Freaky Summer

di Kim WinterNight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let's rock the night! ***
Capitolo 2: *** Naked and thunderstruck ***
Capitolo 3: *** I should have known this right from the start ***
Capitolo 4: *** You leave me speechless ***



Capitolo 1
*** Let's rock the night! ***


Let’s rock the night!


 

 
 
 
 
 
 
Il Fantômas Beach è insolitamente gremito di persone.
Da quando Bill ha avuto la brillante idea di scattare delle foto da inserire nelle nostre locandine, noi dei Freaky Pigs stiamo riscuotendo un discreto successo tra i locali del lungomare.
La serata è tersa e la luna splende al centro del cielo e noi siamo carichi e pronti a spaccare tutto con la nostra musica.
Oggi proporremo anche un brano inedito, anche se è in fase embrionale: si chiama provvisoriamente Jim ed è una sorta di interludio strumentale suonato dal nostro chitarrista.
La strumentazione è pronta nell’angolo del terrazzo in legno che funge da palco e noi stiamo bevendo qualcosa prima di cominciare.
«Io l’avevo detto che quelle locandine ci avrebbero fruttato un sacco di fan!» esclama Bill, finendo di scolare la birra dalla propria bottiglia.
Siamo nei pressi del bancone del bar e ci stiamo godendo i drink gratuiti offerti dal gestore del chiosco.
Io sto in piedi di fianco a Mike e ogni tanto sbircio nella sua direzione: indossa una t-shirt bianca con su stampato un drago stilizzato, dei bermuda in jeans e le immancabili sneakers verde fluo. I capelli lunghi e sciolti sulle spalle completano il quadro, e ancora una volta mi rendo conto di quanto sia bello.
«Cinque minuti!» grida il padrone del locale, un uomo di mezza età dall’aspetto insignificante.
Mike annuisce e gli indirizza un sorriso cordiale, poi fa girare lo sguardo tra di noi e ride. «Anche oggi Frank ha la canottiera macchiata» commenta, sorseggiando un po’ d’acqua dalla sua bottiglietta.
Bill sghignazza e gli batte sulla spalla. «Certo, altrimenti non sarebbe lui! Comunque non mi avete ascoltato: parlavo delle locandine!»
Io scambio un’occhiata con Puffy, poi il batterista solleva un sopracciglio. «Sì che ti abbiamo ascoltato, ma sono settimane che non fai che ripeterlo: l’abbiamo capito!»
«Antipatico» borbotta il bassista, incrociando le braccia sul petto.
A quel punto anche Jim ci raggiunge e sembra particolarmente eccitato per la serata che ci aspetta; non è semplice decifrare le sue espressioni facciali, ma ho come l’impressione che non veda l’ora di suonare la canzone che ha composto.
«Pronti? Andiamo a spaccare tutto!» si rianima Bill.
Annuiamo e lasciamo i resti dei nostri drink sul bancone, dirigendoci verso i nostri strumenti.
Nel tragitto salutiamo qualche amico e ci facciamo largo tra la molta gente assiepata ovunque: attorno ai tavolini, in piedi in ogni spazio disponibile, addossata alla balaustra del terrazzo all’aperto o alle pareti in legno.
L’atmosfera è bellissima: niente potrebbe andare storto.
Prima di posizionarmi dietro le mie tastiere, afferro Mike per un polso e lo intrappolo in un breve abbraccio.
«Ehi, bambolina, sei in ansia?» mi mormora all’orecchio, per poi lasciarmi andare e scrutarmi con quegli occhi profondi e caldi.
Sorrido per rassicurarlo. «No, va tutto bene. Questa serata è perfetta, me lo sento.»
«Roddy, datti una mossa!» mi rimbecca Bill, trascinandomi via dal mio ragazzo.
«Dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Rapunzel!» replico.
«Oggi non ho la treccia, quindi non puoi chiamarmi così!»
Ridiamo e prendiamo posto, mentre Mike afferra il microfono e comincia a parlare, dando il benvenuto ai presenti.
«Ehi, stronzi, siete pronti a saltare in aria con i Freaky Pigs?» grida, e noto che fa sobbalzare alcune ragazze che stazionano un po’ troppo vicine a una delle casse. «Non spaventatevi, donne: siamo dei bravi ragazzi, non mordiamo! Al massimo il nostro bassista farà a gara con il chitarrista per conquistarvi!» prosegue il cantante, calandosi perfettamente nel ruolo che più gli riesce quando è sul palco: l’artista capace di intrattenere il suo pubblico, di prendersi in giro e di comportarsi contemporaneamente come un coglione.
Lo amo anche quando fa così, mi mette addosso una voglia incredibile di raggiungerlo e baciarlo fino a togliergli il respiro, giusto per dimostrare a tutti che lui è mio.
Sorrido soddisfatto e mi concentro su ciò che devo fare.
Mike annuncia la prima canzone – Highway Star dei Deep Purple – e la magia comincia: Puffy si diverte dietro la sua batteria, io picchietto sui tasti del mio strumento, Bill tortura le corde spesse del basso e Jim accarezza con precisione quelle più sottili e numerose della chitarra.
Poi Mike completa il quadro, la sua voce riempie l’aria e da quell’istante in poi è come se ci immergessimo in un universo in cui esistiamo soltanto noi due e quel casino chiamato rock’n’roll.
 
 
Abbiamo eseguito a malapena quattro brani quando avverto qualcosa di umido schiantarsi sulla mia fronte sudata.
Inizialmente non ci faccio caso, perché quella sensazione – visto il caldo insopportabile che sto provando – mi risulta piuttosto piacevole; poco dopo però la cosa si ripete e capisco che sono gocce di pioggia: enormi, fresche, si infrangono sul mio viso e sulle mie braccia.
E sulla mia tastiera.
Sollevo lo sguardo, allarmato: cerco quello di Bill e lo vedo contrariato a sua volta, e anche se Jim indossa i suoi ormai immancabili occhiali scuri dalle lenti rosse posso intuire dal linguaggio del suo corpo che è infastidito a sua volta.
«Cazzo» borbotto, cercando di piegarmi in avanti nel vano tentativo di impedire all’acqua di colpire la mia strumentazione.
Vedo Mike sollevare gli occhi al cielo e sbuffare. «Qualcuno non è d’accordo che noi suoniamo, stasera?» chiede.
I presenti scoppiano a ridere e sghignazzare, mentre io sono sempre più preoccupato: la pioggia si sta intensificando e ho seriamente paura che la nostra attrezzatura si rovini. Già non è il massimo suonare all’aperto con un alto tasso di umidità, ma questo è decisamente peggio.
D’improvviso lo scrosciare dell’acqua si fa torrenziale e io, senza pensarci due volte, mi butto letteralmente sulla tastiera e cerco in tutti i modi di farle da scudo. «Cazzo, fate qualcosa! Chiamate Frank!» strillo con fare isterico.
«Le pelli della mia batteria! Le fottutissime pelli!» grida Puffy disperato. Anche se non posso vederlo, piegato come sono sul mio strumento, riesco a immaginare che sia nelle mie stesse condizioni.
Jim stacca di slancio la chitarra dall’amplificatore, provocando un rumore sordo e fastidioso, così Mike è costretto a correre ai ripari, abbassando completamente il volume e imprecando tra i denti.
Con la coda dell’occhio mi accorgo che il chitarrista è corso dentro il chiosco, stringendo al petto la sei corde.
Intanto la pioggia aumenta ancora: la sento battermi sulla schiena, sui capelli legati in un morbido codino, sulle braccia e le gambe. È terrificante e totalmente insensato, considerato che il cielo fino a poco fa era sgombro e terso.
Sollevo appena la testa e vedo Jim tornare insieme a Frank e qualche cameriere del Fantômas Beach.
«Ma non avete dei teli per coprire tutto?» sento gridare all’uomo in canottiera macchiata.
«Noi? E voi, invece?!» sbraita Bill in risposta.
«Ci aiutate a smontare tutto?» interviene Puffy, rituffandosi verso la propria batteria.
La pioggia continua a imperversare e una rapida occhiata verso i presenti mi comunica che si sono tutti accalcati al coperto.
Facendomi coraggio, mi raddrizzo e con gesti rapidi e frenetici mi adopero per smontare la mia attrezzatura, augurandomi che non capiti qualcosa di grave: non sono decisamente nelle condizioni economiche per potermene comprare un’altra.
La rabbia si fa largo in me: detesto il fatto che prima il cielo fosse limpido e ora il Diluvio Universale ci stia inondando senza pietà, odio il fatto che noi non ci siamo attrezzati con dei teli in plastica e che neanche Frank l’abbia fatto.
Comincio a correre da una parte all’altra, spostando le mie cose al coperto, anche se c’è talmente tanta gene e talmente poco spazio che rischio di non trovare posto; impreco e rischio di inciampare in cavi e altra attrezzatura.
Riusciamo miracolosamente a mettere tutto al riparo nel giro di pochi minuti, e a nostra volta ci infiliamo negli spazi inesistenti per non continuare a inzupparci ulteriormente.
Tengo lo sguardo fisso sullo scrosciare dell’acqua e, nonostante la frustrazione per la sfortuna che abbiamo avuto, mi godo il paesaggio che mi si presenta di fronte: il mare, in lontananza, è scuro come il cielo ingombro di nubi nere, della luna non c’è più nessuna traccia e il legno del chiosco viene inondato dai fiotti impietosi.
Quella condizione dura ancora per un po’, poi noto che tutto sembra pian piano rallentare.
Tiro un sospiro di sollievo, anche se nella mia mente si cementifica la consapevolezza che ormai non potremo più suonare per stasera: dovremmo rimontare tutto e verificare che l’attrezzatura non abbia subito danni, ripetere il soundcheck e sperare che non ricominci a piovere, costringendoci a rifare ciò che abbiamo fatto prima.
In tutto l’acquazzone dura a occhio e croce una ventina di minuti, poi tutto intorno a noi torna quieto.
Di quel casino non rimangono che le assi di legno inzuppate d’acqua e le sedie che lasciano scivolare le ultime gocce rimaste impigliate sulla loro superficie.
«Ma vaffanculo!» sbotta Bill, spostandosi all’esterno. «Ci ha fatto fare tutto questo casino per due gocce di merda!»
Lo raggiungiamo a nostra volta e tutti e cinque ci scambiamo occhiata esasperate.
«Dovremmo comprarci dei teli» osserva Mike con un sospiro.
Lo guardo e noto che la maglia bianca, infradiciata dall’acqua, aderisce perfettamente alla sua schiena e i capelli non sono da meno.
«E Frank allora? Non può far suonare la gente in questo posto senza avere delle precauzioni in caso di pioggia!» protesta ancora Bill, le mani sui fianchi e l’espressione accigliata.
«Dai, è andata così, cerchiamo di vedere il lato positivo!» intervengo.
«Se ce ne fosse uno…» si fa avanti Jim, che nel frattempo si è tolto gli occhiali scuri.
«Adesso Frank mi sente, sono incazzato nero!» sbraita Bill, muovendosi a passo di marcia per affrontare il padrone del Fantômas Beach.
«Cosa avevi detto a proposito della serata perfetta?» mi punzecchia Mike, rivolgendomi un’occhiataccia.
Alzo lo sguardo al cielo e sospiro. «La prossima volta starò zitto!» affermo.
Il cantante mi si accosta per lasciarmi un lieve bacio sulla tempia, poi raggiunge Puffy che intanto sta esaminando le pelli dei suoi tamburi e borbotta tra sé e sé.
Io e Jim ci scambiamo un’occhiata, poi il chitarrista sospira e si passa una mano tra i capelli ricci e scompigliati. «E pensare che stavo per suonare la mia canzone…» esala.
Scoppio a ridere e gli batto sulla spalla. «Sarà per la prossima volta!» lo rassicuro.
«Magari non è destino» commenta.
«Macché, non dire così!»
Proprio in quell’istante Bill torna da noi a testa bassa.
Lo interrogo con lo sguardo, curioso di sapere com’è andata la sua discussione con Frank.
«Beh? Che ha detto?» si incuriosisce Jim.
«Non gli ho detto niente. Stavolta gliela lascio passare liscia, ma la prossima…»
Sghignazzo. «Sempre il solito sbruffone!» esclamo.
«Piantala, bambolina!» si rivolta il bassista, trucidandomi con un’occhiata. «Frank ha detto che ci offre qualcos’altro al bar per farsi perdonare.»
Scuoto il capo, evitando di fargli notare che mi dà fastidio che lui mi chiami in quel modo. Poi sorrido e dico: «Allora qualcosa di positivo c’è».
«Cosa?» chiede Mike, raggiungendomi seguito da Puffy.
«Frank ci offre da bere!» esclamo, prendendo il batterista sottobraccio per condurlo verso il bancone.
Il resto della band ci segue e ho la sensazione che, nonostante tutti i casini che sono successi, questa continui a essere una serata perfetta.
 
 
 
 
 
 
♫ ♪ ♫

[Prompt 55: Rimanere sorpresi da un improvviso acquazzone estivo.]

 
 
Ciao a tutti e benvenuti in questa mia nuova raccoltina dedicata ai Freaky Pigs *____*
Quest’idea nasce dalla challenge di LadyDragon, che ringrazio per l’idea e l’ispirazione che mi ha dato!
E siccome nel FreakyPigs!AU è sempre estate (e a volte Natale XD), e considerato che la giudice accetta i Faith No More come band, come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di buttarmi su qualcosa del genere?
Qualche spiegazione per LadyDragon è doverosa, però: qui i Faith No More in formazione originale (Mike Patton – voce; Jim Martin – chitarra; Bill Gould – basso; Roddy Bottum – tastiere; Mike “Puffy” Bordin – batteria) non sono altro che un gruppo di ragazzini di circa vent’anni, piuttosto sfigati, che hanno formato una band chiamata Freaky Pigs dopo essersi incontrati nella scuola di musica che frequentano e in cui studiano.
Il gruppo fa soltanto cover, almeno per il momento, e qui scopriamo che hanno dato vita a una canzone inedita intitolata Jim; ebbene, questo magnifico brano esiste davvero ed è presente nell’album We Care A Lot del 1985. Ve la linko qui, così potete ascoltarla:
Jim
E ne approfitto anche per linkarvi il bravo Highway Star dei Deep Purple, caso mai non lo conosciate:
Highway Star
Non ho scelto questa cover a caso per i Freaky Pigs, dato che i FNM hanno davvero eseguito diverse volte la cover della canzone dei Deep Purple durante i live; ve ne linko un esempio qui, anche se c’è solo l’audio ahahahah:
Faith No More – Highway Star
Il logo della band che trovate in cima sotto il titolo l’ho creato io stessa – so che non è il massimo, però non dimentichiamoci che sono sfigati e mica possono avere un bel logo XD – e lo stesso campeggia sul braccio sinistro di Roddy sotto forma di tatuaggio, nei pressi della spalla.
Mike e Roddy sono una coppia consolidata in questo AU, tutti sanno che hanno una relazione ^^
Il nomignolo bambolina viene usato da Mike nei confronti di Roddy, ma a volte anche gli altri della band lo sfruttano per prendere in giro i due fidanzati!
Il soprannome Rapunzel, invece, è stato affibbiato da Mike a Bill nella storia Hot Party, dato che Roddy si era prodigato a fare una treccia al bassista XD
Il Fantômas Beach è un chiosco sulla spiaggia di mia invenzione, ed è il locale più frequentato dai Freaky Pigs, sia in quanto band che in compagnia del loro gruppo di amici! Per il nome del locale ho preso ispirazione da una delle tante band di Mike Patton, ovvero i Fantômas! ^^
Penso di aver detto tutto e spero che questo primo delirante capitolo vi sia piaciuto ;)
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e alla prossima ♥

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Capitolo 2
*** Naked and thunderstruck ***


Naked and thunderstruck
 


 
 
 
 
 
La spiaggia è insolitamente deserta.
In realtà è normale, considerato che ha piovuto fino a pochi minuti fa e gli unici idioti a essere rimasti qua siamo noi.
Siamo stati incoscienti, visto che è altamente sconsigliato stare in prossimità dell’acqua quando ci sono tuoni e lampi; eppure fa talmente caldo che non abbiamo neanche pensato di rimanere a casa.
Sdraiato sul telo da mare, osservo Mike che se ne sta seduto a pochi metri da me e chiacchiera con Trevor e Trey, i suoi migliori amici.
Bill sta battibeccando con Puffy per decidere chi leggerà le definizioni del cruciverba – ancora una volta il bassista ha rubato il giornale a suo nonno per portarselo al mare e poter risolvere le parole crociate – e la mia amica Courtney se ne sta immobile ad abbronzarsi.
«Secondo me il sole non attacca» sbuffa lei, sistemandosi gli occhiali scuri sugli occhi.
«Chi te l’ha detto? I raggi UV trapassano anche le nubi» replico, sorridendole per rassicurarla.
So che tiene tantissimo a essere ben colorata, tanto che non usa neanche la crema solare per paura di non abbronzarsi come vuole. Non condivido le sue scelte, però non posso farci niente: Courtney è così, quando si mette in testa qualcosa è impossibile farle cambiare idea.
«Fa un caldo fottuto» borbotta Mike, passandosi una mano tra i capelli lunghi e sciolti.
«Perché non te li sei legati?» lo punzecchia Trevor, ben sapendo che al mio ragazzo non piace particolarmente tenere le ciocche intrappolate in un elastico.
Sorrido: in realtà detesta chiunque porti la coda o qualunque altra acconciatura, tanto che spesso mi ritrovo con le sue dita a strappare via il mio elastico.
«Oppure te li potresti tagliare» ghigna Trey.
«Fottetevi. Dovremmo buttarci in acqua» taglia corto Mike.
«E se ricominciano a scendere le saette e ci fulminiamo?» faccio notare, puntellandomi sui gomiti per lanciargli un’occhiata preoccupata.
«Macché!» minimizza lui, mettendosi subito in piedi.
Lascio scorrere gli occhi sul suo corpo magro e tonico, ringraziando ancora una volta l’estate che mi permette di poterlo guardare quasi completamente svestito anche se non siamo solo noi due.
«E Kurt dove l’hai lasciato?»
Mi volto a seguire la conversazione tra Courtney e Bill, il quale ha per un attimo messo da parte l’enigmistica.
La ragazza ridacchia. «Non è tipo da spiaggia» replica lei.
«Beh, non sa cosa si perde» insinua il bassista, scandagliando il corpo di lei coperto soltanto da uno striminzito due pezzi nero che pare in similpelle.
«Ci stai provando con me, Billy?» lo rimbecca subito Courtney, inarcando le labbra in un sorriso malizioso.
Il bassista sgrana gli occhi e bofonchia tra sé e sé, strappando il giornale dalle mani di Puffy. «Allora, uno verticale: la capitale della California?» declama a gran voce.
Io e Courtney ci scambiamo un’occhiata profondamente divertita, poi scoppiamo a ridere come matti.
«Los Angeles!» esclama Trey.
«Ma sei rincoglionito? Va bene che nemmeno io sono un asso in geografia, ma è Sacramento!» lo contraddice Puffy, inarcando le sopracciglia mentre con le mani tiene sollevati i pesanti dreadlocks per evitare che gli facciano sudare ulteriormente il collo.
«Sacramento?» si interroga Trey con sguardo dubbioso.
«Sì, ci sta! Andiamo avanti: l’inizio di love?» chiede Bill, per poi rendersi conto che ha appena pronunciato il cognome di Courtney.
Abbassa il capo mentre io e la mia migliore amica continuiamo a ridere senza ritegno.
«L’inizio di love? Ma che significa?» Trey si stringe nelle spalle. «Io certe stronzate non le capisco!»
«È lo. Se sono due caselle, dovrebbe essere lo» interviene Trevor, mentre si alza a sua volta dall’asciugamano.
«Ma che cazzo di senso ha?» Trey solleva gli occhi al cielo e sbuffa. «Mi arrendo!»
«Giusto!» strilla Bill.
«Ciao pezzi di merda!» esclama qualcuno, correndo nella nostra direzione.
Mi metto a sedere e individuo Cliff e Chuck: entrambi barcollano e ridono senza motivo, probabilmente sono appena usciti da un chiosco dopo essersi scolati diverse birre ghiacciate.
Sono ubriachi, è evidente.
«Noi abbiamo caldo, ce lo facciamo il bagno?» sbraita Cliff, fermandosi a pochi centimetri dal mio telo.
Chuck gli tiene un braccio intorno alle spalle e sghignazza. «Fratello, io non ho il costume!»
«Chi se ne fotte?» replica l’altro. Poi fa girare lo sguardo tra i presenti e scuote il capo. «Dov’è Jim?»
«Jim Martin non va al mare, sei pazzo? Poi deve spogliarsi…» commenta Mike ironico.
«Oh, giusto!» Cliff si batte una mano sulla fronte. «Cosa stavo dicendo?»
«Che dobbiamo farci il bagno!» gli ricorda Chuck, scuotendo la testa per tentare di scacciare i dread che gli si sono appiccicati alla pelle.
Puffy sbuffa. «Bill, non è così, ti dico! L’attrice che ha fatto Twilight si chiama Kristen Stewart! Perché insisti con Stevens?»
«Io mi ricordo Stevens!»
«È Stewart, ma tu scrivi quello che vuoi, tanto poi non torna nello schema!»
«Io mi butto in acqua!» esclama Mike, correndo in fretta verso la riva.
«Anche io!» Detto questo, Cliff si scosta da Chuck e comincia a spogliarsi. Non si preoccupa di tenere addosso neanche le mutande e, una volta completamente nudo, barcolla verso il bagnasciuga mentre sghignazza.
Tutti noi lo osserviamo divertiti, fischiando d’approvazione per il suo corpo totalmente senza veli.
«L’ha fatto apposta per conquistare Courtney, allora lo faccio pure io!» strepita Bill, tirandosi in piedi.
«Ma tu hai il costume, cosa…» tento di dissuaderlo.
Eppure il bassista si libera in fretta di quell’indumento e si mostra in tutto il suo splendore agli occhi della ragazza ancora stesa sul telo mare.
Lei ride forte. «Billy, sei sempre il solito! Spera che Kurt non lo scopra, altrimenti sono guai!» lo prende in giro.
«Ma da quand’è che questa è diventata una spiaggia per nudisti?» grida Mike dalla riva, le mani sui fianchi e l’espressione divertita.
Mi alzo a mia volta e ridacchio. «Non lo so, amore, ma dovremmo farlo anche noi!» cinguetto, mentre i nostri amici fischiano e starnazzano tutt’attorno.
«Io non mi spoglio, sto aspettando che arrivi Ivy» borbotta Puffy.
«Che noioso! Da quando ti sei messo con quella pollastra non fai più niente» lo sbeffeggia Bill.
La mia attenzione viene catturata da Chuck e Cliff che si buttano in mare completamente nudi, seguiti poco dopo da Bill; Trey e Trevor si scambiano un’occhiata, poi si tirano in piedi e li imitano, senza però privarsi a loro volta del costume.
Courtney ride, rimanendo ferma sul proprio telo mare. «Io non vengo a fare il bagno, non voglio che mi si rovini il trucco!»
Le lancio un’occhiataccia, poi faccio spallucce e raggiungo il mio ragazzo sulla riva.
«Sai che c’è, bambolina? Dovremmo fare anche noi il bagno nudi!» mi apostrofa Mike, le braccia incrociate sul petto e un’espressione maliziosa sul volto sudato.
Sgrano gli occhi, ma subito mi rendo conto che la cosa mi intriga. «Perché no? Io te l’ho proposto, ma non pensavo saresti stato d’accordo» commento.
Faccio per afferrare il bordo del mio costume, quando la sua mano mi afferra fulminea per il polso.
Incrocio le sue iridi scure e penetranti e lo interrogo con lo sguardo.
«Aspetta» sussurra, incurvando le labbra sottili in un sorriso ancora più malizioso.
Poi mi trascina con sé verso l’acqua e in breve ci ritroviamo immersi; subito cominciamo a schizzare i nostri amici e a riempire l’aria di grida e risate.
Cerco lo sguardo di Mike per capire cos’ha in mente, ma lui mi ignora e parte all’inseguimento di Trevor dopo che il suo amico l’ha inondato con uno schizzo più potente degli altri.
Mi sento circondare le spalle e la risata sguaiata di Cliff mi si infrange nell’orecchio sinistro. «Roddy, amico mio! Quanto sei bello oggi!»
«E tu sei ubriaco marcio» gli faccio notare, scrollandomelo di dosso con una risata.
«Perché, ho bevuto? Non è mica vero, chiedi a Chuckie…» biascica, tornando ad abbracciarmi fraternamente.
Ricambio la stretta e lascio andare una risata. «Va bene, Cliff, poi glielo chiedo!»
Chuck intanto sta facendo la lotta con Bill, urlando come se qualcuno lo stesse squartando.
Quasi quasi sono contento che la spiaggia sia deserta, stiamo facendo un casino infernale neanche fossimo dei bambini di sei anni.
«Vado a nuotare!» esclama all’improvviso Cliff, lasciandomi bruscamente andare e buttandosi scompostamente in acqua.
Sto tenendo d’occhio la zuffa tra Bill e Chuck quando due braccia mi afferrano per la vita.
Mi sento abbracciare da dietro e la mia schiena entra in collisione con il petto bagnato e accogliente di Mike.
Lo riconosco perché ride nel mio orecchio e le sue mani corrono sul mio corpo con quel fare brusco che mi piace da impazzire.
«Dobbiamo fare il bagno nudi, giusto?» sussurra.
Deglutisco a fatica e non faccio in tempo a rispondere che avverto le sue dita afferrare il bordo del mio costume; lo tira giù con uno scatto rapido e io rimango spiazzato.
Mike si abbassa per sfilarmelo e io sollevo velocemente i piedi per permetterglielo; poi lo porta fuori dall’acqua e lo lascia penzolare di fronte ai miei occhi, mentre stringe nella mano sinistra la mia virilità.
«Mike!» sibilo, agitandomi appena.
«Sta’ fermo, dai» mi suggerisce.
«Ma…»
«Che c’è? Adesso sei diventato improvvisamente pudico?» mi punzecchia, massaggiandomi piano tra le cosce sott’acqua.
«No, è che…»
Scoppia a ridere e mi lascia andare, tornando ad abbracciarmi da dietro per farmi sentire che anche lui è senza costume.
Rimango immobile, l’unica cosa che si muove sono i miei occhi mentre cerco di capire se qualcuno dei nostri amici si è accorto di ciò che sta succedendo.
«No, cazzo!» strilla Bill, sollevando il viso verso il cielo.
Faccio lo stesso e mi accorgo che ha appena ricominciato a piovere; un istante dopo un rumoroso tuono esplode nell’aria e ci fa sobbalzare.
Mi scosto da Mike e recupero velocemente il mio costume dalla sua mano, cominciando maldestramente a rivestirmi – non che io mi vergogni di farmi vedere nudo dai miei amici, però l’erezione che mi svetta tra le gambe non è esattamente qualcosa di cui vantarsi in questo momento.
«Usciamo dall’acqua, stanno cominciando scendere le saette!» grido, inciampando mentre mi infilo il costume e arranco verso la riva.
«Tanto tu sei già fulminato di tuo: stai con Patton, magari una bella scossa ti aggiusta!» mi prende in giro Bill.
Sollevo il dito medio e corro al suo inseguimento, insultandolo e scalciando sabbia umida verso di lui.
Riesco ad afferrarlo per il costume e lo trascino a terra; ci rotoliamo per un po’ e ridiamo forte, finché non torniamo a sedere.
Ci scambiamo un’occhiata e un’altra risata esplode tra noi.
«Siamo completamente pieni di sabbia, ora ci tocca rientrare in acqua» esalo col fiatone.
«Beh, Roddy, puoi sempre farti fare il bagnetto dal tuo fidanzato» mi sbeffeggia.
Prendo un pugno di granelli e glielo lancio dritto in faccia. «Stronzo, ma vaffanculo!»
In tutta risposta Bill si alza e, con un movimento fulmineo e inaspettato, mi solleva da terra e mi porta in braccio verso la riva. «Fate largo a me e alla mia principessa» dice a gran voce. «O forse dovrei dire bambolina
«Piantala, mettimi giù, coglione!» strillo, scalciando e graffiandogli la schiena per tentare di liberarmi.
«Veramente la principessa sei tu, Rapunzel, oggi hai anche la treccia» lo canzona Mike.
Bill sta per abbaiargli contro, ma il cantante gli fa lo sgambetto ed entrambi crolliamo dentro l’acqua.
L’impatto è terribile e per poco non sbattiamo malamente contro la sabbia; eppure sono talmente stravolto e divertito che non ci faccio neanche caso.
Intanto la pioggia è aumentata e i fulmini sono sempre più frequenti, così mi lavo velocemente e corro in fretta verso il mio telo.
Lo scuoto e mi ci avvolgo, tentando di riprendere fiato.
Mi guardo attorno e noto che anche Ivy, la ragazza di Puffy, è giunta in spiaggia in compagnia di una sua amica.
Bill mi affianca e appoggia un braccio sulla mia spalla. «Hai visto quella pollastra? Ora che Jim non c’è, ho decisamente campo libero!» bisbiglia con fare cospiratorio.
«Allora ti conviene toglierti nuovamente il costume, non si sa mai che il tuo uccellino la affascini» commento.
«Uccellino, eh? Ringrazia che mi piace la figa, altrimenti te lo farei provare!»
Scoppio a ridere e scuoto il capo, rendendomi conto che non ha molto senso tentare di asciugarmi con il telo dato che continua a piovere copiosamente.
L’ennesimo tuono esplode su di noi e mi fa sussultare.
Lascio scorrere lo sguardo tra i miei amici e sospiro. «Ehi!» strillo, attirando la loro attenzione.
Loro mi osservano confusi.
«Forse è meglio se leviamo le tende se non vogliamo finire arrosto per davvero!»
 
 
 
 
 
 
♫ ♪ ♫
 
[Prompt 5: Fare il bagno al mare nudi.]
 
 
Rieccomi con un nuovo capitolo delirante dedicato ai Freaky Pigs! :D
Ebbene sì, qui vediamo una tipica giornata di cacca al mare, ma i nostri eroi sono impavidi (?) e sfidano anche le leggi della natura pur di ricercare un po’ di fresco!
È ovviamente sconsigliato stare al mare quando imperversano fulmini e saette, ma ormai sappiamo che l’intelligenza è stata distribuita quando questi qui erano in vacanza alle Maldive XD
Qui vediamo il gruppo di amici allargarsi, quindi – per chi non lo sapesse – ho introdotto altri personaggi che in un modo o nell’altro hanno/hanno avuto a che fare con i FNM.
Trevor Dunn e Trey Spruance, rispettivamente bassista e chitarrista, sono amici d’infanzia di Mike Patton – i tre infatti sono cresciuti insieme nella cittadina di Eureka, nel nord della California – nonché co-fondatori con il cantante della prima vera band di cui hanno fatto parte, ovvero i Mr. Bungle.
Per quanto riguarda Chuck Mosley, è sato il cantante storico dei Faith No More, con cui la band ha registrato i primi due album in studio prima che Mike lo sostituisse e consacrasse definitivamente il loro successo.
Cliff, invece, è Cliff Burton – storico bassista dei Metallica che però è venuto a mancare nell’86 – e che era molto amico di Jim e di Puffy!
Infine, Courtney Love, cantante del gruppo grunge Hole, era la moglie di Kurt Cobain – frontman dei Nirvana – nonché grandissima amica di Roddy nella realtà; inoltre, Courtney è stata per alcuni mesi nel 1984 la cantante dei Faith No More durante i live.
In questo mio AU sono ancora tutti vivi (ovviamente) e formano un gruppo di amici piuttosto bizzarro e affiatato!
In questo mio AU, inoltre, Puffy sta con una ragazza dai dreadlocks tutti colorati che si chiama Ivy ^^
Spero di avervi fatto sorridere anche stavolta, perché io mi sono proprio scompisciata mentre scrivevo XD
Grazie ancora a LadyDragon e al prossimo capitolo ♥

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Capitolo 3
*** I should have known this right from the start ***


I should have known this right from the start


 
 
 
 
 
 
«Okay.» Mi schiarisco la gola, deglutendo a fatica per il leggero imbarazzo che sto provando.
Sposto lo sguardo dal frigorifero portatile ai miei piedi, poi lo lascio scorrere su Mike e infine sul gremito gruppo di amici che ci circondano.
La mia idea era completamente diversa da questa: avevo immaginato una serata tutta nostra, sulla spiaggia, a mangiare qualcosa cullati dallo sciabordio delle onde e dal chiarore della luna sopra di noi.
Solo che ho fatto male i conti: come al solito, ho sbagliato a parlare delle mie intenzioni con Bill, perché lui ha ben pensato di coinvolgere tutta la nostra compagnia in quella che doveva essere una cena romantica tra me e il mio ragazzo.
Mike mi sorride con fare divertito. «Che succede?»
«Niente, è che…» Mi passo una mano sulla fronte sudaticcia per via dell’elevata temperatura che ancora permea l’aria, nonostante siano quasi le otto di sera e il sole sia appena tramontato.
Lui sgrana un po’ di più gli occhi scuri. «Che c’è?»
Proprio quando sto per accostarmi a lui per spiegargli come i miei piani siano miseramente andati in fumo, Chuck ci raggiunge e ci circonda le spalle con le braccia, ridendo allegramente.
«Piccioncini! Come state? Siete pronti per fare baldoria?» strepita, la voce già impastata di alcol – ho la vaga impressione che se continuerà a bere con questi ritmi, tra qualche anno il suo fegato lo saluterà per sempre.
«Come no» sibilo, tentando di scrollarmelo di dosso senza essere troppo brusco.
«Cliff ha portato un paio di bottiglie di Jack! Lavorare al Walmart ha i suoi aspetti positivi: i prodotti difettosi li regalano al personale, avete capito?» biascica ancora Chuck, poi si sporge prima verso di me e poi verso Mike, lasciando un bacio sulla guancia di entrambi.
Senza attendere una nostra risposta, ci lascia andare e trotterella verso Puffy e Ivy, interrompendoli proprio durante un bacio appassionato.
Sbuffo ma non posso trattenere una risata. Quel ragazzo in fondo ci fa sempre divertire, ma in generale la nostra comitiva è formata da un gruppo ben assortito di persone singolari e sempre pronte a vivere momenti deliranti insieme agli altri.
Bill giunge accanto a me, trascinandosi dietro una borsa frigo e una busta piena zeppa di cibo, stoviglie in plastica e qualche altro oggetto che non riesco a individuare.
Lo fulmino con un’occhiataccia e mi scosto i capelli dal collo. «Questo cosa dovrebbe significare, Billy?»
«Questo?» Lui mi fissa con sguardo sornione.
«Lo sai perfettamente. Doveva essere un momento soltanto per me e Mike» sibilo, stando ben attento che il mio ragazzo non mi senta; per fortuna – o sfortuna? – nel frattempo sono arrivati anche i suoi amici e si è avvicinato a loro per salutarli.
Bill si stringe nelle spalle. «Che vuoi? Ti ho anche portato un sacco di patatine. Ci sono anche quelle alle arachidi, gli snack papaya e lime…»
«Non cambiare argomento» lo interrompo in tono irritato. «Quando ti ho chiesto un consiglio su come poter organizzare la serata senza essere troppo sdolcinato, non cercavo un PR che mettesse su una festa sulla spiaggia o stronzate del genere!»
«Dai, Roddy, non essere così pignolo! Se voi due foste rimasti da soli, per forza sarebbe stato tutto melenso e sai che Patton non ama certe cose» prova a giustificarsi, gesticolando animatamente.
«Pignolo?! Ma hai visto quanti siamo?» sbotto, indicando tutti i nostri amici che chiacchierano e cominciano a sistemare teli da mare e coperte sulla sabbia, mentre qualcuno già stappa gli alcolici e qualcun altro armeggia con una grossa cassa Bluetooth per mettere su un po’ di musica.
Bill fa nuovamente spallucce. «Io volevo rendere la cosa il meno imbarazzante possibile…»
«C’è qualcos’altro sotto, vero?» indago.
Conosco bene Bill, è uno dei miei migliori amici e, nonostante spesso sia difficile decifrare i suoi atteggiamenti e capire se sia serio o meno, ho imparato a interpretare i suoi modi di fare.
Come non detto: lo vedo abbassare lo sguardo e grattarsi la nuca, cominciando a sghignazzare con un velo di imbarazzo.
«Lo sapevo!» Roteo gli occhi al cielo e lo afferro per le spalle, scuotendolo forte. «Parla!»
«Beh… però calmati, mi fai paura quando mi guardi con quella faccia!»
«È la mia faccia, non divagare e dimmi che intenzioni hai!»
Bill mi afferra per i polsi con l’intento di allontanarmi da sé, ma io rimango fermo a fissarlo in attesa di una spiegazione. Ha rovinato i miei piani per una cenetta romantica con Mike, questo è il minimo che può fare per sperare di essere perdonato entro quest’anno.
«Vedi Courtney?» sussurra, accennando con il capo alla mia migliore amica.
«Non sono ancora diventato cieco, certo che la vedo. Quindi?»
«Avrai notato che è una bella pollastra… credo, insomma, l’hai notato anche se non ti piace la figa?»
Gli mollo uno scappellotto e lo lascio andare, sbuffando sonoramente. «Okay, vuoi scopartela. Ma questo cos’ha a che fare con me e Mike?»
«Ora non essere così scurrile!» Bill finge di inorridire di fronte alla mia schiettezza, ma non è per niente credibile. «Diciamo che due colpetti glieli darei, sì…»
«Continuo a non capire» replico.
«Lei esce con quel tipo, Kurt… quindi dovrebbe essere off limits, giusto?»
Mi lascio sfuggire una risata. «Ma chi, Courtney? Stiamo parlando della stessa ragazza?»
Bill annuisce. «In teoria dovrebbe essere così.»
«Normalmente sì, ma è di Lovie che stiamo parlando. Esce con Kurt perché lui è… non so, penso le faccia comodo comandarlo a bacchetta. Senti, io le voglio bene, siamo amici da una vita, però so perfettamente com’è fatta.»
«Il punto è che non penso di interessarle» borbotta Bill, evitando il mio sguardo.
Sgrano gli occhi e gli circondo le spalle con un braccio. «Oh, andiamo! Uno stallone come te potrebbe conquistare anche le pietre!» lo rassicuro.
«Questo lo so, ma Courtney è su un altro livello, non è una pollastra qualsiasi.»
«Questo è vero, è particolare. Però secondo me te la dà.» Mi fermo per un istante, poi aggiungo: «Ehi, però non ho ancora capito cosa c’entra tutto questo con il casino che hai combinato!»
«Che melodrammatico, addirittura lo chiami casino? Comunque… è che non ho il coraggio di fare il primo passo. Lo sai che sono uno stallone e che mi piace conquistare le donzelle con la simpatia e cose del genere, ma lei non mi trova per niente simpatico.»
«E io cosa posso farci?» chiedo, al limite dell’esasperazione. Tutta questa faccenda mi piace sempre meno e sono tentato di prendere il frigorifero portatile e trascinare Mike lontano da qui.
«Se tu potessi indagare, sai… magari si crea una bella atmosfera…»
«Ma sei fuori? C’è anche Kurt, non l’hai notato?»
«Beh, ma tu hai detto che…»
Scuoto il capo. «Io ho detto che potrebbe succedere qualcosa con lei, ma non proprio di fronte al suo ragazzo! Okay che Kurt è un tipo tranquillo e taciturno, ma non so se farlo incazzare sia saggio.»
«E allora?»
«Allora goditi la festicciola che hai organizzato e lasciami riflettere. Oggi volevo stare da solo con Mike e tu hai rovinato tutto.»
Detto questo, mi allontano e mi siedo accanto a Courtney; la mia amica nel frattempo sta chiacchierando con un paio di sue amiche, mentre accarezza i capelli biondi e fluenti di Kurt.
Osservo meglio quest’ultimo e devo dire che tra lui e Bill non c’è paragone: attraente, dall’aria misteriosa, carnagione chiara e sguardo tenebroso che farebbe impazzire chiunque. Bill, invece, è decisamente un ragazzo semplice, dall’aria simpatica e i modi un po’ bruschi; forse quello che gli manca è un po’ di carisma, di fascino, quel pizzico di non detto che alle donne piace sempre un sacco.
Tra lui e Kurt c’è un abisso, ma sono certo che la mia amica non si tirerebbe indietro se Bill ci provasse con lei; in fondo so che i ragazzi sfacciati non le dispiacciono, specialmente se è in cerca di un’avventura passionale e divertente.
Le do di gomito e lei si volta a guardarmi, le labbra dipinte di rosso incurvate in un sorriso gentile.
«Hai una faccia…» commenta, facendosi un po’ più vicina.
«Colpa di Bill» bofonchio, per niente intenzionato a mentirle.
«Il caro Billy! Che ha fatto stavolta?» chiede, ridacchiando divertita. Guardandola meglio negli occhi, noto che si sono illuminati nel sentir nominare il mio amico.
Oh.
Possibile che lei stia già pensando di combinarci qualcosa? Non mi sembrerebbe tanto strano.
«Vuoi la versione in cui cerco di empatizzare con lui o quella in cui vorrei ucciderlo?»
Conosco Courtney, so cosa mi risponderà.
«La seconda» afferma senza pensarci due volte.
Mi lascio sfuggire un ghigno. «Volevo cenare con Mike sulla spiaggia, organizzare qualcosa di romantico solo io e lui, così ho chiesto un consiglio a Bill.»
«Certo che anche tu sei intelligente, eh!»
Sospiro. «E niente, lui ha organizzato questa festa perché vuole provarci con una ragazza» ammetto.
«Con me» mi corregge la mia amica, mentre il suo sguardo si riempie di malizia.
Sgrano gli occhi. «Come fai a…»
«È palese, andiamo!» Courtney incrocia le braccia sul petto e ridacchia ancora. «Povero tesoro, certe volte mi fa un sacco di tenerezza.» Lancia una breve occhiata verso Kurt, poi si sporge verso di me e sussurra: «Penso che andrò a fargli un po’ di coccole più tardi».
«E Kurt?»
«Se la caverà. Le mie amiche non vedono l’ora di intrattenerlo. E come biasimarle, del resto?» Scoppia a ridere e si volta nuovamente a parlare con le altre ragazze.
Mi batto la mano sulla fronte e sbuffo: era così semplice. Ed è anche per questo che non riesco a perdonare Bill per quello che ha fatto.
Sono sicuro che alla fine lui si farà la scopata del secolo, mentre io non potrò mettere in atto i miei piani per trascorrere un po’ di tempo con Mike.
Mi metto in piedi e faccio per dirigermi verso la riva, quando Puffy mi intercetta.
Noto che Ivy è andata a sedersi con una sua amica su un telo da mare azzurro, mentre il mio amico sembra improvvisamente interessato a me e mi fissa con aria interrogativa.
«Non farmi raccontare di nuovo quello che è successo, sono già abbastanza frustrato così.»
«So già cos’è successo, ho cercato di dissuadere Bill ma sai com’è fatto.»
«Solo che a rimetterci sono stato io: guarda quanti siamo, ti sembra per caso una serata romantica tra due fidanzati?» Lascio cadere le braccia lungo i fianchi.
«No, ma potrebbe diventarlo.» Puffy sorride tranquillo e accenna con il capo a Mike.
«E come? Ora non mi va di trascinarlo via di qui, ci sono anche Trey e Trevor. Non apprezzerebbe una cosa del genere, lo sai.»
Il batterista mi appoggia le mani sulle spalle e annuisce. «Ci penso io.» Detto questo, si dirige a passo spedito verso il mio ragazzo e io non posso far altro che rimanere a fissarlo impalato.
 
 
Mentre osservo Puffy e Mike parlottare tra loro, un pizzico di agitazione mi si insinua nel petto.
Ciò che succede attorno a me mi distrae e vengo attirato dalle conversazioni tra i miei amici.
«Te l’avevo detto che era utile portare appresso la chitarra!» esclama Courtney, schiacciando le labbra sulla guancia di Kurt.
Noto che il biondo è appena tornato con una custodia in spalla e si è appena seduto nuovamente sulla coperta accanto alla sua ragazza. «Ma devo suonarla?» lo sento sussurrare.
«Certo, amico! Credi forse che la suoni io?» interviene Jim, una birra in una mano e un sandwich al tonno nell’altra. «La chitarra acustica è il male: non ne ho mai preso in mano una!» esclama.
«Quanto sei blasfemo!» replica Bill.
«Giuro!»
Kurt porta fuori il proprio strumento dalla custodia e comincia a controllare se è ben accordato. A guardarlo così concentrato, con quell’aria misteriosa e affascinante, comprendo molto bene perché abbia sortito l’interesse di Courtney – e probabilmente anche delle sue amiche.
Mi sento circondare le spalle e sobbalzo.
«Ti piace il biondino?» mormora Mike proprio dentro il mio orecchio, facendomi rabbrividire profondamente.
Avverto il suo corpo contro il mio quando mi trae un po’ più vicino a sé, passandomi una mano tra i capelli; si ferma appena in tempo prima di sciogliere la coda di cavallo che li tiene legati e lo sento ghignare contro la pelle del mio collo.
«No» farfuglio.
Ovviamente mi sta prendendo in giro, gli piace mettermi alla prova e se la ride delle mie reazioni. Stronzo.
Solo adesso mi rendo conto che non so cosa lui e Puffy si siano detti; mi volto con l’intenzione di chiedergli delle spiegazioni, ma noto che nella mano sinistra stringe il mio frigorifero portatile.
Aggrotto la fronte. «Cosa…»
«Vieni con me» taglia corto lui, allontanandosi da me e cominciando a camminare nella direzione opposta a quella in cui si trovano i nostri amici.
Confuso, non posso che seguirlo e domandarmi che intenzioni abbia.
Mi sento osservato, così lascio girare lo sguardo attorno a me e incrocio quello di Puffy. Il batterista solleva un sopracciglio e annuisce, scoccandomi un sorrisetto. Sembra voler dire: mi ringrazierai dopo.
Rispondo con un cenno di saluto e, mentre tutti si assiepano vicino a Kurt per cantare mentre lui suona la chitarra, mi chiedo se quest’espediente sia opera di Courtney. Non mi sembrerebbe strano: probabilmente ha cercato un modo per tenere occupato e distratto il suo ragazzo, mentre lei se la spassa con Bill.
Porto gli occhi su Mike e mi affretto ad affiancarlo, cercando di riprendere in mano il mio frigorifero.
«Lascia, lo porto io» mi liquida con un sorriso.
«Mike?»
«Mmh?»
Più ci allontaniamo dal party improvvisato sulla spiaggia, più le voci dei nostri amici sono ovattate e fanno soltanto da sottofondo allo sciabordio delle onde che si infrangono sulla riva. Ogni tanto qualche grido o risata più forte squarcia l’aria, ma tutto sommato non posso lamentarmi.
«Perché ce ne stiamo andando dalla festa?» domando con un pizzico di timore.
Lui si ferma e si volta a guardarmi, gli occhi scuri e penetranti incollati ai miei. «Era quello che avevi in mente, no?» mormora, allungando la mano libera per portarla tra i miei capelli. Prima che possa rendermene conto, mi ritrovo con le ciocche umide di sudore libere dall’elastico.
«Ma ormai eravamo tutti insieme, sono venuti anche Trey e Trev…»
«E allora? Ti sembro il tipo che fa qualcosa se non gli va?» replica, permettendo alle mie ciocche di carezzargli le dita.
Noto che il mio elastico blu è finito attorno al suo polso sinistro – devo ricordarmi di riprenderlo, ma sicuramente me ne dimenticherò.
«Puffy ti ha detto tutto, vero?» sospiro.
In tutta risposta, Mike lascia scivolare il braccio attorno alla mia vita e mi attira a sé, facendo scontrare le nostre labbra in un bacio rude.
Lo abbraccio e rispondo con impeto a quell’assalto, assaporando finalmente quel momento che sognavo da giorni.
Tra le prove con i Freaky Pigs, le uscite con i nostri amici e il concerto dell’altra sera, non abbiamo mai avuto un attimo tutto per noi e devo ammettere che mi mancava terribilmente.
Mi scosto in cerca di aria e sorrido. «Dove andiamo?»
Mike mi lascia andare e riprende a camminare. «Vediamo un po’ se nel nostro posticino preferito c’è qualcuno.»
Mi lascio sfuggire una risata, trovando ancora una volta incredibile che il luogo in questione sia legato al nostro primo vero litigio e alla conseguente riconciliazione; non so come sia possibile, ma da quando abbiamo fatto pace in quell’angolo isolato della spiaggia, questo sia diventato uno dei nostri rifugi quando vogliamo starcene in pace.
Dobbiamo percorrere ancora diversi metri prima di intravedere la punta estrema del lungo mare, delimitata da scogli bassi e levigati dalle onde. Intorno a noi ci sono poche persone, la maggior parte di esse staziona nei pressi dei chioschi o si concede un bagno notturno.
L’atmosfera e calma, in fondo oggi è martedì: di solito nel weekend queste spiagge sono gremite a ogni ora del giorno e della notte.
Ecco perché ho scelto questo giorno per organizzare qualcosa di tranquillo con Mike.
Giungiamo a destinazione e un sospiro frustrato abbandona le mie labbra quando noto che un ragazzo e una ragazza sono seduti nei pressi della riva e, abbracciati, tengono lo sguardo fisso sulla distesa d’acqua scura dai riflessi argento.
«Che cazzo» borbotto.
Mike scocca un’occhiata alla coppia che sta invadendo il nostro posticino preferito e ridacchia.
«Non c’è niente da ridere, sai? E ora dove andiamo? Questo è il luogo più tranquillo che ci sia in questa zona» sibilo, portandomi le mani tra i capelli in un gesto di frustrazione.
Mike si volta a guardarmi e sorride. «Rimaniamo qui. Secondo me presto se ne andranno.»
«Come fai a saperlo?»
I suoi occhi scintillano di malizia mentre lascia andare il frigorifero portatile sulla sabbia. «Te lo assicuro, non resteranno qui a lungo» afferma.
Con gesti rapidi, Mike comincia a spogliarsi.
«Che cazzo fai?»
«Il bagno, no? Ti va?»
«Mike, non siamo soli!» esclamo, accennando ai due fidanzati che parlottano tra loro.
«Appunto.» Si lecca le labbra e lascia cadere la t-shirt bianca sul coperchio del frigo. «Presto lo saremo» promette, sbarazzandosi in fretta anche dei bermuda.
Ha già scalciato le sneakers verdi e, dopo essersi liberato anche dei calzettoni, esita per un solo istante prima di mostrarsi completamente nudo ai miei occhi.
È stupendo, per un attimo mi dimentico perfino della presenza dei due invasori e lascio semplicemente scivolare lo sguardo sulla sua pelle leggermente abbronzata, sui muscoli appena accennati e sulla leggera peluria che ricopre alcune porzioni del suo torace.
Devo fermarmi, altrimenti rischio di saltargli addosso senza alcun ritegno.
Lo guardo dritto in faccia. «Sei impazzito?»
«No, perché? Coraggio, bambolina, andiamo a fare un bel bagno» mi incita, facendo qualche passo verso di me.
Appoggia le mani sui miei fianchi e afferra il bordo della mia t-shirt, sollevandolo per cominciare a spogliarmi.
Sono un po’ scettico, ma dentro me c’è qualcosa che mi suggerisce di dargli retta.
«Vogliamo o no liberarci degli invasori?» scherza Mike, dopo avermi lasciato a torso nudo.
Un sorriso sboccia sulle mie labbra. inclino leggermente il capo all’indietro, facendo oscillare le ciocche bionde. «Sì.»
Mike si china a mordicchiarmi una spalla. «Allora spogliati.»
 
 
L’impatto con l’acqua fredda è devastante.
Io e Mike ci tuffiamo senza alcun preavviso, schizzando tutto intorno e facendo un enorme baccano.
Vogliamo assolutamente attirare l’attenzione dei due invasori, i quali poco dopo hanno gli occhi puntati su di noi.
«Adesso inizia lo show» sghignazza Mike, avvicinandosi a me.
Ci abbracciamo stretti e ci lasciamo andare a un bacio passionale, fatto di risate e lingue che giocano tra loro. Dobbiamo mandare via quei due per stare soli e prenderci questo piccolo momento di tranquillità.
«Ci stanno guardando» mormoro, tirandomi leggermente indietro mentre Mike scende a mordicchiarmi il collo.
Risale verso il mio orecchio e sussurra: «Meglio così».
Un brivido mi corre lungo la schiena e mi aggrappo forte a lui, inclinando il capo all’indietro. Mi fa strano lasciarmi andare così con lui di fronte a qualcun altro, in genere io e Mike non siamo quel tipo di coppia che ama dare spettacolo. In compagnia dei nostri amici siamo sempre molto distaccati, non ci piace isolarci da loro e questa è una di quelle cose su cui siamo sempre stati d’accordo. Lui, poi, è molto riservato sulle sue questioni private, certe effusioni preferisce condividerle soltanto con me.
L’acqua è decisamente troppo fredda per i miei gusti, anche se un po’ di refrigerio ci voleva; spero che questi due si decidano a provare il giusto tanto di disagio che li spinga a lasciarci soli, almeno potremo uscire di qui e cominciare davvero la nostra serata.
Sbircio ancora una volta in direzione della coppia sulla riva e noto che stanno parlottando tra loro: la ragazza ci osserva e sembra quasi incantata da ciò che sta vedendo, mentre lui la stringe per un braccio e sibila parole che non riesco a sentire.
«Ci siamo quasi» sussurro.
A quel punto mi ritraggo e mi sistemo alle spalle di Mike, scostando le sue ciocche scure di lato. Lo abbraccio da dietro e appoggio il mento sulla sua spalla, mentre lascio scivolare le mani lungo il suo torace, fino a raggiungere il suo inguine.
Nello stesso momento in cui le mie dita si stringono attorno alla sua virilità parzialmente eretta, le mie labbra si chiudono sul lobo del suo orecchio e il mio bacino si spinge contro il suo, facendo entrare in collisione la mia eccitazione con le sue natiche.
Mike esala un gemito che non riesce a contenere e mi afferra saldamente per il polso. «Ehi…»
«Volevi fare uno show per gli invasori, no?» mormoro, stimolando uno dei suoi capezzoli con la mano libera.
Getto uno sguardo alla coppia e noto che il ragazzo si è alzato ed evita accuratamente di rivolgerci la sua attenzione, mentre continua a parlare con fare concitato; ha cominciato a gesticolare e la sua voce è un po’ più alta rispetto a poco fa.
«Okay, ma non esagerare» si arrende Mike, abbandonandosi completamente alle mie attenzioni.
Oltre a compiere un atto di ribellione nei confronti di coloro che hanno rubato il nostro posto preferito, mi sto divertendo e godendo la vicinanza di Mike.
Continuo a torturarlo per un po’, beandomi dei piccoli sospiri che si lascia sfuggire senza che possa fare qualcosa per trattenerli.
A un certo punto anche la ragazza si decide a mettersi in piedi e, trascinata rapidamente per un braccio dal fidanzato, ci dà le spalle e comincia ad allontanarsi insieme a lui.
«Missione compiuta» annuncio, lasciando un piccolo bacio sotto l’orecchio destro di Mike.
Lui pare completamente rilassato e per niente intenzionato a interrompere ciò che sta succedendo. Lo tengo stretto e faccio risalire le mani fino a intrecciare le dita alle sue, respirando piano contro la sua spalla.
«Usciamo? Se ne sono andati e qui fa freddo» sussurro, cullandolo ancora un po’ nel mio abbraccio.
Annuisce senza troppa convinzione, poi mi permette di sciogliere la stretta.
Ci scambiamo un’occhiata complice e scoppiamo a ridere, correndo in fretta e furia fuori dall’acqua: per fortuna non abbiamo mangiato prima di fare il bagno, altrimenti una congestione sarebbe stata assicurata.
 
 
Recuperata la coperta dal fondo del frigorifero, ci asciughiamo velocemente, imprecando contro la stoffa gelida.
«In teoria quella doveva essere la nostra tovaglia per la cena, non un asciugamano da usare dopo il bagno» borbotto, notando le occhiate truci che Mike mi lancia mentre si strofina la pelle intirizzita.
«Ho capito, ma potevi anche portare un telo da mare» mi fa notare.
«Perché non l’hai portato tu?» lo accuso, infilandomi rapidamente i vestiti.
«Perché non sapevo cosa avessi in mente, genio.»
Sbuffo perché so che ha ragione. «Però l’idea del bagno è stata tua!»
«Era per una buona causa, e poi potevi anche dirmi che non avremmo potuto asciugarci!»
Alzo gli occhi al cielo. «Okay, Patton, hai ragione!»
«Oh, andiamo, non prendertela!» Mike si riveste e mi viene vicino, abbracciandomi teneramente. «Ormai è andata. Possiamo mangiare ora?»
Mi lascio stringere, incurante dei capelli fradici di entrambi che stanno riducendo le nostre t-shirt in condizioni pietose. «Sì, anche perché io ho fame e in teoria la cena doveva essere l’attività principale di oggi.»
Lui mi lascia andare e mi bacia su una guancia, poi raccoglie la coperta e la stende sulla sabbia dopo averla scossa per scacciare i granelli umidi. «Tanto fa caldo, presto sarà nuovamente asciutta» commenta prima di mettersi a sedere.
Lo seguo e mi metto in ginocchio, frugando all’interno del frigorifero portatile che ormai è diventato un caos. Porto fuori alcuni sandwich, un pacco di patatine al formaggio e un paio di lattine di birra.
Cominciamo a mangiare, chiacchierando del più e del meno mentre spazzoliamo via il cibo che ho preparato per noi.
«Doveva essere romantica, eh?» mi canzona Mike.
«Ovviamente è andato tutto storto anche stavolta. Come quando volevo farti quella serenata per farmi perdonare…»
«Facciamo o no parte dei Freaky Pigs?» Fa spallucce e prende una manciata di snack dal sacchetto.
«Sì. È proprio il nostro destino» ammetto in tono sconsolato.
Mike finisce di mangiare e si sdraia sulla coperta, intrecciando le braccia dietro la nuca. «In fondo è molto romantico. Quel romanticismo che piace a noi.»
«Se lo dici tu…»
Non sono molto convinto, avrei voluto che questa serata andasse decisamente meglio. Mi ero immaginato di sorprenderlo con qualcosa di inaspettato, di vedere sul suo bel viso dipingersi un’espressione gioiosa, di poter mangiare occhi negli occhi con la luna che brillava nel cielo, unica compagnia di un momento perfetto.
Ma sono uno sfigato, dopotutto, avrei dovuto aspettarmi che niente sarebbe andato come previsto. È sempre così, eppure non imparo mai dalle esperienze pregresse.
«Vieni qui.»
A distogliermi da quei pensieri ci pensa Mike che, allungando la mano verso di me, mi invita a sistemarsi accanto a lui. Lo raggiungo e mi lascio cadere su un fianco, appoggiando il capo sul suo petto. chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare tra i capelli.
«L’importante è il pensiero» dice Mike, solleticandomi appena il collo. «E poi non è colpa tua se Bill è un coglione. E non è colpa tua se il nostro territorio è stato invaso.»
Mi lascio sfuggire una risata. «Cristo, Bill! Chissà se alla fine Courtney gliel’ha data!» esclamo.
«Ah, sicuramente!» Mike mi afferra per le braccia e mi trascina sopra di sé, intrappolandomi in un bacio che sa di sandwich al tonno e snack al formaggio.
Rispondo con ardore, facendo correre le dita sul suo viso. Mi sento abbracciare dalle sue gambe che si allacciano alla mia vita, dalla sua lingua che carezza lenta e sensuale la mia, dalle sue mani che premono sulla mia schiena per avermi ancora più vicino – come se fosse possibile, poi.
Ci separiamo in cerca di aria e i nostri sguardi si incontrano. I suoi occhi sono così carichi e profondi, così belli e penetranti, così caldi e maliziosi. Ho voglia di annegarci dentro, e non importa se la serata è cominciata male e se tutti i miei piani sono andati miseramente in fumo.
Ciò che conta è stare con lui, senza artefici né grandi organizzazioni.
«Ti amo, lo sai?» mi lascio sfuggire, il cuore in gola e il suo corpo a scaldare il mio.
Mike mi scocca un ghigno a metà tra il divertito e il malizioso, insinuando una mano sotto la mia t-shirt. «Allora dimostralo» mi sfida.
Tutto il mio corpo reagisce al suo tocco e alla sua voce roca e suadente.
In fondo non aspettavo altro.
Forse la serata può ancora essere perfetta.
Forse non è tutto perduto.
Mi tuffo nuovamente sulle sue labbra, godendomi le sue dita sulla pelle mentre pian piano solleva il bordo della mia maglia.
 
 
Sono in ginocchio tra le cosce di Mike, massaggio la sua virilità e mi preparo a dimostrargli quanto dannatamente lo amo.
Sono eccitato da impazzire e per lui è lo stesso.
L’atmosfera è calma, la luna rischiara i nostri corpi nudi e le onde sciabordano placide a qualche metro da noi.
Poi, una risata sguaiata squarcia l’aria.
Mi fermo di botto, le dita strette sulla parte più sensibile del mio ragazzo e le orecchie tese.
Mike mugola sotto di me e apre gli occhi, lanciandomi un’occhiata interrogativa e colma di frustrazione. «Che succede?»
Mi porto un dito sulle labbra e rimango in ascolto.
Risate.
Un vociare sempre più vicino.
Qualche grido.
Qualcuno che canta.
Il tintinnio di qualcosa di metallico.
Sempre più vicino e distinto.
Lascio andare Mike e sbuffo sonoramente. «Non è possibile…»
«Arriva qualcuno?» Si mette a sedere e si guarda attorno smarrito, passandosi una mano tra i capelli scuri che sono un delizioso disastro.
«Sì, cazzo!» esclamo, udendo le voci farsi sempre più vicine.
Ci scambiamo un’occhiata e schizziamo in piedi, prendendo a rivestirci in tutta fretta per la seconda volta nel giro di poco tempo.
«Mi ero quasi illuso che la sfiga ci avesse abbandonato» sibilo, infilandomi nei miei abiti con gesti maldestri.
Mike saltella su un piede mentre infila l’altro nella gamba dei bermuda, rischiando di cadere malamente sulla sabbia.
Ci basta uno sguardo per scoppiare a ridere come matti, incuranti del fatto che ormai i nuovi invasori siano giunti a disturbarci.
Si tratta di un gruppo piuttosto numeroso di ragazzi e ragazze, pronti a fare baldoria e a trascorrere la notte sulla spiaggia.
«Non potevano andarsene da qualche altra parte?»
Mike si stringe nelle spalle. «Evidentemente erano in cerca di un posto tranquillo, proprio come noi.»
Con un sospiro, finisco di legarmi le scarpe e ripiego la coperta, ficcandola insieme ai rifiuti dentro il frigorifero portatile. «Che palle.»
Mike finisce di sistemarsi e insieme battiamo in ritirata, frustrati e sfatti per essere stati interrotti in un momento clou.
«E adesso che facciamo?» chiedo.
«Torniamo dagli altri?»
Alzo gli occhi al cielo. «Non abbiamo molte alternative» replico.
Lui si guarda intorno e sospira.
Lentamente torniamo indietro, continuando a maledire gli invasori che ci hanno sfrattato dal nostro posto preferito.
Anche se ho una voglia matta di stare con Mike, penso che stanotte non sia decisamente propizia.
«Devo pisciare» afferma Mike all’improvviso, proprio mentre siamo nei pressi del Fantômas Beach.
«Anch’io, in effetti. Entriamo da Frank?»
Il mio ragazzo annuisce e insieme deviamo in diagonale per risalire dalla spiaggia fino agli scalini in legno che conducono alla veranda del chiosco.
Nel locale è in corso un Open Mic dove un tizio dalla voce fastidiosa sta cantando un brano di Springsteen.
«Vai prima tu» grida Mike, tentando di farsi udire oltre il fracasso che ci circonda.
Annuisco e mi dirigo velocemente verso il bagno, chiudendomi la porta alle spalle. prima che Mike me lo facesse notare, non mi ero accorto di quanto la mia vescica fosse piena.
La svuoto con un sospiro di sollievo, mentre la musica attorno a me risuona ovattata dalle pareti in legno e plastica che compongono la stanza.
Sto sollevando la zip dei pantaloni quando la porta si apre e si richiude di scatto.
Un tonfo alle mie spalle, poi il chiavistello che scorre. Faccio per voltarmi, quando due braccia mi stringono e una mano si serra attorno al mio polso per impedirmi di rivestirmi completamente.
Il profumo di Mike mi investe e un grido mi muore in gola quando le sue labbra accarezzano il mio orecchio. «Fermo» mormora.
Mi spinge verso la porta e mi inchioda con la faccia contro di essa, mordendomi il collo mentre le sue mani si adoperano per liberare la mia eccitazione.
«Io dovevo pisciare davvero!» gemo, premendo con la fronte sul legno liscio di fronte a me.
«Io no» replica Mike in tono suadente, risvegliando con le sue mani l’erezione che, a dire il vero, non si era assopita per niente dopo l’interruzione avvenuta in spiaggia.
«Mike…»
«Lasciati scopare, bambolina.» Respira forte mentre mi massaggia lentamente. «Ti prego» aggiunge.
Il suo tono supplichevole mi fa capire che ne ha bisogno almeno quanto me. Dio, se lo voglio.
Eppure non avrei mai voluto che la nostra serata romantica si concludesse con una squallida sveltina dentro uno squallido bagno di uno squallido locale.
Poi le sensazioni mi investono e improvvisamente mi dimentico di tutto: del discutibile Open Mic che si sta svolgendo all’esterno, del luogo in cui ci troviamo, del romanticismo ormai andato in fumo.
Tutto quello che voglio è essere preso con forza da Mike per placare il desiderio che mi sta divorando.
Avrei voluto dimostrargli in un altro modo quanto lo amo, ma penso che lo capirà in ogni caso.
E mentre si spinge dentro me con urgenza e la mia fronte cozza con forza sulla porta chiusa, lascio andare un gemito disperato e finalmente lo sento totalmente mio.
In fondo poteva andare peggio.
 
 
 
 
 
 
♫ ♪ ♫
 
[Prompt 7: Fare una cena romantica.]
 
 
Eccomi qui ad aggiornare questa raccolta, anche se forse sono un tantino fuori stagione XD
Ma, come voi ormai avrete capito, nel FreakyPigs!AU è sempre estate oppure, al massimo, Natale AHAHAHAHAHAHAH!
Quindi, siccome di pensare al Natale non ho ancora voglia, mi butto sull’estate e vi propongo questo disastroso capitolo!
Ecco che come al solito Roddy parte con tutte le buone intenzioni del caso: lui voleva soltanto fare una cenetta romantica con il suo Mike, peccato che poi tutto sia andato dannatamente storto ^^”””
Altrimenti non sarebbero abbastanza sfigati e andrebbero OOC… :D
Ebbene, chi poteva essere a rovinare tutto se non il nostro adorato Billy? Ahahahahahahah, dai, lui voleva soltanto conquistare la pollastra che gli piace…
Secondo voi ci è riuscito?
Qualche piccola annotazione: qui è apparso anche Kurt Cobain, povera vittima di Courtney Love XD
Mentre Ivy, la fidanzata di Puffy, è un OC di mia invenzione, una tipa con i dread tutti colorati di cui il nostro batterista si è follemente innamorato ^^
Per chi non lo sapesse, un Open Mic è una sorta di “karaoke con gli strumenti”: un locale lo organizza e chi vuole, che sia un musicista o un cantante, si aggrega agli altri e insieme suonano qualcosa. È una sorta di jam session, anche, però è qualcosa di più strutturato perché, da quello che so io, è un tipo di evento che viene promosso e messo in atto dai proprietari di un locale ^^
Il titolo del capitolo è tratto dal testo di Message In A Bottle dei Police!
Per il resto, lascio a voi i commenti su quello che hanno combinato Mike e Roddy insieme ai loro amici disagiati e vi ringrazio per essere giunti fin qui e aver letto!
Avevo proprio bisogno di un po’ di FreakyPigs!AU, con la consueta spensieratezza che contraddistingue questo AU e con un po’ di comicità che non guasta mai ^^
Alla prossima ♥

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Capitolo 4
*** You leave me speechless ***


You leave me speechless







Nonostante sia piena estate, è un giorno particolarmente fresco.
Noi della band abbiamo deciso di riunirci in spiaggia perché Bill vuole scattare qualche nuova foto per le locandine dei nostri concerti, così abbiamo chiesto a Trevor di unirsi a noi – ormai è diventato il nostro fotografo di fiducia.
In realtà ho anche pensato a un’idea per concludere la serata in modo romantico insieme a Mike, ma a lui non ho ancora detto niente. Spero possa rivelarsi una bella sorpresa.
Non appena vedo Jim, rimango stupito. «Ho la vaga impressione che non attireremo uno straccio di pubblico nemmeno stavolta…» commento, indicando il suo cappello da cowboy color panna.
Lui si stringe nelle spalle e mi rivolge un ghigno. «Sei solo geloso del mio stile» replica serafico.
«Te lo puoi anche togliere» suggerisce Mike.
Bill batte le mani per attirare la nostra attenzione. «Piantatela, siamo qui per lavorare!»
Puffy lo fissa mentre cerca di rimanere serio, ma subito comincia a sghignazzare.
«Tu che hai da ridere? Dico sul serio! La foto dell’anno scorso ci ha portato sfiga, stavolta ci vuole un capolavoro!» prosegue il bassista, camminando avanti e indietro sulla sabbia, mentre forti folate di vento fanno mulinare miriadi di granelli attorno a lui.
Mike appoggia il braccio sinistro sulla mia spalla e compie un gesto teatrale con la mano destra. «Noi siamo già un capolavoro, non ci servono le foto per dimostrarlo!»
Alzo gli occhi al cielo e gli mollo una gomitata. «Come no!»
«Trev, tu che dici?» Bill si rivolge al nostro amico, il quale impugna la macchina fotografica e si guarda intorno come alla ricerca d’ispirazione.
«La location mi piace, rappresenta la vostra band: spiaggia, estate, sole, cazzeggio…» Trevor sorride a trentadue denti. «Sarebbe carino se vi metteste tutti sulla sabbia, accucciati a terra.»
«Scordatelo» borbotta Jim. «Oggi non ho voglia di sporcarmi, ho messo addosso i miei abiti migliori.»
«Pensa allora se avessi scelto i peggiori!» lo canzona Mike, osservando divertito il look piuttosto sobrio di Jim che oscilla dal nero al marrone e non ha proprio niente di diverso dal solito – pantaloni neri, scarponi consunti, maglia a maniche lunghe e il solito gilet marrone. L’unica nota che spicca è l’orribile cappello color panna che lo fa sembrare un perfetto idiota.
«Perché devi sempre fare il rompicoglioni? Non ti va mai bene niente!» si lamenta Bill, piazzandosi di fronte a Jim con le braccia incrociate.
«Lui non fa parte della band, quindi non decide un cazzo» replica piatto il chitarrista riferendosi a Trevor.
Sento Mike irrigidirsi appena al mio fianco, mentre un sospiro pesante abbandona le sue labbra. So che non sopporta quando qualcuno se la prende con il suo amico, hanno un legame fortissimo e a volte ho l’impressione che le offese rivolte a Trevor lo colpiscano come fossero dirette a lui in prima persona.
«Jim, andiamo!» Puffy sbuffa. «Ti metti giù per due secondi, facciamo la foto e poi ti risollevi! Quante storie!»
«No.»
Mike stringe la mano destra a pugno e fa per avventarsi su di lui, ma io intuisco le sue intenzioni e faccio in tempo a fermarlo, avvolgendogli un braccio intorno alla vita per trattenerlo accanto a me.
«Lascia perdere» gli suggerisco a bassa voce.
«Ma dimmi te se mi tocca stare in piedi per non farlo sembrare un idiota!» sbraita Bill, le mani sui fianchi e i capelli frustati dal vento. Una folata più forte rischia di far volare via il cappellino che indossa, così con una mossa fulminea riesce ad afferrarlo. «Cazzo!»
«Tanto sembra comunque un idiota» sibila Mike.
Jim stira le labbra in un sorrisetto ironico e gli mostra il dito medio, senza scomporsi più di tanto.
«Allora?» Trevor attira la nostra attenzione in tono spazientito.
In tutta risposta, Mike si lascia cadere seduto sulla sabbia e lo guarda dal basso. «Io ci sto, amico. Hai avuto una buona idea.»
Con un sorriso lo imito, sollevando il pollice in direzione di Trevor. «Va bene anche a me» dico.
Puffy si accuccia accanto a me e mi abbraccia da dietro per un attimo.
Mike lo nota e gli sorride divertito.
«Non riesco mai a farlo ingelosire» borbotta Puffy, allungandosi per lasciarmi un sonoro bacio sulla guancia.
Scoppio a ridere e mollo un calcio a Mike. «Qualcuno potrebbe stuprarmi davanti ai tuoi occhi e a te non interesserebbe niente!» lo punzecchio.
Mi guarda con fare malizioso. «Certo che mi importerebbe, mi godrei la scena con tanto di caffè a fiumi!»
«Fate schifo!» esclama Jim, mettendosi in piedi alla destra di Puffy.
Sento una presenza alle mie spalle e sollevo lo sguardo, notando che si tratta di Bill. Ha un’espressione corrucciata in viso e tiene ancora in mano il cappellino, borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé.
«Con gli occhiali da sole sembrate proprio dei divi!» commenta Trevor con un sorriso luminoso.
«Tranne Jim» puntualizza Mike.
«Ovviamente» concorda il suo migliore amico.
«Veramente l’unico senza occhiali sei tu, Patton.» Jim si volta verso il mio ragazzo e accenna un ghigno.
Ridacchio. «Effettivamente…»
«Piantatela!» tuona Bill, allungando una mano per tirarmi una ciocca di capelli.
«Ahi!»
Trevor intanto punta la fotocamera verso di noi e comincia a scattare foto a raffica, senza alcun preavviso né possibilità di metterci in posa.
«No, ma che fai? Non siamo pronti!» strilla Puffy, il quale non ha fatto neanche in tempo a sedersi sulla sabbia ed è rimasto accovacciato poco dietro di me.
Trevor prosegue imperterrito, ridendo come un matto e ignorando deliberatamente le nostre continue proteste. «È perfetto, bellissimo, farete faville! Vi chiameranno a suonare anche al Rainbow!»
«Ma vaffanculo!» Bill scatta in avanti, rischiando di calpestare me e Mike mentre raggiunge Trevor e gli strappa l’apparecchio di mano.
Noi continuiamo a ridere come ragazzini, osservando il nostro bassista che armeggia con l’oggetto incriminato tra un’imprecazione e l’altra, senza però capirci realmente qualcosa.
«Come cazzo si cancellano le foto con quest’aggeggio?» sbraita il bassista.
Trevor si stringe nelle spalle e si passa una mano tra i capelli. «Non sarò certo io a dirtelo!»
«Sono orribili, eliminale!»
«No, siete delle opere d’arte!»
Incuriositi da quel battibecco, ci alziamo e accerchiamo Bill, tentando di sbirciare sullo schermo della fotocamera.
Lo scatto che mi si palesa di fronte agli occhi mi fa scoppiare a ridere: Jim e Bill in piedi, il primo con la mano sinistra a circondare il polso destro e un’espressione indecifrabile, il secondo con il cappellino in mano e l’aria spensierata; Puffy è accucciato dietro di me, mentre Mike se ne sta rilassato e sorridente alla mia sinistra.
Il suo sorriso è stupendo, solo a guardarlo mi si riempie il cuore di un intenso calore.
«Che capolavoro!» esclama Puffy entusiasta.
«Ma fa cagare!» lo contraddice Bill, che però non riesce a trattenere una risata.
«In fondo ti piace, ammettilo» ammicca Mike, circondandogli le spalle con un braccio.
Il bassista se lo scrolla di dosso e gli scocca un’occhiataccia.
Una folata di vento ci scompiglia i capelli e fa mulinare granelli di sabbia attorno a noi.
Mike si strofina gli occhi con il dorso della mano sinistra e impreca. «Forse avrei dovuto portare i fottuti occhiali da sole…» bofonchia.
«Così impari a criticarmi» commenta Jim.
«Cazzo, sembra ci sia un uragano!» sbraita Bill, guardandosi attorno con espressione allarmata.
«Forse è meglio andare via» suggerisce Puffy.
In effetti il vento si sta facendo più forte e fastidioso, sospingendo la sabbia in ogni direzione; anche il mare, in lontananza, è agitato e minaccioso.
Sbuffo: il mio progetto rischia di andare seriamente in fumo.
«Che c’è?» mi chiede Mike, tirandomi appena una ciocca di capelli.
«Avevo pensato di rimanere qui con te a guardare il tramonto…» borbotto, rendendomi conto che probabilmente anche questa volta sarò sfigato – ormai ci sono abituato, ma ciò non mi impedisce di rimanerne deluso.
Mike lascia girare lo sguardo attorno a noi, poi lo posa nuovamente su di me. Sorride genuino, un po’ come nella foto che Trevor ci ha scattato, e si stringe nelle spalle con noncuranza. «Possiamo farlo» replica.
Scuoto il capo. «Rischiamo di rimanere sommersi dalla sabbia.»
Lui mi si affianca e indica un punto della spiaggia piuttosto distante da quello in cui ci troviamo. «Laggiù è più riparato, vedi?»
Seguo il suo sguardo e annuisco appena. «Così pare…»
«Piccioncini? Andiamo?» ci richiama Bill.
Io e Mike ci scambiamo un’occhiata e subito capisco che la mia idea gli è piaciuta, che gli va di rimanere da solo con me e aspettare che il sole si immerga nel mare agitato.
«Non ditemi che volete rimanere qui» interviene Trevor.
«Veramente sì» conferma Mike.
«Fate come vi pare, ma state attenti a non farvi sotterrare dalla sabbia» ci liquida Bill, indirizzandoci un sorrisetto malizioso.
«Ce la caveremo, mamma Bill» lo punzecchio.
I nostri amici ci salutano e si avviano verso il lungomare, spazzolando via la sabbia dai vestiti e chiacchierando tra loro.
Li osservo allontanarsi, mentre il vento e la sabbia continuano impietosi a frustarmi il viso e i capelli.
L’aria si sta facendo sempre più fresca, tanto che un brivido mi percorre tutto il corpo.
«Spostiamoci» dice Mike, avvolgendomi le spalle con il braccio sinistro.
Mi stringo al suo fianco e insieme ci avviamo verso il punto in cui pare che il vento sia meno forte, una zona della spiaggia riparata da un assembramento di rocce e pietre levigate dall’acqua.
Una volta giunti a destinazione, ci sediamo uno di fianco all’altro, notando che effettivamente la situazione è migliore rispetto al punto in cui ci trovavamo fino a poco fa.
Le folate sono più lievi, la sabbia non vola in ogni direzione e non si infila ovunque. Intanto il sole scende piano dietro le nubi che si fanno sempre più fitte, e improvvisamente mi accorgo che la mia idea sarà probabilmente un fallimento.
«Cazzo, no!» esclamo, alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia. «Che schifo di tramonto è questo?»
Mike ridacchia al mio fianco.
«Non prendermi in giro, io ho sempre delle buone idee e poi…» Sospiro sconsolato e lascio cadere le mani in grembo.
Avverto le dita di Mike sul viso e mi volto a guardarlo, trovandolo sorridente e sereno. «Va bene lo stesso» sussurra, accostandosi a me per lasciarmi un bacio a fior di labbra.
Lo abbraccio e affondo il viso nel suo collo, inspirando a fondo il profumo familiare che tanto amo. «Rovino sempre tutto…»
«Ma non è colpa tua se il tempo fa schifo» mi rassicura, i polpastrelli a sfiorare piano la mia nuca.
Rabbrividisco e sollevo il capo per cercare un nuovo bacio, stavolta più intenso e profondo. Lo spingo con la schiena contro la parete rocciosa e mi stringo a lui, cercando di trasmettergli tutto l’amore che provo.
Stare con Mike è sempre elettrizzante, è come se ogni tocco fosse un’esperienza nuova per me, come se con la sua sola presenza fosse in grado di ubriacarmi e attirarmi inesorabilmente tra le sue braccia.
Lo sento respirare sulla mia b0cca, percorrere la mia schiena con le mani, tirare piano le ciocche sconvolte dei miei capelli.
E mi fa impazzire, mi manda fuori di testa e mi eccita terribilmente.
Tra noi c’è sempre un’attrazione pazzesca, sembra che il tempo non sia passato, è come se stessimo insieme da poco e sentissimo la strenua necessità di essere sempre vicini, di toccarci, di sentirci.
Mi lascio sfuggire un gemito quando i suoi denti affondano piano sul mio labbro inferiore, mentre le sue dita scivolano lievi sotto la t-shirt che indosso e mi sfiorano i fianchi.
Mi scosto appena da lui e incrocio i suoi occhi scuri e magnetici, trovandoli torbidi e bellissimi, così caldi e famelici, dolci e maliziosi allo stesso tempo.
Sospiro e mi sgretolo tra le sue braccia, accasciandomi con il viso contro la sua spalla. «Mike…»
«Ehi» mormora, le mani ora saldamente strette al mio corpo, al di sotto della maglia.
«Ti amo» esalo sulla pelle del suo collo, lasciandovi qualche piccolo bacio.
Lo sento ridacchiare con una punta di imbarazzo, è sempre così quando esprimo i miei sentimenti per lui.
«Ti amo» ripeto, stringendomi più forte a lui.
Ed è vero, non posso negarlo. Ciò che sento cresce e si fortifica ogni giorno di più, non riesco assolutamente a capire come questo sia possibile ma è ciò che mi fa sentire vivo.
Mike mi abbraccia, si aggrappa a me con forza, so che sta cercando di dimostrarmi che anche per lui è lo stesso, ci sta provando a modo suo e io lo apprezzo perché lo conosco fin troppo bene.
«Bambolina» sussurra al mio orecchio.
Sorrido e mi scosto per guardarlo negli occhi. Mi viene da ridere quando un timido raggio di sole glieli ferisce e lo costringe a strizzarli.
«Noi e il romanticismo non andiamo proprio d’accordo» commento, tornando a sedermi con le gambe incrociate di fianco a lui.
Osservo il cielo quasi completamente ricoperto di nubi sempre più scure, attraverso le quali filtra soltanto un minuscolo spicchio di luce aranciata. Devo ammettere che l’atmosfera non è male e, anche se non è un vero e proprio tramonto, mi sembra davvero perfetto.
Rimango a scrutare il sole scomparire del tutto dietro la cortina scura, mentre ascolto il vento mulinare in lontananza e il mare agitarsi minaccioso e schiantarsi sulla battigia.
Ho come l’impressione di star ammirando quella scena suggestiva dalla finestra della mia camera, al sicuro da tutte quelle intemperie. A farmi sentire protetto sono le braccia di Mike, sempre strette attorno alla mia vita, le sue mani che mi carezzano distrattamente e il suo respiro lento tra i capelli.
«Chi se ne frega del romanticismo?»
Ridacchio. «Beh, sai come sono fatto.»
«Certo che lo so, ma da quando ce la spassiamo non siamo praticamente mai riusciti a mettere in pratica qualche idea carina. Succede sempre qualcosa, ormai ci ho fatto il callo.»
«È andata bene solo quando avevamo litigato» replico con una risata.
«Non direi, visto che mi hai cantato quella canzone di merda» mi prende in giro.
«Piantala, mi sento ancora un idiota, non c’è bisogno che me lo ricordi» bofonchio.
Mike mi stringe più forte al suo fianco e mi lascia un bacio sulla tempia.
Continuo a godermi lo spettacolo del cielo che diviene gradualmente sempre più scuro, delle nuvole che si addensano e delle onde che fanno a gara per raggiungere per prime la riva, lasciando impronte sempre più lunghe e profonde.
L’aria intorno a noi si è fatta ancora più fresca e pungente, ma non ho voglia di andarmene. Sto dannatamente bene.
«Questo è l’unico tramonto che ci meritiamo» commenta Mike con il naso per aria.
Lo osservo e lo trovo bellissimo, il profilo che si staglia in controluce, le lievi fossette che si formano mentre sorride, gli occhi che brillano e quei lineamenti marcati che lo rendono tremendamente attraente.
Vorrei riempirlo di baci, spogliarlo e fare l’amore con lui; vorrei gridare al mondo quanto lo amo, dirgli quanto è bello e quanto sono felice con lui al mio fianco.
Invece mi limito a fissarlo, incantato, trovando poetico il gioco di luci e ombre che accarezza il suo viso.
Non appena Mike si accorge delle mie occhiate insistenti, si volta nella mia direzione e mi interroga con lo sguardo.
Stavolta sono proprio senza parole, travolto dalle emozioni che sto provando in questo momento e che mi impediscono di esprimermi come vorrei.
Potrei dirgli qualsiasi cosa, ripetergli che lo amo, ma la verità è che non ci sono parole per descrivere ciò che mi fa provare.
Non ho ancora realizzato che questo ragazzo stupendo sta davvero con me, mi sopporta, mi ama.
È incredibile.
Mike mi scruta per un altro istante, poi torna a guardare il nostro disastroso tramonto, una ciocca di capelli scuri abbandonata sulla fronte.
Mi lascio sfuggire un sospiro estasiato e distolgo a fatica lo sguardo, portandolo sul cielo quasi completamente nero.
«Grazie.»
Quello di Mike è un lieve sussurro, quasi come se stesse cercando di non farmi udire la parola che ha appena pronunciato.
Ma io la sento eccome.
«Di cosa?»
Sbircio verso di lui e noto che si stringe nelle spalle. «Per tutto. Per momenti come questo. Per le idee che ti vengono e che puntualmente falliscono. Perché sai sempre come farmi rilassare.» Fa una pausa e cerca la mia mano, stringendola forte per un istante. «Per quello che fai, che dici. Per come mi fai sentire.» Continua a non guardarmi, gli occhi scuri fissi sul cielo che ci sovrasta.
Il cuore ha bruscamente accelerato i suoi battiti nel mio petto mentre ascolto incredulo le sue parole. È raro che Mike si apra in questo modo con qualcuno, generalmente lascia che siano i suoi gesti a esprimere ciò che prova.
«Sono soltanto me stesso» minimizzo. «Non so come ti faccio sentire, ma…»
«Rispettato, accettato, amato.» L’ultima parola quasi si disperde tra lo sciabordio delle onde e il fischio impetuoso del vento.
La gola mi si stringe in una morsa e gli occhi bruciano appena, segno che sta giungendo quel dannato momento in cui la commozione prende il sopravvento e le parole non riescono più ad abbandonare le mie labbra tremanti.
Le nostre dita sono ancora intrecciate, unico contatto tra i nostri corpi, ma percepisco quel gesto come uno dei più intimi e intensi di sempre.
Rimaniamo in silenzio, travolti dalle emozioni e incapaci di spiccicare parola. Mike torna a cercare il mio sguardo e mi incatena a sé, le sue iridi si immergono profonde nelle mie ed è un altro colpo al cuore.
Vederlo così aperto e vulnerabile, così pronto a farsi leggere dentro, è veramente commovente e mi fa sentire speciale.
Un altro brivido mi investe, ma non sono certo di saperlo classificare – può essere l’aria sempre più pungente attorno a noi, ma anche il fiume di emozioni che mi scuotono.
«Forse è meglio andare» mormora Mike, allungando la mano libera per sfiorarmi una guancia.
Annuisco, ancora una volta senza parole.
Ci alziamo in silenzio, scuotendo via i granelli di sabbia dai nostri vestiti; le nostre dita sono ancora intrecciate e io mi sento come un ragazzino al suo primo appuntamento, improvvisamente incapace di essere il solito Roddy, quello che scherza sfacciato e fa battute sconce.
Non mi riconosco più.
Ci incamminiamo verso la strada che costeggia il lungomare, diretti alla più vicina fermata dell’autobus.
Abbiamo appena lasciato la spiaggia alle nostre spalle quando Mike si ferma e mi costringe a fare lo stesso, stringendo più forte le mie dita tra le sue.
Mi volto a guardarlo con un po’ di timore e lo trovo mortalmente serio.
«Ho detto qualche stronzata, vero?» mi chiede con un pizzico di imbarazzo.
«No!»
«Allora perché hai improvvisamente cominciato a soffrire di mutismo?»
Sorrido e scuoto il capo. «No, è che… mi hai lasciato senza parole» ammetto senza incrociare i suoi occhi.
«Addirittura?» Mike ridacchia. «Non è da te.»
Annuisco e sollevo piano il capo.
D’improvviso Mike mi si avvicina e cattura le mie labbra in un bacio lento e intenso, la mano ancora ben stretta alla mia.
Rimaniamo intrappolati in quel momento per alcuni istanti, finché non ci separiamo in cerca d’aria e dello sguardo l’uno dell’altro.
Ci sorridiamo con tenerezza e sono certo che Mike provi esattamente le mie stesse emozioni.
Mai mi sono sentito così tanto vicino e legato a lui, e pensare che questa serata era cominciata nel modo più disastroso possibile – prima le foto con i ragazzi della band, poi il tramonto più brutto e meno romantico della storia.
Gli avvolgo la vita con un braccio e gli rubo un altro breve bacio. «Andiamo a prendere l’autobus, sto cominciando seriamente ad avere freddo.»
Mike annuisce, poi sulle sue labbra si dipinge un sorrisetto malizioso che conosco fin troppo bene. «Se vieni a casa mia, ci penso io a riscaldarti…» insinua.
Scoppio a ridere e lo trascino sul lungomare, già pregustando il momento in cui saremo completamente soli.






♫ ♪ ♫

[Prompt 6: Vedere il tramonto insieme.]


Ciao a tuttiiiiiiiiiii!
So che è passato tantissimo tempo dall’ultimo aggiornamento di questa raccolta, ma ovviamente quando arriva l’estate la voglia di scrivere in questo AU aumenta! *___*
Come sempre succede quando non scrivo di loro, la Pattum mi era mancata da impazzire e non potevo assolutamente non ritagliare un momento tutto per loro.
L’ispirazione per questa OS in realtà è nata quando ho trovato una stupenda foto dei Faith No More da giovani, che poi è proprio lo scatto che Trevor ha fatto loro a tradimento! ^^
Guardate un po' qua che disagio XD:

Abbiamo visto Roddy super innamorato e in adorazione, com’è canon XD, ma stavolta anche Mike ha provato a essere più dolce e far capire al suo ragazzo ciò che sente per lui. Sappiamo che Mike non è esattamente un romanticone e non trova semplice esprimere i propri sentimenti, però ogni tanto anche lui si lascia un po’ andare, anche perché Roddy si merita di essere amato e di avere al suo fianco qualcuno che lo adori ♥
In questo AU cerco sempre di renderli felici, visto che in genere li sommergo di dramma e casini vari AHAHAHAHAHAH!
Grazie a chiunque abbia letto e, come sempre, anche a LadyDragon per i suoi prompt sempre capaci di ispirarmi!
Alla prossima ♥

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