Pretty Guardian Sailor Andromeda

di Gloria Lovely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno - La paladina del coraggio ***
Capitolo 2: *** Capitolo due - Non sono una guerriera ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre - La prima missione ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro - Il mistero della principessa di Alckemia ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque - Ricordi perduti, l'abbandono e visioni future ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei - Mente confusa ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette - Sei una di noi ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto - Il ballo di gala e una nuova guerriera ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove - Sette giorni per non morire ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci - Faccia a faccia con il nemico ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici - Un nuovo potere e... la squadra si completa (?) ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici - Ventiquattr'ore alla fine ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici - Unite contro il male ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici - La misteriosa guerriera rossa ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici - I piccoli segreti di Andromeda e la furia di Sailor Z ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici - Vicini alla collisione ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette - Un nuovo inizio? ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto - Le sorelle androidi ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove - Il ritorno della "piccola luna" e il misterioso messaggio ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti - L'arrivo delle Sailor Operator ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno - Indecisioni, litigi e confessioni ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue - Sulla torre di Tokyo ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitré - Alla ricerca delle gemme incatenate ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro - Forti sentimenti ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque - Sorelle in azione! ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei - La fortuna e la lealtà ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette - Chibiusa e Haiyuki, missione cupido ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto - Cambiamenti ed addestramenti speciali ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove - La Mugen Academy ***
Capitolo 30: *** Capitolo trenta - Missione: salviamo l'ambiente! ***
Capitolo 31: *** Capitolo trentuno - La nemesi di Victoria ***
Capitolo 32: *** Capitolo trentadue - La demone della natura ***
Capitolo 33: *** Capitolo trentatré - Vulnus Amoris ***
Capitolo 34: *** Capitolo trentaquattro - Minacce eliminate! ***
Capitolo 35: *** Capitolo trentacinque - Un nuovo amore per Vicky ***
Capitolo 36: *** Capitolo trentasei - Ragazza incompresa ***
Capitolo 37: *** Capitolo trentasette - La Teoria del Caos e l'Effetto Farfalla ***
Capitolo 38: *** Capitolo trentotto - Strane scoperte e terribili litigi ***
Capitolo 39: *** Capitolo trentanove - Mahori e Death Eye ***
Capitolo 40: *** Capitolo quaranta - La prigione dei demoni ***
Capitolo 41: *** Capitolo quarantuno - Trasformazione: Sailor Rubia Multipler! ***
Capitolo 42: *** Capitolo quarantadue - Una battaglia tra lacrime amare ***
Capitolo 43: *** Capitolo quarantatré - Frammenti di metallo ***
Capitolo 44: *** Capitolo quarantaquattro - Momenti di pace ***
Capitolo 45: *** Capitolo quarantacinque - Un'altra possibilità? ***
Capitolo 46: *** Capitolo quarantasei - Una milionaria ficcanaso in città! ***
Capitolo 47: *** Capitolo quarantasette - Gelosia e rimpianti ***
Capitolo 48: *** Capitolo quarantotto - Il segreto del professore ***
Capitolo 49: *** Capitolo quarantanove - La predizione ***
Capitolo 50: *** Capitolo cinquanta - Back to the past! I ricordi perduti di Gwen ***
Capitolo 51: *** Capitolo cinquantuno - Drastiche decisioni ***
Capitolo 52: *** Capitolo cinquantadue - Il terribile colpo ***
Capitolo 53: *** Capitolo cinquantatré - Il volto di Madness ***
Capitolo 54: *** Capitolo cinquantaquattro - Risveglio ***
Capitolo 55: *** Capitolo cinquantacinque - La minaccia dell'altra galassia ***
Capitolo 56: *** Capitolo cinquantasei - Le ambasciatrici del diamante bianco ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno - La paladina del coraggio ***


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Act. 1 | "The Other Galaxy"

Fragile Guerriera









Capitolo uno

• La paladina del coraggio •












«Di nuovo in ritardo, Lisa.»

La mia professoressa mi guarda in cagnesco, una punizione, questa volta, non me la toglierà nessuno. Tengo lo sguardo abbassato con l'aria imbarazzata e, come al solito, i miei compagni ridono alle mie spalle. Ogni giorno, sempre la stessa scena.
«Vuoi fare i compiti extra o lavare i pavimenti?» domanda ironicamente una delle mie compagne.
Non oso neanche rispondere, almeno per non peggiorare la situazione. Rei ed Ami sono le uniche ragazze che non parlano anzi, si sentono a disagio nel vedermi avvilita. Per tanto tempo, sono stata sempre da sola. Usagi e le altre vogliono approcciare con me e, come sempre, non faccio mai un passo avanti e resto sempre in disparte. I miei compagni di scuola m'ignorano completamente; è come se non fossi lì con loro o meglio, come un fantasma.
Mentre mangio una mela verde, vedo Rei venirmi incontro e sedersi accanto a me.
«Lisa, perché te ne stai qui?» mi chiede confortante.
«Nessuno mi vuole.» mormoro con lo sguardo basso, giocherellando con una ciocca dei miei capelli bruni e lucenti.
«L'unica cosa su cui posso contare è la solitudine.»
«Ci siamo io e le altre ragazze, non è il caso di dire così.» mi sorride dolcemente. Non posso non ricambiare quel dolce gesto amichevole, l'unica persona che ha il coraggio di sorridere davanti a me.
«Sei davvero buona, Rei.» la guardo con un sorriso, il più forzato di sempre.
«A me piace tanto aiutare le persone come te, Li. E poi, smettila di compiangerti.» appoggia poi una mano sulla mia spalla.
«Beh... è solo che...»
«Non voglio più vederti così avvilita. Me lo prometti, Li?» allunga il mignolo dell'altra mano come segno di promessa.
«Te lo prometto.» sorrido, incrociando infine il mio mignolo col suo.







Corro in bagno e chiudo la porta, andando poi davanti allo specchio. I miei occhi azzurro chiaro sono lucidi, come due grandi zaffiri. Se c'è una cosa che odiavo di me stessa è il colore dei miei capelli: castano scuro. Bellissimi? Non proprio.
Lo direbbe mai un ragazzo? Sarei mai parsa bella anche a lui, priva di difetti e degna di essere presa tra le braccia, consolata e amata?
Certo, il mio carattere è sempre stato infantile - colleziono ancora i peluche dei manga più famosi -, ma so ragionare come un'adulta. Mi sistemo frettolosamente i capelli prima di uscire, cambiarmi le scarpe e poter finalmente tornare a casa.
Arrivata nella mia stanza - dopo aver visto le vetrine con aria sognante, come sempre -, apro la porta del bagno e mi faccio una doccia veloce, poi vado in camera mia a studiare per il prossimo esame. Di colpo, trovo un braccialetto con due piccole biglie rosse e una azzurra al centro, proprio accanto al mio diario.
Non appena le sfioro con le dita, cominciano a fluttuare davanti a me e ad illuminarsi sprigionando una luce abbagliante. Appare l'immagine di una galassia viola e azzurra, poi una strana scritta in corsivo. L'istinto mi dice che è una trappola, ma nulla mi vieta di leggerla ad alta voce.



«Potere di Andromeda, vieni a me.»



Non appena finisco di pronunciarla, la luce diventa sempre più forte e comincio a sollevarmi da terra.
I miei capelli bruni e lunghi diventano azzurri, raccolti in una coda alta e liscia; il fermaglio è ricoperto di brillantini argentati e due perle rosso chiaro. La mia uniforme scolastica cambia completamente forma diventando azzurra, blu e bianca. I bordi della gonna d'argento, le maniche di un azzurro chiaro brillantinato e trasparente. Appare poi un fiocco d'argento splendente e al centro, si attacca la biglia azzurra. Le mie ballerine rosa diventano delle scarpe col tacco blu scuro legate insieme ad un nastro bianco e sulla mia fronte si disegna una tiara d'oro.
Finalmente, ritorno coi piedi a terra con quello strano vestito addosso e quel colore di capelli assurdo; mi sento una persona nuova.
«Che cosa è successo?» domando intontita, e una strana voce mi risponde.
«Sei diventata Sailor Y, la paladina del coraggio della galassia Andromeda.»
Mi guardo davanti lo specchio affascinata, sfiorando con i polpastrelli il tessuto morbido della gonna e del fiocco argentato. Sono diventata davvero una guerriera?
«Perché proprio io?»
«Sei una ragazza particolare, dentro di te si nasconde una coraggiosa guerriera.»
Distolgo lo sguardo.
«Non è vero.»
Lo specchio riflette una ragazza dal carattere fragile, una fifona che ha paura di tutto ciò che vedeva intorno a sé. Come può quella voce dire il contrario?
«Devi solo liberarti da te stessa.»
«N-no... aspetta!»
Non sento più la voce, probabilmente è sparita. Mi sono trasformata improvvisamente in una supereroina. Una scoraggiata come me non può esserlo, i malvagi rideranno sicuramente di me. No, non può essere vero, questo accade nei manga e nei cartoni animati... com'è possibile?

Se questo è un sogno, svegliatemi.







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Capitolo 2
*** Capitolo due - Non sono una guerriera ***


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Capitolo due

• Non sono una guerriera •








Non riesco proprio a capire il motivo di questa trasformazione improvvisa. Perché hanno scelto me come nuova guerriera Sailor? Non sono mai stata una tipa coraggiosa e mai lo sarò, La voce, però, ha detto il contrario. Cosa significa tutto questo?
«Deve esserci un errore» cerco di dire alla voce immaginaria «non posso essere io.»
Nessuno risponde.
«Insomma, guardami! Sono una pappamolla, me la faccio sempre sotto dalla paura. Non posso diventare una guerriera Sailor, non sono in grado.»
A quanto pare, sto parlando al vento. Non posso accettare questo strano dono: quel braccialetto con le perle violazzurre e rosse, la più grande è attaccata al mio fiocco e sulla testa ho quelle rosse. Perché io e non un'altra ragazza? Dio... quante domande.
«Qualcuno può rispondermi?»
Nessuno risponde. Mi siedo a capo del mio letto e nascondo il viso tra le mani, disperata. Non riesco a credere ai miei occhi: sono colei che non dovrei essere.
Lisa Hiddako è diventata Sailor Y, la combattente dell'altra galassia che veste alla marinara, la paladina del coraggio. Assurdo.






Mi alzo con la solita aura depressa, mi affretto a vestirmi e fare colazione, per poi uscire di corsa. Durante la corsa, incontro Rei che, incrociando il mio sguardo, sorride dolcemente. Non ricambio, abbasso semplicemente lo sguardo eosservo le mattonelle del marciapiede.
Rialzo lo sguardo e, vedendomi giù di morale, si avvicina e allunga il suo braccio, appoggiando una mano sulla mia spalla in segno d'affetto.
«Qualcosa non va, Li?»
Non posso dirle la verità, sicuramente non mi capirà.
«Niente, Rei. È tutto a posto.» disegno un sorrisetto con due occhi lucidi, poi mi allontano da lei, dandole maleducatamente le spalle. Di colpo, vedo le due grandi perle del mio braccialetto illuminarsi. Non so cosa significhi questo strano bagliore, che sia qualcosa di importante? Qualunque cosa sia, lo ignoro.
«Aspetta, Lisa!»
Mi giro e Rei mi viene incontro, avvicinandosi nuovamente alla mia spalla.
«Vedo un bagliore provenire da te, che cos'è?»
Nascondo frettolosamente il polso destro dietro la schiena, intanto il bagliore si sta facendo sempre più intenso.
«Niente.»
«Li, mi stai nascondendo qualcosa?»
«No, non nasconderei nulla a nessuno.»
«Allora dimmi da dove viene quella luce.»
Sembra sul punto di farmi parlare con le maniere forti, la curiosità di Rei è indescrivibile e l'unica cosa da fare è vuotare il sacco. M'inginocchio davanti a lei piangendo nascondendo il viso, poi metto in mostra il mio braccialetto luminoso e a giudicare dal modo in cui mi sta fissando, è rimasta di stucco. Si abbassa lentamente verso di me e mi toglie le mani dal mio viso, non posso fare altro che guardarla col trucco colato.
«Tu sei la seconda guerriera della galassia Andromeda?»
Inutile dire che ha capito chi sono nella mia seconda forma. Facco un cenno con la testa, mordendomi il labbro presa dal panico e dalla paura.
«C-come fai a saperlo?» le chiedo serrando un pugno spaventata e tesa al tempo stesso.
«Io sono una Sailor di questo pianeta, sono Sailor Mars.»
Ho già sentito parlare delle guerriere Sailor di questa galassia, soprattutto della fantastica Sailor Venus - che non era con loro, tra l'altro. Cinque guerriere pronte a difendere la Terra, a sacrificare le loro vite per il bene dell'universo e dell'umanità. Sono davvero diventata una di loro?
«Non dovrei avere questo braccialetto legato al polso» mormoro con aria pessimista «ma quella voce ha detto che devo farlo.»
«Quale voce, scusa?»
Mi guarda dubbiosa chinando il capo di lato.
«Non sapevo chi fosse, ma mi disse che potevo essere una di voi.»
«Lo sei.»
«No, non lo sono.»
La fisso con occhi pieni di lacrime.
«Non sono una guerriera, Rei.»
Mi guarda con occhi nuovi. Credeva non avessi detto una frase del genere, non sono una pessimista anzi, vedo il mondo come un grande campo di battaglia. Per qualche strana ragione si chiede perché, in quel momento, ho detto quella frase così triste e senza speranze. Quasi non ci ha creduto.
«Non dire così, Lisa» sorride «sei una ragazza coraggiosa e adorabile. Se ti hanno scelta come guerriera Sailor, ci sarà un motivo.»
«È proprio quello che non riesco a capire.»
La ragazza mi aiuta a rialzarmi da terra e, non appena mi volto dall'altra parte, vedo Usagi da lontano. Sta chiacchierando con Makoto e Ami, ridacchiano e scherzano tra loro. Anche loro sono guerriere Sailor?
«Hey, Rei!»
Ami la saluta agitando il braccio a pochi metri da noi, e lei ricambia con un piccolo movimento della testa.
Entrambe ci vengono incontro e ci salutano con un dolce sorriso, come vere amiche. Poi, Usagi mi guarda un po' preoccupata, notando la mia espressione priva di allegria.
«Perché hai quel muso lungo, Lisa?» mi chiede.
«È una lunga storia.» mormoro con un piccolo sorriso, quasi invisibile.
«Che ne dite se ne parliamo durante il cammino? Mancano venti minuti al suono della campanella.» propone Ami, così tutte la seguono sorridenti e senza pensieri nella testa. Tranne me.


*


La luna blu splendeva in cielo, in fase calante, quasi stava scomparendo dall'occhio umano. Era stata una principessa a ritrovare quello che sembrava il frammento di un diamante. Sailor Infinity era stata sconfitta da una regina potente e malvagia, nonché la custode della nemesi del Cristallo Infinito - il diamante possente. La ragazza con il vestito lungo e nero, dalla lunga coda azzurra e la corona d'argento, si era abbassata per raccoglierlo.
Era nei petali di una rosa bianca che, magicamente, è diventata di cristallo. Puro e luminoso, proprio come il palazzo dietro la principessa.
"Sailor Infinity è stata sconfitta?" pensò la principessa credendo fosse un illusione.
«Come stanno le rose stasera?» chiese il principe di quel pianeta, proprio dietro la sua amata. La principessa trasalì e nascose il frammento del diamante dentro il suo vestito.
«Molto bene» rispose lei.
«Perché non torniamo nella nostra camera da letto?» la sua voce profonda si trasformò in un dolce sussurro e lei non poté dire di no.
Il frammento luminoso scese lungo la lunga gomma fino a cadere a terra. Aveva appena analizzato il DNA della futura regina di un pianeta sconosciuto e ha dato vita alla seconda guerriera della Galassia Andromeda.

«Potere supremo di Alckemia, entra dentro il cristallo e dona il leggendario potere del Cristallo Infinito a quella giovane principessa. Trasformala in Sailor Y, la guerriera del coraggio e della salvezza.»








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Capitolo 3
*** Capitolo tre - La prima missione ***


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Capitolo tre

• Prima missione •





Le amiche di Usagi sono anche le mie compagne di classe, perfino le più intelligenti della scuola; eccetto proprio quest'ultima. Lei è la più testarda di tutte, ma adoro il suo ottimismo. Anche se va un po' male a scuola, oppure ha avuto una giornata pesante, l'ottimismo non le manca di certo. Rei è la più bella e l'ho sempre invidiata. I suoi lunghi e morbidi capelli lasciano tutte le ragazze di stucco, occhi ipnotici e sorriso smagliante. È un vero peccato che non sia più fidanzata con Mamoru, o così mi disse qualche settimana fa.
«Dopo la scuola, cosa avete intenzione di fare?» domanda Makoto, la castana del gruppo.
«Dipende quanti compiti ci assegneranno i professori.»
«Per quello non è un problema» interviene Usagi «possiamo sempre rimandarli a dopo.»
«Che pigrona!» reagisce Rei.
Il mio braccialetto, intanto, continua a illuminarsi. Solo Rei si è accorta del suo bagliore, le altre probabilmente credono sia la luce del sole proveniente dalle finestre. Infine, si rendono conto che la luce è azzurra e che proviene proprio da me.
«Lisa, perché il tuo braccialetto si è illuminato?» chiede curiosa Usagi.
«Non lo so, se devo essere sincera.»
«Deve pur significare qualcosa» aggiunge Ami «ad esempio, un pericolo.»
«O potrebbe essere qualcosa di urgente.»
All'improvviso, non appena sfioro una delle perle luminose senza volerlo, appare una strana sfera azzurra fluttuante. Quello riflesso è il parco della città attaccato da due mostri inferociti, bambini che vengono catturati e risucchiati nei loro corpi.
«Allora è un pericolo!» esclama di colpo la testolina buffa, facendomi quasi perdere l'equilibrio.
«Raggiungiamo il parco e alla svelta.» conclude Makoto.
Rei mi afferra per un braccio e mi trascina con loro, superiamo le scale e la porta d'ingresso della scuola per poi raggiungere il cancello ancora aperto.

Ed io cosa centro?

Il parco, fortunatamente, non è tanto distante dalla scuola: bisogna solo svoltare a sinistra e andare sempre dritto. Un brusco vento ci blocca davanti ad un albero abbattuto, intanto una bambina scappa terrorizzata dai due mostri, essi ridono maleficamente.
«Forza, ragazze, è ora di entrare in azione!»
Usagi pronuncia la sua frase di battaglia, poi si trasforma. Lei è la famosa Sailor Moon, la paladina della giustizia che veste alla marinara - la conoscevo anche prima di diventare una di loro. Il suo vestito è blu e rosso, un paio di guanti lunghi e bianchi e stivali col tacco medio. Ha due fermagli rosso oro sui suoi lunghi codini e un paio di orecchini pendenti a forma di mezzaluna. Lo stesso anche le altre quattro ragazze.
Rei è Sailor Mars, ha un vestito alla marinara rosso. Al posto degli stivali, ha un paio di scarpe col tacco rosse. Ami, invece, è Sailor Mercury; il suo vestito è simile al mio, con l'unica differenza che ha solo il colore azzurro. Non ha nient'altro di particolare, a parte la tiara più sottile rispetto alle altre. Makoto impersona Sailor Jupiter, la sua misa è di un verde militare e vedo che anche lei porta un codino, perfino simile al mio, ma il suo è più alto e corto.
Rimango immobile a guardare quell'orrore di mostro, i bambini che scappano e quelli che vengono risucchiati orribilmente nelle loro pance. Vorrei far qualcosa, ma non ci riesco. Mi sento... così inerme.
«Lisa, trasformati!» mi ordina Sailor Moon.
«Ho troppa paura, non ci riesco.»
«Ti copriremo le spalle ma, per favore, trasformati! Abbiamo bisogno anche del tuo aiuto!»
Mi sembra inutile tirarsi indietro, finirei per pegiorare le cose. Faccio un cenno con la testa e pronuncio la mia frase di battaglia, trasformandomi in Sailor Y, la paladina della giustizia dell'altra galassia, nonché nemesi di Sailor Jupiter.
«Coraggio, fermiamo quei mostri!»
Non ho la forza di camminare e combattere con loro. Vedere quei mostri mi fanno salire un'ansia terribile, come camminare in una vecchia casa abbandonata con una candela quasi consumata. Faccio lentamente un paio di passi in avanti senza sapere neanche dove andare, ho troppa paura di affrontare quei mostri, anche se le ragazze mi proteggeranno. Non so neanche la ragione.
«Sailor Mars, tocca a te!» esclama Sailor Moon, e la guerriera di Marte lancia una pergamena al mostro che, in un attimo, s'indebolisce.
Sailor Moon evoca il suo Moon Stick e disegna un cerchio nell'aria, sconfiggendo il mostro una volta per tutte. L'altro, intanto, ha già catturato un'altra bambina. Sailor Jupiter, improvvisamente, mi guarda rammarica. Le mie gambe tremano come mai prima d'ora, così come le dita delle mie mani.
«Sailor Y, va tutto bene?»
«S-sì, alla grande.»
«Non avere paura, è soltanto un ammasso di fumo.»
Di colpo, due grida a me familiari attirano la nostra attenzione: Sailor Moon e Sailor Mars sono tra i tentacoli di quel mostro, la presa sembra essere molto stretta.
«Devi assolutamente usare i tuoi poteri!» interviene Sailor Mercury.
«Non so da dove cominciare!»
In un attimo, vengo immersa dal panico e dalla paura.
«So che hai un potere chiamato Sfera Galattica o qualcosa di simile.»
«E come funziona?»
«Non lo so, dovresti saperlo tu.»
«Ma sono diventata una guerriera Sailor da quasi un giorno!»
Di colpo anche Sailor Jupiter e Sailor Mercury vengono catturate dal mostro, stringendole forte fino ad ostruire le loro vie aeree, impedendo loro di respirare. L'ultimo tentacolo libero dovrebbe essere destinato a me, a quanto pare. Si avvicina in picchiata verso di me, ma riesco a schivarlo con una capriola. Devo cercare di non farmi prendere facendo salti e capriole, ma non funziona: il tentacolo mi afferra per le caviglie trascinandomi per aria accanto al suo grande occhio.

«Arrendetevi, guerriere Sailor... la regina è tornata...»

Il sangue comincia ad affluirmi in testa facendomi perdere lentamente i sensi e un po' la vista, mi sembra di cadere in un precipizio.
«Mamma... aiutami...» mormoro imprecando sentendo la testa appensantirsi.
Socchiudo appena gli occhi e la perla blu attaccata al mio fiocco s'illuminano di colpo creando una fiamma blu scuro circondata da stelle.
«Guardate, ragazze!» esclama Sailor Moon attirando l'attenzione delle altre guerriere.
«La Starlight Flame?»
«Credevo fosse una leggenda!» aggiunge Sailor Mars.
La fiamma, intanto, sprigiona una forza devastante che disintegra il mostro senza lasciare alcuna traccia, lasciandomi cadere sull'erba di guancia. La mia testa è così pesante che non riesco a rialzarmi, rimango a terra con gli occhi leggermente chiusi lasciandomi avvolgere dal dolore dell'impatto con la terra.



*



Mi risveglio distesa su una panchina e vedo le ragazze attorno a me preoccupate.
«Si è svegliata.» mormora Rei.
«Cosa...? Dove mi trovo?» scuoto lentamente la testa sotto shock e confusa.
«Siamo al parco.»
Mi rialzo gemendo dal dolore guardandomi intorno: il parco è stato completamente raso al suolo, gli alberi abbattuti e la fontana centrale ormai a pezzi.
«E il mostro?»
«Tranquilla, se n'è andato grazie a te!» sorride Usagi.
«Davvero l'ho sconfitto io?»
«Sì, è stata la tua leggendaria Starlight Flame a sconfiggerlo.»
«La... cosa?»
«Te lo spiegheremo dopo.»
Le guardo con aria dubbiosa. Mi stanno nascondendo qualcosa?
«Coraggio, torniamo a scuola.» conclude Rei porgendomi la sua mano, l'afferro e cammino accanto a lei zoppicando leggermente. Mi chiedo ancora come abbia fatto a creare una mossa così strana e allo stesso tempo così potente: una mossa leggendaria, da me? Impossibile.






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Capitolo 4
*** Capitolo quattro - Il mistero della principessa di Alckemia ***


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Capitolo quattro

• Il mistero della principessa di Alckemia •








Intanto, nella Cupola Oscura...



Non era una ragazza normale. Quella ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi color zaffiro, lo zainetto floreale e l'anima di un angelo intrappolata dentro di lei. Queen Black ne percepiva la forza, pur non essendo ancora riuscita a identificare la sua vera identità. La sua misteriosa identità da principessa.
«Quella Sailor Y è davvero forte», commenta osservando la sua sfera di cristallo nero «nasconde un potere leggendario, ed è la prima gemma sacra rinata sulla Terra.»
Osservò poi lo spiazzo nella piazza cittadina, scorrendo due dita sulla sfera, che proiettò immediatamente una scena di festa: lo "Shubun no hi" (Equinozio d'autunno), la festa dove viene contemplata la Luna. Il luogo era insopportabilmente rumoroso e affollato.
Trovarsi in mezzo a una immensa distesa di umani era soffocante per la regina del cristallo nero, e l'aveva provato nella sua stessa pelle. Secondo lei, e tanti altri, non erano che un insieme di ignari, minuscoli esseri viventi arretrati, poco sviluppati, che difettavano delle più basilari conoscenze.
Tuttavia, la principale qualità del popolo terrestre era il suo spropositato numero: sette miliardi. Queen Black aveva visto altri luoghi su quel pianeta e in tutti aveva trovato persone, a parte rarissime eccezioni.
Ah, il popolo terrestre. Un popolo così... anomalo, così decise di definirlo. Ma sul pianeta c'era qualcuno forte almeno quanto lei: la nuova regina del Silver Millennium, meglio nota come Usagi Tsukino.
Com'era possibile che, colei che veniva definita la leggendaria guerriera dell'amore e della giustizia, risiedesse in un mondo simile?
«Quindi sarebbe lei la fantomatica Princess Serenity, mia regina?»
«Esatto, mia cara Black, è lei» le rispose una voce demoniaca «ed è l'antitesi della principessa Dahlia, anch'essa residente in quell'insulso pianeta.»
Aveva già sentito quel nome, ma solo sentirlo la fece innervosire.
«La principessa di Alckemia è rinata?!»
«Con essa, anche le altre nove principesse cadute durante la Prima Guerra Cosmica», aggiunse la voce «ma non sono riuscita ad identificarle.»
Non era possibile! Eppure credeva che la regina dei demoni le avesse sconfitte una volta per tutte. Una forte energia come quella di Devil Queen Dynamite avrebbe dovuto plasmare tutto ciò che circondava quella galassia, sottomettendo ogni essere minore al proprio comando, distruggendo ogni forma di vita. Quel pianeta, Alckemia, sarebbe dovuto diventare "il pianeta della macerie", ma così non fu.
«Lasciate a me il compito di eliminare quella guastafeste» ghignò Black e l'aura demoniaca che la circondava svanì.
Dunque, quell'energia positiva se ne stava in disparte. Ma cosa avrebbe fatto quando lei e gli altri avessero attaccato? Per scoprirlo, Queen Black si accese di energia, pronunciando sottovoce un rito malefico e oscuro che creò una nebbia attorno al volto leggiadro della piccola guerriera dello zaffiro. Il volto di Black si accese di malvagità non appena scoprì il suo punto debole: i suoi ricordi.

«Ti troverò, Sailor Y, e ti annienterò!»






Pianeta Terra, Tokyo - Ore 19:30, Casa Hiddako





Come sono riuscita a creare quella strana fiamma, la Starlight Flame? Un potere leggendario, hanno detto loro. Mi sembra tutto così assurdo, come un sogno o solo una proiezione della mia testa. Mi sento a pezzi.
Rei ha insistito per accompagnarmi a casa, mi ha vista stremata ed io non ho potuto rifiutare. D'altro canto, è stata la prima ragazza che mi è venuta incontro la prima volta che mi sono trasferita a Tokyo. Noi due, entrambe strane per gli altri ragazzi, ma con un potere speciale.
«Va tutto bene, Li?» mi domanda lei incrociando il mio sguardo. «Sembri sconvolta.»
«Sto bene, non è necessario che ti preoccupi per me, davvero» rispondo con un sorriso. No, non sto affatto bene, invece.
La testa continua a girarmi, come se tutto intorno a me si stia muovendo ad una velocità indescrivibile. Tutto comincia a sfocarsi; case, alberi, statue... ogni cosa. Poi, una strana figura appare all'improvviso davanti a me: ha i capelli azzurro chiaro raccolti in una grande coda di cavallo e un vestito nero incantevole, una collana d'argento dove si vede un piccolo zaffiro a forma di goccia sul suo petto. 
La osservo meglio: ha un tatuaggio a forma di stella sul polso destro, esattamente dove ce l'ho io. Mi somiglia tantissimo. Che sia la voce di colei che mi ha dato il potere di Andromeda? Non credo, quella voce sembrava più dolce, quasi come la mia. Forse sono io. Tutto questo non è normale.

«Non essere triste, piccola Lisa.»
«Chi sei?» chiedo intimorita mettendo la mano davanti ai miei occhi riparandomi dalla luce abbagliante davanti a me.
«Non ha importanza.»
L'immagine comincia lentamente a sbiadire.
«Il coraggio è nell'anima di ogni guerriera, Lisa. Tu sei nata per combattere, ed è il momento di realizzare il tuo destino.»
«Quale destino? Di cosa parli?»
«Libera la principessa guerriera che è in te» conclude e, in un attimo, svanisce nel nulla e la testa smette di girare. Ora mi sento meglio.
«Allora, ci vediamo domani Lisa» si congeda Rei allontanandosi dalla strada e due corvi le vanno incontro amichevoli. Come fa ad essere così in pace con la natura e con se stessa?
La saluto da lontano ed entro in casa, poi comincio a farmi mille domande su quella strana visione. Chi era quella ragazza?



*



Mi alzo e mi vesto di fretta, esco di casa senza svegliare i miei genitori e corro verso la biblioteca della scuola. Apro la porta con l'affanno che mi sfracella al suolo e sento le ragazze parlare di quei mostri che ieri ci avevano attaccate. Nessuna di loro sa come siano arrivati sulla Terra, cercano risposte attraverso strani gadget. Io, invece, penso ancora a quella strana ragazza dal vestito nero.
«Hey, Lisa, alzati da terra» sorride Usagi allungandomi una mano, l'afferro e mi rialzo da terra con le gambe stanche e doloranti. Non dovevo correre così veloce. «A cosa stai pensando?»
La testolina buffa mi guarda un po' strana, come se avessi qualcosa che non va.
«Niente.»
«Ti vedo un po' stravolta, sei sicura di stare bene?»
Arrivata a questo punto, è meglio vuotare il sacco.
«Stavo pensando a quella ragazza dal vestito nero.»
«Quale ragazza?» domandano Makoto e Usagi in coro.
«Ho visto una ragazza coi capelli azzurri, un vestito nero e una corona argentata. Se non ricordo male, era inciso uno strano simbolo: un cerchio con una saetta in mezzo e l'aureola in alto.»
Mi guardano con aria interessata, come se avessi visto un UFO volare nei paraggi.
«Non saprei dirti chi sia», risponde Ami «sa come l'hai descritta, sembra una ragazza come tutte le altre.»
«Il vestito era lungo e luccicante» aggiungo e poi mostro il mio tatuaggio sul polso «e aveva il mio stesso tatuaggio.»
«AAAAAAHHHH!» grida Usagi.
«Siamo in biblioteca, razza di deficiente!» sbotta Rei. Realizzo che, questa reazione, avviene quando si ha un'illuminazione. Io e Usagi siamo identiche da questo punto di vista.
«Ho capito, deve trattarsi della principessa del pianeta Alckemia.»
«È di questa galassia, vero?» domando curiosa e intimorita al tempo stesso. Luna, la gatta ambasciatrice del regno della Luna, decide di rispondere al posto di Usagi.
«Lei viene dalla galassia Andromeda, dove esiste un satellite simile alla nostra Luna. Gira intorno ad un pianeta chiamato IG-45, per gli umani, non ancora identificato.»
Rimango colpita. Luna conosce davvero la galassia di Andromeda? E come è riuscita ad avere così tante informazioni? Saranno domande a cui non troverò una risposta.
«Il suo nome è Dahlia Sapphire ed è la principessa del regno di Alckemia.»
«So che è sparita dopo essere stata inghiottita da un buco nero millenni fa, poco prima della distruzione del Silver Millennium» aggiunge Makoto.
«Solitamente, dove porta un buco nero?» domanda Ami con aria curiosa.
«Non ne ho la più pallida idea, davvero» sospira Luna.
Capisco che quella strana ragazza che era apparsa davanti a me era proprio Dahlia, la misteriosa principessa di Alckemia. Vorrei sapere più di lei perciò, mi affiderò a Luna. D'altronde, conosce tutto di Dahlia e le sue origini. Sarà la chiave per accedere ai miei ricordi perduti.

La gatta fa per andarsene in compagnia delle altre ragazze, ma io la blocco attirando la sua attenzione. «Luna, aspetta!»
Si volta verso di me, io mi avvicino e m'inginocchio davanti a lei fissandola negli occhi. «Voglio sapere di più su Dahlia!»
«Perché sei così interessata a lei?» mi domanda un po' incredula.
«È apparsa davanti a me qualche ora fa, voglio sapere chi è e perché si è mostrata ai miei occhi.»
Luna fa un cenno con la testa e improvvisamente sale sulla mia spalla sinistra strappandomi un ansito.
«Prima di tutto, portami davanti ad uno specchio.»
Mi guardo intorno e così decisi di andare nel bagno delle ragazze. Sulla parete c'erano alcuni specchi. Luna chiuse gli occhi e poi vidi il simbolo sulla sua fronte - una mezza luna gialla - illuminarsi.
Apparve una galassia a spirale violacea, rosa e bianca. Dall'aspetto sembra familiare, è molto simile alla Via Lattea - vedo spesso la foto scattata dalle sonde spaziali sul mio libro di astronomia. Credo di conoscerla, ma il nome mi sfugge. Vicina alla nostra galassia, così simile e così misteriosa.
«Quella che vedi è la galassia Andromeda ed è proprio da qui che vieni, Sailor Y.»
Queste sono le mie origini? Non sono nata sulla Terra, ma anni luce da qui. Ed è proprio lì. Casa mia, il mio regno, la mia vera identità. Resto ferma ad osservare mentre osservo due immagini sbiadite. Lei, giovane, capelli azzurri raccolti, un vestito meraviglioso e solo una ragazza. Una giovane donna accanto ad un misterioso principe dagli occhi d'argento. In questo momento realizzo che è stato proprio il destino a scegliere di portarmi su questo strano mondo, rinata come Lisa Hiddako. Il mio futuro, il futuro di Andromeda, dipende da me?
«Quindi, difendo questa galassia?» chiedo. «È da qui che viene la principessa Dahlia?»
«Sì e quel puntino azzurro vicino alla sfera arancione è Alckemia.»
Osservo attentamente quell'immagine con gli occhi spalancati.

«Libera la principessa guerriera che è in te... sei destinata a combattere...»

Ha ragione Dahlia: non devo essere triste. Devo liberare la guerriera in me e combattere in nome di Andromeda, ma strani ricordi, d'un tratto, percorrono la mia mente come impulsi elettrici che non smettono di perseguitarti. Ho ancora strani ricordi sulla mia nascita e sulla mia vera famiglia. So di essere stata adottata, ma voglio saperne di più. Forse... la principessa Dahlia sono proprio io.








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Capitolo 5
*** Capitolo cinque - Ricordi perduti, l'abbandono e visioni future ***


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Capitolo cinque

• Ricordi perduti, l'abbandono e visioni future •






Chiudo gli occhi e mi concentro sull'immagine riflessa sullo specchio. Quella che vedo come casa mia, il luogo della mia felicità e che improvvisamente mi fu tolta. Demoni, angeli, gemme sacre... i Sette Emendamenti di Andromeda... la testa mi pulsa... che mi sta succedendo?

«Mai infrangere la regola più importante, Dahlia, ricordatelo.»
«Se sono morte è solo colpa tua! Non avresti dovuto usare lo zaffiro per sconfiggere quelle creature!»
«Cornelius... no... AIUTO!»

Ansimo di colpo tornando nella vita reale, mi tasto il petto realizzando che sono ancora viva e che era solo un'allucinazione. Fortunatamente.
«Lisa, sei sicura di voler sapere tutto su Dahlia?»
«Sicurissima!»
Nello specchio appare qualcuno a me caro. Non è mio padre, non è mia madre, neanche mio fratello Zaphire. Nessuno: era il mio unico amore. All'improvviso, un flash attraversa i miei occhi. Comincio a vedere strane immagini, sentire suoni e rumori incredibilmente fastidiosi.
Osservo Dahlia seduta sul meraviglioso Crysalium (il Sole di Andromeda) e luminoso della galassia Andromeda, la riconosco dal suo bagliore simile a quello dell'aurora. Indossa un lungo vestito blu notte e un manto di seta azzurro che copre parte delle sue braccia, la corona d'argento sulla testa e una rosa bianca tra le mani a pochi centimetri dalle sue labbra. Un principe dai capelli e gli occhi d'argento che la guarda con occhi sognanti, e viceversa. Sono innamorati e lo capisco dai loro sguardi incrociati e ardenti d'amore, è una bellissima coppia. A vederli, mi scende una lacrima. L'amore è l'unico sentimento che non sono mai riuscita a sentire nel mio cuore, non mi sono mai innamorata di qualcuno.
Sono una ragazza davvero testarda. Non ho mai attaccato la corda con i miei compagni di classe, sono sempre stata seduta nell'angolo più buio della classe. Rei e Makoto sono le uniche amiche che ho, poi si sono aggiunte Usagi e Ami. Mi vogliono davvero un gran bene.
«Qualcosa non va, Lisa?»
Luna mi vede piangere, esalo un respiro profondo e rispondo con un dolce sorriso. «È tutto apposto.»
Poi, le racconto della mia strana visione. Luna mi spiega che l'uomo che guarda Dahlia si chiama Cornelius ed è il principe di Exaverie, il pianeta più grande di Andromeda.
«Lui era innamorato di lei», aggiunge «ma qualcosa li ha costretti a separarsi l'uno dall'altro.»
«Glielo avevano imposto, vero?»
«No, Queen Black rapì la regina Sapphire di Alckemia, nonché madre di Dahlia.»
«Se Dahlia si fosse rifiutata di dargli il braccialetto dalle perle lucenti, dove custodiva lo zaffiro, avrebbe trasformato la regina Sapphire in un mostro. Lei non lo ha fatto e poi...» si blocca.
«E poi...?» la incoraggio.
«Lei fu catturata da altri due demoni al servizio della regina dei demoni e la regina Sapphire venne liberata, ma la principessa scomparì non appena uno dei mostri sfiorò le perle del braccialetto.»
«Secondo il Terzo Emendamento di Andromeda, "La legge degli opposti", ai demoni è proibito il contatto con le gemme sacre. Esso fu la prima causa della scomparsa di Dahlia.»
«Dove sarà finita?» domandai sorpresa e allo stesso tempo preoccupata.
«Non so dirtelo» rispose scuotendo la testa.
«L'unica cosa che so è che se l'energia negativa va a contatto con le due perle del tuo braccialetto, colei che lo indossa scompare perdendo poi la memoria. Da quanto ne so, il terzo Emendamento è stato infranto più volte durante la Prima Guerra Cosmica e in quella guerra eravamo coinvolti anche noi. Noi sconfitti, voi ancora vive.»
«Con quale logica, poi?»
«I Sette Emendamenti di Andromeda sono leggi estremamente pericolose per le guerriere Sailor, sia per noi protettrici della Luna che per voi protettrici della galassia, mia cara Lisa», dice un po' in ansia «e se non imparerai ad usarlo come si deve, farai la stessa fine di Dahlia. Il suo potere è collegato all'energia possente della galassia da cui proviene.»
Rimango paralizzata. Ho paura di scomparire e non rivedere più la mia famiglia, le mie amiche, paura di non vivere più una vita normale, paura di non ricordare il mio passato.
«Luna, io... ho paura...»
«Lo so che è rischioso, ma la principessa Lunaris ha scelto te e con quel braccialetto sul polso salverai il suo regno e tutto l'universo.»
Mi guarda dritta negli occhi.
«È un compito delle guerriere Sailor e tu ora sei una di loro.»
Un brivido mi percorre la schiena. La paura dentro di me sale minuto per minuto, ricordo il giorno in cui ho rischiato la vita per colpa di una distrazione. Una stupida distrazione che avrei potuto evitare. In quel momento avevo visto qualcosa che un mortale non avrebbe potuto capire. Ed io non voglio più rivedere quell'immagine.
«Luna, io...»
Non ho il coraggio di dirglielo: mollare tutto e tornare a vivere una vita normale. Non posso affrontare un nemico senza sapere chi sia o perlomeno, finché non trovo il coraggio di accettare il mio destino da guerriera.
«Cosa?»
Mordendomi il labbro, lo dico tutto d'un fiato. «Ho deciso di abbandonare la squadra.»
Luna non mi crede ma poi, guardandomi con gli occhi lucidi e la paura dentro di me, cambia idea.
«Non puoi, Lisa.»
«Invece posso.»
L'immagine riflessa sullo specchio sbiadisce all'improvviso.
«Ho troppa paura di affrontare Queen Black, non sono in grado di prendermi una responsabilità tanto grande.»
«Lisa...»
«No, Luna» la mia voce s'incrina in un attimo «non cambierò idea, ho deciso di abbandonarvi e non accetterò questa pericolosa missione, non sono pronta.»
Mi allontano dallo specchio davanti a me ed esco dal bagno della biblioteca scolastica nascondendo il viso pieno di lacrime tra le mani. Da questo momento, sarò solo e soltanto Lisa.
Sapevo che accettare questo braccialetto era una scelta sbagliata, ma sono stata costretta a farlo. Non posso continuare a combattere contro mostri e altre minacce, ho paura di qualsiasi cosa. Raggiungo il cortile e respirando l'aria fresca e profumata di autunno finalmente alle porte, passeggio tra i ciliegi spogli attorno a me. Per tutto il giorno mi sono sentita inquieta. Durante la ricreazione, mentre schiacciavo un pisolino sotto un albero, ho avuto un incubo, ma svegliandomi non sono riuscita a ricordare cosa mi avesse disturbata. Mi sono sentita tesa.
Durante le lezioni ho ricordato quando mi sono sentita in quel modo: molti anni addietro, durante quella lunga guerra.
... Demoni. Affamati di potere e vendetta.

Porto le mani sul petto e mi concentro sulla sensazione di pericolo che lo zaffiro mi trasmette. Il calore della gemma sul mio polso si fa più intenso ed io comincio a vedere tutto.

Quattro.
Disperazione.
Desiderio di rivalsa.
Il coraggio, la lealtà e la saggezza... tre poteri destinati a cambiare il destino dell'universo.
"La Teoria del Cambiamento"... la caduta definitiva degli angeli.
Desiderio di conquista...
Vogliono tutti la stessa cosa... impossessarsi delle gemme... il Cristallo Galattico di Andromeda... distruggere la galassia e porre fine alle Sailor Andromeda per sempre.

Ma c'è qualcosa di differente questa volta: angoscia.

Desiderio di rivalsa...
 qualcosa ha portato i nemici a venire sulla Terra per riscattarsi, per uscire dalla disperazione che li sta divorando.
Quattro. Sono in quattro. Non di eguale potere, ma questa sembra perlopiù una supposizione. Ma ce ne sarà... una, una che la disperazione ha consumato più dei suoi compagni, la rovina della mia esistenza.

Rimango ferma, gli occhi fissi sulla scalinata davanti a me che porta all'ingresso della scuola. Ora che so cosa accadrà in futuro e cosa mi aspetterà, non mi sento affatto tranquilla. La prossima sarà una guerra dolorosa. La pace ora è finita.

Faccio un passo avanti per scendere le scale, poi una strana voce attirò la mia attenzione.
«Perché hai deciso di lasciare le tue amiche?»
Mi giro e vedo un ragazzo biondo al lato della porta di classe, un orecchino d'argento sul lobo destro e due occhi chiari. Detesto ammettere che è attraente, ma non posso lasciarmi trascinare dalla bellezza di quel ragazzo. Ho disperatamente bisogno di un cuscino su cui piangere.
«Tu chi sei?» domando tremante.
«Non ha importanza.»
«Come fai a sapere che...»
«Ho sentito tutto» sorride. «Ti sto osservando da un po' e noto che il trauma che hai subito è tornato nella tua testa.»
«Di quale trauma stai parlando?»
Quel tizio inizia a farmi paura. «Non capisco...»
«Possibile che sei così tonta?» ridacchia. «Dahlia non è sparita, è proprio qui davanti a me.»
Mi guardo attorno intontita.
«Io... non vedo niente.»
«Non ci arrivi, zucca vuota? La principessa di Alckemia sei tu!»







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Capitolo 6
*** Capitolo sei - Mente confusa ***


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Capitolo sei

• Mente confusa •






«Io, la principessa di Alckemia?»
Senza un motivo apparente, scoppio a ridere e il ragazzo mi guarda malissimo. Come può una ragazza cocciuta come me essere la reincarnazione di una principessa? Faccio fatica a credere al fatto che sono nata in un'altra galassia, che ho parlato con una mezzaluna spelacchiata, che ho creduto fossi una guerriera coraggiosa... ma cosa mi passa per la testa? Adesso mi servirebbe uno psicologo.
«La mia non era una battuta.»
«Lo so, ma non posso essere io... insomma, guardami» e lui mi scruta da capo a piedi. «Non sono quella che voi credete.»
«Questo è quello che pensi tu.»
Si avvicina e mi fissa. Il mio cuore comincia a prendere la rincorsa, sento il mio viso diventare bollente e le mie mani sudano. Cos'è questa strana sensazione? Perché lo sto guardando con occhi innamorati? Ma chi sei?
«Dahlia, so che non ricordi nulla, ma io e te eravamo innamorati.»
«C-cosa...?»
Rimango sorpresa dal suo comportamento. Che sia lui, Cornelius? Quella domanda sembra essere scontata, ma non riesco a darmi una risposta.
«Non capisco... Dahlia dovrebbe essere dall'altra parte dell'universo.»
«Il buco nero che ti risucchiò deve averti portata qui sulla Terra.»
La mia testa comincia a pulsare, un'ondata di ricordi mi travolge come una tempesta in piena estate. Non riesco a trovare la mia vera identità: sono una principessa o una semplice studentessa liceale che veste alla marinara? L'amante di un principe coraggioso e potente o una ragazza solitaria? La guerriera più coraggiosa o una che se la fa addosso dalla paura? Comincio a perdere la testa, nel vero senso della parola.
Il tipo continua a fissarmi. Non riesco a capire più niente. La mia mente è completamente invasa dai ricordi su Alckemia, mescolati con quelli sulla Terra. La mia prima trasformazione... quei mostri al parco... il sorriso di Usagi... il buco nero... tutte quelle immagini trasmesse dallo specchio. Finora sono sempre stata una studentessa liceale; niente poteri, niente problemi, niente pensieri. Solo lo studio e la compagnia delle mie amiche. Intanto le ho abbandonate. Mi sento il cuore pesante, avvolta da un grande senso di colpa.
«Cerca di ricordare, ti prego.»
Ricordo solo la gita in campagna con i miei genitori. Eravamo felici, senza alcun pensiero in testa. All'improvviso, ricordo il giorno in cui Dahlia è stata risucchiata da quel vortice.

«Dahlia... DAHLIA!»
«Ormai è troppo tardi, stupido angelo, la tua principessa verrà esiliata dall'altra parte dell'universo!»

Le grida di Cornelius e le lacrime di una bambina mi tormentano in questo momento. Come fa questo sconosciuto a conoscere tutto di loro e di me? Che sia un guerriero segreto mandato da Princess Lunaris per proteggermi? No, è impossibile.
«Io... io... non ricordo...»
Scoppio in lacrime. Il ragazzo mi consola stringendomi a sé. Un rimbombo improvviso mi invade la testa... questo calore... lo riconosco. Solo una persona riesce ad avvolgermi in un calore piacevole e cacciare via tutti i miei pensieri negativi nella mia testa, Quell'abbraccio amorevole e ammaliante. Cornelius, sei proprio tu?
«Amore mio...» mormoro dolcemente.
«Dahlia, finalmente ricordi» sibila stringendomi sempre più forte. Alcuni ricordi del mio passato sono ancora sbiaditi anzi, sono immagini in bianco e nero che si ripetono nella mia mente. Muto e insonoro, come un film d'epoca. Ben visibili ma ancora confusi. Lui mi afferra il mento e cerca di darmi un bacio, ma lo respingo di scatto allontanando il mio volto dal suo. Rimane immobile a guardarmi sbalordito.
«Scusa, ma non posso.»
«Perché, Dahlia?»
«Sono ancora confusa» confesso «mi dispiace, ma non sono ancora pronta ad accoglierti nuovamente tra le mie braccia» e mi allontano da lui con occhi lucidi. La giornata non potrebbe andare peggio di così.



*



Una grande nuvola nera copre il cielo, emana strani fulmini di cui ignoro completamente la presenza. Lentamente, la città viene attaccata da numerose presenze malvagie. Il braccialetto brilla ma lo ignoro. Ormai non sono più Sailor Y, la guerriera dell'altra galassia. Mi sono appena arresa. Ho abbandonato le mie amiche, la mia vera famiglia, Cornelius. Ora sono una ragazza distrutta.
Anche se durante il cammino cambio aspetto, non oso guardare in alto. Sailor Y non mi ha ancora abbandonata, sono stata io a farlo. Uno strano individuo, poi, attira la mia attenzione ostacolando il mio cammino. Sembra una donna incappucciata, quegli occhi scuri che sporgono dal mantello come le tenebre che l'avvolgono incutono terrore. 
«Finalmente c'incontriamo, Lisa» attacca briga con una voce demoniaca «o dovrei dire Sailor Y.»
«Queen Black», ringhio «è strano trovarti in giro per strada.»
«Ho sentito che hai abbandonato le guerriere Sailor e a quanto pare... sei da sola.»
Nel palmo della sua mano si forma una strana sfera di energia dall'aspetto tetro, indietreggio spaventata senza far caso ai tuoni rimbombanti attorno a noi.
«N-non sono sola» mento e lei comincia a ridere prendendosi gioco di me.
«Per favore, non farmi ridere» ghigna «sei da sola, fattene una ragione. Quel che è stato è stato, hai rinunciato alla tua amata galassia e a Princess Lunaris.»
Abbasso lo sguardo. La sfera di energia intanto s'ingrandisce sempre di più.
«Questa è la tua fine, piccola gemma.»
Lancia la sfera contro di me ed io la schivo con un salto mortale. Atterrata coi piedi per terra, comincio a correre senza una meta, saltando da un muretto all'altro come una gazzella. La strega è proprio dietro di me. Lancia numerose volte quelle strane sfere viola ed io le schivo di continuo.
«Muahahah, inutile sfuggire alle mie sfere oscure, Sailor Y» ruggisce trionfante «mi prenderò il tuo zaffiro e porrò fine alle Sailor Andromeda una volta per tutte!»
Fingo di non sentire e continuo a correre e saltare da una parte all'altra finché, all'improvviso, non mi trovo in un vicolo cieco. C'è solo un muro. No... è davvero giunta la fine?



 ▼  ▼


Dal diario di Lisa, 12 aprile 19..



Caro diario,
le giornate stanno trascorrendo molto velocemente, da quando la strega incappucciata è stata allontanata.
Mi sento più sicura di me stessa, ora che ci sono Usagi e le altre accanto a me. Non ho più paura di usare i miei poteri da Sailor Y. Mi sento invincibile. L'essere una principessa, però, non mi fa sentire ancora speciale. Ci sono tante cose che non mi tornano.
Ricordo Cornelius, il suo bacio, il nostro addio... ma non ricordo come sono finita qui in Giappone. Nemmeno Luna riesce ad aiutarmi, essendo l'ambasciatrice della principessa Serenity. Tra l'altro, avevo sentito parlare di lei, ma non conosco il suo aspetto.
E Sailor X? Chi mai potrebbe essere? Mi avevano accennato qualcosa al riguardo, ma non so neanche chi sia. Una mia parente, no di certo. Una mia amica, neanche. Sarò all'oscuro della sua identità, questo è poco ma sicuro. Ciò che mi turba, caro diario, è l'essere guerriera. Non sono una tipa coraggiosa e non lo sarò mai, e i cattivi continueranno a ridere di me.
Ma sono certa che, prima o poi, troverò la volontà di continuare ed essere tre persone: Lisa, Sailor Y e Dahlia, la sovrana di Alckemia e della galassia Andromeda.

Ho previsto un grande pericolo. Ho paura che la collisione con la Via Lattea sia molto vicina, e che presto tutto questo finirà. Ed io non voglio che la mia amata casa, la Terra, venga distrutta a causa di una collisione. E poi, non so neanche se sopravviverò. Usagi, Makoto, Rei e Ami... che fine faranno?
Non oso pensarci. Ho ancora paura del futuro, ma ora che ho scoperto l'arrivo della collisione, ne ho ancora di più.


Lisa, alias Sailor Y.











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Capitolo 7
*** Capitolo sette - Sei una di noi ***


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Capitolo sette

• Sei una di noi •





Sono in trappola. La sfera di energia che galleggia sul palmo della mano di quella strega incappucciata si fa sempre più grande, così come la paura verso di lei. Non riesco ad usare i miei poteri, sono debole, la mia vista poco a poco s'indebolisce. Vedo tutto scuro, forse la mia morte è davvero vicina.
«Non devo morire... non devo morire... non adesso...»
Ho paura.
«Se proprio vuoi uccidermi, allora fallo» dico senza pensare. «Io invece so cosa accadrà se vinci, e porrai fine alla mia esistenza.»
Il mio petto manca un battito, la strega sorride malvagiamente.

"Non dimenticare, mia dolce Lady Sapphire: la guerra contro i demoni ci ha devastate, ma avrai ancora un mondo da proteggere e onorare. Un giorno ci sveglieremo con il Crysalium che brillerà di luce intensa e piacevole, torneremo a vivere i nostri giorni e ad amare chi abbiamo amato. Vedremo crescere la nostra galassia, i nostri futuri figli e generazioni. La forza di chi ci ha sconfitte tornerà tra le nostre vite, devi proteggere il tuo potere, il pianeta azzurro cristallo e la Via Lattea. Sarà la tua missione secondaria.
Quando la Terra sarà in pace, mia cara Dahlia, potrai tornare sulla tua amata Alckemia e vivere la tua nuova vita da regina."


«Addio, Sailor Y», dice la strega prima di sferrare il suo colpo finale «è stato un piacere conoscerti.»
Stringo gli occhi abbassando lo sguardo, mi considero già una particella cosmica che naviga nello spazio senza una meta. Morta.
Di colpo, un fulmine attira la mia attenzione. Il Supreme Thunder di Sailor Jupiter, mi coglie alla sprovvista e, istintivamente, appoggio la schiena contro il muro terrorizzata e la guerriera di Giove mi viene davanti proteggendomi. Ma che sta succedendo?
«Essere incappucciato, libera subito Sailor Y!» esclama Sailor Moon. Arrivano anche le altre due guerriere, tutte unite per salvarmi.
«Vi stavo aspettando, guerriere Sailor, ho giusto qualcosa anche per voi» dice lei con tono minaccioso.
«Non fatelo, ragazze!» grido.
Sailor Mars prende una delle sue pergamene e le lancia contro di lui, ma senza alcun successo. Tremo dalla paura. Non riusciranno mai a sconfiggere quella strega, è immortale. Sailor Mars e Sailor Moon unendo i loro poteri, lanciano un fascio di luce colpendo in pieno il nemico, esso reagisce con un mugugno. Sailor Mercury gli offusca la visuale lanciando le sue bolle di nebbia, Sailor Jupiter - la mia nemesi - mi sta vicina.
«Devi combattere, Sailor Y, è per questo che sei rinata» mormora lei.
Scuoto freneticamente la testa, la bocca umida di sofferenza. «Non arrenderti, principessa. Non puoi abbassarti in questo modo, devi combattere con la testa, con tutto il tuo potere!»
Infine, è il turno di Sailor Moon con il suo cristallo d'argento, la misteriosa strega reagisce gridando dal dolore e all'improvviso, svanisce tra la luce abbagliante del suo Moon Healing Escalation. Sono libera, finalmente.
Mi butto in ginocchio anche se non ho fatto nulla di che. Le ragazze mi vengono incontro e mi aiutano a rialzarmi da terra, tutte sorridono dolcemente. Diamine, mi sento una stupida. Ma se le ho abbandonate, per quale motivo mi stanno sorridendo?
«Perdonatemi» sibilo tristemente.
«Non devi scusarti, Sailor Y, non ci hai davvero abbandonate» risponde Sailor Jupiter.
Osservo il suo sorriso e tutti quelli delle mie amiche e, improvvisamente, mi commuovo.
«Sei una di noi, Lisa» aggiunge Sailor Moon.
Mi passo una mano tra il codino, poi continuo a guardarle con occhi lucidi. 
«Vi voglio bene, ragazze» corro verso di loro e le abbraccio piangendo e singhiozzando come una bambina. 
Un improvviso bagliore accecante mi circonda, il mio aspetto cambia. Il vestito da Sailor Y si converte in un abito nero brillante, una corona d'argento sulla testa e i capelli raccolti in un grande e lungo codino azzurro chiaro. Sono... sono proprio io?
Le ragazze spalancano gli occhi dallo stupore nel guardarmi cambiare aspetto. Questo significa che Dahlia sono davvero io? Sono rinata come Lisa Hiddako, ma la mia vera identità è questa: sono la gloriosa Lady Dahlia Sapphire.
«È proprio la principessa di Alckemia!» dice Sailor Mars sorpresa.
«Questa è la mia vera me?» domando toccando la corona d'argento con i polpastrelli delle mie dita.
«A quanto pare sì, Vostra Magnificenza» risponde Sailor Mercury inchinandosi davanti a me, lo stesso anche tutte le altre. Perché mi sento avvampare? Anche Sailor Moon è in ginocchio davanti a me, la situazione è davvero strana.
«A proposito Lisa... ehm, Dahlia», interviene Sailor Mars «qualcuno di tua conoscenza vuole farti un saluto.»
Dietro di lei c'è Cornelius, il mio amato principe, con il suo bellissimo abito argentato e un'aura chiara che lo circonda, è ancora più attraente di come me lo ricordavo. Gli corro incontro con le lacrime agli occhi e lo abbraccio forte, lui ricambia avvinghiandomi dolcemente i fianchi. I miei ricordi sono ancora sbiaditi ma poco a poco, comincio a metterli a fuoco.
«Va tutto bene, mia dolce Dahlia» mormora stringendomi forte ed io mi lascio avvolgere dal suo calore.

Ora posso dire che Dahlia, Cornelius, Sailor Y e Lisa sono le persone più importanti della mia esistenza.







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Capitolo 8
*** Capitolo otto - Il ballo di gala e una nuova guerriera ***


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Capitolo otto

• Il ballo di gala e una nuova guerriera •






Tokyo, Casa Tsukino - Una settimana dopo



«Ma cosa combini, Usagi?»
Dopo la sconfitta della strega incappucciata, la città splende di un azzurro chiaro. Si è appena fatta sera e le ragazze hanno deciso di trascorrere il resto della serata al White Whale House, una grande villa esclusiva per persone eleganti alla moda, dove questa sera si tiene un piccolo ballo di gala aperto anche agli studenti di tutte le età. Ho deciso di aiutare Usagi con il guardaroba ma, a quanto pare, sembra indecisa. Più che altro... disordinata. Lancia i vestiti da una parte all'altra mettendo sottosopra i cassetti e gli armadi.
«Usagi!» grido attirando la sua attenzione.
«Non lo trovo, Lisa, aiutami!»
«Cosa non trovi?»
«Il vestito blu con le perle bianche.»
Fruga nel cassettone, scombinandolo tutto. Non posso crederci, Usagi è davvero lenta nel scegliersi un vestito! Perché mi lamento, se io sono dieci volte più lenta di un bradipo?
«Mettine uno a caso!»
Si gira e mi guarda serrando gli occhi.
«Si dia il caso che io - sottolinea puntandosi il dito contro se stessa - odio essere sciatta e scombinata, quindi mi serve un vestito alla moda.»
«Sembri Rei» alzo lo sguardo sul soffitto.
«Hey, anch'io sono una patita di vestiti e creme per il viso!»
«Peccato che esageri, l'ultima volta ti sei messa il fondotinta dopo la crema e ti si è indurito sulla faccia.»
Usagi arrossisce dalla vergogna.
«È acqua passata, adesso sono una ragazza matura» annuncia lisciandosi i capelli.
Sospiro incrociando le braccia, non appena Usagi si volta e continua a frugare nel suo guardaroba sul punto di distruggerlo. Sono così felice di aver trovato delle amiche, cosa che prima non avevo. Lentamente, la mia timidezza sta svanendo. Devo solo ringraziare Usagi, Ami, Rei e Makoto; anche se, in realtà, non mi sento affatto diversa. Dovrei essere felice, ora che la memoria mi è tornata. Ora ho ben tre identità: Lisa, Sailor Y e Princess Dahlia. 
«Sbrigati, non abbiamo tutta la sera!»
Alla fine, Usagi decise di indossare un vestito rosa, corto dai bordi dorati, indossando alla fine una tiara d'oro con piccoli rubini incastonati. Se devo essere sincera, sembra la coroncina che indossano le bambine di sette anni, fingendosi principesse di un regno immaginario.
Rimpiango quei tempi e mi piacerebbe tanto poter tornare bambina, quando inseguivo le farfalle sui distesi prati fioriti.
«Ho finito!» annuncia volteggiando come una ballerina classica. «Come sto, Lisa?» domanda, poi.
«Sì, stai benissimo. Andiamo, siamo in ritardo!» 
Afferro il suo poso e la trascino fuori di casa raggiungendo poi le altre ragazze durante il cammino, Rei e Ami camminano assieme parlando dei loro accompagnatori - e delle loro possibili reazioni di quando le vedranno, entrando nel salone, vestite come principesse di un'altra galassia.
E Sora? Oh, cielo. Non ci ho neanche pensato!
Dopo averlo conosciuto, alla fine di quella piccola battaglia, abbiamo iniziato a frequentarci. Andiamo d'amore e d'accordo anche se, in certi momenti, sembra dimenticarsi di me.
«Era ora, ragazze!» esclama Rei notando Usagi a pochi metri da lei.
«Usagi, ma dov'eri finita?» chiede Ami continuando a guardare la strada davanti a lei, camminando lungo il marciapiede con una piccola pochette tra le mani.
«Ero indecisa sul vestito, poi ho chiamato Lisa e mi ha aiutata.»
Più o meno, borbotto tra me e me con le guance arrossate. Sì, sto pensando a Sora. Non ci siamo neanche dichiarati, eppure ci siamo scambiati già un bacio. Mi piace tantissimo e onestamente non credo di piacergli. Non lo so, mi sento confusa.
«Qualcosa non va, Lisa?» chiede Usagi,notando il mio sguardo rivolto verso la luna piena che stranamente, è di un colore blu intenso.
«N-no... niente, va tutto bene.»
«Un momento, perché la luna è blu?»
«Non lo so e non voglio saperlo, piuttosto andiamo alla festa» commenta Rei lisciandosi una ciocca di capelli, camminando poi a passo veloce. Tra l'altro, porta i tacchi alti. Come accidenti fa a camminare così bene con il tacco dodici?
«È proprio bello il tuo vestito, Rei» Usagi guarda con aria sognante il suo vestito di raso nero e rosso. Inquietante ma molto alla moda.
«Lo so, grazie tesoro» risponde la mora «anche il tuo vestito rosa è bellissimo.»
«So riconoscere un bel vestito anche lontano un miglio» Usagi solleva il pugno in aria, poi di colpo si sgonfia come un palloncino «voglio dire... non sono alla tua altezza, Rei» giocherella con le dita imbarazzata, mentre Rei la fulmina con lo sguardo.
Pensare che io, raramente, rimango soddisfatta di un acquisto, soprattutto se si tratta di abiti da sera all'ultimo grido. Odio il mio vestito bianco e nero, tra l'altro non ho neanche un seno abbondante.
«Fermi tutti!» la mora si ferma all'istante, così come tutte le altre. «Manca una persona!»
«Parli di Minako?» domanda Ami e la mora fa un cenno con la testa. Non so chi sia, ma deve essere una persona molto importante per Rei. «Ti sei dimenticata che è partita per gli Stati Uniti e che tornerà solo tra qualche settimana?»
«Oh, giusto! Che idiota che sono, me lo sono proprio dimenticata!» si picchia la fronte, dopodiché riprende il cammino e le altre ragazze la seguono.
Il mio braccialetto s'illumina ancora e non so se è colpa della luna blu. Non vedo pericoli, il che è strano. Per quale motivo sta brillando? Me ne infischio e continuo a camminare verso una villa gigantesca, circondata da un grande cancello dorato. Qui sta succedendo qualcosa e non mi riferisco solo alla villa incantevole davanti a me, sento puzza di imbroglio.


La sala della villa, appena entrati, ti accoglie con un bagliore accecante. Serro gli occhi per qualche istante, abituandomi poi alla luce. I pavimenti luccicano, le finestre sono splendenti e senza alcun tipo di macchia, per non parlare degli abiti delle ragazze: decisamente raffinati. In lontananza, vedo una mandria di ragazzi e ragazze attorno qualcuno. Usagi spalanca gli occhi osservando lo strano colore dei capelli della ragazza in mezzo al gruppo: rosso ramato. Non sembrano neanche rossi, più castani - ora che li vedo bene. I suoi occhi sono di un viola molto scuro, magnetici e brillanti. Non capisco come una ragazza possa attrarre un grande gruppo di studenti e la invidio molto per questo.
Indossa un bellissimo abito lungo dorato con le spalline sottili e brillantinate, inutile dire che è l'abito più elegante di tutti quelli presenti in sala.
«Lei è una studentessa universitaria?» domanda Makoto.
«No, ha quattordici anni ed è una ripetente; a quanto pare, si è iscritta qui per riuscire a passare gli esami finali» risponde Ami.
«Ripetente?»
«Che caprona, farsi bocciare ad un passo dagli esami!» commenta Usagi.
«Senti chi parla, l'erede di Albert Einstein» ribatte Rei con tono ironico e l'espressione della testolina buffa cambia nuovamente.
«Almeno io non sono stata mai bocciata» sibila la coniglietta tra i denti.
«Qualcuna di voi la conosce?» chiedo con aria curiosa e tutte scuotono la testa. Evidentemente è una nuova arrivata anche se, nonostante abbia quasi quindici anni, dimostra di averne molti di più. Tutto ciò mi sembra assurdo.
Mi avvicino alla mandria attorno alla nuova ragazza ma, inaspettatamente, si divide in due piccoli gruppi isolando la ragazza. La osservo e noto una cicatrice sulla tempia nascosta tra i suoi lunghi capelli, la cosa m'inquieta. La saluto educatamente e lei ricambia con un sorriso. Non ha l'aria antipatica anzi, inizia già a piacermi.
«Ciao» attacco briga «il mio nome è Lisa Hiddako, molto piacere!»
«Piacere di conoscerti, io sono Lucrezia Masahiko» mi allunga la mano ed io gliela stringo volentieri con un sorriso, senza dire altro se non un "piacere".
«Come mai hai questo nome?» le chiedo.
«Sono di origini italiane, mia madre è italiana e mio padre è di qui. Lavora in una fabbrica di fuochi d'artificio qui in Giappone.»
«Deve essere un bel lavoro.»
«Peggio, è pericoloso» continua «bisogna sempre stare attenti alla polvere da sparo, qualsiasi errore e ti ritrovi in ospedale.»
Il suo tono mi terrorizza, tant'è che mi sento addirittura svenire dalla paura.
«Va tutto bene... ehm, Lilia?»
«Il mio nome è Lisa» la correggo con un sorriso imbarazzante.
«Ti vedo pallida, sei sicura di stare bene?»
Mi guardo attorno e vedo le altre ragazze assieme ai loro fidanzati, amici e cugini. Beate loro. Tra l'altro, Sora mi ha dato buca, un fidanzato peggiore di lui non esiste! Un momento, ma non siamo fidanzati noi due!
«Lisa?»
Vedo Lucrezia un po' irritata.
«Ehm... scusami, stavo pensando ad altro.»
«Fammi indovinare: al tuo ragazzo.»
Abbassò lo sguardo con le guance rosse dalla vergogna.
«Non ce l'ho un ragazzo» confesso mordicchiandomi poi il labbro, alleviando la tensione che poco a poco si sta impossessando di me. Soffro perfino d'asma e non mi sono neanche portata l'inalatore appresso, la serata non potrebbe andare peggio di così.
«Peccato, perché sei una bella ragazza» dice facendomi rimanere di sasso. Cioè... davvero? Sono una bella ragazza? E non è la prima persona che me lo dice.
«D-davvero?»
«Non sono una bugiarda, Lisa. E poi, questo vestito è davvero meraviglioso.»
Scuoto lentamente la testa.
«No, è più bello il tuo, credimi.»
Mentre tutto prima filava liscio, un rimbombo attira l'attenzione di tutti i presenti in sala. Vedo Lucrezia sparire, così come tutte le altre persone.
«Che sta succedendo?» domanda Usagi.
«Non vorrei sbagliarmi, ma credo stia arrivando un temporale» rispondo guardando il cielo diventare nero.
«Quello lo chiami "temporale"? Cavolo, è una tempesta!» esclama Makoto coprendosi il volto con un braccio. Il vento si fa più forte, fino a distruggere la cupola di vetro sopra di noi, e la prima cosa che mi viene in mente è proprio Lucrezia.
"Ma dov'è finita?"
Un fulmine gigantesco emanato dalla nube nera, tenta di ucciderci. Poi, vedo qualcosa bloccare l'impatto: uno scudo, più precisamente una cupola digitale (a giudicare dal colore verde e i numeri sparsi). Davanti a noi, c'è una ragazza dai capelli viola e il vestito Sailor dai fiocchi dorati, la gonna verdognola e uno scettro con un orologio incastonato. Chi sarà mai quella guerriera? Fatto sta che riesce a deviare i fulmini e a neutralizzare la nuvola nera, per poi sparire nel nulla saltando verso l'alto.
Continuiamo ad osservare quella strana nuvola, come se fosse una delle sette meraviglie del mondo. Ha l'aria cupa e minacciosa, i fulmini sono di un colore rosa fluorescente, quasi accecante. Ho la netta impressione che ci sia qualcuno dietro tutto questo, e non parlo solo della nuvola nera. Quella guerriera dallo scettro di cristallo viola è riuscita a deviare i fulmini e proteggerci, era come una supereroina. Quei capelli violacei e la gonna verdognola, per non parlare della luce che emanava... sembrava una dea.
Scaccio dalla mia testa quella visione, dubito sia Sailor Pluto - anche se un po' le somiglia, tranne per il volto e la forma dei fiocchi del suo vestito. Per di più, i suoi fiocchi sono dorati, mentre i miei sembrano più argentati, il che è assurdo. Che sia una Sailor Andromeda?
«Usagi, va tutto bene?»
Rei si avvicina alla sua amica con fare preoccupato stringendole la mano, mentre Makoto sventola un pezzo di carta trovato a terra su Usagi. Lei immediatamente si sveglia spalancando gli occhi, il sudore sulla fronte e le pupille dilatate.
«Oh, mio Dio! Che incubo!»
«Non era un incubo, Usagi.»
Makoto continua a sventolare, mentre Usagi cercava in qualche modo di riprendere un attimo di coscienza, cercando di dimenticarsi della nuvola nera di qualche minuto prima.
«Lisa, stai bene?»
Vedo Lucrezia corrermi incontro persa nella disperazione, col trucco sciolto e il vestito coperto di fango sul basso e sulle scarpe.
«I tuoi capelli sono...»
«Lo so, sono un disastro! Sono inciampata con i tacchi e sono caduta su una pozzanghera di fango.»
Sogghigno.
«Si vede.»
«State tutte bene, vero?»
Mi giro e vedo ancora Usagi sdraiata sul pavimento del salone con una crisi isterica.
«A parte Usagi... sì, stiamo tutte bene.»
Lucrezia mi scruta un paio di volte poi mi tasto il corpo con le dita e, solo adesso, mi rendo conto di essermi bagnata completamente.
«Anche tu sei ridotta male.»
«Non so neanche come abbia fatto a infradiciarmi» ridacchiai.
«Quello che importa è che tu stia bene» appoggia le sue mani sulle mie spalle facendomi un sorriso, mi sono fatta una nuova amica e sono davvero felice di questo. Ciò, però, non cancella dalla mia testa la guerriera Sailor che ci ha protette.
Non può essere una guerriera qualunque, visto il suo abito e il luccichio dei suoi fiocchi, deve essere per forza una Sailor Andromeda. Forse è proprio Sailor X.



*



Usciamo dalla villa barcollando come ubriache, Rei e Makoto sorreggono la povera Usagi portandola per le spalle. Lei è l'unica ridotta peggio di noi, per non parlare del suo vestito completamente rovinato dal vento. La cupola che faceva da soffitto su quel salone è distrutta e i pezzi di vetro si sono perfino ammucchiati sul pavimento di cristallo, al punto di confondersi col pavimento stesso.
L'unica cosa che vorrei fare è dimenticare questa serata e non pensare ad altro, se non a quella misteriosa guerriera che, poco prima, ci ha soccorse.
«Cielo, Usagi, stai dritta o mi verrà il latte alle ginocchia» si lamenta Makoto barcollando sull'asfalto bagnato.
«Voglio la mammaaaa!» gridò la biondina in preda al terrore, come se quella nuvola fosse proprio su di lei.
«L'avrai, ma prima dovrai camminare per un paio di chilometri.»
Usagi si agita.
«Ahhh, non voglio camminare! Portatemi voi, per favore, non mi sento più i piedini...»
«Smettila di lamentarti e cammina», replica Rei colma di rabbia «è già un sacrificio se ti teniamo per le braccia.»
«Mammaaaaa!» impreca piangendo dalla disperazione.
Strappo un dolce sorriso. Infondo, Usagi non ha colpe, ad eccezione del lamentarsi con le sue amiche. Anche a me, spesso, succede e a volte finisco all'ospedale incosciente. Lucrezia se ne è già andata ma se fosse stato per lei, avrei aiutato la sua nuova amica a tornare a casa. Non so cosa mi stia nascondendo, ma mi piacerebbe tanto saperlo.






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Capitolo 9
*** Capitolo nove - Sette giorni per non morire ***


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Capitolo nove

• Sette giorni per non morire •






Qualche ora prima...


Era stata lei a far apparire quella strana nuvola: la strega incappucciata - in quel momento diventata una dama d'onore. La misteriosa donna si era allontanata dalla sala da ballo di quella villa lussuosa. Il bello di quel momento? Vedere la gente scappare, gridare, piangere dalla paura. Adorava vedere gli umani nel panico, ma quella guerriera... la custode dell'ametista. I suoi occhi la percorrevano da capo a piedi, fermandosi sul suo Temporum. Ce n'era un'altra? Sailor Y non era l'unica guerriera di Andromeda risvegliatasi dopo migliaia di anni?
In quei momenti, la donna si sentì sconfitta. Aveva una missione importante da portare a termine e doveva farlo assolutamente: eliminare le Sailor Andromeda. Nascosta dietro il tendaggio del balcone, provò a scrutare il salone gremito di gente spaventata e in preda al terrore, in cerca di Sailor X. La nuvola aveva scagliato un forte vento che devastò l'intera sala da ballo. Prima che gli invitati smettessero di gridare, lei e le altre ragazze erano fuggite dal posto, con lei anche la guerriera dalla fuku verdognola e dorata.
Qualche invitato si stava ancora chiedendo perché tutti se n'erano andati o dove fossero finiti quei graziosi tavolini pieni di cibo e bevande gassate, ma tutto sommato nessuno si era accorto del disastro appena scampato. Nel giro di qualche minuto i camerieri avevano offerto dell'acqua a tutti gli ospiti, che si erano ripresi e coloro che erano rimasti ricominciarono a parlare tra loro e danzare.
La strega trasalì e si allontanò dal posto.
«Prima o poi scoprirò chi sei, guerriera del tempo!»






Tokyo, Casa Hiddako - ore 00.40




Mi sveglio di soprassalto dopo aver sognato qualcosa che non avrei dovuto sognare, mi massaggio la testa e sospiro. È la stessa cosa che ho scritto sul mio diario qualche tempo fa, dopo aver visto un documentario sulle galassie e le nebulose nell'universo. Il cuore mi batte talmente forte che non riesco più a controllarlo, e fa tanto male.

Terremoti, tsunami, incendi a non finire.

Tutto il mondo è in pericolo, così come i suoi abitanti e tutta la galassia partendo proprio dal Sistema Solare. Due galassie molto vicine, pronte a fondersi in un'unica e sola fascia di stelle e polveri cosmiche.

Distruzione, sofferenza, paura... addii.

Nessuno si salverà, neanche gli animali. Tutto verrà distrutto da una forza devastante.

Una collisione.

La Via Lattea e Andromeda si fonderanno, e la fine di entrambe le galassie sono vicine. Daranno vita ad un nuovo inizio e miliardi di anni di storia saranno persi per sempre. Usagi, Makoto, Rei, Ami... Sora... spariranno per sempre ed io con loro. Ho tanta paura.



*



È già ora di alzarsi. Come al solito, mi alzo e mi preparo per andare a scuola; un'altra noiosa giornata in mezzo ai libri. Afferro la mia cartella e scendo dalle scale a tutta velocità, per poi uscire e correre verso scuola. Ignoro tutto e tutti ripensando a quel dannatissimo sogno.
Cosa significa? E se fosse un sogno premonitore? E se il mondo dovesse davvero scomparire?
Non voglio immaginarmelo, di sicuro sarà qualcosa di orribile; non vedrò mai più il mio amato Giappone, mamma e papà, le mie migliori amiche e il ragazzo di cui mi sono innamorata. Credevo di far rinascere quel regno in cui io e Cornelius avevamo coronato il nostro sogno d'amore... "Maledizione, Lisa, smettila di credere ai sogni!"
«Ciao, Lisa!»
Una voce pronuncia il mio nome ed io mi giro verso la fine del corridoio: è Lucrezia, mi viene incontro con un sorriso. Si è già dimenticata di quello che era successo ieri?
«Hey, Lucrezia!» saluto col sudore sulla fronte. Cielo, sto ancora pensando al mio sogno e a quella nuvola nera che ci aveva attaccate.
«Il tuo viso è completamente bianco, ti senti bene?»
Annuisco.
«Anzi, ora che ti vedo meglio, hai delle bruttissime occhiaie. Hai dormito stanotte, vero?»
«Ahhh, non fare la detective della situazione!» mi scuoto i capelli come una pazza scompigliandoli completamente, «Uffa, è già un miracolo se sono riuscita ad alzarmi e venire a scuola!»
«Va bene, ma non piangere dicendo che nessuno ti ha voluta aiutare» sbuffa e se ne va senza aggiungere altro. Bell'amica, wow.
Mi giro dall'altra parte senza guardare avanti precipitandomi in classe, vedo il mio braccialetto illuminarsi e, girandomi verso Lucrezia, vedo la perla viola della sua collana brillare e la cosa mi puzza. Improvvisamente, scappa dalle sue amiche senza dire niente e, con un gesto fulmineo, nasconde la sua perla bianca in un pugno. Le due ragazze davanti a lei la guardano intontite. Non c'è alcun dubbio: è la prima guerriera della galassia Andromeda: Sailor X. Altrimenti, lo splendore della perla sulla sua collana non si spiegherebbe.
«Lucrezia!» la chiamo a gran voce. Si volta per un istante e poi continua a correre, la seguo fino al cortile e d'un tratto si volta.
«Lisa, posso spiegare...»
«Tranquilla», rispondo mostrandole il braccialetto sul mio polso «anch'io sono una guerriera Sailor.»
«Vediamo se ho indovinato: tu saresti Sailor Y, la guerriera dello zaffiro?» domanda spalancando gli occhi ed io annuisco. Mi avvicino lentamente verso di lei ed osservo la sua perla bianca lasciare un bagliore accecante, addirittura peggiore di quello del mio braccialetto. Lucrezia arrossisce.
«Che sta succedendo, Lisa?» chiede intimorita dal mio sguardo. «Perché le nostre perle stanno brillando?»
Alzo la testa e osservo le nuvole in cielo.
«C'è qualcuno al servizio dei demoni», dico senza battere le palpebre «credo sia colei che porterà le due galassie alla collisione.»
Qualcosa non mi convince, e non è solo la nuvola nera di ieri sera. La collisione, adesso, fa parte della nostra nuova missione.
Incredibile, sta accadendo davvero.

«Di cosa stai parlando? Non capisco.»
«Parlo della regina del diamante nero, nonché acerrima nemica di Queen Serenity e Princess Lunaris.»
Lucrezia mi osserva confusa.
«Credo di non averti seguita.»
«Sei stata tu a deviare i fulmini di quella nube nera, vero?»
Inizia a sudare.
«Ehm... certo.»
«Come hai creato la rete digitale che hai usato come scudo per proteggerci?»
Si morde il labbro spaventata.
«Lisa, mi stai facendo paura.»
«Rispondi alla mia domanda, Lucrezia!» serro gli occhi penetrandola di più con lo sguardo. Lucrezia, per quanto più anziana di me di un anno, si lascia intimorire facilmente. Distoglie lo sguardo per un istante, dopodiché torna a guardarmi dritta negli occhi.
«Con il mio spotere dello Scettro Divino di Hærium.»
Smetto di fissarla e guardò in basso. Hærium è il primo pianeta del Sistema galattico di Andromeda numero cinque, distante dodicimila anni luce da Alckemia. C'è qualcosa che accomuna i due pianeti, ma cosa? Mi sforzo per ricordare altro, ma la mia memoria è invasa da buchi neri e spazi vuoti. Ricordo a malapena l'aspetto di Cornelius e del regno di Alckemia, figuriamoci altro.
«Hærium non è il pianeta dove custodiscono il Cristallo Infinito?» le domando con aria curiosa.
«Uhm... sì, ma...»
Chino leggermente il capo di lato.
«È nelle mani della principessa Odile, vero?»
Non sa cosa rispondere, evidentemente non lo sa neanche lei. E poi, come accidenti so dell'esistenza di Princess Odile? Che la memoria mi stia tornando improvvisamente, in un battito di ciglia? Indietreggio di qualche passo, distogliendo lo sguardo da lei. Mi sembra ovvio: sto cominciando a diventare pazza.
«Lisa...»
Il braccialetto e la collana continuano a lasciare una scia di luce immensa e fastidiosa, non riesco a guardare davanti a me. «Quanto manca alla collisione delle due galassie?» chiede con le dita tremolanti e il fiato in gola.
«Meno di sette giorni.» rispondo abbassando lo sguardo afflitta.
«E ora che facciamo?»
«Chiamiamo Usagi e le altre, non possiamo affrontare questa missione da sole.»
Spalanca leggermente gli occhi.
«E poi non riguarda solo la nostra galassia, ma anche questa.»
Annuisce e mi segue dritta verso il corridoio della scuola, dove Usagi, Ami e Makoto stanno chiacchierando tra di loro.








«Ragazze, è terribile!»
Lucrezia raggiunge le ragazze col fiato corto, dopo aver salito le scale con i tacchi alti.
«Cosa succede?» chiede Makoto.
«Tra meno di una settimana, la Via Lattea e la galassia Andromeda si fonderanno.»
«In che senso?» ripete Usagi.
«Si chiama "collisione"» le risponde Ami «e se non la fermiamo, il nostro pianeta e tutti gli esseri viventi spariranno per sempre.»
Usagi scoppia di nuovo in una crisi epilettica, peggiore di quella di ieri sera. Makoto riesce a prenderla prima che potesse cadere a terra, e sventola un quaderno davanti al suo viso - probabilmente il suo, preso dalla sua cartella poggiata tra le sue gambe.
«Accidenti, Usagi» arriva improvvisamente Rei, furiosa come non mai «è mai possibile che svieni ogni volta che parliamo di una...» alza lo sguardo e puntandolo verso la finestra, osserva la nube nera ingrandirsi sempre di più circondando tutta la città «... ca-catastrofe?!»
«Di nuovo quella nuvola nera!» sibila Ami serrando gli occhi.
«Raggiungiamo il parco, prima che il fumo di quella nuvola annebbi la città» e detto ciò cominciamo a correre.
Makoto è costretta a trasportare Usagi sulle spalle, svenuta dalla notizia sconcertante della collisione ormai vicina. Usciamo dalla scuola e intanto, Luna e Artemis - gli ambasciatori del Regno della Luna, ci raggiungono comunicandoci la notizia.
«Lisa ha già previsto tutto» risponde Lucrezia «l'unica cosa da fare è impedire che le galassie si scontrino.»
«E quanto manca alla collisione delle due galassie?» chiede la gatta viola.
«Sei giorni, sedici ore, due minuti e quaranta secondi.»
I due ambasciatori non riescono a capire bene il nocciolo della questione, se tutto questo è un piano per impossessarsi del cristallo d'argento, oppure la fine del mondo è davvero vicina. Se l'ho sognato, dovrebbe non accadere; in teoria. Ma non devo mai pensare pessimista.

Coraggio, Lisa, ce la puoi fare!










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Capitolo 10
*** Capitolo dieci - Faccia a faccia con il nemico ***


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Capitolo dieci

• Faccia a faccia con il nemico •





Rei prende in braccio Usagi con difficoltà e ci segue insieme alle altre ragazze. Lucrezia ed io siamo davanti a loro, tutte dirette verso l'origine della nuvola oscura che sta coprendo la città. Improvvisamente una raffica di vento ci colpisce in pieno viso, siamo costrette a riparare gli occhi con un braccio e proseguire. Davanti a noi, a un passo dal fiume, un grande cristallo nero illumina la zona, e un raggio luminoso penetra nei nuvoloni in cielo creando una gigantesca nube tossica di colore grigio, che poi diventa nera.
«Che cos'è questo?» domanda Lucrezia terrorizzata.
«È opera della regina del diamante nero» rispondo.
«Beh... chi non muore, si rivede» commenta Makoto osservando bene il cristallo davanti ai nostri occhi.
«Non credo sia una sua reincarnazione» interviene Ami «quel cristallo sembra essere indistruttibile e secondo me, sta cercando il Cristallo Infinito.»
«Come fai ad esserne sicura?» chiede Rei.
«Mi sembra evidente che quel diamante sia tutt'altro che minaccioso e distruttivo.»
«Forse è il caso di entrare e scoprirlo» dico allungando il braccio che tiene il braccialetto legato al polso, le due perle aprono un passaggio e tutte noi entriamo.
«Diamoci una mossa a sconfiggere questa tizia. Per colpa di Usagi, mi sta venendo il mal di schiena!» si lamenta Rei col sudore nella fronte.


*



All'interno del cristallo nero regna un silenzio tombale. Oltre alla nebbia sotto ai nostri piedi, non c'è altro.
«Che scherzo è questo?» domanda Lucrezia stringendo un pugno.
«Coraggio, Lucrezia, andrà tutto bene.»
«Non dovrei neanche trovarmi qui! Accidenti, ma chi me l'ha fatto fare?»
La osservo piangere. È come un déjà-vú, come se quella ragazza fossi io. Mi sono comportata esattamente come lei in questo momento, rinnegando il mio destino. Ho ancora paura di affrontare missioni pericolose come questa, ma non ho altra scelta se non quella di rischiare la vita in nome di Alckemia.

Oh, Cornelius. Se solo fossi qui con me, adesso non avrei paura.

«È la stessa cosa che mi sono detta anch'io, ma dobbiamo accettarlo. Siamo le reincarnazioni delle Sailor Andromeda, combattiamo in nome della nostra amata galassia, e non possiamo lasciare che la regina del diamante nero acceleri il tempo.»
Le altre ragazze sussultano - tranne Usagi, adagiata sulle spalle di Rei priva di coscienza. Quel che è peggio è che sta russando. Oh, mamma.
«Mi stai dicendo che questa... regina è in grado di controllare il tempo, stringerlo e allargarlo a suo piacimento?» domanda Ami completamente shoccata. Rispondo facendo il cenno del sì con la testa, abbassando poi lo sguardo.
«A proposito, dov'è?»
Improvvisamente, un lampo di luce viene dritto verso di noi. Io e Lucrezia riusciamo a deviarlo, mentre le altre ragazze vengono colpite in pieno. Le loro forse s'indeboliscono e, con poco fiato nei polmoni, cadono a terra in ginocchio con gli occhi socchiusi. Rei riesce ancora a tenere Usagi sulle spalle, nonostante quella luce l'abbia indebolita.
Io e Lucrezia alziamo la testa e cerchiamo di mettere a fuoco quella che sembra la sagoma di una donna, abbastanza alta dagli occhi chiarissimi. Il suo abito è a dir poco spaventoso: un reggiseno viola e nero con alcune punte sulle bretelle, una gonna dello stesso colore, con punte leggermente più piccole sulla cintura e un paio di scarpe viola lucide.  Non ha i capelli lunghi, sono di un magenta scintillante e porta un frammento del diamante sul collo. Non può essere proprio lei, la regina del Diamante Nero. Forse è una sua scagnozza. A giudicare da come sta guardando il vuoto, sembra non abbia la forza per vedermi meglio.
«Vi stavamo aspettando, Sailor Andromeda.»

La scagnozza guarda davanti, il suo sguardo non è neanche diretto a me. I suoi occhi sono molto chiari, così come le sue pupille. Qualcosa mi dice che è davvero cieca. Finalmente posso vederla meglio. Alzo lo sguardo e noto una seconda sagoma più grande, dalla corona argentata ed un grande diamante incastonato al centro. È proprio colei che io penso?
«Finalmente le Sailor Andromeda e vedo che c'è anche Sailor Moon e la sua ciurma.»
«Ma dove siamo finite, su una nave pirata?» commenta Rei. «E poi chi diavolo sta parlando?»
Vedo due occhi viola, lucenti e macabri. Non riesco a vederla bene, la nebbia me lo impedisce.
«Sono la regina del Diamante Nero: Queen Black» e immediatamente, si mostra. Ha una coda alta dello stesso colore dei suoi occhi, uno scettro con una grande sfera nera dov'è racchiuso il vero e proprio diamante. Porta un abito di raso porpora, lungo e molto elegante. Il suo sguardo è raggelante, così come il suo scettro puntato verso di noi. Sferra una scia di energia potente da farci cadere di sedere tutte quante, e poi riusciamo a pronunciare la formula magica. Lo stesso anche le altre ragazze. Lucrezia ed io la pronunciamo in coro.


«Potere di Andromeda, vieni a me!»


Ci alziamo leggermente da terra e i colori della nostra pelle assumono un colorito surreale: un blu intenso coperto da tante stelle bianche. Mentre mi trasformo, vedo Lucrezia cambiare totalmente forma. I suoi capelli diventano viola, la sua tuta è bianca con una gonna verdognola e i fiocchi dorati, le scarpe dello stesso colore della gonna e i nastri di medesime dorati. Non appena la trasformazione finisce, uno scettro appare davanti a lei. Anch'esso è dorato, con un cuore d'argento e in mezzo il Cristallo Infinito. 
È trasparente e lucido, emana una scia di luce a spettro - ogni tanto, cambia colore assumendo un potere particolare. Dopo la trasformazione delle altre Sailor, torniamo a terra e osserviamo Queen Black applaudire con un sorriso malefico in volto.
«Complimenti per questo bellissimo spettacolo», dice mettendo in risalto la sua voce leggermente profonda e maniacale «ed ora che ho scoperto le vostre vere identità, mi basterà poco per sottrarvi i poteri.»
Serro gli occhi e mostro parte dei miei denti, ringhiando sottovoce. Che presuntuosa!
«È un vero peccato che Sailor Z non sia qui» dice guardandosi le unghie laccate di un viola acceso, «avrei potuto sottrarre il Cristallo Infinito completo.»
Le altre Sailor spalancano gli occhi sorprese.
«Che cosa? C'è una terza Sailor Andromeda?» domandano in coro. Lucrezia si gira verso di loro e abbassa lo sguardo.
«È scomparsa da più di cinquecento anni, esattamente dopo la distruzione del Cristallo Infinito. Tutte e tre possediamo un frammento, ma il potere di essi è diverso, a seconda del pianeta in cui viene ritrovato.»
«Se non me la portate qui, dire pure addio ai vostri poteri.»
Indietreggiamo di qualche passo, mentre il diamante sulla corona di Queen Black comincia ad illuminarsi. Che ha intenzione di fare? La sua grande corona emana un forte bagliore e subito appaiono due grandi mani. Indietreggiamo di un passo, ma entrambe sono puntate su me e Sailor Moon.
«Consegnatemi i vostri poteri, guerriere Sailor» ci ordina Queen Black «o userò le cattive maniere.»
«Non ti consegneremo un bel niente!» esclama Sailor Moon tenendo stretta il cristallo d'argento - ed io il frammento del Cristallo Infinito.
«Fate con comodo, intanto prenderò quelli delle vostre compagne.»
Le mani si allungano e rubano il cristallo posto al centro del fiocco dei loro vestiti, facendo sparire immediatamente il loro potere e la loro coscienza. Sailor Mars sviene immediatamente, Sailor Mercury rimane a terra senza un briciolo di energia, Sailor Jupiter non da nessun segno di vita, Sailor X perde il suo scettro e si accascia al suolo. Siamo rimaste solo io e Sailor Moon, entrambe ci scambiamo un'occhiata proteggendo il cristallo che ci dona potere. Queen Black ride maleficamente.
«Siete così patetiche» dice «pensavate davvero di sconfiggermi con quei vostri miserabili poteri?»
Ringhio osservando il suo volto sorridente e pieno di vittoria.
«Non cantare vittoria troppo presto» risponde Sailor Moon «non hai ancora i nostri poteri.»
«E mi basterà poco per averli.»
Schiocca le dita e le mani ci afferrano per il fiocco tenendoci strette in un forte pugno, non respiro, sento la necessità di chiudere gli occhi e dormire. Le mie gambe mi stanno abbandonando, la vista si offusca.
«Sailor Y, fai qualcosa!» esclama Sailor Moon.
«Non... posso...»
La stretta è così forte da farci cadere a terra senza i nostri poteri, stanche e quasi assonnate. Sento di nuovo la risata malefica di Queen Black e il rumore di alcune catene. Dopodiché, chiudo gli occhi e vedo nero.








«Mamma... mamma!»
Sento la voce di Haiyuki. Da lontano, vedo il bagliore dei suoi occhi e affianco a lei Cornelius.
«Dahlia, dove sei?»
Cerco di metterli a fuoco con lo sguardo, ma qualcosa m'impedisce di inquadrarli per bene; mi stanno cercando.
«Papà, voglio la mamma!» grida Haiyuki in procinto di piangere senza sosta.
«La troveremo, vedrai.»
«Ma il mondo finirà tra meno di quindici minuti.»
Sussulto.
«La troveremo, piccola mia» dice lui tenendo stretta sua figlia tra le braccia «non la lasceremo morire.»
La collisione... è vicinissima...







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Capitolo 11
*** Capitolo undici - Un nuovo potere e... la squadra si completa (?) ***


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Capitolo undici

• Un nuovo potere e... la squadra si completa (?) •






Mi sveglio di soprassalto. Usagi ed io ci guardiamo, incatenate al cristallo nero con due catene dall'aspetto inquietante. Non appena una di noi si muove, una scossa invade entrambi i nostri corpi indebolendoci sempre di più. Lei cerca di fare un passo avanti, ma non appena muove il braccio sinistro, la scossa ci colpisce nuovamente. Grido, e così fa anche lei. Nessuno riesce a sentirci, dal momento che ci troviamo dall'altra parte del grande diamante nero.
«Usagi, non ti muovere!» dico con voce alta circondata dalle forti scosse provocante dal cristallo.
Ci accasciamo a terra col fiato corto. Usagi cerca di respirare, ma fa fatica. Io invece riesco a pensare, ma non tanto a parlare.
«Stai bene?»
Apre leggermente gli occhi e mi guarda.
«Sì, sto benissimo...» geme.
«Dobbiamo uscire da qui o moriremo.»
«Come... come facciamo? Le catene sembrano indistruttibili!»
Le osservo e noto che si stanno spezzando poco alla volta. Potrei approfittarne cercando di tirare di più la catena, ma so che se mi muovo provoco la scossa.
«Maledizione!» sibilo.
«Cosa succede?» chiede Usagi.
«Non possiamo neanche trasformarci nuovamente in guerriere Sailor, Queen Black ha i nostri cristalli e quello di Sailor X.»
«E lei dov'è?»
Abbassò lo sguardo.
«Non ne ho la più pallida idea.»
«Credo che anche lei sia stata presa in ostaggio da Queen Black e le le abbia sottratto una delle tre metà del Cristallo Infinito.»
«Ci ha sottratto anche le nostre gemme, la fonte dei nostri poteri.»
Usagi china la testa di lato confusa ed io le spiego tutto.



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Cinquecento anni fa, Queen Black voleva ad ogni costo il Cristallo d'Argento e il Cristallo Infinito, le due fonti di potere più grandi dell'universo. Sailor Infinity, nonché la custode suprema del leggendario Cristallo Infinito, morì in battaglia per proteggere la fonte dei suoi poteri e le tre principesse guardiane del suo piccolo pianeta: Dahlia, Maêko e Odile. 
Dopo la morte di Sailor Infinity e di Princess Lunaris - figlia della sovrana di Gåleavėy, ottavo pianeta del Sistema Lunare II - il Cristallo venne diviso in tre frammenti, che furono ritrovati nei pianeti delle tre principesse guardiane: Alckemia, Hælium, e Thûsheda.
I tre frammenti diedero vita alle prime tre Sailor Andromeda, la seconda forma delle principesse guardiane della galassia.

Sailor X: tenace, attraente, sapiente. È la custode dell'ametista, gemma della sapienza e del futuro. Non si arrende davanti alle difficoltà e porta sempre a termine le sue missioni.
Sailor Y: fragile, timida e impacciata. È la custode dello zaffiro, gemma della forza. Nonostante la paura, tende ad affrontare i nemici senza mostrare le sue paure.
Sailor Z: estroversa, sorridente e astuta. Custodisce il quarzo rosa, la gemma dell'amore e della felicità. Se c'è una cosa che teme è l'odio, e tende sempre ad abbatterlo. Un dettaglio particolare è che, essendo non vedente, riesce comunque a gestire i suoi movimenti.
Dopo cento anni furono eliminate da un potente sovrano, nonché regina del pericoloso Diamante Nero. Io e Lucrezia siamo le loro reincarnazioni: Dahlia e Odile. Non sappiamo ancora chi sia Sailor Z, né tantomeno dove sia finita, ma so che è da qualche parte sulla Terra.  Forse, non qui in Giappone.






«Lisa, non credevo che fosti la reincarnazione di Princess Dahlia!» esclama Usagi.
«Ed io so che tu sei quella di Neo Queen Serenity.»
Mi guarda, ma un leggero movimento delle sue dita ci distrugge con una terza scossa, questa volta meno intensa. Tengo lo sguardo basso è l'unica cosa che posso fare è piangere e così faccio. I miei singhiozzi riecheggiano nella stanza, all'apparenza infinita.
«Perché è capitato a me?» bisbiglio sottovoce. Usagi riesce a sentirmi e a rispondermi.
«Non dire così, Lisa.»
«Vi state sbagliando, tutti quanti! Non dovrei neanche essere qui, non sono in grado di custodire tale potere!»
«È la tua testa che dice così, ma il tuo cuore dice il contrario.»
La guardo con le lacrime agli occhi.
«Tu sei forte, non devi aver paura del futuro.»
Cerco di smettere di piangere, ma improvvisamente le catene si spezzano e cadiamo a pancia in giù, libere dalla prigionia di quei ferri arrugginiti. Subito dopo, qualcuno appare davanti a noi. Deve essere la scagnozza di Queen Black.
«Lisa? Usagi?»
Cerchiamo di rialzarci difendendoci dalla minaccia che è davanti a noi, ma lei viene in pace e ci guarda con un sorriso.
«Tu chi sei, veramente?» chiedo con diffidenza fulminandola con gli occhi.
«Il mio nome è Anne Marie, sono qui per aiutarvi» risponde.
«Riesci a vederci?» domanda Usagi, e lei scuote lentamente la testa.
«Riesco, però, a captare i suoni dei vostri respiri; sono... irregolari.»
«Perché vuoi aiutarci?»
«Perché io ho l'ultimo frammento del Cristallo Infinito.»
Ci mostra un anello d'oro con un quarzo rosa incastonato e un paio di rubini rossi, sarà sicuramente la fonte dei suoi poteri. Alzo lo sguardo e la osservo meglio. Ha i capelli rosa, ma sono sicura che non siano naturali. Lei è la terza Sailor Algebric, una delle gemme pilastro di Andromeda. Il frammento imprigionato nel suo anello s'illumina, facendo apparire due grandi cristalli. Entrambi sono trasparenti a forma di galassia a spirale. Spalanco gli occhi.
«E questo cos'è?» chiede Usagi stupita.
Anne Marie non lo vede, ma lo percepisce. Un potere più forte dei nostri, collegati alle galassie che ci ha cullate.
«Il potere galattico della Via Lattea e di Andromeda, vi basterà pronunciare "potere galattico, vieni a me" e vi trasformerete in Sailor Galaxy.»
«E tu?»
«Farò la mia parte e vi aiuterò nella vostra missione» sorride.
«Ma Queen Black potrebbe...»
«Di lei me ne occupo io. Tendete le vostre braccia e aprite entrambe le mani, pensate a recuperare i vostri poteri» e appoggia delicatamente i due cristalli sui palmi delle nostre mani. Non appena rialziamo lo sguardo, Anne Marie sparisce nell'ombra. Usagi mi guarda un po' confusa, come se non sapesse cosa fare. Faccio un cenno con la testa e, insieme, alziamo i nostri cristalli pronunciando la formula magica.


«Potere galattico della Via Lattea, vieni a me!»
«Potere galattico di Andromeda, vieni a me!»


Le nostre tute sono uguali, la forma della gonna cambia. I colori di Usagi sono il viola e l'oro, mentre i miei sono il blu e l'argento. I cristalli si posizionano sui nostri fiocchi, dando vita a Sailor Galaxy Moon e Sailor Galaxy Y. Per Sailor Moon, questa è la sesta trasformazione.
«È incredibile!» esclamo meravigliata, osservando il mio nuovo vestito.
«Coraggio, raggiungiamo le altre e fermiamo la collisione» dice Sailor Moon prendendomi per mano e trascinandomi verso l'uscita della prigione.
Usagi è proprio davanti a me, corre veloce verso l'uscita ma qualcosa c'impedisce il passaggio: un grande buco nero.

Le altre Sailor sono dall'altra parte, tutte in coma dopo che Queen Black ha rubato i loro poteri. La regina non è in grado di usarli, ma li fonde in un grande e immenso potere, unito a quello del diamante nero.
«Come oltrepassiamo quel buco?» chiedo, ma a rispondermi è proprio Queen Black.
«Consegnandomi i vostri talismani galattici» minaccia puntando il suo luminoso scettro davanti ai nostri nasi.
Ci allontaniamo e, unendo le nostre mani, creiamo la Starlight Flame.
«Stelle e fuoco, unitevi!» gridiamo in coro alzando poi lo sguardo in alto. La fiamma prende un colorito diverso, circondata poi da numerose stelle e polvere cosmica.
«Stage Out!» esclamiamo lanciando la fiamma contro Queen Black, ma riesce a deviarla e rilanciarla contro di noi. Con un salto, prendiamo il volo e la schiviamo. I miei occhi sono colmi di rabbia osservando Lucrezia imprigionata nel Cristallo Nero.
«Inutile che cerchiate di fare le eroine. Ho scoperto la vostra vera identità, e questo per me è un vantaggio.»
"Dove diavolo è Anne Marie?" dico tra me e me guardandomi intorno. Aveva detto che avrebbe pensato lei a Queen Black, ma non c'è traccia.
«Non ve lo ripeterò una terza volta: consegnatemi i vostri talismani galattici, o per le vostre amiche sarà la fine.»
Indietreggiamo lentamente, mentre le mani si avvicinano lentamente verso di noi, cercando di non farci rubare il cristallo sui nostri fiocchi. E proprio in quel momento, un fascio di luce le distrugge assorbendo poi il potere del diamante nero in un piccolo rubino.
«Ma che cosa...?»
«Sailor Z! È proprio lei!» esclamò indicandola con gli occhi, osservando poi Usagi sorpresa dal suo arrivo. La sua gonna è magenta con i bordi argentati, il fiocco sempre argentato e i capelli lunghi colorati di un rosa antico intenso. È Anne Marie.
«Dov'è la mia scagnozza?» domanda Queen Black.
«L'ho imprigionata in questo rubino, come farò presto con te, Queen Black!» risponde Sailor Z con un sorriso malefico. Di colpo, la nemica scoppia a ridere.
«Come fai a imprigionarmi, se non vedi assolutamente nulla?»
«Ho imparato ad orientarmi con i suoni e gli odori, cosa che tu non riuscirai mai a fare.»
Il volto di Queen Black diventa rosso dalla rabbia, stringe forte lo scettro in un pugno e lo punta verso Sailor Z.
«Povera illusa!» esclama lanciando un secondo raggio d'azione luminoso che Sailor Z riesce a schivare saltando in aria,  inarcando la schiena e facendo un salto mortale. Atterra delicatamente sul pavimento senza farsi male, io e Usagi restiamo a bocca aperta. È... straordinario!
«Com'è possibile? Come...?»
«Te l'ho detto: sono in grado di orientarmi con l'olfatto e l'udito, e con la forza di gravità - un pregio delle Sailor Andromeda.»
Gli occhi violacei di Lucrezia si aprono e Sailor Z captando il rumore del Cristallo che si infrange, lancia la sua tiara contro di esso frantumandolo completamente. Lucrezia riesce ad uscire e recuperare il suo frammento che dallo scettro scuro della regina, torna verso di lei. Poi, si trasforma e ci raggiunge.
«Le Sailor Algebric al completo? Wow, è strabiliante!» esclama Sailor Moon entusiasta.
«Ci serve il tuo aiuto, Sailor Moon» dice Sailor Z, chiudendo leggermente le palpebre «senza il cristallo d'argento, non possiamo fermare Queen Black e liberare le altre Sailor.»
«Cosa dovrei fare?»
«Usa il tuo Moon Stick e distruggi i cristalli, a distrarre il nemico ci penserò io» sorride poi.
«Ma sei davvero sicura di...?» cerca di dire Sailor X, ma la sua compagna alza un dito.
«Fidatevi di me, ragazze» dice pugnalandosi leggermente il petto con un pugno «se non c'impossessiamo dell'Avantitempo prima che scocchi la mezzanotte, sarà la fine.»













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Capitolo 12
*** Capitolo dodici - Ventiquattr'ore alla fine ***


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Capitolo dodici

• Ventiquattr'ore alla fine •






Usagi ed io seguiamo le indicazioni di Sailor Z avvicinandoci poi al trono di Queen Black, indietreggio di qualche passo cercando di non farmi notare dalle altre Sailor osservando poi la mano della regina tenere l'Avantitempo. Ha l'aspetto di un semplice orologio da taschino, ma al posto dei numeri romani sono incisi i simboli dei nove pianeti del Sistema Solare. Il suo pollice era puntato verso il centro del quadrante e, soltanto adesso, noto che quell'orologio non ha il vetro. Non è possibile!
«Cosa ti prende, Sailor Y?» mi coglie di sorpresa la regina catturando così l'attenzione delle altre guerriere «Te la stai facendo addosso dalla paura?»
Dipinge un ghigno malizioso spostando leggermente la lancetta corta dell'Avantitempo.
«Quell'orologio non ti appartiene, Queen Black» dice Sailor Z serrando leggermente le palpebre. Nonostante sia cieca, riesce a capire dove si trova. Non smetterò mai di dire che è una guerriera straordinaria, cosa che mai io sarò.
«Non puoi dirmi cosa non è mio, Sailor Z, tutto in questa galassia è mio, compresa la Terra!»
«Tu non puoi impossessarti della Terra e dei suoi abitanti!» esclama Sailor Moon trovando un briciolo di coraggio. Beata lei.
«Se non vi togliete dai piedi, farò in modo che la collisione avvenga adesso» ringhia minacciosa impugnando l'orologio. Il suo sguardo è agghiacciante, proprio come il resto della sua immagine.  Mi accorgo soltanto ora che Queen Black è truccata - rossetto, ombretto, eyeliner, mascara... non le manca niente.
«Se vuoi impossessarti della Terra e della nostra galassia, dovrai passare sul mio corpo» dice Sailor Moon impugnando il suo scettro galattico. Ce l'ho anch'io tra le mani e mi chiedo come ci sia finito. Punto di nuovo lo sguardo su Queen Black e noto che il tempo sta andando avanti lentamente. Sta dimezzando il tempo della collisione!
«Ragazze», grido cercando di farmi sentire «Queen Black sta manomettendo il continuum spazio-temporale, dovete fermarla!»
Non mi stanno ascoltando. Continuano a sferrare numerosi attacchi contro di lei, a schivare quelli del nemico e... il tempo si sta riducendo. Cosa devo fare?

"Non sono una guerriera."

Le dita della regina stanno girando frettolosamente le lancette. Sto tornando indietro o sto andando avanti?

"Vi state sbagliando, non sono io!"

Sento il mio corpo cedere. Cosa mi sta succedendo?

"Non sono degna di essere una di voi."




*



Mi sveglio di soprassalto e mi trovo improvvisamente nella mia camera da letto. Al mio fianco c'è una gatta color ambra con un cuore sulla fronte. Una cosa è certa; non è Luna. Allora, chi è? Caccio uno strillo e spavento la gattina, che balza sul letto e si gira verso di me.
«Cielo, ma cosa ti prende?» sbotta contro di me infuriata.
«Ma tu chi sei?»
«Chi sono non ha importanza, Lisa» risponde come se fosse una supereroina «è la missione che lo è.»
Sbarro gli occhi. Come diamine fa a sapere della mia... cioè, della nostra missione? Non mi faccio tante domande e mi alzo dal letto, poi la micia torna da me con un talismano galattico che mi ha dato Anne Marie tra i denti.
«Dimentichi qualcosa, tesoro» dice, appoggiandolo poi davanti ai miei piedi ancora nudi. Mi abbasso e lo prendo con entrambe le mani, osservando poi la finestra. Il cielo è una sfumatura di rosa e viola, seguite da tante nuvole nere come la pece. Non è affatto un buon segno.
«Queen Black ha dimezzato il tempo» dice poi la gattina saltando sulla mia scrivania vuota. Ho paura a chiedergli quanto manca alla collisione, ma devo sapere se Usagi e le altre ragazze sono ancora qui sulla Terra.
«Di quanto l'ha ridotto?» domando con un filo di voce. La gatta abbassa leggermente lo sguardo, spaventata e preoccupata.
«Mancano ventiquattro ore alla collisione, ed è meglio che ti dia una mossa. Sia voi Sailor Andromeda, sia le Sailor della Via Lattea.»
«Ma io non posso...»
«Il futuro dipende da te, piccola Lisa.»
Alzo lo sguardo e stringo il talismano galattico tra le mani. Se il destino degli esseri viventi dipende da me, allora dovrò darmi da fare. Non lascerò che Queen Black distrugga il mio amato pianeta e la mia seconda casa: la Terra.

Il futuro dipende da me.


Penne magiche, poteri strani, due galassie in collisione... ma che razza di vita è questa?

Non so più cosa fare, neanche a cosa pensare. L'essere una guerriera dell'altra galassia mi sta portando un sacco di guai, imprevisti e ricordi. Ricordi di cui non sapevo neanche l'esistenza, nascosti da qualche parte nella mia memoria. Sento la voce del mio pianeta, dei suoi abitanti, di Cornelius e di una bambina. Oh, dove siete? Almeno, fatevi sentire! Una scia di luce azzurra mi mostra i loro occhi, i loro sorrisi... vorrei tanto potervi riabbracciare.
«Ricordi Haiyuki, vero?» mi chiede la gatta dal pelo color ambra e il cuore sulla fronte.
«No» la mia voce è così fioca che quasi non me la sento. Stringo forte tra le mani il talismano galattico e una lacrima mi riga il volto.

Perché sono qui?

«Non devi essere pessimista, Lisa» mi dice la gattina «se Princess Lunaris ha scelto te come pioniera delle Sailor Andromeda, ci sarà una ragione.»
«No, non c'è una ragione» abbasso lo sguardo arresa. Non sono in grado di possedere un potere così forte, più che altro il mio zaffiro è negli artigli di Queen Black. Solo io e Usagi possiamo recuperare le penne e le gemme delle altre guerriere. Sailor Z ha promesso di aiutarci, ma ora che il tempo è andato avanti non ho la più pallida idea di dove sia. Inspiro e alzo la testa osservando la sfumatura rosea del cielo, con le lacrime agli occhi. Il futuro dipende da me.
«Sei pronta, Sailor Y?» mi domanda la gattina volgendomi uno sguardo orgoglioso, rispondo annuendo e facendo un cenno con la testa sorridendo trionfante.
Il futuro dipende da me.



*



Corro immediatamente verso l'uscita della mia stanza, scendendo frettolosamente le scale, poi perlustro la casa. I miei genitori non ci sono, neanche Cleila, la mia sorellina. Le mie mani iniziano a sudare ed io istintivamente le serro trasformandoli in due pugni.
Il labbro superiore mi trema, così come le mie gambe. Mi sento come se le forze mi volessero abbandonare, poi il mio sguardo cade sul mio polso destro. Non ho più il mio braccialetto dalle perle luminose, quindi non so se il pericolo è dietro l'angolo. Il mio istinto guerriero dice che il pericolo è proprio qui. La gattina mi segue e si arrampica sul tavolo da pranzo, guardando il talismano tra le mie mani.
«Cosa stai facendo? Non ti trasformi?»
Abbasso lentamente gli occhi osservando una ferita ancora fresca sulla caviglia, probabilmente me la sono procurata cercando di liberarmi dalle catene, dopo che Queen Black si è impossessata dei poteri di tutte noi Sailor.
«Senti, micia... non lo so. Non lo so, va bene?» la mia voce si è incrinata di colpo, al punto di non riuscire più a controllarla.
«Lisa, so che questa è una missione pericolosa - e che, di sicuro, i tuoi poteri si saranno indeboliti -, ma devi farlo.»
«Devo? E perché dovrei?»
«Perché il futuro dipende da te!»
«Oh, basta adesso con questa storiella: "Il futuro dipende da te, Lisa!"... senti, vai da Anne Marie e lascia che sia lei ad affrontare Queen Black, perché io non sono pronta» lascio la sala da pranzo ed esco di casa alzando poi lo sguardo.
Il cielo adesso si sta dipingendo di un nero corvino oscurando le stelle che, poco alla volta, appaiono nel cielo. È tutto buio, strade comprese. I lampioni sono spenti, come se ci fosse stato un blackout improvviso. Per non parlare del vento che diventa sempre più forte.

Ventiquattr'ore alla collisione. Ventiquattr'ore alla fine.














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Capitolo 13
*** Capitolo tredici - Unite contro il male ***


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Capitolo tredici

• Unite contro il male •








«Lisa! Lisa!»
Una voce stridula attira la mia attenzione e subito mi giro verso una sagoma scura, con due codini lunghi fino alle caviglie e un vestito corto blu mare. È Usagi.
«Ho saputo quello che ha fatto Queen Black» dice non appena arriva a pochi centimetri da me «e adesso siamo a corto di idee.»
«Più che altro siamo a corto di rinforzi» rispondo a malincuore.
«E Sailor Z non è con noi?» chiede lei, poi.
«Questo non lo so.»
«Lisa, perché quella faccia?»

Se n'è accorta soltanto adesso? Certo che è davvero sbadata!

Mi lascio sfuggire una dolce risatina che cattura subito l'attenzione della testolina buffa - che soprannome!
«Niente, è solo che tutto questo è davvero strano.»
«Ti capisco, anch'io all'inizio non capivo più niente e poi... beh, insomma, ci si fa l'abitudine» e ridacchia dolcemente contagiando anche me.
Un rimbombo poi frantuma quell'allegra atmosfera che Usagi ha appena creato, ed entrambe ci giriamo verso un gigantesco cristallo nero. All'inizio, era più piccolo. Com'è possibile che sia diventato così grande, e in così poco tempo? Ah, dimenticavo che la regina prendo-ciò-che-voglio è andata avanti nel tempo. Padre Tempo non ne sarebbe per niente entusiasta, diceva sempre mia nonna.
«Che facciamo, ora?» domanda Usagi.
«È il caso di tornare lì e distruggere l'Avantitempo, prima che sia troppo tardi.»
Una folata di vento ci colpisce improvvisamente. Usagi ed io ci copriamo il volto col braccio, mentre una voce maniacale riecheggia in tutta la città. Sento la malvagia risata, che mi ricorda quella di Death Panthom.
«Piangi pure, Sailor Y. Non appena giungerà il momento della collisione, la nuova galassia avrà il mio nome, e tutti i pianeti saranno sotto il mio controllo!»
«QUESTO LO VEDREMO!» grido con tutto il fiato nei polmoni.
«Ho tanta paura! Aiutoooo!» risponde prendendosi gioco di me, poi ride «Finché le penne magiche e le gemme delle vostre amiche sono nelle mie mani, sono invincibile.»
«Certo» borbotta Usagi, ma la voce riesce a capire il suo commento e si altera.
«Non ci credi, codini bitorzoluti, eh?»
Poi, anche Usagi si altera - un po' di più rispetto alla voce proveniente dal nulla.
«Co... codini bitorzoluti? Ma come ti permetti, brutto maiale dal cervello di formica?!»
«Oh, madre» borbotto tra me e me roteando gli occhi.
«Inchinatevi davanti a me, comuni mortali» continua la voce «farò di voi cibo per pappagalli!»
Usagi cerca di trattenersi dalle risate.
«Oh, lo faremo» rispondo ironicamente.
La voce poi sparisce, così come la folata di vento. Stendo il braccio lungo il busto e stringo ancora il talismano. Non so cosa fare. Il potere che ho tra le mani è davvero enorme.
«Quindi, andiamo?»
Tiro su col naso trattenendomi un altro piagnisteo da infantile.
«Sì, andiamo.»

Il cristallo, ormai gigantesco, è appena entrato nella seconda fase: il Sole comincia a perdere calore, il che rafforza sempre di più il potere di Queen Black. Usagi ed io lo osserviamo da lontano, nonostante sia a chilometri di distanza da noi. Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e ci avviamo verso il centro della città, guardando le grandi radici distruggere le strade e parte dei palazzi. La gente, ormai, non sa più dove nascondersi - si sa, non ci si può nascondere da nessuna parte, dal momento che la collisione non lascerà vivo nessuno.
«Raggiungiamo il cristallo prima che assorba l'energia del Sole e del Crysalium.»
Usagi inarca un sopracciglio.
«Crisa-cosa?»
«È il nostro Sole, molto più grande del vostro - e anche pieno di energia.»
«Deve essere molto importante per voi.»
Annuisco.
«Le nostre amiche sono state imprigionate nei cristalli liquidi, dentro il gigantesco diamante nero. Per liberarle, bisogna andare lì.»
«Eh, grazie» risponde indignata incrociando le braccia.
«Hai ancora il talismano galattico con te, vero?» le chiedo osservando il fiocco privo del cristallo d'argento - ora nelle mani del male.
Usagi tira fuori dalla sua tracolla il talismano, ora colorato di un blu splendente, mentre il mio brilla di un rosa intenso. I colori delle nostre galassie.
«Ragazze, aspettatemi!»
Una gattina ci viene incontro con gli occhi luminosi e il cuore di un rosso acceso. Ma è la stessa gatta di prima!
«Ancora tu?»
«Lo so che ti sto seguendo, ma Luna mi ha raccomandato di starvi dietro.»
Ora che ci penso, Luna non è con noi. Non so che fine abbia fatto, ma evidentemente anche lei è stata imprigionata nel grande diamante nero. Usagi, dimenticandosi sbadatamente della missione, prende in braccio la gattina con un sorriso.
«Ciao, micina, come ti chiami?» poi le gratta lentamente la testa, poi inizia a farle qualche grattino sotto le gambe. La gatta comincia ad innervosirsi.
«Ma ti pare il momento di farmi i grattini? Il tempo stringe!» grida facendo sobbalzare la bionda dai lunghi codini. La lascia subito andare mettendosi una mano sul cuore, poi la gattina afferra il suo talismano galattico e glielo porge.
«Prendilo» dice e lei obbedisce.
Ci scruta per un paio di minuti, poi si gira guardando il cielo dipinto di un nero corvino. Non si vede niente, è solo il bagliore dei mostri talismani sono in grado di aiutarci.
«Dite luminum e i vostri talismani vi faranno apparire una bolla di vetro scintillante» dice, poi. Insieme, pronunciamo la parola e una bolla di vetro dei nostri colori appare davanti ai nostri occhi, illuminandoci la strada.
«Seguitela, vi porterà davanti al Cristallo Nero» disse la gattina, sparendo poi dai nostri occhi. Usagi sembra avere una crisi di panico - di nuovo -, ma riesco a stringerla da dietro e sventolare davanti ai suoi occhi la mia mano.
«Calmati... calmati...»
Di colpo si stacca da me.
«Sono calma!» esclama prendendo fiato.
«Seguiamo quella maledetta bolla luminosa, mancano ventiquattro ore alla fine del mondo.»
«È per questo che sono nel panico più totale.»
«Cerca di calmarti, Usagi. Ogni volta, finisci con lo svenire o avere strane crisi epilettiche!»
Usagi abbassa lo sguardo, mordendosi poi il labbro con imbarazzo.
«O-okay, andiamo» risponde scuotendo la testa correndo al mio fianco verso il cristallo nero situato al centro di Tokyo, con noi c'è anche la gattina color ambra. Tutto è serrato, compreso l'ingresso, ma la luce emanata dal talismano ci permette di entrare aprendo un varco di luce cosmica.
«Attraversatelo, vi condurrà esattamente dov'eravate» dice la gatta. Annuisco e afferrò la mano di Usagi trascinandola dentro il varco. Infatti, ci ritroviamo davanti al trono di Queen Black e davanti a noi le Sailor imprigionate. Sailor Mars, Jupiter e Mercury. La nemica non è ancora riuscita a impossessarsi della penna magica arancione - quella di Sailor Venus, che forse mai riuscirà ad avere.
«Manca Sailor X!» esclama Usagi notando uno dei cinque cristalli liquidi vuoti.
«L'abbiamo già liberata e si è ripresa la sua gemma, ma non vedo Sailor Z.»
Usagi sospira.
«Credo ci abbia dato buca.»
«Ha dato la sua parola, non può averlo fatto.»
Un poof improvviso ci distrae, voltiamo entrambe lo sguardo verso Queen Black, in tutto il suo splendore.
«Bene, bene, due mortali dentro il mio cristallo nero.»
Usagi tira fuori dalla tasca del suo vestitino il talismano galattico, poi lo tiro fuori anch'io. È una follia. Ma se questo è il mio destino...
«Non siamo semplici mortali.» dice Usagi, facendo illuminare il suo talismano e ad alzarlo in aria pronunciando la sua formula.

«Potere galattico della Via Lattea, vieni a me!»

Si alza leggermente in aria e il suo vestito comincia a prendere forma, le ali spuntano dalla sua schiena e la tiara cambia colore diventando d'argento. Poi, lo faccio io.

«Potere galattico di Andromeda, vieni a me!»

Ci stringiamo le mani per un istante.

«Sono una paladina della giustizia, una combattente che veste alla marinara: sono Sailor Moon e sono venuta qui per punirti in nome della luna!»

«Sono la paladina del coraggio, la custode dello zaffiro: il mio nome è Sailor Y e sono qui per punirti in nome di Andromeda e di Alckemia!»

Queen Black sbadiglia.
«Bla, bla, bla... sempre la solita minaccia. Superata, ormai, non credete?»
La fulminiamo con lo sguardo osservando le unghie laccate di nero di Queen, inquietanti e a dir poco orrende.
«E tu, Sailor Y, dovresti essere la paladina del coraggio?»
«Certo che sì.»
«Non farmi ridere, ti ho vista con quella gattina e non vedevi l'ora di lasciare la squadra.»
Rimango basita. Cosa...?
«Beh, se vuoi, ti accontento subito, tesoro mio.»
Una sfera di luce oscura emanata dal suo scettro sta per colpirmi. Sussulto e mi metto le mani davanti al volto, quando un forte gemito attira la mia attenzione.

«KYAAAH!»

Queen Black viene ferita alla mano da una carta bianca con un cuore nero, e subito mi girai verso sinistra. Sailor Moon incrocia gli occhi di Tuxedo Mask, e accanto a lui c'è qualcuno. È completamente bianco, con una maschera nera e due occhi argento scintillanti. Chi sarà mai codesta meraviglia?
«Non dovresti minacciare una povera fanciulla indifesa, sai?» dice.
«E tu chi diavolo sei?» domanda Queen Black stringendo il polso sanguinante tra le dita.
«Sono Prince C, il cavaliere mascherato della galassia Andromeda.»
Sento Queen Black borbottare tra sé: «Non è possibile, un altro ficcanaso!»
Entrambi ci vengono incontro e Sailor Moon salta addosso a Tuxedo Mask con gli occhi a forma di cuore. Detesto dirlo: la invidio.
«Evviva, sei venuto ad aiutarci!» esclama con i decibel al massimo.
«Calma, guerriera della Luna» dice Prince C con un sorriso «stiamo facendo il nostro dovere da cavalieri.» poi mi fa l'occhiolino. Improvvisamente, avvampo.
«Grazie, Prince C» risponde Sailor Moon con un sorriso stringendo la rosa rossa di Tuxedo Mask - legata alla rosa blu di medesimo. Il principe mascherato ricambia il suo sorriso, e all'improvviso le mie guance arrossiscono. Sta sorridendo anche a me.

Alla faccia di quel pallone gonfiato di Sora!

«Per le paladine della giustizia, qualsiasi cosa» risponde lui facendomi poi l'occhiolino - di nuovo - senza farsi vedere da Sailor Moon. 
I suoi occhi argentati splendono dietro la tiara luminosa della guerriera della luna. Mi sta fissando. Cavolo, se è carino. Sailor Moon si gira verso di me e mi guarda chinando poi la testa dubbiosa.
«Sailor Y?»

Chi sei veramente, Prince C?

«SAILOR Y, SMETTILA DI FARE LA BAMBOLINA!» grida improvvisamente facendomi tornare nella vita reale. Ma che vado a pensare? Sono improvvisamente diventata la nemesi di Usagi?
«Oh... scusa» abbasso lo sguardo imbarazzata, lo stomaco attorcigliato dalla paura e le dita tremanti. Ma che mi sta succedendo?
«Non perdete tempo e cercate l'Avantitempo, mentre io e Prince C distraiamo Queen Black» interviene, poi, Tuxedo Mask.
«Sarà fatto, capo!» risponde Sailor Moon facendo il saluto militare, rimando poi imbambolata davanti agli occhi del principe mascherato.
"E poi, sarei io la bambolina?" dico tra me e me alzando lo sguardo, cercando di non assistere a quella scena impietosa.
Tornando in sé, la guerriera della luna mi viene incontro impugnando il suo scettro lunare, mentre io la osservo con la gemma tra le mani. Non so se evocare lo scettro galattico o no, potrei portare una marea di problemi. So di essere pessimista, lamentosa e tutto il resto, ma... non riesco a capire chi sono davvero.
Vedo il suo scettro lunare splendere davanti ai miei occhi, a qualche metro di distanza. Usagi è in gamba, mentre io sono una frana.
«Coraggio, fai apparire il tuo scettro» dice Sailor Moon imperativa.
«Non so come usarlo, come devo fare?»
«Sailor Y» interviene Luna «devi chiamarlo con la tua gemma.»
«Stringila in un pugno e pronuncia la frase» aggiunge la gattina color ambra. Mi vedo costretta a farlo o Sailor Moon verrà uccisa. Seguo le indicazioni e non appena stringo la gemma, chiudo gli occhi.

«Potere dello zaffiro, trasmetti i tuoi poteri su di me ed evoca lo scettro di Alckemia!»

Apro gli occhi e davanti a me si materializza uno scettro azzurro e argentato, con una grande perla bluastra scintillante. È proprio lo zaffiro?
Si adagia magicamente sul palmo della mia mano e lo stringo dolcemente osservandolo meravigliata. Non posso crederci, è proprio lo scettro di Alckemia, la mia amata casa. Se solo Cornelius fosse qui... Alzo lo sguardo e non appena trovo la fiducia in me stessa, raggiungo la guerriera della luna.
«Sailor Moon, aspetta!»
Si volta con occhi lucidi, osservando il mio scettro.
«Wow, che meraviglia!» esclama con gli occhi a forma di stella.
«Non perdiamo tempo; liberiamo le tue compagne, distruggiamo l'Avantitempo e fermiamo la collisione.»
«Non ce la faremo mai da sole!»
«Non siamo sole, ricordatelo» dico, e mi meraviglio di me stessa «siamo io, te, Tuxedo Mask e Prince C.»
Sailor Moon annuisce prendendo la mia mano.
«Unite contro il male!»
«Sì!»











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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici - La misteriosa guerriera rossa ***


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ATTENZIONE: voglio precisare che il personaggio che apparirà da questo capitolo in poi non mi appartiene, l'ideatrice del personaggio mi ha concesso (anzi, chiesto) di utilizzarlo nella mia storia.
La galassia "Ghelio" non esiste; è una mia creazione, così come le sue guerriere. Evitate commenti inutili, minacce e offese, grazie.











Capitolo quattordici

• La misteriosa guerriera rossa •





Queen Black sembra così decisa ad ucciderci e farla finita una volta per tutte, manomettere il tempo e distruggere le galassie e tutti i loro abitanti. Non posso permettere che accada, ora che riesco a ricordare ogni cosa del mio passato. Anche se sono una reincarnazione, tutto ciò che è meraviglioso - e impossibile, all'inizio - non sparirà, ora che sono diventata Sailor Galaxy Y.
«Non volete proprio arrendervi, vero?» ghigna la regina. Spalanco gli occhi facendo brillare la mia gemma, per poi puntare lo scettro verso l'Avantitempo che il nemico tiene stretto tra le mani.
«Tuxedo Mask, Prince C, Sailor Moon: ADESSO!» richiamo con il bagliore dello scettro, subito i tre si alzano sferrando il loro potere più grande: Sailor Moon ha già evocato il suo scettro lunare, ma dubito che funzionerà contro di lei. Non appena lanciano i loro poteri, Queen Black pronuncia una parola incomprensibile che le permette di proteggersi contro attacchi deboli e potenti, tutti e tre rimangono di stucco osservando la nube nera formarsi sotto di lei.
«Oh, Sailor Y» sorride trionfante «pensavi davvero di sconfiggermi con i poteri di questi tre rammolliti?»
«Non siamo rammolliti, casomai lo sarai tu, cervello pacato!» esclama Sailor Moon in preda alla rabbia. Tuxedo Mask le va incontro dandole una pacca sulla spalla.
«Calmati, guerriera della Luna, è inutile sclerare davanti ad un nemico.»
«Ha detto che sono una rammollita!» piagnucola.
«Adesso basta, Sailor Moon!» esclamo infuriata facendola tacere. La guerriera sobbalza e torna ad avere un'espressione neutra, quella giusta per continuare a combattere.
«Care Sailor Andromeda, è inutile che cerchiate di fermarmi. Ho in pugno il potere di Sapphire e Amethyste e come puoi ben vedere, i tuoi poteri sono nulli contro di me.»
Serro gli occhi a fessure osservando la sua corona: ci sono due frammenti dello zaffiro e dell'ametista supremo, le gemme delle regine dei nostri pianeti che furono distrutte assieme alle guerriere mille anni fa.
«Finiamola una volta per tutte» mormora la guerriera di Ghelio impugnando lo scettro contro di me. «Black Chataclysm!»
Il raggio oscuro viene verso di me ma, improvvisamente, un secondo raggio riesce a deviarlo e sferrarlo verso il soffitto. Mi volto e vedo Sailor X e Sailor Z dietro di me. Non potrei essere più felice.
«Ancora voi? Credevo di avervi imprigionate!» ringhia Queen Black.
«L'hai fatto, ma siamo riuscite a liberarci» ghigna Sailor Z puntando lo sguardo verso il nemico.
«Com'è possibile? Tu sei cieca... come hai...?»
«Non ha importanza come mi sia liberata, ti strapperemo dalle mani l'Avantitempo e lo distruggeremo.»
«Avvicinati e muoverò le lancette!» esclama minacciosa spaventando tutti noi. «Non volete vedere i vostri pianeti trasformarsi in particelle cosmiche, vero?»
Sailor X alza la testa facendo brillare l'ametista incastonato nella sua tiara, facendo poi apparire un simbolo a forma di stella a sette punte con un fulmine in mezzo: il simbolo di Hælium.
Allunga le braccia verso l'alto impugnando il suo lungo scettro, la gemma incastrata tra l'argento comincia a splendere, così come la sua tiara. Apre gli occhi e pronuncia «Digital Chaos!» sferrando un potente raggio verde chiaro. Queen Black riesce a deviarlo e scagliarlo contro di noi.
«Sixty-nine Circle!» grido disegnando con lo scettro il numero, creando uno scudo blu gigantesco che devia il fulmine scuro lanciato dal nemico.
«Posizionatevi ai lati del trono» dico imperativa alle guerriere.
«E tu cosa farai?» chiede Sailor Moon in preda al panico.
«La ucciderò con il Raggio Gamma.»
Sailor X sussulta, poi usa il suo grande scettro per abbassare le mie braccia e far sparire il cerchio protettivo.
«Non puoi farlo», ribatte «è un potere che non puoi dominare da sola.»
Ignoro le loro parole e mi avvicino al trono di Queen Black che stranamente, emette strani fulmini scuri. Impugno lo scettro cercando di concentrarmi al massimo, provando a far illuminare la mia gemma.
«Ho scritto il tuo nome sulla mia personale Lista della Morte, mia cara Sailor Y» ruggisce la regina «farai la stessa fine di tua madre: la regina Sapphire.»
Il diamante nero splende davanti ai miei occhi.
«Daemoniacal Bible!» esclama facendo apparire un gigantesco libro dalla copertina scura che cerca di attirarmi al suo interno.
«Bloody Poison!»
Un raggio rosso viola riesce a colpire il raggio oscuro di Queen Black disintegrando inoltre metà del diamante nero incastonato nel suo scettro, facendo scomparire il grande libro. Il nemico sussulta dal terrore guardandosi intorno.
Spaventate, anche noi ci guardiamo alle spalle e una sagoma dai lunghi codini, gli occhi rossi e un tridente scuro fa la sua apparizione. Tutte noi ci chiediamo chi sia e da dove provenga, ma io credo di conoscerla. Dall'aspetto sembra essere Sailor Moon, ma lei è proprio accanto a me. Ha gli occhi rossi e il suo sorriso mette in risalto quattro lunghi canini, appuntiti e piuttosto sporchi. Che sia una creatura sovrannaturale? Com'è possibile che il presunto clone di Usagi sia qui? Che provenga da un universo parallelo?
«Un momento, ma quella guerriera sembra me!» esclama Sailor Moon.
«Sono Sailor Vampire, vengo dalla luna rossa» dice leccandosi poi un canino «non sono qui per uccidervi, ma per aiutarvi.»
«Mmh... non mi fido, Sailor Y» mormora la guerriera della luna vicino al mio orecchio.
«Sailor Vampire» richiamo la sua attenzione, mi risponde con un dolce sorriso «sei un'assassina?»
«Beh, ho ucciso i miei genitori, ma non mi permetterei mai di uccidere voi. Infondo, siamo colleghe.»
Sailor Moon sembra svenire, ma riesco a farle distogliere lo sguardo e pensare ad altro.
«Pensa a Tuxedo Mask, non a lei. Fai finta che non esista.»
Gli occhi di Sailor Moon brillano di un rosa scintillante, e subito viene catapultata nel mondo dei sogni - e degli amori non corrisposti.
«Ahhh, Tuxedo Mask...»
Faccio roteare gli occhi. Oh, cavolo. Certo che, anche come guerriera Sailor, il suo carattere da sognatrice non svanisce. Mi volto verso Sailor Vampire che, stranamente, aveva inclinato il capo da un lato.
«Cosa le prende?»
«Le stava per venire una specie di crisi, ma sono riuscita a prendere in mano il tutto.»
Inarca leggermente le labbra.
«Quindi, vieni da un universo parallelo?»
Annuisce.
«E sei qui per aiutarci a fermare la collisione?»
Tira fuori da non so dove uno specchio dorato dal vetro verde chiaro, ma non è lo specchio di Sailor Plus - il suo è circondato da diamanti, smeraldi e piccoli rubini, il bordo d'argento e un simbolo a forma di stella a cinque punte.
«Ho lo specchio di Sailor Neptune, con questo possiamo evocare il suo potere.»
«E come fai ad averlo?»
Si mordicchia il labbro.
«Diciamo che... uhm, l'ho preso in prestito.»
Indietreggio di un passo osservando i suoi canini allungarsi lentamente.
«E a cosa dovrebbe servirti?»
«Per fermare la collisione, sono necessari anche i talismani delle guardiane del Sistema Solare esterno.»
La guardo con aria confusa. Quindi le Sailor Senshi della Via Lattea non sono cinque, ma molte di più? So che anche le Sailor Andromeda sono numerose - non so neanche se esistono le loro reincarnazioni.
«La spada di Uranus e lo scettro di Pluto sono gli unici talismani che ci rimangono» poi distoglie lo sguardo aggrottando leggermente la fronte «ma due guerriere mi hanno preceduta.»
«E chi sarebbero?»
«Sailor Cyan e Sailor Violet della galassia Ghelio.»
Ricordo che Ghelio e Andromeda erano già entrate in collisione tempo fa, che la nostra galassia aveva risucchiato l'altra devastandola completamente. Come possono esistere le Sailor Ghelio, se la loro galassia è stata distrutta?

«Vogliono rivendicare la loro galassia e si sono schierate contro il bene» dice, poi «finché hanno gli altri due talismani tra le mani, non potremo impedire la collisione.»
«Ma tu... come lo sai?» chiedo intontita.
«Ho visto il futuro con un mio speciale potere» spiega «per questo sono qui: voglio aiutarvi a salvare le vostre galassie.»
Sailor X e Sailor Z mi vengono dietro diffidenti. Hanno appena visto Sailor Vampire, il suo scettro e quegli occhi rossi che per loro appaiono come fossero minacciosi.
«Come possiamo fidarci di te?» chiede Sailor X.
«Preferite vedere i vostri pianeti trasformarsi in stelle, polveri e chissà cos'altro?»
Immediatamente, le altre due ragazze decidono di darle una possibilità. Sailor Vampire, Sailor X e Z allungano le loro mani, appoggiandone una sopra l'altra.
«Allora sei con noi, Sailor Vampire?» domanda Sailor Z accertandosi che la promessa fatta dalla guerriera vampira sia sincera.
«Per la Via Lattea... e Andromeda!» e infine, tutte e tre alzano le loro mani in cielo e impugnano i loro scettri, pronte ad abbattere Queen Black e le altre minacce.







La regina sembra essere determinata a distruggerci, a quanto pare. Il suo diamante è leggermente frantumato, ma dubito che i poteri siano potenti come quelli precedenti.
«Ho una sorpresa per voi, Sailor Andromeda» annuncia con tono maniacale «ho incontrato le vostre amiche e ho pensato di organizzare un incontro.»
«Cosa vai a blaterare?» risponde Sailor Z. «Non avverto nessuna presenza malvagia, a parte te.»
La regina oscura comincia a ridere tra sé.
«Credevate davvero di sconfiggermi con uno stupido raggio luminoso?» 
Sussulti improvvisi mi fanno capire che dietro quel grande trono ci sono due presenze malvagie, il mio zaffiro lo ha percepito. Che siano proprio le Sailor Ghelio di cui parlava Sailor Vampire?
«Ho pensato ad una lotta Sailor contro Sailor.»

Lo sapevo, sono proprio loro!

«Avanti, Cyan and Violet, sono tutte vostre.»
Con uno schiocco di dita, due ombre fanno il loro ingresso mostrandosi poi ai nostri occhi. A destra del trono, c'è un guerriera dalla gonna sfumata di un turchese scuro, lo scettro di mercurio e i capelli bianchi. Lei è Sailor Cyan, principessa del pianeta Blues della galassia Ghelio.
Alla sinistra, c'è una seconda guerriera: ha la gonna di un viola scuro sfumato, un piccolo scettro di arsenico e i capelli quasi tendenti al nero. Lei
è Sailor Violet, principessa scomparsa da più di diecimila anni - figlia della luna viola, satellite del pianeta Blues della galassia Ghelio.
«Da quanti anni aspettavate di rivendicare la vostra galassia? Direi ben undicimila!»
Gli occhi delle guerriere sono bianchi, esattamente come li aveva Sailor Z prima di liberarsi dall'ipnosi del diamante oscuro. Anche loro devono essere reincarnazioni, altrimenti non si spiegherebbe.
«Andate, mie principesse, e distruggetele.»
Sailor Cyan punta verso Sailor X scagliandole un calcio che riesce a schivare con facilità, mentre Sailor Violet punta verso di me impugnando lo scettro contro la mia gemma al centro del fiocco del mio vestito.
«Il loro punto debole è la gemma, Sailor Violet. Disintegrala e non sbagliare!» la voce maniacale di Queen Black. Gli occhi bianchi della guerriera s'illuminano di colpo.
«Sì, mia padrona» mormora lei facendo risplendere lo scettro.
«Rainbow Chataclisma!» scaglia poi contro di me.
«Fraction!» lo devio con un movimento fulmineo delle mie dita. Sailor Violet sembra essere insicura bei suoi movimenti, finché un ghigno malvagio non le dipinge il volto.
«Watercolor!» un raggio azzurro e blu mi viene incontro, cerco di deviarlo di nuovo ma mi batte sul tempo e finisco a pancia all'aria colpendo proprio la gemma.
«Sailor Y!»
Il mio vestito va e viene, la gemma emana scintille elettriche azzurrine. Non è affatto un buon segno, Sailor Vampire mi viene incontro osservando la gemma frantumata al centro.
«Se continuerà a combattere, la gemma si distruggerà» interviene Sailor Z.
«Tornerà nella sua forma umana?» chiede la guerriera vampira.
«No, sparirà per sempre.»
«Allora, combatterò io al suo posto.»
«Prince C, Tuxedo Mask, tenetela lontana da qui. Non deve combattere finché la gemma non si sarà ristabilita» i principi mascherati annuiscono al suo ordine. Tuxedo Mask mi allontana dalle altre ragazze, ed io seminconscia le osservo combattere con coraggio ed orgoglio.
«Bloody Waterfall!» lancia Sailor Vampire puntando il suo scettro rosso contro Sailor Violet.
«Cerchio di Giotto!» si difende il nemico. Queen Black comincia a ridere osservando le Sailor Senshi combattere e stancarsi minuto dopo minuto, tra una mossa e l'altra. Sailor Cyan combatte contro Sailor X e Sailor Moon, mentre Sailor Violet contro Sailor Z e Sailor Vampire.
Tutto ciò è spaventoso.
«Va tutto bene, Sailor Y?» mi chiede Prince C prendendomi per una mano.
«Abbastanza... ugh... tranne il fatto che la mia gemma ha una terribile crepa.»
«Non devi aver paura, le tue compagne stanno lottando per salvarti la pelle.»
«Ma se scomparirò, cosa succederà?»
«Non rivedrai mai più il tuo principe, la tua casa... tua figlia.»
Mia figlia? Dahlia aveva una figlia? Luna non me ne aveva parlato, o forse mi hanno tenuta all'oscuro di tutto. Ora capisco chi era quella bambina che chiamava a gran voce il mio nome: la piccola Lady Sapphire.
«Ho una figlia?»
«Si chiama Haiyuki, ma la famiglia di Alckemia l'ha battezzata come Small Lady Princess Sapphire.»
«Ed è qui, non è così?»
Alzo lo sguardo verso di lui incrociando i suoi occhi argentati. Cavolo, se è attraente.
«Questo non lo so» risponde malinconico, come se gli mancasse «quando Dahlia fu risucchiata da quel buco nero, Haiyuki e Cornelius fuggirono dalla loro galassia, rifugiandosi su un pianeta di Ghelio. Il principe morì dopo cento anni, e Haiyuki rimase una bambina dopo essere stata stregata dal cuore di ossidiana puro.»
«La stessa che ha incontrato Maêko, prima di diventare cieca?»
«Lei fu maledetta per l'eternità dalla regina del diamante oscuro, la principessina no. Sarebbe cresciuta dopo diecimila anni, o se avrebbe trovato il vero amore.»
«Vero amore?»
«Vedi... lei s'innamorò della piccola custode di quella gemma demoniaca: Darknya, ma lei inizialmente era contraria ai suoi sentimenti. Per spezzare la maledizione, bastava fondere entrambi i cuori, ma Haiyuki non ci riuscì.»
Quelle parole furono come un colpo al petto. Era come se fosse accaduto solo qualche momento fa, come se mia figlia fosse sparita da poco.
Prince C ricorda tutto ciò che le è accaduto, e questo mi ferisce. Proviamo entrambi la stessa sensazione, un dolore che non smette di torturarci. Si schiarisce improvvisamente la gola e respira profondamente trattenendosi le lacrime.
«Ti va se ne parliamo in un altro momento?»
Annuisco e torno a guardare il combattimento, ormai diventato più crudo.

*

Sailor Z si muove con un'abilità incredibile, nonostante sia cieca. Osservo Sailor Cyan e Sailor X scontrarsi con i propri scettri, come fossero due spade: una con il Garnet Rod, l'altra con lo scettro di Hælium. Poi, vedo Sailor Vampire disegnare un arco con il suo scettro rosso facendo apparire una cupola rosea.
«Sta usando la Spada Spaziale contro di noi!» esclama la guerriera vampira a Sailor Z.
«Come la raggiriamo?» chiede la guerriera rosa.
Sailor Vampire tira fuori dal suo enorme fiocco rosso una pietra blu e nera spettrale, grande e luminoso come il cristallo d'argento di Sailor Moon.
«Useremo la gemma antigravità.»
«Sai come usarla, vero?»
«Sailor Barian mi ha insegnato come usarla, non devi aver paura.»
Sailor Z muove lentamente la mano verso la gemma e la tasta con le dita, sentendo la sensazione liscia e dura della pietra. È la prima volta che la osservo toccare qualcosa con naturalezza - tra l'altro, conosco neanche la sua vera identità, ma poco di lei.
«Gemma antigravità» Sailor Vampire la lancia oltre la cupola rosea, che svanisce all'istante, illuminandosi lentamente, «azione!»
La gemma emana una luce azzurra potentissima, le guerriere sul campo si ritrovano a mezz'aria, l'energia al limite e gli scettri impugnati nella mano non dominante.
«Sailor Z, ci sei?» domanda Sailor Vampire.
«Un momento... non riesco a captare la tua voce...»
«Sono alla tua sinistra» e la guerriera rosa si volta.
Si ritrovano faccia a faccia, gli occhi puntati una contro l'altra. Incrociano le loro mani libere, per poi puntare lo scettro contro Sailor Violet, disorientata.
«Raggio Gamma!»
«Bloody Poison!»
Entrambi i loro scettri rilasciano due raggi colorati che, dopo qualche minuto, si uniscono.
«Azione!»
Il potente mix riesce a disarmare Sailor Violet e toglierle dalle mani la Spada Spaziale, il Raggio Gamma distrugge la sua gemma colorata e perde i sensi.
«Che mi sono persa, Sailor Y?»
Mi giro e vedo la gattina color ambra di qualche ora fa.
«Che ci fai qui?»
«Sono qui per riparare la tua gemma.»



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Capitolo 15
*** Capitolo quindici - I piccoli segreti di Andromeda e la furia di Sailor Z ***


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Capitolo quindici

• I piccoli segreti di Andromeda e la furia di Sailor Z •





Sono sull'orlo del precipizio. La gemma le ha permesso di spiccare il volo e attaccare dall'alto, ma senza successo. Le vedo andare da una parte all'altra dandosi una spinta contro le punte di cristallo. Intanto, la gattina color ambra è qui davanti a me.
«Sei sicura di saper riparare la gemma, vero?» le chiedo un po' dubbiosa.
«Solo il diamante puro può farlo ed io sono la sua custode.»
Prince C spalanca i suoi occhi d'argento.
«Significa che tu sei Princess Lunaris?» domanda lui e la gattina annuisce con un sorriso.
«E perché sei qui?»
«Per riunire le Sailor Andromeda e portare la pace nella nostra galassia.»
Mi sento così strana, ora che ho visto una principessa trasformata in un gattino color ambra.
«Ora stai ferma» mi ordina facendo illuminare la stella sulla sua fronte. La mia gemma splende improvvisamente emanando piccole scintille bianche. «Diamond Shine!»
Le scintille si uniscono e la crepa in mezzo alla gemma sbiadisce.
«Come fai a...? Sei un gatto!» esclamo.
«Il Cristallo Infinito mi donava l'aspetto di una vera principessa, ora vivo in questo corpo. Sono la sua reincarnazione, in verità.»
«Tornerai umana, vero?»
«Temo proprio di no» risponde abbassando lo sguardo, la stella sulla fronte che s'illumina poco a poco. «A meno che voi Sailor Algebric possiate aiutarmi a ricomporre il cristallo.»
«E come dovremmo fare?»
Lunaris osserva la mia gemma in mezzo al fiocco, poi la tiara. È chiaro che ha qualcosa a che fare con il mio zaffiro.
«Le vostre tiare portano il frammento del mio cristallo, bisogna riunire i tre pezzi davanti al mio diamante, in modo che possa ricostruirlo.»
«Si può fare?» chiedo intontita.
«Ma certo» sorride dolcemente «e... sì, lo so, può sembrare strano e tutto il resto, ma Andromeda è appoggiata alla fisica e alla matematica, ad eccezione di questo.»
«Matematica?»
«Sì, potrebbe sembrare noioso - ti do ragione, per carità -, ma tutto ruota alle leggi della natura» spiega. «Ogni guerriera ha una sua caratteristica legata a questo, ma solo la gemma che custodisce può sfidarle o renderle surreali, quasi impossibili e perfino spettacolari.»
Le sue parole mi confondono. Ci sono alcuni poteri che sfidano qualsiasi legge fisica e matematica esistente, eppure sono una ragazza portata allo studiare materie pesanti come queste. Non solo le Sailor Andromeda sono agganciate a leggi matematiche, fisiche e chimiche, ma sono anche in grado di sfidarle con facilità utilizzando poteri leggendari come la gemma antigravità e la Starlight Flame. Tutto questo è assurdo.
«La gemma è riparata, puoi tornare sul campo di battaglia.»
Trasalisco. Prince C mi sorride dandomi una leggera pacca sulla spalla cercando di infondermi coraggio.
«Non so se...»
«Sei o non sei la paladina del coraggio, Sailor Y?» chiede lui sarcastico. «Ricordati che Princess Lunaris ha scelto te come pioniera della guerriere di Andromeda, quindi non deluderla.»
Il mio sguardo si appoggia a quello della gattina, che mi sorride e arriccia leggermente il naso. Alzo la testa e respiro profondamente.

Non la deluderò, Prince C. Stanne certo!

Raggiunte le mie compagne, mi sollevo a mezz'aria e trovo il modo per avvicinarmi a Sailor Vampire. La gemma antigravità è ancora sopra di lei, luminosa più che mai. Sailor Violet è accasciata a terra priva di coscienza, la gemma al centro del suo fiocco è completamente danneggiata - peccato che Sailor Vampire abbia sbagliato bersaglio, dal momento che il punto debole delle Sailor Ghelio è la gemma attaccata alla cintura d'oro. Il che significa che presto tornerà all'azione, per riprendersi la Spada Spaziale di Uranus.
«Finalmente sei qui» sorride la guerriera vampira.
«Sapevi chi era veramente quel gatto, vero?»
«Ovviamente» strizza un occhio «e so anche che hai il frammento del Cristallo Infinito nella tiara.»
Mi viene un tic nervoso. Perché hanno voluto tenermi all'oscuro di tutto?
«Credevo fosse nella nostra gemma.»
«Quella è la fonte dei tuoi poteri, Sailor Y, cosa che le guerriere Sailor della Via Lattea non possiedono.»
Sono sbalordita, davvero.
«Adesso basta, mi sono stufata di volteggiare come una farfalla!» grida Sailor Cyan impugnando il Garnet Rod di Sailor Pluto contro di noi. «Thunder Magenta!»
Dalla sfera esce un fulmine rosa che arriva verso di noi.
«Raggio frazionario!» lo devio.
«Spegni quella maledetta gemma, stupida vampira!» sbraita la guerriera turchese scuro.
«Ed è perché mi hai chiamata "stupida" che non lo farò» risponde la guerriera vampira mettendo in bella mostra i suoi canini appuntiti. Mi giro e vedo Sailor Moon in preda al panico, a mezz'aria con lo sguardo assente.
«Sailor Moon, non restartene lì imbambolata.»
«Co... co... com'è morta Sailor Violet...?»
«Non pensare a lei, pensa alla sua compagna!»
La guerriera della luna scuote freneticamente la testa scacciando quei pensieri, tornando poi se stessa.
«Meglio tardi che mai, Usagi!» sbotta Sailor Vampire chiamandola per nome.
«Non era necessario fare il mio nome!» reagisce.
«Adesso, vorresti fare il mio? Bene, ti accontento; il mio nome è Crystal!»
«Oh, ma che bel nome!» risponde Sailor Moon con tono sarcastico facendo roteare gli occhi.
«Fate la finita, tutte e due!» le sgrido mentre un secondo fulmine rosa ci viene addosso e a deviarlo, è proprio la gattina color ambra.
Sailor Z e Sailor X ci vengono incontro, gli scettri in pugno e gli occhi fiammeggianti. La guerriera rosa prende in braccio la gattina, mentre Sailor X si scaglia contro Sailor Cyan a colpi di scettro.
«Cosa ci fai qui, Lunaris?» chiede Sailor Z un po' preoccupata.
«Va tutto bene» risponde la gatta «ho ancora il diamante, posso combattere.»
«Non hai la forma umana, sei svantaggiata» intervengo.
«So che non posso evocare la piuma della fenice d'argento, ma ho ancora i poteri, cosa che Queen Black non è riuscita a togliermi.»
«Vuol dire che il Cristallo Infinito serviva a qualcos'altro?»
«Mia cara Sailor Y, quel cristallo ha un potere troppo forte e perfino ingestibile. Non sai cosa combina.»
Lunaris riesce a liberarsi dalla presa di Sailor Z atterrando proprio davanti ai suoi piedi. La sua stella emana scintille bianche e azzurre, Sailor Cyan punta lo scettro verso di lei, proprio sulla sua stella luminosa.
«Cyan Hurricane!»
Un gigantesco uragano le va incontro, ma Lunaris non riesce a fermarlo in tempo. Viene catturata dal ciclone e buttata dall'altro lato del campo, la schiena contro il pavimento.
«NOOO!»
Intercettando con le orecchie il rumore della caduta - l'impatto con il pavimento di cristallo nero -, Sailor Z corre verso di lei e l'abbraccia dolcemente con le lacrime agli occhi. La stella di Lunaris perde energia spegnendosi lentamente. A quanto pare, Sailor Cyan e Queen Black hanno scoperto il punto debole delle Sailor Andromeda.

Sailor Z adagia la povera gattina a terra, ormai in fin di vita, e alza lo sguardo verso Queen Black. Il prisma Nero ha ucciso quella gattina innocente, tra l'altro nessuno sa chi sia davvero. Aveva pronunciato un nome: Lunaris. Che sia proprio quello il nome di quella poverina?
In un batterdocchio, i suoi occhi cominciano a splendere di un rosa intenso. Che abbia riacquistato la vista? Ne dubito.
Caccia un fortissimo urlo, i suoi capelli fluttuano nel vento alzandosi vorticosamente verso l'alto. Il suo vestito comincia a cambiare forma, la gonna si allunga, diventando di un rosa cipria luminoso, la sua muta da guerriera Sailor viene sostituita da un bellissimo abito lungo di raso, la corona di rose e il quarzo rosa incastrato al centro della rosa grande. Poi, i suoi occhi tornarono color latte.
«A-avete visto?» domanda Sailor Moon terrorizzata. «È... è una furia.»
«No» risponde Sailor X «lei è Maêko, la principessa di Thûsheda.»

Thûsheda. Un pianeta non molto distante dal Crysalium, tra Alckemia e IG-45, piccolo e completamente rosa.

Vedo improvvisamente Maêko strapparsi la gonna del vestito e legarsela attorno alla testa, i suoi occhi emanavano fiamme incandescenti.
«Wow, non me lo aspettavo» commentò Queen Black. Si liscia i capelli con le unghie osservando le pupille di Maêko che la fulminano.
«Tu, maledetta infame» dice con la voce quasi demoniaca, rivolgendosi a Sailor Cyan «hai ucciso Lunaris e fosse l'ultima cosa che faccia, questa te la farò pagare!»
Queen Black ridacchia.
«Non le fai paura, sciocca. Finché l'Avantitempo è tra le mie mani, non puoi uccidere nessuna delle due. Posso manipolare il tempo e portare avanti la collisione quando voglio.»
Maêko ringhia e subito fa un balzo preparando una delle sue mosse.
«Theorema!» esclama lanciando una scia di numeri e lettere dall'aspetto minaccioso, Sailor Cyan la protegge con un colpo del suo scettro facendo poi un salto mortale all'indietro. Queen Black ne approfitta per sferrarle una sfera di luce oscura, che Maêko riesce a schivare.
«Sei un mostro!» esclama la principessa.
«Il mostro, qui, sei tu. Davvero, sei inquietante» risponde la regina, facendo alterare sempre di più Maêko.
«Equazione!» il fascio di luce è blu, piena di lettere e numeri elevati al quadrato. Queen Black riesce a deviarlo con un colpo del suo scettro, che frantuma di poco il diamante nero.
«Non di nuovo!»
Maêko sembra determinata. Dal modo in cui sta osservando la regina è indescrivibile, sembra essere posseduta da un demone. Nonostante sia cieca, riesce a captare la sua presenza. Lo capisco quando lei muove leggermente le orecchie, o le sue narici si dilatano leggermente. È una ragazza davvero straordinaria.
«Caaaaspita, anch'io vorrei avere una mossa del genere» commenta Sailor Moon con gli occhi a forma di cuore.
«Stai sulla difensiva, anziché guardare con la bocca aperta!» risponde Sailor Vampire dando un pugno sulla testa di Sailor Moon.
«Ahia!» esclama massaggiandosi la cute.
«Che ti serva di lezione, stupida!»
«Che maleee!» si lamenta poi. Cerco di non ridere, ma di stare attenta alle mosse di Maêko e di Queen Black.
Lo scettro della principessa rosa si illumina, trasformando le sue pupille di un rosa estremamente pallido. La luce diventa sempre più forte, fino ad impedirmi di vedere ciò che sta accadendo. L'unica cosa che riesco a vedere è il movimento delle sue mani e delle sue gambe.
«Scettro di Thûsheda» lo fa roteare velocemente almeno cento volte «ti chiedo di evocare il cannocchiale di Galileo!»
Sailor Vampire mi guarda confusa, così come Sailor Moon.
«Ha detto proprio "cannocchiale di Galileo"?» domanda la guerriera vampira.
«Thûsheda è il pianeta delle stelle, per questo il cannocchiale che definiscono anche supremo lo usano come arma di difesa» risponde Sailor X.
Maêko lo punta verso Sailor Cyan - che indietreggia di due passi spaventata. È incredibile come Maêko riesca ad orientarsi nonostante la sua cecità, non è da tutti i giorni ma so che è la sua gemma ad aiutarla, altrimenti non si spiegherebbe. Con un occhio, individua il suo bersaglio con il cannocchiale e lo punta contro il nemico.
«Interstellar Five!»
La lente del cannocchiale emana poveri cosmiche scure e piccole stelle dall'aspetto minaccioso, che colpiscono in pieno Sailor Cyan sulla cintura distruggendo la sua gemma. La guerriera turchese scuro sparisce emettendo un grido muto, lasciando cadere il Garnet Rod sotto una piccola massa di polvere bianca. Mi giro verso Sailor Moon e la vedo con la bocca spalancata.
«Non ci voglio credere...»
«Oh, credici, invece» risponde Sailor Vampire dandole una pacca sulla spalla, incrociando poi le braccia «e credo proprio che Sailor Violet farà la sua stessa fine.»

Maêko si volta improvvisamente verso i cristalli liquidi, dove le guerriere della Via Lattea sono imprigionate. Fa la stessa azione di prima individuando il suo obiettivo con il cannocchiale, per poi puntarlo contro il cristallo centrale, dov'è imprigionata Sailor Jupiter.
«Crysalium Thunder!»
Dalla lente gigante esce un fulmine bianco e rosa che distrugge il cristallo liquido liberando la guerriera di Giove. Infine, libera le altre due guerriere con lo stesso potere avvicinandosi a loro con la gemma in testa che, lentamente, s'illumina.
«Che cosa? No, non è possibile!»
Maêko, con la gattina tra le braccia, si avvicina a Sailor Mercury allungando poi la sua mano libera verso di lei - precisamente, sulla testa.
«Tectumque!»
La gemma emana una scintilla che illumina anche i corpi delle altre due guerriere, facendole ristabilire e riprendere coscienza. Si alzano lentamente grattandosi la testa confuse, mentre Maêko sorride.
«Cos'è successo, ragazze?» domanda Sailor Jupiter.
«Non ricordo più niente...» aggiunge Sailor Mercury.
«Tranquille, ragazze» prende la parola Maêko fissando il cristallo liquido ormai distrutto «vi ho liberate per sconfiggere Queen Black una volta per tutte.»
Sailor Mars spalanca gli occhi.
«AAAAH, siamo in straultramegaritardo!» esclama.
«Quanto manca, esattamente?» chiede Sailor Mercury con la voce leggermente roca.
«Undici ore.»
E mentre parlano, Queen Black fa girare le lancette due volte. Da undici, diventano nove.

Stai giocando sporco, regina.



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Capitolo 16
*** Capitolo sedici - Vicini alla collisione ***


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Capitolo sedici

• Vicini alla collisione •



È un imbroglio, lo so. Queen Black ha tutte le carte in regola, sarà difficile sottrarle l'Avantitempo. Ora che le Sailor Senshi della Via Lattea sono libere, possiamo unire i nostri poteri per fermare la collisione.
«Non manca niente», dice Sailor Vampire «tutti gli amuleti sono qui.»
«E Sailor Venus?» chiede Sailor Moon.
La guerriera vampira abbassa la testa.
«Beh, veramente lei...»
Una luce arancione e gialla si para davanti ai nostri occhi, due occhi grandi e azzurri, capelli lunghi e biondi, una catena rossa come cintura; finalmente vedo la nemesi di Sailor Z: la guerriera dell'amore Sailor Venus.
«Oh, finalmente sei arrivata!» esclama Sailor Vampire.
«Credevi fosse facile viaggiare con l'aereo? Non sono di certo come te che hai la velocità sovrannaturale» risponde incrociando le braccia. La vampira ridacchia mettendosi una mano dietro la nuca grattandosela nervosamente.
«Beh, su questo non hai torto.»
«Non potevo restarmene in disparte, dal momento che c'è in gioco il destino della nostra galassia.»
«Un momento» interviene Sailor X «manca un altro amuleto.»
«Vi bastano quelli che avete, per entrambe le galassie» interviene Maêko «voi avete il Moon Stick e il Cristallo D'Argento, noi abbiamo il cannocchiale di Galileo e il Cristallo Infinito. Siamo pari.»
«Tu credi?» domanda Sailor Moon.
«Sono necessari soltanto questi, più i nostri poteri. Possiamo farcela!»
Ci voltiamo verso Queen Black e vedo che Sailor Violet ha ripreso coscienza, è tornata all'attacco rivendicando anche la sua compagna. Da quel che vedo, sembra essere diventata più forte di prima.
Gli amuleti delle Sailor Outer li abbiamo noi però, conoscendo bene le Sailor Ghelio, anche loro dispongono di un potere in più - spesso definito imbattibile o leggendario. Avrà di sicuro il pennello di Van Gogh, un potere raro e unico, oltre che incredibile.
«Vi arrendete, guerriere?» domanda Queen Black sarcastica.
«Non abbiamo paura di quel diamante, ormai è quasi distrutto» rispondo.
«Visto che ho fatto fuori la vostra cara Sailor Infinity per la seconda volta, le vostre gemme sono vulnerabili.»
Spalanco gli occhi. Ha detto proprio "Sailor Infinity"?
«Vuol dire che Lunaris è...»
«Esatto, Sailor Y» ghigna lei. «Princess Lunaris è anche una guerriera, stupida e infantile, che non ha saputo proteggere le sue amiche.»
Maêko si piazza proprio davanti a me, come se volesse proteggermi da un probabile attacco dal diamante nero.
«Sailor Infinity non è stupida, ha lo stesso coraggio di Sailor Y e credetemi, regina, l'ha dimostrato.»
«Lei... coraggiosa, come la guerriera azzurra e blu, goffa?» comincia a ridere prendendosi gioco di me. Maledetta infame! Gli occhi di Maêko si trasformano in fiamme bianche possenti.
«Come osi prenderla in giro?» ringhia.
«Sto dicendo la verità, Sailor Z, dovresti conoscermi bene dal momento che ci siamo scontrate mille anni fa.»
«Come posso ricordarlo, se sono una reincarnazione?»
«Oh, mia cara Sailor Z, allora non sai proprio nulla» sorride trionfante Queen Black facendo infuriare nuovamente Maêko. Cerco di afferrarla per il braccio e farla ragionare, ma sembra tutto inutile. Non è in sé, ne sono sicura. Maêko riesce a liberarsi dalla mia presa e puntare il cannocchiale verso la regina, pronta a sferrarle una mossa pericolosa. Dal sorriso malvagio che ha appena disegnato sul suo volto, non promette nulla di buono.
«Astro-circulum!»
Dal cannocchiale esce una serie di cerchi di polvere cosmica, a proteggere Queen Black è proprio Sailor Violet facendosi colpire in pieno sulla gemma attaccata alla sua cintura d'oro frantumandola, per poi scomparire. Tutte le guerriere attorno a me spalancano gli occhi e sussultano sorprese, soprattutto Maêko. Queen Black tira un sospiro di sollievo abbracciando il suo scettro metà distrutto.
«Credevo di rimanerci secca.»
«È quello che meriti, non sei degna del potere di Andromeda!»
«Presuntuosa! Raggio oscuro!»
Maêko riesce a schivare il raggio con un salto, per poi sferrare nuovamente l'Astro-Circulum.
Queen Black lo schiva teletrasportandosi proprio dietro di lei, ma riesce a intercettarla. Si gira di scatto verso di lei, captando la luce del diamante nero.
«Sixty-Nine Circle!»
Lo devia tracciando velocemente un numero con il cannocchiale fungendo da scudo, Maêko sorride maligna, per poi fare un cenno a Sailor X. La guerriera dai capelli viola annuisce facendo brillare la gemma del suo scettro.
«Raggio Gamma!»
Queen Black sparisce e riappare nuovamente seduta sul suo trono.
«Sei sleale!» esclama Sailor Moon.
«Mai quanto voi, guerriere nullafacenti.»
Maêko ringhia nuovamente cercando di impugnare il cannocchiale contro di lei, per sferrarle una maledizione mortale. Si rende conto, poi, che le Sailor Andromeda non possono permettersi tale potere. Non fa parte della fisica, dell'astronomia e della matematica: è pura fantasia.
«Sailor Moon, Sailor Y» ci richiama Sailor Mercury «usate i vostri cristalli, potete creare un raggio dalla velocità supersonica che potrebbe sconfiggere il nemico!»
«E come?» chiedo intontita.
«Il Cristallo D'Argento e il Cristallo Infinito sono la nostra ultima via d'uscita.»
Io e Sailor Moon ci scambiamo un'occhiata confuse, poi osserviamo il centro dei nostri fiocchi. Ma io ho solo un frammento del cristallo, come posso ricomporlo se non ho gli altri due pezzi?
«Ti aiutiamo noi, Sailor Y» interviene Maêko guardando dall'altra parte «possiamo ricomporre il Cristallo Infinito per sconfiggere Queen Black.»
Improvvisamente una lacrima scende lungo la guancia, mi limito a sorridere e ad abbracciare Maêko singhiozzando.
«Come farei senza di voi, amiche mie?»
Dopo inutili scene drammatiche, Sailor Moon alza in cielo il suo Cristallo D'Argento, mentre io, Maêko e Sailor X - non appena alza lo sguardo in cielo, la sua tiara comincia a brillare, e la sua muta da Sailor diventa un vestito lungo di colore viola: è diventata Princess Odile, futura regina di Hælium. Lo stesso anche Sailor Moon, diventando così Princess Serenity, futura regina del Silver Millennium. È incredibile... ci siamo trasformate in principesse, future eredi delle gemme di Andromeda. Adesso, anch'io ho un vestito lungo, nero e azzurro; sono Princess Dahlia.

Mi sembra di sognare.

«Sei pronta, Princess Serenity?» grido facendo apparire una sfera di energia sopra di me.
«Sì, Princess Dahlia, sono pronta» risponde chiudendo gli occhi lentamente. Li riapro e vedo la regina oscura giocherellare con l'Avantitempo, facendolo roteare con un dito.

Ora sei spacciata, Queen Black.

«A noi la prima mossa» mormora Serenity, per poi prendermi per mano.
«Finalmente, vi siete decise a consegnarmi la fonte dei vostri poteri.»
Queen Black crede che le cederemo i nostri poteri, ma si sbaglia di grosso.
«Adesso!» grido, impugnando il cristallo contro la regina.

«Potere del Cristallo D'Argento, entra in azione!»
«Potere del Cristallo Infinito, diffondi la tua essenza!»

Due raggi di luce abbaglianti si lanciano contro Queen Black ma, inaspettatamente, non la sconfiggiamo. Anzi, l'abbiamo avvantaggiata. Tutte le altre guerriere si mettono in posizione proteggendo le loro fonti di potere, mentre Queen Black sprofonda in una risata malvagia fragorosa.
«Grazie mille, guerriere Sailor» dice «mi avete dato l'energia necessaria per impadronirmi della luce del Sole e del Crysalium.»
Sailor Vampire mi guarda confusa.
«Sono le nostre stelle, la fonte di calore e di luce che ci permettono di sopravvivere» spiego.
«Bah, io detesto il sole» borbotta lei sottovoce.
«Se c'è una cosa che non sopporto sono le ficcanaso» ringhia Queen Black puntando lo scettro contro Sailor Vampire «dimmi un po': perché sei venuta qui? Per spiarmi?»
«Per salvare la Via Lattea dalla distruzione» le risponde subito.
«È tempo perso, cara, perché la collisione tra le due galassie sarà davvero devastante: si autodistruggeranno fino a diventare polvere cosmica e detriti spaziali.»
La guerriera vampira stringe il suo scettro tra le mani osservando la regina oscura con gli occhi a fessure. "Se le due galassie si distruggeranno, sparirà anche lei", dice a gran voce. La regina non l'ascolta e fa girare nuovamente le lancette.
«Non puoi farlo!» grida poi.
«I vostri poteri non valgono niente, Sailor Andromeda» risponde con voce demoniaca «quello che voglio è distruggere voi e le vostre galassie.»
Maêko sembra sul punto di andarle incontro e ucciderla con le sue stesse mani, ma sa che è tutto inutile. Queen Black sembra determinata a distruggere le nostre galassie, mettendo a rischio se stessa.

Maêko potrebbe rubare il talismano della regina e distruggerlo?

So che è un'idea stupida, e me ne rendo conto. Maêko è cieca e non può sapere dov'è precisamente l'Avantitempo, a meno che qualcuno non glielo dicesse. Non posso affidare a lei un compito del genere.
Osservo con la coda dell'occhio Sailor X e le nostre alleate, finalmente pronte per il grande colpo.
La tiara della guerriera dalla sailor fuku verdognola e la gemma sulla corona di Maêko s'illuminano fino a formare un piccolo cristallo bianco, così come la mia piccola corona argento e azzurra. I frammenti del Cristallo Infinito si riuniscono, per poi incastrarsi nel mio scettro galattico. Lo stesso anche Princess Serenity. Non riesco a descrivere questa sensazione; è come se avessi un motore dentro il corpo e numerose scariche elettriche che lo aiutano a funzionare.
«I poteri del Sole e del Crysalium si sono risvegliati» dice Maêko meravigliata dal bagliore giallo e viola che esce da entrambi i cristalli.
«Tocca a noi, ragazze» annuncia Sailor Vampire richiamando tutte le presenti, ma Queen Black continua ad accelerare il tempo.
«No...» bisbiglio.
«Cosa succede, Dahlia?» domanda Maêko sentendo la mia voce - ovvio, lei è proprio alla mia sinistra.
«Manca solo un'ora alla collisione!» grido con tutta la forza che ho ai polmoni mettendo nel panico tutto quanti - soprattutto Sailor Moon.
«Non... ci... provare... nemmeno!» sibila Sailor Mars minacciandola e mimando un pugno contro la guancia della guerriera della luna. Queen Black gioca davvero sporco.

Maêko l'aggira guardandosi attorno captando il rumore delle lancette che si muovono.
«Non ti permetterò di mandare avanti le lancette un'altra volta!» esclama, poi, lanciandosi contro il nemico. Questa volta, impugna lo scettro di Hælium.
«Galactic Starlight!»
La punta di quarzo emana una potente energia di stelle e particelle cosmiche, che Queen Black riesce a deviare. Solo ora noto che ha un paio di grandi ferite sul viso; deve essere stata proprio Maêko a procurargliele.
«Proteggerò anche Sailor Vampire, non lascerò che tu la uccida!» ringhia.
«Sei ancora posseduta dal demonio, huh? Questo è un male, lo sai?» ghigna maliziosa. Il suo diamante nero non può più emanare poteri, ma può ancora usare la sua gemma. Basta poco per neutralizzarla, ma ora la situazione è gravissima: manca un'ora alla collisione e di sicuro passerà in fretta.





«Principessa» attiro la sua attenzione tenendo stretto lo scettro tra le mani «a questo punto, tocca a noi fermare la collisione.»
«Soltanto noi due?» chiede.
«Sì, ma serve l'aiuto di tutti gli altri, nessuno escluso.»
Manca davvero poco. Le nostre famiglie, le nostre città natali, milioni di anni di storia... tutto andrà perduto. Siamo ancora lì, e Queen Black ha ancora in mano l'Avantitempo.
Non resisto alla tentazione di versare lacrime, sapendo di non vivere la vita adulta e di realizzare i miei sogni; un lavoro fantastico, un matrimonio da favola, una famiglia da amare e... Sora. Non potrò mai più rivederlo.

Lunaris, hai scelto la persona sbagliata nel momento sbagliato.

«Non importa se vedo tutto nero, prenderò quel maledetto talismano e lo distruggerò!» sento la voce di Maêko, ma non trovo la forza di rialzare gli occhi sommersi dalle lacrime.
«Mi avrai anche maledetta rubandomi la vista, ma non riuscirai a rubarti anche la mia forza!»
«Sailor Z, non farlo!» esclama Tuxedo Mask.
«Sono anni che aspetto di vendicarmi e lo farò adesso.»
«Tu non capisci; se muove le lancette, la nostra galassia verrà spazzata via assieme alla vostra.»
«Ora basta, sono stanca di te, principessina. Sarai la prima a morire!» ringhia Queen Black.
La regina è talmente nervosa che sferra un potente attacco oscuro contro Maêko, ma non posso permettere che venga colpita, così alzo lentamente lo sguardo e, con uno scatto, la spingo via e faccio in tempo a creare una cupola di cristallo.
«Crysalium Glass!»
Maêko mi osserva stupita.
«Sailor Y... cioè, Dahlia?»
«Non puoi farlo, Maêko» ribadisco ciò che ha detto Tuxedo Mask «se sbagli, peggiorerai la situazione.»
Improvvisamente, un paio di lacrime si formano agli angoli dei suoi occhi. Le sue iridi bianche mi commuovono, e comprendo appieno il dolore che sta provando. Non solo vuole rivendicare la scomparsa della regina Rose, ma anche riacquistare la vista che la regina oscura le ha rubato.
«Non riesco a vivere in questo modo, Lisa, non puoi capire» la sua voce s'incrina pericolosamente facendomi sobbalzare «non puoi sapere come ci si sente a non vedere i colori, e il nero mi fa tanta paura.»
«No, non fare così, per favore...»
«N-non riesco a vederti... Lisa.»
Mi sta chiamando per nome, cosa che prima non aveva fatto. Poi, inaspettatamente, la sua mano sfiora le mie dita trasmettendomi calore. Non riesco a trattenere le lacrime.
«Anne Marie, io...»
«Lo so che non puoi fare miracoli, ma non sai quanto mi mancano i colori: il verde, il giallo, il rosa, l'azzurro del cielo e il bianco candido delle nuvole.»
La stringo forte tra le mie braccia, mentre la cupola sbiadisce lentamente sopra di noi.
«Un giorno, potrai rivedere questo mondo con i tuoi stessi occhi» sorrido «te lo prometto.»
«So che stai piangendo, riesco a sentire la tua aura.»
«No, è una tua impressione.»
Invece ha ragione; sto piangendo per un'amica in difficoltà e non è la prima volta. Anche se stavo sempre in disparte, quando vedevo una persona in difficoltà; ma adesso so cosa significa aiutare qualcuno, è stata quella misteriosa voce ad insegnarmelo. Aiuto Maêko a rialzarsi da terra, poi mi giro verso le Inner della Via Lattea che aspettano un ordine da qualcuno.
«Sailor Jupiter, Sailor Mercury, Sailor Mars e Sailor Venus» attiro la loro attenzione «raggirate il nemico e cercate di distrarlo, mentre una di noi ruberà l'Avantitempo!»
«Così non ce la faremo mai a sconfiggerla, il tempo stringe!» commenta Sailor Venus.
«Meglio che vi sbrighiate, allora.»
Sailor Mercury si mette in posizione proprio davanti al nemico, mentre tutti gli altri indietreggiano di un passo.
«Queen Black» la richiama a gran voce «guarda qui!» esclama poi offuscando la vista della regina oscura con le sue Bolle di Nebbia. Queen Black ora non vede nulla, se non un cumulo di vapore acqueo.
«Sono sopra di te, regina!» alza la voce Sailor Jupiter dall'alto richiamando la sua attenzione. La regina alza lo sguardo e cerca di colpirla con il suo diamante, ma fallisce.
«Sono qui, diamante scuro!» canticchia Sailor Venus facendo infuriare sempre di più il nemico. Ognuna di loro gira attorno a lei sia da terra sia in volo, distraendola e confondendola al tempo stesso. Mi lascio sfuggire una risata.
«Non mi hai ancora presa, regina dello schifo!» la deride Sailor Mars comportandosi proprio come Usagi. So che lo desiderava fare da tempo e, detesto ammetterlo, le riesce piuttosto bene.
«Consegnami il Cristallo Infinito, Sailor Z, adesso!» grida infastidita dalla presenza delle Inner Senshi della Via Lattea. La guerriera del quarzo rosa le grida contro dicendole che se lo può benissimo scordare, perché non glielo permetterebbe. Pertanto, usò nuovamente il suo cannocchiale di Galileo lanciandole un potente Astro-Circulum e cerca di attaccarla proteggendo me e il Cristallo Infinito, ma non ci riesce, perché Queen Black è riuscita a schivarlo - di poco.
Il suo vestito lungo si strappa fino a scoprirle metà delle gambe rivelando una cicatrice luminosa pulsante.
«Quella cicatrice... la riconosco!» esclama Sailor Jupiter.
«Che cos'è?» chiede Sailor X curiosa.
«È la maledizione della Regina Topaxia, una ex guerriera Sailor della vostra galassia.»
La regina sussulta imbarazzata, ma non nasconde la cicatrice. Mi chiedo chi sia la Regina Topaxia.
«I tuoi poteri sono inutili, così come la tua gemma» dice la regina «distruggerò te e le tue compagne!» 
Così la regina la colpisce con uno dei suoi attacchi oscuri, ma viene nuovamente spinta - stavolta da Sailor X, che viene sbattuta contro una delle colonne di cristallo. L'impatto con esso è stato talmente potente che, di colpo, la guerriera perde conoscenza per qualche istante.
«Odile!» esclama Maêko facendo un paio di passi avanti verso di lei. Fortunatamente, la gemma non è frantumata. Deve averla protetta con le sue mani. La regina sembra soddisfatta, perché è riuscita a liberarsi di una di noi.
«Siete spacciate, Sailor, dite ciao ciao ai vostri pianeti!» si appresta a muovere le lancette per l'ultima volta ma, non appena la sfiora con l'indice, una guerriera dal vestito rosso riesce a sottrarglielo prima del tempo.
«Che cosa? No... ancora tu?!»
«Mai sottovalutare una guerriera vampira, Queen Black» ghigna trionfante impugnando l'Avantitempo davanti a noi. Serenity lancia un gridolino di gioia, ed io sorrido. Devo averla sottovalutata, è una guerriera davvero in gamba.
«Guerriere, ora tocca a voi!»
Si mette davanti a noi tenendo stretto il talismano del tempo tra le mani.
«Principessa Serenity, tu dovrai guidare le tue compagne ed evocare tutti i loro poteri. Il Cristallo d'Argento potrà raccoglierli e fonderli assieme al tuo.» poi, si gira verso di me.
«Principessa Dahlia, tu dovrai tenere sott'occhio il Cristallo Infinito. Le tue compagne dovranno alzare i loro scettri e unirlo ad esso.»
«E gli altri tre talismani?» chiede Serenity confusa.
«Saremo io, Tuxedo Mask e Prince C ad evocare il loro potere. So che non siamo i protettori, ma è l'unico modo per salvare le nostre galassie.»
«Di la verità: i talismani te li hanno consegnati loro in persona o li hai rubati?» domanda Prince C un po' sospettoso. In effetti, me lo sono chiesta anch'io.
«Me li hanno dati loro di spontanea volontà, ho mentito quando ho detto che li avevo rubati.»
«Ah-ha! Lo sapevo che stavi mentendo!» esclama la principessa Serenity. Oh, Usagi... non cambierai mai!
«Quindi, anche i vampiri sono capaci di mentire» commenta il principe bianco accennando un sorriso malizioso. La guerriera vampira caccia leggermente la lingua ridacchiando divertita. Chissà se, dopo la missione, sarà nuovamente in nostra compagnia.
«Sailor X, stai bene?» Tuxedo Mask è proprio davanti a lei, poi la guerriera apre gli occhi e si massaggia la tempia.
«Sì, sto bene.»
«Raggiungiamo le altre, ormai siamo vicini alla collisione.»
Intanto, la Terra sta continuando a modificarsi e, poco a poco, si sta facendo notte, proprio come se stesse arrivando un'Eclissi, nonostante non sia stata annunciata. Infatti la Luna, lentamente, copre il Sole, e più questa "cammina" per coprirlo, più il cielo si oscura.
«Non perdiamo tempo e finiamola una volta per tutte!» grida Maeko alzando in cielo il suo cannocchiale, che subito ritorna ad essere il suo scettro. Siamo pronte.

«Potere di Giove!»
«Potere di Mercurio!»
Due raggi colorati s'infilano dentro il Cristallo D'Argento facendo splendere di un celeste chiaro.
«Potere di Venere!»
«Potere di Marte!»
Un arancione scuro penetra nel cristallo e, questa volta, splende di un giallo luminoso. Sailor Vampire fa un cenno ai due cavalieri che, subito dopo, puntano i talismani verso il Cristallo D'Argento.
«Potere di Urano, ti evoco!» e di colpo, un raggio blu scuro si unisce al diamante quasi aperto del tutto.
«Potere di Nettuno, ti evoco!» una scia d'acqua e luce azzurrina circonda il cristallo per poi infilarsi dentro di sé.
«Energia di Plutone e della Luna Rossa, unitevi!» Sailor Vampire unisce anche il suo potere della Luna Rossa, per poi chiamare un raggio argentato e rosso fluorescente uniti che, infine, si uniscono al cristallo sulle mani della principessa della Luna. È il nostro turno.
«Potere di Thûsheda!» Maêko avvicina la punta di quarzo verso il Cristallo Infinito, che splende al suo contatto. 
«Potere di Hælium!»
Ora, sta a noi principesse evocare il nostro potere. Cosa aveva detto quella misteriosa voce, la prima volta in cui mi sono trasformata in guerriera Sailor?
"Sei destinata è combattere, ed è arrivato il momento che realizzi il tuo destino."

Ora so cosa fare.

«Potere galattico di Andromeda, diffondi la tua energia!»

Così si unisce anche Princess Serenity.
«Potere galattico della Via Lattea, mostrami il tuo potere!»
Finalmente, tutti i poteri dei pianeti protettori delle nostre galassie si sono riuniti. Io e la principessa Serenity ci scambiamo un'occhiata, come per dire "è ora".
«Sprigiona la tua potenza e ferma la collisione!» gridiamo in coro.
I cristalli riescono a sprigionare un fascio di luce talmente potente che stende completamente Queen Black. I raggi galattici la colpiscono in pieno e la regina viene sconfitta definitivamente. Lancia un ultimo grido, la gemma viene frantumata definitivamente e il suo corpo si sgretola lentamente.  Sailor Vampire getta l'Avantitempo a terra e, con il tacco del suo stivale, lo distrugge.
«Ecco, così nessun'altro potrà "rubare" l'incarico di Sailor Pluto!» ghigna osservando i frammenti del talismano oscuro sparire nel nulla. Abbasso le mani con l'affanno e, di colpo, tutto comincia a muoversi attorno a me.
Non so cosa sia questa strana... questa...
Le mie gambe mi stanno abbandonando, non mi reggo più in piedi.
«Sailor Y!»
Sento un gruppo di persone fare il mio nome da guerriera Sailor, ma a stento riesco a sentirlo. Ora sento un rumore continuo, credo che questa sia... la mia fine.



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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette - Un nuovo inizio? ***


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Capitolo diciassette

• Un nuovo inizio? •





Una settimana dopo...




«Lisa, apri gli occhi, ti prego.»

Apro lentamente gli occhi e mi trovo circondata da muri bianchi e cerulei, un lenzuolo bianco che mi copre completamente e uno strano marchingegno infilato nelle narici. Solo dopo qualche minuto realizzo che sono stata a letto troppo a lungo, dopo la sconfitta della regina oscura. Mi sento nuovamente la testa pesante.
«Dove... dove mi trovo?»
«Sei all'ospedale» sorride Rei appoggiando un biglietto di pronta guarigione sulle mie gambe coperte dalle lenzuola. Il sonno continua a sfuggirmi, la stanchezza è troppa per poterla domare dormendo. Se c'è una cosa che detesto è l'insonnia - di cui purtroppo ne soffro.
«Hai "dormito" per una settimana intera» aggiunge Makoto.
«Una settimana?!» esclamo alzandomi di colpo dal cuscino, ma un improvviso giramento di testa mi fa tornare alla posizione iniziale.
«Non agitarti, tesoro» mi dice Lucrezia prendendomi la mano destra stringendola tra le sue «non ne hai motivo.»
«D-davvero?»
Sorride dolcemente paralizzandomi completamente. Per tutto il tempo, non ha mai sorriso per davvero; sapevo che non era una ragazza piena di allegria, eppure non ci siamo frequentate spesso. Lo ammetto: Lucrezia è una ragazza piena di sorprese. Fino ad oggi, sono cresciuta imparando ad essere indipendente, senza avere mai bisogno di nessuno, soprattutto di un genitore. A volte, però, continuo a sentire la mancanza della mia vera madre. Vorrei poterla avere al mio fianco e forse per questo tengo nascoste anche segreti di cui avrei potuto parlare con Rei o con qualcun'altra. Avevo una gran voglia di parlare con lei, di dirle tante cose.
«Ho fatto un sogno strano, sapete?» dico. «Una regina oscura voleva uccidermi.»
«Oh, cara, non lo hai affatto sognato.»
Questa voce... Princess Lunaris! Sono davvero felice di vederla ancora in vita e vedo che, con lei, c'è anche Anne Marie. Rei e Ami l'hanno accompagnata tenendola per entrambe le braccia, gradino per gradino fino alla mia camera. Tiene un bastone bianco impugnato nella mano sinistra, la dominante. Non sapevo fosse mancina, e la gattina me lo ha rivelato proprio in questo momento. Anne Marie è la ragazza più coraggiosa che abbia mai conosciuto, indubbiamente lo è più di me. L'ho vista piangere, l'ho vista combattere, sono riuscita perfino a sentire le sue emozioni; così forti, così contagiose. L'ammiro e la invidio allo stesso tempo.
«Credevo fossi morta» dico abbassando leggermente lo sguardo trovandomi a fissare incessantemente il lenzuolo bianco.
«Il diamante è una gemma pura e immortale, ed è difficile che muoia con un semplice raggio oscuro.»
«Ma se sei immortale, allora, come ha fatto Queen Black a sconfiggerti in passato?»
La gattina scambia un'occhiata con Lucrezia, poi torna a guardarmi.
«Ha distrutto il Cristallo Infinito facendo scomparire la mia forma umana, il diamante mi ha salvata trasformandomi in un gatto e sono rimasta su Alckemia a vegliare sulla tomba di tua madre: la regina Sapphire.»
«La regina oscura ha ucciso tutte le regine del sistema Ypsilon e credimi, mia piccola Lisa, ci sono voluti millenni per risvegliare le Sailor Andromeda» aggiunge poi Lucrezia.
Guardo la gattina dritta nei suoi occhi giallo acceso osservando infine il mio braccialetto.
«Ho fatto il minimo indispensabile, principessa. Adesso, ho addirittura creato problemi che non sono ancora finiti. Mi sono ripromessa che questa volta avrei cercato di essere determinante, che avrei dato una mano quando contava, invece ho fallito.»
Avrei voluto dire 'mi dispiace', per non aver fatto di più. Spero con tutta me stessa che nessuno se la prenda male, perché altrimenti non riuscirei a vederlo con i miei stessi occhi. Sono stata davvero una sciocca pensare di uccidere colei che ha distrutto il Palazzo di Zaffiro e per aver maledetto Anne Marie.
«Al contrario, sei stata proprio tu a sconfiggere Queen Black! Con l'aiuto di Usagi, ovviamente.»
«A proposito, dov'è finita Usagi?»
Rei arrossisce nervosamente stringendo i denti con rabbia e vergogna.
«Ecco, lei è in infermeria con Mamoru, pare sia svenuta dopo averlo baciato appassionatamente, come non ha mai fatto prima.»
«Quella ragazza è davvero incorreggibile» commento trattenendo una dolce risata. Infondo, anch'io ho rischiato lo svenimento quando ho abbracciato per la prima volta Sora. Da quel giorno, abbiamo continuato a guardarci da lontano. Di sicuro, non è attratto da me.
«Ragazze» esclama Minako osservando qualcuno dalla finestra, o così mi sembra «pare che qualcuno di nostra conoscenza stia per fare il suo ingresso» poi, mi guarda con aria maliziosa. Improvvisamente mi nascondo sotto le lenzuola.
«Oh, no! Non pensarci neanche, Lisa.» replica Rei sfilandomi via il tessuto dalla testa.
«Non voglio vederlo, è... troppo imbarazzante!»
«Ormai tutta la scuola sa che il ragazzo dagli occhi d'argento è innamorato di te, Hiddako.» sorride Anne Marie guardando i piedi del letto.
Non credo minimamente alle sue parole. Se Sora fosse davvero innamorato di me, si sarebbe dichiarato senza pensarci neanche due volte, ma non l'ha fatto. Poi, lo vedo entrare nella stanza con un completo da scolaresca davvero carino. Ahhhh, ma cosa vado a pensare?!
«Sora?»
«Non potevo non venire.»
«E-ecco... se è per la festa dell'altro giorno, io...»
«Lascia perdere, sono stato uno stupido» segue una piccola pausa mentre si avvicina al mio lettino. «Credevo di non rivederti più, Lisa.»
Mi lascio avvolgere dalle sue braccia e nel mentre, strappo un sorriso. Sono davvero felice di essere la reincarnazione di una guerriera Sailor, mi ha permesso di stringere nuove amicizie e di trovare il vero amore.
Non so di preciso dove e come quel braccialetto sia finito nella mia stanza, quel giorno, ma quello che la voce misteriosa mi disse è stato un segno del destino, ed io non vedo l'ora di continuare quest'emozionante avventura con Usagi e tutte le mie amiche.







Fine prima parte



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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto - Le sorelle androidi ***


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Piccola nota dell'autrice:

Da qui, inizierà la seconda parte della serie: "Verbo Cordis" (tradotto come "Il messaggio del cuore"). I POV si alterneranno man mano che andremo avanti con la storia, spero non vi crei tanta confusione. In precedenza, avevamo solo un punto di vista, da qui in poi ce ne saranno di più (inclusa la narrazione in terza persona). Questa è una mia scelta narrativa pertanto, evitate commenti inutili od offese. Detto ciò, buona lettura!













Act. 2 | "Verbo Cordis"

Cybernetical Love




"Svegliatevi, mie creature. Oggi inizierà la vostra nuova vita!"







Capitolo diciotto

• Le sorelle androidi •





Victoria's POV




Siamo osservate. Gli sguardi degli studenti sono completamente assenti, come se avessero paura di me e mia sorella. Beh, in verità, è proprio questo l'effetto che facciamo agli esseri umani: paura. Nessuno, però, conosce la nostra vera natura. Victoria e Jackie Kamesuke sono due androidi che si confondono tra gli esseri umani; per gli amici, io sono semplicemente Vicky. Non sono solita a portare una gonna lunga ma, a quanto pare, questo istituto ha delle regole rigide e piuttosto severe. L'unica cosa che adoro di me stessa è il ciuffo blu cobalto, il mio colore preferito, unito ad una chioma di capelli biondo dorato. I miei occhi hanno sempre suscitato invidia alle ragazze, per questo i loro sguardi sono avvolti dalla gelosia e dall'invidia. Lo percepisco osservandole con le pupille artificiali, analizzando le loro emozioni.
Jackie è mia sorella, è stata costruita un anno dopo di me. I suoi capelli bruno chiaro arrivano fino alle spalle coprendole la nuca. Una grande ciocca di capelli è colorata di verde, il suo colore fortunato. La sua più grande passione è la lettura e la scrittura, aspira a diventare una scrittrice di sceneggiature e biografie di celebrità locali. Dopo tante disavventure, torniamo a frequentare la scuola di Tokyo. Siamo ancora al terzo anno, nonostante i quindici anni appena compiuti. In realtà, Jackie ne ha quattordici.
Entrambe siamo nate da un progetto che nostro padre teneva chiuso in una cassaforte: il "Sailor Mecha-Senshi Project". Al posto delle vene abbiamo fili colorati, scintille elettriche e... una pietra - precisamente una gemma preziosa. Ogni volta che guardo il palmo della mia mano, scendo con lo sguardo osservando il polso. Non so cosa significhi questa pietra colorata incastrata tra i nostri circuiti, e nostro padre non ha mai voluto dircelo.

«Permesso, fate largo!»

Balziamo entrambe di lato e vediamo una ragazza dai codini assurdi correre per il corridoio, la gonna che sventola frettolosamente e la cartella aperta.
«Dannazione, Usagi, arrivi in ritardo anche il primo giorno del nostro ultimo anno di scuola?» la rimprovera una ragazza dai capelli ramati, alta e molto carina, devo ammettere.
«Prova tu a regolare la sveglia alle sette del mattino!» sbraita la biondina.
«Qualunque idiota saprebbe farlo» ribatte.
«Va bene, Lucrezia, adesso basta» interviene una fanciulla dai capelli blu e gli occhi celesti mettendosi in mezzo alle due litiganti «la campanella non è ancora suonata, il che significa che è arrivata puntuale.»
«Visto? Hai il cervello di una gallina!» l'afferra per il colletto della divisa scuotendola frettolosamente. «Stupida, stupida, stupida!»
«Usagi, datti una calmata!» esclama la ragazza castana con il braccialetto dalle perle rosse e blu. Le osservo da lontano appoggiandomi al muro, voltando poi lo sguardo di tanto in tanto. «Non ti sei ancora ripresa dalla sconfitta di Queen Black?»
«Sono calma, Lisa, calmissima! Davvero...»
«Un'altra crisi epilettica?» sbuffa la ragazza dal codino castano e gli orecchini a forma di rose rosa. Credo di averla già vista.
«Okay, adesso respira, Usagi» la rimprovera la ragazza dai capelli lunghi e neri - o quello che sembra effettivamente nero. Oh, Madre, non riesco più a distinguere i colori!
«Andiamo in classe, o il professore ci metterà in castigo» dice, infine, la ragazza dai capelli bruni. Mi volto dall'altra parte e vedo altre due ragazze: una bionda e una dai capelli violacei, una con gli occhi blu e l'altra con gli occhi color latte. Pare che quest'ultima sia cieca, sta cercando di trovare la strada verso la sua classe con un bastone, mentre l'altra l'accompagna camminando a braccetto accanto a lei.
«Manca poco, Anne Marie, ancora un ultimo sforzo.» 

Improvvisamente, il mio sguardo cade su una ragazza con la giacca azzurra. Un paio di studenti sembrano darle il tormento, l'espressione della giovane studentessa non sembra affatto carina.
«Vi ho già detto che non m'interessa, andate via!»
La riconoscerei tra mille: quei capelli nero corvino lunghi fino a metà schiena, una maglietta scollata bianca e nera, un paio di jeans scuro e scarpe da ginnastica alla moda. Ricordo che non si vestiva in quel modo, dal momento che aveva sempre ripudiato l'idea di assomigliare ad un maschio. Svolta verso un arco e l'istinto mi dice di seguirla. È proprio davanti a me con quegli occhi verdi acqua, i più belli di sempre. Il mio cuore ad ingranaggi sta impazzendo e, onestamente, non saprei neanche cosa significhi. Papà ha regalato a me e a mia sorella la capacità di provare sentimenti ed emozioni, proprio come un essere umano ma, a dir la verità, non so come funzionano. Chiudo la porta dietro di me, rimanendo sole nella stanza grigia; io e lei.
«Gwendaline Yoshiro», dico a gran voce «non ci vediamo da tre mesi.»
Si gira verso di me sussultando spaventata, poi mi fulmina con lo sguardo.
«Victoria Kamesuke, non sei affatto cambiata.»
Che bugiarda, e il sudore sulla sua fronte dice tutto. È chiaro che ha ancora paura di me e della mia forza da androide e lei effettivamente non sa che sono un robot. Mi avvicino lentamente verso di lei, fino a sfiorarle il naso. Sento i miei circuiti surriscaldarsi di colpo, come se si sforzassero troppo.
«È... è bello rivederti» mormora.
«Anche per me.»
«C'è anche Jackie con te, non è vero?»
La sua voce è tremolante. So benissimo di non trovarmi in una situazione gradevole, ma sono ben cinque anni che non ho più rivisto quella bambina - ora una ragazza bella e invidiata dagli altri. Mi viene voglia di farle del male, ma una strana scossa ai fili elettrici che mi compongono m'impedisce di farlo.
«Vicky, sei qui?» la voce di Jackie che rimbomba per il corridoio mi coglie alla sprovvista.
«Ci vediamo dopo le lezioni» e mi allontano da lei con i circuiti impazziti. Non sono mai stata così tesa finora, neanche durante gli allenamenti a scacchi. Non so cosa sia questa strana sensazione e non intendo saperlo.

*


Jackie's POV




Il cuore meccanico mi sta facendo impazzire, non fa altro che saltare e fermarsi ogni due secondi. Sarà perché Vicky non è accanto a me? Nostro padre ci ha raccomandato di stare sempre vicine, ma sembra proprio che i circuiti di Vicky vogliano funzionare da soli. L'unica cosa che nostro padre ci ha regalato sono i sentimenti e le emozioni, essenziali per l'essere umano - o così credono tutti. Non riuscirò mai a capire quel tipo di essere vivente, d'altronde non dovrebbe essere così complicato. Per Dio, sono un robot!
«Jackie?»
Mi giro e vedo una ragazza bassa dai capelli corti, un mix tra il biondo scuro e il rosso chiaro. È molto bassa, i colori della sua divisa sono invertiti - rossa la gonna e il colletto blu come il fiocco sul petto. Siamo amiche da quest'estate e sono così contenta di aver fatto amicizia con una ragazza piuttosto colta, perfino più intelligente di me.
«Oh, ciao, Elvira» sorrido come sempre.
«Vicky non è con te?»
In effetti, me lo chiedo anch'io. Vorrei proprio sapere dove sia andata.
«La sto cercando in tutto il corridoio, non può essere di certo uscita dall'edificio.»
«Posso aiutarti, se vuoi.»
«È molto carino da parte tua, ma preferisco farlo da sola. Sai, mia sorella odia essere spiata dagli sconosciuti.»
Elvira mi guarda storto, poi sospira. La conversazione si sta facendo piuttosto tesa.
«Certo che Vicky è una tipa davvero strana.»
«Già, hai ragione» ridacchio imbarazzata cercando di alleviare la tensione «ehm... ecco, allora io... vado a cercarla.»
Mi allontano di qualche passo avvicinandomi di più al muro sporco del corridoio.
«Ci vediamo in classe, allora.»
Elvira sembra avere l'aria di una ragazza che non è mai nel dettaglio, eppure ha sempre sospettato degli altri - una volta, si è finta la dea dell'amore per aiutare una ragazza a dichiararsi. Quando ci mette del suo, sa come rendere felice qualcuno, soprattutto me. Da quando l'ho conosciuta, ho visto un lato positivo dell'essere umano, cosa che mai avrei pensato di vedere. Ci sono tante cose che vorrei tanto scoprire su questi Homo Sapiens. Io e Vicky fingiamo di esserlo ma, in verità, siamo solo la metà di loro. Tante persone ritengono che i robot, un giorno, li sostituiranno, ma so per certo che il mondo conviverà con noi androidi e saprà apprezzarli come noi apprezziamo loro.

Oh, Vicky, ma dove ti sei cacciata?

Improvvisamente avverto una scossa sismica molto debole. Poi, diventa sempre più forte fino a farmi perdere l'equilibrio. Mi ritrovo con le ginocchia e le mani sul pavimento con la testa alta, e subito un'altra scossa più forte della precedente. Non riesco a classificarlo nella scala Richter, ma una cosa non la metto in dubbio: è più di 3,0. Tokyo ha sopportato di peggio, perciò questa scossa sismica è come un leggero pizzicotto sulla guancia.
«Evacuate l'edificio! Evacuate l'edificio!»

Vedo una mandria di studenti correre verso le uscite di sicurezza più vicine, accompagnati dagli insegnanti e da altre persone. Mi alzo da terra e trovo l'equilibrio tra le gambe poi, a mia sorpresa, incrocio lo sguardo di Victoria. È appena uscita dal bagno delle ragazze in compagnia di un'altra ragazza che, a giudicare da quegli occhi verde acqua, credo di aver già visto.
«Vicky!» esclamo a gran voce richiamando la sua attenzione. Si gira di scatto verso di me e mi viene incontro.
«Ma dove accidenti eri finita? Mi stavo preoccupando!» la sgrido.
«Perché dovresti essere preoccupata? Ero in bagno a rinfrescarmi» risponde con sguardo cupo.
«Gli androidi non possono entrare in contatto con l'acqua, ricordi?»
La fulmino con gli occhi, letteralmente. So bene che Victoria, almeno per qualche minuto, devo lasciarla sola, ma non posso disobbedire agli ordini di nostro padre; né tantomeno lei.
«Smettila di raccontare bugie» la rimprovero incrociando le braccia. Mi sento una perfetta idiota.
«Hai ragione, scusa.»
«Cosa ci facevi in bagno con quella ragazza?»
«"Quella ragazza"? Non dirmi che non la conosci!»
Sbianco. Non ricordo quasi niente di "quella ragazza" eppure, quel colore degli occhi, è così familiare.
«No, credo di no» ammetto terrorizzata dal suo sguardo minaccioso. Sembra che non conoscerla non le faccia per niente piacere anzi, peggio.
«È Gwendaline Yoshiro, figlia del capo dell'azienda più importante di Tokyo!»
Ecco, ora mi sento davvero una stupida. L'ho vista per la prima volta ai tempi delle scuole elementari, quando andavo in giro con un braccio solo. Mi ero messa una protesi momentanea per non dare troppo nell'occhio, dal momento che ero un androide in fase sperimentale - lo era anche Victoria.
Era proprio tra le strade di quella città che vidi quegli occhi verde acqua brillare sotto i raggi del sole, accanto a suo padre: un uomo in smoking ben curato, capigliatura folta e un paio di sopracciglia enormi. Doveva essere un importante uomo d'affari, a giudicare dal suo portamento e da cosa indossava sua figlia; vestiti attillati e all'ultima moda. Forse era una ragazzina viziata. Non ho mai avuto il coraggio di conoscerla, semplicemente perché avevo paura che scoprisse la mia vera natura. Infondo, era solo una bambina, non potevo neanche avvicinarmi agli esseri umani, in quel periodo.
«Jackie? Ti sei incantata all'improvviso?»
Sbatto frettolosamente le palpebre e torno in me.
«Scusami, ero in soprappensiero.»
«È meglio se usciamo di qui; ho paura che arriverà un'altra scossa, forse anche più forte di quella precedente.»
Mi prende per mano e mi trascina verso l'uscita di sicurezza più vicina, scendiamo velocemente le scale e il sempei non sembra affatto contento.
«Kamesuke!» grida contro Victoria.
«Sono desolata, professore, avrei dovuto seguire il gruppo fin dall'inizio» lo dice come se avesse decifrato un codice alieno. «A nome mio e di mia sorella, le chiedo scusa» poi si china.
Sono davvero sorpresa da questo suo comportamento, non è da lei essere così cortese. Tra l'altro, i suoi movimenti sembrano così autentici. Che nostro padre le abbia aggiornato il software dell'educazione?
«Va bene, siete perdonate» risponde l'insegnante con un sorriso.
«La ringrazio infinitamente» chiude la conversazione con un altro inchino.
Non appena il sensei si allontana, la fulmino con lo sguardo.
«Che c'è, sei invidiosa del mio nuovo software?» ghigna maliziosa.
Allora è vero! Me l'ha tenuto nascosto fino ad ora! È tutto inutile, la furbizia di Victoria è incancellabile da qualsiasi circuito.

«Perché non me lo hai detto?»
«Gliel'ho chiesto a mio padre e non ha rifiutato, ha installato e aggiornato il mio software. Adesso posso parlare in cinese, in inglese e in spagnolo» ghigna.
Che rabbia! Adesso si vanterà di se stessa con tutta la scuola! Detesto quando fa così.

«Studenti, insegnanti... le lezioni oggi saranno sospese» comunica il preside «l'ala est dell'edificio pare sia danneggiata, finché gli esperti non saranno certi che il terremoto non aumenti di magnitudine, la scuola sarà chiusa.»
«EVVIVA!» un grido di gioia ci perfora un timpano. È la voce della soprannominata testolina buffa: Usagi Tsukino.
«Perché esulti? Volevo offrirmi volontaria per l'interrogazione di storia!» esclama la tipa dagli orecchini viola.
«Almeno, possiamo riposarci e non pensare a niente» replica la ragazza dai lunghi capelli neri.
Tutta la scuola si dirige verso la sala di cambio, per poi uscire coi sorrisi stampati in volto. Io e Vicky abbiamo pensato di trascorrere la mattinata al parco, forse guardare la fontana e sdraiarsi sull'erba ci aiuterà a non pensare.








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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove - Il ritorno della "piccola luna" e il misterioso messaggio ***


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Capitolo diciannove

• Il ritorno della "piccola luna" e il misterioso messaggio •




Jackie's POV


È strano vivere senza ossigeno, e agli esseri viventi è proprio indispensabile? Un cyborg non lo capirà mai. Infatti, la gente trascorre molto tempo fuori casa a respirare aria pulita e incontaminata.
Anziché fare ciò, io e Victoria ci limitiamo ad osservare i movimenti degli esseri umani. Un'anziana signora che dà da mangiare ai piccioni, coppie di giovani che si tengono per mano, il vento che sfiora i petali dei fiori e gli scoiattoli che corrono sui rami degli alberi.
"Guarda avanti, proprio dietro quell'albero."
Il mio occhio bionico avverte una presenza proprio davanti a me, precisamente dietro un albero dal tronco robusto. Mi avvicino lentamente fino a sfiorare la corteccia scura con le dita, poi qualcosa mi dice di tornare indietro e lasciar perdere.
«Jackie?»
La voce di Victoria mi coglie alla sprovvista, mi giro verso di lei e la osservo. Ha la solita aura da ragazza stramba, a quanto pare.
«Cosa stai facendo?»
«Avverto una strana presenza sui rami di quest'albero, forse è qualcosa di importante.»
Di colpo, scoppia a ridere.
«Vedo che papà non ha aggiornato il tuo software del sesto senso.»
«Smettila!» esclamo imbarazzata facendo rimbombare le foglie sopra di me. Mi viene voglia di scappare e non fare più ritorno.
«Jackie, che cosa sta succedendo?»
Lo sento, sta per succedere qualcosa. Improvvisamente, una strana presenza atterra proprio sopra di noi, atterrando verso le nostre schiene. Ci ritroviamo entrambe a terra con il collo scorto e, non appena trovo la forza per alzare la testa e guardare colei che è caduta sopra di me, vedo una bambina dai capelli rosa.
«Ops, devo aver sbagliato destinazione.» ridacchia dolcemente.
«Vi ho fatto male?» aggiunge, poi, guardandoci preoccupata e desolata al tempo stesso.
«Tu ci chiedi se ci hai fatto male?!» risponde Victoria infuriata come non mai.
«Non arrabbiarti troppo o si surriscalda la scheda madre» replico.
La ragazzina si alza immediatamente e ci aiuta a tornare in piedi chiedendoci mille volte scusa. Non c'è neanche bisogno di ripeterlo, acciderbolina!
«Mi presento: il mio nome è Usagi Tsukino, ma tutti mi chiamano Chibiusa.»
«E cosa ti ha spinta a piombare dal cielo e, quasi, romperci un braccio?» chiede Victoria ancora arrabbiata, le braccia incrociate e gli occhi serrati a due fessure. Sembra un detective in cerca della pura verità.
«Sono mortificata, davvero, in verità dovevo incontrare una ragazza.»
Mi sento confusa.
«Chi?»
«Tutti la chiamano "testolina buffa" o "codini bitorzoluti".»
Cerco di non ridere, ma gli sforzi sembrano inutili. Scoppio in una risata fragorosa, Victoria e Chibiusa mi guardano allibite.
«Questa sì che è davvero buona! "Codini bitorzoluti", che soprannome ridicolo!»
«HEY!» l'urlo della bambina mi fa perdere l'equilibrio e cadere nuovamente col sedere a terra, ed oggi è già la seconda volta.
«Ahia!» grugnisco facendo finta di essere in preda al dolore. So di non sentire nulla, ma lo schianto è stato addirittura più forte del precedente.
«Non è il momento di ridere!»
«Mi dispiace» rispondo asciugandomi le lacrime di olio con la manica della mia uniforme. Noi androidi piangiamo, ma non lacrime d'acqua amara - da momento che non ne siamo forniti (e che non possiamo toccare).
«Ma tu... hai la manica sporca!»
Mi si rizzano i capelli, spero solo che non dica "olio" o qualsiasi altro derivato.
«Sbaglio o quello sembra olio?»
Ecco, e ora come glielo spiego?
«Ehm... ti sbagli, è il mascara.»
«Capisco, scusa, mi era sembrato olio per auto.»
«Sei un genio, Jackie» mi complimento sarcastica. Chibiusa ci guarda con aria curiosa, squadrandoci da capo a piedi. Poi, improvvisamente, mi sento a disagio. Cosa ci fa qui una ragazzina? Ammesso che abbia davvero undici anni o più, o forse mi sto sbagliando. Non capirò mai gli esseri umani.
«Voi chi siete?» ci domanda, poi, dopo averci "studiate" perbene.
«Io sono Jacqueline Kamesuke, per gli amici Jackie», le rispondo con un dolce sorriso «mentre lei è Victoria, mia sorella.»
«Voi conoscete una certa Usagi Tsukino?»
Victoria fa spallucce ignorando la sua domanda.
«È bionda, due codini lunghi...»
«Se ti riferisci alla testolina buffa di cui parlavi prima», ghigna mia sorella «lei è sempre in compagnia di Gwen, la sua nem... ehm, compagna di banco.»
«Dove posso trovarla?»
Nessuna di noi ha la più pallida idea di dove si trovi e se è veramente in compagnia di Gwen e poi, Perché quella bambina - o ragazzina - la sta cercando?
La osservo. Ha la testa di un gatto viola sotto il braccio, un'uniforme simile alla nostra, una chiave del tempo e due codini grandi... un momento, "chiave del tempo"? A quanto pare, anche Victoria sembra essersene accorta. Si avvicina di scatto alla ragazzina, facendola sobbalzare dalla paura.
«Chi ti ha dato quella chiave?» le chiede, infine.
«Ecco... l-la chiave è di...»
«Non dirmi che l'hai rubata a Sailor Crysalium.»
«Non so nemmeno chi sia e per la cronaca... no, l'ho rubata a Sailor Pluto» confessa, finalmente. Victoria incrocia le braccia diffidente serrando gli occhi a due fessure. Qui si mette male.





Victoria's POV


«Non ti credo.» mormoro a denti stretti. Di colpo, vedo una sua mano infilarsi nella tasca della gonna estraendo un paralizzante elettrico. Me la punta contro col fare minaccioso, le mani tremanti e il sudore sulla fronte. Alzo le mani in segno di resa.
«E va bene, ti credo» dico «adesso, però, metti giù quell'affare.»
«Non ci penso nemmeno» risponde con tono arrogante, e con un briciolo di terrore. Il mio occhio bionico segna un pericolo in vista, ma preferisco aspettare e vedere cosa combina. Infondo, a me piace il pericolo.
«Voglio soltanto sapere perché sei qui.»
«Impara a non immischiarti in cose che non ti riguardano!» esclama.
Non m'importa se è armata di paralizzante, glielo strapperò dalle mani.
«Ti ho detto di metterlo giù» ruggisco.
«Altrimenti?» controbatte la ragazzina.
«Lo farò con la forza.»
«No.»
«Vuoi rischiare la vita per una stupida domanda?»
«Quello che voglio è trovare Usagi per... c-cosa stai facendo?»
Mi avvicino nuovamente alla ragazzina fregandomene dell'arma che mi sta puntando contro.
«Meglio che parli, orecchie di koala, altrimenti sono guai.»
La ragazzina, presa dal terrore, preme il pulsante accendendo il dispositivo che, velocemente, riesco ad evitare difendendomi con il braccio. Contro un androide, un semplice raggio d'energia - per giunta quello di un semplice paralizzante, non fa né caldo né freddo anzi, i kilowatt che rilascia ci rinforzano. Sembra che la ragazzina se ne sia resa conto.
«Come hai fatto a...?»
«Non sono affari tuoi» rispondo con calma nascondendo con la mano il piccolo buco sulla manica e, dopo aver posato su sguardo su due sagome, mi abbasso verso di lei.
«A proposito di odango-chan... è laggiù» sussurro, poi.
La bambina si volta verso due ragazze: una bionda e una corvina che ridono e scherzano su un manga d'azione. L'altra ragazza deve essere Gwen, la sua nemesi, eppure qualcosa di lei mi sfugge. Ma cosa?
Madre, aiutami a ricordare!
«E quella ragazzina chi è?»
Come ha fatto con noi, Chibiusa si presenta facendo un inchino davanti alle due ragazze. Osservo l'espressione sorpresa di Usagi, come se avesse visto un fantasma.
«Vengo dal futuro», spiega «per essere addestrata come guerriera Sailor.»
Gwen fa per ritirarsi dalla conversazione.
«Oh, ehm... se sono cose vostre, me ne vado...»
Usagi la blocca per un istante afferrandole il braccio con forza.
«Ci sei anche tu in questa storia.»
Rimango basita.
«Mi stai dicendo che anche la tua amica è una guerriera Sailor?» le chiede Chibiusa chinando la testa di lato.
«Ti spiegherò tutto più tardi, ora...» mormora Gwen osservando me e Jackie con le guance arrossate «... non è possibile.»
«Perché no?»
«Perché l'ho deciso io» abbassa poi lo sguardo dirigendosi con Usagi e la ragazzina dai codini rosa dall'altra parte, dandoci le spalle. Gwen mi nasconde qualcosa, ne sono certa. Altrimenti, perché non ha voluto dire niente davanti a noi? Che sia davvero una guerriera Sailor come ha detto quella ragazzina?




Jackie's POV


La giornata è quasi finita, fortunatamente. Controllo il braccio sinistro, più precisamente in mezzo ai circuiti blu e viola - quelle che, per gli esseri viventi, sono le vene.
La batteria è quasi scarica, mi tocca teletrasportarmi fino a casa, ma non posso farmi scoprire. Io e Victoria abbiamo imparato da poco ad utilizzare il teletrasporto con la nostra gemma, tra l'altro non sappiamo con precisione a cosa serve. Camminando verso casa, noto l'espressione persa di Victoria. Di sicuro starà pensando a quella ragazzina, o a Gwen. Oh, quella ragazza.
Ultimamente, è davanti ai nostri occhi e Vicky non fa altro che guardarla. Onestamente, non so cosa aspettarmi da una ragazza come lei; per come si comporta, sembra avere occhi solo per Kai e Usagi.
È vero, Gwen è fidanzata con il senpai Kai Howakawa, ma Vicky ancora non lo sa - ed è meglio che non lo sappia, finché non si saranno calmate le acque tra loro.
«Sono convinta che Gwen abbia un segreto» mormora Vicky con lo sguardo perso nel vuoto.
«Quale segreto dovrebbe nasconderti?»
«Quella spilletta sulla testa, quella pietra colorata... è simile a quella che abbiamo noi.»
Sobbalzo. Deve averla notata mentre andava incontro alla ragazzina, la stessa di Usagi. Non dubito che sia una sua nemesi.
«Non può essere di certo una guerriera Sailor, visto il suo atteggiamento e poi, se anche lo fosse?»
Il suo sguardo diventa cupo.
«Non lo so.»
Adesso, anche lei si sta comportando in modo strano.




Dopo esserci collegate ai fili elettrici attorno a noi, riposiamo tranquillamente. Non appena sento l'energia elettrica scorrere nei miei circuiti, qualcosa inizia a proiettare dentro la mia testa.

Una donna di spalle, due codini corti neri e blu, un vestito nero dalla gonna corta, le calze a righe bianche e nere, due occhi grandi e una maschera. Non so chi sia, ma ho paura che sia una minaccia.
«Distruggerò il nucleo di questo pianeta.»
La sua voce è robotica, come se fosse anche lei un cyborg - o qualcos'altro di simile.
«Affronterete lo Scettro del Pi Greco, la vostra vita ha i giorni contati.»
Ma chi è lei?
«M'impadronirò del Sole e del Crysalium, e ne distruggerò il nucleo vitale!» segue poi una risata malvagia che, anziché far paura, ti ammutolisce. Sembra la risata di un personaggio televisivo degli anni sessanta. Chi è quella donna? E perché vuole distruggere il nucleo del pianeta Terra? Forse la conosco. Che sia colei che penso che sia?

«Jackie, svegliati.»
Apro di scatto gli occhi e vedo ancora i fili attaccati ai polsi e alle caviglie. Davanti a me c'è mio padre, uno scienziato dagli occhiali tondi e una protesi al braccio - meccanico, quasi autonomo.
«P-padre?»
Faccio per alzarmi, ma subito mi blocca.
«Resta qui», si affretta a dire «devo aggiornare il tuo sistema operativo.»
«Non ho problemi, sto bene.»
«Victoria ha già la versione nuova, ora tocca a te» mormora «oggi salterai le lezioni, m'inventerò una scusa» poi sorride.
Non ho scelta, devo restare nel laboratorio di papà. Chi era quella donna che ho sognato?




Victoria's POV


Le lezioni sono volate via come il vento, finalmente posso tornare a casa e godermi un film dell'orrore in pace. Durante il cambio delle scarpe, vedo Usagi e Gwen chiacchierare fitto fitto confessandosi qualcosa. Deve essere importante, voglio sapere cosa le sta dicendo.
Mi avvicino lentamente verso di loro origliando senza farmi scoprire dai passanti, tenendo un libro aperto in mano. Oh, Madre, ora mi sento ridicola!
«... quindi, hai fatto anche tu lo stesso sogno?» chiede Gwen a Usagi.
«Non so se anche le altre ragazze hanno sognato quella donna, è chiaro che si tratta di un messaggio.»
«Più che un messaggio, a me sembra una minaccia.»
Ora che ci penso, anch'io ho sognato una donna di spalle che minacciava di morte le creature della Via Lattea e di Andromeda. Che siano coinvolte in questa storia?
«Le tue coetanee lo sanno?» Usagi le fa questa strana domanda. Quindi, Gwen non è affatto una ragazza comune, ma una nemesi? Proprio come lo sono anche Lisa, Lucrezia e Anne Marie?
«Non lo so, è meglio che ci ritroviamo tutte insieme e parlarne.»
«Elvira?»
Sussulto e non appena si girano verso di me, mi nascondo dietro il libro che tengo tra le mani. Sbircio per un istante e, non appena si scambiano un'occhiata, torno ad origliare.
«Anche lei.»
Elvira Sowashi? La ragazza più bassa e intelligente della scuola è coinvolta in quella strana discussione? Ed io non ne sapevo niente! Ora capisco perché Yoshiro non ha voluto rispondere alla domanda di Chibiusa. Perché ce lo sta tenendo nascosto? Mi sembra evidente che non sa che siamo due guerriere Sailor nate dal Mecha-Senshi Project. Quando era bambina, non sapeva neanche dell'esistenza dei androidi, mi ha sempre vista come un essere umano comune e non ha neanche sospettato della mia forza sovrumana. Credeva fosse una cosa facile, peccato che sollevare con facilità un'incudine sia tutt'altro che una banalità.
Ora ho capito cos'è davvero quella spilla.
«Raduna Minako e le altre, ci vediamo al parco tra due ore» e detto questo, Gwen sparisce senza dare nell'occhio, mentre Usagi cammina verso la direzione opposta, più precisamente verso gli spogliatoi femminili. Decido di seguire Gwen e chiarire perbene la questione, non mi resta altro che comportarmi alla vecchia maniera. Ora ci troviamo dietro i cespugli, dove nessuno può sapere e vedere.
«Quindi non sei una ragazza normale, eh?»
La corvina sussulta spaventata osservando i miei occhi brillare di luce azzurra, a contatto con il calore del Sole.
«Che cosa ci fai qui?» mi domanda con la solita aura da perfettina.
«Non fare la tonta, so benissimo che possiedi qualcosa di speciale.»
Sta sudando, devo averci preso. Ghigno malefica osservando la sua pelle sbiancarsi poco a poco.
«Non so di cosa stai parlando» ribatte acida.
«Non dire frottole», ringhio afferrandola per un braccio «confessa: sei una guerriera Sailor o una regina oscura?»
«Anche tu l'hai sognata?»
«Sì, e anche mia sorella.»
Sembra scioccata, a giudicare dalle pupille dilatate dei suoi occhi. Adesso siamo coinvolte anche noi in questa faccenda.
«La tua spilla», indico con la testa «è una gemma preziosa, non è vero?»
«Sì, ma...»
«Sei una spia del cuore di ossidiana, allora?»
«Ti sbagli, non sono colei che credi.»
Vorrei tanto poterla inchiodare a tronco di un albero, ma non posso. Ho promesso di non usare la violenza e non lo farò. Improvvisamente la sua spilla s'illumina, così come il polso dove è incastrato il mio zircone. Ci fissiamo per qualche secondo osservando anche il bagliore delle nostre gemme.
«Vicky...» attira la mia attenzione, non appena mi volto dall'altra parte «... chi sei veramente?» mormora, poi.
«È importante?»
«Per me lo è», esita per qualche altro secondo «tu... sei un alieno o un essere umano?»
Mi allontano senza voltarmi sorridendo sotto i baffi.
«Ti dò solo un piccolo indizio», rispondo alzando di poco la voce «non sono né l'uno né l'altro.»

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Capitolo 20
*** Capitolo venti - L'arrivo delle Sailor Operator ***


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Capitolo venti

• L'arrivo delle Sailor Operator •




Victoria's POV




Una leggera folata di vento ci colpisce, facendo svolazzare i nostri capelli. È sempre la stessa storia: io e lei a due metri di distanza, le gemme che s'illuminano davanti ai nostri occhi. Dopo ben tre anni, ci siamo ritrovate nel cortile della scuola, lo stesso luogo dove ci siamo incontrate per la prima volta a sei anni.
«Ti piacciono le margherite?»
«Sì.»
«E quella coroncina?»
«L'ho fatta per la mamma, domani è la sua festa.»

Ricordo la signora Yoshiro; era un angelo - metaforicamente parlando, forse l'unica in grado di capire i miei sentimenti. Chissà che fine ha fatto quella donna.
«Scusa, principessa», mi congedo guardando la sua espressione sorpresa con la coda dell'occhio, sorridendo nuovamente sotto i baffi. Perché dovrei essere arrabbiata con lei? Non ho motivo. Oh, Madre, mi sento una perfetta idiota.
«Starei qui a parlare con te per un'ora intera, ma ora ho da fare» e mi allontano dirigendomi verso la collina, dove Jackie mi sta aspettando.




Jackie's POV



Mi guardo intorno e non vedo nessun altro, oltre Victoria. Le nostre gemme continuano ad illuminarsi, e a giudicare dal bagliore che emanano, non è affatto qualcosa di positivo. Gli alberi offuscano il resto del panorama attorno a noi, ed è meglio così. Nessuno deve scoprire la nostra seconda identità.
«Non perdiamo altro tempo, Jackie.» mormora lei ed io rispondo con un semplice annuito. Alziamo la mano insieme facendo risplendere la gemma sopra i nostri occhi.
«Potere dello smeraldo, trasformami!»
«Potere dello zircone, trasformami!»

Lo pronunciamo in coro alzandoci leggermente da terra, l'uniforme scolastica cambia forma diventando più corta e di un verde chiaro. La gonna ha il bordo d'oro, così come il fiocco dietro la medesima e sul petto, facendo apparire quella che dovrebbe essere la gemma incastonata nel mio polso sinistro.
I miei capelli, a contatto con le mie dita, risplendono diventando verdi - e la mia ciocca colorata diventa d'oro. Alla fine, un paio di guanti coprono le mie mani e una tiara appare magicamente sulla mia fronte, infine i miei piedi si adagiano dolcemente sull'erba.
Victoria ha il mio stesso vestito, ma il suo è blu cobalto con i fiocchi d'argento. I suoi capelli sono su un blu cobalto chiaro, la ciocca colorata è diventata di un argento molto chiaro. Siamo simili, a quanto pare.
«Raggiungiamo il centro della città, è da lì che provieniva il terremoto di ieri mattina.»

Spicchiamo il volo osservando la città dall'alto, ed è così strano vederla in quel modo. Si vedono solo i tetti, le punte dei pini e le teste della gente. Una luce viola, poi, attira la nostra attenzione. Victoria mi fa segno di fermarmi ed osservare nuovamente quel bagliore.
«Il parco è proprio sotto ai nostri piedi», dice «dobbiamo scendere con cautela.»
«Sei sicura che sia quello il posto?» le chiedo diffidente, guardandomi intorno. Ho l'impressione che qualcuno ci stia seguendo, ma chi?
«Non ne sono davvero convinta, ma è meglio indagare» risponde scendendo pian piano sul ramo robusto della quercia, così faccio anch'io atterrando, però, dalla parte opposta. Sotto di noi c'è quel bagliore viola che abbiamo visto prima, ma non sembra essere minaccioso, o così credo. Sailor Minus decide di avvicinarsi alla luce proteggendosi con l'aura protettiva della sua gemma.
«Il nemico è stato qui», dice risollevandosi nuovamente da terra «ma di lui non c'è traccia.»
«Secondo te, dove potrebbe essere?» le chiedo.
Piccola pausa.
«Non ne ho la più pallida idea.»
Un fruscio improvviso attira la mia attenzione; che sia un gufo o una civetta? Da come i rami tremano, l'essere vivente che è appena passato non può essere affatto un volatile.
«V-Vicky...» scendo dal ramo con il volto bianco (che dico, gli androidi non si sbiancano dalla paura!), ma non sembra affatto filarmi di striscio.
«Victoria!» esclamo, infine.
«Che c'è?»
Il fruscio torna a farsi sentire, sussultiamo alzando la testa verso la quercia. Ci alziamo nuovamente in volo scoprendo una strana presenza in mezzo ai cespugli.
«Era un animale quello laggiù, vero?» mormora appena, anche lei è un po' spaventata.
«Caspita, se è veloce» commento.
«Seguiamolo, potrebbe portarci da qualche parte» poi scatta verso quello strano animale. È stata davvero una pessima idea.
«Un animale... portare due robot chissà dove?» inarco un sopracciglio «Quale androide dal software difettoso abboccherebbe ad una stupidaggine del genere?»
«Cosa ne sappiamo? Potrebbe essere anche un essere umano!»
«Come fa una scimmia evoluta a correre così veloce? È innaturale!»
Osservandola bene con l'occhio bionico, mi rendo conto che quello non è un animale, ma un essere umano - non uno qualunque, a giudicare dalla pelle bianca come il latte.
Sailor Minus rallenta fermando anche me. Mi ritrovo contro di lei, lo sguardo sotto di me e la paura nei circuiti. Ma chi me l'ha fatto fare?

«Dannazione, l'ho persa» grugnisce.
«Non è un essere umano, Vicky» la stringo poi tremando «deve essere un suo alter ego.»
«E quali sarebbero?»
«Non so... licantropi, demoni, angeli, vampiri.»
Sussulto di colpo cercando di ricordare perbene il suo aspetto; indossa anche una sailor fuku nera dai fiocchi rosso chiaro. Che quell'essere umano, in realtà, sia una creatura paranormale, una guerriera dalle sembianze umane? Esiste davvero una guerriera simile?
«Dove siamo, a proposito?»
Scandisco con l'occhio bionico il posto, tornando con la mia solita espressione neutra.
«Il laboratorio chimico di Tokyo, il più grande del Giappone» rispondo staccandomi dalla sua schiena, mettendomi poi al suo fianco.
«Quella creatura deve avere a che fare con quella storia del sogno.»
«Quale sogno? Non ti seguo.»
Mi racconta di aver sognato una donna - probabilmente, una regina - di spalle che minacciava di distruggere il Sistema Solare e Ypsilon Andromeda disintegrando il nucleo vitale delle nostre stelle: il Sole e il Crysalium.
«Ora che ci penso... anch'io ho sognato una scena simile.»
«Anche tu?»
Annuisco, poi torna ad osservare le canne di fumo del laboratorio sotto di noi.
«Non siamo state le uniche a fare un sogno premonitore.»
«Ma noi, poi, come siamo riuscite a sognare?» domando intontita. Tra l'altro, è la prima volta che immagino una scena nella mia mente mentre dormo, eppure è solito agli esseri viventi.
«Papà ci ha permesso di fare anche questo installando un microchip nel nostro sistema operativo, è in grado di proiettare immagini anche quando siamo disattivate.»
"Oh... wow" è tutto quello che riesco a dire. Senza dire altro, ci precipitiamo verso una delle finestre rotte del laboratorio, trovando un'immensa distesa di computer rotti e altri accesi sulla classica schermata fatal error.
«Caspita, gli umani non hanno un minimo rispetto per la tecnologia» commenta Vicky osservando i computer disgustata.
Cammino lentamente verso l'arcata della porta, trovando un corridoio poco illuminato che conduce a tre porte automatiche; o quel che sembrano essere. Un rimbombo improvviso mi fa sobbalzare, proviene proprio dalla porta centrale.
«Mi avete stancato, guerriere, consegnateci la fonte dei vostri poteri!» e via ad un altro rimbombo, questa volta più forte. Victoria è proprio dietro di me sentendo il frastuono proveniente dalla fine del corridoio leggermente chiaro. Mi sembra chiaro che la vera minaccia sia qui, in questo edificio.




Victoria's POV



Non devo aver paura di quei rumori. Papà mi ha insegnato ad essere più forte, leale e strategica; e non ho intenzione di deluderlo.
«Che facciamo, adesso?»
«Mi sembra ovvio», rispondo «abbattiamo quella porta.» indico poi la porta al centro.
«E voi chi diavolo siete?!» la tipa dalla treccia rossastra, impugnando il suo bastone di cristallo nero. Non ci resta che presentarci alla solita maniera da guerriere Sailor.
«Sono la paladina della buona sorte, sono la custode dello smeraldo. Il mio nome è Sailor Plus.»
«Sono la paladina della lealtà, sono la custode dello zircone. Il mio nome è Sailor Minus.»
Le gemelle ci osservano con poco entusiasmo, una sbadiglia annoiata e l'altra cerca di trattenersi una risata.
«Adesso abbiamo anche le guerriere Sailor di metallo?»
Mi volto verso le altre Sailor che, immediatamente, cambiano espressione. A quanto pare, hanno scoperto la nostra vera natura.
«È vero, siamo androidi, ma almeno abbiamo un cuore» sorrido maliziosa.
«Beh, non ci resta altro che distruggere anche voi due e impadronirci dei vostri poteri.»
Senza pensarci due volte, alzo la mano e lascio che la mia gemma risplenda davanti alle altre Sailor. Mi osservano tutti, inclusi i due cavalieri: Tuxedo Mask e Prince C, e quest'ultimo è il più sorpreso.
«Ah, la magia della tecnologia», esclama Sailor Moon con gli occhi a cuore «voi sì che siete avanti, ragazze!»
«Grazie per il complimento, guerriera della luna» sorride Sailor Plus tenendo tra le mani il suo Specchio Atomico. Da quello che so, è in grado di trasformare e invertire le particelle atomiche di un qualsiasi oggetto cambiandone la forma, oppure eliminare elettroni e protoni di un qualsiasi altro atomo. Insomma, è un'arma di distruzione di massa.
«Vuoi che le deformi?» mi sorride accattivante impugnando lo specchio davanti a me.
«Non adesso», le rispondo con calma e con voce bassa «e poi, quel potere è troppo pericoloso.»
«Avete intenzione di continuare il dibattito?» domanda una delle gemelle, la tipa dalla treccia verde mimetico.
«Oh, giusto, quasi dimenticavo», faccio schioccare due dita facendo apparire una sfera trasparente, una piccola luce blu intrappolata al suo interno e piccole scaglie di fulmini «questa io la chiamo Gemma Inferni, ed è molto potente.»
«E quindi?»
«Meglio se vi ritirate.»
«Giammai», esclama la tipa dai capelli rossastri afferrando di scatto una pistola d'acqua gigante. D'altro canto, che accidenti ci fanno gli scienziati con un'arma del genere? Non lo sapremo mai.
Si scaglia contro di me, finendo in ginocchio sul mio corpo metallico e l'arma - se così devo chiamarla -, la punta sul mio fiocco precisamente, sulla mia gemma.
«Gli androidi temono l'acqua, vero?» ghigna malvagia. «Credo proprio che la tua carriera da Sailor finisca qui, ammasso di bulloni.»
La Gemma Inferni è sulla mia testa e, a quanto pare, il nemico non se n'è accorto. Forse, posso salvarmi.
«Beh, è stato facile.» ghigna la tipa avvicinando ancora la pistola contro la mia gemma.
«Che aspetti, Red? Uccidila!»
Ora ho capito chi sono: sono Red e Green Shadow, le gemelle Ombra. Le incontrai un millennio fa, prima che fossimo adottate da uno scienziato. Non sono morte durante l'esplosione del nostro pianeta? Ciò è strano. Non appena penso che sia troppo tardi, qualcosa interviene in mio aiuto.
«Dividum!»

Una specie di boomerang sfreccia contro la pistola in mano a Red Shadow, finendo in fondo alla stanza, e il bastone di Green Shadow cade a terra spezzandosi in due.
Mi volto verso le due sagome e noto una gemma colorata al centro del loro fiocco, e subito mi rendo conto di chi c'è dietro quella strana nebbia: due guerriere dall'aspetto minaccioso. Una è molto bassa di statura, un vestito rosso dai bordi dorati e tre fiocchi, uno al centro, uno dietro la schiena e l'ultimo sulla testa.
L'altra ha un paio di codini lunghi e rosso chiaro, un completo verde acqua dai bordi d'argento e il fiocco dello stesso colore dei bordi, fatta eccezione per la gemma. La sua è circondata da una cornice argentata.
Quei volti non mi sono nuovi, soprattutto quello della ragazza con i codini da bambina.
«Non è possibile, ce ne sono altre due!» esclama Green Shadow.
«E voi chi siete, adesso?» domanda Red Shadow scocciata. Come sempre, le due misteriose ragazze si presentano.

«Sono la paladina della buona volontà e del rispetto, sono la custode del rubino. Il mio nome è Sailor Multipler!»
Deve essere la nemesi di Sailor Mercury, con l'unica differenza che hanno altezza e atteggiamento diversi.
«Sono la paladina della saggezza, sono la custode dell'acquamarina. Il mio nome è Sailor Divide!»
Red Shadow sorride maliziosa alzando le mani in segno di resa, come se si fosse arresa.
«Veniamo in pace, Sailor», dice poi «siamo qui per un accordo.»
«Che genere di accordo?»
Sailor Divide è l'opposto della sua nemesi eppure, non riesco a metterla a fuoco perbene. Quegli occhi e quei lineamenti mi sono familiari, a meno che non sia una sosia.
«Consegnateci le vostre gemme e il Cristallo d'argento leggendario.»
«Possibile che siate così stupide?» commenta Sailor Plus incrociando le braccia. «Come potete minacciare esseri umani per avere l'immortalità?»
«Cosa intendi dire?» domanda la guerriera della luna un po' confusa.
«Il Cristallo d'argento e il Cristallo galattico di Andromeda - creato da tutte le nostre gemme unite dal diamante -, sono in grado di creare un elisir di lunga vita molto potente», spiego «l'eterna giovinezza, il potere supremo del Creatore, l'immortalità dell'anima e del corpo.»
Mi sembra di raccontare una storia dell'orrore attorno al fuoco.
«Anch'io voglio diventare immortale!»
«Tutti lo vorrebbero, ma non possiamo lasciare che il male ottenga ciò che vuole con la forza.»
«Voi Sailor Andromeda sarete anche intelligenti, ma non siete astute quanto noi.»
«Ma mai quanto me!» esclamo rialzandomi da terra prendendo tra le mani la Gemma Inferni che ho creato. Ora posso scagliarla contro di loro.
«Non ne hai avute abbastanza, rottame metallico?»
«Per te sarò un rottame, ma per gli altri sono una Mecha-Sailor.»
Una forte energia si sprigiona sulle mie mani e sul resto dei miei circuiti, creando così una forza mai vista. Mi sento invincibile.
«Gemma Inferni!»
Lancio la sfera luminosa contro una di loro, mettendola fuori gioco; o quasi. Viene scaraventata contro il muro creando una falla profonda. Una cosa è certa: le avrà fatto il solletico, da momento che si riprende dopo qualche minuto. Wow, sono davvero in gamba!




Jackie's POV



Mi tengo pronta per il prossimo attacco. Sicuramente, una delle gemelle scaglierà un fulmine contro di noi. Improvvisamente, Green Shadow alza il suo bastone richiamando un'aura oscura che avvolge se stessa e due nostre coetanee - non la vedo, tra l'altro.
«Ho una sorpresa per voi, piccole gemme», ghigna malvagia «a meno che non vogliate arrendervi.»
«Non pensarci neanche» si affretta a rispondere la guerriera della saggezza.
«Ora che vi guardo bene... le vostre gemme sono molto potenti», non so perché ma deglutisco «piene di energia, un'energia vitale pazzesca.»
È proprio grazie al Crysalium che le nostre gemme risplendono, lo zircone e l'acquamarina sono le uniche che possono risplendere anche con l'energia del Sole: ecco perché i loro poteri sono così forti. Le gemelle Ombra non lo sanno e non devono saperlo.
«Sareste un ottimo bersaglio per la nostra regina.»
«Allora siete le sue scagnozze?»
«Indovinato, Sailor Divide», sussulta poi la guerriera sorpresa «lei cerca anche l'immortalità e ci ha promesso di darci un goccio di quell'elisir se troviamo le Sailor Andromeda, prendiamo le loro gemme e l'aiutiamo nel suo piano diabolico» spiega Red Shadow.
«Non le avrai!» esclama lei tirando fuori il suo scettro. È molto simile a quello di Sailor Moon, con l'unica differenza che la luna è all'opposto - nella fase calante, esattamente il periodo in cui la regina Aquamarine l'ha data alla luce.
«È inutile che ti scagli contro di noi» replica Green Shadow.
«Sei troppo lenta per distruggere i nostri bastoni e, come puoi ben vedere, sono in grado di ricomporsi.»
Non è possibile!

«Dí le tue ultime parole, guerriera dell'altra galassia» Red Shadow punta l'arma contro Sailor Divide poi, mentre apre la bocca, qualcosa fa scomparire il bastone che aveva tra le mani.
Davanti a lei appare una guerriera dalla sailor fuku nera, i fiocchi rossi, due occhi grandi e rosso chiaro e un sorriso spaventoso. Un momento: è la stessa ragazza che abbiamo inseguito poco fa!
«Sailor Vampire?!» esclamano le altre Sailor in coro.
«Esatto, sono tornata!» risponde ingrandendo il suo sorriso mostrando i suoi canini appuntiti.
«Restituiscimi subito il bastone!» urla Red Shadow.
«Lo vuoi? Vieni a prenderlo!» e fugge a velocità supersonica seminando il nemico. La gemella ringhia e cerca di inseguirla, ma si vede che la sua velocità è imparagonabile a quella di Sailor Vampire. Mi domando da dove provenga quella strana creatura.











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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno - Indecisioni, litigi e confessioni ***


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Capitolo ventuno

• Indecisioni, litigi e confessioni •







Victoria's POV



Green Shadow si guarda attorno spaesata, prima di sparire da una nebbia scura e tossica. Le altre guerriere si riparano dalla nube tossendo e starnutendo, e d'un tratto la sua sagoma svanisce assieme alla nebbia oscura.
«Se l'è svignata» mormora Sailor Divide.
«Proprio adesso che volevo usare il mio scettro» aggiunge Sailor Multipler sarcastica «beh, è meglio se andiamo a cercarla, di sicuro sarà qui dentro.»
Sailor Plus e Sailor Multipler si precipitano fuori dalla stanza, perlustrando gli angoli nascosti dell'edificio. Loro e le altre guerriere Sailor sono dietro di loro poi, man mano che arrivano al corridoio, si dividono in coppie o in un trio. A quanto pare, mi tocca andare in giro con una ragazza dai codini rossi e la misa verde acqua chiaro. Finiamo dritte al centro del corridoio, più precisamente davanti una porta automatica che, al bagliore della mia gemma, si apre. Infine, entriamo e la porta rimane aperta per qualche strana ragione.
La stanza è davvero grande, c'è una vastità di lampade a infrarossi, celle d'ibernazione e numerosi macchinari agli occhi della gente comune sconosciuti. Non mi aspettavo di ritrovarmi con la guerriera della saggezza qui, in mezzo a gadget vari e colori neon.
Non ho mai capito a cosa servono quegli strani marchingegni, eppure gli scienziati li sfruttano a proprio vantaggio. Se devo dire la verità, anch'io provengo da un laboratorio, più precisamente da una capsula fredda e ricoperta di metallo prezioso - io e mia sorella siamo state progettate per combattere e integrarci con gli esseri viventi. A cosa servo, se non riesco a capire gli esseri umani? A cosa servo, se i miei microchip non funzionano a dovere?
Sailor Divide è proprio davanti a me, con le guance leggermente arrossate e la paura negli occhi. Per essere una guerriera aggressiva, un briciolo di vulnerabilità ce l'ha.
«Qualcosa non va, Sailor Minus?»
Mi fermo di scatto. Sarà la sua voce a irrigidirmi in questo modo? Probabile.
«Tranquilla, sto bene» le rispondo con voce calda.

Madre, cosa ci faccio qui? Perché sono con lei?

Non sto affatto bene e non è solo per la sua presenza. Abbasso lentamente lo sguardo, mentre lei cerca di allungare il braccio per prendermi la mano, ma subito se lo porta al petto. Non dovrei essere qui, né tantomeno essere una Mecha Sailor. Anzi, sarei dovuta rimanere nella mia cella d'ibernazione.
«Credo che debba lasciare la squadra» la frase mi sfugge involontariamente.
La guerriera della saggezza mi guarda stranita, improvvisamente si avvicinò al mio viso, le labbra a pochi centimetri dalle mie. Che voglia...? No, impossibile.
«Cosa stai dicendo?» la sua voce era fioca, inudibile.
Non so cosa fare, rimango paralizzata, la schiena contro il muro e il respiro tiepido di Sailor Divide contro la mia pelle artificiale. Mi sento... strana. Come cavolo riesco a sentire l'aria sulla mia corazza metallica? Tutto ciò è assurdo.
«Non puoi lasciare la nostra squadra!» grida improvvisamente facendo scivolare una lava lamp verde a terra e d'un tratto, il mio cuore meccanico comincia a palpitare. Cosa mi sta succedendo?
«Cielo, ti stai comportando come... come lei!» indica poi Sailor Y, che alza gli occhi al cielo.
«Non posso crederci, sei più arrogante di prima» ringhio sottovoce.
«Sei indispensabile per noi e le Sailor Andromeda quindi, non azzardarti a mollare.»
La mia pazienza ha un limite, Sailor Divide, ricordatelo.

«A cosa servo, eh? Me lo spieghi?» incrocio le braccia, fulminandola poi con gli occhi. Non c'è dubbio che il suo carattere scontroso è identico a quello di Rei, ma non è certamente comparabile a lei. Voglio dire, la corvina sa come far arrabbiare qualcuno, soprattutto un androide come me e mia sorella.
«Sei forte e tenace, una guerriera come te ha delle grandi potenzialità.»
«Questo non significa che debba essere obbligata a combattere in nome di questa galassia.»
«Neanche dell'altra?»
Mi astengo dal rispondere alla sua domanda, anche perché non ha senso farlo. Perché mai dovrei ascoltare le parole di un essere umano, per giunta una guerriera che non sa fare il suo dovere, se non comandare a bacchetta un robot?
«Bene», si volta verso la porta «allora nasconditi e non fare nient'altro.»
Il mio occhio bionico comincia a darmi fastidio. No, non di nuovo.
«Tua sorella è senza dubbio cento volte meglio di te, pattume metallico.»
Sento i circuiti andare fuori controllo, entrambi i miei occhi diventano di un rosso chiaro e spaventoso - lo vedo dal riflesso davanti a me.
«Come ti permetti di chiamarmi così?» ringhio afferrando una delle celle subatomiche accanto a me scagliandola violentemente contro di lei. Riesce a schivarla e a rialzarsi velocemente, Sailor Moon e Sailor Mars spalancano gli occhi dopo aver assistito alla scena.
«Come diamine...?»
«Questo non è normale.»
Sono fuori di me, la guerriera della saggezza sta davvero esagerando. Ha intenzione di spedirmi di nuovo in una cella d'ibernazione? Ne sono più che sicura (è l'unico spazio che può raffreddare i miei circuiti, permettendomi di tornare calma e tranquilla).
«Ne vuoi ancora?»
«D'accordo, hai vinto», distoglie lo sguardo «puoi andartene.»

Adesso, sembra dispiaciuta. Sorrido maliziosamente sotto i baffi osservando il suo corpo diventare sempre più fragile. Una guerriera che, all'inizio, si è dimostrata onnipotente, trema davanti ad una sua compagna di squadra. Chi l'avrebbe mai detto?
«No, non lo farò», rispondo poi «d'altronde, come faresti a combattere senza di me?»
«Ugh, che parole orribili», commenta «e poi non mi piaci anzi, mi fai schifo.»
«Grazie per il complimento» sorrido maliziosa prendendola in giro.
«Smettetela, ragazze, non è il momento di litigare!» interviene Sailor Jupiter prendendo Sailor Divide per entrambe le mani, allontanandola dalla mia vista.
«Abbiamo una missione, non possiamo fallire» aggiunge, poi
«Sì, ma come facciamo con le gemelle Ombra, la nebbia oscura e la regina - ammesso che sia davvero lei - che ci ha minacciate di morte?» chiede Sailor Moon.
«Non est id in nobis» rispondo con un sorriso trionfante mettendo in mostra la mia "superiorità".
«Adesso parli anche latino?!» ringhia Sailor Plus invidiosa come non mai, a quanto pare.
«Ehm... non ho capito neanche una sillaba» commenta la guerriera della luna un po' confusa.
«Mia cara, è un modo di dire, significa "ciò non dipende da noi"» spiego «soprattutto da te, Sailor Moon.»
«Smettila di fare il Virgilio della situazione e aiutaci», interviene Sailor Multipler irritata «non siamo qui per fare lezioni di filosofia.»

Che ho fatto di male, questa volta? Ho solo detto qualche parola.

«Sit venia verbo 
(letteralmente "mi sia scusato il dire")» dico chinandomi ma, non appena poso lo sguardo su tutte le presenti, vedo mia sorella picchiarsi la fronte indignata.
Beh, mi sembra evidente che qualcosa di male lo abbia fatto: una pessima reputazione. A questo punto, non mi resta altro che cucirmi la bocca e tenermi le parole dentro.

Madre adorata, che figuraccia.




Jackie's POV



Le ombre della notte hanno appena avvolto la città, i lampioni e le luci interne degli edifici vengono accese mentre l'oscurità conquista le strade e le campagne. Girandomi verso le vetrate, osservo la luna e le stelle brillare in cielo, senza scacciare quella strana nebbia oscura.
Red Shadow è lì fuori che insegue quella strana guerriera dagli occhi rossi ad una velocità indescrivibile, come se quella specie di bastone magico fosse così prezioso per lei. Sollevo poi lo sguardo verso la luna, osservando la sua Perfezione. E dire che nella nostra galassia, un astro del genere non esiste. 
«Sailor Plus?»
La voce cantilena di Sailor Multipler mi coglie alla sprovvista e, magicamente, torno concentrata nella missione.
«Perdonami, avevo la testa da un'altra parte.»
«Non hai mai visto la luna?»
Scuoto lentamente la testa. Evidentemente non sa nulla di me e Victoria ma, se glielo dicessi, se la prenderebbe male? Non so se Vicky se lo è mai chiesto, prima di confessare qualcosa. Probabilmente no, dal momento che parla senza pensarci due volte.
«Quando vieni ibernata per dicimila anni, è ovvio che ti perdi un sacco di avvenimenti.»
«Ibernata?»
Immagino che sia un essere umano; come tutte le altre guerriere, del resto.
«Vedi, io e Victoria siamo...»
«Diverse? Oh, beh, non lo metto in dubbio», mi precede «tutti siamo diversi.»
«Non è questo il punto», cerco di dire con calma senza piangere «io e mia sorella siamo androidi.»
«Ovvero?»
Non sa cos'è un androide?! Ma dove vive?
«Robot con sembianze umane», lo dico tutto d'un fiato sentendo i miei circuiti perdere controllo «ora hai capito perché io e Victoria non andiamo mai in bagno ed evitiamo l'acqua?»
Non sembra affatto sconvolta anzi, è felice. Mi guarda con un sorriso, fregandosi delle mie parole. Non è arrabbiata, il che è strano, ma sono davvero contenta di essere comunque alla pari con loro.
«Ho un'amica robot e non lo sapevo» il tono è un mix tra incredulità e terrore, i suoi occhi emanano stelle.
«Hai paura di me, non è vero?» lo dico a bassa voce, quasi inudibile. La guerriera della buona volontà mi viene incontro appoggiando una mano sulla mia spalla, con un dolce sorriso stampato in volto.
«Perché dovrei? Anzi, sono davvero felice che tu abbia detto la verità.»
«A proposito, dove sono andate le altre?» chiedo intontita.
Un cadere improvviso ci spaventa e, non appena sbirciamo dalla lava lamp gialla nella stanza, notiamo Sailor Moon gemere dal dolore, col sedere a terra e con due lacrime agli angoli degli occhi.
«Stai attenta, razza di sbadata!» la rimprovera Sailor Mars.
«Non l'ho fatto apposta» piagnucola la guerriera della luna.
Dietro di loro, ci sono Sailor Jupiter e le Inner Senshi della squadra di Sailor Moon con la solita espressione, senza un briciolo di gioia; sono molto concentrate nella missione e non osano pensare ad altro. Caspita, le invidio.
«Cielo, bisogna essere così idioti per scivolare su un pavimento fatto di cemento» commenta Sailor Divide acida. Quell'atteggiamento antipatico mi ricorda molto quello di Gwen.
«Anche per non esservi accorte della mia presenza.»

Quella voce... Green Shadow!

«Che bello vedervi, guerriere Sailor», dice sarcastica «anche se per poco tempo.»
«Cosa intendi dire?» chiedo.
«Mi dispiace eliminarvi così presto, avrei voluto vedervi a terra prive di forze e senza bagliore da sprigionare dai vostri stupidissimi scettri.»

Casomai, il tuo sarà stupidissimo!

Il suo sguardo punta verso Sailor Divide e Sailor Minus, esattamente come qualche minuto prima. Questa volta, ha davvero intenzione di strappare dal loro fiocco le loro gemme. Osservando il suo bastone e il diamante nero che penzola sulla superficie del legno scuro, mi fa capire che ha tutt'altro in mente.
«Voi e le vostre gemme verrete con me» ghigna malvagia Green Shadow avvolgendo le due guerriere da una nebbia scura a forma di catena, dall'aspetto minaccioso «ho grandi progetti per voi.»
Entrambe scompaiono assieme alla scagnozza, lasciando nell'aria scintille chiare e piccole nubi di fumo nere.
«Non posso crederci!» esclama Sailor Y osservando la scia di fumo nero. Sailor Minus e Sailor Divide sono scomparse in una nebbia tenebrosa, e non promette affatto nulla di buono.


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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue - Sulla torre di Tokyo ***


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Capitolo ventidue

• Sulla torre di Tokyo •




Jackie's POV



Green Shadow ha preso in ostaggio due nostre compagne, per giunta le custodi delle gemme sacre. Questa non ci voleva. Di sicuro sono qui dentro, ma in un'altra stanza - probabilmente sigillata.
«Stupido diamante nero!» esclamo stringendo i pugni. Vorrei essere al posto di Sailor Divide, almeno sarei rimasta con mia sorella.
«Gridare non servirà a nulla, tesoro» risponde Sailor Jupiter «l'unica cosa che dobbiamo fare è cercarle.»
«E dove? Il laboratorio è troppo grande!»
Mi viene voglia di piangere, ma riesco a trattenermi.
«Le troveremo, vedrai» mormora stringendomi dolcemente in un abbraccio. Non so perché, ma adesso mi sento meglio. Sailor Multipler osserva concentrata il piccolo monitor di Sailor Mercury captando una strana presenza fuori dall'edificio. Spiega, poi, che l'altra gemella si trova sulla torre di Tokyo.
«Come ci arriviamo? È troppo lontano.»
«Conosco un modo per arrivarci in meno di cinque secondi», interviene la piccola guerriera «non sarà una passeggiata quindi, ho bisogno anche del vostro aiuto.»
«Cosa dovremmo fare?»
«Mettetevi in cerchio e chiudete gli occhi, non dovete aprirli per nessun motivo o verrete catapultate altrove.»
Tutte annuiscono, me compresa. Non sarà un tranello, ne sono certa, perché mi fido ciecamente di lei. Uniamo le nostre mani formando un cerchio tenendo gli sguardi verso il basso, le palpebre chiuse e le gemme incastonate nelle nostre tiare splendere - sia le nostre, sia quelle dell'altro team.
«Tilemetaforá!»
Una forte energia ci circonda, sollevandoci da terra. Cerco di alleviare la tensione e di resistere alla tentazione di aprire gli occhi, immagino il varco che mi porta dall'altra parte. Non appena sento il gelido vento sui miei capelli, spalanco immediatamente le palpebre e d'un tratto mi trovo sulla cima della torre di Tokyo. Com'è possibile?
«Bene, ragazze, dividiamoci e andiamo a cercare Red Shadow» annuncia Sailor Moon; dopo essere sparita dall'altro lato della torre, ad osservare la cima siamo solo io e Sailor Multipler. Non posso crederci, quella maledetta guerriera rossa mi ha trascinata fuori dal laboratorio, mentre mia sorella e Sailor Divide sono rinchiuse lì dentro. Oh, Madre, che rabbia! Se non fosse stato per quella stupida ragazza ombra, a quest'ora sarei qui con Sailor Minus.
«Ora spiegami perché siamo davanti alla torre di Tokyo.»
«Non lo hai ancora capito?» sorride. «Red Shadow è qui e vuole usare l'energia dei fulmini per diventare più potente.»
«Ed io cosa dovrei fare?»
«Aspetta e vedrai.»
Tutte le guerriere si riuniscono ed io con loro. Sembra proprio che abbiano un piano in mente, ma non hanno notato che dietro di noi c'è Red Shadow che lucida il suo cristallo nero con un sorriso malefico, ignorante della nostra presenza. Spero vivamente che il nemico non si accorga di noi.
«Formiamo quattro coppie», annuncia Sailor Moon «voi, ragazze, andrete in coppia con la vostra nemesi mentre tu, Sailor Mars, andrai in coppia con Sailor Plus.»
Beh, poteva capitarmi di peggio.
«Umpf, non durerete a lungo, guerriere Sailor» sogghigna Red Shadow trionfante. Mannaggia! Ma perché non sto zitta?
«Fossi in te, ci ripenserei» risponde Sailor Moon mettendo alla luce tutto il coraggio che finora non avevo mai visto. Mi devo ricredere: sa come affrontare una situazione, ma non a stare attenta dove mette i piedi.
«Mi avete stancato», ringhia la strega «prenderò la vostra energia vitale e tutte le vostre gemme!»
Agitando il suo scettro, forma un cerchio dove escono quattro spettri oscuri. I suoi occhi splendono a contatto con la luce del Cristallo Nero. Oh, no.
«Shadow Monsters, tocca a voi!»
I quattro fantasmi di nebbia oscura si separano puntando su una delle quattro coppie di guerriere: il più piccolo affronta Sailor Jupiter e Sailor Y, il più cicciottello si scaglia contro Sailor Venus e Sailor Z, il fantasmino deformato attacca Sailor Mercury e Sailor Multipler. Tutte e tre riescono a neutralizzarli unendo i loro poteri più grandi, rinforzandoli subito dopo. A me e Sailor Mars è capitato il più spaventoso.
«Dobbiamo proprio sconfiggere il peggiore?» chiedo scocciata. Sailor Mars sbuffa, come se la situazione fosse ridicola.
«Ho visto di peggio.»
Si mette davanti al fantasma di nebbia preparando il suo attacco di fuoco. La dimensione di quel getto infuocato è così grande che riesce a spazzare lo spettro in un solo colpo, ed è stupefacente. Mi piacerebbe avere il potere di controllare il fuoco.
«Wow, mai visto un fuoco così possente!» esclamo meravigliata.
«Sono un genio», si sventola i capelli con un sorriso «modestamente.»
Di colpo scoppia a ridere, tenendo le mani sui fianchi. A quanto pare, anche lei ha un lato stupido. Ad un certo punto, sospiro frustata. Madre, ma perché la guerriera della luna mi ha messa in coppia con lei?
«Tu, piccolo rottame», gli occhi rosso fuoco di Red Shadow puntano verso di me «credi di poter salvare tua sorella così facilmente?»
«Quello che voglio è rivendicare il nome di Mechanitron e posso farlo anche senza mia sorella.»
«Povera illusa», mormora, poi punta lo scettro contro di me. «Pila Mortem!»
Un bagliore viola mi viene incontro e lo schivo deviandolo con il braccio. Lo sento bruciare come una sostanza corrosiva. Fortunatamente, la mia corazza resiste a qualsiasi cosa - non all'acqua, purtroppo.
«Sagitta Venenum!»
Mi coglie alla sprovvista e una freccia violacea mi colpisce la spalla sinistra strappando la manica del mio vestito. Doveva essere una freccia velenosa, peccato che non faccia effetto su un corpo robot.
«Hai qualcosa da dire prima di morire?» chiede vittoriosa.
«Una cosa te la dico», pausa ad effetto «quella freccia velenosa è inutile.»
Spalanca gli occhi lanciando una forte energia magnetica che mi sfracella al suolo, tenendomi incollata al pavimento metallico della torre.
«Questo è inutile?» segue una risata malefica.
Riesco a liberare le braccia e ad appoggiare le mani sul pavimento mettendomi seduta con le gambe leggermente aperte. Ecco, ora mi sento in imbarazzo.
«Allora, piccolo smeraldo, vuoi arrenderti consegnandomi la tua gemma o vuoi affrontare il tuo destino?»
Riesco a trovare l'equilibrio e a rialzarmi, punto gli occhi verso la strega che in questo momento, mi sta guardando con un sorriso agghiacciante. Non mi fa paura. Ho affrontato nemici peggiori di lei, non mi farò intimorire da un cristallo demoniaco.
«No, non mi arrenderò mai!»
Di colpo sento la mia guancia sinistra surriscaldarsi facendo apparire un fulmine verde fluorescente e altre strane voglie, il bordo della mia gonna diventa oro vero e il tessuto di essa diventa leggermente trasparente. Sui miei guanti, appaiono due grandi bracciali d'oro con piccoli smeraldi incastonati. Cosa mi sta succedendo?
«Non posso crederci... lei è...»
«Sailor Mecha Plus!» esclamano in coro le presenti. Questa forma è sempre stata dentro di me? Rimango affascinata dalla mia nuova trasformazione osservando i bordi dei miei fiocchi diventare giallo neon. Bene, adesso sono pronta.
«Credevo che vostra madre avesse eliminato quel vostro aspetto» dice Red Shadow mettendo entrambe le mani sui fianchi e accavallando una gamba, fluttuando a mezz'aria.
«Non so come conosci la regina Esmeralda e non m'interessa, ma sappi solo che il mio potere è diventato più forte.»
La nemica sogghigna maliziosa.
«Voglio proprio vedere anzi, perché non affronti la tua amica del cuore?»
Dietro di lei vedo Sailor Vampire con le braccia legate da una nebbia scura, la stessa che ha usato Green Shadow per prendere in ostaggio mia sorella e Sailor Divide. Non so se questo nuovo potere è in grado di distruggerle.
«Ora è il tuo turno, bambina» fa schioccare le dita e la guerriera vampira si para davanti a me. Come diamine ha fatto Red Shadow a catturarla, nonostante sia più veloce di un'auto da corsa? Deve aver usato uno dei suoi trucchi, ne sono certa.
«Non voglio... farti... del male...» sussurra appena. I suoi occhi sono leggermente aperti, riesco ad intravedere un quarto dei suoi occhi grandi e rossi.
«Ti ha rubato tutta l'energia vitale?»
«Sono queste catene a... a... farlo... me ne ha lanciata una e sono... caduta.»
Ora che la vedo meglio, ha un graffio sulla faccia ed è ancora fresco. Vederla così inerme mi irrita tanto, se solo ripenso a mia sorella e a Sailor Divide, mi viene voglia di... di... argh, non lo so.
Non posso affrontarla, è una nostra coetanea. Mi limiterò a tirare fuori la mia Gemma Inferni e scagliarla contro Red Shadow, ma so già che sarà inutile. La scagnozza della principessa pazzoide è troppo furba per una novellina come me e dire che, all'inizio, credevo sarebbe stata una passeggiata sconfiggerla. Ma il nostro vero obiettivo è un'altra persona: una donna che ha rovinato la nostra vita lasciando un ricordo indelebile nella nostra testa, ma non verrò umiliata una seconda volta.
«Non dire altro, fingi di aver paura» le ordino mentre unisco le mie mani davanti ai miei occhi. Li chiudo lentamente lasciando che il vento alzi i miei capelli in aria.
Una luce verde fluorescente risplende, mentre mi sollevo a mezz'aria molto lentamente. Sento la forza dello smeraldo entrare nella mia corazza metallica, come una forte scarica elettrica.
«Sailor Plus, non farlo!» grida Sailor Z.
«Non sei ancora in grado di usare quel potere!» aggiunge Sailor Venus.
«E tu come lo sai?» dico con voce bassa rivolgendomi alla guerriera dell'amore.
«Quello che so è che se scagli quella sfera contro Red Shadow, morirai» risponde.
Apro gli occhi e vedo il bagliore accecante della mia sfera di luce gemmata unita dal resto dei miei poteri. Se può farlo mia sorella, posso farlo anch'io.
«Non potete dirmi cosa devo fare!» esclamo con la rabbia negli occhi, puntando la sfera verso il nemico.
«Così distruggerai la torre e parte della città!» risponde Sailor Moon.
«Sei impazzita, per caso? Vuoi morire senza una ragione?» domanda Sailor Y a gran voce.
Spalanco gli occhi e lascio che il mio occhio bionico inquadri l'obiettivo: Red Shadow. Bersaglio agganciato. Preparazione Gemma Inferni, 75%.
«Lo faccio per mia sorella», dico incrociando le braccia davanti ai miei occhi, dita in verticale e sfera al centro di esse «non per il bene della vostra stupida città.»
Preparazione Gemma Inferni, 100%. Gemma Inferni pronta al lancio.
«Non farlo!» gridano tutte in coro.
Il bersaglio è stato individuato, i miei capelli sono ancora sollevati in aria, il vento che m'investe violentemente e i fulmini della mia sfera verde che poco alla volta aumentano di potenza. Beh, è vero. In effetti, è la prima volta che scaglio una Gemma Inferni contro un nemico, ma non m'importa se morirò. Per mia sorella, rischierei la vita. Non sono più la "sorellina", non sono più la piccola della famiglia. Il mio nome è Sailor Plus e sono la custode dello smeraldo, gemma della buona sorte.
«Gemma Inferni, azione!»
Non appena sciolgo la croce, la sfera sfreccia a tutta velocità verso Red Shadow ma improvvisamente, sento l'energia abbandonarmi. Non riesco a vedere la luce della mia sfera di energia, la mia corazza sta diventando pesante... morirò davvero?
Sovraccarico di energia! Allarme! Sovraccarico di energia!
Mi lascio andare mentre la massa del mio corpo diventa pesante, fino a cadere molto lentamente verso terra, sentendo un rumore continuo insieme all'allarme del mio sistema operativo. Quindi... è così che "muore" un androide?
Le voci delle altre ragazze stanno facendo il mio nome. Detesto doverlo ammettere: Sailor Z aveva ragione, non avrei dovuto sferrare quella Gemma Inferni. Non sono in grado di gestire un potere così forte.
L'impatto contro il cemento è indolore, ma sento qualche bullone sganciarsi e abbandonare la mia corazza metallica. Mi sento improvvisamente strana, come se la morte fosse proprio dietro l'angolo.
«Ti voglio bene, mia piccola Emerald... sorellina... ti voglio bene...»

Mahori, sorella mia, dove sei?



Intermezzo



C'era stato un periodo in cui Mahori aveva visto qualcosa di magico in quel pianeta verde acqua e celeste: Oblivion. Era ossessionata dalla sua forma leggermente schiacciata - come la Terra -, l'anello di detriti spaziali e polvere cosmica rosea che lo circondava, quel bagliore che emanava... per lei era perfetto.
Da anni, la regina Esmeralda e il re Zyrco cercavano di attirare l'attenzione della loro figlia maggiore, almeno per chiederle il motivo per cui ogni sera saliva sul tetto del castello - spesso con un telescopio sotto il braccio. La figlia minore, Dhromia, non conosceva quel pianeta finché sua madre non gliene parlò, quella sera a cena, dopo che Mahori era uscita per l'ennesima volta correndo verso il tetto.
«Mamma, papà...» la sua voce era dolce e cantilena, proprio come quello di una bambina «credete che Mahori sia pazza?»
La regina sorrise.
«È solo una ragazza curiosa, le piace tantissimo vedere i pianeti del Sistema Ypsilon Andromeda.»
«Mi ha confessato», aggiunse suo padre «che è rimasta incantata dai colori del pianeta Oblivion.»
«E che pianeta è?»
I suoi genitori gliene parlavano come se fosse la cosa più affascinante di tutta la galassia, la principessa  rimase stupita.
«Oblivion, letteralmente, significa "dimenticare" infatti, quel pianeta prima era disabitato» spiegarono «ora viene chiamato "il pianeta degli angeli" perché è stato consacrato da Dio milioni di anni fa.»
«E noi?»
«Non siamo di certo un pianeta importante ma quello che conta davvero, figlia mia, è che tutto questo non venga distrutto.»
La principessa adorava il giardino del palazzo reale, così verdi e ricchi di vegetazione. C'erano piccoli animali robot che lei stessa aveva imparato a costruire in compagnia del padre, palme di cocco ad ologramma, cyber-scimmie e tanti piccoli fiori colorati. Avrebbe voluto vedere quel pianeta, solo una volta, per capire la ragione per cui sua sorella ne era così tanto ossessionata.
«Madre, padre» cerco di tirare fuori le parole, eppure sapeva che fare una domanda del genere era assurdo, anche perché doveva sapere già la risposta «chi regna in quel pianeta?»
«Non ti ho mai parlato di Queen Aquamarine e sua figlia?» chiese il re allibito.
Quel nome... avrebbe voluto così tanto portare il nome di Lady ed essere fiera del posto in cui viveva, ma per gli altri era semplicemente Princess Dhromia. Scosse la testa rispondendo alla domanda di suo padre.
«La regina di Oblivion ha usato il potere del Calice della Saggezza per far nascere sua figlia Riûka, poi dopo qualche anno il talismano sparì; quello che importava alla regina non era quel calice, ma avere un'erede.»
Le venne improvvisamente un dubbio.
«Non sarà che Mahori sia... ecco, attratta da quella principessa?»
La regina scoppiò in una dolce risatina mentre il re, come terrorizzato, sobbalzò.
«Tesoro, ha solo dieci anni ed è molto piccola per capire l'amore. Tu e tua sorella siete state create già adulte, ma i vostri microchip hanno la sua stessa età. Siete troppo ingenue per capire un sentimento del genere.»
«E poi, se così fosse, non possiamo permettere che s'innamori della piccola Lady di quel pianeta; è troppo pericoloso» aggiunse il re.
Pericoloso? Perché? Che fosse legato alle loro gemme, ai loro talismani? Dhromia voleva saperne di più. Avrebbe fatto di tutto pur di proteggere sua sorella, e intendeva mantenere la sua parola.
«In che senso, padre?»
«Princess Lunaris ci ha raccomandato di non avvicinare le gemme e i talismani della piccola Lady Aquamarine e di tua sorella» spiegò «perché i loro poteri sono così forti al punto di scatenare una forza mai vista prima.»
«Vedi, Dhromia... è quella che tutti chiamano la Teoria del Cambiamento», intervenne la regina Esmeralda «è un potere molto forte che, se unendo due gemme sacre, può devastare un'intera galassia.»
«Gli angeli sacri non saranno mai destinati ad amarsi, semplicemente perché le gemme sono una l'opposto dell'altra, sebbene siano gemme benedette dalle divinità.»
«Se le cose stanno così, allora, cosa c'entra l'amore con i talismani?»
«Oh, centra eccome» il suo tono divenne glaciale «se, ad esempio, la Spada della Lealtà e lo Scettro Acquamarina si uniscono, si sfiorano, o se soltanto si toccano le due gemme, per la galassia sarà la fine, così anche per le custodi dei talismani.»
Dhromia aveva paura per sua sorella; se davvero era attratta dalla piccola Riûka, allora, era davvero in pericolo. Evidentemente, un bacio non avrebbe scatenato l'apocalisse, ma non poteva lasciare che lo zircone di Mahori toccasse la gemma o lo scettro di Riûka - o viceversa.
«Vado da lei» disse, infine congedandosi con un piccolo inchino davanti ai genitori. Corse immediatamente sul tetto del castello in cerca di sua sorella, ma non la trovò. Si voltò alla sua sinistra con uno scatto fulmineo e la vide seduta sul muretto di marmo del terrazzo, il telescopio accanto a lei e l'aria sconsolata. Le dispiaceva vederla cosi avvilita.
«Mahori?»
La sua voce la spaventò e, subito, osservò da lontano la sua sorellina. Sembrava preoccupata, ma per cosa? La principessa non se lo chiese.
«Stai bene?» chinò il capo di lato.
«Sì», rispose sicura «perché me lo chiedi?»
«Sono mesi che non fai altro che guardare il cielo, sei sempre lontana da mamma, papà... e da me.»
Mahori sorrise.
«Vuoi guardare il Crysalium con me, quindi?» chiese, poi, e Dhromia accettò. In verità, voleva andarsene e lasciar perdere, ma non ci riusciva. Si erano ritrovate dopo cinque anni, poco prima della Prima Guerra Cosmica. Furono costrette ad allontanarsi dal loro pianeta e rifugiarsi altrove, il re da una parte e la regina dall'altra. Il telescopio era proprio davanti agli occhi della principessina e sua sorella era così felice di essere accanto a lei in quel momento. Con l'occhio destro, la piccola Dhromia sbirciò l'immagine della stella viola e rossa: una luce abbagliante e affascinante, un mix tra i colori del tramonto e dell'alba; rimase incantata da quella bellezza.
Senza farsi notare da Mahori, cambiò le coordinate facendo girare la manovella affianco alla lente e puntò il telescopio verso Oblivion. Con l'aiuto dell'occhio bionico, riuscì ad osservare attentamente la principessa angelo Riûka - la specialità del telescopio di sua sorella era anche quello di vedere all'interno di un qualsiasi pianeta. Aveva un braccialetto di perle blu cobalto agganciato al polso destro, lo stesso che avevano anche Princess Camille e Maêko.
Erano i braccialetti dell'amicizia che Mahori aveva fatto con le sue mani, quando aveva compiuto sette anni. Aveva imparato a sfruttare l'occhio bionico per il fai da te, riuscendo a trovare il punto di forza (o un punto preciso) di un qualunque oggetto. Dhromia le invidiava da morire.
Voleva anche lei quel braccialetto, ma sua sorella non glielo aveva mai dato. Le stava antipatica? La odiava? No, non poteva essere.
«Sei davvero crudele, Mahori» sibilò tra i denti, allontanarsi dal telescopio addolorata. La sorella sogghignò.
«Perché dici così?»
«Hai regalato un braccialetto dell'amicizia a tutte le tue amiche... tranne a me.»
Le andò incontro accarezzandole la ciocca di capelli dorata, luminosa e leggiadra proprio come il suo ciuffo argentato.
«Non ne hai bisogno, sei mia sorella.»
Dhromia sporse leggermente il labbro all'infuori, come se fosse in procinto di fare qualche dolce capriccio. Mahori sapeva che era tipico di sua sorella, e che prima o poi si sarebbe resa conto che davvero non aveva bisogno di uno stupido braccialetto dell'amicizia. Erano già amiche, da quando erano state assemblate - e avrebbero affrontato qualsiasi cosa pur di non separarsi.
«Siamo state lontane troppo tempo, Mahori» mormorò «e adesso ti ritrovo con un telescopio, intenta a guardare una principessa sconosciuta.»
La principessa dal vestito blu cobalto rimase immobile a fissare l'occhio rosso bionico di sua sorella, come se avesse paura.
«Tu sei attratta da lei, non è così?»
Non osò parlare, si limitò a distogliere lo sguardo e mordersi il labbro inferiore con paura e angoscia. Forse era proprio così.
«Mi prometti che non lo dirai a nessuno, neanche a mamma e papà?»
La principessina annuì. Avrebbe mantenuto la sua promessa anche se, in verità, avrebbe dovuto fare la scelta giusta: rivelare il suo segreto ai genitori e lasciare che sua sorella venisse rinchiusa nel castello. Non poteva anzi, non voleva. Non avrebbe potuto sopportarlo.
«Te lo prometto.»
Mahori si lasciò abbracciare e, senza farsi vedere, strappò un sorriso.

"Ti voglio bene, mia piccola Emerald."











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Capitolo 23
*** Capitolo ventitré - Alla ricerca delle gemme incatenate ***


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Capitolo ventitré

• Alla ricerca delle gemme incatenate •






Jackie's POV




«Sailor Plus, svegliati, ti prego!»
La voce di Sailor Moon riesce a liberarmi da quell'improvviso stato di incoscienza... o così inizialmente mi era sembrato.
«Mmh...»
Apro gli occhi e vedo tutte le Sailor Senshi riunite davanti a me, preoccupate. Anche Sailor Mars era in pensiero per me? Stento a crederci.
«Grazie al Cielo, stai bene!» esclama Sailor Multipler saltandomi addosso con gioia, stringendomi forte il girovita.
«Cos'è successo?»
«Hai scagliato la Gemma Inferni contro Red Shadow ed è sparita, Sailor Vampire è libera grazie a te» risponde Sailor Y, affiancata proprio dalla guerriera vampira.
«Credevamo di averti persa per sempre» aggiunge, poi.
«Se prima ci avesse pensato due volte, a quest'ora sarebbe...» replica Sailor Mars, ma Sailor Z decide di interromperla subito.
«Ha liberato una nostra compagna, dovremmo esserle grata.»
«No», m'intrometto «ha ragione, dovevo pensarci due volte prima di usare la Gemma Inferni.»
«Sei riuscita a domarla prima di lanciarla contro il nemico», fa la sua apparsa Lunaris, una gatta color ambra con una stella bianca sulla fronte «è un progresso!»
Osservo tutte le ragazze attorno a me, spaventata e sorpresa allo stesso tempo.
«Il gatto ha appena parlato?» chiedo intontita.
«A volte, la realtà si ribalta e tutto diventa surreale» risponde Luna, una gatta viola con una luna dorata sulla fronte. Sto sognando o... è tutto vero?
«Come in questo caso» borbotto tra me e me.
Sailor Y mi tende le mani ed io le afferro, aiutandomi a rialzarmi da terra. L'effetto magnete è svanito non appena sono precipitata, peccato per la mia povera corazza.
«Non appena riusciremo a sconfiggere le gemelle Ombra, potrai tornare a casa.»
«L'importante è che riusciamo a trovare mia sorella.»
Il sorriso di Sailor Moon è contagioso, così dolce e pieno di comprendonio. Non mi stupisce il fatto che sia una principessa, se è per questo lo sono anch'io, ma non sono ancora in grado di capire i sentimenti altrui.
In fin dei conti, sono soltanto un ammasso di bulloni e metallo.
«Sarei dovuta morire, ma... non so cosa sia successo.»
Lunaris mi viene incontro, mi metto in ginocchio davanti a lei per ascoltarla meglio. I suoi occhi sono di un azzurro chiaro lucente, niente a che vedere con quelli del senpai Toma. Wow.
«È stata la gemma, ti ha salvata.» risponde con un sorriso.
«Non solo ti dona un potere speciale, allora.»
«Anche Sailor Y ha rischiato la vita per impedire una catastrofe, e la sua gemma l'ha riportata in vita.»
Il mio sguardo punta verso di lei, e solo adesso noto che il suo sorriso è identico a quello di Sailor Moon. Anche lei è una principessa, forse la più bella di tutto il Sistema Ypsilon Andromeda. Non sono pienamente convinta di essere una di loro.
«Non solo, ha salvato anche una sua compagna.»
Sailor Vampire mi viene incontro, mettendosi alla mia sinistra. Ho sempre creduto che fosse testarda, che faceva di tutto per apparire minacciosa. Invece, è una guerriera davvero straordinaria, l'ammiro tanto.
Ma quei canini fanno davvero paura.
«Davvero non mi avresti fatto del male?» le chiedo, non appena tutte le altre ragazze sono distratte.
«Come potrei? Sei un androide e anche la mia salvatrice» si avvicina al mio viso, gli occhi più rossi del solito «te ne sarò eternamente grata.»
Mi sorride. Non so come, ma inarco le labbra ricambiandolo, sono certa che una ragazza come me saprà come farlo.
«Ora che Red Shadow è fuori gioco, bisogna andare a cercare le altre Sailor.»
«Saranno ancora lì?» chiede la guerriera della luna rivolgendosi a Sailor Mercury.
«Suppongo di sì» risponde poco convinta.
«Allora non perdiamo tempo e andiamo a salvarle!» esclama Sailor Y precipitandosi davanti all'asta gigante della torre.
«Dimentichi una cosa, zaffiro», interviene Sailor X «le Sailor della Via Lattea non possono teletrasportarsi.»
Per un istante perde l'equilibrio, poi si ristabilizza e si gira verso di noi con aria imbarazzata.
«Già, che sciocca!»
«A meno che non lo facciamo noi» aggiunge Sailor Multipler.
«E come?» domanda la guerriera di Giove.
«Dovresti saperlo, Sailor Jupiter, le coppie che abbiamo formato prima ci torneranno utili per tornare indietro.»
Oh, no, non di nuovo.
«Non voglio tornare in coppia con Sailor Mars» dico gelida.
«Strano, eppure prima sembravate così affiatate.» sorride maliziosa la guerriera rossa.
«Ma se proprio non vuoi fare coppia con Sailor Mars, allora, puoi benissimo restare qui.» conclude prendendo le mani di Sailor Mercury, pronunciando la stessa parola che ci ha permesso di arrivare fin qui, e svaniscono nel nulla.
«A-aspettate, ho cambiato idea!»
«Ti sei decisa, guerriera androide?» fa Sailor Y.
«Va bene, farò coppia con lei» mormoro.
«Non te ne pentirai» conclude prima di fare la stessa mossa di Sailor Multipler, dopo aver preso le mani della sua nemesi e averla portata con sé verso la destinazione.
No. Non posso comportarmi in questo modo, è sbagliato.

Vado incontro alla guerriera di Marte con un sorriso, tendendole una mano con aria amichevole, la vedo subito ricambiare il mio sorriso e di questo sono davvero contenta.
«Allora, vogliamo andare?» le chiedo con un briciolo di divertimento, strappandole un sorriso ancora più grande. Annuisce e afferra la mia mano, improvvisamente trema.
«Non dirmi che hai paura di un androide» sorrido maliziosamente.
«Chi, io?» scuote freneticamente la testa. «No, assolutamente... cioè, stavo pensando al teletrasporto.»
«Ricorda la prima regola: mai aprire gli occhi finché non si giunge alla destinazione.» strizzo un occhio, prendendole anche l'altra mano.
«Tilemetaforá!»
«Aspetta, non sono ancora...»
Un vortice di energia ci avvolge e ci conduce in un tunnel buio e anche se gli occhi sono chiusi, riesco a vedere una scia di luce azzurra. Non appena riapro gli occhi, vedo un cumulo di macerie. Quella è la cella subatomica che ha distrutto Vicky? Siamo nel posto giusto.
«Posso aprire gli occhi, adesso?»
«Sì.»
Li apre lentamente e si guarda intorno.
«Siamo nel posto giusto, vero?» chiede.
«A quanto pare sì.»
Non so come, ma abbasso lo sguardo.
«Sailor Mars... scusa per come mi sono comportata prima», sussurro «è stato un gesto terribile.»
«Non importa, ho capito la ragione.»
La guardo con occhi diversi, sta parlando proprio come Sailor Moon. Che storia è mai questa?
«Raggiungiamo le altre, così troveremo tua sorella» conclude uscendo dalla stanza distrutta ed io la seguo. Riusciamo ad incrociare le altre ragazze al centro del corridoio, ci ritroviamo proprio sotto un lampadario rotto dalla luce fioca.
Sailor Mercury e Sailor Multipler si procurano il necessario per orientarsi nel grande laboratorio abbandonato - due occhiali che riflettono la mappa dell'intero edificio, una specie di computer olografico.
«Le stanze sono numerose», attacca la guerriera del sapere «sarà difficile trovarle.»
«Dividiamoci, ognuno per la sua strada» spiega la guerriera rossa «se riuscite a trovarle, usate i vostri trasmettitori.»
Le ragazze annuiscono e, dopo aver scelto da che parte andare, si dividono. Sono rimasta qui nel corridoio, deciso di camminare fino alla fine del sentiero fatto di cemento armato, crepe non tanto profonde, polvere e macchie nere.
L'aria inizia a reclamare per entrare dentro le narici, strani spasmi percorrono il mio ventre fino alla gola. Non so cosa sia, non m'importa se è un odore sgradevole, ho una missione da svolgere e non devo distrarmi.
Tutto il corridoio è pieno di tubature, pozze d'acqua ingiallite, pezzi di vetro e metallo lasciati lì senza uno scopo. Fisso il cemento sotto le mie scarpe col tacco, mentre l'acqua dei tubi rotti scroscia nelle mie orecchie, attutita dal suono impazzito del mio stesso battito cardiaco, l'unica parte ancora funzionante di me.
Cemento armato, tutto grigio, che rende questo luogo triste e deprimente. Non voglio pensarci. 
Tua sorella è in compagnia del suo vecchio amore e tu stai a fissare il pavimento? Svegliati, Jackie!
Se c'è una cosa che mi preoccupa è la presenza di Sailor Divide in quella stanza, ovunque sia, con mia sorella. L'acquamarina e lo zircone insieme... quasi vicini. Non sono in grado di tremare: il terrore del cambiamento mi tiene stretta nella sua morsa.
Osservo il nulla, l'acqua che scorre e... il nulla. Inizio a correre senza una ragione tra sensazioni amplificate, timori che diventano improvvisamente realtà. Finisco sull'incombenza dell'enormità di tutto quello che potrebbe capitare ed io sto semplicemente qui, ferma a non far niente. Immobile e senza reazioni, mentre quelle due... no, non deve succedere!
«La Teoria del Cambiamento... i Sette Emendamenti di Andromeda... se le gemme si toccano, per la galassia sarà la fine...»
Resisti, Vicky, sto arrivando.




Victoria's POV



«Bene, mie care Sailor, finché le vostre amiche non ci consegneranno il Cristallo Infinito e d'Argento, vi terrò in ostaggio in questa stanza.» dice Green Shadow incrociando le braccia.
«Resterete qui ammanettate l'una con l'altra e per assicurarmi che non creiate problemi, le manette saranno a prova di fulmini e altre magie simili» aggiunge poi.
La fulmino con lo sguardo. Potrei sferrarle un raggio laser, ma non mi è concesso anche se, tempo fa, avevo fatto molta pratica. Dove sei, Sailor Plus?
Mi giro verso destra e vedo Sailor Divide priva di energia, gli occhi socchiusi e l'affanno. Quelle catene le hanno rubato l'energia vitale e, fortunatamente, non ha effetto sui robot. Posso considerarmi salva, per il momento.
Green Shadow ci da le spalle e una luce grigiastra le si para davanti. Cosa sta facendo?
«Ci sei riuscita?»
Quella voce stridula mi è familiare, mi ricorda la principessa del pianeta Kyoliar, detto anche "il pianeta dei bugiardi".
«Sì, principessa, abbiamo le prime due gemme sacre. Ci manca lo zaffiro e le altre quattro gemme, poi potremmo evocare il Cristallo Galattico di Andromeda.»
«Chi è la custode di quella gemma?»
«La principessa di Alckemia o, per meglio dire, Sailor Y.»
«Sei una stupida, era proprio accanto a loro due. Te la sei fatta sfuggire!»
«Perdonatemi, Vostra Malvagità, rimedierò subito al mio errore.»
«Ti conviene trovarla e portare la gemma qui, assieme al Cristallo d'argento leggendario e il Cristallo Infinito, o per te e la tua gemella saranno guai.»
«Certo.»
Green ci osserva con la coda dell'occhio, un sorriso malefico e il suo scettro tra le dita.
«Fate le brave, piccole gemme» e svanisce tra la nebbia oscura.

Sailor Divide comincia ad aprire gli occhi sentendosi spaesata. Detesto doverlo ammettere: è carina ed è esattamente uguale alla bambina che vidi tanto tempo fa. Com'è cresciuta e com'è diventata bella.
«Dove sono?» i suoi occhi puntano sulle manette. «E perché sono ammanettata al tuo polso?»
«Vorrei saperlo anch'io», rispondo con tono gelido «sappi anche che queste manette sono a prova di fulmini e altri poteri.»
Serra gli occhi a due fessure, mostrando il suo odio nei miei confronti. Mi sembra chiaro, io e lei siamo troppo diverse. Non mi conosce, non del tutto.
«Scommetto che è opera tua.»
Lo dice con semplicità, come se fosse una regola ovvia, una legge non-scritta dell'universo. Mi ritrovo di nuovo a sorridere.
«Secondo te sarei così stupida da ammanettarmi con una ragazza che non sopporto?»
Appoggio il gomito sul mio ginocchio alzato e la fisso, osservo il movimento roteante della testa che ciondola leggermente da un lato. Per un istante lascia che la frangia dei suoi capelli le copra gli occhi, poi se la scosta e tossicchia muovendo lo sguardo verso lo spiazzo davanti a me.
«Sei fuori di testa» mi sfugge una smorfia, ma mio malgrado mi chiedo se davvero sembro così agli occhi degli altri.
«Niente, dimentica quello che ho detto.»
È la prima volta che la osservo così da vicino senza una fila di teste, capelli e cappucci a dividerci. 
«Guardami.»
Nessuna risposta.
«Ti ho detto: guardami!» esclamo spaventandola sempre di più. Solleva lo sguardo e i suoi occhi diventano sorprendentemente grandi, verde acqua brillante. Ha una cornea arrossata, come se avesse stropicciato la palpebra troppo a lungo.
Non avrei mai pensato di vederla così vulnerabile, innocente. Non è più la Sailor Divide di qualche ora fa. Potrai trarne vantaggio però, osservando la sua espressione, mi sento improvvisamente in colpa.
«Perché sei così scontrosa?» mormora con voce quasi inudibile.
«Sono stata progettata in questa maniera, fattene una ragione» rispondo arrogante.
«Progettata? Che vuoi dire?»
Cavolo, avrei dovuto usare un sinonimo.
«Per dire che ho sempre avuto quest'atteggiamento, fin da bambina.»
Si mette con le ginocchia in gola e torna a fissarmi. Il suo sguardo sembra avere qualcosa di strano, come un'aura magica che t'incanta.
«Sai, mi ricordi molto una persona... anzi, una ragazza con la mente di un maschio ma con il fisico di una donna.»
Prova a dire il mio nome allora, o hai paura?
«Sono giorni che non fa altro che gridarmi contro» si mette con le ginocchia in gola, tenendo il polso ammanettato disteso, in modo che non possa perdere l'equilibrio. È vero, ma c'è una ragione se lo sto facendo. In verità, non sono consapevole delle mie azioni, soprattutto quando cerco di nascondere il mio lato debole.
«Hai provato a parlarle?» mormoro.
Segue una piccola pausa piuttosto imbarazzante. Oh, Madre, perché ho fatto quella domanda?
«Non ci riesco», risponde sincera «sembra difficile approcciare con lei, è come se emanasse un'aura negativa che ti respinge.»
«Significa che non ci vuoi provare», continuo «e poi, come fai a saperlo se non hai fatto il grande passo?»
«Devo farlo io?»
«Provaci e vedrai che la situazione si ribalterà.»
Perché sto parlando in terza persona? Mi sembra ovvio, lei non sa chi sono davvero. E se glielo dicessi? No, non posso farlo, è meglio non rischiare.

Muovo il braccio sinistro e sento l'avambraccio pulsare, mi ritiro leggermente di lato stringendo gli occhi e senza muovere l'altro braccio. Devo essermi ferita dopo che Green Shadow mi ha sbattuta contro una delle celle subatomiche, probabilmente qualche grande pezzo di vetro deve avermi graffiata.
«Sailor Minus, stai bene?»
Si sta preoccupando per me?
«Sì, sto... sto bene.»
«Girati, fammi vedere il braccio»
Cos'ha, un terzo occhio? La situazione si sta facendo davvero assurda, non solo imbarazzante. Obbedisco e tolgo la mano dalla ferita, mostrando un taglio profondo e ancora fresco. La guerriera della saggezza lo osserva per un'istante, poi mi viene incontro facendo apparire un fazzoletto verde acqua dalla sua gemma.
«Ora non muoverti.» sussurra avvolgendolo delicatamente con la sua mano libera sulla ferita, riuscendo poi a chiuderlo con una spilla di metallo. Non si è neanche accorta che non perdo sangue, ma un derivato del petrolio. Beh, meglio così.
«Sai una cosa, Sailor Minus?» mormora, poi, lasciando andare le estremità della spilla di ferro «Non credevo fossi una guerriera così sensibile.»
La guardo con occhi nuovi. Non mi aspettavo un commento del genere, per giunta da una mia compagna di squadra. Mai avrei pensato di sentirmi a mio agio con una di loro, e con Sailor Divide per giunta. Sarò anche un cyborg, ma so capire le emozioni degli esseri umani. Siamo unici, quasi veri, niente a che vedere con quelli finti nei film e negli anime.
«Non sono realmente così, credimi.»
«E allora perché ti comporti diversamente?»
Se te lo dicessi, non mi crederesti.
«Meglio non parlarne.»
Ora mi sento a disagio, non solo per il clima che si è appena creato - direi abbastanza teso anzi, peggio. Il problema, rifletto, può non riguardare solo la sua presenza; o forse sì.
Infondo, tutto ciò ha un senso: sia io sia mia sorella siamo capaci di preoccuparci enormemente per le altre persone quando sono in pericolo o in difficoltà. Forse è per questo che mi sento spaesata, deconcentrata; essere in compagnia di una gemma che, da tre millenni, non ho mai potuto vedere da vicino.
D'altronde, sono sempre stata una persona che non si crogiola in conflitti interiori, che ama prendere decisioni rapide, anche dolorose se necessario, pur di arrivare a una soluzione. Non ero mai venuta a conoscenza dei Sette Emendamenti, finché i nostri genitori, e Princess Lunaris in persona, non me lo dissero. Per anni, ho sperato di avvicinarmi alla gemma della saggezza, una delle tre Gemme Sacre, e mai ne ho avuto il coraggio.
«Devi saperlo, piccola Mahori... una Minus e una Divide non sono destinate ad incrociarsi...»
Questa volta mi avvicinerò pericolosamente al Quinto Emendamento di Andromeda, "La Teoria del Cambiamento", come mi raccontarono mamma e papà. Qualcosa, però, mi sfugge... sento uno strano formicolio - come direbbe un essere umano -, all'interno dei miei circuiti.
«Sorellina!»

Dhromia mi aveva avvertita, aveva previsto tutto.

«Ti prego, non innamorarti, ti faresti solo del male.»


«Come ci liberiamo da queste manette?» chiede Sailor Divide improvvisamente agitando il polso ammanettato, cacciando via i miei pensieri.
«È inutile agitarsi, non abbiamo la chiave e sono a prova di gemme splendenti e altri poteri.»
«Se solo Sailor Multipler fosse qui...»
«Come?»
«Il suo Raggio Beta può neutralizzare la catena, ma io non posso farlo con il mio.»
Lei deve avere il Raggio Delta, uno dei più deboli, diventato meno pericoloso dopo l'attacco della regina dei demoni.
«Tu non puoi fare niente, non è così?»
Scuoto lentamente la testa.
«Non sono di certo una maga professionista.»
«Su questo non ho dubbi.»
Mi sta prendendo in giro?
«Vuoi liberarti delle manette o no?» alzo il tono della voce facendola indietreggiare di qualche passo.
Il mio sguardo è tagliente, osservo la guerriera della saggezza distogliere lo sguardo spaventata.
«Basta, non voglio restare con te un minuto di più!» grida tirando il braccio incatenato, cerco di resistere tenendo il braccio retto e le dita serrate in un pugno. Fa sul serio? Cielo, che imbranata!
Agita troppo il braccio facendomi perdere l'equilibrio e d'un tratto mi ritrovo sopra di lei, le punte del naso e le labbra a qualche millimetro di distanza. Riesco a sentire il suo calore sulla mia corazza metallica, così piacevole e maledettamente accogliente. Le sue mani cominciano a sfiorare la mia pelle artificiale, anch'esse sono calde, un po' meno rispetto al resto.
«Sei... sei fredda» mormora appena, gli occhi socchiusi e il respiro irregolare. Sento i miei ingranaggi reagire, l'elettricità del mio corpo impazzire e il calore del suo corpo avvolgermi. Che cos'è questa strana sensazione? Perché mi sento così rilassata?
Non ci capisco più niente.












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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro - Forti sentimenti ***


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Capitolo ventiquattro

• Forti sentimenti •







Victoria's POV









Sei goffa, proprio come la guerriera della luna.
E tu che ti nascondevi dietro un dito. 
Sei davvero brava a raccontare menzogne e ad illudere le persone.
Anche un androide.



«Non pensavo fossi così gelida
» sussurra con voce fioca, il respiro quasi regolare e le labbra tremanti.
Una finestra dietro di noi si spalanca improvvisamente e un alito di vento gelido ci raggiunge facendo ondeggiare i nostri capelli; la sento rabbrividire sotto di me, come se avesse paura di me. Non riesco neanche a descrivere questa strana emozione, è un miscuglio tra l'amore e l'incredulità, qualcosa di simile.
Certo che Sailor Divide è proprio una testa dura, proprio come Sailor Moon. Anche se è qui solo da qualche ora, mi sono già fatta un'idea su di lei. La verità è che la sua testardaggine ha fatto breccia nel mio cuore di ghiaccio, e così in fretta per giunta.
Devo aver esagerato poco prima, quando le ho lanciato quello strano aggeggio addosso.
«Sei proprio uguale alla tua nemesi» mormoro avvicinandomi a lei molto lentamente.
«Almeno sono intelligente e coraggiosa» sbuffa lei voltandosi di lato offesa, il labbro inferiore leggermente sporgente -  infantile ma affascinante.
Il desiderio per la guerriera della saggezza aumenta ogni giorno di più, fino a rendermi quasi impossibile starle vicina senza poterla sfiorare. Ora che sono incatenata al suo polso, non posso più fare a meno di lei.
«Davvero?» sorrido maliziosa fregandomene dei suoi segreti.
«Lo sai che ho lo stesso carattere di Sailor Moon e poi detesto essere in squadra con lei, è davvero stupido vederla scivolare sul pavimento» poi si gira verso di me incrociando il mio sguardo.
I suoi occhi sembrano confusi, le sue labbra appena aperte in una smorfia di stupore. Sicuramente non ha capito quello che voglio fare, è totalmente inconsapevole di quello che sta per accadere. La conosco come le mie tasche: il suo sguardo ha la capacità di ingannarti, di farti sentire bella e desiderata da tutti. No, non l'ha capito.
«E tu sai che giocare alla cattiva ragazza...» le nostre labbra sono quasi vicine «... è molto pericoloso?»
Sta arrossendo, e non prova neanche ad andarsene. Mi sta fissando con quei grandi occhi verde acqua brillanti, i capelli rosso fluo baciati dal vento e il sudore sulla pelle. Mi sembra evidente che abbia paura di me, ma perché dovrebbe averne? Siamo nella stessa squadra, tra l'altro.
«Sailor Minus, ecco, io...»
Non trova neanche le parole per parlare. Cerco di non farmi sfuggire un sorriso e continuo a fissarla, accarezzarla e di colpo... i miei occhi cadono sulle sue labbra. Sono così piccole e candide.
Se devo dir la verità non ho mai baciato nessuno, né un ragazzo né una ragazza, semplicemente perché sono indecisa tra l'uomo e la donna. Forse, se baciassi Sailor Divide, me ne pentirei per tutta la vita.

Non lo so, Madre. Cosa devo fare?

«Beh, ecco... non sono pronta per... lo sai, no?»
«Pronta per cosa?»
«A combattere il nemico... voglio dire, ho scoperto di essere Sailor Divide solo qualche settimana fa, sono ancora inesperta.»
Non voglio ascoltare quelle parole. So benissimo che se le mi dovesse capitare di ascoltarle, avrei di nuovo ceduto al fascino della sua gentilezza e del suo sorriso. Mi sento così strana, come se una strana voglia mi forzasse a fare qualcosa di cui mi potrei pentire.
Sailor Divide potrebbe non esserne felice e questo lo so benissimo. Probabilmente ha numerosi ragazzi dietro, ma nulla mi vieta di poter sfiorare quelle labbra e quelle curve larghe e provocanti.
«Sailor Minus...?» china leggermente il capo di lato. Maledizione, mi sta provocando!
«Non sei inesperta e ti ho vista prima, quando mi hai salvata da Red Shadow. Sei esattamente come Sailor Moon, forse anche di più.»
Sorride imbarazzata.
«Lascia che ti protegga, principessa» appoggio la fronte sulla sua spalla «perché se tu dovessi morire, non sopravvivrei.»
Sussulta ed io la torno a fissare con il solito sguardo neutro. Sul viso della guerriera c'è un misto tra frustrazione e sorpresa. Non se lo aspettava, certo, ma non posso tenermi un peso così grande nel cuore.
«Ci proteggeremo a vicenda, Sailor Divide, ti do la mia parola.»
Le sto sfiorando un fianco, sento i miei circuiti andare fuori controllo, quasi come se il mio sistema avesse un virus letale. Che strana sensazione.
«Saremo solo io, te e la mia spada.» mormoro sulle sue labbra, appoggiando la mano libera sul suo petto, dove la sua gemma splende, per poi scontrare le mie labbra contro le sue. Non me ne pentirò, Madre, ho scegliere chi amare.
Ed io ho scelto Sailor Divide, la guerriera della saggezza, la custode dell'acquamarina. Il nostro amore andrà contro le leggi matematiche, ma non importa se una Minus e una Divide non possono stare insieme. Per me, è diverso. Per un'istante ci separiamo e ci guardiamo dritte negli occhi, poi lei chiude gli occhi e sospira silenziosamente. Gli bacio delicatamente la bocca una seconda volta, quasi solo sfiorandola.
«Adesso ti ho in pugno, ormai non puoi più scappare.» 
Da come i suoi polpastrelli accarezzano la mia pelle artificiale, sembra più che pronta ad abbandonarsi ad un momento di totale e favoloso oblio per entrambe.
Immergersi nel bacio che esaltava ogni senso per lei sembra semplice, naturale, come se per noi fosse una cosa normale. Le sue gambe sono rigide, così come il resto del suo corpo, e sono convinta che non riuscirà più a fare a meno di un'esperienza del genere. Mi lascio accarezzare il braccio ferito dal suo guanto bianco, un miscuglio di nuove emozioni che diventa un tutt'uno con le sensazioni che le attraversavano il corpo, con la desiderata tensione che mi freme l'animo.
L'avvolgo dolcemente per la schiena con un braccio, l'altro disteso accanto a noi - il polso legato al suo e le dita che si sfiorano delicatamente. Cerca di dimenarsi con l'altro braccio e le gambe, tentando di liberarsi, ma non glielo permetterò. Non adesso.
«Non ci provare nemmeno, acquamarina», stringo di più la mano che ci tiene unite, prigioniere l'una contro l'altra, incrociando poi le dita «non mi lascerò sfuggire quest'occasione.»
Percorro le sue curve attentamente, centimetro per centimetro, sempre un po' più su e un po' più...

«Non devono sfiorarsi...»  

Non devo... no!
«Ah!»
Mi viene voglia di scioglierle i capelli.
«Smettila, ti prego» ignoro i suoi piagnistei percorrendo lentamente le gambe con la punta del naso, arrivando infine all'interno coscia baciandone un lato. La sento gemere a bocca chiusa, la cosa mi piace. Seguo la scia del suo corpo arrivando proprio davanti alla sua gemma.
L'acquamarina, la gemma della saggezza. Cielo, quanto siamo distanti.
«A-aspetta...» non la lascio finire e chino la testa per baciarla e leccarle le labbra tenendo la mano sulla sua gemma luminosa.

«Tutti la chiamano la "Teoria del Cambiamento".»

Destinate a non innamorarsi.

«Due gemme consacrate da Dio che possono cambiare il presente e il futuro.»

Totalmente l'opposto.

«Ti prego, non innamorati di lei, ti faresti solo del male.»

Eravamo troppo distanti, ma adesso siamo vicine, unite.

«Sono anni che ti sto aspettando», mormoro andando sempre più in fondo, sempre più vicina alla meta. Segue un altro gemito, stringe i denti mentre si scontra contro il mio bacino appoggiando il suo braccio libero sulla mia spalla.
«Lasciati andare» sussurro dolcemente e questa volta non si oppone.


È successo davvero? Sono proprio su di lei, l'ho baciata e non è accaduto nulla. Questo significa che il Quinto Emendamento era un imbroglio? No, è impossibile, gli emendamenti non sono falsi.
«S-sei pesante...»
«Peso cinquanta chili e mezzo.»
«Vorrai dire cinquanta tonnellate» vedo che fa fatica a respirare. Decido di spostarmi alla sua destra e senza volerlo, le mani incatenate si scontrano contro la mia spalla. Sailor Divide geme dal dolore e mi guarda male.
«Ma di cosa sei fatta, di metalli pesanti?»
«Ho le ossa robuste, per di più sono anche a dieta.»
Che stupidaggine.
«Non è vero.»
«Vuoi stare zitta per qualche minuto?»
Improvvisamente avverto una strana presenza anzi, più di una. Le aure sono intense, per non parlare del rumore dell'elettricità che scorre dentro piccoli fili. Non so a chi appartenga questa strana aura, non voglio neanche saperlo. Si stanno avvicinando, minuto dopo minuto.
Vedo Sailor Divide avvicinarsi nuovamente al mio addome, questa volta con la testa leggermente chinata verso il basso. Non devo scontrare il mio petto con il suo, ne va della nostra galassia.
«Non devono sfiorarsi...»

Sto arrivando al punto di non resistere e toccarla finché non mi stanco, se potessi la priverei della sua sailor fuku ma non posso farlo. Devo resistere.

Quelle due misteriose presenze hanno fatto la sua apparsa davanti al tavolo gigante di cemento davanti a noi, riconosco le scarpe azzurre con il nastro bianco, le ballerine verdi e gli stivali rossi della guerriera della luna. Grazie a Dio sono loro, almeno spero.
«Secondo il mio radar, devono trovarsi proprio qui» dice una. Non riesco a riconoscere quella voce, il microchip dei suoni, dopo lo schianto contro quella dannatissima cella subatomica, deve essersi danneggiato durante l'impatto. Sento, ma con fatica.
«Tu credi?» chiede un'altra.
«Qui non c'è niente, Sailor Plus.»
Jackie è qui? Non deve vedermi abbracciata a Sailor Divide, non farei bella figura.
Cerco di mettermi seduta sul pavimento sporco della stanza, ma non riesco a staccarmi da quella ragazza. Piego lentamente le gambe e le sue braccia stringono i miei fianchi. A quanto pare, non vuole proprio staccarsi dalla mia corazza. Oh, Madre, e ora che faccio?
«Perché non guardiamo dietro questo tavolo?» riconosco la voce di Sailor Moon. Allora, il microchip non è del tutto danneggiato.
«Sei impazzita? Non ci vado lì dietro, potrebbero esserci scarafaggi, ragni, pantegane... ugh!» soltanto una come Sailor Y si ritirerebbe dal cercare dietro qualche mobile, soprattutto abbandonato e impolverato.
«Pantegane? Ma per favore!»
«Sono topi giganti, denti affilati e sporchi, puzzolenti.» piagnucola.
«Lo so come sono, ma così ti metti in ridicolo!»
«Vedi qualche pantegana in giro?» il tono irritato della voce di Jackie è spaventoso, deve aver preso questo particolare proprio da me. A volte mi stupisce.
«No, ma...»
«Allora vai lì dietro!»
Sbuffa.
«Pff, e va bene - caspita, sei tale e quale a tua sorella.»
Mi guardo intorno e non vedo altro che luci fioche e giallastre, macchie di petrolio e alcune che sembrano acqua colorata. La sento avvicinarsi sempre di più, mentre la guerriera della saggezza avvicina il suo busto al mio scontrando le sue gambe contro le mie.
«Finiscila di strusciarti su di me» mormoro cercando di non farmi sentire dalle intruse dentro la stanza.
«Chi c'è qui dentro?» chiede con voce molto bassa.
«Sono le nostre compagne, non dobbiamo farci trovare insieme o ci guarderanno male.»
«Perché dovrebbero?»
Il tempo stringe, sento il rumore dei tacchi farsi sempre più intenso.
«Togliti di dosso!» sibilo e dopo qualche istante, si sposta di lato sedendosi con le ginocchia in gola. Finalmente mi sono tolta un peso, anche se avrei voluto rimanere con lei ancora un po'. Un paio di tacchi azzurri appaiono sotto i nostri occhi, non potrei essere più felice.
«Le ho trovate!» esclama attirando l'attenzione delle altre due guerriere. Come immaginavo, sono Sailor Moon e Sailor Plus - deve aver capito come funziona il radar, cosa che non era mai riuscita a fare finora.
«Per fortuna, state bene» non so perché, ma la voce di Sailor Moon mi rassicura.
«Piuttosto, cerchiamo di liberarle da quelle manette.»
«E come? Non posso usare il mio Scettro Lunare per una stupidaggine del genere!»
«Cielo, quanto sei scontrosa!»
Rimango zitta, almeno per evitare litigi di qualsiasi genere. Non appena Sailor Y fa un passo avanti, un tonfo ci fa sobbalzare. Le tre guerriere voltano il loro sguardo verso la porta e sussultano, qualcuno deve averci rinchiuse dentro. È sicuramente opera delle gemelle Ombra. Nessuna di loro osa avvicinarsi alla porta di ferro e rame arrugginita, né tantomeno a noi prigioniere.
«Alzatevi, voi due», ci ordina la guerriera azzurra «dobbiamo andare via da qui.»
Mi tende la mano ed io l'afferro rialzandomi da terra, così anche la guerriera della saggezza. Siamo ancora costrette a tenere i polsi ammanettati, almeno finché non troviamo un modo per spezzare la catena. Noto la finestra spalancata e stranamente non sento freddo; certo, mi mancano solo due dei cinque sensi - l'olfatto e il gusto, gli altri tre sono regolati dai miei circuiti.
È davvero ingiusto non godersi appieno il proprio corpo, eppure riesco a vedere i colori, ascoltare i suoni e toccare qualunque cosa. Non sono una ragazza completa e mai lo sarò, finché vivrò in questa corazza.
«Sbrighiamoci, qui fa freddo» si lamenta la guerriera della luna.
«Anziché lamentarti, cerca di aprire la porta!» replica Sailor Y scocciata.
«Come faccio? Non si apre!» cerca di tirare la maniglia d'emergenza della porta, ma non si muove di un millimetro.
«Deve essere chiusa da fuori» dico.
«Genio! Adesso ti diamo anche la medaglia!» replica Sailor Divide sarcastica.
«Non mi serve, grazie» rispondo con il suo stesso tono.
«Smettetela di litigare, così non concluderete nulla.» interviene Sailor Plus. Ora che la guardo meglio, la sua forma è diversa; come ha fatto a trasformarsi in Sailor Mecha? Credevo le fosse stata eliminata.
Non posso avvicinarmi a lei più di tanto, la manetta me lo impedisce. Se solo non fossi incatenata a... a quella stupida acquamarina!  È colpa sua se siamo incastrate l'una con l'altra.
«A questo punto, non c'è un altro modo per aprire la porta; dovrò usare la gemma.»
«Sailor Y, è troppo rischioso!» esclama Sailor Moon.
«Una stupida catena di nebbia non potrà resistere al mio Raggio Gamma.»
Poteva liberarci prima, ma non ci ha pensato. Mi sembra inutile chiederglielo. Mentre la sua gemma s'illumina, un secondo tonfo ci spaventa.
«Cos'è stato, un topo?»
«Sei sempre la solita fifona, zaffiro» risponde Sailor Plus facendo roteare gli occhi.
«Forse sì, forse no.»
Quella voce... è ancora viva?
«Green Shadow» sibila Sailor Divide.
«Proprio io» ghigna «vi ho teso una trappola e ci siete cascate come boccaloni.»
Chissà dov'è finita la sua gemella.

«Finalmente le tre gemme sacre e il Cristallo d'argento leggendario sono davanti a me, e se non volete che una di voi perda tragicamente la vita...» punta verso Sailor Plus, catturandola con le catene di nebbia «... consegnatemi le vostre gemme o per lei sarà la fine.»
Sailor Plus stringe i denti e gli occhi cercando di resistere al dolore delle catene che, poco a poco, diventano insopportabili. Lo percepisco, è come se mi succedesse la stessa cosa.
«Non fatelo, ragazze» grida «non lasciate che abbia la meglio!»
Ci fissiamo a vicenda, non sappiamo cosa fare, se arrenderci e consegnare i nostri poteri o lasciare che Green Shadow uccida una nostra compagna; per giunta mia sorella.
Cosa devo fare, adesso? Madre, aiutami tu.

«Non aspetterò ancora per molto, guerriere Sailor» dice poi «vi conviene darvi una mossa.»
Stringo forte i pugni, rendendomi conto del guaio che io e Sailor Divide abbiamo causato. Avremmo dovuto distruggere quelle catene fin dall'inizio, prima che ci imprigionassero in questa stanza sporca e polverosa. Se solo avessi dato ascolto alle parole di nostro padre...
«Quando il tuo occhio bionico avverte un pericolo, affrontalo senza aver paura di sbagliare.»

Ora mi sento potente, non sbaglierò questa volta.






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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque - Sorelle in azione! ***


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ATTENZIONE: da qui i POV delle sorelle androidi si alternano, dal momento che entrambe saranno protagoniste di questo capitolo.
Se riscontrate difficoltà nella lettura, scrivetemelo in modo che possa trovare soluzioni alternative. Detto questo, buona lettura! :)












Capitolo venticinque

• Sorelle in azione! •





Jackie's POV


La sua guancia destra comincia a disegnare una saetta blu chiara, il suo ciuffo argentato diventa più luminoso e morbido di prima. Il tessuto della sua gonna diventa leggermente trasparente, i bordi di un argento chiaro e abbagliante e due grandi bracciali d'oro. Ora siamo uguali: siamo due Sailor Mecha.
«Incredibile» mormora Sailor Y.
«Non posso crederci, anche lei si è trasformata!» esclama Green Shadow. Dietro di lei c'è Red Shadow, la sua gemella. Credevo l'avessi uccisa, invece è riuscita a sopravvivere alla mia Gemma Inferni. Mi sembra ovvio: non sono capace di gestire la sua potenza e, probabilmente, non le ha provocato dolore.
«Perché Red Shadow è ancora viva?» non so per quale ragione, ma Vicky glielo chiede cambiando totalmente discorso. La gemella rossa si mostra con una ferita sul viso e sul braccio sinistro, ancora fresche e che perdono sangue poco alla volta.
«Ero ad un passo dalla morte, invece» risponde con voce bassa «ma sono riuscita a salvarmi.»

Lo sapevo, dannazione.

«Ora consegnatemi le gemme sacre o per questa robottina sarà la fine.»
Le catene stringono sempre di più i miei polsi e le mie caviglie, non posso fare altro se non stringere i denti e gli occhi. Non deve farlo, Vicky non deve consegnargliela. Se lo smeraldo riesce ad illuminarsi è solo grazie a lei e alla sua gemma, non può sacrificarsi per me. Non deve commettere il mio stesso errore in passato.
«Se vuole la tua spada, prima dovrà vedersela con me.»

Non farlo, Vicky, ti prego.




Victoria's POV



Mi guardo intorno senza sapere la risposta alla sua domanda: devo consegnare la mia gemma o lasciare che Jackie muoia?
In precedenza mi ha salvato la vita, perdendo la coscienza ogni volta che cercava di far nascere una Gemma Inferni. Se l'aiutassi, forse imparerebbe a gestirla. Tendo un orecchio e sento la porta scricchiolare, di colpo si spalanca cadendo a terra. Vedo Sailor Multipler e le altre Sailor Senshi in compagnia della guerriera vampira; finalmente sono riuscite a trovarci.
«Ancora voi?» ringhia Red Shadow.
«Libera subito Sailor Plus o te la vedrai con noi!» esclama la guerriera rossa impugnando lo Scettro della Molteplicità - se colpita, il danno raddoppia.
«Tu? Così bassa e così ingenua?» risponde Green Shadow trattenendosi una risata. «Non mi fai paura, dolcezza, e poi come può una come te sconfiggerci?»
«Mi stai sfidando, mh?» mugola maliziosa. Conosco Sailor Multipler; anche se è piccola di statura, è in grado di infliggere dolore anche più della norma. Bisogna essere così coraggiosi per sfidare un rubino.
Punta lo scettro contro le catene che tengono imprigionata la guerriera verde e dorata, centrando il punto debole con l'aiuto del suo computer ad ologramma.
«Intermissum!»
Una luce potente rosea riesce a spezzare le catene di nebbia oscura, liberando Sailor Plus e disintegrando la catena delle manette che tenevano prigioniere me e Sailor Divide.
«No!»
L'attiro verso di me facendo un cenno con la mano sinistra, mi viene incontro e mi osserva. I suoi occhi dicono tutto: non vuole affrontare le sue streghe.
«Se uniamo le nostre gemme con i poteri delle Sailor Senshi della Via Lattea, le sconfiggeremo?» chiede a voce bassa.
«Basterà il potere delle gemme sacre e della Luna» rispondo afferrando le sue spalle, avvicinandola poi a me «serve soprattutto la tua Gemma Inferni.»
Deglutisce.
«Non sono in grado di gestirla... i miei circuiti non sopporterebbero una forza così grande.»
«Ti guiderò io.»
Distoglie lo sguardo.
«Sei con me, sorellina?» le prendo il mento e la costringo a guardarmi, alla fine accetta. Spero riesca a controllare le sue paure o non ci riuscirà mai.




Jackie's POV



Dentro di me si nasconde un demone che controlla le mie paure, mi sono sempre nascosta dietro due dita. Semplicemente paura. Adesso dovrò sfruttare quest'occasione per imparare a gestire i miei poteri, poiché sono passati millenni da quando siamo state ibernate. Ora che i bracciali d'oro sono sui miei polsi, posso affrontare il nemico senza problemi.
«Sailor Moon, Sailor Y» Vicky richiama l'attenzione delle due guerriere «serve il vostro aiuto: impugnate i vostri scettri e fate riaffiorare l'energia dei vostri poteri.»
«Come dobbiamo fare?» domanda la guerriera azzurra e blu.
«Incrociateli, dopodiché sprigionate il vostro potere più forte, perché solo così ci libereremo delle gemelle Ombra.»
Le due guerriere sì scambiano un'occhiata rapida, prima di prendere il loro scettro tra le mani e annuire convinte. Sono pronte anche loro.
«Ora, Jackie, concentrati» mira le gemme dei suoi bracciali verso il nemico «chiudi gli occhi.»
Obbedisco e in un attimo un fumo verde chiaro circonda i miei pensieri.
«Tieni i pugni stretti e mira al nemico, disegna una croce e fingi di manipolare una ruota.»
Si disegna come un cerchio, in contemporanea anche in croce che si ribalta di venticinque gradi. Una circonferenza, due rette secanti incrociate: l'origine darà forma ad un nuovo cerchio.
Sento l'energia scorrere dentro di me.
«Ora girala ancora.»
Davanti a me si forma una sfera, diverse parti del cerchio di formano creando un solido.

Il Secondo Emendamento di Andromeda... "Il principio Infernum Gemmae"
Tutte le gemme sono in grado di crearla; il punto alfa, o l'origine della circonferenza, non deve andare oltre il cento percento o la sfera gemmata si disintegrerà - e con essa anche la gemma stessa.

«Non perdere di vista il punto alfa, concentra la tua energia su tutta la sfera» dice «non lasciare che i pensieri negativi influenzino il tuo subconscio.»
Concentro la mia energia al centro del cerchio, senza staccarmi da un unico grande pensiero: sconfiggere definitivamente le due streghe gemelle. L'energia sale sempre di più e questa volta riesco a gestirla. Mi sento onnipotente.
«Sailor Moon, Sailor Y, tocca a voi!»
La guerriera della luna si prepara, richiamando il potere del suo scettro del cuore di luna, mentre Sailor Y focalizza i suoi pensieri sul bagliore dello scettro di Alckemia.
«Moon Spiral Heart Attack!»
«Gravitation Wave!»

Adesso tocca a noi, sono pronta a scagliare la mia sfera gemmata. Prendo fiato lentamente recuperando indispensabili energie. 
«Gemma Inferni!» lo pronunciamo in coro sciogliendo la croce disegnata dalle nostre braccia. I quattro poteri si fondono dirigendosi verso le due gemelle che, all'impatto con la fusione dei nostri poteri, vengono disintegrate.
Le uniche cose che riusciamo a sentire sono le loro grida, così potenti e assordanti che riescono a distruggere tutte le celle subatomiche, le finestre e le lava lamp attorno a noi. Sailor Y riesce a creare una cupola di cristallo - la Crysalium Glass - per proteggerci dai pezzi di vetro che, lentamente, si disperdono per tutta la stanza.
Nella stanza entra un poco di luce filtrata dalle nuvole segnando la fine della nostra missione. Le gemelle sono state sconfitte, le nostre gemme sono salve, ma la principessa oscura sarà pronta a giocare un'altra carta. Ne sono certa.
Sento le mie gambe cedere, ma riesco a tenermi in equilibrio. Non sono svenuta, ce l'ho fatta.
«Ce l'abbiamo fatta!» esclama Sailor Moon colma di gioia.
«Bravissima, Sailor Plus!» mi viene incontro Sailor Multipler stringendomi forte i fianchi da dietro, la felicità che sprizza fuori dal suo viso. Vicky mi guarda con un sorriso orgoglioso, dopo che la forma Mecha Sailor svanisce improvvisamente. I miei occhi si riempiono di speranza, ma allo stesso tempo di paura.
La paura che si sente e percepisce quando si compie un'azione, e temi di averla fatta male o di non esserci proprio riuscita. La guerriera della luna - è vero che all'inizio aveva un po' paura e sono stata in grado di percepirla - è anche molto fiduciosa e coraggiosa, niente a che vedere con me.
«Ce l'ho fatta davvero?»
Il mio tono di voce è così basso che non sono riuscita a sentirlo, mi stupisco di me stessa. Alzo lo sguardo e lo sguardo di Vicky incrocia il mio, si avvicina lentamente verso di me accennandomi un sorriso.
«Sì, sorellina», mi sussurra abbracciandomi con dolcezza «ce l'hai fatta.»
Mi lascio travolgere dal suo abbraccio, le lacrime agli occhi e un grande sorriso sulle labbra. Se i miei genitori mi avessero vista combattere, sarebbero stati orgogliosi di me.



⭐️ Centro della Terra - durante la battaglia ⭐️




Madness osservava quello specchio ormai da ore, attendendo l'arrivo delle gemelle Ombra con tutte le gemme delle Sailor Andromeda e il Cristallo d'argento leggendario. Quelle due maghe avevano fallito, lo sapeva fin dall'inizio. Scontrarsi con due squadre di guerriere Sailor non era stata affatto una buona idea, ma pur di evocare il Cristallo Galattico di Andromeda si sarebbe sacrificata lei stessa.
«Quelle maledette guerriere me la pagheranno!» ringhiò.
«Vostra Maestà, lo Scettro del Pi Greco è quasi al completo delle sue energie.»
«Magnifico», ghignò maligna «con la fonte dei poteri di Yulian, il pianeta delle costanti algebriche, potrò ribaltare le leggi matematiche e fare di questo pianeta una poltiglia.»
«Signora... ehm, non voleva disintegrare anche il Sole e il Crysalium?»
«Anche quello, ma la precedenza va alla Terra» sorrise volgendo uno sguardo demoniaco alla sua serva - o quella che sembrava essere «finché ci saranno quelle ficcanaso a salvare quegli stupidi terrestri, non potrò mettere in atto il mio piano diabolico.»
«Che sarebbe?»
«Eliminare tutte le forme di vita sulla Terra, catturarne l'essenza vitale, strappare le dieci gemme che compongono il Cristallo Galattico di Andromeda dalle custodi, distruggerle, squartarle...»
Dietro la serva, apparve una strega dai capelli corti sfumati di rosa e rosso.
«Lasciate che ci pensi io, Vostra Oscurità» disse.
«Io, Poison Lily, seconda maga oscura, protetta dal veleno del serpente, mi occuperò delle guerriere Sailor e farò in modo che di loro non rimanga neanche l'ombra.»
Madness era diffidente.
«Giurami che non fallirai e che porterai a termine il tuo compito.»
«Può contare su di me, principessa.»
Fu così che la maga ricevette l'ok della sua sovrana, poi svanì in una nebbia oscura e macabra. Madness si girò per vedere lo specchio del futuro, ma già sapeva che qualcosa sarebbe andato storto.
"Non devi fallire, Poison Lily. Non lasciarti sconfiggere da un gruppo di ragazzine."







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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei - La fortuna e la lealtà ***


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Capitolo ventisei

• La fortuna e la lealtà •





Il giorno dopo...



Victoria's POV



Sono davvero contenta di essermi tolta un'enorme peso. Finalmente, posso riposarmi e godermi il paesaggio di questa grande città. È straordinario come l'uomo, nel corso dei millenni, si sia evoluto costruendo tutto ciò che mi circonda: case, strade, automobili, grattacieli di un'altezza esuberante.
Tra guerre religiose e rivoluzioni varie, è riuscito a creare meravigliose opere e invenzioni, cosa che un androide difficilmente saprebbe fare. Io ne sono la prova.
Sono stata costruita da un semplice essere umano, eppure non riesco ad integrarmi a questo ambiente. Sarà che sono diversa? Impossibile, chiunque ne sarebbe in grado. Tutte queste meraviglie, gli alberi di ciliegio, le farfalle variopinte, l'acqua della fontana che scende lentamente... non riuscirò mai a godermele al massimo.
Ho dei limiti. Non posso toccare l'acqua e neanche avvicinarmi agli animali selvatici, alcuni insetti e a tutte le fonti magnetiche. Sono estranea a questo pianeta, non riuscirò mai a godermi la bellezza che la Terra ha da offrire.
Il parco centrale è davvero grande, ci sono tanti alberi e bambini che giocano allegri. Davanti a loro, c'è una dolce coppia di fidanzati che si coccolano e si scambiano un bacio. Come ci si sente ad essere abbracciati e coccolati? Tra androidi è completamente diverso, come se cercassi di stringere una trave di metallo con la sola forza delle braccia lasciandoti insoddisfatta.
Ho davvero bisogno di un abbraccio.

Improvvisamente, il mio sguardo punta su una ragazza distesa sull'erba, all'ombra di una quercia. Ha i capelli castani e un vestito rosso, la gonna a pois bianchi e un paio di ballerine rosse. Devo averla già vista da qualche parte.
«Ciao», mi saluta con un sorriso alzandosi da terra, mettendosi poi seduta con le ginocchia in alto. Ora che la osservo meglio, ha un coda alta e i capelli le arrivano fino a metà schiena. Come fa un essere umano a tenere dei capelli così lunghi? Non ci penso e ricambio il suo saluto.
«Stai guardando le nuvole, vero?»
Oh, Madre, che domanda assurda. Certo che le sta guardando!
«Sì», risponde stendendo la gamba destra «qui si sta davvero bene, c'è una brezza davvero piacevole.»
Quel sorriso mi è familiare.
«Non riesco a sentirla...» mormoro tra me e me. Certo che è davvero orribile non sentire la brezza che ti colpisce la pelle, donandoti calore o freschezza. La ragazza mi guarda compiaciuta, poi si alza completamente dal prato, mettendosi in piedi.
«"Non riesci"? E perché?»
Ecco, e ora come glielo spiego?
«Non capiresti» rispondo con tono gelido, distogliendo di poco lo sguardo. Non posso farmi vedere vulnerabile, devo mostrarmi superiore.
«Provaci, almeno», sorride nuovamente. Improvvisamente, i miei ingranaggi fanno un balzo facendomi perdere la concentrazione. Deve essere il suo sorriso, non c'è che dire. è così divino, ammiccante. Come si fa a non notarlo?
«Il fatto è che ho la pelle molto robusta.»
Da come mi sta guardando, deve essere confusa. Scrolla le spalle e poi mi viene incontro. Ha l'aria molto amichevole, non oserebbe neanche aggredire un roditore. Per qualche strana ragione, sbatte due dita contro il mio braccio, facendo rimbombare nell'aria il rumore del metallo.
«Non sei una mortale.» deduce e dio annuisco nascondendo gli occhi dietro la mia frangia. Non mi sento più le gambe.
«Hai paura di me, adesso, vero? Scapperai come farebbe un qualunque essere umano?»
Invece non si tira indietro anzi, si avvicina sempre di più sfiorando il mio petto. È una sensazione bizzarra, e anche lei lo è. Non è per niente facile ingannarla, ha già scoperto chi sono. Dovrei preoccuparmi, ma decido di non pensarci.
«Perché dovrei?» mormora. «E poi, ho visto di peggio.»
In effetti ci sono creature peggiori dei robot non lo nego.
«Davvero?»
«Certo», distoglie lo sguardo per un'istante, esitando, poi torna a guardarmi «ma dimmi un po', come ci si sente ad essere rinchiusi in un corpo metallico?»
Non sarà facile spiegarlo, perché neanch'io non ho mai capito la mia vera funzione.
«Beh... ci sono tante cose che non posso fare, ad esempio godermi appieno la natura, e la situazione di prima ne era la prova.»
Per qualche strana ragione si gira verso qualcosa alla mia sinistra, nasconde un sorriso e mi abbraccia trasmettendomi calore e sicurezza. Non riesco a descriverlo, è come sentire il ghiaccio che ti si scioglie sul corpo provocandoti un brivido lungo la spina dorsale. Il mio cuore saltella come se volesse uscire dal mio corpo.
«Tranquilla» sussurra dolcemente facendomi arrossire. Oh, Madre, non mi sono mai sentita così in imbarazzo in tutta la mia vita.
«Cosa c'è, robottina?»
Che le dico, adesso? Ho completamente perso le parole.
Coraggio, Vicky, sei forte! Dimostrati superiore davanti agli altri, sei o non sei una paladina che veste alla marinara?
«N-niente...» riesco a dire, la voce fioca, la testa bassa e il corpo rigido «... non me lo aspettavo.»
Non devo guardarla o finirò con l'impazzire del tutto. Mi alza il mento con due dita esitando ancora un'istante, per poi sfiorare le mie labbra. Riesco a sentire il suo respiro regolare e tiepido, come la brezza primaverile.
Ora che la osservo meglio, i suoi occhi sono di un rosso acceso. Per quanto ne sappia, gli esseri umani non hanno l'iride rossa - salvo casi eccezionali. Sono davvero meravigliosi, oltre che spaventosi.
«È una mia impressione o i tuoi occhi sono rossi?»
«Non sempre lo sono» risponde con un sorriso.
«E quale sarebbe il colore naturale?»
«Marroncino chiaro» dice allontanandosi da me solo di qualche centimetro, continuando a tenere le sue braccia attorno ai miei fianchi. Una cosa è certa.
«Non sei un essere umano, vero?»
Scuote lentamente la testa.
«Fammi indovinare: sei un lupo mannaro?»
Ma i lupi mannari non hanno gli occhi giallo fluorescente, un olfatto ben sviluppato e la paura del fuoco? Devo essere completamente impazzita.
La castana scuote nuovamente la testa facendo schioccare leggermente la lingua tra i denti.
«Sono una vampira» risponde, poi «una creatura notturna succhiasangue, veloce e molto fredda di cuore.»
Non solo "di cuore", suppongo.
Osservo la sua spilla rossa attaccata sulla spallina destra del suo vestito, identica a quella di Usagi e Gwendaline. Che sia anche lei una... no, non credo. Cosa vado a pensare?
«Non sono soltanto una comune vampira, come voi dite» fa il segno delle virgolette pronunciando quelle due parole «provengo da un mondo parallelo, mi hanno mandata qui per aiutarvi nella vostra missione.»
«Quindi, anche tu saresti...» una guerriera Sailor, come lo sono Usagi e le sue amiche, io e mia sorella, Lisa, Lucrezia e Anne Marie? La ragazza annuisce sfiorando nuovamente le mie labbra con le sue.
«Credo di averti già vista, o forse mi sto sbagliando.»
«Forse ti vengo in mente: prova a strizzare il cervello» dice ironicamente. Se solo avessi un vero cervello, e non una scheda madre, lo farei.
«Devo avere qualche vuoto di memoria», stringo gli occhi passandomi una mano tra i capelli «sarò anche un androide, ma anch'io ho difetti.»
Non appena apro le palpebre, la vedo ridere sotto i baffi. Detesto ammetterlo, è davvero carina quando sorride. Per me è sempre stato difficile sorridere di fronte agli esseri umani, eppure mi hanno sempre considerata una di loro.
L'unica cosa che non capirò mai è quel loro vizio di fare troppe domande e indagare su fatti che, per il loro bene, è meglio non approfondire.
«Può capitare» il suo tono ora è basso. Improvvisamente, il rumore di un campanellino attira la sua attenzione e, osservando per qualche secondo il suo orologio, si stacca dal mio addome e indietreggia.
«Scusami, ma adesso ho da fare», dice «ci vediamo in giro.»
Poi si allontana, lei va da una parte ed io dall'altra, ignorandoci a vicenda. È passata un'abbondante mezz'ora e il cuore mi batte ancora forte. Che cosa vorrà dire?




Jackie's POV



«Come ti trovi con questa nuova CPU?»
Appoggio sulle mie ginocchia la mia rivista sulle nebulose e sui corpi celesti più strani. Mio padre sembra così orgoglioso del suo lavoro, ed io che osservo la sua chioma nera e i suoi occhiali tondi senza rispondere alla sua domanda. Ha l'aspetto di un mago prodigio, forse lo è davvero.
«Molto bene, papà» rispondo educatamente sbattendo un paio di volte le palpebre «finalmente riesco a coordinare i miei movimenti.»
«Sono contento per te, Jackie» sorride.
«Quando pensi che tornerà tua sorella?» chiede improvvisamente facendomi sobbalzare. Avevo la testa tra le nuvole, come al solito.
«Non lo so», mi limito a rispondere «ha detto che sarebbe andata a fare una passeggiata per schiarirsi le idee.»
«Ricordatevi che i robot possono guardare la natura, ma non toccarla» si congeda guardandomi dalla coda dell'occhio «ma io farò in modo che possiate farlo.»
È la frase più bella che abbia mai detto, a mio parere. Toccare l'acqua e i fiori è il mio desiderio più grande, il poter vedere la natura da vicino. Vicky sarà felice di sapere una notizia del genere.
«Spero torni presto», aggiunge «non vedo l'ora di dirle la bella notizia.»
«Meglio che non venga a saperlo» interviene papà «o almeno, finché non sarò riuscito a creare uno strato di pelle artificiale impermeabile - giusto come prova.»
«Va bene, non glielo dirò» dico infine lasciando che mio padre aprisse le porte del suo piccolo laboratorio. Sono davvero felice di avere un padre così generoso.
Finisco di leggere la rivista e non appena leggo finisco di leggere le prime due righe, la porta d'ingresso si apre improvvisamente e vedo Vicky entrare in casa dalla porta scorrevole.
«Sono a casa!» esclama togliendosi le scarpe.
«Com'è andata la passeggiata?» le chiedo appoggiando la rivista sul tavolino di vetro davanti alla poltrona su cui sono sdraiata, le gambe sporgenti e leggermente incrociate. «Ti sei schiarita un po' le idee?»
«Abbastanza», la sua risposta non è affatto convincente «ho visto qualche scoiattolo e un piccolo volatile, nient'altro.»
«Sicura? Ti vedo rossa in volto.»
Sobbalza e indietreggia di qualche passo. Deve aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere, o forse si è innamorata di qualcuno. Potrebbe essere un uomo o una donna - molto chiaramente l'ultima.
«Faceva caldo.»

Tutte scuse, Vicky.

«Va bene, lo ammetto: credo di essermi presa una cotta per qualcuno... o meglio, qualcuna.»
Mi alzo dalla poltrona per andarle incontro.
«E chi sarebbe questa nuova ragazza?»
Segue una lunga pausa.
«Non conosco il suo nome, ma credo averla già incontrata prima.»
Spero vivamente che non sia una vipera come Gwendaline Yoshiro. Tra l'altro, oggi non si è fatta vedere né a scuola né in giro per le strade della città. Ora che mi sta parlando di quella presunta ragazza, la mia curiosità sale sempre di più.
«Quindi, ti sei innamorata?»
«Forse.» 
Non è una sorpresa sentire una risposta simile. Vicky non è mai stata una persona troppo tattile, se non quando si era trattato di farsi apprezzare per quella che era, nascondendo la sua vera scelta amorosa, dalle persone da cui, per anni, ha cercato di farsi amare.
«So già che mi respingerà» distoglie lo sguardo, gli occhi nascosti dalla frangia dei suoi capelli.
«Lo sai che per te ci sarò sempre», mormoro prendendole una mano «il compito di una sorella è quella di sostenere la sua famiglia.»
Si scopre l'occhio destro e noto che una lacrima scura le sta scendendo lungo la guancia. Da quando è stata respinta da Gwen non è più stata la stessa anzi, è diventata sempre più violenta verso di lei e gli altri. Sapevo che, un giorno, innamorarsi di una come lei le avrebbe fatto male.
Voleva andare contro i Sette Emendamenti fondendo il suo zircone con l'acquamarina, e non si sarebbe mai aspettata un rifiuto da parte sua. So che è ancora innamorata di Gwen, che i suoi sentimenti verso di lei non sono svaniti - e probabilmente mai spariranno.
«Avevi ragione, quando mi dicesti che innamorarmi di qualcuno mi avrebbe fatto male» la sua voce si è incrinata improvvisamente.
«So che hai paura di essere respinta nuovamente, e ti capisco» rispondo «ma da una parte devi essere consapevole della tua scelta; se davvero sei convinta di amare una donna e non un uomo.»
Vicky deglutisce.
«Lo sono.»
Non è sicura invece, visto che non fa altro che crogiolarsi tra le lacrime. Altro dolore, altri sogni distrutti.
Vederla ridotta in quello stato mi fa piangere il cuore, perché odio sentire il cuore di una mia cara infrangersi davanti a me. La ferita nel suo grande cuore meccanico è profonda e riempire quella falla che si porta dietro ormai da dieci mesi - dallo scorso San Valentino fino ad ora - non sarà affatto facile.
«Sappi che sono qui, qualunque cosa succeda.»
L'abbraccio da dietro stringendo forte le sue mani, intravedo lo zircone incastrato nel suo polso che emana una luce fioca. Quello che voglio è vederla sorridere e vivere felice, come nostro padre vuole.
«Anche se non siete esseri viventi avrete la possibilità, un giorno, di godervi appieno tutto ciò che vi circonda. Sarà la vostra ricompensa dopo l'attesa.»

Ed è anche la mia promessa anzi, la nostra promessa.

Ti voglio bene, sorellona.










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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette - Chibiusa e Haiyuki, missione cupido ***


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Act. 2 | "Verbo Cordis"

Broken Hearts




"La malattia del tuo cuore non guarirà più, soprattutto se la causa è il tuo primo amore."








Capitolo ventisette

• Chibiusa e Haiyuki, missione cupido •




Haiyuki's POV





Questa città è davvero grande. Non avevo idea che i terrestri avessero costruito palazzi così alti, parchi grandi e ricchi di fiori, scuole a quattro piani e tanti negozi di dolci.
Credo che mi troverò bene in questo pianeta, non sarà facile però respirare aria pulita. Tokyo è una città parecchio inquinata, ci sono molte fabbriche e automobili di qualsiasi dimensione. Milioni di anni di storia, numerose invenzioni e idee, rivoluzioni e guerre che hanno portato a grandi cambiamenti; ecco come gli esseri umani si sono evoluti.
Passeggiare in una città così grande non è una novità per me, il regno dove sono stata cresciuta non è paragonabile a questo. Tra l'altro, sono stata mandata qui sulla Terra per proteggerla, come tutti gli altri pianeti e il Sole, e con essa anche tutta la galassia. Non me la immaginavo affatto così.
«Che bello, ho il nuovo numero di Tori Meca!»
Davanti a me vedo una bambina dai codini rosa in compagnia di un ragazzo dai capelli neri e uno smoking elegante - all'apparenza, sembra avere vent'anni. Devo ammetterlo, è davvero attraente.
«Mi raccomando, non dire nulla ad Usagi o se la prenderà con me.»
Questo nome non mi è nuovo.
«Non preoccupati, Mamo, terrò la bocca chiusa» sorride mostrando un bagliore lucente e accecante. Non c'è alcun dubbio: è colei che sto cercando.
«Vuoi che ti accompagni a casa?»
«Tranquillo, conosco la strada di casa» risponde tutta contenta tenendo stretta il suo nuovo manga tra le braccia «non mi perderò questa volta, promesso!»
I due ragazzi si separano ed io comincio a seguire quella bambina. Ha un portamento a dir poco stupefacente, ora è distratta dalla copertina del nuovo manga horror che ha appena comprato e non guarda avanti, facendo cadere di tanto in tanto uno strano pallone a forma di testa di gatto viola.
Sta girando verso un vicolo tra la gioielleria e la pasticceria, attraverso la strada guardando a destra e a sinistra, raggiungendo l'entrata del negozio dorato dai gioielli luccicanti e costosi.
La bambina dai capelli rosa va ancora avanti verso quel vicolo, ma non ha ancora notato che quello è un vicolo cieco. Non so se mi convenga avvertirla, ma è meglio farlo prima che vada a sbattere contro il muro.
«Attenta!» grido improvvisamente facendola spaventare. Il manga le scivola dalle dita e subito dopo si gira per guardarmi. La sua espressione è un miscuglio tra stupore e paura. Adesso che la guardo meglio... siamo molto simili, come due sorelle.
La bambina davanti a me stringe forte il suo pallone a forma di testa di gatto, spaventata e scioccata, senza preoccuparsi del manga caduto ai suoi piedi.
«Chi sei?» chiede.
«Mi chiamo Haiyuki Dahlia Hiddako, vengo dalla galassia di Andromeda per essere addestrata come guerriera Sailor e portare la pace sulla Terra.»
Lei spalanca gli occhi.
«Che coincidenza, anch'io sono una guerriera!» esclama entusiasta. «Quindi, anche tu sei una Sailor Andromeda?»
«Sì» rispondo con un dolce sorriso «custodisco il cuore di zaffiro, il simbolo della purezza angelica.»
«Ma allora sei tu la Small Lady Sapphire di cui mi parlava Usagi.»
«Lei mi conosce?»
Deve essere stata Lunaris, ne sono sicura. Quella gattina mi conosce troppo bene, così come conosce il resto dell'universo.
«Non so per quale ragione, probabilmente glielo ha detto Luna... ma, toglimi una curiosità: come hai fatto ad arrivare qui?»
«Sono in grado di creare varchi temporali, mi permettono di teletrasportarmi anche da una galassia all'altra.»
Mi meraviglio di me stessa.
«Wow! Posso farlo anch'io?» i suoi occhi a forma di cuore mi hanno presa alla sprovvista. Non so se le guerriere della Via Lattea sono in grado di farlo, ma quello che so è che possono teletrasportarsi da un pianeta all'altro - esattamente come noi guerriere di Andromeda.
«Non saprei rispondere a questa domanda, sinceramente» ridacchio imbarazzata.
«E tu?»
Abbassa improvvisamente la testa.
«Veramente, io... non ho ancora un potere, voglio dire, non ce l'ho più.»
Nelle tasche del mio vestito brilla una luce violacea, tiro fuori una pietra preziosa a forma di cuore. È chiaro che questo bagliore è un segno: ho trovato la custode giusta. Quella bambina sarà in grado di gestire un potere che non fa parte di lei? Ne dubito.
Da come si muove e parla, sembra una bambina infantile e sbadata, ma potrebbe avere delle grandi potenzialità per essere una custode di una gemma Purity. Se Theira mi ha affidato il compito di cercare la seconda guerriera della luna, una dal cuore puro, piccola e innocente, c'è un motivo. Sono più che sicura che riuscirà a custodire una Purity Gem.

«Possibile che sei così tonta?»
«Perché, tu sei intelligente?»
Sobbalzo di colpo, sentendo le grida di due ragazze. Afferro la mano di Chibiusa e cammino verso l'inizio del vicolo, sbirciando dall'angolo dell'edificio. Deve trattarsi di una lite tra sorelle o amiche.
«Molto più di te.»
«Ma per favore!»
Una ragazza dai capelli lunghi e neri sta bisticciando con un'altra ragazza, probabilmente una sua vecchia fiamma. Nah, ma che dico? Non credo sia così. Cerco di osservarle meglio analizzando ogni centimetro della loro persona.
La ragazza bionda dal ciuffo blu ha il corpo agile di un uomo, due gambe lunghe e due grandi occhi blu cobalto - uno nascosto dai suoi capelli. Assomiglia vagamente a Neo Queen Zyrconia, la regina di Mechanitron. Che sia lei nel passato?
«Ti vanti del fatto che sei una ragazza prodigio, poi osi gridarmi in faccia in questo modo?»
«Vogliamo parlare di te, invece? Sei fidanzata con il tuo senpai solo per essere alla pari con le tue compagne.»
«Non è vero!»
La ragazza corvina ha due grandi occhi verde acqua, una spilla attaccata al centro del fiocco della sua uniforme e due orecchini dello stesso colore dei suoi occhi. Mi ricorda molto la nuova regina di Oblivion. Non credo sia lei nel passato. Dalla sua espressione, sembra odiare quell'altra ragazza più di ogni cosa.
Tra l'altro, Neo Queen Aquamarine non si permetterebbe mai di odiare qualcuno.
«Perché non lo ammetti?»
«Semplice: perché non è così.»
Lo sguardo della ragazza dal ciuffo blu diventa gelido, la sua espressione si contrae in una smorfia disgustata e amareggiata nei confronti della ragazza corvina.
«A volte sei davvero stronza. E tu saresti una principessa, come il tuo "dolce amorevole cagnolino" ti chiama?»
«Non offenderlo!»
«Non l'ho di certo offeso, ho solo detto la verità.»
Si allontana lentamente girandosi di spalle. La corvina cerca di fulminarla con gli occhi, ma qualcosa glielo impedisce. Anziché ribellarsi, un paio di lacrime le rigano il viso.
«Vai all'inferno, Vicky!» e detto ciò comincia a correre dalla parte opposta della strada. Non so da quanto tempo litigano e non m'interessa più di tanto, ma il compito di un angelo è garantire la pace reciproca tra gli umani.

Chibiusa mi guarda stranita.
«Le vedi spesso litigare così?» le chiedo.
«In realtà, è la prima volta che le vedo così arrabbiate», risponde con calma «sono state Lisa ed Elvira a raccontarmelo.»
«Che cosa?»
«Il motivo della loro lite», continua «è dal giorno di San Valentino che va avanti questa storia, da quando Gwen ha respinto Vicky.»
Mi sento confusa.
«Mi spiego meglio: la ragazza corvina si chiama Gwendaline Yoshiro ed è figlia di un imprenditore miliardario, mentre la ragazza bionda dal ciuffo blu è Victoria Kamesuke, una ragazza prodigio figlia di uno scienziato.»
«Cosa sai di questa storia?»
«Non molto, se devo dire la verità. So solo che Vicky ha avuto il coraggio di dichiararsi ad una ragazza e non ad un senpai o ad un suo compagno di classe, ma Gwen l'ha presa in giro rifiutando la sua proposta d'amore.»
Che cattiveria, mi dico in testa. Ma se, secondo Theira, sono le guerriere destinate a cambiare il mondo, allora devo cercare di fare qualcosa. Ma che cosa?
«Da quel giorno, si gridano in faccia e sputano volgarità di ogni genere. Vicky è diventata più violenta, mentre Gwen ha cominciato a comportarsi da ragazza perfettina.»
«Non c'è un modo per riappacificarle?»
Scuote lentamente la testa.
«Perché non le aiutiamo?» l'idea mi viene spontanea - e mi meraviglio da sola. Non avevo mai avuto un'idea del genere ma infondo, perché no?
«Scordatelo! Non lo farò mai e poi, è già stato difficile con Usagi e Mamo.»
«Ti prego, non posso farcela da sola.»
Sospira rassegnata ed decide di accettare la mia offerta, poi la prendo per mano e seguiamo Vicky senza farci notare. Non mi piace affatto l'odio e voglio che quelle due ragazze ritrovino l'amore perduto. Se davvero sono loro le prescelte, allora devo sbrigarmi.






Victoria's POV


Per qualche strana ragione cammino sulle strade della città, senza una meta precisa. L'ultima volta che ho incontrato Gwen è stato qualche settimana fa, prima delle vacanze di Natale. Come immaginavo, ora che l'ho rivista, abbiamo litigato.
Ormai non so più cosa dirle, ho esaurito le parole a furia di gridarle in faccia. Perché mai dovrei allearmi con lei? È una ragazza arrogante e presuntuosa, niente a che vedere con quella ragazzina che avevo conosciuto in passato. Non è più la Gwen gentile, socievole e solare di prima. Ora capisco questo suo atteggiamento che, inizialmente, avevo definito strano; e anche perché mi ha respinta il giorno di San Valentino.
«C'è una cosa che vorrei dirti.»
Teneva tra le mani altri biglietti a forma di cuore, forse tutti dallo stesso destinatario.
«Che cosa?»
«Ecco... volevo solo dirti che...» mi si bloccarono i circuiti per qualche secondo «...mi piaci.»
Lo dissi tutto d'un fiato, ma ciò che mi scandalizzò in quel momento era la sua espressione: un miscuglio tra crudeltà e malizia. Era come se la mia dichiarazione fosse una presa in giro, ma non era affatto così. Ero davvero innamorata di lei, da quando la vidi dondolare sull'altalena all'inizio delle scuole medie.
«Hai davvero avuto il coraggio di dichiararti a me e non ad un altro ragazzo?»
Annuii.
«Sei patetica.»

Devo smetterla di pensarci, devo dimenticarla. È fidanzata con il senpai Kai Kowanawa e nulla le farà cambiare idea. Improvvisamente sbatto contro qualcosa, o qualcuno - lo sento grugnire dal dolore.
«Mi scusi, non...»
Alzo lo sguardo e i miei occhi incrociano quelli rossi di una ragazza; è la stessa che incontrai qualche giorno fa al parco. Ecco che il cuore meccanico comincia ad accelerare i battiti, è la stessa sensazione di quella volta, molto più forte e dolorante.
«Oh, sei tu Vicky.»
Spalanco gli occhi.
«Come fai a sapere il mio nome?»
«Sei famosa in ambito scientifico, come tua sorella lo è in campo musicale.»
«Qualcuno ti ha detto di me?»
«Non proprio, gli altri ragazzi parlano molto di te e di lei», sorride dolcemente «a proposito, mi chiamo Regiela e abito vicino alla scuola.»
Nella mia stessa strada, per farla a breve.

«Piacere di conoscerti.»
Perché mi sento a disagio davanti un essere umano? No, non è umana... Madre, mi sento così tonta.
«Immagino che tu stia tornando a casa.»
Annuisco tenendo lo sguardo basso.
«Vuoi che ti faccia compagnia?»
Reagisci, Vicky, forza! Smettila di pensare a Gwen! Mi tiro uno schiaffo e finalmente riesco a tornare me stessa.
«Volentieri» rispondo con un piccolo gemito massaggiandomi la guancia bruciante. Mi sta guardando allibita, come se la mia reazione fosse stata inaspettata. Devo imparare a tenere le mani dentro le tasche, o finirò sempre nei guai.
Ci avviamo lungo la strada, percorrendo l'altra metà del tragitto. Regiela sembra così socievole, niente a che vedere con l'essere umano in generale.
«Cammini sempre da sola?» mi chiede subito dopo.
«No», mi affretto a rispondere «spesso percorro questa strada con mia sorella, quando torniamo a casa da scuola o quando abbiamo finito le attività del club di meccanica quantistica.»
«Tutti i giorni?»
«Non proprio.»
Sorrido, il che mi preoccupa. Perché mai dovrei sorridere? A quest'ora, sarei dovuta essere in una cella d'ibernazione a piangere gocce di olio fino a tarda notte.
Improvvisamente volge lo sguardo verso qualcuno e lei mi afferra la mano sorridendo maliziosamente sotto i baffi. Mi chiedo chi ci sia dietro di noi, non oso girare il collo per guardare. Non sento il tepore della sua mano, come se la circolazione del suo sangue si fosse fermata da anni. Di sicuro, i vampiri non possono essere paragonati agli zombie; sono due creature ben diverse.
«Sei una ragazza perbene, sai?» mi sfugge senza un motivo, come se fossi ad un passo dalla dichiarazione.
«Ti piaccio, forse?»
Arrossisco.
«Beh... in un certo senso...»
«Puoi anche negarlo, non mi offenderò.»
Offenderei me stessa, invece. È vero, mi piace, ma non riesco ad ammetterlo. Avevo giurato di non avere una relazione ed essere una semplice ragazza robot ma, per colpa di un malfunzionamento ai miei circuiti, non riesco a controllare le mie mosse e le mie parole. A volte agisco senza pensare, divento volgare senza volerlo e finisco con l'essere coinvolta in numerose risse. Tutto questo da quando mio padre ha cambiato il mio cuore meccanico, dopo che Gwen ha ferito i miei sentimenti.
«Okay, forse un pochino.»
Cavolo.
«Non devi aver paura di ammetterlo.»
Ho paura che succeda un'altra volta, non voglio. Sono sensibile fino ad un certo punto, ma questa ragazza riesce ad allontanare magicamente il mio istinto violento e prepotente.
«Abiti qui, vero?»
Ci fermiamo davanti ad una casa dalle porte metalliche e le finestre sbarrate: è proprio casa mia.
«Sì.»
«Io abito laggiù, dopo quella casa gialla» m'indica una casetta dal tetto rosso proprio a due passi dalla mia «se vuoi venire a farmi compagnia, non esitare a chiedere.»
«Lo farò senz'altro» sorrido aprendo il cancello con il display ad impronta digitale guardandola allontanarsi. Altro che "un pochino", adesso mi piace davvero.




Haiyuki's POV



La vedo superare due piccole colonne di cemento che separano la casa di Vicky dalla strada. Da come guardava quella ragazza, sembrava essere parecchio interessata. Argh, così non va bene!
«Posso sapere perché abbiamo seguito Vicky?» mi chiede Chibiusa scocciata.
«Devo capire se lei è la prescelta che diceva Theira.»
«Mettendoti ad osservare qualcuno da lontano?» la sua espressione diventa cupa «mia cara extraterrestre, questo si chiama "stalking" ed è un reato.»
«Non se lo fai per il bene di entrambe le galassie» strizzo un occhio «e poi non sono un'aliena, sono un angelo!»
Chibiusa si picchia improvvisamente la fronte.
«Perché siamo vicine a voi? Mi chiedo il perché!»
«Non hai visto ancora niente, Small Lady», sorrido maligna «ed è anche per questo che questa Purity Gem entra in azione.»
Tiro fuori dalla tasca sinistra della mia uniforme scolastica una pietra preziosa a forma di cuore dai bordi dorati, violacea e verdognola: il cuore di ametista.
«Quindi dovrei entrare in possesso di... questo?»
«I suoi poteri sono immensi, Chibiusa, sei in grado di dominare parte dei poteri angelici e demoniaci per fare del bene» spiego «la gemma può essere custodita solo da chi ha un cuore puro, e il tuo lo è.»
«Come faccio a gestire un potere così grande? È già stato difficile con il mio vecchio Prisma di Luna ed ora che l'ho perso, non so più come combattere.»
Le prendo una mano e mi avvicino al suo viso colmo di lacrime, con l'altra mano le alzo di poco il mento.
«Ti addestrerò io», mormoro «e non sarò sola.»
Chibiusa china leggermente il capo di lato confusa, come per dire 
«in che senso?».
«Le gemme sacre ti seguiranno e ti guideranno in ogni ostacolo, in modo che tu possa gestire al meglio il potere del cuore ibrido.»
Sta sorridendo, è un buon segno.
«Allora, sei una dei nostri?»
Mi guarda per qualche secondo, poi il suo sorriso diventa più grande e mi abbraccia deglutendo e singhiozzando.
«Sì», riesce a dire «sono una di voi.»




Lasciamo la stradina passando davanti alla scuola, incamminandoci verso una seconda strada.
«Dove abiti, Chibiusa?»
«In fondo alla strada, in una casa gialla e rosa.»
«Sei figlia unica o hai una sorella?»
Sobbalza improvvisamente.
«In verità Usagi sarebbe mia madre, ma non riesco a considerarla tale dal momento che ha solo quindici anni.»
«Se è per questo, neanch'io considero Lisa mia madre.»
Mi guarda sorpresa.
«Come sarebbe a dire?»
Ho una voglia matta di abbracciare un orsacchiotto di peluche. Come glielo spiego? Conosco già il futuro e non posso assolutamente rivelare nulla, altrimenti la mia gemma futura si spegnerà ed io tornerò nel trentesimo secolo.
«Per il tuo stesso motivo, ovviamente.»
Peccato che invece, non lo sia. Questa è la mia grande occasione per poterla rivedere. Dopo la Seconda Guerra Cosmica, ho avuto tanta paura. La tragica scomparsa delle gemme ha portato tutto alla rovina, inclusa me stessa.
«Quindi, tu sei un angelo?»
«Sì.»
«Ma non hai le ali.»
«I mortali non possono vederle, ma io le mostro solo a chi ha un cuore puro.»
«Ovvero?»
«È il concetto di "angelo custode", Chibiusa» spiego «un cuore gemmato può scegliere il suo custode e la sua voce, a condizione che abbiano entrambi il cuore di un angelo.»
«Per questo il cuore di ametista ha scelto me come nuova guardiana?»
«Esattamente.»
Esita per un istante, poi alza lo sguardo e intravede casa sua. Chibiusa mi saluta con un forte abbraccio ed entra in casa in compagnia di una ragazza dai chignon buffi. Non c'è che dire: sono simili, così come lo siamo io e mia madre. Dio, quanto mi manca.

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto - Cambiamenti ed addestramenti speciali ***


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Capitolo ventotto

• Cambiamenti ed addestramenti speciali •




Victoria's POV




Come al solito, papà non ha acceso le luci a led, eppure le ha costruite e montate per risparmiare sulla bolletta. Mi sfugge un sorriso. A volte, nostro padre ha la stessa mentalità di nostra madre. Ne sento così tanto la mancanza, eppure papà non vuole trasformare il suo corpo in una corazza di metallo, come lui stesso si era promesso di fare qualche anno fa.
«Sei tu, Vicky?»
Parlando del diavolo, papà si mostra con il suo camice da laboratorio bianco e una sfera di vetro in mano.
«Sì, papà.»
«Com'è andata la giornata?»
Il mio cuore fa un salto pazzesco. Gli devo dire che mi sono dimenticata di potare le rose o che mi sono innamorata di una vampira? In entrambi i casi, non reagirebbe bene. Mi limito a dire semplicemente «sì, è andata abbastanza bene».
«Sai che hai dimenticato di potare le rose in giardino?»
Dannazione, mi ha scoperta.

«Lo so, scusami, ma...»
«Tranquilla, ci ha già pensato tua sorella» risponde facendomi tirare un sospiro di sollievo «ma la prossima settimana toccherà a te.»
«Non me ne dimenticherò, padre» sorrido.
Papà appoggia la sfera di vetro sul tavolino, poi mi viene incontro appoggiando una mano sulla mia spalla, facendomi sobbalzare.
«A proposito di tua sorella, mi ha detto tutto.»
«Riguardo a cosa?»
«Di te e la figlia di Mr. Yoshiro.»
Starà parlando di Gwen, ne sono sicura.
«Ti riferisci a lei?» cerco di dire. «Beh, sappi che è acqua passata.»
«No, ho realizzato una cosa: credo che voi due non siate pronte per provare emozioni forti come l'amore.»
«Veramente, padre, io...» glielo devo dire? Lo faccio o non lo faccio?
«Non spaventarti, non toglierò il cuore meccanico a nessuna delle due» si affretta a dire «voglio solo perfezionarlo.»
«Che vuoi dire con "perfezionarlo"?»
«Sperimenterò un siero e un motore a ellisse su un piccolo robot e se tutto andrà bene, lo monterò nel vostro cuore.»
«E quale sarebbe?»
«Vieni, te lo mostro.»
Dietro le scale che portano al piano di sopra, è nascosto un seminterrato dove papà ha costruito una sala giochi - che lui ha chiamato "sala virtuale" - e il suo laboratorio. Nonostante i suoi impegni, ha deciso di dedicare un po' del suo tempo a sua figlia. Lo ammetto, non è da lui.
Mi guardo attorno e vedo il mio clone e quello di nostra madre - come se tenesse in casa la sua salma. Detesto dire che è inquietante vedere una persona conservare il cadavere di un suo caro eppure, inizialmente, voleva farla resuscitare sotto un'altra veste. Da quando ci ha abbandonate, papà non è più lo stesso.
Il dolce squittio dei criceti, il furetto che arriccia il naso e il coniglio che rosicchia la carota mi ricordano molto la vita passata, quando tutto era fatto di circuiti ed ingranaggi. Confesso che mi manca vivere su Mechanitron anche se, a dir la verità, la vita sulla Terra non è poi così orribile.
«Ho pensato di chiamarlo Cordis Lacrimae» dice «però, se devo essere onesto... non voglio sperimentarlo su di voi.»
«Poco fa hai detto che non siamo pronte per...»
Papà mi guarda improvvisamente con un dolce sorriso, dimenticandosi di quello che ha detto poco prima in cucina. È incredibile come riesca a non pensare in negativo, deve aver imparato dalla mamma. Mi mordo leggermente il labbro imbarazzata.
«Scusa» faccio un passo indietro tenendo le mani giunte e le dita leggermente incrociate verso l'alto, muovendole di tanto in tanto.
«Sai una cosa?» comincia a dire aggiungendo un paio di gocce acide nel siero che sta preparando. «Ogni volta che vedo te e Jackie penso sempre al vostro futuro.»
«E come te lo sei immaginato?» la domanda mi esce spontanea.
«Sull'altare con l'uomo dei vostri sogni, una famiglia...» arrossisco di colpo «... peccato che non possiate essere come tutti gli altri, avreste potuto fare molto.»
In realtà, non c'è un uomo nel mio cuore ma una donna anzi, una ragazza.

«Il mio intento è quello di rendere te e tua sorella più "umane", che possiate toccare l'acqua senza danneggiare i vostri circuiti, ma non posso fare miracoli», il contagocce gli scivola dalle dita «la natura non lo permette.»
«Non importa, papà», mormoro «mi basta essere al tuo fianco.»
Lo abbraccio dolcemente facendo scendere due lacrime nere dagli angoli dei miei occhi. Mi rattrista vederlo così sconsolato, eppure è riuscito a creare due androidi capaci di mostrare sentimenti e non è una cosa da poco.
«Devo dirti un'altra cosa e questo dovrai dirlo anche a Jackie» l'abbraccio si scioglie e mi guarda con sguardo fiero.
«Che cosa?»
«Dopo le vacanze invernali, studierete alla Mugen Academy.»
Sbarro gli occhi. Che cosa?
«Mi stai dicendo che frequenteremo una scuola prestigiosa? Io e Jackie?»
«Esatto», sorride «ho trovato un piccolo impiego nell'istituto, sarò accompagnato da un mio coetaneo che lavora lì.»
«Ma così... all'improvviso? Che ne sarà di Usagi e tutte le altre?»
«Puoi sempre rivederle fuori dalla scuola e poi il preside vi ha affidato due tutori: pensa, hanno la vostra età.»
Tutto ciò è assurdo. Dopo le vacanze, io e mia sorella studieremo in una scuola lussuosa come quella. Ne avevo sentito parlare di quell'accademia, ma mai mai avrei pensato di essere una studentessa, di poter sfoggiare una divisa di alta classe. Mi sembra di sognare.
«Lo so che è tutto improvviso, ma il famoso professor Tamaro Uhicha mi ha concesso questa grande opportunità e non voglio sprecarla.»
Devi accettarlo, Vicky, per la gioia di tuo padre.

«Va bene, glielo dirò anche a Jackie.» mi limito a rispondere e mi congedo. Non posso ancora crederci.
«Papà» attiro la sua attenzione e, per un istante, mi blocco «a proposito della divisa... vorrei non dover indossare la gonna.»

*


Come ha potuto papà sperperare l'eredità della mamma pagando le divise di un'accademia prestigiosa. Come? Dovrei cogliere la cosa come un'opportunità imperdibile? Potrei, ma non è facile allontanarsi da chi si vuole bene. Una cosa è certa: io e Gwen non ci rivedremo più. Una bella liberazione, penso.
Appoggio le dita sul lettore di impronte digitali e apro la porta della stanza, vedo Jackie leggere le teorie della gravitazione universale di Newton. Accidenti, se è concentrata.
«Oh, scusa, non ti ho vista» sobbalza di colpo.
Chiudo la porta alle mie spalle tenendo le braccia incrociate dietro la schiena.
«Credevo fossi papà.»
«Ecco, a proposito di nostro padre...» come glielo dico?
«Ti ha rimproverata?»
«No, no, assolutamente no», sto sudando freddo, eppure i robot non sudano «mi ha detto che...»
Mi blocco un'altra volta. Jackie sembra essere curiosa, ma ho paura di dirglielo. So che nella nostra vecchia scuola, lei ed Elvira sono sempre insieme e mai si sono divise. Se penso al suo volto pieno di lacrime scure, mi viene voglia di spaccare uno specchio e portarmi dietro vent'anni di sfortuna.
«Che cosa ha detto papà?» insiste. «Non tenermi sulle spine.»
«Ha detto che dopo le vacanze invernali, ci trasferiremo.»
Per un attimo rimane paralizzata.
«Cambiamo casa?»
«No, cambieremo scuola: dalla metà di questo mese studieremo alla Mugen Academy.»
Il libro le cade dalle mani, il suono rimbomba per tutta la stanza e il suo sguardo rimane fisso sulla porta dietro di me. Sapevo che avrebbe reagito così. L'idea di separarsi da Elvira l'ha distrutta completamente, ma non abbiamo altra scelta. Se nostro padre è contento della sua scelta, lo dobbiamo essere anche noi. Dopotutto, è una scuola che offre tante opportunità.
«Vuoi dire che continueremo a studiare in una scuola di prestigio?» mormora sottovoce. «Senza le nostre amiche?»
Sembra sul punto di piangere e la comprendo. Neanch'io voglio separarmi da Usagi e le altre ragazze, soprattutto Anne Marie.
«Lo so che è improvviso, ma papà pretende il meglio per noi, e dobbiamo renderlo felice.»
«Promettimi che dimenticherai il passato e penserai solo al presente» dice incrociando le dita delle sue mani con le mie «scordati Gwendaline e volta pagina.»
Voltare pagina sarà facile, ma dimenticare la mia vecchia fiamma sarà difficile.
«Lo farò» sorrido osservando i suoi occhi lucidi e puri, il verde delle sue iridi sono più chiare del solito. Sono certa che la mia memoria cancellerà quel dannato ricordo. Mentre mi avvio verso il bagno, la spia della ricetrasmittente lampeggia, sia la mia sia quella di Jackie. Rispondo alla chiamata e l'ologramma che appare davanti a me non è altro che l'immagine di Haiyuki.
«La luna futura è rinata, raggiungetemi al parco a mezzanotte.»



Haiyuki's POV


Finalmente, ho condotto Chibiusa e Usagi al parco. Sono sicura che la Small Lady sia in grado di gestire un potere grande e possente di una Purity Gem, tra l'altro ha combattuto diverse volte. Questa per me, invece, è la prima volta; l'unico difetto è che combatterò contro dei pupazzi di paglia.
«Siamo qui, Haiyuki» la voce di qualcuno mi coglie alla sprovvista «come ci hai chiesto.»
Mi volto verso le due guerriere nella penombra, misteriose e spaventose allo stesso tempo: vedo che una di loro non è una gemma sacra, ma quello che conta è che sia qui a fornirmi consigli e aiuti.
«E loro chi sono?» mi domanda Chibiusa un po' terrorizzata.
«Giusto, me ne stavo quasi dimenticando» rispondo «venite avanti, la Small Lady ha chiesto di voi.»
Le ragazze obbediscono e si espongono sotto la luce dei lampioni: due guerriere dallo sguardo gelido e dal corpo slanciato. Una è la custode dello zircone, la gemma della lealtà, una guerriera attraente ed enigmatica, la prima regina di Mechanitron: Sailor Minus.
L'altra è la custode dello smeraldo, la gemma della buona sorte, una guerriera paragonabile ad Afrodite, la seconda regina del pianeta futuristico: Sailor Plus.
È così strano rivederle nei panni delle Sailor Andromeda, ma sono così felice di averle ritrovate. Conoscono già la mia identità e questo mi rincuora.
«Le altre ragazze arriveranno presto» mi comunica Sailor Plus «ci hanno contattate tramite la ricetrasmittente ad ologramma.»
«Non sono in due, allora?»
Chibiusa spalanca gli occhi, come per dire "ma quante ce ne sono?". Dopo qualche minuto, appaiono altre due ragazze: una guerriera azzurra e una verde acqua.
«Scusateci», attacca briga la guerriera azzurra, la custode dello zaffiro. Lei è una delle gemme più forti della nostra galassia, simbolo di coraggio. Lei è Sailor Y, conosciuta anche come Dahlia, la principessa di Alckemia. Inizialmente non credevo fosse mia madre nei panni di una guerriera Sailor, eppure siamo simili. Troppo simili.
«Allora, chi è la nostra allieva?» chiede con un sorriso l'altra guerriera. Lei è la custode dell'acquamarina, gemma della saggezza, la gemma patrona degli angeli: Sailor Divide.
Non me la ricordavo così misteriosa, tra l'altro non ha i codini o meglio, questa volta non ha con sé il Dividum Extremis - i fermagli dei suoi codini che sprigionano una forza quasi innaturale e che sfida le leggi gravitazionali in modo estremo.
«Lei è Sailor Chibi Moon, d'ora in poi noi la chiameremo Sailor Chibi Amethiste Moon» rispondo.
«Non è un po' troppo lungo come nome?»
«Chiudi il becco, per una volta» replica Sailor Y.
«Ora, Chibiusa, quello che dovrai fare è dire "Amethiste Heart Power", così potrai trasformarti.»
Lei annuisce e tenendo in mano la spilla a forma di cuore viola, pronuncia la frase.
«Amethiste Heart Power, Make Up!»

Man mano che la luce la nasconde, la sua misa da guerriera Sailor diventa di un viola chiaro e i bordi della gonna di un rosso fuoco. I suoi capelli restano dello stesso colore, con l'unica differenza che porta una serie di meshes viola brillanti, tendenti all'argento chiaro. Ora è Sailor Chibi Amethiste Moon, combattente della luna, custode del cuore di ametista, simbolo della purezza ibrida.
«Wow, che meraviglia!» esclama piroettando su se stessa. Rimango basita. Quella ragazzina terrestre è davvero incorreggibile. Tra l'altro, sono stata costretta a cederle un potere davvero grande - se fosse stato per me, non l'avrei mai fatto.
«Smettila di piroettare come una stupida!»
Adesso sta esagerando.

«Scusa, ma questo completo da guerriera Sailor è meraviglioso!»
«Devi essere addestrata come tale? Allora fai quello che ti diciamo!»
Sailor Minus è ancora appoggiata al tronco della quercia, intenta a guardare la Small Lady alle prese con il potere del cuore di ametista. So già che questo addestramento sarà molto lungo.
«E che cavolo, Chibiusa, ti stai comportando peggio di tua madre!»
«Uffa, quante storie!»
«Mi serve qualcuna di voi che possa aiutarla con l'eclipsim» annuncio con un sorriso, guardando una per una.
«Offro volontaria lei!» esclama subito la guerriera della saggezza dando una pacca sulla spalla di Sailor Minus che per poco, non perde l'equilibrio.
«Un momento, perché devo farlo io?»
«Perché odio il tuo ciuffo d'argento» sbuffa ironicamente, come se stesse cercando di provocarla in qualche modo. Si fa avanti sibilando tra i denti una parola volgare e la guerriera verde acqua comincia a ridacchiare tra sé e sé.
«Tienila stretta e non lasciarla per nessun motivo» le ordino e lei annuisce.
«Questo non faceva parte del programma.»
«Per l'amor di Dio, stai zitta!» Sailor Plus è sul punto di innervosirsi, ma dovrà sopportarla ancora per un'altra ora o almeno, finché Chibiusa non imparerà a gestire il Raggio Zeta.
«Il "programma" l'ho deciso io» ribatto «io e Sailor Y dobbiamo assisterla, voi gemme sacre ci servite per aiutarla a creare la Purity Starlight.»
«La purrrity cosa?!» domanda incredula la bambina.
«Quello è il passo successivo, Chibiusa. Ti basterà restare tra le braccia di Sailor Minus e ascoltare le sue parole.»
«Era meglio se restavo a casa» bisbiglia.
«Come?» chiedo fingendo di non aver capito.
«Nulla.»
Chibiusa si concentra al massimo puntando entrambi gli indici delle sue mani verso la bambola impagliata con terrore.
«Ora pronuncia "eclipsim".»
«H-ha detto eclipsim?» rivolge la domanda a Sailor Minus ma pronunciando la parola, le sue dita sparano un raggio viola e rosa così potente da far scomparire completamente il pupazzo di paglia. Sailor Moon rimane scioccata da un colpo simile e rimane ferma a guardare la polvere sotto il palo dove prima c'era la bambola impagliata.
«Ma... stiamo scherzando?» domanda Sailor Moon disgustata e sorpresa allo stesso tempo.
«No, nient'affatto» risponde subito Sailor Y.
«Chibiusa non riuscirà mai a gestire un potere così distruttivo.»
«Ma sentitela!» reagisce la bambina facendo poi una pernacchia contro Sailor Moon.
Sailor Minus decide di lasciare Chibiusa e di dimenarsi da quella scena ridicola ed imbarazzante, lo stesso anche Sailor Divide. Ho sempre odiato i litigi tra madre e figlia, eppure anch'io litigo spesso con Lisa. Vorrei sorridere, ma non ci riesco. Le loro voci stridule sono davvero fastidiose.
Sailor Plus cerca di dividerle e continuare l'addestramento ma non appena mi volto per chiamare le altre due ragazze, non le vedo. Sono già sparite in mezzo alla foschia.



Victoria's POV



La inchiodo sotto di me, le gemme a pochi centimetri di distanza. Mi sto avvicinando pericolosamente ai limiti, cosa che non è da me - in casi del tutto eccezionali.
«Quindi, odi il mio ciuffo d'argento?» sogghigno maliziosa.
«Come odio la tua voce focosa e le tue gambe lunghe e magre» sussurra.
"Oh, adesso sei invidiosa di me?" sorrido maligna osservando le sue labbra socchiuse. Dopo tutti quei commenti stupidi, ha avuto il coraggio di provocarmi davanti alle altre ragazze e anche adesso.
«Per quanto ancora hai intenzione di farmi innervosire?»
È proprio tra la quercia e il mio corpo, calda e morbida, come quella volta con le manette - perfino più di prima. Questa ragazza mi farà uscire pazza. Madre, cosa dovrei fare con lei? Finirò di sicuro in galera, dopo quello che sto per fare.
«E tu perché ti ostini a fare la saputella del momento?» ansima e non appena incrocio il suo sguardo, la rabbia svanisce. È davvero difficile essere arrabbiati con una come lei: una guerriera dall'aspetto sexy e provocante, i capelli rossi e la misa verde acqua.
"Perché sei tu?" penso avvicinandomi alle sue labbra accarezzando i suoi capelli. Mi sento attratta da lei, eppure qualcosa m'impedisce di toccarla e assaporarla in tutti i sensi. Che sia il batticuore di questo pomeriggio?
La vedo mordersi il labbro e socchiudere leggermente gli occhi, come arresa. Lo vuoi, eh?
«Shh-» mormora e l'accontento lasciandomi accarezzare la schiena con dolcezza, fino a baciarla lentamente.
A quanto pare le piaccio (finalmente) ma uno strano dolore al cuore mi perseguita improvvisamente. Un'altra ragazza ha fatto breccia dentro di me, come un'arpionata. D'altronde, Sailor Divide non conosce la mia vera identità, come io non conosco la sua.

Sto giocando con il fuoco, non posso continuare a negare i miei veri sentimenti. Mi sono innamorata di Regiela, questa è la verità. Uno dei tanti messaggi del mio cuore.

Smetto di baciarla e mi allontano con il solito sguardo cupo e spaventoso lasciandola con la schiena attaccata alla corteccia della quercia.
«Mi lasci così?» sussurra col respiro leggermente spezzato.
«Vorrei poter continuare, ma ho mille pensieri nella testa.»
Non oso girarmi per guardarla in faccia, mi limito solo a camminare in avanti e sorridere sotto i baffi.
«Sai come si dice?» domando retoricamente. «Quod me nutrit me destruxit (ciò che mi nutre mi distrugge)»
Ecco, mai frase fu più stupida di questa.








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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove - La Mugen Academy ***


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Capitolo ventinove

• La Mugen Academy •




Victoria's POV



Sono notti e notti che faccio lo stesso sogno, sono ormai due mesi che la vedo nel mio mondo: quella piccola principessa dai capelli rossi e il vestito verde acqua. Indosso ancora quel vestito blu cobalto osservando il cielo stellato seduta sul muretto del balcone del castello con il mio amato telescopio. In quest'istante vedo una piccola stella muoversi nel cielo, una piccola luce verde per la precisione.
Distolgo lo sguardo dal telescopio e una sagoma chiara si para davanti a me.
«Stai sempre ad osservare quel pianeta, Mahori?»
Ora che la guardo meglio... è un angelo. Non riesco a vederla bene in viso, ma preferisco non saperlo. Potrebbe essere colei che penso.
«Chi sei?» chiedo a bassa voce, mentre la sua immagine si mostra davanti ai miei occhi: una bellissima ragazza dal volto leggiadro e gli occhi grandi.
«Quella bambina che osservavi da lontano.»
Si avvicina e mi tocca la guancia, fino a sfiorare le mie labbra; improvvisamente, tutto che c'è intorno a noi svanisce, lei compresa.

«Svegliatevi, ragazze.»
Le vacanze invernali sono giunte al termine, la voce di papà e la luce che si accende hanno interrotto il mio sogno. Maledizione, stavo per baciare un angelo - tra l'altro, non ricordo nulla di quella ragazza, neanche la ragione per cui la osservavo con un telescopio.
«Papà, ma sono le sei del mattino.» mormora Jackie osservando l'orologio a forma di stella davanti a lei.
«Vi siete dimenticate che oggi è il vostro primo giorno nella nuova scuola?»
Diamine, me ne ero completamente dimenticata! Mi picchio la fronte sconcertata, ricordando ogni parola di mio padre.
«È vero», ridacchia mia sorella «come ho fatto a dimenticarmene?»
«Le vostre uniformi sono già pronte» dice papà tutto orgoglioso «siccome il mio nuovo lavoro inizia oggi, ho pensato di accompagnarvi.»
Il suo sorriso dice più di mille parole, ma non riesco a smettere di pensare al suo grande sacrificio - se così si dovrebbe chiamare. Jackie decide di uscire dalla sua cella di ibernazione e indossare la sua nuova uniforme; a giudicare dalla sua espressione, sembra essere molto felice. Dovrei esserlo anch'io, ma è davvero difficile.
«Qualcosa non va, tesoro?» ecco, se n'è accorto.
«Perché hai usato l'eredità di nostra madre per mandarci in quella scuola?»
Abbassa lo sguardo di poco.
«Era quello che voleva» risponde, poi «desiderava vedervi all'apice della vostra carriera da studentessa, essere ragazze prodigio destinate ad aprire nuovi orizzonti alle future generazioni.»
«Quindi l'hai fatto solo per la mamma?»
«Non solo, anche per vedervi felici» mi prende una mano e mi guarda dritto negli occhi, scostando con l'altra mano il mio ciuffo blu. Adoro il suo sguardo, riesce a darmi conforto anche in momenti imbarazzanti come questi.
«Allora, mia piccola Zyrconia, sei pronta?»
Spalanco di poco gli occhi. Mi ha appena chiamata Zyrconia? Da quando ho un altro nome? Ho troppe domande nella testa, ma solo poche di esse avranno una risposta.
«Sì, padre» mi limito a rispondere fingendo di non aver capito tre quarti della sua domanda, per poi alzarmi e tenere tra le mani la mia nuova uniforme verde e rossa.

Niente più gonna, da adesso in poi.


*


Vestirmi in camera con Jackie mi ha sempre messa in imbarazzo, adesso ci sono abituata e lascio sempre che mia sorella ripari ogni mio errore - anche il più banale, come il ciuffo spettinato.
«Sei un disastro.»
Lo dice ridendo, mentre mi sistema i polsi della giacca e la mia nuova cravatta verde. Detesto dire che, con questa nuova uniforme, mi sento una ragazza diversa. Anche Jackie mi osserva, stupita e orgogliosa al tempo stesso, proprio come papà. Probabilmente non si aspettava di vedermi con i vestiti classici di un ragazzo, ma non avevo alcuna intenzione di indossare la gonna. Non l'ho mai sopportata, tuttavia dovevo metterla per non apparire indiscreta - anche se, a dirla tutta, mi sono sempre sentita in ridicolo.
«Sei così diversa senza la gonna» mormora.
«Dici davvero?» sogghigno.
«Ti ho sempre vista con il solito vestito alla marinara blu e rosso con la gonna lunga e...»
«Lo so che sarà dura abituarsi alla nuova scuola e all'uniforme rossa e verde, ma se papà vuole il meglio per noi, non possiamo deluderlo.»
Mi sorride dolcemente scostandosi il suo ciuffo verde dietro l'orecchio.
«Hai ragione.»
Usciamo dalla stanza insieme raggiungendo nostro padre in salotto. Ci sta guardando con un grande sorriso, mentre la luce del sole mattutino ci bacia il viso.
«Siete meravigliose» dice «questi colori vi donano molto.»
"Non a me, però" penso rimpiangendo la mia vecchia uniforme scolastica con la gonna lunga e leggermente malridotta.
«Ci accompagnerai davvero laggiù?» domanda Jackie con le idee un po' confuse.
«Certamente, tesoro» risponde con un sorriso a trentadue denti «siccome devo iniziare il mio nuovo lavoro, ho pensato di farvi conoscere anche i vostri tutori.»
"Chissà chi saranno."
«Sono due persone davvero speciali, ho avuto l'occasione di conoscerle prima di voi e credetemi, sono molto affidabili.»

Se lo dice lui, ci credo.

«Andiamo, si è già fatto tardi.» conclude aprendo la porta d'ingresso davanti a noi, uscendo tenendo la mano di Jackie. Da quando papà ha trovato questo impiego sembra essere rinato, dimenticando ogni episodio triste che ha vissuto finora. Sono così contenta per lui.
Saliamo in macchina tutti insieme, per poi avviarci fino al centro della città. È un'immensa area metropolitana, piene di grattacieli e altri palazzi con gli striscioni a led, con le scritte scorrevoli e perfino le porte automatiche in ogni angolo della zona. Non ho mai visto un posto così grande, così ricco. Forse è proprio qui che papà ha iniziato ad intraprendere la sua carriera da scienziato.
«La Mugen Academy è proprio laggiù» indica «è uno dei grattacieli più alti di Tokyo.»
Ci avviciniamo e lo vedo: ha una struttura davvero affascinante, si possono vedere perfino gli ascensori salire e scendere, la fontana davanti all'ingresso. Credo proprio che ci troveremo bene qui.

La macchina si ferma e papà mi osserva dallo specchio retrovisore.
«Sono sicuro che ti piacerà questa scuola» sorride «ora scendete.»
"Prendiamolo come un incoraggiamento" penso scendendo dal veicolo. Il grattacielo è davvero alto, mi chiedo se c'è qualche persona di mia conoscenza che frequenta questa scuola. Non mi faccio troppe domande e cammino affianco a mio padre, un po' timida. Sicuramente non avrò un accoglienza gradevole, visto il mio strano comportamento.
Ad accoglierci è un signore con il camice bianco e gli occhiali tondi dalla montatura chiara, probabilmente il nuovo collega di papà. I suoi capelli sono sfumati tra il nero e il castano, ha un portamento pavoneggiante, ma non troppo.
«Professor Kamesuke, è un onore incontrarla!» stringe la mano di papà con gioia.
«Il piacere è mio» risponde lui.
«Abbiamo due nuovi studenti, vero?»
«Certo, glieli presento» la prima a presentarsi è proprio mia sorella «lei è la più piccola e si chiama Jacqueline, ha quattordici anni.»
«Posso chiamarti Jackie, vero?» le chiede con un sorriso spaventoso a trentadue denti. Rabbrividisco.
«Certo, professore» si limita a sorridere, senza preoccuparsi del terrore che quel tizio suscita in lei. Lo percepisco e lei riesce a nasconderlo davvero bene. Che invidia.
«E tu, giovanotto?»
Mi nascondo dietro la schiena di papà timida e terrorizzata al tempo stesso, non gli stringerò la mano neanche se cascasse il mondo.
«No, professore... in realtà...» cerca di dire, ma il tizio lo interrompe.
«Come ti chiami?»
Devo presentarmi o sembrerò scortese.
«Vic...» lo dico con foce fioca, ma il signore non mi lascia finire di parlare.
«Vic? È il diminutivo di Victor, vero?»
"Mi ha davvero scambiata per un maschio?"
«Finalmente, un ragazzo! Sa, professor Kamesuke, l'accademia è colma di ragazze e sono certo che il caro Victor troverà la sua anima gemella» mi guarda poi con un sorriso malizioso. Arrossisco di colpo, imbarazzata con il cuore palpitante. Quanto vorrei scomparire.
«Ecco, veramente...» cerca di dire papà ma nuovamente viene interrotto.
«I documenti sono tutti pronti, non le resta che firmarli e i nuovi studenti potranno entrare... anzi» ci guarda «entrate adesso, la mia assistente sarà onorata di ricevervi.»
Il tizio e nostro padre si allontanano, la porta d'ingresso della scuola si para davanti a noi. L'ansia sta percorrendo ogni parte dei miei circuiti facendoli quasi impazzire. Oltre ad essere diventata improvvisamente un ragazzo, l'idea di frequentare una scuola così prestigiosa mi mette a disagio. Io e mia sorella siamo sempre state abituate alle solite ramanzine del professore di ginnastica, quando eravamo in ritardo, ci rifiutavamo di andare in piscina o a correre nei prati umidi.

So già che mi mancheranno quelle sgridate.

«Allora, entriamo?»
Jackie mi osserva con un dolce sorriso poi, non appena fissa le mie iridi leggermente umide, il suo sorriso si ribalta.
«Cos'è quella faccia? Hai paura di entrare in un palazzo alto sessanta piani?»
«Chi, io? No, no.»
«So come ti senti ma, secondo me, il professor Uhicha è davvero gentile e non dobbiamo sottovalutarlo già dal primo giorno.»
Ha ragione. Mi sono lasciata prendere dal terrore che mi sono dimenticata delle mie stesse parole, eppure ho una memoria di ferro. Mannaggia!
«Andiamo» mi prende per mano e ci avviciniamo alla porta scorrevole che immediatamente si apre. Anche dentro l'edificio c'è una fontana che, più che essere una semplice fontana da giardino, sembra una cascata. Non c'è altro, tranne qualche panchina, due cabine degli ascensori e numerose porte.
«Oh, i fratelli Kamesuke!»
Ad accoglierci, stavolta, è una giovane donna dai capelli rossi e gli occhi chiarissimi. Mi ricorda... no, non devo pensare a lei proprio adesso.
«Piacere di conoscervi» attacca briga stringendo la mano di Jackie.
«Il piacere è nostro, miss...»
«Aki Momura, piacere.»

Okay, è carina. Lo ammetto.

«Vostro padre mi ha parlato tanto di voi, siete due studenti modello e prodigio della scienza» dice scrutandoci da capo a piedi «siamo davvero felici di avervi qui.»
Mi sono dimenticata che siamo famose soprattutto in ambito scientifico, ma nessuno sa che noi siamo due androidi frutto di un progetto concluso da millenni. O almeno credo.
«A proposito, vi ha già detto che avrete un tutore?»
«Sì» rispondo «ne siamo a conoscenza.»
«Allora è giusto che ve li presenti» poi, girando il capo verso destra e facendo un cenno, due ragazzi fanno la loro apparizione. La ragazza ha dei lunghi capelli verdognoli e la stessa uniforme di Jackie, il ragazzo è biondo con la giacca un po' più grande della mia.

Ora che li guardo meglio... sono simili a noi. Anzi, uguali.

«Victor, Jacqueline, loro sono Haruka Tenoh e Michiru Kaioh» dice la signorina «vi accompagneranno per tutto il semestre.»
Haruka ha la mia stessa espressione cupa, non posso crederci.
«È un onore conoscerti, Jackie» dice Michiru stringendo la mano di mia sorella. Io e Haruka ci limitiamo ad osservarci meravigliati, senza avvicinarci.
«Sei... come me» mormoro e lui sorride. All'improvviso mi sento sollevata, ricambio il suo dolce sorriso e gli vado incontro. La signorina dai capelli rossi se ne è andata dopo averci fatto un breve discorso, Jackie e la sua nuova tutor hanno già stretto amicizia (beate loro). Non sono sicura di conoscere quella ragazza, ma devo averla già vista da qualche parte.
«Quindi, tu saresti Victor?»
«No, hai preso un granchio, il mio nome è...»
«Haruka-san, ma cosa ci fai qui?»
Regiela fa la sua apparsa davanti a noi e immediatamente arrossisco. Ma che sta succedendo?
«Piuttosto, tu che ci fai qui?»
«Ero di passaggio e quindi ho pensato di venire qui davanti alla fontana» ora mi sta guardando. «Ci sei anche tu?»
«Lo conosci?» domanda sorpreso lui.
«L'ho incontrato qualche settimana fa, prima di Natale.»
Rimango pietrificata. Io e Regiela frequenteremo la stessa scuola? Incredibile, mi dico, anche se qualcosa mi turba. Non saprei neanche dire che cosa.
«Puoi fargli compagnia, intanto che vado dal professor Uhicha?»
Regiela annuisce e il ragazzo si allontana per qualche minuto. Siamo rimaste solo noi, la guardo felice e nervosa allo stesso tempo. Ti stavo aspettando.
«Stai benissimo con questa uniforme.»
«Grazie» mi limito a risponderle, mentre si avvicina pian piano alle mie labbra.
«È da una settimana che ti osservo, sai?» sussurra. «Non ho avuto ancora l'occasione di poterti baciare.»
«N-non è necessario... davvero...» mi bacia all'istante senza neanche esitare. I battiti del mio cuore accelerano, sento il calore riscaldare la mia corazza e la mia pelle artificiale come se fosse un fuoco ardente. Poi si stacca e si lecca le labbra.
«Ci vediamo presto, robottina» mormora allontanandosi lentamente facendo volteggiare la gonna verde a quadri della sua uniforme. Mi tocco le labbra con due dita, le guance arrossate e il cuore ancora palpitante anzi, dolorante. Cos'è questa strana sensazione?

«Miss, le aiuole dell'ala sinistra sono state avvelenate!»

Le grida di due ragazze attirano l'attenzione della signorina di poco prima, che corre verso l'uscita secondaria del palazzo.
«Che sta succedendo?» Haruka mi viene incontro.
«Non lo so, andiamo a vedere» e insieme raggiungiamo la porta scorrevole sinistra che porta ad un piccolo cortile colmo di piante e fiori, ora diventato una specie di cimitero. Quelle che erano cespugli di rose e bacche, si sono trasformati in gradazioni di grigio e nero dall'odore nauseabondo. Fortunatamente non percepisco quell'odore, ma si nota dagli sguardi schifati degli altri studenti.
«È chiaro che qualcuno le ha avvelenate e uccise con l'acido muriatico» dice la miss tenendo in mano una tanica di una sostanza altamente corrosiva, e un'altra studentessa una piccola bottiglia di veleno letale.
«Chi può aver fatto una cattiveria simile?»
Ad interrompere il melodramma è una ragazza dai capelli verdi e rosa scuro dall'aspetto punk e gotico.
«Non preoccupatevi, ragazzi, troveremo l'assassino dei fiori!»
«Ricominciamo con la storia della Lady Sherlock?» interviene Michiru con la mano sulla fronte.
«Non più, mia cara violinista, e sappi anche che è il mio compito» si atteggia «dopotutto, sono la manager del club di giardinaggio.»
«Dovresti già conoscere il colpevole, no?» domanda Jackie.
«Cosa vuoi che ne sappia, novellina?»
Improvvisamente si ammutolisce.
«Tu non mi conosci, carina» continua «e visto che non mi sono presentata ancora, io sono Azura Mitzuya.»
«Grazie per l'informazione» risponde mia sorella sarcastica.
«Cos'hai sotto la manica della giacca?» mi chiede uno degli studenti presenti osservandomi quasi incredulo. Sobbalzo e con la coda dell'occhio, osservo un raggio di luce blu fuoriuscire dalla manica. Gli altri studenti mi stanno fissando con aria sospetta, come se il colpevole fossi io.
«Ci stai nascondendo qualcosa, Vic?» domanda Haruka un po' irritato.
«Scusatemi, devo andare in bagno.»
Mi allontano e rientro nel palazzo senza spiegare altro, tenendo il poso girato verso di me. Spero che nessuno si sia accorto del bagliore del mio zircone, potrei finire nei guai se gli esseri umani scoprissero la mia vera identità. Abbasso di poco la manica della giacca rossa, osservando la mia gemma lampeggiare.
Il bagliore è abbastanza forte da catturare l'attenzione anche di un asino mezzo cieco. Non posso trasformarmi qui, non adesso.



«Questo è il notiziario delle undici e mezza. In primo piano, una notizia shock: i meteorologi hanno dichiarato che, dal primo al secondo martedì di gennaio, una pioggia acida fortissima colpirà la città, le piante e le coltivazioni di tutto il territorio nazionale.
Gli scienziati hanno disposto alcune serre per proteggere la vegetazione dalle gocce di pioggia altamente nocive in arrivo; chiunque avesse una piccola pianta o un albero di almeno quattro metri, può lasciarlo in custodia ai professor Lakeshi, Kamesuke e Uhicha. Ed ora, parliamo di sport...»



La notizia mi colpisce al petto come una pugnalata. Non è mai successa una catastrofe simile, sono sicura che c'è qualcuno in mezzo a tutto questo. Ho il sospetto che si tratti della terza maga oscura mandata da Madness per incastrarci, altrimenti non si spiegherebbe.
Chi mai oserebbe uccidere dei fiori belli e profumati come quelli? Confesso che, per un brevissimo istante, mi sono sentita debole. Se non fermeremo quella misteriosa minaccia, tutte le piante moriranno e all'uomo rimarranno solo pochi istanti di vita. Non posso permettere che accada.









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Capitolo 30
*** Capitolo trenta - Missione: salviamo l'ambiente! ***


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Capitolo trenta

• Missione: salviamo l'ambiente! •




Haiyuki's POV





«La notizia si è sparsa per tutto il territorio nazionale, la fortissima pioggia acida prevista dai meteorologi da più di due giorni sarà devastante. Tutta la vegetazione e i parchi nazionali saranno in pericolo, soprattutto i cittadini. Invitiamo tutte le persone in ascolto a non uscire dalle proprie case, finché non migliorerà. Parliamo ora di cinema, dove il famoso attore...»




Chibiusa rimane di stucco, il suo sguardo dice più di mille parole. Sono sicura che dietro a questo fenomeno ci sia qualcuno, ma non uno qualsiasi.
«È il caso di avvertire le ragazze» dico «tu vai da Usagi, io andrò da Lisa.»
La bambina annuisce e si allontana camminando dalla parte opposta, mentre io proseguo dritto uscendo dal cortile anteriore. La mia gemma sta lampeggiando e non promette nulla di buono; è chiaro che si tratta di un pericolo ben peggiore del precedente.
Ho sempre combattuto contro demoni e mostri di nebbia, mai avrei pensato di farlo con un ammasso di nuvole. Alzo lo sguardo verso il cielo che lentamente si sta oscurando. Non posso perdere tempo, devo subito andare ad avvisare tutte le guerriere del pericolo in arrivo.
*

Il vento si sta alzando, l'intensità di esso è molto forte. Mi copro gli occhi con il braccio cercando di focalizzare l'attenzione sull'edificio davanti a me: sono nel posto giusto.
Mi precipito all'ingresso senza dare nell'occhio chiamando sottovoce il nome di Lisa, ma di lei non c'è traccia.
«Lisa!» alzo la voce.
«Cos'è questo chiasso?»
Alzo lo sguardo e la vedo affacciata alla finestra della sua stanza.
«Dobbiamo radunare tutte le ragazze, il pianeta è in pericolo!»
«Non mi muovo da qui» risponde «fa molto freddo e non ho voglia di congelarmi le chiappe.»
«Datti una mossa e basta!» alzo di più la voce e subito si avvia verso la porta con un cappotto di pelliccia addosso.
«Non esageriamo» commenta Lunaris.
«Non è colpa mia se ci sono cinque gradi sotto zero» sbotta Lisa.
«Le altre ragazze sono alla sala giochi, raduniamoci tutte lì» detto ciò le afferro la mano e la conduco fino alla sala giochi, più precisamente davanti al vecchio videogioco di Sailor V. Ah, quel gioco. È stato il campo di addestramento delle guerriere Sailor qualche anno prima, dal Dark Kingdom alla battaglia finale - e dire che noi ci siamo allenate con ologrammi e lastre di metallo.
«Finalmente sei arrivata, Lisa!» esclama Elvira Sowashi, una ragazza dai capelli rossastri e gli occhi arancioni. Ella è la più bassa del gruppo, ma anche la più misteriosa delle Sailor Andromeda. Il suo nome di battaglia è Sailor Multipler ed è la custode del rubino, la gemma della buona volontà e del rispetto.
«Sei in ritardo, come al solito.»
La ragazza dai capelli neri corvino è Gwendaline Yoshiro, per gli amici semplicemente Gwen. All'apparenza può sembrare antipatica e presuntuosa, ma sotto sotto ha un cuore puro e un sorriso meraviglioso. Sul campo di battaglia è Sailor Divide ed è la custode della terza gemma sacra: l'acquamarina, gemma della saggezza.
«Cos'hai addosso, un orso polare?»
Lucrezia Masahiko è la ragazza buffa del gruppo, si diverte molto a fare scherzi e ironizzare su ogni cosa. Nonostante il suo carattere burlone, è sempre stata sola. Lei è Sailor X, la custode dell'ametista, gemma del futuro.
«No, è una pelliccia» risponde Lisa arrossendo.
«Toglitela o morirai dal caldo qui dentro.»
La ragazza sorridente castana con il ciuffo verde chiaro che le risponde è Jacqueline Kamesuke o, per gli altri, Jackie. Lei non è un essere umano, ma un cyborg nato da un progetto creato due millenni fa. Sul campo di battaglia è Sailor Plus, la custode dello smeraldo, gemma della buona sorte.
Davanti a lei c'è sua sorella, il suo esatto contrario; lei si chiama Victoria ed ha le stesse caratteristiche di un maschio e di una femmina, una ragazza prepotente ma anche un po' impacciata. Combatte affianco a noi con il nome di Sailor Minus, la custode dello zircone, gemma della lealtà.
«Non girarti in quel modo, Anne Marie, o ti verrà il torcicollo» lei è Minako Aino, meglio nota come Sailor Venus. Assiste ad una ragazza cieca, nonché sua nemesi: Anne Marie Le Blanc. Inizialmente era bionda, ma sua madre glieli ha tinti di viola in memoria di una sua congiunta. Lei è conosciuta anche come Sailor Z, la custode del quarzo rosa, gemma dell'amore.
«Haiyuki, finalmente sei qui!» mi accoglie Chibiusa con un abbraccio.
«Ora che ci siamo tutte, è il caso di andare nel nostro laboratorio» interviene Luna, la gatta ambasciatrice del Silver Millennium, il regno della luna. Veniamo trasportare in una grande stanza piena di computer e monitor giganti, come quelli di una navicella spaziale. Questo grande complesso di radar e altri arnesi mi ricordano molto la vecchia sala virtuale di Mechanitron, dove tutti i sovrani demoniaci si riunivano.
«Abbiamo scoperto il colpevole di queste catastrofi naturali», inizia Artemis «è la terza maga oscura al servizio di Princess Madness.»
"Lo sapevo!" penso tra me e me.
«Il suo nome è Poison Lily, in passato nota come Lady Lily, la figlia dei fiori e della natura» spiega Lunaris «è stata maledetta dai demoni durante la Prima Guerra Cosmica e la maledizione da quel giorno, non è più svanita.»
Questo significa che anche Madness è un demone?

«Che effetto ha una maledizione demoniaca?» domanda Usagi.
«I poteri del maledetto si ribaltano diventando l'esatto opposto: oscuri, tenebrosi, talvolta anche mortali» risponde la gattina color ambra «solo il potere delle gemme sacre può contrastarlo, a meno che la maledizione non sia stata prodotta dal cuore di ossidiana o dall'ossidiana stessa.»
«Cosa sarebbe?» Makoto sembra confusa.
«La quinta essenza della purezza demoniaca, una gemma proibita, secondo le leggi di Andromeda» aggiunge Artemis «l'abbiamo scoperta dopo la caduta del regno della luna, do e capimmo che dietro a quelle catastrofi c'era un demone e non uno qualunque.»
«Haiyuki, ne sai qualcosa?» domanda Lisa e subito il mio viso si sbianca.
«No», mi affretto a rispondere. «L'unico demone che conosco è Queen Black.»
In verità, i miei ricordi sono sbiaditi; la scena è ben visibile, ma non i personaggi che mi circondano. So solo che uno di loro è una minaccia per il nostro futuro.
«Sorellona, qualcosa non va?»
Vicky sobbalza di colpo e si copre le labbra con due dita.
«Niente, ero nei miei pensieri.»
Il suo sguardo mi dice qualcosa: è innamorata di una ragazza e non riesce ad ammetterlo; oppure qualcosa la turba. Mi sembra evidente che nessuna di loro ricordi il loro passato, soprattutto Vicky. Il suo passato è stato uno dei più terribili di sempre, ma anche uno dei più raccontati.

⭐️⭐⭐️⭐️


Due pianeti fuori gioco, una principessa da proteggere. La Prima Guerra Cosmica aveva portato con sé un sacco di disgrazie, tra cui la morte delle guardiane della galassia.
Sailor X e Sailor Multipler erano cadute in battaglia mentre cercavano di proteggere Riûka, l'ultima principessa angelo. Mahori sapeva che la sua gemma era molto pericolosa, anche se era stata liberata da un'eterna maledizione demoniaca.
Era innamorata di quella fanciulla dai capelli rossi, ma non poteva continuare a fingere di odiarla; doveva proteggerla.
"Anche se il nostro forte legame va contro il Quinto Emendamento, nulla mi vieta di proteggere una mia coetanea."

La sua gonna volteggiava lentamente passo dopo passo, i tacchi delle sue scarpe riecheggiavano nel corridoio del grande palazzo bianco e verde acqua, la spada impugnata alla mano, l'occhio bionico coperto dal suo ciuffo d'argento. Era quella la sua vera identità: una guardiana chiamata a proteggere la sua principessa.
Il re e la regina di Oblivion erano stati appena uccisi, la principessa era tra le mani di un feroce demone dal volto sbiadito. Mahori non riusciva a riconoscerlo, ma sapeva che era controllata da una gemma oscura e malvagia.
«Aiuto!»
Fu solo quel grido, perché il demone le aveva già tappato la bocca.
«Ormai nessuno potrà salvarti.»
«Tranne me» una guerriera dai colori blu cobalto e argento si parò davanti al nemico «l'ultima delle gemme sacre, la paladina della lealtà! Il mio nome è Sailor Minus.»
«Ma guarda... una nuova gemma sacra» ribatté il demone «chi avrebbe mai detto che lo zircone, un giorno, sarebbe diventato importante per questa insulsa galassia?» e cominciò a ridere.
«Lascia andare la principessa!»
«Altrimenti cosa mi fai?» la minacciò avvicinando le sue unghie lunghe e rosse verso la corona di Riûka. «Chiami la mamma e mi fai uccidere?»
La guardiana serrò gli occhi.
«Buh uh uh! Sto morendo dalla paura» si preparò a lanciare una maledizione mortale - come un "Avada Kedavra", se vogliamo fare paragoni. Fu proprio in quel momento che la sua spada reagì al colpo e scagliò la maledizione contro la principessa che morì proprio sul colpo. Mahori rimase shoccata.
«Muhahah! Non sei neanche capace di muovere una spada sottile come quella?»
La gemma non ascoltava le parole del nemico, continuava a fissare il corpo della sua amata sparire lentamente.
«Sei inutile» e dopo quelle parole, la guardiana fu maledetta e poi uccisa da un fulmine scagliato contro la sua gemma. Mahori aveva visto ogni cosa: la tragica morte di sua madre, suo padre che si era tolto la vita qualche giorno dopo, la maledizione della sua amata che l'aveva portata alla morte e sua sorella diventare polvere cosmica.
Era stata disprezzata dai demoni dopo che suo padre aveva deciso di sposare una ex gemma sacra, aveva già previsto la sua morte: una morte brutale, quasi meritata. L'unica cosa che non aveva previsto però, era il volto di una fanciulla dai capelli castani e gli occhi rossi. Mahori osservò il suo lungo vestito bianco e candido come una nuvola: le stava tendendo una mano.
«Vieni con me, piccola gemma», sussurrò «da oggi in poi non soffrirai mai più.»
Il suo cuore le diceva di seguirla verso la felicità e lei accettò afferrandole la mano, lasciandosi poi trascinare verso le stelle.

⭐️⭐⭐️⭐️


Mi rendo conto che la guerriera dagli occhi rossi e il vestito nero sia stata un punto di riferimento per Vicky, in passato. Mai avrei creduto che anche lei sarebbe tornata in vita, nonostante provenga da un universo parallelo. Vedo che si sta sforzando di ricordare, ma con fatica.
«Quello che bisogna fare è trovare il quartier generale delle maghe oscure» continua Lunaris «l'unica cosa di cui sono certa è che si trova al centro della Terra.»
«Se non la fermeremo, all'uomo rimarranno solo quattro anni di vita» aggiunge Luna «non possiamo permettere che accada.»
Tutte annuiscono.
«Andrò io a cercare la loro base» Vicky s'inserisce nella conversazione coi puntini stretti «se è vero che la minaccia è un demone, allora lo troverò e lo distruggerò!»
«Non se ne parla» risponde Jackie afferrandole il polso «per favore... non fare cose di cui potresti pentirti.»
«È l'unico modo per trovare i miei ricordi perduti, non ho altra scelta» abbassa lo sguardo prima che sua sorella le lasciasse il polso, poi si allontana teletrasportandosi da un'altra parte. Ora sono preoccupata per lei.






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Capitolo 31
*** Capitolo trentuno - La nemesi di Victoria ***


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Capitolo trentuno

• La nemesi di Victoria •




Victoria's POV



«Vieni con me, piccola gemma... da oggi in poi non soffrirai mai più.»

Di chi era quella voce melodiosa? Chi era quella principessa dell'abito bianco e il braccialetto d'oro? Non so come, ma quella voce mi ricorda tanto quella di Regiela. E se fosse lei? No, impossibile.
Raggiungo il grattacielo della Mugen Academy osservando una strana cupola dietro il grattacielo: deve essere la serra che custodirà le piante dei cittadini prima dell'arrivo della pioggia acida. Mi avvicino meglio per osservarla, ma qualcosa non mi convince e il bagliore della mia gemma dice tutto.
Non so come abbia fatto a scoprire quella strana cupola dipinta di nero ma quello che so è che, dietro a tutto questo, c'è colei che mi ha rovinato l'esistenza.
«Cosa ci fai qui, Vic?»
Mi giro verso destra e vedo l'immagine affascinante di Haruka e immediatamente, il mio cuore comincia a saltare dalla paura e arrossisco.
«Ecco... ho dimenticato di prendere la mia cartella, ho dei libri da portare a casa per mio padre e quindi, avevo pensato di tornare qui e...»
«Sei tutto rosso, cosa ti è successo?» ghigna. «Hai trovato una fidanzata?»
Avvampo.
«Non sono un tipo da smancerie e baci-baci» rido tra me e me. Non appena mi volto dalla parte opposta, me lo ritrovo davanti e ansimo.
«Cosa c'è? Hai paura di me?»
«Io? Paura di te? Ma per favore!» sbuffo.
Comincio a sentire la mia corazza riscaldarsi, come se fosse vicina al fuoco ardente quasi sul punto di fondere il metallo di cui sono composta.
«Se vuoi dimostrarmi che non hai paura, allora dovrai buttarti in quella fontana.»
Deglutisco osservando un grande giaciglio d'acqua con quattro getti. Devo accettare la sfida o farmi prendere in giro? Non muovo un muscolo, tengo semplicemente lo sguardo fisso sulle mie scarpe leggermente sporche di polvere. Sento l'occhio bionico pizzicare, i fili blu attorno alla mia gemma formicolare fastidiosamente. Sento che qualcosa non quadra. Ma cosa?
«Beh, qual'è il problema?» sorride malizioso Haruka.
«Non so nuotare e poi potrei ammalarmi.»
Scuse peggiori di questa non esistono, mi vergogno di me stessa.
«Qualcosa mi dice che non sei un essere umano» mi scruta da capo a piedi scoprendo anche la mia gemma luminosa sotto la manica della mia camicia. Doveva succedere, prima o poi.
«D'accordo, lo confesso» dico tutto d'un fiato «non sono né un umano né un alieno: sono un androide che veste i panni di una guerriera di Andromeda, l'ultima delle gemme sacre.»
Haruka mi guarda storto, come se le mie parole fossero ricoperte di fango. Non mi crederà, ne sono convinta.
«E non sono un maschio» aggiungo.
«Se sei davvero una ragazza, allora, dimostralo» si affretta a rispondere. Significa che dovrei...
«MA SEI PAZZO!?» sbotto. «Non mi tolgo i vestiti davanti a te!»
«Non intendevo questo», sorride malizioso «voglio che ti trasformi davanti ai miei occhi» sogghigna, infine. Mi vedo costretta a farlo.
Pronuncio la formula e alzo il braccio, la gemma si scopre davanti ai suoi occhi e una luce blu chiara mi circonda. Vedo il mio ciuffo d'argento fluttuare nell'aria come se non ci fosse gravità, il mio occhio bionico diventare di un rosso fluorescente, la mia uniforme trasformarsi in una tuta bianca, la gonna blu cobalto e i fiocchi argentati, un paio di stivali corti con un tacco né alto né basso e la tiara d'argento chiaro.
Haruka mi guarda stupito osservando la mia trasformazione da cima a fondo. Sembra meravigliato, più che altro. So di essere con gli occhi chiusi in questo momento, ma mi sto immaginando la sua reazione. Non appena li riapro, vedo una ragazza con la fuku da guerriera blu con il fiocco giallo. Non può essere di certo una specie di riflesso.
«Sono sempre io», dice «questa è la mia vera identità.»
Haruka è una donna? La guardo spaventata e sorpresa al tempo stesso, mentre la luce attorno a noi sbiadisce. Sobbalzo non appena torno cosciente: è già davanti a me, gli occhi lucidi e una mano intrecciata alla mia.
«Ti stavo cercando» sussurra dolcemente toccando con i polpastrelli delle dita le mie labbra, per poi sfiorarmi la punta del naso. Poi spalanco le palpebre sorpresa: la mia gemma continua a splendere sotto i miei occhi mentrei suoi occhi fissano i miei. Le gemme sulle nostre tiare brillano all'unisono.
«P-perché mi stai...»
«Non esiste un perché», mormora «l'unica cosa che so è che tu sei la mia nemesi.»
Rimango pietrificata dalle sue parole, mentre la sua mano mi accarezza la gemma che, al suo tocco, s'illumina sempre di più. È così morbida e seducente, la sua forma è simile alla mia. Com'è possibile?
«Quindi... tu sei una ragazza?»
Annuisce.
«Abbiamo anche gli stessi occhi» sussurro piano.
«Non solo», sorride lei sfiorando la mia gemma con due dita «anche la fonte dei nostri poteri.»
La guardo confusa.
«Non conosci le origini dello zircone?» mi chiede ed io scuoto lentamente la testa. Haruka prende fiato e comincia a raccontare.
«Il pianeta che mi protegge ha custodito lo zircone supremo per secoli, finché qualcuno non lo rubò e lo maledisse
«La pietra apparteneva al re Zyrco, tuo padre, ed io avevo l'incarico di custodirla fino alla fine della guerra - oltre a proteggere il Sistema Solare dalla distruzione; i demoni mi avevano preceduta e alla fine non riuscii a proteggere né il vostro pianeta né il mio»
«Voi siete sempre stati al nostro fianco, ma la guerra vi ha uccisi tutti; non ho avuto l'occasione di conoscere le future regine di Mechanitron, ma adesso ho conosciuto te.»
Non avrei mai pensato che la mia gemma provenisse da Urano, l'ottavo pianeta del Sistema Solare. Significa che io e lei siamo imparentate? No, è impossibile, altrimenti non mi avrebbe mai fissata in quel modo anzi, non mi avrebbe mai cercata.
«Caspita, non pensavo avessi una nemesi così... beh, carina.»
Haruka ridacchia facendomi arrossire. Che vergogna!
«Non c'è bisogno di arrossire, ciuffo blu.»
Mi ha dato un soprannome simile a quello di Usagi, ora si che mi sento davvero in imbarazzo.
«Eh?» inarco un sopracciglio.
«Scusa, non ho resistito.»
«Non scusarti anzi», sorrido «a dir la verità, è da diecimila anni che non venivo soprannominata così.»
«Ti piace davvero?»
«La mia è un'acconciatura futuristica, anche mia sorella ne ha uno simile.»
«Va bene se ti chiamo sempre così?»
«No, altrimenti finirò per odiarlo» e scoppio a ridere senza motivo.
«Piuttosto, meglio controllare la serra; ho paura che si nasconda qualcuno.»
«Ti riferisci a Poison Lily?»
«Sì... un momento, la conosci?»
Lo sapevo, ora mi tocca dirle chi è.

«È una delle quattro maghe al servizio della principessa oscura proveniente dal centro della Terra», spiego «credo sia lei l'artefice di quella catastrofe nel giardino della scuola.»
«E quella tanica di veleno?»
«Di sicuro è uno stratagemma per incastrare qualcuno.»
Esita per un istante.
«Che voglia tenderci una trappola?»
«Forse.»
Lei sorride e mi tende la mano facendo il cenno di seguirla, annuisco e ne sfioro il palmo, per poi farmi trascinare fino all'ingresso della serra.


*


La porta è grande, con manici di pietra e il vetro cristallino avvolto dall'edera. Assomiglia alla porta del Paradiso Terrestre che vidi da bambina, quando visitai per la prima volta Oblivion - in passato soprannominato "il pianeta dimenticato". Uso la gemma per aprire il portone senza far rumore ed entriamo, le piante ci avvolgono in un'area davvero piacevole. Per gli esseri umani, è il posto ideale per rilassarsi.
«Hai paura?» mormora lei con un briciolo di malizia.
«No, sono solo stupita da queste piante.»
«Scommetto che nel vostro pianeta, le palme e i fiori sono di plastica, quelle che vendono nei negozi per regali di Natale» ridacchia divertita.
«Brutta figlia di una...» ringhio tra i denti irritata, ma lei mi coglie di sorpresa.
«Come, scusa?»
«Niente.»
Intorno a noi c'è una calma quasi innaturale, solo una leggera brezza. Sembra tutto fin troppo tranquillo.
«Sagitta Venenum!»
Uno strano suono attira la mia attenzione e, percependo strane presenze, riesco a creare una barriera che distrugge una serie di frecce violacee. In effetti, sembrava strano questo silenzio.
«Appena in tempo» mormoro.
«Che cos'erano quelle?»
«Frecce velenose», mi affretto a rispondere «solo chi ha una gemma di colore scuro può lanciarle.»
«Tu puoi farlo?»
«No, perché sono una gemma sacra.»
Nonostante l'ondata di frecce, continuiamo a camminare. L'unica cosa che mi coglie pienamente alla sprovvista è una freccia più grande, che mi colpisce violentemente sulla coscia sinistra squartando una piccola parte della mia pelle artificiale, caccio un grido e perdo di poco l'equilibrio. Haruka spalanca gli occhi osservando la mia ferita.
«Oh cielo, stai bene?»
«Sì», gemo «non è niente.»
Una terza raffica di frecce velenose si avvicinano, proteggo Haruka e me stessa con il Sixty-Nine Cyrcle disintegrando le frecce poco per volta. Il dolore alla gamba mi fa perdere le mie ultime forze facendomi cadere col sedere su un aiuola di margherite e rose bianche.
Lei mi viene incontro e improvvisamente mi ritrovo faccia a faccia con la mia nemesi, in un'area buia della serra. La gamba mi sanguina e mi fa un male terribile, e Haruka se n'è accorta. Cerco di non stringere gli occhi e a non pensare al dolore, finirei col peggiorare le cose.
«Ma stai sanguinando!» esclama.
«Che novità», rispondo sarcastica «è normale che sanguino dopo essere stata colpita da una freccia viola dalle dimensioni di un elefante.»
«Aspetta, ti aiuto.»
«No!» esclamo facendola sobbalzare. «Voglio dire, c'è la posso fare anche da sola.»
Non mi ascolta e si avvicina alla ferita osservandola con attenzione sfiorando lentamente lo squarcio della mia pelle finta.
«Sei convinta che questo sia davvero sangue?» mormora accarezzando la mia gamba senza volerlo. «Perché non è rosso, ma grigio.»
«Non è sangue vero e proprio, è un liquido simile al petrolio; un derivato per l'esattezza... perché bevo sempre due fiale di petrolio puro due volte al giorno.»
«Tu bevi petrolio?»
«Logico, sono un androide e non mi è permesso bere o toccare l'acqua», dico senza esitare «come hai detto anche tu, non sono un essere umano.»
Haruka rimane stupita e nonostante ciò continua ad accarezzare la mia gamba ferita. Non so come sia possibile, ma il mio corpo sta reagendo. Mi sto facendo toccare dalla mia nemesi e non sembra essere una cosa così piacevole anzi, da un lato mi disgusta.
Non riesco a spiegane il motivo, mi succede anche quando papà mi controlla i circuiti interni dalle braccia. Dall'altro lato... be', mi fa andare in estasi.
«E smettila di toccarmi!» esclamo con le guance rosse come due pomodori maturi.
«Scusa» si affretta a dire alzando entrambe le mani in segno di resa.
«Entrambe abbiamo una compagna quindi, non lasciamoci trasportare dalla lussuria, okay?»
Ma che dico? Non ho una fidanzata! O meglio, non ancora.
«Wow, sei davvero fedele alla tua ragazza.»
«E tu, invece? Flirti con ogni ragazza che passa - inclusa me» sorriso maliziosa, poi mi rendo conto che la sto provocando. Mi tappo immediatamente la bocca arrossendo sempre di più e la sento ridere sotto i baffi.
«Ma che cavolo ridi?»
«Sei una ragazza davvero strana, mi ricordi la testolina buffa.»
Ah, Usagi. Credo stia parlando di lei.
«Non sono poi cosi buffa, cioè... non lo sono per niente.»
Ma che accidenti sto dicendo? E perché mi sento in imbarazzo? Oh, Madre, non sto capendo più nulla.

*


Il mio occhio bionico capta un segnale di pericolo, come se una strana forza oscura fosse qui nei paraggi. Non vedo altro se non un albero dalle dimensioni abnormi, probabilmente presente nella serra da più tempo. La figlia del vento sale su un ramo robusto ed io la seguo, ma un passaggio stretto tra due rami più spessi del precedente m'impediscono di passare. Con un braccio teso e uno piegato, rimango incastrata tra i rami.
«Certo che bisogna essere davvero idioti per incastrarsi in un albero così piccolo» ridacchia prendendomi in giro.
«Se mi stai dando della grassa, io ti...» sento un ramo spezzarsi e subito mi blocco «lascia perdere, aiutami e basta!»
Mi afferra il braccio destro tirando con forza cercando di liberarmi da quella specie di trappola per ladri, ma non mi muovo di un millimetro. Haruka tira un po' più forte scollegando un piccolo circuito. Gemo dal dolore.
«Mi stai facendo male!»
«Voi robot soffrite il dolore?»
«Certo, non siamo mica dei transformers!»
Mi tira di più il braccio e a furia di tirarlo, riesco a liberarmi dai rami e ad uscire dall'albero, per poi cadere goffamente su di lei, le labbra a tre centimetri di distanza.
«Centro perfetto» sussurra al mio orecchio facendomi avvampare. Mi alzo da lei e noto la gonna strappata di lato, ma non ci faccio perennemente caso.
Haruka afferra qualcosa da terra - solo ora noto che è il tessuto della mia gonna leggermente sporco di olio lubrificante per motori (cioé il mio sangue), e lo avvolge sulla ferita ancora fresca. Il suo tocco mi fa rabbrividire, è una sensazione orribile e meravigliosa allo stesso tempo.
«Ahia... ma che diamine stai facendo?»
«Ti sto bendando la ferita prima che ti venga qualcosa di poco gradevole da vedere.»
«Non prendo infezioni batteriche come voi umani.»
«Lo faccio lo stesso, che ti piaccia o no.»
Che idiozia.
«Fai come ti pare» rispondo, infine, lasciandomi curare la ferita con il metodo più preistorico di sempre. Rimango seduta sull'aiuola fiorita e di colpo, mi prende in braccio. Non dico niente, preferisco stare zitta e farmi mettere sulle spalle.
«Visto che non puoi sforzare troppo la gamba, ti porto io.»
«Non sono troppo pesante?»
«Scherzi? Sei molto più leggera di Michiru.»
«Era un complimento o un'offesa?»
«Entrambe le cose.»
In parole povere, ha detto che la sua fidanzata Michiru - credo sia lei - è più grassa di me. Non c'è da meravigliarsi, sono un androide fatto di metallo forzato, mercurio e alluminio che si nutre di cibo virtuale. Come fa a correre nonostante il peso sulle spalle? Si vede che è la figlia del vento, come io sono la figlia della meccanica e della missilistica.
«Hai davvero un cuore d'oro» dico sarcastica.
«Grazie» risponde maliziosamente. Sa essere stronza, quando vuole - un po' come me, a volte; lo ammetto.
«Finalmente vi vedo in faccia» una voce soave attira la nostra attenzione «Sailor Uranus e Sailor Minus.»
Davanti a noi appare una donna dai capelli azzurro chiarissimo raccolti in una coda alta e lunga, l'uniforme della nostra scuola e uno sguardo agghiacciante. Ma lei non era la ragazza di poco fa?
«Azura?» chiede Haruka.
«Sbagliato», sorride la misteriosa ragazza malvagia facendosi avvolgere da una nube tossica oscura «sono la terza maga oscura al servizio della incantevole Princess Madness: Poison Lily!»
Segue una risata malefica talmente inquietante che ci tiene incollate al terreno umido della serra. Provo a non abbassare la guardia e cerco di prevedere le sue future mosse, nella speranza di raggirarla. 

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Capitolo 32
*** Capitolo trentadue - La demone della natura ***


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Capitolo trentadue

• La demone della natura •



Victoria's POV





«Due nemesi», attacca bottone la maga oscura facendo scoccare la lingua «per giunta, le più simili e potenti.»
Mi guarda per qualche minuto. «E tu, mia cara Zyrconia, non sei cambiata affatto.»
«Neanche tu, vedo» le rispondo con sguardo minaccioso.
«Ma guardati», sogghigna lei «stai gocciolando.»
Haruka arrossisce di colpo facendo poi due passi indietro rossa dalla vergogna.
«Non in quel senso, idiota!» sbotto realizzando che la sua mente è decisamente perversa. La fasciatura sulla mia coscia è ben visibile, così come quel poco sangue scuro che scende dalla mia ferita ancora fresca e dolorante.
«Ora mi tocca eliminarvi con il mio magico scettro ma, siccome mi sento generosa, ho deciso di farlo nella maniera più delicata.»
Non riesco a capire le sue intenzioni.
«Vivifica!» una pianta davanti a lei prende vita trasformandosi in un essere mostruoso e inquietante. È un raro esemplare di pianta carnivora dal muso bluastro e i pallini azzurri, verbosa e viscida. La pianta ruggisce come se fosse un leone, provo a difendere me e Haruka con il Circulum Deae, ma fallisco anzi, lo rendo più forte di prima.
«Pessima idea» piagnucolo e noi scappiamo in preda al panico. Mi sembra di essere in un cartone animato firmato Warner Bros degli anni sessanta.
«Correte quanto volete, la mia pianta carnivora è più veloce delle vostre misere gambe.»
«Grazie al piffero, fa i passi più lunghi della gamba stessa» commenta Haruka borbottando.
«La vuoi smettere?» sbotto nuovamente e distraendomi scivolo sul fango della serra, mentre la pianta carnivora mi raggiunge. Non appena allunga una specie di tentacolo verde, qualcosa riesce a fermarlo.
«World Shaking!»

L'attacco non sembra aver fatto effetto, perché la pianta carnivora reagisce con un forte ruggito. Mi rialzo in volo e torno coi piedi per terra, poi continuano a correre. Cerca di avvolgerci con le sue grandi radici, ma riusciamo a schivare le sue mosse saltando poco alla volta.
«Siete molto agili», commenta la strega «ma riuscirete ad evitare i suoi denti?»
Con uno schiocco delle dita, la pianta avvicina il suo grande muso verso di noi cercando di addentarci in qualche modo, ma fallisce.

«Deep Submerge!»
«Obstructionum!»

Due incantesimi colpiscono in pieno volto la pianta carnivora facendola cadere di schiena sul terreno della serra. Alzo lo sguardo e vedo Sailor Neptune e Sailor Plus con lei. Come ci hanno trovato? Sulla spalla della guerriera dai capelli verdognoli vedo una gatta dal pelo color ambra e gli occhi azzurro chiaro, quasi trasparente. Ha una stella circoscritta in un cuore, il simbolo degli angeli divini.
«Sailor Minus, prendila!» la gatta salta lanciandomi una spada dal manico d'argento e due zirconi incastonati, la lama dorata e affilatissima. La osservo per un istante capendo che si tratta della Spada della Lealtà, uno dei tre amuleti angelici donati da Dio in passato, poco prima della Prima Guerra Cosmica.
Sento l'energia scorrere dentro di me, come se il mio potere fosse aumentato a vista d'occhio. Bene: a noi due, pianta carnivora.
Concentro la mia energia sulla lama dorata, individuando il punto debole del nemico sfruttando l'occhio bionico: la parte inferiore dello stelo, poco sopra le radici - come se fosse la sua parte bassa. La punta della lama dorata comincia a scintillare, stringo forte il manico d'argento e punto la spada sul punto debole della pianta carnivora davanti a me e Haruka.
«Sonic Wave!»

Dalla scintilla esce un gigantesco insieme di linee che, poco alla volta, si uniscono formando una grande onda neon che colpisce in pieno il nemico, disintegrando il suo cuore e il resto del suo corpo. Il ruggito della pianta carnivora s'indebolisce man mano che il suo corpo scompare, tornando al suo stato originale: un tulipano blu dall'aspetto innocuo.
«Era solo uno stupido fiore?!» commenta Haruka irritata e sorpresa al tempo stesso.
«I fiori non sono stupidi, guerriera del vento, sono l'essenza della natura» ribatté Poison Lily con tono malvagio e gelido. «E poi, credevate davvero che sarebbe stata solo quella pianta a distruggervi? Ce ne sono altre due...»
Mentre parla, due tentacoli giganti ci catturano e c'imprigionano dentro una cupola nerazzurra.
«...proprio dietro di voi!»
Ha previsto l'arrivo di quelle schifose piante carnivore. I tentacoli ci stringono forte facendoci perdere l'ossigeno nei polmoni, l'energia che viene assorbita dalle loro radici. Ho ancora la spada in pugno, sono ancora in tempo per liberarmi.
«Siete spacciate, piccole nemesi» dice Poison Lily con un tono sempre più gelido «e tu, guerriera della lealtà, sarai la prima a morire.»
"Come sarebbe a dire?" mi chiedo.
«Ma prima, devo riprendermi qualcosa che mi appartiene.»
È chiaro che si riferisce alla mia gemma. Possibile che il bersaglio numero uno dei nemici siano proprio le gemme sacre? E perché proprio io? Dannazione!
«Non credo proprio», rispondo. «Spatium!»
La maga viene allontanata con la sola forza della gravità facendo diminuire di poco il suo peso. La vedo fluttuare a mezz'aria e fa fatica a raggiungermi. Questo incantesimo può essere davvero utile. Chi l'avrebbe mai detto?
Haruka scoppia in una risata fragorosa. «Ben ti sta, stupida maga oscura!»
«Non ti conviene provocarla, Haru, peggiorerai solo le cose.»
Poison Lily sembra essere infuriata, da una parte la capisco - farsi prendere in giro da una guerriera Sailor è davvero irritante, soprattutto se si tratta di Sailor Uranus.
Tengo la spada impugnata alla mano destra cercando di individuare lo stesso punto di prima, questa volta usando un'alternativa.

«Exalepsia!»

Un raggio azzurrognolo colpisce in pieno la pianta carnivora facendola sparire immersa in una luce chiara e abbagliante. Non appena mi libero, la seconda pianta cerca di catturarmi con un tentacolo libero, ma senza successo.
«Catturala! Uccidila! Rubale la gemma!»
La pianta carnivora sembra essere diventata più veloce a muovere i tentacoli. Non appena riesco a soffermarmi sul suo punto debole, pronuncio di nuovo l'incantesimo per far scomparire l'altra pianta carnivora e liberare Haruka.
Riesco a salvarla in tempo facendola cadere tra le mie braccia, per poi adagiarla sul cespuglio di crisantemi.
«Lo sai che porta sfortuna sdraiarsi sui crisantemi?» sbotta lei nervosa.
«Perché? Sono molto belli» rispondo ironica.
«È il fiore dei morti!»
Sorrido maliziosa appoggiando il manico della spada sulla mia spada tenendolo in pugno dietro di me.
«Lo sapevo già, ma questi sono del tuo stesso colore di capelli» ridacchio poi.
«Vai a quel paese» mormora.
Le altre due guerriere ci vengono incontro, Haruka da un bacio a stampo alla sua ragazza mentre io abbraccio forte mia sorella.
«Come ci avete trovate?» chiedo curiosa.
«Abbiamo sentito dei rumori provenire da qui, così abbiamo voluto indagare» risponde Jackie «poi abbiamo visto voi due alle prese di un boss dei videogame nella vita reale.»
Ci avranno viste mentre correvamo come pazze inseguirete dalla pianta indemoniata. Che figuraccia!
«Oh... no!» Poison Lily ci osserva e con un altro schiocco delle dita, c'intrappola nella serra. «Non penserete davvero di scappare da qui, abbiamo appena cominciato.»
«Ed ora che ho in pugno anche la seconda gemma di Mechanitron, non vi lascerò combattere un'altra volta contro le mie creature.»
Quattro rami flessibili e spessi ci bloccano le gambe e le braccia impedendo noi di muoverle. Non riesco a guardarla in faccia, la stretta di questi strani tentacoli è fortissima al punto da farmi perdere le forze. Mi sento svenire... la spada mi scivola dalle dita cadendo nel fango sotto di me... la mia gamba ferita... fa male.
«Ora non siete più coraggiose, eh?» ghigna divertita la maga, impugnando lo scettro scuro contro di me.

«So esattamente l'incantesimo giusto per ucciderti, insulso pezzo di metallo.»



Haiyuki's POV


Avverto una strana presenza tra questi fiori, come se fossero posseduti in qualche maniera. Cerco di non deconcentrarmi e osservare i movimenti della ragazza dai capelli neri. La mia spilla a forma di cuore continua a brillare, così come quella di Chibiusa. Non possiamo distrarci adesso, dobbiamo salvare il futuro di Andromeda.
«Ribadisco il concetto di qualche giorno fa: sei una stalker.»
«Vuoi stare zitta? Sto cercando di... aspetta, sta parlando con qualcuno.»
Improvvisamente Chibiusa cambia atteggiamento e tende l'orecchio verso le due ragazze: Gwen e... Makoto? Ma cosa ci fa con lei?
Ci avviciniamo a loro senza farci vedere e ascoltiamo l'intera conversazione. Makoto ha ancora addosso la sua uniforme scolastica, mentre Gwen ha un elegante abito turchese. Che sia tornata da una festa galante? Ne dubito.
«Cosa c'è? Ti vedo depressa.»
«Non è niente» si asciuga le lacrime con i palmi delle sue mani. Makoto le porge un fazzoletto.
«Hai litigato con Kai, vero?»
«No, con Victoria», risponde subito «e stavolta è stata colpa mia.»
«Vi siete insultate di nuovo?» il tono di Makoto è un miscuglio tra stupore e rabbia.
«Questa volta sono stata io ad attaccare briga, ma non avevo intenzione di offenderla... volevo solo chiarire le cose tra noi.»
«E lei come ti ha risposto?»
«Ha cercato di aggredirmi.»
Bugie. Tutte menzogne! La sua faccia dice tutto. Tsè! E lei sarebbe la guerriera della saggezza? Credo proprio che Lunaris abbia sbagliato persona, una come Gwen non meriterebbe affatto una gemma sacra. Che rabbia!
«Gwen, non dire queste cose perché Vicky non oserebbe mai fare del male a qualcuno» ribatte Makoto con tono tranquillo e pacato «soffre per causa tua e sua sorella è davvero arrabbiata con te.»
«Non c'è un modo per rimediare a questa situazione?»
«Devi essere tu a porre rimedio alla vostra rivalità.»
Ricordo che, nella nostra galassia - più precisamente ad Oblivion, l'acquamarina aveva dato alla luce due talismani: il Calice della Saggezza e il Ciondolo Butterfly. Quest'ultimo era stato creato per la principessa Riûka per vedere il suo grande amore quante volte voleva.
Ciò era accaduto prima che lo zircone venisse consacrato da Dio, cioè che diventasse una gemma sacra vera e propria. Prima che iniziasse la guerra tra gli angeli e i demoni. Non potevano vedersi poiché lo zircone era una gemma demoniaca e secondo il Terzo Emendamento, "La legge degli opposti", era proibito l'amore tra gemme sacre e gemme demoniache. Ai tempi era diverso, gli Emendamenti non erano soltanto leggi severe e ben studiate.
Fu proprio in quel giorno che nacque la Teoria del Cambiamento, quando fu infranto il Terzo Emendamento. Mahori e Riûka si amavano e, nonostante la profezia dell'Effetto Farfalla, avevano unito le loro gemme distruggendo Oblivion e cambiando il destino dell'intero universo.
Quella fu la vera causa della morte dei genitori di Riûka ma, miracolosamente, le due amanti sopravvissero. La regina dei diamanti Linda, la madre di Lunaris, decise di cambiare gli Emendamenti di Andromeda, scrivendo un nuovo "divieto".

«Emendamento numero Cinque - "La Teoria del Cambiamento": una forza altamente distruttiva che porta alla distruzione di un pianeta o di una galassia. Tale potenza è creata dalla fusione tra due poteri contrasti tra loro che cambia le sorti del corpo celeste distrutto o dell'intero universo. Per evitare tale catastrofe, è assolutamente proibito il contatto fisico tra le gemme sacre, né i loro talismani.»

La nuova legge era riferita soprattutto allo zircone e all'acquamarina anche perché poi, un giorno, si sarebbero riunite. L'unica cosa che non mi spiego è la ragione per cui Gwen e Vicky sono nemiche giurate. Che sia colpa della dichiarazione d'amore a Gwen da parte di quest'ultima? Credo che non lo saprò mai.
«Makoto», sussurra la ragazza corvina «potresti... insomma, aiutarmi?»
La ragazza castana scoppia in una risata fragorosa.
«Non posso o meglio, non dovrei farlo, dal momento che Luna mi ha raccomandato di non immischiarmi in queste faccende. Devi cavartela da sola perché sei stata tu a far scoppiare questa piccola guerra tra voi due.»
Gwen la guarda sconcertata, senza ribattere alla risposta di Makoto. D'altronde, non avrebbe senso sclerare per un argomento così complesso come il litigio tra due angeli. Ma Makoto ha ragione: lei è una guerriera come noi - una gemma sacra, anche la più importante.
«Come dovrei fare?»
«Chiaritevi e se qualcosa va storto, chiama aiuto» risponde sorridendo «puoi rivolgerti ad Usagi, lei sa come risolvere situazioni del genere.»
«Dici davvero?»
«La conosco molto bene e quando si tratta di amore o amicizia, lei è la numero uno» strizza l'occhio. La scena viene improvvisamente oscurata dal bagliore delle nostre gemme, avvertendo un grande pericolo nelle vicinanze.
«Che sta succedendo, Haiyuki?» chiede Chibiusa in preda al panico.
«Una minaccia ha preso in ostaggio quattro nostre compagne.»
L'espressione sorpresa di Gwen dice più di mille parole: deve essere coinvolta anche Vicky. Le due ragazze si allontanano correndo verso destra, il bagliore diventa sempre più accecante.
«Meglio andare, Chibiusa» dico infine andando nella stessa direzione delle due ragazze, ritrovandoci davanti al grande palazzo della Mugen Academy. Per quale ragione ci troviamo qui?
«Ho capito», esclamo di colpo «la minaccia deve provenire dalla serra che il Professor Uhicha ha costruito in vista della pioggia acida.»
«Pioggia acida? Ma che stai farfugliando?»
«Non hai sentito le ultime notizie?» e le racconto di ciò che ho sentito qualche ora fa alla radio, rivolto a questo strano fenomeno in arrivo. Chibiusa volge lo sguardo verso l'aiuola appassita e capisce la situazione, mi prende la mano e ci dirigiamo verso la serra dietro Makoto e Gwen.















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Capitolo 33
*** Capitolo trentatré - Vulnus Amoris ***


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Capitolo trentatrè

• Vulnus Amoris •





Victoria's POV




«So esattamente l'incantesimo giusto per ucciderti, insulso pezzo di metallo.»
«Bel soprannome» commenta Haruka con una risata.
«Chiudi il becco!» sbotto con le guance rosse dalla vergogna. Poison Lily disegna un piccolo cerchio con l'indice facendo apparire petali di rosa violacei, ma un fulmine riesce ad impedire il suo incantesimo. La maga oscura ritrae la sua mano massaggiandosi le dita, io e Haruka ci voltiamo verso due strane figure.
«Non permetteremo che una strega cattiva come te sfrutti le piante e i fiori per scopo malvagi!» dice una.
«Combattiamo per la libertà è per l'amore, siamo le combattenti vestite alla marinara» dice l'altra «noi siamo Sailor Jupiter e Sailor Divide!»
"Proprio al momento giusto" dico tra me e me.
«E siamo qui per punirti in nome della Via Lattea e di Andromeda!» concludono in coro. Poison Lily sembra essere annoiata. Non la biasimo, dopotutto è la solita solfa.
«Abbiamo altre gemme da rubare, adesso» ghigna «molto bene.»
Facendo schioccare le dita, le piante carnivore che ci tenevano prigioniere corrono dietro alle due guerriere che, con salti mortali e altre acrobazie, schivano i tentacoli. Le due ragazze si arrampicano fino alla cima dell'albero.
Mi giro e guardo i mostri avvicinarsi. A questo punto devo intervenire.
«Haporríptus!» le piante fanno un balzo indietro ribaltandosi col didietro in aria. Mi sfugge un sorriso. Non ricordavo che questo potere sfruttasse la famosa legge di Murphy, dove la fetta biscottata cade sempre sul lato imburrato. Il principio è lo stesso.
Poi anche Haruka comincia a ridere.
«Potresti rifarlo?» domanda mentre le piante indemoniate si rimettono in piedi. Annuisco e pronuncio nuovamente la formula e la situazione si ripete. Entrambe scoppiamo a ridere.
«Ti prego, un'altra volta» e la scena si ripete per la terza volta. Non riesco a trattenermi le risate, la risata di Haruka è tremendamente contagiosa. «Che spasso!»
«Adesso basta», sclera Poison Lily. «Sagitta Venenum!»
La sua mossa uccide le piante carnivore quasi fuori combattimento per via delle numerose cadute di faccia nel fango, poi ci fulmina con lo sguardo.
«Quindi vi divertite davanti agli errori altrui, eh?» ghigna maliziosa ed io mi ritrovo a guardare male Haruka.
«Non guardarmi così, non centro niente!» sbotta.
«Sei stata tu a dirmi di continuare, genio» rispondo senza aggrottare la fronte. Improvvisamente Poison Lily saette a forma di canne di bambù e noi spicchiamo il volo non appena sfiorano le nostre gambe. «Meno male che erano di bambù e non di metallo» replica la figlia del vento. Non dire parolacce... non dire parolacce... sei un angelo... concentrati! CONCENTRATI!
«Razza di idiota» mormoro e scuoto leggermente il capo. Ecco, mai una volta che riesco a trattenermi.
«Lasciate a me, ragazze!»
Haiyuki interviene cercando di far splendere il suo cuore di zaffiro ma, improvvisamente, una scia di edera ci tiene incollate al terreno. Sailor Jupiter e le altre stringono i denti non appena l'edera tocca la loro pelle. Realizzo che è edera velenosa.
«Ora vediamo come ve la cavate imprigionate nella stessa natura che avete distrutto!»
Bene, siamo prigioniere della natura. Non potrebbe andare peggio di così.



Haiyuki's POV



Siamo spacciate, letteralmente. Questa dannata edera ci ha inchiodate alla corteccia dell'albero, la quercia davanti a noi sembra avere un desiderio irrefrenabile di vendetta. Ho paura.
«Sapete, le mie amate amiche hanno una gran voglia di sterminarvi, dal momento che voi sterminate loro.»
«Siete voi esseri umani la causa della deforestazione, siete voi che avete fatto ammalare questo pianeta» ci minaccia «per questo ho deciso di punirvi: maledirò le vostre gemme e i vostri amatissimi pianeti.»
Poison Lily, affiancata da due asticelli alti due metri e mezzo, unisce le sue mani e pronuncia una parola, ma prima che il bagliore si diffonda, il mio cuore di zaffiro comincia a lanciare un raggio d'azione bianco uccidendo uno dei due asticelli. In contemporanea, anche un fascio di luce giallo e rosa che uccide una delle due primule gialle indemoniate sotto i piedi della maga.
«Che cosa...?»
Dietro di me, vedo Sailor Moon in compagnia di Chibi Moon. Giusto in tempo!
«Maledire una persona è uno dei peccati più gravi dell'anima dell'uomo» attacca la più piccola.
«Noi siamo le guerriere vestite alla marinara», aggiunge l'altra «Sailor Moon... e Chibi Moon.»
Ricominciamo.
«Siamo qui per punirti in nome della luna!» concludono in coro.
«Altre guastafeste, eh? Pensateci voi, piante!» pronunciando un altro "Vivifica", due rose rosse prendono vita trasformandosi in un derivato del tirannosauro. Cioè... davvero?
«Fatevi da parte, ragazze» dice Chibi Moon con tono eroico. «Al mostro ci penso io.»Un piccolo scettro viola e argento a forma di stella, fa roteare la bacchetta e con tutta la sua energia, pronuncia il suo secondo nuovo attacco.
«Amethist Star Attack!»
Punta lo scettro contro il nemico ma l'attacco non sembra funzionare, la stella dello scettro s'illumina ma non dà nessun segno di vita.
«Cosa?»
Chibi Moon sclera.
«Ma stiamo scherzando?!»
Le sue grida agitano il suo scettro di ametista che, di colpo, fa partire un potente raggio d'azione formato da cuori azzurri e strisce viola. Chibi Moon sorride trionfante, mentre la pianta malvagia viene colpita in pieno volto scomparendo totalmente Invece, ha fatto sparire solo una sua foglia- il suo braccio, per la precisione.
«Posso essere la prima a dire "sei una schiappa"?» dice Sailor Moon con un sorriso da ebete.
«No, grazie» risponde Chibi Moon.
«Stupide galline, me la pagherete!» Poison Lily sembra essere uscita fuori di senno, porta in vita due cespugli di crisantemi per inseguire le sue piccole guerriere della luna. Le testoline buffe corrono dalla parte opposta inseguiti da cespugli con la rabbia.
«Il crisantemo è l'ideale per il vostro funerale, non credete anche voi?» ridacchia appena osservando le due ragazze correre. Il grande asticello, invece, cerca di catturare la guerriera androide, ma una strana interferenza glielo impedisce.
«Venenum Sanguine!»
Un forte raggio di sangue colpisce un ramo dell'asticello vaporizzandolo completamente, la pianta lancia un ruggito così potente che il suo ramo ricresce a vista d'occhio, ma perde i sensi.
Mi volto verso i cespugli di rose rosse ora appassite e vedo qualcuno. Quel codino castano non mi è nuovo.
«Non è possibile, un'altra guerriera Sailor!»
Vedo Vicky sorridere con gioia. L'ombra si posta sotto la luce fioca della luna sopra la cupola, quella ragazza dai lunghi codini castani devo averla già incontrata. Ma dove?
«Non torcerle un capello o te la vedrai con me», dice «la paladina della giustizia e dell'amore protetta dalla luce della luna rossa, vestita alla marinara: Sailor Vampire!»
«Mi hai rubato la battuta! Ladra!» sbotta Sailor Moon, ma nessuno l'ha ascoltata. A quanto pare abbiamo una compagna di squadra vampira. Ora capisco perché le rose vicino a lei sono morte.
«Lo zircone non ti appartiene, né tantomeno le altre gemme.»
«Non sei tu a dirmi cosa fare», risponde la strega «finché sono protetta dal veleno del serpente e dalla natura, non potrai fare nulla per quelle povere anime intrappolate nell'edera velenosa.»
Ride malvagiamente. La seconda pianta asticello si avvicina alla guerriera robot con aria minacciosa, intenta a rubarle la gemma. Non posso fare altro che guardare.





Victoria's POV



Non mi fa paura, non ha nemmeno gli occhi. Stupida piantina indemoniata.
«Ti conviene arrenderti e consegnarmi la gemma sacra, Sailor Minus» ripete la strega rivolgendosi a me «altrimenti le tue care compagne verranno inghiottite dalla mie edera velenosa.»
Devo trovare una strategia, devo riuscire a liberare le loro gambe dai muschi e dai licheni unite con l'edera velenosa. Mi focalizzo sul terreno morbido e sparo un raggio laser con il mio occhio bionico, in un attimo tutte sono libere.
«Come? Ma che cosa?»
«Mai minacciare un androide di livello mille, maghetta oscura» sorridono maliziosa impugnando la mia spada.
«Questa è la Sailor Minus che mi piace!» esclama Haruka.
Non ho altra scelta se usare metà della mia barra di energia per il mio grande potere anche se, sicuramente, sarà inutile. Vale la pena provarci.
Disegno due linee con due dita, poi incrocio le braccia davanti ai miei occhi. Mi concentro sul punto d'incontro tra le due rette,  il punto Alfa - e faccio apparire una sfera di energia blu elettrica.
«Gemma Inferni!» scaglio contro l'asticello ma invece che gemere dal dolore, ruggisce aumentando il suo potere. Non è possibile!
«È inutile dire sono totalmente invulnerabili alle vostre stupide magie» sorride trionfante la strega. Capisco che quegli asticelli sono immuni alle mie mosse e di scatto, spicco il volo e mi allontano. Con me, anche la guerriera della saggezza.
«Non potete scappare, piccole gemme» ghigna «pterodattilo oscuro, insegui quelle guerriere e portami la fonte dei loro poteri!»
L'animale di vapore acqueo ci sta inseguendo, ogni tanto ci spara addosso delle piccole nuvole esplosive. Cerchiamo di mantenere l'equilibrio durante il volo, ma una di quelle bombe poi mi colpisce ferendomi il braccio destro.
«Dobbiamo seminarlo, cercherò di volare più veloce» dico con voce roca afferrando la mano di Sailor Divide. Comincio ad aumentare la mia velocità e non appena mi accerto che il dinosauro di nuvole non è dietro di noi, rallento e mi apposto dietro i cespugli di violette.
Mi strappo di poco la gonna e avvolgo la ferita al braccio con il tessuto blu, ignoro completamente la presenza di Sailor Divide. Siamo di nuovo sole, mi sembra di vivere un déjà-vú.
«Va tutto bene?» mi chiede.
«Sì, non è nulla di grave» rispondo senza un briciolo di espressione «mi passerà subito.»
Poi accenno un sorriso.
«Lo ammetto, sei più bella di prima con quelle piccole ferite sul viso.»
«Davvero?» sogghigno. «Sappi solo una cosa, mia cara acquamarina: le ferite non ti rendono attraente.»
Improvvisamente me la trovo davanti, gli occhi puntati sulla mia gemma luminosa e le mani sulle mie ginocchia. Che devo fare, adesso? Non posso lasciarmi andare un'altra volta, non di nuovo.
«Nel tuo caso invece sì» mormora ed io rimango pietrificata da quello sguardo focoso.
Il mio cuore palpita dall'eccitazione e dalla paura. Ora sarà difficile controllare i miei sentimenti.

La guardo per un po'. Il mio occhio bionico capta un segnale strano, un mix tra aiuto e pericolo. Mi sembra evidente che quegli occhi verde acqua sono di una persona che conosco bene, ma non dovrei fare mosse azzardate di cui poi potrei pentirmi.
Lei non conosce me ed io non conosco lei, ma sento che tra di noi c'è qualcosa che puzza di putrido.
«Senti, per quello che è successo l'altra volta», mormora «vorrei poter... insomma, continuare.»
Allunga il suo braccio sinistro per toccarmi la gamba ferita, mi ritrovo ad osservare il braccialetto con quattro pietre preziose verdi acqua incastonate nell'argento. Ora è tutto chiaro! Perché non me ne sono accorta prima?
«Ti aspetti che mi lasci andare come se nulla fosse?» dico con tono freddo facendola allontanare di un paio di passi.
«Perché? Non capisco.»
«Perché so chi sei e non voglio che la mia ferita cominci a farmi male», rispondo «e se ho questa ferita è solo per colpa tua, Yoshiro.»
La ragazza fa altri due passi indietro sconvolta coprendo il suo braccialetto con l'altra mano.
«Tu non ti rendi nemmeno conto di quante volte mi mettono la mascherina in volto, devo sopportare tutto questo per colpa di uno stupido difetto al mio cuore meccanico!» alzo la voce.
«Davvero?» domanda lei a bassa voce, lo sguardo basso e gli occhi lucidi.
«Ti sembra una fandonia, come quelle che dici sempre per sfuggire alla verità?»
«Non intendevo dire così...»
«Allora perché ti ostini a comportarti come una schifosa ragazza di strada? Sei maleducata, senza cuore!»
Sto esagerando, è vero, ma sono mesi che cerco di dirle tutto questo in faccia. Mi sento un po' in colpa, ma è quello che merita.



«C'è una cosa che vorrei dirti.»
«Che cosa?»
«Ecco... volevo solo dirti che... mi piaci.»
«Hai davvero avuto il coraggio di dichiararti a me e non ad un altro ragazzo?»
«Mh-mh.»
«Sei patetica.»



Le piccole due guerriere Purity, Haiyuki e Chibiusa, ci vengono incontro curiose. Sto sfogando tutta la mia rabbia e il mio dolore contro di lei e non dovrei, ma non posso trattenerlo dentro di me ancora per molto.
«Subisco interventi ogni giorno, non riesco mai ad uscire e godermi le bellezze di questo pianeta ed è colpa di una stupida ferita sul cuore», la mia voce s'incrina improvvisamente «ti sei presa gioco dei miei sentimenti; ho messo tutta me stessa per dirti quello che provavo per te e... e ti odio per questo.»
Non sembro neanche io, lo ammetto, e le lacrime che mi scendono dal viso sono assolutamente vere. Il dolore è ancora dentro di me e sembra non voler andare via. Mi porto una mano al petto sentendomi male, i battiti del cuore rallentano di colpo. Mi butto in ginocchio sul fango con lo sguardo in basso, l'asma che mi uccide i polmoni e il dolore di un sentimento non ricambiato.
Haruka mi viene incontro appoggiando una mano sulla mia spalla, un dolce sorriso e tutto il suo cuore; d'un tratto guarda male Gwen. Non avrei mai pensato di odiare l'amore.
«Vicky, io... non credevo fossi...»
«Vattene, non voglio vederti» mormorai con difficoltà.
«Davvero...»
«Ho detto vattene!» grido tirando fuori tutto l'odio nei suoi confronti piegandomi di più in avanti con l'affanno e un dolore terribile al petto. Gwen, abbassando lo sguardo, si strappa la gemma dal fiocco lasciandosi avvolgere da un bagliore verde e azzurro, lancia la sua spilla verso Haiyuki che va a posarsi tra le sue mani.
«E tu saresti la guerriera angelo a capo delle gemme sacre?» domanda Michiru venendoci incontro, lo specchio tra le mani e lo sguardo di ghiaccio.
«Dovresti vergognarti», aggiunge poi Haruka «una guerriera saggia come te non dovrebbe comportarsi da egoista anzi, dovrebbe essere la ragazza più gentile e amorevole di tutte.»
Gwen abbassa lo sguardo.
«Tu sei il lato freddo e bipolare di Sailor Moon, giusto?» chiede la figlia del vento e Gwen annuisce. «Allora meriteresti una bella lavata di capo.»
«Ecco, non sono esattamente...»
«Ah, no? E questo cos'è?» sbotta alzandosi da terra indicando me con un cenno di testa. Gwen non risponde, si limita a far scendere le lacrime dagli occhi.
«Inutile che piangi, ormai il danno l'hai fatto» replica la figlia del vento «le hai lasciato una ferita che non si cicatrizzerà con un semplice "scusami".»
«Io non volevo...»
«"Non volevi", cosa?» alza la voce. «Victoria non è solo il mio lato più timido, ma anche il mio lato più vulnerabile e sensibile!»
Le altre ragazze spalancano gli occhi.
«Te ne sei approfittata e l'hai trasformata in una specie di autolesionista depressa» continua. «Perciò, per il suo bene, ti conviene stare alla larga dalla sua vita.»
«Altrimenti saremo costrette a passare alle maniere forti» aggiunge Michiru.
Sento l'affanno dentro di me farsi più forte, più insopportabile. Sento le forze abbandonarmi, sento un'enorme peso dentro di me. Cosa mi sta succedendo?
«Se davvero non sono la guerriera della saggezza come ha detto lei, non merito questo potere; riprendetevelo» dice guardando le mani di Sailor Haiyu Y tenere la sua spilla e la corvina sparisce dalla nostra vista in lacrime. Non rimangerò mai più queste parole.

*

Il cuore ha smesso di farmi male, fortunatamente. Mi faccio aiutare da Haruka e Makoto sentendo, improvvisamente, una fitta allo stomaco. È vero che non ne ho uno, ma il dolore assomiglia ad un pulsare continuo al petto, come forti martellate.
«Ti senti bene?» Haruka mi sorride.
«Adesso sì» ricambio il suo sorriso e mi lascio prendere la mano.
«Ora tocca a noi affrontare la minaccia» dice poi rivolgendosi a tutte le altre. «Haiyuki, serve anche il tuo aiuto.»
«Certo!» risponde imitando il saluto militare. Mi sfugge una risata.

Il mio sguardo punta su Sailor Vampire. Quegli occhi e quella lunga coda mi ricorda vagamente qualcuno o meglio, colei di cui il mio cuore si è invaghito. Tra l'altro, ricordo il pomeriggio in cui ci siamo incontrate al parco e da quel momento, i miei sentimenti per lei cominciarono a crescere. E non solo quello.


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Capitolo 34
*** Capitolo trentaquattro - Minacce eliminate! ***


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Capitolo trentaquattro

• Minacce eliminate! •





Victoria's POV




Qualcosa dentro di me non va bene, mi allontano dalle altre ragazze senza farmi notare. Perché tutto va storto? Perché il mio cuore batte ancora forte?
Tutto questo era accaduto prima della nostra rinascita, prima che il nostro vecchio amore rovinasse ogni cosa meravigliosa della nostra galassia. Staremmo potute tornare ad essere quelle che eravamo, ma lei ha bruciato le carte. Non m'importa più niente di lei, del passato e della sua seconda identità: voglio dimenticarla.
Mentre cammino, le mie dita sfiorano la testa; vorrei poter usare il potere cancella-memoria, ma non ci riesco. Troppo dolore, troppa sofferenza. Non posso continuare a vivere in questo modo, potrei addirittura uccidermi.

Trovo in lontananza una piccola capanna di legno, entro dentro senza pensarci due volte chiudendo la porta dietro di me appoggiandomici con la schiena. La capanna è buia, ci sono solo attrezzi da giardino, diserbanti e annaffiatoi. Esalo un respiro profondo prima di far scendere le lacrime dagli occhi. Perché piango? Il nostro vecchio legame non esiste più.
«Victoria...»
La sua voce... il modo in cui sta sussurrando il mio nome... Madre, quanto ti detesto!
«Lo so che sei li dentro... per favore, esci da lì e parliamone.»
Mi porto una mano alla bocca e non dico nulla.
La porta che ci divide non riuscirà a fare da scudo alle sue parole, sento il suo respiro irregolare dall'altra parte. Rimango appoggiata sul legno sporco della porta, gli occhi lucidi di lacrime e il cuore ancora dolorante. E poi, come diamine ha fatto a trovarmi?
«Ti prego, dimmi qualcosa.»
Non rispondo.
«Lo so che ti ho ferita e mi odio per questo», ammette «ma perché non vuoi darmi un'altra possibilità?»
La sento piangere, come se le sue parole fossero state accoltellate dalla paura e dal terrore. La paura di perdere colei che, inizialmente, credeva fosse più che un'amica. Ha sbagliato, ma ho sbagliato anch'io. Non mi sarei mai dovuta innamorare di lei, né prima né ora.
«Mi manchi tanto...» la sua voce incrinata mi sconvolge totalmente. Lascio scivolare la schiena sul legno e mi ritrovo seduta con le ginocchia in gola a piangere come una lattante. Sono state quelle maledette parole a rendermi vulnerabile: "sei patetica".
È come un'eco, si ripete fino a svanire completamente e non farsi più risentire. Decido di rialzarmi asciugandomi le lacrime e espirando ed inspirando profondamente, apro di poco la porta e mi sporgo leggermente.
«Dammi una prova certa che le tue siano parole sincere», mormoro «perché faccio fatica a crederti.»
Anche senza la sua spilla è ugualmente graziosa, ma non riesco a smettere di piangere pensando a ciò che mi ha fatto. Se sono depressa è solo per colpa sua.
«Le lacrime bastano?»
«No.»
«Neanche il fatto che ti ho seguita fino a qui?»
"Forse."
Non rispondo.
«Cielo, Vicky, possibile che sei così tonta?»
Mi viene un tic nervoso. La odio quando mi dice queste parole.
«Ha parlato il genio della settimana» rispondo leggermente irritata.
«Okay, smettiamola un attimo» alza le mani in segno di resa «voglio solo chiederti scusa per...»
«Non basta, Gwen» la interrompono «queste scuse non sono sufficienti per avere il mio perdono, né tantomeno quelle che dirai dopo.»
Per qualche strana ragione sono uscita dalla casetta di legno, la porta chiusa dietro di me e il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sento il suo respiro, è più irregolare di prima. Perché mi sento avvolta da un senso di colpa così grande?
I suoi occhi sono lucidi, come vedere un angelo con le ali insanguinate strappategliele in una battaglia sanguinosa. Non sembra lei, questa sua espressione addolorata mi stupisce.
Mi ritrovo ad accarezzarle il viso senza una ragione. Ora il suo sguardo sembra proiettare rancore. Se è davvero pentita di ciò che ha fatto, allora, perché non lo ammette? Non è una ragazza sincera, ecco perché.
Gli angeli non possono mentire e se lo fai, vedrai solo la Fiamma dell'Inferno.

«Ammetti che sei in colpa e che, in realtà, non mi odi» sorriso maliziosa, poi Gwen mi respinge come fa di solito: una spinta ed io che sbatto contro la prima cosa che ho dietro le spalle.
«Perché non te ne vai a quel paese?» sbotta ed io scoppio a ridere.
«Quante volte mi avrai mandata laggiù?» le chiedo con tono ironico e lei subito si ferma girandosi verso di me. «Cinque volte, direi.»
«Scema» conclude allontanandosi da me. Mi sfugge un dolce sorriso.
Sei donna fuori, ma ancora bambina dentro.

Faccio poi il suo nome e la ragazza si volta verso di me. «Riprenditi la gemma.»




Haiyuki's POV



Mi guardo intorno. L'edera velenosa è ancora sotto ai miei piedi, fortunatamente la gomma sotto i miei stivali impedisce al veleno di uccidermi. Poison Lily è ancora lì, i due grandi asticelli anche. Come diamine la sconfiggeremo?
«Sono così carine queste piante, dovrebbero andare al circo e stupire tutti gli esseri umani» dice la maga oscura vantandosi di se stessa e dei suoi stupidi asticelli indemoniati.
«Dovrebbero andare allo zoo, invece, altro che al circo» ribatte Haruka sottovoce.
«Ti ho sentita, Uranus.»
«Ops» si tappa la bocca imbarazzata.
Michiru scuote lentamente la testa per dire "sei proprio un idiota", e non posso darle torto.
«Sarai tu a finire in uno zoo», la minaccia disegnando due piccoli cerchi con due dita. «Dark Evil Beast, azione!»
Un raggio d'azione oscuro si dirige verso Haruka, che schiva di colpo facendo trasformare una seconda nuvola in uno pterodattilo di vapore acqueo. Ora sono due!
«Mi hai mancata, schiappa!» le fa la linguaccia ridendo.
«Mi dispiace deluderti, ma non era diretto a te» sorride malvagia la strega. «Pterodattili, attaccate!»
La nuvola nera a forma di uccello preistorico le vola incontro per azzannarla, ma la figlia del vento riesce a saltare e ad evitare il suo micidiale morso. La scena si ripete altre due volte, Poison Lily sembra irritata al vederla saltare per ben tre volte di fila.
«Stupida guerriera di Urano, io ti polverizzo!»
La strega uccide gli asticelli con le frecce velenose, fa scomparire i pterodattili di nuvole e i suoi occhi diventano rosso fuoco, adesso sarà lei a combattere contro di noi. Finalmente posso usare il mio cuore di zaffiro senza essere interrotta da stupide piante ingigantite e con problemi intestinali, a quanto pare (da come ruggivano, probabilmente avevano qualche problema allo stomaco).
«Exalepsia!» la Spada della Lealtà di Vicky lancia un potente attacco contro Poison Lily, ma riesce a schivarlo e, al posto suo, sparisce un albero di mele succose. Non appena vedo il raggio d'azione, mi giro verso le due ragazze e lancio l'acquamarina a Gwen e, subito dopo, ritorna con il suo vestito verde acqua e d'argento.
"Sailor Minus e Sailor Divide sono tornate giusto in tempo!" penso tra me e me.
«Nooooo, perché proprio l'albero di mele?» piagnucola Sailor Moon.
«Mamma te lo ricomprerà, Odango» risponde Sailor Vampire giocosa prendendola un po' in giro, e la biondina lo aveva già capito.

Il vestito della strega diventa più lungo, la gonna oscilla incessantemente circondando le sue gambe bianche e ossute, le sue labbra erano sporche di un liquido verdastro. Adesso mi fa paura.
«Okay, indietreggiamo piano piano...»
«Ferma dove sei» Vicky blocca la sua nemesi afferrandole il braccio e stringendoglielo senza farle male «vuoi mollare proprio adesso?»
«Perché?»
«Perché ora il gioco si fa interessante» dopo un sorrisetto malvagio, grida il mio nome e quello di Chibiusa. Che abbia un piano in mente?
«Usate il vostro scettro e cercate di indebolirla, io e Haruka uniremo i nostri poteri con quelli di tutte le altre.»
«Sei sicura che funzionerà?» domanda la guerriera della luna un po' diffidente.
«Questa è solo la prima fase, Sailor Moon, il bello deve ancora venire!»
È davanti a noi, io e Chibi Moon dobbiamo entrare in azione e distrarla, ma non sarà facile. La sua forza ha superato i duemila, ormai è incontrollabile.
«Vieni subito qui!» afferro il polso di Chibiusa, ha indietreggiato di tre passi esatti.
«Ho paura» piagnucola.
"Buon cielo, sei proprio identica a tua madre!"
«Anch'io ho paura, ma non possiamo tirarci indietro» dico.
«Sagitta Venenum!» non ci da il tempo di preparare la nostra mossa che lancia una scia di freccia viola.
«Sixty-Nine Cyrcle!» proteggo Chibi Moon disegnando uno scudo, le frecce vengono disintegrate al primo colpo. Non appena il nemico viene distratto dalla luce violacea di Chibiusa, colgo l'occasione per teletrasportarmi dietro la strega.
«Dov'è andata quella piccola sguattera azzurra?»
Mi avvicino di soppiatto dietro le sue spalle e le sferro un forte calcio nella nuca, improvvisamente sparisce gemendo dal dolore.
«Haiyu Y, è dietro di te!»
Mi guardo alle spalle ma non vedo altro che alberi, finché una freccia viola non mi colpisce alla gamba.
«Eclipsim!»
Lo scettro di Chibi Moon lancia un forte attacco contro Poison Lily, la colpisce in pieno e cade a terra perdendo solo un decimo delle sue forze. Haruka e Vicky si preparano a lanciare la loro mossa più potente, lo stesso anche Michiru e Jackie.
Non appena le quattro sfere di energia si uniscono, qualcosa le blocca e le distrugge: Poison Lily ha usato un fortissimo Deviantum contro di loro. Ridacchia malvagia alzandosi da terra.
«Quattro sfere di energia non sono in grado di sconfiggermi», ghigna sotto i baffi «ma le mie frecce uccideranno tutte voi!»
Dopo aver gridato un secondo Sagitta Venenum, le ragazze riescono ad evitare la scia violacea di frecce velenose. Vicky e Haruka si preparano ad attaccare.
«Sei pronta?»
«Sì.»
La strega sembra essere tornata al massimo delle sue energie ma tuttavia, il World Shaking e il Sonic Wave delle due guerriere Sailor riescono a indebolirla. Non basta, serve di più. Makoto e Gwen si alleano per unire i loro poteri: il Dividum Extremis e il Supreme Thunder. Una combinata eccellente, mi dico.
Non appena l'attacco di Sailor Divide si prepara, i suoi capelli si sciolgono e cadono lungo la schiena, per poi alzarsi in cielo come la guerriera stessa. Il vento la travolge, le sue sfere gemmate s'illuminano, i fulmini si fondono con la gemma e colpiscono la strega. Entrambi i loro poteri riescono ad indebolirla e farla cadere in ginocchio senza fiato. È l'occasione giusta per eliminarla definitivamente.

«Sailor Moon, Sailor Y, ora!»

Usagi e Lisa - quest'ultima è apparsa insieme a Sailor Vampire, ma è rimasta nascosta dietro il cespuglio perché aveva paura della strega - alzano il loro talismano galattico e, pronunciando la loro formula magica, si trasformano nelle Sailor Galaxy vestendo i colori della propria galassia.
La via Lattea è colorata di viola e blu scuro, mentre Andromeda si colora di un azzurro chiaro. Entrambe alzano il proprio Galactic Stick evocando il potere della loro stella suprema (per la Via Lattea è il Sole, per Andromeda è il Crysalium).

«Potere Supremo del Sole, donami la tua energia e diffondi il tuo grande potere!»
«Potere Supremo del Crysalium, unisci il potere di tutte le stelle e donami la tua forza!»

I due scettri si sfiorano, il potere diventa più forte, la luce sempre più accecante. La forza delle due galassie è immensa, quasi indescrivibile. Non ricordavo avesse una forza così maestosa.

«Galactic Starlight!»

Le due guerriere evocano un potentissimo raggio d'azione unito da un secondo potere: quello dei loro pianeti protettori (nel caso di Usagi, il satellite del pianeta Terra).
I due poteri combinati riescono a penetrare nel corpo di Poison Lily trasformandolo poi in una bomba pronta a far saltare in aria l'intera serra. Vicky la osserva e non perde tempo ad avvertirci del pericolo.
«Correte, sta per esplodere!»
Tutte noi ci avviamo verso la porta della serra, la buttiamo giù senza pensarci due volte, continuiamo a correre e una gigantesca esplosione distrugge la serra dietro di noi. La forza di quel potere è immensa, ci ritroviamo tutte a terra a pancia in giù e una forte raffica di vento che ci investe.
La serra è saltata in aria assieme a tutte le piante al suo interno, la pioggia acida è diventata solo un falso allarme, i vestiti di Usagi e Lisa tornano normali e gli scettri svaniscono insieme al talismano galattico. Ora è tutto finito; o quasi.
«State bene, ragazze?»
Siamo tutte sporche di fango e leggermente ferite, ma quello che conta è che siamo ancora vive. Poco per volta, le ragazze si rialzano e osservano quello che resta della serra: un cratere.
«Avrei dovuto portarmi un paio di occhiali da sole e uno stereo, sarebbe stato più figo» commenta Haruka con un sorriso stupido.
"Figo? Che parola è mai questa?"
«Tu guardi troppi film d'azione, bella» risponde Vicky.
«Non posso neanche immaginare? Uffa!»
«Avrai un'altra occasione per farlo» sorride Michiru abbracciandola con amore.
Vicky le osserva con invidia, realizzo che è ancora scossa dal rifiuto di Gwen. Ricordo che, in passato, Mahori e Riûka avevano unito le loro gemme nonostante fosse proibito il contatto fisico tra una gemma sacra e una gemma demoniaca. Ma quello è solo un ricordo sbiadito, ora che sono rinate sotto un'altra luce quel sentimento sembra non esistere più. Sono più che sicura che il loro odio reciproco svanirà, forse resteranno solo amiche. Non ne sono convinta, ma basta sperare.
Se Theira ha affermato che Sailor Divide e Sailor Minus sono destinate a cambiare le sorti dell'universo, allora dovrò fare in modo che smettano di odiarsi.
Gli angeli non devono odiare né i mortali né gli immortali, né la natura né il loro Creatore.
Gli angeli non devono mai rinnegare la loro natura, la loro fede, il loro amore, i loro pensieri e le proprie parole.

Se ci sarà Chibiusa al mio fianco, mi basteranno poche semplici mosse per porre fine alla loro piccola guerra.




Victoria's POV



Le invidio da morire. Se ripenso a quel pomeriggio con Regiela, il cuore comincia a battere così forte al punto di non controllare più i battiti. Jackie mi stringe dolcemente la mano con un sorriso, io ricambio con poca gioia. Lei sa la ragione della mia infelicità anzi, ormai lo sanno tutti.
Il mio sguardo incrocia di nuovo quello di Sailor Vampire, lei mi sorride dolcemente ed io arrossisco. Perché dovrei mostrarmi così sensibile agli occhi degli altri?
Somiglia così tanto a lei, quanto mi piacerebbe sapere chi è veramente. Si allontana di qualche passo senza farsi notare dalle altre ragazze, finché...
«Aspetta!» non esclamo attirando la sua attenzione, mi osserva nuovamente con un sorriso. «Chi sei davvero?»
«Se te lo dicessi ora non sarebbe una sorpresa, mia piccola androide» e detto ciò si arrampica sugli alberi davanti a noi e svanisce. Anch'io vorrei sapere chi si nasconde dietro Sailor Vampire, ma ho paura che non sia davvero una nostra alleata.






Centro della Terra, due ore dopo la battaglia  



«Anche lei ha fallito», strinse due pugni la principessa oscura «quelle guerriere Sailor sono davvero forti.»
«Vostra Malvagità, siamo quasi al completo delle energie.»
Presa dalla rabbia gettò il suo bastone di ciliegio a terra facendo spaventare il suo servitore.
«Ahhh, non m'interessa! Le gemme sacre si sono riunite e adesso è tornata in vita la prima Sailor Purity.»
«Non è ancora detta l'ultima parola.»
La principessa girò il collo curiosa verso la sua serva che, non appena si espose sotto le fioche luci delle candele, sorrise malvagia.
«Cosa ci fai qui, Death Eye?»
«Lasciate che sia io ad eliminare quelle guastafeste» disse «visto che la natura ha fallito, sarà una loro creazione ad avere la meglio.»
Madness sorrise. Un androide demoniaco come nemico era davvero una trovata geniale, così decise di soddisfare la sua richiesta e le donò il potente Scettro Cartesiano.
«Questo potere ti permetterà di disegnare in cielo qualsiasi linea: secanti, tangenti... quelle che vorrai» spiegò la principessa oscura «ma sappi una cosa: non sei l'unica androide sulla terra.»
Il suo specchio demoniaco proiettava le immagini di due ragazze: una bionda e una castana, entrambe avevano un ciuffo colorato che le rappresentava come guerriere di Andromeda. Erano Dhromia e Mahori reincarnate in due ragazze mortali, ma dentro erano fatte di metallo. Due androidi nate da un esperimento durato più di mille anni. Death Eye era furibonda.
«Credevo di essere l'unica!» sbottò.
«Non lo sei, purtroppo, ma ti darò il permesso di ucciderle prima di tutte le altre guastafeste.»
«Me ne occuperò io, mia principessa» disse il robot con gli occhi che brillavano di vendetta «getterò la Terra nel buio totale ed annienterò le Sailor Andromeda.»
«Le prime a morire saranno proprio le due sorelle robot.»
Tutte e due, la strega e la principessa, risero malvagiamente, mentre lo specchio demoniaco circondava la coppia di sorelle di tenebre.















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Capitolo 35
*** Capitolo trentacinque - Un nuovo amore per Vicky ***


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Capitolo trentacinque

• Un nuovo amore per Vicky •




Tre giorni dopo...




Victoria's POV



Afferro la mia cartella e mi allontano dall'edificio. Non voglio vedere nessuno, né mia sorella né la mia presunta cugina Haruka. Ne ho piene le scatole delle persone, ho bisogno di stare sola per un bel po'. So già che mio padre si arrabbierà, ma poco m'importa.
«Vicky, non resti con noi?» Haruka mi coglie di sorpresa con un sorriso, accanto a lei ci sono Michiru e mia sorella. Jackie non ha perso tempo da quando è arrivata qui, eppure non è una tipa tanto socievole. Ha già due amiche e non ha fatto il nome di Elvira da quando è entrata in questa accademia prestigiosa.
«Ho gli allenamenti, non posso fare tardi» rispondo senza mostrare un sorriso; fredda e un po' irritata. So che avevano in mente un pomeriggio tutte insieme, ci saremmo conosciute meglio - ora che Haruka e Michiru hanno saputo la nostra vera natura e cosa abbiamo davvero in comune.
«Sei sicura, sorellona?»
«Sicurissima» rispondo senza pensare «e non tempestarmi di domande come fai di solito.»
Lascio l'edificio con la solita espressione cupa, la borsa sulle spalle e nessuno attorno a me. Non ho alcuna intenzione di guardare le ragazze che mi gridano dietro con gli ormoni fuori controllo, ho solo bisogno di sfogare la mia rabbia contro qualcosa. La palestra della scuola è sempre vuota, eppure in questo periodo ci sono moltissimi tornei.
Entro negli spogliatoi, mi cambio velocemente, afferro al volo una palla e palleggio per qualche minuto. Ho scoperto la vera identità di Sailor Divide e se solo ripenso a quelle finte lacrime e a quel braccialetto, la rabbia e la tristezza crescono sempre di più dentro di me.
Lancio la palla contro il muro un paio di volte lasciando che sfiorasse pericolosamente la rete, e vado avanti per almeno dieci minuti per poi passare ai canestri, mancandoli più di tre volte.
«Sei tutta sola?»
Questa voce così sensuale e cantilena... la riconosco. Ogni volta che la sento, il mio cuore salta e tutto dentro di me si blocca. Oh, Madre, è Regiela! Divento paonazza e lascio cadere il pallone a terra senza una ragione, cerco di non farmi vedere tenendo le due estremità dell'asciugamano sulle mie spalle.
«Purtroppo sì» rispondo con un filo di ironia - anche se non c'è nulla di divertente «ma ci sono abituata, ormai.»
«Mi dispiace vederti da sola nella palestra della scuola, eppure qui c'è sempre qualcuno.»Mi sfugge un sorriso.
«Adesso ci sono io.»
La ragazza ricambia il mio sorriso, vederla curvare quelle labbra mi rende felice. Non è la prima volta che mi capita, ma la sensazione che sto provando in questo momento è indescrivibile. Mi giro e incrocio il suoi occhi marrone chiaro, molto più luminosi del solito. Si vede una leggera sfumatura di rosso che comincia a inquietarmi, anche se non dovrei avere paura di una ragazza affascinante come lei.

Lei è una vampira, io sono un androide.
Lei beve sangue, io bevo petrolio.
La sua pelle è molto chiara, la mia è leggermente scura - e finta.
Lei ama il rosso, io amo il blu.
Siamo molto diverse, ma vedo la Perfezione tra noi.

«Spero non ti dispiaccia, Vicky.»
«No, per niente» rispondo con indifferenza «puoi stare qui quanto vuoi.»
Regiela sorride dolcemente senza aver notato il mio volto inespressivo. «Non voglio che tu stia da sola in una palestra desolata come questa» dice, poi. Abbasso di poco lo sguardo verso il pavimento e arrossisco leggermente, è davvero venuta qui per me?
«E un'altra cosa...» abbassa leggermente la voce, «una cosa che volevo dirti da tempo.»
«Quale sarebbe?» chiedo togliendomi l'asciugamano dal collo, passandomelo delicatamente sul viso.
«Io ti amo» quelle parole rimbombano nella mia testa come un'esplosione atomica. Stringo tra le mani il mio asciugamano facendolo poi cadere accidentalmente sul pavimento della palestra, le guance rosse e il cuore palpitante.
«Cos'hai detto?» faccio finta di non capire.
«Ho detto che ti amo, Victoria» pronuncia così bene il mio nome, «ti ho amata dal primo momento che ti ho vista, sia come studentessa che come guerriera Sailor.»
La mia espressione rimane neutrale, senza un segno di felicità o tristezza. Recentemente ho litigato con Gwen, e non è andata affatto bene. Ho scoperto di essere nella sua stessa squadra e ciò non mi rallegra affatto. Ritrovarmi faccia a faccia con chi mi ha ferita nel cuore non è stato affatto un momento memorabile anzi, lo è dal lato negativo.
Non credo di riuscire ad accettare i sentimenti di un'altra ragazza, ma lei mi piace tanto.
«Perché?»
«"Perché", cosa?»
«Perché mi ami?» circondo il mio grembo con le braccia distogliendo lo sguardo. «E perché ti sei dichiarata proprio adesso?»
«Mmh... perché hai anche rotto con Gwen» risponde.
«Solo perché ho rotto con lei - anzi, non proprio - non significa che tu abbia il diritto di uscire con me» ribatto con tono gelido.

"Ma che accidenti stai facendo, discarica di ferro arrugginito? La tua nuova fiamma si sta dichiarando e tu fai la frigida?"

Sarò una ragazza dal cuore di ghiaccio, ma ho imparato molto sull'amore, soprattutto quello non corrisposto. Tuttavia, anch'io la amo; ed è proprio di questo che ho paura: l'essere respinta per la seconda volta.
«Non ce l'ho con te, è solo che... non so se sono pronta ad amare di nuovo.»
«Sei davvero una ragazza strana», sogghigna «ma capisco come ti sei sentita.»
La guardo con gli occhi lucidi. Se solo ripenso alle parole di prima, finirei per piangere sulla sua spalla per l'eternità, ma devo cercare di trattenermi. Non posso continuare ad essere un peso per gli altri, soprattutto in certi momenti. Me lo disse papà prima di ritrasferisci a Tokyo, quando io e Jackie eravamo ancora ragazzine.
«So che probabilmente ti odi, ma non dovresti. Sei una grande persona» dice. «Sei stata così coraggioso e forte durante quella battaglia, ti ho osservata con invidia e stupore... sei anche molto dolce e gentile, sei così forte! Ad ogni ragazza piacerebbe essere la tua ragazza, anche me!»

"Mi hai vista combattere? Allora... sei tu Sailor Vampire?"

Sorrido.
«Anche tu, eh? Davvero?»
Regiela sospira, arrossisce e distoglie lo sguardo. «Certo che sì, baka.»
Essere chiamata "stupida" mi mancava, soprattutto quando me lo diceva mia sorella e, ogni tanto, nostro padre ridendo e scherzando. Mi sfugge una risata.
«Non sto scherzando, i miei sentimenti per te sono veri» continua «sei la ragazza più forte e coraggiosa che abbia mai incontrato, non penso di potermi mai abbinare a te ma tu sei anche così gentile e generosa - più gentile di quanto io possa mai essere. So per certo che ti seguirò ovunque tu vada.»
Queste parole mi commuovono. Tutto d'un tratto, il mio sguardo cade sui suoi occhi marroncino chiaro, quasi tendenti al rosso. Ricambia i miei sentimenti, mi ama... non potrei essere più felice di così.
«Anch'io» dico velocemente senza neanche pensarci due volte. Avvicinandosi di qualche passo verso di me, lei mi offre la mano. Gliela prendo e la sollevo gentilmente baciandola con amore e guardandola negli occhi, sto captando una sensazione strana, come "le farfalle nello stomaco" che descrivono gli umani.
Sono davvero felice, ricambia il mio amore.
«Quindi, accetteresti di essere la mia ragazza?» mi domanda intrecciando le dita con le mie, facendo saltare il mio cuore dalla gioia.
«Accetterò ad una condizione», dico «devi promettermi che sarai fedele.»
Si mette in punta di piedi avvicinandosi alle mie labbra e sfiorandole con lussuria.
«Lo sarò, questa è una promessa» e mi bacia a stampo. Wow, questo proprio non me lo aspettavo.
«Allora?»
«Sì», sorrido con gli occhi lucidi «accetto.»
Mi lascio baciare appassionatamente mentre una lacrima scura mi riga il viso, il cuore sembra voler uscire dalla mia corazza, mi sento in paradiso. Le sue labbra sono forti e morbide, il suo profumo mi fa sballare. Decido di ignorarlo e mi concentro su quanto mi senta felice in questo momento, felice di poterla baciare e mostrare i miei sentimenti.
Lei sorride e ridacchia lanciando lentamente le braccia attorno alle mie spalle, avvicinandosi sempre di più a me. Finalmente posso dire che ho trovato l'amore della mia vita, colei con cui condividerò il resto dei miei giorni, l'altra metà di me.
«Non soffrirai con me, non ti pentirai di aver accettato il mio amore» mormora prima di baciarmi per la seconda volta.
«Ne sono sicura» e via un altro bacio.
«Visto che hai finito gli allenamenti, ti va di vedere casa mia?»
Se non ricordo male, abita a qualche passo da casa mia, all'inizio del vicolo; la sua è una casetta come tutte le altre, con la differenza della porta nera e un arredamento dall'aspetto tetro. Ora che ci penso, non l'ho mai vista da dentro.
«Molto volentieri» sorrido dolcemente facendomi prendere per mano e, con la borsa sulle spalle, usciamo dalla palestra e camminiamo fino a casa sua. Non appena apre la porta, la casa si tinge di rosso e di nero, i due colori della morte. Per un vampiro è tipico essere circondato da colori macabri, da un buio pesto e strane decorazioni.
Non mi incute affatto paura anzi, ne sono impressionata. Chissà come fa a vivere senza i suoi genitori al suo fianco; ora che ci penso li ha uccisi per sopravvivere, mi chiedo se si fosse mai pentita di averlo fatto. Mi fa cenno di sedermi ed io obbedisco.
Sicuramente, una ragazza come lei odierà tutto ciò che è colorato di rosa - e anch'io odio a morte quel colore, nonostante sia una donna. Fortuna che non indosso biancheria intima rosa o verde chiaro come mia sorella.
«Ti va un succo di frutta alla mela?» arriva con un bicchiere di vetro sottile con una strana miscela giallastra, quella che dovrebbe essere succo di mela. Me lo porge dolcemente ed io lo prendo con entrambe le mani.
«Non avresti dovuto disturbarti, Regiela...»
«Non mi disturbi affatto, specie se sei tu a farlo» sorride facendomi arrossire. Sembra così felice di aver ospitato una ragazza non umana, considerata attraente dalle altre ragazze.
Mi porto il bicchiere alle labbra facendo finta di bere, pur sapendo che non posso entrare in contatto con un liquido che non sia petrolio. Forse Regiela se ne sarà accorta. Improvvisamente mi salta addosso facendomi scivolare il bicchiere dalla mano, sobbalzo e sento le gambe tremare.
«Mi è scivolato il succo di frutta» sussurro.
«Non preoccuparti, ci pulisco più tardi» risponde a bassa voce prima di baciarmi e accarezzarmi una gamba. Non posso fare altro che assecondarla, chiudo gli occhi inebriandomi del suo respiro frenetico e gustandomi i suoi baci lenti e piacevoli.
Ho ancora leggere fitte al cuore, ma non m'importa. Per la prima volta mi sento davvero felice con una ragazza. Sento il suo profumo, la guardo, mi guarda, mi bacia, mi abbraccia, e accostando le sue labbra accanto al mio orecchio mi sussurra qualcosa che nessuno mi ha mai detto.

«Të dua, Vicky...»

Mi ama.





Haiyuki's POV




«Ma come? Te ne vai già?»
Chibiusa sembra voler versare lacrime, ma non ho altra scelta se lasciare la Terra e tornare nell'Alckemia del futuro; casa mia. Certo, non sono riuscita a far fare pace alle ragazze destinate a cambiare il mondo, ma almeno ho conosciuto una ragazza carina e simpatica come lei. Non per altro, è la mia nemesi.
«Eh, sì», rispondo con tristezza «il mio pianeta mi sta aspettando.»
«E la nostra missione?»
"Me sono completamente dimenticata!"
«Oh... giusto, che idiota che sono» ridacchio nervosamente, poi tiro fuori dalle tasche due ciondoli a forma di farfalla, «dobbiamo trovare il modo di farle tornare amiche.»
«Solo amiche?»
Annuisco.
«Dopo quello che successo tra loro - la cicatrice di Vicky, le innumerevoli volte che si sono insultate, una relazione d'amore non potrà mai nascere ma possiamo fare in modo che smettano di odiarsi.»
«E come pensi di fare?»
Mi volto improvvisamente verso una ragazza dai capelli rossastri e gli occhi arancioni, molto bassa, affiancata da Lisa e Makoto. Lei è la migliore amica di Jackie, la ragazza androide del gruppo: Elvira Sowashi. Lei farà proprio al caso mio.
«Se non saranno i nostri cuori gemmati a riappacificarle, allora, useremo la nostra arma vincente», sorrido maliziosa rimettendo i ciondoli nelle tasche «ed io so chi potrà aiutarci.»


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Capitolo 36
*** Capitolo trentasei - Ragazza incompresa ***


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Act. 2 | "Verbo Cordis"

Eternal Cage




"La gabbia in cui vivo è indistruttibile, ma troverò la chiave per liberarmi da questa prigionia eterna."









Capitolo trentasei

• Ragazza incompresa •





Elvira's POV




«Ti prego, scusami, non volevo offendere i tuoi amici!»
È la terza volta che succede: vengo fraintesa da un ragazzino due anni più piccolo di me. Questa sono io: Elvira Sowashi, la ragazza più bassa e temuta della scuola. Ho quattordici anni e frequento la seconda media, sono nella stessa classe di Usagi Tsukino, nonché una delle mie più care amiche. Cerco di osservare ogni sfumatura di una persona per approcciare con loro, ma non sempre funziona anzi, vengo trattata al contrario di ciò che mi aspetto.
Dolcemente? Simpaticamente? No, piagnucolando o con voce roca. Raramente mi è capitato di litigare usando parole volgari.
«Non intendevo dire questo, io...»
«Scusami, scusami, ti chiedo umilmente scusa.»
«Ahh, vattene via!» grido scocciata allontanandomi dal ragazzino con il fumo che esce dalla mia testa. Come si fa ad essere così cocciuti? Ha quasi tredici anni e piange come un bambino di tre anni? Ridicolo.
Mi cambio le scarpe e cammino per il corridoio con aria un po' nostalgica. Mi manca già Jackie, la mia migliore amica. Passavamo sempre la giornata a ridere e guardare i ragazzi più grandi passare davanti a noi fantasticando.
Perché Jackie ha cambiato scuola? Perché sento la sua mancanza? E pensare che finora non sono riuscita a rendermi conto della stima che provo per lei, eppure ci conosciamo da quasi due anni.
«Su con il morale, Elvira», mi sorride dolcemente Lisa «puoi sempre rivederla dopo la scuola.»
«A meno che suo padre non voglia spegnerla per farle qualche strano aggiornamento.»
«Un androide deve essere sempre al massimo delle sue efficienze.»
"Ma io voglio vederla!" grida il mio cuore.
"Pensa a studiare, invece di pensare a lei!" replica la mia coscienza.Lisa afferra la sua cartella e lascia la scuola in compagnia di Lucrezia e Makoto, mentre io rimango a fissare il mio armadietto arrugginito. Ho molto sonno e non mi reggo più in piedi, ho una carenza di vitamine incredibile, non mangio da giorni anzi, da quando Jackie non è più al mio fianco.
«Avete sentito? Pare che Yoshiro e Kowanawa si siano lasciati.»
Le mie orecchie rantolano aiuto, forse ho sentito male. Quelli sono i cognomi di Gwendaline e Kai, la coppia "perfetta" e la migliore dell'anno. Tsè, sai che roba!
«Non ci credo!»
«Era una coppia così perfetta!»
«Significa che abbiamo una possibilità?»
«Sapevo che Gwen non era la ragazza giusta, quei due erano fin troppo perfetti.»
Io, invece, conosco la ragione. La corvina è ancora scossa dalle parole di Vicky, non mi dispiace affatto vederla avvilita anzi, se lo meritava da tanto tempo.

"Ecco, così impara a fare la perfettina di 'sta cippa!"

«Io ho sentito dire che è nata una nuova coppia alla Mugen Academy!»
«Davvero?»
«Conoscete Victor, il ragazzo prodigio e figlio del professor Kamesuke? Pare abbia trovato la sua anima gemella!» i loro occhi diventano a cuoricino. Chi è Victor? Lo conosco? Non credo, ma quel cognome mi risulta essere molto familiare.
«Oh, davvero?» chiede una del gruppo un po' delusa. «Speravo di poterlo incontrare e abbracciarlo.»
«Non ci sperare, e poi c'è sempre Haruka.»
«Ahhhh, lui!» di nuovo gli occhi a forma di cuore. Maledizione, come fanno le ragazze a sbavare davanti ai ragazzi? Non me lo spiegherò mai e poi, a me non interessano anzi, non li sopporto.
«Vi siete rese conto che lui e Victor si somigliano molto? Che siano fratelli?»
«Impossibile, hanno cognomi diversi.»
Io so cosa sono davvero: due nemesi uguali ma diverse, come Ami e me. Io sono il suo esatto contrario: irascibile, decisa e grintosa - la voglia di fare i compiti non mi manca di certo, ma detesto concentrarmi e studio in una maniera idiota: leggo e basta.
«A proposito, questo pomeriggio Victor si allenerà per le gare nazionali di pallavolo» esclama una ragazza mora del gruppo - sono in due «chi vuole portargli qualcosa?»
«Io gli porterò i biscotti!» dice una.
«Io un asciugamano di seta!» dice un'altra.
«A me basta la presenza» conclude la bionda del gruppo. Io, invece, ho deciso di andare a trovare Jackie ma, indubbiamente, andrà a fare compagnia a sua sorella insieme a Regiela. Le invidio.
Nonostante il brutto rifiuto di Gwen, ha deciso comunque di amare qualcun'altra e ha fatto la scelta giusta. Conosco Regiela e mi fido ciecamente di lei, anche perché non è colei che tutti pensano; è una vera amica.


*


Da quando Jackie e sua sorella sono diventate studentesse di quella scuola, le ragazze non fanno altro che ammirarle, Vicky in primis. Com'è possibile che l'hanno scambiata per un maschio? Oh, beh, con quella divisa dai colori spenti, una divisa simile a quella di un uomo d'affari (yuppie, per la precisione), chi mai non abboccherebbe ad un inganno simile? Confesso che non l'ho mai vista in queste vesti.
Le giovani ragazze la chiamano a gran voce e lei sorride incrociando i loro sguardi, fa l'occhiolino ammiccante e alcune di loro vanno in estasi. Ora capisco perché lei e Haruka sono esattamente uguali: tutti le vanno dietro, basta un semplice sguardo per farle impazzire e solo una carezza per farle bagnare. Ecco perché detesto gli uomini!
«Senti, quel ragazzo non è tuo, chiaro?»
«Bada a come parli, ragazzina, io sono la sua fidanzata ergo, non voglio che vi avvicinate a lui. Chiaro?»
Non ho mai visto Regiela così gelosa, si vede che è pazzamente innamorata di Vicky e non lo nega. Noto che ha una grande difficoltà a gestire quella mandria di ragazze dagli ormoni impazziti, così faccio avanti e grido da dietro alla folla.
«Lo spettacolo è finito, ARIA!»
«Altrimenti?» ribatte una di loro.
«SPARITE O VI MANDO TRA LE FAUCI DEGLI ORSI POLARI A SUON DI CALCI NEL DIDIETRO!» ringhio con voce spaventosa facendo spaventare le ragazze che, di colpo, si allontanano gridando e piagnucolando. «Questa ragazza è pazza!!!»
Sorrido maliziosa mentre le piccole leccapiedi scappano spaventate dalla mia voce paurosa. So essere pazza quando voglio, sopratutto quando le ragazze si esaltano troppo per un ragazzo affascinante anzi, una donna bella, gentile e onesta.
«Ti devo un favore, Elvira» mi sorride dolcemente Regiela tenendo il manico della porta con entrambe le mani.
«Scusami se mi sono intromessa» mi affretto a dire.
«Non devi scusarti anzi, sei capitata al momento giusto» una voce sensuale attira la mia attenzione ed io, curiosa, mi metto in punta di piedi osservando il suo profilo.
Dietro le spalle di Regiela c'è una ragazza alta dal fisico slanciato, capelli biondi e un ciuffo blu cobalto che le copre un occhio: è proprio Victoria. Com'è cambiata, ora sembra una ragazza molto matura. Nonostante sia passato solo un mese da quando ha lasciato la nostra vecchia scuola, sembra aver dimenticato pienamente la sua vecchia fiamma. Dovrebbe essere una cosa positiva, ma non lo è: sento che qualcosa non va.
«Davvero, non volevo...»
«Smettila di scusarti», sorride lei «e poi, quelle ragazze urlavano così forte che mi hanno fatto venire il mal di testa.»
Era sarcasmo o parlava sul serio? Non è facile capire il senso dell'umorismo di un robot di ultima generazione.
«Non hai tutti i torti: se fossi stata al tuo posto, le avrei mandate a quel paese fin dall'inizio.»
«Lo farei, se non fosse così difficile» sogghigna «va contro i miei principi e poi, non voglio che nessuno ci rimanga male o si offenda, perché non mi piace vedere una persona triste.»
«Sei davvero buona» sibilo sottovoce osservando le loro mani intrecciate; hanno tante cose in comune, fanno parte della stessa scuola e il loro caratteri coincidono perfettamente.
«Ti va se facciamo la strada insieme, oggi?» sussurra al suo orecchio.
«Va bene» risponde lei con una voce più profonda del solito. Incredibile come quelle due ragazze siano cambiate, da quando sono insieme. Vicky, ogni tanto, dorme a casa sua per farle compagnia e suo padre non è affatto contrario anzi, è contento di vedere sua figlia felice dopo tanto tempo. Ma sento che qualcosa non va.
In verità, le cose dovevano andare diversamente, ma una cicatrice sul cuore ha squilibrato tutto. Certo, è colpa di quella stupida di Yoshiro!
A volte mi chiedo perché sia la leader della squadra esterna di Andromeda - di cui faccio parte, per giunta - e perché non le abbia dato un pugno sul naso quando ha preso in giro i sentimenti di una ragazza androide simpatica e attraente come Victoria. Maledizione, avrei voluto essere lì per farlo, almeno si sarebbe rimangiata tutto!
«Va tutto bene, Elvy?»
Elvy... il diminutivo che ha creato Jackie per me e che nessuno ha il diritto di pronunciare. Se lo dice sua sorella, non mi dispiacerà affatto sentirlo.
«Sì, certo» indietreggio di qualche passo «forse è meglio che vada.»
«Mia sorella è a casa, se vuoi andare a trovarla, sei libera di farlo» sorride Vicky capendo che la persona che mi manca di più è sua sorella. Quella ragazza ha un cuore d'oro; Regiela ha fatto la scelta giusta scegliendola come partner, e viceversa. Sono davvero una bella coppia.








Lisa's POV



«Avanti, Lisa, sbrigati a vestirti!»
Sono passati quarantacinque minuti precisi, Sora non sembra aver voglia di aspettare oltre. Per la prima volta nella mia vita, mi sto mettendo il mascara e il rossetto rosso per apparire più "adulta". Ora che mi guardo meglio allo specchio, sembro una ventenne pronta a rimorchiare anziani o chissà chi.
«Un momento solo, pasticcino, mi manca davvero poco.»
Da quando io e Sora siamo fidanzati, la mia vita ha preso una strana piega; parole sdolcinate, baci e abbracci, luoghi proibiti, frasi con doppi sensi... è questa la vita di coppia?
Tuttavia, non è poi così male. Mi basta la presenza di un ragazzo dagli occhi d'argento per essere felice: il mio adorato principe bianco mascherato.
«Ma quanto ci metti?»
Torno nella realtà ed esco frettolosamente dal bagno, afferrò il cappotto ed esco di casa. Non sono esattamente come Sora si aspettava - un vestito attillato, scarpe col tacco alto, gioielli ovunque, un trucco da ragazza di strada... no, sono semplicemente me stessa.
«Finalmente ce l'hai fatta», sorride «credevo non uscissi più.»
«Ora sono qui, come puoi vedere» ridacchio nervosa «ma non mi sono vestita come una donna ricca sfondata... cioè, non come una vera signora.»
«A me piaci così come sei, piccolo zaffiro» di colpo il mio cuore si scioglie. È una sensazione così piacevole, non mi sarei mai immaginata un bellissimo appuntamento con il mio principe azzurro (che azzurro non è, ahah!), peccato sia un'uscita in quattro tra due coppie di nemesi. Che trovata geniale!
«Siamo pronti, Mamoru-san?»
«Siamo nati pronti, vero, Usako?»
Il coniglio della luna si presenta con un classico abito da cocktail nero e bianco, accoppiato con lo smoking elegante del suo fidanzato. Sembra imbarazzata. In effetti, neanche lei pensava di partecipare ad un'uscita in quattro. Che cosa si sono messi in testa quei due?

"So già che questo appuntamento in quattro sarà uno schifo."



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Capitolo 37
*** Capitolo trentasette - La Teoria del Caos e l'Effetto Farfalla ***


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Sono tornata dalle vacanze (e anche per aggiornare questa storia!) <3
Spero di non avervi fatto aspettare tanto, in tal caso mi farò perdonare.
- Gloria










Capitolo trentasette

• La Teoria del Caos e l'Effetto Farfalla •






Victoria's POV




Ho fatto girare la chiavetta più di tre volte, ma il carillon non vuole suonare. Ho bisogno di sentire la sua melodia almeno una volta a settimana, o quando sono arrabbiata o triste. In verità, dovrei smettere di piangere per la perdita di mia madre, perché lei non lo vorrebbe. Sono già passati millenni, lei non è tornata in vita come me, Jackie e nostro padre.
Mia madre è stata uccisa, mio padre si è tolto la vita dopo l'assassinio di quest'ultima, mia sorella è caduta in guerra ed io non mi ero concentrata abbastanza. D'altronde, lei stessa mi ha costruita, ma non è la ragione per cui il mio cuore e il resto di me sono pieni di difetti e malfunzionamenti: non pensava che una gemma come lo zircone mi avrebbe donato un potere grande e difficile da controllare, ma nonostante tutto, sono riuscita a rendermi conto che non tutto va liscio come l'olio. Devo smetterla di soffrire per qualcosa che è accaduto solo mille anni fa, ora sono rinata come Victoria Kamesuke, la ragazza androide nata da un esperimento scientifico importante: il Sailor Mecha-Senshi Project - anche se il mio vero nome, in teoria, è composto di soli numeri.
«Non vieni a cena, tesoro?» la voce di papà mi rilassa sempre, proprio come quella della mamma.
«Scusa, ma non ho fame» rispondo un po' triste tenendo tra le mani il carillon.
«Non riesci a fare a meno di quel prezioso regalo, vero?» sorride entrando nella mia stanza, avvicinandosi lentamente alle mie spalle. «Avevi pochi mesi quando tua madre lo ha costruito, lo aveva pensato per farti smettere di piangere.»
Accenno un sorriso.
«Eri proprio una piagnucolona, facevi cadere ogni cosa dalle mani e piangevi pur di riaverlo indietro» ridacchia appena, «ma ora sei diversa, sei molto più fredda e quasi insensibile.»
«Lo so, ma non è colpa sua se sono diventata quello che sono», ammetto «è colpa della cicatrice e di tutti quei dolori che ogni giorno sono costretta a sopportare»
«Non ho mai visto la natura nella sua piena purezza, non ho ammirato un paesaggio da lontano... le uniche cose che vedo tutti i giorni sono la scuola e il tuo laboratorio» la mia voce s'incrina di colpo.
«Vorrei poterti far uscire più spesso, ma ricorda che sei nata robot e hai dei limiti e delle regole da rispettare - vale anche per tua sorella, ovviamente. Purtroppo non diventerai mai un umana a tutti gli effetti, ma farò in modo che tu possa avere quello che loro hanno e che tu ancora non hai.»
Mi sfugge un sorriso, abbraccio forte mio padre con le lacrime agli angoli degli occhi. So che potrò sempre contare su di lui.
«Allora, se non hai davvero fame, ti lascio sola» si libera dal mio abbraccio e lascia la mia stanza chiudendo la porta scorrevole. Il mio cuore, nonostante sia ferito, sa che posso contare anche su un'altra persona: la mia adorata Regiela.



*





Elvira's POV




«Come sarebbe a dire "non posso venire"?» sbraito. «Me lo avevi promesso!»
«Mi dispiace, Elvy, ma devo andare da mio padre per farmi sistemare le mie protesi», risponde Jackie a malincuore dall'altro capo del telefono «lo so che avevamo un programma un pomeriggio tra amiche con Rei e Minako, ma non posso muovermi di casa finché non starò bene.»
«Capisco.»
«Non essere arrabbiata, ti prometto che troveremo un altro giorno e questa volta saremo solo noi due.»
«Va bene», sorrido «allora... vai pure da tuo padre.»
«Scusami ancora» conclude la chiamata ed io mi ritrovo con un suono continuo che entra ed esce dalle mie orecchie. Perché proprio oggi? Uffa!
Getto il telefono a terra con gli occhi lucidi, ma mi rendo conto di essere una perfetta idiota. Lei è un robot, ha tanti problemi. Perché devo mettermi sempre in mezzo?
Improvvisamente, un bussare attira la mia attenzione. Il rumore non viene dalla porta della mia cameretta, ma dalla finestra. Afferro la mazza da hockey e la impugno mentre apro la finestra. Una ragazzina dai capelli rosa e dall'acconciatura strana si mostra ai miei occhi, lascio cadere la mazza di legno sul tappeto.
«Chibiusa!» esclamo sorpresa.
«Ciao» saluta con un sorriso.
«Ehm, ci sono anch'io» aggiunge mentre la bambina dai capelli turchese si mostra ai miei occhi, «scusa se ti abbiamo spaventata.»
«Tranquilla, testolina pompon, non mi spavento così facilmente» rispondo «uso sempre quella mazza per picchiare i bulli che mi perseguitano o chi mi prende in giro per l'altezza.»
«Wow, che grinta» commenta Chibiusa osservandola meravigliata.
«Sputate il rospo: perché siete qui e non a casa vostra?»
A farsi avanti è proprio Haiyuki, la piccola Lady Sapphire nonché Neo Princess Dahlia. La bambina mette le mani nelle sue tasche e mostra due ciondoli a forma di farfalla, un'ala è fatta di cristallo trasparente, come se fosse vetro.
«Che cosa sono?» chiedo curiosa.
«Questi sono i ciondoli Butterfly» risponde lei «una profezia narra che il suo potere è collegato alla Teoria del Caos.»
«Perdonate la mia ignoranza in materia, ma che cosa sarebbe questa... ehm, Teoria del Caos?» chiedo ignorantemente.
«Secondo quanto dice internet, è lo studio dei sistemi fisici dinamici che esibiscono una sensibilità esponenziale rispetto alle condizioni iniziali» spiega Chibiusa.
«Detto in parole povere?»
«Non è altro che la principale conseguenza dell'effetto farfalla cioè,» continua leggendo il suo tablet rosa «delle piccole variazioni nelle condizioni iniziali che producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.»
Inarco un sopracciglio e la ragazza dai capelli blu sospira scocciata - non prendetemi in giro, non sono mai stata brava in matematica, eppure sono una Sailor Andromeda. «Ogni singola azione dell'individuo può nuocere il futuro negativamente.»
«E come possono due ciondoli come questi essere paragonati a questa Teoria?»
Le due ragazzine si guardano per un po' realizzando che nemmeno loro conoscono l'origine dei due talismani, soprattutto io. A quanto ho capito, i due ciondoli sono in grado di squilibrare gli avvenimenti all'interno di un pianeta o una galassia attraverso la teoria del caos, ma tutto questo a cosa è collegato? Se Vicky e Gwen sono davvero le guerriere prescelte a cambiare il corso degli eventi, allora, i ciondoli saranno i due talismani - preceduti dalle gemme - che porteranno al tanto atteso cambiamento.
«Che sia legato al Quinto Emendamento di Andromeda?» chiede Chibiusa.
«Potrebbe essere», rispondo «ma non dobbiamo trarre conclusioni affrettate, non sappiamo esattamente a cosa sono collegati i talismani con le gemme di Gwen e Victoria.»
«L'unica cosa da fare è darglieli e vedere che cosa succede» aggiunge Haiyuki «anzi, osservarli. Come puoi vedere, un'ala della farfalla è di cristallo: secondo la Teoria, chi la indossa sarà in grado di gestire e limitare i suoi poteri più grandi - il cristallo si colora a seconda della personalità dell'individuo.»
«Quindi non valgono i primi quattro Emendamenti?»
«Dipende, se le personalità corrispondono alle gemme sacre, proibite, demoniache o alle fusioni, in questo caso valgono solo il Terzo, il Quarto e il Quinto Emendamento - poichè la regola stabilisce che ad indossare il ciondolo Butterfly deve essere una persona che custodisce un forte sentimento d'amore nel cuore, profondo o semplicemente una cotta e che sia riferito al passato o al presente.»
Ora che ci penso bene, Vicky e Gwen sono legate da un amore passato, anche se quest'ultima ha rovinato la speranza di poter arrivare al Cambiamento ma, come disse Dio,
 "un sentimento forte come l'amore può contrastare qualsiasi tipo di peccato". Anche se quel sentimento è nascosto da una corazza di ghiaccio, so per certo che non svanirà.
«Ho solo un'altra domanda: come faccio a dare uno di quei ciondoli a Vicky?»
«Conosci sua sorella, no? E poi, lei ti stima tantissimo» risponde Chibiusa «perché non provarci?»
Allunga la sua mano e mi lascia un ciondolo tra le mani, io mi avvicino e osservo il colore luminoso del talismano e l'oro brillante che lo circonda.
«A Gwendaline ci penseranno Usagi e Lisa, dal momento che fanno parte del club di manga» aggiunge Haiyuki.
«Hey hey hey, un momento», la interrompo «Gwen legge i manga?»
«Solo gli shojo, quelli noiosi e ripetitivi» risponde la bambina zaffiro «ma non pensare ai suoi hobby, pensa alla tua piccola missione.»
Faccio un piccolo cenno con la testa e osservo nuovamente il ciondolo. Spero solo che tutto vada bene.






Victoria's POV




Dolci parole entrano nella mia testa: të dua. Sento il piacevole tepore del sole su di me, mi rilassa tantissimo. Non ho mai provato una sensazione così bella, non sapevo come ci si sentisse a dormire in una coperta calda e non nel solito letto di metallo in verticale e senza un lenzuolo addosso.
Ho preferito non dormire a casa mia, perciò ho deciso di venire a casa di Regiela. Mi mancavano le sue coccole - non riesco a farne a meno, ogni volta che le sue dita mi sfiorano riescono a scacciare i miei incubi.
«Sei già sveglia?»
A risvegliarmi, stavolta, non è il solito rumore di un computer, ma la sua bellissima voce.
«Sì», mormoro «in verità, proprio ora mi sono svegliata.»
«È la prima volta che dormi in un letto morbido?»
Annuisco. «Confesso che si sta davvero bene qui sotto il piumone.»
Regiela sorride e si mette sopra di me sfiorandomi il naso. Ho una ragazza che mi ama tanto, sono riuscita a trasmettere le mie emozioni, ora lei è su di me. Non posso chiedere di meglio.
«Adesso come si sta?»
«Meglio di prima» rispondo con tono divertito circondandole il collo con le braccia, per poi lasciarmi baciare lentamente.
«Non potrò dormire con te per molto, vista la mia... ehm. situazione.»
«Puoi venire da me quando vorrai, la porta di casa mia sarà sempre aperta per te» sorride dolcemente appoggiando la testa su di me. Non mi sono mai sentita così amata, così felice; non avrei mai pensato di regalare un sorriso ad una ragazza come lei, nonostante la mia vera natura.
Con lei al mio fianco dimentico ogni mio pensiero negativo. Mi basta incrociare il suo sguardo e il mio cuore va in estasi, mi basta un suo abbraccio per sentire il suo calore, mi basta un suo bacio per sentirmi amata. Ogni cosa che mi trasmette, riesco a viverla. Lei mi completa.
«Come fai a vivere da sola, senza nessuno che ti aiuta?» le chiedo senza un motivo.
«Me lo chiedo anch'io», risponde sussurrando «ormai sono abituata a vivere nella solitudine.»
«Non hai mai ospitato nessuno, a parte me?»
«Sei l'unica ragazza che ho voluto accogliere nella mia casetta, la tua compagnia non mi dispiace affatto anzi, vorrei che restassi qui a lungo.»
«Finché non guarirò, non potrò farlo» dico con tono un po' triste «ma ci saranno altre occasioni per stare insieme sotto il piumone.»
Intanto, lei si diverte a stuzzicare con le dita il mio piercing d'argento sull'ombelico - soltanto mio padre sa cosa sia in realtà.
«Ti dona questo gioiello, sai?» sussurra baciandomi la pancia con amore.
«Davvero? Credevo non ti piacessero accessori del genere» rispondo «e poi, se non erro, a te piacciono di più gli orecchini.»
«Già, e anche tu ne porti uno» ridacchia toccando il mio orecchio sinistro con le stesse dita che hanno sfiorato il mio piercing, «indossi solo questo?»
«Sì, perché non mi piace agghindarmi tanto - cioè indossare tanti gioielli, altrimenti finisco col trasformarmi in un albero di Natale» sorrido immaginando la scena, mettendomi poi le mani dietro la nuca «anche perché odio gli oggetti luccicanti, preferisco le pietre scure come lo zircone.»
«Allora è vero che la gemma che porti sotto il polso è di colore scuro», dice sfiorando di poco il piercing con le labbra «mi sono sempre chiesta chi fosse quella guerriera angelo dal ciuffo d'argento e il vestito blu cobalto.»
«Adesso lo sai, bimba» mi sfugge una risata e le sue labbra arrivano a toccare dolcemente le mie. Fa tante domande, ma adoro stare in sua compagnia. Mi sento proprio a mio agio.
«Ora io dovrei essere sopra di te» mormoro.
«Perché non lo fai, allora?»
Sorrido ribaltando dolcemente le posizioni, lascio che il piumone mi copra parte delle cosce e riscaldi le mie gambe. Osservo il suo corpo mezzo nudo esposto ai miei occhi, un leggero brivido mi percorre la schiena, devo essermi ancora eccitata.
 Dannazione!
«È soddisfatta, mia signora?» sorrido maliziosa avvicinandomi alle sue labbra rosee, il cuore che palpita di gioia e una sensazione strana tra le gambe. «O preferirebbe qualcos'altro?»
«Preferirei la compagnia di un'androide perverso e terribilmente attraente» sussurra dolcemente cinghiando i miei fianchi con lussuria e desiderio, le coppe dei nostri reggiseni che si sfiorano amorevolmente. È questo che voglio: sentirmi amata e, ogni tanto, lasciarmi andare.
«Il suo desiderio sarà esaudito, mia regina» e la bacio cadendo nel secondo cerchio dell'Inferno.


*


Mi rivesto e scendo le scale, noto la cucina in disordine e ripulisco tutto. Fare le pulizie non fa parte della mia routine, ma odio vedere la sporcizia intorno a me. Lascio da parte i piatti e penso a spolverare le credenze, ho paura ad aprire il rubinetto.
«Lascia che ti aiuti» sento di colpo la sua voce armoniosa, mentre si avvicina alla mia schiena e afferra il polverino assieme alla mia mano. Si alza mettendosi in punta di piedi arrivando in cima ad uno scaffale pieno di piatti e tazze di porcellana pregiate nere e bianche, una teiera e due piatti piccoli.
«Perché non hai lavato i piatti invece di spolverare?» domanda sarcastica.
«Non posso toccare l'acqua o rischierò la morte» rispondo senza pensare «anche solo una goccia innocua può essere fatale per me.»
«Nemmeno nelle zone biologiche cioè, del tuo vero corpo?»
«No, nemmeno quelle.»
«Allora ci penserò io ai piatti, e poi» mi toglie il poverino dalle mani, «sei mia ospite, non dovresti assolutamente fare le pulizie.»
«Ma volevo...» mi tappa la bocca con l'indice avvicinandosi di qualche centimetro.
«Ti ringrazio per la tua gentilezza, ma l'ospite è sacro per me quindi, guarda la TV o leggi qualcosa, al resto ci penso io» mi dà un bacio sulla guancia e si allontana con il polverino tra le mani, lo appoggia sul tavolo e comincia a lavare i piatti. Volevo rendermi utile ma, se davvero sono sacra, allora dovrò aspettarla sul divano.
Guardo il soffitto pensierosa. Ripenso a quelle parole, quelle sillabe che ho sputato in faccia alla guerriera della saggezza. Forse sono stata un po' troppo cattiva con lei, ma era arrivato il momento che lo capisse una volta per tutte: sono una ragazza piena di difetti al corpo, nelle mie vene non scorre sangue, ho anche parti del corpo vere ma circondate dal metallo e collegate a piccoli cavi elettrici. Non so perché, ma mi sento in colpa.




«Siete voi le guerriere destinate a cambiare le sorti dell'universo, cambierete il corso della storia e degli eventi, il vostro legame sarà la chiave verso la libertà.»




Sembrano parole così stupide.



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Capitolo 38
*** Capitolo trentotto - Strane scoperte e terribili litigi ***


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Capitolo trentotto

• Strane scoperte e terribili litigi •






Lisa's POV




Che imbarazzo! Certo che i ragazzi sono davvero cocciuti. Usagi la pensa allo stesso modo; dopo quell'uscita in quattro è rimasta sconvolta dalle tante stupidate che Sora e Mamoru hanno tirato fuori dalle loro bocche. Volgari e sporcaccioni!
Mi trovo a casa sua stesa sul tappeto, la gatta Luna che ci osserva con un piccolo sorriso, i peluche che mi cadono addosso ed io, stupida, che li abbraccio e li stringo forte.
«Ricordami di non uscire più in quattro, semmai ne organizziamo una di sole donne» attacca briga Usagi lanciando un cuscino verso l'armadio.
«È un miracolo che siamo qui tutte intere e non con le lacrime agli occhi dopo le loro battute squallide sui mammut.»
«Hanno bevuto, tra l'altro» rispondo «e poi il tuo ragazzo è astemio, o sbaglio?»
«Suppongo di sì» dice «in verità, non gliel'ho mai chiesto.»
«Mi sembrava un ragazzo troppo maturo per comportarsi in quella maniera, per questo ti ho fatto questa domanda.»
«Non ci contare; sa essere dolce e premuroso (anzi, fin troppo), ma alle feste scatenate diventa una specie di Disco Stu!»
Mi lascio sfuggire una risatina.
«Non oso immaginarlo.»
Mentre lancio in aria un coniglietto di peluche rosa, il cielo si oscura improvvisamente; l'intera casa viene avvolta dal buio. Io e Usagi ci avviciniamo alla finestra osservando le altre luci scomparire; case, locali notturni, lampioni, la luce del Sole, perfino la Tokyo Tower. Ora l'intera città è circondata da buio e tenebre.
«Che sta succedendo?» domanda Usagi.
«Non lo so, ma è il caso di avvertire tutti.»
Mentre scendo le scale, osservo il termometro appeso alla parete: segna meno cinque gradi, tutta la città è coperta di ghiaccio fragile, sicuramente tra meno di ventiquattro ore il buio e il vento gelido che ci avvolge darà inizio ad una nuova era glaciale - fortunatamente siamo ancora in inverno!
Uso l'orologio ad ologramma per inviare un messaggio alle mie compagne sperando che il segnale sia ottimo, visto il buio pesto ora calato su tutto il Giappone.
«Riuscite a sentirmi? Se si, raggiungete me ed Usagi a casa sua, temo che questo fenomeno sia opera del nemico!»




Intanto, nella piazza principale...



Fulmini e tuoni assordanti, ecco come Death Eye apparì nella piazza centrale della città. La sua tuta rosa e nera aderente al corpo non passava inosservata, così come i suoi occhi: un occhio biologico e uno ipnotico, uno degli occhi artificiali più pericolosi di sempre. Nata da un computer infetto di virus letali, Death Eye era uno dei demoni più temuti dell'universo. Aveva sempre visto qualcosa di incredibile negli esseri umani, ma si considerava superiore a loro.
"Ah, terrestri, creature prive di significato e dignità, siete così ingenui."
Nessuno conosceva l'esistenza dei cyborg e degli androidi, finché qualcuno non ne aveva creati due. Due liceali, per l'esattezza. La strega fece apparire una sfera rosa neon insieme al volto scuro di Princess Madness, la sua padrona.
«Sei già atterrata sulla Terra?» chiese.
«Sì, mia signora, ho già oscurato l'intera città e tra meno di ventiquattro ore tutto il pianeta sarà avvolto dal gelo e dalle tenebre.»
«Eccellente, mia cara» ghignò malvagia «ora trova le due sorelle androidi e distruggile anzi, giacché ci sei, strappa anche le loro gemme.»
«Lo farò, Mad-sama.»
«Brava la mia bambina» sorrise e il suo volto scomparve assieme alla sfera neon. Era facile manipolare un androide di livello mille e uno, un livello più alto rispetto alle sorelle Kamesuke.
Death Eye aveva una chance in più per vincere e aiutare la sua principessa oscura nella sua missione: distruggere il nucleo del pianeta Terra usando il potere dell'eclissi solare e lunare, portando il pianeta in una nuova era glaciale. Lo scettro del Pi Greco avrebbe ridotto o aumentato il diametro del pianeta, lo avrebbe trasformato completamente.
La strega robot sapeva chi si nascondeva dietro la maschera di Madness; non solo l'amava, ma ne aveva paura. Si chiese perché la regina dei demoni avesse affidato un compito così pericoloso ad una gemma. Sì. Madness era una gemma, ma nessuno sapeva chi fosse in realtà, neanche lei.
Alzò gli occhi e vide un'ombra; un ragazzo alto dagli occhi blu cobalto. La strega robot rimase affascinata e si alzò in volo per osservarlo da lontano; era uno studente della vecchia Mugen Academy, un tempo scomparsa. Esisteva ancora? Com'era possibile?
Si avvicinò di poco e notò qualcosa di strano: mentre lui tirava fuori il cellulare dalle tasche della sua giacca rossa scura, qualcosa sotto la manica uscì allo scoperto. Era scuro, forse era un braccialetto, un tatuaggio... non lo sapeva di preciso.
Osservò la rubrica del suo cellulare e vide un nome circondato da due cuori rossi, probabilmente la sua fidanzata. Non disse niente, rimase sospesa per aria ad osservare i suoi movimenti.
«Cucciola, sei ancora a casa?»
La sua voce non era profonda, era dolce, armoniosa e sensuale. Death Eye si rese conto che non stava tenendo d'occhio un ragazzo sui diciassette anni, come inizialmente credeva, ma una ragazza al secondo anno di liceo. Quella voce era inconfondibile, la stessa di una persona che già conosceva e che, quindici anni prima, era tornata in vita. Continuò a tenerla d'occhio ancora per qualche minuto sperando di ricavare qualche informazione utile per la sua missione.
«Sì, ma cos'è successo? Perché è tutto buio?»
«Sto indagando con mia sorella e le altre ragazze, spero sia solo un blackout e non un piano diabolico di qualche nemico.»
«Un altro nemico?»
«Non ne siamo ancora sicure.»
Death Eye ridacchiò di gusto pensando all'ingenuità di quella ragazza, ma non poteva trarre conclusioni affrettate. Conosceva bene Mahori e sapeva che la sua furia era una delle più potenti, senza contare quella della piccola Camille - la principessa custode del rubino rinata con il nome di Elvira Sowashi.
«Ce la fai a raggiungermi?»
«Sì, tra qualche minuto sarò lì da te.»
«Ti aspetto, amore mio.»
«Va bene, a dopo» e riattaccò.
Death Eye era circondata da tante domande: chi era la ragazza dell'altro capo del telefono? Era davvero la sua fidanzata? Era realmente lesbica? Non c'era da stupirsi, poiché sapeva già che una delle sorelle androidi era omosessuale.
Gli occhi della ragazza erano più luminosi del solito, uno era rosso. Death Eye non aveva più dubbi: quella ragazza era la sua preda.
Non appena la ragazza robot sotto di lei scoprì il suo occhio bionico scostandosi il ciuffo colorato di blu dietro l'orecchio, la strega apparì davanti ai suoi occhi. Vicky non la riconobbe, eppure sembrava di aver già visto quegli occhi; l'esatto opposto dei suoi, molto pericolosi per gli esseri viventi di ogni genere, così magnetici. Il tipico sguardo da demone, in poche parole.
«Non ci vediamo da tanto tempo, Mahori.»
Death Eye l'aveva già riconosciuta; era proprio colei che conosceva il passato della ex principessa oscura Mahori, la gemma demoniaca più forte e tenace di Andromeda di cui tutti avevano timore. Vicky non alzò lo sguardo, rimase ferma a fissare le gambe lunghe e ossute della demone - non era affatto un bello spettacolo, avrebbe voluto distogliere gli occhi e guardare altrove.
«Mi riconosci? Eravamo alleate» continuò la demone robot.
«Noi due?» sogghignò Vicky. «Credo che tu mi abbia confusa con un'altra ragazza.»
«Invece no, perché so che il tuo occhio sinistro è bionico» ribatté sorridendo malvagia «hai solo tre punti deboli di cui uno... è dove meno te lo aspetti.»
«Come ti vengono in mente queste assurdità? Non sono colei che stai cercando!»
Non appena la ragazza robot alzò improvvisamente gli occhi, mentre il ciuffo le coprì metà del suo occhio bionico, Death Eye era proprio davanti a lei a qualche centimetro di distanza.
«Riconoscerei quel tatuaggio tra mille» sussurra alzandole la manica destra, dove Vicky teneva nascosto un vecchio tatuaggio demoniaco - ora senza alcun valore: tre lettere che componevano la parola "lussuria", una delle tanti ragioni per cui Mahori, in passato, era anche odiata dagli angeli della galassia.

Erano sette demoni, ognuno di loro aveva uno dei sette peccati capitali incisi sulla loro pelle; quello che gli angeli avevano deciso di chiamare "Il Dono di Lucifero", proprio perché egli stesso aveva regalato ai suoi fedeli il potere di dominare e vivere peccando. Mahori aveva sempre ripudiato quel dono, ma nessuno poteva toglierglielo.

«Una sola parola per farti odiare.»
«Chi... chi sei?» mormorò la giovane robot mentre la strega si avvicinava alle sue labbra sfiorandole di poco. Avrebbe voluto baciarla, ma non le era permesso.
«Colei che ti ha insegnato ad odiare il mondo» concluse sparendo in una scia di nebbia oscura. Vicky era ancora ignara dei suoi ricordi, eppure le sembrava di aver già visto una donna dal cuore di ferro e la tuta aderente. Che fosse il nemico di cui aveva parlato Lisa qualche momento prima?
La ragazza robot ricordava solo un nome: Death Eye. Forse era proprio lei.


*




Elvira's POV



La cosa mi ha lasciata di stucco; Lisa crede davvero che la causa di questo buio pesto sia opera di un nemico. Guardo la finestra e noto che il sole è coperto dalla luna, ma attorno a quest'ultima brilla una luce rosa neon. È evidente che qualcosa l'ha costretta a muoversi e a bloccare la sua rotazione attorno alla Terra, ciò non è sicuro. Il ghiaccio, intanto, si è già formato sulle strade, resta poco tempo e tutto verrà coperto di cristallo di ghiaccio e un vento gelido.
Riesco a raggiungere la casa di Usagi e con me arrivano anche le altre ragazze, Vicky e Regiela sono le ultime del gruppo ad arrivare. Ci ritroviamo in salotto e discutiamo della probabile minaccia, dopo un po' ci raggiungono anche le piccole Chibiusa e Haiyuki.
«Sono certa che il nemico è alla ricerca delle gemme» intuisce Minako «esattamente come Poison Lily qualche settimana fa.»
«Comunque sia, dobbiamo stare in allerta» aggiungo «il nemico potrebbe farsi vivo da un momento all'altro e puntare soprattutto alle sorelle robot, dal momento che il loro potere è abbastanza forte da sconfiggerlo.»
«Come farebbero due diciassettenni androidi a sconfiggere un altro androide?» domanda Rei dubbiosa.
«Diciassettenni?» interviene Lunaris facendo la sua entrata in scena improvvisa con sua cugina: la gatta Luna.
«Loro appaiono come due adolescenti, ma in realtà hanno milleduecento anni.»Tutte le ragazze spalancano gli occhi scioccate.
«Milleduecento???»
«Più di me e Haiyuki!» commenta Chibiusa sconvolta.
«Volete sapere anche la vera età di nostro padre?» sorride maliziosa Jackie.
«No, no, grazie» rispondo subito «non c'interessa.»
«Un momento» interviene Ami nella conversazione - non è da lei immischiarsi in ciò ma, dopotutto, riguarda tutte noi «questo significa che nessuno di noi ha l'età che pensiamo di avere?»
«Vi dico solo questo, ragazze» aggiunge Lucrezia «dovremmo avere diciotto anni, ma ne abbiamo quattordici; qualcuno ha manomesso il tempo.»
Tutte la osservano confuse e lei, sistemando il cuscino sotto di lei, spiega.
«L'Avantitempo che avevamo distrutto qualche mese fa, durante lo scontro con Queen Black, non era l'unico talismano rimasto in mano ai demoni» sospira, poi «ne esiste un altro, probabilmente lo ha in mano Madness, di questo non ne sono sicura ma quello di cui sono davvero certa, è che noi adesso siamo prigioniere del continuum spazio-temporale»
«Questo spiega anche la ragione per cui i vostri Crystal Power sono scomparsi improvvisamente, così come i nostri Super Galaxy Power.»
«Significa che nessuno ce li ha rubati, vero?» chiede Chibiusa curiosa.
«Esatto.»
«Ma se siamo tornati indietro nel tempo, allora perché non sono tornati in vita anche i nostri vecchi nemici?»
«L'Avantitempo non permette di far resuscitare i defunti» risponde subito Anne Marie «neanche cancellare le maledizioni, può solo ripristinare ciò che prima era stato distrutto.»
«Quindi, se ho capito bene, la Mugen Academy non dovrebbe esistere?» domanda Makoto.
«Giusto» risponde Lucrezia un po' rammarica «e so anche che, adesso, quella scuola è gestita da qualcun altro. Nessuno ricorda i Death Busters, le Witches Five non sono mai esistite, neanche Mistress 9.»
«Aspettate...» interviene Usagi «come fate a sapere chi erano i Death Busters?»
«Vi hanno viste da lontano, ragazze» risponde Luna «all'inizio io e Artemis pensavamo fossero nemici, invece abbiamo scoperto che provengono da una galassia lontana dalla nostra, quasi ad un passo dalla collisione.»
Le ragazze non dicono altro, si limitano a sorridere. Okay, la situazione si sta facendo piuttosto imbarazzante.
«Il nostro nemico ora è Death Eye, un demone androide nato da un computer distrutto da virus letali» continua Ami osservando il suo piccolo monitor «è l'ultima strega oscura al servizio di Madness, il suo aspetto umano è quello di Korinne Gahaski, una studentessa della Mugen Academy»
«Ha precedenti penali tra cui furto con scasso, violazione di domicilio e resistenza al pubblico ufficiale; è la ragazza più temuta del quartiere, oltre che la più curiosa e perversa.»
«Io l'ho vista» sussurra Vicky attirando l'attenzione di tutte. Che orecchie acute, ed io che ho sentito solo la metà di quello che ha detto.
«Vuoi dire che sei entrata in contatto con un demone?» chiede Lucrezia sorpresa.
«Non è stato un contatto fisico, l'ho solo guardata negli occhi» si limita a rispondere con aria gelida. Haruka sembra scossa, come se la gelosia di Regiela si fosse reincarnata in lei.
«Non ti ha fatto nient'altro?» chiede lei.
«Mi ha chiamata con il mio nome demoniaco... per la verità è il mio nome da principessa, non so neanche come facesse a saperlo.»
«Nient'altro?» insiste Haruka.
«Sa che ho inciso sulla pelle uno dei sette peccati capitali, conosce la mia identità da guerriera e...»
Haruka si alza e le va vicino un po' scocciata sapendo che Vicky stava nascondendo qualcosa, ma lei non è intimorita anzi, quel suo comportamento la sta facendo innervosire. «Vai a fondo: cos'altro è successo?»
Vicky sembra scossa, probabilmente sta pensando a quello strano incontro con la strega androide, ma trova il coraggio di parlare.
«Mi ha sfiorato le labbra, ma non c'è stato altro. Se n'è andata dopo avermi rivelato chi fosse, ma qualcosa mi era sfuggito» racconta «mi ha detto è che un tempo eravamo alleate, solo che... non ricordo il motivo.»
È seduta con le ginocchia in gola, gli occhi lucidi e un'aria malinconica. Sicuramente non ricorda le sue origini, neanche il motivo per cui è rinata. Io, invece, lo ricordo eccome.
Osservo il polso sinistro, lo giro lentamente adocchiando un'incisione: ira. La ragione per cui sono l'esatto opposto di Sailor Mercury è proprio questo tatuaggio, il Dono che mi fu recapitato alla nascita e che gli angeli non potevano portarmi via. Avrei vissuto per sempre con la rabbia sotto i baffi. Vicky è la lussuria, Lucrezia la superbia. Non pensavo che un tatuaggio fosse un regalo del diavolo in persona.
«Due creature demoniache, che avevano il dono della gola e dell'accidia, non sono tornate in vita» racconta Anne Marie «anche Elvira in passato, era un demone, ma è riuscita ad avere la benedizione di Lunaris»
«Nel mio caso, io sono vittima di un sortilegio da parte di Queen Black, una delle ambasciatrici dell'ossidiana. Non potevano curarmi, ma potevo vivere senza gli occhi per duecento anni, poi avrei riacquistato la vista»
«L'unica magia in grado di cancellare ogni maledizione, qualunque essa sia, è l'Incantesimo dei Dieci Colori.»
«Un'altra teoria? Uffa!» commenta Lisa scocciata.
«So che ogni nostro potere è appoggiato da una teoria, ma non siamo state noi a deciderlo» commenta Jackie «dopo il patto con la Trinità, abbiamo giurato fedeltà eterna per vivere ben duemila anni senza invecchiare»
«In confronto a voi tutte - riferendosi alla squadra di Usagi - che potete vivere per mille anni senza l'aiuto di Dio, ma con il potere del tanto nominato Cristallo d'Argento Leggendario, noi siamo appoggiate da un dio cui abbiamo promesso onestà e fedeltà per cancellare l'omertà dall'universo.»
«I demoni possono vivere in eterno solo grazie al Dono di Lucifero» aggiunge Haiyuki «e soltanto chi gliel'ha donato può strapparglielo; se sparisce il tatuaggio sparisce anche il corpo del demone.»
Le ragazze sono rimaste di stucco. A quanto pare, non avevano la minima idea di come fosse complicato vivere con maledizioni e tante regole da seguire. È vero che siamo più forti di loro, ma abbiamo limiti ed emendamenti molto rigidi.
«Quindi, voi quattro vivrete con un peccato nonostante la vostra conversione?» domanda Usagi.
«Esatto», risponde Lucrezia «ma se abbiamo giurato fedeltà alla Trinità Divina, quando commettiamo un peccato, dobbiamo sempre ripulirci la coscienza facendo lavori domestici o aiutare persone.»
Osservo le mani di Regiela e Vicky unirsi, poi il mio sguardo cade sulla ragazza corvina. Sembra essere gelosa della loro relazione, ma non può fare altro se non guardarle coccolarsi o fare altro. L'unica cosa che non ho mai sopportato di lei è il suo carattere strano anzi, bipolare, ed ora capisco il motivo per cui prende strane pillole.
«Se lo zircone non era una gemma sacra, allora, tra le due sorelle cos'è successo esattamente?»
Le due cugine gatto saltano insieme sul tavolino davanti alla stanza e cominciano a raccontare.

-**-


Lo smeraldo e lo zircone, in passato, erano rivali. Col passare degli anni, la Prima Guerra Cosmica aveva portato distruzione su Sepharia - il pianeta della felicità - e Mechanitron grazie al potere di quelle due gemme: il verde degli angeli e il blu cobalto dei demoni. Le gemme erano custodite da due guardiane della Via Lattea, il loro potere era così devastante da aver attirato l'attenzione dei nemici.
Fu l'incontro tra il principe Zyrco e la principessa Esmeralda a porre fine a quel piccolo conflitto tra i due pianeti, che dopo cinque anni, i due poteri dominarono sul pianeta futuristico. Il nuovo sovrano teneva sigillati i piani di progetto del Mecha-Senshi Project: due androidi di livello mille devastanti che, per i demoni, erano diventati l'arma invincibile per poter avere la meglio nella guerra che si stava combattendo. I due nuovi sovrani del pianeta futuristico decisero di creare la prima guerriera robot: Mahori (nome intero: MAH-ORI-666-1).
Sua sorella venne costruita un anno dopo.
I demoni volevano avere la meglio sugli angeli e tenere il potere tutto per loro. Mechanitron era appoggiata dalla Trinità Demoniaca, egli aveva promesso il potere eterno in cambio della morte e della distruzione degli angeli e gli abitanti, entusiasti, stipularono un patto col diavolo in cambio della loro anima.
La principessa, dopo la sua nascita e non appena fu coinvolta in ciò, non accettò. Si rese conto che il potere supremo della gemma non doveva essere usato per scopi malvagi, ma nessuno le diede retta. Fuggì dal suo pianeta in cerca della gemma atterrando così su un pianeta gassoso blu, molto freddo e semi-deserto: Urano.
Sapeva che era una pessima idea, ma non aveva intenzione di vedere delle vite distrutte solo per avere l'immortalità, la fama o il sesso senza fine. Anche se la Trinità Demoniaca le aveva donato la lussuria, Mahori non era affatto felice. Dopotutto, non aveva mai avuto una vera famiglia. Era proprio quello che le mancava: una famiglia completa. Lei aveva solo un padre, ma non una madre o una sorella - perché la guerra gliele aveva appena portate via.
Dopo essersi scontrata con la guardiana della gemma, riuscì a rubarla e a fuggire ma venne subito fermata. Ci fu un altro scontro, la principessa non combatteva con una spada ma con le sue stesse braccia. La guardiana capì che non era un essere umano, ma una macchina da guerra sfruttata dal diavolo. Ella si rese conto che era venuta fin lì per una ragione, e la principessa lo confessò.

«Io non voglio la guerra, non voglio che nessuna vita cada nelle mani del demonio... voglio solo che tutti vadano d'accordo e che vivano felici nelle loro case.»

Mahori era fin troppo buona, espiò la sua colpa restituendo la gemma rubata alla sua guardiana e promise di ritornare nei panni di una guerriera per riprenderla e portare la pace tra i pianeti del sistema Ypsilon Andromeda. La guardiana sorrise e accettò con una stretta di mano. Erano così simili e un giorno, si sarebbero rincontrate mantenendo la loro promessa.
La guerra era devastante, Mahori non poteva combattere a fianco suo padre ed era costretta a guardarlo combattere da lontano con uno strano senso di colpa, come se la guerra fosse nata per causa sua. Ed era stato così, fin quando non vide lei: la principessa angelo futura erede di Oblivion, Riûka.
Una visione divina, solenne e splendente agli occhi della demone, ma sapeva che andarle incontro le avrebbe costato la vita. Da allora, cominciò ad osservarla e ad ammirarla nella speranza di poterla conoscere, un giorno.

-**-


Riesco a leggere gli occhi di Vicky, non ricordava affatto il momento e la ragione per cui era innamorata della principessa angelo, ora rinata come una ragazza vanitosa e bipolare. Per colpa sua, la ferita nel suo cuore le ha creato solo disagi. Stupida corvina.
«Che storia noiosa.»
"Ecco, parlando del diavolo."
«Se proprio ti annoi, vattene!» ringhia nervosa Vicky.
«Ti ho interpellata, forse?» ribatte l'altra.
«No, ma non sopporto le tue lamentele» alza la voce alzandosi poi da terra «non fai altro che dire "non mi va bene quello e quell'altro"»
Seguono una serie di altre parole, Usagi e Haruka cercano di separare le due ragazze, ma ciò sembra inutile. Il loro linguaggio diventa ancora più forte, fino a tirar fuori insulti tremendamente volgari.
«Troia» grugnisce Vicky e a giudicare dalla sua espressione, sembra abbia intenzione di alzarle le mani.
«Vallo a dire a tua madre, non a me» non appena pronuncia la parola "madre", la ragazza robot si accanisce contro di lei aggredendola con violenza, quasi strangolandola con le mani. Alla fine, Usagi e Haruka riescono a separarle. Non avrei mai pensato che Vicky sarebbe arrivata al punto di usare la violenza con Gwen, soprattutto quando viene interpellata sua madre senza una ragione.
Si ritrova ad abbracciare la sua nemesi con le lacrime agli occhi e la corvina, con la rabbia in volto, lascia la stanza. Lo stesso anche Vicky, scavalcando la finestra e sparendo nel buio e nel gelo. Regiela la segue cercando di catturare la sua attenzione.
«Per poco Vicky non la uccideva» sussurra Usagi «non l'ho mai vista così furiosa.»
Nessun'altra osa commentare la scena, ma si concentrano su come aggirare il nemico.

*


La stanza è avvolta da un silenzio tombale. Vicky e Gwen hanno litigato di nuovo, questa volta c'è stata la violenza. Nessuno ha osato nominarle, hanno preferito immergersi nel silenzio più assoluto. Tiro fuori dalle mie tasche il ciondolo Butterfly che avrei dovuto dare a Vicky, ma ora mi rendo conto che quelle due ragazze ormai, hanno eliminato ogni goccia d'amore del passato. Sarebbe inutile provare a riappacificarsi, vista la scena di prima.
«Che cos'è quel ciondolo?»
Sobbalzo non appena Jackie si avvicina e osserva la mia tasca sinistra, cerco di nascondere il talismano ma questa scelta non mi convince. Meglio dirle tutto.
«È un regalo per Vicky», rispondo mentendo «un ciondolo portafortuna che ho comprato da una veggente.»
«Ne hai uno anche per me, vero?» sorride e si colpo mi blocco. Cosa le dico?
«Ho speso tutta la paghetta settimanale, pensavo di aver risparmiato un po'» oppure «per te avevo in mente qualcosa di meglio» - il che potrebbe essere fraintendibile, ora che ci penso.
«Non mi hai proprio pensata?»
«Certo che si, ma...»
«"Ma" cosa?» alza di poco la voce guardandomi negli occhi «preferisci la compagnia di mia sorella che la mia?»
«Non la conosco bene e poi, mi hanno detto che lei è destinata a cambiare l'universo...»
«Ma che cavolo stai dicendo?» inarca un sopracciglio. «Quindi, vorresti farmi credere che lei è il "messia" che dovrebbe portare al cambiamento?»
«Non solo lei, però...» alza subito l'indice ammutolendomi davanti alle altre. Non è possibile, sto litigando con la mia migliore amica.
«Non aggiungere altro» la sua voce s'incrina e senza dire altro scompare dalla vista di tutte le presenti.
«Non posso crederci!» ringhio gettando un cuscino trovato per caso contro una libreria.
«E voi due», mi alzo puntando gli occhi contro le bambine «riprendetevi questo arnese, consegnateglielo voi visto che la conoscete bene!» infine mi allontano dalla stanza ed esco dalla casa. Perché non mi ha creduta? Per quale motivo si è offesa? Perché deve essere tutto così difficile?
Non le ho dato abbastanza attenzioni da quando ha cambiato scuola. Siamo state troppo lontane. Jackie... perdonami.



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Capitolo 39
*** Capitolo trentanove - Mahori e Death Eye ***


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Capitolo trentanove

• Mahori e Death Eye •






Victoria's POV





«Non ti sembra di aver esagerato?»
Regiela mi coccola dolcemente, la mia testa sulle sue cosce e le sue mani tra i miei capelli. Detesto ammetterlo, ma mi sento in colpa per averla aggredita così violentemente. L'unica cosa che fa uscire la belva in me, è nominare mia madre invano. Lei è stata uccisa e non è rinata, deve essere stata una delle punizioni del demonio per essere passata dalla parte del bene. Lo merito.
«Può chiamarmi "troia" quanto le pare, ma non deve mai nominare mia madre. Mai!»
«Capisco che ti sia sentita male, ma non avresti dovuto essere così aggressiva - anzi, potevi esserlo di più.»
«Come?»
«Niente, parlavo tra me e me.»
Piccola pausa.
«Ti senti meglio, robottina?» mi chiede.
«Adesso sì» sorrido «anzi, sono state le tue coccole a risollevarmi.»
«Ti piace farti fare i grattini come i gatti, vero?» domanda con un sorrisetto malizioso. Che avrà in mente, adesso? Per giunta, io sono con la mia divisa blu scuro. Chissà perché lei non è trasformata... ma che dico, forse non è davvero Sailor Vampire. Oh, Madre, quanto vorrei sapere chi è quella ragazza.
«Da te sì, mi piace tantissimo» rispondo con voce bassa «vorrei che lo facessi più spesso.»
«Trattarti come un gattino o come una "bambina dispettosa"?»
Mi sollevo di poco per avvicinarmi alle sue labbra. Sento il suo profumo: ciliegia e vaniglia mischiato con l'essenza alla fragola. Mmh, che buono!
«Entrambe le cose» e la bacio a stampo lasciandomi avvolgere dal suo profumo dolce e inebriante.
«Cosa stai annusando?»
"L'ha già capito? Cavolo!"
«Il tuo profumo», rispondo subito «ti dispiace se te lo chiedo in prestito, qualche volta?»
«Nient'affatto, puoi prenderlo quando vuoi» sorride e mi stringe forte contro di sé. Mi sento felice, la mia rabbia è completamente svanita. Mi bacia, mi assapora... mi sorride. Non posso desiderare di meglio.
A rovinare l'atmosfera è un fruscio improvviso, le foglie dei cespugli tremano e si muovono bruscamente. Mi sollevo da terra e mi guardo intorno. Percepisco una strana aura, quasi identica alla mia, però malvagia.
«Che succede, amore?» domanda lei un po' spaventata.
«Raggiungi le altre, io resto qui.»
«Non ti lascio da sola.»
«Tu vai e basta!» Regiela obbedisce allontanandosi dal posto correndo tra i fiori rosa e gialli - non appena il suo profumo li circonda, appassiscono.
Sento la presenza di un demone, di sicuro è uno dei tanti che è tornato in vita per vendicarsi. O forse è Death Eye.
«Ciao, Mahori.»
Mi giro di soppiatto e la trovo in piedi sul ramo di un albero, gli occhi più chiari di sempre e la luce della luna che le fa da riflettore.
«Non mi chiamo Mahori» ribatto con tono gelido.
«Sì, cara mia, questo è il tuo nome da principessa e da androide» fa un salto e me la ritrovo di fronte. «Anche se il tuo vero nome è fatto da numeri e lettere, tra quel miscuglio c'è proprio quello.»
«E quindi?»
«Quindi non dire sciocchezze» ghigna malvagia.
«Non ricordo niente della mia vita passata, tranne il fatto che ho perso mia madre... e la mia dignità» volgo lo sguardo verso sinistra osservando la città buia e gelida. So già che dopo questa battaglia non combatterò più accanto a mia sorella e a Sailor Vampire.
«Tua madre è stata uccisa dai demoni dopo aver alzato la sua gemma per proteggere te e tuo padre» dice lei «la dignità, invece, te la sei giocata.»
«Come sarebbe a dire?»
«Sei passata dalla parte degli angeli nonostante il tuo prezioso Dono, hai rinunciato alla vita eterna solo per vedere una miserabile principessa angelo e adesso... ti sei concessa ad una sconosciuta - era risaputo, visto il potere che ti ha concesso Lucifero in persona.»
Scoppio a ridere.
«E poi sarei io a dire sciocchezze?» sogghigno. «Perché la pensi così?»
«Perché quella gemma che ti protegge e che custodisci... ehm, cioè, la regina angelo ti ha fatto il lavaggio il cervello!» alza la voce.
«Sono fiera di essere diventata un angelo e non tornerò mai più con voi demoni.»
Fa due passi avanti accorciando le distanze tra noi. Ha intenzione di combattere o rubare la mia gemma? Non devo cedere.
«Allora consegnami quella gemma, un angelo non ha il diritto di custodire una forza così grande come quella dello zircone.»
Si avvicina per bloccarmi le braccia con una mano, con l'altra per afferrare la mia gemma dal fiocco e strapparmela di dosso. Non appena le sue dita la sfiorano, una strana energia percorre il mio corpo. Una forte scossa elettrica mi pervade, sento la mia corazza formicolare e pizzicare di dolore. Death Eye non riesce a staccare la gemma dal centro del fiocco della mia sailor fuku, alla fine mi lascia a terra con l'affanno, con me anche lei.
«Non è possibile, hai ancora la barriera!» ringhia nervosa.
«Quale barriera?» sussurro cercando di recuperare il respiro e rialzarmi.
«Ah, non ricordi nulla?» sibila frustata. «Allora te lo dirò: ogni gemma ha una barriera in grado di proteggere la vita degli altri e se stessa dalle aure malvagie o eventuali minacce, si può eliminare solo se è il custode stesso a deciderlo.»
«Non ne sapevo niente...»
«Ora lo sai, adesso toglila!»
«No.»
«Dovresti fidarti di me, dal momento che eravamo amiche.»
Mi rimetto in piedi e la guardo con rabbia e disgusto. Come può una come lei essere una mia amica? Impossibile.
«Non mi fido più di nessuno, specialmente di te» sibilo.
«Oh, come mai?» sorride maliziosa. «Credevo avessi superato la paura del demonio.»
«Tu mi avevi sempre definita una fallita, che non avrei mai potuto sfidare Lucifero, ma ti sbagliavi»
«Quando sono diventata una gemma sacra, l'ho fatto; mi sono resa conto che voi demoni eravate solo alla ricerca dell'elisir di lunga vita, nonostante abbiate giurato fedeltà al demonio. Non è così?»
Death Eye si avvicina, questa volta mi dimeno e le do le spalle.
«Sei rimasta la solita ingenua che crede ancora nel Giudizio Universale?» mormora appena avvicinandosi al mio orecchio. Se sta cercando di sedurmi, ha già perso le speranze.
«Che cosa vuoi da me?» glielo chiedo nuovamente usando questa volta, una voce più gelida e senza espressione.
«Riportare tutto alle origini, quando io e te eravamo alleate per combattere contro gli angeli» risponde avvicinandosi di più «ricordi il giorno in cui mi confessasti la tua cotta per Riûka?»
Spalanco gli occhi. Come fa a sapere che ero innamorata proprio di quell'angelo? Non l'avevo mai detto a nessuno, neanche a mia sorella - a dir la verità, lo scoprì da sola - possibile che mi abbia spiata?
«È acqua passata», dico cercando di non mostrare il mio viso paonazzo «quella principessa non esiste più ed ora ho un'altra e credimi, è la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita.»
«Chi, la succhiasangue?» domanda ridendo. Come si permette di prendere in giro la mia ragazza? A quanto pare, è rimasta la solita stronza che rideva alle spalle degli altri e si considerava superiore, quando in realtà non lo era affatto.
«La demone più sexy e potente di Andromeda innamorata di una creatura dai canini appuntiti e gli occhi rossi? Chi l'avrebbe mai detto?» continua a ridere. «Il Dono di Lucifero ha fatto breccia anche nei cuori dei vampiri, eh?»
«Ho solo rivelato i miei sentimenti, non ho sfruttato il potere del tatuaggio per averla tutta per me - ammesso che sia vera questa cosa» rispondo subito «non sono una ragazza che gioca slealmente.»
«Oh, è vero, ora sei la guerriera della lealtà» mi prende in giro «quando prima eri il contrario.»
«Stai zitta!» ringhio.
«Ammettilo, ti piace essere provocata.»
«Vai via.»
«Visto che non riesco a convincerti con le buone, allora, dovrò usare le cattive» il suo occhio sinistro brilla di un rosa intenso che mi acceca all'istante. Non riesco più a ragionare... che mi sta succedendo?

«Lady Mahori Zyrconia, ora sarai la mia schiava.»
La tua schiava...
«Tu d'ora in poi ubbidirai solo ai miei ordini.»
Solo ai tuoi ordini...
«Mi aiuterai a catturare le gemme delle guerriere per riportare il male nell'universo.»
Riporterò il male nell'universo...
«Ora strappa la tua gemma dal fiocco e appoggiala sulla mia mano.»
Ora strapperò la mia... no! Non devo farlo!

«Spatium!» grido allontanandola di qualche centimetro, la osservo mentre il suo occhio ipnotico si spegne.
«Ti ho solo lasciata in vantaggio, angioletto», mormoro «la mia vera forza è un'altra.»
La osservo mentre tira fuori da non so dove uno scettro dalla forma stana, disegna due iperbole davanti a sé pronunciando un rito satanico. Lo riconosco, è l'incantesimo che ti attrae in un cerchio maledetto tenendoti prigioniera finché non avrei ceduto la mia anima al demonio. Devo fuggire.
«Non puoi scappare, principessa!» esclama un Satanas Circulum e di colpo mi trovo in una bolla di cristallo impenetrabile. Non posso fare altro che arrendermi e lasciare che Death Eye abbia la meglio.
«Ora sei mia» conclude aprendo un portale e in un attimo, la collina e il paesaggio davanti a me scompaiono.




_**_


Non era mai sola quando suo padre, il principe Zyrco, l'addestrava per combattere in guerra. C'era lei: la maestra demone, futura regina di un pianeta sconosciuto del sistema Ypsilon Andromeda II. I suoi poteri erano enormi, spesso anche pericolosi. Mahori sapeva bene cosa stava succedendo su Andromeda e aveva paura, ma si era ripromessa di tornare su quel pianeta che custodiva la sua gemma.
La principessa era in grado di combattere anche senza di essa, ma con fatica; era la ragione per cui suo padre aveva deciso di affidare sua figlia ad una donna di mestiere. Death Eye era esperta di magia nera e riti satanici, utili per aumentare il potere di un demone o evocare il demonio.
Ogni volta che la principessa sbagliava, gli esercizi diventavano sempre più difficili - talvolta anche pesantissimi. Mahori voleva finirla, ma non poteva; aveva giurato fedeltà al diavolo in persona ed era costretta a combattere in nome di Satana.
«Abbatti la marionetta, coraggio.»
Era intrappolata tra due massi e le sue braccia erano bloccate: doveva usare un incantesimo ma non se lo ricordava, così pronunciò quello sbagliato e la marionetta volò in aria.
«Ti piace così tanto far volare le bambole, eh?» sorrise Death Eye.
«Non ricordavo l'incantesimo per farla esplodere», rispose la principessa dispiaciuta «scusa.»
«Un androide di livello mille che soffre di Alzheimer? Mai visto prima d'ora» ridacchiò l'altra.
«Smettila di prendermi per il culo!» reagì Mahori. La sua maestra fece sparire i grandi massi che la tenevano intrappolata e si avvicinò.
«Sorridi, per una volta che sei andata bene negli allenamenti.»
«Quindi, ho sempre fatto schifo?» la guardo freddamente, gli occhi trasformati in cubetti di ghiaccio duri e il suo cuore che batteva a mille. Era da tempo che non faceva a botte con qualcuno, e quella poteva essere l'occasione giusta per alzare le mani.
«No, bellezza, non l'ho mai detto» sorrise Death Eye mentre la sua mano percorreva la schiena scoperta della principessa. La stava seducendo, sapeva che presto avrebbe ceduto e le avrebbe donato la sua gemma come "simbolo del nostro eterno amore" - che poi "amore" non era.
«Per me sei una ragazza tosta, fredda, insensibile...» soffiò sul suo orecchio «... e sexy da morire.»
«Smettila con questi giochi da pervertiti, non attacca con me» ribatté la principessa scocciata.
«A te piace, no?»
«Sì, è vero, ma mi disgusta solo la tua presenza.»
«Credevo mi amassi» sorrise maliziosa mordendosi appena il labbro inferiore.
«Non amo nessuno, specialmente gli uomini» risponde irritata «mi fanno tutti schifo, dal primo all'ultimo.»
«Ti senti sfruttata per via del tuo Dono?» domandò la sua maestra ironica, Mahori sapeva che era un altro dei suoi trucchi per sedurla. Era facile ingannare colei che aveva il dono della lussuria, ma sedurla non sembrava affatto facile.
«No, ho solo ammesso di essere lesbica.»
«Allora questa è una grande occasione per cominciare a sedurre una come me, non credi?»
Le stava accarezzando la guancia con un dito. Per Mahori, farsi toccare in quel modo la faceva arrabbiare, ma allo stesso tempo le piaceva.
«Va' al diavolo!» si alzò e si allontanò di qualche passo.
«Sarai anche bella da far impallidire le altre demoni, ma resterai sempre una fallita!»


_**_




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Capitolo 40
*** Capitolo quaranta - La prigione dei demoni ***


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Capitolo quaranta

• La prigione dei demoni •







Lisa's POV





Osservo Jackie mentre si allontana dalla porta di casa, le sue mani sono diventate due pugni. È davvero gelosa di sua sorella? Infondo, la capisco: Vicky è amata e odiata da tutti, soprattutto la prima cosa.
«Jackie, aspetta!»
La raggiungo e lei si gira per guardarmi, la sua espressione è un miscuglio tra tristezza e invidia.
«Che cosa vuoi?» domanda con un tono gelido, quasi come se quella voce non fosse sua.
«Perché te la sei presa?»
«Vuoi sempre sapere tutto di tutti, eh? Non hai già sentito abbastanza?»
«Non voglio che tu fraintenda la cosa...»
M'interrompe avvicinandosi e afferrandomi le spalle con forza. Sembra che voglia farmi del male, ma so che non ha il coraggio di usare la violenza - se fosse stata sua sorella, lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.
«Devi lasciarmi in pace!» grida.
«Almeno dimmi il perché!» ribatto ad alta voce.
«Perché io la amo!»
Non appena si rende conto di ciò che ha detto, mi lascia le spalle e indietreggia di qualche passo con le guance rosse dalla vergogna. Anche lei è omosessuale? Ed io che avevo pensato fosse innamorata di quel Kai, visto il modo in cui lo guarda e gli parla quando stanno insieme. Rimango pietrificata, osservo la sua mano sfiorare le labbra e gli occhi quasi spalancati.
«Tu... cosa?» domando fingendo di non aver capito.
«Sono innamorata di Elvira, va bene?» confessa. «Amo il modo in cui mi sorride, il suo aspetto da ragazza infantile ma irascibile, le sue dita che mi asciugano le lacrime e... la sua voce cantilena e sottile»
«L'ho sempre tenuto nascosto perché avevo paura che mi avrebbe respinta, o che fosse eterosessuale.»
I suoi occhi riassumono tutto quello che ha detto: ha paura di amare qualcuno. Sapevo fin dall'inizio che entrambe coltivavano un forte sentimento d'amore, ma in passato non era mai emerso. Aveva paura di non essere amata, aveva paura di perdere tutto quello che aveva... aveva paura che la sua amata, prima o poi, sarebbe scomparsa. L'amore tra angeli e demoni è sempre esistito, ma ha sempre portato a disagi e tragedie alla William Shakespeare, senza mai diffondere la pace nella nostra galassia. L'amore proibito era una delle ragioni per cui scoppiò quella guerra.
«Ora che hai saputo tutto, vattene» dice, infine.
«Non me ne vado finché non vi chiedete scusa» rispondo incrociando le braccia «siete compagne di squadra e non voglio che litighiate l'una con l'altra!»
«Non ci riuscirai mai» aggiunge con tono triste «alcune di noi sono demoni, c'è sempre stato un conflitto tra il bene e il male e la cosa non si può cambiare.»
«Lo so, ma...»
«Hai visto Gwen e mia sorella? Sembrano cane e gatto!»
«Loro sono un caso a parte.»
«Cosa vorresti dire?» inarca un sopracciglio dubbiosa ed io mi blocco.
«Beh... ecco...»
«Lasciamo perdere, meglio non parlarne.»
Segue una lunga pausa, poi un rumore attira la nostra attenzione. Ci guardiamo intorno ma non si vedono altro che case e alberi.
«Cos'è stato?» domanda lei un po' spaventata.
«Stiamo in allerta, potrebbe esserci lo zampino di Death Eye.»
Parlando del diavolo, la strega appare davanti a noi. Non ci siamo nemmeno trasformate; se lo facciamo, scoprirà la nostra vera identità. Tra le sue mani ha una spada dalla lama dorata, il manico blu e d'argento. Non è possibile! È la spada di Sailor Minus!
«Buonasera» ghigna maliziosa con la spada dietro la sua schiena.
«Tu...?» Jackie sembra riconoscere quella donna, a me qualcosa sfugge. L'ho conosciuta anch'io, ma non eravamo alleate anzi, eravamo nemiche mortali.
«Esatto, "io"» ridacchia «avete paura di me, angioletti?»
«Per niente» risponde Jackie ringhiando sottovoce. «Perché hai in mano la Spada della Lealtà?»
«Ah, questa? È un regalo della vostra amica, anzi... la mia futura donna.»
«Mahori non regalerebbe mai il suo talismano ad una donna come te, né tantomeno ti amerebbe!»
«L'ha fatto invece, perché siamo amiche molto intime.»
Ora che ci penso, Vicky e Regiela non si sono fatte più vedere dopo la lite con Gwen. E poi, da quando questa strega è amica intima di Vicky? Qualcosa mi dice che l'ha rapita e che la tiene prigioniera da qualche parte anzi, in qualche bolla di cristallo. I demoni sfruttano il potere del Satanas Circulum per rubare l'energia vitale dei mortali e dei loro nemici per diventare più forti, ho l'impressione che voglia fare lo stesso con lei.
«Dov'è Sailor Minus?»
«Oh, Mahori? Lei è prigioniera nella Camera Oscura» risponde la strega robot. «Ah, giusto, voi non sapete dov'è!» poi ride.
Mi metto in guardia nella speranza che scompaia, devo trasformarmi e liberare Vicky, ma ho paura che una di noi - o entrambe - venga portata via.
«Vedo che abbiamo la seconda gemma sacra» sibila puntando gli occhi verso di me, «me ne sono accorta solo adesso, sai?»
Non devo distrarmi.
«Dahlia, quanto tempo!» sorride malvagia. «Chi avrebbe mai pensato che quel buco nero ti avrebbe riportata su questo lurido pianeta?»
"Non è lurido, è un paradiso!"
«Il tuo braccialetto è ancora in buono stato, nonostante siano passati due millenni dalla Prima Guerra Cosmica.»
Non ne conoscevo l'esistenza, finché Luna non me lo ha consegnato in nome della regina del diamante Lunaris.
«Visto che il mio compito è anche disfarmi di voi, v'imprigionerò ancor prima che vi trasformiate» annuncia solennemente impugnando uno scettro dalla forma strana, con i bordi dorati e il manico scuro. È lo Scettro Cartesiano di Sailor Pi! Come ha fatto ad impossessarsene?Jackie indietreggia di qualche passo cercando un modo per fuggire e avvertire le ragazze del pericolo, ma Death Eye riesce a raggirarla creando un muro di fuoco. Jackie lo scavalca con un salto mortale e riesce a teletrasportarsi lontano. Sono rimasta da sola, non posso neanche trasformarmi. Ho paura.
«Satanas Circulum!» lo scettro disegna due iperbole e una bolla di cristallo mi circonda e m'intrappola. Non posso fare niente, sono spacciata.
«Anche la seconda gemma sacra è mia» sorride trionfante aprendo un varco, di colpo tutto sparisce.





Elvira's POV




«Ragazze, siamo nei guai!»
Jackie spalanca la porta della casa di Odango con la paura e la rabbia negli occhi. Deve essere successo qualcosa di terribile.
«Death Eye si è fatta viva?» domanda Lucrezia.
«Sì e ha rapito anche Lisa», risponde lei coprendosi il viso bianco di paura «ho il timore che la prossima vittima sia Gwen... o io.»
«È in cerca delle gemme sacre?»
«È sempre stato il suo obiettivo» improvvisamente Jackie punta gli occhi su Gwen, «ora dobbiamo proteggere l'ultima delle tre gemme sacre, altrimenti per noi guerriere è finita.»
«Cosa intendete dire?» chiede Usagi.
«Noi Sailor Andromeda dipendiamo anche dalle tre gemme sacre, perché in esse è racchiuso il grande potere della Trinità Divina»
«Le custodi delle gemme sono i tre angeli pionieri della nostra galassia, le uniche in grado di fermare quella generazione demoniaca sconfitta in passato e che, poco alla volta, sta rinascendo.»
Ami e Rei stringono forte la ragazza corvina, lei sembra essere parecchio confusa. Infine, ci alziamo tutte in piedi per trasformarci e cercare il luogo in cui Vicky e Lisa sono state imprigionate.

*

Cerchiamo in lungo e in largo, ma non c'è traccia di Death Eye. Quella maledetta strega... eppure questo nome devo averlo sentito da qualche parte, ma dove?
«Vedo qualcosa» esclama Sailor Venus «è una specie di buco nero.»
«È un portale bidimensionale, deve portare in qualche mondo parallelo» risponde Sailor Divide «l'ho visto spesso nei documentari, sono rari ma anche pericolosi.»
«Che cosa facciamo?»
«Bisogna attraversarlo.»
«Ma sei impazzita, per caso?!» reagisce Sailor Z impaurita. «E se ci succedesse qualcosa?»
«Volete salvare le vostre compagne di squadra?» domanda retoricamente. «Se si, seguitemi, altrimenti potete tornare da dove siete venute.»
Sailor Plus fa un passo avanti.
«Io non lascio mia sorella nelle mani di quella... quella cosa!»
«Quella cosa  che tu chiami è un demone!»
«Io so come sono fatti, conosco i loro punti deboli» replica sincera «e poi, se non ricordi, Vicky era una di loro prima essere colei che è adesso.
»Sailor Divide volta gli occhi dall'altra parte con rammarico, poi sorride e le prende la mano. È la prima volta che la vedo sorridere, non è da lei comportarsi come una vera alleata. Non so perché, ma ho una voglia di immortalare questo momento con una foto.
«Me lo ricordo», dice «ed io voglio rimediare ai miei errori aiutando te e tutte voi, dopotutto siamo compagne di squadra.»
Sailor Plus rimane pietrificata per qualche istante, dopodiché si lascia trascinare nel portale scuro dalla sua compagna, con lei anche le altre ragazze. L'ultima a scavalcare l'entrata sono io.
Mi ritrovo in una stanza buia con alcune colonne di marmo bianco ben visibili e completamente distrutte, il pavimento di vetro trasparente - sotto i miei piedi c'è un'enorme abisso, solo a guardarlo mi vengono le vertigini.
Non c'è luce, posso solo immaginare un mondo infinito senza entrate e senza uscite. Ne approfitto per far apparire i miei occhiali a raggi X, osservo tutto quello che c'è intorno a me. Per giunta, non c'è traccia delle altre ragazze, se non una strana sagoma circondata da una potente luce.
«Sailor Multipler!»
Sobbalzo e afferro qualcosa con violenza, poi realizzo che erano le braccia di Sailor Plus.
«Ah, sei tu... mi hai fatta spaventare» rispondo ridacchiando.
«Sto usando lo Specchio Atomico per orientarmi qui, togliti pure quegli occhiali» sorride ed io obbedisco. Non appena mi giro, noto che la sagoma di prima si è fatta ancora più grande. Quelle curve non mi sono nuove, ricordo di aver già visto un corpo così slanciato e atletico, ma riconoscerei quel grande bracciale neon rosa tra mille... non è un essere umano.
«Vedo che siete riuscite ad entrare nella Camera Oscura, angioletti» attacca briga con una voce inquietante. Questa è la Camera Oscura? La prigione dei demoni? Che storia è mai questa?
«Vedo, inoltre, che c'è anche la squadra della "leggendaria" Sailor Moon» ride maliziosa.
«Strega o chiunque tu sia, vieni avanti e mostrati!» esclamo.
«Ti accontento subito, nana», la luce si avvicina e scompare poco alla volta facendo apparire una ragazza dai colori rosa e viola.
«Sei soddisfatta?»
Ora ricordo: lei è Death Eye, un androide costruito per combattere contro gli angeli minori e supremi, protetta dalla rete informatica. Ci battemmo cinquecento anni prima della Prima Guerra Cosmica, quando la nostra galassia viveva nella pace e nell'amore.
«Death Eye» sibila Jackie tra i denti.
«Sailor Plus, o dovrei dire Dhromia.»
«Come osi mostrare la tua faccia in un pianeta bello come questo?»
«Me lo ha detto la tua amica, testa di nocciolina... oh, scusa, sei solo un ammasso di schede video e circuiti malandati!»
«Come te» ribatte lei freddamente.
«Un momento», interviene Sailor Moon «anche lei è un androide?»
«Sì, ma è diversa da me e Vicky» risponde la guerriera della buona sorte, «noi siamo composte sia da parti meccaniche di primo livello - io e mia sorella ne abbiamo solo tre, Death Eye ha solo il cranio fatto di alluminio e acciaio inox, ma il resto è tutto metallo cristallizzato.»
«Io sono nata da un computer infetto da virus letali che lo hanno distrutto, fui io ad addestrare le figlie del principe Zyrco ma, dopo essersi sposato con quella principessa Esmeralda, mi ha impedito di tornare con voi reali»
«Mi sentivo parte della famiglia ma, sappi solo una cosa: non m'importa più della tua insulsa famigliola anzi, la voglio disintegrare!»
«Dovrai passare sul mio corpo!»
«Con piacere» ghigna malvagia saltando verso il cielo, il braccio sinistro che gira e fa apparire un cerchio rosa neon.
«Techno Attack!»
Tanti cerchi luminosi ci attaccano, schivo la scia spiccando il volo e atterrando sulla cima di una colonna di pietra distrutta. Jackie riesce a deviarlo con il suo scudo digitale. Da quando ha ripreso a combattere, ora è diventata più sicura di sé. Sono felice per lei.
Lo scontro continua a suon di raggi elettrici, calci e pugni, finché Sailor Plus non viene afferrata per il collo dalle gambe dell'avversario e ribaltata con la testa in giù. Il suo collo si piega mostruosamente e la sua testa sbatte violentemente contro il pavimento di vetro distruggendolo, la strega riesce a tenere bloccati i suoi arti inferiori e superiori, avvicina la sua mano alla sua gemma con un sorriso agghiacciante.
«Non puoi competere con un androide di livello mille e uno», sibila «arrenditi, la tua gemma sarà mia!»



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Capitolo 41
*** Capitolo quarantuno - Trasformazione: Sailor Rubia Multipler! ***


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Capitolo quarantuno

• Trasformazione: Sailor Rubia Multipler! •






Elvira's POV





La mano di Death Eye si avvicina sempre di più, intenta a strappare la gemma di Sailor Plus dal fiocco - dopo la botta sulla testa, Jackie è diventata incosciente. Non posso restare ferma a guardare la mia migliore amica imprigionata tra le gambe di quella strega.
Salto dalla colonna di marmo distrutta e atterro addosso al nemico liberando Jackie dalla sua presa, ho fatto qualcosa di utile questa volta.
«Tu... maledetta ragazzina!» ringhia.
«Come osi chiamarmi "ragazzina"?!» rispondo con voce demoniaca, i miei occhi ora sono diventati molto chiari. «Solo perché sono la più bassa del gruppo?»
«No, perché sei una ragazzina» sogghigna e con una mossa fulminea, riesce a liberarsi e a puntare la spada di Sailor Minus contro una colonna. Evidentemente, voleva puntare me, Uranus e Sailor Moon. Sicuramente non conosce le formule per attivare il potere della Spada della Lealtà - anche se le conoscesse, non ci riuscirebbe comunque.
«Ora distruggerò anche voi e mi prenderò... ops, ho sbagliato obiettivo» ora la punta della spada è rivolta verso noi tre «... e mi prenderò la fonte dei vostri poteri!» continua. Ha confuso una colonna di marmo con noi tre, sono letteralmente senza parole.
«Che gag del cavolo» commenta Uranus.
«Non era una gag, razza di imbecille!» ribatte Death Eye.
«Secondo me, l'hai fatto apposta a minacciarci di spalle» ridacchia la guerriera del vento.
«Bene, allora ucciderò prima te» prosegue facendo brillare l'occhio ipnotico, un sorriso inquietante e una forte aura demoniaca intorno a lei. Uranus non sembra affatto intimorita.
«Non ci fai paura» Sailor Moon le fa la linguaccia e la strega sorride maliziosa. Death Eye stringe un pugno e finge un ruggito di leone, una sagoma scura a forma di animale appare davanti agli occhi della guerriera della luna.

«WAAAHHHHH!»

Improvvisamente Sailor Moon si ritrova in braccio alla guerriera del vento con la paura negli occhi, il viso sbiancato e le gambe tremolanti.
«Ti è piaciuto il Re Leone?» ghigna divertita la strega facendo scomparire la sagoma, realizzando poi che Sailor Moon è una fifona. «Allora è vero che sei ancora una bambina, e tu...» i suoi occhi puntano sulla figlia del vento.
«... "che gag del cavolo"!» la deride osservando una scena alla Scooby-Doo a dir poco ridicola.
«Scendi subito» sibila Uranus e Sailor Moon obbedisce e scende dalle sue braccia irritata.
«Idiota - uffa, ma perché non è durato di più?» ammette a voce bassa.
«Avete finito le vostre commedie da dilettanti? Vorrei passare all'azione!» si lamenta Sailor Mars.
«Lo faremo solo se la smetti di lamentarti, testa vuota» risponde Sailor Divide dandole un leggero pugno sulla sua testa, la guerriera della passione geme leggermente dal dolore.
«Non era necessario il pugno in testa... ahia!»
«Non dobbiamo distrarci, ragazze!» esclamo un po' nervosa.
«Basta, mi sto annoiando!» la strega androide scaglia scintille di vetro neon contro di noi, riusciamo a proteggerci con i nostri scudi e contrattaccare, ma lei sembra essere immune ai nostri poteri. Passo all'azione evocando il mio Scettro della Molteplicità, pronuncio una qualsiasi formula ma l'attacco ritorna contro di me; lo scettro improvvisamente viene colpito e disintegrato.
«È tutto qui quello che sai fare, piccolo nano da giardino?»
La rabbia comincia a possedermi. Mi precipito verso di lei velocemente, ma riesce a respingermi con un movimento fulmineo del braccio, mi colpisce dritto sul viso e vengo scagliata contro una colonna di marmo. Gemo stringendo i denti, per poi cadere a terra a pancia in giù. Non mi sento più le gambe.
«Anche se sei un demone, la tua forza è pari a quella di un bradipo in coma vigile.»
Non rispondo, mi limito a sentire il dolore al petto e al resto del mio corpo. Che male!
«Mi aspettavo di più da una come te, sai?»
«Chiudi... quella... boccaccia!» sibilo.
«Dovresti portare rispetto ad una tua coetanea, Camille» continua «una vera principessa demoniaca dovrebbe essere coraggiosa e forte, mentre tu sei solo una minuscola formica.»
Ringhio.
«Hai sempre cercato di andare incontro agli altri ragazzi, nessuno di loro ti parla o ti guarda per via del tuo Dono - l'ira. Non ti sei mai resa conto che il tuo sguardo è la prima cosa che ti rende sgradevole?»
"Non è vero..."
«Sei così bassa che tutti ti prendono in giro, non sei paragonabile alle altre ragazze; inoltre, hai perso la tua amica del cuore con una stupida collana a forma di farfalla.»
"No..."
«Del resto, sei come Mahori: una fallita.»
Tutto questo è vero ma, anche se ho litigato con Jackie, nulla mi vieta di fare pace e tornare indietro... ma non riesco a muovermi, le forze mi stanno abbandonando.



«Non mollare, Sailor Multipler!»
«Princess... Lunaris...»
«Non farti intimorire da quelle parole, tu sei meglio di tutte le persone di questo mondo! So che puoi farcela, sei forte!»



Io non sono una fallita, non sono una ragazza sgradevole: io sono Sailor Multipler, la custode del rubino. Non posso arrendermi, non adesso!
«Io... io sono forte...» mormoro mentre mi rialzo da terra e i miei occhi si trasformano in fiamme rosse. «... io vincerò!»
Il mio corpo si surriscalda, sento una forte energia scorrere nelle mie vene. Il mio vestito sta cambiando aspetto, la mia tiara risplende di un rosso rubino accecante, la mia gemma s'illumina e cambia forma. L'energia trasmessa da Lunaris mi sta trasformando velocemente, sento il mio potere diventare più forte.
«Ora grida "Rubia Excelsia"» dice ed io obbedisco. In un batter d'occhio, un bastone neon rosso appare davanti a me. Lo afferro con delicatezza e lascio che il suo potere si diffonda in me, divento un tutt'uno con questo immenso potere tenendo gli occhi chiusi. Non appena li riapro, tutto torna normale.
«Elvira, sei davvero tu?»
Osservo il mio riflesso sul pavimento di vetro sotto di me: il mio fiocco è diventato nero con i bordi dorati, la gonna con un motivo a saetta nero glitter, la gemma più grande e a forma di luna calante. Sono davvero io?
«Il suo potere è diventato più grande, ora è diventata Sailor Rubia Multipler» spiega la gatta color ambra alle altre guerriere «la protettrice del rubino, il simbolo del rispetto e della buona volontà.»
Mi sento un fuoco dentro, sento che posso fare qualsiasi cosa.
«Ora a noi due, strega!»
«Giochi sporco, nana» ribatte Death Eye «ora ti mostrerò il mio vero potere!»
Non appena scioglie i suoi pugni, due scie di energia blu e azzurre penetrano nei palmi delle sue mani, i suoi occhi diventano più luminosi. Poi serra le mani in due pugni stretti e l'energia svanisce. Il potere della strega robot si è fatto più forte, qualcosa mi dice che sta usando uno stratagemma sleale per avere la meglio su di noi.
«A che gioco stai giocando, rottame di ferro?»
«Mia cara Camille» risponde tutta fiera «il potere che ho tra questi due pugni è l'energia vitale delle gemme che ho rubato»
«Il mio Daemonium è in grado di assorbire le forze vitali di tutti gli esseri viventi trasformandole in pura energia negativa, ed io sono riuscita ad impossessarmi di due gemme sacre!»
Spalanco gli occhi. Le gemme che ha catturato... non saranno mica quelle di Sailor Minus e Sailor Y? Realizzo che sono nascoste da qualche parte nella Camera Oscura, ma dove potrei cominciare a cercare?
«Libera subito mia sorella!» esclama Jackie.
«Lo farei, se Mahori non fosse così cocciuta» sorride malvagia «anzi, visto che devo eliminare anche l'altra squadra, posso mostrarvi quello che vi succede nella bolla di cristallo satanica.»
Con uno schiocco di dita, la luce bianca dietro di lei sbiadisce e vedo due ragazze imprigionate al suo interno. Death Eye ride malvagiamente impugnando la Spada della Lealtà e osservando le nostre espressioni impaurite. Lisa... Vicky... cosa vi ha fatto?

*


La guerriera della lealtà è imprigionata in una bolla di cristallo, i polsi e le caviglie legate a catene blu neon. Sailor Y è diventata una sua sottomessa, ma anch'essa è imprigionata in una seconda bolla - più piccola rispetto all'altra, Death Eye è riuscita a prendere il controllo di entrambe. Com'è possibile?
«Avvicinati solo di qualche passo o per le vostre compagne sarà la fine!» ci minaccia avvicinando una mano alla grande sfera di cristallo posizionando le dita ad artigli di gatto, muovendole poi lentamente facendo uscire scariche elettriche dolorose. Il volto della prigioniera dice tutto.
«Stai sfruttando il potere sacro dello zircone e dello zaffiro solo per scopi malvagi? Come puoi fare una cosa così crudele?»
«Ora queste gemme sono mie, anche se sono ancora dentro le vostre amichette» sorride trionfante «presto avrò anche le vostre e il piano di conquista dell'universo sarà ultimato.»
«Allora è questo il vostro piano? Portare la Terra ad una nuova era glaciale e alla distruzione usando il potere del Cristallo Galattico di Andromeda?»
«Il nucleo del pianeta diventerà un ghiacciolo tra meno di ventiquattro ore, per il vostro insulso mondo è finita.»
Le due guerriere imprigionate nelle bolle di cristallo sembrano non respirare, sono completamente immobili, come cadaveri. Bisogna liberarle da quella specie di gabbia infernale o la loro energia si azzererà.
«Ora che ho tra le mani il potere delle gemme sacre potrò trasformare voi guerriere Sailor in poltiglia» sorride malvagia «anzi, nella pappa per Cerbero!»
«Non mi dire che Lucifero ha ancora quella bestiaccia in casa» commento.
«Non è una "bestiaccia", ma un ottimo cane da compagnia - e anche di guardia!»
«Che leccapiedi» mormoro e la strega pare aver sentito il mio ennesimo commento.
«Te la do io la "leccapiedi"» fa un passo avanti e incrocia le braccia davanti al suo viso. Che abbia intenzione di scagliarmi contro una Gemma Inferni? Non credo proprio, dal momento che tra demoni non ha effetto. I suoi capelli volteggiano nell'aria, sembra voglia usare uno dei suoi attacchi speciali.
«Daemon Sphera!»
Il simbolo di Satana appare davanti a noi, Death Eye lo scaglia contro di me. Mi difendo con il Sixty-Nine Cyrcle, ma non sembra avere effetto. L'attacco lo distrugge e la mia gemma, di colpo, assorbe la sfera di luce. Com'è possibile? Che sia un potere nascosto della mia nuova uniforme da guerriera sailor?
«Non l'ha uccisa?»
«Certo che no», sorrido trionfante «ora il mio rubino può assorbire tutti i poteri legati al Daemonium per potenziare il mio.»
La strega rimane a bocca aperta.
«Sei finita, Death Eye!»
«Questo è tutto da vedere» afferra uno scettro, disegna due iperbole destra e sinistra, una bolla di cristallo appare davanti ai suoi occhi e...
«Astro-Circulum!»
Una scia di stelle e particelle cosmiche distrugge la bolla prima che iniziasse a gonfiarsi e catturarmi. Sailor Z ha tirato fuori il suo magico cannocchiale e l'ha puntato contro di lei. Come ha fatto a capire dov'era?
«Come hai fatto a... ma tu sei cieca!»
«Sai, mia cara strega robotica, mi chiedono tutti la stessa cosa» risponde lei «non mi conosci abbastanza: io ho sviluppato un sesto senso ed esso mi permette di combattere come tutte le altre.»
«Davvero incredibile, ma non hai visto ancora la parte migliore» sorride malvagia e comincia ad assorbire nuovamente l'energia delle due prigioniere. Come faremo a sconfiggerla, se tiene sotto chiave due gemme sacre?
Sailor Z si prepara ad attaccare nuovamente, la strega schiva i suoi attacchi e contrattacca ferendola alla gamba sinistra. La gatta Lunaris salta dalle braccia di Sailor Plus e le va incontro allarmata, con lei anche Sailor Venus.
«Povera piccola bambina, si è fatta la bua!» esclama prendendola in giro, ridendo poi con gusto. Non posso continuare a sentire le sue insulse provocazioni! Mi avvicino alle altre ragazze in cerca di una soluzione - mi servirebbe l'appoggio di Ami, è esattamente quello che mi serve. Attiro l'attenzione della mia nemesi con una piccola scusa e lei mi viene incontro, mi avvicino al suo orecchio cercando di non farmi vedere dalle altre ragazze.
«Cerca di distrarla, usa le tue bolle di nebbia per offuscarle la vista» sussurro «non appena sarà il momento, io userò il bastone neon per distruggerla.»
«Sei sicura che funzionerà?» risponde lei in sottovoce.
«Mai perdere la speranza, Ami, ricordatelo sempre» le faccio un'occhiolino e non appena lei sorride, mi giro verso la strega. Nascondo le mani dietro la schiena e muovo velocemente due dita dando il segnale a Sailor Mercury.
«Bubble Spray!» la guerriera di Mercurio distrae la strega con una fitta nebbia, la sua vista sembra diventare più debole rispetto a prima. Possiamo ancora farcela.
«Maledetta cervellona... Crystal Infernus!» una scia di cristalli neri, rosa e arancioni si sparpagliano per l'intera stanza senza beccare nessuno. Una scia di sangue improvvisa frantuma i piccoli cristalli, con essa anche una sfera d'acqua gigante. Due ragazze appaiono in mezzo alla nebbia di Sailor Mercury, come in un film d'azione.
«Se devi sfogarti con qualcuno, sfogati con noi!» esclama una.
«Non ti lasceremo rubare il potere di una gemma sacra!» esclama l'altra. Death Eye è furibonda.
«Ce ne sono altre?!»
«Noi siamo guerriere dell'amore e della giustizia: Sailor Vampire e Sailor Neptune!»
«Siamo qui per punirti in nome della Via Lattea e di Andromeda!»
"Alla buonora!"
Ci avrei scommesso che fossero loro, ma cavolo se sono felice di rivederle. Pensavo ci avessero abbandonate.
«Wow, che figurino» commenta Uranus osservando la sua divisa verde acqua scura della sua (probabile) partner.
«Ti sembra questo il momento di fare gli occhi dolci alla tua fidanzata, razza di pervertita?!» reagisce Sailor Mars arrabbiata fino al collo.
«Ragazze, è ora che usiate le Armi Galattiche» interviene la gatta color ambra tra le braccia della guerriera della buona sorte - «lanciate in aria questi piccoli diamanti e gridate "Galaxy Gun", usatela per indebolire l'avversario in modo che possiate liberare le ragazze imprigionate nelle Satanas Circulum.»
«Aspettate... Regiela, che cos'hai in mano?» chiede Sailor Moon un po' impaurita osservando la mano sinistra della guerriera vampira leggermente insanguinata.
«Il cuore di un cervo, perché?»
Non appena osserva con attenzione una specie di cuscinetto rosso pulsante, la guerriera della luna perde i sensi e si accascia sulla spalla di Sailor Mars scivolando poi a terra come un sacco di patate.
«Un'altra volta?! Non è possibile! Ma porco gatto!» si lamenta lei. «Ti sembra questo il momento di mangiare, Regiela?»
«Ah, perché? Mi è venuta fame proprio adesso» risponde lei con un'espressione maliziosa.
«Questa è fuori di melone» commenta Sailor Divide sottovoce.
«Voi due» Death Eye minaccia le nuove arrivate «la pagherete per esservi intromesse!»
Le ragazze si preparano a contrattaccare, la strega androide fa splendere il suo bracciale neon rosa, pronta a lanciare un nuovo attacco.
«Crystal Infernus!»
Le due ragazze schivano il colpo con un salto e la scia colpisce le due bolle di cristallo, che si distruggono e le due guerriere prigioniere vengono liberate.
«No... no! Che cosa avete fatto?»
Sailor Vampire e Sailor Moon accorrono verso le due ragazze e le soccorrono, entrambe le prigioniere hanno perso coscienza, ma sono sicura che si riprenderanno presto. Non appena la guerriera vampira sfiora le labbra di Sailor Minus, ella apre leggermente gli occhi e accenna un lieve sorriso.
«S-sei tu... Regiela?»
Lei non risponde, l'abbraccia e le passa una mano sui suoi capelli blu chiaro.
«Ora sei al sicuro, mia adorata Victoria» mormora appena cambiando poi totalmente discorso, poi l'abbraccio si scioglie e si guardano dritte negli occhi. Sembra che Vicky abbia capito la vera identità della guerriera vampira, lei le sorride e le accarezza la guancia con dolcezza. Devo ammettere che vederle insieme mi rincuora davvero tanto - vorrei essere anch'io al posto di una di loro, in questo momento.
Seguono una serie di attacchi, calci e pugni, ma Death Eye rimane sempre in piedi e in perfetta forma. La gonna della mia divisa è leggermente strappata, alcune di noi sono ferite e lei non ha neanche un graffio. I miei occhi emettono ancora fiamme rosse possenti, la mia rabbia ancora non si è placata.
«Per quanto ancora volete combattere in questo modo? Mi sto davvero annoiando, sapete?» commenta lei lisciandosi i capelli con le mani. «Non ho mai partecipato ad un combattimento così noioso in tutta la mia vita.»
"Ora lo vedrai, stupido concentrato di cavi e circuiti!"



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Capitolo 42
*** Capitolo quarantadue - Una battaglia tra lacrime amare ***


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Capitolo quarantadue

• Una battaglia tra lacrime amare •






Elvira's POV





Non appena Lunaris lancia un segnale di luce, Sailor Vampire e Sailor Neptune lanciano in aria i due diamanti.
«Galaxy Gun!»
Pronunciando la formula magica, i diamanti nelle mani delle due guerriere si trasformano in armi da fuoco: due fucili verdi e rossi pronti a sparare. Assumendo una posa a dir poco fiera, Sailor Minus e Sailor Uranus sembrano impazzire.
«Oh... mio... Dio!» esclama la prima con gli occhi a cuoricino e gli ormoni a palla mentre osserva la guerriera vampira con la gonna e i suoi lunghi capelli castani al vento.
«Ma guarda, ti esce il sangue dal naso» commenta Uranus con un sorriso malizioso «ora capisco perché quel tatuaggio è un dono.»
«Smettila di prendermi in giro!» ribatté lei, poi osserva la sua compagna. «Però anche tu non scherzi.»
La figlia del vento si ripulisce con il suo guanto bianco. «Sono allergica alla "modalità badass", anche se l'adopero spesso.»
«Sei strana.»
«Come te.»
Le guerriere cominciano a premere il grilletto delle due armi galattiche cercando di uccidere la strega, ma sembra non funzionare. Non appena i proiettili finiscono, Death Eye scoppia in una risata fragorosa.
«Pensavate davvero di uccidermi con delle armi da fuoco?!» ride. «Siete patetiche.»
La strega si alza in volo e riesce a raggirare le due ragazze, le afferra per il collo con le braccia e osserva tutte noi.
«Consegnatemi subito i vostri poteri, altrimenti le vostre compagne moriranno folgorate» ghigna facendo apparire piccole cariche elettriche dalle sue dita. Sailor Vampire e Sailor Neptune deglutiscono. Che cosa dovrei fare, adesso?






Lisa's POV





Apro gli occhi e osservo il volto di Usagi splendere sotto un fioco raggio di luce, realizzo di essere in paradiso quando qualcosa scuote la mia testa.
«Sveglia! Sveglia! SVEGLIA!»
Caccio un urlo e mi metto a sedere sul pavimento di vetro, la mano sulla fronte e la vista leggermente appannata.
«Per l'amore della pace, Jupiter! Mi hai fatto prendere uno spavento!»
«Pensavo fossi andata in coma.»
«Per poco non ci andavo, ma grazie a voi sono ancora cosciente» rispondo sarcasticamente.
«Comunque, cosa mi è successo?»
«Death Eye ti ha imprigionata in una bolla di cristallo che assorbe l'energia vitale, ehm... come si chiamava...?» Usagi si blocca, poi Makoto riesce ad intervenire.
«Satanas Circulum» aggiunge.
«Giusto, il Satanas Circulum (lo dice come è scritto, se ne frega della pronuncia latina) ma ora sei libera, devi solo riprendere le forze.»
«Non mi sembri molto in forma, sai?» sorrido maliziosa osservando il suo viso pallido.«Ho avuto una crisi epilettica improvvisa, non preoccuparti, succede quando mi capita qualcosa di nuovo, inquietante o strano.»
«Per forza, ha visto Regiela mangiare un cuore vivo, per giunta un cervo!» ride Makoto.
«Che cos'ha visto?!» domando allibita.
«Nulla, meglio non parlarne o di questo passo diventerà pazza» ridacchia la guerriera di Giove deridendo la sua leader.
«Makoto» piagnucola Usagi «fattelo dire: sei una brutta persona.»





Victoria's POV





Non so se è un'allucinazione, ma vedo la mia ragazza tra le braccia di Death Eye con la paura negli occhi e nel cuore; con lei, c'è anche Michiru.
Il mio corpo non si è ancora ristabilito, a stento le mie gambe riescono a reggermi in piedi. Quella maledetta bolla di cristallo mi ha distrutta completamente.
«Allora, mie care nemesi» si riferisce a me e Haruka, probabilmente «vi piacerebbe osservare un film horror in tre dimensioni?»
«Dove sarebbe l'orrore in questo...» commento sottovoce.
«Lo vuoi capire che le nostre fidanzate sono state prese in ostaggio da un mucchio di fili elettrici attorcigliati e fuori da ogni misura?!»
«Lo vedo che... aspetta un minuto, come fai a sapere che io e Regiela siamo fidanzate?»
La figlia del vento si ammutolisce.
«Sai com'è, Vicky, le voci che girano» ridacchia un po' imbarazzata.
«Hai fatto la spia!?» le chiedo nervosa.
«No, me l'ha detto tua sorella.»
"Miseriaccia, Jackie, mai una volta che tieni la bocca chiusa!"
«Perché te la prendi tanto?» sorride un po' maliziosa avvicinandosi al mio orecchio. «Sai che nessun altro, a parte te, è riuscito a conquistare Regiela?»
«Mi sembra ovvio: non sopporta il genere maschile.»
«Solo per quello?» ridacchia.
«Per tutte le gemme maledette, la smetti con queste domande sconce?» alzo la voce.
«Continuate pure, ragazze» interviene la strega cyborg «sapete, a me piace il gossip.»
"Ma che razza di..." contieni la tua rabbia, contieni la tua rabbia!
«Però, che bella stronza» commenta Haruka sottovoce. Ciò riesce ad attirare l'attenzione della strega, che le scaglia un raggio d'azione piccolo ma letale, la difendo deviandolo con un movimento fulmineo del braccio e il colpo ritorna contro di lei. La strega viene colpita, ella dilata le braccia e cade a terra di schiena; le due ragazze vengono liberate e tornano con noi.
«Questo non faceva parte del piano...» geme toccandosi una coscia dal dolore.
«In realtà, avevo in mente un altro tipo di piano, Death Eye» rispondo imitandola un po' stupidamente «quello di eliminarti e riportare la Terra al suo stato originale.»
«Mi spiace deluderti, robottina» si alza in piedi con una gamba ferita «ormai il pianeta è diventato un cumulo di ghiaccio, scioglierlo tutto sarà quasi impossibile.»
Tutte le ragazze si voltano verso destra osservando l'intera città immersa nella neve e nel ghiaccio, sembra non voglia smettere. Il solo pensiero di vedere parte della mia vita cadere nel freddo inverno eterno mi fa arrabbiare, per non parlare di chi ho di fronte in questo momento. La mia testa è sul punto di impazzire, vedo doppio. Devo fermarla prima che tutti vengano sommersi dalla neve e il tempo stringe. Presa dalla rabbia, spicco il volo verso di lei mettendo in mostra tutto l'odio nei suoi confronti, ma qualcosa mi blocca improvvisamente. La sua tuta aderente nera sprigiona un campo di forza impenetrabile, vengo respinta pericolosamente e finisco a terra a pancia in su.

Non ho più forze, sento la mia anima abbandonarmi.

«Guardati, sei proprio una perdente» ridacchia la strega «ti fai battere da un semplice campo di forza magnetico?»
Non rispondo.
«Credevo riuscissi a penetrarlo nonostante la tua forza pari a quella di un cane in punto di morte.»
«Sei un mostro!» ringhio sottovoce.
«Sorellona, ti prego, reagisci!»
Non ci riesco, l'impatto con il vetro è stato troppo forte. Riesco a malapena a sentire le loro voci... mi stanno incoraggiando.
«Ne hai avute abbastanza, rottame di ferro? Perché non rinunci a salvare le tue compagne e lasci che ti distrugga una volta per tutte?»
«Sarei disposta a tutto per sacrificare la mia vita, ma non ti lascerò vincere» riesco a trovare la forza di mettermi a sedere, Death Eye rimane sorpresa.
«Non voglio perdere di nuovo chi amo, perché ho già perso mia madre e, a quanto pare, non sembra essere abbastanza per me» sussurrai. «Non ho scelto io di essere un demone, sono riuscita a cambiare ma la vita mi ha riservato un gigantesco asso di picche, portando via chi in passato mi ha amato.»
«Wow, è un discorso davvero commovente, Mahori» interviene nuovamente Death Eye - come al solito «e pensare che prendevi in mano qualsiasi cosa, anche la più sporca.»
«Io me la facevo solo con le donne, ma quello era prima che sacrificassi la mia vita per un angelo!» grido ammettendolo - e mi piange il cuore a dire certe cose, adesso.
«Allora perché l'hai fatto?» questa domanda mi ammutolisce improvvisamente. «Sapevi che avresti sofferto, no?» continua, poi.
«Io non posso prevedere il futuro, Death Eye, né tantomeno quello che avverrà tra qualche minuto, perché non sono la guerriera del tempo e nemmeno un androide da poteri sovrannaturali»
«All'inizio non pensavo che l'amore mi avrebbe portato a soffrire e piangere in silenzio nascondendo il mio dolore; evidentemente, mi sbagliavo»
«Non appena l'ho cominciato a sperimentare, non sapevo a cosa sarei andata incontro, perché non conoscevo la Legge degli Opposti e ho preferito correre il rischio solo per vedere quella principessa dagli occhi verde acqua e i capelli rossi.»
Osservo il volto di Sailor Divide in lacrime, ma quell'espressione non mi rincuora affatto. Da quando mi ha respinta, il lato gelido di me ha pervaso il mio subconscio trasformandomi completamente, e se il mio cuore è ferito è soltanto colpa sua. Non m'importa quante volte lo ripeterò, voglio solo ammettere a me stessa che ciò non è stato solo un mio errore. Anzi, non mi sarei mai dovuta innamorare e mia sorella aveva già capito dove sarei andata a finire: in un abisso senza fondo.
«Oh, sorellona» anche Jackie sembra essere stata colpita da queste parole.
«Le tue lacrime sono credibili, ma non abbastanza per avere pietà nei tuoi confronti» commenta la strega incrociando le braccia «se solo fossi stata più attenta, a quest'ora non soffriresti e continueresti la tua vita da sguattera lesbica.»
"Mi sta prendendo in giro di nuovo?"
«Non sono una sguattera!» ribatto a voce alta.
«Prima eri tu a ferire i sentimenti degli uomini con cui passavi il tempo, ora tutto quello che hai fatto ti si è rivoltato contro.»
«Questo non è vero... ho sempre odiato gli uomini...» sento i battiti del mio cuore rallentare, non riesco a reggermi in piedi.
«Hai rischiato la vita per un fottuto angelo, quando avresti potuto ucciderlo e bere il suo sangue.»
«Io... non posso... bere liquidi... lo... sai?» mi porto una mano sul petto stringendo forte la parte sinistra, mentre le sue parole continuano a tormentarmi. Mi manca il respiro, sto per svenire.
«Almeno ti saresti tolta un'enorme peso, non credi?» ghigna. «Sei così cocciuta che non riesci a distinguere il sentimento dal sesso puro, ecco perché Lucifero ti ha donato il potere della lussuria.»
"Ma dopo millenni, finalmente l'ho capito" penso distogliendo lo sguardo. Mi sento male.
«Ammettilo: sei una fallita in tutto e per tutto!»

Rialzati, Victoria! Non mostrarti inferiore ad un demone! Ricorda le parole della Trinità Divina.

"Nessuno può sentirsi superiore a qualcuno, a prescindere da cosa abbia fatto, perché noi siamo umani e siamo nati per vivere, amare e sorridere."
"Io perdono ogni peccato, perdono tutti, anche chi non lo meriterebbe, perché la pietà vince l'immoralità."
"Chi ha sofferto per amore, un giorno, incontrerà qualcuno che le aprirà il suo cuore e non potrà più fare a meno di lei."

Io non sono una fallita. Sono la futura regina del pianeta futuristico di Andromeda, la custode di una gemma sacra, potente e molto importante. Io sono Sailor Minus, la guerriera della lealtà, e non devo assolutamente far vincere un demone dal cuore di pietra.
Sento di colpo una sensazione di energia forte, il cuore smette di farmi male e comincia a battere normalmente. Mi rialzo da terra tenendo gli occhi chiusi, sento la guancia destra bruciare e pizzicare, la mia fuku sta cambiando forma. La divinità mi sta aiutando.
«Non può essere!»
I miei occhi si trasformano in fiamme possenti, la gonna della mia sailor fuku diventa leggermente trasparente e un po' più lunga, qualsiasi parte del mio corpo ha cominciato a pulsare. Mi sto trasformando di nuovo.
«Avete visto? È diventata Sailor Mecha Minus!»
Non ho più paura di loro, ormai. Li conosco perfettamente e so come raggirarli. I demoni non sono la mia più grande paura, ma la mia più grande delusione.
«Finalmente ti sei decisa, Lady Zyrconia» ghigna lei facendo risplendere il neon sul suo corpo, la sua energia è aumentata.
«Fatevi da parte, ragazze» dico «è meglio se combatta io contro Death Eye.»
«Non farlo, Vicky, potrebbe ucciderti» interviene Regiela afferrandomi per un braccio.
«So quello che faccio, cucciola» rispondo sorridendo «ho ancora un conto in sospeso con lei ed è meglio che lo concluda al più presto.»
Non appena concluso il mio discorso, faccio schioccare le dita e magicamente la Spada della Lealtà, che prima era nelle mani del nemico, ritorna tra le mie. "Ora a noi due!"


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Capitolo 43
*** Capitolo quarantatré - Frammenti di metallo ***


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Capitolo quarantatré

• Frammenti di metallo •






Victoria's POV






Impugno la spada con tenacia osservando la strega ridacchiare tra lei e lei. Non ho assolutamente intenzione di farmi battere da un androide di livello mille e uno, non un'altra volta. Ho imparato a combattere anche grazie al suo aiuto. Sento, però, che qualcosa non va. Strane voci percorrono la mia mente, sto ripercorrendo quei momenti.




«L'amore a volte, può portarti ad una scelta che non potrai più cambiare. Se davvero vuoi diventare una di noi, Mahori, dovrai giurare fedeltà alla Trinità Divina e rinunciare a Lucifero.»



«Tuo padre ha dovuto scegliere per non morire, poiché l'amore tra angeli e demoni è proibito.»



«Per quanto ancora hai intenzione di rivederla?»
«Finché non le avrò rivelato i miei sentimenti.»
«Se lo farai, il tuo mondo e il suo verranno spazzati via!»



«La "Teoria del Cambiamento" è una forza altamente distruttiva, non bisogna mai unire due gemme sacre.»
«Ma io voglio unirmi a lei fino alla fine dei miei giorni... voglio essere un tutt'uno con la sua anima.»
«Perché non accetti il fatto che il vostro è un amore impossibile?»
«Io faccio solo quello che dice il mio cuore.»


«Resterai con me per sempre, vero, Mahori?»
«Sì, questa è una promessa.»



«Non voglio morire, sorellona, non voglio!»
«I vostri genitori sono già diventati parte dell'universo, ora mancate solo voi due!»
«Dhromia, non andare, ti prego! Ti uccideranno!»



«Adesso scegli: o la tua vita o quella della tua fidanzatina!»
«Vieni con me, piccola gemma, da oggi in poi non soffrirai mai più.»





Perché continuo sempre a pensare al mio passato? Ogni volta finisco col versare lacrime e deprimermi, ma non posso abbassare la guardia proprio adesso.
«Quando hai finito di farti le seghe mentali, chiamami» mi deride.
«E tu, quando hai finito di prendermi per il culo, sai cosa fare» la imito nervosamente.
«Certo, Mahori, so esattamente cosa fare con te» ghigna impugnando lo scettro contro di me lanciando infine un raggio d'azione potente. Riesco a schivarlo, ma esso ritorna colpendomi dietro la schiena e facendomi perdere l'equilibrio. Cado a pancia in giù ansimando dal dolore, sento nuovamente l'energia abbandonarmi.
«Non pensavo non sapessi prevedere le mosse» sorride «e per un androide è facile come bere un bicchiere d'acqua.»
«Questo paragone non ha senso...» gemo.
«Per i robot come noi no, ma per gli esseri umani sì» risponde mentre mi rialzo da terra puntando lo sguardo verso di lei. La odio e vorrei poterla strangolare con le mie stesse mani, peccato che siamo entrambe due androidi.
Non appena riesco ad osservare i suoi bracciali neon illuminarsi, mi precipito verso di lei spiccando il volo, con me anche lei. Ci ritroviamo faccia a faccia e cominciamo a sferrarci attacchi su attacchi senza concludere nulla, i nostri poteri hanno la stessa energia, non sarà facile sconfiggerla.
«Sembri in forma, principessa» ghigna lei, io non rispondo e continuo a combattere. Non appena faccio apparire due grandi bracciali d'oro sui miei polsi, Death Eye disegna due iperbole con il suo scettro.
«Questo è sleale!» esclamo.
«Detto dalla guerriera della lealtà non è una novità, sai?»
"Brutta sgualdrina!"

Disegno due linee con le dita facendo apparire una grande croce, dove al centro si forma una sfera di energia blu chiara. Non devo perdere la concentrazione. «Attenzione: sovraccarico di energia! Sovraccarico di energia!»
No... non adesso!

«Sei troppo debole per uccidermi con una Gemma Inferni, stupida» sorride malvagia «a meno che non te ne fai prestare un po' dalle tue compagne ma... nessuna è in grado di farlo, lo sai?»
Stringo forte gli occhi mentre un dolore pervade il mio cuore e il resto del mio corpo, sto per perdere l'equilibrio.
«Sovraccarico di energia... sovraccarico di energia...»
Devi farcela, non puoi mollare proprio adesso!
Alzo gli occhi e mi concentro al massimo, quando una luce improvvisa rinforza la mia sfera di energia. Osservo un ciondolo a forma di farfalla appoggiato sulla mia gemma, stranamente apparso dal nulla. Non appena mi guardo dietro le spalle, noto che anche Sailor Divide ce l'ha.
Sta brillando e mi sta trasmettendo la sua forza vitale, esattamente come in passato: "The Butterfly Effect". Punto nuovamente gli occhi sulla mia sfera blu sorridendo felice, so che posso farcela.
«No... non è possibile!»
«Invece lo è, mia cara demone» ghigno «hai perso», e detto ciò le scaglio contro la sfera di energia gigante colpendola in pieno. Death Eye cade di schiena sbattendo violentemente la testa contro il pavimento di cristallo, mi ritrovo a fissare la colonna di marmo senza una ragione. Le palpebre dei miei occhi sbattono ripetutamente, mi sento mancare.
«Tocca a noi!» esclama Sailor Y ma io la fermo alzando una mano.
«Non è ancora debole, non potete ancora intervenire» dico.
«Come hai fatto a diventare così forte?» geme la strega cercando di rialzarsi da terra. Mi avvicino con le fiamme possenti negli occhi e la rabbia nel sangue, la vedo cadere nuovamente e noto che i suoi polsini neon rosa s'illuminano lentamente, sembrano quasi sul punto di spegnersi.
«Mi ci sono voluti millenni per sviluppare una forza così grande, e altri per capire che tu volevi solo il mio dono» ringhio la parte finale facendola deglutire dalla paura. A quanto pare, le ho letto nel pensiero.
«N-non so di cosa parli...»
«Volevi solo vendicarti di me, dal momento che Lucifero mi ha donato la capacità di controllare la lussuria, cosa che a te non ha voluto dare in quanto "demone minore", ma la questione ti ha turbata molto e hai cercato di conquistare la mia fiducia e uccidermi in modo che il dono passasse a te, vero?» l'afferro per i capelli facendo in modo che il suo sguardo incrociasse il mio, voglio che osservi la rabbia che percorre ogni centimetro di me.
«Ti sei sbagliata, ammasso di ferro, la fallita qui sei tu!» la lascio andare facendola cadere in ginocchio, la sua energia pian piano svanisce. Posso dire di essermi vendicata.
«Non avresti dovuto interferire, Death Eye» interviene Sailor Multipler «né tantomeno allearti con Madness per vendicarti di Vicky.»
«Dovevi pensarci due volte prima di farlo» conclude facendo apparire un bastone neon rosso fluorescente, lo fa roteare velocemente mentre un grande cerchio rosso si disegna tra gli estremi del bastone.
«Isomorfis!» grida forte sferrando numerosi cerchi rossi e piccoli numeri che circondano la strega e la indeboliscono, per poi formare un tornado e colpirla. I suoi braccialetti vengono distrutti, così come metà del suo braccio sinistro. Non appena cade a terra, piccole scariche elettriche la circondano.






Lisa's POV




«Sailor Moon, Sailor Y, è tutta vostra» conclude Vicky mentre le fiamme dei suoi occhi diventano sempre meno possenti. Guardo Usagi e le faccio un cenno con il capo mentre il Talismano Galattico appare davanti a me, così anche quello di Sailor Moon. Risponde con un semplice annuito e afferra il gioiello, lo alza stringendolo in un pugno in contemporanea con me e pronuncia la sua formula magica.

«Milky Way Galactic Power, Make Up!»
«Andromeda Galactic Power, Make Up!»

Le nostre uniformi cambiano forma e colori splendendo di un azzurro chiaro, blu e viola. Dopodiché, le gemme al centro del nostro fiocco fanno apparire il supremo Galactic Stick ed evochiamo il suo potere.

«Potere Supremo del Sole, donami la tua energia e diffondi il tuo grande potere!»
«Potere Supremo del Crysalium, unisci il potere di tutte le stelle e donami la tua forza!»

I due scettri si toccano amorevolmente, il potere cresce più velocemente, la luce sempre più abbagliante e forte. La forza delle due galassie si mescolano in una forza incredibilmente divina, l'unione di entrambe le energie della Via Lattea e di Andromeda che danno vita ad un potere che va oltre i limiti.

«Galactic Starlight!»

La punta dei nostri scettri lanciano un potente getto d'azione che colpisce in pieno il nemico e, dopo un potente urlo da parte sua, viene immediatamente disintegrato e trasformato in cenere. Su di noi splendono piccole scintille rosee mentre la polvere cade a terra lentamente.
Death Eye è stata ufficialmente sconfitta, ma il merito di tutto ciò va soprattutto a Vicky. Nonostante la sua poca energia, è riuscita comunque a dimostrare le sue potenzialità e per una futura regina è una cosa davvero essenziale. So che Victoria sarà una regina fantastica, data la sua maturità.
«Ce l'hai fatta, piccola androide!» Haruka le salta addosso con gioia.
«Cos'è questo entusiasmo? Non ho fatto nulla di eccezionale» risponde lei ridacchiando.
«Non importa, fatti abbracciare!» dice e lei ricambia subito con un tenero sorriso, lo stesso anche Regiela dopo qualche minuto andandole incontro.
«Come dico sempre: tutto è bene quel che finisce bene!» aggiunge Sailor Moon facendo l'occhiolino con un sorriso ammiccante.
"Potrei dire lo stesso anch'io" penso tra me e me. Ma sono contenta che tutto sia finito e che Vicky sia riuscita a compiere la sua vendetta nei confronti dei demoni, ma la guerra non è ancora finita. Ne manca solo uno e in questo momento si trova al centro della Terra.



Qualche attimo prima...



«Quella Sailor Minus è davvero forte» sorrise maliziosa Madness, la principessa oscura «chi l'avrebbe mai detto?»
«Mia signora, ora che Death Eye è morta, non ha intenzione di riprendersi lo Scettro Cartesiano?»
La principessa si girò verso il suo servitore e lo guardò male, egli deglutì e indietreggiò di qualche passo impaurito.
«Vuoi andarci tu?»
«No, no, grazie, ho troppa paura di quelle ragazze... cioè, di Sailor Minus... ehm, nulla...» borbottò Kirito, il suo servitore imbranato.
«A questo punto tocca a me affrontarle» disse osservando lo specchio con malignità «e la guerriera della lealtà sarà la mia prima vittima.»
Rise malvagiamente mentre lo specchio proiettava l'immagine della guerriera dello zircone tra le braccia della sua guardiana.
























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Capitolo 44
*** Capitolo quarantaquattro - Momenti di pace ***


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Capitolo quarantaquattro

• Momenti di pace •






Una settimana dopo...







Elvira's POV







Sempre la solita storia: fraintesa da una ragazzina, ed io che volevo finalmente fare amicizia con una studentessa più giovane. Perché hanno tutti paura di me? Non me lo spiegherò mai.
«Mi dispiace, senpai Elvira, pensavo volessi picchiarmi!» piagnucola.
«Non uso la violenza senza una ragione precisa - a meno che non ne abbia voglia» rispondo.
«Quindi, non mi farai del male?» alza lo sguardo con gli occhi lucidi.
«Perché dovrei? Sei adorabile e non ho alcun motivo per farlo» le patto dolcemente la testa alzandomi di qualche centimetro con le punte dei piedi sorridendo, e mi allontano tenendo la cartella tra le braccia.
Mi avvicino al mio piccolo armadietto ai confini del mondo, lo apro e noto che qualcosa cade vicino ai miei piedi. Mi chino a raccoglierla e la osservo con stupore: è una lettera chiusa in una busta, con un piccolo sigillo a forma di cuore e un gattino disegnato dietro la medesima busta. Non ho mai avuto un ammiratore segreto, né tantomeno un'amica di penna.

Chi è stato a metterla dentro il mio armadietto, nonostante fosse stato chiuso con un lucchetto a combinazione?

Tutto ciò è strano, ma la curiosità ha preso possesso di me e comincio subito ad aprirla. Dalla calligrafia, noto che è stata scritta da una ragazza più grande, una senpai per la precisione, forse non di questa scuola. La riconosco semplicemente perché nessun senpai di questo istituto scrive così bene. Nessuno sarebbe capace di disegnare linee cosi sottili e scrivere un corsivo così perfetto, nemmeno io. Mi guardo intorno e dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno a guardare, comincio a leggerla.


«Da quando me ne sono andata, ho cominciato a sentire la tua mancanza.
Incontriamoci al parco dopo la scuola, vorrei tanto stare in tua compagnia.
PS: eri proprio carina nei panni di Sailor Rubia Multipler!»


Se c'è una persona che conosce la mia vera identità è Jacqueline, la ragazza androide ora studentessa della prestigiosa Mugen Academy, un tempo scomparsa. Sorrido e metto in tasca la lettera, mi cambio le scarpe ed esco correndo verso il parco. Se è davvero la calligrafia di Jackie, non posso assolutamente tardare.
Ora che la tempesta di neve si è placata, intorno a me vedo solo una Tokyo innevata, tanti bambini che giocano con la neve e se la lanciano addosso con il sorriso sulle labbra. Rivedere una scena così allegra mi mette nostalgia; ormai non sono più una bambina e il solo pensiero degli esami finali mi fa girare la testa. I bambini non pensano mai a niente: vedono la bellezza in ogni cosa, la loro fantasia non ha limiti, la loro allegria è incredibilmente contagiosa. Mi piacerebbe poter tornare piccola anche solo per un giorno.
«Ciao, Elvy!»
A spaventarmi è proprio lei, la ragazza dal ciuffo verde. Non posso fare altro che sorridere e abbracciarla, e così decido di fare.
«Sapevo che eri tu» mormoro «ho riconosciuto la tua calligrafia.»
«Non era poi così difficile da capire, stupidina» si siede accanto a me su una panchina di legno a qualche passo da un piccolo melo «ho sempre avuto il talento del disegno, le mie linee sono così perfette che potrei fare l'artista - mi ha detto il professore di scrittura.»
«Avete anche voi il corso di scrittura?»
«Si, ma è diverso da come lo facevo prima» racconta «utilizziamo penne diverse, soprattutto la vecchia piuma; ci esercitiamo su lettere cinesi, coreane e giapponesi.»
«Deve essere molto difficile...» dico mentre un brivido mi percorre la schiena. Che metodologia del cavolo, a questo punto avrebbero potuto davvero disegnare anche delle linee rette!
«Già, però non ho grandi difficoltà visto il mio "talento", come sostiene Hurimura-sensei.»
«Vedo... ma tua sorella non è con te?»
Jackie sospira.
«Purtroppo è costretta a restare in casa», spiega poi triste «nostro padre ha chiesto perfino l'aiuto del suo collega per correggere il difetto al suo cuore.»
Poi prende fiato.
«Ciò che aveva detto quella volta, nella serra dove Poison Lily ci stava attaccando, era la verità: ogni giorno viene smontata e rimontata e non è solo Gwen la causa del suo difetto, ma anche un grave errore nella sua progettazione.»

"... povera Vicky."

«Il suo cuore dovrebbe avere più di ottocento ingranaggi, invece ne ha solo la metà... e poi ha una saetta incisa sul metallo.»
Non mi aspettavo di sentire certe cose. Credevo che la ferita nel cuore fosse solo una metafora, invece ce l'ha per davvero.
«Mi starai vicina, vero?»
La osservo per qualche secondo finché non appoggio la mia testa sulle sue ginocchia, lei ricambia accarezzandomi delicatamente la testa. Mi sembra di tornare bambina - esattamente il discorso di qualche minuto fa -, quando mia madre cercava in tutti i modi di farmi addormentare. Le sue carezze mi trasmettono amore e sicurezza, l'esatta descrizione di un abbraccio materno. Non mi sono mai sentita così bene prima d'ora.
«Puoi sempre contare su di me, Jackie, lo sai» rispondo con voce fioca «siamo amiche, giusto?»
«Ecco... a proposito di questo...»
Sento le sue ginocchia irrigidirsi.
«Vuoi chiudere con me, vero?» mi affretto a dire.
«Certo che no, ti adoro troppo!» reagisce esclamando. «È solo che... beh, provo qualcosa di più grande nei tuoi confronti rispetto a prima»
«Voglio dire, non più come amica ma come compagna di vita.»
Arrossisco, dopo segue una lunga pausa.
«È una dichiarazione d'amore questa, non è così?» le chiedo.
«Può darsi» risponde con un filo di voce «non ne sono tanto convinta.»
"Era troppo bello per essere vero!"

«Ultimamente un ragazzo mi sta dietro, precisamente un senpai» continua «ha due anni più di me e proprio oggi mi ha accompagnata fuori dalla scuola, mi ha sorriso... forse gli interesso.»
Di colpo arrossisce. Non so perché, ma mi sento gelosa.
«Non ha ancora afferrato il manico, eh?»
«Che intendi dire?»
«Nel senso che non si è ancora dichiarato?»
«È uscito da una relazione complicata, non credo proprio che si dichiarerà subito» ridacchia «e poi, a me non interessano gli uomini.»
«Preferisci la compagnia di una ragazza?» la domanda mi esce spontanea, nella speranza che la risposta sia affermativa.
«Se sei tu, certo che sì» risponde con un sorriso ed io, presa dalla felicità, mi alzo e mi siedo sulle sue ginocchia.
«Che stai facendo?» mi chiede ridacchiando.
«Prima che... beh, mi avvicini un po' di più, dimmi la verità» le sfioro la punta del naso «io ti piaccio?»

"Oddio, perché l'ho detto?"
«Tu, invece?» ribatte sorridendo maliziosa. Il mio cuore batte così forte che ho perso la voglia di parlare, e adesso come potrei risponderle?
«Oh, sì, mi piaci da impazzire!» oppure «sì, ma sono ancora indecisa tra l'uomo e la donna.» Ma che dico? L'ultima risposta, poi, non ha alcun senso!
«Allora?»
Deglutisco, non trovo la forza di dichiararmi. Jackie mi è sempre piaciuta, da quando l'ho conosciuta - al primo anno delle scuole medie -, ma ho paura che non ricambi i miei sentimenti. Sono sempre stata vista come una ragazza irascibile e violenta, menefreghista e insensibile. Come può Jackie apprezzare questo mio carattere? Sono l'esatto opposto di Ami Mizuno, dannazione!
Riesco ad aprire leggermente la bocca e rispondo con un fioco «sì...» e lei, con un dolce sorriso, mi stampa un bacio sulle labbra.
«Meglio che vada, prima che mio padre mi rimproveri» sorride e si alza dalla panchina «ci vediamo presto, è stato bello poterti vedere.»
"Anche per me" avrei voluto dire, ma ormai è già lontana.
Rimango seduta con le ginocchia in gola sulla panchina, prendo dalla mia cartella lo scettro che Death Eye aveva tra le mani. Gli estremi sono coperti di un bordo dorato, l'asta coperta di piccole pietre arancioni e colorato di un rosso chiaro.
Non so perché sia finito tra le sue grinfie, ma quello che so è che tra i nemici si nasconde una di noi: una donna rinata come una principessa oscura e maniacale, futura regina dei demoni, custode della quarta gemma demoniaca. Il nome di quella principessa mi sfugge - non quello di Princess Madness, ovviamente -, ma so che è impresso da qualche parte nella mia testa.






Victoria's POV




Finalmente il ghiaccio si è sciolto, della tempesta glaciale è rimasta solo la neve. Sono contenta di aver sconfitto Death Eye nonostante le mie difficoltà, sono riuscita a riscattare la mia dignità persa per colpa di una relazione proibita. Di essa non è rimasta più niente, se non una bolla di lussuria - ora nascosta nel profondo della mia anima e che mai tornerà a galla.
Guardando la città, mi rendo conto del destino che noi Sailor Andromeda correremo assieme alle nostre nemesi. È sempre la solita storia: paura, dolori, attimi di felicità, il passato che riaffiora, ricordi che sembrano lame affilate, le ferite che non si rimarginano... è come se tutti fossero contro di noi, umani compresi.
Per quanto sia difficile affrontare una situazione complicata, come una vendetta, o delicata, come un amore perduto, sento ancora che qualcosa manca. Forse una madre, una donna che ti adora e che sia fiera dei tuoi traguardi. Io ho solo un padre, ma non riesco a vedere un uomo sia come un padre premuroso che come una madre generosa. Non ne uscirò mai, so che continuerò a soffrire per questo.
«Stai bene, Vicky?»
Ad attirare la mia attenzione è la dolce voce di Regiela, mi volto verso di lei e le accenno un sorriso.
«Si, sto bene» rispondo girandomi nuovamente verso la finestra osservando la città innevata. Dal riflesso del vetro, la vedo avvicinarsi alla mia sinistra e ad abbracciare il mio braccio. Dopo la battaglia con Death Eye, non ci siamo più né viste né parlate al telefono.
Ho sentito molto la sua mancanza e in questo momento, sono davvero felice di poterla vedere e abbracciare. Lo so, il mio animo è fin troppo buono e talvolta esagero con le parole sdolcinate - proprio ora sento nella mia bocca un retrogusto amaro, terribilmente fastidioso.
«Ho avuto paura» mormora.
«Per cosa?»
«E me lo chiedi pure?» sogghigna. «Pensavo che quella strega robot ti avrebbe uccisa, eri così fragile mentre combattevi che, ad un certo punto, avrei voluto sacrificare me stessa per aiutarti.»
«Non era il caso di correre un rischio così grande» rispondo ridacchiando «e poi Death Eye era solo una mezza calzetta, proprio come un tempo, ed è stato facile sconfiggerla.»
Istintivamente ricambio l'abbraccio accarezzandole la testa con amore, guardando quelle poche persone in giro per la città e i bambini correre per fare battaglie con le palle di neve.
«Peccato che questo attimo di pace non durerà molto» aggiungo «o perlomeno, finché non avremo scoperto dove si trova Madness.»
«Non sarà una passeggiata, vero?»
«Per niente» mi affretto a rispondere «l'unico indizio che abbiamo è lo Scettro Cartesiano, che ora è nelle mani di Elvira, e spero che riusciremo a sapere qualcosa di più su di lei.»
Regiela si avvicina di più a me e il suo abbraccio si stringe lentamente, io ricambio e mi lascio andare.
«L'unica cosa che voglio è vederti sorridere, non soffrire mai più per quella stupida storia d'amore che hai vissuto» sussurra lei «hai messo in disparte quei sentimenti; l'hai detto tu stessa, no?»
«Vero, e così deve essere» rispondo «ora nutro un forte sentimento per te, nulla potrà mai farmi cambiare idea.»
Le stampo un bacio sulla guancia e sorrido felice. Mi sento così bene tra le sue braccia, mi sento amata. Non trovo altre parole per descrivere questa sensazione.


*




Lisa's POV



«... e alla fine, la strega meccanica è stata disintegrata.»
Sora mi tiene stretta tra le sue braccia, sotto il piumone del suo piccolo letto. Siamo così vicini, adesso, non mi sembra vero. Questa è stata la serata migliore della mia vita e sono riuscita a diventare una donna vera e propria, grazie a lui. Dopo la battaglia, un po' di riposo mi ci voleva proprio.
«Sono contento che tu e Usagi siate riuscite a sconfiggere quattro streghe senza l'aiuto mio e di Mamoru-san» sorride «ogni giorno, diventate sempre più coraggiose.»
«È merito anche delle mie compagne di squadra, mi aiutano quando sono in difficoltà - specialmente in occasioni come quella.»
Mi attira di più a sé.
«E cosa ne pensi di me?» sorride malizioso ed io arrossisco.
«Tu mi hai trasformata in una donna matura e coraggiosa, prima non ero così» rispondo con un dolce sorriso «avevo paura di ogni cosa, non riuscivo ad affrontare anche le situazioni più banali... ma ora, se so cosa vuol dire "forza di volontà" è anche grazie a te.»
Mi stampa un bacio sulla guancia e mi tiene la mano con amore. So di essere destinata ad un futuro migliore, ma sento che qualcosa non va nel verso giusto. Vicky ha sconfitto Death Eye, ma Princess Madness è ancora viva.
«Adesso, chi sarà la prossima minaccia da affrontare?» chiede.
«È una principessa oscura e conosciamo solo il suo nome, ma non le sue origini»
«Elvira e le altre ragazze si stanno documentando, forse dallo Scettro Cartesiano potremmo capire a chi apparteneva e come sia finito nelle mani di quella donna.»
«Intendi la strega androide?»
Annuisco.
«Io e Mamoru-san non potremo fare altro ma sappi che, quando avrai bisogno di aiuto, arriverò da te come un fulmine.»
Sorrido e mi addormento tra le sue braccia lasciandomi coccolare dolcemente.



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Capitolo 45
*** Capitolo quarantacinque - Un'altra possibilità? ***


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Capitolo quarantacinque

• Un'altra possibilità? •





Victoria's POV




Avevo un gran bisogno di uscire un po' di casa, almeno per prendere una boccata d'aria fresca. Ormai manca un mese alla festa della primavera e alla fioritura dei ciliegi, sarà l'occasione giusta per regalare a Regiela un piccolo anello per simboleggiare il mio amore per lei.
Tuttavia, non mi sento affatto allegra. Sento che qualcosa mi manca, non solo la presenza di una donna nella mia vita, ma una figura materna. Per anni, ho vissuto con mio padre senza mai sapere la verità sul mio passato e su cosa nasconde il mio corpo da androide. Non capirò mai il senso di tutto questo, soprattutto il perché qualcuno abbia voluto farmi soffrire fino a farmi del male da sola. In me non scorre sangue, ma una scia di elettroni e protoni mischiati tra loro.
«Vicky?»
Ad attirare subito la mia attenzione è una sagoma a me familiare. Non appena si espone sotto la luce del lampione, la inquadro: è proprio Gwen.
«Come mai sei qui tutta sola?»
La osservo attentamente mentre si avvicina alla ringhiera che divide il sentiero di pietra con la fontana. Indossa il solito vestito di seta verde acqua, ha una treccia laterale e le sue mani sono dietro la schiena. La luce della luna la rende più bella, detesto doverlo ammettere. Ora non so più come iniziare il discorso.
«Non sono affari tuoi» rispondo acida.
«Potresti rispondere educatamente, anche se sono la rovina della tua vita?» ribatte irritata.
«Con te è quasi impossibile anzi, visto che sei qui, vorrei parlarti di noi anche se non avevo la minima intenzione di farlo.»
«Di cosa, esattamente?»
«Di noi in generale» le do le spalle. Non la guarderò più per il resto della serata o finirò con l'impazzire.
«Volevo solo smettere di litigare con te, perché sembriamo due bambine di sette anni che hanno perso il loro peluche preferito, tutto qui.»
«Ma...»
«Se la cosa non ti sta bene, parla ora o taci per sempre.»
Sembra non trovare le parole per rispondere alla mia richiesta, eppure ha sempre qualcosa da dire. Non appena il vento si alza, apre di poco le labbra e parla.
«A me sta bene, soprattutto perché odio litigare con chi ho di fronte, in particolare con te» dice «non sono mai stata così anzi, ho sempre adorato le persone»
«Sono cambiata dal giorno in cui i miei genitori hanno divorziato, dopo aver ufficializzato il tutto non ho mai più avuto notizie da mia madre e mio padre... la odia così tanto che vorrebbe sgozzarla con un coltello da macellaio»
«Sono sempre stata sola, non ho mai avuto amici ed io vorrei dare a noi due un'altra possibilità.»
«Ti perdono solo perché è il mio mestiere, non per la tua pietà» rispondo freddamente «il mio cuore ha già sofferto abbastanza, ci manca solo che io e te finiamo col diventare cane e gatto.»
«Io...» si blocca di colpo.
«Tu cosa?»
Non devo guardarla in faccia o sarò costretta ad abbracciarla, ed io non ho alcuna intenzione di farlo. La odio sin dal momento in cui mi sono dichiarata e non voglio tornare indietro per poi soffrire nuovamente.
«Non sapevo la ragione per cui piangevi ogni giorno nello sgabuzzino, pensavo avessi litigato con qualcuno o che ti eri lasciata con una tua presunta fidanzata.»
«Secondo te, mi sarei trovata una donna due minuti dopo il tuo rifiuto? Mi stai prendendo in giro?!»

"Ora mi sto arrabbiando sul serio."

«I-io... io...»
«Io, io, asino mio! Sono stufa delle tue moine! Sono stanca di versare lacrime e di sopportare tutto questo dolore per causa tua!» grido.
«Vicky...»
«Non sei degna di chiamarmi per nome, capito?» mi giro e la guardo dritta negli occhi fregandomene delle sue lacrime. «Non dovresti nemmeno rivolgermi la parola dopo quello che mi hai fatto passare!»
«Ma in amore si perdona tutto... è questo che cercavo di dirti, Vicky, volevo solo...»
«Non chiamarmi per nome, ho detto!» ringhio. «È vero che in amore si perdona tutto, ma io non riesco a perdonare una persona che ha rifiutato i sentimenti di qualcuno ferendola nel cuore.»
Distoglie lo sguardo con le lacrime agli occhi.
«Almeno possiamo essere amiche?»
Mi sfugge una risata amara.
«Io e te amiche? Non se ne parla.»
«Neanche questo?»
«Mi conosci, Gwen, sono una ragazza dal cuore di ghiaccio e l'anima gelida» rispondo «anche se sono un angelo, una parte di me è ancora influenzata dal Daemonium»
«Se hai intenzione di perseguitarmi faresti meglio a ripensarci, visto il caratterino della mia ragazza.»
Gwen sembra non sopportare l'idea che non tornerà con me, ancor più il fatto che abbia una fidanzata dolce e premurosa come Regiela.
«Che cos'ha lei di così speciale? Perché la ami?» sussurra piano.
«Vuoi saperlo davvero?» le chiedo un po' spossata e lei annuisce. «Perché lei è l'unica donna che comprende il mio dolore, l'unica che è riuscita ad aprire il mio cuore e ogni volta che sto al suo fianco, mi sento felice e amata»
«Il calore del suo corpo mi trasmette amore e affetto, proprio come quello di una madre, ed è anche questa la ragione per cui non riesco a fare a meno di lei... sono stata sola troppo a lungo e ho quasi dimenticato una sensazione simile, ora so che posso contare su di lei.»

"Dio santissimo, la tenerezza ha un sapore terribile!"

L'espressione di Gwen cambia di colpo, si rende conto di aver sbagliato qualcosa. Non conosceva il mio passato, nemmeno una delle tre ragioni per cui soffrivo così tanto - soprattutto la più triste. Si sente improvvisamente in colpa, ma le sue lacrime non bastano a far sciogliere il mio cuore. Aveva avuto un'occasione ma l'ha sprecata.
«Credevo che... non centrasse nulla la perdita di tua madre, ma ora che me lo hai detto mi sento una stronza.»
«Brava, vedo che hai capito» rispondo indietreggiando di qualche passo e allontanandomi da lei.
«Possiamo almeno trovare un accordo, nel senso di resettare tutto e ricominciare?»
Piccola pausa.
«Ci penserò, ma non ti garantisco nulla» le dico allontanandomi lentamente «io e te saremo solo compagne di squadra, non ci sarà un rapporto di amicizia, né tantomeno un rapporto più intimo»
«Siccome mi fai pena ti darò un'altra possibilità, ma sappi che il nostro sarà solo un rapporto di lavoro» detto ciò mi allontano sparendo tra la foschia ignorando completamente la sua sagoma.
L'ho dovuto fare per questione di principio, ma se fosse stato per me, l'avrei lasciata andare. Se c'è una cosa che odio sono i piagnistei e lei è la prima che detesto, soprattutto quando cerca di attirare l'attenzione di ragazzi ingenui, femmine comprese.
Sono costretta a collaborare con lei, dal momento che siamo entrambe due gemme sacre, ma non ho alcuna intenzione di farmi ingannare da una come lei.
Torno a casa con un grande senso di vuoto, come se avessi eliminato una parte importante di me. L'unica cosa che può riempirlo è il suono del mio carillon, quel dolce suono e la scatola che si apre e proietta l'immagine di due ragazze innamorate. Non appena giro e tolgo la chiavetta, la melodia inizia. La sento benissimo, è la ninnananna che cantava sempre mia madre. Ogni volta che giro la chiavetta del mio carillon, mi sento felice. So che mi sta guardando da lontano e che mi sta sorridendo, nella speranza di poter un giorno rinascere e abbracciarmi.
Mi scende una lacrima, ho paura di quello che sta per accadere. Mamma... dove sei? Mi manchi tanto.



*





Centro della Terra - 21 febbraio, ore 4:32





«KIRITO-SAN!»

La principessa oscura esclama con forza il nome del suo servitore spaventandolo a morte, lui si precipita verso una sala dai colori accesi e l'aria bollente. Si sentì morire di caldo, ma non poteva fare altro che sentire il discorso della sua padrona.
«Mad-sama, cosa comanda?» chiese il ragazzo inchinandosi davanti ai suoi occhi.
«Osserva il nucleo del pianeta Terra, caro» ghignò la principessa «ben presto la sua energia entrerà dentro il mio meraviglioso scettro, prenderò il controllo di questa galassia cominciando proprio da qui»
«Sarà l'inizio di una lunghissima era glaciale, l'unica cosa che bisogna fare è aspettare l'eclissi solare, in modo che l'intero pianeta cada nell'oscurità totale.»

«Mad-sama...»
«Che vuoi?»
Kirito saltò dalla paura non appena i suoi occhi arancione chiaro incrociarono i suoi.
«È proprio necessario... aspettare?» deglutì di colpo.
«Vorrei poter passare subito all'azione, ma bisogna aspettare il momento giusto per fare in modo che il piano funzioni, lo sai?» ghigna maliziosa facendo rabbrividire il suo servitore.
«S-sì... mia signora» rispose lui.
«Ben presto questo pianeta sarà distrutto assieme ai suoi abitanti e, questa volta, non ci saranno quelle otto guastafeste a fermarmi!»







Tokyo, Sala Giochi - Ore 5:20







Elvira's POV







«Elvi-chan!»
Usagi e Ami mi vengono incontro improvvisamente mentre cammino sconsolata per la città in cerca di uno svago.
«Abbiamo scoperto a chi appartiene lo Scettro Cartesiano! Sappiamo da dove proviene!»
«Davvero?» domando incredula.
«Luna e Artemis lo hanno analizzato; raduna le tre ragazze davanti alla sala giochi, ci vediamo lì» attacca briga Ami prima di correre dalla parte opposta. Faccio come dice e raggiungo il portone della sala giochi in venti minuti. È chiuso. Nessuno si è fatto vivo, poi qualcuno mi dà una spinta facendomi scontrare contro la porta. Di colpo, mi ritrovo nel laboratorio segreto delle guerriere Sailor della Via Lattea. Mi guardo le mani e mi tasto il volto e non sento quel leggero dolore che viene dopo essersi scontrate contro qualcosa. Wow, ingegnoso.
«Perdonami se ti ho dato una spinta», Usagi appare di sorpresa «ma è un metodo alternativo per accedere nel nostro laboratorio.»
«La prossima volta, avverti!» esclamo. Non appena alzo lo sguardo, vedo Lisa, Vicky e Gwen riunite davanti ad un grande monitor. Deve essere una specie di computer interspaziale, come quello di una navicella spaziale ad alta tecnologia parcheggiata su Rotharie - la si utilizza solo per viaggiare verso altri pianeti, galassie o, un tempo, per la guerra.

Ora che ne rivedo uno, mi fa uno strano effetto; sembra tutto così strano.

«Lo scettro che ha usato Death Eye per imprigionare le due gemme apparteneva ad una guerriera Andromeda caduta in guerra più di diecimila anni fa» spiega Luna «non sappiamo il suo aspetto, ma quello che abbiamo scoperto è che è imparentata con la regina di Rotharie e il re di Hesmeraldia, il satellite di Mechanitron ora distrutto.»
«Secondo le nostre ricerche, il nome della guerriera è Sailor Pi, la quarta Sailor Algebric rinata in Giappone con le sembianze di una giovane adulta in carriera» aggiunge Artemis «ma non ne siamo certi.»
«Non siete riusciti a scoprire il suo nome?» chiede Lisa e i due gatti ambasciatori scuotono il capo con rammarico.
«Abbiamo solo scoperto che lo Scettro Cartesiano è caduto tra le mani di una principessa oscura» aggiunge Usagi «purtroppo non si sa la ragione, ma l'unico modo per scoprirlo è andare verso il centro della Terra e indagare.»
«Come pensate di raggiungere il nucleo del pianeta? Da qui, saranno più di mille e mila chilometri. È impossibile!» reclama Lisa un po' diffidente.
«Sbaglio o voi gemme potete teletrasportarvi?» sorride maliziosa Luna fissando le tre gemme sacre. Tutte deglutiscono.
«È facile a dirsi che a farsi...» borbotta Gwen.
«Noi però non possiamo venire con voi, ragazze» aggiunge Vicky «anche se siamo gemme sacre, il nostro compito è anche proteggere gli abitanti di questo pianeta»
«Elvira, affideremo a te questa missione» sorride «so che possiamo contare su di te.»
Arrossisco. Il sorriso di Vicky è davvero bellissimo, oltre che incredibilmente contagioso.
«Grazie per la fiducia, Victoria» rispondo con un inchino «non ti deluderò.»
«Fai del tuo meglio» si avvicina a me e allunga la mano per accarezzarmi appena il viso, poi mi stringe in un forte abbraccio. Questo gesto mi trasmette sicurezza, per un demone dovrebbe essere disgustoso ma nel caso di Vicky è ben diverso. Lei era una di noi.
L'abbraccio si scioglie e subito dopo io, Jackie ed Ami ci mettiamo in cerchio chiudendo gli occhi lentamente. Mi batte forte il cuore, l'ansia mi percorre le vene.
«Non aprite gli occhi per nessun motivo o potreste venire catapultate in qualche altra zona» raccomanda Vicky.
«O dall'altra parte dell'universo, in qualche casetta misteriosa o nelle fauci di un lupo» ghigna Gwen maliziosa.
«Quanto sei stronza!» ribatto. Intanto, le ragazze si sono già messe in cerchio, esattamente come qualche mese prima sulla torre di Tokyo. Ci stringiamo le mani e chiudiamo gli occhi, poi pronuncio la formula magica. Una sensazione di vuoto mi circonda, mi sto teletrasportando verso il centro della Terra! Ora sento caldo, è come se fossi dentro un vulcano in eruzione. Qualcosa mi dice che siamo vicini al nucleo del pianeta Terra ma, non appena sento i miei piedi appoggiarsi al suolo, apro gli occhi e sento che quella sensazione di calore che c'era prima è svanita.
Mi guardo intorno e la mia attenzione cade su una sfera gigante di fuoco blu. Quello è il nucleo della Terra? Non me lo ricordavo così.
Nei libri di scienze è descritto come "una palla di fuoco dalle dimensioni di milleduecento palloni da calcio, che raggiunge più di mille gradi e al suo interno nasconde il magma che esce dai vulcani."
Non ha l'aspetto di una vera e propria palla infuocata e non è neanche tanto calda. Faccio apparire i miei occhiali a raggi X e analizzo la sfera; la temperatura raggiunge a malapena i duecento gradi Celsius. Qualcosa mi dice che qualcuno ha messo sottosopra il ciclo vitale del pianeta, ma chi potrebbe essere stato?
Mi giro verso Jackie e faccio finta di niente, cammino al suo fianco alla ricerca del cibo segreto di Princess Madness. Sono sicura che è stata lei a scombinare l'equilibrio del pianeta.






Lisa's POV




«Spero se la cavino bene» dice Luna «noi controlleremo il radar ogni giorno e se qualcosa dovesse andare storto, vi avvertiremo.»
«O se hanno avvistato Madness» aggiungo «... gliela farò pagare per quello che ha fatto alla Terra!»
«Ora che le sue servitrici sono fuori combattimento sarà facile sconfiggerla, non è così?» chiede Usagi.
«Nient'affatto» risponde Gwen «Madness ha ancora un talismano tra le sue mani: lo scettro del Pi Greco»
«Secondo le pergamene del Tempio Galattico, quel talismano è in grado di squilibrare l'andamento di un pianeta, dalla rotazione al suo diametro, potrebbe perfino inclinare di più l'asse del meridiano di Greenwich cambiando il clima di ogni continente. Quell'aggeggio è troppo pericoloso!»
«Allora perché non andate anche voi a cercare Madness e la sconfiggete una volta per tutte?»
«Non possiamo» interviene Vicky «come già ho detto, noi angeli abbiamo il compito di proteggere anche gli abitanti della Terra, perché è qui che siamo rinate e non permetteremo che inizi un'altra guerra intergalattica. Siamo cadute in battaglia già una volta, ma questa volta sarà tutto diverso!»
«Allora, vi darò una mano.»
«Stanne fuori!» esclama poi fredda facendola sobbalzare dalla paura. «Questo non è un compito per le guerriere Sailor della Via Lattea, voi siete troppo deboli per sconfiggere un nemico come Madness e dobbiamo essere noi Sailor Andromeda ad eliminarla e riportare il pianeta al suo stato originale.»
"Non so perché, ma ho una strana sensazione di déjà-vù" dico tra me e me.
«Vi prego, ragazze, vogliamo combattere al vostro fianco! Infondo, siete le nostre nemesi» insiste. Usagi è sul punto di piangere, ma Vicky mostra un'espressione ancora più gelida di prima.
«Nemesi o no, state alla larga da noi! Soprattutto voi del Sistema Solare esterno! Ne ho piene le scatole di sentirmi dire che sono il lato oscuro di una vostra guardiana! Per una volta, vorrei essere ignara di ciò che mi circonda.»
«Vicky, aspetta!»
Si è già allontanata. Mi rendo conto che la missione che dovremo affrontare non sarà per niente facile, e che avremo sicuramente bisogno di aiuto, ma detesto dare ragione a Vicky: è un nostro compito. Mi piange il cuore, ma non ho altra scelta che seguire la squadra. Non so perché, ma ho la sensazione che Vicky sarà proprio la prima a vedere la tenebrosa luce che segnerà l'inizio della Seconda Guerra Cosmica.








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Capitolo 46
*** Capitolo quarantasei - Una milionaria ficcanaso in città! ***


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Act. 2 | "Verbo Cordis"

Amor Cordium




"Gelosia e sofferenza non portano felicità, ma solo rancore."








Capitolo quarantasei

• Una milionaria ficcanaso in città! •









Gwen's POV





Anche oggi la giornata è cominciata malissimo: le grida di mio padre che mi svegliano di soppiatto, le orribili occhiaie sul viso, la bilancia che indica un numero al di là delle mie aspettative, il rumore dell'allarme della macchina lussuosa nera parcheggiata davanti casa e Mister Muscolo ad assisterci. Sì, ho una guardia del corpo. Mio padre farebbe di tutto pur di mettermi in ridicolo anche se, secondo lui, averne una è un grande privilegio. Ma quale privilegio?
«Sbrigati, Gwendaline!» grida papà facendo svegliare quasi tutto il vicinato.
«Scendo subito!»
Afferro subito la cartella, mi sistemo il fiocco della mia divisa e prendo il cappotto. Salgo velocemente sulla limousine nera blindata e l'autista non esita a far partire il veicolo. Vedo la casa allontanarsi sempre di più, tanti alberi che la nascondono. È così triste dover tornare a scuola.
«L'avevo sempre detto che dovevi frequentare un istituto professionale privato, ma no! Per seguire la figlia di uno svergognato e per esserti fidanzata con uno spilorcio squattrinato, studi in una scuola indecente!»
"Non trova parole migliori, a quanto pare" commento tra me e me.
«È una delle scuole pubbliche più diligenti di Tokyo e poi te l'avevo già detto: io e Kai ci siamo lasciati!» sbotto.
«Sapevo che dovevo farti conoscere Janvier; lui sì che è un tipo tosto!»
Janvier Demont, un venticinquenne di origini francesi e dalla erre moscia, un bel ragazzo ma troppo grande per me. E poi, io ho sempre odiato l'erre moscia. La trovo fastidiosa! Come diamine fanno Elvira e Lisa ad esserne attratte?
«Ma per favore, papà!» esclamo nervosa prendendo le mie pillole dal cruscotto davanti a noi. «A parte questo, è proprio necessario accompagnarmi a scuola con la limousine?»
«La famiglia Yoshiro merita rispetto, Gwendaline, lo sai» risponde lui «da quando quella mangiasoldi di tua madre se n'è andata, ora ho le carte in regola per comprare la Mugen Academy.»

"Quindi, è a quello che sta cercando di puntare!"

«Sai che lo gestisce il professor Leonard Kamesuke?» gli dico ghignando maliziosamente, papà mi guarda con uno sguardo assassino.
«Quello scienziato pazzo non resisterà di certo ai soldi, tesoro, vedrai che lo convincerò con le buone» risponde fiero di sé «sia lui che il professor Uichiha dovranno accettare, se vogliono campare!» poi ride.
Non ho mai visto papà così legato ai soldi, eppure all'inizio amava tanto la sua famiglia al punto che avrebbe sacrificato se stesso per regalarci il meglio. Ora che mamma si è trasferita, dopo il divorzio, non posso più riabbracciarla. Papà mi ha impedito di vederla. Ogni volta, una lacrima mi scende.
«Miss Yoshiro, siamo arrivati» annuncia l'autista.
«Fatti valere tesoro, ricorda che nessuno è come te» mi rassicura - sì, come no - mio padre «sei una ragazza ricca, hai tutto ciò che ti serve per passare gli esami finali.»
"Di certo non sono una simoniaca come te" dico tra me e me con un'espressione neutra. Mister Muscolo mi apre la portiera della limousine e mi aiuta a scendere prendendomi in braccio, mi adagia sul marciapiede asciutto della scuola e mi abbraccia.
«Se serve qualcosa, miss Yoshiro, non esiti a farmi un fischio!» sorride e mi fa l'occhiolino. Ammetto che Mister Muscolo è simpatico ma con quel fisico da wrestler professionista, fa davvero paura. Sorrido timidamente e cammino verso la porta d'ingresso della scuola, migliaia di occhi e bisbigli cadono su di me.



«È tornata Yoshiro.»
«Non guardarla in faccia, potrebbe spezzarti l'osso del collo.»


«L'hai vista? Oggi è truccata!»
«La sua divisa è più bella del solito.»


«Non avvicinarti a lei, Toshiko, ha una guardia del corpo.»



«Suo padre è uno degli uomini più ricchi di tutto il Giappone!»
«Chissà se ha amici...»


«Sai che è bipolare? Prende sempre farmaci per lo stress e per la depressione, è una ragazza così strana.»
«Fossi in te, non ci proverei con lei.»



«Dopo quello che è successo tra lei e Kamesuke, dubito che si dichiarerà presto a qualcuno.»
«Già, e poi chi si fidanzerebbe con una squilibrata come Yoshiro?»
«Sicuramente qualcuno a cui interessano i suoi soldi.»




Mi sento a disagio. Ogni volta che varco la soglia della porta d'ingresso principale, nessuno osa avvicinarsi o rivolgermi la parola. Ricordo che la prima a farlo è stata proprio Vicky, ma non avevo considerato i suoi sentimenti. Se non fosse stato per la mia bipolarità, a quest'ora io e lei avremmo fatto coppia fissa. Adesso è innamorata di una vampira e la cosa non mi va per niente giù, perché proprio lei? Maledizione!
Senza volerlo sbatto un pugno contro il muro facendo sobbalzare le ragazze davanti a me, senza accorgermene ho lasciato un leggero buco su esso.
«Sembra di pessimo umore oggi» sussurra una ragazza alla sua compagna.
«No, tranquille, non sono nervosa» sorrido appena «anzi, per farmi perdonare vi offro cento yen, così potrete comprare la merenda al distributore automatico» allargo il mio sorriso tirando fuori due monete da cinquanta yen per entrambe, poi mi allontano.
Non voglio che la gente faccia brutta parola sul mio conto, dopotutto non sono stata io a scegliere di vivere una vita facile e senza difficoltà. Avrei preferito essere una ragazza normale come tutte le altre, non bipolare, con tante amiche e un bellissimo fidanzato. Anzi... fidanzata.
Ho scoperto da poco di amare le donne, di certo nessuno nella mia famiglia se lo sarebbe mai aspettato. Nemmeno mio padre. Lui se n'è altamente infischiato, ed è una delle ragioni per cui non riesco a volergli bene.

Mi giro e noto alcune ragazze radunate davanti alla finestra che proietta la strada davanti ai cancelli della scuola, dove una coppia mano nella mano sta passando.

«Guardate, c'è Victor con la sua ragazza!»

Quel nome attira subito la mia attenzione. Cerco di affacciarmi, ma la folla me lo impedisce. L'unica cosa che riesco a vedere è un ciuffo blu cobalto. L'ho già visto da qualche parte, ma... dove?



«Non sono una coppia perfetta?»
«Già, li invidio da morire!»



«Quella ragazza non ha mai avuto interesse per gli uomini, come mai ha deciso di cambiare sponda così all'improvviso?»
«Chi lo sa.»
«Sarà stato il fascino di quel ragazzo a farla innamorare... ahh! Come vorrei essere al suo posto!»



In realtà, colui che le ragazze chiamano Victor è una donna: quella principessa che, prima della guerra, avevo visto entrare sul mio pianeta e che implorava mia madre per aiutarla a convertirsi. Non avrei mai pensato di innamorarmi di un demone, ma adesso sembra tutto così assurdo.
Senza farmi notare, esco dalla struttura percorrendo l'uscita di sicurezza, scavalco le ringhiere delle scale e raggiungo il cortile. Le vedo ancora: si stanno allontanando sempre di più. Corro per raggiungerle e mi nascondo dietro il muretto, poi le osservo. Si stanno tenendo la mano, la succhiasangue le sta dando un bacio sulla guancia e la robottina sorride.
Non riesco a smettere di guardarle, in un battibaleno mi sento gelosa. Perché dovrei esserlo? Infondo l'ho respinta e poi, non avrei neanche il coraggio di ammetterlo.
«Ho ancora freddo» dice Regiela coprendosi le spalle con la giacca rossa di Vicky.
«Non ho altro da darti, se non la mia camicia» risponde lei sorridendo «anche se non soffro il freddo, non posso di certo camminare mezza nuda per strada.»
«Scusa, hai ragione» ridacchia l'altra «però non mi dispiacerebbe.»
«Magari in estate, quando farà più caldo» le fa l'occhiolino e le stringe la mano. Mi nascondo dietro i pali per osservarle da vicino, cerco di non fare rumore. Mi ritrovo improvvisamente davanti al palazzo della Mugen Academy, la scuola che frequentano entrambe.
Mi viene la stramba idea di infiltrarmi al suo interno e osservare i loro movimenti. Santo cielo, mi sto trasformando in una specie di 007. Prendo il mio fermaglio a forma di cuore e lo stringo tra le mani mormorando "Change me, Aquamarine!", ora indosso la divisa scolastica giusta e posso entrare nella struttura senza passare inosservata.


*



Il tempo passa e le due ragazze escono dalla classe. Probabilmente è l'ora della ricreazione - dopo un'ora di lezione è davvero strano - e ne approfitto per teletrasportarmi all'interno della struttura. È molto grande, le scale sono elettriche e gli ascensori non mancano.
L'intero grattacielo ha in mano la scuola materna, elementari, medie e superiori. Perfino una piccola università: "facoltà medico-scientifica". Accidenti, le ho perse di vista!
Mi guardo intorno e le vedo davanti ad una porta, davanti a loro ci sono due sagome. Non riesco ad identificarle, sono troppo lontane. Mi nascondo dietro una piccola palma e origlio.






Victoria's POV




«Abbiamo deciso di invitarvi nel nostro appartamento a mangiare con noi, dopotutto siamo anche compagne di squadra.»
Non sapevo che Haruka e Michiru vivessero insieme. Non per altro, sono una coppia. Ogni volta che guardo negli occhi della mia nemesi, mi sembra di guardare in uno specchio. Siamo così simili.
«Spero non abbiate qualcos'altro in programma» aggiunge Michiru.
«Assolutamente no» rispondo «ho già chiesto il permesso a mio padre, lui ha acconsentito.»
«Hai quasi sedici anni e dipendi ancora da tuo padre?» domanda Haruka incredula, come se la questione per lei fosse una notizia scioccante. C'è una lunga storia dietro e vorrei non raccontarla una terza volta, finirei per piangere e non smettere più.
«Lo sai che non sono un essere umano e poi, se proprio vuoi saperlo, sono in balia di alcuni suoi esperimenti» dico distogliendo lo sguardo «sta cercando in tutti i modi di guarire il mio problema al cuore e altri miei difetti, poiché soffro di attacchi improvvisi e ogni volta ho dei dolori insopportabili.»
«È colpa della cicatrice, vero?»
Gli occhi di Michiru sembrano esprimere rancore, come se stesse soffrendo anche lei. A questo punto, mi vedo costretta a rivelarle la verità.
«Non è solo quello; sono stata progettata per la guerra e non per la pace, mio padre ha voluto regalarmi un cuore e far capire ai sovrani degli inferi e del paradiso che la guerra non porta mai ad un lieto fine, e che nessuno può ritenersi soddisfatto se uno sconfigge l'altro»
«Credeva di aver risolto ogni cosa e invece... non aveva tenuto conto dei numerosi difetti che aveva e se ne accorse solo dopo dieci anni, quando mia madre fu uccisa da un demone.»
Tutte e tre mi guardano con tristezza. Ho paura che non crederanno a questa storia, purtroppo è la verità nuda e cruda. Non ero nata per sostituire un essere umano, ma per distruggere un'intera generazione.
«Ora avete capito la ragione per cui non mi vedete mai in giro, a parte qui a scuola?»
«Certo e capisco il tuo stato d'animo» risponde Michiru. «Ora che sei rinata, hai un'intera vita davanti e puoi costruirla al meglio iniziando proprio dai tuoi amici.»
Sorrido, poi Haruka si volta verso la piccola palma situata vicino ad una panchina. Non so perché, ma ho l'impressione che qualcuno mi stia guardando.
«Hey!» esclama ad alta voce facendo sobbalzare il tizio dietro la pianta. Fa un balzo indietro e cade di schiena a terra. Ora che lo guardo meglio, è una ragazza. Gwen?!
«Con quale coraggio vieni qui a dar fastidio a mia cugina?»
Haruka la fulmina con lo sguardo mentre si rialza. Cosa ci fa lei qui?







Gwen's POV




La osservo stupita, il cuore che batte e le dita tremanti. Indossa la sua divisa rossa e verde scuro, il ciuffo spettinato e il ciondolo a forma di farfalla d'oro sopra la sua cravatta. Avvicino le mie dita al mio ciondolo e lo stringo a malincuore, non dovrei neanche toccarlo per l'esattezza, ma il batticuore è così forte che è difficile controllarlo.
«Che cosa ci fai qui?» domanda Michiru con sguardo gelido tenendo la mano della sua ragazza, la vampira quella di Vicky. Non trovo le parole per risponderle, i suoi occhi sono di un blu scuro spaventoso e freddo.
«Volevo... beh, io...» cerco di dire, poi la sento ridere.
«Cosa c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua, corvina?» mi deride. «O sei ancora gelosa di Vicky e Regiela?» sorride maligna.

"Sì, sono gelosa della loro relazione amorosa e non ho intenzione di ammetterlo."

«È troppo tardi, Gwen» aggiunge la ragazza vampira, «avresti dovuto pensarci due volte prima di respingerla e ferire i suoi sentimenti.»
"Ma non è mai troppo tardi per rimediare" ribatto nella mia testa.
«Vicky non ha bisogno di te» aggiunge poi Haruka «quindi vattene, non ficcare il naso nella sua nuova relazione con Regiela o te la farò pagare.»
Mi sta minacciando, chiaramente per proteggere Vicky. Lo sguardo della ragazza robot è indescrivibile, sembra essere frustata dalle parole forti della sua nemesi anzi, ferita. Rivolgo lo sguardo verso Vicky, lei mi guarda male.
«Non ti ama, invece, è lei che ti sta manipolando per scopi malvagi!» esclamo contro di lei.
«Oh, davvero?» cinghia i fianchi della sua compagna in una maniera così lussuriosa che mi viene voglia di spaccarle la faccia. Lo sta facendo apposta, lo so. Vicky non si comporterebbe mai così, cosa le è successo? Che Regiela le abbia fatto il lavaggio del cervello?
«Stai a vedere» e la bacia con foga davanti ai miei occhi.
Rimango pietrificata. Le labbra della vampira accarezzano dolcemente quelle della sua compagna, mentre le sfiora le anche fino a raggiungere le natiche. Non trovo le parole per descrivere ciò che sto guardando, e lei... glielo lascia fare. Perché? Il bacio si scioglie, lei mi guarda con aria maligna stringendo la sua ragazza e leccandosi le labbra.
«Secondo te, sarei capace di baciare una ragazza in questo modo, se fosse davvero così?»
«Ehm... ecco...»
«Voi siete solo compagne di squadra, giusto?» domanda poi la vampira. «Non dovresti essere gelosa di me e lei, poi tu l'hai respinta in passato e ti aspetti che torni con te come se nulla fosse successo?»
Vicky mi piace ancora, anche se l'ho ferita ma finora non mi sono mai resa conto dei sentimenti che provavo per lei. Con Kai le cose erano diverse.
«Andiamocene, ragazze» conclude Haruka afferrando la mano di Vicky e Michiru allontanandosi da me. Lei non ha osato parlare, ha lasciato che due ragazze parlassero al suo posto. Non me lo sarei mai aspettata da lei. Da quando è diventata una studentessa di un prestigioso istituto come la Mugen Academy, la sua mentalità è cambiata tantissimo. Non solo si mostra molto matura, ma anche diffidente da qualunque cosa la circondi, come se qualcuno le avesse fatto davvero il lavaggio del cervello. Mi allontano di qualche passo, per poi uscire con il cuore in gola.



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Capitolo 47
*** Capitolo quarantasette - Gelosia e rimpianti ***


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Capitolo quarantasette

• Gelosia e rimpianti •








Gwen's POV






Il suono della campana annuncia la fine della giornata. Mi affretto a rientrare e cercare la classe dove Vicky ora studia e impara, ma mi ritrovo in un corridoio vuoto. Non c'è anima viva, solo due porte rotte e scheggiate. Improvvisamente, i gemiti di una donna attirano la mia attenzione. Provengono da una di quelle porte: probabilmente, l'aula abbandonata della scuola dove le giovani coppie si ritrovano per pomiciare o recitare riti sacri strani. La porta è socchiusa e nessun altro, oltre me, è qui. Sento gemiti e mugugni, vedo la stanza sottosopra.
Improvvisamente vedo due ragazzi strusciarsi l'uno contro l'altra, lui è senza maglietta e lei è senza gonna. Non c'è da meravigliarsi tanto, è una semplice coppia... no, ma sono Vicky e Regiela! Sono davvero loro?
Le osservo senza farmi vedere, mentre il mio cuore si sgretola pezzo per pezzo. Le piace... le piace davvero. Ne è pazzamente innamorata, si vede da come le sta stringendo il seno; è una stretta così sensuale e piena di lussuria. Non l'ho mai vista così. La sua compagna le infila la mano nei suoi pantaloni e la bacia con passione. Sembra essere una tipa insaziabile, così pazza di un corpo metallico che sembra aver perso la testa.

Quanto vorrei essere al posto di Regiela, adesso.

Mi lascerei coccolare da quelle mani e dal tiepido tepore del suo corpo, guarderei all'infinito quel bellissimo ciuffo blu cobalto e quei suoi occhi color oceano, la bacerei fino alla fine dei miei giorni, mi lascerei violare più e più volte... oh, Dio.
La mia fantasia sbiadisce e le rivedo nuovamente a terra nelle stesse posizioni di prima, intente a spogliarsi completamente. Mi viene da piangere. Ha deciso di concedersi a un vampiro, un fottutissimo vampiro! Quanto la odio!
Mi allontano con le lacrime agli occhi sentendo da lontano i loro gemiti forti e maledettamente autentici, con il dolore che invade il mio cuore.
«Ah... ancora...»
Mi tappo le orecchie arrabbiata e ferita al tempo stesso; non avrei mai pensato di vederle insieme, quasi unite letteralmente, nude e... innamorate. Che rabbia!
Mentre corro, mi scontro contro qualcosa o meglio, qualcuno. Mi massaggio il ginocchio leggermente sbucciato e noto due occhi arancioni, uguali a quelli di Elvira. Che sia una sua parente? La ragazza si rialza e mi guarda malissimo scuotendo con le mani i suoi capelli violacei.
«Guarda dove vai la prossima volta, testa di carbone» dice antipaticamente allontanandosi. Mi ha appena chiamata "testa di carbone"? Ha avuto perfino il coraggio di guardarmi con aria cupa. Che faccia tosta!
«Ah, ecco dov'eri, Gwen» Makoto appare davanti alla finestra «sbrigati a tornare a scuola, non puoi stare qui!»
Cerco di asciugarmi le lacrime con i palmi delle mie mani, ma sembra impossibile.
«Io... io volevo ancora...»
«Vuoi che ci scoprano? Muoviti, usa il teletrasporto e andiamocene.»
Non ho altra scelta. Pronuncio la parola magica e ci ritroviamo davanti al cortile della nostra scuola, l'aria fresca che mi colpisce il viso e asciuga le mie lacrime piene di dolore. Vicky ora è felice, adesso sono io a non esserlo. E il cuore mi fa così male.
«Che cosa c'è, fiorellino?» domanda Makoto - detesto ammetterlo, adoro questo soprannome.
«Niente» rispondo sorridendo appena «sono solo stanca.»
«Hai gli occhi gonfi, qualcosa mi dice che hai litigato con Kai» si affretta a dire. «Ecco lo sapevo, gli uomini sono tutti uguali, si divertono a far soffrire una ragazza innocente.»
«Non è per lui che soffro», ribatto «è per Vicky.»
«Ormai non puoi fare niente, ama un'altra.»
«Lo so e la cosa non mi va giù... ma che dico, sono così gelosa che non faccio altro che seguirle ovunque vanno!»
«Non dovresti.»
«Avrei potuto anche fare a botte con Regiela, lo sai?»
«Ricorda la regola importante degli angeli, Gwen» interviene Lisa «mai istigare qualcuno alla violenza.»
"Lo sapevo già."
«Sì, certo.»
Il mio cuore è a pezzi. Ho visto e sentito cose che non avrei mai dovuto né vedere né ascoltare, soprattutto vedere colei che amavo tra le grinfie di una donna che non sono io. Infondo, lo merito. Sono una stupida.






Usagi's POV




Sento improvvisamente bussare alla porta. Chibiusa si affretta a raggiungere il pomello della porta d'ingresso ed io curiosa, sbircio dall'angolo della stanza.
«Gwen?»
La osservo. È pallida, i suoi capelli sono spettinati e i suoi vestiti completamente sporchi di fango. Ho l'impressione che sia fuggita di casa o che sia depressa per quello che è successo stamattina.
«Posso... posso dormire da voi, stanotte? Vi prego!» singhiozza.
«Cosa ti è successo?» le chiede Chibiusa. «Come mai sei così sporca?»
Gwen singhiozza un paio di volte prima di rispondere alla sua domanda.
«Sono scappata di casa...» sussurra «non riesco a sopportare la mia vita, e so che mi odierete per quello che sto per dirvi...»
«Perché dovremmo?» la interrompo sorridendo.
«Perché tutti mi odiano, non c'è bisogno nemmeno di chiederlo» si affretta a rispondere «non riesco a capire cosa e dove sbaglio.»
La faccio entrare e Chibiusa le offre un pigiama caldo e un asciugamano da doccia di spugna, Gwen si precipita in bagno e apre l'acqua calda della vasca da bagno. Non voglio sapere la ragione per cui è venuta a bussare a casa mia, né tantomeno come sia arrivata fin qui.
«Qui c'è qualcosa che puzza» mormora la piccola Chibiusa «e non mi riferisco soltanto al fetore delle tue ascelle, Usagi.»
«Come osi? Io non sono una puzzola!» sbraito.
«Certo» sorride maliziosa «se ti sentisse Mamoru, adesso saresti single!» ridacchia poi salendo le scale fino in camera. Che ragazza impertinente! Già non la sopporto più!
Faccio due passi avanti fino ad arrivare alla ringhiera delle scale, quando la porta del bagno si apre. Gwen si fa vedere dalla fessura della porta, l'asciugamano avvolto intorno al corpo e i capelli bagnati.
«Scusa, testolina buffa, prometto che non entrerò mai più in casa tua» dice «ma volevo solo l'appoggio della mia amica... cioè, nemesi. Mi capisci, vero?»
Senza domandarle altro, entro nella stanza da bagno e l'aiuto a lavarsi. Gwen sembra essersi calmata, ma sembra che la situazione attorno a lei si sia aggravata. Tuttavia, non posso aiutarla, a meno che non si tratti di una sua compagna di squadra. Ho l'impressione che centri la nuova relazione tra Vicky e Regiela, una fitta di gelosia enorme.
Non riesco a darle torto; in fondo dei conti, anch'io provai gelosia nei confronti di Mamoru, quando in realtà non stava davvero approcciando con Michiru, quella volta. Mi sentivo così vuota, come se una metà di me non esistesse.
«Posso farti una domanda?» attacca briga la ragazza corvina.
«Dimmi tutto» rispondo passando la spugna sulla sua schiena.
«Una ragazza può essere innamorata di due o più uomini?»
«Esistono persone bigame, cioè che vivono con due mogli o due mariti, ma la scelta migliore è averne solo uno: colui che pensi di amare davvero», rispondo «devi lasciare che sia il tuo cuore a scegliere, non farti prendere dalla gelosia e farti accettare per come sei.»
«Ma quale uomo sano di mente amerebbe una donna bipolare, che ingurgita pillole anti stress e dipende troppo dai soldi?»
«Non devi guardare solo il tuo lato negativo» sorrido passando la spugna sotto le braccia «tutti abbiamo una qualità che ci rende unici, diversi dagli altri, speciali.»
Gwen mi afferra un polso e lascia cadere la spugna sulle sue gambe.
«Ed io quale potrei avere?»
Non so come risponderle. Ho sempre visto il suo lato oscuro, mai una volta che abbia mostrato il suo vero "io".
«Sono convinta che tu abbia un talento speciale, qualcosa che nessuno ha» dico «ad esempio, la bontà: so che, a volte, regali cinquecento yen ai bambini e ai nostri compagni di scuola...»
«Si, è vero, ma lo faccio solo per reprimere le mie colpe.»
«Che colpe avresti?»
«Tante di cui non sono riuscita a rimediare» si affretta a dire «e credo che finirò all'inferno per questo.»
Sembra sia sul punto di piangere. Mi avvicino per consolarla, lei mi stringe di più i polsi cerca di starmi il più vicino possibile. Non ho mai visto questo suo atteggiamento.
«Testolina buffa... cioè, Usagi» mormora «mi aiuteresti a crescere e a trasformarmi in una vera ragazza - che non dipenda dal denaro e che sia amichevole con chiunque le stia intorno?»
Non ci penso neanche due volte e deciso di accettare la sua richiesta.




*




Mi sveglio tra le braccia di qualcuno e questa volta, non è la piccola Chibiusa. Mi giro e noto una ragazza dai capelli neri corvini con un pigiama rosa con coniglietti e piccoli fiori: Gwendaline. Non mi faccio troppe domande e scendo dal letto.
Per qualche strana ragione l'ho accolta nella mia casa, ma la testa continua a ripetermi di mandarla via. Non lo farò. Ho promesso che l'avrei aiutata a maturare, eliminare la sua bipolarità e diventare un vero angelo - poiché tutt'ora non sembra mostralo.
Tutto sommato, non è una ragazza cattiva. Ha sempre aiutato chi era in difficoltà, non si è mai tirata indietro. Non so se odiarla o stimarla; si è sempre mostrata indifferente a tutto, tranne a chi soffriva.
Gwen non sembra affatto una ragazza dipendente dal denaro di suo padre anzi, non le importa assolutamente. Ed è per questo che non riesco ad odiarla. Mi allontano dal letto e scendo fino a raggiungere la cucina.
«Buongiorno Usagi... aspetta, perché ti sei svegliata così presto di domenica?»
Mia madre non mi crederà, lo sento.
«Non avevo più sonno» rispondo.
«Con tutti i pisolini pomeridiani che fai, mi sembra ovvio che tu non abbia più sonno» ridacchia dolcemente. «La tua amica non si è ancora svegliata?»
«Ecco, a proposito di...»
«Non l'ho vista sul divano, può darsi se ne sia già andata» aggiunge papà.
«Che peccato, avevo preparato la colazione anche per lei.»
«È ancora qui» intervengo attirando la loro attenzione, come se fosse una notizia sconvolgente «ma dorme sul mio letto.»
«Che tesoro! Ha usato la tecnica del sonnambulo per venire da te, che ragazza dolce!»

Ugh, mi sta venendo la nausea!

«Non vi dispiace se resta con noi ancora per qualche giorno?» chiede Chibiusa sorseggiando un succo di limone.
«Perché?» chiede mamma.
«Sembra avere l'aria depressa, come se il mondo fosse contro di lei, e a me dispiace vederla in questo stato» confessa «so che può sembrare una ragazza antipatica, ma non è davvero così.»
«Perché no?»
Papà sembra provare un briciolo di simpatia nei confronti di Gwen, è già un progresso. Sorrido.
«Vai a svegliarla, dille che la colazione è pronta e che la stiamo aspettando!»
Obbedisco e lascio la cucina, salgo lentamente le scale senza far caso allo sguardo sospetto di Luna e mi avvicino al pomello della porta. Non appena lo giro e apro lentamente la porta, noto che Gwen è già andata via.






Gwen's POV





Un fascio di luce modifica il mio abbigliamento: dal pigiama ad un vestito arancione da spiaggia. Dopo aver raggiunto una casa dal tetto rosso, uso la gemma per trasformarmi nuovamente. Quale "miglior" modo di iniziare il fine settimana? Vestendomi da cosplayer ninja per sbirciare con un binocolo la casa di Miss Succhiasangue. Okay, ora mi sento ridicola. Le vedo: stanno entrando nella camera da letto dalle pareti scure. Ora Regiela le sta sfiorando i fianchi, l'altra sorride.
«Mi è un po' mancato dormire qui, sai?»
«Perché non resti qui tutto il fine settimana? Così avremo tutto il tempo per noi.»
Le tocca le labbra con due dita.
«Non credo che mio padre sia d'accordo, lui è un po'...» di colpo la zittisce avvicinandosi al suo orecchio.
«Ho già avvertito tua sorella, puoi stare tranquilla» mormora la vampira «se vuoi, ti posso prestare una mia camicia da notte.»
«Piuttosto rimango nuda» ribatte con tono ironico.
«Scommetto che staresti un incanto con una di quelle addosso» dice «ma ti preferisco nei panni di un uomo, così sembri più bella.»
Vicky arrossisce di colpo, a me sale la rabbia.
«Davvero?»
Annuisce. «E poi, la divisa della scuola ti rende ancora più affascinante» aggiunge «si vede che tu e Haruka siete due nemesi.»
«Lei è più donna di me, io sono ancora una ragazzina» ridacchia tra sé.
«Non lo sei ancora, perché ti manca una cosa» sorride maliziosa «ma a quello ci penseremo dopo.»
Si avvicina al suo collo passando lentamente la lingua. Cos'ha intenzione di fare quel piccolo parassita? Morderla? Non credo. Dentro il corpo di Vicky non scorre il sangue, è impossibile che stia mirando a questo.
«La tua pelle ha lo stesso sapore del sangue» sussurra sensualmente mentre i suoi occhi si colorano di rosso «non ti dispiace se ti lecco solo un po' il collo?»

Dille di no! Dille di no!

«Fai pure.»

Lo sapevo, porco gatto!

«Sicura? Lo sai che il collo è un tuo punto debole?» ghigna la vampira divertita.
«Si, è vero, ma il mio corpo è fatto solo di parti meccaniche perciò non sento assolutamente niente.»
«E il dolore è una di quelle?»
Annuisce.
«Quindi se ti do uno schiaffo, non reagisci?»
«Esatto.»
La vampira sorride.
«Allora, dovrò farci l'abitudine» si avvicina al suo orecchio e lo lecca lentamente, per poi arrivare al collo aprendo le labbra. Non farlo... non farlo... non farlo...
L'ha fatto. Stupido essere succhiasangue!
«Ahh!»
Le sta stringendo le natiche e intento lecca e succhia il suo collo, come se la stesse mordendo davvero. Le piace. Ma come diamine può piacerle un insetto come lei, con due canini a punta e assetata di sangue? Come può un robot gemere in quel modo? Solo un umano può farlo. Realizzo che le sue reazioni più sensibili vengono proprio da lì in mezzo, dove non batte il sole. Ah, ora capisco come fa a gemere ogni volta che Miss Succhiasangue gliel'accarezza.
«Non ti stanchi mai, vero?»
«Mai di te» sussurra leccandole la clavicola con passione. Non posso continuare a guardare questo spettacolo impietoso!

Improvvisamente una voce mi fa sobbalzare, perdo l'equilibrio per qualche secondo e poi riesco a rimanere in piedi sul ramo dell'albero. Dopo qualche minuto scendo e vedo Usagi vicino al tronco dell'albero. Cosa diamine ci fa qui?
«Che cosa ci fai qui?»

L'avevo chiesto prima io!

«Mi alleno nella parte della guerriera ninja» sorrido nervosa.
«Bugiarda, stavi spiando Vicky e Regiela con il binocolo!»
«L'avevi fatto anche tu, o sbaglio?» sbraito.
«Forse un po' di tempo fa, ma non ricordo esattamente quando... comunque, meglio che tu vada via da lì prima che Regiela-chan ti veda e ti faccia a pezzetti.»

Tsè, è arrivata la cosplayer di Rocky Balboa.

«Non fare quella faccia, perché Regiela sarebbe capace di stendere anche un lottatore di sumo a suon di schiaffi» ride poi.
«Stai bluffando» rispondo.
«Invece no, posso testimoniarlo» ribatte sorridendo maliziosa «non si scherza con lei, è un osso duro!»
«Okay, okay, la smetto.»
Rabbrividisco di colpo. Cielo, perché dovrei aver paura di una zanzara col codino bruno?
«Avevi detto che volevi cambiare e diventare una ragazza poco odiata dagli altri» continua lei «ma se continuerai a comportarti in questo modo, non ce la farai mai.»
Alzo lo sguardo verso quella finestra. Ancora sento piccoli gemiti e mugugni, il suono delle tende che si chiudono e ancora gemiti.
«Hai ragione» sussurro «sto sbagliando tutto.»
«Torna a casa, tuo padre sarà in pensiero per te» mi dice ed io distolgo subito lo sguardo.
«Mio padre pensa solo ai soldi, pensi davvero che sia preoccupato per me?»
Distoglie lo sguardo.
«Non aggiungere altro» continuo «me ne andrò subito e non disturberò più la tua famiglia, tanto per voi sono solo un peso!»
«Aspetta!»
Non mi giro neanche per guardarla, mi dirigo verso casa entrando dal retro senza restare sospetta. Sono stanca di vivere in un incubo!







Centro della Terra, ore 11:25





«Povera ragazza dal cuore infranto» ghignò Madness osservando lo specchio oscuro «oltre ad aver perso l'amore, ha perso la sua amata famiglia.»

«Credo che dovremmo tenerla d'occhio per un po', mia signora, non sappiamo ancora se in lei si nasconde un angelo o no.»
«Esatto, Kirito-san» sorrise lei guardandosi alle spalle «scommetto che quella ragazza nasconde un grande potere ed io devo impossessarmene.»
«E se non fosse lei, signora?»
«C'è sempre il nostro secondo bersaglio...» Madness mosse lentamente le dita delle mani cambiando l'immagine riflessa nello specchio, proiettando una ragazza bionda con un ciuffo blu cobalto, due occhi grandi e magnetici e l'aspetto di un adolescente sedicenne.
«U-un uomo?»
«Ti sbagli, è una donna» ribatté la principessa oscura «anche lei ha il cuore infranto, ma vedo con piacere che ha trovato un'altra compagna di vita.»
Non appena lo specchio rifletté la figura di Crystal, la principessa della luna rossa, Kirito rabbrividì.
«Proviene da un mondo parallelo; la luna rossa appartiene al Sistema Solare della Via Lattea II, nonché una galassia del secondo universo.»
«Brrrr, quella ragazza bruna fa davvero paura.»
«Hai paura dei vampiri?»
«Cos... va-va-vampiri?!» sbiancò di colpo.
«Hai notato che ha la carnagione bianca cadaverica, gli occhi che diventano gialli o rossi, i canini che spuntano dalla bocca, i fiori appassiti intorno a lei e la sua casa avvolta nel buio?»
«Ugh...»
«E poi, quale persona sana di mente berrebbe sangue e avrebbe una cantina con una bara mortuaria?» sorride e Kirito indietreggiò terrorizzato coprendosi il collo con le mani.
«S-spero di non affrontarla... i-il mio cuore non reggerebbe.»
«Tranquillo, non dovrai affrontare nessuna di loro perché sarò io a farlo.»


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Capitolo 48
*** Capitolo quarantotto - Il segreto del professore ***


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Capitolo quarantotto

• Il segreto del professore •








Casa Kamesuke - ore 14:10





Il signor Kamesuke era seduto sulla poltrona di casa pensieroso. Sua figlia Victoria non si era ancora fatta viva, non era neanche nella sua cella d'ibernazione. Si preoccupò secondo dopo secondo. Sapeva che sua figlia aveva tanti difetti al suo piccolo motore - il cuore - e che, per lunghi anni, non era ancora riuscito ad aggiustare. Una saetta. Aveva una saetta incisa sul metallo che componeva il suo cuore.
Ogni giorno era una vera e propria catastrofe: solo fili su fili. Infondo, era costretto a tenerla chiusa in casa per non peggiorare il suo stato, ma forse stava commettendo un errore.
Sua figlia non era felice. Aveva perso il sorriso da quando Esmeralda aveva sacrificato la vita per le sue bambine androidi, quelle creature che aveva creato con tanto amore. L'uomo era disposto a tutto pur di proteggerle, ma se c'era una cosa che non poteva fare era rischiare la sua stessa vita.
La sua gemma era spenta, non era completamente rinato. Il signor Kamesuke avrebbe voluto fare di più, ma non poteva. Tra l'altro, le sue figlie non conoscevano la sua vera identità. Se solo avessero saputo...
«Sono a casa!»
Si alzò in piedi nella speranza di vedere Vicky, invece era Jackie.
«Dov'è tua sorella?»
«Resterà a dormire a casa di Regiela, mi ha telefonata poco fa.»
Il signor Kamesuke non seppe cosa rispondere. Vicky era ancora a casa della sua ragazza, all'inizio pensò fosse colpa sua. Forse non le dava troppe attenzioni? Forse non si sentiva a suo agio con lui? Quante domande!
«Papà, lo so che sei preoccupato per lei, ma cerca di capire che Vicky ora è più felice ed è tutto merito di Regiela.»
«Lo pensi davvero?»
Jackie sorrise.
«Perché non glielo chiedi tu stesso?»
Il padre osservò la sua polsiera, più di preciso la sua gemma ancora spenta. Se solo le loro figlie avessero saputo fin dall'inizio chi fosse davvero, non si sarebbero comportate in quella maniera. Anzi, sarebbe riuscito ad attirare la loro attenzione. Però non poteva; aveva giurato a sua moglie di tenere segreta la sua vera natura, ma il solo pensiero di veder morire le sue figlie per mano di una principessa demoniaca lo faceva arrabbiare e spaventare al tempo stesso.
«Da quanti anni non sorrideva in quel modo? Forse un centinaio.»
«Molti di più, Jackie» rispose lui «sono passati più di diecimila anni dalla vostra morte e in quel periodo, la Terra era ancora "giovane".»
«Sai che non è stata colpa nostra far esplodere Andromeda! E poi, prima dell'esplosione, erano rimaste in vita soltanto tre principesse: Maêko, Odile e Darknya!»
«Tutte le altre sono morte per mano dei demoni, me compresa! Mio padre, King Zyrco, si è suicidato dopo la morte della mamma, l'unica che mi è stata vicino è Vicky... cioè, Mahori.»
Il signor Kamesuke, o meglio dire Leonard, non aveva compreso i sentimenti delle sue figlie, nonostante avesse progettato lui il loro cuore applicando il chip dei sentimenti. Nessun cyborg o androide sarebbe stato capace di provare emozioni forti, o almeno così credeva.
Victoria era l'unica che non reggeva sentimenti forti ed incomprensibili, spesso perdeva coscienza o si spegneva senza una ragione. I dottori non riuscivano a spiegare il motivo di tale patologia, ma suo padre sì.

"Se solo sapeste, piccole mie..."









Mugen Academy, due giorni dopo - Ore 7:25





Il fine settimana era già volto al termine. Come al solito, Vicky aspettava la sua ragazza per andare a scuola. Si sentiva davvero felice, non solo per il tempo trascorso con la sua amata Regiela. Sentiva la sua vita più leggera, allegra e piena di speranze. Stare in sua compagnia l'aiutava anche a dimenticare i suoi problemi.
Camminarono per quindici minuti contati fino al grande grattacielo al centro di Tokyo che ospitava la famosa Mugen Academy, l'istituto un tempo distrutto.
Tornare a scuola era sempre straziante, ma non per Vicky. Era così felice di trascorrere il tempo con la sua fidanzata e sua cugina Haruka, era l'unico posto dove poteva sentirsi se stessa e non una cavia da laboratorio.
«Hey, ciuffo blu!» a coglierla di sorpresa fu proprio sua cugina.
«Tenoh, qual buon vento ti porta qui?» ridacchiò scherzosa.
«Sei divertente come sempre» rispose ridendo con lei. Da quando si erano rincontrate, la loro affinità cresceva sempre di più.
«Come sta la mia androide preferita?»
«Io sto bene, e tu?»
«Come puoi vedere, sto alla grande» sorrise Vicky.
«Si vede che sei al settimo cielo... aspetta» si avvicinò di qualche passo «che cos'è quel segno grigiastro sul collo?»
"Oh, madre, mi sono completamente dimenticata di nascondere il succhiotto! E ora che m'invento?" pensò la ragazza robot.
«N-nulla, è solo una puntura di zanzara» sorrise poi nervosa.
«Non mi freghi, sei un androide e in te non scorre sangue, ma un miscuglio di protoni ed elettroni» ribatté Haruka sorridendo maliziosamente ed ironicamente allo stesso tempo. «Ci hai provato.»
«Lo sai che non sono brava a mentire?»
«Si nota, dal momento che a voi angeli è proibito.»
"Non nei panni da ragazza umana, però" aggiunse Vicky nella sua testa.
«Sputa il rospo.»
«Ecco, io e Regiela abbiamo...» le sussurrò all'orecchio senza apparire troppo volgare davanti agli altri, il volto di Haruka cambiò improvvisamente.
«Oh, oh! Ora si spiega tutto!» le scompigliò i capelli. «Piccola perversa, ti piace essere tratta in quel modo, eh?»
«Se si tratta della mia ragazza, sì» si morse il labbro arrossendo.
Dopo un po' di tempo, le cugine si separarono - ognuna in classi diverse - e una strana aura negativa attirò l'attenzione della ragazza robot.
Vicky si avvicinò alla porta del bagno delle ragazze, notò una ragazza dai capelli violacei pronunciare un incantesimo verso lo specchio del bagno. Esso proiettò il riflesso di una donna, ma la robottina non la riconobbe subito.



«Hai trovato le tre gemme sacre?»


«Non ancora, mia signora, ma so che una di esse si trova in questo istituto.»


«Dimmi, mia cara: chi è la custode?»



«Non conosco ancora il suo nome, ma so che la figlia dello scienziato Leonard Kamesuke,
per ora non ne sono completamente certa.»



«Trova le prove che lo dimostrano.
Se riesce a teletrasportarsi o trasformarsi con un solo schiocco di dita, catturarla subito.»



«Lo farò, Queen Dynamite.»


«Le altre gemme sono ancora imprigionate?»


"Elvira e Lisa sono state catturate?!"


«Sì, ma sono anche in cerca del Cristallo d'Argento leggendario. Dicono abbia un potere smisurato e grazie a quello, la Crystal Tokyo del trentesimo secolo risplende di un bagliore azzurro e la pace regna in tutta la galassia.»


«Hai intenzione di sfruttare un altro potere, oltre a quello del Cristallo Galattico di Andromeda? Brava la mia pazza!»


"Pazza? Questo aggettivo mi suona familiare."


«Non a caso mi chiamo Madness!»


"La principessa demoniaca è qui?! Com'è possibile?"


«Un giorno erediterai il potere supremo dell'ossidiana, la quinta essenza del potere demoniaco, ma dovrai eliminare la squadra di Sailor Moon e i nostri più acerrimi nemici.»


Lo specchio proiettò l'immagine di una statua che raffigurava quattro angeli: l'angelo della Saggezza, del Coraggio e della Lealtà, più una misteriosa sagoma di un arcangelo con le mani al cielo. Quelle sagome erano così note, ma come poteva riconoscerle? Tra l'altro, la statua era avvolta dalle tenebre.


«Quella che vedi è solo una raffigurazione, ma voglio che trovi tutte e tre gli angeli e strappi la loro gemma.»


«Perché dovrei? Non posso ucciderle direttamente?» chiese Madness.


«Risparmia loro la vita, ma non la dignità» rispose la regina «in loro è racchiuso il potere della Trinità Divina, non dobbiamo lasciarcelo sfuggire!»

«Ma è dannoso per noi demoni!»


«Tu sei protetta da una corazza demoniaca immune a tale potere, con un'unica eccezione: non devi essere esorcizzata da una di loro.»



Poteva essere una qualsiasi persona. Vicky rimase senza parole. Si allontanò dal bagno delle ragazze e camminò lentamente lungo il corridoio.
Queen Dynamite. La donna che le ha rovinato la vita, colei che aveva ucciso sua madre, la persona che le aveva rubato ogni cosa.
Il petto le faceva male, sentì un forte bisogno di uccidere qualcuno. Non doveva farlo, avrebbe peggiorato le cose. Di colpo cadde a terra priva di coscienza. Il dolore era insopportabile; era un'emozione così forte, incontrollabile. Non aveva mai provato tale rabbia nei confronti di qualcuno.

«Un ragazzo è svenuto! Chiamate qualcuno!»

Alcune ragazze corsero lungo il corridoio in cerca di aiuto, altre presero il cellulare e composero il numero dei soccorsi. Non c'era verso di svegliare Vicky. L'impatto con quella donna l'aveva letteralmente distrutta: la stessa persona che aveva portato via la regina Esmeralda.
«Non chiamate nessuno!» una voce fermò l'intero corridoio.
«Lasciate che ci pensi io» continuò «il ragazzo non ha nulla di preoccupante, non è necessario chiamare né gli insegnanti né il pronto soccorso.»
Leonard prese in braccio sua figlia e l'allontanò dai curiosi che si erano fermati ad assistere al "terribile" disastro, il braccio della ragazza pendeva lentamente dalla presa di suo padre. Lui la osservò per qualche minuto rendendosi conto di aver sbagliato qualcosa: Vicky non era la guerriera più forte del gruppo, era la più fragile.
Da una parte, il suo corpo non poteva reggere il potere grande di una gemma sacra, mentre dall'altra, Leonard non aveva preso in considerazione l'idea di limitare i sentimenti degli androidi. Per colpa di ciò, Vicky sveniva ogni volta che un'emozione prendeva controllo di sé.
"È colpa mia" pensò raggiungendo l'infermeria.


*



Vicky si svegliò con la testa pesante. Era in una stanza bianca e verdognola, somigliante ad una camera d'ospedale.
«Papà?»
Si meravigliò nel vederlo. Sapeva che non usciva mai dal laboratorio dove in quel momento lavorava in compagnia del Professor Uichiha - suo grande amico, nonostante abbia avuto un passato indescrivibile.
«Stai meglio, tesoro?» le chiese.
«Più o meno... ahi!»
«Non muoverti» la tenne ferma con le mani abbracciandola senza volerlo «anzi, riesci almeno a girare il collo?»
La ragazza obbedì e riuscì a vedere il volto sorridente di suo padre. Vedeva qualcosa di straordinario in lui, come se fosse la reincarnazione di un eroe, anzi un principe.
«Sono contento che non ti sia successo niente» disse lui.
«Anch'io» rispose lei.
«Immagino ti abbia traumatizzata qualcosa.»
«No, tutt'altro» sussurrò «ho visto l'immagine di Queen Dynamite proiettata in uno specchio.»
Leonard ebbe un improvviso colpo di memoria: lo stesso nome della moglie del demonio, colei che aveva portato il caos in tutta la galassia. Non disse nulla, preferì tenere la bocca chiusa e lasciare che fosse la sua gemma a decidere se entrare in azione o no.
«Papà, non preoccuparti per me, io sto bene...»
«Io mi preoccupo eccome! E se succedesse qualcosa di terribile ai tuoi circuiti? E se qualcuno ti strappasse il cuore? E se...» si bloccò di colpo.
«Cosa?» lo motivò sua figlia. L'uomo sospirò.
«Ho già perso mia moglie, non voglio perdere anche te» disse con voce incrinata, «tu e Jackie siete la cosa più importante della mia vita, le mie piccole principesse.»
Vicky non riusciva ad essere fredda con suo padre, d'altro canto contava sempre su di lui. Ma suo padre non sapeva che una parte di lei era ancora sotto l'influenza del suo tatuaggio - "lussuria", uno dei sette peccati capitali -, e sua figlia glielo teneva nascosto per paura di scomparire.

«Se il marchio di Lucifero sarà eliminato, così sarà anche il corpo del malcapitato.»



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Capitolo 49
*** Capitolo quarantanove - La predizione ***


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Capitolo quarantanove

• La predizione •







Gwen's POV





La giornata è stata un vero disastro. Anche oggi ho preso uno zero nel compito di geometria, sicuramente mio padre si arrabbierà a morte - anche se non gli è mai importato di me. Il mio furetto sarà l'unico a farmi compagnia in questo momento drammatico. Ma che dico?
Sono gelosa di loro! Si, di loro! La coppia cyber-vampiro! È proprio così che l'ho rinominata.
Prendo la verifica e la metto nella mia cartella, corro fino all'ingresso e mi cambio le scarpe. Ogni volta è sempre la solita storia: entro, sbatto un pugno contro qualcosa, studio, pranzo, ozio totale e ritorno a casa.
«Non ti dispiace se ti mordo un po'?»
Stringo un pugno.
«Fai pure, tanto non sento dolore.»
Che rabbia!
«Gwendaline Yoshiro?»
Mi giro verso quella voce e vedo una ragazza dai capelli viola e gli occhi tendenti al giallo oro. Non l'ho mai vista, a giudicare dalla sua uniforme, è una studentessa della Mugen Academy. Ha l'aria di una ragazza seria, matura - cosa che io non sarò mai.
«Sono io.»
«Piacere, sono Cassidy Sonokawa» si avvicina «frequento il secondo anno di liceo alla Mugen Academy.»
«Io sono in terza media.»
«Sei la figlia del famoso imprenditore Toba Yoshiro, giusto?»
«Certo.»
In lei si dipinge un sorriso malizioso, ma faccio finta di non notarlo. Avverto una strana aura negativa, la mia spilla s'illumina improvvisamente e ciò non promette nulla di buono.
«Vorrei farti qualche domanda.»
Cerco di nascondere la spilla, ma sembra tutto inutile: la ragazza l'ha già notata e non sta neanche tentando di distogliere lo sguardo dal bagliore della mia gemma. Non mi fido di lei.
«Purtroppo, non ho tempo per rispondere alle tue domande» accenno un sorriso «se vuoi, ti lascio il numero dell'azienda di mio padre, puoi trovarmi lì.»
«Non serve, grazie lo stesso.»
La vedo arrossire leggermente, si allontana e fa finta di non avermi mai vista. Scommetto che quella ragazza nasconde un segreto, il mio istinto di angelo guerriero continua a ripeterlo. Non posso di certo andarle incontro e chiederle la storia della sua vita, sarebbe ridicolo.
Quel nome l'avevo già sentito: Luna e Artemis avevano accennato qualcosa al riguardo, ma non ricordo esattamente cosa. Ho l'impressione che, dietro a tutto questo, si nasconda una forza più grande di quella di Madness e di sicuro non sarà facile distruggerla. Mi chiedo se la stessa Madness ne sia a conoscenza.



*



Ho deciso che trascorrerò un'altra notte a casa di Usagi, poiché ho paura di quello che sta succedendo in casa mia: mio padre che corteggia un'altra cameriera, soldi buttati in macchine di lusso e vestiti firmati da più di cinquecentomila yen.
Mi trovo davanti casa sua, busso alla porta e ad accogliermi è la signora Ikuko, nonché sua madre. Con un sorriso mi fa accomodare, mi tolgo le scarpe e raggiungo la cucina. Dopo un'abbondante cena, Usagi mi presta nuovamente il suo pigiama e questa volta dormiamo insieme nello stesso letto. Non so come, ma mi sento a mio agio con lei.
«Usagi» attiro la sua attenzione «pensi che stia rovinando tutto?»
«In che senso?»
«Parlo in generale.»
«Perché mi chiedi una cosa del genere?»
«Ho l'impressione di aver sbagliato qualcosa.»



-***-



Vedo il mio pianeta distruggersi, proprio come il mio cuore in questo momento. Il mio destino era stato scritto ed ora non si realizzerà mai più. Vicky appartiene ad un'altra, non più a me - anche se, a dirla tutta, non lo era neanche prima.

Se ripenso a quella ragazza, la sua mano che la viola in una maniera incredibilmente lussuriosa e focosa, i gemiti di lei... Dio, fa terribilmente male! Il mio vestito volteggia nello spazio assieme al resto di me, mentre un bagliore azzurrino mi circonda. Mahori è morta per salvarmi, eppure quel coraggio e quelle parole mi ricordano proprio Vicky. Si somigliano così tanto, ma so che la sua identità da guerriera è Sailor Minus, la paladina della lealtà. Ora che ci penso... è giusto che rimanga con la ragazza vampira, non rientra in lei tradire chi ama.
Mi sento molto male, il cuore mi scoppia. Sento che esploderò da un momento all'altro, la sagoma di quella principessa demoniaca dallo sguardo magnetico sbiadisce davanti ai miei occhi. voglio solo morire.
«Non piangere, piccolo angelo.»
Questa voce...
«Cassiopea?!»
L'amica immaginaria di quando avevo cinque anni è davanti a me con suoi capelli lunghi e biondi, un vestito corto che ricorda la toga degli antichi romani e un bellissimo sorriso.
«Mahori ti ha vista morire e riconoscendo il suo errore si è lasciata uccidere.»
Spalanco gli occhi.
«Una guerriera leale non tradisce né chi ama né chi ha amato» comincia a dissolversi nel cosmo.
«Cosa significa? Cassiopea, aspetta!»
Lei si volta verso di me e mi sorride tornando come prima. Le sue parole, comunque, non mi danno conforto. «Vuol dire che lei si è fatta uccidere per amore? Esattamente come il re Zyrco e la regina Esmeralda?»
«Conosci il detto "Finché morte non ci separi"? Ha un significato: se uno di loro muore, i sentimenti d'amore si cancellano, perché chi rimane ancora in vita può trovare il sostituto del suo amore perduto»
«Ma se muoiono entrambi, il sentimento rimane e diventa indelebile» lentamente inizia a svanire - «tu e Mahori siete ancora travolte dall'amore nonostante le vostre vicissitudini, ma ricorda una cosa: i sentimenti possono cambiare.»
«No, non possono!»
«Non si possono cambiare le leggi dell'amore, Riûka, perché così Dio lo ha voluto.»
«Deve esserci un modo per rimettere a posto le cose! Non può andare a finire così!»
«Mia cara, io sono solo una pleiade, non posso risolvere i problemi di tutti» si siede su una stella, le gambe che si adagiano dolcemente sui suoi raggi.
«Avrò una speranza?» chiedo, ma il volto della pleiade cambia.
«Temo proprio di no» dice con tono triste «ma arriverà il giorno in cui tornerai a sorridere come una volta, perché ci sarà qualcun'altra disposta ad accettarti come sei e ad amarti in eterno - colei sarà una stella, quella più luminosa di tutte.»
La sua immagine svanisce lentamente, mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo senza la coperta addosso, il pigiama leggermente rialzato e un forte dolore alla testa. Perché questo sogno? Cosa voleva dirmi Cassiopea? Non riesco a capire.

Mi volto verso Usagi e la vedo dormire profondamente. Mi sdraio nuovamente cercando di riaddormentarmi, ma mi riesce difficile.
«Di cosa hai paura, eh?»
Adesso conosco la risposta: «nulla mi spaventa, ma l'unica cosa di cui ho davvero paura è del cambiamento.»



-***-





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Capitolo 50
*** Capitolo cinquanta - Back to the past! I ricordi perduti di Gwen ***


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Note dell'autrice.

Carissimi lettori, perdonatemi per questo gigantesco ritardo! Non sono morta, ho solo un po' trascurato gli aggiornamenti della storia. So di aver detto che avrei ripreso la stesura a gennaio, ma voglio almeno chiudere questo arco narrativo prima di lasciarla in pausa e terminare l'ultima parte della storia.
 A proposito di storie... a gennaio ne pubblicherò un'altra, e non sarà una fanfiction di Sailor Moon. Chi legge le mie storie anche sul sito arancione, avrà già intuito quale sarà. Vi dico solo che sarà piena di zucchero e demenzialità a livelli esponenziali, perciò vi chiedo di non prenderla troppo seriamente (xD)
Okay, vi ho trattenuto troppo. Vi lascio con la lettura di questo capitolo... chilometrico.
Buona lettura, gattini!













Capitolo cinquanta

• Back to the past! I ricordi perduti di Gwen •







Centro della Terra - ore 19,30





«Kirito-san, mi aspetto che il piano vada a buon fine» annunciò Madness «quindi, vai in superficie e indaga su chi porta le gemme sacre. Voglio che le elimini prima che raggiungano il nucleo di questo pianeta.»
«Ne abbiamo già identificata una, mia signora: è quel ragazzo prodigio della Mugen Academy.»
«La seconda gemma è qui nei paraggi, insieme ad un'altra piccola gemma demoniaca» aggiunse la principessa «dobbiamo solo individuare l'ultima: l'acquamarina, la gemma della saggezza.»
Kirito s'inchinò al cospetto della sua padrona.
«Farò in modo di trovarla, Mad-sama.»
«Cerca di non fartela sfuggire, ne va del nostro piano malvagio.»








Casa Kamesuke, laboratorio - ore 19:40




«Il portale per il centro della terra è tra il parco e l'entrata principale della scuola» spiegò Jackie digitando strani codici sulla tastiera virtuale davanti a lei, «secondo quanto riportato, quel portale è stato generato da una gemma.»
«Non sappiamo ancora quale sia» aggiunse Vicky «ma ho il presentimento che si tratti di una gemma demoniaca.»
Usagi e le sue compagne osservarono con curiosità il grande monitor del laboratorio, mentre le due ragazze androidi premevano un tasto dopo l'altro in cerca di altri indizi. Il signor Kamesuke era vicino a loro, lo sguardo basso e l'aura cupa.
«Cosa ti fa pensare che si tratti di una gemma demoniaca e non sacra?» chiese Ami osservando il pallino rosso in mezzo alla mappa proiettata sullo schermo.
«Il portale è grande quanto un monolocale, abbastanza grande da far passare un intero esercito di soldati» rispose la guerriera della lealtà «le gemme sacre ne aprono uno più piccolo, pari ad una camera d'albergo, e mi sembra ovvio che ci siano enormi differenze tra una gemma e l'altra.»
«Ad esempio?» domandò Minako.
«Le gemme sacre hanno il potere di diffondere speranza, gioia e allegria» rispose il signor Kamesuke aprendo gli occhi «ma solo tre di loro hanno l'immenso potere della Trinità Divina.»
Si appostò vicino alla figlia più grande.
«Le gemme demoniache sono tutte uguali: diffondono paura, angoscia e cancellano la speranza nel cuore degli uomini oscurandolo completamente, e soltanto due di loro hanno racchiuso il potere distruttivo di Lucifero.»
Le ragazze erano così interessate che fecero tutte un passo in avanti, nell'attesa che il signor Kamesuke rivelasse le due fonti di potere demoniaco più grandi di sempre.
«Lo volete sapere davvero?» ghignò Lucrezia.
«Perché, voi lo sapete?» Usagi rimase sorpresa nel sentire che tutte le ragazze conoscevano quella storia. Era normale: in fin dei conti, erano tutte custodi di gemme preziose.
«Certo che lo sappiamo, siamo gemme!» rispose Vicky pattando la testa di Odango-chan - come veniva spesso soprannominata.
"Perché l'adoro quando mi fa i grattini sulla testa?" pensò lei passandosi una mano tra i suoi lunghi codini.
«Deve essere una faccenda molto complicata» intervenne Regiela «da una parte si spiega la ragione per cui siete entrati in guerra con loro.»
«La ragione è un'altra, in realtà, ma ci sei andata vicina.»
«E quale sarebbe?»
Improvvisamente, Leonard ricordò ogni cosa: terremoti, castelli distrutti, tutto ciò che gli era più caro svanire nel nulla... ebbe un mancamento. Cadde sul pavimento della stanza.
«Papà!»
Le sue figlie gli andarono incontro, lui aprì lentamente gli occhi e le guardò con un sorriso.
«Sto bene, non preoccupatevi.»
Vicky si rivolse a tutte le altre ragazze.
«Voi andate avanti, vi raggiungeremo tra qualche minuto.»
Usagi annuì e tutte la seguirono uscendo dal grande laboratorio blu e bianco dirigendosi poi verso l'uscita sul retro, dove ad attenderle c'era un piccolo teletrasporto. Una alla volta, scavalcarono il varco raggiungendo velocemente l'incrocio tra la scuola superiore e il parco, l'esatto punto dove si trovava il portale per il Centro della Terra. Ami, sommersa da tanti dubbi, controllò il suo piccolo computer mentre le altre si prepararono per la trasformazione.
«Il portale è a trecento metri, vicino alla grande quercia» disse la guerriera della sapienza.
«Siete sicure che sia quello il posto?» domandò Rei.
«Dovete fidarvi delle sorelle Kamesuke» rispose Haiyuki «loro conoscono bene questa zona, e poi siamo vicino alla vecchia area Infinity.»
«Ho così tante domande nella testa...» borbottò Minako.
«Avrai presto una risposta a tutto» intervenne Lucrezia «se sta succedendo tutto questo, c'è una ragione, ma dobbiamo ancora scoprirla.»
«Un momento: dove sono Regiela, Michiru e Haruka?»
Tutte si guardarono intorno.
«Non erano dietro di noi?»
«Credo siano rimaste con Vicky e Jackie» intuì Makoto «sicuramente ci raggiungeranno con loro.»
«Andiamo, ragazze! C'è in gioco la vita di tutti gli esseri viventi!»



*




Gwen's POV




Corro senza una meta. Ho preferito allontanarmi dal gruppo per poter scavalcare il portale da sola, ma adesso mi sento terribilmente sola. Se ripenso a quelle parole, io...

«Non sei degna di chiamarmi per nome, capito?»
«Io e te amiche? Non se ne parla.»

È vero che mi ha dato un'altra possibilità, ma non sono riuscita a diventare sua amica. A volte penso che l'amore porti solo disgrazie, come una scheggia di vetro. Ora non so dove andare, ho perso la strada.
«Ciao, principessa, ti sei smarrita?»
Ad accogliermi davanti alla seconda entrata del parco, è un ragazzo dai capelli blu e neri, gli occhi dorati è un sorriso diabolico. Dall'aspetto sembra un nemico, forse uno scagnozzo della principessa oscura.
«Tu chi sei?»
«Non ha importanza chi sia» sorride «piuttosto, vorrei chiederti dove hai preso quella spilla che luccica, mi piacerebbe regalarla alla mia fidanzata.»
"Se scopre i miei poteri, sarà la fine!"
«Al negozio di gioielli nel distretto cinque» mento «vicino alla Mugen Academy.»
«Conosci quella scuola?» mi chiede incredulo ed io annuisco.
«Beh, si... ero una loro studentessa, ma per problemi economici... ehm, ho cambiato scuola e ora frequento la scuola media pubblica.»
«Quel genere di struttura, a prima vista, è un vero schifo! E dire che questa è una scuola per eccellenza!» commenta ed io cerco di mantenere uno sguardo neutrale, senza insospettirlo troppo. Mi chiedo chi sia la sua "fidanzata".
«Anche la mia ragazza è un'allieva di quel prestigioso istituto, una delle migliori - dopo il figlio prodigio del Professor Kamesuke.»

Conosce il padre di Vicky? Ora sì che ho paura.

«Lo conosci?»
«Tutti lo conoscono, testa di anguria» ghigna «è lo scienziato più famoso di tutto il Giappone, l'inventore del Robo-Puppy Project, l'animale domestico robot in miniatura!»
«E allora?»
«"Allora"?! Certo che non hai proprio occhio nel progresso, eh?»
L'unica cosa che so è che anche l'inventore del Mecha-Senshi Project, un progetto di distruzione creato per annientare i nemici nella Prima Guerra Cosmica. Possibile che il Professor Leonard Kamesuke sia...? No, è impossibile. Un uomo tenero e maturo come lui non può aver ideato un progetto pericoloso come quello.
Improvvisamente gli occhi del ragazzo splendono di un bagliore dorato, mi osserva da capo a piedi e punta entrambe le sue pupille sulla mia spilla.
«Vedo del buono in te, come se la tua anima fosse stata beatificata.»
"Non è possibile, mi ha scoperta!"
«Dammi la tua gemma!»
La sua mano si trasforma in un lungo braccio meccanico pronto a strappare la mia gemma dall'uniforme, spicco un salto e riesco ad evitarlo. Non appena mi sollevo in aria, pronuncio la mia frase e mi trasformo in meno di cinque minuti.

«Sono la paladina della saggezza, la custode dell'acquamarina: il mio nome è Sailor Divide e ti punirò in nome di Andromeda!»

«Finalmente ti ho trovata, gemma sacra! Non mi sfuggirai!»
Il suo braccio di metallo è difficile da evitare, la velocità con cui la muove è indescrivibile. Tra salti mortali, attacchi devianti e scudi protettivi, il nemico sembra essere diventato più forte di prima. Che sia un altro servitore della principessa Madness?
I suoi occhi proiettano malvagità pura e a quanto pare, è sotto l'influenza di una maledizione demoniaca. Non sarà facile liberarlo.
Non appena grida «raggio oscuro», una grande forza mi viene incontro, ma un improvviso World Shaking mi protegge. Mi giro e non vedo nessuno. Chi è stato a lanciare quello strano attacco?
«Maledetta! Come hai fatto?»
"Uranus?!"
Il nemico si guarda intorno nella speranza di trovare la fonte di quello strano potere ma, di colpo, mi fissa.
«Ci rivedremo presto, Sailor Divide, stanne certa!» poi svanisce nel nulla. Sono più che certa che sia stata proprio Sailor Uranus a lanciare quella sfera di energia contro quello stregone, altrimenti non si spiega.
Non mi faccio troppe domande e torno indietro, verso la grande quercia dove si erano riunite tutte le altre ragazze. Il portale è proprio lì, in mezzo al grande viale che divide l'area Infinity dall'area residenziale. È molto grande, emana una luce grigiastra che incute paura. E se lo oltrepassassi? Rischierei di cadere in uno strano limbo?
«Cosa ci fai qui? Non sei entrata nel portale?»
Infatti, parlando del diavolo... le vedo arrivare alla mia destra: Sailor Neptune e Sailor Uranus.
«Non ancora» rispondo.
«Sembra che tu abbia visto un fantasma! Coraggio, entra con noi» sorride Neptune oltrepassando il portale con la sua compagna. Chiudo istintivamente gli occhi, prendo una piccola rincorsa ed entro nel portale trovandomi dietro di loro.




«Certo che Sailor Divide è davvero cocciuta, non ha nemmeno usato il suo Dividum Extremis per sconfiggere quel mago oscuro.»
Due guerriere erano sedute su un grande ramo della quercia, a due passi dal portale grigio. Il buio le oscurava del tutto, ad eccezione dei loro occhi. Essi brillavano leggermente, così come le loro spille.
«Lo può usare solo in caso di emergenza, è per questa ragione che si chiama così.»
«Era una battuta, vero?»
«No» sorrise la guerriera androide «è solo che... si vede anche da lontano che Sailor Divide è la nemesi di Sailor Moon.»
«Tu conoscevi la guerriera della luna prima di rinascere come Sailor Minus?»
«Non di persona, ovviamente, ma ho assistito alle sue eroiche imprese in incognito... e smettila di ciondolare, rischi di cadere!»
«Tranquilla, io ho l'agilità di un felino.»
«Ma davvero?»
«Te l'ho dimostrato ieri sera sotto le coperte» sorrise maliziosa la guerriera vampira.
«Stupida, non intendevo in quel senso.»
Ridacchiò.
«Piuttosto, Uranus e Neptune sono andate con loro?»
«Adesso hanno scavalcato il portale con la piccola guerriera della saggezza, prima sono state con noi per un po' e si sono allontanate all'improvviso.»
«Come te e tua sorella facevate spesso» ghignò lei.
«Ora non più.»
La guerriera vampira sfiorò la mano della sua compagna sorridendo dolcemente. Quel suo piccolo gesto aveva lasciato la guerriera della lealtà senza parole, il modo in cui gliela sfiorava le trasmise amore e tenerezza.
«Vicky» mormorò poi la ragazza «sei proprio sicura di voler affrontare un nemico del genere?»
«Si, sono sicura.»
«Io... ho un po' paura.»
«Perché? Non è un nemico come quelli che abbiamo affrontato e sconfitto prima.»
«Quel demone aveva una mano meccanica, scommetto che con quella riuscirebbe anche a distruggere una trave di cinque tonnellate.»
«Impossibile, nulla può distruggerla.»
«Non andare, Vicky, ti prego.»
«Andrà tutto bene.»
Le strinse poi la mano.
«Ti fidi di me?»
La guerriera vampira non ebbe altra scelta che accettare la sua richiesta, così scesero dal ramo e oltrepassarono insieme il portale mano nella mano, arrivando così nel tunnel che le avrebbe condotte nel nascondiglio segreto di Princess Madness.



*




Gwen's POV





Un tunnel buio e cupo, il calore che mi brucia la pelle e il sudore sulla fronte: è chiaro che mi trovo sotto la superficie terrestre, a qualche chilometro dal nucleo del pianeta. Il portale mi ha condotta qui, devo percorrere l'intero tunnel.
Mi aspetterà qualcosa di terribile, me lo sento. Quando ho visto la mano di quel tizio trasformarsi in metallo, ho avuto come un mancamento. Sicuramente, anche la principessa demoniaca ne ha una e la userà contro di noi. Dovrò prepararmi psicologicamente a questa battaglia. Sarà dura, ma devo farcela, per il bene di tutto il mondo.
Nonostante sia ad un passo dal nucleo, sento ancora freddo. Ormai, il ghiaccio ha coperto tutto il suolo terrestre. Il freddo, lentamente, si sta diffondendo sotto di esso. L'era glaciale è appena iniziata.
Sento le mie gambe tremare, le dita delle mie mani sempre più calde. Inizio a sudare. Mi sto avvicinando sempre di più al nucleo della Terra, non è un sogno. Il nascondiglio del nemico è proprio qui, sotto la superficie terrestre, nel mezzo del pianeta, in una sfera di fuoco calda mille volte più del magma di un vulcano. La gemma continua a brillare, non è un buon segno.
Sto camminando da sola in un tunnel buio e caldo, l'unica cosa che riesco a vedere sono le pareti bluastre della galleria e i miei stivali verde acqua. Mi guardo intorno: non c'è nessuno, a parte me; posso stare tranquilla.
Il calore si fa più intenso, trasudo acqua da tutte le parti, mi sento stanca, i miei occhi sono sul punto di chiudersi. Sento che sto per svenire.
«Coraggio, si prepari!»
Devo resistere...
«La cerimonia sta per iniziare... non siete ancora pronta?»



--**--



«Si, mia balia, un po' di pazienza!»

Una ragazza dai capelli rossi si stava preparando per il giorno dell'incoronazione della regina Acquamarine, nonché l'angelo capostipite della galassia di Andromeda. Lei era la sua erede: Riûka, la piccola principessa angelo che in quel giorno, stava per diventarlo ufficialmente. Aveva quindici anni e non aveva ancora trovato l'amore, ma sperava di trovarlo, un giorno.

«Sbrigatevi, principessa! Sta per iniziare!»


La principessa afferrò al volo il suo piccolo orsetto bianco di peluche, la sua spilla ed uscì dalla sua stanza. Seguì la sua badante fino alla sala del trono, dove ad attenderla c'erano i suoi genitori: Lady Acquamarine e Lord Diamond.

Dalla loro espressione, non sembravano contenti. Riûka deglutì - accidenti, se ricordo quel giorno!
Fortunatamente non era in ritardo anzi, in anticipo di venti minuti, un enorme progresso.

«Ti aspettavamo con ansia, piccola Aquamarine» iniziò sua madre «siamo molto felici che oggi riceverai la corona di principessa e la benedizione di Dio.»

«Ricorda che, un giorno, prenderai il posto di tua madre» aggiunse suo padre «quindi, vorremmo che seguissi ogni istante della cerimonia, in modo che tu possa imparare la posizione da mantenere sul trono e nel momento in cui terrai in mano i gioielli reali.»
«Non c'è un'alternativa? Ad esempio... un libro?»
«Libri?»

L'espressione dei genitori cambiò completamente, la piccola Riûka nascose il viso dalla vergogna.


«Non esistono libri sull'argomento!» esclamò il re facendo sobbalzare la principessa.

«Ma sugli altri pianeti ce ne sono tantissimi, soprattutto film, video, ologrammi...»
«Uh! Parli di Mechanitron, il pianeta abitato da giocattoli di metallo senza un briciolo di cuore?»

L'espressione di suo padre era come disgustato, come se fosse una specie di mostro omicida. Riûka non conosceva il mondo dei demoni, ma sapeva che era quel luogo in cui un angelo non doveva assolutamente entrare.


«Non nominare mai più quel nome disgustoso! Bleah!»


Sì, per il re e la regina di Oblivion quel pianeta era disgustoso. Dopo quella conversazione imbarazzante, la cerimonia iniziò. La principessa seguì passo dopo passo i movimenti di sua madre, dall'inizio alla fine. Li ripeté nel momento in cui le appoggiarono la tiara d'argento sulla testa.

Passarono due ore, la principessa decise di inaugurare la sua tiara con un piccolo bagno caldo nelle terme reali, situate dall'altra parte dei giardini del castello. Uscì dalla porta sul retro incamminandosi verso l'arcata di rose bianche.
Il giardino era enorme: due grandi fontane, tanti fiori e un grande gazebo, spesso utilizzato per i balli di primavera nella corte reale. Riûka aveva sempre adorato quel genere di festa, il suo più grande desiderio era di poter ballare con l'uomo dei suoi sogni, ma nessuno sembrava catturare la sua attenzione. Tuttavia, la sua testa era perversa da mille domande, tra cui una riferita proprio a questo.

«Sei sola?»


Quella voce così sensuale e provocante... non era certo di un angelo, forse di un demone.


«Chi va là?»

«Non mi riconosci?»
«No... e non voglio nemmeno guardarti in faccia» indietreggiò di qualche passo, poi qualcosa - o meglio, qualcuno - uscì dai cespugli di rose bianche: una donna dal vestito blu cobalto e gli occhi di colore diverso, un vero piacere per la vista. Riûka rimase abbagliata da cotanta bellezza, imparagonabile a quella di Raven - la sua migliore amica segreta.
«Almeno... puoi dirmi chi sei?» domandò lei sussurrando.
«Non posso rivelarti il mio nome, poiché siamo di fede diversa, ma nulla mi vieta di vederti» rispose sorridendo «o meglio... conquistarti.»
«Ma sei una donna!»
«L'amore non ha genere, puoi essere libera di scegliere chi amare anche a prescindere dal sesso, e poi... mi piaci.»

Mentre parlava, la misteriosa principessa staccò una rosa dal cespuglio e la dipinse di rosso con uno strano potere. Riûka la osservò a lungo, poi realizzò di avere di fronte una gemma demoniaca. Non doveva avere timore, dopotutto ella non aveva cattive intenzioni.


«Purtroppo non posso stare qui a lungo, ma prometto che tornerò presto a trovarti» si avvicinò «ti dono questa rosa rossa come pegno, non dovrai dire a nessuno che ci siamo viste, nemmeno alla tua migliore amica.
Angeli e demoni non sono destinati a stare insieme, ma nulla c'impedisce di infrangere la regola.»
«Non posso... vedi, la galassia è un passo dalla guerra e non voglio che i nostri regni si scontrino l'una contro l'altra» disse Riûka «se continuassimo a frequentarci mentre le nostre famiglie sono in guerra, avrei un peso così grande nel cuore.»
«Sei così buona e saggia, sai?»

Riûka arrossì.


«Ed è per questo che mi piaci tanto.»

Sembrava che tutto intorno a loro fosse sparito, che fossero solo loro e le stelle. Le loro mani stavano per toccarsi, finché una scarica elettrica non le allontanò.



--**--



«Sailor Divide! Svegliati!»
Apro gli occhi e mi rendo conto di aver rivisto quello che non avrei dovuto vedere, non appena incrocio lo sguardo di Usagi, i battiti del cuore rallentano un po' alla volta.
«Cos'è successo?» mormoro.
«Alzati, non possiamo perdere tempo!»
Mi afferra la mano e mi aiuta a rialzare, per poi correre fino alla fine del tunnel stringendo forte la mia mano. Questa galleria sembra non avere fine, sono minuti che continuò a correre e le forze lentamente mi stanno abbandonando. Non posso mollare proprio adesso!
Riesco a vedere una luce arancione abbagliante, probabilmente l'ingresso verso il centro della Terra. Sto sudando freddo.
Chiudo gli occhi e lascio che il bagliore mi accechi completamente, ma non appena li riapro, mi ritrovo davanti a una specie di grande ingresso coperto di un vetro resistente al calore, colorato di arancione e giallo. Al centro c'è un grande topazio a forma di odalisca, come quelle antiche egiziane, strani simboli demoniaci e il pavimento che dipinge un simbolo assai misterioso - e a me molto familiare.

«Ora ci siamo tutte» dice Sailor Moon «ma in quale stanza si troverà la principessa?»





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Capitolo 51
*** Capitolo cinquantuno - Drastiche decisioni ***


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Capitolo cinquantuno

• Drastiche decisioni •







Gwen's POV




Ora che ci penso, ci sono tre porte davanti a noi: una è gialla, una è arancione e l'altra è blu chiaro. Devo aver già vissuto una situazione del genere: quella in cui non sai quale strada scegliere e, di solito, ti ritrovi in un vicolo cieco dalla quale non si può più uscire. La porta gialla, sulla sinistra, potrebbe portare ad un burrone. La porta arancione, sulla destra, potrebbe condurre verso un labirinto infinito - di solito. La scelta più conveniente è la porta blu, al centro tra le altre sue porte, dove è sicuro che ci troveremo davanti il nemico.
«Opteremo per la porta gialla» dice Sailor Moon «è chiaro che si nasconde proprio lì il nemico.»
Ghigna maliziosa, come se fosse una specie di genio. Sta sbagliando tutto: la porta sinistra porta solo ad un vicolo cieco, dove l'unica scelta è la morte.
«No, è meglio la porta arancione» interviene Sailor Mars «almeno evitiamo le trappole.»
Si crede che siamo in una piramide egizia o in qualche strana grotta in stile Indiana Jones, oppure in una specie di trappola mortale spaziale. Se vuole evitare di camminare in tondo, non deve scegliere quella porta.
«La porta blu è la migliore» intervengo poco dopo «è l'unica con il pomello a forma di cuore, si distingue facilmente dalle altre due.»
«Questa situazione fa troppo cliché» borbotta Sailor Venus.
«È vero, forse è la scelta migliore» aggiunge Sailor Moon sorridendo, per poi sfiorare il pomello della porta blu. Essa si apre con uno scatto improvviso, davanti a noi ci troviamo un passaggio ricoperto di vetro illuminato di un arancione molto acceso. È la strada giusta, siamo vicine al nucleo terrestre.
C'incamminiamo attraversando la galleria, il calore diventa sempre più forte ed insopportabile. Non appena raggiungiamo la fine, la porta a cinque metri da noi si chiude all'improvviso.
«Vi stavo aspettando, guerriere Sailor» ad accoglierci è una voce maniacale. «Finalmente c'incontriamo.»
«Chi sei?» domanda la guerriera della luna.
«Il tuo peggior incubo.»
«Battuta copiata» sussurra una seconda voce dallo stesso timbro della precedente.
«Non è copiata, babbeo!»
«A questo punto, era meglio la voce da fantasma: uuuuhhh!»
«Deficiente! Rimbambito! Devi sempre rovinare tutto!»
Tutte rimangono intontite. C'è una seconda voce? Probabilmente, quella del tizio dai capelli blu e bianchi che mi aveva attaccata prima.
«E va bene, mi metterò in mostra.»
Davanti a noi, un piccolo tornado blu fa apparire una donna da due lunghe code laterali azzurro scuro, un vestito molto elegante e scollato, il sorriso malvagio e uno strano simbolo sulla fronte. È proprio la principessa demoniaca Madness?
«Io sono Princess Madness, nata dalla fusione tra l'ossidiana e il topazio, futura erede del Regno Infernale nonché il bellissimo paradiso dei demoni.»
«Sai che roba» dice Sailor Moon tra sé. Sento quel piccolo maghetto ridacchiare alle spalle della principessa oscura. Gli faccio così tanto ridere, a quanto pare. Idiota.







Usagi's POV





Ma dove ha la testa quel mago oscuro? Sembra aver perso completamente il cervello.
«Razza di imbecille, quante volte ti ho detto di non ridere?»
«Oops, perdonatemi signora» bisbiglia arrossendo. Cosa...?
Immediatamente, lo sguardo demoniaco di Madness punta verso di me. La sua mano sinistra crea una sfera di luce arancione che, a prima vista, sembra devastante.
«Non avresti dovuto parlare, angelo delle mie viscere» ringhia malvagia «te ne pentirai di avermi insultata!»
«Ho solo detto la mia opinione.»
«Risparmia la voce per le tue ultime preghiere al Signore» sorride concentrando la sua forza verso la sfera di luce che, adesso, è diventata ancora più grande. Sicuramente, non potrei morire più stupidamente di così.
«Bloody Poison!»
«Gemma Inferni!»
Due attacchi uniti che disintegrano il raggio che, di lì a poco, mi avrebbe dato alla morte. Mi giro verso destra e vedo due ragazze. Ho una strana sensazione di déjà-vù: quella posa mi ricorda qualcosa anzi, qualcuno.

«Se vuoi prendertela con una principessa indifesa, prenditela con noi!»
«Le paladine della giustizia vestite alla marinara: Sailor Minus e Sailor Vampire!»

Madness grugnisce.
«Alla buonora! Mancavate solo voi all'appello!» esclama Sailor Divide un po' irritata.
«Avevamo altro da fare... e poi, a te cosa importa?»
«Oh, importa eccome! Per il semplice motivo che fai coppia con una creatura dai canini appuntiti e non con tua sorella, o con qualche altra guerriera!»
«Non sei tu la leader del gruppo e poi, fatti gli affari tuoi! Mi accoppio con chi voglio!»
Le altre ragazze rimangono pietrificate assistendo ad un litigio stupido e venuto dal nulla, Madness inarca un sopracciglio ed io mi picchio la fronte. Ci mancavano i litigi!
«Stupido androide!»
«Brutto essere di carne e ossa!»
«Ora basta!»
Riesco a fermarle ma anziché rimediare, peggioro solo le cose. Sailor Divide le dà le spalle arrabbiata e indignata, so che è la gelosia a renderla così maleducata e scontrosa.
«Avete finito il vostro teatrino? Ho altro a cui pensare» di colpo, il braccio sinistro di Madness si trasforma in metallo e punta al petto di Sailor Plus. Che abbia intenzione di strapparle il cuore o qualche altra sua parte del corpo? La piccola androide deglutisce.
Improvvisamente, mentre la regina si avvicina alla ragazza robot con la sua mano meccanica, un boomerang blu elettrico riesce a togliere dalle mani di Madness lo scettro cartesiano facendolo cadere dall'altra parte della stanza e danneggiando di poco il braccio di metallo. Ella geme dal dolore.
«Mia signora!»
Le sorelle robot si guardano alle spalle e notano una strana ombra: sembra portare un mantello e una spada dalla lama rossa, gli occhi chiari e una forte aura. Non è né Tuxedo Mask né Prince C.











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Capitolo 52
*** Capitolo cinquantadue - Il terribile colpo ***


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Capitolo cinquantadue

• Il terribile colpo •










«Nessuno deve fare del male alle mie figlie!»
Tutte noi ci giriamo verso la misteriosa sagoma. Chi sarà mai quel tizio?



La sagoma si sposta sotto la luce e si rivela: ha un mantello blu e nero, un abito nero e bianco e due occhi blu chiaro. Chi è quell'uomo? Ha un aspetto così nobile.
«Papà?!»
L'uomo sorride.
«Non ditemi che è il signor...?»
«Esatto, odango-chan, sono io» sorride lui - quella pronuncia giapponese è assolutamente divina «ma il mio vero nome è King Zyrco.»
"Il sovrano del pianeta futuristico?"
«Vedo che non sei cambiato affatto, Zyrco» ghigna Madness «del resto, avevo previsto il tuo ritorno. Anche senza la tua amata Esmeralda, sei sempre il solito buffone che si finge un guerriero della giustizia.»
«Io non so chi sei e nemmeno come conosci il nome di mia moglie, ma non lascerò che i cuori delle mie creature cadano nelle tue mani!»
«Le tue creature? Certo!» ride lei. «Ricordi che le avevi costruite per la guerra? In verità, era quello il loro scopo ma dopo aver incontrato un angelo, ti sei convertito tradendo la nostra dinastia!»
«Mi sono solo reso conto che il vostro era un regno sporco e corrotto, non avrei lasciato le mie figlie in mano a dei demoni lussuriosi e vanitosi!»
«Oh... ma sapevi che una di loro si è schierata dalla nostra parte?» sorride guardando la guerriera della fortuna, suo padre la fissa un po' deluso. La piccola androide non sa come reagire, s'inginocchia e rimane immobile. Come fa Madness a conoscere tutto questo?
«Jackie... perché?»
Sailor Plus si morde il labbro con le guance rosse dalla vergogna.
«Non sono riuscita ad accettare la vostra morte, papà, ed è stato quando ti sei tolto la vita che... che...» si blocca con le lacrime agli occhi.
«Cosa?»
«Lucifero mi aveva promesso una vita migliore, se mi fossi schierata dalla parte dei demoni» spiega «in cambio ho dovuto regalargli parte di me, cosa che inizialmente non dovevo dare io, ma mia sorella.»
Si portò le braccia intorno al grembo. «Se c'è una cosa che ancora non ricordi è che noi due, io e Vicky, siamo state create anche per amare e vivere nel peccato.»
Le sue lacrime dicono più di mille parole ed io lo percepisco; il dolore quando qualcuno perde chi ama ed è costretto a rinunciare a se stesso per rivendicare la sua morte. Così avevo fatto anch'io.
«Beh, è stato bello conoscervi, peccato che ora debba farvi fuori» sorride malvagia e, senza farsi vedere dalle altre ragazze, lancia un forte e devastante raggio d'azione. Immediatamente, le ragazze lo schivano.
L'attacco di Madness non era previsto. Per giunta, era unito da un secondo piccolo raggio d'azione rosa fluorescente.
«Piaciuta la sorpresa, eh?» ghigna la principessa. «Se volete, possiamo rifarlo.»
«Non è necessario, grazie!» esclama Sailor Divide in preda alla rabbia.
«Come sei simpatica» risponde Madness sarcasticamente «sembri un elefante in equilibrio sulla sua proboscide.»
«Mi stai dando della grassa?»
«No, ti ho solo paragonata ad un animale da circo» sorride e ride immaginando la scena. Sailor Divide si accanisce su di lei con un potente Punch Marine - credo si chiami così - ma la principessa oscura riesce a neutralizzare il suo attacco e a scaraventarla a terra.
«Bel tentativo, ma non funziona con me» gli occhi di Madness diventano fiamme roventi «dì pure "addio" a quel bel faccino!»
Prima che ella sferrasse il suo attacco finale, che avrebbe ucciso definitivamente Sailor Divide, qualcosa la blocca: una rosa bianca e una rossa. Sono proprio loro?
«Una principessa non dovrebbe essere crudele con la sua coetanea...» dice uno.
«... ma aiutarla a raggiungere i suoi obiettivi!» aggiunge l'altro. Li vedo comparire accanto a King Zyrco: i due principi cavalieri mascherati che tanto amiamo.
«Prince C!»
«Tuxedo Mask!»
«Ovviamente non potevo intervenire senza di loro, non vi pare?» sorride Zyrco.
«Wow, tu sì che sei il miglior padre del mondo!» esclamo con gli occhi a forma di cuore.
«Okay, ora basta cuori e cuoricini!» interviene Sailor Mars rovinando il mio piccolo sogno ad occhi aperti: tre nobili cavalieri accanto ad una dolce e amorevole principessa. Ah, se King Zyrco fosse davvero mio padre...
«Sailor Moon?»
Che invidia...
«Svegliati, per l'amor del cielo!»
Segue uno schiaffo sulla guancia.
«Ahia!»
«Tu fai troppi sogni erotici, lo sai?»
«Mica l'ho immaginato nudo! Quell'uomo ha più di trent'anni!»
«Come no» sorride maliziosa.
"Giuro che non è così! Uffa!"





--**--






Gwen's POV





Madness sembra più agguerrita che mai. Ora i suoi occhi stanno puntando verso una delle sorelle androidi, la più vulnerabile. So già che questo non prometterà nulla di buono. La principessa oscura sembra essere pronta a tutto pur di porre fine alla dinastia degli angeli e prevalere sull'intero universo, però so che dentro di lei si nasconde un'anima pura - e demoniaca, ma non malvagia. Il nome mi sfugge.
«Sai una cosa, piccola robot?» dice Madness fissando Vicky con due occhi di ghiaccio. «Non dovresti essere qui, dopo quel pattume che ti ha innescato tuo padre.»
«Tu cosa ne sai?» ribatte stando sulla difensiva.
«Un uccellino mi ha detto che sei imperfetta» risponde lei «eppure custodisci una delle gemme più potenti della galassia.»
Sailor Minus serrò gli occhi tenendo la spada all'altezza dei suoi occhi.
«Fossi in te, mollerei la squadra perché dopotutto sei solo una bambola di metallo» ghigna poi «non meriti di essere una guerriera, specialmente una gemma sacra.»
Lo scettro punta verso di lei, il topazio al centro s'illumina di una luce nera e gialla, il sorriso della principessa diventa sempre più grande e terrificante.
«Circulum Deae!»
La guerriera della lealtà riesce a schivarlo con un salto mortale e contrattaccare con un raggio d'azione, fallendo miseramente. Madness ha già trasformato le sue braccia in puro metallo pesante, sembra più che pronta ad eliminarla.
Non ditemi che... no! Scappa, Vicky!
La mano metallica della principessa oscura riesce a penetrare la corazza di Vicky afferrando il suo cuore, glielo strappa via con un solo movimento e i suoi occhi, poco alla volta, si spengono.
«Game over» ringhia con voce demoniaca e il metallo dello scettro si scontra contro la corazza della guerriera blu cobalto, che cade a terra con gli occhi chiusi e la sailor fuku distrutta quasi del tutto. Le vado incontro alzandole di poco la testa: è ferita, al posto del sangue rosso perde uno strano liquido nero.
Fortunatamente la gemma è ancora attaccata al centro della sua fuku, ma non resisterà per molto. Pende leggermente dal centro del fiocco d'argento, la gonna malandata e la pancia del tutto scoperta - ora che ci faccio caso, ha un piercing sull'ombelico. Arrossisco. Ora posso finalmente dire che è sexy in tutti i sensi.
«Quindi sarebbe questo il cuore di un androide?» ghigna il nemico osservando il cuore meccanico di Vicky tra le sue mani. «Non sapevo avesse anche un tatuaggio.»
«Quello non è un tatuaggio, ma una ferita» interviene il suo scagnozzo «e a giudicare dalla forma, deve essere stato un amore non corrisposto.»
Non riesco più a sentire queste parole. Basta con questa storia! Me ne sono pentita!
«Quella piccola bambola di ferro era vulnerabile solo per questo, un sentimento non ricambiato?»
«Gli angeli dipendono anche dai sentimenti, mia padrona, non solo dalla fonte dei loro poteri.»
«Dovrò annotarlo» ghigna maligna.
Guardo Madness e il suo servo ridere a crepapelle mentre io tengo il suo cadavere tra le mie braccia, sporco di una strana sostanza nera e privo di sensi.
«Vicky...»
Nessun segno di vita.
«Rispondimi, ti prego...»
I miei occhi sono pieni di lacrime. Lei non si muove di un millimetro, i suoi occhi sono chiusi e il suo petto emana solo scintille elettriche. È morta. No... non può essere...
«NOOOOOOOOOO!»

Tiro fuori dalla mia bocca tutto il dolore e la tristezza che ho tenuto nel mio cuore finora, le lacrime che scendono come cascate e una luce verde chiara che ci avvolge. La mia sailor fuku si macchia di olio nero, il suo sangue. Non posso fare altro che piangere e crogiolarmi nella disperazione.
«Guardate», esclama Sailor Moon «le sono spuntate le ali!»
Le mie labbra tremano, sento il mio corpo riscaldarsi ad una velocità incredibile; potrei svenire da un momento all'altro.
«È proprio lei: l'angelo leggendario di Andromeda, la gemma consacrata da Dio» dice Sailor Jupiter. Sento l'energia scorrere nelle mie vene, la pura essenza dell'acquamarina mi circonda con un'aura potentissima.
Alzo lo sguardo sulla principessa oscura e il mio volto si dipinge di vendetta, così come quello di Sailor Vampire.











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Capitolo 53
*** Capitolo cinquantatré - Il volto di Madness ***


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Capitolo cinquantatré

• Il volto di Madness •










Il sangue ribolle dentro di me, una forte scossa di energia è pronta ad evadere dal mio corpo. Alzo la mano evocando il grande potere imprigionato in me, pronta più che mai ad abbattere Madness una volta per tutte. Lo stesso anche Sailor Y.
«Wisdom Crisis...»
«Courage Crisis...»
Sopra le nostre teste appare un talismano che rappresenta la nostra categoria: un calice e una specie di rosario religioso - al posto della croce, ha una grande sfera di zaffiro.
«Make Up!»
Mi guardo alle spalle e vedo che la sailor fuku leggermente strappata di Sailor Y si trasforma; sotto la gonna compaiono due cerchi di merletto, le maniche diventano di un pizzo leggiadro trasparente e una corona appare sulla sua testa sostituendo la tiara.
Il fiocco si trasforma diventando leggermente più grande e la gemma diventa a forma di cuore, un po' più grande rispetto a prima, e un bordo argentato lo circonda amorevolmente. Dalla sua schiena, escono un paio di piccole ali argentate.
Mi guardo davanti allo specchio dietro le spalle della principessa oscura: la mia sailor fuku è del tutto argentata, i bordi della gonna verde acqua sfumato, la gemma a forma di cuore circondata da piccole piume e il bordo d'argento. I miei capelli baciati dalla luce della luna risplendono di un argento chiaro e quasi accecante, i miei occhi sono più chiari di prima. Sono... sono davvero io?
«Non posso crederci... sono rinati!»
«Esatto, Madness» dico «siamo rinati dopo millenni, dopo che voi demoni ci avete sconfitti!»
Sailor Y mi viene incontro, le sue ali risplendono di un azzurro puro, così come quelle della piccola Haiyu Y.
«Noi siamo le gemme sacre, combattiamo in nome della nostra galassia e dell'intero universo: noi siamo le Angel Sailor!»
«La pagherai per aver ucciso una nostra compagna, e cara amica» aggiunge Sailor Y «il potere degli angeli ti distruggerà!»
Madness scoppia a ridere.
«Pensate davvero di sconfiggermi con tre sole gemme?» sorride. «Sapete bene che una di voi è morta quindi, non mi pare il caso di combattere, non credete?»
«E poi tu, guerriera dai canini a punta» il suo scettro punta verso Sailor Vampire, rossa dalla rabbia «saresti una gemma sacra?»
«Non sono una gemma, ma voglio vendicare la morte della mia ragazza!»
«Ohhh, piccolo cuore spezzato, lo sai che vendicare qualcuno non ha mai portato bene?»
"Stronza!" dico tra me e me.
Dopo quelle parole, Sailor Vampire si accende di un rosso chiaro; accecata dalla rabbia, si scaglia contro il nemico ma viene respinta con un movimento fulmineo delle braccia meccaniche della principessa oscura. La guerriera vampira non demorde, si lancia nuovamente verso di lei, il braccio meccanico di Madness la ferisce ferocemente sulla spalla e cade a terra.
«Sailor Vampire!» grida Sailor Plus.
«Ahahah, è stato più facile del previsto» ride di gusto.
«Sei un mostro! Come hai potuto ferirla in quel modo?» intervengo - contro la mia volontà.
«Stava per uccidermi, quindi è stata legittima difesa» risponde.
«"Legittima difesa"... dice lei» borbotta la guerriera vampira.
«Tu non sai neanche con chi hai a che fare» sogghigno.
«Ah, si? E chi saresti?»
«Io sono colei che ti darà un bel calcio nel sedere in nome degli angeli!»
«Saranno le tue ultime parole, Sailor Divide, perché ti farò fuori in un colpo solo!» ci minaccia, «Mi prenderò le vostre gemme e risalirò al Cristallo Galattico di Andromeda, dopodiché distruggerò questa sfera di aria e fango.»
Mentre la principessa stava per sferrare suo attacco più forte per uccidere me e la mia rivale, qualcosa lo impedisce. È una Gemma Inferni blu chiaro.
«Jackie, sei stata tu?» chiedo facendo finta di non sapere chi sia la vera mittente di quella sfera di energia.
«No, perché dovrei difendere una come te? E poi, la mia Gemma Inferni è verde.»
Mi giro e vedo King Zyrco affianco sua figlia, lei ha la mano leggermente tesa, il suo occhio bionico splende di un rosso fluorescente. È ancora tra noi?
«Quella stupida robot è ancora viva?» ringhia Madness gemendo dal dolore. Il suo attacco le ha ferito il braccio destro, quello col quale lancia le sue sfere di luce oscura. Osservo la sua gemma splendere, così come quella di Sailor Vampire. Che sia una specie di contatto? Non voglio saperlo.
«Regiela, il tuo cristallo rosso!»
Madness e il suo scagnozzo osservano tutto con la rabbia negli occhi.
«T-te la farò pagare...» mormora Vicky con voce roca «per... per aver fatto... del male... alla mia Regiela...»
«Oh, Vicky-chan.»
Le gemme si spengono, con esse anche la povera Vicky. Non mi aspettavo di vedere questo tipo di legame, così forte e indistruttibile. È chiaro: non posso paragonarmi alla ragazza vampira, ma nulla mi vieta di riconquistare la fiducia della robottina.
«L'ha vendicata nonostante la sua situazione?» dice Sailor Mars incredula.
«Ma i robot non possono vivere senza il loro cuore... com'è possibile che lei abbia lanciato una sfera di luce contro il nemico?» domanda Sailor Mercury curiosa.
«È un legame» spiega King Zyrco. «Le gemme possono comunicare tra loro, donare energia e forza vitale alla loro partner, a condizione che le custodi abbiano un forte rapporto di amicizia.»
«Nel caso di Vicky e Regiela è...?»
«Amore» dice sorridendo «ed è il legame più forte di tutti, quello che può anche cancellare la morte, a patto che i sentimenti si celino nei loro cuori; come in questo caso.»
Regiela sorride dolcemente osservando gli occhi chiusi della sua amata. Il loro si che è vero amore, non quello che io e lei abbiamo vissuto in passato.



La Terra è ancora congelata; Madness ha già dato inizio ad una nuova era glaciale, e ormai è troppo tardi per rimediare. Ho fallito con Vicky, ho fallito con la mia missione... non c'è da stupirsi, in fin dei conti. Lo sono sempre stata.
Ora che guardo bene gli occhi di quella creatura demoniaca... deve essere una persona che ha visto il male, il vero male. Forse non riesce ad accettarlo, o semplicemente cerca di vendicare qualcuno. Lo so, il suo cuore lo grida forte.
"Una sua cara amica. Quasi amante. Uccisa da un demone."
Quella sagoma non mi è nuova.
Raven...?
La testa mi scoppia. Vengo pervasa da un'ondata di ricordi mischiati tra loro, uno più bello dell'altro. Una principessa demoniaca a fianco di una piccola dea dai capelli rossi, l'amava più di qualsiasi cosa. Ne era follemente innamorata fin da quando era nata, ma il suo amore era non corrisposto.
Quella piccola dea era destinata a sposare il principe più giovane del regno dei diamanti: Diamantheon, conosciuto come "il luogo sacro", dove vi era sorto un santuario. Era proprio lì che gli angeli si riunivano per purificarsi e pregare, in attesa che i loro poteri diventassero più forti.
Da poco era stata costruita la grande statua che raffigurava i tre angeli pionieri: l'angelo del coraggio, della saggezza e della lealtà. I tre grandi pilastri che portavano all'immenso potere della Trinità Divina, le tre gemme sacre.
Nessuno conosceva il terzo angelo: la donna dai capelli blu e il ciuffo d'argento, il corpo perfettamente slanciato, un occhio rosso e uno blu cobalto, una corazza che nasconde un segreto. Un robot angelo.
"Chi l'avrebbe mai detto?"
È tutto più chiaro, ora so chi si nasconde dietro Princess Madness.





--**--




Usagi's POV





Gli occhi di Sailor Divide sono fissi su quelli di Madness: due grandi occhi dorati, come quello di tutti gli altri demoni - come Sailor Multipler. Sembra conoscere quella principessa, come se esistesse una specie di legame spezzato da più di diecimila anni. La ragione era sempre la guerra.
«So che dentro di lei si nasconde qualcuno» dice Sailor Divide «vedo il dolore e l'amore nella sua testa, è offuscato da una presenza malvagia.»
«Cosa significa?» chiedo curiosa.
«Ho l'impressione che Madness... beh, sia solo un illusione» risponde «anzi, sia un'altra persona.»
«Ne sei sicura?»
Annuisce più che convinta.
«Non possiamo saperlo con certezza» interviene Sailor Mercury con tono serio «anche se è in possesso di un talismano somigliante a quello della principessa Raven, non è detto che sia davvero lei.»
«Oppure potrebbe essere un illusione creata dal nostro vero nemico» aggiunge Sailor X.
Vero nemico? Quindi Madness non è il nostro nemico?
«Non dobbiamo trarre conclusioni affrettate, perché non sappiamo se ci sta tenendo una trappola o meno» ribatte Sailor Venus.
Mentre loro discutono, vedo Madness stringere i denti. Qualcosa non va in lei, il suo corpo sembra cedere. I suoi occhi... mi trasmettono paura e dolore, le stesse emozioni di quando ha visto il mondo crollarle addosso.


Era stato proprio quel giorno: il primo incontro tra Mahori e Riûka. Raven aspettava la sua migliore amica per parlare di uomini e tante altre cose, ma l'unica cosa che vide era quella rosa blu. Blu come il cielo che, in quel momento, stava osservando con le guance arrossate la dolce Riûka, quel colore buio e tetro che le ricordava il giorno della morte della principessa Camille - il suo mentore.
Raven aveva sempre provato invidia per Mahori, la demone più attraente e potente di tutte, la preferita di Lucifero. Anzi, la odiava.Il suo odio crescette a dismisura da quando Riûka teneva tra le mani quella rosa blu e, ogni tanto, la univa con una rossa, la sua preferita.
Era triste. Soffriva. Il suo cuore si era spezzato. Forse l'amava davvero. Non si era dichiarata, voleva aspettare il momento giusto per convertirsi e vivere felice con lei - cosa che non sarebbe mai riuscita a fare.
Quella ragazza dai capelli verdognoli lo ricordava bene: era la ragione per cui se ne stava sempre in disparte e guardava la nuova Mahori con disprezzo. Ma anche lei aveva il cuore ferito, non era affianco a Riûka: era un'altra ragazza, forse dieci volte più matura di lei. Non lo sapeva per certo, ma quello che la rincuorò fu il vedere la sua ex rivale baciare una ragazza che non era la nuova Riûka. Tuttavia, il cuore della ragazza era ancora infranto.
Si rifugiava sempre nel bagno delle ragazze, e piangeva. Lo specchio davanti a sé le parlava sempre, come una vera amica. Un giorno, però, lo specchio si rivelò una specie di porta infernale dove vi era raffigurata una donna sbiadita avvolta nelle tenebre e nelle fiamme.
«Ciao, Raven, mia cara» udì una voce «ti trovo in splendida forma.»
«Tu chi sei?»
«Il mio nome è Lilith, la sovrana degli inferi, ma tutti mi conoscono come Queen Dynamite» sorrise la sagoma «ti ricordi di me?»
La ragazza scosse la testa.
«Vedo dolore nel tuo cuore, stai ancora soffrendo per un amore non corrisposto?» sogghignò.
«Pff, quello sciocco angioletto! Oltre ad essere saggia e leale, è anche una grandissima...» sentì di colpo la ragazza tossicchiare.
«Solo a sentire l'aggettivo "leale" mi viene il mal di stomaco! Potrei anche vomitare in questo momento!» gridò poi mostrando un lato che non aveva mai visto in se stessa.
«Mmh... vendetta» sorrise maligna Queen Dynamite «il tuo cuore desidera vendetta.»
La povera ragazza fissò lo specchio con sorpresa.
«Che ne dici se risveglio il tuo lato oscuro? Sarai una nuova persona, colei che è nata da una nemesi... la mia nuova erede.»
I suoi occhi diventarono rossi, sul viso della vittima apparve un marchio demoniaco: una spirale con i raggi ondulati e due lettere cinesi.
«D'ora in poi, non avrai più rimorsi...»
«Nessun rimorso...»
«Lascia che io guarisca la ferita nel tuo cuore, ti condurrò sulla via del male...»
«Il mio cuore... sulla via del male...»
«Ucciderai tutti coloro che vogliono ostacolarti, avrai l'arma che manderà fuori gioco la tua rivale...»
«La mia rivale...»
«Sarai la demone più affascinante di tutto il regno infernale...»
«La demone più affascinante...»
«Ora, vai e conduci questo pianeta verso una nuova era glaciale! Distruggi questa città, i suoi abitanti, le sue meraviglie!»
«Una nuova era glaciale...» ridacchiò malvagia.
«Sarai conosciuta come Princess Madness, la fusione tra l'ossidiana e il topazio, la futura erede del Regno Infernale!»
«Io sono Princess Madness...»
La ragazza si trasformò in una donna dalla pelle d'alabastro, un vestito lungo blu chiaro dalla gonna leggermene trasparente, due bracciali uniti con tanti piccoli topazi, due lunghe code e una maschera nera sul viso.
«... la tua nuova servitrice!»
Il riflesso di Queen Dynamite rise di gusto. Aveva risvegliato un nuovo demone: il demone perfetto.



«Ora che ho steso la mia più acerrima nemica... non mi dispiacerà uccidere anche sua sorella!» punta entrambi le braccia meccaniche verso Jackie. Non so come, ma in lei vedo odio e disgusto. Penserebbe anche di eliminare la principessa di cui era innamorata un tempo? O forse non esiste un legame tra loro.
«Madness! Ti prego, non ucciderla!»
«Stai zitta o ucciderò anche la sua fidanzata dai canini a punta!» ruggisce irosa puntando un braccio verso la guerriera vampira. «Non esisterà nessun lieto fine, nemmeno per questo sudicio pianeta!»
Il suo respiro è irregolare, i suoi occhi sembrano volersi chiudere, sta sudando freddo. Cosa le starà succedendo?





Gwen's POV




La vedo soffrire, come se qualcosa volesse uscire letteralmente dal suo cuore. Forse la mia ipotesi era giusta: dentro il corpo di quella principessa oscura si nasconde una ragazza. Madness non è altro che una corazza demoniaca creata da una forza ancora più grande di quella di Sailor Multipler e Sailor X, un miscuglio tra vendetta e ossessione.
La vedo portarsi le mani sulla testa gemendo dal dolore; sta soffrendo. Non riesco a stare in disparte, devo aiutarla.
«Non fidarti di lei!» grida Sailor Y. «È una trappola!»
Non demorderò, troverò la vera anima di questo essere umano, anche se ci dovessi mettere un eternità. Il mio cuore batte fortissimo, l'energia diventa sempre più intensa. È come se milioni di stelle mi avessero regalato la loro energia, ora so quello che devo fare.
È proprio lei: la mia migliore amica scomparsa da diecimila anni, la mia vera ragione di vita... la principessa di Yulian, il pianeta delle costanti algebriche.
«Raven», mormoro, «lo so che sei tu.»
Madness stringe gli occhi mentre una sensazione di dolore la tortura. Immagino sia un segno, quel segno che mi fa capire che quella principessa oscura, in verità, è una principessa guerriera imprigionata in una corazza demoniaca.
«Perché ti sei coalizzata con la regina dei demoni? Non eri felice di essere diventata una di noi?» dico con le lacrime agli occhi. «Dopotutto era un tuo desiderio, perché non ti sentivi apprezzata dagli altri demoni.»
«Fandonie!» esclama stringendo di più le dita attorno alle tempie della sua testa.
«Tu non volevi diventare una macchina da guerra, ma una donatrice di amore e speranza, per questo ti hanno concesso l'onore di custodire il topazio.»
La demone riesce ad alzare gli occhi e guardarmi dritto negli occhi.
«Sailor Pi... risvegliati!»











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Capitolo 54
*** Capitolo cinquantaquattro - Risveglio ***


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Capitolo cinquantaquattro

• Risveglio •








Gwen's POV






Queste parole lasciano tutte le altre ragazze di stucco e senza volerlo, tendo la mano verso Madness. Ella stringe gli occhi e suda freddo, come se qualcosa o qualcuno la torturasse, libera una tempia e allunga lentamente la mano verso di me.
I suoi occhi sono lucidi, un paio di enormi lacrime percorrono le sue guance rosee. Riconosco quello sguardo: la sofferenza di un demone in cerca di affetto e comprensione. È proprio lei.

«Sacro potere del Calice della Saggezza, diffondi la tua luce e il tuo potere» recito, poi «elimina la fonte di energia oscura che si annida nel suo corpo, indebolisci la maledizione e libera la sua anima!»

La tiara splende, i miei occhi emanano un forte bagliore che libera il potere leggendario della Trinità Divina: l'Angelicum.

«Che il potere degli angeli ti esorcizzi!»

Stringo forte la sua mano e la gemma al centro del mio fiocco d'argento splende creando un campo magnetico che, in meno di tre minuti, c'imprigiona.

«Amor Cordium!»

Chiudo di colpo gli occhi. Il campo di energia si estende, la principessa viene catturata dalla forza del Calice della Saggezza. Il suo corpo si sgretola liberando una scia di luce arancione, le grida di dolore cessano dopo qualche minuto.
Il corpo della principessa oscura si sgretola, dentro di lei c'è una ragazza con una tuta da guerriera Sailor. Dal suo viso leggermente sbiadito, appare uno strano simbolo che, lentamente, si sgretola. La vedo aprire gli occhi: anche lei è una creatura demoniaca dalla parte del bene, riconosco quegli occhi arancio chiaro; gli stessi di Sailor Multipler. È la vera custode del topazio, la gemma della solidarietà e della fiducia: Sailor Pi, l'ultima delle Sailor Algebric. Non avrei mai pensato di vedere una di noi dentro una corazza demoniaca come quella di Madness.
«Era davvero la quarta Sailor Algebric?»
«Chi se lo aspettava?»
Non appena riapro le palpebre, mi ritrovo faccia a faccia con un nuovo demone diviso dalla bontà e dall'accidia: Sailor Pi. Mi sta sorridendo. È questa la mia ricompensa: un semplice e innocuo sorriso, seguito poi da un bacio. È proprio la piccola principessa demoniaca che prima di Mahori, mi era stata accanto. Sapevo che dentro di me mancava qualcosa.
«Riûka...» mormora lei.
La sailor fuku di Sailor Pi svanisce e torna ad avere le sue sembianze originali: capelli lunghi e verdognoli con un fiocco arancione legato alla cintura nera della sua uniforme scolastica: quella della Mugen Academy. Non appena la luce attorno a lei svanisce, cade a terra priva di sensi. Un momento... è la stessa ragazza che vidi tre giorni fa!

«Presto, lancia il suo gioiello!»

Lunaris afferra con la bocca un orologio da taschino dall'aspetto antico, lo lancia verso la ragazza e si avvicina. Ella si risveglia non appena l'orologio comincia a brillare davanti a lei.
«E questo cos'è?»
«Il tuo nuovo potere», risponde la gattina, «la gemma che custodisci è racchiusa in questo orologio da taschino; tu sei la custode del topazio, la guerriera di Yulian, il pianeta delle costanti algebriche.»
«Io sono... una guerriera?»
«Ora trasformati gridando: "Andromeda Topax Power" tenendo l'orologio tra le mani.»
La ragazza si rialza e fa esattamente ciò che ha detto la gatta Lunaris, con mille domande.

«Andromeda Topax Power, Make Up!»

L'orologio splende di un arancione chiaro, la gemma si stacca dal quadrante e si posa al centro del suo addome. Numerose fiamme e scie di luce la circondano creando uno spettacolo meraviglioso, e subito appare la sua divisa: arancione dal fiocco dorato, la tiara sottile e un bellissimo topazio incastonato al centro. I suoi capelli splendono di un giallo arancione fluorescente, un perfetto mix tra l'oro e il colore delle fiamme.
Le sue scarpe sono tacchi semplici di otto centimetri, di fronte a lei appare lo Scettro Cartesiano che lei stessa afferra con entrambe le mani. Non appena la luce si dissolve, i suoi piedi si appoggiano al suolo.
«Finalmente posso dire che siamo completo!» esclamo.
«A... al completo?» chiede lei. La sua voce è cantilena, leggermente roca.
«Esatto, tu sei stata l'ultima a rinascere su questo mondo» interviene Lunaris «d'ora in avanti, farai parte delle Sailor Andromeda.»
«Sailor Andromeda?»
«Il tuo nome è Sailor Pi, la custode del topazio, nonché la quarta membra delle Sailor Algebric» risponde sorridendo «eri stata incantata da un marchio demoniaco che ti ha resa una principessa oscura, privandoti di rinascere come guerriera Sailor sulla Terra.»
«Ora che ci penso, ricordo di aver visto qualcuno», dice Sailor Pi, «più che altro... era un'ombra.»
«Ricordi qualche scena della tua vita passata?»
A quella domanda, Sailor Pi si pietrifica. Forse ricorda qualcosa, ma non sa neanche lei cosa. Io, invece, lo ricordo eccome.
«No, nulla», risponde, «la mia mente è ancora avvolta dalla nebbia, credo che non sarà facile ricordare quello che mi è successo in passato.»
"Sicuramente ricorderà."
Sailor Moon si avvicina alla guerriera arancione con un sorriso, ella indietreggia di un passo un po' spaventata.
«Non avere paura, siamo tutte amiche» la rassicura la guerriera della luna.
«Dopo... dopo tutto quello che ho cercato di fare...?»
«Eri sotto la maledizione di un demone, ora che sei di nuovo te stessa non dovrai più avere timore di niente e di nessuno» interviene Sailor Y «come me, del resto.»
Sailor Pi sorride con gusto.
«Qual'è il tuo nome?»
«Cassidy... Sonokawa, frequento il primo anno di liceo alla Mugen Academy», risponde, «sono la nipote di un sacerdote.»
«Quindi anche tu sei una sarcedotessa?» domanda Sailor Mars con gli occhi a forma di stella.
«Non ancora, ma aspiro ad esserlo un giorno.»
«Beh, benvenuta nel gruppo!» Sailor Moon l'abbraccia forte e lei ricambia. Sono felice che il team sia finalmente unito.
In quell'istante, lo scagnozzo di Madness era privo di poteri. Era rimasto shockato dalla trasformazione della sua padrona, non avrebbe mai immaginato che quella ragazza dai capelli verdognoli fosse una guerriera Sailor non ancora rinata.
Queen Dynamite l'aveva avvertito, ma ormai era troppo tardi. La sua vita stava per giungere al termine, così come il diabolico piano della sua sovrana.

«Non è ancora finita, guerriere Sailor!»

Una voce maschile attira la nostra attenzione: lo scagnozzo della principessa oscura è ancora vivo.
«Ho ancora il cuore di Mahori tra le mani!»
Mi giro verso Regiela, sta fissando lo scagnozzo con in mano il cuore meccanico di Vicky coperto di sangue nero (non so cosa sia in realtà, ma lo chiamerò così). I suoi occhi sono rossi come la rabbia intrappolata dentro di lei, dopo aver assistito alla morte della sua amata.
«Restituiscimi quel cuore!» grida nervosamente.
«Lo vuoi? Vieni a prenderlo!» ghigna correndo attorno al nucleo, Sailor Vampire lo insegue ringhiando come un leone affamato rincorre la sua preda.
Le osserviamo rincorrersi per tutta la stanza, finché lo scagnozzo non decide di far uscire la sua mano meccanica per distruggere la sfera di luce al centro della stanza.
«Ha distrutto il nucleo!»
«Muhahahah! Vi aspettavate il lieto fine, eh? Con questo cuore tra le mani, posso finalmente reincarnarmi nel corpo di un androide!»
Prima che potesse fuggire, Sailor Vampire gli salta addosso con gli occhi spalancati e completamente rossi.
«Tu... non ti prenderai il corpo della mia bellissima Vicky-chan!»
«Oppure mi prenderò il tuo», sorride trasformando la mano in una lancia appuntita tentando di puntare il cuore della vampira.
«Moritura» mormora e le gambe dello scagnozzo iniziano a cedere, la vampira ne approfitta per sottrargli il cuore di Vicky dalle mani e sgattaiolare lontano da lui. Bene, è il momento di sconfiggere i nemici una volta per tutte.



Esclamo a gran voce i nomi di Sailor Moon e Sailor Y, le due guerriere galattiche si preparano per lanciare il colpo di grazia.

«Stelle dell'universo, vi chiedo di donare la vostra energia al mio Scettro Galattico!»
«Forza del Crysalium e del Sole...»
«Forza Suprema della Luna...»

I loro scettri si alzano in cielo.

«... sconfiggete il male!»

Ora tocca a noi.
«Potere del Topazio!»
«Potere dello Smeraldo!»
Le ragazze si tengono per mano.
«Potere dell'Ametista!»
«Potere del Quarzo Rosa!»
«Potere del Rubino!»
Haiyuki e Chibiusa alzano i loro cuori gemmati con l'aiuto di Tuxedo Mask e Prince C, i loro futuri papà. Il cristallo rosso di Sailor Vampire splende insieme allo zircone di Sailor Minus, assieme alla collana a forma di farfalla. Sento l'energia dentro di me, sono pronta a unire le mie forze con tutte le altre ragazze.
«Potere dello Zaffiro!»
Sailor Y riunisce tutti i poteri delle gemme creando un'unica sfera di energia. Sailor Moon si fa aiutare dalle sue compagne di squadra, le loro spille e la loro tiara s'illumina a contatto con il Cristallo D'argento leggendario tra le mani della guerriera della luna.
«Potere del Prisma di Luna!»
«Potere dell'Acquamarina!»
Il nucleo del pianeta risplende di un azzurro chiaro, tutti i poteri si riuniscono in una grande sfera colorata.

«Azione!»

La grande sfera di energia distrugge la stanza e ripristina il cielo sulla Terra, la neve scompare così come il ghiaccio che ricopriva i grattacieli. Di colpo ci ritroviamo al parco, l'esatto posto in cui siamo entrati nel centro della Terra. Gli occhi della guerriera arancione ora puntano sulla guerriera robot tra le braccia di suo padre.
«Lei è...?»
«Si», rispondo fredda, «è la guerriera che hai ucciso.»
Sailor Pi avanza di due passi osservando la gemma della defunta pendere sul suo fiocco argentato ridotto a brandelli.
«Io... l'ho uccisa...?» mormora poi con le lacrime agli occhi. Sailor Pi si avvicina al suo corpo distrutto, la osserva per un po' e l'abbraccia tenendola stretta a sé come se fosse una bambina addormentata.
«È colpa mia... io... non sapevo cosa stavo facendo...»
«Non è morta, ha solo bisogno del suo cuore» dice King Zyrco alzando il mento della guerriera arancione con due dita, con un dolce sorriso, «è l'unica cosa che le serve per tornare a vivere.»
«Signor... cioè, maestà», interviene Sailor Mercury, «per quanto tempo dovrà restare in quelle condizioni?»
«Due mesi, non di meno», risponde subito, «è un'impresa davvero ardua rimettere il suo cuore esattamente com'era prima, non vi garantisco nulla... anche perché l'operazione potrebbe fallire.»
Tutte sussultano.
«No, non potete dire così!» esclama Sailor Pi. «Sire, voi dovete risvegliarla! Senza di lei, la squadra non potrà andare avanti!»
«Capisco come vi sentite, ma voi non conoscete la loro vera natura» abbassa lo sguardo, «non credete che sia una passeggiata, soprattutto nel suo caso.»
Sailor Uranus osserva il corpo della sua cuginetta adagiato dolcemente sul petto del padre, gli occhi chiusi e la gemma spenta. È triste vederla in quello stato, lo sguardo delle sue compagne dice più di mille parole.
«Papà», Jackie si avvicina a suo padre, il cuore di sua sorella tra le mani, «sappi che la sua vita è nelle tue mani, non deludermi.»
«Quando mai vi ho deluse, ragazze?» sorride dolcemente. «Vi ho sempre protette da qualsiasi cosa, vi ho amato proprio come vostra madre avrebbe voluto. Se lei non è potuta rinascere, è solo per causa mia.»
«Hai fatto quello che potevi, papà, è inutile piangerci sopra», l'espressione di Jackie cambia totalmente. «Hai fatto un giuramento alla mamma promettendole di prenderti cura di noi e di proteggerci, soprattutto mia sorella.»
Poi sorrise. «Non trascurare il presente ripensando alle nostre vite passate, papà!»
Il braccio della povera Vicky pende e ondeggia molto lentamente grazie ai piccoli movimenti del corpo di King Zyrco. Jackie sembra sul punto di piangere e implorare pietà, ma lo sguardo dell'uomo sembra gelido.
«Lo farò, Jackie, te lo prometto», risponde sorridendo, «non permetterò mai più un'azione del genere su di voi, nessuno oserà più strapparvi di dosso ciò che vi appartiene»
«Endymion, Cornelius», si rivolge ai due principi, «d'ora in poi vi affiderò il compito di proteggere queste ragazze. Vi regalerò un nuovo potere, sarà utile per affiancare anche le vostre partner, ma soprattutto per salvare le vite dei terrestri.»
I due cavalieri s'inchinano davanti a lui, egli sorride facendo apparire due piccoli zirconi.
«Questo piccolo zircone è il simbolo della mia fedeltà», spiega «custoditelo, vi aiuterà a proteggere le persone che amate.»
King Zyrco si allontana da noi con sua figlia tra le braccia, ma improvvisamente...
«Regiela» dice facendo sobbalzare la nominata «devo ringraziarti.»
«Per cosa, maestà?» chiede lei incredula.
«Per aver regalato il sorriso a mia figlia anzi, una vita migliore» gira appena il collo e le sorride «non la vedevo così felice da più di diecimila anni»
«Quindi, mia cara Regiela-chan, sarai tu a prenderti cura di lei in futuro; e se un giorno vorreste sposarvi...»
Di colpo la ragazza vampira tossisce imbarazzata.
«Non le sembra un po' presto, signor...?»
«"Se un giorno", intendo... quando avrete una certa età, e vorreste sposarvi, sappiate che vi darò la mia benedizione»
«Questa è una promessa e intendo mantenerla, perché quello che desidero di più al mondo è la felicità di mia figlia.»
Sailor Vampire sorride e tende il cuore di metallo della povera Vicky a suo padre, lui lo afferra dolcemente e lo tiene stretto assieme al corpo di sua figlia.
Il re si allontana mentre il suo vestito cambia aspetto, tornando ad essere un camice dal laboratorio grigiastro.
«Era proprio suo padre!» esclama Sailor Multipler.
«Chi avrebbe mai immaginato che un sovrano di Andromeda si sarebbe risvegliato su questo pianeta?» sorride Sailor Venus osservando l'uomo svanire nella nebbia.



★·.·´¯`·.·★ ★·.·´¯`·.·★





Tokyo, Casa Tsukino - due mesi dopo...





Usagi's POV






«Svegliati, sono le otto passate!»
Ecco, di nuovo la sveglia in ritardo. Mi alzo in fretta e furia e indosso la mia uniforme scolastica, le scarpe e mi sistemo per bene i capelli.
«Usagi, sbrigati o le tue amiche se ne andranno senza di te!»
Amiche? Chi è venuta a prendermi davanti alla porta di casa? Scendo frettolosamente le scale ed apro la porta: vedo Lisa e Cassidy aspettarmi con il sorriso sulle labbra.
«Ciao, Usagi!» mi saluta Lisa.
«Come te la passi, odango?» aggiunge Cassidy.
«Perché mi avete aspettata fuori casa?» chiedo.
«Abbiamo pensato di venire a farti compagnia, dal momento che le altre ragazze sono già passate di qua», sorride Lisa, «anche per accompagnare Cassidy.»
Usciamo dal cancello di casa e continuiamo a parlare.
«Quanto è distante la Mugen Academy da casa tua?» chiedo.
«Beh, vivo in periferia quindi... sarà il quadruplo della strada che fate voi a piedi», ridacchia.
«Che cosa?» esclamiamo io e Lisa sorprese.
«In verità, non ci ho mai fatto caso» sorride guardando in alto, continuando a camminare di fianco a noi. Cassidy è una ragazza davvero matura, sembra così strano che fosse rinata malvagia. Ora che Lunaris le ha cancellato la memoria, non ci pensa più e continua la sua solita routine come se non fosse successo nulla. È così difficile capire chi si nasconde dietro una maschera oscura, ed io l'ho capito.
Ho sempre affrontato nemici alieni, quelle persone che credevo fossero dalla nostra parte... nemici imprevedibili, psicopatici, in cerca di vendetta o di un potere più grande. Non avrei mai pensato di sconfiggere creature paranormali come i demoni.

«Hey, ragazze, ci sono anch'io!»

Una voce a me familiare cattura la mia attenzione, mi volto e osservo una ragazza dai capelli biondi con un ciuffo blu cobalto: è proprio Vicky!
La vedo correre verso di noi con il sorriso più bello di sempre, la gioia negli occhi e altre cose che preferirei non dire. Anziché abbracciare Cassidy, abbraccia me e Lisa.
«Hey, robottina! Ti vedo molto in forma!» ridacchia la ragazza dai capelli violacei avvicinandosi a lei.
«Già, non sono mai stata così meglio!»
«Meglio se ci sbrighiamo o faremo tardi», strizza l'occhio Cassidy con fare scherzoso.
Davanti a noi, che camminano nel senso opposto, ci sono altre tre ragazze. Ci avviciniamo lentamente e noto che una di loro sta correndo verso di noi: Regiela.
«Vicky-chan?»
«Regiela!»
Vanno incontro una dall'altra, per poi abbracciarsi forte con una lacrima all'angolo degli occhi. Sono passati due mesi ma, conoscendo Regiela-chan, sembra essere passata un'eternità. Sorrido osservandole felici, proprio come mi ero immaginata.
L'avevo intuito: dopo la sua 'tragica morte', credevamo fosse davvero finita per lei, che dopo la sua 'morte' le Sailor Andromeda fossero rimaste in sette. Si sbagliavano ed io l'avevo già capito. Suo padre, il signor Kamesuke - nonché King Zyrco, re di Mechanitron, il pianeta futuristico - dopo la battaglia, era molto ottimista. Dopotutto, è stato lui a creare i prototipi di Jackie e Vicky.
«Credevo te ne fossi andata per sempre» dice Regiela piangendo sulla giacca rossa della piccola robot.
«Senza di te, non vado da nessuna parte» risponde lei mentre una lacrima scura le scorre lungo la guancia. La battaglia è finita, ma non la guerra. È appena iniziata.

Tuttavia, le ragazze continuano a vivere la loro vita normalmente, come se non fosse successo nulla. Per me è un po' dura, ma mi sto impegnando a fondo per diventare una guerriera coraggiosa e forte. Sono così contenta di vedere una coppia di amanti di nuovo riunita. Sono riuscita ad aiutare la squadra di Andromeda a sconfiggere un altro nemico, non potrei essere più orgogliosa di me stessa.



*


La sala oscura del grande Infernus Palace era silenziosa. Dopo la sconfitta di Madness e la rinascita dell'ultima guerriera di Andromeda, i demoni si erano annidati dentro i loro piccoli specchi. La regina dei demoni, Queen Dynamite, era dentro quella grande stanza: un trono enorme con i braccioli a forma di drago, due grandi finestre e un gigantesco specchio dai bordi dorati. Lei era proprio lì davanti.
«Specchio malvagio, che racchiudi la grande forza demoniaca, fai apparire il volto del mio amato signore!»
Dal grande specchio uscì una sagoma maschile dagli occhi rosso sangue.
«Mi hai chiamato, amore mio?»
«Princess Madness è stata sconfitta e Sailor Pi si è unita a quel branco di pecore!» dice ad alta voce. «Ora sono a corto di idee e non so come fare per fermare quelle ragazze e impedire che il tempo torni normale!»
«Mi sembra chiaro, mio signore Re degli Inferi» ghigna una piccola demone uscita dal suo specchio «sua moglie ha scelto la vittima sbagliata e siccome siamo solo in cinque a servirla, dobbiamo cercare sei vittime a cui infliggere il Daemonium.»
«Di questo passo, l'Avantitempo in nostra custodia potrà splendere e ripristinare il nostro vecchio mondo!»
«Era esattamente quello che volevo dire, brutta ficcanaso!» ringhiò la regina sottovoce.
«Sei vittime, uh? E avete già un'idea di chi saranno?»
Nessuno rispose.
«Lilith, ti ricordo che hai anche un'altra missione da compiere: giungere alla Teoria del Cambiamento», disse il riflesso, «la forza devastante in grado di distruggere due o più pianeti in un colpo solo! Il potere perfetto per vendicarci dei nostri soldati demoni morti nella Prima Guerra Cosmica.»
«E poi... esiliati nel mondo degli specchi, abbiamo due prigionieri - abbandonati dal loro stesso destino, che aspettano di essere evocati ma, con la tua ossidiana, puoi rubare un po' della loro forza vitale per arrivare alle due gemme che porteranno al grande cambiamento.»
Queen Dynamite vide due sagome sotto gli occhi del grande Signore Infernale: un ragazzo con un corno appuntito sulla testa e una ragazza con gli odango. Non sapeva chi fossero, ma se suo marito glielo avesse consentito, non avrebbe esitato e li avrebbe già portati dall'altra parte.
«Non te li lascerò uccidere, ma potrai spremerli come uva» sorrise il re «quando il piano sarà ultimato, la Terra e Andromeda assaggeranno la vendetta dei demoni!»
«Uh-hahaha, bene! A questo punto dovrei... hmm... Lapis!»
Ad arrivare fu una guerriera Sailor dalla fuku dai colori scuri: viola e nero, esattamente come i suoi capelli, gli occhi rossi e i canini sporgenti. Aveva una lima in mano.
«Eri ancora a limarti le unghie?!» la regina era livida.
«Mi... mi scusi, Vostra Bestialità, io... non sapevo cosa fare e allora...»
«Ricordi il nostro patto, vero?»
Lei si ammutolì.
«Se non farai quello che ti dirò, la tua amata amica resterà imprigionata nello specchio per sempre, e tu con lei!»
Deglutì.
«Okay, okay... cosa devo fare?»
«Recati al livello uno della Infernum Reliquem, cerca una goccia di ossidiana e portala qui.»
La ragazza obbedì e corse fino alla porta.
"Ben presto, le guerriere Sailor rimpiangeranno di essere tornate in vita!"









Fine seconda parte









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Capitolo 55
*** Capitolo cinquantacinque - La minaccia dell'altra galassia ***


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Act. 3 | "Daemonium Ribellium"

The Crysalium Power




"La morte ha due facce, o soffri o cominci a volare. Io ho scelto di morire libera."








Capitolo cinquantacinque

• La minaccia dell'altra galassia •






Una figura misteriosa apparve nel vetro dello specchio dorato: una ragazza dai capelli corti e un simbolo demoniaco tatuato sulla spalla sinistra, ben in evidenza - una stella divisa a metà e una mezza luna. Due grandi occhi dorati brillarono davanti al vetro scuro dello specchio, fissando colei che la stava guardando con paura.

«Riesci a sentirmi? ... chi sei? Non... non riesco a vederti. Ma so che sei lì. Sì... puoi decisamente sentirmi. Hai paura di me, vero?
Credo che dovrei presentarmi, o qualcosa del genere. Um, il mio nome è... ah, che stupidaggine! Ovviamente lo conosci già, scusa. Comunque, suppongo che tu sia la persona giusta per fermare tutto questo, lo avresti fatto fin da adesso. Voglio dire, so che non sembri... come dire, cattiva, o qualcos'altro... perché mi hai già aiutata molto.
Dovrei ringraziarti per questo, per tutto quello che hai fatto. Sei davvero un'amica per me. Quindi... grazie, grazie mille. Penso... più di qualche altra cosa... davvero, non voglio farlo per niente.»

L'immagine iniziò a sbiadire.

«Tutti sono morti. Forse lo sapevi già. Sicuramente sì. Ma non dovrebbe essere così, giusto? Beh... ci sono tante cose che non capisco.
Non so se sia possibile per me capirle, ma so che questa non è la mia unica storia. Lo vedo adesso, molto chiaramente. E penso che tutti quanti abbiano avuto un esperienza di questo tipo, come un déjà-vù.
È il mio cuore di ossidiana, vero?
Potrei sbagliarmi totalmente su questo, ma penso davvero che tu sia in grado di fare qualcosa, di tornare indietro... o dovunque vuoi andare... per tornare indietro e dire a loro cosa succederà.»











Cassidy's POV





Sono passati tre mesi dalla mia rinascita. Dopo quel giorno, non ho più ricordato nulla. Lunaris mi ha cancellato la memoria, ora non ho più rimorsi. Tokyo è una città davvero grande, con tanti negozi e grattacieli alti più di settanta piani. Sembra la mia amata Chicago, il giorno in cui l'ho lasciata per inseguire la mia vera passione: la cartomanzia. Si, ho l'ossessione per i tarocchi e talismani portafortuna - infatti, la mia cameretta ne è piena.
«Ciao, mia nemesi!»
A salutarmi è Rei Hino, una ragazza dai capelli lunghi e quasi neri, nonché la mia nuova amica (anzi... nemesi). Sono felice di aver trovato nuove amiche dopo la mia rinascita come Sailor Pi, la guerriera della solidarietà. «Oh... ciao, Rei!» ricambio il saluto.
«Ti vedo triste, sei sola? Posso accompagnarti a scuola?»
«Se non ti crea problemi, fai pure», sorrido.
«Quindi, anche tu sei una studentessa della Mugen Academy?» chiede curiosa osservando la mia uniforme verde con il fiocco giallo.
«Già», rispondo un po' rammarica. «Ancora mi chiedo perché sia in questo istituto, eppure la mia famiglia non è così tanto ricca da permettersi spese così grandi.»

"Probabilmente, non ricorda che era sotto l'incantesimo di Queen Dynamite."

«Chi è questa Dynamite?»
Rei rimane pietrificata. «Tu leggi nella mente delle persone?»
«Ho questo dono fin da bambina, nessuno riusciva a capire come facessi a percepire i pensieri di qualcuno, nemmeno i dottori.»

"C'è da preoccuparsi..."

«Non mordo mica, sai?» sorrido scherzosa. «E poi non sono così stupida da spifferare in giro i pensieri degli altri.»
Rei si rasserena.
«Lo spero», ridacchia nervosamente ed io le cammino affianco camminando verso la strada che porta al grande grattacielo: un palazzo di oltre settanta piani con ogni genere di scuola - scuola dell'infanzia, elementari, medie, superiori e specializzazioni varie per accedere a gradi più alti nel mondo del lavoro. Io sono ad un passo dagli esami di ammissione per la seconda superiore, non sto più nella pelle!
«Allora, io devo andare più avanti, ci salutiamo qui.»
«In bocca al lupo per il test d'inglese!» sorride Rei.
«Grazie... ah, anche per te!»
«Come?»
«Tu non hai i test di ammissione al liceo?»
«No, nella mia scuola il passaggio è automatico!» ridacchia. Ora che ho scoperto in quale 'dramma' mi sto trovando, non so come reagire. Ricambiare la sua risatina o piangere dalla disperazione? Questo è il problema.
«Capisco», mormoro.
«A presto, Cass! Buona fortuna!»
"Sperando che arrivi..." dico nella mia testa prima di allontanarmi per il quartiere del mercato del pesce, la zona dove a pochi chilometri è situata la Mugen Academy. Ho una strana sensazione, la sensazione di essere osservata da qualcuno; una strana presenza all'interno di quel grattacielo a me poco nota. Forse l'ho già vista da qualche parte.

Non è cambiato nulla dall'ultimo scontro, assolutamente nulla. La fontana al centro dell'ingresso del grattacielo è rimasta la stessa, lo stesso anche il resto dell'edificio. Ci sono tanti ragazzi in giro per la struttura, sia bambini che adolescenti e giovani adulti. Esalo un respiro profondo e attraverso la sala d'ingresso senza avvicinarmi troppo ai ragazzi - non riesco ad avvicinarmi a loro, mi è difficile approcciare.
«Sonokawa?»
Sussulto di colpo e mi giro dove la voce ha fatto il mio nome. Vedo una donna dai capelli rossi chiaro raccolti in due piccoli chignon laterali, due occhi turchese e un aspetto elegante. Non l'ho mai vista da queste parti, deve essere una nuova allieva. Non so né il come né il perché, ma ne sono incredibilmente attratta. «Scusa, ti ho spaventata?»
«No, figurati», sorrido timidamente sentendomi come imbarazzata. «A proposito, come sai il mio cognome?»
«L'ho letto sulla targhetta che pende sulla tua cartella.»
«Si nota così tanto?»
«A quanto pare sì.»
Ora sì che mi sento in imbarazzo.
«Mi chiamo Coco Takane, frequento il terzo anno di scuola superiore. Piacere di conoscerti.»
Allunga la sua mano verso di me ed io gliela stringo con il sudore che scende lentamente dalla mia fronte. Sto tremando di fronte ad una donna, una situazione più imbarazzante di questa non esiste.
«C-Cassidy... sai già il mio cognome... primo anno di scuola superiore.»
«Quindi, tu sei una tra tanti studenti che oggi affronteranno il primo esame di ammissione per il secondo anno?» sorride.

Inglese. Materia peggiore di questa non c'è.

«Già...» ridacchio nervosamente grattandomi la nuca.
«Coco! È quasi ora dell'esame di calligrafia!»
Un'altra voce attira la mia attenzione, questa volta è una ragazza dai capelli bianchi e corti con le extension azzurre, seguita da un'altra ragazza dal codino biondo.
«Un attimo e sono da voi!» poi si rivolge verso di me. «Allora in bocca al lupo per il test, sono sicura che lo passerai.»
Sorridendo, si allontana a passo svelto verso le sue probabili compagne di classe. Ora che riesco a vederle bene, hanno gli stessi lineamenti. Che siano imparentate? Ne dubito.






Rei's POV





La forma della fiamma possente davanti a me non promette nulla di buono. So che nella tanto nominata Mugen Academy si nasconde un nuovo nemico, e questa volta non si tratta dei Death Busters. «Fuoco, che prevedi il futuro di questo bellissimo pianeta, ora dimmi: quale luce oscura si nasconde in città?»
Chiudo gli occhi e congiungo le mani nella speranza di sentire una risposta. Non appena li riapro, vedo una grande luce nera, seguita da un paio di minuscole luci verdastre e azzurro chiaro.

"La guerra è appena iniziata..."
"Risvegliati, creatura discendente dal magnificente Signore degli Inferi!"
"Ben presto scopriremo la strada che porterà al cambiamento..."
"Temetemi, o mortali, temete la forza della grande Sailor Cry..."

Il fuoco si spegne improvvisamente. Chi ha parlato? Qual'è il nome di quella guerriera Sailor appena citata? Cos'è il "cambiamento"? Devo saperne di più.

Mi precipito verso la casa di Gwen - o quella che sembra essere più di una semplice casa di quartiere, dal momento che vive nel lusso e nelle comodità più belle di sempre. Busso alla porta e mi ritrovo davanti un uomo muscoloso con un paio di occhiali da sole, come se fosse una specie di infiltrato dei servizi segreti. Deduco si tratti della sua guardia del corpo.
«Generalità, prego.»
«In generale sto così e così.»
Battuta copiata, anche questa. La guardia non accenna nemmeno un sorriso. Antipatico.
«Nome e cognome.»
«Rei Hino, sono un'amica della signorina Yoshiro.»
«In questo momento, Miss Gwendaline è alla sua lezione di filosofia, non può ricevere nessuno.»
Gwendaline studia filosofia?! Ecco perché tira fuori perle di saggezza più strabilianti di quelle di Schopenhauer e Freud messi insieme!
«Qualcosa non va, Billy?»
Sbircio da quel poco di spazio che il tizio mi permette di vedere, noto Gwen con un abito di sera bianco che fa invidia a tutti i stilisti giapponesi, i capelli rialzati in due adorabili codini e un portamento signorile. Non l'ho mai vista così.
«È una tua amica?» chiede l'uomo indicandomi.
«Lo sai che indicare è maleducazione, mister?»

Non ci credo, mi ha bruciata sul tempo!

«Oh... chiedo scusa, Miss Gwendaline.»
«Scuse accettate, ora vai pure a rilassarti.»
L'uomo obbedisce e Gwen si avvicina alla porta squadrandomi da capo a piedi, come se non mi conoscesse. «Come mai qui, Rei?»
Tossicchio leggermente e preso fiato, inizio a raccontare la mia visione.
«Non so chi si nasconda in quel grattacielo, ma voglio scoprire di chi si tratta.»
Gwen esita per un istante. «Credo centri qualcosa sul mondo degli angeli e dei demoni, forse ho qualche informazione a riguardo... ma non credo sia la soluzione al problema.»
«Non riesci a riconoscere un demone dalla sua aura?»
«Se la sua aura è percepibile, allora si tratta di un demone minore», spiega. «Quello è il grado più basso della categoria demoniaca.»
«Tu come fai a sapere queste cose?»
«Perché io ero un angelo che combatteva contro di loro ed è morto in nome di Andromeda e di tutti i suoi abitanti. L'unica cosa che non ricordo è il luogo dove sono stata uccisa, chi mi abbia rubato la vita e soprattutto... colei che ha cercato di proteggermi.»
«Era una donna?» chiedo curiosa.
«Portava una gonna, quindi... deduco sia una ragazza.»
Piccola pausa. Gwen volge lo sguardo verso un quadro alla sua sinistra: una riproduzione panoramica dell'isola di Capri, una delle isole italiane più belle del mondo. Quel ritratto di paesaggio varrà una fortuna.
«Però mi piacerebbe scoprirlo» dice con un velo di rossore sulle guance, «forse quella guardiana era legata a me... o forse no.»
Le mie domande diventano sempre di più, tutte si focalizzano sulle vere origini delle guerriere dell'altra galassia, ma io non sono la persona che potrebbe rispondere a questo genere di dubbio. Non sono una loro compagna di squadra, ma solo una comune persona a loro importante. Dopotutto, sono solo un ostacolo per la loro missione.

*




Infernum Reliquem | Level 1 - Area dei Nuovi Demoni





Nella sala degli specchi regnò un silenzio tombale, nessuno era davanti allo specchio dorato ad evocare il grande Signore Infernale. Nemmeno sua moglie.
Ella era seduta sul suo trono ad escogitare un nuovo piano per invadere la Via Lattea ed Andromeda, per poi distruggerli ma, in realtà, aveva tutt'altro in mente.
«Non tirarmi i capelli, mi fai male!» piagnucolò una delle piccole demoni.
«Ma a me piace farti piangere, sai?» ridacchiò un'altra maliziosa.
«Ora basta, voi due!» intervenne una terza che dal colore dei capelli, rosso e bianco, sembrava essere una delle tante servitrici del diavolo. «Non vi vergognate a tirarvi i capelli?»
«Scusaci!» risposero in coro le ragazze.
«Dovremmo andare da un'altra parte, la signora sta cercando di concentrarsi» continuò una delle due litiganti «siamo solo d'intralcio.»
«Uh uh uh, vedo che avete capito» sorrise la demone.
Queen Dynamite teneva gli occhi chiusi e, nel mentre pensava, vedeva strane visioni. Una piccola sagoma a lei familiare: l'ombra di una bambina di appena dieci anni dai codini ricci e gli occhi color zaffiro, gli stessi di Neo Queen Sapphire. Ah, Sapphire... se solo Dynamite l'avesse uccisa, si sarebbe ufficialmente vendicata della morte di sua figlia in passato. Infondo, perché lamentarsi? Ne aveva già uccise due, le bastava. Di colpo lo specchio dorato s'illuminò di un rosso fluorescente e la regina si rizzò in piedi in fretta e furia, correndo poi verso gli occhi rossi del Sommo Demone appena apparso sul vetro scuro.
«Lilith!»
«Perdonami, tesoro, non riesco ad escogitare un piano per devastare le due galassie.» disse lei rammarica.
«Infatti sono qui per aiutarti», sorrise il volto nello specchio. «Ho trovato un nuovo metodo per infliggere il Daemonium ai mortali.»
Queen Dynamite sorrise malvagia mostrando i suoi canini appuntiti.
«Dimmi tutto.»
«I pilastri di lava attorno a noi contengono parte del potere che serve per impossessarci del corpo di un essere vivente qualunque, soprattutto quello degli umani, giusto?»
«Le gocce di ossidiana ci torneranno utili per diffondere l'aura malvagia intorno ai nove pianeti del Sistema Solare di questa ripugnante galassia... oh, non dimentichiamo la Luna.»
«Cosa c'entra questo con il piano di distruggere i pianeti degli angeli su Andromeda?»
«Ti sei dimenticata che sulla Terra e sulla Luna sono rinati altri angeli?» il Signore Infernale cominciò ad alterarsi.
«Altri angeli? Oh! Che tempismo perfetto, posso sperimentare le gocce di ossidiana per...»
«Non così in fretta, diavoletta mia!» lo specchio lancio una forte raffica di vento che indebolì la regina in un colpo.
«Prima di sperimentare quelle gocce, dobbiamo scegliere chi tra le nostre cinque servitrici è disposta a disfarci di coloro che ci hanno traditi» continuò lui, poi «a cominciare da quella ragazzina che avevi trasformato in Princess Madness!»
Lo specchio proiettò l'immagine di Cassidy Sonokawa, la ragazza dai capelli verdognoli e gli occhi dorati; la prima demone che aveva osato avvicinarsi ad un angelo e a tradire la sua stirpe. Queen Dynamite si rese conto che non aveva scelto la ragazza giusta a cui infliggere un alto livello di Daemonium in lei, ma ormai era troppo tardi per rimediare.
«Oh, Madness... come ti ho combinata!» mormorò la regina tra sé. Mentre si riempiva di insulti e rimorsi, la piccola Lapis apparì dietro di lei con una piccolissima sfera di luce scura tra le mani.
«Maestà, vi ho portato la goccia che...» si bloccò di scatto appena vide gli occhi rossi del maestoso Signore Infernale.
«Lapis!» sorrise e la ragazza indietreggiò di qualche passo spaventata da tanta magnificenza. Non aveva mai visto il volto del Sommo Demone, aveva paura e non riusciva ad ammetterlo a se stessa, nonostante fosse la figlia legittima di un ex principe demoniaco.
«Oh... V-Vostra Infernalità..»
«Chi ti ha dato il permesso di entrare nella sala proibita per prendere quella goccia di ossidiana?» chiede lui arrabbiato.
«Sua moglie... non so nemmeno cosa vuole farci...»
«Giusto, avevo intenzione di prendere possesso di qualche corpo terrestre» intervenne la regina, «ma è meglio cambiare programma...»
Una piccola demone dal lungo codino e un vestito simile a quello di una strega - con l'unica differenza che, al posto del top, ha un reggiseno molto appariscente - avanzo di qualche passo mettendosi davanti allo specchio dorato, inchinandosi davanti.
«Nostro Signore Infernale, lasciate che io, Devil Blood, Livello 1 dell'Infernum Reliquem, di grado quindici, prenda quella goccia di ossidiana per ingrandire il mio potere del sangue di lupo.»
Il re esitò per un istante.
«È una pessima idea! Lo escludo categoricamente!» esclamò la regina.
«Va bene, Devil Blood!» sorrise lo specchio dorato. «Lascerò a te il compito di uccidere quella traditrice, potrai usufruire della goccia di ossidiana che ha in mano Lapi, e ti farà anche compagnia.»
«Chi, io? Oh, no no no! I-io non posso...»
«Ricorda, ragazzina, che abbiamo un patto», ribadì la regina. «Se non obbedirai ai nostri ordini, tornerai nel mondo degli specchi e farai compagnia alla tua amichetta dalle polpette nere!»
La ragazza si voltò verso lo specchio dai bordi neri, dove erano imprigionate due sagome sedute con le ginocchia in gola, sofferenti. La regina stava usando la sua gemma oscura per catturare la loro essenza vitale.
«Non fatele del male, vi prego!» esclamò la ragazza disperata.
«Allora ti conviene fare quello che ti diremo, altrimenti...» ghignò il re mentre i suoi occhi s'ingigantirono fino a spaventare la povera vittima.
«Okay, okay... lo farò» sussurrò lei rassegnata.
«Segui Devil Blood e fai in modo che le guerriere Sailor perdano contro di lei» continuò il sovrano «se dovesse esserci un secondo ostacolo, dovrai abbatterlo con le tue stesse forze, chiaro?»
«Sì, mio Signore» mormorò la ragazza passando la goccia di ossidiana tra le mani di Devil Blood, che sorrise dalla gioia. Lapis aveva paura di quello che stava per accadere, poiché sapeva che le guerriere del Sistema Solare e di Andromeda erano mille volte più forti di tutti i demoni in quella stanza. - "Devil Blood... mi spiace dirlo, ma il tuo destino è già scritto."


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La città era avvolta nel buio, le due demoni approdarono davanti alla fontana illuminata del parco cittadino. Tutti i grattacieli erano illuminati, le sale giochi e le discoteche erano piene di giovani e adulti in crisi di mezza età. La Mugen Academy non era tanto distante, era il posto adatto per passare inosservate.

«Ricorda, Lapi-chan...» disse Devil Blood, «quando sei su questo pianeta sarai conosciuta solo come Lavinia, il tuo cognome resterà in incognito.»
«E tu?»
«Io ho sempre desiderato farmi chiamare Jennifer.»
«Oh, ma davvero?» sorrise maliziosa Lapis.
«Ahh! Che ne sai tu di nomi! E poi, è anche il nome della mia attrice preferita: Jennifer Aniston!» gli occhi di Devil Blood si trasformarono in due grandi cuori.
«Tsè! Meglio le Spice Girls.»
«Certo che non capisci proprio niente di celebrità.»
Lapis la ignorò ed assieme alla piccola demone, camminò fino al primo hotel sulla strada. Da quella sera diventarono due normali studentesse di liceo della prestigiosa Mugen Academy, un tempo distrutta.










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Capitolo 56
*** Capitolo cinquantasei - Le ambasciatrici del diamante bianco ***


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Note dell'autrice

Buongiorno/sera a chi ancora segue questa storia! Approfitto di questo angolo per potervi spiegare il motivo per cui ho abbandonato la piattaforma per più di un anno. Primo, ma non meno importante, è a causa di questa fanfiction. Avendo avuto disguide varie ho perso l'ispirazione e la voglia di proseguire, ma non mi andava di eliminarla perché "Pretty Guardian Sailor Andromeda" è stato un trampolino di lancio sia qui che su Wattpad, che mi ha permesso di farmi conoscere e scatenare una fantasia che avevo in mente dal 2015.
Il secondo motivo perché ho finalmente pubblicato un romanzo vero! Potete trovarlo QUI se siete interessati a leggerlo e recensirlo. Mi fareste un grande regalo. Cercherò di far resuscitare questo mio profilo in un modo o nell'altro, magari pubblicando alcune one-shot incompiute o frammenti della serie che non ho mai proseguito (sempre a causa di quella faida). Fatta questa premessa, vi auguro una buona lettura e anche se corto, spero possa piacervi!
With love, la vostra Gloria Lovely.







***









Capitolo cinquantasei

• Le ambasciatrici del diamante bianco •





Cassidy's POV


La scuola ha un aspetto piuttosto strano. Gli studenti sono tutti febbricitanti all'idea di partecipare alla festa di primavera, nonostante il calendario preveda un'altra lunga settimana di scuola. Non so la ragione per cui il preside abbia organizzato una festa così esclusiva, ma devo saperne di più.
Avvicinandomi alla grande fontana, incrocio lo sguardo con quello del professor Kamesuke, nonché il padre delle sorelle cyborg.
«Oh, professore!»
«Buongiorno, Sonokawa-san. Stavi guardando il manifesto della festa di primavera?»
«Sì... ma non nota qualcosa di strano?»
«No, e poi ad organizzare questa festa sono state Lavinia e Jennifer Onisura, le leader del club di cucina.»
Non ho mai sentito questi nomi, eppure la mia memoria ricorda bene i nomi di alcuni studenti della scuola. Probabilmente sono due nuove studentesse di cui non ho mai sentito parlare finora, i nomi m'incuriosiscono. Sarà meglio conoscerle. «Ah, un'ultima cosa, Sonokawa-san. Ricorda che oltre a mantenere l'incognito hai il compito di ispezionare la scuola. Non sappiamo chi ora gestisce questo grande grattacielo e l'Area Infinity, né tantomeno come sia stato riportato alla luce.»
Annuisco e il professor Kamesuke mi sorride dolcemente.


Mi allontano di qualche passo osservando il manifesto: sono raffigurate due ragazze, una dai capelli rossastri dalla lunga coda alta e l'altra con i capelli neri e blu.



FESTA DI PRIMAVERA "FIORI DELL'AMORE"
Apertura dal primo lunedì di aprile, per tutto il mese!
Festival gestito dalle sorelle Lavinia e Jennifer Onisura, leader del club di cucina della prodigiosa Mugen Academy.
CERCASI ORGANIZZATRICE



Sono in cerca di un'organizzatrice? Mi sembra il momento giusto per andare ad indagare su questo strano festival. Mi dirigo verso l'ala destra del grattacielo, l'area dei club delle scuole superiori dello stesso istituto, in cerca del club di cucina. Devo trovare un diversivo; magari fingo di essere un'abile cuoca, ma ciò mi costringe ad usare la gemma, dal momento che non so cucinare. Vorrà dire che dirò una bugia. Mi avvicino alle due ragazze e mi blocco di colpo non appena si girano verso di me.
«Tu sei Cassidy Sonokawa, il prodigio della prima superiore?» domanda la rossa.
«Sì, sono io.»
«Io sono Jennifer, la leader del club di cucina» allunga la mano per stringermela, ma io indietreggio. «Lei è Lavinia, l'altra leader.»
Alza gli occhi al cielo. «Come no.»
«Ho letto sul manifesto che cercate un'organizzatrice, potrei unirmi a voi?»
«Molto volentieri, cara!» risponde Lavinia sorridendo.

"Vedi di non rovinare il piano, imbecille!"
"Mi hai detto di essere naturale ed è quello che sto facendo!"
"Ricorda che stiamo cercando la guerriera del topazio, non fate cazzate!"

Non è possibile: mi stanno cercando. Come fanno a sapere della guerriera custode del topazio?
«Allora... fatemi sapere quando inizierà il festival» dico indietreggiando imbarazzata, facendo finta di non aver mai sentito i loro pensieri.
Loro mi salutano ma, osservando i loro occhi, inciampo su una mattonella e cado di sedere a terra. L'orologio da taschino scivola dalla mia cartella e il topazio al suo interno brilla, le due ragazze mi fissano. Oh, oh.
«Ti abbiamo trovata! Consegnaci la tua gemma, piccola traditrice!» esclama una di loro, lanciando una sfera di energia contro di me.
La schivo rotolando a sinistra e recuperando l'orologio, mentre gli studenti scappano via dal corridoio principale. «Chi diavolo siete?» domando in preda al panico.
Il mio sguardo punta verso di loro che con un incantesimo si trasformano in due demoni. La prima indossa un abito viola e nero piuttosto elegante, corto con le maniche a palloncino, i capelli lunghi e sciolti e due occhi dorati. La seconda ha i capelli rossi e neri raccolti in una coda molto alta, un collare e due bracciali d'oro, un reggiseno nero, una gonna rossa e le calze a rete. I suoi occhi dorati proiettano due lupi mannari.
«Io sono Devil Blood, demone di livello 1 della Infernum Reliquem, protetta dal sangue del lupo mannaro!»
«Io sono Devil Lapis, demone ascendente scorpione, protetta dallo specchio dorato!»
Demoni? Infernum Reliquem? Non posso credere che quello strano luogo oscuro si sia risvegliato.
«E ora, piccola mortale, consegnaci quell'orologio!» esclama Devil Blood puntando la sua frusta contro di me.
Mi rialzo e impugno l'orologio davanti a me.

«Potere del topazio di Andromeda, trasformami!»


La pietra preziosa si stacca dall'orologio e si trasforma in una grande gemma a forma di stella attaccandosi, poi, al centro del mio petto. Un'aura luminosa mi circonda e mi ritrovo con un completo alla marinara arancione e dorato, un paio di scarpe décolleté e una tiara splendente. Ora a noi due! Ehm, volevo dire... a noi tre!
«Sei uscita allo scoperto, Sailor Pi!»
«Preparati a subire la feroce vendetta del Regno Infernale!»
Si scagliano contro di me, evito i colpi con numerose acrobazie - fatte da un'imbranata come me, sembrerebbe un fenomeno paranormale. La scuola entra nel caos totale, vicino a me non c'è nessuno. Sono sola. Devil Blood caccia una risata malvagia inquietante, per poi preparare un'altra sfera di energia pronta per uccidermi. Lapis, la demone dai capelli nero vitreo, mi lancia una serie di frecce e di colpo mi trovo a terra con le braccia e le gambe aperte, come l'Uomo Vitruniano di Leonardo Da Vinci. Mi sento ridicola.
«Un'umiliazione degna di nome! Ahahah!»
"Come lo sarà anche per le tue amiche!"
No... non vorrà sterminare la mia squadra!
«Burning Mandala!»
Le due demoni vengono scaraventate sul pavimento e le frecce scompaiono. Mi rialzo e dietro di me vedo una guerriera dalla divisa rossa, i tacchi alti e i capelli lunghi.
«Chi è stato?» ringhia Devil Blood osservando la sua gonna strappata.
«La paladina della passione: Sailor Mars!»
«Maledetta, me la pagherai!» Lancia una terza sfera di energia contro di me, la evito e mi ritrovo dietro alla guerriera del fuoco. Io e Sailor Mars continuiamo a contrattaccare, ma i nostri poteri non sembrano avere effetto su di loro. Qualcosa non va, o forse sono io che non sono abbastanza forte per affrontarla?
All'improvviso, una freccia velenosa colpisce in pieno la guerriera rossa ferendola gravemente. Le vado incontro. «Sailor Mars!»
«Sto bene... continua a combattere...»
Non mi sento al sicuro, non ho la forza per combattere un demone. Sento che mi manca qualcosa, qualcosa di incredibilmente piacevole. Prima che Devil Blood compia il suo gesto finale, una scia di luce la blocca e ferisce la piccola demone. Mi volto verso l'albero piantato vicino alle aiuole della scuola, dove vi sono arrampicate tre guerriere avvolte dall'ombra. Devil Blood si osserva la mano sanguinante, caccia un grido minaccioso e mi fissa con due occhi di fuoco.
«Non azzardarti a sfiorarla con un dito!» Una voce femminile la minaccia di colpo, le tre sagome appaiono davanti ai miei occhi e si mostrano: tre guerriere dalla sailor fuku azzurro chiaro, ognuna con una sfumatura diversa - dal tipo di divisa, sembra essere un mix tra Eternal e Super Galaxy.
«E voi chi siete?» domanda la demone gemendo dal dolore. Tutte e tre si presentano con la loro entrata ad effetto.
«Noi siamo le ambasciatrici della Gemma Suprema, le future stelle di Andromeda!»
Le osservo meravigliata: sono rispettivamente... «Sailor Polynomia!», «Sailor Trynomia!» e «Sailor Bynomia!»

«Il Diamond Trio ti punirà in nome del diamante bianco!»
Non riesco a smettere di guardarle, il loro bagliore accecante mi lascia senza parole. Non ho mai sentito parlare di queste tre guerriere, per il semplice fatto che non si facevano mai vedere - come la custode del diamante, del resto.
«Pff! Ci mancavano le paladine della giustizia benedette dalla principessa diamante!» commenta Devil Blood disgustata.
«Voi... voi siete?»
«Siamo le guerriere diamante, angeli protettori fedeli della principessa Lunaris» sorride Sailor Polynomia, la guerriera dai capelli ricci, corti e rossi.
Quella Lunaris? Con loro ci sono anche le altre guerriere, sia della nostra galassia sia della Via Lattea. Possiamo considerarci salve.
Appena Devil Blood esclama imperativa, le ragazze si mettono in guardia per prevenire qualche sua mossa. «Lapis! Lanciami addosso la goccia di ossidiana!»
«Ma sei pazza? Non puoi usarla su te stessa!»
«Tu fallo e basta!»
Senza aggiungere altro, Devil Lapis tira fuori dal suo vestito nero attillato una piccola sfera di luce nera, prende la mira e la lancia verso Devil Blood. Non appena la centra in pieno, una scia di nebbia e luce nera la circonda subendo come una mutazione genetica. Il suo corpo diventa grande e peloso, una coda lunga le si forma dietro il sedere e le sue mani diventano artigli affilati come rasoi. Non appena la sua trasformazione si completa, apre gli occhi mostrando un bagliore dorato intenso. Quella piccola sfera di luce l'ha resa più forte di prima.
«State indietro, ragazze!» attacca subito Sailor Bynomia. «Se vi morde, verrete uccise!»
«Che cos'era quella cosa che le ha lanciato addosso?» domanda Sailor Mercury.
«Si chiama "goccia di ossidiana"» spiega Lunaris apparendo da dietro le tre ambasciatrici, «è una fonte di energia che contiene il Daemonium, la forza vitale demoniaca.»
«Allora lasciate che siano i tre angeli a sconfiggerla!» propone Sailor Mars spaventata mentre mi stringe forte tremolante di paura.
Mentre una delle tre ambasciatrici guerriere osserva Devil Blood, ora nelle vesti di un vero lupo mannaro, i suoi occhi brillano di un bagliore chiaro.
La guerriera dai capelli blu scuro si avvicina alla sua compagna dai capelli azzurri. «Trynomia.»
«I frammenti del diamante bianco sono dentro di lei. Bisogna disintegrare il Daemonium che si annida dentro di lei e ora che la goccia di ossidiana lo ha assorbito del tutto, sarà facile prenderlo.»
"Frammenti? Di cosa sta parlando?"
Sailor Y sta pensando proprio la stessa cosa che anch'io sto pensando in questo momento.
«Sailor Pi, Sailor Mars!» Sailor Trynomia attira la nostra attenzione. «Ci servirà il vostro aiuto per liberare il frammento.»
«Se ci spiegheresti come, ci farei un'enorme favore...» borbotta Sailor Mars ancora spaventata.
«E smettila di stringere! Mi fai male!» sbotto dalla rabbia e lei obbedisce alzandosi da terra e ammorbidendo la presa, ma senza lasciarmi. Improvvisamente, Sailor Bynomia e Polynomia creano una piccola sfera di luce a forma di diamante dalla luce pura. Che sia un'altra goccia di ossidiana?
«Questa è la pura goccia di diamante, vi fornirà la forza necessaria per affrontare Devil Blood e recuperare il frammento del possente diamante bianco» inizia una.
«Avrete a disposizione il potere Galaxy finché il demone non morirà, vi basta solo unire le mani l'una con l'altra e far riaffiorare il vostro vero potere» continua l'altra.
«In che senso?» domanda Sailor Mars.
«Voi siete due nemesi, quindi dovete unire le vostre forze» soggiunge la terza, «e usare l'immenso potere che si annidi dentro di voi sfruttando la goccia pura del diamante.»
Un immenso potere... forse è proprio questa l'energia di cui mi riferivo: quella forza nascosta che solo la goccia del diamante può far riaffiorare. Il Galactic Power. Io e Sailor Mars, osservando Devil Blood ghignare trionfante, uniamo le mani e chiudiamo gli occhi. Un calore intenso e una luce abbagliante ci circonda maestosamente, mentre il demone si para gli occhi con i suoi artigli.
«Che razza di scherzo è questo?» ringhia con una voce demoniaca.
Le ragazze osservano me e Sailor Mars unire le nostre energie, mentre Sailor Polynomia e Sailor Trynomia si mettono dietro di noi. Non appena l'energia si accumula nel nostro petto, le due guerriere lanciano le loro gocce di diamante contro di noi.


«Galactic Power, Make Up!»


Lo gridiamo a squarciagola aprendo entrambe gli occhi, lasciando che i nostri sguardi s'incrociassero. Di colpo, le nostre divise sailor si trasformano diventando brillantinate, come se qualcuno ci avesse appiccicato il glitter. Le maniche diventano trasparenti, i capelli diventano una sfumatura rossa, arancione e gialla, come quella del fuoco. La gonna si allunga leggermente, colorandosi di una sfumatura dorata e un fiocco lungo e colorato. La trasformazione si conclude con un bellissimo mantello trasparente dipinto di un bianco lucente. Il Galactic Power è riaffiorato proprio grazie alle gocce di diamante? Eppure io, essendo un demone, dovrei esserne allergica.
«È incredibile!» esclama la guerriera della passione con gli occhi a forma di stella.
«Che spettacolo raccapricciante!» esclama Devil Blood togliendosi le zampe dagli occhi. «Ma ora lo renderò più divertente.»
Si scaglia contro di noi con i suoi artigli, noi li schiviamo con un movimento fulmineo del nostro corpo.
«Vi farò nuotare nel vostro stesso sangue, fosse l'ultima cosa che faccio!» ringhia.
«Sembri troppo debole contro due guerriere Sailor» la provoco. La lupacchiotta si avvicina a me cercando di strapparmi la gemma, ma viene respinta da un campo di forza magnetico. Entrambe gemiamo dal dolore.
«Ha la barriera, brutta traditrice!»
«Oh, non te lo aspettavi?» sorrido per poi darle una forte tallonata sul muso colpendola in pieno, precipita a terra con il sangue sui denti. Adesso mi sento Chuck Norris!
Il Trio Diamante attira la mia attenzione e quella di Sailor Mars, che ancora cerca di attaccare l'altra demone. Mentre il nemico è a terra, ne approfittiamo per trovare una strategia per sconfiggerlo.
«La divisa è bellissima, ma ora come facciamo a recuperare il frammento?»
«L'unico modo è usare la Galaxy Arm, cioè "l'immenso potere" di cui vi parlavo» risponde Sailor Polynomia. «Vi basta evocare il Galactic Snake, l'arco di fuoco velenoso. Con questo sarete in grado di disintegrare il Daemonium dentro di lei, purificarla e recuperare il frammento del diamante.»
«Ma così la uccidiamo!» esclama Sailor Mars. «Volete davvero farla fuori con una freccia velenosa?»
Tutte e tre la guardano male, come se le avessero offese. So che il Trio Diamante non ucciderebbe mai un essere vivente, che sia buono o cattivo, ma deve esserci un fondo di verità su questo.
«Non potete farlo! Anche se è cattiva, non merita di morire!» grida Sailor Moon con due lacrime agli angoli degli occhi.
«Sappiamo quel che diciamo, Serenity, non sei autorizzata a intrometterti!» reagisce Sailor Bynomia infastidita.
«Vi impedirò di ucciderla!»
«Non ti conviene farti sotto, principessa, noi siamo immortali e anche abbastanza forti per sconfiggerti... ma gli angeli non possono ricorrere alla violenza benché non sia davvero necessario.» Di colpo, Sailor Moon indietreggia preoccupata.
«Adesso, ragazze, alzate le mani e gridate "Galactic Snake, Appear!"»
Entrambe seguiamo le loro indicazioni, sopra le nostre teste appare un arco dorato con una freccia infuocata viola. Lo afferro dolcemente e lo osservo con stupore, il mio cuore batte fortissimo. Se dovessi ucciderla davvero, non me lo potrei perdonare.
«Siete sicure che funzionerà?» chiede Sailor Venus. Le tre guerriere non dicono nulla e ci fanno il segno di lanciarla, io e Sailor Mars uniamo i due archi creandone uno gigante con due frecce viola infuocate. Mentre Devil Blood si rialza con il sangue in bocca, miriamo dritto al suo petto per poi lasciare la presa.

«Sagitta Infuocati!»

Le frecce si trasformano in serpenti, mordono il petto del nemico facendolo urlare dal dolore. Il lupo mannaro scompare e diventa una semplice ragazza dai capelli rossi e neri, cade a terra mentre due piccole luci escono dal suo corpo: un frammento del diamante e una stella rossa. Mi volto e vedo Devil Lapis scomparire. Mi chiedo chi sia quel demone.
«Quello è...?»
«Uno è il frammento, ma l'altra luce che cos'è?»
Lunaris sorride. «Sapevo che alle guerriere Sailor della Via Lattea mancava qualcosa.»
«Cosa intendi dire?» domanda Luna curiosa.
«Quello è lo Star Power... ma come, non lo conosci?»
Luna cerca di riflettere, ma senza riuscirci.
«Io ho visto la battaglia contro Queen Nehellenia, l'avete sconfitta con l'Eternal Power, giusto? So che quell'evoluzione è data dalla riunione di tutti i poteri delle guerriere Sailor.»
«Oh, si... giusto!»
«Anche noi possiamo farlo. Bisogna riunire ben undici frammenti per ricostruire il diamante bianco e più il Cristallo Infinito per risvegliare il suo potere, dopodiché potrò tornare al mio stato originale.»
«Capisco, ma tutto questo cosa c'entra con il riunire i poteri?»
«Soltanto il diamante potrà farlo; le dieci gemme dovranno fondersi con il diamante per creare il potere Super Galaxy, quel potere servirà per realizzare l'Incantesimo dei Dieci Colori e riportare la luce su Andromeda.»
Dieci colori, dieci gemme. La realizzazione di tale potere potrebbe essere fonte di distruzione, ed è forse per questo che il vero nemico lo cerca per arrivare al cambiamento? Forse sarà l'inizio di una lunga guerra.





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