Dietro la Foschia

di partyponies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Tutto era iniziato troppo in fretta. Se qualcuno avesse chiesto a Jane quale fosse stato il momento esatto in cui si era resa conto che qualcosa stava cambiando, non avrebbe saputo rispondere correttamente. Forse avrebbe dovuto comprendere qualcosa da come le persone l'avevano guardata per strada quando stava prendendo la sua frusta- che si trasformava in un bracciale a forma di serpente quando non le serviva-, o quando gli attacchi di vari mostriciattoli greci erano aumentati, o quando gli altri al Campo avevano fatto notare le stesse cose, o ancora quando sua madre si stava facendo sentire sempre meno. 

Insomma, non avrebbe mai immaginato che Ecate sarebbe scomparsa e, insieme a lei, la Foschia che aveva sempre permesso ai semidei di nascondersi dagli uomini. 

Tutto era cambiato: gli uomini avevano paura dei semidei, al punto da considerarli una sorta di terroristi, come estranei, come un vero e proprio rischio. 

Ciò era dimostrato dalla pira ardente di Sadie, una figlia di Demetra, uccisa il giorno prima non da creature mitologiche ma da uomini

Jane si asciugò una lacrima e, mettendosi le mani nei jeans, si allontanò con la consapevolezza che nulla sarebbe stato come prima e che bisognava assolutamente fare qualcosa. 




 

Buongiorno! Ogni tanto riappaio e stavolta ho provato a mettermi in gioco, scrivendo qualcosa di diverso dal mio solito. Da molto tempo ho in testa questa idea che spero apprezzerete. Penso che sia chiaro dal prologo, perciò se avete dubbi sulla trama potete chiedere tranquillamente. 

Le iscrizioni sono aperte fino a metà Maggio; in realtà avevo anche pensato a estenderle fino al trenta Maggio, però poi avrei avuto problemi tempistici e organizzativi dato che vorrei provare a pubblicare il primo capitolo prima dell’inizio della sessione. 

Una piccola nota: sono letteralmente anni che non leggo più un libro della saga perciò probabilmente ci sarà qualcosa di diverso soprattutto nella descrizione dei Campi. Chiedo scusa in anticipo.

Non avete un limite ai vostri personaggi e nessuno verrà escluso, nel senso che se non viene preso come personaggio principale lo rendo secondario. Per quanto riguarda la discendenza divina, vi consiglio di consultare le descrizioni dei vari figli su Percy Jackson Wiki, ci sono molte cose interessanti da cui potete prendere spunto! Vi lascio la scheda con la speranza di avervi almeno intrigato: sbizzarritevi!

 

Nome:

Soprannome:

Cognome:

Età:

Genitore divino e rapporto:

Campo Giove o Mezzosangue:

Breve storia:

Descrizione fisica:(se decidete di dargli un prestavolto va bene ma non lo inserirò nella storia, preferisco che me lo descriviate; potete comunque dirmi che fate riferimento a x personaggio e mi baserò su di lui/lei per il vostro pargolo)

Orientamento sessuale:

Vuole o no una relazione:

Poteri che gli derivano dal genitore divino:

Arma preferita ed eventuale nome:

Cosa ama e cosa odia fare:

Come si rapporta con gli altri: (volendo potete anche collegarlo ai due personaggi citati nel Prologo anche se capisco che è molto corto e rende difficile inquadrarli bene; per esempio. un vostro OC può essere amareggiato per la morte della ragazza o solo triste perché magari non le stava troppo simpatica-non so se mi sono capita, per dubbi chiedete)

Caratteristiche particolari:

Altro:

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 Capitolo 1

Marcus inspiró profondamente dalla sua sigaretta. Chiuse gli occhi, sperando di tranquillizzarsi, di trovare un aspetto positivo che bilanciasse la tristezza che provava in quel momento. Non era riuscito ad assistere all'intero funerale di Sadie, troppi ricordi gli affioravano alla mente: con i suoi capelli biondi e quel sorriso amichevole e accogliente, Sadie era stata una delle poche persone che lo aveva da subito accettato, che da subito aveva cercato un contatto con lui, senza tener conto che fosse un figlio di Thanatos. Questo particolare spesso allontanava molte persone che lo giudicavano senza effettivamente conoscerlo. Questa nuova situazione lo aveva turbato molto perché non si sarebbe aspettato mai di dover fronteggiare una cosa del genere. Se nello stesso Campo Mezzosangue c'erano persone che si voltavano o si parlavano alle orecchie appena camminava, figuriamoci cosa avrebbero potuto pensare gli umani di un figlio di Thanatos. A patto che lo conoscessero e non si limitassero ad Ade. 

Inspiró ancora e diede un calcio a un sasso. 

-Ahi! 

Marcus alzò lo sguardo da terra; non voleva far male a nessuno, anzi, non si aspettava neanche che qualcuno passasse lì. Quando non voleva essere trovato, cercava sempre posti nascosti, che venivano raramente attraversati. Quella volta aveva scelto la Cabina di Demetra, immaginando che tutti i figli della dea fossero al funerale e che nessuno l'avrebbe disturbato. Davanti a sé c'era, invece, Jane Sedaris. Figlia di Ecate, abbastanza alta e magra come un giunco. Carnagione chiara, capelli lisci neri con una frangetta che arrivava poco sopra gli occhi viola; sotto al sole il bracciale a forma di serpente emanava un particolare colore argenteo. Marcus non l'aveva mai conosciuta particolarmente ma aveva sempre pensato che sarebbero potuti andare d'accordo, forse per lo stile nel vestire, molto simile al suo(privilegiando soprattutto il nero) o per la sua stessa dedizione nel combattere. O anche perché, come lui, fumava di nascosto. 

-Scusa- borbottò Marcus. Normalmente avrebbe esordito in maniera più arrogante ("Guarda dove cammini", per esempio) ma quel giorno non si sentiva proprio in vena. 

Jane alzò una mano, come a fare cenno che non era successo nulla. Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans. - Ti dispiace se mi aggiungo?- chiese, anche se aveva già acceso la sigaretta. Marcus scosse la testa. Tra i due era calato un silenzio imbarazzante che venne spezzato, nuovamente, dalla ragazza. 

-Allora- disse lei, scrutandolo attentamente - quelle sono le famose sigarette al tabacco degli Inferi? 

Marcus alzò gli occhi. Sí, era vero; amava prepararsi le sigarette con un tipo di tabacco che cresceva solo agli Inferi ma non avrebbe mai svelato come se lo procurava. - E tu come fai a saperlo? 

Jane alzó le spalle. - Le voci girano. 

-Non devi dare retta a tutto quello che viene detto in giro. 

-Ehi tranquillo, amico, non ti volevo innervosire. 

-Non sono tuo amico- forse aveva parlato troppo presto quando pensava che sarebbero andati d'accordo. 

Jane sgranò un poco gli occhi e, dopo aver inspirato dalla sigaretta, gli porse la mano.-Abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Piacere, Jane. 

Come se non ti conoscessi, pensó tra sé e sé. - Ciao, Jane.

La ragazza rimase per qualche altro momento con la mano tesa, per poi abbassarla e incamminarsi lontano. Effettivamente, però, lei poteva confermare e schiarire ogni suo dubbio: stentava ancora a credere che Ecate fosse scomparsa e chi, se non una figlia della stessa, poteva dargli la conferma di quanto stesse accadendo? 

Prima che si allontanasse troppo, la richiamò indietro. - È vero quello che si dice in giro? 

Jane si girò verso di lui, fissandolo intensamente. Non era attratto fisicamente da lei ma aveva uno sguardo magnetico. -Si dicono tante cose in giro, non devi dare retta a tutto- rispose, riprendendo una sua frase di poco prima. 

Marcus accennò un sorriso. - Divertente. 

-Scherzavo- la ragazza spense la sigaretta strofinando su di essa lo stivale scuro. - A cosa ti riferisci? 

-Ecate. 

Era bastata una parola, un nome esattamente, per rattristare la ragazza. 

-Purtroppo- E con questo, se ne andò con la stessa velocità con cui era venuta. 

***

Quando Xavier si era svegliato quella mattina, aveva subito percepito che qualcosa non andava. Sentiva come se qualcosa mancasse, come se c'era qualcosa che non combinava, che non rientrava nel puzzle. I suoi dubbi furono confermati quando la sua amica Sol gli era corso incontro piangendo;una scena molto rara, visto che era una ragazza sempre con il sorriso sulle labbra e solare, come il soprannome lasciava intendere. In realtà, il vero nome della sua amica era Astrea Mira ma erano in pochi a saperlo; la stessa ragazza, nel presentarsi, non lo usava quasi mai, tanto che Xavier era convinto lo avesse scordato anche lei. 

-Che è successo?- chiese Xavier, abbracciandola e accarezzandole i capelli blu lunghi fino alle spalle. In quel giorno d'inverno era vestita in maniera ancora più particolare del solito:leggins colorati con fantasie a quadri, maglietta fluo e un paio di All Star sporche di vernice, che forse un tempo erano nere. Il figlio di Ecate si stava cominciando a preoccupare veramente, soprattutto perché la sua amica non rispondeva alla sua domanda. Dopo qualche altro minuto, la figlia di Apollo si staccò dall'abbraccio e fece un respiro profondo. 

-Mi hanno inviato un messaggio dal Campo Mezzosangue- disse Sol. Xavier annuì. Sebbene la sua amica appartenesse al campo greco, frequentava l'università a Nuova Roma ed era diventata una sorta di messaggera tra i due campi. - E non sono buone notizie. 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. Stava per chiederle nuovamente cosa fosse successo quando si avvicinò a loro un altro ragazzo abbastanza alto e magrolino. Solo quando si fece più vicino riuscì a riconoscerlo bene: era Jesse Stones, un figlio di Mercurio noto per tutto il Campo Giove per la sua simpatia e solarità. Xavier in realtà aveva sentito molte ragazze fantasticare su lui ma, secondo lui, non era proprio bellissimo. Carino, ma niente di più. 

-Sol? Che è successo? - chiese Jesse preoccupato. Guardò Xavier come in cerca di risposte ma il figlio di Ecate fece spallucce. 

-Finalmente sei arrivato - disse la ragazza. 

-Ero impegnato - rispose Jesse con un leggero rossore sulle guance. 

Sol fece cenno ai ragazzi di seguirla. Li condusse in una parte leggermente appartata, guardandosi intorno come se dovesse fare attenzione che nessuno li sentisse. - Come stavo dicendo a Xav, ho ricevuto un messaggio dal Campo Mezzosangue. Da parte di Jane. - disse, fissando il figlio di Mercurio che aveva sgranato gli occhi e degludito. Xavier immaginò che i due si conoscessero ma non aveva tempo da perdere; era seriamente preoccupato. 

-E? - disse il figlio di Ecate. 

Sol lo guardò negli occhi. - La Foschia non c'è più. 

-Cosa? - Xavier era veramente sbalordito. Sperava non fosse uno scherzo di cattivo gusto. 

-Stai scherzando? - chiese l'altro. - Come avrebbe fatto a sparire scusa? 

-Sembra che Ecate sia scomparsa e, con lei, la Foschia. Gli uomini ci vedono, vedono tutto questo - disse agitando le braccia - e hanno ucciso una figlia di Demetra in preda al panico. 

Xavier sentì il cuore battere più forte. Non riusciva a realizzare quanto sentiva, pensava onestamente fosse un sogno da cui si sarebbe svegliato poco dopo. Dall'altra parte, però, perché si sentiva così debole? Perché sentiva che qualcosa di lui mancava? 

-Stai scherzando? - chiese Jesse. - Come sta… Stanno gli altri? 

Sol gli sorrise in maniera maliziosa. - Stanno bene, ma sono tutti scossi. 

-E ora? - chiese Xavier. 

-Ora ci saranno diversi contatti tra i due Campi. Questa è solo un'anticipazione di quanto succederà tra le prossime ore. Probabilmente ci riuniremo tutti e dovremmo usare la Trottola per vedere i prescelti. 

-Che trottola? - chiese Jesse. 

-La Trottola di Ecate- spiegò Xavier. - In realtà la funzione è quella di invocare la divinità ma non penso che in questo caso sarà usata per questo. Più che altro diciamo che potrebbe esprimere la sua volontà, quindi anche chi sarebbe in grado di farla tornare indietro. Potrebbe non funzionare- concluse. 

-Tentar non nuoce, giusto? 

***

Chirone era al centro del piccolo anfiteatro. Sembrava molto preoccupato, come tutti gli altri semidei quel giorno. Dennis allungò la mano, cercando quella di suo marito Toby. Appena sentì che aveva ricambiato la stretta, Dennis sospirò e guardò in alto nel cielo grigiastro, come se stesse ancora assorbendo il fumo del funerale di Sadie. Tutta questa faccenda lo aveva scosso nel profondo, sia per la portata della situazione ma anche perché era onestamente preoccupato per Skyler, il figlio di Nike che lui e Toby avevano adottato. Come sarebbe sopravvissuto in un mondo del genere? In un mondo dove non si è aperti alla differenza, ma si è pronti ad uccidere il prossimo perché è diverso? Nell'antica Grecia uomini e semidei vivevano pacificamente, perché adesso sembrava un'idea tanto impossibile? 

Chirone si schiarì la voce. - Semidei- disse, con un tono solenne. - Ci troviamo di fronte una situazione completamente nuova, che nessuno di noi si sarebbe aspettato. 

Dennis fissò gli altri semidei:c'era chi fissava il centauro, chi le proprie scarpe. Tutti trasmettevano un senso di disagio. 

-Oggi proveremo a contattare la Dea- continuò Chirone, tenendo tra le mani una piccola trottola. - In modo che indichi i semidei più valorosi per affrontare questa dura impresa. 

Dennis trattenne il respiro. Non aveva paura di essere scelto ma temeva che questo lo avrebbe separato da Toby e Skylar. O viceversa. Sentì il cuore battere più veloce e fece un respiro profondo, pregando suo padre Poseidone di non scegliere lui. 

Appena Chirone cominciò a pronunciare formule in greco antico, la trottola cominciò a illuminarsi di un colore violaceo. Il centauro fece un respiro profondo e lanciò il piccolo oggetto, che cominciò a emettere dei suoni fievoli e a girare su se stesso. Adesso gli occhi di tutti i semidei erano puntati sulla trottola che aveva cominciato a girare in tondo, di fronte a tutti i ragazzi. 

La prima ragazza davanti cui si fermò fu Jane. Scontato, pensò Dennis tra sé e sé: lei era sempre stata una delle figlie predilette, sia per la devozione nei confronti della madre che per i suoi poteri. 

-Jane Sedaris, figlia di Ecate- pronunció Chirone. La ragazza alzò lo sguardo fiera, anche se Dennis percepiva anche una certa preoccupazione. Dopo qualche minuto, la trottola cominciò a rigirare, stavolta fermandosi davanti un ragazzo dai capelli neri e vestito dello stesso colore. 

-Marcus Storm, figlio di Thanatos - fece il centauro. Allo stesso modo, la trottola ricominciò. 

Si bloccò di fronte a una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigio-blu.-Charlotte Walker, figlia di Atena. 

Ancora una volta, ricominciò il suo giro. Dennis si chiese quante altre persone avrebbe scelto e, soprattutto, se stesse veramente esprimendo il desiderio della Dea, dato che era scomparsa. 

Il prossimo ragazzo era alto, un po' in sovrappeso, con capelli rossi e occhi piccoli e azzurri. - Aloysius Crawford, figlio di Dioniso.

Stavolta, toccò a una ragazza atletica e robusta, dai capelli castani e occhi di colore diverso. - Emily Peace, figlia di Ares. 

La Trottola ricominciò il suo percorso. Dennis temeva di aver scordato come si respirasse, per quanto era agitato. Sentiva che le sue mani erano sempre più sudate. Toby strinse un po' più forte la mano, come per tranquillizzarlo, dicendo che comunque lui era lì. Fissò suo marito, i suoi capelli biondi e i suoi occhi gentili. Toby gli fece un piccolo sorriso che Dennis ricambiò subito; questi piccoli gesti lo fecero sentire molto meglio, più forte e più sicuro di sé, tanto da isolarlo dal resto del mondo. 

L'unica cosa che lo fece uscire da questa bolla fu Chirone che aveva pronunciato il suo nome. 

-Dennis Campbell, figlio di Poseidone. 

Fissò per terra quasi incredulo, perdendo tutta la sicurezza che aveva acquisito in poco tempo. Davanti a lui c'era la trottola ferma. Era stato scelto. 

***

Kamala stava cominciando a scocciarsi. L'appuntamento davanti al Passaggio era alle 15 ed erano già le 15:15. Pessimo modo di cominciare questa nuova avventura.

La figlia di Bellona era stata una tra i sei ragazzi del Campo Giove scelti per andare alla ricerca di Ecate e, presumibilmente, riportare tutto alla normalità. Si sentiva molto orgogliosa di questo compito ed era convinta che lei stessa avrebbe giocato un ruolo importante nella risoluzione della faccenda. 

L'unico lato negativo era stato quello di salutare il suo promesso sposo Ali, un figlio di Cerere. 

Appena vide una figura avvicinarsi, si mise bene l'hijab sulla testa, convinta che fosse un ragazzo. Di fronte a lei apparve, invece, una ragazza dai capelli rossi raccolti in due trecce, la pelle chiarissima e costellata di lentiggini. Kamala ricordava che la ragazza si chiamasse Alys e che era una figlia di Tacita Muta-da cui aveva ereditato la capacità di non poter parlare. Alys alzò la mano come per salutarla e Kamala fece lo stesso, ricambiando con un leggero sorriso. 

Kamala sentiva lo sguardo della ragazza su di lei: non aveva mai provato a parlarle, più che altro perché non sapeva come comportarsi. Consapevole che le cose sarebbero dovute cambiare, si rivolse alla figlia di Tacita. - Come ti senti? - domanda banale, pensó tra sé e sé. 

La ragazza prese un taccuino dalla tasca e cominciò a scrivere su di esso,per poi mostrare la risposta a Kamala. Preoccupata per la situazione. 

Kamala fece spallucce. -Chi non lo è, in fondo? 

L'altra ragazza annuì, come per affermare quanto detto da Kamala.

Finalmente arrivò un'altra ragazza, Coraline Margot, una figlia di Afrodite dai capelli color platino lunghi fino alle spalle, la pelle abbronzata e il volto perfettamente truccato. Salutò le ragazze con le lunghe dita affusolate e poggiò il suo zaino per terra. Kamala avrebbe voluto parlare o intrattenere una conversazione ma la ragazza sembrava non essere propensa. 

La figlia di Bellona rimase a fissare il Portale. Ecate era anche la dea delle porte, perciò era più che logico che si usassero quelle che lei aveva costruito qui e lì per spostarsi tra i Campi. I ragazzi di Nuova Roma si sarebbero dovuti recare al Campo Mezzosangue, visto che da lì era cominciato tutto, da dove avrebbero poi intrapreso il viaggio tutti insieme. Kamala era curiosa di sapere chi altro era stato scelto;non era mai stata al campo greco ed era molto curiosa anche di vedere come era strutturato. L'avrebbero accolta o no? Sarebbero stati scorbutici? Più o meno forti di lei? I suoi pensieri furono interrotti da tre voci, quelle di Jesse, Sol e Xavier, tre ragazzi molto simpatici e, secondo Kamala, molto abili e bravi nel combattimento. 

-Siete pronti? - disse Sol, una volta avvicinatasi al gruppo. Kamala fissò la porticina di legno e fece un respiro profondo. Tutti annuirono e la figlia di Apollo aprí la porta. - Che l'avventura abbia inizio. 

***

Emily si trovava di fronte al Portale in attesa dell'arrivo dei restanti sei da Nuova Roma. Si era seduta vicino a Marcus, con cui aveva un rapporto di amicizia /rivalità sin da quando era arrivata al Campo, alla tenera età di sette anni. Non si erano scambiati parola ma Emily capiva dal suo modo di stare seduto e dalle sopracciglia aggrottate che Marcus era nervoso. Stava per tirare fuori una sigaretta, quando Emily lo fermò. 

-Basta- gli disse. Sapeva che ne aveva già fumate tante quel giorno per il fatto che cominciava a sentire l'odore forte delle sigarette stesse sui suoi vestiti. Marcus la fissò e sbuffò e, non curandosi delle parole dell'amica, ne tirò fuori un'altra e la accese. 

Emily alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Oltre a loro due, vi erano gli altri semidei prescelti. Aloysius si era seduto su una roccia, Dennis non faceva altro che camminare avanti e indietro, Jane era poggiata vicino al portale quasi con fare annoiato. L'unica persona che le sembrava più facile da approcciare era Charlotte, la figlia di Atena.

-Ehi- fece Emily. La ragazza la guardò e ricambiò il saluto. Emily l'aveva sempre trovata molto attraente: pelle chiarissima, capelli biondi e affascinanti occhi grigio-blu. La figlia di Ares ci aveva parlato qualche volta, senza essere troppo insistente, poiché sapeva che la ragazza non apprezzava questo genere di comportamento. Di nascosto, però, a Emily piaceva osservarla allenarsi e tirare di scherma. Sapeva che alla ragazza piaceva risolvere indovinelli, quindi si sedette vicino a lei e le chiese:- Lo puoi piantare ma non crescerà, ha una testa ma mai ragionerà. Cos'è? 

Charlotte fece un piccolo sorriso. - Il chiodo, ovviamente - disse. - Era troppo facile questa. 

-O sei troppo intelligente te- disse la figlia di Ares. 

-Per questo devo ringraziare mammina. 

Emily la guardò sorridendole. Charlotte era completamente diversa da lei: stava molto attenta nel vestirsi, spesso indossava delle bluse carine. Emily ricercava uno stile molto più semplice, con una semplice canottiera e jeans. Eppure, qualcosa di quella ragazza la attraeva come non mai. 

-Cosa è quella cosa che più la lavi e più diventa piccola? - chiese la bionda. Emily ci pensó un po' su e, un po' per non fare una figuraccia, un po' perché non ne aveva idea, fece spallucce. -Il sapone, ovviamente! 

-Come ho fatto a non pensarci? - disse ridendo Emily. 

In quel momento, si sentì un rumore proveniente dal Portale. 

-Stanno arrivando? - disse Aloysius. 

Dennis si fermò. - Suppongo di sì. 

Neanche un attimo dopo, ecco comparire dalla porta altri sei ragazzi. C'era una ragazza con i capelli blu, una bionda, una rossa e una con l'hijab; oltre loro, vi erano anche due ragazzi biondini, uno più alto dell'altro. 

La ragazza con i capelli blu, che in realtà era del Campo Mezzosangue, si precipitò subito ad abbracciare Jane. Emily la conosceva poco ma sapeva che era una persona molto solare e aperta. 

I sei ragazzi si presentarono; Emily capì che una di questi era muta, il che poteva essere un vantaggio e uno svantaggio allo stesso tempo. 

-Andiamo a mangiare? - le presentazioni furono interrotte da Aloysius, il figlio di Dioniso. Emily alzò gli occhi al cielo ma tutti acconsentirono e si indirizzarono ai tavolini. 

***

Una volta che si furono tutti accomodati, Aloysius poté finalmente mangiare. La tensione che aveva accumulato durante la giornata gli aveva, stranamente, fatto passare l'appetito. Non stava dando tanto peso a quello che dicevano gli altri, soprattutto perché non stavano parlando di cose troppo importanti. Erano solo aneddoti, battute, rompicapi; Aloysius preferiva mangiare. 

Aveva capito che la ragazza con l'hijab, Kamala, era una figlia di Bellona e che aveva un promesso sposo a Nuova Roma; Xavier era un figlio di Ecate anche se non sembrava; Sol in realtà era una figlia dell'Apollo greco ma stava al Campo Giove a frequentare l'università ;Jesse era un figlio di Mercurio a cui piaceva divertirsi;Coraline era bellissima. Forse l'aveva osservata un po' troppo ma non poteva farne a meno. Sebbene fosse fuori dalla sua portata, appena l'aveva vista aveva pensato a scenari non proprio purissimi. 

Fu Dennis a risvegliarlo dai pensieri e farlo tornare alla normalità. - Ci sei? - disse, schioccando le dita.

Al annuì mentre masticava una coscia di pollo.-Sì, certo. 

Dennis alzò gli occhi, come se non stesse credendo alle parole dell'amico. - L'unica cosa importante da sapere, è che per stasera i semidei romani dormiranno nelle Cabine dei corrispettivi greci. 

Il figlio di Dioniso fece spallucce. Alla fine a lui interessava poco, a meno che non avesse potuto condividere la sua Cabina con Coraline. Soli, ovviamente. 

-Qual è il piano, comunque? - chiese tra un boccone e l'altro. 

Fu Charlotte a prendere la parola. - Sei di noi useranno il Portale per recarsi da Circe, sei per andare da Medea. Secondo i miti, entrambe le donne erano legate a Ecate per parentela. Magari saranno dirci di più. 

-Giusto, molto intelligente- disse Marcus. Anche Alys, la ragazza muta, fece un segno di assenso. - Come facciamo a decidere chi va dove? 

-Navia aut capita- disse Jesse, tirando fuori una monetina. - Sarebbe "testa o croce" ma volevo fare il figo con il nome latino. 

-Wow- fece la figlia di Atena, quasi con tono annoiato. 

Jesse parve non curarsene. Mostrò la monetina che aveva in mano: da un lato vi era la testa di Giano bifronte, dall'altra la prua di una galena. - Se esce Giano, chi lancia la monetina va da Circe, altrimenti  da Medea. 

Lanciò lui per primo la monetina. - Giano- disse. - Quindi io da Circe. 

Si passarono la monetina l'uno con l'altro; Aloysius non stava prestando grande attenzione, tanto che quando toccò a lui la lanciò in modo noncurante. Prua. 

-Quindi Jesse, Emily, Alys, Xavier, Dennis e Marcus da Circe, il resto da Medea- riassunse Sol. - Non so a chi sia andata peggio. 

***

Charlotte fece strada a Kamala. Dal momento che Atena era la corrispettiva di Bellona più vicina, si era deciso che la Cabina di Atena l'avrebbe ospitata. Il cammino fu abbastanza silenzioso, senza nessuno scambio di parole. In alcuni contesti, anzi, nella maggior parte di questi, Charlotte si sentiva più a suo agio. Nonostante potesse sembrare qualcosa di molto asociale e maleducato, in realtà era mossa da un motivo molto più profondo: non voleva soffrire per la perdita di un'altra persona, come era successo con sua nonna. A maggior ragione in una situazione del genere, dove i semidei sarebbero potuti morire da un momento all'altro. 

-Eccoci arrivati - disse solamente, aprendo la porta alla ragazza. Charlotte fece spazio su un letto vicino al suo, battendo la mano su di esso come per farle segno di sedersi.

Kamala, così aveva capito si chiamasse la ragazza, capì e si accomodò. - Bella Cabina-disse. 

Charlotte si sciolse i capelli che aveva raccolto in una coda e si limitò a ringraziare. - Cerchiamo di tenere tutto molto ordinato. 

Kamala non rispose. Vedendo l'imbarazzo sul volto della ragazza, la figlia di Atena le indicó dove si trovasse il bagno, nel caso in cui si volesse fare una doccia. 

-Sì, grazie - disse lei. - Stavo osservando i libri sugli scaffali, ce ne sono molti di strategie militari. 

-Beh sí, Atena era la dea della guerra strategica dopotutto. 

-Sai- cominciò l'altra. - Ve ne  manca uno fondamentale. 

Charlotte aggrottò le sopracciglia. 

-Non fa parte né del pantheon greco che romano, ma una mia sorella cinese al Campo Giove ne parla sempre - continuò Kamala. - Si chiama l' "Arte della guerra" di Sunzi. Sono tutte massime riguardanti le strategie di guerra ed è molto interessante. 

Charlotte cominciava a rivalutare questa ragazza; forse non era poi così male e avrebbe rischiato di aprirsi. 

-Ne ho una copia in borsa- disse la figlia di Bellona, cercando nel suo borsone ed estraendo un piccolo libricino - Eccolo, se vuoi dacci un'occhiata mentre vado al bagno. 

La figlia di Atena prese il libro tra le mani delicate. Cominciò a sfogliarlo, senza dare troppa attenzione a quanto ci fosse scritto. Aprì una pagina a caso e l'occhio le ricadde su una serie di massime. 

12. Le regole per impiegare le truppe sono queste: Se sei dieci contro uno,

devi accerchiare il nemico.

13. Se sei cinque volte più forte, attaccalo.

14. Se la tua forza è il doppio della sua, dividiti.

15. Quando le forze sono eguali, se puoi impegna il combattimento.

16. Quando sei inferiore in tutto, se puoi ritirati. 

Charlotte strinse il libro al petto,convinta che quella sera l'avrebbe letto tutto. 

 ***

-Ehy. 

Jesse bloccò il polso di Jane. Dopo cena, la ragazza si era alzata e si stava dirigendo immediatamente verso la sua Cabina. 

-Ehy tu- rispose lei, fissandolo. Jesse rimase nuovamente colpito da quegli occhi viola, come quando l'aveva vista la prima volta anni e anni fa. Si erano incontrati durante una di quelle gite che i due Campi avevano organizzato per mantenere e rafforzare le relazioni. All'inizio non erano andati molto d'accordo(spesso litigavano e la ragazza, infuriata, lo trasformava in un maialino). Erano stati compagni di avventura più di una volta e, con il passare degli anni, era scattato anche qualcos'altro. Tuttavia, non avevano mai definito bene cosa fosse ma si trattava  sempre qualcosa di occasionale;erano mesi che ormai non si sentivano e Jesse aveva cominciato a pensare che la distanza da parte della ragazza fosse un modo per fargli capire che le cose non andavano più. 

- Da un po' non ci vediamo- disse lui. 

-Già. 

Cadde un silenzio imbarazzante tra i due. Jesse se ne stava quasi per andare alla ricerca dalla cabina di Hermes, quando la ragazza parlò. - Ti va di fare una passeggiata? 

-Volentieri. 

Jane gli fece segno di seguirlo. Si allontanarono dalla Cabine e dall'area centrale, avvicinandosi al boschetto dove i membri del Campo Mezzosangue giocavano a "Caccia alla bandiera", fino ad arrivare a un laghetto. 

Si misero seduti su una panchina; i due non parlavano ma l'aria era piena di rumori degli animali e dei satiri del bosco. 

-Ti ricordi la nostra prima avventura insieme? - la ragazza ruppe il silenzio, fissandolo intensamente. 

-Come posso dimenticarla? - rispose l'altro. - Eravamo andati a cercare i collari di Cerbero. 

Jane ridacchiò. - Tu avevi paura dei cani.

-Ah ah ah, che ridere. 

Come poco prima, nessuno dei due parlò più. Jesse si focalizzò sull'ambiente a lui circostante: la luna si rifletteva sul laghetto, da dove ogni tanto usciva qualche pesciolino. Tutto intorno si sentiva il frusciare del vento. 

-Non volevo ci fossi- ancora una volta, fu Jane a parlare. 

Nella mente di Jesse nacquero milioni di scenari, tutti molto preoccupanti. - In che senso? 

-Non volevo venissi selezionato- spiegò meglio la ragazza. - Questa non è una missione come le solite, tipo cercare il collare di Cerbero o uccidere qualche mostriciattolo per strada. È molto rischiosa. 

-Pensi che non ne sono in grado? - rispose subito l'altro a tono. 

-Non è quello- disse la ragazza. - Non voglio che ti fai male. 

Jesse deglutì. Ormai conosceva Jane da molti anni e sapeva che raramente esprimeva i suoi sentimenti o preoccupazioni ad alta voce. Quanto detto poco prima significava sostanzialmente "non ti voglio perdere". 

Jesse gli posò la mano sulla guancia. - Tranquilla Salem- disse, ricordandole il nomignolo che le aveva dato tanti anni prima. - Non ti sbarazzerai di me così facilmente. 

E così dicendo, la abbracciò tenendola stretta a sé, come per farle capire che lui c'era per lei, qualsiasi cosa fosse successa. 

Jane si staccò sorridendo e mordendosi il labbro inferiore. - È l'ultima cosa che voglio.

***

 Alys era stata accolta nella Cabina di Afrodite insieme a Coraline. Si sentiva molto a disagio tra tutte quelle ragazze così affascinanti che avevano una cosa che lei poteva solo immaginare: la voce. Anzi per essere più precisi, la lingua ammaliatrice. Non solo potevano parlare ma anche ottenere ciò che volevano con una certa intonazione della voce. 

Si sciolse i capelli dalle lunghe trecce. Coraline era di fronte a lei, seduta sul letto a cercare qualcosa dalla sua borsa. 

Alys attirò la sua attenzione con un battito di mani, facendole dei gesti con cui voleva comunicare cosa stesse cercando. Le due non erano proprio amiche ma si conoscevano da molto tempo; con Coraline poteva anche non usare il taccuino magico. 

-Oh, niente di che- disse la figlia di Venere. - Stavo decidendo cosa mettermi domani per il viaggio. 

Alys sorrise. Ammirava come Coraline potesse pensare a una cosa tanto normale in un momento così complesso. La rossa si alzò e cominciò a rovistare nella borsa dell'altra ragazza, lanciando sul letto una maglietta sportiva azzurra e dei pantaloncini di jeans corti. 

Coraline storse la bocca. - Non è troppo basic? 

L'altra sbuffò. Imitó il gesto della corsa e del combattimento, facendo intendere che doveva essere vestita in maniera pratica e sportiva. 

-Anche questo è vero- rispose Coraline. 

-Vi trovate bene? 

Una voce soave attirò la loro attenzione. Alys si girò: davanti a lei c'era una ragazza bellissima, con dei lineamenti fantastici, occhi azzurri e capelli castani lisci lunghi fino alle spalle. Rimase imbambolata per un po', finché Coraline non prese la parola. 

-Va tutto bene, grazie mille. Siete state molti gentili a ospitarci. 

La ragazza si avvicinò lentamente, con fare regale. - Mi fa piacere- disse. Poi porse la mano:-Mi chiamo Leah, piacere di conoscervi. 

-Il piacere è tutto nostro- disse Coraline. Soprattutto mio, pensó Alys. - Io sono Coraline, figlia di Venere. Lei è Alys, figlia di Tacita Muta. 

La rossa le sorrise, sperando di non risultare ridicola. 

-Hai un bellissimo colore di capelli- disse la figlia di Afrodite. - Farei di tutto pur di averli. 

Alys non sapeva esattamente cosa rispondere. Non era abituata a ricevere complimenti di questo genere. Si limitò a dire un "grazie" solo con le labbra, per poi farle capire che non poteva parlare. Subito vide l'espressione di Leah cambiare;era come se fosse a disagio e non sapesse come comportarsi.

-Scusa,non lo sapevo - disse. - Vi lascio riposare, domani vi attende una lunga giornata. 

Uscì dalla stanza in fretta e furia, completamente al contrario di come era entrata. Alys si sentì, per l'ennesima volta, fuori luogo. Coraline le posò una mano sulla spalla, stringendo forte. - Mi dispiace. 

Alys fece spallucce. 

-Allora - fece l'altra cambiando discorso. - Quale outfit preferisci te per domani? 

***

Quando Sol si era svegliata nel suo vecchio letto, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Era da troppo che non tornava al Campo e non si era resa conto di quanto effettivamente le era mancato. 

I suoi fratelli e sorelle erano stati molto felici di rivederla, anche se avrebbero preferito che tutto fosse avvenuto in un altro contesto, decisamente più gioioso di quello presente. 

Come sempre, era uscita appena sorto il sole, aveva fatto una corsetta e un po' di yoga, per poi tornare carica alla Cabina. Si era lavata e cambiata velocemente, indossando abiti sgargianti e le solite Converse colorate. Si preparò lo zaino in maniera accurata, stando attenta a non aver dimenticato nulla: aveva l'ambrosia, qualche maglietta di ricambio e tutto il necessario per partire. I due pugnali di bronzo celeste, Alba e Tramonto, erano infilati nella tasca esterna, così da poterli prendere subito in caso di necessità. 

Appena uscita dalla Cabina, si recò a fare colazione. A un tavolo vi erano i suoi compagni di avventura ma, in particolare, una persona attirò il suo sguardo. Stava parlando con Jesse, cosa più che normale visto che era stato ospite presso la loro cabina. Un ragazzo alto, dai capelli chiari, occhi marrone scuro e un sorriso raggiante. Jonas. 

-Ehy- disse Sol, avvicinadosi a loro, senza mai staccare lo sguardo dal ragazzo. Jonas parve accorgersene, dal momento che la fissava altrettanto intensamente. 

Jonas era il Capo Cabina dei figli di Hermes. Un ragazzo simpatico e disponibile, di cui Sol si era innamorata per parecchio tempo. Sebbene si fossero lasciati da qualche mese e fosse una decisione condivisa, rivederlo le fece comunque un certo effetto. 

-Ehy, ciao- disse lui. La abbracciò velocemente, per poi sorriderle. - Come stai? 

-Bene bene- rispose la ragazza. - Te? 

-Anche io- rispose. Le prese una ciocca di capelli e ridacchiò. - Blu ora? 

Sol sorrise. Sapeva che si riferiva al fatto che cambiava sempre colore di capelli;non ricordava neanche come li avesse quando si erano lasciati. 

-La prossima volta saranno rosa- disse la ragazza. 

-Sol! - la ragazza sentì Xavier chiamarla da lontano. - Dobbiamo andare. 

La figlia di Apollo annuì. Fece per salutare Jonas, il quale la strinse in un abbraccio, dicendole:-Fai attenzione. 

Lei annuì, lo salutò e si diresse dal suo gruppo. L'avventura stava cominciando. 

 

Eccomi!Come promesso non sono scomparsa, sono molto intenzionata a portare avanti questa storia. Probabilmente farò capitoli un po’ lunghi ma poco numerosi. Questo serviva solo per introdurre un po’ tutti i personaggi, tanto che ho cercato di fare un paragrafo a ragazzo, sperando di non essermene scordata nessuno; anche se fosse, ho dato un’idea generale di tutti, o almeno spero di esserci riuscita. Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni, spero sia di vostro gradimento! Alla prossima! -pp

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Appena Dennis uscì dal Portale si sentì strano. Effettivamente non ne aveva mai preso uno e si era sempre chiesto quale fosse la sensazione. Era strana da spiegare ma poteva essere paragonata a nuotare nell'acqua alta: non si sentiva nulla sotto i piedi, gli sembrava di volare quasi. La parte scomoda era l'"atterraggio" : improvvisamente tutto tornava alla normalità e, se non si stava attenti, si poteva cadere facilmente. 

Esattamente quello che successe a Dennis quel giorno. Alys gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, offrendogli anche un sorriso. Dennis ricambiò, prese la mano della ragazza e la ringraziò. La figlia di Tacita Muta si era legata i capelli in due trecce che le cadevano sulla spalle, esattamente come l'aveva vista Dennis il giorno precedente. Intuì che quella fosse la sua acconciatura preferita. 

Il ragazzo si guardò intorno. Il clima era completamente diverso: dal freddo di New York si erano ritrovati su un'isola bellissima, dai cieli azzurri limpidi. A Dennis sembrava che ci fosse un costante canto di sottofondo, anche se non era fastidioso. -Dove siamo? - chiese. 

-Eea- rispose Xavier. A vederlo, non si sarebbe mai detto che fosse figlio di Ecate; alto e relativamente allenato, il volto pieno di efelidi, capelli biondi scuro ricci e occhi azzurri. Se non l'avesse saputo, Dennis avrebbe scommesso casa che fosse figlio di Apollo. 

-La dimora di Circe - fece Emily. 

Dennis notò che nel giardino vi erano molti maialini e si chiese se anche loro quel giorno avrebbero fatto la stessa fine. 

-Beh, vogliamo muoverci? - disse Marcus con un tono spazientito. 

Dennis non era mai riuscito ad avere una conversazione decente con il ragazzo, poiché gli sembrava sempre che lo stesse innervosendo. - Sì, forse è il caso - disse, sentendosi improvvisamente fuoriluogo. 

***

Coraline si sentiva osservata. C'era quel figlio di Dioniso dai capelli rossi che non la smetteva di guardare e ciò la innervosiva molto. Si chiamava Aloysius, se non sbagliava. 

Si scambiò un'occhiata con Kamala, in quanto era la ragazza che conosceva meglio tra tutte. Lei sembrò capire il suo disagio ma non disse nulla. 

La figlia di Venere deglutì e si guardò intorno. - Dove siamo? - si azzardò a chiedere. 

Sol sorrise. - Mi sembra il New Mexico. 

-É il New Mexico - disse Jane.  - Ma non capisco perché si trovi qui Medea. Non era della Colchide? - chiese, rivolgendosi a Charlotte. 

La figlia di Atena annuì. - Magari voleva cambiare aria? - azzardò, alzando le spalle. 

Coraline sospirò, ringraziando mentalmente Alys per averla convinta a indossare delle scarpe comode. Non avrebbe retto un secondo con gli stivaletti dal tacco basso. - Come fai a essere sicura che sia il New Mexico? - chiese, rivolta a Jane.

La ragazza si girò verso di lei e le sorrise. A Coraline sembrava una persona molto sicura di sé in tutto ciò che faceva: come parlare, cosa fare, come vestirsi-anche se non avevano lo stesso stile. - Ci sono nata. 

Coraline annuì. Effettivamente non sapeva nulla degli altri, non le era mai successo di dover partire per una missione senza conoscere i punti deboli o la storia dei suoi compagni. Avrebbe dovuto rimediare. 

-Cosa è quel fumo lì? - chiese Kamala, indicando l'area con un dito. 

-Cibo? - suggerí Aloysius. 

Coraline alzò gli occhi al cielo. - Secondo me conviene andare. Potrebbe essere Medea. Non aveva il pallino di bruciare cose e bollire animali e persone vive? 

-Tra le tante cose, sì, anche queste- rispose Jane. - Dai, andiamo. 

***

Avvicinandosi alla dimora di Circe, Xavier si sentiva sempre più potente, come se si stesse caricando in quel luogo. Tutto gli sapeva di magico: dalle suppellettili agli odori, dai cuscini ai tappeti per la stanza. 

-Chi va là? - all'improvviso si presentò sulla porta una donna affascinante, vestita alla greca, con dei riccioli lunghi e scuri che le incorniciavano il volto. 

-Circe- disse Jesse, per correggersi subito dopo. - Salve dea. Abbiamo bisogno del Suo aiuto.

Circe non sembrò rassicurata dalle parole del ragazzo, tanto che mantenne una posizione di difesa. Xavier prese in mano la situazione, avvicinandosi con fare rispettoso. 

-Buongiorno, Circe- disse. - Siamo venuti fin qui perché… 

-Come faccio a essere sicura che siete semidei e che non state mentendo? 

-Quale vantaggio avremo a dirle il contrario? - chiese Emily. 

-Sapete quante volte mi sono dovuta fingere una contadina in questo ultimo periodo? E tutto perché ho qualche maialino in mezzo al giardino. 

-Sa della Foschia? - disse Xavier. Che domanda stupida, disse tra sé e sé. 

-Ovviamente, con chi pensate di parlare? - fece Circe, tranquillizzandosi un po'. - Prego, entrare. Ne parliamo dentro con più calma. 

La dea li condusse all'interno. La piccola casa era adornata da diversi oggetti; c'erano delle sedie intorno a un tavolo e un grande scaffale con diversi libri su di esso. La casa non aveva porte ma solo tende che dividevano una stanza dall'altra. 

-Prego - disse. - Gradite qualcosa da bere?

Marcus fu il primo a rispondere. - No grazie! - e poi sussurrò, a bassa voce :- Rischiamo di diventare altri maialini nel giardino. 

-Farò finta di non aver sentito- rispose Circe guardandolo con un'aria di sfida, che Marcus sostenne. Circe spostò lo sguardo sugli altri ragazzi. - Allora, c'è qualche figlio di Ecate tra i presenti? 

-Io- rispose Xavier. 

Circe non sembrò compiaciuta della risposta. - Un ragazzo, quindi- disse. -Hai ricevuto qualche messaggio da tua madre? Qualcosa che ti faceva pensare a una situazione del genere?

-Non ho mai avuto un grande rapporto con lei- spiegò. - Le sono molto grato per i poteri che mi ha dato e la rispetto, ma l'ho vista solo una volta in sogno. 

Circe lo scrutò. - E che poteri avresti? 

Xavier sentì tutti gli occhi puntati addosso a lui. Forse dire una cosa del genere di fronte a una della più importanti maghe della storia non era stato molto intelligente. 

-So capire se ci sono incantesimi e se la Foschia è stata manipolata- disse - Oltre a saper usare la magia. 

-Sembri essere abbastanza potente- pronunciò la Dea. Poi lo fissò, come se stesse analizzando la sua natura. - Sei molto ordinato, sai tenere sotto controllo i tuoi poteri. Per questa missione forse devi lasciarti andare. 

La Dea si girò, prese qualche boccetta di vetro e la diede a Xavier. - Alcune trasformano gli avversari, altre le rallentano, altre fanno perdere momentaneamente l'udito… Insomma è scritto tutto lì sopra. 

-Lei ha qualche informazione in più? - chiese Marcus, con un tono abbastanza sfacciato, per cui si procuró uno schiaffo sulla spalla da parte di Emily. Xavier immaginò che i due si conoscessero da molto tempo, altrimenti Marcus non gli avrebbe mai lasciato fare una cosa del genere. 

Circe sembrò cambiare espressione. - Purtroppo non tanto- disse. - Non penso potrò esservi troppo di aiuto- si aggiustò i capelli dietro le orecchie e si inginocchiò al centro della stanza. - Ho ricevuto una sorta di messaggio, però. Provo a farvelo vedere. 

Detto ciò, alzò le mani con i palmi rivolti verso l'alto e aggrottò le sopracciglia. La sua figura cominciò a circondarsi di una luce azzurrina e nell'area sopra le sue mani iniziò a comparire un'immagine. Sembrava un giardino con delle donne, forse ninfe; era un'immagine piacevole, niente di spaventoso o minaccioso. Xavier cercò di pensare a qualche cosa ma non gli venne in mente nulla. Poi, come d'improvviso, l'immagine cambiò: c'era qualcosa, difficile da definire, che piano piano cresceva a dismisura, la terra tremava e c'era fuoco ovunque. Circe cominciò a tremare e l'immagine si bloccò. 

Dopo dei minuti di silenzio, Dennis parlò. - Cosa pensa che sia? 

Xavier incrociò lo sguardo dei suoi compagni. Erano tutti terrorizzati, soprattutto Alys che, forse, proprio per il suo mutismo, aveva delle espressioni molto più accentuate. 

-Non ne ho idea- disse. - Sta a voi scoprirlo. 

***

Jane stava cominciando a rimpiangere di non essere capitata con Circe; il massimo che le poteva succedere, lì, era di essere trasformata in un maiale. Con Medea? Sarebbe potuta diventare la sua cena. 

La donna aveva occhi nerissimi, capelli ugualmente scuri tutti in disordine e stava immergendo un capretto morto in un pentolone. Questa era la scena che i sei semidei si erano trovati di fronte appena arrivati. 

-Mia signora Medea - iniziò Kamala , credendo che fosse il modo migliore per approcciare. La donna, però, non la prese bene e, impaurita, lanciò verso loro una pozione che si ruppe in mille pezzi. Senza pensarci due volte, Jane si lanciò a terra, creando una sorta di scudo per lei e i suoi compagni. 

Medea la fissò. - Figlia di Ecate - disse. Jane vedeva ancora una piccola aurea violacea intorno alle mani. 

-Principessa- disse Jane, cercando di suonare il più rispettosa possibile. 

-Dov'è la Dea? - tuonò Medea. - Questa situazione è insostenibile! - il terreno intorno a lei sembrava che stesse per prendere fuoco. 

-Siamo giunti fino a qui proprio per chiederglielo - fece Coraline. - Speravamo in un suo aiuto. 

Jane si rese conto che stava usando la lingua ammaliatrice; forse avrebbe dovuto avvertirla prima che anche Medea era in grado di usarla e, sicuramente, anche in modo migliore. 

La donna non sembrò esserne infastidita. 

-Voglio parlare solo con lei - disse, indicando Jane. La ragazza sentì battere più velocemente il cuore ;Medea non era proprio quel tipo di persona con cui sarebbe uscita a cena fuori. 

Jane si avvicinò lentamente. Sentiva che Sol la stava guardando, con fare preoccupato. 

-Tu sei come me- le disse Medea, una volta che erano vicine. - Puro caos. 

Ed era vero. Jane sapeva che Medea aveva ragione, sapeva che era molto potente. Aveva imparato a tenerlo sotto controllo, anche se non era per niente semplice. Medea la guardava con occhi strani:disperati ma felici allo stesso tempo. 

Le mise i palmi delle mani sugli occhi. - Devi trovare tua madre, altrimenti ciò che avverrà è questo. 

Cominciò a borbottare qualcosa in greco antixo a bassa voce, così bassa da rendere incomprensibile quanto diceva. All'improvviso, Jane vide scene orribili: palazzi distrutti, città devastate, i due Campi fatti a pezzi, altre pire funerarie. Una di queste aveva il sigillo di Mercurio e subito si spaventò, credendo potesse essere quella di Jesse. 

Medea tolse le mani e cominciò a ridacchiare.

-Cosa era quello? - disse Jane. 

-Il futuro - rispose l'altra - se non vi muovete e fate qualcosa. 

Jane stava cominciando a innervosirsi. I piani non erano quelli. Se fosse stata qualsiasi altra persona, le avrebbe tolto il naso o le avrebbe lanciato qualche incantesimo momentaneo. Tuttavia, stava parlando con Medea. Doveva mantenere la calma. 

-Siamo venuti proprio per capire cosa fare. 

-Il disordine - ripeté Medea. - Il caos. 

Jane era confusa e sempre più irritata. 

-Prevalgono su tutto! 

Jane non stava capendo assolutamente ciò che Medea stesse cercando di dirle. La donna la prese per le spalle e la costrinse a fissarla direttamente negli occhi. - Seguite le torce. 

Concluse la donna, sparendo in una nuvola magenta. Jane rimase immobile, sentendo una scarica di adrenalina su per la schiena. Si sentiva contemporaneamente stordita e più potente allo stesso tempo. Non sapeva come fosse possibile. 

Raggiunse il resto del gruppo che era rimasto qualche metro dietro lei. 

-Cosa ti ha detto? - disse Kamala. 

-In realtà niente di che - disse. - Ha detto che dobbiamo sbrigarci e continuava a ripetere "disordine, caos, seguire le torce" . 

Preferì non parlare di ciò che le aveva fatto vedere, voleva tenerlo ancora un po' per lei. 

-Che cosa hai in tasca? - chiese Sol. Effettivamente Jane non si era accorta di un oggetto che spuntava fuori dalla tasca del suo giubbotto di pelle. Lì vi era una collana d'oro con su inciso il simbolo di Hecate, ossia due torce. Jane girò il pendolo con tale disegno tra le mani, notando che dietro stava comparendo una scritta. Χάος, Caos.  Jane sentì risuonare nella sua mente le parole di Medea: "Tu sei come me".  Jane sospirò e, molto titubante, la mise al collo. 

***

La prima cosa che lo colpì appena tornato al Campo Mezzosangue fu il rumore e il caos. Moltissimi semidei correvano da una parte all'altra con fare preoccupato, indossando le armature e urlando qualche ordine in greco.

Marcus e gli altri erano confusi e spaventati allo stesso tempo. 

-Cosa sta succedendo? - continuava a chiedere Dennis. Marcus cercò di mantenere la calma; queste domande inutili lo infastidivano solo di più. Come poteva rispondere a questa domanda se anche lui era appena arrivato? 

Marcus bloccò il braccio di uno dei suoi fratelli, Damian, un ragazzo alto, muscoloso, dai capelli lunghi fino alle spalle e che aveva tinto di bianco. Era molto affascinante e, se non fosse stato suo fratello, ci avrebbe fatto un pensierino. - Che succede? - chiese. 

Marcus percepiva che Damian era nervoso; aveva, infatti, la capacità di leggere e influenzare le anime delle persone, dando più sicurezza agli amici o gettando nello sconforto i nemici. 

-Degli umani si sono avvicinati troppo al Campo. Stanno cercando di entrare, dobbiamo fermarli. 

Marcus cominciava a non capire più nulla. Tutta questa situazione gli sembrava sempre più assurda. A farlo tornare con i piedi per terra fu Sol, appena tornata, che in preda al panico cominciò a chiedere in continuazione cosa stesse succedendo. Marcus non ne poteva più di sentire le stesse domande, perciò prese la sua falce a due mani, di nome Dottor Morte, e seguì Damian nella mischia. 

***

Sol era spaesata. Appena le venne spiegato ciò che stava succedendo, si sentì mancare la terra sotto i piedi. Xavier la spingeva a muoversi, a non rimanere lì impalata. Presto, però, venne allontanato da qualcuno che Sol non riconobbe. 

Era così persa nei suoi pensieri che non si stava rendendo conto di ciò che stava succedendo. Come ci erano arrivati fin qui? 

Vide qualcosa, o meglio qualcuno che le veniva incontro. Da come era vestito e dal coltello che impugnava, non poteva essere nient'altro che un umano. Si svegliò improvvisamente dal suo stato di trance, cercando di reagire, quando quando la anticipò dando un calcio al tipo e facendolo cadere a terra. Sol la riconobbe come una figlia di Ares: aveva i capelli castano corti poco sopra le spalle, occhi verdi e lentiggini su tutto il viso. Se la memoria non la ingannava, si chiamava Ellie. 

-Grazie - borbottò Sol. 

-Di niente- fece l'altra, prima di allontanarsi. Tutto ciò bastò per far risvegliare Sol. Tirò fuori dalle tasche Alba e Tramonto, i suoi pugnali, e si preparò alla battaglia. 

***

L'unico vantaggio che Alys aveva dall'essere figlia di Tacita Muta era il fatto di essere così tanto silenziosa che gli avversari non si accorgevano neanche di lei. Sebbene tenesse a portata di mano i suoi coltelli, cercava di non usarli e di mettere a terra gli umani  calci e pugni. Ucciderli non avrebbe avuto senso, anzi, avrebbe solo peggiorato la situazione. Da come poteva vedere, anche i suoi compagni la pensavano come lei. Nessuno stava cercando di fare del male agli umani, anche se le intenzioni di questi ultimi erano di gran lunga diverse.

I semidei erano in difficoltà: non voler uccidere gli umani significava anche dimezzare i poteri, non dare la migliore prestazione. Alys cominciò ad avere paura per davvero. 

Vicino lei comparve Aloysius, il figlio di Dioniso. Oltre ad avere i nomi simili, i due condividevano anche lo stesso colore dei capelli. La ragazza gli rivolse uno sguardo che l'altro ricambiò, per poi fissare intensamente il terreno. Poco dopo cominciarono a spuntare delle piante che andarono a bloccare i piedi di quasi tutti gli umani; subito dopo, altri figli di Dioniso cominciarono a fare lo stesso, immobilizzando tutti quelli che adesso si potevano definire nemici. 

Per un attimo regnò il silenzio, poi un uomo cominciò a urlare contro i semidei. 

-Esseri schifosi! - disse. - State rovinando la nostra vita! 

-Oh, amico, vacci piano con le parole- disse Jesse, avvicinandosi a quest'ultimo. 

-Siamo esistiti per millenni, salvandovi da creature che vi potete solo immaginare! - continuó un altro semidio di cui Alys non conosceva il nome. 

-E adesso la situazione è cambiata! - continuò l'uomo. - Non vi vogliamo! Andatevene via! 

-Non abbiamo scelto noi di nascere così - rispose Jesse, che si era avvicinato sempre più all'uomo. Alys osservava tutta la scena da lontano.  - Siete voi che avete ucciso una di noi! Siete voi che avete invaso il nostro campo cercando di farci male! 

Il volto dell'uomo cambiò espressione, diventando sempre più feroce. Mise velocemente la mano in tasca e, in men che non si dica, conficcò il pugnale nel petto di Jesse. 

O meglio, l'intenzione era quella. Alys sentì un urlo dall'alto: Jane era sulla vetta di una collina, i capelli neri le incorniciavano il volto in maniera inquietante. Tutto intorno a lei vi era una luce viola e magenta . La cosa che dava più all'occhio era, però, la luce che emanava il ciondolo di una collana. Puntò le mani verso l'uomo che, proprio mentre stava per pugnalare Jesse, si mise le mani al collo, come il cerca di aria. Alys guardò nella direzione di Jane, il cui volto era bianchissimo e gli occhi viola quasi del tutto neri. Tutti fissavano la scena ma la figlia di Ecate sembrava trovarsi in un mondo diverso. 

L'uomo cercava di urlare, senza speranze. Diventò sempre più bianco, finché non cadde a terra. Alys notò che respirava ancora e tirò un sospiro di sollievo quando intuì che aveva omo perso i sensi. 

Tra il campo cadde un silenzio tombale. Gli uomini erano atterriti dalla scena e guardavano tutti in direzione di Jane. La ragazza sembrò tornare alla realtà, come se avesse capito solo in quel momento cosa fosse successo. 

Gli uomini cominciarono a urlare contro lei, dicendo le stesse cose che aveva proferito l'altro ragazzo, poco prima di morire. 

-Via! - tuonò Marcus, rivolto agli umani. - Andate via! 

Alys vide Xavier prendere Jane e andare via, probabilmente diretto verso la Cabina di Ecate. Gli uomini non erano propensi ad andare via ma continuavano a urlare. 

-Via ho detto! - fece Marcus, continuando a urlare. - Andate via! Se non volete fare la fine del vostro compagno!

Nel dire queste ultime parole, Marcus aveva alzato le mani, da cui stava cominciando a spuntare fuoco. 

Questo bastò per scacciare gli uomini dal Campo, non senza qualche protesta. 

***

Kamala stava aiutando a mantenere una fila dritta. Vi erano parecchi ragazzi feriti e molti figli di Apollo che cercavano di curarli al meglio. Tra essi c'era anche Sol; a Kamala sembrava molto stanca. 

Fortunatamente, lei non si era fatta male. Kamala era sempre stata molto abile nel combattimento, anche grazie al fatto che sua madre era Bellona. 

Tra una cosa e l'altra, non aveva avuto modo di ammirare il Campo Mezzosangue; solo in quel momento, dopo una battaglia, si prese un momento per osservarlo. Le era sembrato un ambiente molto accogliente anche se molto diverso da Nuova Roma. Le Cabine erano radunate tutte da una parte, per il resto erano luoghi pubblici come un piccolo teatro, una mensa e così via. C'era anche un boschetto: Kamala voleva assolutamente visitarlo prima di andare via. 

-Ehy - disse una voce alle sue spalle. Era Emily, la figlia di Ares. Kamala non aveva ancora avuto modo di conoscerla bene. 

-Ciao- rispose la figlia di Bellona. Emily aveva legato i capelli castani in una coda alta, un po' disordinata a causa del combattimento. Kamala notò che aveva solo qualche piccolo graffio su un braccio. - Dovresti farlo vedere- le disse. 

Emily sembrò presa alla sprovvista. - Ma questo? Ah no, non è niente di grave. Domani mattina già sarà rimarginato. 

-Quello sicuramente - rispose Kamala. - Ma conviene disinfettarlo. 

La figlia di Ares le sorrise. - Stai tranquilla,mamma- Kamala non sapeva se prenderla come un'offesa o meno, perciò preferì rimanere in silenzio. 

-Stasera ci raduniamo tutti quanti-disse Emily. - Per parlare del prossimo passo da fare. Va bene per te? 

Kamala annuì. Non aveva nulla da fare. Al Campo Giove passava le sere con le sue amiche o con il suo promesso sposo Ali. Lì, al Campo greco, non aveva nessuno per passare il tempo come faceva con i suoi amici. - Sì, certo - disse. 

-Perfetto! - rispose Emily. - Vuoi che ti faccia compagnia? Immagino che ti sia stancata.

In realtà si sentiva ancora abbastanza in forma ma apprezzava l'interesse. Dopotutto, le sembrava una ragazza molto tranquilla e simpatica. Magari sarebbero diventate anche buone amiche. 

 ***

Appena Jesse tornò in sé, si diresse subito verso Jane e Xavier. In realtà non aveva ben capito cosa fosse successo, ma solo che stava rischiando la vita e Jane lo aveva salvato in maniera molto strana. La conosceva da molto e sapeva bene che tipo di poteri aveva e quali no: usare la magia, nascondere le loro tracce, una leggera necromanzia e un moderato controllo delle ombre. Jesse le aveva sempre detto che sembrava essere un mix tra Ecate e Ade, al che la ragazza rispondeva sostenendo che Ecate era soprattutto la dea della magia nera. 

Assolutamente non si sarebbe mai aspettato che, un giorno, sarebbe stata in grado di controllare telematicamente l'aria. Per non parlare poi del colorito che aveva assunto. Jane lo aveva sempre un po' spaventato ma ora si sentiva effettivamente terrorizzato. Sentiva la ragazza che borbottava qualcosa sottovoce ma non riusciva a capire che cosa. Xavier aprì la porta della Cabina venti, permettendo anche a Jesse di entrare. Jane si tolse le scarpe-degli stivaletti neri quel giorno- e si buttò sul letto. I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, come per chiedere chi dei due volesse parlare per primo. 

-Lo so che state pensando - li anticipò la ragazza. 

-Adesso leggi pure nel pensiero? - scherzò il figlio di Mercurio. 

-Che simpatico - rispose l'altra, sedendosi sul letto. 

-A parte gli scherzi - disse Xavier, avvicinandosi alla ragazza e prendendole le mani - Che cosa hai fatto? 

Jane sospirò. Tolse le mani da quelle di Xavier e si sciolse una collana che Jesse non aveva mai visto. - Questa me l'ha data Medea- disse la ragazza. - Dietro c'è scritto "Caos" perché lei crede che siamo uguali da questo punto di vista. Non si esattamente cosa sia successo, so solo che ti ho visto in pericolo e non ho più capito nulla- concluse, rivolgendosi a Jesse. 

-Pensi che quello che hai fatto derivi dalla collana? - chiese Xavier.

Jane annuì. - Medea ha diversi poteri, tra cui quello di controllare l'aria. Io non ne ero mai stata in grado. Per questo credo che questa collanina- disse alzandola- sia come un mezzo per le capacità di Medea. 

Xavier sorrise. - A me Circe ha dato delle boccette- disse. - Stai dicendo che potrei diventare come lei anche io? 

Jesse era un po' geloso del rapporto dei due. Si erano conosciuti solo un giorno e sembrava che avessero già instaurato una bella amicizia. Si schiarì la gola. - Come stai, comunque? 

La figlia di Ecate lo guardò con quei bellissimi occhi viola che Jesse adorava. - Bene- disse. - Te? 

-Anche io- rispose. - Grazie. 

All'improvviso, sembrò esserci una sorta di tensione tra i due. Non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso. Jesse la guardava da testa a piedi, ammirando come i jeans blu le avvolgevano le gambe e… 

-Vi lascio un po' soli- la voce di Xavier li riportò alla realtà. Il ragazzo uscì velocemente ma Jesse se ne rese conto solo per il rumore della porta chiusa. Appena uscito, Jesse si avvicinò al letto di Jane con grandi passi, la fissò intensamente e la baciò. 

***

Aloysius si sentiva molto stanco. Era stata una giornata molto lunga ed era ancora primo pomeriggio. Si sedette su una panchina della mensa, dove c'erano poche persone. Aloysius immaginò che la maggior parte dei semidei si trovasse in infermeria, anche se non gli era sembrato di vedere così tanti feriti. 

Il figlio di Dioniso prese una merendina e cominciò a scartarla. Quella era la sua marca preferita, quella che mangiava fin da bambino e che portava con sé anche brutti ricordi. Dopo la morte della zia, della nonna e della madre non aveva potuto fare a meno di ingozzarsi di cibo. Scacciò subito dalla mente quei ricordi, sapendo che non facevano bene a nessuno. 

-Ehy- sentì una voce alle sue spalle e si girò immediatamente. Era Coraline. Aloysius raddrizzò la schiena velocemente. 

-Ciao - disse, sperando di non sembrare troppo imbarazzata. 

-Posso? - chiese la ragazza, indicando il posto vicino lui. 

-Certo, assolutamente - rispose lui. Tra i due cadde un silenzio relativamente imbarazzante. Aloysius non aveva smesso di guardarla per un attimo quel giorno e gli sembrava quasi un sogno che fosse venuta lei a parlargli. 

-Bel lavoro prima - disse Coraline. - Intendo quella cosa con le piante. 

Aloysius sorrise. - Uno dei privilegi di essere un figlio di Dioniso - poi fissò la merendina e la divise in due, pensando che magari potesse volerne una parte. - Vuoi? 

Coraline guardò la carta e i suoi occhi si illuminarono. - O dei, sì grazie! Le adoravo da piccola, pensavo non le producessero più! 

Aloysius sorrise. - Erano anche le mie preferite, sai? 

-Abbiamo qualcosa in comune, allora - disse lei. Aloysius la rimase a guardare, non sapendo esattamente cosa dire. 

-Come stai? - le chiese infine. - Intendo se hai riportato  qualche ferita dal combattimento. 

Coraline scosse la testa. - Niente di grave per fortuna. Qualche graffio e livido, ma finisce lì. Te? 

-Niente per fortuna - rispose il ragazzo. - Ma ho visto che molti si sono fatti male. 

-É stata una brutta battaglia - rispose Coraline. 

-Sì - affermò l'altro. - Anche perché i mostri si uccidono senza pensarci su, ma gli umani? La specie, se così vogliamo chiamarla, di mamma? Mi sembra impossibile. 

-Già - rispose l'altra. - La penso come te. 

Aloysius azzardò un sorriso. - Un'altra cosa in comune quindi? 

Fu contento nel vedere che Coraline aveva ricambiato il suo stesso sguardo. - Sì, direi proprio di sì. 

***

Charlotte stava aspettando gli altri. Si erano dati appuntamento al piccolo anfiteatro, così che tutti potessero partecipare stando comodi. Certe volte odiava essere così precisa e in orario, visto che poi rimaneva sempre ore ad aspettare gli altri. Kamala sarebbe dovuta venire con lei ma le aveva detto che doveva chiamare il suo promesso sposo Ali, perciò Charlotte aveva pensato fosse il caso di lasciarle un po' di privacy.  Era in casi come quello  che la figlia di Atena si chiedeva cosa si provasse ad avere una persona che si cura di te. 

-Precisa come sempre - disse Jane, avvicinandosi a grandi passi. Le due ragazze si conoscevano abbastanza da scherzare l'una con l'altra ma nessuna delle due sapeva il passato dell'altra. 

-Siete voi che siete sempre ritardatari- disse la figlia di Atena. 

-Sì, va bene, è come dici te- disse l'altra con tono scherzoso, accendendosi una sigaretta. - Vuoi? 

-Nah, non fumo- disse l'altra. 

Jane fece spallucce. - Come vuoi. 

-Quanto tempo dici ci metteranno gli altri? 

La figlia di Ecate indicó un punto con un dito. - Parli del diavolo. 

Ed effettivamente, in lontananza, si vedevano apparire alcune figure. Tra queste c'era anche un piccolo bambino dentro un passeggino.

-Skyler!- escalmó Charlotte. Dennis e suo marito Toby avevano adottato un piccolo bambino figlio di Nike di sei mesi, di cui Charlotte si era presa cura diverse volte. 

-Ehy- disse Jane, salutando Toby. - Sei di passaggio? 

Il marito di Dennis era un figlio di Apollo, era alto, con lunghi capelli biondi legati in una crocchia morbida e grandi occhi azzurri che trasmettevano gentilezza. - Sì, porto il piccolo Sky a fare un giretto.

-Anche io voglio un figlio- disse Jane a Charlotte. - Dici che sarei una buona mamma? 

-Penso che lo metteresti bene in riga- disse l'altra. - Dopo quello che hai fatto oggi, metteresti paura pure a Marcus. 

L'altra rise e le diede un piccolo pugno sulla spalla. - Che stronzetta. 

-Le parole! - disse Dennis, coprendo le orecchie del piccolo Skyler. Charlotte rise finalmente dopo tanto tempo. 

Toby prese il figlio per mano e, dopo aver salutato le due ragazze, si allontanò. Dennis si sedette vicino loro. Poco dopo arrivarono anche tutti gli altri, mettendosi tutti seduti in cerchio. 

-Allora, qual è il prossimo step? - chiese Emily. Charlotte la fissò. Si era sciolta i capelli e messa una tuta ma, nonostante ciò, Charlotte credeva fosse bellissima. 

-Circe ci ha mostrato delle immagini - disse Marcus. - Inizialmente c'era un giardino molto pacifico, con diverse ninfe che passeggiavano.

Alys fece un cenno con la testa, come per confermare quanto detto dal figlio di Thanatos. 

-Esatto - continuó Dennis. - Poi è cambiata improvvisamente, c'era un'immagine che cresceva a dismisura e fuoco ovunque. 

Charlotte abbassò lo sguardo. C'era qualcosa che le sfuggiva. 

-Medea non è stata tanto d'aiuto - disse Jane, facendo un tiro dalla sigaretta. - Continuava a ripetere 'disordine, caos' e 'seguite le torce'! 

-Le torce? - chiese Marcus. 

-Sono il simbolo di Ecate - rispose Coraline. 

-Ah e poi - continuó la figlia di Ecate rivolgendosi a Xavier - Dobbiamo fare delle barriere per proteggere i campi. 

-Giusto - rispose l'altro. - Contatterò i miei fratelli da Nuova Roma, così si metteranno all'opera. 

Charlotte li sentiva parlare ma era come un  rumore di fondo. C'era qualcosa che non le tornava. Stava cercando di ricomporre tutti i pezzi del puzzle, ma come? Sembrava ci fosse qualcosa che… 

-Eris- disse, alla fine. 

-Eris?- chiese Jesse. Alys aveva una faccia altrettanto stupita. 

-Alcuni scrittori la descrivono come una figura che diventa sempre più grande, circondata di fiamme- disse Charlotte. - E le ninfe nel giardino, mi verrebbe da pensare le Esperidi? 

-Il giardino delle Esperidi è quello dove ci sono i pomi d'oro di Era. Forse Eris vuole causare un'altra lotta tra Atena, Afrodite ed Era? - disse Emily. 

-Potrebbe essere - disse Sol. - Ma perché rapire Ecate? 

-Questo non saprei- continuò Charlotte. - Ma dobbiamo fermare Eris, se è lei che sta causando tutto questo. 

-E seguire le torce- continuò Emily. - Qualcuno di voi ha idea di dove cominciare? 

Xavier fece spallucce. - Non avrei proprio idea. 

-La vostra Cabina non ha delle torce? - chiese Dennis, rivolto ai due figli di Ecate. 

-Sì, certo - risorse Jane. - Ma penso siano più qualcosa di estetico. 

Aloysius sbadigliò. - Non possiamo dormirci su? È stata una giornata lunga. 

-Ma non dobbiamo perdere un secondo! - tuonò Marcus. 

-Sono d'accordo con lui- disse Jesse. - Non possiamo permetterci di pensarla così. 

-Eppure ha ragione - disse Coraline. - Non riusciamo a uscirne fuori, tanto vale riposarci e pensarci su.

-Mettiamola ai voti- disse Emily. - Quanti per rivederci domani mattina? 

In sette alzarono la mano. 

- Allora buonanotte amici- disse Sol, infilandosi un giacchetto dai colori sgargiarnti. 

-Non so se riuscirò a dormire dopo aver visto questo giacchetto- fece Marcus ironicamente. 

Sol si voltò verso lui. - Oggi ci sentiamo simpatici, vedo. 

-Come sempre - disse lui, accendendosi una sigaretta e scappando via. 

***

Xavier chiuse il messaggio Iris con i suoi fratelli del campo per dirgli esattamente che tipo di magia fare per mettere al sicuro il Campo. Lo avrebbe fatto lui stesso, ma era urto stanco per arrivare dall'altra parte degli Stati Uniti. 

Jane era lì vicino che lo aspettava. - Hai fatto?

Xavier annuì. - Da dove cominciamo? 

L'altra fece un gesto con la mano, come per dire che non importava. - Anche qui va bene, poi si espanderà. 

-Perfetto - disse il ragazzo. - Sei pronta? 

Jane gli porse la mano. - Cerca di immaginarti qualcosa che vuoi proteggere con tutta la tua vita, poi estendilo per tutto il Campo.  

-Ricevuto- disse lui. 

-Allora proviamoci- disse Jane. - Se ti risulta più facile, chiudi gli occhi. 

Xavier fece quanto detto. Si immaginò suo padre Pablo, la sua matrigna Aurelia e le sue sorelline Jennifer e Vivianne, convincendosi che stesse facendo questo anche per loro. Ripensò a quando era stato attaccato da piccolo e alla successiva decisione di visitarli di tanto in tanto per proteggerli. Alla fine il principio di base era lo stesso. Una volta creato un ipotetico scudo intorno a loro, Xavier immaginò di espanderlo il più possibile. Sentí la mano di Jane stringere più forte, come se avesse capito che stava per esaurire le forze. Jane strinse sempre più, quasi da fargli male. D'improvviso, lasciò la stretta. 

Xavier aprí gli occhi e la ritrovò accasciata a terra. - Ehy- disse - Tutto a posto? 

L'altra annuì, spostandosi la frangetta dagli occhi. - Sì, grazie. È solo stanchezza. 

-Ti capisco - fece Xavier. - Dopo tutte le avventure di oggi… Medea te, Circe io, la battaglia… Jesse- disse, tra un colpo di tosse e l'altro. 

Jane ridacchiò. - Sei geloso forse? 

Xavier le sorrise. - Per niente sorellina- le disse. - Ha funzionato l'incantesimo? 

-Sì - indicó nel cielo. - Se vedi bene c'è una leggera patina viola e rossa. I nostri due colori insieme. 

-Se non fossimo fratelli, direi che è una cosa romantica. 

Dopo qualche minuto di silenzio, Jane fece per alzarsi. Xavier immaginò che stesse proponendo di tornare alla cabina ma la vide fissare un punto indistinto. 

-L'hai visto?- disse. 

-Cosa? - Era buio pesto e lui si sentiva molto stanco, perciò non stava dando molta attenzione a ciò che gli succedeva intorno. 

- Un serpente! - disse Jane. - È il simbolo di nostra madre! Ci sta mandando qualcosa! Dobbiamo seguirlo! 

-Come fai ad essere così attiva a quest'ora? - le disse lui. Non fece neanche in tempo a finire la frase, che lei lo aveva già preso e lo stava trascinando per una mano. Xavier cercava di guardare anche per terra per evitare di inciampare in sassi e rami che sembravano sempre essere tra i suoi piedi quando camminava. Alla fine giunsero davanti una grotta, davanti alla quale c'era una grande torca accesa. 

-Jane- disse Xavier. - L'abbiamo trovata. 



 

Eccomi tornata!Spero che vi piaccia e che lo apprezzerete! Forse sono un po’ lunghi i capitoli, ma preferisco fare così piuttosto che molti capitoli e corti. Dal prossimo capitolo ho in conto di entrare effettivamente in azione quindi, stay tuned!-pp

 

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