Breathe

di Aurora_Maria1004
(/viewuser.php?uid=44638)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1.1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte senza riuscire a muovermi o pensare correttamente. Non era la prima volta che accadeva ciò, ma con il tempo risultava sempre più difficile proseguire normalmente la vita quotidiana, per non parlare quella da supereroe.
Mi alzai silenziosamente e mi diressi al balcone per poter prendere aria. Attimi dopo Tikki si avvicinò a me «Marinette…» mi sussurrò dolcemente ponendosi sulla mia spalla.
«Tikki, perché Luka ha mentito secondo te?» Le chiesi guardando il cielo senza un punto in particolare.
«Non abbiamo certezza Marinette che Luka abbia scoperto le vostre identità.»
«Ma non capisco, se sapeva a cosa servisse il mio Lucky Charm deve aver per forza usato la seconda opportunità. Soltanto l’identità di uno di noi due deve averlo obbligato a tornare indietro. E se avesse scoperto la mia o quella di Chat Noir? E se Hawk Moth arrivasse a lui e scoprisse la verità? Parigi sarebbe nei guai, noi saremmo nei guai, le nostre famiglie, i nostri amici.» Buttai fuori il tutto con paura e nervosismo.
Da quando Wishmaker era stato sconfitto riportando la normalità nelle strade di Parigi, iniziai ad essere tormentata dal fatto che Luka, con molte probabilità, conoscesse l’identità mia o di Chat Noir. Da allora erano passati sei giorni, sei lunghi giorni dove la notte gli incubi sulla vittoria di Hawk Moth e la distruzione di Parigi invadevano la mia mente, mentre il giorno, oscillavo tra stanchezza, nervosismo e irrequietezza. Alya con tutta la pazienza del mondo cercò di tranquillizzarmi, ma niente riusciva, e ciò veniva ampliato dal fatto che tutti lentamente iniziavano a conoscere la mia vera identità, tutti eccetto chi dal primo momento cercava disperatamente di scoprirlo.
Un’ondata di sensi di colpa mi colpirono pesantemente a questo pensiero che si aggiungeva agli altri senza sosta. Mi sedetti con un sospiro sulla sedia coprendomi gli occhi ed evitando di piangere seppur le lacrime iniziarono a scendere di loro spontanea volontà.
«Marinette, penso che tu debba parlare con Luka o con Chat Noir.» Disse Tikki con la sua voce dolce come suo solito.
Avrei potuto parlare con entrambi, ma cosa potevo dire?
“Ciao Luka, dimmi la verità sai la mia identità o quella di Chat Noir?” Oppure “Ehi Chat Noir forse Visperion ha scoperto la nostra identità, io sono Marinette Dupain-Cheng e Visperion è il mio ex Luka che ho dovuto lasciare perché sono LadyBug e ogni tanto lo chiamavo con il nome di un altro?”
No, non poteva funzionare.
Lentamente i primi raggi del sole iniziarono ad illuminare Parigi e di li a poco il resto degli abitanti avrebbe seguito l’esempio iniziando a svegliarsi. Mi alzai nuovamente, dolorante e stanca, e con lentezza scesi le scale per tornare nella mia stanza. Mi guardai intorno e cercai qualcosa che mi desse coraggio, mi convincesse a restare forte, ma in quel momento niente sembrava d’aiuto, niente sembrava risollevare l’umore che con il tempo si scuriva come le innumerevoli notti in bianco.
Decisi che per una volta potevo evitare le mie solite trecce e magari variare l’abbigliamento. Optai per dei jeans chiari e un maglioncino a collo alto rosso per finire il tutto con un giubbino nero e rifiniture bianche.
«Come mai questo cambiamento Marinette?» Domando Tikki.
Ci pensai su, ma la verità è che neanche io sapevo la reale risposta. «Credo che alle volte cambiare sia piacevole. Meglio andare, stranamente oggi non sono ancora in ritardo. E voglio prendere due biscotti per te prima di andare»
Non appena scesi al piano di sotto i miei genitori mi guardarono in modo strano, cosa che accadeva sempre più spesso negli ultimi giorni.
Non gli do torto, anche io mi guarderei forse in modo strano se mi guardassi da lontano, ma la verità è che dopo tutti questi mesi, essere LadyBug, destreggiarmi con due vite, essere in un posto ma dovermi catapultare in un altro, combattere, poi ritornare dov’ero, perdere ore di quotidianità, recuperarle e cercare scuse, iniziava ad essere troppo difficile, senza poi contare l’aggiunta di essere il nuovo guardiano e avere una stanza piena di Kwami.
«Ti sei svegliata presto oggi.» Disse mia madre finendo di preparare la colazione.
Guardai le uova strapazzate e il pane caldo, ma l’idea di mangiare sembrava far si che la mia nausea, protratta dalla notte insonne e sensi di colpa, tornasse più forte di prima.
«Si, voglio finire di ripassare e portarmi avanti con qualche compito. È probabile che a pranzo starò con Alya, Nino ed Adrien.» Non era del tutto vero, ma mentire stava diventando quasi un’abitudine e questa era una semplice bugia a fin di bene, una bugia per avere del tempo per me, tranquillità.
Sempre che Hawk Moth lo conceda.
Salutai entrambi i miei genitori augurando una buona giornata e con passo lento uscì dal panificio. Aspettai il cambio di colore del semaforo immergendomi nei miei pensieri che non lasciavano via d’uscita.
Cosa avrebbe pensato Chat Noir di tutta questa storia una volta scoperta? Avrebbe smesso di fidarsi di me? Avrebbe pensato che io non mi fidassi di lui? E se scoprisse chi sono? Cosa penserà del mio io civile?
Una semplice ragazza figlia di un fornaio, che si diletta a cucire nella speranza di fare carriera, che arriva tardi a scuola e tiene una semplice media quasi sufficiente, una ragazza goffa, che non sa parlare neanche ad un ragazzo.
Che vergogna o schifo potrebbe mai provare per chi sono realmente?
Senza accorgermene arrivo a scuola e il mio corpo si porta in autonomia al solito posto.
«Woah ragazza a cosa si deve questo cambiamento? Non ti ho mai vista così.» Sento esclamare Alya dalla mia sinistra.
Le sorrido dolcemente cercando di non mostrarle come ormai le giornate stavano diventando sempre più difficili e mi sentivo logorare lentamente.
«Credo che ogni tanto bisogna pur cambiare».
«Ancora quel problema?» Mi dice quasi sussurrando.
La guardo brevemente riflettendo se mentire o dire la verità, ma dopo tutto questo tempo sa leggermi abbastanza bene e con un sospiro si siede vicino a me dandomi una pacca sulla spalla e guardandomi con pietà, quasi con tenerezza.
«Non devi preoccuparti, oggi parlerò con lui e cercherò di capire meglio.»
Mi lancia uno sguardo per iniziare ad aprir bocca ma viene interrotta dal saluto di Nino con al suo fianco Adrien.
«Ragazze io ed Adrien pensavamo che stasera si poteva andare a vedere un film o magari fare un giro alla ricerca di Andrè.» Esclama con entusiasmo Nino sedendosi al suo posto e girandosi verso di noi.
Rifletto velocemente i pro e i contro, ma la mia mente stanca dagli ultimi giorni non è abbastanza veloce e lascio quasi che sia Alya a decidere anche per me.
Rifletto su chi avrei dovuto veder prima, se Luka o Chat Noir, se magari tempo permettendo sarei riuscita a parlare ad entrambi, se riuscissi ad essere nei luoghi nei tempi prestabiliti, ma probabilmente sarebbe stato difficile.
«Quindi Marinette verrai?» Mi sento chiedere.
Alzo lo sguardo di scatto e noto Adrien che mi fissa calorosamente, con lo stesso sguardo di qualcun altro ma senza che io possa dire chi.
«Ce, ce, certamente che verrò. A che ora si pensava?» Chiedo dopo aver ripresto sicurezza nella mia voce.
Solo ora noto il ragazzo di fronte a me e devo dire che anche lui ultimamente sembrava che qualcosa lo tormentasse. I suoi capelli sembravano più ribelli del solito e devo ammettere che gli donavano parecchio seppur aveva una certa somiglianza a qualcuno già visto.
«Beh potremmo verso le 19 e se abbiamo tempo finiamo di fare due passi vicino il Louvre o la Tour Eiffel.»
«Potremmo vederci tutti da Marinette e andare poi alla ricerca di Andrè.» Dice Nino. Sarebbe stata un’ottima idea se non avessi bisogno di parlare con Luka/Visperion con urgenza così che io possa trovare un po’ di pace sia nei sogni che nella realtà.
«Io prima di uscire avrei un impegno, magari possiamo fare in…» La frase non viene finita perché alle otto e ventitré minuti Hawk Moth decide di portare il caos a Parigi.
Sospirò stringendo i denti e correndo insieme agli altri studenti fuori dalla classe per poi svincolarmi nel più vicino dei bagni. Mi chiudo velocemente la porta dietro di me.
«Tikki, dobbiamo intervenire subito. Tikki trasformami.»
In meno di trenta secondi mi ritrovo con il mio costume addosso e posso sentire la forza nel corpo che mi da la carica per poter correre fuori dall’edificio e dirigermi a tutta velocità verso la nube di fumo alzatasi in aia rendendo la zona un vicolo buio.
Attendo qualche attimo per capire chi sia il cattivo questa volta ma il fumo blocca la visuale e sarebbe troppo rischioso addentrarsi alla cieca.
Dopo qualche secondo sento la presenza di Chat Noir e una parte di me si sente più coraggiosa sapendo di non essere sola. Non importa quanto sia una flirt, quanto siano pessime le sue battute, lentamente aveva preso una parte importante del mio cuore, e senza lui, niente aveva importanza.
«M’lady sappiamo già contro chi dobbiamo scontrarci?» Mi chiede con lo sguardo fisso nella nube che lentamente sembra attenuarsi.
«No Chat, questa nebbia copre la visuale e per ora non sembra essersi mosso niente.»
«Siamo sicuri si tratti di un’Akuma e non qualcosa di meno?» Chiede raddrizzandosi e guardandomi.
Non appena lo guardo pronta per rispondere viene catapultato a metri di distanza per sbattere violentemente contro un muro.
Rimango impietrita con orrore cercando di capire da dove sia partito l’attacco e chi l’abbia colpito ma non vedo niente e questo mi crea un forte allarmismo. Balzo verso Chat Noir il più veloce possibile solo per trovarlo curvo su se stesso con del sangue che gli cola dal labbro.
«Stai bene?» Gli chiedo avvicinandomi a lui
«Si, non l’ho visto arrivare.»
«Neanche io, senti qualcosa? Qualche movimento?» Chiedo sperando che le sue orecchie possano captare qualcosa.
«LadyBug, Chat Noir, bello finalmente incontrarvi.» Sentiamo una voce dietro di noi.
Ci voltiamo velocemente e possiamo notare il nostro nemico finalmente.
«Sono brazier flames e assaggerete il mio potere. Vi risparmierò se in cambio mi darete i vostri Miraculous.» Ci dice senza mai toglierci gli occhi di dosso.











 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1.1 ***


La lotta contro Brazier Flames fu più difficile del solito, ma riuscimmo ad avere la meglio.
«Questo era tosto.» Disse Chat Noir di fianco a me con il fiato corto.
«Si, dovremmo stare più attenti la prossima volta.» Mormorai sedendomi qualche secondo prima di dover correre via e riprendere la routine.
Sospirai al pensiero di dover tornare a scuola, la verità era che avrei desiderato fare un lungo riposino e poi procedere con il piano originario della giornata, ma ciò risultava solo più difficile avendo addosso il doppio della stanchezza.
«M’lady tutto bene? Sembra che qualcosa ti stia tormentando.»
«Solo stanchezza, e attualmente penso che entrambi dobbiamo riprendere le nostre forme civili.» Mi alzai in piedi pronta a tirar fuori il mio yo-yo, ma la mano ci Chat Noir mi bloccò prima di qualsiasi altro movimento. «M’lady, puoi sempre contare su di me per ogni cosa. Io ci sarò sempre. Se vuoi parlare, sfogarti, qualsiasi cosa ti preoccupi, chiamami e io corro. Io e te contro il mondo, giusto?»
Gli sorrisi dolcemente e con un veloce bacio sulla guancia, senza neanche io capire come mai, dopo aver annuito saltai via salutandolo senza voltarmi indietro.
Atterrai dentro i bagni che fortunatamente erano vuoti e non appena mi de trasformai entrò dalla porta Alya. «Finalmente ti ho trovata. Stai bene? Il preside ha annunciato che per oggi la scuola rimarrà chiusa.»
Mentalmente ringraziai il preside e le sue decisioni. «Stavamo pensando che potremmo andare a sentire le prove del gruppo visto che siamo tutti liberi.» Continuò Alya prendendo le sue cose dall’armadietto.
Seguì il suo esempio ma dentro me l’agitazione di vedere Luka dopo l’ultima volta era tangibile. E se gli uscisse la verità davanti a tutti? Magari se fossi diversa Hawk Moth sarebbe già stato catturato, alla fine la vera me è una maldestra e goffa, quindi concorderanno che se Parigi continua tutt’oggi a soffrire è perché sono una pessima Labybug. Capiranno… «Marinette?» Mi bloccò dai miei pensieri Alya che mi guardava con un misto di preoccupazione e tristezza. «Smetti di tormentarti. Tu e Chat Noir prima avete fatto un ottimo lavoro e i tuoi incubi non saranno mai reali. Hai noi che ti aiutiamo. Siamo parte della squadra»
Decisi di ascoltarla e con il cuore un po’ più leggero e la borsa pesante, ci dirigemmo fuori dove Nino e Adrien ci attendevano.
«Visto che in teoria dovrei essere a scuola ma hanno chiuso spero non ci siano problemi se mi unisco a voi.» Disse Adrien timidamente come se dovesse prima chiedercelo.
Sorrisi affettuosamente a questo ragazzo che dopo mesi sembrava ancora ignaro di come funzionassero le relazioni sociali fra ragazzi della sua età. Mi chiesi se con gli altri modelli c’era un buon rapporto o la sua giornata era troppo fitta per poter avere delle interazioni quasi normali.
Il percorso dalla scuola alla casa di Juleka e Luka fu breve e ogni passo, seppur la conversazione con il gruppo era per lo più su giochi e film, la mia testa non riusciva a smettere di pensare a cosa sarebbe potuto accadere di li a poco.
Il primo che vidi fu Kim con Alix e Max che aiutavano Ivan, Juleka e Rose. Mi guardai intorno ma non vidi Luka da nessuna parte e forse la fortuna era dalla mia parte facendo sia che oggi non era presente.
Poggiai la borsa e il resto delle cose insieme a quelle di tutti gli altri cercando di mettere Tikki all’ombra il più possibile. Soddisfatta mi alzai dalla mia posizione ma nel farlo mi scontrai con qualcuno.
Alzai gli occhi iniziando a scusarmi ma le parole morirono in bocca non appena i miei occhi si incontrarono con quelli azzurri di Luka.
Rimasi di ghiaccio, sia per la vicinanza sia per la paura di quel che poteva accadere. Nessuno dei due parlava ma più lo fissavo più la realizzazione mi colpiva duramente in faccia.
Lo sapeva. Aveva visto. Sapeva di uno dei due.
«Lo sai, non è così?» Gli chiesi senza interrompere lo sguardo e cercando il più possibile di essere coraggiosa.
La verità è che non lo ero, la verità è che non ero preparata ad una cosa del genere. Un conto era rivelarlo di spontanea volontà, avere la sicurezza, ma essere scoperti, per di più in battaglia con Hawk Moth che poteva vedere e sentire, era un altro paio di maniche.
«Sì. So entrambi.» Risposte senza girarci intorno.
Ed ecco la mia paura, quello che più non volevo, che non solo la mia fosse stata scoperta ma anche quella di Chat Noir.
L’aria intorno a noi era carica di poche parole e sguardi intensi e solo dopo notai che il gruppo ci guardava di sottecchi. Ma in quel momento non potevo curarmene. In quel momento volevo solo correre via, andare lontano, e il mio corpo in automatico aveva già iniziato a raccogliere le cose pronta per andare. Feci a malapena due passi quando Luka mi prese subito la mano per far si che io mi fermassi. «Marinette…»
Sentì bisbigliare Alya a Nino qualcosa ma in quel momento guardarli, mi ricordava soltanto che loro erano quasi tutti portatori di Miraculous, ma cosa dico, tutti eccetto Adrien erano portatori, e io li avevo messi in pericolo, li avevo esposti a lotte pericolose solo perché io non riuscivo a portare a termine la missione.  
L’angoscia di questa “scoperta”, che tanto scoperta non fu, aumentò semplicemente il mio mal di testa e nausea che strisciavano con me nelle mie giornate che lentamente diventavano troppo cariche per poterle affrontare con lucidità.
«Marinette non dirò mai una parola, puoi fidarti di me.» Sbiascicò Luka senza attirare maggiormente l’attenzione su di noi. Non dubitavo di lui, era il male che avrebbe potuto riceve se Hawk Moth avesse scoperto tutto ciò a mettermi agitazione.
Bastava realmente poco per portarci giù, e io non facevo altro che alimentare la caduta.
Prima Alya e la sua famiglia in pericolo per causa mia, ora che lo sapeva pure Luka chissà quanto tempo Hawk Moth avrebbe impiegato per far del male anche a lui e la sua famiglia.
«Ragazzi tutto okay? L’attrezzatura è pronta per le prove.» Comunicò Rose con la sua solita gentilezza.
Il desiderio di scappare era ancora forte nel mio corpo ma la mia mente non riusciva ad elaborare una scusa sufficientemente solida. Fingere, dovevo semplicemente fingere per un paio di ore e poi tutto sarebbe finito.
Seppur la mattinata stesse passando tranquillamente per tutti, lo sguardo insistente di Luka durante le prove era difficile da evitare e il tutto alimentava solo le mie innumerevoli ansie e terrori. Guardai il gruppo che suonava di fronte a me e la mia mente non poteva non vedere scene di una guerra che doveva ancora piombare su di noi, il tutto per causa mia e della mia sbadataggine.
 
 
 
 
Ciao a tutt* voi che siete arrivati a questo capitolo.
Era un decennio che non scrivevo quindi fatemi sapere errori/orrori ed eventualmente un piccolo feedback.
Grazie per essere qui
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
 
Presto arrivò l’ora di pranzo e riuscì ad allontanarmi dal gruppo senza dover inventare alcuna scusa. La mia mente non riusciva a trovare pace e l’agitazione rimaneva presente cosa che fu sentita anche da Tikki. Ogni minimo rumore in lontananza mi dava un senso di allerta, come se dovessi tenermi pronta, ma dopo l’attacco avvenuto al mattino per il momento niente sembrava fuori posto.
Non appena salutai tutti anziché dirigermi a casa decisi di andare a Passy Park, sapevo che la probabilità di incontrare qualcuno era minima e ciò di cui necessitavo oggi era solitudine e tranquillità.
Una volta attraversato il ponte de Bir-Hakeim cercai una panchina all’ombra e al riparo così che potessi dare a Tikki la libertà di poter uscire.
«Tieni Tikki, ho portato dei biscotti anche per te.» Le dissi non appena constatai che non ci fosse nessuno nei dintorni.
«Grazie Marinette, sono veramente buoni.»
Le sorrisi di rimando, contenta che le piacessero, e dopo un po’ mi misi comoda nella panchina rilassandomi.
L’aria calda primaverile mi dava modo di respirare in tutta calma, godendomi quel momento di solitudine; non accadeva spesso che avessi del tempo per me lontano da tutti e ciò era una boccata d’aria fresca in questo periodo totalmente fuori dal mio controllo.
La mia mente era carica di pensieri, uno peggio dell’altro, ma quello peggiore rimaneva Chat Noir. Dopo mesi e mesi di collaborazione rimaneva all’oscuro della mia identità, quando intorno a me tutti iniziavano a vedere la realtà.
Forse se tutti i portatori sapessero la verità sapremmo di chi realmente fidarci, sapremmo da chi andare, chi considerare fidato e chi no.
«Tikki, se tutti noi portatori sapessimo l’identità gli uni degli altri sarebbe così sbagliato?» Le chiesi scoprendomi gli occhi dal braccio e cercando una sua reazione. Si fermò prima di addentare il biscottino e mi guardò anch’essa come se cercasse di capire il mio stato d’animo.
Pessimo, ecco com’era il mio stato d’animo. Pessimo, confuso, turbato.
«Marinette… Non sarebbe sbagliato. Il maestro Fu ha dato a voi delle regole per tutelarvi dal male. Ora il guardiano della scatola sei tu, sei tu a decidere come tutelare noi e voi. Se sei sicura che smascherarvi sia la cosa più giusta, puoi farlo.»
«Tutti intorno a me stanno scoprendo la verità, forse sarebbe il caso che sia io a decidere e controllare chi deve conoscere cosa. Così magari la fiducia e sincerità sarà ricambiata anche nella quotidianità.»
«Puoi, se pensi che ciò sia la mossa migliore per sconfiggere Hawk Moth allora puoi riscrivere il libro.»
Ci pensai su, cercando di capire come poter fare ciò.
Ripensai a quando Luka venne akumizzato per le mie bugie, a quando per colpa mia Alya, Alix, Juleka, Rose e Mylene anche loro vennero akumizzate per la mia assenza e i miei doveri. A quando Juleka venne akumizzata per i nostri comportamenti, a quando Nino se la prese con Chat Noir.
Se fossimo stati tutti onesti gli uni con gli altri magari non sarebbe accaduto tutto ciò nuovamente. Se io fossi stata onesta con i miei amici nonché portatori non sarebbero nate tante situazioni evitabili.
«Dovrei parlarne prima con Chat Noir. Alla fine, sto pensando a me e i miei amici ma non metto in conto che anche lui ha una famiglia, amici, una vita oltre quella del supereroe.»
«Secondo me sarà felice di sapere la verità.» Mi rispose Tikki sorridente con il suo biscottino in mano ormai giunto al termine.
Faticavo a crederle. Certo, aveva voluto sin dall’inizio sapere le nostre identità, ma ora eravamo una squadra decisamente allargata, e il pericolo cresceva a dismisura. Più passavano i giorni più Hawk Moth diventava più forte, e l’unione del Miraculous del Pavone con quello della Farfalla rendeva ogni combattimento non solo imprevedibile ma addirittura difficile da affrontare.
«Ho deciso, riunirò tutti. Dovremmo essere furbi. Se sapremo di chi fidarci e come comportarci non avremo paura ne saremo impreparati.»
Tikki alla mia frase mi guardò semplicemente con uno sguardo curioso senza dirmi verbalmente nulla. Sapevo che era un qualcosa di diverso dai precedenti portatori, ma era inutile negare che seppur fossimo supereroi eravamo fragili da soli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1 NUOVO MESSAGGIO DA SCONOSCIUTO.
Stasera ore 19 - Place des Vosges.

 
Una volta inoltrato il messaggio a tutti coloro che avevano ricevuto un Miraculous e che avrebbero continuato a far parte della squadra, decisi di prepararmi al meglio seppur i miei nervi erano tesi come una corda di violino.


«Significa che d’ora in avanti potrò stare con Alya?» Mi chiese Trixx
«Io andrò con Zoe o Chloe?»
«Io con chi andrò?»
«Ragazzi, piano. Trixx tu puoi andare con Alya, Pollen tu potrai stare con Zoe, Chloe ormai non può più far parte della squadra. Fluff tu ancora non sei stato assegnato, non è ancora il tuo momento. A tempo debito. Tutti gli altri, quando vedrete i portatori, state calmi e non portate agitazione. Tutto ciò è difficile anche per me. Ricordiamoci che il nostro obbiettivo e portare la pace a Parigi, ma soprattutto riportare a casa Duusuu e Nooroo. Sarà questo l’obbiettivo.»
Glielo spiegai nel modo migliore possibile, seppur mi ci ero affezionata tantissimo non potevamo dimenticarci la missione. Seppur fossimo un gruppo abbastanza ampio bisognava ammettere che ciò non stava facendo la differenza, Hawk Moth rimaneva più forte e Parigi non era libera.
Con estrema lentezza le 19 si avvicinarono e il mio cuore batteva all’impazzata. Mi ripetevo il mio discorso mentalmente più e più volte ma ora che l’ora era ormai giunta al termine, sembrava un discorso insipido, privo di tutto ma era normale, non ero LadyBug, quindi la semplice Marinette non poteva fare chissà cosa.
«E’ quasi ora Marinette, vuoi trasformarti?» Mi domandò Tikki.
Forse non era una brutta idea, forse avrei potuto salvarmi se qualcosa non andava per il verso giusto.
«Sì. Tikki, trasformami!»
Il tempo di vedere Tikki sparire che la luce rosa inondò la stanza. Era sempre strano trasformarsi, seppur il tempo fosse passato così velocemente, la sensazione del cambio di vestiti rimaneva una novità.
«Bene, Trixx, Pollen, Kaalki, Mullo, Daizzi, Sass, Wayzz, Roarr, Longg, Xuppu, venite con me. Voi altri, rimanete qui nella Box.»
Non appena mi sporsi dal balcone iniziai a vedere Alya e Nino quasi all’entrata del parco, mentre sparsi qua e là potevo vedere Max con Kim, Luka e Juleka con Rose e Mylene, da una parte Zoe e abbastanza distante Katami.
L’ansia che provavo diventava via via più pesante e la pesantezza che portavo sulle spalle e sul petto mi bloccava in ogni movimento.
Era la decisione giusta? Le nostre famiglie sarebbero state al sicuro? Ciò avrebbe fatto si che la missione si sarebbe conclusa?
Le domande scorrevano con un fiume in piena, ma non appena vidi atterrare Chat Noir vicino l’ingresso, sapevo che non potevo tardare.
Atterrai secondi dopo di fianco e quel poco di luce che i lampioni emanavano avevano fatto si che fossimo notati dando modo di avvicinarsi, seppur timorosi.
«Ragazzi, Chat Noir, vi ho convocati qui tutti insieme stasera.» Iniziai. Presi un profondo respiro e li guardai uno ad uno negli occhi.
«Lady Bug, non sei costretta.» Iniziò Luka.
Lo fermai quasi subito. Non potevo tornare indietro ormai.
«No Luka. Devo.»
«M’Lady non capisco, cosa succede? Perché, noi e questi ragazzi, sono qui?» Chiese Chat Noir.
«Ho preso una decisione, che spero possiate accettare. Siete liberi di fare un passo indietro e non verrete più contattati. Sarete esonerati da ogni azione.
Hawk Moth diventa sempre più forte e voi siete stati tutti portatori di un Miraculous.» Gli sguardi che si scambiarono furono tra meraviglia e stupore, e sentì chiaramente dal mio partner il fiato bloccarsi. «Perciò, visto il susseguirsi degli eventi recenti, come nuovo guardiano dei Miraculous, per questa missione voglio che tutti noi, chi decide di restare, saprà chi è chi. Non avremo maschere gli uni con gli altri. Sapremo di chi fidarci, sapremo starci vicini, saremo pronti.»
«Stai dicendo che possiamo toglierci la trasformazione?» Mi domandò Chat Noir.
La sua faccia era pallida, quasi non credesse a cosa stesse accadendo in questo preciso momento.
«Sì, esatto. Io, Lady Bug, non mi nasconderò più a nessuno di voi. Siamo una squadra. Quando siamo uniti, quando abbiamo la nostra trasformazione, ci fidiamo gli uni degli altri, siamo forti. Ma la probabilità che ciò ci renda più vulnerabili verso Hawk Moth è alta. Se qualcuno di voi non se la sente, se qualcuno ha paura per sé stesso, la propria famiglia, può andare. Non penserò mai che siate codardi. Questa battaglia è qualcosa che nessuno di noi si immaginava nella propria vita; quindi, capirò chi di voi vuole andare.»
L’ultima frase la dissi con meno enfasi, seppur ogni parola era vera, pensare che qualcuno di loro potesse andarsene era un qualcosa a cui non volevo pensare. Erano i miei amici, i miei compagni, ma ognuno di loro aveva caratteristiche che difficilmente avrei potuto trovare in qualcuno diverso da loro.
Una mano sulla spalla mi risvegliò dal mio pensiero, e non appena rialzai il viso, il viso sorridente di Rose mi scaldò il cuore. «LadyBug, nessuno vi lascerà soli. Proteggete Parigi da tempo e avete dato tutto per tenerci al sicuro, giorno e notte. Se avete bisogno di noi, rimaniamo»
«Ha ragione Rose. È scientificamente provato che una squadra che si fida del proprio capitano ha più opportunità di vincere e di avere una squadra felice.» Appoggiò Max con Markov al suo fianco.
«Ora possiamo uscire?» Chiese uscendo dal suo nascondiglio Kaalki con dietro i restanti.
«Amico!!» Urlò Nino vedendo Wayzz.
Ogni Kwami andò dal suo proprietario, salutandosi affettuosamente e chiacchierando tra loro.
Alya mi si avvicinò prendendomi in disparte cosicché nessuno potesse sentirci. «Chat Noir è d’accordo con questa idea?» Mi domandò guardando Chat Noir che rimaneva in disparte e silenzioso. Non era da lui non fare battute o rimanere così taciturno.
«Non ho avuto modo di parlargliene…»
«Ragazza, quel ragazzo è follemente innamorato di te da quando ti ha visto. Come pensi la prenderà sapendo che non sarà il primo a sapere della tua identità ma soprattutto che il tuo ex la conosce da prima di lui?»
«Beh, Luka sa anche di lui... Quindi non dovrebbe essere così sbagliato, no? Okay, sto mentendo, è un problema, un grande problema, e forse mi farò troppi pensieri, ma la missione viene prima di ogni cosa. Parigi è la nostra casa. Non posso pensare a relazioni o altro. Tenere tutti salvi è il mio obbiettivo, costi quel che costi.»
Non ero proprio sicura, ma salvare tutti dal pericolo di Hawk Moth era l’obiettivo principale.
«Chat Noir tutto okay?» Gli chiesi avvicinandomi a lui. Il suo silenzio e tranquillità era un qualcosa che non mi aspettavo, ma credo neanche lui si aspettava il momento tanto agognato da mesi e mesi.
«Qualcuno di loro sa già chi sei realmente?»
Il tono con la quale mi fece questa domanda era freddo, quasi estraneo, e ciò non me lo aspettavo minimamente.
«Sì…» Risposi sottovoce. Ammettere la verità mi faceva sentire sporca, come se non meritassi la sua vicinanza.
«Chi di loro?»
«Alya. Luka... Alya l’ha saputo da me direttamente, avevo bisogno di aiuto, una mano per non cadere… Luka, Visperion, l’ha scoperto durante l’incontro con Wishmakers. Siamo stati colpiti. Tutti e due.»
Con la coda dell’occhio vidi le nocche di Chat Noir stringersi in un pugno, e sentì il digrignare dei denti.
«Per tutto questo tempo loro lo sapevano. Io, il tuo partner, dopo aver preso ogni colpo per te, averti protetta, ascoltata, corteggiata, fidandomi ciecamente, lo saprò dopo due persone che son venute meno di me?»
Il suo tono si fece duro e alto, e gli occhi degli altri ragazzi erano su di noi. Non avevano torto, di lì a poco, i due supereroi di Parigini avrebbero discusso davanti a loro. Non avveniva spesso.
«Chat, non possiamo far sì che le nostre emozioni negative ci sovrastino. Non era intenzionale che qualcuno lo scoprisse prima di te!» Ribadì a tono.
«Oh certo, fammi indovinare, Alya è la prima ad averlo saputo perché magari siete migliori amiche e vuoi dirmi che tu sei Marinette?» Disse con voce aspra e sarcastica.
Una parte di me venne profondamente colpita duramente dalla sua frase.
Il tono usato, sarcastico e aspro, mi fece capire che forse mostrare che sotto la maschera non c’era altro che Marinette, una ragazza goffa, sbadata, maldestra, e balbettante, non era la miglior figura da mostrare.
Chi volevo prendere in giro, Marinette senza la tuta di LadyBug non era niente di speciale in confronto alle persone che avevo davanti. Un nuotatore, un informatico, un dj, una giornalista, due musicisti, insomma, cosa mai ero io?
Il silenzio che venne dopo la sua frase durò a lungo, forse troppo, ma non avevo da ribattere, e ogni briciola di coraggio avuto sino ad ora sembrò andar via. Forse era stata una brutta idea questa. Avrei dovuto tener fede al libro del Maestro.
«Chat Noir, con tutto rispetto, stai usando dei toni poco simpatici, a prescindere da chi sia, mi pare che da poco la famiglia di Alya è stata presa di mira proprio per la sua vicinanza con Lady Bug e perché portatrice di Miraculous, non pensi come questo avrebbe potuto influenzare la tua vita privata tempo fa se non ci fosse stata la riservatezza?» Chiese Nino con una calma che di certo io in quel momento non avevo.
Ricordare che la famiglia di Alya era stata messa in pericolo per causa mia aumentò i miei sensi di colpa per tutti e il desiderio di scappare era tornato impellente.
«Sapete cosa? Rimanete voi a scoprire chi c’è, io non ho più interesse a struggermi per qualcuno che non ha avuto la decenza di parlarmi prima di agire.»
Le sue parole furono come un pugno nello stomaco e le lacrime che già in precedenza si erano formate decisero di scendere senza il mio reale volere.
Abbassai subito il viso per non mostrare il dolore che in quel momento provavo, ma nel momento in cui i miei occhi si posarono sul terreno notai come Chat Noir usando il suo bastone se ne andò via, lasciandoci tutti senza parole, chi più di altri.
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La fuga di Chat Noir fece si che piombò un silenzio spezzato dal frinire dei grilli e delle poche auto in lontananza.
Sapevo bene che pensava ogni singola parola della; il mio pensiero si era avverato ed io non avevo fatto niente per deviare il problema con una soluzione migliore e risolutiva.
Sentì la mano di Alya poggiarsi sulla mia spalla e facendomi coraggio decisi di continuare, seppur nel mio petto si formò un buco colmo di delusione verso me stessa e di rammarico.
«Bene.» Dissi schiarendomi di poco la voce e riacquistando la mia solita compostezza. «Seppur questo ultimo episodio, penso che abbiate capito chi io sia realmente. Tikki, giù la trasformazione.»
Nel momento in cui la tuta lasciò spazio ai miei abiti civili, il mio corpo per la prima volta subì lo shock di riacquistare la normalità, e con esso il mio essere solo io, si appoggiò sulle mie spalle pesandomi più di quanto non lo era il mio malessere emotivo.
«Sei sempre stata tu!» Esclamò Kim sorpreso.
La sua faccia rispecchiava quella di Max, Rose e Juleka, mentre Katami rimase impassibile come suo solito, come se non fosse una novità.
«Sono esattamente come voi. Niente più. Forse non sono proprio la persona che magari vi aspettavate, ma ormai siamo gli unici a poter difendere Parigi. D’ora in avanti guardatevi intorno, controllate le vostre emozioni, state attenti. I vostri Kwami ora li custodirete voi. Non dovete perderli, non dovete mostrarli a nessuno. Siate discreti.» Comunicai guardandoli uno ad uno. «Tutti avete poteri unici, che useremo esclusivamente durante le battaglie. Hawk Moth conosce già voi, perciò, state sempre attenti a dove vi trasformate e custodite i vostri gioielli. Mi fido di voi.»
«Come faremo a battere Hawk Moth?» Mi domandò Luka.
«Già, le ultime battaglie sono sempre più dure e riusciamo a sconfiggerlo per un pelo.» Aggiunse Nino.
«So bene quanto tutto ciò possa spaventare, ma d’ora in avanti noi siamo uniti, abbiamo questo vantaggio. Inoltre, il suo potere è limitato.»
Sguardi curiosi mi diedero l’okay per continuare e questo era un bene, avere la loro curiosità significava che erano dentro.
«Negli ultimi tempi si è notato come le Akuma colpiscano zone di un certo raggio, non solo spesso e mal volentieri le solite persone, ma persone che rientrano in un raggio kilometrico ben definito. D’ora in avanti studieremo ogni attacco, in modo che avremmo un cerchio ben definito e potremmo infine capire da dove partono. Allora, sapremo dove si nasconde.»
«Nel frattempo faremo come sempre?»
«Sì. A scuola niente dovrà cambiare tra noi, lo stesso fuori da scuola. Tutto deve essere come sempre. Non sappiamo chi sia, quindi potremmo avere occhi da tutte le parti. Domani, tutto come sempre.»
Un coro di assenso si alzò e finalmente potei iniziare a concedermi un riposo. Piano piano ognuno prese la propria strada, salutandosi e iniziando a intrattenere i loro nuovi compagni.
«Cosa pensi di fare con Chat?» Chiese Alya non appena rimanemmo noi due più Nino che probabilmente attendeva per riaccompagnarla a casa.
«Ogni Chat Noir nei secoli ha un temperamento volubile. Sono persone dolci ma anche territoriali, nonché leali.» Iniziò Tikki prendendo la parola. «L’amore che nutre per Lady Bug è immenso e profondo. Non sempre accade ciò, ma saprà reggerlo e ne verrà a capo. Dobbiamo solo convincerlo.» Finì posando le sue zampine sulla mia guancia cercando di confortarmi.
«Tikki ha ragione. Il maestro ha visto tanti Chat Noir, così come me insieme a Tikki, e l’unica cosa di cui ha bisogno e sapere che è voluto. Ha pur sempre l’animo di un felino.» Disse Wayzz con la sua solita aria suprema.
«Vedrò se è ancora trasformato e gli parlerò. Per ora ragazzi state attenti, ci vediamo domani.» Dissi non avendo più voglia di parlare.
La mia testa chiedeva pietà così come il mio corpo gridava di poter riposare. Non appena arrivai nel vicolo più vicino chiamai per la mia trasformazione e cercai sul Bug Phone se Chat fosse ancora in giro; con dispiacere, o forse no, notai che non era nella sua trasformazione e dopo aver saltato sull’edificio per raggiungere il mio balcone tirai un sospiro di sollievo.
Diedi a Tikki dei biscottini per ricaricarsi mentre io mi cambiavo nel mio pigiama per mettermi finalmente a letto.
Non appena salì nel soppalco dov’era il mio letto lanciai uno sguardo alla sveglia e notai come fossero solamente neanche le 21.
Troppo presto per dormire, troppo tardi per poter iniziare qualsiasi cosa da fare.
Presi il mio telefono sperando che gli occhi si sarebbero chiusi più velocemente stancandosi e guardando video divertenti, ma la mia mente non voleva saperne di fermare il flusso di pensieri, tutti per lo più su Chat Noir.
La mia curiosità per la prima volta fu nitida e mi chiesi a lungo chi potesse essere il mio partner e a come avrei potuto farmi perdonare o per lo meno non odiare, ma per questa notte non avevo risposte e con mio estremo piacere, tra un pensiero ed un altro, finalmente il sonno arrivò.




Il mattino seguente la giornata non sembrava esser meglio di altre. Con mia immensa sfortuna il telefono non caricò e per questo la sveglia non entrò in funzione facendo si che quando mia madre decise che era troppo tardi per continuare a lasciarmi in pace, con estremo disappunto notai che metà della prima ora era andata perduta e insieme ad essa la mia voglia di correre in aula e sperare di non beccarmi l’ennesimo ammonimento.
Per concessione divina mia madre decise di farmi un permesso lei stessa così che questo ritardo non sarebbe rientrato nel mio pagellino che ormai era prossimo ad affondare grazie alle interruzioni donate da Hawk Moth, e con questo foglietto e immensa gratitudine, non appena il telefono fu leggermente carico e la colazione finita, andai a scuola.
Non appena arrivata educatamente bussai la porta e dopo aver avuto il permesso per entrare e aver salutato, porsi alla signorina Bustier il foglio emesso da mia madre. Dopo aver certificato che fosse autentico e tutto fosse apposto mi esortò a prendere posto e ricopiare la lezione persa sino a quel momento per poi riprendere.
«Ehi, tutto apposto?» Bisbigliò Alya.
«Sì, ho tardato a prendere sonno e il telefono è morto senza suonare.»
«A quanto pare non eri l’unica in ritardo, Adrien è arrivato da poco come te e sembra come distrutto. Nino ha provato a capire cosa avesse ma non dice una parola.»
Non appena terminò il suo gossip guardai la chioma davanti a me, e per quanto potesse essere un tempo un qualcosa di importante, il mio ultimo periodo rendeva impossibile potermi concentrare su di lui o qualsiasi cosa ne derivi.
Con estremo piacere arrivò la pausa pranzo e tirai un sospiro di sollievo. Iniziai a sistemare il mio zaino e lanciai un’occhiata ai miei nuovi colleghi; tutto sembrava come sempre e tirai un sospiro di sollievo.
«Che fai vieni con noi al parco?» Chiese Alya.
Notai come Adrien se ne stesse andando e non nutrivo un desiderio alcuno di diventare la terza ruota nella coppia così declinai l’offerta con la scusa di dover aiutare i miei genitori al panificio. Non mi piaceva mentire, l’ultima volta fu alla prima del film di Lady Bug e Chat Noir e non andò molto bene, ma oggi non avevo voglia di vedere i miei più cari amici nonché coppia scambiarsi effusioni davanti a me o magari ostacolare il loro parlare della sera prima.
Non appena uscimmo dalla scuola loro andarono sulla sinistra mentre io, senza una meta, pensai a dove passare il tempo prima che le lezioni riprendessero.
«Come mai non sei andata con Alya e Nino?»
Mi girai di scatto impreparata al suono di tale voce e per un attimo il mio cuore perse un battito e sentì un brivido di agitazione.
«A-A-Adrien, come tu qui mai? Anche tu pranzando solo sei?» Le parole sommesse probabilmente mi stavano facendo sembrare davanti a lui una totale idiota così, dopo un profondo respiro, cercando di calmarmi riuscì a formulare correttamente una frase. «Adrien, come mai anche tu qui? Non volevo essere il terzo incomodo in realtà»
Mi sorrise dolcemente e si avvicinò a me. «Io credo un po’ lo stesso, ma se vuoi possiamo pranzare insieme se non hai altro da fare.»
Il cuore dopo tale richiesta accelerò senza ritegno e probabilmente le mie guance divennero rosse.
«Certo, potremmo andare al parco qui vicino.»
«Perfetto, sembra un’ottima idea. Non capita spesso che io e te stiamo da soli Marinette.»
«Già, ha ragione.»

La passeggiata fu tranquilla e il silenzio creato non era affatto scomodo.
La sua camminata era sicura di se e i suoi capelli sembravano morbidi e setosi. Il suo profumo dolce mi inebriava i sensi e in quel momento mi dava un senso di tranquillità, tanto che mi sarei addormentata volentieri con lui di fianco.
Scossi la testa al pensiero e in un batter d’occhio raggiungemmo il parco mediamente vuote visto l’orario di punta.
Ci accomodammo vicino ad una fontanella e una volta sistemati pranzammo.
«Marinette posso chiederti un consiglio?» Mi disse dopo aver messo da parte il pranzo e girandosi verso di me.
Decisi di fermarmi anche io per dare la giusta attenzione. Iniziai a pensare che consiglio potessi dare e cercai di pensare se riguardasse lui e Katami o cosa. Sapevo che Katami non voleva più tornare con Adrien ma non ho mai avuto modo di sapere se lui stesse bene con questa decisione o meno.
«Certo, riguarda Katami?»
«Katami? No io e lei abbiamo chiuso, non potevo darle ciò che necessitava… Non ero in grado.» Mi disse guardando a terra, forse imbarazzato da questa ammissione.
«Tu ci tieni ancora?»
«Si, solo come amica e partner negli allenamenti. Io volevo chiederti, se una persona a te cara dice una cosa molto importante ad altre persone ma non a te che dovresti essere la prima, come la prenderesti?»
Il suo esempio mi fece pensare subito a Chat Noir e mi tornò il magone. Quel pensiero che non lasciava il retro della mia testa di punto in bianco tornò a farsi prepotente nei miei pensieri.
«Penso… Penso che cercherei di capire cosa l’abbia spinta a prendere questa decisione…»
«Si ma, se vuole dirtela proprio quando ci sono altre persone, come se ti mettesse al pari degli altri, come ti sentiresti? Insomma, tu hai un segreto, e io che sono un tuo ottimo amico non me lo dici, ma poi decidi di dire il tuo segreto a me e agli altri che sono buoni amici nello stesso momento. Come dovrei sentirmi?» Il suo tono di voce era agitato, come se la cosa lo rendesse emotivamente fragile ma al tempo stesso arrabbiato, e non capivo se la sua rabbia fosse con se stessa o con la persona interessata.
Il suo paragone mi portò indietro alla sera prima e non potevo non pensare a come Chat Noir probabilmente si sentiva allo stesso modo.
Guardare Adrien fu come vedere la luce tutta d’un colpo.
Sgranai gli occhi e spalancai leggermente la bocca e un lieve tremore prese il sopravvento.
Per tutto questo tempo non potevo vedere la realtà, ma ora la vedevo fin troppo nitida.
«Marinette? Tutto apposto?»
Provò a sfiorarmi la mano ma d’improvviso quel semplice contatto provocò una scarica elettrica che non risultava piacevole come si potrebbe pensare.
«S-S-Si, un colpo di caldo sicuramente.» Bugia. Ma non potevo trovare risposta migliore.
«Scusa, poteva essere un pranzo migliore magari senza me intorno.» Riprese la posizione iniziale con maggiore compostezza, degna del modello che era in lui e di ciò che suo padre si sarebbe aspettato, ma il suo viso nascondeva un velo di tristezza che, a quanto pare, io, in tutte le mie forme gli stavo dando senza neanche impegnarmi.
«Non incolparti Adrien, sei una brava persona… Vedrai che si sistemerà tutto…»

Sbuffò un si flebile con un lieve sorriso, ma era il suo classico sorriso da modello che usava nelle sue innumerevoli riprese.
Il silenzio tra noi si fece pesante e senza aprir bocca di comune accordo sistemammo le nostre cartelle per dirigerci a passo lento nuovamente in aula.
Mancando ancora un quarto d’ora abbondante mi fermai prima al bagno, ma non appena chiusi lo stallo della porta la vibrazione del telefono mi disse che la pausa era durata fin troppo.
Akuma.
«Sembra che Hawk Moth si annoi parecchio ultimamente.» Disse Tikki uscendo dalla borsetta.
«Già, beato lui. Tikki, trasformami!»
Arrivai alla Tour Eiffel in poco tempo e per l’ennesima volta notai il signor Ramirez akumizzato. Provai tristezza perché era bravo, seppur con una passione particolare, però alla fine dei conti amava qualcosa incondizionatamente.
Mi guardai intorno e non notai la presenza di Chat Noir. Era raro affrontare un combattimento da sola, ma alla fine sarebbe arrivato… o almeno così credevo.
 
 
 
 
 
 
 
«Grazie Lady Bug… Ho lasciato il portafortuna a casa se no non sarebbe accaduto ciò nuovamente. Sono desolato.»
Il signor Ramirez cercava più e più volte di scusarsi per la sua dimenticanza e i problemi causati, ma la mia testa non riusciva a non pensare a come mai Chat Noir mi avesse lasciato sola. Per quanto il signor Ramirez non era un pericolo indomabile, non era da lui non avvisarmi o scomparire.
«Non si preoccupi, cerchi di non dimenticarlo quando esce. Passi una buona giornata.»
Mi allontanai sul mio yo-yo dirigendomi verso la scuola e atterrando nei bagni. Una volta caduta la trasformazione e dato da mangiare a Tikki mi appoggiai al pavimento cercando di riposarmi.
Quasi mezz’ora era passata ed ero nuovamente in ritardo, oltre a non avere una scusa valida. I continui ritardi avrebbero segnato la mia carriera scolastica e ciò si aggiungeva alle innumerevoli preoccupazioni che affliggevano la mia mente facendo si che un mal di testa era quello che serviva per finire questa torta fatta di problemi, segreti, bugie e preoccupazioni.
«Chat Noir non vuole più essere il mio partner vero Tikki?» Domandai abbracciandomi le ginocchia al petto facendomi il più piccola possibile.
«Chat Noir e Lady Bug sono uniti. Magari avrà avuto un contrattempo. Non sappiamo cosa fa nel tempo libero.» Cercò di rassicurarmi, ma era inutile. Sapevo la verità ormai.
«Chat Noir è Adrien, Tikki. Lo so ormai…»
Guardai con un occhio la sua espressione, e alla fine, anche senza parlare, mi diede la conferma.
Avessi saputo che la giornata sarebbe andata così, avrei fatto a meno di uscire.
Sapere che il mio partner era la stessa persona che si sedeva con me da civile, era un qualcosa che di certo non mi aspettavo. Come potevo ora risolvere? Come avrei guardato Adrien sapendo che era al tempo stesso Chat Noir? Come avrebbe potuto fidarsi di me?
 









Ciao a tutti, breve nota dell'autrice.
Erano parecchi anni che non pubblicavo qui, o altri siti, quindi, ogni errore, frase sbagliata, o qualsiasi cosa pensiate o notate sbagliata, sono ben lieta di ascoltare ogni forma di critica costruttiva sia per PM che recensioni.

Per le recensioni, rinrgazio per il tempo che avete usato per lasciarne una, è sempre una piccola emozione sarò sincera. 
Non so ancora bene dove vada questa storia, e l'aggiornamento doveva richiedere meno tempo, ma la vita civile ha i suoi contro ultimamente, ma per il resto, spero di non tardare troppissimo.
Alla prossima cari lettori, lettrici e tutti i restanti <3 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3989298