Lazy, il maialino che sognava le stelle

di pokas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dalle stalle alle stelle ***
Capitolo 2: *** Il sacrificio del progresso ***



Capitolo 1
*** Dalle stalle alle stelle ***


Questa storia inizia in una piccola fattoria ad est di una grande città. Il nostro protagonista è Lazy, un tenero maialino nero con due chiazze chiare sulla schiena, due occhietti vispi e un nasino schiacciato che si muove sgraziatamente. Lazy prese il nome da una sua abitudine peculiare, a differenza dei suoi simili, il maialino preferiva restarsene con le zampe all'aria a fissare il cielo. "Come sono belle quelle luci lassù, se solo potessi toccarle" si ripeteva ogni sera mentre guardava oltre le nuvole. 
Essendo lontani dalla città, le stelle erano l'intrattenimento più bello che Lazy e Rebecca, figlia del fattore, si potevano permettere. Rebecca, la nostra seconda protagonista, è una ragazza vivace e cocciuta, o più che altro lo era, ora è una donna vivace e cocciuta. Nonostante sembrassero diversi, la ragazza e il maialino erano legati dalla medesima passione: il cielo notturno. Spesso Rebecca scappava dalla camera per rifugiarsi tra gli alberi ed ammirare le stelle, non importa che stagione fosse, se le stelle erano visibili, Rebecca era con lo sguardo fisso a guardarle.
 
Chiunque avesse incontrato Rebecca, in quel periodo, si sarebbe reso conto di quanto fosse ignorante; non per sua scelta, lei avrebbe volentieri frequentato la scuola, ma non volendo pesare sulle spalle del padre si limitava a sfoggiare le sue conoscenze astronomiche, in quello nessuno l'avrebbe battuta.
In una situazione di simile disagio viveva anche Lazy, forse se la cavava anche peggio perché non era forte come la ragazza, era il più piccolo della sua cucciolata e una volta scomparsa la madre, Lazy si isolò dal gruppo. Preferiva starsene in disparte, mangiare i germogli d'erba o le mele che Rebecca gli portava, non impazziva per il fango né tanto meno per il cibo che gli altri mangiavano.
"Non preoccuparti Lazy, ti porterò sempre una mela, non patirai la fame" diceva sempre Rebecca mentre si sedeva nel recinto accanto a lui, Lazy la fissava con i suoi occhioni e senza emettere un solo suono le saliva sulle gambe per prendersi le coccole.
Il maialino sapeva di non poter parlare con la ragazza, se ne era accorto presto, ma non gli importava, le dolci carezze di Rebecca lo facevano sentire bene. Il suo sorriso lo rassicurava quindi per lui andava bene tutto, finchè fosse stato con la sua amica, Lazy avrebbe affrontato ogni ostacolo, a partire da quei brutti musi dei suoi fratelli.

"Hey scricciolo, perchè non ti fai un bel bagno?" gli dicevano tuffandosi nel fango per sporcarlo, Lazy ogni volta rimaneva immobile, bagnato con la codina bassa.
"Siete solo invidiosi perché non potete essere come me!" esplose un giorno
"Come te? Un piccolo maialino che non fa altro che starsene immobile? Non diventerai mai grande come Jerry che ha vinto tanti concorsi" gli rispose il fratello maggiore
"Io andrò lassù, sarò il primo maialino a mettere zampa su quella grossa forma di formaggio" diceva indicando col muso la Luna.
Tutti scoppiarono a ridere, ridevano di gusto dell'ingenuità del maialino, dei suoi sogni. Tutti tranne Rebecca che invece gli raccontava ogni sera storie sulla Luna e sulle stelle, per farlo addormentare.
 
Il punto di svolta, per entrambi i sognatori, arrivò quando un ragazzo, un amico di Rebecca, fece una foto a Lazzy e la mostrò al padre. Il padre di Tom era un giornalista locale, gli piacevano le storie simpatiche e il racconto di Lazzy lo colpì subito.
"Dobbiamo assolutamente scriverci un articolo Tom… Ti va di aiutare il tuo vecchio?- gli propose la sera stessa in cui il ragazzo gli mostrò i primi scatti
"Certo papà, tutto ciò che ti può servire" rispose il figlio.
Per Tom era l'occasione giusta per frequentare la fattoria di Rebecca e giocare con lei, doveva fare giusto qualche scatto al maialino e poi si godeva le giornate calde con l'amica. Era talmente preso da lei e da Lazy che, per imitare il padre, si mise ad intervistare la ragazza e il maialino; si divertivano tanto.
 
Quando a fine estate il padre di Tom trovò gli appunti del figlio non potè non notare il talento del ragazzo, riorganizzò i discorsi e ne fece un articolo firmandolo con il nome di Tom. Quando vide quell'articolo gli si illuminò il volto, una parte di lui sentiva che quella era la strada giusta per seguire le orme del padre.
A scuola divenne popolare e con l'uso dei social non ci volle molto a fare di Lazy un fenomeno mediatico, la sua anima tranquilla e sognatrice, conquistò il pubblico che iniziò a farci meme, video carini, fino a creare una petizione per far volare il piccolo Lazy.
 
Nessuno ci avrebbe creduto, ma un po' per scherzo, un po' per seguire la massa, le firme arrivarono in tante, tanto da attirare l'attenzione di un piccolo gruppo di ingegneri che lavoravano anche per la NASA.
"Avete visto che popolarità? E pensare che è solo un maialino" diceva uno di loro guardando un video, la sua risata rispecchiava la sua grassoccia forma fisica
"Ci sono tante cose strane che le persone trovano fantastiche… ma ho un'idea" il volto dell'uomo si illuminò, ancora di più della sua pelle già pallida
"Spara"
"Abbiamo bisogno di una cavia per la nuova capsula sperimentale, perché non usare questo maialino? Immaginate quanta visibilità per il nuovo progetto, se siamo fortunati anche dei soldi da investire in nuovi componenti"
"Non è una brutta idea, vediamo che ne pensa il capo" rispose un ingegnere biondo, alto un metro e ottanta circa mentre si aggiustava i suoi spessi occhiali sul naso.
 
Così per caso o per destino il progetto venne approvato, una squadra andò alla fattoria a ritirare il maialino.
Il padre di Rebecca non disse mezza parola in contrario, i soldi che gli avevano dato erano più di quelli che avrebbe guadagnato mandando quel piccolo maialino al macello, ma non credeva di dover salutare, anche se per breve tempo, pure la figlia.
Rebecca era l'unica figura di riferimento di Lazy, il piccolo non si sarebbe mai mosso senza la ragazza, non gli piacevano quegli uomini che gli si avvicinavano con la gabbia in mano e i guanti bianchi, somigliavano tanto a quel medico che aveva portato via la sua mamma.
Lazy si agitò come non mai, scalciava, urlava, correva via, nessuno avrebbe pensato che quel animaletto così forte e veloce potesse chiamarsi Lazy.

 
Rebecca fermò la sua fuga, si accovacciò vicino a lui e accarezzandogli il muso setoso iniziò a parlargli "Lazy, loro sono qui per portarti lassù, dove tanto vorremmo vivere noi, sulla Luna. Vieni con me, non ti succederà nulla di male, fidati di me" gli sorrise e il piccolo si calmò. Non ci fu nemmeno bisogno di metterlo in gabbia, Lazy si mise sulle gambe di Rebecca e si addormentò.
"Non si preoccupi signor Smith, sua figlia è in ottime mani, terminato l'evento la riporteremo da lei. Sicuro di non voler venire?" chiese l'autista
"Se non rimango qui, chi penserà al mio bestiame? Non posso, qui è il mio posto… Spero solo di non restarci da solo dopo tutto questo. So che ti entusiasma questa avventura Rebecca, ma io ho bisogno di te… questa è anche casa tua, lo sai" le disse il padre, Rebecca si limitò a dargli un bacio in fronte, non sapeva cosa dirgli, forse sapeva che finita la missione di Lazy, nulla sarebbe stato lo stesso.
 
Il viaggio fu lungo, ma per fortuna nessuno dei due soffriva l'auto, arrivarono sani e salvi a destinazione. La sede che ospitava l'evento era decorata e carica di energia positiva, le poche persone che si vedevano in giro sbirciavano tra le braccia di Rebecca per fare un cenno a Lazy, era davvero amato da tutti.
 
I due vennero accompagnati in un tour guidato della sede. Rebecca non si fece perdere l'occasione di prendere appunti, per quanto fosse capace di scrivere correttamente e si mise in mostra per le sue conoscenze, per degli esperti modeste, ma per una ragazza come lei era sorprendente. Rebecca aveva appreso dall'osservazione le leggi che guidavano alcuni fenomeni, senza saperlo aveva conoscenze di fisica e in alcuni casi si dimostrava rapida nella logica, era davvero un talento nascosto. Il suo entusiasmo non passò inosservato e se solo sapeste dov'è arrivata ora, ne sareste sorpresi.
 
L'evento durò un paio di giorni, uno di apertura e introduzione, una lunga presentazione del progetto, qualche sponsor qua e là e la possibilità di coccolare Lazy prima che partisse per lo spazio. Le persone accorse da ogni dove, solo per lui.
Lazy a volte si sentiva perso tra tutte quelle attenzioni, alcune morbose, alcune dolci, a volte aveva paura che qualcuno lo stesse accarezzando per pregustare con il tatto e la vista la sua carne.
Le persone erano davvero insensibili, gli facevano foto, gli davano abbracci che lo facevano sentire a disagio, ma nonostante tutto, Lazy sapeva di poter contare su Rebecca, lei gli sorrideva da lontano e lui si tranquillizzava.
 
Terminate presentazione e tutto il resto giunse il momento di partire per Lazy, Rebecca venne chiamata da parte dal capo del progetto
"Come ti senti? Pronta a dirgli addio?" chiese
"Come addio? Non è un esperimento sicuro?" chiese sconvolta
"È un esperimento signorina Smith, potrebbero esserci dei problemi, è una struttura sperimentale…"
"Tra quanto parte?"
"30 minuti"
"Va bene…".
 
Rebecca si avvicinò al maialino che per l'occasione indossava una piccola tuta da astronauta "andrà tutto bene, lo sai vero?" disse, Lazy si avvicinò contento a lei, muovendo il sederino felice, se solo Rebecca gli avesse potuto spiegare quanto era rischiosa la sua missione, Lazy non sarebbe mai salito sulla navicella sperimentale. Lazy la fissava negli occhi, cercando di confortarla.
"Non preoccuparti, è tutto ciò che posso desiderare, io andrò per primo e poi verrai anche tu. Costruiremo una casetta con il formaggio sulla Luna e acchiapperemo le stelle come lucciole" voleva dirle Lazy, ma i limiti tra di loro non gli permettevano di fare altro che qualche suono col naso. Rebecca lo strinse a sé e lo lasciò andare cercando di sostenere il sorriso rassicurante che si era costruita in volto.
 
Lazy salì sul piccolo ponte di acciaio che portava alla navicella, per lui le urla, gli sguardi di quel morboso pubblico non esistevano, fissava Rebecca, lei sorrideva, cercava di farlo il più a lungo possibile, Lazy salì e dietro di lui si chiuse la porta automatica.
 
Dieci… Nove… Otto… Sette… Sei… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…

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Capitolo 2
*** Il sacrificio del progresso ***


Buona sera telespettatori, ben tornati sul nostro celebre programma "Le star che non ti aspetti" oggi vi racconteremo la storia di Rebecca Smith. Per chi non lo sapesse Rebecca è stata tra i primi astronauti a poggiare piede su Marte, anche la più giovane. Grazie per aver accettato di venire.
 
Grazie a te per l'invito, in effetti è vero, sono la più giovane, povero Cris, per un paio di mesi non otteneva lui il primato.
 
Un po' mi spiace per lui, ma raccontaci un po', come è stata questa esperienza? La vostra missione è stata seguita più dell'allunaggio, devi esserti sentita emozionata di partire.
 
Sinceramente? Ero sul punto di mollare quando stavo per salire. Sai quando hai davanti a te la prospettiva di una morte nel gelido spazio... La paura riesce a farsi sentire, ma sapevo bene di non potermi tirare indietro, non dopo tutto lo sforzo fatto dalla NASA per addestrarmi a quella missione.
 
Ecco un punto interessante, tu sei una delle poche persone che la NASA ha preso sotto la sua ala protettrice, ti hanno offerto una borsa di studio o sbaglio?
 

Si, hanno visto qualcosa in me e hanno deciso di darmi una grande possibilità. Da piccola amavo lo spazio, ma ero povera, quindi i soldi per un'istruzione come si deve non li avevo.
 
Come è nata questa tua passione?
 
Mia zia Sara, che saluto volentieri, ciao zia. Dicevo, lei mi ha portato con sè un giorno al planetario, mi ha messa seduta e mi è sembrato di poter sentire lo spazio cosmico accarezzarmi la pelle, non so, è stato come un forte vortice e lì ho capito cosa volevo fare da grande.
 
Bhe direi che ci sei riuscita, complimenti ancora.
 
Grazie, ma se devo essere sincera non è stato merito mio.
 
Aspetta.. In che senso?
 
Sai io ci sono finita per puro caso alla NASA, lì poi mi hanno notata, ma il vero merito va a Lazy.
 
Un momento, un momento, cosa c'entri tu con quel maialino. Sapevo venivate dalla stessa cittadina, ma non credevo ci fosse un vero collegamento tra le vostre storie, sono davvero curioso, dimmi tutto.
 
Sicuro? Non vorrei togliere tempo per altri ospiti.
 
Cara, rilassati, questo studio è come il salotto di casa mia, mi prendo i tempi che voglio e invito chi mi pare quindi non preoccuparti.
 

Va bene dai cercherò di essere sbrigativa. Ti ho detto che ero povera, ecco, io vivevo in una fattoria con mio padre.
 
Oh… Non dirmi che…
 

Si, Lazy era uno dei nostri maialini, tutto scuro con due macchie chiare sul dorso.
 
Ma non mi dire, quella faccetta adorabile che ha conquistato i media, non era davvero un maialino da competizione, almeno è vera la storia che era un cercatore di tartufi provetto?
 

Mi spiace deluderti, quel maialino non sembrava avere nessun talento speciale, la sua fama era dovuta al fatto che era diverso dai suoi simili. Non amava il fango, non mangiava con gli altri la sbobba che papà gli dava. Non so, ma mi era simpatico, era anticonvenzionale, un ribelle.
 
Che aggettivi particolari, come mai era un ribelle?
 

Non so se sai che per via della loro struttura fisica i maiali non sono in grado di guardare in alto, ecco, lui ci riusciva, non che potesse andare contro la sua natura, ma aggirava il problema. Si spaparanzava a pancia all'aria e rimaneva a fisare le stelle.
 
Quindi il nome deriva dal fatto che passava tutto il tempo sdraiato?
 

Si, sembrava sempre stanco, anche se non faceva assolutamente nulla nella giornata, la sera la passava con la pancia all'aria. Non ci siamo mai spiegati perché lo facesse, ma da piccola era confortante non essere l'unica che passava il tempo a guardare il cielo.
 
Quindi tuo padre ti trovava sempre nel recinto dei maiali a rotolare con Lazy? Sembra un'infanzia divertente.
 

Lo è stata, certo svegliarmi presto e mangiarmi gli animali che fino al giorno prima nutrivo… bhe quello era meno divertente. In ogni caso, Lazy è stato fortunato. Un giorno in fattoria vennero dei ragazzi che cercavano qualcuno che fosse disponibile a fargli fare un giro su un cavallo, noi di cavalli non ne avevamo, quindi rimasero a farsi un giro in cerca di non so nemmeno io cosa. Una ragazza si avvicina al recinto dei maiali e inizia a prendere in giro Lazy, un suo amico la zittì e mi chiese informazioni sul maialino. Era cordiale, due occhioni blu che non hai idea.
 
Mi sembra che tu stia descrivendo il tuo attuale fidanzato, certo che tu ne hai di perle per me stasera.
 

Va bene, si era lui.
 
Ne hai avuto di buon gusto.
 

Smettila dai, che arrossisco troppo.
 
Va bene, continua pure la storia di Lazy.
 
Allora, stavo dicendo… Ah, okay, arriva lui, richiama la ragazza e mi chiede informazioni sul maialino. Io mi alzo da terra, mi tolgo la paglia dai capelli e mezza sudata mi avvicino. Se ci peno ora mi chiedo come abbia fatto ad innamorarsi di me. Ero molto fantasiosa, quindi me ne esco con la storia più assurda del mondo, gli racconto che Lazy in realtà era un maialino speciale e non desiderava altro che viaggiare oltre i limiti a lui imposti, voleva esplorare lo spazio, essere libero. Credo in parte di aver raccontato anche la mia storia, il mio sogno di libertà. Sarei voluta rimanere in citta a studiare, piuttosto che mungere le mucche fino a farmi uscire i calli.
 
La tua determinazione ti ha portata fino a qui, sonno davvero affascinato dalla tua storia, un po' come la storia dei grandi inventori che hanno iniziato da un garage.
 
Bhe io ho letteralmente lavorato nel fango prima di arrivare qui a parlare con te, o lassù a camminare su Marte. Credo che la cosa più importante da ricordare alle nuove generazioni sia la determinazione, credere nelle cose rende le rende possibili. Ci si autoconvince di poter fare un qualcosa e a furia di crederci ci si riesce, penso di aver imparato questo da Lazy, a fregarmene degli altri e a credere in ciò che faccio. Non sarò mai sicura di cosa volesse Lazy, ma vederlo salire su quella navicella… è stato straziante.
 
Hey… Non sei obbligata a dire ogni cosa, tieni asciugati gli occhi.
 

Grazie… Dicevo… È stato straziante. Mi ero convinta che vedere lo spazio potesse essere il suo più grande desiderio, ma sappiamo tutti come è finita… Ho l'impressione di aver condannato il mio cucciolo preferito. Per me Lazy era come per le altre persone è il cane o il gatto, quell'animaletto che si infila nel letto e che gioca sempre con il padrone… Era speciale. Dopo l'incidente ho smesso di mangiare la carne e ho investito i miei soldi in un progetto a difesa degli animali. Non uno di quei progetti di protesta nazzi-vegana, sia chiaro, un progetto che aiuta gli animali maltrattati, o feriti.
 
È un gesto davvero nobile, dicci pure il nome che ti aiutiamo.
 
Bhe… non potevo che chiamarlo "gli amici di Lazy".
 
In effetti, nome carino, si vede che ci tenevi. Ti do un po' di tregua, andiamo in pubblicità…
 

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Bene… Rebecca… Ovunque sia, sarà felice di sapere che gli volevi bene, ne sono certo. Ricominciamo tra poco.
 
Va bene… Hey Tom che ci fai qui?

Lo sai che ti sostengo sempre. Mi spiace vederti così amore, non eri obbligata a dire i dettagli.

Grazie Tom, ma il pubblico meritava di sapere cosa è successo. Per gli scienziati è stato un grande passo che ha portato alla costruzione della navicella che ha portato me e gli altri su Marte, ma per me Lazy non era una cavia. Il modo in cui è esplosa la sua navicella… La gente ci ha scherzato sopra come se nulla fosse. Ancora oggi trovo dei meme sulla rete "previsioni per oggi, pioggia di bacon", tutto l'amore mediatico che ha ricevuto era falso ed io ho permesso che la navicella spiccasse il volo.
 
Hey, se è per questo ci hanno marciato tutti sopra, il sacrificio di Lazy è servito a farci arrivare dove siamo, lui è stato il mio primo reportage, ed ora ho una rivista tutta mia. Tu a malapena sapevi scrivere la parola astronauta ed ora lo sei. La cosa più importante che puoi fare è perdonarti e fare buon uso della possibilità che ti ha donato… So che penserai che sono un egoista, ma sono felice che sia andata così… Se non era lui… Saresti potuta essere tu e ti giuro che non avrei sopportato di perderti.

Ti amo Tom.
 
Ti amo anche io Rebecca.

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