4. Il favore

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ATTENZIONE: 
Questa storia fa parte della serie "Haikyuu - Azienda di articoli sportivi" MA si può leggere anche senza aver seguito i primi tre racconti. Ogni storia racconta il punto di vista di una coppia diversa e sono pubblicate in modo che cronologicamente non vengano fatti spoiler. Con le prime tre viene raccontata la storia della iwaoi e della sakuatsu, se non siete interessati a leggerle vi basta sapere queste informazioni:
-Tutte le storie ruotano intorno all'idea che tutti i personaggi lavorano in un'azienda che progetta articoli sportivi di nome "Haikyuu". Il direttore dell'azienda è Ushijima e Iwaizumi è il suo vice. Sakusa lavora come responsabile legale, mentre Oikawa e Atsumu sono i modelli ufficiali, famosi perché entrambi giocano professionalmente a pallavolo. Kenma è il Comunity Manager (
addetto alla gestione di una comunità virtuale, con i compiti di progettarne la struttura e di coordinarne le attività) mentre Kuro è l'Accaunt Manager (responsabile della gestione, sviluppo e mantenimento dei clienti di un'azienda e del consolidamento del business aziendale).


Note per chi ha letto le altre storie:
Eccomi di nuovo qui come promesso! Questa long sarà un pò più breve delle altre ma spero che vi farà divertire e vi piacerà tanto quanto è piaciuta a me scriverla! Come per le altre vi do l'appuntamento ogni martedì e giovedì, quindi a prestissimo con il secondo capitolo.
Buona lettura,
Deh
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4. Il favore



Capitolo 1

Kenma stava digitando velocemente sul suo computer. Gli occhi fissi sul monitor mentre le dita correvano veloci sulla tastiera, conoscendo a memoria ogni singolo tasto e le sue molteplici funzioni.
Quella mattina c’era stato un bug nel loro sito web che aveva modificato diversi prezzi nel carrello online per i clienti. Gli era stato ordinato di sistemarlo prima di pranzo, erano le 11.37.
Percepì la presenza di Kuro prima ancora di vederlo.
Kenma non sapeva se era inquietante, ma stavano a stretto contatto fin da quando erano bambini, quindi era ovvio che conoscesse anche la sua camminata, giusto?
Inoltre era appena entrato nel suo ufficio senza neanche palesare la sua presenza e si era chiuso la porta alle spalle come se fosse il suo ufficio, quindi non poteva essere nessun altro.
Quel giorno sembrava più svogliato del solito, si trascinò fino alla scrivania del mezzo biondo e si lasciò cadere su una sedia libera con uno sbuffo infastidito.
-Che problema hai oggi?- domandò Kenma senza neanche alzare lo sguardo dallo schermo.
-Iwaizumi mi chiama in ufficio e mi chiede di fargli avere dei documenti. Quindi prendo la cartellina, prendo l’ascensore e salgo fino al suo piano. Entro nel suo ufficio e c’era Tooru sdraiato mezzo nudo sulla sua scrivania. Mi aveva chiamato tipo neanche cinque minuti prima, che gli costava aspettare che gli avessi consegnato quello che voleva e fossi andato via?
Kenma sbuffò quella che poteva sembrare una risata –Sai, siamo nel ventunesimo secolo da più di vent’anni, probabilmente si aspettava che tu glieli mandassi via e-mail.
-Diventeremo tutti flaccidi e grassi se passassimo tutto il nostro tempo seduti a una scrivania davanti un computer. Inoltre, mi seccava fare le scansioni, ho perso meno tempo così.
-Perché in effetti sei così impegnato- lo prese in giro il più piccolo, lanciandogli per la prima volta un’occhiata da quando si era seduto.
Kuro era stravaccato sulla sedia girevole come se fosse a casa sua, la schiena curvata all’indietro, le gambe aperte, le braccia con i gomiti poggiati ai braccioli e le mani comodamente sistemate sul proprio stomaco.
Kuro sbuffò –Che palle, sono così geloso, deve essere eccitante scopare qualcuno nel proprio ufficio.
-Pensavo l’avessi già fatto- rispose Kenma fingendo indifferenza, anche se le sue mani smisero di lavorare per qualche secondo.
-Se l’avessi fatto, l’avresti saputo- borbottò in risposta l’altro.
Kenma smise del tutto di lavorare e gli lanciò uno sguardo strano, anche Kuro si rese conto di quello che aveva appena detto e, facendo un colpo di tosse, specificò –Perché te l’avrei detto. Insomma sei il mio migliore amico, ci diciamo tutto, no?
Kenma riportò lo sguardo allo schermo, ma dovette calmare la sua agitazione interna prima di riuscire a concludere il suo lavoro.
-Preferirei non sapere queste cose.
Kuro rise –Non essere così pudico, puoi dirmi se sei interessato a qualcuno che ti scopi su questa scrivania, magari senza neanche chiudere a chiave la porta e…
Kenma lo interruppe parlandogli sopra –Non siamo tutti pervertiti come te. O Oikawa. Inoltre sai bene che non sono mai stato troppo interessato alle relazioni.
“A meno che non sia tu.”
Quello non lo disse, Kenma nascondeva la sua cotta per il suo migliore amico da ormai troppi anni e aveva imparato a conviverci più che bene.
Non aveva idea di quando fosse iniziata, sapeva solo che Kuro era sempre stato al suo fianco.
Fin da quando i loro genitori li avevano presentati da bambini per farli giocare insieme, Kuro era diventato una costante nella sua vita.
Era stato al liceo che aveva avuto la sua grande rivelazione.
Erano negli spogliatoi di pallavolo quando i suoi compagni di squadra avevano iniziato a parlare di ragazze, di quanto fossero carine e di come si dovesse parlare con loro.
Avevano anche chiesto il suo parere e Kenma si era limitato a storcere la bocca, aveva domandato perché mai dovesse interessarsi a una ragazza e gli era stato risposto “è carino pensare di passare la vita con una di loro, no? Guardare i film insieme, uscire a fare delle passeggiate, tornare a casa e scoprire che ti ha cucinato qualcosa di buono.”
Kenma non aveva più risposto, troppo concentrato a rendersi conto che faceva già tutto quello con Kuro e che voleva continuare a farlo per il resto della sua vita.
Non aveva mai pensato a un futuro senza di lui e adesso, a distanza di anni, continuava a pensarla nello stesso modo.
L’unica differenza era che la sua cotta si era completamente trasformata in amore, ma era sempre stato troppo codardo per confessarsi, non perché si sentiva in imbarazzo, ma perché aveva paura di perderlo.
Perché come poteva Kuro, un ragazzo solare e amico di chiunque, volere qualcuno come Kenma, che neanche riusciva a dire cose carine ai suoi fan durante le poche dirette Twitch che faceva giocando nei suoi giorni liberi?
Inoltre, con il passare degli anni, Kuro si era distaccato sempre di più.
Non era colpa sua, era ovvio che crescendo avrebbero dovuto smettere di fare pigiama party e dormire nello stesso letto. Ma nonostante l’ovvietà della situazione non aveva comunque impedito a Kenma di usarla come nuova scusa per non confessarsi.
“Se mi vuole, può sempre fare lui il primo passo.”
Mentre la sua mente era persa nei suoi pensieri, le sue mani avevano continuato a lavorare meccanicamente e se ne rese conto solo quando ne mosse una per cercare il mouse e dare l’okay all’ultima cosa che aveva modificato.
-Hai finito?- domandò a quel punto il corvino.
-Sì- rispose meccanicamente.
-Allora andiamo a pranzo.
Tornò a fissare l’orologio, erano le 12.25.
Si stupì di quanto tempo fosse passato da quando Kuro l’aveva raggiunto, ma soprattutto di quanto il suo amico fosse rimasto in silenzio.
Kenma lo fissò stranito, ma non disse nulla e alzandosi lo seguì fuori dall’ufficio e poi nell’ascensore.
Fu mentre scendevano al piano terra che il suo telefono squillò per la notifica di un messaggio privato sui social media.
Corrugò la fronte tra il confuso e il curioso quando notò che il mittente era Yamamoto Taketora.
Erano compagni di classe e amici al liceo, poi però si erano persi di vista e non si sentivano da diversi anni.
Aprì la chat e iniziò a leggere
“Ciao Kenma! Spero tu ti ricordi di me (mi offenderei del contrario, quindi in caso non dirmelo). Ho scoperto che lavori all’azienda di articoli sportivi Haikyuu e volevo chiederti un favore. Mi rendo conto che è da maleducati rivolgermi a te così dopo anni che non ci vediamo, ma spero che non sia un problema. Ti va se ci vediamo una di queste sere? Ti offro la cena per il disturbo!”
Questo era decisamente inaspettato, ma sorrise comunque e non perse tempo a rispondere “Come potrei dimenticarmi di te quando ho ancora le punte dei capelli bionde? Va bene per la cena, scegli un posto dove facciano crostate di mele buone. Poi inviami indirizzo e orario."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Kenma era in piedi di fronte al ristorante nel quale Yamamoto gli aveva dato appuntamento.
Fece uno sbuffo quando si rese conto che era un posto abbastanza elegante e lui aveva dei jeans strappati e una semplice felpa. Si sciolse i capelli per non dare troppo un’aria trasandata ed entrò.
La ragazza che accoglieva fece una smorfia quando lo vide, smorfia che scomparve subito per educazione, anche se Kenma l’aveva già notata.
-Buonasera signore, desidera?
-Un mio amico dovrebbe aver prenotato, si chiama Yamamoto.
-Oh sì, venga l’accompagno.
Era ancora abbastanza presto e i tavoli erano per lo più vuoti, anche se Kenma riuscì a notare dei cartoncini un po' ovunque che recitavano la scritta “riservato”.
Si distrasse dalla contemplazione del luogo quando una voce familiare che non sentiva da troppo tempo urlò “Kenma!!”
Alzò lo sguardo e Tora era lì, identico a quando si trovavano al liceo, forse un po' più alto e la cresta non era più colorata di biondo, ma per il resto non era cambiato di una virgola.
Yamamoto lo strinse in un forte abbraccio che Kenma accettò per lo più passivamente.
L’altro non si offese, sapeva benissimo come si comportava il più piccolo.
-Ti trovo bene!- commentò infine quando si risedettero al tavolo e la cameriera portò loro i menù –Ho visto uno dei miei ragazzi l’altro giorno vedere una delle tue live su Twitch.
Kenma alzò lo sguardo confuso dal menù, che aveva solo avuto il tempo di aprire, e chiese –I tuoi ragazzi?
-Oh sì, frase fraintendibile. Volevo dire che insegno alle medie la pallavolo.
-Oh- questo aveva molto più senso di immaginarlo già con dei figli –Sembra interessante, è stato facile?
Fu così che parlarono per un po', con diversi racconti generali o storie mirate e divertenti di quello che avevano fatto fino a quel momento.
Kenma sbuffò nel bel mezzo di un discorso quando il suo cellulare vibrò per l’ennesima volta.
-Scusami- disse prendendolo e sbloccandolo –Adesso lo metto in silenzioso.
Tora rise –Chi ti scrive così tanto?
-È Kuro. Sta vedendo il trono di spade e probabilmente crede di poter morire se non mi commenta ogni singola scena.
-O forse è solo geloso- scherzò l’altro.
Kenma corrugò la fronte non capendo –Perché dovrebbe?
Tora continuò a scherzare –Beh, sei a cena con me. Me lo ricordavo come molto possessivo.
Il più piccolo non riusciva ancora a capire il punto di quella discussione –Neanche sa che siamo usciti insieme.
Qualsiasi traccia di scherzo scomparve dal volto di Yamamoto e i suoi occhi si spalancarono straniti –Non gli hai detto che sei fuori con me?
La cameriera portò loro quello che avevano ordinato e, quando fu andata di nuovo via, Kenma cercò di capire il perché di quella reazione –Avrei dovuto dirglielo?
Tora si concentrò sul suo cibo –Io credevo solo che tra fidanzati si dicesse tutto.
Kenma sussultò, la sua voce era un mormorio scioccato mentre chiedeva –Fidanzati?
-Eh?- adesso era Yamamoto quello sotto shock –Vi siete lasciati?
-Non siamo mai stati insieme!
-Ah- Tora prese un boccone e prima ancora di ingoiare domandò –Perché?
Kenma sospirò esasperato, era abbastanza sicuro di non aver immaginato in quel modo quell’incontro –Perché no! Siamo amici!
L’altro rise, fortunatamente aveva già ingoiato il boccone –Per favore! Quindi mi stai dicendo che non provi nulla per lui?
Kenma sentì il suo volto andare a fuoco –Non importa quello che voglio io. Non sono di certo quello che Kuro vorrebbe.
-Ma se…
Il più piccolo però non aveva più intenzione di ascoltarlo, troppo imbarazzato per parlare della sua cotta supersegreta, circa, con un compagno di liceo che non vedeva da anni. Così domandò –Mi hai fatto venire qui per sapere quello che provo o non provo per Kuro?
-Va bene, mi arrendo- decise di lasciar andare il discorso –In realtà volevo chiederti un favore.
Kenma annuì –Sì, questo l’hai scritto anche nel messaggio, vai avanti.
-Okay allora, mi sono completamente innamorato di una ragazza. L’ho conosciuta in un bar e le ho offerto dei drink, abbiamo parlato un po' e ho capito quanto era splendida. Mi sono subito reso conto di voler provare ad avere qualcosa di più con lei che una semplice scopata da ubriachi, ma tutti i miei tentativi non sono mai andati a buon fine nelle relazioni passate, quindi mi chiedevo se potevi darmi una mano in modo da impedirmi di gettare tutto nel cesso e tirare lo sciacquone.
Kenma era confuso, non che non avesse capito il punto della situazione, ma perché cercare proprio lui, soprattutto dopo tutti quegli anni?
-E il mio ruolo serve perché…?
Tora si morse un labbro, poi disse quello che aveva finora omesso –Lei si chiama Mai Nametsu.
Era un nome che aveva già sentito e quando lo collegò ad un volto posò le posate e strinse gli occhi –Assolutamente no.
-Ti prego, Kenma! A chi altri dovrei chiedere? Kuro mi prenderebbe in giro per sempre se lo sapesse, ho bisogno che resti tra noi due e so che tu puoi farlo!
-Non puoi chiedermi di aiutarti a conquistare una mia collega di lavoro! Cosa dovrei fare? Parlare bene di te quando sta lei davanti?
Era una battuta, ma lo sguardo speranzoso di Tora gli fece capire che era esattamente quello che voleva.
Fece una faccia disgustata e Yamamoto provò ancora a convincerlo –Non sempre! Solo qualche volta! E potrei venirti a trovare a lavoro, magari mi scrivi quando lei sta nei paraggi! Per favore!
Sembrava così disperato che un po' faceva pena a Kenma.
Stava per accettare riluttante di aiutarlo, quando si convinse del tutto nell’istante in cui Tora continuò –Ti porterò delle crostate di mele ogni volta che verrò! E se farai qualcosa che reputi troppo imbarazzante ti comprerò dei videogiochi! Ti comprerò tutto quello che vorrai!
-Ok, ok- cedette infine il più piccolo con un sospiro.
Non voleva neanche immaginare in cosa si stava andando a cacciare.
Quel ragazzo non poteva nascere con un minimo di bravura in più nel provarci con le persone? Decise di vedere il tutto come la sfida di un videogioco dove a ogni livello che faceva passare al suo personaggio, che in quel caso era Yamamoto, avrebbe ricevuto un premio, ovvero le torte e i giochi. Con quella nuova prospettiva si preparò mentalmente alle settimane che sarebbero venute.



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Ciao!
Scrivo queste note per dirvi che ho sempre pensato che Yamamoto sia uno di quei pochissimi personaggi di Haikyuu etero (come Tanaka e Shimizu o Suguru e Mika), ma al contrario di queste coppie lui non riesco a shipparlo con nessuno. In questa storia però mi serviva una ragazza e invece di creare un nuovo personaggio ho deciso di prendere in prestito la manager del Dateko (appunto Mai Nametsu). Probabilmente nel canon non si conosceranno mai e non so se qualcuno li shippa con altri personaggi, ma fatemela passare ahaha.
Inoltre sì, per chi avesse letto la storia "3. La cena", è ambientato nella stessa serata e Atsumu aveva visto Kenma con Yamamoto quando ha detto "è a un appuntamento con un ragazzo e questo ragazzo non è Kuro!". Nel prossimo capitolo vi darò ancora più dettagli!
Alla prossima settimana!
Deh

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Kuro sbadigliò mentre entrava ad Haikyuu.
-Ehy, Kuro- lo salutò Mika quando lo vide –Come fai ad avere sonno? Sono le dieci del mattino e sei in ritardo di due ore.
Kuro sventolò una mano in aria chinandosi sul suo bancone –Quei due ragazzini che lavorano per me sono bravi, soprattutto quel Tsukishima, lascio fare il lavoro a loro.
La ragazza gli lanciò un’occhiataccia, Kuro finse di non vederla e continuò –Sono stanco perché ieri notte ho visto la sesta stagione del trono di spade.
-Tutta la stagione?
-Non potevo lasciarla a metà! Vedi un film a pause, tu?
-Non sono del tutto certa che sia la stessa cosa.
-Questione di punti di vista. Tu che mi racconti? Stai ancora con quel deficiente?
La ragazza si aprì in un ampio sorriso –Ieri mi ha preparato una cena romantica.
-Disgustoso. Non starò qui a sentire altro.
Si diresse verso gli ascensori con la risata della ragazza che lo accompagnava.
Lui e Mika erano amici da diversi anni, avevano la stessa età e si erano conosciuti durante il secondo anno di liceo. Erano ad una festa e Kuro l’aveva trovata a piangere per un ragazzo per il quale aveva una cotta. Kuro aveva passato tutta la notte a consolarla e questo era decisamente qualcosa che dava inizio a un’amicizia.
Scoprì solo dopo che il ragazzo per il quale Mika piangeva era Suguru Daisho, Kuro lo conosceva perché litigavano ogni volta che si incontravano. Involontariamente però era sempre stato il corvino a farli mettere insieme.
Durante una loro lite aveva urlato all’altro “non ti permetterò più di calpestare ancora il cuore della mia amica!”, Suguru a quel punto aveva scoperto dei sentimenti di Mika e, stupendo tutti, si era dichiarato a sua volta. Stavano insieme già da diversi anni.
Kuro aveva rivalutato infine il ragazzo, soprattutto quando aveva appurato che Mika era davvero felice e che Daisho aveva intenzioni serie. Ma aveva deciso di fingere che continuava a non andargli a genio, i battibecchi erano comunque interessanti.
Prese l’ascensore e arrivò al secondo piano.
Tsukishima Kei gli lanciò uno sguardo impassibile da sotto i suoi occhiali, quando poi il corvino era abbastanza vicino commentò –Stavamo lavorando così bene senza di te.
Kuro rise –Ed ecco perché sei il mio preferito, Tsukki!
Raggiunse l’ufficio di Kenma per salutarlo, corrugando la fronte, confuso, quando notò che non era al suo interno.
Si girò per cercarlo altrove e per poco non urlò spaventato quando si trovò davanti Oikawa e Miya.
Avevano un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
-Non pensavamo avresti rinunciato facilmente al tuo gattino- gli disse a quel punto Tooru.
-Di che stai parlando?- domandò subito sentendo la preoccupazione invaderlo.
-Dell’appuntamento di Kenma di ieri sera. Non lo sapevi?- questa volta era stato Atsumu a parlare. Quei due erano quasi inquietanti e Kuro stava per commentarlo, ma si distrasse quando vide Kenma uscire dall’ascensore con un bicchiere in mano. Probabilmente era stato in sala relax a prendere il suo latte al caramello.
Rallentò il passo incerto quando notò tutti e tre davanti al suo ufficio.
-Che succede qui?- domandò poi quando capì che avrebbe dovuto parlare con loro per rientrare nella propria stanza.
-Sei stato a un appuntamento?- Kuro era sconvolto, ma aveva mantenuto la voce bassa.
Kenma sussultò, arrossì e si guardò intorno prima di borbottare –Non era un appuntamento!
Come se Kuro gli credesse.
Poi il più piccolo si fece più risoluto e domandò –Ma poi come diavolo lo sai? Mi spii?
-Colpa nostra- si intromise a quel punto Oikawa con la lingua di fuori e per nulla pentito di quello che avevano fatto –Avevamo organizzato una cena tra coppie e ti abbiamo visto allo stesso ristorante, carino il ragazzo.
Kuro quasi ringhiò a quel commento.
Kenma alzò gli occhi al cielo, poi borbottò –Ora capisco perché Sakusa mi aveva chiesto di cercare se Atsumu fosse uno stalker.
Kuro notò il biondo spalancare gli occhi –Lui ha chiesto cosa?
Oikawa rispose per lui –Non è il momento ‘Tsumu, stiamo parlando di cose importanti qui!
Il biondo sbuffò, ma alla fine sembrò decidere che l’amico avesse ragione.
Kenma sbuffò a sua volta, poi si rivolse direttamente a Kuro –Ho incontrato Tora- specificò meglio –Yamamoto. Andava in classe con me e frequentava con noi il club di pallavolo.
Kuro fece una smorfia –Sì, ricordo chi è.
Kenma alzò le spalle –Mi ha invitato a cena per parlare poiché non ci vedevamo da tempo e sono andato. Non vedo cosa faccia tutto questo scalpore.
Kuro avrebbe potuto elencare un sacco di cose che non andavano in quella scena, ma era ancora abbastanza lucido da rendersi conto di non poter urlare la sua gelosia ai quattro venti, non soprattutto quando c’erano Miya e Oikawa che si stavano godendo la scena come avvoltoi.
-Se avete finito- Kenma passò in mezzo a loro –Ho una partita da giocare.
E chiuse la porta talmente forte dietro le sue spalle da far tremare un po' il vetro circostante.
Kuro lanciò un’occhiataccia ai due ragazzi che erano ancora lì e sembravano persino più divertiti.
Atsumu alzò le mani in segno di resa –Vogliamo solo aiutarti qui.
-Perché invece non andate ad aiutare Akaashi? Sono sicuro che vi stia cercando da un po'.
Se l’era appena inventato, non sapeva se effettivamente i due ragazzi avessero un servizio fotografico programmato o fossero lì perché non avevano nient’altro da fare se non importunare le persone.
Ma la bugia riuscì nel suo intento, considerando che entrambi sbiancarono e corsero via in tutta fretta.
Kuro a quel punto si diresse nel suo ufficio più incazzato di come si era svegliato quella mattina.
Come si permetteva Yamamoto di tornare dopo anni e provare a rubargli Kenma?
Kuro aveva avuto una cotta per quel ragazzino dall’esatto momento in cui suo padre glielo aveva presentato quando aveva otto anni. Ma Kenma aveva sempre espresso l’idea di non aver bisogno di una relazione e Kuro aveva provato in tutti i modi a farsela passare, provando a mettersi sia con ragazze e ragazzi. Nessuna relazione però era mai andata troppo avanti, perché persino queste persone si rendevano conto che amava Kenma più di chiunque altro.
Kuro non era un codardo e si sarebbe di certo confessato già da anni se solo avesse avuto anche un minimo segno che tutto quello a Kenma potesse interessare, ma così non era stato.
O almeno, non fino a quel momento.
Strinse i pugni e giurò a se stesso che Yamamoto non glielo avrebbe portato via.



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Ciaoo!
Ebbene sì, Kuro ha iniziato una sfilza di complessi inutili ma che, poverino, ci stanno.
Atsumu ha scoperto che Sakusa aveva chiesto a Kenma di cercare informazioni su di lui, ma non preoccupatevi che non succederà alcun casino tra di loro, non citerò più la cosa per questo ho voluto specificare.
Inoltre, per chi ha letto la storia "La cena", volevo darvi un extra:
-Questo capitolo è ambientato proprio il giorno dopo e Oikawa e Atsumu sono freschi e tranquilli a lavoro solo perché non vedevano l'ora di attuare i loro piani di cupido.
-Come fanno a essere così freschi dopo la sbronza della sera prima? Ho immaginato che ci fossero abituati e fossero quel tipo di persone che se hanno uno scopo non gliene frega nulla del resto.
-Vi interesserà sapere che invece Iwaizumi e Sakusa sono morti a casa di Osamu: la conversazione è stata più o meno con Sakusa che si sveglia lamentandosi per il mal di testa mentre afferma "sto troppo male per andare a lavoro" e Iwaizumi che risponde con lo stesso tono "sono il tuo capo, ti do il permesso di stare a casa".
-Qualche ora dopo hanno scoperto che non è stata una grande idea rimanere lì poiché Suna non ha fatto altro che tartassarli con la richiesta di un riscatto per non pubblicare su internet i video e le foto imbarazzanti della sera prima.
Detto questo, a giovedì con il prossimo aggiornamento!
Un bacio, 
Deh

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Kenma era nel bel mezzo di un combattimento online quando il telefono del suo ufficio iniziò a squillare.
Sbuffò infastidito pensando di non rispondere, ma decise infine che aveva bisogno di un lavoro più di vincere quella partita, quindi fece morire il proprio personaggio e prese la cornetta.
-Ufficio di Kozume- rispose un po' scazzato.
-Ehy Kenma- chiamò la voce di Mika –c’è un ragazzo che dice di essere tuo amico e insiste per salire. Ha detto di chiamarsi Yamamoto Taketora.
Kenma sospirò. Erano passati tre giorni dalla sua cena con Tora e non aveva ancora fatto nulla con Mai Nametsu, perché pensava che per queste cose ci volesse calma (e anche un po' perché se n’era dimenticato). Non pensava che il suo amico fosse talmente preso da lei da presentarsi a lavoro senza aver prima ideato un piano.
-Sì, fallo salire.
Si alzò dalla comoda sedia da ufficio e si diresse alla porta.
Quando lasciò la stanza vide Kuro girarsi nella sua direzione e lanciargli uno sguardo sorpreso, prima a lui e poi all’orologio al suo polso, infine domandò –Kenma, cosa ci fai fuori dal tuo nido così presto?
L’ormai non più biondo affondò le mani in tasca e alzò le spalle, poi con un cenno del capo indicò l’ascensore che era appena arrivato –C’è Tora.
Kuro si irrigidì leggermente ma Kenma non ci fece troppo caso.
-Hey!- esclamò il nuovo arrivato quando li raggiunse, aveva un sacchetto in mano che porse a Kenma –Per te. È una torta di mele.
-Oh- gli occhi del più piccolo si fecero grandi di stupore, il fastidio per aver perso la partita appena scomparso.
-Yamamoto!- si intromise a quel punto il corvino –Da quanto tempo.
Kenma si perse le interazioni tra i due e i vari saluti iniziali, troppo concentrato sul dolce che aveva tra le mani.
Quando alzò lo sguardo Kuro era scomparso, corrugò la fronte e domandò –Dov’è andato?
Yamamoto indicò un punto impreciso alla sua destra –Qualcuno l’ha chiamato.
Kenma annuì non troppo interessato, poi gli fece segno di seguirlo verso l’ascensore –Andiamo in sala relax. Comunque che ci fai qui? Pensavo che ci sentissimo per messaggio prima di vederci.
-Ti ho mandato dei messaggi- spiegò il più alto mentre entravano nella piccola cabina e le porte si chiudevano dietro di loro –Ma non hai risposto. Tu mi hai detto che quando non rispondi è perché stai giocando, quindi ho supposto che fossi libero dal lavoro se avevi tempo per giocare.
Davvero Kenma gli aveva detto quello? Alzò le spalle di nuovo ed entrò nella stanza sedendosi al primo tavolo disponibile, pronto a mangiare la sua torta.
-Staremo qui per un po'. Entro un’ora si farà viva, scendono tutti qui a cazzeggiare a intervalli regolari quando non c’è troppo lavoro. Qual è il piano quando arriverà?
Yamamoto si guardò intorno, come se qualcosa potesse dargli l’ispirazione –Immagino che dovrei iniziare con il farmi riconoscere- strabuzzò gli occhi sconvolto quando si rese conto di una cosa probabilmente importante –E se quella sera era troppo ubriaca e non ha idea di chi io sia?
Kenma sbuffò pronto a placare quella nuova crisi. Sarebbero state delle lunghe ore fino al pranzo.
-
Era una bella giornata per Kuro fino a quando Yamamoto non si presentò in azienda solo ed esclusivamente per visitare Kenma.
Andò a peggiorare quando vide gli occhi del suo gattino illuminarsi felice alla torta appena regalata.
Doveva per forza intromettersi per palesare la sua presenza.
Chiamò il nome dell’ex compagno di squadra e si salutarono calorosamente.
L’abbraccio di Kuro era però un po' troppo stretto e non aveva idea di che espressione stesse facendo, se lo domandò solo quando Yamamoto iniziò a fissarlo quasi con paura.
Kuro ghignò internamente per avergli provocato quella reazione.
-Kuro-chan!- lo chiamò a quel punto la voce di Oikawa –Vieni qui! Mi serve il tuo aiuto!
Il corvino avrebbe solo voluto strozzarlo e ignorarlo, purtroppo il suo lavoro lì dentro dipendeva anche da come trattava Tooru, quindi si morse la lingua e decise di raggiungerlo.
-Cosa vuoi?- domandò un po' troppo scorbutico.
-Non va bene, non va per niente bene Kuro- Oikawa sembrava esasperato mentre scuoteva la testa –in questo modo perderai del tutto il tuo gattino. Devi trovare un forte contrattacco, se ti mostri semplicemente geloso, come stai facendo, perderai diversi punti.
-Ma di che diavolo stai parlando? E perché oggi non c’è il tuo strambo amico?
-Atsumu ha gli allenamenti con la squadra- rispose abbattuto, il sorriso però gli ricomparve quasi subito –Ma puoi ringraziare il mio ginocchio per tutto l’aiuto che ti darò! Vieni, parliamone in ufficio.
Kuro dovette seguirlo a malincuore, non appena la porta si fu chiusa alle loro spalle chiese –Ma intanto a te chi ha detto che voglio stare con Kenma?
Oikawa si sedette sulla scrivania come se fosse il padrone di quell’ufficio –Quindi mi stai dicendo che non ti piace Kenma?
-Certo che mi piace, ma…
-Allora punto per me.
-Ma non vedo come tu possa aiutarmi, visto che hai aspettato vent’anni prima di metterti con Iwaizumi.
-Intanto ci siamo messi insieme prima di voi due. Quindi secondo punto per me.
Kuro sbuffò esasperato mentre alzava gli occhi al cielo.
-Bene!- dovette concedere alla fine –Cosa dovrei fare?
-Batterlo nel suo gioco, ovviamente.
Kuro si sedette sulla propria sedia, fissandolo con gli occhi sottili mentre cercava di capire dove il suo discorso sarebbe andato a parare.
-Sai che faccio quando qualcuno mostra interesse al mio Iwa-chan?- decise di spiegare Oikawa come un bravo insegnante.
-Te lo scopi in ufficio?- quella del corvino era una semplice battuta.
-Esatto! Ricordo a Iwa-chan quanto è bello stare con me, così non avrà occhi per nessun altro.
Kuro sbatté più volte le palpebre cercando di eliminare la scena che si era appena formata nella sua mente –Non credo che scoparmi Kenma in ufficio sia la soluzione migliore.
Oikawa rise –Per quanto mi piacerebbe vedervi- Kuro cercò di non soffermarsi su quella frase –non parlavo di questo. Dico di superare quel tizio al suo stesso gioco. Se lui porta della torta a Kenma, tu compragliene una più buona!
-Oh…- il cipiglio sul volto del corvino finalmente scomparve –Questa si che è un’idea geniale.
E fu così che quella sera portò a casa del suo amico, che si stava preparando per una diretta streaming, un’intera crostata di mele della migliore pasticceria del paese.
Era davvero soddisfatto della sua trovata fino a quando Kenma non si presentò a lavoro il giorno successivo per indigestione da troppi dolci.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Dopo diverse settimane che quella situazione andava avanti, a Kuro fu ben chiaro che quello che Oikawa e Atsumu stavano facendo era più un attentato alla vita di Kenma che un aiuto vero e proprio alla vita sentimentale del corvino.
Il consiglio della torta, che aveva portato Kenma ad avere un’indigestione, non era stato che solo l’inizio.
 
Era passata poco più di una settimana dall’incidente della torta, quando Kuro aveva beccato Yamamoto a consegnare un fiore a Kenma.
I due ragazzi erano chiusi nell’ufficio del suo gattino, quindi non riusciva a sentire quello che si stavano dicendo, ma Kenma aveva dimenticato di oscurare le pareti in vetro e ogni cosa era tranquillamente visibile. Non che a qualcuno sembrava interessare se non a lui e, come scoprì pochi secondi dopo, a Oikawa e Atsumu.
Yamamoto gli aveva porto una rosa rossa e Kenma era arrossito mentre diceva diverse cose, Kuro aveva anche provato a leggere il labiale, ma era stato impossibile capirlo perché sembrava che il ragazzino fosse troppo agitato e le parole si susseguivano velocemente.
Da quando a Kenma piacevano i fiori? E come si permetteva Yamamoto di regalargli una sola rosa? Kenma avrebbe meritato un intero mazzo di fiori!
Sfortunatamente lo strano duo problematico (come Kuro aveva iniziato a chiamarlo nella sua testa) era come se riuscisse a leggergli i pensieri.
-Dovresti regalargli un mazzo di fiori.
Quella era la voce di Atsumu che arrivò direttamente dalle sue spalle.
Kuro inoltre non aveva ancora capito come riuscissero a essere sempre nei paraggi e a spuntare dietro di lui così velocemente.
Era come se la sua vita fosse diventata per metà una scadente commedia romantica e per l’altra metà un film horror.
-Non lo farò- rispose sicuro.
Conosceva Kenma troppo bene da sapere che i fiori non erano di certo la strada giusta per conquistarlo.
Ma Oikawa e Atsumu non erano d’accordo e, non accettando il suo no come risposta, decisero di agire in segreto.
Tre giorni dopo fecero recapitare un enorme mazzo di fiori in anonimo direttamente nell’ufficio del ragazzo.
Peccato che avessero proprio scelto i fiori ai quali Kenma era totalmente allergico e questo finì in ospedale.
 
Giorni dopo, quando finalmente non si parlava più dell’incidente dei fiori anonimi, Kuro sentì Kenma chiacchierare con alcuni loro colleghi.
Questo era già strano di suo poiché Kenma aveva sempre evitato di essere troppo sociale, quindi perché adesso stava chiacchierando con loro volontariamente?
Si bloccò ad ascoltare e per poco non distrusse il documento che stringeva tra le mani quando sentì Kenma lodare le imprese di Yamamoto.
“C’è questo mio amico, Yamamoto, che anche lui faceva sempre…”
Che diavolo era successo al suo gattino scontroso e scorbutico?
In quel caso il duo problematico non sembrava essere nei paraggi, ne fu quasi sollevato e si depresse da solo nel proprio ufficio fino a sera.
Il giorno dopo però, scoprì che in un qualche modo erano venuti a conoscenza di quella conversazione e avevano ideato uno dei peggiori piani fino a quel momento.
O almeno, Kuro la pensava così perché stavano mettendo in imbarazzo anche lui, ma a pensarci lucidamente il peggior piano era stato decisamente quello dei fiori, dal momento che Kenma era quasi morto.
Erano in sala relax durante la pausa pranzo e, con i vari colleghi che erano rimasti lì a mangiare il loro pranzo, avevano intrapreso una conversazione che chiedeva quali fossero i “più appetibili single dell’azienda”.
Quando poi arrivò anche Kenma i due ragazzi si illuminarono e iniziarono a fargli domande a raffica su Kuro, usando la scusa che, essendo che si conoscevano da una vita, aveva tante storie da poter raccontare o, ancora meglio, descrivere come fosse Kuro senza vestiti.
Kenma era naturalmente arrossito violentemente per tutta quell’attenzione su di lui e, balbettando frasi incoerenti, scappò dalla sala così velocemente che inciampò sui suoi stessi piedi e prese in piena fronte le porte in metallo dell’ascensore.
Il bernoccolo, non troppo coperto dai capelli, era rimasto sul suo volto per i successivi cinque giorni.
 
I due ragazzi erano persino arrivati a stalkerare Kenma.
Dieci giorni dopo che il bernoccolo era scomparso dalla fronte del ragazzo, il duo aveva inviato un messaggio a Kuro con allegata una foto di Kenma e Yamamoto in un negozio.
Sembrava che stessero scegliendo dei peluche, la foto era stata scattata mentre Yamamoto porgeva a Kenma un portachiavi con un gatto e Kenma arrossiva con gli occhi spalancati.
“È arrivato il momento di regalargli un gatto.” fu il messaggio successivo di Oikawa.
Kuro sospirò e si limitò a non rispondere.
Non aveva voglia di stare dietro quei due mentre il suo cuore veniva ogni giorno spezzato e frantumato sempre di più. Cancellò la foto e cercò di pensarci il meno possibile.
Peccato che quella stessa sera, mentre lasciava l’ufficio pronto per andare a casa, Oikawa non lo raggiunse con un fagotto in mano.
-Atsumu è dovuto andare agli allenamenti- spiegò –ma questo è da parte di entrambi. L’abbiamo preso in un gattile, era quello che ci ricordava di più Kenma.
Kuro strabuzzò gli occhi quando tra le braccia gli fu messa questa piccola palla di pelo bianca con macchie nere e gialle.
Se ne innamorò nell’istante in cui questo lo leccò e miagolò pianissimo.
-Puoi regalarlo a Kenma. A quel punto dovrà per forza cadere ai tuoi piedi.
E così Kuro fece, portandoglielo quella sera stessa prima di tornare a casa.
Peccato che, come ogni volta, le cose non andarono esattamente come il duo aveva previsto.
-Allora?- i due ragazzi lo raggiunsero nel suo ufficio il giorno dopo, quasi all’ora di pranzo –Raccontaci del gatto!
-Nulla da dire se non che adesso io ho un gatto- sospirò esasperato.
Atsumu lo fissò confuso, Oikawa mise il broncio –Ti è piaciuto troppo e quindi non gliel’hai portato?
-L’ho fatto- lo contraddisse il corvino –Solo che Kenma si è rifiutato di averlo, dice che è troppo impegnato con il lavoro e le live che fa. Si scorda molto spesso di mangiare, figuriamoci dare da mangiare a un altro essere vivente. Nessuno dei due lo voleva sulla coscienza quindi adesso è mio.
Tooru alzò le braccia al cielo esasperato –Dio, siete così difficili!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Kenma era sempre stata una persona logica. Si vergognava pertanto di quello che stava per fare, ma dopo tutte quelle settimane era arrivato alla conclusione che fare qualche ricerca non poteva fare di certo male.
Si guardò intorno con circospezione nonostante fosse chiuso da solo nel proprio ufficio, poi si concentrò sulla serie di link che la pagina google gli aveva riportato.
“Luoghi infestati del Giappone.”
“Cinque storie di uomini che dichiarano di essere stati maledetti.”
“Case infestate e dove trovarle.”
Si sentiva davvero stupido anche solo a leggerne i titoli, sospirò nuovamente e fu distratto da una notifica di messaggio sul proprio cellulare.
Era la chat che ultimamente stava usando molto più di tutte le altre, Tora gli stava inviando una serie di messaggi uno dietro l’altro:
“OMG KENMA GRAZIE!”
“È FATTA!”
“HA ACCETTATO DI USCIRE A UN APPUNTAMENTO”
“OMFG, SPERO DI NON STAR SOGNANDO, AIUTOOO”
Kenma sorrise, erano settimane che ormai aiutava Yamamoto nella sua impresa con Mai.
Era stato più complesso e imbarazzante di quello che aveva immaginato e aveva pensato di abbandonare più volte di quelle che avrebbe ammesso ad alta voce, ma alla fine aveva continuato solo perché si sentiva in colpa a ritirare una promessa che gli aveva fatto.
Lui, all’inizio di quell’accordo, credeva semplicemente di dover dare la possibilità al suo amico di venirlo a trovare a lavoro, non tutto quello che poi aveva dovuto fare.
Come quando Tora si era presentato in ufficio con una rosa e l’aveva quasi pregato in ginocchio di metterla nella scrivania della ragazza quando questa non sarebbe stata presente.
O quando gli aveva chiesto di parlare a Mai di lui. Così Kenma, lo scontroso e schivo Kenma, si era dovuto unire a un gruppo di colleghi, dei quali non ricordava neanche il nome di buona parte di loro, e aveva dovuto decantare le lodi del suo amico.
Un giorno l’aveva persino dovuto accompagnare in giro per la città per comprare un regalo carino e sobrio da poter fare alla ragazza. Kenma aveva provato a protestare, affermando che non aveva di certo bisogno del suo aiuto per una cosa così semplice. Dovette però ricredersi quando, dopo essere stato comunque costretto a uscire con lui, si rese conto che Yamamoto stava solo puntato alle cose più trash e strane che non dovresti regalare alla tua ragazza neanche dopo due anni di relazione.
“Okay senti” gli aveva detto il più basso “qui non stiamo andando da nessuna parte. Vieni con me, ho visto all’ingresso una cosa che potrebbe essere carina.”
E fu così che lo portò in una cesta di portachiavi a peluche, sobri ma carini, che era certo sarebbero piaciuti a chiunque.
Stavano cercando nella cesta da un po', quando Tora ne aveva afferrato uno con la forma di un gatto nero e gliel’aveva dato “dovresti prendertelo, è identico a Kuro.”
Kenma era arrossito fino alla punta delle orecchie “ancora con questa storia!?”
Tora aveva sbuffato e in un mormorio aveva risposto “un giorno capirai quanto sei cieco”, Kenma non disse nulla e fortunatamente la conversazione si concluse.
E adesso, a distanza di due mesi dall’inizio, quell’incubo era quasi finito.
Rispose al messaggio digitando un ironico “Sono finalmente libero!”
“Non esattamente” gli arrivo subito la risposta “non penserai mica che io possa organizzare questo appuntamento da solo.”
Un gemito sfuggì dalle labbra di Kenma, poi rispose sincero “non credo di essere la persona più adatta.”
“Non che io abbia comunque altre opzioni. Quindi ti tocca ;)”
Kenma non fece in tempo a scrivere nulla che i messaggi dell’amico continuarono ad arrivare:
MA… Ho una sorpresa per te…”
Stava ancora digitando, quando la porta del suo ufficio fu aperta e si ritrovò a bloccare in fretta il telefono.
-Sono così stanco- si lamentò Kuro sistemandosi, al solito, come se si trovasse nel proprio ufficio –Ieri quello stupito gatto non mi ha fatto dormire quasi per nulla! Dorme tutto il giorno mentre sono fuori e poi la notte vuole solo giocare!
Kenma sorrise –Non prendertela con Link.
Kuro aprì un occhio, li aveva chiusi entrambi dopo essersi messo comodamente su una delle poltrone –Ah a proposito… Non possiamo chiamarlo Link, è femmina.
Kenma alzò le spalle –Allora Zelda.
Kuro sorrise a sua volta –Lo immaginavo. Comunque che fai?- si interessò mentre si spingeva in avanti per guardare lo schermo del suo pc.
Kenma arrossì quando si ricordò la sua ricerca. Non fu in grado di chiudere la pagina di google in tempo prima che l’altro riuscisse a leggere.
Il corvino aveva le sopracciglia aggrottate –Perché stai cercando luoghi infestati?
-Senti… So che sembra stupido, ma sono settimane che rischio di morire. C’è qualcosa che non va in me, è come se fossi vittima di una maledizione o qualcosa del genere!
Il volto di Kuro si accartocciò e Kenma era veramente certo che stesse per ridere e sfotterlo.
-So anch’io che è stupido! Non c’è bisogno di ridere!
-No, io…
Vennero interrotti da Akaashi che bussava brevemente alla sua porta –Scusa Kenma, potresti venire un secondo? Devo mostrarti una cosa.
-
Kuro non stava ridendo. Si era solo appena reso conto di quanto le “idee geniali” di Oikawa e Atsumu avessero davvero attentato alla vita del più piccolo e lo avessero spaventato a tal punto da fare ricerche del genere al computer.
Doveva dare un taglio a quei due e sapeva anche come fare.
Venne distratto dal cellulare lasciato sul tavolo che si stava illuminando per l’arrivo di una notifica.
Kenma era fuggito talmente in fretta dall’ufficio per seguire Akaashi che l’aveva dimenticato.
Lo fissò con tantissima voglia di sbloccarlo e sapere chi gli aveva appena scritto.
In realtà era certo di sapere il mittente, gli premeva solo sapere il cosa.
Distolse lo sguardo mordendosi un labbro, era una grave violazione della privacy e anche se sapeva la password per sbloccare lo schermo, era certo che Kenma non gliel’avesse data per situazioni del genere.
Fece per andarsene, quando infine la sua curiosità vinse e tornò veloce indietro per vedere.
Lo sbloccò in fretta e si ritrovò direttamente nella chat di Yamamoto.
Sotto la scritta “messaggi non letti” trovò un selfie del ragazzo, era sorridente e con una mano stava tenendo due giochi nuovi della Switch. La didascalia recitava “guarda che ti ho preso!”.
Il cuore di Kuro si strinse. Ma sapeva bene di meritarselo per aver violato la sua privacy.
Andò via velocemente, la consapevolezza di averlo perso che gli attanagliava lo stomaco.



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Ciao!
Oggi scrivo delle note perché vorrei precisare delle cose.
Questa storia è abbastanza diversa dalle altre due long della raccolta perché, sì, per quanto ci siano dei fraintendimenti tra di loro e per quanto siano ciechi, non sono propriamente i protagonisti a creare casini nelle loro vite.
Mi spiego meglio: Kenma è intelligente. Sa di esserlo e sa che non sarebbe logico che una persona come Kuro vorrebbe uno come lui. Un pensiero stupido? Sicuramente, ma è convinto della cosa e quindi non ha mai fatto nulla per dargli alcun tipo di segnale perché non vuole un rifiuto.
Kuro invece si fionderebbe su Kenma anche subito ma appunto, non ha mai ricevuto alcun tipo di segnale, anzi, Kenma gli ha sempre detto che non era interessato alle relazioni. Quindi perché fare qualcosa? Non vuole di certo perdere l'amicizia che hanno.
Per quanto entrambi i pensieri facciano incazzare, sono logici e ognuno ha i suoi giusti (e stupidi) motivi per non fare nulla. 
Come ho detto quindi, non sono propriamente i protagonisti a creare casini, ma sono sempre Atsumu e Oikawa. Sono infatti loro che hanno visto Kenma alla cena e l'hanno detto a Kuro e sono sempre loro che hanno fatto fraintendere al corvino un sacco di cose! Senza contare che hanno cercato di uccidere (involontariamente, circa) il povero Kenma. Ecco perché questa storia sarà più breve delle altre (un totale di 9 capitoli), tolti di mezzo loro si potrà sistemare la situazione abbastanza velocemente.
Spero che fino a qui vi abbia divertito! Ci sentiamo la prossima settimana con la fine! (e la settimana ancora dopo per l'epilogo)
Buon weekend!
Un bacio,
Deh

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ciao!
Oggi aggiornamento un pò in anticipo, ma domani non ho proprio tempo per accendere il pc, quindi meglio pubblicare prima che in ritardo!
Volevo anche informarvi che ho cambiato idea e ho deciso di pubblicare tutta la storia entro questa settimana! Quindi ci sentiamo al solito giovedì con il penultimo appuntamento e poi DOMENICA con l'epilogo. Faccio così in modo che dalla prossima settimana (sempre nei solito giorni) inizierò a pubblicare le ultime OS di questa saga.
Buona lettura! Spero che vi piaccia!
A presto,
Deh
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Capitolo 7

Kuro aveva deciso di gettare la spugna con Kenma.
Se il suo migliore amico l’avesse voluto, avrebbe fatto qualcosa prima di scegliere Yamamoto.
E Kuro, per quanto fosse geloso, lo amava troppo per impedirgli di avere la propria felicità.
Si sarebbe limitato a rimanere al suo fianco in veste del migliore amico, così com’era sempre stato.
Lui se n’era fatto una ragione, il problema rimaneva il duo problematico di Atsumu e Tooru.
Riconosceva che sarebbe stato difficile convincerli, quindi aveva preso delle precauzioni.
Sapeva che quella mattina i due ragazzi avevano un servizio fotografico con Akaashi e, come previsto, andarono a trovarlo in ufficio prima di iniziare a lavorare.
-Allora? Ci sono novità?- domandò esaltato Oikawa.
-Qual è il prossimo piano?- chiese invece Atsumu.
Kuro sospirò –Questa cosa finisce qui. Invece di aiutarmi avete solo attentato la vita a Kenma e, grazie mille, ma preferisco averlo vivo. Ho rinunciato, se è felice di stare con Yamamoto non sarò io a impedirglielo.
Atsumu era sconvolto. Tooru,invece, aveva messo il broncio incrociando le braccia sul petto –Stai facendo un grosso errore!
-Esatto- gli diede man forte il biondo –Te ne pentirai quando a sessant’anni sarai solo pieno di gatti.
-In ogni caso- Oikawa aveva un sorrisetto in volto –Possiamo fare quello che vogliamo, non riuscirai a fermarci.
-Oh, lo so- rispose sincero il corvino consapevole dei suoi limiti –Ma conosco qualcuno che può farlo.
Proprio in quel momento Sakusa entrò dalla porta aperta: aveva una mascherina, degli occhiali protettivi, dei guanti di lattice fino al gomito, una spugna in una mano e uno spruzzino con il disinfettante nell’altra.
Kuro non aveva di certo progettato di innescare quella reazione nel ragazzo quando gli aveva mandato un messaggio qualche minuto prima.
-Qual è l’emergenza?- chiese trafelato.
Kuro trattenne una risata –Ops, scusa, avrei dovuto specificare che volevo solo che raccogliessi la tua spazzatura.
Sakusa abbassò le braccia, confuso –La mia spazzatura?
Kuro indicò Atsumu che lo fissò indignato, poi lo sguardo si spostò sul suo ragazzo che aveva assottigliato lo sguardo.
-Miya. Che diavolo stai facendo?
Atsumu mise il broncio dopo aver sentito il suo cognome –Volevamo solo aiutarlo!
Sakusa sembrò pensare a qualcosa, poi alzò gli occhi al cielo –Oh dio, quindi eravate seri la sera della cena? Davvero vi siete intromessi nella loro storia?
-Tu non capisci! Loro sono…
-Miya. Andiamo.
-Ma Omi!
-Atsumu.
E solo dopo che ebbe pronunciato il suo nome la rabbia del biondo svanì, sbuffò e quasi calpestò il terreno come un bambino che faceva i capricci, infine seguì il suo ragazzo.
Rimasto solo con Oikawa, questo lo fissò come se avesse appena assistito al più grande tradimento della sua vita –Non l’hai fatto davvero.
-Certo che l’ho fatto- Kuro non si sentiva minimamente in colpa –E aspetta qualche secondo…
Come predetto, passarono solo quattro secondi prima che il telefono dell’ufficio iniziasse a squillare.
Kuro accettò la chiamata mettendo il vivavoce, la voce di Iwaizumi invase la stanza –Quel deficiente è ancora lì?
L’espressione di Tooru divenne ancora più tradita –Non puoi averlo detto a Iwa-chan!
-Oikawa, ti do dieci secondi per raggiungermi in ufficio.
-Ma non ho fatto niente!
-Oltre tentare di uccidere il mio community manager?
Le guance di Oikawa si gonfiarono –è stato un incidente!
-Adesso hai sette secondi- poi chiuse la chiamata.
Tooru gli lanciò un ultimo sguardo risentito, infine corse via anche lui.
Kuro non era preoccupato per la loro amicizia, sapeva che sarebbe passata a breve a entrambi.
 
Come predetto, il giorno dopo Oikawa si era già dimenticato di tutto.
Anche perché il suo nuovo scopo nella vita era organizzare la miglior festa aziendale per il compleanno di Iwaizumi.
Kuro non era esattamente in vena di festeggiare, ma il 10 giugno si ritrovò comunque al sesto piano, nel grande auditorium che utilizzavano per festeggiare ogni cosa dell’azienda.
Aveva già bevuto un bicchiere di prosecco e ne aveva appena preso un altro quando venne raggiunto da Mika e Suguru.
Proprio quest’ultimo fu il primo a dirgli –Sembri proprio una merda.
-Non è giornata- rispose mesto Kuro.
Suguro strabuzzò gli occhi e fissò quasi preoccupato la sua ragazza –Deve essere successo qualcosa di davvero grave se non hai neanche voglia di rispondermi a tono.
Mika, in un bellissimo abito rosso, strinse il braccio del suo ragazzo e spiegò –Kuro soffre pene d’amore.
-Oh- il ragazzo sembrò capire –Problemi in paradiso con il ragazzino mezzo biondo?
Kuro guardò risentito la sua amica –Gli hai detto che ho una cotta per Kenma?
Prima che Mika riuscisse a rispondere, Suguru la precedette –Aspetta! In che senso una cotta? Non state insieme?
Kuro lo fissò come se gli fossero cresciute due teste.
Mika sospirò e spiegò meglio –Non gli ho mai detto che hai una cotta per Kenma. Non ce n’è stato bisogno, solo a guardarvi la gente capisce del vostro rapporto. Probabilmente metà delle persone qui dentro crede che voi due state insieme.
-Perché dovrebbe pensarlo?
Fu il turno della coppia di fissarlo come se gli fosse cresciuta una seconda testa, Suguro rispose con il tono di chi parla a un bambino e spiega una cosa ovvia –Forse perché vi comportate come una vecchia coppia sposata?
Kuro bevve tutto il liquido dal bicchiere che ancora teneva tra le mani, poi distolse lo sguardo.
-Beh, non ha più importanza adesso quello che la gente pensa. L’ho perso.
-E quindi?- il ragazzo sembrava davvero esasperato –Vai lì e riprendertelo, dove sta il problema?
Kuro sbuffò –Che ne è di tutte le frasi come “se ami una persona devi lasciarla andare” e altre minchiate varie?
-Appunto. Sono minchiate.
Il corvino stava per rispondere a tono a Suguro, ma prima intervenne Mika.
-Ascoltami- la ragazza aveva un tono serio e gli mise una mano sul braccio per costringerlo ad alzare lo sguardo su di lei –Sono totalmente convinta che debba essere Kenma a scegliere cosa vuole nella sua vita, non puoi di certo andare lì e costringerlo a lasciare quel ragazzo e mettersi con te. Ma come potrebbe scegliere quando non sa neanche che tu sei una delle scelte?
Quella semplice frase gli aprì un intero mondo.
Mika era riuscita ad aiutarlo con una sola frase più di quanto Oikawa e Atsumu avessero fatto in due interi mesi.
Con nuovo coraggio che si impadroniva del suo corpo, si girò alla ricerca del ragazzo in questione.
Lo vide di fronte a Yamamoto, questo gli aveva preso una ciocca di capelli tra le mani, aveva detto qualcosa e Kenma era totalmente arrossito.
Tutto ciò che avvenne dopo fu solo dettato dalla rabbia della sua gelosia.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ciao! Pubblico oggi perché domani sarò super impegnata e non avrò tempo di accendere il pc.
Buona lettura e vi do appuntamento a domenica con l'epilogo!
Un bacio,
Deh
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Capitolo 8

-Ehy- Kenma raggiunse Yamamoto –quindi adesso è ufficiale che state insieme?
Era appena arrivato alla festa di compleanno di Iwaizumi e aveva raggiunto il suo amico che era stato invitato lì da Mai.
Stavano uscendo da ormai una settimana e, con quell’invito che la ragazza gli aveva fatto per il compleanno del suo capo, Kenma suppose che fosse per rendere le cose davvero ufficiali tra i due.
-Esatto!- Yamamoto rispose con un gran sorriso, i suoi occhi erano luminosi.
-Ciao Kozume- la ragazza si rivolse a lui con gli occhi bassi –Tora mi ha detto tutto quello che hai fatto, probabilmente dovrei ringraziarti.
Kenma si strinse nelle spalle –Chiamami solo con il mio nome. E comunque non l’ho fatto perché ho un buon cuore, l’ho fatto perché Tora mi ha comprato giochi e torte.
Mai rise nascondendo la bocca con una mano.
Yamamoto allungò una mano verso di lui e gli afferrò una ciocca di capelli –E come successivo pagamento dovrei di nuovo portarti dal parrucchiere, il tuo biondo è quasi del tutto scomparso.
-Sto bene così- rispose Kenma.
Tora corrugò la fronte –Pensavo che Kuro ti trovasse carino da biondo.
-Basta con questa storia di Kuro!- sibilò diventando tutto rosso.
-Suvvia Tora, a Kuro piace indipendentemente dai capelli.
Kenma arrossì ancora di più –La smettete tutti quanti di insinuare che ci sia qualcosa tra me e Kuro?
La ragazza spalancò gli occhi, incredula –Non state insieme?
Kenma non ebbe il tempo di rispondere che il protagonista di quella conversazione palesò la sua presenza.
-Kenma!- urlò Kuro attirando l’attenzione di mezza sala, non era necessario il suo urlo considerando che ormai li aveva raggiunti, ma Kuro era pur sempre Kuro.
Kenma era sicuro che non sarebbe stato nulla di buono. Ne fu certo quando Kuro urlò la successiva frase davanti a tutte le persone con cui lavoravano.
-Kenma, io ti amo!
Il suo cervello andò totalmente in blackout.
-Ti amo da quando ti ho visto a otto anni perché i nostri genitori ci hanno costretto a giocare insieme! In quel momento ho capito di voler passare il resto della mia vita con te! E mi sarei confessato un sacco di anni prima se solo avessi saputo che eri interessato a questo genere di cose! Ma mi hai sempre fatto capire che non volevi una relazione e io rispettavo questo, quindi mi sono sempre limitato a restarti accanto come amico! Ma adesso che stai con Yamamoto io… Se sei felice, non ho intenzione di rovinare la tua felicità. Ma dovevi sapere quello che provavo!
Quando finì di parlare un silenzio innaturale era sceso in tutta la sala.
Kenma sentiva il suo corpo talmente accaldato che era certo di poter svenire da un momento all’altro.
Tutti lo stavano fissando in attesa di una sua mossa e si rese conto che, se fossero stati in una qualche commedia romantica scontata, lui avrebbe dovuto rispondere che lo amava dallo stesso momento e che finalmente potevano passare la vita insieme.
Ma Kenma non era di certo il protagonista di quella commedia e non una sillaba riuscì a uscire dalla sua bocca.
A quel punto, fu Yamamoto a intervenire.
Kenma non seppe dire se lo fece per aiutarlo o semplicemente perché gli premeva dirlo.
Tora, infatti, si era girato verso di lui e aveva commentato –Che cazzo, Kenma! Adesso capisci perché continuavo a dirti che è stracotto di te?
Se possibile, Kenma si sentì ancora più imbarazzato.
Dov’era finita la sua maledizione? Perché non apriva una voragine sotto i suoi piedi e lo faceva morire all’istante?
Yamamoto non aspettò una sua risposta, si girò verso Kuro e gli diede una forte pacca sulla spalla –Amico!- esclamò quasi offeso –Come puoi credere che io stia con Kenma? Dovresti vergognarti solo ad aver pensato che ci stessi provando con lui! A parte che tutti quanti sapevamo già di quello che c’era tra voi due- diverse teste annuirono comprensive –ma in ogni caso, sono più che felice do essere etero! Dovresti ben ricordarlo dal liceo. Ho contattato Kenma così che mi aiutasse a mettermi con Mai. Mi piaceva davvero tanto e non volevo fare un casino come al solito, quindi mi sono fatto aiutare.
Kuro spalancò gli occhi incredulo, poi spostò lo sguardo da Yamamoto a Kenma e, infine, a Mai.
La ragazza stava sorridendo e quando il corvino la fissò si strinse al fianco di Tora e mormorò –è vero. Stiamo insieme da una settimana.
-Oh…
Kuro sembrava aver perso tutta la sua grinta, il suo volto che si arrossava mentre probabilmente si rendeva conto dell’inutile scenata che aveva fatto e delle parole che aveva detto.
-Ecco io… Cazzo… Questo si che è davvero imbarazzante.
Qualcuno iniziò a ridere e sghignazzare, ma per i più stavano continuando a fissare Kenma in attesa di una sua risposta.
Divenne ancora più imbarazzante quando Kuro tornò a concentrarsi su di lui, i suoi occhi erano tristi e pentiti e aveva aperto la bocca pronto a scusarsi –Mi dispiace per la scenata, so che non ti piacciono questo genere di…
Kenma però non voleva ascoltarlo. Non gli avrebbe permesso di scusarsi per aver semplicemente confessato i suoi sentimenti. Soprattutto non quando gli aveva detto tutto quello che aveva sempre voluto sentire, tutto quello che non gli aveva mai detto solo perché Kenma era stato un codardo e gli aveva fatto credere che non ricambiava i suoi sentimenti.
Lui non avrebbe mai avuto il coraggio di fare quello che Kuro aveva appena fatto.
Di certo non avrebbe mai avuto il coraggio di rispondergli che sì, lo amava anche lui. Non comunque davanti a così tante persone.
Ma c’era una cosa che poteva fare, soprattutto se serviva a bloccare quel flusso infinito di scuse senza senso.
E fu per questo motivo che si spinse in avanti, afferrò la camicia dell’altro tirandolo verso di lui e, in punta di piedi, si sporse in un bacio che aspettava da troppo tempo.
Kuro rimase sotto shock solo per i primi secondi, poi rispose con talmente tanta enfasi da alzarlo da terra dopo aver stretto le sue braccia intorno a lui.
E mentre Kenma sentiva le urla e i fischi intorno a loro, capì che poteva davvero essere finito in una scadente commedia romantica.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

-Kurooooo- si lamentò Kenma stiracchiandosi sul divano come se fosse un gatto.
-Sto arrivando gattino, fammi prendere il gelato- rispose il corvino dalla cucina.
-Ho così tanto caldo!
Era inizio luglio e Kenma era steso sul divano di Kuro con solo i boxer, stava giocando con il proprio cellulare mentre Zelda gli dormiva in grembo. Era ancora piccolissima, come se in quell’ultimo mese non fosse cresciuta per nulla.
Quello era il loro giorno libero da lavoro e lo stavano passando come sempre uno a casa dell’altro. Erano però già diverse settimane che era solo Kenma ad andare dall’altro vista la presenza del gatto, solo che adesso era sorto un enorme problema.
-Mi dispiace, ho chiamato di nuovo stamattina ma hanno detto che non possono venire ad aggiustare il climatizzatore prima della prossima settimana.
Rispose Kuro tornando in camera con due tazze piene di gelato.
-Questo è un incubo- borbottò il ragazzino raddrizzandosi e posando il telefono per prendere il cibo –devi venire da me.
-E portarmi Zelda?- rise Kuro –Sai che non posso costringerla ogni giorno nel trasportino, si spaventa un sacco.
-Infatti dovresti portarla una volta sola- specificò Kenma mettendo poi in bocca una grande cucchiaiata.
Kuro corrugò la fronte, poi sembrò comprendere cosa l’altra volesse dirgli e mise il broncio –Vuoi rubarmi il gatto? Che ne è del “non riesco a prendermi cura di un altro essere vivente”? Adesso vuoi portarla con te?
Kenma gli lanciò un breve sguardo, girò il volto prima di parlare anche se era certo che Kuro riuscì a notare lo stesso il rossore che si espandeva sul suo viso –Non solo lei… entrambi.
Ci furono diversi secondi di completo silenzio, Kenma si rese conto che la mente di Kuro stava elaborando velocemente per cercare di capire quello che aveva appena detto.
Si trattenne dal ridere nel vedere il suo volto concentrato e confuso.
-È forse un modo per dirmi che vuoi che venga a vivere da te?- chiese infine.
Kenma arrossì del tutto.
Era esattamente quello che voleva. Anche se non ci aveva pensato per nulla prima di porgergli la domanda, aveva capito quanto fosse giusto solo dopo averlo detto.
Avevano già sprecato troppo tempo e Kenma aveva così tanta voglia di finire le sue dirette alle tre di notte e andare a dormire in un letto già occupato da Kuro.
-E se lo fosse? Che cosa diresti?- borbottò infine mentre affondava il cucchiaio nel gelato che si stava pian piano sciogliendo.
Kuro fece un sorriso enorme –Vado a preparare la valigia!
Kenma rise mentre vedeva l’altro alzarsi, pronto a fare quello che aveva detto, poi sembrò ripensarci e tornò indietro come se avesse dimenticato qualcosa, si abbassò e gli diede un lungo bacio.
-Quindi vuoi farlo adesso?
Kuro non aveva perso il suo sorriso –Da qualche parte si dovrà pur iniziare! Vieni con me, così mi fai compagnia.
Kenma lo accontentò, anche se questo comportava dover spostare Zelda dal suo grembo.
Raggiunsero la camera da letto e mentre Kuro prendeva una valigia e iniziava a mettere al suo interno tutto quello che gli sarebbe potuto servire nell’immediato futuro, Kenma si stese sul letto continuando a mangiare il suo gelato.
Stavano chiacchierando del più e del meno quando il telefono di Kuro squillò per l’arrivo di una notifica.
-Puoi vedere tu chi è?- domandò con ancora la testa dentro l’armadio.
Kenma si sporse sul comodino per prendere il telefono, poi aprì la chat in questione –è il gruppo del lavoro.
-Dovrebbe essere silenziato.
-Sì, ma hanno direttamente citato il tuo nome, per questo ha squillato.
Kuro annuì –Che dicono? È importante?
-È un altro meme sul fatto che non avevamo mai capito di volerci.
Kuro sospirò sconfitto –Non smetteranno mai di prenderci in giro per questo, vero?
Kenma rispose al messaggio mandando una serie di emoticon con il dito medio, poi posò nuovamente il cellulare rispondendo –Dubito. Ma sappiamo entrambi che se fossero stati altri, tu avresti fatto lo stesso.
Kuro non rispose perché sapeva bene che il suo ragazzo aveva ragione.
-E a proposito di lavoro- continuò Kenma –Ushijima ha accettato la mia richiesta.
Kuro gli lanciò uno sguardo confuso –Quale richiesta?
-Quella di mettere un televisore e una console in ufficio.
La maglietta cadde dalle mani di Kuro, il suo sguardo era completamente basito e scioccato –Come diavolo hai fatto a convincerlo?
Kenma alzò le spalle come se non fosse una grande cosa –è stato abbastanza semplice in realtà. Sai, è bastato dirgli che Tooru e Atsumu hanno attentato alla mia vita per due mesi e che avrei potuto facilmente fargli causa, di prove ce ne sono in quantità visto che quei due non fanno altro che andare in giro a vantarsi dei loro magnifici piani. Quindi ha dovuto per forza acconsentire.
Lo sguardo che Kuro gli stava dando era illeggibile, infine sbottò –Oh dio, sei un mostro. Ti amo così tanto.
Kenma corrugò la fronte –Uhm, grazie… immagino?
Kuro rise lasciando stare tutto quello che stava facendo e raggiungendolo sul letto –Parlando di quei due, dicono di voler fare una cena a sei o una cosa del genere.
-No grazie- rispose in fretta Kenma –Posso anche minacciarli ma mi fanno comunque paura. Non ho intenzione di stare a un tavolo con loro per mangiare, finirebbero per farmi soffocare o qualcosa di altrettanto mortale.
Kuro gli lasciò un leggero bacio sulle labbra –Dirò allora che siamo molto impegnati.
Si spinse poi a baciarlo un po' più profondamente fino a quando Kenma non iniziò a muoversi a disagio.
-Aspetta- sussurrò senza fiato –Fammi posare il gelato.
Si era allungato per poggiare la tazza sul comodino quando Kuro lo bloccò, non appena Kenma alzò il volto per chiedergli quale fosse il problema, vide i suoi occhi oscurati dal piacere.
Subito capì cosa l’altro volesse fare.
Il suo volto andò a fuoco mentre provava a protestare –No, Kuro no! Non giocheremo di nuovo con il gelato.
-Perché no?- la voce del corvino era bassa mentre sussurrava direttamente sulla sua pelle, le mani che gli avevano già tolto la tazza –L’ultima volta ricordo che ti sei divertito parecchio.
Kenma era già senza fiato e non avevano ancora fatto nulla.
-L’ultima volta abbiamo fatto un casino sulle coperte- provò comunque a protestare debolmente.
-Ne varrà la pena.
E Kenma sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto dire di no a Kuro. Non quando lo faceva sentire così bene.
Quella, adesso, era la sua nuova vita e non l’avrebbe cambiata per nessun gioco al mondo.


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Ed eccoci alla fine di questa storia! Più breve delle altre ma spero che vi sia piaciuta comunque!
La gente a lavoro passerà la vita a prendere in giro Kuro e Kenma per il loro essere stati così ciechi? Certo che sì.
Quei due devono recuperare tutte le porcate che non hanno fatto in questi anni di struggimenti infiniti e stupidi? Decisamente sì.
Potete quindi facilmente immaginare il loro futuro.
Essendo inoltre che finora ha quasi sempre fatto tutto Kuro, mi sembrava giusto far proporre a Kenma di andare a vivere insieme, la trovavo una cosa IC del personaggio perché principalmente lo chiede per una cosa egoistica: il condizionatore di Kuro è rotto, quindi vuole stare a casa sua. Se poi starebbe molto meglio a casa sua insieme a Kuro è un'altra storia ahahah
E niente, anche se questa storia è finita, non è così per la serie.
Vi do appuntamento alla prossima settimana con due OS: la Tsukkiyama martedì (ambientata la stessa sera della festa del compleanno di Iwaizumi e quindi della dichiarazione di Kuro e Kenma) e la Bokuaka giovedì (ambientata un pò più avanti, quando i BJ sono al completo con Sakusa).
Spero continuerete a seguirmi!
Un bacio!
Deh
 

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