Whatever You Are

di laguindiz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Con tuo cugino sarai al sicuro ***
Capitolo 2: *** Pronta per il tuo primo giorno di scuola? ***
Capitolo 3: *** Non era solo un'allucinazione ***
Capitolo 4: *** In bocca al lupo bellezza ***



Capitolo 1
*** Con tuo cugino sarai al sicuro ***


Do un rapido sguardo alla casa che mi ha vista crescere, ora pericolante e con più assi svergolate e tegole rotte che altro; però racchiude così tanti ricordi che saperla pronta al cedimento un po' mi rattrista, nonostante alcuni di essi non siano dei migliori. Mi giro di spalle, senza voltarmi indietro, camminando lungo il vialetto di quello che, da oggi in poi, sarà solo un ricordo, un capitolo chiuso della mia vita. Raggiungo il taxi giallo parcheggiato di fronte a me, apro la portiera posteriore e mi blocco. Rimango lì impalata con la mano sulla portiera ed un piede già posizionato sul tappetino nero dietro al sedile del passeggero. Torno indietro, corro verso quel ricordo per l'ultima volta prima di abbandonarlo definitivamente. Apro la porta con talmente tanta foga che per poco non si scardina, salgo le scale stando attenta ai rialzi e saltando quelli già rotti per poi bloccarmi di nuovo di fronte alla porta di quella che è stata camera mia. Un sorriso malinconico si disegna improvvisamente sul mio volto quando con la mano destra afferro la maniglia della porta. Chiudo gli occhi ed entro, immaginandola esattamente com'era quando ero bambina. Raggiungo il letto, afferro le cuffie che vi avevo lasciato sopra per poi uscire nuovamente. Chiudo la porta e finalmente riapro gli occhi: non avrei potuto sopportare di vederla di nuovo ridotta come lo è ormai da qualche settimana. In quel momento una lacrima riga il mio volto, riportando alla luce dei flashback di quei ricordi che mi ero ripromessa di reprimere e cancellare. Scappo via da quel posto. Torno davanti al taxi con la portiera aperta ancora da prima, ma stavolta non esito più ad entrare. 《Questa è la via》dico al taxista porgendogli un foglietto stropicciato con scritto l'indirizzo della mia destinazione. Lui, di rimando, mi porge una busta. Corrugo la fronte e alzo un sopracciglio, confusa, ma senza fare domande. Con il tempo ho imparato che certe cose è meglio non saperle. Meglio lasciarle al caso. Apro la busta, rovesciando il suo contenuto sul sedile accanto a me: all'interno ci sono un cellulare, una carta di credito e una lettera scritta su un foglio strappato. Lascio perdere i primi due e prendo in mano il foglio, rigirandolo tra le mani, e subito mi balza all'occhio la bellissima calligrafia di mia madre. Singhiozzo. Lo apro e inizio a leggere le righe scritte ad inchiostro verde, tipico di mia madre. Cara figlia, Ti devo così tante spiegazioni... ma se stai leggendo questa lettera vuol dire che non ho più la possibilità di farlo. Ti cercheranno Laura. Lo faranno, credimi, e probabilmente il motivo non sarà quello che mi è successo. Sappi che tu sei più forte di ciò che credi. Ti ho cresciuta e addestrata per sopportare tutto questo. E ricorda: non dimenticare e non farti sconfiggere da niente e nessuno. Sono sicura che con tuo cugino a Beacon Hills sarai al sicuro. Avrei voluto darti una vita migliore. Ti voglio bene. Mamma Accartoccio il foglio e lo butto contro il finestrino chiuso del taxi insieme al contenuto restante della busta, ma non prima di essere scoppiata in lacrime. Mi copro il viso con le mani, trattenendo i singhiozzi e ripetendomi che d'ora in poi sarà diverso, che da adesso in avanti andrà tutto per il verso giusto. Prendo il cellulare tra le mani, apro il lettore musicale e non mi stupisco di vedere tutte le mie canzoni preferite al suo interno. Lei lo sapeva da tempo. Non ho idea di come possa anche solo abbozzare un sorriso, ma lo faccio nonostante tutto. Infilo le mie vecchie cuffie rosse nelle orecchie e schiaccio il tasto della riproduzione casuale. In my Blood mi fa subito pensare alla condizione in cui mi trovo: è come se stessi gridando aiuto ma senza aprire bocca; è come se cercassi aiuto, ma senza volerlo realmente. Perché sono fatta così, testarda e indipendente, un lupo solitario. Appoggio la testa contro il finestrino, senza mai guardare fuori. Almeno fino a quando la scritta sbarrata di Bushwick non compare all'orizzonte. *** Quando riapro gli occhi una luce diversa mi colpisce il viso, come se avessi dormito per un centinaio di anni ed ora mi trovassi in una nuova epoca. Mi sento così strana e diversa che, quando mi stacco appena dallo sportello del taxi per stiracchiarmi, mi viene un capogiro che mi costringe a chiudere forte gli occhi e a massaggiarmi le tempie. 《Siamo arrivati》mi avvisa il taxista, parlando con la sigaretta in bocca. Mi metto a quattro zampe sul sedile per guardare fuori dal finestrino, notando in questo modo la scritta "Beacon Hills" troneggiare sulla destra. Lancio un'occhiata all'orologio che tengo al polso, notando con piacere di aver dormito in abbondanza. Dopo soltanto cinque minuti, il taxi arresta la sua corsa di fronte ad una casa piuttosto isolata, di medio-grandi dimensioni, dalla quale vedo arrivare di fretta una donna molto bella: mia zia Melissa. 《Laura, tesoro!》Esclama avvicinandosi a braccia aperte, una volta scesa dall'auto. Mi tolgo il cappuccio dalla testa e abbasso le cuffie in modo tale da farle appoggiare al collo: afferro il mio unico bagaglio - un semplice zaino monocromatico - dal sedile accanto a quello su cui ero seduta io, per poi voltarmi verso Melissa forzando un sorriso. 《Ciao》gracchio con voce rauca e atona, come se mi fossi sforzata a parlare dopo molto tempo. Mia zia mi stringe subito in un forte abbraccio che non riesco a ricambiare appieno a causa di un vuoto enorme che mi si crea all'altezza dello stomaco. Il senso di incompletezza e quella strana sensazione di sentirmi fuori posto mi travolgono come un uragano dopo un periodo di secca. Tutto questo mi destabilizza, ma a rendermi più inquieta è il fatto di non saperne il motivo. 《Com'è andato il viaggio? Lungo immagino! Hai fame? Hai sete? Vuoi qualcosa di preciso?》Chiede a raffica mentre mi accompagna gentilmente lungo il vialetto di casa sua. "Fa troppe domande", penso subito tra me e me, trattenendomi dallo sbuffare e tirando un altro sorriso forzato sulle labbra. Poi si zittisce. Il suo sguardo cade sul mio zainetto quasi vuoto e lo stesso fanno i miei occhi. 《Hai soltanto quello?》 Chiede con una voce mista tra il preoccupato e lo sbalordito. Rifletto un attimo sulle sue parole, trovando strano il mio stesso comportamento: perché ho preso solo queste poche cose? Io ho così tanti vestiti nell'armadio della mia vecchia cameretta... Chiudo gli occhi e li stringo forte per cercare di ricordarmi, ma ogni sforzo risulta vano. Così mi ritrovo a fare spallucce senza niente da dire. 《Oh, non fa niente!》Esclama sorridente, 《rimedieremo!》. Saliamo sul pianerottolo davanti alla porta d'ingresso nello stesso istante in cui questa si apre, rivelando il volto di un ragazzo della mia età dalla carnagione olivastra, i capelli neri come la pece, gli occhi scuri e i vestiti larghi. Mi guarda sorridente, porgendomi la mano e presentandosi. 《Io sono Scott》esclama. 《È davvero un piacere conoscerti dopo tutti questi anni》. Continua a sorridere anche quando lo sguardo di sua madre puntato su di lui sembra pronto ad incenerirlo. Allungo il braccio per stringergli la mano, abbozzando un sorriso, ma quando la nostre dita entrano in contatto, una strana scossa mi percorre tutte le ossa costringendomi a ritirare la mano di colpo sotto gli occhi confusi di mio cugino. A Melissa nel frattempo, che sembra non essersi accorta di nulla, si illuminano gli occhi per qualche istante. 《Scott!》Richiama velocemente la sua attenzione per poi poggiare una mano sulla mia spalla.《Potresti accompagnarla tu a fare un po' di shopping!》. Deglutisco pesantemente. Questa è proprio una pessima idea. Odio stare in mezzo alla gente almeno tanto quanto odio stare al centro dell'attenzione. Lo guardo dritto negli occhi, cercando di fargli capire con un semplice sguardo qual è la mia opinione a riguardo, ma sembra semplicemente oltrepassarmi con lo sguardo. È possibile tutto questo? 《Potrei invitare anche Allison》bofonchia prima di annuire. Grandioso direi. 《D'accordo》Melissa riprende in mano la situazione, spostando ripetutamente lo sguardo da me a Scott e viceversa《ma prima ti mostriamo la tua camera, così avrai tempo di ambientarti》propone lei, ricevendo un movimento positivo del capo da parte mia come risposta. Scott apre la porta alle sue spalle, invitandomi ad entrare con un gesto del braccio e un sorriso caloroso sul viso. Ne abbozzo uno anche io, sentendo il mio corpo rabbrividire a quel semplicissimo gesto. Metto piede dentro casa, guardandomi un po' attorno: i miei occhi si focalizzano sulle scale posizionate sul lato sinistro dell'ingresso. Uno strano formicolio si impossessa del mio stomaco, facendomi intendere che quella disposizione mi è famigliare. In quel preciso istante, l'immagine di una casa simile a questa si materializza di fronte a me: le pareti dipinte di un arancione tenue, i pavimenti in legno, le scale ricoperte da un tessuto beige, un lampadario luminoso e i soffitti altissimi. Riesco a distinguere persino il profumo di una torta alle ciliegie e le risate di due ragazzine proprio come se mi trovassi lì. Capisco che si tratta soltanto di un'allucinazione quando quell'immagine sparisce, insieme a quel delizioso profumo e a quelle simpatiche voci. Insieme a loro scompare anche il sorriso che avevo in volto quando finalmente realizzo che quella era casa mia. Ma se era tutto così bello, perché ora mi trovo qui? 《Vieni, seguimi》la voce di Scott mi riporta con i piedi per terra, aiutandomi a liberare la mente da tutte le terribili domande e stranezze che mi saltano in testa. Annuisco, salendo le scale dietro di lui. Con un gesto istintivo appoggio la mano contro il muro e disegno un percorso, come se le mie dita potessero inciderlo sulla parete. La sensazione al contatto delle mie dita con l'intonaco è quella di affondare i polpastrelli in solchi già presenti sul muro, come se la mia mente mi stesse imponendo di ricordare qualcosa. Quando alzo lo sguardo noto gli occhi di Scott puntati sulla mia mano: è pietrificato e sconvolto. Abbasso lo sguardo a terra e, lentamente, ritiro il braccio fino a farlo ricadere lungo il mio fianco, ignara del perché mi abbia guardata in quel modo. L'aria sospetta non se ne va dal suo volto nemmeno quando apre la porta della mia stanza per farmici entrare. 《Ecco, questa è la tua stanza》esordisce con voce incerta, quasi fosse in soggezione.《Qui accanto c'è la mia, se dovessi avere bisogno di qualcosa... qualsiasi cosa》. Rimango confusa e anche un po' turbata dal tono che ha usato per sottolineare la frase. Cosa gli è preso? Ma soprattutto, cosa ho fatto di tanto strano da averlo sconvolto in questo modo? Annuisco, abbassando lo sguardo e notando il modo in cui inizia a sfregare le mani lungo i pantaloni della tuta. Poi mi lascia con un sorriso sbilenco. Sola nella mia nuova camera, mi siedo sul letto matrimoniale posizionato al centro della stanza, con un'ampia finestra sulla sinistra, una scrivania appena sotto e un armadio capiente sulla destra. A terra, invece, c'è un morbidisso tappeto azzurro che circonda il letto su tre lati. Apro lo zainetto e spargo i vestiti sul letto, contando tre felpe, due paia di jeans e tre t-shirt con qualche cosa di intimo. Tutto questo mi fa pensare che, prima di partire, in testa avevo un pensiero ben preciso: stare qui poco, forse il minor tempo possibile. Oppure ripartire da zero, mi suggerisce il mio sbuconscio. Ma se fosse davvero così, perché? Qual è il motivo che mi spinge a ripartire da capo? N on ho nemmeno il tempo di formulare l'ennesima domanda strana del giorno che la porta della stanza si spalanca all'improvviso, rivelando il volto di Scott in compagnia di due facce a me nuove. 《Laura》esordisce mio cugino, che sembra aver ritrovato il buon umore dopo il modo bizzarro con cui se n'è andato poco fa.《Lui è il mio migliore amico Stiles》dice indicando il ragazzo moro tagliato corto, dagli occhi di un color nocciola luminoso, che sorride alla sua destra. Poi il suo sguardo cade sulla ragazza alla sua sinistra: alta, snella, capelli castani, lunghi e mossi, un paio di occhi marroni e un sorriso pieno di dolcezza. 《E lei è Allison, la mia ragazza》I suoi occhi brillano come se avesse appena visto qualcosa di meraviglioso. Sorrido. 《Ragazzi, lei è mia cugina》questa volta si rivolge ai suoi due amici. 《Piacere》biascico, restando impalata di fronte a loro. Nervosa, inizio a tartassare i polsini della mia felpa preferita, mordendomi talvolta il labbro inferiore. Punto gli occhi sul ragazzo di nome Stiles che mi sorride, abbassando gli occhi a terra. Lo faccio anche io subito dopo, percependo le guance andare a fuoco e sentendo il mio stesso battito cardiaco accelerare. Sento uno sguardo puntato su di me e, quando alzo gli occhi, Scott mi guarda con un sorriso malizioso in volto che la dice lunga.

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Capitolo 2
*** Pronta per il tuo primo giorno di scuola? ***


Infilo l'ultimo quaderno in una borsa a tracolla che Allison mi ha obbligata a comprare ieri pomeriggio, quando l'occhio cade casualmente sulle cuffie appese al bordo del letto. Allungo un braccio e le prendo tra le mani, rigirandole tra le dita come se potessero parlarmi ma le mie orecchie non fossero in grado di sentire; come se volessero dirmi qualcosa ma in una lingua incomprensibile. Sbuffo, per poi posizionarle attorno al collo, già collegate con il cellulare che, oltre per la musica, non ho ancora avuto il coraggio di guardare. Qualcuno bussa alla porta della mia stanza. Alzo lo sguardo e subito incrocio gli occhi scuri di mio cugino, mentre si affaccia all'interno della mia stanza con un sorriso a trentadue denti sul volto. 《Sei pronta?》Chiede alludendo alla borsa che tengo ancora aperta sul letto. Tiro la cerniera e annuisco, raggiungendolo appena fuori da camera sua. Scendiamo le scale insieme, senza proferire parola, mentre il mio sguardo non riesce a fare a meno di ricadere su quella stessa parete accanto alle scale, come se anche quella cosa precisa fosse già presente nella mia testa, ma riposta in un reparto di cui non ho più le chiavi d'accesso. Scuoto il capo, scendendo le ultime scale, sforzandomi di guardare dritto davanti a me. 《Allora Laura, sei pronta per il tuo primo giorno di scuola?》La voce di zia Melissa mi distrae da tutti i pensieri che mi hanno affollano la mente da quando ho messo piede giù dal letto, facendomi tornare bruscamente alla realtà. Annuisco, seppur con lo sguardo perso nel vuoto. La vedo sorridere ancora più di prima. Dopodiché alza una mano davanti agli occhi di suo figlio, facendo scattare il mio udito, e di conseguenza il mio sguardo, sulle chiavi che scuote tra le dita. Quel trillo fastidioso mi costringe ad assottigliare gli occhi in due fessure. Scott afferra le chiavi dalla mano della madre, sbuffando un sorriso. 《Ti accompagnerà lui a scuola》dice Melissa, rivolgendo uno sguardo di rimprovero al figlio.《E tu: mi raccomando, quella macchina deve durare ancora per molto.》Poi gli spettina i capelli, mentre Scott ridacchia in imbarazzo. Abbasso lo sguardo per nascondere un sorriso, poi sbuffo una risatina quando mi accorgo delle guance rosse di Scott. 《Forza andate, o farete tardi!》Ridacchia infine Melissa, dando una pacca sulla spalla di Scott. Una volta salutata la zia, usciamo di casa e saliamo subito in auto. Scott ingrana la marcia, mentre allaccio la cintura e mi sistemo sul sedile, guardando lo specchietto retrovisore come ad osservare qualcosa alle nostre spalle. 《Allora》canticchia, tenendo gli occhi puntati sulla strada,《cosa mi racconti?》 Faccio spallucce, abbassando lo sguardo sulle mie mani che si intrecciano nervosamente.《Cosa vuoi sapere?》 Scott emette uno strano verso buffissimo dalle labbra e, quando mi volto a guardarlo con un sorrisetto divertito, un'espressione pensierosa troneggia sul suo volto. 《Com'era la tua vita a...》 《Bushwick?》completo la sua domanda in un sussurro, riportando lo sguardo sulle dita delle mie mani e strappando alcune pellicine con le unghie. 《Sì, Bushwick...》borbotta sovrappensiero, dedicandomi poi uno sguardo fugace in attesa di ricevere una risposta da parte mia. 《Beh, normale》mormoro restando sul vago,《non avevo molti amici... in effetti, ne avevo una, si chiamava Lydia.》 Scott mi interrompe bruscamente, come se si fosse appena risvegliato da un brutto sogno.《Hai detto Lydia?》Chiede poi sorpreso. Intanto il suo viso si gira di scatto nella mia direzione. Annuisco e continuo, ignorando l'espressione strana che aleggia sul suo volto anche dopo essere tornato a guardare la strada. 《Le piaceva la musica ed era un'ottima cantante, sì.》E in quel preciso istante nella mia testa si materializza come una specie di flashback che mi riporta alla mente alcuni ricordi. Eravamo a casa mia, una delle tante sere in cui mio padre invitava Lydia a cena per poi sentirla cantare sopra le note di una stupenda melodia suonata dal pianoforte. Ricordo la sua voce candida e soave, proprio come se stesse cantando qui di fianco a me, in questo momento. 《Forza Laura, unisciti a noi》 mi incoraggia Lydia, riprendendo a cantare. Io ridacchio, in completo imbarazzo, mentre tento in ogni modo di convincerla che non sono capace a cantare. Ma tutto questo dura soltanto una manciata di secondi, il tempo che percorriamo prima che davanti ai nostri occhi appaia un enorme edificio dai colori che vanno dal blu al beige con la scritta "Beacon Hills High School" che troneggia all'entrata. Mi accorgo solo ora del battito del cuore accelerato, del respiro affannato, della  mano che stringe forte la maniglia della portiera, così forte da sentire il metallo sgretolarsi sotto la mia stretta, e della voce di Scott che richiama il mio nome. 《Laura? Va tutto bene?》Chiede preoccupato, inclinando la testa davanti ai miei occhi. Di nuovo mi investe quell'ormai familiare senso di smarrimento che mi provoca una leggera nausea, come se qualcosa mi stesse sfuggendo. Qualcosa che ho esattamente lì, davanti al naso, sulla punta della lingua. Quando la sua mano sfiora il mio braccio, sussulto, facendolo arretrare. Annuisco freneticamente, bofonchiando:《sì, sto bene》prima di scendere dall'auto in modo definitivo. Chiudo la portiera al mio fianco, sentendo lo sguardo di mio cugino posato su di me: sembra preoccupato e allo stesso tempo allarmato. O almeno lo deduco dopo aver visto il cipiglio che domina il suo viso e il modo in cui i suoi occhi mi guardano. Prendo l'ennesimo respiro profondo, passando una mano tra i lunghi capelli castani. Afferro poi la borsa con più decisione e mi volto verso Scott, ora di fianco a me, annuendo con finta sicurezza. Lui mi sorride in modo forzato, ma apprezzo comunque il fatto che non abbia azzardato ad aggiungere altro. Inizio a camminare dietro di lui, guardandomi attorno spaesata e cercando il più possibile di evitare gli sguardi degli altri. Questo, fino a quando una mano non si avvolge attorno al mio braccio, costringendomi ad alzare gli occhi su mio cugino. 《Tranquilla, andrà tutto bene》mi sorride, cercando di rassicurarmi. Una volta raggiunta la porta di un'aula, una domanda mi sorge spontanea. 《Scott, ma... non dovrei andare dal preside a...》La mia frase resta in sospeso, quando, dall'angolo del corridoio, vedo sbucare una testa di capelli mori scompigliati che si dirige a grandi falcate verso di noi. Scott sposta i suoi occhi nella stessa direzione in cui sono puntati i miei, sorridendo maliziosamente mentre sposta il suo sguardo da me a Stiles e viceversa. 《Ciao amico》saluta Scott con un pugno amichevole.《Ciao Laura》mi rivolge subito un sorriso. La voce mi si blocca in gola, impedendomi di emettere qualsiasi tipo di suono. Perciò alzo la mano e la scuoto, salutandolo con quel semplice gesto. Sento Scott trattenere a stento le risate, abbassando la testa e portandosi una mano davanti alla bocca. 《Ti accompagnerà Stiles!》Esclama, iniziando ad allontanarsi per raggiungere Allison, apparse in questo istante in fondo al corridoio. 《Cosa?》Esclamiamo io e il moro all'unisono. Ma ormai è già troppo lontano per poterci sentire. 《Questa me la paghi Scott》bisbiglia, ignorando la distanza che ormai si è creata tra i due. Nonostante questo, noto comunque con gran sorpresa che Scott, ormai accanto ad Allison, lancia un'occhiatina divertita all'amico di fronte a me. Strano. Non può averlo sentito... Stiles si passa una mano tra i capelli in evidente imbarazzo, prima di schiarire la voce.《Allora, so che il preside è già stato avvisato del tuo arrivo》Sposta lo sguardo sulle mie mani, in cui tengo stretto il foglio con i corsi da frequentare che mi ha lasciato Melissa ieri sera prima di andare a dormire.《E vedo che hai già l'elenco dei tuoi corsi, perfetto!》Esclama infine, 《allora possiamo accomodarci...》Sbircia un attimo sul mio foglio prima di concludere con:《nell'aula di storia!》 Mi fa cenno di entrare nella stanza di fronte a noi, quindi lo precedo entrando in classe. Subito gli sguardi di tutti gli alunni già seduti si puntano su di me come attratti da una calamita. Stringo più forte la presa sulla tracolla della borsa, affondando le unghie nel tessuto di cuoio, quasi a volerlo perforare. Stiles mi passa accanto, sorridendomi e facendomi ora cenno con la testa di seguirlo. Ubbedisco e, senza farmelo ripetere due volte, lo seguo a testa bassa per evitare ogni tipo di contatto visivo con le altre persone presenti nell'aula. Essere la nuova arrivata fa schifo. Vedo Stiles sedersi nel penultimo banco infondo all'aula, sistemando carta e penna sulla superficie ruvida del tavolino. Resto in piedi immobile per qualche secondo, facendo vagare lo sguardo per tutta la classe in cerca di un banco libero che non sia troppo evidente: non mi piace stare al centro dell'attenzione. Il mio sguardo viene catturato da un banco accanto alla finestra da cui si riesce perfettamente a vedere l'intero parcheggio della scuola. Solo dopo aver mosso qualche passo nella sua direzione mi accorgo che si tratta proprio del banco di fianco a quello di Stiles. Mi siedo quindi a quel posto, sorridendo al mio nuovo amico. Estraggo il libro di storia dalla borsa e sistemo ordinatamente tutto il materiale sul banco. Sposto poi lo sguardo fuori dalla finestra, perdendomi nei miei pensieri e ripensando al motivo per cui mi trovo qui, ora. Appoggio il gomito sulla superficie fredda del banco e il mento sul palmo della mano, facendo in modo che il mio braccio sorregga la mia testa. Di punto in bianco qualcuno si schiarisce la voce, attirando la mia attenzione.《Questo è il mio banco.》 Sposto gli occhi su colui che mi sta parlando, ritrovandomi davanti un ragazzo tagliato corto, con un ciuffo biondo scuro appena accennato, gli occhi grigi e la mascella ben delineata. Forse, in un'altra vita, mi sarebbe anche potuto piacere. Ma solo esteticamente. 《Jackson, lasciala in pace》sbuffa Stiles, rigirandosi una penna tra le dita. 《Zitto Stilinski!》Sputa in modo velenoso il ragazzo in piedi di fronte a me, riportando poi lo sguardo sulla sottoscritta. 《Non mi sembra di aver visto il tuo nome scritto da qualche parte》sussurro con la voce leggermente roca, fissando i miei occhi dello stesso colore del ghiaccio nei suoi, restando seria e alquanto impassibile. Lui sbuffa un ghigno che ben presto gli contorna il volto per intero. Poi appoggia le mani sul bordo del banco, avvicinandosi pericolosamente a me. 《Stai a sentire, bellezza》esordisce a voce bassa, senza staccare gli occhi dai miei e senza togliere quello stupido ghigno dalle labbra,《il fatto che tu sia nuova qui, non ti dà alcun privilegio.》 Si interrompe non appena una mano gli si posa sulla spalla, costringendolo a voltarsi. 《Lasciala in pace, Jackson.》La voce di Scott suona dura e pacata mentre pronuncia quelle parole. 《Che c'è McCall? È la tua nuova fidanzatina? Allison ha finalmente capito quanto sei sfigato?》Ridacchia di fronte alle sue stesse stronzate. Scott serra la mascella e assottiglia gli occhi a due fessure, fissando Jackson con sguardo duro e minaccioso. Stringe la mano a pugno con tanta forza che le nocche si impallidiscono in una frazione di secondi. Prende dei lunghi respiri profondi per rallentare il battito cardiaco accelerato. 《È mia cugina》sibila Scott a denti stretti. Il ragazzo dagli occhi grigi scoppia a ridere dal nulla, facendo corrugare la fronte sia a Scott che a me. Poi smette improvvisamente e scrolla le spalle, liberandosi della mano di mio cugino e voltandosi di nuovo verso di me. 《Un'altra McCall》dice con un tono di disprezzo nella voce e un sorriso schifato sul volto.《Non finisce qui.》Mi rivolge un'occhiata fugace, prima di allontanarsi e sedersi da un'altra parte, il più lontano possibile da me. Deglutisco, tornando a guardare fuori dalla finestra, ma uno sguardo che persiste nel fissarmi mi costringe a voltarmi. Non appena i miei occhi incrociano i suoi, Stiles ritorna a fissare il suo quadernetto, torturando il tappo della sua penna con i denti. Anche distolgo lo sguardo, senza riuscire però a far finta di niente. Mi mordo il labbro inferiore per cercare di nascondere il sorriso che si è creato sulle mie labbra e per evitare che qualcuno - chiunque - possa vedere le mie guance arrossate. *** Quando la campanella suona, tempo qualche secondo e la classe si svuota completamente. Sistemo quindi tutte le mie cose nella borsa prima di avviarmi anch'io verso la porta. 《Signorina McCall?》Mi richiama il professore prima che riesca a varcare la soglia della porta.《Le consiglio di passare dalla consulente scolastica il prima possibile per l'assegnazione dell'armadietto》mi informa con un sorriso di circostanza. 《La ringrazio》rispondo a bassa voce, accennando un sorriso tirato, per poi uscire dalla classe di storia. Un rumore di chiavi mi giunge alle orecchie in modo amplificato, facendomi quasi male: per questo mi copro le orecchie con entrambe le mani per azzerare quel suono fastidioso, stringendo gli occhi per il dolore. 《Laura, tutto bene?》 Sussulto, aprendo di scatto gli occhi nel sentire la voce di Stiles. La prima cosa che noto e che cattura la mia attenzione sono le chiavi che tiene in mano, le stesse che devono aver provocato quel suono. Sposto di scatto lo sguardo sui suoi occhi, annuendo frettolosamente.《Cosa sono?》Riporto le braccia lungo i fianchi, torturandomi le mani per l'imbarazzo. 《Oh, queste?》Chiede scuotendo di nuovo le chiavi, facendomi chiudere un occhio per il rumore fastidioso. Annuisco.《Sono le chiavi del tuo armadietto》dice, come se nulla fosse. Aggrotto la fronte.《E perché ce le hai tu?》Domando perplessa, aspettando una sua risposta. Lui sembra rimanere spiazzato dalla domanda, tant'è che si passa una mano tra i capelli in evidente imbarazzo.《Oh, beh vedi, la signorina Monroe ti stava cercando per dartele... io ho visto che stavi parlando con il professore... così ho pensato di prenderle per te!》Esclama balbettando di tanto in tanto. Abbasso lo sguardo per nascondere il sorriso che mi si è creato sul viso, poi lo alzo di nuovo per guardarlo negli occhi, mordendomi il labbro inferiore.《Grazie》 dico arrossendo. Allungo le mani per afferrare le chiavi e quando le nostre mani entrano in contatto, una specie di scossa, simile ad una scarica elettrica, mi percorre il braccio fino ad attraversare la schiena, facendo rabbrividire tutto il mio corpo. Ci guardiamo rapidamente negli occhi, poi con un movimento rapido ed improvviso anche per me, prendo le chiavi tra le dita, abbozzando un sorriso e cercando di nascondere il meglio possibile il rossore alle guance. Stiles scuote la testa, sorridendomi a sua volta con una strana espressione sul viso. Camminiamo lungo il corridoio in silenzio, uno di fianco all'altra, mentre attorno a noi tutti gli altri studenti chiacchierano tra di loro, ridono, scherzano e si avviano verso le rispettive aule. 《Adesso che lezione abbiamo?》Chiedo cercando il foglio con scritto l'orario da seguire nella borsa. Stiles appoggia la mano sulla mia, al che blocco immediatamente la ricerca, immobilizzandomi sul posto. Alzo gli occhi fino ad incontrare i suoi, accorgendomi del sorriso appena accennato sul suo volto.《Economia》e con un cenno del capo indica la porta alla nostra sinistra. Annuisco, sfilando la mano dalla borsa. Mi fa cenno di precederlo ancora una volta, così mi avvio verso l'aula seguita a ruota da Stiles. Ma non appena varco la soglia d'ingresso, un secchio pieno d'acqua gelata mi si rovescia in testa, bagnandomi  da capo a piedi. La borsa con dentro libri e quaderni mi scivola dalla spalla, cadendo a terra con un tonfo che rimbomba persino nelle mie orecchie, accompagnato dalle risate di sottofondo di tutti i miei nuovi compagni che hanno assistito alla scena. Avvicino le mani al viso per spostare i capelli bagnati che mi oscurano la visuale, sentendo uno strano formicolio alle mani. Il battito cardiaco aumenta e il respiro mi si spezza in gola. Infine una voce giunge alle mie orecchie chiara e nitida rispetto a tutto il frastuono che mi circonda: mi sussurra qualcosa, quasi di sfuggita.《E questo è solo l'inizio, McCall.》 Una volta spostati i capelli dal viso vedo l'intera classe sbellicarsi dalle risate. Ridono di me. E come biasimarli? Una lacrima riga il mio volto, ma fortunatamente nessuno se ne accorge, in quanto si confonde con le gocce d'acqua che ricadono ancora su tutto il mio corpo. Mi giro di scatto ed esco dalla classe come un fulmine senza prestare attenzione a quello che mi circonda. In questo modo finisco per dare involontariamente una spallata a Stiles. Lo sento chiamare più volte il mio nome - e sono certa che non si tratti dello scontro fisico - ma la sua voce arriva alle mie orecchie lontana e ovattata, come se fosse distante anni luce da me. Cammino a passo svelto per i corridoio semi deserti della scuola, quasi correndo, con gli occhi appannati a causa delle lacrime che si mischiano in continuazione all'acqua gelata che mi riempie il corpo di brividi. Quasi giunta a destinazione, mi scontro un'altra volta con qualcuno. 《Laura?》 Riconosco subito la voce di Scott, ma non lo guardo neanche. Non gli lascio neppure il tempo di aprire bocca una seconda volta. Lo supero rapidamente, sentendo però il suo sguardo bruciare imperterrito sulla mia schiena. Raggiungo i bagni delle ragazze e mi chiudo dentro ad uno di essi. Lascio quindi libero sfogo alle lacrime che sgorgano dai miei occhi come fiumi in piena, trattenendo solo i singhiozzi. Vengo comunque scossa dai brividi, che mi rendono difficile rallentare il battito cardiaco. Ho come un flashback istantaneo, un déja-vù che fa accendere una lampadina nella mia testa, come se questo momento fosse qualcosa di famigliare. Il rumore della porta del bagno che sbatte mi impedisce però di mettere a fuoco il ricordo che si stava manifestando nella mia mente. 《Laura》sento la voce di Allison chiamare il mio nome da qui fuori.《Laura, lo so che sei qui dentro... per favore, esci》mi scongiura.《Ho un cambio qui con me.》 Asciugo il naso colante e mi passo una mano sul viso in un goffo tentativo di asciugare le guance: non che possa pretendere che non noti gli occhi rossi - so bene che non è cieca - ma ora l'ultima cosa di cui ho bisogno è di uno sguardo compassionevole che mi farebbe sentire debole. Faccio scattare la serratura ed apro la porta, rivelandomi ad Allison, la quale mi guarda dolcemente e con un leggero sorriso che le illumina il volto. Non un sorriso strafottente e divertito, ma un semplice sorriso sincero e carico di affetto. 《Tieni》Mi porge i suoi vestiti in modo che possa cambiarmi.《Jackson sa essere davvero stupido, ma stavolta ha oltrepassato il limite.》 Infilo i vestiti asciutti, notando che i jeans, al contrario della felpa, sono molto attillati, poi esco di nuovo dal bagno. Allison mi dedica un'altra occhiata e sorride, forse per la felpa azzurra un po' larga. 《Non sarà la maglietta dei Nirvana che indossavi, ma-》 La interrompo dicendo:《va benissimo... adoro le felpe》sorridendo. Strofino le mani sul volto, mentre Allison estrae qualcosa dalla sua borsa, causando la mia espressione perplessa. 《Correttore e mascara!》Esclama mostrandomi i due prodotti che tiene fieramente tra le mani.《I migliori amici di una ragazza!》 Sorrido. Per la prima volta dopo tanto tempo sento di aver finalmente ricominciato ad avere dei sentimenti: è come se il mio cuore avesse appena provato a sciogliere quel cubetto di ghiaccio che lo racchiudeva. Come se da troppo tempo avessi impedito a chiunque il suo accesso. Ma per quale motivo si è formato uno scudo attorno ad esso?

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Capitolo 3
*** Non era solo un'allucinazione ***


Chiudo la portiera dell'auto poco prima che Scott faccia lo stesso. Saliamo i gradini per raggiungere l'ingresso di casa e, una volta giunti davanti alla porta, afferro la maniglia. Prima che possa abbassarla, però, la mano di Scott si posa sulla mia, facendomi voltare di scatto verso di lui. 《Sicura di stare bene?》Chiede preoccupato, fissando i suoi occhi scuri nei miei. Abbasso lo sguardo sulla sua mano che stringe la mia, sentendo una strana scossa derivante da quel contatto. La ignoro per tornare a guardare mio cugino. Accenno un sorriso, annuendo.《Sto bene》sussurro a voce più alta rispetto al mio solito. Lui sorride di rimando, mollando la presa sulla mia mano e permettendomi quindi di aprire la porta. Non facciamo in tempo a mettere piede in casa che Melissa è già di fianco alla porta, pronta ad accoglierci con il suo solito dolce e caloroso sorriso sulle labbra.《Ciao ragazzi!》Esclama vedendoci entrare dalla porta. Sbatto i piedi sullo zerbino più volte prima di alzare lo sguardo e notare che gli occhi di mia zia sono puntati su di me. Mi guardo attorno più volte, controllando sia a destra che a sinistra che il suo sguardo sia rivolto proprio a me. 《Com'è andato il tuo primo giorno, Laura?》Domanda emozionata e impaziente di sentire il resoconto della mia mattinata. Abbasso lo sguardo sulla felpa che indosso e noto che le punte dei capelli non si sono ancora completamente asciugate. 《Domanda di riserva?》Tento di sviare il discorso come meglio posso, forzando un sorriso e improvvisando una risatina nervosa. Il suo sguardo si rabbuia immediatamente. Poi rivolge un'occhiata al figlio.《Cos'è successo?》 《Lui non c'entra niente》intervengo in sua difesa, guadagnandomi un abbozzo di sorriso da parte di mio cugino. 《È stato Jackson.》Digrigna i denti nel pronunciare quel nome, provocandomi un leggero fastidio.《Da quando Lydia si è trasferita non le perdona a nessuno.》 Il viso di Melissa si incupisce per qualche secondo, poi ritorna l'espressione da mamma iperprotettiva nei confronti dei suoi pargoli. Tutto questo mi fa sorridere, ma non mi impedisce di rimanere sconvolta dal nome che ha utilizzato: Lydia. Una strana coincidenza? 《Oh, questo però non gli dà il permesso di tormentare gli altri, specialmente se-》 Le poso una mano sulla spalla e lei si interrompe, puntando il suo sguardo alterato su di me. 《Non è successo niente, davvero》la rassicuro con un sorriso forzato.《Al massimo mi verrà un raffreddore》minimizzo, alzando le spalle con un movimento rapido e breve. Scott mi imita, appoggiando la sua mano sulla spalla libera di Melissa, e il suo sguardo stavolta si punta sul figlio. 《Non ti verrà nemmeno quello》sorride guardandomi.《Hai davanti a te l'infermiera più brava di tutta Beacon Hills!》 Melissa accenna un rossore sul viso in seguito al complimento del figlio. Gli scompiglia poi i capelli con la mano sinistra, facendoci ridere tutti. 《Io vado a farmi una doccia》affermo, avvisando tutti. Sia Scott che Melissa annuiscono, salutandomi nel preciso istante in cui la mia mano si allontana dalla spalla della zia per iniziare a salire le scale. Una volta arrivata in camera mia, lascio cadere la borsa a terra accanto alla scrivania, apro la finestra per far circolare un po' d'aria fresca e prendo gli asciugamani che Melissa mi ha lasciato ai piedi del letto, diretta in bagno. Tolgo la felpa azzurra senza cappuccio, piegandola meglio che posso e posandola sul ripiano accanto al lavandino. Sfilo i jeans, riponendoli subito sopra la felpa. In piedi davanti allo specchio, mi ritrovo a fissare i miei occhi azzurri come il ghiaccio, come se potessero parlarmi. Ma la mia concentrazione viene meno quando il mio sguardo viene catturato da una cicatrice che percorre per il largo quasi tutta la mia pancia. Cinque strisce sottili ben delineate. Deglutisco. Da quando ho questa cicatrice? In che occasione me la sono procurata? Perché non me lo ricordo? La mano destra scivola d'istinto sul mio stomaco e traccia lo stesso segno disegnato dalle cicatrici, perfettamente compatibili con le mie cinque dita. Mi butto sotto il getto tiepido della doccia prima di impazzire, cacciando via per qualche istante tutti i pensieri che in questo momento mi affollano la testa. O almeno è quello che tento di fare. Una volta uscita dalla doccia, avvolgo un asciugamano attorno al corpo e in uno racchiudo i capelli, in modo da non doverli poi asciugare con il phon. Prendo il pigiama che ho comprato ieri con i ragazzi da sotto il cuscino e lo indosso velocemente, prima che qualcuno possa entrare nella stanza o solamente passare in corridoio. Poi chiudo la porta della mia stanza, afferro le cuffie dalla borsa, sperando che la grande trovata di Jackson di stamattina non le abbia rotte, e il cellulare dalla scrivania. Mi siedo sul letto, appoggiando la schiena contro la spalliera e infilando le cuffie nelle orecchie. Faccio scorrere le canzoni nel lettore musicale, ma alla fine opto per la riproduzione casuale. Appoggio la testa al muro, cullata dal suono delle mie canzoni preferite. Un'idea spunta all'improvviso nella mia testa: afferro di nuovo il cellulare e inizio a rovistare su di esso come non avevo ancora avuto modo di fare. Cerco tra le immagini e subito mi balzano agli occhi alcune delle foto di una delle tante estati passate al lago con i miei genitori e i miei nonni, morti circa cinque o sei anni fa: in una di queste siamo ritratti io, mia madre e mio nonno con in mano un pesce enorme ancora agganciato all'amo. Come dimenticarsi i weekend di pesca con il nonno! Sono i ricordi più belli e felici che ho di lui. Al solo pensiero, i miei occhi si inumidiscono e un sorriso spunta sulle mie labbra. Scorro le immagini per altri cinque minuti, notando che nessuna di queste ritrae tutti al completo. Finché non ne arriva una che attrae la mia attenzione: questa foto ritrae mio padre con me seduta sulle ginocchia. La cosa che mi colpisce in modo particolare sono i meravigliosi occhi dello stesso colore dell'oceano che ho preso proprio da mio padre resi irriconoscibili da una forte luce che li colpisce. Faccio scorrere ancora le foto e in tutte quelle che lo ritraggono - le poche che trovo - i suoi occhi sono illuminati da questa strana luce che impedisce di distinguerne non solo il colore, ma anche la forma. Blocco lo schermo e appoggio la testa contro il muro, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal suono dolce e melodico della voce di Shawn Mendes in Memories, cercando per un attimo di spegnere la mente e tutti i pensieri che vi circolano all'interno. Sto per prendere sonno quando un rumore, seguito da dei lamenti, mi fanno spalancare di scatto gli occhi. Nonostante abbia le cuffie nelle orecchie, riesco a distinguere perfettamente il rumore di una finestra che sbatte piano contro la parete, il vento che, soffiando impetuoso, fa oscillare i rami delle piante contro il muro della casa e il suono dei gemiti di dolore di un ragazzo. Questi ultimi sono ovattati dalla distanza, ma credo di sapere chi li stia emettendo. Mi alzo dal letto con movimenti lenti, cercando di fare meno rumore possibile. Fermo la musica e abbasso le cuffie in modo tale da far circondare loro il mio collo e infilo il cellulare nella tasca dei pantaloni del pigiama. Cammino di soppiatto, con passo felpato e leggero, quasi scivolando sul pavimento in parquet per evitare che quest'ultimo inizi a scricchiolare sotto il peso del mio corpo. Apro la porta della mia stanza stando attenta a richiuderla alle mie spalle per evitare che il vento la faccia sbattere, e cammino silenziosamente per quel tratto di corridoio che separa la porta della mia camera da quella di Scott. Mano a mano che mi avvicino alla sua stanza, sento i gemiti crescere di intensità, pur restando silenziosi e pacati. Le uniche cose che le mie orecchie riescono a percepire, oltre ai lamenti, è il battito calmo del mio cuore e i miei respiri leggermente irregolari. Arrivo davanti alla porta della stanza di mio cugino e mi appiattisco contro di essa, notando con piacere che non è chiusa del tutto: questo spiraglio mi dà infatti la possibilità di vedere la luce della luna che trapela delicata nella stanza, illuminando il corpo di Scott, aggrappato al bordo del suo letto. Aguzzo la vista e i miei occhi cadono sul suo addome: il braccio con cui non si sostiene al letto gli circonda lo stomaco, ma quello che fa scattare i miei sensi è il sangue che macchia sempre di più la sua maglia proprio nel punto in cui preme. Sento il mio cuore iniziare a battere sempre più forte nel petto e il respiro diventare irregolare, molto più affannato del solito. L'unica emozione che mi pervade è la preoccupazione. A quel punto, afferro la maniglia e spalanco la porta, seppur tenendola con la mano per non farla sbattere e non svegliare Melissa. Anche se forse servirebbe proprio il suo aiuto adesso. Le mie labbra si muovono prima che possa pensarci due volte e un sussurro esce dalla mia bocca.《Scott!》Grido sottovoce. Richiamato dalla mia voce, seppur quasi impercettibile, il suo volto si gira di scatto verso di me. In quel momento il mio cuore perde un battito. La sua fronte è più prominente del normale, i canini lasciano spazio a delle lunghe zanne affilate, le orecchie sono appuntite, le basette gli arrivano quasi al mento, le sue dita terminano con artigli affilati al posto delle unghie e gli occhi che vedo sul suo viso non sono più i soliti occhi scuri e profondi, bensì gialli, un giallo lucente. Spalanco gli occhi e arretro di un passo. Nella mia testa compare infatti un'immagine molto simile a ciò che sto vivendo adesso, solo poco nitida, poco precisa. Vedo un lupo con gli stessi occhi lucenti di Scott, le zanne, gli artigli. Ma quello che vedo è un vero e proprio lupo che avanza con rapidità e ferocia verso di me. Anche questa visione, come le altre precedenti, dura soltanto pochi secondi: il tempo di togliermi il fiato e farmi scoppiare la testa per cercare di ricordare. Le mie gambe cedono sotto il peso del mio corpo e cado a terra come un sacco di patate, scioccata e incredula per tutto quello che ho visto. I miei occhi, ancora totalmente spalancati, sono adesso puntato nel vuoto per fissare quell'immagine nella mia testa. 《Laura》sussurra Scott, allungandosi verso di me. Punto i miei occhi su di lui, ora tornato ad avere le sue solite sembianze umane, mentre allunga una mano verso di me per aiutarmi ad alzarmi. La fisso per qualche secondo, allibita, indecisa se afferrarla o meno. Sollevo di nuovo lo sguardo, con una lentezza estrema, incontrando il suo e restando impalata per qualche istante, terrorizzata dal solo pensiero di ciò che i miei occhi hanno appena visto. I suoi occhi scuri e sinceri però mi trasmettono sicurezza: così afferro la sua mano, stringendola forte nella mia, quasi come se ammettessi implicitamente di non temerlo. Si siede sul bordo del letto, proprio dove prima aveva appoggiato la mano per reggersi in piedi, strofinando entrambe le mani sul suo volto. Mi fa poi cenno con la mano di sedermi accanto a lui. Mi avvicino, intenzionata a sedermi, ma i miei occhi vengono catturati dalla ferita quasi totalmente ricucita sul suo torace. Perciò mi inginocchio di fronte a lui, chiedendo con uno sguardo il permesso e allungando subito dopo la mano verso la ferita con movimenti lenti e cauti. Non appena le mie dita sfiorano la sua pelle, sento il tessuto sotto di esse che si richiude e si cicatrizza nel giro di pochi secondi. 《Non era una ferita profonda》borbotta Scott, catturando la mia attenzione. Lo osservo attentamente, come quando si analizza un esperimento scientifico, riuscendo a percepire la sua menzogna. Di nuovo mi fa cenno di sedermi accanto a lui, con un sorriso di circostanza disegnato sul volto. Questa volta però decido di dargli retta e mi siedo di fianco a lui, pronta ad ascoltarlo. 《Quindi... tu sei un...?》Sussurro guardandolo dritto negli occhi, non riuscendo a fare altrimenti. Lui annuisce, avendo già capito cosa volevo dire. Un licantropo. Mio cugino è un lupo mannaro. Vedo le sue sopracciglia aggrottarsi in un cipiglio mentre osserva le cuffie che tengo attorno al collo, pensando.《Tu ascoltavi la musica?》Domanda con quel suo cipiglio confuso stampato in volto. Annuisco. 《E come sei riuscita a sentirmi?》 Faccio spallucce, arrotolando il cavetto delle cuffie attorno all'indice.《Ho sempre avuto un udito particolarmente sviluppato, sin da bambina》rispondo con sufficienza, pensando che sia una cosa normale e per nulla ecclatante: mia madre è una specialista e mi ha raccontato che ci sono pochissime persone che hanno la fortuna di possedere un udito come il mio, ma la possibilità c'è, seppur bassa. Scott sembra pensarci su ancora un po', prima di chiudere gli occhi e concentrarsi su qualcosa. Mi guardo attorno per captare qualcosa di insolito, ma non percepisco nulla di strano. Apre bocca più volte, e altrettante la richiude senza dire nulla, facendo aumentare il mio cipiglio e allo stesso tempo anche la mia preoccupazione. 《Tu》inclina la testa di lato, assottigliando lo sguardo,《tu non ti sei spaventata da me, per prima... non del tutto almeno, dico bene?》 Deglutisco pesantemente, avendo già intuito dove intende andare a parare. Solo non riesco a capire come abbia fatto a capirlo. Sposto lo sguardo sulle mie mani che si intrecciano a causa del nervosismo e scuoto la testa in tutta sincerità. Poi prendo un respiro profondo e decido di raccontargli tutto.《Quando ti sei girato verso di me, ho avuto una strana sensazione》spiego,《come se avessi già visto una creatura come te, o comunque qualcosa di simile.》 Faccio una breve pausa, recuperando dall'archivio che è la mia memoria quella bizzarra allucinazione che ho avuto poco fa.《Davanti ai miei occhi è comparsa un'immagine: era un lupo molto simile a te, ma interamente ricoperto dal pelo e... i suoi occhi erano arancioni e... lucenti!》 《Ma non è possibile》farfuglia tra sé e sé scuotendo la testa.《Magari è stata un'allucinazione o... o...》 Gli afferro la mano, facendolo voltare di scatto nella mia direzione. I suoi occhi si puntano immediatamente nei miei. 《Non era un'allucinazione Scott, ne sono sicura》sussurro sostenendo il suo sguardo. Deglutisce.《E come fai ad esserne sicura?》 《Perché quello che mi ha spaventata》ispiro profondamente,《è stato il suo ruggito che mi rimbombava nelle orecchie.》

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Capitolo 4
*** In bocca al lupo bellezza ***


Scott Faccio scattare il lucchetto del mio armadietto, aprendolo per poterci lasciare  il libro di chimica, mentre ascolto le teorie del mio migliore amico. 《Stiles, te l'ho detto: non lo so》ripeto sull'orlo dell'esasperazione.《Non ho idea di cosa abbia visto o sentito, non ho mai sentito parlare di un lupo dagli occhi arancioni e lucenti.》 Stiles alza il dito e apre bocca, ma lo precedo per zittirlo. 《Questo non significa che sia pazza》dico in sua difesa, sbattendo l'antello dell'armadietto. Poi abbasso lo sguardo a terra, pensieroso.《Ho controllato il suo battito》confesso,《era accelerato, ma non perché mentiva.》Sollevo di nuovi lo sguardo verso il mio amico.《Aveva paura di ciò che ha ricordato.》 《Quindi le credi?》Domanda stizzito, tornando a camminare al mio fianco lungo il corridoio, guardandomi di traverso. Annuisco con un sospiro. 《E la aiuteremo anche, non è così?》Più che una domanda, il suo sembra più un atto di reso. 《Ovviamente sì!》Ribatto svoltando l'angolo. Laura 《Questo è lo spogliatoio di noi ragazze》mi guida Allison, aprendo la porta davanti a me.《Non lo usiamo molto spesso, se non per le ore di educazione fisica. Di solito non ci iscriviamo a... crediti extrascolastici sportivi.》 Il suo tono di voce suona tanto interrogativo quanto confuso e allo stesso tempo sembra stupita della mia scelta: con tutte le attività extrascolastiche più leggere e divertenti presenti nel programma di quest'anno, ho scelto proprio quella più lunga e stancante. Faccio spallucce, appoggiando il mio borsone su una delle panchine per poi voltarmi di nuovo verso di lei.《Mi piace tenermi occupata e in allenamento, tutto qui》rispondo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Sospira, arrendendosi con un sorrisetto insicuro sul volto e appoggiando la borsa accanto alla mia. La osservo mentre si toglie la giacchetta di pelle e si lega i capelli in una coda di cavallo, sistemandoli bene indietro con un cerchietto rosa. 《Non devi farlo per forza》 sussurro abbassando lo sguardo sulle stringhe delle scarpe che sto allacciando.《Posso farlo anche da sola.》 Si avvicina a me, appoggiando una mano sulla mia spalla. Si inginocchia e mi sorride.《Lo faccio con piacere》dice affettuosamente. Toglie la mano dalla mia spalla e si rimette in piedi proprio di fronte a me.《E poi, non potrei mai lasciarti affrontare un gruppo di ragazzacci incalliti tutta da sola!》Esclama con un gran sorriso. Ci guardiamo per un istante negli occhi prima di scoppiare entrambe a ridere. Una risata talmente naturale e genuina che mi riporta automaticamente indietro nel tempo, facendo venire a galla i bellissimi pomeriggi passati in compagnia della mia migliore amica Lydia. Interrompo di punto in bianco le mie risate e fermo per un secondo lo sguardo su Allison che, nel frattempo, si è già incamminata tutta sorridente lungo il corridoio. Allora è così che ci si sente ad avere di nuovo un'amica, qualcuno al proprio fianco che, pur di vederti felice, farebbe l'impensabile. Sembra passato così tanto tempo dall'ultima risata che ho fatto con Lydia che non mi ricordavo più nemmeno l'effetto che fa ridere in compagnia di un'amica. 《Allora?》Squittisce ad un certo punto dal fondo del corridoio, voltandosi verso di me.《Non dirmi che hai cambiato idea proprio adesso che mi hai convinta?》 Sorrido, scuotendo subiti la testa. Accenno poi una corsetta lenta per raggiungerla alla fine del corridoio, pronta per entrare in campo e affrontare qualsiasi cosa. Con Allison al mio fianco mi sento più sicura, e questa cosa - lo ammetto - già mi piace. Stiles 《Io continuo a pensare che sia una follia》sbotto alle spalle del mio amico, non riuscendo più a trattenere i miei pensieri. Scott si gira verso di me, con un sguardo di disapprovazione che non ho mai visto nemmeno sul volto di mio padre. Va bene, forse ne ho visti di peggiori in faccia a mio padre, ma non è questo il punto. 《Perché?》Domanda Scott, guardando di nuovo davanti a sé.《Perché non la conosciamo o perché non conosciamo quello che ha visto?》 《Quello che ha detto di aver visto, veramente》lo correggo, beccandomi un'altra occhiataccia. Alzo le mani in segno di resa, mentre continuiamo a camminare in direzione del campo. 《Come se fosse la prima volta che ci imbattiamo in qualcosa che non conosciamo》borbotta tra sé e sé il mio amico, mentre sbuffa scuotendo la testa. All'improvviso, nel bel mezzo del sentiero che conduce al campo di lacrosse, si gira verso di me con uno sguardo misto tra il curioso e il malizioso. Per poco non gli finisco addosso. 《Ma poi, non ti piaceva mica Laura?》Chiede a voce bassa, ma comunque in modo indiscreto e terribilmente diretto. Mi fermo esattamente dove sono, paralizzato, costringendo anche Scott a fare lo stesso. Deglutisco. Avrei dovuto immaginare che lui l'avesse già intuito. 《Beh... sì》mormoro pensieroso,《ma questo non significa necessariamente che sia libera da ogni sospetto.》Incrocio le braccia al petto e distolgo lo sguardo dal suo. Scott scuote semplicemente la testa con una risata appena accennata sulle labbra. Non si ferma più, almeno fino ad aver raggiunto un gruppetto di ragazzi in tuta ginnica. Il coach invece è già in piedi davanti alle tribune con il fischietto in bocca e le mani sui fianchi, come un generale pronto a dare inizio alla guerra. Ma il mio sguardo viene catturato da due ragazze sedute sulle panchine accanto a lui: da dietro, riconosco perfettamente le fisionomie di Allison e di Laura. Afferro quindi Scott per la spalla, costringendolo a fermarsi e a voltarsi nella mia direzione. 《Che cosa ti prende adesso?》Chiede, preso alla sprovvista, dopo essersi girato. Punto lo sguardo sulle due ragazze davanti a noi, alzando il mento per invitarlo a guardare. Non appena il suo sguardo incontra i soggetti a cui mi riferivo, spalanca gli occhi e alza un sopracciglio, segno che è confuso e sorpreso almeno quanto me. Poi Allison sposta i suoi occhi nella nostra direzione e, quando ci vede, ci saluta con un gesto della mano, picchiettando l'altra sulla spalla di Laura, seduta accanto a lei, per informarla del nostro arrivo. Il suo volto si gira di scatto verso di noi e un timido sorriso compare sul suo viso come cenno di saluto. E nonostante tutto, un sorriso sincero si disegna anche sulla mia faccia. Quella ragazza mi fa davvero uno strano effetto. Forse è proprio per questo che non mi convince. Laura Il suono del fischietto del coach richiama l'attenzione di tutti. Mi copro le orecchie con entrambe le mani a causa del rumore assordante causato da quel piccolo aggeggio, sentendo dolore ai timpani, quasi come se fossero vicini all'esplodere. Subito rialzo la testa, sentendomi osservata. Voltando di poco lo sguardo, incrocio infatti gli occhi di Scott e Stiles: il primo mi sorride, mentre il secondo sembra scrutarmi in modo assente. Sorrido di rimando a mio cugino, dopo essermi alzata in piedi ed essermi posizionata accanto a lui di fronte al coach. 《Bene ragazzi... e ragazze》esordisce, rivolgendo poi uno sguardo a me e ad Allison prima di continuare a parlare. Abbasso lo sguardo, sentendomi un po' a disagio. Ho già detto che odio essere al centro dell'attenzione, vero? 《Oggi cominciamo con una gara amichevole di velocità sui 100 metri》spiega il coach, guardando uno dopo l'altro ogni suo alunno disposto rigorosamente in fila di fronte a lui. Di nuovo suona quel dannato fischietto, al solo fine di ordinandoci di disporci in due file lungo le linee tratteggiate di fianco al campo di lacrosse. Mi posiziono nella fila a sinistra, dietro ad un ragazzo alto con i capelli castani e leggermente ricci. Alla mia destra vedo Allison che mi sorride, facendomi poi un occhiolino con finta aria di sfida per il fatto che dovrò battermi contro di lei. 《Come mai avete scelto educazione fisica?》 Una voce alle mie spalle mi fa sussultare a causa della vicinanza con le mie orecchie. Mi giro di scatto, incontrando gli occhi marroni di Stiles che mi scutano incuriositi. 《Stiles, mi hai fat-》vengo interrotta da un'altra voce che, seppure non suoni affatto famigliare, interviene nella conversazione. 《Stilinski, sono le prime ragazze che frequentano questo corso》inizia a parlare proprio il ragazzo davanti a me,《non vorrai mica farle già scappare?》Ammicca nella mia direzione, schiacciandomi l'occhiolino. Arrossisco per la battuta e per lo sguardo carino che mi ha rivolto, cosa che mi costringe ad abbassare lo sguardo per fare in modo che nessuno dei due lo noti. In questo modo riesco a vedere le mani di Stiles stringersi in due pugni, mentre le nocche gli diventano pian piano bianche. Percepisco il suo battito cardiaco che accelera e, una volta alzato lo sguardo sul suo viso, noto la mascella tesa e gli occhi puntati in quelli azzurri del ricciolino che invece continua imperterrito a tenere lo sguardo su di me. Quest'ultimo poi allunga la mano verso di me. Alzo lo sguardo e lo scorgo sorridere. 《Io sono Isaac》si presenta. Allungo il braccio a mia volta, sorridendogli di rimando, senza staccare gli occhi dai suoi, ma quando la mia mano entra in contatto con la sua, una scossa improvvisa mi percorre tutte le ossa. Stringo i denti e chiudo forte gli occhi per un secondo, il tempo di una rapida stretta di mano per non sembrare una pazza, poi la ritraggo e appoggio il braccio sulla pancia, circondandolo con l'altro e massaggiandolo con la mano opposta. Lo sguardo di Scott cattura la mia attenzione: noto con una certa agitazione che è posato sul mio braccio. Con un cenno del capo lo avviso che va tutto bene, anche se in realtà non è proprio così. Il fischio del coach mi riporta alla realtà, avvisandomi che il prossimo turno tocca proprio a me. Una volta che Isaac arriva vittorioso a fine pista, posiziono un piede più avanti dell'altro, mi abbasso, allungando un braccio verso terra per tastare il terreno con la mano destra, e punto lo sguardo dritto sul mio obiettivo. Guardo poi alla mia destra, cercando il volto di Allison, trovandoci invece quello di Jackson, che mi saluta con un gesto della mano e un ghigno sul volto. Confusa, sposto gli occhi dietro di lui, incrociando quelli dispiaciuti di Allison e dietro di lei quelli preoccupati di Scott. Ritorno di nuovo a concentrarmi sulla corsa, evitando di pensare troppo a chi sia il mio avversario. 《In bocca al lupo... bellezza》sogghigna, accentuando con la voce l'ultima parola per mandandomi su tutte le furie. La mia mente invece si focalizza su un'altra. Il fischietto squilla senza tregua e Jackson parte immediatamente come un razzo. Il mio udito per un attimo si azzera, come se fossi stata rinchiusa in una bolla. Tutte le voci mi giungono lontane e ovattate, e nella mia testa ora rimbomba una sola parola: lupo. Quando poi una mano mi tocca la spalla, tutto torna alla normalità, come se fossi uscita da una lunga apnea. Tutti gridano il nome di Jackson, ad eccezione di Scott, Allison e Stiles che gridano il mio. Jackson, arrivato quasi a metà pista, si gira per pochi secondi, regalandomi un'occhiata sfacciata, come se si aspettasse una reazione del genere da parte mia. Da parte di una McCall. Prendo un respiro profondo, digrignando i denti, stringo i pugni fino a farmi quasi male e punto di nuovo gli occhi sull'obiettivo, ignorando l'esistenza di Jackson e di tutte le altre persone che mi circondano. Poi inizio a correre come non avevo mai fatto prima d'ora. Il vento mi sfiora appena, quasi non sento il terreno calpestato dai miei piedi, le braccia si muovono a ritmo delle falcate e gli occhi vedono solo la riga di fine corsa, nient'altro e nessun altro. Le uniche voci che sento sono quelle dei miei amici. Sento di nuovo un fischio, che piano piano decade di potenza, a seguito del quale le mie gambe cessano di correre. Jackson taglia il traguardo appena qualche secondo dopo di me, con gli occhi che gli escono dalle orbite e la corsa rallentata a causa dello stupore. Solo allora mi accorgo di essere ferma a circa un metro dopo la riga bianca di fine corsa. 《Whittemore: 8 secondi e 05》proclama il coach, complimentandosi per il discreto risultato del suo miglior giocatore.《McCall》l'uomo dai buffi capelli scompigliati guarda più volte il cronometro, mettendo meglio a fuoco quello che appare sullo schermo.《7 secondi e 58!》Esclama sbalordito, con la botta improvvisamente asciutta. Un boato esplode tra i miei compagni e un sorriso incredulo e felice si disegna sul mio volto, mentre Jackson serra la mascella e si allontana dal campo strappandosi la fasciatura dalle mani. Nel frattempo tutti i miei compagni mi raggiungono per congratularsi, sbalorditi tanto quanto me. Mentre saetto lo sguardo da una parte all'altra, sorridendo anche con un po' di imbarazzo tra i miei compagni, noto una figura nascosta dietro gli spalti del campo che guarda nella mia direzione: si tratta di un ragazzo alto e robusto, vestito di nero con skinny jeans e giacca di pelle, che mi fissa con uno strano sorrisino dipinto sulle labbra che non sembra promettere niente di buono. 《McCall!》È il richiamo del coach a distogliere la mia attenzione da quell'individuo. Sia io che mio cugina gli rivolgiamo uno sguardo. 《Quale dei due?》Chiede Scott, puntando il suo sguardo su di me con il sorriso tutt'ora dipinto sul volto. 《Entrambi》mormora il coach, facendoci cenno con le dita di avvicinarsi. Ubbidiamo entrambi, allontanandoci per un secondo dalla mandria che si era formata a bordo campo per complimentarsi con me per il fantastico tempo. Prima di raggiungere il coach però volto di nuovo lo sguardo dietro gli spalti, notando però che adesso non c'è più nessuno. 《Non so come abbiate fatto voi due a disintegrare ogni record possibile ed immaginabile, e non voglio neanche sapere come diavolo avete fatto a fare esattamente lo stesso tempo》dice il coach a bassa voce, al che io e Scott ci scambiamo uno sguardo, confusi e anche leggermente scossi dalla notizia,《ma io vi voglio in squadra! Tu》punta il dito sul petti di mio cugino,《ci sei già.》 Poi si rivolge di nuovo a me.《Te invece ti voglio nella squadra di atletica, come capitano.》 Scott si gira di scatto verso di me con un sorriso enorme sul viso, fiero di me. Io, con un sorriso largo il doppio del suo, accetto l'offerta del coach, annuendo come un'ebete. 《Sì... wow, sì!》Strillo stupita, cercando di immagazzinare al meglio tutte le informazioni, saltando poi istintivamente in braccio a Scott, che mi abbraccia felice. 《Come?》Domanda invece una voce profonda e terribilmente famigliare alle nostre spalle.《Ero io a capo della squadra di atletica!》 Mi giro lentamente, chiudendo gli occhi e sperando che sia solo un brutto scherzo giocato dalla mia immaginazione. Purtroppo però, appena riapro gli occhi, sono costretta a ricredermi. Jackson. 《Mi dispiace, Whittemore》dice il coach, dandogli una pacca sulla spalla,《ma sei stato battuto da una ragazza》infierisce - come se fosse necessario. Il coach si allontana e Jackson stringe di nuovo le mani in due pugni talmente stretti che per un attimo ho paura di vedere le dita traforare il palmo della mano. Mi avvicino a lui, con cautela, appoggiando una mano sulla sua spalla, vedendola subito scivolare via dal mio contatto. 《Che vuoi?》 Sputa in modo a dir poco velenoso, guardandomi dritta negli occhi con tutto l'astio possibile. 《Mi dispiace di averti rubato il titolo... non era mia intenzione, davvero.》 《Non mi interessano le tue scuse, non ho bisogno della tua pietà》Sbotta, andandosene senza più voltarsi indietro. Due mani mi afferrano le spalle, facendomi rabbrividire, e i miei occhi si chiudono automaticamente. Vicino alle orecchie sento un respiro, che causa una marea di brividi lungo il mio corpo. 《Non farci caso... è così scontroso con tutti》mi sussurra Stiles all'orecchio. Annuisco, riaprendo gli occhi poco convinta. Jackson 《Ora vi lascio gli ultimi minuti liberi》grida il coach per farsi sentire da tutti.《Potete fare ciò che volete.》 E come sempre, la scelta di una classe matura e molto sportiva ricade su un gioco serio: palla avvelenata. Ma stavolta non mi oppongo, né mi lamento della proposta fatta. Stavolta mi limito soltanto a far comparire un ghigno sul mio volto. 《Jackson, stai bene?》Domanda il mio migliore amico Danny, avvicinandosi a me.《Oggi non ti sei opposto a palla avvelenata, devo preoccuparmi?》 《È l'ora della vendetta, bellezza.》 Laura 《Palla avvelenata?》Chiede Allison stizzita.《Ma quanti anni avete?》 Scott aggrotta la fronte, spostando lo sguardo a destra e a sinistra, come se stesse cercando qualcuno. Stiles fa lo stesso, ma al contrario di mio cugino, lui ci risponde.《In realtà》dice preoccupato,《di solito il capo squadra si oppone.》 Ingenuamente, aggrotto la fronte e chiedo:《chi è il capo squadra?》 In quel preciso istante, Jackson e altri quattro ragazzi alle sue spalle entrano in campo con un pallone a testa in mano. Scott e Stiles deglutiscono, puntando lo sguardo su di me. 《Jackson》rispondono all'unisono. *** 《Si salvi chi può!》Urla un ragazzo, iniziando a correre ovunque alla ricerca di un riparo, provocando il caos tra i ragazzi in campo. 《Potete spiegarci cosa sta succedendo?》Chiede Allison allarmata. Scott deglutisce di nuovo, come se avesse la gola secca da almeno dieci minuti, e tiene lo sguardo fisso su Jackson. 《Se Jackson non si oppone a palla avvelenata, qualcuno finirà in infermeria》ci informa Isaac, avvicinandosi a noi senza staccare gli occhi dall'ex capitano della squadra di atletica, che sembra in procinto di guidare un esercito di soldati in battaglia.《Il primo che colpisce con il pallone.》 《O il suo bersaglio》interviene finalmente Scott, puntando il suo sguardo su di me. Lo guardo con il terrore dipinto sul volto per poi spostare i miei occhi sulla mano di Jackson, nella quale tiene una palla rossa che sembra più grossa e pesante delle altre. Ghigna e appena alzo lo sguardo sul suo volto, incrocio i suoi occhi. Bene, sta guardando me. Scott lancia un'occhiata prima a Stiles e poi ad Isaac: tutti e tre si posizionano davanti e di fianco a me, quasi volessero fungere da scudo, da barriera umana per proteggermi. 《Ragazzi, davvero, non dovete... io s-》di nuovo interrompono la mia frase, ma stavolta a farlo è mio cugino. 《Non vogliamo che ti faccia del male》 dice, guardandomi per un secondo negli occhi. 《E non lo farà》continua Stiles. 《Se noi non glielo permettiamo》Isaac conclude la sua frase, facendo un passo avanti. Stiles allunga il suo braccio, afferrando la mia mano con la sua e stringendola forte per rassicurarmi. Il mio sguardo si sposta prima sulle nostre mani e poi sul suo volto: i miei occhi azzurri incontrano i suoi marroni, sorridenti e straripanti di determinazione. Sento le risate di Jackson anche da qua dietro e, senza bisogno di vederlo, immagino già il ghigno che gli contorna il viso. Può un ragazzo serbare così tanto rancore nei confronti di qualcuno che gli ha semplicemente soffiato il titolo di capitano perché più bravo di lui? Capisco la delusione e la rabbia, ma questo mi sembra un tantino esagerato. 《Credete di farmi paura?》Chiede rivolto ai tre ragazzi davanti a me.《Credete che in questo modo non le farò niente?》 Scott stringe i pugni. 《Non è che lo crediamo》ribatte Isaac alla mia destra,《e siamo sicuri.》 Jackson, dopo un veloce ghigno, carica il suo primo lancio: quando la palla lascia la sua mano, riesco a percepire la velocità con cui viaggia il pallone, rendendomi facile il calcolo delle possibili conseguenze. Lascio a malincuore la mano di Stiles, facendolo trasalire, e mi sposto all'indietro, uscendo dalla barriera architettata dai ragazzi. Slitto dietro Isaac, che tenta subito di afferrarmi il braccio per impedirmi di superarlo, senza però riuscirci. Corro quindi verso Scott e mi posiziono davanti a lui pochi secondi prima che la palla possa schiantarsi contro il suo petto e la afferro con una mano sola, senza sforzo e senza fatica nel placcarla. Tutti restano nuovamente sbalorditi, me compresa. Un impulso improvviso si impossessa del mio corpo. Quando alcuni secondi più tardi abbasso gli occhi sulla mia mano, mi accorgo che il pallone non c'è più. In compenso, si schianta in un'istante contro lo stomaco di Jackson con una forza e un impatto tale da farlo cadere terra dolorante. 《Oh mio dio!》Sussurro spaventata, spalancando gli occhi a causa del terrore che si impossessa del mio corpo. Che cosa ho fatto? Tutti si girano nella mia direzione, immobile, con ancora il braccio in avanti e un'espressione sconvolta sul viso. 《Perché l'hai fatto?》Domanda Scott, affiancandomi e guardandomi confuso, preoccupato e sbalordito allo stesso tempo. Scuoto la testa, stringendo gli occhi per impedire alle lacrime di uscire.《Io... non lo so, io... non volevo, non lo so!》Farfuglio, passandomi entrambe le mani tra i capelli e tirandoli leggermente alla ricerca di una risposta. Stiles guarda Scott, entrambi preoccupati, mentre Isaac si fa avanti per aiutare Jackson, ancora dolorante. 《Mi dispiace》piagnucolo con le mani davanti alla bocca quando Jackson mi passa accanto, steso su una barella.《Io non... non era mia intenzione...》

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