Someone you loved

di ScoSt1124
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Someone you loved



Stiles odiava traslocare. 

Spostarsi in generale era sempre stata una gran fatica per lui. Non tanto per quello che comportava lo spostarsi, valigie, saluti, lacrime, no quello non era mai stato un problema. 

Il problema vero era sempre stato il motivo per cui si spostava negli ultimi anni. In più lui era una persona abitudinaria, ogni minimo cambiamento gli creava scompiglio, faticava a gestirlo. L'unico viaggio che ricordava con piacere era stato quello per ritornare a Beacon Hills. Quello era stato il viaggio con la v maiuscola. 

Quello che gli aveva permesso di cambiare vita una volta per tutte, nonostante stesse tornando a casa, di lasciarsi tutto alle spalle. Con l'aiuto di suo padre si era deciso a vivere la vita in modo migliore e lui ne era felice, anche se aveva dovuto stringere i denti per quasi un anno prima di quel grande ritorno. Stiles aveva trovato una nuova vita, o forse era semplicemente la sua solita vita di sempre, ma con una nuova serenità, quello che gli era un po' mancato durante quegli anni a New York. 

Era cresciuto e le decisioni erano state sempre più difficili da prendere. Soprattutto negli ultimi anni in cui non poteva più decidere tutto da solo, doveva confrontarsi con la persona che amava di più nella sua vita. La persona che - quella vita - gliel'aveva cambiata, come se nulla fosse, un giorno d'autunno. 

Il fatto era che se ora si ritrovava a dover traslocare era per quella persona e sperava, con tutto sé stesso, che quella fosse la volta buona. Che le cose si sarebbero sistemate una volta per tutte. Che non ci sarebbe più stato nessuno trasloco. 

Quella volta sarebbero partiti per tornare a New York, lì dove tutto era iniziato e chissà forse anche dove Stiles avrebbe ritrovato il suo equilibrio e il suo sorriso attraverso quello della persona che amava di più. 

<<Amore, andiamo?>> era stata l'unica cosa che aveva detto, dopo aver aperto la porta della camera. 

Quello sarebbe stato l'inizio di una nuova vita. Ne era sicuro.



 

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


Capitolo uno



<<Amore, andiamo?>> Claudia aveva tirato su lo sguardo dal suo zainetto per poi guardare Stiles e sorridergli.

<<Sì, papà, sono quasi pronta>> aveva ribattuto mentre metteva le sue ultime cose a posto. Stiles non poteva chiedere altro nella vita. Sua figlia gli bastava.

<<Va bene. Ti aspetto in sala, poi andiamo a salutare il nonno e gli zii, okay?>> la piccola aveva sorriso per poi annuire.


*


Erano arrivati da suo padre poco dopo. Scott era già lì, mentre Lydia doveva ancora arrivare. Claudia era corsa ad abbracciare lo zio, il quale aveva ricambiato volentieri l'abbraccio prima di darle un bacio sulla guancia e dirle

<<Tesoro dello zio, sei pronta per il grande viaggio?>> la piccola si era allontanata dall'abbraccio e aveva risposto

<<Io sì, è papà quello agitato. Non ha dormito tutta notte>> l'aveva detto con sincerità.

Ed era vero.

Stiles non l'aveva fatto.

<<E tu come lo sai?>> Aveva chiesto Stiles. Non credeva l'avesse sentito, non voleva farsi scoprire. In quei giorni era preoccupato all'inverosimile. Ogni decisione che prendeva, ogni cosa che faceva lo portava sempre a dubitare. Non sapeva se quello che stava facendo era giusto. Andare a New York era già abbastanza per metterlo in crisi. C'erano troppe persone lì che non voleva vedere. Che poi… troppe… Erano semplicemente due. Ma se la prima era quasi certo che non si sarebbe nemmeno fatta viva dopo otto anni, della seconda era un po' in dubbio. New York era grande, però, giusto?
La cosa peggiore era che stava scegliendo della vita di sua figlia.
Claudia aveva accettato tutte le decisioni del padre, nonostante era la diretta interessata.
Si fidava di lui.

<<Fai più rumore del solito quando non dormi>> aveva ribattuto la piccola alzando le spalle.

<<Non dirglielo che si offende>> Scott l'aveva sussurrato all'orecchio della piccola, prima di riprendere a parlare con Stiles

<<Hai fatto una figlia troppo intelligente>> Claudia aveva riso e anche Stiles ci aveva provato, in qualche modo. La bimba aveva alzato le spalle per poi dire

<<Vado a cucinare con nonno>> e andarsene in cucina.

Stiles si era portato le mani alla testa e aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia mentre continuava a farle muovere. Scott gli si era avvicinato e gli aveva messo una mano intorno alle spalle.

<<Vuoi parlarne?>> aveva sussurrato.

<<Di cosa?>> Stiles si era girato a guardarlo, sapeva di cosa ma voleva la conferma, come se lo rendesse più reale.

<<A volte non so se ci sei o ci fai>> e infatti la risposta di Scott non aveva fatto sfuggire nulla.

<<Guarda che da adolescenti eri tu quello tonto, eh>> aveva risposto.

<<Sarà contagioso essere tonti>> Stiles dopo aver sentito quella frase gli aveva tirato una gomitata in pancia per poi tenersi il gomito dolorante.

<<Ahio, amico, ma cosa hai al posto della pancia?>>

<<Segreti mannari>> Si erano scambiati un lieve sorriso prima che Stiles rispondesse alla prima domanda di Scott.

<<È così piccola. Ho paura>> aveva solo otto anni. Doveva vivere una vita tranquilla e sapeva che sarebbe stato così non appena avessero risolto, ma aveva comunque paura. C'erano possibilità di complicazioni a cui lui pensava da quando l'avevano scoperto.

<<È da quando l'abbiamo scoperto che te ne fai una colpa, ma non lo è. Così come non lo era della madre>> e di chi doveva essere? Lui l'aveva concepita, per quanto fosse successo all'improvviso, era stato comunque lui a trasmetterle i geni da inutile umano.

<< Lascia stare Malia che di colpe ne ha abbastanza>> sì, non doveva nemmeno essere nominata. Meno la sentiva e meglio stava. Non che si facesse sentire, però proprio il fatto di nominarla solo gli dava i nervi.

<< Okay, lo so. Non era quello il senso>>
Era vero, Scott lo sapeva e Stiles aveva capito cosa voleva dire.
Non aveva più risposto perché era arrivata Lydia nel mentre.

<<Ehi, com'è che sono appena arrivata e già avete quei musi lunghi? Non mi aspettavo questa accoglienza>> li aveva notati subito, ma Scott aveva provato a non entrare di nuovo troppo in argomento.

<<Ma no, Lyds. Stavamo solo parlando della situazione generale>> era seduta anche lei accanto a Stiles.

<<Andrà tutto bene> gli aveva sussurrato lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.

<< Lo spero. Non ce la farei altrimenti>> se qualcosa fosse andato storto non se lo sarebbe perdonato mai. Le decisioni erano sempre spettate tutte a lui, se fossero state sbagliate?

<<Claudia mi sembra tranquilla, però>> aveva detto Lydia.

<<Lei sì, ha già preso in giro Stiles>> Scott aveva subito ricordato quello che era successo pochi istanti prima e la donna aveva riso

<<Adoro tua figlia, è la tua fotocopia nei tempi migliori. Non come ora che sei diventato musone>> gli aveva dato una leggera spallata.

<< Vorrei vedere te>> aveva risposto Stiles con la voce incrinata. La rossa si era avvicinata di più a lui e

<<Ehi, lo sai, questa è una cosa tanto grande e fa paura, nessuno sa come andrà e questo spaventa, ma troviamo una soluzione. Deaton mi è sembrato ottimista>> Stiles aveva risposto male, questo lo sapeva, solo che era troppo preoccupato per pensare alle risposte che dava. Con loro, ultimamente, non ci faceva mai caso. Per questo aveva tirato su lo sguardo e li aveva guardati per poi dire

<<Scusate. Grazie per il supporto. È solo che essere solo noi mi spaventa>>.

<<Qualcuno c'è ancora>> aveva detto Scott.
Stiles sapeva a chi si riferiva il moro e di certo non era Malia, quindi rimaneva solo l'altra persona. Ma non l'avrebbe mai fatto. Non gli avrebbe mai scritto. Specialmente viste com'erano andate le cose. Fortunatamente suo padre non gli aveva dato tempo di rispondere, era entrato in sala dicendo

<< Figliolo, se avrai bisogno ci sarò io>> detto questo gli aveva fatto segno che era pronto il pranzo. Si erano alzati tutti e tre ed erano entrati in cucina guardando Claudia già seduta a tavola.
Lydia e Scott erano stati la sua salvezza per molto tempo.


*


I saluti erano stati la parte più brutta. Suo padre gli aveva sussurrato un

<<Fate buon viaggio e scrivi quando arrivate>> Stiles aveva annuito per poi staccarsi dall'abbraccio e prendere in braccio Claudia che stava piangendo mentre salutava il nonno. L'aveva stretta forte a sé e le aveva dato un bacio sulla guancia mentre arrivavano alla macchina. La bimba si era staccata malvolentieri dal padre, ma l'aveva fatto. Stiles gli aveva allacciato la cintura e si era messo poi a sedere al suo posto, pronto ad accendere la macchina.

Erano in viaggio da un po' quando la piccola aveva preso a parlare

<<Papà, credi che avrò dei compagni di classe simpatici?>> Stiles aveva già trovato tutto. Un appartamento, la scuola dove sarebbe andata Claudia e un lavoro che gli permettesse di poter seguire anche la piccola. Su quello ci aveva pensato Peter, il nonno della bambina. Nonostante Malia fosse sparita dalle loro vite, Peter si era comunque sempre tenuto in contatto con Stiles e Claudia. Era andato più volte a trovarli a Beacon Hills. Peter, il padre di Malia, ci aveva messo poco a trovargli un lavoro nell'azienda di famiglia. Nonostante questo, i rapporti non erano comunque dei migliori. Stiles era sempre stato restio a dargli completa fiducia nonostante si fosse subito dissociato dalle idee della figlia e gli passasse qualsiasi cosa avessero come necessità. Il castano l'aveva guardata attraverso lo specchietto retrovisore per poi dirle

<<Non lo so, tesoro. Sicuramente ce ne saranno alcuni che ti staranno più simpatici di altri, un po' come era qui>> aveva visto la bimba storcere il naso a quell'affermazione

<<Un po' mi dispiace lasciare tutto a metà anno>> gli aveva confessato.
Stiles aveva sentito tutto il peso di quella decisione arrivargli addosso all'improvviso, senza che se lo aspettasse

<<Lo so, anche a me spiace che tu l'abbia dovuto fare>>.

<<Però starò meglio poi e torneremo qui dal nonno e dagli zii, vero?>> aveva ribattuto, convinta, Claudia.

<<Certo che sì. Ci stiamo trasferendo per quello>> Stiles aveva usato il suo sorriso migliore per risponderle. L'ultima cosa che voleva era che sua figlia percepisse tutta l'ansia che aveva accumulato in quel periodo, anche se era quasi sicuro che la parte mannara riuscisse a sentire le sue emozioni.
Quello che non credeva arrivasse in quel momento era quella domanda:

<<Quanto dovrò aspettare secondo te?>> soprattutto perché lui non sapeva rispondere e odiava non saperlo fare. Ora, invece, si trovava alle strette e aveva provato a cercare un'altra risposta, più incoraggiante, ma non c'è l'aveva fatta.

<<Questo non lo so>> aveva detto a malincuore.

<<Ti voglio bene, papà>> Claudia aveva sorriso verso lo specchietto sperando che il padre non solo la sentisse ma riuscisse anche a vederla e così era stato e le aveva sorriso di rimando mentre le rispondeva

<<Anche io, tanto>> nonostante sentisse le lacrime agli occhi le aveva chiesto

<<Ti va di dormire un po' mentre non arriviamo in aeroporto?>>.

Tornare a New York, forse, avrebbe creato più problemi di quello che pensava. 





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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


Note importanti:

  • La storia non segue il canon o meglio: c'è il sovrannaturale e tutti sono quel che sono anche all'interno del telefilm. Quindi Scott, Derek e Peter sono lupi mannari, Lydia una banshee e così via.
  • Stiles e Scott non hanno mai conosciuto Derek nella riserva a Beacon Hills. Tutto il passato si discosta quindi dalla serie. Motivo per cui, in alcuni casi, può essere che i personaggi risultino OOC.
  • Se qualcosa non è chiaro, chiedete pure. Buona lettura.



Capitolo due


Caos.

Se Stiles avesse dovuto descrivere quegli attimi, avrebbe sicuramente scelto la parola caos. Fortuna che erano arrivati a New York il sabato sera, in modo tale che avessero la domenica per sistemare un po' le cose e capire come muoversi. 

E invece no, il lunedì era arrivato e Stiles era riuscito a farsi prendere alla sprovvista. Per carità, era abituato a vivere nella confusione della sua testa, ma in qualche modo doveva organizzarsi. Forse era anche per quello che odiava fare viaggi e traslocare. Rompere i suoi schemi era difficile e ricomporli ancora di più. Claudia era già pronta da tempo e osservava il padre continuare a cercare qualcosa, anche se non capiva cosa. L'aveva sentito - poi - mentre iniziava a parlare dall'altra stanza << Okay, non facciamoci prendere dall'ansia. Le scarpe le hai messe? >> aveva chiesto fermandosi un attimo a guardarla. La bimba aveva sorriso prima di rispondergli << Sì, sei tu che sei in ritardo, papà. Se inizio così il primo giorno, la maestra non sarà contenta >> Claudia aveva già addosso anche  lo zainetto, mentre il ragazzo continuava a cercare chissà cosa.

<< Nessun ritardo, tranquilla >> aveva detto. Era fiducioso, la scuola non era troppo lontana da casa loro, solo che non aveva fatto il conto con il traffico di New York. La bimba gli aveva fatto notare che << Anche a Beacon Hills facevamo sempre tardi >> questo aveva attirato l'attenzione di Stiles che si era fermato a fissarla e << Questo non è ve-... Trovate! >> aveva urlato. Si era accorto solo in quel momento che le chiavi della macchina erano nell'esatto punto in cui l'aveva lasciate il sabato. D'altra parte dove dovevano essere? Sul mobile vicino alla porta, ovvio. Peccato che non le aveva viste per tutto quel tempo.

 

Erano arrivati a scuola di corsa, Claudia rideva perché il padre era convinto che fosse solo il primo giorno. Lei sapeva già che sarebbe finito così per tutto il resto dell'anno. Nemmeno si era pettinato, quello le faceva capire che nulla era cambiato. Alla fine si trattava sempre di suo padre, quello che nonostante a Beacon Hills abitassero dietro alla scuola, riusciva a farla arrivare tardi lo stesso. 

Si erano fermati davanti all'ingresso, Stiles si era messo all'altezza della piccola e << Allora, mi raccomando >> aveva iniziato. Claudia, però, non l'aveva fatto finire di parlare che << Sì, sto attenta, non disturbo e se non sto bene ti faccio chiamare >> Il castano aveva sorriso e le aveva lasciato una carezza sul viso << Ormai sei bravissima >>. La bimba aveva alzato le spalle per poi rispondere << Mi ripeti le stesse cose da quando ho iniziato ad andare a scuola >> Stiles si era messo a ridere per poi dire << Hai ragione, meglio di più che di meno. Ci vediamo pomeriggio >>. L'aveva poi stretta in un abbraccio prima di lasciarla alla maestra. 

 

*

 

Aveva paura, Stiles. Ne aveva anche tanta, ma non poteva farci molto. Doveva solo aspettare e sperare che andasse tutto bene. Sperava che Cludia si trovasse bene - passare da una cittadina a una grande città era molto - e che andasse tutto per il meglio. L'aveva messo in conto, ne avevano anche parlato assieme. Avevano sempre preso le decisioni assieme. La maggior parte di esse riguardavano lei, e Stiles - nonostante sapesse che era troppo piccola - voleva che partecipasse e che fosse presente nelle decisioni. Questo, tuttavia, non lo faceva stare più tranquillo, anzi. Dover spiegare tutto, per filo e per segno, ad una bambina di otto anni, non era semplice ma lui cercava di farlo nel miglior modo possibile. Insomma, come spieghi a tua figlia che i mostri sono reali? Che fanno parte della vita ma che loro sono buoni, che quello che succede una volta al mese non è un male. Certo, se fosse una situazione normale forse sarebbe anche stata più semplice ma la famiglia Stilinski non si faceva mai mancare nulla.

Era arrivato a lavoro di corsa, ovviamente.
Il primo giorno di prova.
Sì, un po' si sentiva tutelato visto che l'azienda era di quello che sarebbe dovuto essere suo suocero, ma comunque non era un buon motivo. Quando all'ingresso aveva detto chi era, la persona che l'aveva accolto aveva storto un po' il naso per poi accompagnarlo verso un ufficio. Aveva bussato alla porta e << Capo, c'è quello nuovo >> aveva detto. La persona seduta dietro la scrivania si era alzata e gli aveva fatto cenno di seguirlo mentre gli spiegava le principali regole << Questo è il suo ufficio. Lo dividerà con Hale, quando tornerà >> aveva detto poi mentre si fermava alla porta e la apriva. << In che senso, scusi? >> aveva chiesto ingenuamente Stiles. 

<< Stamattina è a fare una commissione. Tornerà tra poco. Se ha bisogno di qualcosa potrà chiedere a lui, sarete una specie di team >> gli aveva fatto sapere quello che era il suo superiore. 

<< Sì, no, cioè, aspetti un attimo. Per Hale intende Peter, vero? >> si era affrettato a chiedere Stiles. L'altro si era messo a ridere e aveva scosso la testa per poi dire << Primo giorno e credi di lavorare col grande capo? Va bene che sei raccomandato ma così è un po' esagerato >>. Era rimasto a bocca aperta mentre si sedeva davanti a quella che - per i mesi successivi - sarebbe stata la sua scrivania mentre guardava l'uomo davanti a lui andarsene non prima di averlo richiamato << Ah, Stilinski… >> il castano aveva alzato di nuovo lo sguardo per poi chiedere << Sì? >>

<< Veda di non fare errori. Le ricordo che è ancora in prova, nonostante sia raccomandato >> Odiava quella parola e odiava esserlo. Lui non avrebbe mai accettato se non fosse stata l'unica soluzione per stare a New York senza problemi.

Odiava ancora di più il suo collega. Quello, tuttavia, era un dato di fatto. Purtroppo quando Peter gli aveva offerto il lavoro, sapeva già che sarebbe andata a finire in quel modo. Non aveva potuto rifiutare. Non aveva altre soluzioni in quel momento, più avanti forse. Il bene di sua figlia doveva essere messo avanti al suo e andava bene così.

Si era pentito, di ogni sua scelta, quando l'aveva visto entrare. Il fatto era che in quegli otto anni era diventato ancora più figo e a lui, la cotta, non era passata manco per nulla. Però lo odiava, l'aveva già detto che l'odiava?

 

Il moro l'aveva guardato sbalordito, non si aspettava di trovare proprio lui come suo nuovo collega << Non ci credo. Proprio tu come collega >> Aveva esordito così, senza nemmeno aver chiuso ancora la porta.

<< Simpatico come sempre, Hale >> il castano si era sistemato meglio gli occhiali mentre ribatteva, sapeva come farlo. 

<< Idiota come al solito. Che ci fai qui? >> Derek era andato subito al dunque mentre si avvicinava al collega. Quest'ultimo aveva alzato lo sguardo verso il moro e aveva sfoderato il sorriso più finto che potesse fare, prima di dire << Ci lavoro? Tu che dici? >>. Sì, questa era e sarebbe stata l'unica cosa che gli avrebbe detto in quel momento. Non si vedevano da otto anni e lui non aveva nessun diritto di sapere. O forse sì, ma in quel caso ci avrebbe pensato qualcun altro a dirglielo. 

<< Non ti ricordavo così acido >> aveva risposto il moro. Sì, Stiles era sempre stato disponibile con lui ed era uno di quei ragazzi che sorrideva sempre a meno che non ci fosse qualcosa sotto. Poi le cose erano cambiate, la leggera simpatia si era tramutata in amicizia, almeno così credeva finchè non era successo quello che era successo. 

<< Sì, beh, le persone cambiano, a differenza tua >> aveva poi risposto, lanciando una frecciatina. 

<< Saccente come sempre, vero? Chi ti dice che non sono cambiato? >> 

<< Non ho ricevuto chiamate, dò per scontato che non l'hai fatto >> Stiles era andato subito al dunque, perché sì: lui - in otto anni - non aveva ricevuto nemmeno una chiamata da lui. Nulla di nulla. 

<< Lavora, che è meglio >> non era riuscito a rispondere in nessun altro modo. << Scordati di darmi ordini, Hale >> Derek aveva alzato gli occhi al cielo mentre si sedeva. La verità era che non aveva un modo diverso per rispondere. Sapeva di essere nel torto in quel momento, lo sapeva. 
 

Stiles non aveva perso un secondo di più per scrivere a Scott, una volta uscito da lavoro. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe impazzito. 
 

(16:15) Indovina chi è il mio collega. Quello che divide l'ufficio con me. SS

(16:18) Non ci credo. SM

(16:20) Credici. SS

(16:21) Sei sfigato, amico. SM
 

Sì, lo era, assolutamente. Scott aveva ragione. Alla fine poteva capitargli chiunque e invece… 

Invece no, Peter aveva sicuramente pensato che fosse un valido aiuto avere in ufficio qualcuno che conosceva. Ci aveva anche pensato durante il viaggio che quello poteva essere uno scenario possibile, ma l'aveva anche cacciato dalla testa appena era arrivato, come si caccia via il pensiero più brutto. 
 

(16:23) Quanto cazzo è grande New York? Possibile che nessuno possa lavorare con me che non si chiami Hale? SS

(16:23) Questa è la parte in cui ti ricordo che lavori per la Hale industries? SM

(16:25) Idiota, lo so. SS

 

Era uscito di lì con in testa una confusione allucinante, non sarebbe resistito molto. Lo sapeva. 

 

(16:27) Pensa che è solo il primo giorno. SM

(16:27) Quando ti ho detto che qualcuno ce l'avevi non pensavo lo ritrovassi così nell'immediato. Anzi, speravo fossi tu a scrivergli dopo anni. SM

(16:28) Lascia perdere, non ho comunque intenzione di dirgli nulla. Basta che non trovo qualcun altro o che non me ne parli lui. SS

 

Già, alla fine, su Derek, poteva anche passarci sopra. Su qualcun altro proprio no. Non avrebbe resistito nemmeno se gliene avesse parlato qualcuno. Aveva sempre mantenuto la calma per non far pesare troppo la situazione a Claudia. Aveva accettato di far restare Peter nella vita della bimba, ma ora era troppo. 

 

(16:31) Non si farà vedere. Claudia come sta? SM

(16:34) Bene, stasera ti chiamiamo. Domani andiamo dall'emissario amico di Deaton e vediamo. Ti lascio ora, sta uscendo da scuola. SS

(16:34) Okay, a dopo. SM

 

Stiles aveva chiuso il telefono e l'aveva messo in tasca mentre alzava lo sguardo per cercare la sua piccola tra tutti i bambini nel cortile. 

La bimba si era staccata dalla fila non appena l'aveva visto e gli era saltata addosso. Il castano l'aveva presa in braccio e l'aveva stretta a sé, dandole un bacio sulla guancia. 

 

Loro due si bastavano. 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre ***


Stiles si chiedeva, davvero, cosa avesse fatto di male nella vita precedente per essere in quella situazione, in quel momento. Doveva sicuramente aver fatto qualche torto a qualcuno. Già per avere in ufficio Derek doveva aver fatto qualcosa, figurarsi poi se ci provava con lui. Perché sì, non era possibile che continuava ad insistere senza che ci stesse provando. 

<< Stasera sei libero? >> aveva esordito così quella mattina. Né ciao, né niente. Dritto al punto che gli faceva più comodo. 

Stiles non ci aveva pensato due volte a rispondere un secco << No >> che non ammetteva replica. Anche perché Derek non era mai stato uno che invitava o che si avvicinava lui. Sicuro c'era sotto qualcosa. Era quasi sicuro che non fosse cambiato nulla, cercava sempre e solo il suo interesse. Il moro aveva fatto un leggero << Mh >> mentre si avvicinava alla scrivania del più piccolo. 

Stiles aveva tirato su la testa prima di rispondere << Che vuoi? >> e il sorriso più finto che avesse mai fatto. 

<< Domani? >> il moro insisteva, non voleva accettare un no come risposta. 

<< Sono occupato >> il fatto era che anche Stiles era più fermo che mai, non avrebbe ceduto. Non gli avrebbe detto sì. La sua cotta sarebbe rimasta inascoltata, o almeno ci avrebbe provato. 

<< Tutte le sere? >> aveva chiesto poi e la risposta secca non era tardata ad arrivare: << Sì >>. Era stato in quel momento che aveva capito di doverci rinunciare, così si era allontanato dalla scrivania del riccio ed era tornato alla sua. Ovviamente non prima di girarsi, guardarlo in faccia e << Dov'è finito il ragazzino logorroico che mi sbavava dietro? >>

<< Si cresce >> aveva detto freddo, voleva distaccarsi. Non voleva finirci dentro di nuovo e soprattutto non poteva. Aveva una figlia a cui pensare. 

<< Deduco che hai trovato qualcun altro >> Stiles l'aveva fulminato prima di dirgli << Sì, di otto anni, ma questo lo sai >> era così che aveva concluso la conversazione, almeno per quel momento. Derek non aveva più trovato qualcosa per ribattere. Davvero, non capiva quale problema avesse il moro, come se non lo sapesse. Come se potesse essere logico che si fosse trovato qualcuno. Di certo non collegava il cervello quando parlava. Stiles si era ricordato che, in effetti, raramente lo faceva almeno in quegli anni in cui si frequentavano, soprattutto con lui. Nessuno dei due sapeva nulla dell'altro in quel lasso di tempo in cui non si erano visti, quindi di quello non poteva fargliene una colpa, lui era nel torto allo stesso modo. Solo di quello, però. Per il resto, invece, poteva scriverci un libro.

 

Stiles non aveva aspettato molto per mandare un messaggio a Scott. Peccato che se sapeva come sarebbe andata a finire, forse non l'avrebbe fatto proprio.

 

(11:58) Ci prova pure, capito? È diventato un pallone gonfiato, ecco che. SS

 

L'aveva scritto di getto, senza pensarci troppo. Scott ci aveva messo un po' a rispondere, rispetto al solito, per quello Stiles non si era accorto subito che…

 

(12:16) Chi? SM

 

(12:18) Secondo te? SS

 

(12:23) Chi ci prova con chi? LM

 

Che aveva scritto sul gruppo in cui c'era anche Lydia. Non che volesse tenerglielo nascosto, però dirlo anche a lei avrebbe reso quel casino troppo reale.

 

(12:25) Merda… SS

 

(12:25) Eh, già, fratello. Sei sul gruppo. SM

 

(12:31) Menomale, direi. Non mi dici mai nulla, Stilinski. Avanti, sputa il rospo. Neanche una settimana e già qualcuno ci prova? LM

(12:34) La cintura di castità ce l'avevi solo a qui, insomma. LM

 

Forse era proprio questo che voleva evitare: essere due contro uno con le spalle al muro. A dirla tutta, avevano anche abbastanza ragione. Da quando era nata Claudia non aveva più pensato alla sua vita sentimentale. Aveva chiuso baracca e burattini e aveva pensato solamente a lei. Sì, era capitato che avesse qualche storiella da una notte e via, ma era solo sesso. Non era per nulla semplice rimettersi in gioco quando stai crescendo una figlia da solo e di certo non puoi portare a casa gente come se nulla fosse. Per non parlare della faccia di chi ti sta di fronte quando dici di avere una figlia. Quindi lasciava sempre perdere tutto.

 

(12:35) Piantatela. SS

 

(12:45) Perché? È così divertente. LM

 

(12:47) No. E comunque è Hale. Quindi nessuno. SS

 

(12:51) Hale, Hale? LM

 

(12:51) Chi se no? SS

 

(12:52) Comunque essere un ragazzo padre non implica smettere di avere una vita sessuale. LM

 

(12:57) Che ho fatto di male per sbagliare chat stamattina? SS

 

Ecco, se lo stava davvero chiedendo. Magari se avesse scelto un momento migliore della giornata avrebbe anche cercato di dileguarsi da quella situazione, ma purtroppo così non era stato.

 

(13:01) Non dirmelo sarebbe stato qualcosa di male. Anche se poi l'avrebbe fatto Scott perché non mi sa mentire. LM

 

(13:02) Ehi! SM

 

(13:05) Ho finito la pausa pranzo. Devo riprendere a lavorare. CIAO. SS

 

(13:07) Seh, seh, scappa. Buon lavoro. LM

 

(13:08) <3 SS

 

Stiles non era mai stato tipo da smancerie eccetto che con sua figlia o quando voleva chiudere conversazione, per quello aveva optato per un cuore per finire la discussione, sperando fosse abbastanza e che finisse lì. Si era rimesso a lavoro poco dopo, non dando nessun tipo di attenzione al moro, almeno fino a che quest'ultimo non si era avvicinato di nuovo.

<< Okay, sarò chiaro. Voglio solo parlare >> aveva esordito così, segno che non aveva proprio dimenticato nulla, anzi era di nuovo pronto a tornare alla carica. Aveva sussurrato anche un << Ti devo delle scuse >> che il castano aveva fatto finta di non sentire. Lui non poteva farcela a sostenere di nuovo quell'argomento. Non capiva perché doveva insistere, così gliel'aveva chiesto << Perché insistito? >> alzando leggermente la testa dal foglio su cui stava scrivendo e togliendosi gli occhiali.

<< Dividiamo l'ufficio >> Aveva solo detto ciò. Tuttavia, ci aveva pensato il castano a farlo tornare alla realtà.

<< Abbiamo seguito gli stessi corsi in università. Eri il mio migliore amico qui. Accidentalmente sei anche il cugino della madre di mia figlia. Purtroppo, aggiungo. Direi che è abbastanza e ci possiamo fermare qui perché tutto il resto che c'è stato è passato >> Era stata come una secchiata di acqua fredda per Derek, ma era stata necessaria. Stiles non ce la faceva ad andare avanti, era scoppiato. Possibile che continuasse a fare finta che nulla fosse successo? Possibile che continuava ad andare avanti come se fossero ancora i ragazzini dell'università? Troppe cose erano cambiate da quel periodo e loro non erano più quelli di un tempo. Stiles ne era sicuro di questo. Lui era cambiato radicalmente in quegli otto anni.

<< Sono passati dieci anni, Stiles. E otto da… >> Derek aveva bloccato la frase. Improvvisamente aveva capito e si era dato anche mentalmente dell'idiota. Stiles non aveva aspettato oltre e aveva preso a parlare subito approfittando del silenzio del moro << Ecco, ti sei risposto da solo >> quello che non poteva sapere però era che Derek, in quel momento, si era sentito davvero in colpa.

 

*

 

Stiles stava aspettando Claudia all'uscita da scuola. I primi giorni non erano andati molto bene, faceva fatica ad entrare in contatto con gli altri soprattutto perché era molto più matura dei ragazzini della sua età. Avere anche un anno in più non la aiutava.

Stranamente, però, Stiles l'aveva vista più tranquilla mentre usciva. Anzi, stava anche parlando con un bambino prima di vedere il padre.

Era corsa verso di lui senza perdere altro tempo e gli si era lanciata tra le braccia. Stiles l'aveva stretta a sé prima di dirle << Tesoro, ehi, com'è andata oggi? >> facendole un sorriso e lasciandole un bacio sulla guancia.

<< Bene, papà. Ho fatto amicizia con un bambino >> si era affrettata a rispondere. Il ragazzo - a quelle parole - si era lasciato andare e si era tranquillizzato un po' << Davvero? >> le aveva poi chiesto mentre la metteva giù e la prendeva per mano << E come si chiama? >> aveva continuato a chiederle.

<< Robert, ma gli ho chiesto se lo posso chiamare Rob >> vederla sorridere era la cosa migliore che gli potesse succedere durante la giornata. Sembrava quasi scontato, ma viveva per quei sorrisi. Stiles non ci aveva messo molto a risponderle << Bel nome, ti sta simpatico? >>

<< Direi di sì. In questi giorni non c'era, per quello non l'avevo conosciuto. È il mio compagno di banco >> Si era ritrovato a pensare che doveva ringraziare questo Robert quando l'avrebbe conosciuto perché sua figlia non era mai stata così di buon umore da quando erano arrivati a New York.

<< Come ti sei sentita oggi? >> le aveva poi chiesto mentre salivano in macchina.

<< I compagni di giù mi mancano, però aver conosciuto Rob mi ha fatta star bene oggi >> Stiles aveva sorriso ancora di più a quell'affermazione. Almeno quei giorni a scuola li avrebbe passati serena e questo significava davvero tanto. 

Lo stesso, tuttavia, non si poteva dire di lui a lavoro. Lui non li avrebbe passati serenamente, proprio no. Ne era già quasi convinto.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro ***


Note: da questo capitolo in poi ci saranno dei flashback per far capire cosa è successo in passato. Saranno divisi da due asterischi all'inizio e alla fine. Non saranno in ordine cronologico ma saranno richiamati da qualcosa presente nella linea temporale del presente.
Buona lettura e grazie se siete arrivati fin qui.





Dopo una settimana passata lì, Stiles non si aspettava proprio quella domanda. Lui era e continuava ad essere arrabbiato con Derek, dai tempi dell'università. Lavorare con lui - in quei giorni - non gliel'aveva fatta passare. Portava anche rancore, ma per la sua sanità mentale aveva cercato di essere sempre cortese e non tirare fuori cose successe anni prima. 

Non poteva nemmeno permetterselo visto tutte le cose a cui doveva pensare. Quindi aveva semplicemente lasciato scorrere tutto, le battute del moro, il suo continuo provarci - come se potesse cancellare tutto quello che era successo tra di loro in passato - e persino il suo atteggiamento, come a volersi avvicinare di nuovo a lui. 

Su una cosa però non poteva lasciare scorrere: quando mettevano in mezzo sua figlia, non poteva proprio passarci sopra. Anche se Derek l'aveva sussurrata quella domanda, quasi a voler entrare in punta di piedi - per la prima volta da quando si erano rivisti - nella vita del più piccolo.

<< Come sta Claudia? Peter mi ha detto che siete qui per lei >> ed era vero, Derek l'aveva sentito da suo zio e si era anche sentito un verme a vedere la faccia che aveva in quel momento. Non aveva mai tirato su lo sguardo verso di lui. Stiles sapeva anche che Derek capiva qualsiasi emozione provasse in quel momento e solo per quella volta era contento. Contento che riuscisse a sentire quello che provava, perché sì, aveva sempre odiato quel potere lupesco. Non era possibile nascondere nulla a loro. Nei periodi peggiori non poteva far finta di nulla. Dopo essere tornato a Beacon Hills, Scott non l'aveva neanche sentito parlare che aveva capito.

Per quello Stiles non ci aveva messo molto a ribattere, anzi. Aveva usato anche un tono abbastanza duro << Non vedo perché ti interessi. Soprattutto ora, visto che hai passato una settimana a provarci con me senza mai porti il problema >> non gliele aveva di certo mandate a dire. Derek aveva alzato lo sguardo verso il collega e << Scordati che ci provi con te >> aveva detto con tono fermo. Stiles aveva fatto un sorrisino ironico, seguito da uno sbuffo, figurarsi se lo ammetteva. Il moro poi si era avvicinato a lui prima di dire << Lo so, Stiles. Non pensavo ti fossi trasferito per lei >> il castano aveva scosso la testa prima di dire << Fortuna che te ne sei accorto, anzi che Peter ti abbia aperto gli occhi >> Derek aveva abbassato di nuovo lo sguardo. Aveva iniziato poi a dire << Senti… so di essermi più fatto sentire in questi anni ma- >> Stiles aveva alzato di nuovo lo sguardo e << Evita, tanto non sei tu la parte peggiore della famiglia >> gli aveva detto secco. Non avrebbe aggiunto altro. Lui non avrebbe detto nulla.

<< In che senso? >> Il moro l'aveva chiesto con sincerità, ma Stiles non poteva credere che fosse vero quello che stava pensando. Per quello aveva detto << Dovresti saperlo, no? >>. Quello che non si aspettava, però, era ricevere quella risposta << Io non so che fine abbia fatto >>. No, non se lo aspettava minimamente. Non credeva nemmeno che le cose tra loro potessero finire così, non per come si ricordava essere il loro rapporto. 

 

(11:12) Non vede Malia da anni. SS

(11:53) Questo ti fa stare meglio? SM 

 

Sì, decisamente. Solamente perché non correva il rischio di trovarsela davanti da un momento all'altro. Sapeva che non aveva più legami con suo padre, almeno da quanto diceva Peter, ma già all'epoca andava male con lui. Con Derek, invece, erano sempre stati assieme. Vivevano quasi in simbiosi ai tempi dell'università, quindi credeva che in qualche modo lei si facesse sentire almeno con lui. E invece non era così. 

 

(12:09) Diminuisce la probabilità che me la ritrovi davanti. SS

(12:13) E Derek? SM

(12:15) Il passato resta nel passato. E lui fa parte del passato tanto quanto Malia, né più né meno. SS

(12:18) Okay. SM

 

Scott non aveva insistito, non era il momento migliore per farlo e Stiles era convinto delle sue idee. Quindi meglio evitare. 

 

**

 

Stiles non ci stava capendo niente. Non potevano strutturare gli edifici con un ordine logico? In più perché diamine aveva accettato di farsi vendere i libri da un ragazzo che doveva andare a cercare in altri dipartimenti solo perché aveva cambiato facoltà. Poteva benissimo dirgli che si sarebbero visti alla loro, e invece… 

Invece, ora, si ritrovava davanti alla cartina per cercare di capirci qualcosa. Almeno fino a che non aveva sentito un << Ragazzino, ti sei perso? >>. 

Stiles si era guardato un attimo in giro prima di chiedere << Chi? Io? >>

Il ragazzo davanti a lui aveva solamente alzato le sopracciglia come per indicare qualcosa di ovvio. Stiles era rimasto sorpreso, in fondo era uno sconosciuto, cosa gli importava? Così aveva risposto un << Bel gioco di sopracciglia, davvero >>. Bel gioco di sopracciglia? davvero? Stiles si era dato mentalmente dell'idiota perché non poteva fare altrimenti. Dai, da dove gli era uscita quella risposta?

Il ragazzo moro - davanti a lui - gli aveva  fatto notare che << Se smetti di fissarmi, magari. Non è colpa mia >> e Stiles aveva capito qual era il problema. 

<< Nemmeno mia, se stai davanti alla cartina >> non ci aveva messo molto a ribattere. 

<< Quindi ho ragione... Ti sei perso >> aveva risposto l'altro alzando nuovamente le sopracciglia. 

<< No, cerco il dipartimento di scienze naturali >> Ecco, non si era perso, non si era ancora nemmeno orientato e non aveva ancora visto dov'era. Il moro, nel mentre, si era girato verso la ragazza accanto a lui e aveva chiamato la sua attenzione << Mal, cerca il tuo dipartimento >>.

<< Chi? >> aveva chiesto la ragazza prima di guardarlo e << Ciao >> per poi girarsi di nuovo verso il moro e dirgli sottovoce <>

<< È una matricola, gli do fastidio apposta >> aveva ribattuto il moro alla ragazza.

Stiles l'aveva trovata simpatica quasi quanto lui, così aveva risposto un acido << Non credevo di avere la forma di un sasso e nessuno ti ha detto che sono una matricola. Sarà meglio che vada >> detto questo si era allontanato dai due, fino a quando non aveva sentito il ragazzo richiamarlo << Ehi, fermati. Ti ci accompagno >>.

Se l'era ritrovato accanto poco dopo << Non credo che la tua ragazza sia d'accordo >> gli aveva fatto notare Stiles. Il moro aveva alzato di nuovo le sopracciglia prima di dire << Chi? Mia cugina? Lasciala stare, oggi ha la luna storta >>. 

<< Ah >> Non aveva ribattuto altro. Perché, insomma, non poteva mica far notare che il giorno dopo c'era la luna piena. Non avrebbe avuto nessun senso per loro. Con Scott era abituato a far battute del genere, solo che probabilmente a New York - il soprannaturale - non era così presente e lui voleva starci lontano. Si era rigirato a guardare la ragazza e in effetti non ci aveva fatto caso, ma si assomigliavano parecchio. Forse per il taglio degli occhi, anche se lui li aveva verdi e lei castani. 

 

**


Stiles ci aveva pensato un po' prima di dirglielo. Tanto l'avrebbe comunque scoperto da Peter, tanto valeva parlargliene, anche se non se lo meritava. 

<< Siamo in attesa che ci chiami un emissario, comunque >> aveva detto all'improvviso. Derek aveva tirato su lo sguardo e << Hanno trovato u- >> Stiles non gli aveva chiesto quanto ne sapesse, da quando e né cosa sapesse perché altrimenti avrebbe peggiorato le cose scoprendo che nonostante tutto non aveva fatto nulla, non aveva neppure alzato il telefono, neppure un messaggio.

<< Non ancora, stiamo studiando dei libri, sta provando delle cose per vedere se posso aiutarla io in qualche modo, anche se sono solo uno stupido umano >> aveva optato, così, per una risposta il più possibile tranquilla. Sì, aveva sempre amato il suo essere umano, ma in quella situazione lo odiava con tutto se stesso. Da otto anni a quella parte era la parte che odiava di più di sé. Perché sì, se non fosse stato uno stupido umano forse non sarebbero stati in quella situazione, in quel momento.

<< Non è una colpa essere umani e lo sai, te l'ho detto più volte. Non ci sono soluzioni concrete? >> aveva chiesto Derek e la cosa più irritante era che sembrava davvero interessato. Era vero, gliel’aveva chiesto più volte, ma dov’era quando aveva bisogno di lui?

<< Deaton e l'emissario di qui stan valutando >> la voce di Stiles si era leggermente spezzata in quel momento. Derek aveva lasciato la sua scrivania e si era avvicinato al castano mettendogli una mano sulla spalla e <> Stiles si era scostato quasi subito da quel tocco. Voleva chiudere l'argomento. Non voleva parlare di Malia. Così era finito per tirarsi la zappa sui piedi con una frase che sarebbe stata la sua rovina << Sai qual è la cosa che mi fa più ridere? Che mi fidavo di te all’epoca, credevo nel nostro rapporto. Penso rientri anche questo nell'essere uno stupido umano >>.

<< Stiles… >> aveva risposto il moro. 

<< Evita >>.

<< Non- >>.

<< Evita, davvero. Son successe troppe cose nel mentre >> Non ne voleva parlarne, non voleva sentire più nessuna parola uscire dalla sua bocca. Doveva parlare con Peter. Non poteva continuare a stare lì. Né ad ingoiare bocconi amari pur di non mettersi a fare una scenata in ufficio.

<< No. Che tu ci creda o no, voglio sapere >> Stiles iniziava a credere che Derek era un caso perso, sul serio. 

Il vero problema era che, nonostante tutto, per quanto si ostinasse a ripetere che “il passato resta nel passato”, non poteva nascondere che un po’ gli facesse piacere che si interessasse. Ma ci dovevano davvero volere otto anni? Poteva accorgersene prima… Invece no.

<< Hai fatto tutto tu l'ultima volta, mi sembra >> aveva detto poi. Stiles aveva visto l’altro aprire la bocca per dire qualcosa, per poi vederlo richiuderla e tornare a sedersi alla sua scrivania.


Ovviamente quello che non poteva sapere era quello che stava per scoprire. 

Come sempre era fuori dal cancello ad aspettare la piccola Claudia, la quale ora gli stava correndo incontro insieme ad un altro bambino. 

<< Papà, lui è Rob! >> aveva detto velocemente la bambina. Stiles si era abbassato al loro livello e << Ciao, Rob, piacere >> gli aveva detto sorridendo. Claudia aveva sorriso prima di dire << Può venire a giocare con noi? >> e Stiles non aveva resistito, era una bella giornata e Claudia non sembrava troppo stanca, quindi aveva proposto << Volete andare al parco? >>. 

I due bambini erano entusiasti e avevano chiesto al ragazzo se poteva chiedere lui alla mamma di Robert se poteva andare con loro. Stiles si era avvicinato alla donna e << Salve, è lei la mamma di Robert? >> aveva una faccia molto familiare, l'aveva già vista. 

<< Sì, piacere, Pai- >> aveva capito. Sì, si ricordava. Il karma lo perseguitava. In fondo anche dell'iscrizione a scuola della bambina si era occupato Peter, di cosa si meravigliava?

<< Paige >> la ragazza l'aveva guardato un po' prima di dire << Ci conosciamo? >>.

<< Stiles, l'am-amico di Derek >> aveva tentennato sul “amico”. Si potevano davvero definire amici? Robert era intervenuto subito e sorridendo aveva detto << Conosci il mio papà? >> e Stiles aveva capito che forse non tutto era rimasto com'era otto anni prima. 

E forse quella era solamente la conferma che l'unica cosa rimasta uguale era la testa di Derek, quella non gliela cambiava nessuno. 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque ***


**

 

<< Paige, una mia amica, dà una festa. Vieni? C'è anche Malia >>. 

A Stiles non erano mai piaciute le feste. Odiava la confusione, la sua iperattività non faceva che dargli fastidio in luoghi affollati. Se poi erano tutte persone sconosciute, peggio ancora. Il problema vero - però - era che glielo stava chiedendo Derek e raramente riusciva a dirgli di no. Non aveva detto di no alle uscite con Malia, figurarsi ad una festa. 

Solo che ora se ne stava pentendo visto che si ritrovava ad essere terribilmente geloso del fatto che Derek stesse parlando con una ragazza, Paige - credeva si chiamasse - ed era la sua festa, quindi non vedeva perché non doveva parlarci. Sentiva proprio un leggero nervosismo salirgli addosso mentre li guardava parlare e guardava Derek ridere con lei. 

Non che potesse farci qualcosa, lui stava "uscendo" - per modo di dire - con Malia quindi non aveva proprio il diritto di dire nulla. << Stiles, andiamo a berci qualcosa, così la smetti di fissarli >> aveva detto la ragazza << Che? >> Stiles non pensava proprio di essere così palese. Voleva davvero bene a Malia solo che aveva difficoltà a dividere i sentimenti. Non poteva dire di essere innamorato di Malia, però provava qualcosa.

Qualcosa che sperava che un giorno potesse provare - anche in minima parte - Derek per lui. 

Invece continuava a farsi andare bene il loro essere "amici con benefici" come li aveva definiti il moro stesso. Almeno prima di buttarlo tra le braccia di Malia. 

 

**

 

Stiles non faceva altro che pensare a Robert. Non era possibile, dai. Avrebbe chiamato Peter. Era passato sul fatto che lo avesse messo in ufficio con Derek, ma sembrava volesse circondarlo. 

Aveva composto il numero - quella mattina - dopo aver lasciato Claudia a scuola. L'uomo aveva risposto dopo qualche squillo << Stiles, con qual buon vento. Dimmi tutto >>

<< Sul serio, Peter? >>

<< Cosa? >>

Stiles aveva sospirato prima di riprendere a parlare << Quando ho accettato il tuo aiuto, avevo detto niente Derek >>. 

<< Suvvia, Stiles, non essere drammatico >>

<< Non so nemmeno di cosa mi meraviglio, siete tutti uguali voi Hale >>

<< Così mi ferisci, Stilinski. Ah, ho visto che oggi finisci tardi, vado a prendere io la cucciola e passiamo un pomeriggio zio e nipote >> Non aveva avuto il tempo di ribattere che stava già parlando da solo. Sì, in quegli otto anni - Peter - non aveva mai usato la parola nonno. Diceva che era troppo giovane per essere definito nonno e che altrimenti nessuna si sarebbe interessata a lui e beh, il suo nome lo precedeva in fatto di relazioni. Lydia l'aveva persino definito "il diavolo con lo scollo a v" la prima volta che l'aveva visto. A Stiles non interessava poi tanto, importava solo che si comportasse bene con Claudia e che non le spezzasse il cuore come aveva fatto Malia con lui. Per il resto poteva farsi chiamare e chiamarsi come voleva. Tanto che Claudia lo chiamava comunque nonno e lui glielo permetteva. Solo a lei, ovviamente. 

 

Stiles non ci aveva messo molto a far notare la cosa a Derek. Era sempre distante, cercava di mantenere le distanze il più possibile perché non lo sopportava. Aveva odiato ogni sua decisione presa, un po' come quelle della cugina. Probabilmente era un difetto di famiglia quello di scappare davanti ai problemi. Il castano non ci aveva messo molto a formulare una frase, quando quella mattina era entrato in ufficio. << Non ti senti un po' un pezzo di merda? >> Derek l'aveva guardato perplesso prima di dire << Per? >> vista la faccia di Derek, qualcosa gli sfuggiva, ne era certo. 

<< Sei sposato e hai un figlio, e nonostante questo credo tu ci provi con me >> Stiles era stato fermo nelle sue affermazioni, anche se l'unica certezza che aveva era che Derek avesse un figlio perché poi non aveva prove né del matrimonio né del fatto che ci stesse provando. Un figlio però era già abbastanza, no? 

<< Non sembra stia andando bene. Comunque non sto con Paige >> la serietà con cui aveva risposto aveva fatto preoccupare il più piccolo. Da quando era tornato non aveva ancora sentito un tono così duro. 

<< Quindi spiegami, Robert da dove è uscito? >> 

Stiles aveva visto il maggiore incassare le sue parole. Per un attimo credeva quasi che si fosse sentito offeso da quella insinuazione. Almeno finché non aveva ribattuto << Penso di non doverti spiegare la storia delle api e dei fiori >>. 

<< Vaffanculo, Hale >> Stiles aveva ribattuto in modo diretto, non avrebbe detto altro, almeno fino a che non gli era venuto in mente che << Aspetta… Tu ci scopavi già >>

Derek aveva alzato le sopracciglia e improvvisamente anche la voce << Tu hai fatto una figlia con Malia, non vedo perché io non potevo scopare con Paige >>. Stiles sapeva che Derek non era quello, Derek non era così. 

<< Sei un pezzo di merda >> il castano l'aveva ripetuto, ancora una volta. Voleva farglielo capire. Fargli capire cosa provasse nei suoi confronti. Tutta la storia di Malia era stata colpa sua. Tutta. Escludendo la gravidanza ovviamente. 

<< Non avevamo obblighi >> e purtroppo aveva ragione. Non si erano mai dati un obbligo, anzi, Derek l'aveva respinto quando Stiles ci aveva provato a voler qualcosa in più. 

<< No, infatti sei sparito anche tu insieme a tua cugina >> Stiles non ne poteva più di quella conversazione. Fortunatamente in quel momento era entrato Peter insieme a Claudia, la quale gli era corsa incontro per salutarlo.

La piccola si era staccata dall'abbraccio dopo un po' e si era girata verso Derek, il quale aveva gli occhi lucidi. 

<< Papà, lui chi è? >> aveva chiesto poi. 

Derek si era avvicinato alla bimba e << Ciao, piccola. Sono Derek, il papà di Robert >> Stiles aveva dedotto che sapesse quindi. Dalla faccia che aveva doveva anche aver sentito il suo odore. Stiles si era spostato e aveva dato un bacio alla piccola prima di dirle di aspettare ancora con il nonno, che lui aveva le ultime cose da sbrigare e poi sarebbero andati a casa. La piccola gli aveva lasciato un bacio sulla guancia a sua volta per poi uscire dalla stanza. 

 

Nessuno dei due aveva detto più nulla. Stiles li aveva notati gli occhi di Derek, aveva notato quando si era girato dalla parte opposta e si era asciugato una lacrima scappata al suo controllo. Derek non era tipo da lacrime, non lo era mai stato. Non era nemmeno il tipo di persona che esternava i sentimenti. Non avrebbe proferito parola se prima non l'avesse fatto il moro. 

Non era passato molto, infatti, quando aveva ripreso a parlare << Sono stato in Messico, lo sapevi, credo sia l'ultima notizia che hai avuto su di me. Non sono sparito, ma non sapevo che Malia vi avesse abbandonato. L'ho scoperto solo quando sono tornato due anni dopo. Mi sono incazzato eppure sono stato un codardo anche io. Non ti ho scritto, non ho fatto niente. Mi sentivo in colpa perché è colpa mia quello che è successo, quello che ha fatto e mi ci sento tutt'ora. E vedere Claudia, sentire il suo odore è stata una pugnalata >> ed era vero, si sentiva terribilmente in colpa, Stiles lo poteva capire anche senza olfatto mannaro. L'aveva buttato lui tra le braccia di Malia, ne era consapevole. Lui gli aveva detto che poteva fidarsi, lui era passato dall'essere amico a fare lo stronzo, ai silenzi troppo pesanti per poi tornare a dire che ci sarebbe stato quando era nata la piccola. E poi? Poi dov'era finito? 

<< Non l'hai fatto, però. Direi che puoi smetterla di cercare scuse >> aveva ribattuto acido Stiles. Non era pronto a far cadere il muro che aveva messo tra di loro. 

<< Non sto cercando scuse, sto solo cercando di dire che mi dispiace. Tutto qui >> gli dispiaceva, era sincero, lo si capiva dagli occhi, ma Stiles non sapeva che farsene del suo dispiacere. Specialmente in quel momento. 


**

 

Non capiva perché ogni volta che Derek andava da lui doveva finire così. Okay, era lui che gliel'aveva permesso. La sua cotta per Derek aveva avuto la meglio la prima volta che il moro l'aveva baciato e da lì eran più le volte che si ritrovavano a letto insieme piuttosto che quelle in cui studiavano realmente per qualche appello. 

<< Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? >> Stiles era ancora ansimante, si era alzato leggermente e aveva guardato il moro ancora nudo sul suo letto sfatto. << Sì, perché? >> aveva chiesto. << Non pensavo saremmo finiti a letto così spesso >>

<< Ti facevo così schifo? >> aveva ribattuto Stiles ridendo. 

<< Idiota. No, ma questa cosa deve rimanere tra noi >> il più piccolo si era irrigidito di colpo, per poi alzarsi e cercare i suoi boxer sul pavimento. Se per un attimo aveva pensato che potessero avere un futuro, in quel momento era svanito tutto. 

<< E penso dovresti dargliela una possibilità a Malia >> aveva poi ripreso. Stiles l'aveva guardato prima di sgranare leggermente gli occhi e corrugare la fronte << Che? >>. 

<< Ti sbava dietro >>

<< Sì, dandomi del sasso. Certamente >> aveva ribattuto il più piccolo, ricordandosi quello che era successo. << Era incazzata con Peter e si avvicinava la luna piena. La conosco >> si era alzato dal letto anche lui in quel momento e aveva cercato di far risdraiare il castano che nel frattempo si era completamente rivestito. << A me non pare proprio >> Stiles aveva visto l'altro ridere a quell'affermazione. << Idiota >> e invece no, Stiles era semplicemente innamorato del cugino sbagliato. 

Cugino a cui non importava nulla.

 

**

 

<< Robert è anticipatario. È più piccolo di Claudia. L'amavo davvero ma siamo stati insieme solo dopo il Messico >> e Stiles aveva omesso che Claudia aveva perso un anno, era più piccolo di due anni, quindi i conti tornavano e Derek aveva detto la verità. A dirla tutta non gli importava più di tanto, o così voleva far credere comunque. Il passato resta nel passato perché prendersela così tanto? 

Basta, la sua priorità era Claudia. Punto. Non poteva continuare a pensare anche a quello. 

 

*

 

Le giornate in ufficio stavano diventando troppo pesanti. Discutere quasi sempre con Derek non era la cosa migliore per la sua sanità mentale. A dirla tutta, poi, quella era l'unica cosa che rendeva pesante il lavoro. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma essere in ufficio con Derek lo faceva sentire al sicuro, nonostante tutto. Ovviamente se escludeva la parte di lui che ce l'aveva con il moro. Iniziava a pensare che - prima o poi - sarebbe dovuto passare sopra a quello che era successo. Derek, a quanto sembrava, l'aveva già fatto e provava a scusarsi in ogni modo. Lui, invece, aveva qualcosa in più da digerire. Solo che forse avevano bisogno di sedersi - per una volta - e parlare con calma. 

Inoltre Claudia ci metteva del suo.

Quella sera, mentre la metteva a letto, gli aveva detto << Il papà di Robert ha un odore strano >> e Stiles ci aveva messo un attimo a capire a cosa si riferisse.

<< Perché è un lupo mannaro, tesoro. >> era sempre preoccupato a darle informazioni in più, però ormai conosceva quasi tutto di quel mondo. 

<< Ah. Come mai non c'è nessun coyote come me? >>

<< Perché siete speciali e solo poche persone possono esserlo >> la piccola aveva fatto un sorriso al padre. Poi aveva ripreso con un << Mi sta simpatico, a te no? >> Stiles per poco non si era strozzato con la sua stessa saliva. Non se lo aspettava, non proprio. Soprattutto perché avevano parlato poco. Okay, i bambini non ci mettono nulla a capire se gli piaci o meno, gli odori familiari li capiva… però era davvero poco. Poi Claudia gli aveva detto che mentre lo aspettava, insieme al nonno, Derek era stato con loro e avevano parlato un po' almeno fino a che non era arrivato anche lui. 

Quell'affermazione l'aveva completamente confuso. Forse doveva provare a fidarsi di più e non trarre a conclusioni affrettate. 

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei ***


Un'altra settimana era passata e di novità non ce ne erano. Stiles sapeva che erano ricerche lunghe, ma odiava le attese. Non facevano per lui. Lui era abituato a non dormire la notte finché non trovava una soluzione e di notti insonni - i primi tempi - ne aveva fatte parecchie per cercare risposte e trovare soluzioni, solo che non erano servite a molto. Deaton non riusciva a dargli risposte e nemmeno tutti i libri che aveva letto. Peter aveva provato più volte a cercare la madre di Malia, sperando in qualcosa, in un aiuto, ma anche le sue tracce erano sparite, proprio come quelle della figlia. In più Claudia era sempre più stanca. Troppo stanca. 

Le cose con Derek erano rimaste invariate. Almeno fino a che, una mattina, entrando in ufficio, non si era trovato sulla scrivania la colazione. Caffè lungo, decaffeinato, e cornetto alla crema. Aveva toccato la tazza, era ancora calda. Aveva alzato lo sguardo verso la scrivania del collega e quest’ultimo continuava a tenere bassa la testa. 

Sapeva che era stato lui, si ricordava ancora cosa prendeva la mattina. Si era seduto per poi tirare a sé la tazza per poi girarsi di nuovo verso Derek e aveva accennato un sorriso, forse era stata la prima volta per davvero da quando era tornato a New York. 

<< Questo? >> aveva poi chiesto. 

Il maggiore ci aveva messo un po' per dire semplicemente <<È un gesto di pace>> e portare una mano a grattarsi leggermente la nuca mentre si alzava dalla scrivania e si avvicinava al castano. 

<< A cosa lo devo? >> Stiles sapeva che era quello che voleva sin dall'inizio. Purtroppo, però, le discussioni avevano sempre avuto la meglio. Avevano bisogno di chiarirsi prima di tutto, ma aver già superato le prime settimane era tanto. Forse potevano davvero mettere una pietra sopra il passato e farla andare meglio questa volta. Forse Derek era davvero cambiato e di certo era cambiato anche lui. 

<< Ricominciamo? >> aveva chiesto il maggiore guardandolo negli occhi, per la prima volta davvero quella mattina. 

<< Perché dovremmo? >> Stiles era serio. Voleva davvero una risposta sincera a quella domanda, anche se Derek non lo era allo stesso modo. 

<< Dì sì >> aveva ribattuto serio.  

Stiles aveva alzato gli occhi al cielo per poi sorridere.  Era sempre imperativo quando voleva qualcosa, anche se lui voleva andarci piano, non voleva fregarsi con le sue stesse mani così << Ci penserò >> aveva sussurrato poi. 

<< Grazie, ragazzino >> Derek gli aveva risposto di getto senza far caso a come l'aveva chiamato. Il più piccolo si era irrigidito a quel soprannome. Quello rendeva le cose troppo intime, non andava bene, sotto nessun aspetto. Soprattutto non faceva parte dell’andare piano. 

<< Non… Sono Stiles. Stiles e basta >> Si era affrettato a dire. Derek aveva abbassato lo sguardo prima di rispondere << Lo so >> e passargli una mano tra i capelli. 


(10:02) Mi ha portato la colazione in segno di pace. SS

 

Stiles non poteva fare a meno di chiedere aiuto a Lydia. Era una dei pochi che sapeva tutta la verità. I suoi amici non sapevano molte cose e lui spesso le ometteva di proposito anche a suo padre, ma non con Lydia e Scott. Loro c’erano sempre stati. 

 

(10:06) Aspetta che vengo a portarti un secchio. LM

(10:07) Che? SS

(10:09) Evito, ho capito. LM

(10:13) Tanto vuole solo portarmi a letto, come è sempre stato. SS

 

Era quasi convinto che fosse per quello anche questa volta. Si sarebbe giocato qualsiasi cosa. 

Il problema era che lui, in quel momento, aveva semplicemente bisogno di un amico. Non di qualcuno con cui divertirsi a letto. Aveva bisogno di una spalla su cui piangere, quando credeva che tutto fosse perduto, aveva bisogno di qualcuno con cui parlare che non fosse a distanza di chilometri, qualcuno che non lo lasciasse cadere quando sbatteva contro quel muro che stavano diventando i loro problemi, ma non era certo che Derek volesse riallacciare i rapporti come amico. Almeno come amico e basta, non come l'ultima volta. Sperava con tutto sé stesso che avesse quantomeno accettato la sua sessualità durante quegli anni e dopo il messico, ma non gli aveva mai chiesto come era andato. Era lucido, si vedeva, quindi deduceva fosse andato bene, almeno sotto quel punto di vista. 

Era stato riscosso dai suoi pensieri dalla risposta di Lydia. 

 

(10:18) Anche se fosse? Basta che ricordi il preservativo ed è fatta. LM

 

Aveva anche sorriso prima di riprendere lucidità. 

 

(10:26) Non lo sopporterei. SS

(10:31) Ergo ci sei ancora sotto come un treno. LM

(10:34) Non pensavo di dirlo, ma sì. SS

 

Ed era vero. Non l'avrebbe sopportato, l'ultima volta c'era riuscito in qualche modo. Aveva tirato le somme, era andato avanti, cercando una soluzione. Anche se le cose erano andate distruggendosi poco a poco e lui era rimasto inerme a subire. Ora aveva anni in più sulle spalle e una maturità diversa. Anche allora l'aveva, ma la sua testa non era stata abbastanza lucida per rimanere in linea e coerente con le sue idee e soprattutto era solo, non aveva nulla da perdere. 

 

**

 

Scoprire che Derek frequentava la sua stessa facoltà era stata una sorpresa. L'aveva rivisto per caso a lezione e non credeva potesse succedere. Il moro era rimasto altrettanto stupito. Ci avevano messo davvero poco a fare conoscenza, la parlantina di Stiles spesso si scontrava con le sopracciglia di Derek, ma nonostante questo avevano iniziato a conoscersi. Anzi, Derek si sentiva rassicurato dalla parlantina di Stiles perché copriva i suoi silenzi, quelli che quasi tutti gli rimproveravano.

Stiles, invece, nascondeva bene i suoi sentimenti, anche se sapeva che prima o poi si sarebbe fatto male, molto male. Soprattutto se le volte in cui finivano a letto superavano quelle in cui parlavano. Sì, perché difficilmente i discorsi erano a doppio senso. Anche se ormai non ce n'era bisogno, il più piccolo capiva al volo gli sguardi e le occhiate del moro. 

Era un giorno d'inverno la prima volta che era successo. 

Derek aveva subito chiarito che non gli piacevano gli uomini ma che con lui si trovava talmente a suo agio da poter fare certe cose e Stiles aveva ribattuto che comunque questo non cambiava le cose tra di loro, erano comunque amici. Anzi, Stiles lo considerava il suo migliore amico a New York.

Aveva anche mandato giù il groppo che aveva in gola e si era fatto bastare quello che avevano, senza dire altro, sperando che prima o poi Derek avesse accettato i suoi sentimenti. Così, però, non era stato.

 

<< Der, che vuoi fare? >> aveva chiesto Stiles quando aveva visto il moro smanettare con il suo telefono. Il minore stava sistemando gli appunti e non ci aveva dato più di tanto peso. Era frequente che si scambiassero i telefoni, Stiles non aveva mai avuto segreti con Derek. O meglio, li aveva all’inizio - con il sovrannaturale - ma dopo la prima visita di Scott, aveva capito tutto. Anzi, Derek aveva anche fatto una scenata che vista da fuori poteva sembrare a tutti gli effetti di gelosia. E Stiles aveva lasciato correre, perchè un alpha ce l’aveva e di certo il moro non poteva pretendere che si staccasse dal suo branco solo per lui. Sì, Stiles aveva scoperto in quell’occasione che Derek era un lupo mannaro e sua cugina un coyote. Era rimasto perplesso, non aveva mai incontrato un coyote. Sui libri che aveva letto e che gli aveva dato Deaton i coyote mannari erano estremamente rari e a dirla tutta non pensava proprio di incontrarne uno in vita sua. New York, però, era grande.

<< Nulla, ragazzino >> aveva risposto subito. Il castano adorava sentire quel soprannome. anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce. Era qualcosa di tremendamente tenero e nessuno ne aveva mai usato uno all'infuori di Stiles. 

<< Allora perché non mi ridai il telefono? >> era una domanda lecita, ma Derek non faceva una piega. Aveva allontanato la mano del più piccolo sperando che capisse e aveva detto << Aspetta >> Il problema era che, Stiles, era tutto eccetto che paziente. Per quello si era avvicinato di più e << Si può sapere ch- >> si era interrotto quando il moro gli aveva ridato il telefono e << Non mi ringraziare. Domani sera ti vedi con Malia >> aveva detto tutto d'un tratto. Stiles sperava di aver capito male, aveva strabuzzato gli occhi prima di alzare la voce e << Ma sei scemo? >> per poi tirargli un leggero scappellotto.

<< A questo servono gli amici, no?>> aveva risposto Derek. 

Quello era stato davvero un colpo basso. Stiles non voleva crederci, davvero. Era un lupo mannaro, sentiva quello che stava provando, lo sapeva. Era per quello che aveva usato il tono più acido che potesse avere e << Ah, pensavo a scopare, visto che ultimamente facciamo solo quello >> il moro non si era scomposto più di tanto, anzi  aveva avuto la risposta pronta e << Passiamo il tempo in modo piacevole, tutto qui >> Aveva sorvolato su quella risposta, perché altrimenti sarebbe finita male. Si era così concentrato sul resto e << Potevi almeno chiedermi cosa ne pensassi >> aveva detto.

<< Avrei dovuto? Ho un olfatto, sai >> appunto. Un olfatto che funziona solo quando gli conviene, aveva pensato Stiles. Perché sì, provava qualcosa per Malia ma non poteva essere nemmeno lontanamente paragonabile a quello che provava per Derek.

 

**

 

Stiles si era alzato e per la prima volta - dopo due settimane - era stato lui a fare un passo verso Derek. Averlo lì, ogni giorno, e continuare ad essere due estranei non faceva per lui. Gli voleva ancora bene, nonostante tutto. 

Nonostante non l'avrebbe ammesso.

<< Okay, ricominciamo da capo >> gli aveva detto semplicemente. 

Derek aveva sorriso per davvero a quell'informazione e Stiles aveva dimenticato quanto fosse bello il suo sorriso, come riuscisse a sciogliere ciò che lo circondava, anche se era raro vederlo. << Davvero? >> gli aveva chiesto il moro. A Stiles era costato una fatica pensare quello che stava per dire, figurarsi dirlo. Aveva preso un profondo respiro prima di cominciare. << Non sei l'unico ad aver commesso errori in questa storia. Potevo cercarti anche io, in questi anni e non l'ho fatto. Eri il mio migliore amico, nonostante tutto. Ho ancora bisogno di te >> aveva finito la frase con la voce tremante sperando che tutto il carico emotivo di quel periodo non venisse fuori in quel momento. Derek gli si era avvicinato e l’aveva tirato a sé. Stiles non si era lasciato abbracciare però, doveva prima mettere in chiaro un punto fondamentale. << Una cosa, Derek >> aveva detto, per quel motivo. 

<< Mh >> Il moro era tornato serio di colpo, alzando le sopracciglia. Aveva sentito Stiles prendere un respiro profondo prima di ricominciare << Non finirà come otto anni fa >> Derek ci aveva pensato un po' prima di rispondere << Idiota >> e sorridergli. 

<< Sono serio >>

<< Anche io >> aveva ribattuto Derek. Stiles si era messo a ridere prima di dirgli << Okay >> e lasciarsi andare nell'abbraccio. 

Gli era mancato terribilmente. Gli erano mancate quelle braccia sicure in cui poter restare senza problemi. Gli era mancato il suo respiro uniformarsi con quello dell'altro. Gli era mancato anche il leggero bacio che il moro gli lasciava sul collo alla fine di ogni abbraccio e che anche quella volta non era mancato. Perché sì, Derek non era uno da smancerie, ma quel bacio - per lui - c’era sempre.

Sarebbe rimasto fregato anche questa volta, lo sapeva.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette ***


Stiles si era lasciato andare. Forse anche troppo. Solamente non voleva pensarci troppo, anche perché i suoi pensieri lo tenevano già abbastanza sveglio, quindi aveva preso tutto come veniva. In quei giorni le cose erano abbastanza tranquille, l'incontro con l'emissario - per sapere come procedere - era tra tre giorni e Claudia stava abbastanza bene. Spesso era più stanca del solito ma era una cosa che avevano messo in conto. Non tendeva a fare molto dopo la scuola, per quello quando gli chiedeva qualcosa Stiles cercava di accettare sempre. Era stato così anche quella volta. 

<< Papà, posso andare a casa di Rob domani? >> Gli aveva chiesto mentre facevano merenda. Stiles aveva lasciato stare quello che stava facendo e << Certo, come mai? >> le aveva chiesto. Era solito informarsi su qualsiasi cosa, un po' era anche perché voleva capire se era qualcosa che poteva recare affaticamento, o comportare una trasformazione non voluta, ma principalmente gli interessava sapere quello che faceva. Era sempre stato attento ad ogni cosa. << Dobbiamo fare un lavoro per scuola >> aveva detto la bimba mentre finiva di mangiare l'ultimo spicchio di mela.

<< Okay, magari dopo chiamo la mamma di Rob così ci mettiamo d'accordo >> Ecco, l'unica cosa era che Stiles era abbastanza apprensivo. Questo Claudia lo sapeva, quindi ci aveva messo poco a rispondergli << Ah, papà, non metterle paura >> mentre iniziava a ridere.

<< Ehi! Perché dici così? >> Stiles sapeva perché lo diceva. Il fatto era che né Paige né Derek sapevano a fondo quale fosse il problema, né come gestirlo. In qualche modo doveva almeno dirgli di chiamarlo se c'erano problemi.

<< Perché finisce sempre che fai agitare tutti >> aveva detto la piccola facendogli poi la linguaccia. Stiles non ci aveva pensato due volte prima di avvicinarsi e iniziare a farle il solletico. La piccola aveva riso tanto ed il riccio amava sentire quel suono.

 

Quando il giorno dopo era andato a prendere la bimba a casa di Paige, non si aspettava quell'invito. La donna gli aveva chiesto se volevano fermarsi a cena, omettendo che da lì a poco sarebbe arrivato anche Derek. Stiles aveva chiesto a Claudia se le andasse o fosse stanca. 

Le dava sempre libertà di scelta: se le andava di fare qualcosa, lui raramente le diceva di no. Così era stato anche quella volta.

Paige si era poi avvicinata al riccio e aveva iniziato a parlare << Ascolta, non ti allarmare >> Stiles sapeva già che qualcosa non andava. Insomma, è un po' come quando ti dicono "Ti devo parlare, ma nulla di che" e poi è una catastrofe. Aveva così preso un profondo respiro e aveva fatto un cenno, aspettando che la donna riprendesse a parlare <<È stata bene, l'unica cosa ha avuto un momento in cui era come se fosse assente e quando è passato non si ricordava cosa stavano facendo>>

Appunto.

<< Quanto è durato? >> aveva chiesto quasi subito Stiles, cercando di rimanere il più possibile tranquillo. << Non più di qualche secondo >> aveva poi risposto Paige. Stiles era diventato improvvisamente cupo. La donna non ne capiva il motivo, ma quando aveva visto l'espressione del riccio si era un po' preoccupata. << Non è un buon segno, vero? >> aveva cercato di essere il più delicata possibile, ma non aveva trovato altro modo. Stiles l'aveva guardata, si era passato una mano sulla faccia e << No, tranquilla. Ne parlerò con l'emissario. Grazie per avermelo detto >> Paige gli aveva sorriso e gli aveva messo una mano sulla spalla. << Mi aiuti a cucinare? >> gli aveva chiesto, sperando di distrarlo. Stiles aveva accennato un sorriso e annuito.

 

<< Derek mi ha detto che lavorate insieme >> aveva detto dopo un po'. Paige stava preparando per loro la cena quando il castano l'aveva guardata e si era un attimo fermato da quello che stava facendo.

<< Già, una bella sfortuna >> aveva detto ridendo.

<< Doppia dopo quello che ti sto per dire >> aveva quasi sussurrato per poi riprendere << La sera ceniamo assieme, quindi tra poco arriva >> ecco, era decisamente una doppia sfortuna. Alla fine avevano deciso di ricominciare da capo, quindi prima o poi doveva lasciare andare il rancore. Paige gli aveva poi spiegato che lo facevano per Rob visto che si erano separati da poco. Man mano cercavano di diminuirle, in modo che poi riuscisse a stare sia con uno che con l'altro divisi. Stiles l'aveva trovata una bella cosa, il cercare di non far pesare troppo la situazione al bambino. Aveva anche pensato che sarebbe stata un'ottima cosa anche per Claudia, se fossero andate le cose diverse con Malia. 

 

Non considerava la curiosità dei bambini, già proprio no. Per quello, quando aveva sentito la domanda del piccolo, voleva sprofondare pur di non dover dare risposte. Voleva anche tappare le orecchie a Claudia, ma non poteva fare nessuna delle due cose. Il super udito funzionava bene. 

<< La mamma di Claudia dov'è? >> aveva chiesto improvvisamente. Dopo che avevano raccontato il lavoro che avevano fatto a scuola sulla loro famiglia.

<< Robby, non sono cose che ti- >> era intervenuto subito Derek cercando di cambiare argomento. Claudia, in realtà, aveva stupito tutti e con fermezza aveva risposto << Non vive con noi >> e Robert aveva subito chiesto << Perché? >> tuttavia, quella domanda non aveva ottenuto la stessa calma. La piccola aveva detto velocemente un << Perché siamo io e papà e basta >> che non ammetteva repliche. Stiles non aveva fatto altro che allungare la sua mano e stringere quella della figlia.

<< Mangiamo che si fredda, okay? >> Ci aveva pensato Paige ad interrompere quella conversazione che stava diventando difficile da portare avanti.

 

*

 

Stiles era uscito sul balcone a fumare. Aveva iniziato poco dopo la nascita di Claudia, il periodo era quello che era e fumare sembrava l'unico modo che aveva per non uscire di testa. Si era ripromesso più volte di smettere, ma lo stress non lo lasciava mai e l'unico modo per alleggerirlo era fumare. Aveva portato la sigaretta alla bocca e si era lasciato andare.

<< Cosa sa Claudia di Malia? >> si era accorto solo in quel momento che Derek l'aveva seguito sul balcone, solo perché aveva parlato. 

<< Che non c'è. Non c'è mai stata e mai ci sarà >> Stiles aveva sbuffato per poi buttare fuori il fumo. 

<< Sei stato così duro anche a spiegarglielo? >> il moro stava usando davvero un tono tranquillo, anche se aveva alzato le sopracciglia il modo quasi provocatorio, solo che Stiles aveva alzato la testa e dopo aver tentennato un attimo aveva risposto duro << Non… No. Per chi mi hai preso? >> Derek aveva alzato le mani in segno di resa. << Chiedevo >> aveva ribattuto secco. 

Il più piccolo si era staccato la sigaretta dalle labbra e l'aveva passata a Derek chiedendogli se volesse fare un tiro. La risposta era stata negativa. 

<< Non lo so, ora che passa del tempo da sola con i nonni non so quello che le dicono. Lei non chiede eccetto rare volte >> aveva detto poi molto più tranquillo e meno sulle difensive.  Derek si era passato una mano sui capelli e aveva preso un momento di pausa. Poi aveva ripreso e << Mi dispiace per la domanda di Rob >>. Stiles si era messo a ridere prima di rispondere. Già pensare a quella risposta era stato abbastanza, ma effettivamente era quello che aveva pensato al momento, così l'aveva detto << Dovevo farti fuori otto anni fa, con un po' di strozzalupo, almeno non avresti procreato >> Derek si era messo a ridere anche lui prima di dargli una leggera spallata. << Idiota. E come avresti fatto senza di me? >>. Non ci aveva minimamente pensato a quello che aveva detto, l'aveva fatto e basta. Solo che ci aveva pensato Stiles a dirglielo, senza romanzare troppo e senza essere per nulla delicato.

<< Come ho fatto in questi anni >>

Derek aveva abbassato lo sguardo di colpo e aveva sussurrato un balbettante << S-scusa >> prima di prendere e tornare in casa senza più dire nulla.

 

**
 

Derek era davvero negato per tutto quello che riguardava la matematica. Sin da piccolo. Lui era sempre stato per la letteratura. Amava qualsiasi cosa legata ai libri. Forse era anche per quello che aveva scelto quella facoltà. Si ritrovava a passare in biblioteca più di quanto tempo ci potesse passare. 

<>. Aveva detto Stiles mentre gli arrivava alle spalle. Non si poteva dire che lui odiasse i libri, anzi, tutto al contrario. Peccato che per lo più leggeva cose moderne e di fantascienza. L'unica eccezione l'aveva fatta il Bestiario ma quella era stata questione di sopravvivenza. <> aveva ribattuto il moro. Ormai erano parecchie le volte in cui Derek si rifugiava in biblioteca, Stiles non aveva ancora capito il motivo fino a quel momento. “Le creature estinte” aveva letto sulla copertina del libro che aveva in mano Derek. << Cerchi qualcosa in particolare? >> aveva chiesto il castano. L’altro aveva fatto un semplice segno di assenso per poi continuare a leggere. 

Quello che poi non sapeva era come si era ritrovato in quella sezione della biblioteca a contendersi un libro - sulle creature mitologiche originarie del Messico - con un lupo mannaro mai visto in circolazione. Non era sembrato nemmeno troppo amichevole, quando gli aveva mostrato le zanne per far sì che gli consegnasse il libro. Derek era comparso pochi momenti dopo, intimando uno “sparisci” a denti stretti che quasi aveva spaventato anche il castano. 

Stiles aveva continuato a guardare la scena come spettatore prima di guardare il suo amico e dire, con tono sarcastico, << Chissà come avrei fatto senza di te >>

**

Certe cose non erano proprio cambiate e non l'avrebbero fatto nemmeno a volerlo.

 

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