiti assegnati dal capitano Levi, erano andati subito a trovarlo, incrociando Hange mentre usciva dalla stanza. Gli aveva appena portato la medicina e Sasha, ben sapendo quanto fosse amara, ringraziò mentalmente di essere passata prima nel magazzino per prendergli qualcosa di buono e sostanzioso. Lo faceva spesso quando qualcuno a cui teneva stava male ed era certa che l'amico avrebbe apprezzato.

«Prima o poi finirai davvero nei guai se continui così» la ammonì Connie preoccupato quando la vide estrarre dal mantello il suo bottino con aria da cospiratrice.

«Oh, finiscila. L'ho fatto per aiutare Jean e non mi sembrava ti fosse dispiaciuto tanto l'ultima volta» lo rimproverò lei, porgendo al malato qualche pezzo di carne secca. «Secondo mio padre, questa è ottima per recuperare le energie» spiegò poi soddisfatta, facendogli l'occhiolino, in risposta al suo sguardo poco convinto. In realtà non gli andava per niente di mangiare, ma cercò di sforzarsi un po' per non deludere Sasha. Sapevano tutti che rischiava molto per questa sua abitudine ed era il minimo che potesse fare per ringraziarla.

Ascoltando i due amici battibeccare come al solito, ne mandò giù a fatica qualche boccone, con un sorriso divertito sulle labbra, incoraggiato dalla ragazza, che di tanto in tanto si voltava verso di lui per controllare che non lo stessero disturbando troppo.

Quel giorno non riuscì proprio a finire tutto ma l'amica gli disse di non preoccuparsi mentre Connie lo aiutava a sdraiarsi di nuovo prima di appoggiargli sulla fronte un fazzoletto bagnato e raccomandargli di riposare.



Angolo autrice:

Ciao a tutti e grazie per aver letto fin qui! Spero vi sia piaciuta e di aver reso bene anche loro tre, visto che ho amato moltissimo il loro rapporto nella serie. Fatemi sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. <3

Per oggi le storie sono finite ma spero di riuscire a sviluppare presto anche gli ultimi prompt che mi mancano per finire la raccolta (nata, come già specificato, per la challenge “Secondary to whom?” del gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction, in cui vi invito a dare un'occhiata se amate questo genere ;) ).

Vi ricordo inoltre il mio gruppo facebook, principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online però, anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)

Un bacio e alla prossima!

Ellygattina

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