The Hanging Tree

di vermissen_stern
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Hanging Tree ***
Capitolo 2: *** Famiglia ***
Capitolo 3: *** Seconda Possibilità ***
Capitolo 4: *** Soddisfare gli Impulsi ***



Capitolo 1
*** The Hanging Tree ***


Resident Evil Village è uscito ormai da quasi un mese e noto con disappunto che qui nel sito non sono ancora presenti storie riguardanti uno dei miei personaggi preferiti, ossia Karl Heisenberg. Avrei preferito che la Capcom desse possibilità di allearsi con un personaggio così carismatico, peccato che non sia successo e alla fine ho deciso di scrivere questa oneshot what if su di lui ambientata dopo la fine della storia canonica. Come ho messo nelle note è una storia ovviamente spoiler per chi non ha giocato/visto il gioco, e non ho usato un beta reader per cui prendete il mio lavoro per quello che è. Buona lettura!



Il pesante carro merci si mosse a fatica lungo la strada fangosa e malconcia che dall'entroterra di quella sperduta valle di anime abbandonate stava risalendo i picchi più alti e meno umidi delle montagne ancora innevate. Una via percorsa da ben pochi sventurati che avevano abbastanza fegato, o follia, da volersi allontanare dai territori di Madre Miranda e dalle sue quattro case che le avevano giurato fedeltà nel corso dei decenni – se non addirittura secoli – eppure quell'ingombrante carretto coperto pareva fregarsene degli ammonimenti sparsi lungo il ciglio di suddetta strada. Non per ultimi teschi di animali e uomini agghindati in modo parodistico per segnalare la presenza dei territori lycan.

Se nei secoli indietro si parlava di strane creature che si aggiravano per quelle strade sterrate e impetuose, ben oltre lo spauracchio dei “semplici” banditi sulla bocca dei forestieri che vivevano oltre le montagne, per tutta la regione si era sempre trattato di una realtà con cui fare i conti quotidianamente. Senza contare altre creature raccapriccianti che si erano aggiunte nel corso di più di un secolo a causa della follia di una sacerdotessa e della sua impossibile missione,.. Ma a quanto pare al corpulento viandante solitario non sembrava turbare più di tanto la cosa.

Alla guida dell'imponente carro coperto era presente un cocchiere dall'altrettanta stazza fisica importante che, come a voler rimarcare il fatto di possedere un mezzo tanto pittoresco quanto massiccio, faceva sfoggia di un ventre voluminoso tenuto a stento stretto da vestiti ormai troppo piccoli per lui. Le dita grassocce e ricoperte di anelli d'oro e pietre preziose tenevano ben salde le redini dei suoi due cavalli da tiro con una forza che nessuno gli avrebbe mai conferito, mentre le poderose bestie da soma si limitavano a sbuffare nuvole di vapore dalle narici a causa dell'aria umida e gelida di quel mattino ormai morente. Unico loro segno dell'effettiva fatica che stavano facendo nel lasciare quella morente valle di lacrime.

Il pittoresco mercante aveva molto probabilmente un nome e un cognome, ma oltre quel suo volto paffuto e lo sguardo di una vecchia volpe che sapeva il fatto suo l'unico nome che era concesso di conoscere ai suoi clienti – attuali e futuri – era semplicemente “il Duca”.

Proseguiva con passo lento ma sicuro, sia per evitare ai suoi destrieri fatica inutile su quella strada difficile, sia per evitare che la sua preziosa mercanzia potesse in qualche modo cadere dalle mensole di legno e dalle pile di vettovaglie che riempivano quasi del tutto l'ambiente interno riducendo di molto lo spazio vitale per il corpulento mercante. Restava giusto il posto per un letto dalle coperte di velluto rosso e una stufa a legna economica che gli consentisse di prepararsi ottimi pasti. Tutto il resto aveva la precedenza sul suo stile di vita ozioso, tintinnando ad ogni sobbalzo non voluto e ad ogni vibrazione dovuta ad una strada con fin troppe buche e fango.

Forse troppe vibrazioni in effetti, accompagnate da un sibilo che ricordava quello di un bollitore sul fuoco nonostante sulla sua stufa in ghisa non fosse presente nessun strumento da cucina e nessun fuoco acceso. Mai quando il mercante era in viaggio.

Se solo il Duca avesse dato una occhiata più specifica alle sue mensole cariche di pregiata mercanzia da poco acquisita si sarebbe accorto che, uno dei suoi tesori in cristallo sormontato da un grosso nucleo di metallo – un manufatto alquanto insolito per essere stato fatto da mano umana – aveva cominciato a vibrare pericolosamente e a diventare sempre più incandescente. Proprio come se sotto la base di cristallina pietra bianca fosse stato acceso l'intero fuoco dell'inferno, solo che in questo caso vi era solo una polverosa superficie in legno che iniziò a vibrare assieme all'artefatto alieno, la cui sfera metallica si stava facendo sempre più rossa come se fosse appena stata forgiata dall'inferno. Incredibilmente chiassosa come centinaia di anime intrappolate in una sfera deforme.

Subito dopo quella crescente cacofonia di suoni e colori – che portarono i cavalli ad innervosirsi non poco – ci fu un botto come se mille bicchieri di cristallo si fossero rotti come petardi, anticipati prima da un lampo improvviso che illuminò il carro per una frazione di secondo e poi da uno schianto sordo che portò i cavalli ad impennarsi al rumore improvviso. Solo le forti mani del Duca tennero salde le loro redini, all'apparenza incurante dell'incredibile frastuono di vetri rotti e pentole rovesciate, piuttosto concentrato a calmarli con moine che di solito si concedono a cuccioli terrorizzati. Riuscendo incredibilmente nel suo intento.

Una volta che i turbolenti equini ebbero modo di calmarsi calò un silenzio quasi irreale nell'area, rotto solo dagli ultimi rimasugli di cocci che rotolavano via e dai tintinni che si quietavano, lasciando solo un sibilo stranamente umano nel suo esprimere dolore e rauche imprecazioni.

Hm... a questo punto stavo iniziando a chiedermi quando sarebbe successo...”

nel dirlo il corpulento mercante inarcò un sopracciglio e allungò il suo impercettibile sorriso agli angoli della bocca, voltando a fatica i rotoli di grasso che componevano la sua schiena per poter far slittare una finestrella in legno che dava all'interno del carro, così da poter dar una occhiata ai danni e dare un benvenuto nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Alcune vettovaglie si erano riversate a terra, cose di poco conto alla fin fine, ma ciò che all'apparenza colpì maggiormente i suoi occhi chiari fu l'ombra di un uomo disteso sul vecchio tappeto persiano che copriva le vecchie assi di legno. La figura di una persona nuda, rannicchiata e tremante, umida di una sostanza lattiginosa semitrasparente – diventando cristallina in alcuni punti della pelle di quello che era un uomo con molte cicatrici – riuscendo a malapena ad alzare lo sguardo verso quel fascio di luce che gli stava disturbano gli occhi color acciaio. Il viso era ricoperto di capelli grigi appiccicati da quella strana sostanza collosa, nonostante non apparisse come un uomo avente raggiunto la terza età, e la gola giovane di nascita non riusciva a pronunciare come si deve le bestemmie che avrebbe voluto pronunciare.

Cos... cazz...?”

Ah! Bentornato nuovamente tra di noi... lord Heisenberg!”

per un momento l'uomo ancora tremante a terra – dal fisico atletico e dai muscoli tirati per il dolore – non capì a cosa o a chi si stesse riferendo quella voce dal tono lievemente sarcastico, quasi mellifluo, ma poi i ricordi iniziarono a magnetizzarsi prepotentemente... e una smorfia di disgusto si materializzò sull'ispida barba di quello che fu un tempo Karl Heisenberg nel sentir pronunciare tanto il suo titolo quanto il suo nome.

I ricordi di una vita passarono le ramificazioni del suo cervello infetto, partendo da quelli più primordiali e innocenti fino a quelli più recenti e cupi, prima di emettere un sospiro di rassegnazione dopo quel lungo attimo di smarrimento in cui a stento ricordava il proprio nome fino a pochi secondi fa. Adagiando la schiena su logoro tappeto macchiato e strofinandosi la faccia con entrambe le mani, cercò di fare mente locale su cosa fosse successo nelle ultime quarantotto ore da portarlo nudo e tremante dentro la carrozza del Duca.

Poi se ne ricordò, con uno scintillio sinistro negli occhi così chiari da ricordare le tonalità dell'acciaio, venendo però preceduto da un mercante all'apparenza divertito da quell'innaturale rinascita.

A quanto pare l'istinto di sopravvivenza del vostro cadou ha avuto la meglio sulle vostre decisioni avventate, mio signore” proseguì il corpulento mercante, incurante dell'irritazione che si affacciò sul volto del lord decaduto “e a livello di memoria cellulare direi che non vi manchi nulla a livello fisico... il che promette bene per voi! E ditemi, cosa ne pensate della vostra memoria ritrovata?”

penso che faresti meglio a startene zitto, cazzo!”

la mezza minaccia sibilata a denti stretti fece ridere di gusto il padrone del carro fin troppo loquace, pur comunque non replicando a quell'offesa mosso da una saggezza recondita. Ma oltre sapere di essere sopravvissuto al suo tentato colpo di stato doveva sapere urgentemente qualcos'altro.

Gli altri... dove sono? anche loro...”

A dire il vero non si sono ancora risvegliati dal loro torpore, mio signore£ lo interruppe il corpulento cocchiere. Un tempo una simile mancanza di rispetto sarebbe costata la vita a chiunque “Chissà... magari ci impiegheranno più tempo a riformarsi, oppure non lo faranno affatto... ma nel frattempo avrei piacere che non li toccaste. Sa, ho già dei potenziali compratori interessati ai loro resti”

Ottimo, era l'unico dei quattro signori al comando della folle sacerdotessa ad essere rimasto effettivamente in vita, mentre gli altri ancora giacevano nelle loro tombe di cristallo sacrificati da una falsa dea per un suo più squallido bisogno materiale. E per quanto fosse tentato di distruggere i resti dei suoi disprezzabili fratelli e sorelle, notandoli con la coda dell'occhio in alcune casse aperte imbottite di paglia, volle comunque dar retta al Duca e a quella che non sembrava esattamente una richiesta cortese. Dopotutto non sapeva ancora in che condizioni era, a malapena riusciva ad avere un pensiero logico che non fosse una tempesta di ricordi dolorosi che gli pungevano le terminazioni nervose delle meningi, quindi era il caso di incominciare a piccoli passi chiedendo delle cose più basilari o capire in che condizioni fosse il suo fisico attuale. Solo dopo avrebbe rimesso a posto quel casino che era la sua vita.

Cercò quindi di mettersi almeno sulle ginocchia, aiutandosi con le braccia e facendo leva sul letto ancorato allo scafo del carro, rendendo la cosa comunque difficile viste la gambe deboli – come se non le avesse mai usate – e il mezzo che si era nuovamente messo in moto ad uno schiocco delle briglie trattenute dallo stesso Duca. Ora intento a guardare la strada dissestata lasciando al proprio lord l'intimità di cui aveva bisogno per ritornare a familiarizzare con un mondo che pensava di aver lasciato.

E la stronz-cioè, Madre Miranda?! lei è... ancora qui?”

Una volta sedutosi sul materasso imbottito di canapa volle sbrogliare un altro nodo piuttosto fondamentale, e la sua voce ancora roca faticò un poco con una domanda che lo tormentava da quando era tornato alla luce in modo prematuro, mordendosi in tempo la lingua nell'ingiuriare il nome di una donna che aveva solo finto di amare per decenni interi, ma che in realtà detestava con tutto se stesso per avergli rovinato la vita in tutti i sensi. Uno strano senso di rispetto il suo – fastidioso come un veleno ormai insinuatosi profondamente in lui come un dogma istintivo – che continuava a portarsi appresso sempre e comunque quando si trattava di parlare di lei con chiunque non fosse se stesso. Forse si trattava tanto di istintivo, e odioso, rispetto nei confronti dell'unica vera figura femminile che avesse condizionato la sua crescita quanto di puro istinto di conservazione di fronte a possibili nemici che potessero mettergli i bastoni tra le ruote con la sua nobile causa... ma alla fine, come a breve avrebbe scoperto, sarebbe stata solo un'altra pietra da lasciarsi alle spalle proprio come per i suoi "fratelli".

In un modo o nell'altro Madre Miranda è riuscita nei propri intenti... Si è ricongiunta con la sua vera famiglia, anche se temo non nel modo in cui lei lo aveva immaginato”

per quanto la risposta del Duca fosse abbastanza criptica – arrivata alle orecchie di Heisenberg con un certo ritardo come a volersi studiare per bene le parole da pronunciare di fronte ad un lord di cui ancora non aveva visto nessuna manifestazione elettromagnetica avvolgergli le membra ancora umide – senza ombra di dubbio fu abbastanza cristallino nel rivelargli che quella puttana fosse morta nel portare avanti un piano a cui diverse persone si erano decisamente contrapposte. Non per ultimo il più giovane dei suoi figli, nonchè quello che rasentava quasi la perfezione dopo molteplici esperimenti disastrosi, e che aveva pagato con la vita lo scotto di aver provato a ribellarsi a lei anche usando metodi tutt'altro che puliti. Ma in fin dei conti aveva imparato da quella stessa madre malevola a giocare sporco, giusto? Quindi perchè avrebbe mai dovuto sentirsi in colpa?

Massaggiandosi le tempie con una mano non volle dare al momento un nome alle emozioni che gli stavano smuovendo lo stomaco, concentrandosi piuttosto a coprirsi con una delle coperte presenti e darsi una prima sistemata. Era ancora troppo poco lucido – secondo i suoi punti di vista – per poter accettare tutte quelle stronzate pensando che il suo cervello gliela avrebbe fatta passare liscia. Aveva comunque ricevuto le informazioni che gli interessavano, aveva appena appurato di essere ancora vivo in un mondo che lo credeva probabilmente morto senza più antagonisti a tormentarlo, e tutto questo non poteva che andare a suo vantaggio. Eppure...

Se le interessa mi sto dirigendo verso la fattoria dei Whateley per questioni d'affari. Sa, credo che la vedova del signor Wilbur sarà ben contenta di poterle dare ristoro”

Karl non era uno stupido, e conosceva abbastanza bene il mondo esterno – grazie ai traffici sottobanco dello stesso Duca che negli anni gli aveva fornito ogni genere di bene da un mondo che Miranda aveva preferito tenere al di fuori di quel loro microcosmo contaminato dal male – ma avrebbe preferito tenersi lontano da quella fattoria e della banda di zotici matti che la abitavano. Le storie che giravano su di loro erano alquanto bizzarre e imbarazzanti.

Per quanto la loro valle fosse annidata tra i Carpazi e protetta tanto dall'impervia natura quanto dalle selvagge creature che la popolavano – figlie della mente distorta di Madre Miranda – era chiaro che il villaggio non poteva sopravvivere a lungo isolato com'era dal mondo esterno. Proprio per questo motivo esistevano uomini come il Duca e famiglie come i Whateley che si preoccupavano di rifornire del necessario la popolazione locale. Il primo con la vendita al dettaglio lungo tutto un percorso insidioso mentre i secondi si limitavano a recepire la preziosa merce dal mondo esterno e rivenderla poi ad un Duca con più misteri che rivelazioni.

La sacerdotessa dunque chiudeva un occhio su certe cose, in quanto Karl sapeva che – ipocritamente – anche lei aveva i suoi contatti con il mondo esterno. Ma forse ella stessa si aspettava un colpo basso da uno dei suoi lord... e subdolamente aveva fatto in modo che suo “figlio” Heisenberg abbassasse la guardia per sbarazzarsi anche di lui con-

Neppure il tempo di terminare quella sequenza si pensieri che avvertì chiaramente il carro fermarsi. Non gli ci volle però molto per capire che la carovana era finalmente sopraggiunta a destinazione dopo quella che doveva essere stata un'altra ora di viaggio rimasta nel più completo silenzio. Un gesto cortese da parte del corpulento mercante il voler lasciar riflettere in pace il proprio ospite, ma era effettivamente giunto il momento anche per lui di pensare al prossimo passo.

Eccoci arrivati, lord Heisenberg! La prego di non spaventarsi troppo per quello che vedrà... so che conosce i Whateley per fama, ma dubito che sia a conoscenza della loro accoglienza nei riguardi dei forestieri”

il diretto interessato non capì a cosa il Duca si stesse riferendo, rimanendo abbastanza basito da volersi comunque mettere sull'attenti con le gambe ancora tremanti, ed osservando dallo spiraglio principale che dava alla seduta del cocchiere volle vedere con i propri occhi. Ciò che vide era solo un agglomerato di vecchie case di legno che componevano la fattoria, dalle travi del tetto marcite a causa dell'umidità fredda e pungente di quei luoghi, e un insolito albero contorto su cui rimanevano i resti di un'altalena. Ma che da dove si trovava lui sembrava un cappio per impiccagioni.

La cosa lo mise abbastanza in allarme visto che ancora non sapeva se poteva fidarsi del Duca, e sentendo dei passi sul suolo fangoso e una voce arcigna in seguito parlare con il mercante non riuscì proprio a trattenere un sibilo di tensione tra i denti stretti.

... e poi i botti e poi ancora le esplosioni!” fece una donna dalle sembianze di una vecchia megera. Dai capelli bianchi come la neve raccolti in una tesa capigliatura e gli occhi rossi dovuti forse alla gotta “temevo che a questo giro il commercio fosse ormai un lontano ricordo come lo stesso villaggio a valle... ma a quanto pare caro Duca continuate a portarci qualcosa”

mia cara signora Whateley! Il commercio non si ferma mai!” la grassa risata del Duca martellò per un momento nel cervello dolorante di Karl a causa della loro vicinanza “Ho delle vettovaglie che saranno sicuramente di vostro interesse, oltre che un ospite che quasi sicuramente necessiterà delle vostre... premure”

Quel bastardo obeso era forse intenzionato a venderlo ad una banda di mentecatti?! Il tono che aveva usato con quella strega bianca non gli piacque minimamente, senza contare che era...

Madre! Il Duca ci ha portato un uomo!!”

Un uomo! Un uomo!”

Un uomo bello!!”

non fece neppure in tempo a ultimare le proprie linee di pensiero che una angoscia ben più grande si palesò nel momento in cui una luce accecante non si materializzò alle sue spalle. Costringendolo per questo a voltarsi di scatto sulla difensiva nonostante la luce del sole gli bruciò gli occhi ancora sensibili.

Qualcuno aveva aperto le ante posteriori del pesante carro merci, e oltre il cigolio dei cardini poco oliati il povero lord decaduto poté finalmente osservare tre giovani donne dallo sguardo affamato e predatorio.

I loro sorrisi a trentadue denti e i loro occhi dalle iridi dorate erano sgranati come pochi dall'eccitazione. E più che avere fame di carne umana come avrebbero potuto averla le “figlie” di Alcina Dimitriescu – decisamente più eteree e pallide rispetto alle atletiche fattrici dagli avambracci pronunciati, come in un dualismo insano tra la morte e la vita – queste sembravano più che altro affamate di cazzo.

Il suo.

Non-provate-a-toccarmi!!”

Heisenberg scandì con lentezza omicida quelle parole fulminando con il suo gelido sguardo quelle boscaiole affamate, stringendosi di più nella coperta di velluto rosso e cercando con la coda dell'occhio il primo oggetto di metallo da lanciare loro contro. La vista gli cadde per un secondo su un pentolino metallico ancora appoggiato alla stufa in ghisa, e vedendo che una delle ragazze – tutte dai capelli rossi raccolte in crocchie semplici e scompigliate e dalle lunghe sottane rattoppate – stava già salendo sul carro con un certo entusiasmo decise di averne avuto abbastanza.

Era tempo di vedere se, oltre alla sua forma fisica completa, erano tornati a loro posto anche i suoi temuti poteri. Ma cercando di fare leva su quello che un tempo gli riusciva facile come respirare, muovendo il metallo a proprio piacimento e facendo impazzire le centraline elettriche, tutto ciò che riuscì a fare fu semplicemente di farlo tremare sul posto e avvertire un mal di testa così forte da portarlo letteralmente a cadere a terra con un guaito risentito.

Si sentì pervaso da una miriade di scosse elettriche come se il suo intero corpo si fosse improvvisamente intorpidito per uno sforzo che non era ancora pronto a fare, non trovando neppure la forza di tirare pugni quando quelle megere lo raggiunsero con foga e ridendo come matte. In tempi meno sospetti sarebbe anche rimasto lusingato di una simile attenzione da parte di qualche bella ragazza, ma in questo caso avrebbe fatto volentieri a meno di essere abbrancato dagli artigli di quelle arpie in un momento di debolezza così umiliante che lo faceva sentire come un... normale essere umano. Cosa che non era più da molto, molto tempo, ormai. E che lo portò per questo a urlare ogni genere di imprecazione mentre le sue ammiratrici lo legavano con le sue stesse coperte come se fosse stato un salame.

Lasciatemi! Lasciatemi andare maledette puttane!! O giuro su dio che-!!”

per l'amor del cielo, ragazze! Limitatevi a far fare un bagno caldo a lord Heisenberg finché non si sarà ripreso! O il mio bastone sarà l'ultimo delle vostre preoccupazioni!”

quando l'anziana matriarca ruggì quei comandi nonostante la voce gracchiante e non più giovane ci fu come un miracolo. Le tre robuste boscaiole si fermarono di colpo una volta scese dal carro con un bottino trattenuto tra le loro braccia come se fosse stato un tappeto arrotolato – osservando l'anziana genitrice rimasta accanto ad un mercante dal sorriso compiaciuto – sgranando gli occhi ora non più allegre come bambine di fronte a una ciotola di caramelle ma ben più preoccupate delle conseguenze di azioni fin troppo avventate.

Si, madre”

si limitarono a borbottare scontente quelle, una dopo l'altra, chiudendosi poi in un imbarazzante silenzio che lasciò attonito lo stesso Heisenberg che, nonostante la ramanzina, non venne liberato da quella presa ma anzi... issato sulle loro spalle come se stessero trasportando un lungo tronco.

In quel momento non seppe dire se aveva voglia di scuoiare o meno il Duca per l'assurda situazione in cui l'aveva buttato senza preavviso – in fin dei conti ora aveva ben altro a cui pensare tra ospitalità discutibile e poteri che faticavano a riaffacciarsi – ma vedere quel grassone sfacciato salutarlo con una mano mentre lo trascinavano in casa gli fece venir voglia optare per la prima, discutibile, opzione.

Che cazzo di situazione...”

[…]

Alla fine dovette ammettere a se stesso che poteva anche andargli peggio quel giorno. Le figlie della megera erano state di parola non molestandolo più del dovuto, se escludevano un paio di sculacciate con gli asciugamani a fine bagno, e mostrando una certa professionalità nel strigliare il loro signore così come son solite fare le lavandaie con le lenzuola sporche. Spazzolate energiche e quasi dolorose nel mentre che era immerso in un catino di legno pieno d'acqua e sapone di Marsiglia, cantando un paio di canzoni popolari per farsi passare la fatica nel rimuovere quei cristalli e quel muco disgustoso che permeava la pelle leggermente abbronzata di Heisenberg. I segni di una rinascita miracolosa voluta da un parassita che si rifiutava di far morire il proprio guscio, ora rintanato nel suo petto e perfettamente fuso con il suo sistema nervoso lasciando solo l'ennesima cicatrice sulla sua pelle. Non c'era mai stato nessun piano B in tutto questo, aveva fatto tutto quel mostriciattolo che gli era stato cucito addosso dalla stessa sacerdotessa nera.

Una volta che le boscaiole ebbero finito con lui gli lasciarono la privacy di cui aveva bisogno, sentendosi finalmente grato di non avere più i loro occhi addosso e di poter riflettere in santa pace davanti allo specchio del bagno. Si passò una mano tra i capelli bagnati soppesando le emozioni contrastanti che minacciavano di manifestarsi in un momento all'altro tra una risata di pura gioia sarcastica a una rabbia funesta dal voler prendere a pugni il suo stesso riflesso.

Era stata tutta una perdita di tempo. In quel momento non poteva fare a meno di pensarla così.

Anni spesi a collezionare una armata di golem creati dai cadaveri dei contadini che morivano e gli venivano portati per la cremazione, tra successi e imbarazzanti fallimenti. Il cimitero al villaggio si era ormai riempito già un secolo prima, quindi per forza di cose all'ingegnere autodidatta venne affidato l'odioso business della cremazione dei corpi che tale non era... donando alle sventurate famiglie dei malcapitati solo un'urna di latta contenenti le ceneri della sua stufa in ghisa. Un gesto vile quanto necessario, se voleva crearsi di nascosto un esercito che potesse competere contro Madre Miranda e lo strapotere che aveva sul suo Dio Nero ancorato nelle viscere del sottosuolo da radici primordiali. Il parassita divino venerato dai primi uomini che giunsero in quella valle già prima di apprendere l'arte della scrittura.

Un rancore fermentato nel corso degli anni fin dalla sua prima giovinezza, mentre i ricordi della sua vita passata – prima del Villaggio e prima del cadou. Prima di essere rapito e condotto in un mondo a lui alieno – rischiavano di perdersi nell'alone della muffa sollevata da quell'arpia a cui mostrare benevolenza se voleva sopravvivere.

Poi era arrivata lei, la bambina perfetta – una straniera in terra altrettanto straniera ma dal corredo genetico impeccabile – su cui Miranda puntava tutta la missione della sua vita – riportare alla luce quella figlia portata via crudelmente dall'influenza spagnola più di un secolo prima, innestando la sua coscienza in un corpo più che perfetto per ospitarla – decretando per questo l'annichilimento di tutto un mondo che fino a quel momento si era inginocchiato a lei portando le mani al cielo nell'atto di chiamarla a gran voce nella più totale disperazione. Una bambina che Heisenberg non disprezzava e neppure adorava, ma che avrebbe tanto voluto usare in un modo non propriamente accettabile quanto comunque sicuro per la piccola. Perchè ci teneva lui, sempre e comunque, a puntualizzare di essere differente dal resto della sua famiglia.

Un vero peccato che il padre della mocciosa non gli avesse dato il permesso di poterla sfruttare a proprio vantaggio – gli aveva persino fatto la cortesia di coinvolgerlo nel proprio piano – e alla fine il suo smisurato ego, e un carattere permaloso come quello di un bambino, lo aveva portato a voler comunque tentare il tutto per tutto da solo.

E aveva fallito.

La rabbia di non essere stato lui a uccidere quella donna miserabile stava oscurando il suo giudizio ben più logico, quello di sentirsi sollevato di far parte ancora di quel mondo e non di essere stato assimilato da una terra contaminata purgatorio di molte altre anime in pena.

Cazzo!!”

il pugno destro si abbatté con forza a fianco dello specchio appannato e rovinato, colpendo le piastrelle di un brutto color oliva mentre la sua voce uscì con un ruggito incrinato di chi non è capace di controllare le proprie emozioni se messo alle strette. L'evidente formicolio che gli attraversò il dito mignolo e tutto il palmo tramutandosi a breve in dolore gli ricordò per l'ennesima volta qualcosa di fondamentale. Qualcosa che la stessa signora Whateley prontamente pronunciò una volta che fece capolino sull'uscio della porta del bagno lasciata deliberatamente aperta, tenendo tra le mani alcuni capi di vestiario da consegnare al proprio signore.

Perchè crucciarsi, mio signore? Siete vivo, gli altri sono morti, e comunque non è più un vostro problema”

appoggiò gli abiti su un vecchio sgabello in vimini e da una sporta in tela che portava a tracolla ne estrasse alcuni stivali da far provare al proprio ospite. Tutto questo incurante del fatto che Heisenberg fosse mezzo nudo al suo cospetto, coperto solo da un asciugamano legato ad una vita incisa di cicatrici passate.

Tutta questa roba un tempo apparteneva al mio vecchio Wilbur – che riposi in pace –e dubito che a un morto possa in qualche modo servire... ma a un vivo? Diamine, certamente lei non sembra appartenere alla prima categoria!”

Nnnh... vecchia, io non credo tu riesca a capire” disse stancamente lui, massaggiandosi l'attaccatura del naso con l'indice e il pollice. Non era in vena di sentire altre stronzate moraliste per quel giorno “ho speso decenni per questo cazzo di momento... decenni interi cazzo... e ora mi dici che non dovrei essere umanamente imbufalito?!”

l'anziana donna dal volto rugoso come il tronco di un albero non disse nulla per svariati secondi, guardandolo con una espressione non dissimile dal compatimento che si ha nei confronti di un cucciolo disubbidiente, prima di avvicinarsi verso la sgangherata finestra che dava nella corte principale dove era ben visibile il contorto albero morto e la sua logora corda appesa ad una delle ramificazioni nodose.

Lo indicò con una certa insistenza, passando i propri occhi rossi prima su quel presagio di morte e poi di nuovo sul proprio sire caduto in disgrazia e sempre più irritato da quella sua presenza incomprensibile.

lo vede quello mio signore? Quello è l'albero in cui il mio povero Wilbur è morto ormai più di venti anni fa... rimasto impiccato a quella corda di altalena nel mentre che cercava di montarla per le mie ragazze. Era una domenica uggiosa, ed è successo mentre io le bambine eravamo andate a messa giù al villaggio... e diamine se avrei voluto essere a casa per godermi lo spettacolo!”

una volta che vide una parziale attenzione da parte di Heisenberg – un sopracciglio inarcato per quelle che potevano essere le farneticazioni di una vecchia megera – l'anziana padrona di casa continuò la sua breve storia con un sorriso arcigno ritornando verso lo sgabello di vimini e appoggiandoci sopra una serie di cappelli sempre estratti dalla borsa a tracolla.

in quaranta anni di matrimonio ho pensato più e più volte a come cercare di far fuori mio marito cercando di non farmi scoprire e sopraffare da lui... e un giorno, semplicemente, ci ha pensato il beffardo destino a togliermi via questo piacere” selezionò alcune calze di lana e le depositò sugli stivali in pelle ancora perfettamente robusti. Una per ogni stivale abbinato “certo, all'inizio ero particolarmente furiosa della cosa, distrutta direi, ma con il tempo ho capito che non c'era piacere più grande che non avere i sensi di colpa per la morte di un vecchio bastardo”

per quanto Karl Heisenberg fosse arrabbiato più con se stesso che con il resto del mondo dovette ammettere a se stesso che quelle parole gracchiate in maniera melliflua gli furono di certo effetto. Forse ora a caldo non avrebbe realizzato come avrebbe voluto, ma come una spina conficcata nella carne la vecchia vedova aveva sicuramente centrato il succo del discorso per alzare il morale al suo signore. Della morte di Madre Miranda non aveva colpe, e mai avrebbe assaporato l'amara esitazione nel darle il colpo finale – se mai ne avesse avuta – dovendola forse solo “ringraziarla” per avergli donato un potere che si era sacrificato lui al suo posto per permettergli di tornare a vivere quella vita che aveva abbandonato quando era stato rapito da bambino.

Una sequenza di ricordi che si stava facendo sempre più agrodolce e consapevole dell'incerto futuro da uomo libero che lo aspettava, avendo per questo compreso di aver avuto dal “destino” una seconda possibilità, interrotto solo dal potente suono di svariati rotori che portarono a far vibrare i vetri delle finestre di tutta la casa durante il loro passaggio. Quando entrambe le figure si avvicinarono alla finestra del bagno poterono vedere alcuni elicotteri militarti che si dirigevano verso l'interno della valle, ove ancora sbuffi di fumo nero risalivano il cielo, ignorando per ora quella fattoria e i suoi inquietanti abitanti. La morte di Madre Miranda stava attirando più persone del dovuto, e questo non era un bene per nessuno.

Dirò alle mie figlie di sellare uno dei nostri stalloni più robusti il prima possibile. Consideratelo un ultimo regalo da parte nostra lord Heisenberg” fece la matriarca, avvicinandosi con passo svelto per quanto gliene concedeva l'età all'uscita del bagno sgangherato “questa valle non è più sicura per nessuno ormai...”

[…]

Quando uscì dalla fattoria il carro del Duca con tutti i suoi averi era sparito già da un pezzo, forse anche complice l'improvviso frastuono di elicotteri militari che aveva squarciato la quiete di quel grigio mattino oppure semplicemente aveva concluso lì le sue commissioni, ma Karl era abbastanza sicuro che un giorno le loro strade si sarebbero incrociate nuovamente. Uomini come quel mercante bastardo erano difficili da inquadrare, e ancor meno da uccidere... un po' come lui alla fin fine.

Una volta scelti gli abiti che più gli si conformavano – tra cui un trench non dissimile da quello che aveva un tempo ma di colore nero – uscì in veranda con la sua solita spavalderia e un sigaro trattenuto nelle labbra sfregiate, altro regalo che si era ritrovato tra i vestiti ammucchiati e che la vecchia Whateley aveva tanto insistito affinchè lui si tenesse. La sacca da viaggio che aveva a tracolla parlava chiaro, le ragazze avevano avuto premura di non fargli mancare nulla ovunque egli avesse voluto andare.

Con gli occhi finalmente protetti da un paio di occhiali da sole consunti e un cappello in pelle logora che doveva mimetizzare i suoi tratti ad un occhio più attento, il fu lord Karl Heisenberg si preparò a montare sul cavallo grigio che gli avevano preparato per la prima volta consapevole di non aver più catene che lo tenessero legato a quel luogo di inferno men che meno i ricordi a cui, comunque e istintivamente, tentava di tenere ancora legati a sé. Alla fine lo sapeva, la vecchia aveva ragione, il tempo avrebbe attenuato le nuove cicatrici e le avrebbe appese al cappio proprio come la corda su cui si era impiccato il vecchio Whateley.

Sarà un vero peccato non vederla più da queste parti, lord Heisenberg” piagnucolò una delle boscaiole, che con mani callose teneva ben salde le redini di uno stallone perplesso per il nuovo padrone. Mentre le altre fanciulle finivano di fissare le sacche alla sella “avete già in mente una meta specifica o vi serve una mappa?”

Quante premure da parte di villani che ancora lo consideravano un dio sceso in terra, proprio come voluto dalla stessa sacerdotessa eretica per tutti i suoi figli, ma poco propenso da sbatterle in faccia questa realtà vista l'accoglienza che comunque gli era stata data.

Ho sentito che la Russia è splendida in questo periodo dell'anno” fece sardonicamente lui, abbassandosi lievemente la tesa del cappello in un accenno di saluto elegante “mi raccomando ragazze, fate le brave mentre io sono via, hm?!”

era chiaro che non sarebbe mai più ritornato da quelle parti, ma sentire quelle ragazze sopprimere una risata isterica dall'eccitazione lo portò a sorridere in maniera particolarmente divertita. Non aveva mai avuto particolare simpatia per gli abitanti di quella terra corrotta – li considerava complici dei traffici di Miranda con la loro devozione cieca e insostenibile, non provando pena per loro neppure quando arrivò il momento della loro fine – eppure stranamente non vi fu malizia a circondargli quella barba incolta e la sua boccaccia volgare.

Partì dunque di gran voga frustando il cavallo con le briglie, assaporando quel vento gelido che gli sferzava il volto e le vesti come una ventata di libertà e anonimato che lo stavano aspettando oltre quelle nebbie grigie che circondavano le montagne. Sapeva solo di essere vivo, sapeva inoltre di non possedere più catene, e che il mondo per lui non aveva più confini.

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Capitolo 2
*** Famiglia ***


Incredibile ma vero ho scritto un altro capitolo. O per meglio dire, un'altra oneshot. Può darsi che in futuro possa scrivere ancora di Karl Heisenberg e del suo viaggio in libertà, ma per ora accontentatevi di questo. Apparirà in questo capitolo una nonOTP che a quanto pare qua da noi nessuno apprezza ma non importa, alla fin fine li vedrete solo qui e basta.

Buona lettura!



Le sue giornate si susseguivano come le stagioni. Lente e inesorabili, patendo il caldo estivo sotto il pesante trench fino ad avvertire brividi profondi durante la notte nel suo sacco a pelo facendolo – in entrambi i casi – imprecare in modo silenzioso.

E straordinariamente, era bizzarro il modo in cui riusciva ad apprezzare anche quei momenti fastidiosi durante il suo viaggio erratico in un mondo che conosceva solo tramite le cartine geografiche e le fotografie dei libri didattici che era riuscito ad ottenere nel corso degli anni.

Partendo dall'entroterra rumeno aveva superato la Moldavia attraverso percorsi sterrati se non addirittura abbandonati, tra sentieri battuti dai cercatori di funghi locali ad antiche strade romane, fino a raggiungere le coste del Mar Nero trovandosi per questo nella turbolenta Ucraina. Aveva sentito dire che una trentina di anni prima c'era stato un incidente in una centrale termonucleare da quelle parti, ricordava giusto i titoli nel frontespizio di alcuni vecchi giornali ingialliti che era riuscito a recuperare sottobanco, per cui non era particolarmente ansioso di imbattersi in qualche mutazione radioattiva che potesse dargli noia a lui e al suo cavallo. Non ora che aveva giusto un fucile da caccia con se – usato davvero poco visto che aveva solo una scatola di munizioni – e i suoi poteri facevano progressi molto lenti nel tornare... ma per sua fortuna Chernobyl era a parecchi chilometri di distanza da dove si trovava lui, e attualmente Karl Heisenberg stava attraversando percorsi turistici per gli amanti del trekking o delle gite a cavallo.

Le sue giornate erano scandite da una quiete e da una noia che una tempo avrebbe trovato sicuramente frustranti, impegnato com'era a realizzare i propri progetti nel profondo della sua fabbrica facendo quasi tutto da solo, mentre ora passava dal fischiettare allegramente in quelle che erano passeggiate tranquille fino a spronare il proprio destriero in galoppate intense e apparentemente senza meta.

Si stava divertendo come un adolescente ad una gita scolastica fuori porta, assaporando ogni aspetto di quella libertà ottenuta con il sangue e con il sacrificio – non per forza di cose suo, ma non era esattamente pentito – sentendosi ogni giorno sempre più vivo e rilassato come non gli capitava da quando era finito in quel buco infernale in Romania.

Era in viaggio da circa un mese e mezzo – segnava i giorni su un taccuino che usava anche come diario – e attualmente era riuscito a sopravvivere bene in mezzo alla natura limitandosi a creare trappole per conigli efficienti, limitando così le sue provviste in scatola, o pescando i pesci dei corsi d'acqua quando ne incontrava uno. Facendosi anche il bagno o il bucato a seconda delle esigenze. Di certo, ora che non aveva più di che complottare contro Madre Miranda e aveva decisamente più tempo libero, non stava per giorni interi senza vedere una doccia limitandosi solo a cambiarsi le mutande in quel lasso di tempo. Ora che non aveva più bisogno di strizzarsi le meningi a lavorare nella sua fabbrica di merda si era reso conto che tuffarsi in un lago incontaminato in mezzo al nulla, senza neppure gli slip addosso, era qualcosa di straordinario... se si escludevano le volte in cui si era ritrovato qualche sanguisuga attaccata ai polpacci, facendolo bestemmiare come solo lui sapeva fare.

Il problema principale rimaneva forse il suo autocontrollo. Era un uomo sulla quarantina con gli impulsi di un adolescente, cosa questa imputabile anche alla sua lunga permanenza in Romania contro la sua volontà fin da quando era un bambino, ma quel lungo periodo in solitaria gli stava facendo fare pace con il cervello. Se aveva imparato a sopravvivere alla corte di Madre Miranda – imparando a non cercare di scappare più da bravo bambino ubbidiente – poteva farlo anche nel mondo esterno non sfogando in faccia al prossimo le proprie frustrazioni che non poteva esternare di fronte a una madre venefica.

Nei casi in cui incontrava degli escursionisti si limitava a salutarli con un cenno del capo o a togliersi il cappello nel caso incontrava delle signore a passeggio, di rado si fermava a chiacchierare con qualcuno solo nel caso in cui necessitava di avere indicazioni per non sbagliare strada. Quel giorno però era la prima volta che si fermava ad aiutare per davvero qualcuno, ma forse il suo istinto da macchinista non poteva ignorare il grido di aiuto di una vecchia Jeep Wrangler piantonata a ridosso della strada sterrata e secca.

[...]

Con le mani sporche di grasso Karl Heisenberg si apprestò a soffocare una imprecazione e a spingere le dita più in profondità in quell'ammasso di tubi di gomma e olio bruciato che era il motore di un veicolo in panne. Non che gli stesse dispiacendo mettere le mani su qualcosa del genere – l'ingegneria in fin dei conti era la sua più grande passione, ed era riuscito nel tempo ad applicarla anche al corpo umano nel costruire golem di carne e ferro – ma maledì comunque i progettisti di quel modello di Jeep per aver messo la sonda del metano in culo al mondo.

So pilotare un elicottero ma non ho la più pallida idea di come si armeggia un motore in panne... ironico, non trovi?”

Trovo più ironico che il progettista di questa merda molto probabilmente non ha neppure la patente! Fighetti figli di papà!”

l'uomo dalla pelle olivastra e dagli ispidi capelli tendenti ormai verso il grigio rise di gusto, porgendo uno straccio sporco al meccanico di fortuna una volta che ebbe finito di sistemare quello che doveva sistemare pur comunque non propriamente soddisfatto del risultato. Forse più tardi ci avrebbe dato nuovamente una occhiata se i proprietari del mezzo glielo avessero permesso. Altrimenti li avrebbe mandati a fancu-no! Era meglio imparare a contenersi.

Per andar dietro a quel mezzo l'ingegnere si era dovuto sbarazzare tanto del trench quanto della camicia a righe, rimanendo in canotta bianca con già ampi aloni di sudore a macchiare la trama del tessuto. Con il volto libero da cappello e occhiali da sole stava rischiando grosso nel mostrare le proprie fattezze a dei perfetti sconosciuti – perchè il suo piano iniziale una volta abbandonata la Romania era di restare il più anonimo possibile – ma per quel giorno decise di passare oltre vista l'allegra famigliola felice a cui aveva prestato aiuto. Sembravano innocui.

Marito e moglie con due simpatiche bestioline al seguito, due bambine aventi probabilmente tra i dieci e i sette anni, in gita di piacere lungo la costa del Mar Nero e le campagne limitrofe e ora intente a dar da mangiare al suo stallone sotto l'occhio attento di una madre piuttosto gnocca nonostante l'età non più giovanissima.

Carlos Oliveira e sua moglie, Jill Oliveira – in precedenza nota con il cognome Valentine, ma questo Karl non poteva saperlo – si erano presentati così in modo un po' sospettoso nei confronti di uno sconosciuto che sembrava più un senzatetto piuttosto che un eccentrico turista tedesco in cerca di avventura.

In quel lungo mese di viaggio si era studiato un background da raccontare agli ignari interlocutori che avrebbe magari incontrato durante il suo peregrinare – durante le sue notti solitarie impegnato tanto a prepararsi la cena quanto a spostare dadi di ferro e viti sul terreno rischiarato dal fuoco da campo con la sola forza del suo debole campo magnetico, allenandosi e vedendo progressi – e quello che era riuscito a elaborare era una storiella tanto patetica quanto comunque convincente.

Per tutti lui sarebbe stato Klaus Herbert, metalmeccanico della Volkswagen con una grandissima passione per l'ingegneria meccanica a cui, però, non era mai conseguita una laurea a causa della vigente povertà della sua famiglia d'origine. Dopo una decina d'anni nella casa automobilista ha ottenuto un bel gruzzolo come risarcimento dalla stessa a causa di un brutto incidente in fabbrica che gli aveva lasciato decisamente un sacco di cicatrici poco eleganti. Decidendo di sfruttarli per concedersi una lunga pausa di riflessione in giro per l'Europa.

Una storiella di fantasia che avrebbe sicuramente fatto abboccare il ciclista della domenica, ma come avrebbe ben presto capito – anche se comunque l'aveva già intuito già guardando i due coniugi – far bere certe stronzate a dei veterani era alquanto difficile. Per quanto potessero sembrare una tipica famigliola americana in vacanza nel vecchio continente il linguaggio del loro corpo parlava di gente abituata ad avere che fare con un ambiente... piuttosto militare. E questo poteva essere un problema alla lunga.

Fatto... ho tamponato il problema con il sondino elettronico, ma vi consiglio di rottamare questo bidone il prima possibile” borbottò Heisenberg, pulendosi come poteva le mani con lo straccio precedentemente consegnatogli e riponendolo poi nella cassetta degli attrezzi con un gesto stizzito “a meno che non vogliate ritrovarvi nuovamente a piedi in mezzo al nulla, si intende... meglio cambiare pagina”

Carlos non disse nulla, tirando fuori un semplice sorriso mentre appoggiava le natiche al cofano ancora aperto della Jeep e contemplava la moglie che rimproverava le piccole di non annoiare troppo il cavallo.

Fortunatamente rottamare un'auto è più facile che cambiare pagina... ma questo suppongo valga per tutti. Anche per i soldati”

l'ex mercenario fu ben attento a non dare un linguaggio del corpo sbagliato nei confronti di quello che poteva essere tanto un amichevole meccanico quanto un ex soldato come lui, riuscendo almeno in parte a non mettere a disagio il proprio ospite pur vedendo i suoi occhi chiari incupirsi. Heisenberg lasciò cadere un silenzioso gelo tra i due, nel mentre che si risistemava almeno gli occhiali da sole sul setto nasale in modo tale di avere una sorta di “protezione” tra lui e quegli scomodi individui.

Un tempo molto probabilmente non avrebbe avuto remore a schiacciare quell'auto malandata sulla testa di quel portoricano impiccione con la sola forza del proprio pensiero maligno, finendo la mogliettina con i rottami metallici e lasciando le due mocciose ad un destino incerto in un mondo alquanto crudele. Dopotutto gli era già capitato di fare cose del genere tra le nebbie dei Carpazi spegnendo i sogni di fuga di coloro che non volevano sottostare alla volontà di Madre Miranda, dando spettacolo del proprio sadismo represso nei confronti della sacerdotessa nera.

Ma i suoi giorni da dio sceso in terra erano al momento finiti – sapendo bene che in una possibile colluttazione con quei due tizi probabilmente sarebbe stato lui ad avere la peggio – e tutto quello che poteva fare era di frugare nelle tasche dei pantaloni alla ricerca di un sigaro mezzo consumato da potersi accendere così da sbollire la tensione crescente, trovando insolito che fosse lo stesso Oliveira ad offrirgli il proprio accendino. Approfittando anche lui di quell'insolita pausa per concedersi una sigaretta clandestina lontano dalle lamentele di una compagna che non voleva avere fumi poco salubri a contaminare la salute delle figlie.

La mia storia è davvero così pessima?” fece ad un certo punto Karl, dopo aver sbuffato una nuvola di fumo nel cielo azzurro. La voce bassa e risentita.

Non così pessima... purtroppo però riesco a riconoscere un soldato quando ne vedo uno” dette una lunga tirata alla propria sigaretta rigirandosi poi il filtro tra l'indice e il pollice “porti sulla pelle le mie stesse cicatrici, lo stesso sguardo consumato e lo stesso passo disinvolto... in che reggimento eri?”

Hm, non ero proprio in un esercito... era più a conduzione familiare” borbottò l'ingegnere, agitando il sigaro in modo elegante per spiegare quel concetto “quel genere di organizzazioni che ti fanno sentire importante e indispensabile ma che poi ti buttano nel cesso il giorno dopo”

Le conosco, sono le peggiori... e non ti biasimo se hai deciso di mollare. In fin dei conti è quello che abbiamo fatto sia io che mia moglie”

Oh, quindi anche lei...”

Sì. Io tuttavia ho lasciato quell'ambiente molto prima della mia Jill” l'ex soldato borbottò quelle parole come se quest'ultima potesse in qualche modo sentirlo, voltandosi a guardare la propria famiglia colta in un momento spensierato “lei ci credeva davvero in quello che faceva, ma sai com'è... noi uomini esterniamo con la rabbia le nostre frustrazioni, le donne invece assorbono tutto come spugne”

Heisenberg non poteva sapere quale fosse la storia di fondo di quei due mercenari allo sbando, ma si rilassò nel constatare che comunque era riuscito a “nascondersi”abbastanza bene ai loro occhi spacciandosi per un soldato come loro. Il buon Carlos non poteva immaginare che quelle sue cicatrici non erano dovute allo scoppio di una granata quanto, piuttosto, ad errori giovanili nel cercare di imparare ad usare i propri poteri magnetici. E lo sguardo duro andava di pari passo con la sua spavalderia ed arroganza quando si trattava di nascondere agli altri ciò che provava realmente in determinati frangenti, specie quando in passato aveva a che fare con i suoi putridi “fratelli” e parenti indesiderati.

Oliveira non conosceva i retroscena di quel suo nuovo amico, così come lo stesso Karl non sapeva che tanto il portoricano quanto la mogliettina dal culo sodo avevano avuto a che fare con il famoso “incidente” di Racoon City decenni prima. Ma se Carlos aveva deciso di rinunciare a quella vita precaria da mercenario tra orrori e complotti – preferendo dedicarsi a fare l'istruttore privato in tecniche di sopravvivenza e autodifesa – per quanto riguardava Valentine la faccenda era ben diversa e più personale. Dopotutto la sua città natale, compresa la sua famiglia, era stata annichilita da una testata atomica per contenere gli effetti dell'infezione che aveva fatto collassare l'intera cittadina in mano alla Umbrella Corporation, e quest'ultima non aveva pagato il prezzo che Jill si aspettava.

Non le era bastato vedere la compagnia fallire e venire smantellata in molte altre succursali con il beneficiare dello stesso governo degli Stati Uniti... no, lei era decisa a combattere fino al midollo quel male incurabile trovando la sua rovina quando riuscì a trovare il responsabile di tutti i suoi incubi peggiori. Albert Wesker l'aveva usata come un giocattolo sperimentale per tre lunghi anni nei quali la stessa Jill non avrebbe saputo dire cosa le avesse effettivamente fatto o cosa lei avesse fatto e agito sotto suo stretto comando, alternando momenti di ricordi lucidi ad altri di totale blackout. Ma dopo quell'atroce esperienza non era più riuscita a riprendersi del tutto, e i suoi colleghi e amici facente parte pure loro dell'esercito non erano riusciti a starle dietro come avrebbero voluto.

Carlos era stato l'unico sempre presente nella sua vita travagliata, sempre pronto ad ascoltare i suoi sfoghi frustrati o a consolarla la notte quando si svegliava da un incubo che, grazie al cielo, stava cominciando a non riaffacciarsi più. L'unica angoscia rimasta che attraversava il volto di Jill era quando i suoi occhi azzurri si spostavano sulle figlie che aveva concepito con quello che in breve era diventato suo marito.

Il solo pensiero che quell'essere avesse lasciato il proprio segno anche in loro, nonostante tutti gli esami clinici scongiurassero il contrario, era un tormento che rischiava di sfociare nell'ossessione. Mostrando per questo un atteggiamento piuttosto protettivo nei loro confronti, nonostante le piccole mostrassero i tratti somatici di Carlos e gli occhi della loro stessa madre, nonché lo stesso temperamento.

Come conscia dello sguardo premuroso del proprio compagno la donna lasciò momentaneamente le fanciulle a dare fieno ad un cavallo piuttosto tranquillo, dirigendosi verso i due uomini intenti a parlottare in modo stretto.

Allora miei baldi giovani, come andiamo con questo vecchio cassone? C'è ancora speranza?”

Carlos fu lesto a spegnere la propria sigaretta a terra, mentre Heisenberg approfittò della protezione fornita dalle lenti rotonde dei suoi occhiali da sole per guardare meglio Jill e le sue forme. Continuando a fumare il suo sigaro cubano fino in fondo.

Riusciremo ad arrivare in albergo e magari anche fermarci in spiaggia prima. Dopodiché dovremo dire addio alla tua vettura mi amor, mi dispiace per il tuo lutto!”

la mezza battuta di Carlos fece ridacchiare Heisenberg, gustandosi la faccia accigliata della donna da incorniciare assolutamente. Per loro fortuna però Jill era di buon umore, ricordandosi che la “prematura” morte del suo mezzo avente più di dieci anni era stata scongiurata proprio da quell'eccentrico turista.

Sopporterò la perdita... ma prima vorrei comunque ringraziare il nostro ospite per averci almeno provato” per quanto la donna avesse ancora delle riserve verso quel tipo strano sapeva che doveva comunque ringraziarlo in qualche modo per toglierselo definitivamente dai piedi “Abbiamo del liquore alla liquirizia nella ghiacciaia che aspetta di essere ancora stappato. Magari...”

Accetto ben volentieri l'invito, mia signora”

chinò lievemente il capo in un gesto di pseudo reverenza – che non si venisse a dire che non sapeva essere galantuomo – constatando che un goccio di qualcosa di forte, un qualcosa che gli stava mancando terribilmente in quel lungo viaggio, era un modo ottimo per congedarsi da loro e da una conversazione possibilmente spinosa.

[…]

Tutto sommato non era stata una brutta giornata, ma era chiaro che avrebbe dovuto riguardarsi un attimo il proprio background per renderlo ancor più credibile. Una bugia su un'altra bugia non avrebbe certamente aggravato la sua posizione, dopotutto lui era un uomo morto per il resto del mondo... giusto?

Anche se aveva temuto il peggio aveva apprezzato il pagamento in alcoolici, e le mocciose non furono così irritanti quando provarono a fargli delle domande piuttosto ingenue e tenute a stento a freno dalla madre. Alla fine tra lui e il portoricano si erano scolati mezza bottiglia – nulla di così potente alla fine, ma Heisenberg non aveva mai assaggiato nulla di simile. Fresco e vellutato, ma dal sapore deciso – tra chiacchiere più leggere e battute da “ragazzi” che portarono Jill a mostrarsi un po' contrariata a causa del loro lato infantile latente in ogni uomo che conosceva.

Alla fine, comunque, ognuno se ne andò per la propria strada. E quando la notte calò in mezzo a quella natura incontaminata il vagabondo trovò riparo in una piccola grotta scavata naturalmente nel fianco di una collina sassosa. Ovunque attorno a lui regnava un silenzio irreale interrotto solo dal canto dei grilli nascosti negli ampi cespugli e dallo scoppiettio di un fuoco da campo che attirava ignare falene pronte a sacrificarsi tra quelle seducenti lingue di fuoco.

Seduto su una bassa roccia Karl era più impegnato a far galleggiare un pentolino di metallo piuttosto che scaldarci dentro un barattolo di fagioli, così concentrato nel fare una cosa un tempo così semplice da non rendersi neppure conto dei rivoli di sudore che gli scendevano giù per la fronte. Stava facendo progressi nel ritornare a padroneggiare i propri poteri, e questo lo rendeva piuttosto felice nonostante fossero un dono della stessa Miranda.

Poteva essere in effetti un fattore controverso, in quanto ricordava per bene i dolorosi esperimenti con il cadou a cui era stato sottoposto, ma quel dannato parassita era ormai parte di lui e della sua vita... e proprio riguardo quest'ultima aveva molto per essergli grato. Un rapporto simbiotico parassitario unico, perfetto persino per la stessa sacerdotessa del Dio Nero, a cui Heisenberg non era intenzionato a rinunciarci.

Bè?! Hai visto che roba?!” con sguardo entusiasta osservò il proprio destriero intento a brucare pigramente dei germogli vicino ad una siepe, tentando così di attirare la sua attenzione “sto facendo progressi stupido coglione! Non dovresti essere contento del tuo padrone?”

di tutta risposta lo stallone, ora libero sia dalla sella che dal resto dell'attrezzatura, si limitò a scuotere la criniera e a nitrire basso – in uno strano gesto di disappunto che l'ingegnere colse benissimo – portando per questo lo stesso Karl a perdere la concentrazione e portare il manufatto dritto sulla fronte come se fosse stato colpito da un sasso. Al forte colpo seguì un furioso ruggito e un altrettanto nitrito divertito, con l'infido cavallo che mostrò addirittura i denti nel vedere il proprio padrone ferito.

Dovrei lanciartelo in testa, sai?! Bestiaccia ingrata...”

la voglia di lanciargli addosso quel pentolino di latta con la propria telecinesi era alquanto forte, eppure decise di lasciar perdere perchè non aveva decisamente voglia di farsi venire un altro mal di testa come quello che aveva rischiato di farsi venire quel giorno. Sentir parlare di famiglia lo disgustava ad oltranza nonostante quella che aveva visto oggi era una famigliola disgustosamente felice.

Crescendo in un ambiente chiuso e forzato come quello in Romania lo aveva praticamente estraniato da qualunque tipo di espressione affettuosa riuscendo solo a comunicare, qualora avesse avuto interesse in qualche fanciulla del villaggio, in modo fisico nei confronti del prossimo. Era venerato come un dio tanto per volontà della stessa Madre Miranda quanto per il fatto che si vociferasse che lui – così come i restanti suoi “fratelli” – fosse un discendente di uno dei quattro re che fondarono il loro regno segreto tra i Carpazi più di mille anni prima. Ma non era ciò che aveva sempre desiderato.

Odiava il concetto di “famiglia” per quello che implicava la sua crescita e la sua vita, ma ricordava ancora qualcosa di più genuino non dissimile da quello che aveva visto oggi, in un ricordo primitivo di bambino in età prescolare. Pochi attimi a cui si era sempre aggrappato con una disperazione tipica dei prigionieri rancorosi, ricordando nello specifico il volto di sua madre – la sua vera madre – che si china su di lui sorridendogli e porgendogli quello che doveva essere un gelato al cioccolato.

Ricordi del genere sono destinati a scomparire dalla mente di un bambino a causa dell'ovvia crescita. Un fattore naturale a cui, però, Karl Heisenberg aveva deciso di non rinunciarci mai. Sperando nel suo animo innocente che un giorno sua madre venisse a salvarlo dalla strega cattiva ed infine, praticamente mezzo secolo dopo con un cadou che lo portava a invecchiare davvero molto lentamente, a sperare che fosse morta arrivando ormai ad odiare quel ricordo ora così stucchevole che lo aveva comunque tenuto in vita con una speranza mai sopita.

Allora perchè continuava a pensarci?

Sbuffando seccato decise che per quella sera ne aveva abbastanza di far faticare il cervello per simili stronzate nostalgiche, e che alla fin fine simili ricordi erano ormai decisamente inutili in quanto fuori dal Villaggio maledetto e dalla muffa che lo circondava. Lontano dal suo Dio e dalle sue radici che, come viticci maligni, avevano influenzato la vita di quel microcosmo dannato.

Decisamente, lui non era un uomo fatto per avere una famiglia... ma per godersi quella libertà che gli spettava di diritto senza ombra di dubbio.

Si avviò all'ingresso della grotta sdraiandosi sul suo sacco a pelo pur non entrandoci dentro, ma anzi decidendo di far scorrere le mani lungo la camicia iniziando a sbottonarsela e facendo tintinnare in breve tempo la fibbia dei suoi pantaloni da lavoro. Aveva un gran bisogno di sfogarsi e voleva farlo in quel momento, in quanto tutto quel pensare gli aveva causato una emicrania e un nervosismo che doveva stemperare in qualche modo... e magari pensare alla mammina incontrata quel giorno, con tutte le curve al loro posto nonostante l'età non più giovanissima, era un buon punto da cui cominciare.

Ehi...! Ignoranza a quattro gambe!” berciò lui, attirandosi momentaneamente le attenzioni del grigio destriero “ho voglia di farmi una pippa, vedi di girare al largo!”

La bestia gli dette retta a modo suo, dandogli le spalle e brucando altrove con un nitrito di puro disgusto nell'avere un umano così poco educato e selvatico. Una vera tragedia che gli esseri umani non godessero di uno stile di vita più semplice come poteva goderlo lui, brucando germogli freschi e defecando dove più lo aggradava. Sicuramente sarebbero stati più felici anziché mettersi berciare in quella loro lingua così... primitiva!

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Capitolo 3
*** Seconda Possibilità ***


Questo capitolo non avrebbe dovuto esistere, in quanto doveva essercene un altro molto probabilmente più lungo e ugualmente violento, ma l'ispirazione mi ha preso e dunque ecco qui una terza oneshot! Ringrazio vivamente Taiyou_no_Himiko per avermi fatto da beta reader, mentre a tutti voi auguro buona lettura.





Il pregiato sigaro cubano che Karl Heisenberg teneva tra le labbra quasi si spezzò quando i suoi bianchi incisivi ne incisero la superficie ruvida, aspirò con una certa tensione le secche foglie in fiamme facendo brillare le braci come un piccolo sole nel marasma di quella notte ben poco silenziosa. Qualcosa cantava oltre i cespugli di quella spoglia prateria, risate sguaiate di uomini audaci, e se mai l'avessero accolto era tutto da vedere. La lingua, purtroppo, non la conosceva.
Era frustrante notare che in qualche modo si era perso lungo la strada, ma ora sapeva che si era spinto un po' troppo a est della Georgia – o forse era finito in Armenia? – andando probabilmente a toccare il confine con l'Azerbaigian e da lì in poi avrebbe probabilmente sfiorato le coste del mar Caspio incontrando prima o poi la fantomatica Via della seta. L'idea di poter galoppare fino alle mitiche sabbie dorate di Samarcanda lo affascinava, ma il suo piano iniziale era – e rimaneva– di andare verso nord e non aveva intenzione di far affaticare ancora di più un cavallo che evidentemente non apprezzava i climi troppo secchi.
Un altro mese e mezzo era passato da quando aveva incontrato gli ultimi turisti lungo le strade sterrate dell'Ucraina – tenendo loro compagnia con del liquore alla liquirizia davvero singolare – incontrando in seguito per lo più cacciatori della domenica a cui si era unito per chiacchierare un po' e raccontarsi a vicenda spacconerie da uomini, facendosi consigliare bene sui sentieri adatti da seguire per evitare noie con le guardie che pattugliavano le strade. I percorsi battuti dai bracconieri erano stati tanto provvidenziali quanto la principale causa del disorientamento che lo aveva portato fuori strada, ma non era un gran problema. In fin dei conti se la stava prendendo comoda con quella sua imprevista vacanza, riposando quando gli capitava nei rifugi di caccia incustoditi – concedendosi così una dormita rilassante in un letto vero – e approfittando di quelle porte che si aprivano al suo magico tocco per rifornirsi di tutto quello di cui aveva bisogno.
In fondo non era come rubare, se le porte si aprivano da sole... e capitava che soggiornasse in queste baracche anche per diversi giorni, giusto il tempo di far riposare il proprio stallone e di fumarsi un sigaro in santa pace sulla veranda di casa, sfruttando quei pigri momenti di relax per affinare ancor meglio le proprie arti elettromagnetiche e sentendosi sempre più sicuro nel far danzare il metallo attorno a sé.
Se si escludeva la sensazione di fatica che ancora lo accompagnava dopo ogni sforzo, era comunque un notevole progresso, soprattutto se riusciva ad accartocciare un’intera auto abbandonata alla stessa maniera con cui si piegava un sottile foglio di carta.
Il potere di un dio nelle mani di un mortale. Un dono che poteva portare ad essere tanto audaci quanto incoscienti.
Tuttavia, quando era in viaggio era decisamente un’altra cosa. Ben sapendo di dover tenere gli occhi aperti quando aveva a che fare con degli sconosciuti dalle facce meno raccomandabili della sua. Come stava accadendo in quella notte senza luna e senza stelle, con le nubi che nascondevano il vuoto cosmico in un pesante sudario afoso, avvertendo strascicate canzoni popolari che accompagnavano il passo prudente del suo grigio destriero.
Heisenberg parlava correttamente sei lingue – il tedesco era forse l’unica con cui aveva più difficoltà, nonostante fosse la sua lingua originaria – ma quello che stava udendo ora era qualcosa di più simile all'arabo. Una lingua a lui ignota.
Il cavallo sbuffò per il nervosismo quando lingue di fuoco iniziarono a farsi notare al di sopra dei cespugli secchi e le prime immagini di un improvvisato accampamento militare si mostrarono attraverso le lenti rotonde dei suoi occhiali da sole. Alcuni degli uomini radunati attorno al falò – circa una decina, se si contavano anche quelli che gironzolavano per il perimetro esterno – si accorsero un po' per volta della sua presenza in quanto la zona in cui si trovava lui era un po' sopraelevata . Gli occhi arrossati dall'alcool di quegli improbabili cacciatori si posarono sulla sua figura in ombra non appena sentirono i passi del cavallo avanzare placidi verso la loro direzione, un modo elegante di far notare la propria presenza a quegli uomini che, come gli suggeriva l’istinto, non gli sembravano affatto amichevoli.
Velati borbottii si alzarono dagli uomini seduti sui tronchi secchi e sui massi trascinati fino a quella catasta di legno su cui ardeva la carcassa di una pecora – probabilmente la cena del gruppo – e qualcuno si lamentò apertamente con i due che avrebbero dovuto pattugliare meglio il perimetro, anche se in realtà quelle improvvisate guardie erano annebbiate dai fumi dell'alcool quanto i loro compagni.
Salute a voi, compagni.” fece improvvisamente Heisenberg, spezzando così il silenzio in russo. “C'è posto anche per un viandante solitario al vostro falò?”
Si piegò lievemente sul pomello della sella per far in modo che quel drappello di uomini in terra straniera come lo era lui potessero scrutarlo meglio, mostrando qualcosa di assolutamente diabolico ai loro occhi. Un sorriso smagliante e predatorio incorniciava la sua barba incolta, dietro le lenti degli occhiali da sole tinte di arancione, sulle quali si riflettevano le scoppiettanti lingue di fuoco del falò, nascondevano occhi di ghiaccio e il cappello a tesa larga ormai logoro non rendevano bene le fattezze dell'uomo che li stava approcciando in modo apparentemente amichevole.
Dipende, sei un turista?”
Quello con la barba più lunga e lo sguardo torvo fu il primo a parlargli in un russo piuttosto elementare e Heisenberg fece molta fatica a non ridergli in faccia. Non potevano sapere che attraverso quelle lenti scure li stava osservando bene, così come il loro campo base. Giusto un paio di grosse tende e una vecchia camionetta usata per gli spostamenti, alla base del cassone da carico quello che restava di una razzia violenta e – molto probabilmente – ordinata da terze parti.
Che fossero atti di terrorismo o mercenari al soldo di qualche signorotto locale in cerca di vendetta verso i contadini suoi rivali non era dato saperlo, ciò che tuttavia il vagabondo poté ben vedere erano le salme incatenate a terra e trascinate fin lì in un gioco sadico che Heisenberg comprendeva solo in parte.
Il corpo di un uomo robusto giaceva a pancia in su, la bocca sporca di sangue poteva ben indicare di cosa fosse morto, mentre le sue braccia legate con una catena d'acciaio al cassone del mezzo erano contorte a causa di un trascinamento brutale. Stessa sorte era toccata al compare più giovane, forse il figlio o un altro sventurato a cui era stata tagliata la gola in un ultimo atto di presunta misericordia. Gli occhi ribaltati all'indietro mostravano solo una sclera ancora bianca e luccicante come due fari nella notte.
L'unica vittima ancora in vita era quella che forse avrebbe fatto meglio a morire prima di tutti gli altri, dato che aveva le fattezze di una ragazzina appena sbocciata nella pubertà. I suoi capelli erano stati tagliati via in segno di puro spregio – o per meglio dire rasati, come si fa con una pecora indisciplinata – picchiata come un cane nel fango, il volto sporco di terra e sangue e rigato da lacrime ormai seccate e gli abiti da lavoro lacerati dalla foga di “amanti” indesiderati come brandelli di pelle di un animale seviziato.
Un fiore appena nato e subito calpestato. In tutta quella scena poté immaginarsi la furia di quei lycan civilizzati che vivevano oltre i Carpazi.
Scene non dissimili da quelle che avevano forgiato la sua vita all'interno di quel villaggio senza nome di sciatti devoti contaminati dal Dio Nero. Bambini scomparsi, uomini macellati, donne violentate... ma per i lycan era una cosa abbastanza giustificabile – la satira dell'uomo che ritorna alla natura o la bestialità umana rappresentata nella sua più estrema parodia. Esperimenti falliti di una sacerdotessa corrotta . Tuttavia, nel quadro che si apprestò ad osservare quella notte non vide nulla che potesse in qualche modo essere riconducibile alla pura sopravvivenza in un mondo ostile o una natura contaminata dal male, bensì solo una visione narcisistica della tipica malvagità umana del forte contro il debole.
Del sadico contro il remissivo, in un copione già visto e vissuto fino alla noia.
Disgustoso.
Non sono un turista, sono un mercante!” fece finalmente Heisenberg, scendendo agilmente dal cavallo e scivolando giù per la duna ghiaiosa. “Vendo soprattutto, uhm, magie... vi va di fare uno scambio?”
Per quei briganti da due soldi, Heisenberg era un uomo spacciato a prescindere dalla risposta che avrebbe dato loro, i loro sguardi truci avevano già sentenziato la sua condanna a morte ben sapendo che non si erano dati la premura di nascondere i loro crimini come si deve.
Quale scambio?”
Alcuni borbottii perplessi si levarono dal gruppo quando il capo continuò con l’inutile conversazione con quell'eccentrico infedele, mentre altri ancora ridacchiavano maliziosi pur comunque allungando di soppiatto le mani verso le proprie armi nascoste sotto le giacche da cacciatore. Poco entusiasti di udire una risatina beffarda da parte di quell'ospite cencioso, desiderosi di commettere quello in cui eccellevano meglio. Persino l'ultima sopravvissuta alla cieca furia di quei guerriglieri mercenari sapeva quale destino avrebbe atteso quel folle.
Per quanto fosse ferita e sotto shock – senza più lacrime da versare ma abbastanza saggia da starsene china in posizione fetale – la ragazza ebbe comunque il coraggio di alzare lo sguardo verso Karl rispecchiandosi nelle sue lenti arancioni per un breve istante.
L'aveva vista, non avrebbe fatto finta di nulla. Intuendo fin da subito che ciò che le era toccato sarebbe accaduto di nuovo... ma ingenuamente la piccola aveva confuso le vittime.
Bè, facciamo così.” Heisenberg dette un'ultima boccata ad un sigaro ormai consumato del tutto, per poi calpestarci sopra con il tacco dello stivale destro. “Voi mi fornite gentilmente le indicazioni per raggiungere la Russia senza troppi preamboli e io in cambio vi mostrerò dei trucchetti divertenti.”
Ovviamente una ventata di ilarità si diffuse in quel drappello ora non più così rilassato, arrivando ad alzarsi in piedi e facendo capire al loro sventurato ospite che il tempo delle chiacchiere era ormai finito. Ignorarono il fatto che il vagabondo aveva estratto da una tasca interna del proprio trench nero un coltellino a farfalla, piccolo ma ugualmente letale, tenendolo perfettamente in equilibrio su due dita avvolte da un guanto di pelle consunto. Era chiaro che quella sera il macchinista in pensione aveva voglia di divertimento sfrenato.
Non ci interessa la magia!” Il pseudo comandante del gruppo si alzò a fatica dal suo tronco rinsecchito, aiutandosi con il fucile da caccia usato a mo’ di bastone. “Ora tu muori e – aaaaah!”
Mmh, facciamo che inizi prima tu?”
Quello che gli uomini assistettero quella notte fu esattamente ciò che Heisenberg aveva predetto. Una magia agli occhi delle persone ignoranti; un semplice fattore biologico, invece, per chi era a conoscenza della sua natura singolare.
Sotto gli sguardi allibiti dei presenti che erano abbastanza vicini da osservare meglio la scena che si stava svolgendo di fronte a loro, il cui volto mutò in un’espressione di puro orrore, il coltello era schizzato dalle dita di Heisenberg fino a piantarsi con un suono umido nella gola del loro comandante in capo. Un colpo ben assestato sotto il mento barbuto fece affondare la lama talmente in profondità che persino il manico metallico penetrò nello strato adiposo, portando lo sventurato brigante a sgranare gli occhi, conscio che quegli ultimi istanti di vita li avrebbe spesi ad osservare il sorriso malato del suo assassino.
La morte sopraggiunse solo quando la lama si sfilò via ad un comando telepatico del suo proprietario, ritornando al volo tra le sue mani, staccandosi così dall'arteria recisa da cui fuoriuscì un intenso spruzzo scarlatto che si levò oltre la sua persona. Un forte schizzo dettato dalla paura e dall'adrenalina che portarono il cuore di quel brigante a pompare in preda al più cieco terrore, andando a macchiare il terreno polveroso sotto di lui – alcune gocce riuscirono a raggiungere Heisenberg nonostante la distanza considerevole tra i due, ma l'oscurità delle sue vesti le inglobarono, decretando la fine di quella amicizia stroncata ancor prima di nascere sotto un tappeto rosso sangue.
Nel momento in cui il corpulento comandante cadde senza vita a pancia in giù, il resto dei briganti si svegliò dal torpore causato dall’alcool, urlando crepitante come le furiose lingue del falò che stavano lambendo le carni della pecora ormai carbonizzate, imbracciando l'artiglieria per puntarla contro quell’uomo che non accennava a smettere di ridere.
La piccola vittima, ancora legata a delle pesanti catene, batté i denti terrorizzata nel vedere i briganti fare fuoco su quello stregone cencioso, rannicchiandosi ancora di più quando sentì i botti e le urla che avevano accompagnato sia il suo rapimento che la perdita della sua innocenza di bambina e chiudendo gli occhi disperata per quelli che le sembravano dei secondi interminabili e strazianti.
Poi li riaprì solo quando uno strano silenzio cadde sul campo base, così gelido e innaturale che avrebbe ben preferito ascoltare gli scoppi di fucili e pistole piuttosto che osservare i volti contorti dalla paura dei briganti che fino a poche ore prima avevano mostrato il peggiore dei sorrisi che si poteva offrire ad una ragazzina come lei.
Quell'uomo doveva davvero essere un mago come affermava di essere, non c'era altra spiegazione plausibile su ciò che i suoi occhi verdi stavano guardando, poiché di tutti i proiettili che gli erano stati sparati addosso nessuno era riuscito minimamente a scalfirlo, fermi a mezz'aria a ruotare pigramente su se stessi come smarriti in un invisibile campo magnetico. Infatti, a pochi centimetri da essi, Karl Heisenberg batté le mani sinceramente divertito dall'impegno che quelle guardie assassine gli avevano dedicato.
Sarebbero tutti morti in quella notte senza stelle e lo avrebbero fatto al suono del suo applauso teatrale.
Devo dedurre che nessuno di voi saprà darmi le giuste indicazioni.” Si tolse gli inutili occhiali da sole per mostrare loro tutto il cinismo che traspariva dai suoi occhi color acciaio, con un’aria da onnipotente dio dai poteri ritrovati. “Oh, bè... suppongo non vi dispiacerà se vi mostro comunque alcuni dei miei trucchetti.”
Con un semplice ed elegante movimento del polso, Heisenberg conficcò ogni proiettile nelle membra del suo legittimo proprietario, tra le urla di dolore e fughe scalmanate per evitare un qualcosa che non poteva essere evitato.
I proiettili di grosso calibro penetrarono la pelle e la carne svuotando intestini e budella, trapassando cuori e spaccando crani come cocomeri maturi da cui saltò fuori la materia grigia che si spiaccicò a terra a pochi centimetri dalla ragazzina che non si trattenne dal gridare a sua volta. Non aveva mai visto un cranio aperto dal pallettone di un fucile da caccia grossa prima d'ora, così come non sapeva che un corpo umano potesse ancora muoversi dopo proprio come una rana a cui era stata rimossa la testa per divertimento.
Era così impegnata ad osservare gli spasmi morenti di un soldato ormai bello che andato da non essersi resa conto al supplizio a cui andò incontro il resto dei briganti. Non vide dunque i proiettili che attraversarono i loro arti spezzando le ossa e i denti, cavando loro gli occhi e riducendoli a poltiglie salmastre a contatto con il ferro rovente che distruggeva i loro volti. Una cacofonia di urla e imprecazioni che durò relativamente poco, durante il quale uno degli sventurati urlò più a lungo quando accidentalmente cadde sul grande falò su cui ardevano alte fiamme, prendendo fuoco come una torcia umana e dimenandosi selvaggiamente tra i tronchi riarsi. Contorcendosi nel dolore più atroce e portando le fiamme lungo il sentiero che il macchinista aveva deciso di percorrere, una lenta camminata mentre gli sventurati uomini che avevano deciso di affrontarlo cadevano uno dopo l'altro attorno a lui.
Sangue, ferro e fuoco. Lo spettro della sua vita passata si era palesato per una notte lasciando che solo il rumore dei suoi stivali sostituisse un silenzio improvviso dopo che gli ultimi briganti erano stati fatti a pezzi. Calpestò polvere e braci ardenti, non curandosi che le punte in metallo dei suoi calzari si sporcavano di frattaglie ancora fumanti e si diresse verso l'unica sopravvissuta rimasta intenta ad osservare quell'innaturale mattanza.
La piccola pensò che ormai fosse giunto anche il suo turno di essere macellata da un folle dio della morte, chiedendosi se le sue risate stentoree sarebbero state le ultime cose ad accompagnarla nell'aldilà. Ma dopo che il forestiero si fermò davanti a lei, oscurandola con la propria ombra e sorridendole in modo sornione, avvertì chiaramente i polsi farsi meno pesanti.
Le catene che l'avevano tenuta legata all'autocarro erano scivolate via come l’acqua di una torrente, liberandole finalmente i polsi che bruciavano di dolore a causa della pelle escoriata in più punti.
Hmm, suppongo che neppure tu sappia la strada. Dico bene, ranuncolo?”
Si piegò giusto un attimo per prenderla per la collottola di quella che un tempo era una camicia per tirarla su, constatando che restava comunque in piedi a fatica nonostante le gambe non recassero segni evidenti di fratture. Sapeva di non essere un uomo capace di mettere a proprio agio il prossimo, ma la piccola sventurata non reagì come ci si poteva aspettare in un momento del genere. Forse era lo shock dello spettacolo allestito da un egocentrico showman, uno stupore macabro che poteva tanto ammutolire quanto portare alla pazzia qualunque persona sana di mente.
Ma forse la giovane che ora lo stava fissando con i suoi occhioni spalancati non era più una persona da definirsi “normale”... non dopo quello che aveva visto e subito. Il destino l’aveva costretta a crescere in fretta il giorno in cui era stata rapita e vedendola annuire timidamente portò Heisenberg ad inarcare un sopracciglio piuttosto sorpreso.
Conosco... conosco la strada, signore... posso accompagnarla?” deglutì vedendo il lampo del dubbio nei suoi occhi chiari. Ora che lo osservava meglio il suo volto presentava pure diverse cicatrici procurate chissà come “M-ma ora non riesco a spiegare... perciò le faccio vedere e basta.”
Per un momento l'ex ingegnere rimase stupito da così tanta intraprendenza giovanile, ma forse poteva intuire il suo bisogno di allontanarsi il più possibile da quel luogo di morte e da una prigionia coatta e violenta. Heisenberg non necessitava della compagnia di qualche moccioso traumatizzato, ma avrebbe mentito a se stesso se avesse negato di essersi per un attimo rivisto in quella ragazzina distrutta. Se per lui quello sguardo speranzoso non si era più riaffacciato su un volto che si era fatto sempre più vecchio con l'avanzare dell'età adulta, vederlo su quella creatura distrutta gli fece un effetto... diverso.
Perfetto allora, prendi il necessario che partiamo subito! Non voglio far brontolare ulteriormente il mio cavallo.”

[…]

Un'alba grigia si stagliò sulle campagne della Georgia quel giorno, ancora ignara della mattanza che si era consumata giusto quattro ore prima e che aveva lasciato dietro di sé solo corpi spogliati dai propri averi e dalle proprie membra, il risultato di quello che poteva sembrare essere un regolamento di conti tra varie bande di briganti.
In sella al suo grigio destriero, Karl Heisenberg stava ancora cercando di capire cosa effettivamente lo avesse portato a prendere con sé la piccola creatura, ora intenta a mangiare un tozzo di pane seduta davanti a lui, concentrata nell'osservare le sconfinate file di viti con i grappoli d'uva non ancora maturi ma che già cominciavano a pendere sui rami secchi, colto da un momentaneo senso di disagio per aver compiuto un gesto piuttosto inusuale.
Non era avvezzo ad atti caritatevoli – non ne aveva mai ricevuti e ogni suo gesto gentile nascondeva sempre qualche secondo fine – ma arrivare a costringere qualcuno a fare qualcosa per lui? Era più propenso ad un non molto velato ‘vaffanculo’ che mettersi a picchiare una ragazzina inerme.
Siamo sicuri che questa sia la strada giusta, ranuncolo?”
Hm-m.” fece lei con la bocca piena, deglutendo e parlando solo in seguito con voce sottile e limpida. “Questa strada la percorrono i contadini, non le guardie... quelle basta solo corromperle.”
Riguardo a quello non c’erano problemi, aveva in effetti avuto premura di saccheggiare i portafogli e gli averi di quei mentecatti mutilati e aveva fatto indossare alla ragazzina un completo da caccia di riserva trovato dentro una delle tende, quindi ad un occhio meno attento sarebbe stato come vedere una famiglia di cacciatori di ritorno da una trasferta notturna. Un padre e un figlio per somma ironia della sorte.
Signore?”
Hm? Che c'è?”
Non dirò a nessuno quello che ho visto, lo giuro.”
Il flusso di pensieri cupi e malinconici venne interrotto da una piccola discussione da parte della ragazzina a cui tra l’altro Heisenberg non si era premurato di chiedere il nome di battesimo, ma in fin dei conti poco importava. Avrebbe lasciato quella creatura rovinata alle cure del primo centro cittadino che avrebbe incontrato appena toccato il suolo russo, intuendo perfettamente che la gratitudine offertaglisi sarebbe stata il silenzio d'oro che solo le donne rancorose sapevano usare.
Eh eh eh... so bene che non lo dirai a nessuno, principessa!”
Abbassò lo sguardo per osservare per un attimo la testa rasata di una bambina che appoggiava timidamente la schiena contro il suo petto, poi decise di alleggerire l’atmosfera con un argomento più interessante. “Piuttosto, hai mai ascoltato musica decente in vita tua? Perché devo ancora incontrare gente che conosce i Powerwolf da queste parti!”
Forse qualcosa dentro di lui era cambiato durante quei mesi di viaggio – o forse era rimasto il solito opportunista disposto a qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri obiettivi – ma se era vero che aveva ricevuto una seconda possibilità dalla vita, allora non vedeva perché non potesse averla anche la ragazzina che si stava portando dietro... uno specchio ancora sporco di ciò che lui stesso era stato da bambino, pieno di cicatrici su una pelle inspessita dalle disgrazie.

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Capitolo 4
*** Soddisfare gli Impulsi ***


E siamo arrivati alla quarta oneshot con una coppia, questa si, completamente fuori di testa! Ma ho trovato davvero divertente scrivere di loro due, e ancora una volta devo ringraziare Taiyou_no_Himiko per avermi fatto da beta reader <3

A tutti voi invece auguro buona lettura!


Karl Heisenberg se le ricordava bene, le feste che venivano organizzate in quell'entroterra infernale in cui era stato costretto a crescere. Erano almeno tre le ricorrenze che si seguivano nel villaggio governato un tempo da Madre Miranda, quasi tutte nate con lo scopo di rendere omaggio alla sua persona, e lui era sempre stato contrario a presenziarle anche solo una volta durante la sua permanenza involontaria.

Troppo impegnato a farsi gli affari propri – così erano spinti a credere l'ignaro popolino che dimorava in quel villaggio senza nome – per occuparsi di gente e tradizioni che alla fin fine disprezzava proprio per quella loro vicinanza a Miranda.

Una situazione non dissimile da quella che si mostrò quel tardo pomeriggio ai suoi occhi, con il sole appena tramontato a ovest e i lampioni da poco accesi ad attirare le prime falene notturne, attraverso le colonne di una vecchia struttura in cemento che faceva da porticato ad una festa aperta a tutti. Il suono degli strumenti musicali ben accordati e il gran chiacchiericcio della gente ammassata nella pittoresca piazza principale intenta a bere e a divertirsi lo lasciarono per lo più con un vago senso di noia addosso, ma la curiosità lo prevalse comunque, conscio che quella festa non era dedicata ad un falso dio o ai suoi blasfemi signori.

Tsk, ecco spiegato perché in questo cazzo di paese non c'è neppure una stanza d'albergo libera...”

Due settimane fa aveva lasciato la sua piccola guida alle amorevoli cure di un convento di suore ortodosse non appena aveva toccato il suolo russo, dicendo loro una mezza verità sull'aver trovato quella ragazzina ferita come unica sopravvissuta ad un attacco incrociato di briganti giù al confine con l'Azerbaigian. Venne ben accolta da quelle donne di fede timorose e l'ingegnere fu adeguatamente ricompensato con una scorta di viveri per il suo viaggio.

Non avendo altro da fare in quel paesello di confine, decise di accettare quell'umile dono e di continuare a girovagare senza meta piuttosto soddisfatto di come alla fine le cose stavano andando per lui. I suoi poteri si stavano rafforzando ogni giorno, sapendo di dover dipendere da quel mostriciattolo che aveva in petto ancora per molto e, nonostante il consueto velo di inquietudine che tale riflessione portava, non poteva fare a meno di sentirsi ora più completo. Se in pochi secondi era riuscito a sterminare un intero drappello di briganti – anche se, tecnicamente parlando, lui non aveva toccato nessuno, né premuto nessun grilletto – chissà cos'altro avrebbe potuto fare nell'arco di altre due o tre settimane, se non addirittura un anno intero speso a perfezionarsi... avrebbe trovato un nuovo scopo per sfruttare i propri poteri o li avrebbe limitati per evitare possibili effetti collaterali?

Magari potrei limitarmi a trovare da mangiare per il mio gallo. Non sarebbe una cattiva idea!”

Il suo flusso di pensieri gloriosi venne sostituito da altri decisamente più impuri, ma perfettamente normali per un uomo ancora nel pieno dei suoi anni. Dopo essersi lasciato alle spalle il paesello di confine, aveva continuato a galoppare per altre due settimane in totale solitudine fino a giungere in una cittadina piuttosto grande e nel mezzo di una festa tanto colorata quanto sentita, ma a parte quel piccolo dettaglio era da quando aveva lasciato la Romania che non aveva ancora avuto il piacere di godersi la compagnia femminile. Quindi magari quella sera poteva prendere due piccioni con una fava se avesse giocato bene le sue carte, per quanto gli facessero schifo sagre e festeggiamenti vari.

Doveva trattarsi di un festival o qualcosa del genere, dato che i vari cartelloni pubblicitari in giro per le strade semi deserte parlavano di un’organizzazione non governativa – una certa ‘Terra Safe’ di cui Heisenberg non aveva mai sentito nominare – che avrebbe presenziato all'evento, ma francamente non poteva importagliene niente.

Aveva altri progetti in mente che non prevedevano di trascinarsi dietro uno stallone che non ne voleva più sapere di essere tirato per le briglie.

L'idea di dormire sotto le stelle o dentro una stalla per l'ennesima volta non lo entusiasmava troppo, ma quello era il prezzo da pagare per essere arrivati alle sette di sera in una cazzo di cittadina nel bel mezzo di una festa; tuttavia i suoi occhi chiari intravidero qualcosa di potenzialmente interessante ai bordi di quella calca di gente colorata intenta a divertirsi.

Vicino alle colonne di cemento erano stati disposti alcuni tavolini da esterno – tutti appartenenti ad una bettola lì vicina che stava vedendo aumentare i suoi incassi quella notte – e nell'angolo più in ombra, distanziata dagli altri come a volersi estraniare dal resto dell'allegra calca, una donna vestita di rosso se ne stava in disparte versandosi vodka nel bicchiere come se fosse acqua.

L'abito semplice ed elegante le arrivava fino alle ginocchia in un'ampia gonna ad armonica, mentre le scarpe dal tacco basso che la donna portava ai piedi tamburellavano al ritmo di quella musica popolare che a quanto pareva non disprezzava del tutto. Non era più giovanissima, Heisenberg gliele avrebbe dato una quarantina d'anni, ma ai suoi occhi restava comunque attraente. Lui non era un uomo con la puzza sotto il naso, gli bastava semplicemente che non fossero più alte di lui.

Lasciò le briglie del cavallo e quest’ultimo si limitò a scrollare la sua candida criniera e ad avviarsi a brucare in un parchetto vicino – dove i primi avventori della festa si erano già accasciati sull’erba alta a smaltire una precoce sbornia – mentre l’uomo si dirigeva con passo spavaldo verso la sua piacevole conquista.

Se continui a bere così, poi andrai a fare compagnia agli ubriaconi dall'altra parte della strada e la serata è appena cominciata.”

Si presentò a lei con un tono di voce abbastanza alto affinché la donna potesse notarlo, venendo accolto da uno sguardo sorpreso oscurato solo in parte da un velo di irritazione che fece capolino sul suo viso. Emozione che durò poco, poiché fu subito sostituita da una curiosità crescente per quel nuovo forestiero audace e pittoresco. La donna lo squadrò da capo a piedi con i suoi occhi azzurri ancora vispi, nonostante l’età, e una cosa le era chiara sin dalla prima occhiata: non era un uomo del posto.

Magari è quello il mio obiettivo.” fece la donna, osservando con un sopracciglio alzato quel vagabondo prendere posto sulla sedia di fronte a lei senza che le avesse chiesto il permesso. “Ma visto che sei qui...ti va di farmi compagnia, cowboy? Se vuoi, anche il tuo cavallo può partecipare.”

Sullo sfondo di quel piccolo siparietto comico, un nitrito simile a una risata colpì i timpani sensibili di Heisenberg, seguita da una più breve e soffocata della donna che stava cercando di abbordare. A quanto pareva, quella creatura stagionata non era poi così persa nei suoi pensieri se si era accorta del suo arrivo ancora prima che gli venisse in mente di importunarla. Si ripromise mentalmente di mandare al mattatoio quel fottuto cavallo una volta che non avrebbe più avuto bisogno di lui.

Sembro davvero un pesce fuor d’acqua? Eppure mi sembra di avere un aspetto alquanto vissuto!” Si dette una scrollata al proprio trench consumato raddrizzando la schiena da bravo galletto qual era, portando comunque il buonumore all’annoiata straniera.

Direi che non sei il solo a essere fuori posto qui, tante chiacchiere su un palco e ora l'unica cosa che voglio fare è bere, cosa che, senza ombra di dubbio, mi avrebbe dato un risultato più concreto.”

Heisenberg non poté fare a meno di percepire una nota di amarezza nella voce della donna in rosso, intuendo che era parte integrante della sceneggiata allestita per quella sera. Un impegno preso in gioventù con molto entusiasmo si era trasformato, dopo decadi, in un miraggio malinconico. Un’illusione per quella che era una missione impossibile già in partenza, lasciando il posto alla disillusione e ai finti sorrisi di circostanza. Ma in fin dei conti non era stato così anche per lo stesso Karl?

Sai, ero del tuo stesso parere fino a non molto tempo fa.” Si tolse gli occhiali da sole, mostrandole uno sguardo straordinariamente serio giusto per un momento. “Ti direi di non perdere la speranza e altre cazzate simili...ma mentirei se ti dicessi che non ho mai avuto il bisogno di scolarmi una bottiglia di vodka in tutta la mia vita.” Indicò il bicchiere in mano alla sua interlocutrice con un cenno del dito indice avvolto da un guanto di pelle consunto, prima di incrociare di nuovo lo sguardo della donna che ora tradiva una leggera stanchezza sia fisica che mentale.

Ci fu un breve ma intenso silenzio tra i due, interrotto da un’allegra ballata popolare suonata da una banda di musicisti, prima che il sorriso ancora perfetto si riaffacciasse sulle labbra della donna che girò la testa per quel che basta per attirare l'attenzione di un cameriere intento a servire altri tavoli.

Allora che ne dici di scolarcela assieme, mister cowboy?”

Un invito che Heisenberg non poteva proprio rifiutare, essendo ben conscio che i suoi desideri reconditi dovevano essere gli stessi della donna dal triste sorriso.

[…]

Quindi mi stai dicendo che non ti è mai capitato di salire su un palco da ubriaca? Stento a crederlo.”

No, però mi è capitato di ridere come una scema quando mi sono immaginata l'intera platea in mutande!”

La roca risata di Heisenberg si fece sentire in quella strada deserta divisa tra la campagna e l’ambiente cittadino, immaginandosi – tra i fumi dell'alcool – come sarebbe stato fantasticare sulla sua discutibile famiglia con indosso solo biancheria intima durante una delle loro occasionali riunioni. Probabilmente avrebbe riso così forte che la stessa Madre Miranda lo avrebbe cacciato via per aver rovinato un evento così sacro. Avesse saputo prima che esisteva un metodo così semplice per stemperare l’atmosfera, l’avrebbe sicuramente già usato soltanto per far perdere le staffe alla gigantesca Alcina Dimitrescu!

Forse era l'alcool a renderlo così spensierato, o forse era il caldo che lo stava portando a sventagliarsi con il suo stesso cappello, ma in quel momento avrebbe continuato all'infinito ad ascoltare le disavventure di una donna che condivideva gli stessi sentimenti del suo accompagnatore alticcio.

Non avevano bevuto eccessivamente quella notte, almeno non così tanto da perdere la testa, dal momento che erano ancora capaci di avere una discussione logica – seppur interrotta ogni tanto da risate fragorose – riuscendo a camminare sulle loro gambe senza barcollare ad ogni passo strascicato. Erano rimasti a quel tavolo più o meno per un paio d'ore, spese a finirsi una bottiglia intera di vodka per poi cominciarne un'altra, bottiglia che ora era tenuta tra le mani della donna che aveva deciso di togliersi le scomode scarpe eleganti per poter camminare meglio, prima di decidere di lasciare il paese per schiarirsi meglio le idee nel motel in cui la sua piacevolissima organizzazione aveva preso alloggio.

Un luogo abbastanza isolato, vicino a quella che era una stazione dei treni trafficata più che altro da vagoni merci arrugginiti, ma piuttosto comodo se si voleva prendere il treno puntualmente ogni mattina.

E tu, mister Herbert?” domandò lei con la falsa identità che Heisenberg le aveva dato. Si umettò le labbra per il modo forse un po' troppo sensuale con cui lo pronunciò. “Non c'è davvero mai stato un momento davvero imbarazzante della tua vita?”

Heisenberg la guardò ridacchiando, con la mente rivolta alle stupide storie che le aveva raccontato riguardanti la sua infanzia tra i Carpazi senza mai specificare per intero nomi di persone e luoghi, modificandoli per convenienza, ma dato che le cose stavano cominciando a prendere una piega a dir poco piacevole, decise di raccontarle un episodio avvenuto all'incirca una decina d’anni prima.

Bè, in effetti sì. Devi sapere che mia sorella Alice, la riccona dal culo grosso di cui ti ho parlato, aveva un fottuto teatro dentro la sua magione. Almeno una volta alla settimana allestiva spettacoli teatrali a cui tutta la famiglia doveva assistere ed erano talmente noiosi che il più delle volte mi addormentavo. E il fatto di essere confinato nella piccionaia non aiutava a seguire quella merda.” Tolse di mano la bottiglia di vodka dalla sua accompagnatrice e ne diede un lungo sorso per aiutarsi a riordinare meglio le idee. “Tuttavia, ehm, era garantito agli ospiti un servizio impeccabile da parte della servitù di quella stronza e... ti ho già detto che le sue cameriere erano tutte giovanissime donne?”

Un sorrisetto piuttosto ambiguo si formò sulla sua barba incolta, attirando l'attenzione della donna in rosso che si fermò per un istante a guardarlo a bocca aperta tra lo sconcerto teatrale e un crescente divertimento che la stava facendo sentire sempre più la pancia andarle a fuoco. Intuì che l’uomo aveva trovato un modo per divertirsi lo stesso durante quegli spettacoli tediosi, anche se ovviamente l’aveva fatto con la complicità di cameriere più o meno consenzienti.

Sei decisamente un pessimo fratello per aver fatto una cosa del genere!” Il suo tono di voce rasentava un’indignazione volutamente falsa, dal momento che era genuinamente intrigata dal racconto. “Ma di certo sei più divertente del mio.”

È davvero un uomo così noioso?”

Quando ci si mette sì, soprattutto da quando ha letteralmente sposato il suo lavoro.”

La voce della donna si incupì momentaneamente nel rivangare episodi di un passato tutt’altro che sereno, poi strappò di mano al suo interlocutore – tra l’altro con una rapidità sorprendente – l'appiccicosa bottiglia di vodka per finirne il contenuto. A due passi dalla porta che portava a una provvisoria dimora in quel modesto motel decisamente fuori mano, i due si fermarono sul marciapiede, consapevoli di essere perfettamente arrivati al punto di svolta di una serata fuori dagli schemi. Le prossime battute sarebbero state cruciali, in quanto potevano decretare una gloriosa vittoria per entrambi o una cocente sconfitta che avrebbe condotto alla provvidenziale sbornia dal sapore triste.

Con le spalle appoggiate alla porta di legno – dalla verniciatura simile al colore del vestito che indossava – la donna fissò con occhi languidi l’uomo che non tardò a farsi pericolosamente più vicino con uno sguardo decisamente predatorio, incorniciato dai capelli argentati che gli coprivano parzialmente il viso. Un viso a suo dire bello, nonostante le misteriose cicatrici presenti su di esso, trovandosi ancora una volta a desiderare di mordicchiargli quella sul labbro inferiore, totalmente incurante di quanto fosse sbagliato quello che stava per fare. Ma dopotutto, come aveva sperimentato negli ultimi vent’anni o quasi, la vita era troppo breve per non volersela godere appieno.

Sai, mi stavo chiedendo una cosa.”

Hmm, vai avanti.” fece lui con tono basso, poggiando le mani guantate sulla ruvida superficie della porta ai lati della testa della sua preda. Il volto sempre più vicino a quello della donna dalle guance arrossate e dallo sguardo bruciante di desiderio nato – in parte – anche dall'abuso di alcool. Le punte dei rispettivi nasi quasi si sfioravano e tutto il linguaggio del corpo di Heisenberg lasciava intendere intenzioni potenzialmente pericolose.

Potresti essere così gentile da mostrarmi l'esatta dinamica su come hai intrattenuto quelle giovani cameriere o è chiedere troppo?”

Un invito tutt'altro che sottile – certamente l'ex ingegnere non si era risparmiato certe oscenità gratuite sotto il tetto di un’ignara “sorella” durante quegli spettacoli pallosi – a cui non seppe dare risposta, poiché furono i suoi stessi gesti a parlare per lui, mossi da una fame ancestrale che non riuscì più a trattenere. Oltre a quel punto non c'era più autocontrollo e non si sarebbe fermato – neanche se quella donna provocante lo avesse supplicato ormai sopraffatta dalla sua potenza – finché non si sarebbe sentito appagato.

Agguantò il volto della sua nuova amante avvicinandolo al suo, facendo aderire le sue labbra sfigurate a quelle ben più delicate di una donna famelica quanto lui, le cui mani sottili, già impegnate ad andare in esplorazione sotto il pesante trench di un uomo disperato di contatto carnale, stuzzicarono il punto giusto quando riuscirono a infilarsi sotto la sua camicia, mentre il fuoco divampava nel suo basso ventre, alimentato dalla danza selvaggia delle loro rispettive lingue. E per quanto amasse ogni singolo momento che stava assaporando, era ben conscia di dover consumare quel lauto pasto nell’ombra discreta della sua semplice stanza.

A malincuore la donna dovette temporaneamente staccarsi da quell’abbraccio primordiale e lussurioso, sentendo il suo compagno protestare con un basso ringhio risentito mentre rovistava in fretta e furia nell'unica tasca del suo vestito estivo in cerca delle chiavi. Un indumento già pesantemente stropicciato a causa delle audaci carezze di un Heisenberg piuttosto bestiale – incapace di trattenersi dal toccarle le cosce anche in un momento simile – la cui eccitazione era già evidente attraverso il tessuto dei pantaloni da lavoro.

Fu poi con un sospiro di sollievo – o forse di estasi quando il suo amante le accarezzò un punto particolarmente sensibile – che la donna riuscì a spalancare le porte di casa e a trascinarsi dietro un uomo ancora affamato delle sue fresche labbra.

Sarebbe stata una lunga notte e sarebbe stata tutta per loro.

[…]

Lui e il mal di testa erano amici di vecchia data. Spesso, anni prima, esagerava con il rum durante il suo lavoro notturno in fabbrica e quando poi gli capitava di dormire sopra i suoi intricati progetti e appunti disordinati, ecco che il fantomatico cerchio alla testa arrivava puntuale.

Quindi sì, anche quel mattino avvertì quel proverbiale fastidio alle tempie che lo portò a borbottare maldicenze e a toccarsi l'attaccatura del naso con il pollice e l'indice destro, prima di constatare che quel lieve mal di testa era dovuto unicamente all'abuso di alcool, mentre il resto del suo corpo era avvolto da un’incredibile sensazione di benessere, come sollevato da diversi chili che non pensava di avere.

Lenzuola ancora umide coprivano delicatamente le sue membra rilassate e l'odore inconfondibile del sesso gli colpì le narici ancor prima del suono di un respiro ritmico e profondo che veniva dal lato destro del letto. Ricordava bene quello che era successo la notte scorsa e, a parte il classico minuto di smarrimento mattutino, non poté fare a meno di ammirare la donna ancora immersa nel mondo dei sogni. Quattro round in una sola notte era qualcosa che nessuna persona sana di mente si sarebbe mai aspettata da una tipetta come lei; ma il bello delle donne mature era quello di possedere una certa esperienza e una forza che le portavano a trattare bene anche uomini esigenti come lui, senza togliere nulla alla freschezza delle fanciulle. Quest’ultime Heisenberg le paragonava ai confetti.

Tuttavia la sua compagna si era dimostrata a momenti più famelica di lui, arrivando quasi a prosciugarlo di ogni energia lasciandogli il ricordo piacevole di una nottata spesa letteralmente a combattere tra le lenzuola sfatte e macchiate di sudore e di altri fluidi corporei. Mugugnando con fare compiaciuto, scivolò accanto a lei, scostando le lenzuola dalle sue spalle per ammirare meglio quel capolavoro di succhiotti e di lividi causati da morsi che lui stesso le aveva lasciato su quella pelle ancora tonica – dal collo fino alle scapole, premurandosi di lasciarne alcuni anche in mezzo alle gambe – e si chinò a baciarli uno ad uno con una delicatezza estrema, solleticandole la pelle con la sua ruvida barba. Gesto che la fece svegliare con calma in un abbraccio che non tardò ad arrivare, osservando il suo amante con uno sguardo stanco e contornato da occhiaie.

Hmm...hai un aspetto orribile.”

Allora siamo in due, principessa!”

Gli scappò una risata a quel bizzarro buongiorno, non perdendo tempo a cercare di nuovo quelle labbra simili a boccioli di rosa per poterle depredare meglio. La tentazione di entrambi era, ovviamente, quella di concedersi un altro momento di intimità insieme prima che le loro strade si separassero definitivamente.

L’incantesimo tra i due si ruppe quando ad un certo punto qualcosa di molto grosso bussò l'unica finestra presente in camera, non una ma ben quattro volte, costringendoli a sciogliere il loro abbraccio e a sussultare colti completamente alla sprovvista. Non sembravano colpi di nocche o di un oggetto contundente, era impossibile saperlo con certezza in quanto una pesante tenda scura ne copriva i vetri appannati, ma tanto bastò ad Heisenberg per imprecare infastidito e saltare fuori dal letto ancora caldo.

Herbert... che succede?”

Di tutti i rompicoglioni esistenti sulla Terra...” camminò ad ampie falcate, nudo come un verme, verso la giacca buttata sul pavimento, rovistandoci dentro velocemente. “dovevo essere proprio accompagnato...” Da una tasca estrasse una scatolina in legno e con una certa irritazione spostò le pesanti tende affinché potesse confrontarsi con il suo peggior nemico. “dal cavallo più rompicoglioni cagato dal culo di una giumenta in calore!”

Con somma sorpresa della donna che si rannicchiò istintivamente nel letto avvolgendosi con le lenzuola stropicciate, ecco che dai vetri di una finestra ormai spalancata dal suo amante furioso apparve il grosso muso di quello che in effetti pareva proprio essere un cavallo di notevoli dimensioni.

Oh... è il tuo cavallo? Perché è qui?”

La donna ricordava vagamente la presenza della bestia la sera prima, il rumore dei suoi zoccoli sull'asfalto usurato mentre l’animale li seguiva in silenzio a pochi metri da loro ascoltando la loro vivace e frivola conversazione. Una creatura che, a quanto pareva, sembrava avere più di un motivo per essere arrabbiato con il suo padrone – a giudicare dal modo in cui scosse la testa e colpì il muro con gli zoccoli anteriori mettendo ben in vista le briglie che non gli erano state tolte, si direbbe che fosse proprio così – ma questi decise di chiedergli scusa, per così dire, estraendo dalla scatola consunta un sigaro cubano per ficcarglielo direttamente tra le labbra sporgenti.

E va bene! Mi dispiace non averti tolto l'attrezzatura ieri sera.” Sotto gli occhi esterrefatti della donna, Heisenberg accese il sigaro in bocca dell'animale senza neppure far ruotare la rotella dell'accendino in acciaio, ma grazie al cielo nessuno se ne accorse e il cavallo cominciò a fumare, nel vero senso della parola, con gusto. “Per farmi perdonare oggi porto io la sella, ok? E ora smamma!”

Finalmente soddisfatto, l'imponente cavallo decise di levare le tende continuando a fumare il sigaro in santa pace. Cosa che fece anche il suo padrone, il quale se ne accese uno per calmare i nervi.

Scusami per prima.” disse lui, sbuffando una nuvola di vapore che si perse nell’aria della mattinata grigia, non suonando propriamente imbarazzato, ma solo molto scocciato per una situazione di cui si stava già scordando.

Uh, penso sia ok. Solo che, sai, non avevo mai visto un cavallo fumare.”

La donna si rilassò, iniziò a connettere i neuroni e si tirò su a sedere sul bordo del letto massaggiandosi le tempie e cercando di sistemarsi i capelli castani spettinati. In tutta risposta l'uomo fece spallucce – ruotando le scapole delle spalle ancora umide di sudore e schioccando le ossa del collo in un modo che fece rabbrividire un poco la donna.

Questo perché sono un coglione, ho provato a fargliene fumare uno per gioco e ora quel figlio di un'asina scellerata ha sviluppato una sorta di dipendenza e almeno una volta al giorno gliene do uno.”

Una cosa talmente assurda che in un primo momento la donna stentò quasi a credere, poi, dopo aver capito che razza di uomo fosse, scoppiò in una risata divertita, cosa che non sembrò infastidire il suo amante, anzi anche lui colse l'occasione di ridere della sua stessa idiozia di aver avviato al tabagismo uno stupido cavallo.

Ohi Claire, perché diavolo quel cavallo si è allontanato dalla tua finestra con un sigaro in bocca? Voglio dire–ma che cazzo?!”

Come se quella mattina non fosse già iniziata in modo bizzarro, ora si poteva dire che stesse proseguendo sempre peggio a causa di un nuovo arrivato che portò Claire Redfield – cognome non pervenuto al povero Karl – ad emettere uno squittio sorpreso e a balzare in piedi con tutte le lenzuola appiccicate al suo corpo come un sudario. Il volto di Claire divenne paonazzo per l’imbarazzo nel constatare che dalla finestra aperta la sua sboccata vice, Moira Burton, stava fissando con aria sconvolta ora lei, ora il suo imperturbabile amante.

Anzi, a dirla tutta lo sguardo dell'ex ingegnere era un misto di noia e fastidio per la comparsa di quello stridulo folletto, continuando a starsene beatamente nudo davanti alla finestra vestito solo del sigaro e la sua rada peluria scura che attraversava alcune zone del suo corpo.

Sciacquati la bocca, ragazzino!” sbottò lui, sbuffando in faccia alla povera Moira una nuvola di tabacco dalle sfumature violacee. “Sei in presenza di adulti, qui!”

Sono una ragazza, coglione!” fece imperterrita lei, tossendo ripetutamente con le lacrime agli occhi. “E stai sventolando il cazzo davanti a–”

Se sei una ragazza ancora peggio, perché alla tua età dovresti già sapere com'è fatto il corpo di un uomo, quindi vedi di non rompere i coglioni al tuo capo se ha deciso di divertirsi con l'esemplare migliore della specie!”

Agli occhi di Claire era come assistere ad un battibecco tra due adolescenti, sebbene entrambi fossero ormai adulti – almeno fisicamente, trovandolo divertente e seccante allo stesso tempo. Essere la presidentessa di Terra Safe poteva essere davvero estenuante alle volte, perciò Moira non se la sentiva di biasimare Claire se per una volta aveva deciso di scaricare la tensione con il primo sconosciuto che aveva abbordato.

Uff... Moira, per favore. Possiamo parlarne quando mi sarò fatta una doccia? A proposito, che ora è?”

Le sette e mezza.” rispose Moira, ingoiando il rospo e irrigidendosi nella postura. “Il treno ci aspetta per le nove! Quindi–”

Sentito, bimba? Abbiamo una doccia che ci attende.”

Con il più mellifluo dei sorrisi, Heisenberg soffiò quelle ultime parole addosso ad una sbigottita Moira, prima di chiuderle le ante della finestra in faccia. Qualunque fosse stato il problema, avrebbe dovuto aspettare i loro comodi, per cui Moira non poté fare altro che ruotare gli occhi e tornare in camera sua per preparare le valigie.

Tsk! E poi la ragazzina sarei io!”

[…]

Non c'era nulla da dire sulla stazione ferroviaria della grossa cittadina abbandonata in mezzo alle campagne russe se non forse per la sua architettura che rievocava i fasti dell'Unione Sovietica, così come buona parte degli edifici pubblici ancora rimasti in piedi decadi dopo dalla caduta del Comunismo. Un nostalgico senso di potere, fasti antichi ormai sgretolati come il regno morente di Madre Miranda portarono Heisenberg ad osservare quelle strutture in cemento e metallo con un moderato interesse.

Con la pesante sella in cuoio calata sulla spalla destra e le briglie strette nella mano sinistra, Heisenberg fu abbastanza galantuomo da accompagnare la sua amante fino al bordo della banchina di carico dove un pesante treno passeggeri era fermo in attesa del cambio del macchinista.

Sei stato molto gentile a volermi accompagnare.” fece titubante Claire, ora con indosso degli abiti più consoni e un maglione color porpora che copriva i segni della nottata di passione trascorsa insieme ancora presenti sulle spalle, avvertendo una nota di nostalgia per un addio inevitabile. “Sai, se tu avessi avuto un cellulare, magari avremmo potuto–”

Scambiarci i numeri? Eh, molto carino, tesoro! Ma questo vecchio vagabondo non è molto avvezzo alla tecnologia.” disse Heisenberg con un gran sorriso, ma era chiaro che forse, in fin dei conti, era meglio così. Del resto lui stesso era consapevole di avere dei limiti nelle relazioni umane. “Mi basta sapere che mi terrai nel cuore a lungo e che penserai a me ogni volta che sarai tra le braccia di un altro uomo.”

La sua “modestia” fece arrossire Claire che tentò di soffocare una risata così fragorosa che avrebbe potuto attirare l’attenzione di una Moira che non aveva smesso di essere sospettosa nei confronti di quell'eccentrico barbone, ma ciò che era successo quella notte era stato più di una semplice scopata e a modo suo voleva conservarne un ricordo da tenere tutto per sé.

Bè, almeno ti va di fare una foto insieme? Un ricordo che non condividerei con nessun’altro al mondo.”

Il sorriso strafottente di Heisenberg si spense per lasciare spazio ad un’espressione più seria e leggermente contrariata; il pensiero che una sua foto potesse circolare liberamente non lo aggradava più di tanto, ma qualcosa nello sguardo da cerbiatta della donna gli diceva che non era rimasta tanto indifferente al suo fascino magnetico.

Hmmm, non pensavo di piacerti così tanto, ranuncolo.”

Potrei dire lo stesso di te, sai? Certi segni sulla pelle non si lasciano per nulla.”

Claire l’aveva preso un po' alla sprovvista, doveva ammetterlo, e nonostante il buon senso gli stesse suggerendo di dissuaderla anche a costo di insultarla e di strapparle di mano il cellulare, proprio non ce la faceva ad essere cattivo con lei. Una situazione certamente non priva di rischi, ma neppure lo stesso Heisenberg voleva che si dimenticasse tanto facilmente di lui. O forse qualcosa dentro di lui stava finalmente cambiando, ma questo non poteva ancora saperlo.

Tsk, non riesco proprio a dire di no ad una donna.” sospirò lui, sul cui volto tornò il suo caratteristico sorriso strafottente a incurvargli lievemente gli angoli della bocca. Decise quindi di accontentare la sua amante togliendosi il cappello e gli occhiali anche per questioni prettamente strategiche. Nessuno, neppure i militari che avevano cercato di assaltare la sua fabbrica, sapeva che aspetto avesse al di fuori dei suoi orpelli, senza i quali forse sarebbe stato più irriconoscibile. “Molto bene, principessa! Facciamoci questa foto, ma mi devi promettere che la terrai sempre vicino al tuo cuore, intesi?”

Con un sorriso dolce come il miele, l'ignara Redfield estrasse da una tasca del trolley uno smartphone che maneggiò con pochi semplici gesti. Una foto che li ritraeva assieme nell'atto di sorridere all'obiettivo di una fotocamera digitale come due vecchi amici, seguita da un bacio rubato da parte dello stesso Heisenberg che decise così di congedarsi.

Addio, principessa! E mi raccomando, vedi di stare attenta agli sconosciuti!”

Una battuta di spirito rivolta soprattutto al modo in cui si erano conosciuti, quanto bastò per strappare una risatina sarcastica alla donna intenta a salire sul pesante treno fumante. Un ultimo saluto da parte sua dal mezzo in movimento prima di sparire dentro il finestrino, probabilmente richiamata dalla sua petulante assistente.

Heisenberg rimase sulla banchina di imbarco ancora per un po’ di tempo finché il treno non scomparve all'orizzonte, dopodiché si rimise il capello e gli occhiali sorridendo tra sé nel ripensare a quell’avventura che, fra tutte, era di certo quella che gli sarebbe mancata di più.

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