And so, this is life

di Lady K
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La spiaggia non è nostra ***
Capitolo 2: *** È colpa mia ***
Capitolo 3: *** Tra una lacrima e una risata ***
Capitolo 4: *** Parole che danno speranza ***
Capitolo 5: *** La vendetta va servita fredda ***
Capitolo 6: *** Agire per chi si ama ***
Capitolo 7: *** Questa volta, così è andata ***
Capitolo 8: *** L'incanto dell'ANIMA ***
Capitolo 9: *** Ciò che lei desidera ***
Capitolo 10: *** Come se non fosse abbastanza ***



Capitolo 1
*** La spiaggia non è nostra ***


UT This is life capitolo 1
E inizia così la terza parte della mia trilogia (Their SOULs are filled with love) dedicata ad Alphys e Undyne... Buona lettura, il mio solito momento chiacchiericcio è in fondo alla pagina!

...And so, this is life


Capitolo 1 - La spiaggia non è nostra

Non era altro che un misero cartello in legno, eppure con quelle sue poche parole pitturate sopra con scarsa cura riusciva a dimostrare tutta l'autorità e il disprezzo dei suoi artefici.
"Vietato l'accesso ai mostri. Solo esseri umani."
Ora, una normale creatura di quel tipo avrebbe semplicemente girato i tacchi e rinunciato con leggerezza a oltrepassare il cancelletto e scendere nella spiaggia. Di sicuro la sua incredibile fama per la sabbia finissima che vantava e l'incantevole colore del mare che lambiva la stessa erano un'attrattiva niente male, tuttavia i mostri preferivano non alimentare l'aria già carica di tensione che si poteva respirare ogni giorno, in qualunque quartiere di quella modesta cittadina.
Si trattava del primo luogo abitato che i mostri avevano raggiunto dopo qualche ora di viaggio appena usciti dalla secolare prigionia nel Sottosuolo, nei pressi del Monte Ebott. Guidati dall'essere umano che li aveva liberati, avevano attraversato colline verdeggianti e foreste ombrose e silenti prima di arrivare a Pleedothoons Town e poi disperdersi nei paesi limitrofi. Frisk, questo il nome della bambina che si era conquistata la loro fiducia e soprattutto il loro affetto, aveva fatto da portavoce per tutti gli splendidi amici che aveva incontrato nel corso del suo caotico vagabondare nel Sottosuolo, il mondo sotterraneo nella quale era precipitata e che oramai aveva imparato ad amare come la più accogliente delle case durante una gelida notte d'inverno.
In qualche modo, forse grazie alla sua innocenza e alla purezza delle sue parole, aveva ottenuto il tanto agognato consenso da parte del sindaco della capitale: i mostri sarebbero stati considerati cittadini civili e onesti assieme agli esseri umani.
...Sembrava tuttora un'utopia.
Nonostante su carta la dichiarazione del sindaco e dei suoi colleghi delle varie province risultasse inconfutabile, vi era ancora sconcerto e diffidenza da parte degli umani, e questo i mostri lo percepivano senza la minima complicazione; dopotutto, le loro ANIME che battevano alla sinistra dei loro petti e che donavano loro la vita erano colme di amore, speranza e compassione. Una combinazione che li rendeva forti e fragili allo stesso tempo, facile bersaglio di uomini crudeli ed egoisti. Ecco perché non avrebbero mai osato rovinare la loro reputazione sospesa pericolosamente su un filo, e non avrebbero mai creato problemi o disguidi all'altra fazione.
Tutti tranne lei.
-Umpf!-
Digrignò i denti affilati e le sue orecchie-pinne ai lati del viso scattarono rapidissime. Sarebbe bastato quel movimento quasi impercettibile per far comprendere a chiunque avesse incrociato il suo cammino che era davvero adirata e pronta a far valere il suo istinto battagliero.
Erano passate non più di poche settimane da quando aveva lasciato il Sottosuolo, ma non avrebbe mai dimenticato il suo vecchio - e adorato - ruolo di capitano delle guardie reali. Probabilmente se fosse stata sola avrebbe scaricato tutta la rabbia e lo stress accumulato su quel dannato cartello, distruggendolo a colpi di lance magiche.
Tuttavia, in quella realtà all'apparenza scura e incerta splendeva il regalo più bello che avrebbe mai potuto desiderare dalla sua burrascosa esistenza.
-Undyne, n-non te la prendere. Possiamo andare in un'altra spiaggia domani. Ne abbiamo viste in zona, e in quelle non è presente questo avviso.-
Il mostro dalle scaglie celesti si rivolse alla sua sinistra, e incontrò due grandi occhioni dalle iridi nere come la pece che la guardavano con un pizzico di apprensione.
Certo, la sua ragazza.
La sola vista del suo musino giallo ocra non ebbe problemi nel cuocerle l'ANIMA a puntino, e l'ira che stava provando fino a qualche attimo fa sembrò evaporare sotto quei caldi raggi di sole di Ferragosto.
Colei che l'accompagnava parve sollevarsi una volta consapevole del repentino cambio d'umore dell'amata; al di là della coda tozza che ondeggiava felice e del suo dolce sorriso sotto a una serie di dentoni sporgenti, ciò si intuiva facilmente dalla sua cresta squamosa ora dilatata al massimo, la quale le incorniciava la testa in modo armonico con le sue cinque punte smussate.
Undyne si inginocchiò di fronte a lei così dal non farla sentire a disagio a causa della sua bassa statura, e appoggiò la fronte sulla sua chiudendo l'occhio destro. La compagna non mostrò il minimo segno di timore nel fissarle il viso provvisto di un unico occhio: quello sinistro lo aveva perso in battaglia molto prima che le due si conoscessero, ed era abituata a quella visione. L'avrebbe trovata bellissima in ogni caso.
Che coppia bizzarra che erano. E non perché erano entrambe femmine, ma perché appartenevano a due specie molto diverse. Undyne era una Spearish, un mostro pesce particolare dalla struttura antropomorfa la cui magia consisteva nel controllo di migliaia di lance azzurre tremendamente intimidatorie. Lei invece era una Dinozap, un mostro dinosauro capace di generare elettricità a piacimento.
Non era per niente abile nel gestire il suo potere di saette ed energia, ma in quel momento fu colpita come un fulmine a ciel sereno dal gesto affettuoso della sua amata. Questa se ne accorse quando aprì l'occhio sano e notò le sue gote arrossate, indice del suo - secondo lei - ingiustificato imbarazzo.
-Alphys! Per la miseria, stiamo insieme, ancora non ti sei abituata alle coccole? Ahahah!-
Si mise quindi a grattare con forza la cresta di Alphys, la mano palmata stretta a pugno e una risata sguaiata a percuoterle il busto e a scompigliarle la coda di cavallo rossiccia che le partiva dal cranio.
-Ahah, Undyne ti prego... le grattatine no...! Ahahah!-
Le concesse perciò un attimo di tregua dalle sue effusioni un po' impetuose, ma bastò che ammorbidisse la sua occhiata per far diventare questa volta le guance della Dinozap direttamente color cremisi. Non riusciva proprio a rimanere calma quando la sua ragazza dalla personalità intrepida dimostrava tutto l'amore, la fiducia e il rispetto che provava per lei, non vi era alcuna remota possibilità.
-Sei troppo carina.- sputò Undyne mostrando un sorriso smagliante e pestifero, poi si alzò in piedi e proseguì: -Dai andiamo a casa, tesoro-.
Alphys era ancora avvolta nel profondo dell'ANIMA da una splendida sensazione di benessere, ma dopo una manciata di secondi tornò in sé e allungò un braccio grassottello verso il mostro pesce.
Mano nella mano, si avviarono in direzione della stradina dove risiedevano.


Attraversato il giardino, Alphys entrò nell'appartamento con Undyne al suo fianco e, una volta ferme all'ingresso, il suo sguardo squamoso si posò sulla lettera che aveva trovato nella cassetta.
-C'è scritto il mittente?- domandò la Spearish chinando la testa da un lato.
-Oh Undyne, non s-sono tutti come te che non firmano le lettere! Ahah!-
-Ah, è così, eh?-
Afferrò senza preavviso la sua ragazza dalle ascelle, e una volta sollevata in aria cominciò a girare come una trottola lì sull'uscio di casa, rischiando quasi di farle cadere gli occhiali a terra; ma ciò era irrilevante, finché poteva sentire la sua vocina acuta ridere a crepapelle e mescolarsi al suo caratteristico urlo di battaglia "Ngahhh!".
-Ahahah oddio U-Undyne, ti prego, no! Mi arrendo, ahahah!-
Si arrestò dopo l'ennesima piroetta che rischiò di far venire il mal di testa all'amata, e con una delicatezza di cui sarebbe rimasta testimone solo lei la riportò sul pavimento.
-Tii hii...- ridacchiò coprendosi il muso con una mano e guardandola di sottecchi.
La sua espressione trasmetteva una dolcezza senza pari, e Undyne trovò difficile non buttarsi su di lei per dare sfogo al suo desiderio più recondito...
Sbarrò l'occhio giallo al solo pensiero, e prima di diventare rossa come l'interno delle sue pinne scosse la testa decisa. Lo fece ad ANIMA pesante; odiava con tutta se stessa mostrarsi dura o insensibile, quando invece avrebbe tanto voluto essere carina come Alphys ed esternare il suo amore con atteggiamenti altrettanto teneri e garbati. Quello che non sapeva è che anche la Dinozap sognava di intensificare il loro rapporto in quel senso puro e candido, ben lungi dalle fantasie scostumate degli esseri umani.
Prima o poi entrambe avrebbero compiuto il grande passo.
Il mostro più basso guardò di nuovo la busta e annunciò: -È di Mettaton!-
-Beh, leggiamola con calma sul divano.- propose l'altra mentre si dirigeva a ovest del portone principale.
La sua sagoma si rifletté nello specchio ovale che si trovava in quell'angolo della stanza, sopra alla cassapanca dove il mostro pesce aveva sistemato la sua mediocre serie di scarpe. La specie di cui faceva parte Alphys era solita non indossare nulla ai piedi, forse per via della loro pelle molto resistente e delle squame estremamente protettive. Nello stesso momento in cui appoggiava la sua borsa a tracolla - caduta a terra poco prima per ovvi motivi - sotto all'appendiabiti dal tubo estendibile, si chiese se mai la sua ragazza avrebbe potuto trovare strana quell'abitudine.
Dopo qualche istante quel pensiero si era già dileguato nei recessi più bui della sua mente, e ora vi era solo una crescente curiosità per il contenuto della lettera.
Superata la scala che conduceva al piano superiore si diressero in fondo a destra dell'ingresso, dove la parete si apriva ad arco e rivelava la loro ampia cucina in living con tanto di tavolo e zona soggiorno provvista di televisore e divano.
Sprofondarono nella sua morbida base in stoffa e, senza indugiare oltre, il mostro dinosauro iniziò a leggere ad alta voce il messaggio di Mettaton.
-Vediamo... "Ciao carissima Alphys. Spero che tu stia bene e che Undyne ti tratti coi guanti..."-
-Ma ovvio, cosa crede?!-
La guardò di rimando e scoprì i denti in un timido sorriso prima di abbassare gli occhioni e continuare.
-"Come sapete, in questo periodo mi sto esibendo in un vecchio teatro nella periferia di Pleedothoons Town, quello ceduto a noi mostri dagli esseri umani. Ma il mio sogno è lavorare in televisione, cosa che almeno per ora sembra impossibile. Nonostante i miei sforzi non sembra ci sia soluzione. Voglio dire, per farmi vedere mi..." ...Uh, Mettaton, non è c-così che si attira l'attenzione!-
-Cosa? Che ha scritto?-
-Dice... che cercava di farsi riprendere dalle telecamere mentre gli umani giornalisti giravano i notiziari sui mostri.-
-Che idea da tostapane sgangherato! Vuole farsi arrestare?-
-Dopo ha scritto... "I soldi iniziali che ci hanno dato per sostentarci non dureranno per sempre. Spero che almeno voi avrete più fortuna di me e troverete un lavoro. Fatemi sapere, un abbraccio."-
Tralasciando i suoi tentativi discutibili di farsi vedere nei televisori di tutto il mondo, la realtà nuda e cruda era proprio quella descritta dal migliore amico di Alphys. Dovevano trovare un lavoro per guadagnarsi da vivere, e in fretta. In questo modo, forse sarebbero anche stati visti più di buon occhio dagli uomini... già, ma se da principio non v'era fiducia e solidarietà, come avrebbero ottenuto un posto?
Quel lungo silenzio che si era generato al termine della lettura fu rotto dalla domanda della Spearish.
-Mh... Alphys, tu sai un sacco di cose di scienza e simili, e se insegnassi...?-
-Oh! I-io insegnante? Ci... devo pensare...-
-Tesoro, sai DAVVERO un mucchio di roba! Altro che quell'ammasso di ferraglia, lui...-
-Eh-ehy, non dire così di Met-...-
All'improvviso il suo muso si illuminò.
-Quello... che hai detto prima, Undyne!-
-Uh?-
-Il fatto di farsi arrestare, un agente di polizia, Undyne! Potresti diventare poliziotta!-
La fissò a bocca spalancata, anche se per gran parte essa veniva coperta dai suoi denti acuminati.
-...Poliziotta eh... uhm...- mormorò infine.
-Ovviamente, non p-potrai usare le tue lance se non per casi eccez-...-
Ma quella si era già alzata dal divano; la sua figura si ergeva fieramente sul tappetino del salotto, le branchie sui fianchi scoperti che esalavano in un impeto di energia e un braccio alzato verso il soffitto.
-Sì, mi piace! Sono carica!-
La sua amata rise divertita e la affiancò in un lampo, dopodiché esclamò: -A-amore, dai ora prepariamo insieme la cena. Ti aiuto io-.

***

Undyne sprizzava allegria da ogni sua singola scaglia cerulea.
L'aroma deliziosamente estivo che emanava la distesa d'acqua davanti ai loro occhi era così invitante, da farle venire voglia di lanciarsi giù dal lungomare e tuffarsi in mezzo a quelle stupende onde pitturate di verde e azzurro. Aveva potuto ammirare un simile spettacolo solo quando Alphys l'aveva fatta avvicinare al mondo degli anime; ricordava il mare scintillante disegnato in poche ma efficaci immagini dentro allo schermo della vecchia, enorme console grigia usata dalla ex-scienziata per seguire con lei le serie che aveva collezionato nel corso degli anni, e che aveva custodito gelosamente nel suo laboratorio confinato nell'ormai lontano Sottosuolo. Per diverso tempo le aveva fatto credere che quei cartoni animati e le rispettive versioni cartacee fossero veri documenti storici sugli esseri umani, solo creati ad hoc per i bambini che dovevano studiare storia a scuola. Un giorno la Dinozap aveva ammesso di averle mentito, ed era successo poco prima della loro tanto sudata quanto meravigliosa dichiarazione.
Tuttavia il mostro pesce in fondo alla sua ANIMA aveva capito subito quale fosse la verità, sin dalla prima confessione avvenuta alla discarica: Frisk aveva insistito con l'idea che gli anime fossero reali, forse con l'intento di non distruggere la sua ferma convinzione e quindi ferirla, per cui Alphys aveva dovuto riaffrontare l'argomento. Ricordava il dispiacere tinto sul suo muso, e sapeva quanto aveva odiato averle dovuto dire tutte quelle frottole.
Eppure, come aveva rivelato alla sua amata, a lei non importava di quelle insignificanti e innocenti bugie.
Nemmeno i suoi anime preferiti erano più importanti, ora che poteva stare accanto a lei in Superficie all'aria aperta, a guardare col proprio occhio il mare increspato a pochi metri dalla stradina sulla quale loro stavano sostando. Dal vivo era una visione semplicemente magnifica, un'esperienza unica per una Spearish come lei, abituata perlopiù ad acque scure e dallo scorrere malinconico.
-O-oh bene, per di là si scende s-sulla spiaggia, qui non c'è il corrimano c-così ci si può sedere e guardare i-il panorama, più avanti si p-può prendere un Nice Cream, e...-
La sua ragazza sembrava avesse fatto il pieno di peperoncino da quella mattina, e Undyne si chiese cosa avesse causato questo accentuato nervosismo. Iniziò a intuire qualcosa appena si rivolse a lei e la vide rigirarsi i pollici mentre fissava le piastrelle grigiastre sotto ai suoi piedi; l'ombra che proiettava la sua gonna pantalone su di esse era a malapena visibile per via del sole ancora alto...
-Tesoro?- fece lei con tono sorpreso.
-U-uh, ora, o-ora siamo arrivate e d-dobbiamo...-
Allora capì.
Non riuscì a contenere l'ondata di tenerezza e la scossa di divertimento che la investì, e scoppiò a ridere.
-Ahahah Alphys, sciocchina, non ti devi vergognare!-
-Uh-uhm, non, n-non ci siamo mai viste con s-solo il costume...- sussurrò mentre la sua coda ondeggiava lenta e incerta, chiaro segnale della sua inestinguibile timidezza.
-Facciamo così, mi tolgo la roba prima io, okay?-
Quella annuì non molto convinta, lo sguardo ancora puntato sul pavimento.
Il movimento delle braccia per sfilarsi il top dal colore blu notte fu rapido, così come quello necessario affinché potesse liberarsi della parte di sotto.
A metà dell'opera aveva intravisto il mostro dinosauro girarsi di tre quarti, e cominciare a togliersi anche lei il completo da mare, flemmaticamente e delicatamente. Ma una volta rimasta in costume non si mosse di un millimetro.
-Alphys...?- la chiamò cauta.
Alla fine si voltò verso Undyne, e quest'ultima si irrigidì di colpo. Una polverina leggera stava uscendo a sbuffi dalle narici della Dinozap.
-U-uh, oh n-no, perdonami, p-perdonami!- esclamò Alphys mentre cercava di nascondere il muso con le manine.
L'altra sbatté le palpebre e domandò stupefatta: -Amore, io... ti ho scosso la tua magia a tal punto?-
-Uh, u-uh...!- balbettò lei, la voce attutita dai piccoli artigli che ora le cingevano la bocca, ora tentavano di celare i granelli pregni di magia che sgorgavano in modo discontinuo dal naso.
Conosceva il carattere impacciato e nervoso della sua ragazza, ed era al corrente di questo particolare fenomeno dei mostri. Non era propriamente elegante, ma era il suo significato che le fece palpitare l'ANIMA; esso si manifestava quando c'era un sovraccumulo di magia, la magia più potente che una creatura come loro poteva vantare di possedere...
-S-scusa, scusami Undyne, è c-che sei, s-sei b-bellissima... io n-non, non intendo a-altro...- la poverina non la smetteva di farfugliare, le guance in fiamme per l'imbarazzo e la situazione fuorviante.
Le volle credere.
Dopo che il flusso di polvere cessò, la Spearish mostrò uno dei suoi tipici sorrisetti da squalo.
-Grazie tesoro, ma sei bellissima anche tu con quel costumino.-
Trovò d'obbligo quel complimento, e fu lieta di notare che Alphys si era rilassata abbastanza da donarle un tenero sorriso come risposta, talmente intenso che ebbe l'impressione potesse trapassare la benda nera e la cicatrice che aveva sul volto.
I costumi che indossavano avevano il colore primario dell'altra, come a simboleggiare il loro fortissimo legame: li avevano scelti apposta, seppur con un po' di disorientamento iniziale da parte del mostro tarchiato. Lei aveva optato per un costume intero celeste, che a detta sua non la faceva apparire troppo grassa. Undyne invece si era comprata un costume tutto giallo a due pezzi cosicché le sue branchie potessero inebriarsi della brezza marina, la stessa che ora le muoveva di tanto in tanto la coda di cavallo scarlatta.
Le due si presero un Nice Cream e lo consumarono sedute sul limite del lungomare, le gambe a penzoloni sopra alla lunga striscia di sabbia scintillante e, ovviamente, di fronte a quel mare favoloso dalle sfumature verde-acqua che si confondeva all'orizzonte con il cielo rilucente dei raggi del sole.
Non una nuvola a oscurare quella frazione della città.
Una giornata così splendida non meritava di essere rovinata da nessun accenno di rabbia o risentimento, neppure per il ricordo del cartello di divieto posto all'entrata della spiaggia più bella di Pleedothoons Town. Certo, non avevano il privilegio di godersela come i cittadini senza ali, code o corna, ma anche la spiaggetta dove si trovavano in quel momento e che era a libero accesso riusciva a dare soddisfazioni.
Da quella postazione la Spearish poteva vedere una decina di specie di mostri divertirsi tra la sabbia dorata o le onde che si rifrangevano placide sulla riva. E alla sua destra...
Chiuse l'occhio sano e lo riaprì.
Vista la sua schiena curva e le spalle affossate era difficile a dirsi, ma Alphys era china sulla sua minuta console grigia, immersa completamente nel mondo fantastico di un videogioco retrò regalatole da Frisk; non aveva proferito parola da parecchi minuti.
Che sia ancora imbarazzata per prima?
Di punto in bianco il mostro ceruleo percepì i battiti della sua ANIMA accelerare, fino a quando le fu impossibile ignorare il calore che la avvolse, e che non aveva decisamente alcun collegamento con la stagione torrida.
Si mosse pian piano nella sua direzione, rimanendo seduta e fingendo di osservare ancora il mare, mentre sentiva mano a mano il lieve colpettio che la punta della sua coda dava a terra farsi più forte.
La Dinozap non si accorse della distanza irrisoria che oramai le divideva, e l'altra, le orecchie-pinne pulsanti di magia ardente, ne approfittò abbassando la testa e baciandola sulla cresta.
Per qualche scherzo della natura Alphys ebbe come reazione un arrossimento completo del suo corpo, e con la console portatile premuta sul petto e gli occhi a palla si accasciò da un lato, sconfitta totalmente da quella inaspettata dimostrazione d'affetto.
-Pfff-ahahahAHAH!- Undyne irruppe in una fragorosa risata, i denti appuntiti in bella vista e una mano che batteva a ripetizione sulla pavimentazione del lungomare.
-Oh...-
In tutto questo la sua flebile esclamazione fu appena udibile. Al principio il mostro giallo credette di non essere in grado di rialzarsi neanche tra un milione di anni, credette di non trovarsi affatto in quel luogo, di stare sognando sul suo strambo letto del laboratorio di Hotland...
Poi come d'incanto riprese coscienza della realtà intorno a lei, e in men che non si dica era in piedi sulla stradina, il viso vicinissimo a quello della sua ragazza.
Quando sentì il respiro di Alphys accarezzarle le scaglie la sua ridarella si calmò all'istante. Si voltò verso di lei e la guardò sorpresa, e con un singolo, silenzioso gesto parve incoraggiarla ad andare avanti: ritrasse i denti dietro al labbro inferiore, sorridendo amorevolmente.
Le mani squamose si posarono sulle sue guance rosate, e le sue labbra sfiorarono quelle della Spearish, mandando di nuovo in tilt la sua percezione di tempo e spazio. Undyne aveva un sapore pungente, salato, e al loro contatto era stato come far congiungere un fiume schivo dalle acque dolci con il suo adorato oceano.
Ebbe paura che rifiutasse il bacio, e invece la sua amata chiuse l'occhio poco a poco, il gusto zuccherino della sua bocca che le infiammò il petto. Allora il mostro dinosauro la imitò e si abbandonò a quella sensazione mai provata prima, quella per cui aveva fantasticato intere ore della sua vita scrivendo fanfiction romantiche, oppressa in tristi giorni di solitudine...
Oh Alphys...
Pensava di essere lei l'intraprendente della coppia, tuttavia fu percossa da un brivido quando si accorse che Alphys voleva approfondire il bacio; le sue pinne scattarono all'unisono infervorate di passione, e le loro labbra cominciarono a schioccare a intermittenza mentre si cercavano e si toccavano affamate l'una dell'altra, un aroma salmastro a investire i sensi delle due innamorate.
Infine, si separarono. Avevano entrambe l'ANIMA a mille e solo dopo diversi secondi una delle due parlò, benché con un fil di voce.
-Wow...- fu il breve commento del mostro pesce, e l'altra annuì paonazza.
-Oh... o-oh m-mio...-
-Tesoro, a dir la verità... mi sono sentita io quella timida. Sicura di non aver mai baciato nessuno?-
-C-certo che no, io... io mi sono ricordata d-dei simulatori, cioè... mi calavo sempre molto nella parte... uh...-
Undyne stava per rispondere con una battuta, ma le parole le morirono in gola appena vide lo sguardo sbigottito e spaventato della sua ragazza.
Stava fissando a occhi spalancati le piastrelle crepate cosparse di ciottoli, proprio sotto alla mano sinistra della Spearish, e il suo squittio improvviso squarciò l'aria.
-UNDYNE! Questa spiaggia è proprietà degli esseri umani!-


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Yeee menomale che ci sono io a scrivere roba Alphyne su EFP xD Carissima Is Animeddas, spero di essere un valido successore delle tue storie. Vi terrò compagnia con questa FF a più capitoli per un bel po', non so quanto sarà lunga ma la mia scaletta è bella corposa, quindiii vi romperò le scatole per diversi mesi, yea! xD Questa enorme fanfiction descrive come mi sono immaginata andare avanti il "mio universo" di Undertale, questo vuol dire che ci sono citazioni al mio ultimo gameplay (Frisk femmina, "Gli anime sono reali", ecc.) e roba di mia fantasia per sviscerare di più aspetti mai approfonditi nel gioco. Ah, potrebbero esserci anche piccoli riferimenti a "And her SOUL skipped a beat" e "And now we are one" in futuro, per ora non so di preciso. Ovviamente è sempre incentrata su Alphys e Undyne, ma c'è di fondo un'atmosfera cupa per via del contatto dei mostri con gli esseri umani. Insomma, non mi pareva possibile che andasse tutto rose e fiori dopo la distruzione della Barriera.
Spero che la mia interpretazione vi abbia incuriosito, in questo caso ci rivediamo al prossimo capitolo!
Bye!

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Capitolo 2
*** È colpa mia ***


UT This is life capitolo 2
Yesss capitolo 2, eccolo qua!

...And so, this is life


Capitolo 2 - È colpa mia

Il sospiro della madre adottiva fece sollevare gli occhi perennemente socchiusi della bambina su di lei.
-Beh, devo ammettere che mi aspettavo di peggio.-
Anche Alphys la guardò preoccupata, tuttavia a quel commento sentì un'inusuale scarica di rabbia scuoterle l'ANIMA. Avrebbe voluto difendere la sua ragazza e i suoi modi un po' irruenti con tutta se stessa, ma non riuscì a racimolare il benché minimo barlume di forza per attuare tale desiderio: i suoi tentativi di dare uno sfogo - almeno di tipo violento o verbale - alle sue frustrazioni erano sempre stati fallimentari, e forse non aveva nemmeno mai provato un sentimento del genere nel corso della sua vita. Se solo avesse avuto la lingua tagliente, o se fosse stata in grado di materializzare saette di elettricità al momento opportuno, probabilmente si sarebbe sentita più libera di esprimere le sue emozioni, più utile e giusta verso il mostro che amava...
Appena appurata la gravità delle spaccature sulle piastrelle e parte del muretto del lungomare, lei e Undyne avevano chiamato il loro vecchio amico Asgore Dreemurr per chiedere aiuto e avere un valido consiglio sull'eventuale risarcimento del danno.
Poiché troppo impegnato tra importanti incontri col sindaco e assemblee cruciali per il futuro dei mostri, al suo posto le aveva raggiunte la sua ex-moglie assieme a Frisk; in effetti, non poteva certo definirsi saggio attirare l'attenzione degli umani scomodando il re del Sottosuolo e dialogandoci come se nulla fosse in una spiaggia pubblica. La sua spiccata altezza non sarebbe passata inosservata, e nonostante la compagna fosse poco più bassa di lui non possedeva certo la sua notevole stazza, per cui con un po' di fortuna nessuno si sarebbe accorto della sua presenza.
Asgore e Toriel appartenevano entrambi alla specie dei Pyroat, mostri capra che imbrigliavano il potere del fuoco, nonché dei rarissimi Boss Monsters: le loro ANIME erano capaci di resistere qualche istante in più dopo essere morti e, di conseguenza, essersi dissolti in un mucchietto innocuo di polvere. Ma neanche loro purtroppo avrebbero mai posseduto l'ANIMA immortale, un dono incredibile riservato ai ben più potenti esseri umani.
Toriel spostò lo sguardo dal pavimento crepato alle due ritte davanti a lei, e il movimento della testa che ne derivò fece riflettere la luce del sole sulle sue piccole corna, soltanto leggermente più scure del suo pelo bianchissimo.
-Non sono passati esseri umani di qui, vero?- chiese con la sua voce calda e materna.
Alphys riuscì a borbottare un distratto "No" mentre scrutò di sfuggita Undyne in piedi alla sua sinistra, immobile se non per i capelli mossi dal soffiare leggero del vento. Le pinne erano afflosciate e il suo occhio puntava dritto in direzione della Pyroat, ma non pareva focalizzare appieno la sua sagoma. La sua ANIMA ebbe un tonfo quando realizzò che l'amata si era come ammutolita da dopo la loro telefonata effettuata affinché ricevessero soccorso, cosa non da lei vista la sua capacità di avere sempre la risposta pronta, perlomeno con persone al di fuori del mostro tarchiato.
-Zia Undyne... stai bene?-
La piccola umana formulò la domanda con una tale semplicità, eppure da quelle parole cristalline le orecchie delle presenti ricavarono un significato davvero profondo e traboccante d'affetto, uno così inconsueto da percepire nei confronti di una creatura ai loro antipodi. E non era solo una sensazione data dalla sua tenera età, o dalla speranza quasi innata dei mostri di instaurare un rapporto amichevole con chiunque.
L'interlocutrice la fissò stralunata, e per l'ennesima volta il faccino di Frisk parlò da sé: Undyne e gli altri non se lo stavano affatto immaginando, quella bambina voleva bene sul serio ai suoi amici, e mai avrebbero pensato il contrario. Non in coda alle sue formidabili gesta compiute negli antri più bui del Monte Ebott.
Già, era per questo suo amore smisurato che aveva deciso senza esitazione di vivere insieme alla sua nuova, singolare madre. Era stata una scelta folle la sua? Lasciarsi alle spalle tutta la sua vecchia vita al di fuori del Sottosuolo, per stare fianco a fianco a dei mostri con i quali si era ritrovata a lottare in una maniera o nell'altra, tra strategie discutibili e magie bislacche da evitare?
Guardando gli anime con l'allora scienziata Alphys, la Spearish si era fatta un'idea particolare sugli uomini, e divenuta amica di Frisk a causa di varie vicissitudini quell'idea si era definitivamente sedimentata in lei, finché non conobbe la realtà della Superficie. Si domandò se la piccola umana potesse essere un'enorme eccezione alla regola in quel marasma di diffidenza e discriminazione. Ecco, per certi versi trovava difficile comprendere quella piccoletta vivace e riflessiva, capire cosa le passava nell'anticamera del cervello era un'impresa assai ardua.
Ma tutto d'un tratto fu la sua stessa mente ad essere offuscata da strani pensieri.
La bambina dai capelli castani aveva lasciato la mano di Toriel per stringere le sue al petto, coprendo con le braccine il disegno rosato che spezzava tramite due strisce orizzontali la sua maglietta azzurra. C'era qualcosa in quello sguardo, in quella posa, che le colmò l'ANIMA di un'emozione mai provata fino a quel giorno.
Sentì la sua magia concentrarsi un attimo sugli arti superiori, per poi disperdersi di nuovo nel suo corpo.
Undyne rilassò le sopracciglia e scoprì i denti affilati, sperando di aver recuperato il suo solito atteggiamento mentre esclamava: -Sì, sto bene marmocchiet-...-
-Eh-ehm...!-
-Cioè, sto bene piccoletta, stai tranquilla.- si corresse subito.
Prima di alzare gli occhi al cielo il mostro capra si era schiarita la gola con dei finti colpi di tosse, il che non era per niente un buon segno; nonostante l'aria dolce e calma da mammina premurosa era alquanto severa, e soprattutto poteva diventare una belva se le si toccava la sua figlioletta adottiva.
Quest'ultima invece non badò al nomignolo affibbiatole, era abituata ad essere chiamata così da Undyne e sapeva bene che non lo faceva con cattive intenzioni.
-Evvivaa!-
Sorrise felice alle sue due zie preferite, anche lei in fondo aveva scelto di chiamarle in un certo modo, no?
Senza aggiungere altro trotterellò verso il limite del lungomare, si fermò a pochi passi dalla porzione danneggiata della stradina e cominciò a salutare con la manina il Lesser Dog, intento a modellare la sabbia con una certa creatività, e la figura all'orizzonte di Onionsan che sguazzava tra le onde.
Il nastrino verde scosso dal gesto infantile della bambina e posto sopra al suo orecchio destro distrasse la Spearish per qualche secondo, ecco perché non si accorse di avere gli occhi attenti della sua ragazza addosso, e quando si rivolse nuovamente alla madre comprese di essersi persa parte della conversazione.
-...Comunque, se non avete la disponibilità economica per risarcire il danno potrei chiedere a... a quello, di aiutarv-... Tesoro, COSA stai facendo?!-
Le due si voltarono di soprassalto per guardare Frisk, e capirono in un baleno cosa aveva fatto agitare la Pyroat.
La piccola stava tastando le piastrelle spaccate battendo leggermente con le sue scarpe marroni e ruotando le punte dei piedi come se stesse schiacciando un insetto grosso e orripilante, ma poco dopo si resero conto che non era mossa solo da un'ingenua curiosità o da una scarsità di giudizio tipiche di una bambina.
-Mamma, possiamo dire che è stato un incidente, che mi sono seduta, si è spaccato e mi sono...-
Ignorò il "Frisk!" esasperato di Toriel e si sedette proprio accanto alle crepature del marmo, toccando poi i cocci taglienti con le sue dita paffute color senape.
-Ahi...!-
-FRISK!- ripeté perentoria.
-F-Frisk, cosa...?- le fece eco la Dinozap.
Quella girò il capo per fronteggiare la madre furibonda; non sembrava essere intimorita dal tono duro che le era uscito fuori senza troppa difficoltà dalla sua bocca provvista di piccoli canini appuntiti.
Scrollò cauta il dito ferito su cui stava già scivolando un rivolo di sangue, e dall'esclamazione seguente suonò più DETERMINATA che mai: -Non c'è altro modo mamma, io sono un essere umano per cui non se la prenderanno! Zia Alphys, zia Undyne, lasciateci qui, ce la vediamo noi con la polizia-.
Toriel la fissò sdegnata e sbalordita, tuttavia per quanto la situazione non le piacesse il ragionamento filava terribilmente.
Indietreggiò di uno o due centimetri facendo ondeggiare la sua lunga veste viola e biancastra, infine si lasciò andare a un secondo sospiro.
-...Molto bene. Chiameremo i vigili appena ve ne andrete.- disse questo fintanto che i suoi occhi saettarono rassegnati sul taglietto sanguinante della bambina. Odiava il non poter curarla a seduta stante con una magia pur di far funzionare il piano.
-Ehm, scusate...-
La voce che le colse di sorpresa apparteneva al mostro coniglio che aveva servito con due Nice Cream Alphys e Undyne nel primo pomeriggio. Si era avvicinato timidamente al gruppetto di femmine, e oltre alle orecchie celesti ripiegate sul davanti aveva un sorriso mesto stampato sul viso.
-Avete mica detto... che chiamate la polizia...?-
Bastò un'occhiata per far palesare il problema.
-Tranquillo caro, chiamerò solo quando sarai andato via anche tu.-
La più grande delle quattro aveva risposto con una gentilezza innegabile, ma l'espressione della Pyroat era tutt'altro che serena.
-G-grazie!-
Non vi era più nulla da predisporre.
Le due ragazze si rivestirono e recuperarono i loro effetti personali prima di salutare l'amica e la loro nipotina acquisita, lasciandole con rammarico al rischioso compito di vedersela con la polizia municipale.
Si incamminarono verso casa, non una parola ad attenuare il tetro silenzio sceso come una folta nebbia tra quella coppia affiatata, ora inevitabilmente stravolta da oscure domande...
Quando ci fu già qualche metro a distanziarle dal punto di partenza Alphys ruotò il muso dietro di lei, e quello che vide non aiutò a confortare la sua ANIMA addolorata: il venditore di Nice Cream stava chiudendo l'ombrellone colorato connesso al suo carretto del gelato vecchio e malandato, e a giudicare dalla frenesia delle sue movenze di sicuro non ci teneva a incontrare alcun umano.
Quel mostro era un abusivo.

***

Buio.
Immenso, spaventoso, soffocante buio che si estendeva tutt'intorno a lei, e che pareva inghiottire in un abisso silenzioso ogni cosa la circondasse, facendo sì che non riuscisse a scorgere nemmeno un piccolo accenno del suo muso. La sua leggera miopia non la aiutava di certo, così come non la stava aiutando la sua decisione di dormire sempre con le tapparelle abbassate, poiché abituata da anni all'oscurità del laboratorio situato nel Sottosuolo e forse perché eternamente vittima della sua timidezza.
All'inizio ebbe qualche difficoltà nel capire se era ancora immersa nei suoi incubi, o se alla fine si era "liberata" da quella morsa terrificante e aveva scelto di contemplare, tremante, il soffitto della sua camera; dopotutto, la sensazione di disagio e angoscia per quello che era successo quel pomeriggio le dilaniava l'ANIMA persino a distanza di ore, e gravava sulla sua mente anche da sveglia.
Avrebbe tanto voluto chiarirsi con Undyne, chiedere scusa per il peccato convinta di aver commesso, tuttavia non era proprio stata in grado di farle proferire più di un paio di frasi da quando erano rincasate. E ripensando a ciò che aveva visto e percepito lì di fronte alla spiaggia, sentì il petto appesantito da una forza incommensurabile e le sembrò per un attimo di precipitare nel vuoto, come se sotto di lei non ci fosse affatto il materasso a sorreggerla.
Una volta che i sensi la riportarono dov'era si rigirò sul fianco dando la schiena al muro, e il suo letto striminzito pagato con pochi spiccioli produsse un lieve scricchiolio.
Non vi era alcuna fonte di luce a mostrarli, eppure si ricordava che contro la parete aldilà delle tenebre che le offuscavano la vista si trovava il suo armadio provvisorio, utilizzato di rado, e accanto ad esso una decina di scatoloni risalenti al trasloco di qualche settimana prima.
Le sue videocassette e DVD contenenti svariate serie anime non erano più stati toccati dal giorno in cui li aveva sistemati in quelle scatole di cartone malconce: attualmente le due ragazze erano sprovviste di un lettore DVD o VHS, e Alphys non aveva avuto il tempo materiale per far funzionare a dovere il suo computer. La sua vastissima collezione di manga, al contrario, era sparsa qua e là per la casa; purtroppo non era mai stata un mostro amante dell'ordine, e si domandò per un istante come la Spearish potesse sopportare tale difetto. Certo, capitava sovente che leggesse dei volumetti con Undyne, spesso era lei stessa a chiederlo... e ciò accadeva anche nei momenti meno convenzionali. Non era raro che si coccolassero tra una breve lettura e l'altra, e che come risultato i libricini colorati scivolavano dalle loro mani e venivano abbandonati per minuti interi sul pavimento o in qualsiasi ripiano duro o morbido che sia, mentre loro si stringevano con affetto e si scambiavano tenere occhiate e parole toccanti...
Se la Dinozap avesse abitato ancora nel Sottosuolo sarebbe rimasta stranita dalla gentilezza di Undyne, ma ormai era cambiata molto da allora. Adesso era consapevole che il loro amore era reciproco, e i bellissimi ricordi che le accarezzarono l'ANIMA non facevano che dimostrarlo.
Le sue palpebre avvolsero per una manciata di secondi i suoi occhioni e infine si dischiusero di nuovo con dolcezza, il nero più assoluto a dominare senza tregua la sua visione. Tuttavia, ora c'era una piccola luce a illuminarle il cammino, una che le diede il coraggio necessario per alzarsi dal letto e convincerla ad affrontare un argomento con il mostro pesce non propriamente felice.
Avanzò a tentoni verso il comodino dove aveva posato i suoi occhiali la sera prima, e li indossò decisa. Alla sua destra la porta che dava al corridoio del piano superiore era aperta, l'unica via che permetteva all'aria di circolare in quella calda notte d'estate.
Alphys non doveva passare da lì; si diresse invece alla cieca tra il comodino e il letto, verso una seconda porta che conduceva proprio alla camera comunicante appartenente ad Undyne.
Già da quando la aprì di un solo minuscolo spiraglio il suo sguardo focalizzò finalmente delle forme distinte, complice la grande finestra situata dal lato opposto della stanza che rivelava uno stupendo cielo stellato. La luce della luna che entrava grazie alle due ante spalancate le permise di notare che la Spearish non aveva l'occhio chiuso. Era sveglia.
Si avvicinò a lei a passetti un po' flemmatici e un po' risoluti fino a che non raggiunse il suo letto e cinse il petto con le braccia, le maniche del suo pigiama che sfregarono morbide sulla parte del corpo più delicata, almeno per un mostro.
Undyne si accorse subito della sua presenza, e rimanendo in posizione supina si voltò nella sua direzione e mormorò: -Alphys...-
Non era affatto rassicurante come inizio, ma nonostante il tono aspro il mostro dinosauro continuò sulla sua strada, solamente per essere colta alla sprovvista poco dopo.
-Perdonami, Undyne...-
-Mi dispiace.-
La coda si irrigidì in perfetta concordanza col suo muso stupito, ma l'espressione dell'altra non era da meno.
-...Tu mi chiedi perdono? Tu? Che cosa avresti fatto tu, Alphys? Sono io che ho rovinato tutto. Doveva essere una giornata tranquilla tra noi due, come un appuntamento romantico, e... ho rischiato di farci beccare da qualche umano e pagare chissà quanti soldi. Come se ce lo potessimo permettere. Alphys, sono io che... dovrei chiederti scusa.-
L'occhio giallo dardeggiava nella penombra, ma non trasmetteva alcun segno di risentimento nei confronti di Alphys. Quest'ultima si sentì sollevata e amareggiata allo stesso tempo, e non riuscì a controllare le lacrime che cominciarono a sgorgare a fiotti da sotto gli occhiali rotondi.
-Undyne... tu n-non hai rovinato nulla. Quel poco che siamo state lì mi hai reso c-così felice... Io mi volevo scusare perché... nemmeno io ho p-potuto farti da spalla i-in quella situazione difficile, f-farti anche solo parlare, quando i-invece Frisk ci è riuscita. Mi s-sono sentita un'incapace, una c-che non meritava a-affatto l'amore d-della s-s-sua rag-...-
Il suo monologo senza fine venne interrotto dalla sua innamorata; Undyne infatti allungò di getto le sue braccia muscolose e la trascinò sul letto con lei, abbracciandola forte e passando la sua bocca sulle squame che le ricoprivano la fronte, dandole dei baci occasionali per consolarla.
-Eek...!- squittì attonita tra i singhiozzi, ma la sua ANIMA danzava già colma di un amore sia recepito che ricambiato, e il calore emanato da quel gesto diventò una fresca carezza pronta a lenire le sue membra dall'aria secca tipica del periodo estivo.
-Amore, non pensare mai più una cosa simile. È colpa mia, ero... disperata per il guaio che ho combinato lì sul lungomare e come una stupida mi sono tenuta tutto dentro invece che parlarne con te. Tu sei la cosa più bella che la vita mi ha donato, sei speciale, sei... la mia piccola nerd tutta gialla, eh...!-
La Dinozap alzò il capo e abbozzò un timido sorriso, la cresta che si dilatò gradualmente fino alla sua normale circonferenza, rendendola all'occhio di Undyne ancora più bella.
-Oh Undyne... ti... ti amo tanto. Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?- disse con voce tenue, dopodiché tirò su col naso e azzardò: -V-vorresti, uhm... dormire... con m-me?-
-Anche per sempre, se tu lo vuoi.-
-Oh...! Certo, certo, mi... piacerebbe tanto.-
Sentendo quella risposta, Undyne piegò il collo e incontrò le labbra dell'altra per chissà quanti deliziosi secondi, troppo pochi in ogni caso per la sua ANIMA infatuata a dismisura.
Alphys poi si sistemò meglio sul letto, ignorando gli occhiali caduti sul lenzuolo e non rinunciando all'abbraccio donatole dalla sua ragazza, la quale continuò a parlarle vicino all'orecchio.
-Tesoro, è da un po' che volevo chiederti... Posso... chiamarti Alphy?-
Quella strinse le manine sulla sua canottiera, proprio all'altezza delle clavicole, e sussurrò assonnata: -Undyne... ne sarei felice...-
-È deciso allora. E uno di questi giorni farò domanda per il concorso per agenti di polizia. Ok?-
-Mh-mmh...-
Oramai aveva smesso di piangere, e la Spearish capì dal battito della sua ANIMA che stava pian piano scivolando nel mondo dei sogni. Sorrise quasi commossa, e pronunciò un ultimo augurio prima di addormentarsi.
-Buonanotte, Alphy.-
Lei però era così emozionata che ci mise un po' ad assopirsi, e diversi pensieri bizzarri ne approfittarono per attraversarle la mente e tenerla sveglia più del dovuto.
Si interrogò sul comportamento particolare che Undyne aveva avuto verso Frisk, sentiva nel profondo che aveva assistito a un qualcosa di speciale, fuori dagli schemi.
Aspetta, che si possa collegare a qualcos'altro che è successo lo stesso giorno...?
Non andò oltre poiché la stanchezza ne uscì vittoriosa, e viaggiò serena nell'oceano dell'oblio per il resto della notte.

***

Non si può certamente considerare un'anomalia l'essere invasi dal vapore mentre si sorvegliano i fornelli della cucina, tuttavia osservando il colore degli sbuffi che si sollevavano dal pentolone e a sentirne l'odore poco gradevole era palese che qualcosa fosse andato storto.
-Fratello, ti servirebbe un vero corso di cucina. Non possiamo andare sempre al ristorante.-
-Sans, guarda che i corsi di cucina di Undyne sono sempre andati benissimo!!- disse il mostro scheletro più giovane lanciandogli un'occhiataccia, il mestolo nel guanto destro e il suo fidato grembiulino legato sui fianchi.
-Eh, sicuro. Se me la trovo davanti vedi come le faccio passare un brutto quart-...-
-SANS! Parli tanto ma non fai un tubo per, che ne so, imparare a cucinare anche tu!-
Quello sputò uno "Tsk!" sprezzante e uscì dalla stanza strascicando le ciabatte.
Dal momento in cui aveva detto addio al Sottosuolo sembrava che le cose potessero solo migliorare, eppure la vita gli aveva giocato dei brutti scherzi.
L'unica soddisfazione era stata il non percepire più l'orrenda sensazione di déjà-vu che lo aveva assalito per tutta la sua esistenza e l'aveva plasmato così come era ora, cinico e introverso, apparentemente distaccato dalla realtà e noncurante di ogni suo aspetto.
Ma lui non era affatto così: Sans teneva moltissimo ai suoi amici e alla sua piccola famiglia, e adesso era distrutto nell'ANIMA per essere lontano da Snowdin, senza un lavoro e con un fratello minore da mantenere. E a causa di questa situazione purtroppo gli veniva spontaneo sparare rispostacce e agire in maniera abbastanza controversa.
Si guardò dietro le spalle, già pentito per il suo atteggiamento sgarbato, e stuzzicò l'interno delle tasche del suo inseparabile giubbotto con le mani.
Quella tarda mattinata non prometteva nulla di buono.
Stava per tornare da Papyrus quando sentì un rumore metallico provenire dal portone principale subito lì accanto.
-Sans, almeno vieni qui a dirmi se secondo te la pasta è mangiabile!- lo chiamò l'altro sbucando dall'entrata della cucina.
Inarcò le sopracciglia appena vide il fratello in piedi sul tappetino dell'ingresso, una busta bianca probabilmente recuperata poco prima dalla buca delle lettere tra le falangi.
-...È una lettera da Asgore. Credo sia una cosa seria.-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Ok allora, mi scuso per il "ritardo" nel postare il nuovo capitolo ma purtroppo ci sto mettendo un casino a scrivere questa storia, ha uno stile molto più complesso di "And her SOUL skipped a beat", quindi ho deciso che per ora ne metterò uno ogni due mesi. Scusatemi, scusatemi, ma piuttosto che saltare con la pubblicazione preferisco averne un po' in cantiere e cercare di accumularne per, magari, riprendere col ritmo mio solito del 1 capitolo al mese. Spero vi stia piacendo in ogni caso, ci tengo un botto a questa FF, la amo tantissimo così come Alphys e Undyne. C'è sempre un cliff-hanger tattico alla fine del capitolo, eh? xD
Nel prossimo capitolo forse si scoprirà qualcosa =3
Ciao!

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Capitolo 3
*** Tra una lacrima e una risata ***


UT This is life capitolo 3
Nuovo capitolo, alla buonora!

...And so, this is life


Capitolo 3 - Tra una lacrima e una risata

-Uff... è andata.-
Il mostro dalle squame giallo ocra si arrestò vicino a un lampione che si elevava dal bordo del marciapiede e respirò profondamente, mentre la sua ragazza ruotò il capo e la guardò comprensiva.
Fino a non molto tempo fa la Spearish era solita spostarsi con un'andatura abbastanza sostenuta, come se persino nel semplice atto della camminata potesse esplodere di energia e prepararsi ad affrontare un'eventuale battaglia nel pieno delle sue forze. Alphys però non era certo così atletica, per cui alla fine si era abituata ai suoi passetti docili e goffi e ad avanzare con lei tenendola per mano; aveva promesso a se stessa che mai l'avrebbe fatta stancare per colpa delle sue gambe agili e ben allenate, e che l'avrebbe accompagnata con amore e devozione ovunque il suo quieto zampettare l'avesse condotta.
Eppure, appena erano uscite dalla centrale di polizia era stata la Dinozap a partire in quarta allontanandosi dallo stabile e da sguardi indiscreti, mantenendo la stessa insolita velocità anche dopo che l'edificio era sparito dietro l'angolo della strada. Undyne la conosceva troppo bene per non capire subito il motivo di tanta agitazione, e tentò di rasserenarla stringendo forte la sua manina e passandole attraverso quel delicato contatto scaglie-squame tutto il calore possibile.
-Coraggio, mi sono iscritta e non ci hanno nemmeno sbattuto fuori, è un grande risultato non credi?-
In seguito al loro abituale pasto irrisorio del mezzogiorno, le due erano andate alla centrale di Pleedothoons Town per iscrivere Undyne al concorso per agenti di polizia. Sembrava quasi irreale il fatto che quella breve uscita si fosse conclusa con un successo tale, soprattutto considerando le occhiate non proprio amichevoli degli umani poliziotti che le avevano squadrate dalla testa ai piedi. Già dall'istante in cui avevano varcato la soglia della struttura infatti, si era percepita un'ostilità velata culminata poi in un'atmosfera fredda e pesante, una davvero difficile da gestire per una tipetta ansiosa come Alphys.
Quando quest'ultima udì il tono incoraggiante dell'amata si pentì immediatamente del suo commento di poc'anzi: non voleva smorzarle l'entusiasmo, sapeva con quanta euforia le aveva parlato di questo possibile lavoro, e quanto il suo ottenimento l'avrebbe riempita di gioia.
L'idea era stata anche mia...
-S-scusami, Undyne. Mi sentivo come... nel b-bel mezzo di una battaglia e non ho retto.- ammise alla fine, amareggiata.
Quella si inginocchiò dinanzi al mostro dinosauro stringendole sempre la mano con la sua, e nonostante la risposta fugace era evidente che non provava alcun astio verso di lei: -Lo capisco, stai tranquilla-.
La sua espressione mutò completamente; si ritrovò immersa nel fragrante profumo della Spearish, ora a pochi centimetri dal suo muso, e perciò le venne naturale dischiudere la bocca e ricambiare il sorriso.
-In ogni caso sembrava davvero... un posto serio, ordinato.-
Non ebbe bisogno di sforzarsi per elencare gli aspetti positivi che erano comunque emersi dalla loro visita alla centrale, le sue parole erano sincere e dalla frase che ne seguì constatò con immenso sollievo che Undyne lo aveva capito.
-Già, e quegli umani erano ligi al dovere, anche se si sono ritrovati due mostri davanti!-
-Undyne, non avrai alcun problema con quel concorso. Sei perfetta per questo ruolo.- continuò ottimista.
Il mostro pesce allora allungò l'altro braccio per accarezzarle la guancia, ma la ex-scienziata anticipò il gesto piegando la testa e adagiandola sul palmo della mano, le dita celesti e affusolate della sua ragazza che le solleticarono con tenerezza le squame. Dovette quindi chiudere le palpebre per cacciare indietro qualche dispettosa lacrima di commozione, e Alphys rimase lì immobile a godere del suo tocco angelico...
-Alphy... grazie.-
Aprì gli occhi e arrossì di botto.
Adorava quel nomignolo ed era grata per aver acconsentito - seppur mezza addormentata - alla richiesta di Undyne, tuttavia trovava ancora strano essere chiamata in questa maniera: sul momento non aveva pensato seriamente a cosa significasse, a quali risvolti avrebbe potuto portare al loro rapporto.
-Oh Undyne, non... devi ringraziarmi. Mi, uh... mi dai un bacio...?-
Si erano date il primo bacio soltanto alcuni giorni fa, eppure era già dipendente dall'aroma salato che la circondava e che le ricordava un buonissimo piatto di noodles fumante e colmo di spezie.
Per l'altra, vedere la Dinozap disposta ad abbandonarsi alla sua voglia di coccole senza cenni di vergogna o insicurezza era un qualcosa di nuovo e meraviglioso. Ritrasse dunque i denti dietro al labbro inferiore, pronta a sfiorarle la bocca e soddisfare il suo tenero desiderio.
Si bloccò dopo nemmeno un paio di secondi, le orecchie-pinne sull'attenti a causa di un leggero vociare a una manciata di metri di distanza dalla coppietta di mostri femmina. E appena la sua mente metabolizzò il senso di quelle parole e a chi erano rivolte, Undyne inarcò le sopracciglia e sentì la sua magia ribollire furente dentro di lei.
-...Oddio, te l'avevo detto, sono pure lesbiche...!-
-Bleah...! 'Sti mostri sono inquietanti...-
Nel marciapiede opposto si erano fermati a osservarle due esseri umani, un uomo e una donna; tra una ridacchiata e l'altra si scambiavano insolenti segni di intesa indicandole spesso con le dita, e per giunta davano la netta impressione di parlottare a un volume piuttosto alto di proposito.
-...Undyne... f-fai finta di n-niente, a-andiamocene...- bisbigliò Alphys, la sua fragile ANIMA che pareva stesse per scoppiare dall'apprensione.
A sentire cotanta cattiveria si era paralizzata a sua volta, e aveva notato immediatamente il viso corrucciato della Spearish, nonché il suo occhio dalla pupilla stretta e verticale traboccante di rabbia. Per fortuna i due umani non avrebbero fatto altrettanto, poiché dalla loro posizione era visibile solo la benda nera a coprirle la cicatrice.
-No, no... non è la parola giusta. Sono proprio strani e basta... Quella gialla si crede carina con quel vestito a fiori, ma...- proseguì la donna dai capelli lunghi, i gioielli che le agghindavano il polso che producevano un lieve tintinnio ad ogni minimo movimento delle braccia.
Alphys inghiottì la saliva, e la sua coda tozza iniziò a tremare.
Quando erano andate a comprare i costumi da spiaggia e dei nuovi vestiti a misura di mostro da un venditore abusivo, la sua amata le aveva fatto i complimenti per la sua scelta: la gonna rosa decorata da delle margherite faceva pendant con il pezzo di sopra dal colore verde bosco, il quale metteva in risalto le sue squame giallo ocra...
Sì, non avrebbe mai creduto agli insulti malvagi che andavano pure in contrasto con le lusinghe della sua ragazza, ciò nondimeno ora era proprio lei che la preoccupava.
-Pfff, in effetti...! Almeno l'altra sembra più evoluta, quella lì invece ha ancora la coda, è rimasta indietro di un bel po'...- bofonchiò l'uomo, il suo buffo pizzetto a dargli un'apparenza del tutto diversa se paragonata al suo atteggiamento.
-La natura ha fatto qualche errore quando ha deciso di creare 'sti cosi... ihih...-
Undyne scattò in piedi e si girò di tre quarti, mostrandosi per intero a quegli umani spregevoli. Nessuno avrebbe negato a lei e Alphys di scambiarsi effusioni innocenti, e soprattutto non avrebbe permesso per nessun motivo al mondo che delle persone sconosciute blaterassero offese e considerazioni ignoranti sulla sua innamorata.
Una furia incontrollabile cominciò gradualmente a prendere il possesso di lei, e la sua mano destra si contrasse per lasciare spazio a una imminente lancia magica intrisa di vendetta.
-...N-no, Undyne n-non reagire, U-Undyne, a-andiamo via...!- squittì la Dinozap spaventata, le braccia protese verso il mostro pesce e un brivido gelido a percuoterle il corpo pasciuto.
Una volta accortisi dell'aura di energia che brillava attorno ad Undyne, la donna e il suo compagno smisero di ridacchiare e si allontanarono con sguardo attonito lungo il marciapiede. E non appena udirono l'esclamazione di Alphys volutamente urlata a squarciagola, quelli affrettarono il passo e se la diedero a gambe imboccando una via secondaria nell'incrocio adiacente.
-S-SONO SANS E P-PAPYRUS!-
Li aveva visti di sfuggita camminare sulla strada che lei e la sua ragazza avevano percorso poco prima, e non aveva esitato ad alzare la voce in un'indiretta e disperata richiesta di aiuto.
-Quegli umani vi hanno fatto qualcosa?- fu l'immediata domanda del mostro scheletro più basso, giunto insieme al fratello di fronte alle loro vecchie amiche.
-Oh no, Undyne è arrabbiatissima! Che cosa è successo??- aggiunse Papyrus portandosi un guanto sulla mandibola.
Alphys si stava ancora stringendo alla gamba destra dell'amata, la cresta premuta con forza sul suo fianco e un fiume di lacrime a macchiarle le squame delle guance.
-U-Undyne... Undyne, t-tranquilla...- sussurrava a disco rotto, tremando come un gattino abbandonato in una cesta in balia della tempesta.
Quella sembrò calmarsi abbastanza da diradare le particelle luminescenti che aveva evocato, e mosse lentamente il capo per focalizzare col suo occhio di fuoco i due Boneton.
Sans e Papyrus facevano parte proprio di questa specie, e assistere a una scena del genere fece venir voglia a entrambi di rincorrere l'uomo e la donna usando la loro caratteristica magia lancia-ossa per fargliela pagare.
-C-ci... ci d-dicevano...-
Il mostro dinosauro tirò su col naso, ma rinunciò ad andare avanti con la sua spiegazione perché percepì le scaglie della Spearish sulla sua spalla, e l'amore vinse sull'ansia.
-...Alphy, va tutto bene. Credo lo abbiano capito. Grazie per... aver tenuto a bada la mia ira.-
-È capitato a tutti quelli che conosciamo, Undyne! Ma... forse è meglio cambiare argomento. Che facevate di bello?- chiese il fratello dall'aria cordiale.
La sua graziosa mantellina rossa era spinta sovente dal torrido vento estivo, mentre la sua bizzarra armatura variopinta di cui era gelosissimo risplendeva grazie ai raggi del sole, che posizionato sullo zenit inondava di luce qualsiasi anfratto della città.
-Ah, siamo andate alla centrale di polizia, mi sono iscritta per diventare poliziotta!- affermò fiera Undyne scoprendo i denti acuminati.
-In centrale? Nahhh, c'è un metodo più semplice. Basta che vado veloce come un fulmine col triciclo, e proprio prima di investire una vecchietta arrivi tu a fermarmi sotto gli occhi degli uma-...-
Un colpo secco.
Alphys osservò con gli occhi a palla la sua ragazza che riportava il braccio sul fianco dopo aver dato uno schiaffo in piena faccia a Sans.
-Cavolo!! Undyne forse hai esagerato, anche se in effetti sai quanti gliene avrei voluti dare pure io...- disse l'altro mostro scheletro scrutando il diretto interessato con fare birbante.
Il Boneton infagottato fino alle vertebre del collo rimase - al solito - impassibile, tuttavia era intuibile il suo leggero sconcerto dagli occhi aperti a metà e dalla mano ossuta che massaggiava la parte del volto dolorante, mano che aveva sorprendentemente lasciato il suo nascondiglio preferito dentro la tasca del suo giubbotto color turchese.
A ben pensarci, tenendo conto dell'avventura spiacevole con la coppia di umani, non poteva biasimare il mostro pesce.
...O no?
-Oh giusto, ce ne stavamo dimenticando!- proferì d'un tratto Papyrus rivolto alle ragazze. -A voi è arrivata la lettera? Il re Asgore ci vuole tutti al teatro di Mettaton per fare un annuncio!!-

***

Il corridoio che portava alla sala principale del teatro era già pieno zeppo di mostri dalle caratteristiche più disparate, e le loro diverse voci si mescolavano in un - tutto sommato - moderato turbinio di parole dense di preoccupazione o, al contrario, vivissima speranza.
In mezzo a quello sciamare di sussurri e confusi interrogativi che riempivano l'aria, anche una grande star del calibro di Mettaton era un mostro come gli altri, e in minuti interi di attesa infatti aveva guadagnato solo qualche saluto qua e là. L'assemblea indetta da Asgore era senza dubbio di un'importanza maggiore, eppure non poté fare a meno di sentirsi mortificato e un tantino fuori luogo. Per quanto l'esibirsi a stretto contatto col pubblico fosse un'esperienza nuova e a tratti stimolante, gli mancava essere un divo della televisione. Informare chi tornava dal lavoro su avvenimenti scottanti, pubblicizzare prodotti di cosmesi servendosi del proprio timbro attraente, istruire le cuoche in erba tramite ricette strepitose...
Non c'era quindi da stupirsi se, nel momento in cui aveva intravisto la sua migliore amica tra la folla, Mettaton si era precipitato da lei stringendole le manine gialle con i suoi pallidi guantoni e simulando dei grossi lacrimoni coi suoi pannelli, quelli agli angoli inferiori del suo display multicolore.
-Alphys! Tesoro, è... bello rivederti.- esclamò inclinando il suo corpo squadrato, e con un piccolo "zap" generato dal suo circuito elettrico imitò il suono di chi tira su col naso.
Gli occhi del mostro dinosauro studiarono silenti l'amico dalla rotellina che lo reggeva in piedi alla sezione posta in cima, soffermandosi per una frazione di secondo sui graffi che lo ricoprivano. Per fortuna non notò ammaccature o difetti né sulle braccia snodabili, né sui pannelli che gli facevano da volto e gli permettevano di esternare le sue emozioni, tuttavia Alphys si appuntò nella mente che doveva chiedergli se volesse incontrarla un giorno cosicché potesse dargli una bella lucidata; era stata lei a costruirgli quel corpo metallico per coronare il suo sogno di entrare in tutte le case dei mostri del Sottosuolo e intrattenerli con i suoi innumerevoli programmi, e in fondo si sentiva un po' la sua mammina.
-Mettaton, non ti ho m-mai visto c-così giù... Pensavo tu fossi felice di esibirti con t-tuo cugino e gli altri...- disse lei con tono affranto.
Aveva sperato che quantomeno il suo caro cugino Napstablook avesse potuto colmare il vuoto dentro la sua ANIMA, vuoto che aveva accomunato ciascun nuovo abitante di Pleedothoons Town a ogni rapida occhiata al Monte Ebott, ora una fumosa sagoma rocciosa a sud della città.
E al pari della celebre montagna che era stata dimora dei suoi simili per secoli e secoli, il mostro fantasma adesso sorvegliava il robot dal lato opposto del corridoio, lo sguardo perso e le sue amate cuffie da DJ indossate sopra il lenzuolo bianco che gli faceva da struttura corporea semi-trasparente e in parte palpabile. Lui e Mettaton erano dei mostri chiamati Bloonket, e una volta ricongiunti dopo anni di solitudine per uno e triste consapevolezza per l'altro, avevano deciso di non separarsi più.
Undyne, la quale ovviamente aveva accompagnato la sua ragazza per partecipare all'evento, lo aveva visto fissare il cugino con i suoi occhioni penetranti, e si domandò se fosse troppo timido per avvicinarsi e salutare lei e la Dinozap. Forse era ancora lo stesso vicino di casa schivo e chiuso in se stesso che, nella vecchia e oramai abbandonata regione delle cascate, risiedeva nella grotta accanto da quando ne aveva memoria.
-Certo, è stupendo stare di nuovo accanto a Bl-... uh, a Napstablook, ma è così complicato il mondo della Superficie, così inospitale, e non è affatto facile abituarsi a...-
La Spearish aveva appena riposto la sua attenzione su Mettaton, ma non udì il resto della frase poiché venne distratta da una voce familiare chiamare flebilmente il suo nome.
-Sei... Undyne Spearish, vero?-
Voltatasi in quella direzione realizzò che nonostante le parole sommesse le sue orecchie non l'avevano affatto ingannata: raggiunse con destrezza un mostro fluttuante dalla forma di un piccolo pesce con una modesta chioma di capelli a decorarle il viso, e strinse la mano palmata su una delle sue pinne pettorali.
-Shylyn Shyren! Non ci vediamo da quando io e Alphys ti abbiamo riportato Shyra... Come state?-
Scuoterle con così tanta foga e gentilezza assieme la pinna era un segno inconfondibile di Undyne, e l'amica ritrasse l'arto abbozzando un sorriso.
-Tutto... a posto, credo...? Shyra, cioè, Lemon Bread è... già in sala con gli altri familiari. Aaron ha insistito... nel farla accomodare prima degli altri mostri. Insieme agli altri... uhm, Amalgamati?-
La timidezza intrinseca della sua specie non rovinò la sfumatura musicale della sua vocina, questo grazie alle lezioni di pianoforte - poi interrotte - che era stata solita tenere con la ex-guerriera molto prima della distruzione della Barriera. Si trattava di un ricordo amaro per Undyne, e mescolato alla faccenda degli Amalgamati creò in lei una sensazione di tremenda pesantezza sulla sua ANIMA.
Allargò l'occhio sano mentre rispondeva addolorata: -Mi dispiace per la vostra situazione. La mia ragazza non voleva si arrivasse a questo-.
L'antennina che le spuntava dalla testa e che sovrastava i suoi ciuffi azzurri fremette per la sorpresa, e le scaglie verde acqua brillarono d'iride fintanto che si portò le pinne minute sulla bocca.
-...Oh, ora state insieme...! Che, che bello, sono... felice per te. Comunque non è... così terribile, davvero. Gli Aaron sono... simpatici, e persino i Moldbygg... sanno essere loquaci. Ci aiutiamo a vicenda.-
-Allora sono contenta per te, è una buona cosa stare in compagnia. Se un giorno vuoi farci visita sei la benvenuta, Shylyn.- disse la Spearish ricambiando il cenno cordiale dato dai suoi occhietti socchiusi.
Si sentì all'improvviso un cigolio sottile provenire dalla porta che conduceva alla sala dello spettacolo, e i mostri si voltarono verso la figura che ne era uscita, rapiti completamente dalla sua regalità.
Toriel aspettò che il ronzio nel corridoio scemasse del tutto, poi annunciò solenne: -Siamo pronti, potete entrare-.

Il caso volle che Alphys e Undyne scegliessero proprio le poltrone vicino a Bratty e Catty, amiche di lunga data della Dinozap e a lei affezionatissime, e una volta riunite non si trattennero dall'abbracciarla con fervore e definirla tra una lacrima di gioia e l'altra la loro sorellona: così come accaduto con Shylyn e Undyne, le due ragazze non avevano avuto la possibilità di conversare con il mostro tarchiato durante il caotico viaggio verso Pleedothoons Town.
-Oh cavolo, sono così felice di rivederti, tesorino!-
-Catty, adesso l'abbraccio tocca a me!! Non è giusto!-
-È vero che Undyne Spearish è la tua fidanzata? Ci inviterete al vostro matrimonio, vero??-
-CATTY!! Ahahah!-
Alphys si sistemò sul morbido sedile della sua poltrona dopo aver ricambiato in modo pacato, ma non per questo meno sincero, l'esuberanza delle sue amiche, e squittì imbarazzata: -O-oh, oh mio dio, è... a-ancora presto, i-io non so s-se Undyne...-
Quella percepì le sue guance andare in fiamme, e fu in quell'istante che la voce roca di Asgore risuonò nella sala, ponendo fine a ogni chiacchiericcio residuo. Sperò con tutta l'ANIMA che nessuno notasse il colorito insolito delle sue scaglie ora che l'interesse era tutto per lui.
-Funziona il microfono...? Uh-uhm, sembra di sì, Tori...-
-ASGORE.-
-...Ehm, Toriel, intendevo Toriel!-
Serpeggiò qualche risatina tra la platea gremita di mostri; il tono seccato della Pyroat si era udito chiaramente nonostante non avesse alcun microfono in mano.
Piccole e polverose piastrelle in legno formavano la pavimentazione del palco, visibile nella sua interezza grazie al sipario aperto in entrambi i lati. Al centro di esso si trovavano Toriel e il re, con Frisk poco più indietro che osservava sorridente i Boss Monsters che aveva scelto da tempo di considerare i suoi genitori.
-Bene, dichiaro aperta l'assemblea. Visto che siamo in tanti, oggi ho invitato tutti i mostri che erano soliti vivere nelle regioni più lontane del Sottosuolo, mentre chi viveva nella Capitale sentirà il mio annuncio domani alla stessa ora. Devo cominciare dicen-...-
-Ciaaaoooo, ciaoo Frisk!!-
Asgore si bloccò di colpo. Lo strillo di un bambino con un maglioncino a righe che sedeva in terza fila aveva coperto le sue parole.
La madre, rossa in volto da far invidia a un peperone, dovette frenare l'impulso di mollargli una frustatina con la coda, e in quel momento rimpianse davvero di non essere dotata di braccia.
-Tipetok!! Il re sta parlando, sono cose importanti!! Chiedi scusa!- ordinò severa.
Al mormorio del piccolo che chiedeva scusa chinando il capo e curvando la schiena elastica si accodò una risatina acuta e perforante, una che molti dei presenti non avevano mai sentito.
-Eh. Eheh! Frisk, chi è, il tuo fidanzatino? Lo sai che mostri e umani sono incompatibili? E a dirla tutta è una noia incredibile passare la serata così, se lo avessi saputo non avrei accettato di venire insieme a voi altri scemi.-
La bambina guardò il grosso fiore piantato su di un vasetto che stava tenendo con accortezza contro il suo petto.
Persino per una comunità come quella che ora riempiva la sala del teatro non era considerato nella norma un vegetale parlante; solo lei conosceva appieno il suo segreto, e sarebbe stato incosciente rivelarlo a chi le stava intorno. Per sua fortuna non arrivarono domande scomode a metterla alle strette.
-Avevi promesso di non disturbare, Flowey.- disse calma, ignorando il dolore lancinante ai timpani causato dal suo gridolino.
-Io non prometto un bel NIENTE!!!- sbraitò l'altro mostrando i denti.
Ci fu un attimo di silenzio prima dell'avvertimento chiaro e conciso di Frisk.
-...Se non stai bravo ti do un bacetto.-
Flowey fece tremolare dallo stupore il gambo che emergeva dal terriccio umido, e senza una risposta diretta nascose in un lampo il viso avvolgendolo con i suoi sei petali gialli, nauseato all'idea di essere coccolato, perlopiù in pubblico.
La piccola umana sapeva che avrebbe partecipato all'assemblea anche con la corolla chiusa, e spostò gli occhi strizzati sui mostri seduti davanti a lei, commentando: -Funziona sempre!-
Asgore interruppe le risate che nuovamente crebbero dalla folla alzando un braccio robusto, dopodiché avvicinò il microfono alla peluria bionda che gli incorniciava la bocca, un'espressione seria e autorevole sul muso.
-Allora, possiamo cominciare.-
Ogni creatura a portata d'orecchio trattenne il fiato, neppure uno osò interromperlo ancora.


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Non so se l'avete notato ma ho cambiato/corretto di pochissimo il nome della città, sono scema e avevo sbagliato a contare una lettera in più, perchééé beh non lo dico ma si può intuire. xD Spero che questo capitolo risulti più pregno di contenuti, oltre che di pucciosità e personaggi. 'Sta situazione del virus è orrenda ma magari la mia storia potrebbe allietarvi le giornate...? Speriamo.
Grazie a tutti per le visite, e grazie al mio amico Aes che è sempre puntuale coi suoi bellissimi papiri ahahah.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Parole che danno speranza ***


UT This is life capitolo 4
Siamo al quarto capitolo, vaaiii!!

...And so, this is life


Capitolo 4 - Parole che danno speranza

Il collo del Pyroat che fino a poche settimane prima governava sul Sottosuolo ruotò piano da una parte all'altra.
I suoi grandi occhi parvero posarsi su ogni singolo mostro presente all'assemblea, cercando nel mentre di ordinare e selezionare le parole migliori che gli affollavano la testa ed elaborarle in un discorso chiaro ed efficace.
Da quel semplice gesto si percepiva chiaramente quanto tenesse alle creature davanti a lui; nonostante i suoi errori passati derivati dal suo temporaneo odio verso gli esseri umani, argomento ancora spinoso per Toriel e la ragione principale della loro separazione, era ancora un re amato e rispettato da tutti. Neanche i suoi pantaloni stracciati avrebbero potuto rovinare la sua maestosa figura, tantomeno il suo aspetto essere ritenuto trasandato a causa della sua maglietta rosa a fiori eccessivamente informale. Non da chi in quell'istante stava attendendo trepidante il suo misterioso annuncio.
Anche Alphys voleva scoprire che cosa aveva portato a una riunione così improvvisa, e al solito strinse le manine sulla sua t-shirt dal tessuto pesante, la coda schiacciata in fondo alla poltrona che rabbrividì in reazione al suo crescente nervosismo.
Per la Dinozap, le notizie date da Asgore non erano mai state piacevoli da sentire, o un qualcosa che aveva aspettato col sorriso stampato sul muso: quando era divenuta scienziata reale aveva dovuto sottostare ai suoi ordini accecati dalla vendetta che avevano portato a risultati disastrosi, aveva saputo delle famiglie adirate per via dei suoi fallimenti messi a tacere con terrore e disperazione...
Era per questo che lei, personalmente, non trovava affatto ironico che la sua ANIMA si fosse alleggerita in maniera inaudita appena il Boss Monster aveva dato il consenso al suo licenziamento, suggerito proprio da Toriel. Perdere quella posizione prestigiosa era stato una manna dal cielo dal suo punto di vista, e persino un evento insignificante nel momento in cui la brutta questione degli Amalgamati era già stata risolta, nel momento in cui aveva infine ottenuto l'amore. Aveva inseguito il sogno di stare accanto ad Undyne per chissà quanto tempo, e ormai la Spearish era colei che le colorava la vita in qualsiasi sua sfaccettatura, imitando un pittore scrupoloso che mano a mano sistema i difetti del suo adorato quadro. C'erano giorni in cui Alphys, nel mezzo dei suoi pensieri nei quali la sua ragazza era l'assoluta protagonista, si chiedeva davvero come avesse potuto credere di avere una cotta per lui.
Quello aprì la bocca, e la voce che gli fuoriuscì dalla gola - e che il microfono fece echeggiare nella sala - mantenne la sua particolare caratteristica di suonare morbida e potente insieme.
-So bene che per tutti noi questi giorni sono stati molto difficili, qui in Superficie. È evidente che molti, anzi, moltissimi esseri umani non hanno gradito il nostro arrivo. Ma come ha detto il sindaco, noi ora siamo veri e propri cittadini di Pleedothoons Town. Ecco perché, ho parlato a lungo con lui e con altre figure importanti. E, con Frisk che ogni tanto presenziava accanto a me...-
Fece un cenno alla bambina per invitarla ad avvicinarsi, e la figlioletta adottiva lo affiancò alla sua sinistra sorridendo festosamente, il vasetto di Flowey sempre premuto sul suo petto.
-...Abbiamo ottenuto dei risultati... forse incredibili, certo, ma che riguardavano bisogni che ci spettavano di diritto, per noi tutti che puntiamo all'eguaglianza e alla solidarietà.-
Dopo una breve pausa in cui si limitò a guardare Frisk con affetto, Asgore si rivolse di nuovo ai mostri seduti in platea.
-Sono lieto di annunciare che verranno aperte a settembre una scuola e un ospedale per noi mostri.-
Non si era trattato di uno spettacolo o di un'esibizione canora, eppure gran parte della folla seduta sulle poltrone scattò in piedi in un baleno ed esplose in un fragoroso applauso.
Alcune specie contribuirono al frastuono semplicemente saltellando sul posto o agitando le ali, altri iniziarono a urlare fissando il soffitto con un'espressione di puro trionfo sul viso, molti abbracciarono in lacrime gli amici che li circondavano singhiozzando senza il minimo ritegno.
Ma c'era chi come Alphys era rimasto paralizzato al proprio posto, incredulo; il mostro dinosauro stava per pentirsene, soprattutto quando Catty e Bratty al contrario stavano esultando con strilla acute lì vicino, tuttavia le bastarono un paio di secondi per comprendere che non era stata la sola ad aver reagito in quel modo.
-Finalmente, un ospedale...!- proferì flebilmente un Whimsun alle sue spalle.
-...Ma ci vorrà ancora qualche giorno. È in casi come questo che sono felice di essere una di quelle specie che crea l'ANIMA dentro le uova...- sussurrò di rimando un'altra vocina lieve, appartenente a un Vulkin.
-Oh amico, sei fortunato. Mia moglie ha dovuto partorire in casa...-
Uno scambio di battute di neppure un minuto, e la Dinozap si ritrovò a tremare da capo a piedi. D'istinto il suo braccio destro scattò veloce per toccare la mano di Undyne, stringendola talmente forte da far scricchiolare le piccole scaglie che ne ricoprivano il dorso, e le scappò un debole sussulto: il peculiare contatto con le sue lamelle lucenti le era di immenso conforto, e adesso lo desiderava, ne aveva bisogno...
A quell'atto inaspettato la sua amata la osservò attenta dall'occhio sano, il quale trasudava allegria in ogni suo luccichio dorato. Neanche la buona nuova di Asgore però le avrebbe impedito di provare preoccupazione per la sua Alphys, e ignorando il fastidio che le avrebbe dato lo spazio vuoto tra i due sedili si mosse con cautela verso di lei, finché non le sfiorò il fianco grassottello e poté dunque chinarsi per baciarle la guancia.
-Alphy, amore, tutto a posto...?-
L'altra fece un profondo respiro e sbatté le palpebre, mentre il tremolio che l'aveva assalita si calmò in maniera graduale e allo stesso tempo accrebbe il calore trasferitole da Undyne, fino a che non avvolse ciascun granello di polvere e scintilla di magia dentro al suo corpo.
Tentò invano di rispondere prima di morsicarsi il labbro inferiore con i suoi dentoni sporgenti, improvvisamente atterrita dalla possibilità di dirle fandonie. Rafforzò invece la presa dei suoi artiglietti sulle dita cerulee del mostro pesce e appoggiò la testa sulla sua spalla, la membrana dell'orecchio-pinna che le accarezzò con delicatezza le squame della cresta.
-...Tranquilla, sono qui. Se te la senti ne parliamo più tardi, ok?-
Sperò che la Dinozap non percepisse la punta di incertezza nella sua voce, e che il trambusto intorno a loro originato dai festeggiamenti le potesse essere d'aiuto.
La gioia dei mostri che costituivano il "pubblico" di quell'assemblea non accennava a diminuire, e i due Pyroat ritti sul palco ne stavano approfittando per discutere sommessamente, il microfono tenuto con prudenza il più lontano possibile dal muso.
-...Ma quanto chiasso che fate...- bofonchiò intanto Flowey, le parole attutite dai petali premuti sulla faccia.
-Sono felici, Flowey.- gli bisbigliò la bambina dai capelli a caschetto.
Il fiore non rispose.
Subito dopo, le sue lamentele non ebbero più ragione di esistere: il rumore assordante che aveva riempito l'intera struttura del teatro venne meno, e fu seguito da domande sporadiche provenienti da diverse parti della sala, dagli stessi che erano rimasti composti sulla poltrona una volta appresa la notizia.
-Dreemurr, signore... per il discorso del cibo cosa...?-
-Rimane il problema del lavoro, cosa possiamo fare?-
-Ma... verranno rimossi tutti quei cartelli che ci impediscono di accedere ai locali?-
-Signor Asgore, ma quindi non potrò andare a scuola con Frisk?-
-Tipetok!!-
Asgore diede qualche colpo di tosse sulla capsula spugnosa del microfono per segnalare che voleva parlare, e tutt'a un tratto ci fu solo un inquieto silenzio.
-Andiamo con ordine. Una fabbrica per produrre i cibi caratteristici della nostra specie è tra i nostri prossimi obiettivi. Fino a quel momento, possiamo mangiare il cibo umano e usufruire dei... voi sapete cosa, nelle case che ci hanno ceduto. Per quanto riguarda i cartelli di divieto, verranno rimossi nel giro di pochi giorni, ora non sono più ammessi.-
Passò poi l'apparecchio alla Boss Monster accanto a lui, la quale intervenne con affabilità: -Intanto, la scuola e l'ospedale offriranno un'opportunità lavorativa dentro queste strutture. Se ci mostriamo capaci a lavorare in maniera efficiente nel nostro piccolo, gli umani potrebbero cambiare opinione su di noi. Non esitate a mandare richieste di lavoro, siate tenaci-.
Infine, Toriel incrociò gli occhi del giovane mostro viverna che la stava guardando a bocca spalancata, il maglione a righe che gli copriva tutto il suo esile corpicino giallo e le piccole corna sul cranio per nulla paragonabili a quelle spesse e possenti del re Pyroat.
-Caro, almeno questo anno scolastico dovrai trascorrerlo senza Frisk. Forse arriverà il giorno in cui umani e mostri saranno perfettamente mescolati nella società, senza odio o pregiudizi. Spero non sia troppo lontano.-


La gambina di ferro di Mettaton roteò un'ultima volta verso Alphys cosicché potesse augurarle la buonanotte, e poco dopo il robot era già sotto le fronde degli alberi che delimitavano il viale, pronto per tornare a casa assieme al cugino Napstablook.
Vivevano non lontano da lì, nel quartiere che con le sue graziose villette e i parchi a tappezzarne la scarsa superficie rimaneva nella periferia di Pleedothoons Town, proprio adiacente al bosco che divideva la città dalla campagna.
Appena erano usciti dal teatro, la ex-scienziata li aveva invitati da lei a settembre proponendo la sua idea del lucidare e rimettere in sesto il corpo del suo migliore amico, e tra un saluto e l'altro ai loro conoscenti solo i due cugini e la coppia di ragazze erano rimasti davanti all'edificio dalle pareti giallastre.
-Buonanotte Mettaton, ci v-vediamo tra due settimane!- esclamò la Dinozap cercando di fare arrivare le sue parole all'amico sparito nel buio e, al contempo, mantenere un tono di voce abbastanza basso dal non disturbare la quiete della notte.
-Passano ancora gli autobus, vero?-
A giudicare dall'aria che le passò tra i denti, Undyne non sembrava essersi posta lo stesso problema, e alla domanda puntò lo sguardo sulle stelle che adornavano il cielo.
Non era propriamente tardi, ma i mostri non erano ancora abituati a vivere sulla loro pelle la differenza tra il giorno e la notte, tanto meno il fenomeno delle stagioni che influenzava le ore di luce. E siccome l'estate meravigliosa nella quale si erano ritrovati stava per volgere al termine, ogni sera avrebbero ammirato con maggior anticipo di quella precedente quei puntini bianchi così piccoli e lontani, eppure così belli e incantevoli; le rocce umide e scintillanti sul soffitto di Waterfall avevano accolto imperturbabili i desideri delle creature intrappolate nel Sottosuolo per centinaia di anni, ciononostante ora il loro fascino era stato in qualche modo surclassato.
-Sì, raggiungiamo la fermata. È, uhm... di qua.-
Zampettò incerta alla sua destra per raggiungere il marciapiede della stradina a senso unico che si immetteva nell'area pedonale, lasciandosi alle spalle la vegetazione che cresceva intoccata nell'antica piazzola - ormai abbandonata dagli umani - dove si ergeva il teatro.
La Spearish la seguì docilmente, facendo del suo meglio per moderare la sua andatura svelta e decisa e non superarla, tuttavia nella mente stava davvero viaggiando col passo più lungo della gamba.
Credeva di sapere perché la sua ragazza aveva avuto quel momento di sconforto in seguito all'annuncio di Asgore; pur non avendoci dato troppo peso per via della confusione a tamburellarle nelle orecchie, anche lei aveva sentito la conversazione tra il Vulkin e il Whimsun.
Da allora, un unico, strano quesito si era insinuato nella sua testa e non voleva darle pace neanche per un secondo.
E se lei non volesse avere figli?
D'improvviso si sentì scoppiare di imbarazzo: le sue guance pizzicavano quasi a imitare la legna che arde sul fuoco, e persino la sua camminata si fece stranamente instabile e goffa.
È troppo, troppo presto per pensarci, stiamo insieme da neanche tre mesi, è già tanto se viviamo insieme e in Superficie, la situazione è ancora critica, abbiamo tanti problemi da risolvere, e se ci dovessimo lasciare, se non ci fosse fiducia tra noi, non abbiamo nemmeno ancora mostrato la parte più sensibile del nostro corpo all'altr-...
Dovette inghiottire la saliva per tornare in sé e fermare l'inarrestabile flusso di pensieri che la stava opprimendo, e fece appello a tutta la sua forza di volontà per smettere di barcollare e non rischiare di essere colta sul fatto. Continuò invece ad accompagnarla imperterrita a pochi passi di distanza, non una singola scaglia tinta di rosa in memoria della battaglia dentro la sua mente finita in parità.
Eppure, dalle sue pinne che ricadevano flosce sugli zigomi era chiaro come la luna piena: se l'evidente sensibilità di Alphys era l'unica risposta al suo comportamento, perché la sua ANIMA era colma di tristezza? Sul serio credeva alla possibilità che lei non volesse avere figli?
La Spearish scosse il capo strizzando l'occhio, ostinata.
Queste fantasie totalmente insensate non erano affatto importanti, piuttosto la preoccupava il suo mancato coraggio nel chiederle spiegazioni, l'invito che lei stessa aveva menzionato con timore velato mentre si stringeva al mostro dinosauro...
Proprio io che mi ritengo... e voglio essere per lei super forte e valorosa, proprio io che mi sono offerta di ascoltarla, ora non ho il coraggio di tornare sull'argomento per via di uno stupido pensiero precoce da ragazzina sciocca e sognatrice...
-Ti prego, la prossima volta parliamone senza alcuna paura, ok?-
Tra amarezza e fioca speranza, le parole tenui e delicate della sua amata trovarono un posticino appartato per risuonare nella sua testa.
Sì, stavolta non l'avrebbe fatta stare male, ma avrebbe affrontato la faccenda consapevole delle sue perplessità e disposta ad accettare il peggio.
-Alphy, senti...-
-N-non mi dai la mano, Unnie?-
Fu un istante, una piccola, breve parola, ed entrambe si fermarono di botto sopra al marciapiede polveroso, una con le pinne fulmineamente aperte a ventaglio e l'altra a guardarla già con le squame color cremisi.
-Come... come mi hai...?- chiese Undyne sbalordita.
La Dinozap arretrò di una manciata di centimetri e continuò a fissarla con un'espressione che rifletteva autentico sconcerto e che palesava una piccola traccia di vergogna, accompagnata presto da decine e decine di gocce di sudore a imperlarle il volto. Fintanto che muoveva spasmodica le braccia e i suoi occhiali neri lottavano per stare in equilibrio sul muso, Alphys cominciò a balbettare le sue scuse: -O-oddio no, s-scusami, i-io, è... è u-un soprannome s-stupido che scrivevo nelle m-mie fanfiction, i-i-io n-non...-
L'occhiata della sua ragazza si ammorbidì in uno schiocco di dita, toccata nel profondo dalla tenerezza di quella confessione e dal suo fare impacciato che lei - non importa come - aveva sempre trovato irresistibile.
-Se vuoi usalo, è... dolcissimo, non è per niente stupido.- mormorò rilassando le labbra e nascondendo i denti appuntiti dietro di esse.
-Oh...-
La sua smodata agitazione sembrò svanire nella fitta oscurità della sera, e Alphys avanzò nella sua direzione finché non poté cingerle i fianchi in un caloroso abbraccio, il massimo che poteva permettersi vista la sua bassa statura.
-Allora p-posso, uh, U-... U-Unnie...?-
Ottenne la risposta migliore che potesse desiderare; la morbida risatina che uscì dalla gola del mostro pesce le solleticò soave le orecchie e la riempì di una felicità pura e semplice, tipica di un innamorato.
Dilatò dunque la cresta simil-cartilaginea e si lasciò sommergere dall'indescrivibile affettuosità che le stava trasmettendo Undyne, la quale si era chinata su di lei per ricambiare il gesto e stamparle un bacio sul naso.
-Alphy, ti amo, sei troppo carina. Scusami per non averti presa per mano.-
Ma, per quanto ci tenesse a rimanere in quel delizioso, minuscolo paradiso che avevano creato in mezzo al mondo sconfinato e tenebroso che le sorvegliava, era in suo dovere chiarirsi con lei e nel caso restare delusa senza abbandonare il suo amorevole sorriso.
-Ti andrebbe di parlar-...-
-Nooo aiuto! Aiuto!!-
Un gridolino gracchiante ruppe il silenzio.
La Spearish scattò in piedi immediatamente e guardò davanti a sé, mentre l'altra si voltò indietro allarmata: i loro tre occhi scrutarono attenti la fermata dell'autobus a qualche decina di metri da dove si trovavano, appena in tempo per vedere un uomo allontanarsi in un lampo da una figura gobba e sgraziata.
-Aiuto, la mia borsa...!- udirono di nuovo, nello stesso tono fragile e impotente.
-L'hanno scippata!-
Alphys non aveva nemmeno finito di pronunciare l'ultima sillaba che la sua ragazza era subito partita all'inseguimento, i suoi piedi che battevano con forza sul cemento e i capelli una macchia rossiccia guizzante nel vento. Oltrepassò l'anziana signora per poi scomparire in un vicolo, e lo scalpiccio veloce dei suoi stivali si andò indebolendo fino a dissolversi.
La Dinozap la conosceva troppo bene per non essere sicura che ne sarebbe uscita illesa, così si avvicinò in tutta fretta alla vecchietta umana, intenta a studiare il pavimento in cerca del suo bastone.
-S-signora, stia tranquilla, Undyne è andata dietro al l-ladro, faremo il possibile per la sua borsa. Lei sta b-bene?- la rassicurò, porgendole il prezioso oggetto in legno.
Quella strinse una mano raggrinzita sulla tunica, e le sue parole fremettero per lo spavento.
-Oh, oh grazie cara, sto bene... Spero che la tua amica non si faccia male. Uh, comunque credevo... che non fosse più Carnevale da un bel pezzo...?-
Carnevale?

-Whaaa! Ma sei pazza!-
Il ragazzo umano tastò la barriera invisibile che l'aveva intrappolato e la fissò stralunato da dietro la maschera scura indossata sul viso. La sua ANIMA dalla punta rivolta all'ingiù brillava di un verde smeraldo, colta di sorpresa dalla magia inoffensiva evocata al solo scopo di immobilizzarlo sul posto.
Undyne si fece avanti nel limite estremo del vicolo, dove erano collocati diversi cassonetti dell'immondizia tremendamente familiari, e incrociò le braccia soddisfatta.
-Mi vuoi ammazzare!!- piagnucolò il ladro.
-Nah, ho chiuso con quel lavoro. Poche storie, fai il bravo e vieni con me.-
Trovò il suo atteggiamento e - soprattutto - la sua terrificante magia alquanto persuasivi, per cui non ebbe altra scelta se non essere trascinato fuori dal vicolo, braccato da almeno una dozzina di lance azzurre che lo tenevano sotto tiro.
Quando raggiunsero la vecchia donna affiancata dalla Dinozap videro che stavano conversando con due poliziotti, i quali aggrottarono le sopracciglia alla scena che gli si parò di fronte. La Spearish ebbe l'accortezza di far svanire dinanzi a loro le sue lance magiche, per evitare fraintendimenti; tuttavia, si assicurò che il ladro non le potesse sfuggire bloccandogli i polsi grazie alla sua presa di ferro.
Quest'ultimo forse aveva pensato fosse una buona idea non scappare dalle forze dell'ordine ma fare la parte della vittima, ed esclamò: -Mi volevi ammazzare!-
-Macché, ti ho solo immobilizzato!- protestò Undyne, poi protese una mano palmata verso l'umana dalla schiena curva. -Ecco a lei la sua borsa.-
-Oh, grazie, grazie cara! Non so come ringraziarti.- disse affabile una volta afferrata l'amata borsetta.
-...Signora, mi conferma che questo ragazzo è lo scippatore?- domandò con voce ferma uno dei poliziotti.
L'interlocutrice aguzzò gli occhi e mormorò: -Io... non so, è accaduto tutto così in fretta... La bambina qui è arrivata per ultima di sicuro-.
-B-bambina?- le fece eco Alphys.
Allora credette di aver compreso cos'era successo.
Esaminò il marciapiede centimetro per centimetro con le sue buffe movenze, e scoprì di avere ragione: un paio di occhiali giacevano a terra, la mancanza di un lampione a illuminare la strada li aveva celati alla sua vista.
-Ecco, q-questi sono suoi credo.-
-Ah, e io che mi credevo giovincella, non mi ero nemmeno accorta di aver perso gli occhia-...-
Focalizzò il mostro dinosauro attraverso le lenti, e un secondo debole gridolino esplose dalle sue labbra carnose.
-Oddio!! Un mostro!!-
Il suo vecchio corpo rabbrividì per lo stupore, e indietreggiò sdegnata col suo bastone cercando il sostegno solido e sicuro dei poliziotti.
-...Io non c'entro niente, sono state loro a mettere in piedi questa farsa!- si unì il giovane umano, nel tentativo di incolpare delle creature che non godevano certo di un'ottima reputazione.
-Cosa?! Io e Alphys ti abbiamo visto! E di sicuro avrai strattonato la signora per prenderle la borsa, esistono le impronte digitali, sai? Le so 'ste cose!!- sbottò la Spearish digrignando i denti.
-Basta così.-
Lo sguardo serio del poliziotto che aveva parlato, e che con un pugno di parole si era dimostrato assolutamente irremovibile e traboccante di DETERMINAZIONE, attirò l'attenzione dei presenti e li azzittì a seduta stante.
-Non faremo preferenze illecite sui nostri cittadini, è ufficiale che questi... "mostri" sono ora parte della popolazione e per legge hanno i nostri stessi diritti. Se due mostri l'hanno vista scippare la signora, noi daremo per buona la loro testimonianza.-
Una pausa, dopodiché proseguì rivolgendosi ad Undyne nello specifico: -Lei è la signora Undyne Spearish, dico bene? I nostri colleghi della centrale ci hanno informato della sua richiesta per partecipare al concorso. Inizia a settembre, la aspettiamo. Dia il meglio di lei-.
Il ladruncolo chinò il capo, sconfitto. Non badò a ciò che era stato e ciò che ne seguì, a differenza della coppietta di femmine che diedero più di una sbirciatina al volto raggiante dell'altra.


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Ahhh sono troppo contenta di questa storia! E sì, ci sono (e ci saranno) temi un po' forti qua e là. Spero non diano fastidio, in ogni caso non sono da rating sopra il giallo. La situazione difficile per i mostri non bastava a quanto pare xD Eeee anche Undyne ora ha il nomignolo puccio owo Grazie a tutti delle visite, che per il mio piccolo sono un sacco!
Ci vediaaaamo col capitolo 5, che adoro e non vedo l'ora di pubblicare!
Zziau!

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Capitolo 5
*** La vendetta va servita fredda ***


UT This is life capitolo 5
Mhh lo sentite questo profumino nell'aria, un nuovo capitolo in arrivo... xD Buona lettura!

...And so, this is life


Capitolo 5 - La vendetta va servita fredda

Di fronte a lei vi erano lunghe strisce odorose a imbrattare il muro.
Si estendevano in ogni direzione come se avessero un'origine comune, come se fossero caldi raggi di sole che si espandono nello spazio infinito, piccoli schizzi rossi attorniati da altrettante goccioline dal colore vivace...
La visione durò a malapena il tempo utile affinché Undyne sbattesse le palpebre e sgomberasse la mente da pensieri di sorta, ritrovandosi in piedi davanti al mobile della cucina a osservare due pomodori assolutamente intatti posati sul tagliere.
Per un attimo era tornata indietro a quando abitava ancora a Waterfall, al ricordo tanto spensierato quanto claustrofobico di lei che impartiva lezioni di cucina al suo migliore amico Papyrus, nella sua modesta casa a forma di pesce acquattata sul fondo di una caverna umida e scura. Persino con Frisk aveva improvvisato una mini lezione, e la conclusione era rimasta la stessa, in qualunque suo disastroso aspetto.
Non sembravano esserci scappatoie: il succo di pomodoro destinato a diventare il sugo fresco degli spaghetti avrebbe sempre sporcato in gran parte la parete della stanza, sarebbe zampillato a una velocità impressionante dal frutto pestato e tagliato con brutalità, ed infine il risultato sarebbe stato alquanto discutibile. Undyne era consapevole di essere una frana a cucinare, sapeva che il suo metodo era tutto meno che adeguato, ma le abitudini da guerriera audace e sicura di sé che agisce d'impulso erano dure a morire.
Eppure adesso aveva l'opportunità di rimediare alla sua enorme lacuna grazie alle istruzioni pazienti e attente di Alphys, che con la sua vocina rendeva piacevole e musicale anche il più noioso dei procedimenti; non aveva dubbi che la sua ragazza avesse le carte in regola per diventare un'ottima insegnante, e sperava ardentemente che i suoi successi nel test di teoria per diventare poliziotta le dessero quella spinta necessaria a emulare i suoi sforzi e lanciarsi nel mondo del lavoro, dimenticando le sue paure.
E uno di questi timori a dire il vero era già stato insabbiato nelle profondità dell'ANIMA, accantonato da entrambe per via di un tripudio di emozioni che le aveva investite poco dopo la cattura del ladruncolo di periferia. Se un giorno sarebbe riemerso, con un po' di fortuna ne avrebbero discusso in totale trasparenza.
La Spearish scosse la testa e strinse la presa sul manico ruvido del coltello, poi iniziò sotto lo sguardo premuroso del mostro giallo a tagliare a spicchi uno dei pomodori, accertandosi di agire con tutta la cautela e la coordinazione che le consentivano le sue braccia scattanti.
Alphys era proprio lì a fianco, sopra a una scaletta che le permetteva di raggiungere il ripiano della cucina e assistere la sua amata mentre le dava consigli su quell'arte così stranamente appagante. Stava mescolando in una ciotola gli ingredienti per l'insalata di riso allo zafferano, e il suo delicato tono di apprezzamento arrivò con assoluta genuinità alle sue orecchie-pinne: -Brava, così. Non troppo forte perché se no si p-perde il succo. Quando hai finito mescoliamo al resto e mettiamo in frigo-.
-Ehm... Potremmo scaldarla invece, prima di mangiarla...?-
Incontrò alla sua destra gli occhioni placidi della sua Alphys, la quale generò un'espressione intenerita e ridacchiò beata senza far trasparire, se mai fosse presente dentro di lei, alcun segno di malizia.
-Tii hii... Unnie, è un'insalata di riso, si d-dovrebbe tenere in frigo. Ma so bene che non ti piacciono i cibi freddi, possiamo lasciarla a riposo a temperatura ambiente e m-magari scaldarla un pochino dopo. Non ce lo vieta nessuno.-
Parve trasferirle una scarica magica di energia con quelle gentili parole, e a sentire di nuovo il dolcissimo soprannome che le aveva attribuito nemmeno due settimane prima, il suo umore salì alle stelle.
Quella la fissò sbigottita, aveva letto come un libro aperto lo sguardo di Undyne: l'occhio sano risplendeva furbetto e goliardico, e il suo ampio sorriso metteva in bella mostra la sua lunga serie di temibili denti a spillo.
-Ah! Ihih, aiuto!-
Scese con un balzo dalla scaletta in ferro e scappò via ridendo fuori dalla sala, i suoi goffi piedini che dovettero fare lo slalom fra i volumetti dei manga sparsi per il pavimento.
-Guerra di coccoleee!- esclamò giocosa la sua inseguitrice appena la vide allontanarsi ballonzolando la coda tozza, e con una manciata di passi lunghi e agili la acchiappò vicino al suo vecchio pianoforte rilucente di nero, posto tra la lavanderia nel sottoscala e l'entrata della cucina.
Cominciò a tempestarla di piccoli, fugaci baci sul viso e su ciascuna squama della cresta, facendola ridere talmente forte che qualche lacrima le sfuggì da sotto gli occhiali.
-Ahahah, U-Unnie, ahah pietà, pietà!! Ihih, Unnie!-
L'impeto di vivacità e il pizzico di euforia che l'avevano avvolta si attenuarono, e si accomodò quindi in ginocchio dinanzi ad Alphys, abbracciandola amabilmente; tuttavia, aveva ancora l'impressione di fluttuare tra le nuvole candide del cielo, e congiunse subito la sua bocca con quella della Dinozap, che fece vibrare le corde vocali e riecheggiare in gola un suono basso e sordo a quel contatto. La sentì inoltre sospirare deliziata fintanto che le inumidiva le labbra blu con la punta della lingua, inducendo il mostro pesce a intensificare il bacio mugugnando in maniera prolungata e sommessa. Neppure l'ANIMA della sua maestra cuoca sembrò tirarsi indietro da cotante sensazioni travolgenti, visto che ad un certo punto fu in grado di udirne il battito ritmico e accelerato, pensando a quanto fosse bizzarro riuscirci considerando le grandi e soffici nuvole imbevute di latte a tenerla al sicur-...
-Uhmm-dyne!-
Precipitò all'istante sulla terra in mezzo ai comuni mortali e aprì l'occhio di scatto, sussultando mortificata quando vide una sua mano palmata appoggiata sul petto della sua ragazza, e capendo al volo il perché aveva potuto ascoltarle l'ANIMA con tale trasporto. La scarica elettrica che le arrivò poi - stavolta per davvero - fin sulla spalla fu il colpo di grazia.
Si separarono bruscamente, e Undyne ritrasse rapida la mano rizzando le scaglie cerulee dell'intero corpo prima di scusarsi: -Oh dio. Oh dio, perdonami, Alphy...-
Lei la guardò indagatrice, oltre che confusa e meravigliata; cinse protettiva il seno con le braccia grassocce e, dopo l'evidente shock causato da quel gesto inaspettato, le sue pupille si rilassarono.
-U-Unnie, lo so che n-non l'hai fatto con c-cattiveria, i-io mi fido di te. È c-che, penso s-sia p-presto per... p-per ascoltare l'ANIMA dell'altra, a-anche se non era proprio i-in quel modo, i-insomma s-s-senza, s-senza i v-v-ve-, i v-ves-...-
Neanche i capelli arruffati della Spearish poterono eguagliare il colorito acceso che assunsero le loro guance in quel preciso momento, e le due innamorate furono sommerse da sentimenti contrastanti mentre si studiavano a vicenda colme dell'affetto che provavano l'una per l'altra.
Procreare era considerato per i mostri un'esperienza sublime e miracolosa, ciò di più intimo che si potesse condividere col proprio partner. L'ascolto dell'ANIMA però era ritenuto un atto altrettanto profondo, poiché significava mostrare quella parte del corpo che ospitava la peculiare e unica differenza sostanziale tra maschi e femmine.
Concedere alla persona amata di udire e inebriarsi del battito che donava loro la vita, ed esporsi a lei fiduciosi nonostante il valore sacrale attribuito al genere a cui si appartiene era un qualcosa di incantevole, celestiale, e raramente ci si sentiva pronti a soli tre mesi di convivenza.
-Alphy, i-io non voglio... di certo correre troppo, e non voglio nemmeno spingerti a fare cose che non vuoi. Mi dispiace davvero, dannazione...! S-sono una stupida...- sussurrò la ex-guerriera con tono afflitto, e con un paio di balbettii che la colsero alla sprovvista.
-Non sei a-affatto stupida, sono cose che succedono. E... uh, perdonami p-per la scossa. D-dovrei imparare a contenere la mia magia. Comunque stai tranquilla, non sono arrabbiata.-
Quella inalò a fondo dalle branchie, mentre il dispiacere impresso sul suo volto fu sostituito da un sincero e radioso sorriso, creando un curioso contrasto con le cicatrici derivate dai miriadi di scontri nei quali aveva combattuto.
Alphys ammiccò ondeggiando la coda, e con un cenno del capo disse cordiale: -Ihih, allora che facciamo con l'insalata di riso?-
Stava per rispondere facendo esplodere un'altra volta la sua usuale esuberanza, ma tutto ad un tratto sentirono un fruscio fuori dal portone principale, seguito da un mormorio tenue e dal timbro cristallino.
-Oh no, non entrare così, non è molto educato credo...-
Undyne si alzò immediatamente e avanzò dall'altro lato dell'ingresso, aveva un'idea di chi potesse essere; dallo spioncino vide due figure familiari, per cui non esitò ad aprire la porta e accogliere i nuovi arrivati, inondando la stanza della luce di quel tardo sabato mattina.
-Ciao Shylyn! E tu sei Napstablook, vero?-
La piccola Shyren agitò con flemma una delle sue pinne in segno di saluto, dopodiché il mostro fantasma che fluttuava accanto a lei curvò di pochissimo il suo lenzuolo biancastro, gli occhi che tremolavano inquieti.
-Uhh... Salve... cercavo Alphys Dinozap...- proferì impassibile l'unico maschio del gruppo, e la Dinozap appena menzionata si avvicinò all'uscio con crescente interesse.
Interesse che di lì a poco si sarebbe tramutato in preoccupazione.
-Uhm... ciao... Vedi, Mettaton si è ammalato... Non può venire qui domani per la lucidatura...-

***

Il viale era circondato da una lunga fila di pioppi, piantati in entrambi i lati molti anni or sono e adornati da oleandri cespugliosi alla base dei loro esili, altissimi tronchi bianchi.
L'ampia chioma si elevava imponente verso il cielo, tuttavia stava cominciando ad accusare i primi segni di un autunno ormai alle porte: le foglie che tremavano e scricchiolavano a causa del vento - uno non più così caldo e garbato - erano prossime a divenire color dell'oro, e alcune stavano già volteggiando in aria lontane dal loro ramo natio.
Altre giacevano indifese sopra ai mattoncini che componevano la pavimentazione del viale, e una di queste non venne risparmiata dall'ora calma del primo pomeriggio o dal luogo pressoché abbandonato a se stesso, poiché fu calpestata da un piedino giallo e sottoposta a un peso davvero notevole.
-A-aspetta!- esclamò il mostro dinosauro fermandosi di colpo, una mano che rovistava nel suo borsone tenuto a tracolla e un'insaziabile smania a farla vacillare sul posto.
-Ho p-portato l'attrezzo per le b-braccia? L'olio p-per la rotellina? I-il piccolo pennellino per i p-pannelli??-
-Alphy...-
La sua compagna la guardò impotente, un braccio teso con riluttanza nella sua direzione e le pinne blu e rosse sul punto di afflosciarsi. Da quando il giorno prima avevano saputo dell'amico robotico bloccato a letto con la febbre, la Dinozap aveva deciso insistente di raggiungerlo lei per la tanto bisognosa lucidatura, e i tentativi di Undyne per tranquillizzare la sua ANIMA in pena non avevano riscontrato troppo successo. Aveva pensato al peggio appena avevano letto il messaggio di Asgore che le informava dell'assemblea tenutasi alla fine di agosto, e ora sembrava sopraffatta da un terribile attacco di ansia come in quell'occasione.
-Tesoro, avrai controllato la borsa già dieci volte da quando siamo uscite, sono sicura che hai preso tutto. Sta' tranquilla.- tentò la Spearish sforzandosi di suonare amichevole, sperando tra le altre cose di non rincarare la dose trasmettendole l'apprensione che stava provando nei suoi confronti.
Le piangeva l'ANIMA dover assistere a dei momenti di per sé normalissimi venir affrontati senza leggerezza e serenità alcuna, e soprattutto odiava il fatto di non poterla aiutare in modo veloce ed efficiente rinunciando al vile sostegno del tempo, farle subito comparire grazie al proprio affetto anche solo un piccolo sorriso sulle labbra...
Ma la risposta che uscì da quelle labbra in seguito alle sue parole di incoraggiamento non poté che lasciarla a bocca spalancata.
-No, Undyne io non sto tranquilla, non posso esserlo in q-questa situazione, tu non puoi capire! Se, s-se mi hai accompagnata solo per d-dirmi questo p-potevi, potevi s-s-stare a c-casa!-
L'aveva biascicato con tono irritato e col muso ancora immerso per metà nella tasca principale della borsa, e una volta accortasi di quanto risultasse eccessiva quella sfuriata, Alphys interruppe i movimenti convulsi delle braccia, allibita.
-Oh mio... S-scusami... n-non volevo...- mormorò continuando a fissare il contenuto della sacca, decisamente non con lo stesso intento di poc'anzi.
In quasi due anni di solida amicizia - e stretto legame di coppia negli ultimi tre mesi trascorsi - non ricordava di avere mai risposto con stizza ad Undyne, tantomeno averci litigato: forse era inevitabile che un giorno si sarebbe presentata una situazione del genere, ciononostante provò un senso di amarezza e persino un velo di paura al pensiero di dover far fronte all'ira della sua ragazza.
-...Alphys, sai qualcosa che io non so?-
Aveva scandito ogni singola parola con voce ferma, tuttavia non riuscì a comprendere se stesse celando una vena accusatoria o esprimendo del semplice stupore.
Trasalì fin sulla cresta al suo nome pronunciato per esteso, e nel momento in cui avvertì l'ANIMA che puntualmente la inondava di magia colmarsi di vergogna, il suo sguardo si focalizzò su dei particolari casuali della sua borsa dalle sfumature nerastre; il mostro pesce aveva intuito quel qualcosa che lei non avrebbe voluto rivelare.
-Io... Undyne... la v-verità è che... è c-colpa mia s-se Mettaton ha la f-febbre, i suoi componenti di metallo s-sono parte di lui, se n-non vengono curati r-rischia, rischia d-di... U-ugh...-
Nella breve pausa che le occorse per reprimere un gemito intriso di disperazione, l'altra la batté sul tempo con una seconda domanda, toccando un tasto altrettanto dolente e centrando nel segno: -Quindi... non funzionano le magie curative dei mostri su quel tipo di corpo?-
Alphys percepì in quella frase solamente vivo interesse e grande dispiacere, pertanto raccolse tutto il suo coraggio e alzò gli occhioni finché non poté sostenere lo sguardo dell'amata, la cui espressione in effetti era priva di rancore.
A volte era sorprendente il loro infallibile intuito per questioni così complesse e bisognose di tatto.
-G-già, è così... Deve essere lucidato... c-curato regolarmente con degli attrezzi, o l'ANIMA si i-indebolisce.- ammise la Dinozap, il petto che si alleggerì di un peso ulteriore.
-Lui lo sa?- chiese infine Undyne.
-Sì, Unnie. Te lo assicuro.-
E dopo un tremendo crollo emotivo di tale portata, il mostro tarchiato si lasciò pervadere da un meraviglioso stato di benessere, socchiudendo le palpebre squamose in un'occhiata traboccante di tenerezza. Non poté fare altrimenti; le scaglie sulle guance della Spearish si erano contratte come diretta conseguenza di un caloroso sorriso, la reazione che meno si sarebbe aspettata fino a pochi minuti fa e che adesso stava amando più di qualunque altra cosa.
-Grazie per essere stata sincera, Alphy. Non avere timore di parlarmi di queste cose, ok? Se qualcosa ti fa stare male, se non ti convince... io sono sempre qui. Che tu lo voglia o no, eheh!- rise festosa scoprendo i denti.
-Oh, io... io ti voglio sempre qui con me, Unnie... Mi d-dispiace per... quello che ti ho detto, n-non ero in me.-
Mentre quella faceva vibrare le membrane delle pinne rassicurandola con grinta, la Dinozap zampettò in avanti indicando una casa sul lato destro del viale, nascosta all'orizzonte dalle fronde verdognole e voluminose degli alberi.
-Quella laggiù è la casa di Mettaton e Napstablook. Andiamo, Unnie!-
Non l'avrebbero raggiunta.
Ci fu un attimo di turbamento, una scarica di dolore improvvisa, e Undyne cadde di peso sulle mattonelle della stradina, le sue membra completamente fuori uso e afflitte da una paralisi straziante.
Il primo suono nitido che giunse alle sue orecchie fu uno strillo acuto di Alphys, accompagnato da tonfi di diversa intensità e da furiosi rumori di passi a scuotere il suolo sul quale era costretta a rimanere accasciata, e ad assaggiarne disgustata le polveri.
Qualcuno le tirò i capelli per sollevarle il capo, un gesto che lì per lì non comprese e che dedusse fosse soltanto un capriccio di un sadico spietato che godeva nel far tribolare le sue vittime.
Il motivo divenne lampante quando, nonostante il trauma iniziale, il suo unico occhio fu in grado di mettere a fuoco le due macchie indistinte al suo cospetto, e in quel momento non seppe davvero se provare rabbia, paura, o adrenalina.
La sua ragazza era stata messa al tappeto da un colpo in testa, e i suoi occhi spenti davano l'impressione di combattere contro la volontà di chiudersi per sempre e abbandonarle al loro destino; un essere umano alto e robusto col volto coperto da una maschera e con dei guanti in lattice era chino su di lei, una mano avvinghiata su un'estremità della cresta per assicurarsi di tenerla in posizione eretta e un coltello che le sfiorava la gola, e la sua parlata melliflua non fece che avvelenare quel poco di magia ancora lucida che fluiva dentro la Spearish.
-Ciao, mostraccio orribile... e tu perché quella faccia, cosa sarà mai una scossetta...-
Notò dunque con orrore un dissuasore elettrico spuntargli da una delle tasche della giacca, una visione che riuscì ad inviperirla più di quanto non lo fosse mai stata.
Eppure dovette assistere inerme alla scena, proprio come un fantoccio senza vita obbligato a osservare e udire tutto ciò che accadeva nelle vicinanze, impossibilitato ad agire e difendere se stesso o chi amava.
-Mi stai guardando, vero, creatura ripugnante lì a terra? Credo che la tua amichetta ti sorveglierà dal paradiso d'ora in poi... così magari la prossima volta non metterai i bastoni fra le ruote a mio figlio.-
Fuoriuscì un lamento a denti stretti dal muso della Dinozap, e in quell'istante saturo di panico Undyne capì di avere nuovamente già pieno controllo del suo corpo: ora percepiva chiaramente il fastidio dato dalla sua coda di cavallo tirata all'indietro, nonché la presa violenta di qualche paia di mani che la tenevano immobilizzata sulla pietra dura.
Ma non sarebbero bastate per tenere a bada la sua collera.
-Sarai testimone della sua misera morte.- rise il malvivente stirando la maschera all'altezza della fronte tramite il suo folto sopracciglio, dopodiché conficcò le unghie sulle squame della poveretta e continuò crudele: -Vediamo, come posso ucciderla...? C'è l'imbarazzo della scelta...-
Io sono abituata alle scosse, bastardo! GRAZIE A LEI!
Accadde in una manciata di secondi.
Decine di lance magiche circondarono la Spearish e si mossero verso l'alto a una velocità incredibile per poi scomparire, liberandola dalla presa dei complici che si allontanarono dall'area sfavillante di migliaia di particelle fluttuanti. L'attacco sembrò prendere l'uomo in contropiede, tant'è vero che arretrò colpito in pieno dall'onda d'urto e fu costretto a buttare a terra sia Alphys che l'arma designata per ucciderla, il rosso della sua ANIMA successivamente mutato in un verde acceso dalla magia di blocco della sua nemica.
Quest'ultima, accecata dalla vendetta, non perse tempo a fornirgli alcuna indicazione sul funzionamento dei suoi poteri per rendere leale lo scontro, e si avventò quindi su di lui pronta a scatenare la sua furia con una lancia più grande e potente delle altre; quello che accadde in seguito però non poté prevederlo.
Con uno scatto che parve premeditato, l'umano estrasse un secondo coltello dalla giacca, schivò la lancia scarlatta muovendo il bacino e allungò il braccio cosicché potesse conficcarlo nel ventre di lei, un rivolo di polvere e un mucchio di scaglie che si riversarono sul viale.
Undyne, la sua pupilla lucente iniettata di odio e immersa in una pozza nera inquietante, si portò una mano sulla pancia e crollò sulle ginocchia soffocando un grido di sofferenza, trovandosi presto costretta a liberare l'avversario dal sortilegio poiché incapace di limitarne ancora i movimenti. Il ghigno dell'uomo che la guardò beffardo non aiutò a farla rinsavire da quella morsa di terrore, e fu devastata dalla consapevolezza che quell'aggressione era stata architettata nei minimi dettagli al solo scopo di tenderle una trappola.
L'insulto brutale che quello ruggì e con il quale sembrò leggerle nel pensiero fu la conferma che non si stava sbagliando.
-Schifo su due gambe, sapevo della vostra magia e del vostro vomitevole rapporto, girano cose interessanti su Internet da quando avete invaso la città...-
Fintanto che dette un segnale ai suoi tirapiedi per avvertirli di andarsene, il mostro ceruleo evocò due piccole lance alle sue spalle, pregando fossero sufficienti a intimorire l'umano.
Erano ciò che rimaneva delle sue forze ridotte allo stremo, tuttavia non capì se la loro presenza fu essenziale per finalizzare il suo obiettivo.
-Tsk, ed era anche vero che non perdete sangue, non c'è gusto così. Beh... spero tu abbia imparato la lezione, mostro. Se disturberai ancora mio figlio dal suo hobby innocente, le conseguenze saranno letali per te e quell'altro essere giallo. Addio.-
Recuperò il pugnale caduto lì vicino e sfrecciò via a passo pesante lontano dal luogo nel quale si era compiuto il misfatto, finché non venne inghiottito dall'ombra dei pioppi che bagnava le aiuole variopinte sulle quali avevano messo radici. Una così graziosa stradina di periferia, oramai spettatrice di un avvenimento orribile...
Le sue raccapriccianti parole di commiato risuonarono nella mente della Spearish, gettandola in un vortice di tenebre infinito alimentato da dolore e disperazione; e con Alphys dietro di lei che gemeva debolmente, Undyne stramazzò al suolo e chiuse l'occhio, convinta che la ferita parecchio profonda procurata dal coltello avrebbe mandato la sua ANIMA bianca in frantumi.
Il filo sottile che la legava alla realtà si spezzò, e fu accolta da un mondo oscuro e silenzioso.

***

Aprì gli occhi, e fu abbracciata dalla luce.
Era ovunque puntasse il suo sguardo incerto, e illuminava di mille colori qualsiasi forma - piccola o grande - che riusciva a scorgere attraverso la vista fumosa e ravvicinata che si ritrovò a possedere.
Si sentiva circondata da delle entità estranee; una di queste era a diretto contatto con la sua pelle molliccia, e un'altra era come se la sorreggesse per non farla capitombolare nel vuoto, gradevolmente forte e sicura.
Si concentrò su quella deliziosa sensazione, spostando il viso alla sua destra e guardando la figura blu che la stava ammirando a sua volta.
In qualche modo capì che aveva un'espressione, un senso, e che quella striscia stretta e lunga sotto agli occhi avesse un significato meraviglioso e rassicurante, pieno di un sentimento per il momento sconosciuto alla sua percezione.
La striscia si mosse piano, e uno strano fenomeno attirò così la sua attenzione e le accarezzò i timpani con delicatezza, stimolando le sue fragili orecchie ad aprirsi a ventaglio.
-Ciao... ciao, piccolina...-
E mentre il suo istinto la portò a ricominciare a piangere e ad avvicinare le labbra alla massa morbida e scura dalla conformazione a stella che le venne offerta, quella voce parlò ancora, stanca ma felice.
Maestosa.
-Undyne, piccola mia... Papà è qui, accanto a te.-


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Prima di commentare questo capitolo che amo tantissimo ci tengo a dire che ogni tanto faccio delle correzioni in quelli già pubblicati, avevo sballato gli anni della prigionia dei mostri negli scorsi capitoli... Vabbè, ora è a posto. Che dire, "plottino twistino" come piace chiamarlo a me, l'ultima scena è volutamente fumosa ma si può intuire cosa implichi, e se lo avete capito vi prego di non lanciarmi pomodori anche se siamo in tema, pleaseeee (soprattutto tu, Aes amico mio, perdonami sono pazzaaaaa xD). Le scene d'azione di sicuro sono da migliorare, faccio del mio meglio ^^" Spero che vi abbia comunque convinto, c'è da dire che in questo contesto così improvviso e devastante per la mente di Undyne credo sia comprensibile che si sia lasciata andare. Era senza la sua armatura e si tratta pur sempre di un mostro; nel gioco si dice che questi sono fragilissimi rispetto agli umani. Poi dai... c'è il primo litigio delle due... ve lo aspettavate da me? xD Nella prima scena invece, ho dato una prima spiegazione su come i mostri nel mio universo vivano la loro sessualità. Niente di scandaloso! Ah, ringrazio la nuova arrivata JoSeBach che sta seguendo la storia!
Al prossimo capitolo gente, uno che sarà abbastanza insolito insieme al settimo.
See ya!

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Capitolo 6
*** Agire per chi si ama ***


UT This is life capitolo 6
Pronti? Il sesto capitolo è qui!
EDIT 2022: In questo capitolo ho aggiunto una piccola scena all'inizio, per fare più stacco tra questo cap e il quinto. Spero che la cosa vi piaccia =3


...And so, this is life


Capitolo 6 - Agire per chi si ama

Dalla finestra della sua stanza filtrava la debole luce del sole, questo ormai prossimo ad innalzarsi sopra i tetti delle case limitrofe.
I suoi raggi si stavano senza dubbio indebolendo in vista della stagione autunnale quasi imminente, tuttavia il cielo limpido che quella mattina si stagliava su Pleedothoons Town prometteva un ultimo giorno d'estate dal tepore rasserenante.
Eppure, già da prima che si svegliasse del tutto, il mostro fantasma aveva avvertito le sue polveri pervase dal gelo, proprio come una misera lumaca in mezzo alla burrasca. Come se il suo corpo immune al freddo e a qualsiasi altro fenomeno naturale fosse una menzogna.
Era una sensazione nuova e inquietante. Si sentiva mozzare il fiato da una forza sconosciuta, credeva persino di udire un tetro rimbombo martellargli nella testa, analogamente a un presagio di sventura; ma lì attorno in realtà non vi era che il silenzio.
Nessuna traccia infatti dei gemiti stanchi del Bloonket che spesso in quei giorni aveva chiesto di fargli compagnia, nel mentre che se ne stava a riposo sotto le sue coperte rosa shocking.
I suoi pigri pensieri allora volarono di colpo proprio al suo amato cugino, alla fortuna che aveva avuto nel poterlo riavere vicino dopo la loro tanto sofferta separazione, così si sollevò in aria e fluttuò in direzione della camera di Mettaton.
C'era fin troppo silenzio.

***

Così come era scivolata nel nulla, Undyne si svegliò di soprassalto alzando la palpebra del suo occhio sano e facendo uscire dalle labbra un lamento basso e roco.
Intorno a lei vi era solo un bianco etereo e scintillante, almeno fino a quando non si abituò alla calda e confortante luce che bagnava ogni superficie lì presente, e che le palesò numerosissime sagome squadrate sopra la sua testa. Fu un pensiero fugace, ma quella visione riuscì a richiamarle alla memoria il sogno che aveva fatto in un momento tuttora ignoto alla sua mente stanca e annebbiata, assuefatta da una dimensione di oscurità.
Capì dunque di trovarsi all'ospedale dei mostri, intenta a osservare il motivo a scacchi del soffitto della sua stanza e realizzando di essere sopravvissuta all'aggressione escogitata dall'umano e i suoi seguaci. Il ricordo di quel movimentato primo pomeriggio, trasformato poi nel giro di qualche minuto in tragedia, le riempì l'ANIMA di un odio che non provava da tempo; si era sentita allo stesso modo all'epoca delle sue battaglie contro gli umani caduti nel Sottosuolo, eppure era un'emozione alquanto diversa da ciò che l'aveva assalita nel mentre che il suo corpo era irrigidito dalle scosse di terrore, mentre la sua Alphys veniva minacciata con un coltello alla gola davanti al suo sguardo delirante, e men-...
Alphy...!
Le scappò un secondo fievole lamento, e senza che potesse rimuginare oltre sulla dubbia sorte della sua ragazza delle squame sfregarono lievi sulla sua spalla sinistra, portandole a mille il battito dell'ANIMA. E quest'ultima si ritrovò a proseguire decisa nel suo galoppare sfrenato, poiché Undyne percepì su di sé delle braccia la cui forza e costituzione le erano tremendamente familiari.
Delle braccia che aveva ormai imparato ad amare in tutto il loro essere.
-Unnie... oh, Unnie... S-sei viva, ti sei svegliata...!-
Udire la sua voce fu un toccasana per le sue membra doloranti e affaticate, tuttavia non poteva dimenticare l'immagine spaventosa di lei nelle mani di quell'uomo orripilante, e gracchiò quindi con apprensione: -A-... Alphy, stai bene...? Chi... è stato a... chiamare la...?-
Una volta che la Dinozap sciolse l'abbraccio e apparve nitida nel suo campo visivo, Undyne notò subito le lunghe fasce bianche ad avvolgerle la testa, dall'ampia fronte squamosa fino alle punte più basse della cresta. Cresta che si aspettava venir dilatata dal sollievo in perfetta coerenza con quanto aveva appreso sul suo modo di fare negli ultimi mesi, ma dovette ricredersi.
-Unnie, l'ho c-chiamata io... Sono riuscita a riprendermi quanto bastava d-da quel colpo in t-testa, e ho chiamato l'a-ambulanza col mio vecchio cellulare. S-sono s-svenuta poco dopo...-
Vedendo la sua amata spalancare l'occhio giallo si sentì in obbligo di giustificare quello che per lei era stato un atto di debolezza, e continuò incerta: -I-io ero... t-terrorizzata, spaventata a m-morte. Unnie, hai p-perso... tanta p-p-polvere... T-tutto per... salvare m-me...-
Undyne però la colse di sorpresa, guardandola con la stessa espressione rapita e tingendo ogni parola che ne seguì di un amore sconfinato.
-Alphy, tu mi hai salvata... Grazie, Alphy, senza di te... come avrei...? Amore...-
Allora il mostro dinosauro dentro di sé non poté che maledire le sue perplessità ingiustificate, e immergendosi nel sentimento di profonda affezione che permeava nell'aria rispose con altrettanta, infinita dolcezza.
-A-anche tu sei il mio amore. Se c'è una cosa che mi ha insegnato è che devo fare di tutto, d-dare la mia v-vita per chi amo.-
-L'amore ti... ha insegnato questo?-
Alphys sussultò sconvolta, conscia di aver pronunciato una frase dal significato inevitabilmente ambiguo alle orecchie della sua ragazza.
E lei al contrario lo conosceva eccome; aveva a che fare con un qualcosa che mai avrebbe scordato, e anche se non si era preparata a riportare l'argomento in auge proprio in questa occasione, si rese conto che non voleva più nasconderlo.
-Alphy...?- arrivò titubante il mormorio della Spearish.
Non ebbe altra scelta se non respirare a fondo, lasciando che il tanto agognato nomignolo per cui aveva scritto lunghe fanfiction melense si infiltrasse nel suo corpo tarchiato e accompagnasse le sue timide polveri nel loro scorrere irrequieto, donandole energia e coraggio.
-Io... no, in realtà me lo ha insegnato... m-mia madre. È s-stata lei... Unnie...- cominciò, dopodiché si sistemò sullo sgabello malandato su cui sedeva e premette le manine al petto, stringendo un lembo della sua canottiera dal colore immacolato. -L-lei ha dato la s-sua v-vita per me. È m-morta... d-dandomi alla l-luce...-
Le lacrime trattenute a stento arrivarono a inumidirle gli occhioni con una facilità immane, e le diedero persino l'impressione di nuotare tra l'acqua cristallina di un triste oceano grigio, appannandole la vista e deformando gli oggetti dinanzi a lei tramite un turbinio di sfumature sconnesse che si muovevano confuse.
Tirò su col naso e iniziò a tremare, e in quell'istante la voce di Undyne riempì le mura della stanza, benché fosse ovattata e stesse fremendo dall'angoscia: -Oh mio dio. Oh mio dio, Alphy...-
-...N-non potevo n-nascondertelo ancora. Quella sera a teatro... ho p-pensato a mia madre, m-morta nella nostra povera c-casa nella periferia della Capitale p-per darmi a-a-alla luce... La s-sua ANIMA era t-troppo debole per gestire u-un parto e l'hanno s-scoperto troppo t-t-tardi...-
Il mostro pesce ignorò la fasciatura a proteggerle il ventre e si piegò verso di lei, allungando quindi le sue braccia per sfiorarle i polsi e comprendendo che ora, in quell'attimo che sperava passasse presto, ci fossero delle ferite che necessitavano davvero di guarire il prima possibile.
-Oh Alphy... Mi dispiace, mi dispiace tanto. Non immaginavo... una cosa del genere.- le disse con tono morbido e infelice, sentendosi in colpa per aver infangato tali ricordi con romanticherie esagerate e paure al limite del ridicolo.
Un paio di singhiozzi intanto uscirono dalle labbra della sua amata, le lacrime sempre accuratamente celate dietro le palpebre e soltanto una manciata di brividi a manifestare il suo stato d'ANIMA.
-V-vorrei... solo che fosse f-f-fiera di me... Mio p-padre invece... mi invitava a n-nascondermi, e anche per questo ho puntato al p-posto di scienziata r-reale, per la nostra famiglia, la nostra s-situazione. Lui è s-scomparso qualche tempo dopo, non approvava le m-mie aspirazioni... Non so c-che fine abbia... a-abbia fatto...- raccontò Alphys, intrecciando le sue dita con quelle cerulee del mostro pesce.
-Amore, tua madre è fiera di te, come lo sono io, e come di sicuro lo è tuo padre. Ovunque lui sia.- disse la Spearish nel tentativo di consolarla, dando a ciascuna sillaba un valore vivo e sincero.
-M-ma, ma non riuscirò a s-sentire quelle parole da loro n-nemmeno da morta, siamo destinati a d-dissolverci nel nulla più assoluto, altro che p-paradiso, a-altro che... hic...-
Terminò la sua riflessione pessimista chinando il capo e affondando il muso nelle mani scosse dai singulti, ancora sorrette fermamente da quelle di Undyne. Quest'ultima concesse alla sua ragazza di sfogarsi in tutta tranquillità, consapevole che la Dinozap lo avrebbe fatto senza il minimo timore di essere giudicata; non avrebbe compiuto una nefandezza del genere per nulla al mondo, sentirla anzi così vicina e disposta a mettere a nudo le sue emozioni non poteva che accrescere il suo amore per lei in maniera esponenziale.
-Tesoro... sono qui, ci sono io. Non ti abbandonerei mai, lo sai. Piuttosto sfiderei la natura stessa con le mie lance per stare accanto a te anche dopo la mia morte.-
-Oh...! Oh, U-Unnie...!- aveva squittito Alphys fintanto che la guardava di sottecchi e scuoteva il muso dall'alto in basso.
L'umore delle due migliorò col passare della mattinata.
Parlarono di dolori che avevano già avuto fine, e di care amicizie che invece sarebbero durate da lì fino al tramonto dei tempi.
Discussero su progetti per il futuro all'apparenza lontani e irraggiungibili, che tuttavia grazie al dialogo si aprirono in nuove strade dall'impronta razionale e dal gusto allettante: una avrebbe avvisato della sua assenza al concorso causa infortunio, l'altra avrebbe fatto domanda per entrare a insegnare nella scuola dei mostri.
L'ultima fu una decisa presa di posizione di Alphys che andava ben oltre l'essenzialità della stessa, e che rifletteva il suo desiderio di contribuire a rendere meno problematici gli eventi che la vita aveva di sicuro tenuto in serbo per loro. Sapeva che bisognava dare il massimo e stringere i denti per scorgere all'orizzonte un piccolo barlume di speranza altrimenti confutabile, soprattutto in un mondo pieno di avversità e ostacoli spesso invalicabili. Quella mattina in particolare e anche nei giorni a venire, la Dinozap scoprì che nessun mostro sarebbe stato risparmiato dalle suddette complicazioni.
Stava passando lentamente e dolcemente il palmo della mano sulla guancia sinistra di Undyne, quando nel corridoio affollato di pazienti in via di guarigione e familiari apprensivi risuonò il cinguettio ansimante di un'infermiera.
-Signore, la prego! Venga qui!-
Guardò in direzione della porta con non troppa attenzione, ma la riacquistò in men che non si dica allo stridere familiare della rotellina di Mettaton, il quale comparve all'entrata della camera e si precipitò al suo fianco.
-Alphys! Undyne, che... cosa ho fatto...!- pianse rivolto alle due ragazze emettendo dei sibili piuttosto innaturali, al che Alphys, notando i graffi sugli arti snodabili e i ripetuti fremiti a scuotere tutto il suo corpo metallico, scese dallo sgabello e provò ad avvicinarlo a sé.
-Oh m-mio dio! Mettaton t-tu hai la f-f-febbre alta, hai b-bisogno che ti...-
Il Bloonket fuori dal comune ignorò l'esclamazione dell'amica e fronteggiò con i suoi pannelli dalla luce opaca ciò che gli si parò davanti nel suo insieme; non si capacitò degli orrori che la coppietta aveva dovuto sopportare, e convinto di esserne l'artefice si ritrasse dal tentato abbraccio e scivolò indietro facendo scricchiolare la gambina di ferro malconcia.
-Oh no... Io non volevo questo, è colpa mia, è solo colpa mia! Se solo non mi fossi ammalato, se non avessi...!- si interruppe di colpo, neppure le sue parole al sicuro dal malanno specifico della sua condizione.
-Mettaton, diamine, non...- fece Undyne inutilmente inclinando il collo, frastornata.
-Ti p-prego, resta q-qui in ospedale, ho la b-borsa con tutti gli attrezzi, t-ti curerò...!-
Neanche la supplica della sua compagna aiutò a ristabilire l'ordine nella mente del mostro fantasma, oramai un fantoccio inerme gettato negli abissi del puro sconforto.
Il robot mosse flemmatico la rotellina per riposizionarsi di fronte all'ingresso della stanzetta, proprio dove l'infermiera dalle piume color caffè stava osservando la scena stupefatta, e appoggiò un guanto sui pulsanti a manovella rotti e inservibili prima di far uscire dai suoi componenti in metallo un sussurro funereo: -No... Io... io non mi merito...-
-Signore, stia calmo!-
-M-Mettaton!-
-Ehy, tostapane, vieni qui!-
Non poté reggere ulteriori voci soffocanti o visioni in cui la sofferenza la faceva da padrone. E con la magia che ribolliva rovente sopra al suo display, Mettaton percorse il corridoio a ritroso e fuggì, un'unica promessa a riecheggiare nella struttura e ad attirare gli sguardi sbalorditi dei curiosi su di lui.
-Vi vendicherò, ti vendicherò!!-

***

-...Mi vendicherò, stanne certa!-
-Okay, okay.-
La bambina distese le piccole labbra rosa e ritrasse la manina per riadagiarla dall'altro lato del vasetto, di modo che risultasse pressoché inesistente il rischio di far cadere sul pavimento quel fiore scorbutico assieme alla terra umida a circondargli le radici.
Dal suo tocco gentile aveva guadagnato una minaccia che non ebbe alcun effetto intimidatorio su di lei, se non incrementare la sua vena giocosa e trasmetterle un'ondata di tenerezza quasi dolorosamente commovente.
Era solita dare il buongiorno a Flowey ogni mattina con una carezza sulla cima del capolino che gli faceva da viso, e il gesto a seconda dei casi veniva ricambiato o da un insulto, o da un brontolio assonnato.
Quel giorno il suo bizzarro compagno di stanza era già sveglio quando si era alzata sobbalzando sulle lenzuola e si era incamminata con l'ANIMA in gola per recarsi in soggiorno, dimenticandosi apparentemente delle sue vecchie e tenere abitudini. Ciononostante, come di consueto, Frisk si era prima preoccupata di dimostrare il suo forte attaccamento sollevando il vaso appoggiato sul comodino e portandolo con sé, in vista delle coccole che sarebbero comunque arrivate; aveva sfiorato la fronte di Flowey una volta giunta a metà strada, e la sua reazione per quanto scontrosa non le era sembrata così maligna e aggressiva.
-Okay un corno, lo farò davvero! 'Ste schifosaggini sdolcinate non le sopporto!! E tu lo sai!- proseguì il fiore scoprendo i denti, deciso a non farsi mettere i piedi, o meglio, le mani in testa.
Quella lasciò passare qualche secondo prima di rispondere, mentre le sue gambine moderarono poco a poco l'andatura spedita con la quale aveva inaugurato un giorno di fine estate che sarebbe rimasto nelle memorie di tutti i mostri. In quei minuti ancora ignari di qualsiasi avvenimento rilevante, tuttavia, i pensieri che le affollarono la testa furono ben altri, e sotto un occhio attento forse fin troppo complessi per una bambina della sua età.
Lei sì, sapeva.
Flowey era incline al litigio e chiuso nel suo guscio di rabbia e cinismo in qualunque momento riuscivi a interagirci, un mascalzoncello letteralmente senz'ANIMA e - per questo motivo - privo di buoni sentimenti o della capacità di riconoscerli e ricambiare con gli stessi; era però il figlio creduto morto dei suoi genitori adottivi, un Fiore Dorato pregno dell'essenza vitale di Asriel che tramite un'iniezione di DETERMINAZIONE eseguita dopo la sua dipartita da una giovane, ingenua Alphys, aveva acquistato volontà d'essere.
Frisk aveva potuto entrare in contatto con la vera forma del piccolo mostro capra al termine della sua personalissima avventura nel Sottosuolo, e la loro breve benché piuttosto intensa conversazione non aveva lasciato alcun dubbio sulla sua vera natura: si trattava di un bambino con le sue paure e le sue gioie, dei desideri e sogni in parte infantili o in alternativa condivisibili da chiunque, e un amore incondizionato per la sua famiglia andata in rovina.
Era proprio come lei.
Ecco perché in realtà il suo stuzzicarlo di continuo non era certo un modo per prendersi gioco di lui, ma anzi un disperato espediente per cercare di far riemergere dei sentimenti che non fossero indicativi di un odio perenne, o che potessero comunque discostarsi dai cenni di stizza e dalle offese sempre dietro l'angolo. La sola idea di riuscire nel suo intento le infiammava l'ANIMA di un'energia inaudita, e al ricordo delle miriadi di rispostacce che aveva ricevuto le piaceva pensare che Flowey, pur se in maniera impercettibile, stesse cambiando in positivo.
-Va bene, mi terrò a mente che preferisci meno coccole.- sorrise di nuovo fintanto che avanzava verso la porta che conduceva al soggiorno, e ignorando l'occhiataccia del fiore vista di sfuggita, la piccola umana sostituì il suo sguardo divertito con uno più serio: -Dai, andiamo da mamma e papà. Non vuoi sapere se le zie stanno bene?-
-Bah...- fu il suo prevedibile commento, dopodiché chinò il capo per fissare il terriccio sotto di lui ed evitare di incrociare gli occhi dei genitori, le cui voci risuonarono ormai vicinissime.
Frisk li trovò seduti ai lati opposti del lungo tavolo al centro della stanza, e a quella visione le venne spontaneo chiedersi quando li avrebbe visti occupare finalmente due sedie una vicina all'altra, disposti insomma a dimenticare le loro incomprensioni.
...Perlomeno, dalla parte di Toriel.
-Ciao cara, il latte con i cereali è già pronto. Stavo per venire a svegliarti.- la salutò la Pyroat generando un'espressione serena e indicando una tazza colorata dalla quale si elevavano frequenti sbuffi di vapore.
-Ciao mamma, ciao papà.-
-Buongiorno, piccola Frisk. E anche a te, Floweet birbante.- ridacchiò Asgore mostrando i canini appuntiti, ma dalla smorfia della sua ex-moglie qualcosa gli disse che la battuta non era stata gradita.
-...Solo birbante mica tanto, se dice ancora parolacce come ieri dovrò pensare seriamente di fargli saltare la cena.- affermò con severità osservando quello che credeva essere un esemplare di una specie inventata da Frisk. -Non voglio che ti sia di cattivo esempio.-
-Non le dirò mamma, ok? Lui lo sa di aver sbagliato.- la rassicurò, e sentendo tali parole Flowey inclinò ancor più la corolla e fu percosso da un brivido, uno che fu percepito anche da colei che lo stava tenendo stretto al suo fianco sinistro.
-Ci sono notizie su zia Undyne e zia Alphys? Stanno bene?- domandò la bambina DETERMINATA a cambiare argomento, e si avvicinò così al tavolo posando il vasetto di plastica sul legno duro e accomodandosi nella sua sedia a misura d'uomo.
-Stanno bene, cara. Prima che tu ti svegliassi abbiamo ricevuto un breve messaggio, stanno tornando a casa proprio adesso dall'ospedale.- rispose Toriel con tono amabile e calmo.
La sua usuale dolcezza però nelle frasi a seguire non trovò alcuno spazio vista la reazione della figlia, la quale abbassò il mento e strinse le manine a pugno.
-Mi... sento in colpa...- mormorò sconsolata mentre contemplava apatica i cereali che galleggiavano placidi sulla superficie del latte, una discreta colazione scaldata pochi minuti prima dalle fiamme magiche della madre.
Quella incrociò le lunghe braccia e il suo volto si rabbuiò, soltanto per essere compromesso ulteriormente dall'intervento di Asgore.
-Frisk, non temere, ok? Migliorerà la situazione, vedrai.-
-Pensavo... che qui in Superficie avreste potuto vivere tutti meglio. Forse devo fare di più, devo di nuovo parlare di persona con il s-...-
-FRISK, tesoro. Fai colazione tranquilla, guardati i cartoni alla TV.- si intromise furente la Pyroat porgendole il telecomando e guardando truce il mostro capra con cui, per amore della giovane umana, aveva deciso di vivere sotto lo stesso tetto.
Il televisore fu acceso come unico fine di obbedire a una Toriel già irritata di suo, e Frisk non badò nemmeno al canale scelto in automatico dal dispositivo; tutto ciò che captarono le sue orecchie furono i borbottii alterati della madre e quelli esitanti del padre. Sebbene non avessero intenzioni ostili a lei, il loro vociare divenne un sottofondo decisamente insostenibile per una bambina in tenera età che desiderava solo la felicità e il benessere dei suoi amici, e forse anche alleggerire i pensieri opprimenti che gravavano sulla sua ANIMA...
-...Non dovevi chiederle una cosa del genere, ma come ti è venuto in mente?!-
-Il... discorso del portavoce? Pensi ce l'avremmo fatta da soli?-
-Asgore, è solo una bambina, questa è una responsabilità troppo grande. Sta persino venendo con te per presenziare ad alcune assemblee, per quanto lei abbia deciso di aiutarci non possiamo pretendere tutto questo!-
-Toriel... pensavo fosse una buona soluzione. Ma... non ho pensato attentamente a quanto sarebbe stato difficile farsi accettare in un mondo nuovo. Hai ragione, è troppo piccola. Ho sbagliato.-
-Tu ne hai fatti a valanghe di sbagli, Asgore Dreemurr!-
-C-cosa suggerisci per...-
-...Ahó, il canale dei cartoni è il dodici, Frisk.-
Il rimprovero di Flowey riuscì a riportare sulla retta via la mente della bambina, e quest'ultima abbozzò un sorriso nell'udire il proprio nome uscire con una sfumatura incredibilmente scherzosa da quelle labbra sputa-veleno.
Tuttavia il dito non arrivò a sfiorare neppure di striscio il bottone del telecomando, poiché l'immagine che vide nello schermo davanti a lei la paralizzò sulla sedia del soggiorno.
In televisione c'era Mettaton, che con le sue braccine grigio scuro e il corpo squadrato stava spintonando di continuo l'inviato munito di microfono per essere ripreso dalla telecamera, certo fino alle polveri più intime che il suo avvertimento traboccante di disprezzo sarebbe arrivato a destinazione.
-...TU! Tu... se mi stai ascoltando...-
-Via, portatelo via!- giunse un grido fuori campo, seguito da rumori e tonfi sia ovattati sia vicini all'obiettivo traballante e ora perfino dalla messa a fuoco instabile.
Tre uomini si gettarono quindi sul robot cercando di immobilizzarlo e separarlo dal giornalista in preda al panico a cui era stato sottratto il microfono, ma all'improvviso Mettaton smise di opporre resistenza.
-...La... pagherai... per aver ferito... Alphys... Sappi... ques-...-
Il Bloonket non arrivò all'ultima sillaba, e cadde inerme al suolo.
Ci fu un sibilo acuto che andò scemando e che vibrò nei timpani di ciascun essere testimone di quella scena spaventosa; ne conseguì un silenzio glaciale, attonito, inorridito, poi rotto dal parlare sfrontato e ignorante dei giornalisti dentro lo schermo.
-...E adesso che facciamo?-
-Ma sarà un mostro?-
-Ma no, è un robot, buttatelo da qualch-...-
-INTERROMPI il servizio, interro-...-
L'inquadratura si annerì e fu sostituita dallo studio perlaceo occupato dalla conduttrice del telegiornale, la quale dedicò tre secondi appena per scusarsi dell'accaduto.
Nella dimora dei Dreemurr, gli occhi dei presenti erano fissi sul televisore. Se il loro sconcerto avesse potuto avere un suono, esso sarebbe stato sovrastato esclusivamente dalla domanda vacillante di Flowey.
-...È... è morto...?-
Questa volta Frisk non dette peso alla dimostrazione di empatia nel tono di voce del fiore: scattò in piedi in modo talmente fulmineo che la tazza si rovesciò sul tavolo, dopodiché si precipitò verso la porta d'ingresso con Asgore alle calcagna e uscì all'aperto senza mai smettere di correre, il battito dell'ANIMA a martellarle la gabbia toracica minuta.
Avrebbe tanto voluto che almeno metà di quei battiti potessero raggiungere, così da poter virtualmente tenere in vita, il mostro che era sparito dall'inquadratura in maniera ben lontana da come i suoi spettatori erano stati abituati, e pregò che tale attimo di sgomento potesse essere un caso isolato nei giorni ancora numerosi da trascorrere in Superficie.
Credeva l'esatto opposto di quanto aveva detto Flowey, che lei potesse agire prima della tragedia, e questi pensieri la riempirono di DETERMINAZIONE, deformando lo spazio-tempo a pochi passi dal cancello di casa.
...E il piano B fu così predisposto.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Eh sì, questo capitolo è mooolto particolare per i miei standard, ed il prossimo lo sarà ancora di più! Ho scritto qui per la primissima volta in modo dettagliato su Frisk e Flowey, e nel settimo esplorerò altri personaggi... spero che gradiate! Ovviamente Alphys e Undyne saranno sempre presenti, dopotutto ho bisogno delle scene pucciose con loro due, gniiiii! xD Mi auguro di non aver turbato nessuno con il racconto di Alphys nella prima seconda scena ç_ç Ringrazio l'utente Lucrezia_Corvonero che con una recensione mi ha fatto sapere che sta seguendo la storia, grazie davvero! Non siate timidi e ditemi cosa ne pensate!
Prossima tappa: capitolo 7! A presto!

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Capitolo 7
*** Questa volta, così è andata ***


UT This is life capitolo 7
Iniziamo il nuovo anno con il settimo capitolo, dai!

...And so, this is life


Capitolo 7 - Questa volta, così è andata

-F-Frisk...?-
La piccola figura che aveva visto sfrecciare dall'altro capo del giardino si era gettata su di lei a una velocità disarmante, come se la sua vita dipendesse esclusivamente da quel forte abbraccio con la quale l'aveva avviluppata.
Alphys aveva chiamato il suo nome smuovendo un ciuffo castano vicinissimo al suo musino sbalordito, e il balbettio inconfondibile che le era sfuggito dalle labbra non poté che colpire l'umana dritta nell'ANIMA. Il sussulto che le guizzò in petto, infatti, portò la bambina a dover trattenere un improvviso singulto carico di sconforto, mentre si assicurava di stringere in maniera ancor più energica le sue braccine attorno alle scapole squamose e massicce dell'amata zia.
Il gesto era impossibile non associarlo all'istante all'essere umano che aveva risollevato i mostri dal periodo buio della prigionia nel Sottosuolo; l'incertezza nel tono della Dinozap derivava soltanto dalla peculiarità della situazione, data dall'assenza del suo caratteristico nastrino verde sopra all'orecchio destro e, soprattutto, dal pigiamino chiaro che Alphys si ritrovò a sfiorare con le mani.
-Marmocchietta! Volevi talmente tanto vederci che sei uscita di casa in pigiama?-
Nonostante i tediosi giorni di ricovero trascorsi in ospedale, Undyne diede voce ai pensieri della sua ragazza senza rinunciare al suo fare scherzoso e spigliato, e la chiave poco prima inserita nella serratura della porta venne dimenticata in favore della bambina.
Il suo ferreo abbraccio, per quanto sembrava quasi dovesse durare in eterno, alla domanda della ex-guerriera venne sciolto in un battito di ciglia, e quando il visino in lacrime di Frisk ruotò verso di lei Undyne trasalì in modo inaspettato.
-Mettaton...! Zio Mettaton era in TV, stava male, è svenuto... è... è grave...- fu il suo mormorio sofferente reso stridulo dal pianto.
Le due rimasero immobili ritte sullo zerbino, sotto shock, ma quel gelido attimo di panico fu rimpiazzato presto dall'agitazione che la notizia aveva portato con sé, e da ciò che l'umana desiderava poter infondere in loro: pura frenesia e volontà di soccorrere l'amico in pericolo, qualunque cosa dovesse accadere.
-Frisk! F-Frisk hai visto d-dov'era? L-lui ha la f-febbre a-a-alta, devo r-raggiungerlo e curarlo!!- squittì Alphys così velocemente da rischiare di mordersi la lingua, e in un baleno alzò atterrita le sue braccia cicciottelle finché non arrivò a toccare le spalle di Frisk, bramosa della risposta che avrebbe salvato la situazione.
...E che, ovviamente, non si fece attendere neanche di un secondo.
-Dietro di lui e a quegli uomini c'era, c'era il teatro di Mettaton, in periferia, visto da davanti...!- singhiozzò la piccola, gli occhietti strizzati colmi di sentimento puntati sulla zia provvista di coda e pressappoco alla sua modesta altezza.
Il cenno d'intesa che si scambiarono dunque la coppia di ragazze fu tutto quello che servì per concordare i preparativi necessari al salvataggio disperato di Mettaton.
La Dinozap recuperò in fretta e furia il borsone appoggiato davanti alla porta d'ingresso, lo stesso che aveva riempito il giorno dell'aggressione con gli oggetti utili per lucidare il Bloonket robotico e che aveva tenuto fino ad ora all'ospedale dei mostri, e se lo mise a tracolla; dopodiché Undyne sollevò sia Alphys, sia la bambina da terra e attraversò il giardino con entrambe sottobraccio, una per parte.
La sua considerevole forza fisica avrebbe permesso alle tre di spostarsi assieme senza la preoccupazione del peso e dell'ingombro della borsa, e le sue agili gambe le avrebbero condotte dal mostro fantasma più velocemente di qualsiasi autobus avessero potuto prendere.
Mentre la Spearish urlava le loro intenzioni ad un Asgore appena giunto al cancello del giardino e correva a perdifiato verso la meta stabilita, l'umana premette una manina sulla sua ANIMA pulsante, pregando che al suo arrivo non vi fosse alcun granello di polvere ad aspettarla.
Non anche questa volta.

Sans socchiuse gli occhi nerissimi e lasciò passare qualche attimo prima di raggruppare le idee.
Si era svegliato grondante di sudore dopo quello che credeva essere stato un incubo terribile - ora sprofondato per sempre nel suo subconscio - e si era seduto sopra il lenzuolo del suo letto respirando affannosamente e osservando la stanza attorno a lui con espressione assente.
Non c'era niente di strano o fuori posto in quello che vedeva, almeno secondo i suoi standard: la sua nuova camera era disordinata tanto quanto l'ormai lontana abitazione a Snowdin che aveva condiviso anch'essa col fratello Papyrus, l'ora tarda segnata dalla sveglia sul comodino era ciò che si era abituato a vedere negli ultimi tempi appena spingeva via le coperte, e la luce che entrava dalla tapparella semiaperta era tipica di una normale giornata pre-autunnale del mondo della Superficie.
Da tre mesi a questa parte, però, gli risultava assai raro riuscire a trovare conforto nella familiarità della sua casa, persino in situazioni del genere in cui la sola vista del suo cumulo di calzini accanto all'armadio lo avrebbe rinfrancato. Forse semplicemente ancora non vedeva in Pleedothoons Town come il luogo dove avrebbe voltato pagina e continuato il capitolo successivo della sua vita, o forse... la vera ragione era da ricercare in suo fratello.
Durante i giorni di fuoco del trasloco aveva compreso sin dal principio che gli esseri umani erano persone precise e severe, l'esatto opposto di quello che allora si poteva trovare nella cittadina di Snowdin e di quello che Papyrus, con il suo carattere allegro e ingenuo, avrebbe potuto sostenere. Era preoccupato per il suo futuro, e Sans aveva riflettuto molto spesso su quale impiego avrebbe potuto fare al caso loro, uno che poi sperava tantissimo li avrebbe risollevati dall'incombente crisi economica.
Tuttavia sentiva che adesso, a una manciata di minuti dal termine del suo incubo, la causa dell'angoscia dentro la sua ANIMA risiedeva altrove; credeva di aver già provato una simile sensazione, di aver già avuto sogni agitati e spaventosi accompagnati da bizzarri déjà-vu a deformare la realtà davanti ai suoi occhi e...
-SANS! Sans, sveglia!!-
Il grido che aumentò d'intensità all'avvicinarsi del Boneton maldestro e il rimbombo rapido dei passi sulle scale del corridoio non erano affatto un "Buongiorno" inusuale per Sans, e quando Papyrus oltrepassò la soglia della sua camera il fratello si era appena lasciato cadere sullo scendiletto, di modo che potesse indossare le sue ciabatte rosa pallido fuori stagione.
-Ehy, fra'. Che si dice? Hai di nuovo lasciato troppo il tè sul fuoco?- domandò il mostro basso e all'apparenza corpulento al suo cospetto con tono canzonatorio.
-Sans, smettila! È una cosa seria, che io lo abbia fatto di nuovo è inutile saperlo, io un giorno riuscirò a farmelo senza intoppi, è chiaro?? Non è importante sapere cosa facevo mentre ero al telefono, e comunque ho usato lo straccio giusto per asciugare questa volta, e...- finì la sua tiritera e fece un bel respiro, poi esclamò tutto d'un fiato: -...Oh, che diamine, non è il momento! Parlavo con Napstablook, ha visto Mettaton in TV svenire davanti alla telecamera!!-
Il sorriso smagliante dell'interlocutore si incrinò, ma non di troppo; ragionò giusto un paio di secondi sulle parole cariche di preoccupazione giunte al suo rudimentale apparato uditivo, e improvvisamente fu travolto dal déjà-vu più dirompente che avesse mai vissuto, uno talmente forte che gli fece perdere il senso dell'equilibrio per via delle immagini scarlatte e vischiose ad attraversargli la mente...
Fintanto che muoveva un braccio dietro di lui cosicché potesse aggrapparsi al letto e superare il malessere che lo aveva colpito, Sans fece passare altra aria tra i suoi grandi denti in bella vista, sperando che quella seconda domanda suonasse meno insolente della precedente.
-Quindi è vivo, immagino... Non l'ha visto dissolversi in polvere...?-
-Sans...? Stai be-...?-
-...Sto alla grande, eh. Papyrus, credo che un aiutino per Mettaton adesso non sarebbe male.-
Quello colse il suo sgomento velato in uno schiocco di dita. Lo guardò quindi spalancando la mandibola più del solito ed evidenziando così il suo sconcerto, l'ANIMA in petto un blocco di ghiaccio malfermo alimentato da magia colorata di blu che si dimenava dall'orrore.
Il Boneton di fronte a lui non ebbe il tempo materiale nemmeno per muovere i primi passi verso il fratello minore e decidere sul da farsi, poiché si udì chiaramente e inaspettatamente da sotto la rampa di scale il tintinnio del campanello del portone principale.
Si scambiarono un'occhiata veloce, e rifiutandosi di pronunciare qualsiasi parola che sarebbe potuta risultare inutile o inappropriata, Sans e Papyrus raggiunsero irrequieti l'ingresso al piano inferiore.
Aldilà della porta in legno aperta senza indugio alcuno si stagliava la figura di Toriel, la sua veste dal tessuto vaporoso che ondeggiava lieve nella brezza estiva quasi al suo epilogo, ed un vasetto di plastica malconcio - uno che non dava proprio giustizia al suo aspetto regale - sorretto dal suo braccio sinistro.
-La regina...!- fece Papyrus sorpreso sbarrando gli occhi dalla pupilla scura e allungata.
-Salve Papyrus, Sans Boneton.- salutò la Boss Monster con un cenno formale del capo, tuttavia era palese che non le andava di perdersi in ulteriori convenevoli da regina del Sottosuolo, infatti ne seguì solo quello che parve una genuina richiesta d'aiuto di una qualunque madre: -Scusate l'intrusione improvvisa, è per caso passata Frisk da voi?-
Vide i due scuotere la testa, e questo la convinse a raccontare l'intera storia del robot apparso in televisione e vittima di un malore, ignara del fatto che in gran parte l'avessero già appresa dal cugino stesso del mostro in questione.
-È successo... qualcosa, a quel mostro robotico che nel Sottosuolo stava sempre in TV. Stamattina lo abbiamo visto insieme a Frisk in un servizio...-
E in maniera del tutto repentina, Sans sentì la sua voce sfumare in un farfugliare indistinto e ovattato, come se la fonte di quel suono si trovasse ad anni luce di distanza; per qualche strano motivo aveva spostato la sua attenzione sul vaso pieno di graffi contro al fianco della Pyroat, sul fiore dai petali afflosciati la cui espressione era una di puro terrore e sbigottimento.
Riconobbe un qualcosa, e si aprì così un cassetto polveroso dimenticato in un angolo remoto della sua mente.
...Un altro capogiro.

L'oscurità era fitta, eppure riusciva a scorgere dinanzi a lui una macchia confusa di marrone e oro con la schiena curva.
Era china su di un tavolo disseminato per tutta la sua ampia superficie di oggetti davvero singolari, lungo difatti quasi quanto la metà di quel corridoio sporco e abbandonato a se stesso che terminava nel buio più totale in entrambe le direzioni.
Riusciva a udire un lento sussurro dal tono grave soffocato da un incespicare frequente, e la sua visione si spostò su un pannello dalla forma rettangolare installato sulla parete opposta al tavolo, tra due grandi specchi che dal pavimento si innalzavano verso il soffitto.
Il parlare incerto che ancora riempiva le mura di quel luogo tenebroso diventò comprensibile grazie al suo continuo smanettare coi tasti dello schermo, e si tradusse in una scritta verde brillante alla quale soltanto ora diede un'importanza tale da imprimerla nel profondo del suo essere.
E benché fosse l'unica sorgente luminosa a rischiarare il corridoio, non avrebbe mai portato la luce nella sua ANIMA.
"Gli esperimenti effettuati sul prototipo si sono rivelati un fallimento."

Quando sbatté le palpebre e fu catapultato di nuovo nel presente, Sans tentò di celare le sue turbolente emozioni mettendo le mani scheletriche nelle tasche del pigiama. E fortunatamente, il messaggio che Toriel ricevette sul cellulare lo aiutò a eludere eventuali commenti sospettosi sul suo fare anomalo, uno che in effetti non era per nulla riconducibile alla sua persona.
-...È Asgore Dreemurr, dice che Frisk sta andando in periferia con Alphys e Undyne per soccorrerlo.- annunciò il mostro capra mentre allontanava il telefonino dal muso.
Papyrus a differenza di suo fratello era il ritratto vivente di cosa provava in ogni istante, e una volta assimilata la notizia - una che prometteva speranza - della piccola squadra di soccorso prossima ad aiutare il suo idolo, portò i suoi guanti di lana stretti a pugno vicino al petto.
-Dobbiamo fare qualcosa anche noi!! Non possiamo starcene qui con le mani in mano!- esclamò deciso.
La Pyroat però si era voltata indietro, gli occhi puntati sul gruppo di mostri che si stava radunando all'entrata del giardino. Avevano riconosciuto la loro regina, e il piagnucolare che crebbe con l'aumentare delle specie si fece man mano più disperato e insistente.
-È la regina Toriel Pyroat!-
-Abbiamo visto Mettaton svenire in TV, e se fosse morto?!-
-Gli umani l'avranno ucciso?-
-Cosa facciamo, regina?!-
-Regina Dreemurr!!-
La Boss Monster alzò dunque il mento ricoperto da finissima peluria, poi roteò sul posto a passetti leggeri di modo che non desse la schiena alle creature che la stavano chiamando. E nonostante fosse stata messa sotto pressione da cotanta riverenza e dalle responsabilità dovute alla sua carica, la risposta che bisbigliò al giovane Boneton suonò assolutamente priva di qualsivoglia forma di irresolutezza: -Papyrus, questi mostri hanno bisogno di conforto. Credo che questa volta la nostra missione sia restare qui-.


I suoi piedi stavano scorrazzando liberamente sul cemento e sulla ghiaia da parecchi minuti, eppure si sentiva ancora una marionetta vuota e impotente i cui movimenti erano dettati da chissà quale burattinaio invisibile sopra di lei.
Il galoppare spedito della Spearish, una delle doti che aveva appreso da bambina nei suoi allenamenti condotti da Asgore e che la distingueva tra mille nobili guerrieri, aveva portato il gruppetto di soccorritrici poco alla volta sempre più vicine alla periferia calma e pacifica di Pleedothoons Town.
Nel tempo che la Dinozap aveva trascorso con le gambe a penzoloni e il braccio sinistro di Undyne avvinghiato al suo busto, non aveva nemmeno dato peso al notevole spostamento d'aria che pareva averle lacerato le squame della cresta; in quel frangente spaventoso e quasi surreale, aveva percepito invece la sua ANIMA venir dilaniata pezzo dopo pezzo dal terrore di perdere il suo migliore amico, finché tutto ciò che era riuscita ad avvertire dentro di sé era la volontà di tenere stretta la borsa contenente gli attrezzi che lo avrebbero salvato dalla morte.
Anche quando la sua ragazza l'aveva adagiata a terra e le due avevano cominciato a correre di lampione in lampione seguendo le indicazioni di Frisk, per Alphys era come se il suo corpo stesse vagando senza una meta precisa, totalmente immune dagli impulsi che gli inviava all'impazzata la sua fragile mente paralizzata dalla paura. Si trattava in realtà di una manna dal cielo, poiché le permetteva di scongiurare temuti atti di codardia che avrebbe poi rimpianto fino alla fine della sua vita, ciononostante lei era di diverso avviso: se in quel momento fosse stata lucida infatti si sarebbe definita un'incapace, e avrebbe persino provato ribrezzo verso la sua mancanza di raziocinio che non era certo di aiuto in una situazione così delicata.
Tuttavia non era la sola che stava vivendo tali emozioni, in quanto un mostro fluttuante che conoscevano bene era apparso nel loro campo visivo non lontano dalla fermata dell'autobus, e il suo volteggiare scattoso con il quale vennero accolte appena giunte davanti a lui era veramente indicativo del suo stato d'ANIMA tormentato.
-Napstablook! Stai cercando anche tu Mettaton, vero?- gli chiese Undyne inarcando le sopracciglia, spostando inoltre tra una parola e l'altra il suo sguardo attento sull'edificio color paglierino che si stagliava all'orizzonte, unico punto di riferimento.
-Uuh... non c'è... Sono andato nel punto esatto, vicino all'area pedonale... e non c'era nulla...- proferì il Bloonket chinando il capo, e dai suoi occhioni cominciarono a sgorgare le sue caratteristiche lacrime pregne di magia dal potere tuttora ignoto, almeno nella sua totalità.
Non era mai stato molto loquace e neanche troppo espressivo, ma dal tono tremante della sua voce la Spearish non ebbe problemi nel comprenderne il dolore di cui era intrisa. Grazie alla domanda che quindi rivolse a Frisk, il silenzio che avrebbe potuto gravare sull'equilibrio psichico già instabile di suo del mostro fantasma non durò a lungo.
-Il punto esatto? Marmocchietta, hai visto Mettaton così vicino al teatro?-
Forse però non aveva considerato un possibile attimo di smarrimento anche da parte della bambina, poiché quella domanda per nulla fuori contesto o improvvisa sembrò comunque farla sobbalzare sul marciapiede granuloso, portandola a incrociare i piedi scalzi e indolenziti e balbettare: -S-sì, era lì, ma...-
-Allora non c'è tempo da perdere, andiamo a controllare anche noi!-
-No, n-no z-zia...-
Fece per protestare ancora compromettendo la sua parlata fluente con delle suppliche pietose attribuibili a una bambina capricciosa, e inaspettatamente le sue preghiere taciute di fronte a orecchie indiscrete vennero esaudite dal passaggio del furgoncino della rete televisiva, offrendole un buon quantitativo di secondi aggiuntivi cosicché potesse respirare a fondo e agire a mente fredda.
-Dannazione, sono loro, e se lui fosse co-...-
-Io, s-sono anch'io un essere umano e posso immaginare cos'abbiano fatto quelle persone! Se fossi stata una di loro avrei gettato un robot non funzionante da qualche parte, come s-se fosse spazzatura!- urlò la piccola interrompendo la sua singolare zia, mentre il rombo del motore della vettura variopinta si affievoliva nel vento.
-Ehy!! Che stai blaterando?!- la rimproverò stupita Undyne, e aspettandosi uno squittio alterato proveniente dal mostro alla sua destra non poté non guardare di sfuggita la Dinozap.
Pensò a quanto fosse strano trovarla impassibile dopo certe illazioni sputate da un'umana fidata, riguardanti per di più un amico a cui voleva un bene dell'ANIMA.
Stava per chiedere all'amata cosa la stesse frenando dal non rispondere prendendo le sue difese, quando le parole della bambina si congiunsero a un ricordo vecchio di svariate settimane, l'intuizione decisiva che le fece sgranare l'occhio e la spinse a prendere nuovamente le due sottobraccio; si lanciò dunque verso un vicolo stretto e sporco presso la fermata del pullman, con Napstablook che volteggiava a qualche metro di distanza e un grido concitato che mutò le vie silenti del quartiere.
-IL VICOLO CON I CASSONETTI!-
Il piano di Frisk aveva funzionato.

Da lì furono necessari soltanto una dozzina di passi lunghi e spericolati per raggiungere il corpo esanime di Mettaton, appoggiato frontalmente su un container dell'immondizia alla fine del vicolo.
Appena Alphys lo aveva individuato a metà tra i muri delle fabbriche che gettavano ombre gelide e perenni sui cassonetti ricolmi di spazzatura, i suoi sensi si erano come risvegliati e aveva tentato affannata di divincolarsi dalla presa possente di Undyne, la quale quasi non credeva di aver colpito nel segno.
-Oh mio dio.- aveva mormorato espellendo aria dalle branchie, e nel momento in cui furono abbastanza vicine, la Spearish lasciò che la sua ragazza potesse cominciare a curarlo con gli unici mezzi che disponevano - e che ora contavano più di tutti - posandola a terra e permettendole di precipitarsi da lui e inginocchiarsi sul cemento.
Prima di iniziare a tirar fuori attrezzi e oggetti vari dal borsone premette due dita su uno dei polsi del robot, rimanendo immobile qualche istante e attirando l'attenzione di Undyne, che sussurrò: -Alphys... La sua ANIMA...?-
Frisk mosse un braccio per reggersi alla gamba destra del mostro pesce. Napstablook invece avanzò inquieto dal lato opposto mentre la Dinozap faceva udire la sua voce, una talmente roca e sottile che sembrava non fosse stata utilizzata da mille anni.
Voce che tuttavia era tinta da un velo di speranza.
-...È debole, p-parecchio. Ma batte ancora.-
Non perse altro tempo prezioso; usufruì di ciascuno strumento che aveva portato con sé per curare e lucidare Mettaton da cima a fondo, lustrando il metallo strofinandoci sopra un panno morbido, ripulendo la rotellina dalla sporcizia incastrata nella stessa, controllando minuziosamente i pulsanti e sostituendoli laddove ce ne fosse bisogno. E fintanto che lavorava senza sosta, quella scintilla di speranza che era nata in maniera impensabile dentro di lei crebbe a dismisura e diventò palpabile, concreta, spazzando via a poco a poco quella miriade di sensazioni sgradevoli che le appesantivano il petto.
Era così assorta nel suo compito che quegli attrezzi toccati e maneggiati con maestria parvero curare anche lei, liberandola dalla trappola infernale nella quale la sua mente era precipitata e aiutandola a riacquistare la sua capacità di intendere e di volere, benché nella sua testa il Bloonket avesse l'assoluta priorità almeno fino a che non l'avrebbe salvato. Non si rese nemmeno conto che nel mentre Undyne aveva chiamato l'ambulanza dei mostri per garantire a Mettaton delle cure ulteriori qualora si fosse svegliato, o che il vicolo si stesse riempiendo di creature angosciate - tra cui lo stesso Asgore Dreemurr - le quali avevano assistito al tumulto generato dalla notizia giunta di bocca in bocca in ogni angolo della città.
Il loro ansioso parlottare fu spezzato da uno squittio di Alphys, uscitole in un lampo dalle labbra appena aveva visto l'ex star del Sottosuolo percosso da un brivido, proprio in seguito all'ennesimo colpetto del pennellino sui pannelli.
Trattenne il fiato quando il display si accese accompagnato da un sibilo, e quando soprattutto ebbe di nuovo l'impressione che un pezzo di ferraglia - di cui sia chiaro, lei era fierissima - potesse ricambiare il suo sguardo tramite pochi giochi di luce su delle piccole lastre ad impulsi elettrici.
-M-Mettaton...- lo chiamò la Dinozap, le sue parole questa volta un soffio lieve nell'ANIMA.
-...Al-... -phys...?- fu il debole sussurro che vibrò dal blocco superiore del corpo e che azzittì definitivamente i mostri giunti nel vicolo.
L'amica provò con tutta se stessa a non scoppiare a piangere dal sollievo, tant'è che per una decina di secondi continuò comunque a passare il panno imbevuto d'olio su qualsiasi angolo o bottone che le capitava, ma ben presto recepì i segnali del salvataggio andato a buon fine, commossa nel profondo. Avvolse Mettaton in un abbraccio disperato, premendo il muso sul display e adorandone l'assenza del bollore procurato dalla febbre alta ormai svanita.
-S-sei vivo, sei s-salvo...!- singhiozzò, e lacrime salate solcarono le sue guance riversandosi poi sui pannelli del robot, ora gialli come l'oro.
-Alphys... ugh...- fece lui alzando un braccio e posando il guanto nuovo di zecca sul fianco del mostro dinosauro, e proseguì abbattuto: -...Credevo di non... meritare le tue cure. Per l'incidente con Undyne... ma soprattutto per come ti ho trattata nel Sottosuolo... Sono stato un pessimo amico laggiù, eppure hai sempre fatto tanto... per me. Non te l'ho mai detto di persona, e mi duole... ma grazie di tutto nerd, tesoro...-
Dopo quella confessione il cugino del Bloonket fluttuò accanto ad Alphys altresì desideroso di stringersi a lui, e fu allora che le orecchie-pinne di Undyne si piegarono leggermente per convogliare le onde sonore provenienti alle sue spalle, forse perché voleva lasciare ai tre un po' di privacy più che meritata.
O forse, perché fu distratta dalla moltitudine di borbottii che ripresero a serpeggiare tra la folla variegata di mostri.
-...Sì è molto toccante, ma ha rischiato di morire per colpa degli umani!-
-È vero, non l'hanno aiutato e anzi, l'hanno lasciato qui a dissolversi in polvere!-
-Potrebbe accadere di nuovo, a tutti noi...!-
-...Io non voglio stare qui in Superficie un secondo di più, piuttosto mi metto in viaggio e morirò da solo nel Sottosuolo!-
Le parole incoraggianti di Asgore che ne derivarono, purtroppo, non servirono a placare l'apprensione dei cittadini vittime dei pregiudizi da parte degli umani, e la Spearish si girò all'indietro osservando sconcertata il tentativo della stessa Frisk di rassicurare alcuni dei mostri che stavano dando sfogo al puro terrore. Quella però si irrigidì quando adocchiò il bidone destinato ai rifiuti in vetro vicino ad un Aaron grosso e muscoloso, e senza un apparente motivo rinunciò nel suo intento e si ammutolì, stringendosi ancora alla gamba della zia.
Allora Undyne, mentre appoggiava protettiva su quei soffici capelli castani una sua mano palmata pervasa da una magia insolita e meravigliosa, si rivolse alle specie davanti a lei interrompendone finalmente gli schiamazzi con un'espressione seria e decisa.
E con una promessa.
-...Io diventerò poliziotta, lo farò per tutti noi, anche per chi non è presente qui adesso o per chi nascerà in futuro. Questa volta uno di noi ha rischiato di morire... Ma giuro che riuscirò a ottenere un posto come poliziotta, e non permetterò che succeda mai più una cosa simile!-


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Innanzitutto, ciaooo ragazzi/e! Passato un buon Natale e Capodanno? Sempre con il lockdown, certo, ma almeno decenti...? Se siete arrivati fin qui, beh... ve l'avevo detto, questo capitolo è mooolto particolare. Mi sono presa tante libertà, come il dare per buono una teoria non confermata della quale avevo parlato nelle note di We are one. Dai è la mia personale continuazione degli eventi di Undertale, me lo concedete vero? xD Vi annuncio che questa è la fine della prima macrosequenza (e proprio come un finale, gli ho dedicato un capitolo un po' più lungo), ma ciononostante non ci saranno variazioni con la pubblicazione dei prossimi capitoli: l'ottavo arriverà come al solito tra due mesi.
To be continued, gente! Ciao!

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Capitolo 8
*** L'incanto dell'ANIMA ***


UT This is life capitolo 8
La nuova macrosequenza parte col botto =3 Ci sentiamo al fondo della pagina!

...And so, this is life


Capitolo 8 - L'incanto dell'ANIMA

Tutto era iniziato con una musica dalle note dolci e potenti assieme, dal ritmo preciso ma che allo stesso tempo dava sfogo alla fantasia più arcana e faceva volare lontano ricordi vecchi di mesi, anni.
Al suono leggiadro dei fili percossi dal martelletto si erano unite giusto un paio di voci che, nonostante fossero diversissime fra loro e dovessero entrambe abbozzare un accento straniero, riuscivano a ricomporre ogni verso del testo mediante vocalizzi e soprattutto collaborare nel miscelare perfettamente bassi e acuti. Benché ciascuna parola fuoriuscisse ad un volume tenue e a malapena udibile dal piano superiore, era sufficiente coglierne la premura intrinseca per far sentire la coppietta in completa sintonia, e per farle rivivere le emozioni che quella canzone riusciva sempre a scaturire al termine di una serie così in contrasto con la sua stessa sigla.
Oramai la definivano "la loro canzone", l'unica davvero in grado di riportarle indietro alla prigionia nel Sottosuolo senza ricavarne un pensiero amaro: venivano trasportate invece nel momento in cui si erano conosciute, e nei giorni in cui avevano coltivato un sentimento prima ignorato e poi divenuto parte fondamentale del loro essere.
E in quel pomeriggio prossimo a una festività già speciale di suo, il piccolo coro accompagnato dallo scivolare cadenzato delle dita cerulee sul pianoforte diventò la chiave di un pentagramma totalmente nuovo e inesplorato.
Quando il semplice grattare di una squama o lo sfiorare leggero di una ciocca di capelli si intromisero nel canto ormai ridotto ad un sussurro che aleggiava nell'ingresso, bastò uno sguardo per farle tacere e acconsentire in silenzio al prossimo passo verso un'intimità maggiore. Sebbene i tasti bianchi e neri non arrivarono mai a replicare le strofe finali della canzone poiché abbandonati in una sorda pausa di diversi minuti, la melodia a cui le ragazze ambivano non si era ancora conclusa e stava anzi sussultando nel petto dell'altra, in attesa di una carezza delicata a liberarla dai vestiti e a sfiorarne le corde.
Ascoltarono dunque l'ANIMA dell'amata a turno, come un duo di cantanti che si alternano in modo affiatato e si immergono nelle profondità di significato del loro pezzo; assaporarono le pulsazioni simbolo di vita sotto al palmo della mano o direttamente a contatto con un orecchio, percependo i propri timpani vibrare deliziati e non desiderando alcuna ulteriore emozione specifica della razza umana, la quale peccava di malizia dall'alba dei tempi.
Non una sillaba aveva rotto la quiete della casa. Tuttavia, dopo l'ennesima occhiata colma di affetto, le due innamorate decretarono la fine della loro confidenziale esibizione risistemandosi nella panchetta davanti al pianoforte, sospirando con appagamento ed emettendo brontolii di gioia a labbra serrate.
-Unnie... Tii hii, oh Unnie...- squittì infine Alphys mentre si riabbottonava il suo golfino pesante e la guardava di sottecchi.
-Amore, è stato bellissimo. La tua ANIMA era...- cominciò Undyne, e una volta riparata anche lei nuovamente dal freddo scosse il capo sconfitta e ammise: -...Alphy, non lo so, è semplicemente indescrivibile. Vorrei sapermi spiegare-.
-Non sei solo tu, nemmeno io saprei spiegare bene cosa ho provato. E i-insegno scienze tra le altre cose!-
-Ah! Scienza e matematica non servono a capire l'amore, dipende tutto da noi!-
Quell'esclamazione suggellata da un sorriso a trentadue denti ebbe uno strano effetto sulla Dinozap; non v'era ombra di dubbio che il loro rapporto si fosse intensificato in seguito a un rituale di tale rilevanza, eppure di fatto per comprendere pienamente i poteri e le meraviglie dell'ANIMA sarebbe stato necessario un altro tassello importantissimo, uno che appena le attraversò dispettoso la mente sotto forma di visione onirica le fece colorare di un rosso acceso le guance squamose, inducendola a esitare dinanzi all'amata.
-...Ehy, non volevo sminuire il tuo ruolo alla scuola! Sei fortissima quando insegni, lo so per certo!- si affrettò a chiarire la Spearish, interpretando in maniera errata la sua espressione a occhi sgranati e la coda tozza ferma a mezz'aria.
Sollevò quindi un braccio e iniziò a grattare la sua mano destra con un movimento forte e ripetuto sulla fronte della sua ragazza, lieta nel constatare che il suo strambo metodo per liberarsi dall'imbarazzo aveva anche la capacità di regalare della tenera e schietta serenità al mostro che amava.
-Ahah siamo una bella squadra io e te, tesoro! Ci siamo allenate alla grande per stasera!-
-Ahahah! P-piano!- rise Alphys strizzando gli occhioni.
Le sue tipiche effusioni, quelle che ogni volta riaffermavano il suo passato da guerriera pestifera e irruente, non le avrebbero impedito di sentirsi estasiata nel passare il suo secondo Natale a Pleedothoons Town in sua compagnia, e poco le importava delle inevitabili urla stonate e "Ngahh!!" sguaiati che avrebbero riecheggiato fino a mezzanotte.
L'avrebbe amata sempre e comunque.
-Diamine, che ore sono? Sono in ritardo?- domandò d'un tratto Undyne interrompendo il suo accarezzare sfrenato e puntando l'occhio giallo nella direzione opposta al pianoforte, dritto sulla porta d'ingresso.
La Dinozap la imitò ruotando il muso alle sue spalle e, aldilà dell'apprensione che provò nei confronti di uno degli ospiti che stavano aspettando, le sembrò di ricevere una coltellata in pieno petto al ricordo della telefonata che avevano ricevuto qualche giorno prima.
Il saggio Turblow di nome Gerson aveva vissuto interi secoli a fianco dei suoi simili, finché nel mese di dicembre non era entrato in coma e non si era saputo che aveva perso definitivamente la sua battaglia contro la vecchiaia.
Molti dei suoi conoscenti e sostenitori del suo operato durante la Guerra tra Umani e Mostri erano andati in ospedale per dargli un ultimo saluto, e la Spearish non aveva potuto rinunciare a fare altrettanto: dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori, lui era diventato una delle poche figure di riferimento che l'avevano aiutata a superare un'infanzia tormentata e a crescere in un mondo buio e opprimente, insegnandole cosa volesse davvero dire essere un eroe e convincendola a seguire le sue orme. Asgore aveva comunicato per telefono che Gerson alla fine si era spento, come di regola, dentro alla pratica capsula che i mostri usano affinché venga conservato ogni singolo granello di polvere del morto, e Alphys non poteva dimenticare l'insolita reazione della sua ragazza appena il re aveva chiuso la chiamata.
-...Alphy, è... è morto, è successo.- aveva detto con un tono all'apparenza freddo e distaccato, ma gli innumerevoli tic e gesti inconsulti che si erano manifestati nel giro di una manciata di secondi avevano tradito la sua sofferenza e rattristito senza precedenti la sua amata, la quale si era subito fatta avanti abbracciandola dolcemente.
Trovarla agli antipodi del suo usuale atteggiamento solare e allegro le devastava il suo stesso umore, tuttavia non voleva nemmeno sembrare una sporca egoista che pretendeva battute e sorrisoni in qualunque situazione difficile a ostacolarle il cammino; Undyne aveva l'assoluto diritto di provare malessere e angoscia, alla pari di tutti quei mostri messi sotto pressione da una complicanza o - in questo caso - dalla perdita di una persona cara.
Fintanto che osservava ancora l'entrata della loro abitazione, si chiese addirittura se non avesse commesso un errore nell'accettare di ascoltarle l'ANIMA, e nel dimenticare dunque per alcuni gloriosi istanti il decesso dell'anziana testuggine. Un fatto così grave e doloroso messo in secondo piano dal desiderio di approfondire un amore...
-Mi sento in colpa...-
Non aveva previsto di dare voce ai suoi pensieri con quel bisbiglio leggero, e la Dinozap sobbalzò sulla panchetta imbottita del pianoforte sbattendo le palpebre in rapida successione, estremamente mortificata da quanto si era lasciata sfuggire.
La frase che udì pronunciare dalla sua ragazza però le scatenò un altro tipo di palpitazione.
-Non devi, Alphy. Gerson ha vissuto tanto, e ha avuto almeno la fortuna di rivedere la Superficie dopo anni e anni. Dobbiamo continuare a vivere la nostra vita anche per lui, lui non vorrebbe vederci tristi, non a Natale.- le spiegò girando un poco la testa, di modo che la benda nera indossata sul lato sinistro non fosse l'unico elemento del volto che Alphys potesse scrutare.
Quella la fissò meditabonda, credendo per un attimo che Undyne le avesse letto nella mente e risposto di conseguenza.
Non ne comprese la ragione, ma ora come ora non riuscì a ritenerlo un concetto astratto o irrealizzabile, lo considerò anzi coerente con ciò che avevano condiviso in un tradizionale momento di affettuosità tra mostri. Che avesse appreso di un fatto simile da qualche parte...?
Le parve quasi di raggiungere una soluzione celata negli spazi più vuoti e oscuri del suo inconscio, poi rinunciò nell'impresa e si rilassò espirando a fondo dalle narici e dandosi della sciocca, stavolta evitando di esprimersi a parole.
Per questi giorni di festa avrebbe rinviato le sue preoccupazioni a una data futura; adesso aveva l'immensa fortuna di poter trascorrere le vacanze natalizie in un tripudio di allegria insieme alla sua innamorata, e non soltanto.
Ogni cosa a suo tempo.


-Mamma, io...-
-No, Frisk. Resta qui, e fai la brava con le tue zie.-
La Pyroat consegnò nelle mani della bambina il suo prezioso vasetto di plastica che aveva fino a quel momento protetto dalle intemperie dentro al suo giaccone di lana, dopodiché si strinse al suddetto abito e avvicinò i piedi in balia del gelo l'uno all'altro soffocando un sospiro.
Toriel apparteneva a una delle molte specie di mostri abituate a non indossare scarpe o calzini, persino nella stagione caratterizzata dalle temperature più rigide e ostili dell'anno: il pelo che si arruffò come meccanismo di difesa era il segnale che il freddo era pungente, tuttavia per natura non riteneva affatto complicato sopportare il disagio che le procurava, e che a conti fatti non era neanche lontanamente paragonabile all'amarezza dalla quale fu investita quando prese atto dell'infelicità di Frisk.
La piccola umana aveva implorato di partecipare al funerale di Gerson insieme ai genitori, aveva proposto di spargere lei stessa le sue polveri nella periferia di Pleedothoons Town, proprio nel luogo dove l'ondata di mostri fresca dalla liberazione dal Sottosuolo aveva fatto la sua pacifica irruzione nella città. La premura che dimostrava verso tutte le creature provviste di magia che aveva conosciuto era encomiabile, e non passava un singolo giorno in cui non si faceva in quattro per aiutare quelli che considerava essere i suoi migliori amici, nessuno escluso.
Agli occhi della madre però lei rimaneva una bambina, e nonostante la sua evidente forza d'ANIMA non avrebbe mai accettato di sottoporla a un peso simile, soprattutto non all'addio definitivo di un defunto.
Ma il profondo amore che nutriva per la figlia non le impedì di provare una pena incommensurabile nel vederla palesemente abbattuta dal torto che aveva creduto di aver subito, e la madre si chinò dunque sul tappetino dell'ingresso avvolgendo le sue grandi braccia attorno al corpicino di Frisk, accarezzandole poi i capelli scuri che portava sempre tagliati a caschetto.
-Mi dispiace... Voglio solo che tu passi un buon Natale. Quello che è successo era inevitabile, non è colpa di nessuno. Sii forte e stai serena anche per me, almeno in questi giorni di festa. Ti voglio bene, tesoro.-
Quella tirò su col naso mentre Toriel si rialzava da terra e congedava con un mesto "Buon Natale" le due ragazze ferme all'ingresso e il piccolo Tipetok, anche lui desideroso di sollevare il morale alla sua amica tramite delle braccia che purtroppo non aveva.
Appena la Pyroat fu inghiottita dalla buia nebbia invernale e la porta si chiuse coprendo definitivamente la sua figura, il mostro viverna dalle squame dorate si rivolse alla bambina accennando un sorriso: -...Yo, Frisk, non essere triste. Anche a me dispiace per il nonnino Gerson, però magari potrà raggiungere il paradiso!-
Attirò così il suo sguardo avvilito e contrassegnato da degli occhi lucidi e strizzati, quest'ultimo oltre che un'abitudine forse un espediente per cacciare indietro le lacrime, e fu sollevato nel coglierne un guizzo di curiosità.
-Sì, purtroppo tu non eri lì, ma... Alphys Dinozap ci ha fatto una lezione particolare in classe nostra quando si è saputo di Gerson.- continuò Tipetok scoprendo i dentoni e facendo un cenno alla maestra lì presente, e il movimento rapido del capo che eseguì cosicché potesse girarsi nella sua direzione lo portò a ondeggiare sul posto, stordito.
Capitava sovente che si dimenticasse di essere un Tynern, una specie di mostro molto delicata e destinata a personificare, suo malgrado, una viverna dalle qualità del tutto contrastanti rispetto alla classica creatura grande e poderosa raffigurata nei miti degli umani.
Chiuse le palpebre e le riaprì, le sue occhiaie dal colore marroncino a dargli un aspetto più buffo del solito, e fece desistere quel paio di braccia tese in avanti preoccupate con una lieve scrollata e un secondo sorriso.
-...Urf! Dicevo, yo, ci ha spiegato tutte le teorie sull'aldilà, che cosa credevano i nostri grandi antenati a proposito della morte di noi mostri, e tutto quello che sarebbe potuto succedere dopo!-
Si rese conto che le sue parole avevano decisamente catturato la sua attenzione, e la vide subito spostare con interesse gli occhietti sulla zia Dinozap, supponendo che le stesse per chiedere qualche informazione aggiuntiva sulla lezione.
A dire il vero sognava da tempo di poter frequentare la stessa classe dell'amica e condividere in sua compagnia un'intera vita scolastica, e neppure l'apprezzamento della sua fastidiosa sorellina l'avrebbe reso così felice; ciononostante, seppur con i miglioramenti avvenuti a favore dei mostri, Tipetok sapeva bene che non erano ancora abbastanza per permettere a due bambini come loro di studiare assieme, o nella medesima struttura.
Adesso in ogni caso era soddisfatto all'idea di averla tirata su o - perlomeno - di averle rimosso dalla mente quegli spiacevoli pensieri carichi di desolazione che la tormentavano, ed era bizzarro pensare che l'argomento detentore di tale traguardo fosse vicinissimo al problema di partenza. Persino di fronte a una simile difficoltà, gli esseri umani non apparivano fragili né insicuri, ma vantavano anzi di un'ANIMA dalle virtù straordinarie.
Si limitò a fissare l'ospite di quella vermiglia che aveva davanti, stregato.
Frisk non notò le gote arrossate di Tipetok poiché ormai si era voltata indietro verso la ex-scienziata, accorgendosi troppo tardi che in questo modo aveva esposto Flowey al mostro meno indicato e avvertendo quindi un brivido percorrerle la schiena.
-Frisk, q-quel... fiore nel vaso...?- domandò Alphys evidenziando un'incertezza quasi spaventosa alle orecchie della nipotina acquisita.
-A-ah...! Questo è... un mostro molto raro, si chiama Floweet.-
La risposta vaga e inconsistente che le uscì dalle labbra non era altro che la spiegazione ripetuta a nastro a chi la interpellava sul già citato fiore, e la bambina ringraziò il cielo che in quell'istante il suo atipico fratello stesse dormendo con la corolla chiusa.
-Alphy, è lo stesso delle assemblee, non ti ricordi?- si intromise Undyne posando una mano palmata sulla cresta della sua ragazza e grattandone giocosa le squame.
-U-uh, in quei giorni stavo pensando ad a-altro, si vede che non l'avevo notato.- fece la Dinozap, e dalla sua espressione intenerita era palese che avesse completamente accantonato il tremore all'ANIMA provato alla vista di Flowey, nonché che stesse adorando oltremodo l'approccio birbone della sua amata nel darle della tontolona.
Assistere a quella scena portò l'umana a distendere le labbra in un ampio sorriso, e d'improvviso il ricordo del funerale di Gerson evaporò lontano dalla sua memoria, rendendo le feste natalizie l'unica piccola tappa dell'anno davvero necessaria per la sua crescita e felicità.
Il passo successivo, era comprenderlo.
-Forza marmocchi, passerete una bella vigilia con noi! Tra poco ceniamo e dopo si parte con le canzoni di Natale!-

***

Dopo il trambusto protratto oltre lo scoccare effettivo della prima ora del 25 dicembre, solo il picchiettare degli artiglietti di Alphys sulla tastiera del computer - e il rumore dello stesso - stavano violando la pace della notte.
Undyne intanto aveva indossato il suo pigiama pesante e si era allontanata dall'armadio della loro camera stringendo tra le mani un qualcosa di cartaceo, ed era seduta da diversi minuti al centro del letto a due piazze che adesso condivideva con la sua ragazza, l'occhio sano che la fissava intensamente.
Alla fine la Dinozap inviò un ultimo messaggio di auguri a Mettaton, anch'egli nel bel mezzo della fase post-festeggiamenti insieme all'amato cugino e in procinto di andare a dormire, poi chiuse la chat e rimase a contemplare lo schermo riflettendo su quanto l'amico le aveva appena detto.
-Alphy, tutto a posto?- azzardò la Spearish trattenendo uno sbadiglio, guardandosi bene dal non usare un tono di voce che potesse svegliare i giovani ospiti che riposavano nella stanza accanto.
-Oh? Sì, tutto a posto. Mettaton è solo un po' p-preoccupato.- ammise perplessa, e il suo sguardo dapprima perso nel vuoto individuò alla sua destra la figura alta e snella della sua compagna che si distingueva a fatica tra le tenebre.
-Non aveva saltato la visita, vero? Sta bene?-
L'interlocutrice ruotò sulla sedia girevole per posizionarsi di fronte alla Spearish, e la sagoma di quest'ultima diventò visibile nella sua interezza quando la lampada sul comodino adiacente alla scrivania fu accesa da un suo braccio muscoloso.
-Sta bene, sì. Lo avevo lucidato la scorsa settimana, mentre tu eri in centrale.- la rassicurò, esprimendo il suo essere calma e tranquilla con la totale assenza di balbettii o scatti nervosi.
Era passato più di un anno dal grave incidente che aveva quasi portato il Bloonket robotico alla morte, e da allora lui e Alphys si erano messi d'accordo nel vedersi regolarmente così da non rischiare il sopraggiungere di altri malanni pericolosissimi; le scadenze pianificate una ad una in maniera minuziosa erano sempre state rispettate, e i dubbi di Mettaton non riguardavano affatto la propria salute.
L'interrogativo di Undyne fu chiarito dall'ennesimo mormorio del mostro dinosauro: -Beh, sai che hanno festeggiato il Natale con Papyrus e Sans, no? Dice che Sans era un po' strano, tutto qui. E, uhm... anche Mettaton sembra meno propenso a u-usare Internet dopo... q-quel fatto-.
Se possibile, il volto dell'altra si rabbuiò come la notte senza stelle che stava ora sorvegliando la cittadina dove vivevano.
Non avrebbe dimenticato facilmente le parole dell'umano spregevole che le aveva aggredite sul viale alberato di periferia vicino alla casa di Mettaton, ecco perché da quel giorno avevano deciso di non frequentare troppo spesso i social sia dei mostri che degli umani, o comunque in generale di postare messaggi accessibili a tutti riguardanti la loro vita privata.
Adesso il Bloonket sembrava aver abbracciato la stessa filosofia in segno di riguardo verso la sua migliore amica, e la Spearish gli era grata per questo.
-Quel bastardo lo butterei in cella all'istante se riuscissi ad avere i suoi dati. Lui e i suoi sgherretti.- ringhiò al ricordo indelebile dell'imboscata subita l'anno precedente.
-L-lo so, Unnie.- annuì sconsolata la Dinozap.
Era consapevole di quanto l'amata si fosse impegnata nel cercare di risalire all'identità dell'uomo, e quanto desiderasse dimostrare le sue abilità ai superiori della centrale che ancora le affibbiavano compiti umilianti.
Cesseranno mai gli umani di prevaricare così nei nostri confronti?
-Ngah, dai non pensiamoci, vieni qui Alphy. Volevo... mostrarti delle cose.-
Quella ondeggiò la coda immediatamente rinfrancata. Spense il computer che possedeva da circa un decennio con un entusiasmo sorprendente, poi si congiunse alla sua ragazza sistemandosi sopra il lenzuolo del letto, e appoggiando la testa sulla sua spalla.
-Aspetta, prima volevo chiederti, che ti ha detto stasera Frisk mentre suonavo?- domandò curiosa, e le stampò un bacio sulla cresta fintanto che la avvicinava a sé.
-Mi ha chiesto se avevo degli appunti sulla lezione di cui le ha parlato Tipetok, le ho dato direttamente il nome del libro di testo!- rise chiudendo gli occhioni, affaticata dalla giornata intensa appena trascorsa.
-Ehy piccola, non ti addormentare, eh! Hai voglia di vedere una cosa per dieci minuti? Poi andiamo a letto.- insistette Undyne.
Ricevette un divertito e assonnato "Mh-mhh" come risposta, perciò afferrò i fogli appoggiati sul piumone e fece un respiro profondo.
-...Oggi ci siamo avvicinate ancora di più l'una all'altra. Ascoltare la tua ANIMA è stato incredibile, non avrei mai pensato di provare niente del genere. Alphy, sento che il nostro legame ora è solidissimo, per questo non voglio avere più alcun segreto con te, e desidero davvero che tu legga questi disastri di lettere che avevo scritto.-
Alphys sbatté le ciglia stupita, chiedendosi se la Spearish si fosse preparata il discorso in anticipo; qualsiasi spiegazione tuttavia non le avrebbe suscitato alcun interesse, poiché comprese che quelle tenere frasi, quel tono fievole ma armonioso... Sentiva davvero che ogni peculiare sfumatura dell'atteggiamento che le stava riservando arrivasse dritta dalla sua ANIMA, e il quesito che si era posta perdurò nella sua testa a stento una frazione di secondo.
Si ritrovò a toccare con le dita un cumulo di fogli e bustine di carta che vennero deposti sulle sue manine gialle, e la Dinozap alternò quindi il suo sguardo non più vacuo dalla stanchezza prima su di essi, poi sulla sua ragazza, sorpresa.
L'espressione che vide abbellirle il volto solcato dalle cicatrici era dolce e serena, e percepì lieta il suo tocco gentile sulla schiena ingobbita mentre continuava a sussurrare: -Sono le lettere che avevo scritto per farti capire cosa provavo per te, quelle che ho scartato, e che non ho mai avuto il coraggio di darti... La più vecchia sarà più di due anni che la tengo. In realtà pensavo di averle buttate, ma durante il trasloco le ho ritrovate e... beh, sono contenta di averle tenute. Ti prego, leggine qualcuna-.
Ammaliata dall'opportunità che le era stata data, quella assecondò la sua richiesta fiondandosi su una lettera mezza spezzettata che si trovava in cima al mucchio, e ben presto scoprì che non riusciva a sottrarsi al suo bisogno di leggere ancora e ancora sui sentimenti dell'amata espressi lì nero su bianco.
Si accorse che a differenza dell'unica arrivata a destinazione, queste erano di sicuro sperimentali, semplici, a volte lunghe poche righe e scritte forse giusto per buttare giù delle idee. In molte vi erano correzioni fatte a penna, scarabocchi, piccole pieghe negli angoli e segni evidenti che fossero state appallottolate dalla rabbia.
-Alla fine credo di... aver lasciato le cose più smielate nell'ultima. Non ne potevo più.- la udì concludere avvertendo le sue morbide labbra sfiorarle la fronte.
Dopo il terzo o il quarto bacio che le riscaldò le squame della cresta, Alphys terminò la lettura e si sentì travolgere da un'ondata di emozioni dirompenti, sforzandosi con scarso successo di non commuoversi al punto di piangere o singhiozzare.
Scelse di essere se stessa e di non trattenere le lacrime: avrebbe addirittura tentato di ricambiare la fiducia di cui Undyne aveva dato prova quella notte.
Si spostò goffa dalla sua posizione e scese dal letto per raggiungere uno scatolone solitario posato sotto alla scrivania, e l'altra la osservò frugarci all'interno probabilmente in cerca dell'oggetto giusto, le sue guance paffute che di tanto in tanto si tingevano di rosa.
Ottenne infine ciò che voleva e si accoccolò di nuovo tra le braccia del mostro pesce, porgendole una pila di fogli a righe conservati dentro a delle buste cristal.
-Unnie... voglio m-mostrarti anche io delle cose, queste sono le mie vecchie f-fanfiction. Su t-te, e me.-


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Questo e i prossimi due capitoli compongono una tripletta che amo tantissimo ;_; Eeee qui c'è la prima morte. Che per carità, non è sentitissima, ma volevo inserirla. ...Aspe, ho detto prima? Ehhmmm... Comunque! Alphys e Undyne si stanno avvicinando sempre più e questo può farmi solo piacere. So che ad alcuni di voi sarebbe piaciuto leggere nel dettaglio dei loro scleri romantici nella scena finale, beh non temete, ci sarà una sorpresa più avanti! Oh, e per la questione di Undyne poliziotta che non riesce a risalire all'identità dell'uomo: anche questo verrà spiegato, non è un buco di trama! Poi vediamo... ho voluto far vedere che Toriel è comunque una tenerona nella mia testa ahah. Ehh basta, non posso commentare tutto il capitolo anche se è pregno di lore u.u Ringrazio sempre chi sta recensendo, o anche solo leggendo!
Aaaal prossimo capitolo!

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Capitolo 9
*** Ciò che lei desidera ***


UT This is life capitolo 9
Lo voleeeete il nuovo capitolo, vero? Eccolo qua!

...And so, this is life


Capitolo 9 - Ciò che lei desidera

Avvicinò le sue mani piuttosto minute fino a quando non arrivarono a toccarsi tra loro, intrecciando le dita cicciottelle in un fagottino informe dalle sfumature giallo ocra. Senza che si accorgesse di alcunché, questo fu adagiato sul suo petto robusto e soprattutto bramoso di calore, un tipo di desiderio che era lontano però mille miglia da ciò che l'inverno suscitava in qualsivoglia individuo.
E rimase lì, seduta in modo sgraziato su di uno sgabello piazzato strategicamente accanto a un vecchio termosifone, a osservare rapita attraverso le lenti l'esigua scolaresca di mostri che giocava nell'ampio corridoio della scuola dove insegnava, le strilla vivaci e le risate furbette a regalarle parte del tepore di cui la sua ANIMA si nutriva in silenzio...
Ma quello stesso silenzio da diversi mesi era mutato in realtà in un grido supplichevole che echeggiava dentro di lei nei momenti più disparati, ponendola di fronte a un'incognita sfuggente e mai del tutto chiara alla sua mente affaticata, impegnata nel mentre in altre faccende di vita quotidiana; capitava di frequente che ricollegasse piccoli oggetti ed eventi all'apparenza insignificanti a situazioni altrettanto ordinarie non troppo distanti nel tempo, inaspettatamente pregne di emozioni che allora non ricordava di aver provato.
Proprio adesso, un paio di alunni giovanissimi iscritti alle elementari stavano improvvisando un "Jingle Bells" stonato - e a dirla tutta in ritardo di qualche settimana - in mezzo a un gruppetto di compagni seduti in cerchio, e le palpebre della Dinozap non accennavano a voler coprire nemmeno per un istante i suoi occhioni persi in un'immagine a dir poco idilliaca, composta da una ragazza dalle scaglie celesti e un Tynern petulante che cantavano a squarciagola sopra a una panchetta ben riconoscibile. Avvertiva un'innegabile affinità con la vocina stridula e le movenze maldestre della coppia di scolaretti, i quali parvero sovrapporsi al ricordo che stava vivendo ed acquisire caratteristiche così familiari, in un mix di code, pinne, branchie e persin-...
-...Alphys? Ci sei?-
Il sogno a occhi aperti che stava assaporando in ogni sua forma si dissolse in uno schiocco di dita, e il mostro dinosauro trasalì da capo a piedi ruotando il muso verso la sua collega, disorientata dal cambio improvviso d'arredo e di colori che ora la circondava.
A fianco a lei, sorretta dalla grossa seggiola dell'aula della presidenza, si trovava una Toriel occhialuta dallo sguardo intenerito e dal sorrisino sottile, una madre amorevole travolta da dei flashback intensissimi risalenti a un periodo della sua vita che aveva rimosso poiché dolorosamente carico di felicità. Prima che avesse chiamato il suo nome e l'avesse distratta dalle sue fantasie infatti, la regina aveva giurato di aver visto una timida luce dorata attorno alle manine della Dinozap, e per esperienza credeva di aver intuito la ragione di tale fenomeno...
Non si poteva dire lo stesso di Alphys, pur se all'esterno dimostrava di voler nascondere qualsiasi strano proposito a cui la sua ANIMA stava aspirando: assunse una certa compostezza nel cercare di riattaccare il filo del discorso, tuttavia il sudore che cominciò a scivolarle lungo la cresta fu un marchio di fabbrica inconfondibile.
-A-ah, dicevi, uh, c-cosa d-dicevi, Undyne lavora a-ancora a-alla centrale e n-nonostante tutto la p-p-pagano e...- balbettò frenetica fallendo miseramente anche nel celare la beatitudine provata durante il suo stato di trance, e scatenando quindi una risatina che risuonò leggera nella gola della Pyroat.
-Mhh, Alphys, lo sai che i mostrini della materna capita che si sbagliano e mi chiamano mamma? Vorresti anche tu delle classi di mostri più piccoli?- scherzò quella ignorando l'argomento spinoso interrotto ormai da una manciata di minuti e allargando il suo sorriso.
L'altra la fissò un attimo stralunata, dopodiché chinò la testa con uno scatto delle spalle e si limitò a mugugnare il suo dissenso, le guance scarlatte che pizzicavano come tizzoni ardenti.
La sua reazione fu abbastanza eloquente e Toriel pertanto evitò di punzecchiarla ancora, sicurissima che la grande professoressa di scienze e matematica che tutti temevano per via della sua bravura, presto o tardi, avrebbe capito da sola cosa voleva davvero.
Mentre un Pyrope di appena cinque anni sfrecciava davanti a loro, e tramite un pezzetto di corda di cui era composto invertiva i ruoli di acchiapparello sfiorando una Temmie della sua età, la Boss Monster fece di nuovo udire la sua voce rimarcando il suo punto di vista sull'attuale situazione lavorativa dei mostri. Diede vita così a un sussurro colmo di speranza, che con estrema efficacia e spontaneità liberò la Dinozap da qualunque accenno di imbarazzo residuo.
-È una vera benedizione che siano state aperte così tante strutture per noi mostri. Le scuole, gli ospedali, e anche la fabbrica che ci ha permesso di riprendere a mangiare gli alimenti tipici delle nostre specie, sono state tutte essenziali per dare un lavoro ai mostri. Certo, la maggior parte di noi non sta facendo il lavoro che ha sempre sognato, e chissà quanto siamo lontani dal vivere una vita normale a stretto contatto con gli umani... Ma si sapeva che sarebbe stato difficile, e un anno e mezzo non è certo abbastanza per cambiare le cose. Secondo me, stiamo andando verso un futuro migliore.-
Espirò sgonfiando il petto, e tacque.
Alphys stava guardando con interesse il mostro capra seduta alla sua destra già a metà del suo monologo, e l'affermazione che le uscì in seguito dalle labbra - e che riteneva al pari di una verità assoluta - si rivelò capace di confortare le due docenti tanto quanto una calda, soffice coperta pronta a ripararle dalla neve luccicante che ammantava lo scenario urbano visibile dalla finestra.
-Frisk è stata una benedizione.- disse semplicemente, stringendosi senza rendersene conto al suo fidato giubbino invernale dal quale, in particolar modo nei mesi più freddi, si separava soltanto in rare occasioni.
Le pagine del libro sostenuto dalle ginocchia di Toriel ripresero dunque a frusciare accompagnate dal pieno appoggio nelle parole della madre, finché una figura molto alta e dai boccoli biondi non apparve dal fondo del corridoio e si avvicinò alle maestre in tutta fretta.
-Signora Dreemurr, la chiamano dalla scuola di Frisk!- farfugliò tra i denti Bratty, una mano che teneva il telefono della segreteria lontano dal muso e l'altra premuta sul ricevitore, cosicché potesse perlomeno ovattare il baccano generato dal gioco dei bambini.
-...Oh, non di nuovo...- sospirò la Pyroat mettendo da parte il libriccino di fiabe della materna e alzandosi dalla sua postazione, il cordless subito sotto a un orecchio penzolante. -Pronto?-
Fintanto che si allontanava a passo pesante e ascoltava cosa il mittente avesse da recriminare nei confronti di Frisk, il mostro alligatore fece un segnale alla sagoma scura di Catty distinguibile a fatica davanti all'ultima aula del piano, invitandola a continuare a spazzare in sua assenza per alcuni minuti.
-...Cioè, di nuovo?! La stanno tempestando, la regina! Cioè, non vorrei essere nei panni di Frisk, pensa le sgridate!- bisbigliò poi chinandosi all'altezza dell'amica, la sua tuta da bidella che quasi rasentava il pavimento.
-Ma non è... n-nemmeno giusto che la chiamino ogni volta. Basterebbe una n-nota sul diario...- rispose tristemente la Dinozap rinnovando la negatività dei suoi pensieri che derivava dalle relazioni sempre e comunque difficoltose con gli esseri umani, una realtà che la sua ragazza doveva affrontare a testa alta ogni giorno.
L'altra espresse la sua approvazione annuendo in silenzio, un atteggiamento inconsueto se si considerava la sua indole da Trendygator ciarlona; era chiaro che entrambe avevano interpretato il gesto dei maestri della bambina come un lamentarsi esagerato e plateale, talmente evidente nella sua incoerenza che gli effetti ormai ricorrenti verificatisi anche quella mattina non poterono passare inosservati.
Questi infatti arrivarono ad attirare l'attenzione di due piccoli mostri viverna seduti di spalle al centro del corridoio, apparentemente impegnati ad ascoltare la stridente imitazione del ritornello di una famosa canzone di Natale.
Raggiunsero barcollanti Alphys e Bratty, i loro occhi che di tanto in tanto saettavano incuriositi sulla maestra ancora occupata al telefono, e il fratello maggiore fu il primo a parlare: -Yo, è Frisk vero? Che ha combinato stavolta?-
Colei che lo affiancava sbatté spazientita la coda, e dalle sue smorfie era palese che avesse trovato quella domanda molto poco intelligente.
-Wi, ma sei scemo?! Lo sai cosa avrà fatto, si fa sempre beccare con il libro di testo dei mostri! Anche tu sul banco fai le barricate con l'astuccio, Croakkee Froggit me lo dice sempre! Non mi hai ancora detto cosa nascondi, wi, dev'essere qualcosa di imbara-...!-
Venne interrotta dalla magia di Tipetok, il quale usufruì dei suoi poteri per far fluttuare in aria il fiocco rosa posto accanto alla cresta da drago della sorella e lanciarlo via, infastidito oltre misura dal suo modo di fare impertinente.
Quella gli urlò di rimando degli insulti infantili infarciti di "Wiii!" acuti e sdegnati mentre inseguiva incespicando l'adorato ornamento fino alla parete opposta, lasciandolo così da solo dinanzi alla Dinozap e alla sua vecchia amica.
-Caro, non dovresti trattare così tua sorella! Cioè, è più piccola di te e non sa ancora padroneggiare bene la magia, non è carino che te ne approfitti!-
-Sì, signora bidella...- proferì mogio il Tynern facendo dissolvere il brillio che scaturiva dai suoi cornini, e fissando il pavimento sotto di lui nel tentativo di nascondere il rossore a pitturargli le guance.
Il rimprovero della Trendygator era stato netto e conciso, eppure dalla scintilla nel suo sguardo sembrava proprio che avesse dovuto trattenere delle grasse risate: il mostro tarchiato non riuscì a capire se si fosse persa il vero significato della scenetta a cui aveva assistito, sapeva solamente che la sua testa fu sgomberata dalle ennesime immagini incomprensibili una volta che udì il fruscio del completo di Toriel in avvicinamento.
Quest'ultima riconsegnò l'apparecchio a Bratty e si lasciò cadere sulla sua sedia rinforzata e voluminosa, le dita di una mano premute sulla fronte corrucciata in un atto di esasperazione.
Quando fu interpellata con l'intenzione di comprendere il - seppur prevedibile - motivo della telefonata, la sua espressione mantenne la stessa identica aria di impotenza.
-...Trascriveva di nuovo degli appunti dal libro scolastico dei mostri invece che ascoltare la lezione. Questa volta li ha pregati in ginocchio, piangendo, di non sequestrarle il libro. ...Io non so proprio che devo fare con questa bambina.-

***

Credeva di non desiderare altro.
Ad eccezione del combattimento animato mediante dei disegni buffi ma frenetici che scorrevano di fronte al suo occhio sano, il tempo sembrava quasi si fosse fermato; tutto ciò che la circondava - e che sentiva le stava scaldando man mano ciascuna porzione affaticata della sua ANIMA - era semplicemente un contrasto troppo grande rispetto all'ambiente lavorativo dove da mesi si ritrovava ad agire. Non c'era quindi da stupirsi se tale meraviglioso frangente era riuscito ad estraniarla dalla cruda realtà della centrale, e a regalarle un numero di minuti imprecisato che permeavano di una piacevole serenità.
Ogni aspetto del suo rientro dal lavoro rasentava la perfezione: le membra stanche e infreddolite a causa delle mansioni davvero poco adatte alla sua professione stavano riposando placide sul divano del salotto, sullo schermo della TV davanti a lei vi erano le puntate in DVD dell'anime che più la divertiva al mondo, e intorno alle sue spalle avvertiva il peso considerevole delle braccia della sua compagna intenta a stringerla a sé ed esaudire l'unica richiesta che aveva espresso appena rincasata.
-U-Unnie, dimmi, cosa ti farebbe stare meglio?- aveva domandato Alphys dopo che avevano consumato la discreta cenetta targata principiante MTT che le aveva fatto trovare al suo ritorno sul tavolo della cucina, cogliendo al volo il suo malumore inconfessato.
-Alphy...!- era stata la sua esclamazione stupita, seguita da un tentennante: -Solo... un po' di coccole, noi due, mentre guardiamo un episodio in DVD di tu sai cosa...?-
E la Dinozap aveva fatto esattamente questo, senza contestare o controbattere, qualsiasi suo impegno rimandato a data da destinarsi in favore della sua ragazza.
Undyne ammirava così tanto la sua sensibilità emotiva, e le era talmente grata per l'affetto e la dedizione che le dimostrava, che non le importava se i baci zuccherini ricevuti a cadenza regolare sulla membrana del suo orecchio sinistro la stavano distraendo dal cartone animato. Nella sua mente pervasa dalle attenzioni languide dell'amata, infatti, le scene si erano susseguite prive di una logica precisa. Oramai l'adorato anime riprodotto sul televisore adempiva al solo scopo di prolungare il clima di benessere che era sceso alla fine su entrambe le due innamorate, ponendo un confine netto tra la coppietta e il mondo vasto e complicato che attendeva loro subito fuori dall'uscio di casa, nella nebbia notturna.
L'abbraccio del mostro dinosauro era l'esatto opposto di quella gelida brezza invernale che le aveva sferzato le scaglie cerulee al termine del turno serale alla centrale, le stesse scaglie che adesso occasionalmente accoglievano il tocco delle labbra di Alphys o il tenero strusciare delle sue squame dure e al contempo levigate. Unito al battito della sua ANIMA a pochi centimetri dal petto muscoloso, e al suo tipico profumo di fiori di campo che le mandava in estasi le branchie coperte dal pullover, la Spearish non credeva davvero potesse avere un sostegno fisico e morale migliore.
Con la testa già appoggiata sulla cresta della Dinozap, fece per chiudere intorpidita il suo unico occhio e abbandonarsi del tutto al sentimento d'amore che le stava inebriando i sensi, quando la voce dell'altra parve spezzare in parte l'armonia creatasi.
-Unnie, te la senti di dirmi c-com'è a-andata?- la udì chiedere titubante, immaginando quanto stesse odiando dover accompagnare un sincero incoraggiamento a dei balbettii che ancora riteneva fastidiosi e controproducenti.
Le sue parole tuttavia non alimentarono nemmeno un ipotetico briciolo di rabbia che avrebbe potuto provare verso di lei; Undyne sapeva che la domanda era stata fatta in buona fede, e non le avrebbe mai negato il diritto di sapere cosa fosse successo mentre si era occupata della pulizia giornaliera, e soprattutto mortificante, degli uffici del comandante.
Iniziò proprio da qui per spiegare l'accaduto, abbassando lo sguardo sul tappeto del salotto ma comunque non rinunciando al contatto ravvivante con la sua fronte dalla superficie ricurva.
-Un'altra volta a pulire come una schiavetta l'ufficio del capo! Come al solito i miei superiori non mi concedono nemmeno uno stupido giro in macchina di controllo. Gli altri agenti non sono troppo scontrosi, affatto, ma si lasciano trasportare...! Alphy, l'ho fatto di nuovo, ho chiesto di poter accedere all'archivio...-
Si fermò sul più bello digrignando i denti affilati e lasciando che il rancore nella sua ANIMA, uno che era cresciuto vertiginosamente nel giro di pochi secondi, potesse evaporare lontano dal suo corpo. Alphys allora rafforzò la presa delle sue braccia grassottelle fintanto che la incitava in silenzio a proseguire nel racconto.
-...Non me lo lasciano fare, Alphy. Non posso recuperare i dati del ladruncolo schifoso figlio di quel bastardo, basterebbe quello per inchiodare chi ci ha quasi ucciso quella volta! E gli altri agenti, dicono che non posso essere sicura che sia stato lui perché non l'ho visto in faccia e la voce era camuffata, e altre cretinate! L'ho chiesto al capo questa sera, dell'archivio, e di nuovo il solito atteggiamento da... da...-
Non andò oltre.
Strinse a pugno le mani deposte sulle ginocchia cosicché potesse frenare un possibile scatto di nervi, e nonostante l'ira impressa sul suo volto riuscì a contenere l'odio del quale il suo stesso petto ne stava implorando la soppressione, disperato.
E accadde grazie a lei.
-Oh amore, amore mio... stai continuando a fare tutto questo per noi due... Unnie, u-un giorno... lo capiranno che non siamo creature i-inferiori, e allora non accadranno più queste cose.- mormorò piano, dopodiché adagiò una sua manina su una di quelle dell'amata e suggerì: -...Mi dispiace, se vuoi c-cambiamo argomento, ti racconto della scuola, ti va?-
La Spearish ruotò il capo e la guardò abbozzando un sorriso, la gratitudine che provava per lei a un passo dall'esplodere lì a seduta stante attraverso un abbraccio vigoroso e dei baci passionali sulla bocca.
Si limitò invece ad annuire con un'espressione trasognata, premendo di nuovo una guancia sulla cresta della sua ragazza e facendo arrivare a destinazione i suoi calorosi ringraziamenti senza l'uso di una singola, futile parola. In quel momento voleva solamente dimenticare l'insoddisfazione e l'amarezza che fino a qualche attimo prima l'avevano investita come un treno in corsa, ed era certa che il resoconto della sua giornata da professoressa avrebbe spazzato via tali sensazioni. Non aveva dubbi.
Nel mentre che si lasciava cullare dai suoi pettegolezzi preferiti ebbe l'impressione di seguire tutta la vicenda al suo fianco, ovunque: durante le interrogazioni alla cattedra concluse al suonare della campanella, nei minuti di pausa dell'intervallo conditi dalla telefonata indirizzata a Toriel e dalla strana reazione di Bratty alle marachelle del piccolo mostro viverna, nelle ulteriori ore di lezione arricchite dalla presenza dei bambini sempre attorno a lei...
E quando il suo parlare calmo e ovattato sembrò mescolarsi alla sigla di chiusura dell'anime arrivato alla fine dell'episodio, una voce riecheggiò dolce nella testa di Undyne, scaldandole l'ANIMA e facendola successivamente trasalire sulla base del divano.

Oh, quanto la amo, quanto amo trascorrere il mio tempo con lei, anche solo così nella quotidianità di tutti i giorni... Se solo la me stessa che mi tiene in vita riuscisse a capire cosa desidera davvero, se solo avesse il coraggio di dirle che...

Sobbalzò insieme alla Dinozap e fissò all'istante ciò che aveva catturato l'attenzione di entrambe, là sopra alla sua gamba sinistra poderosa benché slanciata. Sbalordita, si rese conto che a sua insaputa doveva aver unito la sua mano con quella di Alphys, e che dalle loro dita intrecciate in una stretta amorevole si stava irradiando da chissà quanto una luce verde acqua incantevole, quasi miracolosa.
Oh dio.
Il contatto maldestro che avevano sancito a suon di una magia antichissima venne interrotto all'unisono, e una volta che svanì il bagliore ad illuminarne i dintorni il mostro pesce fu la prima a far sgorgare le sue scuse dalle labbra: -Scusa Alphy, scusa! Non so cosa mi abbia preso, io non so davvero... Scusami, deve... essere la stanchezza, la mia magia fa cose strane quando...!-
-U-Unnie, s-scusami tu... u-u-uh...- si accodò l'altra abbassando gli occhioni spalancati, le sue guance che divampavano per l'imbarazzo.
La Spearish non poté che emulare il suo sconcerto inclinando il collo, prolungando in questo modo il silenzio carico di tensione sceso tra le due e permettendole di riflettere meglio su cosa fosse appena successo.
Anche se la faccenda la confondeva peggio di una formula chimica, non ebbe alcuna difficoltà ad attribuire subito le scuse non necessarie della sua ragazza alla sua usuale bontà d'ANIMA; al contrario, arrivò persino a provare un forte senso di nausea all'idea di averle rifilato una menzogna di quel calibro, e...
Aspetta, era... una menzogna?
Fremette dall'alto in basso, e non a causa del freddo.
Pur non comprendendo quale fosse stata l'origine della strana voce soffusa che era risuonata dentro la sua mente, Undyne si convinse che avesse ascoltato un sussulto della sua stessa ANIMA, una preghiera silente rivolta a far fluire nel corpo del proprio ospite dei sentimenti che stavano rimanendo sopiti per troppo tempo. E ripensando ai diciassette lunghi mesi che aveva vissuto con Alphys, la Spearish iniziò a capire.
Credeva di non desiderare altro, certo. Ma non era così.
Io desidero... desidero avere, con lei...!

***

Tutt'a un tratto il gambo non troppo esile impiantato nella terra trasalì come scosso da una forte emozione, e l'atipico mostro dall'aspetto di un semplice Fiore Dorato fu così strappato dal suo tormentato stato di dormiveglia.
Alzò gli occhi dal vaso ricolmo di terriccio fresco nel quale le sue radici tra un cambio e l'altro erano rimaste intrappolate per più di un anno, e ci mancò poco che non rimanesse accecato dalla grossa lampada da notte collocata proprio nell'angolo della stanza di fronte a lui, la sua fredda luce bianca quasi riconducibile al gelo della notte che regnava oltre alla finestra protetta dalle tapparelle. Si accorse che era ancora posizionato accanto a Frisk, la quale stava ponendo la massima concentrazione nel leggere lo stesso noioso tomo da quattrocento pagine con cui l'aveva lasciata prima di assopirsi, il suo visino contrassegnato da un'espressione seriosa e ora persino imperlato di goccioline di sudore.
Flowey era all'oscuro di quanto tempo fosse passato da quando si era sistemata sulla scrivania della sua camera, tuttavia si ricordava perfettamente che già dopo una ventina di minuti aveva avvertito il bisogno insopprimibile di sbraitarle contro degli insulti coloriti, e forse a loro modo anche originali.
I petali stropicciati dal mancato riposo, stava per sfogare le sue congenite frustrazioni facendo schioccare i denti e preparandosi a un'offesa degna della sua reputazione, ma fu interrotto dal grido soffocato della bambina che venne lanciato dritto verso il soffitto.
-Ci sono!! Tutto ha senso!!- esclamò cercando comunque di contenere il tono della sua vocina stridula, e iniziò ad agitare le braccia in un impeto di contentezza fino a far cadere la fascia elastica che le sollevava la frangia bruna. -Ce l'ho fatta, sono sicura ora! Devo solo chiedere a mamma e papà, e...-
Arraffò tutti i fogli scribacchiati che poteva sparsi vicino al libro, e si diresse subito alla porta con una frenesia che faceva invidia alla sua unica zia provvista di squame.
L'intervento del fiore però, cinico e ostile, la congelò nell'atto di abbassare la maniglia.
-Cos'è, hai pianificato un altro metodo eccellente per suicidarti? Racconta un po'.-
Quella ruotò sul posto e lo osservò attenta, mentre l'accusa del suo compagno di stanza rimbombò nelle quattro mura e la lasciò a bocca spalancata: -Lo so cos'hai fatto quella volta. Ti senti una streghetta furba e carina a usare quella cosa a tuo piacimento?-
Avendo toccato un punto così sensibile Flowey credeva che l'avrebbe messa in difficoltà, o che perlomeno il suo ghigno derisorio le avrebbe fatto dubitare delle sue azioni spaventandola giusto il necessario a soddisfare la sua sete di perfidia. Sentiva insomma che nel suo piccolo sarebbe stata la vendetta perfetta per avergli disturbato il sonno!
...Ecco perché non si aspettava che il suo sguardo, da accigliato, si trasformasse in un'occhiata addolorata e intrisa di un sentimento che non fu in grado di decifrare.
-Che cosa vuo-...?-
-...Sì, forse dovresti sentire anche tu cosa devo chiedere a mamma e papà.-
Non si perse in strane melense spiegazioni.
Si avvicinò al fiore e afferrò il vasetto su cui si ergeva quello che considerava essere il suo fratello maggiore, e uscì dalla camera con il braccio occupato dal recipiente in plastica premuto sul fianco sinistro.


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...Insomma, taaaanta, tantissima tenerezza in questo capitolo, e anche un po' di misteri. E pensare che il prossimo è una roba incredibile ç_ç Mi è piaciuto un botto fare interagire Alphys e Toriel, più avanti ci saranno incontri vari tra altri personaggi sparsi qua e là :3 Ce la farò a far figliare le protagoniste entro il 2023? xD Perché sta diventando un sacco lunga 'sta storia, spero che non sembri tipo Beautiful ahahah! Giusto per dire, ho riletto e sistemato un po' i primi 4 capitoli visto che erano "vecchiotti", e anche We are One! Ma niente di clamoroso, comunque. Poi mannaggia non ho ancora ringraziato l'Hokutello nazionale che mi dà consigli quando ogni tanto gli mando delle frasette della storia dalla dubbia grammatica. Thankssssss!
Ci becchiamo a Luglio, gente! Ciaoo!

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Capitolo 10
*** Come se non fosse abbastanza ***


UT This is life capitolo 10
Questo. Capitolo. Non dico altro, sappiate solo che farò un annuncio importante nelle note finali. Buona lettura.

...And so, this is life


Capitolo 10 - Come se non fosse abbastanza

-Sei ancora sveglia?!-
Ahi, qualcosa le diceva che non sarebbe stato facile ottenere il loro consenso.
Si era forse lasciata fin troppo trasportare dall'entusiasmo della sua nuova scoperta e ostinata convinzione, senza tenere conto che quella serata era davvero poco idonea per anche solo pensare di poter tenere una conversazione pacifica coi genitori, soprattutto se uno dei due era una madre furibonda.
Aveva incrociato i passi della Pyroat subito dopo essere entrata in soggiorno, ritrovandosi davanti un colosso al femminile di soffice pelo bianco imbacuccata fino al collo nel suo pigiama invernale, le palpebre cadenti che bramavano il sonno e diversi ciuffi sotto la bocca inumiditi dall'usuale sorsetto d'acqua che anticipava la sua volontà di andare a letto; era una visione che Frisk in circostanze normali avrebbe trovato buffa e divertente, qualcosa che avrebbe scatenato in entrambe un'allegra risata e uno scherzoso invito da parte del mostro capra a seguire il suo esempio.
L'occhiata torva che Toriel le aveva riservato, però, aveva quasi infranto l'immensa soddisfazione della bambina nell'essere giunta a una conclusione felice che potesse aiutare i mostri e farla sentire in pace con se stessa, facendole assumere un'espressione sofferente ma infiammandole allo stesso tempo la tenacia che traboccava a fiotti dalla sua ANIMA. Quando quella aveva guardato fulmineamente l'orologio appeso al muro per poi fissarla fumante di rabbia e rimproverarla a gran voce, la piccola umana aveva cominciato a riflettere di conseguenza su come avrebbe potuto riordinare le nozioni acquisite nell'ultimo mese trascorso in un ragionamento convincente, poiché ormai certa che soltanto un'esposizione meritevole degli elogi della maestra più severa della sua scuola avrebbe salvato la serata.
Secondo il punto di vista intransigente della Pyroat tuttavia quella non era proprio serata.
...Le lancette segnavano l'una passata.
-Ti prego mamma, ascoltami!- iniziò Frisk rafforzando la presa sul vasetto in plastica dura ancora circondato dal suo braccio sinistro, in un vano tentativo di cercare conforto nel fiore meno affabile della Terra.
-Sei tu che devi ascoltarmi, Frisk! Non ti è bastata la strigliata appena siamo tornate a casa, vero, devi farmi alzare la voce anche a notte fonda! Va' a letto immediatamente, domani o meglio OGGI ne riparliamo.-
-Ma, mamma, ho scritto tutto qui, ho letto il libro, se posso solo...- cercò di proseguire spedita quanto i suoi pensieri, e fece un cenno col capo verso il cumulo di fogli che stringeva nell'altra mano, diradando quindi la nebbia nella mente spossata della madre e risvegliandone l'ira assopita appena qualche ora prima.
-...Sei stata sveglia fino ad adesso per leggere quel libro! Ora basta, lo prendo io e lo ridarò indietro.- tagliò corto infuriata oltrepassando la silhouette della bambina resa evanescente dal contrasto luce-ombra e incamminandosi nel corridoio, in direzione della sua cameretta.
Frisk dovette impegnarsi per non far uscire dei gridolini sdegnati dalle sue tenere labbra, e le andò dietro a velocità moderata cosicché nemmeno il rumore delle sue ciabatte imbottite potesse innervosire ulteriormente la Boss Monster già a metà del tragitto: benché fosse consapevole di avere un'infinità di altre occasioni, si rifiutò di credere che quella notte sarebbe andata in fumo la sua grandiosa opportunità di rivelare ai genitori i suoi tanto ambiti progetti, e magari di attuarli nell'arco di poche settimane.
Le sue mute preghiere vennero esaudite dall'apparizione di una grossa testa cornuta che fece capolino dalla camera da letto di Asgore, interrompendo così il via vai notturno nel corridoio con un tempismo e una naturalezza di cui lei gli sarebbe stata grata in eterno.
-Cosa succede?- chiese stupito il nuovo arrivato nel mentre che la lampada a LED fuori dalla sua stanza gli annebbiava la vista, portandolo di riflesso a strizzare le palpebre.
Sebbene fu visibilmente costretto a soffocare uno sbadiglio, il re del Sottosuolo non mostrò alcun segno di risentimento nei confronti di chi lo aveva svegliato. All'alba avrebbe dovuto raggiungere l'ufficio del comune e sbrigare delle faccende importanti, eppure Asgore non accennò alla questione e diede anzi prova del suo carattere mite attraverso uno sguardo sonnacchioso e bonaccione.
Toriel aggrottò le sopracciglia alla domanda dell'ex-marito, ma nonostante il suo atteggiamento fosse all'estremo opposto di uno austero - o comunque uno funzionale all'obiettivo del mostro capra - per una volta quest'ultima sembrò sollevata della sua presenza, e puntando gli occhi su Frisk gli sputò esasperata: -Asgore, DILLE qualcosa! È l'una passata e non è ancora andata a letto!! Lo sa benissimo che domani deve andare a scuola, e invece di pensare a dormire e ad alzarsi a un orario decente non fa che leggere quel libro, non le basta leggerlo in classe e non prestare attenzione alla lezione! Non pensa mica alla figuraccia che ci fa fare comportandosi così, sia maledetto il giorno che gliel'ho comprato da quel povero negoziante ambulante che...-
Le parole che si susseguirono incessanti dalla bocca della madre diventarono vuote e informi alle orecchie della bambina, la quale dopo un brevissimo istante di smarrimento decise di sfruttare l'immobilità dei genitori e dare il via al suo discorso ben studiato; l'aspro tono di rimprovero della Pyroat fu sostituito nello stupore generale dalla parlantina sempre più convinta e dettagliata dell'unico essere umano della famiglia, e tra lo sventolare frequente dei fogli colmi di appunti e disegnini e il lieve agitarsi del suo nastrino verde causato dallo scuotere della sua testolina, l'espressione dei due interlocutori si tramutò man mano in una perfetta rappresentazione dello sconcerto inutilmente celato nella loro ANIMA.
-...E, e poi c'è la teoria di un parente non troppo lontano di Gerson, secondo la quale i mostri potrebbero vivere per sempre dopo la morte proprio come gli umani, ma solamente se almeno una piccola parte della loro ANIMA ottenesse il dono dell'immortalità. Sappiamo che l'ANIMA dei mostri svanisce appena questi diventano polvere o comunque entro pochi secondi nel caso di un Boss Monster, ma io ho pensato... l'ANIMA degli umani è immortale, quindi se uno come me dovesse tenere dentro di sé il ricordo dell'affetto che provava per un mostro, di sicuro parte di lui vivrebbe in eterno nell'ANIMA dell'umano, come se la sua essenza grazie all'umano diventasse immortale e potesse quindi raggiungere il paradiso! ...L'amore è questo vero, un ricordo indelebile, uno che purtroppo per uno scherzo del destino non resisterebbe in una fragile ANIMA da mostro sul punto di svanire, anche se questi sono gentili e compassionevoli... ma sarebbe un ricordo che vivrebbe in eterno in un'ANIMA come la mia!-
Fece una pausa doverosa per riprendere fiato, avvertendo solo in quel momento il pizzicare leggero dei piccoli solchi che le sue lacrime avevano percorso lungo le guance, e ancora travolta dall'emozione palesò la sua richiesta supplicando: -M-mamma, papà, vi prego, permettetemi di conoscere i piccoli mostri che nasceranno d'ora in poi, e, e i genitori, così piano piano porterò dentro di me il ricordo di tutti e garantirò ai mostri una vita dopo la morte!!-
Pronunciata l'ultima dolorosa sillaba Frisk distese sul fianco il braccio libero dal peso del vaso, i fogli su cui aveva scritto i punti salienti delle sue congetture che le accarezzarono impercettibili i pantaloni, e aspettò il verdetto dei Pyroat di fronte a lei con l'ANIMA in gola e il respiro un po' affannoso.
Improvvisamente credette di aver preso un granchio nello sperare di ricevere una risposta affermativa; pensò affranta che avrebbero cercato di dissuaderla dall'intraprendere la strada tortuosa e dal forte stampo spirituale che aveva scelto, o che avrebbero addirittura smontato le sue argomentazioni bollandole come fantasie ridicole e infine obbligandola ad andare a letto.
Fu una voce proveniente alla sua sinistra però che spezzò quel silenzio fatto di rapide sbirciatine e parole morte sul nascere, e che sebbene la sua insolenza sarebbe riuscita a cambiare le vite dei presenti.
-Bah, ditele di sì, ovvio che riuscirebbe a fare 'sta boiata, Frisk sa persino riavvolg-...-
Ma proprio prima di spiattellare ai quattro venti il segreto della bambina, Flowey si accorse di avere gli occhi non graditi dei genitori addosso e si bloccò, accigliato.
Era sempre stato restio nell'avviare una qualsiasi conversazione volta a ricongiungerlo ai suoi familiari più stretti, tuttavia l'impulso di commentare sarcasticamente la stramba idea di Frisk aveva prevalso sul suo scetticismo verso la possibilità di essere compreso, o amato di nuovo in quanto figlio.
Fissò i volti attenti di Toriel e Asgore giusto un paio di secondi, per poi abbassare la corolla e tornare a contare uno ad uno i granelli di terra che gli lambivano il suo tanto odiato corpo da fiore, del tutto ignaro di aver favorito un concatenarsi di eventi altrimenti inimmaginabile.
-...Posso andare in ospedale e conoscere le famiglie quando sono libera e non devo studiare! E, e col tempo porterò i miei compagni di scuola a fare lo stesso, non peserà tutto su di me! Anche altri umani un giorno proveranno affetto per i mostri!- insisté la piccola prendendo la palla al balzo.
-Intendi come... una benedizione?- riuscì a borbottare il padre con una delicatezza di cui si stupì lui stesso, al che lanciò un'occhiata veloce alla Pyroat lì di fianco e, convinto di dover assecondare il suo fare severo di poc'anzi, tentò di abbozzare un tono rigido e solenne e continuò incerto: -Uh, cara... è vero che i mostri sono ancora un numero esiguo, ma le nascite anche se lentamente stanno aumentando, non penso potresti... Ehm, anche se dici che i tuoi compagni faranno lo stesso non credo che... Insomma, ci sono anche i paesi fuori da Pleedothoons Town e...-
-Oh Asgore, non riesci proprio ad essere severo con tua figlia... o anche solo credibile.- lo interruppe l'altra portando una mano sull'attaccatura dell'orecchio e grattandosi la peluria gonfia per il freddo.
Aveva comunicato la sua riflessione annoiata relativa al suo vecchio coniuge accompagnata da un gesto di esasperazione, ciononostante l'intera famigliola riconobbe nella sua voce anche una sfumatura divertita: era una voce che infatti manifestava il suo essere disposta a sopportare Asgore almeno fino a che non lo avrebbe trovato necessario ai fini del benessere della bambina, e che richiamava alla memoria i tempi lontani in cui lei lo rimbrottava con affetto.
E la parte migliore di tutte, era che stava sorridendo.
-Toriel, abbi fiducia in lei, in fondo non ci sta chiedendo chissà cosa. Se i suoi progetti non ti dovessero convincere nemmeno col passare del tempo, potremmo sempre sospendere con le visite... e in tal caso sarai libera di tirarmi addosso tutte le fiamme magiche che vuoi!- scherzò il Boss Monster alto e nerboruto, scatenando un sospiro nel mostro capra che era stata in passato la sua compagna.
-...Essia. Va bene Frisk, ma impegnati a scuola, non distrarti a lezione, non caricarti troppo di resp-...-
Neanche le raccomandazioni di Toriel poterono reprimere la felicità che Frisk provò nell'udire la risposta iniziale. La piccola umana scattò dunque davanti a loro esclamando a pieni polmoni un "Grazie!" emozionato, uno che da solo fu sufficiente a suscitare il riso nei due mostri ormai dall'ANIMA rasserenata, dopodiché li oltrepassò saltellando a ogni passo e sparì inghiottita dal bianchissimo alone di semioscurità che aleggiava immobile nella sua cameretta.
-...È una brava bambina, è che in effetti, come hai detto tu... dovrebbe imparare a riconoscere i suoi limiti.- bisbigliò alla fine Asgore seguendo placidamente lo sguardo della Pyroat, che era ancora fermo nel punto preciso in cui la sagoma della figlia era svanita.
-Chi lo sa, potrebbe imparare qualcosa da quel Floweet. Ho l'impressione che quei due si completino a vicenda, di sicuro Frisk gli vuole molto bene. Di solito non è calmo né tantomeno obbediente, mi chiedo perché abbia voluto farlo partecipare se rischiava di mandare tutto a monte!-

...Perché diavolo ha voluto che io sentissi tutto questo?!

***

L'euforia che aveva iniziato a stuzzicarle l'ANIMA da quando aveva fissato il fatidico appuntamento era ormai ravvisabile in ogni suo gesto, e Undyne non sapeva davvero come avesse potuto mascherare quel sentimento impetuoso e frizzante per ben due giorni di fila senza dare nell'occhio.
Aveva effettuato la telefonata che sentiva l'avrebbe condotta al capitolo successivo della sua relazione con Alphys proprio mentre quest'ultima non era a casa, e quella mattina stava riordinando i suoi documenti nella borsa a tracolla di modo che potesse prepararsi ad uscire in gran segreto, approfittando un'altra volta della sua assenza causa lavoro. Non le andava troppo a genio dover celare le sue emozioni e organizzare un controllo di tale rilevanza - e sicuramente determinante per il loro futuro - così di nascosto, soprattutto perché in fondo sapeva che riguardava anche la sua amata e sarebbe stato quanto meno coerente condividere le sue gioie e le sue speranze assieme a lei; ma la Spearish aveva dalla sua parte la certezza che stesse facendo tutto questo in buona fede, che stesse preparando in fin dei conti un annuncio amorevole paragonabile alla miglior sorpresa di compleanno che un mostro avrebbe mai potuto desiderare. L'immagine soave del suo musino sorridente e dei suoi occhioni colmi di lacrime di felicità che di punto in bianco le attraversò la mente, una visione sulla quale si era ritrovata spesso a fantasticare pur non conoscendo i progetti di vita della Dinozap, la portò però di nuovo a esitare di fronte alla sacca appoggiata sul comodino della loro camera.
Quasi dimenticò il motivo del suo frenetico rovistare tra le tasche poco capienti in cui credeva di aver inserito tessere e fogli di ogni genere, poi di colpo sbatté le palpebre e rimise a fuoco ciò che aveva sotto alle sue dita affusolate, cercando di accantonare almeno momentaneamente i dolci pensieri che le stavano regalando un piacevolissimo calore al petto.
Fece un passo indietro e si chinò per aprire i cassetti del mobiletto e cercare l'unico documento che la divideva dall'uscire di casa balzellando in preda alla beatitudine più totale, quando la sua mano sfiorò quella che pareva fosse una busta cristal dalla superficie spiegazzata, posta in mezzo a delle cartelline colorate di varie misure sistemate in maniera disordinata dentro al cassetto di Alphys. Siccome aveva riconosciuto all'istante l'involucro rugoso al tatto con il quale la sua ragazza aveva conservato le sue storie romantiche, le venne pressoché automatico trascinare di lato la bustina trasparente e raddrizzare la sua schiena atletica portandosi la fanfiction a qualche centimetro dal volto, certissima di dover trattenere a breve la tenera commozione che le avrebbe pizzicato l'interno delle palpebre.
Appena inquadrò meglio i fogli che aveva davanti, tuttavia, il dolce sorriso che aveva sulle labbra si spense e fu sostituito da un'espressione stranita e confusa, provocata da una crescente sensazione di disagio derivata dalla consapevolezza di aver forse violato la privacy della sua innamorata.
La sua pupilla ormai ridotta a una fessura si posò sulle sagome inerti che parevano sorvegliare la stanza tutt'intorno a lei prima di soffermarsi ancora sulla busta cristal che aveva tra le mani, rendendosi conto che non si ricordava affatto di aver visto Alphys usarne una colorata, e che soprattutto il titolo della fanfiction non le era familiare nemmeno un po'; ma non v'era alcun dubbio che fosse stata scritta da lei, la Spearish conosceva il suo tratto pieno di sbavature e i caratteristici scarabocchi da fumettista in erba che ricoprivano i margini del foglio, e aveva imparato molto presto a riconoscerne i segni causati dall'ansia e dalla solitudine che gravavano sulla Dinozap ai tempi del suo operato come scienziata reale.
Sebbene l'orologio a muro le stesse confermando che si era preparata in largo anticipo e che quindi non correva il rischio di arrivare tardi all'appuntamento, il mostro pesce scoprì di non voler buttarsi nel racconto senza l'approvazione della sua ragazza. Provò dunque a leggere di sfuggita solamente la prima frase, soltanto le prime righe e poi avrebbe lasciato in sospeso la storia e magari in seguito si sarebbe preoccupata di chiederle da dove fosse saltata fuori.
...Fu un errore madornale.
Nel momento in cui arrivò al pallino nero che terminava l'incipit della fanfiction, la mente di Undyne a discapito delle sue intenzioni stava già viaggiando in un luogo lontano, stregata in maniera inesprimibile dallo stile di scrittura coinvolgente e grazioso del quale aveva avuto un discreto assaggio la notte di Natale. Il tema scelto per la storia fornì inoltre delle nuove possibili risposte alle domande che si era posta nei minuti successivi al suo curioso ritrovamento, e nonostante fosse rimasta colpita nel profondo dall'estrema intimità del testo, la Spearish non seppe frenare la sua voglia di far immergere la propria ANIMA in una situazione così vicina alla realtà che stava idealizzando.


Come se il nostro amore non fosse abbastanza


Oggi è il grande giorno, il giorno in cui io e Undyne ci ameremo come mai prima di adesso e creeremo, sperando che resista alla sua naturale fragilità, l'ANIMA di nostro figlio.
Ho aspettato con trepidazione l'arrivo di questo momento così importante per la nostra relazione, talmente tanto che ogni tot di minuti mi ritrovavo a ruotare il muso verso l'orologio in basso a destra dello schermo del monitor, distraendomi dal lavoro. E puntualmente avevo la sensazione che il sole non sarebbe sorto nemmeno in Superficie, che il conteggio squadrato delle ore mostrato dal computer si sarebbe bloccato appena giunta la mezzanotte, magari approfittando del fatto che fossi andata a letto solo qualche minuto dopo le 11.
Mi sono coricata un po' in anticipo perché sapevo che avrei dormito a singhiozzo, o forse sarebbe più corretto dire a balbettii... è una mia maledizione. Ma questa volta è successo per via di un'emozione che stava travolgendo ciascuna povera particella di magia destinata a darmi la vita. Ero felice, non provavo niente del genere da chissà quanto tempo. In effetti però, non credo mi sia mai successo. Eh.
Fatto sta che stamattina, dopo aver sbirciato nell'altissima console - no, mi sa che sono io bassa... già, certo, è così - che mostrava delle riprese randomiche del Sottosuolo, la mia Unnie è arrivata all'entrata del laboratorio ed è corsa ad abbracciarmi. Abbracciare me, oh dio, ancora non ci credo.
E pensare che avevo a malapena pulito il pavimento e indossato un camice privo di segni di usura, come al solito faccio tutto di fretta e quella mattina avevo nuovamente dato prova del mio essere una buona a nulla. E se avesse gradito una doccia rinfrescante per le sue scaglie accaldate? E se le avesse fatto piacere vedere una scia di petali di rosa andare dal piano terra fino al letto che stava di sopra, quest'ultimo appositamente lasciato nella sua forma non a cubo? E se avesse desiderato in fondo un'altra ragazza che non fosse m-... Oh dio, il letto!
Sollevo quindi la testa e le ammetto con la vergogna che mi dilania l'ANIMA che quando mi ero alzata avevo per errore premuto il pulsante sotto la sponda, sono distrutta dal fatto di essermi dimenticata una cosa così importante...
Ma il sorriso che ha sulle sue labbra scure e lisce non accenna ad andarsene, e con una dolcezza che stento a credere la stia manifestando proprio a me si china di nuovo a baciarmi la cresta.
"Amore mio! Di che ti preoccupi, si può sempre ripremere! Piccola nerd!" dice questo mentre mostra i suoi denti affilatissimi, e l'immagine del mio viso che ci si riflette sopra non sembra troppo patetica, una volta tanto.
Ho delle pessime abitudini alimentari che hanno causato il mio essere grassa, inoltre porto gli occhiali nemmeno fossi un ragazzo degli anime sfigato, e il soffitto del laboratorio pare sempre un rettangolo verde-limone irraggiungibile; eppure con lei mi sento una persona migliore, con lei tendo a mettere da parte il mio orrendo segreto sugli Amalgamati e riesco a lasciarmi andare a QUEL sentimento, quello che mi avvolge ogni qualvolta la ammiro dai suoi stivali rossicci all'occhio guizzante di energia.
Lei è bellissima, davvero me la merito? ...Non dovrei chiedermi questo il giorno in cui dobbiamo creare un'ANIMA!
Alla fine ci dirigiamo al piano superiore, e dopo aver azionato il bottone che metteva in moto il meccanismo peculiare di quell'invenzione ci sediamo sul lenzuolo del letto, ora abbastanza ampio da ospitare due mostri in posizione di rituale. Ci stringiamo le mani già luccicanti della nostra magia e ci diamo un bacio, chiudendo gli occhi e sobbalzando leggermente appena comprendiamo di quale incredibile potere fosse provvista la razza a cui apparteniamo, pur se non pericoloso in questo frangente.
Da qui in poi, ecco, è tabù parlarne, però posso inventarmi cosa succede anche se non ho la più pallida idea di cosa stia scrivendo! A scuola certe cose non le dicono, men che meno nei libri, non so nulla sulla faccenda e... Uhm, scusate, questa è una nota dell'autrice. Dovevo avvertire, prima?
La magia che scaturisce dalla nostra stretta vigorosa inizia a miscelarsi in maniera armonica e passionale, oltre che sfiancante. È così d'impatto che le nostre palpebre si dischiudono in un battibaleno, e per un attimo crediamo quindi di aver fallito nel rispettare il patto sancito dal miracolo della vita. Ma intorno a noi non vi sono piastrelle azzurre o mobilio dal colore discutibile rispetto al resto del laboratorio, io e Unnie non ci troviamo più sedute sul mio letto...!
Una delle mie mani stringe ancora quella palmata della mia ragazza, e ovunque puntiamo lo sguardo scorrono serene delle grandi nuvole immacolate su fondo blu, un insieme vastissimo di cumuli e stratocumuli (N.d.A.: Ok, si chiamano così, ho ricontrollato in uno dei libri di geofisica, capitolo due settimo paragrafo). E a quanto pare stiamo volando sospese in aria come degli angeli, le nostre mani che permeano sempre di una forza sconfinata e le nostre menti unite in una visione onirica che trascende la percezione.
Una nuvola più piccola e vicina delle altre attira la nostra attenzione, e guardandola meglio ci accorgiamo che il vapore a comporne la struttura si sta addensando nella parte centrale al pari di un vortice incantato lento e silenzioso. Quella nuvola sta plasmando davanti ai nostri occhi l'ANIMA di nostro figlio...!
La sagoma definitiva si palesa a noi dopo qualche incalcolabile istante, ed entrambe osserviamo rapite il neo cuore rovesciato fluttuare leggero verso le sue mammine. E Unnie si attiene alla nostra decisione tendendo un braccio in direzione dell'ANIMA e guidandola fino al suo grembo coperto dalla giacca in pelle, un ostacolo che il primo barlume del nostro piccolino supera lentamente imitando una timida creatura che attraversa un portale. Uno che spero percepisca essere colmo di sicurezza e amore.
Dalle nostre dita intrecciate comincia a svanire poco a poco la magia designata a compiere il miracolo, così io e Undyne apriamo DAVVERO gli occhi, rendendoci conto che di fatto siamo state per tutto il tempo al laboratorio.
La forza del sogno misto a realtà che abbiamo vissuto ci fa comprendere la ragione della sacralità del rituale, e incapaci di trovare le parole giuste ci stringiamo in un abbraccio tremolante dall'emozione.
È stato meraviglioso.

...Eppure il nostro amore non è bastato. Soltanto due settimane dopo, Unnie ha avvertito il calore della piccola ANIMA che riposava dentro di lei spegnersi per sempre.

Succede spesso purtroppo, noi mostri siamo venuti al mondo sotto a delle leggi stabilite da una natura crudele e punitiva.
Unnie si è scusata mille volte, io personalmente ho paura di esserne la causa... Non posso biasimare la decisione dell'Angelo che ci osserva, io nemmeno ero convinta appieno di essere amata! È stato un errore, è colpa mia e delle mie insicurezze.
...Mi sento uno schifo, non... riesco più a smettere di mangiare...
Avrei dovuto dire la verità sul laboratorio sotterraneo, ma non voglio scatenare l'ira di Undyne, non posso perderla, non posso credere che il mio amore non sia abbastanza. Perdonami Unnie, io ho provato ad amarti, lo giuro, LO GIURO!!

Ti prego non lasciarmi, non odiare questo mostro disgraziato quale sono, io ho bisogno di te. Senza la tua costante protezione io non supererò le complicanze della vita, il futuro mi spaventa Unnie, perché il passato è stato terrificante.
Ho paura, non lasciarmi.


Quando giunse al fondo della pagina, Undyne abbassò la busta trasparente e fissò un punto lontano della parete di fronte a lei.
L'ultima parte della fanfiction aveva preso una piega inaspettata, e la Spearish provò con tutta se stessa a trattenere quella manciata di lacrime che le stavano ora pizzicando sul serio le palpebre, di certo non per l'emozione che si era immaginata; Alphys aveva dimostrato innumerevoli volte di aver giovato della sua compagnia e di aver amato ogni singolo istante della loro convivenza trascorsa in Superficie, tuttavia leggere delle sue sofferenze passate espresse tramite un crescendo di critiche rivolte alla sua persona, unite a un finale quasi delirante... aveva portato le sue polveri a fremere dall'angoscia. Il mostro pesce aveva tra le mani la prova effettiva che anche nei mesi successivi al saldarsi della loro amicizia, la sua ragazza non aveva mai smesso di sentirsi straziata fin nell'ANIMA da ciò che era successo dopo le iniezioni di DETERMINAZIONE avvenute all'insaputa di tutti, e dalle bugie che ne erano derivate come un fiume in piena.
Averne la conferma però non deteriorò il sentimento d'amore che ardeva in lei, fu anzi uno stimolo in più per spingerla a esternare ancora e ancora il suo affetto smisurato, e per riaccenderle la smania di procedere coi preparativi affinché potesse portare a una svolta una relazione che andava avanti da circa un anno e mezzo.
Scrollò il capo facendo oscillare le sue orecchie-pinne, e rivolse il suo sguardo prima sulle lancette ticchettanti sopra alla scrivania, poi verso il cassetto del comodino che adesso sapeva essere rimasto aperto da diversi minuti. Nel momento in cui adocchiò uno degli angoli della tessera che le mancava sbucare tra due cartelline dai colori sgargianti, Undyne si piegò leggermente così da recuperare l'ultimo prezioso documento e rimettere al suo posto la fanfiction, ma una voce squillante risuonò di colpo subito fuori dalla porta che dava al corridoio.
Una voce che apparteneva all'unica persona che in tali circostanze avrebbe potuto dare un'accezione negativa alla situazione e coglierla in flagrante.
-Unnieee ci sei, vero? U-uhm, ho preso un p-permesso da lavoro, devo solo andare un attimo, ecco...-
Non ebbe il tempo di infilare la storia incriminata tra il disordine variopinto del cassetto e quindi di nascondere l'evidenza: riuscì soltanto ad afferrare la schedina elettronica poco prima di raddrizzarsi ed osservare colpevole la figura cicciottella di Alphys che si trovava già all'entrata della loro camera, il suo sorriso impacciato che svanì in un lampo insieme alla conclusione della frase.
-U-Undyne, c-c-cosa...?- balbettò paonazza con gli occhi a palla e il corpo scosso da dei fremiti spaventosi, talmente forti che la Spearish pensò sarebbero stati individuabili persino a metri e metri di distanza.
-Alphy!- esordì impotente il mostro pesce guardando un attimo la busta cristal, dopodiché tentò: -Mi dispiace, non volevo leggerla, tranquilla, sappi che io...-
-No, no, NO!- la interruppe la Dinozap cacciando uno squittio acuto e precipitandosi al suo cospetto, le braccia prontamente distese verso l'alto per strapparle di mano i fogli di cui tanto si vergognava.
Nonostante l'irruenza dei suoi movimenti, la sua ragazza credette che il fato dopotutto le stesse servendo su un piatto d'argento la possibilità di chiederle scusa, e mentre l'amata si affannava a raggiungere la storia maledicendo in silenzio la sua bassa statura, Undyne decise di non opporre resistenza e di chinarsi su di lei al fine di abbracciarla e rassicurarla. Appena Alphys strinse la fanfiction al petto, tuttavia, i suoi piedini scattarono all'indietro e il tocco colmo di rincrescimento della Spearish non arrivò nemmeno a sfiorarla; del suo gesto affettuoso beneficiò solamente l'aria greve che attorniava i suoi muscoli possenti, e fintanto che raddrizzava di nuovo le gambe la sua espressione divenne inquieta e sofferente, seppur in verità riflettesse solo un minuscolo frammento dello straziante sconcerto a trafiggerle l'ANIMA.
Rimase lì impalata a fissare la compagna, cercando di valutare in fretta quali fossero le parole migliori per scusarsi e per riguadagnarsi il diritto di incrociare il suo sguardo, ora puntato di proposito sulle piastrelle del pavimento con fare scontroso.
-Oh tesoro... Davvero non volevo, ascolta, ti assicuro che non sono arrabbia-...-
-S-solo, solo p-perché hai sentito q-q-quella cosa, non vuol dire che puoi f-ficcanasare negli a-affari degli altri! C'è un m-motivo per cui n-non ti ho mostrato q-questa fanfiction, potevi almeno avere la d-d-decenza di chiedere, prima!!-
Dalle sue labbra vacillanti esplosero accuse stridule e incontrollate, che in un istante demolirono quel poco di lucidità che Undyne stava disperatamente cercando di preservare malgrado la turbolenta esperienza della lettura. Finì quindi per ignorare l'identità di qualsivoglia suono o voce che la Dinozap pareva sottintendere, e nella sua testa non poté pensare ad altro che alla sfrontatezza da lei dimostrata.
-Ficcanasare?? E il motivo, quale sarebbe Alphys? Tu non ti fidi di me, dopo tutto questo tempo...!- esclamò di tutta risposta mostrando i denti, furente.
Una volta recepito l'inevitabile tono adirato della sua ragazza, quella sollevò il capo, rassegnata, e rivelò ciascun pietoso segno che la discussione aveva comportato sul suo viso; era rossa tanto quanto le fiamme che divorano una foresta al crepuscolo, e allo stesso tempo le sue squame erano ricoperte di sudore salato misto a lacrime, una visione non delle più gradevoli da contemplare neanche per una persona che era abituata sin dal principio a riconoscere i segnali di chi soffre di crisi di panico.
Eppure la Spearish non batté ciglio, e Alphys tremolando dal nervosismo le rinfacciò: -S-sei tu che non ti f-fidi, avrei p-potuto spiegarti c-c-cosa volevo... u-ugh...-
-Qui mi sembra sia qualcun'altra a non voler sentire ragione!- continuò allora tingendo la sua voce di un'aggressività che mai aveva indirizzato al mostro che amava.
-Non... d-dovevi Undyne, t-tu n-n-non dovevi...!-
-Sì, quella notte forse non avrei dovuto mostrarti le mie lettere schifose, visto che tu sei la prima a non fidarti!-
Pronunciate quelle parole, Undyne gettò la tessera che stringeva ancora nella mano destra nella sacca, se la mise a tracolla e superò la Dinozap a passo pesante prima di fermarsi un attimo nel corridoio del piano superiore, dichiarando le sue intenzioni senza voltarsi indietro.
-Devo uscire anche io, non so quando torno. Fai quel che vuoi, non mi interessa.-
E dopo neppure un minuto scarso la ex-guerriera si era già lasciata alle spalle la loro abitazione, una con all'interno una seconda ANIMA che piangeva magia amara.


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...Eh. Bello tosto questo capitolo. Che dire, lo amo. L'idea del progetto di Frisk l'ho adorata, l'inception della FF di Alphys mi ha emozionata non poco, e il cliffhanger col litigio... Semplicemente splendido. A voi i commenti.
Il capitolo 10, numero tondo tondo... Direi che è quello giusto per... lasciarvi in attesa trepidanti per il prossimo e fare una pausa. Sì, voglio prendermi una pausa dallo scrivere: questo è l'annuncio di cui vi parlavo sopra. Un po' triste lo so, ma capitemi: dopo la pausa tra Skipped e We are one, sto praticamente scrivendo non-stop da due anni, il mio cervello sta fumando. Tra l'altro dovrei a breve cominciare a lavorare. Ci tengo a dirvi che amo ancora scrivere, e che tengo immensamente a questa Fanfiction. Non rimarrà incompiuta, ma ho bisogno di qualche mese per riprendermi e tornare più carica di prima (e per continuare a rispettare la pubblicazione bimestrale, si spera). Non voglio che i capitoli vengano male per via della mia stanchezza mentale =/. Davvero, è da un po' che non riesco a rileggere e correggere i capitoli in cantiere senza pensare "Oh mio dio cos'è 'sta roba", quando in realtà sto sempre scrivendo bene. Una pausa per rinfrescarsi le idee per me ora più che mai è d'obbligo. Ma ripeto, state tranquilli, tornerò su EFP e finirò questa storia! Intanto, potrei magari invitarvi a rileggere i capitoli precedenti visto che sono stati da poco revisionati, e ringrazio ovviamente chi me li ha recensiti e chi sta solo leggendo... le visite sono un sacco, wow! Grazie davvero.
Vi saluto, ci vediamo dopo la pausa!
Ciao ragazzi/e!

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