Gli Elementi 3- Countdown

di killian44peeta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Divisi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Gallerie ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- Legato ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4- Silenzio ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5- Parole ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6- Nudità ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7- Radici ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8- Ritorno ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9- Insieme ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10- Visioni di mondo ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11- Conversazioni ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12- Tiri ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13- Domande ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14- Problemi in cucina ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Gli Elementi 3- Countdown Prologo, terzo libro della prima trilogia della serie.

Non potete! Lei é mia! Non potete portarmela via!-

-Non lo stiamo facendo, volevamo soltanto...-

L'uomo venne zittito bruscamente dall'urlare, il quale riprese, ancora più infervorato.

-Rapirla? Farle scoprire il mondo esterno e gettarcela a braccia aperte?- strillò la donna

- Non ti sembra di stare esagerando? Le abbiamo soltanto dato un libro! Nient'altro!-

*
La grotta era scura, tenuta dai pilastri bianchi che la dividevano per reggerne il peso, silenziosa come quelle notti buie piene di morte, che non sanno neppure del respirare affannoso di qualche cuore spaventato, o calmo, di quelli tranquilli e coraggiosi.

E gli Elementi si erano rialzati praticamente tutti, vedendo il Buio, nell'altra parte della grotta, che era scomparso dentro al portale neanche pochi istanti prima.

E sarebbero subito accorsi quasi tutti a seguirlo, sapendo benissimo dove era finito e cosa sarebbe potuto accadere una volta vi si fosse trovato, contando soprattutto sul fatto che, nel momento in cui era stato risucchiato, i suoi occhi erano tornati rossi come il sangue, brillanti e rabbiosi, un netto e pessimo segno se dovevano dirla tutta.

Ma vi era un problema, un enorme dilemma che li stava trattenendo lí, incapaci di decidersi su cosa fare così su due piedi.

E quel qualcosa di problematico, quel qualcuno, era il ragazzo biondo, sdraiato a terra, con la retina ancora annerita e le pupille carmine, le schegge ghiacciate che erano diventate parte della sua schiena che erano incastrate nel suolo per lo scontro violento con cui era caduto, spinto dal corvino, durante il loro combattimento acceso, che era stato per un pelo se non era finito con la morte di uno dei due.

I ragazzi non avevano la più pallida idea di cosa farne di lui, non così almeno, non in quello stato, non così pericoloso.

Per quanto lo avrebbero legato per impedirgli di fare qualsiasi cosa in futuro, in chissà quanti modi, non sarebbero riusciti a tenerlo fermo, non una volta dopo essersi ripreso seriamente da quella sorta di stordimento che lo portava quasi a chiudere le palpebre.

In parte quello stato era dovuto per la botta presa, dall'altra era semplicemente il fatto che era stato soffocato.

Insomma, non era decisamente nel suo stato migliore, cosa che giocava a favore per il momento, ma loro lo sapevano, presto la cosa si sarebbe rigirata, facendolo tornare come in precedenza e... il termine pericoloso non riusciva decisamente a descriverlo a pieno.

Era qualcosa di peggio, un arma, per non dire un armata, un po' come tutti loro, ma con rabbia e odio a spronarlo, con un aggiunta di disprezzo spietato e follia vendicativa.

Anche da normale sembrava avere simili atteggiamenti, ma non lo conoscevano abbastanza per definirlo.

A lasciarlo lí non avrebbero avuto la minima occasione di farci una seria chiacchierata, ne erano più che certi, perché sí, Diana e lui dovevano farne una, piuttosto lunga poi.

Per non aggiungere che la situazione sarebbe potuta decisamente peggiorare, contando che avrebbe potuto cercare di mettersi in mezzo nel caso, una volta libero e con tutti i sensi al posto giusto, li avrebbe seguiti nel portale, portandoli a ricominciare praticamente daccapo.

Diana lo osservó rapidamente con un che di pieno rimprovero, avvicinandosi al Fuoco, il quale, ormai, aveva già distolto lo sguardo, ritirandolo con fretta.

Nemes pareva starlo giudicando con tutta se stessa, anche se forse era proprio il suo intento darlo a vedere.

Lo fulminó con lo sguardo, per poi lasciarsi andare ad un sospiro.

L'Aria pareva l'unico ad osservarlo con maggiore calma, come se lo stesse studiando attentamente per predire la sua prossima mossa, per poi osservare gli altri.

-Silver... potresti fargli perdere nuovamente i sensi?- chiese all'improvviso Will, alzando le sopracciglia, guardando il nuovo Elemento di sottecchi .

Era praticamente ovvio perché lui si fosse rivolto a lei in questa maniera, si vedeva al solo guardarla la motivazione.

Sembrava un covo di nervoso e non pareva aver bisogno d'altro se non di sfogarsi, ma discutere non era qualcosa di utile in questo momento, anzi, avrebbe fatto perdere solo tempo prezioso che per loro era più che necessario.

Erano quasi certi di dove Guy, una volta dopo aver raggiunto la Montagna sul Lago tramite portale, si sarebbe diretto.

O più che altro, Diana ne era certa, così tanto che con un breve discorso li aveva convinti tutti.

Probabilmente, seguendo il desiderio originale del ragazzo, prima che rivelasse l'identità del biondo, era in direzione della vecchia che esaudiva i desideri, solo che il Buio stesso avrebbe piegato il suo desiderio trasformandolo a suo piacimento in qualcosa che lo avrebbe portato a troneggiare su tutto e tutti, portandoli alla morte.

Avrebbero dovuto fermarlo... o raggiungere magari la vecchia prima di lui.

In quel caso avrebbero potuto esaudire un desiderio al posto suo e magari forse avrebbero finito con quel loro compito, con quella missione del salvare la terra di Athlas.

In effetti l'idea ci stava, ma era tutto basato solo e soltanto su tempistiche.

L'Acqua aggrottó la fronte, guardandolo con espressione seria e concentrata -Credi che basti?-

-Sí, per un po'...a dopo ci penseremo... magari lo sorveglieremo a turni... sempre se ci sarà un dopo- commentó tormentandosi le mani tra di loro, lanciando uno sguardo agli altri che annuirono subito di tutta risposta, quasi all'unisono.

Forse era questione di pressione tutto quel silenzio folle, forse di paura... o forse ancora di delusione, oppure tutte e tre insieme, ipotesi che sinceramente era più che confermabile dai loro sguardi.

E Irhina sembrava a metà tra il voler strozzare il biondo e a metà tra l'esser tentennante, ed il motivo c'era.

C'era eccome, contando che lui aveva tentato di uccidere Guy, ma, dal secondo lato, sentiva di non poterlo fare.

Quel ragazzo lo aveva già visto ed era più che sicura di sapere dove e quando.

Era stato parecchi anni prima, quando era piccola, un periodo in cui, nell'orfanotrofio dove era vissuta, non era stata più capace di rimanervi senza sentirsi soffocare, finendo con l'uscire di soppiatto e andare al parco, non troppo lontano da lí, ma neppure così vicina per farsi tradire con così tanta facilità.

Il giorno in cui lo aveva visto, era stata felice di dondolarsi su quella altalena, liberandosi dai cattivi pensieri.

Lo aveva visto seduto su una panchina con la coda dell'occhio.

Avrebbe voluto provare ad avvicinarsi, ma poi erano arrivati altri ragazzi, quelli del suo stesso orfanotrofio, probabilmente usciti anche loro di nascosto, infrangendo le regole.

Ma dopotutto, da ragazzi simili se lo sarebbe aspettata... il fatto principale era che quelli non erano mai stati fatti per le buone maniere, anzi!

Erano quel tipo di persone che si comportavano minacciando chiunque, imponendosi.

E lo circondavano, lo avevano raggiunto e, mentre lui la aveva guardata per chiederle aiuto, lei era scappata vigliaccamente.

Questo gesto l'aveva fatta vergognare di sé stessa per tutti gli anni a seguire, prima di incontrare il Buio.

Pensando questo, si avvicinó a lui lentamente, con espressione calma e tranquilla, oseervandolo con un che di arrabbiato misto al rimorso, l'argento che tremava parecchio.

Aveva 'incontrato' in un certo senso Guy seriamente grazie a lui.

Se non avesse vissuto quella scena, non si sarebbe mai sognata di seguire il corvino seriamente.

Eppure, aveva cercato di portarglielo via come persona e c'era riuscito.

Ora il Buio non era più sé stesso.

Era pazzo, terribile, disumano e desiderava morte e distruzione prima di tutto.

Appena che lo fece, appena gli fu davanti, vide l'espressione ancora sogghignante del ragazzo, accompagnata da un ennesima risata che lei definí come cretina nella sua mente, e questo la stimoló semmai più di prima a colpirlo dritto in faccia, con più grinta di come si sarebbero immaginati gli altri.

All'inizio non lo stese, non con un colpo soltanto, ma con il secondo decisamente ebbe più risultati, facendogli perdere i sensi.

E lo staccó faticosamente dal suolo con più pressione che poteva, utilizzando tutta quella di cui poteva disporre, ovvero parecchia contando tutte le tracce di nervoso accumulato silenziosamente, circondandolo subito da una bolla d'acqua che faceva volteggiare a destra e manca.

-Andiamo- disse con convinzione, stringendo il pugno, portandoli tutti a saltare nel portale in cui il Buio era sparito.

*

Sistemó meglio l'erba curativa nella borsa, prendendo un grosso respiro, accarezzando il Dratini dolcemente tra le orecchie da cavallo, guardandolo muovere la coda squamata, con la stella che accennava luccichii accesi.

Si erano dovuti fermare per la tempesta fortissima che, tra vento indomito e pioggia che scendeva senza tregua inzuppando i suoi vestiti, non c'era stato più nulla di fare.

Andando avanti così, avrebbe perso ogni singola foglia curativa dallo zaino.

E sapeva che non poteva perdere tempo, ma se avesse seriamente continuato a viaggiare, tutto il suo cercare sarebbe stato inutile.

Udiva il rumore assordante della pioggia, sentendosi in dovere di controllare con lo sguardo che il focolare che avrebbe presto acceso fosse privo di umidità, sedendosi per sfregare i due sassi e farli scintillare ad ogni movimento con accenni di probabili fiamme che avrebbe voluto accendere al più presto.

Ci mise un po', siccome i rami non mostravano accenni a braci e decisamente non pareva nemmeno provare, quel legno, ad attizzarsi.

Sicuramente, se avesse avuto Task lí, glielo avrebbe acceso immediatamente.

Sorrise al pensiero della testa rossa che accendeva il fuoco sotto il cibo che avevano mangiato con Diana, prima di trovare Guy e Silver, a cui erano seguiti Will e Nemes.

"Chissà come saranno diventati bravi" pensó, vedendo finalmente tracce di calore che si sprigionavano dalla legna, provocando schiocchi a ripetizione, chiedendosi poi quanto tempo sarebbe poi mancato per concludere il ritorno una volta dopo che la tempesta fosse finita.

Magari avrebbe avuto un ritardo di due giorni... tre... sulla tabella di marcia, a meno che non volasse lui stesso... ma così avrebbe rischiato di non vedere a destinazione il Dratini.

All' animale sarebbe potuto accadere di tutto e lui non lo avrebbe saputo.

Certo, preferiva l'idea di tornare alla Montagna il prima possibile ma... il Dratini era un suo compagno fedele, lo aveva accompagnato per mari e per monti in qualunque tempo di vita, anche quando aveva incontrato Lyfia.

Già, lei.

Un sospiro gli sfuggí di bocca, amaro, portando lo sguardo alle nubi scure che scaricavano pioggia senza tregua ed avvicinando le mani al calore delle fiamme ormai guizzanti che lo scaldavano a necessità.

Una nuova idea salí nella mente dell' uomo, ma la ricacció subito, trovandola non utile, siccome si basava sempre sul concetto di lasciare l'animale, stavolta lí, chiedendole di raggiungere il cielo più alto, la dimora degli angeli.

L'immagine di quel posto si accese nella sua memoria, lasciandolo nel silenzio più totale.

Ancora si ricordava gli odori paradisiaci, i sapori speziati, ma diversi da quelli terreni, come se tutti i cibi esistenti fossero in un piatto e tu potessi sentire solo i preferiti o in generale, quelli che ti recavano benessere.

Ma questo ricordo sembró come rompersi nella sua mente, dapprima soltanto scheggiandosi un minimo, poi distruggendosi sotto il peso di qualcos'altro.

Mosse leggermente le sue ali per via di un fremito che gli attraversó la schiena, mentre uno strano presentimento cominció a stuzzicare la sua mente con improvvisa ansia.

Ansia nei confronti della sua famiglia, ansia nei confronti di molti fattori indistinti che si accalcavano, ansia per la missione.

Non sapeva a cosa fosse dovuta esattamente, non poteva sapere cosa stesse accadendo, ma qualcosa gli diceva che non era un fatto positivo, per nulla.

Un secondo brivido attraccó alla parte inferiore delle piume, scatenandogli sempre più tensioni addosso, irrigidendogli i muscoli e quasi incidendogli sul volto una smorfia.

Doveva seriamente sbrigarsi, meno ci impiegava e meglio era... sapendo peró che sarebbe arrivato a destinazione privo di forze.

Guardó l' animale e questo ricambió il suo sguardo, agitando la coda da drago, sbattendola al suolo, una, due, tre volte.

E si alzó, già stanco di aspettare che la tempesta concludesse, afferrando la borsa e strappandosi dolcemente una piuma dalle ali,sentendo un giramento di testa che quasi lo fece cadere a terra, per poi appoggiarla ad essa e notare come si allungava fino a diventare un serpente argentino che si stringeva attorno ad essa, chiudendo la borsa.

Non avrebbe mai voluto farlo, contando che le creature che nascevano dalle piume diventavano ossessionate dal contenuto di ció per cui erano state richiamate e che l' unico modo per impedire che proteggessero questo anche dallo stesso possessore, costringeva il guardiano a strapparsi altre piume come pegno.

E ogni piuma strappata era un dolore che aumentava le sofferenze in presenza della missione.

Avrebbe avuto dei giramenti dieci volte più forti dei precedenti.

Mise la borsa a tracolla sulla sua stessa spalla, guardando ancora l'animale, il quale sbatté nuovamente la coda contro il suolo.

-Quando la tempesta finirà, tu sai dove andare, d'accordo? Ma sbrigati, i divoratori potrebbero starti alle calcagna così da solo-

Il Dratini aprí la bocca, mostrando la mascella da drago, con, dentro di essa, un diamante bianco ed un rubino, tutti e due circondati da uno strato di resina marrone che sembrava solida, ma che al primo contatto con l'acqua, sarebbe sparita in inmediato.

Il guardiano le guardó, sorpreso, per poi annuire e veder la lingua della bestiola che si srotolava come una pergamena, porgendo lui le due pietre, le quali erano scivolate fuori slittando lentamente.

La resina non era appiccicosa, era fredda, al tatto simile ad un guscio di uova, colle pietre che accennavano luci particolarmente vivaci al di sotto dello strato che, a vista, appariva impenetrabile.

Mise una pietra in una mano e la restante nella seconda, guardando la pioggia scendere ancora, per poi spalancare i mezzi piumati sulle proprie spalle e, dopo aver spento le braci che aveva acceso così a fatica, spiccare il volo, sentendo subito l'aria fredda infiltrarsi nei suoi vestiti e la pioggia battente che lo bagnava.

Non potendo ammalarsi e sapendo che, alla propria velocità, di acqua ne avrebbe presa ben poca, acceleró il ritmo del movimento delle proprie ali, per poi quasi sparire tra le nuvole, volando.

*

La ragazza dai capelli rossi scosse appena il capo, ripensando ancora una volta alle immagini bellissime che avevano fatto capolino nella sua mente, quelle immagini che all'inizio aveva solo creduto come parte di un sogno bellissimo, rendendosi poi conto che era la realtà.

Era libera! Finalmente lo era! Libera da quei barbari, quei mercanti illegali di schiavi che tempo prima la avevano catturata, volendo poi farla combattere contro un ragazzo alto due, per non dire tre, volte lei.

Era priva di catene ora, e non poteva fare altro che ringraziare mentalmente quei ragazzi, quei giovani che si erano rivelati gli Elementi.

Aveva visto ognuno di loro... Luce, Fuoco, Acqua,Terra, Buio e Aria.

Li aveva visti ed era stata sopraffatta dalla sorpresa, dalla richiesta mentale che fosse tutto reale e non solo una fantasia.

Si lisció i capelli con le mani, guardando anche gli altri ex schiavi, tra cui vi era proprio il ragazzo alto e quasi mostruoso, il quale se ne stava di parte, con sempre la solita espressione pericolosa.

Le avevano detto che avrebbe dovuto cambiare almeno un minimo il suo aspetto e che avrebbero pensato loro a trovarle una sistemazione ed un lavoro e subito aveva pensato che ovunque sarebbe finita ad abitare, le sarebbe andato bene, bastava che fosse una casa e non un ambiente di scarico.

Avrebbe voluto dormire tra coperte, mangiare in una cucina qualsiasi, su un tavolo qualsiasi.

Avrebbe voluto gustarsi la libertà appena ottenuta.

E fu per questo che rimase così scioccata, qualche giorno seguente, una volta dopo essersi tinta i capelli di castano ramato con un infusione, a trovarsi davanti la città nuova di Elder, ancora in mezzo alle costruzioni.

Ma soprattutto fu sorpresa ad essere una delle poche a trovarsi davanti ad il palazzo più bello che avesse mai visto.

-Qui ci lavorerai e ci abiterai. Potrai uscire da esso i giorni in cui ti verrà permesso- fece un uomo sulla trentina, un agente dall'aria affabile, sorridendo, così da provocarsi delle rughette attorno agli occhi -I tuoi padroni saranno i figli del signor Whitesword, anche se ovviamente dovrai servire anche lui se ti verrà richiesto...-

Si sforzó ad annuire, ancora troppo presa ad ammirare la bellezza del palazzo.

Era enorme! Dovevano esservi almeno duecento stanze!

La costruzione era gotica, ma leggera, non in maniera tale da apparire troppo dettagliata.

-Consiglio lo studio della piantina. I cinquemila operai hanno studiato l'estetica delle stanze, ma la facilità con cui ci si puó perdere sorprende ancora perfino il signorino e la signorina Whitesword. E siccome lei é nuova, le richiedo uguale trattamento-

Detto questo, l'uomo la accompagnó davanti al gigantesco portone che permetteva il passaggio nella dimora, il quale si aprí dopo tre battute sul suo stipite con quella sorta di enorme maniglia.

Ad aprire fu una maid dai capelli celesti e dagli occhi gialli, tendenti all' ocra, la quale fece subito cenno alla giovane di entrare, mentre l' uomo spariva, cedendo alla serva il foglio di dati della ragazza, il cui nome era scritto in maiuscolo a caratteri digitali.

Eve Aika Primarycolor

-Un secondo nome?- chiese subito la maid, aggrottando la fronte.

-Sí, é il nome di mia nonna... tu... cioè, lei é...- fece cadere lo sguardo sulla targhetta argento appesa al vestito da donna delle pulizie -Leah?-

La ragazza dai capelli azzurri si limitó ad annuire -Ah... i signorini la aspettano nella stanza centrale, lei continui ad andare dritto fino a che non raggiungerà un lungo salone... io non posso accompagnarla, mi spiace-

-Grazie, va benissimo così-

Ed avanzando, guardando come il corridoio si aprisse in multeplici stanze, studiando i ritratti, le pareti in loro ed i tappeti che sorgevano praticamente ovunque, non lasciando neppure un lato del pavimento scoperto.

Era quasi ossessivo quel rosso carminio che sorgeva ovunque il suo sguardo potesse andare a posarsi.

E, guardandosi ancora attorno, camminó fino a raggiungere il salone che la maid le aveva detto, rimanendo ancora più sorpresa che in precedenza.

Non aveva mai visto nulla del genere... era un posto così pulito, spazioso e pieno di oggetti con fascino che non riusciva a dire nulla.

Una serie di lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, stemmi sorgevano sulle pareti, con pietre incastonate, al centro vi era un caminetto con poco lontano dei divani di lusso su cui si vedevano due figure inizialmente sedute.

Al lato vi erano diversi strumenti musicali, tra cui un violino ed un pianoforte a coda.

I suoi 'padroni' dovevano avere circa la sua età.

Il signorino aveva dei capelli neri, lisci e ben pettinati, gli occhi grigi con sfumature viola che erano principalmente posate sulla seconda figura, le labbra socchiuse, perfettamente lisce.

Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri.

La ragazza che il giovane fissava era invece castana, gli occhi di un verde persiano, con qualche lentiggine sul viso che lo sembrava costellare.

Indossava un vestito magenta, semplice, che le rendeva il fisico non troppo risaltato, ma che lasciava alle sue labbra il primo piano, dello stesso colore.

Come ragazza sembrava splendere, appariva quasi una principessa.

Il ragazzo invece aveva comunque delle fattezze tali che il suo essere un nobile si leggeva dai suoi movimenti e dal suo sguardo.

-Tu sei la nuova, giusto?- chiese subito la ragazza, porgendo la mano per stringere quella di Eve, che rispose subito alla domanda, confermandola.

-Io sono Beeper, lui è Clowell, senza la servitù attorno, chiamaci pure così- sorrise -Spero che ti troverai bene... ah! Ti portiamo alla tua stanza, seguici-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Divisi ***



PARTE 1

SOFFERENZE E CURE

Nemes

Due scene diverse lottavano nella mia mente per restare, mentre il vortice ci trascinava verso la Montagna sul Lago ancora una volta .

La prima era quella che Guy mi aveva messo nella testa, quella scena che mi faceva sentire male, senza ossigeno, quasi sul punto di vomitare o andare in una crisi isterica.

Quell'immagine... la scena in cui lui si girava e vedevo il volto da demone, lo stesso demone che aveva dichiarato mi avrebbe uccisa per prima, quando in precedenza avevo sentito che avrei potuto sempre fidarmi di lui, beh.

Mi distruggeva internamente, rompeva quello specchio che probabilmente dovevo aver costruito nella mia mente per finire col vederlo in maniera così semplicemente diversa da come era.

E per questo altrettanto semplice motivo, mi sentivo distrutta, persa e confusa.

L' altra era quando avevo salvato Will.

Quella scena, al contrario della prima, mi rifocillava, mi 'aggiustava' se così si poteva dire.

Non sapevo perché, ma era come se la fiducia in me stessa che avevo da poco acquistato stesse reagendo, dicendomi di non lasciarmi abbattere.

Abbattere dalla mancanza di convinzione, abbattere da un ennesima speranza infangata e in conseguenza infranta.

Nella vita, ogni passo fatto in avanti era sempre stato annullato da un indietreggiare.

Eppure stavolta non volevo farlo.

Volevo crescere, diventare capace di proteggere me stessa dalle mie debolezze, volevo combattere le avversità.

Dovevo superare la corrente, ma il modo dovevo ancora comprenderlo.

Sinceramente dovevo poi anche capire come diavolo avevo fatto a controllare il mio potere con il guanto, siccome non ne avevo la più pallida idea, ma a questo avrei pensato dopo.

Il primo vero obbiettivo era fermare il Buio da qualsiasi cosa avesse voluto fare.

E decisamente come fatto principale da raggiungere non sarebbe stato facile, anzi, si prometteva abbastanza complicato.

Temevo di ritrovarmici davanti, temevo quella sua fase animale che non desiderava altro che la nostra morte.

Temevo che finisse nello stesso modo; noi incapaci di reagire, lui pronto a colpirci uno dopo l'altro, quasi stesse giocando a scacchi, facendo saltare ogni pedina con le sue mosse.

Fissai perciò un punto imprecisato del tunnel multicolore per prendere sicurezza e cancellare quella strana sensazione d'ansia che il pensiero mi portava, mischiata al terrore puro del sentirmi sollevare, socchiudendo poi le palpebre per qualche istante, non volendo assaporare la pressione che mi spingeva verso l'esterno, cancellando tutto istantaneamente.

E ci volle poco prima che venissimo buttati fuori da quel trasporto privo di materia, notando che non c'era praticamente nessuno davanti e che la stanza appariva deserta.

Atterrai quasi cadendo a terra, quasi perché riuscii a rimanere in equilibrio per un pelo, per poi realizzare che la stanza non era completamente vuota dalle persone, anche se all'inizio era così apparso.

Certo, nessuno la stava percorrendo lungo i perimetri dei vari parametri di allenamento, ma questo non voleva dire che fosse davvero vuota.

Vidi infatti più figure sdraiate dentro a due diverse aree, quasi accatastate, profili indistinti e poco comprensibili nei primi momenti, ma che in un certo senso sapevo di chi potessero essere.

Avanzammo nella loro direzione, visualizzando in seguito le facce familiari che infatti mi ero aspettata.

Una era Pandora, imbavagliata e ben legata da gli stessi lacci con cui noi eravamo stati immobilizzati.

Le altre figure erano appartenenti alla servitù ed in ultimo una Lyfia rossa di furore che si dimenava impaziente, scalciando e agitandosi come impazzita.

Senza aspettare oltre, ci accostammo a loro, prendendo a tirare le stringhe, col risultato che invece queste si stringevano di tutta risposta.

Decidemmo perciò di provare a toglierle semplicemente spostandole man mano o verso l'alto o verso il basso, a seconda di cosa fosse più comodo.

Questo modo parve funzionare, tanto che, dopo qualche minuto di lento trafficare, la benda alla bocca che stavo trattando venne rimossa, per poi sparire un un lieve 'pop', facendo respirare decentemente la giovane dai capelli viola, in parte ansimante.

L'unica che era praticamente esiliata dal compito di liberazione era Silver, concentrata nel far reggere la bolla che conteneva Luxor privo di sensi.

Liberai completamente Pandora in quello che parve un tempo infinito e subito dopo si mise anche lei a lavoro, mentre io optavo per procedere con una delle cuoche.

Il lavoro era davvero piuttosto lungo e faceva perdere decisamente un sacco di tempo in cui, poco ma sicuro, avremmo potuto già avvicinarci al Buio, sempre che fosse seriamente alla ricerca della vecchia dei desideri come Diana aveva ipotizzato.

Ma purtroppo, anche se avessimo voluto velocizzare il processo, non avremmo ottenuto risultati.

L'unica nuova idea che venne in mente a Will per rendere il lavoro più fattibile, fu inutile, siccome appena provammo ad utilizzare i nostri elementi, i lacci cominciarono a dare scintille inquietanti.

Decidemmo perciò di accartocciare il tentativo e continuare con i lenti processi.

Parvero passare ore, ma riuscimmo a liberare tutti, uno dopo l'altro, i quali si aggiungevano per dare una mano.

Appena Lyfia era stata liberata dalla Luce, si era messa a gridare come mai prima, a squarciagola, non curante nell'assordare i timpani a qualcuno, fatto che mi infastidì, soprattutto perché strillava cercando di imporre le proprie idee a chiunque.

-É un diavolo! Lo avevo detto io di non fidarsi, lo avevo detto!- gridò con voce strozzata quando il suo sguardo finì di spostarsi da uno all'altro -Dovete eliminarlo prima che combini qualche guaio! Già ne ha fatti in passato, cosa credete, che possa cambiare? É uno schifo di ladro, un mostro!-

Diana era davanti a lei, precedentemente intenta a rimuovere i lacci, guardandola con aria corrucciata ed arrabbiata, di chi non voleva far altro che strozzarla.

-Ed é un pericolo pubblico! Merita solo di venir torturato fino alla morte!- sbraitò ancora, sputando poi insulti di ogni genere.

Ogni aggettivo dispregiativo che gli veniva in mente veniva aggiunto alla lista.

A dirla tutta, non vi era un solo Elemento che non la stesse fissando, ma l'astio vero e proprio proveniva da Acqua e Luce, tanto che le due non apparivano ben intenzionate nei suoi confronti, soprattutto nel caso avesse continuato ad allungare quel tormento di caratterizzazioni.

E molto probabilmente se avesse davvero continuato a parlare, avrebbero iniziato a urlarle contro di risposta, fortuna volle che la figlia la zittì prima, portandola a borbottare parole incomprensibili sottovoce.

Quando tornò il silenzio, sospirai di sollievo, grata di avere ancora dei timpani decenti .

-Domanda, Pandora, hai visto dove stava andando Guy dopo che vi ha legati?- fece Will in direzione della ragazza che si guardava attorno, spostandosi dalla genitrice ancora irritata, come per essere sicura che nessuno nella servitù fosse ferito.

-Uhm... no, sinceramente. Lo ho visto uscire, ma ha chiuso la porta e... basta, non so dove si sia diretto- commentò con espressione perplessa, gli occhi color confetto che cercavano qualunque dettaglio che la portasse ad accorrere in soccorso, per poi, dopo essere stata convinta che non ve n'era nessuno, tornare su di noi.

-Beh, noi crediamo di saperlo, anche se non ne siamo del tutto certi- fece Brandon

-Sarebbe?-

-Probabilmente sta cercando la donna dei desideri, la leggenda dice che sia qui- disse rapidamente Diana, ricevendo di tutta risposta un espressione sgomenta da parte della ragazza lì presente.

-Vi rendete conto che é tipo impossibile che sia vera? Se fosse reale, quella tipa dovrebbe avere circa gli anni della terra!-

-Okay, ma lui la sta cercando comunque, in teoria, se esistesse, come la si raggiunge? Nella leggenda, come la si trova? Dove sarebbe esattamente?-

La giovane tiró un sospiro -Salendo. Una delle stanze vostre, la ultima nel lungo corridoio ha due scale, una a chiocciola, l'altra non particolarmente lunga che porta a nuove stanze ancora.

Per raggiungere la probabile destinazione, prendete quella a chiocciola. Da lí inizieranno i vari tunnel scavati nella roccia, un labirinto di intersezioni-

La guardammo sorpresi, aspettando che continuasse il proprio discorso, cosa che era capibile dal suo viso pensieroso e concentrato nel ricordare.

-Da lí non so cosa ci possa essere, non ci sono mai stata, nemmeno mia madre c'è mai stata. So solo che dovete salire, salire più che potete e arrivare verso la parte più alta della montagna fino a che avrete così tanta tensione addosso da rischiare di finire a terra e non rialzarvi più-

Ci guardammo tra di noi, a disagio da questa dichiarazione.

-Dobbiamo andare- sussurrò dunque Cathy, avvicinandosi a Task -E sbrigarci, lui é chissà in che vantaggio rispetto a noi-

-No, aspetta... Pandora- Will tornò a riferirsi alla ragazza, la quale era ben pronta a rispondere a qualsiasi cosa le venisse chiesta, interrompendo Swanlight.

-Puoi tenere tu Luxor per un po'? Devi impedirgli di fuggire o di tentare di raggiungerci-

-Luxor? Chi...- la sua domanda si interruppe al vedere il biondo, ancora dentro alla bolla -Lui?-

-Esatto-

-Chi sarebbe? Da dove é arrivato? Non avrete mica portato un...-

-Umanoide? No. Lui é di qui- la interruppe Diana -È un nuovo Elemento. E non é da sottovalutare-

-Ah. Okay allora, ma sarebbe meglio se qualcuno di voi restasse qui a controllarlo insieme a me, non tanto perché non sia capace di farlo, ma perché meno si é lassú e meglio é-

-In che senso?-

-Nel senso che ci sono facili frane e meno ci si trova e più ci sono possibilità di tornare indietro tutti insieme senza perdere un qualche componente per strada- sbottó Lyfia massaggiandosi i polsi con fare meccanico, tornando brevemente dalla figlia, per poi uscire dalla stanza, seguita da qualche persona, decisa a tornare a lavoro o controllare che non vi fosse qualcun altro di legato nelle altre.

-Purtroppo ha ragione- concluse Pandora con un sospiro -Non è esattamente il massimo per un gruppo scegliere di andarvi tutti, sa essere abbastanza infimo come posto, per questo viene dichiarato un luogo da leggenda- fece una pausa -Tre di voi potranno andare, due resteranno-

-Io ci vado! Non ho intenzione di restare qui a fare la guardia e di aspettare inutilmente- ribatté subito Silver, una delle prime frasi che diceva da quando aveva raggiunto con il vortice la Montagna sul Lago insieme a noi.

-Anche io - rispose frettolosamente Diana -Questa cosa é partita in parte per colpa mia, devo rimediare in qualche modo-

Io, Will e Task ci guardammo, siccome all' appello rimanevamo soltanto noi e solo uno poteva unirsi alla spedizione, se spedizione si poteva definire.

-Chi vuole andare tra voi tre?- chiese Pandora, lasciando indugiare il proprio sguardo -Potete scegliere anche tramite all'utilità del vostro Elemento, quello che credete sia più utile.-

Rimanemmo in silenzio per qualche istante.

Io sarei stata necessaria? Forse sì, ma nel caso di una frana vera e propria non ero sicura di poter essere abbastanza forte per rimanere almeno un po' calma e per proteggere le altre.

Certo, con Robin ce l'avevo fatta, ma era stato più facile.

Proteggere una persona, proteggerne due; c'era una netta differenza.

Il silenzio vagò, ininterrotto, prima che Will si facesse avanti, dirigendosi verso Diana e Silver a passo svelto.

-Ci penso io- commentò con serietà, inclinando il capo -Con la questione dell'aria e degli odori potrei essere d'aiuto all'orientarsi, ho iniziato ad avere una certa esperienza almeno con questo-

-Va bene, Nemes, Task, voi rimanete con me, gli altri... -

-Sì- la Luce si voltò per un istante -Mettiamoci all'opera-

-Buona fortuna, ragazzi. State attenti-

-Buona fortuna anche a voi-

Il tempo seguente passò con loro che cercavano nuove provviste e con noi che, una volta dopo che Luxor fu a terra, lo prendemmo, spostandolo nella stanza dei pranzi, cercando una colonna, cominciando a legarlo nel modo più stretto possibile con catene provenienti dalla stanza da cui eravamo usciti, tante, tantissime catene e a tenerlo d'occhio.

In fase normale non sembrava pericoloso, ma qualcosa mi diceva in ogni caso di non fidarmi di lui e quella sua espressione calma e in un certo senso rilassata.

Più pensavo a quello che aveva fatto e quello in cui si era trasformato, provocando quel combattimento assurdo, così tendente alla morte e più mi sentivo incline a tenerlo d'occhio.

Era una figura che non conoscevo, di cui non sapevo niente se non il nome.

Ma non mi interessava nulla di lui, non volevo avere informazioni, non mi importava del suo probabile bizzarro passato.

L'unica cosa che volevo era che, come Elemento, smettesse di cercare distruzione e le sofferenze altrui.

Si capiva dal suo sguardo che era quello che puntava.

Avevo visto quello stesso sguardo su altri volti, tutti uniti da alcolici o da droghe o ancora dal semplice fumare e non provenivano per nulla da buoni ricordi.

Provenivano da quello shock che ancora riuscivo a percepire sulla pelle, come se fossi incapace di cacciarli via.

Potevo nasconderle, ma le immagini erano ancora impresse.

-Dobbiamo fare i turni per tenerlo d'occhio?- chiese Task, inclinando la testa.

-Sì, penso sarebbe adatta come cosa- rispose Pandora -Principalmente starò io con lui qui, voi dovete anche allenarvi, più lo fate e meglio è-

Sia io che Josh annuimmo di risposta, determinati a seguire qualunque ritmo di veglia o di turno pur di non peggiorare la situazione e lasciare libero il Ghiaccio.

Se fosse capitato, ci saremmo trovati, poco ma sicuro, in guai seri.

Dovevamo essere sicuri che non scappasse tramite il proprio Elemento, magari congelando le catene e scappando, rompendole così facilmente.

Ma forse, me ne resi conto, c'era un modo più facile per impedirglielo.

-Uhm... Task- lo chiamai, girandomi a guardare il rosso che subito ricambiò lo sguardo con curiosità e con un che di indefinibile, il verde smeraldo che indugiava su di me, facendomi sentire sicura che mi avrebbe ascoltata, che avrebbe calcolato le mie idee.

Già per questo gli ero grata.

-Credo di avere un ipotesi per aumentare l'efficacia della sua sorveglianza-

-Sarebbe?-

-Beh, se lo circondassimo di fiamme? Ovviamente ad una certa distanza, cercando di non dargli fuoco... - lo guardai mentre aggrottava la fronte, come se un pensiero lo avesse appena colpito.

Mi venne subito in mente l'immagine di tutti i cadaveri bruciati nel bosco e decisi di sbrigarmi a raggiungere il punto -Teoricamente il calore delle fiamme dovrebbe forse rendergli più difficile la creazione del Ghiaccio... o almeno credo-

Vedendolo tacere mi chiesi subito se quello che avevo detto avesse un senso e, agitata, mi ritrovai a calcolare il ragionamento che mi aveva portato a dire una cosa simile.

-No, va beh, forse ho detto una cosa stupida- risi nervosamente, arrossendo in maniera smisurata, sentendo le guance andarmi a fuoco per l'imbarazzo.

-No, no, ha senso, solo mi chiedevo se c'era un modo per alimentare le fiamme in modo tale che non serva il mio controllo mentale per tenerle accese, tipo legna disposta a cerchio-

-Credo... credo di poterti fornire io la legna- ipotizzai -Staccherò la mia mente da essa subito dopo averla creata-

Task annuì subito in risposta ed entrambi guardammo Pandora, la quale si era inginocchiata, assorta, davanti al biondo, seduto.

Aveva accenni di fremiti alla pelle, cosa che mi portava a pensare che stava per riprendere i sensi.

Prima che potessi dire la mia idea alla figlia di Lyfia, si udì un botto che ci fece sussultare a tutti e tre dalla sorpresa e dallo spavento.

Pandora si alzò istantaneamente in piedi.

-Task, tu rimani un attimo qui, Nemes, andiamo a controllare cosa è accaduto, svelta-

Io e lei iniziammo perciò ad accelerare il passo per raggiungere il luogo da cui era provenuto il botto, quasi correndo per riuscirvi.

Un secondo botto confermò la direzione che stavamo prendendo, portandoci perciò a correre in tutta fretta.

Non riuscivo a comprendere cosa diavolo potesse essere stato e soprattutto cosa stava succedendo, ma la risposta la ebbi quasi subito, notando che i rumori provenivano dall'esterno, cominciando perciò a scendere le scale , vedendo una cosa che mi impedì di respirare, lasciandomi totalmente senza fiato.

Un orda di sagome nere, in volo, stavano appostate alla barriera.

Gli Spettri ci fissavano, mi fissavano.

Erano così tante che anche a tentare di contarle avrei finito con l'arrendermi.

Troppe, decisamente troppe, non facevo che pensarlo mentre queste si scaraventavano contro l'unica difesa che ci proteggeva da loro, diventando polvere, per poi essere subito sostituite.

Erano come pallini ripetuti, uno spiccicato all'altro, tutti particolarmente inquietanti, tutti che parevano desiderosi di ottenere ciò che cercavano.

Mi salì un groppo alla gola mentre percepivo il mio cuore battere senza tregua, sbattendo contro la mia cassa toracica al punto tale che mi sembrava potesse uscirmi dal petto.

Sudai freddo, sentendo la paura accatastarmisi addosso ad ogni secondo di più.

Ogni parte del mio corpo mi pareva come paralizzato, bloccato in una posizione ed impossibilitato a cambiarla.

E subito dopo si fece strada il desiderio di allontanarmi, la richiesta coincisa ed insistente di allontanarmi da quegli esseri.

A risvegliarmi fu Pandora, la quale mi diede un rapido scossone ad un braccio.

-Andiamo dentro. Subito. Non riusciranno ad oltrepassare quella barriera, perciò stai tranquilla almeno per ora, okay?-

Risposi alla sua domanda con un cenno di capo ed eseguii il suo ordine come avevo seguito anche gli altri, sbrigandomi a salire gli scalini in tutta fretta, cercando di reprimere il terrore e ogni sobbalzo che mi scappava quando uno di quegli esseri sbatteva contro la barriera, provocando tonfi su tonfi che aumentavano la mia agitazione.

Tornammo perciò alle stalle, cercando di muoverci nell' imboccare la strada per raggiungere la sala in cui avevamo lasciato Fireburns.

Dire che il mio petto sembrava essere battuto come un tamburo non era abbastanza.

Appena raggiungemmo il Fuoco, notai anche che il Ghiaccio si era ripreso.

''Perfetto'' pensai irritata ''Due problemi al posto di uno''

-Cosa succede?- chiese Task, accigliandosi -Cos'era quello?-

Io e Pandora ci lanciammo un occhiata tra di noi prima di deciderci a rispondere a tale domanda.

Sinceramente, non avevo la più pallida idea di come spiegare che davanti all'entrata avevamo un orda di Spettri che commettevano atti suicidi pur di provare ad entrare, cosa parecchio strana contando che, non essendo Demoni, erano più intelligenti e quindi capaci di capire che facendo così, a parte farmi perdere anni di vita dallo spavento, non ottenevano niente, perciò lasciai parlare lei al posto mio.

Pandora prese un respiro, inspirando ed espirando, fissando Brandon che sembrava sempre più teso ad ogni istante di più.

Un ennesimo botto mi fece sussultare ancora, ma parve la spinta per la ragazza a rispondere al quesito del rosso.

-Siamo bloccati. Nessuno può né entrare né uscire, gli Spettri sono alle nostre porte-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- Gallerie ***


Will

Le scale a chiocciola, ben estese e continue, ci avevano portato davanti ad un ambiente tetro ed inquietante.

Come Pandora aveva detto, vi erano una serie di gallerie tutte uguali, tutte scavate nella roccia grigia e opprimente.

C'era un tanfo che stordiva, un insieme di umidità e di animale morto che, per il mio olfatto sviluppato, era la cosa più orribile che potessi percepire.

Forse il mio decidermi ad unirmi a questo gruppo non era stato molto vantaggioso, né per loro né per me, anzi, ne dubitavo vivamente.

Ma ormai la scelta era stata fatta, mi ero offerto di inoltrarmi in questo posto, perciò non mi sarei tirato indietro, era da codardi farlo.

-Su, scegliamone una- dissi dunque, abbastanza deciso -Diana, accendi la luce e guardati attorno il più possibile , Silver ascolta l'acqua che cade o che percorre le pareti... io mi sforzeró a sentire se tra questa aria fetida ci sono tracce di passaggio, d'accordo?-

Sia Irhina che Cathy annuirono di risposta.

Annusai perciò le varie entrate, cercando di percepire qualcosa, anche di piccolo, che si stava facendo strada tra quel puzzo immondo.

Percepii un odore leggermente diverso nel quinto tunnel, abbastanza deciso da farmi scegliere quell'entrata.

Sapevo che poteva anche essere tutt'altro, ma era l'unica percezione diversa che captavo al di sotto di quell'odore nauseante.

-Qui- asserii quindi, prendendo a camminare a passo spedito, inoltrandomi nel buio assoluto, fortunatamente diminuito dalla pallina luminosa nella mano di Swanlight che si espandeva, irradiando le tenebre che andavano a rintanarsi e scomparire dietro di noi.

Dopo qualche serie di passi in cui camminavamo, sentendo come se stessimo procedendo a rilento, la rozza galleria parve iniziare, invece che a salire, a scendere.

Ci inquietammo immediatamente, e mi trovai di nuovo a naso in aria.

L'odore continuava, ma si spostava verso destra, ancora un poco flebile.

Facendo luce, notammo che vi era un apertura proprio dove sentivo il percorso continuare.

Ci passai attraverso, alzando il sopracciglio dalla sorpresa al vedere dei topi grossi quanto il mio pugno che si disperdevano qui e là, squittendo agitati, lasciando il cadavere mangiucchiato e distrutto di un altro topo in bella vista.

Fortunatamente l'odore non proveniva da lí ma continuava, incitandoci a percorrere la quarta galleria in cui eravamo sbucati.

Noi tre perció riprendemmo ad avanzare per diverso tempo senza interromperci.

Non sapevo quanta strada avevamo fatto, ma mi rendevo conto che dovevamo aver preso la strada giusta, per il semplice fatto che non era più in discesa ma in salita e questo si sentiva parecchio.

Procedemmo fino a raggiungere altre scale, probabilmente scolpite, fermandoci un attimo al sentire un leggero fremito nel suolo, un tremare sconnesso nell' aria e un tonfo che si riproduceva in lontananza, facendoci sgranare gli occhi.

-Non sarà successo qualcosa a Task e Nemes, vero? Non sarà che Luxor...- ipotizzó Silver prima di zittirsi e voltarsi di scatto.

-Avete sentito?-

-Che cosa?-

-N...non lo so... forse é stata una mia impressione- guardó fisso il suolo -Non fa nulla-

-Procediamo. Anche se Luxor si fosse liberato o robe simili, se Guy raggiunge quella donna, sarà la fine per tutti. Dobbiamo impedirglielo al più presto. Su-

Ci fu un altro tonfo e, anche se preoccupati, ci rimettemmo in viaggio.

Salimmo dunque le scale, sentendo il gelo protendersi lungo le pareti, l'aria fredda, pesante che penetrava nelle carni facendo rabbrividire, accompagnata dall' atmosfera lugubre.

*

Passó parecchio tempo, tempo che pareva averci cristallizzati mentre avanzavamo senza tregua, tempo che trascorreva lento.

Le gambe mi tremavano leggermente dalla fatica e ormai l'odore era diventato così abituale che quasi non ci facevo più caso.

Seguivo in cambio la scia estranea come se lo facessi da sempre e percepivo la faccia sudicia e bagnata di sudore.

Osservando di sottecchi le altre due, mi venne istintivo notare come sembrassero improvvisamente prive di determinazione.

Avanzavano con le espressioni meno tranquille che avessero mai avuto, osservando la pietra illuminata solo lievemente dalle dita radiose dei raggi di luce e ascoltando pazientemente, la stanchezza scritta sul loro modo di muoversi.

Erano affaticate, un po' lente, le braccia pesanti che scivolavano verso il basso come quelle delle marionette, i cui fili erano lasciati al suolo.

-Ci fermiamo- commentai subito, ricevendo come risposta una serie di proteste che ignorai completamente, ripetendo la stessa frase per una seconda volta.

Ci mettemmo seduti, la schiena contro la pietra, le gambe accartocciate al petto.

-Acqua?-

-Arriva subito-

Silver prese fuori tre bottiglie, tutte piene fino all' orlo.

-Se le finite, le riempio- fece, alzando appena le spalle, portandosi il collo della bottiglia alle labbra.

Feci lo stesso, assaggiandone il contenuto, piacevole per la gola, capace di diminuire la sensazione di insoddisfazione giunta nel percorso.

Riposammo per una serie di minuti, lasciando che la luce tra le mani di Diana si spegnesse, sapendo benissimo che tra i tre, lei era quella che stava utilizzando maggiormente le sue energie per permetterci di avanzare senza cadere a terra o perderci completamente.

Dopo una giusta quantità di tempo, cercando di non prendercene troppo, ci rialzammo in piedi, riaddentrandoci nel percorso che saliva e saliva ancora.

La sensazione che stessimo camminando sempre nello stesso punto mi afferró, ma mi obbligai a ricacciarla, mettendo come concetto contrario il semplice fatto che l'odore particolare si avvicinava e aumentava, aumentava come la pressione che ci piegava e ci rendeva deboli nonostante avessimo appena ripreso fiato.

Individuammo ennesime scale davanti a noi che continuavano a procedere, una quantità di gradini che parevano esagerati, tanto che persi pure la voglia di mettermi a contarli mentre li salivamo.

E perlopiù sentivo uno strano odore animale che diventava sempre più forte, anche se credevo di starmelo immaginando, accompagnato da qualche verso leggero ogni tanto.

Ogni scalino ci appesantiva, ogni passo di salita ci faceva desiderare di scendere e di tornare indietro, ma sapevo e sapevamo tutti e tre di non potercelo permettere.

Non potevamo affatto, anche perché sapevamo che in ogni caso sarebbe stato difficile, perció non aveva senso arrendersi.

Stringendo i denti, prendemmo dunque a opponere resistenza e a procedere con insistenza.

O così facemmo fino a metà strada, nel momento esatto in cui Silver si fermó di scatto.

-Ra...ragazzi?- sussurró con voce flebile, simile ad un gemito di dolore più che a una parola vera e propria.

Mi voltai in sua direzione, vedendola fissare in basso con espressione identica a quella che aveva avuto ai pochi scalini precedenti prima che ci fermassimo.

Era pallida come uno straccio, gli occhi spalancati mentre sbatteva disperatamente le palpebre, i capelli arruffati che le cadevano sulla fronte imperlata.

-Cosa c'è?- domandammo in contemporanea io e la Luce

-Ho udito... degli squittii- borbottó, con il tono di una che aveva appena visto un fantasma.

-Beh, é naturale, Silver, ci sono i topi, li abbiamo visti anche prima...- iniziai, prima di essere interrotto di netto.

-No... tanti squittii... troppi... guardate là-

Ci girammo, sia io che Diana, portando la luce in avanti, così che si potesse vedere la folla di ratti e di topi che se ne stavano ai piedi della scala.

Ogni poco tempo, altri animali si aggiungevano all'insieme, spingendo per mettersi davanti, senza però prendere a salire, limitandosi a guardarci con quegli occhi scuri.

Erano maledettamente inquietanti, parevano aspettare soltanto che uno di noi tre cadesse a terra per divorarlo in gruppo come avevano iniziato a fare con il cadavere dell'animale che avevamo trovato nel cambiare di galleria.

-Un topo okay, due va bene, tre anche, quattro ci possono anche stare... ma ehm... questi... questi sono troppi- Silver fece una risata nervosa, girando subito la testa nella nostra direzione.

-Non é che appena riprendiamo a salire, cominceranno a farlo anche loro?- domandó sibilante in seguito.

-Non ne ho idea... però é meglio continuare a camminare, non ho la minima intenzione di tornare indietro se ci sono quegli animali ad aspettarci... e poi, in ogni caso, abbiamo una destinazione, muoviamoci-

Riprendere a salire gli scalini senza mettersi a guardare indietro era diventato davvero quasi impossibile, più o meno quanto riuscire a trattenere il fiato per un giorno intero senza prendere nemmeno una parte di ossigeno.

Dopo una serie di scalini non potevamo fare altro, uno alla volta, che voltare il capo per essere sicuri che fossero lí, possibilmente fermi e non intenti a salire, altrettanto possibilmente nella stessa quantità di prima e non di più.

Il primo fatto era confermato, il secondo decisamente no.

Più salivamo e più la colonia di ratti aumentava, alzando il volume dei propri versi, i quali, in coro, mettevano non solo ansia, ma perfino un terrore assurdo per dove mettere i piedi.

Scivolare, con quella pressione addosso, non era la migliore delle cose.

-E se li facessimo scappare con un ondata? Non sarebbe male- commentó Irhina con finta tranquillità -Affogarli non sarebbe affatto, no, affatto spiacevole-

-Silver, lo sai che il tuo potere lo devi tenere per rifornire le bottiglie, vero ? E in generale devi tenerlo perché utilizzarlo, qui, é uno strazio- ribatté Diana -Fattelo dire da una che ha sfruttato l'Elemento e che lo sta sfruttando tutt'ora-

-Sí ma... io non li voglio lì dietro, alle calcagna, che ci fissano con quei loro occhietti assatanati e affamati di carne umana-

-Domanda, Silver, i topi ti schifano?- domandai ridacchiando per il tono della ragazza, cercando di non pensare all' immagine che lei stessa aveva evocato nella mia testa tramite qualche parola messa fin troppo bene.

-Più o meno quanto mi schifa la vista del sangue... e mi fanno paura i fulmini- borbottó -Spero di non vedere mai un cadavere fulminato, aperto in due, che viene divorato da ratti-

"In effetti sarebbe un insieme abbastanza sconcertante per questo insieme di fobie" ammisi mentalmente, salendo ancora, e ancora.

Pensai al semplice fatto che, io, al contrario suo, con le ferite e con i cadaveri o semplicemente con l'interno in bella vista, non avevo alcun problema, nessun senso di disgusto, ma piuttosto desiderio di scoperta, cosa che forse era un po' anormale a dirla tutta.

Ero stato così fin da piccolo, la morte non mi aveva mai spaventato né schifato, ero poco incline a disgustarmi.

Pensavo a questo sentendo il mio corpo pesare, le mie stesse palpebre sembravano voler crollare e chiudersi in parte.

Mi concentrai perció su dove mettevo i piedi, tenendo la testa parallela ai gradini, guardando le varie crepe che si susseguivano, aumentando soprattutto in alcuni.

-Che ne dite di tirare fuori altre immagini piuttosto? Così non pensiamo a nulla che possa essere definito come animale e deciso ad assaltarci?- fece Diana, imitandomi per il guardare solamente in basso

Silenzio per qualche serie di istanti, silenzio in cui si sentiva soltanto lo squittire improvvisamente eccitato degli animali, fatto sempre più inquietante.

-Se dicessi che non mi viene in mente nulla mi credereste?-  ribatté l'azzurra, facendo uscire a Diana un -Che?!- mentre alzava la testa di scatto, sorpresa e sbalordita, appoggiando il piede su un gradino.

E il resto accadde tutto così velocemente che quasi neppure me ne resi conto.

Quello stesso gradino, appena lei ci si appoggió, la fece improvvisamente cadere a terra, perdendo l'equilibro, facendo così cadere anche Silver, spegnendo di colpo la luce e  prendendo a rotolare giù in direzione degli animali, i quali si agitavano verso l'alto con le zampe, prendendo a scavalcare i gradini.

Urlai istintivamente i nomi delle due ragazze, incapace di vedere anche solo ad un palmo del naso e di getto, fregandomene del rischio di inciampare a mia volta, mi misi a correre verso di loro, rendendomi presto conto che la pressione e l'oscurità in ogni caso mi avrebbero impedito di raggiungerle.

Più scendevano e più sarebbero andate veloci.

-Accendi nuovamente la luce, Diana! Provaci! Anche solo per un attimo!- gridai a pieni polmoni, sentendo un miscuglio di emozioni che si sorpassavano senza tregua e l'interno del mio corpo che pareva in tempesta.

Un attimo, due, un continuo rotolare, l'ansia.

Un accenno di luce fulminó nell'aria, accenno che mi permise di visualizzare gli animali, a decisamente poca distanza dalle due ragazze.

Di istinto, sentendo che quello era l'unico modo possibile, gettai contro agli animali un turbine, sentendo ogni sensazione che usciva dal mio corpo sottoforma di aria, scaraventandosi contro alle bestie che con versi strozzati finivano con lo sbattere contro la pietra o con il venir ricacciati nei lunghi tunnel, gettati via come pupazzi, emettendo versi particolarmente striduli.

E mentre li gettavo a destra e manca, percepii con l'udito le due fermarsi ai piedi della scala, ansimanti, con probabile disorientamento e confusione, condite con acciacchi per ogni parte del loro corpo.

-Rialzatevi, presto !- quasi urlai, scendendo ancora delle scale in loro direzione, il più cautamente possibile, sentendole boccheggiare e ansimare rumorosamente mentre cercavano di rialzarsi.

Afferrai le mani di entrambe appena la luce si riaccese nella mano destra di Swanlight, per poi mettermi a correre per gli scalini fino a metà, sentendo il fiato mancarmi, superando il gradino scivoloso con un salto, passando al successivo.

-Sbrighiamoci a raggiungere la cima prima che tornino!- le incitai, nonostante sapessi che faticavano a reggere anche solamente il passo normale.

Sapevo di star chiedendo tanto, ma era l'unico modo per evitare di trovarsi daccapo una seconda volta, col rischio enorme del ritorno di quelle bestiole assetate di sangue che, almeno per il momento, dovevano essere stordite, sperando che qualcuna di esse si fosse spezzata il collo per non rialzarsi più.

E respirando a malapena, dopo aver percorso scalino su scalino, ci trovammo alla  conclusione della scala, davanti ad una nuova serie di gallerie maledettamente identiche.

Sbuffai, frustrato ed innervosito, col pieno desiderio di lanciare qualcosa e scaraventarlo da qualche parte, non importava dove.

Questo posto proprio sembrava portarci sempre all' inizio, sempre alla partenza, con l'unica differenza che la pressione aumentava sempre di più, schiacciandoci, quasi fossimo insetti.

Ogni parte del mio corpo voleva solo crollare, lasciandosi cadere, chiudendo quella tortura interna,  quella lotta contro ogni muscolo dolente e le gambe che tremavano come foglie.

-Ah, dannazione! Quanto mancherà ancora?! Quanto peso e problemi avremo prima di raggiungere la meta?- sbottó Diana, prendendo a massaggiarsi, con qualche smorfia che approdava sulle sue espressioni appena toccava una ferita.

-Beh, secondo il libro degli Shiyan Storm, più si hanno problemi nel percorso e più si hanno soddisfazioni dopo- commentò Silver, alzando le spalle.

-Il tuo libro é per masochisti- commentó Cathy di tutta risposta

-Ma da masochisti pazzi- continuai io, espirando.

-Esatto- concordó l'albina poco prima di far calare un breve silenzio ed iniziare improvvisamente a ridere, trascinando nell' ilarità esasperata anche Silver stessa, la quale portó la mano alla fronte, spostandosi i capelli all' indietro, capelli che tornarono ben presto ad attaccare i suoi occhi.

Mi unii a loro senza neppure volerlo, in istinto, prendendo a respirare in maniera totalmente discontinua e disordinata mentre ridevo e ridevo ancora che sembrava stessi seriamente per morire.

-Dai, se la destinazione é ancora lontana, allora, poco ma sicuro, anche lo stesso Guy sarà almeno un minimo esausto, vediamola in questa maniera- dissi appena conclusi la ridarella isterica che mi aveva colpito, afferrando di nuovo la bottiglia che Silver ci passó per berne qualche sorso.

-Come cercare di vedere i lati positivi nei casi disperati, capitolo uno- commentó Irhina, ridacchiando in maniera sconnessa, come se fosse ubriaca.

Ci calmammo dopo poco, tirando fuori argomenti sempre meno divertenti, al punto tale che finivamo col fingere di ridere e parlare a vuoto mentre i nostri piedi chiedevano pietá.

Non ne potevamo seriamente più, ma se ci fossimo fermati, ne ero più che sicuro, non ci saremmo rialzati, e questo dovevamo impedircelo, anche a costo di strisciare per i lunghi tunnel.

La cosa confortante era che l'odore era sempre più vicino, sempre più abbordabile.

Lo avremmo ben presto raggiunto e una volta dopo esserci riusciti, avremmo fatto di tutto pur di impedirgli di concludere ció che avrebbe portato alla fine di tutto.

Alla fine della nostra esistenza, alla fine della sua stessa, alla fine di quella della stessa terra su cui vivevamo.

Con anche i secondi che ci scorrevano addosso e l'aria che mancava, le schiene curve, appesantite da un dolore indescrivibile e da un peso che ci distruggeva internamente fino a rendere la nostra ragione in briciole, ci trascinammo senza alcuna tregua.

In parte zoppicando, rischiando di inciampare ogni tre per due, sentendo la spinta che impediva di rimanere in una posa naturale senza imprecare, raggiungemmo un punto in cui proprio non ce la facevamo più, sentendoci sul punto di arrenderci.

Arrendersi era così facile, così terribilmente facile, quasi quanto chiudere gli occhi.

Ma nonostante il desiderio folle, sia io che le altre due, rimanemmo in piedi fino alla fine, fino a sboccare in una stanza in cui l'odore, quell'odore, si faceva così sentire che o l'avevamo raggiunto, o eravamo così vicini che comunque bastava pochissimo a raggiungerlo.

E come a confermare questo fatto, sentendo tutte le ossa pesanti come mattoni, sul punto di essere distrutte con quel peso.

Un solo passo nella stanza seguente.

Un faticosissimo e decisivo passo prima di raggiungere quella stanza.

Quella stanza che, appena fu raggiunta, con tutta la forza interiore che potessi utilizzare e tutta la decisione possibile, mi fece sentire leggero come un peso piuma.

Mi percepivo fluttuare, l'intero corpo che quasi volteggiava, una sensazione di pace interna indescrivibile, così piacevole da farmi credere, anche solo per un istante, di essere morto.

Vedevo le espressioni rilassate delle ragazze al mio fianco, entrambe calme, sorridenti nel loro sentirsi libere da quell'oppressione.

E subito mi guardai attorno.

Mi trovavo davanti ad una stanza enorme, d'oro, luminosa, formata da archi, circondata da nuvole bianco latte, con dei fiori di ciliegio che svolazzavano in balia all' aria.

Al centro della stanza vi era un enorme calice, decorato da ghirigori, colorato sempre di oro, impreziosito da diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri.

E l'odore, quell'odore precedentemente disgustoso, era diventato piacevole, una brezza che rilassava, completamente diversa dall'accenno di profumo che avevo sentito nel percorso, di cui peró c'era la presenza, nonostante questa fosse sovrastata da tutto il resto.

Mi osservai attentamente attorno, notando una donna anziana davanti ad uno degli archi, difronte ad una figura che riconobbi immediatamente.

Una figura sdraiata al suolo, placcata ad esso, le cui ali si agitavano leggermente, impossibilitate a muoversi seriamente.


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3- Legato ***


Luxor

Essere legato non era mai stato più irritante.

Non solo perché mi sembrava di non sentire più le gambe, ma perché avevo davanti quei tre, quei tre che decisamente, dalle loro espressioni, non sembravano neppure inclini a permettermi di andare ad inseguire quello là che in questo momento si trovava chissà dove, a fare chissà cosa con chissà chi.

Tutti dettagli che mi erano ovviamente sconosciuti, anche se a sforzarmi leggermente avrei potuto rispondere ad ogni domanda, facendola risultare più che ovvia.

Imprecai mentalmente, seccato ed innervosito.

C'ero stato così vicino! Mi ero trovato davanti a lui, sepolto dalla neve e poi... poi dovevo aver perso i sensi o qualcosa del genere perché non ricordavo nulla di chiaro.

Mi sembrava di rammentare, anche se con insicurezza, che era stato liberato e poi... di essere finito in una stanza totalmente bianca e vuota, ma non ne ero sicuro.

Come ci ero finito? Come ne ero uscito? Cosa diavolo era accaduto?

Il mio primo piano era fallito palesemente.

Lo avevo quasi ucciso con la clessidra, se non fosse stato per quelli lì, poco ma sicuro, sarebbe morto davvero.

Avrei potuto sconfiggere la mia nemesi senza problemi, poi sarei passato agli altri.

Eppure no, non era stata così la fine, tanto impegno per un insieme di trovate tutto fumo e niente arrosto.

Sbuffai, sentendo tutti e tre che mi fissavano, anche se, decisamente, la ragazza dai capelli viola e con gli occhi rosa non l'avevo mai vista prima.

Ma ora me la trovavo davanti, con la sua espressione dannatamente tranquilla, i capelli lunghi legati in un chignon, seduta a gambe a farfalla su una sedia, le mani appoggiate sulle proprie punte dei piedi.

-Allora? Qualcosa da dire? Hai fame, sete, bisogno di andare in bagno? O hai voglia di ricevere un pugno siccome tenterai di scappare? A me vanno bene entrambe le serie di opzioni, a fare a pugni sono abbastanza brava, anche se sono più per il pacifismo-

Alzai il sopracciglio, fissandola con puro nervosismo e con netta seccatura.

"Non avresti nessun risultato contro di me a pugni" pensai, alzando gli occhi al cielo, per poi rendermi conto di averlo detto a voce alta.

-In effetti a pugni non riuscirei a combattere in maniera seria contro di te probabilmente, senza finire congelata in un micro secondo, ma con tutte le armi che ci sono nell'altra stanza non sarebbe male fare un duello-

"Tu sei matta" rotai lo sguardo.

-Allora... dimmi, delle opzioni che ti ho dato, quale intendi scegliere? Possibilmente delle prime tre, ma mi adatto anche alla quarta-

Non dissi nulla, sussultando leggermente ad un ennesimo botto improvviso dei tanti ormai riprodotti, che fece sussurrare un -Quando la smetteranno?- parecchio incerto da parte della castana.

Continuai a tacere, più che deciso ad ignorare la ragazza che dondolava sulla sedia, richiedendo una risposta.

Non l'avrei definita seccante, ma piuttosto strana... e ormai tutte le umane mi parevano strane, anche se non ero del tutto sicuro che quella fosse davvero del genere umano.

Aveva un che di incomprensibile, uno strano luccichio negli occhi che non sapevo definire.

"Aah, dannate le donne, sono troppo complicate, non ho voglia di studiarle come se fossero dei casi da laboratorio, é già irritante come idea"

-Mh.- lei fece una pausa con un espressione pensierosa - Una risposta potresti darmela, ma... va bene ! Come ti pare, ti lascio in pace dalle mie inutili ed assillanti domande-

Voltó il capo verso la ragazza della Terra e verso quello del Fuoco, non smettendo di dondolare.

Al solo guardare il rosso, mi venne in mente il bracciale che gli avevo tolto tranquillamente e senza problemi per poi svignarmela.

Quello era stato il secondo piano, ma era più che ovvio che non sarei stato capace di metterlo in atto da così legato.

Perlopiù, come se non bastasse, non avendo finito il primo, saltava completamente la fase di disperazione basata sul 'oh, no, il mondo finirà perché smetterà di esserci la notte!'

Tutto il puzzle era andato a pezzi e non ero più capace di risistemare.

Avrei dovuto prelevare un oggetto a cui ognuno di loro teneva particolarmente, non importava quale e poi distruggerli tutti.

Uno dopo l'altro, distanti dalla sicurezza fusa negli oggetti, sarebbero inciampati come tessere, gli uni su gli altri, tra discussioni e sfiducia.

Ma ovviamente, non potevo farlo, non più.

Non legato, non sapendo che il Buio era ancora vivo.

Strinsi i denti, chiudendo gli occhi, con ogni singola parte del mio corpo che formicolava, come addormentata, tanto che non me lo sentivo più e non mi sentivo capace di muoverlo.

Già così, evocare anche solo un fiocco di neve era difficile, chiamarne a me tanti per liberarmi era più che impossibile, a meno che non riuscissi a riprendere il possesso dei miei arti.

Non sentivo neppure un dito e questo non mi piaceva.

Ma non mi piacque la situazione soprattutto quando percepii il mio stomaco brontolare dal fastidio e dalla fame.

Storsi il labbro, per poi rendermi conto che la ragazza dai capelli viola era sparita.

Come avevo fatto a non notare che se n'era andata? Quando era accaduto? Non ne avevo la più pallida idea, ma qualcosa mi suggeriva che ero stato troppo intento a pensare per rendermene conto in quel momento .

Mi limitai a scrollare la testa, mentre, improvvisamente, notai che sia la Terra che il Fuoco avevano l'aria di chi era arrabbiato e allo stesso tempo pieno di domande.

Sinceramente, non avevo la minima voglia di rispondere anche solo ad una di tutte quelle che, ovvie e plateali, mi avrebbero scaricato contro.

-Ah, che seccatura, se volete iniziare ad assaltarmi di richieste allora fatelo e non limitatevi a fissarmi come se il vostro desiderio più grande fosse basato sullo strozzarmi.-

-Bene- sbottó l'Elemento del Fuoco con stizza e fervore, di tutta risposta -Inizio. Perché diavolo hai tentato di uccidere il Buio?! Sai, in tutto quel casino che hai provocato, decisamente non si é capito-

-Mpf! Noia, noia, noia, un altra domanda- inclinai la testa, guardandolo con semplice freddezza -Ho detto di domandare, non che avrei risposto-

-Brutto...-

-É vero che ti ha creato lui?- partí in quarta Nemes, strappandomi una risata sarcastica e bloccando l'insulto da parte di Task.

-Certo che sí, chi altro? Voi di certo no, altrimenti non sarei il Ghiaccio, ti pare? Sarei potuto diventare l'elemento della Sabbia con l'insieme di Terra e Fuoco, non credete?- detto questo esibii una smorfia -Abbiamo finito con le domande barbose o dovró sorbirmene di nuove?-

Ad accompagnare tale commento, un ennesimo botto, entrambi si girarono istantaneamente prima di tornare a fissarmi.

-Da che parte stai?- chiese ancora la castana dallo sguardo bronzo con tono particolarmente serio.

-Le tue domande mi piacciono di più rispetto a quella del qui presente- asserii -Anche se comunque mancano di spirito, hanno una sufficienza, dai-

-Non perderti in chiacchiere, non siamo qui a farti la guardia per ascoltarti mentre ci giudichi- sputó ancora il rosso, parecchio infastidito.

-E allora non dovevate iniziare a parlarmi, la soluzione era semplice e praticamente sotto al vostro naso-

-Rispondi e basta- sbottó secca la ragazza un altra volta, mentre Task mi guardava decisamente male, per non dire malissimo.

-Da che parte sto? Dalla mia. Di certo non dalla vostra-

-Ma non sei neppure dalla loro, vero? Oppure sí? Li hai visti anche tu, i Demoni, gli Spettri e gli Spiriti negativi. Diana lo ha detto-

Al nome della Luce, mi irritai parecchio.

Quella...quella mi aveva rovinato tutto! Era stato principalmente a causa sua se Guy non era morto e si era meritata il quarto posto tra le persone che dovevo eliminare per primi.

-No. Nemmeno dalla loro parte. Contenta?- risposi freddamente, cercando di eliminare la questione.

-Per nulla- sbottó dunque la castana , facendomi alzare il sopracciglio.

-Vuoi che me ne freghi qualcosa del tuo 'per nulla'? Perché se é sì, hai preso un abbaglio. Ora potreste, diciamo, smettere di fissarmi così e... magari, anche allontanarvi? Nel modo più veloce possibile e con il massimo delle distanze-

-Lo faranno, sí, ma prima tu dovrai fare qualcosa per me- disse improvvisamente Pandora, spuntando nuovamente nella stanza, seguita da due ragazze, una particolarmente bassa e timorosa, l'altra dai capelli rosa pastello e gli occhi rossi.

La guardai particolarmente male -Sarebbe, scusa? Non faccio quasi nulla per gli altri-

Risultare insolente mi veniva naturale.

Si avvicinó a passo lento, con espressione seria.

O così continuó ad essere fino a trovarsi davanti a me, prendendo a sorridere.

-Tu... devi ... - fece una pausa ad effetto che parve non finire mai, contando che forse, però era solo la mia percezione facilmente piegabile a vederla così -Mangiare!- esclamó tranquillamente, tirando fuori un piatto che aveva nascosto dietro di lei grazie alle due ragazze della servitù, le quali apparivano tutt'altro che a loro agio, al contrario suo.

-Mi prendi per i fondelli?- sbottai, sentendomi parecchio preso in giro da quella , che decisamente esibiva un espressione che faceva dubitare parecchio della sua non convinzione.

E proprio perché lo era, la cosa mi lasciava abbastanza disorientato.

Era mai possibile che questa tipa si fregasse di tutto quello che non era cibo, acqua e tranquillità altrui ?

Cioè, era assurda, sembrava quasi una di quelle anziane che volevano solo che i nipoti mangiassero, non importava se avessero piani che trattavano omicidi su omicidi e distruzione di massa.

A quella tipa interessava solo che mangiassi, il resto non le poteva fregar di meno.

La cosa particolarmente umiliante era che, nel caso avessi accettato, mi avrebbe dovuto imboccare.

Non avevo la benché minima intenzione di farmi mettere in bocca il cibo da qualcun'altro, neanche fossi un neonato per ricevere un simile trattamento.

Avrei fatto prima a piegarmi e forarmi la bocca con uno spillo piuttosto, spillo che non c'era.

-Non ho fame- mentii, nonostante sentissi il mio stomaco piegarsi di crampi, uno dopo l'altro, sempre più difficili da ignorare.

-Non importa. Ora mangi, quindi apri la bocca. Fai aaaaaah!-

Scossi la testa e la vidi sedersi di nuovo con il piatto e la forchetta tra le mani.

-Non é velenoso, lo sai?-

Non risposi di nuovo, più che sicuro che, appena avessi ribattuto, mi avrebbe infilato in bocca il cibo senza chiedermi più il permesso.

-Ho imparato a cucinare da mio zio, quindi se non mangi mi giudicheró insultata-

Continuai a non rispondere, evitando con lo sguardo ogni cosa che fosse fatta di cibo, o che si concentrasse su di lei, troppo orgoglioso per permettere ad una tipa del genere di imboccarmi come un bebè.

Lei rimase in silenzio per qualche istante e per un attimo pensai che si fosse arresa, tanto che spostai lo sguardo su di lei con un che di soddisfatto.

Mi sorpresi piuttosto ad assistere ad una sua espressione assorta che pareva elaborare un concetto, anche se non avevo la più pallida idea su cosa questo potesse trattare.

Improvvisamente lei sembró risvegliarsi, fissandomi con un lieve sorriso.

-Allora é perché vuoi il pegaso della fortuna! Vuoi il vola vola cavallino, é per questo che non mangi!-

-Assolutamente no! Non sono un cavolo di moc...- sbottai seccato e decisamente irritato, prima di ricevere la forchetta che mi si fiondava in bocca e che mi interruppe.

Protestai tra mugugni spezzati prima di mettermi a masticare, inghiottendo la pietanza.

E mentre questo accadeva, un solo pensiero mi attraversó la mente.

La detestavo.

La detestavo seriamente.

*

Quando finii di mangiare, lei ne parve piuttosto soddisfatta, tanto che bastava vedere la sua espressione per capirlo.

Con diversi ennesimi botti continui e tutti che avevano iniziato in quel posto a rendersi conto che non sarebbero finiti molto presto, dando perciò di matto, mi resi conto che l'unico modo per sfuggire a quelle presenze assillanti era dormire.

Fatto sfortunato; non avevo per niente sonno, anzi, il non essermi mosso dopo aver perso i sensi per chissà quanto tempo, mi aveva reso traboccante di energia e terribilmente incline al desiderare di scaricare il tedio che avevo addosso su qualcuno.

Fatto fortunato; mi bastava chiudere gli occhi per fingermi tale, evitando eventuali disturbanti domande di troppo e magari, in cambio, origliare certe discussioni, le quali avrebbero potuto darmi informazioni su il mio creatore.

Sentendo ancora il corpo formicolante, chiusi dunque gli occhi, voltando la testa verso la parte della colonna più liscia e fresca.

Mi dissi che, poco ma sicuro, sarebbe stato peggio essere appoggiato ad un muretto irregolare e rigato che mi avrebbe lasciato i segni su tutta la faccia.

Così, invece, anche se mi sentivo intontito dall' immobilità e da quella sorta di pigrizia obbligata, non ero troppo scomodo.

Era già un punto a favore, no? Certo, non il massimo delle gioie per uno come me, ma meglio di niente.

Udivo le persone che andavano e venivano, sentendo qualche chiacchiera da una parte, altre chiacchiere da una seconda parte, voci sparpagliate e alla rinfusa che comunicavano paura, panico, preoccupazione e sgomento, alcune balbettanti, altre che alzavano il tono alla più piccola cosa, scusandosi in seguito con le malcapitate che avevano aggredito a parole .

Non si distinguevano in cambio le discussioni necessarie per me, purtroppo, anche perché, o non venivano proprio pronunciate o erano forse in altre stanze .

Udivo però Nemes e Task che andavano avanti e indietro, sentendo i loro passi che percorrevano il perimetro della stanza tutto attorno a me.

Era assillante il fatto che avrebbero continuato ad osservarmi anche mentre dormivo.

Cercai di non far trapelare il mio atteggiamento impaziente, limitandomi a tenere gli occhi chiusi e a fingere che non ci fosse nulla di fastidioso.

Insomma, fu una lotta estrema contro tutto per riassumere, nulla di così nuovo, no?

Ma ovviamente, anche questa cosa fu decisamente inutile, come il piano risultato futile, siccome continuarono a rimanere zitti.

Per riassumere, non avrebbero parlato neppure mentre dormivo, quindi addio informazioni e addio alla mia missione 'origliare come un agente segreto'.

Decisamente non era una delle mie giornate migliori.

O così continuai a pensare per un po', prima che, forse privo di voglia, mi lasciassi andare ad una semi veglia in cui pensavo e ripensavo alla stanza bianca, ancora sfocata tra i miei ricordi, cercando di visualizzarla meglio e di ricordarla almeno un poco.

Richiamai alla memoria il più possibile, strizzando la fronte nel disperato tentativo di percepire anche solo un minimo di sensazione, di captare qualche cosa, di recepire quell'accenno, quella scintilla che mi avrebbe portato lungo la strada giusta da seguire.

All' inizio non ottenni nulla, ma proprio quando mi stavo per arrendere, fu come se mi trovassi davvero lí.

Vedevo quella stanza, candida, vuota.

Dovevo aver preso a camminarla, cercando di trovare l'uscita per tornare allo scontro e in effetti avevo davvero preso a camminare.

Non ne avevo trovata neppure una, di porta per trovarmene fuori, questa fu la convinzione che mi balenò nella mente in neppure una decina di secondi.

''Ma allora come ho fatto ad uscire?"

Una domanda, nessuna risposta,

Una richiesta, nessuna pace, nessuna coda dopo il capo.

Mi rivedevo camminare ancora, avanzare a passi svelti.

Ed eccolo.

Avevo iniziato a sentire un dolore enorme, il corpo che pareva bruciare, le ossa delle spalle che iniziavano a muoversi da sole, come se non fossero più capaci di rimanere nel mio corpo, prendendo come a trapassare le mie carni.

Istantaneamente cercai di raggiungere la schiena con la mano, come per accertarmi che ci fosse ancora, ma rendendomi nuovamente conto del fatto che ero legato e che in ogni caso non sarei riuscito a toccarmi.

Mi inoltrai dunque per una seconda volta in quelle immagini che si facevano man mano sempre più vicine e realistiche nella mia mente.

Il dolore aveva preso anche ad infiammarmi il petto, mentre mi pareva che si aprisse in quattro, facendomi desiderare di vomitare, per poi passare il bruciore agli occhi e alla mandibola.

E infine, le urla.

Le stesse urla disperate che avevo sentito nella mia testa fin da quando ero tornato alla prima base degli Spettri, dove avevo rivisto Lui dopo che ero fuggito per i fatti miei.

Le stesse urla che mi toglievano la capacità di reggermi in piedi, che mi facevano sentire come se i miei neuroni impazzissero, saltando uno ad uno, in uno scorrere di tempo pesante e distruttivo.

Uno scorrere che pareva ticchettare nel mio cervello in compagnia di quella voce.

Riuscivo a sentire le sfumature di quel dolore, erano trasmesse a me, neanche mi fossi trasformato in un empatico, cosa che era decisamente ben poco probabile, anche perché ero abbastanza distante dalle emozioni umane, non riuscendo a comprenderle a pieno, forse per il mio esser vissuto tra creature praticamente insensibili che loro stesse non riuscivano a trovare la traduzione dei sentimenti altrui.

Eppure sentivo quel dolore, quella disperazione, quella sofferenza avvolgente, quel sentirsi in trappola, mentre tutto quello che voleva era... proteggere.

"Proteggere?"

E sapevo di non essermi sbagliato, siccome ogni secondo di più, la stessa emozione approdava ancora e ancora, come la avevo sentita davanti a Rhy.

Lei... sì, lei avevo desiderato di salvarla con tutto me stesso, me lo ricordavo perfettamente.

Quella ragazza era stata qualcosa di speciale per me, anche se non riuscivo a comprendere il perché.

Mi sembrava di essere attraversato da continue contraddizioni quando pensavo a lei, il mio volere si affievoliva e si riaccendeva, facendomi tentennare.

Mi accorsi solo in quel momento di essermi perso nel pensiero di lei, cancellando palesemente il rievocare delle scene, immerse nel dolore.

Era così strano, così bizzarro che riuscisse a esiliarmi da tutto.

Me la ricordavo ancora in quel sogno, in quel sogno in cui mi aveva ringraziato per averle tolto ore di orribili dolori, anche se forse era stata una mia speranza che, in un modo o nell'altro, fosse felice.

Riaprii dunque gli occhi, lo sguardo basso puntato al pavimento, mentre notavo che la giovane dai capelli viola era tornata, mentre gli altri due erano andati via.

Stringeva in una mano una bottiglia d'acqua.

-Sete?- chiese, spostando la sedia per mettersi vicino a me, avvicinando la bottiglia.

Sospirando, mi limitai ad annuire, sapendo che in ogni caso mi avrebbe detto di farlo, finendo ad atteggiarsi come aveva fatto con il cibo, anche contro al mio orgoglio.

Soprattutto contro di esso.



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4- Silenzio ***


Silver

Visualizzai la figura di Guy stesa al suolo e mi ci avvicinai quasi di corsa per l'ansia, notando le ali che accennavano fremiti distinti tra di loro.

Il punto però che non feci a meno di osservare fu concentrato sui suoi occhi, rossi carminii come il sangue sia nella pupilla che nei lati della retina, mentre il liquido vitale tra nero, viola e verde colava da essi, letteralmente spalancati, talmente tanto che pareva non battere neppure le ciglia.

La donna anziana che era affianco a lui lo osservava con plateale tristezza, i capelli grigi a chiazze bianchi che scivolavano riccioluti, lisci come seta, lungo la sua schiena, coperta da un vestito argentato che appariva più una sorta di lunga tunica.

-Ah... quanto è triste questa situazione. Il dolore ti ha portato questo, Briem- la vecchia si piegó sul corvino, come per accarezzargli i capelli neri, che di tutta risposta ringhió come un animale, strappandole un sospiro rassegnato.

-Che cosa devo fare con te- sussurró, per poi girare leggermente il capo a guardarci, spalancando appena le palpebre, alzandosi di colpo.

- Lirem, Aguàr...- fece una pausa, passando lo sguardo sull' Aria con un espressione improvvisamente dolce e felice -Aerus, anche tu-

Will la stava guardando praticamente fisso, abbastanza sconcertato, avvicinandosi di qualche passo con un che di strano, come se non se ne rendesse davvero conto

I nomi che la donna aveva pronunciato erano strani, ma per qualche motivo, sentivo che, almeno per il mio, mi appartenesse.

-Perché mi sembra di conoscerti?- chiese con voce lievemente tremante Robin, portando tentennante la mano a quella dell'anziana, la quale sorrise di nuovo.

-Perché tu mi conosci, mi hai conosciuto tanti, tanti anni fa- asserí

-Io... io non capisco, mi sento... così...-

Il Vento prese a farfugliare parole incomprensibili ed agitate, per poi interrompersi di botto al veder la donna scuotere il capo, avvicinandosi ancora.

L'anziana accarezzó la guancia di Robin, mentre continuava a sorridergli.

Erano sorrisi che parevano rassicurare Will, infatti smise di balbettare.

Io e Diana ci ritrovammo invece a guardarci tra di noi, non prive di domande per l'incontro, sentendoci quasi delle estranee che dovevano allontanarsi per dare loro spazio.

Al contrario di Warmwind, non mi sembrava minimamente di conoscerla, non avevo neppure una traccia di ricordo che la includesse.

-Lu...Ludoviques?- sussurró, ricevendo un annuire da parte della donna.

-So che non ho tempo per spiegarti, né per protendermi a lungo- prese un grosso respiro -Per quanto io voglia, trattenerti in questo momento sarebbe egoistico, e so di non poterlo fare- il fremito della sua voce era pieno di emozione che per un attimo credetti stesse per iniziare a piangere -Dovete portare via Briem da qui, anche se é impossibile in questo stato-

-Perché noi siamo... in piedi mentre lui é a terra?- mi ritrovai a chiedere, sentendo lo sguardo inquisitorio di Ludoviques che tornava a me, calando poi su Guy.

Nel momento in cui mi guardó, desiderai di non aver aperto bocca, troppo imbarazzata.

Mi sentivo in ansia sotto quegli occhi, sembrava come se mi stessero studiando, sembravano leggermi dentro come un libro aperto.

Avevano tonalità totalmente estranee, come formate da un insieme di galassie sovrapposte che scintillavano, rotando tra di loro.

Concentrarsi per cercare di rimanere solo su un astro sarebbe stato impossibile.

Spostando lo sguardo sull' Aria, il quale concordó alla mia domanda con un -Infatti- tornó tranquilla come prima.

Mi morsi il labbro inferiore, abbastanza tesa, desiderando solo di ottenere la risposta e di capire come superare la situazione.

-Le vostre anime erano libere dalla tentazione negativa quando avete raggiunto questa stanza, spinti solo dalla determinazione, per questo siete stati capaci di sollevarvi, rimuovendo il peso che vi sovrastava.

Briem invece no, perché non riesce a ritrovare la giusta strada- accennó un sorriso triste -Sta affondando e non ha ancora realizzato quello che significa essere sé stesso.

Finché non lo saprà, non sarà capace di liberarsi dalla parte più scura della sua anima.

Se non lo farà, la pressione gli schiaccerá ad una ad una le ossa, diventando così forte da placcargli il cuore contro la carne fino a perforare la sua pelle-

Un brivido di paura mi portó a sentire gli occhi bruciare e la mente in tilt, il panico che prendeva letteralmente il sopravvento.

-Io non posso farlo cambiare, esaudisco certi desideri, é vero, ma non posso purificare da me delle anime, anche se mi venisse richiesto- fece una pausa -Mi é stato vietato-

Mi tremarono le gambe, il muscolo pulsante al centro del mio petto che pareva rimbombare senza tregua alla ricerca di ossigeno.

Mi morsi le labbra, con strani mugugni che mi scappavano da esse senza che riuscissi, in un modo o nell'altro a trattenerli.

-E co...come? Come do...dovrebbe riuscirvi? É... É probabilmente colpa mia s-se é arrivato in questa fase... io... io...- inizió a balbettare Diana con un che di frenetico, quasi farneticando, sul punto di esplodere in un pianto a dirotto, portando Ludoviques ad avvicinarsi a lei, appoggiandole una mano alla testa, accarezzandole i capelli con delicatezza, mentre l'albina accennava qualche sussulto e singhiozzo mentre si asciugava gli occhi con i polsi.

-É ...colpa mia- ansimó, inghiottendo a vuoto.

-No, Lirem. Non lo é, era già perso in precedenza, sarebbe caduto in ogni caso, con o senza di te-

-Ma...-

Lei scosse il capo, strappando un ennesimo singhiozzo a Diana, allontanandosi da lei.

Subito dopo, stranamente, fece lo stesso anche con me, difatto sentii le sue dita che pattavano delicatamente sulla testa, gesto che mi lasció a fissare il suolo, tremando follemente.

-Cosa dobbiamo fare noi?- dissi in un fil di voce, vedendola inclinare il capo, tornando in direzione di Will.

Il silenzio attraversó un aria improvvisamente frizzante e piena di attesa, mentre il mio sguardo tornava a calare su Nightshadow.

La sua espressione era leggermente vitrea, boccheggiante, gli occhi rossi che zigzagavano ovunque potessero raggiungere.

-Dovete parlargli, colpire con le parole giuste, farlo tornare in sé, così facendo, la sua umanità verrà ristabilita e tutta la pressione annullata.

Avrà bisogno di qualche tempo per diventare stabile, ma non sarà più in questa situazione.

Finché non chiuderà gli occhi, non ci saranno i problemi più gravi-

Ludoviques smise di parlare, dando una lieve spintarella al Vento, incitandolo a portarsi davanti a Virgil.

Avendo detto quelle frasi precise, mi venne in mente quando avevo rinsanito Task, il quale aveva precedentemente dato fuoco a qualche persona che aveva tentato di attaccarci.

Me lo ricordavo come fosse stato il giorno prima, era quasi scritto nella mia mente.

Sembrava passato così poco da quel momento...

Anche io e Luce, come Robin, ci avvicinammo a Guy ed immediatamente, una volta raggiunto, mi misi in ginocchio davanti a lui, fregandomene dei leggeri dolori che queste mi portavano, tutti provenienti dalla caduta dalle scale.

Diana si sedette invece con tutte le gambe accasciate di lato, ben strette tra di loro, l'espressione che lasciava vedere ogni accenno di tensione.

Will invece aveva gli occhi leggermente arrossati, forse più che altro dovuti all' incontro per lui stranamente importante che alla cosa che ci era stata annunciata, anche se la tensione si leggeva anche sui suoi lineamenti.

E guardando ancora il corvino, il quale continuava ad accennare fremiti e tentativi per alzarsi, gli presi istantaneamente la mano.

Mi venne spontaneo, volevo stringerla almeno un minimo, il giusto per farmi ricordare ogni scena, anche le più stupide che avevo passato con lui.

Con lui ed il suo brontolare seccato, con lui ed il suo fiero sarcasmo.

Lui ed il suo non sorridere mai.

Lui che per me era stato il mio primo amico.

Mi ricordavo benissimo quando mi aveva salvata, quando mi ero messa stupidamente a litigare con Diana e Task, mettendoci in mezzo anche Guy.

A ripensare a quella scena, più che altro mi veniva da ridere.

E poi ? Poi Guy si era ammalato e ancora dopo era guarito dalla malattia, portandoci a partire alla ricerca di Will.

Lo stargli attaccata come una colla mi divertiva un sacco, lo vedevo irritarsi e allo stesso tempo arrendersi, sapendo che in ogni caso non mi sarei staccata.

Ricordavo quando lui stesso mi aveva abbracciata dopo che Nemes era arrivata e che ci eravamo trovati in quel negozio, ma io mi ero, diciamo, persa.

-Ne abbiamo passate tante, eh?- dissi, rompendo il silenzio imbarazzante in cui nessuno era stato capace di trovare qualcosa da dire, forse per la troppa ansia.

-Sai, a volte mi chiedo dove sarei io in questo momento se tu non mi avessi salvato quel giorno-

Tracciai un cerchio sulla sua mano, sentendo il suo sguardo rosso e folle che mi fissava.

-Forse sarei ancora là, tra la vita e la morte, incappata in una fine lenta e dolorosa, con i Demoni tutt'attorno... e sinceramente l'idea non é molto piacevole- feci una pausa che duró a lungo, prendendo un respiro.

-Se devo dirla tutta, per una cosa, io e te, siamo simili.

Nessuno di noi due capisce come comportarsi con gli altri.

Lo so, da me non sembra molto, ma é così.

Solo che tu ti comporti da Tenebroso quale sei, io invece litigo con alcuni, dando forse attenzioni di troppo agli altri.

Anche da piccola lo facevo, non solo con te e gli altri, tranquillo.

Peró... se devo dirla tutta... tu sei l'unico a cui ho sentito di poter continuare a farlo, nonostante il tuo muso e il tuo brontolare seccato, per il semplice motivo che ormai credo di aver detto fin troppe volte, anche se ogni singola ha avuto sempre un significato nuovo, per me-

Presi un grosso respiro, portando anche la seconda mano alla sua, stringendola, sentendo qualche lacrima calda percorrermi le guance senza fermarsi.

-Ti voglio bene, Tenebroso.

E sempre te ne vorró.

Non mi importa che cosa farai o cosa sceglierai, davvero.

Non mi importa, perché sei sempre tu-

Accennai un sorriso che sparí praticamente subito, lanciando uno sguardo alla Luce, dicendole di iniziare a sua volta a parlare con il Buio, il quale aveva leggermente le palpebre più abbassate.

-Ehi, Guy- inizió dunque lei, le labbra inizialmente torturate dai denti -No, io non proveró a dirti di nuovo le stesse cose che ho provato a rifilarti quando volavi davanti a noi minacciandoci di morte, anche perché so che non funzionerebbero in ogni caso.-

Strinse la bocca, alzando appena le spalle -Credo di non averti capito fin dall' inizio, davvero.

Ci provavo, ma il tuo alzare i muri mi impediva di vederci attraverso senza prendermi opinioni che non fossero ancora più errate.

Sempre, anche quando ti vedevo allenare con le armi, mi apparivi distante e impossibile da buttare seriamente giú.

Mi sarebbe dovuto bastare quando ti eri ammalato il fatto che non eri imbattibile, ma a quanto pareva dovevo vederti sul punto di crollare dall' interno, diventando ciò che non sei e non vuoi essere per capirlo.

E forse se l'avessi calcolato, mi sarei fatta più domande.

Quello che voglio ricordarti é che...-

Si interruppe, portando una mano al petto.

-Tutti sbagliano, che siano errori più o meno grossi, ma nonostante ci voglia tempo per rimediare, nessuno ti lascerà indietro se non ce lo permetterai-

Diana sorrise a sforzo, il quale diventava man mano più sincero, che, non seppi per quale strano motivo, mi fece sentire ancora di più di troppo.

"Prova qualcosa di... serio per lui? Qualcosa che va oltre all'essere amici?"

La domanda prese a pizzicarmi la mente e cercai di cacciarla via.

Non era il momento per ragionarvisi su.

Sia io che Cathy prendemmo a guardare Will per capire se avesse avuto qualcosa da dire a sua volta.

La sua espressione era parecchio confusa, forse non sapendo cosa dire, ma poi prese un respiro, cominciando a parlare a sua volta.

-Io non sono come loro, non sono né un vero proprio amico, forse, né qualcuno che ha cercato di capirti.

In cambio, penso di averti sempre rispettato, anche se per certi versi mi sembravi sospetto, un po' per i segreti che nascondevi, un po' perché fatico a smettere di farmi domande anche per le cose più inutili.

Peró so che questo aspetto che hai ora, non ti rispecchia.

Sei solo tu a darti colpe, credo che abbiamo tutti smesso di farlo.

E non abbiamo intenzione, no, non abbiamo intenzione di vederti morire perché non riesci a rialzarti, coprendoti con quello che non sei, nonostante tu te ne sia convinto.-

"Quello che non sei..."

La frase di Will prese a sbattermi sempre più frequentemente nella testa, come una litania.

La frase la avevo sentita già dire da Diana, ma per qualche strano motivo, detta da Will mi stava richiamando alla mente qualcosa.

Mi sembrava di averla esposta a mia volta, anche se in maniera parecchio diversa e forse meno comprensibile.

Strinsi i pugni, vedendo le palpebre di Nightshadow che continuavano di nuovo a scendere sempre più in basso.

"Dannazione, com'era? Quella frase! Perché non mi viene in mente"

In sottofondo Will parlava ancora, ma era come se non riuscissi ad udire ciò che stava dicendo.

Ero come isolata, isolata e alla ricerca di quelle parole che io stessa avevo detto, mentre l'ansia prendeva a tormentarmi completamente.

Non c'era una sola parte del mio cervello che viaggiasse alla ricerca di quella conclusione.

Non ne ero sicura, ma sentivo che era fondamentale.

Strinsi i pugni, lasciando alla mia testa perlustrare ogni fase, ogni dettaglio, ogni scena.

Non riuscivo a trovarla.

La disperazione mi afferró, mentre ennesime lacrime di rabbia mi scivolavano dalle guance.

"Ti... ti prego" pensai innervosita e disperata all' unisono, stringendo sempre più il braccio del ragazzo.

Era mai possibile che non riuscissi a visualizzare quella semplice frase?

Dov'era? Perché non la trovavo? Perché non la ricordavo?

Un vuoto si accalcava nella mia testa, come se le pagine di un libro scritto sbiancassero perdendo le frasi, le parole e le emozioni.

Altre lacrime crollavano lungo le mie goti in un misto di rabbia senza pari, come non mai.

Improvvisamente sentii diverse gocce che piombavano sulla mia testa, una dopo l'altra.

All'inizio credetti fosse solo la mia impressione, ma poi notai le nuvole scure che si erano formate al di sopra della mia testa.

Nuvole nere, scure, cariche di pioggia che scendeva sempre più rapidamente, sempre con più intensità.

Per un istante mi chiesi se fosse stato a causa mia, poi il mio pensiero si annulló totalmente.

Il giorno di pioggia, la malattia, la guarigione.

Appena dopo che era guarito... gli avevo detto una frase, forse un poco strana.

Mi immobilizzai, per non dire paralizzai, come se avessi ricevuto una scarica elettrica, come se un fulmine mi avesse colpito di botto.

-Ricorda come mi hai salvata- dissi in un fil di voce, percependo l'acqua bagnarmi i capelli e attraversarmi i vestiti.

-Ri...ricordalo-

Il tempo mi parve cristallizzarsi, lasciandomi lí, attenta all'espressione che aveva, concentrandomi soprattutto sul colore che gli scuriva la retina.

-Quando mi hai salvato, quello era il vero te.

Quello é il ragazzo che stiamo aspettando.

Quello... sei... tu-

Silenzio, silenzio interrotto solo dalle gocce di pioggia che rallentavano man mano.

Diventavano sempre più scarse ed irregolari, fino a non esservi praticamente più, facendo sparire perfino quelle nuvole, sostituendole ad ennesimi petali di ciliegio.

Con il cuore che batteva in accelerata, rimasi immobile, fissando la figura che ricambiava lo sguardo.

Sguardo che sembrava tremare, il rosso delle pupille improvvisamente meno smorto.

Sgranai gli occhi ad assistere alle ali che prendevano ad avere una forma sempre meno precisa, come colando, finendo con lo spargersi come un liquido.

-Cosa...- alzai la testa di scatto in direzione di Ludoviques, la quale non dava né segni positivi né negativi.

Tornai a guardare dunque il Buio, notando lo spasmo che il suo corpo ebbe a tutt'un tratto.

Sia io, che Diana, che Will ci avvicinammo, vedendolo alzare faticosamente la testa con scatti e tremolii, gli occhi nuovamente spalancati, la retina inizialmente nera il cui colore prendeva a scivolare dalle sue goti, diventando man mano più chiare, fino a lasciar spazio al bianco puro e candido come la neve.

Il colore rosso venne lentamente sostituito, prima da un nero carbone e poi da un blu.

Dal suo blu.

Blu notturno, per nulla vago e sfocato.

Semplicemente quel blu che ci guardava confuso e sviato, alla ricerca di chissà quante risposte, prima di chiudere di netto le palpebre e lasciarsi nuovamente andare al suolo.

-Le situazioni come questa devono sempre aver pieghe disperate prima di raggiungere una fine positiva?- sussurró Ludoviques con tono lievemente ironico, un ennesimo sorriso a tornare ad approdare sulle sue labbra.

-Lasciatelo dormire un po', ne ha bisogno per tornare indietro... Will... ora, posso parlarti in privato?-

Il ragazzo annuí di risposta alla donna, alzandosi e seguendola.

Io e Diana ci guardammo tra di noi, facendo delle risate nervose prima di girarci, sedute a gambe incrociate, prima di trovarci a guardare il suolo.

-Lavoro difficile, grande soddisfazione hai detto-

-Già- mi trovai a rispondere, sospirando, come se avessi buttato fuori chili e chili di tensione accumulata di troppo.

-Io mi sento solo spiazzata- ribatté passandosi le mani tra i capelli -É come se fossi invecchiata di dieci anni-

-Io direi anche di più- ribattei scherzosa -Dopotutto la chioma bianca ce l'hai già-

Lei rise -Sono proprio messa male-

-Neanche tanto, beh, non più di me- alzai le spalle, gettando il capo all' indietro, fermandomi a fissare l'azzurro del cielo e il rosa dei petali che scorrevano, finendo al di fuori della struttura, attraversando gli archi.

-Ho sonno anche io- borbottó Diana -Ma se mi addormento, non so quando mi sveglio-

-Beh, un po' di tempo per riposare ce ne vuole, dopotutto dobbiamo tornare indietro, dopo, un po' di energia ci serve-

-Già, in effetti... credo... credo di sí-

-Io faró un giretto molto corto, tu dormi, quando mi saró scocciata, torneró indietro-

-Mmmh- si appoggió man mano, sdraiandosi al suolo, col volto lasciato in direzione del Buio, i capelli che si sparpagliavano, la lunga massa che si divideva e scendeva come con una cascata luminosa.

Stranamente, come fatto, quello che fosse così vicino al ragazzo, non mi infastidiva più.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5- Parole ***


Guy

Nulla.

Nulla a disturbare il silenzio.

Uno strano formicolio mi avvolgeva la pelle, producendo un rumorino basso e bizzarro di sottofondo, qualcosa di non traducibile con altri sensi.

Era una sorta di ticchettare, come se un ago venisse sbattuto ripetutamente su una superficie metallica per distanziare i secondi che correvano silenziosamente.

Il ticchettio continuava, non sapevo definire se mi infastidisse o se fosse un semplice rumore che sarei stato capace facilmente di isolare in un lato della mia mente per poi perderlo di vista, nonostante fossi in mezzo al silenzio più assoluto, silenzio che mi era attorno da... quanto?.

Non sapevo minimamente da quanto ero qui, quindi non ne avevo la più pallida idea.

Non sentivo null'altro, non una percezione sulla pelle, non un desiderio.

Solo quel ticchettare, che si ripeteva e si ripeteva ancora, squarciando la pace eterna con il suo esistere.

Una parte della mia mente mi spinse ad ignorarlo completamente, nella speranza che si bloccasse e non tornasse più.

Di tutta risposta, peró, un lieve bruciore inizió a percorrermi le goti, particolarmente irritante.

Non riuscivo a muovermi, ma non c'era nulla a permettermi di  capirne il motivo.

Non ero legato, non c'era assolutamente niente che mi tratteneva da ridurre il fastidio particolare e in parte attituito da quel nulla assordante.

Eppure non riuscivo proprio a muovermi e tantomeno ad aprire gli occhi, sempre che ce li avessi.

Non ne ero sicuro.

Non credevo nemmeno di star respirando.

Il bruciore era fortunatamente leggero, o almeno, così era stato all' inizio, siccome, man mano, insieme al ticchettio, inizió a farsi sempre più forte e opprimente.

La lieve infiammazione, infatti, si trasformó, ancora prima che potessi, in un modo o nell'altro, prepararmici, in dolore e per quanto io volessi gridare, la mia bocca non eseguiva per nulla i comandi, anzi, le richieste disperate.

La sofferenza  continuava ad aumentare ogni secondo di più in una tortura interna che decisamente non potevo esprimere.

E non feci a meno di chiedermi cosa diamine io potessi aver fatto per ricevere tutto questa sofferenza che mi si accalcava sulla faccia e per venir così punito con un rumore che avrebbe potuto far saltare in aria ogni mia singola resistenza.

E non lo sapevo proprio, non un concetto riusciva a passarmi nella testa.

Ero stato immobile e nel buio forse per una vita, forse per qualche ora, non sapevo definirlo.

Non sapevo nemmeno chi ero, dare una tempistica era decisamente più complicato che conoscere la propria esistenza.

-O cosa sei- mi punzecchió una sorta di vocina fastidiosa, con un tono cantilenante, una vocina che si spense in una lieve risatina, accompagnato dalla rimozione del dolore sulle goti.

Se avessi potuto anche solo aprire la bocca, avrei finito col sospirare, probabilmente.

Ne ero capace? Chi ero? Cos'ero io?

Non saper dare risposta a tutto quello che raggiungeva la mia mente  era una cosa che mi opprimeva in un certo senso.

Sapevo di essere un entità, sapevo di saper pensare, sapevo di poter provare emozioni.

Ma il resto? Perché c'era un resto, no?

Forse no, dopotutto.

La parte rimasta, inconcludente e non dettagliata, non era altro che un dipinto colorato di nero, privo di forme e di vita.

E non potevo non chiedermi se io fossi proprio quello.

Un dipinto nero.

"Eppure se sono un dipinto, perché quello  strazio? I quadri non hanno sentimenti.

Oppure sí? Provano qualcosa? Pensano?

Rimangono per tutta la loro eternità immobili, cercando di muoversi ma senza riuscirci? Non avranno mai alcun tipo di vita?"

-Che pensieri stupidi che ti fai, Guy-

Una nuova voce, non la stessa che aveva parlato in precedenza, stavolta condita con un tono di scherno che non mi diede nessuna sensazione in particolare.

Non mi interessava del suo prendermi in giro, non mi scalfiva, anche perché aveva detto qualcosa di ben più importante da farmi calcolare.

Guy

A quanto pareva, il mio nome era Guy.

Mi sembrava strano, ma per qualche motivo, sentivo che mi calzava a pennello, anche se la sicurezza nei confronti di tale riflessione non avevo la più pallida idea di da dove provenisse.

Ma almeno sapevo di non essere un quadro.

-Dannazione, sei ridicolo- saltó su una terza voce, più stridula delle precedenti.

"Mh... e voi siete seccanti"

A tale frase mentale non ebbi alcuna risposta, cosa che non mi dispiacque.

Le voci che non avevo mai sentito prima... preferivo mille volte quando non vi erano e basta.

Per qualche strano motivo, appena mi resi conto che il ticchettio, rimasto, al contrario del bruciore, stava man mano perdendo ritmo, rallentando fino a sparire a sua volta, percepii un improvvisa ansia non priva di tensione.

Una volta dopo che questo accadde, sentii le mie palpebre alzarsi, quasi venissero trasportate da una forza a me estranea.

E tutto intorno , ogni cosa era oscurità pura e buia, nulla a diminuirla, neppure il più fragile raggio a scostare la tenebra e a creparla con il suo sciamare timido e freddo.

Mi resi conto in poco di riuscire a muovere la testa, le braccia e le gambe, allungando perció con lentezza la mano verso l'alto, cercando di afferrare il nulla, con un brivido che mi scendeva e saliva per la pelle, come accarezzandomi.

Ma non stavo ancora respirando, non con la bocca, non con il naso, pareva quasi non ne avessi bisogno.

Galleggiavo... o volteggiavo, non ero minimamente sicuro di quale delle due opzioni fosse la corretta, ma per certi versi non mi importava andare nel dettaglio.

Affaticato, sentendo le mani e le braccia come se fossero pesanti perché addormentate, forse per il mio stato di totale annullamento, portai la mano al mio volto.

La mia pelle era liscissima, quasi scivolosa, come bagnata da liquido, mentre le mie dita erano così fredde che non riuscii a trattenere un ennesimo brivido.

Appoggiai per intero, noncurante di quelle strane percezioni che correvano lungo la mia schiena, i palmi ad essa, sentendo tramite il tatto la forma delle mie labbra, chiuse, la struttura del mio volto, le mie palpebre e le ciglia arcuate.

Erano sensazioni particolarmente piacevoli, rassicuranti, tranquille.

Provai dunque a spostare le gambe in avanti e all'indietro, sentendo come se stessi spostando della materia pesante e difficile da trascinare.

Arrivai dunque a rotare su me stesso, trovandomi a pancia verso quello che, momentaneamente, mi sembrava il basso, fissando al di sotto per qualche istante prima di sentire, sgranando gli occhi, un improvvisa pressione contro la schiena.

Mi sentivo cadere, scivolare verso il fondo, sempre di più

Per quanto volessi opporre resistenza, la spinta era più forte di tutto il resto, riusciva a farmi sprofondare.

E lo feci fino a sbattere contro una superficie, dura e dolorosa contro allo stomaco, che pareva bruciare contro la pelle.

L'esser placcato contro il terreno, sentendolo gelido come il ghiaccio mi fece rendere conto di essere completamente nudo, dettaglio a cui all' inizio non avevo fatto affatto conto.

Doveva essere una cosa normale, forse, però, in parte la cosa mi infastidiva, un po' per la temperatura sul fondo di quel... posto?

Dove mi trovavo esattamente?

Il ticchettare si riaccese di colpo, forte, insistente, tanto che lo sentivo perfino nel cervello, sembrava prodursi dentro la mia testa.

Il rumorino svanì un ennesima volta, man mano, diventando sempre più vago e lontano, fino al punto che, infatti, era scomparso ancora.

Non ne capivo sinceramente il senso, ma decisi di tralasciare, fissando il pavimento, alzando le sopracciglia, guardando il nero con decisione, cercando qualche sfumatura, qualsiasi cosa, provando poi, in seguito, ad alzarmi.

Tentativi che risultarono platealmente inutili, siccome non riuscivo ad alzarmi neppure di qualche centimetro da terra.

"Cosa mi tiene attaccato al suolo?"

Il mio pensiero si interruppe  quando improvvisamente il dolore riprese.

Non più sulle guance, ma sulla schiena, il peso che mi teneva fermo che aumentava, portandomi a sentire sempre più appiattito e schiacciato, come se avessi un masso enorme su di essa.

Stavolta non potei non urlare a gran voce, dimenandomi, cercando di sfuggire a quella pressione terribile ed insopportabile, per poi notare che le mie mani iniziavano ad essere avvolte da una sostanza scura, violacea, con la consistenza del vapore.

Sentendolo che mi percorreva le dita, percepii anche le mie gambe appesantirsi di colpo e praticamente incollarsi a terra.

Le mie mani non furono poi da meno, lasciandomi perfettamente parallelo al terreno, quasi fosse una calamita.

Smisi di gridare per il semplice motivo che la mia bocca si richiuse di botto.

Tutto stava tornando come prima.

Non avevo più capacità di movimento, non della bocca, non del corpo, ero tornato al punto di partenza, con solo la vista, inutile in un oscurità come quella che mi circondava.

Per quanto provassi a reagire per muovermi, anche solo di un poco, mi era così impossibile che avrei voluto poter piangere di frustrazione.

Anche solo la sensazione di muovere un dito sarebbe stata abbastanza, eppure non ne avevo la possibilità.

Tutto stava tornando a sparire nel turbine di nulla di cui, a quanto pareva, facevo parte.

Non ero un quadro, non ero una persona, non ero vivo.

O almeno, non potevo esserlo.

Una parte del mio cervello mi disse di arrendermi all' evidenza, l'altra mi chiedeva disperatamente la libertà, anche se era plateale che non ne fossi degno.

E null'altro giunge se non il dolore vivo sulla pelle, una sofferenza che mi schiaccia le ossa per renderle polvere.

O così rimase fino ad un istante.

Un istante particolarmente incerto in cui una voce, una soltanto, una che per qualche motivo non mi era sconosciuta, interruppe il silenzio di morte che mi era scivolato addosso.

-Ricorda come mi hai salvato-

Un flash, quasi un fulmine a ciel sereno, una scarica elettrica.

-Non dimenticare mai come mi hai salvato... non farlo, te ne prego-

Un immagine.

La mia, la mia di immagine.

C'ero io, quello ero io, ne ero più che sicuro, ne ero certo.

E poi molte altre, sempre mie.

Mie che mi alzavo, mie che mi mettevo a correre, fregandomene di tutto il resto.

Mie che procedevo tra tutta l'oscurità fitta alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa che potesse liberarmi dalle catene con cui io stesso mi ero legato, le catene che avevo stretto a me, cercando la morte, cambiando idea solo sulla soglia del burrone.

Non le volevo, non volevo più rigirarmi negli errori del passato di un me che sentivo dentro quanto in realtà non c'era.

Solo pensando alle cose negative che avevo fatto, non potevo andare avanti.

E le mie immagini procedevano, anche se inciampavo, perdendo l'equilibrio, riprendevo a correre.

O lo stavo facendo per davvero? Forse non erano solo foto impresse, ma era quello che io stesso stavo compiendo.

Dentro di me si fece strada una fascia di emozioni a vasta scala, come un ondata di acqua pura, mentre l'oscurità alle mie spalle si faceva sempre meno fitta, come quella che pareva dimorarmi dentro per divorare tutto quello che trovava.

Sollievo, euforia, timore, ardore, desiderio...

Troppe sensazioni accumulate, giunte in un solo istante, per poterle elencare tutte.

Avanzavo di passi in passi, sentendo come le gambe risvegliarsi mentre acceleravo, gettando al suolo ciò che era inutile.

Altre immagini, ma stavolta non più mie, tracce scattate di emozioni, di volti sorridenti i cui nomi parevano salire a galla nella mia testa come bolle, anche se a pezzi e alla rinfusa.

Più avanzavo e più sentivo di poter continuare a farlo, anche quando i miei muscoli fossero stati a pezzi, dolenti in maniera tale da farmeli sentire in fiamme, sentivo di poterlo superare.

Più camminavo e più mi sentivo leggero, leggero come una piuma trasportata dalla corrente, stranamente non persa in essa, ma su un proprio percorso.

La pressione sul mio corpo si stava alleviando sempre di più, diventando solo un ricordo, un bruttissimo ricordo, che inizialmente aveva preso il sopravvento, ma che era stato messo finalmente da parte.

Non riuscii a rendermi conto del tempo che passava mentre continuavo la mia strada verso una meta che neppure conoscevo.

Sapevo solo che dovevo procedere fino a raggiungere qualcosa, qualsiasi cosa si manifestasse davanti ai miei occhi.

E farlo fu nettamente necessario, anche perché non ci volle molto per ciò che ne seguì.

Raggiunsi improvvisamente una porta, già aperta, così spalancata da lasciarmi boccheggiante.

Riuscivo a vedere quello che mi aspettava, anche se in maniera sfocata.

C'erano tre persone, i cui nomi presero a navigarmi nella testa, sempre in disordine, sempre poco comprensibili, cercando di chiudere i buchi della mia memoria ancora poco raggiungibile.

Quelle tre persone mi guardavano, mi osservavano, aspettando che uscissi.

Il resto fu straordinariamente facile.

Un piede oltre la soglia, il secondo piede e poi la luce vera e propria.

Ogni cosa prese istantaneamente forma e mi trovai a fissare quelle tre persone, di cui due su tre avevano il viso stravolto dalle lacrime e il terzo un espressione scombussolata come poche.

Feci appena in tempo a formulare mentalmente i loro tre nomi prima di percepire un gran capogiro che mi fece perdere i sensi.

*

Sbattei le palpebre, particolarmente infastidito dalla luce che mi sbatteva sugli occhi.

Mi tirai faticosamente a sedere, la testa che mi doleva parecchio, un fastidio che però sparì velocemente, per chissà quale dono divino.

Appena alzai il capo per guardarmi attorno, mi trovai davanti ad un posto che non avevo mai visto prima e in cui non avevo la più pallida idea di come ci fossi arrivato.

Mi passai una mano sulla testa per massaggiarmela, cercando di ricordare se magari avevo qualche traccia di pensiero per rendermi conto seriamente di quando avessi deciso di venire qui e soprattutto come.

Mi bastò però vedere Silver, Diana e Will per perdere di vista ogni richiesta mentale e percepire un insieme di gratitudine e un vago calore al centro del petto, accompagnato da imbarazzo che provai a reprimere.

Perché avrei dovuto sentirmi in imbarazzo? 

Non era decisamente normale che mi sentissi così.

Più che provare dunque a reprimere, mi limitai a scuotere la testa, rimproverandomi mentalmente. 

Mi costrinsi in seguito ad alzarmi, sentendo le gambe faticare a reggermi, eppure, nonostante questo, riuscii davvero ad ottenere risultati.

Non volevo sentirmi a disagio, né fuori posto, anche quando notai una figura poco lontana che non avevo mai visto prima, ma che praticamente subito mi sorrise.

La osservai, turbato, aggrottando la fronte e prendendo a camminare in sua direzione, cercando di capire meglio se fossi soltanto io con la mia momentanea amnesia a non ricordarla per tale motivo o se piuttosto fosse davvero una sconosciuta.

Prima ancora che potessi aprire bocca vidi Silver girarsi in mia direzione e spalancare le palpebre.

-Tenebroso!- gridò a pieni polmoni, gettandomisi addosso in un abbraccio a sanguisuga che per poco non mi fece cadere a terra.

-Ohi, con calma! Così mi soffochi- sbottai, cercando di liberarmi dalla sua presa, per poi sentirle uscire di bocca un singhiozzo.

La guardai, preoccupato, fermandomi di colpo dal dimenarmi, portando le mani alle sue braccia, col risultato che all'Acqua uscì un secondo singhiozzo.

-Stai bene? Che è successo?-

La vidi scuotere il capo diverse volte, per poi alzare la testa e guardarmi sorridente -Tutto ok-

-Beh, sinceramente non mi sembra ma... ok- borbottai, ruotando lo sguardo, per poi trovarmi affianco anche la Luce e il Vento, con sempre la donna anziana che non conoscevo, la quale aveva un espressione particolarmente calma.

Il fatto principale era però uno.

Non ci stavo seriamente capendo nulla.

Ma nulla di nulla.

Sembrava tutto così dannatamente confuso, tra il posto in cui eravamo, la reazione di Irhina, la donna, il modo di guardarmi di Diana.

Non c'era assolutamente niente ad aiutarmi a sistemare il caos che mi regnava nella testa.

-Qualcuno sa dirmi cos'è successo e perché ci troviamo qui?- dissi dunque, dando vita alla mia domanda, portando Silver a staccarsi, guardandomi incerta.

-Non ricordi nulla?-

-Ehm... no-

-L'ultima cosa che ti ricordi?- intervenne Will, inclinando il capo, con un espressione attenta.

Aggrottai la fronte, cercando di riportare alla mente qualche evento, qualche cosa che potesse in chissà che modo dare risposte, come in precedenza avevo già fatto, ma senza mettermici di impegno.

Mi ritrovai a fissare il suolo, mordendomi il labbro con nervosismo.

La prima scena che tornò alla mia testa fu concentrata su Diana.

Alzai leggermente il capo, chiudendo le palpebre.

Vedevo lei, circondata dalle mura di una grotta, lei che si girava, prendendo ad allontanarsi.

E poi uno strato di ghiaccio che prendeva a circondarmi.

Un brivido mi percorse la spina dorsale, una sensazione gelida.

Neve, neve che mi cadeva addosso, cercando di soffocarmi.

Boccheggiai  istantaneamente, sentendo l'aria mancarmi a tutt'un tratto, il mio battito cardiaco che sbalzava, rallentando, i secondi che correvano senza darmi tregua.

Un ennesimo brivido, l'ossigeno che spariva di colpo, i sensi che si oscuravano.

Una stanza bianca, enorme.

Il mio stesso corpo che pareva dolermi al punto che urlare non bastava ad esprimere la mia sofferenza.

Uno specchio.

Di nuovo il buio, ma stavolta ininterrotto.

Aprendo le palpebre, mi ritrovai ad osservare i tre ragazzi che mi erano davanti e che aspettavano che rispondessi, quando non avevo la più pallida idea di come esprimermi.

-Il buio. L'ultima cosa che mi ricordo è il buio.- feci una pausa -Ma... prima c'eri stata tu... che te ne stavi andando. Eravamo in una caverna, credo- mi illuminai- Probabilmente quella della tipologia addestramento- guardai Cathy, la quale sussultò appena, per poi annuire.

-Sì, quello è accaduto- disse, spostando lo sguardo, portando una mano dietro al collo, con un tono leggermente nervoso .

-E dove siamo ora?- domandai -Come ci siamo arrivati qui?-

Come posto mi ricordava parecchio qualcosa di divino, l'aspetto ricercato e brillante, strano, troppo perfetto per risultare normale.

-Siete nella parte più alta della Montagna sul Lago-

Il mio cuore perse un battito, per non dire tanti battiti, mentre con quella semplice frase mi venivano in mente tante cose.

La mia missione.

Luxor.

Prima che potessi anche solo aprire bocca, Diana mi precedette.

-Sì, lo sappiamo- il suo tono era calmo, anche la sua espressione pareva esserlo, anche se le espressioni di Silver e Will erano completamente l'opposto.

Tacqui, sentendomi più che semplicemente teso, con la sensazione che stesse per iniziare uno di quei discorsi particolarmente lunghi, da cui però non mi sarei distaccato nemmeno per una parola.

-Forse è meglio che ne parliate fuori da qui- intervenne la donna dai capelli bianchi, la signora che mi era completamente sconosciuta.

-Aerus, Aguàr, Lirem, Briem... andate-




 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6- Nudità ***


--No pov--

-Ma quindi... Cosa ti ha detto Ludoviques?- azzardò Diana alzando leggermente la testa mentre procedevano frettolosamente nel tornare indietro a passo decisamente tranquillo.

La pressione si faceva sentire, certo, ma scendendo diminuiva ad ogni movimento che facevano.

-Beh- Will guardò il suolo, come se stesse rimuginando su come iniziare il discorso esponendo in maniera comprensibile.

Era infatti così, contando che la serie di frasi a cui avrebbe dovuto dare vita erano abbastanza complicate a detta sua.

Già si immaginava le espressioni dei presenti una volta dopo aver spiegato nella maniera peggiore possibile.

Prese un respiro, limitandosi inizialmente ad alzare le spalle.

-Mi ha spiegato quando la ho conosciuta esattamente, chi ero io per lei e precisamente in che periodo ci trovavamo- un altro respiro, una pausa che pareva non finire mai.

-L'abbiamo incontrata tutti, tutti insieme a Morgan, scendendo sulla terra sottoforma di Spiriti- calciò un sassolino, facendolo rimbalzare nell'oscurità grottesca, provocando qualche eco.

-Era agli inizi dell'umanità, poco tempo dopo che Athlas venne creata con la nascita di ogni Elemento.

E all'inizio di ogni creazione, ci sono sempre scoperte, una nuova catena di nascite, credenze particolari e legami che vanno a dettare la storia di migliaia di anni-

Silver si limitò ad annuire di risposta alla frase del Vento, mentre nella sua mente si formulavano molti dei libri storici che, appunto, trattavano di simili informazioni e che, ovviamente, aveva o letto o avuto il permesso di sfogliare.

-L'antica credenza, in questo caso, era un legame, definibile come legame universale o parabatai... E questo era ciò che rappresentava Ludoviques per me. - fece una pausa, guardando gli altri con espressione incomprensibile, come se stesse riportando alla mente in maniera anche migliore, gli eventi e le frasi che loro si erano detti, stringendo i denti.

-Quando un Elemento ha un Legame universale con qualcuno, generalmente è un qualcuno umano o comunque non elementare, automaticamente si ha come il bisogno di proteggere il compagno, anche andando contro alla stessa legge della propria vita, ai propri princìpi.

Questo legame può durare per sempre, a meno che uno dei due non lasci andare l'altro per liberarlo...- Robin si interruppe, fissando il suolo, falsificando un sorriso -E... Beh, é quello che ha fatto. Mi ha lasciato andare-

Nonostante avesse parlato con un tono leggero e tranquillo, era stato stravolto da tale fatto.

Non aveva mai saputo nulla di tutto ciò che aveva appena appreso, non aveva mai sentito la vera mancanza di qualcuno prima di Zéin, ma avrebbe dovuto.

Perché non si era mai sentito vuoto? Forse perché le memorie da Elemento gli erano mancanti e quindi non poteva dunque provare nulla?

Poteva anche essere vero, ma si sentiva straordinariamente in colpa .

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

-Ma... Il legame- Irhina si strofinò le mani contro le braccia, con un brivido che le percuoteva il petto- Viene alimentato da amore? Amicizia? Come nasce esattamente? E nei confronti di chi può nascere?-

-É di amore e... non so esattamente come nasca, ma le scelte di collegamento, come ho circa già detto, è tra un Elemento e un umano, angelo, arcangelo, demone che sia-

-Eh? Anche tra Elemento e Demone?- Diana inclinò appena la testa.

-Già... E anche tra spettro... Quello più raro è tra due Elementi, infatti non si è mai manifestato fino ad ora e non si sa se sia davvero possibile-

- Ah... Okay. Chiaro-

Ed il silenzio, silenzio interrotto sempre dai soliti tonfi che a tratti portavano fremiti alla montagna stessa, facendo calare o spostare sassolini a destra e manca, tornava a pesare sulle loro figure, lasciandoli fermamente perplessi.

L'unica cosa, oltre ai tonfi, che penetrava quella coltre di silenzio, era uno squittio che sorgeva ogni tanto, inquietando l'Acqua.

-Giuro che se vedo nuovamente dei topi e dei ratti, mi metto ad urlare- sbottò Silver, appendendosi praticamente al braccio del Buio, il quale la guardò perplesso.

Fino a quell'istante, il corvino aveva semplicemente ascoltato le constatazioni per cercare di levare dalla testa tutto il resto.

Guy, dopo aver saputo quello che aveva fatto, si era pienamente aspettato che la ragazza -per non dire chiunque- avrebbe man mano preso le distanze in un certo senso, eppure pareva proprio che da parte sua nulla fosse cambiato.

Stranamente, per motivi che non gli erano del tutto estranei, nonostante rimanesse la stessa 'colla' di sempre, non gli dispiaceva né lo innervosiva.

"Ma forse..  é proprio per questo?" Si chiese silenziosamente, abbassando lo sguardo, mordendosi poi l'interno della guancia.

Era abbastanza in confusione sinceramente, ma se doveva dirla tutta, preferiva cacciare il proprio essere disorientato per dare attenzione a tutt'altro.

-Topi e ratti?- si limitò perciò a chiedere,  guardando l'espressione da bambina che le dava un che da Silver, insomma, un che da lei, mentre annuiva frettolosamente.

-Erano tantissimi prima! Una folla! Assurdi-  il tono che utilizzò fece ridacchiare appena la Luce

-Deve essere stato brutto per te- ironizzò leggermente sarcastico, alzando le sopracciglia, mordicchiandosi l'interno della guancia per l'ennesima volta.

-Tanto, tanto! Quando stavamo cadendo dalle scale avevo una paura folle di morire- a confermare la frase, rabbrividì -Ma adesso mi sa tanto che più che paura di morire, mi limiterei ad urlare quanto mi facciano schifo-

-Più o meno come hai fatto pochi istanti fa?- continuò a rispondere il corvino, alzando leggermente gli occhi al cielo, andando a scontrare lo sguardo con la parete scura che li sovrastava.

-Beh... Non proprio...- la ragazza si portò la mano tra i capelli -Comunque non ho capito perché non abbiamo richiesto nessun desiderio a Ludoviques... Avremmo potuto farlo...! E così sconfiggere una volta per tutte spiriti e spettri-

-É una cosa complicata- si limitò a rispondere Will -Ma mi ha detto che era meglio non farlo, che quell'unico desiderio è destinato ad una situazione molto più grave della nostra... Non ha specificato quando-

-Una situazione molto più grave della nostra? Come potrebbe essere peggio di questa?- fece Diana con una punta di amarezza -Vuol dire che magari non riusciremo a salvare niente e nessuno per davvero? Che il compito sarà ceduto ad altri?-

-Non saprei dirlo- Will prese un grosso sospiro, gettandolo fuori con rapidità.

-Chiaramente ci sono punti di domanda difficili da risolvere. Se dovessimo metterli tutti su carta, non so quanti fogli occuperemmo- concluse Robin

-Dovremmo farlo, probabilmente- optò invece Cathy, scrollando il capo -Appena torniamo da Nemes e Task... Dobbiamo farcene uno-

-Sono d'accordo. Forse, insieme, almeno a qualcosa riusciremo a porgere risposta-

I tre che fin'ora avevano parlato, annuirono, mentre il corvino, in silenzio, continuava a scrutare quelle pareti oscure, socchiudendo leggermente le palpebre ad ogni fremito della montagna.

-Tenebroso?-

-Mh?-

-Tutto ok?-

-Sì, stavo solo... Pensando...-

Dopo qualche istante, tornò ad abbassare lo sguardo in direzione dello sguardo argentino dell'Acqua e scosse lievemente il capo.

Non fece a tempo a farlo che percepì una strana sensazione addosso, come sé tutto sarebbe crollato da un momento all'altro.

E ad ogni scossa di più, ad ogni botto che si scontrava con il fianco della montagna, sentiva la sensazione aumentare spiacevolmente, ritrovandosi a non staccare più lo sguardo da esso.

Anche Will iniziava a sentirsi abbastanza teso.

Percepiva l'aria muoversi un po' troppo per i suoi gusti, come attraversata da vibrazioni sconnesse.

Silver inclinò la testa, guardando come entrambi fossero diventati stranamente diffidenti e agitati,  osservando anche Diana per vedere se pure lei si trovasse in una simile fase.

Non lo era, ma la luce che proveniva dalle sue mani pareva renderla abbastanza affannata e stanca

La sua espressione però, cambiò radicalmente ben presto, soprattutto al sentire tutto tremare come mai prima in una scossa di terremoto che agitava la montagna.

La polvere prese a scivolare dalle pareti insieme a sassolini, tutto vibrava agitandosi senza nessuna tregua.

Robin quasi perse l'equilibrio per quanto questo tremare si fosse fatto forte, lanciando un occhiata, in seguito, dietro di sé e davanti a sé, notando la più che evidente spaccatura che iniziava a formarsi nella roccia, percorrendola sopra e sotto.

Ed eccola, la frana, il crollo più totale di un insieme di ammassi e di pietre che scivolavano giù dal soffitto, portandoli ad appiattirsi alle pareti che apparivano più solide, cominciando poi a procedere cautamente, ma nella maniera più rapida che era loro possibile, sentendo la paura e la tensione che si abbatteva su di loro come non mai.

Le uniche cose che si udirono furono delle urla e delle grida che disperatamente si chiamavano tra loro.

*

Scorpius spalancò le palpebre alla vista di tutte quelle figure nere attorno alla Montagna sul Lago.

Era circondata da tutti i lati e la cosa lasciava perplesso sia lui che tutti quelli che se ne stavano fuori di casa nel tentativo di capire cosa stesse accadendo.

Inutile, siccome neppure avvicinandosi il più possibile si riusciva a visualizzare per bene quegli svolazzanti esseri oscuri che andavano a scontrarsi con la barriera.

All'inizio ve ne erano stati pochi ed erano apparsi come fantasmi scuri sotto la pioggia.

In quel momento, con il clima risollevato e privo di nebbia, non potevano non vedersi.

La folla era tale che gli venne un brivido lungo la schiena.

Gente su gente usciva e sparlottava con qualcuno di sua conoscenza.

Bambini, adulti, anziani... Nessuno era escluso da quell'affanno estremamente pesante pieno di domande e paura, per certi versi.

Paura che quegli esseri iniziassero ad abbordare la città dopo essersi occupati della Montagna degli angeli della mitologia.

Paura che quel tremare che nasceva tra le onde si innalzasse fino a provocare uno tsunami che avrebbe colpito la città, andando incontro ad ogni singola cosa senza nessuna distinzione.

Paura che tutto sarebbe stato accompagnato dalla morte, dalla distruzione, da catastrofi che avrebbero fatto invidia alle vecchie guerre.

Un brivido percorse la schiena del giovane, mentre il cuore pareva bloccarglisi in gola fino a non permettergli di respirare, soffocandolo dall'ansia.

Il suo sguardo schizzò prima da una parte e poi dall'altra, visualizzando figure che indietreggiavano, le espressioni oppresse da un terrore senza ritorno, stesso terrore che si impadroniva del suo petto e della sua mente, portando lui immagini su immagini di caos.

E Scorpius, ancora prima che se ne rendesse conto, stava ritornando di corsa a casa, sentendo ogni singolo attimo che si accatastava su di lui insieme al peso portato dal suo fiato mancante.

Quando raggiunse il negozio, lo fece ormai senza forze,le gambe che gli tremavano come le stesse mani.

Aveva corso, slittando tra le persone, rischiando di prendere contro a qualcuno che ancora non aveva realizzato cosa stesse accadendo.

Aveva pure individuato persone conosciute, da stracci di viso impressi nella sua mente come fiamme per via del suo lavoro ad amici veri e propri, ma non si era voluto fermare, non ce l'aveva fatta.

L'allerta, il timore, la distribuzione interna nella sua mente di qualsiasi cosa che si basasse sulla sopravvivenza diventavano il suo punto focale, il resto era diventato una piccola parte, messa di lato .

Doveva proteggere se stesso e la sua famiglia, questa era la convinzione che si era fatta strada in lui come mai prima.

-Ma'! Ma'! Dobbiamo andarcene, mamma! E in fretta!- quasi urlò, accompagnato dal suono del campanello della porta, superando vasi su vasi senza tregua, oltrepassando il banco da lavoro.

-Scorpius?- la donna nominata lo fissò preoccupata, spuntando dalle scale -Che stai dicendo?-

-Mamma, ti giuro, è importante, dobbiamo andarcene al più presto- il ragazzo dai capelli azzurri strinse la manica della maglia della madre con disperazione, quasi strattonandola, osservandola negli occhi con aria implorante -Vado a chiamare papà da lavoro, tu prepara le valigie e... Poi andiamo via... Ti prego- prese ossigeno, ripetendo poi un secondo -Ti prego- in cui si morse il labbro.

-O...okay- la madre parve quasi boccheggiare alla strana richiesta del figlio, il quale pareva quasi sconvolto -Ma calmati e spiegami le cose almeno... si tratta dei terremoti continui? È per questo che vuoi andare via?-

Il ragazzo si portò due dita al ponte del naso, cercando di respirare e di fare ciò che la genitrice gli aveva ordinato, partendo dal tranquillizzarsi.

Quelle scosse... Non erano qualcosa di naturale e quegli esseri indefinibili sapevano di fine e sofferenza.

Se poteva portare in salvo la sua famiglia, nonostante l'egoismo folle che glielo chiedeva, lo avrebbe fatto.

Perché lui lo era, egoista, non voleva assolutamente perdere qualcuno a cui teneva.

Si riprese dunque, cominciando ad annuire frettolosamente.

-Diciamo... diciamo di sì... ecco. Non c'è tempo per andare nei dettagli. Prima ce ne andiamo e meglio è-

La donna si costrinse ad annuire a sua volta, portando le mani al viso del figlio, lasciandoci carezze delicate e sorridendogli un poco, abbastanza per infondergli maggiore tranquillità -D'accordo- sussurrò in un filo di voce -Farò come vuoi tu-

-Grazie, mamma- un sospiro di sollievo giunse dal ragazzo, il quale però non perse l'ansia e si accinse subito a riprendere la propria corsa per cercare il padre.

Per quanto i muscoli nelle gambe gli sarebbero bruciati, lui avrebbe continuato il suo percorso.

Di certo non si sarebbe aspettato quello che sarebbe accaduto in seguito.

Di certo non si sarebbe aspettato che la sua vita si sarebbe completamente stravolta, proprio per quella corsa, rapida e infinita a suo parere, coi secondi che andavano così lenti che avrebbe potuto perfino mettersi a contarli, uno per uno.

Di certo non si sarebbe aspettato che, un uomo, ubriaco, durante la sua corsa, gli sarebbe andato addosso e che per l'impatto avrebbe indietreggiato fino a cadere dalle scale che portavano alla piazza, spezzandosi il collo, con una macchia di color carminio che si creava al di sotto di lui.

*

Morgan si fermò un istante soltanto, a mezz'aria, sbattendo frenetico le candide ali bianche che lo reggevano nel nulla più assoluto.

Fissò ciò che aveva sotto di sé, studiandolo e tornando a guardare davanti a sé, si soffermò sui ricordi che salivano a galla, ricordandosi molto chiaramente della donna che aveva tenuto tra le braccia, sempre osservando un paesaggio stupendo e mozzafiato come quello.

Quello che gli era sottostante era un insieme di chiazze verdi di varie tonalità, più il terriccio marrone e qualche fiume, poco lontano dall'ennesima città.

Ciò che invece gli era sovrastante era un cielo azzurro quasi limpido, segnato solo da poche nuvole che si riunivano tra di loro per formare un insieme uniforme.

Si riscosse velocemente, riprendendo il volo, sentendo la corrente che attraversava ogni parte del suo corpo, i capelli che si spostavano, agitati, a destra e manca, andando a graffiargli le guance e a posarsi sui suoi occhi

Le sue ali sbattevano con ritmo stabile, ancora nel pieno della loro vitalità, la stanchezza che non dava segni sul suo corpo, al contrario di quando era stato con gli Elementi.

E sarebbe tornato da loro, ben presto, avrebbe concluso la sua missione, ne era certo.

E avrebbe rivisto la donna che ancora amava, quella stessa che aveva sollevato tra terra e aria, sentendo il suo sguardo che ammirava sia cielo che terra e che si posava su di lui, un sorriso felice e radioso che dipingeva il suo volto, evidenziando le guance lievemente rosse, i capelli oro tenuti raccolti in una coda di cavallo.

La avrebbe rivista per quella che sarebbe potuta essere l'ultima volta.

"Lyfia..."

-Morgan... Non puoi... non puoi lasciarmi da sola-

-Mi dispiace. Sono stato richiamato. Ho trasgredito già abbastanza, rimanendo sulla terra così a lungo, nonostante mi avessero richiesto di tornare fin da subito... Non posso andare contro agli arcangeli, altrimenti faranno qualcosa di negativo a chi tengo... A te-

-Ma a me non importa di me stessa! Io... Io voglio solo rimanere con te-

-Non importerà a te... Ma io non voglio vederti morire a causa mia. Non insistere, te ne prego-

-Almeno... Almeno dammi un ultimo bacio-

Ricordava ancora come si era messa sulle punte, aggrappandosi alle sue spalle con le mani, stringendo la stoffa della sua camicia con disperazione, prima di posare le sue labbra sulle proprie in un bacio delicatissimo in cui aveva socchiuso le palpebre, le lacrime che gli bagnavano le guance.

Ricordava come i vestiti erano calati e avevano toccato il suolo ancora prima che se ne accorgesse per davvero.

Ricordava come si erano uniti, quella notte.

L'unica volta in cui la sua anima aveva toccato un peccato... Era stata quella.

L'unica volta in cui si era unito a lei, l'unica in cui erano stati davvero insieme, prima di dividersi inesorabilmente.

E con in testa la figura magra e nuda, longilinea e delicata, della ormai donna, così tanto cambiata, al contrario suo, accelerò nel suo viaggio, sapendo che non si sarebbe più fermato nemmeno un secondo per assistere ad una parte della sua vita.

Aveva perso il diritto di giudicarla sua e di pensare a lei in quella maniera quando se n'era andato, anche se contro la propria volontà.

Questo era, difatti, simboleggiato dalla figlia di Lyfia, Pandora, che di certo non era la sua, siccome i guardiani non potevano avere capacità riproduttive.

Già, Pandora... Assomigliava così tanto a Lyfia da giovane... Ma aveva un tocco di sconosciuto che non avrebbe mai definito in altri modi se non con i moti di focosa gelosia per qualcuno che aveva posseduto l'unica donna che avesse mai amato.

E che, purtroppo, amava ancora, perché non riusciva a reprimere, né anche solo cancellare appena appena, quel sentimento folle di troppo, il quale non lo voleva lasciar andare affatto.

A confermarlo, al solo pensare a lei, gli veniva un dolore enorme al petto.

Con chi era stata, se lo aveva anche solo pensato, se lo amava ancora come lui faceva, se quell'espressione tutta sorridente e calma la aveva porsa anche a qualcun'altro e non solo a lui.

Erano una serie di cose che avrebbe preferito non chiedersi neppure, ma era parecchio, parecchio difficile non farlo.

Avrebbe preferito concentrarsi sulla propria morte imminente, ma più di tanto non lo preoccupava.

La morte non gli era mai importata seriamente.

Spegnersi era solo un annullarsi, per essere portato altrove, senza ricordi, senza pensieri, solo la pace interiore ed il benessere.

Ma questo sarebbe accaduto solo nel caso avesse portato a termine la missione.

In secondo luogo, ne sarebbe stato denigrato e portato alla pazzia dell'animo.

*

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7- Radici ***


Task

'Non risponderò a nessun'altra delle vostre domande'

Questa frase mi ruotava per la testa, simile ad una mosca irritante e fastidiosa che ronzava fino a dare la nausea.

Quel Luxor era proprio una gatta da pelare, non capivo come facesse Pandora a mantenere la calma e a non avere alcuna reazione negativa.

"Deve essere una santa o simile" pensai tra me e me, semplicemente alzando lo sguardo al soffitto tra esasperazione e tic all'occhio "Se fosse stato per me, gli avrei già rifilato chissà quanti cazzotti. 
Ha una faccia da schiaffi che mi da i nervi... soprattutto quando ghigna"

Ed era proprio così: la presenza del Ghiaccio mi innervosiva parecchio.

Ogni istante di più che stavo in sua presenza riusciva a mandarmi in bestia o letteralmente giù di testa e -con la mia calma ad un totale così sotto zero che a volte mi chiedevo come riuscissi a resistere- ad aumentare solo le immagini -a tratti decisamente violente perfino per me- che si facevano strada tra i miei pensieri.

Era perfino meno fastidiosa Silver quando si metteva a chiacchierare e si burlava di me completamente a caso come nei nostri primi scontri, dannazione!

"Silver... " Pensai leggermente amareggiato, abbassando la testa, mentre le immagini delle scene che avevamo passato nel primo dei dungeon di addestramento mi volavano alla mente, collegate ad un insieme di emozioni contrastanti quanto confusionarie che mi saltellavano nel petto nel disordine più totale, rendendomi solo più difficile capirci seriamente qualcosa e... subito un crampo di ennesimo nervoso mi saliva allo stomaco, portandomi a stringere la mascella.

Il biondo aveva preso a lamentarsi, ancora!

Era partito dicendo che stava scomodo, aggiungendo poi che sudava più di un Gaargo dal pelo lungo nelle isole Pompei, per poi trascinare la conversazione in un -Ho bisogno di acqua e ho la gola secca- seguito da altri suoi borbottii finalmente zittiti da un -Torno subito!- e da una Pandora che comunque, nonostante questo decisamente falso piagnucolare da parte dell'intruso, appariva accondiscendente e senza neppure accenni di occhi ruotati e alzati al cielo o di sospiri seccati.

Io, al contrario, lo avrei strozzato, lo avrei preso per il collo e glielo avrei tirato fino ad allungarlo seriamente pur di farlo tacere, ma erano dettagli... forse era per questo che mi limitavo a stare a giusta distanza, il più vicino possibile a Nemes.

Lei sembrava quasi indifferente al biondo per certi versi e ciò forse riusciva, a tratti, a rilassare anche me, se non fosse stato per un pensiero distruttivo che mi navigava nel cervello, lasciandomi dunque un ansia tremenda, divisa in due parti.

La prima di queste due era concentrata su Diana, Silver e Will.

Erano passati almeno quattro giorni da quando erano partiti e non si erano fatti ancora vivi, questo mi faceva letteralmente boccheggiare.

Che fosse successo loro qualcosa di brutto? Che avessero trovato il Buio, ma la loro sorte fosse diventata uguale a quella di mio padre? O forse si erano persi?

Dopotutto avevano detto che bastava un giorno o due per andare e tornare, il fatto che probabilmente fossero ancora là, aumentava soltanto il mio timore.

E pensavo all'Acqua senza neppure rendermene conto, come se fosse un chiodo fisso ben conficcato, abbastanza da impedirmi di pensare per troppo tempo ad altro, riusciva perfino ad evitare che i miei pensieri andassero a scontrarsi anche con il dolore della perdita del mio genitore.

Certo, pensavo anche a Diana e a Will, eppure Irhina andava a colpire la mia testa sempre più spesso, forse perché non la avevo ringraziata a dovere per avermi fatto 'un alibi', per quanto inutile, siccome gli altri avevano già scoperto che ero stato davvero io a dare fuoco a delle persone... Non ricordandomi del gesto, ma lo avevo comunque fatto... E l'azzurra mi aveva difeso davvero, cercando perfino di tirarmi su il morale in seguito.

Forse rimuginavo su lei, sulle nostre azioni per il semplice motivo che avevamo abbassato l'ascia di guerra, o forse no; insomma, per concludere, non c'era un vero e proprio senso generale per questo pensare a lei.

Lo facevo e basta, trovando praticamente impossibile evitarlo per quanto mi risultasse strano.

E l'idea che fosse morta lei, che fosse morta Diana, che fosse morto Robin... Non mi piaceva per niente.

Strinsi il pugno, sentendo le nocche dolere leggermente, mordendomi dunque il labbro, praticamente spellandomelo fino a sentire il sapore ferreo in bocca.

In quel caso, nel caso in cui non fosse stato possibile il loro ritorno, beh, in quella stupida quanto orribile occasione, sarebbe stata definitivamente finita.

In due Elementi... Due Elementi soltanto... contro un nemico assurdo che sembrava aumentare sempre più e, quasi tutto non fosse abbastanza, uno come Luxor che poteva fare il doppio gioco nel caso che -per quanto minuscola e innegabilmente irraggiungibile percentuale- fingesse di aiutarci, quanto poteva invece direttamente non cagarci di striscio, non ce l'avremmo potuta fare.

Certo, anche in quel caso avrei fatto di tutto per proteggere la castana, ma non volevo valutare l'idea che Irhina, Cathy e Warmwind avessero avuto una sorte simile, proprio non ci volevo credere, neppure un po'.

L'idea mi feriva, mi faceva male.

Non avrei visto più Diana sorridere, non avrei più riso con il Vento, non avrei sentito più le strane obiezioni che quella boccaccia riusciva a sparare, sempre attaccata al braccio di colui che poteva definire la morte di tutti noi.

L'altro pensiero era puntato su gli Spettri che costantemente andavano a scontrarsi con l'unica protezione che ci era a disposizione.

Vi sbattevano contro di continuo, con intervalli da una decina di minuti a un ora o due.

Sembravano non aspettare altro che anche il terzo mese passasse e che quindi il nostro compleanno annullasse definitivamente lo scudo salvavita a breve termine.

Ed era come se li sentissi, come se percepissi la loro presenza che mi fiatava sul collo mentre loro se ne stavano lì, aspettando con una pazienza disumana, la stessa pazienza che iniziava a saltare, diminuendo in me sempre più per il puro nervosismo.

Sentivo poi come un ticchettare nella testa che mi prendeva costantemente in giro, come per schernirsi della mia ansia.

Un ennesimo botto risuonò nelle pareti, formando un tremolio nell'aria e un fremere che portò il crollare di polvere e sassolini e la creazione di una probabile crepa nella montagna.

Già, dopotutto saremmo potuti morire anche per il cedimento delle pareti, anche questa opzione era da valutare dopotutto.

-Oh, dannazione!- esplosi ringhiando, dando un pugno con la sinistra al tavolo e sbattendomi la mano destra sulla faccia -Non possiamo continuare così! Non possiamo starcene qui ad aspettare con le mani in mano che degli schifosi esseri volanti continuino a metterci sotto pressione, seriamente, è troppo-

-Sono d'accordo- asserì Kleo di tutta risposta con tono pacato, tono che si rispecchiava perfettamente anche sul suo volto.

-E penso che un impegno sia già calcolabile- continuò

-Sarebbe?-

-Dovremmo iniziare a stilare una lista-

-Una lista di che cosa?- feci con aria confusa, guardandola fisso, aspettando una risposta.

Lei scrollò rapidamente le spalle, andando ad alzarsi dalla sedia, spostando leggermente il piatto vuoto in avanti -Dovremmo cercare di elencare tutte le domande, tutti i quesiti che abbiamo da risolvere, così che magari...- si morse il labbro -Cosí che magari risolveremo qualche punto di domanda di troppo-

Rimasi in silenzio, ponderando appena l'idea della Terra, per poi annuire.

-E poi, magari...- si illuminò ad un tratto -Potremmo andare fuori con i pegasi-

- Ma non è possibile, ci sono i...-

-Io direi che lo è. Hai detto che non possiamo rimanercene con le mani in mano, no? E loro hanno lo scudo a evitare che possano passare. Finché stiamo entro la barriera, non potranno avvicinarsi, nel caso in cui ci provino, finiranno per esplodere o robe simili. E nel frattempo... Nel frattempo potremmo abbozzare idee su come la protezione possa distruggerli-

-Ma tu hai ancora problemi nelle altezze- insistetti, guardandola con ansia e con un netto tentennare.

-Me li farò passare. E se starò di nuovo dietro al Pegaso insieme a te, credo non ci saranno problemi-

Arrossii seduta stante, ritrovandomi ad annuire.

Possibile che in così poco tempo fosse diventata già così diversa? Così... Piena di sé e coraggiosa? Cosa la aveva fatta cambiare?

"Dannazione, é ancora più carina..."

-Nel frattempo che saremo sui pegasi, penso dovremmo provare anche ad utilizzare i nostri Elementi, so che probabilmente non funzionerà, anche gli Elementi del passato ci avevano provato, ma ritentare non guasta mai-

-Okay- feci una pausa -Tentiamoci-

***

-Sei proprio sicura di voler fare una cosa del genere?- chiesi alla Terra per la seconda volta, salendo sulla schiena di Hurricane, il quale aveva subito preso ad agitare la coda a destra e manca, forse sentendo la tensione che attraversava l'aria.

-Sí- deglutí, improvvisamente insicura, prendendo in seguito un grosso respiro -Diamine, sono stata io ad avere l' idea, non posso tirarmi indietro, sarebbe da codardi-

Le porsi dunque la mano, portandola subito ad afferrarla e a salire quindi a sua volta sul quadrupede alato che subito scosse la criniera e si mise in moto appena gli diedi un calcetto sul fianco.

Come la volta in cui avevamo deciso di fare il tentativo, il Pegaso spiccò il volo, uscendo al di fuori dalla montagna, mostrando però un panorama ben diverso, occupato da Spettri volanti che parevano fin troppo vicini per i miei gusti.

Mi guardai attorno attentamente, facendo rimanere Hurricane fermo sulla soglia.

La ragazza alle mie spalle inizialmente tremò, talmente tanto che la sentivo rigida e quasi nascosta dalla mia schiena, ma dopo nemmeno una decina di secondi, parve rilassarsi da sé.

Non accennai una parola, non una frase scarsa, lei si riprese come se nulla stesse accadendo.

Sì, decisamente Nemes era cambiata.

Nel frattempo che questo accadeva, gli Spettri ci guardavano, i mantelli che si agitavano al vento e alla corrente, fluttuando in un nulla totale, come se in realtà avessero un terreno sotto i piedi, come se per loro fosse naturale.

Nessuno di loro provò a parlare e nemmeno provò a muoversi.

Rimasero semplicemente in silenzio, a fissarci, a scrutarci con attenzione, chi più e chi meno vicino alla barriera.

Aspettavamo un loro movimento, un accenno di spostamento di capo, un allungare la mano verso l'arma acuminata che dimorava nel fodero legato al loro fianco scuro, ma nulla accadeva.

Sembravano letteralmente paralizzati sulla soglia, simili a statue di marmo... o come delle bestie aggressive pronte ad attaccare alla minima distrazione.

Dopo qualche secondo di disagio, sussurrai un -E ora?- alla mia compagna, la quale non rispose a voce.

Sentii Nemes, da dietro, agitare la mano in aria, facendole salire il più possibile verso il cielo e subito accadde qualcosa che mi lasciò senza fiato.

L'acqua, al di sotto di noi, iniziò a spostarsi.

Ed enormi radici presero ad uscire dallo stesso lago, radici fatte di una sorta di muschio verdastro che andarono letteralmente addosso agli Spettri come tentacoli, facendoli indietreggiare, mentre il liquido cristallino, assordante con i movimenti delle onde allo scontro di quelle sorte di picche naturali ricoperte di melma, si agitava da ogni lato, gettata da parte, strabordando appena verso gli argini.

Per un attimo temetti che essa potesse andare a scontrarsi con la città, non molto distante, ma la castana pareva aver messo una potenza controllabile nelle sue radici, tanto che anche l'acqua seguiva la natura a menadito e altre radici prendevano a crescere agli argini, creando un enorme muro rigoglioso.

Era qualcosa di assolutamente epico, di inaspettato, tanto che rimasi così senza fiato, che quando mi girai verso Nemes, non sapevo assolutamente cosa dire.

Sorpresa, ammirazione, stima, esaltazione, euforia e felicità erano così piene che, da un momento all'altro, avrei anche potuto prenderle il volto e baciarla senza troppi fronzoli.

Nonostante questo iniziale insieme di emozioni, questo istinto che mi trascinava mentalmente come mai mi sarei aspettato, vidi Kleo rabbuiarsi appena e per questo tornai istintivamente a girarmi, riprendendomi in fretta.

Se gli Spettri inizialmente indietreggiavano, come infastiditi, in seguito riprendevano il loro cammino, attraversando letteralmente le radici, passandone attraverso come se le piante fossero solo immagini proiettate su un foglio, come se fossero prive di consistenza.

-Ma come...?-

-Beh. Appurato che non é così facile batterli, come appunto Morgan ci aveva detto e per quanto sperassi in un risultato, il mio é stato semplicemente un tentativo, credo che sia il tuo turno di prova, Task- obiettò la castana, senza dare alcun segno di delusione, ma piuttosto di preoccupazione e di determinazione in contemporanea.

- Okay- risposi, prendendo un grosso respiro -Provo-

Focalizzai la mente sul nervosismo che avevo provato nel giro di quelle giornate.

L'irritazione accese subito fiamme sui miei palmi, fiamme che sparsi in aria, formando come una corona accesa sopra le nostre teste.

Socchiusi le palpebre, non era nulla di nuovo, lo avevo già fatto contro Silver.

Spalancai gli occhi, provocando subito un crollare di fiamme simili a stelle cadenti, le quali, fiammanti, andavano ad attraversare i corpi degli Spettri, senza dare loro particolare fastidio, andando a finire nel liquido.

Hurricane, improvvisamente, prese ad agitarsi: forse infastidito dal mio Elemento, forse per il vedere improvvisi getti di vapore che sorgevano dallo scontro di acqua e fuoco.

E nubi di esalazioni salivano verso il cielo per poi sparire.

Il mio attacco non aveva provocato alcun indietreggiare degli Spettri, ma aveva, purtroppo, agitato molto il Pegaso, tanto che aveva preso a scalciare e ad agitare le ali senza tregua, con un che di disperato, nitrendo per allontanarsi, tanto che, se Nemes non fosse stata ben attaccata a me e io non mi fossi aggrappato alla sella e alle redini come se fosse questione di vita e di morte, saremmo subito sbalzati via da esso in un batter di ciglia.

Riuscii a tranquillizzare l'animale a stento, evitando che scattasse e che iniziasse così a zigzagare nel nulla, finendo magari anche con l'uscire dalla barriera.

Una volta dopo averlo fatto, notai che gli Spettri erano di nuovo lì, davanti a noi, a minima distanza dallo scudo.

Si guardarono brevemente tra di loro, quasi con cenni di assenso, come se stessero comunicando mentalmente.

E uno di essi sbatté contro la barriera, di colpo, provocando un sibilo acuto quanto fastidioso, mentre poi il nemico esplodeva .

La cosa particolare era che, quando il primo si era avvicinato, gli altri erano tornati ad allontanarsi, come se l'esplosione risultasse nociva per loro.

Di tutta risposta, però, con l'esplosione, gli ultimi nervi del Pegaso parvero saltare definitivamente.

Accadde tutto terribilmente in fretta.

Hurricane prese ad agitarsi, a muovere disperatamente ogni parte del corpo, rifuggendo al mio controllo, tanto che la Terra, dietro di me, riprese a tremare come non mai, stringendo le braccia alla mia vita sussurrando un -Basta...!- in un unico sibilo strozzato.

Feci davvero di tutto per fermare il Pegaso, provai a parlargli per quanto sottovoce, provai perfino a dargli delle patte delicate sul pelo, ma non ottenni altro che un ennesimo botto risonante ed un ennesima esplosione che fece arrivare l'inevitabile a cui avevo tentato di sfuggire in tutte le maniere.

Nemes perse totalmente la presa dai miei fianchi, io dalla sella, mentre cercavo di aiutare Kleo, urlando il suo nome, ed il cavallo alato se ne partí in volo senza farsi troppi scrupoli, andando oltre la barriera e sparendo completamente dalla mia vista, per quanto si potesse definire ampia la visuale di qualcuno che stava precipitando nel vuoto.

E aspettai, per certi versi, di scontrarmi con la superficie ghiacciata, sentendo il battito cardiaco procedere a rilento per l'ansia.

"Finirà qui? Tutto si concluderà in questa maniera? Hanno vinto loro per davvero? Se Watersea fosse qui, direbbe che come finale per una storia non è adatto... Dopotutto in quasi tutti i libri, il bene vince"

Mi venne quasi da sorridere per l'ironia generale della cosa.

Per certi versi, ero pronto a scontrarmi con la superficie ghiacciata, aspettavo che giungesse davvero la conclusione.

Eppure il risultato finale fu ben diverso da quello che mi ero immaginato.

Qualcosa di consistenza melmosa e fredda mi si avvitò alle ginocchia, avvolgendole, fermando la mia caduta, facendomi sedere su di essa.

-Ma cosa... Come...-

Una delle radici che Nemes aveva precedentemente sfoderato contro gli Spettri mi aveva salvato, reggendomi come se fossi seduto su un trono.

Cercai con lo sguardo Dragonearth e subito trovai la ragazza in piedi, al di sopra di un altra radice, con le mani aperte a ventaglio e gli occhi strettamente chiusi.

-Ehm... Grazie- asserii - A questo punto credo che sia meglio rientrare e iniziare con la lista, inserendo almeno le nostre di domande- tossicchiai, sentendo un -Sì- da parte sua, prima che le grosse radici iniziassero a muoversi con uno scossone, avanzando in direzione delle scale con una rapida fluidità.

La ragazza castana era leggermente verdastra in volto; forse per il mal di mare che le rendeva difficile stare su qualcosa in movimento sull'acqua, che fosse salata o dolce non cambiava assolutamente nulla.

Arrivammo a destinazione, appoggiandoci ai primi scalini, prendendo subito a salire il più in fretta possibile.

-Credo che andrò in bagno- borbottò subito lei -Tu... Puoi anche iniziare a scarabocchiare qualche domanda, torno subito...-

-Va... Va bene-

Lei schizzò via ad una velocità incredibile, lasciandomi sulla soglia con le mani tra i capelli, andando subito alla ricerca di un foglio e una penna da poter utilizzare.

Appena lo feci, provando a guardare in diverse stanze, mi ritrovai davanti alla giovane dai capelli viola che, assorta, se ne stava praticamente affianco a Luxor che, zitto, la guardava infastidito.

Non sapevo come avesse fatto, ma la mia stima in Pandora stava crescendo alle stelle, decisamente.

Dopo circa cinque minuti di ricerca, riuscii a trovare un foglio di carta qualsiasi ed una penna fortunatamente non scarica.

Già in precedenza ne avevo trovate due, entrambe agli ultimi e decisamente prive di inchiostro.

Mi sedetti con il foglio appoggiato alle gambe e lo sguardo fisso su quel bianco candido, rimuginando sul totale di domande che mi si accavallavano l'una sull'altra.

Scrissi velocemente un 'Come distruggere gli Spettri?', numerando la con un piccolo uno cerchiato, portandomi poi la penna alle labbra.

"Stupendo. Non riesco a farmi venire nient'altro, anche se di domande ne ho avute fin troppe per la testa... E solo perché ho tutt'altro per la mente. Spero che Nemes riesca a tirarne fuori più"

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8- Ritorno ***


No pov.

-Diamine, di qui non si passa- borbottò Silver, tossendo per le polveri che si erano riassestate, una volta dopo che la frana si interruppe, mostrando una strada completamente sbarrata da sassi.

I quattro avevano evitato la morte solo per un motivo.

Prima di tutto, il Vento aveva preso a scansare i massi con vortici, permettendo a Silver di prendere le proprie energie.

In seguito, l'Acqua aveva creato uno scudo a bolla, rafforzato da un secondo scudo di luce e buio al di sotto, così da rimanere in una sorta di calotta che aveva scansato i colpi tra orribili tonfi, anche peggio con l'eco di quelli della montagna, che li aveva fatti sudare freddo.

Non erano affatto certi di quanto tempo fosse passato dall'inizio del crollo, ma erano tutti già esausti anche se avevano riposato in precedenza ed erano a malapena partiti.

Il Vento prese a guardarsi attorno il più possibile, studiando l' uscita in silenzio.

Rimase tale per diversi secondi, prima di spostarsi leggermente, pensando a quanto sarebbe stato facile risolvere la situazione se ci fosse stata Nemes.

"Avrebbe sollevato ogni pietra con il suo potere senza problemi e probabilmente senza sforzarsi troppo.
Purtroppo invece non è possibile. Come potremmo fare?Forse spingendo tutte le pietre in avanti?"

-E se facessimo un buco in una parete?- chiese Guy ad un tratto, spostandosi a sua volta, andando ad appoggiare la mano al muro.

-Rischiando di far crollare una seconda frana?- domandò di tutta risposta il Vento, girandosi e guardando l'altro.

-Non ci sarà nessuna frana. Ed è sicuramente più veloce di mettersi a spostare tutti i massi a mano-

-Questo sicuramente è vero, ma come fai ad essere sicuro che non accada davvero nulla? Che non ci ritroveremo al punto di partenza, se non in uno peggiore?-

-Basta utilizzare la propria forza in maniera misurata- lasciò che solo un dito della mano appoggiata rimanesse sul muro, prendendo a tracciare rapidamente un cerchio con esso, un cerchio abbastanza grande da far passare una persona.

In seguito tornò ad appoggiare il palmo, chiudendo gli occhi, facendo uscire il proprio Elemento.

Questo uscì silenziosamente dalla sua mano, tracciando a sua volta quella riga circolare che il corvino aveva già disegnato, probabilmente in maniera mentale, tanto che pareva vi stesse passando attraverso, tagliando la pietra con un solco più che evidente, emettendo infine un solo sibilo acuto.

-Fatto- asserì soltanto, spostando la roccia, per quanto essa fosse pesante e larga, ridotta però in un semplice cilindro rimuovibile.

-Ebbene possiamo passare- asserì Silver abbastanza allegra, oltrepassando immediatamente la buca, venendo seguita da Diana, mentre Will aspettò un poco prima di oltrepassare, guardando prima il Buio e poi dietro di sé, osservando la strada che avevano fatto, andando via da Ludoviques.

E sospirando, si unì alle altre due, con Virgil che usciva per ultimo da quella parte di galleria, procedendo fino ad un certo punto, facendo così un altro foro dopo aver oltrepassato il probabile punto in cui vi era stata la frana, tornando così a fare una seconda volta il processo per non rischiare di trovare una uscita bloccata magari anche nell'altra strada, ritrovandosi nel passaggio sotterraneo principale.

Dopo aver camminato per un po', già stanchi per l'utilizzo di energia nel tentativo di proteggersi dalla colonna di sassi che era crollata loro addosso come una cascata, si misero seduti per riprendere fiato.

Anche se era tutto abbastanza in discesa e facile da superare, Diana era già così stanca che le tremavano le braccia e le gambe.

Fare da 'torcia umana', o più che altro, lampadina umana, permettere stabilità ad uno scudo... Decisamente si sentiva mancare, oppressa dall'oscurità della caverna.

Nonostante questo, cercava di non mostrarlo, provando a riposare e a non avere l'aspetto di una che sarebbe potuta svenire da un momento all'altro.

Doveva riuscire a riprendere almeno un minimo del proprio Elemento, altrimenti non sarebbe riuscita più a permettere agli altri di avanzare per mancanza di visuale.

Chiuse dunque gli occhi per qualche istante, provando a dormire, cercando di spegnere il cervello anche solo per un po'.

L'unico risultato fu che non riusciva a staccare la spina per timore che accadesse qualcosa nel mentre che provava a dormire.

Aveva tutti i sensi in allerta, non riusciva a rilassarsi; forse lo avrebbe fatto una volta aver raggiunto la propria destinazione, ma non sentiva la forza di riuscire a farlo.

Le sembrò passare un secondo soltanto e già il tempo si era esaurito: dovevano riprendere il viaggio.

Afferrò la mano che Silver le porse e cercando di trattenere degli improvvisi capogiri che la raggiunsero nell'alzarsi in piedi, riprese a camminare, accendendo un ennesima luce nel suo palmo.

Riuscì ad evitare che risultasse fioca e debole soltanto mordendosi le labbra più volte, cercando anche soltanto un minimo di concentrazione in quello che faceva.

Nel frattempo che lei si concentrava su questo, il Buio aveva notato che la ragazza aveva qualcosa di strano.

Notava la sua espressione e come sembrasse leggermente rigida nei movimenti, come se stesse cercando di reggersi per non scivolare a terra.

Questo lo portò subito in allerta, calcolando mentalmente cosa dire esattamente.

-Diana- asserí, inizialmente a voce abbastanza bassa, non riuscendo però ad attirare l'attenzione dell'albina, la quale continuò imperterrita nel suo percorso.

-Diana- ripeté, alzando la voce, facendo sussultare Cathy, la quale guardò Nightshadow come se avesse visto un fantasma.

-Fermiamoci di nuovo-

-Eh? No, ci siamo fermati da poco, non possiamo...-

-Perdere tempo? Per evitare che tu crolla priva di sensi per via di troppo utilizzo del tuo Elemento, forse perdere tempo é necessario-

-No, é tutto okay, io...- lei si zittì praticamente subito, sentendosi a disagio, anche perché avrebbe voluto protestare, ma provare a farlo non aveva senso neppure per lei.

Guy si ritrovò a guardare negli occhi la ragazza, la quale ricambiava il gesto a tratti, per poi distogliere lo sguardo abbastanza rapidamente, portando l'altro a tirare un sospiro e avvicinarsi a Swanlight.

-Sali sulle mie spalle-

-Huh?-

-Se non fosse stato per colpa mia, non saremmo mai venuti qui, quindi ora sali. Così almeno non rischierei di cadere, se proprio non vuoi fare una pausa. Fallo e basta, non controbattere, perché perdere tempo é stare tra discussioni, non di certo farti riprendere fiato-

Lo disse in fretta, come per levarsi il pensiero di dosso.

Guy si sentiva ancora decisamente in colpa per quello che era accaduto, sentiva come se molte delle cose che stavano accadendo non fossero realistiche, non risultassero possibili.

Per ciò che aveva quasi fatto, si sarebbe davvero aspettato che qualcuno gli urlasse contro.

Eppure, nonostante una più che comprensibile irritazione da parte di Will, o almeno così a lui sembrava, proprio le altre due non parevano arrabbiate.

Forse era per questo che non riusciva più a sentirsi bene, senza essere sicuro che anche gli altri non lo fossero almeno quanto lui.

Che poi, forse, come cosa non aveva neppure senso, ma non gli importava.

L'albina arrossì, imbarazzata, per poi annuire e fare quello che le era stato detto, allacciando le braccia all'altezza delle sue spalle, aggrappandosi con le gambe ai suoi fianchi, lasciando una mano libera di fare luce.

Silver e Will non dissero nulla, si limitarono a rimanere in silenzio e a guardare i due.

L'azzurra si limitò ad accennare un sorriso contento, mentre Will non ebbe cambiamenti di espressione, ancora immerso nelle sue domande.

-Mi ricorda quando eravamo nel bosco- asserí Cathy a bassa voce dopo un po' che avevano ripreso il percorso -Eravamo più o meno nella stessa situazione, seppur per motivi diversi-

Guy non rispose, semplicemente fissando davanti a sé, come aspettando che Diana continuasse a parlare, non ricevendo però altro che il silenzio, forse perché a sua volta aspettava che lui rispondesse per installare un discorso che non fosse destinato a diventare un lungo monologo.

-Sì, un po' anche a me- si limitò a dire, sentendo l'altra appoggiare la testa nell'incavo del suo collo, ispirando ed espirando.

Virgil arrivò perfino a trattenere il fiato, osservando con la coda dell'occhio come Cathy, appoggiata a lui, sembrava stranamente rilassata, costringendosi a guardare altrove una seconda volta e a mantenere la mente sul percorso.

Avanzarono per un bel po', in silenzio, trovando sempre più semplice procedere per la galleria, studiando ciò che l'oscurità pareva celare, illuminata in maniera sempre più fioca, ma abbastanza per non rischiare di inciampare da qualche parte.

Tornarono ad interrompere il percorso dopo un bel po', bevendo, stretti tra loro e addossati alle pareti, come in cerca di calore.

Avevano notato, non privi di sorpresa, della momentanea interruzione dei botti e dei fremiti della montagna.

Per qualche motivo, avevano smesso, calando loro addosso una gran sensazione di silenzio e -per certi versi- pace.

E loro si erano messi così a reintegrare le energie, a sonnecchiare o a concentrarsi su un punto preciso nel buio.

Silver se ne stava con la testa ciondolante e le palpebre che calavano, pensando a quando sarebbero tornati indietro.

Già si immaginava l'espressione del rosso, lui che sorrideva a Diana, magari abbracciandola, con Nemes al suo fianco.

E non poteva non ripensare allo stesso abbraccio che aveva ricevuto da Task, cercando di reprimere una sensazione amara che iniziava a raggiungerla alla bocca dello stomaco.

La ignorò, andando ad appoggiare la testa al ginocchio, mentre quella stessa immagine veniva facilmente sostituita con un altra.

Lei, da piccola, con suo padre, con sua madre, a giocare con le bambole di cera.

Quanto le piacevano ai tempi.

Adorava vestirle, adornarle con cerchietti e accarezzare loro i capelli, la maggior parte delle volte che erano ricci e mossi, un po' come quelli che aveva lei.

Una delle sue bambole preferite le assomigliava davvero molto, ed era la principessa tra tutte, la sua preferita, così simile a lei da portare suo padre a chiamarla 'principessa'.

I suoi genitori le avevano preso perfino una casa delle bambole per quanto le adorava, almeno nel periodo in cui avevano avuto abbastanza soldi per permettersi di fare spese per 'viziarla' almeno un po', più o meno quello che non si poteva non fare con una figlia unica, adorata dai genitori.

Poi, però, lo scenario era cambiato.

Ricordava di esser stata in casa fino a sera tarda, aspettando i suoi genitori, i quali erano stranamente in ritardo.

Ricordava di aver sistemato la 'principessa' in uno dei lettini, in una parte della casetta tutta rosa e con delle decorazioni sfocate nella sua mente.

Riusciva a vedere se stessa mentre si alzava in piedi ad un rumore strano, di aver visto fuori dalla porta sua madre e suo padre, a terra, con le mani legate da una fascia ben stretta attorno ai polsi, accompagnati da uomini che li tenevano giú, a terra, impugnando armi di cui non ricordava minimamente la struttura.

Ricordava di aver visto un fulmine squarciare il cielo e di aver visto i propri genitori venir colpiti da quelle stesse armi.

Tutto sporco, aveva visto tutto sporco di sangue prima di annullare le restanti immagini.

"Perché ci sto ripensando?" Si chiese, per poi riprendersi e accorgersi di star camminando di nuovo.

Era stata totalmente immersa nei ricordi, tanto da annullare la parte di strada che aveva fatto, a partire dal momento in cui si era rimessa in piedi.

Ma senza riuscire nemmeno a rimproverarsi e a riprendersi, una seconda serie di immagini presero a colpirla.

Il suo stare nell'orfanotrofio, il suo doversi mettere in ginocchio, prostrata, con esse che facevano male, ricevendo una frustata sulle dita, con la palese richiesta di scuse da parte delle maestre.

Le stesse maestre che, inizialmente facevano le dolci e carine con i bambini dell'orfanotrofio, ottenendo gli affetti dei più piccoli, per poi, una volta cresciuti, nel caso in cui un ragazzo si rivelasse non abbastanza 'addestrato', lo prendevano di mira fino a farlo diventare come volevano loro.

Ma Silver non era mai stata una ragazza facile da questo punto di vista.

Era una ribelle, adorava nascondersi in biblioteca, fantasticare durante le lezioni, uscire all'aria aperta senza permesso, ma soprattutto dire di no, quando invece quello che loro volevano era che si sottomettesse alla loro volontà rispondendo sì.

Decisamente non aveva mai sopportato quelle donne, non le aveva mai potute vedere.

Non le era mai piaciuta l'idea di essere incatenata, obbligata a fare qualcosa o a stare con qualcuno solo per diventare più noiosa e normale.

Per certi versi, purtroppo, lo era diventata, ma questo non le piaceva per nulla, perciò avrebbe continuato a comportarsi come voleva lei, ignorando per certi versi il parere che gli altri si sarebbero fatti su di lei.

-Silver?- la voce di Guy la fece riprendere, cancellando tutto il sipario che si era formata addosso senza nemmeno accorgersene, notando di star scendendo le scale, con il tremolio della montagna, vago e ormai impercettibile.

-É tutto okay? Sei stranamente silenziosa-

-Eehm... Stavo solo pensando al fatto che ho intenzione di fare un giro di corsa nella sala d'allenamento! Voglio vedere quanti giri riesco a reggere! La volta scorsa che lo avevo fatto avevo raggiunto a malapena i due e sembravo mezza morta! Devo essere resistente se da grande diventerò una Shiyan Storm!-

La ragazza sorrise energicamente, tutta eccitata, allungando le braccia dietro alla schiena -Comunque non devi preoccuparti per me in ogni caso, Tenebroso! Va bene che ti manca la mia parlantina, ma contieniti, per l'amor del cielo-

Virgil alzò gli occhi al cielo -Bene, forse preferivo quando stavi zitta-

-Naaah! Non fare il timido, su! Ammetti che mi adori-

-Certo, sì, proprio, credici- asserì lui

-Comunque, secondo voi quanto manca?-

-Non saprei dirti, Silver- rispose Will -Questo posto è tutto troppo uguale per definirlo- fece una pausa -Andando però ad ipotesi, però, credo che siamo a buon punto, abbiamo camminato un bel po', prima o poi a destinazione ci saremo-

-Le tue affermazioni sono sempre molto poetiche e allo stesso tempo dubbiose, sembri un incrocio tra un investigatore privato e un filosofo-

-Preferisco la scienza a queste due cose, ma okay-

Continuarono a parlare del più e del meno, con la luce nella mano di Diana che diventava sempre più opaca.

Le sue energie di luce stavano diminuendo a dismisura, tanto che ormai era quasi lampeggiante, andando e venendo, sul punto di svanire definitivamente.

Evitando che camminasse, il Buio aveva aumentato la sua capacità di reggere, ma ormai sembrava allo stremo, talmente tanto che necessitava più di una semplice pausa.

Nonostante tutto, però, quando la luce si spense nel nulla, i quattro si accorsero di un piccolo puntino che sorgeva in mezzo a quel nulla oscuro che li avvolgeva insieme all'attesa.

Era lontano, quasi impercettibile, ma c'era seriamente.

Il Buio allungò una mano in avanti, facendola seguire dalla gamba, cercando di riportare alla mente l'ultima immagine che aveva del paesaggio.

Non c'erano scalini, né buche, né eventuali ostacoli.

-Scusatemi... Non... Non reggo più- borbottò, leggermente ansante.

-Non fa niente. Siamo quasi arrivati.-

Virgil percepì il respiro leggero della ragazza sulla pelle e, subito dopo aver girato leggermente la testa in direzione dei due compagni, i quali, per evitare eventuali problemi, si erano dati le mani.

Camminarono fino a raggiungere la propria destinazione, con la luce che si ingrandiva davanti a loro, irradiando ogni cosa, rendendo tutto sempre più visibile e chiaro.

I raggi di luce furono subito una boccata fresca.

Per qualche attimo, tutti si coprirono gli occhi, cercando di adattarsi, di non sentire le palpebre bruciare al contatto e vedere quindi in seguito tutto fosforescente.

Usciti dalla galleria, si trovarono davanti l'alba, luminosa e colorata.

Il cielo sembrava diviso in due, una parte di un azzurro blu simile a carta da zucchero, piazzata al di sopra e sotto vi era come una passata di acquarello arancione vivo.

Ciò che però rovinava il tutto era un insieme di puntini neri che solcavano quello stacco di tonalità.

I quattro guardarono ciò che la vista riusciva a permetter loro, fissandoli perplessi: non avevano la più pallida idea di cosa potessero essere.

Non erano nuvole di certo.

Erano figure sospese nell'aria, in attesa.

Le riconobbero quasi subito per quello che erano davvero e con un po' di disagio compresero, tra un discorso e l'altro, cosa stava accadendo e cosa erano significati quei botti costanti.

Presero a scendere la scala a chiocciola, raggiungendo il corridoio delle loro stanze.

Si guardarono attorno, sapendo pur per certo che sicuramente sia Nemes che Task stavano dormendo, uscendo dunque dal corridoio e raggiungendo facilmente la sala principale.

Vi era un silenzio totale attorno a loro e cercarono di non fare troppo rumore coi loro passi, visualizzando l'ambiente, totalmente deserto, se non per una figura legata, circondata da della legna coperta da fiamme, ma a giusta distanza dal corpo dello sconosciuto.

Non fu necessario andargli vicino per capire chi fosse.

Girarono ancora per un po', raggiungendo prima la stanza di allenamento e poi la biblioteca, tornando, in seguito, nella sala da pranzo, notando un foglietto appoggiato ad un lato del tavolo, con su scritto diverse frasi in bella calligrafia.

-Ma guarda te. Hanno avuto la nostra stessa idea- ridacchiò Silver, afferrando la penna affianco allo stesso foglio, per poi iniziare a scrivere a sua volta qualcosa.

-Chissà come reagiranno a vedere che é spuntata una nuova domanda, completamente a caso- Silver fece una pausa, sorridendo -Forse con un 'ma questo lo hai scritto tu, Nemes?' seguito da un 'No, non sei stato tu?' per poi magari girarsi quando io risponderò 'Sono stata io' con tono trionfante-

-Certo che di fantasie mentali te ne fai, eh Silver?-

-Ovvio che sì. È per questo che il lavoro che vorrei, dopo il diventare una Shiyan Storm è la scrittrice! Scriverei sempre storie avvincenti e con personaggi sorprendenti!-

-Basta che non scrivi la nostra, di storia, altrimenti Task ti strozza. Ti devo ricordare che non vorrebbe mai e poi mai fare la parte che gli avevi affibbiato?- rispose Diana, in parte con tono divertito, ma allo stesso tempo esausto, tanto che verso la fine di mangiava un po' le parole.

-Ma in realtà penso che il suo personaggio si sia rivelato come un buon eroe... Ma non diteglielo che ve lo ho detto-

Il gruppo rise un po', prima di rimanere poi nuovamente in silenzio, nonostante questo fosse un silenzio di sollievo e calma.

-Forse é il momento di andare a letto per un po' a riposare, poi magari ne riparliamo oggi pomeriggio, che ne dite?-

-Penso sia più che necessario, soprattutto per lei- asserì il Buio, indicando Diana, facendo annuire gli altri due.













 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9- Insieme ***


Diana

Ero talmente tanto esausta che sarei potuta crollare dalla stanchezza.

L'unica cosa che mi permetteva di reggere era il ragazzo che mi aiutava a camminare.

Il suo odore.

Il suo odore sembrava circondarmi, accelerando il tempo come non mai, accelerando i miei battiti e soprattutto facendomi sentire straordinariamente calma e felice.

Felice perché mi era vicino ed era lui, vivo, con il suo solito modo di pensare e non con quel 'lui' che, a quanto pareva, mi odiava più che mai e che desiderava la morte e la disperazione altrui.

Felice perché mi sembrava tutto sistemato, anche se non lo era per davvero, e che con questo potevo bearmi di attimi come quello che stavo attraversando.

Forse questa felicità anormale sorgeva dalla mia stanchezza, ma questo, in qualche modo, mi appariva solo come un piccolo dettaglio in mezzo ad un paradiso.

Mi piaceva il suo calore corporeo, mi piaceva nascondere la testa vicino al suo collo, così da sentire la sua pelle, mi piaceva... Lui.

Mi piaceva davvero lui?

Beh, come persona sicuramente sì.

Mi piaceva questo Guy: era dolce, un po' scorbutico, seccato, sarcastico quando lo si irritava, ma dolce.

Però la domanda principale era un altra.

Mi piaceva anche in quel senso?

Di questo non ero certa, ma ero troppo stanca per mettermi a pensare davvero su tale genere di cosa.

Ciò di cui ero più che sicura era che, per qualche motivo, mi sarebbe piaciuto rimanere insieme a lui per un po', per un bel po', tanto da fermare il tempo mentre ci dirigevamo verso le nostre stanze, io sempre stretta a lui e lui che ogni tanto si girava a guardarmi.

Lo sentivo nei suoi muscoli, nel suo collo.

Lo sentivo nel suo respiro.

Lasciai che mi trasportasse ancora fino a raggiungere, probabilmente, la mia camera, siccome si fermò, per poi aprire la porta.

Aprii gli occhi a fatica, visualizzando le pareti della mia stanza, sentendo lui mentre avanzava ancora fino a raggiungere il letto, per poi sussurrare un -Devi scendere- a cui io annuii appena, scivolando lentamente a terra.

Faticosamente, mi infilai a letto, sentendo le gambe tremare ancora un po', rilassandomi subito a sentire il calore delle coperte.

Eppure, la temperatura della stoffa non si poteva paragonare minimamente a quella del Buio, il quale mi rimboccò per bene, abbassando appena il capo, tornando in seguito a fissarmi con il suo sguardo color notte.

"Ho freddo senza di te, resti?"

Fece per allontanarsi anche solo di qualche passo, ma strinsi la manica della sua maglia ancora prima che riuscisse a provarci.

-Resta- mugugnai -Per favore, resta-

Lo vidi fissarmi per qualche istante e subito mi spostai verso il fondo delle coperte per fargli spazio, non mollando la manica della sua maglia.

Parve pensarci per qualche secondo, annuendo poi in seguito con un cenno di testa.

-Come vuoi- borbottò, mettendosi nella parte di letto che gli avevo lasciato libera.

E si sdraiò, i capelli neri che si scontravano con il cuscino, lo sguardo che mi scrutava, pieno di domande illeggibili.

Mi appoggiai a lui un ennesima volta, soltanto con il capo al suo petto, sentendo poi le sue braccia che, forse un po' indecise, andavano a posarsi sulla mia schiena.

Potevo sentire le sue mani su di essa, le quali mi infondevano ciò che io stessa avevo desiderato da lui.

Calore.

Del calore da condividere insieme, un calore che era sia nel corpo in sé per la sua temperatura, che nel petto, così piacevole da portarmi a socchiudere le palpebre.

Rimanemmo a guardarci per diversi secondi, come se il nostro osservarci fosse tornato ad essere come le prime volte in cui eravamo stati vicini, ma con qualcosa di più che non sapevo descrivere.

Il silenzio aleggiò ancora e ancora, scandito soltanto dal rumore del mio cuore.

Batteva, rapido, in una maniera tale che speravo soltanto non fosse facile da udire.

-Non ti capisco- sussurrò in un filo di voce, scuotendo appena la testa -Non capisco cosa ti giri per la testa per permettermi di stare qui. Se per quello non capisco nemmeno Silver, ma principalmente non riesco a comprendere te. Non capisco come puoi accettare che io ti stia così vicino, né come mai tu ti fida ancora di me-

-Nemmeno io ti capisco, se per questo- asserii -Te lo ho già detto una volta.-

Annuì appena -Sul Pegaso, me lo ricordo-

-Non capisco molto di te, non ho mai capito molto, forse. Non capisco perché sembri così invincibile e lontano, ma in contemporanea così fragile e vicino.- presi un respiro -Non capisco come mai non vuoi condividere quello che senti... con chi vuole solo riuscire a mettere in ordine le idee su di te, quindi...-

Virgil abbassò ed alzò lo sguardo, portando una delle mani all'altezza della mia fronte, lasciando che questa si posasse sulla mia guancia.

-Io vorrei capirti, tu vorresti capirmi. Siamo uguali da questo punto- asserii - Abbiamo trovato qualcosa che ci accomuna- sorrisi appena.

Lo vidi scostarmi un ciuffo di capelli da un occhio, in silenzio, come con una carezza, osservandomi ancora, lasciandomi come una scia incancellabile sulla pelle, quasi fosse segnato con il fuoco.

Il suo tocco sembrava capace di rimanermi impresso nella mente per l'eternità.

Mi andava bene come cosa.

-Dormi ora, Diana, ne hai bisogno- sussurrò con un che di dannatamente delicato.

-Non te ne andare via-

-Non lo farò, però ora devi dormire-

-Okay- risposi, accoccolandomi meglio al suo fianco, sentendo nuovamente il suo respiro sulla pelle e il suo petto praticamente contro il mio.

Lo osservai ancora per diversi secondi, studiando quanto paresse calmo ai miei occhi, quanto quel blu in  cui adoravo immergermi sembrasse un infinito in cui perdersi non era affatto male, prima di chiudere le palpebre, serrandole quasi per quanto queste fossero diventate pesanti ed essere circondata dal suo abbraccio che mi trascinò nel mondo dei sogni, avvolgendomi totalmente con le sue spire.

Guy

Non riuscivo a respirare.

Il mio battito cardiaco pareva esplodermi nella cavità toracica per quanto si scontrava con essa e con quanta intensità ogni battito riusciva a colpire quel punto preciso del mio petto che pareva star urlando.

Il sangue mi sembrava fosse salito tutto alla testa e una miriade di emozioni differenti presero a scalpitare disperatamente in ogni parte di me.

Agitazione, euforia, confusione, ansia...

Vedevo il volto della ragazza, così perfetto, sereno mentre dormiva, rilassato e steso.

Perché lei era così... Normale? Perché sembrava così tranquilla? Perché non era agitata quanto me?

Non ero neppure sicuro di esser riuscito a mascherare tale somma di emozioni per bene, siccome sentivo che a tratti il mio cuore sarebbe esploso, facendomi diventare più sciolto di un pezzo di ghiaccio rimasto al sole per settimane.

Con il viso in fiamme, boccheggiai, chiedendo a me stesso di rimanere calmo, di trattenere quella lotta che mi faceva sentire le farfalle nello stomaco fino a mandarmi giù di testa.

Non avevo aria per certi versi, ma non mi sarei mai spostato, neppure per cercare un accenno di ossigeno.

Mi aveva chiesto di restare e per una volta sia la mia testa che il mio cuore mi dicevano la stessa cosa.

Stringilastringila e non lasciarla andare.

Resta con lei e non andartene fino a che non si sveglierà.

Sempre le stesse frasi, le stesse richieste che, in un modo o nell'altro, accettai di buon grado.

Lasciai vagare lo sguardo sulla sua pelle, sulle sue palpebre e sulle sue labbra socchiuse, rosee.

Le sfiorai con un dito, avvicinando leggermente il volto al suo, trattenendo il fiato.

Eravamo ad una distanza minima, decisamente minima, tanto che se mi fossi anche solo spostato avrei potuto baciarla, proprio come in quel sogno che tempo addietro avevo fatto a casa di Will.

Baciarla seriamente... 

Inghiottii la saliva a stento, per poi riscuotermi.

Qualunque cosa che mi fosse venuta in mente, stupidamente e per istinto, non doveva essere fatta, prima di tutto perché non sarebbe stata rispettosa nei confronti dell'albina e in seconda parte perché me lo sentivo dentro.

Non dovevo farlo, non ora, decisamente no.

Mi limitai perciò a stringerla, sicuro che non sarei riuscito a dormire decentemente con il suo respiro caldo sulla mia pelle, aspettando che il mio petto, assordante nei suoi battiti costanti, si calmasse.

Socchiusi le palpebre, sentendo il suo odore che, nonostante tutto,  mi aiutava a rilassare sempre di più, come sapendo che non ero più solo in un mondo di incubi, che nessuno, mai più, avrebbe preso il mio posto senza che io lottassi.

Non avrei mai più permesso a delle stupide richieste mentali di rovinarmi, non avrei mai più permesso alle mie insicurezze sul cercare un appartenenza di prendere il sopravvento.

Le prime, perché non volevo lacerare i rapporti che ero riuscito a formare con Silver, con gli altri... le seconde, perché la mia appartenenza, a quanto mi sembrava, era affianco alla Luce.

Era strano che mi sentissi davvero in questa maniera, che percepissi ogni parte di me che non faceva che chiedermi di lei, lasciando che mi stringesse e lasciandomi stringerla, eppure era dannatamente così e non volevo che cambiasse.

Volevo stare lì.

Chiusi definitivamente gli occhi e stranamente, cosa di cui mi accorsi dopo quello che apparve a malapena un secondo, non feci alcun incubo.

Mi ero addormentato di botto, non avevo sognato nulla, ero riuscito a fare un sonno lungo e privo di interruzioni.

Lo potevo sentire nel mio corpo, nelle mie carni che si stavano destando un poco alla volta, cedendomi i sensi con delicatezza.

Non aprii subito gli occhi, ma sentii immediatamente le mie gambe strette a quelle di colei che realizzai che fosse al mio fianco.

Era ancora abbracciata a me e la luce del giorno entrava dalla finestra, non troppo fastidiosa.

Non avevo la più pallida idea di che ore potessero essere, ma non mi importava.

Sentii tre dita sfiorarmi lo zigomo e aprii leggermente gli occhi, portando la figura affianco a me, ormai sveglia, a sussultare.

-Buon...buongiorno-

-Mmmh... giorno- asserii, sentendo l'indaco della ragazza osservarmi appena prima di scostare le coperte e alzarsi in piedi, decidendo di fare lo stesso, scostandomi i capelli all'indietro.

-Ci vediamo tra poco. Vado a farmi una doccia-

-Okay, sì...- rispose lei, abbastanza in fretta, per poi scomparire dietro la porta del bagno.

Uscii dalla stanza, abbastanza velocemente, cercando di cacciare quei sentimenti strani che continuavano a salire, dandomi dello stupido.

"Se non avessi aperto gli occhi..." 

Mi sfiorai il volto con una mano, lanciando un occhiata al corridoio vuoto, raggiungendo le mie stanze, notando il solito clima orribile che stava a circondarmi.

Detestavo questa stanza: mi faceva sentire vuoto.

Forse, se fosse stata diversa almeno un po', mi sarebbe piaciuta di più.

Mi diressi verso il bagno, spogliandomi nel frattempo, andando sotto la doccia, continuando a tenere la mano appoggiata alla guancia, sorridendo leggermente.

Nonostante quel che di orribile che mi circondava, ero felice, mi sentivo felice per davvero.

Mi sentivo come... illuminato... illuminato da un faro.

O anche, illuminato da stelle, come se, finalmente, in quel nero, fossero nate le prime costellazioni, inizialmente flebili e vaghe.

"Costellazioni... huh?"

Uscii dalla doccia, tornando a guardare la stanza, vestendomi, tenendo però l'asciugamano in testa e cercando nell'armadio la mia sacca, ripescando i pennelli, accarezzandone la setola morbida e liscia.

"Non ho i colori... no, va beh, tanto probabilmente sarebbe venuto malissimo e sarebbe tempo sprecato probabilmente" mi dissi, prendendo un grosso respiro, ritornando rapidamente in corridoio.

E l'ultima cosa che mi rimaneva da fare era tornare in sala, sapendo che, molto probabilmente, chi fosse stato lì mi avrebbe guardato diversamente.

Prima ancora che mi allontanassi di un passo, vidi Diana spuntare dalla sua stanza e farmi un rapido cenno con la testa.

Era il momento.

Raggiungere una stanza non fu mai più difficile di così.

Sentivo tutti gli sguardi delle persone addosso, tutte quelle che incontravo mi fissavano in un modo che sembrava o immerso nella paura più totale, o che pareva quasi che sarebbero stati felici di vedermi morto.

Mi ricordavano le persone ad Amberlin, tutte troppo terrorizzate o piene di disprezzo da farmi sentire il voltastomaco.

Nonostante questo, però, non dissi nulla, non distolsi lo sguardo dal loro, non cercai di nascondermi da esso.

Per il casino che avevo fatto, decisamente me lo meritavo.

Raggiunsi la sala da pranzo, dove subito vidi Silver ridere e girarsi, facendo girare anche chi era affianco a lei.

Task e Nemes mi fissarono, Pandora anche... e tutta la sala, in generale, non sembrava volermi staccare gli occhi di dosso.

Se ne stavano lì, come se stessero aspettando.

Avanzai di uno, due, tre passi parecchio incerti, prendendo un grosso respiro.

Sentivo di dover dire qualcosa, di dover fare qualcosa, ma aspettai diversi secondi, sperando che le persone di troppo se ne andassero.

Non avrei sicuramente mai spiccicato parola se ci fosse stata tutta quella folla che restava lì, rimanendo in un attesa assolutamente serrata.

Dopo diversi secondi, buona parte delle persone presero ad andarsene davvero, facendo commenti e borbottando parole incomprensibili.

La stanza si svuotò sempre di più, lasciando me ed il gruppo generale in un totale silenzio.

-Mi dispiace- asserii, tenendo un tono che cercai di mantenere come normale, senza sussurrare, con il rischio di doverlo ripetere una seconda volta, ma soprattutto senza alzare troppo la voce, siccome avrei mandato tutto all'aria.

-Mi dispiace di aver provocato un casino... mi dispiace di avervi mantenuto un segreto come quello dell'esistenza di Luxor, pur sapendo che era necessario che voi lo sapeste. Mi dispiace poi di aver dato problemi con la parte di... me... che odio più di tutte. Mi dispiace di essermi comportato male con voi, anche se non aveva senso farlo solo perché avevo problemi con me stesso- presi fiato, abbassando lo sguardo, per poi dire un ennesimo - Mi dispiace.- seguito dal silenzio, lo stesso che mi aveva accompagnato alla prima serie di parole.

Un silenzio che sapeva di attesa e che mi metteva un ansia tremenda addosso.

Temevo la risposta che sarebbe insorta.

Ad un tratto percepii dei passi in mia direzione e, alzando la testa, vidi Irhina sorridere in mia direzione.

-Io ti ho già perdonato- fece, facendo poi una pausa -Credo che tu l'abbia capito, mi è bastato che tornassi in te per farlo. Perché ti voglio bene, Tenebroso. E ormai me lo avrai sentito dire così tante volte da  avere la nausea.- Watersea allargò il proprio sorriso, dando un cenno di capo e ridacchiando.

Fissai la ragazza dai capelli azzurri che continuava a sorridermi, come aveva praticamente sempre fatto, per  poi girarsi leggermente, come per guardare anche gli altri.

-Ti voglio bene anche io, Silver- risposi solamente, portandola a tornare a guardarmi ad occhi spalancati, non aspettandosi minimamente questo tipo di risposta.

-Eh?-

-Ti voglio bene anche io.-

L'Acqua mi guardò di stucco, con gli occhi che, improvvisamente, iniziavano a diventare lucidi, tornando ad avvicinarsi di un passo.

-Se ti scosti dall'abbraccio che ti sta per arrivare, ti picchio, sappilo- asserì Silver, quasi in un borbottio, prima di gettarmi le mani al collo e stringermi nella sua maniera assolutamente stritolante.

La sentii ridere leggermente, nel mentre.

-Non mi sarei mai aspettata che me lo dicessi a tua volta- si staccò, con un espressione tra il sorridente e i l'immerso in un pianto di gioia, mentre riprendeva a ridere, asciugandosi la faccia con la manica della maglia, cercando di cacciare tutte le lacrime che continuavano a scendere senza che lei ne avesse il controllo.

Ci riuscì solo dopo diversi secondi, limitandosi ad avere un espressione contenta.

-Me lo ripeti ancora?- ribattè poi, tirando su col naso.

-Silver!-

-Okay, okay, la smetto-

-Beh. Direi che a tutti vada abbastanza bene come cosa- asserì in seguito l'azzurra, dopo diversi secondi, guardando le espressioni degli altri - E nel caso non lo abbiano fatto, ignorali, se la faranno passare, sbolliranno, non è vero, persone lì dietro?-

Vidi una Nemes che annuiva cautamente, un Task che alzava le spalle e uno Will che pareva comunque abbastanza calmo.

-Ma comunque... stai davvero sorridendo?- asserì poi l'Acqua con aria sbalordita, avvicinandosi con espressione abbastanza sogghignante prima di ricevere la mia mano dritta dritta sulla fronte, ad altezza occhi, così che evitasse di guardarmi ancora con quell'espressione sciocchina che solo lei riusciva a tirare fuori.

-No, non sto sorridendo, era soltanto un tic alla bocca-

-Meno scuse, meno scuse- rise Irhina, girandosi con una mano sollevata e l'altra appoggiata al fianco -Comunque dovete sapere che i discorsi che questi due...- indicò Nemes e Task -Hanno fatto, erano proprio identici a quelli che io avevo ipotizzato! Sono un genio, merito degli applausi-

-O, ancora meglio, gli schiaffi sulla testa- interruppe Task, alzando gli occhi al cielo con un sospiro - Quelli sarebbero davvero utili-

-Forse ... solo se diventa un modo per svegliarmi di mattina, evitando di trovarmi davanti quei cosi davanti a me, che ogni tanto si suicidano sbattendo contro la barriera. Anche perché, seriamente, se entro il primo Aprile stanno tutti lì, non saremo in una buona situazione.-

-Sì questo sono pienamente d'accordo. Difatti...- il Fuoco prese in mano il foglio delle domande che avevano iniziato a compilare -É la prima richiesta nella lista. Come abbattiamo gli Spiriti?-

-Di certo non ci riuscirete stando lì a parlare a vanvera- obiettò una voce con tono particolarmente sarcastica che mi fece sussultare, portandomi a girarmi in direzione di quella voce tanto seccante e familiare in contemporanea.

I cinque parvero guardarsi a disagio, mentre io rimasi lì, fermo, fino al decidere di avvicinarmi alla presenza ben poco piacevole che aveva appena parlato.

Raggiunsi il cerchio di fuoco che circondava quel qualcuno e fissai la sua espressione ghignante.

-Era da un po' che non ci vedevamo da normale a normale, non trovi?- il biondo inclinò leggermente la testa, con un aria da seccante beffeggiatore, come non poteva non essere.

-Ti sono mancato? A me manca il momento in cui stavo venendo sepolto vivo, quello sì che era stato emozionante. Ah, non preoccuparti, ti ho perdonato per non essere morto- disse con tono tagliente, facendomi alzare il sopracciglio e lasciandomi guardarlo dall'alto in basso.

-Sì, okay.  Dì pure quel che ti pare a vanvera. Sei tu quello legato, non io di certo-

-E sei tu quello che rischia ancora la morte, infatti- Luxor rise -Guardati attorno. Dalla tua parte hai... Cinque persone in croce e quasi tutte le persone in questa montagna che ti odiano. Non mi meraviglierei se mettessero veleno nel tuo cibo o se provassero ad aggredirti durante la notte.- il Ghiaccio sogghignò per un ennesima volta -Io starei decisamente attento-













 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10- Visioni di mondo ***


Pandora

-Ohi, Debbie! La smetti di rimanere lì impalata e mi aiuti a spostare questa?- dissi alla ragazza dai capelli corti, castani e leggermente ricci, ridendo appena nel vedere il suo starsene appoggiata ad un tavolo di lavoro, a scrutare le uova lasciate su di esso come se queste fossero colpevoli di un qualche reato.

-Insomma, dai, scansafatiche! Non metterti a dare loro nomi, che poi ci stai male da te quando le devi rompere-

-Ma sono così carine! Guardale! Questa, che ho chiamato Genoveffa, si é innamorata di quest'altro uovo, che si chiama Ipponatte. Vedi quanto è rossa? E sta fissando lui!- la ragazzina fece gli occhi dolci, sbattendo più volte le ciglia, come se fosse sognante.

-Come tu riesca a capire che  lo stia guardando mi rimane ancora un mistero, ma comunque, volevo complimentarmi di una cosa, seriamente! Che nomi fantastici, signorina Geltrude!- asserii, soffocando uno sghignazzare e provocando una sorta di sbuffo rumoroso.

-No, per favore Pandora!- brontolò quella, allungando la 'a' e mettendo il broncio -Sai che non lo sopporto come nome!-

-Beh, allora dovresti rivedere i tuoi, perché Ipponatte é un nome davvero orribile! Scusami, ma é a dir poco orrendo- risi ancora, particolarmente divertita.

-Sempre meglio di... di Semonide o Tirteo o Esiodo ... O Archiloco... O Solone... o ancora Mimnermo- la ragazza si appoggiò la mano al mento, pensierosa, per poi fare una smorfia -Mimnermo è il peggiore-

-Sono d'accordo... Ma ora, davvero, potresti aiutarmi a sollevare questa?- indicai la cassa al di sotto dei miei piedi -Poi potrai continuare a dare i nomi alle tue santissime uova per tutto il tempo che vuoi, io devo portare il cibo a Luxor-

-Vuoi dire il prigioniero? Il nuovo Elemento? Davvero, Pandora, non so come tu faccia a chiamarlo per nome e a stargli così vicina per tutto il giorno a controllarlo! E poi se aggiungiamo il fatto che é tornato il Buio... - la castana fece un saltello, come rabbrividendo, per poi afferrare e sollevare insieme a me la grossa scatola, spostandola il più vicino possibile al piano cottura.

-Perché scusa? Non ci vedo nulla di troppo inquietante in lui- feci di tutta risposta, innalzando il sopracciglio.

-Scherzi? Elizabeth, oh mia Luce, dove lo vedi poco inquietante?-

-É un ragazzo comune- alzai le spalle -Con la lingua lunga, un orgoglio simile a quello tuo quando hai il ciclo e con manie esibizioniste-

-É dovremmo aggiungere anche che ha fissa per caos, morte e distruzione-

-Mmmh. A me sembra più che altro che quando dica questo non lo pensi davvero. Lo fa soltanto perché si sente vuoto e arrabbiato con il mondo... E molto probabilmente solo. Deve aver perso molto per vederla in questo modo-

-Se lo dici tu! A me pare soltanto uno psicopatico... Maledettamente matto e privo di rotelle-

-Per impazzire, una persona ha bisogno di motivazioni, Debbie- risposi, sospirando, in parte esasperata dalla cocciutaggine della mia amica -Quindi, anche se fosse davvero matto, vuol dire che aspetterò che mi dia le sue ragioni-

-Va bene, okay- alzò le mani Debbie, in segno di resa, sapendo che non sarebbe riuscita a convincermi, dettaglio per cui non potevo darle torto -Vai pure da questo 'Luxor'-

-Lo farò sicuramente!- ammiccai, prendendo il piatto vuoto, riempiendolo rapidamente con il cibo che avevo già fatto cucinare e condire ad una delle cuoche, per poi avvicinarmi alla porta e tornare a girarmi in direzione della castana -Dopo aggiornami delle nuove coppie che hai deciso di formare-

-Sicuramente!- asserì lei, tutta contenta, prima che io mi allontanassi e, attraversando gli spazi non occupati dalle persone ben indaffarate nei loro lavori, salutando qualcuno ogni tanto, raggiungessi il biondo in un batter d'occhio.

Era ancora legato, con la solita aria sbruffona che mi strappò un sorriso.

-Ed eccomi qui!- dissi, attirando la sua attenzione, portandolo ad avere un espressione abbastanza seccata, con l'azzurro ghiaccio del suo sguardo che mostrava palesemente la sua voglia di non vedermi.

Gli sorrisi comunque, oltrepassando il cerchio di fiamme con un saltello, porgendogli la forchetta, vedendolo accettare il cibo, anche se controvoglia.

I capelli biondi sembravano essere appiccicati alla sua fronte per via del sudore, la sua frustrazione si notava dal modo in cui respirava.

-Vuoi che dopo vada a prendere un libro per tenerti compagnia? Molto probabilmente ti annoi a non fare niente per tutto il giorno- asserii, porgendogli la seconda forchettata, una volta dopo che ebbe masticato a dovere.

-Ne faccio a meno- disse freddo, subito dopo aver inghiottito -Anche perché non mi piace la compagnia e non mi sto annoiando-

-Menti- dissi, trattenendo un sorriso

-Eh?-

-Stai mentendo, ti stai annoiando da morire e ti senti talmente tanto rigido che prenderesti a testate la parete pur di sentirti di nuovo le gambe. O sbaglio?-

-Sbagli-

-Stai mentendo ancora-

-Non è vero-

-Oh sì- continuai, abbastanza soddisfatta dal fatto che il Ghiaccio avesse smesso di protestare e lamentarsi ogni tre per due, tirando fuori scuse solo per infastidire Task e Nemes, come invece aveva fatto fino alla giornata precedente.

-Chi ti dice che lo sto facendo?- ribatté con tono particolarmente insolente e sarcastico -Non mi conosci e non sai niente di me, perché dovresti pretendere di sapere se una cosa che mi riguarda é vera o no?-

-Beh, mi sembra ovvio il motivo- andai a pescare un altro pezzo di cibo, portandoglielo alle labbra -Prima di tutto, hai le pupille dilatate, secondo, non mi guardi negli occhi.-

-Okay, e quindi?- domandò, dando un altro morso al cibo.

-Una domanda prima... Sei mancino?-

-E questo che c'entra?-

-Limitati a rispondere-

-No- sbottò, assottigliando lo sguardo, con un espressione più che decisamente innervosita.

-Non so se lo hai sentito dire...- asserii, inclinando la testa -Ma gli occhi sono lo specchio dell'anima. E tutti e due i segni che ti ho appena citato sono simboli di bugia. Se fossi stato mancino, allora avresti fissato il lato opposto nel caso avessi mentito, peró, a quanto pare, sei destro, quindi dove stavi guardando era qualcosa di definibile come 'punto della finzione per i destri' e nel momento in cui ricambiavi lo sguardo, la parte dell'iride sarebbe stata più grande se fossi stato sincero, mentre questa era quasi schiacciata dalla pupilla- alzai le spalle -Ecco che arriva un altra forchettata-

Lui rimase in silenzio, accettando il cibo per l'ennesima volta, sempre con il solito atteggiamento di stizza che aveva nei miei confronti.

-Vuoi quindi che ti porta questo libro per farti compagnia oppure no? E sii sincero, perché più di tanto non mi freghi-

Lo vidi prendere un sospiro -Se proprio devi-

-Perfetto. Appena finirai di mangiare andrò a prenderlo. Che tipo di storia ti interessa?-

-Prendine uno a caso-

-Storico, romantico, horror, di avventura...-

-Tutto ma non il romantico! Mi danno letteralmente sui nervi le persone innamorate che sembrano avere tutto sempre a portata di mano. Al massimo mi vanno bene le tragedie. In quel caso, posso accettarlo, perché i due innamorati faranno una bruttissima fine-

-D'accordo. No ai romantici. Rispetterò la tua scelta- sorrisi, porgendogli l'ultima parte di cibo rimasta nel piatto, uscendo poi dal cerchio di fuoco, dirigendomi rapidamente in biblioteca dopo aver posto il piatto vicino al lavabo in cucina.

Prima che riuscissi a scegliere il tipo di libro da leggere, ovviamente scrutandone le trame, vi misi almeno una decina di minuti.

-Forse questo può andare bene- asserii, prendendo in mano un volume con una buona consistenza e con un buon numero di pagine, abbastanza da occupare il tempo della giornata di un annoiato.

-Eccomi di ritorno!- asserii, una volta lí, ignorando l'ennesimo stupido tonfo che veniva da gli Spiriti al di fuori della montagna, sventolando il volume sotto lo sguardo del biondo, afferrando così una sedia e mettendola non troppo distante da lui, evitando, ovviamente, che finisse tra le fiamme.

-Il titolo é Amnesia Silente-

-Ma che nome emozionante- rispose con tono beffardo e pungente, facendomi subito ridacchiare.

-Non lo sembrerà, ma la trama é tutta una sorpresa. Posso leggerti quattro capitoli a giornata, così da diminuire magari la noia che potrebbe venirti in ogni caso a starmi a sentire per ore a leggere- girai la prima pagina, mettendomi seduta, per poi iniziare a leggere.

-Gli steli si muovevano al di sotto del vento autunnale che insistente soffiava, mentre le canne, agitate anche esse dalla corrente, suonavano musiche lievi mentre la piccola Allegra se ne stava lì a pensare.
Aveva a malapena sette anni ed il suo desiderio era di trasportare la voce del vento su un foglio, tramutandola in note musicali e quindi in una sinfonia che avrebbe accompagnato tutti i viaggiatori alla ricerca di un compito, come l'aria stessa faceva già da sé...-

-Questa Allegra non ha proprio nulla da fare per starsene lí? E poi che desiderio noioso! É una richiesta quasi insensata -

-Tutti desideri sono spesso insensati- asserii, socchiudendo il volume -Non puoi dire che il suo é insensato senza averlo prima paragonato con quello di molte altre persone.
C'é chi vuole vivere all'infinito, chi vuole il potere, chi vuole rendere felici gli altri, chi desidera di poter riportare in vita i propri cari.
Sono tutti desideri impossibili e insensati, no? Perché nulla di tutto questo può essere fatto. Ma chi può dirlo al cuore? Nessuno.-

-Tu hai un punto di vista sul mondo parecchio noioso e maledettamente smielato-

-Eh, cosa ci posso fare, sono nata in questo modo.- feci una pausa -Tu invece hai un tipo di visione delle cose assolutamente negativo, ma dubito che tu sia nato con questo- tossicchiai, guardando di sottecchi -Posso continuare?-

-Vada pure. Tanto, come hai già detto, non ho nulla con cui ammazzare il tempo-

E ricominciai dunque a leggere, lasciando che mi interrompesse quando voleva, anche se all'inizio probabilmente lo faceva cercando di irritarmi, ricevendo soltanto un rispondere tranquillo ad ogni sua affermazione.

Verso le ultime parti del secondo capitolo, smise completamente di parlare se non per dire appunti piuttosto brevi, del tipo -Me lo immaginavo- o ancora -Puoi rileggere la frase- a cui lo guardai, abbastanza contenta, installando sempre un discorso con lui, riprendendo subito dopo la lettura.

*

-Per oggi ho finito- commentai tranquillamente, sorridendogli, prendendo un segnalibro e piazzandolo tra le pagine -Domani continuerò a leggere, sempre se ti andrà o non sarai 'occupato' dagli Elementi, che sicuramente avranno un sacco di domande da porti-

-Ne farei anche a meno- sputò, accennando un sorriso sprezzante -Quindi puoi tornare a leggere il libro quando vuoi se questo mi permette di tenermeli lontani-

-Mmh... Come vuoi. Allora vuol dire che sarò contenta di farti altra compagnia-

E così mi girai, rimettendo la sedia al suo posto e tornando in direzione della libreria, il volume stretto al petto.

Nel frattempo che lo facevo, incrociai mia madre, la quale, fin da subito, mi parve avere un aria particolarmente strana e poco serena.

Il fatto era dimostrato dal suo sguardo e dalle sue mani: il primo saettava da un lato all'altro della stanza, mentre le dita quasi si scannavano tra di loro.

Non le feci domande, ma continuai ad osservarla per diverso tempo, prima di raggiungere la porta della biblioteca per sistemare il libro, cercando ovviamente di metterlo in un punto facile da ritrovare.

Appena mi decisi su dove metterlo, lasciandolo in mezzo a due volumi abbastanza riconoscibili per il colore della loro copertina, notai delle figure, precisamente cinque, nascoste tra i vari scompartimenti, le quali borbottavano parole abbastanza difficili da comprendere, da cui capii a malapena quattro parole scarse.

Quattro parole che furono abbastanza per mettermi in allarme, tanto che le raggiunsi a passo svelto e mollai a una di loro, una ragazza di nome Maj, un ceffone dritto dritto in faccia, facendo sussultare tutte le altre.

-Jessica, Caroline, Samantha, Josephine e Maj. Che non proviate neppure a pensarci una seconda volta- sbottai alla compagnia delle cinque ragazze, le quali sbiancarono -Se proverete anche solo ad accennar la questione di nuovo per metterla in moto, uno schiaffo non basterà, mi avete capito? Che cosa siete, degli animali? Nessuno uccide nessuno- le scrutai, mentre le cinque si fissavano tra di loro, come se si incolpassero a vicenda per aver alzato troppo la voce o per non essersi accorte del mio arrivo.

Le guardai abbastanza male, per poi asserire un semplice -Vi terrò d'occhio, sappiatelo. Non avrete un secondo lascia passare-

-Sí Pandora... Scusaci- disse Samantha, abbassando lo sguardo, mordendosi le labbra e portando una mano alle vesti, giocherellando con la stoffa.

"Pieno nervosismo. Okay. Ma non mi fido in ogni caso, meglio stare in allerta"

-Filate a lavorare, adesso! Se entro un ora non vedrò almeno l'ottanta percento delle patate da pelare pronte, allora avrete una dovuta punizione. Che non capiti più-

-Sí, Pandora- continuarono le ragazze, filando fuori dalla stanza , correndo in direzione della cucina e scomparendo dentro ad essa, ovviamente seguite da me, anche se a passo più tranquillo.

Contai un minuto esatto, rimanendo sulla soglia della porta della sala, scrutando quella della cucina.

Se qualcuna di loro fosse uscita, anche solo una, avrebbe ricevuto una bella lavata di capo.

"Certo che le persone sanno essere davvero codarde, huh" pensai, sospirando "Quelle che hanno avuto tutto, pretendono di avere di più e si spaventano con le persone che non hanno niente e se le vedono anche solo un po' pericolose, senza cercare di capire, tirano fuori subito le armi, mentre se vengono minacciate da qualcuno che stimano o conoscono, mettono subito la coda tra le gambe"

Tranquillamente, tornai a mia volta in cucina, vedendo Debbie intenta a muovere il mestolo e le ragazze, verso il fondo della cucina, che pelavano patate nel silenzio più assoluto, dandosi ogni tanto delle gomitate.

-Quindi?- asserii tranquilla e a gran voce alla mia migliore amica, facendo nuovamente saltare in aria le cinque, attirando l'attenzione della ragazza desiderata e in contemporanea mettendole sotto pressione.

-A che punto siamo con le coppie? Le hai già rotte tutte o alcune sono ancora vive?-

-Ho tenuto in vita solo Genoveffa- disse lei con tono triste -Il gruppo é finito tutto in vari dolci che ho preparato!-

-Te lo avevo detto di non affezionartici troppo, altrimenti rischi di lacrimare nella mousse- asserii ridendo.

-Erano sedici coppie!- piagnucolò -Sedici coppie distrutte da triangoli, da sofferenza e da amori struggenti finiti male per tradimenti e guerre interne-

-Chiaro, chiaro- commentai -Anche tu adori le tragedie-

-Anche tu?- chiese lei, girandosi in mia direzione con aria confusa.

-Già. A quanto pare c'é un altro fan di tragedie in questa montagna. E approposito di questo, credo di aver lasciato il suo piatto in biblioteca-

-Dimmi che stai scherzando-

-Assolutamente no- risi -Me ne sono accorta adesso. Vado a riprenderlo-

-Non ti capita spesso di essere sbadata, perciò come diavolo hai fatto a lasciare un piatto in biblioteca?-

-Stavo pensando alla storia che stavo leggendo a Luxor- mentii, sapendo perfettamente che, comunque, con lo studio degli atteggiamenti, mi bastava chiudere gli occhi e sorridere per non far notare la bugia, tenendo il corpo rilassato e parlando normalmente, come ero solita a fare.

-Che libro gli stai leggendo?-

Le dissi semplicemente il titolo, provocando un suo broncio.

-Ma tu quel libro lo hai letto già un sacco di volte, é il tuo preferito, cavolo! Perché leggerlo anche a lui?-

-Perché spero che anche lui lo gradisca, nulla di più, nulla di meno- sorrisi -Nel caso in cui non lo gradisse, me ne farò una ragione, mica me la prendo. Spero solo che capisca-

-Che cosa?-

-Che nemmeno lui é completamente di ghiaccio davanti ad una storia triste e che probabilmente non lo sarà mai- accennai un sospiro -Più una persona si sforza di esserlo con qualcuno che si dimostra diverso da come si aspettava, meno otterrà risultati-

-Pandora, io ti voglio bene, ma certi ragionamenti che fai mi inquietano. Sembri sapere sempre tutto -

-Se sapessi tutto, saprei dirti come mai vedi gli occhi nelle uova-

-Sí, questo non lo sai, ma la cosa che intendevo é che é come se conoscessi lo spirito di tutti, l'anima di tutti, soltanto guardandoli-

-Questo è perché mi piace andare oltre le apparenze-  commentai -Su, ora vado a riprendere il piatto. Tu nel frattempo tieni d'occhio quelle lì- indicai le cinque, che subito si immobilizzarono come se avessero preso una scossa elettrica -Non vorrei che si tagliassero- esposi sorridendo ancora, ricevendo una risposta affermativa.

E di nuovo, all'uscire, non potei non notare mia madre.

Sempre con quell'atteggiamento strano, sempre con quel che di sospetto, come se improvvisamente vedesse la montagna in modo non troppo dissimile ad un campo di battaglia.

Non si atteggiava così per gli Spiriti che continuavano a sbattere contro la parete, perché era solo oggi che aveva assunto quell'atteggiamento.

Ma il fatto grave era che tutti in quella montagna, tutti tranne gli Elementi e magari Debbie, avevano qualcosa di davvero strano.

Sembravano costantemente in un allerta silenziosa, come se fossero tutti pronti a tirare fuori un arma e a puntarla.

Era un clima a dir poco asfissiante e sentivo, ormai, di non poter abbassare la guardia con nessuno.

Era come se tutto il posto fosse seminato da bombe sul punto di saltare in aria.

La cosa spiacevole era anche peggiore del normale semplicemente per il fatto che era maledettamente ovvio a cosa questa tensione, per la maggioranza delle persone, era riferita.

Era tutta puntata su un unica persona, siccome la seconda a cui poteva dirsi dedicata era impossibilitato ai movimenti se non per andare in bagno, praticamente con un cronometro.

Era come se tutte le persone fossero raccolte in un unico cecchino, il cui obbiettivo nel mirino, pronto ad essere colpito da una freccia era proprio il Buio.

L'unica fortuna del ragazzo era, al momento, che era sempre circondato.

Non mi sarei sorpresa, in secondo caso, di notare ben più di della parlantina con semplici minacce di morte.

Una volta afferrato il piatto, lasciato a terra poco prima di mettere il libro tra i due esuberanti volumi, tornai indietro, sapendo perfettamente che non si poteva fare così, non si poteva continuare in questa maniera, sapendo le intenzioni spiacevoli delle persone che mi circondavano da una vita.















 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11- Conversazioni ***


Luxor

"Quella ragazza é assurda" pensai mentalmente, non potendo non alzare gli occhi al cielo al solo ripensarci.

Per qualche strano motivo, quell'umana aveva dimostrato di potermi leggere come un libro aperto e questo non solo mi mandava in bestia, ma aumentava anche le grosse probabilità in cui, qualsiasi cosa decidessi di elaborare, potesse riuscire a fermarmi sul colpo.

Eppure, per altri motivi indefiniti, aumentava a dismisura la mia curiosità sui suoi confronti, curiosità che non riuscivo a cacciare per quanto ci potessi provare.

Era un avversario decisamente da calcolare, raggirarla non sarebbe stato facile, se non per dire impossibile, cosa che probabilmente non avrei mai pensato se non avesse mostrato quel suo strano talento.

"All'inizio non avevo potuto non pensare che semplicemente fosse una mocciosa, soprattutto per quella sua maledetta fissa del cibo, ma... Le apparenze ingannano"

Solo al ripensare al fatto di come era riuscita ad imboccarmi per la prima volta, mi veniva un tic all'occhio.

"Beh, se lei mi studia, allora lo farò anche io con lei. Dovrò riuscire ad ingannarla in qualche maniera!... E poi sempre meglio lei che legge quel suo libro che gli Elementi in loro, anche se, se devo dirlo, mi infastidisce un sacco il suo modo di vedere le cose."

"Vabbè, poco male,  vuol dire che farà parte delle persone nella lista da uccidere, dopo Guy e prima di Dianapensai mentalmente, socchiudendo le palpebre "Poi, dopo aver ucciso tutti gli Elementi, passerò a Lui."

Rimasi fermo, ragionando silenziosamente, cercando di afferrare i concetti principali, gli obbiettivi e le risposte ad essi.

" Ma deve essere il momento giusto con la mossa giusta. Quale? Farli litigare li rende facili da dividere, ma come faccio a farglielo fare? Sfortunatamente non ho potere su di loro... e dobbiamo poi aggiungere che nella situazione in cui si trovano al momento non cercherebbero mai e poi mai di dividersi, soprattutto se la maggioranza di coloro che sta qui e respira non vede l'ora di staccare la testa al mio creatore." Feci una smorfia a questo pensiero " Non voglio che qualcuno dei pezzenti in questa montagna uccida il Buio al posto mio. Devo essere io a farlo fuori, solo e soltanto io, anche se dovesse finire male. É il mio obiettivo primario"

Già mi immaginavo miliardi di modi in cui avrei potuto farlo fuori, tra cui rompergli il collo o impiccarlo, ridendo al suo cercare di aver fiato, mentre disperatamente tentava in tutti i modi di sopravvivere... O ancora dargli fuoco, vedendolo dibattersi, urlando, gridando nella disperazione e nel dolore più intenso, sapendo però che non avrei mai potuto compiere alcunché, non così legato, almeno.

Nel frattempo, mentre pensavo anche a questo, sapevo che l'umana, anche oggi stesso, sarebbe venuta per un certo orario, probabilmente lo stesso della giornata precedente, a leggere.

"Devo farla parlare un po' di sé... E magari parlarle anche di me, cercando di rimanere distaccato da quello che dico. Se riuscissi a rigirarla, facendola fidare..." Aggrottai la fronte "Più facile a dirsi che farsi, anche perché l'unico modo in cui potrei portarla a fidarsi é apparire sincero, quando la mia sincerità si basa sul desiderio di distruzione, che decisamente non mi permetterebbe alcunché. No. Alzerebbe soltanto il livello di guardia, già alto di suo."

Mi mordicchiai l'interno della guancia destra, interrompendomi al sentire il sapore del ferro sulla lingua.

"A questo punto spero soltanto che si limiti a cercare di attirare la mia attenzione con la lettura e non facendo qualcosa di troppo che, in un modo o nell'altro,  possa far salire alle stelle questi stupidi intoppi che mi si stanno buttando davanti, mettendosi tra i piedi"

E mentre ragionavo, pezzi di idee per una fuga, per quanto insensata, iniziavano ad attaccarsi alla mia mente.

Mentre guardavo le fiamme schioccare fastidiosamente, sentivo che il calore di esse era uno dei punti a sfavore che mi tratteneva lì, a poltrire e a perdere tempo senza poterci fare niente.

"Deve solo esaurire la legna. Deve solo esaurire completamente la legna e permettermi di accumulare il mio Elemento. Per quanto sembri impossibile farla diminuire, anche perché è da diversi giorni che sia fiamme sia legna vanno senza spegnersi, cosa abbastanza innaturale.
Questo fatto deve essere provocato dai due Elementi, ma non ha senso! Quella maledetta schifezza dovrebbe essere a pezzi! Sembra quasi immune. E poi che non siano normali né uno nell'altro si nota anche dal fatto che non fanno fumo. Fanno calore, ma non fanno praticamente affatto fumo."

"Forse l'unico modo per spegnere le braci é con l'Elemento dell'Acqua, poiché il mio non riesco ad utilizzarlo. Ma come? Come convincere quella... Ragazzina dall'atteggiamento infantile a spegnere queste fiamme? Seriamente, sembra quasi che i modi per distruggere queste difese insorte siano così pochi da impedirmi tutte le mosse... Ma..."

Udii un rumore che mi distolse completamente dai miei ragionamenti, in cui cercavo faticosamente di mettere in piedi più piani fattibili.

Tra questi pensieri, non mi ero minimamente accorto che la Luce mi si era avvicinata.

Era il suo turno, a quanto pareva, nell'essere messa di guardia a tenermi sotto osservazione.

La vidi sedersi davanti a me con le braccia strette al petto e le gambe incrociate.

La ragazza taceva, lanciandomi sguardi di tanto in tanto.

Rimase in silenzio a lungo, continuando con questo tipo di atteggiamento.

-Ho delle domande da farti- disse ad un tratto, scostandosi un ciuffo bianco di troppo dalla faccia -Mi aspetto delle risposte serie dal nostro primo incontro, quindi continuerò a chiedertelo fino a che non me ne darai una sensata, credo che ti sia chiaro-

-E allora perché non inizi invece di fare tutta questa premessa? La trovo particolarmente inutile-

-Diciamo che ieri ho sentito Pandora parlare con te- disse, portandomi ad aggrottare la fronte -E le ho chiesto di starci appresso quando parlerai, quindi la sto semplicemente aspettando-

-E se non volessi parlare? Se non aprissi bocca mentre tu mi assillerai con le tue domande?-

- Beh, prima di tutto, sembra che la figlia dell'anfitriona sappia leggere non solo lo sguardo se menti, ma anche i movimenti, per quanto essi possano essere limitati e... Quindi in ogni caso ci avvicineremo ad un risultato-

"Dannazione, é proprio una spina nel fianco quella, per non dire peggio"

-Certo che dai proprio tanta fiducia a quella- dissi con tono sprezzante, schioccando la lingua contro il palato -Io penso che non caverà un ragno dal buco- mentii, cercando di muovere anche solo una parte del busto, ricevendo di tutta risposta soltanto il fastidio delle corde che mi tenevano immobilizzato.

-Come ieri?- chiese semplicemente con un che di enfatizzato una voce che ormai riconoscevo a meraviglia dopo averla sentita leggere per minuti e minuti di fila.

Ed a confermare ciò che sapevo già, vidi la ragazza dai capelli viola, sempre trattati con pettinature un poco particolari e dagli occhi rosa acceso.

L'umana sorrise sia a Diana sia a me, mettendosi seduta a terra, nonostante la Luce le avesse detto più volte di mettersi su una normalissima sedia.

Eppure si sedette, in ogni caso, a terra, allontanandosi leggermente, come per vedere ogni cosa da un quadro completo.

-Diana, puoi partire con le tue domande-

-Okay, grazie Pandora- la Luce prese un grosso respiro, buttandolo fuori -La prima domanda é... Perché? Perché sei venuto da me la prima volta, dicendomi, in un modo un po' contorto che tu eri il settimo Elemento?-

-Per divertimento, ovviamente- risposi, trovandomi a fissare Pandora, la quale annuì leggermente, confermando a Diana che non stavo mentendo - Volevo studiare, anche solo per qualche secondo, le tue reazioni da prima pedina-

-Avevi già intenzione di uccidere Guy?-

Scoppiai a ridere, non riuscendo a trattenermi, ricevendo uno sguardo di risposta ben poco divertito da parte dell'albina.

Smisi dopo un po', riprendendo fiato e tirando, in seguito, un sospiro al suo -Se ti muovessi a rispondere, invece di ridere, mi faresti un piacere, sai-

-Ma sì, non ti sembra ovvio? Dopotutto uccidere il Buio é un obiettivo facile da trovare, non pensi anche tu?-

-Stai sviando- mi interruppe Diana di colpo, portandomi a ruotare lo sguardo.

-É un, praticamente ovvio, sí- conclusi -Altre richieste da fare?-

Annuì, reprimendo un aria infastidita, probabilmente derivata dal mio tono -Perché volevi farlo fuori?-

-Ma i tuoi pensieri sono concentrati tutti su quello lì? Dove sono le domande che volevi porgermi dal nostro primo incontro?-

-Rispondimi-

-No, perché, sai, io mi aspettavo di quelle richieste serie super ponderate, invece tu mi porti domande che c'entrano solo con il tuo opposto-

-Le altre te le pongo dopo, intanto rispondi a questa, ho tutto il tempo che voglio-

Sbuffai -... Sì, okay, come vuoi- asserii aggrottando le sopracciglia e sbuffando -Anche se non capisco perché tu voglia sapere una stupida, semplice motivazione- feci una pausa -Ebbene, desidero la sua morte perché lo odio da morire-

-Stai mentendo-

-No. Sono serio, non sto mentendo stavolta-

-E io ti assicuro che è così. Forse neppure te ne accorgi, ma stai mentendo, o in ogni caso non sei del tutto convinto dalla cosa-

-Come vuoi. Io dico che hai torto, ma credi pure quello che ti pare-

Diana e Pandora si lanciarono uno sguardo tra di loro.

-Il tuo scopo principale qual'é? Distruggere noi, distruggere il mondo, il potere... Qual'é?-

-Le prime due, sicuramente. Il potere non direi. Non sono fatto per governare quanto non lo sono per essere governato- dissi, chiudendo le palpebre.

-Oltre a sette per gli Elementi... A cosa illudevi? Dal primo istante in cui ho sentito la frase mi é sembrato strano che ti riferissi solo a quello. Aveva un secondo fine quella osservazione-

-Chissà- risposi, rimanendo vago e sogghignando senza neppure rendermene conto -Mi diverto a occupare i pensieri delle persone con le domande-

-Cattura la tua anima, fa' in modo che nulla possa trafiggerti al punto di ferirti veramente- fece con tono pensieroso, portandomi via il fiato al punto tale da non permettermi più di respirare - Queste parole ti rimandano qualcosa?- fece con tono calmo.

L'immagine di lui fluttuò nella mia testa, mentre, in seguito, avevo lanciato il vetro contro il muro.

"Come lo sa? Come ne è a conoscenza?"

Guardai l'albina, la quale appariva sempre più tranquilla ad ogni secondo di più, tanto da farmi venire i nervi.

"Com'è possibile?!"

-É un sì?- chiese Luce, inclinando la testa, guardandomi, nonostante fosse ovvio che ne fosse già certa.

-É decisamente un sì- le diede manforte Pandora, appoggiando la testa al palmo della mano con aria incomprensibile... Forse definibile tra il pensieroso e il preoccupato.

Cercai di riprendere la mia calma, con l'unico risultato che invece mi sentii ancora più confuso e sviato alla domanda che seguí.

-Chi era quel tipo con cui stavi parlando? É riuscito a scomporsi e ad attraversarti come se non fosse composto di materia, con il risultato che eri a terra e...beh, inizio a pensare di dover sostituire 'chi era' con 'cosa era'.-

Non parlai, non risposi affatto, semplicemente rimasi in silenzio, scannandomi la mente per cercare anche solo un motivo per cui Diana Cathy Swanlight potesse anche solo sapere un minimo di Lui.

Non era affatto possibile, anche perché non ne avevo mai parlato e tantomeno era possibile che lo avesse visto dal vivo o comunque che avesse assistito seriamente a quella scena.

Eppure lei sapeva, dettaglio che non aveva minimamente senso a cui non trovavo un fine logico.

-Va bene , provo con un altra domanda, siccome non rispondi a questa- asserí, cacciandosi una ciocca bianca dietro all'orecchio -Ma sappi che terrò da parte e continuerò a riportela fino a che non avrò una risposta-

-Diana...- la interruppe precedentemente Pandora, appoggiando una mano alla sua spalla -Credo che anche se gliene ponessi qualcuna non ti risponderebbe. Non gli strapperesti una risposta decente neppure a volerlo disperatamente-

-Tu dici?-

-Sta respirando ad un ritmo irregolare e ha le mani contratte. Non mi sembra abbastanza disposto a dare conclusioni serie e tanto meno vere. Meglio chiudere qui per ora, poi magari più tardi riuscirai a fargli domande che raggiungeranno una vera e propria sentenza-

"Non pretendere di conoscermi" pensai, lanciandole un occhiata storta, sentendo le nocche piegarsi e scrocchiare nella stretta, ricevendo solo un suo sorridere ed il suo asserire un -Non lo faccio-

Un misto di brividi ed irritazione mi percorsero la schiena, facendomi assottigliare lo sguardo.

-Non ho intenzione di dire che 'ti conosco', anzi. Non so nulla di te. Non ho intenzione di spacciarmi per un intelligenza mistica che conosce ogni tua traccia di passato. Se non hai intenzione di parlarne, non te lo chiederò. Io sarò solo quella strana quanto forse inquietante ragazza che ti legge un libro- fece un cenno di testa alla Luce, la quale sorrise leggermente e prese ad allontanarsi.

La seguii con lo sguardo fino a che sparì totalmente dalla mia visuale, tornando così alla ragazza che mi era davanti, la quale mostrò un espressione ancora più indecifrabile di quella che avevo visto nell'istante delle particolari domande di Diana.

Ignorai però il fatto, tirando un sospiro -Allora? Ricominci a leggere o te ne resti ancora lì impalata come un pesce lesso?-

Lo dissi con il mio solito tono, seccato, pungente e gelido, eppure, per motivi a me sconosciuti, lei prima tornò a guardarmi con aria leggermente confusa, poi si mise a ridere, coprendosi la bocca con la mano.

-Perché stai ridendo? Ti ho insultata, che ho detto di così divertente?-

Lei soffocò un ennesima risata, tossicchiando per contenersi il più possibile -Scusami- asserì sorridendo e cercando faticosamente di contenersi -Ma mi hai fatto appena immaginare qualcosa di veramente particolare e divertente quanto stupido-

-Sarebbe? – chiesi, alzando il sopracciglio, non potendo non domandarmi cosa potessi aver scatenato nella mente della ragazza.

-Beh. Molto semplice. Mi sono immaginata la caricatura di me stessa con... con la faccia di un pesce. Precisamente di un salmone-

L'immagine da lei descritta mi lasciò leggermente molto spaesato ad immaginare la stessa identica illustrazione mentale, la quale mi sembrava a dir poco da persone deliranti.

Non commentai, mi limitai semplicemente ad osservarla dall'alto in basso.

-Cosa ci sarebbe di divertente?-

-Forse tutto, forse niente- disse con un espressione mezza trionfante, un sorrisetto soddisfatto che non seppi definire se fosse irritante o semplicemente singolare.

Singolare per motivazioni che neppure io riuscivo a riconoscere, portandomi soltanto via uno sbuffo.

-Dopotutto non è molto normale trovarsi davanti una donna salmone, magari con i tacchi anche, che ha la testa almeno tre volte più grossa del resto del corpo-

Feci una smorfia -Sei strana ad immaginare queste cose.-

-Me lo dicono in molti- rise -Ma sempre meglio di una mia amica che da i nomi alle uova-

"Ok, sbaglio o sono tutti matti qui in mezzo? Nomi alle uova? Ridicolo è dir poco" pensai, roteando gli occhi al cielo.

-Però, in cambio, io sarei capace di sfornarti altre immagini davvero strane. Sono davvero tante le possibilità di smistamento-

-Saresti capace di tirarne fuori un altra così, su due piedi? Ma non hai altro a cui pensare, invece di sparare fuori illustrazioni ridicole?-

-Stare a lavorare su una montagna per tutta la vita ti lascia molto tempo in cui pensare a quello che vuoi- gettò la testa all'indietro, massaggiandosi il collo, accarezzandolo appena -Quando devo essere seria, lo sono, quando posso invece liberarmi dal peso delle responsabilità mi concedo fantasie, che siano più o meno stupide-

-Hah! Da quello che sento, le tue fantasie non mi sembrano possibili in contesti definibili come normali- ribattei con tono di ripicca, vedendola fissare ancora il soffitto e appoggiare infine il palmo sul petto.

-In realtà ce ne sono molti, sai- asserì con voce tranquilla, ma con sfumature calde e con una seria convinzione -Sai, per una che non ha mai lasciato una montagna, vedendo viaggiatori e viaggiatori andare e tornare da viaggi emozionanti che... per certo non potrà mai fare...- socchiuse gli occhi -Posso solo fuggire nell'immaginazione per poter vedere come sia fatto anche solo un fiume dal vivo. O anche le spiagge dorate, con il mare che si scontra sugli scogli. Vederli in immagini in un libro non è abbastanza.-

Rimasi in silenzio, osservando Pandora sorridere leggermente, cosa che subito mi rimandò ad un volto, un particolare volto, il quale continuava a pizzicare la mia testa con costanza, lasciandomi letteralmente boccheggiante.

"Beh, le spiagge non sono poi di quella bellezza che immagini... e il mondo esterno non ha niente di godibile, niente che in realtà non sia freddo e distante. I paesaggi non cambiano il cuore delle persone e tanto meno salvano soldati dalle guerre. "

Lei tornò alla posizione originale, la testa sollevata, non più gettata così che i suoi occhi semi chiusi viaggiassero verso il soffitto, scossa frettolosamente per riprendersi.

-Perdono!- asserì, sorridendo di nuovo -Mi sono persa in discorsi senza capo ne coda... e anche se a me piace parlare con te, magari io ti sto solo dando noia! Allora! Il libro, libro, libro...- prese a guardare dietro di sé, spostando un vassoio già pronto con dell'acqua e una caraffa, con affianco un vaso con dentro un fiore bianco dal lungo gambo -Bene, eccolo qui. -

-Quinto capitolo?- asserii annoiato, vedendola annuire leggermente, con ancora quel sorridere insistente che tornava a stamparsi sul suo volto.

-Oggi leggeremo fino all'ottavo, a meno che tu non mi dica di fermarmi prima. Pronto?-

Annuii,  sollevandomi leggermente dalla colonna, lamentandomi per la scomodità generale con un gorgoglio infastidito, aspettando che iniziasse a leggere quel libro che lei tanto apprezzava, anche se non riuscivo ad afferrarne la motivazione.

Come poteva attirare un libro in cui la protagonista non ricordava nulla del suo passato e che sembrava non fare altro se non passi falsi anche solo al quarto capitolo?

Era una trama stupida, a mio parere poco stuzzicante... o forse un po' troppo tendente all'autocommiserazione del personaggio principale, troppo presa dal voler ricordare da far caso a quello che le stava accadendo attorno.

-La figura saettò nell'oscurità della notte, correndo tra i campi, osservando con la coda dell'occhio dietro di sé, riuscendo ad afferrare con la visuale soltanto le brillanti lucciole che svolazzavano, simili a puntini brillanti in quella fresca sera...-

Continuai ad ascoltare mentre leggeva, formulando mentalmente le immagini che lei evocava con la sua voce, mettendo pause e sospirando frasi che continuarono, come paralizzando tutto quello che ci circondava.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12- Tiri ***


Diana

-Il guanto di nuovo, per favore- asserii a Guy, il quale annuí, con la fronte leggermente corrugata, porgendomelo comunque.

Mi scambiai un occhiata con il Vento, il quale annuí a sua volta mentre io mi infilavo la stoffa tranquillamente, allungando in seguito la mano in avanti, con gli occhi chiusi.

Mancavamo solo noi due con il guanto, solo noi non eravamo riusciti ancora a fare uscire l'Elemento indossandolo, mentre tutti gli altri ce l'avevano fatta, non sapendo neppure in che modo, constatato dalle loro espressioni di pura sorpresa per l'inaspettata visione del proprio Elemento una volta dopo aver indossato quel guanto strambo.

"Mancano venti giorni prima che il mese di Aprile scocchi. Devo riuscire a padroneggiare il mio Elemento con questo stramaledetto affare, ormai siamo alle strette, dannazione!" Pensai, determinata, prendendo un grande, grosso respiro e buttando così fuori la tensione.

Cercai di cacciare via il nervosismo che mi attanagliava, socchiudendo le palpebre, percependo lo sguardo di tutti gli altri su di me, con una sottospecie di calore ed osservazione costante, quasi mi incitassero a loro volta soltanto con lo sguardo.

Un brivido mi percorse insistentemente la schiena, caldo, trasmettendomi una sottospecie di calma piacevole e di un rassicuramento che sinceramente adorai.

Improvvisamente mi sentivo più tranquilla, rilassata, anche un poco rallegrata per essere in questa situazione, in questa stanza, in questo preciso momento, ma soprattutto, con queste persone attorno.

Già il semplice fatto di sentirmi in una maniera simile era unico e non capivo neppure come mai, soprattutto con gli Spettri alle porte, pericoli incombenti che avrebbero dovuto solo spaventarmi, ma che nella mia testa erano stati completamente accatastati, messi da parte come fogli accartocciati.

Nonostante questo sentimento pieno ed acceso, però, non accadde nulla, non scatenai nessun raggio di luce dal guanto. Neanche il più piccolo futile accenno di chiarore nacque da quella stoffa scura e liscia.

Me lo tolsi, guardandolo con una punta di delusione mentre lo sfilavo, passandolo a Will.

Lui lo afferrò e lo indossò a sua volta, imitandomi nell'allungare la mano e nel chiudere gli occhi.

Passarono diversi secondi: ancora niente neppure da lui, non una raffica di vento venne emessa, come se mancasse qualcosa di fondamentale che bloccava il tutto.

Sospirammo entrambi, abbastanza desolati dalla situazione, mentre i rimasti si guardavano tra di loro.

Ci riprovammo ancora e ancora così tante volte da perdere il conto, ma proprio nessun risultato ci raggiunse.

Forse per questo io presi a mordicchiarmi insistentemente il labbro inferiore, mentre Will si passava le mani tra i capelli, rendendoli stranamente disordinati, cosa che sicuramente doveva simboleggiare la sua crisi: tutti e due lo eravamo, dopotutto e lo buttavamo fuori in maniera diversa, come era normale che fosse.

Perché eravamo gli unici a non ottenere alcun risultato? Non potevo non chiedermelo.

-Prima o poi riuscirete entrambi.- asserí il corvino con decisione in nostra direzione, forse cercando di rassicurarci, ma riuscendo, almeno nel mio caso, solo ad aumentare la mia tensione.

Quando sarebbe arrivato quel 'poi?'.

Ne sarei stata davvero capace? Oppure no? Forse ero negata. Forse c'era qualcosa che non andava in me che non mi permetteva di ottenere risultati in questo campo.

Cacciai via il pensiero e il mio improvviso sentimento di pura delusione, sostituendolo istantaneamente.

"Stupida. Non gettare la spugna così. Ha detto che ce la possiamo fare entrambi!" Mi ripresi mentalmente "Devo impegnarmi di più, ecco cosa."

-Per oggi basta con questi tentativi, riproverete domani. Nel frattempo potremmo iniziare ad allenarci in varie altre attività- aggiunse lui, ricevendo l'approvazione generale, soprattutto mia e di Warmwind.

Eravamo stufi di fare tentativi inutili con un guanto, almeno per la giornata, poi magari domani avremmo anche avuto più voglia e maggiore disponibilità.

-E se ne facciamo una unica tutti per vedere dove magari uno sbaglia o meno?- chiese Will dopo un poco, grattandosi il capo, cacciando la chioma in un ordine un poco meno sparpagliato.

-Sono pienamente d'accordo- asserí Silver, sorridendo al Vento, il quale ricambiò il sorriso, anche se un po' a fatica all'inizio -Verso quale ci buttiamo?- chiese dunque.

-Mmmh... Vi và un po' di sano tiro con l'arco?- chiese il blu, ravvivandosi la capigliatura e smettendo di torturarsi il capo, lanciando anche un occhiata al Buio, il quale si allenava principalmente su quell'attività, forse perché, a quanto pareva, il suo Elemento prendeva soprattutto la forma dell'arco e delle frecce.

Virgil batté brevemente le palpebre, forse un po' per la proposta inaspettata, ma annuì, accennando un leggero sollevamento di zigomi, non abbastanza per definirsi un sorriso.

-Mi piacerebbe poi fare una sfida contro di te. Io sono abbastanza bravo.- asserì Robin, portando l'altro a sollevare il sopracciglio al tono in parte scherzoso e in parte di sfida dell'Aria.

-Sappi che ti farò mangiare la polvere.- fece lui, con un lieve ghigno sulle labbra, ma con un che di particolare e dei delicato che lo differenziava dai primi ghigni a cui avevo assistito e che mi fece accennare un sorrisetto immediato.

-Ci conto!- esclamò il Vento, agitando la mano a destra e manca, provocando le risate generali del gruppo.

Ci mettemmo subito alla postazione di tiro con l'arco, uscendo da quella in cui eravamo stati neppure dieci secondi prima nel provare i guanti e nell'allenare gli Elementi, ignorando i tonfi all'esterno, i quali ci portavano, ogni tanto, a digrignare i denti, ma al tentare subito dopo di mascherare la sensazione del nervosismo puro e dell'essere accerchiati.

Afferrai uno dei tanti archi a disposizione, uno sottile e leggero al punto tale che anche un bambino sarebbe riuscito a sollevarlo, con una linea ben definita, longilinea e non particolarmente decorata da ghirigori evidenti.

Provai dunque a tenderlo, solo per vedere quanto riuscisse ad allungarsi per scoccare la freccia che in seguito avrei preso.

Era elastico in maniera a dir poco epica, a tratti le mie braccia raggiungevano il limite e l'arco pareva aver ancora molto da dare.

-Ohi, vacci piano,- asserì ridendo Will in mia direzione, avvicinandomisi con un che di decisamente divertito -Se lo tiri in questa maniera finisce con il prendere troppa tensione e soprattutto con lo sbattersi verso di te con la rincorsa.-

-Si vede che non ho mai provato a prendere un arco in mano?- asserii lievemente imbarazzata, tossicchiando, sorridendo al Vento.

-Eccome se si vede,- ridacchiò -Ricordati che può cavarti un occhio, non provare a misurare i suoi limiti che poi lui te ne darà uno di troppo, di limite.-

-Uno strumento vendicativo, eh? Okay. Sfida accettata.- feci, alzando leggermente le spalle -Ma non aiutarmi, voglio la soddisfazione di arrivare a risultati da sola!- dissi, vedendolo annuire di tutta risposta e quindi lanciando un occhiata attorno a me, notando Nemes che sembrava, ed era palesemente così, davvero parecchio in difficoltà.

-Piuttosto penso dovresti dare una mano a Kleo.- feci, facendo le spallucce, portandolo a guardare la ragazza a sua volta, incuriosito.

La castana sussultò all'essere chiamata, guardandomi come si osservava un fantasma, chiedendo un -Che?- tutto abbastanza confuso.

-Sí. Direi proprio che ne abbia bisogno. Mi sembra abbastanza spaesata.- confermò Robin.

-Non sono… Spaesata… Come dici tu.- asserì la ragazza, balbettando leggermente alla frase.

-No, no. Impugni solo l'arco al contrario.- commentammo io e Will in coro, vedendola diventare simile ad un pomodoro per l'imbarazzo, sistemando l'arco il più frettolosamente possibile nel verso giusto.

Vidi dunque il ragazzo andare ad affiancare la castana con una certa tranquillità, mettendosi affianco a lei e iniziando a darle consigli su come impostare una posizione il più corretta possibile, facendo poi coincidere le proprie braccia con quelle dell'altra che subito lo guardò con la coda dell'occhio, ancora decisamente vicina alla tonalità di un peperone vivente particolarmente maturo.

Nel frattempo che cercavo di sistemare la mia, di posa, vedevo anche gli altri e in contemporanea osservavo i manichini che uscivano dal terreno, pronti all'essere colpiti.

Mi avvicinai a Task, vedendolo intento a rovistare tra le frecce per cercare quella che gli piaceva di più.

Ne scelse una con una leggera sfumatura verde, guardando Will e Nemes con la coda dell'occhio, con un che di lievemente nervoso.

-Mh? Tutto okay?- gli chiesi, alzando il sopracciglio, vedendolo annuire leggermente.

La sua espressione però non me la diceva giusta, anzi, mi sembrava a dir poco irritato, per non dire tantissimo.

Cercai di trovare mentalmente una motivazione e l'unica che mi venne in mente fu una.

-Task?- lo chiamai, vedendolo stringere la mascella e provare ad incoccare una delle frecce afferrate, puntando al manichino e così distogliendo lo sguardo.

-Cosa?- sbottò con una leggera stizza, facendomi aggrottare semmai di più la fronte per la reazione, reazione che più che altro mi ricordava il Task che avevo incontrato per la prima volta a Brooks.

-Sei geloso?- asserii, portandolo ad assumere in faccia varie tonalità di rosso porpora che non accennavano neppure un pochino a sciamare.

-Pffft. E di chi?- disse, tirando così forte la corda che la freccia spiccò il volo appena la mollò, andando a crollare sulla barriera, senza neppure sfiorare minimamente il manichino, rimbalzando e strappando ad entrambi una smorfia.

Smorfia sua perché temette di venire colpito dalla freccia che era saltata in aria come una mina vagante, smorfia mia per il rumore acuto dell'impatto, simile a quello di una teiera sul fuoco.

-Di chi? Scherzi vero?- commentai, alzando lievemente il sopracciglio, cercando di vedere quale dei due occhi mi permettesse di avere una migliore mira, notando che il destro mi lasciava una visuale migliore. Allargando le braccia e le gambe, provai prima ad incoccare, poi alzando e tendendo mirai al petto del manichino.

Il risultato? La freccia non centrò minimamente il punto voluto, ma almeno andò a scontrarsi con una spalla, incastrandosi nel cartone assegnato a quel punto.

Josh mi guardò con aria leggermente ammirata, ma prima che potesse dire un 'brava' lo anticipai asserendo un -Stavo puntando alla vita.- che prima lo lasciò a bocca aperta, poi lo fece scoppiare in una risata grossolana che all'inizio fece ridere anche me.

"Ah, beh, sorvoliamo almeno momentaneamente questa sua probabile gelosia dovuta forse a... una cotta? Che lui abbia una cotta per Nemes? Huh. Strano. Io avrei detto che un po' gli piacesse Silver da quanto sono stati vicini nella caverna della tipologia addestramento e da come se la prendeva quando lei lo prendeva in giro. Mi sarò sbagliata, forse per la questione degli opposti che... beh, non sempre si... piacciono?" a questo pensiero, sussultai tra me e me, lanciando uno sguardo a Virgil e Silver, distogliendolo subito quando la vidi sorridergli e dargli delle lievi gomitate appena lui centrò il pieno petto del manichino.

Dovevo aver cambiato drasticamente espressione facciale, anche perché Task, a sua volta, arrivò a chiedermi se stessi bene, domanda a cui risposi con un annuire in fretta e furia.

"Ma cosa sto pensando? Perché da quando siamo tornati da Ludoviques mi sto facendo dei pensieri del genere? Concentrati dannazione, ti stai allenando in una scena post-fine-del-mondo e tu arrivi a farti pretese di questa sciocca portata? Scema "

Tornai dunque ad incoccare una seconda freccia, tendendo nuovamente la corda e mirando al manichino, vedendo Fireburns fare lo stesso.

-Tiro prima io, d'accordo?-

Annuii alla domanda per la seconda volta, vedendolo poi mollare la freccia di colpo, freccia che raggiunse quasi il fianco del finto uomo ricoperto da cartone, ma che si incastrò nella parte esterna di esso, senza i cerchi.

-Okay, io non sono fatto per il tiro con l'arco.- disse, grattandosi il polso.

-Non dire così,- gli ribattei -Ti sei già più avvicinato rispetto a prima.-

-Mhmm...- mugugnò -Tocca a te ora. Se colpisci qualcosa di decente, ma non è ancora quello che miravi, sappi che per me hai già tutta la mia stima.-

-Ma grazie,- risi, divertita dal commento del rosso che, a quanto pareva, era tornato in sé dal  mondo di fiammante gelosia che doveva averlo precedentemente afferrato con i suoi sbuffanti calori.

Tornai dunque a tendere, siccome avevo lasciato brevemente cadere le braccia verso il basso soltanto per riposarle brevemente, preparandomi a colpire.

Puntai stavolta al petto, cercando di evitare che il mio stesso respiro andasse a cambiare la traiettoria dell'arma, mantenendo la calma il più possibile.

Ed improvvisamente, come se spuntassero soltanto per innervosirmi, le immagini di me e il Buio a condividere lo stesso letto presero a fare breccia nella mia testa, talmente tanto da farmi diventare bordeaux, seguite da tutti i momenti in cui lui aveva dimostrato affetto nei confronti dell'azzurra.

"Cosa sono io... Per te, oltre ad una ragazza che non capisci? E cosa cavolo sei tu per me?"

Così lasciai andare la freccia, immersa da questi pensieri che cacciai ostinatamente, puntando sempre al petto, ma forse facendo un movimento sbagliato.

A confermare la tesi del movimento errato fu il risultato, il quale strappò un espressione perplessa da parte di tutti, siccome riuscii ad attirare tutte le loro attenzioni nel giro di qualche breve, brevissimo istante. Ma proprio tutti nella stanza, chi più, chi meno, tendenti soprattutto ad un dolore silenzioso.

-Ouch- fece Task, strizzando le palpebre, mentre io mollavo l'arco e udivo la risata di Silver che scoppiava di punto in bianco, come una bomba ad orologeria, gettandosi in un ridere come un asmatica, stringendosi il petto con le braccia. Nemes invece osservava il punto bersagliato con un che di allibito, come se si stesse chiedendo se pure lei sarebbe stata capace di colpirlo con tanta precisione.

La freccia era andata ad incastrarsi, per qualche strano motivo, nella parte del cartone che doveva essere un punto preciso maschile parecchio fragile.

-Ehm, guarda, a questo punto non mi fido più molto del tuo talento da arciera,- asserì Brandon con una smorfia -A meno che non fosse voluto. In questo caso… complimenti, hai fatto bingo… anche se un po' troppo-

-Posso giurartelo, non era mia intenzione castrare il manichino,- asserii, aumentando soltanto le risate dell'azzurra, la quale, come al solito, non aveva un minimo di contenimento e le cui risate, a tratti, facevano ridere anche me.

Dovevo trattenermi in tutti i modi possibili, forse per muto rispetto ai genitali cartonati dell'uomo di plastica.

Perché sì, per qualche strano motivo, lo avevo colpito proprio in mezzo alle gambe.

Neanche fossi stata un qualche strano super cecchino, avevo proprio bersagliato il cerchio più piccolo di quelli a bassoventre, cosa che ovviamente non poteva essere possibile, anche perché, come la prima volta, non avevo mirato a quello.

Forse, anzi, sicuro, aveva ragione Task: non ero molto affidabile come arciera.

In seguito a questa scena che, ne ero praticamente certa, mi avrebbero ricordato in eterno, soprattutto l'Acqua, arrivarono altri colpi d'arco in cui notai che Silver era abbastanza brava, anche se non raggiungeva mai il centro perfetto, poi Nemes era diventata davvero un fenomeno, forse grazie allo stesso Robin che le aveva insegnato.

Davvero buffo il fatto che il suo talento si fosse svegliato così rapidamente nel giro di un pomeriggio, risultando avere una mano ferma ed un ottimo occhio.

Più tardi, dopo i vari tiri che si conclusero con il pieno desiderare una pausa, vi fu la sfida tra Vento e Buio, a cui si era aggiunta anche la castana per via di una spintarella di Silver.

-Dai che con il tuo spirito femminile rivendichi il premio da 'arciera dell'anno!'- la aveva incitata infatti Watersea, ridacchiando e appoggiando la mano sulla sua spalla a ripetizione.

La Terra inizialmente aveva negato più e più volte questo suo volere, decisamente contrariata dall'idea di dover mettersi a gareggiare, ma alla fine si era arresa davanti all'insistenza affettuosa di Irhina, smettendo di tirare fuori delle scuse finte in maniera palese e sospirando un -D'accordo- particolarmente sconsolato

Entrambi i due maschi, molto bravi e ben posati, quasi paragonabili a due guerrieri eroici pronti a darsi battaglia, cominciarono per primi nella sfida, prima il blu, poi il corvino, permettendo alla fine alla castana di mettersi in gioco, andando a colpire entrambi molto vicino al centro, ma non perfettamente.

Di certo, proprio nessuno si sarebbe aspettato che, fin dall'inizio, la ragazza li stracciasse, andando a determinare perfettamente il punto nero che governava la serie di circonferenze, lasciando tutti a bocca aperta, provocando così scroscianti applausi da parte di Watersea, Task e me, che le facemmo i pollici in su ed iniziammo a fare lo spelling del suo nome, portandola a diventare letteralmente viola di imbarazzo.

-Per favore, non fate gli scemi!- borbottò, coprendosi la faccia con le mani, ricevendo delle pacche da parte sia di Warmwind che, quasi, da Nightshadow, complimentandosi per il colpo perfetto.

-Quando si dice che l'allievo supera il maestro… Mica ci si aspetterebbe che accada in un giorno,- dissi ridendo al blu, il quale si era, in seguito, avvicinato a noi tre.

-Le ho insegnato troppo bene.- asserì, portando la mano sotto il mento, come se stesse ragionando su come avesse fatto a renderla un tale mostro nel giro di nemmeno ventiquattro ore.

"Talento naturale? Visto la prima posizione dell'arco, non credo" pensai, ridacchiando, ricordandomi l'arco alla rovescia.

-Sarà stata solo fortuna,- asserì la stessa Nemes dopo un po', lasciandosi però andare ad un sorriso timido e lievemente soddisfatto mentre uscivamo dall'area, ovviamente dopo aver sistemato i materiali precedentemente prelevati nei punti appositi da cui erano stati, appunto, presi in precedenza, tutti abbastanza sudati e stanchi per l'allenamento, dettaglio testimoniato dai vestiti appiccicaticci e dal brontolare della carne greve -Ora, piuttosto, avrei un po' di fame. Quanto mancherà alla cena?- domandò

-É ormai pronta.- rispose improvvisamente Pandora, facendo capolino nella palestra e agitando la mano in nostra direzione, incitandoci ad uscire.

-Oggi che si mangia?- domandò il Fuoco, ponendo probabilmente la domanda che occupava le menti di tutti noi.

- Paella alle verdure e stufato d'agnello- rispose la ragazza dai capelli viola, provocando un lamentarsi del mio stomaco parecchio molesto ed un espressione lievemente disgustata del Buio a 'verdure' che presagiva 'verdure cotte'.

- Niente barbabietola, vero?-

-Mi sono assicurata appositamente che non ve ne fosse- asserí Pandora, con espressione divertita -Stai tranquillo, ho tenuto d'occhio le cuoche tutto il tempo. So perfettamente tutto quello che ci hanno messo, sei fuori pericolo.- gli fece l'occhiolino, strappando una leggera risata un po' a tutti, mentre il corvino faceva un espressione da 'Non so se sentirmi preso in giro o meno'.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13- Domande ***


No Pov.

Morgan era davanti alla montagna, ma si teneva distante: il motivo era comprensibile, soprattutto dovuto ad un fatto.

Vi erano tutti gli Spettri, tutti contro la barriera, che la circondavano come dei cani da caccia, pronti ad assaltarla quando fosse sembrato, per loro, il momento opportuno.

Il guardiano digrignò i denti, irritato : come avrebbe fatto ad entrare? Lui non era capace di sconfiggerli e soprattutto non sapeva come fare.

Una cosa era abbattere Demoni, un altra quegli esseri.

Si appoggiò alla schiera di enormi radici che proteggevano la città dalle onde, quasi sedendosi su di esse e nascondendosi in contemporanea, tenendo d'occhio quell'esercito in volo.

Quando aveva lasciato la Montagna sul Lago, non si sarebbe aspettato minimamente tutto l'affollamento che era così giunto di colpo.

Rimase lì per diversi istanti che parvero infiniti, cercando di rimuginare su come fare per infiltrarsi.

Era il dodici Marzo: se entro il primo Aprile quelle figure lugubri fossero state ancora lì, decisamente non ci sarebbe stato scampo.

Doveva trovare un modo per oltrepassare quella barriera senza venire fermato da un maledetto essere dei troppi... Ed in fretta.

Cercò dunque un punto cieco con lo sguardo, non trovandone alcuno.

"Come fare? Forse dal basso? O forse dal lato opposto?" Si chiese, prendendo a battere frequentemente le ali in direzione del fondo della montagna, con l'unico risultato che si trovò davanti ad ennesima orda di Spettri.

"Accidenti. E ora?"

*
-Allora. Il primo punto di domanda della lista é, sicuramente, come distruggiamo gli Spettri?- asserí Silver, appoggiandosi la mano sul mento e prendendo a dondolare le gambe sotto il tavolo, provocando un silenzio tombale abbastanza pesante.

La risposta non sembrava aleggiare nella mente di nessuno, per quanto tentassero di trovarla, almeno per i primi minuti, difatti li passarono rigirandosi i pollici ed accettando le cioccolate liquide e calde che una delle donne della montagna portò loro.

-Uhm.- intervenne Nemes, di colpo, dopo averne bevuto un sorso -Di certo non combattendoli con gli Elementi- asserí la castana con leggero rammarico.

-Vero- confermò Task, giocherellando appena con la tazza -Io e Nemes -lanciò uno sguardo alla castana che fece un cenno di testa - Vi abbiamo provato, ma non sono sorti molti risultati dal tentativo, anzi, abbiamo solo rischiato di fare una brutta fine-

-Che tipo di brutta fine?- chiese preoccupata Cathy a tale esposizione, soffiando sul liquido marrone, provando ad allontanare il calore di troppo che vi proveniva.

-Diciamo che se non fosse stato per la castana, saremmo morti entrambi, precipitando giù dal Pegaso che, tra parentesi, é scappato via senza farsi troppi problemi. - fece una pausa, prendendo un sorso del dolce liquido, apprezzando molto l'accenno bollente che gli percorreva lo stomaco, non facendosi problemi a berla anche in quello stato - Invece le sue radici ci hanno sorretto... le stesse radici che ora circondano la montagna-

-Ah. Capito- concluse il discorso l'albina, con un espressione lievemente più rasserenata, anche se non di molto.

Solo il pensiero che Fuoco e Terra sarebbero potuti essere già morti, in questo momento, la assillava pesantemente.

Avrebbe significato non solo perdere due amici, ma anche la totale fine dei giochi, contando ciò che Morgan in precedenza aveva detto.

-Forse dovremmo provare ad andare a logica- espose Will con un che di pensieroso, ticchettando le dita contro il tavolo e agitando leggermente la tazza -La barriera sembra riuscire a distruggerli, no? Di cosa sarà composta?-

-Sinceramente? Non si capisce, sembra semplicemente... Invisibile e senza struttura- asserí Nemes, non sapendo esattamente come esprimere la propria idea.

-Va bene. Mettiamo da parte la barriera per un po' . Uhm... Vi è sembrato vedere cose strane negli Spettri?-

-Cosa intendi?- domandò il rosso al Vento con tono lievemente confuso, girandosi di colpo al sentire il passare, dietro di loro, di delle cuoche che sollevavano un sacco probabilmente molto pesante.

-Credo intenda se ci è sembrato di vederli magari più deboli in qualche momento- fece Nightshadow, staccando le labbra dalla bevanda poco prima di parlare, lasciando la pietanza dolce sulla tavola ed osservando il Vento -É corretto?-

William annuí, incrociando le gambe -Corretto, sì.- fece un sospiro -Tipo... beh, Zéin era... - parve leggermente a disagio - Dannatamente umano- prese un respiro profondo -Ma allo stesso tempo aveva qualcosa di strano in sè, qualcosa che lo rendeva diverso ed è bizzarro che io non abbia mai dato peso al tutto.-

Il gruppo rimase a lungo in silenzio, aspettando che il blu procedesse nel discorso, sapendo abbastanza bene quanto risultasse delicato nel trattare di suo "fratello" .

-Era costantemente fissato sull'atteggiamento giovanile, anche se doveva essere più grande di me non sembrava crescere molto neppure nell'aspetto, solo ogni tanto si alzava di altezza, aumentando sempre quasi quanto me, cosa che all'inizio mi sembrava normale... Ma ora riconosco che non lo è molto. Non capiva come relazionarsi con le persone umane, aveva un terrore smisurato per i macchinari che sminuzzavano il cibo, era infastidito dal rumore, era possessivo nei miei confronti in maniera smisurata, tanto che bastava che qualcuno mi si avvicinasse per dire cose del tipo 'loro non ti meritano', era attirato dai colori e dal cielo stellato, ma diceva che per lui non avevano senso di esistere , poi non capiva particolarmente neppure le emozioni - il Vento assunse una espressione di vaga tristezza e di malinconia -Nonostante tutto era riuscito a farmi credere il fatto che fosse davvero un fratello su cui potevo contare-

-Lo pensi ancora come tale, vero?- domandò Silver, sorseggiando la cioccolata ed inclinando leggermente la testa, provocando un sospirare ed un -Purtroppo sì- da parte del blu, insieme ad una lieve smorfia amareggiata, da cui però lui si riscosse frettolosamente.

-Abbiamo incontrato un altro Spettro nel negozio della Vecchia- si ritrovò ad aggiungere Robin -Ma quello era uno Spettro che ha bevuto il sangue di unicorno- rimase brevemente in silenzio prima di spalancare le palpebre, quasi boccheggiando.

-Stai bene? Will?- prese a domandare Task, guardando il ragazzo dagli occhi viola che sembrava letteralmente in un coma mentale.

-Lui era riuscito ad attraversare la barriera. Non è che tipo, con quella caratteristica possa oltrepassare anche la barriera che circonda la Montagna? Magari assumendo poi l'aspetto di qualcuno?-

La preoccupazione e l'ansia presero istantaneamente ad accendersi in tutti loro.

Non avevano mai calcolato questo tipo di idea, ma neanche sfiorata mentalmente per un minimo, era stata un ipotesi così improvvisa e inaspettata che non potevano più nascondere la propria preoccupazione.

-Non siamo più al sicuro nemmeno qui? Neppure per questa parte di mese?- a Nemes fremette leggermente la voce, mentre si costrinse a lasciare la cioccolata liquida sul bancone per evitare di farla cadere a terra per colpa delle mani che non volevano darsi un contegno.

-A quanto pare no. Dobbiamo stare costantemente in allerta. Nessuno deve rimanere da solo e soprattutto non dobbiamo chiamarci in pubblico con i nostri secondi nomi, sperando che di danni non ne siano già stati fatti- fece Nightshadow di colpo, socchiudendo le palpebre e lasciandosi andare ad un sospiro amaro -Non possiamo fidarci più di nessuno, penso, anche perché non sappiamo se magari il cadavere di una malcapitata sia stato nascosto, occultato o sciolto magari nell'acido. Non ci siamo mai posti il problema di osservare chi avevamo attorno-

I sei si guardarono tra di loro, stringendo i pugni dall'ansia, mentre realizzavano che ormai il countdown era attivo: non potevano permettersi distrazioni di alcun genere.

Ogni sentimentalismo, ogni problema, ogni preoccupazione che non fosse basata sulla momentanea situazione, beh, doveva essere messa via; era strettamente necessario.

-Le altre domande, Silver- fece il Buio con tono serio ed avvolto dalla certezza che dovevano procedere nel lavoro da loro iniziato, anche se purtroppo di risposte, neppure in gruppo, alla prima domanda, non ne avevano ottenute, anzi, erano soltanto finiti con l'aggiungerne un ennesima e col riempirsi di preoccupazione e di ansia.

-Okay, allora, la seconda è: cosa ne facciamo di Luxor?- domandò l'azzurra, faticando inizialmente a leggere la calligrafia scarabocchiata dal Fuoco, la quale era abbastanza illeggibile per lei.

Il quesito lasciò tutti a guardarsi di nuovo tra di loro, seppur brevemente, cercando di far sorgere una risposta.

-Fin ora non ci sta fornendo alcun tipo di informazione e ricorda più un ostaggio- fece la Terra, oscurandosi parecchio in volto.

-Però Pandora sembra riuscire a fargli sputare qualcosa, anche se solo piccole informazioni, potremmo giungere a dichiarazioni ben più dettagliate grazie a lei... quella ragazza è magica- commentò Diana con tono di pura ammirazione, sorridendo lievemente.

-Ma c'è da ricordarsi che lo Spettro potrebbe assumere perfino il suo aspetto.- sentenziò Will all'improvviso, facendo sbiancare l'albina, la quale si cacciò le mani sulla faccia, finendo con l'asserire un -Dannazione- particolarmente frustrato.

Diana si era affezionata già alla figlia dell'anfitriona, per qualche motivo, sentirla nemica la deludeva davvero molto.

Ovviamente non era certo il fatto che lei fosse lo Spettro, ma non era neppure certo che non lo fosse.

"Dai, andiamo! Non posso accettare il fatto di dover sospettare di una ragazza come lei ! É.. É semplicemente fantastica ed è... Gentile... "Prese un grosso respiro "Io proprio non riesco a sospettare di nessuno, eh. Non mi viene naturale. Provarci mi fa sentire sbagliata o sporca, dannata me"

-Quindi? Che ne facciamo del Ghiaccio?- insistette il Fuoco, sperando in una risposta e guardando l'aria desolata di Swanlight con un leggero velo di tristezza, cercando di concentrarla sul da farsi.

-Dovremmo continuare a tenerlo d'occhio e soprattutto cercare di evitare che qualcuno gli si avvicini. Per quanto risulti insopportabile e seccante, non è dalla loro parte come non è dalla nostra. Non vorrei che lo uccidessero, anche se... forse... un po' se lo meriterebbe. Dopotutto però... non credo sia giusto. Io lo ho creato, quindi se è diventato così, in parte è colpa mia- rispose il Buio facendo una lieve espressione tra l'infastidita ed il perplesso, alzando lo sguardo quando il braccio dell'Acqua andò a scontrarsi con il suo.

-Okay- rispose semplicemente Silver, portando un annuire e degli altri 'sì' da parte dei rimanenti Elementi, non troppo ordinati, che arrivavano a sovrastarsi tra di loro, ma che almeno determinarono la scelta finale per una delle domande che finalmente aveva ottenuto una conclusione.

-Prossima domanda... mmmh... Dopo una probabile fratto improbabile sconfitta degli Spettri, come facciamo ad eliminare tutti i Demoni? Non mi sembrano pochi e anche se stupidi, il numero fa la differenza. Noi siamo a malapena in sei, più un sette dannatamente contro di noi. Come dovremmo fare?-

La domanda meritava decisamente un applauso o una sottospecie di premio per mister, o missis, sincerità, questo pensò l'Acqua tra sé e sé, dopotutto mostrava palesemente la situazione disperata in cui si trovavano: sei ragazzi, non proprio qualsiasi forse, contro il resto del mondo, in poche parole, nulla di facile da gestire.

"Una cosa da tutti i giorni" pensò, lievemente sarcastica, sarcasmo che la fece meravigliare di sé stessa "Prima o poi Guy mi attaccherà la sua costante negatività" pensò poi, trattenendo un ridacchiare a stento, non sapendo però che il suo pensiero era lo stesso, più o meno, anche degli altri.

Okay che magari polverizzare demoni era semplice, ma erano tanti, troppi da essere trattati senza avere perdite, soprattutto perché presto gli Elementi non avrebbero più avuto la barriera di protezione creata dallo Spirito non incarnato del Buio.

Sinceramente Guy avrebbe voluto poterla ricreare, magari, così da proteggere sé ed i suoi compagni dal pericolo, ma purtroppo non ricordava minimamente come costruirne una.

"Magari un qualche flashback sulla vita precedente sarebbe di aiuto, eh. Ma ovviamente no, il mio Elemento mi mostra solo scene del cavolo, totalmente deprimenti... ed ultimamente non si sono neppure più fatte sentire" pensò Virgil, aggrottando la fronte ed appoggiando le dita su di essa, andando a percepire il sudore che aveva preso ad inzuppargliela senza troppi problemi "Che disdetta"

-Forse, una parziale risposta, io ce l'ho- rispose improvvisamente Diana, così improvvisamente che tutti finirono con lo spalancare le palpebre e sussurrare qualcosa di simile ad un -Davvero?- a cui avrebbero potuto tranquillamente perdere la mascella per lo shock.

Lei rispose a tale domanda semplicemente annuendo, facendo calare un attenzione quasi estrema verso di lei e lanciando in seguito uno sguardo a Task -Ti ricordi alle fognature di Brooks?- asserí con voce leggermente più bassa, agitandosi sulla sedia.

-Sí... Me lo ricordo...- fece lui, con espressione tra il perplesso ed il poco allegro per motivi praticamente ovvii: stava parlando del posto dove aveva perso suo padre.

-Era un raduno, uno dei covi dei demoni!- disse subito lei, battendo il pugno della mano destra sul palmo della sinistra -Prima di tutto dovremmo scoprire quanti sono e dove sono, poi li distruggiamo. Se sono sottoterra e facciamo crollare il terreno che li sovrasta... Teoricamente i residui piomberanno al di sopra dei demoni, che verranno schiacciati dai detriti.... Non credo ne sopravviveranno, almeno spero. Teoricamente saranno molti meno i rimanenti e li potremmo combattere senza troppa difficoltà- aggiunse, per poi guardare gli altri che la osservavano con aria assorta, immersi in chissà che pensieri.

Questo clima parve durare a lungo, anche troppo a lungo, tanto da arrivare ad essere estremamente pesante.

-Ehm- provò a schiarirsi la gola dopo un poco -Ho detto una cavolata? Se sì, ignorate-

-Non é una cosa stupida- fece Nightshadow per chiarire la cosa, agitando leggermente una mano -Anzi, in parte mi sembra abbastanza sensata. La problematica rimane nel 'quanti sono i covi?' e teoricamente la parte del far fiondare il terreno verso il basso... Soprattutto se c'è una città sopra... Dovremmo far evaquare, prima di tutto, sperando che ci diano ascolto, cosa che è abbastanza improbabile a meno che non riveliamo chi siamo davanti a tutti-

-Per riassumere... Dovremmo avere Morgan che ci dice quanti sono i covi e dovremmo dare a Nemes la responsabilità di distruggere tutto, evitando che qualche servizio segreto si metta in mezzo e la catturi, decidendo di metterla in prigione- fece Silver, sorseggiando di nuovo dalla tazza, con il foglio in mano -E beh... La domanda che c'è dopo é perfetta per questo momento- agitò il polso ed il gomito della mano che stringeva quel pezzo di carta -Difatti, la domanda qui scritta é... Dove é Morgan? É vera la storia del libro che... Che dice che è destinato a morire una volta dopo aver compiuto il proprio lavoro? ... Questa la avevo scritta io-

Tutti e cinque i rimanenti sussultarono leggermente alla domanda dell'Acqua.

Con la questione di Guy e di tutti i problemi insorti con la tipologia addestramento, non avevano assolutamente cercato di approfondire la questione del loro Guardiano.

-Teoricamente dovrebbe essere di ritorno- asserí il Vento -Aveva detto un mese e mezzo... Un mese e mezzo è quasi passato-

-Mancano esattamente tre giorni alla precisa metà del mese- puntualizzó Nemes, guardandosi i piedi con parecchia insistenza.

-Esatto- confermò Warmwind -Quindi se non è arrivato oggi, magari lo sarà domani o dopodomani... o forse...- si interruppe di colpo -Non è che è tipo fuori di qui, ma non riesce ad entrare per colpa degli Spettri?-

Il blu si alzò di colpo, venendo subito seguito dall'Acqua, dal Fuoco, ed in seguito dagli altri tre che si misero in piedi all'unisono, lasciando il foglio delle domande sul tavolo e andando subito a cercare di intravedere al di fuori dalla Montagna, raggiungendo frettolosamente le scale e scendendo cosí tutti gli scalini alla maggior velocità possibile, faticando per non scivolare e visualizzando così tutte le figure scure che li circondavano, silenziose e minacciose.

I sei rimasero lì, fermi, cercando di visualizzare la persona che era, momentaneamente, il centro delle loro attenzioni, simili a quelle di dei figli nei confronti di un padre perso nella tempesta, fuori dalla casa accogliente.

-Non si vede nulla. Anche se ci fosse, non riusciremmo a metterlo nella visuale in ogni caso. E di certo lui non riuscirebbe ad entrare- fece Task, stringendo i pugni, mentre si sporgeva ancora ed ancora nel tentativo di raggiungere, anche solo in un accenno parziale, la figura dell'uomo.

-Se... Se trovassimo... Se trovassimo una soluzione alla prima domanda, forse...- la Luce si assaltò da sé la bocca con i denti, mordicchiandosi poi l'interno della guancia con lieve stizza e con un certo timore che saliva man mano a galla.

-E allora dobbiamo trovarla- esplose il rosso, facendo tuonare la propria voce senza neppure fermarsi a pensarci su, gettando fuori l'osservazione senza tentennare.

-Troviamola, dannazione.- disse ancora, con sguardo bruciante di emozione, simile ad una vera e propria fiamma , al punto tale che quando l'azzurra lo guardò, ne fu immediatamente trascinata, tanto da portare la mano alla testa, a mo' di soldato, girandosi, petto in fuori, pancia in dentro, mento all'in su ed espressione serissima -Muoviamoci. Torniamo alla fuga di cervelli, veloci. Tentiamoci fino a che non avremo una risposta che ci permetterà di prendere a grandi calci in culo quei buzzurri fuori dalla barriera!-

Forse fu il tono, forse fu la frase, forse ancora l'espressione stralunata del Fuoco a tale osservazione o forse ancora la parola 'buzzurri' : fatto sta, che tre su sei non riuscirono a trattenere le risate.

Il ridere generale lasciò Silver abbastanza sorpresa, la quale iniziò a chiedere insistentemente una serie di -Perché ridete? Che ho detto? Ero seria, cosa ci sarebbe di divertente?- che servirono soltanto ad aumentare il ridere sgraziato che a malapena li faceva respirare, a quei tre, mentre un altro dei rimasti si lasciava trascinare nella risata ed i due rimasti, Buio ed Acqua, si guardarono alzando le spalle.

-Non ho parole. Una volta in cui non cerco di essere divertente, ottengo questi tipi di risultato?- fece Irhina, fingendosi offesa con un broncio che assolutamente non durò, sorridendo leggermente in seguito.

Tornarono tutti alla sala, raggiungendo il punto in cui, in teoria, vi sarebbe dovuto essere il foglio con le domande.

-Non... Non c'è più?-

-Che sia caduto magari?-

-No, per terra non c'è proprio nulla-

Will, in quell'istante, capì: non era una coincidenza, non poteva essere una coincidenza, era già successo con il libro, di cui erano state strappate alcune pagine poco prima che riuscisse a riprenderlo e a leggere.

Qualcuno, nella montagna, prendeva e portava via ciò che poteva essere utile a loro.

A questo punto, non poteva non credere che in quell'ultimo capitolo di libro vi fosse stato qualcosa di fondamentale per loro, magari che li avrebbe aiutati a risolvere i guai in cui erano, magari che avrebbe chiuso una delle domande poste su quel foglio.

Sapeva di doverle trovare.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14- Problemi in cucina ***


Pandora

"Perché improvvisamente il clima tra quei sei é così peggiorato?" Pensai, trovandomi a lanciare uno sguardo verso gli Elementi che se ne stavano quasi appartati, stretti tra loro come se fosse stata questione di vita o di morte.

Certo, con il fatto che quasi ogni singolo membro nella Montagna sembrasse aver preso di mira il Buio... in parte mi appariva naturale questa reazione, ma allo stesso tempo non lo era, semplicemente per il fatto che lo avevano già preso in considerazione in precedenza, ma non avevano mai avuto un atteggiamento del genere.

Aggrottai lievemente la fronte, notando gli sguardi circospetti che lanciavano a chiunque, perfino a me nel mentre che passavo, quasi fosse impossibile potersi fidare, quasi fossero contro all'umanità intera e non si permettessero più il lusso di affidarsi alle persone che avevano attorno a loro senza sospettare di qualsiasi parola o gesto svolto almeno dieci volte di più.

Vedevo benissimo poi le loro espressioni: non erano esattamente molto allegri, diciamo... se avessi dovuto dare un voto al loro umore, poco ma sicuro sarebbe stato un quattro scarso, se non meno.

Sospirando, tornai a cacciarmi nelle cucine, come al mio solito, cercando di non sentirmi preoccupata per loro: quei ragazzi avevano un gran peso da portare sulle spalle, forse era ovvio che reagissero in questa maniera, ma mi dispiaceva trovarli in questo stato.

Ero entrata principalmente per assistere ai procedimenti, provando a vedere lo stato del cibo da portare, trovando un gran baccano per via di due ragazze, Pepper e Amaranto, che litigavano fastidiosamente con le loro vocette acute, accompagnate da del fumo nero che usciva dal forno senza che le due lo notassero minimamente.

"Dove cavolo è Debbie ?" pensai tra me e me, alzando gli occhi al cielo e portando la mano alla testa "Che abbia chiesto un cambio di turno? Beh, potrebbe anche essere"

-Avresti dovuto controllare meglio!- asserì una delle due ragazze, interrompendo i miei pensieri, esibendo particolarmente la propria R moscia e schioccando la lingua contro il palato.

-Ma come, vuoi dire che sia colpa mia?- ribatté con particolare irritazione l'altra, ravvivandosi la stoffa della maglia con un rapido gesto di mano.

-Ovvio! Io dovevo controllare le uova! Tu hai bruciato i pancake e... oh mio dio, il forno!- la prima sgranò gli occhi grigi, finalmente accorgendosene e girandosi, facendo per avvicinarsi ad esso, ma venendo fermata dal tono provocatorio dell'altra.

-Aaah! Dovevi tenerlo d'occhio, stupida!- la rimproverò quella, innalzando la testa come se le fosse superiore di chissà quanti gradini, spostandosi una ciocca di capelli argentati dietro all'orecchio.

-Ma che fesserie vai dicendo?-

Alzai il sopracciglio, interrompendo già da subito un discorso che sicuramente sarebbe continuato così per un eternità, pari pari, forse per la testardaggine delle due, forse perché le gemelle erano costantemente in questo stato -Cosa diamine sta accadendo?- feci, interpellandole a gran voce, facendo sussultare quasi impercettibilmente le due che cominciarono all'istante a balbettare e a borbottare scuse in cui si insultavano a vicenda, di nuovo dandosi la colpa, ma prendendo subito il cibo bruciato e mal ridotto dalla fonte di cottura.

-Questo è lo strudel più brutto che abbia mai visto in tutti questi anni- dissi ridendo appena, osservandolo con attenzione, soprattutto nella parte dove la crosta nerastra prendeva cenni di colore abbastanza inquietante, portando il silenzio tra le due, che subito arrossirono, indicandosi a vicenda un ennesima volta con vaga insistenza.

Lo presi comunque, appoggiandolo su un piatto e tagliandone una fetta rapidamente, cercando di captarne l'odore, ma senza risultati, forse per via del bruciato che lo attenuava, per poi assaggiarla.

"Non è neppure così male" pensai, gustando il sapore lievemente amarognolo dovuto al bruciato e per certi versi alla tonalità strana che probabilmente proveniva dallo scambio involontario dello zucchero e del sale.

-Guardate, questa non la servo neanche morta ai ragazzi- dissi, facendo una smorfia al solo immaginare di servirla - Quindi me la mangio io solo per il semplice fatto che non si spreca il cibo. Ve ne prego, non rovinate altro buon lavoro con i vostri battibecchi. - commentai con tono fintamente irritato prima di zittirmi di colpo, sentendo qualcosa di strano che mi bloccò istantaneamente il respiro.

Era stata una sensazione di vago malessere, che mi si scatenò lungo lo stomaco insieme ad un sudare freddo istantaneo e fulmineo, come se ci fosse stato qualcosa che decisamente non andava, portandomi ad inghiottire la saliva a fatica.

Le due gemelle mi guardarono preoccupate, ma rapidamente falsificai un sorriso per allentare la loro improvvisa tensione.

"Deve essere solo una sensazione... mi passerà" mi dissi tra me e me, rapidamente "Mah. Sarà per stanchezza, dopotutto ho anche dormito poco stanotte"

Ignorai dunque la sensazione aspra in quattro e quattr'otto, limitandomi a metterla da parte -Capito? Niente cibo bruciato, grazie, se a pranzo ne trovo altro, vi impedirò di entrare in cucina per un mese. Uhm... e fate attenzione a non scambiare il sale e lo zucchero-

Le due si guardarono in silenzio, per poi annuire, anche se in maniera un po' strana, come se non avessero compreso l'ultimo dettaglio, cosa che mi lasciò indecisa se mettermi ad indagare o lasciar perdere.

Optai per la seconda soltanto per via di mancanza di completa salute: non mi sentivo completamente disposta a mettermi a studiare attentamente ogni dettaglio, cosa in cui generalmente ero abbastanza abituata

-A che punto è il primo generale?- domandai dopo un paio di secondi in cui le scrutai silenziosamente, vedendole indicare una pentola sul fuoco, con dentro una zuppa di un bellissimo verde che avrebbe fatto venire l'acquolina a chiunque -Beh, almeno questo non lo avete rovinato. Quanto manca?-

-Cinque minuti, direi- asserì Pepper, ovvero la prima, schioccando nuovamente la lingua contro il palato, un tic che aveva da quando la avevo conosciuta la prima volta

-Io direi sette. Non cinque- puntualizzò Amaranto, facendo fare una smorfia all'altra che mi portò a guardarle storto entrambe in ammonimento, zittendole ancora prima che potesse nascere una discussione per l'ennesima volta.

-Dategliene sei allora e vi andate incontro- conclusi, girandomi rapidamente ed uscendo dalla cucina con un grande, grosso sospiro amaro.

"Quelle non cambiano proprio mai, eh?" pensai, sorridendo leggermente, forse per via dei ricordi generali che salivano a galla, portandomi la mano non occupata dal piatto alla pancia.

Diciamo che per me non era difficile fare amicizia con le persone, ero abbastanza socievole, ma questo solo in un contesto fuori dal lavoro che si ripeteva ogni giorno, costringendomi a prendere posizioni che odiavo.

Dare ordini a destra e manca; non era esattamente la mia passione più grande, nonostante vi provassi un lieve cenno di soddisfazione se una persona o più cercava di rompere la quiete mattiniera con idee stupide, finendo soltanto con il ricevere una bella lavata di capo, assolutamente dovuta e meritata, per poi essere rimessa in riga con la facilità di respirare.

Farlo, a volte, lo detestavo, anche perché riuscivo solo ad ottenere magari il loro disprezzo e la loro paura nei miei confronti, non la vera e propria amicizia che avrei invece voluto cercare, come quella che vi era tra me e Debbie, dovuta ad un infanzia passata insieme.

Con la mia amica, avevo sempre dimostrato il mio desiderare una libertà che il mio lavoro non mi permetteva di avere: mia madre non me lo avrebbe mai permesso... uscire da qui per una motivazione che non fosse acquistare provviste, nuovi mobili o abiti? Neanche per idea, a parere suo ero troppo 'piccola' per essere in grado di fare qualsiasi cosa che circondasse l'argomento 'viaggio'.

In realtà ero quasi sicura che, semplicemente, non mi volesse lasciar andare solo per paura che la potessi abbandonare.

Non sapevo perché lo credesse in questa maniera, non ne avevo idea, ma ero più che sicura che c'entrasse con mio padre, anche se purtroppo non sapevo nulla di lui.

Cancellai dunque il pensiero, prendendo a dirigermi verso Luxor, ovviamente dopo aver sempre prelevato il libro dalla biblioteca, vedendolo che quasi mi aspettava, con un cenno di nervosismo che apprezzai a metà.

In parte mi piaceva che, per certi versi, volesse che continuassi a leggere per lui, ma in parte mi dispiaceva per lui: era in una posizione parecchio scomoda così legato, tanto che mi chiedevo cos'avrei fatto io al suo posto.

Forse mi sarei comportata anche io come una sbruffona per occultare i miei problemi ed i miei punti deboli, non potevo saperlo nè tanto meno essere sicura di un risultato con me stessa.

C'era anche la probabilità, molto verosimile, che mi mettessi a studiare ogni tipo di cosa e di persona, come facevo già da libera.

Gli sorrisi immediatamente, gesto che gli fece alzare gli occhi al cielo, per poi osservare, turbato, il piatto che tenevo in mano, come se si chiedesse se era per lui oppure no, dettaglio che aumentò solo e soltanto il mio sorridere.

Vicino a lui, cosa che mi sorprese a dir poco, vi era poi già parte del gruppo Elementare, gruppo che doveva essersi spostato per chissà quali motivi a me sconosciuti: avrebbero potuto stare lì per fare domande al biondo, ma non gliene stavano ponendo e... da Debbie.

Non potei evitare di aggrottare la fronte al vederla lì, non me lo sarei davvero mai aspettato, se dovevo dirla tutta.

-Cosa diavolo ci fai qui?- chiesi a lei con tono scherzoso, a metà strada , attirando pienamente la sua attenzione.

Debbie alzò leggermente le spalle come risposta iniziale, scostandosi un ciuffo dei capelli ricci dall'occhio con una buffa smorfia che le piegava il volto, avvicinandosi rapidamente e così raggiungendomi.

-Volevo sapere come era esattamente colui che attirava la tua attenzione.- fece, sospirando appena - Lo dipingevi molto meglio di come è veramente, tu. A me non ha cagato di striscio se non per guardarmi male, non degnandomi neppure di una parola decente- borbottò al mio orecchio, cercando di non farsi sentire da nessun altro che non fossi io.

Trattenni una risata a fatica, sogghignando appena e rispondendole, però non ad altezza orecchio come quando lei mi aveva posto la domanda, dicendo ciò che io pensavo apertamente -Solo perché ti giudica una sconosciuta e vi sono anche gli altri Elementi. Sai, soprattutto se ci sono tutti, diventa scontroso come non mai, quasi fosse un gallo che vuole mostrare di aver la cresta più alta di tutte le altre-

Notai le espressioni perplesse dei tre Elementi che erano lì, come per fare la guardia, ma soprattutto vidi Luxor fare un espressione particolarmente buffa che diceva un -Guarda che ti sento- da tutti i punti di vista in cui potevo guardarlo, cosa che mi faceva ancora più ridere, lasciandola dunque uscire senza troppi fronzoli.

Era davvero buffo come tipetto, soprattutto nel suo cercare di nascondere il fatto che una delle cose di cui aveva più bisogno pareva essere l'affetto, altro che la vendetta, come insinuava lui stesso e credeva insistentemente che fosse.

Certo, quel 'buffo tipetto' aveva una carica decisamente negativa, per il momento, ma non vedevo l'ora di vederlo per quello che nascondeva perfino a se stesso, non mi importava se sarebbero servite settimane o anni; ero pronta ad aspettare tutto il tempo di cui aveva bisogno per vederlo spaccare quella corazza gelida di strafottenza.

-Uhm... cos'è quell'obbrobrio che è su quel piatto?- chiese all'improvviso Debbie, guardando lo strudel con un che di perplesso e turbato, inclinando la testa.

Le spiegai rapidamente cos'era successo, motivando frettolosamente il fatto che ero decisa a smangiucchiarlo un po' durante la lettura all'Elemento legato tra una pausa e l'altra, cercando ovviamente di non sporcare il libro, assicurandomi che non accadesse.

-L'ho assaggiato, non è poi così male, quindi posso mangiarlo tranquillamente- asserii poi, concludendo il discorso, sorridendole e guardando il piatto con il dolce già tagliato.

"Dovrò tornare in cucina a prendere dei tovaglioli" pensai tra me e me con decisione, immaginandomi la serie di avanti e indietro che mi sarei presto trovata a fare

-No, Pandora, è fuori questione! Non puoi mangiare quello schifo!- asserì tutta preoccupata la riccia, facendo scoppiare la bolla di immaginazione che mi aveva precedentemente circondata, sbiancando leggermente alla conclusione del discorso che avevo fatto -Cioè, scherzi vero?- aggiunse, tutta trafelata.

-Perchè tutte queste storie? Non ti sembra di esagerare, magari un pochino?- feci una pausa, guardandola leggermente confusa, vedendola agitarsi su sé stessa.

"Ha qualcosa che non mi convince" mi ritrovai a formulare ancora prima che aprisse bocca "Sbaglio o si sta aggredendo le mani tra di loro? E sta respirando in maniera davvero strana... Mi sembra un po' troppo per la semplice bruciatura di un dolce"

-Semplicemente non voglio che ti ritiri sempre a mangiare queste diavolerie rovinate!- fece lei, chiudendo gli occhi e strizzandoli -Perché devi sempre rimetterci tu e nutrirti con cibo che degli stupidi ospiti non vogliono? Potresti darlo al Ghiaccio stesso...o perfino ai Pegasi se proprio non vuoi sprecare nulla- quasi urlò con voce strozzata.

-Stai scherzando tu, vero? Dare della roba simile a degli ospiti? Non mi sembra molto appropriato, anzi, non ha senso, tutti valgono alla stessa maniera, qui, solo perché io decido di gettarmi in un fosso, perché anche loro dovrebbero venire lanciati?- dissi, guardandola ancora ed ancora, cercando di contenere una lieve irritazione e allo stesso tempo tentando di captare la motivazione precisa per cui stava dicendo simili parole.

"Mi sta nascondendo qualcosa" mi dissi, sempre più determinata a cavarglielo di bocca e sopratutto a comprendere perché tutte quelle bugie inutili.

"Non eri proprio tu a dire che sembravo conoscere tutto di tutti? Cosa cerchi di seppellire con una inutile maschera? Cosa hai combinato?"

-Apri gli occhi- le ordinai di colpo, assottigliando lo sguardo e gelando il tono di voce, vedendo il lieve velo di sudore che prendeva a bagnarle la fronte.

Parve boccheggiare, come un pesce fuori dall'acqua, cercava difatti un appiglio a cui attaccarsi per non finire in un precipizio.

Mi trovai a stringere leggermente i pugni, ripetendo l'ordine con ancora maggiore dominio nelle parole, tanto che la vidi smettere letteralmente di respirare, aprendo leggermente gli occhi, i quali erano coperti di lacrime.

-Mi dici perché stai piangendo?- domandai, sentendo quasi un pugno allo stomaco mentre singhiozzava spasmodicamente, cercando di asciugarsi le guance che continuamente venivano bagnate da quelle gocce frettolose.

La vidi tremare e subito mi saltò al collo, continuando a non rispondere alla mia domanda, stringendomi con del disperato che aumentava man mano la mia ansia.

-Ohi...- le accarezzai appena la testa riccioluta, provando ad addolcire il tono di voce, sentendo però un ennesimo crampo alla pancia che mi lasciò immobile e totalmente senza fiato per la seconda volta nel giro di una giornata.

"Questa... questa non era solo una sensazione dovuta alla stanchezza... no, era al bordo dello stomaco e..."

Un accenno di nausea mi percorse la gola, costringendomi ad inghiottire la saliva per non vomitare.

-Mi dispiace- singhiozzò ancora - Mi aveva detto di farlo, ma non doveva arrivare a te!... M-Ma in qualche ora dovrebbe passare, non ne hai mangiato così tanto, giusto?- disse con tono disperato, tirandomi la manica della maglia senza tregua, piangendo ancora contro l'incavo del mio collo.

"Cosa... cosa ci hai messo dentro? E chi ti ha chiesto di fare una cosa simile?"

Mi trovai a staccarmi e a piegarmi in due, facendo cadere il piatto a terra, sentendo la più totale mancanza di respiro nei polmoni e udendo il rompersi della ceramica contro il suolo.

I tre, Task, Nemes e Will, accorsero a loro volta, cosa che percepii dalle loro voci, improvvisamente vicine, le quali mi chiamavano per nome.

Guardai a fatica la ragazza che era al mio fianco, sentendola borbottare dei -Non era per te!- che si ripetevano in continuazione con tono lievemente soffocato, ancora nascosto da vari singhiozzi.

Non riuscivo ad aprire bocca, neppure per tentare di rassicurare la ragazza con il fatto che non stavo poi così male, ma non potevo dirlo affatto, anche perché ero quasi sicura che se ci avessi provato, avrei vomitato seriamente.

Cercai di alzarmi, ma sentivo le gambe tremarmi e la testa girare decisamente troppo per rendere facile il tornare indietro.

L'unica cosa che sentivo di poter fare era respirare lentamente e farmi aiutare, poi magari, raggiungendo il bagno, avrei potuto anche rigettare tutta l'anima, pur di tirare fuori dalla mia bocca il cibo che mi stava solo dando problemi.

Riuscimmo a raggiungere uno dei bagni appena in tempo, pochi secondi prima che un getto mi uscisse dalla bocca, inondandomi di una sensazione orribile, acre, mentre qualcuno mi sorreggeva stento, tirandomi indietro i capelli.

***

-Tutto... tutto a posto- mi ritrovai a dire, alzando una mano in direzione di coloro che, fuori dalla porta, aspettavano che uscissi, probabilmente avendo o assistito o udito quello che era successo.

-Non è stato nulla di che, davvero! Sono stata peggio altre volte- insistetti, sorridendo leggermente e falsificando una normalità che copriva soltanto una certa preoccupazione -Su, tornate ai vostri lavori mattinieri, hop-hop!-

La leggera folla prese a a sciamare, proprio come richiesto, prendendo a trafficare qui e là come tante formiche operaie.

Rimasero solo i tre Elementi, di cui Nemes era stata quella ad aiutarmi e Debbie, ancora in lacrime, con la testa nascosta tra le gambe, dondolandosi leggermente avanti e all'indietro.

Borbottava parole quasi incomprensibili, dette talmente tanto rapidamente ed in maniera così sconnessa da non permettermi proprio di captarne parti sensate così messa.

Mi costrinsi ad avanzare in sua direzione, ignorando la sensazione di debolezza alle stelle che decisamente non aiutava.

Avevo decisamente bisogno di un po' di spiegazioni da parte sua... partendo dal "chi è stato a chiederti di farlo" a "a chi era davvero destinato" e ancora "perchè hai seguito un ordine del genere"

Ero quasi sicura, dopo un paio di ragionamenti, che quello che era stato cucinato fosse in realtà cibo avariato, il cui intero consumo avrebbe decisamente portato più di una parziale intossicazione.

Ero anche quasi sicura di sapere che la vera destinazione sarebbero stati gli Elementi stessi, probabilmente il Buio, anche perché, insomma, prima mangiavano loro e poi generalmente, più tardi, avremmo mangiato anche noi, ma volevo la sua conferma.

"Non saranno mica state Jessica e le altre, spero...Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara nei loro confronti... però non avrebbe senso, anche perché loro non hanno influenza su di lei. Per quale motivo dovrebbe aver seguito i loro ordini?"

-Chi ti ha detto di farlo, Debbie?- chiesi con voce stanca, guardandola con grosso nodo allo stomaco, aspettando che smettesse di piangere.

La castana riccia alzò leggermente la testa, tirando su col naso e strofinandosi le mani sulle palpebre.

Mi guardò per diversi secondi, per poi abbassare lo sguardo, come scottata od impaurita dalla reazione che avrei potuto avere.

Tacque a lungo, poi la sua risposta uscì in un lieve sussurro, un sussurro che mi fece salire letteralmente un brivido gelato lungo la pelle.

-Tua madre-
 

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