Il professor Ackerman

di NightSilence
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Non proprio un modello di Abercrombie ***
Capitolo 2: *** 2. Non si offrono biscotti alle navi da crociera ***
Capitolo 3: *** 3. Si prospettano pomeriggi interessanti ***
Capitolo 4: *** 4. Da studente a psicologo è un attimo ***



Capitolo 1
*** 1. Non proprio un modello di Abercrombie ***


1. Non proprio un modello di Abercrombie

Durante il cambio dell'ora di quel lunedì, i pochi minuti che seguivano la lezione successiva erano pieni di terrore da parte degli studenti di quinta. Ogni inizio della settimana per i ragazzi era un trauma, perché alla seconda e alla terza ora avrebbero avuto francese, e di conseguenza come ad ogni lezione di francese in quel liceo che si rispetti, ogni studente sarebbe divenuto il bersaglio della frustrazione del loro professore.

Il professor Ackerman sapeva tante cose, ma sicuramente non sapeva come interagire con l'essere umano medio, men che meno con i ragazzi dai quattordici ai diciannove anni ai quali avrebbe dovuto insegnare.

Molti di loro davano la colpa al suo aspetto un po'imbarazzante, perché ovviamente il professore non sarebbe mai potuto diventare un modello di Abercrombie a causa della sua stazza parecchio ingombrante. Altri invece reputavano che se l'uomo avesse avuto un qualsiasi partner con il quale divertirsi, sarebbe stato molto più tranquillo e meno cattivo.

In sostanza il professore era odiato da praticamente il 99% degli studenti. Quell'1% invece aveva abbandonato l'istituto proprio a causa sua. E no, non sto scherzando.

Quella mattina, appunto, i ragazzi se ne stavano seduti al proprio posto senza fiatare, con la schiena dritta e quasi trattenendo il respiro. Il professore non era mai in ritardo, e sapevano bene che mancavano esattamente venti secondi al suo ingresso nell'aula.

Connie Springer si assicuró di appiccicare la gomma da masticare che teneva tra i denti sotto al banco, mentre la sua compagna, Sasha Braus, con notevole disappunto ripose il suo sacchetto di patatine nella cartella. A lei il professore proprio non piaceva, lui poteva mangiare in classe, mentre lei invece no. La rossa la reputava un'enorme ingiustizia.

Eren Jeager si scambió un'occhiata ansiosa con il compagno di banco e suo migliore amico Armin Arlert. Dieci secondi. Potevano già sentire i pesanti passi dell'uomo avvicinarsi alla porta spalancata dell'aula.

E infatti eccolo.

Il professor Ackerman, vestito come suo solito di tutto punto con giacca nera come la pece e camicia bianca immacolata, fece il suo ingresso dirigendosi verso la cattedra e posando la sua valigetta su una sedia lì vicino. Al saluto generale della classe nei suoi confronti, l'uomo non rispose nemmeno, l'unica cosa che si poteva captare oltre al silenzio assoluto che regnava nell'aula, era il suo respiro pesante a causa delle decine di chili di troppo che si portava dietro.

Il professore si voltó verso la sua classe tirandosi i due lembi della giacca che doveva essere un bel po' scomoda per lui, dato che probabilmente era di due taglie più stretta. L'uomo però non sembró farci troppo caso, e strinse gli occhi argentei in due fessure mentre con lo sguardo passava in rassegna tutti i ragazzi.

-Jeager.-
Il richiamo fu accolto con gelo assoluto da parte degli studenti, i quali si voltarono verso Eren, che deglutì. Lui era quello che il professor Ackerman sembrava odiare di più, qualsiasi cosa facesse il ragazzo per l'uomo non andava bene, e Eren veniva irrimediabilmente rimandato ogni anno in francese. Così come la maggior parte degli studenti in quell'aula, o addirittura dell'intera scuola, comunque.

-Sì, professore?- pigoló il ragazzo tenendo gli occhi bassi. Sentì i lenti passi che si dirigevano verso il suo banco, per poi scoprire di avere il professore proprio davanti.
-Guardami quando parlo con te, ragazzino.-

Eren alzó dunque gli occhi smeraldini sulla vasta figura dell'uomo, il quale aveva sempre il solito aspetto. Capelli neri del colore dell'inchiostro che gli ricadevano ai lati a ciuffi ordinati, rasati sulla nuca in un taglio quasi militare. Occhi argentati capaci di fulminare qualunque essere vivente. La carnagione chiarissima che quasi lo faceva sembrare un vampiro, e la mole ingombrante che, anche a causa della sua bassa statura, contribuiva a farlo sembrare un pallone da spiaggia.

-Mi scusi...-
-Hai studiato, questa volta?- chiese con la voce mortalmente bassa il professore, mentre lo guardava con una smorfia quasi disgustata.
Il ragazzo si ritrovó ad annuire, mentre vicino a lui Armin sembrava sul punto di piangere.
-Oh, ma davvero? Beh, sarebbe proprio una gran bella sorpresa, dopo tutti i due che ti sei preso in questi meravigliosi cinque anni che abbiamo passato insieme, non trovi, Jeager?- chiese sarcastico l'uomo guardandolo dall'alto.

La cosa divertente era che se Eren si fosse alzato in piedi, sarebbe stato decisamente più alto dell'uomo, il quale misurava sì e no un metro e sessanta.
-Beh, scopriremo presto se mi hai mentito sulla tua preparazione, moccioso.- disse il professore, alzando poi gli occhi sul resto della classe. -Tirate fuori un foglio e una penna, e cominciate a scrivere i quesiti che vi detteró. Con voto, ovviamente.- disse voltandosi e tornando alla cattedra, sedendocisi dietro e appoggiandosi allo schienale della sedia respirando affaticato, mentre vedeva i volti terrorizzati dei suoi studenti eseguire i suoi ordini.

La verifica non era programmata, ma l'uomo era solito fare quel genere di cose solamente per il gusto di vederli pieni di paura. Tutto ciò potrà sembrarvi ingiusto e cattivo da parte di un insegnante, e in effetti lo era, ma credo di dovervi delle spiegazioni.

Il motivo del comportamento pessimo del professor Ackerman era semplice: l'uomo era costantemente solo. Non aveva amici, non era sposato ne fidanzato, non aveva figli, viveva completamente da solo in un piccolo appartamento in affitto.

Queste erano le cose che si sapevano a scuola, ma ce ne erano molte di più che verranno allo scoperto nel corso di questa storia. L'uomo, che di nome si chiamava Levi, essendo solo praticamente da sempre, non aveva idea di come relazionarsi con le persone semplicemente perché non lo aveva mai fatto.

Perció, passate quelle tremende due ore di verifica di francese, durante i dieci minuti di pausa, alcuni studenti tra cui Eren, Armin, Connie, Sasha, Jean e Mikasa, si erano riuniti sotto le scalinate per mettere a punto un piano geniale anti-Ackerman.

-Quest'anno è l'ultimo che passeremo in questa scuola, dobbiamo ribellarci. Dobbiamo fare qualcosa, quell'uomo è un tiranno.- sbottó Eren all'improvviso, scagliando un pugno davanti a sè immaginando di colpire la grossa faccia cadaverica del professore, rischiando quasi di centrare Armin in un occhio.

-Non possiamo fare proprio niente. Facciamo questa conversazione ogni anno, ma alla fine nessuno di noi ha mai le palle per fare qualcosa. Quindi diamoci un taglio e resistiamo fino alla maturità.- disse Jean Kirstein, chiamato anche "Faccia da cavallo" proprio da Eren, il quale gli tiró una sberla sul braccio, intimandogli di chiudere il becco.

-Forse durante tutto questo tempo abbiamo sbagliato metodo. Invece di andargli contro, potremmo invece cercare di fare amicizia con lui.- suggerì Sasha mentre addentava la sua brioche.

-Fare amicizia con Ackerman?!- Connie coppió a ridere. -L'unico modo per ingraziarcelo sarebbe dargli il tuo cibo, Sasha.- disse il ragazzo, conscio del fatto che piuttosto di dare le sue merendine al professore, la rossa si sarebbe fatta bocciare.

-Sasha non ha tutti i torti in effetti. Per caso voi lo avete mai visto sorridere? Io no. Sarebbe bello se riuscissimo a vederlo sereno, anche solo per qualche secondo. Magari così potrebbe sembrare un filo più umano.- disse Mikasa, inserendosi anche lei nel discorso per la prima volta.

-Io sono sicuro che sorrida, e anche molto, quando mette tre a qualcuno.- disse Eren stringendosi nelle spalle. -In ogni caso a me sta bene, ma come possiamo fare? Non lascia mai parlare nessuno durante le sue lezioni. Sapete benissimo che cosa è successo quando Ymir ci ha provato.-

Caló il silenzio al ricordo dell'uomo che afferrava la ragazza per un braccio e la sbatteva fuori dall'aula urlandogli di andare dal preside. Erano rimasti tutti allucinati. -In ogni caso Ymir poteva pure risparmiarsela la battuta sugli uomini grassi.- rispose Mikasa, seguita dalle risate del resto del gruppo.

-Facciamo una scommessa? I perdenti pagheranno a turno al vincitore una pizza. E il vincitore ovviamente sarà chi riuscirà a far sorridere Ackerman. Ma un sorriso vero, non quei ghigni orribili che fa quando deve sgridare qualcuno.- La proposta di Jean venne accolta da cenni di assenso generali.

-Che il gioco abbia inizio.-

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Capitolo 2
*** 2. Non si offrono biscotti alle navi da crociera ***


2. Non si offrono biscotti ad una nave da crociera
 

Era stata una giornata parecchio stressante per Levi, il quale, appesantito dalla pausa pranzo che aveva fatto al McDonalds più vicino a quella stupida scuola, in quel momento se ne stava stravaccato su una delle tante sedie in aula insegnanti, mentre fissava il vuoto con lo sguardo perso.

Per sua sfortuna la pace non sarebbe durata troppo a lungo, perché la sua collega Hanji Zoe, professoressa di chimica in quel liceo- o per meglio dire, quella gabbia di matti, entró sbattendo la porta al muro con un sorriso bello largo stampato sulla faccia.

-Levi! Perfetto, sei qui! Cercavo proprio te.- esclamó la donna arrivando a passo di marcia vicino al collega, il quale si passó una mano sulla faccia.
-Ti prego, no.- la supplicó lui con un'espressione contrita che gli deformava il viso del suo solito pallore cadaverico.
-Non ti ho nemmeno detto perché ti cercavo.- disse Hanji incrociando le braccia al petto e piegando le ginocchia per riuscire a guardare Levi dritto in faccia.

-Ti dico di no lo stesso.- sibiló lui guardando con nostalgia la porta. Se fosse riuscito ad alzarsi in quel momento sarebbe scappato alla velocità della luce, ma purtroppo dopo ogni suo pasto si sentiva sempre così pieno e così assonnato che non riusciva a muoversi di un solo millimetro neanche volendo.

-Erwin sta organizzando una gita per la classe quinta, tu sei uno dei loro insegnanti oltre me e lui, quindi ci ha scelto come accompagnatori! Non è fantastico?- esclamó emozionata Hanji, afferrando a Levi una mano e stringendogliela con gli occhi che sbrilluccicavano. Lui la strappó dalla sua presa quasi come se la sua collega gli avesse dato la scossa.

-Non toccarmi mai più, donna.- sbottó il professor Ackerman praticamente ringhiando. -E dì a Smith che se lo puó anche scordare che io faccia da accompagnatore in una cazzo di gita. Già devo sopportare quei mocciosetti frignanti ogni dannato giorno, secondo te ho voglia di averli tra i piedi anche durante l'orario extra scolastico? Tch.-

Lo sguardo di Hanji però non sembrava di resa, e Levi lo capì quando la donna parló di nuovo.
-Ovviamente non potrai rifiutarti, Erwin ne ha parlato con il preside e a quanto pare tu non hai mai preso parte ad alcuna attività organizzata dalla scuola per le tue classi, quindi sei obbligato.-

Le varie imprecazioni più pesanti che Levi conosceva scorsero velocemente nella testa del professore, più velocemente di quanto lui volesse ammettere. Quando quella quattr'occhi di merda lasció la stanza, l'uomo sospiró, e si rese conto che durante quell'orribile giornata non faceva altro oltre che sbuffare.

I suoi polmoni ostruiti dal grasso chiedevano pietà, ma lui sembró fregarsene stendendosi più che poteva su quella sedia e provando a sonnecchiare. La settimana prima aveva sentito due studentesse scherzare su come il loro insegnante di francese quasi non riuscisse ad entrare nella sedia dietro la cattedra, e nonostante avessero ragione e l'uomo sentisse constantemente il disperato bisogno di usarne due di sedie, ancora le due dovevano finire di scontare la loro punizione.

La sua "pace" venne nuovamente interrotta da qualcuno, che decise di entrare nell'aula proprio in quel momento. Era quel ragazzino idiota, Connie Springer che probabilmente cercava qualche professore pronto ad ascoltare un'altra delle sue cagate.

-Professor Ackerman!- disse lui a sorpresa, facendosi avanti per porgergli un piccolo vassoio che teneva tra le mani, ricolmo di biscotti ricoperti di zucchero a velo. -Oggi è il mio compleanno, e mia mamma ha preparato questi biscotti per tutti. Volevo offrirne qualcuno anche a lei.- disse con un gran sorriso stampato in faccia.

Levi lo guardó con la fronte aggrottata in una smorfia disgustata, per poi abbassare gli occhi argentati sul vassoio dorato che il suo alunno gli aveva piazzato sotto al naso. Il profumo sembrava delizioso, ma chissà quante altre mani sudice li avevano toccati, quei biscotti...

-Moccioso, credi forse di ingraziarmi dandomi del cibo? Solo perché sono grasso non vuol dire che ho bisogno di essere sfamato. Fila via dagli altri stupidi marmocchi, e lasciami in pace.- sibiló l'uomo sistemandosi meglio su quella sedia minuscola. Avrebbe dovuto parlare con il preside e chiedere di farle cambiare, erano veramente troppo scomode.

Vide il volto del ragazzino assumere un'espressione un po' delusa, ma sinceramente non gliene fregava proprio un bel niente. Aveva imparato a non fidarsi delle persone ancora tanti anni prima, e se la gente lo reputava una persona orribile senza nessun sentimento, beh, facevano bene e avevano ragione.

Levi aveva deciso di non affezionarsi più a nessuno dopo la sua esperienza scolastica. Ciò che aveva passato non amava nemmeno ricordarlo per qualche istante, perché era a causa di quello che lui si era trasformato nel mostro apatico e anaffettivo quale era diventato.

Ogni volta che nella scuola passava e vedeva qualche ragazzo prendere in giro un'altro studente, con la testa tornava ai tempi in cui lui era costantemente nel mirino di tutti. "Sei un nano!" "Mangi un altro panino? Ma non ti vergogni a fare il maiale davanti a tutti?". Era qualcosa dalla quale non sarebbe mai potuto fuggire, esattamente come non sarebbe potuto fuggire dai lividi che si vedeva ancora addosso per essere stato picchiato ogni giorno della sua adolescenza.

-Professore, io volevo solamen-
-Non un'altra parola. Esci da qui e dai i tuoi stupidi biscotti a qualcuno che non pesi quanto una nave da crociera, tipo la tua stupida professoressa di chimica. E ora sparisci, forza.- sbottó l'uomo mentre Connie si affrettava ad uscire dalla stanza con ancora il piccolo vassoio stretto tra le dita.

Levi non ascoltó nemmeno un filo di quel leggero senso di colpa che lo colse all'improvviso, era solo uno stupido moccioso pronto a tutto per leccare i piedi ad un suo insegnante. Così l'unica cosa che fece fino alla fine della pausa pranzo, fu pensare a quei meravigliosi biscotti che per qualche istante erano stati così tanto vicini alla sua bocca, pronti per essere divorati dal primo all'ultimo.

Peccato che ora quegli stessi biscotti probabilmente se ne stavano tra le lunghe dita di quella quattr'occhi dai capelli disordinati.

 

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Capitolo 3
*** 3. Si prospettano pomeriggi interessanti ***


3. Si prospettano pomeriggi interessanti

-E così avevi studiato, Jeager?- chiese il professor Ackerman con un ghigno compiaciuto stampato in faccia. Si rivolse al ragazzo guardandolo schifato, mentre si appoggiava alla cattedra con entrambe le mani.
-Tu lo sai che avrai anche me durante la tua maturità, vero? E ti assicuro che non te ne faró passare mezza.- disse con cattiveria, chiudendo di scatto il libro che aveva tra le mani facendo spaventare il ragazzo a causa del rumore improvviso.

Eren era sconvolto, non riusciva proprio a capire perché in quei cinque anni quell'uomo avesse sviluppato un odio così radicato nei suoi confronti.
-Professore, per favore, mi lasci parl-
-Non ho bisogno di sentirti parlare, ho bisogno di sentire meno cavolate uscire dalla tua bocca, e lo stesso vale per i tuoi amichetti idioti. Dovreste passare più tempo sui libri, e invece ve ne state costantemente lì sotto le scale a chiacchierare come delle ragazzine pettegole.-

-Professor Ackerman, signore...ecco, io credo che lei sia un ottimo insegnante, e-
-Io? Un ottimo insegnante?- chiese Levi sbarrando gli occhi per poi scoppiare a ridere senza alcuna gioia. -So bene che voi sciocchi mocciosi mi odiate, dal primo all'ultimo studente di questa scuola. E sapete una cosa? Fate estremamente bene. Gli insegnanti non sono fatti per essere vostri amici, mi sono spiegato, ragazzino?- chiese sporgendo l'enorme corpo verso Eren, il qualche deglutì e distolse lo sguardo.

-No.-

Il professore si bloccó per qualche istante, sbattendo le palpebre un po' perplesso.
-Scusami, Jeager, credo di non aver capito molto bene. Cosa hai detto?-
-Ho detto di no. Io credo davvero che lei  sia un ottimo insegnante, e vorrei andare d'accordo con lei. Peró non riesco proprio a capire perché ce l'ha con tutti, e...e in particolare con me...- la frase finale di Eren fu pronunciata con un sussurro. Il professor Ackerman era scioccato, nessuno studente aveva mai osato contraddirlo, e soprattutto nessuno gli aveva mai fatto domande così dirette su un suo determinato comportamento. Tanto che rimase per la prima volta senza parole, non sapendo come rispondere, né come reagire.

-Sei un moccioso. Inoltre sei immaturo, arrogante, ridi e parli troppo, hai sempre quel fastidioso sorriso stampato sulla faccia, e hai una voce irritante.- snoccioló il professore. Vide il ragazzino abbassare il capo, e questa volta sí che si sentì in colpa. Dopotutto in effetti Jeager non gli aveva mai fatto niente, e anzi, si impegnava a non dare fastidio in classe. L'uomo sapeva alla perfezione dei grossi problemi di concentrazione e di iperattività del ragazzo, ma non gli era mai venuto incontro in effetti.
-Ascoltami bene, ragazzino. Non badare alle parole di un grassone frustrato, va bene?- chiese sedendosi nuovamente sulla sedia dietro la cattedra e appoggiandosi allo schienale.
Aveva incollato gli occhi alla superficie davanti a lui, cercando di non incrociare lo sguardo smeraldino del ragazzo.

Eren era un pochino confuso. Non riusciva a capire perché improvvisamente il suo insegnante aveva cambiato tono di voce e non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. -Signore, a me interessa la sua opinione. Non saró il migliore della classe, e molto probabilmente saró anche il peggiore, ma io mi impegno davvero, e voglio assolutamente fare il possibile per riuscire a-
-Poche chiacchiere, Jeager. Vuoi migliorare? Devi passare il doppio del tempo che passi di solito a studiare. Inoltre dovrai fare ripetizioni. Da solo non riusciresti a combinare proprio nulla.- lo interruppe l'uomo, giá stufo di sentire il ragazzino parlare.
-Posso chiederle se mi potrebbe fare lei ripetizioni?- chiese Eren sorprendendo. Nessuno gli aveva mai chiesto di fargli ripetizioni, e soprattutto nessuno avrebbe voluto passare del tempo extra insieme a lui.

-Io? Dare ripetizioni a te?- chiese il professor Ackerman sbarrando gli occhi e portandosi una mano al morbido petto. -Vorresti davvero passare il tuo tempo libero con lo stesso professore che ti ha trattato da schifo in tutti questi anni sopportando anche il suo comportamento disgustoso? Perché credimi, quello che tu e gli altri mocciosi mi vedete fare in classe non é nulla.- lo avvertí, alludendo a quando in classe si metteva a masticare qualsiasi tipo di cibo e a grugnire, ansimare e grattarsi la pancia.
Eren annuí con un cipiglio parecchio serio stampato sul giovane viso.
-Voglio migliorare, e con qualcuno che mi sappia far concentrare, e che sia anche severo.- quando vide l'uomo davanti a lui rimanere in completo silenzio, leggermente esterrefatto da quello che aveva appena detto il ragazzo, si ammutolí a sua volta. Per poi gioire quando vide finalmente il professore annuire in modo grave.

-Va bene, moccioso. Lo faccio solo perché non sopporterei di averti qui per un altro anno, quindi vedi di non farmi innervosire troppo. Anche se non ho molte speranze in questo.- gli bastava solo la sua presenza a irritarlo, in effetti. L'aspetto del ragazzo era impeccabile. Era molto alto, addominali sottolineati dalla maglietta attillata, muscoli e corpo allenato e asciutto. Viso perfetto, pelle bronzea e luminosa, occhi profondi che riflettevano il verde dei boschi, sempre sorridente, e tutti lo amavano. Tutto il suo contrario, insomma. Lo sguardo del suo studente gli ricordava un sacco di cose brutte, ricordi che voleva disperatamente dimenticare, e che lo facevano sempre sentire inadeguato e disgustoso.

-Sei maggiorenne, non é vero?- sì assicuró l'uomo. Non per qualcosa, voleva essere solo sicuro di non essere scambiato per un pedofilo. Al cenno positivo del ragazzo, continuó.
-Bene, allora vieni a casa mia ogni giorno dopo le lezioni...posso aiutarti solamente in quei momenti, e questo significa che...- deglutí, roteando gli occhi. Non é che gli andasse particolarmente di fare quella cosa, ma era costretto a quanto pareva. In realtà non lo era, ma lui voleva vederla in quella maniera. -...dovrai pranzare con me. Non so quanto ne sarai contento, ma sappi che é l'unico modo. A meno che tu non voglia rimanere a digiuno, moccioso.- lo provocó con un ghigno.
-Non ho nessun problema per questo, ma...é sicuro che non le saró di disturbo o intralcio?- Eren non riusciva proprio a vedercelo il suo professore mangiare insieme a qualcuno.
-Ma é ovvio che mi sarai di disturbo. La sola esistenza di tutti gli esseri umani mi sono di disturbo.- puntualizzó l'uomo, sistemando tutte le verifiche sparse sulla sua cattedra. -Soprattutto la mia.- aggiunse a bassa voce, ma il ragazzo riuscí a sentirlo lo stesso.

Il ragazzo uscito dalla classe del suo professore di francese si rimise a pensare all'ultima frase che gli aveva detto. C'era un motivo se era così cattivo con tutti, e Eren avrebbe instaurato un rapporto più stretto con lui per riuscire ad arrivare fino in fondo a quel mistero.

Inoltre avrebbe vinto la scommessa con i suoi amici, e quello sarebbe stato ancora meglio.

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Capitolo 4
*** 4. Da studente a psicologo è un attimo ***


4. Da studente a psicologo è un attimo

-Muoviti a salire, Jaeger, o ti lascio qui.- lo minacció il professore assottigliando gli occhi argentati. Era molto infastidito dal ritardo del ragazzo dal ritorno delle lezioni.
Eren lo guardó con un'espressione un po' colpevole.
-Mi scusi professore, ho avuto un contrattempo.- arrossí di botto. Certo non poteva dire al temuto professor Ackerman che il contrattempo era Mikasa che aveva voglia di attenzioni.
Stranamente l'uomo sembró comprendere tutto, e infatti dopo che il ragazzo fu salito in auto, lui ghignó.
-Credi che io sia stupido, moccioso? Chi era la ragazza?- chiese guardando il suo studente di sbieco. Non gliene importava nulla, voleva solamente mettere in chiaro che non si sarebbe fatto fregare cosí facilmente.

Eren si voltó verso il finestrino, completamente bordeaux, e si portó una mano al viso per nascondere il rossore. -È Mikasa, signore.-
-Ah. Dovevo immaginarlo, siete sempre appiccicati come cozze, voi due.-
Ma che stava facendo? Perchè si stava interessando della vita sentimentale di Eren Jaeger? Doveva darci un taglio. Almeno casa sua non era lontana dalla scuola, distava solo un paio di isolati, prendeva la macchina semplicemente perchè faticava non poco a camminare. L'uomo ingrassava di giorno in giorno, e piú aumentava di peso, piú faceva fatica a spostarsi sulle sue stesse gambe, le quali ora assomigliavano terribilmente a degli enormi salami strizzati nella stoffa dei suoi strettissimi pantaloni.

Nessuno dei due aprí piú la bocca, e quando il professor Ackerman fermó l'auto proprio nel parcheggio davanti casa, Eren si affrettó a sganciare la cintura e scendere.
-Cos'è, hai paura di stare troppo tempo vicino a me? Non credo di essere contagioso, ragazzino.- disse l'uomo appena si fu disincantato dallo sportello con un sonoro "pop". Credette di aver fatto una specie di battuta, ma a quanto pareva non ne era capace, perchè il moccioso era impallidito di brutto.
-No, signore, assolutamente! È che...sono semplicemente sceso dalla macchina, non volevo-
-Scappare?- Levi ridacchió tenendosi lo stomaco con una mano dalle dita a salsiccia per evitare che tremolasse troppo. La piantó di ridere quando vide l'espressione scioccata di Eren.
-Mi vuoi spiegare che ti prende?- disse cercando le chiavi nelle tasche, cominciando a sudare dalla fatica. I suoi vestiti erano talmente stretti che le tasche tiravano parecchio, perció ci mise parecchio tempo.

Quando si avvicinó al portone del condominio lo aprí, e seguito da Eren percorse il primo piano di scale fino al suo appartamento.
-Dannazione...odio...queste cazzo...di scale...- imprecó l'uomo ansimando di brutto. Arrivati dentro casa, il ragazzo vide il suo insegnante buttarsi a peso morto sul divano che se ne stava proprio davanti a loro.

-Professore, va tutto bene?-
-Tutto...nella norma...Jaeger...- l'uomo sentiva tutto il suo grasso premere sui suoi polmoni senza pietá, fino a soffocarlo. Ogni volta che faceva quell'unico piano di scale si sentiva morire, e se avesse continuato ad ingrassare in quel modo probabilmente sarebbe finita in quella maniera.

-Levi, tutto bene?-

Una voce di donna fece drizzare le orecchie a Eren, il quale si voltó velocemente dal punto in cui l'aveva sentita provenire. Quando vide la ragazza che si era affacciata alla porta del salotto, rimase esterrefatto. Il suo professore viveva con...quella?
-Oh, molto piacere! Tu devi essere Eren! Io sono Isabel, Levi mi ha parlato di te e del fatto che vuole darti ripetizioni.- disse lei passandosi le lunghe dita affusolate tra i capelli rossi che le cadevano morbidi sulle spalle. Il sorriso che aveva sul viso ammorbidiva di molto la sua espressione, la pelle candida faceva illuminare ancora di piú i suoi occhi di un verde brillante.

Era alta, snella, vestita bene.
Doveva avere sui ventisette anni probabilmente, ed era stupenda.
-Lei è...- mormoró totalmente allibito il ragazzo, deglutendo e guardando il suo insegnante, il quale aveva distolto lo sguardo per posarlo sulla sua stessa pancia. -È la fidanzata del professor Ackerman?- tentó, mentre vedeva il volto dell'uomo arrossire e allo stesso tempo incupirsi gradualmente, ma in velocitá.

-Ooh, no, assolutamente.- ridacchió dolcemente la ragazza, sedendosi accanto a Levi e accarezzandogli un enorme e flaccido braccio. -Sono la sua migliore amica, convivevamo da un po', poi io mi sono trasferita, ma ora sono qui per qualche giorno, perchè il tuo professore ha qualche problemino di salute. Volevo stargli vicino.-
Il ragazzo spostó nuovamente lo sguardo sul viso del suo professore, il quale non sembrava essere d'accordo. Perció fece due piú due.
L'uomo era innamorato perso, ovviamente. Non ci poteva essere ombra di dubbio.

-Sí, come no, Isabel. Dí pure che volevi tenermi sotto controllo, no? Sai, Jaeger, la signorina crede che io sia fin troppo grasso. Un obeso, un ciccione.- non era la prima volta che Eren sentiva il tono acido e pieno di astio del professore, ma in quel momento l'uomo sembrava veramente tanto amareggiato.
-Levi, falla finita, ti sembra il momento di discuterne?- protestó la ragazza sgranando gli occhi e arrossendo.
-Pensa, le faccio altamente schifo, ma ha comunque deciso di... sacrificarsi, di concedermi la sua caritá. Invece di starsene con le sue amiche a spassarsela, ha scelto volontariamente di aiutarmi a...mmmh... com'è che hai detto? Ah, sí, a diventare normale. Che generositá, non trovi?- sogghignó Levi portandosi una mano sotto lo stomaco e slacciando la fibbia della cintura.
-Levi...cristo santo...Lascialo fuori dalle nostre questioni personali. Sei veramente ridicolo.- Isabel gli dette uno schiaffetto sulla spalla, coprendosi la fronte con il palmo della sua mano destra.
-Oh sí, lo so. Sei troppo perfetta per me, io sono solo un povero uomo patetico che non si merita l'amore.-

Intanto che Eren stava assistendo alla litigata dei due, il professor Ackerman stava procedendo a sfilarsi completamente la cintura, portandosi entrambe le mani alla pancia e cominciando a massaggiarsela come faceva molto spesso anche in classe.
-Non deciderai per me che cosa devo o non devo mangiare, donna. Ho trenta cazzo di anni, credo di avere il diritto di ammazzarmi nel modo che piú preferisco.-

Seguí un silenzio imbarazzante, e Isabel, senza dire nulla, si alzó e se ne andó in un'altra stanza. Il professore voltó il viso verso Eren, che se ne stava abbastanza sconvolto ad osservare la scena, ancora sempre dritto e rigido, in piedi come un palo da quando erano entrati.
-Sei comodo lí in piedi come un cavallo, moccioso?- ironizzó l'uomo stravaccandosi ancora di piú sul divano e spalancando le larghissime e flaccide cosce facendoci scivolare in mezzo la pancia.

Eren sussultó e arrossí, abbassando il capo. -Mi scusi, non volevo...disturbare.- mormoró il ragazzo fissando il tappeto sotto le sue scarpe. -Avete...ecco...vi conoscete da tanto, professore?- chiese poi alludendo alla ragazza che se ne era appena andata.
-Io e quella rompicoglioni? Tch. Da una vita. È stata lei a venire a parlarmi per prima, perció possiamo dire che se l'è cercata lei questa situazione.-
-Quale...quale situazione, signore?- chiese confuso il ragazzo grattandosi la nuca e slegandosi il mezzo codino che aveva in testa per poi rifarselo.

L'uomo fece un sorrisetto senza alcuna traccia di allegria.
-Il sentirsi responsabile e legata ad una persona irrimediabilmente depressa, con gravi pensieri suicidi, evidenti problemi fisici, e un carattere veramente tremendo. Senza contare che ovviamente essendo l'unica persona ad aver deciso di entrare e rimanere nella mia vita, mi sono talmente tanto ossessionato da lei da non lasciarle vivere la sua, di vita, costringendola a casa per la mia enorme gelosia e paura di perderla. Sono stato io...è colpa mia se se ne è andata da me. Devo solo incolpare me stesso se ora la disgusto, e se lei mi odia.- l'uomo sembrava tutto ad un tratto essersi lanciato in un discorso molto triste e personale, e Eren si chiese come aveva fatto lui a passare da studente odiato a confidente e psicologo.

-Professore...io la sua amica non la conosco, ma se è tornata qui per qualche giorno per aiutarla allora non penso che la odi o la disgusti.- disse il ragazzo, un po' insicuro se parlare o meno. Levi lo guardó con un sopracciglio inarcato, rendendosi conto che stava raccontando tutta la sua patetica vita ad un suo studente.
-Hai ragione. Non la conosci, moccioso. E ora, ti va se ordiniamo dal McDonald's?-

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