Royal Residence Park

di ChemistryGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Selezione Oc ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
 
  
The Apple of Scandal
NY, 5 Giugno 2018
 
Notizia dell’ultima ora! 
Il rampollo di casa Howard, nonché futuro Conte di Northampton, è giunto in città dalla vecchia e grigia Londra. Fonti certe dicono di averlo avvistato, meno di quaranta minuti fa, mentre scendeva dal suo jet privato all’aeroporto JFK e, sicuramente, la sua meta sarà il Royal Residence Park, dove abitano i suoi amati nonni paterni, Manfred Leonix Howard e Cathleen Florence Howard, rispettivamente il Conte e la Contessa di Northampton. 
La domanda ora è: cosa combinerà l’adorabile Magnus Leopold Howard? Darà vita a qualche succulento scandalo?
Noi della redazione speriamo ardentemente di sì.
Rimanete connessi.
 
 
 
New York, Manhattan
Upper East Side,
Royal Residence Park
 
 
Il sole di inizio giugno riscaldava e illuminava la grande mela, mentre l’aria frizzantina alleggeriva lo spirito. I raggi si riflettevano sui grattacieli, creando un caleidoscopio di colori in grado di ammaliare anche l’animo più indurito. Un numero indefinito di persone si muoveva lungo i marciapiedi della grande città, ma nessuno si fermò a osservare il magnifico spettacolo che avveniva sopra le loro teste, poiché troppo impegnati a guardare in basso, verso problemi e doveri. Solo un paio di occhi celesti, come la carta da zucchero, scrutavano l’orizzonte, notando ogni dettaglio, ogni sfumatura. La proprietaria di quegli occhi stupendi si trovava comodamente seduta su di una poltrona color panna, che faceva risaltare i capelli ingrigiti con eleganza dal tempo, sul suo terrazzo privato nell’attico più esclusivo di tutta Manhattan.
Cathleen, protetta da un enorme ombrellone, aggrottò le sopracciglia e si portò il piccolo binocolo da teatro(1) al viso, puntando alla strada sottostante << Oh, Mal sta tornando dalla sua corsa mattutina. >> 
<< Chi? >> domandò Manfred, seduto vicino alla moglie, con un diario azzurro con intarsi dorati posato sul tavolo della colazione.
La donna abbassò il delizioso binocolo con uno sbuffo spazientito << Malaika. Malaika King. Cielo Fred, presta più attenzione! La giovane attrice e modella del palazzo Golden. Hai presente? Ha da poco adottato un cucciolo adorabile. >>
<< Oh. Ooooh, sì. Ho presente, tesoro. È sempre molto gentile. >> il conte si tolse gli occhiali da lettura e guardò la sua dolce metà con un luccichio promettente nello sguardo << Ho pensato a una cosa. >> 
<< Mi fa piacere che tu ne sia ancora in grado, allora posso disdire la camera alla casa di cura. >> 
L’uomo si aprì in un sorriso divertito << Ah, Kitty, quanto amo la tua lingua tagliente. >> le batté un leggero colpo sulla coscia coperta dai suoi amati pantaloni a vita alta, poi tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona. 
Il maggiordomo si accostò ai due sposini, posando sulla tovaglia di lino una tazza << Il suo Irish Coffee(2), milady. >> 
<< Grazie Randolph. >> Cathleen lanciò uno sguardo obliquo al marito, mentre il servitore si ritirava silenziosamente << Ebbene, qual è questa fantomatica idea che hai avuto? >>
Un’espressione fintamente perplessa si dipinse sul viso segnato dal tempo del mago << Come scusa? >> domandò, intrecciando le dita nodose
<< Fred, sai quanto detesto quando lasci una frase in sospeso. >> lo minacciò con l’indice destro, mentre con l’altra mano teneva saldamente la tazza, senza lasciar cadere nemmeno una minuscola goccia del suo contenuto. 
Il sorriso sornione di Manfred si ampliò << Ah, intendi l’idea che ho avuto. >> si sistemò meglio sulla poltrona, ignorando le stilettate con cui la moglie tentava di trafiggerlo con lo sguardo << Da quanti anni siamo sposati? >> 
<< E adesso questo cosa c’entra, per Odino? Bah, ormai saranno cinquantaquattro anni. >> la strega prese un sorso del suo amato caffè, la cui panna le lasciò però, come adorabile ricordo, uno sbaffo bianco.
Il conte si allungò verso di lei e glielo tolse dolcemente con il polpastrello del pollice << Più di mezzo secolo passato insieme. >> commentò abbassando la mano, ma rimanendo inclinato verso la sua dolce metà, che si affrettò a pulirsi le labbra con un tovagliolo di lino << Abbiamo fatto un sacco di cose insieme: viaggiato per tutto il mondo; dato alla luce e cresciuti tre meravigliosi figli; arricchito l’azienda di famiglia e, una volta in pensione, ci siamo trasferiti qui a NY, aprendo una delle gallerie d’arte più rinomate al mondo. Abbiamo avuto una vita emozionante, no? >> 
<< Certamente. >> Cathleen sorseggiò con più attenzione la bevanda calda, con espressione corrucciata.
<< Non trovi però che in quest’ultimo periodo ci siamo adagiati sugli allori? Non succede più nulla di eclatante, mi sto iniziando ad annoiare. >> 
Uno sbuffo divertito sfuggì dalle labbra della contessa, intanto che si sistemava meglio gli occhiali neri, dalla montatura squadrata, sul ponte del naso << E come intendi ravvivare la situazione? >> 
<< Beh, noi abbiamo una certa esperienza in campo amoroso, insomma più di cinquant’anni di convivenza non sono pochi. >> allo zelante cenno affermativo della consorte, il mago picchiettò il diario, ridacchiando << Potremmo fornire un piccolo aiuto ai nostri condomini. >>  
<< E come intendi farlo? >> 
<< Stavo appunto riflettendo sul fatto che negli ultimi anni abbiamo raccolto tante informazioni su di loro: abitudini, passioni, gusti preferiti del gelato… potremmo sfruttarle. >>
La strega roteò gli occhi chiari al cielo << Sfruttarle come? >> 
<< Non ti è chiaro, mia cara? Sappiamo praticamente tutto di loro, credo che sia giunto il momento di un nostro intervento. >> 
<< Per gli slip di Merlino, si più chiaro Fred! >> 
<< Una campagna d’amore! >> 
A quelle parole un lento sorriso si aprì sul volto della donna, che si sporse a sua volta verso il marito con aria elettrizzata << Che meravigliosa idea hai avuto, mio caro. Non ci avevo pensato, ma molti di loro sarebbero perfetti per stare insieme. >> 
<< Ritengo che saremmo degli ottimi cupidi. >> 
<< Assolutamente! Possiamo organizzare una festa qui, giusto per dar loro modo di conoscersi meglio, e poi invitargli alla nostra asta di beneficenza a Long Island, fra due settimane. La nostra casa lì è molto romantica, impossibile che non accada nulla. La stessa Malaika sarebbe perfetta, è single da più di un anno ormai! >> l’eccitazione di Cathleen era palpabile, tanto da far ampliare il sorriso all’uomo, contento e orgoglioso per la sua illuminazione.
<< Dobbiamo analizzare con attenzione i possibili candidati e non fare errori, ma sono certo che ce la faremo. >> 
<< Non da soli. >> di fronte all’espressione corrucciata del consorte, la donna sorrise sorniona e alzò il tono della voce << Randolph, va a chiamare il Direttore Rivera. Avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile. >>
 
 
§§§
 
 
Magnus Leopold Howard, che, per inciso, detestava il suo nome per esteso più di qualsiasi cosa al mondo, scese dalla macchina con un movimento fluido. Con un cenno del capo ringraziò l’autista che gli teneva la portiera aperta e, con una mano infilata nei pantaloni su misura e nell’altra la ventiquattr’ore, si diresse verso l’ingresso del Royal Residence Park, mentre alle sue spalle i fattorini si occupavano delle sue valige.
<< Finn, non mi interessa cosa dicono i cinesi, se vogliono entrare in affari con noi dovranno rivedere il loro organico e i salari dei loro dipendenti. Sai perfettamente che non tollero lo sfruttamento della mano d’opera. Ah, ovviamente i lavoratori devono essere tutti maggiorenni. >>  una voce concitata, a tratti isterica, gli giunse all’orecchio. Sistemandosi gli occhiali da sole, che nascondevano due occhi color del ghiaccio, indurì il tono << Non è un mio problema, sei tu l’avvocato Finn. Nel caso accettassero le condizioni organizzeremo un incontro. Ora devo andare, a più tardi. >> e riattaccò la telefonata. 
Superando l’arco d’entrata del Residence, con il suo solito incedere deciso, salutò il portiere, per poi incamminarsi verso la grande e maestosa fontana. All’improvviso qualcosa lo colpì allo stinco, accompagnato da una voce cristallina << Semola, stop! >> 
Abbassando lo sguardo, Leo notò un cucciolo dalle lunghe zampe, delle orecchie che potevano fare a gara con quelle di un pipistrello e due occhi così dolci da sciogliere anche il cuore più duro << Ehi, ciao. >> un mezzo sorriso gli incurvò le labbra, mentre si chinava ad accarezzargli la testa. Per il piccolo dobermann fu sufficiente, conquistato dallo sconosciuto, scivolò per terra e mostrò il pancino. 
<< Mi scusi tanto. >> disse la voce argentina di prima << Sono davvero desolata, sto cercando di addestrarlo e, come è evidente, siamo ancora in alto mare per quanto riguarda il rispondere ai comandi. >> 
Partendo dai piedi, infilati in un paio di Nike, lo sguardo di Magnus risalì lungo un corpo tonico e allenato, fino ad incontrare un sorriso cordiale, leggermente imbarazzato, e degli occhi che parevano neri, contornati da delle adorabili lentiggini << Semola? Come il protagonista de “La spada nella roccia”? >> 
Le sopracciglia della donna scattarono all’insù, stupita, mentre l’espressione contratta si rilassava << Esatto. Da piccola era il mio cartone preferito e lui >> indicando il colpevole, che si beava delle coccole del suo nuovo migliore amico << combina un sacco di guai, come Artù. >>
<< È un piccolo demonietto felice. >> si rialzò, spazzolandosi distrattamente i pantaloni. Semola, privato delle carezze, con una specie di spasmo si tirò su e, scodinzolando forsennatamente, spostò il musetto dalla padrona al nuovo arrivato. 
<< Anche lei ha un cane? >> 
Il dirigente si sistemò il colletto della giacca << Li avevo, ma purtroppo mi hanno lasciato da tempo ormai. >> 
<< Oh, mi dispiace. >> mormorò l’afroamericana, per poi inchinarsi per agganciare con il guinzaglio il piccolo teppista e nascondere l’imbarazzo << Se le va può venire al rifugio dove faccio volontariato, potrebbe trovare un nuovo amico peloso o anche Belzebù, come nel mio caso, o anche solo rilassarsi un po’. >> 
<< Le sembro tanto stressato? >> il sopracciglio destro di Leo si inarcò, anche se un lieve divertimento lo pervadeva: quella ragazza non andava per il sottile. 
<< Ho un occhio attento per certe cose. >> gli confidò, facendogli l’occhiolino << Mi chiamo Malaika King, comunque. >> 
L’uomo arricciò il naso << Magnus Leopold Howard. >> 
<< Oh, lei è il nipote del conte e della contessa! È un piacere conoscerla, mi hanno parlato molto di lei. >> 
<< Le va se lasciamo perdere questi formalismi e passiamo al tu? >> 
La mora annuì, incamminandosi verso la fontana << Con piacere, mi puoi chiamare Mal. >>
<< Io preferisco essere chiamato Leo, al massimo Magnus, ma non Leopold. >> 
Malaika soffocò una risata << Chiaro. >>
Inclinando il capo di lato, il dirigente d’azienda si adeguò al passo della sua nuova conoscenza << Toglimi una curiosità: in che senso i miei nonni le parlano di me? >> 
<< Beh, suppongo che lei sappia che Manfred e Cathleen sono tipi molto vivaci? Ogni volta che ho modo di incontrarli, in particolar modo tua nonna, tessono sempre le sue lodi. >> gli spiegò stringendosi nelle spalle, intanto che Semola camminava, tutto impettito, quasi saltellando, poco avanti << La capisco, non è da tutti essere il capo di una delle compagnie più redditizie del mondo magico. Senza poi contare che è riuscito a unire la tecnologia babbana con la magia e a farne un business, notevole davvero. >> 
Leo sorrise apertamente, leggermente inorgoglito, quando vide la mora estrarre dalla tasca dei pantaloni un cellulare con sopra il logo della sua compagnia << Qualche reclamo da fare? >> 
Mal si picchiettò leggermente il mento con il telefono, con finta aria pensierosa << Nessuno reclamo, ma un consiglio: se possibile, migliorate la risoluzione della telecamera. >> 
<< Segnato. >> 
<< Il miglior servizio clienti della mia vita. >> commentò divertita, fermandosi davanti al palazzo Gold << Io sono arrivata. Scusami ancora per Semola ed è stato un vero piacere conoscerti. >>
<< Il piacere è stato tutto mio. >> replicò galante, facendo un cenno del capo, per poi dirigersi vero il palazzo Superior. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(1)Piccolo omaggio all’unica e inimitabile Penelope Cavendish (grazie Signorina<3)
(2)L'Irish coffee è un caffè caldo, zuccherato, corretto con Whisky Irlandese e con uno strato di panna sulla superficie.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Io non dovrei essere qui, non ci dovrei proprio essere, insomma tra esami, lavoro part-time e la stesura del Sottosopra sono oberata di cose da fare e la logica mi consiglia di fermarmi ora che posso. Purtroppo però, quando l’ispirazione chiama, io non riesco a resistere e perciò ho deciso di mettere per iscritto questa mia ultima idea folle, soprattutto perché in questo periodo ho proprio bisogno di scrivere e pensare a qualcosa di spensierato. 
Ebbene sì, questa sarà una storia decisamente diversa rispetto al Sottosopra, molto più leggera e scanzonata. Come avrete intuito dal prologo si tratta di una storia di carattere prevalentemente romantico, il cui fine ultimo è quello di creare delle adorabili coppiette e nel mentre, se riusciamo, farci qualche risata. 
Ci troviamo a New York, nel Royal Residence Park, cioè il centro residenziale più esclusivo e cool del mondo magico. Il complesso è formato da quattro palazzi: Bronze, Silver, Golden e Superior. Quest’ultimo è il più elitario di tutti, nel cui attico vivono, appunto, i coniugi Howard, cioè la Contessa e il Conte di Northampton, che, annoiati, hanno deciso di intromettersi nella vita dei loro condomini e fungere da cupidi. Il residence è una sorta di piccola città dentro la metropoli: ha una piscina, un ristorante, una palestra, una serie di boutique… insomma di tutto e di più. Inoltre i residenti, che sono all’incirca un centinaio, hanno a loro disposizione un personale altamente qualificato e discreto che si occupa di ogni loro più piccolo capriccio: una sorta di albergo in versione appartamenti di lusso. 
In sostanza i vostri bambini potranno essere o dei proprietari/affittuari di uno di questi appartamenti o qualcuno che vi lavora. Tenete a mente che chi abita in questo complesso è davvero ricco, lo stesso Bronze (il palazzo più piccolo e meno “prestigioso”) richiede un cospicuo dispendio di galeoni.
 
Ora passiamo al Regolamento:
 
  • Le schede vanno inviate entro il 3 Luglio 2021 alle 19:00, con oggetto “Nome del vostro Oc - RRP". Concederò una proroga, a seconda delle necessità, solo se richiesta per tempo (dunque avete tempo fino a tre giorni prima della scadenza per contattarmi). Se non riuscite a mandarmi le schede vi pregherei di avvisarmi. --> Scadenza posticipata al 7 Luglio fino alle ore 19:00. Non veranno prese in considerazione le schede che arriveranno dopo quell'orario!
  • Potete inviare fino a 2 personaggi a testa, purché di sesso opposto.
  • Nella prenotazione indicate, per piacere: sessoetà (minimo 25 massimo 38) e orientamento sessuale. Nel caso lo dovessi ritenere necessario (avendo magari un surplus) potrei chiedervi di cambiare sesso/orientamento sessuale.
  • Essendo un’interattiva vi chiedo il favore di essere partecipi poiché da una parte io faccio molte domande di cui necessito ovviamente una risposta, dall’altra perché si perderebbe il senso si scrivere o partecipare a un progetto del genere. Perciò, come al solito, dopo 2 capitoli di assenza, al  il vostro Oc non comparirà e, se persisterete, al 4° verrà eliminato. Le autrici che noto esibirsi nel salto della cavallina, ovvero il lasciare un commento (di un paio di righe) ogni tre capitoli, verranno eliminate quando meglio credo (non rispettando quindi il punto precedente). Ovviamente se aveste dei problemi, di qualsivoglia natura, che non vi permettessero di recensire basta che me lo facciate sapere, ne discuteremo insieme e troveremo una soluzione. Sappiate però che io non sono esattamente Flash ad aggiornare, quindi non preoccupatevi troppo in merito. 
 
Accetto:
 
  • In numero limitato Veele, Metamorfomagus, Animagus o possessori di qualche potere particolare, come Legilimens, Occlumante, Veggente, etc. Purché me lo indichiate nella prenotazione e caratterizziate benequesto aspetto nella scheda.
  • Maghi e streghe di ogni orientamento e nazionalità, siamo nel 2018 e in una delle città metropolitane più grandi al mondo dunque sbizzarritevi pure. 
  • Qualsiasi lavoro a patto che sia coerente con il ruolo che andrà ad interpretare. Se volete mandarmi un residente questo deve o provenire da una famiglia ricca o fare un lavoro che lo porti ad avere un conto corrente cospicuo. Nel caso vogliate inviarmi invece un dipendente possono essere: camerieri, maggiordomi, fattorini, cuochi, etc. 
 
Non Accetto:
 
  • Mary e Gary Stu, licantropi e vampiri
  • Personaggi da un passato eccessivamente traumatico. Ovviamente è possibile che un vostro Oc abbia perso un genitore o un parente affezionato (purtroppo è una cosa che accade realmente), ma non me lo rendete orfano, maltrattato, sfigurato o dio solo sa che altro. Ecco, essendo una storia allegra e spensierata cercate di rimanere sulla stessa lunghezza d’onda. Un personaggio non è profondo solo perché ha un passato travagliato, certo il suo background contribuisce, ma è il carattere quello che rende un Oc tridimensionale. Detto da me pare un po’ ipocrita visto che è risaputo la mia natura da madre degenere, ma giuro che tenterò di essere a mia volta più “soft” in tal senso. Per esempio Magnus ha tutta la famiglia al completo e felice! Incredibile, no?
 
Royal Residence Park:
 
 [Questo meraviglioso lavoro lo ha fatto Bri, grazie ancora <3]
 
Palazzo Bronze
 
         Terrazzo Botanico
6A; 6B; 6C
5A; 5B; 5C
4A; 4B; 4C
3A; 3B; 3C
Piano dei Dipendenti 
Amministrazione
Portineria
 
Palazzo Silver
 
                   Piscina
7A; 7B; 7C
6A; 6B; 6C
5A; 5B; 5C
4A; 4B; 4C
3A; 3B; 3C
2A; 2B; 2C
Piano dei Dipendenti
Palestra & Sauna
 
Palazzo Gold
 
  Cocktail Bar & Ristorante 
7A; 7B; 7C
6A; 6B; 6C
5A; 5B; 5C
4A; 4B; 4C
3A; 3B; 3C
2A; 2B; 2C
Piano dei Dipendenti
Ristorante “Spearhead”
 
Palazzo Superior
 
                    
Attico
9A 
8A; 8B
7A; 7B
6A; 6B
5A; 5B
4A; 4B
3A; 3B
2A; 2B
Piano dei Dipendenti
Boutique & Farmacia

*gli appartamenti inidicati in rosso non sono disponibili


Hollywood dei Maghi:
 
A New York esiste un’isola, nascosta agli occhi dei babbani, in cui vengono girati i film e le serie tv magiche oltre a essere la sede di molte case discografiche prestigiose. Dunque una sorta di “Hollywood dei Maghi”.
Si trova tra Brooklyn e State Island, precisamente nell’Upper Bay, e viene denominata “Magicwood”.
 
 

Detto questo ringrazio tutti quelli che sono giunti fin qua, già solo il fatto che abbiate letto il prologo e questo mio delirio mi avete reso molto felice. 
Nel caso decideste di partecipare, per qualsivoglia domanda o dubbio io sono qui.
A presto,
Chemy
 
 P.S: un ringraziamento speciale va a Bri che mi ha aiutato in mille modi, sei un vero angelo! 
 
 
Modello Scheda
 
Nome e Cognome:
 
Soprannome*:
 
Nazionalità e Stato di Sangue:

Data e luogo di nascita (possono avere dai 25 ai 38 anni):

Orientamento sessuale:
 
Prestavolto:

Aspetto fisico/Stile/Segni particolari:

Carattere (molto importante!):
 
Pregi e Difetti:

Background del personaggio:
 
Famiglia e rapporto con essa:
 
Descrivere, per somme righe, il percorso scolastico (indicare che scuola ha frequentato, l’eventuale casa e che genere di rendimento aveva, se volte anche qualche evento saliente della sua vita scolastica):
 
Lavoro (molto importante!):
 
Abitudini (indicare le cose che fa di maggior frequenza nell’arco della giornata, tipo quando si sveglia, come/se prende il caffè, ecc. Insomma una sua giornata tipo): 
 
Appartamento (indicare com’è arredata casa sua, lo stile, la disposizione delle stanze; sarebbero molto utili delle immagini e, se li avete, inserite i link): 
 
Edificio e Piano che occupa nel Royal Residence Park (per i dipendenti indicatemi solo il palazzo, in quanto la vostra abitazione sarà obbligatoriamente al primo piano):
 
Passioni/Hobby/Abilità:
 
Paure/Fobie/Debolezze:
 
Cosa ama/odia:
 
Genere di rapporto che ha con i coniugi Howard:
 
Nel caso li conosca, che genere di rapporto ha il vostro Oc con Magnus e Malaika (altrimenti indicare cosa ne potrebbe pensare):
 
Amicizie/Inimicizie:

Amore (indicare il genere di persona da cui potrebbe essere attratta, come si comporta quando gli piace qualcuno, se ha mai avuto una relazione e come si comporta quando sta insieme a qualcuno; molto importante!):
 
Amortentia: 

Animale*:

Altro*:
 
 
*sezioni non obbligatorie
 
 
 
 
I MIEI OC
 

Manfred Leonix Howard
“Fred”
Ex-Corvonero, Purosangue, 75 anni, Eterosessuale-Sposato
Conte di Northampton

 
 
Cathleen Florence Deschamps in Howard
“Kitty”
Ex-Grifondoro, Purosangue, 72 anni, Eterosessuale-Sposata
Contessa di Northampton
 
  
Magnus Leopold Howard
Futuro Conte di Northampton
 
 
 
Nazionalità e Stato di Sangue: Inglese, Purosangue

Data e luogo di nascita: 2 Luglio 1980, nato a Northampton nel Northamptonshire

Ex Casa: Corvonero, Hogwarts

Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: Magnus è un vero gentleman, è sempre gentile, educato e rispettoso nei confronti di tutti. Vederlo arrabbiato o indispettito è quasi impossibile, ha una pazienza coriacea che pare indistruttibile. Vive per il suo lavoro, solitamente viene costretto a prendersi delle pause da chi lo circonda perché altrimenti vivrebbe nel suo ufficio. Insomma un vero stacanovista e per di più estremamente meticoloso, ai limiti dell’irritante. La sua testardaggine l’ha ereditata sicuramente da Cathleen, come la sua permalosità. Non si direbbe, visto la sua aria calma e perfetta, ma è molto sensibile alle critiche, soprattutto nei confronti del suo operato di cui è molto fiero. Ha un’indole riservata, ma appena si va poco sotto la superficie si scopre essere estremamente dolce e simpatico, lo si potrebbe anche definire timido sotto molti aspetti. Detesta dover chiedere aiuto agli altri, non solo perché è molto indipendente, ma anche perché è eccessivamente orgoglioso. Quando si rende conto di aver fatto una gaffe è davvero adorabile perché si imporpora tutto e inizia a balbettare come un ragazzino. Ha una mente brillante, sempre in moto e piena di idee geniali, anche se a tratti folli. 
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= paziente, tenace, gentile, intelligente, simpatico, indipendente, creativo
-Difetti= ostinato, stacanovista, riservato, permaloso, orgoglioso, geloso, puntiglioso 
 
Famiglia: Primogenito di Christopher Julian Howard e di Phebe Leanne Burke.
Leo è molto legato alla sua bizzarra famiglia (sia paterna che materna), in particolar modo a suo padre che è per lui un punto di riferimento. 
Con i suoi nonni ha un rapporto meraviglioso, sono come dei secondi genitori visto che ha sempre passato molto tempo con loro e allo stesso modo considera i suoi cugini come i suoi migliori amici. 
Cathleen e Magnus sono allo stesso tempo simili e completamente diversi. La donna passa gran parte del suo tempo a rimproverarlo del fatto che lavora troppo e che si dovrebbe trovare una moglie. Leo non prova mai a contraddirla, sa che è una partita persa in partenza. 
Manfred si rivede molto nel nipote, visto che anche lui è un animo più quieto rispetto alla moglie, ma come lei concorda sul fatto che il ragazzo si debba trovare una compagna e uscire dal suo guscio. Fred e Leo si divertano a giocare insieme a poker o a scacchi, senza esclusione di colpi da parte di entrambi. 
 
Lavoro: Magnus, da quando è uscito da Hogwarts, ha impiegato tutto sé stesso nel progetto di unire la magia con la scienza babbana e ci è riuscito, tanto da fondare ed espandere la sua azienda personale di tecnologia magica. Tutti al mondo hanno almeno un dispositivo della Howard Company, che sia un cellulare, un tablet o un computer. Non contento ha anche emulato alcune delle app più famose degli umani, come per esempio Instagram e dando così vita a Wizagram. 
Logo della Howard Company
 Logo di Wizagram (Ringrazio sempre Bri per il nome da lei coniato e anche per avermi fatto questo bellissimo logo<3)
 
Appartamento: Quando è a NY vive nell’attico dei suoi nonni, in un’ala tutta per lui. Ha un piccolo salotto privato, da cui si sale su un piano superiore in cui vi è lo studio, la camera da letto e il bagno privato. Lo stile è molto semplice, ma raffinato. 
 Salotto,  Studio, Camera da letto e  Bagno.
 
Passioni:
  • Escursionismo. Ama stare all’aria aperta, quando lo si convince a staccarsi dal lavoro, ed è anche un abile scalatore.
  • Ama l’arte come i suoi nonni, piuttosto normale visto che ne è stato circondato fin da piccolo. Le sue correnti artistiche preferite sono l’impressionismo e l’arte moderna. 
  • Suonare il piano lo rilassa molto, infatti, dopo una giornata particolarmente stressante, si concentra solo sulle sue dita che scorrono sui tasti e nient’altro.
  • A differenza di molti Purosangue ritiene i babbani molto intelligenti, in quanto, solo con l’intelletto, sono riusciti a fare cose straordinarie. Di fatti ha preso ispirazione da loro per fondare la sua azienda, in particolare da Apple e Samsung.
Amortentia: neve, terra bagnata, libri nuovi, lenzuola appena lavate, lavanda.
 
 
 
Malaika King
 

 
Nazionalità e Stato di Sangue: Afroamericana, Mezzosangue

Data e luogo di nascita: 19 Maggio 1991, nata a New Orleans, Luisiana

Ex Casa: Tuono Alato, Ilvermorny

Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: i due tratti caratterizzanti di Mal sono che da una parte è una persona estremamente determinata, prende molto seriamente il suo lavoro, è infatti molto professionale e da tutta sé stessa nei progetti in cui crede, ma dall’altra parte è anche estremamente pigra, quindi quando non è oberata di cose da fare se la prende con comodo e detesta che le venga messa fretta. Ha una lingua tagliente che non ha paura di usare ed è sempre molto diretta, sia nel bene che nel male. È consapevole della sua bellezza e non teme di mostrarsi per quella che è, si ammanta della sua sensualità come certe donne fanno con uno scialle prezioso. Ostinata oltre ogni dire, farle cambiare idea è quasi impossibile, ed è anche parecchio materialista, non ha paura di ammettere di amare le cose belle e il lusso con cui si circonda. Nonostante tutto è una persona molto alla mano, dolce, paziente e simpatica, è facile chiacchierare con lei ed entrare subito in confidenza, soprattutto perché è un’ottima ascoltatrice. C’è però da dire che è anche parecchio rancorosa, dà difficilmente seconde possibilità quando viene tradita la sua fiducia, ed è meglio non averla come nemica. Estremamente golosa, ama il cibo e difficilmente dice di no quando le viene proposto di stuzzicare qualcosa: è quel genere di persona che passa più volte davanti al bancone del supermercato dove vengono distribuiti gli stuzzichini, senza alcuna remora proprio. Meglio non toccarle quello che ha nel suo piatto. Nonostante il genere di lavoro che fa è molto riservata, ama i suoi fan e con loro condivide tutto, ma non apprezza la parte “social” del suo lavoro, tant’è che le promozioni non sono decisamente il suo punto forte.
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= determinata, paziente, sensuale, simpatica, diretta, dolce, 
-Difetti= pigra, ostinata, materialista, golosa, rancorosa, riservata 
 
Famiglia e rapporto con essa: primogenita, di tre figli, di Charlie King e di Grace Price.
Charile è un famoso musicista jazz che gira per il mondo, in particolare gli Stati Uniti, esibendosi in tutti i locali più rinomati con la sua musica. Malaika adora suo padre, è la principessa di papà e sono molto legati, tanto da sentirsi quasi una volta al giorno.
Grace invece è una giornalista investigativa e da lei Mal ha preso la sua ostinazione e determinazione. Si sentono meno spesso rispetto a quanto fanno padre e figlia, ma ciò non vuol dire che non si vogliano bene. Almeno una volta a settimana si chiamano a vicenda per fare una “chiacchierata fra ragazze”. 
Ha due fratelli gemelli minori di cinque anni, Duke e Julian, che da piccoli erano dei veri demoni. Duke con il passare degli anni ha mitigato la sua indole da teppista tanto da diventare un Auror. Julian invece ha seguito le orme paterne diventando un musicista blues e sta guadagnando parecchio successo. È grazie a loro che Malaika è dotata di una grande pazienza; bisticciano spesso, ma sanno di poter far affidamento l’uno sull’altro. 
 
Lavoro: Ha iniziato come attrice teatrale in quanto ha sempre amato il teatro fin da piccola. Vide infatti la sua prima rappresentazione a otto anni e rimase affascinata dagli attori in scena, tanto da decidere di voler diventare una di loro. Dopo di che è stata ingaggiata come modella, tanto da sfilare per alcuni dei brand più famosi sia del mondo magico, che babbano. Oltre a tutto ciò, sta provando a muovere i suoi primi passi nel mondo cinematografico.
 
Appartamento: Malaika ha scelto il suo appartamento soprattutto perché ha un enorme terrazzo di cui lei si è innamorata. Per il resto la casa è formata da un ingresso che dà direttamente sul salotto, sulla sinistra c’è la cucina, mentre sulla destra c’è l’ingresso per il terrazzo e un lungo corridoio sui cui si affaccia la camera degli ospiti, il bagno e la sua camera, che all’interno ha anche uno studio personale. 
 Terrazzo, Salotto/Ingresso, Cucina, Camera ospiti, Bagno e   Camera da letto
 
Edificio e Piano: Palazzo Gold, 4C
 
Passioni:
  • Ama viaggiare ed esplorare. Almeno una volta all’anno si prende un paio di settimane per esplorare il paese a bordo del suo fidato camper. Grazie al suo lavoro da modella, invece, riesce a vistare il resto del mondo.
  •   
  • È appassionata di musica, in particolare jazz, blues e classica, e anche di fotografia.
  • Le piace cucinare quando ha tempo, altrimenti vive al ristorante o da cibo ad asporto. 
  • Si tiene molto in forma: corre ogni giorno; va in palestra almeno tre volte alla settimana; segue corsi di auto difesa e pratica la capoeira.
Amortentia: pane appena sfornato, rosmarino, champagne, gelsomino, erba appena tagliata

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Capitolo 2
*** Selezione Oc ***


SELEZIONE

 
 
Brenda Moolenar
“Bri”
Americana, Mezzosangue, Ex-Tuono Alato, 28 anni, Eterosessuale
Scrittrice, Fashion Blogger e Sceneggiatrice in erba
 
Di primo acchito, ciò che colpisce di Brenda è il suo fare spigliato, in perfetta linea con la vita mondana che conduce e che cammina di pari passo con il suo lavoro. Anima notturna, audace e imprevedibile, sembra voler vivere a pieno con la sconsideratezza sfrontata che la caratterizza: poco importa se bisogna correre qualche rischio pur di assaporare davvero la vita.
Chi imparerà a conoscerla, d'altro canto, saprà di certo cogliere una malcelata fragilità emotiva che talvolta la farà da padrone.
Fra il suo giro di conoscenze è Bri a dettare moda, spesso sfoggiando abbinamenti estremi ed eccentrici ma che su di lei assumono assurdamente senso.
Attivissima su Wizagram, sarà difficile vederla lontana dal suo PC e da un buon bicchiere di vino!
 
 
Budhil Ravi
“Buddy”
Indiano, Purosangue, Ex-Wampus, 30 anni, Eterosessuale
Chef
 
Capo Chef del rinomato “Spearhead”, Budhil non incarna per nulla l’ideale del grande cuoco pluristellato, tutto il contrario: è casinista, poco propenso a tenere in ordine la sua postazione e blatera in continuazione con chiunque graviti nella sua orbita. Nonostante abbia una faccia da schiaffi, nessuno riesce a odiarlo completamente, neanche quando si mette a rappare in mezzo all’enorme cucina infastidendo i suoi poveri colleghi.
Sicuro di sé, dal sorriso contagioso e allo stesso tempo affascinante, determinato e, malgrado la sua brutta abitudine a perdersi nei suoi pensieri, un ottimo leader, adora infatti il lavoro di squadra.
Non lo si può definire un bugiardo, ma sicuramente un paraculo sì! 
Sempre di buon umore, allegro e spontaneo in tutto quello che dice e che fa. 
Un unico consiglio: mai insultare la sua intelligenza. 
 
 
Camden Edwards
“Cam”
Anglo-Americano, Nato Babbano, Ex-Grifondoro, 29 anni, Bisessuale
Mantenuto
 
Esistono due perfette parole per descrivere Camden, ovvero “imprevedibile” e “impulsivo”. Diciamo che stare al suo fianco è sempre una sorpresa perché neanche lui sa bene che cosa combinerà da lì a poche ore; sarebbe infatti assolutamente capace di partire per l’Antartide su due piedi, se solo l’idea lo allettasse abbastanza a lungo da portarlo a prendere in mano il passaporto e uno zaino con l’essenziale al suo interno.
È di certo l’anima della festa dovunque vada, sa catalizzare l’attenzione di tutti e chi lo circonda ammette sempre che con lui il divertimento è assicurato. Non ha la minima idea di cosa voglia dire provare vergogna o imbarazzarsi per qualcosa. Ha uno scarso riguardo per la sensibilità altrui, fatta eccezione per i suoi cari, irresponsabile (ha passato più di una nottata in cella per una sua qualche bravata) ed è parecchio infantile. È un vero edonista, ama la vita e i suoi piaceri. Estremamente passionale e diretto in tutto quello che fa e dice. 
 
 
Camila Dourado Borges
“Mila”
Brasiliana, Purosangue, Ex studentessa di Castelobruxo, 28 anni, Bisessuale
Magipittrice
 
Nel conoscerla, la prima cosa che viene in mente su di lei è che Camila sia un raggio di sole. Estroversa, allegra, sempre con il sorriso sulle labbra, Camila è una figura affascinante quanto eccentrica. Estremamente creativa, la sua arte è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, per questo non sarà raro trovare i suoi ritratti magici ad abbellire i salotti di coloro che possono permettersi una sua commissione.
Carismatica e al contempo munita di un pizzico di egocentrismo, è fiera delle sue origini  brasiliane, che si riflettono anche sulla sua bellezza oltre che sul carattere frizzante e l'aspetto decisamente sensuale.
Se vi troverete in sua compagnia, che sia  nello studio in cui dipinge o in qualche manifestazione per il sociale, state pur certi che non vi annoierete.
 
 
Castiel Lucifer Greyson
“Cas”
Inglese, Purosangue, Ex-Serpeverde, 31 anni, Demisessuale Omoromantico
Magiavvocato
 
Malgrado a un primo impatto Castiel appaia burbero e riservato, è in realtà molto alla mano, socievole e disponibile, nonostante prediliga la tranquillità al trambusto. Un ottimo ascoltatore, anche se spesso si dilunga in discorsi motivazionali alle volte anche fin troppo filosofici, altruista ed empatico, benché mal tolleri i piagnucoloni e i vittimisti. 
Come ogni avvocato che si rispetti è arrogante, pignolo e saccente come pochi. Non ha paura, in questi casi, di far sentire la sua voce se significa far valere le sue idee, cercando al contempo di non prevaricare gli altri.
Parecchio ingenuo, soprattutto nell’ambito amoroso, tanto che la sua dolce sorellina Lilith lo chiama “Sugar Daddy”, con grande disappunto del maggiore che non capisce cosa voglia dire e ogni volta che chiede spiegazioni in merito riceve sempre come risposta una sonora risata dal suo interlocutore.
 
 
Henry Rux
Anglo-Cinese, Mezzosangue, Ex-Corvonero, 35 anni, Eterosessuale
Portiere degli Appleby Arrows e Imprenditore
 
Stella del Quidditch e "raccomandato", Henry viene da una famiglia di giocatori professionisti. Gioviale, generoso e allegro, ha sempre l'aria insolente e chiassosa. Il ragazzo è, in vero, una persona molto empatica e disponibile ma sempre pronto a muoversi con circospezione nelle relazioni umane. Geloso all'inverosimile dei propri spazi, darebbe tutto al prossimo ma solo a patto che ciò non vada ad inficiare la sua libertà personale.
Animo concreto e strenuamente leale, è in grado, quando gioca, di accettare la sconfitta con spontaneità e l'indole giusta e imparziale lo rende benvoluto anche agli occhi di chi magari non gli darebbe al primo impatto la benché minima considerazione. Ottimista, ha fatto dell'incidente occorsogli un punto di partenza per un nuovo inizio e di ciò ne è molto orgoglioso. Innamorato dei bambini, tiene distanti da sé i coinvolgimenti emotivi di natura romantica.
 
  
Joël Dominik Webster
“Joe”
Scozzese-Americano, Mezzosangue, Ex-Corvonero, 32 anni, Eterosessuale
Scrittore
 
Joël, sotto la sua aria da perfetto gentiluomo, sempre educato e a modo, nasconde in realtà una personalità molto più effervescente e dinamica. Joe ha infatti sempre la risposta pronta e uno scherzo in mente o, quanto meno, una burla innocente ai danni dei suoi amici.
Ha una faccia da poker invidiabile, capire che cosa pensi realmente pare quasi impossibile (per questo le sue “imboscate” gli riescono così bene); insomma un vero fetente con i fiocchi, che con la sua affascinante fossetta sa ingannare chiunque. 
È una persona amichevole, ma non entra propriamente in confidenza con chiunque ed è molto riservato. Estremamente intelligente e sveglio, ha sempre la testa piena di idee per i suoi gialli; grazie ai quali è diventato così famoso da essere tallonato, con suo grande disappunto, anche quando va a fare una semplice passeggiata a Central Park.
Parecchio geloso delle sue cose e dei suoi gatti.
 
 
Noah Hansen
Americano-Olandese, Mezzosangue, ex-Wampus, 34 anni, Pansessuale
Attore e Stuntman
 
Meglio conosciuto come "lo scapolo d'oro di Magicwood", Noah possiede uno spirito indomito, in continuo fermento e l'incredibile capacità di attirare l'attenzione su di sé anche non volendo. Attualmente uno dei volti più riconoscibili dell'industria magi-cinematografica, gli unici luoghi in cui si potrà sperare di vederlo eseguire degli ordini saranno proprio i set dei film in cui recita.
Le sue radici affondano nel Bronx e Noah ne è davvero fiero; mai ha tentato di nascondersi o passare per la persona che non è, guadagnandosi così articoli su articoli sui più rinomati giornali scandalistici d'America.
Sempre in up, dalla risata contagiosa e difficile da tenere a freno, sarà facile scorgerlo a saltare fra i palazzi che danno vita allo skyline della Grande Mela, inseguito dai fotografi e dalla sua procace agente, a cui un giorno rischierà di far venire un infarto per lo spavento.
 
 
Sherilyn Leeron
Americana con origini cinesi e italiane, Mezzosangue, Ex-Serpecorno, 30 anni, Eterosessuale
Sceneggiatrice
 
Sherilyn è una persona tranquilla, intelligente e piuttosto razionale. Inizialmente timida e introversa, ci mette infatti un po’ per aprirsi con le altre persone, soprattutto se queste sono particolarmente estroverse. Non ha timore però a dire la sua, quando si parla di un argomento che l’appassiona parte in quarta, per poi domandare scusa appena si rende conto di aver manipolato la conversazione.
È molto attenta a ciò che le succede intorno, ha un buon spirito di osservazione e fa molto caso a come si comportano le persone che la circondano. Spesso infatti i personaggi che realizza hanno degli atteggiamenti ispirati proprio a ciò che lei vede tutti i giorni, non importa che sia una persona che passa per strada oppure un amico.
Sognatrice e creativa, tanto che alle volte va a sbattere contro gli altri perché troppo persa nei suoi pensieri.
 
 
Tristan Alexander Howard
“Cheeky monkey” o “Little Howard” 
Inglese, Purosangue, Ex-Serpeverde, 30 Anni, Eterosessuale
Magiregista
 
Tristan è il "piccolo" di casa Howard e nonostante abbia un bellissimo rapporto con il fratello maggiore, non potrebbe essere più distante da lui: spigliato, festaiolo, dalla personalità travolgente, non c'è persona che sfugga alla sua schiettezza sincera. Tristan è trasgressivo, lo è sempre stato e ha fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo di affermarsi come regista; grazie alla sua forte personalità non ha mai dovuto chiedere aiuto alla sua famiglia, riuscendo invece a inserirsi nella macchina magi-cinematografica con grande successo grazie alla sua caparbietà e il suo talento.
Se nella vita è indipendente e scanzonato, sul posto di lavoro tutti lo temono, perché è lì che emerge quel lato perfezionista e intransigente della sua personalità.
Fortunatamente è anche sufficientemente intelligente, altrimenti lo scavezzacollo che è in lui finirebbe per fargli commettere qualcosa di irrimediabilmente sconsiderato!
Dall'aspetto accattivante e suadente, vederlo girare su macchine di lusso, motociclette e yacht non sarà affatto inusuale.
 
 
Vasya Vasilyev
“Vas”
Russa, Purosangue, Ex-Tuono Alato, 30 anni, Eterosessuale
Direttrice della sede newyorkese della Howard Company
 
Stacanovista impareggiabile e a tratti nevrotica, Vasya è la quintessenza della parola "efficienza". Dalla superficie saccente, la ragazza cela un passato singolare. 
Diffidente ma affettuosa, tende ad anteporre - quando non si parla di lavoro - sempre l'altro a sé stessa. Collaboratrice di Magnus e capo della sede newyorchese, questa ragazza è la prova che la volontà paga. Unico ostacolo alla serenità assoluta: la percezione di sé e la passione smodata per i toy boy e la vita notturna. 
Attenti a non sfidarla, è decisamente competitiva e non vi si consiglia di seguirla nel tempo libero...potreste trovarvi a praticare sport estremi ma senza alcuna protezione!
 
 
Zelda Marija Nightingale 
“ZiZi”
Americana-Russa, Purosangue, Ex-Tuono Alato, 28 anni, Eterosessuale
Interior Designer
 
Zelda è una ragazza educata, tranquilla e posata. All’apparenza può sembrare quasi fredda e parecchio impostata, ma conoscendola meglio emerge il suo lato estroverso e più “sciolto”. Testarda e rancorosa, non scorda mai un torto subito e può avercela con qualcuno per secoli, se non addirittura eoni, ma è molto premurosa e attenta con gli amici.
È una vera perfezionista, soprattutto nel suo lavoro, che ama e in cui riversa tutta sé stessa; non è infatti raro che dopo essere uscita dall’ufficio, ritorni a casa e si chiuda nel suo studio per continuare a lavorare. Determinata, ambiziosa, non mente mai, non ne è assolutamente capace, e dice sempre quello che pensa. Detesta il caos e lo sporco, di fatti le sue cose sono sempre in perfetto ordine. 
Tra lei e il suo vicino, Joël Webster, è guerra aperta.
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti! 
Eccomi qui finalmente con la selezione. Chiedo profondamente scusa per il ritardo, ma al momento sto preparando un esame che mi sta risucchiando ogni gioia di vivere e purtroppo la selezione ne ha risentito. 
Prima di tutto volevo ringraziare tutti quelli che hanno partecipato, ho davvero ricevuto delle bellissime schede e ve ne sono profondamente grata. Purtroppo però ho dovuto fare una cernita parecchio dura perché altrimenti li avrei presi tutti e sarebbe stato un disastro. Era mia intenzione prendere fin dall'inizio pochi Oc, al massimo 12 (come ho effettivamente fatto), e visto che è una storia improntata sull’amore, ho dovuto selezionare quelli che meglio si incastrassero fra di loro. Dunque vi prego di non prendervela se non ho preso il vostro bambino perché vi assicuro che per me non è stato facile fare questa selezione, visto appunto che ho ricevuto moltissime schede valide e ben fatte. 
Per quanto riguarda il primo capitolo ci risentiremo i primi di agosto, appena avrò dato sto benedetto esame che mi perseguita. 
Se c’è qualche personaggio che vi ispira, che secondo voi potrebbe essere un amico/conoscente del vostro pargolo scrivetemelo in privato (si qui, sia su Instagram) e vedrò cosa posso fare. 
Ora torno a ripetere, a presto spero.
Chemy




Palazzo Bronze
 
                      Terrazzo Botanico
6A e 6B (Camila)6C (Sherilyn)
5A; 5B; 5C
4A; 4B; 4C
3A; 3B; 3C
Piano dei Dipendenti 
Amministrazione
Portineria
 
Palazzo Silver
 
                                Piscina
7A, 7B e 7C (Noah)
6A; 6B (Camden); 6C
5A; 5B; 5C
4A; 4B; 4C
3A; 3B; 3C
2A; 2B; 2C
Piano dei Dipendenti
Palestra & Sauna
 
Palazzo Gold
 
              Cocktail Bar & Ristorante 
7A(Henry)7B (Vasya); 7C
6A; 6B; 6C
5A; 5B; 5C
4A; 4B(Brenda)4C(Malaika)
3A; 3B; 3C
2A(Budhil); 2B; 2C
Piano dei Dipendenti
Ristorante “Spearhead”
 
Palazzo Superior
 
         Attico e Super Attico Conti Howard
9A (Tristan)
8A(Castiel)8B (Zelda)
7A; 7B(Joël)
6A; 6B
5A; 5B
4A; 4B
3A; 3B
2A; 2B
Piano dei Dipendenti
Boutique & Farmacia

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 
 
 
The Apple of Scandal
NY, 5 Giugno 2018
 
Udite! Udite!
Il CEO della Howard Company è appena approdato nella grande mela e ha già mietuto una vittima!
Fonti interne al Residence ci hanno riferito che lo scapolo inglese si sia fermato a parlare con l’attrice Malaika King. A quanto pare galeotto fu il cucciolo della giovane, che ha attirato l’attenzione del magnante. 
Cosa non si farebbe per attirare l’attenzione, eh? 
I nostri informatori non hanno potuto sentire che cosa si dicevano i due, ma pare che fossero estremamente a loro agio insieme. 
Che sia scoccata la scintilla? 
Pare inoltre che nel comprensorio più chic di NY ci sia grande fermento: alcuni degli inquilini più chiacchierati della città stanno tornando alle loro abitazioni dopo una soleggiata vacanza, altri continuano a seminare i reporter nei modi più disparati, alcuni si danno alla pazza gioia con party esclusivi e altri ancora paiono decisi a nascondersi ben bene per non attirare l’attenzione, non sapendo che noi, della redazione, siamo dei segugi accaniti, non demordiamo mai. 
Quindi cari inquilini del Royal Residence Park state attenti! Durante questa estate vi terremo d’occhio con estrema attenzione. 
Dunque cari lettori, per saperne di più e per essere costantemente aggiornati, restate connessi. 
 
 
New York, Manhattan
Upper East Side
 
 
La Mercedes Benz decapottabile sfrecciava sicura fra le vie trafficate della città, sinuosa ed elegante come una pantera. Un sorriso diabolico si dipinse sul volto cesellato di Joël Webster, mentre svoltava sulla prestigiosa Upper East Side: davanti al Residence sostava un campanello nutrito di giornalisti e fotografi, che si voltarono contemporaneamente nella loro direzione quando udirono il basso ruggito della macchina d’epoca. 
<< Per la miseria… come fanno a sapere che saremmo tornati oggi dagli Hamptons? >> sbottò irritata Zelda, sistemando una ciocca di capelli rossi che era sfuggita dallo chignon.  
<< ZiZi >> all’udire quel nomignolo fastidioso la donna gli lanciò un’occhiata a dir poco fulminante << dopo tutto questo tempo non ti dovresti più stupire per questo genere di cose. Sai che i reporter sono in grado di scovare anche il minimo indizio. >> 
<< Ma quale indizio avrebbero mai potuto scoprire sul nostro ritorno? >> la strega inarcò le sopracciglia perfettamente curate, in un’espressione di lampante perplessità. Le bastarono appena due secondi per capire. Lasciandosi poi sfuggire uno sbuffo ben poco signorile, trafficò nella sua borsa fino a estrarre il suo smartphone << E questo lo chiameresti indizio? >> Zelda sgranò gli occhi osservando la storia sul profilo dell’amico di famiglia, fatta quando erano alla stazione di servizio per fare benzina. Nel breve video la si poteva vedere appoggiata al cofano della lussuosa auto, mentre stava parlando al telefono e guardava lontano e poco più in basso si poteva leggere a chiare lettere la destinazione del viaggio: New York City << Perché lo hai fatto? >> 
Avvicinandosi al residence i due poterono sentire già le voci eccitate e quasi violente dei giornalisti d’assalto, accompagnati dallo scattare frenetico delle macchine fotografiche << Volevo testare i loro riflessi, potrebbero fare a gara con il MACUSA. >> 
<< I loro riflessi?! >> strillò la rossa, raggiungendo dei decibel talmente acuti che qualche cane abbaiò in risposta. 
<< Tanto la frittata era già stata fatta: prima di partire per gli Hamptons, mi sono lasciato sfuggire il periodo in cui saremmo tornati durante l’intervista all’Hocus Pocus Night Show. Quindi tanto valeva divertirsi. >>
Una specie di ringhio furioso scappò dalle labbra morbide della strega, mentre si infossava nel sedile del passeggero, quasi nella speranza di non essere notata dalla folla che li attendeva all’entrata e che li costrinse a rallentare.
<< Joël! Zelda! Come è andata la vostra vacanza negli Hamptons? Era una fuga romantica? >> 
<< In realtà era una semplice vacanza con le nostre famiglie. >> replicò tranquillo il guidatore, che con la sua risposta ambigua sollevò una serie di mormorii e strilli, oltre che un insulto masticato dalla sua compagna di viaggio. La quale tentava invano di mimetizzarsi con la pelle del sedile e che si ritrovò a chiedersi se, facendosi piccina piccò, sarebbe riuscita a nascondersi sotto il cruscotto.
<< Allora vi siete finalmente fidanzati! A quando le nozze? >> 
Joe si voltò verso il reporter che aveva strillato la domanda e gli regalò uno dei suoi sorrisi incantatori, con tanto di fossetta. Guardò diritto nella telecamera, che lo inquadrava e disse con voce serafica << Nel duemilaecredici. >> poi inserì la prima e spinse con ferocia sull’acceleratore, infilandosi nella strada privata che portava al parcheggio sotterraneo del comprensorio. 
Quando si fermarono nel posto auto riservato a Joël, Zelda scese dall’auto come una furia, sbattendo con violenza la portiera. 
<< Ehi, ma che modi sono?! >> l’uomo fece in fretta il giro della macchina per assicurarsi che non si fosse ammaccata.
<< Nel duemilaecredici. >> lo scimmiottò la rossa, ignorando le proteste del mago su come avesse tratto la sua amata auto << Una risposta davvero sagace. >>
<< Ma efficace. >>
Zelda roteò gli occhi al cielo dirigendosi verso l’ascensore, mentre alle sue spalle dei valletti zelanti tiravano fuori dal bagagliaio, ingrandito dalla magia, le loro valige. 
Entrata nel vano, si voltò verso l’alto uomo << Ti dovresti trovare un altro hobby, oltre quello di mandarmi ai matti. Mai pensato al découpage? >> 
<< Noioso. >> replicò l’altro premendo il tasto per il loro palazzo, seguito dal piano numero sette e poi l’otto. L’ascensore ebbe un leggero sussulto, si spostò all’indietro e poi in alto << Farti impazzire è decisamente più divertente. >> 
<< Se verrò internata in un manicomio sappi che sarà solo per colpa tua. >> 
Le porte dell’abitacolo si aprirono sul piano che ospitava l’appartamento del famoso scrittore << Ti prometto che farò in modo che tu venga seguita dai miglior specialisti del paese. >> poi le ante si richiusero, impedendo alla donna di mandarlo, giustamente, a quel paese.
 
 
 
§§§
 
 
Royal Residence Park,
Palazzo Gold
 
 
Malaika, seguita dal suo fidato Semola, superò l’ingresso del palazzo Gold e si fermò per una decina di minuti dal Signor Kamal, il portinaio, per fare quattro chiacchiere. Gli chiese come stessero le due figlie e la moglie e lo ascoltò raccontare orgoglioso della cena che le due ragazzine avevano preparato la sera prima, ridendo al racconto del budino che si era disfatto una volta ribaltato. 
Appena fu concluso il loro aggiornamento mattutino, l’attrice prese in consegna il pacco, che gli aveva spedito il suo amato nonno Darius, e salì, con passo lesto, le quattro rampe di scale fino al suo appartamento. Una volta entrata appoggiò le chiavi e il pacco sul tavolino vicino all’ingresso e si diresse in cucina, emulando le mosse del suo cane che si era fiondato sulla sua ciotola dell’acqua. Doveva ricordarsi di portarsi dietro una bottiglia da un litro quando andava a correre, una da mezzo serviva a poco o nulla a loro due. 
Si stava riempendo un enorme bicchiere di acqua fresca, quando sentì la sua porta d’ingresso aprirsi. Semola ovviamente scattò come una molla, abbaiando come un forsennato, e nel tentativo di sterzare scivolò clamorosamente, finendo con metà del corpo verso il salotto, intanto che le zampette anteriori grattavano sul parquet. Nell’arco di cinque secondi netti quell’ululare fintamente minaccioso si interruppe, sostituito da degli uggiolii festanti. La proprietaria di casa non si preoccupò nemmeno per un istante di chi fosse l’intruso, anzi si allungò verso la caraffa di caffè che aveva preparato prima di uscire e che aveva lasciato in caldo.
Brenda Moolenar, dopo aver adeguatamente riempito di coccole e di paroline dolci il piccolo cucciolo, fece il suo ingresso nell’ampia cucina, scarmigliata e con lo sguardo di chi ha dormito si e no tre ore.
<< Caffè, mio amato caffè. >> borbottò la giovane con voce cavernosa, tutto il contrario del suo solito tono sottile e dolce, per poi allungarsi sull’isola di pietra per prendere la tazza che le stava passando l’amica, nonché vicina di casa.
<< Serata movimentata? >> per tutta risposta Mal ricevette un grugnito e la ripetizione della parola “Caffè”, quasi fosse un mantra o una parola magica. Prendendo quattro arance, l’attrice si apprestò a preparare una spremuta << Allora, com’era il nuovo night club di Manhattan? Qual era il nome? Opxidium? >> 
<< Opxidium? Ma come ti è uscita questa? Il locale si chiama Obsession. >> la scrittrice, che era scivolata su uno degli alti sgabelli, lanciò un’occhiata perplessa, seppur divertita, alla mora che si strinse nelle spalle << Comunque sia era un locale niente male, pieno di baristi belli quanto degli adoni e che, per fortuna, erano anche in grado di fare degli ottimi drink. Credo che volessero dare l’idea di un luogo di perdizione e ci sono riusciti: hanno sfruttato al massimo lo spazio che avevano, senza esagerare con l’arredo o cadere nel volgare. >>
<< Sento che c’è un “però” nell’aria. >> 
Un sorriso, ora ampio e luminoso, si distese sul volto niveo della donna << Però non è nulla di innovativo; ne ho visti parecchi di locali del genere in giro per la città. >> 
Malaika tirò fuori da uno degli sportelli in basso lo spremi agrumi super silenzioso che le aveva regalato la stessa Brenda per il suo compleanno. A detta della giovane il suo faceva troppo rumore e doveva essere subito cambiato, non poteva tollerare quel rumore infernale, visto che si accampava a casa dell’amica ogni santa mattina da quando si era trasferita nel residence tre mesi prima. << Dunque qual è il tuo responso? >> 
<< Bah, per il momento si merita una B+ >> Bri si sistemò meglio sullo sgabello, intanto che la caffeina iniziava a fare effetto << Se riescono a superare i due anni e a dare vita a qualche evento interessante credo che potrebbero anche guadagnarsi una meritata A, ma solo il tempo ce lo dirà. Se vuoi ci possiamo tornare insieme. >> 
<< Forse. >> replicò l’attrice prendendo due bicchieri e riempiendoli del liquido arancione. 
Brenda guardò per qualche secondo quello che era spettato a lei, poi sollevò lo sguardo sulla padrona di casa << Non puoi rifiutarti, verrai. Organizzo qualcosa con Camila e Zelda per la prossima settimana. Non puoi rintanarti in casa a leggerti quei romanzetti rosa da due soldi per il resto della tua vita. >> scivolando giù dallo sgabello e dirigendosi verso il frigorifero non poté vedere la mora roteare gli occhi al cielo << Spero che tu abbia qualcosa di stuzzicante da mangiare perché ho parecchia fame. >> 
Scuotendo la testa Malaika diede le spalle all’amica per lavare il suo bicchiere, che aveva già svuotato dalla spremuta. Uno strillo acuto però le fece perdere la presa sull’oggetto, che cadde con un tonfo nel lavello. Senza pensare sfilò un grosso coltello dal ceppo poco distante, ignorando la bacchetta lì vicino (una mossa davvero geniale) e si voltò con uno scatto, pronta ad accogliere l’intruso con qualche mossa che aveva imparato al corso di capoeira. Stessa cosa fece Semola che uscì di corsa da sotto il tavolo, abbaiando nuovamente come un forsennato. Nessun assassino o ladro però era entrato in casa, quindi la donna aggrottò la fronte, ovviamente perplessa, mentre il suo cucciolo correva per tutta casa, ancora all’inseguimento dell’invasore fantasma. 
<< Come hai potuto?! >>
La voce strozzata di Brenda la fece girare e così la vide che teneva sollevato fra le mani un contenitore di plastica con all’interno la cena che si era cucinata la sera prima: maccheroni al formaggio. 
<< Per i mutandoni di Isotta, ma sei cretina? >> 
Ignorando l’insulto, la strega spalancò gli occhi da gatto << Come hai potuto tradirci così? Come hai potuto tradire Frank? Come hai potuto tradire me?! >>
<< Cribbio, penso di aver perso tre anni di vita. >> borbottò Mal, rimettendo a posto la mannaia che aveva brandito come arma e dando una grattatina dietro alle orecchie a Semola che era appena ritornato, tutto baldanzoso, dalla sua caccia al mostro.
<< Tu! Tu membro dell’onoratissimo club C.A.F.E… >>
<< C.A.F.E? >> la interruppe la mora con espressione corrucciata, slegandosi i capelli e lasciando liberi i fitti ricci.
<< Cibo d’Asporto Forever and Ever. Lo abbiamo fondato settimane fa, durante la serata del sushi e del sakè. Abbiamo anche una spilletta commemorativa. >> 
<< Davvero? >> 
<< Già, da qualche parte le abbiamo imbucate, anche se non ricordo dove. Abbiamo anche decretato che il nostro unico dio è Frank, il fattorino, e che ce lo sposeremo, un giorno. >> 
<< Tutto la stessa sera? >> 
<< Sì. >> 
Malaika appoggiò i palmi sull’isola e inclinò il capo << Ma quanto sakè avevamo bevuto? >> 
<< Sinceramente? Tanto. Ci siamo svegliate in camera tua, abbracciate e con indosso delle gonnelline di paglia, stile hawaiano, e delle magliette da rugby. >>
<< E perché mai? >>
<< Ah! Sarebbe bello saperlo. >> disse Brenda aprendo uno dei cassetti e prendendo una forchetta, con cui infilzò i maccheroni al formaggio della discordia. 
<< Buoni? >>
<< Phi. >> biascicò con la bocca piena la scrittrice, sedendosi nuovamente sullo sgabello. 
<< Allora mi perdoni? >> 
Un minuto di silenzio << Va bene. Ora però mi devi raccontare il tuo incontro con lo stragnocco degli stragnocchi. >> di fronte allo sguardo perplesso dell’amica, si spiegò << Magnus ChacchioSeÈBono Howard. >> 
<< E tu come fai a saperlo? >> 
<< Ah, non lo sai? >> Bri estrasse il cellulare dai pantaloncini da tuta, lo aprì e dopo pochi secondi trovò quello che cercava. Glielo porse. 
Mal scorse in fretta il breve articolo e poi i suoi occhi si spalancarono, accendendosi di una luce furiosa << CHE COSA?! >> 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Golden,
Terrazzo
 
 
Noah Hansen, appena messo piede nel ristorante all’aperto, prese un profondo respiro, nulla era meglio dell’aria mattutina: fresca e incontaminata. Notò con piacere che erano ancora pochi i residenti che affollavano lo spazio, quindi si diresse tutto allegro verso la cucina a vista per ordinare la sua colazione.  
Budhil Ravi, il capo chef dello Spearhead, era già in piena attività: si spostava da una postazione all’altra con sorprendente allegria, chiacchierando a tutt’onda. Di sottofondo una telenovelas spagnola, in cui due amanti sfortunati avevano appena scopeto di essere fratelli sperati alla nascita, veniva trasmessa da una piccola televisione incastrata e poco visibile ai clienti. 
Sedendosi al balcone, sorrise al piccolo gruppo << Buongiorno! >> 
Buddy, con movimento elegante del polso, fece roteare l’omelette in aria, che ricadde con un piccolo tonfo nella padella antiaderente, poi si voltò verso il nuovo arrivato << Ehilà! Fammi indovinare: caffè nero, uova all’occhio di bue, pane tostato, beacon e una fetta di torta di mele. >>
L’uomo annuì << Quanto mi conosce bene. >> lo elogiò, sbattendo esageratamente le ciglia e atteggiando il bel volto in un’espressione di adorazione. 
<< Va bene, una fetta extra-large per te. >> disse ridendo il capo chef per poi lanciare un’occhiata di intesa con Gloriana, il suo braccio destro. 
<< Arriva subito. >> affermò la donna, mettendosi subito all’opera.
<< Mi spieghi dove metti tutto questo cibo? >> il capo Chef pose l’omelette su di un piatto, guarnendolo con una salsa speciale da lui creata, poi lo consegnò a una cameriera in attesa << Perché, sinceramente, sei una fogna, amico. Se osi dirmi che hai un metabolismo veloce giuro che ti schizzo con l’olio bollente. >> 
A quell’ammissione schietta l’attore piegò la testa all’indietro ridendo di gusto e la risata roca e profonda attirò diverse occhiate incuriosite. 
Passandosi una mano fra i folti capelli, l’attore si strinse nelle spalle << Ho bisogno di energie per quello che faccio nella giornata, tra allenamenti e acrobazie sul set devo essere sempre carico al cento per cento. >> regalando un occhiolino malizioso all’amico, aggiunse << E sì, ho anche un metabolismo parecchio veloce. >> 
L’indiano non gli lanciò l’olio bollente, come gli aveva promesso, ma si limitò a uno straccio sporco che gli coprì l’intero volto e parte dei capelli << Ehi! Ma che schifo! >>
<< Così impari a vantarti delle tue fortune. >> 
Noah si tolse lo strofinaccio e lo spedì al mittente, che lo prese al volo e lo appoggiò sulla spalla destra << Pensavo di essere il tuo cliente ideale. Insomma non faccio lagne di nessun genere: non ti chiedo di sostituire ingredienti, non ti faccio domande astruse su provenienza o calorie e mangio sempre tutto quello che mi metti davanti. >> 
<< Tu sei il mio cliente preferito. >> il cuoco fece sgocciolare il beacon dall’olio in eccesso << Ma in quanto uomo normale, che deve combattere per mantenere il proprio peso forma, non puoi pretendere che io accetti in silenzio i doni che Shiva ti ha fatto. >>
<< Anche tu non sei messo male. >> commentò l’attore, indicano con il capo il fisico slanciato e asciutto dell’amico che veniva messo in risalto dall’uniforme.
Budhil roteò gli occhi al cielo, prendendo al volo le fette di pane che saltarono fuori dal tostapane << Grazie davvero. Ora posso aggiornare la mio biografia di Wizagram con “Bollino d’approvazione di Noah Hansen”. >> 
<< Nel caso lo volessi fare davvero, hai la mia benedizione. >> replicò con magnanimità l’uomo eletto come il più sexy da tutte le riviste patinate del mondo magico.
Lo chef scosse la testa, divertito ed esasperato al tempo stesso, mentre posava di fronte all’amico quanto aveva ordinato.  
<< Buongiorno. >>
Al saluto i due si voltarono contemporaneamente verso Henry Rux, che era stato immediatamente riconosciuto senza il bisogno di una presentazione formale visto la fama e il successo che aveva raggiunto anche lì in America, nonostante fosse un giocatore di Quidditch e non di Quodpot. 
Il portiere degli Appleby Arrows all’attento scrutinio rispose con un mezzo sorriso << Posso ordinare la colazione? >> 
Buddy si drizzò subito e annuì << Certamente. >> 
Il nuovo arrivato si sistemò su di uno sgabello libero << Se possibile vorrei delle Uova alla Benedict, pancake con mirtilli e sciroppo d’acero, un muffin al cioccolato e caffè espresso. >>
Lo chef studiò per un secondo le spalle larghe e il fisico allenato dell’uomo, poi borbottò << Ma questa è una congiura, allora. >> per poi voltarsi e mettersi subito all’opera. 
Gloriana, che aveva appena appoggiato la fetta di torta di mele di fronte a un Noah al settimo cielo, notando l’espressione perplessa del nuovo cliente arricciò il naso, indicò con il pollice alle sue spalle e gli sussurrò con fare cospiratore << Non farci caso, è strano. >> 
<< Guarda che ti sento, mia cara! >> la redarguì il diretto interessato, facendo ridacchiare i tre.
Quando la donna si fu allontanata per tornare alla sua postazione di lavoro, Noah si sporse verso Henry << Non credo che ci siamo mai presentati, ma io sono Noah Hansen. Abito nel Palazzo Silever, all’ultimo piano. >>
A quella strana presentazione, l’imprenditore non potè trattenere un ampio sorriso << Henry Rux, Palazzo Gold, 7A. >> poi, ripensando alle sue parole, domandò << In quale appartamento? >> 
<< In quale? >> domandò retorico lo chef, versandogli il caffè in una piccola tazza << Quello lì si è acquistato tutto il piano. Ha buttato giù i muri e si è fatto un immenso appartamento, per grandezza potrebbe rivaleggiare con uno di quelli del Superior. >>
Henry sgranò gli occhi a quella rivelazione e il diretto interessato si strinse nelle spalle, per poi ficcarsi in bocca un pezzo di beacon croccante. 
<< Io invece sono Budhil Ravi, il capo cuoco dello Spearhead. È un vero piacere fare la sua conoscenza. >> 
Il portiere sollevò una mano, scuotendola leggermente << Se per te non è un problema, potremmo darci del “tu”. >> al cenno affermativo dell’altro, l’asiatico continuò << In realtà sono io a essere onorato di fare la tua conoscenza, ho mangiato diverse volte al ristorante e sono sempre rimasto meravigliato dalle tue creazioni. Ammetto di essere un tuo fan o, per l’esattezza, un vostro fan. >> includendo, ovviamente, l’attore di punta di Magicwood.
Budhil inclinò il capo, accettando il complimento, mentre Noah gli diede un leggero colpetto con la spalla << Qui al Residence succede spesso di passare da celebrità ad ammiratore in due secondi netti, ci si fa l’abitudine dopo un po’. >> 
<< Da quanto vivi qui? >> gli domandò Buddy, posandogli la sua ordinazione sotto il naso.
Henry afferrò coltello e forchetta, pronto a lanciarsi all’attacco << Dall’infortunio, circa due anni. Però, tra la riabilitazione e gli impegni per il mio progetto, non ho potuto frequentare molto gli ambienti comuni del Residence. >> dopo di che si portò alla bocca un boccone delle uova alla Benedict ed emise un mugolio di puro apprezzamento. 
Noah afferrò la sua tazza di caffè << Un tragico incidente. >>
<< Ma evitabile. >> Henry si pulì le labbra con il tovagliolo << Per questo mi muovo per tutto il mondo, cercando di convincere le varie federazioni ad adottare le mie misure di sicurezza. La maggior parte le accetta, ma alcuni non possono tollerare l’idea di avere delle reti di sicurezza. Dalla loro ottica si perderebbe gran parte del divertimento. >> 
<< Oh, davvero entusiasmante vedere un uomo spezzarsi qualche vertebra e rimanere paralizzato. >> commentò laconico Buddy, scuotendo la testa di fronte alla stupidità umana, mentre gli altri due borbottavano i loro consensi. 
<< Scusate tanto l’interruzione. >> disse una voce tremante alle loro spalle << So che state facendo colazione, ma volevamo chiedervi se potevamo fare una foto con voi. >> 
Sia Noah che Henry si voltarono, notando tre ragazzine, di sì e no sedici anni, che li guardavano con occhi enormi e visibilmente emozionate. Dopo essersi scambiati un’occhiata d’intesa, i due si esibirono nei loro sorrisi migliori. 
<< Certamente. >> disse Noah alzandosi dallo sgabello, subito imitato dal portiere. 
A quelle parole le giovani cominciarono a ridacchiare e a ringraziarli a profusione, mentre ciascuno dei due si posizionava ai lati del gruppetto per scattare il selfie tutti insieme. 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Superior,
Attico
 
 
Magnus uscì dall’ascensore, ritrovandosi così nell’enorme atrio dei nonni. Dal soffitto, alto cinque metri, calava un impressionante lampadario di cristallo che, anche senza le lampadine accese, creava un gioco di colori strabilianti grazie alle gocce di vetro che riflettevano la luce, trasformandola in deliziosi arcobaleni sui muri chiari.
<< Signor Magnus, benarrivato. >> 
Il mago abbassò lo sguardo sull’allampanato maggiordomo << Randolph, che bello vederti! >> lo salutò, sorridendogli cordiale << I miei nonni ti fanno ancora tribolare? >> 
<< I Conti sono sempre pieni di vita. >> si limitò a commentare il servitore, con una luce divertita negli occhi scuri, mantenendo però un’espressione imperscrutabile, mentre gli sfilava la giacca. 
<< E dove posso trovarli? >> 
<< Stanno facendo colazione in terrazzo. >> 
Il moro lo ringraziò con un cenno del capo e si diresse verso il luogo indicatogli. La prima che lo vide fu sua nonna che si staccò dal parapetto e gli andò incontro con le braccia spalancate << Tesoro mio! >> 
I due si abbracciarono stretti, poi la donna si discostò e gli prese il viso fra le mani scrutandolo con attenzione e un’espressione corrucciata << Mamma mia, hai davvero una pessima cera. >> poi si voltò verso il marito << Non lo trovi anche tu sciupato, Fred? >> 
<< Decisamente sì. >> replicò l’uomo, ancora comodamente seduto sulla sedia di vimini. 
Magnus arricciò il naso e si lasciò sfuggire in un borbottio << Sempre molto carini, noto. >> 
<< Lo diciamo solo per il tuo bene, caro. >> lo rimproverò con voce dolce come il miele la contessa, aggrottando le sopracciglia e puntando gli occhi chiari nuovamente su di lui << Dovresti divertiti di più, goderti la vita. Insomma guarda, hai solo trentacinque anni e hai già le rughe intorno agli occhi. >> 
<< Ne ha quasi trentotto di anni, mia cara. >> la corresse il marito, causando un singulto di stupore nella sua dolce metà.
<< Trentotto?! Oh, ciò vuol dire che io ne ho… Santa polenta, sono vecchia. >>
Manfred si sollevò con eleganza dalla sua seduta e circondò con un braccio le spalle della moglie << Ma tesoro mio, tu non invecchi. Diventi semplicemente più bella e scaltra, sai come si dice: gli anni affinano l’intelletto. >> poi la condusse nella poltrona vicino alla sua, seguiti da un silenzioso Magnus che non voleva di sciuro essere messo in mezzo e rischiare di dire qualcosa che avrebbe fatto infuriare la sua adorata nonnina. La quale lanciò uno sguardo innamorato al marito, mentre si accomodava.
<< Allora, hai fatto colazione? >> prima ancora di poter dare al nipote la possibilità di rispondere, Cathleen si voltò verso la porta a vetri << Randolph! >> 
L’uomo di mezza età comparve sotto l’arco << Sì, Signora? >> 
<< Per piacere, prepara per Magnus un French toast e un mocaccino(1). >> il maggiordomo fece un secco cenno del capo e scomparve dentro la casa, mentre la donna si allungò a prendere un piatto e riempirlo di uova strapazzate e beacon.
Il CEO della Howard Company si vide messo davanti tutto quel ben di dio, accompagnato da uno strano intruglio verde << E questo cosa sarebbe? >> 
<< Un frullato. >> replicò candidamente Kitty << Joël dice che fa molto bene, se non erro ci dovrebbe essere kiwi, mela e banana. >> 
<< Ah. >> Leopold studiò con orrore il frullato, maledicendo il suo amico mentalmente. Sapeva che sua nonna lo avrebbe costretto a bere quell’assurdo intruglio, infatti lo stava studiando con attenzione e aspettativa. 
L’uomo fu però salvato dalla voce allegra di suo fratello minore che si diresse a grandi passi verso di lui, con gli occhi verdi che brillavano di malizia << Ho saputo da un uccellino che il mio amato fratellone è appena approdato in città! >> 
Magnus si alzò e ricambiò l’abbraccio, quasi stritolando il minore che si lasciò sfuggire una risata tra il rassegnato e il divertito << Ok, Koda fratello orso, mollami. >> 
<< Chi ti ha detto che ero arrivato? Nonna? >> domandò il moro, tornando a sedersi e imitato da suo fratello. 
<< No, in realtà il “The Apple of Scandal” e ammetto di essere rimasto parecchio infastidito che dei perfetti estranei lo sapessero prima di me: potevi mandarmi un messaggino, boss della tecnologia. >> 
L’uomo aggrotto la fronte, riabbassando la forchetta con cui aveva infilzato un pezzo di beacon << Un giornale scandalistico? >> 
Tristan, che gli aveva afferrato il polso e si era condotto la forchetta alla sua di bocca, mugugnò un assenso e gli allungò il suo cellullare. Intanto che il maggiore leggeva il breve articolo, gli sfilò il piatto e iniziò a sbaffarsi allegramente il suo contenuto.
Leopold, dal canto suo, una volta conclusa la lettura del testo sbiancò vistosamente e poi si imporporò tutto << M-ma insomma! >> esalò, per poi vedersi sfilare il dispositivo da sua nonna che si mise a leggere, insieme al marito, l’articolo incriminato. 
Manfred si abbasso gli occhiali da lettura sul ponte del naso, per scrutare il nipote da sopra le lenti << Ottima scelta, figliolo. >> 
<< Ma quale scelta e scelta! >> sbottò il moro << Mi sono fermato a fare due chiacchiere con una ragazza. L’esuberanza del suo cucciolo mi ha ricordata quella di Felix e non mi sono riuscito a trattenere. >> spiegò, riferendosi all’amato pastore tedesco, il cane di famiglia, che era venuto a mancare un paio di anni prima << Spero che la ragazza non si sia fatta idee strane… >> 
<< Chi? Mal? >> domandò Tristan, inarcando le sopracciglia << Sono certo che lei sia furiosa per questo articolo, non le farà di certo piacere essere stata dipinta in quel modo. Sta cercando di affermarsi con le sue sole forze a Magicwood e certe nomee non le gradisce affatto. >> 
Magnus si appoggiò contro lo schienale della poltrona, ignorando, come il fratellino, lo strano frullato che campeggiava ancora sul tavolo << La conosci? >>
<< Sì, è una cara amica di Camila. >> gli spiegò il minore, riferendosi alla sua migliore amica, per poi stringersi nelle spalle << Simpatica e parecchio determinata, anche se piuttosto suscettibile sull’ambito lavorativo: se l’è presa quando le ho offerto la possibilità di partecipare al casting del mio prossimo film. >> 
<< Perché ho la strana sensazione che quella volta tu ti sia espresso male e che la sua reazione sia stata causata dal tuo comportamento? >> domandò, in modo retorico, Cathleen e ricevendo, per tutta risposta, una finta espressione da cucciolo bastonato. 
<< L’importante è che lei non si faccia voli di fantasia in merito. >> si intromise Magnus, che venne rassicurato dal fratello. 
<< Stai tranquillo, Malaika non è proprio il tipo. >> 
<< Credo però che voi due dovreste proprio iniziare a guardarvi in giro. >> a quelle parole i due fratelli guardarono stralunati la nonna.
<< Che c’è? Che ho detto di male? >> sistemandosi una ciocca di capelli sale e pepe dietro l’orecchio, inarcando le sopracciglia << È la verità! Tu >> additò il nipote più grande << Non hai avuto più storie serie da dopo Ophelia: cara ragazza, ma per nulla adatta a te. E non parliamo di Miss Melassa, che altrimenti rischio di diventare volgare. >> 
Tristan, al sentire il soprannome che sua cugina Willow aveva affibbiato alla sua ex, arricciò il naso << Mi pare che ci stiamo divertendo entrambi in tal senso. >> 
<< Esatto, solo divertendo. >> sottolineò la donna, picchiettando l’indice sulla punta del naso del nipote << Non vi siete messi seriamente in gioco con nessuna delle vostre ultime fiamme. >> 
<< Forse perché non erano quelle giuste? >> domandò retoricamente il regista e ricevendo un’occhiata fulminante dalla matriarca della famiglia. 
Prima però che la moglie potesse sfoderare una delle sue risposte salaci, Manfred intervenne con tono pacato << Vostra nonna sta cercando di dirvi che sarebbe ora che iniziaste a comportarvi come degli uomini maturi. Potreste incontrare la vostra metà e non riconoscerla perché troppo impegnati a nascondervi >> occhiata eloquente a Magnus << o perché troppo occupati a trastullarvi con altre. >> sopracciglio inarcato per Tristan. 
I due fratelli si guardarono vicendevolmente, come due pesci fuor d’acqua, non spendo assolutamente cosa dire. Per fortuna, però, furono nuovamente salvati da un deus ex machina decisamente furioso << Magnus Leopold Howard, non pensare di potermi sfuggire! >> 
Due cani felici, un labrador color cioccolato e un golden retriever festanti, anticiparono l’entrata di Aaron Winston Howard. 
<< Manca solo Willow e la banda è al completo. >> borbottò Tristan, sgusciando dalla seggiola, per poi regalare un sorriso luminoso ai presenti, felice di avere una scusa per scappare alle domande pressanti dei nonni << Io scappo, a Magicwood mi aspettano. >>
Dopo aver dato una pacca sulla spalla al cugino, lo superò quasi di corsa, rischiando anche di investire Randolph che stava sopraggiungendo. 
Aaron, con le mani appoggiate sui fianchi e gli occhi verde-azzurri, che parevano mandare lampi, squadrò dall’alto il basso il suo datore di lavoro, nonché cugino << Pensavi di potermi liquidare con una misera telefonata? >> 
<< Ma scusami, mi hai seguito fin qui? Da Londra? >> gli domandò allucinato Magnus, passandosi una mano fra i capelli, mentre il maggiordomo gli posava di fronte la colazione. 
<< Già, così forse ti renderai conto dell’importanza del lancio del nuovo cellulare. Non puoi prendere e andartene, così, di punto in bianco. >> 
Da parte loro i Conti, che stavano facendo le coccole ai cani, non si perdevano una parola che i due si stavano scambiando. 
<< Ma ci sei tu per questo! Non sei per caso a capo del Marketing? >> 
<< Certo, ma il ruolo del grande boss spetta a te e stiamo lavorando a questo modello da almeno cinque anni. Tu mi aiuterai e prenderai parte al lancio, che ti piaccia o no. Guarda che non scherzo Leopold, ti ci porto di peso all’evento. >> 
Magnus, irritato dal fatto di essere stato chiamato con il suo secondo nome, ricambiò la moneta << Ti ci vorrei proprio vedere, Winston. >> 
I due, troppo intenti a guardarsi in cagnesco, non notarono il silenzioso maggiordomo avvicinarsi ai suoi datori di lavoro, per sussurrargli qualcosa all’orecchio. 
<< Ottimo, fallo accomodare. >> Cathleen fece un cenno del capo a Randolph, poi si voltò verso i nipoti << Per quanto sia bello vedervi bisticciare come due bambini di sette anni, credo che sia meglio che continuate questa conversazione nel tuo ufficio Magnus. Io e vostro nonno dobbiamo parlare con il Direttore Rivera. >> 
<< Spero nulla di grave. >> Aaron si passò una mano fra i folti capelli biondi, mentre cercava di ritornare in sé: i richiami della nonna erano sempre molto efficaci nel farlo sentire in torto. 
<< No, nulla di grave. Dobbiamo solo… metterci d’accordo su alcune faccende. Niente per cui dobbiate preoccuparvi: filtri della piscina da pulire, corrimani da lucidare, cose così >> li tranquillizzò, mentre Magnus si alzava dalla sedia << Aaron, caro, assicurati che tuo cugino beva il frullato. >> 
A quelle parole l’oggetto della conversazione roteò gli occhi al cielo, mentre suo cugino ghignava allegramente, asserendo che per lui sarebbe stato “Un vero piacere eseguire questo particolare ordine”. A quel punto i due si diressero verso l’ala est, seguiti da uno zelante Randoph con in mano un vassoio con la colazione e l’intruglio verde, che a sua volta era tallonato dai due cagnoloni, che tenevano il naso sollevato in quanto estremamente interessati al French toast. 
Dirigendosi verso il salottino di rappresentanza, i Conti non riuscirono a trattenere una bassa risata. 
Prendendo la mano della moglie e posandosela nell’incavo del gomito, Manfred le sussurrò << Credo proprio che riusciremo ad accasare tutti i nostri nipoti in un colpo solo. >> 
Cathleen gli scoccò uno sguardo complice << Tesoro, è sicuro che ci riusciremo e ho già un’idea su come dare inizio alle danze. >>
 
 
§§§
 
 
Palazzo Silver,
Sesto Piano
 
 
Castiel Lucifer Greyson si considerava ed era reputato un individuo tranquillo, gentile e per nulla vendicativo. Si riteneva soddisfatto, a fine giornata, quando aveva compiuto il suo dovere e non aveva bisogno di feste esagerate o divertimenti che portavano a fare le ore piccole per essere certo di aver sfruttato al meglio la sua vita. Tutto l’opposto di Camden Edwards che professava il Carpe Diem come motto e insegnamento di vita, indipendentemente da chi lo circondava e da quello che avrebbe potuto causare il suo comportamento sconsiderato. 
Uscendo dall’ascensore, il giovane avvocato sistemò la cravatta di seta, poi si fermò di fronte all’appartamento 6B. Sapendo che la padrona di casa, Brooklyn, sorella del sopracitato caso umano e migliore amica di sua sorella più piccola, era fuori città per lavoro, non si sentì minimamente in colpa ad attaccarsi al campanello di casa con gioia maligna, non spostando il dito finché non vide aprirsi la porta di ingresso. 
<< Ma io dico, sei per caso ammattito tutto d’un colpo? >> gli urlò contro Cam, con gli occhi chiari pesti di sonno e con indosso solo i boxer. 
Cas, che si ergeva imponente nel suo abito di alta sartoria, lo studiò con palese disapprovazione << No, mi pare evidente che io ti stia ricambiando il favore. >> 
<< Il favore? >> 
Inarcando il sopracciglio, Castiel arricciò il naso << Grazie a te ho passato una notte d’inferno: i tuoi stupidi messaggini e le chiamate assillanti mi hanno fatto dormire si e no due ore di fila. >> 
<< Beh, dovresti ringraziarmi invece! Volevo che tu ti unissi alla festa. >>
L’avvocato guardò oltre le spalle dell’uomo che, a causa della bisboccia, non riusciva a reggersi in piedi e quindi si appoggiava contro lo stipite. Dietro di lui il caos regnava sovrano e nella luce che filtrava debole attraverso le tapparelle abbassate si potevano distinguere calici e bottiglie in quantità, palloncini, festoni, boa di piume, coriandoli e la statua di una mucca viola e bianca. 
<< Non so come dirtelo, ma non sono interessato a partecipare a questo genere di party. >> 
<< Invece dovrebbero interessarti, così finalmente ti scioglieresti un po’ sergente. >> gli suggerì, facendogli un occhiolino seducente << Se vuoi ti posso insegnare come si fa. >> 
<< No, grazie. >> replicò secco, guardando il quadrante dell’orologio per essere certo che fosse ancora in orario.
<< Mamma mia quanto sei antipatico. >> Cam si dirizzò, continuando però a tenersi appoggiato con una spalla allo stipite << Ma se ti ho dato così fastidio perché non hai messo il silenzioso al cellulare? >> 
<< Oh, ma io l’ho fatto. Dopo che tu mi hai mandato la foto di te che ti limonavi la mucca viola, ho spento il mio telefono. A quel punto hai cominciato a chiamarmi a casa e quando io ho staccato la spina hai mandato uno dei fattorini del Residence a bussare alla mia porta. >> 
Camden si guardò oltre la spalla e borbottò all’indirizzo della statua che campeggiava in mezzo alla stanza << Quindi sarebbe lei la mia ultima conquista? >>
<< Non lo so, controlla Wizagram sono certo che troverai tante cose interessanti. >> commentò laconico Castiel, ma facendo così sorgere un sorriso soddisfatto all’ex compagno di scuola.
<< Ma allora mi segui! Tu, l’uomo che non sa nulla di tecnologia e social, tieni d’occhio le cose che faccio su internet. >> 
Una specie di sbuffo infastidito sfuggì dalle labbra cesellate di Cas << Non montarti la testa. Lilith ha fatto in modo che ogni volta che tu, lei o le tue sorelle pubblicate qualcosa mi compare una maledetta notifica. >> 
<< Sì sì sì, come no. Dai pure la colpa alla tua sorellina, tanto lo so che hai una cotta per me. >> 
Il mago roteò gli occhi al cielo, esasperato << Credi quello che vuoi, sistema questo macello e mettiti alla ricerca di un impiego. Io vado. >> 
<< Vai pure ad ammazzati di lavoro. Ci vediamo alla prossima, tesoruccio. >> lo salutò languido Camden, mandandogli pure uno scherzoso bacino aereo che venne brutalmente ignorato.
 
 
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Palazzo Bronze, 
Sesto Piano
 
 
Sherilyn Leeron, affermata sceneggiatrice di Magicwood, stava letteralmente lottando con due mostri veri e propri: le buste della spesa. Due grossi sacchi di carta, di un peso non identificato, pieni di ogni genere di cibo, le impedivano di trovare le chiavi di casa che aveva infilato in borsa. Come ogni volta si era dimenticata di metterle nella tasca dei pantaloni e ora ne pagava le conseguenze, ravanando come una disperata nella piccola tracolla che era diventata improvvisamente come la valigia di Mary Poppins. 
Sbuffando come una ciminiera e imprecando in una maniera talmente colorita da far imbarazzare il più sboccato degli scaricatori di porto, la strega finalmente riuscì a recuperare quello che per lei era appena diventato il Santo Graal. 
Da qualche parte però qualcuno le aveva lanciato il malocchio, ne era convinta, perché percepì con orrore le chiavi scivolarle fra le dita, osservando poi sconsolata la loro caduta a rallentatore, come in un film, sullo stuoino di fronte al suo appartamento. 
Piegò il capo all’indietro, puntando i dolci occhi a mandorla sul soffitto << Sul serio?! >> 
Un movimento improvviso alle sue spalle la fece voltare, per quanto le consentissero di vedere le buste della spesa, e, al di là del sedano, scorse il viso sorridente e gli occhi di diverso colore, uno azzurro cielo e l’altro nocciola, della sua vicina di casa. 
<< Aspetta un attimo che ti aiuto. >> Camila si chinò e con un movimento sinuoso recuperò le chiavi << Ti apro la porta, così puoi appoggiare la roba. Va bene? >> 
Al cenno affermativo della mora, la brasiliana fece scattare la serratura e con un sospiro di sollievo la prima poté finalmente entrare e mollare i sacchetti su di un tavolo lì vicino. La proprietaria di casa leggermente imbarazza, scuotendo le braccia indolenzite, si girò verso la giovane donna che sostava sul pianerottolo << Ti ringrazio per avermi soccorsa. >> 
<< È stato un piacere per me. >> la rassicurò la pittrice, sistemandosi la borsa sulla spalla mentre con l’altra mano teneva saldamente la presa sul guinzaglio di Dalì. 
Sherilyn posò lo sguardo incuriosito e affascinato sull’Ocelot(2), che sedeva regale al fianco della padrona << Siete tornati da una passeggiata? >> 
Camila, abbassando il capo verso il felino, sorrise con dolcezza << No, in realtà stavamo giusto per andare al parco. >> 
La sceneggiatrice non riuscì a trattenere un moto d’invidia mentre guardava il corpo flessuoso della donna avvolto da un abito di raso verde smeraldo, che le arrivava a metà coscia, e che le sottolineava la vita sottile. Solo Camila Dourado Borges poteva permettersi di uscire con un outfit così ricercato solo per una passeggiata, senza risultare ridicola o esagerata. La giovane si ritrovò ad ammettere con sé stessa che avrebbe voluto possedere un po’ della sua sicurezza. 
Accovacciandosi per terra, la mora guardò speranzosa l’animale << Posso? >> 
<< Certo. >> la pittrice, si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio << Ormai ti conosce e gli fa solo che piacere ricevere delle coccole. >> 
A quell’ammissione sincera, la ragazza non riuscì a trattenere un moto di gioia intanto che accarezzava il manto morbido dell’Ocelot, che si profuse anche in delle basse fusa roche. 
<< Mamma mia Dalì! Che dongiovanni che sei! >> scherzò la padrona mentre il felino si stiracchiava, lanciando poi un’occhiata di superiorità alle due donne e protendendosi verso l’ascensore. 
Sherilyn si risollevò << Mi sembra chiaro che lui si sia stancato e che ora se ne voglia andare a fare la sua più che meritata passeggiata. >> guardando poi negli occhi allegri della vicina, le sorrise riconoscente << Grazie ancora, davvero. >> 
<< Ma di nulla. >> poi, prima di allontanarsi, quasi borbottando fra sé, aggiunse << Ho come la sensazione che oggi sarà una giornata movimentata per tutti. >>
 
 
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Palazzo Superior,
Attico
 
 
L’elegante appartamento si snodava sotto i tacchi a spillo di Vasya Vasilyev, che non si lasciava impressionare dai quadri raffinati o dal pavimento di marmo talmente lucido da potersi specchiare. La donna aveva un obbiettivo in mente e non intendeva perdersi in sottigliezze o pensieri futili. 
Seguendo il maggiordomo dei Conti, la strega si addentrò nell’ala est. Salirono le scale, che portavano al piano superiore, fino a giungere davanti a una porta laccata nera. Randolph bussò e, al di là del legno, si udì una voce calma e calorosa che li invitava a entrare. 
Il servitore abbassò la maniglia, rivelando così l’enorme studio moderno, per poi farsi da parte per farla entrare << Miss Vasilyev. >>
<< Grazie, Randolph. >> Magnus si alzò dalla sua poltrona e si diresse verso di loro, rivolgendosi però alla russa << Che bello rivederti, Vasya. >> 
Il servitore, dopo aver recuperato un piatto e un bicchiere sporchi, si ritirò di buon ordine, chiudendosi la porta alle loro spalle. Da parte sua la maga si allungò per stringere la mano del suo capo << Anche per me è un piacere. >> 
<< Vas. >> Aaron, che si era alzato a sua volta da una delle poltroncine di fronte alla scrivania, fece un elegante inchino, che venne accolto da un sopracciglio inarcato. 
<< Winston. >> replicò l’altra, dirigendosi verso la scrivania.
Un broncio adorabile si fece strada sul viso del Marketing Manager << Crudele. >> 
Ignorando il borbottio del collega, Vasya si sedette sulla poltroncina libera << È strano vedervi insieme qui a New York. >> commentò accavallando le gambe, coperte dai pantaloni di uno dei suoi completi preferiti: blu scuro con sottili linee celesti, che si abbinavano alla camicetta del medesimo colore. 
Magnus, che si era accomodato nuovamente sulla sua poltra, si adagiò contro lo schienale, appoggiando i gomiti sui braccioli e intrecciando le dita sul ventre << Tecnicamente il piano era che venissi solo io, ma lui mi ha seguito fin qui. >>
Il lui in questione roteò gli occhi esasperato, incrociando le braccia al petto e rimanendo in piedi vicino alla scrivania << Se tu rispondessi alle mie telefonate o alle email o anche solo ai messaggi io non sarei costretto a stravolgere i miei piani per inseguirti. Facendo così rendi il mio lavoro più difficile di quanto non sia già.  >> 
I cugini si guardarono in cagnesco, mentre Vasya rimaneva impassibile, ormai abituata ai battibecchi dei due << Piuttosto che bisticciare, non mi potreste dire qual è il problema? >> 
Il CEO della Howard Company grugnì, sì proprio come un maiale, poi spostò gli occhi chiari sulla donna << Dobbiamo organizzare il lancio del nuovo cellulare, il DOW. >>
Di fronte alla confusione della russa, Aaron indicò con un cenno della mano il moro << Il bambinone qui ha rimandato per mesi la sua apparizione pubblica, ma ora sa che non può più farlo: tutti i test di sicurezza sono andati a buon fine, le questioni burocratiche sono state sistemate e archiviate, i finanziatori si stanno iniziando a spazientire e io sono a tanto così da dare di matto. >> 
<< Non capisco perché io debba esserci per forza, puoi fare tu le mie veci. >> 
La strega studiò con interesse una vena che pareva pulsare con violenza sul collo del biondo, le cui narici fremettero testimoniando il fatto che fosse molto vicino al suo punto di rottura << No, ci devi essere tu per forza. >> sibilò esasperato << Sei tu quello che tutti vogliono vedere, sei tu il grande capo, il genio della tecnologia e il multimiliardario più invidiato della terra. Quindi metterai da parte la tua misantropia, sorriderai e stringerai mani, a costo di metterti sotto imperius. >> 
Magnus, con un sospiro di pura sconfitta, sollevò i palmi delle mani << Va bene, mi arrendo. Però non voglio un evento esagerato, ti prego. >> 
Il cugino si esibì in un cenno rigido << Sono sempre a favore dei compromessi. Dobbiamo solo scegliere la location e la data, per il resto me ne posso occupare io. >>
<< Che ne pensate della sede qui a New York? >> domandò Vasya, attirando l’attenzione su di sé << Da quando l’abbiamo aperta si è ampliata di molto e si trova in una zona tranquilla e riqualificata di recente. Potremmo allestire il primo piano e alcuni dei laboratori, così da farli visitare agli invitati. Sono certa che i finanziatori apprezzerebbero. >> 
I due Howard rimasero un attimo in silenzio, riflettendo sulle parole della donna. In effetti l’enorme struttura si trovava nel Queens, vicino a Garden City(3) e comprendeva: l’edificio centrale della compagnia, la fabbrica e intorno dei comprensori per i lavoratori e le loro famiglie, in modo tale che non dovessero affittare appartamenti a prezzi esorbitanti. Gli stessi abitanti del Queens, che si erano inizialmente opposti a quell’invasione, ormai consideravano l’azienda parte integrante del distretto e vi si riferivano chiamandola scherzosamente “il villaggio”. 
Aaron si posò le mani sui fianchi << Eh, sì. È davvero una buona idea. Perché non ci abbiamo pensato prima? >> 
<< Perché in due non facciamo un neurone funzionante? >> replicò ironico Magnus, mentre il biondo annuiva come a voler confermare la supposizione di quest’ultimo << Dovremmo solo occuparci del catering e di poche altre cose. Inoltre potremmo renderla anche una specie di festa aziendale, un modo da far staccare i dipendenti dal lavoro per mezza giornata. >> 
Vasya, che trovava estremamente soddisfacente riuscire a risolvere problemi in modo lesto ed efficace, annuì seria << Sarebbe un bello stimolo per loro, soprattutto se avessero modo di poter parlare con te. >> 
Il moro si massaggiò la mandibola ricoperta dalla corta, ma curata, barba << Mi farebbe molto piacere. Sì, credo che il luogo migliore sia la sede. Ci sono problemi se lo fissiamo per il mese prossimo, i primi di luglio? >> 
Sia Vasya che Aaron, che non ebbero nemmeno bisogno di controllare le agende, visto che entrambi le conoscevano a memoria, scossero la testa in simultanea.
<< Bene, un problema è risolto. >> commentò soddisfatto Magnus, aprendo un fascicolo che attendeva sulla scrivania << Ora passiamo al prossimo… >> 
 
 
§§§
 
 
Parco Privato
 
 
<< No, aspetta un secondo. Spiegami bene la cosa. >> Zelda, con i gomiti appoggiati sul tavolino di metallo, si sporse verso la sua interlocutrice che la guardava attraverso le lenti scure degli occhi da sole << Malaika esce fuori a corre con il suo adorabile cucciolo e quando ritorna va a sbattere contro niente popò di meno che Magnus Howard? Il CEO della Howard Company? >> 
<< Già. >> confermò Brenda comodamente seduta sulla sedia, mentre fra le dita di una mano teneva una sigaretta pressoché finita e nelle altre un calice di Pinot grigio.
L’interior designer puntò gli occhi chiari in alto, verso le fronde della quercia centenaria che le proteggeva dal caldo sole di mezzogiorno << Che invidia. Probabilmente, se ci fossi stata io al suo posto, sudata e scarmigliata, come minimo avrei incontrato Joël Webster pronto a deridermi. >> 
<< Beh, non sarebbe stato un brutto incontro neanche con lui. >> la scrittrice si esibì in un sorriso ferino << Anche lui è un gran bell’esemplare. >> 
La rossa arricciò il naso << Tanto bello quanto insopportabile. >> prendendo poi un sorso del vino dal suo calice.
In quel momento il cameriere portò loro le ordinazioni e si dileguò velocemente come era arrivato. 
<< Si vocifera in giro che sia giunto anche il cugino, Aaron. >> Bri lanciò una breve occhiata all’amica, spegnendo la sigaretta nel posacenere e apprestandosi poi ad arrotolare con la forchetta un paio di tagliatelle ai funghi << Si dice che lo abbia inseguito fin qui per questioni di lavoro. >> 
<< Se non mi sbaglio, condivide un appartamento al Superior con la sorella. >> rimuginò Zelda, sbocconcellando la quesadillas de longaniza << Sono i dirimpettai di Joël, anche se non li ho mai visti molto in giro per il Residence. >> 
<< Comprensibile, visto i lavori che fanno. >> la blogger si picchiettò il labbro inferiore con la posata << Insomma Aaron è il Marketing Manager di una delle compagnie più famose al mondo, quindi viaggia in lungo e in largo nelle varie filiali per controllare che tutto proceda per il meglio. Si dice che abbia anche il compito di fare da balia al grande capo: un vero stacanovista che senza il cugino si dimenticherebbe anche di mangiare. Anche Willow, che si occupa della galleria dei nonni, è una che si muove parecchio, alla ricerca di nuovi artisti e opere da esporre. >> 
<< Mi spieghi come fai a essere sempre così informata? >> 
L’ex compagna di casa le fece un occhiolino << Una brava giornalista non svela mai le sue fonti. >> 
Zelda alzò le mani, in segno di resa, ridacchiando divertita << In ogni caso come ha reagito Mal all’articolo? >> 
<< Male, molto male. Odia quando si fanno quel genere di speculazioni, soprattutto quando è lei l’oggetto della conversazione. Insomma sta cercando di affermarsi e di certo non vuole essere additata come arrampicatrice sociale. >> 
<< Comprensibile. >> l’interior designer annuì appena, mentre mangiava con gusto un altro boccone della sua quesadilla con salsiccia e formaggio.
<< Soprassedendo sulle crisi psicotiche di Malaika, come sono andate le tue vacanze negli Hamptons? Come sta tua madre? >> le domandò Brenda, versandosi nel mentre un altro bicchiere di Pinot Grigio. 
Un sorriso dolce si dipinse sul viso della giovane al ripensare a Tat’jana << È sempre piena di vita e affettuosa e ovviamente continua a chiedermi quando mi deciderò a trovarmi un ragazzo a modo con cui accasarmi. >> a quelle parole a entrambe le ragazze sfuggì uno sbuffo simultaneo, seguito da una breve risata per aver avuto la medesima reazione. Appena si furono riprese la rossa continuò << Mia madre sarebbe felicissima se io mi scoprissi innamorata di Joe, stravede per lui. >> 
<< In effetti per colpa dei gossip che ci sono su di voi tutti vi credono coinvolti in una relazione segreta. >> la scrittrice lanciò un’occhiata indagatrice all’amica << Sei sicura che non ci sia nulla? >> 
Zelda scosse con foga il capo << Sicurissima, il sentimento principale che alberga in me per lui è irritazione. Tanta irritazione. >> 
<< Mi vuoi dire che non ci tieni neanche un po’? >> 
La donna arricciò il delicato nasino << Il nostro rapporto è complicato. Certo che gli voglio bene, in fondo siamo praticamente cresciuti insieme, ma nulla di romantico. Decisamente nulla. >> 
<< E per il resto? >> 
<< Tutto bene. C’era anche la famiglia di Webster e così ho potuto spupazzarmi Gil, il figlio di Melanie. >> 
<< Che è la sorella di Joël, giusto? >> 
<< Esatto, mi domando ancora come possano essere imparentati quei due. Una vera santa a sopportarlo. >>  
Brenda annuì distrattamente, mentre guardava verso il chiosco. Notò un viso familiare che, dopo aver ritirato il suo ordine al balcone, si guardava intorno alla ricerca di un posto libero, ma in vano visto che tutti i tavolini erano occupati. Senza esitare, la scrittrice le fece un cenno della mano, attirando l’attenzione della ragazza, per poi spostare la sedia libera del loro tavolino e indicargliela. 
Sherilyn esitò per un istante, dire che fosse timida era dire poco, ma non poteva essere così scortese da ignorare un gesto così esplicito e gentile. Quindi prese un profondo respiro e si avvicinò alle due donne. 
<< Sei Sherilyn, giusto? La vicina di Camila. >> Bri si aprì in sorriso dolce che fece sciogliere un po’ la tensione che attanagliava la mora << Io sono Brenda, mentre lei è Zelda. >> 
<< Piacere. >> disse la giovane, appoggiando il suo hamburger sul tavolino per poi sedersi con loro. 
<< Piacere. >> replicò Zelda, inclinando il capo << Da quanto vivi qui nel Residence? >> 
<< Uhm, ormai sarà un paio d’anni. >> Sherilyn fece un rapido calcolo mentale << Credo tre. >> 
<< Strano che non ci siamo mai incontrate. >> commentò la rossa, per poi scuotere le spalle << Beh, meglio tardi che mai. Che cosa fai nella vita, se posso chiederlo? >> 
Alla domanda la mora si rilassò un poco: parlare del suo lavoro la faceva sempre sentire a suo agio << Sono una sceneggiatrice, lavoro sia nell’ambito babbano che magico. >> 
<< Davvero? >> Zelda inarcò le sopracciglia interessata << Anche Brenda è una sceneggiatrice. >> 
<< In erba, però. >> precisò la diretta interessata, per poi corrugare la fronte << Aspetta, ma tu sei Sherilyn Leeron? Autrice del “Risveglio di Avalon”? >> 
Le gote della mora si imporporarono << Ehm, sì. >> 
<< Oh, ho adorato quel film! >> le confessò, appoggiandosi allo schienale della sedia << Sto aspettando con ansia il sequel. >> 
<< Ne sono felice. Però è strano che tu lo conosca, in fondo è un film babbano. >> la sceneggiatrice le regalò il primo sorriso sincero da quando si era unita a loro, ormai libera della timidezza iniziale. 
<< Io sono una vera cinefila, non faccio distinzione tra i film. >> le spiegò la blogger, mentre l’altra annuiva pienamente d’accordo con lei. 
Zelda sorrise imbarazzata << Io purtroppo non ho la minima idea di cosa stiate parlando, mi spiace. >> 
<< Non l’hai visto? >> domandò fintamente oltraggiata Brenda, portandosi la mano destra al cuore come se l’avesse colpita mortalmente << Dobbiamo rimediare quanto prima! >> 
Una bassa risata sfuggì alle labbra della rossa << Va bene. >> 
<< Voi invece di cosa vi occupate? >> chiese a quel punto Sherilyn, sinceramente incuriosita. 
<< Io sono un’interior designer, da circa tre anni ho aperto il mio studio: Nightingale Design. >> le spiegò Zelda.
<< Si è dimenticata di omettere “di lusso”. >> intervenne Bri, con un sorriso diverto << Da lei vanno VIP e persone talmente ricche da far invidia a Creso in persona. Alcuni le fanno firmare contratti assurdi di riservatezza, neanche fossero il Presidente degli Stati Uniti d’America. >> 
<< Wow. >> si lasciò sfuggire la sceneggiatrice, impressionata. 
La diretta interessata scosse le spalle << Ho di sicuro un lavoro emozionante e interessante, ma anche il tuo non è da meno. >> 
<< A quale dei mille ti stai riferendo? >> Brenda inclinò il capo divertita, per poi voltarsi vero Sherilyn per spiegarsi << Io sono una scrittrice, lavoro per varie testate giornalistiche trattando principalmente di moda ed eventi. Ho anche un blog, “Black Moon”, in cui parlo della vita intima della New York magica e infine sto cercando anche di sfondare come sceneggiatrice. >> 
<< Incredibile. >> commentò la nuova arrivata nel trio.
<< A proposito del mi lavoro, ieri sera sono andata all’inaugurazione del nuovo locale di Manhattan: Obsession. >> raccontò la blogger con sorriso accattivante << Era molto carino, dovremmo organizzare una serata fra ragazze per la prossima settimana. >> 
<< È una domanda o un’affermazione? >> le chiese Zelda abituata all’entusiasmo dell’amica, ma lanciando una breve occhiata alla sceneggiatrice che pareva decisamente spaesata. 
<< Un’affermazione benevola. >> Brenda poi si rivolse alla mora << Ti va di venire con noi? Giuro che non mordiamo; siamo strane, ma innocue, giuro. >> 
<< Io non sono proprio un tipo molto modaiolo. >> confessò Sherilyn, mordendosi il labbro inferiore imbarazzata.
<< Non ti preoccupare, neanche Mal, una nostra amica, lo è particolarmente. Vi farete compagnia a vicenda. >> la rassicurò << Allora è deciso? Prossima settimana? >> 
Quando le due annuirono, la scrittrice estrasse il telefono dalla borsa, tutta contenta << Allora mando un messaggio alle altre. >> 
Zelda, sporgendosi verso Sherilyn, le sussurrò << Brenda è un vero uragano, ma ci farai l’abitudine. >> 
La sceneggiatrice si lasciò sfuggire una breve risata, domandandosi come fosse possibile che da un pranzo con due perfette sconosciute si potesse passare all’organizzare un’uscita serale come se fossero vecchie amiche. Nonostante non fosse una cosa da lei, proprio per nulla, la nuova esperienza la intrigava e Sherilyn non diceva mai di no a priori. 
 
 
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Piazza della Fontana
 
 
Budhil aveva la testa piena di mille pensieri che variavano dal menu della cena, dall’incontro con la sua crew, gli All Eyes On Us”, che avevano organizzato per quella sera, quando avesse concluso il servizio serale, e la domanda molesta se avesse lasciato o meno la mancia giusta alla cameriera della caffetteria. Ovviamente l’uomo non stava prestando attenzione a quello che lo circondava, i suoi piedi avevano il pilota automatico e lo stava conducendo verso le cucine dello Spearhead. Facendo improvvisamente dietrofront, con l’idea di tornare al parco per rintracciare la ragazza che lo aveva servito, andò a sbattere con la spalla sinistra contro qualcosa di morbido. Grazie ai riflessi che aveva sviluppato nel suo lavoro, dove non era raro che facesse cadere coltelli, padelle e piatti, afferrò per la vita una giovane donna con una folta chioma corvina che le incorniciava un viso dalla pelle nivea e grandi occhi azzurri, tendenti al verde.
<< Beh, buonasera! >> salutò la strega, con un sorriso divertito che la illuminò tutta. 
Il cuoco ricambiò il sorriso, poi si rese conto che la teneva ancora stretta e la lasciò << Si può dire che sia stato un incontro con il botto il nostro. >> passandosi una mano fra i folti capelli neri, le lanciò un’occhiata colpevole << Mi dispiace di esserle venuto contro. >> 
<< Nessun problema. >> spostandosi una ciocca dal viso, Vasya si strinse nelle spalle << Mi pareva molto concentrato. >>
Il mago arricciò il naso << Sì, ho la brutta abitudine di pensare a tante cose contemporaneamente e così facendo mi estraneo da quello che mi circonda. >> 
<< Si dice che chi è in grado di pensare e a fare più cose insieme sia più intelligente della media. >> 
Quella strana statistica lo rincuorò e lo rallegrò, facendolo ridacchiare << Allora io devo essere un genio. >> poi prendendole la mano destra, le depositò un leggero bacio sul dorso della mano << La ringrazio per questa informazione, lo farò presente a tutti i miei colleghi da ora in poi. >> 
Le guance della russa si imporporarono, mentre guardava le loro dita allontanarsi << Di nulla. >> 
Le labbra di Buddy si arricciarono nuovamente in un sorriso quando notò il debole rossore della donna, poi, come folgorato da un ricordo improvviso, si voltò verso l’orologio che svettava in cima alla fontana << Maledizione! Non riuscirò mai a tornare al parco… >> lasciandosi sfuggire un sospiro, tornò a guardare la corvina a cui fece un inchino accennato << Mi scuso ancora, mia signora, ma devo scappare. Se non arrivo per tempo a lavoro, Gloriana mi farà, giustamente, il pelo e il contro pelo. Le auguro una buona serata! >> 
Vasya non ebbe modo di ricambiare il saluto perché l’uomo era già fuggito via e si ritrovò a pensare divertita che lì, al Residence, non ci si annoiava mai. 
Sistemandosi meglio la borsa sulla spalla, rammentò che anche lei aveva un impegno con il suo nuovo toy boy. Il cui nome però ora gli sfuggiva, che fosse Kenny oppure Lenny? Magari Stanley? Scuotendo le spalle, si diresse verso il garage. 
 
 
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Upper East Side,
Ingresso Royal Residence Park
 
 
<< In perfetto orario, come sempre. >> commentò una voce molto familiare a Castiel che, sollevando gli occhi azzurri, incontrò il volto sorridente di Henry. 
L’uomo era fermo sotto l’arco di ingresso del residence, in un completo grigio cenere, che lo attendeva con una luce di divertimento e di leggera canzonatura negli occhi scuri. 
<< Le buone abitudini non bisogna mai perderle. >> replicò Cas affiancando l’ex compagno di scuola << E poi a casa ho Bunny che mi aspetta. >>
Al sentire nominare la coniglietta dell’amico, il sorriso dell’imprenditore si addolcì ulteriormente << Mi stupisco che tu non la porti con te a lavoro. >> 
<< Non potrei mai farlo, sarebbe irriguardoso nei confronti dei miei clienti. >> 
<< Poi non riusciresti a concentrati sul lavoro. >> aggiunse Henry, facendo arrossire il biondo che gli camminava affianco. 
<< Quando sei tornato dal tuo viaggio di lavoro? >> gli domandò invece l’ex Serpeverde, tentando così di svicolare la questione “animali da compagnia”.
<< Due giorni fa, ho praticamente passato un’intera giornata a riprendermi dal jet-lag. Quando mi sono risvegliato avevo come l’impressione di essere la Bella Addormentata risvegliata dall’incantesimo: mai stato più confuso e intontito nella mia vita. >>
<< Di più di quando seguivi le lezioni di Antiche Rune? >>
<< Ah, la professoressa Babbling. >> sospirò il portiere, guardando un punto lontano << Cara donna, ma non ho mai conosciuto essere umano con voce più lenta e monotona di lei. Bastavano cinque minuti di una sua spiegazione, su di una qualsiasi runa, e io ero già nel mondo dei sogni. In confronto le lezioni del professor Rüf erano puro divertimento. >>
Una bassa risata fece scuotere le spalle del magiavvocato, che si fermò poco oltre la fontana che campeggiava al centro della piazza sui si affacciavano i vari palazzi del comprensorio. Poco distante, un uomo e una donna, chiacchieravano allegramente. << Mi sono sempre chiesto come mai tu avessi scelto una materia del genere, non mi è mai sembrata adatta a te. >> 
<< Sai com’è, le scelte giovanili sono davvero un mistero. >> Henry sollevò la mano destra, dandosi qualche colpetto sulla tempia << Sono convito che, a quell’età, qui non funzioni proprio tutto come dovrebbe. >>
Castiel lanciò un’occhiata di sbieco al suo palazzo, per poi concentrarsi nuovamente sul moro  << Alla fine non mi hai detto come è andata la tua riunione con la federazione russa per le tue reti di sicurezza. >> 
L’imprenditore si esibì in un sorriso vittorioso << Alla fine hanno ceduto, ora li posso annoverare fra i miei clienti. Hanno dovuto ammettere, fra i denti, che fosse la cosa migliore per salvaguardare i loro giocatori. >> 
Castiel gli diede una pacca sulla spalla << Ne sono felice. >> 
<< Non puoi neanche immaginare quanto lo sia io. >> l’ex Corvonero infilò le mani in tasca nei pantaloni del completo << A te come è andata oggi? >>
<< Bene, tutto sommato ho dovuto sedare una sola rissa. >>
Henry inarcò le sopracciglia, stupito << Hanno estratto le bacchette o si sono fatti valere a suon di pugni? >> 
<< Dopo il cliente di Charleston, chiediamo sempre che i clienti depositino le bacchette in una cassetta di sicurezza. Quindi sì, si sono esibiti in una disdicevole e parecchio triste lotta alla babbana. >> 
<< E pensare che tutti ritengono che occuparsi di cause civili siano noioso. >> commentò l’imprenditore, ridacchiando << Una volta o l’altra mi devi dare la possibilità di venire ad assistere una riunione, giuro che sarei silenzioso come un topolino. >> 
<< A meno che tu non sia una delle due parti coinvolte, non accadrà mai. >> replicò Cas, guardando l’uomo e la donna allontanarsi,dopo un saluto frettoloso.
Il portiere mise su un broncio adorabile << Che crudele che sei. >> 
<< Non sei il primo a dirmelo, oggi. >>
Henry inclinò il capo << Grazie per queste chiacchiere, ma ora è meglio se ti lascio. Vedo che fremi dalla voglia di andare a casa dalla tua Bunny, salutamela tanto. >> 
Castiel con un mezzo sorriso sul volto, si diresse verso il Palazzo Superior, accomiatandosi con un cenno della mano e la promessa di rivedersi quanto prima.
 
 
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Parco Privato
 
 
Camden camminava svogliato per il parco del residence alla ricerca di qualcuno che volesse unirsi a lui nel fare qualche tiro a Quidditch, purtroppo però il campo era completamente deserto come il resto del comprensorio. Gli unici che si vedevano in giro erano giardinieri, balie e bambini sovraeccitati, che correvano di qua e di là strillando come degli indemoniati, rifiutandosi di tornare a casa con quanto fiato avessero in gola. Tenendo la sua fidata Nimbus 2016 sulle spalle, con la parte interna dei gomiti che trattenevano il manico di legno contro il retro del collo e gli avambracci che ricadevano mollemente dall’altra parte, schivò alcuni di quei piccoli diavoletti e, attratto da un rumore ripetuto e costante, si diresse verso est. 
Superando l’ultima fila di arbusti si ritrovò nel campo di basket, il cui unico occupante era Noah che, facendo rimbalzare la palla arancione, si fermò nella zona del tiro libero. Trattenendo il pallone fra le lunghe dita, l’attore si concentrò sul canestro con gli occhi di un blu inteso che riflettevano tutta la sua determinazione. Poi, piegandosi leggermente sulle ginocchia, spiccò un salto e contemporaneamente lanciò la palla che, con un arco perfetto, entrò nell’anello di metallo rosso, roteò contro la reticella e infine ricadde sul duro pavimento, rimbalzando diverse volte. 
Cam, portandosi il medio e il pollice alla bocca, emise un fischio acuto, che portò il moro a voltarsi. 
<< Wow, che tiro! >> lo lodò l’uomo, superando la rete che delimitava il campo e che evitava che dei palloni vaganti finissero in testa a dei poveri passanti, posando poi la sua amata scopa contro la recinzione << Non capirò mai la tua passione per questo gioco babbano, ma non si può dire che tu non sia bravo. >> 
<< Ti ringrazio. >> Noah gli lanciò il pallone addosso, che venne preso al volo  << Ci gioco fin da piccolo, era uno dei passatempi preferiti miei e dei miei amici. Ci teneva fuori dai guai e dalla strada, la maggior parte delle volte. >>
Soppesando le parole dell’amico, Camden fece roteare la palla fra le mani << La tua infanzia non è stata semplice, vero? >> 
<< Diciamo che non è stata una passeggiata, ma i miei genitori si sono rimboccati le maniche e hanno lavorato sodo per non far mancare nulla né a me né ai miei fratelli. >> replicò schiettamente, stringendosi nelle spalle << Non sarei chi sono e non sarei dove sono, se non fosse per il mio passato. Quindi non rimpiango nulla. >> 
Cam si ritrovò a riflettere che i loro trascorsi erano diametralmente opposti e, nonostante questo, le loro strade si erano incociate ed erano diventati amici. Faceva riflettere. 
Con la fronte aggrottata, tentò di imitare il compagno e lanciò la palla, la quale però non arrivò neanche a sfiorare la reticella. I due osservarono la palla rimbalzare mollemente sull’asfalto. 
<< Beh. >> Noah inclinò il capo di lato << Non faceva completamente schifo. >>
Con una bassa risata, l’ex Grifondoro gli diede una spintarella << Quanto sei magnanimo. >>
L’attore si unì alla risata, andando a riprendere la palla arancione e incastrandola tra l’avambraccio e il fianco << Come mai vagabondavi per il parco? >> 
Camden, sollevando il pollice destro, indicò la scopa alle sue spalle << Ero alla disperata ricerca di qualcuno che volesse fare due tiri a Quidditch o anche a Quodpot. >> 
<< Sei il primo inglese che conosco che apprezza il Quodpot. >> commentò l’ex Wampus, aggrottando la fronte.
<< Che ci vuoi fare, sono pieno di sorprese. >> si elogiò da solo l’uomo, spalancando le braccia come ad accogliere degli applausi immaginari << Allora, ti va di fare due tiri sulla scopa? >> 
Scuotendo la testa divertito il newyorkese si avvicinò alla sua sacca, da cui estrasse la bacchetta << Accio Northwest(4). >> dopo neanche un minuto una scopa nera e lucida planò sul suo legittimo proprietario, che la prese con la mano libera << Perché no? >> 
<< Grande! >> sbottò felice Cam, mentre l’altro riponeva la palla arancione insieme alle altre in un carrellino a due piani << Scommettiamo che arrivo prima io a 300 punti? >> 
<< E quali soldi vorresti scommettere? Tua sorella ti ha dato la paghetta? >>
<< Uh! Questo era un colpo basso! >> si lagnò l’inglese, anche se il sorriso non gli scomparve dal volto. I due erano soliti punzecchiarsi e di certo non se la prendeva per una cosa del genere. 
<< Allora hai trovato un nuovo lavoro? >> 
<< In realtà no, sono ancora alla ricerca di qualcosa di interessante. >> affermò con nonchalance Camden, afferrando la sua scopa e superando la recinzione.
Noah, issandosi la sacca su di una spalla, seguì l’amico << Potresti tornare a fare l’assistente di Tristan. >> 
<< Ma sei matto?! >> voltandosi di scatto, Cam lo guardò allucinato << Neanche per tutto l’oro del mondo. Per quanto gli voglia bene, non potrei tollerare di lavorare un altro giorno di più per lui: è maniacale. >> 
<< Credo che neanche lui ti voglia più come assistente, tranquillo. >> 
Cominciando a camminare come un granchio, per poter guardare in faccia l’amico, aggrottò la fronte << Allora perché lo hai proposto? >> 
Il newyorkese si strinse nelle spalle << Così. >> 
Roteando gli occhi al cielo Camden, tornò alla proposta che aveva fatto poco prima << Allora accetti la sfida? >>
<< Chi arriva prima a 300 punti? >>
<< Sì e chi perde offre la cena nel ristorante scelto dal vincitore. >> 
A quella proposta, gli occhi di Noah brillarono << Accetto. >> 
 
 
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Palazzo Gold,
Terrazzo
 
 
Camila, appoggiata alla balaustra di metallo e vetro, sorrise allo skyline di New York, tenendo premuto contro l’orecchio destro il cellulare << Credo sinceramente che la tua idea di scovare e appendere per i piedi dall’Empire State Building il reporter che ha firmato quel pezzo non sia la cosa più saggia di questo mondo. Guarda che se finisci in prigione, io non ti vengo a trovare Mal. >> La pittrice rise apertamente alla rispostaccia dell’amica inviperita. 
Sentendosi picchiettare sulla spalla si voltò e vide Tristan, il suo migliore amico, che la salutava con il suo mezzo sorriso piratesco.
La brasiliana sollevò il dito indice per chiedergli un minuto << Malaika, fai un profondo respiro e lasciati scivolare addosso questa storia: non è la fine del mondo. >> 
Il giovane Howard udì un borbottio indistinto dall’altra parte del telefono. Camila sorrise << Mai pensato di berti una bella camomilla per distendere i nervi? >> 
La risposta successiva Tristan la udì distintamente << Ma quale camomilla e camomilla! A cosa stracazzo mi servirebbe dell’acqua sporca? >> 
La mora roteò gli occhi al cielo << Allora vai in palestra e sfogati contro qualche sacco da boxe, ma fatti passare quest’ira tremenda. >> 
Dopo un’altra serie di mugugni vari, alla fine le due chiusero la conversazione con Camila che scuoteva la testa e ricordava all’amica che si dovevano organizzare bene per la settimana successiva. 
<< Mal è ancora infervorata per la questione dell’articolo? >> le domandò Tristan, porgendole il braccio.
La donna appoggiò la mano nell’incavo del gomito dell’amico e si lasciò condurre a uno dei tavoli con la vista più bella << Come hai potuto constatare, sì: è incazzata come una biscia. Non per il pezzo in sé, insomma facendo il lavoro che fa, è qualcosa a cui bisogna fare il callo. Lo sai anche tu, infondo. >> 
<< Certamente. >> il mago le scostò la sedia, aiutandola ad accomodarsi.
La pittrice gli sorrise riconoscente, poi continuò << In realtà, dopo essersi sfogata con Brenda a casa le era anche passata. Poi è dovuta andare sul set e lì la cosa è esplosa. Dice che almeno una ventina di persone l’hanno fermata per chiederle informazioni su tuo fratello, convinti che fosse già la sua fidanzata. Lo stesso regista dello spot che stava girando le ha fatto delle proposte indecenti, del genere che se gli presentava Magnus le avrebbe trovato degli altri ingaggi e altre cose che non voglio ripetere perché ne sono sinceramente disgustata. >>
<< Uh, mossa sbagliata. >> commentò Tristan, con gli occhi illuminati di grande aspettativa, mentre si andava ad accomodare a sua volta. 
<< Già. >> la brasiliana si sporse verso l’amico << Lo ha preso per il bavero della giacca e se lo è strattonato vicino. Sai che Mal quando si arrabbia fa davvero paura e infatti l’ometto è sbiancato completamente. Senza poi contare che ha dovuto ribaltare la testa all’indietro per poterla guardare in viso, visto che lo sovrastava di almeno un paio di spanne. Ebbene lei gli ha sibilato che non conosceva Magnus Howard come tutti pensavano, ma che se anche fosse non avrebbe mai aiutato un viscido omuncolo come lui a scalare le vette della fama. >> 
<< E? >> 
<< Ovviamente il regista non ha preso bene il fatto di essere stato rimesso al suo posto in pubblica piazza e, quando lo ha lasciato andare, l’ha licenziata in tronco. >> un sospiro dispiaciuto sfuggì dalle belle labbra della giovane.
<< Purtroppo questo è il mondo dello show business. >> il corvino sollevò le spalle, in un gesto di sincero rammarico. 
<< È la stessa cosa che ha detto Mal, ma questo non lenisce la ferita che ha subito. >> commentò Camila, sistemandosi il bel top arancione fosforescente, per poi appoggiarsi allo schienale della sedia << Allora tuo fratello è giunto in città con grande clamore. >> 
<< Noi Howard ci facciamo sempre notare, volenti o nolenti. >> il regista si voltò verso destra tentando di attirare l’attenzione di un cameriere << Sono contento che il mio fratellone sia qui a New York, era da molto che non ci vedevamo di persona. Questa mattina sono riuscito solo a vederlo di sfuggita, ma è stato bello comunque. >>
Un ragazzo, di appena diciannove anni, si fermò vicino al tavolo dei due, con espressione intenta e le gote arrosate << I Signori desiderano? >> domandò aprendo il suo taccuino, solo dopo essersi strattonato la cravatta troppo stretta. 
<< Per me un Gin Tonic con Gin Mare e acqua tonica Fever-Tree Mediterranean. Per te, Mila? >> 
La giovane sbatté velocemente le palpebre, per un attimo si era incantata << Per me un Caipifruta(5) al mango. Oggi è il tuo primo giorno di lavoro? >> domandò al cameriere.
<< Sì, sono stato da poco assunto. >> confermò scrivendo le loro ordinazioni, per poi sorridere imbarazzato << Si nota tanto? >>
<< Tranquillo, non troppo. >> lo rassicurò Camila, facendogli un occhiolino << Cerca solo di rimanere tranquillo e tutto andrà per il meglio. In bocca al lupo. >> 
Il cameriere si imporporò ancora di più, fece un cenno del capo e scappò via. 
<< Allora, tuo fratello per quanto rimarrà? >> la brasiliana tornò a prestare attenzione all’amico, che le sorrideva divertito. 
<< Credo parecchio, ho sentito Aaron che straparlava del lancio sul mercato di un nuovo cellulare. >> 
<< Ah, quindi c’è anche tuo cugino? >> 
<< Sì, se Willow tornasse da Tokyo la banda sarebbe al completo. >> 
<< Sarebbe molto bello se riuscite a essere tutti nella stessa città per più di qualche giorno. >> Camila lanciò un’occhiata all’amico << So che a te farebbe molto piacere. >> 
<< Non lo nego, mi mancano quei tre squinternati e sarebbe davvero divertente se passassimo un po’ di tempo insieme. Soprattutto perché in questo modo non sarò il solo a sorbirsi le stramberie dei nonni. >> la risata della ragazza venne smorzata dalle parole successive del mago << Poi così tu avrai la possibilità di chiedere a mio fratello di farti da modello. >> 
La giovane arrossì di botto << Se lo dici così sembra una cosa indecente. Voglio solo fare un ritratto a uno degli uomini che più hanno influenzato il ventunesimo secolo. >> si zittì per un momento, mentre il cameriere poggiava le loro ordinazioni sul tavolo. Una volta ringraziato, tornò all’attacco << Giuro che se gliene fai parola ti strozzo. >> 
Il giovane regista sollevò i palmi delle mani in segno di resa e le sorrise << Va bene, va bene. Non dirò nulla. Invece ti va di raccontarmi dell’uscita che state organizzando tu e Mal? >> 
Dopo avergli lanciato un’occhiata sospettosa, Camila lasciò cadere l’argomento per rispondere al quesito dell’amico << In realtà non è una nostra idea bensì di Brenda, una nostra amica. Vuole portarci nel nuovo locale che ha aperto a Manhattan: Obsession. >> 
<< Ne ho sentito parlare, credo che l’inaugurazione ci sia stata ieri sera. Dai raccontami, ora sono curioso. >> 
 
 
§§§
 
 
Palazzo Superior, 
Pian Terreno
 
 
Joël uscì dal suo palazzo con passo tranquillo e contento, di chi è riuscito a fare tutto quello che doveva fare con largo anticipo. Svuotare le valige, arieggiare la casa, occuparsi dei suoi amati gatti, Dantès e D’Artagnan, e sistemare la corrispondenza dopo due settimane d’assenza non era di certo una cosa breve o facile. Lui però aveva concluso tutto prima delle sette e mezzo di sera e, per festeggiare, aveva deciso che si meritava una bella nuotata in piscina in quell’afosa giornata di inizio giugno. Quando mise piede nell’atrio la sua attenzione venne catturata da un bel cane dal manto castano scuro, con una macchia bianca sul petto e occhi azzurri: sicuramente un incrocio con un husky. Il cagnolone stava seduto vicino alla padrona, guardandola con espressione adorante, che stava controllando la posta appena estratta dalla buchetta. 
<< Buonasera. >> 
Willow, riconoscendo nella voce calda che l’aveva appena salutata quella del suo vicino, sollevò il capo e sorrise gentilmente << Buonasera. >> 
<< Appena tornata? >> domandò indicando la valigia che aveva affianco, con appoggiata sopra la sua borsa personale, mentre teneva a tracollo la sua inseparabile macchina fotografica Olympus. 
<< Sì, da Tokyo. Tu invece stai andando in piscina? >> la giovane lanciò una breve occhiata al telo che l’uomo teneva sotto braccio, strappandogli un sorriso e un cenno affermativo.  
<< Lui invece è un nuovo inquilino del Residence? >> 
I due guardarono verso il cagnolone che, sentendosi preso in causa, sorrise facendo spuntare la lunga lingua rosata. Alla corvina sfuggì una breve risata, mentre si allungava a grattare il capo del suo fedele compagno << Sì, ha un anno e l’ho preso pochi mesi fa da un canile in Vietnam. Ci siamo innamorati a prima vista e da allora non ci siamo sperati. Spero che per te non sia un disturbo, so che hai due gatti, però posso assicurarti che è un vero tesoro. >> 
<< Macché, nessun problema per me. >> Joe si chinò, in modo da essere all’altezza del cane, e allungò la mano libera verso di lui con il palmo rivolto verso l’alto, che venne accuratamente annusata << Come si chiama? >>
<< Whisky. >> 
A sentire quel nome, lo scrittore non riuscì a trattenere una bassa risata. Il che portò la padrona del suo nuovo amico, che si stava facendo accarezzare con gioia, ad aggrottare la fronte, inclinare il capo e sorridere a sua volta, non sapendo neanche il perché << Come mai ti fa ridere il nome del mio cane? >>
<< Oh, nulla di che. Sembra che io sia perseguitato da quel distillato. >>
Prima che Willow potesse chiedere spiegazioni, entrambi i loro cellulari squillarono in simultanea. Scambiandosi uno sguardo sorpreso controllarono la casella della posta elettronica e trovarono il medesimo invito. Joe scorse in fretta le poche righe che recitavano: 
 
Alla gentile attenzione del Signor Joël Dominik Webster,
 
Per festeggiare il ritorno di tutti i loro nipoti a New York, il Conte e la Contessa di Northampton sono lieti di invitarla a un cocktail party nel loro attico al Royal Residence Park per questo venerdì alle 19:00.
 
Si prega di rispondere.
 
Conti di Northampton
 
Il silenzio che era sceso fra i due venne spezzato da Will, che studiava lo schermo del telefono come se non credesse a quello che aveva appena letto << Ma sul serio lo hanno mandato anche a me? >> 
Joël, di fronte allo sguardo allibito della giovane e per via dell’assurdità della situazione, si limitò a scrollare le spalle, mentre stringeva le labbra in una linea sottile: sapeva infatti che se avesse provato a dire qualcosa le sarebbe scoppiato a ridere in faccia. I Conti non si smentivano mai.
La corvina strinse il ponte del naso fra l’indice e il pollice, prendendo un profondo respiro: la pazienza era di certo la sua migliore qualità. Ripreso il suo proverbiale autocontrollo, chiuse la buchetta della posta e sorrise gentilmente al suo vicino << È ora che io vada e che ti liberi della mia presenza, è stato un piacere incrociarti. Ti auguro una buona nuotata. >> 
Lo scrittore, mantenendo fino all’ultimo un aplomb invidiabile, ricambiò il saluto e osservò la giovane dirigersi verso l’ascensore, seguita come un’ombra dal suo cane. 
Quando si fu infilata nell’abitacolo, il sorriso che l’uomo aveva trattenuto si aprì in tutta la sua gloria, sapendo che da quella distanza non poteva scorgerlo << Perché ho come la sensazione che sto per perdermi uno scontro memorabile fra te e i tuoi nonni? >> 
Willow premette il tasto dell’attico e inserì il codice di sicurezza, poi inarcò il sopracciglio destro e un sorriso malandrino le incurvò le labbra << Non è una sensazione la tua, è quello che avverrà per davvero. >> appoggiando una mano sullo stipite impedì che le porte si chiudessero << Ciò che dice mia nonna su di te è vero. >> 
<< E cos’è che dice? >> 
<< Che sei estremamente arguto e gentile. So che hai trattenuto una sonora risata per non offendermi e ti ringrazio, ma la prossima volta non avere timore a ridere anche se dovesse essere a mio discapito. >> detto questo gli fece un cenno di saluto e lasciò richiudersi le porte. 
Joël rimase per qualche secondo a contemplare l’ascensore, stupito: era raro che qualcuno riuscisse a capire quello che lui provava quando tirava su la sua faccia poker. Interessante, che la più piccola degli Howard avesse preso da sua nonna più di quanto non si pensasse? Con questo quesito in mente si voltò e si diresse finalmente in piscina. 
Dal canto suo Willow batteva la punta del piede destro contro il pavimento, l’espressione concentrata e lo sguardo fisso sul soffitto della struttura. L’intera faccenda le puzzava non poco: era certa che i suoi nonni avessero in mente qualcosa di preciso, ma non sapeva bene che cosa e ovviamente era intenzionata a scoprirlo. Appena giunse a destinazione, lasciò la valigia e la borsa contro il muro più vicino all’uscita. Salutò con un sorriso dolce l’efficiente Randolph, comparso sulla soglia, poi, senza chiedere nulla, si diresse verso la piccola serra. I Conti vi avevano creato un salottino privato, che sembrava quasi che facesse parte integrante della vegetazione, e fu proprio lì che li trovò, intenti a confabulare e tubare come due novelli sposi. 
<< Facciamo una cosa nuova? Voi mi dite quale strano e astruso piano avete in mente, così da evitarmi di doverlo scoprire da sola? >> 
I due coniugi si voltarono simultaneamente verso la più giovane dei loro nipoti, che accolsero con sincera gioia. 
<< Perché pensi che stiamo architettando un piano? >> domandò Cathleen atteggiando il volto in un’espressione di pura innocenza, mentre il marito si alzava per andare ad abbracciare la nuova arrivata. 
Will, da sopra la spalla del nonno, strinse gli occhi in due fessure e replicò con tono duro << Forse perché vi conosco e l’assurdo invito che mi avete mandato è davvero molto sospetto? E, a proposito, grazie a voi ho fatto una figuraccia con Joël. >> 
<< Oh! Hai incontrato il mio adorato Joe? Non trovi che sia un tesoro? >> 
La giovane sollevò gli occhi al cielo, intanto che Fred la conduceva gentilmente verso una poltroncina libera << Nonna il punto non è questo, ma il fatto che l’invito al vostro party mi sia arrivato in contemporanea al suo. Insomma, a quanto pare questa festa è dedicata anche a me e lui si è reso conto che non ne avevo la minima idea. >> 
<< E che c’è di male? >> domandò la contessa, sinceramente incuriosita, accarezzando dolcemente il cane della nipote, la quale scosse la testa.
<< Non ha senso che ve lo spieghi, altrimenti ci perderemmo in piccolezze. >> disse la corvina, agitando una mano come se volesse scacciare una mosca fastidiosa << Allora, perché questa festa? >> 
<< Mi pareva di averlo scritto nell’invito: vogliamo festeggiare il fatto che siete tutti qui a New York. >> 
Manfred, dal canto suo, nascondeva un sorrisetto divertito dietro al calice di champagne, intanto che osservava il testa a testa tra la sua adorata moglie e la sua incantevole nipote. 
Gli occhi chiari di Willow, tratto distintivo della famiglia Howard, erano fissi sulla matriarca << Forse puoi ingannare gli altri tre, ma sai che con me non attacca. Qual è il reale motivo dietro a questo cocktail party? >> 
Kitty si adagiò sul suo divanetto, come un’imperatrice egiziana sul suo triclino, per poi lanciare alla nipote più giovane un sorriso dolce e un’occhiata di divertita sfida << Ti assicuro che non c’è nient’altro. >> 
Will neppure per un secondo credette alle parole della donna, ma i tre vennero distratti da dei passi concitati che sopraggiungevano alle loro spalle. 
<< Che storia è mai questa, nonna? >> chiese Magnus entrando nella serra, seguito da un divertito Aaron che teneva le mani sprofondate nelle tasche dei jeans << Il motivo della festa è dei più assurdi che io abbia mai sentito! Batte a mani basse quella volta in cui hai invitato tutto il parentado a festeggiare perché eri riuscita a cucinare una torta commestibile. >> 
<< Davvero, non capisco tutta questa diffidenza nei miei confronti! >> si lamentò Cathleen, atteggiandosi a diva afflitta << Io desidero solo condividere la mia gioia per il fatto di avervi tutti qui, con me. Ho davvero dei nipoti ingrati. >> 
<< Sono sempre più convinta che tu abbia sprecato il tuo talento. saresti stata un’ottima attrice, se avessi voluto. >> commentò Willow, alzandosi dalla poltroncina. 
Magnus si aprì in un enorme sorriso e spalancò le braccia verso la cugina più piccola: era da almeno sei mesi che non si vedevano. I due si abbracciarono stretti, mettendosi anche a dondolare sul posto e a ridacchiare come due scemi. 
A quel punto si intromise Aaron, che li divise e si appropriò della sorella borbottando << Lei è mia, vatti a spupazzare tuo fratello minore. >>
<< Ma lui non mi dà soddisfazione come Will. >> replicò il CEO della Howard Company, mettendo su un finto broncio adorabile << È poi mi è mancata da morire. >> 
A quella confessione la corvina si sciolse dall’abbraccio del fratello e tornò a coccolare Magnus, che scoccò un sorriso soddisfatto al cugino che si portò una mano al cuore << Ah, sono appena stato colpito e affondato. >> poi si rivolse ai suoi cani, che si erano messi a giocare con Whisky << Almeno voi, datemi un po’ di affetto. >> 
Randolph comparve sulla soglia << La cena è pronta. >> 
Manfred lanciò un’occhiata al suo orologio che segnava le otto di sera precise << Ottimo, Tristan dovrebbe raggiungerci tra pochi minuti. >> si alzò e porse il braccio alla moglie, che vi adagiò la mano << Intanto andiamo ad accomodarci, così almeno avremo lo stomaco pieno di prelibatezze mentre voi nipoti continuerete a mettere in dubbio la nostra buona fede. >> 
A quelle parole ironiche si sollevò la risata argentina di Cathleen, mentre i tre cugini si lanciavano un’occhiata significativa: potevano pure prenderli in giro quanto volevano, ma loro sapevano che c’era sotto qualcosa. 
 
 
 
 
 
(1)Mocaccino: cappuccino classico con l’aggiunta di una piccola quantità di cioccolata calda
(2)Ocelot: noto anche come gattopardo o lupo cerviero per il suo verso simile ad un ululato, è un felino selvatico molto comune in Sudamerica, Centroamerica e Messico. È smile nell’aspetto a un gatto domestico, ma la sua pelliccia ricorda quella di un leopardo nebuloso o di un giaguaro. 
(3)Garden City è un village nello stato di NY, nella contea di Nassau. Il centro abitato si trova all’interno della città di Hempstead, precisamente a nord vicino al Queens.
(4)Northwest: è una marca di scope di mia invenzione. Di origine newyorkese, ha la sua sede proprio nel Bronx, nella parte nordoccidentale; è una compagnia recente, che però si sta facendo strada nel mercato americano e anche europeo.
(5)Capifruta: il Caipirinha è cocktail nazionale brasiliano, creato con un liquore di canna da zucchero, chiamato cachaça, succo di lime fresco, zucchero e ghiaccio tritato. Il Capifruta è la variante con l’aggiunta di frutta esotica come mango, ananas o kiwi.

 
 
Angolo Autrice:
 
Salve a tutti!
Come ogni mio angolo che si rispetti comincerò con le scuse per il mio immenso ritardo. Sono davvero desolata per la quantità di tempo che ci ho messo a scrivere questo capitolo di presentazione. Quindi, volendomi far perdonare, ho voluto renderlo più completo possibile facendo interagire il vostro Oc già con  personaggi differenti, in modo da mostrare più sfaccettature e comportamenti. Vi devo anche chiedere perdono per non aver ancora risposto alle recensioni della Selezione, ma per le vacanze sono stata in un luogo dove internet prendeva malissimo e di conseguenza sono stata leggermente impossibilitata.
Come avrete notato sono comparsi due nuovi personaggi, ebbene sono miei e li ho inseriti perché, rileggendo le vostre schede, mi sono resa conto che alcuni Oc avevano poca scelta come possibile compagno e anche al fine della storia mi servivano due personalità come la loro e con quei ruoli e legami. Mi dispiace non essere riuscita a ripescare alcuni di quelli che ho dovuto scartare, ma non avevo nessuno che rispecchiasse i miei bisogni. 
Essendo una storia piuttosto peculiare e non volendovi far aspettare più del dovuto, ho deciso di partire in quarta e per tale ragione i nostri amati Conti hanno già mandato gli inviti per un party ai vostri bambini (mai prendere sotto gamba Kitty). Dunque nel prossimo capitolo si prepareranno per la festa, mentre nel terzo ci sarà l’evento vero e proprio. Per tale ragione ho già delle domandine per voi:
 
1) Come reagirà il vostro Oc all’invito? 
 
2) Che cosa indosserà? (se riuscite, mandatemi una foto)
 
3) C’è per caso qualche personaggio con cui vorreste che interagisse nel secondo?
 
4) I vostri bambini conoscono Willow o Aaron? Se sì, come? Che rapporto hanno con loro?
 
Come al solito, se volte, potete mandarmi le risposte su Instagram o qualsiasi altro mezzo preferiate. 
Detto questo vi auguro una buona serata e a presto, spero.
Chemy 
 
 
 

I NUOVI ARRIVATI
 
Aaron Winston Howard
 

 
Nazionalità e Stato di Sangue: Inglese, Purosangue
 
Data e luogo di nascita: 9 Novembre 1983 (34 anni), nato a Northampton nel Northamptonshire
 
Ex Casa: Grifondoro
 
Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: Aaron è una persona estremamente allegra, propositiva, qualcuno che non si dà mai per vinto quando ha un obbiettivo in mente. Vederlo di cattivo umore è raro perché non trova il senso di farsi guastare la giornata da sentimenti negativi, quando però accade è meglio ritirarsi velocemente poiché non è per nulla facile farlo ragionare, soprattutto se è stata ferita una persona a lui cara. Rancoroso e vendicativo, meglio non farselo nemico se si desidera passare un’esistenza in santa pace. L’unica nota positiva è che per portarlo a questo stato bisogna averlo davvero esasperato o aver fatto qualcosa di indicibile. È molto spigliato sia nei modi di fare che nel parlare, un vero gentleman: educato, gentile, rispettoso e dolce. Ha un’indole passionale, che lo porta ad attirare a sé chiunque gli graviti attorno, e molto avventuroso, alle volte a tratti sconsiderato perché si butta a capofitto nelle cose senza tenere conto di quello che potrebbe accadere. Smemorato, ha sempre la testa piena di idee e cose da fare quindi tende a dimenticarsi qualcosa in giro, che siano documenti importanti, il cellulare o per fino di mettersi le scarpe prima di uscire di casa. Parecchio testardo e orgoglioso, in questo è molto simile al cugino Magnus, infatti i due si scontrano spesso quando lavorano insieme, anche se Aaron è molto protettivo con il maggiore e quando esagera con il lavoro è lui a trascinarlo a forza fuori dall’ufficio. È consapevole di essere un bell’uomo e non ne fa mistero, ogni volta che vede una superficie riflettente si ferma per controllare di essere apposto, per poi farsi un occhiolino ammiccante. Molto affettuoso con le persone a cui tiene, in particolare con la sua sorellina minore per cui sarebbe disposto a fare di tutto.
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= dolce, gentleman, protettivo, spigliato, simpatico, passionale, audace, arguto, avventuroso
-Difetti= testardo, vanitoso, orgoglioso, iroso, possessivo, rancoroso, vendicativo, smemorato
 
Famiglia e rapporto con essa: Figlio maggiore di Everett Harris Howard, il secondo genito di Fred e Kitty, e di Josephine Edwards. 
Everett è un magichirurgo del San Mungo, un uomo molto affabile, affascinante e sincero. Prima di conoscere sua moglie era un vero casanova e tutt’ora non ha perso il suo charme, ma essendo follemente innamorato della moglie non va mai oltre a un innocente flirtare scherzoso. Aaron è molto legato al padre, condivide con lui l’indole allegra e passionale ed è anche per questo che spesso finiscono per discutere animatamente. 
Josephine è una professoressa universitaria di Storia della Magia e, a differenza del professor Rüf, è in grado di calamitare l’attenzione di tutti su di sé e di rendere affascinante anche l’argomento più noioso. È un concentrato di pura energia, pare non stancarsi mai e ha sempre qualche idea matta in testa. Josy, come viene affettuosamente chiamata dalla famiglia, e Aaron si sentono spessissimo e si tengono costantemente aggiornati, in particolar modo su Willow. 
 
Lavoro: Marketing Manager della Howard Company, come il cugino si muove per tutto il mondo per occuparsi dell’aspetto “sociale” e pubblicitario dell’azienda. Ha anche il compito di occuparsi di Magnus, soprattutto perché è l’unico in grado di farlo staccare dal suo ufficio per fargli prendere una pausa. 
 
Appartamento: spostandosi molto, Aaron non ha una vera e propria casa. Quando è a Londra risiede nella casa di famiglia, mentre a NY condivide l’appartamento con la sorella, per il resto si appoggia su alberghi o strutture simili. 
L’appartamento dei due Howard è diviso in due piani e il primo piano è praticamente riservato al lui (se non si tiene conto della piccola palestra privata e della camera degli ospiti con bagno annesso), mentre le stanze di Will si trovano al pian terreno.
 
Edificio e Piano: Superior, 7A 
 
Passioni:
 
  • Suonare la chitarra. Ama la musica in tutte le sue forme e generi, gli piace anche comporre quando ha tempo (quasi tutte le musiche usate per le pubblicità della compagnia del cugino le ha composte lui). Il suo luogo preferito dove suonare rimane però la spiaggia, accanto a un bel falò e con Happy e Choco al suo fianco. Utilizza spesso la musica anche come panacea per quando ha le emozioni in subbuglio o per tranquillizzare una persona cara in ansia. 
  • Surfare, andare in canoa, nuotare… qualsiasi sport che coinvolga l’acqua per lui è il massimo.
  • Visto la famiglia da cui proviene, ama molto l’arte (un po’ difficile il contrario, visto i nonni e la sorella). Apprezza in modo particolare la scultura, sia quella romana che greca, ma anche quella rinascimentale; rimane sempre molto affascinato dalla capacità degli artisti di rendere un pezzo di marmo qualcosa di vivo, che sembri quasi respirare.
  • Adora leggere, ha sempre con sé un libro. Non è infatti raro che uno dei suoi collaboratori, entrando nel suo ufficio, lo trovi a leggere un qualche manoscritto. Per quanto riguarda i generi è molto eclettico: passa dal fantasy, ai thriller, ai romanzi storici fino ai gialli senza continuità di sorta. 
 
Amortentia: salsedine, cannella, cloro, carne alla griglia, pino, libri antichi
 
 
Choco  e Happy 
 
 
Theodora Willow Howard
 

 
Nazionalità e Stato di Sangue: Inglese, Purosangue
 
Data e luogo di nascita: 20 gennaio 1989 (29 anni), nata a Northampton nel Northamptonshire
 
Ex Casa: Tassorosso
 
Orientamento sessuale: Eterosessuale
 
Carattere: Willow tra tutti gli Howard è l’anima cheta, tranquilla, con un sorriso dolce sul volto e gli occhi chiari che studiano tutto quello che le capita attorno. Tutti la ritengono la meno “interessante” della facoltosa e aristocratica famiglia, ma non si potrebbe fare un errore più grosso di quello. Will sa tutto di tutti, come la sua amata nonna, non le sfugge nulla e mentirle è pressoché impossibile perché sgama un imbroglio a kilometri di distanza. Come la nostra beneamata Kitty, è una vera impicciona e pettegola, soprattutto per quanto riguarda gli affari che riguardano il fratello e i cugini, non le piace per nulla essere lasciata indietro ed è molto protettiva nei loro confronti. Ha un animo sensibile e tenace, due aspetti molto discordanti fra di loro ma che in lei coabitano perfettamente. Non è molto brava a stringere nuove amicizie, è schiva e misteriosa, ma appena si abbatte la sua timidezza iniziale si scopre essere una persona molto divertente e alla mano. Nel Clan degli Howard è di sicuro la più lungimirante, insieme a Magnus, e paciera della famiglia, cosa che le è tornato oltremodo utile nel suo lavoro di mercante d’arte. Una vera perfezionista, tanto da rivaleggiare con il cugino più grande, e parecchio permalosa, soprattutto se la sia attacca nel suo amor proprio (mai chiamarla Theodora). Gelosa dei suoi affetti e delle sue cose. Oltremodo leale, come il fratello maggiore sarebbe disposta a tutto per i suoi cari, ed è anche parecchio affettuosa. È di indole paurosa, basta arrivarle alle spalle silenziosamente per farle venire una sincope, ed è anche parecchio indipendente, non le piace essere un peso per la sua famiglia.
 
Pregi e Difetti:
-Pregi= diplomatica, lungimirante, intuitiva, tenace, sensibile, leale, divertente, creativa, intelligente, indipendente
-Difetti= schiva, gelosa, caparbia, permalosa, perfezionista, misteriosa, impicciona, pettegola, paurosa, timida
 
Famiglia e rapporto con essa: secondo genita di Everett e di Josephine. Willow, caratterialmente, è molto diversa rispetto alla sua famiglia, ma questo non vuol dire che non sia legata a loro o che non li ami. Semplicemente ha un animo più tranquillo, all’apparenza, ed è più indipendente rispetto agli altri tre che fanno gruppo.
 
Lavoro: Mercante d’arte e Curatrice della galleria dei Conti. Il suo lavoro consiste nel trovare nuovi artisti per i nonni (da tutto il mondo) e di occuparsi degli accordi con loro e con gli eventuali compratori. È una vera esperta d’arte, in tutte le sue forme e declinazioni, grazie a lei molti artisti “sconosciuti” sono emersi dal buio dell’anonimato. 
 
Appartamento: lo condivide con il fratello maggiore (anche se è lei che ci vive di più fra i due). La sua stanza, insieme al suo bagno privato, è collocata al pian terreno, con la cucina, la sala da pranzo, la biblioteca/salotto e il suo studio. Il terrazzo è occupato in gran parte da una piccola piscina (Aaron non poteva accontentarsi di una misera jacuzzi), mentre la vegetazione cresce ricca e rigogliosa dando l’idea di una piccola foresta amazzonica.  
 
Edificio e Piano: Superior, 7A 
 
Passioni:
 
  • Ama viaggiare e conoscere il mondo e le diverse culture esistenti. Oltre all’inglese, sua lingua madre, sa parlare diverse lingue (è poliglotta).
  • Ama danzare e fare acrobazie incredibili. Da piccola praticava ginnastica artistica, ma compiuti gli undici anni ha dovuto abbandonare visto che doveva andare ad Hogwarts. Ora pratica la pole dance e le piace molto, la fa sentire libera; ogni tanto però, quando va in palestra, si diverte a ripetere alcuni esercizi che faceva quando ancora praticava ginnastica artistica a livello agonistico. 
  • Ovviamente ama l’arte, come tutti in famiglia, ma per certi versi si discosta molto dai gusti del resto della famiglia. Per quanto ami i dipinti, le statue e gli affreschi, le sue passioni più grandi sono però la fotografia e la street art, ovviamente non i tag o i disegni osceni su edifici storici, ma quella che vuole veicolare un messaggio. Si diletta a sua volta con la fotografia, infatti ha sempre con sé una macchina fotografica per immortalare ciò che l’affascina. 
  • Ama sferruzzare. Sì sembrerà strano, ma ha preso questa passione dalla nonna materna, Kendra, e non solo sa lavorare a maglia, ma anche all’uncinetto. Suo fratello la prende bonariamente in giro perché di inverno, seduta sul divano, con la copertina, la cioccolata calda e i ferri, sembra una nonnina.  
 
Amortentia: aceto balsamico, talco, torta al limone, curry, magnolia 
 
 
Whisky 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 
 
The Apple of Scandal
NY, 6 Giugno 2018
 
Cari lettori, 
c’è grande fermento al Royal Residence Park. 
Il Conte e la Contessa di Northampton stanno infatti organizzando un cocktail party per festeggiare il ritorno dei loro adorati nipoti. Non tutti però sono stati contenti della cosa, parrebbe infatti che la più piccola della dinastia Howard abbia avuto qualcosa da ridere con i suoi amorevoli e zelanti nonni. Che non abbia gradito il fatto di aver ricevuto un invito digitale come tutti gli altri comuni mortali?
La redazione ancora non conosce la lista degli invitati, ma state pur certi che appena sapremo qualcosa sarete i primi a esserne informati.
Quindi, rimanete connessi.
 
 
Royal Residence Park,
Palazzo Gold, Ristorante Spearhead

    

<< Allora siamo tutti d’accordo per il menù di questa giornata? >> domandò Budhil, senza alzare lo sguardo dal foglio pieno di appunti su cui continuava a scarabocchiare indicazioni e annotazioni.
Sentendo una serie di assensi più o meno forti, il capo chef sorrise divertito << Perfetto, allora mettiamoci all’opera. Gloriana, come al solito, sei a capo dei dessert quindi hai campo libero. >> la donna sollevò un pollice, mentre si dirigeva alla sua postazione. 
Con il sottofondo di ante che si aprivano, cassetti che si chiudevano di scatto e coltelli che affettavano ritmicamente, il giovane si voltò verso il capo sala << Lito, dì ai camerieri di consigliare il menù di pesce, abbiamo dei branzini e un pesce spada superbi. >> 
L’uomo, di origini filippine, si appuntò quanto detto dal superiore sul taccuino, poi si passò il pollice e l’indice sui baffi neri  << Fra quanto avremo i menù definitivi? >> 
<< Un’ora al massimo. >> 
<< Buddy! È arrivato Carlos. >> urlò uno dei lavapiatti.
<< Perfetto, arrivo fra cinque minuti. >> replicò il cuoco, sollevando il palmo della mano destra, con le cinque dita ben distese, per rimarcare il tempo. 
Quando si voltò, però, non si ritrovò a dover affrontare solamente Lito, ma anche il direttore del Residence in persona. 
Alonso Rivera sostava vicino al capo sala, immobile, le mani intrecciate e il volto cristallizzato in un’espressione severa. Gli occhi scuri erano fissi sullo chef, che si aprì in un sorriso caloroso che però non venne ricambiato. 
<< Chef Ravi, la Contessa di Northampton desidera parlarle. >> disse con voce profonda e dura come l’acciaio << Mi segua. >> 
<< Io in realtà sarei nel bel mezzo dell’organizzazione… >> le parole gli morirono in gola, quando colse lo sguardo fulminante del superiore << Ok, come non detto. >> 
Si voltò verso i suoi colleghi, che, alla comparsa del direttore, si erano immobilizzati come cervi di fronte ai fanali di un’auto << John occupati tu di Carlos e digli che, se ci rifila degli altri pomodori pieni di d’acqua, cambieremo fornitore di frutta e verdura. >> lo chef saucier(1) annuì brevemente per poi dirigersi verso il retro della cucina, seguito dal lavapiatti << Gloriana prendi il mio posto e occupati di redigere il menù del pranzo, quello serale lo completeremo al mio ritorno. >> detto questo superò il bancone e seguì il principale verso l’ala dedicata al personale, dove si trovava una piccola sala riunioni. 
Si fermarono di fronte alla porta, ma, prima di aprirla, Alonso squadrò da capo a piedi il capo chef con sguardo critico. Dopo aver arricciato il naso con aria disgustata, estrasse la bacchetta da una tasca interna del suo completo firmato e, con una magia non verbale, lo ripulì da tutte le macchie che costellavano la sua divisa << Cerchi di non farci sfigurare. >> 
Detto questo, l’uomo aprì la porta a vetro sabbiata(2) << Budhil Ravi, milady. >> 
<< Ti ringrazio Alonso. >> disse una voce morbida e dolce << Fallo entrare. >>
Il direttore si fece da parte, in modo che il giovane cuoco potesse scivolare nella stanza, che ospitava, come ben sapeva, un largo tavolo ovale e, di fianco alla finestra, un tavolino basso con due poltrone e un divanetto. Su quest’ultimo era elegantemente accomodata Cathleen Howard, che indossava un paio di semplici jeans a vita alta, un maglione nero, un paio di occhiali alla John Lennon e, depositato al suo fianco, una bombetta.
<< Si accomodi pure. >> lo invitò la donna, indicando una delle due poltrone, intanto che la porta si richiudeva alle sue spalle. 
Un po’ spaesato e allo stesso tempo incuriosito, Budhil fece quanto richiesto e si sedette davanti alla signora, che gli sorrise calorosamente << Desidera una tazza di tè o un pasticcino? >> 
Fu in quel momento che il ragazzo notò l’elegante servizio disposto sul tavolino dell’Ikea. Si mosse a disagio sulla poltroncina e si schiarì la gola << Gradirei una tazza di tè, per favore. >> 
Cathleen, allungandosi verso la teiera, gli scoccò un sorriso divertito << Oh, non stia così in apprensione. Sono innocua >> allungandogli la delicata tazza, gli regalò un occhiolino birichino << quasi sempre. >> 
Le labbra dello chef si arricciarono divertite, sentendo la tensione allentarsi << Posso chiederle come mai ha richiesto un colloquio privato con me, signora? >> 
<< Mamma mia quanto odio questi formalismi. >> la donna si riadagiò contro lo schienale del divano e si sventolò la mano di fronte al viso, come se stesse tentando di allontanare una mosca fastidiosa << Se per lei non è un problema potremmo darci del “tu” e chiamarci per nome, io sono Cathleen. >>
Il nodo all’altezza della bocca dello stomaco si sciolse del tutto << Certo, per me sarebbe un onore. >> il giovane le sorrise calorosamente << Se vuole mi può chiamare Buddy. >>
La donna fece un piccolo cenno del capo << Ebbene Buddy, io sono qui perché conosco il tuo immenso talento e bravura in cucina. Io e mio marito, ogni volta che veniamo a mangiare qui, rimaniamo sbigottiti dai piatti meravigliosi che prepari. >>
Le gote del ragazzo si imporporano all’udire quei complimenti, mentre appoggiava la tazzina sul tavolo. Budhil era perfettamente conscio delle sue capacità, non era di certo il genere di persona che faceva il finto umile, ma ricevere tali elogi da una persona, che sapeva aver mangiato in tutti i migliori ristoranti del mondo, lo inorgogliva e allo stesso tempo lo imbarazzava << Ti ringrazio. >> 
La contessa gli sorrise bonariamente << Allora, io venerdì darò una festa in onore dei miei nipoti e volevo chiederti se potessi pensare tu ai rinfreschi. >> 
Buddy aggrottò la fronte << Per me sarebbe un vero piacere, ma cosa ne pensa il vostro chef personale? >> 
<< Uh? Intendi Ambroise? A lui va più che bene. Gli avevo già concesso la giornata libera perché venerdì è il compleanno di sua figlia, quindi capirai che non posso certo domandargli di mancare ai festeggiamenti della sua bambina. L’unica cosa che ti chiede è di non cambiare la disposizione degli utensili della cucina: ha tutta una sua organizzazione e sarebbe in grado di uccidere se gliela mettessi a soqquadro. >> 
<< E al direttore Rivera va bene? >> 
<< Certamente, mi ha assicurato il suo pieno appoggio. >> 
Lo chef inarcò le sopracciglia sorpreso << In tal caso per me sarà un vero onore cucinare per il tuo party. >> 
<< Ottimo, era la risposta che desideravo. >> la donna sorrise vittoriosa, per poi allungargli un foglio << Qui trovi gli alimenti che non potrai usare a causa delle allergie di alcuni miei ospiti. Ti chiedo poi di pensare anche a dei menù per vegetariani e vegani. >> 
Vedendo la donna alzarsi, la imitò nonostante fosse evidentemente confuso << Hai qualche altra indicazione o preferenza per il menù? >> 
<< Una sola cosa: stupiscimi. Hai campo libero, crea quello che più ti aggrada. >> Cathleen si mise la bombetta in testa e recuperò la sua grande borsa nera << Sono davvero costernata, ma ti devo lasciare. Organizzare un cocktail party in soli due giorni non è uno scherzo. A venerdì! Ah, quasi mi dimenticavo:ricordati anche di portarti dietro un cambio d’abito. >> 
Budhil non ebbe modo di commentare quell’ultima postilla e si limitò a seguire con lo sguardo la contessa uscire dalla stanza. Fissò la porta per qualche secondo, poi fece vagare lo sguardo per la stanza e sul servizio da tè, prova inconfutabile che quello strano incontro c’era stato e dunque non era frutto della sua fervida immaginazione. 
Scuotendo il capo divertito, lo chef si diresse verso la sua cucina, mentre rifletteva sul fatto che i nobili inglesi fossero davvero bizzarri. 
 
 
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Palazzo Superior,
Ottavo Piano

   
 
Sbuffando, come una piccola locomotiva, Zelda rimise il cellulare in borsa; era stata costretta a mandare un messaggio alla sua assistente, Abby, in cui l’avvertiva che avrebbe ritardato dieci minuti: orrore vero. 
Salutò con una carezza e un sorriso dolce Sarabi, la sua gatta dal manto color sabbia, che sostava sul dorso del divano << A sta sera. >>
Dopo aver dato un’ultima occhiata in giro, per accertarsi di non essersi dimenticata nulla, uscì di casa e sul pianerottolo trovò nientepopodimeno che il suo affascinate vicino. 
Castiel, che, come Zelda aveva appena chiuso la porta del suo appartamento, le sorrise sorpreso, per poi lanciare un’occhiata al suo orologio da polso, che segnava le otto di mattina << Sei in ritardo rispetto alla tua routine. >> 
Le gote della strega si imporporarono, imbarazzata << Già, ho avuto un piccolo contrattempo. >> ammise, spostando una ciocca ribelle dietro l’orecchio << Tu invece sei in perfetto orario. >> 
Cas si diresse, insieme alla vicina, verso l’ascensore << Le abitudini sono dure a morire, eh? >> scuotendo il capo si infilò nell’abitacolo << Anche se non si può definire il tuo un vero e proprio ritardo. >> 
Zelda arricciò il naso, anche se il leggero rossore non ne voleva sapere di sparire dal suo volto << Non mi piace essere l’ultima ad arrivare in ufficio, soprattutto se c’è una riunione importante. >> 
<< Un nuovo cliente? >>
La donna, che per un attimo si era persa nella contemplazione dei lineamenti cesellati dell’avvocato, sbatté velocemente le palpebre per allontanare quella foschia di adorazione e ritornare sul pianeta Terra << Uhm, esatto. >> si schiarì la gola, scoccandogli un sorriso impacciato << Oggi abbiamo il primo incontro e mi sento un po’ a disagio: è una personalità controversa. >> 
<< Controversa? >> ripeté incuriosito, intanto che l’ascensore scendeva << È la prima volta che ti sento parlare in questi termini di un tuo potenziale cliente. >>
La rossa si strinse nelle spalle << Lui è una persona davvero a modo, ma diciamo che ho delle riserve dal punto di vista… personale. Tutto qui. Questo colloquio mi serve per capire se riuscirò a svolgere bene il mio lavoro, altrimenti sarò costretta a rinunciarvi. >> 
Le porte si aprirono e Castiel si fece da parte, da vero gentiluomo, per far passare la designer, poi la seguì nell’atrio dello stabile << Tu sei la persona più professionale che io conosca, sono certo che sarai in grado di svolgere al meglio il tuo dovere. >> 
La lode del mago le strappò un sorriso grato e ampio, oltre a ravvivare il rossore che le tingeva le guance << Beh, grazie. Mi fa piacere sapere che pensi questo di me. In ogni caso, mi sento fra l’incudine e il martello. >> dopo essersi lasciata sfuggire un breve sospiro, drizzò la schiena e squadrò le spalle come a volersi dare forza da sola << A te come va il lavoro invece? >> 
<< Oh, oggi si inizia alla grande: una disputa fra vicini. Spero di riuscire a strappare un accordo perché, se dovessimo comparire di fronte a un giudice, non credo che vinceremmo la causa. >> superarono la fontana e si diressero, fianco a fianco, verso il grande portone del Residence << Peccato che non tutti possano avere un buon rapporto come quello che c’è fra noi due. >>
<< Già. >> mormorò la strega, mentre il compagno guardava verso sinistra.
<< Beh, qui le nostre strade si dividono. >> commentò, inclinando il capo << Tu verrai al party dei Conti? >> 
<< Sì, ho ricevuto l’invito giusto ieri. >> 
<< Perfetto! Allora, nel caso non ci vedessimo prima, a venerdì! >> detto questo le sorrise, come saluto di commiato, per poi voltarsi. 
Zelda si perse per qualche secondo a contemplare l’elegante figura dell’uomo, sottolineata dal completo che pareva essergli stato cucito addosso, poi si lasciò sfuggire un sospiro: mamma mia quanto era bello. Quando il biondo fu scomparso dalla sua vista, anche la donna si voltò e si diresse speditamente verso il suo ufficio. 
 
 
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Upper Bay, New York
Magicwood
 
       

Un vociare allegro accompagnava ogni passo che Sherilyn compieva a Magicwood; ovviamente se si desiderava un minimo di silenzio bisognava rifugiarsi in uno sgabuzzino o all’interno di uno dei capannoni vuoti e non ancora utilizzati per qualche opera cinematografica. 
Nella Hollywood magica si respirava un’aria frizzante, piena di sogni e carica di un’elettricità ignota, come se qualcosa di grandioso si stesse per avverare. Ovunque si posasse lo sguardo si rimaneva affascinati da quello che si vedeva: una comparsa travestita da aliena che chiacchierava con un cowboy; un inserviente che faceva beatbox con un conduttore televisivo; un tizio che correva come un forsennato con un finto scheletro fra le braccia; oppure un uomo, di almeno sessant’anni, che si vantava delle sue ali iridescenti che la stilista aveva cucito per lui, il Re delle Fate. 
La sceneggiatrice adorava quel luogo così strano e unico, era di certo uno dei suoi posti preferiti in assoluto, e fu per quello che entrò con un ampio sorriso in uno di quei famosi capannoni in via di allestimento. 
<< Noto con piacere che sei di buon umore. >> commentò Tristan, quando la vide comparire.
<< Magicwood ha sempre questo effetto su di me. >>
<< Ti capisco perfettamente. >> i due si fermarono un attimo, per lasciar passare due addetti ai lavori che trasportavano cavi e luci di ogni genere e dimensioni 
<< Avrei preferito che a questo punto avessimo già iniziato le riprese. >> ammise il regista, indicandole un angolo alla loro destra dove un ricco buffet era stato messo a disposizione del personale. 
<< Nessuna produzione cinematografica inizia nei tempi stabiliti, non preoccuparti. >> lo rassicurò la sceneggiatrice, ricambiando il sorriso nella speranza di alleviare almeno in parte la tensione dell’uomo << In ogni caso vedo che siete a buon punto, entro la prossima settimana potrete iniziare le riprese. >> 
Tristan annuì, leggermente rincuorato dalle parole della collega, intanto che si versava il secondo caffè della mattinata << Sì, farò in modo che sia così. A costo di dover aiutare a montare i pannelli. >> 
<< E se lo dice, è assodato che lo farà. >> commentò una voce profonda e divertita alle loro spalle. Noah si avvicinò ai due, con le mani sprofondate nelle tasche della tuta grigia, e un sorriso sornione ad abbellire il bel volto. 
<< Dove ti eri andato a nascondere? >> gli chiese il regista, portandosi la tazza alla bocca, anche se nutriva qualche sospetto, visto che l’amico aveva la maglietta intrisa di sudore.
<< Uh? Mi stavo allenando con gli stuntman. >> disse, confermando la supposizione del moro << Devo essere pronto per quando cominceremo a filmare. >> 
<< Vedi di non romperti qualche osso, altrimenti… >>
<< Altrimenti tu mi spaccherai le restanti 205, giusto? >> domandò retorico l’attore, allungandosi per prendere una mela dal cesto della frutta e facendo sentire in colpa Sherilyn che aveva optato per un brownies.
<< Certo che voi due avete un rapporto davvero strano. >> commentò la sceneggiatrice, addentando il dolce irresistibile. 
<< Già, ma in fondo siamo un regista e un attore: non ci si poteva aspettare di meno. >> commentò Tristan divertito, mentre l’amico si rivolgeva verso la strega. 
<< Volevo di nuovo farti i complimenti per la sceneggiatura del film, più la rileggo e più me ne innamoro. Vogliamo poi parlare del colpo di scena finale? Davvero magistrale. >>
La ex Serpecorno, di fronte a tutto quell’entusiasmo, si intenerì e in parte si imbarazzò << Sono felice che ti piaccia, in fondo sarai il protagonista. >> 
<< E prometto che gli renderò giustizia. >> annunciò seriamente, portandosi una mano al cuore << E a proposito di questo, devo farti qualche domanda sul carattere di Nathaniel. Voglio essere certo di averlo compreso appieno. >> 
<< Certamente. >> disse Sherilyn con gli occhi che le luccicavano, pronta immergersi nel mondo e nei personaggi che aveva creato << Chiedi pure tutto quello che vuoi. >> 
Prima però che Noah potesse spiccicare parola, intervenne il regista << Forse è il caso se ci andiamo a sedere, per non essere di intralcio alla troupe. Inoltre anch’io ho alcuni quesiti da porti. >> 
La donna annuì compita, felice di aver trovato due persone che, come lei, amavano completamente quello che facevano e desideravano, non solo fare un buon lavoro, ma anche accurato, nel pieno rispetto di quello che lei aveva ideato.
 
 
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Royal Residence Park,
Parco Privato
 
   
 
I raggi del sole ricadevano fra le fronde degli alberi, creando dei giochi di luce in cui l’oro si univa al verde smeraldo; pareva di essere in una radura fatata e non in un parco in piena New York. Camminando lungo il sentiero, Camila osservava tutto ciò che la circondava con curioso interesse, mentre il suo animo d’artista registrava ogni cosa, anche il più piccolo dettaglio. Un sommesso ringhio la fece voltare vero il suo Ocelot, che era balzato su un ramo basso di un ippocastano, nel vano tentativo di acchiappare una bianca farfalla.
<< Dalì, vieni qui. >> lo richiamò dolcemente e il felino, dopo aver lanciato un’occhiata desiderosa alla sua preda ormai lontana, scese con un balzo. << Bravissimo. >>
Sapendo che si stavano avvicinando a una zona molto più frequentata, la pittrice legò il guinzaglio alla pettorina dell’animale, per poi riprendere la passeggiata. Superarono l’ultima fila di alberi e giunsero al laghetto. Poco distante, disteso sull’erba da poco tagliata, stava Camden che, tenendo le braccia incrociate dietro la testa e un paio di occhiali da sole sul naso, si crogiolava sotto i caldi raggi del sole di inizio giugno. 
<< È strano vederti fuori dal tuo appartamento con il sole ancora alto. >> commentò la corvina, quando si fu accostata all’uomo che era nudo dalla cintola in su << Sei davvero tu? >>
Il mago, che si sentì pizzicare il braccio, arricciò le labbra per trattenere il lamento che gli era risalito fino alla bocca << Certo che sono io. >> bofonchiò indispettito.
Trattenendosi la lunga gonna rossa contro le gambe, Camila gli si accomodò vicino << Allora? Come mai sei qui al parco? Lo sai vero che sono le undici e mezza di mattina? >>
<< Ovvio che so che ore sono, anch’io ho un orologio. >> il moro allungò una mano per grattare il muso di Dalì, che gli si era avvicinato per annusarlo.
La strega attese qualche secondo, poi, quando capì che non avrebbe risposto alla sua domanda, allungò un dito e glielo ficcò nel fianco.
<< Oh, ma sei impazzita?! >> 
<< Dimmi cosa ci fai qui. >> gli ingiunse, assottigliando i suoi particolari occhi in due fessure << Ti rendi conto che il fatto che tu sia al parco, in piena mattina, è sospetto? >>
Roteando gli occhi al cielo, il giovane si sollevò appoggiando i gomiti sul fresco terreno << Ci sono le signore delle pulizie nell’appartamento e ho il divieto di entrare fino a sera. >> 
Le labbra della pittrice si dischiusero, ma nessun suono venne emesso per diversi istanti, finché non si esibì in un breve e conciso << Eh? >>
<< Una volta alla settimana viene un’impresa di pulizie a pulire l’appartamento perché Brooklyn afferma che io viva in un letamaio quando lei non c’è. A quanto pare il residence, fra i suoi tanti servizi, offre una sanificazione completa dell’appartamento. >>
<< Ma perché non puoi rimanere in casa mentre fanno questo procedimento? >>
Camden si grattò distrattamente la mascella irsuta << Mi è stato proibito. >>
<< Proibito? >> ripeté con tono divertito la donna, per poi inclinarsi verso di lui << Che cosa hai combinato? >>
<< Ho intrattenuto una delle cameriere in una maniera… non proprio consona, ecco. >> 
Quell’ammissione, fatta tra l’imbarazzo e il faceto, strappò una risata cristallina a Camila che attirò diversi sguardi incuriositi, tanto da coinvolgere poco dopo lo stesso Cam. 
<< Tu invece dove vai vestita così elegante? >> le chiese il mago, soffermando lo sguardo sulla gonna, che presentava uno spacco che si arrestava a metà coscia, un crop top nero in tinta con il cappello, dall’ampia falda, e un paio di sandali alla schiava. 
La corvina sollevò la spalla destra << Sto facendo una passeggiata con i miei bimbi. >>
<< Bimbi? C’è anche Togo? >> domandò l’uomo, che ormai si era sollevato e stava seduto con le gambe incrociate, per meglio accarezzare Dalì.
Per tutta risposta la donna si portò il pollice e l’indice alle labbra ed emise un fischio acuto. Dopo pochi secondi una figura nera planò su di loro, adagiandosi con grazia sulle ginocchia della strega, che gli accarezzò il capo con amore. Il tucano, dai vispi occhi viola, guardò con adorazione la padrona e arruffò le penne, tutto contento per le coccole che stava ricevendo. 
Studiando con un mezzo sorriso il becco arancione del volatile, Camden inarcò le sopracciglia divertito << Certo che io e te, con gli animali che ci ritroviamo, creiamo uno strano gruppo. >>
<< Vuoi dire che hanno sbattuto fuori non solo te, ma anche Stone Town? >> 
<< Già, sai le signore delle pulizie non apprezzavano le parolacce che rivolgeva loro. >> il mago si guadò brevemente intorno, finché non individuò il furetto che sbucava da dietro una siepe poco distante e che li osservava incuriosito << Eccolo là. >>
Lo Jarvey(3) inclinò per un attimo il capo di lato, poi corse velocemente verso di loro, fermandosi in mezzo alla piccola combriccola << Ehilà coglioni! >> li salutò allegramente, strappando una bassa risata a Camila e un sospiro esasperato al padrone. 
L’animale si avvicinò alla bella pittrice e le si strofinò contro, mormorando quanto fosse bella “una gnocca da paura”, prima che il moro lo afferrasse per la collottola, per poi posarselo sulla coscia << Sei disgustoso. >>
<< Parla il bello della famiglia. Io, almeno, sono adorabile, tu invece sei una scimmia spelacchiata. >> 
Ignorando la frecciatina del furetto, Cam si rivolse all’amica che stringeva le labbra per evitare di scoppiare in una risata fragorosa << Giuro, un giorno o l’altro lo annego. Soprassedendo sul mio strano animale da compagnia, ti va di pranzare insieme? Potremmo andare alla caffetteria, lì ormai si sono abituati a Stone. >> 
La strega accettò senza esitazione, sapendo che si sarebbe sicuramente divertita con Camden e il suo sboccato Jarvey. 
 
 
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Palazzo Silver
 
   
 
La freccia si spostava silenziosamente da un numero all’altro, mentre l’ascensore saliva i piani: diretto all’ultimo, dove era collocata la piscina olimpica del residence. Benché il comprensorio fosse stato completamente modernizzato nel corso dei decenni, l’unica cosa che era stata mantenuta come originale, simbolo dei ruggenti anni venti in cui il residence era stato costruito, erano appunto gli ascensori dei vari palazzi, che davano quel tocco di vissuto e storico chic. Brenda, quando vi entrava, aveva come l’impressione di essere trasportata indietro nel tempo, riusciva perfettamente a figurarsi eleganti uomini nei loro gessati accompagnati da donne con abiti corti e sfrangiati, avvolte da voluminose pellicce. La ragazza appoggiata alla parete di fondo dell’ascensore abbassò gli occhi felini sul due pezzi, viola e verde, sul pareo intonato al costume e alle diverse collane che le adornavano il collo: se fosse saltata indietro nel tempo, così conciata, avrebbe come minimo fatto svenire le signore e causato una sincope ai gentiluomini. 
Il trillo allegro dell’ascensore che giungeva alla sua meta la distrasse dai suoi pensieri; si tirò giù gli occhiali da sole, che aveva usato a mo’ di cerchietto, sul nasino delicato e prese la borsa di paglia che aveva appoggiato per terra e uscì sul tetto. Notò con piacere che il luogo era praticamente deserto, c’erano infatti solo due donne, sulla cinquantina che chiacchieravano mentre si prendevano il sole, e un uomo, che invece era immerso nella piscina. Dirigendosi verso uno dei lettini più vicini, la blogger ebbe modo di studiare il prestante nuotatore, che fendeva l’acqua con ritmo cadenzato e con una velocità che avrebbe fatto invidia anche a una sirena. Quando toccò il bordo della vasca e sollevò il capo, Brenda non ebbe bisogno più di tre secondi netti per riconoscerlo, il tempo in realtà concesso prima che l’uomo riaffondasse. Quello che aveva davanti era nientepopodimeno che Joël Dominik Webster: scrittore di punta della MagicBooks, la più grande casa editrice magica degli USA, che con il suo ultimo romanzo, “Central Park”, era stato in vetta a tutte le classifiche letterarie per settimane, se non addirittura mesi, senza poi contare che rientrava sempre nella top five degli uomini più affascinanti delle riviste patinate. 
I verdi occhi della giovane si illuminarono: doveva intervistarlo per il suo blog, cosa però non facile visto che era risaputo che l’uomo non era un amante dei giornalisti o delle luci della ribalta. La cosa ovviamente non la scoraggiò neanche un po’. Abbandonò la borsa su uno dei lettini, solo dopo però aver estratto il suo telefono e un piccolo blocco per gli appunti, con una penna infilata negli anelli che tenevano uniti i fogli. Legatasi i capelli in una disordinata, ma affascinante, crocchia, la reporter si diresse all’estremità della vasca verso cui si stava dirigendo la sua preda, si accosciò e attese. 
A Joël, quando riaffiorò dall’acqua, sfuggì un singulto di pura sorpresa appena si accorse della donna che lo attendeva.
<< Buonasera. >> il saluto allegro suonò ancora più strano alle orecchie dello scrittore, che si domandava cosa diavolo volesse da lui.
<< Buonasera. >> replicò con circospezione, passandosi una mano sul capo per ravviarsi indietro i capelli. 
<< Giuro, non sono una stalker e nemmeno un paparazzo. Vivo nel palazzo Gold, 4B, e mi chiamo Brenda Moolenar, piacere di conoscerti. >> 
Joël strinse le dita affusolate che gli erano state piazzate a due centimetri dal viso e si presentò a sua volta. Dopo di che appoggiò i palmi sul pavimento di pietra e, con una contrazione fantastica dei muscoli, uscì dalla piscina.
<< Cosa posso fare per te Brenda Moolenar? >> 
La donna, che si era alzata a sua volta, inclinò il capo all’indietro, in modo da poter guardare negli occhi il suo interlocutore, più alto di lei di diverse spanne, e gli regalò un sorriso malandrino << So che quello che sto per dire sarà un punto a mio svantaggio, ma credo che nella vita bisogna tentare il tutto per tutto: ebbene sono una blogger e volevo chiederti un’intervista. >> 
Lo sguardo di Joël si offuscò << Se ne vuoi una dovrai contattare il mio manager o la casa editrice. >> detto questo la circumnavigò e si diresse verso una sedia a sdraio su cui aveva abbandonato il suo telo da bagno. 
Brenda rimase per un secondo a osservare il fantastico didietro dell’uomo, fasciato da un costume bianco con sottili linee azzurre, poi ritornò alla realtà << So che detesti questo genere di situazioni, ma ti posso assicurare che sono molto brava nel mio lavoro e il tempo che passerai in mia compagnia volerà via in un battito di ciglia, te lo posso garantire. Ti piacerà chiacchierare con me. >> 
Strofinandosi i capelli con il telo, lo scrittore le lanciò un’occhiata scettica << Sono in molti a dirmelo, ma nessuno poi ha mantenuto la parola. >> 
La reporter fissò gli occhi in quelli chiari del suo interlocutore, se li avesse abbassati anche solo di qualche centimetro probabilmente avrebbero perso l’uso della parola << Piacere, io sono l’eccezione che conferma la regola. >> 
A quella battuta Joël non riuscì a trattenere un piccolo sorriso, che venne accolto dalla ex Tuono Alato con grande gioia e giubilo: nella sua mente aveva già estratto le maracas per festeggiare la vittoria ormai vicina << Facciamo così, ti propongo un’intervista last minute. >> 
<< Last minute? >> 
Brenda gli si fece vicino, con un ampio sorriso che le illuminava il volto << Esatto, concedimi solo dieci minuti e se, alla fine non sei soddisfatto, non pubblicherò nulla di quello che ci diremo. >> 
Lo scrittore accarezzandosi il mento, squadrò la bizzarra donna che gli stava di fronte: era indubbio che avesse un debole per le personalità particolari, di cui lei era un’evidente esponente, e di certo lui non era uno che si tirava indietro di fronte a una sfida. Distese l’asciugamano sullo schienale della sedia a sdraio e le fece cenno di accomodarsi di fronte a lui.
<< Va bene, che intervista last minute sia. >> 
Un gridolino di gioia, misto a pura soddisfazione, sfuggì dalle labbra della giornalista che lo ringraziò, per poi andarsi ad accomodare sullo sdraio indicatole dall’uomo.
Joël preso il suo cellulare, si sedette a sua volta e, visto che la giovane aveva già fatto partire la registrazione con il suo smartphone, impostò il cronometro e lo fece partire << È la prima volta che prendo parte a un’intervista del genere. >> 
<< Oh bene, vogliamo iniziare con il botto? Joël Webster mi parlerà delle sue prime volte? Mi piace! >> 
Lo scrittore, a quelle parole, si lasciò sfuggire una bassa risata: non si poteva di certo dire che non fosse un inizio promettente. 
 
 
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Giovedì 7 Giugno 
Palazzo Bronze, Terrazzo Botanico
 
   
 
A Budhil, solitamente, dopo una serata particolarmente impegnativa, piaceva uscire con gli amici per distrarsi e lasciarsi lo stress del lavoro alle spalle oppure sprofondare in un sonno profondo, di quelli in cui scivoli senza neanche accorgertene, per poi risvegliarti il giorno dopo con il corpo pesante, ma stranamente rigenerato. Quella notte però, dopo aver sistemato la cucina e aver salutato i colleghi, non si diresse in qualche locale notturno e nemmeno nel suo appartamento, bensì si appropriò di qualche mini dessert di Gloriana, lasciato intatto da qualche cliente incivile, e si diresse verso il palazzo Bronze. Quando giunse sul terrazzo e si trovò circondato dal curato e bellissimo giardino botanico, percepì distintamente un po’ della tensione abbandonargli le spalle. Aveva sempre paragonato quel luogo a un’oasi di tranquillità e beatitudine in mezzo alla confusione e alla sporcizia della città metropolita; da lì il cielo sembrava più vicino e luminoso. 
Muovendosi lungo il ciottolato, illuminato da delicate e piccole lampadine su fili disposti lungo il sentiero, si diresse verso il cuore di quel labirinto, fatto di piante e arbusti, dove si trovava una serra completamente di vetro. All’interno di questa erano tenuti con cura alcuni degli esemplari di fiori più rari esistenti al mondo e Buddy vi entrò con cautela, con la stessa devozione che un credente utilizzerebbe nell’entrare in un santuario. Il giovane, guardandosi attorno, si domandò se questa non potesse essere davvero la casa di Shiva o Ganesha: i fiori dai mille e più colori, le luci riflesse dal vetro, che rischiaravano l’ambiente con raggi soffusi, e le gocce d’acqua disposte su foglie e petali che parevano minuscole perle brillanti, creavano un ambiente suggestivo e da togliere il fiato. 
Facendo dondolare delicatamente la scatola che portava con sé, si incamminò verso il fondo della serra, dove si trovava una scala a chiocciola che portava a una sottospecie di piano superiore. In pochi lo conoscevano, visto che era una specie di piano rialzato dove i giardinieri tenevano parte della loro attrezzattura, ma era accessibile a tutti ed era il luogo migliore dove poter osservare il cielo di New York. Budhil aveva appena superato la botola con il capo, quando si vide minacciato dalla punta di una bacchetta.
<< Chi sei? >>
Per istinto il mago sollevò la mano con la scatola, visto che l’altra era posata sul corrimano << Sono Budhil Ravi, il capo chef dello Spearhead. >> con estrema calma e non perdendo di vista la giovane donna dai corti capelli castani, appoggiò il contenitore sul piano di legno, portandosi poi la mano al petto, dove si trovava la taschina della camicia, per estrarne la targhetta d’identificazione << Ecco, guarda tu stessa. >> 
La ragazza prese al volo il piccolo oggetto rettangolare, di un materiale semi trasparente, su cui erano incise le generalità dell’uomo. Sherilyn sapeva che il passe-partout era incantato: non poteva essere duplicato in alcun modo e funzionava solo in mano al suo legittimo proprietario. 
Sollevò gli occhi scuri sul nuovo arrivato e contemporaneamente abbassò la bacchetta, facendo tirare un sospiro di sollievo all’uomo << Scusami tanto… >>
Budhil, ripresa la scatola, finì di salire le scale e non le permise di continuare oltre con le sue scuse << Non preoccuparti, è più che comprensibile che ti sia spaventata. >>
<< A mia discolpa posso solo dire che non credevo che qualcun altro conoscesse questo luogo o che avrei incontrato qualcuno qui, soprattutto passata la mezzanotte. >> Sherilyn, dopo avergli riconsegnato la targhetta, si allontanò di qualche passo, avvicinandosi al suo telescopio, posto in mezzo al soppalco, per giocherellarci imbarazzata. 
<< Oh, credo che lo conosciamo solo tu e io, oltre i giardinieri ovviamente. >> Buddy sollevò il capo verso il soffitto a cupola, dove la luna rispendeva in tutta la sua gloria; notò così che alcuni pannelli di vetro erano stato spostati e che il telescopio puntava proprio in quella direzione << Sei venuta quassù per osservare il cielo… scusami tanto, ma non ho la più pallida idea di come ti chiami. >> 
La sceneggiatrice sorrise imbarazzata << Sherilyn Leeron. >> 
<< Piacere di conoscerti Sherilyn. >> la salutò allegramente il cuoco, dirigendosi verso la coperta distesa al centro del pavimento, su cui erano stati adagiati anche una decina di cuscini di varie dimensioni << Ti dispiace se mi unisco a te? Come mercanzia di scambio posso offriti dei deliziosi dolci. Però se preferisci me ne torno da dove sono venuto, non aver paura a dirmi se la mia presenza è sgradita. >> 
La ragazza scosse la testa con vigore << No, accomodati pure. È bello condividere il cielo notturno con qualcun altro, anche se un perfetto estraneo. >> soprattutto se questo offriva dei dolci, una delle sue debolezze. Udì vagamente la sua coscienza, che parlò stranamente con la voce di sua madre, che le raccomandava di non accettare dolciumi dagli sconosciuti. 
<< Ehi, ormai non siamo più degli estranei: sappiamo come ci chiamiamo e tu sai che lavoro faccio, anche se io non so il tuo… >> Budhil, che si era accomodato e aveva appoggiato la scatola al suo fianco, la squadrò con fare fintamente investigativo << La butto lì, sei un’astronoma o un’astronauta? >> 
Sherilyn, facendosi sfuggire una bassa risata, si sedette a sua volta vicino al nuovo compagno << No, in realtà sono una sceneggiatrice. >> 
<< Una scrittrice con la passione per l’astronomia, fico! >> 
Il cuoco spostò il contenitore tra loro due e lo aprì con cura, rivelando una serie di mini dessert raffinati e dall’aspetto più che invitante << Serviti pure senza fare complimenti. Gloriana, la mastra pasticcera del residence, è la migliore di tutta New York. >> vedendo però che esitava, le porse una cheesecake mignon con sopra uno strato di piccole meringhe e sottili fettine di frutta di stagione, il tutto abbellito da una primula. 
La ragazza osservò l’uomo prendersi invece una mini crostatina al pistacchio, con sopra scorza di lime e una meringa, e gustarsela in due morsi. All’udire i bassi mormorii di puro piacere causati dalla leccornia e vedendo l’espressione di pura estasi dipingersi sul suo volto, Sherilyn distolse in fretta lo sguardo e prese un morso del suo dolce. Ogni sapore e ogni fragranza le solleticarono con delicata forza le papille gustative, facendola sciogliere in un gemito di autentico godimento. 
<< Buono, eh? >> 
La sceneggiatrice si portò le dita alla bocca, imbarazzata dal suono emesso, e si limitò ad annuire. 
Notando il rossore che le imporporava il viso, Buddy le posò il dorso della mano sulla guancia, preoccupato << Tutto bene? Non è che Gloriana ha messo qualche spezia troppo piccante nella cheesecake? Sei diventata tutta rossa… >>
A quell’osservazione il disagio della giovane aumentò, quindi, per alleviarlo, si scostò e guardò l’orologio che teneva al polso << Fra circa mezz’ora sarà possibile vedere l’asteroide. >> 
<< Come scusa? >> 
Di fronte alla confusione del cuoco, Sherilyn inclinò il capo e tornò a posare lo sguardo su di lui << Non sei venuto qui per vederlo? >> 
<< No, in realtà volevo solo osservare il cielo notturno… >> puntando brevemente gli occhi sulla volta celeste, l’uomo si animò tutto e sorrise elettrizzato alla compagna << Davvero sta per passare un asteroide? A che distanza dalla Terra? >> 
<< Circa 170 milioni di km. >> 
<< Incredibile… hai detto che passerà tra mezz’ora? >> al cenno affermativo della ragazza, Buddy si distese sul pavimento, appoggiando il capo su una montagna indefinita di cuscini, e tornò ad ammirare il cielo notturno << Allora per passare il tempo potremmo farci delle domande a testa e dovremo rispondere solo con la più assoluta verità. Ti va? >> 
Per un attimo Sherilyn esitò, poi si lasciò sfuggire un piccolo sospiro e si strinse nelle spalle << Perché no? >> si distese al fianco del mago, posando la testa vicino alla sua << Posso iniziare io? >>
<< Certo. >> 
<< Qual è la tua più grande passione? >> 
Budhil posò una mano dietro la testa << Beh, oltre al cucinare, che mi pare un po’ scontato visto il mio lavoro, amo rappare, sono particolarmente bravo nel freestyle. >> 
La scrittrice si voltò di scatto verso di lui << Davvero? Forte! Non ho mai conosciuto qualcuno che facesse rap. Mi fai sentire qualcosa? >> 
<< Uhm, ok. >> schiarendosi la gola, leggermente imbarazzato, buttò giù qualche rima iniziando a gesticolare con la mano libera, come solo i veri rapper sanno fare << In una notte stellata / Ho conosciuto un’estranea scatenata / Che con la bacchetta mi ha minacciato/ Per fortuna o per miracolo non sono rimasto ammazzato. / Attendendo l’asteroide che c’ha unito/ La stupisco con un mio freestyle inedito/ Yo! >>
L’improvviso applauso lo fece sobbalzare, anche se l’entusiasmo della ragazza gli fece comparire un sorriso a trentadue denti sul volto << Grazie. >> 
<< Grazie di cosa? Sei stato fantastico! >> 
Budhil scosse le spalle, in un vano tentativo di dimostrarsi modesto, poi puntò lo sguardo sulla ragazza << Ora tocca a me, dimmi una cosa che non sopporti. >> 
Sherilyn arricciò per un attimo le labbra << Direi i mezzi pubblici all’ora di punta, troppo affollati per i miei gusti. >> 
<< Allora come fai a spostarti per questa città che è più che sovraffollata? >>
<< Diciamo che aiuta molto il fatto che io sia una strega. >> quelle parole vennero accolte da un accenno affermativo e da un’espressione che pareva dire “Effettivamente”. La sceneggiatrice si girò su un fianco, con gli occhi che le luccicavano di curiosità << Tocca di nuovo a me. >> 
<< Ti sta piacendo questo gioco, eh? >> 
<< Parecchio, è un modo molto divertente per conoscere una persona. >> poi gli diede un leggera spintarella << Non cercare di distrarmi, allora qual è la pietanza che non riesci a mangiare? >> 
<< Gli insetti. >> di fronte al volto orripilato della ragazza, Buddy non riuscì a trattenere una fragorosa risata << Guarda che in molte culture è un alimento comunissimo. >> 
Sherilyn fu percorsa da un lungo brivido di puro disgusto << Giuro che mentre ti facevo la domanda stavo pensando alle frattaglie, ora però concordo con la tua risposta. >> 
<< Ma le interiora sono buone! >> 
La scrittrice l’additò << Io e te abbiamo gusti decisamente diversi. >> 
<< Vieni nel mio ristorante e ti farò ricredere. >> 
Inarcando le sopracciglia, la ragazza lo squadrò << Ah! Vorrei proprio vedere. >> 
Allungandole una mano, sollevò il mento con fare arrogante << Facciamo una scommessa: se ti piaceranno le mie frattaglie mi dovrai rivelare un tuo segreto, altrettanto farò io se dovessi perdere. >> 
La sceneggiatrice gli strinse le dita, socchiudendo gli occhi con aria di sfida << Ci sto! >> poi tornarono a farsi domande a vicenda, come se nulla fosse.
 
 
§§§
 
 
Piazza della Fontana

       

<< Certo che siamo due fogne. >> 
Henry, che si stava godendo la sua ciambella glassata, sollevò lo sguardo sull’amico che lo affiancava << Perché? >> 
Aaron sgranò gli occhi chiari << Beh, se ripenso a quello che ci siamo appena ingurgitati per colazione e al fatto che ora ci stiamo pure mangiando dei donuts mi sento vagamente male. >> 
<< Male a causa di un’indigestione o per i sensi di colpa? >> 
L’ex Grifondoro si posò la mano libera sull’addome, inclinò il capo e ci pensò un attimo << Direi per i sensi di colpa, ma forse è meglio non sovraccaricare ulteriormente il mio povero stomaco. >> 
<< Oh, lascia perdere i rimorsi. >> Henry, finita la ciambella, lanciò la carta oleata in un cestino per la spazzatura, facendo centro << Insomma, ci alleniamo praticamente ogni giorno e facciamo dei lavori stressanti, il cibo è l’unica gioia in questo tetro universo. >> 
Aaron si ritrovò d’accordo con l’amico di vecchia data e riconquistò così la sua solita verve, dopo aver abbandonato i sensi di colpa e aver finito, a sua volta, il donuts << Ti va di accompagnarmi un attimo in Portineria? Devo ritirare un pacco. >> 
L’ex Corvonero annuì distrattamente, intanto che estraeva il cellulare per rispondere a un messaggio che aveva appena ricevuto. 
I due, che si trovavano praticamente a ridosso dell’uscita, virarono a destra, verso una porta laterale che si trovava sotto l’arco. Saliti due gradini, entrarono in un’ampia, silenziosa e luminosa stanza, grazie alle grandi finestre che davano sulla strada, ma insonorizzate in modo da non udire i rumori del traffico cittadino. Benché il luogo fosse molto ampio, era occupato quasi per intero da: una serie di scaffali così alti da sfiorare il soffitto, un bancone a forma di “L” e un paio di poltroncine bianche, che erano state disposte contro una piccola porzione della parete di destra. Alla fine, lo spazio in cui si potevano muovere gli inquilini era di al massimo due metri per tre. 
Nonostante fosse relativamente presto, una giovane donna si trovava già nella portineria, appoggiata con grazia al bancone, mentre scriveva alcune annotazioni su di uno grosso scatolone. Aaron la riconobbe immediatamente e un sorriso contento gli illuminò il viso << Camila, che bello vederti! >> 
Sentendosi chiamare da una voce conosciuta, la strega si voltò e ricambiò il sorriso << Allora sono vere le voci secondo cui sei approdato anche tu a New York. >>
I due si scambiarono un rapido abbraccio. Dopo essersi allontanato dalla brasiliana, l’ex Grifondoro si strinse nelle spalle << Ho dovuto: il mio dispotico superiore mi costringe a inseguirlo a destra e a manca. >>  
<< Tristan mi ha raccontato dalla tua entrata in scena di ieri. Dove sono Happy e Choco? >> 
<< A casa con Will. Devo andare in ufficio e presenziare a una serie di riunioni noiose, quindi è meglio che stiano con lei che sicuramente si muovono e si divertono di più. Tu invece cosa ci fai qui? >>
<< Ritiro e consegno pacchi, in particolare sto inviando un numero spropositato di giocattoli alla mia nipotina. >> 
Gli occhi di Aaron si sgranarono e le diede un amorevole pacca sulla spalla << Il mio sconsiderato cuginetto mi ha detto che sei appena diventata zia, congratulazioni! Com’è che si chiama la piccola? >> 
<< Taissa ed è un vero angioletto. >> mostrandogli poi una delle tante foto che aveva nella galleria del suo smartphone. 
Henry, che aveva appena messo giù una telefonata con il suo assistente, affiancò i due amici << Non sapevo che tuo fratello avesse avuto una bambina, congratulazioni mia cara. Oh, ma è davvero deliziosa. >> 
Gli occhi eterocromi della donna si accesero di pura felicità, mentre inclinava il capo in un segno di ringraziamento e rimetteva il cellulare nella tasca posteriore dei jeans << Spero di poterla andare a trovare al più presto, anche se la vedo dura visto che mi sono stati commissionati altri due ritratti per il prossimo mese. >> 
<< Ahi… >> Aaron corrugò la fronte, sinceramente dispiaciuto per l’amica << Questa sì che è sfortuna. >> 
Dei passi pesanti attirarono l’attenzione dei tre che si voltarono verso gli scaffali, dai quali sbucò un individuo allampanato, dalla pelle color caffè e con dei rasta talmente lunghi da arrivargli all’altezza del bacino. I suoi abiti lo identificarono come uno dei tre portinai, ma non era necessaria la divisa per riconoscerlo; tutti infatti conoscevano Dylan, un ragazzo di ventisette anni, che lavorava part-time per il comprensorio da due anni: estremamente educato e simpatico, ma lento in ogni cosa e perso nel suo mondo almeno per il novantasette percento del tempo. 
<< Mi dispiace Signorina Borges se ci ho messo così tanto a trovare il suo pacco, ma qualcuno lo aveva messo fra le scatole del condomino 6A del palazzo Silver. >> disse con voce strascicata, mentre appoggiava il piccolo pacco rettangolare sul balcone
I tre amici pensarono all’unisono che quel qualcuno fosse sicuramente lui, per poi concentrare la loro attenzione sui suoi occhi sospettosamente arrossati. 
<< Cos’altro posso fare per lei? >> 
<< Ecco, avrei bisogno che questo pacco venisse spedito in Brasile. >> 
<< Oh? In Brasile? Deve essere un paese magnifico, mi piacerebbe visitarlo un giorno. >> cantilenò il giovane, mentre un sorriso ebete gli si dipingeva sul volto. 
<< Sono certa che ci riuscirai. >> lo rassicurò Camila. 
<< A fare cosa? >> le domandò Dylan, iniziando a giocherellare con l’anello dorato che gli adornava la narice sinistra.
La strega sbatté le palpebre un paio di volte << Ad andare in Brasile. >> 
<< Perché ci dovrei andare? >> 
I tre si guardarono spaesati, poi Henry prese in mano la situazione << Ok, credo che sia meglio ripartire dall’inizio. Dylan, la Signorina Borges avrebbe bisogno che spedissi quel pacco in Brasile. >> 
<< Figo. >> 
Dopo quell’unica parola non avvenne assolutamente nulla e i quattro continuarono a fissarsi in silenzio, almeno finché Aaron, roteando gli occhi al cielo, si sporse oltre al bancone, prese un timbro rosso, lo impresse sul cartone e lo rimise al suo posto << Bene Dylan, prendi il pacco e mettilo nella pila di quelli da inviare all’estero. >> 
Camila si allungò e diede uno schiaffetto sul dorso della mano del portinaio, che stava per riprendere quello piccolo, contenete i suoi colori importati dal Venezuela << No, quello grande. >> 
<< Sì giusto, scusi. >> il ragazzo prese finalmente il contenitore giusto e si voltò, ma con grande esasperazione dei tre si diresse verso gli scaffali, anziché verso i carrelli che sostavano lungo la parete di sinistra, sopra i quali svettavano i cartelli “Urbano”, “Extra-Urbano” ed “Estero”. 
Henry incrociò le braccia al petto, non riuscendo a capire se fosse più irritato o divertito dalla situazione << Dylan, stai andando dalla parte sbagliata. >> 
<< Eh? >> 
<< Oh per i mutandoni di Godric Grifondoro. >> sbottò esasperato Aaron, appoggiando una mano sul legno levigato e, grazie a una potente spinta, saltò oltre il bancone. Sottrasse dalle mani del giovane la scatola e la depose al suo posto, poi si voltò nuovamente verso di lui << Ora sarei io quello che ha bisogno di ritirare il suo pacco. Ti prego dimmi dov’è, che lo vado a recuperare personalmente. >>
L’afroamericano indicò uno scaffale sotto il bancone << È arrivato stanotte. >> 
L’inglese prese il piccolo involucro e ringraziò il portinaio, che ricambiò con un sorriso sognante, per poi dirigersi in una saletta privata lì affianco. I tre rimasero nuovamente in silenzio per qualche secondo, sinceramente attoniti. 
<< Beh, tutto è bene quel che finisce bene, no? >> sdrammatizzò Henry.
Camila e Aaron annuirono, mentre una bassa risata scuoteva la prima e il secondo li raggiungeva. 
<< Cosa ti sei fatto inviare da Londra? >> Henry allungò il collo per leggere il mittente << Per di più dalla sede centrale dell’Howard Company. >>
L’ex Grifondoro si esibì in un sorrisetto maligno, intanto che uscivano dalla portineria << Un mini tracciatore. >> 
Camila aggrottò le sopracciglia << Non dirmi che vuoi nuovamente seguire i movimenti di Willow, non credo che riusciresti a cavartela come l’ultima volta. >> 
<< No, questa volta la mia preda è Magnus. >> poi additò l’amica << Per quanto riguarda Will sono scusato: ero sinceramente preoccupato che l’uomo, che aveva incontrato su quel sito d’incontri, fosse un maniaco. Insomma chi si fida a uscire con uno sconosciuto con cui si ha solo chattato su internet? >>
<< Tre quarti della popolazione mondiale. >> 
<< Davvero così tanti? >> 
Henry annui serio e per tutta risposta Aaron mimò un “Wow” con le labbra. 
Camila sollevò la mano destra, visto che la sinistra sorreggeva le sue pitture << Esattamente dove pensi di mettere quel tracciatore? >> 
<< Ancora non lo so, ma deve essere qualcosa che si porta sempre dietro… chiederò consiglio alla nonna. >> 
<< Non credi che lo dirà a Magnus? >> 
Sia Camila che Aaron si voltarono verso il povero e ingenuo Henry. 
<< Quanto si vede che conosci poco la Contessa. >> lo compatì la pittrice.
L’ex Grifondoro avvolse un braccio attorno alle spalle dell’amico << Mia nonna non lo dirà mai a mio cugino perché la cosa la divertirà un mondo, in fondo è una sadica di primo livello lei. Sono certo che farà una scommessa con il nonno su quanto tempo Magnus impiegherà a trovare il tracciatore. >> 
Henry si scostò leggermente << Hai una famiglia davvero bizzarra. >> 
<< Non ne hai idea. >> 
La brasiliana tornò all’argomento principale << Rimane il fatto che non dovresti farlo. È la volta buona che Magnus ti strozza. >>
<< Rischio un’ulcera a causa di quell’uomo. A mali estremi, estremi rimedi. Se questo semplificherà il mio lavoro, anche solo un pochino, sono pronto a correre questo pericolo. >>
<< Sei completamente matto, ma sono davvero curiosa di vedere come si concluderà questa vicenda. >> la strega fece un passo indietro e indicò con il pollice alle sue spalle << Io vado, ho del lavoro che mi attende. >> 
<< Va bene, nel caso non ci vedessimo prima, a venerdì. >> Aaron le fece un cenno con la mano, imitato da Henry. 
Guardarono la donna allontanarsi, poi fecero altrettanto, superando l’arco e il cancello del residence. 
 
 
§§§
 
 
Upper East Side, 
Manhattan
 
      
 
Semola camminava, o per meglio dire saltellava, di fronte a lei mentre percorrevano uno stretto vicolo che li avrebbe condotti a Park Avenue. Buster Benton le cantava all’orecchio, con la sua voce ricca di emozioni, che “Non si tratta di soldi, non di fama / Tu sei quello che sei / Questo è il nome del gioco”. La chitarra si soprapponeva alla batteria e i brividi che ne scaturivano facevano ondeggiare a tempo di musica l’attrice, che regalò un sorriso divertito al suo cane quando questo si voltò verso di lei per vedere cosa stesse facendo. Quando però vide il cucciolo fermarsi, per poi spostarsi di lato, fu naturale per Malaika imitarlo e guardarsi così alle spalle. Quello a cui assistette aveva dell’incredibile: un uomo, con una tenuta sportiva, stava correndo come un disperato, urlando contemporaneamente qualcosa che lei non poteva udire, inseguito letteralmente da una mandria di reporter.
<< Ma che cazzo?! >> spostando le cuffie dal capo attorno al collo, l’ex Tuono Alato si piegò e prese in braccio il piccolo dobermann. Quello che galoppava verso di lei non era forse Noah Hansen?
<< Scappa, fuggi, evapora! >> la voce dell’attore, solitamente calda e profonda, aveva assunto una sfumatura isterica e decisamente acuta. Passandole accanto le afferrò il braccio, per trascinarla via con sé, visto che, se fosse rimasta lì, sarebbe stata di certo travolta dal folto gruppo che lo inseguiva << Non sei una tipa in grado di prendere decisioni in fretta, eh? >> 
Malaika, che stava cercando di tenere il passo dell’uomo, insomma voleva pur dire qualcosa che corresse dieci miglia ogni maledetta mattina, gli lanciò un’occhiataccia << Maddai? >> 
Usciti dal vicolo girarono a destra, schiavando passanti e ricevendo insulti in varie lingue. Malaika sentendo Semola agitarsi, aumentò la stretta su di lui, saltò con agilità oltre una vecchia cassetta dei giornali riversa a terra, poi si sistemò la borsa a tracolla, che le colpiva ritmicamente il fianco. Voltandosi notò che i loro inseguitori gli stavano ancora alle costole.
<< Di qua! >> Noah la strattonò all’improvviso in mezzo alla strada, per attraversarla di corsa. La donna ringraziò i riflessi pronti degli autisti newyorkesi, abituati ai pedoni suicidi, che inchiodarono o li schivarono all’ultimo, impedendo loro una morte orribile. Il belga scivolò addirittura sul cofano di uno dei veicoli, proprio come in uno dei suoi film d’azione, ricevendo anche qualche sparuto applauso per la performance.
Il gesto del mago, per quanto sconsiderato, permise loro di distanziare un po’ i giornalisti, ma i due non rallentarono, anzi aumentarono il ritmo e zigzagarono per le strade dell’Upper East Side, finché non trovarono un nascondiglio dietro a un cassonetto della spazzatura, in una viuzza maleodorante in cui i fumi di scarico appesantivano l’aria e rendevano la visuale offuscata. I due fuggiaschi udirono distintamente la mandria fermarsi all’imbocco del vicolo, parlottare tra di loro e, per fortuna, riprendere il loro cammino verso una delle arterie principali. 
Malaika, accovacciata su sé stessa e con Semola in grembo, attese qualche lungo minuto prima di alzarsi e sporgersi oltre il loro nascondiglio: pareva proprio che se ne fossero andati.
<< Questa volta me la sono davvero vista brutta. >> Noah, che si era alzato a sua volta, le sorrise raggiante << Un’esperienza emozionante, no? >> 
Per tutta risposta, Malaika arrossì vistosamente, ma cercò con tutte le sue forze di non sembrare una fan in procinto di svenire tra le sue braccia. La donna si era sempre vantata del suo aplomb e dei suoi nervi saldi, non poteva certo fare uno scivolone del genere proprio di fronte alla punta di diamante di Magicwood.
Si schiarì la voce e sperò che gli occhiali da sole da aviatore nascondessero in parte il suo rossore << Ora cosa hai intenzione di fare? >> 
Il mago si strinse nelle spalle, per poi allungare una mano e accarezzare la testolina di Semola, che uggiolò di gioia << Penso che gironzolerò qui attorno e poi tornerò a casa. >> 
L’attrice lo studiò con un’espressione stralunata << Lo sai vero che, quando capiranno che ci hanno perso di vista, se ne andranno al residence e si apposteranno davanti all’entrata, sì? >> 
L’uomo sollevò le mani come a dire “Che altro posso fare?”, facendo così sfuggire un sospiro alla modella che si avvicinò all’imbocco della strada per capire dove fossero. Riconoscendo il luogo, tornò dal suo bizzarro compagno d’avventura, tenendo ancora in braccio Semola, che, felice del nuovo gioco, iniziò a leccarle il lobo dell’orecchio per incitarla a riprendere la corsa.  
Appoggiato il cucciolo a terra e tenendo la presa salda sul guinzaglio, in modo che non scappasse, l’afroamericana afferrò il polso dell’attore e iniziò a tirarlo << Per pura fortuna, siamo arrivati vicino all’alimentari in cui mi stavo dirigendo prima che mi travolgessi. Lì troveremo una soluzione al nostro dilemma. >>
Guardandosi intorno con circospezione, Malaika fece un paio di passi sul marciapiede affollato finché non giunse alle strisce pedonali. Attesero che il semaforo diventasse verde e le attraversarono, poi imboccarono una via laterale in cui svettava, in tutta la sua allegria, l’Emporio Hernández.
<< Perché siamo qui? >> Noah, sinceramente incuriosito, si piegò verso la strega che si diresse verso l’entrata del negozio. 
<< Devo fare la spesa e sono certa che Lazaro saprà darci una mano per… renderti meno famoso. >> a quelle parole l’espressione del mago divenne palesemente perplessa, intanto che l’altra apriva la porta, con un conseguente scampanellio, e salutava ad alta voce il proprietario. 
L’uomo in questione, sulla cinquantina, basso, tarchiato, completamente pelato sul capo, ma con una folta barba, a ferro di cavallo, ad adornargli il mento, si trovava su un piano leggermente rialzato, dietro a delle vetrine in cui venivano esposti pezzi di carne di vario genere. Gli occhi grigi del mago si illuminarono quando riconobbe la voce della donna e spalancò le braccia, affrettandosi a raggiungerla, per stringerla in un abbraccio soffocante << ¡Bienvenida de nuevo, querida! >> scostandosi leggermente e guardando verso l’alto, visto che era più basso dell’attrice di almeno due spanne, le studiò il volto con fare serio << Sei dimagrita, pequeña¡Malo! >> per poi abbassarsi e dare delle vigorose carezze a Semola, che gli stava grattando gli stinchi per richiamare l’attenzione.
<< Infatti sono qui per rimediare, sta sera vorrei cucinare il chili di carne. Inoltre avrei bisogno che mi aiutassi con lui. >> chiarì, indicando l’uomo che sostava a pochi passi da loro e che fece un cenno di saluto con la mano. 
Prima ancora che uno dei due nuovi arrivati potesse aggiungere qualcosa, il messicano estrasse una mannaia dalla tasca del grembiule (cosa ci facesse lì, era un mistero) e la puntò contro Noah che, per istinto, sollevò il palmo delle mani << ¿Debo matarlo(4)? Cosa vuoi da questa niña? >>
La riccia scivolò fra i due, spostando con la punta delle dita la lama, e sorrise rassicurante a Lazaro << No, ho bisogno che mi aiuti ad aiutarlo. >> di fronte al sopracciglio inarcato dell’altro, si spiegò meglio << Siamo inseguiti da dei reporter e, visto che così conciato non può tornare a casa, dobbiamo camuffarlo in qualche modo. >> 
<< Il tuo amigo è famoso? >> 
<< ¡DIOS MÍO! >>
I tre si voltarono verso la porta ad arco, sulla parete opposta rispetto all’entrata, sotto cui si trovava un giovane, di circa diciassette anni, slanciato, con un pizzetto appena accennato e gli occhi grigi, identici a quelli del padre, che a momenti gli uscivano dalle orbite. 
<< Hola Ismael. >> lo salutò Malaika, che attirò l’attenzione del ragazzo, che poi fece saltare lo sguardo da lei al padre, dal padre a Noah e così di nuovo. 
Lazaro si voltò verso lo strano tizio che sostava in mezzo al suo negozio << Tu eres famoso. >> 
L’attore per tutta risposta scosse le spalle, come se non desse molto peso alla sua fama, poi regalò un sorriso al ragazzo paralizzato per lo shock che, per tutta risposta, emise uno strano gemito o probabilmente il suo ultimo respiro. 
Il proprietario schioccò le dita << Ismael, prepara lo necesario para cocer el chili di carne per Mal. Quanto manzo vuoi? >> domandò, rivolgendosi alla diretta interessata. 
<< Saranno sufficienti otto etti. >> 
L’uomo arricciò il naso << Fai un kilo, anzi no, meglio dos. >> 
La modella sollevò le braccia al cielo, domandandosi perché le avesse chiesto quanto ne volesse se poi faceva di testa sua, ma decise, saggiamente, di tenere la bocca chiusa. Semola, dal canto suo, si era steso docilmente sul pavimento, mentre gli occhietti vispi si muovevano da un umano all’altro.
Lazaro, picchiettandosi il mento con la parte piatta della lama dell’impressionante coltello, girò intorno a Noah, valutandolo attentamente ed emettendo degli strani gorgoglii << Tu eres muy alto. >> 
L’attore, non sapendo bene cosa rispondere a una tale ovvietà, strinse le labbra << Colpa del mio sangue belga. >> 
<< Potremmo trasfigurare gli abiti. >> propose l’uomo, ignorando la battuta dell’altro che si ritrovò a pensare che aveva a che fare con un pubblico difficile. 
<< Se tu ne sei capace sarebbe fantastico, io avevo un Accettabile stiracchiato a Ilvermorny e, sinceramente, non voglio essere quella che trasforma per sbaglio in una teiera il più famoso attore di Magicwood. >> 
Dall’espressione scoraggiata del messicano, la donna comprese che anche lui non era abile nella materia, quindi si girò verso il diretto interessato, che inarcò le sopracciglia << Non guardare me, io avevo Scadente. >> 
<< Come Ismael. >> commentò Lazaro, per poi voltarsi vero il figlio che stava trafficando in mezzo alle spezie << Vai a prendere i tuoi abiti di ricambio, tu ed este tizio siete alti uguali. >> 
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e, abbandonato il cestello che stava riempendo, corse oltre la porta ad arco che conduceva al magazzino e a una saletta privata. 
<< Bisognerebbe cambiare quanto meno el color de pelo. >> il proprietario indicò i capelli del giovane, che si guardò nel riflesso della vetrina. 
<< È una buona idea. >> 
I due uomini si voltarono verso Mal, che sbottò in un preoccupato << Che c’è? >>
<< Sei l’unica che aveva un voto che rientrava nella sufficienza in Trasfigurazione, tocca a te. >> Noah le si avvicinò con un sorriso rassicurante. Appoggiò le mani sulle ginocchia, in modo da essere alla sua altezza, visto che li separavano una cosa come dodici centimetri, e le fece un occhiolino scherzoso. 
La modella arrossì leggermente << Se ti trasfiguro in un porta ombrelli non puoi lamentarti, chiaro? >> 
<< Parola di lupetto. >> fissando gli occhi chiari sul viso della riccia, inclinò il capo e le regalò un sorriso affascinante << Non avevo notato che avessi le lentiggini. Adorabile. >> 
Malaika sentì distintamente lo stomaco stringersi in una morsa, ma mantenne il suo contegno e assottigliò gli occhi << Se non vuoi che combini un pasticcio, non distrarmi. >> quindi estrasse la lunga bacchetta dalla borsa a tracolla, appoggiò con delicatezza la punta sui capelli dell’attore e mormorò a bassa voce l’incantesimo. 
Noah, non sentendo nulla di nuovo, osservò la donna allontanarsi da lui di un passo, affiancando Lazaro, che aveva posato la mannaia nuovamente nella tasca del grembiule, e vide entrambi inclinare il capo di lato << Che c’è? Al posto dei capelli mi sono comparsi dei fiori? >> 
<< No, per fortuna no. Però diciamo che il colore non è esattamente quello che avevo immaginato. >> 
Il belga si rimirò di nuovo nella vetrina e notò così che i suoi cappelli e la sua curata barba scura avevano assunto una tonalità simile all’azzurro sbiadito << Cosa avevi in mente? >> 
<< Un bel rosso accesso. >> 
<< Ah. >> Noah si passò una mano sul capo << In ogni caso, mi dona. >>
Quando si voltò, l’attore trovò al suo fianco Ismael che gli consegnò, con reverenza, una camicia di jeans, un paio di pantaloni e un trilby(5). Ignorò i secondi perché sapeva che non gli si sarebbero mai stati, riconsegnandoli con un sorriso al mittente, quindi, in barba al pudore, si tolse la maglietta sportiva e indossò la camicia. 
Malaika, che non aveva distolto lo sguardo (perché col cavolo che si perdeva l’occasione di ammirare dal vivo il petto più sexy della costa Est), corrugò la fronte quando notò che l’indumento gli stava in lunghezza, ma non esattamente in larghezza. L’uomo infatti era riuscito a chiudere solo i tre bottoni centrali, lasciando intravedere i pettorali e l’ombelico, con la sexy peluria che scompariva oltre il bordo dei pantaloni della tuta.
<< Sei a tuo agio? >> 
<< Sì. >> il belga si ravviò i capelli e indossò il cappello << Perché? >> 
La strega ignorò la domanda, decidendo, saggiamente, di spostare la sua attenzione su Lazaro, che le stava sistemando la spesa, per evitare di iniziare a sbavare. 
<< Anche tu devi cambiare in qualche modo il tuo aspetto. >> le fece presente l’attore, che studiò il profilo dell’afroamericana con curiosità, soffermandosi sul nasino leggermente all’insù.
<< Io non sono così famosa, almeno non come lo sei tu. Per me è sufficiente fare questo. >> si tolse la borsa a tracolla e gliela porse insieme al guinzaglio di Semola, che stava ancora spaparanzato per terra, poi si levò la giacca nera e grigia e la rivoltò, mostrando che era double face. Dopo essersi infilata la giacca, ora bianca, ed essersi riappropriata della sua borsa e del cane, si raccolse i capelli in una coda e consegnò i suoi Ray Ban a Noah << Servono più a te che a me. >> 
Il mago prese gli occhiali da sole e, contemporaneamente, la riccia pagò la spesa con la carta di credito. Stava per afferrare la busta, quando gli venne sottratta. 
L’attore le sorrise birichino << È il minimo che io possa fare e poi >> intrecciò le dita alle sue << così ci prenderanno per una coppietta. >> 
L’afroamericana abbassò lo sguardo sulle loro mani unite, annuendo in modo meccanico, mentre il belga salutava allegramente padre e figlio, promettendo che sarebbe tornato a trovarli e avrebbe riportato loro gli abiti che gli avevano prestato. La modella, decisamente spaesata, si guardò intorno, salutò a sua volta gli Hernández e si fece sospingere fuori insieme a Semola, tutto contento che la passeggiata ricominciasse. 
L’aria e il rumore della metropoli fecero riprendere Malaika, che si scrollò di dosso il senso di smarrimento in cui era scivolata e camminò a fianco a Noah con naturalezza, nonostante avessero due falcate decisamente diverse. Il senso di imbarazzo e di vago disagio di Mal però impiegò un po’ più di tempo a sparire; va bene che era una professionista, ma era anche un essere umano e tenere per mano uno dei propri idoli non era una cosa da tutti giorni. 
Inizialmente la loro conversazione fu piuttosto banale e dettata dalle solite domande di circostanza, probabilmente anche dal fatto che si guardassero intorno come se avessero paura che un giornalista saltasse fuori da un tombino per scattar loro una foto a tradimento. 
Poco distante dall’alimentari, incrociarono per davvero due reporter che, a quanto pare, si erano staccati dalla mandria. Gli erano passati talmente vicini che la strega avrebbe potuto sfiorare il braccio di uno di loro. Presumibilmente il cambio di look di Noah e il fatto che l’attrice si era praticamente avvolta come una piovra al suo avambraccio, in quelle pose tipiche da fidanzata appiccicosa, avevano permesso loro di superarli senza attirare l’attenzione. Dopo questa prova del fuoco si rilassarono e iniziarono a godersi quella chiacchierata inaspettata, facendo passare in fretta i restanti quindici minuti che li speravano dal residence.
<< Mi stai dicendo davvero che ti piace leggere i saggi socio-politici? Non ti addormenti? >> 
Noah scosse la testa << No, li trovo interessanti: ti permettono di capire quello che avviene ogni giorno nel mondo in maniera più analitica e, in certi sensi, a prevedere quello che faranno i nostri leader. >> 
Malaika inclinò il capo di lato, con un’espressione che era un misto di ammirazione e totale incredulità << Continuo a preferire i romanzi rosa, mi dispiace. >> 
<< Che genere di rosa? Anche quelli osé? >> le domandò il belga, alzando su e giù le sopracciglia come un cattivo dei vecchi film.
<< Soprattutto quelli erotici: danno un sacco di spunti interessanti. >> Mal però interruppe la conversazione sporgendosi oltre l’incrocio per vedere se i giornalisti fossero effettivamente davanti all’entrata del residence e, purtroppo, la sua previsione era giusta << Maledizione. >> 
L’attore, che era ancora perso nella rivelazione di poco prima, si sentì strattonare la mano e quindi abbassò lo sguardo sulla riccia << Sì? >> 
<< Hai una qualche idea su cosa fare a questo punto? >> 
Dopo essersi sporto a sua volta, Noah si grattò la barba azzurrognola con fare meditabondo << Ci avviciniamo più che possiamo e, quando siamo a un paio di metri di distanza, ci fiondiamo oltre i cancelli. >> 
<< E se ci accerchiano o ci notano prima? >> 
<< Non ti preoccupare, ti proteggo io. >> 
La strega si morse l’interno delle guance, non sapendo se fosse più forte l’istinto di sciogliersi in un sorriso ebete oppure quello di tirargli un pugno sulla spalla << Grazie, ma so cavarmela da sola. Al massimo potrei lasciarti in mano alle belve e fuggire, tanto sei tu quello che vogliono. >> 
<< Ehi! >> sbottò il belga, con finta aria offesa e ferita << Non è per niente carino. >>
I due, non si sa bene per quale ragione, si sporsero nuovamente oltre il bordo e fu così che si ritrovarono al centro degli obbiettivi di almeno una quindicina di macchine fotografiche. 
<< Cazzo! >> << Oh, maddai! >> esclamarono insieme i fuggiaschi. 
Noah, che teneva ancora la mano della collega, la strattonò via, tornando a correre come dei disperati, mentre alle loro spalle le grida dei giornalisti si facevano più forti. Svoltarono in un vicolo lì affianco e praticamente investirono un povero passante, che dava loro le spalle e che quindi non poté evitare la sua rovinosa caduta. 
All’attore fu sufficiente una breve occhiata per riconoscere il malcapitato e quasi si mise a piangere << Buddy, amico mio, che bello vederti. >>
<< Eh? >> il cuoco si sentì sollevare da terra e impiegò qualche secondo a riconoscere l’armadio che gli stava di fronte << Perché hai la barba azzurra? >> 
<< Storia troppo lunga da spiegare ora. Abbiamo bisogno che ci fai entrare nel residence, siamo inseguiti dai reporter. >> 
<< Oh! >> il mago a quel punto udì le grida e lo scalpiccio frenetico, quindi sgranò gli occhi allarmato << Seguitemi. >> 
Percorsero pochi metri lungo il vicolo, finché non si fermarono di fronte a una porzione di muro, stretto tra un bidone della spazzatura e una centralina elettrica. Budhil colpendo, con la punta della bacchetta, una serie di mattoni fece comparire una porta dal nulla, estrasse dalla tasca interna la sua targhetta identificativa, la inserì nella serratura e la girò. Il rumore di uno schiocco metallico generò un sospiro di gioia unanime, poi il cuoco sospinse i due oltre la soglia e, prima di richiudere la porta di metallo, salutò i giornalisti che stavano giungendo con il dito medio alzato. 
Malaika, con Semola di nuovo stretto fra le sue braccia, si guardò attorno meravigliata << Questa è una dispensa? >> 
<< Sì, precisamente del mio ristorante, lo “Spearhead”. Seguitemi. >> 
<< Aspetta, quindi tu sei quel Budhil Ravi? Il più giovane stellato Capo Chef dello Stato? >> 
L’uomo, che solitamente non riceveva tutte quelle attenzioni, arrossì leggermente << Ehm, sì? >> 
Malaika superò Noah e affiancò l’indiano, sorridendogli << Ho sempre voluto farti i complimenti per il tuo lavoro. Amo mangiare al tuo ristorante e mi sono innamorata del tuo pollo alla papikra e curry, celestiale è dir poco. >> 
I tre raggiunsero la cucina, dove erano già riuniti gli altri cuochi, nonché il capo sala con tutto l’esercito di camerieri al seguito. L’arrivo del ristretto gruppo non passò inosservato e un silenzio imbarazzante calò nell’ambiente. 
<< Bene, ecco da qui dovrei sapere come cavarmela. >> la strega sfilò dalle braccia del belga la spesa e, dopo aver deposto Semola sul pavimento, il quale stava annusando l’aria con aria frenetica, sorrise riconoscente a Buddy << Grazie per l’aiuto e arrivederci. >> 
Con un cenno della mano salutò tutti i presenti e si dileguò, strattonando il cucciolo che guaiva. Noah, dal canto suo, rimase spiazzato dalla fuga veloce della sua compagna di avventure, quindi diede una pacca sulla spalla all’amico, salutò a sua volta i presenti e se ne andò, ignorando le occhiate curiose che gli venivano lanciate per il suo aspetto. 
Quando anche l’ultimo intruso fu scomparso, tutti si voltarono come un sol uomo verso il povero capo cuoco, che sorrise come se nulla fosse << Tra pochi minuti apriremo le porte del ristorante, meglio iniziare a prepararsi, no? >>
 
 
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Upper East Side,
Flower’s Café

    
 
<< Grazie. >> Willow sorrise cordiale al cameriere, quando questo le pose di fronte una tazza e la teiera di un servizio delizioso; accompagnati ovviamente da una piccola torretta composta da tre piatti impilati: nel ripiano più in basso, erano riposti i sandwich, in quello centrale, gli immancabili scones e, in quello più in alto, un assortimento di piccoli biscotti. Sdraiati introno a lei si trovavano Whisky, Choco e Happy che, appena percepirono odore di cibo, drizzarono contemporaneamente la testa interessati.
Vasya, seduta di fronte a lei, stava mordicchiando la cannuccia infilata nel suo milkshake al caffè, rum e cioccolato e teneva gli occhi, di un azzurro cangiante, fissi sul coperchio della teiera, come se stesse guardando qualcosa di invisibile allo sguardo altrui. 
Appena il cameriere se ne fu andato, augurando alle due donne buon appetito e dando una veloce carezza alla testa di Happy, Will pose nel suo piattino due sandwich dall’aspetto delizioso << Visto qualcosa di interessante? >> 
La russa prese un profondo respiro e poi si strinse nelle spalle, adagiandosi sulla poltrona di vimini di fronte alla vetrata del locale. L’odore delicato della lavanda le avvolgeva, visto che i fiori erano stati disposti ad arte intorno a loro, tanto che scendevano addirittura dalla tettoia che le riparava dal tardo sole pomeridiano. 
<< Niente di nuovo. >> 
Will si sporse verso la teiera, ma, prima di afferrare il delicato manico, esitò << Posso servirmi o rischio di infastidire il tuo amico? >> 
<< No, no, fai pure. >> 
La più piccola degli Howard si versò con eleganza il tè nella tazza, intanto che dei piccoli “non ti scordar di me” danzavano nel liquido ambrato << Prima mi stavi dicendo che mio fratello ti sta facendo ammattire. >> 
Vasya roteò gli occhi al cielo, sorseggiando felice il suo frappè e grattando dietro le orecchie di Choco che aveva posizionato il muso sul grembo della donna << Sono quasi certa, diciamo all’ottantotto percento, che stia pianificando qualcosa. Oggi si comportava in maniera decisamente sospetta, l’avrò beccato a fissare Magnus almeno una decina di volte. >> 
<< Oh, sta decisamente tramando qualcosa. >> la strega spezzò a metà un biscotto al burro e ne diede rispettivamente una parte a Whisky e una a Happy, che la marcavano stretta. 
<< Vero? Secondo te cosa dovrei fare per evitare il disastro? >>
<< Niente. >> 
<< Niente? >> 
<< Esatto. >> Will prese un sorso della sua bevanda e, dopo aver riadagiato la delicata tazza sul suo piattino, sollevò la spalla destra << Sono grandi e vaccinati, se la caveranno da soli. >> 
<< Sei molto serafica. >> osservò la russa, tornando ad appoggiarsi allo schienale della poltroncina, da cui si era staccata a causa della foga del momento. 
<< Convivo con quei due da sempre e ho imparato presto a non lasciarmi coinvolgere dai loro drammi, altrimenti rischiavo di dare di matto. Mi ha insegnato Tristan come fare. >> notando però il vago disagio che illuminava gli occhi dell’amica, Willow le sorrise rassicurante << Sono certa che Aaron non voglia fare nulla che possa compromettere l’azienda, sono quasi certa che, qualsiasi cosa stia organizzando, sia ai danni di Magnus e basta. >> 
<< E la cosa non ti preoccupa? >> 
<< Nah. So che solitamente hai più a che fare con mio cugino che con mio fratello, ma davvero non ti devi agitare. >> la più piccola degli Howard addentò un tramezzino e le scappò un gemito di puro piacere << Sono maledettamente buoni, assaggiali. >> 
Ignorando l’invito dell’amica, Vasya inarcò le sopracciglia e iniziò a girare la cannuccia dentro il milkshake con fare pensieroso << Sono consapevole del fatto che Aaron sia una delle colonne portanti della compagnia, insomma è grazie a lui se la stragrande maggioranza dei contratti vanno a buon fine ed è sempre lui a occuparsi della sicurezza dell’azienda. Tutti sanno che è il braccio destro di Magnus, ma se dovesse capitare qualcosa di male a quest’ultimo, per forze di cose, l’Howard Company ne risentirebbe. >> 
<< Su questo non ci piove. >> Willow dato un pezzetto di sandwich a ciascuno dei suoi cani, fissò gli occhi sulla strega << Ti svelo però un segreto: senza Aaron non ci sarebbe nessuna Howard Company. È stato il primo a credere nel progetto e nei prototipi di Magnus, quando neanche i miei zii lo sostenevano. Lo ha aiutato in tutti i modi possibili: mettendo a diposizione il suo fondo fiduciario, cercando finanziatori, litigando con agenti immobiliari, burocrati e avvocati e diventando addirittura un esperto di brevetti. L’Howard Company è tanto figlia di Magnus quanto di Aaron e lui non farebbe mai nulla per mettere a rischio né l’una né l’altro. >> 
<< Quindi secondo te dovrei lasciar correre? >> Vasya prese un sorso della sua bevanda e quando percepì il rum scaldarle lo stomaco, si rilassò un poco.
<< Credo che faresti un favore alla tua sanità mentale, sono quasi certa che sia solo una scaramuccia tra parenti. Però se preferisci cercherò di indagare. >> 
<< Te ne sarei davvero grata. >> a quel punto la tensione della russa scomparve del tutto e sorrise riconoscente all’amica, che le regalò un occhiolino in tutta risposta da sopra il bordo della tazza. 
 
 
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Royal Residence Park,
Palazzo Superior, Boutique
 
         
 
<< Sul serio Mal, dovremmo prendere in considerazione l’idea di starti sempre appiccicate. >> Brenda, comodamente adagiata su di un divano di pelle color verde petrolio, afferrò con un sorriso il calice di champagne offertole da una servizievole commessa << Vai a correre e incontri Magnus Haword, esci per andare all’alimentari e ti ritrovi tra le braccia di Noah Hansen. Dovrei seriamente valutare la possibilità di pedinarti: sei una calamita per celebrità. >> 
Malaika, che era seduta all’altra estremità del divano, prima di prendere un sorso dello spumante, lanciò un’occhiata divertita all’amica << Se ricordi ti avevo invitato ad accompagnarmi, ma ti sei rifiutata categoricamente di camminare sotto il sole per venti minuti. >> 
<< Venti minuti ad andare e altri venti per tornare, in totale fanno quaranta minuti sotto il sole cocente. Mi chiedo ancora cosa non vada nella tua testa per decidere di affrontare una pena del genere. Guarda che la mia pelle nivea è estremamente delicata ai raggi ultravioletti. >> la strega si sfiorò la guancia con il dorso della mano con fare teatrale, mentre l’altra roteava gli occhi al cielo senza però smettere di sorridere. 
<< Ok, come mi sta ragazze? >> Zelda uscì dal camerino di prova sistemandosi la bretella dell’abito rosa antico che le era scivolato dalla spalla. 
Entrambe le donne studiarono in silenzio la donna, mentre questa si metteva di fronte all’enorme specchio che campeggiava al centro della sala. 
Una delle commesse l’affiancò e le regalò un sorriso affettato << Il colore le dona molto. >> 
<< Lei dice? >> domandò retorica, per poi voltarsi verso le due amiche, che stavano in silenzio, e fissò lo sguardo su Mal, rifuggendo invece quello di Brenda << Allora? >>
L’afroamericana inclinò il capo di lato << Di certo il colore ti dona, ma la forma del vestito non proprio. >> 
<< La gonna a palloncino ti fa sembrare una bomboniera. >> la blogger, lapidaria come al suo solito, si appoggiò al bracciolo del divano << Saresti perfettamente in tema per una comunione, ma non per un cocktail party. Dovresti esaltare la tua bellezza con qualcosa di più sexy, ma allo stesso tempo raffinato. >> 
Zelda fissò gli occhi, stretti in due fessure, in un punto non precisato della stanza, pensando attentamente alle parole dell’amica, poi annuì dirigendosi verso il camerino << Forse ho avuto un’idea. >> e vi sparì all’interno. 
Brenda seguì con lo sguardo la rossa, con la fronte leggermente aggrottata, ma venne ben presto distratta dalle sue elucubrazioni perché fu la volta di Camila di entrare in scena, ancheggiando in maniera sensuale, per mostrare al meglio il suo outift << Dopo una decina di cambi e abbinamenti ho trovato finalmente quello giusto. >> 
Il lungo abito le scendeva come una seconda pelle sul corpo armonioso e longilineo, enfatizzandone le curve. La chiusura, che si stringeva dietro il collo, lasciava la schiena scoperta e regalava una profonda scollatura a V. I colori tenuti, che spaziavano dall’ocra, al verde acqua e al rosso mattone, esaltavano la pelle olivastra. I sandali dal tacco alto, abbellite da pietre luccicanti, facevano invece capolino dal bordo del vestito, abbinandosi alla perfezione con la borsa di un rosa pallido, con catena dorata e chiusura a forma di cuore di un noto stilista. 
<< Mi mancano solo i gioielli adatti. >> 
La stessa commessa di poco prima, i cui capelli biondi, stretti in una lunga treccia, le ricadevano sulla spalla destra, si fece avanti << Se vuole, posso portarle qualcuno dei nostri espositori per fare una prova con l’abito addosso. >> 
<< Sarebbe meraviglioso, la ringrazio. >>
La commessa si defilò all’istante, già pregustando la commissione che si sarebbe messa in tasca, mentre la pittrice si adagiava su una delle poltroncine libere. 
<< Credo sinceramente di odiarti. >> Malaika si allungò per dare un buffetto sul ginocchio dell’amica << Mi spieghi perché tutto quello che indossi ti sta magnificamente? Questa è un’ingiustizia. >> 
Camila si strinse nelle spalle con finta aria contrita, ricevendo per tutta risposta un tovagliolo di carta accartocciato in fronte. 
<< Guarda come si pavoneggia. >> Brenda prese un altro tovagliolo, lo accartocciò velocemente e lo lanciò contro la brasiliana, che lo prese al volo << Se non fossimo amiche starei facendo le macumbe perché ti si rompa un tacco poco prima di uscire per il party. >> 
<< Allora per fortuna che siamo amiche. >> 
Zelda uscì dal camerino, questa volta, con passo più sicuro e uno sguardo che mostrava tutta la sua soddisfazione << Credo di aver trovato anch’io l’abbinamento perfetto. >> girò lentamente su sé stessa, per poi fermarsi di fronte alle amiche << Che ve ne pare? >>
Le gambe della donna erano messe in evidenza dai lunghi pantaloni a vita alta e slanciate da dei sandali neri dal tacco vertiginoso firmate Jimmy Choo. Il corpetto di raso, con un effetto vedo non vedo molto intrigante, era senza spalline e coperto da una giacca dal taglio semplice, ma elegante.
<< Audace e graffiante, ma allo stesso tempo di classe. >> la vocetta sottile di Brenda si fece sentire come al suo solito per il tono acuto, attirando l’attenzione di tutte su di sé << Mi piace davvero, farai un figurone domani sera. >> 
Zelda le sorrise riconoscente, senza però guardarla in viso << Grazie, ma sono certa che saremo tutte bellissime. >> prendendo uno dei calici di champagne, posti sul basso tavolino insieme a qualche stuzzichino, si accomodò sulla poltrona che si trovava proprio vicino alla bruna. 
<< Voi due avete già deciso cosa mettervi? >> Camila si sporse a sua volta a prendere un bicchiere di spumante. 
La blogger si scostò una ciocca di capelli dalla spalla e sorrise soddisfatta << Ovviamente, appena ho ricevuto l’invito, mi sono messa all’opera e ho trovato l’outfit perfetto in meno di dodici ore. >> 
Malaika, che si era portata in grembo la ciotola con le patatine, indicò con il capo Bri << Poi è venuta a casa mia e ha deciso che cosa mi sarei messa io, quindi sì pure io sono a posto. >> 
Le altre due ragazze risero sommessamente a quel retroscena, mentre la bionda commessa tornava, accompagnata da altre due colleghe, con i gioielli della boutique, che vennero disposti sul tavolino, poi si ritirarono silenziosamente. 
Zelda, tenendo le mani intrecciate tra di loro in una presa che le aveva fatto sbiancare le nocche, si sporse con il busto verso la distesa di accessori preziosi, ma senza vederli realmente. Sapeva bene che cosa la tormentava ed era consapevole di dover confessare tutto quanto prima, se non voleva rischiare di essere fagocitata dai sensi di colpa o, peggio ancora, che l’amica ne venisse a conoscenza prima che lei potesse spiegarglielo di persona. 
Preso un profondo respiro, la strega si voltò verso Brenda << Devo dirti una cosa. >>
Gli occhi felini della scrittrice, il cui colore spaziava dal brillante nocciola al verde delle gemme più preziose, si fissarono in quelli limpidi, come un cielo estivo, dell’altra << Era ora, mi chiedevo quando ti saresti decisa a sputare il rospo. >> di fronte allo sguardo stupito dell’amica, si strinse nelle spalle << Non mi guardi mai in volto e sembra che tu sia seduta su delle braci ardenti, dimmi cosa c’è che non va. >> 
Zelda si guardò velocemente intorno, notando che anche le altre due amiche la stavano studiando interessate. Quello che doveva ammettere non era per nulla facile, ma c’era una cosa di cui la donna era sempre stata estremamente orgogliosa: la sua sincerità. Quindi si drizzò, sciolse le mani dalla presa ferrea e puntò gli occhi in quelli di Bri << Ho accettato come cliente Big. >> 
Quella confessione arrivò con la potenza di un carrarmato lanciato giù per una discesa, mozzandole il fiato. La blogger non riusciva a distinguere bene tutti i sentimenti che le si avviluppavano nello stomaco, era un turbino che andava ingigantendosi ogni secondo di più e che presto l’avrebbe travolta. 
Big.
Il dolore ruggì con violenza dentro di lei e si vide costretta a scacciare dalla mente il ricordo del suo volto, dei suoi capelli e del suo profumo, che erano stati richiamati solo sentendo pronunciare il suo nome; se avesse concesso loro di affacciarsi nitidi, le lacrime, che premevano da dietro gli occhi, le avrebbero inondato le guance e questo non poteva permetterlo. Aveva lottato troppo duramente per uscire dalla spirale di sofferenza e angoscia in cui era caduta dopo la rottura della loro relazione durata sette anni: col cazzo che gli avrebbe permesso di riportarla giù nell’abisso. 
Un sorriso forzato e tirato le si disegnò sulle labbra morbide << Ok. >> 
Zelda le si fece vicino << Mi dispiace… >> 
<< Non ti devi scusare, non hai fatto nulla di male e, in fin dei conti, è solo lavoro, mica ci uscirai insieme e vi scambierete gossip o chissà che altro. >> Brenda scosse la mano di fronte al viso, come se volesse scacciare le parole dell’amica << Poi questa inaspettata collaborazione potrebbe rivelarsi vantaggiosa, che ne so: potremmo fargli qualche scherzetto innocente. >> 
Di fronte al tenue luccichio di gioia maligna che si accese nello sguardo dell’amica, Zelda si sentì sollevata e riconoscente << Possiamo di certo organizzare qualcosa. >> 
Camila e Malaika, che si erano ammutolite durante il discorso fra le due, trassero un sospiro unanime. Sapevano entrambe che il dolore di Brenda per essere stata lasciata era ancora fresco e vivido, ma erano contente e fiere di come fosse riuscita a gestire la situazione. Decretarono quindi, di comune accordo, scambiandosi solo una breve occhiata, di spostare l’attenzione su tutt’altro argomento.
<< Come pensate mi stiano? >> domandò la brasiliana, mostrando dei lunghi orecchini formati da anelli sovrapposti di grandezze diverse. 
<< Belli. >> Brenda si schiarì la voce, poi riprese << Se indossi quelli però è meglio se eviti collane, ma puoi sbizzarrirti con anelli e bracciali. >> 
<< Secondo voi il Conte e la Contessa hanno qualche altro fine nell’organizzare il party? >> Mal sgranocchiò una patatina con fare meditabondo, aveva già fatto fuori metà del contenitore << Solo a me pare strano questo invito improvviso? >> 
<< I Conti hanno sempre secondi fini, ma capire quali siano o il perché è praticamente impossibile. Ahi! >> Camila si massaggiò il dorso della mano che era stato schiaffeggiato dall’afroamericana, visto che la prima si era sporta per tentare di afferrare qualche patatina << Guarda che non sono solo tue. >> 
In tutta risposta la riccia le soffiò e si strinse la ciotola al petto. 
<< Lascia perdere, sai com’è Mal con il cibo: più aggressiva di uno scoiattolo con le sue noci. >> Brenda accarezzò il capo del suddetto scoiattolo con fare materno e allo stesso tempo divertito. 
Zelda, che stava osservando allo specchio la delicata parure composta da orecchini e da un girocollo, che ricordavo nelle forme dei piccoli fiori, lanciò una breve occhiata alle amiche << Di una cosa sono sicura: sarà una serata indimenticabile. >> 
Le altre tre annuirono solenni, per poi tornare a chiacchierare allegre, ipotizzando quello che sarebbe accaduto l’indomani.
 
 
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Upper East Side,
Miami Vibes Pub
 
      
 
Vasya si trovava seduta su un comodo sgabello, di fronte al bancone di uno dei locali più famosi di New York City, e ascoltava, palesemente annoiata, quello che il suo compagno le stava dicendo. Dopo aver salutato Willow, che era tornata alla galleria per incontrare un cliente, la russa si era diretta al locale perché il suo toy boy le aveva chiesto di incontrarsi quanto prima e, da almeno una decina di minuti, non stava facendo altro che parlare, probabilmente si era preparato il discorso. 
Scambiandosi una breve occhiata con la bartender dai capelli tinti di blu, che stava asciugando un calice con estrema attenzione a un paio di passi da loro, la strega, preso un lungo sorso del suo New York Sour(6), decise di porre fine a quella tortura. 
<< Lenny, stai cercando di dirmi, in maniera davvero troppo prolissa, che vuoi interrompere la nostra frequentazione? >> 
Il bel ragazzo, dalla pelle color caffè, rimase per un attimo con la bocca socchiusa, visto che la donna aveva interrotto il suo monologo, poi si portò una mano dietro al collo per massaggiare i muscoli tesi e, con espressione imbarazzata, annuì. 
Vasya aveva una certa esperienza con gli uomini, ma era la prima volta che aveva a che fare con uno come lui; visto la sua professione da modello si poteva supporre che fosse narcisista e stronzo, ma in realtà era dolce, impacciato e parecchio sensibile. Per tale ragione cercò di essere il più gentile possibile << Va bene, non ti preoccupare. >> 
Il giovane le lanciò un’occhiata da sotto le folte ciglia, titubante << Sicura che vada tutto bene? >> 
<< Certamente. >> la strega non aveva perso la sua eleganza e compostezza, benché fosse seduta suo uno sgabello in locale affollato e fosse appena stata scaricata << Sei libero. >> 
Il mago le si fece più vicino, il suo volto esprimeva tutta la sua preoccupazione << Giuro, che non ti volevo ferire, ma… >> 
<< Lenny, ora ti insegno una cosa: quando molli una ragazza e lei accetta, anzi ti fa capire che ti puoi ritirare, tu fallo. Volatilizzati. >> 
Il ragazzo, zittito dal tono duro della donna, annuì solenne, ma non si allontanò di un millimetro da lei. Quindi la russa gli diede un buffetto sulla guancia e fissando gli occhi di un azzurro cangiante, tendente al verde, in quelli scuri di lui, sibilò << Sparisci, ora. >>
Capita finalmente l’antifona, il giovane le sorrise mestamente, tirò fuori dal portafoglio delle banconote, per pagare il drink di Vasya e la sua pinta di birra intonsa, e le lasciò sul bancone, poi le fece un cenno di saluto con la mano e se ne andò. 
La strega dal canto suo fissò lo sguardo sulle mensole, illuminate ad arte, su cui erano dispiegate bottiglie di ogni genere e dimensioni, mentre il brusio delle persone si intensificava o forse era sempre stato forte, ma lei non ci aveva fatto troppo caso perché troppo concentrata a sentire cosa avesse da dirle il suo ex toy boy. Dopo un profondo respiro, si portò alle labbra il bicchiere ancora mezzo pieno e, sorseggiandolo, si guardò intorno. I colori predominanti del locale erano il rosso sabbiato, il verde scuro e l’ocra, che infondevano un certo senso di spensieratezza e allo stesso tempo di serenità. Si aveva come l’impressione di essere in tutt’altro posto, come se, uscendo dalla porta, ci si sarebbe ritrovati catapultati in una località esotica, piuttosto che in mezzo al traffico newyorkese. Le luci erano soffuse, dal soffitto scendevano dei lampadari tondi e, proprio sopra il balcone, calavano dei rampicanti e piante sempreverdi. La barista, minuta e dagli intensi occhi scuri a mandorla, dopo averle allungato un’altra ciotolina di noccioline, si era messa a preparare l’ordinazione da poco ricevuta, con la stessa efficienza e metodicità di un generale sul campo di battaglia. 
Sentendosi osservata, Vasya si voltò alla sua sinistra e trovò due persone a fissarla: Tristan e Camden, seduti a due posti di distanza da lei, la guardavano con misto di pietà e rammarico, facendole capire che avevano assistito a buona parte della scena appena avvenuta con Lenny. Arricciando il naso infastidita, distolse lo sguardo e sperò ardentemente che i due la ignorassero, ma ovviamente così non fu. I due uomini si alzarono e le si piazzarono vicino: Camden sulla sedia lasciata libera dal suo ex toy boy, mentre Tristan rimase in piedi creando una specie di strano triangolo. 
<< Secondo me era un po’ scemo. >> il regista si allungò a prendere una manciata di noccioline << Ho quasi temuto che avesse bisogno che tu gli indicassi la porta da cui dover uscire. >>
<< Io, se fossi stato in te, probabilmente lo avrei schiantato. Come hai fatto a non schiaffeggiarlo? >> 
Vasya, che teneva sollevato il suo drink ormai pressoché vuoto, si voltò verso Camden, del quale non si poteva di certo definire una amica e men che meno una conoscente intima, ma lui, stranamente, la stava trattando come tale << È un ragazzo gentile, perché avrei dovuto picchiarlo? >>   
<< Perché se lo meritava. >> 
<< Concordo. >> Tristan fece cenno alla bartender e le chiese tre shottini di tequila, per poi tornare a prestare attenzione ai suoi due compagni << Abbiamo bisogno di più alcol nel nostro corpo. >> 
<< Sono pienamente d’accordo, dobbiamo festeggiare la ritrovata libertà di Vasya. >> disse Cam, osservando la barista disporre il necessario sul balcone, per poi versare, in un unico gesto, il distillato nei tre bicchierini disposti in fila e senza lasciarne cadere nemmeno una goccia al di fuori. Regalò un sorriso riconoscente e affascinante alla donna, poi si inumidì con la saliva l’incavo della mano destra, tra il pollice e l’indice, e ci versò sopra il sale. Prese uno dei bicchierini e lo sollevò in direzione di Vasya << Alla tua salute. >> leccò via il sale, mandò giù lo shottino in un sorso, morse il limone e, in fine, emise un mugugno di pura soddisfazione. 
Tristan, dopo aver dato qualche pacca sulla schiena dell’amico, lo imitò, per poi affermare che quella tequila fosse davvero fantastica. 
All’improvviso la strega si ritrovò di nuovo sotto l’attento scrutinio dei due uomini << Sì? >> 
<< Ora tocca a te. >> Camden le tolse di mano il drink e lo posò sul balcone, sostituendolo con l’ultimo bicchierino rimasto. 
<< Ragazzi, vi ringrazio per le vostre premure, ma non ce n’è bisogno: non sono mica distrutta dal dolore. La nostra era una semplice frequentazione. >> 
<< E allora? >> Tristan, che ormai la conosceva da anni, sapeva che era la verità, ma era anche consapevole che essere scaricati non era mai una bella o divertente esperienza, indipendentemente dal fatto che ci si fosse affezionati o meno al partner << Il bello di una rottura è che ti puoi divertire senza sensi di colpa: bevi e scatenati! >> 
Capendo che non l’avrebbe spuntata, Vasya emulò i due e bevve la tequila, lasciandosi poi scappare un colpo di tosse: era davvero forte. 
Il regista, che si premurò di massaggiarle la parte alta della schiena, estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e lesse il messaggio << Oh, guarda. >> 
Cam lesse velocemente e un sorriso sornione gli illuminò il viso << Perfetto, è esattamente quello di cui avevamo bisogno. >> 
<< Akane metti tutto sul mio conto. >> la bartender annuì, shakerando con forza un drink, mentre Tristan esortò i due amici << Andiamo, coraggio. >>
<< Andiamo dove esattamente? >>
<< A una festa. >> 
Vasya sollevò entrambe le sopracciglia curate << Beh, buon divertimento. >> 
Prendendola gentilmente per il gomito sinistro, Cam le sorrise rassicurante e allo stesso tempo parecchio determinato << Tu vieni con noi. >> 
<< Oh, io non credo. >> 
<< Hai bisogno di divertirti e questa è l’occasione migliore, non te ne pentirai. >> Tristan la prese per l’altro gomito << Non credo che tu mi voglia lasciare da solo, insomma cosa direbbe Magnus? >> 
<< Guarda che non sono mica la tua babysitter. >> la russa cercò di liberarsi dalla loro presa, ma inutilmente << Lasciatemi andare. >> 
Entrambi ignorarono la sua richiesta. 
Cam si picchiettò il mento << Le feste di Roy Armstrong sono sempre imprevedibili e a tratti pericolose, non sono per tutti. >> 
Vasya, sentendo nominare il giovane rampollo, drizzò la schiena: i suoi festini erano leggendari, gli invitati ancora di più e ovviamente i gossip al riguardo si sprecavano, tanto che non si aveva idea su quali fossero veri e quali inventati.
Assottigliando lo sguardo, studiò con attenzione i due uomini che stavano palesemente gongolando << Ok, mi avete convinta. Sappiate però che vengono perché sono curiosa e voglio evitare che vi ficchiate in qualche guaio. >>
<< Meraviglioso! >> esultò Camden, sospingendola verso l’uscita insieme a Tristan << Sarà una notte indimenticabile. >> 
<< Perché ho come la sensazione che mi pentirò di questa mia scelta? >> domandò Vasya a nessuno in particolare, mentre le porte del locale venivano aperte di fronte a loro.
 
 
§§§
 
 
Park Avenue, Upper East Side
Howard Gallery
 
      
 
Castiel camminava con passo tranquillo e cadenzato, intanto che Henry gli raccontava di come uno degli stagisti assunto da poco per la sua linea di merchandising avesse causato un bel pasticcio nel reparto logistica e spedizioni. 
<< Dovevi vederlo, sembrava in procinto di scoppiare a piangere e sono quasi certo che abbia assunto tutte le tonalità possibili di rosso. >> 
Il magiavvocato, che purtroppo non riusciva a condividere appieno il divertimento dell’amico, aggrottò la fronte << Almeno siete riusciti a risolvere la faccenda? >>
<< Certamente. Se Karim ci avesse resi partecipi fin da subito del suo errore sarebbe stato meno problematico, ma almeno non è stato qualcosa di irrecuperabile. >> Henry, con un sorriso serafico sul volto e con le mani immerse nelle tasche dei pantaloni, scrollò le spalle << Abbiamo rinviato gli ordini sbagliati, aggiungendo un coupon con uno sconto del dieci percento sull’ordine successivo. Ovviamente i costi di spedizione sono tutti stati a nostre spese. >> 
Castiel annuì, mentre si avvicinavano alla Galleria dei Conti Northampton da cui uscì un uomo distinto, dal completo su misura e con paio di occhiali da sole a coprirgli occhi. Scese velocemente i tre gradini, che separavano la porta del negozio dal marciapiede e si infilò in una berlina nera, che lo attendeva. 
I due amici si scambiarono una veloce occhiata, vivendo a New York ormai si erano abituati a incontrare individui del genere: così presi da sé stessi da non guardarsi nemmeno intorno, come se fossero troppo importanti per posare i loro occhi sulla gente comune.
<< Scommetto che lavora a Wall Street. >> commentò Cas, salendo i gradini e aprendo la porta. 
Henry, che era ancora sul marciapiedi, seguì con lo sguardo la macchina << Uhm, per me era qualcuno collegato alla malavita. >> 
Prima che il magiavvocato gli potesse domandare da che cosa lo avesse dedotto, il basso ruggito di un’altra auto attirò la loro attenzione. Dall’altra parte della strada una Rolls-Royce Coupé(7) di un fiammante arancione si fermò al semaforo, intanto che la musica si diffondeva dalle casse.
Castiel appoggiò la mano libera sul fianco e assottigliò gli occhi chiari << Ecco dov’era finito quello sfaticato. >> 
Camden, probabilmente sentendosi osservato da uno sguardo penetrante, si guardò intorno finché non individuò i due e, appena li ebbe riconosciuti, iniziò a sbracciarsi. Lo videro anche muovere le labbra, ma visto il rumore che li attorniava e la distanza, non poterono capire che cosa stesse urlando.
<< Che fate? Entrate o state fuori? >> Willow comparve al fianco di Cas, ovviamente tallonata dai suoi tre cani. Prima che uno dei due uomini potesse risponderle, notò da sola che cosa stessero guardando, sorrise in automatico e sollevò la mano destra per salutare Tristan, che ricambiò il gesto e le mandò addirittura un bacio volante. Il volto della donna però si paralizzò per lo stupore e l’incredulità quando riconobbe la persona seduta nel sedile di dietro << Vasya? >>
Il semaforo divenne verde e la macchina sfrecciò via, zizzagando con abilità tra il traffico serale. Henry si voltò e trovò Will che indicava il punto in cui l’automobile era sparita, mentre Castiel pareva avere un leggero tremolio all’occhio. Il giocatore di Quidditch salì due dei tre gradini e si fermò di fronte alla strega, per poi sventolarle la mano destra di fronte agli occhi << Ehilà? Torna da noi, per favore. >>
La gallerista sbatté le lunghe ciglia un paio di volte, poi si girò verso Henry con l’espressione di chi sta per scoppiare a ridere << Giuro, è l’ultima cosa che mi sarei aspettata di vedere oggi. >> 
<< Non sei preoccupata per la tua amica? >> Castiel, il cui tic all’occhio pareva essersi intensificato, aggrottò le sopracciglia. 
Sul volto della donna ormai era palese il divertimento, come il riso che pareva permeare la sua voce << In realtà sono più preoccupata per Cam e Tristan, Vasya è un vero tornado. Non ti preoccupare, se c’è lei con loro sono certa che non succederà nulla di male: se dovessero combinare qualche pasticcio li ripoterà a casa tirandoli per le orecchie. >> 
La visione, evocata dall’amica, che si formò nella mente del magiavvocato parve rasserenarlo, tanto da fargli cessare il tremolio all’occhio << Mi piacerebbe assistere a una scena del genere. >> 
<< Anche a me. >> dissero in coro Will e Henry per poi scoppiare definitivamente a ridere tutti insieme.
Quando si furono calmati, la strega rientrò nella galleria per prendere la sua borsa e inserire i vari allarmi, sia magici che babbani. Happy fu l’unico a non seguirla, visto che preferì rimanere vicino ai due uomini per prendersi tutte le coccole possibili. 
Appena la donna ebbe chiuso la porta e sceso i tre gradini, regalò un sorriso splendente ai due uomini << Grazie mille per essermi passata a prendere. Tornare sempre a casa da sola dopo lavoro è un po’ deprimente. >> 
<< Di nulla. >> Henry le sorrise cordialmente, afferrando il guinzaglio di Happy, Cas si limitò a un cenno del capo elegante e imitò l’amico, prendendo invece quello di Choco. Si ritrovarono così a passeggiare per le vie di New York, praticamente a braccetto e ognuno con un cane al seguito.
<< In realtà mi aspettavo solo Castiel, ormai è una nostra abitudine fare la strada insieme, qualche volta alla settimana, visto che lavoriamo vicino. >> Will, che camminava in mezzo ai due maghi, si girò alla sua sinistra, inclinando il capo verso Henry << Ovviamente mi fa piacere che ci sia anche tu, ma mi sorge spontanea la domanda: il tuo ufficio non è dall’altra parte rispetto ai nostri? >>  
<< Oggi avevo un appuntamento di lavoro qui in zona e, quando ho finito, ho pensato di andare a trovare Cas. Per puro caso l’ho beccato che usciva e così ho scoperto che stava venendo qui da te. Come potevo rifiutarmi di venire a prendere la mia nonnina preferita? >> 
Al sentire l’insopportabile soprannome che gli aveva affibbiato suo fratello maggiore, visto la sua passione per il ricamo e i ferri, Willow non riuscì a trattenersi dal fargli una linguaccia e Henry, in tutta risposta scoppiò a ridere, per poi prenderle tra indice e pollice una piccola porzione della guancia per tirarla leggermente in maniera scherzosa. 
<< Piuttosto Will, chi era l’uomo che è uscito poco fa dalla galleria? >> la domanda del magiavvocato attirò l’attenzione dei due che si voltarono verso di lui, anche se l’ex Corvonero non mollò la presa sulla gota della donna.
<< Un cliente abituale. >> la strega diede uno schiaffetto sul dorso della mano dell’anglocinese, poi si massaggiò la porzione di pelle leggermente arrossata << Saranno ormai due anni che lo conosco. >> 
<< Sì, ma chi è? >> 
La donna si strinse nelle spalle << Non posso dirvelo. >> 
<< Perché? >> 
Willow lanciò una breve occhiata a Henry << Forse perché non sono fatti vostri? Inoltre molti dei miei clienti preferiscono rimanere nell’anonimato e io di certo non andrò contro il loro volere. >> 
<< Sospetto. >> sussurrò il giocatore di Quidditch, accarezzandosi la mascella con fare pensieroso. 
Castiel aggrottò le sopracciglia << Ma il tuo lavoro non è soggetto al segreto professionale. >> 
<< Vero, ma questo non vuol dire che io debba spifferare in giro la lista delle persone che vengono ad acquistare nella mia galleria. >> Wil si sistemò meglio il manico della borsa sulla spalla << Un aspetto fondamentale del mio lavoro è la discrezione. >> 
<< Ma noi siamo tuoi amici, puoi dirci tutto. No? >> di fronte allo sguardo duro e irremovibile della strega, Cas sbuffò << Almeno puoi dirci di cosa si occupa? Io scommetto che è un broker. >> 
La gallerista scosse la tesa << Mi dispiace, hai preso un granchio. >> 
<< Allora fa parte della malavita. >> Henry sollevò l’indice al cielo.
<< Cielo, no! >> 
Sia Castiel che Henry le si fecero più vicini << Ti prego, diccelo. >>
Willow tentò di sgusciare via, ma invano, quindi si lasciò sfuggire un sospiro << Non posso dirvelo, fatevene una ragione. >> 
I due ovviamente non mollarono l’osso e, per tutto il tragitto, ipotizzarono ogni genere di lavoro, assillando la poveretta, che, per fuggire alle loro domande, dovette chiudere loro in faccia la porta del suo appartamento, dopo aver, ovviamente, recuperato i cani dalle loro grinfie (sì, per un istante entrambi avevano pensato di tenere in ostaggio Happy e Choco per costringerla a confessare). 
<< Prima o poi lo scopriremo. >> disse Henry convinto, sostenuto da Castiel che annuì con decisione.
Poi si strinsero la mano e si salutarono, ognuno diretto verso la rispettiva dimora. 
 
 
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Royal Residence Park,
Palazzo Superior, Appartamento 8B
 
      
 
Zelda, comodamente seduta sul divano in terrazzo, inviò con soddisfazione l’ultima email di lavoro, dopo averla riletta almeno una quindicina di volte. Chiuse il portatile e lo adagiò sul basso tavolino di fronte a lei. Recuperato il bicchiere di limonata, ancora fredda, raccolse le gambe sui morbidi cuscini e ammirò lo skyline di New York tinto di rosso, viola e arancione: la vista era a dir poco spettacolare. 
Dopo aver preso un profondo respiro purificatore, la strega si ritrovò a pensare che, benché avesse mangiato più tramezzini di quanto le piacesse ammettere, mentre provava i vestiti con le sue amiche, il suo stomaco stava cominciando a gorgogliare, ricordandole che erano già le venti passate. Inclinando il capo all’indietro, contro la spalliera del divano, si ricordò che il suo frigo era miseramente vuoto e che quindi le sarebbe toccato ordinare qualcosa d’asporto. Stava valutando cosa prendere (pizza o hamburger? La scelta era davvero ardua), quando, improvvisamente, un delizioso e fragrante odore le stuzzicò le narici. In maniera simile a un cane da caccia che segue una traccia, la donna si alzò con eleganza dal divano e si avvicinò al parapetto del suo terrazzo: Webster stava facendo un barbecue. Un incantevole sorriso diabolico le si dipinse sul volto, mentre si dirigeva, quasi saltellando, nella sua cucina. Lì recuperò un contenitore di metallo e riempì di cookies al cocco e gocce di cioccolato, che aveva fatto il giorno prima. Una Sarabi affamata le passò fra le gambe, miagolando per attirare la sua attenzione. 
<< Tranquilla piccola, ora andiamo a mangiare. >> la rassicurò la padrona, prendendola in braccio. Afferrò poi il contenitore di latta e si diresse verso l’ingresso, ma prima di uscire si diede un’occhiata veloce allo specchio che vi campeggiava. 
Nonostante fosse vestita da casa, era più che presentabile: un paio di pantaloni chiari e leggeri le avvolgevano le gambe facendo pendant con un top color crema con spalline sottili, ai piedi aveva delle semplici infradito di cuoio e i capelli, come al solito, erano raccolti in uno chignon morbido, da cui erano sfuggiti un paio di riccioli ribelli. Stringendosi nelle spalle si mise in tasca le chiavi di casa e uscì, in fondo doveva solo autoinvitarsi dal suo sgradevole vicino, mica andare a cena con la Regina d’Inghilterra. Grazie all’ascensore raggiunse la sua destinazione in meno di due minuti e suonò il campanello. Non dovette attendere molto perché, dopo poco, la porta si aprì per rivelare la slanciata e tonica figura di Joël Dominik Webster.
<< Grazie mille per l’invito, come da prassi ho portato il dolce. >> senza aspettare oltre la strega scivolò oltre la soglia e superò pure il padrone di casa.
<< Sai che non mi piacciono i dolci e, tecnicamente, non ti ho invitata. >> 
Zelda si fermò al centro dell’ingresso e si voltò verso l’amico di famiglia << Oh, invece lo hai fatto. Il paradisiaco odore di barbecue è giunto fin su al mio terrazzo, se questo non è un invito non so cos’altro possa essere. >> depositata Sarabi sul pavimento, che andò subito a strusciarsi contro le gambe di Joël, la strega studiò divertita l’outfit dell’uomo, che consisteva in un paio di pantaloni cachi, le ciabatte da casa, una camicia blu scuro, le cui maniche erano raccolte fino al gomito, e da un grembiule bianco. 
Un ghigno derisorio si delineò sul bel volto della donna << Grembiule interessante. >> sull’indumento, infatti, svettava una finta macchia di sangue su cui erano riportate le scritte “Serial Griller” e, più in piccolo, “Killer Burgers”,con in mezzo una mannaia e una spatola che si incrociavano. 
Lo scrittore, dopo aver accarezzato Sarabi, si rialzò e si sistemò meglio le maniche della camicia << Si tratta di un regalo. >> 
<< Chi ti ha mai potuto fare un dono del genere? >> 
<< Io. >> Magnus, vestito con un paio di semplici jeans slavati e una polo color verde pastello, comparve nell’ingresso << Sono io il responsabile. >>  
Zelda, mai come in quel momento, avrebbe voluto che una voragine si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse tutta in un colpo. Percependo poi il divertimento mal celato di Joël alle sue spalle, l’imbarazzo aumentò a dismisura. 
<< Se vuoi sapere io lo trovo davvero bellissimo. >> lo scrittore si fece avanti e passò la mano da uno all’altro << Non credo che qualcuno vi abbia mai presentati. Zizi lui e Leopold, Leopold lei è la mia palla al piede da vent’otto anni a questa parte. >> 
I due guardarono male il padrone di casa che, ignorando le occhiatacce, disse tutto allegro << Spostiamoci in terrazzo! >> 
La donna, ancora leggermente arrossata sulle gote, tese la mano destra all’uomo << In realtà mi chiamo Zelda Marjia Nightingale, piacere di conoscerti. >> 
Il mago le sorrise cordialmente, per poi stringerle delicatamente la mano << Io sono Magnus e il piacere è tutto mio. >> 
Camminando fianco a fianco giunsero nell’open space che comprendeva il salotto, la cucina e l’angolo cantina, in cui l’ex Corvonero conservava la sua amata collezione di vini e, purtroppo, le casse di whisky che la sua famiglia gli mandava. Stavano per arrivare alla porta finestra, quando Joël comparve sulla soglia con la spatola sguainata.
<< Rossa, la tua gatta non fa altro che miagolare. >> 
<< Perché ha fame. >> 
Lo scrittore sollevò le sopracciglia inorridito << Non le hai ancora dato da mangiare? >> 
La strega si strinse nelle spalle << Mi vuoi dire che non le offrirai una delle tue prelibate scatolette? Che genere di padrone di casa sei, scusa? >> 
L’uomo, indispettito, sbuffò come una ciminiera e si diresse, a passo spedito, verso la dispensa, borbottando qualcosa che pareva vagamente “Sanguisuga”, mentre una fila indiana di tre gatti, con a capo Sarabi, lo tallonavano da vicino. 
Dimenticatasi momentaneamente della presenza di Magnus, quando si voltò e si rese conto che aveva assistito allo scambio di battute percepì il rossore sulle gote riaffiorare: maledetto Webster, riusciva sempre a tirare fuori il peggio di lei. 
Spostandosi un riccio ribelle dietro l’orecchio e domandandosi perché non si fosse cambiata d’abito prima d’uscire, aprì la scatola di latta e la offrì all’imprenditore << Biscotto? >> 
L’uomo ne prese uno tutto contento << Grazie. >> poi, notando l’imbarazzo in cui versava la donna, tentò di alleggerire la situazione << Certo che avete un rapporto davvero particolare, mi domando come tu sia riuscita a non ucciderlo in tutti questi anni. >> 
<< Più che altro sono amica di Melanie ed è solo per lei che mi sono riuscita a trattenere. >> rendendosi conto che i due erano amici e che, molto probabilmente, quel cretino di Joël poteva avergli raccontato le peggio cose sul suo conto, si affrettò ad aggiungere << Non devi credere a tutto quello che ti dice, spesso si diverte a ingigantire le cose. >> 
Sgranocchiando allegramente il suo biscotto, il mago arricciò il naso divertito << Presto ascolto solo all’un percento di quello che mi dice, tranquilla. >> poi socchiuse brevemente gli occhi, come se volesse riportare alla mente un ricordo preciso e, quando lo ebbe trovato, le sorrise << Per esempio, non ho mai creduto che tu abbia perso Gil(8) a Central Park. >> 
A quelle parole Zelda spalancò gli occhi, perché aveva dovuto rievocare quel brutto episodio? << Tecnicamente non sono stata l’unica ad averlo perso di vista, insieme a me c’era anche Joël. Mi sarò distratta solo per un nano secondo, a causa di un maledetto stormo di piccioni, e lui si era volatilizzato. >> 
Magnus, che aveva tentato solo di alleggerire la situazione di imbarazzo, si sentì sprofondare << Beh, l’importante è che lo abbiate ritrovato in fretta. >> 
<< Molla subito l’osso, brutto scriteriato! >> Joël, riemerso dalla cucina, da cui si intravedevano i tre gatti mangiare dalle rispettive ciotole, si avvicinò con aria minacciosa, brandendo, in una mano, la sua fidata spatola e, nell’altra, il necessario per aggiungere un posto a tavola << Così ti rovinerai l’appetito. >> 
Come un bambino beccato a fare una marachella, Magnus si ficcò in bocca quello che rimaneva del biscotto e, con espressione innocente, si strinse nelle spalle, sollevando i palmi per mostrare che non aveva nulla fra le dita. 
<< Prima la carne, poi i dolci. >> lo redarguì lo scrittore, piazzando a un centimetro dal naso dell’amico l’arnese da cucina << Altrimenti che senso ha che io mi impegni tanto con il barbecue? >> 
<< A proposito, solo io sento un vago odore di bruciato? >> chiese innocentemente l’imprenditore, annusando l’aria. 
Un strilletto acuto scappò all’ex Corvonero che, mollate le stoviglie a Zelda, fuggì di gran carriera verso la griglia. I due rimasti ridacchiarono per il verso emesso dall’amico, per poi seguire le sue orme, seppur con passo più tranquillo. 
Giunti in terrazzo, la strega si affrettò a sistemare il piatto e le posate nel posto che solitamente occupava, mentre Magnus le riempì il calice con il Pinot Nero del 2015, che il padrone di casa aveva scelto per accompagnare la carne. 
Joël, che era riuscito a intervenire tempestivamente, si voltò verso i due << Di cosa stavate parlando poco fa? >> 
Dopo aver porto il bicchiere alla donna, l’imprenditore fece lo stesso per l’amico, accompagnando però il gesto con una occhiataccia << Mi ha raccontato di come entrambi avete perso di vista Gil al parco. Lei aveva una valida ragione per essersi distratta e tu? >> 
<< I piccioni? Per te degli stupidi piccioni sono una valida scusante per perdere il mio adorato nipote? >> 
<< Lo sai che io ho paura dei piccioni! >> Zelda, che si era avvicinata all’uomo per dare un’occhiata al ben di dio che era disteso sulla griglia, gli diede un pizzicotto << Tu sei stato distratto da uno stuolo di fan che ti avevano adocchiato. >>
<< Sinceramente, fanno più paura delle fan sfegatate che un paio di pennuti. >> dopo aver rigirato un pezzo di tagliata, si voltò con il suo inconfondibile sorriso “da schiaffi” stampato in volto << Leopold, ti ho raccontato di quella volta in cui Zizi è dovuta sfilare di fronte a tutte le personalità di spicco degli Hampton con una maglietta con su scritto… >> 
Il futuro Conte di Northampton non ebbe mai modo di sapere cosa riportasse la t-shirt poiché le parole dello scrittore vennero brutalmente interrotte da una gomitata della diretta interessata nelle costole. 
<< Merda, mi hai fatto male! >> si lagnò l’uomo.
<< Ti sta bene. >> gli sibilò all’orecchio la strega, per poi girarsi verso un confuso, seppur divertito, Magnus << Ho sentito che presto la tua azienda lancerà un nuovo cellulare. >> 
<< Sì, il DOW. È per questo che mi trovo a New York. >> spiegò il mago, scostando una sedia e aiutando così Zelda ad accomodarsi << Joël mi ha raccontato vagamente che sei una designer d’interni e che hai avviato un’azienda tutta tua. >> 
La donna, felice di poter parlare del suo lavoro, argomento che la metteva sempre a suo agio, regalò un sorriso luminoso all’uomo, che si era accomodato nel posto di fronte a lei e iniziò a raccontargli più nel dettaglio la sua professione. 
La serata passò allegramente, tra chiacchiere, che spaziarono in ogni genere di argomento, e risate; anche se Joël, quando ebbe salutato i suoi ospiti, si ritrovò a contare i lividi che si era procurato a causa dei calci e dei pizzicotti ricevuti. Maledetta Nightingale, prima si autoinvita e poi malmena chi la sfama: allucinante. 
 
 
§§§
 
 
Venerdì 8 Giugno,
Piazza della Fontana

       
 
<< Tu! >>
Aaron, che stava attraversando la pizza, si fermò di botto e cercò la fonte di quell’ordine perentorio; in fondo era l’unico essere vivente lì presente, oltre ai suoi adorati cani, quindi per forza di cose doveva essere lui quel fantomatico “Tu”.
All’altezza del palazzo Gold, una figura elegante e distinta si stava dirigendo, come una furia, verso di lui. Non ebbe bisogno di aguzzare la vista per riconoscerla e si limitò ad alzare una mano in un cenno di saluto << Buongiorno anche a te, mia cara Vasya. >> 
<< Non c’è nulla di buono stamattina. >> replicò stizzita la russa, fermandosi a un braccio di distanza da quello che aveva ribattezzato come “nemico giurato della sua sanità mentale” << Dimmi che cosa hai in mente, maledetto. >> 
Sollevando le sopracciglia sorpreso, il mago osservò la donna ucciderlo con lo sguardo e, contemporaneamente, accarezzare amorevolmente Choco e Happy, che scodinzolavano e guaivano come dei forsennati: che ruffiani. 
<< Che sei più pazza del solito? >> 
Gli occhi chiari della strega si socchiusero in due fessure << Senti biondino, è da ieri che cerco di capire che cosa stai architettando ai danni di Magnus e a breve mi scoppierà un’ulcera a causa tua. Quindi falla finita e dimmi cosa stai pianificando. >>
<< Scusami, ma tu ieri non sei andata a una festa con Tristan e Camden? >> prima che questa potesse replicare, l’additò con fare concitato << E non mentire, Will ti ha vista sfrecciare via verso il tramonto insieme a quei due. >> 
<< Sai, a differenza tua, so fare due cose contemporaneamente. Forza, sputa il rospo. >> 
Roteando gli occhi al cielo, Aaron si voltò e, dopo aver schioccato le dita per richiamare al suo fianco i due cani, si diresse verso l’uscita del residence << Te lo dico da amico, goditi la vita e smettila di farti gli affari miei. Tra te e Willow non so chi sia peggio. >> 
<< Oh poverino, mi dispiace se io e tua sorella cerchiamo di evitare che tu combini qualche disastro. >> ironizzò l’ex Tuono Alato, affiancandolo. 
<< Ti posso assicurare, come ho già fatto con quella spina nel fianco di mia sorella, che non ho intenzione di mettere in pericolo la vita di Magnus, solo di semplificare la mia. >> poi, avendo un’illuminazione improvvisa, si fermò sotto l’arco, poco lontano dall’entrata della portineria << Sei stata tu ad aizzarmi contro Will? Per tutta la cena di ieri sera non ha fatto altro che chiedermi che cosa stessi architettando, proprio come hai appena fatto tu. >> 
Vasya, non volendo mettere in mezzo l’amica, sollevò il mento con aria di sfida e ignorò platealmente la sua domanda << Allora, che cosa hai in mente? >>
<< Ohohoh, mia cara scordatelo. Se anche avessi qualcosa in mente non verrei di certo a riferirtelo. >> 
I due si allontanarono dal comprensorio, bisticciando come cane e gatto, e, quando le loro voci furono troppo lontane per essere udite chiaramente, una donna uscì della portineria. 
Brenda, con un sorriso sghembo che le incurvava le la labbra morbide, guardò in direzione del marciapiede, al di fuori dell’edificio, sui cui transitavo un numero indefinito di persone. Quella mattina era uscita di casa presto per ritirare un pacco che conteneva delle maschere di bellezza che lei e Malaika e, se si fossero riuscite a liberare dai loro impegni lavorativi, anche Zelda e Camila, si sarebbero fatte quel pomeriggio, in preparazione del party. Aveva masticato una serie di imprecazioni durante tutto il tragitto, ma alla fine quell’escursione non era stata un male. Infilò il taccuino, nel quale aveva diligentemente trascritto gli indizi che aveva udito poco prima, nella tasca posteriore dei jeans, mentre il suo sorriso si ampliava: adorava i segreti, ma ancora di più svelarli.
 
 
§§§
 
 
Palazzo Superior,
Attico
 
      
 
Joël seguiva silenzioso il fidato maggiordomo degli Howard, poco importava che conoscesse l’attico tanto bene quanto il suo appartamento e che sarebbe riuscito ad arrivare da solo in qualsiasi stanza che la Contessa aveva deciso di usare per ricevere i suoi graditi ospiti. 
Quel giorno Cathleen aveva optato per l’ “Osservatorio”, una stanza circolare la cui particolarità era il soffitto a cupola e in vetro, da cui si poteva appunto osservare il cielo. Ci si poteva giungere da tre direzioni diverse che finivano con altrettante aperture ad arco. Nessuna porta chiudeva il luogo, che era così estremamente luminoso, anche grazie alla presenza  di tre porte finestre, sempre ad arco, che davano sul giardino. L’ambiente era rallegrato da numerose piante e da un pavimento fatto di pietre di color terra cotta. Al centro della stanza vi era un piccolo tavolo circolare, ricoperto da stuzzichini e da due caraffe una arancione e l’altra gialla, e, intorno ad esso, erano comodamente sedute la padrona di casa e una donna dai lunghi capelli corvini e dai particolari occhi eterocromi.
<< … hai fatto un ottimo lavoro, mia cara. >> la Contessa passò delicatamente le punta delle dita sul bordo del ritratto, ignorando cosa le stesse capitando attorno, troppo ammaliata dalla giovinetta semisdraiata in mezzo a un’oasi nel deserto << Al sultano piacerà da impazzire come sei riuscita a catturare l’indole della sua primogenita. >> 
Randolph, facendosi di lato, si schiarì la voce << Milady, il Signor Webster. >> 
Cathleen sbatté le palpebre un paio di volte, poi un sorriso luminoso le incurvò le labbra. Dopo aver sistemato con attenzione il dipinto nella sua custodia nera, si alzò e si diresse a braccia aperte verso il nuovo venuto << Joël, mio caro. Finalmente sei venuto a trovarmi, temevo che ti fossi dimenticato di me. >> 
I due di scambiarono un breve e caloroso abbraccio, poi lo scrittore le prese la mano destra e posò sul dorso un bacio leggero << Sono profondamente dispiaciuto di non essere venuto prima. >> 
<< Sei tornato da ben due giorni e solo ora vieni a salutarmi, senza neanche una valida scusa per il tuo ritardo? Sono mortalmente offesa. >> la Contessa sfilò le dita dalla presa del giovane e, con finta aria offesa, gli diede le spalle. Gli fece cenno di sedersi in una delle due sedie libere e poi indicò la donna, che indossava un vestito estivo color turchese << Non so se vi conosciate, ma lei è Camila Dourado Borges, una pittrice di grande talento. Lui invece è Joël Dominik Webster, il famoso scrittore. >> 
I due, che si erano visti di sfuggita per il residence, si scambiarono una stretta di mano e sorrisero contemporaneamente per la presentazione fatta dall’anziana. 
Joël si era seduto da meno di quindi secondi quando la Contessa gli pose davanti un bicchiere di spremuta d’arancia, visto che la donna sapeva che la preferiva alla limonata, e un piattino ripieno di tramezzini di vario genere.
<< Ti ringrazio, ma non ho così tanta fame. >>
<< Mangia, sei denutrito. >> Cathleen, dopo aver stretto il foulard di seta che aveva attorno al collo, si accomodò a sua volta << Come mai sei venuto a trovarmi? Lo so che non sei venuto qui solo per porgermi i tuoi omaggi. >>
<< Oh, mia cara Kitty, come mi conosci bene. >> gli occhi chiari del mago si illuminarono, afferrando poi un piccolo sandwich con avocado e tonno << Ho saputo che qualcuno sta architettando un tiro mancino a Magnus. È vero? >> 
Le due donne si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi scoppiarono a ridere. 
<< Certo che è impossibile tenere un segreto in questo posto. >> Camila posò le lunghe dite sulle labbra, nel vano tentativo di trattenere le risate che la scuotevano << Aaron ci rimarrà male quando lo verrà a sapere. >> 
<< Oh, l’importante è che suo cugino ne rimanga all’oscuro. >> la Contessa, adagiandosi contro lo schienale della sedia, si portò alle labbra il bicchiere pieno di aranciata << Vuoi unirti alle scommesse? >> 
<< Scommesse? >> lo scrittore, dopo aver mandato giù un boccone, fece saltare gli occhi chiari da una donna all’altra << E su cosa? >> 
<< Su quanto tempo Magnus impiegherà a trovare la cimice. >> la padrona di casa estrasse da una tasca dei suoi pantaloni cachi, a vita alta, un piccolo taccuino di pelle nera e lo aprì << Al momento siamo in sette e la somma totale è di trecento galeoni. Quella buon’anima di mio marito ha puntato su dieci giorni: confida troppo in quel tonto di mio nipote; io invece ho scommesso che impiegherà trentacinque giorni. >> 
Camila si spostò una ciocca di capelli dal viso << Io, se non sbaglio, due settimane, giusto? >> 
Cathleen girò le pagine sottili e annuì << Precisamente quindici giorni. >> voltatasi verso il mago, lo scrutò da sopra le lenti degli occhiali squadrati << Allora, vuoi unirti anche tu? >> 
<< Ma che domande, certo! >> Joël estrasse a sua volta dalla tasca dei pantaloni il portafogli << Io credo che ci metterà diciotto giorni ad accorgersi della cimice. Quanto ti devo? >> 
<< Uhm, sei vicino a Willow: lei ha puntato su venti. >> la Contessa, come una navigata bookmaker(9), tese la mano destra, mentre il silenzioso Randolph compariva al suo fianco con una scatoletta di legno << Sono cinquanta galeoni. >> 
Estratto quanto richiesto dal portafoglio, l’uomo lo porse alla padrona di casa che contò il denaro e poi lo pose all’interno della scatola << Sai cosa fare. >>
Il maggiordomo, dopo un inchino elegante, uscì dalla stanza, diretto chissà dove. 
Il mago osservò Cathleen scrivere, con la sua minuta ed elegante scrittura, su di un foglio bianco la data del giorno corrente, il suo nome e i vari riferimenti della scommessa. Concluso il tutto girò il taccuino verso di lui e gli pose la piuma, che gli aveva portato il sempre servizievole Randolph poco prima << Firma. >> 
<< Certo che con te non si scherza. >> commentò l’uomo, facendo al contempo quanto richiesto.
La Contessa gli regalò un sorriso malandrino << Probabilmente, nella mia vita passata, sono stata una strozzina. >>  
Camila, dal canto suo strinse con ferocia le labbra, per non scoppiare a ridere, soprattutto vedendo l’espressione sorpresa dello scrittore, che, benché avesse sempre la risposta pronta, di fronte alle stravaganti uscite dell’anziana signora spesso e volentieri si ritrovava sguarnito di parole. Volendolo aiutare a uscire dall’impasse, gli domandò << Ti è stato detto dove Aaron ha nascosto il tracciatore? >>
Di fronte al diniego dell’altro, la pittrice indicò con il capo la padrona di casa << In realtà è merito di Cathleen: gli ha infatti suggerito di nasconderla nella penna stilografica, che è stata regalata a Magnus per i suoi vent’un anni proprio dai Conti. >>
La diretta interessata si pavoneggiò, drizzando ancor di più la schiena e sorridendo con falsa modestia << Mio nipote è un animale abitudinario e ciò si riflette nel fatto che si porta sempre appresso solo due cose, a cui è particolarmente affezionato: l’orologio, che gli hanno donato i suoi genitori per i suoi diciotto anni, e, appunto, la penna. Per Aaron era molto più semplice avvicinarsi alla seconda e così ha fatto, nascondendo la cimice nel tappo. >>
<< Ne pensi una più del diavolo. >> commentò Joël pieno di ammirazione, facendo inorgoglire ancora di più Cathleen. 
Camila, dando per caso un’occhiata all’elegante orologio affisso alla parete, si rese conto che era giunta per lei di accomiatarsi, quindi si alzò << Grazie mille per questa gustosa merenda, ora però devo andare a casa a completare alcuni doveri che ho lasciato in sospeso. >> girò intorno al tavolo e andò ad abbracciare la padrona di casa, che ricambiò la stretta con affetto << Mi devo muovere, altrimenti rischio di saltare il pranzo con Brenda e le altre. >> 
<< Salutami quelle care ragazze. >> disse la padrona di casa.
Joël, a sentir nominare la blogger, si drizzò: allora viveva davvero nel comprensorio e dunque non era un squinternata che si era introdotta illegalmente nel residence. La cosa lo rassicurò non poco. 
<< Certamente. >> replicò la brasiliana.
<< E non ti preoccupare per il ritratto, farò in modo che il sultano lo riceva entro la prossima settimana. >>
La pittrice si scostò dall’anziana e le sorrise riconoscente << Sapevo di poter contare su di te. A sta sera. >> detto questo sorrise allo scrittore, che si era alzato per salutarla, e seguì Randolph, che era nuovamente comparso dal nulla per scortarla all’ingresso. 
La Contessa a quel punto si voltò verso il suo unico ospite << Guarda che non mi sono dimenticata che mi sei venuto a trovare con quarant’otto ore di ritardo. Per punizione dovrai raccontarmi come sono andate le tue vacanze negli Hamptons. Come stanno i tuoi genitori? Tua sorella? E quell’adorabile peste di tuo nipote? >> poi borbottò fra sé e sé << Dovrei scrivere a Celia. >> 
Lo scrittore di fronte a quel fiume di domande non riuscì a trattenere una sonora risata: Cathleen si riconfermava la forza della natura che era. 
 
 
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Uscita Parco del Royal Residence Park
 
      
 
<< Quindi i tuoi genitori vogliono ampliare il ristorante? >> 
Camden e Noah stavano uscendo dal parco privato del residence dopo aver fatto l’ennesima partita a Quodpot, il risultato era stato stranamente un pareggio. Entrambi però avevano escluso un terzo match  perché si stava facendo tardi e quella sera avevano un impegno importante che li attendeva proprio al palazzo Superior. 
<< Sì, gli affari stanno andando molto bene e perciò vogliono aumentare i posti a sedere e dare una rinfrescata all’ambiente. >> l’attore, che indossava solo un paio di pantaloncini da basket e delle scarpe da tennis, si passò un asciugamano sul petto imperlato di sudore << Dal punto di vista legale non è così facile, soprattutto per quanto riguarda l’ampiamento e l’assicurazione. Per questo i miei mi hanno chiesto una mano per trovare un abile avvocato che possa seguire tutta la trafila e che li possa consigliare al meglio. >> 
<< Penso di conoscere una persona che ti potrebbe aiutare e… lupus in fabula. >> Camden iniziò a sbracciarsi e a chiamare a gran voce un uomo che stava attraversando la pizza della fontana.
Castiel, con la fronte aggrottata, si fermò a osservare le due figure, di cui una purtroppo conosceva benissimo l’identità, avvicinarsi a lui a passo svelto. 
<< Credo che sia la prima volta in tutta la mia vita che ti vedo rientrare a casa così presto. >> la voce divertita di Cam fece inarcare le sopracciglia del magiavvocato << Insomma non sono neanche le cinque di pomeriggio e tu sei qui, domani come minimo nevicherà. >> 
<< Forse te ne sei dimenticato e la cosa sinceramente non mi stupirebbe, ma tra un paio d’ore inizierà il party dei Conti. >> il sopracciglio si inarcò ancora di più, quando squadrò l’amico da capo a piedi, soffermandosi in particolare sulla maglietta nera che riportava la scritta “I’m sexy and I know it.” << Di cosa hai bisogno questa volta? O mi hai fermato solo per canzonarmi? >> 
<< No, in realtà ho una valida ragione. Castiel, ti presento il mio amico Noah Hansen. Noah eccoti l’avvocato migliore dello Stato, macché, dell’intero continente: Castiel Lucifer Greyson. >> 
I due diretti interessati si soppesarono reciprocamente, chi sorridendo cordialmente e chi con espressione impassibile, anche se quest’ultimo cercava di fare del suo meglio per non fissare gli occhi sui muscoli messi in bella vista dall’altro. 
<< Piacere. >> dissero in coro e si strinsero la mano. 
<< Bene, superati i convenevoli e meglio andare diretti al punto. >> si intromise Cam, con il suo solito modo di fare confusionario e pieno di vita << I genitori di Noah hanno bisogno di un’assistenza legale per l’ampiamento del loro ristorante e chi meglio di te può aiutarli? In fondo sei un magiavvocato civile. >> 
<< Vero, ma non mi occupo di questo genere di cose. Non rientra nel mio ambito. >> poi si voltò verso l’attore, in completa modalità lavoro << I tuoi sono in affitto? >> 
<< No, il locale è di loro proprietà. >> rispose, preso leggermente alla sprovvista dal cambiamento sottile dell’uomo: pareva infatti più a suo agio e rilassato, ma allo stesso tempo determinato.
<< Se hanno già un progetto in mente, per prima cosa devono parlarne con l’assicurazione per vedere cosa copriranno e cosa no. Devono poi andare in comune e visionare i documenti del catasto. Infine hanno bisogno di tutti i documenti necessari nonché dell’approvazione per costruire su suolo pubblico. >> 
I due guardarono con ammirazione e vago sconcerto l’ex Serpeverde, le cui gote si imporporarono leggermente per l’ammirazione che gli uomini non provavano neanche a nascondere nei suoi confronti. 
<< Wow. Insomma… incredibile. >> il sorriso di Noah si ampliò e fece un passo in avanti << Riferirò tutto ai mille genitori, davvero grazie per le dritte. Non è che per caso hai anche il nominativo di un avvocato da consigliarmi? >>
Forse fu il palpabile desiderio dell’attore di aiutare sua madre e suo padre oppure gli occhioni luminosi di Camden, ma in poco tempo l’inglese capitombolò lasciandosi sfuggire un breve, ma profondo, sospiro << Facciamo così, chiamami domani a questo numero >> disse, allungandogli il suo biglietto da visita << Ti dirò quali documenti raccogliere e poi ci organizzeremo per un colloquio con i tuoi. >> 
Noah aprì la bocca, ma non ebbe modo di emettere un fiato perché Camden lo precedette abbracciando di slancio il magiavvocato, che rimase fermo come una statua di sale << Lo sapevo che in fondo avevi un cuore tenero! >> 
<< Uhm, sì. Ok. >> Castiel scivolò via dalla presa dell’amico, si sistemò la cravatta che l’altro aveva sposato e si esibì in un rigido cenno del capo << A più tardi. >> 
<< Te lo avevo detto che Castiel è il migliore. >> esultò Cam, dando una leggera spintarella all’attore. 
<< Sì >> Noah, senza staccare gli occhi dal diretto interessato, inclinò il capo di lato e un sorriso malandrino gli incurvò le labbra << Me lo avevi detto. >> 
 
 
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Palazzo Superior,
Ingresso
 
   
 
Per la prima volta da quando si era trasferita al residence, Sherilyn varcò la soglia del palazzo Superior. Benché fosse di natura parecchio curiosa, non aveva mai trovato il coraggio necessario per intrufolarsi all’interno e dare così un’occhiata agli ambienti sfarzosi. Si era invece limitata a passare di fronte all’entrata, alle volte attardandosi più del dovuto e ricevendo così degli sguardi incuriositi e insieme inquisitori di valletti e cameriere che entravano e uscivano, silenziosi ed efficienti come formiche laboriose. Nonostante si fosse in parte abituata alla ricchezza sobria ed elegante che pareva permeare ogni angolo del comprensorio, non si era di certo preparata a quello che l’attendeva: da un soffitto a cupola, pendeva un elaborato e sontuoso lampadario fatto di lunghi cristalli dorati sovrapposti; il pavimento era di marmo bianco, con una sottile linea nera che formava un quadrato e che richiamava il colore delle altissime pareti, anch’esse di marmo, ma nere con striature bianche e oro. La disposizione dell’ambiente era uguale agli altri palazzi: sul lato destro vi era il bancone del portinaio;  sulla parete di sinistra si trovavano le buchette della posta, di un metallo dorato, classiche e semplici; infine, sulla parete di fondo, svettava maestoso l’ascensore, dei primi anni venti del novecento, ancora in perfette condizioni. 
Attraversando l’ingresso e posando gli occhi scuri sul lampadario che creava giochi di luce, la scrittrice si ritrovò a pensare che se, tutti gli appartamenti avevano soffitti così alti, non c’era da stupirsi che il Superior fosse annoverato fra i palazzi più alti e prestigiosi di tutta la città. 
La donna si fermò di fronte alle porte dell’ascensore, ma non premette il tasto per chiamarlo. Si sentiva talmente sopraffatta e tesa che i muscoli parevano essersi atrofizzati. Riusciva a vedere il suo riflesso nel marmo limpido: il vestito nero, con lo scollo a barca, la fasciava ed esaltava le sue forme; la gonna era abbellita da delle foglie e fiori dorati; le decolté, abbellite lungo il bordo, la slanciavano; mentre i capelli erano raccolti in uno chignon, da cui sfuggivano due ciuffi che le incorniciavano il viso insieme alla frangetta. La strega però fissò la sua attenzione sui suoi occhi che, malgrado il raffinato trucco, riflettevano la sua ansia, facendola sembrare un cerbiatto impaurito. 
Non seppe quanti minuti passarono, ma con la coda dell’occhio vide comparire al suo fianco un uomo alto. Indossava dei pantaloni neri, un paio di stivaletti del medesimo colore, una maglia bianca e una giacca color platino. Chiamato l’ascensore, si voltò verso di lei con un sorriso amichevole, ignorando il fatto che l’avesse trovata a fissare un punto di fronte a sé come imbambolata << Prima volta? >> 
La fronte di Sherilyn si aggrottò << Come scusa? >> 
<< È la prima volta che vieni invitata a una festa dei Conti? >> 
La scrittrice annuì, mentre le gote cominciavano a imporporarsi << Si vede tanto? >> 
<< Solo un pochino. >> la rassicurò il mago, mentre le porte dell’ascensore si aprivano << Non ti preoccupare, sono innocui e i loro party sono particolarmente divertenti, succede sempre qualcosa di inaspettato. >>
La donna fece un cenno del capo per ringraziare lo sconosciuto che, da vero gentiluomo, le aveva fatto spazio per farla entrare per prima << Pare che tu li conosca bene i Conti. >> 
<< Più o meno, sono un amico di uno dei loro nipoti: Aaron. >> dopo aver premuto il tasto per l’attico, senza dover inserire il codice di sicurezza perché disattivato per quella serata, l’angolocinese le porse la mano destra << Scusami, non mi sono neanche presentato. Io sono Henry Rux. >> 
Sentendo i muscoli rilassarsi pian piano, la scrittrice ricambiò il sorriso in maniera più aperta e vera << Io sono Sherilyn Leeron. Piacere di conoscerti. >> mentre le porte si richiudevano la scrittrice sollevò il volto, per guardare apertamente il volto del suo interlocutore, che era parecchio più alto di lei << Quanto sono particolari queste feste? >> 
<< Beh, una volta, per raccogliere i fondi per lo zoo di New York, Cathleen ha fatto in modo che alcuni animali gironzolassero allegramente in mezzo agli ospiti. >> di fronte allo sconcerto della strega, il giocatore di Quidditch si portò la mano destra al cuore << Giuro, mi sono fatto un selfie con un puma. >> 
Una risata piena e allegra scosse le spalle della donna, che si sentì decisamente più leggera rispetto a quando era uscita di casa. Purtroppo il viaggio durò molto poco e, proprio in quel momento, le porte dell’ascensore si aprirono sull’atrio sfarzoso, già gremito di persone, dei Conti di Northampton. A pochi passi da loro attendeva un valletto, che teneva in mano una lista con i nomi e i cognomi di tutti gli invitati.
Henry le porse il braccio << Andiamo? >> 
Per un attimo Sherilyn esitò, poi, preso un profondo respiro, adagiò la mano nell’incavo del gomito dell’uomo e gli sorrise con coraggio << Andiamo. >> 
 
 
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Attico dei Conti di Northampton,
Salotto
 
            
 
Elegantemente appoggiato a una colonna che divideva la sala da pranzo dal salotto, Tristan osservava incuriosito i vari ospiti che andavano pian piano riempiendo l’appartamento, mentre sorseggiava un calice di champagne. Il giovane indossava un paio di pantaloni neri morbidi, dei mocassini della stessa tonalità e una camicia che faceva pendant con la giacca, con decorazioni e colori che richiamavano la cultura latina, un regalo della sua migliore amica Camila. L’outift sottolineava il fisico slanciato e muscoloso, tant’è che diverse signorine e anche signorini, a dire il vero, gli lanciavano costantemente occhiate languide. I neri capelli, solitamente lasciati liberi e arruffati in maniera sexy, erano tenuti sotto controllo dal gel che enfatizzava i lineamenti del volto e gli occhi verdi, esaltando ancor di più la sua bellezza. 
<< Hai deciso di interpretare l’uomo bello e tenebroso a questo giro? >> Willow comparve alle sue spalle, con un piattino ripieno di deliziosi stuzzichini << Credevo che quello fosse il personaggio di Magnus. >>  
Rubato un voulevant ripieno di ragù dal piatto della cugina, il regista si strinse nelle spalle << Non farei mai uno sgarro del genere al mio amato fratellone, in realtà sto studiando gli ospiti. >> 
La strega si mise a giocherellare con la catenina argentata che pendeva dal girocollo di velluto nero << Come mai? >> mettendosi a sua volta scrutare le persone che li circondavano. 
<< Sto cercando di capire, dalle personalità che i nonni hanno invitato, quale sia il reale motivo dietro questa festa improvvisa. >> 
<< Mi pare che abbiano invitato un gruppo eterogeneo di persone: i loro amici, alcuni clienti di Magnus, artisti della galleria e anche dei nostri condomini. >> 
A quell’ultima osservazione il mago si voltò verso la donna con gli occhi scintillanti, sottraendole, al contempo, un muffin salato visto che il voulevant di poco prima era già finito all’interno del suo stomaco << Sono questi ultimi che mi lasciano perplesso. >> 
La gallerista si strinse nelle spalle << Molti di loro sono loro amici oppure nostri… >>
<< Vero, ma con molti altri avranno scambiato si e no qualche convenevole o poco più. Perché invitarli allora? Soprattutto se vuoi festeggiare i tuoi nipoti. La nonna ha più conoscenti di chiunque altro e che di certo non rifiuterebbero un suo invito. >> 
<< Effettivamente… >> Willow tornò a osservare con rinnovato interesse la sala e le persone che vi si muovevano all’interno.
Tristan, dal canto suo, si rese conto che anche loro erano studiati da coloro che li circondavano e che il chiacchiericcio di sottofondo era molto simile al loro scambio di battute. Quando però udì delle considerazioni viscide sul conto della cugina, il suo volto si fece marmoreo e lo sguardo di ghiaccio.  Adocchiati i colpevoli, tre uomini, se così si potevano definire, di mezza età, fu sufficiente una sua occhiataccia per farli fuggire con la coda fra le gambe. 
Will, che non si era accorta di nulla o, molto più probabilmente, faceva finta di nulla, indossava una lunga gonna argentata, che brillava a ogni suo movimento, abbinata a un top nero, che sottolineava le sue esili forme e lasciava scoperte le spalle. I lunghi capelli erano lasciati liberi in onde, ad eccezione di due ciuffi davanti che erano stati raccolti in una treccia in modo da lasciare scoperte le orecchie e i gioielli che le adornavano, ovvero degli orecchini a forma di cristallo che ornavo il lobo e l’elice(10). I sandali neri, dall’alto tacco, la slanciavano, tanto che quasi sfiorava il suo metro e ottantotto. 
Di base sua cugina era sempre carina e ben vestita, ma quella sera era oltremodo adorabile e quindi non esitò a dirglielo, facendole così sorgere un sorriso contento sul volto. 
<< Grazie. >> disse con calore al cameriere, da cui aveva preso al volo un calice di champagne; poi si voltò verso il compagno di marachelle di una vita per renderlo parte dell’idea che le era balzata in mente << Non è che i nonni abbiano invitato i condomini per farci legare con loro? Insomma si lamentano sempre della mia indole da orso. >> 
<< Sei solo selettiva e timida, che c’è di male? >> borbottò il regista, ricevendo come segno di amore un breve bacio sulla guancia << La tua supposizione però ha delle falle: io non ho bisogno di fare amicizie, inoltre sono sempre l’anima di tutte le feste a cui prendo parte. >> 
<< Probabilmente ci vogliono accasare. >> Aaron si infilò nella conversazione, lanciando un’occhiataccia alla sorella minore << Riprenditi la tua benedetta pochet. >> 
La diretta interessata inarcò il sopracciglio destro, mostrandogli le mani occupate << Esattamente come faccio? La dovrei tenere in equilibrio sulla testa? >> 
<< Potrebbe essere un’idea. >> replicò l’uomo allungandosi per rubarle dal piatto un mini sandwich, ma che venne prontamente allontanato dalla sua portata. 
<< Ah-ah, o tieni la borsa oppure niente stuzzichini. >> allo sguardo omicida del fratello, la più piccola rispose con un’innocente alzate di spalle << Puoi sempre andare a riempire un piatto da solo. >>
Aaron, che indossava un paio di pantaloni grigi abbinati a un gilet del medesimo colore e una semplice camicia bianca, che gli evidenziava le spalle larghe, calcolò l’enorme distanza che lo sperava dal buffet, quindi intensificò lo sguardo minaccioso, ma con scarso successo << Sei una ricattatrice della peggior specie. >> 
<< Ho preso da nonna. >> 
Intanto che Aaron prendeva il suo agognato mini sandwich dal piatto che la sorella gli allungava, Tristan si grattò il mento riflettendo sulle parole del primo << Sai che potresti avere ragione? Sarebbe una cosa che i nonni potrebbero fare perfettamente. In fondo, solo qualche giorno fa, si lamentavano della mia vita da… “farfallone” diciamo. Non è vero Magnus? >>
Il futuro Conte di Northampton, che si era silenziosamente unito al piccolo gruppo, annuì in maniera grave << Se fossero davvero queste le intenzioni dei nonni, cosa non difficile da credere, la mia voglia di rimanere a questa festa diminuirebbe sempre più. Sto seriamente valutando la possibilità di svignarmela. >> poi soffermò, per qualche secondo, la sua attenzione sul suo Marketing Manager << Bella borsa cugino, si abbina divinamente al tuo outfit. >>
Aaron, per tutta risposta, gli regalò un dito medio proprio con la mano che teneva la pochet, mentre Willow quasi si strozzava con lo champagne a causa della battuta. 
<< Pensi sul serio di poter sfuggire alle grinfie di nonna? >> gli domandò ironico Tristan, squadrandolo dal basso verso l’alto. 
L’uomo, vagamente a disagio, ma cercando di non mostrarlo, si strattonò la giacca bordeaux scuro in pendant con i pantaloni, che facevano risaltare il dolcevita color panna, e sottrasse a sua volta un mini muffin salato della cugina << Credete che non ne sia in grado? >> 
<< Sinceramente? No. >> Will, che aveva la fronte aggrottata a causa del suo piatto ormai pressoché vuoto, lo guardò con pietà << Probabilmente ha dato istruzioni ai camerieri di tenerti d’occhio. >>
<< Questo è troppo anche per lei. >> scherzò Magnus, anche se i suoi occhi non riflettevano la medesima sicurezza. 
Tristan e Aaron si allontanarono di un passo da lui, facendosi più vicini alla più piccola di casa. 
<< Forse dovremmo tenere le distanze da lui. >> propose il regista, ricevendo cenni e mugugni d’assenso dagli altri due. 
<< Guardate che vi sento, imbecilli. >> 
<< Suvvia Magnus, non si appellano i propri parenti con certi intercalari volgari. Ti ho educato in tutt’altro modo. >> lo riprese bonariamente Manfred, affiancando il nipote primogenito e dandogli delle affettuose pacche sulla spalla sinistra. 
<< L’ho sempre detto io che Magnus è un buzzurro travestito da principe. >> scherzò Aaron, ricevendo un’occhiata di ammonimento dal nonno.
<< Guarda che ti ho visto fargli il dito medio prima. >> 
<< Mi ha istigato, è un bullo. >> 
L’uomo, in total black, a eccezione di una leggera sciarpa grigia, roteò gli occhi al cielo e, sotto lo sguardo attonito di Will, si allungò a rubare l’ultimo stuzzichino << Non sono venuto qui per sedare i vostri litigi, ma per esortarvi a mescolarvi fra la folla per compiere i vostri doveri da bravi padroni di casa. In realtà più che un consiglio è un ordine della mia adorata mogliettina, a meno che, ovviamente, non desideriate che lei venga qui e che vi riprenda, di fronte a tutti, come bambini indisciplinati. >> 
I quattro si voltarono, come un sol uomo, verso la nonna, che stava amabilmente parlando con un’anziana signora. La padrona di casa, attraverso le piume che adornavano il copricapo della sua interlocutrice, lanciava sguardi assassini ai nipoti. Il fatto poi che indossasse un’ampia gonna ricoperta di fiori, una giacca di velluto scuro e un filo di perle, non mitigava la sua aura spaventosa, tant’è che i nipoti vennero percorsi da un brivido di puro terrore. 
<< Beh, visto che mi avete svuotato il piatto torno al buffet. >> sottratta la borsa rettangolare dal fratello e incastratala sotto il braccio, Willow fu la prima a dileguarsi. 
I maschi, invece, borbottarono frasi senza senso per un paio di minuti, poi si allontanarono in tre direzioni diverse.
Manfred palesemente compiaciuto del suo successo, avendo impiegato davvero poco tempo a disperdere il gruppetto, addentò il voulevant ripieno di ragù e, mandato giù il primo boccone, si lasciò sfuggire un piccolo gemito di puro piacere << Lo Chef Ravi si è davvero superato. >> disse fra sé, dirigendosi al contempo verso la sua dolce metà.
 
 
 
 
 
 
 
(1)Chef saucier: Chef delle salse. La sua attività consiste: nella preparazione delle salse di ogni tipo; la cottura delle carni in umido, al salato e dei brasati; nelle piccole strutture è solitamente lui che si occupa dei secondi piatti laddove la brigata non prevede un rosticcere e un poissoniere. Solitamente è il più esperto fra gli chef di partita (cioè chef responsabili di uno specifico settore).
(2)Porta a vetro sabbiata: la sabbiatura è un processo di lavorazione del vetro che elimina la trasparenza, rendendo il vetro opaco e dunque non si vede nitidamente attraverso. 
(3)Jarvey: è una creatura magica con le sembianze di un furetto, ma che sa parlare e si esprime quasi solo attraverso frasi volgari e con parolacce
(4)Matar: ammazzare in spagnolo
(5)Trilby: è un cappello, simile a un borsalino, ma ha di solito un bordo più corto e il retro del bordo è più alzato. Si riconosce per il nastro sottile con fiocco sul lato destro. Il trilby marrone insieme ad un abito in tweed fa parte della classica tenuta ippica inglese.

(6)New York Sour: 6 cl Rye Whiskey o Bourbon; 2 cl Sciroppo di zucchero; 2,5 cl Succo di limone; 2 cl Bianco d’uovo; 1,5 cl Vino rosso (Syrah). Servito solitamente in un old fashioned, conosciuto anche con i termini anglofini  rocks e lowball, ovvero un bicchiere di tipo tumbler basso utilizzato per servire liquori "on the rocks" (versati su cubetti di ghiaccio) o cocktail con pochi ingredienti.

(7)Rolls-Royce Phantom Drophead Coupé: Beverly Hill Edition

(8)Gil: l’adorabile nipotino di Joël
(9)Il bookmaker (che nello “slang” dei paesi anglofoni viene anche chiamato “bookie”) è colui/il sito che ha il compito di gestire le scommesse e soprattutto di fissare le quote. 
(10)Elice: parte alta dell’orecchio


 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti!
Visto che il capitolo è parecchio corposo cercherò di non dilungarmi troppo. 
Per prima cosa volevo scusami per la mia lunga assenza, purtroppo ho passato un brutto periodo, sia nell’ambito universitario che personale, quindi la scrittura ne ha risentito parecchio. Spero tanto che in futuro non ricapiti più o che non sia della medesima portata. Inoltre farò del mio meglio per prendere un buon ritmo, non credo che riuscirò a sfornare capitoli a raffica (sono un bradipo a scrivere) ma cercherò, quantomeno, di pubblicare un capitolo al mese (tengo le dita incrociate). 
In secondo luogo volevo ringraziarvi per l’infinta pazienza che avete dimostrato dei miei confronti e per non aver abbandonato le speranze. Davvero, grazie infinite. 
Spero tanto che il capitolo vi sia piacito e mi scuso per la lunghezza, ma volevo farmi perdonare (spero che da leggere non sia stato pesante o noioso). 
Come avrete notato ho descritto solo una parte dei vestiti, l’ho fatto perché non volevo appesantire ulteriormente la scrittura, quindi il resto degli abiti li vedrete, finalmente, durante il party vero e proprio. Le immagini degli outfits che ho descritto li trovate qui di seguito. 
Stranamente non ho domande da farvi, ma cominciate a pensare agli Oc con cui il vostro pargolo potrebbe avere dei flirt (almeno 2 o anche di più se volete).
Detto questo vi saluto e a presto, spero.
Chemy
 
 
Vestiti:
 
Camila

 
Zelda

 
Sherilyn

 
Henry

 
Tristan

 
Willow

 
Aaron

 
Magnus

 
Manfred

 
Cathleen

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 
 
The Apple of Scandal
NY, 8 Giugno 2018
 
Il party dei Conti di Northampton è finalmente iniziato!
Fonti interne dicono che lo sfarzo e il lusso sono i padroni incontrastati e che diversi volti noti hanno già avuto modo di interagire fra di loro. 
Una cosa è certa: Cathleen Howard è la regina incontrastata delle migliori feste newyorkesi dell’ultimo decennio. Dunque, che cosa avrà in serbo per i nostri ospiti e per gli infiltrati della nostra redazione? 
Ci aspettiamo molti scoop e soprattutto un sacco cuoricini in ogni angolo dell’attico.
Nostri fidati lettori, non demordete: appena sapremo qualcosa, vi aggiorneremo. 
Perciò rimanete connessi!
 
 
Venerdì 8 Giugno,
Attico dei Conti di Northampton, Palazzo Superior
 
 
Willow scivolò via con grazia ed eleganza, con una velocità e una nonchalance data da una lunga esperienza: essere la più piccola di casa aveva i suoi svantaggi, anche se, doveva ammetterlo, erano molti di più i vantaggi, ma c’era una cosa che aveva imparato fin dalla più tenera età, ovvero l’antica arte del fuggire in un battito di ciglia lasciando suo fratello e i suoi cugini a vedersela con il problema di turno. Molti avrebbero assimilato il suo “darsela a gambe” alla codardia, lei invece lo identificava come autoconservazione, oltre a una furbizia fuori dal comune. 
Senza il minimo senso di colpa per aver lasciato il sangue del suo sangue in balia dei nonni, la giovane si diresse verso il ricco buffet. Lanciò anche un’occhiata da sopra la spalla e non poté trattenersi dal ridacchiare malignamente quando vide Magnus, Aaron e Tristan, tre uomini grandi e grossi, balbettare come dei monelli beccati a commettere qualche indicibile marachella. 
Tamburellandosi le labbra laccate di un rosso scuro, la gallerista si mise a studiare con attenzione il florido rinfresco, optando infine per qualche mini sandwich e voulevant. Stava rimettendo al suo posto la molla con cui aveva afferrato i deliziosi salatini, quando vide, con la coda dell’occhio, un’alta figura affiancarla improvvisamente, cosa che ovviamente la spaventò talmente tanto da farla sobbalzare, facendole anche perdere la presa sulla pinza che cadde rumorosamente sul tavolo. 
<< Allora è vero che ti spaventi per nulla. >> commentò divertito Noah, sistemando la molla nel vassoio apposito << Ammetto di non averci creduto quando Tristan me l’ha raccontato. >> 
Willow, che si teneva una mano appoggiata sul torace, all’altezza del cuore che batteva furiosamente, si esibì in un sorriso forzato e imbarazzato al tempo stesso << Come puoi ben vedere non esagerava. Sono da sempre la preda preferita di qualsivoglia scherzo in casa Howard. >> 
L’attore si allungò per prendere un tovagliolo di lino, per poi appoggiarci un cucchiaio di sfoglia, riempito con una mousse di mortadella arricchita da chicchi di melograno << A questo punto allora ti dovresti essere abituata, no? >>
Il sorriso della giovane divenne pian piano più naturale e meno artefatto, mentre scuoteva l’indice << Avrebbe dovuto essere così, ma ahimè sono solo peggiorata. Quando giro per la nostra casa nello Northamptonshire, paio un gatto con il pelo tutto arruffato, sempre in ansia e sul chi vive. Odio tornare in Inghilterra anche per quello. >>
Di fronte all’espressione infastidita della donna e all’immagine di lei che si aggirava per l’immensa dimora guardandosi costantemente alle spalle, provocò nel mago un eccesso di risate, accompagnato dagli occhi inumiditi per il troppo divertimento.
<< Ridi, ridi. Per colpa dei miei parenti presto verrò ricoverata urgentemente all’ospedale per un’ulcera acuta, ne sono certa. >> 
L’uomo diede delle leggere pacche consolatorie sulla spalla dell’amica, mentre si passava la nocca destra sotto la palpebra per asciugare una lacrima sfuggitagli dalle lunghe ciglia << Secondo me dovresti scrivere una sitcom sulla tua famiglia, faresti soldi a palate. Siete il gruppo di aristocratici più strani che si sia mai visto. >> 
<< Non dare questa balzana idea a Tristan o a mia nonna, conoscendoli la troverebbero geniale e vorrebbero metterla in atto. >> Willow si guardò introno con fare circospetto << Mi farebbero patire le pene dell’inferno. >> 
<< Però ammettilo: è davvero un’idea geniale. >> 
La gallerista arricciò il naso << Non sto dicendo che non lo sia, ma che mi si ritorcerebbe contro. >>
Dopo che l’attore si fu preso un altro paio di cucchiai di sfoglia, con mousse non ben identificate, e si fu completamente calmato, i due si allontanarono con passo tranquillo del buffet, per dirigersi verso l’immenso terrazzo che si trovava al di fuori delle porte a vetri.
<< In ogni caso, sto ancora aspettando che tu passi dalla galleria per definire gli ultimi dettagli per l’asta di beneficenza. >> la strega prese dal suo piatto un mini sandwich al paté di olive taggiasche e bresaola << Dobbiamo ancora scegliere delle opere e poi vorrei parlarti di alcune idee che ho avuto. >> 
Noah si diede un piccolo schiaffo in fronte, per poi portarsi la medesima mano al petto << Hai ragione, scusami davvero tanto ma mi era completamente passato di mente. Tra tutti gli impegni che ho rischio sempre di lasciare qualcosa indietro… >> borbottando frasi sconnesse, estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare e, sotto gli occhi esterrefatti dell’amica, iniziò a scorrere la sua agenda elettronica alla ricerca di un momento libero.
Intanto che l’uomo continuava nella sua ricerca, Willow si soffermò a studiare il suo outfit che, per quella serata, era molto semplice, nulla di ricercato insomma, ma gli donava enormemente. I jeans neri, leggermente strappati, mettevano in evidenza le lunghe gambe, mentre la giacca di pelle contrastava con la semplice t-shirt bianca e sneaker del medesimo colore. L’abbigliamento era poi impreziosito da una collana, alla cui estremità si trovavano due medagliette, e da degli anelli argentati sulla mano sinistra. 
La donna era particolarmente concentrata nel capire cosa ci fosse impresso sulle medagliette, tant’è che sobbalzò al “Ah-ah!” dell’attore.
<< Sposterò il notaio. >> decretò contento, cancellando l’appuntamento fissato settimane prima << Verrò da te lunedì pomeriggio intorno alle sedici e trenta, se non è un problema. >> 
La strega, con le sopracciglia inarcate, studiò con apprensione l’amico << Per me va bene, ma sei sicuro della tua scelta? Insomma stiamo parlando di un notaio, suppongo che dovevi incontrarlo per un motivo importante. >> 
Scrollando le spalle, Noah le sorrise con allegria << Mah, in realtà dovevamo discutere del mio testamento. Nulla di che. Piuttosto, parlami dell’idea che avevi avuto, sono molto curioso. >> 
L’espressione perplessa della gallerista si accentò ancora di più, tanto da arrivare ad alzare entrambe i palmi delle mani, come a voler arrestare il fiume di parole dell’amico o il tempo stesso << Aspetta un attimo, non puoi sganciare una bomba del genere e poi passare a tutt’altro: in che senso devi discutere con il notaio del tuo testamento? >> dopo averlo scrutato dal basso verso l’alto con occhio critico, gli afferrò il braccio << Stai male? >> 
L’attore le prese con delicatezza la mano, accarezzandole la guancia con l’altra mano << Tranquilla, bimba. Scoppio di salute. >> 
Per tutta risposta, la donna gli diede uno leggera sberla sul dorso della mano, per allontanarlo << La domanda però rimane la stessa: perché cavolo devi esaminare il tuo testamento? >> 
<< Cavolo? Sono profondamente traumatizzato dal tuo lessico volgare e scurrile. Cathleen è a conoscenza di questo tuo lato così rozzo? Credo seriamente che sverrebbe a sentirti parlare in tale maniera. >>
Willow strinse le labbra in una linea sottile, facendo del suo meglio per non scoppiare a ridere di fronte all’espressione fintamente oltraggiata dell’uomo << Sputa il rospo. >> 
Tenendo sottocchio l’indice con cui l’amica lo stava minacciando con fare imperioso, rischiando anche di diventare strabico, Noah si arrese con uno sbuffo lungo e melodrammatico << Ahimè, la mia è semplice premura. Non si sa mai cosa può accadere nella vita e io voglio essere pronto a ogni evenienza, è per caso un reato essere lungimiranti? >> 
<< No… >> gli occhi chiari della donna, socchiusi in due fessure, continuarono a scrutargli il volto per qualche secondo in cerca del minimo indizio, cedimento o increspatura; giunta alla conclusione che non stava mentendo, si drizzò e gli donò un sorriso amorevole e che, allo stesso tempo, sembrava una minaccia << Confido sulla tua buona fede e sul fatto che tu non mi stia mentendo. Ora però è meglio se ti lascio ai tuoi fan. >> 
<< Come? >> 
La strega si sporse e fece un cenno con la mano a un piccolo gruppetto, di circa quattro persone, che sostavano a pochi metri da loro e che continuavano a fissare con insistenza l’uomo, confabulando tra di loro. Appena ebbero il via libera si precipitarono verso il loro idolo, il quale parve sinceramente spaesato per quel brusco scambio, tanto da rinsaldare la stretta sulla mano della corvina, che teneva ancora nella sua << Scusami, ma non dovevamo parlare dell’asta e delle tue idee in merito? >>
Dopo essersi liberata, con non poche difficoltà, dalla presa dell’amico, fece qualche passo indietro << Ne possiamo discutere con calma lunedì, in fondo hai spostato apposta l’appuntamento con il tuo notaio per me. >> prendendo al volo un calice di champagne da uno vassoio che veniva trasportato da uno zelante cameriere, Willow gli regalò un occhiolino scherzoso << Buon lavoro. >> 
Noah osservò con divertimento l’amica esibirsi in una perfetta reverenza, poi, quando lei gli diede le spalle, si concentrò sui quattro sconosciuti che lo circondavano e, con il suo solito atteggiamento gentile ed educato, si apprestò ad ascoltare quello che avevano da raccontargli i suoi fan, mentre autografava tovaglioli e calici di cristallo, che sicuramente sarebbero stati sottratti alla padrona di casa.
 
 
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Aaron, dopo aver borbotto qualcosa di incomprensibile ai due cugini che avevano annuito come se avessero realmente compreso quello che aveva appena detto loro, sorrise a suo nonno, che lo scrutava con palese scherno, e si allontanò dal piccolo gruppo, prendendo una direzione del tutto diversa rispetto a quella intrapresa dagli altri due e da quella sciagurata di sua sorella minore che aveva tagliato la corda prima di tutti, lasciandoli da soli a penare. 
Il mago, appena ebbe riconosciuto una figura a lui ben conosciuta e, soprattutto, apprezzata, vi si diresse senza alcuno indugio, con gli occhi lucidi e la voce volutamente incrinata da un finto pianto << Camila. Oh, Camila! >>
La donna, che stava tranquillamente chiacchierando con due sue amiche, si sentì afferrare per l’avambraccio e strattonare leggermente. Roteando gli occhi al cielo e con l’esasperazione nel cuore, si voltò verso l’alto uomo che le si era attaccato nel medesimo modo che avrebbe adottato un bambino piagnucolante << Cos’hai combinato questa volta? >> 
<< Nulla. >> il marketing manager scosse il capo con veemenza << Lo giuro, è tutta colpa di Magnus che ha attirato attenzioni indesiderate. >> 
<< Quali attenzioni? >> 
<< Quelle di mia nonna. >> tentando di farsi piccolo-piccolo e di nascondersi dietro la schiena dell’amica, si guardò intorno con fare circospetto << Percepisco il suo sguardo giudicante su di me. >> 
La strega perlustrò a sua volta la stanza e individuò in fretta la padrona di casa che stava parlando con una donna con un orribile cappellino pieno di piume e a cui si stava avvicinando il marito con un’andatura quasi saltellante << Dubito fortemente che ti stia guardando male, al momento è occupata in una conversazione con un’invitata. Tuo nonno è più arzillo del solito, comunque. >> 
<< Lo credo bene, ci ha appena seviziati. In ogni caso io non sto parlando dei veri occhi di Kitty, ma di quelli della sua mente. >> a quelle parole uno strano grugnito di gruppo si sollevò dal trio di donne, che fece aggrottare la fronte del mago << Oh, voi ridete pure ma non avete la minima idea di cosa è capace di fare mia nonna. Sono certo, fin dalla più tenera età, che abbia dei poteri paranormali. >> 
<< Beh, essendo una strega è anche normali che li abbia. >> 
<< Non sto parlando di quelli comuni. >> sbottò Aaron, dando una leggera spintarella alla brasiliana << Sa fare e conosce cose che nessun’altro sa… Credo che sia una Legilimens, altrimenti non si spiega. >> 
Dopo aver rilasciato un lungo respiro, Camila si voltò leggermente in modo da mostrare completamente la figura dell’amico che la stava usando come uno scudo umano << Potresti ricomporti? Vorrei presentarti delle mie amiche. >> quando fece quanto richiesto, sorrise cordiale e indicò una alla volta le due spettatrici di quell’assurdo siparietto << Lei è Sherilyn Leeron… >>
<< La famosa sceneggiatrice. >> di fronte allo sguardo perplesso delle due, si spiegò << Tristan mi ha fatto una testa tanta riguardo alla tua bravura come scrittrice e per quanto riguarda il prossimo progetto che avete in comune. >> 
La pittrice per un nano secondo rimase di stucco, poi si ritrovò ad annuire: in effetti il suo migliore amico era stato particolarmente ripetitivo negli ultimi tempi e leggermente ossessionato dal suo nuovo film.
Sherilyn dal canto suo sentì le gote arrossarsi leggermente, ma tentò di mantenere un certo contegno e sorrise cordialmente all’uomo a cui strinse la mano con energia << Spero che non abbia esagerato con le lodi. >> 
<< Oh, no. Assolutamente. >> il marketing manager scosse la testa come a voler rimarcare la negazione con tutte le sue forze << Mi ha fatto leggere le prime pagine del copione e, benché io sia un profano in tale campo, le ho trovate molto avvincenti. >> 
Dopo l’esile e impacciato “Grazie” della scrittrice, Camila indicò la seconda donna che era rimasta stranamente in silenzio a studiare la scena con curiosità << Lei invece è… ma dove è andata? >>
Nel posto che fino a poco fa occupava Brenda non c’era più nessuno, così i tre si guardarono intorno per capire dove si fosse andata a cacciare. Fu però Aaron a trovarla, infatti quando si girò su sé stesso se la ritrovò di fronte con un sorriso affascinante e in mano un cocktail.
<< Per tutti i tanga multicolore di Merlino! >> l’uomo, non aspettandosi di certo che fosse alle sue spalle, sussultò visibilmente e sgranando gli occhi. 
La strega inclinò il capo di lato con fare lezioso << Per te. >> 
Il biondo concentrò la sua attenzione sul drink che teneva in mano e, appena lo riconobbe, aggrottò la fronte << Un Gimlet(1)… come facevi a sapere che è il mio preferito? >> 
<< Intuito. >> 
Facendo un passo indietro, in modo da trovarsi a pochi centimetri di distanza da Camila, le sussurrò in maniera del tutto udibile anche alle altre due << Anche lei ha dei poteri paranormali come nonna? >> 
La pittrice gli diede una leggera spallata, poi indicò l’amica << No, non li ha. Comunque si chiama… >> 
<< Brenda Moolenar, inquilina dell’appartamento 4B del palazzo Golden. >> 
La brasiliana posò entrambe le mani sui fianchi << Non era Cathleen quella inquietante che era a conoscenza di cosa che non doveva sapere? Bri si è trasferita qui neanche tre mesi fa e tu sei ritornato dopo mesi d’assenza giusto da un paio di giorni, mi spieghi come fai a saperlo? >> 
Un ghigno sinistro si dipinse sul volto dell’uomo, che additò con fare imperioso l’amica << Tutto merito di nonna. >> 
<< La figura di Cathleen Howard sta diventato, ogni minuto che passa, sempre più interessante, anche se devo ammettere che mi ha sempre affascinato. >> Brenda si intromise fra i due e stringense la mano del biondo.
Accettando con un sorriso cordiale, che però mostrava anche tutta la sua perplessità, il bicchiere, il marketing manager strinse gli occhi chiari in due fessure << Nonna è la vera star della nostra famiglia. Scusami se te lo chiedo, ma come funziona il tuo intuito? >>
<< Diciamo che è qualcosa di innato e che mi aiuta molto nel mio lavoro. Per esempio, grazie a esso, so che stai orchestrando qualcosa ai danni del tuo affascinante cugino. >> 
<< Tristan? >> portandosi il cocktail alle labbra e prendendone un sorso, l’uomo sollevò entrambe le sopracciglia << Giuro che è da un po’ che non è al centro dei miei scherzi o vendette. >> 
<< Intendevo il grande capo, Magnus. >> 
Aaron si raddrizzò in tutta la sua altezza, spostando lo sguardo su Camila, che per tutta risposta sollevò le mani, come a dire che lei non c’entrava nulla.
<< Sei per caso una giornalista? >> l’espressione dell’uomo rimase distesa e cordiale, ma quell’atteggiamento scherzoso e allegro scomparve in un battito di ciglia. Probabilmente la maggior parte delle persone non avrebbero notato quel cambiamento repentino, ma tutte e tre le donne erano molto brave, per un motivo o per un altro, ad accorgersi dei mutamenti dell’animo umano, oltre ad essere estremamente sensibili ed empatiche. 
<< In realtà mi ritengo più una scrittrice, anche se sì, sono anche una giornalista. >> 
<< Spero non per quel giornalaccio “The Apple of Scandal” o per qualcosa del genere. >> 
Breda sollevò il mento << Ci ho fatto il mio stage, ma è da parecchio tempo che non scrivo più per loro, anche se non vedo quale sia il problema se così fosse. >> 
Percependo che la tensione fra i due stava per trasformarsi in un vero e proprio incendio, Sherilyn si intromise << In realtà scrive per il suo blog “Black Moon”, è davvero ben fatto e molto interessante. >> 
Le spalle di Aaron si rilassarono immediatamente a sentire il nome del blog e il calore che solitamente lo caratterizzava tornò dirompente << Oh, lo conosco. Lo leggo praticamente ogni giorno, quasi non ci credo di essere di fronte alla sua creatrice. È un vero onore. >> 
L’angolo della bocca della strega tremò leggermente, era difficile non essere contenti di scoprire di avere dei lettori anche fra gli uomini e per di più così famosi, ma cercò di mantenere un atteggiamento distaccato << Non è nulla di che. >> 
<< Non è vero, adoro il tuo stile e come riesci a coinvolgere il lettore con i tuoi racconti, pare quasi di essere insieme a te nelle tue avventure. >> Aaron fece un passo avanti, portandosi la mano al petto << Mi dispiace molto per la mia reazione di prima, ma non sono un grande fan dei giornali scandalistici, di come modificano i fatti e di come creino problemi là dove non ce ne sono, solo per vendere qualche copia in più. >> 
Brenda, con il volto atteggiato in una finta offesa, socchiuse gli occhi << Ti perdonerò solo se mi dici cosa stai combinando ai danni di Magnus. >> 
<< Se il tuo intuito è così formidabile sono certo che lo scoprirai anche senza il mio aiuto. Altrimenti che divertimento c’è? Però >> l’uomo mise enfasi in quella piccola congiunzione, sollevando anche l’indice << posso dirti che si tratta di autoconservazione e che è stato il mio adorabile cugino a portarmi a questo punto. >>
Bevendo in un sol sorso il resto del drink rimasto, il mago scoccò un sorriso affascinante in direzione di tutte e tre le donne << Ora se mi volte scusare, in quanto nipote amorevole devo andare dalla mia splendida nonnina, che sta cercando di attirare la mia attenzione da almeno cinque minuti. >> consegnando il bicchiere vuoto a un cameriere di passaggio, che ringraziò con un cenno del capo << Vi auguro un buon proseguimento. >> 
Le tre donne lo guardarono allontanarsi, finché Sherilyn non ruppe il silenzio << Ma sono tutti così bizzarri nella sua famiglia? >> 
Camila si strinse nelle spalle non sapendo esattamente cosa dire per difendere i parenti del suo migliore amico. 
Brenda dal canto suo strinse le braccia sotto il seno e assottigliò leggermente gli occhi << Secondo me dipende dal fatto che siano inglesi. Popolazione strana quella là. >> 
 
 
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Castiel, fermo nell’unico punto della sala non eccessivamente affollato, scrutò con attenzione e lentezza ogni invitato presente e ricercando al contempo dei volti familiari, ma purtroppo di Willow o di Henry nemmeno l’ombra. Per un attimo incontrò gli occhi chiari di Zelda, la sua vicina, che però allontanò velocemente lo sguardo, dopo essere improvvisamente arrossita e avergli fatto un cenno di saluto, ritornando così a chiacchierare con un suo conoscente. 
Un sospiro di pura frustrazione sfuggì dalle labbra del magiavvocato, che si mise a giocherellare con i gemelli che adornavano le maniche della sua candida camicia con il collo alla coreana, che veniva messa in evidenza dal suo completo blu notte. Non si poteva di certo definire timido o taciturno, ma di certo non era mai stato un animale da festa, anzi detestava il caos e l’eccessiva confusione che generavano quel genere di party. La colpa del fatto che si ritrovasse lì quella sera a farsi venire un’emicrania di prima categoria e a sentirsi estremamente a disagio era imputabile al suo senso del dovere, di certo non poteva rifiutare un invito diretto dei Conti di Northampton, e dei suoi più fidati amici, gli stessi che lo avevano abbandonato nel momento del bisogno e che lo avevano convinto rimarcando il fatto che non si poteva isolare per sempre nel suo appartamento con la sua Bunny. Ovviamente ora si pentiva, in particolar modo, di aver dato loro retta: sarebbe stato mille volte meglio essere considerato un bizzarro eremita amante dei coniglietti da compagnia, piuttosto che lì da solo come un perfetto imbecille. 
<< BUH! >> 
Fu solo grazie al suo proverbiale aplomb che Castiel non fece un salto di mezzo metro per lo spavento. Stringendo la mascella, si voltò verso il suo aguzzino << Vedo che il tuo modo di fare bambinesco non si cheta neanche in eventi del genere. >> 
Camden, con un sorriso malandrino a incurvargli le labbra, arricciò il naso divertito << No, in realtà peggiora. Però ammettilo, ti ho spaventato: ti ho visto sobbalzare, anche se solo leggermente. >> 
Il biondo roteò gli occhi chiari al cielo, per poi socchiuderli in due fessure quando si vide mettere di fronte al naso un bicchiere da cocktail << E questo cos’è? >> 
<< Un Sidecar… non è il tuo preferito? L’ho richiesto appositamente al barista. >> 
Sempre più perplesso, il magiavvocato prese in mano il drink e passò lo sguardo dal liquido ambrato al mago che gli stava di fronte << Ehm… grazie? >> 
<< Di nulla. >> il sorriso raggiante di Cam fece strabuzzare gli occhi dell’altro.
Dopo aver preso un sorso del drink e atteso invano uno dei soliti commenti o battute estemporanee del giovane, Castiel si voltò verso di lui e lo squadrò da capo a piedi, mentre teneva la mano libera all’intero della tasca dei pantaloni << Stai molto bene vestito così. >> 
Il diretto interessato guardò in basso, come se non ricordasse che cosa avesse indossato poco meno di un’ora prima. La camicia a mezze maniche, da cui si intravedeva una t-shirt bianca, si abbinava alla perfezione con un paio di pantaloni con righe bianche e alle semplici sneakers.
<< Merito delle mie amate sorelle. Appena hanno scoperto che ero stato invitato a questo esclusivo party hanno decretato che dovevamo fare una videochiamata in modo da decidere insieme cosa avrei indossato. Temevano che le avrei messe in ridicolo, da non crederci davvero: io ho molto stile. >> decretò con fare arrogante, estraendo dalla taschina della camicia gli occhiali da sole << Non è vero? >>
<< Uhm. >> l’accenno poco convinto del mago venne accolto con un sospiro soddisfatto dall’altro, che si iniziò a guardare attorno tutto tronfio, finché non venne distratto da una domanda << Perché credo che il tuo outfit comprendesse una giacca. >> 
<< Perché conosci bene le mie sorelle. Volevano che indossassi un maledetto completo ma io, ovviamente, mi sono rifiutato, quindi siamo arrivati al compromesso che almeno avrei indossato una giacca. >> 
<< E che fine ha fatto? >>
<< Non lo so e non mi interessa. >> stringendosi nelle spalle Camden salutò distrattamente una donna bionda che era passata vicina a loro e aveva sfiorato il braccio del moro con fare sensuale << Me ne sono sbarazzato appena sono entrato. >>
<< Capisco. >> borbottò il magiavvocato, guardando il moro dare le spalle con nonchalance alla giovane che gli stava facendo gli occhi dolci << Scusa la domanda, ma perché sei qui con me? >> 
Cam aggrottò la fronte perplesso << Cosa intendi? >>
<< Insomma, so per certo che sei un festaiolo e che qui in giro ci siano un sacco di tuoi amici e conoscenti. Quindi cosa ti spinge a stare rintanato in un angolo? >> 
Le sopracciglia scure e folte del mago scattarono in alto, poi un sorriso rassicurante di dipinse sul suo volto << Beh, tu in verità: so che questo genere di eventi sociali ti mettono a disagio e quindi voglio farti compagnia. Rimarrò qui accanto a te finché non ti sarai ambientato. >> 
A quelle parole Castiel percepì un piacevole tempore invadergli il corpo, facendogli rilassare i muscoli che fino ad allora erano stati sotto un continuo stato di tensione. Probabilmente se fosse stato chiunque altro a dirgli quelle cose si sarebbe mortalmente offeso e avrebbe negato, non potendo tollerare che qualcuno lo potesse conoscere così bene e che fosse a conoscenza dei suoi punti deboli. Con Camden però non era così, la sua franchezza e la sua inaspettata gentilezza erano state un balsamo per il suo impaccio, facendolo sentire al sicuro in un ambiente per lui difficile da affrontare.
Un sorriso incerto si delineò sul bel volto del magiavvocato << Ok. >>  
Cam ricambiò il sorriso e iniziò a chiacchierare del più e del meno, tenendo da parte la sua parte più frizzante e che andava a scontrarsi con quella più rigida del biondo, favorendo così un clima più disteso e sereno, in modo da aiutare Cas a sentirsi sicuro e pronto ad affrontare il resto degli invitati. 
 
 
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<< Dovresti provarci. >> 
<< Sarebbe un palese favoritismo nei miei confronti. >>
Tristan, all’udire quelle parole, aggrottò la fronte e l’atteggiamento canzonatorio che aveva fino a un’istante prima si fece duro << Credi forse che, solo perché sei amica della mia migliore amica, questo ti metta in una posizione di vantaggio rispetto agli altri? Ma chi ti credi di essere e soprattutto con chi credi di avere a che fare? >>
Lo sguardo di Malaika si fece adamantino << Riascolta quello che hai detto “Non abbiamo ancora trovato l’attrice che dovrebbe interpretare l’antagonista e tu saresti perfetta; perché non vieni alle audizioni? Sarà una cosa informale e veloce.” >>
Camila, che si trovava letteralmente in mezzo fra i due, tentando di non scoppiare a ridere di fronte allo scimmiottamento perfetto del suo migliore amico, sollevò entrambe le mani << Time out. Come al solito siete partiti in quarta e avete mal interpretato le parole l’uno dell’altro. >> 
<< Oh, io di certo non ho mal interpretato proprio nulla. >> Tristan con il mento sollevato, in una palese dimostrazione di orgoglio ferito, additò l’afroamericana e disse con voce lamentosa << Mi ha dato del venduto e del poco serio. >> 
<< E tu dell’incapace. >> si intromise Mal, con il sopracciglio inarcato e le braccia strette al petto << Come se avessi bisogno del tuo aiuto per ottenere un ruolo. >>  
Prima che i due potessero saltarsi nuovamente alla gola, la pittrice che, benché avesse dei tacchi vertiginosi, rimaneva più bassa dei due nonostante il suo metro e settanta, schioccò più volte le dita per attirare l’attenzione su di sé << Maledizione, siamo a un cocktail party di un certo livello, piantatela di bisticciare come due bambini. >> a quelle parole entrambi i litiganti si zittirono per l’imbarazzo << Mal, sai quanto io ti voglia bene, ma hai davvero la brutta tendenza a prendertela per un non nulla: Tristan voleva solo farti sapere che le audizioni sono ancora aperte e che, con la tua esperienza nel campo teatrale, saresti una perfetta antagonista. Non voleva proporti un provino fittizio o una corsia preferenziale, lo sai anche tu che non è nel suo stile. >> 
L’attrice, a mal in cuore, si trovò costretta ad annuire, arricciando comunque il naso, infastidita dal dover ammettere di aver sbagliato, soprattutto perché Tristan, dal canto suo, non cercava neppure di mitigare la cosa visto che aveva gonfiato il petto tutto tronfio e le aveva fatto una linguaccia da dietro le spalle dell’amica. La quale, però, si voltò di scatto, facendolo sobbalzare, e lo additò con fare minaccioso << Tu piantala subito di gongolare, se sapessi esprimerti in maniera più consona e non avessi sempre quell’atteggiamento canzonatorio nessuno ti mal interpreterebbe. >> 
<< Malaika è la sola che non mi capisce. >> 
Camila si portò entrambe le mani sui fianchi << Hai davvero bisogno che riporti alla luce la conferenza stampa del tuo ultimo film e su quanti soldi abbia speso la casa di produzione per sistemare la cosa? >> 
Il regista dischiuse le labbra e sollevò l’indice destro, ma alla fine non disse nulla, limitandosi a chiudere la bocca e ad abbassare il capo, mentre Mal ghignava soddisfatta. 
<< Tutto bene qui? >> la voce calda di Magnus giunse sul piccolo gruppo all’improvviso, facendo voltare i tre nella sua direzione come un sol uomo. 
L’imprenditore aveva infatti attraversato in fretta e furia la sala quando si era reso conto della tensione palpabile che intercorreva fra suo fratello e le due donne.
<< Mi bullizza. >> si lagnò Tristan, additando l’afroamericana che si limitò a inclinare il capo di lato, come a dire “Sul serio?”.
Magnus inarcò il sopracciglio destro, poi si voltò verso le due << Se vi ha dato fastidio, fate più che bene a maltrattarlo. >> 
<< Ehi! >> al tono insieme sorpreso e offeso del regista, i tre scoppiarono a ridere a cui, poco dopo, si unì il diretto interessato. 
Malaika fu la prima a riprendersi e, dopo aver posato prima gli occhi scuri su Magnus e poi su Camila, un sorriso malandrino le incurvò le labbra piene << Visto che abbiamo appianato le nostre divergenze è meglio se discutiamo del provino in separata sede. >> 
Tristan, perplesso dal cambio repentino di Mal, la guardò perplesso << Come scusa? >> 
La donna si avvicinò al corvino, sotto gli sguardi stupiti dei tre, e gli arpionò l’avambraccio << Non vorrai tediare tuo fratello e Camila con informazioni irrilevanti e noiose sull’audizione, tipo dove e quando si svolgerà. >> 
<< Eh? >> 
L’espressione dell’attrice si fece marmorea e, intanto che i suoi occhi rimanevano piantati in quelli del regista, accennò con il capo l’amica in comune. All’uomo, grazie a quel piccolo gesto, ci volle una frazione di secondo per capire quali fossero le intenzioni dell’altra, quindi si esibì a sua volta in un sorriso da vero birbante << Hai perfettamente ragione, mia cara! Noi togliamo il disturbo. >> poi si rivolse a una Camila a dir poco perplessa dal comportamento strano dei due << Tu potresti approfittare per proporre quella cosa a mio fratello… >> 
Gli occhi solitamente calorosi della pittrice si fecero di ghiaccio, intimando ai due amici di azzittirsi immediatamente, cosa che ovviamente entrambi non fecero; anzi, nel dubbio che la brasiliana non avesse compreso il suggerimento, Malaika rincarò la dose << Mi pare un’ottima idea, ci hai fatto una testa tanta per quel benedetto dipinto. Chiediglielo. Sono certa che non ti dirà di no. >> 
Dato il colpo di grazia, i due risposero all’espressione omicida di Camila con amabile sorriso, poi salutarono Magnus e, a braccetto, si allontanarono. L’idillio fra i due durò meno di sessanta secondi, visto che sotto gli sguardi attenti di Camila e Magnus, quando avevano percorso appena pochi metri, Tristan diede una spintarella a Malaika, che rispose con un pugno ben assestato sulla spalla del corvino, che iniziò subito a lamentarsi del dolore massaggiandosi il punto colpito.
<< Non ho capito. >> l’imprenditore, senza voltarsi verso la strega che lo affiancava, con la fronte aggrottata osservò il fratello riprendere a discutere con Mal << Sono amici oppure no? >>
La pittrice storse leggermente il naso << Più o meno, il loro rapporto si potrebbe equiparare a quello fra cane e gatto. Passano più tempo a discutere e a infastidirsi a vicenda, ma alla fine vanno quasi sempre d’accordo… a dir la verità quasi mai, ma ogni tanto capita. >> 
Il mago rimase per un attimo in silenzio, poi si voltò verso la brasiliana, palesemente divertito << Ogni tanto? >> 
Un sorriso fiorì sul volto della donna, che iniziò a ridacchiare sommessamente << Quello a cui abbiamo assistito è un evento più unico che raro, quei due vanno d’accordo solo un paio di volte all’anno. >> si avvicinò di un passò al suo interlocutore con fare cospiratorio << Nessuno lo sa, ma il mio secondo lavoro è quello di arbitro per le loro dispute. >> 
<< Allora ti devo ringraziare. >> Magnus prese la mano sinistra di Camila e le depositò un lieve bacio sul dorso, in segno di riconoscenza << Conoscendo mio fratello, già il fatto che non sia finito in mezzo a un duello con la tua amica è a dir poco incredibile. >>
Le gote della pittrice si imporporarono, ma mantenne il suo sorriso allegro e si esibì pure in un regalo cenno del capo << Di nulla. >> poi gli fece cenno di avvicinarsi e, quando lui lo fece, gli sussurrò all’orecchio << In realtà devo ammettere che una volta hanno rischiato di schiantarsi a vicenda. >> 
L’amministratore delegato dell’Howard Company drizzò la schiena con fare fintamente oltraggiato << Ma come è potuto accadere? >> 
<< Ahimè, dopo una serata ad alto contenuto alcolico, erano entrambi pesantemente brilli e si sono messi a discutere su chi spettasse l’ultimo pezzo di pizza. >> 
<< Ah, quindi la pietra della discordia è stata la pizza. Posso comprenderli. >> 
Gli occhi eterocromi di Camila brillarono di divertimento << Ringrazio che abbiano sguainato le bacchette e non siano arrivati alle mani, in fondo mi è bastato disarmarli per porre fine alla lite. >> di fronte allo sguardo palesemente perplesso dell’uomo, si spiegò << Malaika diventa una vera belva quando si tratta di cibo e poi pratica la capoeira, se lo sarebbe mangiato vivo. >> 
Magnus si girò verso il punto in cui si erano diretti il fratello e l’amica, fra tutte le persone che affollavano la sala riuscì solo a intravedere la criniera di ricci di quest’ultima << Quando l’ho incontrata la prima volta mi è parsa una così simpatica e tranquilla ragazza. >> 
<< E lo è, lo giuro. >> la pittrice rise apertamente all’espressione diffidente del mago << Con Mal è importante ricordarsi tre cose: non rubarle il cibo, non offenderla e non svegliarla male; per il resto è un bignè di pura dolcezza. >> 
Di fronte al sopracciglio inarcato dell’uomo, la strega mantenne il punto per qualche secondo, poi si vide costretta a ricontrattare << Ok, forse “di pura dolcezza” è un’esagerazione, ma posso assicurarti che è molto simpatica. >>
La fronte corrucciata dell’uomo e lo sguardo fisso nel punto in cui il fratello minore era scomparso, le fece comprendere che non lo aveva convinto del tutto, ma rimase sorpresa quando lo vide abbassare gli occhi chiari su di lei, come se si fosse improvvisamente ricordato qualcosa << Di quale dipinto stavano parlando? >> 
Camila sbatté un paio di volte le palpebre, palesemente spaesata, poi si schiarì la gola << C-come? >> 
<< Prima di andarsene Tristan e Malaika ti hanno esortato a chiedermi qualcosa… credo che riguardasse un dipinto. >>
Quel repentino cambio di argomento comportò un attimo di disagio nella donna, che alla fine drizzò le spalle e si fece coraggio: insomma era Camila Dourado Borges, mica una scolaretta impaurita << Ebbene, volevo chiederti se ti andasse di posare per un ritratto. >> 
A quel punto le posizioni si invertirono e quello che si ritrovò a balbettare fu proprio Magnus << C-come? >> 
<< Mi piacerebbe molto ritrarti. Insomma sei un uomo di spicco e un vero genio, oltre poi al fatto che sei un modello perfetto; non credo di essere la prima a dirti che sei molto bello, no? >> 
L’uomo si grattò il mento irsuto, in totale imbarazzo << No, cioè sì… Insomma, mi è stato detto che sono attraente… >> poi guardò da sotto le ciglia la strega << Cosa intendi quando dici che vorresti ritrarmi? Vestito o… >> iniziò a muovere le mani davanti al torace, ormai in completo stato di panico << o nudo? >> 
<< No no no, vestito. >> poi, non riuscendo a trattenersi dal canzonarlo, la pittrice gli fece un occhiolino scherzoso e insieme sensuale << A meno che tu non preferisca che ti dipinga come mamma ti ha fatto. >>
Ormai più simile a un pomodoro maturo che a un essere umano, Magnus scosse la testa con veemenza << No, vestito va benissimo. >> poi prese un profondo respiro, nel vano tentativo di riconquistare un minimo di controllo, mentre si sistemava i risvolti della giacca << Se per te non è un problema, vorrei pensarci un po’ su prima. >>
<< Certamente. >> 
Il caloroso sorriso della donna, rasserenò l’amministratore delegato che si sentì più tranquillo a prole qualche altra domanda << Nel caso accettassi, che fine farebbe il mio ritratto? >>
Camila fece un cenno di ringraziamento al cameriere che le porse un calice pieno di champagne, poi tornò a prestare la sua totale attenzione all’uomo che le era di fronte << Beh, ovviamente puoi tenerlo tu oppure donarlo a chi vuoi. Altrimenti, se per te non è un problema, posso darlo a Willow che lo esponga nella galleria dei tuoi nonni, in fondo sono una delle loro artiste. >> 
<< Ammetto che mi farebbe un po’ strano sapere che il mio dipinto è esposto sulla parete di un perfetto estraneo. >> 
<< Beh, se ci pensi in molte abitazioni ci sono ritratti di persone sconosciute. >> la strega si strinse nelle spalle << Non è poi così strano. >> 
<< Sì, ma la maggior parte delle persone ritratte sono morte e non sanno che la loro immagine è andata ad abbellire la dimora di uno sconosciuto. >> Magnus arricciò il naso, per poi infilare le mani nelle tasche dei pantaloni << E se poi uno squilibrato comprasse il mio ritratto? Guarda che non c’è nulla da ridere, benché non sia una celebrità come il mio fratellino, anch’io ho ricevuto un certo numero di lettere strane da quelli che si definiscono miei “fan”: solo in quest’ultimo anno ho ricevuto otto proposte di matrimonio. >> 
<< Otto? >> 
Di fronte agli occhi della brasiliana, lucidi per le troppe risate, l’imprenditore non riuscì a trattenere un sorriso divertito << Sì, otto. Alcuni mi hanno pure mandato i documenti perfettamente compilati, era sufficiente che firmassi e sarei stato legalmente sposato. >> 
<< C’è da dire che hai degli ammiratori a dir poco efficienti. >> 
<< Già. >> l’uomo venne percorso da un brivido << E anche vagamente spaventosi. >> 
<< Si ammira sempre ciò che non si capisce davvero. >> 
<< Eleanor Anne Roosevelt. >> disse Magnus, riconoscendo la citazione e annuendo distrattamente << È proprio così; nel mio caso vengo ammirato per i miei successi, per il mio conto in banca e per il mio aspetto, non per quello che ho davvero creato. Ammetto che ogni tanto mi sento solo un fantoccio, in mano a burattinai che tirano i fili. >> 
Camila aprì la bocca, ma non ebbe modo di dire nulla perché l’attenzione del mago venne distratta da un uomo distinto che gli faceva cenno di raggiungerlo << Scusami tanto, ma ora ti devo lasciare. >> le sorrise calorosamente << Ti farò sapere il prima possibile per quanto riguarda la questione del ritratto. Buona serata. >> 
La pittrice annuì, per poi osservare la schiena dell’uomo allontanarsi sempre più. Leggere il dispiacere sul volto di lui era stata una sorpresa visto che non era il genere di persona che abbassava la guardia facilmente, quindi, dopo aver preso un piccolo sorso del delizioso champagne, si allontanò, riflettendo attentamente su quello che si erano detti.  
 
 
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<< Credevo di averti educato meglio di così Tristan. Da quando in qua spintoni le donne? >> 
<< Quella è una megera e quindi non vale. >> il regista arricciò il naso infastidito alla ripresa bonaria di Noah che lo aveva affiancato.
Le sopracciglia scure dell’attore si inarcarono a formare un arco perfetto << Poco importa, non dovresti farlo. >> 
<< Se hai visto la mia innocente spintarella, avrai anche notato che lei mi ha rifilato un pugno. >> si lagnò massaggiandosi il punto leso, come a voler sottolineare il dolore che stava provando << Quella là è crudele. >> 
<< Mi dispiace un sacco. >> roteando gli occhi al cielo e trattenendo a fatica uno sbuffo infastidito, l’amico gli diede qualche pacca consolatoria sulla spalla sana << Di cosa stavate discutendo, comunque? >> 
<< Del suo provino: forse sono riuscito a trovare la tua antagonista perfetta. >> 
Noah si voltò verso la donna che stava chiacchierando con Camden e che si trovava dall’altra parte della terrazza << La mia co-protagonista che si svelerà essere la cattiva? Interessante. >>
Il mago venne distratto dalle sue elucubrazioni mentali, quando udì l’amico richiamare l’attenzione di due persone poco distanti da loro. Castiel, che stava avendo una piacevole e tranquilla conversazione con Zelda, sollevò lo sguardo perplesso su Tristan << Secondo te posso citare in giudizio Mal per avermi dato un pugno? >> 
Un sospiro esasperato sfuggì dalle labbra del magiavvocato, emulato da Noah, tant’è che i due si scambiarono un mezzo sorriso di comprensione reciproca << Guarda che ti ho visto: tu l’hai spintonata e lei ha ricambiato, seppur in maniera esagerata. Ti prego, non aggiungere dell’altro lavoro inutile ai miei innumerevoli casi. >> 
Il regista atteggiò il bel viso in un’espressione contrariata << Cattivo. >> poi si voltò verso la bellezza rossa che li guardava palesemente divertita << Se non sbaglio tu devi essere Zelda, l’amica di Camila. Ci siamo incrociati qualche volta di sfuggita. >> 
La designer annuì, intanto che giocherellava con lo stelo del calice di cristallo << Sì, esatto. >>  
<< Beh, lascia che ti presenti il mio amico qui. >> Tristan indicò l’alto uomo che già le stava allungano la mano destra << Noah Hansen, lei è Zelda Nightingale. >> 
<< Piacere. >> 
Le gote della strega si imporporarono leggermente mentre ricambiava la stretta calda, ma mantenne una postura diritta e lo guardò senza esitazione negli occhi blu << Piacere mio. >>
<< Di cosa stavate parlando prima che questo bambinone vi interrompesse in maniera barbara? >> 
<< Bambinone sarai tu. >> 
Il borbottio di Tristan venne bellamente ignorato dal diretto interessato, anche se Zelda non riuscì a trattenere un sorriso divertito per il tono lamentoso << Della mostra fotografica di Annie Leibovitz(2). >> 
<< Ne ho sentito parlare. >> gli occhi di Noah si illuminarono immediatamente al sentir nominare la famosa fotografa babbana << Se non sbaglio dovrebbe aprire tra poco. >> 
Castiel annuì, mentre prendeva una forchettata di pasta al pesto dal piatto che teneva in mano << Pensavamo di andare insieme all’inaugurazione visto che Will ci ha esteso l’invito. >> 
<< Davvero? >> Tristan aggrottò la fronte perplesso << Come mai mia cugina non mi ha fatto sapere nulla? >> 
L’avvocato, dopo ver mandato giù il boccone, inclinò il capo di lato << A me ha detto che ti ha girato l’invito, ma che non le hai detto nulla in merito. >> 
<< Ah. >> al giovane Howard tornò in mente una conversazione avuta di fretta con la parente e del biglietto cartaceo che sostava su un angolo della sua scrivania insieme ad altre numerose lettere mai aperte. Un sorriso contento si delineò sul volto dell’uomo, che diede una pacca sulla schiena di Noah << Beh, sarai il mio più uno. Possiamo andarci tutti e cinque insieme, che ne pensate? >> 
Zelda si portò il calice alle labbra e, prima di prendere un sorso, annuì << Per me non ci sono problemi. Anche se non mi aspettavo vi potessero piacere cose del genere. >> 
<< Io sono cresciuto in mezzo all’arte, noi Howard ce l’abbiamo nel sangue. >> poi indicò con il pollice l’amico al suo fianco << Lui invece ama molto la fotografia: è uno dei suoi hobby preferiti. >> 
<< Davvero? >> 
Noah annuì, per poi stringersi nelle spalle << Si tratta per lo più di scatti amatoriali. >> 
<< Ottimo, oltre a Will avremo un altro esperto del campo. >> Castiel sorrise, poi aggrottò la fronte perplesso << Probabilmente sarai l’unico a farci da Cicerone, conoscendo Willow lei sarà nel pieno della sua battuta di caccia. >>
Zelda aggrottò la fronte palesemente divertita e insieme perplessa << Battuta di caccia? >> 
Tristan annuì con fare saggio << Conoscendo mia cugina cercherà di accaparrarsi i pezzi migliori fin dalla prima sera. Sembra tanto piccola e carina, ma una volta ha quasi fatto piangere un banditore d’aste. >> 
Una sommessa risata sfuggì dalle labbra carnose della designer << Allora ci aspetta una serata emozionante se queste sono le premesse. >> 
Castiel annuì, per poi sollevare il suo calice di vino bianco << Una serata alla scoperta di una nuova mostra con possibile braccio di ferro tra esperti d’arte. Non vedo l’ora. >> 
Gli altri tre sollevarono a loro volta i rispettivi bicchieri e brindarono a una serata interessante, mentre, in un’altra stanza dell’immenso attico, a Willow sfuggì un breve starnuto, che la portò ad aggrottare la fronte perplessa “Che qualcuno stesse sparlando di lei?”.
 
 
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Joël s’infilò silenziosamente nell’enorme biblioteca dei Conti di Northampton e, prima di  richiudere lentamente la porta, si accertò che nessuno lo avesse seguito fino a lì. Rimase qualche secondo a osservare l’uscio chiuso, quasi avesse timore che qualcuno potesse all’improvviso aprilo per chiedergli un autografo o qualche informazione sul nuovo romanzo che stava scrivendo. Appena si fu convinto che era finalmente in salvo lasciò andare il respiro, che non si era reso conto di trattenere, e si voltò a studiare l’ambiente che lo circondava: la biblioteca, come ben sapeva visto che non era la prima volta che vi entrava, era sviluppata su tre stanze disposte a U, che circondavano una quarta stanza segreta che altro non era che un angolo lettura privato. Cathleen, per quanto avesse una grande passione per lui, non aveva voluto svelargli il trucco con cui arrivarci e, anzi, lo aveva sfidato a scovarlo da solo. Lo scrittore, aggrottando la fronte, si avvicinò agli immensi scaffali che arrivavano fino al soffitto: negli ultimi quattro anni le aveva provate tutte e ancora non era riuscito a svelare l’arcano. 
Stava valutando, guardando i dorsi dei libri senza vederli realmente, la possibilità che la cara Contessa avesse optato per una crittografia a pressione, quindi utilizzando le piastrelle esagonali del pavimento, quando un leggero starnuto attirò la sua attenzione. Perplesso, il mago attraversò l’arco che divideva la prima dalla seconda stanza, e si ritrovò di fronte a una donna elegantemente seduta su di una poltrona di pelle.
<< Buonasera. >> 
Il saluto educato fece sobbalzare la strega, che sollevò la testa di scatto e contemporaneamente lasciò ricadere il libro che aveva in mano in grembo << B-buonasera. >>
Di fronte al palese imbarazzo della giovane, Joël distese il volto, facendo scomparire le rughe che gli solcavano la fronte, e le sorrise cortese << Scusa, non volevo spaventarti. >>
<< Oh no, assolutamente. >> chiuso il libro e sistemato sul comodino fatto di voluminosi tomi che affiancava la poltrona, la castana si alzò << Più che altro la mia sorpresa è dovuta al fatto che sono stata scoperta a nascondermi qui. >> 
<< Non sei un animale da festa? >> 
Arricciando il naso imbarazzata, la donna scosse il capo << Non tanto. >>
<< Ti capisco, tranquilla. >> lo scrittore le allungò la mano destra << Comunque io sono Joël Webster, tu invece? >> 
<< Oh, so perfettamente chi sei. >> 
Di fronte all’espressione perplessa dell’uomo, la strega scosse la mano in aria prima di ricambiare la stretta << Scusami, io sono Sherilyn Leeron. Credo che sarai stanco di sentirtelo dire, ma sono una tua grande fan. >>
<< In realtà mi fa piacere invece conoscere i miei lettori. >> il sorriso cordiale venne presto accompagnato dal corrugamento della fronte mentre ripensava al nome di lei << Ti sembrerà strano, ma mi pare di aver già sentito il tuo nome di recente… Leeron… La Signorina Leeron… Ah, ora ricordo! Ho letto il tuo nome sul copione dell’adattamento cinematografico che vorrebbero fare del mio primo romanzo. >> 
Sherilyn deglutì a vuoto, poi annuì mentre intrecciava le mani per evitare di iniziare a gesticolare per l’agitazione << Sì, s-sono io. >> 
<< Uhm. >> quel semplice suono indistinto, emesso da uno dei più rinomati scrittori al mondo, ebbe il potere di far precipitare l’autostima della ragazza sotto le suole delle decolté.
<< Non ti è piaciuto? >> 
Joël, che si stava dirigendo verso la seconda poltrona di pelle, si sedette e si allungò a dare un’occhiata alla copertina del libro che la donna aveva appoggiato poco prima << L’Isola del Tesoro, ottima scelta. >> 
La sceneggiatrice fece un esitate passo in avanti, poi si fermò arrossendo nuovamente per l’imbarazzo << Si tratta di uno dei primi libri che ho letto da bambina… è una prima edizione, non ne avevo mai visto una. >> 
<< Si può dire che sia stato questo romanzo a farmi appassionare alla lettura, quindi posso nuovamente capirti alla perfezione. >> il mago le sorrise affascinante, si adagiò contro lo schienale e le sorrise tra il divertito e il perplesso << Puoi sederti se ti va. >> 
Come una scolaretta impaurita, Sherilyn annuì e si accomodò a sua volta, poi aggrottò le sopracciglia e si prese il volto fra le mani << Oddio, sto facendo la figura della scema. >> 
Una bassa e affascinante risata scappò allo scrittore, che portò la castana a guardarlo attraverso le fessure delle dita << Se fai così non sei di molto aiuto. >> 
<< Scusa, hai ragione. >> trattenendosi dallo scoppiare in una nuova risata, Joël si girò leggermente verso di lei e le sorrise incoraggiante << Ti assicuro che il copione che hai scritto è il miglior adattamento di un mio lavoro che io abbia mai letto. >> 
Allontanando le mani dal volto, la giovane ricambiò il sorriso con esitazione e trepidazione << Davvero? >>   
Joël annuì << Assolutamente. >> 
<< Ne sono oltremodo contenta. La scomparsa di Monroe Ellis è uno dei miei libri preferiti. >> stringendo il braccio della poltrona, Sherilyn si sporse leggermente verso di lui << Quindi accetterai la proposta? >>
A quelle parole, le labbra dell’uomo si strinsero brevemente in una linea poi fissò gli occhi verdi in quelli scuri di lei << Non è a causa tua, ben intenso, ma non credo che lo farò. >> 
La sorpresa si delineò sui bei lineamenti della strega, che, dopo un iniziale sconcerto, cercò di dissimulare le sue emozioni e inclinò il capo di lato << Posso sapere il perché? >> 
<< Beh, ho visto molti adattamenti e nessun film è mai riuscito a rendere al meglio le opere da cui sono stati tratti. >> l’uomo si strinse brevemente nelle spalle << Si sa che il modo cinematografico deve adattarsi ad alcune regole non scritte, che invece nell’editoria non ci sono. >> 
<< Quello è vero, ma si possono sempre cercare di raggirare. >> Sherilyn si spostò dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggita dall’elaborata acconciatura << È vero che i film hanno dei modi differenti di raccontare una storia, ma tu, in quanto autore, puoi sempre mettere dei paletti, in modo tale che non si “esca dai binari” o che non si mali interpreti qualche passaggio. >> 
<< Interessante. >> massaggiandosi il mento, Joël lanciò un’occhiata incuriosita alla donna che lo affiancava << Posso fare qualsiasi genere di richiesta? >> 
<< Praticamente sì, insomma rimanendo ovviamente nel possibile. >> 
Un sorrisetto divertito si delineò sulle labbra dello scrittore << Cercherò di fare del mio meglio. >>
<< Allora hai cambiato idea? >> 
Di fronte all’allegria contagiosa della giovane, il mago si lasciò andare in un vero e proprio sorriso << Non posso darti la conferma al 100%, ma se ti va possiamo parlare delle modifiche che vorrei che facessi al copione. Dopo che lo avrai fatto e se mi piacerà il tutto, ne parlerò con il mio manager. >> 
Gli occhi scuri da cerbiatta della sceneggiatrice si illuminarono e, dopo aver estratto dalla sua borsetta un taccuino, lo incitò mentre apriva la penna a sfera << Allora mettiamoci subito all’opera.>>
 
 
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La cucina dei Conti di Northampton era piena di rumori di stoviglie che venivano spostate e di coltelli che affettavano alla velocitò della luce, ordini perentori venivano gridati da voci ferme che indirizzavano il lavoro. I vapori delle pentole ispessivano l’aria rendevano l’ambiente in qualche modo irreale, mentre figure sfocate si muovevano in mezzo, ormai avvezze a quello stato e avendo acquisito una vista che gli permettesse di muoversi con agilità, un po’ come i felini al buio. Budhil, concentrato sulla sua salsa speciale che avrebbe accompagnato il filetto, si sollevò con qualche mugugno a causa della posizione chinata che aveva tenuto per troppo tempo. Quando si fu raddrizzato fece un salto all’indietro con il cuore che batteva furiosamente nel petto: oltre l’isola di marmo sostava con un mezzo sorriso, tra l’inquietante e l’amorevole, nientepopodimeno che la padrona di casa.
Cathleen si levò gli occhiali appannati dal viso e li strofinò con un fazzoletto di stoffa, mentre stringeva gli occhi chiari nel vano tentativo di rendere più nitida la figura sfocata del cuoco << Ma che buon odorino che c’è qui. Quella deve essere la tua famosa salsa ai lamponi, giusto? >> 
Il mago annuì, ma rendendosi conto che la donna probabilmente non riusciva a vederlo, assentì con un tono di voce di almeno due decibel in troppo.
La contessa arricciò il naso divertita << Mio caro, sono cieca, mica sorda. In ogni caso, hai ultimato la salsa? >>
Lo chef non ebbe modo di fare altro se non ripetere nuovamente di “Sì.” che la strega si voltò verso il suo braccio destro, Gloriana << Potete andare avanti da soli o avete ancora bisogno di lui? >>
La diretta interessata sollevò per un attimo le sopracciglia perplessa, ma poi avvenne qualcosa di strano: le due donne parvero comunicare telepaticamente, tanto che la cuoca si esibì in un sorrisino malandrino << No, ce la caviamo perfettamente da soli. >> 
<< Meraviglioso. >> Cathleen allungò la mano destra verso Buddy che la studiò con aria interrogativa << Suvvia, non avrai mica paura di un’innocua vecchietta. >> 
Se fosse stato presente anche solo uno dei nipoti della donna probabilmente sarebbe esploso in un “Innocua un par de palle.”, ma per sfortuna del giovane nessuno di loro era nei paraggi per avvertirlo, quindi Budhil si vide spinto (letteralmente visto che Gloriana gli aveva appoggiato il palmo sulla schiena per sospingerlo) ad accettare la mano curata del suo capo. Di certo il mago non si sarebbe aspettato di essere trascinato fuori dalla cucina e condotto in una stanza nell’ala privata dei Conti, dove agli ospiti e al personale non era permesso di mettervi piede. 
<< Miss Celine(3) mi scusi tanto per l’attesa, ho finalmente recuperato il bel ragazzo di cui le avevo parlato. >>
Cathleen fece praticamente piroettare Buddy al centro della stanza, ritrovandosi così a qualche piede di distanza da una donna, alta poco meno di un metro e cinquanta, vestita con un abito sgargiante accompagnato da lunghi guanti rosa shocking fino al gomito, un turbante bianco e da degli occhiali dalla montatura nera, che erano appoggiati sulla punta del naso << Oh, davvero bello. Concordo. Mi ricorda molto Suraj Sharma con cui ho lavorato a Vita di Pi(4). >> fattogli cenno di avvicinarsi, la strega gli sussurrò all’orecchio << Un vero tesoro, ma pieno di vita come pochi. Non so se mi spiego. >> 
Budhil, non sapendo bene se arrossire come un peperone alle parole e all’occhiolino ammiccante della sarta o scoppiare a ridere, si voltò verso la padrona di casa che si esibì in una risata argentina << Miss Celine, un minimo di contegno, così lo spaventi. >> dandogli al giovane una leggera pacca sulla spalla << Le piace trovare assomiglianze improbabili, pensa che dice che io sono identica a Diane Keaton. >>
<< Sei la sua fotocopia sputata! >> 
<< Sì-sì, come no. >> la contessa roteò gli occhi al cielo con fare teatrale, poi indicò il povero ragazzo che si trovava marcato stretto dalle due e che muoveva la testa per guardare prima l’una e poi l’altra, come se stesse assistendo a una partita di tennis << Ora però abbiamo cose più importanti da fare: hai qualche idea in merito? >> 
Miss Celine fece un passo indietro e squadrò da capo a piedi il cuoco << Per prima cosa dovremmo sbarazzarci del cucchiaio che ha in mano. >> 
Estratta la bacchetta di cedro da una tasca dell’ampia gonna, Cathleen l’agitò senza proferire parola e il mestolo schizzò via dalle dita del suo proprietario in direzione della cucina. Tutti e tre udirono qualcosa che si rompeva e un urlo attutito, ma le due donne non parvero farci caso. 
<< Bene. >> Miss Celine iniziò a girargli attorno come un avvoltoio, mentre un metro che aveva richiamato con uno schiocco di dita gli prendeva le misure << Con questo fisico gli starebbe bene di tutto. >> 
<< Vero? >> le fece eco la contessa con gli occhi luccicanti, neanche il giovane fosse uno dei suoi nipoti.
Per il resto della sua vita Budhil non avrebbe mai saputo spiegare che cosa accadde in quei deliranti e folli quindici minuti. Le poche cose che avrebbe ricordato è che due signore, di una certa levatura sociale, lo avevano svestito e rivestito una quantità di volte impressionante e che, per qualche attimo, aveva anche indossato un colletto alto in stile Elvis Presley, ma che poi era stato cassato con mugugni di disprezzo e orrore.
<< Oh, per la buona anima di Coco Chanel… Sei perfetto. >> la padrona di casa si portò entrambe le mani davanti alla bocca per un’istante, poi si voltò verso la sarta << Miss Celine vi siete superata. >>
La strega annuì soddisfatta, studiando con orgoglio il suo operato << Concordo con te, mia cara. E tu ragazzo? Ti piaci? >>
Buddy si guardò allo specchio sconcertato, si era già vestito elegante in più di un’occasione e si era sempre trovato bellissimo, ma quella volta era fuori concorso: la giacca e i pantaloni d’alta sartoria color tortora si abbinavano perfettamente alla semplice t-shirt bianca e le monk strap(5) di cuoio nuove di zecca lo facevano sentire un po’ Cenerentola la sera del gran ballo.
Con le gote leggermente arrosate, lo chef si voltò verso le due con un sorriso timido << Molto. >> 
Il volto di Cathleen si illuminò di pura gioia, quindi prese sotto il braccio il giovane << Ottimo, è giunto il momento di buttarci in mezzo alla folla. >> voltandosi verso la sarta, le scoccò un occhiolino complice << Ti aspetto di là. >> 
Come era accaduto poco prima, Budhil venne trascinato attraverso il dedalo di corridoi dell’attico fino a giungere in prossimità della grande sala dove erano riuniti la maggior parte degli invitati. Girato un angolo si ritrovarono in un crocevia circolare occupato al centro da un tavolino tondo dell’età vittoriana e da una donna che stava osservando un quadro con sincera curiosità.
<< Oh, Vasya! Che bello averti incontrata. >> esclamò la padrona di casa, facendo sobbalzare la strega << Ti presento Budhil Ravi, lo chef che ha organizzato il buffet di sta sera. >>
La donna sorrise in maniera gentile all’uomo, dopo avergli fatto un cenno del capo a mo’ di saluto << Piacere di conoscerti. >> 
<< Piacere mio. >> 
La contessa, che sfoggiava un sorriso a trentadue denti, sfilò la mano dall’incavo del gomito del giovane << L’ho appena convinto a unirsi alla festa, ma non mi sembra giusto monopolizzarlo per tutta la serata. Posso chiederti il favore di aiutarlo ad ambientarsi? Non è di certo timido, ma credo che sia comunque intimorito dall’ambiente. Va bene? Perfetto. >> non dando modo a nessuno dei due di dire qualcosa, li superò e si diresse verso il salone, augurando a entrambi un “Buon divertimento”. 
I due si guardarono per qualche secondo imbarazzati, poi scoppiarono una bassa risata.
<< È proprio vero quello che si dice in giro: Cathleen Howard è una vera forza della natura. >> 
Vasya sorrise di rimando, mentre si sistemava una ciocca sfuggita dall’alta treccia a lisca di pesce << Dovresti vederla quando rimette al suo posto i suoi nipoti, le basta un sopracciglio inarcato per sedare qualsivoglia rissa. >>
Il cuoco, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, si lasciò sfuggire una breve risata << Mi piacerebbe assistere a una scena del genere. Tu li conosci bene? >> 
Spolverandosi distrattamente la gonna del vestito da cocktail color borgogna, che si abbinava perfettamente alla clutch di Marc Jacobs, alle décolleté e all’orologio, Vasya arricciò il naso << All’incirca. Sono amica di Willow, la loro nipote più piccola, poi lavoro per Magnus come direttrice della sede dell’Howard Company qui a New York e quindi conosco, ahimè, anche Aaron. >> 
<< Perché ahimè? >> 
<< Mi fa impazzire, ecco il perché. >> roteando gli occhi chiari al cielo, la strega atteggiò il bel viso in una buffa espressione d’esasperazione << Ha l’innata capacità di irritarmi come pochi. >> 
<< Accipicchia. >> 
<< Accipicchia sì. Per sopportarlo dovrei richiedere un indennizzo sul lavoro. >> la donna scosse la mano destra in aria, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa << In ogni caso, volevo avvertirti che quello che ti aspetta di là è una vera e propria bolgia. In meno di dieci minuti diventerai la star della serata. >> 
Di fronte alle sopracciglia inarcate dell’uomo, Vasya annuì decisa << Sappi che la maggior parte delle conversazioni vertono su quanto sia buono il cibo di questa serata. Solitamente a questo genere di party si mangiano sempre le stesse cose noiose e che danno un po’ l’idea di datato, invece il buffet che hai messo su è colorato e variegato. >> facendo un piccolo passo verso di lui, gli sussurrò con fare cospiratorio << Sappi che la maggior parte delle mini quiche agli asparagi, gorgonzola e uovo fritto me le sono mangiate io. >> 
Un sorriso luminoso si delineò sul bel viso di Budhil, che le fece un cenno del capo scherzoso ma allo stesso riconoscente << Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me. >> guardando oltre la mora, storse leggermente la bocca << Non credo che però riscuoterò tutto il successo che dici. >>
<< Vuoi scommettere? >> la donna indicò con il capo l’arco oltre il quale si trovava la grande sala << Tu molto probabilmente credi che i componenti dell’alta società siano troppo distratti e concentrati su sé stessi per rendersi conto della tua presenza, ma non sai che sono estremamente attenti ai dettagli e assetati di pettegolezzi come pochi. Avranno già memorizzato ogni singolo volto presente, speculando su ognuno di essi, quindi tu che arrivi a metà festa, per di più dall’ala riservata alla famiglia e con un completo di alta sartoria, non passerai di certo inosservato. Quando poi scopriranno il tuo nome e il tuo lavoro verrai circondato. Facciamo così, se io sono nei paraggi e tu hai bisogno di essere salvato batti le mani due volte, conta fino a cinque e poi batti una terza volta, io verrò a trarti d’impiccio. >> 
Di fronte a quel piano strampalato e alla vista di una elegante donna che gli faceva vedere come fare al meglio il suo segnale d’aiuto appena inventato, Buddy sentì il cuore alleggerirsi e la vaga ansia che aveva provato da quando Cathleen lo aveva portato via dalla sua cucina, il suo regno, scomparire del tutto << D’accordo, lo terrò a mente. Però sappi che sono molto bravo con le persone, credo che me la caverò anche da solo. >> 
<< Meglio avere sempre un piano B per ogni evenienza. >> dirigendosi con passi misurati e lenti verso il salone, Vasya sorrise al suo compagno e inclinò il capo di lato << Alla fine hai detto ai tuoi colleghi che chi è in grado di fare più cose contemporaneamente è più intelligente della media? >> 
Il cuoco, per una frazione di secondo, rimase palesemente perplesso, poi un sorriso dolce gli incurvò le labbra: non poteva credere che lei ricordasse la breve conversazione che avevano avuto qualche giorno fa o che si ricordasse di lui << Sì, l’ho fatto, ma non mi hanno creduto. >> 
<< Sono di quelli che credono solo se vedono, eh? >> la strega si picchiettò brevemente il mento con le dita, le cui unghie erano laccate con la medesima tonalità dell’abito che indossava << Appena ritrovo l’articolo te lo giro, così potrai appenderlo da qualche parte in modo che tutti possano leggerlo. >> 
<< Sarebbe grandioso. >> 
Giunti sotto l’arco che dava sulla grande sala gremita di invitati, alcuni dei quali li avevano già adocchiati, Vasya gli sorrise incoraggiante << Sei pronto? >> 
<< Decisamente. >> 
<< Allora andiamo. >>
 
 
§§§
 
 
Accovacciata fra un numero spropositato di piante, Zelda teneva il cellulare in mano, mentre parlava con la sua assistente attraverso gli auricolari << Abby, ho bisogno che sistemi i documenti per la riunione di domani, altrimenti il colloquio con Olivia di Rohan finirà in tragedia. >> mentre scorreva i suoi appunti sul telefono e annuiva a quello che le veniva detto, all’improvviso sollevò le sopracciglia curate << Ah, ricordati di prendere un assortimento di macarons da Dominique Ansel Bakery, alla nostra cliente piacciono solo quelli. >> 
La designer tornò ad ascoltare la sua assistente, le diede le ultime direttive e infine mise giù la chiamata, aggiungendo poi alcune postille sulla lista delle cose che avrebbe dovuto fare l’indomani. 
<< Ritengo che i macarons siano più buoni da Veniero’s, sull’undicesima strada. >> 
Il tono caldo e allegro fece sobbalzare la strega, le cui gote iniziarono a imporporarsi immediatamente. Rimase in silenzio, nella speranza che lo sconosciuto dalla bella voce se ne andasse, ma ovviamente le sue speranze vennero disilluse << Ti consiglio di uscire dal tuo nascondiglio, altrimenti mia nonna verrà a prenderti per un orecchio. >> 
A quelle parole la donna si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione, quindi si sollevò e, dopo essersi passata le mani sui pantaloni, cominciò a uscire dalla sua tana, spostando con stizza la ricca vegetazione che la circondava. Fu stupita di trovare una mano in mezzo alle lunghe foglie di un banano, ma la strinse con riconoscenza visto che aveva qualche difficoltà a trovare la giusta via d’uscita. Quando finalmente ritornò nel mondo reale, abbozzò un sorriso riconoscente all’alto biondo che le sostava di fronte, il quale non riuscì a nascondere la sua sorpresa e la sua ammirazione << Wow, sei bellissima. >> 
Il rossore sulle guance di Zelda si accentuò, per poi mormorare un << Grazie mille per l’aiuto. >> 
<< Di nulla. >> Aaron arricciò il naso con fare scherzoso, cercando di recuperare alla gaffe che aveva appena fatto << Nonna mi ha dato il preciso compito di trovarti e di riportati in mezzo alla festa. Quindi eccomi qui, che detta così suona un po’ strano, sembra quasi che io sia uno stalker o un cacciatore e tu la mia preda. In ogni caso sei Zelda Marija Nightingale, giusto? Oppure ho sbagliato persona? Ti prego, dimmi che ci ho preso. >>
La designer annuì, vagamente divertita al panico che si era dipinto sul volto del mago << Sì, sono proprio io. Hai completato a dovere la tua missione. >> 
<< Ah, ne sono felice. Kitty sa usare il suo sguardo di pura delusione meglio di chiunque altro: ti fa sentire come se fossi inutile la mondo, davvero. >> poi, rendendosi conto all’improvviso di qualcosa, l’uomo si esibì in un piccolo inchino << Che cafone, non mi sono presentato: io sono Aaron Winston Howard, piacere di conoscerti. >> 
Zelda fece un elegante cenno del capo e gli sorrise educatamente << Piacere mio. >> 
L’uomo si passò una mano fra i capelli, mentre si avvicinava al parapetto << Mi dispiace averti interrotta nel tuo lavoro, ma non potevo fare altrimenti. Nonna mi spaventa. >> 
A quella confessione, la donna non riuscì a trattenere una bassa risata << Tranquillo, nessun problema. >> poi, dopo un attimo di esitazione, corrugò la fronte << Quanto hai sentito della conversazione con la mia assistente? >> 
<< Oh, poco o nulla. >> il marketing manager della Howard Company scrollò le spalle << Ho solo sentito che Olivia diRohan desidera i macarons di Dominique Ansel Bakery, anche se ripeto che non siano i più buoni della città. >> 
La donna si spostò una ciocca rossa dalla fronte, sfuggita dallo chignon << Purtroppo la mia cliente ha gusti ben precisi e non accetta compromessi. >> 
<< Oh, lo so perfettamente. Quella è una vecchia arpia insopportabile. >> di fronte allo sguardo perplesso della strega, si spiegò meglio << Ahimè la conosco da diversi anni: ha preso parte a numerosi eventi di mia nonna, anche se non si possono di certo definire amiche quelle due, anzi sono certo che si detestino cordialmente. >>
Un’espressione sorpresa si dipinse sul volto della strega << Wow, certo che il mondo è piccolo. >> 
<< Più che altro l’ambiente dell’alta società è davvero ristretto: lei è una viscontessa francese, noi dei conti inglesi… non mi stupirei se si scoprisse che in qualche modo siamo imparentati alla lontana. >> 
<< Sarebbe orribile. >> 
<< A dir poco. >> la finta aria orripilata del mago, aumentò il divertimento della designer che si portò una mano alla bocca per attutire le risate << A mia nonna verrebbe un infarto, quanto meno. >> 
<< Oh, povera Cathleen. >> 
<< Povero nonno, invece. >> Aaron si sporse verso la rossa con gli occhi che brillavano di puro divertimento << Nonna, ripresasi dall’attacco cardiaco, chiederebbe subito il divorzio. >> 
Quando entrambi si furono ripresi dall’attacco di risa, l’uomo inclinò il capo d lato << Mi è stato detto che sei una interior designer e che hai uno studio tutto tuo, notevole davvero. Però mi sorge spontanea la domanda, perché hai accettato di lavorare per lei? Lord Voldemort in confronto a lei era un simpaticone. >> 
<< Per quanto non sia una persona semplice, è indubbio che abbia un gran gusto e poi possiede una delle ultime dimore ottocentesche della città. Dovresti vederla, è a dir poco splendida e potervi lavorare per me è un vero onore. >> 
<< Vuole rifare tutti gli interni? >> 
<< In realtà vuole che al momento mi concentri solo sul piano terra, se le piacerà il risultato finale mi commissionerà anche i restanti tre piani. >> gli occhi di Zelda si illuminarono di gioia << Ha una casa davvero bellissima e per fortuna non l’ha rovinata inserendovi all’interno un ascensore come ho visto fare ad altri clienti. >>
<< Orribile, davvero. >> il marketing manager aggrottò però la fronte << Ma vista la sua età deve essere scomodo per lei fare tutte quelle scale. >> 
<< Torna utile il fatto che sia una strega, in questo caso. >> di fronte all’espressione perplessa dell’uomo, gli rispose con un sorriso divertito << Si smaterializza. >> 
<< Ah, effettivamente. >> un leggero rossore tinse le guance del biondo, che iniziò a grattarsi il retro della nuca per attenuare l’imbarazzo. 
La donna gli strinse leggermente l’avambraccio per tranquillizzarlo << Non sei il primo che mi ha fatto questa domanda, tranquillo. Capita spesso che non si pensi mai alla soluzione più ovvia. >> 
Il mago annuì mestamente, per poi cambiare discorso visto che non amava rimanere in una situazione di disagio << Ti andrebbe di andare al buffet insieme? >> 
All’idea di affrontare di nuovo quella fiumana di persone e lasciare così quell’angolo tranquillo del terrazzo generò nella designer un piccolo attacco di panico, che si esibì in un messo sorriso tirato << Ammetto che non sono un’amante dei luoghi affollati. >> 
<< Uhm, capisco. >> Aaron guardò brevemente lo skyline di New York, poi spostò lo sguardo su di lei << So che può sembrare spaventoso, mia sorella più piccola aveva lo stesso problema: fino a qualche anno fa si nascondeva nei luoghi più improbabili e anche ora non ama stare troppo in mezzo alla gente. >>
La rossa aggrottò la fronte perplessa, ricordandosi infatti di aver visto poco prima Willow chiacchierare tranquillamente con un gruppo nutrito di persone << Poco fa mi è sembrata molto serena. >> 
<< Sì, ha imparato come gestire al meglio queste situazioni. Ti svelerò il suo segreto. >> le fece cenno di avvicinarsi e, quando lo fece, le sussurrò all’orecchio << Si circonda sempre di persone che la tranquillizzano e che le stanno simpatiche. >> 
Zelda si scostò con espressione sorpresa, anche se la voce calda dall’uomo le aveva generato dei piacevoli brividi lungo il collo << È sufficiente così poco? >>
Il marketing manager si strinse nelle spalle << Sì. Quando però sente che non ce la fa più, si ritira per una decina di minuti da qualche parte e poi ritorna come nuova. Tu ti sei appena ricaricata, ora è giunto il momento di lanciarsi. >> 
<< Facile a dirsi, difficile a farsi. >> 
Il mago inclinò il capo di lato << Beh, posso tentarti con una mini lasagna? Mentre venivo qui ho visto i camerieri portarli nel salone. >> 
<< A questo punto ormai saranno tutte finite. >> borbottò amareggiata la designer.
<< Sei fortunata, ho chiesto di tenermene un paio da parte. >> Aaron le regalò un occhiolino scherzoso << Torna utile, in questi casi, essere il nipote dei padroni di casa. >>
La strega posò la mano nel gomito offertole dall’uomo con un sorriso allegro << Cosa stiamo aspettando? Le lasagne ci attendono! >>
 
 
§§§
 
 
Rimirandosi nello specchio nell’enorme sala di rappresentanza, Joël annuì alla sua immagine riflessa: felice che il suo completo nero fosse ancora immacolato e senza nemmeno una piccola grinza. Afferrò il calice di Chardonnay che aveva adagiato sul basso tavolino e si voltò verso la stanza gremita di persone. Portandosi il bicchiere alle labbra ripensò alla piacevole conversazione che aveva avuto in biblioteca con la Signorina Leeron, quando, una voce a lui ben conosciuta, non lo fece leggermente sobbalzare << Eccoti qui, finalmente! >> 
Il mago, voltandosi verso la sua destra, incontrò gli occhi chiari del padrone di casa che lo stavano studiano con allegria << Seguimi. >> 
Senza dire altro il Conte di Northampton fece dietrofront e si diresse con passo oltremodo spedito per la sua età verso l’uscita più vicina. Joël si affrettò a segurlo, visto che l’uomo non aveva fatto cenno di aspettarlo, e con poche falcate lo raggiunse << Perché mi stavi cercando? >> 
<< Ho bisogno che tu prenda il mio posto. >> 
Prima che lo scrittore potesse dire qualcosa o richiedere qualsivoglia chiarimento, il suo singolare ospite svoltò all’improvviso a sinistra e, dopo pochi passi, aprì una porta, svelando la stanza adibita al biliardo, come lui sapeva bene. Tre figure si voltarono nella loro direzione appena comparvero sulla soglia.
<< Vi ho trovato il quarto uomo. >> esclamò contento Manfred << A detta di mio nipote, Joël è imbattibile a biliardo. >> 
Il mago ricevette qualche pacca sulla schiena da parte dell’uomo, che sorrise ai presenti e si accomiatò con << Ora scusatemi, ma devo tornare dalla mia dolce metà. >> 
Vasya, che si trovava vicino alla finestra ad arco che dava sul terrazzo, gli sorrise divertita << Mi pari leggermente spaesato. >> 
Inarcando le sopracciglia con ironia, lo scrittore si addentrò nella sala << Beh, sono stato preso e trascinato qui, anche tu al mio posto ti sentiresti scombussolata. Camden. >> 
<< Joël, che bello averti qui! >> il giovane, seduto su di una poltrona vicino al camino spento, sollevò il bicchiere contente gin a mo’ di saluto, poi spostò l’attenzione sull’afroamericana che era appoggiata con il fianco al tavolo verde << Non credo che voi due vi conosciate, Malaika lui è il famosissimo Joël Webster. >> 
Per l’ennesima volta, in quella serata, il mago si vide costretto ad allungare la mano destra e a presentarsi. Per quanto trovasse tediosi questi convenevoli, sicuramente quest’ultimo incontro e quello avuto qualche ora prima con Sherilyn non sarebbero caduti di certo nel dimenticatoio. Malaika non si sciolse in un sorriso né si emozionò in alcun modo, ma si limitò a ricambiare la stretta con energia, per poi sfilare la mano e fare un piccolo balzo per sedersi sul bordo del tavolo << Benvenuto nel Club “Non so cosa ci faccio qui, ma ok!” >> 
Quel strano saluto portò l’uomo a sorridere divertito per poi voltarsi verso Camden << Anche voi siete stati trascinati qui? >> 
<< Più o meno, io stavo chiacchierando con il Conte quando siamo finiti in questa stanza per caso. >> poi indicò Vasya, che nel mentre si era avvicinata al piccolo gruppetto << Stavamo chiacchierando quando Manfred ha adocchiato prima Vasya e poi Mal. Ammetto che è stato un po’ caotica la cosa. >> 
<< Cosa dovremmo fare allora? >> 
<< Giocare a biliardo. >> Vasya prese un sorso da flûte che teneva in mano, dopo di che si strinse nelle spalle sottili << Ha blaterato qualcosa circa il fatto che bisogna divertirsi e che noi avremmo dovuto farlo al posto suo. >> 
<< Spero di diventare come lui un giorno: un vecchio arzillo fuori di testa. >> Camden sorrise divertito per poi emettere un lamentoso “Ehi!” quando Vasya gli diede un leggero calcetto sullo stinco. 
<< Quindi che si fa? >> Joël, dopo aver lanciato un’occhiata ammonitrice al compagno, si guardò intorno << Giochiamo? >> 
<< Come volete voi, per me non ci sono problemi a fare una partita in amicizia. >> Mal prese un bicchiere panciuto, posto vicino a lei, e se lo portò alle labbra.
Vasya acconsentì, affiancando l’amica << Anche per me non ci sono problemi. >> 
Cam, inarcando le sopracciglia, si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito << Non credo che sia il caso. >> 
Malaika inclinò il capo perplessa, appoggiandolo sulla spalla con la cui mano si stava sorreggendo al piano di tessuto verde << Cosa intendi dire? >> 
<< Beh, sai che ti conosco molto bene e so quanto sei competitiva: per te anche una partita amichevole diventa una questione d’orgoglio. >> 
La modella assottigliò lo sguardo, avvisando silenziosamente il suo saltuario collega di passerella a dosare bene le parole << Sai, a differenza tua, io ho superato la pubertà e so trattenermi. Di certo non farò una sceneggiata nel caso dovessi perdere. >> 
Sporgendosi leggermente in avanti, Cam atteggiò le labbra in un sorriso sornione << Forse, ma sta di fatto che noi due saremmo comunque in vantaggio. >>
<< Voi due? >> 
<< Sì, io e Joe. >> 
Mal roteò gli occhi al cielo << Santa Isotta, non vorrai ridurre tutto a una puerile partita maschi contro femmine… >>
Camden si alzò e si diresse al carrello degli alcolici, che si trovava poco distante << Come ho detto, meglio evitare. >> 
<< E io che pensavo che avremmo fatto delle squadre miste… >> borbottò Malaika scendendo dal tavolo con uno sbuffo << Scommettiamo? >> 
<< Oh, finalmente si ragiona! >> Camden sollevò in aria il bicchiere che aveva appena rimpinguato di gin << Quanto proponi? >> 
<< Duecento galeoni(6). >> 
<< Ehi, fermi tutti. >> Joël fece un passo in avanti, mettendosi fra i due << Credo che ci stia sfuggendo la situazione di mano. >>  
Vasya, che aveva appoggiato il suo calice su di uno dei tavolini messi a disposizione, aggrottò le sopracciglia << Non vuoi giocare? >>
Lo scrittore, stupito che la russa avesse accettato quella situazione assurda, sgranò gli occhi << A te sta bene? >> 
Stringendosi nelle spalle, la mora guardò in direzione di Cam che stava sorridendo sornione << Sì. >> 
<< Non siete minimamente preoccupate? >> 
Vasya spostò la sua attenzione sullo scozzese << So che siete soliti a giocare tra di voi. Magnus dice che sei difficile da battere, ma, non ti preoccupare, anche io e Mal non siamo da meno: diverse sere alla settimana ci incontriamo in un pub qui vicino e prendiamo parte ai tornei di biliardo. >> dopo aver afferrato una delle stecche di legno la lanciò in aria, formando un arco perfetto, che consentì all’uomo di prendere l’oggetto al volo << Sarà una partita equa, ma forse… hai per caso paura di perdere? >> 
Joël sollevò il mento con arroganza mista a divertimento << Sono curioso di vedere se siete davvero così brave. >> 
Malaika, che nel mentre aveva sistemato le palle piene e mezze(7), sfilò il supporto triangolare di legno << Giochiamo a Palla 8(8)? Vince chi si aggiudica tre partite su cinque? >>
Dopo che tutti ebbero acconsentito, l’attrice prese in mano la stecca e ci passò sopra il gessetto << Chi inizia? >> 
<< Prima le signore, ovviamente. >> 
Vasya scoccò un’occhiata dura a Camden per la battuta datata, poi fece un cenno con il capo a Mal per esortarla a iniziare, la quale annuì di rimando. 
L’afroamericana, messasi nel lato del tavolo più distante dal triangolo, assunse con fluidità la posizione corretta e, con un gesto secco e rapido, colpì la palla bianca, la quale, rimbalzando contro la 8 nera, spaccò la formazione delle altre 14. Intanto che le palle ribalzavano tra di loro e sulle sponde, Malaika iniziò a girare intorno al tavolo facendo roteare distrattamente la stecca fra le mani e con la stessa espressione di un generale che studia il campo di battaglia. 
Appena la situazione si fu stabilizzata, la modella sorrise sorniona << Palla 15 in buca tre e palla 13 in cinque. >> dopo aver dichiarato le sue intenzioni, con un gesto fluido mandò le palle direttamente nelle buche indicate.
Joël, che stava in piedi, tenendo la stecca appoggiata a terra, annuì << Complimenti. >> 
Mal, che si era tirata su, gli sorrise << Grazie. >> poi tornò a studiare il tavolo << Palla 12 nella prima. >> 
Questa volta purtroppo il tiro non andò a segno, la palla sbatté contro l’angolo della buca, senza però entrare, e l’attrice arricciò le labbra infastidita.
Vasya le sfiorò il braccio in un gesto consolatorio << Ottima apertura. >> 
<< Sì, niente male. >> mormorò Cam, che stava osservando Joël posizionarsi. 
<< Palla 3 nella terza buca e 5 nella sesta. >> e così, con un gesto secco, le bilie entrarono con un rimbalzo dentro le cavità dichiarate.
In poco tempo il gioco prese il via e le partite si susseguirono, non senza di colpi di scena e piccole diatribe su falli più o meno esistenti. Ben presto la stanza si gremì di spettatori, in quanto, ovviamente, la notizia di una partita con annessa scommessa si era diffusa a macchia d’olio all’interno dell’attico; Joël sospettava che in qualche modo ci fosse anche lo zampino dei padroni di casa visto la velocità con cui si era sparsa. Un sorriso divertito gli increspò le labbra mentre udiva Magnus, alle sue spalle, scommettere a suo favore con Henry, per poi tornare a prestare attenzione al gioco: le due squadre si trovavano in parità, avevano infatti vito due partite a testa, e quella era l’ultima, nonché la decisiva. 
Vasya studiò con apprensione il tavolo, essendo giunto il suo turno. Lei e Mal avevano ancora sul tavolo due palle, mentre i loro avversari solo una, quindi era molto probabile che vincessero loro, a meno che lei non fosse riuscita a colpire e mettere in buca entrambe. Strinse la mascella e assottigliò le palpebre, alla ricerca del modo migliore per vincere, valutò diverse strategie ma nessuna le sembrava funzionale, quindi, presa dall’ansia, sollevò lo sguardo: dall’altro capo del tavolo si trovava la sua compagna che teneva una posa rilassata e tranquilla, come se nulla fosse. Appena i loro occhi si incontrarono, Malaika le sorrise e le fece il gesto di prendere un respiro profondo. Per assurdo quel semplice gesto, unita alla calma serafica che trasmetteva il suo sguardo, aiutò Vasya a rilassarsi e a schiarirsi la mente: aveva già affrontato uno stallo simile.
Intanto che il cicaleccio intorno a lei si faceva più forte, la strega si posizionò su uno dei due lati più lunghi << Palla 3 nella seconda buca, 7 nella terza e la 8 nella sesta. >> 
<< Cosa? >> borbottò fra sé Camden con gli occhi sgranati e facendo anche un piccolo passo in avanti << Pensa di farcela con un solo colpo? >> 
Vasya, ignorando i mormorii di stupore, strinse nuovamente la mascella e colpì con forza la palla bianca. Come un sol uomo, tutti i presenti trattennero il respiro e, sotto gli sguardi increduli, tutte le bilie entrarono nelle buche indicate, solo l’8 parve metterci di più, come se stesse andando a rallentatore, ma appena scomparve alla vista un boato esplose. Malaika raggirò il tavolo quasi di corsa, travolgendo la compagna in un abbraccio soffocante, mentre Cam si passava le mani nei capelli, sconsolato, e Joël annuiva soddisfatto.
Lo scrittore si avvicinò alle due donne, appena si staccarono << Una sfida emozionante, complimenti davvero. >> 
Le vincitrici gli sorrisero di rimando, ma quella che prese parola fu Mal visto che Vasya pareva ancora troppo sorpresa di essere riuscita in quella impresa << Ci avete dato decisamente filo da torcere, grazie per la bella partita. >> 
I due si strinsero la mano con mutuo rispetto.
 
 
§§§
 
 
Magnus, con uno sbuffo infastidito, mise cinque galeoni nella mano di Henry che gli sorrise con condiscendenza << Sono sicuro che la prossima volta la spunterai tu. >> 
Il futuro Conte di Northampton lanciò un’occhiata velenosa all’amico, prima di mandarlo soavemente a cagare a bassa voce.
Willow, che era pochi passi dietro di loro insieme a Buddy, con cui aveva fatto conoscenza poche ore prima, arricciò il naso << Ti avevo detto che era una cattiva idea scommettere. >> 
<< Lo so! >> l’uomo sollevò le mani al cielo, per poi farle subito ricadere esasperato << Ecco cosa succede quando ci si fida dei propri amici… >>
La strega sbuffò divertita, poi affrettò il passo per infilare la mano nell’incavo del gomito del cugino << Suvvia, hai perso solo cinque galeoni. Sei più ricco di Re Mida, di certo il tuo patrimonio non ne risentirà. >>
<< È una questione d’orgoglio. >> borbottò infastidito, come un bambino stizzito << Poi credo di essere maledetto: ogni volta che scommetto su qualcosa perdo sempre. >> 
Prendendo un profondo respiro, Willow si voltò leggermente verso gli altri due che li stavano seguendo e roteò teatralmente gli occhi, facendoli ridacchiare. Magnus, per tutta risposta, lanciò un’occhiata velenosa ai due uomini, ma presto la sua attenzione venne richiamata dalla donna che gli stringeva l’avambraccio.
<< Beh, la scommessa che hai fatto quando hai messo su la tua azienda è andata decisamente a buon fine. Credo che sia una questione karmika: insomma hai avuto tanta fortuna, quindi ora l’equilibrio dell’universo richiede una sorta di compensazione. >>
<< Ha ragione. >> Buddy intervenne, con un largo sorriso a incurvargli le labbra << Si sa ha: a ogni azione consegue una reazione, quindi tutte le tue piccole sfortune fanno da contra-altare al tuo successo. >> 
<< La mia azienda però non si è sviluppata solo per un colpo di fortuna. >> Magnus si fermò in un punto dell’enorme salone stranamente libero << È stato grazie al mio duro lavoro se ora esiste. >> 
<< Assolutamente, questo nessuno lo mette in dubbio. >> Henry infilò le mani nelle tasche dei pantaloni << Rimane però il fatto che c’è sempre una piccola componente che rimane al di fuori del nostro controllo e lo si può chiamare nel modo in cui si preferisce: fortuna, fato, situazioni favorevoli... >> 
Magnus, che non amava quando ci si addentrava nel misticismo e non credendo minimamente al fato, scrollò le spalle, come a volersi scrollare di dosso l’intera faccenda << Va bene, mi arrendo: avete ragione voi. >> 
<< Ci è voluto poco. >> commentò Buddy, mentre una musica si diffondeva pian piano nella stanza.
<< Vedo che la nonna ha messo in campo la band che ha ingaggiato. >> il quartetto, composto da batterista, chitarrista, violoncellista e cantante, furono ben presto sotto l’attenzione di tutti << Per averli qui sta sera ha litigato con Gordon Ramsay, a quanto pare dovevano suonare per il party di inaugurazione del suo nuovo locale. >> 
A quella informazione Budhil sgranò gli occhi stupito << Come ha fatto a vincere la disputa? >> 
Willow si strinse nelle spalle << Probabilmente avrà offerto di più. >> 
<< Senza poi contare che è molto difficile dire di no a nostra nonna. >> Magnus lanciò una breve occhiata alla diretta interessata che si stava vantando, poco più in là, di quanto fosse stato difficile accaparrarsi la band che tanto desiderava << Quando vuole qualcosa punta alla giugulare e non molla la presa finché non la ottiene. >>  
<< Incredibile. >> 
Annuendo in direzione del cuoco, il CEO dell’Howard Company notò con la coda dell’occhio che i suoi nonni scivolavano insieme al centro della pista da ballo per dar via alle danze. Sapendo cosa avrebbero voluto da lui i padroni di casa, allungò la mano destra alla cugina << Andiamo? >> 
Capendo al volo la situazione, Willow arricciò le labbra << Sono certa che la nonna vorrebbe che invitassi una donna che non sia una tua parente a ballare. >> 
<< Visto e considerato che ha messo su questo teatrino ai miei danni, oltre che ai tuoi, temo si dovrà accontentare. >> 
<< Guarda che sgriderà sia te che me per questa cosa. >> 
<< Lo spero, così le rinfaccerò questo tiro mancino. >>
La gallerista tentò con l’ultima carta che le era rimasta in mano << Non hai paura che i pettegoli ci taccino di incesto? >> 
Il mago si strinse nelle spalle << Non sarebbe la prima volta. >> 
Dopo aver schioccato la lingua, la donna si vide costretta a salutare a malincuore i due amici, per poi afferrare la mano del cugino che era ancora sospesa in aria. 
Henry e Buddy seguirono con lo sguardo i due attraversare la folla e unirsi alle danze, ovviamente non sfuggì loro lo sguardo di puro rimprovero che Cathleen lanciò subito ai nipoti.
<< Certo che sono strani. >> commentò Buddy, sorridendo sotto i baffi. 
Henry, prendendo un calice di champagne che gli venne offerto da una cameriera di passaggio, inarcò le sopracciglia << Non ne hai la minima idea. >>
 
 
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Il profilo di Central Park si delineava nell’orizzonte buio, visibile solo grazie alle fioche luci dei lampioni e a quelle più lontane degli edifici che lo circondavano. Brenda, appoggiata con entrambi i gomiti alla balaustra del terrazzo dei coniugi Howard, studiava i contorni sfocati di uno dei parchi più famosi al mondo. In una mano teneva un calice ricolmo di champagne mentre nelle dita dell’altra era incastonata una sigaretta accesa e con una tale quantità di cenere che era incredibile che non fosse ancora caduta. Dopo aver picchiettato la paglia contro il bordo del portacenere che aveva sistemato al suo fianco, la scrittrice prese una lunga boccata di nicotina che rilasciò andare lentamente, espirando, intanto che gli occhi felini non si staccavano dall’orizzonte.
Una sorta di malinconia la pervadeva completamente; era come se tutta l’eccitazione e la frenesia che l’avevano invasa fino a quel momento si fossero completamente prosciugate, lasciando quella perenne tristezza che l’accompagnava da quando aveva rotto con Big. Il solo ripensare al suo ex generava in lei un tumulto d’emozioni che non sapeva mai come fermare o contrastare. Quando accadeva veniva avviluppata dai ricordi agrodolci del loro passato, ai momenti che non solo l’avevano insegnato il vero significato di “essere felici”, ma che l’avevano anche resa quella che era ora: era un susseguirsi di stilettate al cuore che, benché dolorose, non poteva impedire di auto-infliggersi. Arricciando il delicato nasino, Brenda provò, come al solto, una fastidiosa rabbia nei suoi confronti: perché si faceva del male da sola? Cosa ne avrebbe tratto da un comportamento del genere se non dolore e devastazione?
Portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra, percepì un movimento alla sua destra: con la coda dell’occhio vide quello che Camila le aveva indicato essere il suo migliore amico solo qualche ora prima. La giornalista non disse nulla, si limitò a espirare il fumo e, successivamente, a bersi un sorso del costoso champagne che teneva in mano. 
Tristan abbozzò un sorriso, mantenendo anche lui lo sguardo sul parco e i gomiti appoggiati alla balaustra. Non sapeva che cosa lo avesse spinto ad avvicinarsi, ma appena aveva scorto il suo profilo così bello e rabbuiato al tempo stesso aveva sentito l’impellenza di parlarle e, sperava, di rasserenarla << Lo sapevi che i progettisti di Central Park lo avevano concepito per lunghe e silenziose passeggiate? >>
<< Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux? >>
Il regista annuì per poi voltarsi e appoggiare la parte bassa della schiena al marmo del parapetto; era talmente affascinato dalla voce sottile e piacevole della donna che continuò con informazioni non richieste solo per sentirla nuovamente << È divertente pensare che non lo avevano progettato per i bambini e men che meno per le donne, mentre ora è il più grande centro sportivo della città e viene frequentato da ogni genere di persona. >> 
Un mezzo sorriso si delineò sulle labbra morbide, tinte di un rosso accesso, della giornalista << Fammi indovinare, se una donna veniva vista nel parco era automaticamente ritenuta una prostituta. >> 
<< Ahimè sì. >> 
Dopo aver spento la sigaretta nel posacenere, la strega si staccò dalla balaustra e inclinò il campo guardando direttamente negli occhi il suo interlocutore << Ma che novità. >> 
Gli occhi chiari dell’uomo la scrutarono da capo a piedi, soffermandosi sul top ambrato, sui pantaloni di seta e sui tacchi vertiginosi che la slanciavano, rendendola ancora più affascinante << Piacere, Tristan. >> 
<< Brenda. >> la presentazione estemporanea e senza preamboli, strappò un altro piccolo sorriso alla scrittrice unito a uno sbuffo divertito << Camila mi ha parlato molto di te. >>
<< Spero che ti abbia detto solo cose belle. >> 
<< Lei sì, ma Malaika non ha avuto alcuna esitazione a lamentarsi di te. >> 
Tristan si passò una mano sul retro del collo, borbottando un “maledetta” che la donna non ebbe alcun problema a udire << La conosci anche tu? >> 
<< È la mia migliore amica. >> 
<< Cazzo. >>
La parolaccia, uscita di getto e senza alcun freno, strappò una sonora risata alla giornalista, di cui Tristan si beò.
<< Quindi se ti invitassi a ballare riceverei un secco rifiuto? >>
Brenda si voltò verso il terrazzo pressoché deserto e dalle vetrate, che davano sulla sala da ballo, udì provenire le prime note allegre di Umbrella dei The Baseballs.
Un sorriso affascinante si delineò sul volto della strega << Ho la brutta abitudine di volermi farmi un’idea mia. >> detto quello gli afferrò la mano << Andiamo. >> 
Lo stupore sul viso del regista venne ben presto sostituito da una risata e, senza attendere oltre, la trascinò in pista. I due impiegarono pochi secondi ad adattarsi all’altro e cominciarono subito a dare mostra delle loro abilità. Il ritmo frenetico e incessante, che ricordava molto le musiche da fox-trot, portò i due a scatenarsi, senza alcuna inibizione o remora: si allontanavano e si avvicinavano di continuo, mentre le risate accompagnavano ogni loro passo.
Brenda, volteggiando su sé stessa, percepì il cuore leggero e allegro come non lo era ormai da molto tempo e la sua giravolta si concluse, insieme alla musica, fra le braccia di Tristan che le regalò un sorriso ampio e caloroso, tanto da farle per perdere un battito cardiaco.
<< Serata indimenticabile. >>
Con il respiro affannoso, mentre il petto si alzava e si abbassava velocemente << Decisamente sì. >> 
Il mago accennò con il capo alla band che stava iniziando un’altra canzone << Ti va un altro giro? >> 
<< Speravo che me lo chiedessi. >> 
 
 
§§§
 
 
<< Tutto bene? >> 
Al suono profondo e caldo di una voce vellutata, Malaika sollevò il capo e incontrò due meravigliosi occhi a mandorla << Oh, sì. Nulla di grave. >> 
Henry indicò il piede sinistro della donna, che era leggermente sollevato dal terreno << Posso? >> 
L’attrice abbozzò un sorriso, per poi mormorare uno stentato “Va bene.” 
L’uomo si accovacciò e le sfilò con gentilezza la scarpa dal tacco alto ed elaborato. Sul tallone, come era prevedibile, la pelle era irritata e contusa, con anche qualche piccolo taglio a causa del materiale duro delle calzature.
<< Come hai visto nulla di che. >> 
Non prestando orecchio all’affermazione dell’afroamericana, l’imprenditore si allungò ad afferrare una seggiola di metallo, che senza tante cerimonie trascinò vicino a sé << Siediti. >> 
<< Non è necessario… >> 
<< Siediti. >>
Le sopracciglia della modella si inarcarono a sentire quell’ordine perentorio, ma, dopo un momento d’esitazione, alla fine fece quanto gli era stato detto. Henry, che nel mentre aveva bisbigliato qualcosa a un cameriere che aveva richiamato a sé e che poi si era volatilizzato, le sorrise quando la vide accomodata sulla sedia. 
<< Scarpe nuove? >> 
<< Sì, me ne sono innamorata a prima vista. >> arricciando il naso per il bruciore, Mal cercò di non mostrare del tutto la sua vulnerabilità << Ovviamente non ho pensato di portarmi dietro dei cerotti e dire che dovrei essere abituata, visto i lavori che faccio. >> 
Appoggiando il piede ferito sulla coscia, Henry le lanciò un’occhiata incuriosita << E quali sarebbero? >>
<< Sono un’attrice e modella, quindi diciamo che i problemi con le scarpe sono all’ordine del giorno. >> 
<< Effettivamente i tuoi piedi sono decisamente messi sotto stress. >> l’uomo si voltò verso il cameriere che era riapparso al loro fianco all’improvviso. Malaika guardò il suo salvatore prendere una scatolina di cerotti, del cotone e del disinfettante dalle mani dell’inserviente, che poi ringraziò con un cenno del capo e un sorriso. 
Intanto che bagnava l’ovatta con l’antisettico, il mago aggrottò la fonte mentre studiava le scarpe distrattamente << Perché ho come l’impressione che tu abbia acquistato un numero più piccolo? >> 
Un sorriso dolce si delineò sul viso della modella, che inclinò il capo di lato << Queste sono dei campionari, il designer che le ha create è un mio amico e me le ha regalate. >> dopo aver trattenuto un sibilo per il bruciore causato dal disinfettante, si schiarì la gola e si spiegò meglio << Spesso gli stilisti regalano o prestano le loro creazioni alle celebrità per avere in cambio della pubblicità gratis. >>
L’imprenditore, dopo aver pulito la ferita, si apprestò a posizionare con cura il cerotto << E ne vale la pena? >>
La strega si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, per poi inclinare il busto in avanti << Scherzi? Le hai viste bene? Sono favolose! Inoltre, indossandole anche solo per una sera, sto aiutando un mio amico, quindi posso sopportare un po’ di dolore. >> dopo che le ebbe infilato la calzatura, lei catturò il suo sguardo con il proprio e gli regalò un sorriso sincero e pieno di gratitudine << Grazie mille per essere venuto in mio soccorso. >> 
Henry, ammaliato dai suoi splendidi occhi scuri, ricambiò il sorriso e facendole anche un occhiolino scherzoso << Mi riterrò soddisfatto solo se, d’ora in poi, andrai in giro con una confezione di cerotti. >> 
L’attrice si portò la mano destra al cuore e sollevò contemporaneamente la sinistra, in segno di giuramento << Domani, conclusa la mia corsa mattutina, andrò diretta in una farmacia e ne farò incetta. >> 
Di fronte al suo tono solenne, l’uomo non riuscì a trattenere una bassa risata << Brava… ehi, aspetta! >> prima che lei si potesse alzare, le afferrò la caviglia destra << Meglio prevenire che curare. >> 
<< Oh beh… grazie di nuovo allora. >> 
Un piacevole silenziò calò fra i due mentre Henry proteggeva con un altro cerotto anche l’altro tallone che, benché non fosse contuso era comunque arrossato. Quando le ebbe infilato la scarpa, l’aiutò ad alzarsi e tenendole le mani le chiese di fare qualche passo. Mal, leggermente imbarazzata e allo stesso tempo piacevolmente addolcita dalle attenzioni galanti di un così bell’uomo, camminò come le era stato chiesto: inizialmente zoppicò leggermente, ma, essendo una modella professionista, ben presto riacquistò la sua andatura fluida e decisa. 
<< Perfetto, ora non dovresti più avere problemi. >> 
La strega annuì, studiando, dapprima, le punte delle scarpe, per poi sbattere i talloni l’uno contro l’altro come Dorothy, tutta contenta << Magnifico, è giunto il momento di tornare in pista! >>
L’imprenditore sollevò le sopracciglia sorpreso << Di già? >>
<< Ovviamente, mi hai rimesso a nuovo. Sarebbe uno spreco se non lo facessi. >> senza esitazione o imbarazzo alcuno, l’attrice allungò la mano destra << Ti andrebbe di ballare con me? >> 
Ancora più sorpreso, l’uomo tentennò per un momento, per poi passarsi distrattamente una mano fra i folti capelli neri << Non credo che sia il caso, i tuoi piedi potrebbero uscirne peggio di come sono ora: non sono esattamente un ballerino provetto. >>
<< E che problema c’è? Conduco io. >> 
Di fronte a quella proposta scherzosa, il mago non riuscì a trattenere un’altra risata << Va bene, ma poi non ti puoi lamentare che non ti avevo avvisato. >> 
La modella fece il gesto di chiudersi la bocca come se stesse tirando una zip, poi gli afferrò la mano e lo trascinò verso la pista << Comunque io mi chiamo Malaika King, piacere di conoscerti. >>
<< Henry Rux, piacere mio. >>
 
 
 
 
 
 
 
 
(1)Il Gimlet: è un cocktail semplice che combina gin e lime per creare una bevanda ultra rinfrescante che ha resistito alla prova del tempo ed è diventato uno dei cocktail più popolari in circolazione.
(2)Annie Leibovitz: famosa fotografa statunitense.
(3)Miss Celine: personaggio della serie tv Gilmore Girls. Mi ha sempre dato l’idea di una donna dotata di poteri straordinari quindi ho deciso di farla comparire anche nella mia storia perché l’adoravo. Ringrazio Amy Sherman-Palladino per il prestito inconsapevole.
(4)Vita di Pi: film del 2012 il cui protagonista è interpretato da Suraj Sharma, il PV di Buddy. 
(5)Monkstrap: scarpe con la fibbia da uomo
(6)Duecento galeoni equivalgono a 1200 euro (1 galeone = 6 euro).
(7)palle piene e mezze: a biliardo ci sono due tipi di palle, quelle “piene” ovvero completamente colorate che vanno dal numero 1 a 7, poi quelle “mezze” con una riga larga colorata nel centro che vanno dal numero 9 a 15. In totale, le palle sul tavolo, sono 16.
(8)Palla 8 (in inglese 8-ball Pool): è una tipologia di gioco a tiri dichiarati del biliardo
 
 
 
 
 
Angolo Autrice
 
Salve a tutti!
Come al solito devo iniziare con delle sincere scuse per il mio ritardo: speravo di aggiornare questa storia con l’anno nuovo, ma ahimè tra lo studio e viste mediche/veterinarie non proprio favorevoli sono stata costretta a mettere da parte la scrittura. 
Grazie quindi a quelli che ci sono ancora e per l’immensa pazienza che avete dimostrato (come sempre). 
Ebbene, finalmente il fantomatico party dei Conti si è concluso e ci sono state un sacco di belle interazioni tra i vari Oc. Ovviamente nulla è ancora certo, ma avevo bisogno di dare un po’ di sprint alla situazione e spero che la cosa vi sia piaciuta. Ora ritengo che sia giunto il momento di chiedervi con quali personaggi vorreste che il vostro pargolo avesse dei flirt (avrei bisogno che mi indicaste almeno 2 nomi). Inoltre se aveste qualche idea o scena di cui vi piacerebbe che io scrivessi non esitate a dirmelo, se posso vi accontenterò più che volentieri. 
Ah, inoltre volevo avvertirvi che fra presto ho intenzione di pubblicare il prologo di una mia nuova storia. So che l’ultima non è andata a buon fine, ma spero che questa abbia una sorte migliore. Se vi andasse di leggerla ne sarei molto onorata e felice.
Di seguito vi lascio gli outfits mancanti.
Grazie mille e a presto.
Chemy
 
 
 
 
Vestiti
 
Noah

 
Castiel

 
Camden

 
Budhil

 
Vasya

 
Joël

 
Malaika

 
Brenda

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