The War of the three Queens

di RedelNord
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La guerra delle tre regine ***
Capitolo 2: *** Ritorni ***
Capitolo 3: *** Roccia del Drago ***
Capitolo 4: *** La Regina dei Draghi ***



Capitolo 1
*** La guerra delle tre regine ***


La notte era buia, e gelida... Il vento, soffiava sfregando sugli stracci, la carne consunta, le armi e le ossa.

 

Un tintinnio, le redini di un cavallo... La neve, occhi azzurri, occhi di ghiaccio nella notte, mentre un lungo, scarno braccio, indica la strada in avanti, per incitare la lugubre armata della morte, ad avanzare... A prolungare la notte...

 

 

La danza di guerra proseguiva nel campo d'addestramento, il Lord Comandante e l'altro duellante, si scambiavano colpi vivaci e rapidi. Il meta lupo bianco restava sdraiato con la testa alta, per non perdersi nulla dello scontro.

 

Gli altri guardiani della notte, avevano interrotto la loro attività, per concentrare lo sguardo sui duellanti, senza ombra di dubbio i migliori spadaccini lì presenti, probabilmente tra i migliori mai visti...

 

 

Il Lord Comandante era rapido nei movimenti di gambe, mentre lo sfidante roteava la spada con innata maestria.

 

Ad un certo punto, questi si abbassò, schivando il colpo del bastardo, si portò sotto la sua guardia, e con un rapido movimento puntò la spada al suo petto...

 

Jon Snow alzò le braccia, il duello era concluso. “Sei migliorato Mik” disse poi, stringendo la mano allo sfidante. “E ti avrei battuto anche in meno tempo, ma mi volevo divertire.” Rispose l'altro con un sorriso sarcastico, anche Jon sorrise.

 

“Be, cosa state ancora a guardare? Tornate al lavoro!” Ricordò il Lord Comandante ai suoi uomini.

 

 

 

“Abbiamo fatto un buon lavoro qui, Jon. Siamo riusciti ad edificare delle difese supplementari, abbiamo reclutato altri uomini, e abbiamo la spada migliore di Westeros proprio qui.” Concluse Mik indicandosi, tronfio.

 

Jon si rimise il nero mantello sulle spalle, e si diresse verso i suoi alloggi, sempre seguito dal giovane Karstark.

 

“Lo so ma non basta. Il re della notte si avvicina, e non siamo in condizioni di batterlo.” Entrarono nella stanza. Jon si sedette alla scrivania, mentre Mik si sedeva sul letto e si sistemava le pellicce che gli facevano da casacca.

 

“Jon, ho riordinato la corrispondenza, ho messo davanti le lettere più importanti, sono due.” Davos accolse i due nuovi arrivati. E Mik fu felice di vedere quanto il cavaliere delle cipolle collaborava con loro. Aveva trovato una causa da servire, e in cui credere.

 

Il cielo fuori era pallido, e i rumori del castello arrivavano agli alloggi del Lord Comandante, smorzati e inconsistenti. Jon osservava la corrispondenza, aveva concentrato la sua attenzione ad una piccola lettera... La prima che Davos gli aveva indicato.

Mik non riusciva a vedere nulla a parte il bianco retro della lettera.

 

“Che succede?” Chiese il giovane Karstark accarezzando Spettro, che gli si era accoccolato sui piedi. “Viene da Grande Inverno...” Introdusse Jon, guardato Mik solo per un'istante.

 

“Arya?” Chiese lui, la cui attenzione si era riattizzata, Jon annuì: “E Sansa... Sono riuscite a sistemare le questioni ereditarie dei lord traditori, hanno ignorato la richiesta del Trono di Spade, di giurare fedeltà. Ma ora c'è un altro problema...”

 

“Jon, se vuoi che me ne vada...” “No, rimani Davos.” Il vecchio marinaio annuì e rimase in piedi a raso della parete alla destra di Jon.

 

Detto questo, il Lord Comandante si interruppe, e continuò a leggere... “Quale problema?” Chiese Mik impaziente, che ormai non concedeva più attenzioni al meta lupo albino. Jon allargò piano le mani, come per indicare a Mik che stava ancora leggendo, e che aveva bisogno di tempo. Questi annuì e distolse lo sguardo, aspettando...

 

“La nostra donna rossa se n'è andata.” Asserì Mikarion, deciso ad affrontare quell'argomento, argomento che lo incuriosiva, dopotutto Melisandre, aveva sempre insistito su come, Jon fosse il principe promesso. Su come lui solo, avrebbe potuto portare la luce, e salvarli dal re della notte... “Jon scambiò un veloce sguardo con sir Davos, prima che questi rispose: “Melisandre doveva andarsene, era giunta la fine del suo periodo qui, ci sono state... Alcune divergenze.” Questa spiegazione non rassicurava affatto Mik, che non aveva ottenuto una risposta, ma solo altre domande...

A lui era sempre sembrato che lei, ci tenesse a mantenere in salvo Jon, a divulgargli ciò che vedeva nelle fiamme...

Ora alla prima occasione era andata via, per non era dato sapere dove... Non dava idea di affidabilità, ma del resto non ne aveva mai data, non a Mik comunque.

 

Jon posò la lettera... “Allora?” Lo incalzò Mik... “Brutte notizie?” Il Lord Comandante restò in silenzio per alcuni istanti, che parvero mesi al figlio di Arthor Karstark, scambiò un rapido sguardo con sir Davos, poi si concentrò di nuovo su un punto non definito della scrivania...

 

“Allora!?” Chiese con maggior decisione Mik, ormai stanco di aspettare sempre i tempi degli altri.

 

“Ci sono due messaggi importanti: Arya, dice che ha ricevuto un corvo da Roccia del Drago: Daenerys Targaryen è sbarcata lì qualche tempo fa, Tyrion Lannister è il suo primo cavaliere... Porta tre draghi con lei...” Quest'ultima frase, Jon la pronunciò come se ancora stesse cercando di capire se quanto aveva letto e detto, fosse vero...

 

Mik sgranò gli occhi per qualche istante, ma gli passò presto. Aveva visto i non morti, non si stupiva più di niente...

 

“Arya richiede la mia presenza, sembra che la regina dei draghi voglia un giuramento di fedeltà, mia sorella vorrebbe esporle il problema dei non morti, desidererebbe inoltre che io andassi con lei per testimoniare a suo favore...” Jon spiegava mentre i due interlocutori, rimanevano silenziosi, a pensare a come dire la loro. Fu Davos il primo a parlare: “lady Sansa cosa ne pensa?” Si espose, interessato ad ascoltare altre versioni, per sua fortuna la lettera possedeva una risposta alla sua domanda.

“Anche di questo Arya è preoccupata, da quando Sansa è tornata a Grande Inverno, sembra che passi molto tempo con Ditocorto, e di lui non mi fido, potrebbe causare non pochi danni con la sua influenza. Ad ogni modo Sansa non è d'accordo, preferirebbe evitare un confronto con la Targaryen.”

 

“È una scelta sensata, nemmeno io mi fiderei...” Introdusse Davos, “ma?” Completò Jon. “Il fuoco uccide i non morti, me lo hai detto tu stesso... Cos'è che respira fuoco?”

 

Questa domanda retorica, portò il silenzio, e la tacita riflessione, nella stanza e nelle menti dei presenti.

 

Mik dubitava, era ovvio, e preferiva avere completa conoscenza di qualsiasi cosa Arya dovesse affrontare, ma era vero che in quel momento al nord non servivano altri nemici.

 

 

 

“E l'altro messaggio?” Chiese Mik...

 

 

 

 

“Questo messaggio... Proviene dalla Cittadella... Samwell Tarly, amico stretto e fidato di mio fratello ha fatto presente, che sotto Roccia del Drago, si trova un intero giacimento di vetro di drago...” Arya esponeva in alto il piccolo messaggio arrotolato.

Sansa rimaneva seduta ed ascoltava il resoconto della sorella. Ditocorto era in disparte, in piedi... Silenzioso ed attento...

 

 

 

“Ho ricevuto questo alcuni giorni fa... Da Roccia del Drago.” Detto questo, la regina del nord, mostrò un altro foglietto, che teneva nell'altra mano.

 

“Scritto da Tyrion Lannister, di suo pugno...” Il mormorio nella sala grande del castello si fece consistente. Il nome Lannister pronunciato al nord, ha lo stesso effetto che lasciar cadere del pane in un prato... Tutte le formiche si innervosiscono e si gettano su quel pane, azzannandolo da ogni parte...

 

 

“Ora, è il primo cavaliere della regina Daenerys Targaryen.” Il mormorio riprese, ma fu più sommesso, fu comunque abbastanza lungo da permettere ad Arya di scambiare un veloce sguardo con la sorella...

 

 

Sansa era seduta in disparte, sulla piattaforma principale, ascoltava con attenzione la regina.

 

“Se vogliamo credere a questo messaggio, oltre che a legioni di soldati possiede anche... Tre draghi...” Di nuovo la sala esplose di centinaia di commenti. Sansa notò che alcuni scuotevano la testa. Non ci credevano? Era strano, dopotutto sapendo degli Estranei, perché non credere ai draghi?

 

“Draghi? I draghi sono estinti maestà...” Lord Glover non tardò a dire la sua, e di nuovo Sansa si chiese come fosse possibile che non ci credesse. E lei ci credeva? Non ne era sicura, sinceramente non sapeva nemmeno se fosse una cosa positiva...

 

 

“Con tutto il rispetto lord Glover... Se io fossi in Daenerys Targaryen non spedirei corvi con messaggi contenenti vuote minacce... Abbiamo visto gli Estranei...” Quella parola fece sprofondare tutti nel silenzio più sconfortante mai sentito.

 

“Perché i draghi non dovrebbero esistere!?” Nessuno rispose, in effetti si trattava di una domanda retorica. Lord Glover si ricompose.

 

“La regina dei draghi, vuole detronizzare Cersei Lannister, e richiede il nostro appoggio...” “Il nostro appoggio?” La regina del nord, fu interrotta da sua sorella, che non aveva visto di buon occhio la parola 'appoggio' e preferiva un termine più specifico, sapeva in cuor suo, di parlare a nome di tutti i lord e le lady presenti.

 

Arya fissò per qualche istante la sorella, poi si voltò e rivolse il suo sguardo verso il pavimento.

 

Avviluppata in quella nuova cappa di pelliccia, sembrava ancora più piccola... Un piccolo essere, sulle cui spalle gravavano il peso di un regno, di un'armata inarrestabile e ora di tre draghi...

 

“Alla luce del suo desiderio di rivendicazione del Trono di Spade, è naturale aspettarsi che pretenda la nostra fedeltà.”

 

La voce tornò a tutti i presenti, sembrava che non ci tenessero a trattare con i Targaryen, d'altra parte, nessuno voleva affrontare i draghi, nessuno voleva altri nemici.

 

Sansa non parlava, ascoltava. Era presa e persa nei discorsi della regina. Arya era cresciuta, maturata, lo riconosceva. Somigliava a loro padre più di quanto non era mai stato. Ma Sansa rimaneva la sorella maggiore, e in un certo senso si sentiva sempre in dovere, di proteggere la sorella. Di ostacolarla se necessario, se le decisioni da lei prese, non erano viste di buon occhio da Sansa, la quale, aveva imparato molto dalla sua esperienza prima del ritorno a Grande Inverno.

 

Si dava della stupida per tutte le volte che aveva litigato con Arya, mettendola al secondo posto rispetto ad altre inutili persone, di cui ormai aveva quasi perso la memoria.

 

La famiglia era l'unica cosa importante, e spettava a lei proteggerla: Robb, Bran e Rickon erano tutti morti, Jon era lontano. Ora solo loro potevano mandare avanti quanto costruito in precedenza dalla loro famiglia. E Sansa si sentiva in dovere, di supervisionare ogni cosa ogni movimento, ogni piano della sorella. A volte pensava di star esagerando, ma poi si ripeteva che il fine giustifica i mezzi.

 

 

“Io ho deciso di accettare, di incontrarla...” Arya, si volgeva spesso da una parte e dall'altra della sala, per assicurarsi che tutti capissero quello che lei voleva far capire, e Sansa in quel caso, capì al volo, e non riusciva a crederci. Non solo lei, fu negativamente sorpresa da quanto detto dalla regina, e tutti lo fecero capire, mormorando con disappunto.

 

“Abbiamo bisogno del vetro di drago, miei lord. Mio fratello Jon, sa tutto sugli Estranei, sa che con il vetro di drago li possiamo uccidere. E soprattutto ci servono alleati! Non siamo abbastanza per fronteggiare i morti, e lo sapete tutti benissimo... Abbiamo condotto una lunga guerra estenuate per riconquistare il nord, a migliaia sono morti. Daenerys ha il suo esercito, e possiede il fuoco di drago!”

 

“Devo incontrarla, e persuaderla a combattere il re della notte al nostro fianco. Ho mandato un corvo al Castello Nero poco tempo fa, quando Jon arriverà, andremo insieme a Porto Bianco, e poi, navigheremo verso Roccia del Drago... Voglio che venga con me, perché lui conosce meglio quello che stiamo affrontando, e potrà aiutarmi a convincerla...”

 

 

Sansa rifletteva da un po' su cosa dire, e ora lo sapeva: “non ricordi cosa accadde a nostro nonno? Fu invitato a trattare dal re folle, e poi fu assassinato. Ora Daenerys è la figlia di quell'uomo, e gli Stark non fanno mai una bella fine al sud, questa è una trappola.” La voce di lady Sansa era decisa, convinta e non ammetteva repliche, la cosa che più lasciava stupita la ragazza, era che Arya era cambiata parecchio da quando era diventata regina del nord, non era più impulsiva ed istintiva, ed era comprensibile, non poteva più permetterselo, era la responsabilità...

 

 

“Potrebbe esserlo, ma non partirò sola, e poi sono convinta che se avesse voluto uccidermi avrebbe già sguinzagliato i draghi.” Il ragionamento della regina non faceva troppe pieghe, cionondimeno ai lord non andava giù la sua decisione.

 

E lord Glover non tardò di farlo sapere: “tuo fratello era il re del nord, tutti qui lo consideravamo la nostra guida, a sud ha trovato la sua sconfitta, e la sua morte... Non commettere il suo stesso errore...”

 

Lady Lyanna si aggregò alla protesta comune: “l'inverno è arrivato maestà... Tu sei la nostra regina, lo sei perché noi ci siamo fidati di te. Mikarion Karstark era solo un vigliacco, abbiamo trovato qualcuno che vale dieci volte lui, qualcuno che può condurci fuori dalla lunga notte. Abbiamo bisogno della regina del nord, al nord!”

 

Tutti annuirono, confermando quanto detto da lady Mormont...

 

Arya incassò il colpo ed annuì. Non era solo il mancato consenso, dopo parecchio tempo avevo sentito di nuovo il nome di Mik. Non sapeva cosa provare, una forte rabbia, certo ma non solo... Scacciò quel pensiero, quel pensiero che comunque, non l'aveva mai lasciata del tutto...

 

“Mi avete scelto come vostra regina... Non avrei dovuto esserlo, ma lo sono. E come obbiettivo principale avrò sempre quello di proteggere il nord. E farò sempre quanto necessario...”

 

Tutti attendevano il momento in cui avrebbe riconfermato la sua decisione. Sansa sperava che ci avesse ripensato. La giovane Stark rifletteva anche di come fosse possibile arrivare comunque ad un alleanza con la regina dei draghi, perché riconosceva come da soli non potevano nulla contro i morti e i vivi... Già perché Cersei Lannister, non aveva mancato di ricordare al nord di giurare fedeltà al Trono di Spade...

 

“E ora... È necessario che incontri Daenerys. Non possiamo farcela da soli! Abbiamo bisogno di quel vetro di drago, e di soldati... Come devo dirvelo, ci servono alleati! Potenti alleati!”

 

Sansa si alzò in piedi, “non sei costretta ad andarci tu! Puoi mandare un messaggero...” “No, lei è una regina, si aspetta che un sovrano parli con lei, devo andarci io, solo io posso convincerla, e Jon deve venire con me.”

 

“Stai abbandonato il nord...” “È un rischio che sono pronta a correre...” “Non io!”

 

Il botta e risposta fra le sorelle concluse lì. Con Sansa che si era ufficialmente rimossa la corazza, aveva sputato fuori, quanta paura effettiva, provava in quel momento. Non poteva sopportare di veder rischiare così la sorella, non dopo che si erano ritrovate...

 

Arya guardava in basso, solo poi, alzò lo sguardo sulla sorella... “Io devo andare... Lascio il nord nelle tue mani... Fino al mio ritorno Grande Inverno è tua...”

 

 

 

La notte era buia, e il viaggiatore cercava di scaldarsi con il piccolo fuocherello che aveva attizzato in mezzo alla prateria.

 

Ancora non ci credeva che lo stava facendo, si ricordò quanto successo poco prima...

 

Jon Snow aveva fatto preparare un cavallo quel pomeriggio. Mik non si era preoccupato più di tanto. Era convinto che di lì a poco se ne sarebbe andato, ma quando gli aveva detto che quel cavallo era per lui, il giovane Karstark non voleva crederci. Jon non aveva sentito ragione alcuna, e sir Davos aveva cercato di far ragionare Mik, dicendogli come in realtà fosse meglio per tutti. Così loro sarebbero rimasti lì dove servivano e lui, che di non morti ne sapeva quanto Jon, avrebbe potuto aiutare la causa della regina del nord.

 

La regina del nord... Io l'ho condannata a questo. Mik mangiava di malavoglia il suo tozzo di pane muffito. Pensava a quella notte, in cui se n'era andato, in cui aveva rinunciato a tutto.

 

Si era sempre ripetuto che aveva fatto la cosa giusta, ma ora si sentiva un fallito, si sentiva un codardo... E non riusciva ad immaginare come avrebbe reagito Arya vedendo lui, aspettandosi il fratello.

 

Probabilmente lei, gli aveva dato del vigliacco chissà quante volte, e si sa, se ti trattano tanto tempo in un modo, e ti chiamano con un nome, finisci per diventare quello che quel nome rappresenta.

 

 

Fu una lunga notte per Mikarion Karstark... Che non vedeva altro che fantasmi: tutti quelli che lui aveva amato erano cenere ora... Le poche persone a cui teneva, che erano ancora vive, ora non erano con lui. Si sentiva come maledetto... Come se fosse la sua presenza a portare la morte, a chi amava...

 

Ricordò la sua famiglia, ricordò Ross, Robb, Lindsay, Harry...

 

Si rigirava nella coperta, vicino al fuoco. Non aveva trovato locande, e non voleva tirare troppo il cavallo.

 

Si disse che quel freddo, quel gelo, quella sofferenza... La meritava. Meritava tutto, aveva maledetto tutti, e abbandonato Arya...

 

Pensò anche di scappare, ma fu solo lo sprazzo di un pensiero fugace e mai veramente preso in considerazione...

 

 

Mik pensò anche a Nymeria... La femmina di meta lupo si era molto affezionata a lui, pensò che sarebbe stata l'unica felice di rivederlo, perché anche per tutti i nobili del nord, lui era un vigliacco... Un traditore...

 

 

 

Improvvisamente Mik sentì un rumore provenire dai cespugli. Si alzò in piedi e sguainò la spada in tutta fretta. “Chi c'è?” Chiese, con la voce tremante per il freddo.

 

Dalle ramaglie, si palesò una figura spettrale, un'inquietante apparizione che fece riaffiorare a Mik ricordi terribili... “Ciao Karstark.” Le parole seguirono una risata breve... Ed agghiacciante nella sua semplicità.

 

 

Ramsay Bolton stava in piedi di fronte al giovane Karstark, non aveva niente di strano, era vestito come l'ultimo giorno...

 

Mik rimase sconvolto, lasciò cadere la spada, e si lasciò cadere. “Tu... Tu... Tu sei morto...” Ramsay alzò le spalle e si sedette accanto a Mik, “eppure sono qui...”

 

“Dev'essere la stanchezza, e quello schifo di birra dei guardiani della notte...” Provò a convincersi Mik.

 

“Non ha importanza perché io sono qui Karstark, ha invece importanza perché tu sei qui...” Lord Bolton, parlava allo stesso modo di sempre, non aveva cambiato nulla, per un'istante Mik, si chiese se fosse lì per aiutarlo...

 

“Lo sai perché sono qui, bastardo.” Disse Mik, che si era ricomposto, e con un legnetto sistemava il fuoco, messo a dura prova dal vento notturno...

 

“Che cosa ti avevo detto!? Nonostante tutto quello che hai fatto per loro, ora ti odiano! Dimmi, avevo torto?” Mik non rispose, non rispose perché sapeva di dovergli dare ragione, e dare ragione al mostro che aveva ucciso la sua famiglia, era l'ultima cosa che voleva...

 

“Dillo...” Mik scosse la testa: “vattene, tu sei morto...” “Dillo Mik, sarà meglio per entrambi...” Mik si copriva le orecchie, e ora gli sembrava che non uno ma cento Ramsay gli gridavano di dirlo... E ora li vedeva, erano tutti attorno a loro due. Il Ramsay principale non parlava ma continuava a fissare Mik, e rimaneva con un ghigno di goduria perversa stampato in faccia.

 

“Dillo!” “Basta! Basta! Avevi ragione! Avevi ragione! Ora vattene! Vattene!” Mik gridava questo mentre rimaneva a terra girandosi sull'erba...

 

 

Aprì gli occhi! Sentiva un caldo terribile, sudava freddo e caldo... La gola secca... Era stato tutto un incubo. Mik si allontanò dal fuoco e si appoggiò ad una roccia. Premette la fronte contro la stessa, e ne avvertì la superficie fredda, quello di cui aveva bisogno: raffreddare quella testa, la stessa testa che sembrava esplodere ad ogni pensiero, la stessa testa che fumava come un comignolo infernale...

 

Rimase lì tutta la notte, con ancora quelle immagini orribili nella testa... Ramsay poteva anche essere morto, ma sarebbe sempre rimasto vivo, nella sua mente...

 

 

 

 

 

 

Il volto austero e pietroso di Eddard Stark era illuminato dalla torcia sul muro. Arya rimaneva lì a fissarlo, a fissare la statua di suo padre.

 

Non sapeva cosa cercava, forse un po' di conforto, forse voleva semplicemente restare sola. Comprendeva l'apprensione di Sansa, e non sopportava il fatto che Ditocorto le stesse sempre appresso...

 

Lei lo aveva detto a Sansa: una sola parola, e gli taglio la gola. Sapeva che anche Brienne era dello stesso avviso. A volte immaginava come poteva essere finalmente sbarazzarsi di lui, ma la verità era che lui aveva portato le truppe della Valle di Arryn.

 

Armati, importanti... Fondamentali... Che lo mettevano nella posizione di non essere toccato. Ma giammai Arya avrebbe permesso, che lui, fosse mai in posizione per toccare sua sorella.

 

 

“Fui io a far riportare qui le sue ossa.” Una voce profonda e sicura di sé, si fece strada tra le oscure cavità delle cripte. Arya la riconobbe... Non si voltò... Non disse nulla...

 

“Le consegnai a Catelyn, come nobile gesto da parte di Tyrion Lannister.” Di nuovo Arya non disse nulla, finché il possessore di quella voce, non si mise di fianco a lei, ad osservare la statua.

 

“Porgi i miei saluti a Tyrion, quando lo vedrai.” Detto questo, Ditocorto tornò a fissare la statua. “Mi ha addolorato la sua morte. Tuo padre e io avevamo le nostre divergenze ma amava Catelyn... E l'amavo anch'io...”

 

“Non voglio sentirlo...” Bisbigliò Arya, che desiderava immensamente che quell'uomo la lasciasse sola. Sola ad osservare la statua di suo padre, e a pensare che non somigliava per niente a lui.

 

“Non dobbiamo nascondere la verità mia regina... Cionondimeno, dobbiamo ammettere che abbiamo bisogno l'uno dell'altra.”

 

Queste parole, stavano avendo un effetto opposto da quello desiderato. Arya ribolliva di rabbia, e sentiva la voglia di sguainare la spada, impellente e implacabile.

 

“Robb non era pronto per quello che gli era stato preparato. Ed era poco, tu devi essere pronta per quanto sta per arrivare. Tu sei la nostra unica speranza, l'unica difesa contro la tempesta imminente.”

 

Le parole di Baelish stavano risvegliando in Arya, la ragazza selvaggia e impetuosa che era sempre stata, ma ne risvegliavano solo le parti negative. E lei non aveva più voglia di rimanere lì... Non con lui.

 

Infatti fece per andarsene, ma fu bloccata da altre parole: “non hai motivo di dubitare... Hai molti nemici mia regina ma ti assicuro che io non sono tra questi.” Arya sperava che avesse finito, perché sapeva fino a che punto poteva controllarsi...

 

“Amo Sansa, come amavo sua madre... E tu sai che...” Non fece in tempo a finire che la giovane regina si voltò e gli diede una forte gomitata alla bocca dello stomaco. Baelish si piegò, e cadde sulle ginocchia. Così Arya, poteva guardarlo senza alzare lo sguardo...

 

Gli occhi di lei erano di fuoco, la bocca serrata in una smorfia di rabbia, rabbia che cuoceva sotto quello strato di finta calma, che per la giovane Stark era uno sforzo immane mantenere intatto.

 

Gli puntò un piccolo coltello alla gola, e lo prese per il bavero: “non osare mai più parlare della mia famiglia... Non pronunciare il nome dei miei fratelli. Io non voglio niente da te, io non ho niente da dirti! Noi non siamo amici chiaro!? Non credere che perché me ne vada, finisca tutto... Io te lo giuro sulla mia vita e sul nord. Tocca mia sorella... E ti faccio a pezzi con le mie mani...” La voce della giovane regina era un sussurro terrificante, quasi spettrale... Ditocorto era atterrito.

 

Arya gli rivolse un ultimo sguardo, stavolta di disprezzo, prima di uscire dalle cripte senza voltarsi indietro.

 

 

 

I giorni seguenti, le due sorelle Stark discuterono. Sansa non condivideva la decisione della sorella, ma la comprendeva e di questo la regina era grata...

 

Un viaggiatore solitario si appropinquava sempre di più alla roccaforte, dove un tempo, le voci dei lord, lo avevano acclamato come re.

 

I fantasmi vagavano per la sua testa senza dargli tregua, ma lui proseguiva...

 

 

Arrivò a Grande Inverno una mattina fredda e nevosa... Pallida.

 

Il vento agitava il nero mantello, mentre il cappuccio lo proteggeva dalla neve e dal gelo.

 

 

Si presentò con il suo nome, fu fatto entrare e condotto al cospetto della regina, senza essere annunciato...

 

Entrò nella sala grande. Arya stava seduta al tavolo sulla piattaforma, metre Sansa stava al suo fianco.

 

“Jon...” Disse la giovane regina. Ma la sua espressione cambiò, quando il viaggiatore si tolse il cappuccio, rivelando il suo vero volto...

 

 

 

 

Rieccomi amiche ed amici! Non vi libererete di me tanto facilmente! Sono tornato, è tornato il Trono di Spade... Allora come ben sapete questo è il sequel della fanfic che ho scritto in precedenza, se non la conoscete... Cosa fate ancora qui!? Andate a leggerla!

 

Ad ogni modo i nostri protagonisti sono tornati, più carichi che mai, per iniziare con voi una nuova travolgente avventura.

 

Un abbraccio, dal vostro RedelNord.

 

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Capitolo 2
*** Ritorni ***


Da lontano, non era altro che una piccola macchia marrone, in mezzo ad un paesaggio unicamente bianco, sia sopra che sotto. I guardiani della notte, scrutavano l'orizzonte, per capire cosa stesse venendo loro incontro...

 

Lo capirono quando quella macchia marrone, divenne una slitta, con sopra una persona coricata, e con affianco, una donna che la spingeva.

 

Fu chiamato il lord comandante.

 

Jon rimase sconvolto, non sapeva se credere o meno a quanto avesse di fronte... “Bran...” Fu tutto quello che uscì dalle sue labbra serrate. “Ciao Jon.” Disse il giovane fratello, che ormai aveva poco o niente, del bambino che il lord comandante si era lasciato dietro. I suoi occhi erano come vitrei, per un'istante raccapricciante, a Jon ricordarono gli occhi del Re della Notte...

 

Fu un pensiero che Jon scacciò immediatamente. Bran, e la sua accompagnatrice: Meera Reed, furono sistemati dai guardiani. Jon esprimette più volte la sua gratitudine alla ragazza, per essersi presa cura del fratello. Loro gli raccontarono l'esperienza, oltre la Barriera.

 

Jon non ebbe modo, di fare domande specifiche al fratello, finché non si trovarono insieme di fronte al focolare, nella stanza del lord comandante.

 

Bran rimaneva a fissare le fiamme, senza dire una parola, non aveva praticamente parlato facendo discorsi di più di due frasi, da quanto era arrivato, cosa che aveva allarmato e non poco Jon, il quale ricordava un Bran del tutto diverso.

 

Il lord comandante si sedette vicino al fratello. “Allora, cosa è successo oltre la Barriera?” Chiese Jon, che moriva dalla curiosità, e in qualche modo sentiva, che anche Bran, voleva parlargli...

 

“Il destino si è compiuto Jon.” Fu la risposta di Bran, che sembrava veramente altrove con la testa, continuava a guardare il fuoco. “Non capisco...” Disse Jon, sperando che il fratello sentendo questo, capisse che era meglio essere più chiari.

 

“So che Arya è diventata regina del nord, che tu hai visto il re della notte, che Sansa è tornata a Grande Inverno, e che Rickon è vivo, e presto sarà a casa...”

 

Jon non sapeva cosa provare: da un lato, ancora non si capacitava di come Bran potesse sapere queste cose, dall'altro era sollevato nel sapere che non solo lui era vivo, ma che anche Rickon lo fosse, e fosse sulla via di casa...

 

“Come fai a sapere tutte queste cose...?” La voce di Jon era poco più di un sussurro, certo aveva visto cose assurde, cose che la maggior parte della gente, definiva inesistenti, o leggende, ma quello che aveva sentito da Bran, lo aveva sconvolto più della scoperta degli Estranei...

 

“Sono il corvo con tre occhi adesso...” Si limitò a dire il giovane Stark, che non proseguì oltre, cosa che alimentò ulteriormente la curiosità di Jon.

 

“Cosa significa?” “Significa che ora posso vedere tutto, possiedo la conoscenza, non la padroneggio ancora, ma lo dovrò fare, per quando i morti arriveranno...” Spiegò Bran, che diceva quelle cose, non mettendosi nei panni di Jon, dando per scontato che tutto quello che spiegasse fosse chiaro.

 

“Come hai ottenuto questa capacità?” Insistette Jon, che voleva risposte precise a domande precise. “Sono stato oltre la Barriera, sono stato addestrato, dal precedente corvo con tre occhi... Vedo ciò che è stato, ciò che è, e sarà... E posso dirti che tu Jon, hai un ruolo fondamentale nella battaglia che arriverà...”

 

Queste parole, pronunciate, con quel tono privo di emozione, fecero correre un brivido lungo la schiena di Jon. Spettro gli si era accoccolato sui piedi, e il lord comandante lo accarezzava ogni tanto, come per rilassarsi, e rilassarlo...

 

“Ma non è tutto...” Jon fu ridestato, da un mezzo torpore, di riflessioni confuse. Riprecipitò nell'abisso delle rivelazioni. “Che altro c'è?” Chiese, con non poco timore, anche perché i due erano finiti su un argomento, che lo riguardava in prima persona...

 

“Una diade...” Ci fu una lunga pausa, durante la quale, l'unico rumore, era quello della legna che scoppiettava nel caminetto. “Un'altra persona, combatte al tuo fianco nella lunga notte, cavalca con te, e lotta con te...” A Jon tornarono in mente le parole di Melisandre, anche lei, aveva visto una diade nelle fiamme.

Jon, di lei, non si era mai fidato appieno, ma di Bran si fidava...

 

“Chi è questa persona?” Chiese, lui mentre l'ansia gli scavava il petto come una vanga affamata di tesori...

 

“Non lo so... Non è chiaro... Ma so che se questa persona non combatterà al tuo fianco nella lunga notte...” Bran distolse lo sguardo, si voltò molto lentamente, e fissò Jon, con quegli occhi vitrei... “Niente potrà salvarci...”

 

 

 

 

 

 

 

 

Mikarion, si era tolto gli indumenti superiori, lasciando scoperto il torso. Se chiunque si fosse messo a contare quelle cicatrici, si sarebbe arreso dopo pochissimo tempo... Innumerevoli ferite solcavano la pelle dura del giovane Karstark, che tra queste e i suoi muscoli, appariva proprio come un guerriero... Non era un guerriero da favole e leggende: un cavaliere biondo, in scintillante armatura, con una spada d'oro al fianco, e la luna che sorge alle sue spalle.

 

Era l'immagine di un vero guerriero: tumefatto, acciaccato, ferito, ma ancora perfettamente funzionante...

 

 

Due colpi allo stipite della porta... “Scusatemi, forse non è un buon momento sir Karstark...”

 

Mik vide, la lady di Grande Inverno in persona, sulla sua soglia. Vestita come concerne ad una lady, i capelli ramati acconciati a dovere, portamento altero, e sguardo indecifrabile. Bellissima, come Mik la ricordava. Anche se erano passati, parecchi anni, dall'ultimo incontro, niente di veramente intimo, mai, solo ricevimenti, delle due famiglie, e il banchetto in onore di Robert Baratheon, per l'arrivo a Grande Inverno. Sembrava passata un'era...

 

Mikarion si voltò, esponendosi a lady Sansa: “non sono un cavaliere... E potete chiamarmi Mik, mia signora...” Disse, con tono profondo, e sicuro di sé.

 

 

Il giovane Karstark, rimase per qualche istante in attesa di una replica di lady Sansa, ma ella non disse nulla. Così lui si voltò di nuovo, mettendo una mano nella tinozza, per sentire se l'acqua si fosse un po' raffreddata. “Sembri uno che ne ha passate parecchie Mik.” Lui rimase voltato, si alzò e guardò dalla finestra, mentre rapide immagini del suo passato vorticavano davanti ai suoi occhi.

 

“È così in effetti... Ma è possibile che gli eventi siano stati altrettanto spietati con milady...”

 

Disse questo, e si voltò. Sansa incrociò il suo sguardo, i suoi profondi occhi marroni, gli ricordavano gli occhi di Robb, di Jon, di suo padre... Non se lo spiegava, ma era come se quel combattente, mezzo sconosciuto, fosse sempre stato parte della sua famiglia...

 

Mik le si avvicinò, le prese le mani, e la ragazza si sentì tremare... Era un tocco caldo, ma strano, insomma, lei non lo conosceva nemmeno. Lui la fissò, occhi di un lupo... Occhi spaventosi per chiunque non sia del suo branco, ma Sansa lo era... Lui lo sapeva, e lei lo percepiva...

 

“Sansa... Ho provato a salvare tuo fratello, devi credermi.” Ora le dava del tu? Lei non se lo spiegava, in pochissimi istanti, quest'uomo le stava facendo provare un uragano d'emozioni...

 

“Posso giurarti, che darò sempre la mia vita per il nord... Per la nostra causa... Non sono riuscito a salvare Robb, ma posso giurarti, che vedrò sottoterra ognuno dei nostri nemici... Prima che possano anche solo torcerti un capello, a te, o ad Arya...”

 

Il loro contatto si interruppe, lui le lasciò le mani, e lei, che all'inizio non desiderava quel contatto, ora avrebbe dato la sua parte di Grande Inverno per ripristinarlo...

 

 

“Non la pensavi così quando te ne sei andato...” Le parole di Sansa suonavano pungenti, la ragazza, aveva ripensato al modo incosciente ed egoista, in cui il giovane Karstark aveva abbandonato la sorella, mentre lui era scappato al nord, per fuggire dalle sue responsabilità.

 

“Arya, è ottenebrata dalla rabbia, ho cercato di farle capire il motivo della mia scelta, ma a quanto pare non ci sono riuscito... Mi dispiace, ma non avevo niente da fare qui... Puoi dirglielo?” Mik rimaneva a qualche passo da Sansa, cercando di convincerla...

 

 

“Potrai dirglielo tu, dato che avrete molto tempo da condividere...” Lady Sansa, lasciò Mik con questa premessa, e se ne andò dalla sua stanza, lasciandolo al suo bagno.

 

 

 

 

 

 

Grande Inverno non era molto cambiatadall'ultima volta che Mik c'era stato. Be, c'era molta più neve... Le persone erano quelle, e l'atmosfera di malinconica preoccupazione rimaneva, solo che ora il problema non erano dei ribelli delle Terre dei Fiumi, o un folle bastardo protettore del nord. Ora il problema era un'armata di demoni di ghiaccio, che ogni giorno si faceva più vicina, nessun momento felice a Grande Inverno, durava molto in quei tempi...

 

 

Mik passeggiava per i corridoi, diretto a cena, con la regina del nord, dove avrebbero potuto discutere meglio sul da farsi.

 

Mik sentiva le gambe tremargli, al pensiero di rivedere Arya, sentiva lo stomaco agitarsi, e ogni piccolo momento di gioia, era sempre sovrastato dalla consapevolezza, che Arya, ora, lo aveva in odio, per quanto aveva fatto... Lui si ripeteva che aveva fatto la scelta giusta, ma da quella notte, l'incubo di Ramsay. Gli si era installata una voce in testa, una che invece gli ripeteva l'esatto opposto, che era stato un'egoista, che aveva abbandonato Arya, nel momento di maggior bisogno...

 

Mik era fuori dalla piccola sala da pranzo, la porta era semi aperta, e la luce chiara trapelava dal grande spiraglio.

 

Il giovane Karstark sentì un rumore improvviso, la porta si aperse totalmente e vi uscì...

 

Nymeria!

 

La femmina di meta lupo saltò letteralmente addosso a Mikarion, ricoprendogli la faccia di bava, continuando a leccarlo. Abbaiava festosamente, muoveva la coda ed abbassava le orecchie. Mik, sorrise, e la accarezzò, con energia, lei che non aspettava altro, con la testa seguì i movimenti della mano del ragazzo...

 

“Mi sei mancata amica mia...”

 

La cena iniziò senza troppe cerimonie. Al tavolo vi erano: Arya, Sansa, Mik, lord Glover, lady Mormont, Ditocorto,lord Royce,il maestro Wolkan, i giovani lady Karstark, e lord Umber...

 

Il silenzio regnò sovrano per alcuni istanti, finché Alys Karstark non lo ruppe: “è bello rivederti cugino.” Disse con un sorriso, alzando gli occhi un solo istante. “Altrettanto Alys” ricambiò Mik, che non mangiava decentemente da ormai troppo tempo...

 

“Chiedo perdono sir Karstark...” Introdusse lord Royce, “non sono un cavaliere, signore.” Precisò Mik. Sansa spostava lo sguardo ora sul primo ora sull'altro. “Allora lord...” “Non sono neanche un lord.” “Ma, voi siete il nipote di Rickard Karstark, legittimo erede di Karhold...” “No! Alys, è la legittima erede di Karhold, la mia vita non può essere legata ad un castello, e non lo sarà...”

 

“Oppure puoi dire che la tua vita non può essere legata ad alcuna responsabilità, saresti più sincero...” Tutti si voltarono verso la regina. Che non solo aveva fatto calare il silenzio, ma si era dichiarata vincitrice di un confronto che comunque non la riguardava direttamente.

 

 

Tornò il silenzio, che stavolta fu rotto dall'abbaiare di Nymeria, che si spostò, dal fianco di Arya, e si mise vicino a Mik, appoggiandogli la testa sulle gambe.

 

Lui sorrise, e quasi si commosse, la lealtà che quella bestia gli dimostrava era veramente qualcosa di sconvolgente, e proprio in quel momento...

 

Sembrava quasi che avesse capito di cosa stavano parlando, e avesse deliberatamente deciso di schierarsi a favore del giovane Karstark, a scapito della sua vera padrona...

 

 

Infatti la cosa, sembrò irritare parecchio Arya, che non toccò più cibo. “Almeno qualcuno è felice di vedermi.” Asserì Mik, accarezzando Nymeria, che chiuse gli occhi, sotto il suo tocco leggero. Piccola frecciatina che Arya incassò senza dire altro.

 

“Be, avete un buon viaggio, Mikarion?” Chiese il maestro Wolkan, che voleva solo stemperare la tensione, giustamente in effetti.

 

“Scomodo... Fa molto freddo sulle nostre strade, e il cavallo mi fa male alla schiena...” Nessuno parlò, il maestro si limitò ad annuire con un mezzo sorriso...

 

 

“Dunque, quando pensavate di partire?” Chiese lord Glover, arrivando al punto della questione. Quel punto, quella questione che tutti volevano affrontare ma che nessuno aveva il coraggio di introdurre.

 

La tensione che si era creata in quella stanza da quando era entrato il giovane Karstark, era talmente alta che nessuno voleva dire parole a sproposito.

 

“Mi sembrava di aver richiesto che fosse Jon ad accompagnarmi a Roccia del Drago...” Il duello era cominciato, e Arya aveva portato a segno la prima stoccata...

 

“Perdonate maestà, ma il lord Comandante è impegnato in questioni improrogabili, sono venuto perché potevo venire, ho ricevuto un'ordine preciso, non sono un guardiano della notte, ma vostro fratello non mi ha fatto mancare niente per quando sono stato sotto il suo tetto, perciò ritenevo opportuno ripagarlo.”

 

Mikarion manteneva uno stato di cortesia, imperturbabile, veramente difficile da attaccare, per contro Arya, sembrava aver perso molto della calma, riflessiva, da regina che sembrava aver acquisito. E fu Sansa la prima a notarlo. Si rese conto, che con quell'uomo nelle vicinanze, la sorella era tutta un'altra persona...

 

 

“Non ha importanza, posso andarci da sola...” Questa nuova affermazione, fece rimanere di stucco quasi tutti. Solo Mikarion annuì piano, non era d'accordo ma comprendeva appieno perché Arya diceva così...

 

 

“Maestà, tuo fratello ha preteso che...” “Adesso basta! Non voglio parlare con te!” Arya, si era alzata in piedi, ed aveva rotto completamente, quel fragile muro di imperturbabilità.

 

Gli occhi di tutti erano su di lei, ma a lei non importava, non aveva ancora finito.

 

“Vuoi aiutarmi adesso!? Sei solo un'ipocrita e io non ho bisogno di te, nessuno qui ha più bisogno di te, perciò perché non te ne vai!”

 

Aveva concluso, si era rimessa dritta. Baelish non si perdeva una sola parola, un solo sguardo, una sola espressione, e Sansa lo aveva notato, infatti non giudicava Arya molto saggia, per essersi esposta così, davanti ad un uomo come lui, ovvio che lei non aveva idea di cosa la sorella stesse passando, in cuor suo, cercava di comprenderla...

 

 

“È quello che sai fare meglio...” Furono le ultime parola della regina del nord.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Arya, posso entrare?” “Entra...”

 

Il tono della regina, era spento, privo di emozioni o voglia di discutere. Sansa entrò e richiuse la porta dietro di se. Arya rimaneva seduta, tra le mani, teneva uno dei suoi volti... Sansa ormai si era abituata a quelle stranezze, rimanevano materia sconosciuta per lei, e a tratti inquietante, ma la verità era che la giovane Stark, aveva capito, che il mondo è un posto molto più strano di quanto non si creda, e lo accettava, a fatica, ma lo accettava.

 

Si sedette accanto ad Arya, e non disse nulla. Infatti, fu la regina del nord, a rompere il silenzio: “Quando ero a Braavos, prendevo il volto di chi volevo... E tramite esso, potevo essere chiunque.” Arya teneva lo sguardo fisso su quel lembo di pelle moscia e sottile.

 

“Un giorno puoi essere un uomo, un altro una donna, un ricco, un povero, un soldato, un re... Ma la maschera te le sei messa tu... E te la puoi pur sempre togliere. Ma quando le maschere te le mettono gli altri... Allora non le togli più...”

 

“Non capisco dove vuoi arrivare...” Disse sincera Sansa, che in realtà aveva una mezza idea, di dove la sorella volesse andare a parare.

 

“Non si può fuggire dalla maschera che ti indossano... A Mik hanno indossato quella del re, e lui vi è fuggito... La mia maschera mi è stata messa, non posso più toglierla...”

 

Arya, parlava con la voce carica di rassegnazione, e lo sguardo vacuo, che passava, dalla sorella, al volto che teneva tra le mani, al fuoco nel caminetto...

 

“A Mik è stata indossata anche la maschera del codardo... La merita forse...?” Lady Sansa, stava rimuginando parecchio su quanto doveva essere accaduto a Mikarion. “Lui non ha mai mollato, ha protetto Robb fino a che ne ha avuto le forze, ha radunato i suoi soldati, ha sconfitto i Bolton, ed ha riconquistato Grande Inverno per noi... Io non lo ritengo un codardo...”

 

Sansa sembrava a tratti protettiva nei confronti di Mik, pensava, sì che lui avesse le sue colpe, ma non si voleva unire all'odio generale, gli riconosceva i suoi meriti... E ne aveva, almeno per lei...

 

 

“Arya, io non so cosa sia successo tra di voi, e non ti obbligherò a dirmelo, ti prego di ascoltarmi: questo tuo arrabbiarti non risolverà la nostra crisi, devi mettere da parte il tuo ego, e concentrarti sul bene del nord... Volevi Jon, lui non è arrivato, pazienza, devi guardare avanti. Siamo in una brutta situazione, non abbiamo il tempo di aspettare i comodi di tutti,in questi momenti abbiamo bisogno di fiducia e collaborazione, e il bene della tua gente viene prima di ogni cosa... Devi rendertene conto.”

 

Sansa parlava da vera donna matura, ed Arya se ne accorse, annuì ed aggiunse: “dovresti essere tu regina...”

 

 

 

 

 

“Salve.” Una voce nuova, attirò l'attenzione di Mikarion, sulla soglia della sua stanza. Stavolta il giovane Karstark era vestito, e stava solo pensando, e provando a seppellire un po' di dolori nel vino, seduto ad un tavolo, nella sua stanza.

 

Petyr Baelish lo guardava, e sembrava studiarlo.

 

“Salve...” “Sono Baelish, Petyr Baelish, ma forse tu mi conosci come...”

“Ditocorto. Sì.” Completò Mik. Il nuovo arrivato accennò ad un inchino, come per salutare.

 

“Non ho potuto fare a meno di notare, che sembrano esserci attriti tra te e la regina.” Il suo tono, non era invadente, ma era decisamente provocante, il tono di chi non pretende mai risposte, ma proprio per questo, ne riceve sempre...

 

Si sedette accanto a Mik, che gli porse il vino, ma lui scosse la testa, e il giovane Karstark, fece una smorfia come per dire: 'meglio, di più per me.'

 

“Sembra che vi conosciate.” Riprese Baelish, che non aveva intenzione di ubriacarsi, e perdere un'occasione. “A volte si può conoscere qualcuno anche senza averlo mai incontrato, per esempio io ti conosco, e questa è la prima volta che ti vedo. Ma la tua fama ti precede...”

 

Cambiò rotta Mik, che non voleva andare subito al sodo, anzi forse non ci voleva arrivare proprio al sodo.

 

“Non è la prima volta che mi vedi Mikarion. Ci siamo visti ad Approdo del Re, certo non puoi ricordartelo eri troppo piccolo, un giorno che la tua famiglia è stata invitata alla capitale da re Robert.”

 

Questa notizia, risvegliò in Mik ricordi confusi, e attirò ancora di più la sua attenzione sul piccolo uomo che gli era seduto vicino.

 

“Sì, conosco Arya. L'ho aiutata a riconquistare questo castello.” Mik sputò tutto fuori, paradossalmente si sentiva libero di parlare, probabilmente era il vino, nessuno sobrio, si sarebbe confidato con Ditocorto, anche se comunque Mik non aveva rivelato niente di compromettente, almeno fino a quel momento; e comunque a uomini come Ditocorto non servono troppe parole per capire cosa passa nella testa delle persone...

 

“È strano, non sembra riservarti molta gratitudine, sembra piuttosto propensa al rancore anzi...” Baelish, interrompeva sempre le sue frasi, per far sì che fosse Mikarion a continuarle, dissipando i suoi dubbi.

 

Il giovane Karsatrk, continuava a bere, noncurante. “È arrabbiata perché crede che l'abbia tradita, lasciando la mia nomina di re a lei.”

 

“Tu eri stato nominato re del nord?” Incalzò Ditocorto... “Sì” disse svogliatamente Mik, “avevano visto in me, qualcuno che poteva guidarli, ma io non lo sono mai stato, così sono tornato al Castello Nero, dove qualcuno aveva davvero bisogno di me...”

 

Mik fissava un punto fisso della stanza, non assecondando il suo interlocutore con lo sguardo, ma facendolo fin troppo con le parole, parole che scappavano dalla sua bocca, e dalla sua mente, come cavalli durante una tempesta.

 

 

 

“Devi aver stabilito un rapporto speciale con lei, perché si arrabbiasse così, per ciò che hai fatto...”

 

In quel momento, Mik, si rese conto di quanto aveva fatto. Gli tornarono in mente immagini ben definite, una cabina in una nave, lui che raccontava ad Arya di Robb, una baracca nella foresta, una notte, lui ed Arya... Soli...

 

Si voltò e fissò Ditocorto con aria minacciosa. “Scusa, forse non sono affari miei...” Provò a difendersi questi, “no, hai ragione non lo sono.” Tagliò corto Mikarion, che sembrava rinsavito di colpo.

 

 

“Scusate...” I due si voltarono. Il maestro Wolkan, aveva lo sguardo di chi è davvero preoccupato di aver interrotto qualcosa.

 

“Cosa c'è maestro?” Chiese Mikarion. “Lord Karstark... La regina mi ha detto di comunicarvi che si parte domani... Domani vi recherete a Porto Bianco con una scorta, da lì prenderete una nave che vi condurrà fino a Roccia del Drago.

 

 

Mik annuì: “Grazie Maestro.” Il maestro fece un breve inchino e se ne andò...

 

“A quanto pare ci ha ripensato.” Furono le parole di Baelish, che sembrava essersi lasciato alle spalle, lo sguardo minaccioso del giovane Karstark.

 

 

“Forse un'occasione per ricucire un legame...” Aggiunse spudoratamente.

 

Prima che Mik potesse aggiungere alcunché, Ditocorto si alzò, si voltò e se andò, con andatura calma ma sicura di sé. Il modo di camminare, dice molto di una persona...

 

 

 

Mik si buttò a letto, pensando ad Arya, Arya si addormentò pensando a Mik.

 

Sansa lo fece, pensando ad entrambi...

 

 

 

 

 

 

La donna dei bruti, tolse il furetto dal focolare, e lo porse al ragazzo, seduto accanto a lei.

 

“È prudente accendere fuochi qui?” Chiese lui, mentre addentava la sua cena. Lei non era minimamente preoccupata.

“Ora questa è di nuovo la tua terra ragazzo, nessuno ti farà del male, e poi siamo in mezzo al nulla... Chi vuoi che ci veda qui?”

I due rimasero in silenzio per alcuni istanti. Solo il meta lupo nero, si muoveva inquieto, così il ragazzo gli diede un po' della sua cena per farlo stare buono.

“Cagnaccio è agitato, non credo sia un buon segno.” Riprese il giovane, continuando a guardare l'animale, con occhi preoccupati.


 

“Sente che casa è vicina... Magari il meta lupo di tua sorella è a Grande Inverno con lei...” Disse la donna, stemperando la tensione, tensione immotivata a suo avviso.


 

“Arya... Non la vedo da troppo tempo, e Sansa è con lei!” Il ragazzo era eccitato come un bambino davanti ad un dolce.


 

“Chissà dov'è Bran adesso...” Aggiunse poi, con una nota di malinconia nella voce...


 


 

Nella scura e fredda stanza del Castello Nero, il corvo con tre occhi, aveva aperto il terzo occhio...


 

E ora lo vedeva! L'esercito del re della notte, in continuo avvicinamento... E lui! Il re della notte in persona, non si deve fermare a sfamare i suoi soldati, non si preoccupa di mantenerli sani, deve solo avanzare...


 

Ecco che lo vede! Gli si avvicina... Ma due ombre si frappongono sul suo cammino...

Jon! Uno è Jon, è ben definito e combatte con foga, l'altro non si vede, sta combattendo con lui ma... Poi si volta... Disarma Jon, e lo prende per il collo...


 

I suoi occhi sono di ghiaccio, ma la sua forma resta confusa... Punta la spada al cuore del lord comandante... Non dice nulla, solo spinge... Perforandogli il cuore...


 


 


 


 


 

Bella a tutti amici!!!!!!!! Eccoci tornati, nuovo episodio! Colgo l'occasione per augurarvi un felice Natale, e un magnifico anno nuovo, e credetemi sanno i sette se abbiamo bisogno di un anno magnifico. Ps, vi chiederete come mai, Bran non dice nulla a Jon delle sue origini... Ma ve lo spiego ioooo! Perché nella mia storia Jon, non è figlio di Raeghar!! Cooosaaa? Ebbene sì, sviluppi diversi amici miei...


 

Questo è l'ultimo episodio del 2020, godetevelo. Io ora starò un po' in vacanza a poltrire, ci rivediamo dopo le feste... Ciao Ciao!!


 

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Capitolo 3
*** Roccia del Drago ***


 
Quella mattina, Mik si svegliò presto. Fece colazione e non disse di no, ad una passeggiata per i cortili di Grande Inverno.
 
Tutto quello prima della partenza, che avvenne comunque presto.
 
Arya lo attendeva già pronta a partire, con lei la scorta, e Nymeria, che sicuramente vedeva in lei e Mik, i suoi umani preferiti, e non voleva saperne di lasciarli andare da soli.
 
 
Sansa era lì con loro, per salutarli. I convenevoli non durarono tanto, poco dopo, la compagnia era già in viaggio, alla volta di Porto Bianco.
 
 
Il nord, era piuttosto monotono, e i viaggiatori se ne resero conto quei giorni, era come se tutti si stessero preparando alla tempesta imminente...
 
Nessuno parlò...
 
 
Fino all'arrivo al molo, dove una nave, li attendeva, pronta a portarli a Roccia del Drago, dove si sarebbero confrontati con la Regina dei Draghi...
 
 
 
 
“C'è qualcosa su di lei, che sai, che dovremmo sapere anche noi?” Chiese Mik, mentre rimaneva a fissare la nave, pensando a cosa li attendeva. Arya, era a fianco a lui, i due rimanevano fermi, mentre i soldati caricavano le provviste a bordo, e Nymeria, correva da un capo all'altro del ponte.
 
“Se ti raccontassi una storia spaventosa, ti farei desistere?” Lo punzecchiò la regina del nord, non degnandolo di uno sguardo.
 
Mik incassò il colpo, e sospirò, se avesse continuato a parlare ad Arya, le conversazioni sarebbero sempre state pungenti, se ne rendeva conto, ma non voleva restare passivo.
 
“No.”
 
“Mi hanno detto che è molto bella... Chissà magari te ne innamori, se mai dovesse ricambiare la avvertirò delle possibili conseguenze...”
 
 
Detto questo, la giovane Stark, si allontanò da lui, e prese posto sulla nave, pronta a partire.
 
Mik, scosse la testa con un ghigno, 'sarà un viaggio lungo'
 
Un tempo anonimo accompagnò la traversata della 'Lady Catelyn', una nave di costruzione recente, facilmente intuibile dal nome...
 
Arya passava parecchio tempo nella sua cabina, Mik invece restava sul ponte, si spostavano certo, ma facevano ben attenzione a non incrociarsi mai... Nymeria dal canto suo, per non fare torto a nessuno dei due, se ne stava da sola... Chissà se percepiva l'attrito che c'era tra i suoi amici, probabile, magari, ne stava anche soffrendo parecchio.
 
 
 
Qualche giorno dopo, la mattina, Mik se ne stava appoggiato al parapetto della nave, se ne stava lì a pensare, ma a tratti, alternava quei pensieri a buffe immagini, di creature mitologiche che lottavano nel mare, immaginava delle navi di intrepidi guerrieri dare loro la caccia, lui era con loro, erano insieme lui e Robb, c'erano anche Harry, Ross, e Jon, tutti sulla stessa nave, mentre davano battaglia al mitico Kraken, immaginare quelle avventure, lo distraeva, seppure per poco...
 
“Direi che non è andata come speravi...” Mik si voltò...
 
“Ancora tu!” Disse, riconoscendo lui... Ramsay Bolton, appoggiato ad un barile lì vicino.
 
“Mik, vecchio mio, per quello che stai facendo, meriteresti non solo di governare sul nord, ma su tutto il mondo conosciuto...”
 
“Non parlarmi, come se fossimo amici, non lo siamo...” “Dev'essere l'aria del mare, sì, la nausea... Forse quel rum di ieri sera, lo sapevo che non c'era da fidarsi.” Mik non si rendeva conto che diceva questo ad alta voce, mentre cercava di spiegarsi come mai, l'ormai defunto lord di Forte Terrore continuasse a perseguitarlo...
 
Ramsay, rimase dov'era, ghignante a braccia conserte... “che ti piaccia o no, Mikarion, io seppur morto, sarò sempre una parte di te... D'altronde... Ho visto più io tuo figlio, che non tu...” A questa affermazione seguì una risata beffarda, Mik non reagì, abbassò il capo e lo scosse, come per liberarsi da quella visione.
 
“Come sei devastato Mik...” Ramsay lo affiancò, e si mise anche lui a guardare l'orizzonte: “Sei solo, senza una famiglia, senza una casa... In viaggio, per incontrare qualcuno che non conosci nemmeno, insieme a qualcuno che non conosci più... E pure il lupo ti ha abbandonato... Ti aspetta un futuro di guerre, di pericolo, di morte...”
 
“In casi del genere, è meglio essere morto...” Bolton rise ancora, ma la cosa peggiore era che Mik, lo sapeva, Ramsay non era altro che una proiezione della sua mente, quelle cose, se le stava dicendo da solo, e in parte... In gran parte, ci credeva...
 
 
“Non so neanche più per cosa combatto... Sai, credevo di saperlo ma... Non so se posso ancora andare avanti, sono molto stanco...”
 
Era quasi buffo come, Mik, avesse l'aria sempre più afflitta, mentre il bastardo, era sollevato, e sempre sorridente...
 
“Se posso darti un coltello per la giungla dei tuoi pensieri... Evita qualsiasi tipo di scelta... Lascia che se ne occupi qualcun altro...”
 
 
“Tanto che combatta o no, i morti mi ucciderebbero comunque.” Tagliò corto Mik, che cercava un pretesto per non proseguire su quella strada anche se, in cuor suo, aveva una risposta anche a questo, risposta che fu palesata da lord Bolton di lì a poco.
 
“Non se sei dall'altra parte del mondo compare... Ti ricordi cosa ti ha insegnato Jon su di loro? Li uccide il fuoco... L'acciaio di Valyria, come la tua spada, che fortuna eh!? Non sanno nuotare...”
 
“Dall'altra parte del mondo ad Essos, sei libero da qualsiasi cosa...” Semplice e lineare, la scappatoia, ciò che parte della mente del ragazzo, stava considerando come un'alternativa più che valida.
 
 
“Non posso abbandonare tutto, Jon conta di su di me, anche la gente del nord...” “Vuoi dire gli stessi bastardi a cui tu hai restituito le terre, e che ti hanno additato come traditore codardo?”  Ramsay inarcò un sopracciglio, come per evidenziare quanto poco valesse la pena quella gentaglia...
 
“Eh va bene, però Sansa... Arya...” Detto quel nome, Mik si bloccò... Lei era lì... Con lui, era possibile che tra non molto sarebbero morti entrambi e gli ultimi ricordi che lui avrebbe avuto di lei, sarebbero stati solo di rancore, stupido rancore, che sarebbe impallidito di fronte alla tragicità della morte...
 
 
“Già, a questo proposito, che pensi di fare con lei...?” Ramsay, aveva deviato, riteneva che ora fosse quello l'argomento da affrontare. “Cosa pensi che faccia? Non mi vuole vedere è chiaro...” “O magari, si aspetta che tu vada da lei, e le dica qualcosa...”
 
Mik aveva un'aria affranta, e sotto sotto, non aveva nemmeno voglia di parlare con Arya, sapeva che si sarebbe finiti per litigare, e litigare, comporta sprecare energie, energie che il giovane Karstark, voleva conservare per la regina dei draghi.
 
“Eh cosa dovrei dirle?” “Che ne so, magari: scusa se ti ho abbandonata così senza il minimo preavviso? Potrebbe essere un inizio...”
 
“Be, se vuole che chiariamo le cose, perché non viene a dirmelo in faccia?” Mik, stava tirando fuori quel ben noto, ma a volte ben celato, orgoglio...
 
“Non dirai sul serio!? Sei tu che ne sei andato! Dico io, dev'essere lei a chiederti scusa!?”
 
“Non l'ho abbandonata, le ho lasciato una lettera in cui le spiegavo tutto!”
 
“Già, anche peggio, così non solo si è arrabbiata perché te ne sei andato, ma ha pure pensato che non avessi il coraggio di andarglielo a dire in faccia... Forse codardo ti si addice come appellativo...”
 
 
La cosa peggiore era che Mik, non poteva più ribattere, ogni cosa che aveva detto il bastardo era vera...
 
E se avesse continuato così, non avrebbe più rivolto la parola ad Arya, avrebbero fatto in tempo a morire entrambi...
 
“Be, non mi va di fare tutto da me... Vuole che parliamo!? Che venga lei!”
 
Il giovane Karstark sputò fuori gli ultimi residui di orgoglio...
 
“Vallo a dire a lei...” Disse Ramsay prima di voltarsi, facendo un cenno con la testa, indicando dietro a Mik.
 
Lui si girò, vide Nymeria correre verso di lui. “Ehi, ciao bellissima... Cosa c'è?” Il ragazzo accarezzò la testa della femmina di meta lupo, poi si voltò... Ramsay era sparito, “allora cosa c'è...”
 
Nymeria si fece seguire da Mik, il ragazzo non pensava a dove stavano andando, aveva altro per la testa in quel momento. Fu allora che raggiunsero una cabina...
 
Mik si fermò sulla soglia... Arya era sdraiata sulla branda, vestita, con gli occhi aperti, Nymeria uscì subito, e fu allora che il giovane Karstark capì...
 
“Cosa ci fai qui?” Lo accolse fredda la regina del nord, che rimaneva nella sua posizione sdraiata.
 
Seguì un lungo silenzio, l'unico rumore era quello delle onde... E i pensieri vorticosi dei due in quella piccola cabina.
 
“Vorresti che parlassi con te?” Incominciò lui, tentennante, quasi in cerca di conferme. “Vorrei che mi lasciassi riposare, adesso come adesso...” Tagliò corto Arya, prima di girarsi su un fianco dando le spalle a Mik, che annuì e fece per uscire...
 
Poi all'improvviso si bloccò: sentì una voce dentro di lui, una voce che gridava, e non la voleva mettere a tacere, o chissà quando sarebbe risaltata fuori.
 
“Chiedo scusa a vostra altezza, ma riterrei corretto, che se volesse dirmi che mi odia, sarebbe meglio farlo e basta!” L'orgoglio tornò poderoso, e Arya, si alzò dalla branda, pronta a rispondere.
 
“Se le cose tra noi sono cambiate te la prendi con me!?” I toni si stavano facendo accesi, e Arya era ufficialmente scesa in campo, pronta per lo scontro.
 
“Be, di sicuro il tuo comportamento da bambina non aiuta di certo...” I due si avvicinarono l'uno all'altra...
 
“Oh, adesso è colpa del mio comportamento, ti sei chiesto perché mi comporto così, lord 'non voglio responsabilità'?” Quell'appellativo fu accompagnato da una mimica eloquente di canzonatura da parte della regina.
 
 
“Io cercavo solo di fare quanto era meglio!”
 
“No, tu volevi solo trovare una scappatoia!”
 
“Ma che diavolo avete voi Stark che non va!? Che diavolo altro avrei dovuto fare!? Chi sono io il vostro soldato della guardia reale!?”
 
“Sei andato da Jon... Da lui potevi andare vero!?”
 
“Jon aveva bisogno di me!”
 
“Anch'io!”
 
 
Da lì, le grida si spensero... Sul volto di Arya si disegnò lo sconforto più totale, mentre su quello di Mik, stava crescendo un senso di colpa sempre più grande...
 
Arya si allontanò da lui, e si diresse verso una delle due piccole finestrelle alla parete dietro la testiera del letto.
 
“Dopo la riconquista... Dopo Ramsay... Io ero spaesata, non mi trovavo in una situazione sociale simile da anni, anni in cui, non ero niente più che una ragazzina... Hai una vaga idea di cosa significhi guidare un regno?
 
Io speravo che tu saresti rimasto... Che mi avresti aiutata... Invece te ne sei andato, credendo di fare il mio meglio... Ma me lo hai mai chiesto cosa secondo me, fosse il mio meglio!?”
 
Ci fu una pausa piuttosto lunga, Mik ebbe modo di pensare, il suo orgoglio stava impallidendo davanti a tutto quello...
 
 
“Per giorni interi, sono rimasta a fissare l'orizzonte... Verso nord, aspettando di vederti... Ma tu non sei mai tornato... E quando ti ho visto, nella sala grande qualche mattina fa...” La regina fu interrotta da un singhiozzo... Piangeva? Per far piangere una come lei, bisogna davvero scatenare emozioni non insignificanti...
 
“Arya... Io...”
 
Il giovane Karstark fu interrotto, da un grido: “Terra!”
 
Entrambi colsero l'occasione per interrompere quel confronto, prima tanto evitato, ora fermarlo faceva male ad entrambi...
 
 
Raggiunsero il ponte, e si sporsero dal parapetto: Roccia del Drago si estendeva davanti a loro...
 
Immensa, imponente, incuteva soggezione, ma d'altronde, coloro che la progettarono la pensarono apposta così... La dimora dei signori dei Draghi doveva spaventare già da fuori, dalle mura, dalle torri.
 
 
Ad un certo punto, un rumore assordante... Un verso terrificante ed affascinante allo stesso tempo... Un Drago! Sorvolò la nave, e poi un altro... E un altro ancora!
 
Il panico si impossessò dei marinai per qualche istante, ma poi, fu sostituito da un reciproco senso di ammirazione...
 
Nymeria iniziò a latrare rumorosamente, i tre draghi sparirono tra le nuvole, verso le alte torri della roccaforte dei Targaryen.
 
“Se vuoi ritirarti sei ancora in tempo...” Sussurrò Arya, a Mik, sporgendosi verso di lui lateralmente, lui non rispose, stanco di quella guerra fredda...
 
Ad accogliere l'arrivo della 'Lady Catelyn' v'era un drappello di guerrieri Dothraki, una giovane donna dai tratti somatici tipici di luoghi bagnati tanto dal sole quanto dall'acqua, e un nano in abiti ordinati, e spilla da Primo Cavaliere.
 
I nuovi arrivati raggiunsero la spiaggia su delle barche, il piccolo tragitto fu rapido, e in poco tempo, sbarcarono.
 
“I miei ossequi alla regina del nord.” Salutò il nano chinando il capo rivolto verso Arya. Lei ricambiò il gesto: “Tyrion Lannister dunque...”
 
“Sì, ma non credo di conoscere la tua guardia personale...” Disse Tyrion, protendendo la mano verso Mik, che si fece avanti solo quando fu certo che il nano stesse parlando con lui.
 
“Sono Mikarion Karstark.” Mik avrebbe voluto specificare che non era la guardia personale di Arya, ma poi pensò che gli avrebbero chiesto cos'era per lei, e dato che non sapeva affatto cosa rispondere, si fece bastare, guardia personale.
 
 
Il Primo Cavaliere, si voltò verso la giovane donna: “lei è Missandei, consigliera della regina.” La ragazza chinò il capo, “benvenuti a Roccia del Drago, sua maestà apprezza il vostro sforzo, per esservi presentati qui... Ora, se non vi dispiace, consegnate le vostre armi...”
 
Vi fu qualche secondo di esitazione, “e se ci dispiacesse?” Azzardò Mik, che già era uscito da quel sottile velo di cortesia che sperava di mantenere.
 
“Non ci si può presentare alla regina, armati.” Replicò Missandei, che aveva risposto rimanendo comunque composta, cosa non scontata dato che tutto il gruppo agli ordini di sua maestà Targaryen era rimasto piuttosto indispettito dalla domanda di Mik.
 
“Allora direi che non abbiamo altro da discutere.” Detto questo il giovane Karstark si voltò e si diresse verso le barche, ma fu fermato da Arya, che lo prese per un braccio.
 
“Mik, stai peggiorando la situazione” bisbigliò per non farsi sentire, “non possiamo fidarci, anche alle Torri Gemelle ci dissero di entrare senza armi, e non andò a finire bene.” Il giovane Karstark sembrava inamovibile, ma la regina del nord, non mollava la presa, in tutti i sensi.
 
“Ascoltami, se avessero voluto ucciderci lo avrebbero già fatto, non credi? Assecondiamoli, o vuoi mandare all'aria tutto?” La regina del nord, era sicura di se, e la sua precisazione trovò un riscontro positivo nel giovane Karstark, che tornò di fronte ai padroni di casa.
 
“Molto bene.” Concluse, sganciandosi la cinghia, che teneva Lungo Artiglio legata alla sua schiena di traverso, “ così va meglio.” Aggiunse Tyrion con un sorriso.
 
Il gruppo, iniziò la marcia verso il castello.
 
L'attenzione di Mik, fu catturata tutto il tempo, dai guerrieri Dothraki, i loro abiti, il loro portamento, le loro armi, incutevano non poca insicurezza. I Draghi, i selvaggi, niente armi, il ragazzo mise tutte queste cose insieme per formulare qualche deduzione: la regina è una donna potente, e anche esibizionista, è conscia del suo potere, e le piace mostrarlo... E la consigliera? I suoi tratti somatici suggeriscono che sia natia di qualche luogo nel sud est, da quello che so, in quei luoghi lo schiavismo è pratica comune, e non molta gente ha la possibilità di diventare consigliere di un sovrano.
 
Probabilmente le due hanno un rapporto intimo, creatosi dopo...
 
La liberazione... Missandei, è una donna, proveniente da un'isola in cui lo schiavismo regna sovrano, essendo una donna, ha molte meno probabilità di aver ottenuto i privilegi seppur scarsi che può avere un uomo schiavo, quindi era una schiava, il fatto che sia consigliera, è perché si trova in molto buoni rapporti con la regina, il che suggerisce, che Daenerys Targaryen sia una persona empatica... Inoltre il fatto che ancora se ne sta a Roccia del Drago, e non sia andata a bruciare la capitale, è un chiaro segno, che è migliore degli altri... Quindi magari, un dialogo sarà possibile...
 
 
“Come sta Sansa?” Tyrion ruppe, le deduzioni silenziose di Mik, rivolgendosi ad Arya, che non rispose, “immagino di mancarle da morire.” Aggiunse sempre il folletto, con una punta di ironia, comunque non troppo difficile da cogliere.
 
Arya gli rivolse uno sguardo incerto, ma ancora non rispose. “Il matrimonio era finto, e mai consumato comunque.” “Non ricordo di avertelo chiesto...”
 
“Era giusto che lo sapessi...”
 
“Mi perdonerete lord Karstark, ma non ho la minima idea di chi siate...” Questa affermazione, di Tyrion, colse alla sprovvista Mikarion, che si figurava in che modo, la regina dei draghi li avrebbe accolti.
 
“Non sono un lord...” Tagliò corto, sperando che finisse lì, “ah no? E allora cosa sei?”
 
Quella domanda rimbombò nella testa di Mik, come il suono di un tamburo, lui rimase in silenzio per alcuni istanti, poi quando vide che il folletto lo fissava, rispose: “Sono qualcuno di non cui non credo possiate fare a meno...”
 
 
Il gruppo raggiunse la Roccaforte poco tempo dopo, i soldati della scorta furono sistemati nel castello, solo Arya e Mik, furono ammessi alla presenza della regina dei draghi.
 
 
La sala del trono era tetra, la luce del sole filtrava dalle grandi finestre introducendo un timido pallore, quattro Dothraki stavano ai lati della sala, le scale che portavano al trono di pietra, erano divise in tre rampe, al termine di ciascuna si trovava una piattaforma, sulla prima stava Tyrion, sulla seconda, Missandei, intenta ad illustrare i titoli della giovane Targaryen.
 
Sulla terza, la regina in persona, che osservava con attenzione i nuovi arrivati, come se stesso prendendo loro le misure.
 
 
“...Distruttrice di catene...” L'ultimo degli innumerevoli titoli, seguì un lungo attimo di silenzio, prima che il giovane Karstark prendesse la parola: “lei è Arya Stark... La regina del nord.”
 
Le tetre pareti fredde della sala, sembravano ridere, a come quella scena si palesava, il semplice titolo di Arya, sembrava un'inezia di fronte alle glorie della regina dei draghi, ma Mik lo pronunciò con compostezza, come se non occorresse altro, per fare di Arya ciò che era.
 
 
“Grazie di essere venuta qui mia lady, hai fatto un buon viaggio?” Li accolse Daenerys con un lieve sorriso a bocca chiusa, “Perdonate l'intromissione maestà...” Intervenne Mik, prima ancora che Arya potesse aprire bocca, “ma Arya Stark, non è una lady, al nord... È una regina... È la regina.” Daenerys, corrugò la fronte, come se si stesse chiedendo, chi fosse quell'uomo che sembrava sfidarla.
 
“Perdonami...” “Karstark, Mikarion Karstark, vostra altezza.” Rispose lui, ora sempre più sicuro di se.
 
“Solo il tuo nome? Non possiedi alcun titolo?” Sebbene la regina dei draghi non si scomponesse molto, tutti potevano percepire la sua curiosità, in quel momento.
 
“Ne possiedo molti in realtà: per mia cugina e non solo, dovrei essere lord di Karhold...
Sono stato per molto tempo comandante delle armate della ribellione...
Amo definirmi, flagello dei Bolton...
Sole Bianco, mi chiamavano i miei soldati...
Vendetta del nord...
Re del nord, eroe... Codardo anche... Ma sua maestà può chiamarmi Mik.”
 
Il silenzio piombò nella sala, il sorriso di cortesia, era sparito sul volto di Daenerys, che però non mollò la presa: “bene Mik... Non ho ricevuto un'istruzione formale, ma mi sembra di aver letto, che l'ultimo sovrano del nord, sia stato Thorren Stark, che si sottomise ad Aegon Targaryen, per risparmiare la sua gente, è così nevvero?”
 
“Se, c'ero non lo ricordo maestà...” Rispose Mik, con un breve sorriso, che balenò per un attimo anche sulle labbra della regina dei draghi. “Ovvio che no, tuttavia, un giuramento rimane tale, e in obbligo perpetuo significa... Per sempre... Non è così lord Tyrion?”
 
“È così, maestà.”
 
Danerys tornò padrona della conversazione, e non mancò di darlo a vedere, con un sorriso più marcato.
 
“Quindi suppongo, lady Stark, che tu sia qui per rinnovarlo...”
 
Arya, attese un poco, spostando il peso da un piede all'altro, alternando lo sguardo, ora sulla giovane Targaryen, ora su Tyrion, ora per terra.
 
“Temo di no.” Rispose secca, con un mezzo sorriso, Mik rimaneva in attesa, la regina dei draghi, non sembrava troppo sconvolta, probabilmente si era aspettata una risposta del genere.
 
“Oh... Questo mi rattrista alquanto... Sei venuta qui, per rompere il tuo giuramento?”
 
“Credo che il giuramento tra le nostre casate si sia infranto quando tuo padre ha bruciato vivi mio nonno e mio zio, personalmente ritengo...” Arya fu interrotta, la regina dei draghi, non voleva perdere il controllo di quel confronto: “Mio padre... Era un uomo malvagio, in nome della casa Targaryen, ti chiedo perdono per i crimini commessi contro la tua famiglia, e ti chiedo di non giudicare una figlia per i peccati del padre.”
 
Arya ancora non rispose, e non ce n'era bisogno, dato che Daenerys non aveva ancora concluso: “le nostre famiglie sono state alleate per secoli, secoli in cui pace e prosperità regnavano sovrane, con un Targaryen sul Trono di Spade e uno Stark come protettore del nord. Io sono l'ultima del mio nome Arya Stark, onora il giuramento che i nostri avi stabilirono, e insieme noi salveremo questo paese da chi lo vuole distruggere.”
 
Erano belle parole, Mik lo riconosceva, sapeva anche di non dover dire niente ad Arya, loro erano spesso del medesimo avviso sulle questioni politiche, ma sarebbe intervenuto se fosse stato necessario.
 
“Non sei responsabile per i crimini di tuo padre hai ragione... Come io, non sono legata ai giuramenti dei miei antenati.” Il sorriso sul volto di Daenerys si spense di colpo, “perché sei venuta qui allora?”
 
“Perché mi serve il tuo aiuto, e a te serve il mio.” Queste parole, prepararono Mik, al suo intervento, mentre Tyrion e la regina si scambiarono un'occhiata dubbiosa.
 
“Hai visto i draghi qui fuori al tuo arrivo?”  “Difficile non notarli...” “E i guerrieri Dothraki?”  “Sì, ho visto anche loro...”
 
“Ognuno di loro è pronto a dare la vita per me, eppure tu sostieni che mi serva il tuo aiuto...”
 
Arya proseguì: “non certo per sconfiggere Cersei, se avessi voluto prendere Approdo del Re lo avresti già fatto, ma non lo farai, perché non vuoi uccidere migliaia di innocenti, lo capisco e lo condivido, quindi perlomeno... Almeno per adesso... Sembri essere migliore di Cersei.”
 
Sebbene Arya avesse appena elogiato la Non Bruciata, non sembrava averlo fatto con ammirazione, o devozione, sembrava piuttosto guardinga, anche solo per farle un mezzo complimento, ma probabilmente non era tale, si poteva definire meglio come una constatazione dell'ovvio.
 
 
“Questa non spiega perché mi serva il tuo aiuto.” Insistette la Distruttrice di Catene, che ormai aveva perso la docile espressione di poco prima, probabilmente messa in piedi solo per sfruttare i primi attimi del dialogo, per indurre i nuovi arrivati ad inginocchiarsi.
 
Arya guardò Mik, e lui capì.
 
“Maestà, posso assicurarti, che se tu avessi idea di cosa sta per arrivare non perderesti altro tempo.” Il tono di Mikarion era deciso, e lo era anche il suo sguardo, dritto negli occhi grigi di lei, e i suoi, persi in quelli di lui.
 
“Ti dispiacerebbe parlare più chiaramente... Mik.”
 
“Noi saremo tutti morti prima della fine dell'inverno se non battiamo il nemico a nord.” Continuò deciso Mik, ormai libero come un cavallo in fuga... Difficile da arrestare.
 
“Mi sembra di constatare, che siete voi quel nemico.”  “Non siamo noi il tuo nemico... I morti lo sono.” Arya osservò tutti nella sala, per mettere a confronto le reazioni di ciascuno dei presenti, a quanto aveva appena detto Mik.
 
 
“I morti?” Daenerys era incredula, come darle torto. “L'esercito dei morti, è in marcia, e credetemi, non si farà attendere ancora a lungo.”
 
“L'esercito dei morti?” Il Primo Cavaliere fece una faccia perplessa, intervenne Arya: “tu non mi conosci molto lord Tyrion, ma io mi fido di quest'uomo, mi reputi una pazza, o una bugiarda?”
 
“No, non penso questo.”
 
Mik riprese: “L'esercito dei morti è reale, io l'ho visto, li ho combattuti, fianco a fianco a Jon Snow, lui è fratello della regina, so a cosa andiamo incontro, e se superano la Barriera... Se invadono le nostre terre...” Mik si avvicinò alle scale, ma non fece molta strada, i Dothraki prepararono le armi, pronti ad ucciderlo se avesse fatto un altro passo.
 
“Non avremo scampo.” Concluse, tornando nella vecchia posizione.
 
Le pareti della sala attesero ancora, sapevano che il momento decisivo del confronto era arrivato.
 
Daenerys si alzò: “io sono nata a Roccia del Drago, non che me lo ricordi, fuggimmo prima che i sicari di Robert venissero a prenderci...” Iniziò ad avvicinarsi agli ambasciatori del nord, camminando con le mani in grembo, eretta e sicura di se.
 
“Ho passato la mia vita in terre straniere, molti uomini hanno cercato di uccidermi, troppi per ricordarli tutti, il destino non ha mancato di essermi avverso, e gli eventi hanno sempre fatto di tutto per mettermi alla prova. Sono stata venduta, come una giumenta, sono stata incatenata, tradita, stuprata e infangata...
 
E sapete cosa mi ha dato la forza di andare avanti in questi anni di esilio!?
 
La fede...
 
Non in qualche dio... Non in miti o leggende, in me stessa... In Daenerys Targaryen.
 
Il mondo non vendeva un drago da secoli, poi i miei figli sono nati... I Dothraki avevano paura dei mari, poi ne hanno solcato uno per me... Io sono nata per regnare sui sette regni... È il mio destino... E sarà così...”
 
 
Arya e Mik si guardarono, fu lui a parlare: “se non fermiamo il re della notte... Le sole cose su cui regnerai saranno: cenere, ossa e polvere...”
 
“La guerra contro mia sorella ha già avuto inizio, non puoi chiederci di fermare tutto solo per gettarsi a capofitto in qualcosa che non conosciamo nemmeno.” Tyrion si era avvicinato, forse aveva notato che la sua regina stava avendo delle difficoltà a gestire il confronto con gli ambasciatori, e si sentiva in dovere di appoggiarla.
 
“Voi non gli credete...” Arya parlò, “posso capirvi, anch'io stentavo a crederlo quando mi è stato detto per la prima volta, ma lo stesso destino che ha riportato qui Daenerys Targaryen, ha fatto di Mikarion Karstark l'uomo che ha restituito la libertà al nord, la sua vita è stata interamente dedicata a servire la casata a cui da sempre aveva giurato fedeltà.
 
Io non sarei a Grande Inverno se lui non mi avesse aiutata, anche quando la guerra sembrava perduta, lui non ha mai mollato, ha continuato a combattere per la sua gente, perché Mikarion Karstark è un figlio del nord, e io stessa avevo proposto lui come nuovo Re del Nord, e non per il suo nome, dato che è un Karstark.
 
Nessuno vorrebbe mai un Karstark come re del nord, ma alla fine della guerra con i Bolton, lui aveva l'appoggio di tutti, perché se l'era guadagnato combattendo fino all'ultimo per il suo popolo! Come dovrebbe fare ogni re!”
 
Mik, era incredulo, Arya aveva appena finito di elogiarlo, il ragazzo ormai aveva abituato le sue orecchie solo alla parola codardo, e traditore, e sentire Arya, che sulla nave, si era arrabbiata così tanto con lui, ora appoggiarlo, ringraziarlo, e dargli man forte contro l'insistenza e l'incredulità dei padroni di casa, lo faceva quasi commuovere.
 
“Se non uniamo le forze, presto saremo tutti morti... E non importa quale scheletro siederà su quel trono di ferro.”
 
“Se non importa, allora perché, non inchinarvi? Aiutate la regina a sconfiggere mia sorella, e insieme potremo proteggere il nord...” Tyrion tentò ancora una volta la mediazione, ma incontrò nuova resistenza: “Non c'è tempo per questo! Non c'è tempo per altre guerre, mentre stiamo qui a parlare...” Arya fu interrotta nuovamente da Tyrion, “basta un attimo per inchinarsi, metti le tue forze al suo servizio.”
 
Arya liberò il crescendo di rabbia che teneva dentro: “e perché dovrei farlo!?” Poi si rivolse a Daenerys: “le mie scuse altezza, ma io non ti conosco, e da quanto ho capito la tua pretesa al trono si basa esclusivamente sul nome di tuo padre, e mio padre ha combattuto per spodestare il re folle! I signori del nord, contano su di me, per proteggerli e guidarli, e io continuerò a farlo... Nel modo che riterrò più opportuno.”
 
 
Calò il silenzio, era evidente a tutti che Daenerys non si aspettasse una tale resistenza, e quei due abitanti del nord erano alquanto risoluti,  la Non Bruciata, non era diplomatica per natura, ecco perché il folletto, cionondimeno il trattamento che Daenerys avrebbe riservato ad Arya e Mik, sarebbe stato comunque migliore di quello che avrebbe potuto riservare ad altri, d'altronde in loro cercava alleati.
 
“È giusto... Come è giusto ricordarvi che siete alla presenza della legittima regina dei Sette Regni, e dichiarandoti sovrana dello stato più a nord del mio regno, Arya Stark... Sei apertamente una ribelle...” 
 
Nella sala seguì in intenso silenzio, una crescente attesa, una  tensione palpabile, tutto fu però interrotto da un rumore di passi.
 
Varys entrò nella sala, camminava svelto, raggiunse la regina e bisbigliò qualcosa al suo orecchio… Nessun’altro sentì.
 
Daenerys si ricompose, sembrava quasi che l’eunuco le avesse sussurrato di affrontare quella questione con maggiore calma, anche se Mik, non credeva a quella versione.
 
 
“Vogliate perdonarmi, sarete stanchi… Provvederò a farvi avere degli alloggi adeguati.” Detto questo, la regina dei draghi, si voltò e tornò a dirigersi verso il suo scranno.
 
Arya intervenne: “quindi siamo tuoi prigionieri?” Chiese con voce insistente, di chi non ha ancora perso la foga, e l’adrenalina del confronto.
 
Daenerys, si voltò…
 
“No, per il momento.”
 
 
 
 
  
 
Miei cari amici, lo so che sono in ritardo pauroso, ma ho avuto veramente parecchio da fare, comunque, meglio tardi che mai. Anche se non sempre… Ma in questo caso…
 
Buona primavera, per chi vola non c’è frontiera!  
 

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Capitolo 4
*** La Regina dei Draghi ***


La stanza che gli avevano dato era piccola, spoglia, fredda, ma non era tanto importante per lui: non c’erto abituato a chissà quali confort: da Karhold al campo dei ribelli, passando per Grande Inverno, le stanze dove aveva alloggiato non erano certo foderate di comodi cuscini di seta, e addobbate come la fortezza rossa durante qualche compleanno.
Ma tanto che ne sapeva lui, era un uomo del nord, ed essere un uomo del nord significa vivere scomodi per tutta la vita, e anche dopo in realtà, le tombe sono in pietra, molto scomode, si insomma, probabilmente li facevano vivere scomodi apposta, così che si abituassero all’eterno sonno della scomodità.
Poveri i bambini del nord che morivano e sperimentavano la grande scomodità prima ancora di essersi fatti le ossa durante la vita.
 
 
Mikarion si tolse la cappa, i guanti e la casacca, rimase solo con la camicia grigio sbiadito, si sarebbe tolto altro per andare a dormire ma qualcuno bussò alla sua porta…
 
“Avanti.”
Si palesò Missandei, l’ultima persona che Mik si sarebbe aspettato, rimase stupito, perché se la consigliera della regina era lì era quasi certo che non fosse stata un’idea sua.
 
“La regina vuole vederti, ti prego di seguirmi.” Detto questo si voltò, aspettandosi già di sentirlo camminare dietro di lei, ma lei non conosceva Mik.
“Ti ha detto perché mi vuole vedere?” Chiese lui, diffidente come sempre, rimanendo esattamente dov’era.
Missandei si voltò: “no, dovremmo affrettarci comunque.”
 
In altre circostanze Mik avrebbe insistito ma era veramente stanco, non gli andava proprio di mettersi a questionare con la ragazza ex schiava, anche perché ogni tanto si ripeteva da solo: ragazzo mio, se avesse voluto uccidervi l’avrebbe già fatto… Sì ma magari far fuori me non cambierebbe molto, del resto chi sono io?
Meglio non pensare a quello, in ogni caso occhi aperti, sempre e con tutti.
 
Arrivarono alla stanza della regina, Missandei aprì e vi si addentrò avvolgendosi dell’oscurità e della luce arancione e traballante del caminetto.
Mik fu più titubante ma alla fine entrò.
 
La regina dei draghi stava seduta su una poltrona vicino al caminetto, rivolta verso la porta, aveva scrutato Mik, fin da quando aveva varcato la soglia, gli occhi grigioverde lo avevano studiato penetrandolo nel profondo. Quegli occhi magnetici non lasciavano scampo.
“Siediti pure… Mik.” Asserì lei, indicando la poltrona vuota che stava davanti alla sua.
Il ragazzo attese, si guardò attorno, come per assicurarsi che non vi fossero Dothraki pronti a tagliarlo in due, o qualche drago nascosto sotto il letto.
Si sedette, nervoso.
“Puoi lasciarci.” Aggiunse Daenerys facendo un cenno alla sua consigliera, che chinò il capo, prima di andarsene richiudendo la porta.
 
Seguirono diversi istanti di silenzio, interrotti ogni tanto dallo scoppiettio del fuoco nel caminetto, che illuminava i volti, rendendo la metà destra di lei e sinistra di lui, illuminate, e le loro parti opposte, oscure.
 
Mik osservò la stanza: non era tanto più grande della sua, allora era una cosa del castello, il letto era liscio, perfettamente in ordine, poco arredamento, non sembrava certo la stanza di una regina, ma probabilmente anche la Non Bruciata era una abituata alla scomodità.
 
“Non ti chiedi come mai ti ho convocato?” Introdusse lei, rompendo quel, fin troppo prolungato, silenzio.
“In effetti è così, ma dalle mie parti è abitudine che chi invita inizi a parlare.” Rispose Mik, senza esimersi dall’aggiungere una punta di sarcasmo nelle sue parole, non voleva dare l’impressione a lei di essere padrona della conversazione.
 
“Sembra che la tua regina sia l’unica persona a cui non riservi un tono sprezzante.”
Quelle parole fecero tuffare Mikarion nei ricordi, no, anche per lei ho avuto parole di quel genere…
Daenerys vide che il ragazzo era caduto nei meandri della sua mente, incastrato nei suoi anfratti, come in una grotta, così decise di passare oltre.
 
“Chi sei tu Mikarion?”
 
Quella domanda fece eco nella testa del giovane, che se la pose per conto suo, non trovando risposta alcuna…
“Questa domanda… Me la faccio ogni giorno, non ho mai trovato una risposta, sono come uno degli uomini senza volto… Tutti… E nessuno…”
 
“Segui Arya Stark perché è la tua regina, perché è una Stark, o perché credi in lei? O magari… C’è qualcosa di più profondo… Non so per quante persone lei parlerebbe come ha parlato per te.” Gli occhi della regina dei draghi di nuovo stavano scavando in profondità, mentre le sue mani rimanevano unite, intrecciando le dita, e i piedi erano incrociati… Era vestita come quando aveva ricevuto gli ambasciatori del nord.
Ed era bellissima, proprio come allora…
 
“Forse per tutti i motivi, mia signora… Seguo Arya Stark perché credo che sia e sarà un ottima regina, perché ho giurato fedeltà alla sua famiglia, e perché è la mia regina…” Mik mantenne il contatto visivo, per far mostra della sua forza di volontà, se la Distruttrice di Catene lo voleva mettere alla prova, lui doveva resistere. Non avrebbe ceduto di un passo.
 
“Sembri molto sicuro di te… Eppure…”
 
“Eppure cosa, maestà.” La incalzò lui, aspettando, sentendosi ancora invadere da quegli occhi magnetici.
 
“Eppure io ti ho osservato, Mikarion, e ho visto un uomo… Un uomo che ha vissuto molto nonostante la giovane età, un uomo che ha visto troppo dolore, troppa morte, e comunque non se ne sottrae, forse è perché è obbligato, forse perché non ha altra scelta, ma in cuor suo sa che in realtà: di quel dolore, di quella more, della guerra… Non può fare a meno…”
 
Mik sentì una fitta allo stomaco, mentre sentiva le parole di lei… La sua voce era calma, ma quella parole lo mettevano in agitazione, sudava, ma si prodigò per non farlo notare, non voleva perdere il confronto.
 
“Un uomo vuoto… Che va avanti perché deve… Ragione per dovere, per giuramenti, per promesse, per dogmi ed etichette… Un uomo che ha soppresso la sua parte sensibile, l’ha seppellita sotto tutti quei cadaveri che si porta dietro ovunque vada…”
 
La regina concluse, accavallando la gamba sinistra…
 
“Ho ragione?”
Mik fu colto alla sprovvista, ma non rispose, e decise di passare al contrattacco, perché anche lui, aveva qualcosa da dire.
“Anch’io vi ho osservata… Ho visto una donna forte, con una grande volontà, una grande stima di se stessa, ho visto una guerriera, una sopravvissuta… Eppure non ho visto un drago…”
Quell’ultima affermazione fece rimanere Daenerys indispettita, lievemente ma era evidente.
 
“Ho visto un uovo di drago… Fuori potrà anche essere forte, solido, resistente al fuoco, ma dentro… Dentro conserva tanta fragilità, tante insicurezze, tanta paura… Dentro ho visto una ragazza spaventata, che attraverso quegli occhi manifesta dolore, incertezza e sofferenza. Perché è questa la vita della regina dei draghi: una vita di perenna malinconia… Solitudine, avevi trovato l’amore della gente ad Essos, lo so… E qui invece cosa trovi? Solo guerra e morte…
Ti senti fuori posto, e così decidi di agire diversamente: non vuoi diventare come tutti gli altri, eppure vedo che una parte di te lo vorrebbe, attaccare la capitale, bruciare tutto, portare fuoco e sangue!
Ma sai che non lasceresti alcun segno, se non il terrore, non avrai quell’amore di cui tanto sai di aver bisogno… È questo il punto Daenerys Targaryen; tu non sei mai stata amata da nessuno, la gente ti apprezzava perché le hai dato la libertà, ma le persone sono banderuole… Tu vuoi un amore incondizionato, un amore che resti…
 
E se non dovessi ottenerlo, non so cosa potresti diventare, e non lo sai nemmeno tu… Non so cosa potrebbe uscire dall’uovo… Quando un Targaryen nasce gli dei lanciano una moneta, e il mondo trattiene il fiato… La tua moneta è stata lanciata Daenerys, ma ancora non è caduta…”
 
 
La regina dei draghi rimase impassibile, nonostante il suo volto fosse un ventaglio di infuriate emozioni contrastanti… I suoi occhi ora non guardavano più all’esterno, ora osservavano all’interno, come se non avessero mai conosciuto a chi appartenevano.
 
Mik si alzò, non gli sembrava ci fosse altro da aggiungere, ma la regina dei draghi qualcosa da aggiungere lo aveva: “mi hai parlato con sincerità fino ad ora, Mik?”
Lui annuì, e lei comprese, il suo sguardo era sincero.
 
“Anche su quello che mi hai detto su… L’esercito dei morti, sei stato sincero?”
Mik annuì nuovamente, rimanendo a guardare la regina dei draghi, che era in procinto di aggiungere qualcosa.
“Mi mentiresti mai Mik?”
 
Lui attese, avrebbe potuto mentirle? Forse, le menzogne sono un’arma difficile da usare, ma il giovane Karstark non era nuovo ad esse, così non volle dare false speranze ma nemmeno perdere di credibilità.
“Non su questo…” Concluse andandosene, lasciando alle spalle, l’esperienza di quella notte.
 
 
 
Angolo autore:
Ciao ragazzi, lo so, ho aspettato tanto, ma la realtà è che mi sono molto scoraggiato, non avevo più molta fiducia in questa storia, e sono stato tentato di lasciare tutto. Non so se proseguire se devo essere sincero, non che non sappia come fare, è che non so se effettivamente qualcuno di voi lo voglia, io spero tanto di avervi intrattenuto, e vi mando un forte abbraccio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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