Frammenti

di ester_potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il rumore del vento tra le foglie ***
Capitolo 2: *** 2. Arancione e rimpianto ***
Capitolo 3: *** 3. Pesanti gocce di pioggia ***
Capitolo 4: *** 4. Il tintinnio che accompagna la porta ***
Capitolo 5: *** 5. Alle porte del tempio ***
Capitolo 6: *** 6. Un delicato odore di cannella e miele ***
Capitolo 7: *** 7. Il tempo di accettare ***



Capitolo 1
*** 1. Il rumore del vento tra le foglie ***


Frammenti
 
 
1. Il rumore del vento tra le foglie.

 

 

 

“Shikkan! Choji! Allora, giochiamo?”

La voce di Ino risuona squillante per tutto il giardino di casa di Choji, sovrastando il rumore del vento tra le foglie e il cinguettio degli uccelli.

“Ci sta chiamando di nuovo” fa notare Choji al suo migliore amico.

“Purtroppo la sento” replica Shikamaru con voce seccata, senza muoversi dalla sua posizione. Se ne sta lungo su un ramo spesso, le braccia incrociate dietro la testa. “Odio quando mi chiama ‘Shikkan’”

“Secondo te è vero quello che dicono i grandi?” gli chiede Choji, seduto accanto a lui con le gambe penzoloni. "Che siamo destinati a stare in squadra tutti e tre insieme una volta diventati Genin?”

“E chi lo sa. Inutile preoccuparsene ora, no?”

Choji sospira e fa per scendere dal ramo, prima di guardarlo di nuovo. “Tu non scendi?”

“Ed essere costretto da lei a fare di nuovo quei giochetti da femminucce? No, grazie”

“Come vuoi”

Choji salta giù, ma non basta a placare la bambina dai capelli biondo polare che scalpita ai piedi dell’albero.

“Shikkaaaaan!” urla ancora, con le mani a circondarle la bocca. “Guarda che se non scendi tua madre si arrabbia!”

“E tu lascia che si arrabbi” è la risposta insofferente che riceve. Ino supera in fretta l’oltraggio e mette su un broncio carico di superiorità. “Antipatico” commenta.

Si gira verso Choji e tira fuori dieci shuriken dalla tasca. “Guarda che mi ha dato mia nonna quando è venuta a trovarci! Ha detto che non posso usarli finché non andrò all’Accademia, ma adesso lei non è qui, quindi...”

“Finiremo nei guai...”

“Figurati! Forza, tirameli, ora. Uno alla volta, mi raccomando”

Dalla sua posizione, Shikamaru riesce a vedere Choji alzare lo sguardo disperato verso di lui, ma non ha intenzione di mettersi in mezzo. Choji obbedisce con riluttanza a tira gli shuriken in direzione di Ino, in piedi davanti a un tronco.

La bambina si diverte ad evitarli tutti con saltelli e capriole, mentre Shikamaru sonnecchia sul ramo. Poi, colto da un presentimento improvviso, si tira su e li osserva. Ino se la cava bene ma, una volta arrivati all’ultimo shuriken, Shikamaru sa che Ino non riuscirà ad evitarlo.

Choji perde il ritmo giusto e lo tira troppo presto: Ino è ancora carponi a terra quando alza lo sguardo e lo vede. “Aspe—”

Prima che possa finire la frase, un’ombra nera scivola dall’albero dove si trova Shikamaru e schizza come un fulmine fino a Choji, pietrificandolo sul posto. Fa comunque in tempo a lanciare lo shuriken, ma la tecnica del controllo dell’ombra ha disturbato l’azione proprio nel momento in cui partiva, e la stella va a conficcarsi sul prato, vicino ai piedi nudi della bambina.

Passata la sorpresa, Ino rivolge a Shikamaru un sorriso raggiante. “Grazie! Allora non sei così scorbutico e maleducato come sembri!”

Shikamaru rotea gli occhi e sbuffa.

‘Ma sentila’ pensa. ‘A cinque anni è già la più grossa seccatura in cui mi sia mai imbattuto!’

Da quel momento in poi, ‘seccatura’ diventa la sua risposta ad ogni indesiderato ‘Shikkan’.

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Capitolo 2
*** 2. Arancione e rimpianto ***


2. Arancione e rimpianto.
 

 

 

 

Mirai Sarutobi gattona da una parte all’altra del salotto, sprezzante del pericolo. Ha appena imparato, perciò cade spesso, ma lungi dallo scoppiare a piangere e arrendersi si rialza sempre, e lo fa ogni volta con una risata aperta, spontanea, bella.

Dopo la morte di Asuma-Sensei e lo scoppio della guerra, la sua nascita è la cosa più bella che sia capitata ai Team 10 e 8.

Kurenai guarda sua figlia come se ancora non riuscisse a credere che sia sua: gli occhi le si inumidiscono appena, così alza la testa al soffitto brevemente e sbatte gli occhi. Sorride.

“Vi porto del tè, ragazzi” annuncia, avviandosi verso la cucina. “Vuoi anche dei biscotti, Choji?”

Choji non fa neanche il gesto di rifiutare – non ne ha bisogno, ormai Kurenai lo conosce fin troppo bene – e la segue per aiutarla.

Shikamaru e Ino restano seduti l’uno davanti all’altra, il primo su una poltrona e la seconda sul divano dove prima sedeva anche Kurenai. Mirai gattona ancora verso Ino, che china la testa verso di lei con un sorriso intenerito. “Ehi” cantilena, passando la punta dell’indice sul naso della bambina. “Che fai?”

Mirai sghignazza e allunga una mano verso Ino, muovendo le dita. Ino è stata a trovarla abbastanza volte da sapere cosa significhi quel gesto, perciò raccoglie alcune ciocche di capelli dalla coda e li lascia cadere di lato. Mirai li afferra e li accarezza meravigliata.

Ino la guarda per un tempo indefinito e, come sempre, pensa ad Asuma.

‘Non è giusto’, pensa. ‘Lui meritava di conoscerla, e lei meritava di crescere con lui’

Sente gli occhi di Shikamaru su di sé: solleva lo sguardo verso di lui e arrossisce violentemente. Quello è lo sguardo che lui le riserva quando sono soli, quando possono amarsi in pace senza pensare alla guerra, o al dovere che hanno verso i loro clan in quanto ultimi discendenti, o a Temari e Sai, che non sanno niente della loro storia, del loro amore, che non si meritano questo.

Ino sa che quello che fanno è sbagliato, ma non riesce a rinunciarci. Ha passato una vita ad amare gli uomini sbagliati – o almeno credeva di amarli –, e non può fare a meno di Shikamaru ora che ha aperto gli occhi.

Accenna un sorriso furbo che il suo migliore amico ricambia, prima di farle l’occhiolino e farla arrossire ancora di più.

‘Accidenti a lui’ pensa Ino, prendendo Mirai in braccio e facendola sedere sulle sue ginocchia con il viso rivolto verso Shikamaru.

Mirai si dondola avanti e indietro, le manine sollevate ai lati mentre si stringono attorno agli indici di Ino, che si crogiola negli occhi nero pece di Shikamaru, consapevole che non durerà per sempre e che, anche se non dice niente, Shikamaru sta pensando la stessa cosa.

All’improvviso non può fare a meno di chiedersi se, in caso avesse realizzato prima i suoi sentimenti, le cose sarebbero andare diversamente.

La luce del tramonto entra dalla finestra, tingendo la stanza di arancione e rimpianto.

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Capitolo 3
*** 3. Pesanti gocce di pioggia ***


3. Pesanti gocce di pioggia.
 
 
  

Ino piange sulla sua spalla da delle ore.

La conosce da una vita, perciò l’ha vista piangere tante volte: quando è caduta mentre correva con le sue amiche dietro l’Accademia e si è impregnata tutti i capelli di fango, quando Iruka-sensei ha fatto cantare Tenten invece che lei alla recita del quinto anno; quando Sasuke se n’è andato, quando Asuma-sensei è morto.

Ma non ha mai pianto così tanto. Singhiozza, le spalle le tremano, mentre tiene le mani appoggiate ai suoi fianchi. Shikamaru sapeva che sarebbe successo: ha tenuto duro per tutta la battaglia, senza mai lasciarsi andare al dolore, ha combattuto e curato i feriti, aiutato a trasportare i morti, abbracciato forte Hinata dopo la morte di Neji e ha sorretto sua madre una volta tornata a casa.

Shikamaru la tiene stretta fra le braccia come se volesse impedirle di andare in pezzi, e lascia uscire anche lui un paio di lacrime, giusto per liberarsi un po’, prima di tornare al ruolo dell’eroe di guerra e capofamiglia del clan Nara alla veneranda età di diciassette anni.

Ora che i funerali per i caduti sono finiti, possono permettersi di piangere in pace. Se ne stanno sul retro del palazzo dell’Hokage, stretti in mezzo all’aria colma di umidità, mentre pesanti gocce di pioggia battono sulla tettoia e scivolano giù fino a terra, formando pozze d’acqua nera come l’atmosfera che si respira.

Quando una guerra finisce, dopo l’iniziale momento di euforia e liberazione portato dalla consapevolezza di essere sopravvissuti fino alla fine, arriva sempre il momento di raccoglimento, di lutto.

Poi Ino sembra calmarsi, i singhiozzi cessano e i tremori si affievoliscono fino a tramutarsi in brividi di freddo, ma lei non si stacca. Non vuole e, se anche lo volesse, la stretta salda di Shikamaru intorno a lei non glielo permetterebbe.

“Non morire mai” mormora lei, il viso schiacciato contro il suo petto.

Shikamaru ridacchia.

“Mi chiedi l’impossibile, stavolta” le fa notare.

“Allora muori dopo di me”

“Ino, ma che stai d—”

“Promettimelo e basta”

In altre occasioni si sarebbe rifiutato, aggrappandosi alla sua tipica razionalità e facendo sì che il discorso sfociasse in una discussione che sarebbe finita con lei che lo manda a quel paese e lui che la lascia fare, alzando gli occhi al cielo. Oppure si sarebbe lamentato di trovare ingiusto il suo dare per scontato che lui non soffra. Come se un’eventuale morte prematura di Ino non avesse alcun effetto su di lui – il solo pensarci gli chiude lo stomaco in una morsa.

Oh, sì, avrebbe avuto molto da ridire. Ma non oggi.

Oggi hanno seppellito i loro padri.

Perciò Shikamaru le lascia un bacio sulla fronte e risponde senza fare troppe storie.

“Promesso”

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Capitolo 4
*** 4. Il tintinnio che accompagna la porta ***


4. Il tintinnio che accompagna la porta.
 
 
 

Shikamaru si ferma di fronte al negozio, guardando Ino dalla vetrata della porta: gli dà le spalle, mentre sistema uno dei tanti vasi dietro il bancone. Shikamaru prende fiato un paio ed entra, facendo tintinnare il campanello sopra la porta.

“Avanti” annuncia Ino, senza voltarsi.

Shikamaru si guarda intorno: il senso di familiarità che lo attanaglia è talmente forte da farlo sorridere. Com’è possibile sentire la mancanza di un posto prima ancora di separarsene?

“Oh! Sei tu” la voce di Ino lo ridesta. Si guardano senza parlare per qualche secondo, consapevoli di ciò che sta per succedere.

“Sei pronto?” gli chiede lei.

“Più o meno” replica lui con uno sbadiglio, sforzandosi di sembrare indifferente. “Suna è a soli pochi giorni di cammino”

“Non parlavo del viaggio, infatti” precisa lei, appoggiando le mani al bancone mentre lo scruta dalla testa ai piedi come una mamma, una sorella, una migliore amica, un’anima affine.

Questo gli mancherà ancora di più.

“Mi riferivo alla permanenza”

Shikamaru si stringe nelle spalle. “Sono solo un paio di mesi, poi torno”

“Mhm-mm”

Non aggiungono altro. Non ironizzano su tutte le pratiche che Shikamaru dovrà sbrigare una volta arrivato dal Kazekage, né commentano il secondo evidente fine per cui è stato mandato fin là, ovvero un’alleanza tra Suna e Konoah ufficializzata tramite matrimonio.

Shikamaru non ha idea di come Temari l’abbia presa ma, se la conosce un minimo, sa che ha reagito esattamente come lui: avrà mosso qualche obiezione all’inizio per poi accettare in silenzio il suo compito. La pace viene prima di tutto, e questo lo sanno bene entrambi. Tutto sommato, come si ripete da mesi, poteva andargli peggio. Se non altro lui e Temari sono amici e si rispettano, il che è una buona base. Se con il tempo arriverà l’amore, Shikamaru non lo sa – ma ne dubita.

“Quando arrivi scrivici, mi raccomando”

“Lo so, lo so”

“No, non lo sai. Lo dici e poi ti dimentichi ogni volta. Giuro che stavolta mi incazzo”

“Ino: rilassati. La guerra è finita, che vuoi che mi succeda?”

Cammina intorno al bancone e si ferma davanti a lei. “Tu prenditi cura di Choji, mi raccomando”

“Come sempre” ribatte lei in tono ovvio.

Si sorridono. Si baciano senza toccarsi, come se il solo contatto delle loro labbra fosse già abbastanza, ma per Shikamaru non lo è, non lo sarà mai, non con Ino. Si staccano e Shikamaru appoggia la fronte sulla sua. Se ne stanno così per un tempo indefinito, in silenzio.

Questo gli mancherà più di tutto.

Per l’ennesima volta, si sente in colpa. ‘Mi aveva chiesto di non lasciarla’, pensa, prima di rendersi conto che non è vero: gli aveva chiesto di non morire, non di non lasciarla.

‘Già. Forse avrebbe dovuto essere meno esplicita’, si dice sorridendo divertito, mentre tenta invano di convincersi che in tal caso lui non avrebbe accettato il matrimonio.

Mentre esce si riempie le orecchie del rumore del tintinnio che accompagna la porta.

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Capitolo 5
*** 5. Alle porte del tempio ***


5. Alle porte del tempio.
 
 
 

Ino prende una serie di respiri profondi, di fronte alle porte del tempio del clan Yamanaka. Qui è dove si sono sposati i suoi genitori, i suoi nonni e ogni altra generazione precedente. All’interno la stanno aspettando tutti: c’è la sua famiglia al completo, Sakura, Hinata, e tutti gli altri.

Sai starà sorridendo, rilassato e impenetrabile come sempre mentre si dice che è normale che Ino stia tardando ad entrare perché la sposa arriva sempre in ritardo, e anche perché, beh, è Ino.

Peccato che lei vorrebbe essere ovunque meno che lì. Si era convinta che questa fosse la scelta giusta, ma ora non ne è più tanto convinta. Si sente uno schifo, ma è la verità. Le manca l’aria – quando mai si è fissata con il matrimonio estivo e perché diavolo Sai non ha cercato di dissuaderla? –, l’acconciatura che si è fatta fare da sua madre e le sue zie stona all’improvviso con il vestito e, soprattutto, vorrebbe che ci fosse suo padre. L’unico che le aveva sempre ripetuto che non si sarebbe perso quel giorno per nulla al mondo, oggi è assente.

Si ritrova a pensare egoisticamente a quanto vorrebbe che lui la accompagnasse all’altare, e si sente ancora peggio. Ma non avrebbe paura con lui lì.

Teme davvero di scoppiare a piangere a un minuto dall’inizio della cerimonia, rovinandosi il trucco, quando sente un ramoscello spezzarsi alla sua sinistra. Si volta.

Shikamaru le viene incontro camminando piano, con quel passo felpato che lo ha sempre contraddistinto e che Ino gli ha sempre un po’ invidiato, lei che è così poco graziosa nel modo di fare; si ferma a pochi passi da lei. Sono rare le volte in cui lo ha visto vestito elegante, ma ogni volta le manca il fiato per quanto è bello.

Restano in silenzio a fissarsi per un tempo che sembra indefinito.

“Hai l’aria di stare per svenire” dice a un tratto Shikamaru.

A Ino viene da ridere, ma anche molto da urlare. Abbozza un sorriso che finge di essere rilassato ma fallisce miseramente. “Sei venuto a portarmi via?” butta lì con ironia.

Per tutta risposta, Shikamaru le offre la mano. Oh, accidenti. Oh, merda.

Ino guarda la sua mano, poi lui e poi di nuovo la mano con gli occhi sbarrati. 'Lo sta facendo davvero', pensa, 'mi sta chiedendo di scappare con lui...'

“Sono venuto a portarti dentro

Appena ripresasi dallo shock, Ino lascia uscire una risata e afferra la sua mano con decisione. Era ovvio che lui avrebbe saputo dove trovarla. Era ovvio che avrebbe saputo esattamente di cos’abbia bisogno adesso.

È vero, suo padre non c’è, ma la sta guardando. E lei lo renderà fiero.

Si affianca al suo migliore amico d’infanzia, prendendolo sottobraccio.

“Pensi di riuscire a starmi dietro?” lo stuzzica.

Shikamaru scuote la testa mentre ride sotto i baffi.

“Oh, credo proprio che me la caverò”

 
 
Angolo Autrice
Prima che me lo diciate: sì, lo so che in Giappone non è usanza che il padre accompagni la sposa all’altare, ma ho voluto fare uno strappo alla regola almeno per questa fic (anche perché il contesto di Naruto non è il Giappone classico del nostro mondo).

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Capitolo 6
*** 6. Un delicato odore di cannella e miele ***


6. Un delicato odore di cannella e miele.
 
 
 

Ino viene svegliata da un delicato odore di cannella e miele.

Si rigira fra le lenzuola e, come ogni mattina da cinque mesi a questa parte, appoggia d’istinto la mano sulla pancia, come ad assicurarsi che lui sia ancora lì. Già, lui. È un maschio. Lei e Sai avranno un maschietto.

Il suo viso si distende in un sorriso e chiude gli occhi. Hanno scoperto il sesso giusto un paio di giorni fa, ed è la prima volta che Ino lo realizza sul serio.

Poi Sai bussa alla porta e si affaccia nella stanza sorridente. “Tanti auguri, tesoro” dice, avvicinandosi al letto.

“Hai cucinato” Più che una domanda, quella di Ino è un’affermazione intenerita.

Sai si allunga a letto accanto a lei e le deposita un bacio sulla fronte, prima di appoggiarle una mano sulla pancia, accanto a quella di lei.

“Che c’è di così strano?” chiede. “Cucino molto più spesso di te”

“E continuerai a farlo, quando nascerà il principino qui” precisa lei. “Non deve sapere che la sua mamma ha un qualche difetto”

“Non lo chiamerei difetto. È solo che non hai abbastanza pazienza per cimentarti in qualcosa come la cucina, che richiede attenzione e calma”

Se non fosse abituata alle uscite oneste e ingenue di suo marito, Ino si sarebbe infuriata. Invece ride di cuore e si stiracchia. Ha impiegato parecchio tempo ad abituarsi a vivere con lui, a rassegnarsi all’idea che adesso è questa la sua vita, e a convincersi che non è poi così male, che potrebbe essere comunque felice.

È tutto sommato lo è davvero. Svegliarsi così è bello, bellissimo.

Restano a letto ancora per qualche minuto, prima che Sai spalanchi gli occhi all’improvviso.

“A proposito!” esclama. “Mi stavo dimenticando, scusami. È passato Choji un’ora fa. Ha detto che andava all’ospedale, ma tu dormivi, quindi ti aspettano là”

“All’ospedale?”

“Temari ha partorito stanotte. Non è fantastico?”

Il cuore di Ino salta un battito. “... Veramente?”

Sai annuisce con un sorriso smagliante.

“Cavolo, sì” replica Ino, forzandosi a superare in fretta lo shock.

Si lascia riempire dall'affetto ancestrale che ha per la famiglia di Shikamaru, e per un momento si illude di credere davvero che Sai abbia ragione, che è fantastico. Hanno un erede, e se lo meritano. Si alza di scatto dal letto e schizza verso il bagno sotto gli occhi increduli di suo marito. “Dove vai?”

“All’ospedale” risponde Ino da dentro, trafficando con la trousse. “Accidenti, sono riuscita ad essere in ritardo anche in questa occasione!”

“Oh, sono sicuro che per stavolta ti scuseranno” ride Sai. “Del resto, non era mica un impegno programmato. Vengo con te”

Esce per dirigersi in cucina e Ino si pietrifica davanti allo specchio, gli occhi bassi e le dita aggrappate forte al lavandino. Il bambino si muove, reclamando la sua attenzione.

Ino alza gli occhi su sé stessa allo specchio e ridacchia. “Lo so, lo so,” sussurra, accarezzandosi la pancia, “Scusami. Sei tu l’unico uomo della mia vita, adesso”

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Capitolo 7
*** 7. Il tempo di accettare ***


7. Il tempo di accettare.
 
 
 

Sono seduti sulle scale che danno sul giardino di casa di Choji, a guardare Shikadai, Inojin e Chocho rincorrersi fra le urla e le risate.

“Come fanno ad avere già quattro anni?” si chiede Ino ad alta voce.

“Incredibile, vero?” conferma Choji con il solito sorriso paffuto.

Shikamaru ride fra sé e si accende una sigaretta. “Se non altro sembrano più affiatati di quanto lo eravamo noi alla loro età”

Ognuno dei tre sa a cosa stanno pensando gli altri: pensieri di orgoglio, infanzia e crescita. E amicizia. Sempre amicizia.

Choji rientra per aiutare sua moglie Karui a portare il tè fuori per tutti, mentre Inojin tenta di arrampicarsi su un albero a mani nude.

“Non ci provare, signorino!” lo redarguisce subito Ino, suscitando un broncio nel visetto di Inojin, che subito dopo si affretta a raggiungere Shikadai e Chocho, pronto per un'altra avventura.

Ino scuote la testa ridendo fra sé e appoggia i gomiti all’indietro sulle scale; alza lo sguardo al sole e chiude gli occhi, godendosi il tepore primaverile.

Shikamaru coglie al volo quel momento, uno di quelli che stanno diventando sempre più rari, e la guarda tra un tiro e l’altro, attento a non soffiare il fumo nella sua direzione.

Come se sentisse il suo sguardo addosso, Ino riapre gli occhi e lo guarda.

“A che pensi?” gli chiede.

Shikamaru spegne la sigaretta. “Al futuro” risponde.

Ino fa un sorriso furbo e schiocca la lingua.

“No” cantilena. “Hai gli occhi che guardano al passato”

Shikamaru sogghigna.

“Mi conosci troppo bene. Non c’è gusto”

Ino non insiste e torna a guardare i bambini.

Di nuovo, entrambi sanno quello che l’altro pensa. E Ino lo dice per prima: “Pensi mai a come sarebbe stato?”

“A come sarebbe stato cosa?”

“Lo sai”

Shikamaru ci pensa su per qualche secondo. “Ci penso più spesso di quanto dovrei” ammette.

Ino allunga la mano verso la sua e la sfiora. Il tempo di andarsene insieme è passato da tanto: adesso sono adulti con delle responsabilità dalle quali non possono staccarsi – e non vogliono, perché hanno dei figli meravigliosi che hanno il potere di fargli dimenticare di tutto il resto solo a guardarli.

Questo è il tempo di adattarsi, il tempo di accettare.

Ino ritira la mano di scatto, come se si fosse rinvigorita all’improvviso.

“Magari in un’altra vita, eh, Shikkan?” lo stuzzica, facendogli l’occhiolino.

Il cuore di Shikamaru gli balza in gola all’udire quel soprannome. Non ricorda l’ultima volta che l’ha chiamato così e, dannazione, gli mancava.

Ma col cavolo che glielo dirà.

Invece sbuffa, non riuscendo a reprimere un sorriso esasperato. La guarda e quello stesso sorriso si annulla per lasciare spazio a una serietà adulta, qualcosa che sa di promessa. Allunga una mano per spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Sì” dice. “In un'altra vita, seccatura”

Davanti a loro, i tre bambini gettano le fondamenta per il prossimo trio Ino-Shika-Cho senza neanche rendersene conto.




Angolo Autrice
Niente raga, questo è tutto ciò che sono riuscita a buttare giù su una delle ship più importanti della mia esistenza (per dire, ho iniziato a shipparli a 8 anni e ora ne ho 23), in attesa di finire i miei 3423786237863 WIPs su altri fandom e, soprattutto, di trovare il coraggio di scrivere qualcosa di più lungo e soprattutto migliore.
Se questo sia o no un patetico tentativo di iniziare un percorso terapeutico per il fatto che questi due non sono canon, cosa che a quanto pare non ho mai superato, decidetelo voi. (spoiler: lo è)
Grazie a tutti <3

 

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