Non c'è buio senza luce

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per quanto potrò sopportare tutto questo? ***
Capitolo 2: *** Fuga dalla corona ***
Capitolo 3: *** Con il sangue vicino alla gola ***



Capitolo 1
*** Per quanto potrò sopportare tutto questo? ***


Anno 1689

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che cent’anni dopo la fine di una monarchia maledetta dal suo potere sarebbe stata la rinascita del sangue.
Gli occhi di un giovane Re cercando di carpire i desideri dei nobili, erano un dannato pretesto per trasformarsi come loro, senza riuscire davvero ad essere sé stesso.
Gli anni della sua prigionia l’avevano segnato per sempre e pensare che ritrovata la libertà poteva essere tutto più facile.
Filippo era bello, ricco e aveva tutto quello che poteva desiderare.
Ma era davvero così? Cosa gli poteva mancare?


Non riusciva ad uscire dai suoi palazzi del potere a causa dei troppi timori dove i nobili che lo circondavano potessero parlar male di lui.
Ormai era giunto ad un’età in cui la sua dinastia aveva assoluto bisogno di un erede, ma Filippo non aveva nessuna intenzione di sposarsi con nessuno.
Che cosa sarebbe successo se tutto ciò un giorno di questi sarebbe potuto accadere?
La Francia non avrebbe avuto nessun tipo di futuro, senza dimenticare recriminazioni e sensi di colpa che l’avrebbero colpito anche dopo la morte.
Ma il suo futuro non era Versailles o altri palazzi del potere.
Aveva bisogno di ritrovarsi, lontano da quel mondo. Lontano dalla sua vita.
< Mio Signore. >
Sua madre, dal cuore grande e dall’intelligenza raffinata, soffriva nel vedere suo figlio così depresso e senza voglia di vivere.
< Madre > mormorò il Re inchinandosi al suo cospetto < Sono felice di vedervi. >
< Mio Re, potete vedermi ogni volta che lo desiderate. >
< Madre, vi prego di chiamarmi semplicemente Filippo. Non ho bisogno di tutte queste riverenze. >
< Ma voi Siete il Re, figliolo. L’unico e solo. >
< Fino a più di venti anni fa’ non era affatto così. >
< Non parliamo di quel periodo buio. Adesso ci siamo lasciati tutto alle spalle e siamo riusciti a ricominciare una nuova vita felice e serena. >
< La serenità non è un luogo in cui posso rifugiarmi, madre. Ho bisogno della mia libertà, senza pensare alla corona e a guidare un popolo che non ho mai visto con questi anni. >
La madre di Filippo avrebbe fatto di tutto per aiutare il suo stesso figlio, ma non riusciva a comprendere i suoi reali problemi.
< Filippo, puoi vedere il popolo ogni qualvolta che lo desideri > gli confessò sua madre con tono sorridente < Ma dovete capire che potrebbe essere molto pericoloso eporvi a quella gente. Loro non comprendono la vita dei nobili. Per loro siamo solo maledetti dalla ricchezza. >
< E non è forse così, madre? >
< Tesoro mio, quello che Dio ci ha donato è il frutto di una guida su questa vita terrena in cui non possiamo sottrarci. Noi cerchiamo di fare il bene del nostro popolo, senza dimenticare i propositi di una famiglia e della nostra supremazia. >
< Madre, non vi rendete conto che facciamo solo il nostro bene comune senza pensare a quelli più bisognosi di noi? Non vi potete immaginare che il popolo sta soffrendo anche adesso? Ed io dovrei vivere felice qui nel mio Palazzo? Non è così che la mia mente ragiona, madre. Presto il popolo si ribellerà alla nostra vita. A quello che abbiamo sottratto loro per il nostro benessere. E sarà lì che la nostra maledizione avrà avuto il suo apice compito, senza che i nostri figli dei nostri figli possano fare nulla. Perché un giorno come questi, finirà tutto. E noi moriremo e ne dovremmo rispondere al giudizio universale… E’ questo quello che volete, madre? >
Anna d’Austria, che non voleva comprendere le preoccupazioni del figlio, gli suggerì di fare una bella passeggiata all’aria aperta per dimenticarsi di tali timori che non sarebbero mai giunti alla vera luce del sole.
< La vostra mente ha bisogno di distrazioni, Filippo. Magari una donna potrebbe essere un toccasana per voi. >
< So che volete vedermi sposato al più presto, ma non posso essere felice con una donna che non mi merita minimamente. >
< Se solo voi vi lasciaste andare, Filippo… >
< Adesso basta, madre. Vi prego > mormorò l’uomo con voce perentoria < Non avrei mai immaginato che voi non mi avreste mai capito sul serio. >
< Ma io vi capisco, Filippo. È solo che mi preoccupo molto per voi. >
> Credo che la mia vita abbia bisogno di una scelta definitiva che ai vostri occhi potrebbe essere molto dolorosa… Ma non sarò oggi che sceglierò. Presto saprete davvero che cosa riserverà il mio futuro. >
< Filippo, per l’amor del cielo… >
< Adesso madre potete andare. Magari più tardi mi farò una bella passeggiata in questi giardini sconfinati che non prevedono una fine… Ma adesso ho bisogno di stare da solo. >
Non riuscendo a contraddire in nessun modo il suo stesso figlio, toccò a sua madre cercare di cambiare suo figlio a sua immagine e somiglianza, cercando di fargli dimenticare quei propositi che dentro stavano distruggendo la sua anima e i suoi desideri più recogniti.


Durante una notte d’estate, il sonno di Filippo fu disturbato da una sorpresa irriverente che lo scosse nel profondo dell’animo, facendogli ricredere che al mondo non c’era posto più sicuro per rimanere in solitaria e pensare a quello che sarebbero stati i suoi ultimi anni.
> E voi chi siete? > domandò spaventato appena si ritrovò dinanzi ad una donna completamente nuda.
< Mi chiamo Jolie, mio Re. Sono qui per deliziare il vostro sonno e tenervi un po’ di compagnia. >
< IO non ho bisogno di compagnia! > tuonò il Re < hi vi ha fatto entrare?! >
< E’ un segreto, mio Signore. Non posso dirvelo, altrimenti verrei rinchiusa e condannata. >
< Verrete uccisa lo stesso se non vi decidete a parlare! >
Avvicinandosi al Re per far fronte alla sua protezione, la giovane donna cercò di deliziarlo con baci e carezze che per quell’uomo era tutto sconosciuto.
> Non riuscite a rilassarvi in nessun modo, mio Signore? >
< La vostra presenza potrebbe essere dannosa per me. >
< MI dispiace, ma non sono affatto d’accordo con voi. >
Spogliandolo delle sue vesti mentre Filippo rimaneva inerme al suo tocco, il Re stava per assaporare quei piaceri della vita che in prigione non aveva mai potuto desiderare e immaginare.
In quel momento s sentiva diverso, come se la sua paura potesse scomparire improvvisamente proprio com’era arrivata.
E i tocchi di quella donna furono talmente insistenti e soffocanti che il Re si sentiva come appagato, mentre la notte era ancora lunga e piena di piaceri.

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Capitolo 2
*** Fuga dalla corona ***


Filippo si svegliò nel cuore della notte sentendosi un uomo diverso.
Sentiva che la vita precedente non gli poteva appartenere più e che i suoi vizi nascosti nella sua anima oscura, potevano turbarlo profondamente facendolo diventare una persona che non era.
Una persona diversa che non voleva essere.
Per lui era giunto il momento di partire e di assentarsi a tempo indeterminato in quei luoghi che l0avevano fatto soffrire e che l’avevano trasformato in un uomo diverso.
Ma fino a quando si poteva spingere la sua diversità?
Sua madre Anna non gli faceva altro che stargli addosso e per il povero Filippo era tutto troppo opprimente.
La notte in cui quella donna di facili costumi cercava di desisterlo nei suoi propositi, fu la goccia che fece traboccare quel vaso ormai stracolmo di desideri e di insopportabili pensieri che non facevano altro che spingerlo via.
Il più lontano possibile.


L’indomani, andando a svegliare suo figlio impaziente di vederlo risollevato dalla notte, la sorpresa che trovò nelle lenzuola del suo letto fu alquanto sorprendente.
< Che cosa significa questo? Dov’è il Re? >
La donna che aveva passato la notte con lui, non aveva nessuna idea di dove potesse essere sparito il Re.
< Vi giuro mia Signora, io non so niente di lui! > mormorò disperata Jolie.
< Se non vi deciderete a parlare, finirete uccisa nel mezzo della piazza principale della città… Anche se per me la vostra vita non conta un bel niente. >
Vedendo quella donna disperata, Anna d’Austria constatò che non poteva essere stato ucciso in quella stanza, non vedendo nessuna traccia di sangue e segni del suo corpo che potevano farlo ricondurre proprio a suo figlio.
Ma una lettera posta dinanzi allo specchio, gli fece capire subito che suo figlio era scappato il più lontano possibile e con il desiderio di non venire cercato.
< Guardie! >
Fuori di sé per la perdita del figlio, la donna non poté perdere tempo nel rintracciare i suoi quattro moschettieri più fidati che gli avevano riconsegnato il loro stesso figlio.
< Mia Signora, Athos, Porthos, Armamis e D’Artagnan sono morti per difendere la patria più di venti anni fa’. >
La donna, che non si ricordava di quel momento doloroso, cercò di leggere il più attentamente possibile quella lettera per poter avere un indizio efficace nel rintracciare suo figlio.
> Mia Signora, c’è qualcos’altro che posso fare per voi? >
< Mobilitate tutti i moschettieri affinché cerchino mio figlio. È fuggito questa notte dalle sue stanze. Fate presto! >
< Subito, mia Signora. >
La donna, fuori di sé per lo spavento di perdere ancora una volta suo figlio e di non avere nessun erede, si crogiolò nella sua disperazione e nel fatto che la sua famiglia non poteva vivere serenamente nel guidare una nazione che dei reali, sembrava non aver bisogno


Castello di Ghivizzano

Fuggito con l’aiuto di alcuni uomini più fidati che avevano preso il posto dei suoi valorosi moschettieri, il Re Filippo aveva preso le dovute informazioni per rifugiarsi a tempo indeterminato su quelle montagne lucchesi dove la vita trascorreva lenta e silenziosa.
Il popolo che abitava quei luoghi non avrebbe mai potuto riconoscere il sovrano francese, anche se le voci della sua influenza e del suo potere per essersi accasato in quel luogo, non tardarono a spargersi in tutto il territorio.
Ma Filippo, cercando di godersi il presente senza ascoltare le voci del popolo, si rinchiuse nel castello cercando di ammirare ogni bellezza antica che costeggiava quel luogo.
Anche se era molto lontano dall’immagine e dallo sfarzo di Versailles, il giovane Re si godeva il silenzio che quel luogo poteva offrire, soprattutto non avendo nessun servo al suo seguito.
Era completamente solo.
Proprio com’era successo negli anni della sua prigionia.


Con il passare dei giorni, Filippo contemplava le bellezze della natura vivida che circondava quel castello e quelle case diroccate in mezzo a tutti quei boschi.
ma la sua solitudine mista a quel silenzio, sarebbe stata interrotta dal curiosare di una giovane contadina che ogni mattina passeggiava nei dintorni di quel castello sotto lo sguardo attento di Filippo.
I loro occhi si scrutavano attentamente senza mai dirsi una parola, ma appena il Re cercò di avvicinarsi a lei per un piccolo approccio cercando di conoscerla senza gli sguardi attenti delle persone che gli circolavano attorno a Versailles.
Ma la giovane contadina, impaurita da quello sfarzo e da quegli occhi volenterosi, scappò in mezzo ai boschi con il timore che i guai sarebbero stati solo all’inizio.
Ma la giovane donna non sapeva che i guai non erano per lei, ma per la vulnerabilità del re, rimasto solo in mezzo al nulla e in mezzo alla solitudine.

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Capitolo 3
*** Con il sangue vicino alla gola ***


La turbolenta solitudine che aveva avvolto il giovane Re, fu interrotta da continui rumori di animali che si aggiravano nei dintorni del castello e delle continue rivolte che il borgo toscano doveva sopportare a causa della fame e della carestia.
Il giovane Re, senza che nessuno potesse prendersi cura di lui, si sentì per la prima volta inerme e impotente.
Guardando dalla finestra della sua biblioteca, vide un gruppo di rivoltosi in procinto di sfondare il portone del castello per cercare di rubare qualcosa di grande valore.
Con le spalle al muro, il giovane Re li fece entrare senza che quei rivoltosi potessero far del male a lui e distruggere quel castello divenuto da poco la sua casa.
Ma la furia tempestiva di quegli uomini verso i nobili come il Re di Francia, aveva messo in discussione la sua buona volontà così velocemente che il Re non si poté nemmeno difendere.


L’uomo, trovatosi in mezzo alla piazza dopo che il suo volto fu coperto, cercò di dichiararsi innocente di fronte a quella follia di quella povera gente che non aveva niente da perdere.
< Vi prego. Potete prendere tutto quello che volete nel mio castello, ma non fatemi del male. >
< Eppure gli uomini come voi dovevano capire che noi non vogliamo signori che ci possano comandare. Siamo un paesino indipendente che non ha bisogno degli oppressori come voi, dannato nobile… Ma visto che nessuno vuole ascoltarci, saremo noi a farci giustizia. >
< Ma di quale giustizia state parlando? Io non ho fatto niente! >
< Rimarrete qui tutta la notte al freddo mentre la vostra agonia crescerà ogni minuto che passa. E quando le prime luci dell’alba illumineranno questo luogo, le vostre pene continueranno nell’inferno. E voi chiederete perdono per quello che siete realmente. >
< Mi sono già pentito in passato per quello che ero veramente > ribadì il Re Filippo senza confessare la sua vera identità < Ma on sarà un gruppo di bifolchi come voi che porteranno i miei sensi di colpa verso una fine annunciata… capisco la vostra voglia di vivere, la vostra fame, la vostra carestia… Ma come uomo di mondo, io sono giunto in pace. Ed in pace io me ne andrò. >
< Certo… Con la pace delle nostre vite! Voi! Dannati succhia sangue! Ci avete portato via tutto! I nobili non dovrebbero esistere in questo mondo. Questo mondo è del popolo. E non degli uomini ricchi e senza scrupoli come voi. >
< Il mondo sarà sempre dei ricchi > continuò a dire Filippo < E’ solo che voi siete troppo adirati e accecati dall’ira per capire che state facendo un madornale errore. >
< No, mio caro nobile. Siete voi che vi siete trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato… Il vostro accento francese mi fa’ capire che siete un invasore… Peggio per voi. Legatelo alla gogna! >
Sotto le urla concitate di un popolo che dinanzi alla furia non riusciva ad intravedere nessuna possibilità per il povero Filippo, la buona luce del suo destino e della sua speranza si accese così improvvisamente che per il giovane Re era giunto il momento di far valere e di confessare quello che era realmente.
Le truppe del Granducato di Toscana, ricevuta una lettera proprio dalla Regina Madre Anna d’Austria, circondò i rivoltosi per far concludere quella follia accecata dall’odio.
< Siete voi il Re Filippo di Francia? >
< Sì, giovane soldato. >
< Siete stato molto fortunato che ci sia qualcuno che tenga realmente a voi… Dovevate capire che a noi toscani non piacciono gli invasori come voi, anche se fate parte di una famiglia potente… Ma adesso venite con noi. C’è qualcuno che vuole vedervi per riabbracciarvi. >


Con il sangue che sgorgava dalle sue ferite e con il respiro che gli si mozzava in gola, il giovane Filippo ricevette la visita della Regina Anna, immensamente felice di vedere che era ancora in vita nonostante gli ultimi minuti vissuti sul punto di morire.
< Filippo. Come state? >
< Adesso che siete qui con me… Madre, vi chiedo scusa per il mio comportamento irresponsabile. Io appartengo alla monarchia francese. E la mia libertà deve essere oppressa per il bene del popolo. Mi dispiace davvero. >
< No, Filippo. Voi sarete sempre libero di decidere… Ma lo farete con dedizione e giudizio. Ma soprattutto, lo faremo insieme. >
E nel dire ciò, Filippo non si sentì come quel momento così attaccato alla sua famiglia.
Attaccato a sua madre e attaccato ai suoi doveri morali come i moschettieri di un tempo, gli avevano insegnato.

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