Apex legends: Dark dimension

di gianluka2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Voci dall'oblio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Quiete prima della tempesta ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Una minaccia imminente ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Voci dall'oblio ***


È una giornata come tutte le altre negli Apex Games, una classica Olympus di martedì pomeriggio. Due sono le squadre rimaste.

"Solo noi e loro, andiamo amigos!" esclamò l'impavido ma incosciente Octane ai suoi compagni di squadra.

Dopo una lunga serie di partite, era giunto il momento di rilassarsi un po’. Tutte le leggende erano tornate a bordo della nave da cui erano solite lanciarsi, pronte a ritornare nei loro appartamenti.

“Eheheh, ti avrei ridotto in brandelli anche senza le protesi!” disse Octane rivolgendosi a Rampart.

“E piantala! è stata solo fortuna” rispose Ramya spostando lo sguardo verso Gibraltar e Pathfinder, i quali erano i suoi compagni di squadra nella partita svoltasi pochi minuti fa.

“Vi avevo detto mille volte di non attaccare da soli, colleghi! Secondo voi quelle tre coperture amplificate le ho messe per divertimento?!” 

“Scusa sorella, ma per quanto possano essere utili le tue coperture, nessuno potrà mai eguagliare lo scudo di Gibraltar! Ahahah!” Il gigante buono cominciò a vantarsi di quanto fosse estremamente forte con il suo set di abilità, pur consapevole di essersi fatto abbattere dal maligno Revenant nel round finale di quella partita.

“Ah già, il tuo scudo, ovvio… Allora spiegami, come mai abbiamo perso?” Gibraltar smise di ridere all’istante dopo quella domanda, provando un certo senso di colpa.

“E tu, Path, credevo volessi rimanere con me a difendere la zona” chiese la ragazza rivolgendosi al suo amico robot.

“Scusa, le intenzioni era quelle, ma il nostro amico sembrava parecchio in difficoltà e ho cercato di aiutarlo… Sapete che ci tengo a tutti voi” rispose il robot guardando tutte le leggende a bordo della nave.

“Hey, grazie fratello!” Gibraltar si alzò e si avvicinò a lui, dandogli una bella pacca forte sulla schiena metallica, “Ma non c’era bisogno di preoccuparsi per me, potevi tranquillamente rimanere ad aiutare Rampart…” Pathfinder si girò nuovamente verso di lei e quello sguardo molto serio che stava notando nella sua amica diventò in pochi attimi uno sguardo sorridente e fiducioso, facendo sostituire la faccina del suo monitor da una triste ad una felice.

La nave era arrivata a destinazione, le leggende potevano ritornare nei loro alloggi preferiti, ma non prima di aver fatto qualche foto e qualche autografo con i loro fan che aspettavano il loro arrivo. Il primo a scendere dalla nave fu Mirage, una delle leggende più amate e affascinanti della frontiera.

Egli si diresse subito dalla sua folla di ammiratori, “Eheh! Sì, lo so, sono magnifico. Hey, aspetta il tuo turno, c’era prima lui. Amico, occhio con quelle mani!”
A seguire, dalla nave scese anche Wraith portandosi uno zaino sulla spalla, in cui aveva riposto i suoi abiti da leggenda.

Mentre si accingeva ad andarsene, la sua voce dell’oblio la avvertì di un pericolo nelle vicinanze. La ragazza si fermò e rivolse un piccolo sguardo a sinistra, dove Mirage era rimasto a fare ancora qualche selfie e autografo con i suoi adulatori.

“Un pericolo… Che cosa starà cercando di dirmi?” La combattente interdimensionale non riuscì a capire l’entità del pericolo che la voce gli aveva comunicato, sembrava tutto normale ai suoi occhi.

“Wraith…tutto bene?” chiese Wattson, che scese subito dopo di lei dalla nave.

“Uh? S-sì, tutto ok…” Wattson non era convinta della risposta della sua migliore amica, aveva un’aria troppo pensierosa.

“Di un po', non starai mica pensando a Mirage, eh?” Chiese l’ingegnere elettrotecnico sorridendole e ammiccando.

“Cosa?! No!” esclamò piuttosto imbarazzata Wraith, facendo scaturire una leggera risatina alla sua amica.

“Oh beh, ad ogni modo io vado. Se hai bisogno di sfogarti e confessare i tuoi sentimenti fammi un fischio, au revoir!”

Wraith rimase ferma lì, ancora un po’ imbarazzata per le parole appena dette dalla sua amica e ancora dubbiosa su cosa stava accadendo; intanto, la voce continuava ad avvisarla di un pericolo nelle vicinanze.

 “Dietro di te!” affermò la voce.

Si girò di scatto, ma anche questa volta non vide nulla.

“Ma che sta succedendo?” Si domandò la leggenda.

Nel frattempo Mirage aveva appena finito di salutare i suoi fan e iniziò ad andarsene anche lui insieme al resto dei suoi amici.

“Hey, Wraith!” La ragazza presa dal panico si girò in modo fulmineo e atterrò il suo amico, “Wow wow wow! Hey, che ti prende, sono io!” Le urlò Mirage ritrovatosi a terra in un secondo.

Wraith si accorse immediatamente di aver esagerato, facendo rimanere i fan che erano intorno a loro alquanto straniti, così come le altre leggende che stavano continuando ad uscire dalla nave. Wraith, intanto, aiutò subito Mirage ad alzarsi.

“Tutto a posto, gente! Era un breve riscaldamento prima delle partite di domani, eheh!” Comunicò il ragazzo a tutti i presenti in quel momento.

“Mi dispiace io non… Non volevo” disse a bassa voce la combattente.

“Nah, nessun problema, domani mi racconterai cosa ti è passato per la testa. Ci vediamo!”

Il sole stava ormai per tramontare, tutte le leggende erano appena scese dalla nave.

Alcune erano rimaste per qualche minuto con i loro fan, altre hanno deciso di andarsene indifferentemente. Wraith fu l’ultima ad andarsene. Che cosa avrà voluto dire quella voce?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Quiete prima della tempesta ***


Era appena giunta l’alba sul pianeta Zabora. Per le leggende era arrivato il momento di ricominciare a prepararsi per un’altra giornata di adrenalina negli Apex Games.

La nave che le avrebbe riportate al loro lavoro stava aspettando nello stesso punto di atterraggio della giornata di ieri, su una piattaforma quadrata collegata all’enorme piazza di una metropoli: tant’è che i fan, i quali erano presenti ieri ad accogliere i loro idoli, si erano accampati e a dormire proprio lì, con gli addetti alla sicurezza sempre a monitorare e a prevenire qualsiasi losca azione nei dintorni.

“Dite cheese!” Il primo a presentarsi fu Octane, sempre carico e pronto all’azione e, nell’attesa che arrivassero tutti gli altri, iniziò a fare compagnia ai suoi fan. Dopo pochi minuti, arrivò anche Lifeline, la sua vecchia amica.

“E’ già salito qualcuno sulla nave?” domandò il medico di guerra.
“Ah, non lo so, chica… Ma quello che so di per certo è che sono un fenomeno!” rispose il temerario Silva mentre si avvicinava a lei dopo aver finito di firmare l’ultimo autografo.

La terza ad arrivare fu Bloodhound, accompagnata da uno dei suoi corvi sulla spalla. Lei, a differenza delle altre leggende, non era propensa ad avvicinarsi ai fan per firmare autografi o scattare fotografie da postare sui social: andò subito a bordo della nave, limitandosi semplicemente a un breve saluto ai presenti che urlavano il suo nome.

“Bene, la vichinga è arrivata, ora chi è il prossim...” Octane non riuscì a finire la frase dopo essersi voltato. Sperava di riuscire a intravedere un'altra leggenda dirigersi verso di loro, ma l’unica cosa che vide fu solo un corpo robotico rosso… Alzò lo sguardo molto rapidamente e vide i suoi perfidi occhi gialli, coperti da una spaventosa maschera bianca: era Revenant. Lifeline non era per niente impaurita rispetto al suo amico, e decise di dargli manforte.

“Daah, stupido demone, perché non muori e basta?!” Chiese molto irritata la ragazza al simulacro assassino.
“Già, perché non te ne vai... Nella tua… T-tomba, ecco”, aggiunse il ragazzo.

“Oooh… Credete che sia così semplice?” replicò il robot senza distogliere lo sguardo dalle due leggende.
“Beh… Nell’arena sì!” affermò subito dopo Octane, che venne sbalzato immediatamente all’interno della nave da un fortissimo calcio da parte del simulacro.

“Silva!” esclamò preoccupata Lifeline, che corse subito in suo aiuto. La folla di fan era rimasta ammutolita davanti a quell’essere, ma c’era comunque una piccola parte che lo sosteneva inneggiando il suo nome. Dopo pochi istanti, tutte le persone che erano rimaste in silenzio cominciarono improvvisamente a gridare di gioia.

Revenant rimase un po' perplesso: sapeva benissimo che non dipendevano da lui tutti quei festeggiamenti, e non ci mise molto a comprenderlo. Si girò lentamente dietro di sé e noto qualcuno arrivare. Tacco 12, fisico mozzafiato, genitori morti: era appena arrivata Loba.

“Posso sapere perché te ne stai lì impalato, demonio?” chiese la ladra, molto stizzita nel vedere il mostro che aveva assassinato i suoi genitori.
“Eheheh, potrei farti la stessa domanda…” rispose il simulacro alla sua più acerrima nemica, “Che c’è, Loba? Hai paura di avvicinarti? Tranquilla, non ho alcuna intenzione di ucciderti… Almeno fino a quando non raggiungeremo l’arena”.

“Chiudi il becco! La tua voce mi irrita!” controbatté la ragazza mentre si apprestava ad andare incontro al robot, “E comunque... Ricorda che posso farti fuori in qualsiasi momento, grazie al tuo codice che ora è nelle mie mani”, Loba iniziò a fare un breve sogghigno accanto al viso del suo nemico, per poi procedere ad entrare dentro la navicella, dove Lifeline aveva appena finito di fasciare il petto di Octane.

“Non vedo l’ora che arrivi quel giorno…” disse Revenant dopo aver sentito quelle parole, abbastanza fugaci, espresse da Loba. Il simulacro, dopo quel breve battibecco con la sua rivale, decise di entrare con il resto delle altre leggende.

”Wow, che botta! Hey amigo, vacci piano la prossima volta… Anche se dubito che lo farai, ma se proverai a rifare quello che mi hai fatto… Beh, ti farò passare la voglia di fare tanto il gradasso. Eheh, c’è pure la rima!” Silva era cosciente del fatto che non lo avrebbe ascoltato, ma non era certo il tipo da farsi sottomettere in quel modo.

Nel frattempo, quasi tutte le leggende stavano per arrivare dai loro compagni.La prossima ad arrivare fu Rampart, affiancata dal suo amico metallico Pathfinder.

“Mi raccomando, Path, questa volta cerca di non essere impulsivo, che tu sia in squadra con me oppure no”, consigliò la ragazza al robot dal software gentile.

“Non preoccuparti, ho imparato la lezione!” Path era strafelice di ricominciare la giornata con i suoi amici e anche di concedersi qualche piccolo selfie con la sua fetta di fan prima di partire. Dopodiché cominciarono ad arrivare anche Gibraltar, Horizon e Fuse.

“Aspetta... Ma quello è Tommy! M-ma non ci eravamo fatti una foto proprio ieri sera?” Horizon era abbastanza confusa nel vedere di nuovo quel fan, esattamente allo stesso identico punto della giornata di ieri, dopo essere rientrati dal lavoro.

”Ehm… Credo che tutta questa gente si sia appollaiata qui per tutta la notte”, dedusse l’amante degli esplosivi.

“D’altronde cosa vi aspettavate, siamo leggende… L’universo ci ama!” rispose Gibby a sua volta mettendosi a ridere come suo solito.

“Universo? Non ti pare di stare un tantino esagerando? Insomma… Non credo che gli Apex Games siano diventati così famosi, no?” Fuse non poteva credere che i giochi, dove lui stesso partecipava, fossero diventati uno dei più grandi eventi dell’universo stagioni dopo stagioni, fino a quando non cominciò a vedere un sacco di navi giganti volare sopra di loro, con a bordo un sacco di passeggeri che urlavano il loro nome.

“Ne sei ancora sicuro, fratello?” Chiese Gibraltar ad un Fuse rimasto a bocca aperta, dopo aver notato tutte quelle enormi navi sponsorizzate dagli Apex Games. I prossimi ad arrivare furono Wraith, Wattson, Mirage e Crypto.

“Si puo sapere che diavolo stai facendo?” disse Crypto turbato dalle movenze che stava facendo l’illusionista, composte da balletti strambi e gesti con le mani che puntavano il pubblico.

“Perchè? Non ti piacciono?” Domandò Elliot senza dubbi per la testa.

“Sono ridicoli... Dacci un taglio”, rispose Wraith molto innervosita.

“Per me non sono male!” Aggiunse Wattson che per lei, tutto sommato, non erano così imbarazzanti.

Tra le ultime quattro leggende ad arrivare c’era Seer, acclamato da una buona parte del pubblico presente nella piazza in quel momento; Valkyrie, che volò intorno ai palazzi enormi della città fino ad atterrare al suolo davanti ad Obi, il quale aveva appena creato un’enorme falena tramite il suo nucleo centrale, composta da piccoli micro-droni poi dissoltisi subito dopo; Caustic, arrivato con molta noncuranza dell’ambiente che lo circondava, puntò dritto verso la navicella; infine arrivò Bangalore, che salutò i presenti con un semplice e veloce saluto militare. Era arrivato il momento di partire.

La nave cominciò ad accendere i motori, attivando in men che non si dica la velocità luce, e lasciò Zabora con gli abitanti che lo popolavano. Le leggende si ritrovarono immediatamente a doversi lanciare dalla navicella e la mappa del giorno era quella che aveva dato inizio a tutto, il Canyon dei re.

“Ok! Vediamo un po' quali sono i miei compagni”, pensò Mirage osservando i banner comparire al centro e ai lati della nave. Il computer aveva scelto tutti gli abbinamenti e le squadre di questa partita. “Oh… Dannazione, sono in squadra con Wraith e il robot assassino”.

I portelloni stavano iniziando ad aprirsi, “Piantala di lamentarti e andiamo, cerca soltanto di non stargli tra i piedi”, gli rispose la combattente sull’abbinamento non proprio entusiasmante.

Quasi tutte le leggende si erano appena lanciate dalla nave. Wraith era stata nominata Jumpmaster, e non ci volle molto che anche lei si lanciasse assieme al suo team.
“Atterriamo lì…” Propose il simulacro.

Wraith stava pensando bene di assecondarlo, ma ad un tratto qualcosa la fermò: la sua voce dell’oblio stava ricominciando ad avvertirla di un pericolo nelle vicinanze, questa volta con molta più insistenza. “Ma cosa diamine?! Non siamo nemmeno atterrati!” Pensò tra sé e sé la ragazza, “Qualcosa non va, è da ieri sera che questa voce insiste nel dirmi che c’è un pericolo non molto distante da dove mi trovo io”.

D’un tratto, Wraith cominciò a sentire una presenza strana di fronte a lei. Alzò lievemente la testa, e quello che vide era al dir poco strano: una figura oscura con addosso un giubbotto di pelle nero, un cappuccio anche esso nero e un paio di pantaloni del medesimo colore.

“Hey! Stai forse dormendo per caso?! Ho detto atterriamo lì!” Revenant iniziò a sbraitare vedendo la sua compagna non andare nella direzione da lui indicata.

“Per la miseria, Wraith, se lui vuole andare lì, andiamo lì!” Mirage stava iniziando a preoccuparsi, non aveva mai visto la sua amica comportarsi in quel modo.

La figura iniziò ad allontanarsi e a scendere ad altissima velocità, “S-si sta… Si sta dirigendo nei laboratori Singh!” Wraith non aveva ancora capito che cosa stesse accadendo, ma sapeva con certezza che non era qualcosa di buono.

“Seguitemi!” Esclamò la ragazza.

“Cosa?! ma sei cieca? Non è quella la posizione che avevo indicato!” Revenant stava cominciando a perdere la pazienza.

“Si può sapere che ti prende?! Così rischi di farci ammazzare dal robot che non dai nostri nemici, che quasi sicuramente saranno già sparsi in giro per il canyon!” Mirage non riuscì a comprendere cosa stesse accadendo a Wraith: era rimasta totalmente in silenzio, non provava nemmeno a rispondere.

“Mmmh, va bene, spero tu sappia quello che fai. Revenant, noi andiamo qui!” Mirage comprese che ormai la zona dove atterrare era diventata i laboratori Singh, proprio i laboratori dove si celano i ricordi e il passato della sua amica.

“Uh?! Bah, fate come volete, io però mi sposto in un'altra direzione”, Revenant cominciò a staccarsi e a prendere le distanze dal gruppo, tuttavia non andò molto lontano dai laboratori.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Una minaccia imminente ***


Una volta atterrati, le due leggende cominciarono a cercare armi, siringhe, scudi e tutto quello che poteva tornare utile, come erano solite fare durante ogni partita.

“Per fortuna nessuno ha avuto la brillante idea di atterrare qui con noi, altrimenti eravamo già belli che andati!” Disse Mirage, mentre stava raccogliendo una wingman da una capsula rifornimenti.

“Forza, seguimi!” Esclamò Wraith scattando verso l’entrata dei laboratori, lasciando il ragazzo ancora una volta perplesso dal suo comportamento.
“H-Hey aspetta, non correre!” L’illusionista cercò di fermarla per provare a chiederle che cosa le stesse accadendo.

La combattente percorse in pochi attimi i corridoi che precedevano la sala centrale dei laboratori, dove vi era il condotto fasico, il quale era collegato sia all’interno che all’esterno della struttura. Aprì immediatamente una delle porte laterali e, in quel momento, si accorse che la figura era proprio lì davanti a lei, dandole le spalle e rimanendo immobile ad osservare il pannello di controllo del condotto. Wraith iniziò a camminare molto lentamente brandendo il suo kunai: voleva capire che cosa stesse accadendo.

“Chi sei?” Chiese la leggenda ma senza ricevere nessuna risposta in cambio. D’un tratto un'altra porta laterale si aprì, facendo sobbalzare Wraith.
“Uff… Dammi solo un secondo”, disse Mirage lievemente affannato.

“Allora… Uff… Vuoi spiegarmi che cosa succede?” Chiese il ragazzo non ancora accortosi della figura davanti a loro.

Wraith fece un cenno con la testa, cercando di fargli capire che doveva girarsi. Mirage spostò immediatamente lo sguardo e, con molta calma, avvicinò la mano verso la fondina della sua cintura, dove era riposta la wingman che aveva appena trovato.

“Allora? Si può sapere chi sei?” La ragazza provò ancora una volta a chiedergli spiegazioni avanzando passo dopo passo e impugnando il kunai.
Di colpo, la figura incappucciata alzò la mano e diede un colpo al pannello, perforandolo e cominciando a far scattare un allarme.

“Ma che diavolo?!” Mirage rimase sconvolto da cosa stava accadendo davanti ai propri occhi, iniziando a stringere l’impugnatura della pistola.

Wraith, al contrario del suo amico, rimase quasi impassibile, e continuò ad avanzare verso quella misteriosa e alquanto minacciosa figura. Subito dopo quello che aveva fatto, l’individuo si girò lentamente verso di loro alzando lievemente il braccio e puntando la mano verso il condotto fasico.

È tempo di rivelare la vera realtà”, affermò sghignazzando la persona sotto quel cappuccio.

“Ehm, scusa puoi ripetere?” Chiese l’illusionista ancora più stranito dalla situazione.

La combattente unì il suo dito indice al medio e in un attimo si ritrovò dietro la figura incappucciata, puntandogli il kunai alla gola.

“Wohoo! Bella mossa, Wraith!” Esclamò Mirage complimentandosi con lei.

“Salto temporale, eh?” Domandò con fare sorridente la figura, senza mostrare alcun gemito di paura.

“Rispondimi una volta per tutte… Chi sei? E perché stai facendo questo?” Wraith si era stancata di ripeterlo e aveva intenzione di costringere quella persona a farsi dire chi fosse e perché stava facendo ciò.

“E perché mai dovrei spiattellare tutto ad una come te?” Appena conclusa la frase, la figura alzò l’altro braccio e cominciò a stringere la mano della ragazza. Wraith cercò di non emettere nessun gemito di dolore, ma il polso stava iniziando a farle male e le fece scivolare il kunai dalla mano, il quale cadde ai piedi di quella persona.

“Lasciala andare!” Mirage tirò fuori la wingman immediatamente, puntandogliela alla testa.

“Ooh... Abbiamo un eroe qui”, affermò nuovamente la figura senza placare il suo continuo ridacchiare.

“E va bene, l’hai voluto tu!” Mirage era pronto a premere il grilletto ma c’era qualcosa che glielo impediva, una sensazione di paura, di incertezze; e se invece di colpire la figura avesse colpito Wraith? Non ci volle molto per eliminare tutti questi pensieri dalla testa, poiché uno strano rumore stava attirando la sua attenzione. Proveniva dal soffitto. La leggenda stava iniziando a dedurre che poteva trattarsi di qualche topo infilatosi in un impianto di areazione, fino a quando il rumore stava iniziando a farsi più intenso e più veloce. Wraith era in preda al dolore, non riusciva al liberarsi dalla morsa di quel soggetto incappucciato.

“Avanti che aspetti… Spara!” Lo invitò la figura.

Mirage si era deciso, stava per premere il grilletto, ma all’improvviso qualcosa cadde dal soffitto, che precipitò addosso all’incappucciato e liberò Wraith dalla sua presa.

“T-Tu?!” Mirage rimase ancora più stranito di quanto non lo fosse già prima. Revenant li aveva appena salvati.

Il simulacro si alzò immediatamente e prese la persona per la gola, alzandola da terra. Nel frattempo Mirage stava aiutando Wraith ad alzarsi, ancora sofferente per il dolore che aveva al polso.

“Mh… Non sapevo che oggi un'altra nullità si sarebbe unita a noi”, disse il robot.

“Non per fare il guastafeste, ma credo che questo tizio non sia qui per diventare una leggenda”, replicò Mirage.

Revenant diede una rapida occhiata alle due leggende che si apprestavano ad uscire fuori dai laboratori, dopodiché puntò lo sguardo nuovamente verso l’incappucciato.

“Qualunque cosa tu avessi intenzione di fare, ormai non ha più importanza”. Revenant trasformò la sua mano in una lama affilata ed era pronto a sferrargli il colpo di grazia.

“Addio nullità…” Ma in quel momento qualcosa andò storto: la lama si fermò a pochi centimetri dal petto della figura e proprio quest’ultima si liberò dalla presa del simulacro.

“Che ammasso di ferraglia…” Disse il losco individuo il quale aveva messo fuori combattimento Revenant, facendolo cadere a terra in un istante.
Intanto, Mirage e Wraith erano appena usciti dai laboratori.

“Come ti senti?” Chiese l’illusionista.

“Fa ancora male, ma credo che mi riprenderò. Nulla che Lifeline non possa curare”, rispose la combattente.

“Per fortuna ho preso delle siringhe prima di seguirti lì dentro!” Disse Mirage sorridendo e cercando di alleviare il dolore della sua amica. Ma la chiacchierata venne subito smorzata dal rumore del banner di Revenant; le leggende rimasero incredule.

“Ma... Come è possibile?” si domandò la ragazza.

“Potevo comprenderlo se stavamo combattendo contro qualche squadra, ma pensavo ci avrebbe pensato lui a quel tizio!” Aggiunse Mirage.

Proprio in quel momento, un'altra squadra composta da Lifeline, Seer e Gibraltar era appena atterrata davanti a loro.

“Nonono! Fermi, aspettate!” Esclamò Mirage supplicando di non sparargli.

“Tranquillo fratello, sappiamo tutto”, lo rassicurò Gibraltar.

“La Commissione sa cosa è accaduto in quei laboratori, e hanno pensato bene di sospendere i giochi”, disse Lifeline.

“Oh… Beh, è un peccato, perché ero appena diventato leader uccisioni, vi è andata bene!” Replicò Mirage, cercando di approfittare della situazione vantandosi con gli altri.

“Guarda che ero io il leader prima della sospensione…” Gli rispose Seer guardandolo con aria imbarazzata.

Nel frattempo, la figura nei laboratori stava per finire ciò che aveva iniziato. Allungò il braccio e puntò nuovamente la mano verso il condotto fasico
“Ottimo, grazie Lifeline!” Ringraziò Wraith, che era appena stata medicata.

Quasi tutte le leggende stavano cominciando ad arrivare e a riunirsi a pochi metri di distanza dai laboratori, discutendo su cosa stesse accadendo ai giochi.

“Quindi questo tizio ha fatto fuori il demonio? Potrei quasi provare simpatia per lui…” Disse Loba, mentre stava parlando con Mirage e Valkyrie.

“Cavolo, devi essertela vista davvero brutta, eh?” Chiese ridendo Octane, che si trovava accanto a Wraith e Lifeline.

“Non starle troppo addosso, Silva!” Lo sgridò il medico di guerra.

Bloodhound stava osservando le porte dei laboratori, chiedendosi se era opportuno andare a controllare cosa stesse accadendo.

“Tutto bene?” Domandò Fuse avvicinandosi a lei, ma la risposta della cacciatrice venne subito interrotta da un evento singolare: un’enorme raggio viola fuoriuscì a gran velocità dal condotto fasico esterno in direzione del cielo, facendo dissipare le nuvole e oscurando completamente il pianeta. Le leggende puntarono lo sguardo immediatamente verso l’alto, ad osservare quello che stava accadendo davanti ai loro occhi. Bloodhound cominciò a scorgere qualcosa che stava salendo in cielo contemporaneamente al raggio viola.

“Guardate!” Esclamò la cacciatrice, vedendo una figura incappucciata uscire fuori dal raggio.

“Ma che diamine ha combinato quel tizio?!” Si domandò Mirage, mentre Wraith, accanto a lui, si stringeva il polso fasciato.

“Hey, qui solo una persona può volare e quella sono io!” Disse Valkyrie, puntando il dito verso l’incappucciato.

La figura stava iniziando a dissolversi nell’aria, ma non prima di aver comunicato un messaggio alle persone presenti all’ascolto.

“Mondo! Sta per iniziare una nuova era, ma non dovete aver paura… Presto vi renderete conto del dono da noi concesso!”

Dopo quelle parole la persona incappucciata era scomparsa nel nulla, e il raggio violaceo si spense immediatamente.

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